ARCADICO DI SCIENZE, LETTERE, ED AUTI TOMO 111, LUGLIO, AGOSTO, E SETTEMBRE MDCGCXIX. R O M A INELLA STAMPERIA DE ROMANIS Con Licenza de'Sup. LETTERATURA T'estiinoniame e corifronti sul tempio di Marte in T'odi.: motivi e rimedi sulle rovine di questa città : memoria JiloLogica df^t Dottore Giambatisla Agretti . In Perugia 1818. dai torclij Camerali Calindri , Santucci e Gar- bi nesi . Testimonianze e confronti sul tempio di Marte in Todi : memoria Jilo/ogica del Dottore Gio: Battista Agretti pre- sa in estinte da un socio delle Accademie di belle arti di Perugia , Eirusca di Cortona, Archeologica di Roma : e di Arìlickità di Napoli. Perugia 18 19- nella tipogra- fì'i di J')ancesco Baduel . Ktsposte all' esame di un socio dell' Accademia delle bel- le arti di Perugia , Etrusca di Coìtona , A rcheologa di Roma , e di Antichità di Napoli sulle testimonianze e confronti intorno al tempio di Marte in l^odi . In Tu'- ■Ugno 1819. nella tipografia del Tomassini . ■Ai chiarissimi professori delV Università e valorosissimi ac- cademici delle belle arti di Perugia lettera di Gio: Battista rermiglioli . Perugia 1819. nella Tipografia di Francesco Baduel . T -La ciltà fli Todi va giastamente superba del ma- gnifico avanzo di un'antico edifizio che sta tutto- ra fra le sue mura : ma sia perchè posto fuori di strada pe' viaggiatori , sia per una certa disgraziata latalità, egli era presso che ignoto agli eruditi ed agli arcliitetti , Pochi inlatti si erano tin qui presa la cura di accuratamente esaminarlo , e questi po- chi non parteciparono al pubblico il successo delle loro ricerche; onde appena sapevasene l'esistenza j)er brevi cenni sfuggiti dalla pensia di qualche scrit- tore , e per un imperfetto disegno che se n' ebbe , non è molto , nella notissima opera del Micalli . In- G. A. To. III. J * A Letteratura . . .... ' fiammati in questi ultimi tempi i Todini dal lode- "vole desiderio di procacciare maggior fama a que- sto sijigolare ornamento della loro patria , 1' hanno spurgato alcun poco dalle rovine che quasi tutto lo ricoprivano , e sono iti in traccia di alcuno che io illustrasse con una stampa , di cui essi, generosa- mente pagavano le spese . E cos\ a vantaggio delle arti e degli studj Arciieologici fosse stalo sì ben coa- dotto ad elFelto ([ucsto divisamento, com'era slato felicemente immaginato . Ma jjer disavventura (que- sto carico fu dato a tal' uomo , cui non si negano ingegno e cognizioni in altre materie , ma che lu'gli arcani della critica e deìT anliqiiaria , non è tampo- co iniziato . Egli stimò di soddisfare al suo assunto pubblicando sul finire dell anno scorso in Perugia una memoria filologica intitolata testimonianze e confronti sul tempio di Marte in Todi , della qua- le operetta, quantunque uscita, per cos\ dire sulle nostre porte, non avevamo cicduto di favellare per non allontanarci dal nostro proposto di preterire quei libri , in cui il male che non si può tacere su- pera di gran lunga il bene che se ne vorrebbe dire. Mentre questa memoria stampavasi, i primi dieci fogli di essa vennero alle mani del eh. Sig. Vermi- glioli Professore di Archeologia nel!' Università Pe- i ugina , il quale mal tollerando 1' idea che da una tale produzione avesse il pvd>blico a giudicare (jiial sia in quella cillà lo slato degli studj ch'egli v'in- segna , per decoro proprio e della patria letteratu- ra si tenne in debito di essere il primo a confutar- ne gli errori. Diede tosto mano alf opera, ma con- vinto insieme di toccare meglio il suo scopo, se gU riusciva di persuadere all'autore della memoria che Sarebbesi acquistato cattivo creilito col divulgarla imbrattata di tante macchie , fu così generoso da fargli conoscere le sue osservazioni prima che 1' oj>e- ra criticata venisse alla luce. Egli non trasse altro frutto da questo urbano procedere se noii che di Tempio di ^Iarte in Todi 5 rlar ino;Ij all' avversario ili còntrrjdire alle svie anì- raavversìoni in nu' a!i|^)ertflice , c.!ie convien suppor- re fosse troppo veemente , polche la pnlìhlica cen- sura non permise che s imprimesse . Dopo ciò è ben (la cretlersi che il Vei':n!glioli lasciasse correre il manifesto della sua risposta , cui l' autore della testimonianze non mancò di subito opporre una lettera in cui si denigrava l' onore di molti scritti dati in luce dal critico . Tanto adunque alla nie- inovla , ([uanlo alla lettera quesd risponde nel suo libro , per Givellare del quale si rende necessario che noi recedendo dall' antico consiglio parliamo altresì dell'altro che vi è ch4amato ad esame. Ed occorreva poi raccogliere rpieste iiotizie istoriche suir origine della controversia sperse nelle stampe che ha cagionato, sì per fiicilitare ai lettori di esse r inteilisenza di molte cose cìie vi alludono, come per lar conoscere le ragioni , con cui un erudito di tallio ])olso, qual' è il nostro Professore, può scan- sare la taccia di essersi uaiiliato a (ìiscendere da se stesso in una lotta , eh' era abbastanza il commet- tere air infimo de' suoi scolari . Confessiamo che prima di proceder oltre sareb- be nostro de'>ito il descrivere esattamente 1' edili- zio che ha dato motivo alla presente contesa . Ma 1' autore delle testtmonianze cui principalmente spet- tava questa incombenza, ne ha detto così poco , e con parole così confuse, eh' è difficile il formarsene una giusta idea : e lo stesso disegno che ne ha som- ministrato poco soccorre al bisogno , non essendo che il semplice alzato di un li anco , da cui però si rileva la sua lunghezza di I7<3. palmi Romani . Dall' altra parte il Vermiglioli non avendo avuto in animo d' illustrare quella falìbrica non se n' è dato pensi ere . Solo nel notare i diffetti della descrizione dell' avversario ci asserisce che la parte apparente e un' ampia cortina di muro con cornicione Dori- t'o e cinque archi , i di cui cunei escono ir re isolar- 6 ÌjETTERATURA ^ mente dalV estrados , al quale non sono sempre ob- bedienti ^ ed anche tagliati in linea retta. A\ che aggiungeremo ehe il cornicione mostra cinquanlasei nietope ornale di altrettanti bassi rilievi, la maggior parte diversi fia loro , e che tutto rcdifizio è com- posto di grossi travertini isodorni . Nella memoria si dice esser stato trovalo /' angolo che in jorina di pilasti'o bugnato unisce questo lato esposto al Sud coli' altro che guarda V Est, del qual' ultimo si annunzia altresì che si sono vedute grandi reliquie in alcune cantine . Anche dalla parie opposta si par- la di massi grossohud e di smisurata gl'aridezza sul- la medesima direzione ,e di ^^ni iV un ordine di vol- te durissime impostate sopra grossi macigni . Ec- co tutto ciò che ci si è fatto conoscei-e : il che ve- ramente non è molto. Sarebbe desiderabile che qual- che studioso di Archiletlura , de' ([uali abbonda ([iie- sla metropoli , facesse soggetto delle sue indagazioni questo monumento , e ce lo mostrasse una volta a rigore di arte, persuadendoci di leggieri che ])er tal modo anche senza fare i lunghi viaggi della Grecia e dell'Egitto egli sarebbe per procacciarsi non pic- colo onore . Ora venendo ai libri di cui ci tocca tenere discorso , diremo che il Vermiglioli incomincia dal premettere un elenco di oltantanove errori princi- pali che intende rimproverare al suo avversario , e che rifacendosi dallo stesso titolo testimonianze e confronti lo accusa di menzognero , percl.è fa spe- rare testimoni senza indurne alcuno legittimo, e promette paragoni con altre fabbriche senza mante- nere la fede . Né lascia esente da censura 1' epigra- fe tolta da Plinio Flagitamt tandem remoto linteo estendi , giacche quelle paiole in qi.csto ed in al- tro luogo della namoiia si mettono in bocca ad Apel- le , quando ognuno sa che apj^ailtrgoro a Zi usi , che nel celebre celiane con Pan asio restò inganna- to dal lenzuolo dipinto . E innanzi di venire all' Tempio di Marte m Todi ^ esame particolare dell' opera condanna generalmente lo stile come gonfio , oscuro, ed improprio dell ar- gomento su cui versa, della quale asserzione noi lasce- remo volentieri il giudizio ai lettori, trascrivendone per saggio un solo periodo che ci cade casualmen- te sotto gli Gcclij a pag. 74- -^^^ eccoci finaliripnle al momento in cui rovesciandosi contilo i Romani il torrente Manico , non già per favorir voi Tr- àini , ma por essere da voi favoriti; non per gui- derdone della Jedellà , ma per ùnpegnare pei lo- ro , i vostri interessi ; noTi pei vostri diritti , yjia per le condnnazioni fosti onorati di tal Cittadinan- za , e questo sarà forse il punto meno indetcrmi- nato in cui i vostri progenitori pieni del cittadine- sco arbitrio di poter emettere i loro su ff rag j e pre- tendere alle magistrature andando per le amhula- zioni dei Portiti , dei Fori , e delle Basiliche , riem- pita di quelle magnificenze V immaginazione , a- vranno quando tornati al loro paese romanesca- mente balbettando la lingua trionfale dcd Campi- doglio , gravi declamatori delle massime assorbite fra le sepolcrali esedazioni dei Fui'i e degli Af- fricaui panegiristi delle scorse età simulatori di astrazione derivante dcdla rinunzia esagerata del- le bagattelle e dalla assunzione delle gravi cure della Repubblica s' infingevano di non conoscere i compagni della provinciale loro vegetazione , avran- no proposto di aggiungere questo cornicione al lo- ro tempio di Marte . ! ! ! Antepose 1' autore alla sua memoria un'avverti- mento , in cui volle far sapere di non ignorare le diflìcollà che s'incontrano nello studio dell' Ardi eo- logia , ma i\i è strano il vedere Pudìno Aquilejese convertito in un mitografo , Ovidio accusato di ave- re il solo merito di una sterile raccolta di favole, e Natale Conti , il Cartari , il Boccaccio e simili , confusi e jnessi del paro in autorità con Tolomeo Efestione , con Igino , con Eralostene ed altri clas- 8 Letteratura sici . Ne fra i libri dei moderni Atiqnarj che atte- sta di avere studiato fa comparsa mano piacevole Erodoto , che dopo aver ceduto il primo posto al Van-dale e ad alcun altro, se ne sta tutto mode- sto fra mezzo il Pignori ed il Sollier, in ciò seguito da Apollodoro, cui è toccata miglior compagnia aven- do a fianchi il Grevio e lo Spanemio . Queste cose in prova preliminare del criterio e della dottrina del suo avversario viene notanlo il Prof(^ssore Perugino, il quale ha cura altresì di strappare la maschera , con cui si coprono molti eruditi di quella caterva, senza di che non sarebbe facile il l'icoaoscere in Egelbno Esaeling , in Murzio il Meursio, in Blori il Bellori, in Schelder lo Scheller , e cos\ via discorrendo . Ben ci duole che abbia ommesso d' investigare chi sia quel Padre Bertoldo che compai^isce nella medesima schie- ra : poiché in quella Biblioteca di autori moderni avendo trovato luogo Erodoto ed Apollodoro può taluno entrare in sospetto che vi si sia intrusa anche la storia del famoso consigliei-o del Re Alboino . E del pari avremmo voluto che fosse stato largo di maggiori encomj .alla profondissima erudizione dell* autore , ove poco dopo determina quali sieno i più gran nodi dell'Antiquaria che io fecero disperare , e che sono a suo parere se veramente yfiigusto addot- tasse Livia nel suo testamento ; ( problema la cui so- luzione è già nota lippis , et tonsorihus ) : se Ner- va ebbe mai moglie e Calpiirnio fu veramente suo fi- glio; (questione inutile perchè niiin antico ne ha detto sillaba): se la più rara delle medaglie sia quella di Sabina in cui col S. C. è una tcnsa tirata da due ìnule ; (scioccliezza che un numismatico di senno non pronunzierebbe giammai ;^ e se il cadavere del- la giovinetta nuotante in un pilo di balsamo fosse o no la figlia di Cicerone;^ sogno dei nostri vec- chj , su cui è permesso di ridere . Dopo tali preamboli mette mano l' autore alla sua^ memoria , nella quale il Vermiglioli lo siegu*'. Tempio di Marte in Todi 9 pazientemente fino alla fine . Noi non abl>iamo né il tempo né la sofferenzi di arrestarci come quest' ultimo ottantanove volte, quanlnnque confessiamo, eh' eali non 1' ha fatto giammai senza "insto motivo. Ma speriamo che le poche cose dette hnora intor- no alla prefazione ci fa canno assolvere facilmente dall' obbligo di dare un diligente estratto dell' ope- l'a intera ; ed é tanta questa nostra fiducia che noli temiamo di essere rimproverati se accelerando il viaggio ci tratterremo soltanto nelle stazioni di mag- giore importanza , che per tali consideriamo quei luoghi, nei qua^i più distintamente si parla dell' edi- ficio che si voleva illustrare . E incomincieremo di là , ove il N. A. , seguendo la tradizione popolare che non é sempre la scorta più fida in materia di anticlfità , determina che quest' edificio era il tem- pio di Marte , e disprezza le congetture di colo- ro che vi hanno riconosciuto una qualche reliquia d^l Foro , per la ragione che niun autore gli ha det- to die Todi lo avesse , e perché non ne ha veduto vestigio nelle sue ricerche . Ma quali sono questi scrittori elle dare gli potevano una tale notizia, e quali gli scavi praticati per asserire di non trovar- sene avvanzo ? All' opposto chi potrà persuadersi che una colonia sì splendida mancasse di questo pri- mo ornamento di ogni più piccola città ? Infatti il critico ci fa sapere che questo rudere fu creduto una fabbrica degna appunto del Foro , cioè una Basilica , da Giovanni Antonio Antolini il più perito fra gli architetti che 1' hanno esaminato , il quale portò anche sentenza eh' ella fosse opera dei secoli Imperiali . E 1' autorità di quest' uomo fu tale pres- so il eh. Lanzi , il c[uale concorrendo nella volgai^e credenza aveva parlato di questo teinpio di Marte , che giudicò ia appresso di aversene a ritrattare due volte per sottoscriversi all'opinione dell' Antolini . A questa propende pure il Veriniglioli , saviamente os- servando che l'ampiezza delle mine somministra una io LETTERATURA plausibife ragione per escluderne un tempio , giac- ché questi presso gli antichi furono piccoli per la più parte. E l'idea di tempio fu pure allontanata dall' arcliiletto Perugino Orsini quantunque discon- venisse nell'uso di questa fabbrica, avendola slima- ta una continuazione della vetusta muraglia della città , giudizio che non potrà ora più sostenersi, se é vero che siasene tro vi io il fianco Orientale. L' unico argomento che si adduce per qui ravvi- sare un tempio di Marte, è dedotto dai bassi rilievi delle metope, nei quali veramente si veggono vasi, patere, scuri, e bucranj , tutti simboli convenienti ad un luogo sacro . Ma giustamente considera il Veimiglioli esservi stato mi tempo in cui questi emblemi religiosi divennero un ornamento fami- gliare all' architettura di ogni edificio , laonde non sempre bastano a decidere dell' oggetto cui era de- stinato. Del pari non si nega che fra ([nelle scul- ture si trovino loriche , elmi , sciali , ed altri ar- nesi che ben convengono a Marte , ma egual- mente vi appariscono altre cose che non hanno veruna relazione con quel Dio , ed in ispecie un fulmine alato , un tridente attraversato con un acrostolio , ed un caduceo unito al corno dell' ab- bondanza . Sebbene 1' adulazione abbia tolte alcune volte ([Meste insegne a Giove , a Nettuno , a Mer- ciuio cui veramente spettano , per darle a qualche Imperadore regnante , tutlavolta ninno si è mai sognato di attiiiìuii'le al nume della guerra . Con tutto ciò l'autore della memoria dopo averne fatto confronto coi tij)i delle aiitiche mechigbe Todiue, è tatto nitcnt:> a ricliiamarc al culto di Marte an- che questi .-liiaiìuli , il v\\c viene facendo con argo» menti tiiali dalla g(;nealogia degli Dei del Bocac- cio , dall' iconologia dei iiipa , da Natale Conti, da l'ierio Valeriano , dal Cartari , e da altri sì fatti che sono gli unici autori eh' egli conosca di anti- chità figurala. Non (,' ({Lindi mera\ig!ia se di fre- Tempio di Marte in Todi ii qiiente inciampa e carie , come allorché ci descrive un mazzo di lulmini ignorando come il fidmine si rappresentasse dagli antichi , e dove a proposito di diie teste, che forse mancando del collo , sono piut- toslo due maschere, crea due numi del tutto nuovi, cioè il Furore lieto , e 1' Impeto . Quindi è stato mestieri che il Verraiglioli lo prencla caritatevolmen- te per mano , e dopo avergli data urta buona lezio- ne sul merito delle guide che aveva lìnora seguite, gì' insegni poi (jiiali invece delle frivole spiegazioni da lui addotte evano i veri motivi , per cui alcuni di cjue' Lassirilievi si potevano attribuire a Gradi- vo. P^ qui (en\enfn(ìo egli pure die la migliore osservazione da farsi su quegli emblemi era quella di paiagonarli (olle n edagìie della medesima città i>rende da ciò occasione di darne un elenco com- pleto . In esso dà luogo alle sole indubitalaniente sprttanli a cjuella zecca , i-igetlandone molle altre di CUI o è incerUi o di\eisa la patria , giacché ra> ver- sarlo le aveva accolte tutte alla linfu-sa, purché si tv()va'-seio nel vofinne portaiitp immagini Etnische Ti"Hn(^ Consci ^uite nel Musco Zelada , così egli chia- mando 1' oj)eret'a di Pietro Borghesi de JS'ummis cdi- unnt lU'iialil US ^ che é alle stampe sotto il nome deJJo Zeìada lor possessore . Ma r Achille della sua tesi consiste nell' idlima nìfic^pa che apparisce sull' angolo a destra di chi iiguarda , la cjuale a suo giudizio rappresenta un pi- co clic stringe fra 1' ugna una colonna , benché as- sai pili probabilmente si abbia a credere un' acjuila tenente uno scettro , tipo non ignoto alle monete Romane . Hacconla Dionigi d" Alicarnasso che presso gli Aborigeni nella città di Tiora , detta con altro nome Maliera fu celebre un antichissimo oraeolo di Marte non dissimile da quello di Dodona , se non che in questo una colomba rendeva le risposte da una f£uercia , e nell' altro esercitava 1' ufficio mede- simo un pico da una colonna di legno . Ora 1' auto- i2 Lette FAtURA re della memoria rinnovando un antico errore di Fra Leandro Alberti non solo al pari di lui con- fonde Todi con Tiora, ma trasporta di ]>eso quest' oracolo nel suo tempio , e ci mostra nell' indicata metopa l' immagine di quell' ucello indovino . Egli appoggia questo suo ritrovato a Gabinio Leto , cui attribuisce un testo in un opera intitolata Epigru- phia Italice assicru\indo che questo scrittore fu con- temporaneo di Cicerone , e eli' è citato da Macro- i>io . Trattandosi di un classico ignoto al Fabricio, al Vossio ed a tutti 2;li altri bibliografi , noi non oi-i- veremo i lettori di si preziosa scoperta , e ne rife- riremo tutto intero quel brano , che ci si è fatto conoscere . Tader civitas antiqua et nohilis a Vciis EtruscAs Tiuìpmia coadita est post tcnipus a Bi autor o Coelio Fclsini Regis Itnlire jilio stvu- ctuvis egregiis mirificoqae tempio Marti dicalo post superba alitis Jovis augurium regia cortina accepta ampliata at inquit Scptimias Fior. Uh. IL de urbihus Europee . Agri omnifariam fi'itctwiiìi genere fertiles sunt et incolre viri sunt officiosi et S. P. Q. R. fideles sed seditiosi , qìti post r.espon- sa a Pico super columnam Diocolatam Ahorigini- nihus data Ma\>ortiis sacri ficiis celebrata . Super- bo di sì chiara testimonianza il N. A. non può tem- perarsi dal riprendere Pirro Stefanucci inedito cro- nista Todino , da cui forse avrà appreso questo bel passo , perchè non reggendo il cuore a costui di dare un' aperta mentita a Dionigi, avea declinato ad una via di mezzo: di ammettere cioè un doppio oracolo uno in Todi e l'altro in Tiora. Con più. risoluto con- siglio il mod(M-no antiquario sentenza che o l'Ali- carnassese si è ingannato , o che il nome della cit- tà è stato corrotto dai copisti . Largo campo t[if! si apre al Vermiglioli di far prova della sua eccellen- za neir arte critica , mostrando da prima che il Ga- binio di Macrobio è di lui celebrata) come saltato- re non come istorico , il che si rileva chiaramente Tempio di Marte in Todi i$ dal suo lesto che non sarà qui inutile il ricordare . ^c priusr/uain a saltatione discedam , iUud adiiciam uno eodemque tempore tvihus nohilissimis viris non modo studium scdtandi , sed etiain si Bis placet periiiam qua gloriarentuv fuisse ; Gahinio con- sidavi Ciceronis inimico, quod ei et Cicero non dissinudanter obiecit , et M. Coelio, etc. Ecli è i A. Gabimo console nell' anno di Roma 6q6 , ma non abbiamo ragione onde persuaderci che co- stui sia stato uno scrittore , e certamente poi non cniamossi Leto non avendo avuto altro appellativo coinè seuiijra potersi provare dal silenzio prima di Cicerone che laute volte ne parlò , poi dì Dione che ne\[ indice ci annunzia perfino il nome del pa- dre suo, e infine di quasi tutti i vecchi Fastociafi USI ad indicare i consoli col cognome . Che se pure vi ebbe alcuno, fu quello di Camonio , Gamonio , o Lanonio che gli attribuiscono le varie lezioni dell' anonimo Nonsiano , benché non ci renderemmo res- ponsabib cue quella voce non sia ur.a coiruzione li- braria invece di Gabinio. Noi piuttosto succerire- mo ali autore della memoria che invece di Macro- bio poteva citare Strabene , il quale nel 1 XVII rimprovera un Gabinio scrittore di cose Romane per Jion essersi aslenulo da favole nel descrivere la Mauretan.a , sebbene sia poi vero die non sappiamo chi sia cos^tui,e che certau.enle l'opera ricordala dal geografo non e 1' Epigrafia dell' Italia , di cui Ja Mauretania non fece parte giammai. Dopo ciò quantunque non possiamo negare 1' esistenza di un antico storico di quel nome , non esiteremo tutla- volta di pienamente aderi.e al Yermiglioìi ove dimo- stra che il passo controverso dev' essere stato inven- tato da qualche seguace di Anuio da Viterbo, s\ perche s ignora la fonte da cu. è stato desunto , co- me perche cornsponde alle finzioni di quel falsario sopra d Re Pelsmo fondatole di Bologna, sopra Bia- nove 1.1 detto malamente Biantoro , e sopra i Vei i4 Letteratura ^ Etrusci Tuderni . E manifestainenle il medesimo pro- fessore svela poi l'ii^noranza del mascliei-ato Gabinio, il fjuale guastò periino la voce rrpuotcoAln-rììV in dìo- colatam , e l'attribuì alla colonna, quando Dionigi ci aveva già fatto sapere che questa era T api>e]Iazio- ne del pico appresso i Greci . Con eguale giustizia disprezza 1' autori tra dello Stefanucci che non inerita fede jnaggiore degli altri del suo secolo, in cui la critica non aveva ancora mostrato bastevobnente la sua face . A tutto ciò aggiungeremo noi una cosa che il VermigUoli forse })er riguardi ad una città vicina avrà voluto tacere , ed è che se abbisogna usare molta circospezione nel ricevere ciò che in quei tempi ci viene offerto dagli scrittori munici- pali d' ogni paese , conviene poi mettere in opera un quasi assoluto pirronismo per ciò che ci proviene da Todi , ove è innegabile che nel secolo XVI. , e XML vigeva una scuola di grandi imitatori di An- nio , e del Ligorio . Questo è il giudizio che nelle sue schede ha lasciato il c!i. Amadiizzi dopo avere nel- le sue villeggiature Tuderiine esaminato non pochi di quegli scritti , visti i quali dice l'autore della me- moria , non così augurato dagli oracoli , ed aid- mato dall' intrepida brama di confluiste si gettò yflessandro sulV Jsia , come io ricco di tanti capi- tali mi abbandonai alle mie opcì'azioni . E a que- sta dura sentenza dell' Amaduzzi abbiamo noi stessi diritto di sottoscriverci con cognizione di causa per la parte epigrafica , poiché avendo avuto per le ma- ni i marmi Tudertini del Passeri ancora inediti, pos- siamo asserire che fra essi non sono certi se non quelli che ha veduto coi propri occhi quel dottis- simo lett(;rato , il quale malgrado 1' abbondante spur- go da lui fatto nella moltitudine somministratagliene dai più anliclii collettori, vi è rimasto più volte brut- tamente ingannato da sassi, da bronzi, da gemme let- terate tulle false o interpolate, e perfino da false figuline , il elio è ben notabile in un tempo in cui Tempio di Marte in Todi i5 delle terre cotte non si teneva quasi alcun conio . Atterrate così le menzognere autorilà , con cui si era preteso di assicurare a lodi l' oracolo del pi- co, viene in altro luogo il Verrniglioli a mostrare che il racconto di Dionigi non si addice in alcun modo a quella città . E primieramente avendo attestato lo storico che quel prodigio fu proprio degli' Aborige- ni, fa vedere che il confondere (juesto popolo cogli Etrusci , come sembra aver fatto il noslro autore , è un sovvertire la storia dei tempi e delle nazioni . Quindi colle testimonianze di Plutarco e di Plinio conferma che il pico augurale fu in uso nel Lazio, non mai nell'Etruria, alla quale appartennero indu- bitatamente i Todini . Senza di che chi ha fioi^e di senno non potrà mai persuadersi che la Tiora di Dio- nigi nominata in mezzo a Maruvio , a Rieti, a Lista, ad Amiterno , a Cutilia tutte città de' Sabini, possa esser Todi che da esse rimane cos\ discosto ; e mol- to meno intenderà come quest' ultima s' incontri da chi da Rieti viene verso la via Latina : il che l'Ali- carnassese aiferma positivamente di Tiora . Ed invano r autore della memoria si afforza col detto del me- desimo Dionigi che Tioia era lontana trecento stadj da Rieti, 1 a-pa ^^^wh T^ictKocrioùV ■, essendo eviden- te che quel passo è fallato per colpa de' calligrafi , Il che manifesto apparisce da ciò che si soggiunge , cioè che la città controversa non distava se non ven- ticinque stadj da Lista metropoli degli Aborigeni , e che Lista fu occupata dai Sabini , i quali in una notte vennero improvisamente da Ainiteino. Che bel- la corsa avrebbero fatta quei popoli se in poche oie avessero dovuto arrivare da Amiterno alle vicinauze di Todi . Il Cluverio confessò che indubitato era l'er- rore del testo in quella voce T^iitKoa-icdv-, ma non si azzardò di rimettervi TiTn^cKovra, perchè longiits hcpc vox ah illa abit , quain uti facile in eam de- labi exscriptoì' potuerit . Ma egli è pur vero il detto che non vi è libro sì tristo , da cui non si tragga ì6 Letteratura qualche vitile notizia . Il N. A. con tiitt' altro intendi- mento ha rilevato che per fede di Strabone Tio- ra non era lontana da Rieti se non quaranta stadj per l'appunto ( pag. 8.) . Se il Cluerio avesse avver- tito alla testimonianza di quel geografo avrebbe cono- sciuto che la correzione TerTio:'x.ovT(t non solo non incontrava alcuna dillìcoltà , ma eh' ella anzi eia cer- tissima . Conchiudasi adunque che la Tiora di Dio- nigi non ha punto che ftire con Todi , e eh' ella è Ik civitas Thora ad lacitm J^elininn ricordata al tem- po dell'Imperatore Trajano Decio negli ajitichi iiiar- tirologi ai g. di Luglio: e converrebbe poi avere molta pratica di quei paesi per decidere se sia il presente castello di Torano , come alcuui pretendo- no. Perle quali cose rimane dimostrato che l'oraco- lo del pIco Todino è un mero sogno senza ombra alcuna di verisimiglianza , tuttoché ì autore abbia in- darno impiegata più della metà della sua incinoria per difenderlo ed illustrarlo . È però veramente una disgrazia che si poco saldi sieno stati i fondamenti su cui posava quest' oraco- lo 5 stantechè al suo cadere cade insieme tutta la macchina che si era alzata per arrivare all'origine dell'edificio di cui si tratta , il quale veniva ad esse- re l'arcavolo di tutte le fabbriche Italiane , atteso che si era scoperto che conlava appunto appunto 3339. anni . E la dimostrazione n era chiarissima . Nel tempio di Marte in Todi rendeva gU oracoli un pico uccello . Fauno fu figlio di Pico re . Dunque il figlio del re Pico costruì il tempio di Todi . E co- si essendosi trovato il suo fondatore, chi non fosse persuaso di tanta antichità, vada a fare i conti all' e- là del re Fauno , e vedrà die non si era sbagliato di un giorno . Clii non avrebbe atterrato umibnente la fronte air invincibile forza di s'i robusti argomenti? Ne di gran lunga migliore è la critica con cui si rintraccia la cagione della ruina di questo tempio, che si determina avvenuta sotto l'Impero d'Adriano Tempio di Marte m Todi 17 a motivo di una sedizioiie insorta pel martirio di S. Terenziano primo Vescovo di Todi , e de' suoi com- pagni . Questa congettura è tutta fondata sopra un passo degli atti di <{ael santo Vescovo , ove si nar- ra che gì' idolatri neir accusarlo al proconsole disse- ro : Diis sacrijicia non ojf rt , et tliura rion incen- dit , ideo responsa non accipimus a Diis nostris secundum sacrani consiLetudinem . Il nostro autore pieno la mente del suo oracolo del pìco , lo vede qui indicato con ogni chiarezza, e quindi s' immagina che per la cessazione di un così antico prodigio To- di andasse tutto sotto sopra . Ognuno si aspetterà , che i gentili i quali sotto i' Imperadore Adriano era- no certamente più potenti e più numerosi dei fedeli di Cristo, se ne vendicassero col bruciare la loro chie- sa, se pure l'avevano, o pure col farne sanguinosa carnificina. Ma oibò , che la cosa andò tutta al con- trario , / santi sono dai littori decapitati , ed ecco la scintilla ; quei Cristiani candidati si accendono di quel sagro juoco del quale non erano capaci i cuori de Sillani che si sgomentarono e abbandona- rono V impresa del tempio . p^eggo la J accia rossa ed animata di quei Cristiani , i loro occhi scintil- lano , le carotidi battono con forza, e già tutti ar- dono ; il fuoco ha bisogno di pascolo e non po- tendo trovar materia nel proconsole guardato dai suoi , si porta a saziarsi n.l tempio e contro V ora- colo , già. centri dei passati* loro inganni e dei presenti disordini . E chi non vede in questa pro- spettiva V ordine disordinato di un popolo , che ondeggiando da contrada a contrada armato di istromenti atti alle devastazioni , piomba sul male augurato tempio di Marte . Chi non sente il frago- re dei massi , chi non vede vortici di polvere che s' innalzano dalle rovine alle quali senza rispettare ne Tripodi , né Simulacri, ne Arredj sagrine sopr ap- pone pure delle nuove fino alla sazietà un furore messo in contrazione dallo spirito della verità . Fra G. A. To. 3 a i^ Lettebatura ■ ^ quelli che nulla vedono di tutto ciò vi ha con ra^ «ione 11 Signor Vermiglioli, poiché dopo aver dissipa-. to il preteso oracolo del pico Todino , quelle parole degli altri non hanno più alcuna allusione al Tein- pio di Marte , specialmente che gli Dei nominati in quella leggenda sono Ercole e Giove . Ma vi è an- che di più 5 elle quei medesimi atti non sono di al- cuna autorità avendoli confessati sospetti gli stessi Bollandisti che li pubblicarono . Ed a persuadersi del- la ragionevolezza di quel giudizio ci basterà l'osser- vare che il governo di quella parte d' Italia , in cui trovasi Todi vi si confeiisce ad un proconsole . Chi è che non sappia che dopo la celebre legge di Augu- sto sulle Provincie» Proconsoli si dissero i rettori del- le Provincie senatorie, e Legati quelli delle prò v lu- cie Cesaree ; che il continente d'Italia tutto imiterò, entrò nel numero di quest' ultime, e che perciò To- di Italiana città non potè mai sotto gV Imperatori dei primi secoli essere governata da iim f*roconsole? Ciò sia detto nel caso che il martirio di S. Terenziano si supponga avvenuto nel principio dell' Impero d' Adria- no : che se vorrà ritai^darsi agli ultimi giorni di quell' Imperatore, sarà allora indubitato che Todi doveva, obbedire ad un Consolare, nota essendo la costitu- zione di questo prencipe , con ciii fra quattro Conso- lari divise l'Italia. E se ciò non si credesse bastante a dimostrare la nullità della congettura sovra espo- sta, aggiungeremo che una sedizione Cristiana di que' tempi , la quale in si poca distanza da Roma avesse vuto per conseguenza la rovina di ini tempio sì eputato, sarebbe un piotivo più che sufliciente onde o non si fossero azzardati , ò fossero stati respinti con baie Tertulliano e gli altri apologisti della no- stra religione , che non molto dopo encomiarono in faccia agi' Imperatori la mansuetudine eja sofiérenza degli antichi fedeli . E questo il transunto di presso che tutte le cose o almeno 4«^lle principali che in questa controversia Tempio di Marte in Todi i^ sono state dette sulV edificio Todino , e delle quali unicamente ci è parso dover render conto ai nostri lettori , ommettendo le altre questioni estranee al soggetto . Cosi non parleremo delia patria dell' Im- peratore Trajano , benché 1' autore della memoria abbia compilato una biblioteca degli autori che lo credei'ono Tudertino , fra i quali noi conteremo anche il Beato Jacopone, che in un canto ,non sappiamo se edito , de contemptu mundi , scrisse Ubi Tr.'ijnnus est Imperatf» Optimus omnium dittus regnalor , Cujus o Tuder es generator , Ma dopo che il generale consenso degli eruditi ha stahiliio, che la città d'Italica nella Spagna vicino a Si uglia, debba godere l'onore d'aver prodotto que^ sto prencipe, cui ben convenne il soprannome di ottimo , saviamente il Sig. Vermiglioli ha creduto di non impacciarsi di nuovo in tali ricerche : e cer- to ogni questione è tolta , solo che si apra Dione, il quale gravemente asserisce che Trajano fu il pri- mo deg^l' Imperatori che non fosse nativo d' Italia. Così non parleremo della discussione in cui entra il nostro autore per provare che i renditori degli antichi oracoli furono ventriloqui , non esclusa la Pitonessa ch'evocò l'anima di Samuele ad istanza di Sanile. Con maggior ragione taceremo poi affat- to della seconda parte della memoria diretta ad in- dagare le cagioni , e i rimedj delle presenti mine di Todi , non essendo questa materia di nostra com- petenza , e tutta abbandonandola ad altro collabo- ratore, se gli piacerà di fiivellarne . Noi intanto ri- stringendo il nostro discorso conchiuderemo che do- po aver letto la memoria del nostro autore, e le risposte del Vermiglioli ci è parso quasi impossibile die le due operette sieno state composte nello stes- so anno. Ognuno facilmente si persuaderebbe, che 3 * 20 ^Letteratura fra questi due scritti fosse corso l' intervallo di Ire secoli, se avesse da giudicarne paragonando la qua- lità delle cognizioni critiche ed antiquarie che in ciascuno di essi si manifesta . Non fa quindi me- raviglia se il linguaggio della critica moderna par- lato dal Sig. Yermiglioli non è sialo inteso dal no- Sti'o autore uso a ragionare cogli antiquarj di tre- cent anni fa , e se quindi non ha trovato con\in- cente 1' esame fa5,to dal primo del suo lavoro. Egli ne ha assiuilo la difesa in certe sue risposte che Vengono alla luce a foglio per foglio, delle quali noi non abbiamo veduto che la piiuia ( non essen- doci per verità curati di vederne alcun altra ), ed ivi certo di tutt'altro si parla che di ciò che ap* partiene al suo tempio di Marte , A queste ha op- posto il Vermiglioli una lettera indirizzala ai Pro- fessori dell' Università Perugina , nella quale tra le ^Itre cose manifesta il giudizio pronunziato sul suo esame da alcuni chiarissinii letterati d' Italia , i quali seco lui si sono congratulati pel compito trionfo che ha riportato sul suo antagonista. Noi non possiamo col nostro voto se non pienamente concorrere nel sentimento di tanti altri m.iggiori di noi , e godiamo di rendere questa dovuta testi- monianza ad un soggetto che per la sua vasta dot- trina , e pel numero ed il merito dell'opere date alla luce si è acquistato uno dei primi seggi fra j recenti Archeologi . Ed applaudiamo egualmente al- la sua dichiarazione che le leggi che gì' impongo- no silenzio SIC (juesto parlicolare saranno inviola- labili inna/izi il pubi/lieo , perchè ognuno confes- serà che non era molto magnanimo il proseguii^e in una contesa già terminata , nella quale egli pu- gnava con troppo vantaggio- ai Fascicoli Letterari Bolognesi , Bologna , Nobili . Fascicolo III. Opuscolo I, Fascicolo IK. Opuscolo I. Della Ma' gna Grecia , e della Scuola Italica , Dissertazione dell* Abbate Giambattista Bruni . . 1 ....,, Si quid novisti rectius istis f, Candidus impelli ; si non , his acere mecum . Hor. l. i. £p. 6. .Lia Dissertazione è distinta in sette Capitoli . JYel primo si parla de' confini della magna Grecia, dell' aggiunto di gran- de dato alla medesima, e della sua eositiuzìone politica. iVie/ secondo delle colonie greche che si stabilirono nell'Asia, nella Sicilia , e nell' Italia * JVel terzo delle cause della pro- sperità della magna Grecia . Nel quarto di Pitagora , e del- la scuola Italiana . Nel quinto dell' incendio de' Collegj Pi- tagorici . Nel sesto della ristaurazione della scuola Italica . Nel settimo delle scienze presso 1 Pitagorici . V ebbe chi estese la magna Grecia a tutta l' Italia d' oggidì. Altri la limitarono alla spiaggia adjacente al seno dì Taranto, ed altri finalmente la circoscrissero incirca all'odier- no Regno di Napoli , 1' opinione dei quali è guarentita dall' autorith di Polibio, di cui si fa seguace 1' A . Come i pareri sono discordanti intorno ai confini della magna Grecia, cosi lo sono intorno all' epiteto magna. Pretesero alcuni , che i Greci per solo spirito dì vanità appel- lassero grande ogni piccolo territorio da essi posseduto , Av- visarono altri che l'appellazione nascesse dallo splendore , e dalla magnificenza in che la magna Grecia si mantenne per lungo tempo, pel potere delle sue Piepubbliche , e per la celebrità della scuola di Pitagora . L' A. è di parere che la Grecia Italica meritasse l'epiteto magna, perchè in realtà sa Letteratura •ra più grande della Grecia antica , la quale comprendeva 1' Acaja, il Poloponeso, e la Tessalia, come prova Monsiear Delisle . A fondamento della sua opinione sì è valso l'A. delle osservazioni sì del P. Feiilèe che calcolò le altezze del Polo , e longitudini di Tessalonica , di Milo , e di Can- did , che del Vernon che le calcolò in Lacedemone , in A- lene , in Tebe, in Corinto in CalciJe , ed in altri luoghi. Quanto alla costituzione 1' accurato A. ci assicura che la magna Grecia conteneva più di trenta citlà , le quali go- vernato a guisa di altrettante Repubbliche erano divise in otto Provincie Crotone, Sibari , Locri, Caulonia, Scillace , Eraclea , Metaponto , e Taranto . Discendendo l' A. al secondo capo comincia dall' avver- tire che la seconda età della Grecia , la quale abbraccia il tempo scorso dall' incendio di Troja alla battaglia di Ma- ratona, presenta una lunga serie di rivoluzioni , donde eb- bero origine le emigrazioni , ed in seguito gli stabilimenti di Colonie nell' Asia , in Sicilia , ed in Italia , di ciaschedu- na delle quali 1' A. fa esattamente menzione ; dopo di che passa nel Capo terzo a parlare delle cause della prospe- rità della magna Grecia , le quali principalmente furono la distribuzione fatta dai condottieri delle Colonie ai loro com- pagni delle vaste terre conquistate , e 1' equità delle leggi . Succede il Capo quarto in cui si ragiona di Pitagora, e della scuola Italiana . Dopo d' aver portato le varie opi- nioni intorno alla nascita , e morte del Filosofo , trova as- sai verisimile quella del chiarissimo Meiners , che egli si portasse nella magna Grecia prima dell' Olimpiade IX. (avanti G. C. S^i.} in età di circa quaranta anni . Sta- bili il suo soggiorno in Crotone dove insegnò con tal pro- fitto dei discepoli , e con tanta sua gloria , che a dir bre- ve cangiò nella magna Grecia i costumi . Era egli si av- Teacate di corpo , • virtuoso d' animo , che fu creduto Della Magna Grecia ec. *3 Apollo Iperboreo . Radunò anche le donne nel tempio di Giunone , d.iUe «.[uali otlenue che sactitìcassero alla Dea le vesti, e sii abbigliamenti preziosi, e loro ispirò tutto 1' affetto al pudore . Si racconta che dalla sua scuola uscis- sero più di trenta celebri donne , delle quali 1' A. né ao- mina alquante , e fra le altre Melissa , di cui abbiamo uà epistola a darete , nella quale oltre ad altri avvertimenti la consiglia a portar vesti bianche , come quelle che sole alle oneste Matrone convenissero . Se al vestito si poness» hiente si direbbe che pressoché tutte le nostre donne fos- sero della scuola di Pitagora . Non di rado avviene che terminata ìa guerra fra le due Potenze si accendano sedizioni sanguinosissime fra vincitori perla dislribuzioae delle spoglie nemiche. Diroccata che fu Sibarì dai Crotoniati nel IV. attuo della LXVII. Olimpiade ( avanti G. G. Sog. ) pretesero questi di dividersi fra loro il territorio conquistalo; al che essendosi opposto il Senato per essere la pretenzioue contraria alia costituzione del Go- verno , tale nacque un eccidio , che in One desolò 1' intera tnagna Grecia , ed incendiati rimasero i Collegi Pitagorici . Polibio fu il primo che di ciò lasciasse memoria . « AUor- ft che, die' egli , furono incendiati i Collegi Pitagorici ìa ce tutta quella porzione d' Italia che si chiama magna Gre- ce eia , seguì un orrido scompiglio in tutti questi stati es- ce sendo periti per l'impensato accidente i principali di lut- ee te le Città di origine greca , li quali erano iu quella « spiaggia . ce Dopo il qual racconto si mettono iu cnmpo dall' A. tre quistiorti accennate dal Sig. Denina . I. Quali erano que'Gol- legj Pitagorici ? II. Donde avvenne che per quell' incendio i capi di tante Citlà perdettero la vita? IH. In qual epoca accadde ciò ? Comincia 1' A. dallo sciorre quest' ultima que- stione, e fissa la ricercata epoca agli ultimi aiiui della vita s4 Letteratura di Pitagora , perchè Giustino racconta che il Filosofo do- po 1' accaduta sollevazione abbandoiiò Crotone , dove aveva dimorato vent' anni , e ritirossi a Metapompo dove mori , Non saprffi di qual modo sostener si potesse l'epoca piìi pre- cìsa di tal morte indicata dall' A. dell'incendio dei CoUegj o all' anno in cui Sibari fu distrutta , o all' anno seguente , senza fissare innanzi 1' anno in cui il Filosofo cessò di vi- vere. Monsieur Freret in una dissiirtazione inserita nel Tomo decimoquarto delle memorie dell' Accademia delle iscrizioni fissa la nascita di Pitagora all'anno 600. prima dell' Era Cristiana , e la morte all' anno 5og. contro 1' opinione di Munsieur De la Nauze che fissa due epoche diverse . Scioltu così la terza delle proposte quisiitjni , la prima rimane sciolta dal comune consenso degli storici antichi , non meno che dei moderni, i quali si trovano d'accordo nelT asserire es- sere i Collegi, o binedrj que' luoghi , uè' quali si ragunava- vano i discepoli di Pitagora, che formavano una Setta a parte, per ascoltare le sue lezioni. La seconda qnistione fi- nalmente è sciolta da Dicearco citato dal Porfirio in que- sto modo ce Pitagora era in Crotone quando scoppiò la Con- ce giura tramata da Cilone contro di esso , e contro i suoi «discepoli. Riuscitogli di fuggire con molti suoi seguaci 1' « incendio della casa di Milone si portò da prima al Porto di « Caulonia , indi a Locri ; ma scacciato dai Locresi volse il €c cammino verso Taranto. Di colà parimente allontanato si ri- « tirò a Metapompo , ove nata altra sommossa contro di lui, eccome in tutte le altre Città Italiane , ne cadde vittima nel «tempio delle Muse ce . Errò dunque Epifanio, allorché seri - se aver Pitagora cessato di vivere nella Media . Di tanti disordini , e della caduta della scuola più illustre Filosofica di cui s'abbia memoria , non altra ragione può ren- dersi, salvo dell'invidia, anzi pure dell' odio che la più pfirte degli uomini porta alla virtù , per procacciarsi fraa» Della Magna Grecl\ ec, 25 chigia nel vizio. Qnalunque fosse 1' epoca della morte del Fi- losofo egli è incontrastabile che venne in Italia allorché re- gnava Tarqiiinio il Superbo « Pythagoras cum regnante Tar- tc quinio superbo in Italiam venisset , tenuit magnain Illa tu « Graeciam cum honore , et disciplina , tum etiam autlioritate te Cic. Tuscul. L. i.cc e che era pure in Italia allorché L. ce Bruto liberò la patria dalla Tirannide ce Pythagoras fuit ia ce Italia temporibus iisdem , quibus L. Brutus patriam libe- ct ravit Id. L. 4- ^'^ princ. « quasi fosse discepolo del Fi- losofo che pure insegnò la libertà . Incendiati i Collegi Pitagorici mancò nella magna Grecia per qualche tempo la scienza arcana del Filosofo di Samo , e mancata sarebbe , forse per sempre , se i suoi discepoli Lisi, ed Archippo , ed alcuni altri non [avessero scritto ciò che rammentavano di aver udito dal loro maestro , il qua- le niun libro avea lasciato dopo di se . Sebbene i detti di- scepoli si stabilissero da prima nell' antica Grecia , e prin- cipalmente nell'Acaja^ tuttavolta dopo qualche tempo rifio- rirono le scuole Pitagoriche pure nella magna Grecia , e bea anche in Crotone per opera di Aristeo e di altri settan- ta discepoli richiamati dopo , che sedate le discordie civili si {eire luogo al pentimento . L' eruditissimo A. ci dà i no- mi illustri de' principali Filosofi Pitagorici , fra quali an- novera la dottissima Ipasia Alessandrina , di cui fu illustre discepolo Sinesio Vescovo di Cirene . V ebbe chi scrisse che Numa Pompilio ascoltò le lezioni di Pitagora ; ma è smentito da Cicerone , il quale assicura che Numa visse innanzi del Filosofo. De Orat. L. 2. ìiiim. i54. lo stesso Tullio spiega d' onde avesse origine la opinione che Numa fosse discepolo di Pitagora « Quin etiam arbitror propter et Pythngoreorura admirationem Numam quoque Regem Py- cc thagoreorum a posterioribus existimatum j nam cura Py- « thagorsB disciplinam , et instìtuta cognoscerent , Regisque i6 Le T T E R A t tj n A ^ « ejus sequitatem , et sapleiitiam a majoribus suìs accepis- « sent, aelates autem , et tempora igaorarerit propler velii- « statem eum qui sapientia excelleret Pytliagoras auditorem ce fuisse credideiunt . Tuscul. L. 4- in princip. ce Non la- scia 1' A. di avvertire che alcuni de' mentovali Filosfi di- vennero Legislatori , e Governatori . Sarà sempre di sommo onore alle scuole Pitagoriche aperte nel!' antica , e nella magna Grecia il sapersi , che nell' anno 3oo. dalla fondazione di Roma furono spediti Legati nella magna Grecia , ed in Atene per raccogliere leggi da addattarsi ai Romani , che discacciati finalmente i Re si re- golarono anzi per mezzo di consuetudini , che di leggi scritte* L' ultimo capo interessantissimo tratta delle scienze Pi- tagoriche . E' nota la célèbre disputa fra Jacopo Brucherò , é l' Eminentissimo Gerdil di sempre grata e rispettabile me- moria per la profondità nelle scienze , e per la santità de' costumi, intorno alle opinioni di Pitagora. Sostiene il pri- mo che quanto si è scritto di esse tutto sia incerto , sì per- chè la sua scienza era arcana , e sì per lo spirito di par- tito che dominava i due principali scrittori della sua vita, Jamblico, e Porfirio. L' Eminentissimo Gerdil non nega già che fra le cose raccontate di Pitagora ve n'abbiano del- le incerte, e dubbiose j ma sostiene che da Platone, che ascoltò i più celebri scolari di Pitagora si conobbero con probabile fondamento i suoi dogmi . L' A. suole attenersi a ciò, in che sono d'accordo i più. Dalla scuola Pitagorica traggono origine le Monadi Leibniziaue , le forze centripeda, e centrifuga , il loro agire in ragione inversa del quadrato delle distanze , e diretta della massa ; la molticiplitk dei mon- di , il meraviglioso insegnamento che ì colori non sono che una riflessione modificata della lucej che le sensazioni di ogni colore sono in noi cagionate dai diversi movimenti ec- «itatl nell' organo delU vista j il movimento della terra ; P Della Magna Grecia ec. «7 esistenza degli Antipodi; il corso regolare delle Comete 5 i fondamenti della Musica conosciuti nella differenza de' suo- ni fenduti dai colpi de' martelli sulla incudine di fabbro ferrajo , che sì fccordav^no ad intervalli di quarta , quinta, ed ottava . Pitagora poi ridusse a scienza la Geometrìa , e trovò il celebre teorema che nel triangolo rettangolo il quadrato dell'Ipotenusa uguaglia i quadrati dei due Cateti. Attesero i Pitagorici anche alla medicina , nella quale di- vennero sì eccellenti , che al riferire di Erodoto i medici di Crotone furono anteposti a quelli di Cirene . E attri- buita loro la cura secondo il metodo Dietetico . Non tra- scurarono 1' arte Oratoria , e Poetica . Recherà sempre cuor sommo alla scuola Italiana Pitagorica l' avere avuto a suo discepolo il divino Platone , il quale , se prestiamo fede ad Ateneo nel Convito dei Filosofi ( lib. 2. ) si appropriò al- cune scoperte scientifiche de' suoi Maestri . Conobbe Pita- gora un Dio creatore, ed insegnò l'immortalità dell' anima. Chiunque ponga mente alla sublimità di sua dottrina non rimarrà sorpeso che taluno opinasse aver egli conversa- to in Babilonia co' profeti Dianele, ed Ezechiele ( Huet ) j ma ciò non ostante grandi furono gli errori provenienti dal suo sistema che ammetteva la Metempsicosi , e traeva dai numeri l'origine, e la causa di tutte le cose . Le opinioni morali stravaganti , contraddittorie , capricciose degli antichi Filosofi , tuttoché forniti di sommo ingegno , e di somma dottrina fanno vedere la necessità di una Religione rivelata . Assicurato l' uomo ( come lo siamo a nostra grande ven- tura noi Cattolici ) che la legge a lui proposta è 1' opera di Dio , non pensa più che ad osservarla , ed in Dio trova la ragione de' mister) . L'eruditissimo A. ricorda le principali scuole Pitagori- che , ed i più rinomati Filosofi che vi si formarono, e dopo la nota 88. rammenta i versi d' oro che portano il nome di a8 Letteratura Pitagora , e che sono il Codice della morale pratica della SUA scuola , nella quale s' istruivano i discepoli nella sobrietà ^ e temperanza del vitto, del sonno, nel portamento esterio- re , nel dispregio della gloria , nella comunione dei beni , nel rigoroso silenzio ine.-so . Parevami essere ce in un deserto : in sulla cima d una montagna : e ce di lassù mi credeva veder volare un avvoltojo : ce e dietro un aquila che 1 inseguia : e già gli era et addosso : e l' avvoltojo correva a ripararsi nei ce grembo mio . Ma i aquila il tragge fuori del «e g.-embo mio: e lo spiuma cogli artigli, e col ros- oc tro lo guasta . ce Una donzella risponde . Udite che le risponde : ce Donna, questo é sogno chiuso , eh' io lievemen- ct te ti apro . L' a volto] o è il tuo Orlando , che a ce te se ne vola di là dal mare ; e tu che il doma- ce sti al forte giogo d' amore , tu se' Y aquila vin- ce citrico : e eli quel tempio in cui vi giurarete la fe- ce de è imagine quel gran monte che già vedesti nel ce sonno . «e E Odda . Se dici il vero , o damigella , una ce gentile ricompensa t' attende . ce Ma la dimane , inanzi il sole , ghinge alla iiif>."li- G. A. To. III. 4 5o LETtERATDIlA « ce Otlda una lettera scritta dentro di nero , e lin- ce ta fuori di sangue . Ahi ! che il suo Orlando era ec morto alla rolla di RoncisvalJe ! jj Lasceremo che i nostri leggitori facciano su que- sta poesia ogni più acuta e bella considerazione : ma solo non possiamo lasciar di notare , che al so- gno d' Odda mollo ci sembra simigliare il sogno , che nella divina Co inedia si dice aver fatto il di- sperato Ugolino nel giorno avanti che s' inchiavasse la torre orribile della fame . Poiché Dante narra che ad Ugolino paresse di vedere se trasformato in lupo , e i iìgliiioli in lupiciai : e di essere sovra un monte seguito in caccia , e raggiunto , e squarciato dalle magre ed affamate cagne del traditore Rug- geri. E cos\ a punto la vergine Odda avea sogna- to Orlando cangiato in avvoìtojo : ed il suo nimico in aquila : che uccidea quello , cui non era giovato il ripararsi fuggendo alla montagna : siccome nulla giovò ad Ugolino il fuggire a quel monte , per cui i Pisani non possono veder Lucca . Questo voglia- mo che qui sia notato, non già perchè si dica che il nostro maggior poeta andasse accattando le sue più belle invenzioni dalle cantilene de' Trovatori Spa- gnuoli ; ma perchè si vegga , come sovente incontra the poeti lon^nissiini di tempo e di favella , si trovino alcuna volta avere adoperati gli artifìci medesimi , ed anche le simigliami imagini : onde poi nasce lite intorno chi le abbia usate pel primo . Lite vanissima: mentre gli uni senz'opera degli alivi sono sovente giunti ai fini medesimi : e non hanno scoverte o create cose non possibili ad immaginare ; ma si sono trovati as- sieme in cose naturali ,e in pensieri nati dai costumi de' popoli , dall' inole de' subjetli , e dalla diligente pittura non solo del vero , ma auclie del verisimile, eh' è la fontana d'ogni più leggiadro poetico rilro- vamento . E questo sia nuovo eseinpio che disingamii que'che vorrebbero l'Alighieri ladro all' archivio di Monte Gasino : dicendo che a frate Alberico involas- Poesie Antiche Spagnuole 5i se le più belle invenzioni delja divina Comedia , Ma ritorniamo a' Cantori Spagnuoli . Ecco un altro luogo d' altro poema Cavalleresco , che parla della miserabile Bianca Borbone : la quale secondo le storie fu per soli tre giorni moglie di Pietro il Crudele, Re di Castiglia nel i35c. Costui fece imprigionare ed uccidere quella pia fanciulla , né lo ritenne la riverenza al sangue de' Borboni : ma la volle scannata , come ostia devota all' oscena Ma- ria Padilla sua druda. Quella tanta empietà non fu però senza pena , perchè Enrigo , fratello di lui ajutato da' Francesi , e da suoi sudditi stessi, vinse Pietro in una grande battaglia , e presolo vivo, il fece, non con atto di fratello , ma di giudice , assai giustamente morire . ce 0 Maria Padilla ! oh mia donna! non ti mo- te strare sì trista : s' io mi strinsi al nodo delle noz- « ze fu per lo tuo migliore . =r cos\ dice : e chia- « ma Inigo Ortiz , uomo di gran virtù ; e gì' im- « pone eh' ei vada a Medina , ed uccidavi Bianca . « Ed Inigo risponde . et Io noi farò : chi uccide la sua reina è perfi- de do col suo re . " A tale risposta il re si afianna : ne trova loco : « ed entra nella sua camera : e vi chiama alcuno " di que' satelliti , che sono armati a mazza : e co- « manda eh' ei consumi il delitto . « Va il satellite alla reina : e la trova inginoc- « chiata che prega . Vede ella appressarsi il satelli- "^ te , anzi la morte . te II fiero le dice : Signora : il re mi manda , e « vuole che voi vi acconciate 1' anima con quel Dio « che la creò : 1' ora vostra è venuta : io non pos- ^<: SO tardarla , io . «Amico , ripiglia la reina , amico ! Ti perdono la « morte mia . Se il re mio Signore la chiede , e " tu aderapi la voglia sua : a me nulla resta fuor- e da-e a Dio che mi perdoni . E dicendo pian- 4* ^5a liETTERATURA «e geva, e gemeva dolcemente còsi che al soldato te ne veniva tenerezza per lei che tutta tremando « e con voce morta dicea . Oh Francia ! Oh mia « nobile terra ! Oli Borbonico sangue ! addio . Vissi « diecissett' anni . Addio . Il re m' ebbe a sdegno : « e posso anco sedere fra le vergini del paradiso . « Castiglia ! Castiglia ! d\ alla gente quello che ti " feci : dille eh' io non ti tradii . La corona che tu « mi desti grondava pianto ed er a lorda di sangue ce umano : ma io ne cingerò un' altra in cielo che « sarà di gemme tutta , e di luce . « Disse : il satellite la percosse d' un colpo : pie- te gò il collo , cadde , spirò . Veramente questo caso ci sembra tanto pietoso , quanto è pietosissimo il modo con che si nari'a . Ma non vogliamo poi che alcuno creda che gli antichi Spa- gnuoli amassero soltanto queste lagrimevoli storie de- gne di quelle Greclie case degli Atrei , e de' Tiesti , Che anzi qui ci ])iace il mostrare , come anche le loro rime d'amore fossero tutte colme d'una dolce ed ama- bilissima grazia : la quale si può meglio raccontare , che significare volgarizzando . Imperocché sono nu- drite di spiriti cos\ teneri e molli , che al tutto si perdono , quando si tramutano dal proprio linguag- gio all'altrui: simigliando quegli odori, che tosto esalano e fuggono se dall' un vetro si cerclii di tra- vasarli nell altro . Pur ne daremo un esempio , ac- ciocché almeno 1' indole se ne conosca . « Una giovine Maura andando alla fontana smar- « ri i ciondoli d'oro, che le tremavano dagli orec- « chi : e tutta timida e smarrita : il mio vago , di- te e èva , il mio vago prima eh' ei si partisse m' avea " messo que'ciondolini all'orecchio: son già tre me- re si ; elli aveano doppio fermaglio , perch' io chiudes- « si r udito alle altrui parole d' amore . Ed io ! li « ho perduti alla fontana , lavando . E che dirà 1' « amor mio? il lontano amor mio dirà che le fem- « mine sono tutte d'un conio . Poesie Antiche Spagnuole 53 « Crederà ch'io non abbia voluto chiuder gli ce orecchi : che l' incostanza e il disprezzo ( due ma- cc ladette chiavi ) me gli abbiano aperti . Dira , eh' « io ascolto tutti que'che vanno e vengono per la ce via : e che tutte le femmine son d' un conio . ce Dirà eli' io l'abbandonai , perchè non l'ho più ce veduto alla festa, e al mercato: che il mio af- ce fetto è leggero : clie sono bugiarda : che tutte le ce femmine son d' un conio . ce Ei griderà . Tradilora , che mi passi e stracci ce il cuore , siccome 1' ago che ti trapassa il velo ce del capo ! . . . ce E quand' egli mi parlerà a questo modo ; io ce in quest'altro risponderò, dicendo : eh' ei mente, ce che tutte le femmine non son d' un conio ; e ag- ce giungerò che il suo giuberello verde mi piace ce più che r oro di cui risplendono i gran baroni : ce elle per lui fu il mio primo sospiro , che 1' estre- cc mo sarà per lui , che tutte le femmine non son ce d' un conio. ce Dirò finalmente : che col tempo che muta il ce mondo , la verità che io dico sarà chiarita . Oh ce amore degli occhi miei ! abbandonami , e str-a- ce ziami s' io mi cangiassi , siccome 1' altre che sono ce tutte d'un conio. « Queste sono le sole immagini recate in Italiano dallo Spagnuolo esemplare : perchè il rimanente di quella leggiadrìa qui manca per lo difetto del nu- mero , e della rima , e per la difficoltà dell' imitare quelle cose che tengono ogni loro bellezza dal nu- do vero . Non di meno questa languida immagine ne darà conoscenza migliore die non potrebbero lun- ghe ed erudite dissertazioni , Noteremo intanto che queste poesie , le quali in gran parte sono contenute nel celebi-e Rotnancero General , benché sieno antichissime, non sono state mai jjoste al registro de' Testi di lingua da' Signori che formarono il gran Vocabolario dell' Accademia o 54 L E T T i: R A T U R A Spagnuola , Per cui , siccome osserva il dottissimo Signor llaynovard: /' accademie a cu ses raisons^ polir ne pas en parler dans le dictionaire , qui ne fait que constater Vusage actiiel d un lan- cile . E questo sia argumento il quale sganni colo- ro , che vorrebbero le lingue piuttosto come furo- no , quand' elle erano bambine , che come stanno , quando sono pienamente adulte e perfette . Gli Spagnuoli hanno citati alcuni di quegli antic'iissinai padri loro , e tratti esempli di voci , e di modi dal Fuero Inzgo , e dal Poema del Cid ; ma non hanno stimato prudente il pi'odurre in mezzo, sic- come cose piovute dalla terza sfera , tutte quelle canzonette che gl'innamorati , e gli orbi cantarono per le vie : le quali debbono essere il pascolo del- la plebe , non già lo studio de' gl'avi letterati , e molto meno l'esempio de' purgati scrittori . Imperoc- ché non solo il nostro maiaviglioso Dante , ma tut- te le nazioni conobbero quel necessario partimento, che sequestra i nobili e gì' illustri dalla vile e sor- dida plebe . E comechè queste vecchie carte sieno piene di bellissimi fiori , pvu'e vi sono mescolati a niolt' erbe o fetide, o maligne. E corre bene, che per un frutto nobile e delicato piaccia talora tutto un orto , e per poche belle piante tutto un giardino ; ma non per qviesto le lappole , e i cardi si hanno a credere aranci , e rose . Per lo c[uale sapientissimo consiglio i letterati Spagnuoli non a tutte le antiche scritture hanno concessa autorità nel loro Vocabolario ; e non hanno voluto che gli errori degli avi scusassero quelli de' nipoti ; e che la lingua illustre si facesse licenziosa ed incerta per queir i^rte , per cui debbe anzi farsi tutta regolala e sicura . Dal quale esempio a noi sembra prende- re gran conforto 1' opinione di ([ue' letterati che ora intendono con tanta cura a purgare il nostro voca- Gabolario da ogni maniera d' errori : onde non ceda Poesie Aìntìctik Spagnuole 55 ìja filosofia ed in bellezza a' quelli dell' altre nazioni, ma sia tutto nobile e degno della dottrina e del senno degl'Italiani sciilioii . Museo Lapidario Vaticano. Iscrizione VI. ò ìiORTEKSiys . kYmnvs . ?JYftiPirIs . dìvInis . v. s. compote . factvs. l. t ET. CASCELLIA. ARETHVsA. PERIVIISSt'. TI. LATINI. PANDV'SA'B Quintus Hortensius Hjmmis Nymphis divinis votunt solvit compote ( errore in vece di compos ) factus libens animo , et Cascellia Aretlmsa , permissu Tiberii Latinii Pandusae. ¥?' . . il J incisa cjuest' epigrafe sul labbro di una tavola di niarnio che sosteneva una volta le tre statuette del- le Ninfe a cui è dedicata , come si riconosce dalle impostature che ve ne sono rimaste. Essa fu trovata nei territorio di Sutri l'anno 1767, e quasi nulla ini rimane a dire di lei , essendo stata aaìpiamente illustrata dal mio chiarissimo concittadino Ab. Ama- duzzi in una lunga lettera diretta al Dott. Lami , <;h' è pubblicata nelle Novelle Letterarie Fiorenti- ne (j) . L'angustia però di quel foglio fece siche si alterasse la distribuzione delle righe , e vuoisi at- tribuire alla negligenza dello stampatore se vi man- cano gli accenti o apici, che l'editore aveva bene avvertiti. Alle cose erudite dette da lui io mi per- metterò solo di aggiungere , che mi sembra non do- vesse egli rimanere dubbioso su 11' oggetto a cui ris- giiarda il permesso dato da Tiberio Latinio Pandusa. Chiunque voleva porre una base , o quiilunt^uc altro 56 Letteratura monumento sopra un' area che non fosse propria, ave- va mestieri del consenso dei Decurioni , se il luog^o era pubblico , o del padrone del fondo , s'egli era privato. Quindi nel primo caso la forniola così trita Locus datus Decurionum Decreto , e quindi nel se- condo le frasi un poco più rare permissu , consen- su , connivente , ex inclidgentia , iwpetrata venia , e simili. Qui tutto concorre a persuaderci che pri- vato anzi campestre fosse il luogo del monumento , perchè il voto si scioglie alle ninfe , sieno esse di un fonte o sieno di un rio. del quale tacendosi il nome, si vuol dire che il marmo ei-a poslo in vicinanza delle sue acque. Qual cos;i adunque più naturale se non che la ripa su cui sorgeva , losse di dominio di Tiberio Pandusa, e eh' eg^i abb'a dato il permesso th' era necessario per collocarvelo? Iscrizione VII. MARTI GRATTI VO D . D L . PLYTIVS . PIVS AEDlLIS . MONlTOR AVGVR. PRAEF. SACROR Marti Gradivo dedicatnt L. Plutius Piiis, ^dilis. Monitor Augiuwn , Fro'fectus Sacrorum. otissima è questa piccola base giacente un gior- no sulla piazza del Valicano , essendo stata prima divulgata dal Reinesio , che la desunse dai manoscrit- ti del Langermanno (i), ed avendola quindi ripro- dotta il Fabretti , che la Iro^ò fra le schede Barbe- rine (a). Tutlavolta ninno di essi la Aide, onde non è da maravigliarsi se le loro copie non sono ac- (i) ci .1 n. 2yo (2) pag. 697. 4 188. Museo Lapid. Vaticano Sj curale. Oltre che amLecIue turLarono la disposizione delle rio;be, il primo tramutò anche il nome genliii- zio Plutius in Plustius , sul qual' errore fa seguito dal Wandale (i) ; e il secondo ne alterò affatto il senso scrivendo Monito in vece di Monitor. Ma que- sti difetti ebbero correzione quando fa nuovamente edita dal Passionei (a) , dal Donati (3) , e dal Doni nella slampa procurata dal Gori (/f^. Trattasi qui, com'è manifesto, di una dedicazione a Marte, il quale vi assurs ; il predicato di Gradivo solito dar- segli cum scevit al d'r ' di Servio (5) , e che gli fu così proprio presso i Romani, che ne divenne il suo nome per antonomasia Con tutto ciò se ne igno- ra la vera origine , e a quel che pare non la seppe- ro né meno gli antichi , scrivendo Festo : GrcuHviis Mars appellatus est a gradiendo in bello ultra ci- troque : sive a vibratione hastae , qiiod Graeci di-- cunt jcpacJ^lviiv • vel ut alii dicunt quod gr cartine sit ojtus ; vel quod interpretatur quia corona grani inea. in re militari maximce est honoratioiiis. Baro e per altro di vedere accoppiati questi due appellativi di Marte e di Gradivo , e noi non ne abbiamo in pron- to altro esempio se non quello somministrato da un frammento del Donati (6) , niun conto dovendo far- si dei due offerti dal Gudio (7) , de' quali è palese la falsità. La gente Pluzia è cognita per molte al- tre iscrizioni , e volentieri ci sottoscriviamo all' opi- nione del Reinesio (8) che giudicò essere la mede- sima che la Plauzia o Plozia , da cui la sola varie- tà dell' ortografìa la fa comparire diversa. Quantun- (3) Diffi Antiq. p. 97 (4) Iscr. Antiche ci. i.nvim. 10 (5) pag.26 4- (6) ci. I. n.41. (7) Ae. I. 296. (8) p. 21,7. (1) pag. 37. 2 et 5. (2) cl.Xl.n. ZZ 58 L E T T E Px A T U R A que il nostro lìiarmo si trovi in Roma , chiaro è nondimeno per le cariche (Ja L. Pluzio Pio sosienutey eh' egli appartiene ad una Città subalterna ; onde po- trebbe nascere il sospetto , eh' ei fosse Tiburtino , SI perchè fu celebre in Tivoli la casa dei Pluzj , co- me anche perchè un gran numero di Japidi da quel luogo è stato da cpialche secolo in poi trasferito al- la metropoli. Intanto non è da dubitarsi che 1' edi- litcà conseguita da Pluzio sia 1^ notissima magistra- tura municipale di questo nome , essendo ciie non vi si annette alcun altro aggiunto che distingua di quale edilità si favelli , onde intender si deve della più comune. All' opposto quando volle parlarsi de- gli Edili di Roma , ove ne furono di diverse spe- cie , non si omise giammai di fare avvertenza se Tono- rato era Edile curule o Edile della plebe , o Edile cereale. Al Reinesio venne in capo di credere qui fallata la lezione ìEDILIS , eh' ei voleva cambiare in ìEDITVVS per la frivola ragione di far sì ciie i ti- toli di Pluzio fossero tutti sacri. Ma oltre che la pietra non ammette alcuna emendazione , non av- vertiva poi egli quanto sai^ebbe disdicevole che un misero sagrestanuccio copi'isse insieme il primo posto religioso della Città , quello cioè di Prefetto delle cose sacre ? Noi lo ti^oviamo sempre occupato dai personaggi più insigni nel paese per le di^^/iilà rice- vute: e tale fu quel T. Flavio Isidoro cavaliere Ro- mano , Quinquennale , ed Augure , che possedevalo in Terni (3), e tale fu pure quel Narìo Tribuno militare e Duumviro , che gocfevalo in Todi (4) . Questa carica a nostro avviso fu solo ptopria delle colonie e dei municipj , e chi n'era rivestito vi go- deva proporzionatamente di quelle facoltà che com- petevano in Roma al Pontefice massimo , che si sa (i) Grut. p. 42 à (2) Marat. 763. 5 Museo Lapid. Vaticano 69 avei- avuto in cura tutto ciò che concerneva la re- ligione. In tal modo spiegasi felicemente come se n'abbia memoria solo in lapidi municipali, e non mai in alcuna spellante a personaggio Romano, e così pure si troverà nelle città suddite la corrisponden- za del ponteficato massimo , la quale s' ignorava , ma che non doveva mancarvi , sapendosi che la lo- ro amministrazione politica e religiosa fu del tutto confoi'me a quella della capitale . Perciò conviene accuratamente distinguere questa dignità dall'altra di Curatore locorum scmrorum , o aediwn sacrarum , che fu impiego senatorio per istituzione di Augu- sto , e le cui incombenze furono essenzialmente di- verse , restringendosi a presiedere alla materiale ri- parazione de' sacri edificj . La Prefettura delle cose sacre ci fa strada a scoprire l'altra carica di MONI- TOR. AVGVR. eli' è conosciuta unicamente per que- sta iscrizione. Noi crediamo che tali parole alludano ad un' ufficio solo , e non ai due diversi di Moni- tore e di Augure come potrebbe parere a taluno , perchè Monitor è termine troppo generico che per denotare un'incarico particolare richiede l'appoggio di un' altra voce che lo determini. Per la qual co- sa leggeremo confidentemente Monitor Jiigurnm , e diremo che si è usala in AYGVR quella stessa ab- breviatura che si è praticata in SACROR . Varj so- no i sensi del vocabolo Monitor raccolti nei lessici? fra i quali quelli di Nonienclator e di T^illicus pò" trebberò accordarsi colla ggiunto Augurwn; ma que- sti sono mestieri servili che non possono convenire ad un' ingenuo , e molto meno ad un uomo illustre. Per lo che vuol darsi lode al Pieinesio che ne scoprì un'altro significato più opportuno al nostro bisogno, notando : Monitor officii circa cercmonias sacrijl- cioritm adpellatio est , formata a Gracco lifoiMii/xav notatcfue aum cujus partes verbo praeire sacrifican- ti. E aggiungeremo poi noi che in questo senso cor- 6o Letteratura rispondente a Prcecentor fu usalo da Tertulliano (i) allor che scrisse : Ulne suspicientes Christiani ma- ni bus expansis , qui a innocuis: capite nudo , quia non cruhescimus : eleni que sine niouitore , quia de pectore orainus , pvecantes sumus sent.per prò omni- bus Lnperatoribus. Il eh. Monsig. M;u'ini (-i) lia già raccolto tutto quello che potevasi aggiungere a ciò che il Brissonio e il Wandale avevano detto sull'of- ficio del Monitore , ossia sul rito che un Sacerdote praeisset ver bis , o sia intuoaasse ai suoi col leghi o al popolo le solenni preci che si avevano da re- citare. A noi bastei'à di dar contezza di quest' uso col seguente opportunissimo passo di Livio (3) . Mos crai ut in exsecrationibus et devotionibus , in foe~ deribus , in dedicationibus , in votis , juramentis et aliis hujusmodi certa verba adhibercntur , quod Car- men diccbatnr, a quibus ne minimum quidem lice- hat disctdere. Itaque ne quo in verbo peccaretur praesto erat poniijex aut sacerdos , qui vel memo- ralitcr , K>el de scripto dicebat quae dicenda erant. Conchiudesi adunque che l' ufficio di L. Pluzio era quello di suggeritore degli Auguri. E' però da os- servarsi che in alcuni Collegj , come in quello de- gli Arvali una tale incombenza non era commessa stabihnente ad alcuno , ma si affidava ora ad uno ora ad un' altro dei fratelli , e che al contrario nel- la più parte degli altri sacerdozj era questo un' at- tributo di chi li presiedeva. Nel nostro caso non può rivocarsi in dubbio che l'incarico di L. Pluzio fos- se permanente , e che da esso non ridondasse qual- clie maggiore onorificenza che dall' essere Augure semplicemente. Dopo ciò sarebbe egli lecito il sospet- tare che Monitor ylugurwn fosse il titolo del capo degli Auguri ? Certo è che noi sappiamo bene la de- (i) Apolog. e. So (2) Arvali p. 1 IO (3) 1 8._c. 9. Museo Lapid. Vaticano 6i nominazioDe di chi óveva il luogo principale fra i Pontefici , fra i Salj , fra gli Arvalì , fra i quindici dei sagrifizj , e fra molte altre società religiose , ma che non abbiamo il più piccolo barlume per cono- scere come gli Auguri chiamassero chi era il primo fra loro. Abbiasi questa congettura per quello che può valere , purché non se n induca , che Pluzio ces- si per questo dall' essere un uomo municipale. An- che le città di provincia ebbero i loro Auguri, con- fessandolo Cicerone : Huc isti De cenivi li , cwn nic- nierum colonorum ex lege Bulli deduxerint , cen- twn Decariones , decem Augares , sex Pontifices constitueriat (i); e conosconsi dalle lapidi gli Au- guri di Fabra terno , di Sestino , di Spoleti , di Brin- disi , e di molti altri luoghi. B. Borghesi . Dissertazione dell' Ah. M. A. Lanci sui versi di JYem- brotte e di Plato, Continuazione, e fine deW estratto . Di 'iremo seguitando che 11 Ch. Professore spone assai nno- varaeate quel noto verso di Pluto nel settimo dell' Inferno Pape Sataìi , Pape Satan Aleppe . Pareva in vero cosa moho difficile lo scostarsi dalla schie- ra di tanti famosi e dottissimi chiosatori , senza cadere in qualche strana , od anche ridevole interpretazione . Ma il nostro autore ha voluto mostrarne che si poteva andare per una nuova strada senza smarrirsi; vincendo la difficoltà del cammino con molto ingegno di natura , e con bellissima sot- tigliezza d' arte . L' antico Butl avea detto che Pape è un interjézio- (0 n de lege Agraria 6s Letteratura * ne Greca , che manifesta V affezione delV animò , qiian' do si merarnglia . E questo è vero , né solo i Greci , ma anche i Latini ne usarono , e specialmente nella comme- dia . Imperocché leggiamo in Terenzio ( • Eun. 2. 1. aS. ) ducit secutn imam virginem dono huic . Pa]}ce ! fucie ho- nesta . E anzi per meglio accostarsi alla Greca pronuncia di Rcó^cLt , dissero anche Babà;: cora' è da vedere nell' ele- gantissimo Plauto , che cantò Hiù\ hahce ! basilice te intuli- sti , et facete . ( Pers. 5- a. aS, ) Quel Fiorentino spìrito bizzarro di Benvenuto Gellini avea detto che Pape è una ripetizione della voce Paix de' Francesi , e volea che Pa pe fosse uguale a Pe pe : e che Pe pe volesse poi significare paix, paix : e che fìnal- snente questo paix , paix valesse propriamente il Zitto , Zitto degl' Italiani . E per simile a lui pareva che 1' Sleppe si dovesse trasmutare in Allez en paix , cioè andate in pace. Le quali interpretazioni piene di mutamenti, e di guastameuti di lettere e di parole a noi sembrano assai vi- cine a quelle indovinaglie che il volgo viene talora facen- do sovra passi latini che non intende: e ci rammentano quel messere che dovendo spiegare in Tullio Asiani , Fri- giam , Misiain , Cappadociam , interpretò : gli asini che a- vevano freddo misero la cappa addosso . Il Lombardi seguendo il Buti intorno la significanza di Pape giudica poi che 1' Aleppe sia V Alc.ph. prima lettera dell' ebraico alfabeto : la quale accomodandosi agi' Italiani orecchi si torce in Aleppe : a punto come da Joseph si fa Joseppe . E questa opinione del Ix>mbardi veramente s' appoggia in buono fondamenta : perciocché sappiamo che il nome della prima lettera fu sovente adoperato in metafora a significare Principe , e capo : come nell' apocalissi veg- giamo che Idio por dichiarare ch'egli è Principio e fine di tulle cose , dice se essere 1' Alpha , e 1' Omega . Il quale Versi di Nembrotte e di Pluto . 63 traslato si trova nell' uso ancor de' Latini : conciosiachè Marziale dovendo dire che Cedro era il Principe d' un tal genere di persone, disse ch'ei n' era 1' Alpha . ( lib. 5. ep. 2y.) Quod Alpha dixi , Codre , paenulatorum Te nuper , aliqua cum jocarer in charta : Si fortem biiem movit hic libi versus Dicas , licebit , Bela me togatorum Il Landino poi, il Vellutello , il Dianello, la Crusca, il Volpi , tulli seguendo il Buli , vorrebbero farci credere che 1' Alejype sia una voce di dolore , che bene risponda all' Ahi: della quale sentenza stranissima non occorre qui far pai'ola . Perciocché per se slessi possono conoscerne la scon- cezza quelli che a significare le loro doglie s' attentassero di gridare Aleppe . Che se in vece di dir col Petrarca ahi ! crudo amore : ahi me '■ un' iimamorato cantasse alla donna sua Alejjpe crudo amore , aleppe me: , l'innamoralo al cer- to o farebbe ispiritare la donna , o la farebbe ridere : ma : non giungerebbe mai con quella pazza parola a movere la pietà delia sua dolce nimica . In mezzo questa battaglia d'interpreti entra ora il no- stro valoroso autore 5 e armato di buone armi ebraiche, e nulla curando la forza de' suoi avversar) ,pone in campo la sua semenza cosi ragionando : Non potendosi in alcun mo- do negare che ebraiche non sieno le due voci di Sathan, e di Aleppe , sul pape solo dissentono . Ed io risponderò non esser voce Latina , né Greca : ma essere due distinti vocaboli ebraici : e che come in Nembrotto fu Arabo il verso , così è in Pluto tutto Ebraico . Se dunque Pluto in voce chioccia parlava , scriveremo quel verso co' proprii cu' ratteri . Tpn wìu; ns y3 \ìùv; ns ys VT -T - - T e chiaro il senso ne verrà fuori : Ti mostra , Satanasso ! ti mostra nella maestà de' tuoi Splendori Principe Satanasso . Q.G Letteratura * E qui pel cliiai'issimo autore si osserva che la voce Pa deriva del 'veibo deficiente japha , (^ risplendere') che nell' imperativo nio lo abbandona la prima radicale ; ed aven- do in fine una lettera di gola , si deve puntar di Patach ; e porta il suono che il poeta vi scrisS'ì . Il secondo vo- cabolo Pe voce molto comune significx, bocca , e figura- tamente prendesi per faccia ed aspetto E seguita il chio- satore mostrando, tome la prima sìllabi L^irroborata (^com'' egli dice ) dall' .^S'irissim i Aia si debb^i cliioccia'e pel gorgozzule . Per oui Dinte scrittore di senno , conosciuta il vilore della letter.i^ e il giusto suono di lei , con tut- ta proorietà cantando strivea . Com\v.j\ò Plulo colla vo- ce cliioccia : e non altrimenti intcìder si dei^e : s' io a- vessi le rime aspre e chioccie : che non per gutturali , mot per rauche milarw^nte s' inteni^no dai^li s^ìositìri . La- oode f)rse con lrop;ia sottiglioiia il nostro Aatoro conside- ra come I' Ain degli orientali ha un suono cornine a quello delle chiocce, quando strillano dietro a' pulcini; e recita que' versi dell'elegantissimo Ariosto. Così '1 rapace nibbio furar suole Il misero pulcin presso la chioccia , Che di sua inn^yertenza pur si duole , E in van gli gridi , e in v.\n dietro gli croccia. Pel quale rigioii imaatj s^Miba e j:ijhiu.lersi : che la voce del Plulo di Dante sia voce di gì. la : e che lo schiamazzare delle galline non sia rauco , ma veramente |ia gutturale . Dette poscia alcune dottissime parule intorno V yJleffe, e r Aleppe , il Lanci , assai argatameale si fa a render ra- gione della convenienza del suo iaterpretamento coli' intero poema, e coli' intelletto del divino poeta. Nel cho sta in ■vero riposto il primo ofiicio del filosofo interprete . Onde quelle chiose , elio si mostrassero per se medesime buone ed erudite , ma che poi non s' adattassero bene al contesto. Versi di Nembrotte e di Plitto 65 noi non le diremo vere giammai j e soltanto le loderemo co- me bei ritrovati ed ingegni d' uomini sottili e dotti , che per cagione di allegrar l'animo scherzano colla stessa loro sa- pienza ; simili a' valenti uomini di guerra, che alcuna volta trattano per giuoco quelle armi , colle quali si fecero già gloriosi nel campo . Ponendo mente adunque al vero debi- to di grave interprete, il Lanci viene considerando non le sole parole di Pluto , ma il perchè di quelle j e così pren- de da alto il suo ragionare. Dante, egli dice , viaggiava tra morti: avea superato quel passo che non lasciò giammai vi- va persona alcuna; ed ecco all'entrare l'inferno gl'impedi- menti a quel suo viaggio quanto piìi nuovo , tanto più bi- sognoso di franchezza e d'ardire. Ecco prima la lonza : quia- di il lione : poscia la lupa : dove ajutato dal pio Virgilio viiire la guerra del cammino , e della pietà . Ma non si to- sto arriva il fiume , e viene Caronte dimonio che si coruc- cìa , e grida eh' ei si parta da' morti ; e cosi sclama Mi- nasse che al solo vedere quel vivo pellegrino lascia 1' atto dell' ufficio suo , e già gli vieterebbe la porta , se Virgilio non lo sgomentasse col decreto del cielo . Onle seguono i po- eti il lor viaggio : per cui giunti nel terzo cerchio , Cerbe- ro mostrava loro già i denti per divorarli , se il duca non dava- gli a mordere il pasto di quella terra che gli gittò nelle boc- che . Così vinte quelle battaglie fino al quarto girone, qui- vi trovano al fine un quarto custode , anzi un quarto spa- vento che vuol vietare la via . E questo è Pluto medesimo; onde le parole di lui non possono essere di dolore , come vuole il Bull , il Landino , e la Crusca , e gli altri : né pon- no essere di pace secondo che sogna il Cellini , e il Dioni- gi : ma deggiono essere di terrore, e di rabbia , essendo pa- role di colui che guarda il luogo , e lo guarda perchè 1' e- terne leggi d' Abisso non sìeno rotte . Qui ci sia lecito il con- V. fortare con una nostra considerazione questa sentenza, per cui . G. A. To. III. 5 66 Letteratura s' argomenta le tocì di Pluto non poter essere né pacifiche, ' né dolenti , ma essere certamente iraconde , Perchè cosi ra- gioniamo . Risposte eguali si convengono ad eguali proposte ; dunque risposte eguali suppongono proposte uguali . Che se Ja risposta che fa Virgilio a Pluto è uguale a quella che fece a Caronte , e Minosse : se le proposte di Caronte e di Minosse furono apertamente sdegnose: dunque la proposta di Pluto benché sìa oscura si deve credere sdegnosa anch' el- la . Or veggasi accorgimento mirabile delle risposte di Vir- gilio , forse non bene avvisato . Ei dice. Garon non li crucciare : Vuoisi cosi colà dove si puote Ciò che sì vuole : e più non dimandare. Ed a Mi 1 )ssf! elle fa quella stessa minaccia risponde colle rtesòe parole . Perchè pur gride ? Non impedir lo suo fatale andare : Vuoisi cosi colà dove si puote Ciò elle si vuole : e più non dimandare E finìlmente alle oscure voci di Pluto che risponde egli il savio Virgilio? Taci m»ladetto lupo . Consuma dentro te con la tua rabbia: None senza ragion l'andare al cupo; Vuoisi nell'alto là dove Michele Fé la vendetta dell'eterno stpupo . Noi ravvicinammo questi tre luoghi , perchè a noi sem- bra che si dieno gran lume fra loro : e lume si chiaro che nulla parte di questo ragionamento possa rimanere più oscu-» ra. Potremo quindi con franche parole determinare : che il verso del dimouio Pluto sia detto per atterrire i due viag- giatori : e che la interpretazione del Lanci si ordini bene colla replica di Virgilio, e colla ragion del poema . Ma non É Versi di Nembrotte e di Pluto . 67 Togliamo però tacere , che ad alcune dotte persone parve incredìbile che Pluto facesse a Satanasso un' invito si stolto: pel quale è cliianjato a mostrarsi ncdla quarta bolgia, men- tre quel miserabile dimonio non può venire sì alto : perchè, secondo Dante , è fitto giù nella buca dell' ultimo pozzo : è condannato a forare il mondo : né può levarsi : né moversi; ma è là noi centro della terra ; col solo petto fuor della ghiaccia : e colle costole fasciate e strette dal peso di tutto il globo . Alla quale obbjezioue fortissima può rispondersi ; che il Liici stesso la prevvide, e non disse che Satanasso doves- se venire nel quarto cerchio: ma ohe potesse soltanto sollevar- si a modo che fosse da lungi alcun poco veduto . Che se né pur questo si voglia concedere possibile a quel dimonio serrato da sì grande catena , diremo che Fiuto volesse op- porre prodigio a prodigio : che vedendo egli rotte le leggi dell' Abisso , mentre veda un vivo venire tra i morti , po- tesse chiedere che pur le leggi d'abisso ri rompessero a di^ fesa di Satana ; ed e' per miracolo potesse venire nel quarto cerchio a spaventare i violatori del regno suo . Diremo an- cora : che Pluto fa assalito da subita rabbia : eh' ella spes- so fa velo alla ragione: che il poeta dipinge le passioni per gli effetti loro e che 1' uomo disperato chiama sovente an- che l'ajuto di que' miserabili che non sono in istato di ar- recargli soccorso : e che anzi il chiedere un impossibile è se- gno bellissimo della forte perturbazione dell' animo. Noi dun- que staiHo contenti alle cose fin qui disputate , non andre- mo sottilmente cercando le ragioni grammaticali Ebraiche : intorno cui lasceremo disputare i dotti della sacra lingua : sperando che da tali ricerche ne venga qualche utilità agli amatori di si gravi JUndii . Ne' quali però per la natura del- le Asiatiche favelle è molto i^cWe cosa il prendere , come 1 Greci dicevano, la nuvola per Giunone: e cadere dotta- mente iu sogni e vaneggiamenti da infermi . Del che a aoi 5 * 63 Letteratura ^ sembra apertissimo testimonio quel dotto Guglielmo Postel- lo , il quale ( son già due secoli ) sospettò pel primo , che nel verso oscurissimo di Nembrotte qualche arcano senso si racchiudesse . E cosi lo spiegò , come ci narra il Corbiaelli nelle note al libro del Volgare eloquio . Raphel cioè Amraphel : gitasi Nembrotto a se stesso parli . Vai Aniet : cioc verità . e Sahi Ahni che e : il mondo mio : cioè eh' egli è verità nelV inferno , che è il m-ondo mio : Perchè questa confusione Babilonica fu co- minciata da Nembrotto , il quale è capo de'' tiranni del mondo: Tutto Nembrotto , cioè ribelle a Dio , e al prossi- mo : e tirannissimo specialmente contro Abramo : a mod>) che li giudei dicono , che per aver gittata nel foco detto padre Abramo , dicendo Amraphel , cioè io il gitlerò nel foco , fu perciò chiamato Amraphel . ,, Ver così strana guisa ragionava nel secolo XVI quel!' erudito. Quindi entriamo in grande sospetto, eh' ei pen- sasse a tai cose in alcuna di quelle visioni, che egli ebbe con quella vecchia profetessa Veneziana , che chiamava la Madre Giovanna : colla quale lo stolto eretico giva spac- ciando di dover compiere la grand' opera della redenzione delle donne . Ma lasciamo i sogni , e ì sognatori , e tutte le fantasie de' grammatici , chiudendo la presente nota col giudizio gra- tÌssìhio del Cav. Visicenzo Monti . Il quale nella parte che più rileva , è pienamente favorevole al Lanci : nello stimare cioè, che gli urli di Pluto sicno di minaccia, e d'ira : non già di pace , e molto men di dolore , siccome gli altri vo- l«ano . Intorno poi gì' interpretamenti orientali egli veramen- te è d'altro parere : ma pur giova il considerare , che il suo discorso non risguarda che le antiche sposinioni : perciocché lo scrisse molli mesi prima che il Lanci pubblicasse 1' opera sua . Non di manco noi riferiremo per intero questo elo- Versi di Nembrotte e di Pluto. 69 quente , e profondo ragionamento: perchè vogliamo che 1 no- stri leggitori ( conosciuta la bontà degli argomenti sì degli uni disputatori come degli altri ) essi raedesiuii si facciano giusti giudici delle cose per noi trattate ce Primieramente ( dice il Monti censurando la Crusca, ce che crede che 1' Alc.ppe significhi Ahi ) . Primieramente « sembrami (\\\e\V Ah non si accordi punto collo spavento ce che Dante ne concepisce , si forte che per confortarlo è ce bisogno che Virgilio gli si accosti alla persona , e gli di- re dica : Non ti noccìa la tua paura; e che manco s'accordi ce colle parole : Per poder eh' egli abbia Non ti torrà lo ce scender questa roccia: Le quali parole apertissimamente ne «e fanno intendere che quelle voci di Pluto non sono di do- te lore , ma di minaccia , di collera , di persoaa in somma te che contrasta il passo , e risolutamente vuole impedire 1' te andar più oltre . Questo minaccioso e sdegnoso brontola- te re di Pluto maggiormente comprendesi nelle seguenti : Poi t« si rivolse a quelV enfiata labbia : cioè a quella brutta te faccia gonfia di rabbia : che rabbia è il termine di cui « si serve subito appresso il poeta per farci chiara la cosaj « e certamente il gonfiare di qualunque senso lo pìgli, o pre- te pn'o o figurato , non si addice al dolore , ma agli impeli « della bile , del corruccio , dell' ira . Procediamo innanzi , e ce udiamo che gli risponde Virgilio . Taci maledetto lupo : «e Consuma dentro te colla tua rabbia . Dunque Pluto non «e era addolorato , ma arrabbiato : e arrabiate non dolo- <« rose furono le sue parole . Non è senza ragion l'andare al ce cupo : cioè la nostra andata al cupo regno de' morti ha il « suo perchè . Dunque Pluto volea mettere ostacolo a qTudl' aglia, zoofito abitante del Mediterraneo a Rngusi e noto sotto il nome d' Anthipates glaberrima Esp. : Art. 55. Faciis tunae- formis alga del Mediterraneo riguardata come nuova dall' A. , quantunque il Turner mostri di crederla identica col suo Fucus palmatus . Nuove e diligentissime sono poi le descrizioni che 1' A. ha unito alle specie Millepora cardun- eulns Sj^st, Nat. , e Facus natans Turo. , le quali sono agli Articoli 10 , e 3i . A questa parte dello scritto del Bertoloni succedono due Cataloghi di piante terrestri dalle vicinanze di Ravenna . Le specie del primo al numero di 36 sono frutto d' una corsa alle famose pinete ravennati. Meritano di esser distin- ti gli articoli : 1. Lycopus exaltatus L, : i3. Scabiosa ar- gentea L. : 17. Plantago arenaria W, pianta confusa da molti colla P. psjllium L. 11 secondo Catalogo conta 76 specie colle sulla spiaggia dell'Adriatico, dalla foce del Ca- nale dei Mulini recandosi alla volta del Porto; e qui no- tiamole specie seguenti: Art. 7, Dacljlis littoralis W, : i5. Plantago adriatica Campani Cat. Hort. lyc. Ferr, : 34- Statice reticulata L: Sj. Allium lilloreuin nov. sp- ): 52. Bertoloni Amoen. Ital. 8i Helianthemum pilosum Pers. , a cui si riferiscono più si- nonimi di varj botanici . L'A. chiude quest'Opuscolo toccando brevemente le ra- rità più insigni , che presenta in fatto d'antichità e belle arti qu-^lla Gill'i celeberrima : né tace della Biblioteca del Col- legio Classense , ov' è tuttora il Codice della Divina Goni- medi:» di Dante coi commenti di Benvenuto da Imola , né del sepolcro di quel grand' esule, padre della nostra Poesia. Il Saggio di Zoofili del Porto dì I.uni e l'Appendice annessavi formano gli Opuscoli "VI e VII, i quali furono già stam;jati in Pisa nel 18 io unitamente alla terza Deca- de di pi Ulte rare di cui sopra s' è discorso . Questo lavo- ro ricomparisce ora in più parti arricchito ed emendato , Nell'Opuscolo VI si annoverano 24 specie di zoofiti per- fettamente e minutamente descritte , corredate di copiose si- nonimie d'autori antichi e moderni ; e queste specie, fuo- ri della Celiarla anguina EH, and Soland. non inserita nel- la prima edizione, sono le stesse allora pubblicate , tutto- ché la Sertularìa detta allora tamarisca siasi qui convertita in S. pumila Syst. Nat. Neil' appendice poi si registrano come all'altra edizione tre specie di prodotti ambigui se a- nimali o vegetabili , fra i quali è la Tubularla acetabulum del Syst. Nat. riferito dal Bertoloni a un nuovo genere , eh' egli chiamò Olivia dal nome dell' Autore della Zoologia del Mar adriatico. E ci pare che con molta ragione si dimo- stri inclinato a richiamare un tal' essere dal Regno degli animali a quello de' vegetabili : poiché non solo in esso noa si rinviene segno veruno di polpa animale allorché è vivo; ma i semi o siano propagini che porta nella pelta , o vo- gliam dire cappello , lo avvicinano manifestamente alle altre piante marine. E quella vicenda di assumere il colore bian- co, d' irrigidirsi , e divenir fragile , tratto che sia fuori dell' acqua é pur comune al Fucus viscidus, che solo finché sta G. A. To. IH. 6 82 SCIINZE ^ nel suo elemento conserva il colore , e si mantiene flessibi- le e lubrico . La quale analogia di circostanze , giudiziosa- mente addotta dall' A. in couferroa della sua opinione , è facile a riconoscersi sui sassi , che si estraggono dal fondo del nostro mare nel porto di Civitavecchia , i quali por- tano frequentemente 1' uno o 1' altro di questi prodotti , e talvolta anibedue , La Storia dei Fuchi del Mar ligustico è il soggetto dell' Opuscolo Vili, essa si stampa adesso per la prima volta } ma alcuni fra i materiali più preziosi , e due rami qui in- seriti, cioè il quarto e il quinto di questo libro, sono co- muni ad un Articolo posto fra gli Opuscoli Scìantifici di Bologna al fase, X. sotto il titolo di Lettera al Professore Lamouroux intorno ad alcune alghe . La serie dei Fuchi della Liguria è a buon conto un^ collezione se non com- pleta, almeno assai ricca dei Fuchi italiani ^ piante, che i nostri botanici d' oggidì scordevoli in qualche modo della vecchia osservanza prestala dai lor maestri alle Nereidi , e vorreninio dir quasi con trascuranza irreligiosa verso quel- le mariue divinila, mettono bene spesso da banda . Grande onore si deve adunque al eh. Autore si pel nobile ardimen- to con cui si è posto a quest'impresa ardua per se stessa ed oggimai non comune , si pel degno modo con cui 1' ha condotta a termine . Ad arricchire una tale Storia di sino- nimie abbondanti ed utili singolarmente per noi Italiani , do- vette giovargli molto 1' esame del Museo Ginanni di Raven- na, di cui fu parlato lungamente poco sopra, e più anco- ra la raccolta del Micheli , eh' egli andò a visitare a Fi- renze . Ci narra in fatti , che essendo passato quel copioso Museo del Micheli nelle mani del rinomato Professor Gio- vanni Targioni - Tozzetti , questi si diede tosto a spartire con somma intelligenza i zoofiti e le alghe dalle cose re- Stanti , ed avendo arricchito tutti que' prodotti dì definiaio- Bertoloni Amoen. Ital. 83 ni e descrizioni ne compilò un volume manuscritto , cui diede il titolo di Catalogus vegetabilium marinoruin , e nel quale si richiamano gli esemplari secchi del Museo , le sessanta tavole che vi lasciò unite il Micheli , e le nuove aggiuntevi dipoi dallo stesso Targioni . }\ qual ma- nuscritto esistendo in oggi , ugualmente che tutto il det- to tesoro d' oggetti naturali , presso il Sig. Prof. Ottaviano Targioni - Toz/.etti degno figlio di quel benemerito naturali- sta , e cortese amico del nostro A. , potè egli consultarlo a suo beli' agio , e da quello , e da una collezione di fuchi dell' Oceuio , di cui si dichiara debitore all' amicizia del Prof. Lamouroux , trarre materia di dottissime osservazioni . Trentanove fuchi (i) sono annoverati in questa Storia. Ol- tre le specie descritte, e rappresentate con figure nel citato fascicolo degli Opuscoli Scientifici , sei delle quaji erano nuove del tutto , vi sono pubblicate le se^uanti : Fucus trtk , melloides : F. sertolara , che corrisponde alla Corallina tU" na Gmel . F. verinicvilaris , eh' è la Spongia vennicularis Scop. : F. dichotomus , eh' è 1' Viva dichotoma Lightf. : F. Jlabellum, eh' è 1' Ulva flahelliformis degli autori : e F. lori' charion specie prossima al F. setaceus dell' Enciclopedia . (i) Bisogna por meate , che sotto il geoere Fucus militatio , se- condo r \., tutte le Alghe a cai competa questa caratt.ristica :_/r«- ctiftcalin capsidaris , geiutina irrorante obductu emersa, vel im- rn'trsa . Ma , poiché egli fa consistere le note generiche dei fuchi nella sola fruttificazione (che p-jre a dire il vero é sconosciuta fi- nora in njolte specie ) , né ha riguardo affatto alla sostanza , né alla struttura delle frondi , ci sia permesso il confessare , che av^remtuo gradito , che per maggior chiarezza egli gv^esse esposte qui le diffe- renze desunte dalle circostanze della fruttificazione che secondo lui distinguono essici '-'alTifnte gli altri generi d'Alglie , per esempio il, Cer imhi'ìi e la Coiferva da questo suoi cosi pure che ci avesse additato quali particolari caratteri de' fruttilo abbiano indotto ad esclu- dere dalla schiera dei fidii una porzione delle Ulre , quelle cioè c|>e corrispondono alle Caulerpe di Lamonroux . G ♦ 84 Scienze * V è poi aggiunta la figura di quest' ultima specie , come ancora del F. Tournefortii Lamour. in una nuova tavola, eh" è la sesta ed ultima di questo libro . Ci resta a dire dell" Opuscolo IX finora non mai edir to , e intitolato Flora Alpium ^puanarum . Le molte e- scursioni fatte dall' A. sulle scoscese montagne calcaree dette oggi Panie, le quali dominano le Cave de' Marmi di Car- rara , e che la Garfagnana disgiunge dall' Apennino Moda- nese , gli hanno fornito una serie di oltre a 4^0 specie fra fanerogame e crittogame, che non senza ragione egli chia- ma rarissime fra tutte le piante d' Italia , e di cui espone la Storia colla solita sua esattezza e col corredo di descri- zioni amplissime . Nel proemio sparso di estesa erudizione istorica e geografica , e scritto con bello stile di lalinit?i si fa a sostenere , come le Panie trassero il loro nome dai Liguri Apuani loro antichi abitatori, i quali un tempo , al dir di T. Livio , diedero molto che fare ai Romani ; e da una corruzione del vocabolo Petra Apuana fa scendere 1' odierno nome del più eccelso fra tutti que' monti , che chia- mano Pietra - pania , e che noi rinveniamo accennato nella Divina Commedia colla Voce anche più analoga di Pietri- pana , .... Se Tamher nicchi Vi fosse su caduto o Pietrapana ' Inf. Cant. Sa. Dal contesto dei passi di Livio, che 1' A. adduce desume che le sodi de' Liguri Apuani debbono fissarsi dai confini dell' agro pisano a Luni , da Luni al fiumicello Audena , ch'egli riconosce nella moderna Aulella , e guardar 1' Apennino dal lato che sovrasta a Modena e a Reggio , ove dovettero essere i tre monti detti dallo Storico Letus , Batista , Suis- montium (così si legge da pertutto , ma 1' A. vorrebbe piuttosto che si leggesse Bismontium , o Bismantium ) , ed Bertoloni Amoen. ital. 8* ove s' incolilrerebbero oggi 1' eminenze dette Valestra e Bis- manto , la qual ultima ci par che 1' Alighieri chiamasse poco diversamente dicendo nel Canto 4- del Purgatorio Vassi in Sanleo , e discendesi in Noli , Montasi su Bìsniantoya in cacume . Infine 1' A. esclude affatto , 1' esistenza d' un antico casiello detto Apiia a cui non mancò chi attribuisse stato e potenza, facendone la capitale di quella parte della Liguria , e situane dolo al posto ov' è il moderno Poutremoli , cioè da quel lato onde si va a Piacenza ed a Parma . Maravigliosa è per verith la copia delle specie pirenai- che , svizzere , uiigaresi , laponiche , e delle proprie che po- polano quegli erti monti , buon numero delle quali prinàl di questa pubblicazione non si trovava ascritto alla Flora Italiana. Dieci se ne contano affatto nuove e sono: Thesium « intermedium: Daphne gtandulosa : Seduni latijblium , che passò finora per varietà del S. Telepìiium : Anemone mil- lefoliala : Galeopsis parviflora , diversa affatto da quella dell' Enciclopedia : Draba aspera : /lieraciurn anchusaejo- lium : Cnicus horridus : Carex nionoslachys: e Salix cra- taegifolia registrata già nella quarta Decade. Oltie a que- ste son qui descritte molle varietà di quelle piante solite ad abitare i colli, o le montagne minori, che quando e- migrano m vette cotanto alpestri rivestono un aspetto dif- ferente assai dall' ordinario , e capace d' illudere anche i più esperti : e poiché sarebbe lungo il parlare d'ognuna di que- ste e riferire le multe belle notizie che adornano quest' O- puscolo finiremo contentandoci di accennare soltanto gli arr licoli seguenti che a noi sono sembrali pi^i notabili : P/re- gaicula grandiflora Vahl. : Lilhosfoliunipennuin grainini Vi- viani: Selinuni rigidulutn Viv: AUium ericetorum Thor: Saxifraga aizoon x '■ Saxifraga Ungulata Bellardi ; Cera- ^ Scienze stium alpinum L. , eoa due belle varietà. j4 quilegìa pyre- naica Decaad. : Thjmus montanus Waldst. et Kit. ^ : Eu' phrasìa ojjicinalis L. $ : Scrophularia Scopnlii Hoppe: Cheiranlhus erysimoides L. ; Astragalus leonlinus Jacq. ;8 : Hieracium glaucum S' Decand. : Biivhlalinutn saUcifolium L. /S : Carex niacrolepis Decand. ; Rcbouillia quadrata, spe- cie nuova, ma che corrisponde alla Marchantia quadrata Scop. : Porina pertusa AcU. /S citrinella . E. M. Hill III I m^^— ^■grggujmaiji alcune osservazioni sulla natura delle Intermitten- ti , e sulle qualità medicinali della China se- condo i pìincipj delle moderne Teorie del Dot- tor F. Ottaviani , Bologna 1849. Presso Anne- sto JSfohili . in dagli anni 1816. e ij- ^ quando incominciò a trattare le febbri intermittenti nella campagna roma- na dice r A. di aver dubitato dell'indole astenica di esse , e della virtù opposta della china general- mente voluta dai pratici (i) . In conseguenza di questo suo sospetto egli tentò curarle con metodo deprimente, ma i suoi tentativi riuscivano vani , (i) Reca maraviglia come V A. dnbitaiido sin dal 1816 del- la virtù stimolante della China , nei Cenni poi sulla Petecchiale di Roma stampati verso il fine del 1817 abbia posto quel rimedio pria della canfora , del liquore anodino , del muscliio ctc. (pag 22) ed abbia tanto declaitìato contro que' Medici, che l'adoperavano nella petecchiale , ed in altre malattie di stimolo (zV.25). Noi adun- que crediamo che i suoi dabbj sieno nati, anziché confcrmau .da che il cel. Tommasini ha pronunciato da Bologna,, io nella mia pratica non ho mai l'isto decisamente attiva la china china , che neW interrompere mirabilmente , prevenire il ritorno di perio- diche Hccessioni . ( Opusc Scient . voi .11. pag . 200 . ) Della China ec. 87 ed era Hn fine costretto a ricorrere alla benefica corteccia , quantunque il suddetto metodo avesse più giovato che nociuto . Neil' Autunno poi del 1818. trovandosi nella città di Sezze , dove regnavano epi- demiche le febbri intermittenti , attesa la vicinanza alle paludi Pontine , egli ha avuto tanti , e sì forti motivi di dubitare, che non ha potuto contenersi dall' esporli nella presente Memoria , animato insieme dal- la opinione ctKiGarde di parecchi Clinici Italiani , i quali già si ricusavano di ammettere la triplice di- visione delle intermittenti in steniche , asteniche , e irritative . Dopo questa breve introduzione entra a parlare della causa prossima delle mentovate febbri , e di- ce che tutte riconoscono una cagione stessa , sia questa il miasma palustre formato dalla combinazio- ne de' principi svolti dalle acque stagnanti , sia una certa razza d' insetti infusorii provenienti dalle ac- que medesime , sia per ultimo un disordine nelle funzioni del fegato , e della milza , e un certo span- dimento di bile . Pare che tra le annoverate egli accordi maggior probabilità a quest' ultima cagione . E facendosi a spiegare il cangiamento di tipo nel- le intermittenti, come il passaggio delle quarta- ne in terzane , o in quotidiane , e viceversa , vuole che questo cangiamento si ripeta da una leggiei-a , e semplice modificazione della causa prossima (3) . E sebbene confessi essere tuttora ignoto se cotesta cau- (2) Noi siamo di opinione che lo sconcerto de' visceri ad- dominali , e lo spandimeuto di bile sieno un effetto , piuttosto che cagione delle intermittenti ; ma dato per un momento che sieno tali nou veggiamo come la loro modificazione protluca un cambia- mento di tipo. Converrebbe dire che la bileinuLia data quautità ,c ad un (lato grado di causticità producesse la quartana ^ fatta più o meno abbondante , più o meno caustica tramutasse questa in ter- zana , e via discorrendo . Cosi potrebbe forse spiegarsi la varia inten- sità dei parosismi , non mai però 1' ordine, e la periodica succes- sione de' medesimi . Più coerente a se stesso sarebbe stato 1' A .se 88 Scienze sa invada tutto 1' organismo umano , ovvero una parte di esso , nullameno Egli inchina a credere che assalga principalmente i visceri del basso ventre , e lo deduce dai vomiti biliosi, dal velamento bian- co della lingua, dalla cardialgìa, ostruzioni di fe- gato , milza ec, (3) . Quindi dopo avere accennato che le persone robuste e giovani, e quelle non as- suefatte all'aria delle paludi sono le più sottoposte alle intermittenti , si ferma lungamente a parlare della complicazione di queste febbri con altra affe- zioni morbose , e specialmente colle flogistiche . E- gli chiama le intermittenti associate acl. altre atfezio- ni irritative^ e infiammatorie e nella loro classe ri- pone quelle che appellavansi artritiche , verminose, catarrali, cacochimiche , sifilitiche , isteriche, ipocon- driache , ec. ec. In prova della loro esistenza , e del- la frequenza loro in pratica cita alcune istorie del primo anno clinico di Roma , e a queste indirizza il Lettore . Poscia notando che le intermittenti sem- plici talvolta cessano senza i' uso della china , come si prova colla autorità d' Ippocrate , e di Sydenham, e con r esempio di quei contadini che ninna medi- cina prendendo pure ottengono la guarigione, avver- te che questa spontanea cessazione è propria ezian- dio delle intermittenti irritative e infiammatorie , che sono , come si è detto , il risultamento di una dop- pia malattia . Esse però , quantunque disposte a ce- dere spontaneamente , prima esigono che sia debel- lata l'affezione flogistica , o irritativa; e questa cir- costanza ha fatto erroneamente credere ad alcuni non variando la qualità della cagione prossima anche nella varia- zione dt tipo, avesse derivata questa dal tempo diverso in cui rima- ne inerte nella macchina ,e in eni spiega nuovamente la sua azione sopra di essa . (Z) Se i visceri del basso ventre sono i fnìi altaccafi ilalla ignota cagione , ne viene che T alterazione delle loro funzioni e la effusione di bile non sono più esse stesse cagione prossima delle periodiche , come si era detto poc' anzi. Della China eg . 89 die tali febbri sieno diverse da quelle , le quali ri- chiedono l'uso delia china. Un giovane di Sezze as- sai robusto fu colpito in sul finire di autunno da febbre intermittente col periodo di terzana doppia. In un accesso avea gran rottura di gambe , e di cosce ; nell' altro tosse , strettezza di petto , e dolor puntorio alle coste . Gli fu piescritta una cacciata di sangue , dopo la quale non cessando la febbre , si venne alla amministrazione della china . e 1' infer- mo subito ne guarì. Passato alcun tempo ricadde nella stessa malattia col medesimo dolor di petto , e mostrossi desideroso di aprirsi la vena contro il paiere del medico , che volea dargli nuova dose di colleccia ; fatto il salasso , si dileguò la fe])bre con sudore , senz' altro medicamento . Che se però ( pro- segue r A. ) coteste periodiche complicate avvenga- no in luoghi d aria malsana , ove la loro cagione produttrice agisce con maggior energia , è ben raro che vadano a cessare , tolta la complicazione , se non si amministra la china . Fra molti casi comprovanti questa pratica vei'ità narra Egli quello di una Re- ligiosa di Sezze di anni 55. divenuta asmatica per avere sotfeito molte infiammazioni di petto: costei nell'autunno del 1818 fu presa da terzana doppia vincibile coli' uso della china ; quindi nel rimanente dell'autunno, e nell'inverno sino all'aprile del cor- rente anno 1819. ^'^ avuto per ben sei volte un'af- fezione flogistica del polmone , ed in ciascuna comin- ciava la febbre con tipo di terzana doppia, si face- va continua al crescere dell'infiammazione , e ma- nifestava di nuovo il periodo al decrescere di que- sta ; allora era mestieri ricorrere alla china per tron- carla . I tifi petecchiali e le angine hanno presenta- to lo stesso fenomeno , per lo che soventi volte si è dovuto in fine di malattie adoperare la corteccia (4). (4) Dal sin qui esposto apparisce evidentemente che l'A. con- fonde le interinìtteati associate con le^iriitatire e infiammatorie, e c)o Scienze Appr;efs&o tocca brevemente quei mezzi i quali favoriscono la spontanea cessazione delle inter- mittenti, come ancora quegli altri che più diflìcile ne rendono la guarigione , ovvero cagionano le re- cidive 5 e che tutti appartengono all' uso , o abuso delle cose dette non naturali . E nel seguente para- grafo parla di quelle intermittenti , che fanno mo- stra di continuità , e che d' ordinario si osservano in crede che tutte o cedano , o Jion cedano s;jo;itaaeaine!ite sieno della medesima natura di (juclle se;n,3lioi cucaiili colla cliina . Siccome que=;to equivof^o potreblie essere per gì' inesperti di gravissimo pre- giudizio in pratica,perciò noi ci stimiamo in dovere di 'dichiararlo al Pubblico. Febbre intermittente coin/ilioafa, associata dicesì quel- la che ritenendo la sua indole si accoppia accidentalmente ad altra malattia Tali sono le iutermittenti che appariscono in principio di primavera , le qunli , essendo V atmosfera ancor fredda , ta'Mlmente si congiango'.ii all'affezime catarrale, reumatica. Tali sone le inter- mitteati delle due Storie riportate dall' A. , ed alcune di quelle che si leg',ono neir Anno Clinico di Roma. 'J^ucste , vinta l'affezione, cui vanno coiigìunte , cessino , o non cessino spontaneamente, sono sempre sogi,ette all' azione medicatrice della china • Noi vorremmo che si idiiamassero sempre intermittenti compii cale , ma se 1' A. vuole piuttosto denominarle iii/lainmaiorie non ci op|>oniamo gran fatto Ci opponiamo beasi che nel numero delle intermittenti com- plicate si pongano le irritai ii-'c , le quali corrispondono in sostanza alle spurie , secondarie , sinfmnal ic/i e , illegittime giusta la signi- ficanza della parola e giusta il volere del cel. Rubini accettato da tutti i Clinici viventi . Ksse non traggono la loro origine della ca- gione comune alle intermittenti semplici, ma dalla irritazione per- manente di un qualche organo , viscere, tessuto della macchina ani- male . Tali sono quelle provenienti da lesioni proprie de^li organi orinarj , da scirri, steatomi , tubercoli ; quelle collocate erroneamente dall' A . nel novero delle intermittenti asso'-iate , vogliam dire le ver- minose , cacochimiche , sifilitiche , isteriche, ipocondriache . Questa razza di febbri non obbedisce mai all' uso «Iella china , anzi ne ri- ceve nocumento , e cede soltanto a quel metodo curativo , il quale tende a distruggere l'irritazione siccome primaria loro cagione .Co- si ne parla 1' illustre Borsieri ,, Omissit fune corticc , iifpote in- r/jfìcaci , ctfebrl licet iatermissionibus ilislinclue tollcnJae impari iranseundian ad ca remadia , quue primario morbo accommodata siini ,, . Giudichi ora il Lettore se possono queste febl)ri irritative stare con ragione , e senza pericolo di errore nel numero delle vere intermittenti complica'e. Noi per evitare appunto 1' errore , ed anciic per altro motivo da dichiararsi in appresso, vorremmo che si distin- guessero colle antiche denominazioni di spurie , e secondarie . Della China ec . 91 quegl' individui , i quali tr.iscurano le prime acces- sioni . Sogliono essere accompagnate coleste febbri da imbarazzo di ventre , e da segni reumatici . Né debbe ommettersi ciò che della loro cura aggiunge r A. , vale a dire che dando la china in principio si fa maggiore l' imbarazzo nel tubo alimentare , e si reca più male che bene all' infermo ; mentre pre- mettendo il salasso , e gli emelocatartici si dirada- no le accessioni , e si rendono vincibili per mezzo della china . Venendo in fine al metodo curativo delle schiette iutermittenti incomincia 1' A. dall' esaminare se l'u- so degli stimoli innanzi il parosismo possa stare in luogo della china ; e dagli esperimenti fatti sopra se stesso , e sopra altri infermi conchiude che quan- ttinque una pozione eccitante valga talvolta a ren- dere il parosismo più breve , pur nullameno ÌX) ren- de forte , e provoca sovente un vomito violento nell' ingresso della febbre , vomito salutare , poiché li- bera lo stomaco dall'ardore molesto , che vi cagio- nava la presenza dello stimolo . Convalida questa risultanza de' suoi esperimenti coli' autorità rispetta- bile de' sommi pratici Galeno , Sydenham , e Bor- sieri ; e per mostrarne vie maggiormente la verità nota che l' uso de' stimoli anche in tempo di con- valescenza non va esente da pericolo , poiché ac- crescendo r urto , e la frequenza de' polsi , il ros- sore della faccia , e il calore delle membra dà an- sa al ritorno della febbre . Tali fenomeni ha appun- to provato in se stesso 1' A. , quando nella conva- lescenza dalla periodica faceva uso di un vitto al- qvianto sostanzioso , e di un poco di vino . Mentile gli stimoli adoperati nelle intermittenti a- giscono in siffatta guisa , la china per lo contrario ( continua 1' A. ) non altera i polsi , non accresce il calore delle membra, né produce ardore intei^no o senso di sete : soltanto presa in tempo del paro- sismo dà nausea j e peso allo stomaco , e talvolta 92 Sciènze promuove il vomito . Adisce inoltre con magmore ef- ncacia dopo il salasso , e gli emeto catartici giusta l'osservazione di celebri pratici , e nominatamente de' Professori dell' Archiginnasio Romano , i quali in- segnavano a' loro allievi di preparare cosi all' uso della cliina la macchina dell' infermo anche allora che le dottrine di Brown erano nella maggior voga . Da questi antecedenti deduce 1' A. la conseguen- za generale che non esistono febbri intermi ti enti a- steììiclie , e che tutte deggiono ridursi o alla classe delle malattie cC irritazione , o a quella delle ma- lattie di ^^mioZo secondochè piacerà più alla pluralità de' Medici , dappoiché si sarà occupala di proposito neir indagar meglio la natura di esse febbri . Da que- sta conseguenza ne discende poi 1' altra clie la cor- leccia peruviana non debbe pivi riguardarsi siccome un medicamento stimolante , ma bensì o come un contro-irritante , ovvero un contro-stiinolante eletti- vo ^ vale a dire che agisce a preferenz-a su quella par- te dell'organismo, la quale particolarmente viene at- taccala dalla morbosa cagione . Così resta dileguata ogni diflicoltà riguardo al metodo deprimente ado- perato con successo da Ippoci ate , Galeno , e Celso, consistente il più delle volte nell' uso de' purganti, degli emetici, dell'aceto, e de'bagni ; e così facil- mente si spiega come molti Pratici recenti abbiano commendata 1' unione della cicuta , del rabarbaro , e de' sali alla scorza del Perù (5) . (5) Qualunque si abbracci delle cagioni prossirrte delle inter- mittenti proposte ne non terminata aucora in suppurazione , Fothergill celebre per la sua lunga esperienza lia molto ristretto i casi , nei quali l' applicazione della china è verauiente indicata nella tisi polmonare. Che se si tratti di acute, e violetite infiammazioni de'vi- sceri sembra a noi che V incomodo recato talvolta dalla china al ventri- colo e la di lei qualità astringente non sieiio i soli e bastevoli motivi , onde sia stata concordemente proscritta da Medici . Kon vogliamo notare che bene spesso scioglie il ventre in luogo di stringerlo , né vogliamo tempoco ricercare a qual altra medicinale virtù corrisponda la proprietà astringente; solo diciamo che ben più forti ragioni fon- date sali' esaltamento delle forze vitali deggiono aver indotto i Medici a sbandire la china dalla terapia delle sumuientovate malattia 9^ Scienze * pillole di oppio : questi rimeclj però presi in tempo del parossismo producevano ardore allo stomaco , molta sete , e molta agitazione , quindi venivano ri- gettati ; presi poi in tempo della intermittenza era- no tollerati sino all'accessione della febbre, ed allo- ra parimente espulsi col vomito . Per lo che si de- teriniaò l'A. alla china, e ben presto rimase libe- ro di febbre (8) . IL Verso il fine del suddetto mese essendo l' A. nuovamente caduto nella stes- sa inilattia risolse venire in Roma : quivi persi- steva la febbre con polsi piccioli , lingua sordida , urine laterizie , e con dolorosa rigidità dei muscoli flessori del collo : nel giorno posteriore al suo arri- vo sentendosi ancor peggio , e teniendo che la malata tia cangiata si fosse in freni tide (9) , si fece estrar- re i3. once di sangue dal braccio , e volle ascolta- re il parere del celebre Professore de Mattheis : as- sicurato da questo del carattere sempre costante del- la febbre , e consigliato a bere copiosamente la li- moiiata , egli ben presto migliorò ; la febbre mani- festò m:)gUL> il suo periodo , e coli' uso della china fu di nuovo vinta . III. Sul cominciare di Marzo tornò la febbre più mite dell' ordinario . Il tempo era sereno, 0 l'aria tiepida,: perciò stabilì l'A. di tentare la guarigione senza servirsi della china , te- nendo invece un regime deprimente . A tal fine ei mangiava pochissimo , e beveva molta limonea : du- rante la febbre si coricava sul letto , e terminato il sudore se ne andava a diporto . Dopo cinque o sei gioi'ni risanò senza prendere alcun rimedio . IV. All' ''8) Bisogna dire che!' A. volesse piuttosto sperimentare sopra se stesso di quello che luerarii dal male , mentre in questo secondo caso o si s;uebi)C forzato a prendere la china per mezzo della qua- le poco tempo inninzi era guarito , o non avrebbe sostituito altri rimeli di virtù analoga a quella, della quale duoitava sin dal i8i 6. (y) L' unico segno die nella storia si ravvisa della sopravvenuta frenitide è quello di avere cosi pensato 1' A . i Della China Ec. 97 opposìto ne' mesi di Gennajo e Febbrajo avendo fat- to uso di cibi sostanziosi e di vino per tentare d' impedir le recidive si avvide che dietro un tal me- todo la febbre gli tornava più spesso e più gagliar- da . In tutte queste recidive poi le accessioni alle volte incominciavano col freddo, all*^ volte nò, la qual circostanza esclude 1' opinione di coloro , i qua- li ripongono nello stadio del freddo 1' essenza del- le febbri periodiche , e veggono in esso un appara-^ to di languore, e di avvilimento: talora termina- vano col sudore , e talora senza di questo , sebbe- ne la malattia sempre col sudore avesse fine : le uri- ne laterizie apparivano all' apparir della febbre, e cessavano poco dopo il di lei scioglimento ; e la tos- se indicava il principio del parosisuio , quando man-^ cava il segno del freddo . Da questa , ed altre circo- stanze che noi tralasciamo per amore di brevità , come anche dalla generale considerazione de' sinto- mi, che sogliono scortare il parossismo febbrile , trae 1' A, la conferma della conseeuenza già supe- no r mente dedotta essere le mtermittenti una specie d' infermità non dipendente da debolezza , ma. sib- bene da tutt altro motivo (10) . Compie r A. la sua Dissertazione col prender bre- vemente in disamina le intermittenti maligne , ossia- no perniciose , le quali secondo lui riconoscono la stessa cagione delle benigne ; se non clie dessa offen- de più altamente alcuni visceri , e gli offende in un (10) Un principio generale sia in medicina che in altre scienze debb' essere applicabile a tatti i casi particolari . Quello appartenente all' A . è un solo , ed è il caso di una intermittente complicata eoa forte affezione catarrale , leggendosi nella storia che dopo la terza recidiva cacciò V X . dal naso e dalla bocca fanti catarri, quanti non no avrebbero sputati tre peripnewnonici . Ora dalla INfota 5 . e dalla 12 . vegga il Lettore se nello stato attuale di nostre cognizioni sì possa con tanta asseveranza stabilire che Y irritazione prodotta dal- la cagione prossima delle periodiche sia immancabilmente succeduta da uno slato stenico , e non mai dal contrario G. A. To. III. c)8 Scienze- ^ particolar modo , che sinora non ha mai disvelato 1' Anatomìa Patologica . Aggiunge che le perniciose pos- sono egualmente clie le benigne associarsi colla in- fiammazione di qualche viscere , e reca in esempio la dissenterica , letargica , catarrale , colica , artri- tica , pleuritica , asmatica , ceca ec. (j j) , per le qua- li insieme all' uso della china si richieggono bene spesso i salassi , le coppe scarificate , gli epispastici , ed altri rimedj , che sogliono presci'iversi nelle affe- zioni di stimolo . L'amministrazione della china è pe- rò sempre indispensabile alla guarigione di esse , perchè agisce cotesto rimedio elettivamente sul vi- scere in special modo affetto , e perchè costipando ordinariamente il ventre fa sì che la causa morbifi- ca venga eliminata , o per urina , o per sudore. Questo nuovo modo di ravvisare 1' azione medicatri- ce della china , vale a dire il costipare eh' ella fa il ventre , ed aprire al tempo stesso gli emuntorj della cute e de' reni, pe' quali esce della macchina la materia peccante , è discusso , e confermato dall' A. in una nota , dove pone in considerazione il se- dimento laterizio che depongono le iirine nelle in- termittenti ; 1' odor fatuo penetrantissimo , e la qua- lità viscida del sudore ; 1' aforismo d' Ippocrate al- C'') Le perniciose ora nomincitc non possono rigoro?amfntc chiamar- si perni.Mose «.??oc/«/e per iliie ragioni. La prima perchè quando di- cesi intermittente perniciosa già si esprime che la feblirc porla seco per essfiiza un sintomo imponente e pericoloso i laonde ridevole sa- rebbe il «lire perniciosa pleuritica associata con fa pìcuritidc ."Ln seconda ra-ioico si è che non vi farebbe pin alcuTia divcrsit.ì tra la benigna assoi iata , e la perniciosa , quando il sintomo che accompagna questa non fosse a lei essen/ialmeiite attaccato , ma (osse bensì ma- lattia di associazione. Questo Ci)uivoco appunto ha voluto togliere il Ch. De Matthaci^ , quando ha dotto Rat. Inst. CI. Rom. hist . IX , Caute interim diitinj,uendum crit a medico utrum morbi essentia in (diri intermiltenti consistat , cui dolor plcuriticus aceedat , vcl in pleuritide , cui fcbris intcrmittens conjnngitur . Perniciosam namque plcuriiicam novimus , quae cum pleuritide periodica nuUimo de con- tundi debet „ . Della China Ec. 99 vi d'ensitas , cutis laxitas ; il vantaggio spesso avu- to dalla unione dell' oppio colla china ; la guarigione delle intermittenti col solo oppio ; infine la guarigio- ne ottenuta dagli Antichi col metodo evacuante, e refrigerante . E' da osservarsi che nella stessa nota parlando l'A. della materia morbosa e inassimilabile manifesta di nuovo il suo sospetto che dessa sia bi- le stravasata , la quale disturba ed irrita alcuni visceri del basso ventre (12) . Quindi tornando dalla noia al testo aggiugne po- (12) Ecco scritto forse per la prima volta in medicina che in una malattia irritativa , probabilmente cagionata da bite sfravuscita, giovi un dato medicamento , perche costipa il ventre, e schiade gì» emuntorj della cute, e de' reni. Sino a questo momento si è osservato in pratica, e si è detto dalle cattedre che la via naturale ed oppor- tuna onde eliminare la bile ridondante , ed altri gastrici umori quella si è delle intestina ; e che però giovano i purganti , e grave nocu- mento recano gli astringenti. Ognun vede quali errori andrebbe ad in- contrare quel Medico, il quale si dipartisse da questo principio sanzio- nato dalla esperienza, ed attenendosi a qu:e]Io dellA. far ne volesse T applicazione alle feltri gastriche irritative. Ma lasciando al suo luogo la bile, sulla quale altrove ci siamo abbastanza dichiarati, noi diciamo contro il parere dell A. che la cagione materiale delle febbri inter- mittenti sieuo benigne , o perniciose (il miasma palustre) è in modo particolare restia ad uscire per gli ordinar) emuntorj del corpo ; e che perciò se la china agisse strini5tnuon diritto che siffatte escrezioni nelle inlcrmittenti sono sintomatiche, anziché cri- tiche. Potremmo aildurre anche resempio della pernìcio-aI>iV//o/-e/ e trovando la fibra già in parte modificata dall* azione del vaccino , declinò dalla sua forma naturale col percorrere rapidamente le fasi degli ultimi suoi stadj . Siccome però la fibra istessa non poteva nel tempo istesso prestarsi a due forze , che agiscono ciascuna in una maniera sua propria sopra l'economia animale con una modificazione, che non può aver luogo che separatamente ; fu per tal ragione che la vaccina parve sospendere il suo corso costituzionale , e permettere al vajuolo naturale il rapido compimento di sua azione specìfica nel sistema vivente, essendo assurdo a so~ stenersi , secondo l'espressione dello stesso Rubini (l.cit. ), che la stessa fibra vivente sia nello stesso istante modi- ficata in due guise diverse . Ecco per maggior chiarezza r esposizione circostanziata dei giorni . Nel di i 1 . agosto si (2) Op. cit. Kot. VI. carati. 4- I Della Vaccinazione io5 manifestò l'eruzione del vajuolo arabo j nel di 16. erano queste pustole vajuolose turgide di pus giallognolo , segno non equi- voco di compiuta suppurazione j e nel di 17. caddero di già disseccate le croste . Le pustole all' incontro del vajuolo vaccino nel di i4- incominciarono a dar segni dell' azione specifica di esiso , e rimaste quindi sospese , ed inerti , noa fu che al di 18. che presentarono per compimento dell'ap- parato fenomenologico proprio al legittimo carattere del ter- zo stadio ad esse speltaate il loro viscoso , e limpido umo- re , che fu allora impiegato a successive inoctilazionJ (3) , (4) Mì accadde riscontrare lo stesso in un altro individuo nel tem- po di una epidemia di morbillo , che qui in Paliano regnò nel de- clinare dell' anno 18 15. Durante quella epidemia tredici vaccinati fu- rono simultaneamente affetti dal morbillo, in tutti tredici ho ri- marcato costantemente siffatta lentezza di corso nel vaccino relati- vamente alla sua azione costituzionale ; ma in una ragazza di tre an- ni ( Anna Polidori figlia di Feliciàno ) fa assai più manifesto il fe- nomeno di cui si tratta . A di 3 Marzo i8t3 fu detta vaccinata ; agli 8. del detto mese incominciò a fare il morbillo la sua eruzio- ne dopo aver per altri giorni cinque preceduto la febbre con i soliti sintomi precursori del morbillo . Spiegò questo morbo esantematico la sua malignità propria del genio di quella epide- mia; violaceo apparve il color delle pustole, come le descrive Storch; fu tardo il corso dei suoi stadj , cosicché non fu che al di 2 1 di lyiarzo che videsi dissipato il morbillo, al 17. giorno cioè, come le vide Merton, e senza desquamazione della cute , come le ha os- servate Sydenham. Là vaccina, che contemporaneamente andava per- correndo le fasi dei suoi stadj ; giunta appena a porre il piede nel Suo periodo costituzionale si arrestò ad un tratto ; ed in vece di elaborarsi nelle sue pustole , mercé il solito specifico processo , il nuovo umore idoneo a successive inoculazioni, si videro apparire le pustole , assumendo si nella superficie di queste , che nell' areola lo stesso color violaceo , che attualmente presentava il morbillo . Né fu prima della dissipazione di quest' ultimo , che le pustole vac- ciniche tornarono a riassumere, e quindi a compire l'intiero cor- so dei loro periodi; cosicché, mentre in altri 16 individui vaccina- ti da me nel medesimo giorno ( tre dei quali vaccinati coli' umor vaccinico dello stesso individuo , con cui si vaccinò la Polidori , come rilevo dai miei registri ) erano le pustole della vaccina giun- te nei giorni 11 , e 12 di Marzo al loro lodevole grado di matu- vole grado di maturità ; quelle della Polidori non vi giunsero che nel di 22. del mese di Marzo , dieci giorni cioè dopo essere ar- rivate a maturazione le pustole vacciniche degli altri 1$ indiridui. icG Sciènze < Affatto uguale al finquì descritto si fu l'esito degli altri in- dividui di questa medesima classe , che subirono il vajuolo o discreto o coerente associato al vaccino ; e perciò ( come altrove ho detto ) ne giudico inutile la ripetizione . In mezzo a siffatti risultamenti non mi è accaduto os- servare , che il vajuolo naturale sia sopravvenuto , dopo che la vaccina fatto avea completamente il suo corso . Ho al- tresì rilevato In virtù delle più scrupolose indagini essere stati esenti da questo arabo esantema tutti quelli , che da me vaccinati si erano precedentemente allo sviluppo della epidemia , quali ascendevano al numero di 2^0 . Che anzi li ho veduti preservati da questa dominante peste stermina- trice, quantunque esposti al contagio vaj noioso in tutte le possibili maniere, e per fino coli' innesto medesimo . Sap- piamo, che all'avvicinarsi dello stadio di suppurazione nel vajuolo la materia che costituisce questa forma esantematica La conseguenza, che può da questi fatti emergere , si è che 1' azio- ne prevalente del morbilloso contagio ha sospeso V azione della vaccina , non avendo assieme coesistito i specifici periodi di que- ste due forme morbose , che dovevano dalla duplice azione mias- matica risultare . Ma su tal proposito di sospensione del corso della vaccina sia- mi permessa una digressione per far conoscere un caso non im- meritevole di qualche attenzione. TN'on v' ha dubbio, che l'azione dei contagi ,* essendo specifica e propria , nulla ha in se che oppon- gasi all'azione delle altre potenze nocive; cosicché (al dir di Ru- bini 1. cit. p. i43 ) può operare un'dumentc ad esse , e gli cf- Jetli suoi, o siale malattie , che ne sono il prodotto , hanno luo- go contemporaneamente agii effetti delle altre potenze morbose Jbrmando così malattie composte , e complicate . Dimostra però il caso seguente darsi talvolta un' eccezione alla regola , e che 1' a- zione di qualche altra potenza incitante può escludere , può impe- dire lo sviluppo , e r azione del contagio dcliiescente . Andrea Ci- cini figlio di Luigi di anni due fu li 2 Luglio iBi5 vaccinato uni- tamente ad un fratello di anni 4- e contemporaneamenie ad altri 14. individui. Fece intuiti la vaccina il suo corso regolare, fuor- ché in Andrea . Venne egli nel di 5 Luglio ( 3. giorno del prati- cato innesto ) assalito da febbre, la quale non tardò a spiegare il Della Vaccinazione J07 subisce nelle pertinenze del tessuto dermoideo quelle modi- ficazioni, che la rendono idonea alla propagazione della malat- tia d "identica forma . Ma contatto immediato, confricazioni, comunanza di letto in tntt' i stadj del vajuolo (non escluso quello della suppurazione ) sono stati mezzi affitto inutili a diffondere e propagare il di luì contagio da un domestico vajuolante ai vaccinali, che talvolta al numero anche di tre , o quattro con esso coabitavano . L' inoculazione , che feci fare da mio Padre ad una mia figlia di due anni, e mezzo , ed ad una fanciullina di 4. anni ( già da me vac- cinate più di un anno innanzi) colla marcia tratta da una pustola matura di vajuolo arabo , riuscì senza effetto . Giac- ché ( a riserva di una leggiera flogosi , che presentatasi al luogo delle punture svani dopo qualche giorno ) non fu des- sa susseguita né da locale pustolazione , né da sviluppo co- stituzionale dell' inoculato esantema : risultanza non dissi- mile da quella , che ci riferisce il Sig. Brera nel IV. Volu - carattere dì una continua Jpn'tatiro-biliosa, da cui restò libero il mn- lato dopo il corso di venti giorni , cioè nel di 24 di detto mese . Durante il progredimento di tnl febbre , cicatrizarono le piccole putì - ture della inoculazione vaccina , e tutto annunziava , che fosse que- sta riuscita senza effetto ; quando contro ogni aspettativa nel di 24 Luglio ( giorno ultimo della menzionata febbre ) infiammarono le punture dell' innesto , e formaronsi ivi le consuete pustole . Dopo sei giorni , cioè nel di 00 Luglio , trovai, che V umore di tali pu- stole aveva il suo carattere di viscosità , e limpidezza idoneo a som- ministrare la materia per uso di altri innesti ; e per assicurarmi dell' esito di questo corso straordinario volli con esso tentare l' ino- culazione in due altri bambini, quali collo sviluppo regolare indi se- guito di una legittima vaccina furono realmente preservati dalla in- fezione dell'arabo. AH' incontro però nell'altro fratello vaccinato nel tempo medesimo, ugualmente che negli altri i4 individui , le pus- tole della vaccina erano già pervenute al loro grado di maturità nel dì 12 Luglio , diciotto giorni cioè innanzi alla maturazione del- le pustole nel ragazzo infermo. Ho già trasceso i limiti della bre- vità di una nota, e perciò tralascio di entrare in congetture sulla •piegazione del fatto. All' infivori di un caso d' indigestione ( rifc- io8 Scienze < me del suo Giornnle di Medicina Pratica essersi osservata in Edimburgo , iu Dublino , e nell' Ospedale dì Small - Pox a Londra. L'esito felicissimo di questa controprova istituita anentre rasserenò gli animi di alcune timide persone , indus- se un gran numex'o di altri a far subire la vaccinazione ai loro figli ; e così , col propagare universalmente questa pra- tica salutare , mi riusci a siniiglianza di quanto accadde in Besauzone nel 1801. veder coronate le mie premure del più fortunato successo , osservando jugulata senza strepito di mor- talità una epidemia mostratasi già in sulle prime decisamen- te maligna , ed arrestati a colpo d' occhio i suoi progressi . La fìnqui esposta serie di fatti , e di luminosi docu- menti in favore della vaccinazione m' indusse a tenere alcu- ne sperienza a vantaggio di chi o già irovavasi ai principi della eruzione vajuolosa , o era stato almen sorpreso dalla feb- bre prodroma di essa 5 sul grande scopo di osservare, se ugul- mente con tal mezzo riuscivami di veder affievolita, e mi- tigata la perturbatrice virulenza del vajuolo arabo . In otto individui , sotto 1' esposte circostanze di o già incominciata, o minacciata eruzione , ho istituito la vaccinazione , e par- "vemi , che in quattro di essi l'esito corrispondesse in qualche rito da Pinguston nel Cahier di Aprile 1810 dclVJournal de Me- dicine, Chii'itrgie , et Fharmacie ce. ce. ) ehe turbò il eorso del- la vaccina , ignoro altri analoghi esempi ; ma per darne sodisfacen- te dilucidazione eonverrehbe aver T opportunità dì moltiplicare su di ciò le più esatte osservazioni . Colla scorta luminosa di queste stabilir si potrà, se T azione del vai.cino si limiti esclusivamente a non operare sull' universale contemporaneamente ad altro miasma nel terzo stadio di sua azione specifica ( come testé ho riferito relati- vamente al morbillo ,su di cui un'analoga osservazione se nei legge del Dot. Mamiani nel primo volume del Giornale della Società JVledi-_ co-Chirurgica di Parma ) ; o se anche le altre potenze nocive non miasmatiche , non contagiose trovinsi talvolta sotto il fa\ orcvole concorso di alcune cause modificatrici, trovinsi, dissi , in egual con- dizione dei miiigmi , in riguardo cioè all' associarsi alia eruzione vac- cinale . Della Vaccinazione lo^ parte alle concepite lusinghe . Nulla però si viJe di parti- colare negli altri quattro soggetti j giacché, a riserva di un punto rosso , che incominciò nel terzo giorno , e che prose- guì a mostrarsi per altri cinque giorni ai luoghi delle pun- ture dell'innesto, non fuvvi sviluppo della vaccina , e l'ara- bo marcò il suo ordinario corso senz' alcuna visibile miti- gazione , e senza quella foggia di dissecazione , che negli altri si è riscontrata . Tralasciando far menzione degli ul- timi quattro , passo a dare colla maggior brevità qualche cenno sui primi . Praticai là vaccinazioue in un bambino di quindeci mesi ancor lattante , e di buona salute . Era stato di già nel giorno innanzi assalito dalla febbre , e nel di seguen- te ali' innesto vaccino venne in campo 1' eruzione del va- juolo naturale. Sembrava in sulle prime, che dovesse que- sto riuscir confluente , giacché le piccole pustolette erano per lo più ( appena comparse ) quasi tutte coerenti nel vol- to . In seguito , mentre queste crescendo in volume avreb- ber dovuto divenir confluenti , andarono manifestamente a diradarsi , e prendere il carattere di discreto • Di più , ap- parivano queste a prima giunta sessili ; ma quindi a colpo d' occhio ingrossarono , e spuntato che fu il nono giorno della loro comparsa , rapidamente disseccaronsi colla totale cessazione della febbre • In un bambino di tre anni era già prossima a maturarsi una pustola analoga per i suoi carat- teri a quelle del vajuolo arabo, residente alla radice del na- so , ed era nel giorno innanzi già comparsa la febbre pro- droma di eruzione vajulosa , quando nel di 24. Giugno al medesimo inoculai il vajuolo vaccino . Nel di 27. detto com- parve l' eruzione universale di un vajuolo asai discreto , e benigno , quale , dopo aver tracciato lo sue ordinarie fasi , del di 4- Luglio si disseccò compiutamente , presentao parte di questa scoperta ci ram- («) Saggio di Osservazioni ee. da citarsi in appresso. G. %%, ii6 BelleArti ^ inentereroo , che la Basilica di S. Alessandro , e per conse- guenza del CcmeUnio del quale si tratta , giace sulla parte più elevata dell' aulica Città , come descrive trattando difFu- samenle di questo monumento (a) , e come accennai nella pianta di questa Etrusca Città , nel mio saggio di osserva- zioni sopra i Monumenti di Fiesole (/^) , ove più chiaramen- te si dimostra , essere situalo fra il primo , ed il secondo recinto di mura che costituivano la Rocca, circostanza di molta entità per le cose che tratterò fra via , Gli avanzi dunque ora ritrovali occuparono uno spazio apparentemente sacro ma fuor dì dubbio immune stanle la fortissima situa- zione di esso . Egli era ciò che lo fu di poi il Campido- glio rispetto a Roma , di cui ne è adesso più incerto il pe- rìmetro fortificato , che non lo è quello della Rocca pei Fie- solani , che gli corrisponde , e da me ritrovato . Ora se il Campidoglio racchiuse quanto di più augu- gusto , ed imponente apparteneva alla Religiosità dei Ro- mani dalla Fondazione della Città , fino alla sna ultima de- cadenza sotto ì Greci Imperatori : quale difficoltà di amet- lere che nella Rocca dei Fiesolani si custodissero gli ogget- ti i più preziosi spettanti al culto ? Quando ciò sia , si po- trà facilmente concedere che gli avanzi ora ritrovati siano una appartenenza di uno di quei tanti celebri CoUegj di Auguri , e di Aruspici , pei quali sopra ogn' altra Città Etru- sca si rese famosa quella di Fiesole presso le nazioni, ed appo Roma istessa rendutasi nella parte che riguardava que- ste scienze tributaria ai Toscani , avendone da essi appre- so quanto in seguito ne seppe, o fece credere di, saper- ne (e) , (a) Osservazioni sulla Basilica Ficsolana di S.Alessandro. Fi- renze dai Torrhi Graziolani 1790. (i) Firenze presso Giovaochino Pagani i8i4' (e) Saggio di Osservazioni ce. C^Jig. Monumento Etrusco 117 Per aver le prove di questa proposizione si lasci a par- te il Cemeterio , che di niuna altra cosa ci istruisce che di avere appartenuto ai Cristiani , e si faccia ritorno alla Pian- ta , onde vedere ciò che più interessi . In questa si osservano tre incavi circolari (AAA) in tal modo disposti , che una linea sega i diametri di tutte tre , ed oltracciò sono essi molto prossimi fra loro . Resta- no iscritti in una pcecinzione affossata (BB) di quattro pie- di , e due pollici nella parte più alta , e di cinque piedi , e dieci pollici nella patte inferiore , da dove sembra che si avesse l'accesso a detta preci nzione. La difFerenza dei due piani è ricongiuta con tre scalini intermedi (<") . Questo angusto passaggio sotterraneo , è di quella specie che Am- miano Marcel iino chiama Sjringes , e sembra essere stalo uno spazio riserbato a chi avesse la privativa di calpestar- lo , che altrimenti faceva duopo di renderlo pressoché inac- cessibile mediante una si profonda iucavazione , colla quale si è distrutta la eguaglianza delli superficie, già come dis- si resa con arte uniforme , e spianata . , I tre incavi circolari esistenti in detta precinzìone sono «tati parimente incavati con estrema fatica nel vivo masso. I primi due rifacendosi dalla parte più bassa avevano una lapide amovibile, sopra la quale, qu^uido era chiusa potc- vasi trapassare , onde giungere al ter7.o , che ne era privo . II loro interno è a cono troncato più largo n(i fondo che Bell' abboccatura . I loro diametri sono presso a poco eguali; ma differiscono moltissimo nella profondità. Eccone le pre- cise misure. Cominciando sempre dall'inferiore il diametro dell'abboccatura è piedi tre, e undici pollici 5 quello del suo fondo piedi sette , e cinque pollici j e la profondità ver- ticale piedi quattordici , e tre pollici . Il secondo è eguale nei suoi diametri al primo; ma la profondità verticale è piedi nove , e quattro pollici . Il terzo è parimeote egiia- ii8 Belle Arti ^ le nel suoi diametri ai due descritti , ma la profondità ver- ticale è piedi sette , e otto pollici , lo che si dimostra chia- Po dal Taglio figura II. , e dal quale si rileva un' altra spe- ciosa circostanza , che non deve essere casuale , ed è quella che le profondità di ciascheduno di quest'incavi progredisce in proporzioni egiinli nell' iiileroo del masso , come dimo- straRo le linee punteggiate condotte orizxoninlmente da cia- scheduno . Questo lavoro è sicurameute Etrusco , e ciò si riconosce chiaro d;il maneggio , e dalla qualità degli stru- menti usati in queste penose operazioni , ed io unitamente ai più esperti del luogo abituali nel taglio delle pietre ne abbiamo fatti i più diligenti confronti . Avanti di perdere di vista la Pianta figura I. , osser- viamone il rimanente . Vedasi dunque il principio , e 1' an- damento di due muraglie Etrusche una delle quali (D) si interna oggi sotto la Basilica , e serve di stabile fonda- iuento alle colonne che ne formano il destro portico , e 1' altra (E), che oggi resta fuori della suddetta Basilica, poi- ché intermedio a queste due vi è il moderno muro che la ticingé dalla parte meridionale . Questo spazio per quanto è la lunghezza della Basilica , si ò trovato che formava un ambone sotterraneo , largo cioè , quanto indicano le due mura (DE) , e lungo piedi centottantaquattro , e ripieno di sassi sciolti , alcuni lavorati , ed altri naturali avanzo di aa- tìco edifizio rovinato , cha sovrastava a questo sotterraneo. Si osservi finalmente il piccolo canaletto (F) , che ha origine da un foro quadro lasciato ad arte nel costruire un tronco di pilastro appoggiato al muro Etrusco nel pun- to (G) , che conduceva uno stillicidio ( cosa frequente a tro- varsi fra le rotture dei mas£Ì ) a scaturire nella cavità di mezzo, d'onde poi l'acqua poteva sortirne da altre rotture esistenti entro la cavità medesima , talmentechè poca ne po- teva restare^ per qualche uso speciale , come diremo . Monumento Etrusco iig Nella formazione dì queste cavità circolari , ed in tutto ciò che ho descritto , e che concerne questa scoperta la fortuna ci ha presentato casualmente 1' unico esempio restatoci delle Favisse , o Flavisse (a) degli antichi Tèmpli dei Gentili , scoperta che per quanto piccola siasi non può mancare di qualche suffragio dagli studiosi d'Archeologia ; poiché come dissi in principio , altra cosa eli' è conoscere qualche voca- bolo relativo ad un' antica costumanza , altra il potere aver sotl' occhio la costruzione dell' oggetto di cui non siaci ri- masto che il nome . E troppo noto a qual uso servissero le Favisse, e quali cose nelle medesime si riponessero ', nonostante udiamolo da Aulo Gellio (6) Cellas quasdam , et cisternas , quae in area sub terra essent , uhi reponi solerent signa Vetera , quae ex eo tempio collapsa essent , et alia quaedam reli- giosa è donis cniìsecraiis. E da Marh'ano (d) Favissae quae loca cisteriiis siniilia ubi reponebantur ea quae in teniplis \>etustate erant facta inutilia , fuere in Area Capitola. Ecco dunque che le Favisse erano una certa specie di cisterne, unite ad antri sotterranei dei Templi , i quali quan- do erano sopraccarichi di offerte votive, di avanzi di vittime, ed altre cose riguardanti la religione , i Ministri ve le tra- sportavano per dar luogo alle nuove , di che ne abbiamo un esempio di Tito Livio , citato nella Dissertazione di Mon- signor Passeri nel primo volume delle memorie della Socie- tà Colombaria, che ciò fccesì al Tempio di Giove Capitolino. Un tal costume è confermato da altri antichi Scrittori che non hanno manicato di rilevare, che i Sacerdoti di quella età si facevano scrupolo di distruggere , o di bruciare tutto ciò che di sacro invecchiasse non escluso i Simulacri anco- («) Da JPat'o , che è Cavo , e Fodae Favisse . io) L. 2. C. IO. («) Urbis Romae Topographis p. 24. Ilo BelleArti ^ ra per età logori , o contraffatti , o caduti di Credito j o ia miglior forma rinnovali , e che i-acchiudevano nei sotterra- nei tutto ciò elle non capiva nelle Favìsse , che stavano nel Campidoglio , e precisamente sotto la piazza , ed il Vesti- buio del nominato Tempio di Giove (è) ; onde poi tali spo- glie rimanevano alla riserva dei Sacerdoti medesimi ignote a tutti . Avendo osservato cosa intendevasi col vocabolo Favissae presso i Romani , abbiamo altresì inteso che queste esistes- sero nel Campidoglio , che era il luogo più eminente , e munito della Città . Da ciò potremo dedurre non poche con- seguenze , fra le quali la piti importante mi sembra quella, che essendosi ritrovate appunto le nostre Favisse nel luogo più elevato , e munito deHa Città di Fiesole j si possa far risalire l' invenzione di quest' uso ai Sacerdoti Etruschi , e quindi sarà stabilita una delle tante dottrine di quella na- zione si feconda di religiosi vaneggiamenti . La seconda che gli adiacenti sotterranei , o Ciyptne abbiano servito a depo- sitarvi alcune di quelle vecchie statue votive (di che i de- voli ingombravano i Templi ) che erano per lo più di legno, o di creta , per far luogo ad altre di materie più nobili quando ne venivano ofFcrle , che tali erano quei Donis con- secrntis nominati dal Gellio , rappresentanti divinità , e dei quali tanti se ne sono conservati , che portano in caratteri Etruschi inciso il nome del Donatore , o di chi li presen- tasse , o consagrasse nel Tempio (rtj) . Un'altra diversa distinzione avevano ie Favisse, come si ha da Varrone presso Festo, ed era quella di contenere dell'acqua per purificarsi. Erano queste usate particolarmcn. (a) W.irdìai Roma antica , e Marliaiio Loc cit. r/-) Due ragiouaincnti ili Lodovico Coltellini ec. Venezia pres- so Alljri-^i 175»- Monumento Etrusco 12 1 le nei Templi della Grecia , e furono chiamate con un vo- cabolo che corisponde al latino Umbilica dalla loro figura rotonda . Eravene una nel Tempio di Delfo ; ed altre nel Tempio di Diana in Efeso (a) , forse in quest' ultimo per ambedue gli usi, ma fors' anche per raccogliere le acque di quello stagno , ove il Tempio era fondalo , e deviarle al- trove ', onde senza più accurati esami non si può dedurre dalle descrizioni che ne abbiamo nulla d' importante , e di positivo . Una terza specie in fine Io erano quei pozzi che corri- spondevano sotto i piedistalli delle Divinità che rendevano gli oracoli , e ne' quali i Sacerdoti vi avevano accesso per vie occulte , e sotterranee : costume derivalo dagli Egiziani (F) . Ma tornando alle nostre Favisse esistenti nella Rocca dei Fiesolani , non vi è dubbio che quella delle tre che giace in mezzo, non fosse destinata a contenere un poca di quell' acqua che vi distillava il piccolo canaletto ; come non avvi, dubbio die le altre due servissero , e di spurgo dei minuti Donar) antiquati , e dei laceri utensilj del sovrastante Tem- pio , e fors'anche di tutti gli altri templi della Città. Noterò finalmente che il Gelilo (e) , ed il Salmasio (^d) e' istruiscono che il principale ingresso che conduceva alle Favisse , era munito da una lapide per cui discendevasi a modo di monumento sepolcrale , al che aggiungo sull' esem- (o) Polenl Tom. I. par. II. Accad. di Cortona . (A) Vi erano inoltre gran recipienti d' aequa nei sotterranei dei Templi deir Egitto per i Preti , e per gF Iniziati , nei quali s'im- mergevano per prepararsi a qualche cerimonia. Gli Uomini che fiicilraentc si conducono dai sensi, tenevano per massima che ciò, che lavava il corpo purificasse l'anima ancora, di qui V espiazio- ni , e tanti altri riti diramati in tutte Je società orientali , e di là passate in Occidente , (e) Loc. cit. (li) Exereitationes Plinianae . 121 BelleArti "^ pio delle nostre , che le Favisse istesse erano individual- mente chiuse da altrettante lapidi , come due di esse lo era- no di fatto , ed una liberamente aperta . Questi luoghi hanno sofferto delle reiterate devastazio- ni , non tanto per le guerre , quanto per lo zelo degli Im- pera lori , dei Vescovi , e degli Esarchi Cristiani verso il fine del quarto secolo , come ne fa buona testimonianza un bel passo di Giulio Firmico riportato da Monsignor Passeri al luogo citato ; malgrado ciò nello scavare , e vuotare la terra di queste cisterne si è ritrovato quanto basta per com- provare 1' originaria loro destinazione come si rileverà da un elenco degli oggetti più importanti , che riporterò in ap- pendice . Se nell' estrarre tali oggetti fosse stato osservato un certo metodo , e preso ricordo in quale di dette cisterne esi- stessero, si sarebbe forse potuto farne una classazione , e dedurre quale destinazione avesse 1' una o 1' altra delle Fa- visse per le cose da riporvisi : ma siccome accade che tali operazioni si fanno tumultuariamente , non sapendosi da chi le fa cosa possa resultarne j cosi è gran mercè se alcuna co- sa ritrovata in quei ripostigli siasi salvata, e che ora resti gelosamente custodita . Da tutto 1' esposto sembrami poter dedurne , che nel luogo appunto ora occupato dalla Basilica di S. Alessandro, fossevi altre volte uno dei principali Templi , unitamente ad un Colleggio, di cui erano un'appartenenza le cose de- scritte , le quali dovettero avere esistito in un piano infe- riore , e sotterraneo del Tempio istesso , e dell' abitazio- ne Sacerdotale . Nella scarsità di scoperte antiquarie riguardanti gli Etru- schi, mi lusingo , che non affatto sgradita possa riuscire que- sta delle Favisse Fiesolane , sul riflesso specialmente che poco più rimane da farsi agrinvestigatori di questo genere di antichi- Monumento Etvusco laS ik , che raccogliere quei frammeali , die la casualità alcu- na volta discuopre , o quelli trascurati da altri ; e far soggetto di diceria cosa di cui appena servirebbe un accen- no . Ma si rifletta d' altronde che 1' istoria di tempi cosi re- conditi non può aversi per altra via, che per la riunione dì questi frammenti , e per qualsivoglia mano siano essi ofTartì alla considerazione desìi Kruditi . APPENDICE D. 'a quanto abbiamo esposto sì può francamente dedurre che gli oggetti che possono esistere, e ritrovarsi nelle Fa- visse non essere altrimenti che in cattivo stato , attesoché non vi si collocavano che invecchiati , o logori , o contraf- fatti dall' uso , e dall' antichità , e per esser© stati lunga- mente sepolti in umido terreno . Adunque quand' anche queste di cui si è trattato non fossero state dispogliate ; non era sperabile trovarvi delle cose di molta importanza , e di prezzo per la loro configurazione , conservazione , e qualità della materia. Ciò premesso deremo un elenco compendiato delle cose ritrovate nelle Favisse Fiesolane , avanzate alla voracità di chi sa quanti spogliatori che »e ne saranno abbelliti nei tempi andati , e che ora sì custodiscono con molta diligen- za dal Reverendissimo Sig. Filippo Traballesi Preposto della Colleggiata di Fiesole, che all' esercìzio dei suoi doveri Ec- clesiastici accoppia un lodevole trasporto per ogni genere di letteratura , che egli promuove in quel Seminario degna- mente alle sue cure affidato . 1. Primieramente in tutte tre le cisterne dopo dì aver- ne estratta la terra , ed ì sassi , di che erano state colma- te , e giunti ad un certo punto, sì è trovato una gran quaa- 124 BelleArti ^ tilà di cenere mista con frammenti di carbone aggrumata, ed impastata con sangue , ed altre sostanze animali , spugno- se , friabili , e di quasi niuna consistenza . Confusamente con queste materie erano . 2. Corna di Capra, e di montone segate dal cranio. Denti di Verro , denti di Lupo , e parli di ossamenta dì gros- si quadrupedi del genere Vaccino . 3. Un pezzo di ferro lavorato che rappresenta una lan- cia , o qualche dardo , o simile strumento , quasi intiera- mente ridotto in un ossido giallo per effetto di aver soggior- nato lungamente sotterra . Una gran quantità di ferri , e legni di varie figure , ri- vestiti di Ocra gialla . 4- Una specie dì arme di bronzo di ottima conservazio- ne , lunga sette pollici , e mezzo , che termina a guisa di coltello da mettersi in asta , o in manico , probabilmente per uso dei Vittimar) . 5. Un Idoletto votivo in bronzo della specie dei Lari Domestici , e alcune Medaglie di bronzo incognite , perchè consunte . 6: Un' Olla di rame alta nove pollici , di diametro nel- la bocca otto pollici . 7. Altra di terra cotta con manichi alta dieci pollici , e sette di diametro . 8. Vaso di terra per libazioni ben conservato , mancan- te solo del manico, con collo, ed apertura stretta due pollici. 9. Altri frammenti di Olle , e di vasi di terra di più figure . 10. Due gran frammenti di vasi lacrima torj . 11. Frammento di una tazza con manico di terra con spessi fori nel fondo , che si riuniscono in un tubo pro- lungato . 12. Quattro lucerne di terra eotta, una delle quali ben Monumento Etrusco ia5 conservata con caratteri Etruschi nel disotto , e nella par- te superiore la testa di Apollo radiato . i3. Frammenti di belle terre lavorate con finissima ar- te patinate in nero , e in rosso , una delle quali rappresenta il fetido di una Patera con caratteri impressi nel centro cal- cati con una forma , o stampa parimente che gli altri ornati. 14. Due piccole teste , che una di creta , ed una di nmrmo , sembrano ritratti . i5. Quattro Falli di terra cotta . 16. Due cubi a piramide tronca , la cui pianta è un quadrato di due pollici , e mezzo , alti poco più di tre pol- lici, forati verso l'estremità superiore. 17. Frammento di un bel vetro, che sembra colorito con cobalto . 18. Frammenti di metallo di diverse figure , e fra que- sti una Fibula , e parte di un Idoletto . 19 Frammenti di diversi marmi figurati , la maggior parte Orientali . Poco in vero è rimasto : ma è bastante a provare quan- to erami proposto riguardante la destinazione di questo sin- golare Monumento , del cui genere parmi potere asserire , che sia impossibile ritrovarne un secondo . laS Belle Arti Pittura di Paesi; Catel Prussiano ± ra la raoltipilici opere , che si veggono nella of- ficina del Sig. Catel imprendiamo a parlare di due sole , oade dare una idea del suo valore . Questo artL'Iìce egregio in dipingere paesi , sotterranei, in- terni, e marine si è acquistata una giustissima fama , e si è collocato tra i moderni Maestri . Né minore è per certo il suo valore in dipingere le figure , delle quali sono animate le scene delle opere sue. II primo dei Quadri detti è una veduta del golfo di Napoli presa dalla via , che conduce al se- polcro di Virgilio . Si vede in fondo il Vesuvio , e più avanti il promontorio di Pizzofalcone , e il Ca- stello dell'Uovo. La diritta del quadro rappresenta la maiMna , e la sinistra la strada che si prolunga dalla Cliiaja, oltre i giaidini della Villa Reale , e viene incurvandosi verso il mezzo del Quadro . La strada è tutta ripiena di popolo, di cavalli di Vet- ture , Qui è rappresentata una processione , più lontano un saltimbanco; lungo la via ogni condizio- ne di rivenditori , e tutte queste numerose figure cosi ben raggruppate , die senza generare confusio- ne air occlùo dello spettatore danno una idea ade- guata di quel giornaliero tumulto, che tanto piace in quella vasta e deliziosa Città . E quest' opera à condotto il Catel per ordine del Sig. Generale KoUer. Il secondo Quadro rappresenta un Paese della Svizzera con una folta selva . In ([uesto le figure al- te circa un palmo danno all' opera il carattere di Quadro storico . La scena è tolta da un racconto del Poeta Schiller, il qnilo narra die trovandosi un giorno Rodolfo Conte di Hapsbourg alla caccia in un Paesi di Catel 127 bosco vicino a un torrente , il di cui ponte era sta-. to i^otto dallo impeto delle acque , vide un vene- inabile Sacerdote , che portando il Viatico ad un moribondo non poteva passare il guado . Ond' egli sceso dal suo Cavatilo ve lo fece montare sopra , e rispettosamente lo accompagnò fino al torrente. Per la qual cosa il Vecchio venerando lo benedisse e gli presagì come premio della sua pietà la futu- ra grandezza della sua famiglia . Il qual fatto è sta- to con tanto magistero espresso dal Catel che ri- empie di stupore . È nel mezzo il Sacerdote rivesti- to di abiti sacri , e assiso sopra un bel cavallo bianco . Egli è inclinato colla testa verso Rodolfo, e mestica di parlargli . Una folta , e bianca barba rende più maestoso il Ministro degli Altari . Il Con- te è in atto di consegnargli le redini del cavallo , e sta religiosamente intento alle parole del Sacerdote. Un chierico precede il cavallo : e nell' indietro un famigliare di Rodolfo ritenendo un altro caval- lo ammira la pietà del suo Signore . Si vede in lon- tano una Chiesa , e varie strade che girano pel Bo- sco . La leggiadria e la fedele rappresentazione degli abiti Nazionali ; la freschezza degli alberi , quali so- no appunto dopo le pioggie , e il magistero con che veggonsi ti-attate le foglie, e tutti i particolari di que- sta scena damio un'alta idea del valore di questo Artefice , il quale va sempi'e progredendo verso il perfezionamento dell' arte , e conferma vieppiù la sua riputazione . 129 Varietà Le Odi di Pindaro tradotte e illustrate dal Projhssor Mezzanotte ec. ec frollimi quattro col T&sfo Greco , Pisa presso Niccolò Capurro co' caratteri di F. J)idot 1819, Estratto del Manifesta. Lenire da ogni parte si riproducono in Italia lo Opere dei nostri Antichi e molerui più riputati Scrittori, non sarà certo discaro « quei tanti, che amano ed apprezzano la Classica Letteratura, l'an- nunzio d' una compiuta Versione dei primo Lirico fra i Greci. Deb!» besi questo immenso lavoro all' instancabile perseveranza del Sig, Antonio Mezzanotte Professore di Lettere Greche nelf Università di Perugia . Noti sono alla Fepuljllica Letteraria diversi Saggi del suo talento poetico. Avendo egli sino dalla sua prima gioventù dato opera a questa Versione di Pinduro , e ad essa dedicatosi interamente , ha potuto condurla a fine ; il che permes30 non fu al celebre Angelo IVIazza , che ne abbruciò prima della morte il non compiutp MS .Ma per quanto una Versione Poetica di Pindaro potesse di per sé sola assiccirare non volgar fa uà al suo Autore ^ nuirostante la Versione Poetica non può riguaivlarsi come la parte principale , 0 per dir me- glio corna la parte più utilji, e pjà importante di questo lavoro. Qua- li siai)o i pregi che lo £arau^, distinguere, apparirà facilmente dal seguente Prospetto dell' Opera , PREFAZIONE Si dà conto dei più noti Comentatori e Traduttori che già esistono; si espone il piano del nuovo lavoro ; si fanno in ultimo alcune es- senziali ricerche risguardanti Pindaro , la Lirica Pindarica , e la ne- cessità ed utilità di un nuovo Comento e Traduzione . VITA DI PINDARO Essa contiene tuttociò che può estesamente appartenere alla persona, ai costumi, e alle opejre del Poeta . DISCORSI SOPRA I GIUOCHI Sono destinati alla intelligenza di quanto spetta in queste Odi a Vincitori dei Giuochi , e ai Giuochi stessi d'Olimpia ,di Delfo , d^ Neraea , e dell' Istmo ; perciò ciascuno dei Discorsi precede im- mediatamente le Odi Olimpiche , Pitie, Naipee , ed Istnjiehe . Si p^- G. A. T. Ili ^ i3o Varietà' ria in essi della istìKizione , tempo, rito , e varietà di combattimenti ^ di ciascuno dei Giuochi . Questi Discorsi sono un Estratto delle quattro Latine Dissertazioni Agonistiche del Corsini . Si è tradotto in Italiano quanto si è tolto dalle meflesime , e si è fatta qualche opportuna annotazione . TRADUZIONE IN PROSA DTÌLLE ODI Essa è affatto ad Literam , e fedelmente rappresenta F Originale; é lavorala sul Testo correttisiftno di Enrico Stefano Ediz . V . Greco- Lntina . Essa verrà accompagnata dal Testo Greco , riveduto per cu- ra di dottissimi Greci ora dimoranti in Pisa . COWIMENTO DI TUTTE LE ODI Bi'^ulta da copiose Note storiche , mitolof^iche , e critiche . Si trova in esso quanto esige la Storia intorno agli Atleti che Pindaro loda , ni Giuochi in cui vinsero , alle persone e ai lontani avvenimenti a cui allude . S' illustrano i fatti mitologici , e particolarmente i meno conosciuti , e quelli che come EpisoHj hanno somma parte nell'or- ditura delle Odi . Si mostra crificam^nte la ragione poetica di Pin- daro ; si fa un accurato esame della parte morale delle Odi , e delle aberrazioni , e dei ritorni ; si scioglie in somma quel nodo , che rav- volge queste Canzoni in una oscurità misteriosa , e da cui, in mezzo Hd un apparente disordine, risulta 1' ordine il più perfetto. Le Va- rianti dell' Heine, e dell'ultima edizione Inglese dell' anno i?i6, sa- ranno prese in considerazione . VERSIONE POETICA DELLE ODI In queste Canzoni Pindariche Italiane ii è abbandonato il metodo ser- vile della strofe , aiitistrofe , ed epodo ,11 metro n' è vario. Si è fat- ta talora qualche modificazione per adattarsi all' indole della nostra lingua e poesia , e per amore della chiarezza , a fine di connettere sempre {materiali del Testo con ordine ed evidenza . Dove il pnntò della digressione, e quello del ritorno non era distinto abbastanza, si e procurato che lo fosse per togliere dubbiezza , ma sempre servendo alla rapidità , da cui dipende il grande effetto di quei voli . Nella parto morale delle Odi si è cercato di conservare quella semplicità che ne forma il pregio più bello . Finalmente ad arricchire 1' Opera e a piò. illustrare le Odi concor- re un breve Corso di Numismatica e dittografia Pindarica . Ogni Ode verrà illustrata con una Medaglia, o Gemma incisa: e questa corredata d'una breve illustrazione , scritta dal chiarissimo Archeologi! p. B. Vermiglioni • SciENTiF . E Letterarie i3!f Un Saggio di queste Illustrazioni si troverà in fine del presente IVIa ni feste. ORDINE DELLA STAMPA L' edizione sarà divisa in IV. Volumi .II primo conterrà la Prefa- zione , la Vita di Pindaro , e il Discorso sui Giuochi Olimpici . indi la Versione letterale dell' Odi Olimpiche col Testo a fronte , e le noie a pie di pagina . Ad ogni Ode cosi tradotta ed illustrata sus- seguirà la Versione Poetica . Le Medaglie o Gemme intagliate , che appartengono alle Odi Olimpiche , chiuderanno il volume colle loro illustrazioni . Il II . Volume conterrà le Pitie , il III . le Nemee , il IV . le Istmi- che ; collo stesso ordine , e progressione del primo • L' edizione sarà eseguita nei caratteri e carta velina simile a quella del presente Manifesto . Il prezzo sarà di 24 franchi per i 4- Vo- lumi legati brache , di cui 9 si pagheA^nno al ricever del I. Volume e 5 per cadauno degli altri .L' edizione sarà compiuta dentro il 1820 La protezione largita a quest' Opera da un Personaggio si distinto , com' é Monsignore Ignazio , Arcivescovo di Vallacchia, che si è de- gnato di accettarne la Dedica , è un pegno più che sicuro dell' esito fortunato di questa difficile e costosa edizione : come il merito del Traduttore ne fa certi dell' assenso e del plauso de' dotti . E acciocché nulla manchi di quanto può desiderarsi da' colti e di- screti Lettori , riporterò qualche squarcio d' un' Ode delle pia dif- ficili , che ottenni dalla cortesia deiriUustre Traduttore . NICCOLO' CAPURRO A Cerone Siracusano Vincitore col Colete Ode III. Delle PUtt e del Pelio nelle ombrifere Valli sia che ancor soggiorni II Figliuol del sommo Uranide ? Redivivo a noi deh torni Invocato oggi Chiron ! Grecia il chiede ; e mest» espritpc Voto pubblico la Musa . Neil' angoscia che t' opprime , Sconsolata Siracusa , A te venga il gran f illiride , £ conforti il tao Geron ! iZì Varietà' Venga il pio biforme Veglio , Che in sua medica virtute, Educò già il Figlio amabile Della florida Salate Ogni reo morbo a fugar . 0 Esculapio ! a te gli strali Dalla Dorica faretra Volgerò , mentre su V ali P'ende il Cantico, ohe impetra Di Geron languente il rigido Lungo duolo alleviar. Udiamolo quando passa a mostrare che nessuno ardi mail d' infan- nare AppoUo . Egli fu, che il Figlio d' Elato Nella frode colse al varco ; Vide il perfido connubio E mandò coi strali e 1' arco L'alma Suora, e non invan : Che Diana ira spirante Colle vindici saette A r adultera dinnante In Laccria alfin si stette « Ove in riva del Bebiade L'empia al drudo offri la niaD« l'è, Coronide , il malefico Genio a tristo fatto addasse; E con te Merle in Laceri» Molte genti anco distrusse , Febo inulto a vendicar.ec.ee. E termina il Poeta poi l'Ode coli' elogio della Poesia: Fra i mortali il saggio Nestore Sta sul labbro della fama; E di Licia il buon Sarpèdone Per Callìope , che sol chiama Grandi nomi a eterno onor , Mercè il suon d' eletti carmi Sovra industre Aonia incude ; Che più vai di bronzi o marmi A far nota alma rirtnde SciENTiF. E Letterarie *55 IN^obil canto ; ma tal pregio Dato è a pochi Ascrei Cantora Ter V Ode Settima delle Pìtie A Megcide D' Atene Vincitori colla Quadriga: ove si darà una moneta Ateniese intagliata . s e quei famigerati spettacoli , di cui fu si va^'a la Grecia ne' suoi più floridi giorni , prendeano parte nella coltura dello spirito umano, non è meraviglia se Atene fra tanti Letterati , ed Artisti, produsse eziandio rinomatissimi Atleti . Tale fa Megaole encomiato da Pindaro: e da noi si unisce a suo Epinicio un' argentea Moneta Ateniese , come in encomio della sua gloriosissima Patria . Nel diritto della Moneta è la solita testa di Minerva galeata, che fa il Nume tutelare d' Atene . Nel rovescio della Moneta , apparisce il suo proprio simbolo , cioè la civetta che fu sacra alla Dea , poiché essendo di acutissima vista si considerò come il simbolo della Sapienza , ed è ripetuta nel- le monete di questa illustre Città . L' Augello d'Atene, che cosi chiamavasi anche per essere ivi frequentissimo , è posato su d' un* Anfora , che debbe credersi fittile ; e ciò per alludere alla perizia di fabbricare fittili vasi , dei quali (secondo 1' opinare di alcuni si faceva in Atene ragguardevole commercio . Che se a questo simbolo, e alla corona di olivo , volesse applicarsi una nuova ed opportuna interpretazione , potrebbe aggiungersi per avventura , che l'uno ,el* altra vi si posero convenienlemente, come i segnali delle Feste Pa- natenaiche , che con tanta pompa si celebravano in Atene : e in q«c~ ste Feste aveano luogo speciale i Certami pubblici , donandosi ai vin- citori una corona di olivo , ed un vaso pieno d' olio , tratto dalle oli- ve consecrate a Minerva . La Moneta, dopo il nome della Città A&Evaiuv, porta i nomi dei Magistrati , che sono Elio Achajo , ed Apollodoro . Merita su ciò di esser veduto il Pestello , che lasciò un bel trattato dei Magistrati Ateniesi particolarmente espressi nelle Monete . Il Corno dell' abbondanza colla spica, siccome avviene in altr'i monumenti , può essere anche qui il simbolo della felicità e della rio- •hezza . Le Monete della Zecca Ateniese , più che d' altra Greca officina, abbondano delle cesi dette lettere isolate , come è nella presentt i34 Varietà' Mont-ta il R nel corpo dell' Anfora , e sotto di essa la lettera Me, il Digamma Eolico , o PId di questa foi;na, che si trov-a anche in altre greche monete : ma ^ su la ÌHleri)rcta^ioae di queste lettere , e sul motivo per cai visi posero, non convengono i Numo-raft F'-. ~ — ^ JLJ già noto tra noi il seguente sonetto dell' Aw. Teofilo , BattirelH di Fermo sopra il Cladialore, celebratissima statua del Campidoglio , Ora é stato ristampato ìa Fermo con due versioni latine ; una delle quali vicn da noi qui appresso recata per mostrare , come i grandi Maestri sappiano accrescer d'infinito prezzo le materie che trattano. Sonetto il o , che un opra non è di Greca mano , Wè da scarpello industre è il marmo inciso; Le moribonde ciglia, il inesto viso, L' arte d' esprimer si lusinga invano •. Il prode Gladiatur del suol Romano Poiché si vide nel suo sangue intriso , '" Più che dal ferro , dal rossor conquiso , Cedendo al fato stramazzò snl piano - Pure a mostrar , che non avea smarrito 11 Buo valore ,di pugnar non lasso,' S' ergea sul proprio fianco anoor ferito . Marte, che il vide all'animoso passo Da coraggio si nuovo al cor colpito , Pietà ne intese , e trasformoUo in sasso , VERSIO JosEPHi Solari M lion ego vana ioquor;non hoc manus Attica saxum Instituit ferro sculpere Dedaleo . Pallentes vultus, ocnlosque in morte natantes Fingere tam graphicis ars nequit ulla modis . Ast ubi Myrmillo Romana insignis arena Oblita conspexit sanguine membra suo , Acrior ense ferum pudor obruit : invida jussus Fata sequi , toto corpore fusus humi est . Non tamen , ut domitus jacuit ; seil conscia virtus Fulsit ab extremis excita anhelitibus . Infremit atque latus , veluti nova prelia tentans Contcmptor diri vulneris, arrigitur . Mars stupet ausa viri , et raiserans vicisse inerente^» Stare dat , atnoto funere •, marmoreum . SCIENTIF. etLetterarie i55 Memoria riposta nella cassa a lato dal cadavere delVAhb. Cav. "PHorelli seppellito nella chiesa di S. Michele presso Murano. IA.COBVS MORELLIVS SACERDOS PIISSIMVS • VENETIIS TfATVS XIII . APRILIS MUCCXLV . OMNIMOD\ ERVDITIONE CL,\RISSI!V17S . AD PRAEFECTV^RAM MARCIANAE BIBLIOTHE- CAE QVAM VEL ASSIDVA OPRRA VF.L CfV'IVM MVNERIBV\<5 DITAVIT ET AVXIT ELECTV^S MENSE OCTOBRIS ISIDCCLXXVIII ]VE LIBRI ADVERSVS RELIGI0NE3I VEL IN PRINGIPES VEL CONTRA MORES IN VRBEM IRRVMPF.RENT PER ANA^OS XVIII INTEGRE OFFICIO FVNGTVS • A FRANGISC'J I . AVST . mP . ET REGE D . N .INDVLGENTISSfVIO CONSlLIARII REGII TI- TVLO AN . MDCGCII. C0H0NESTATV3 . SVB REGNO ITALIGO EQVES CORONAE FERREAE RENVNCIATVS ITEMQ . IN DO- CTORVM COLLEGIVM ADSGITVS AC ANNVA LARGITJONE DO- NATVS . HING A FRANGISGO I . AVSTRIAE IMP . NOVI OR- DINIS AVSTRIAGIEIVSDEM CORONAE FF.KKEAE AN. 'VIDGCCXVI EQVES DECLARATVS . A LITTERATISSIMIS EVROPAE VIRIS PRINCEPS HISTORIAE LITTERARIAE ET ERVDITIONIS SALV- TATVS . TVM PROPRIIS OPERIBVSTVM ALÌENTS AT1IVVANDIS CELUBRATISSIMVS. INTER DOCTORVIVI GOETVS PARISIORVM BEROLINI GOTTINGAE TOTIVS } . ]T\LIAE GOOPTATVS .FA- TMAE IMMORTALTTATEM ADEPTVS . MORTE IPSA ALTORVM EXEMPLVM SESE EXHIBENS OBHT DIE V MAH MDGCCXIX. NE TANTI VIRI CINERES AD POSTEROS IGNOTI PER- VENIANT PETRVS BETTIVS VENET . BIBLIOTH . PROPRAFE- CTVS MAGISTRO PATRONO PATRI HOC TRSTIMO NIVM DE- VOTIONIS MOESTISSIMVS POSVIT AC EIVSDFM BIBLIO- THECAE SIGILLO MVNIVIT. i36 Varietà Iscrizione dell' Ab. Stefano Antonio Marcelli esposta li 6 Giugno p. p. sulla porta della GUiesa Cattedrale di Brescia per la cele- brazione della prima Messa del Co. Ab. Glovunni Lurani ni- pote di Monsig. Vescov^o di qnella città . ECCLESIA . CAELESTI FESTVM . DIEIVI TRINITATI AVGVSTAE . SACRANTE PVBLICVIVI. HODIK.GWDIVM KLERO . POPVLOQVE NVNCIAT . SACRVM , PRIMITVS . WVMmi . AETF.RIN'O SOLLEMINIBVS . CAEREMONIS . FACTVRVS DEVOTVS . DEO JOANNES . LVRANIVS SACERDOS . NOVEIVSILIS COMES. AVITAE . VIRTVTIS IMITATOR. DOMESTICHE . LAVBIS BONIS . OMNIBVS . LIETISSIMA . VOCE . PLAVDENTIBVS AVSPIGI . PIETATIS . SOLATORI . EGENORVM Programma . La Società Italiana delle scienze residente in Modena ai dotti Italiani s. lecondo le sue saggie istitaziom dirette all' incremento delle scienze non meno che al pubblico vantaggio propone i due temi seguenti come soggetti di Memorie o dissertazioul che nt compren» dano la discusiione e lo scioglimento. Le ricerche fatte dal celclire Geometra Sig . Conte Laplace- sopra il flusso e r flusso dell' Oceano danno per la Massa della Luna -~ quella della Terra essendo prc a per unita . ' E' noto che la nutazione offre un altro modo per dcteJmiHare la medesima massa , ed e questo stato ultimamente adoperato dal Signor Barone di Lindcnan uno de' più valenti Astronomi della Ger- jnanla : «1 risultato di questa sua ricerca j^ g^:^ • ^;:j^i^' »er ì limiti , entro i quali può stare compresa la massa della Luna SCIENTIF. E LETTERARIE iZ^ Avri iliini|ae una tiotabile differenza nei due valori cosi tr<^^ati del medesimo elemento. In proposito di questa discordanza il Si^. Conte Laplace h« «critto quanto segue al Sig . Barone di Lindenaa ( V. Effemeridi in Berlino per 1' anno 1820 . pag . .2i3 . ) ,, Quant' ài' opp )5Ìtioa „ de VQS resultats ( pour la Masse de la Lune ) par la nutation ,, avec ceux de la Mer , le desir de connoitre en tout la veritè „ m' a fait rechercher si queJq' inegalité non velie donnèe par „ la theorie ne pourroit pas concilier ccs reultats; qua j'ai de- „ duit dcs phénoménes sur le tlux et rellux , mais après di- ,, verses tentatives je me suis assuré qu' il n' existe aucune ,, inègalitè semblable , et j' ai Lien lieu de croire que la supposition „ des ondulations tres petites, qui se superposent les anes aax „ autre , supposition que j' ai employèe dans ma thèorie da flux „ et du veflux , et qui represente avec merveillcux accord pcrsque „ tous les phenomenes des Marèes » n'est pas cependant suffìsante, ,, et que les termes nè5;Iigès influent d'une maniere scnsible sur le „ rapport des actions du Soleil et de la Lune deduit de ces phé- „ nomenes , ainsi mes resultata ne doivent vous causer aucune ,, inquietude ,. . Si richiede in conseguenza di dare una Teoria pivt rigorosa del flusso e riflusso del mare, nelli quale si tenga conto dei ter- mini trascurati dal Sig . Conte Laplace , e di far vedere in seguito se per questa via é possibile di fare svanire la summentovata dis- cordanza . II Determinare se le idee che si danno nelle moderne scuole mediche della eccitabilità e dell' eccitamento siano bastantemente esatte e precise, e in caso che non lo siano , determinare quali variazioni debbano farsi rapporto si a quella che a questa , e dedur- re quindi quali sono le idee prec-Ise , che dobbiamo formare della Diatesi si iperstenica , che ipostenica, della irritazione , degli stimoli dei controstimoli, e delle potenze irritative. Le memorie dovranno essere inedite , scritte in lingua italiana e. pervenute nelle mani del sottoscritto Segretario entro tutto il mese di maggio dell' anno prossimo avvenire 1820 . Il nome degli autori sarà occulto' ogni Memoria porterà in fronte -«n Motto , 6 sarà accompagnata da un biglietto suggellato , contrassegnato al dì fuori del medesimo Motto , contenente al di dentro in maniera occultissima nome, cognome, patria, domicilio, e professìon dell' Autore . Il mancare a qualunque delle antecedenti condizioni fa perdere il premio , che si per 1' uno che per 1' altro argomento é assegnato del valore di Lire Italiane settecento alle due Memorie ( a una cioè per ciascun tema ) che più d'ogni altra ne sarà giu- dicata meritevole seguendo il metodo prescritto dallo Statuto del- la Società medesima. Questa pubblicherà stampate senza indugio le Memorie coronate non senza offerirne un convenevol numero di copie all' Autore premiato . Modena nel di primo di Maggio 1S19 . SANTO FATTORI SEGRETARIO Osservazioni Meteorologiche /atte alla Specola del Colleg.lìom Giugno 18 ^9- MÀTTiNA GIORNO i SERA *" 3.Hrcmelro Xeiui 1 . 1 grò Baroinetio Tenti Igto. Bacometio letin • ;gro 1 7,3 0 7 1 + 7 ^8 5 28 0 8 19 ; i^O 0 28 1 8 14 3 53 2 ■■^ 7,8 2 8 14 3 3i 6 28 2 7 >9 °i 40 2 28 2 7 i5 0 33 0 3 ?,8 'Z u 1 li 7 -ìS s 28 2 0 iS 4' 33 0 28 a 2 i!) 0 35 0 *I ->8 2 I 13 2 jq I 28 2 2 I9 <^i 39-^ 28 j 9 ib 0 30 0 t) -,8 I 6 1 17 0 •20 0 28 I 4 21 0! 43 0 28 1 4 i5 e 20 e ■- -■^ 1 I ! i5 5 19 I i8 0 9 19 - 54 0 28 0 28 0 9 6 16 0 19 3 7 a8 0 9 1 i5 6 13 4 28 0 8 20 I 35 3 16 0 18 0 - 18 0 5 i5 7 19 8 28 0 e 19 5 òg 0 28 0 0 i5 2 24 0 > i7 II 4 16 8 27 2 27 II 4 20 o'a» 0 27 Io 2 16 0 i2 0 i«^ 17 lo 4 l5 7 27 2 27 IO 7 18 0J40 0 27 11 7 i5 0 33 0 i i ••,8 0 ti i^ 7 2 22 3 28 • 0 >9 jl^O 0 28 I I i5 5 58 0 -- 28 \ 0 i5 19 6 28 0 8 ao 3 39 0 28 0 7 16 2 •■^7 9 25 0 • j 28 0 0 16 1 21 4 27 II 6 19 3 Ó6 2 27 II 8 I5 0 *•> 27 li 6 jCy 6 27 à 27 li S ib 3 32 0 27 II 3 13 0 24 8 '.. 27 .. 5 i5 8 27 3 27 II i 20 3 54 0 27 II 8 i5 2 16 0 io -7 i7 .1 . t5 q i6 7 27 II 0 20 8 32 7 27 11 a j5 6 20 5 '7 IO 9 i5 4 2i 3 27 11 0 17 0 28 b 27 II 2 >4 0 23 C J6 17 IO 7 la I 17 6 27 IO a l:> 4 23 0 27 10 b 12 5 19 t> >9 27 lo 4 13 4 21 7 27 10 t, 18 0 53 4 5.7 IO 7 i5 0 24 0 27 lo 9 13 9 27 8 27 IO 0 19 7 37 1 27 II b I5 0 30 G il i8 q 0 I 5 22 4 2rf 0 0 20 3 39 0 28 0 6 14 8 '7 4 ^■^ 78 0 9 0 ^t t5 6 i5 I 28 0 8 21 5 35 ò 28 0 5 i5 4 14 0 J.'Ó 7,8 l^ 1 29 i 28 0 t ir 9 34 7 28 0 4 l5 5 i5 0 -t if> 28 0 T 16 2 ■2H 5 28 0 28 I 5 0 22 0 39 0 28 1 0 i5 3 20 6' 29 3 8 0 I !,« 3 20 I 22 8 39 6 28 1 3 17 0 !.. 8 I 1' ' 17 1 23 4 28 I 6 23 3 32 0 28 I 5 >7 0 20 0 ^7 .A I J <) 32 4 28 0 • 23 0 4i 4 28 l 2 18 0 :6 4 7,8 I 0 18 0 -9 4 18 I 7 23 0 34 i, 28 0 8 17 3 25 8 iq 28 0 3 17 4 '-3 7 28 0 3 21 0 33 I 28 1 8 16 2 33 5 i'j-.« I '.1 14 () 26 q 2i 2 0 20 5 4i 3 28 % 2 l5 8 28 9 i Osservazioni Meteorologiche fatte alla Specola del Collegio Romano Volendosi da' eh. Astronomi abbondare per diligcnja , pnngonsi le Osservazioni Triplici in ogni giorno ; e volendosi da noi ristringere in pagina , affinchè meno facilmente si disperdano , usiamo alcune abbreviature . Pertanto nella colonna delle Meteore pi significa pioggia i lampi t tuoni n nebbia g gelo b brilla . £ nelle colonne dello Stato ilei Cielo s vuol dire sereno n nuvolo , p poco . Le altre abbreviature nelle colonne de' venti sono per se stesse intelligibili . Quando segue un ' asterisco s' intenda oran quantità ; ov» tro- visi una -j- croce s' intenda piccola quantità: IMPRIMATUR Si Videbitur Rev . P . Mag . Sac. P. A Candidus Maria Frattini Archiep . Philipp . Vicesg. IMPRIMATUR Fr Philìppus Anfossi Ord . Praed . Sacri Palatii Apost ,Mag. ;4i LETTERATURA Z' Italia . Canto IJ^ del Pellegrinaggio di Childe Harold , scrìtto da Lord Bjron , e tradotto da Michele Leoni. Italia 1819. m 8 di pag. 77. ord Byi'on parlando della nostra Italia ha tem- prato il miele coli' assenzio : Imperocché dall' un la- to molte cose ha dette per gì' Italiani onorevolis- sime : ed ha le antiche loro glorie magnificate ; e la presente dottrina ; e il privilegio ad essi sopra tut- ti gli altri uomini conceduto nell' arcln'tettare , nei pingere , nello scolpire : Ma dall' altro lato ha fatto oltraggio al vero delineando con troppo negri colori la condizione di molte Città princij)aii d'Italia, qua- si che lo stato tranquillo in che si riposano di pre- sente , sia stato di miseria , e di avvilimento . Non però di meno , sicccome Lord Byron ha mescolato poco amai'o fra molto dolce ; l' opera sua era me- ritevole , che da un' Italiano fosse volgarizzala , E ciò ha eseguito il eh. Michele Leoni, intitolando a Parma sua Patria con amore\olissime parole, questo suo volgarizzamento : Nel quale ammiri brevità , e chiarezza , ed uno stile che senza farsi aspro s'innal- za . Noi toccheremo di molte cose, che 1' autore In- glese ha scritte degne di lode , passandone in silen- zio molte altre che non potremmo laudare . Vinegia è la prima città Italica , che si offre allo sguardo del pellegrino Harold : il quale atto- nito rimira que' superbi palagj , quelle alle Toni, e que'Tempj che sorgono dalle acque: e rammemo- ra i trionfi di quella Città portentosa , tornando ad- dietro col pensiero fino a que' tempi , quando ella siede va Regina di tutti i mari . E qui volgendosi G. A. To. in. IO ì/[i Letteratura all' Italia pon termine al suo volo poetico con que- sti Tersi : Eri allor bella , o Italia ; e ancor sei bella , Quel che dar ponno insiein natura ed arte Tutto si trova in te , giardin del Mondo . E ne' deserti pur chi ti somiglia ? Belle ancor sono le selvagge piante ; E persino il tuo suol, dov'è men culto , Pili ricco egli è di suol fecondo estrano. Poggia quindi il Pellegrino sui monti Euganei , e giunto ad Arquà descrive la Tomba del soavis- simoPetrarca . Alto sorge su piccole colonne Una tomba in Arquà , dove gli avanzi Dell' amator riposano di Laura . Molti, a' odi dolce in cor de' suoi pietosi D' amor lamenti l' armonìa risona , Ivi a quel Genio peregrini vanno . A ingentilir giovin linguaggio ei nacque , E alle dure barbariche ritorte Sottrarre il suol natio .... Accolta E sua polve in Arquk , placida villa D' un colle in cima , ove i suoi dì canuti Nella valle discesero degli anni ; E di que' pochi abitator 1' oi'goglio Quel cener forma ; onesto orgoglio ! E vanto Unico lor dello straniero al guardo Attonito mostrarne il letto e 1' urna , Umili si , ma venerandi j e un senso Destano in cor piiì a' carmi suoi conforme , L" Italia : Canto di Byron i43 Che se altera piramide del sacro Delubro ornasse la funerea pietra . Dopo aver favellato del primo nostro Lirico trascorre il Pellegrino Harold ai primi due Epici Italiani , il Tasso , e l' Ariosto ; dandogliene mate- ria la vicina Ferrara . E iiuprimamenLe ragionan- do del Tasso, e i suoi casi infelici rammemorando} mostrasi troppo aspro centra gli Estensi : Imperoc- ché intorno la prigionia del Tasso molte cose si possono dire a difesa del Duca Alfonso : le quali se del tutto non cancellano 1 acerbità di quel fat- to , hall però tanto di forza, che in gran parte la minuiscono; su che è a vedere ciò che ne ha scrit- to accuratamente il Serassi . Ed oltracciò se gli Esten- si stali non fosseio , Italia sarebbe priva di que' due verdissimi Epici allori , che nel siiolo Estense edu- cati 5 crebbero in tanta altezza , quanta ne hanno solo due fra gli antichi , e niun' altro fra i moderni . Né qui ha termine il cruccio del Pellegrino : ma scagliasi eziandìo contro gli Accademici della Crusca : dicendo : che sereno lume cinse la fronte air immortale Torquato , e che questa luce col vol- gere dell'età si fece sempi^e più viva del Consesso in ira Che del Tosco sermon giudice siede Le quali parole sono più aspre che vere : da che gli Accademici della Crusca, conoscendo l'errore gra- vissimo in che erano caduti , non s'indurarono in quello ; ma confessandolo con quel candore che de' gentili animi è proprio , diedero onorevole ospizio al- la Gerusalemme del Tasso : e da indi innanzi non si sdegnarono , ma recaronsi a gloria , che la luce di quel Poema per tutte le nazioni si diffondesse , All'ultimo il Pellegrino, acerbissimo vendicatore della gloria di Torquato , viene sferzando il France- se Boileau , che non si rimase di satireggiare la di- vina Gerusalemme : Di che fu biasimato da' suoi me- 1^/^ Letteratura V desimi concittadini , che tennero mai sempre , e ten. cono tuttora in pregio altissimo questo miracoloso Poema , che , quanto alla tessitura , a tutti gli altri soprasta . Ecco le parole di Haròld : E scorno al Vale ne tornò , che 1' arte Dettò de' carmi della Sunna in riva ; Invido Spirto, che far plauso al canto Sdegnò , che della Gallica contrada La stridula awilia discorde lira , Che il dente arruginir fa di chi 1' ode j Qual sempre ugual tenor di ferree fila , Brevi , ma helle sono le meritate lodi, che il Pellegrino dona all'Ariosto . Dove narra di un ful- mine , il quale caduto sulla imagine di lui scolpita in pietra, la poetica corona , che di ferro era, dal- la fronte gli svelse, senza alcuna lesione della imma- ì^ine stessa. E qui prendendo, per cos\ dire, le difese di quel fulmine , con molto acume così ragiona : Il ferreo serto, che d" alloro in guisa Cingea del \nle la marmorea fronte, Fulmineo colpo distaccò : né infausto Quell'augurio si fu ; che la verace Laurea corona , dalla Gloria intesta , Etereo foco non paventa ; e insulto Alle sue tempie fea fronda non vera . Pur se cieca pietà vleu che si lagni , Pensi che quanto il fulmine percote Sacro diventa . Doppiamente or sacro Cosi del Vale è il venerando capo . Dopo aver fatta una perifrasi del notissimo So- netto del Filicaja Italia Italia , o tu , cui feo la sorte, drizza il Pellegrino i suoi passi vex'so Fioren- L'Italia : Canto di Byron i45 za , Città sopra tutte le altre Italiche leggiaclrissima. E la chiama 1' Etrusca Atene ; e elice bene a ragio- ne , che quivi la sepolta scienza rinacque; e loda quel dolce aere , e seivno , che spira amore e venu- stà, come se, poeticamente parlando , ricevesse i be- nefici influssi da quella Dea , il cui simulacro co- la conservasi; lavoro immortale di Greco scarpel- lo ; intorno al quale il Pellegrino spende molte paro- le. E quindi entrando nel magnifico Tempio, che del- la Croce il santo nome porta ^ osserva i grandi mo- numenti 5 onde il loco ha più fama ; Imperoccliè Quivi di lui , Che del Greco scarpello all' Arno in riva I prodigi emulò , riposan 1' ossa: E del Grande, che al Prence , ed ai Vassalli Fiero dettame aperse ; e del sublime Tosco , onde 11 guardo In del taut' oltre vide , Di fortuna bersaglio : e dell' atroce AUobrogo , testor d' unico verso , Che all' Itala Melpomene primiero D' invidiato ferro armò la destra : Spirti, che, al par degli elementi primi, Di novo Mondo esser potriaa radice . È qui ammirando la statua colossale scolpita p^r r insuperabile Canova , e rappresentante Italia , che piange sul sepolcro dell' Alfieri , o Italia , esclamtj , O Italia , inclito suol ! D' alme sovrane , Che ancor dalle rulne ergono il capo , Largo a te sola il tempo fu , che in mille Brani squarciò l' imperiai tua veste . Soave raggio a te la fronte indora. Mentre al basso pur volgi , e ancor celeste Germe in te vire : Dell' ayitica etade i/jG Letteratura Cosi le glorie con proiligj uovi Il Veneto LI«ippo oggi lintegra . Poi sdegnandosi, perchè ivi non un busto vede, non un vuoto sepolcro, che accenninola memoria dei tre maggiori Toscani , Dante , Petrarca , Boccac- cio , amaramente rampogna Firenze con questi versi: Ma dove 1' Alighicr , dove di Sorga Il cantor giace , e di Certaldo il chiaro Novellator , di lor minore appena , Della prosa poeta , Etruschi tulli ? Ove 1' ossa ne sou , siccome in vita , Dalla polve comun distinte in morte ? Freddo cener son ei , né patrio marmo Sorge , che al peregrin di lor favelli ? Dar forse non poterò i Toschi monti Un busto solo ? Della patria in grembo Non fé ritorno la natia lor creta ? Fiorenza ingrata ! In lido estranio giace , Al par di Scipio , il Gliibellin sepolto . Di cittadine guerre infia i tumulti Esul da te l'alto cantor fu spinto, Onde per sempre de' tuoi Ggli i figli Con van rimorso adoreranno il nome. E di straniero suol del par fu il serto , Onde fregiata la sovrana fronte Ebbe il Vate gentil , che di pit toso Carme echeggiar fé di Valcbiusa i poggi . Tua la cuna non è, non tua la fossa, Né la fama di lui , che tue pur vanti . E '1 Certaldese , che le cento finse Vaghe novelle , alla materna terra Rendè pur la sua polve , e fra ì tuoi Grandi Un sasso non appar, che pace all'ossa L' Italia: Canto di Byron* 147 Implori di colui, che della Tosca Sirena primo disegnò la lingua , Ond' è concento musicale il suono , E poesia eh' uman sermon rinnalza . No , cenotaffio ancor non ha . Di finta Pietà bersaglio, non leggier sospiro, Non breve stanza tra i più oscuri estinti Per anche ottien ; perchè , richiesto il nome Cui sacrar sì volea , non piacque udito. No , del suo simulacro il Tempio augusto Piicco non è ; ma quei più fama acquista , Del simulacro dell'antico Bruto Priva così di Cesare la pompa Più il suo figlio miglior fé' noto a Roma . L' esempio della nostia Roma che ha collocato nel Pantheon le immagini tli Dante , eli Petrarca , e di Boccaccio , insieme con quelle di tiy€ti 1 più famosi Italiani , ha dato forse incitamento a Fiorenza : la quale viene apprestando un nobile Cenotafio a Dan- te : ne poi dismenterà gli altri due. Seguitando il Pellegrino encomia Ravenna per aver dato ricovero a Dante , mentrechè visse , e in- nalzatogli dopo morte convenevole Mausoleo. Nel che le sue parole sono conformi a cjitelle di Gi- no da Pistoja nella Canzone scritta per la morte di Dante : ove Cino parlando a Fiorenza così le dice : Il tuo gran danno piangi , che t' acerba : E quella savia Ravenna , ciie serba 11 tuo tesoro , allegra se ne goda; Che è degna per gran loda . Ma il Pellegrino si fa trasportare soverchiamente dal- la sua colera , qiiando dalle sopradette cose prende nuova materia per villaneggiare Fiorenza , vituperan- 148 Letteratura dola a gran torto di a\ ere innalzato quel nobile e ricchissimo edificio , in che riposano le ceneri de' Medici . Impei'occhè la Famiglia de' Medici fu ricca di uomini tali , che non saranno mai senza fama , come quelli, che furono e saggi Legislatori , e padri de' loro suggetti , e munifici proteggitori delle scien- ze 5 e delle arti . Dopo ciò entra Harold nella celebratissima Gal- leria Ducale : ma fa quivi breve dimora : e dicen- do, che le opere della natura più assai lo dilettano che quelle dell'arte, con una figura di transizione poco felice ponsi a descrivere la naturai bellezza del Lago Trasimeno, e i ridenti suoi margini, e i circostanti poggetti, che gli sorpastano , prendendo figura di vastissimo Anfiteatro . E desciive oltracciò la sanguinosa battaglia ai Romani infelice : e tocca di quel rivo , che ivi scorre , e chiamasi Sanguineto , avendo forse tal nome acquistato dal molto sangue che fu sparso in quella memorabile giornata : Nel qual luogo avrebbe pur dovuto ricordare quel cam- po , che porta il nome di Ossaja per le molte os- sa umane, che di continuo scuopiono gli aratri men- tre lo fendono . A])pres50 descrive la caduta del fiu- me Velino presso Terni : ma si rimane di descrive- vere il prossimo Appennino ; narrando aver veduti ne' suoi viaggi altri monti più elevati d' assai , tra quali la montagna della Vergine , e il Montebianco, e i gioglii Acrocerauni , e il Parnaso, e l'Ida, e 1' Olimpo , e l'Atlante, e l'Etna , e 1' Ato, e 1' Alpi, Al cui paraggio l' Appeiiuin s'abbassa. Ed ecco finalmente giunto il Pellegrino dentro le mura di iloma. Dove a prima giunta lo innamora quella, che quivi si gode, soavissima tranquillità degli afflitti spinti consolatrice. Laonde esclama : Oh Roma ! oh mio bel suol ! Città de 1' alma ! Quei che ha vedovo il core, a te, solinga L' Italia: Canto di Byron i/fg Madre d' estinti regni, il piò rivolge, E preme in sen le passeggiere pene . Poi favellando dell' antica Roma , dice essere slata distrutta dall' età , dal Goto , dalla guerra , dalle acque , dal fuoco, e dal seguace di Cristo . Le qua- li ultime parole non si possozio leggere senza sde- gno . E per verità a clii mai se non alla Cristiana Religione è debitrice Roma di quella giandezza che tuttora conserva dopo il volgere di tanti secoli? Gia- cerebbe essa inonorata e deserta , come ora giaccio- no Tebe, Cartagine, Atene , e tante altre Città già un tempo fiorentissime , se la nostra santa Religio- ne qui non avesse collocata sua sei cotilro i S.ibini , e semplici testimonj rimasero della di- sfatta , die sulle rive dell' Aniene questi soffrirono dal Con- solo Marco Valerio. S'impegnarono però i Tiburtini ( se- condo 1' espressa men7,innc di Dionisio ) nella nuova lega delle trenta Città Latine ordita dallo stesso Mamilio a 'favo- jrc del suocero . Nella battaglia presso il Lago Piegillo , ri- niase estimo Mamilio medesimo insieme con Lucio, e Tito Tarquiaio figli dell' esulo Re , e fu disfatto completamente l'esercito de" Latini conff;der;i!! . Implorarono la pace per mezzo de' Legali di alcune Cillà , die non si erano irami- scliiale nella guerra; molti Senatori irritati opinavano, che si dovessero rasare le Città nemidio , coiiGscare i Territorj , e ridurre In servitù gli abitanti . Tivoli non esisterebbe pi ìi , se questa troppo severa opinione non fosse stata vinta dal più umano sentimento della maggioranza, secondo il (juale fu concluso un trattato di reciproca alleanza col patto , che fossero dai Latini restituiti tutti i disertori (i). GH Equi, (i) Livio do^^riv-c lii^'cr^ameiite gli clTetti rli que;ta vittoria . Dopo il trionfo de' Dittatore Postumio afferma , che : iriennìo dein-' d'i ni;c ocrta pax , nco bcU.wn fidi . Lil>. 2. 21. ; ed a;;giunge Vnl. t.z. . che: d- fiedcre , rjuod prope in pcrpetuwn nc^atwn filerai , i Senatori ne rimisero la discusione ali! nuovi Consoli al- lora solo che i Latini in segno diledele sommissione consegnarono i legati dei V^ol?ci , c'n; li sfitnolaiano a nuova guerra . Scmhpa certo , che per condi/ioiie del Trattato i Tiburtini iusieine agli al- tri iiopoìi del Laxio dovessero sciogliere I' esercito , deporre le armi, ed ojjlignrsi a non rias«urnerlc se non col permesso del Popolo Ro- mano ; poiclic poco dopo av<'ndo t-li Ki)ni fatte delle scorrerie nel- le Campagne Latine : Orcilorcx Lufinorum a Seiiafu pciabani , aiit aiHtcrc'd xiifìì^idiuin ciuf se ipsos tuendorwn Jinium causa cape- re arma sinercnl . Tu'ius visum est defendi inermes Latinos , cjuuin pati retracfaro arma : iòid. 3o. Anzi molti anni appresso L. Quin- zio Cincinnato nell'arringa contro la prepotenza Tribunizia ibid.Lib. o. 19. esclamava,; qui ante Lalinos non prò se quideni ipsis^ cwn in Jinibus hostes habercnt , attingere arma passi sumus , nune «jii Latini sua ypvntc arma sumpsisscnf , capti, et dcleti cramus:. Istoria di Tivoli j6» i Volse! , i Sabini iinjuietarono spesso colle frequenti scor- rerie il territorio di Tivoli; ma i valorosi Cittadini ora col soccorso delle Romane Legioni , ed ora colle proprie forze g* unsero a respingerli ; In vista di ciò Roma riconoscente rinnovò P Alleanza col Popolo di Tivoli , e colle altre Citth Latine nell'anno duecento sessanta essendo Consoli Postu mio Gominio e Spurio Cassio (i). Si rimasero tranquilli i Tiburtìni nella venuta di Corìolano alla testa de' Volsci nell' escursioni minacciose degli Ernici, mentre 1' anno 290. Ro- ma era afflitta da una peste sterminatrice , e nell' ardita intrapresa di Appio Erdònio Sabino , che osò d' impadronirsi del Campidoglio . Furono però accusati in Senato come com- plici de' di lui malvagi disegni , e dovettero dimostrare for- malmente la propria innocenza . Il Nicodemi afferma , ch(- a suo tempo fu ritrovata in uno scavo poco lungi dai tempio di Ercole la tavola di bronzo ( che il celebre Kir- cher non potè rinvenire), sulla quale era scolpito il Se?ia- tìis Consulto assolutorio, publicato anche Ò-A Marzi , e dal Volpi , che a quest' Epoca fra le diverse opinioni , lo ri- ferisce. Continuò Tivoli fino alla discesa di Brenno a go- dere dell' Alleanza Romana . Fra i patti della medesima vi fu verosimilmente il privilegio dell'Asilo , accordato secon- do Polibio , alle Citlh di Napoli , di Palestriria , di Tivoli , ed altre, colle quali i Romani avevano alleanza giurata: sep- pure non ebbe in Tivoli origine dal rispetto verso i Tem- pi di Ercole , e della Sibilla Albunea . Certo si è , che Maj'^ Air incontro sembra, che si obligassero i latini di somministrare ad ogni richiesta un certo numero di truppe ausiliarie, poiché lo stes- so Lìn^ìo , Llb. o^ ni. ci narra , che nella nuova guerra de' Volsci furono : Heraici , ef Latini jussi inUlla dare ex J cadere : N.dcL C. (i) Abbiamo da Livio Lib. 2. 53. , che : H«V Considibus um latinis Popidis ictuin foedits : ad id foriendwn Consul: alter Romce mansit : Le osservazioni della nota precedente combinate eoa questo passo potrebbero far credere', che questo fosse il primo , e non un secondo trattato fra la Romana Republica, ed i Popoli del Lazio (rlVota del Camp.) j 62 Letteratura co CLiiidio cliente del Decemviro Àppio , e rapitore (i) del- lo Figlia di Virginio, si rifngiò in Tivoli come in luogo di ' sicurezza dopo che lo stesso Virginio gli condonò la pena Capitale . Lib. IH. L'Invasione diBrenno condottiero de' Galli , elio giunse a porre 1' assedio alla Rocca del Campidoglio , rinvigorì le speranze degl' Equi , e de' Volsci , che ripresero le armi con- tro i Romani insieme coi Latini , e cogli Ernici . Furono pe- rò due volte sconfitti dal Dittatore Camillo nella campale hattaglia di Monte Marcio , e nell'altra di iSflf/vco , dopo la quale gli Ernici , ed ì Latini si separarono dai Volsci riti- landosi a difendere il loro paese dall' armi vittoriose di Ca- millo . Ma il vincitore p;^r non accrescere il numero de' ne- mici in ([uc'raomenli d' intestine discordie si contentò , che i Latini dichiarassero, perchè da qualche tempo avevano deviato dall' antica aniicizia de' Romani, e la risposta fu creduta pla- usibile :(i) La maggior parte de' Latini volendo profittare de' torbidi del Governo di Roma chiesero la restituzione de' (i) ^Tarco Clandio non rapi Virginia : tentò di arcrla per via (li Giudizio , come pretesa sua Schiava ; che tanto apfiresso i Gin- rocotisulti vale la frase udsertor Virginicc usata da Livio : ma lu dal Padre svenala priina che IMarco Claudio se o;li potesse avvicina- re per coodiirla seco iii forza delF infanie Sentenza del Decemviro . (i.Vo/« (lei Coni/).') (i) Mcrila di esser qui riportato V artificio , col qnrilc i Latini prestarono soccor-o ai Volsci senza dichiararsi svelatamente contro i Romani. Allorché i gioveni latini prendevano le armi il publico Consiglio faceva spargere, clic non vi acconsentiva, ma non pote- va impedire , ciie andassero a militare come volontari . LiV. 6. 6. Quando poi furono rimproverati : citr per eos annos milites ex isliliito non iledlssc/if : si scusarono dicendo : ncc culpcnn in co jìuhL'ieain , nuc cnnsiliuin /lasse , quod siics jnvcntufis uliaiti (ipiiil Folscos milllavcrint .... nnliiis autcm non aedi taiisam , iurrc^nun assiduum a f'o/ic/.y /«ifse: (Nota del Comp.) Istoria di Tivoli i63 prigionieri clie crnno stati falli nell'ullima campagna : (i) ma essendo slata dal Senato con indignazione rigettata l'istan- za ricorsero di nuovo alle armi sperando di poterne riuscire con vantaggio in vista didl' interne dissenzioni , e dell'eser- cito Gallo , elle tornava ad avvicinar.si per tentare la con- quista di Roma nell' anno 386. (2) Furono però disfatti sul- le rive dell' Aniene , e costretti a precipitosa fuga dal catìuto, ma intrepido Camillo creato Dittatore per la quinta volta . Tornarono poclii anni dopo in Campagna gli Ernici . e nel 3q2, li due Consoli Sulpizio , e Cajo Licinio reduci dall' espugnazione di Ferentino ri masero sorpresi nel veder- si chiudere dai Tiburtini le porte della Città . Quest' azio- ne colmò la misura de' disgusti , clie i Tiburtini avevano re- cato alla Republica . Fu dunque dicliiarata la guerra, che i (1) L' ultima battaglia non fa quella di Satrioo, di cui 1' A. fa menzione , ma V altra , di cui non parla , e che V anno seguen- te nell'Agro Pontino g tiadagnò il Dittatore A. Cornelio Cosso con- tro le forze riunite dei Latini , Ernici , e Volsci. Afferma Lu'io Lib. 6. ì3. che in queir occasione : Maxima pars capth'orum ex La- tinis , atque Hcniicìs fait , nec hoininwn de plebe , ut credi possct mercede mililassc , sed principes cjuidam juventuiis in- venti , manifesta Jldes, publica ape rulscof hosfes adjutos . Romamque\ omnes missi : Questi erano i prigionieri , de' quali fu 'richiesta, e negata la re-tituzionc. (Nota del Comp. ) (a) Neirintorvallo di circa tre lustri dall' anno 371. all'anno 386. i Tiburtini cogli altri Pojioli del La7.io non solo furono sospcti». sempre ai Romani per V equivoca condotta nelle nuove guerre con- tro i Volsci , e quei di Palestrina , Lanuvio , Velletri , ed Anzio , ma r anno 280. apertamente si unirono ai Volsci nel!' accampamen- to vicino a Satrico . Dopo un ostinato combattimento, in cui fu grande la slr.ii.e de' confederati , si ritrassono fuggendo ad Anzio . Non potcniio i Latini indurre quelli di Anzio a continuare la guer- ra , trasportati da un cicco furore incendiarono Satrico , ed entra- rono improvisamente nel Tuscolo : oi> iram quod descrlo coininir ni conci/io /latinorum non in sociclatem modo Romnnam , sed otiam in d.^Uatcìn , se dedisscnf :. Ma trovandosi poi in mezzo ai Tusculani, che difendevano la Rocca, ed ai Romani, che vo- larono in soccorso dcg,li alleati, c»/?7... nec ad piignam idtayis , necjue ad fugum loci (jiiiilijuain siipcressct , in medio censi ad unum omnes. Liv. 6. 33 (Nota del Comp.) j64 Letteratura Tiburtiiii accettaroDo senza sgomeatai-si sperando ne' soc- corsi de' confederati , e de' .Galli nuovamenle riuniti sulle sponde dell' Aniene . Ma questi scornggitì per la morte del feroce loro Gigante , clif* sul ponte dell' Aniene fu ucciso in singoiar battaglia , e spogliato dell' aurea collana da Manlio soprannomato perciò Torquato, col favor della notte si ripiega- rono sopra Tivoli : Ivi stringendo vieppiù i legami dell'al- leanza ottennero soccorsi , e viveri per la ritirata verso la Campania. L'anno seguente , che fìi il 3c)5. di Roma , in cui furono Consoli Cajo Petilio Balbo , e M. Fabio Ambusto , li Galli reduci della Campania , e guidati dai Tiburtini, invase- ro a guisa di torrente le Terre di Labico, del Tuscolo, e di Alba. Furono fatte in Roma altre leve di truppe , e creato Dit- tatore Serinlio Aala . Presso la porla Collina si attaccò una battaglia micidiale ; dopo sparso molto sangue finalmente i Galli cominciarono a retrocedere verso Tivoli scelto per Cit- tadella e Quartier Generale: il Console Petilio fermando- si colle sue Legioni fra detta Città ed il campo sconcertò la prevista ritirata ; e una sortita della Guarnigione Tiburlina fece si , che i fugitlvi potessero benché tumultuariamente rien- trare nelle sue mura . Ottenne il Console Petilio 1' onore del doppio trionfo de^ GalUs , Tibiirtibusqiie . Ma li Tiburtini lo posero in derisione , e 1' anno seguente nel silenzio della notte si avanzarono sotto le mura di Roma . Alle grida del- le sentinelle si svegliarono sorpresi i Romani , e sul primo albore del giorno i Consoli sboccando da du3 porte della Città colle Legioni costrinsero alla fuga i Tiburtini , che minacciavano di scalare le mura . In riguardo delle intesti- ne contese 11 Senato in vece di vendicare 1' affronto feccia pace co' Popoli Latini , e segnatamente co' Tiburtini, rinnovan- do le antiche alleanze , ed inalzando per tratto di politica all' onore de Fasci Ca;o Plauzio, che tutti li Scrittori affermano essere di Famiglia originaria di Tivoli , onde mantenere sai- Istoria di Tivoli i65 do quel Popolo nella fede verso la Repubblica , Neil' anno però 399. il Consolo Popilio Lena fu incaricato di spingere un esercito contro i Tiburtini.La Storia non ci ba fatto co- noscere i motivi di questi nuova rottura fra li due Popoli (1). E' certo però cbe i Tiburlini usciti in campagna furo- no respinti (In dentro le mura, ed il loro territorio fu devastato dalle Romane Legioni. Continuando la guerra nell' anno 4oo i Romani si impadronirono' di Etnoulo , e neììà campagna se- gìxeate dì Sassola : gli altri Castelli della giurisdizione Tibur- tina avrebbero subito la stessa sorte , se 1' intera Popolazione deponendo le armi non avesse implorata la clemenza del Con- so'o vincitore . Il Senato gli decretò il trionfo , sebbene Livio dicbiari espressamente , cbe la vittoria , per cui venne ac- cordato, fu poco rimarcbevole (1) . I Tiburtlni in tal guisa umiliati non osarono per qualche tempo di agire alla scoperta contro i Romani j ed è perciò verosimile , che solo con se- greti maneggi istigassero e soccorressero tanto i Greci , che ven- nero ad infestare il Littorale di Anzio , e le bocche del Te- vere , quanto i Galli , cbe tornando con nuove truppe nel Lazio si erano for liticati nella Rocca Albana. La politica de' (1) La cosa si spiega con facilità , se attenenriosi strettamente al racconto di Liv io diremo , che ; FiiU pax Latinls pctentiJjii.i da- ta : , senza che vi fossero compresi, come suppone L. A., i Ti- burtini , che rimasero perciò in istato ili guerra contro la Kepu- blica Romana . ( Kota del Gomp. ) (i) Convien distinguere 1' importanza della vittoria dal modo, col quale il Vincitore ne usa : inlorno alla prima lo Storico affer- mando , che fu cuin Tiburtibus ad deJUioncm puffnatwn , ci mo- stra chiaramente , che la vittoria fu per se stessa molto importan- te, e laminosa. Allorché dunque soggiunse: alioquin. ìnitis viatoria fuit : intese pKrlare dell' uso della vittoria molto Inodorato al pa- ragone del trattamento in quello stesso anno fatto subire ai Tar- quinicsi , de' quali immediatamente soggiunge : In Taryuinienscs acerbe scm-ituin : , essendo stati trucidati senza distinzione tutti i Prigionieri. (ISota del Comp. ) ì66 Letteratura ^ Tiburtiai insinuò forse ai Popoli dsl Lazio la negativa del- le truppe ausiliarie ricliieste a forma de' Trattati , e la strana petizione fatui in Senato di avere un Console Latino . Nel- la Guerra , clie perciò fu dichiarata ai Latini , ed agli altri confederati sembra , che i Tiburtini affettassero un' artificiosa neutralità , poiché nel ritorno del Consolo Manlio dopo la vittoria riportata presso il Monte Vesuvio non soffrirono quel- lo spoglio di territorio . a cui il vincitore condannò le Cit- tà aderenti alla Lega . Ma quando li stessi Popoli spinti dal- 1 l'odio verso i Romani , e dal desiderio di ricuperare le pro- prie Tene ragunarono nn nuovo esercito , i Tiburtini ac- corsero svelalamcnte colle proprie niih'zie in loro ajuto, e fu seguito il loro esempio daPreneste, VelletrI , Anzio ,e La- nuvio . Il Consolo Lucio Furio Cammillo incaricato dell' as- sedio di Pedo fu molto inquietato dal Corpo de' Tiburtini che lo atta(;ca\ono alle spalle mentre la guarnigione di Pedo faceva dal suo canto una sortita. Cammìllo però colla su- periorità delle forze pose in rotta i Tiburtini , e costrinse la guarnigloiìe a rientrare in Città; che fu presa d'assalto. Il vincitore percor.se rapidamente tutte le Città del Lazio che si arresero , o furono forzate a rendersi. La sommissione fu generale , e numerose guarnigioni Romane lasciate da per tut- to assiruraroiio la conquista , Tivoli fu involta in questo in- fortunio ; ma fra le pene le più severe ,che soffrirono molte Città del Lazio altro gastigo non ebbe che la perdita parziale del suo territorio ,, //grò militati ,, Combinando quo! che .<;i raccoglie da Strauone , e Feslo .che il territorio di Tivoli giuguesso ns' tempi più remoti a cinque miglia da Roma, con quanto si ha dagli alti autentici di S. Sinforosa sulla Villa chiamala Pretorio ,che \\ di lei famiglia uell'annoiSS. dell' Era volgare possedeva nelP Agro Tiburtino all' ottavo , e nono miglio, sembra chi irò , che 1' aumento dell'Agro Ro- mano a discapito del Tiburtino non eccedesse l' estensione di tre , o quattro miglia . Sarà conlinuato . 167 lililliMillMWII Capitoli de^ Disciplinati della ven. Compagnia ec. di Sie- na . Testo a penna de'' secoli XIII. XI F. XV. con V elogio storico su la stessa compagnia , e con un catalogo ragionato di Testi a penna di nostra lingua che si con- servano nella Biblioteca pubblica di Siena : Dato in lu- ce da Luigi de Angelis P. P. e Bibliotecario . Siena 1818. pag, 282. iìi 8." -Lia storia delle private corporazioni legasi d' ordinario con quella della general società : né staremo qui a dire quanto il discoprimento delle memorie attinenti a coUegj degli an- tichi abbia alla men dubbia cognizione di moltissimi altri particolari contribuito . Perciò vorremo credere , che non pochi svolgeranno questo libro, oltre gli amatori della Hln- gua Toscana . E questi lo terranno carissimo ; poiché inco- minciatisi a scrivere i capitoli dei disciplinati nella più bella età di quella , abbracciano ancora i due vegnenti seco- li , decimoquarto cioè , e decimoquinto , Dimaniera che si può dire trovarsi in questo volume, se non gli annali della Lingua Italiana , almeno del gentilissimo dialetto Sauese ; il quale sopra molti ebbe vanto fin' ora, e l'avrà finché dall' antica semplicità non si diparta . Tocchiamo intanto qualche cosa che nel libro si con- tiene ; ove prima ci si offre la dedica al Nobil Uomo Sig. Marchese Angelo Zondadari de' Marchesi Ghigi Patrìzio Sa- nese , e quindi un' erudita prefazione del eh. E, Sig. Lui- gi de Angelis, che discorre sopra le cagioni avute di pub- , j blicare questo testo a penna , e di sopporvi l'indice ragiona- li to de' Codici , che si conservano nella Biblioteca pubblica j della Città di Siena, scritti ne' tre primi secoli suddetti del- i68 Letteratura la lingua , o ad essi appartenenti . Piacerà a' lettori la mo-^ destia dell'Editore, il quale sembra, che non volendo con- fidare nelle sue congnizioni , ed avventurarsi in un' pelago in- certo di bibliograftche ricerche, siasi contentato di recarci so- lo notizia di quei codici senza annotare quali tra di essi fu- rono editi ; e quali e quanti , se non di essi , de' consimili almeno , o stampati , o ancora inediti siano stati veduti , o citati da' compilatori del Vocabolario . I quali particolari, se pur non e' inganniamo , potrebbero con giustizia ricercar- si dagli amatori in un' catalogo ragionato . Ma potrà altri fa- re con maggior comodo questi studj, che non sempre è le- cito di richiedere a' primi editori , ai quali mille altre dif- ficoltà si pongon d'innanzi^ e l'appagar tutti in una voi' ta sola fu concesso a pochissimi . Non è però lieve il ser- vigio , che alla storia letteraria egli ha recato rivendicando al Secolo XIII. parecchi scritti che al susseguente da alcuni au- tori si aggiudicavano . Né disconverremo da quanto il me- desimo Editore dice, che fuor della celebratissima Accade- mia della Crusca e di questa Congrega de' disciplinati , niu- ua altra particolare Società potè vantarsi di avere aduna- to , e conservato tanti preziosi testi . Lo che in verità ci é parso probabile : poiché ove per ìnstituto religioso accorrea- no i maschj delle più nobili famiglie della magnifica Città di Siena , ragion voleva che anche il fiore de letterati venis- se accolto , in que' tempi che ì gentiluomini Italiani accop- piare sapcano la pietà alla dottrina : e avvalorati dal doppio confo! to di quelle sosteneano con dignità le magistrature j e governavano le repubbliche contro il lottare delle plebi tu- multuose e le insidie de' potenti . Quivi pure facendoci scor- ta il de Angelis aggiungeiemo come saria riuscito ben fat- to , che questi Codici della Compagnia fossero stati esami- nati dagli Accademici ; anziché tenerli nascosti per un falso xelo : il quale, benché tacciuto dal nostro scrittore, è facile Capitoli de' Disciplinati 169 interpretare per quella privativa , che alcuni con iscrupolo- sa avarìzia sì fauno delle cose da loro possedute . 11 qual con- siglio non è lodevole ; perciocché la maggior parte de' Mi 177. l' Imperador Federico e Papa Alessandro, il quale avanti le porte di S. Marco in Venezia ribenedisse quel Principe scomunicato , che avea portate le armi contro gli stati della Chiesa . E siccome per questo trattato l' Im- peratore se n' andò d' Italia , ove recato avea moltissimo spavento j e si quietò il tumulto delle republiche, che l'al- trui danno a parte meditando il proprio faceano : cosi è credi- bile, che quel buon rimatore Sanese sentisse allargarsi il cuore G. A. To. III. 12 47» Letteratur a in seno alla Pace , e cantasse . Con un fatto certo , e colle circostaozti probabili , può esser in tal guisa rivendicata la Canzone di Folcacchiero all'anno 1177 • Ricco di notizie , e non manchevole di sana critica è il Catalogo de' Testi a penna sovra enunciato , nel quale si po- tranno rintracciare all' uopo molte curiosità letterarie , che qui recate fuor di luogo rimarrebbero e quasi inutili . Dissertazioni Anconitane del Canonico Agostino Peruzzì. Volume primo. Bologn(i Per Annesio Nobili. i8i8 4«*' J_Jodevolissiraa impresa è , che chiunque abbia il necessa- |io ingegnjo e sapere lo impieghi ad illustrare la storia del- la Patria in cui nacque j sì perchè dalle storie municipali gran lume proviene alla generale delle provincie e dello sta- to : e SI perchè chi si applica a si santa opera ben mo- stra di non esservi mosso d' altra ambizione che di satisfa- re al debito della patria carità . Onde ci sembra , che sia ben degno di uu/ila commendazione l' illustre autore di que- ste dissertazioni : il quale, come lo dimostrano altre sue ope- re , potendo a più felici studi adoperare 1' ingegno , ed ac- quistarsi più chiaro nome , per l'amor della patria ha pre- scelto di contenerlo in più stretto conGne , e rinunziare a lutto ciò che più poteva lusingare il suo amor proprio . Di che gli devono saper buon grado ì suoi Concittadini ; e tanto più quanto bramavano da lungo tempo , ch'egli sten- desse la mano ad espurgare la patria storia dalle favole e dalle tenebre, di cui compariva fino ai di nostri infelice- mente deturpata . Ed è questo lo scopo al quale ha egli diretto le sue dissertazioni divise in due volumi . Quattro ne conlicuc il primo , uscito alla luce nello Dissertazioni Anconitane ijS scorso Maggio , nelle quali si fa egli giustamente ammira- re non meno, per la profondità della eiudizione , per la di- rittura del raziocinio per la perizia dell' arte critica , che per Ja chiarezza dell'ordine, per la eleganza dello stile, e per la purità della dizione . La prima dissertazione, eh' è della fondazione d'An- cona , reca moltissima luce su quell' epoca remotissima , che si perde nell'oscurità! Non potendosi dubitare, che i Si- culi fondassero Ancona , attestandolo Plinio nel capo deci- moterzo del Libro terzo , entra nella quistione ( la qual pe- rò non potrà mai risolversi onde indurre certezza), se quei siculi fossero greci coloni tragittatisi in Italia , o se anterio- ri ad ogni approdamento di colonie greche . E con tra 1' o- piuione del Bardotti e d'altri grecanici, coli' autorità del- lo stesso Plinio , di Silace Cariadeo ( eh' ei ben difende ), di Tucidide, e di Aristotele, e delle stesso Dionigi Alicar- nasseo , e colla ragion critica dimostra , che non furono , né poterono essere greci ; onde rettamente conclude , che dunque furono quegli anteriori, detti con altri nomi Aa-^ lattoni Aborigeni ec. ( n. i. — xxiii, ) Non prende ad esa- minare (che perduta opera sarebbe in tanta penuria d'ogni monumento ) se quei siculi ci venissero dalla Cananea o d'altronde, bastandogli provare, che non furono greci; al quale oggetto consacra il resto della sua dissertazione , a ri- fiutare uno per uno gli argomenti dei sostenitori del loro grecismo . Egli non pretende che abbiasi a riconoscere certa evidenza nella sua opinione , contento dì avere dato quel grado di probabilità che può avere : e per certo che non gli si può negare di esservi lodevolmente riuscito . La seconda è della situazione e de' varj abitatori d' Ancona . Considerata la situazione cosmografica , e geogra- fica , in cui la descrissero Plinio e Strabene e Pomponio Mela , corretti alcuni abbagli del Cluverio e del Boudrand 12 * 174 Letteratura intoruo al Cumerìo o Conerò , oggi monte d' Ancona , e al Guasco , oggi Colle di San Ciriaco , conclude cbe des- sa è al presente ivi slesso , dove fu posta da siculi fonda- tori ( n. 1.— -xvi. ) E brevemente accennata la situazione politica di lei nelle diverse vicende dei tempi (xvii-^xiiii), passa a rammentare quai popoli successivamente vi si stan- ziassero: prima i Siculi, \ Liburni e gli Umbri (xxv, ), esclusi gli Etruschi contra il pu'cre del Guarnacci e del No- ja , i cui argomenti rov3scia dalle fondamenta (xxix. — xli.); di poi ì Greci (lviu. ) , né mai i Galli (lviii — lxxix)j quindi i Picenli , de' quali illustra maestrevolmente la sto- ria (xLU— "LUI. ) . ?sè con minore maestria è quella parte trattata , dove si stabiliscono le prove, il principio e la ces- sazione del Grecismo di Ancona . I monumenti , che vi ri- mangono di questo , monete ed iscrizioni sono con bello ar- tifizio illustrati . Modestamente confessando di non sapere , quale de' popoli greci vi approdasse propone una sua con- ghiettura , che fossero gli Eginesi . Né meno commendevole è la modestia , colla quale , senza, nominare gli autori che prima di lui trattarono la storia domestica, per solo amo- re del vero confuta ì loro errori , e i loro abbagli . Dovi- ziosa dì erudizione, e di arte critica è questa dissertazione. Ma più ancora lo è la terza , dello stato d' ancona dall'avvenimento de' Picenti alla estinzione dell' Impe- ro romano d' occidente . E innanzi tutto niega con argo- menti certissimi , che durante il dominio de' Picenti foss' ella la capitale del Piceno , non potendo negarsi , che Asco- li lo fosse , Prende poi a confutare le assurde favole , che da certi autori furono foggiate j e bendi' ei non ne nomi- ni alcuno , chiaramente si scorge chi sia principalmente col- to di mira da lui per 1' onor della patria (n. i, x. ^. Ram- mentata dipoi r alleanza da' Romani ricercata co' Picenti ed il mal frutto che questi n' ebbero ) xi — xn) , meritamente Dissertazioni Anconitane 176 deride il romanzo di Pellìone e di Broglionìs , e la fonda- zione della Colonia romana nel cccclxx di Roma (xvn ^— xx). Ricerca quindi a qual condizione divr^nissé Ancona dopo 1' arrendimento de' Picenli : dubita se ascendesse in seguito a quella di municipio : e prova che due Colonie de'Roma- ni vi si stabilirono in epoche diverse ( xii — ^ xxxix. ) . Molte e curiose sono le ricerche , in cui si aggira la secon- da parte : sul linguaggio dei vecchi Anconitani , sul cóm* mei'cio , sulle arti , su' templi , e sulle Divinila loro parti- colari , (xLii— -Lxi), E intrattenendosi a determinare il sito del famosissimo tempio dì Venere , noia gli abbagli in- corsi dal Cluverio e dal Colucci (lxii). Entrando quindi ia parlare del porto e de' grandiosi lavori fattivi fare da Tra- jano, illustra la medaglia che a questo appartiene , e correg- ge i gravissimi errori , in cui caddero coloro , che non sep- pero riconoscerla , e pretesero abusando d' una lettera di Pli- nio , che il porto d' Ancona fosse detto porto di Trajano^ e fosse di figura anfiteatrale , e 1' arco erettovi dal Sena- to sorgesse nel mezzo ( lxiv — lxxviu ) . Oltrepassando ai public! edifizi dimostra ad evidenza non esservi mai stato n\ Ancona anfiteatro ( lxxx — — ci ) 5 ed illustrando tutte le greche e le latine iscrizioni che le appartengono , onora d' una scoperta affatto nuova la patria , che avesse cioè un ginnasio , nobilissimo edificio de' Greci . Del massimo impegno era per lui la quarta disserta- ne , dello f tato d'ancona dalla estinzione del romano im- pero d^ occidente fino al suo totale assoggettamento al do-> minio Pontificio > perché trattasi di contraddire ad una fra suoi inveterata opinione , essere cioè ella stata libera ed in- dipendente Republica . Pertanto rifiutato sulle prime il gros- solano errore , che l'ultimo Imperador d' occidente fosse pro- clamato iu Ancona , ed esattamente distinte le diverse epo- che, assume a dimostrare, che libera e indipendente Ro^ 176 Letteratura puhlìca non fu I.° né durante la tirannide gotica , II." né durante il governo degli Esarchi , III." né durante il re- gno Longobardico , IV . né dopo le vittorie delle armi Fran- che (vii — XXXI ). Sciolto dagli empì Augusti di oriente ogni vincolo di suddistanza, Ancona col resto della Peata- poli , si diede al governo della santa Sede , ed i diritti di questa furono confermati da Pipino , e da Carlo ; e distrut- to il regno Longobardico , gli Anconitani si affrettarono di pre- stare al PonteGce il giuramento dì obbedienza e fedeltà . I quali fatti provano ad evidenza , esser ella stata realmente dipendente dal Pontificio dominio ( vni— xlv) . E quin- di passa a provare , che tal fu ancora , benché privilegia- tissima , fino all' epoca famosa del mdxxxii . Derise le ani- li favole di Artasso re, e della regina Cortinea, ed altre sì fatte (xLVii — Lvi ) , data la vera idea del dominio Pon- tificio (lvii — Lviii), e sciolte alcune deboli contraddizio- ni (lix) , non dissimula 1' epoca (lix) , nella quale Ancona potè forse mettersi nella indipendenza (lx. lxi). Ma con argomenti di fatto e con irrefragabli autorità stabilisce , che prosegui a mantenersi nella debita soggezione ; e considera le assurde contraddizioni , in cui si avvolgono i sostenitori della indipendenza supposta (lxii — lxxii). Con documen- ti non meno certi prosegue la contit.uazione della domina- zione Pontificia ne' secoli xi , e xii (lxxiii — xcv ) . Lot- tarlo IH. assediolla , e l'ebbe per renderla alla santa Sede dalla usurpazione di Guarnieri ( xcvi — xcvm ) . Che se per pochi anni del secolo xii. si vede sotto l' influenza del greco impero j dimostra che il fu per seduzione , e violen- za , e dopo la pace di Venezia ricuperolla Alesandro ni. di cui smentisce la gita in An«ona coli' Imperadore e col Do- ge (xcix— .cix) . Dall' epoea d' Innocenzo m. confessano gli stessi suoi avversari , che spirò V ultimo fiato V auto- rità ( illegitima) degli Augusti ; e ces«a ancora di seguir- Dissertazioni Anconitane 177 il passo passo per addimostrare 1' assurdità del loro sistemai Ma in tutto il resto della disseirtazione con invincibili ra- gioni, e con irresistibili documenti , fra quali il Breve di Gregorio xt ; prosegue a stabilire la perpetuità della di lei soggezione alla sovranità Pontificia fino al mdxxxii. Né per questo Tiiega , che libera fosse la forma del suo govertio , ed avesse i diritti della zecca e del porto , ma per concessio- ne e privileggio della S. Sede e colla debita sudditanza ver- so di quella ; onde se vuoisi ^ non le contrasta il titolo di JRepuhlica , ma non competerle gli altri di libera e ìndi- pendente ( CXI — CXLV ) . Passiamo sotto silenzio moltissi- me questioni subalterne , che sottilmente chiarisce e svilup- pa , non permettendolo l'angustia di questo estratto. È il volume adorno di sette tavole in rame ; e nitida è 1' edizione . L' opera onora insignemente l' illustre Città e il dotto autore , i quale può essere sicuro del favorevole suffragio degl' intelligenti j e noi lo affrettiamo a publicar quanto pri- ma il secondo volume , e compiere per tal modo il si ben cominciato lavoro . B . . . . Leonis Bapt. Alberti Apologi : ilem Traduzione de' me- desimi in metro italiano : in auspicatissimis nuptiis Cor- rer. Zen. Patavii T jpis Sem: 1819: Accedunt non- nulli non ibi in lucem prolati ex God. Vat . V^uanto e qual' uomo sì fosse Leon Battista Alberti Fio- rentino niuno tra' meno eruditi è che noi sappia . Dalla indole istessa delle Opere di lui si manifesta , eh' egli cor- se il campo ameno della letteratura , e il gran teatro dèlie arti , e 1' Areopago delle scienze fin dalla priitìa giovinezza 178 Letteratura a passi di gigante . Perdio egli medesimo die precetti d'Ar- chitettiua , e delle altre due Arti sorelle : scrisse fdosofica- meute di Amore, di Politica e di Economia: illustrò molti luoghi de' classici scrittori: adoperò con eleganza tale la lin- gua latina , che una sua Commedia fu da alcuni tribuita a Plauto, e da Aldo Manuzio a Lepido Comico scrittore an- tico non conosciuto, che tale egli chiamossì nel titolo di quella. Cantò Rime \olgari : fu antiquario, glusperito , ed osservatore di cose naturali . In somma si fu egli un de* primi tra' coloro che seguendo il Magnifico Lorenzo de' Medici innalzarono dall'Atene novella la chiara lampada , che stenebrò i secoli , i quali ebbero il nome dalla bassezza , e dalla cecità . Furono dalla stampa trovata a suoi giorni pubblicate in gran parte le Opere di questo grand' Uomo 5 ed altre parecchie se ne conservano gelosamente in parecchie Biblioteche: ed hanne alcuna la nostra Vaticana , hanne al- cun altra la Reale di Parigi ; e la Strozziana , e la Gad- diana di Firenze ne posseggono ancora . Fralle non publi- cate fino a questo giorno contavansi cento Apologhi lati- ni , i quali però aveva tradotto in italiano , e così messi in luce nella raccolta di Opuscoli Morali s^tampati in Ve- nezia del i568, Cosimo Bartoli , elegante scrittore, ed auto- re anch'esso di nobilissime carte. Dicea di essi Apologhi il Giovio che 1' Autore avea superato Esopo in ciò, che riguarda la invenzione : del che noi lascleremo profferir giudizio a chi tale si estimi da poter sentenza dare sulle venerande Opere degli Antichi, Né certamente la sentenza di quel prelato ci muoverà in- contro gli archetipi greci con armi, che bastino^ poiché sogliono esse piegarsi innante a nudi argomenti della verità , Ma que- ste , ed altre cose lasciando da un lato , diremo : che parte di questi Apologhi ne viene ora fatta di pubblico dritto per le stampe del Seminario di Padova e per cura di Giuseppe Apologhi di L. B. Alberti 179 Bernardi : il quale dice in una breve e semplice Lettera latina ad Antonio Zen Uomo onorando, e nobile Veneziano, ch'essi furongli donati dalla Madre sua, cui dielH un ami- co letterato accompagnati da versione metrica Italiana . E questi , che sono undici gli narra averli stampati nell' av- venimento degli sponsali di suo figlio , affinchè servir possano di bella , e dilettevole istruzione a' nipoti , che nasceranno. Consiglio veramente saggio e degno di esser celebrato : per- chè dalla qualità del dono , quale sia quegli a cui è dona- to , e quale il donatore chiaramente ne appare ; laddove iu simili eventi la poetica adulazione , che non misura laudi , confonde spesso con la schifosa Lidia la bella Glicera , e con Mecenate il Pantolabo buffone , o lo scialacquator Nomen- tano . Né darebbero più odore a nostri giorni le rose e i gigli con tutta la schiera de' fiori , che spargonsi a larga mano sopra i talami novelli , se qualche Vate non isdegnasse di coglierli anch' esso , e farne lavoro peregrino , e gentile f : onde la materia di per se nobilissima ritorni in quel pregio dal qua- le aveanola tolta le profane opere de' volga rissimi cantori . Leggonsi gli Apologhi di Leon Bnttisìa Alberti in pro- sa molto candida e leggiadra , pieni di morale , pieghevoli verso le comiche foggie , e ricchi di novità , Aggiungere- mo che incominciò egli a scriverli di buon mattino il 16. Dicembre del 1427 : e aveall già posti a fine nel 24 del- lo stesso mese , eh" era il Martedì ad ore 19 in Bologna , siccome dicesi nella sottoscritta del Codice di essi clie ri- scontrammo nella Biblioteca Vaticana , Cosa minuta a raccon- tarsi , ma che pure serve a mostrare quanto ferace fosse d' ingegno Y Autore , e quanto avesse obbediente lo stile . Ci si tace dal eh. Editore il nome di chi abbia que- sti Apologhi tradotti con qualche parafrastico arbitrio in me- tro Italiano . Sia però chi si voglia , noi il loderemo di buon animo : perchè da si piccolo lavoro argomentar sì può, eli' i8o Letteratura egli sappia Je' maggiori fiirne all' opportunitlt . Confesseirè- mo però abbisognare ancora questo genere di poesia di molto studio ; cosa clie dai più non si crede . Cosicché non allon- tanandosi dalla eleganza delle proprietà rendansi con un cer- to lepore le volgari sentenze : difficile impresa creduta dalVe- nosino ; e nella quale il Parini sembra che a nostri giorni abbia ottenuto gran vanto . Né possiamo tacere del Bertela , uè del nostro Giangherardo de Rossi dottissimo cavaliere , i quali non adoperando il sale nero spregiato dal Venosino condirono le Favole e gli Epigrammi di un sapore assai no- bile e grato . Ed affinchè di quel che diciamo non ci si do- mandi ragione : ecco un saggio delle Versioni metriche di sot- to a questi elegantissimi Originali . I V. Canis venaticus catena oblìgatus quum videret alios cà- tles inutiles solutos vagari , et ludere ; Ita ne , inquit , esse inertes praestat ? V 1 Imperator sagittam , qua rex hostium ictus ceciderat , quum honorificenti ssime in tempio collocasset , ingemuit Ar- I V. Un Cai) ài molta lena Provetto cacciatore Dannato alla catena Dal timido signore , Scorgendo i cani inutili , Lisci , rotondi , grassi Muovere a lor capriccio Liberi e sciolti i passi : Ahimè ! disse dolente , È meglio al mondo Y esser buan da niente . V I. Ai patrii Numi il vincitore offerse Di lauri inghirlandato Apologhi di L. B. Alberti t8i cus, quippe qui faeinoris maxima fuisset causa inglorius praeteriretur . V I I. Cipresles horologli inventor , quum io rota minimum quemdara dentem castigaret , atque rogaret, quid ita contu- max inhaesisset, taatique operis cursum detìnuisset : respon- dit : Ne iners pondus perpendiculi tantarum sibi rerum glo- riam vindicaret . I X. Diserai Philomela strepeuti Merulae : Aut tace , aut concinnum aliquid cane . Respondit illa: Deliras tu quidem, quae nihil nisi ex intima arte depromtum effers : nam sic vivitur hac aetate , ut non qui didicerint , sed qui didicissé videantur periti in primis habeantur . Lo strale avventurato , Che al nemico tiranno il fianco aperse . L' Arco pianse negletto : eppure egli era Di si beir opra la cagion primiera , VII. Cipreste 1' inventore Dell' ordigno gentil che addita 1' ore, Di certa ruota rintuzzando un dente Ch' era troppo eccedente, MiserabiI , dicea , perchè pretendi Solo turbar tant' opra, e d'ogni parte L' armonico lavoro a che sospendi ? Il dente a lui : Perchè non venga restì Tutto r onor di si mirabil arte Air orgoglioso e inerte contrapeso . I X. Ad un Merlo ciarlone ed incivile Mosse tai detti I' Uscignol gentile ; Per carità , fratello , Quel tuo fischiar mi lacera il cervello ; O taci , o cambia tuono , E qualche eosa almen canta di buono . i8a Letteratura Siamo intanto certi , che siccome accade delle cose gen-^ tili , desteMssi brama di veder publicata tutta la centuria degli Apologhi di Leon Battista: poiché ella è indegna della polvere e dell'oblio, ora precipuamente che se n' è divulga- ta la fama . Ma già siamo fatti consapevoli che il eh. Ber- nardi l'ha destinata ai benemeriti tipi del Seminario Pata- vino , ai quali egli con singoiar diligerlza presiede . E noi per aiiticipare ai nostri lettori il piacere dellii novità e per dar pregio al nostro Codice Valicano n°. 5i5l., he rechia- mo alcuni pochi qui appresso: lasciando cosi all' Editore sud- detto , che ci ha indicato queste recondite ricchezze , la glo- ria di regalarle egli intére alla letteratura ^ alla quale riusci- rebbero ancor più gradite , é al diletto e alla facile istruzio- ne de' fanciulli più adatte , se della metrica ' versione dello stesso anonimo ne venissero accompagnate , non senza un maggior lavoro dì lima , che mai non si desidera invano : né senza una maggiore strettezza coli' originale : dal quale sembra che il ra,edesimo volgarizzatore non di rado si di- parta . Ex Cod. Fat. N° 3i5i. L X X V. Quidam a rege inspecto gemmati pioto , quod esset regium uti munijìcentin , petiit ut vestem illam auream , qua erat indutus mutuo conceder et . Hanc si detraxeris ojestem , inquit pictura , iam nullas surn . TvL deliri; sull'istante L' inicrruppe il petulante, T'u che studi e aneli tanto Per modular artificioso il canto . Fratello al nostro secolo L'aver non giova, ma il mostrar dottrina 5 E chi fa più romor , più I' indovina. Apologhi di L. B. Alberti i83 L X X V I. Arcus a chorda petebat, ne alter alteri esset mole- Stus , ut autjieret longior , aut obrumperetur . Haec cantra ex ilio petebat ut aut jieret hrevior , aut perfringeretur. Tandem , cum utrisque conditio dura mderetur , dixit chorda : igitur tu viribus , ego nevvis jus tuebimur . L X X V I I I. Killicus in bovem contumaceni : Ego te hoc laterìcio lapide percutiam inquit. Bos qui eum extulerat , quem mot- lem , cum versabat , esse meminisset , modicc laesurum ar~ bitrabatur . Denique percussus sensit ut esset igne perdu- rus redditus . L X X I X. Fucus in regem Apium. hujusmodi convicia dissemi- nabat : Ille ignavus in deliciis marcescit , ego visendis regionibus , et commetandis rationihus dum consumar : ta' men illi ocioso \sermre malunt . Jlespondere Apes : tu quidem per egesta,tem industrius videris cum in odo su- pinus , tum et in regno i{itempcrans esses : noster vero rex suis consulendo mavult domi bonus esse quam foris glo- riosus videri . L X X X. Vulcanus Plauti poetae comici amico Cornuì , quo erat conclusus, tu meum splendorem offuscas dixit. Jiespon- dit Cornu : Te quidem , cum a ventar um impetu , et vi- tae periculo conservem , meminisse oportet quod ajunt : incommodum sine incommodo vitari non posse . L X X X I I. Scopulus , qui minores inter undas se se superbum efferebat, majoribus undis adventantibiis illieo delitesce- bat . Rogatus quid ita : respondit ; Stultum est nos ma- joribus videri pares velie . i84 Iscrizioni Nomentane ec. Continuazione e fine V . To. 1 p. 202. e 33 1. CAPO IV. Iscrizioni trasportate da Mentana a Roma , e collocate nel Museo Vaticano . uso di rimuovere le antiche Iscrizioni dal sito , ove furono trovate , secondochè io avviso, non è lo- devole . Imperocché sembra , che que' venerandi sassi trasportati altrove , perdano alquanto di quella , oserei dire , sacra venerazione , che inspirano veduti là , dove per volere de' nostri antichissimi Padri fu- rono collocati ; e dove giacquero tranquillamente per tanti secoli , ricuoprendo le quiete ceneri e 1' os- sa di tali , che alla nostra immaginazione pajono te- ner del divino , sia per le grandi cose da loro ado- perate , sia per quel misterioso velo, che lasciarono innanzi agli occhi nostri i secoli trapassati . E' certo io credo che niuno v' abbia, cui non pia- cesse portar lo sguardo sui monumenti degli Scipio- ni là nella semplice e povera camera sepolcrale pres- so la Porta Capena , sebbene ora si veggano elegan- temente collocati nel magnifico , e ricco vestibolo del Museo Pio-Clementino . E molti secoli trascor- rendo . credo che ilmarmo , il quale chiude le ce- neri dell' Ariosto, le fibre tutte ci scuoterebbe , più che non suole, se quelle ceneri non fossero state via tolte dal sagro abitacolo dove lungo tempo si giacquero , per collocarle tra i volumi di una pub- blica Biblioteca . Ma lasciamo stare di ciò . Chi non vede il danno, che nella Storia deriva da siffatti tras- portamenti ? Imperocché , parlando più da vicino sul nostro proposito , se in tutti i moderni luoghi, ove furono le anticlie Città , e le Colonie , e i Mu- Iscrizioni Nomentane i85 picipj , le dlsotterrate lapidi insieme si raccogliesse- ro ; si avrebbero tanti Musei quanti sono i luoghi abitati : e saprebbesi con certezza da qual gente anticamente que' luoghi furono popolati ; e qual no- me avevano, e quai Tempj v'erano, e quali altri Edifici sì privati che pubblici ; e quali Collegi , e quali Magistrature : Oltrachè gli abitatori moder- ni potrebbero fastosamente annoverare i nomi di tali, o tali altri cittadini , che famosi o per toga , o per armi, o per altre imprese avessero avuti i natali nel- la stessa lor Patria : Né, così come siamo , incerti sa- remmo sulla origine di tante famiglie , di tante Tri- bù , e di tanti nomi . E notisi, che siffatte coUeziq- ni non così scarse sarebbero come altri forse si per- suade : perciocché la grandezza e lo splendore di Ro- ma , non possendo, per così dire, capere in se stessa, per tutte le città Italiche si diffondeva , e massime per que' luoghi che più vicini fiorivano . Onde ogni piccolo municipio posto presso alla Città dominatri- ce del Mondo più in Edifizj , in Statue , e in scritti marmi abbondava, che non abbondano di presente le Città regali e magnifiche . Né sarebbe a temere che le Romane l'accolte povere e manchevoli ne di- venissero : perché se tutte insieme diligentemente si raunassero le Iscrizioni, che manda fuori ogni gior- no il fertile nostro suolo , surgerebbe un Museo di Lapidi tanto grande , quanto é la stessa nostra Città . A questo mio ragionamento proemiale han dato im- pulso e materia le due Lapidi Nomentane, che ho rin- tracciate nel Museo Vaticano , e che avranno ivi per certo molte altre compagne , che a me non é venuto fatto di rintracciare . Le quali due Lapidi , e partico- larmente la seconda , agli altri pregi ' ^^ ^^^^ ^"^"^^ ricche , questo pure uniscono, per quello che io ne stimo, grandissimo , che ci svelano 1' origine antichis- sima di parecchi nomi , e voci Sabine . E qui , a di- chiarazione di ciò che per noi si è detto nel Cap. I di questa nostra Operetta , vuoisi osservare , che se i44 Letteratura Livio annunciò i Nomentani tra i prischi popoli La- tini , ciò fece , perchè Nomento separata era dalla Sabina , e alle Città del prisco Lazio aggregata nel tempo che qnelle tre guerre, di che egli scrisse, furo- no guerreggiate tra il popolo di Roma , e quelli del vecchio Lazio . Per altro Nomento ne' tempi più ri- moti era stata Frontiei^a de' Sabini , e fortissima Cit- tà di quelli. Laonde Virgilio menzionando i popoli della Sabina , che guidati da Clauso furono in aju- to a Turno contro ad Enea , narra pur come que' vi convennero , che abitavano Nonientum urhem (i); tribupndo per tal modo a Nomento il nome di Cit- tà , e di Città de Sabini . Ed è (2) lo stesso Virgilio che ci narra eziandio , come in processo di tempo i re di Alba , che signoreggiarono il La- zio, stesero la loro Signoria sopra Nomento, e sopra parecchie altre città : siccome apparisce dai versi che noi abbiamo allegati al Capo I. In questa guisa i Nomentani , per quello che si appartiene alla dominazione , diventarono Latini ; ma geograficamen- te parlando non cessarono per ciò di essere Sabini: non altrimenti che lo sono anche a d\ nostri' insie- me con tutte le Terre di quella Provincia , benché si riposino sotto il novello dominio di Roma (a) . Ma egli è tempo di procedere ad illustrare le due ridette Iscrizioni le quali non stanno fra le altre della grande collezione Vaticana : ma 1' una incisa nel bel mezzo di una gran base maiinorea alla quattro piedi, e larga tre vedesi a sinistra nella prima entrata del Mu- seo Cliiaramonti , ed ha sopra la Statua d'una Diana cacciatrice, 1' altra scolpita in una ben larga lastra di marmo non è stata linora posta in serie , come quella , ciie di recente acquistata , chiudesi ne' vasti Magazzini Vaticani fra le molte egregie sculture , (1) Lib. VII V. yi2 (2) Vedi Stratone Lib. V. , e Plinio Hist. L. 3 e. 12 Iscrizioni Nomentane 187 che ornar dovranno il nuovo vastissimo Gorridojo del quale sarà aggrandito il Museo per la Munificen- za dell' immortale nostro Sommo Pontefice . In ordine la XV III. Alla diritta della base liavvi 1' Urceolo , alla sini- stra la Patera . GN. MUNATIUS . M .F . PAL . AURELIUS . BASSUS PROC . AUG PRAEF . FABR . PRAEF. COH . Ili SAGITTARIORUM . PRAEF . COH . ITERUM . lì ASTVRVM . CENSITOR . CIVIYM ROMANORVM. COLONliE . VIGTRI CENSIS . QV.E . EST . IN . BRITTANNIA CAMALODVNI .CVRATOR VIAE . NOMENTANAE . PATRON VS . EIVSDEM MVNICIPI . FLAMEN . PERPETWS D VVMVIRALl . POTESTATE AEDILIS . DIGTATOR .TTll Giovanni Battista Visconti Padre di Ennio Quiri- no , allorché esercitava 1' officio di Commissario del- le Antichità 5 fece trasportare da Mentana a Roma questa bellissima Iscrizione comperala scudi cin- quanta , e collocolla nel Museo Vaticano . Essa ar- ricchisce pressoché tutte le Collezioni Lapid.aie , ed è riferita da molti altri Scrittori di cose arclieolo- giche . Né ci reca maraviglia che lo Speraudio nel- la sua opera non 1' abbia trascritta com' essa giace, ma svariata in più luoglii . Ci maravigliamo bensì che lo stesso abbiano pur fatto e il Fmivuùo, e G. A. Xo.-ni i3 l88 L E T T ER At"u K A il Lipsia , e il Gì'utero , ed altri in siffatte mate- rie espertissimi. E notisi, che non tutti errano una stessa cosa , o parola , ma chi 1' una , chi 1' altra . Ne' quali errori non cade il Fabretti , come qu.e£;li che di sua mano la copiò dal marmo , che a' suoi tempi stava presso la Chiesa di San Giorgio a poca disianza da Mentana (3) . Leggesi anche diligentemen- te trascritta in un Codice Barberino , eccettocliè al fine della prima linea manca la tronca parola PAL. indicante la Tribù Palatina , alla quale Gneo Muna- zio Aurelio Basso appartenne . Ed avvi nello stesso Codice sotto la riferita Iscrizione la seguente nota: in Trilla Canonicoruni Reiriilariani Sanati Salvato- o ris in Lauro apud Nomeiitiini . Excripsit Carolus Moronus : lo che è tanto dire , quanto che la nostra Iscrizione trovavasi in allora presso alla Chiesa di S, Giorgio , come si ha dal Fabretti ; imperocché questa Chiesa coir adjacente possessione perteneva in quel tempo ai Canonici Regolari di S. Salvatore in Lauro . Il Ch. Avvocato D. Carlo Fea , sapendo che noi ragionavamo intorno questa materia, ci è stato cortese di una copia della Iscrizione tratta dal Co- dice Barberino , colla sottopostavi annotazione . Il Panvini , e dopo lui il Grutero hanno asserito che la Iscrizione , di che favelliamo , sia stata discoperta in Tarragona . Né vuoisi accagionarli di errore con troppo rapido giudizio : perciocché potrebbe pur es- sere che due simiglievoli Iscrizioni fossero state in due marmi scolpite , e l' una posta in Tarragona , r altra in Nomento . Gneo Basso ha nella Iscrizione due nomi gentilizj : Munazio , ed Àiwelio . Forse come Munazio è il Gentilizio Paterno , cos\ Aurelio è il gentilizio Materno , ovvero questo gli venne per qualche redaggio . La Gente Munazia fu nume- rosa quanto altra mai , e divisa nei Fianchi , ne' (3) Inscript. e. i. pag. 19 Iscrizioni Nomentane 189 Rufi , ed in altre ramificazioni . Io terrò più lungo ragionamento intorno la Gente Munazia nella descri- zione, che ora sto compilando, della cava aperta ne' campi di Tor-Marancio , appartenenti in quanto al dominio du-etto a S. A. R. la Duchessa di Chablais, e in quanto al dominio utile a S. E. il Conte D. Giuseppe Conti ; personaggi cui sempre vorrò meglio che a me medesimo , mercè de' moltissimi beneficj che ne ho ricevuti : perciocché la gratitudine ( se- condochè io credo ) tra V altre virtù è somma- mente da commendare (4). Nella ridetta cava , del- la quale io medesimo fui regolatore , si venne di- scuoprendo la casa , e villa suburbana di Muna- zia Procula figlia di Marco Munazio . Laonde di que- sti Munazj più acconciamente ivi parlerò che qui non farei . La Gente Aarelia ebbe origine dai Sabini : I qua- li la chiamavano Auselia per la stessa ragione che dicevano Aasum invece ài yiuram(p) . Fu divisa nei Cotta , negli Oresti , negli Scauri ; e in tutte que- ste diramazioni ebbe Consoli : Divenne ancora più il- lustre per molti Imperatori ; de' quali il primo fu Aurelio Antonino Pio : e diede il suo nome a Vie , a Porte, ad Acque , a Fori, a Tribunali , a Leggi. Forse di origine Sabina fu pure il cognome Basso; imperocché non è stato mai latinamente usato da nin- no Scrittore . E sappiamo che regnando Diocleziano Imperatore un Basso di nazione Sabino fu prodigo della vita per esser martire della Cristiana verità (6) . Questa voce ha fatto passaggio nella nostra favella Italiana : ed ha la medesima significanza , che per certo ebbe negli antichi secoli : cioè a dire : Uomo piccolo della persona . La Tribù Palatina , alla quale Basso era ascritto (4) Boccacio . (h) testo in Verbo Aurum (6) Bollai! i. ;ul iliem 19 Octobr. Ì^O L E T TER ATUllA fu del numero delle quattro Urbane , e ottenne il no- me dal Colle Palatino . Espedite queste cose intorno i nomi del nostro Gneo Miinazio Aui'elio Basso , e intorno la Tribù al- la quale appartenne, toccheremo degli ufficj da lui eseixitati, i quali furono nulla menò che dieci. I Prociirator Aw^usti . II Praefectus Fahrorum . Ili Praefectus Cohortis tertiae sagittario rum . IV Praefectus Cohortis iteruni secundae ( idest cohortis geminae , ) Asturum . V Censitor Civiuni Romanorum Coloniae Victri- censis ( nempe victricis ) , quae est in Brittannia Cainaloduni . VI Curator Viae Nomentanae . VII Patronus ejusdem Municipii . Vili Flaineìi perpetuus Duumvirali potestate . IX Aedilis . X Dictator quartwn ( idest quarta vice ) . Discorriamo tutti qviesti ufficj partitamente . I. Procuratore d' Augusto . Di questo ufficio assai di frequente fanno menzione non pur le antiche La- pidi, ma i libri delle Storie e delle Leggi Romane. Dove non di rado ancora si trova Procui-aLor Iin- peratoris (7) Procurator Caesaris (8) Procurator Principis (y). È per altro da osservare che v' eblie più d' una specie di silfatti Procuratori. Conciosiaché taluni fos- sero destinati ai particolari servigj del Principe, o della Casa Augustale , come Procurator Augusti a patrimonio, a mandatis , a rationibus: altri doves- sero vigilare intorno ad lui (jualclie pul)ljlico aliare particolarmente ad essi assegnato , come Procurator (7) Leg. fioal. Digest, de Jarc Fisci (8) Digest, de Offtc. Procurat. Caesaris (9) Leg. 32 Dige-t. e quib. caus. major. Iscrizioni Noimentane j^i sfigesimae haereditatum , ad bòria damnatovwn , ad praedia Gallicana , a censihiis accipiendis: va altri dallo Imperatore mandati per le Provincie con auto- rità quasi sovrana , non solo quella giurisdizione co- la esercitassero che in Roma suolevano i Tribuni, o Questori Erarii ; ma più oltre assai la dilatassero. II perchè Svetonio ragionando delle costoro procu- razioni le c\\ìdLm?L procarationes ampllsslmas (io). Ottaviano Augusto fu il primo che cominciasse a mandare per le Provincie questi potenti : imperoc- ché prima di lui non furono di tali procuratori in- viati altrove , che in Siria . Ma Ottaviano quest'una potestate ad essi aveva concessa, che i puìiblici Dazj esigessero , e che i suoi comandamenti , ove dati lor fossero , inalterati eseguissero . Ne voile se non di rado , che potessero tener ragione intoino alle dispu- te che assai volte nascevano intra il Fisco , e gli abitanti delle Provincie . La quale giurisdizione nel- le cause Fiscali fu ad essi Procuratori data da Clau- dio , e siffattamente , che volle stabilito per Decre- to del Senato, parem vini iterimi habeiiduin a Pro- curatorihas suis jiidicataruni , ac si ipse statuis- set (li)- Per lo che alcuni di costoro conoscen- do che i lor giudizj non potevano essere richiamati ad esame , davano torto per dritto : e il dritto era dalla parte del Fisco , e dalla parte contraria era il torto : sia perchè credessero far cosa graziosa ?^.^X Imperatori , sia perchè fosse loro dovuta una par- ticella di tutto che entrava nella pubblica Tesaure- ria . Né certo fu laudevole consiglio quello di Ve- spasiano , ( ottimo principe , ma che pur qualche volta peccava in avarizia ) : Il quale inviava Pro- curatori nelle Provincie que' che più poveri era- no e più famelici : e poiché impinguati si fossero (io) Sveton. in Galba e. i5 xi. 4i et alibi (lO Tacit. Ann. XII. 60. i. jyi Letteratura chiainavali a rendere ragione , e tutto ritoglieva loro , al primiero stato di povertà ritoi^nandoli : Il perchè Vespasiano era motteggiato con questo mot- to : „ che usava de' Procuratori non altrimenti „ che sogliasi delle spugne : perchè di aridi 1' j, inumidiva, e inumiditi spremevali „ (12). Ed in tal guisa dava opera che i suoi suggetti patissero aggravio : anzi egli stesso , sebbene non per se, ma per la Repubblica , si facea partecipe del mal lucro, in guisa per certo non dicevole all' Imperiale Mae- stà. Laonde con altissime laudi fu rimeritato quel glorioso Trajano, il quale amante , siccome egli era, del giusto , volle che la causa dal Fisco non fosse con miglior occhio guardata che quella de' Cittadi- ni : e perciò , lui imperante , : inncehatur Fiscus , CLijus causa numquain mala est Jiisi sub borio Prin- cipe : (i3) E qui vogliamo notare, che Munazio Bas- so non fu per certo del numero di que' famelici , e cattivi Procuratori , che noi testé menzionammo. E per assertore di questa nostra , non dirò opinione , ma certezza , induciamo il marmo stesso Nomenta- no , che di lui parla : Dove , oltre all' uffizio di Procuratore di Augusto, veggiamo nel solo Munazio raccolte tante , e si onorevoli , e sì perigliose di- gnità , non pur Civili , ma Militari eziandio ; che in mal' uomo da niun' Principe (comechè pessimo) , e da niun Popolo non si sarebbero collocate . II Prefetto dei Fabri : Presiedeva il Prefetto de' Fabri a' ferra] , a' legnajuoli, e a tutti altri artefici che seguitavano il campo : Ed aveva cura , che si fab- bricassero , e risarcissero le Machine, e i tormenti bellici alti a superar le trincee , e ad espugnare le as- sediate Città . Ili Prefetto della Coorte terza de sagi/tarj . Il Grevio (i4) dimostra contro la opinione del Par- (12) Sveton. la Vespas : cap. 16 (i5) Tacito (i4) Thes. Ant. Rom. t. 1 . Pra-fat. Iscrizioni Nomentane ig3 vini, che le Legioni non avevan Prefetti , e che ta- li erano propriamente chiamati quei soli , che co- mandavano le Coorti Sociali , ed Ausiliarie . L' offi- cio de' Tribuni nelle Legioni era quasi un medesi- mo che r officio di Prefetto nelle Coorti Ausiliarie, e Sociali . I Sagittari erano soldati leggieri armati di arco , e di faretra , non solo Fanti , ma Caivalieri eziandìo (i 5) . E questa voce Sagittarius ha conser- vata la medesima significazione nella nostra Italiana favella . Petrarca (17) • Si tosto come avvien che 1' arco scocchi Buon Sagittario E Clorinda nella Gerusalemme Oprai 1' armi lontane Sagittaria (noi nego ) assai felice; Dun(|ue sol tanto a Donna , e più non lice ? Il Muratori (18) ci ha serbato 1' Epitafio po- sto sul sepolcro di un Tito Flavio Espedito , il quale insegnava 1' arte di ben saettare . D. M. T. FLAVIO. EXPEDITO DOGTOR. SAGITTAR. FLAVIA. EVPHROSYNE ET. ATTICA. FILIAE PATRI. B. M. IV Prefetto della seconda Coorte gemina de- gli Asturi , Se le parole della nostra Lapide giaces- sero così: Praefectas iterum cohorfis II Asturum : dir si potrebbe , che Gn. Munazio Aurelio Basso fos- se stato per la seconda volta Prefetto della secon- da Coorte degli Asturi : ma poiché nella Lapide si legge Praefectus Cohortis iterum II. Asturum , so- no d' avviso che a queste parole meglio si confacela l'interpretazione Prefetto della seconda Coorte ge- (i5) TaL'it. Ann. Lib. 2 e. i 6 (16) Son. 66 p. I (17) C. 12 St. 3. (18) Clas. i3 pag. 954 »• 4 ic)4 Letteratura mina degli Asturi . Ottaviano Augusto , il cui esem- pio fu poi seguito dagli altri Cesari , pose nome di gemine a quelle Legioni , le quali dopo essere state disfatte, e gli avanzi distribuiti per le Legioni rima- nenti , venivano poscia formate di nuovo , e riordi- na te (19). E comecliè gli Storici , per quel che io sappia , non facciano menzione che delle sole Legio- ni gemine ; non trovo ragione di credere che un e- gual costume non si ritenesse in riguardo alle Coor- ti J?>ociali , ed Ausiliarie , ([uante volte queste fosse- ro andate disperse , e si volesse ricongiungerle . Anzi pdtrehbe dirsi clie come le riordinate Legioni si ap- pellavano gemine , cos'i quelle riordinate Coorti si appellassero iterwn /, iterum 11 , iterinn III, e cosi alle altre via discorrendo . E fu cosa ben facile che la Coorte degli Asturi andasse dispersa, e dovesse riordinarsi . Perchè gli Asturi , popoli dell' Asturia , che ora è parte del Regno di Castiglia , erano uomi- ni bellicosi e dispregiatori di vita: De' quali parlan- do Floro dice, che furono genti j-obitstissime : (ao) e Silio Italico diede ad essi nome di Belligeri {^i) V. Accensatore de Cittadini Romani della Colo- nia Vittrice stabilita a Camaloduno nella gran Bre- tagna . Chiamavansi Censitores coloro , i quali o im- ponevano il censo , o ne ricevevano il pagamento : E questo pagamento era dovuto da' soli cittadini Ro- mani . Munazio Basso esercitò 1' officio di Accensatore in Camaloduno , o Camuloduno secondochè scrivo- no Dione (3a) e Tacito (23) . Fu Camaloduno la prin- cipale delle circustantij Città Brittanniche, e sede di Monarchi . L' Imperator Claudio , dapoi eh' ebbe de- bellata quella parte della Britannia , trasformò Cama- (10) Dio.Lib. 55. (20) Li').. XII V. 748 (21) Lib. IV. e. 12 (ai) Din. Lib. 60. (ao) Tao. Ann.L. XJI Iscrizioni Nomentane igS lotluno in Colonia , mandandovi ad abitare una mol- titudine di foi^tissìmi veterani (a4) • E forse allora questa Colonia meritò esser chiamata viltrice ( se pu- re già da Claudio non aveva tal nome) quando sot- to l'Imperio di Nerone, essendosi tutta quella Pro- vincia ribellata dai Romani, il prode Svetonio Pau- lino co' suoi Veterani , che pochi erano a rispetto de' moltissimi ribelli , nuovamente al Romano pote- re la sottopose, in quella memorabile giornata , in che furono morti , o feriti , e presi ottantamila Brit- tanni (aS) . Ora nel luogo ove già fu Camaloduno siede un piccolo Castello chiamato Maldon , ed è chiuso nella Provincia di Essex . E qui noterò due cose : E sono : I. che la nostra Iscrizione può esser di molto posteriore all' Imperio di Claudio , ma non può aver preceduti gli ultimi anni della vita di lui; ne' quali la Città di Cama- loduno divenne Colonia de' Romani : IL che la paro- la y ictricensis non si trova in uso presso niuno de- gli antichi Scrittori ; ma suona lo stesso che il ge- nitivo Victvicis : e ciò a quella stessa guisa che gli antichi dicevano Albani , e Àihenses e noi diciamo AU hani^ e Albanesi , e simili . E forse fu adoperata la vo- ce Victricensis per distinguere questa Legione da qualche altra che portasse il nome di Vittrice . Nella Collezione Gruteriana alla pag. 4^9- '^um. 5. ( do- ve questa Iscrizione poco accuratamente è riferita) , dopo la parole Victricensis si legge la seguente nota del Guàio: dieta a Veteranis L. xiv gcminae Martine Victricis : ne so quale appoggio abbia questa asserzio- ne : perchè la Legione Maizia Vittrice potè essere ben diversa dalla nostra Legione Vittricense. VI. Curatore della Via Nomentana . Onorevole di molto fu r officio di curatore delle pubbliche vie : e più delle vie esterne , che delle interne di Ro- (24) Tarit Annal. Lib. XII. Zi. (25) Tacit.Ann. Lib. XlV, Zj. ic)6 Letteratura ma: sendo quelle, più che queste, lunghe, ampie, sontuose . Pronosticavasi il Consolato a chi otteneva siiFatto ufiicio , e assai \olte il pronostico si avve- rava . Cicerone nella prima delle Pistole ad Attico facendosi ad indagare quali sarebbero stati i Conso- li nell'anno di Roma 690 fermò la opinione in L. Cesare , e in Termo : perchè Cesare avea per se la pubblica voce; e perciiè Termo era Curatore della Via Flaminia . E quale fu , secondochè narra Plutar- co , la cagione non ultima , per cui s' accrebbe la benivolenza del popolo verso C. Giulio Cesai-e , se non tra le altre ancor questa , che fu egli eletto Cu- ratore della Via Appia , e molto de' pubblici danari vi spese, e molto ancora de' suoi? Né ^uari di tem- po passò , che ottenne il Consolato insieme con M. Calpurnio Bibulo : il quale per altro fu Consolo per solo nome , e i motteggiatori dicevano , che Consoli non erano già Cesare e Bibulo , ma Giulio , e Cesare. I Congiunti , e gli Amici suole vano congratularsi con que'che fossero stati eletti Curatori di qualche via : tanta stima facevasi di quell'officio: il quale non isconvenivasia coloro, che avessero già esercitata la dignità Consolare : che anzi questi si tenevano da quello onorati . Su che stimo che sia da riferire ciò che C. Plinio Secondo scrisse a C. Plinio Ponzio in- torno Cornuto Tertullo eletto per Curatore della via Emilia (a6) Credendomi far cosa grata a chi legge ho volgarizzata l' intera Epistola . « Erami ridutto nel Municipio alloi'cliè udii la no- « velia , che a Cornuto Tertullo era slata comines- « sa la Cura della Via Emilia : Né so appieno signi- cc ficare quanto diletto ne abbia io preso , e per lui "« e per me stesso: Per lui, al quale debbe esser « iratissimo siffatto onore concessogli senza che ad- « dimandato lo avesse : e sia pure, siccome egli è. (a6) Plin L. 5. Ep. 16. I Iscrizioni Nomeìntane 197 vuoto ci' ogni ambizione : Per me che crescer sen- to neir anima la dilettanza dell' ufficio in me col- localo , dappoi che uno simile ne ha ottenuto Ter- lullo (27): Perchè io slimo che 1' essere agguaglia- to ai buoni sia pivi da avere in pregio , che il cre- scere in dignità . E chi migliore di TerlulIo?Chi di costumi più candidi ? Chi a simiglianza de' no- stri buoni antichi in se solo ristringe ogni manie- ra di laude? Le quali cose mi sono note non già per fama, che pur di lui suona chiarissima , e a' suoi meriti convenevole : ma per lunghi e grandi esperimenti . Injperocchè da entrambi noi furono sempre amati , e lo sono , direi quasi lutti , o sia- no uomini , o donne , che 1' età nostra produsse degni d'emulazione : E questo consorzio di ami- cizie ci legò con istretto legame di familiarità : Al quale ancor quello si aggiunse , che ci unì nel- le pubbliche Magistrature : Conciosiachè tu sap- pia , come egli nella Prefettura dell' Erario mi fu Collega, quasi a' miei voti concesso: e fummi eziandìo Collega nel Consolato : Dove profonda- mente in lui lessi, e vidi quale e quanto grande uomo egli fosse : e il seguiva come maestro, e gli portava la stessa reverenza che a Genitore : lo che gli era dovuto più per la maturità del senno, che per quella degli anni . Per le quali cose se- co lui mi congratulo , e meco slesso ; e queste mie congratulazioni sono men private , che pub- bliche : perchè veggo che finalmente il sentiero della virtù non più gli uomini guida ai pericoli, come suoleva ; ma sì li guida agli onori . Saria- no i detti infiniti se volessi lasciar libero il freno alla mia letizia. Ma e' mi convien prima reassumere quelle cose , a che io attendeva allo- ra quando il messo mi sopragiunse . 1' mi stava col padre del suocero nìio , e colla Zia della mia Don- (27) Era Plinio Curatore in Eoma dcir Alveo (U'I Tevere , e delift KJpe , y. Biiclincr cid Fiin. li. l. 198 Letteratura « na , e con gli amici da lungo tempo desiderati : ce Andava attorno pe' miei campicelli : Ascoltava di ce molte querimonie de' campagnuoli : Leggeva i con- ce ti a mio malgrado , e a corsa d' occhio ( percioc- ct che ad altre carte , e ad altre lettere mi son di- ce cato ) : ed avea pur cominciato ad apparecchiarmi ce al viaggio : imperocché mi trovo stretto infra gli ce angusti limiti dell'ottenuto congedo ; ed ora la no- ce velia udita dell' officio dato a TertuUo fammi viep- ce più risovvenire del mio . Desidero che tu presso ce allo stesso tempo ritorni dalla tua Campania, affin- ce che ( quando sarò in Roma ) il nostro convivere ce non sia scemato di un solo giorno . Sta sano . VII Patrono dello stesso Municipio : I Patroni , secondochè dice Servio, erano quasi Pa- tres (a8) : E potevano essere eletti così da un solo Cittadino come da una Colonia , o da un Munici- pio ; e in egual modo da una Città di Provincia , o confederata . Anzi più Colonie , e più Municipi , ed anche le Provincie intere potevano essere sotto il patrocinio di un solo (29) . Cicerone fu Patrono de' Siciliani (3o) . Vili Flamine perpetuo colla potestà Duuinvi- rale . In Roma i Flamini erano Sacerdoti di un so- lo Dio : come Flainen Dialis , cioè di Giove , Mar- tialis di jNIarte , Quirinalis di Romolo, Jagustalis di qualche Cesare : e simili . Ma fuori di Roma , e massime nelle piccole Colonie , e Municipi, poteva- no , e suolevano essere Sacerdoti anche di tutti gli Dei. In una Iscrizione inferita dui Grutero (3i) si legge : T. APPAEO. ALFINIO. SECUNDO FLAMINI. DIVORUM. OMNIVM. (28) Aciìeid. Lib. 75. V.609 (29) Tacit. dialog. ile Orai. n. 3 (3o Divinai, ia v*. Catcil. in pr. (3i) Grutcr. pag. 35o. n. & Iscrizioni Nomentane jg^ I Flamini erano perpetui , ma per certe date cause potevano essere privati di quella dignità , e ciò dicevasi Flaminio abire . I Duumviri erano ne' Municipi quasi direi un ombra di quello che erano i Consoli in Roma . Tal- volta ne' Municipi e nelle Colonie il Flamine per- petuo esercitava eziandìo la potestà Duumvirale . E tale fu il nostro Munazio Basso . Cosi pur Roma ebbe non rade volte i Tribuni colla potestà Con- solare (32,) . IX Edile . Gli Edili , tanto in Roma quanto ne' Municipi , ej altrove , erano così chiamati quia ae- des sacras, et privatas cuvarcnt (33) : E oltre a questo la loro autorità a più altre cose stendevasi ; come è a vedere in Dionigi d'Alicarnasso . X Dittatore per la quarta volta . Allorché i Nomentani fecero scolpire in marmo questa Iscrizio- ne ad onore di Basso, era questi per la quarta volta Dittatore di Nomento : che è tanto dire , quan- to presso a poco Governatore . Cosicché non solo egli era Curatore della Via Nomentana , ma era Patrono di Nomento ; ed era ivi Edile ; ed avea la potestà dei Duumviri ; ed era Flamine perpetuo , e Dittatore . E per quello che si appartiene a questi ultimi due uflìcj é da notare , che sebbene da un luo- go di Cicerone paja , che non potesse ne' Municipj essere Dittatore chi era Flamine , essendoché questo dovesse esser nominato da quello ; pure il nostro marmo fa fede , che ambedue le dignità potevano stare congiunte in una stessa persona . Piacemi rife- rire le parole di Cicerone (34) • « Intanto sapendo ce Clodio ( né difficile era il saperlo ì che IMilone , ) Li^- VII V. 706 e seg. G. A. To. III. i4 Ilo4 L E T T E R A T U R A Mi resla di dire qualche cosa intorno i due versi che ornano rE])ita(io . E prima parlerò della loro misura . Nella parola sentibus del primo ver- so non deve pronunciarsi la Lettera S; ma vuoisi leggere Sentiba : Di clie abbiamo esem])j infiniti in Ennio, ed in altri Scrittori di quegli antichi. Ma ciò non basta: perocché il verso avrebbe di sover- chio una siJlaJja se non si dicesse , che come gli antichi Romani lasciavano talvolta in fine di parola la S dopo la vocale V , ed anche dopo le vocali E , ed I, dicando f^irf^ine invece di f^ìrgin/'s (40 ' ^ Patri , invece di Patris (43) ; così ne' rimotissimi tempi , in cui fu scritta la nostra Lapide , lo stesso pur si facesse della Lettera S preceduta dalla vocale O, pronunciando Vó' invece di Vos . Se ciò era, il ver- so dovrebbe leggersi a questo modo Parcitis haeredi , et vo' in sentibu' dedite morti . Dove il verbo Dedite sta in luogo di deditis: e cip forse per la stessa ragione del tralasciamento della S ; iiiqierocchè da deditis si forma dediti , e da questo dedite : alla stessa guisa che da magis si for- ma incigi e da questo ma^e' (43) . Nel secondo verso l'ultima sillaba della parola me-um elidcsi dalla E di e-rit , e perciò si legge meerit : e le due ee formano una sola sillaba lunga , come la formano in Virgilio le due ee della parp- la c/eer/i(44) • Non vobls rege Latino Divilis uber agl'i , Trojaevc opalenlia deerit. (42) En. apud »st. in Vas (43) Iti. aiuul ISon in Paiamper (44) Pianto. ;45; Lib. VII i'. 262 Iscrizioni Nomentane 2o5 Ma quale è mai il significato di essi due versi ? Saremmo stati fuori della speranza di ritrovarne aU cuno , o vero , o probabile eh' egli si fosse ; se non avessimo co' nostri occhi osservato, come quell' ango- lo del podere che questa Lapide ricuopri\a , era tan- to sterile e magro quanto niun altro ; ed atto solo a produri^e rovi , e spruneggi . Laonde possiamo con- getturare , che Um]jricio , o altri che sia , parlando ai defunti cosi lor dica « Voi siete parchi ( parcitis , « o parce itis ) per vantaggiare 1' erede ; e mentre « potevate giacere in terreno migliore che non ò « questo 5 vi siete contentati di scegliere il luogo ce sagro alla morte per entro uno spinajo . « Alle quali parole sembra che Tito Tizio Tappone capo della famiglia contrapponga queste altre : Se i tra- ce passati han cosa alcuna , questa , ora che morto ce io sono 5 mi apparterrà . In quanto alle altre co- cc se , io tutte le ho abbandonate , né vi pongo più te cura . w NOTA: Nel Capo IL pag. aoj. abbiam detto, che coloro, i quali facevano ,© vendevano vestes tenuio- res erano piccoli sarti , o merciaj . Abbiamo dappoi considerato , che questa sentenza non è appoggiata in sicuro fondamento : perchè le vesti tenui , o sot- tili potevano farsi di molto costo , e farsi o vender- si da ricchi mercadanti . Non però di meno sicco- me in quella Iscrizione il nostro Teofilo è chiama- to genericamente Festiarius , cioè facitore o vendi- tore di vesti d' ogni maniera ; resta fermo , che pro- babilmente egli fosse più ricco mercatante che non erano quelli , i quali facevano traffico di una sola specie di vestimen^a . '4. 2o6 Tre Lettere in cifra ed inedile di M. Francesco Guicciardini . ir abblichiamo per la prima volta due singolaris- sime lettere del Guicciardini , vero onore e lu- me degl'isterici italiani; né già due lettere famiglia- ri , o di poco momento : ma di alti negozj , e ap- partenenti ad una delle più celebri guerre dal se- colo XVI ; le quali da lui Luogotenente delle armi Ecclesiastiche furono scritte dal campo di battaglia al Datario stesso del Romano Pontefice . Alle quali gravissime circostanze si aggiunge, che una gran parte ài esse lettere negli originali è segnata in cifra (i). E comechè per minor fastidio de' leg-^itori noi qui la diamo interpretata, pure ne produciamo un esem- pio con ogni dilig^nzi inciso dal eh. Sig. Cipriani Accademico Tiberino , Speriamo che queste carte abbiano ad esser ca- re agli studiosi delle cose nostre , e delle grandi o- pere del Senofonte Italiano. I. peixh'elle ci danno una ignoti produzione di lui . II. perch' elle gitta- no molta luce sul libro delle sue storie, e sugli ar- cani politici delle corti di quell' età . III. perchè scuo- presi con esse il segreto d' una cifra , coli' ajuto di cui si potranno forse da altri legger-e altre carte , (i) Tutte le parole che qui sono ia carattere tondo, sono in cifra neir originale, che si conserva nell' archivio Hel Giornale Arcadico . Ove occorre una lettera majuscola tra parentesi vengono richiamati alcuni luoghi in cifra , che veggonsi nella tavola in rame nessa . Lettere Ined. del Guicciardini 1207 che disperate di lezione si giacciono ne' nostri archi- y] • (0 Giulio Perticari (fuor|i) Al Reverendissimo Signor mio Osservandissimo: U Signor Datario di N. S. in Palazzo Apostolico . Rmo Signor mio osservandissimo ^l Ile sue de' xrx mi occorre poca risposta: perchè (^A.^ giu- stificare le azioni passate , e falso promettere delle future è incerto : escusar me proprio , se ben credo io potrei far facilmente y è superfluo. (B) Siamo in questi termini : ci bisogna o ruinar tutti , o andare innanti . Non siamo dispe^ rati di Cremona (2). Il Provveditore oltre alli svizzeri aspetta li mille fanti nostri , i (juali partiranno oggi sotto il Conte Pier Nofri . Prima non si e potuto , per- che ci e bisognato aspettar gli altri svizzeri , che credo sa- ranno qui fra poche ore. Avuto questo sussidio, il Prov- veditore f e gli altri che sono là, confidano , e non poco , perche disegnano per la via del Castello , per le batterie che sono fatte , per le altre due che si faranno , trava- gliarli da tante bande , che non possano resistere (3) . O si avrà la vittoria , o ce ne dispereremo presto : che nel male sarà minore male , che perdervi piìi tempo . (1) Nel prossimo quaderno si parlerà d'alcune nuove edizio- ni Toscane della Storia del Gaicciardino . (2) L' Assedio di Cremona è descritto miontamente dall' Aa- tore nella sua Storia Lib. XVÌÌ. (3)„ Sopravvenne poi il Provveditore Pesaro con tre mila fan- ac>8 Letteratura De' denari ho scritto per tante altre che non so pia che dire . (C) I Veneziani in questo non stanno punto meglio che noi : pure Pisano dice , provvederanno: e bisogna, volitndo evitare una estrema ruina . Delle difficoltà che hanno li ne- mici in Milano non iscrivo perchè me ne vergogno : poiché sì rilevano un niente . 11 Duca di Urbino non sta bene . Credo la necessità lo conducerà a medicarsi, e non vuole far questo in campo (i). Pure il Pisani ne fa ogni istanza : e ragionevolmente faranno il medesimo da Tinegia : e quando non basti do- meranno pensar più oltre ; ed in questo io sono tutto per- plesso . Dirà V. S. che le difficoltà moltiplicano : io dico il medesimo . Ma quando raddoppiassero non mi perderei di animo circa la speranza che ho delfine di questa guer- ra , purché ci sieno denari . Ho avuto la cifra dal Sanga , e non co che dir al • tro (2) ^. V. S. molto mi raccomando . Campo da Casa- retto (3) alli XXIII d' agosto 1S26. S. V. Fr. DlS, GuiCClABDiNIS LoCUMTENEIfS ti Italiatn , con più eli mille svizzeri e con nuova artiglieria poi-' poter far due batterie p;agliarclc : in modo che trovandosi più di 8. mila fanti disegnavano fare due Iiatteric, dando 1' assalto a cia- scuna con 3. mila fanli , ed assaltare anche dalla parte del Ca- stello con due rtiila : ed avendo condotto in c.'im|)0 grandissima quantità di guastatori , lavoravano sollecitamente alle trincee : delle quali essendo sjmntata una a' 23.
  • veggo al- tro sono per mancare . Alle spese non si può mett>*fe mé- ta certa , perchè bisogna che vadano secondo la natura del traino : né per ora si possono diminuire in somma notabile, insino che o costoro non escano di Milano , o che in qual- che modo comincino a prosperare le cose nostre , È ve- ro che siamo in grande confusione e in grande somma de' svizzeri nata per la varietà e difficoltà del levarli . Ed in questo ci bisogna far qualche resoluzione : non so ancor quale . Ma come Capino sia stato qua un dì, penso ci risol- viamo . JYon si potrà però mettere ad effetto in un trat- to , perche bisogna farlo con destrezza e non con rottura. Tanto è, che ora non veggo modo di diminuire la spesa: però bisogna pensare allo provisioni , e che le abbiamo in tempo . Non bastano le deliberazioni prudenti , ed onore- 210 Letteratura voli se non sono accompagnate da mezzi, con che le si con- ducono . NoQ ruiuaroao mai in mano degli Antecessori dì Sua Santità, ( dico di qUcUi che abbiamo conosciuto ), im- prese per mancamento di danari . Perchè le fecero con mal modo furono scusati da chi sa che cosa è il per- dere, non avendo rispetto da che fine fossero mossi, (i) Sua Snntitcì sarà laudala se avendo prese le armi per necessità e non per ambizione , farà ogni cosa per noa rovinare se , quella Sede , Italia tutta ed il Mondo: an/À non lo facendo sarà biastemata da ognuno. Risol- vasi per 1' amore di Dio a qualche deliberazione mentre che le provvisioni possano essere utili ; né aspetti a farlo dopo qualche disordine, che sarà vano. Roberto mi scrive che il Re contribuirà a XX. mi- la ducati di piti il mese f avendo la decima , su quello che importi . (2) Ma saria Idia contribuzione , e quando si acconciasse in modo , che P uomo fosse sicuro, che tutti i sessan'amila si avessero sempre in tempo , sarebbe gran- de acquisto, abbiamo occasione di darli animo, e occasione di por mano gagliardamente alla guerra, E ciò che spenderà (i) „ Ma in que?to mezzo i successi avversi delle cose avevano indebolito molto Y animo del Pontefice non bene preveduto di danari alla lunghezza, la quale p;ià appariva, della guerra; nò di- sposto a provvederne con quelli modi , che ricercava la importan- za delle cose, e co' quali erano solili a provederne gli altri Pon- tefici . ( Stor. lib. XVII. ) (2),, Aveva in questo mezzo il Pedi Trancia, alla corte flel quale si fermò pochi di poi , come legato, il Cardinale de' Salvia- ti , partitosi di Spagna con licenza di Cesare, risposto alle richieste fattegli in rome del Pontefice, scusandosi, se l'opere non sareb- bono eguali alla volontà, per essere molto esausto di denari; ma nondimeno , se gli concedeva fncoltà di riscuotere una derima dell* entrate 1 eneficiali per tutto il Fegiio , le sovverrcLbe con una par- te de' denari , che se ne riscuotessero di ventimila ducati il mese: e che concorrerebbe alla giicira di JSapoli. (Cuicc. Stor. lib.Wlì.) >;? 3 5^ t^> ^ ^ ^ V ^ ^ H ^ .^ % l;^^ .\ 'l^ .H:^ .^ ^ I ^ ^; # ^•^ .•f Lettere Ined. del Guicciardini aii in quella sarà speso per noi e a beneficio nostro , e rile- verà le spese rotre . Però vantaggiandovisi dentro quan^ to si può, non so se è da lodare il negarla . Vorrei be- ne che tutto V augumento alla contribuzione che farà il Re per questo conio, andasse a beneficio proprio, e non in, comune co' Veneziani : e che se il Re dì Francia facesse qualche arcar lo, il Papa si potesse \alere di tj^ualche parte di (^uesli danari . Rmo Sii;nor mio Osservandissimo Delle cose di Cremona che si abbia insino a quesf o:a , V. S. lo intenderà per le incluse copie . (i) La spe- ranza di tutti è buona , che la si debba ottenere : a Dio piaccia perchè importa assai per ogni rispetto . Il miglio- ramento del Sig. Duca seguita di sorte , che speriamo sa- rà presto libero . Non troviamo a diminuire le fraudi dè'svizzeri. Non dico a liberarcene sia piti pronto rimedio , che condur- re il pagamento di tutti in un dì medesimo , per potere a tutto ad un tratto fare le mostre in campagna . E que- sto non si può fare , se a quel dì , che si vogliono far le mostre , non si ha modo di dare a tutti la intera paga . Perche quando non si dà loro la paga iìitera , se pur con- sentono ad intrattenersi con una sovvenzione y non vo- (i) Qaeste sono un ragguaglio di Pietro Pesaro provveditore dell' esercito del Papa : ed è sottoscritto Petrus Pisuurus Proc. Proif. ec. fuori al Sig. Luogotenente di IST. S. M. F. Guicciar- dini.M quale seguono dr.e altri ragguagli di F.ainaldo Garamberto Capi- tano dcir Assedio di Cremona: sono in data de' 25. Agosto: el' uno riguarda le Operazioni della notte antecedente , l'altro quelle della giornata : ed ambedue hanno la medesima soprascritta che «Luello detto di sopra. 2 1 2 L^E TTERATXTRA gliono far le mostre : d' onde noti solo Vliuomo e ingaii- nato grossamente , ma e' disegnando sopra le forze che non si hanno , spesso mina . V> S. intende la importanza di questo disordine , ed il modo di provedervi. Laudo che si faccia con effetto . E perche V ultima j^aga di questi , che ci sono, viene a dì lo. di Settembre , se a quel tempo ci fosse il modo di dar la paga intera , che come scrissi per la mia di avanti jeri, importa da 6o. a 65. mila ducati, saria ottima cosa . Il magnifico Pisani scrive il medesi- mo a J^inegia . V. S. mi avvisi subito se ci possiamo spe- rare: e se non appunto a quel dì, quando si potesse rac- cozzare questa provisione . Apresso V. S. sa in che modo sono fatte le leve no- stre : cioè senza il consenso de^ Cantoni, ma non con proi' bizione : in modo che non abbiamo tutta la certezza che bi- sognerebbe , che un dì non ci venga addosso qualche revo- cazione . Sa ancora la natura di questa Nazione : cìie molti *' infastidiscono dello stare lungamente fiora : e che però è necessario , che sempre per la strada sieno delli sbandati, che vengano in luogo di quelli, die partono: e quando ne volesse partir grosso numero sotto le bandiere , che si abbia modo a far venire il contracambio . Scrissi del primo disordine molti dì sono a Roberto perche facesse in- stanza , che la Maestà del Re accordasse una volta con loro le provvisioni vecchie, e saldasse in modo le cose sue che aves- simo il consenso de^ Cantoni . Ma atteso la negligenza Fran- cese , e li mali modi e leggerezza che usano spesso can- tra al bisogno di Sua Maestà e suoi ministri ce. jwr la ragione suddetta , saria più che necessario che in Elveliis fosse una persona destra in nome di JY. S. e della Jllu^ strissima Signoria , che intrattenesse la nazione , e fossa se- condo i casi per provedere ai disordini . Capino saria ot- timo, ma se ne ha qui troppa necessità, f^l andria il fé- Lettere Ined. del Guicc[Ardini 2i5 ruli , ma non sì satisfarla se non con modo di spendere assai . Altri non mi occorre : se non che è provisione ne- cessaria , e non si pensi levar Capino di qui . Da Vinegia sono venuti X mila scudi de^ XXV^ ìnila del Re Cristianissimo : il resto ci sarà fra jj o jjf dì . Vi è su grossa perdita , perchè non stanno bene le lettere di Cambio : di che scriverò a Ruberto: benché lui lo sape- va ed a guest' ora debbe aver provisto . Come io scrissi jer sera , non volendo disordinare i disegni di qua : cioè del fare due eserciti per stringer Milano f e procedere nel resto delV impresa , non si può parlare di smembrar genti per Genova, insino non sieno ar- i-ivati i Francesi , e raccolte con noi le genti , che sono in- torno a Cremona . Basteracci bene una dì queste due cose: la prima , che varrà far due eserciti : ma senza tutti due non ci sarà modo a far V altro effetto], o almanco che aven- done una con noi V altra sia per esserci sì presso al certo, che possiamo anticipare a mandaré^a quel disegno . Questo dirò perchè credendo noi che quam primum saranno ordi- nati li due eserciti, li nemici abbandoneranno Milano, e si ritireranno in Pavia , ed Alessandria , d' onde avranno faci- lità di soceorrere Genova . Saria forse meglio innanzi che questi si necessitassero a uscire di Milano, avviar le genti verso Genova : purché 1' altra parte , che sia ha a unire con noi, fosse si presta dietro alla partita di questi, che non perdessimo piìi qui tempo. Questo non dico per fermo, perchè rispetto alla indisposizione sua non ho potuto parlare an- cora col Duca di questa materia : ed anche per poterlo meglio fare desideravo , che il magnifico Pisani avesse pri- ma da P inegia commissione . Del medesimo disegno «' ho parlato iiisino a qui poco con altri, che col Sig. Vitello , /piale n' ha buona notizia per esservi stato . Pare a lui che se la condizione ed umori della Cillà , e delle parli ii4 Letteratura non facililiuo la impresa , che la sia difficile , perchè pre- suppone che dentro vi sieuo convenienti fbr^e , nel qual ca- so chi si presentasse in un tempo medesimo per terra e per mare più per tentare che per sforzare , non si può giudicare il successo : perchè consiste in gran parte nelle qualità , che hanno dentro. Ma chi vi andasse con animo di sforzarla, di- ce, bisogna gagliarda provisione , non di uomini d'arme , che là non sono in proposito , ma di fanti non manco di X mila con qualche cavallo leggiero , di Artiglieria , di Guastatori e di Vettovaglie , che con difficoltà si possono avere . E nel caso del tentare, dice non vogliono essere man- co di VI. o VII. mila fanti , e gli piacciono i svizzeri , de' quali, secondo le pratiche , che abbiamo fatte insino a ora ^noa ci mancherà . Io non posso scrivere a J^. S. con più. resoluzio- ne di quello siamo per deliberare perchè col Duca non ho parlato : ed avrei avuto piacere , innanzi che ne par- lassi y che il proveditore ne avesse avuto lettere da Vinc- aia , quali insino ad ora non ha avute '^ ma mi ha detto, che scriverà stasera : ed il Sig. tritello metterà domani in scriptis la opinione sua , la quale manderò subito . Certo è , che potendo far questa impresa in modo da riuscire, sa- rebbe da farne ogni cosa, perchè importa un mondo. V. S. dovrà aver inteso il parere di quelli dell' armata , cioè quello par loro che bisogni per terra , ed io ni' ingegnerò mandare uno insino là per intenderli , e vedere in che termini sono le cose . E come potrò intendere la mente del Duca, e di questi altri , ìie avviserò . Scrivendo ho la di V. S. dé'XXIII. Le lettere , che furono intercette quando fu preso Capino sono quelle di Roma : die per non si venir sicuramente da Lodi in qua per il cammino diritto , passano a Lodi V Adda , e vanno a Casciano , e da quivi in campo ; e da Casciano in qua furono tolte dai Cavalli di Trezzo . Lettere Ined. del Guicciardini ai5 Piacemi che Messer Jacopo dica che saremo provvisti in tempo , Vi ricordo bene che i conti non basteran- no senza denari : e che , la paga del Ite quando non è in tempo , bisogna che suppliate voi altri . Dio voglia che così sia : ma se io non veggo altre provisioni non lo credo : e so quel che ad ogni ora mi scrive Francesco del Nero , e veggo come ci troviamo . Gaspare Bull 5' intratterrà quanto si può , ma e gran- de ingaggiatore sopra gli altri svizzeri . Penserassi a chi avvisi al Duca di Ferrara , ma è difficilissimo a trovar' lo. Ed a V. S. mi raccomando. In Campo da Casaret- to alli a6. d' Agosto iSaS . S. r. Ser. Fr. Dje. Guicciabdinis . ù.ì6 SCIENZE Elementi eli Ottica e di Astronomia del Canonico Giu- seppe Scitele Professore nelP Archiginnasio Romano. J'o- Iwne I. Ottica . Roma nella Stamperia de Romanis i8i 8 in 8.° con izj tavole in rame . I 1 libro del quale abbiamo scritto il titolo qui sopra tratta la parte matematica della scienza della visione , ed è opera del Signor Canonico Settele nobile successore del Fessati nel- la catedra di Ottica e di Astronomia di questo Archiginncy sio . Noi ne diremo qui le materie e l'ordine loro : perAè senza entrare nei minuti particolari di quello apparirà come sia fatto, e il vantaggio che ne può derivare alla nostra gio- ventù studiosa di queste cose . La quale se ha voluto eru- dirsi della conoscenza del modo perchè si veggono i corpi , e delle ragioni di tanti raaravigliosi elTelti della luce ha dovuto finora incominciare i suoi studj da libri forestieri ; e stette ordinariamente contenta al trattato Elementare di Ottica del Signor De la Caille testé accresciuto dai Professori della scuo- la Politecnica . Pare a noi che con ottimo avvedimento ab- bandoni il nostro Autoi'e l'antica divisione dell' Ottica in tre parti -cioè Z'0///crt propriamente detta, la Diottica, e \a Ca- tott. ca- perche (^ siccome Egli dice) tutto ciò che vediamo lo vediamo per lo più per mezzo dei raggi che prima sono ri- jlessi dagli oggetti , e poi ri fratti nel passaggio po' diversi umori delV occhio ', ed anche perchè quelle machine che Catottriche si chiamano sono anche munite di lenti onde non vi opera la sola riflessione, ma eziandio la rifrazioìiej. Elementi DI Ottica ai^ e finalmente perchè le qxdslioni che si discutono intorno alla visione diretta appartengono piuttosto alla metafisica che alla matematica . Conche ci fa strada a ordinare tutta la materia del suo libro cosi che prima discorre le principa- li proprietà della luce. E qui seguitando la ipotesi Neuto- niana sulla diffusione di quel fluido secondo linee rette rag- gianti per ogni verso da tutti i punti della superficie di uu corpo luminoso o illuminato / calcola i gradi della sua den- sita quando attraversa il voto , oppure un mezzo diafano di densità uniforme . sia con direzione di raggi paralleli fra lo- ro , o divergenti da un punto: poi notai fenomeni ordina- ri della riflessione , e della rifrazione raccontando i pensieri dei fisici che vollero chiarirne le cause . Fra i quali sceglien- do quello delle forze attraenti e ripellenti di Neulon dimo- stra come ne discenda la conseguenza dell' uguaglianza de- gli angoli d'incidenza e di riflessione, e del rapporto co- stante fra il seno dell'angolo d'incidenza e quello di rifra- zione : e da questa ultima legge deriva il metodo di esplora- re la virtù rifrangente dei diversi mezzi attraversati dalla luce Entra quindi a considerare il viaggio della luce solare a trai verso il prisma, l'effetto che succede della divisione di ogni raggio luminoso in sette raggi diversamente colorati , la figu- ra dell' imagine o dello spetro che questi producono sopra un telaro bianco ove siano raccolti dopo la rifrazione, lo spa- zio occupato da ciascun colore , e la diversa loro rifranc^i- bilità. La misura della quale si ottiene o colla esperien^'za per ognuno , o deducendola cogli ajuti del calcolo dalle di- mensioni dello spetro conosciuta la rifrangibilità di uno di essi Posti questi principi che sono il fondamento a tutta la scien- za dell'Ottica, e danno materia al primo degli undici ca- piloll nei quali è partito il libro , tratta l'Autore nel secon- do dei fochi dei raggi riflessi o rifratti supponendo jle super- ficie riflettenti o rifrangeuti di piccolissima estensione. E su- ti8 Scienze bito priacipia rispetto ai raggi riflessi dal caso dì una su- perficie sferica voltata eoa la concavità al punto raggiante collocato suU' asse di quella in lontauan7,a maggiore del suo raggio : trova la espressione analitica della distanza totale in funzione del raggio della sfera e della situazione del punto raggiante , sicché comprendo il caso che la superficie riflet- tente sia piana e i raggi incidenti paralleli . Né lascia questo argomento prima di aver mostrato come si determinino i fo- chi dei raggi paralleli all' asse per qualunque estensione del- la superficie riflettente : ciò che gli dà occasione di determi- nare l'ampiezza di uno specchio concavo illuminato dal Sole avente uà diametro apparente di Sa. per la quale si otten- ga il maximum di densità della luce nel foco . Ripigliando di nuovo la formola della distanza locale ne cava le conosciute analogie per determinare negli specchi concavi il foco dei rag- gi comunque inclinati all'asse: e avvertendo che se in quella formola si fa negativo il raggio della sfera si passa alla sup- posiziuue che la superficie rifletteute sia convessa , deduce similmente le proprietà degli specchi sferici convessi ; conchiu- do finalmente questa materia degli specchi sferici accennan- do come se ne trovi per approssimazione il foco quando il punto raggiante è fuori dell' asse de lo specchio , Seguita dei fochi dei raggi rifratti ; e suppone di principio piana la su- perficie rifrangente, e i raggi incidenti sopra una piccolissima estensione di quella ; ne stabilisce il foco virtuale sia che i raggi trapassino di un imzzo/flù raro in uno p'u denso o vi- ceversa . Indi prende a trattare distesamente il problema del- le lenti convesse e concave , e deter.niaa per le une e per le altre la distanza focale qualunque sia la inclinazione dei raggi incidenti rispetto all' asse della lente, sul quale intende collocato il punto raggiante: e se quest' ultima condizione non abbia effetto, fermato prima il centro della lente , mostra ove debbano riuscire i fochi di molli punti raggianti posti vici- ni intorno all' asse principale . Elementi Di Ottica 219 • Risoluti come abbiamo detto i problemi sulla determina- zione dei fochi sorge spontaneo l'argomoato delle imagi ni che si generano per la riflessione e per la rifrazione : poiché nel punto ove convengono i raggi riflessi o rifratti da una su- perficie è raccolta la virtù di quelli , che è di dipingere ivi ogni punto della superficie illuminante dalla quale si espan- dono. Così questo terzo capitolo è una appllcazioue alla fisi- ca dei teoremi geometrici dichiarati nel precedente : e proce- de similmente j cominciando dal cercare il luogo , la posizione, e la grandezza della imagine di un oggetto riflessa da uuo specchio piano , poi da uno concavo, finalmente da uuo con- vesso . Quindi cerca coli' ordine medesimo sopra ognuno dei tre specchi il punto ove debba cuiere un rngglo di luce per- chè si riverberi nell' occhio di uuo spettatore, la situazione del quale sia conosciuta . Quanto alle imagini che si veggo- no per rifrazione considera 11 caso che un punto raggiante si trovi immerso nell' acqua , e l'occhio nell' aria , questo e quel- lo sulla perpendicolare alla superficie dirimente j e mette in aperto l'avvicinamento dell' imagine del primo a questa dover- si stimare dalla ragione dei seni d'incidenza e di rifrazione. E ciò sintende per ogni altro caso di mezzi diversi ove la collocazione del punto objetlivo e dell' occhio sia corno ab- biamo supposto : che se fosse diversa resta Incerto il luogo della imagine , e vi bisogna una ipotesi per formarlo ; la qua- le per consentimento degli ottici è presa dall'effetto notato nel caso precedente , e tiene che il luogo della imagine sia sulla normale condotta dal punto raggiante alla superficie dirimen- te , e il suo avvIcinamenCo a quella stia alla lunghezza del raggio rifralto compresa fra essa e il punto d'Incidenza nella ragione dei seni del raggio incidente e del rifratto. Talché rimagine di una retta immersa nell' acqua stagnante paralle- lamente alla superficie di livello è una concoide generata da una ellssi di parametri conosciuti. Qiicsta ajnta nel liiU-iulore G. A. To. IIL i5 ààó Scienze il percliè delle disformi imagini che vediamo delle cose tuf- fate nei liquidi: e può bastare per un libro elementare: on- de l'autore compie il trattato delle imagini rifratte cercando helle lenti convesse e concave la ragione della grandezza fra r oggetto e la sua imagine con intenzione di preparare agli studiosi la via dì spiegare ì stupendi effetti degl' istrumenti dell' ottica nei quali sono diversamente adoperati gli spec- thi e le lenti . 11 problema delle caustiche di riflessione e di iifrazione che naturalmente vien dopo quello del fochi delle ■Superfìcie di piccola estensione , è risoluto nel quarto Capi- nolo per molti esempj scelti dal Sig. Settele fra le curve ^iìi celebri . Questo argomento tntto geometrico è diffusa- iueute trattato in ogni libro di matematiche pure con me- lodi generali per le linee e per le superficie : Il nostro auto- te avendo trovata la caustica d' alcune linee piane mostra tome se ne possono cavare quelle delle superficie generate ^cr la loro rotazione , e non parla d' altra superficie parti- fcolarmente che del piano , mostrando come la considerazio- he della caustica di questa superficie comprenda quella del ibco già trovato nel capitolo precedente : il che accade sem- ^re 'essendo la caustica il luogo geometrico di tutti quanti ì fochi delle piccole estensioni che si possono immaginare Yutte di una linea, o di una superficie riflettente, o ri- frangente . Ora prcride 1' autore a trattare le caustiche di ima retta sopra gli specchi e le lenti per confermare la Vieccssilà della piccola estensione loro affinchè ne seguitino igli effetti altrove notati . E ciò adempie nel capitolo quin- to per i primi, e per le seconde mediante ingegnose espres- sioni analitiche del Pessuti che forniscono speditamente i tisultamenli ottenuti la prima volta per via sintetica dal l3arow : cioè la caustica essere la medesima per gli specchi coricavo , e convesso , e nelle lenti concave' e convesse co- stantemente una liirea di secondo grado, l' indole della quale? Elementi Di Ottica 221 elipende dal sito della retta objeltìva rispetto allo specchio o alla lente . Nei precedenti cinque capitoli ha discorso l'A- della luce sempre astrattamente : ma tutto è ordinato ad in- tendere ciò che avviene per l' azione di quella nel senso della vista , e a cercar modo di correggere tante imperfe- zioni che questo ha non di rado , e di accrescerne la po- tenza oltre il naturale . Laonde il sesto Capitolo s' impiega a descrivere 1' oc- chio minutamente : sicché poi si vegga come un raggio di luce che vi penetri per la pupilla patisce diverse rifrazioni, pai arriva a percuotere un tessuto delicatissimo di nervi , nel quale è riposta la sede del senso della vista : e la co- sa procede per modo che questo tessuto (che è quasi a dire una tela ove si opera la pittura delle cose esteriori ) è con- formato in una superficie di mutabile curvatura affinchè le ìmagini non riescano difformi mutandosi la situazione del punto objettivo . Intese le quali cose agevolmente si trova cogli ajuti dell' ottica di che soccorrere al difetto dei miopi , e de' pres- biti mercè le lenti , o di accrescere con esse e cogli spec- chi l'acume naturale della vista nel riguardare gU oggetti lontanissimi e i prossimi . Però si dice brevemente nel set- timo capitolo 1' applicazione della dottrina delle leijiti alla costruzione degli occhiali . E i tre seguenti trattano de' telescopi diottrici e cata- diottici , e del microscopio . Nel primo dei diottrici è de- scritto il telescopio astronomico e il Gallleano ; e sono pa- ragonati fra loro perchè se ne conosca la bontà . Similmente nel secondo dei catadiottrici sono descritti e paragonali tra loro il Gregoriano , il Newtoniano , e quel- lo di Lemaire . Cosi il terzo mostra il microscopio sem- plice ed il composto; e di tutti questi istrumenti sono di- i5 * aaa Scienze scorsi gli usi , e le ragioni dell' ingrandi meato rispetto alle cose osservate . Dà materia all' ultimo Capitolo che occupa la secon- da parte del nostro libro le teoria delle lenii acromatiche. Argomento grave , e difficile dal nostro Autore trattato eoa lucidissimo ordine , e ampiezza bastevole al suo fine , se- guitando le tracce da lui trovate fra le schede del Pessu- lì . Prima dimostra come la figura sferica delle len- ti, e la diversa rìfrangibi.'ità dei raggi colorati producono confusione dei perimetri nelle iraagini : poi calcola le alte- razioni prodotte dalle due suddette cai^ioni , che gli Ottici nominano aberrazioni di sfericità , e di rifrangibililà : pa- ragonandole insieme fa manifesto di quanto la seconda su- peri la prima ; e perchè soffrono anche gli specchi 1' aber- razione di sfericità, determinatane la quantità dimostra , che in questi è minore che in quelle ; ed essendo venuto in questo proposito degli specchi cerca altresì che ragione abbia r aberrazione di sfericità in questi all' aberrazione di rifran- gibilità in quelle: il che vale per intendere perfettamente del- la bontà de' telescopi diottrici, e dei catadiottrici . Poi tut- to rivolto alle lenti osserva subito che le due notate aber- razioni rendono impossibile di costruire una lente acroma- tica tutta di una sola qualità di vetro : però abbisoguar- vene più d'una di rifrangibilità diversa. La esperienza ha mostrato che basta correggere la diversa rifrangibilità dei raggi estremi dello spettro, perchè riesca corretta sensi- bilmente anche cjuella degli inierraedj . Ond' è che le ri- cerca geometrica di una lente acromatica consiste nel co- struirla di due sostanze diverse così che il raggio rosso e il violetto corrano dopo la rifrazione in un punto. E a questo effetto cerca 1' autore le condizioni che si richieggo- no perchè due prismi di cristallo diverso uniti insieme riescano acromatici , poi ve ne aggiunge un terzo componen- Elementi Di Ottica 2a3 do un sistema di tre prismi in miniera che i due estre- mi siano della medesima sostanza e a traverso dc^l quale lìon intervenga al raggio luminoso abemzìone dì rifra\igibilità . Dimostra che quelle condizioni sono indipendenti dall' ango- lo d'incidenza purcli(^ molto pi ceralo , e mante iiprsi ancor- ché si stacchino i prismi di modo che le facce che erano soprapposte rimangano parallele . Dopo di che prendendo a comporre con due cristalil diiFerenti una lente di due o tre lenti minori , sicché la prima riceva quella forma che si vuole , riconduce il problema a quello risoluto di sopra dividendo quest' ultima in due o tre prismi . La quale di- visione se non può farsi esattamente , di si poco momen- to è l'errore chela pratica n' è contenta. Quindi appli- cate le condizioni dell'acromatismo dei pris.-ii alla lente composta ne cava le forraole per la totale diitanza^deì rag- gi estremi reìncidenti in un punto , e il rapporto dalle distanze focali delle componenti alla loro forza dispersiva . Xjaonde è compiuta questa dottrina elementare dell^ • lenti acromatiche . Delle quali quali è narrata per ultimo la storia diffusamente , che cosi gli studiosi veggono per quali erro- ri, per quante prove inutili , come per gradi e non (V un «alto si aggiunga alla perfezione dei trovameuti fisici : né sono difficoltà da spaventare , bensì dì rendere animosi e pru- denti i buoni ingegni vogliosi di entrare nei secreti della na- tura. E il nostro autore ha con quieto animo raccontato la istoria delle osservazioni , e delle invenziani dei fisici non solo in questo capo delle lenti acromatiche , ma anche in tutti gli antecedenti dopo di avere trattato i diversi argo- menti dell' ottica come abbiamo detto. Alle cose sin qui discorse viene dietro un appendice partita in tre capitoli. II primo dei quali è T Iilde , il se- condo dei Fenomeni della rifrazione , e della rifìcssione stra- ordinaria, il terzo della Prospettiva, Nel primo dopo avere descritto quella meteora dichiara secondo le vedute di New- 2*4 Scienze ton le cagioni che la producono dipendenti dalla rifrazione e dalla rifiessione della luce nelle gocciole d' acqua sospese nell' atmosfera dopo il temporale: come infinite siano le iri- di possibili , perchè non se ne veggono per solito die due , la primaria e la secondaria ; di queste le dimensioni e la posizione loro rispetto allo spettatore : e nota in fine le cir- costanze che possono [cagionare le iridi isolate, e le capo- volte . Però tace delle altre meteore, la dottrina delle qua- li ha somiglianza a questa deli' Iride : e termina dicendo chi primo intendesse le ragioni di tanto antica e favoleg- giata mci-aviglia . Di che è stata lunga questione , recente- mente decisa dal Cavalier Venturi con uno scritto che è negli atti dell' Istituto Italiano . Le esperienze e le considerazioni di Malus sugli effet- ti della luce a traverso le sostanze cristallizzate sono come abbiam detto 1' argomento del secondo capitolo dell' appen- dice . Il quale perchè troppo vasto non poteva tutto restrin- gersi ia poche pagine di un libro elementare . Il nostro autore descrìve principalmente I' effetto della doppia rifrazio- ne di un raggio luminoso entro un cristallo di spalo d' Is- landa , cadente prima normale alla superficie del cristallo , poi con una obliquità qualsivoglia ; e nota per quale po- sizione di quello rispetto al raggio incidente non avviene la rifrazione straordinaria . Di che no cava i principj del- la dottrina di Malus . Indi seguita dicendo il fenomeno delle straordinarie riflessioni, che / due raggi prodotti nella j«- perjìcie d' ingresso del cristallo subiscono alla superficie d^ egresso quando^ il raggio incidente non si trovi nel pia- no della sezione principale . Quindi accenna che i raggi riflessi sotto un dato angolo dalle superficie diafane acqui- stano le proprietà della luce che ha attraversato un cristallo. £ nel dare qui la storia di questi fenomeni , e delle cagio- Elementi di Ottica aaS ni che 1 fisici vi credono, tocca l'applicazione fattane da Rochou al micrometro . Ecco il terzo capitolo dell' appendice col quale finisca il nostro libro : contiene i principali teoremi della Prospet- tiva lineare , ossia della rappresentazione dei contorni ap- parenti sopra un piano : e come questi contorni dividono la parte rischiarata dalla parte ombrata di un corpo illu- minato da un punto raggiante così que' teoremi sono altre-: sì il fondfimento della descrizione delle ombre proprie e de- gli sbattimenti . Tenendo 1' Autore una via sintetica e no;^ volendo entrare in questa materia troppo addentro si con-; tenta di pochi esempj tolti dai corpi terminati da linee ret- te , e da facce piane accennando come si possa conseguirei di ridurre a questo caso anche quelli che sono di superficie o continuamente curva , o discontinua comunque . Segna; con metodo proprio la prospettiva di un circolo , e l' om-. bra propria d' una sfera ; tocca 1' argomento della collocazio-: ne del punto di veduta e delle peuombre . E come ha costu- me'chiude anche questo saggio polla istoria di coloro che seppero e scrissero di prospettiva anticamente pel tempo del-; le arti risorte j nel quale è nominato il primo Pomponio Gaurico Napolitano e vien dopo Pietro della Francesca de^ Porgo a S. Sepolcro vissuti gmbedue^el secolo X.Y- ia6 Saggio di Osservazioni sali' uso del caff'é nelle febbri in- termittenti del Sig. Dottor Giuseppe Tonelli Medico Fisico in P aliano . (i) -Ja sUigione estiva del iSi8. e stata qui una delle singola- ri per il vistoso numero d'infermi attaccati dalle intermit- tenti , che dai Piatici vengono chiamate autunnali . L' e- rudlto Brocchi nella sua Memoria inserita nel fascicolo xxxV della Biblioteca Italiana di Milano ci rende istrutti del nu- mero prodigioso di tali infermi ricevuti nel corso di Luglio, Agosto , e Settembre nel grande Ospitale di S. Spirito in Ro- ma ; Città circondata da campagne malsane, e fin da tem- pi di Asclepiade sempre feconde delle nominate febbri , e di alili malori , come saviamente si nota dagl' illustri Cli- nici Bomani nella loro dotta Opera : Ratio f,Iaslituti eie. : ( Traef. pag. xxix. ) . La Popolazione di questa Comune mi ha somministra- to nei quattro mesi di Luglio ad Ottobre circa sessanta in- dividui bersagliati da febbri accessionali ; e quaranta di essi han lucrato la loro infermità coli' attendere nei giorni ca- nicolari ai loro campestri lavori sotto il malsano cielo delle campagne circonvicine a Roma , ove allcttati sono a con- dursi da una giornaliera mercede più seducente . Opportuno credetti in tal circostanza rivolgere il pensiero a sostituire all'uso della corteccia peruviana la pratica di qualche altro farmaco^ il quale riuscisse di vantaggio , e di lieve dispen- (i) Non prima di questo mese albiamo potuto imMjlicaiC il presente Articolo t'illcsa I' f.llonfiouya clelle maUrie, sci Jjciic sin dal- lo srorso Giugno ci sia stalo coiiscgnrao dai dotto- A. uno do' nostri Collaboratori corrispondenti . Del Caffè nelle Intermitt. 227 dio insieme per la classe indigente. Nell'iuvestigarq a tal uopo il merito di tanti encomiati succedanei della chiua china sì nelle opere de' classici Autori , che in alcuni Giornali na- zionali, ed esteri, fissai l'attenzione sull' arseniuro di potas- sa , e sul caffé. E sebbene gli ottimi risultamenti dall' egregio Sig. Consigliere Brera conseguiti nella Clinica di Pavia e confermali quindi con successive sperienze da altri deponessero abbastanza in favore del primo, ciò non ostante in virtù di alcune particolari incidenze mi decìsi a valermi del secondo . Se occupar mi volessi a riferir ciocché ne dis- sero intorno alle mediche proprietà del caffè gli Autori pre- cedenti a Griudel , non farei che ripetere quanto saviamen- te esposero nel Cahier di Agosto del 1810 degli Annali Cli- nici di Montpellier i dotti Redattori di quell': opera perio- dica. Basterà unicamente, che in comprova dei vantaggiosi si;ccessi ottenuti dall' uso di questa droga contro le febbri di ripo intermittente , rammenti le numerose osservazioni del pielodato Medico della Corte di Russia , ed altre ana- loghe sperienze da altri medici istituite dietro la di lui di- rezione nel clinico stabilimento delia Imperiale Universil?k di Dorpat, come leggesi nel Giornale delli Signori Hufelaud, ed Himly per l'anno 1819. Basterà, che io rammenti la storia riferita da Labonardiére , il quale nel Cahier di Marzo di detto anno della Raccolta periodica della Società di Me- dicina di Parigi depone averlo usato con deciso vantaggio in una intermittente atossica soporosaj come anche l'osser- vazione di Richelmi accennata nel Volume 34 della Biblio- teca medica di Parigi . E sarà altresì sufficiente, che io ram- menti fra le indagini eseguite dal Prof. Tommasiui , e re- gistrate nel X. volume del Giornale della Società Medico_- Chirurgica di Parma la guarigione delle iutermitlenti coli' uso del Ciiffé ; finalmente , per tacere di altri , la memoria del Dottor Zi^mbelli sulla forza febbrifuga del caffé inserita 228 Scienze nel terzo Volume del Giornale di Medicina Pratica del Sig. Cavalier Brera . Mi applicai pertanto ad estendere senza indugio 1' uso del caffè contro le intermittenti tutte , die quindi mi si pre- sentarono , salvocliè in quelle, nelle quali cader mi poteva il dubbio di aver a trattare una perniciosa. Dissi le intermitten- ti tutte giacché nel riferire queste medictie osservazioni non intendo di assumer l' incarico di ragionare sulla natura delle febbri periodiche , nò dimostrare , se differiscano esse o nò a norma del genio delle varie epidemiche costituzioni . Non farò quindi alcun cenno della loro diatesi o iperstenicn , o ìpostenica ; né della [condizion loro irritativa , se ammetter si debba , ovvero obbliars i . JNè mi studierò di riunir do- cumenti a comprovare , se alla prima forma diatesica ridur- re si possa la maggior parte delle intei'mittenli dette ver- nali j o ad impugnare , se alla seconda spettar debbano quasi tutte le intermittenti chiamate autunnali. Lascierò altresì ben volentieri d' impegnarmi a trattare , se alle prime predispon- ga maggiormente la stagione d' inverno in virtù di varie chimiche , e fisiche cagioni , le quali nella piià grata gio- ventù dell' anno spingano talvolta 1' organismo ad un grado eccessivo di eccitamento . Né m' interterrò a rilevare , se alle seconde predisponga la stagione estiva , e se dopo simile predisposizione le determini quindi l'autunno colla decre- sciuta azione della luce, la quale, rendendosi ogni di me- no diretta , meno rimane per la brevità dei giorni ad irrag- giare la terra j colla diminuita proporzione dell' ossigeno in minor copia sviluppato dalla vegetazione tendente ad illan- guidirsi .; colle variazioni spesso intempestive, e rapide di tem- perature dell' atmosfera ; col succedersi delle fresche notti ai caldi giorni ; colle notturne veglie , o col prender sonno a del sereno dopo l'occaso dd sole; cogli errori dietetici; coli' esercizio in laboriosi mestieri spinto oltre il dovere ; Del Caffé nelle Intermitt. 229 con patemi di animo distinti col nome di deprimenti , o con altre gigioni riconosciute capaci a portare il languore , e la df^bolezza nella macchina animale. Userò ugualmente si- lenzio sulla facoltà della china china se eccitante , o nò j o se dotata di dinamo-chimica azione , esaminandosi da un uo- mo grande al lume della più filosofica osservazione il mo- do di agire di questa corteccia sulla fibra vivente , come si espresse il chiar. Tommasini nella lettera al cel. Prof. De Matlhaeis al nono fascicolo degli Opuscoli Scientifici di Bo- logna . Né finalmente parlerò della maniera di agire del caffè riguardato da alcuni come tonico , come eccitante , riconosciuto da altri con dirette esperienze specialmente dal prelodato Tommasini come deprimente . Cose tutte son que- ste in parte a tutti note, cosicché inutile sarebbe, che io ne tenessi discorso ; ovvero in parte oggidì controverse in modo , che peso non è dei miei omeri lo scioglierne le relative dilfioollà , e fissarne i rapporti di azione del farmaco coli' indole della forma morbosa in quislìoue . Nel discendere per altro a riferire i nudi risultamentl delle mie osservazioni , premetter devo a maggior intelligenza alcune nozioni , Il metodo da me seguito nel far preparare la pol- vere di caffé crudo onde somministrarla agl'infermi attac- cati da periodiche , si fu il metodo istesso già esposto dal Dottor Grindel . Ebbi il piacere di vedere coli' uso di que- sta polvere prontamente troncate quarantanove intermittenti nel terzo , e perfiu nel secondo giorno della cura , mentre ia altre diciassette o fu alquanto più tarda la guarigione , ov- vero dessa si ottenne in fine con leggierissima dose di chi- na china . In un solo individuo ho avuto motivo di tentare dietro! suggerimenti del citato Grindel l'alternativa del caf- fè crudo in polvere , e la decozione di questo j e felice ne fu l' evento . L' ordinaria' quantità prescritta dì calle si è stata da un' oncia alle duo fino alla metà di Settembre ; iZc Scienze ma quindi credelti aumentarla fino alle tre , ed alle qual^ tro ancora , dividendone ciascheduna oncia in dieci , ovvero in otto cartine da prendersi nell' acqua comune tiepida. Uà individuo soltanto si querelò di un certo ardore all' epiga- strio ; e due altri accusarono qualche molesta gravativa ten- sione nel tratto dei tenui intestini : ma dissipati prontamen- te si videro questi effetti coli' infuso di salvia suggerita dal mentoviito Zambelli . Onnnetto di qui riferire per di- steso le istorie tutte spettanti ai 06. individui da me trat- tati con il caffè : ne addurrò bensì un qualche numero bre- vemente , onde non rendermi prolisso senza necessità , ed in specie ove nuli' altro esprimasi di rilevante. Nel di 3o Luglio fu ricevuto nello Spedale Antonio Pro- dani di Garrone infermo di terzana semplice , che lo ave- va assalito fin dal dì 27 . Gli prescrissi nel dì 3i un oncia di caffo divisa in dieci cartoline . Non più comparve la feb- bre ; ma ciò non ostante gli feci somministrare altre cin- que cartine di delta polvere nel primo di Agosto , e quin- di altra slmile dose fu da esso consumata a riprese nelle tre susseguenti giornate . Vittoria Carocci infermatasi di terzana doppia nel 3o Lu- glio con vomiturizlone , e tenzione gravativa allo scrobi- colo del cuore prese 1' emetico li 3 Agosto , e nell' indo* mani un' oncia di caffè divisa in dieci cartoline . Ne con- sumò in appresso un' altra oncia nei tre giorni consecutivi divisa come sopra . Non tornò nel di 5 la febbre , nò più la molestò . Fu ammesso nello Spedale nel primo di Agosto Vin- cenzo Piossetti di Subiaco , il quale già aveva sofferto due parosismi di terzana doppia . Nel giorno seguente gli ordi- nai un emelico , e nel di 4 detto gli fu esibita la solila on- cia di caffè divisa in dieci cartine , che vennero consumate «tìl di 5 in cui nuovamente comparve la febbre . Si replicò Del Caffè nell' Intermitt. 23 1 nel di sei la nominata dose della polvere : più mite , e più breve si fu in detta giornata l'accessione, quale non più tor- nò essendosi per altri quattro giorni tenuto 1' infermo in os- servazione . Congedato poi dallo Spedale , fece ivi ritorno dopo quindici giorni , recidivo di febbre del nominato tipo, a cui diedero cagione molti errori dietetici . Gli si propinò nuovamente un emetico, e nel di 2y Agosto gli prescrissi un' oncia di caffè , che nel di seguente gli feci ripetere ad oggetto dì valersene a riprese in più giorni . Incominciò nel dì 28 ad essere apiretico , e nel di due Settembre fu li- cenziato . Giuseppe Marucci dopo il settimo parosismo di una quotidiana legittima condiscese nel di 26 Settembre a pren- dere un' oncia , e mezzo di caffè in dodici cartoline , qual dose fu ripetuta nel dì 28 , dopo qual tempo restò costan- temente apiretico . -Venne assalita Angela Tolomei nel di 3 Agosto da le- gittima terzana , che dopo alcuni parosismi passò in doppia: consumò nel di g. un' oncia di caffè , e bastò un iufuso di salvia per dissipare gì' incommodi di doloi-e , e peso all' epi- gastrio, di che querelavasi . Più mite, e di minor durata si vide quindi le febbre , e malgrado la replica della secon- da oncia non mostrossi estinta ; ma sei ottave di corteccia peruviana furono sufiicienli a ridonarle la salute . Dissimile si fu il risultameuto in Luigi Rossi , in Pie- tro Romani , ed in altri , nei quali bastò un' oncia di caffè a troncare affatto uaa terzana semplice nel primo , ed una terzana doppia nel secondo , e negli altri . Nel di c) Agosto dopo il terzo parosismo di una terza- na semplice passò Luigi Mezzoli all' uso di un'oncia di caf- fè . Tornò del dì 11 la febbre , ma assai più mite , e sen- za il treno della solita cefalalgia , che negli altri parosismi era stata assai molesta ; che anzi non si estese che a sole 233 Scienze quattr' ore di durata , e quindi non più comparve . Consu- mò nel dì 12 altra replica , e volle meglio garantirsi contro la recidiva ( e con felice successo ) coli' uso di una quarta oncia a riprese in piiì giorni . Andrea Schifalacqua ritornato dalla campagna romana con una terzana doppia , prese nel di 8 Agosto un emetica imprudentemente propinatogli da un Farmacista , Gli effetti, die assai violenti ne seguirono , attribuir si dovettero forse alla non buona preparazione del vino antimoniato, che gli era stalo esibito . In virtù di rubefacienti , e di una pozione di acqua aromatica di cannella con varie gocce di tintura tebaica del Marabelli si riebbe l'infermo, e si dissipò quel treno di sintomi , che gli minacciavano la morte . Già erano i polsi depressi e languidi , ippocratico 1' aspetto , fioca la voce con qualche lipotimia ancora . Si ebbe nel di seguente ricorso alla china china ; ma questa non fu sufficiente che a render pili mite la febbre , e con ciò a rimuovere 1' imminente pericolo , che sotto il peso di tali precedute circostanze so- vrastava air infermo con il l'egresso della nuova febbre , se uguale fo'^se stata in intensità al parosismo antecedente . Si tentò quindi nel di ii , e 12 l'uso del caffè, di cui un oncia non fece che rendere vieppiù mite la febbre , e di minor durata ; si replicò nel di i4 la seconda prescrizione, e se ne vide cangialo il tipo: bastò dipoi la decozione di mar- rubbio bianco per renderlo apiretico senza recidiva . Angelo Rossetti di Subiaco domiciliato in Paliano , do- po il suo ritorno dai lavori della campagna romana fa con- dotto in questo Spedale nel di i5 Agosto , giorno quarto di malattia . Il carattere della sua febbre era quello di una terzana doppia : ma nel dì del parosismo maggiore era que- sto scortato da quei sintomi , che riguardansi proprj di quel- la perniciosa , che distinguesi con il nome di colerica . Due once di china china con uno scropolo di tintura tabaica del Del Caffè nelle Intermitt. 2o3 Marabelìi non produssero alcun vantaggio . Si passò all'uso ■del caffè alla solita dose di un'oncia in dieci cartine, e dopo aver trangugiato la seconda oncia di questa polvere re- stò apiretico . Malgrado però la terza oncia propinata a ri- prese affin d' impedire la comparsa della recidiva , non potè 'questa evitarsi in grazia di continui errori dietetici del Pa- ziente occasionati dalla imprudente officiosità dei Parenti Corrispose per altro il caffè a far succedere quindi per ben 'tre volte xin nuovo stato di apiressìa alternato per tre volte con nuovi parosismi accessionali in vìrtii della ostinazione dell'infermo nei disordini. Francesco Rojati dì anni 55, da molti anni affetto da ostruzione alla milza', e soggetto a reversiva affezione asma- tica , fu assalito da una terzana semplice, la quale dopo tre accessioni passò in doppia . Dopo l'uso di una sola oncia del solito caffè restò costantemente apiretico , quantunque trascurato avesse la prescritta replica. Domenico Romani dopo il cambiamento di tipo della sua febbre terzana semplice in doppia usò nel 28 di Ago- sto un' oncia dì caffè , quale bastò per troncare totalmente la febbre . Disordini commessi nel vitto richiamarono dopo otto giorni la comparsa della febbre del medesimo tipo; ma con un altra oncia dello stesso farmaco si i-ese l'infermo per- fettamente apiretico nel 4 Settembre senza comparsa di re- cidiva . Tralascio di ulteriormente diffondermi nella esposizione di altre molte istorie di simili infermi prontamente con tal me- todo risariati, e dei quali conservo un periodico, ed esatto regi- stro. Concbiuderò queste mie ciance col soggiunger di volo, che sorprendenti vantaggi produsse altresì il caffè nel trattamen- to di altre due morbose affezioni , cioè dì una isterica ce- falea in ogni otto di reversiva in Maria Rosa Ficoroni , e di una emicrania in Angela Imperiali , che costantemente fw 2^4 Scienze cava il suo ritorno in ogni giorno sulle ore mattutine . Giac- ché si vinse con prontezza in ambedue la periodica forma morbosa coll'uso di- due once di caffè in otto carline, dt^lle quali se ne propinavano tre al giorno . Uu cosi soddisfacea- cente risullaracnto con tal mezzo ottenuto mi porge motivo di proseguire in appresso le mie sperienze , ed osservazioni ovunque la circostanza lo esigga . Potranno forse a qualche timido Professore riuscire im- ponenti gli anatemi scagliati recentemente in Presburgo dal Dottor Pelocz contro il caffè ( Ved Bibl. Italiana di Milano 1817. N. XIX. pag. 149.)? ma giova riflettere , che impu- gnar non ardisco doversi a questa droga riferire una infinità di morbosi sconcerti , qualor di essa si faccia abuso . Oltre di che , quantunque ad onta di altri meno fervidi declama- tori del caffè vissuti innanzi al Petoez non siasi lasciato di usarlo da più di due secoli in qua dopo la scoperta di questa droga senza risentirne alcun inconveniente dal suo uso modernatoj abbiamo altresì in di lei favore non poche erudite produzioni , e pareri di rispettabili Letterati . Del Calendario Gregoriano a deW Astronomia Romana ec. Continuazione deW articolo . Fedi To. i. p. 404. Q 'uanlo fin qui si è rilevato è molto conforme alla storia contemporanea di Gregorio XIII. Fra i molti mano- scritti , che possiede Sua Eccellenza il Principe di Piombi- no , e che contengono memorie della vita , e Pontificato di Gregorio XIII. si è preso a considerare il piii interessante in questo affare segnato ( Cod. D. iV^.° 5. ). Si contengono in questo codice molte memorie , fra le quali una di 62. capitoli del Cardinal di Como Segretario di Stato di Grego- rio XIII; altra di Monsignor Musotto Vescovo d'Imola, ed una terza di Monsignor Venanzio da Camerino . In que- sti tre manoscritti si parla della riforma del Calendario , e particojarmente in quella del Cardinal di Como al cap. ao. Si manifestano dunque le premure del Papa in congregare uomini celebri , e più errellenti matematici d' Italia ; noa mai però si parla di osservatorio , e di meridiana fatta alla Torre de' Venti all'occasione àella riforma del Calendario. In altra distinta memoria anonima si rammentano . le fabri- che, e pitture ordinate da Gregorio Xlil. al Valicano, e si descrivono anche le pitture . S' indicano in questa medesi- ma memoria essere state del Danti le ordinazioni , e disegni delle diverse tavole cosmografiche esistenti nella Galleria maggiore, e similmente di qualche pittura e di alcune ta- vole cosmografiche della quarta loggia del cortile di Palazzo verso ponente . In altra memoria di Monsignor Fazolio si di- ce ancora , che il Danti dava le istruzioni , che riceveva dal Papa , a norma delle quali il Fazolio stesso componeva le iscrizioni , che poste furono nella loggia detta della Bologna. In tutte queste memorie mai non si parla di fabrica fatta per G. A. To. III. 16 253 Scienze le congregazioni , e per fare osservazioni , come si pretendo- no all' occasione della riforma del Calendario . E' vero però , che fra queste memorie se ne trova una pella quale si riporta un memoriale scritto in latino , e presentato a Gregorio XIII. da un Prelato il quale ram- menta al Papa d' essere stato già suo collega nel Collegio degli Abbreviaiori . Supplica questo dotto Prelato il Papa a permet- tere , che il Cardinal di Como, come suo Segretario di Stato , lo «ietta al giorno di tutte le sue gloriose imprese, intendendo publicarle nella più elegante maniera . Cosi incomincia il me- moriale . Quadìuplicem vaticanani od Cceluni consurgen- tem , aliam super aliani exlructam porliciirn , supeiio- leinque hypcethrani , alque Hit scile superpositain spe- ciUam un de. in subiectam XJrbeni jucundissimns est de- spectus , et in latios late circa patentes canipos , ac cir- cwnpositos coUes aincenissìmus p>'ospectus , diligenler con- templa tus sum . La parola hjpcbthra potrebbe , secondo Vi- Iruvio , prendersi per loggia scoperta e senza tetto . Si com- prenderebbe allora, che Gregorio XIII. ridusse questa log- gia a camera coperta ; onde è , che in un'angolo si osserva il drago rammentato dall'estensore de' fogli. Al dire del me- desimo fu su questa loggia formata la terrazza, la quale si- milmente nel frontespizio ha il drago. Ma questa terrazza, <:;he il dotto Prelato chiama specola non era gik un Osserva- torio astronomico, uè la camera sottoposta la sala del Ca- lendario, la quale essendo aperta, e non chiusa da fcneslre se nou sotto Urbano VIII j non potea né anche servire per congressi . La Specola , che sì rammenta , altro non era , alla descrizione che se ne fa , se non un luogo alto dove 1' animo potea ricrearsi colla vista de' colli e campi latini . Se il dotto Prelato ricercava le notizie più precise e gloriose per Gregorio XIII , non avrebbe sicuramente ommessa uu' Del Calendar. Gregor. ec. aSg impresa tanto più gloriosa pel Papa , e che tutta Roma do- vea conoscere ; né avrebbe annunziato un' Osservatorio astro- nomico Pontificio per un semplice sito di ottimo prospetto, e veduta . E ben verisimile , che il nome di Specola , che si è sempre dato ad un luogo elevato , sia stato poi erro- neamente preso per Osservatorio astronomico . Cosi il Pon- teo (a) segretario dell" Accademia Fisico-matematica ro- mana fondata e promossa dall' eruditissimo Monsignor Giam- p;ni, espoaejdo le sue osservazioni sopra la famosa Cometa del i68o. e riportale dallo stesso Newton , parla della sua Specola astronomica prossima a S. Maria in Vallicella , e do- ve in quell' occasione si condussero tra molti distinti uomi- ni il P. Francesco Eschi nardo , Francesco Serra , Domenico Quartarone , Cornelio Mayer , M. Antonio Cellio . Siccome però la sommità della Chiesa prossima potea esserli d'impe- dimeiito , rammenta d' aver fatte le sue osservazioni nella ce- lebre Specola dei Signori Orsini . Ma nel palazzo Orsini ha esistito , ed esiste un luogo alto ad eminente, dal quale può liberamente osservarsi , ma non ha mai esistito un' Osserva- torio astronomico . Lo stesso deve dirsi della Specola o Log- gia , che esiste nella sommità del convento di' Ara Cceli , la quale in qualche giornale del 1739. fu annunciata per osservatorio astronou^ico , e forse perchè il P. Evora Mini- stro della Corte di Portogallo pensò a darle quest' uso . Perchè poi in si fitta ricerca niènte potesse dirsi ommes- 60, si è voluto anche consultare un Manoscritto esistente nella BiJ)lioteca Casanntense . E' questo manoscritto copia di altro cotisiniile , che ritrovasi in Biblioteca Vaticana, segna- to Tom. 5635. Qui dunque si riportano diverse memorie (a) Comct. Obs. Romap Typis Tinassii 1681; 16 •i4o Scienze mandate da diverse Accademie, e matematici all' occasione delia riforma , L' ultima Memoria di questo manoscritto è quella ap- punto presentata a Gregorio XIII. dalla Gjngregazione me- desima , la quale ebbe luogo in Roma ; si parla in questa Memoria delle diverse ipotesi atte a spiegare i Cicli lunari, fra quali si sceglie il Ciclo delle Epatte , si dice come que- ste sono distribuite. Si parla dell'Equinozio ridotto al dì 21. Marzo j ma in tutto ciò non cade mai menzione di os- servazioni astronomiche , fatte al Vaticano . Finalmente i Deputati si sottoscrivono Ego Vincentius Laureus Ep. Montis Regalis Ego Serapliiniis Olivarius Rotae Aud, Gallus Ego Cristophorus Clavius professus S. I. Gerraanus Ego Petrus Ciacconus Hispanus Ego Antonius Lilius A. et M. D. Aloysiì frater Calaber Ego F. Ignatius Dantes Ord, Praed. in almo Gym. Bon. Mathem- Professor Perusinus La data poi , la quale dovrebbe essere dal luogo desti- nato ai congressi , non è dal Vaticano , né dalla Sala del Calendario , ma generica Datura Romae. Die festo exaltationis S. Crucis Anno i 58o. La storia contemporanea di Gregorio XIII. è in quest' affare conforme alla successiva . Il celebratissimo Monsignor Biancbinì fu Segretario della Congregazione del Calendario for- mata in tempo di Clemente XI. Rende quindi conto della sua tanto famosa meridiana della Certosa , voluta appunto dallo Stesso PonteCce per uso del Calendario . Rammenta essere stato Egnazio Danti nella Congregazione del Calendario Gre- goriano . Accenna le osservazioni dal medesimo Danti fatte all' armilla, ad alle meridiane di Firenze e di Bologna per ri- condurre al buon ordine il Calendario . Parla finalmente della meridiana del Vaticano con dire unicamente , che il Danti, Del Calendar, Gregor. ec. n^i dopo quella di Bologna non dissimilem , licet magnitudine longe minorem Bomcv consUtnit in Pontificio Palatio ad Faticanum. Possibile che il Bianchini abbia voluto dare la gloria alle meridiane del Danti di Firenze e di Bologna , e toglierla a quella di Roma ? (a) . Ma quando in Roma e nella Torre de' Venti , come si pretende, esisteva già un'Os. servatorio Astronomico Pontificio bisogna dire, che questo del tutto ignoto fosse agli eccellenti artefici ottici Giuseppe Cam- pani , ed Eustachio Divini . Questi per gara di paragonare i loro Occhialoni , uniti a molli eruditi uomini, tra quali primeggiavano Gio. Domenico Cassini , Francesco , e Salva- tore Serra , Felice Savioli , Antonio Falconieri , ed i PP. Gesuiti Onorato Fabri , Francesco de Gottignies , Francesco Maria Sansedoni , Gregorio Cottone, fecero molte osservazio- ni sopra 1' anello di Saturno, sopra le fascie, e macchie di Giove per verificare la dottrina delle ombre del Cassini, e la rivoluzione di Giove, e finalmente anche per disegnare il disco della Luna , mediante un reticolo di piccoli quadra- telli , posto nel foco della lente oculare . Basta leggere le diverse lettere pubblicate allora in Roma (b) per convincer- si, che non conoscendo Osservatorio astronomico, vagavano per la Città , ora osservando nelle diverse case del Campani , o Divini , o Lutii ; ora nel monte di S. Onofrio nella casa di Cesario Giori , a S. Gio. e Paolo casa allora de' PP. Gesuati, a S. Pietro montorio , alla Trinila de monti alla Villa Mattei. Pii'i opportunamente però potrebbe domandar- (ci) Bianchini De Nummo et Com. Clcm. (6) Campani Ragguaglio di due mio^e osserwazioni per Fabia ad Falco 1664. •5. •■ ;-- it^ailera al Sig.CcnteManzini Rom. Giac. DraéonSi iS6'i Divini i Lettera al Sig. Conte Manzini { Lettera del P. De Gottignies al Divini pel DraconcelU 1666. a/f^ Scienze si, come esistendo uu' osservatorio Pontificio al Vaticano j al Celsio poi celebratissimo Astronomo svedese, che ritro- vavasi in Roma nel 1734, e desiderava fare diverse osserva- zioni astronomiche, particolarmente sulla pretesa allora de- viazione dei meridiani , la S. Memoria di Clemente XH, n questo effetto benignamente concesse la gran Sala esistente sotto 1' orologio del Palazzo stesso del Quirinale («) ; dove il Celsio condusse una meridiana , e dove s'osserva ancora lo spiraglio gnonomico ? Finalmente nella tanto esatta e minu- ta descrizione del Vaticano fatta da Gio. Pietro Chattard sot- to il Pontificato di Clemente XIII, e dedicata a Monsignor Gio. Battista Rezzonico , nipote del Papa , Maggiordomo al- lora de' Sacri Palazzi Apostolici , al Tom. III. pag. gy. si descrive la camera della meridiana , la bussola de' venti, e le pitture ivi esistenti , ma non si fa parola dell' uso , che avesse questo luogo nella riforma del Calendario . Anzi nel Tom. 2. pag. XXVIII. si dice, che Gregorio XIII. fu quel- lo , che edificar fece la celebre Torre per la di lei altezza e struttura indicante il soffio de' venti , per cui stabilito le fu il nome di Tor de' Venti . ( Sarà continuato') (2) Baron De Zach Corr. Astrom. Nor. 18 18. a43 Scoperta singolare rivendicata all' Italia sulla Polvere da Cannone : iN el nostro Giornale Quaderno di Maggio prossimo scor- so pag. aSg. fu inserito un articolo tratto dagli Annali di Fisica e Chimica, quaderno di Marzo, nel quale Articolo si legge , che il Giornale scientiGco di Novajork attribuisce al Colonnello Giorgio Gibbs la scoperta di unire una parte di calce viva polverizzata a due parti , in peso , di polvere da Cannone, onde accrescerne la Torza j e riportando gli espe- rimenti comparativi nella detonazione di due mine eguali , una carica con la polvere ordinaria , e 1' altra con il me- scuglio suddetto, dice, che l'effetto fu uguale in ambedue r esplosioni , e che costantemente accadeva ciò se la me- scolanza della polvere con la calce era stata di recente fat- ta , e conservata in bottiglie ben chiuse . Il Compilatore de- gli Annali di Fisica , e Chimica pare che voglia rivendica- re alla Francia questa scoperta coli' asserire che alcuni anni sono erano stati fatti consimili esperimenti a Vincennes , i cui infelici risultati attribuisce all' essersi serviti del miscu- glio da qualche tempo fatto , e non subito come avverte il Sig. Gibbs . Noi tsascriviamo dal n." 35. della Antologia Romana di Febrajo 1789. pag. 5178. il seguente Articolo . Invenzioni utili ce I dilettanti di caccia ci sapranno grado se noi co- te municheremo loro una scoperta del Sig. Dottor Fran- ca Cesco Baiui di Fajano in Toscana , per rendere la polve- 2/|4 Scienze ce re da schioppo un terzo superiore di forza iu proporzio-* « però sempre della sua bontà . Per ogni libbra di polvere « si mescolano quattro once di calce viva recente , e bene ce polverizzata, e|si agita il tutto entro un recipiente finché « la superficie abbia acquistato un carattere uniforme , in ce tal guisa si conserva in vaso chiuso bene . Lasceremo ai ce Chimici il decidere per qual principio la calce aumenti ce questa forza . L' esperimento è certo , il fatto è compro- cc vato , e molli cacciatori hanno eseguito dei tiri sorpren- cc denti. E da avvertirsi che nello scodellino detto fogone ce la polvere dee essere pura , cioè non mescolata con calce. Se questo ritrovato fosse di eguale epoca si potrebbe dire les beaux genies se rencontrent-; ma avendo il Baiai trent' anni prima del Gibbs , e degli sperimentatori di Via- cennes prodotta in termini la stessa scoperta , senza impe- gnarci a sostenere un plagiato siamo contenti di aver ri- vendicato a chi appartiene l'onore di si utile invenzione. Sopra le due Comete del 1819. (^Annales de Chi mìe , et de Phjsique -Jiiin 1819. ) J-ia prima di queste due Comete è stata scoperta ai 12. di Giugno scorso dal Sig. Pons Astronomo aggiunto all' osservatorio di Marsiglia , Ella è invisibile ad occhio nudo, e non ha alcuna apparenza di coda ; il suo nocciuolo è poco distinto . 11 Sig. Blanpain ha inviato al Bureau delle Longitudini quattro osservazioni di quest'astro fatte ai i3, i4. 16, e 19. di Giugno. Il Sig. Gambart figlio, il quale coltiva l'astronomia con molto zelo e successo, ne ha de- dotti gli elementi parabolici seguenti . Delle due Comete a^^ Passaggio al perielio il 26 Giugno , a io"" 6' della sera , tempo medio Distanza perieli» . . . . . . . o, 88117^ Longitudine del perielio 255." 5i' Longitudine del nodo loy.** ^6' Inclinazione dell' orbita 8.* afi' Senso del modo eliocentrico , diretto Cotesti elementi soffriranno probabilmente qualche mo- dificazione quando si sarà osservata la cometa sopra un mag- gior numero di punti della sua orbita : intanto il Sig. Gam- bart ne ha tratta la conseguenza , che il 24. Luglio , la distanza dì quest' astro dalla terra non era che la ventesima parte circa di quella del sole . La seconda cometa del 1819, quella che ha tanto ecci- tata 1' attenzione del pubblico^ si è mostrata ne' primi gior- ni di Luglio . Da qjuest' epoca si lè osservata nel suo passag- gio al meridiano inferiore , tutte le volte Iche |1' han per- messo le circostanze atmosferiche ; gli elementi approssima- tivi della sua orbita parabolica , dietro i calcoli del Sig. Bouvard , sembrano essere ì seguenti . Passaggio al perielio , li 3 Agosto , a 2 ore dopo il mezzo giorno Distanza perielia o, 53459J Longitudine del nodo ...:.. 278.° Sg'j Longitudine del perielio 3." \S'; Inclinazioue dell' orbita 45-° i5'j Moto eliocentrico, diretto Questi elementi rappresentano con bastevole precisione i movimenti della cometa in longitudine ; per le latitudini al contrario vi sono delle differenze sensibili fra i risulta- menti del calcolo , e quei dell' osservazione : d' onde siegue che la posizione del nodo , e il valore della inclinazione ù./\6 Scienze noa hanno ancora tutta 1' esattezza desiderabile . Del résló forse nel oaso attuale non basta il supporre che la cometa si muova iu una parabola , e sarà mestieri ricorrere ad un' orbita ellittica. I calcoli, de' quali presentemente si occupa il Sig. Boiivard , dissiperanno questi dubbj , e c'insegneran- no al tempo stesso se la cometa ha sofferto nel suo cam- mino qualche spostamento valutabile per l'azione della ter- rà , Comunque sia , i precedenti elementi sono già sufficien- ti per permettere di assicurare che quest' astro non rassomi- glia ad alcuna delle comete anticamente osservate . Noi momento della sua apparizione la cometa , di cui parliamo non era lontanissima : per esempio il ac). Giugno la sua distanza d.'illa terra non oltrepas^iava molto o , o5 , vale a dire il ventesimo della distanza del sole : il 3 Lu- glio essa non era ancora che di o , i . Presentemente ( il 24 Luglio ) quest' astro è già dodici volte più lontano di quello era il 29 Giugno . E facile dunque il concepire per- chè si rapidamente si è illanguidito. Generalmente si suppone che le code dette comete sitì- no composte di vapori leggieri trasportali a grandi distanze dall' impulso de' raggi solari. In questa ipotesi la coda debb' essere quasi diametralmente opposta al sole , ciò eh' è con- forme alle osservazioni . Il 3 Luglio verso la mezza notte la coda dell' attuale cometa era presso a poco verticale ; ma questa particolar circostanza , che il pubblico ha molto no- tata , è una conseguenza immediala dell' anzidetto principio, e deriva unicamente da ciò che la cometa e il sole aveva- no allora le ascensioni rette poco ineguali , e che questi due astri giugnevauo al jneridiano verso V epoca stessa . Ora la cometa essendosi molto scuslata , la linea che congiunge il duo centro a quello del sole non è più verticale a mezza notte, e la coda, di cui questa linea indica costantement« la direzione, è nella medesima ora sensibilmente inclinala Delle due Comete ^47 all' orizzonte . La lunghezza assoluta della coda può facilmen- te deduisi dall'angolo ch'ella sottende , e dalla distanza del- la cometa della tei'ra : si trova così che il 3 Luglio questa lunghezza non era precisamente di 700 mila leghe . La ma- teria della coda , e quella della criniera erano , siccome è solito, di una rarità estrema; la luce delle stelle più pic- cole non scemava sensibilmente attra,versandone la nebbia , anco in vicinanza del nocciuolo . Osservazioni sulla Pazzia , o sui disordini delle funz'iO' ni morali , ed intellettuali dell' Uomo di &. Spurzheim M. D. Tradotte dal francese in italiano con note dal Dottor Carlo Porta 3Iedico Collegiale ec. Voi. 1 in. 8." con due Ta.'ole in rame . Roma 18 ig. presso Pio Ci- picchia Stampatore - Librajo , A, .1 dotto e benemerito Sì'g. Porta siamo debitori del vol- garizzamento di alcune Opere Modiche utilissime alla scien- za : fece egli , non lia guari , di comuu diritto le opere dell' OrGla rare in Italia , che il Pubblico gradì somma- mente ; ed ora offre la traduzione dell' opera non meno interessante dello Spurzheim , la quale giudichiamo dover riuscire egualmente grata per la nitidezza, purità, ed ele- ganza di favella , e per le giudiziose Annotazioni che lo servono di corredo . Il rapido e breve Sunto delle Osser- vazioni sulla Pazzia che noi ci proponiamo dare nel pre- sente Articolo, mentr' é insufficiente ad una adeguata contezza dell' opera , potrà essere bastevole ad invogliare il colto Pubblico alla lettura di essa . Esamina il Sig. Spurzheim nella prima Parte ì disordini del movimento muscolare a48 Scienze volontario, (i) e quelli de' cinque sensi esterni; e in principio della seconda Tprerìòe in considerazione gli sconcerti de' sen- si interni, e le principali mal;illie del cervello. E da no- tarsi tra le molte vedute pratiche il pronostico eli' egli fa nell' Idrocefalo acuto espresso nei seguenti termini « Z' Idro- cefalo acuto è incurabile secondo me , il D. Gali , ed altri medici . Noi ne abbiamo trattali alcuni coti buon successo ; ma crediamo di aver soltanto preveduto il iwi'- samento del siero . Tali cure si fanno sempre ne' primi giorni , quando V azione , e la congestione de' vasi san- guigni , non già V effusione , producono i fenomeni peri- colosi ce . Poscia egli entra a parlare della Follia , e la definisce quello stato dell' uomo nel quale è incapace dì distinguere gli sconcerti d-ìlle sue operazioni mentali , ed (i) All' art. sulla Epilessia annette T erudito Traduttore una in- teressante Annolazione che merita di essere qui riportata. ,, Pra la moltitudine preziosa degli oggetti raccolti nel Museo Patologico an- nesso alla Scuola di Medicina di Parigi richiamò in modo speciale la mia attenzione un cranio umano, nella parte concava del cui os- so frontale esisteva una protuberanza od esostosi quasi ovale di enorme grossezza; e in seguito delle ricerche da me fatte a' Pro- fessori della Medica facoltà fui reso certo che F individuo , cui era- si ingenerato si strano ingombro nella testa, non aveva in tutta lasua vita dato indizio alcuno di epilessia o di altra analoga infermità . Al- tri esempi dì tal genere si trovano ranunentati da Autori degni di fede . Sono questi fatti i)ià o meno cospicui ,ma sempre maraviglio- si poiché ripugnano alla più ovvia esperienza , la quale tante vol- te nelle piccole esostosi, o nelle minute scabrosità dell'interno del cranio ci fa riconoscere 1' evidente cagione «lei funesto morbo co- miziale,,. Appresso ragiona sulla spiegazione del fenomeno , e non gli piacendo quella tratta dalla ipotesi di Bichat che la massa del ce ■ rebro non riempia esattamente la cavità del cranio , e lasci luogo alle morbose produzioni del recipiente medesimo conchiude.,. Con maggiore solidità e verosimiglianza il Prof. Dumas reputa innocen- ti le divisate protuberanze, quando nella geiierazionc loro interpo- lata e lentissima danno un tempo conveniente alla sottoposta j)ol- pa cerebrale o nervosa di abituarsi ali' effetti) perenne , e a mini- mi gradi crescenti dell' irritamento , e della pressione ec. ec. OSSERVAZ. SULLA PAZZIA a^^ agisce irresistibilmente , siccome all' opposi to caratterizza i lu- cidi intervalli per la intelligenza perfettamente chiara, e per la potenza della volontà sulle azioni . Parlando de' sialomi della follia trasanda quelli , che pertengono alla vita auto- matica , e si limita ai sintomi della vita animale , vale a dire de' cinque sensi, delle inclinazioni, de' sentimenti, e delle facoltà intellettuali . Divide la follia in idiotismo , cle- menza ed in alienazione , e dislingue queste diverse for- me della malattia in generali , parziali , continue , inter- mittenti, acute, croniclie , curabili , incurabili : la divisio- ne però più importante della follia crede esser quella fon- data sulle cagioni di essa . Facendosi quindi a parlare delle cagioni stabilisce essere queste corporee , vale a dire ine- renti all' oi'ganismo , e non mai all' anima: e ragiona su que- sto particolare nel modo seguente . Le manifestazioni delle facoltà delV anima , e dello spirito sono veramente scon- certate ; ma io non so comprendere come un essere im- mortale , quale si e V anima può cadere ammalato . Sem- bra che tal dottrina sarebbe la pili pericolosa per V im- mortalità di lei , lo ammetto V anima per un essere im~ materiale rinchiuso nel corpo j le di lei facoltà hanno bi- sogno di strumenti corporei per manifestarsi , e queste manifestazioni sono modificate , diminuite , aumentate , o pervertite secondo la disposizione di questi strumenti . Insiste molto a lungo 1' A. nello escludere dallo spirito la sede della malattia , e adduce la seguente serie di argomen- ti, che partitamente sviluppa, i.** La follia può essere ere- ditaria . 2.° L' età influisce sulla malattia ; 1' infanzia , e la decrepitezza sono quasi immuni da essa , mentre suole ac- cadere fra il 20, e 6o anno : può essere soggetta 1' infanzia all' idiotismo ingenito . 3.° Molte cagioni , che offendono so- lamente il corpo , producono la follia . 4'" Dipende la follia dalle stagioni , e dal tempo . 5.° Ha dessa le sue cagioni , t5o Scienze ed i suoi sintomi , siccome ogni altra malattia del corpo . 6." è spesso accompagnata da altre malattie corporee , ovve- ro alterna con queste , con 1' epilessia per esempio , 1' iste- rismo , la chorèa , le affezioni ciitnnee ec. 7.° Il sonno è sovente disturbato dalla follia come in altre malattie . 8." Se r anima fosse inferma dovrebbe guarire col ragionamen- to , mentre V esperienza mostra che si perde invano il tem- po a ragionar co' pazzi . 9." Non si può concepire affatto che l'anima dotata di riflessione, e l'olontà possa vedersi talora al di sotto della natura do' bruti : e se tal degrada- zione non è l'effetto della sii,a volontà , escludendo l'influen- za morbosa del corpo converrebbe ricorrere ad una cagio- ne suprema. Conchiude pertanto che 1' anima negli sconcer- ti delle manifestazioni delle inclinazioni , de' sentimenti , e delle facoltà int(!llettuali non è più inferma di quel che lo sarebbe nello sconcerto de' cinque sensi , e del moto mu- scolare volontario . Nella paralisi, nella cecità , sordità non si ricerca mai la cagione nell'anima, sibbene negli stru- menti rispettivi destinati all'esercizio di quelle abolite fun- zioni animali , Appresso volendo 1' A, precisare nel corpo la sede della ragion prossima delle follia, e stando al princi- pio fisiologico che l'organo dell'anima ò il cervello, e le parti cerebrali sono gli organi delle primitive di lei facoltà, la pone in cotesto viscere, e ripete gli sconcerti delle mani- festazioni di ciascuna facoltà spirituale dall' affezione di una parte del cerebro . Se esplorato il cadavere di un pazzo, non sì rinviene nel di lui encefalo alcuna lesione , non per- ciò si ha diritto a negarla : può essere stata poco pro- fonda e visibile. Se si danno lesioni dell' encefalo sei.za follia , in questo caso il lato sano del viscere , ohe può considerarsi doppio, ha fatto le veci dell' offeso nel servi- gio dell' anima . Cosi 1' A. va rispondendo ad altre patolo- giche difficoltà , che taluni potrebbero opporre centra il suo OssERVAz. SULLA Pazzia aSj parere , ed assìouM infine eh' egli nel cerebro degli alienali La trovato sempre una qualche allerazione , e che questa ordinariamente consisteva nell' essere il viscere più denso e grave dell'ordinario. Dalla cagion prossima passando all' e- same delle predisponenti ed occasionali , le distingue in idiopaliclie , e simpatiche ; le idiopatiche poi suddistingue in quelle esistenti sin dalla nascita , ed in altre accidentali, le quali possano esseve meccaniche , e dinamiche . Gl'Idio- ti , ed i Cretini , i qu^li sin dall' utero materno portano il capo mal conformato, danno un' esempio di originale dispo- sizione ; come anche lo danno que' bambini , i quali godo- no di una squisita sensibilità nervosa , ed hanno una co- stituzione irritabilissima e debole : il lor cervello si svilup- pa d' ordinario con grande rapidità , e non ha tempo di acquistare la convenevole fermezza . Non è cosi di quegli adulti, i quali divengono dementi per essere stati melanco- lici , ovvero per aver sofferto la mania cronica, o altre ma- lattie come l'epilessia , catalessia ec. : in questi la demen- za è un sintomo che ha luogo in epoche differenti della vi- ta per effetto delle accennate infermità . Tra le meccaniche cagioni esterne ricorda l' A. i colpi , e le cadute sul cra- nio ; fra le interne rammenta le esostosi , le idatidi , i tu- mori , le congestioni ec. Annovera tra le cagioni idiopati- che dinamiche della follia lo stato infianimatorlo del cere- bro , 1' attività delle arterie accresciuta , la circolazione ve- nosa diininuita , l' irritr.bilità delle fibre cerebrali esaltata , una certa qualità morbosa del sangue , il calore eccessivo , il raffreddamento ec. E sotto la denominazione di cagioni violali intende le applicazioni disordinate , o la maniera di usare e di abusare delle funzioni del cervello ; non che tut- te quelle morali potenze che vivamente eccitano i sentimen- ti , e le umane affezioni . Venendo iwfine alle cagioni sim- patiche , sotto queste comprende lutto ciò che affetta me- iSa Scienze diatamenle il cervello , lo stato morboso a cagion di esem- pio de' visceri addominali che sovente sconcerta le di lui funzioni, la soppressione di evacuazioni abituali, la ripercussio- ne delle efflorescenze cutanee , l'abuso del mercurio , il vapore del carbone ec. Esaminate le diverse cagioni della follia, espone le di lei forme, e per distinguere i quattro stati differenti di at- tività del cervello crede dover ammettere le seguenti i ," l'Idio- tismo^ 2." la Demenza,' 3.* l'Alienazione, ossia le' mani- festazioni dell' anima sconcertate nelle loro qualità , e combi- nate con r incapacità di distinguere gli sconcerti j 4'" l'Ir- resistibilità , quando la volontà ha perduta la sua influenza sulle azioni . Aggiugne inoltre alcune osservazioni sulla melancolia , suicidio , e sopra gli accessi periodici della fol- lia . Quanto alla prima egli ammette im sentimento parti- colare della circospezione manifestato da una parte cerebra- le speciale j e appunto circospetti, dubbiosi, timidi, irre- soluti , e irrequieti sono i melancolici . Alle volte questa for- ma di follia incomincia da troppo grande attività dell' orga- no della circospezione, attività ch^ chiama in consenso le al- tre parli cerebrali , e gli organi digestivi : altre volte i disor- dini delle vie alimentari esercitano un' influenza sull'organo suddetto , e sulle altre parti del cervello . Quanto al suici- dio , egli è talvolta l'effetto di un' affezione subitanea, o effimera come dell' amore infelice , della gelosia , della per- dita di un amico , della miseria ec. , e in questo caso non trovasi alcuna alterazione nel capo de' suicidi ^ ma più spes- so egli è il producimento di una reale malattia , e quando la progressione di essa ò lenta e cronica , ordinariamente si osserva un' alterazione nella struttura del cranio , la sostan- za ossea è densa , e finanche eburnea , e il cranio apparisce doppio . Si prova eziandio essere il suicidio una vera ma- lattia dal vedere ch'esso è endemico in alcune contrade, ed ere- ditario , giusta la testimonianza autorevoio di Gali . Quan- OSSERA^'AZ. SULLA PAZZIA a53 t* agli access! dalla follia, ella suol essere intermittente, ed ha poi sempre le sue esacerbazieni e remissioni ; la mania acula provenieute da flogosi dell'encefalo infierisce maggior- inenW verso la sera, siccome le altre iuflammazioni j 1' isteria e ipocondria togliendo il sonno, e impedendo il risarcimento delle forze tormentano gì' infermi massime nel mattino : 1' idiotismo è sempre uniforme. Dopo tutto ciò discende il nostro A. al Pronostico della follia, e in questa parte della sua Opera , eh' è la Sez. vi. , fa veramente sfoggio del suo criterio pratico e del particolare studio su questa malattia . Noi ne daremo un breve saggio trascegliendo della cit . Se- zione i minuzzoli più preziosi . La follia è curabile più o meno facilmente , ovvero è incurabile : rigorosamente dee giudicarsi tale quella soltanto che dipende da profonda al- terazione organica del cervello - Le predisposizioni innate alla follia ne rendono difficile la cura , e facili le recidive. - GÌ' Infermi robusti resistono alle cagioni morbose della follia più che i nervosi e delicati - La guarigione è meno probabile in ragione che si va incontro alla vecchiaja - Fa- vorevole è il pronostico della follia cagionata dalla gravi- danza , dal tempo del parto , dall' allattamento , e dalle af- fezioni uterine - L' Idiotismo in effetto del cervello assai piccolo è incurabile - I sentimenti troppo energici e predo- minanti SDnt) repressi con difficoltà . Secondo Pinel la me- lancolia religiosa termina colla morte - I maniaci guarisco- no in maggior proporzione de' melancolici - La follia idio- patica è meno curabile della simpatica - Quando la follia cronica, specialmente la mania degenera in demenza ,o quan- do il malati) smagrisce bcnuliò mangi assai , e con appetito, non vi è speranza - La follia senza alterazione di polso è difficile a guarire , perdio la cagione è idiopatica locale - Il pronostico ò sfavorevole quando la follia è accompagnata da dolor forte di capo, in specie alla nuca ec. ec. Al pro- G. A. To. m. 17 364 Scienze nostico succede il Iraltamealo curativo , e pria di tutto si occupa r A. delle condizioni die si richieggono per una ca- sa destinata alla cura de' pazzi , esclusa ogni ombra di ma- gnificenza , e di lusso . Le condizioni necessarie sono le se- guenti 1.*^ situazione salubre e piacevole, e vicinanza per quanto è possibile alle scuole mediche ; 2."^ terreno spazio- so, e benintesi compartimenti j 3/ mezzi di regolare l'aria, la luce, e la temperatura^ Z^." pulitezza somma 5 5/ oc- cupazione degli alienati , e specialmente de' convalescenti j 6/ direzione degli affari economici j y.'' separazione de' paz- zi curabili dagli incurabili , de' pazzi attuali dai convale- scenti . Il regolamento interno di cotesto Ospizio si raggira sul ricevimento degli infermi , loro classificazione e sopra gran parte di quelle cose ora dette parlando delle condi- dizioni . Quando poi 1' A. si fa ad indicare i mezzi più opportuni di repressione con ragiono prorompe in altre ram- pogne contra i Direttori di taluni ospizj da lui visitati , ne' quali ha veduto i pazzi trattati peggio assai de' malfatto- ri : e quindi stabilisce savie leggi fondamentali pel tratta- mento di quegli infelici , quali sono di accordare ai pazzi la possibile libertà personale , di scegliere i mezzi di re- pressione secondo il carattere , e la posizione de' malati , di osservare verso di loro una condotta umana , ed ami- chevole , ma ferma ed invariabile , e di proibire ogni alto di violenza e di parzialità verso loro alla gente di servi- zio . E non trascurando neppure il trattamento de' sentimen- ti avverte l'A. che essendo tra' folli , il buono e il cattivo, il decente e l'indecente, l'allegro e il mesto, il leggero e il cir- cospetto, in somma tutti i caratteri della società riscontrandosi tra' pazzi , deggiono questi essere conosciuti da coloro , cui n' è affidato il trattamento curativo j che la derisione nuo- ce sempre , sopra tutto agli orgogliosi j che il punto essen- ziale è di lasciar riposare il sentimento disordinato , e di OSSERVAZ. SULLA fAZZlA ll55 far agire gli altri , non obliando insieme che talvolta ui].' affezione cessa di manife«tarsi qutindo è soddifatla : ma co- testo soddisfacimento non sempre è permesso concedere . Le facoltà intellettuali ancora esigono un certo trattamento , e quantunque il pii!i delle volte si perda il tempo e lo stu- dio nel voler raddrizzare lo sragionare de' pazzi ; pur non mancano esempj che un raziocinio fatto loro con molto ac- corgimento ne abbia cambiato la serie delle idee. In gene- re gli alienati si deggiorv> ne' loro discorsi spropositati contrariare con dolcezza , e avvedimento . Termina l' A. di esporre il trattamento morale de' suoi infermi col mostrare la necessità di un Ispettore savio, onesto, intelligente, il quale visiti sovente l'Ospizio , e attenda che l'interno rego- lamento di esso proceda appunto nel modo statuito , e non altramente (2) . Passa quindi al trattamento medicinale , e qui incomincia dal ripetere ciò che avea dimostrato altro- ve , vale a dire che la cagione prossima della follia è fisi- ca , e risiede nel cervello ; che lo spirito non può essere infermo ; e < he riflettendo alcun poco si trova che tutte le considerazioni relative all' anatoniia , fisiologia , e patologia di ogni altrri parte organica si applicano egualmente al cer- vello; che la gu.ìrigicme di questo in molti casi è possibi- le siccome quella de' polmoni , del fegato , della vescica , de' vasi sanguigni , de' muscoli , delle ossa . Ciò premesso , espone distesamente la cura medicinale della follia , la qua- le è sembrata a noi sopra ogni altra ragionata e filosofica , perchè non generale , non empirica , non intrigata , ma dot- (2) Pare che cotesto Ispettore potrebbe meglio adempire il suo officio , se avesse stanza nell' Ospizio medesimo . E qui non pos- siamo a meno di tributare somme lodi al bravo nostro Linjuiti Istitutore dell' Ospitale de' Pazzi di Aversa , il quale per consenti- mento de' savj Italiani ed esteri raccoglie in se tutte le qualità , che FA. richiede nel sud. Ispettore. 256 Scienze tameiite mod(!llata alle diverse cagioni della malattia . N© abbia il lettore una prova dall' abbozzo che gli presentiamo, Ycucndo pertanto 1' A. alla cura delle cagioni meccaniche, vale e diro de' colpi , cadute sul capo, e simili altre, av- verte come in seguito di esse possa accadere o semplice commozione del cervello , ovvero compressione , e versamen-r to di diversi umori ; in questo secondo caso che talvolta è ben difficile distinguere dal primo attesa la rassomiglian- za de' sintomi , fa d' uopo ricorrere alla mano chirurgica, la quale tante volte rimane pure delusa o perchè il liquido versalo non islà nella super fìz.Ie del cervello, ovvero tro- vasi in luogo lontano dalla apertura . Qualunque poi sia ]' efletto della meccanica cagione , convien sempre apprestare all'infermo una cura medica antillogistica , salasso , applica- zioni fredde al capo , leggieri evacuanti , dieta tenuissima ec. Quanto alla cura delle cagioni idiopatiche dinamiche , siccome queste , secondo 1' A. possono in tre modi offen- dere il cervello , così a ciascuna debb' essere adattato il convenevole metodo curativo , Il primo loro modo di agi- re è quando accre.icouo l'eccitamento del cervello, e in- ducono in (juesu) viscere uno stato ipersteìiico , o injlain- Tuatorio . Sono minulamonte descritti tutti i segni, che ma- nifestano al Medico questo stato, ranimcutati gli errori , ne' quali può egli imbattere , ed è ampiamente esposta la cura debililanie da adottarsi . Il secondo modo di agire delle ca- gioni dinamiche è quello di portare le fibre cerebrali ad uno stato tutto opposto all' antecedente, vale a dire allo stalo astenico . Se in esso i vasi cerebrali sono soverchia- Jijente pieni , lo sono per congestione e per debolezza ; in con.v.'guenza debb' estrarsi il sangue con precauzione, e so- lamente nelle grandi esacerbazioni. Intanto è mestieri cor- roborare la sostanza cerebrale colle lavande al capo di liquo- ri spiritosi, e coli' amministrazione interna degli amari , dell' OsSERVÀZIONi SULLA PAZZIA ^Sj ^'ciao solforico, china - china , coli' uso cauto dell' oppio , e della digitale (3), e con nodrìraenlo leggiero e sostanzioso. Il terzo modo infine dì .igire delle ragioni dinamicbe è quello d' indurre nel cervello un certo stAto morboso , che 1' A, ap- J)ella nervoso, il quale ha Incili segni comuni collo stato astenico , ma è più pericoloso . Sopravviene questo negli in- dividui di costituzione nervosa , delicata , irritabilissima, ne' quali le affezioni veemeati , lunghe, dìsgustevoli , come 1' odio , la gelosia , l" invidia , il cordoglio dì qualunque spe- icie , hanno esausto le forze vitali. Gli antispasmodici , e i tonici sono i rimedj da prescegliersi nella cura di questo stato, e fra gli altri si darà la preferenza all'oppio, al giu- Schiamo , al castoreo , muschio , radice dì colombo , quas- sia, genziana, china -china , ferro ec. Esposta la cura della pazzia generata da cagioni idiopatiche dinamiche , viene in nltimo r A. a far parola della cura della medesima infor- mità , quand' essa è l'effetto di cagioni simpatiche. Egli ri- duce la maggior parte de' casi a quattro specie, i.* La paz- zia è il risultamenlo dì atonia generale . Questa specie ha per segni proprj quelli dello spossamento generale, ed è sa- nabile , ove non sieno accaduti organici mutamenti nel cer- vello. Deggiono evitarsi tulle le potenzia debilitanti , e dee Co) Non piacerà certamente ai segnaci della dottrina Merlica Italiana il vedere gir amari , V acido sollbrico , e la digitale misti all' oppio , ed alla china-china ; molto più sapendo eglino che la digitale è stata con grande vantaggio adoperata dall' illustre Fan- zago nella cura della mania sttnica , riprovata nel!' astenica , e in quella specie di mania , che vicn costituita da un antica condi- zlon patologica del cervello . Ititoriio però a questo medicamento vegetale se il nostro A. è in contiadizione con parecchi Italiani. non lo è con se stesso , poiché in fine dell' opera cosi si espri- me „ Le nostre cspcricnie sono d'accordo colle loro ( con quel- le di Hallaran e di Sanders ) , e noi crediamo che la digitale agi sca come unor stinwlantu , e che essa dehba essere impiegata con cantei:» .,, Vedi umiliante incertezza dell'arte medica! *z58 S e 1 E N Z E porsi in opera tutto ciò che eccita , e ristabilisce le forze vi' tali 2.'' La pazzia ha origine dalla soppressione delle eva- cuazioni . Notissimi sono i mezzi per ripristinare il flusso emorroidale a cagion di esempio , il traspiro ec. ; ed è noto pur anche che l'irritamento della cute con i vescicanti , se- tone , cauterio attuale , moxa , frizioni ec. è il mezzo mea fallace per richiamare le disparse impetigini , 3/ La pazzìa proviene dallo sconcerto delle fun;iioni della generazione . II piano generale di cura da seguirsi in questo caso consiste nei purganti modificati a seconda della costituzione degl'in- fermi , e col debito riguardo allo stato delle forze vitali . Se la gravidanza abbia data cagione alla follia, deesi atten- dere con pazienza l' epoca del parto , e la cura intanto sa- rà meramente palliativa , 4-^ La pazzia risulta dallo scon- certo delle vie digestive , e qui han luogo 1' ipocondria , la melanconia , e la propensione al suicìdio . La cura debili- tante in quest'ultima specie è nocevole ; debb' essere al con- trario tonica , eccitante , ristorante . GÌ' infermi deggìono es- sere trattati con pazienza , dolcezza , e compiacenza. Lo scher- no , come si è detto , è pregiudizievole . Importa moltis- simo il cangiare la situazione del malato , ed occupare la sua mente con idee , le quali nou abbiano relazione coli' oggetto della sua follia . Il ventre si manterrà aperto con acque minerali aperitive , o con purganti tratti dal regno ve- getabile . Intanto dovranno sostenersi le forze cogli antispa- smodici , con i tonici , e con dieta analoga . Si avrà cura eziandio della traspirazione , ed ove la pelle sìa arida , i mu- scoli rigidi , e molestati da spasmo , utilissimo riuscirà il bagno tiepido . L' Elleboro tanto decantato dagli antichi pò - trà-Hentarsi in questo caso non senza speranza di fausto successo . La Pianta di un Ospizio destinato ai pazzi in cura, de- lineata in due Tavole in rame, e preceduta da una detta- jjliata spegazione chiude 1' Opera del Gh. Spurzheim . 2.59 De'' Prìncipi di popolazione ec. Continuazione ejiné dell' Estratto . Ac -d opposizioni difìTerenti , ma non di peso minore di quel- le dette avanti, soggiacciono gl'impedimenti coi quali talora si arresta l' arrivo de' grani forastìeri ai mercati nostrali : impercioòcliè , siccdme Malthus avverte con prudente accor- gimento , è superflua ogni dubbiezza , se gli antidetti impe- dimenti sieno efllcaci per creare, e conservare quella stabile abbondanza di vettovaglie , che non dipende dalle vicissi- tudini degli esterni stati ; è indubitato altresì il vantaggio del pubblico Erario, donde non si estrae moneta per con- trariare l'entrata del fermento, la quale piuttosto può tas- sarsi , e fruttificare ; ed altrettanto certo è il progresso dell' Agricoltura favorita realmente riegli anni più disastrosi peri proprietarj delle Derrate. Ma fa di bisogno considerare , se convenga in tutti i dominj , ed in tutte le occasioni pre- ferire 1' industria campestre alle cittadinesche : giacché qual- sisia privilegio concedasi a quella, la costituzione o natura- le , o civile d'alcune regioni impedirà con invincibile diffi- coltk , che il mercato domestico sia pieno a sazietà dei gra- ni raccolti dentro i confini de' nazionali teniraenli . Intor- no a ciò r Autore acconciamente particolarizza la possibili condizioni dei Regni , ed esclude primieramente la conve- tiieuza di speciali grazie agli Agricoltori tra que' popoli , che sebbene insigni nella storia coltivarono angusti tenitorj sproporzionati alla vastità , e splendore delle Città cui per- tenevano . Membra cosi poco corrispondenti fra loro nel!' Ampiezza non possono al certo aver quel traffico tra i Cit* aGo Scienze ladini delle Metropoli, e yli uomini della Villa clie a suf- ficienza arricchisce i grandi imperj ; né alla feracità del suo-» lo, né alla copia de' ricolli i popoli ni(ulu\.ui devono la propria opulenza, e celebrità, ma o alla fortunata audacia delle imprese marittime, e mercantili, ó alla scelta quanti- tà di artificiose manifatture , e perciò sono dalla necessità costretti a proteggere con gelosi riguardi gli artefici , ed i traf- ficanti , i quali hanno prodotto, e possono mantenere la pub- blica prosperità ; quivi il commerzio esterno deve supplire alle occorrenze altrove interamente soddisfatte dai frutti del proprio suolo, fino a tanto che per la volubilità delle urna- se vicende,© si aggrandisca il tenitorio suggetto , possa no- drire tutta la Popolazione, e si stabilisca un ordine totalmen- te nuovo, e differente circa Li dependenza della Città propor- zionatamente mengrande dalle campagne più dilatate ; ovve- ro declinino spontaneamente , o sieno superate da Nazioni più rigogliose 1' arte dei Manifattori , e 1' estensione dei traffici . In questa congiuntura occorre indispeusabilmcule , che sia con famoso scadimento distrutta la grandezza , e quasi dimen- ticata la fama delle superbe Metropoli per alimentar le qua- li sudavano in lontane parti Contadini , che appena ne cono- sceano il nome . E' sconvenevole ancora il frenar cogli aggra- \j , o 1' interdire il trasporto de' grani foraslieri ai porti di quegli Stati ove la sterilità delle terre osta alla perfezione dell'Agricoltura: la situazione de' Popoli collocati sopra ter- re infeconde è assolutamente svantagiosa , imperciocché otte- nendo esài l'alimento dalla Terra con dispendio maggiore di quello che adoperano gli altri , o sono men ricchi , e mea civili che questi , se vivono delle sole vettovaglie prodotte dal patrio tenitorio ; o soggiacciono alla volontà di questi , che hanno la podestà d' affamare . Quasi egualmente inop- portuna , e forse peggiore èia condizione de' popoli , che han domicilio in luoghi ove il corso delle stagioni non è unifor- / PnilNCIPJ DI POPOLAZ, 261 me, e per la varietà delle annate alcuna volta calde, alcuna volta frigide , talvolta aride , talvolta umide differiscono mol' to circa la quantità le biade raccolte in anni diversi . Di fatto se succedono più Anni favorevoli potrà agevolmente agu- mentarsi la plebe oltre i limiti che circoscrivono il numero d' uomini proporzionato alle derrate prodotte negli anni in- fausti, e dovi'à esser senza dubbio conservata d;ii gr;ini ester- ni . Ma una popola'/Jone die possieda terre di grande esten- sione , e di almen mezzana fertilità , può sempre , ed age- volmente pervenire ad un grado eminente di ricchezza , e po- tere , e perseverarvi senz' aver' uopo d te ad Orles , Galiani , ed altri Scrittori , è spi.zial mente fon- dato nella permutazione delle derrate peculiari di ciascun clima , questa sempre giova ai con;peratori che ne manca- no , ed ai venditori, che ne hanoo soperchia quantità; ma le biade che formano la piincipal parte del cibo di che 1' uo- mo abitatore di tutta la terra si nutrica non poteano perte«- nere con singoiar privileggio ad alcune Provincie , non sono giammai perseverantemente superflue ad utk popolo , e nem 222 ò C I E N Z E possono perciò dar luogo ad un commerzìo permanentemeri- te giovevole , ma bensì ( considerando ciò che interviene or- dinariamente nel giro di molli anni , e non ciò che occor- re accidentalmente in un tempo breve , e determinato) sol- tanto ad un commerzio uti'e alcune volte in cui le stagioni sono dissimili ne' differenti Paesi . In effetto i Regni che co- stantemente abbondano di grano al segno , che sen2ia inter- missione lo distribuiscono agli altri dominj d'Europa non so- no siccome la Turchia , e la Polonia i piìi doviziosi , e ci- vili ; ma piuttosto la forma del politico reggimento , o la qua- lità delle leggi da cui sono governati raffrena in questi il pro- gresso che è connaturale alle società ben ordinate , e ritarda lo scadimento degli altri Stali che dai primi ricevono 1' ali- mento . Inoltre il traffico de' grani forastieri è pericoloso per quelle Provincie in cui i ricolti sono in ciascun Anno men disuguali , che quelli delle regioni con cui negoziano . Gli arrivi di biade rendono le prime di proprio volere par- tecipi nella variazione de' prezzi delle vettovaglie , che afflig- ge indispensabilmente le seconde. E siccome le carestie, e le abbondanze sono frequentemente universali nel medesimo tem- po , ma più o meno eccessive ne' diversi luoghi ove pili o meno variano le stagioni di un Anno da quelle dell'ante- cedente, o dei seguenti , verisimilmente le Provincie più ves- sate dallal differenza dei ricolti negli anni di affluenza inonde- ranno le altre di grani disutili , anzi assolutamente nocivi al- la classe dei Proprietarj , ed all' agricoltura nazionale , e ne- gli anni di scarsezza non potranno alleviare le angustie altrui, anzi più bisognose di vivere li dimanderanno a cjuelle ove la somma delle biade cresciute nel patrio suolo si approssima quasi in ogni anno ad una stessa quantità. In tal guisa le nazioni che per concessione del loro Clima potrebbero gode- re d' un prezzo quasi sempre mezzano del grano , rinunzia- no spontaneameote ad un beneficio cosi importante per escr- Principi Di Popolaz. 263 titare un commerzio dannoso 11 quale abbassa più che mai la valuta delle •vettovaglie quando è vile , 1' innalza più che mai quando è cara . Anche un Popolo collocato sopra gran- de , e fertile territorio può abbisognare dei viveri portati da- gli Estranei se il numero degli uomini contìnua d' agumen- tarsì quando la massa dei frutti del suolo non può maggior- mente crescere perchè questo è interamente , e con ogni pos- sibile diligenza coltivato ; ma fino a tanto che ciò non sia intervenuto al progressivo accrescimento della Popolazione con- verrà più una maggior estenzione di seminati , che le più nu- merose compere di biade forastiere. A siffatta proposizione con- cede Malthus , che si possa contraporre il superìor profitto, che può conseguirsi cogli acquisti dell' altrui ricolte fatti col- le vendite delle proprie manifatture se. queste possano pro- muovere 1' aggrandimento del popolo con più potente effica- cia di quella colla quale lo asseguirebbe il miglioramento della dimestica agricoltura^ ma ove la classe degli artefici mol- lo prevale , ivi necessariamente sono più frequenti i man- camenti delle vettovaglie che vengono ad arbitrio di stranieri talvolta inimici , e sovente rivali . La quantità delle merce- di che si ottiene dagli opera) , e ne determina lo stato o pro- spero , o infelice siegue il corso instabile delle mode , e del- le costumanze Nazionali , e forastiere , la vita de' Plebei s* ac- corcia per 1' aere maligno che domina in quei luoghi ove essi lavorano ammassati , e all' educazione dimestica è sustituita la scostumatezza , che verislmilmente contraggono gii adolescen- ti fuori della propria Famiglia colla libera , e continua con- versazione cogli adulti . Quindi con accortissimo gludlcio con- sidera l'Autore quanto sarebbe decaduta l'agricoltura In- glese negli anni ultimi se la guerra non avesse frastornato dai Porti della Gran Brettagna qualunque nave esterna colma di grano . Imperciocché il mòiiopolio del traffico fra 1' Europa e le due Indie , che allora facevano gì' Inglesi assicurava .jlo- 264 Scienze to profitti mercantili così vantaggiosi , che tulli i Capitali si sarebbero ritratti dall' agricoltura , se 1' assoluta necessità di vivere col proprio grano non ne avesse innalzato a sufficieti- za il prezzo , e accelerali i miglioramenti del suolo cosi pO- ficui alla Nazione perchè probabilmente più durevoli de gua- dagni che derivano dalle ingegnose manifatture , e dagli esteri traffici . Anzi i lucri conseguiti dai Mercatanti durante la guerra diventarono titiliik permanenti dello Stato , per- chè molte porzioni di quelli bonificarono l.t terre , ed ampliarono la coltura, laddove fino a tanto che si trat- tenevano ad accrescere il commercio, ed i lavori de' Cit- tadini non stabilivano , che una qualità di ricchezze in- certa e facile a mancare . Nel discutere le quistioni , che hanno relazione col traffico de' grani occorre altra difficolta depeudente dalla copia delle rirolte in alcuni anni ; se qUesti assai giovano ove oltramonte i vivtìfi sono scarsi, nuocciono al certo Ove anche negli anni di mezzana fecondità abboll- dnno le derrate , per una sovrabbondanza dannosa ai Pro- prietarj inabilitati a spacciare i grani , ricuperar la moneta già spesci , e continuare nell'iutraprese coltivazioni . Rispon- de però a siffatta verissima proposizione 1' Autore, che non sarà frequente il danno cagionato dalla soperchia abbon- danza nelle Provincie , in cui la variazione nelle raccolte da Un anno all'altro è la minima possibile, e nei quali per- ciò più che altrove convengono gl'impedimenti posti dalle leggi all'arrivo dei grani esternij che l'indicato danno è di mi- nor momento per le nazioni opulente ; che senza grave di- scapilo possono serbare per un anno le grasce nei Magaz- zini 5 e che finalmente la copia delle proprie derrate è me- no nociva dell'eccesso dc'grani stranieri . Difatto sembrami che la prima faccia disutile la sola (juantltà che sopravan- za ai bisogni del Popolo , e la seconda possa impedire la vendita di quantità molto maggiori : ma quando verrà quell' Principi di Popolaz. a65 anno in cui si venda interiormenle il grano superfluo se il sufficiente nort manca giammai ? Si troveranno al di fuori de' compratori di grano da coloro che sempre escludono i venditori di questa merce? Si otterrà l'accesso delle vetto- vaglie nei porli stranieri da quelli che chiudono alle medesi- me i proprj ? Queste difficoltà proposte anche dal D/ Stu- diati nelle note aggiunte all'operette del Gay.' Blane mi pa- jono più vere delle altre , e non dileguansi interamente per i raziocini di Malthus ( il cui avviso per non esser talvolta fallace suppone una costanza ne' raccolti difficile a verificar- si ) se non se ponendo mente afta distanza , che s' interpol ne tra il freno di qualche Dazio, e l'assoluta proibizione. Non può finalmente negarsi , che i vincoli co' quali sì raf- frena il libero contrattare sono opposti al consolidamento co- si desiderato della reciproca comunicazione dei vantaggi di ciascuna Nazione . Ma quale sarà la prima di queste che vo- glia sacrificare per l'universale interesse i particolari senza che le altre dieno guarentigia d' imitarne l'esempio ? Quale incomincerà dal rinunziare ai proprj vantaggi senza veruna sicurezza di conseguire il fine proposto ? Inoltre perchè la perfetta libertà del commercio ugualmente a tutti giovasse, anclie tutte le gravezze, che necessariamente o accelerano , o ritardano i progressi dell' agricoltura dovrebbero essere pro- porzionatamente uguali da per tutto: e siccome è un illu- sione 1' immaginare tutti i Popoli soggetti a tasse , che lat- tandosi a norma delle circostanze di tutti producano ovun- que il medesimo effetto , così deve riputarsi un sogno la totale annullazione degl'istituti, che promuovono alcuni, od intertengono altri Contratti. Vien dietro altro Capitolo «opra l' accreicimento delle ricchezze in quanto contribui- «'■e a migliorare la condizione dei poveri. Imperciocché non ficmpre crescono uniformemente la dovizia d' una Provincia , e l'agiatezza de'niiserabili ; possono le Macchine e l' ingegno agu- ^66 S e I E N Z E mentare il valore delle manifatture prodotte col medesimo dispendio , clie prima bastava a crearne una miaor quantità: può colla diminuzione de' servì , e de' soldati aggrandirsi il numero degli Opera) , e farsi maggiore l' opulenza dello stato , ma può non esser contemporaneo, e proporzionato lac- crescimento o dei seminati, o della facultà di conseguire il gra- no dai forastieri. È cosa molto inverosimile, che occorra il caso in cui non si possa più avere affatto una quantità di biade mag- giore di quella procacciata per lo innanzi o coli' uno , o coU'altro mezzo , ma facilmente accade la congiuntura in cui è impossibile 1' ottenere nna quantità di biade propor- zionale all' accresciute ricchezze . Dal Regno di Elisabetta fino al tempo attuale crebbero in Inghilterra e traffici , e manifatture , ed Uomini , ma il progresso di questo è sta- to e molto più lento , e assai men grande della meravi- gliosa ampliazione dell'industria de' Negozianti , e degli Ar- tefici . Se il commercio esterno fosse onorato dai Cinesi , potrebbe essere molto più dovizioso quel vastissimo Impe- ro : ma qual immensa , e fertilissima regione potrebbe som- ministrargli una copia di viveri , che sia in considerabile misura superiore alla somma delle raccolte date dagli u— bertosi , ed infiniti campi coltivati della Cina ? Siccome inoltre l'abbondanza dei soli viveri non constituisce la pro- sperità dell' uomo che è incivilito , cosi perchè unitamente colla ricchezza d' alcuni miglioranza acquisti la sorte di tulli , deve crescere convenientemente la produzione , o la facoltà di comprare ogni altra merce che serve ad ornare la vita de' Cittadini . Di più in ciascun popolo l' inclina- zione o minore , o maggiore degl' individui a moltiplicarsi più o meno stabilisce o rimuove il ben essere uella Plebe senza che questo interamente dependa dall' affluenza delle nazionali divizie . Ancorché forse niun Popolo pervenga a quello stato in cui non può la quantità degli alimenti es- Principi di Popolaz. 267 ser più copiosa , nulla dimeno 1' approssimazione a siffatto limite necessariamente cagionata dalle ricchezze dello stato farà sì che le vettovaglie procacciate con difficoltà maggio- ri si vendano a prezzi più alti , e conseguentemente scemi il potere negli Artefici di sostentare la propria Famiglia , L'altro indispensabile effetto, clie si osserva ne' regni dovi- ziosi è la copia degli edificj ove si lavorano le manifatture dall' adunata moltitudine , la quale perciò soggiace a molli svantaggi da cui sono esenti i Contadini , e le parte più ignobile delle Provincie men ricche j sebbene sia molto moderato siffatto danno , giacché in Inghilterra è molto più cresciuta la Popolazione che nella Svizzera, Svezia , e Nor- vegia ,• Ma se qualche nocumento deriva dall' opulenza è bensi» vero , che questa col traffico , e colle Arti ha gene- rato , e mantiene la civiltà d' Europa ; se ha innalzato il valore del grano , ha diminuito quello delle materie lavo- rate j moltiplicando i piaceri dell' uomo ne ha dilatata l'in- dustria , ha sbandita l'infingardaggine creando la necessitar della fatica senza la quale non si consiegue il vitto ; ha ri- tardato i matrimoni immaturi agumentando negl' individui il desiderio della vita agiata , e finalmente ha fatte men gravi r angustie delle famiglie plebee , che provvedute di molte comrnodità non assolutamente necessarie col sagrificio di queste più agevolmente nelle circostanze sfavorevoli si pro- cacciano gli alimenti. Nelle aggiunte al Gap. XIV. Voi. 4- non è da trascurarsi 1' acuta considerazione dell'Autore circa la vera valuta delle mercedi , Quando montano i prezzi de' Grani ancorché non crescano altrettanto i Salar) de' lavoranti , nulla dimeno la condizione della plebe non peggiora in una proporzione re- lativa alla differenza tra 1' accrescimento degli uni , e degli altri . Imj erciocchè sovente ove le vettovaglie si vendono caramente ivi ogni individuo non esclusi i vecchi , le don- i68 Scienze ne , ed i fanciulli trovano lavorio . Molto si commenda nel- le ai;giunta al Gap. 12. Lib," 4-° l'istituzione de' Banchi ove gli Operaj posson depositare qualunque picciola somma di danaro superflua ai loro bisogni , e riprendere a loro pia- cimento il Capitale ed i frutti del medesimo per alleviare i danai delle malattie , o di altra calamità . Han termine le aggiunte del Rev. T. R. Malthus con va- rie prudenlissime riflessioni , tra le quali non posso ammetter ciò che ragionasi circa i desici erj de' mercatanti , ed intra - prenditori di manifatture i quali vorriano che il grana gi spacciasse a vii prezzo , 0 tenue fosse la paga degli o- perai per un erroneo amor proprio ^ imperciocché essi non discernono , che i comperatovi stranieri quando nulla pos- sono inviare in cambio delle merci temperate cercapo di acquistarle altrove per aver lucro e dalla compra delle mer- catanzie altrui , e dalla vendita delle proprie . Quivi anch' io porrò fine coli' asserire che 1' opera dello Scudiere Gior- gio Ensor circa la popolazione delle Nazioni ; e P altra del D. Purres circa la popolazione, e la Produzione , ambedue scritte a fine di contradire ai pensieri di Malthus non han- no affatto impedito, che io proseguissi ad averli in pregio eguale a quel sommo , in cui da me teneansi per lo in- nanzi. La prima discorre i grandi sforzi dei legislatori per ottener gran copia di Popolo, ed in tal guisa piuttosto che dimostrare ciò che deve farsi narra ciò che si ò fatto forse con una mira dilfcrente da quella che ha l'autore . Questi cerca la prospoiilà delle Nazioni già formate, e ristrette den- tro limili determinati ; quelli spesso desideravano 1' aggran- dimento di popoli guerrieri la cui forza consiste nel nume-, ro, ed i cui bisogni non devono essere sodisfatti necessaria- mente dentro i confini dei tenitorj nazionali . Per diminui- re la forza degli argomenti di Malthus si adduce dallo Scu- diere Easor il rapidissimo nioltiplicamcuto degli animali , che Principi di Popolaz. jGy possano alimentare 1' uomo , ma fa d' uopo riflettere , clic gli animali vivono o d' altri animali , o di vegetabili , e sus- siste perciò la medesima quistione , cioè» se 1" accrescimento di questi possa corrispondere al progresso di quelli , clie ò dimostrato da tutti gli scrittori di cose economiche, i po- poli assuefatti a cibarsi di carne aver necessità di più gran leni torio , clie le Nazioni solite a mangiar frutti, erbe, o radici ; e che la numerosa figliuolanza d' una spezie è pro- creata , e diviene adulta diminuendosi , o affatto mancando 1' altre spezie . Se crebbero moltissimamente i conigli in alcuni luoghi della Spagna , nell' Isole Baleari , ed in quelle di Lipari non perciò crebbero gli agi degli abitanti , ma le parti occupate dall'immensa moltitudine di conigli furono devastate, e di- veaiano inabitabili, se col mezzo della caccia o di altri ani- mali nemici dei conigli , questi non si estirpavano siccome può leggersi in Plinio , Varrone , Strabene , e nei Viaggi dell' Ab. Spallanzani . Del trattato del Dot. Purres già è stato det- to dai Compilatori della Biblioteca universale , che non sem- bra aver a sufficienza comprese le idee del R. T. R. Mal- thus , e non aver particolarmente disaminati i fatti nei quali s' appoggiano le teoriche di questo . Non pertanto si deve con- venire col primo in alcune sentenze , che modificano le con- seguenze da potersi ragionevolmente dedurre dalle opinioni del secondo. Frale più importanti non deve omettersi ciò, che il Dot. Purres considera circa i matrimonj imm.ìturi , e gli effetti nocivi delle soperchie vettovaglie . Prudentemen- te egli osserva , che il matrimonio fomenta le abitudini eco- nomiche, e perciò se prima si contragga più sollecitamente promuove la temperanza , la prudenza , e la fatica , e perciò sempre arricchisce lo Stato . Inoltre avverte che rispello i mali derivanti dalla miseria sono anche molto da ponderarsi i nocumenti che traggono l' origine dall' eccesso del uutri- G. A. To. III. i3 i>u8 S e I E ^' z E memo , dalla delicatezza de' ricchi , e dall' abuso delle be- vande spiritose: e dee valutarsi l'utilità del vitto sobrio, la quale costituisce gli uomini vigorosi : Del conservar V acqua dolce in mare . I 1 Sig. Perinei in Francia esaminando prima i diversi mezzi proposti fin ora per impedir la corruzzione dell' acqua dolce nelle navigazioni lontane ravvisa in ciascuno di essi più o meno gravi difetti : e dopo molti saggi fatti prefe- risce ad ogni altra cura il mescere V ossido di Manganese in polvere nell' acqua clie si vuol conservare, in proporzione di 1 , i/^-t a aSo , e di sbattere questa mescolanza ogni quindici giorni . Nella esperienza di sette anni 1' acqua , egli dice, non si era punto alterata : il che è soggetto di una di lui Memoria stampata in Arras . I eh. Compilatori degli Annali di Fisica e Chimica (i) osservano ^intorno a questo proposito esser aon solamente vero, che V Ossido di Manganese possiedala virtù d'im- p(;dire la corruzzione dell'acqua : ma che sappia eziandio ri- metterla nel SU.0 essere quando che la sia corrotta ; che pe- rò il processo lodato dal Sig. Perinei offra nondimeno una disconvenienza che può esser di gravissimo momento ; come- chè 1' acqua suol tenere in dissoluzione ima parte di Man- ganese . Perciò , essi dicono , è meglio fin' ora conservar r acqua in vasi cubici di grosso bandone di ferro siccome oggi si pratica dalla marineria inglese , ed anco è meglio forse , proseguono essi medesimi , distillar l'acqua in mare: cosa tentata dal Sig. Fressjnet . (i) Maggio 1819. a69 Varietà Lapidarla Italiana .- Estratto da'' fogli pubblici Bolognesi . La Iin,„a >«i,.a se^p.e e,cs,„.. e v»„u „«„ pe. „,„ì .ove nuovo desio di contemplarne le bellezze ; in quello poi che imme- diatamente riguardai' antiquaria e la lapidaria, s'innalza essa alla su- blimità ; e fatto per ciò lo studio di lei più astruso e profondo , è rimasta quasi direi ignota al volgo de' letterati , e F Italia che ia, que- ste applicazioni suole alle altre genti prevalere , uno , o due ne con- ta nelle più scienziate Città , che veramente la posseggano . Duole però ad alcuni de' colti Italiani, che la loro lingua fe- conda di termini , e di espressioni ricchissima non sia impiegata in cosi nobile ufficio ; e tanto maggiore è il loro rammarico , che per autorevole decreto lo iscrizioni non debbansi comporre che nel la- tino linguaggio , come nel cimitero di Bologna è stabilito , quasiché la nostra favella o non ne fosse degna, o non potesse adattarvisi . Vero è che alcano non ha ancora progettato regole , né trac- ce alcune ideate su questo obbietto : non é però che non potesse- ro fissarsi, e che riassunti i vocaboli più espressivi, e dignitosi della classica antichità , e colle nuove dovizie accumulati , di cui si fa sempre più ricco il toscano parlare , un nuovo ramo di lette ^ ratura non si combinasse, che andar potesse deipari coli' eleganza e la purezza delle latine iscrizioni . (0 Non diremo che non sia utile un qualche siudio suU' Italiana Epigrafia ; e però ci piace la proi'a che nò ha Jatta il Sig. Mazzi Toscano . Per verit à quel Del Sodalizio Accademi- co Agrario de la Regione Renana ci sembra oscuro e non rt iro- vianiQ sforzo di brevità : non sappiamo quanto sarebbe stato mcn corrispondente all' espressione ed alla dignità dello stile il dire -Siél Renano Sodalizio di Agricoltura Accademico. Perchè ne li anni , in luogo di nell' anno ? Quegl' Idi nelle iscrizioni che devonsi intendere dal volgo , e4 ogni altro costumfi d' antico Calendario do^rebbaro essere sbanditi : Collacrimanti, non per- chè non è in Crusca, né perché non sia parola nobile , ma per- ché troppo latina potrebbe es.^er criticata . L' iscrizione però fa 18* aya Varietà' bolario spiega Solennità anche per apparato , pompa e gran ceri- monia (i) . A la piibbllca vcneranza . Veneranza è voce ili iM-ancesco da Buti comcntatore di Dante riportata dal citato Vocabolario . Ab- biamo già detto , che non si sono stabilite leggi per le iscrizioni italfane : ma come nella lingua latina lo stil poetico , il prosasti- co e il lapidario sono tra lor differenti , cosi pare dover essere ueir italiana, e si richiede assai buon gusto per ottenere che queste volgari iscrizioni riescano bene . Come nel latino si direbbe per esempio diciindo , faciundo , per dicendo ^faclendo , cosi neir ita- liano lapidario veneranza per venerazione . Tra li Jlni del tempio . Scansare la voce parrocchia troppo ordinaria per una elegante iscrizione e dire l'equiv^alentc non era da tutti e ci sarebbe sembrato malagevolissimo - Il Sig. Muzzi trovò il modo . Alla roce Parrocchia nel Vocabolario e citato il Fassa- vanti colle seguenti parole : Il prete nella sua parrocchia , cioè ha Cura dell' anime dì coloro che abitano fra termini della chiesa della quale egli è rettore ; chi dirà che coloro, che abi- tano fra termini delia chiesa significhi che abitano in chiesa ? Termini, fini, o coalìni della chiesa si dee Intendiire iluiii]ue in due sensi; termini murali di essa, e termini sin dove arriva il reg- gimento di essa : ed ecco come potè il K. A. coli' appoggio di tanto autorevole classico dire elegantemente Ira II pai del Tem- pio per sinonimo di tra li fini della ])arocchia, (i) li quinto a'>'anli le calendé quintili .Come scrisse il classico Borghini il giorno delle calende sestili per di sestile cosi qui quintili per di quintile . E quintile e sestile per luglio e agosto 8Ì leggono nello stesso Borghini . (i) Solennemente , Of l'ero Con solennità non sarebbesi ado- perato male : lasciamo alV Aulore il giudicare se così andasse meglio (INota del Comp) (2) Tra li fini del Tempio non risponde a fra i termini del- la Chiesa della quale ec. detto dal Passa^anli : che chiesa ha un oerto significalo generico ed astratto : Tempio unito a fini non lo ha che reale e materiale : e perciò bisognerà sempre una nota afjinehè y' infenda quel che si vuol significare . Né potreb- besi schivare a' nostri giorni una nota anco se si dicesse fra ter- mini della Chiesa : perchè questo dire /Lori di quel conte/ito non istà bene . 9t può chiamare però ancor questa una bella Iscri- zione ( nota del Comp. ) SciENTiF. E Letterarie 273 Pcdagiode Manicotti. Palagio suona pi^ noHle di palazzo perche meno comune . Giudiziosamente poi sono lasciati i titoli gentilizi rfe' Conti in una iscrizione , dove si parla di Cristo e do^^c lo sti! dignitoso non pare che lo consenta. Cosi nell'Italia- no m poesia , ed in latino sempre si da del tu anche a Principi ed Imperatori . Mentre faccianì voti acciocché alla lingua Italiana ven-a da dotta mano procurato il nuovo ornamento dì p oler degnamen te concorrere ad eternare la memoria dei fatti e degli uomini insi- gni e, compiacciamo che nuove iscrizioni sono già state richieste al i>i- A. di CUI daremo conto tosto che saranno esposte alla pubbli- ca v.sta unitamente alle riflessioni che su di loro saranno da^-IÌ eruditi manifestate . ° Architetto Luigi Rossini animato dalla felice accoglienza chd ebbe la sua raccolta , che pubblicò 1' anno scorso di vedute pro- spettiche tratte dalle migliori fabbriche di Roma incominciando dal MCGC fino al MDCG. ha intrapreso una collezione in foglio gran- de reale di tutti i monumenti antichi esistenti tanto in Roma, che ne' suoi contorni secondo gli scavi fatti in questi ultimi tempi. . L^ opera sarà pubblicata per associazione , e le vedute saranno incise pittorescamente all' acqua forte . I monumenti scelti saran- no 1 più interessanti, e disegnati colle più esatte misure, e co- me precisamente esistono . L'opera completa sarà di cento Tavole. L'autore si obbliga per ora di pubblicarne cinquanta , di distribuirne non meno di due, né più di tre al mese. 11 prezzo fisso per li Sigg. Associati e di paoli due per ogni foglio . Chiunque si compiacerà trovare dodici associati avrà tutta l'o- pera gratis; dovrà però garantire per i medesimi onde 1' autore nói rimanga defraudato . Terminata V Opera, sarà corredata di una descrizione storica , e di due frontespizj d'invenzione, Le associazioni, e la pubblicazione dell' Opera si faranno pres- so 1' Autore in Via della Consulta al Num. i5, e presso il Sig. Gio- vanni Scudellari Negoziante di Stampe in Via Condotti Num. 19. Roma li 5 Agosto 1819. 174 Varietà' Monumento a Wincfcdinann 'nel monumento che nel 1818 mi proposi d' inalzare alla memo- ria di \Vi nkel manti , e che, dopo di averne nel 1811 inutilmen- te tentato T avviamento, nel Giugno dclF anno passato per la terza volta riassunsi pregando i miei concittadini di volervi gene- rosamente cooperare: quel monumento, io dico , fu da molti forse creduto oggetto di un mio buon desiderio , anzi che cosa che fosse per potersi comunque condurre ad effetto . Non fummi a dir il vero , indifferente questa credenza ; awe- gnacchò per essa appunto non pochi furono quelli nei quali il dub- bio generò più di ritrosia che di confidenza , e rattennc quindi o in parte o del tutto quella generosità , che loro non meno della pru- denza , è d' altronde già connaturale . Ma ora ben posso tutti pie- namente rassicurare che il mio divisamento non fallirà punto , e che, la mercè delle somministrazioni e promesse d'egli antichi e nuovi sosoriventi , l' occorrente marmo carrarese sta già per la parte mag- giore nell' officina del veneto scultore , Sig. Antonio Bosa , che sì occupa del monumento secondo l'idea che ai benevoli cooperatori della mia intrapresa qui incisa ne presento . (1) Se nuovi soscrittori io non ottengo , e se quelli eziandio mi mancassero che negli anni addietro mi favorirono ; non potrebbe certamente compirsi il mio divisamento , quale egli è in questa ta- vola ideato e giustamente desiderato : ma lo si compirebbe ciò non di meno sia coli' ajuto di esterni soscrivcnti , o sia pure almeno a quel modo migliore che lo si potrà e dallo scultore e da me. Da ciò viene eh' io a Voi , miei diletti concittadini , nuova- mente mi affaccio pregandovi di non volermi negare assistenza in. ciò, che per voi ridonderà fra posteri a sommo decoro della vostra naturale od adottiva patria; e quindi , corrispondendo alla giusta idea che anche altrove (2) si ha del vostro buon genio di virtù e di gloria , farete si eh' io possa per foi soli compire nella massima sua estensione 1' oggetto propostomi . (i) Il dbegno di (/ve^fn monumento è visibile nel Negozio di libri via del Corso N.o 2^0. (2) Boillngir mila sua prefazione (d mìo opucolo r^ Jf^in- Icclmanns l et zt e Lebenswoeha.'s: SciENTiF. E Letterarie 275 Ogni individuo a cui sarà diretto il presente foglio , favorirà dunque di rimandarmelo , quanto prima potrà , dopo avermi segna- to appiè il suo riverito nome , e la somma di zecchini imperiali che vorrà contribuirmi; anzi , seppure di nulla rolcsse essermi cor- tese , abbia tuttavia la compiacenza di rimandarmelo voto , ond' io senza Itìngo indugio sappia almeno di che potermi speranzare . Giovi finalmente V avvertire, ch'io verso ogni contribuente mi dichiaro sempre debitore di pienissima e legale giustificazione dell' uso che avrò fatto di tutta la somma raccolta dal cumulo delle se- scrizioni . Trieste nel di 20 Maggio del 1819. D/ Domenico de Rossétti annunzio Tlpogrccfico er disporre i Lettori ad accogliere favorevolmente la nuova Edi- zione della Tavola Alimentaria Velejatc detta Trajana, che dai Torchi di Filippo Carmignani uscirà in luce entro quest' anno , si sono pubblicate le Iscrizioni colà scavate e quasi tutte inedite , o malamente lette , corredandole di notìzie, e spiegazioni , per le quali si riconosce la condizione di que' Velejati ,il cui Territorio viene descritto sulla Tavola . Il titolo di questo Volume che serve d' introduzione si é : Iscrizioni Antiche e collocate ne" Muri della Scala Farnese ; e spiegate da D. Pietro de Lama Prefetto del Museo . Parma dal- la Stamperia Carmignuni 181 Si, in 4- i'i fogli »6 e 1/2 con 46 m- cisinni alV acqua forte sopra Tina sola scala . Se ne sono stam- pati trecento soli esemplari, e sono vendibili presso lo Stampato- re Carmignani a franchi jo effettivi legati in doppia carta , e fran- chi IO e centesimi 5o legati alla Bodoniana. ù.y6 Va r i e t a Annunzio Tipografico del Librai Vedin'a Pomha e Fig-l i Editori delta Collezzione dei Classici latini . resentiamo al colto pubblico il secondo , ed ultimo volume dei commentarii di Cesare , che è pure il secondo della collezione dei classici latini da noi intrapresa. Abbiamo detto con nostro maiiifesto del 4 febbraio 1819 che non si sarebbe da noi proseg;uita si fatta collezione, se non tb<'>imo stati accertati almeno di cinquecento so- scrittori . Una tale riserbata protesta usata da tipogirafi , che amano di adempire alle loro promesse ci ha forse danneggiato non poco, giacché sul dubbio , che una tanta impresa non venisse condotta a termine molte persone esitarono ad associarsi . Lun,;i però dal do- lerci di til cosa , ne siamo anzi molto contenti , poiché se sprov- veduti dell' ajuto de' socii , si fosse per noi quest' impresa promessa, superiore al certo alle forze di un solo libraio , ci sarebbe stata, e con ragione , data la taccia di temerarii imprenditori . Ora poi , che tin convenevol numero di associati concorre al proseguimento di questa grand' opera , e che noi ci troviamo in gran pairte al co- perto delle gravissime spese , ci crediamo in dovere di accettare le persone , che hanno coi loro nomi di già onorato questa collezio- ne , che la medesima sarà senza fallo continuata , e che dentro que- sto stesso anno correute verrantio pubblicati tre altri volumi al- meno , protestando solennemente ad vin tempo , che nell' anno ven- turo e ne' seguenti si darà alTà luce un volume al mese . Speriamo con questo avviso di dare un termine alla voce , che si era spar- sa presso noi , e fuori , che la nostra impresa era andata a voto .E per dare ai primi associati una prova della preferenza, che abbia- mo per loro , avvertiamo fin d' ora che tutte le persone ,le quali non avranno sottoscritto prima delia pubblicazione del quarto voi., non potranno godere del grandioso dono di un tomo ogni dieci , onde nel nostro primo manifesto abbiamo voluto fossero gli altri regalati. E qui ci cade in acconcio di riferire quanto ci venne fat- to di vedere in uno dei passati fogli della gazzetta di TVlilano . An- nunzia ivi un tipografo italiano colla pubblicazione di un Sallu- stio un' altra collezione di latini scriitori . Sembra che le espres- sioni di queir annunzio tendano a rimproverarci d' aver noi pub- blicato il nostro manifesto, quando il primo volume era già venuto alla luce . Noi non vogliamo discendere a contesa seco lui, giacché ci spiace ogni sorta di guerra tipografica ; stimiamo però cosa óp- portana di togliere d' inganno quelli tra i lettori , elie si fossero' SciENTiF. E Letterarie 277 lasciati movere da si fatta diceria . Ci preme adunque di accertare -, aver noi pubblicato il nostro manifesto colla data del 4 febbraio , ed il nostro primo tomo il 4 marzo , ed egli il suo nei primi gior- ni di aprile . Anzi preghiamo i nostri lettori , che non avessero veduto il predetto nostro manifesto , di volerlo leggere a piacer lo- ro, e conosceranno aver noi da più di due anni meditata una tale impresa ; e che ci aveva da quella distolto un manifesto di un ti- pografo italiano , il quale prometteva ulia tal collezione ; che fum- mo quindi rincorati dal vedere , che questo tipografo nulla avea ancora pubblicato dopo diciotto lunghissimi mesi dalla distribuzio- ne del suo manifesto . Wè è minor nostra premura trar pure d'er- rore alcuni , che credono la nostra collezione più costosa dell' altra che contemporaneamente alla nostra si va pubblicando . A tale ef- fetto basta osser^'are , che il volume già pubblicato da quel tipo- grafo italiauo di pag. ^oo, costa lire 5, ed un nostro di 020, lire 4 solamente : aggiungendo ancora , che la forma della pagina della no- stra collezione è molto più ampia dell' altra , come più ampia é pu- re la forma della carta , e di maggiore finezza. Nulla diciam noi della correzione ; giacché spetta il giudii arne ai lettori . Che se il primo volume costa lire y <^o, egli è perchè il numero delle pagi- ne è di 620, che é appunto pressoché il doppio del contenuto nel Salliisfio dell' altro tipografo . Queste due collezioni però potranno avere un merito tutto loro proprio , e noi facciamo plauso al si- gnor Bettoni pel suo disdegno che ha di rendersi servile nel co- piare semplicemente le edizioni , che sono già di pubblica ragio- ne . Noi poi siamo oltremodo contenti di seguire i consigli di molti eruditi , nel tenerci esattamente alle ottime edizioni date in luce ,e commentate dagli Heine , Gherlini , Schwad , Waseh , ed al- tre colali di un prezzo altissimo , e di difficile acquisto nella no- stra Italia, e tenute in gran conto da tutti i più rinomati lati- nisti. D' altra parte un tale divisamento , qual è quello del giano- minato signor Tipografo , ci si presenta non senza somma difficol- tà di trovare persone di eguale erudizione che vogliano superare i lavori degli anzidetti filologi ; e quelli che con nostro onore van- tiamo tra noi , non vorranno assumersi il gravoso incarico di'som- ministrare quanti commenti fossero bastevoli ad un tipografo , che volesse pubblicarne un volume anche nel lungo termine di sei mesi • Sarà pure nostra speziai cura di 'pubblicare le carte corogra- 278 Varietà' fiohc tanto necessarie alla lettura degli storici lattai scrittori . Dopo queste giustificazioni credute necessarie al nostro inteti-» to solo ci resta di augurarci il cortese favore dei cultori delle lettere latine in un' impresa , che non lascierà di fare onore alla alla nostra nazione . JLissendoci stato diretto 1' articolo sej^uente con preghiera di ren- derlo pubblico in uno dei quaderni del Nostro Giornale , ci pre- stiamo a questo desiderio dell' Autore coli' inserirlo qui appresso . Annotazione Islorica aW Arficolo sul Calendario Gregoriano e sulla Astronomia Romana pubblicata nel Quaderno Vi, del Giornale Arcadico . I on v' è chi possa negare essere stata la riforma del Calenda- rio una delle opere più gloriosa intraprese della saviezza , e solleci- tudine de' Romani Pontefici : ed in conseguenza il luogo , in cui fu- rono tenute le ragunanze per la esecuzione della medesima , dee me- ritare tutto r interesse , ed il rispetto de' posteri . I documenti a fa- vore dell'alta Torre del Palazzo Vaticano sono moltissimi , ed ir- refragabili , e non già dalle imposte di alcuna porta , o da credu"- le voci divulgatesi senza fondamento , ma dal Drago Colossale mar- moreo locato sulla sua cima , dalle pitture interne , dalle memorie conservate negli Archivj Segreti , e dalla tradizione universale si ri- conosce per edificio fabbricato a tal uopo sotto il Pontificato di Gre- gorio XIII . Il celebre Mgr. Bianchini nell' Opera de Kalendario , et Cyclo Caesaris, ed in più luoghi de' suoi opuscoli ne ha traman- dato fino a noi le memorie pia positive ; come della meridiana del P. Danti Domenicano , del numero degli Astronomi congregati , tra quali fuvvi certamente Antonio Lilio , fratello di Luigi , a'itorc di un Trattato che non tolse , ma confermò all' altro Domenicano Fra Giovanni Tolosani il metodo migliore delle antichissime Epatte . II Cardinal Garampi personaggio di somma dottrina , e già Prefetto degli Archivj segreti , a quali è annessa detta Torre , solèa condur- re colassù gli Esteri più culti ad ammirare 1' insigne monumento della scienza fatta ministra degl'oggetti venerandi della Religione. Tut- ti i valentuomini , che sonosi recati in Roma , e che vi hanno sog- giornato nello scorso Secolo mostraronsi uniformemente dello stes- so avviso vcrio la Torre Vaticana , ne compiansero 1' abbbandono , e la perdita degl' istrumenti . A' brevi cenni dati su questo propo- SciENTiF. E Letterarie 279 sito nel Diario Romano fecero eco spontaneamente parecchi fogli letterari d' Italia , e d' Oltramonte . Lo stesso chiaro Autore dell' Articolo ammette , che il Gran Pontefice Gregorio XUI sì recasse a vedere co' proprj occhi agli 1 1 di Marzo la erronea indicazione dell' Equinozio sulla meridiana: cosa che ben prova non esser consistiti i congressi di quegli Astronomi in semplici parole . Da tutto ciò discende ben chiaro, che molto prima dell' An lyS^- la Torre Vaticana godeva del diritto di essere considerata quale Spe- cola Astronomica , non potendovi essere pe' Cristiani Specula di maggior considerazione , e celebrità di quella , che servi a fissare i veri termini della massima della loro Solennità . Quindi è che il dottissimo Morcelli con la sua solita scrupolosa esattezza troppo ra- gionevolmente consagrò una tal notizia all' eternità con quella Iscri- zione , che non ideata soltanto , ma situata da principio nella no- bilissima luce del Gabinetto delle Stampe , splenderà poi maggior- mente nella nuova Galleria delle statue , con cui il genio munifico del Sommo Pontefice Pio VII felicemente Regnante sta ora ponen- do il colmo a tutte le grandi magnificenze del Vaticano . Vuoisi frat- tanto sperare , che gli amatori , e promotori dell' onore , e de' van- taggi della Scienza , di cui ninno esser vi debbe più zelante del eh' Autore dell' articolo , godranno non poco , che siasi trovato , e tro- visi chi sotto la protezione de' Sommi Pontefici mantenga il suo ti- tolo alla Specula Vaticana . Che se questi per le note vicende de' tempi non ha potuto collocarvi nn Urania ricca di tutto ciò , che si converrebbe ; vi ha certamente ricollocata , e vi sostiene come sa meglio un' Urania non pomposa , ma rispettabile d' assai pel vanto almeno di aver preceduto molte e molte Uranic Europee , non che quella recentissima della Uiìiversità Gregoriana . Osservazioni Meteorologiche fn< le alla Specola del Collcg.Eoin Osservazioni Meteorologichc fatte alla Specola del Collegio lìomanr» Luglio 1819. MATTINA 1 GIORNO SERA ' }^\ m. ^ "~"** -•v.--^- Meteore e Stato Eva- por. Stalo Stato 0 6 del Cielo Vento del Cielo Pioggia Vento del Cielo Vento I s.p.n. 4 43 ur. I ll.p.S. lib. i S.n. mez. I 2 i.n. 5 39 mez.Ub.z s.n. mez.lib.i m s. mezsir.i .■i «. 4 3 mez.sir.i sp.n. mez, I s.p.n. mez. I 4 .<. 5 -8 ma, I s.p.n. pò, I mez.lib.o b s. 'i 49 wde. 1 s . tra, 0 s. mez. 0 b 7 s . 4 22 tra. i s tra,gre,i s , mez.ib. 0 s. 4 53 tra. i s. tra.gr, i s. gr. I 8 s. 4 55 tra.gr. i s. ma, 0 s. me:. 0 9 s . b 52 tra.ma- 0 s.p.n. mez. I m s. Ub. I IO s. b I maes. 0 s. mez. lib. 1 s.p.n. tra. ! t-g» 1 1 s. b 3 tra. I s.p.n. Uh. 0 s.p.n. lib. 0 12 i3 s. 4 -4 mez, I n.s. mez. 1 m mez. I s.p.n. mez. 0 n S.p.ll. 3 52 Ub. 1 s.p.n. s.p.n, lev, 0 14 s.p.n. 4 2a me;. I n. mez.sir.l s , tr. I f'g- i5 s. 4 ib fra 0 s.n 0 10 tra. I m s,p.n. inez.sir.o 16 II. 0 29 fTo-lib. I n. mez.siri s.p.n. tra. 0 tg-.l.pi.ra. 17 S.rj.n. J 0^ maes. 1 n. 3o 60 pò. 2m s. tra, 2 1. 18 19 s . 4 0 tr. 2 s. tra, I m s. tra.ma. i 4 45 tra.gr. 0 s p.n. tra. I s. mez. sir.o 20 'I. 4 i9 fra. 0 n. mez.sir.z n. mcz.s/r.2 pin. 21 II. 7 3-. /.Y2. 2 U.S. mez. 2 m \s.o.n. mez. 0 22 ll.p.S. 8 4« /i7'. I m n. mez. I s. tra. I Pgr- 23 ?. 4 17 mez sir.o s n. pò lib . I s.p.n mez. 0 l.«. 24 i. 4 20 mez. Il b I s.n. pò. lib. I s.pn. tra. I 25 V. 5 19 tra.ma. i s.p.n. pò. lib. I s tra- 0 26. v 3 5i tra.ma. 1 s.p.n. mez.lib.l <. lev. 0 27 s.p.n. 4 IO 00 .mae,l n.s. ma, i 5. po, I pi. t 2h !. S 5i grcc. e s.n. mez. I s.p.n. mez. sir.o n. 29 s.p .n. 2 5ò' ^L'y. 0 s.p. ?l mez, lib. I s. po. 0 pi.l.t. JO s.p.n. 3 lò- /f7>. I n.s. 3 4 lei'. I II. mez. I :>I n. 3 27 lev. \ s.p.n. tra. 0 s. pcmae 0 Volendosi da' eh. Astronomi abbondare per diligenia , pongonsi le Osse rvazioni 'IripLici in ogni giorno; e volendosi da nei ruliingeie in pagina , affinchè meno facilmente si disperdano , usiamo alcune abbreviature . Pertan 0 nella colonna delle Meteore pi significa pioggia i lampi f tuoni n nebbi a g gelo b brina . E nelle colonne dello Stato rlei Cielo s vuol dire sereno h r involo ) p poco . Le altre abbreviatur? nelle colonne de" venti sono per s e stesse intelligibili . Quando segue un ' asterisco s' intenda gran quantità ; < ave tro- VISI l na j croce s intenda piccola quantità: IMPRIMATUR SiVideHuu-Kev.P.MaS.SacP-j^ • Tannini Arcliiep.P^^l^PP-^'^^'^ IMPRIMATUR • rk 1 Piffid .Sacri Palata Apost .Mas- 283 LETTERATURA Del Municipio Amate nuovamente scoperto in Lapida ine- dita del Museo Lapidano delV Università di Perugia , e di altre cinque iscrizioni inedite . Lettera del Cav. Gio : Battista f^ermiglioli al chiarissimo Signor Bartolommeo Borghesi . T JLi ottimo e bene concepito divisamento assunto da Lei , eh. Signore , di ornare e di arricchire il nuovo giornale Ar- cadico con un continuato e dotto commento del Museo Lapi- dario del Vaticano , non è che utile, e lodevolìssimo. Molti e varj sarebbero i molivi per cui ogni uomo di lettere , ed ogni società di uomini scienziati , dovrebbero concepire ardentissimi voti, onde questo giornale stesso sì felicemente inaugurato giammai non dovesse cessare , che anzi si dovesse condurre tant' oltre fincliè in Italia il buon gusto per le let- tere , le arti e le scienze durasse : ma uno dei principali smo- tivi si è appunto onde avere così non interrottamente il suo dotto commento. Certo che dopo i suoi frammenti Capi- tolini ove tanta e si classica archeologica dottrina risplende , i Letterali non avranno che saper buon grado alle Muse , anzi di questi studi medesimi al genio tutelare . Perchè sì avventurosamente cadde in lei la scelta per riporre nel più chiaro meriggio i molti e talvolta scabrosissimi monumenti dell' antica Epigrafia . Se cosi è pertanto , io desidero che la di lei amicizia mi permetta , che pòssa oggi dirigermele onde conunicar- le una inedita iscrizione , la quale scuoprendoci un nuovo Municipio nell' Umbria , ed incoguilo fin qui, potrebbe di- G. A. To. III. 19 a84 Letteratura ■venire UD monumento non indegno del tutto della di lei considerazione , e di codesto onoiatissimo Arcadico lavoro ; conie potrebbe divenire altresì non inutile del tutto agli stu- dj della antica Lapidaria , della vecchia Gtoj;rafia , ed alla più certa e sicura imerprct; zione di cjualtlie classico Latino. L'iscrizione scolpita in bel cippo f.istigiato, fu rinvenu- ta nel 18 1 5 poche miglia distante da Perugia, uscendo da una delle porte settentrionali , ( ci"- fu tosto da me procu- rata al Museo Lapidario di qu'^.ta Patria Università , è ia tali leriuiul concepita . D. M. . VER3ENL L. F. LEM GRANI ANL TRI COH XXXIL VOLVN . . . TRIB. LEG. XV r. FLA FIRM II, VIR. HISPELLAi l PATRONO. MVNlCiPI ARNAT. VIXIT. ANNIS XXXil. FRATRI PIISSIMO YERSENYS. APEK paiàra Appare chiarissimo, che debba leg.^ersi : Diìs Manìbus f'erseni Gvaniani filli Ludi ex Tribù Lemonia Tiibuno vohortis XXXII f^oluntariorum , Tribuno Legionis XFI Plavice Firince , Duumviro HispeLlati , Patrono Manicipj h-nufiuni . f^ixit annis XXX II . Fratri piissimo f^erse- ■:is Apc.r (^Posuit^ 11 Primo gentilizio può noverarsi come rarissimo nelP >'ica epigrafia , e fin ijuì appena mi è occorso incontrarne ,e assai pochi esempj ne' Marmi Pesaresi dell' Olivieri (1) CO paJS- 5- Nuovo Municipio Arnate a85 ed in quelli della Toscana presso Gorì (i). Vi è luogo n credere peraltro che fosse famiglia locale di queste noslre contrade , jToijhè un T'ersenio ottimo , ed un Menenio pru- dente sono ben noli in altra iscrizione Perugina da me ri- prodolta (2) , dopo che la publicò il Maffei (3) . Sembra opportuno notare fr.ittanto che lo stesso Maffei la diede co- me esistente in un villaggio del Perugino contado situato dalla banda sttssn degli antichi Amati , sebbene qualche mi- glio distante da essi , e dal luogo ove fu trovata la memo- ria di Vers'ino Graiììano . Ed in propositi di questo suo cognome , sembra esso derivato da Cranio , che potè essere un parente di Terseno ; anche perchè il Panvinio scrive che i cognomi: ab Avorum , niatrum , Patruorumque nominihus derivabnntur (4) . Un Marco Granio Lolllo pertanto, ed una Grania Urbana, nomi non troppo frequenti, s' in- contrano fra' marmi di Perugia (5) città vicinissima al Mu» nicipio Amate, che anzi in una campagna assai vicina ad esso nel!' anno 1816. fu discoperto un' Etrusco ipogeo, ove fra le iscrizioni Etrusche , fu questo titoletto Latino semibarbaro ritrovato eziandio , che qui si dà per la prima volta . C. GRANIA. A. F LUDNAE. GNATA Anche qui quel nome materno è nuovo, e conserva mol- te vestigia dell' indole dell' etrusco idioma . Egli è pur vero come le iscrizioni che vengono nuo- Tamenle a luce ci scuoprono soventi volte de' nomi o af- fatto nuovi , o rari almeno ne' vecchi monumenti , non me- (1) Inscrìpt. Tlrb. Etr. 11 SSa. 4i6. 111. S04. (2) Iscriz. Perug-.iì. 577. (3) Mus. veron. CCCLX. 6. (4) De nomili. Rom. (5) Iscriz. Ferug. 11 372. i^ a36 liETTERATURA no che negli scrittori j ed è perciò che mi piac© di'aggiti-. gnere a questo forse incolto coranieato un nuovo marmo, inedito anche esso scoperto nel i8i4 i" una suburbana cam- pagna di Perugia , e similmente trasportato in questo La- pidario Museo dell' Università. Ivi si legge un Disiniiis Ve- rus , di cui appena se ne trova esempio in bella Lapida pubblicata primieramente dal M.'itFei (i), quindi dal Dona- li (2) , e poscia dal mio eh. amico defonlo Monsignor ^a-. rini (.^ D. vaso M, C. LAFXIO. C. F. IVCV NDO. ET. LAELIVS PAVLLINVS. FRATRI PIISSIMO. VIXIT. ANN LV. BENE. MEMENTI C. DISINIVS. VERVS. AMICO MEREN Ma per tornare al bel marmo di Versenio Graniano , tton ci ha dubbio che in esso questo nome sta posto nel se- condo caso , mentre conforme la tessitura di quell' Epigrafe dovea esservi espresso in terzo caso , ed uniformarsi cosi al PATRONI , ed al FRATRI PIISSIMO , ma in esso marmo è f.jise da riconoscersi quella antlptosl , o mutazione di ca- si , di cui Scaligero nell' indice grainmnlicale al Tesoro Gru- teriano recò tanti e si vari esempj tratti intieramente da Lapi- de . Ivi abbiamo GLVSII per GLVSIO (4), LIBERTO per LI- BERTI (5). E con altri esempj al marmo perugino somigliantis- (0 Muf. ucron. CCCIX. S, (2) CLXIX. 2. (3) Frat. Arval. 654. (4) DXLIII. 6. (5j DGXVU. 2.. Nuovo Municipio Arnate 287 ii'mi si ha nelle stesso Grutero L. SVRDEII FELICIS PRO GVRATORI, CORONATO io luogo di SVRDEIO (.)• VALERIO POBLICOLAE VETTILIANI FLAMIALS PFRPE- TVI SAGERD. VRBIS ROMAE AETERNO CVRATORI PA- TRONO HONORIBVS PERFVNCTO in luogo di VETI- LIANO. FLAMINI PERPETVO (.). Fu forse il primo il Mazocch, di riconoscere in queste antìptosi. caracter pro- nus sermonis , v,K<.r.y.ov (3) , piuttosto che un vìzio delle scalpello, e dopo di quel profondissimo Filologo niuno l'ha meglio esposto del dotto Marini (4) , avendone detto prima anche qualche cosa il Sig. Ab. Morcelli (5) . Io non tratterrò che poco l'erudita sua curiosità sul- le can che militari di Verseno. Egli fu tribuno della coorte AAXII dei Volontari , che si trova memorala in altri due mnimi presso il Grutero GGCCLIV. 8, e presso il Muratori MCI. 1 . Dei militi volontari , che in onorificenza furono sempre al di sopra degli stipeadiari parla Cesare Bel, Cai. 5. Bel. Civ. 3. Veggàsi anche Livio lib. IH. V . Non giova poi fermarsi sul Duumvirato , magistrato Municipale che occupò Fevseno Graniano , la di cui famiglia Umbra , od Elrusca forse di origine , fu onorata della Romana Cittadi- nanza , ed ascritta perciò alla Tribù Lemonia , la seconda fra le Rustiche tribù Romane , come ben dimostra il Sig. Riccy nel suo eruditissimo opuscolo sul pago Lemonio , da cui la stessa tribù prese nome, ed alla qUale molti altri Militari si trovano ascritti (6) . Sembra che una famiglia poco diversa di nome fosse anche in Etruria la quak pas- sando poi ad essere Romana , come a tante altre famiglie (i) CGCXXX?. 4. (2) GGGCLXXX. 5. (3) De ascia 62. f4) Frat. Arval. 4o4. (6) De slyl. Jnucripf. 64. 66. CS) Riccr. op. eit. yippcndiee 28B Letteratura Toscane avvenne alcun porn nel suo nome cambiasse . 1 monumenti locali , in somiglianti ricerche, o de' vicini luo- ghi , sono sempre i migliori per i più utili confronti . Le ur- ne Etrusche de' vasi ora nel Museo Oddi , troale in Peru- gia , ci danno un VESEJNE . il Lanzi (i) , die lesse con qualche diversità quella voce, vi rintracciò un nome di don- na; a me riproducendola sembrò migliore spiegazione «quella di VERSENIVS (2) , sulle traccie d' Iscrizioni Latine dell' E- truria presso Gorl (3), e prima che si conoscesse questa di Verseno G vani ano : e diedi quel titoletto come di uo- mo , poiché parvenu riconoscervi una finale ben diversa da quella data da Lanzi . Or questo nome passando ad essere Romano, potè per mozzo dell'epentesi jmmentarsi di un R,e farsi p^ersenius . Gli antichi Dori del di cui dialetto assai partecipa l'Etrusco , dissero per esempio, a.'hx^a.e^^v per a^a- /Sfltfpoi', v«.a.7rT(t> per ffwecTTpoi/, e così i vecchi Latini pro^iim e susum per prorsitm e sursum , ponendo la R innanzi la S come in P'ersenius , su di che veggasi lo Scaligero (4). Del rimanente io la tratterò brevemente pfuttosto sul patronato in favore degli Amati assunto da Versenio , men- tre era duumviro della Colonia Ispellate , e già nota per più marmi presso Panvinio (5) , ed altri , paesi forse , e territori che poteano confinare fra loro , poiché io slesso nel paese degli Amati discopersi una pietra terminale , già da me publicata (6) , ove si segnr.vano i confini della Co- lonia Ispellana . FINCOL HISPELL (i) Sciffg: di Llng. Et nix. 11. jyo. (2) Iscrizioni Perugine i. 120. (3) II. 352. 4i5. 111. 3o4- (.'i.) Coiil'sclur. in var. (5) Idi/). Roin. pag. "j^o. (òj Iscriz. Fcrag. 11. 284- Nuovo Municipio Arnate aS'g E della situazione , e collocazione di quel termine nel pae- le de^li Amati, veggasi cosa allora si scrisse sull'autorità di Siculo Fiacco . (i) Allorché una Colonia , od un Municipio eleggevasi a protettore e patrono un'illustre soggetto, dovea farsene 1' e- lezione dù M igistrali Municipali , o delle colonie , per mez- zo di pubblico , e solenne decreto; come praticarono appun- io i Peltuini , allorché elessero a loro protettrice e patro- aa Mummia Varia sacerdotessa di Venere, con raro esem- pio, se non unico, in una femmina (2) , ed ì P.ilentinatì illorchè a loro Patrono scelsero Tito Pomponio Basso (3) . Ora dietro somiglianti autorità di una tal pratica , si può bene e ragionevolmente concludere , che il Municipio Amate avesse anche le altre Magistrature solite ed essere ne* Municipi stessi , e nelle Colonie , che godevano del diritto di Romana Cittadinanza j e che furono comunemente i Decu- rioni , i Duumviri , i Curatori , gli Edili , ed altri di mi- ncr conto ricordati dal Pancirolo (4) • Ella è pertanto coa- venevol cosa supporre come anche nel Municipio Arnate gli stessi Magistrali , alcuni de' quali li vedremo fa poco iu altra lapida inedita , convenissero un giorno nella curia on- de combinare il publico decreto di quella splendida ele- zione . Dal decreto medesimo poi dei Fereutinati si cono- scono alcune cerimonie , e circostanze di onore , che aveva- no luogo allorché i popoli qualche patrono solennemente eleggevano , e le di cui parole or qui piace di riferire in parte (5) . Piacere Conscript.is Lakatos ex hoc ordine mitti ad Ti- (i) Da condii, yti^ror. presso Gocsio . (2) Grc'tser CCCCXIAll. 6. Morcel. de filyl. liiscrìpt. i8» (3) Goni. Inserì/)/. Urh. Elrur. 1. 65. Marcel, op. cit. 189 (ft) Dfj Magis. Miuiicip. (S) Morcel. op. cit. iSJi. ago Letteratura twn Pompónium Bassum clarissimum virum, qui ab eo ini' petrent in cUentelam amplissintce domus suae Municipium nostrum recipere dignetur, patronumque se cooptavi, tabula hospitali incisa hoc decreto in domo sua posito permittat censuere . La Storia degli Amati Vmbri da prima , ed Etruschi ia seguito, come è ben da credere, fino al Dominio Roma- no, il di cui Paese oggi solo per la prima volta ci si mani- festa come Municipio Romano, fu da me stesso altra volta esposto per mezzo di pubbliche stampe in opuscolo a pat- te fino dal 1800 . (\) Ivi dopo di aver cou qualche diligenza esaminati i testi di Plinio (2) , di Silio Italico (3) , di Tolomeo , (4) e di Livio (5), fu confermata l'opinione di altri, che 1' antica Arna , e gli Amati menzionati da essi si doveano asso- lutamente riconoscere in un piccolo castello distante da Pe- rugia cinque miglia all' incirca , al di la dal Tevere, castel- lo il quale fino al di d'oggi porta il nome di Civiteì- la d' udirne . A meglio confermare un tale divisamento , »i produssero varj antichi monumenti di Architettura e di La- pide ivi trovati, e fra essi una vecchia , e singolare iscrizicne già pubblicata più volle . (6) Il Gori (7) che fu il primo a riferirla , con le so- lite sue visioni fu inclinato a ravvisarvi una Dea piutto- sto che un paese, ed una Dea da lui slesso inaugurata , e che chiamò Arna . Fu ben facile opporsi a questa sua (i) Moreni Bibliografia della Toscan» 11. 1^7. (2) 117. »4- (3) FUI. (4) III. 1. (5) Dee. I. Uh. IX. (6) Iscriz. Ptrug. 11. pcig. 7.Z1. (7) Mus. Elrus. 11. 70. Nuovo Municipio Arnate 291 bpmione senza stabile fondamento proposta , e fu bea fa- cile altresì di chiaramente mostrare come in quella Epìgra- fe si ricordava quell' Arna stessa da qne' medesimi classici già rammentata . Tuttociò fu esposto anche in opposizione al Guarnacci; o a meglio dire furono confermate le opinioni del Gial- li j del Cellario , del Qluverio , dell' Arduino , del Maf- fel , e del Mazocchi , i quali tutti riconobbero 1' antica Ar- na neil' odierno castello di Civitella di Arna , ove si rinven- ne la stessa Epigrafe ora esistente anche essa nel Museo Lapidario di questa università , e che qui si ripete . PHlLl^ROS QVI. PRAEFVIT. TEMPLO. ARNAE STATIA. CARÌTE FORTVNAE, D. D Éioè Phìleros qui pracfuit tempio civitatis Arnae et Stalia Caritè Fortunce dedicant . E per rendere ragione di quel- la copula allogata avanti Statia , e che manca nel marmo veggasi sulla scorta del dotto Marini (i) cosa si notò da me altre volte (2) di questo parlare asinteto . Che la for- tuna poi fosse uno de' principali numi degli Amati , può bene apprendersi da altre tre iscrizioni ivi ritrovate effl'andio e già in quel commentario da me pubblicate (3) , e poi fra i marmi Perugini (4)- ^""^ ^^ piace aggiungerne una nuova non publicata fin qui , e dal paese degli Amati trasportata in questo Museo Lapidario fino dal i8i4- (i) Iscriz. Alban, t^o. (2) Iscriz Farug. 1. 3. nota 4- (3) pag. 117. (4) Ji- 240. 24i- 24^- «9* Letteratura POLVTIMVS POPPAEAE. NERON DISPENSATOR. FORTVNAE L' iscrizione è somigliantissima ad altra da me .riprodotta # e che prima avea publicato l'Amaduzzi (i) ; ma in questa che ora si da , vi è di più nella seconda linea la voce NE- RON . . . che manca nell'altra , Ove similmente vi è ri- cordata la moglie di quello sciaguratissìmo Cesare. Non è questo per avventura il primo esempio di vedere antiche iscrizioni duplicate , e triplicate eziandio < Io ne accennai pur qualche cosa (2) , ma è da vedersi sopralutto una dis- sertazione epistolare del mio dottissimo amico Sig. Dottor Labus intorno a due antichi Epitaffi , pubblicata in Milano nel 1817 . Allorché lo tolsi il carico di impugnare Guam acci sul- la vera situazione della antica Arna , lo feci contro il La- mi eziandio, poiché nelle sue Lezioni di Antichità Tosca- ne (3) collocò gli Amati d' intorno al fiume Arno, da cui gli parve che una tale denominazione prendessero ; sebbene quel dotto uomo nelle sue lettere Gualfordiane pubblica- te anche prima di quelle Lezioni , sembra, che avesse già proposta una migliore opinione . Ivi scrive egli che forse dal Fiume Arno presero il nome quei popoli i quali fonda- rono la città di Arna nelP Umbria , e che furono colonia di coloro che abitarono nella Etruria più inferiore. L'opi- nione con dubbiezza da quel letterato si propone , ciò che facilmente non fece Monsignor Guarnacci scrittore veramen- te fiero, e che vuole, ordina , comanda che ogni testa si distorca per pensare come egli pensa . Alla prima oplnio- (1) Ancct. Liffi'r 11. 4'5i. (2) Iscrii Tcnif. 11. -^^S- (5) II. 4' 3. Nuovo Municipio Arnate «95 ne del Lami nelle sue lezioni arrise quasi il dottissimo Lan- zi nel suo saggio di Lingua Etrusca (i), scrivendo che la Città Adarnaham come la chiama Livio « si crede denominata « dalla vicinanza di quel fiume « . Dacché egli però conob- be quel mio opuscolo , ove si fermò senza conoscere la ve- i'a situazione dall' Arna nell' Umbria , cambiò in parte di sentimento, scrivendomi (a) ce comincio a pendere al pa- ce rere che in Livio si abbia da leggere Aharnaam , ed al- ce lora non sarebbero due città, una antica che meritò il no- ce me di Fluenzia, l'altra sempre chiamata Arna. Quella prima, ce che io ho creduto sempre come sempre ho creduto l' Arna ce Umbra , svanirebbe del tutto . Se quando scrissi , avessi ce avuto dinanzi il >suo commentario , avrei scritto diversa- ec mente . » la quello pertanto accennai pur qualche cosa sulle o- rigini dell Arna nell'Umbria, e mi dimostrai inclinato piut- tosto a riconoscervi origini Greche , poiché Greco ne sem- bra il nome, e dell'indole del Greco linguaggio , piuttosto che Orientale ed Asiatico , come opinarono MafTei, Suinton, e Mazocchj . A buona conferma di una tale opinione potrebbe ora ricordarsi l'Arno della Tessaglia , patria di que' Pelasgi venuti in Italia , e che poi si dissero Tirreni , e parmi as- sai più verisimile dedurne l'origine ed il nóme da essi , come da quelli che un giorno abit^ouo l'Umbria, e l'E- truria t E poiché io mi impegnai di farle conoscere 1' Arna Umbra , ed Etrusca da poi , mi accordi che io torni a mostrargliela nuovamente Romana , e ciò per mezzo di nuovi monumenti Latini inediti Gnquì . Quella Fortuna, che un giorno fu si propizia agli Ar- CO 55. 280. f-.'.) •.>o Meni'. 1800 a94 Letteratura nati , volle che quasi contemporanearnenie «1 ritrovato del-» la bella Lapida di Versene, ove come si vidde, si ricorda il Patronato del Municipio Amate, se ne rinvenisse altra alla Bastia nelle vicinanze e nel contado di Assisi, luogo poi non tanto distante dall' antico paese degli Amati , o alme- no verso quella banda . Mi fu questa comunicata dal suo possessore Sig. Francesco Antonio Reali , perchè trovata ne' suoi fondi rustici , poi da me letta nell' originale e che ora ci dà per la prima volta . D. M. VEIEDIO. L. F. CLV CRESCENTI. AED IIVIR. I. D. Q. REIP ET. ALIMEN. ARNAT VEIEDIVS. FORTVNAT PATER. ET. CISPIA MARTINA. MATÈR cioè : Diis manihus . f^ejedio Crescenti Luci Jllio ex tri- bù Clustuniina Aeclili Duumviro juri dicundo quaestori Reipubìicae et Rei Alimentarice Arnatium Kejedius For- tunatus Pater et Cispia Martina Mater . Il Municipio Amate pertanto oltre i patroni , carica la quale sembra che non abbiasi da noverare fra le Mu- nicipali Masgistrature , ebbe come le altre colonie , e gli splendidissimi Municipj anche i Duumviri giudici delle cau- se , e con esempio ben raro , oltre i Questori delle pubbli- che rendite, i Questori eziandio dei pubblici Alimenti, della qual carica gli esempi sono eziandio in altri marmi (i) . (i) Grut. CCCXLir.i 2. CCCXC ni. 2. CCCCLl. 5- MXCyil. 2. Murai. CXI. 2. CCCXXXII. 2. DCLII. 2. DCClll. 9. DCCy. I. DCCXLFH. 1. Marcel, de StjL htscript. 238. Marin. Fred, yìrival. J130. Mus. veron. CCXXilL Manor. Enciclojf. sulle Anti- ehilà di Roma 1^17- /'"S- 201. Nuovo Municipio Arnate ^ 395 L' officio di essi ingerìvasi principalmente , dacché la libe- ralità di Traiano , e dei Cesaci posteriori decretò in molte città dell' Italia publici alimenti a' fanciulli , e fanciulle povere, a raccogliere le entrate de' fondi stabiliti per que- sti pubblici alimenti , ed a distribuirle agli stessi fanciulli o fanciulle . Ciò posto si può supporre pertanto come una parte della riscossione di queste collette fosse stabilita nella città di Arna , come da questo marmo chiaramente dtdu- cesi . L celebre e nota la liberalità di queir ottimo princi- pe , e per mezzo di monumenti numismatici (a) e di lapi- daria , fra quali è nota bastantemente la celebre Tavola di bronzo Vellejate discoperta nel territorio Piacentino nel l'^^J e con dotto commento dal Muratori illustrata. L' istruzione de' publici alimenti per i fanciulli e fan- ciulle povere , si può credere che non durasse oltre il tem-r pò degli Antonini ; almeno di più lunga durata non si ha certezza ne' Monumenti , V è perciò ogni ragione da crede- re che r Iscrizione di Versenio sia di quelle Epoche in cui la città di Arna era bene in flore , ed in conto di splendi- dissimo Municipio . E poiché l'oggetto principale di questi miei riflessi of- ferti alla saggia sua considerazione fu una iscrizione mi- litare , mi permetta eh. Sig. che io ponga fine alle stesse col produrre un' altra iscrizione militare inedita dello stessa ^luseo Lapidario di questa Universi tà: (2) Rciseh. Lex. R. N. i. 463. (i) Siinèol. Ut. Dee. Fior. f. 34. 29S Letteratura D. M. A. MVNATIO FAVSTINO. MIL COH. ini. PRAET VIX. ANN. XIX MEN. X A MVNATIVS IIYPNVS. ET. AVFIDIA FAVSTINA. PARENT FILIO. KARISSIMO Altri Munatil abbiamo ia più marmi Perugini (1) . Pregola accogliere con la solita sua bontà questa nuo- va marca del mìo rispetto , e della altissima mia conside- razione , ripetendomi Di lei eh. Sig. Devotiss. Serv. Ossequiosis. utinico- Gio: Batista ViRMifiUon Fera{ia 10. Maggio 1819. [i) tscrix. Pcriig. \\. 358- Poesie inedite di Pacifico Massimo ec. V. To: a.«» p. 347 • ai't. 2. ultimo . 'oliblamo a'cortesi nostri lettori mantener la prò- inessa fatta , che sarebbesi da noi parlalo de' versi latini di Pacifico Massimo pubblicati dal Cav. Gio. Battista Vermiglioli (1). Eccoci dunque al nostro pro- posito , e senza più diremo : che questo Pacifico man- dò i suoi versi a Braccio Baglione , la maggior par- te de' quali volgonsi in lode di lui. Il che apparisce dalla epistola latina che gli diresse: ove leggesi « Man- doti il libro de Trionfi in due parti diviso : nelC una delle quali tu sei mostrato quale in pace, neW altra quale fosti in guerra . E mandoti il libro della Draconide tripartito e distici e tetra- stici ed epigrammi . Ingrandito avrei questo dono se il tempo me ne avesse data lice^rza : perchè avrei- fi in esso dette le lodi di tutti i valorosi Cittadiiù di questa nostra Perugia . Sappiamo in una nota dell' Editore , che dagli epigrammi , e distici del codice alcuni egli ne ha tolti , quasi che fossero liberi ed osceni : cosa assai ben fatta, perchè non solo di tai merci non si abbi- sogna , ma altresì perchè lo stile de' versi del Mas- simo è di tal fatta , che nulla o poco ci avrian lu- crato^gli amatori delle eleganze del latino sermone^ Veggiamo intanto qualche cosa de' Trionfi di Brac- cio, il quale secondo che di lui si canta . « pace insignis et nrmis V Oda quid jubeant et quid fera bella tuelur . Ove troppo grand' opera sarebbe il cercare in esse una qualche cosa che sia dignissìma di lode dal lato della latinità : solo un qualche luogo ci sem- (i) Vedi l'articolo che ri^jnarda una parte del libro: cioè la vita (li Braccio Easlioni . 1. o. agS Letteratura breria degno di annotazione dal lato della Poesia . Che non eia quello più il tempo du far grandi pruo- ve neir arte di Virgilio : e ognun sa che uomini grandissimi comi Dante, Petrarca, e Boccaccio, i qua- li vi si accinsero, o desisterono dall'impresa , o mostra- rono che saria stato meglio per loro il non averla ten- tata . Ma sotto un altro punto di vista meritano di essere questi esametii osservati : ed è quello che tanto or piace : di conoscere cioè i costumi de' no-' stri antichi , spezialmente ne secoli che precedettero il decimoquiuLo . Apresi dunque dal bel principio il Perugino an- fiteatro ove si vede un Unto , ma sanguinoso com- battimento . Quanto il Poeta si studiasse in questo luo- go d' imitare il tumulto di quello spettacolo col suo- no del verso , e quanto abbia colto nel punto, sarà facile il discernersi da' lettori ; non meno che quan- to sia lodevole questo sforzo, allorché vi si adoperi tutta r arte dello scrittore , e scarse cure rimanga- no agli altri officj del medesimo assai più gravi. « Quadrupedes horreiit hastis , spumantiaque ore (i) « Fraena geruut duro , et bullis phalerisque resultant . " Utque tubae strepuere cavse , signumque dedere « Carceribus funduntur equi : qiiatit ungula arena* «e Ferrea , et in spisso glomeratur pulvere caelum. « Concusso juvenum clamor ferii astra Thealro « Plaudentum^ validis adversaque pectora ah hastis « TunduQlur , galeJEque cavse , clypeique fnliscunt te Ictibus assiduis: crepitai quo fraxinus itnber « Fractus ; et liorrisono fragor a^thera turbine pulsat. te Ille volulus equo jacet, hic inglorius ictus: ecec. (i) Parecchi errori parte di stampa, e parte vemUi dal Co- dice sono stati da noi corretti nc'paìi-i che riportiumo . Versi di P. Massimo 299 Costume veramente barbaro : checché ne dicano , e pensino i cervelli ca\allereschi ! Che quanto saria slato glorioso allora moi'ire in campo per la*])a- tria : altrettanto era turpe il logorar la sua vita per sollazzare i signori . E que' crudeli spettacoli sembra che a bella posta si proseguissero per ali- mentare le guerre civili ; perchè siccome era lecito che si uccidessero tra di loro pergiuoco que' che nati erano entro le stesse mura , e sotto un letto istes- so ; paresse così necessario che all' uopo si venisse alle mani tra' vicini, e fosse benfatto il consumarsi col fer- ro per vanità di titoli e di privilegi . Puossi bensì fa- re un incruento esercizio dell' armi per addestrare alla guerra la gioventù ; ma il sangue non si dee spargei-e per si frivole cagioni , e per si falsi riguar-
  • i(li pie mares , trepidaeque puellae ce HiirK; lato potui.sse umquam prosternere campo . « Brncciiis exieoiplo Viete ri prsemia solvit . Ma Diaccio era fecondo di ludi : e vuole che i fanciulli anche essi facciano le prove loro . L' im- presa del torneo consiste nel passare entro un anel- lo sospeso in alto la punta delrasla : giuoco che ancor SI usa in )nolti paesi e villaggi . Ma gran destrezza vo;cisi p;;r giungere a quel punto senza toccare un Ciirc'ii,) di lastra d' argento, al quale pare che stes- sero appesi de' canipanelli , che suonando avvisava- no il fallimento del colpo . Cosi per dare una pena a c'ii la sbaglia si usa 02[^id'i ne contorni di Roma di mettere in bilico vicino all'anello un secchio d'acqua, e ie rovesciandosi baiina il crolTo cavaliero, e oli rintre- sviì 11 calilo della vergogna. Ma a que teneri giovinetti deli Umbria da' capelli biondi e da' labbruzzi ridenti, come il poeta ce li descrive , non si convenia questq innaffiamento . Versi di P. Massimo 3oi Stani in eqiiis piai : stavano dipinti a cavallo ? Erano tanto belli e così bene attillati , che Pacifico dice , non gli avrebbe potuti far simili il fabbrica- tore dello scudo d' Enea , non la Vergine Hemonia (*) insieme con Pallade , ne Pigmalione . Tantus decus extat in illis ? E poi : et Cornipedum cursus solvunt , crebrisque coacta , ce Dia verberibus stimulaat , lentosque lupatls ce Inteadunt dlgitos , proclivi ad pectora tela ce Adducunt, oculosque regunt per specula flxos ce In cursu : Et sonitus argentea lamina reddit . Ma a tale innocente spettacolo , che non offerse neppiu'É la palma, niuno di quegli imberbi essendo stato vincitore ; altro ne successe pur di garzoni che corsero ad un palio rosso a cavallo . Aveansi però d' essi le fruste in mano : ed in faccia 1' un l'altro se le vibravano con fratellevole carità; cosicché quello ne avvenne che si aspettava : ce Prffiterit hic priraum, sociique per ora flagellum . ce Allidit , priinosque duos dum tentai abire « Alter, et emissus capiti dum imponit habenas, c^ Volvitur ex alto . Sonlpes cadil ungue retento « Desupe^ , et pueri salienlia viscera calcai , ce EmJcat hio alias cursu superalus ab omni : te Illa venit mseslus , plagasque novissimus addit . Successero quinci i giuochi de' Funamboli, che il Poeta non senza eleganza ci dipinge al vero : ove se avesse un pò contenuto il suono della tromba , avria reso una più tranquilla e lai-ga descrizione di essi . Ma siccome è molto curioso questo luog^o , anche per 1' Eroica maniera, della quale è sover- chiamente ornalo : non rifucaiamo dal farlo cono- scere intero a nostri lettori . (*J Volendosi siguitacarc Amene i leggasi Mucunia . ao * 3c2 Letteratura ce Miinus opiisqiie tuum est , Bracci , quod fune per auras . « In tenui volel ille leves joculator , et altum , ce Ascendat caelum , pedibuscjue per aera currat . ce Sic m.jgnuni ingreditur Gyllenius aera pennis , ce Munichiosque agros special e uhumque Siceum ce Sic iter Inacides medium per nubila carpii , ce Cephenuin , iElhiopumque videi sub pectore campos . ce Clausus Gnossif.cas fugiens sic Dedalus arces « Advolat , et l.-ieva est Delos , et parte Lebintbos . te Dcxtra , et melliferis apibiis famosa Calymae . te Ille pedes doctos duril, nunc mille choreas , ce Hir agitai , tutusqiie allos dat in aere saltus . ce Guttura nunc laqueo summa de fune revincto ce Subligat, et vivus simulata morte pependit; • te Et lapsum f'-inem manibus nunc ille prehendens ce Se pedibus junctis rapida vertigine volvit . Fin qiTÌ lo spettacolo dell' Arena . Che già chiu- so il sanguinoso steccato Braccio aprir fece VOrto delle Esperidi. Cosi fu detto il delizioso giardino J a bella posta guernito di ([uanto il potea far simi- gliare a quello , del quale favoleggia 1' antichità . V erano ucceliiere con ogni sorta di volatili , v' era- no ninfe a sollazzaisi , e v' erano i pomi; e v'era un guardiano colla clava in mano , che faceva ad un tempo stesso le veci del drago , e del rubicondo custode degli Orli : « Hesperiduin ut serpens custodii lubricus hortos, ce Utque deus fures terrei cum falce Priapus. Ora ecco in mezzo a gran turba di giovani e di donzelle venirsene Margherita di Monte Sperello regina della festa e del magnanimo Baolione in ve- zù di broccato . Tulli dicono que' che la videro che fosse bellissima questa donna : e conviene dire che al nostro poeta avesse abbagliato colle stelle degli ocnhj la vista : peixhè rasscmbra egli le di lei la- Veksi di P. Massimo 3c3 Lra non alle rose , non a' coi'alli , né alla porpora : ma all'ambra ! Meraviglia veramente grande a vede- re cjuesla vezzosa Margherita colla bocca color d' oro e trasparente ! e maraviglia tale che oscura ogni altra dipintura di labbri lasciataci dai debranti poeti di due secoli indietro ! « , . . sua labra figentes ce Eliadum lacrymas superant ? Di bianco e di vermiglio fiorivano le di lei guancie : ma quei die giungeva al punto sublime delia ijellezza , erano la fronte , ed il naso " froutemqae superbam « Et nasum mira natura iu laude loc.ivit . , Seguitando però a descriverla il poeta ci mo- stra die ben vedea chiaro , e forse troppo : ma per modestia si tacque . et Sunt manibus laeves digiti, mammaeque tumentes . ce Pectoribus niveis . Damus ha;c prEeconia , membris ce Digna alils , quce iioufas est cantare poetse . Ed eccoti il paragone con Elena : ed eccoti il giu- dizio di Paride : ed ecco che passa il poeta a cantare le qualità morali di questa eroina, e specialmente della pudicizia: ove non solo una Minerva e una Lucrezia udiamo vinte al paragone, ma un legendario di mille fa- mose donne dell'anticliità, e della favola , tutte di gran lunga superate da costei. Ed è a notarsi che tra le tante si annoverano la Vestale che fu seppellita viva, e Bido- ne : alle quali non tutte le croniche si accordano in da- re il vanto della castità. E ne avea ben d' onde il Poeta: perchè siccome vedemmo nell' articolo citato, questa Margherita , per la quale ardeva il Baglioni , ad altr' uomo par legittime nozze si apparteneva . Dal elle possiamo argomentare che al dolce delie lodi il nostro Pacifico avesse voluto mescere F ama- rezza della satira; servendo nel tempo stesso all'offi- cio di buon cortegiano e di onesto cantore . 5o4 Letteratura Dato COSI da noi un saggio de' latini versi di Pacifico , non ci dilunglierenio a parlare degli altri che annoverammo in principio ; ne' quali fuor d' alcu- ne circostanze di particolari geste e di privati fatti di famiglie , poco o nulla rinveniamo che richieg- ga di essere qui ripetuto . Ma queste storie che non sempre interessano a tutti , saranno cercate da mol- tissimi all' opportunità : e perciò vogliamo render grazie all' illustre Editore che le ha messe in luce, E ci saria pur grato il vederle unite alla gi-an raccolta degli Scrittori deUe cose cC Italia : la quale potreb- be essere fin d' ora di qualche volume arrichita . Storia di Tivoli etc. V . p. i53. Continuaz. delV estratto Lib. ir. D< *opo la conquista del Lazio fatta da Camillo goderono lungamente i Tibui-tini di una profonda pace , per la dol- cezza dqlla Romana poli dea : sì distinse in quel periodo la Tiburtina Famiglia de' Plaiizj colle cospicue cariche della Re - publica . Gli abitami di Priverno, e di Fondi si erano sol- levali sotto la condotta di Vitruvio Vacco. Nell'anno quattro- cento venticinque Lucio Piando /^c«/JO«e Consolo ricevette la sommissione degli abitanti di Fondi, enei seguente anno 4*6. il Consolo Cajo Plauzio proseguì felicemente 1' assedio di Pri- verno , che si rese a discrezione . Livio ci ha conservata 1' arringa piena di moderazione , e di umanilh , colla quale in Senato q,ttenne la vita , e la libertà de' suoi stessi prigionie- ri : nell' anno 427. il Consolo P. Plauzio Procalo col suo collega P. Cornelio Scapula inviò una Colonia Romana nella Ciiù di Frogelle; nel secondo Consolato del ridetto Lucio Istoria di Tivoli 5g5 Plauzio T'cunone, die fu nciraiino 4^5. si nrresero molle Città dt'l Sannio già in j)fiile sotlomcsso , ed a ricliio.sta de' Capuani fu liJolta la Campania in Prefettura : Cajo Plau- zio esfrcilò la Censura oon Appio Claudio nel!" anno 4 ^2. , ed ebbe il sopranome di T^enoce, percbè scoprì le vene , o sorgenti dell' ac(,{na , che dal nome del suo Collega fn eliia- Ti;ala Claudia, o Apnia . Nel scgucn!e Anno 44-^' emigrò da Roma , e si recò in Tivoli come in luogt» di sicuro asilo lutto il numeroso Coro Jc' '•aonatori irritato, porche l' Kdile A[)pio Claudio (1) gli avejSJ vietato di cibarsi delle vitti- me- nel Tempio di Giove , ed avesse ristretto a soli dodici sti-oni(;nti la pompa de funerali . I Tiburtini invitati dal Senato s' interposero in vano per farli ritornare a Roma , ove la mancanza di questo strepito- so accompagnamento ne' Funerali , ne' Tempj , e ne' giuochi produceva un malcoltento nel Popolo . Uno straltige nma di Cajo Plauzio, che in quest'anno ancora secondo Livio era Censore (2) riparò al disordine . Invitò egli i Suonatori ad (i) Sia permessa gualche osservazione . Appio Clauflio non era %-ìil.e, ma (7ore.fo/e che volle ueir anno sej^uente coiilitiuare ticll' csfr- CÌ/.ÌO «iella Magistratura . Vero si è , che Ovidio nel llb. 6. dt-' Fa- sfi. citato ilair Autore cantò ,, Adde quod AEdilis pompa qui l'aiie- ris irent Arttflces solos jusserat esse deccm „ ( prese abbaglio L. A. quando scrisse dodici ) : ma noti può negarsi , che Livio attri- buisca esprer.samcnte V origine del disgusto (die (iroibitioiii Cen* serie „ Tibiciiies , ijuia prokihUi proxiinis Ccasorihus eruuf in ceda Jqu'is v(;sci ,^ S\ possono però conciliare il l'octa , e lu Stori- co . Quegli accenna soltanto la dimiini/.ioiie del numero de' Suona- tori , nelle Pompe funebri, e questi non tocca, <^he il divieto di banchettare nel tempo ili Giove . 11 [irimo comando potè et.ser l'atto dair Edii(i secondo Ovidio , ed il secondo dai Censori secon- do I/tV?o ( ISfota d'd Camp, ) (2) Livio v.rainei)te ci assicuri del contrario . Appio Claudio si eia condotto cosi male nella riforma del Senato cas.a^i.'.o i me- ritevoli , e surrogando soggetti indegni, che giii nelT anno prece- dente „ ytb iii/ctmcin , af'jnc iirnoniiiìiusani Scuaiiii iaclion'rm vcrucundia victus Colinga Magislratu su ubdiccU'urut ( Nola del Coinp. ) 4o6 Lette r a tu r a un pranzo nella sua Villa sulla via Tiburtina presso Ponte Lucano, (i) Inebriati coloro da molto, e generoso vino si addormentarono , e cosi furono su i Carri agevolmente ricon- dotti nel Foro Romano , ove sì ritrovarono nel ridestarsi la mattina seguente . L' anno di Roma 447- ^" segnalalo per lo stJibilimento della Fia l' aleria , che da Tivoli condnceva a Coruificio Capitale dei Peligni ; come lo fu l'anno 48 1. per l'impre- sa di Curio Deviato Censore , che col denaro ricavato dal- le spoglie di Pirro condusse sino a Roma 1' acqua dell' Anie- ne per mezzo di quell' Acquedotto meraviglioso , li di cui avanzi recano ancor oggi stupore, e venerazione. Nelle Guerre Cartaginesi si mantennero i Tiburtini fe- deli a Roma , e militarono da prodi sotto i Romani vessilli contro Annibale armati di frombe , di corte spade , e colla fronte ricoperta di metallo . Dopo la funesta battaglia di Canne, e l'invasione di quasi tutto il Lazio sembra, che Tivoli si difendesse tuttavia con coraggio : poiché il Ditta- tore Fabio Massimo scelse questa Gitth per punto d' unione delle nuove Legioni , e vi si portò egli stesso con tutto 1' esercito. Annibale si presentò al Tusicolo , che gli chiusele porte, e fin sotto Roma, che non sì cimentò d' attaccare . Li queste scorrerie de' Cartaginesi non potè il Territorio Ti- burtino andare esente da qur.lche danno , ma la Città nul- CO Si abbandona L. A. alla conghiettura del Volpi , che Ieg> gCddo in Ovidio attribuito ad un solo Tiljurtiao 1' onore di que- sti) stratagemma ne inferi , che fosse Plazio . Ma il silenzio di Ovidio intorno al nome dell' Autore del Convito, e la positiva as- serzione di Livio, che „ D/e fcsto cdii cdios per specimn cdc- f'randarwn cantu epiilarum causa invitant , et vino , cujus av'i- duin Jcrinc gcnus est, sopiunt ,, , mostrano quanto sia debole '1 foud.Tmcttto di tale opinione : oltre di che non fcmlira vcrosiiiii- ^c , che qniMlo stuolo di gente sdegnata , e sospciiosa accettasse un invilo nrll.i Villa di quello stesso Censore , clic aveva cosli ordini suoi data Causa all' cmiirra/- ne ( IVota del Camp. ) Istoria di Tivoli 007 la scfFerse dall' ai-dire di Annibale, che al fine abbandonò 1' impresa, e l'Italia: Alla sperimentata fedeltà de' Tiburlini fu aliidata dalla Ronitina Republica la custodia di Siface Re di una parte della Numidia fatto prigioniero da Massinissa, clu; lo mandò a Siipisue, e questi al Senato. Quel Regio Prigioniero si formò giusta la tradizione de' Tiburtini , una magnifica Villa, di cui si additano dal Volpi le \estigie sul- la Via Valeria : L' esempio di Siface , e 1° amenità del sito in- vitò molli Romani a fabricarsi in Tivoli altre Ville cospi- cue : Ve 1' ebbero Scipione Emiliano , Cecilio Metello il Nu- midico, ed il Consolo Quinto Mario: alleltavali altresì a lis- sarvi la loro dimora il comodo, e la salubrità dello acque. Neil' anno 608. il Pretore Marcio per ordine del Sen:ito ri- sarcì P antico Aquedotto dell'acqua Claudia rovinato in mo- do , che la maggior parte di esse «ncque veniva derubata dar particolari , e così venne ad impedire le sottrazioni (i) . Ebbe altresì il vanto di trasportare dai Monti Peligni sul Campidoglio per sotterranei spechi a traverso il suolo Tibur- lino la pii!i limpida , fresca , e salubre delle acque dal suo nome delta Marcia. . R.oma ne restò privata al cadere del suo impero : ma per un fenomeno particolare scaturisce an- cora nel Territorio Tiburtino colla stessa antica freschezza e salubrità in un Olivete del Signor Marchese Camillo Mas-' simo sulla strada delle Cascatelle , e scorre inoltre in uà ruscello detto Acque auree , e volgarmente Acquacoria: ■ (1) II frammento di un marmo pablicato dai Gruferò f. CLXXXII. num. 5. come esistcMite nella Chiesa di S. Pietro di Tivoli, e con qualche variante rcgislrato in un Codice Vaticano dell' Ottoboniaua, num. 2970. ci fh conoscere , che le acque venivano per comodo de' privati disirilmite dall' autorità publica con determinate rego- le intorno alla quantità , ed al tempo di usarne , appunto come sembra, che in Roma stessa si osservasse, da un altro frammento esistente negl' orti di S. Maria Avctiti-ia, e riportata dal Fair^id^ de jicju. Art. 2jb. ( Nota dd Comp . ) Oo8 L E T T E R A T U r. A sullo il Gjiisolalo di Marco Plauzio Ipsco Tiburlino fu condotta in Roma l'anno 628. l'acqua Tepida. Questo Personaggio , e Cajo Plauzio Ninnida AA\;> stessa Famiglia, e forse della stessa età , furono ambedue vlltinia dì un soverchio amor conjugale . Narra \alerit) jM.ssimo, clic si diedero col ferro Ja morte per non sopravivere alla perdita delle dilette Spose . Durante la Guerra Sociale e le Fazioni di Mario , e di Siila , i Tiburlini con aceorta providenza si mantenne- ro saldi nell' alleanza con Roma , che li aveva , secondo Ap- piano , onorati dalla Cittadinanza : Vi contribuì forse la sa- viezza di Marco Plauzio Silvano Tribuno dt-lla Plebe nell' anno 664. Fa questo autore di tre leggi providissime . La prima detta dal di lui nome Plautia judiciaiia , corresse con savio regobunento nella scella de' Giudici la pericolo- sa influenza , ohe abusivamente vi esercitava 1' ordine de' Cavalieri. Colla seconda detta Plautia de. vi nuhlica sta- bilì pene severe contro coloro , che avessero osato di tur- bare con qualsivoglia violenza la quiete , e la liberlà de Comizj, e delle giuridiche adunanze . Colla terza detta Plau- tia Papiria ds Civitate dal Nome del Collega C. Papirio Carbone , venne per tratto di sana pnlitiea acconbitn la Cit- tadijianza Romana a tutti coloro , che nitl nelle Ci uh al- leate, avevano domicilio in llalia in tempo delia promul- gazione . Cinna discacciato dal Senato eccitò nell'anno 6(]6 al- la rivolta le Città del Lazio : ma indarno si presentò in Ti- voli coir insegne Consalari a chiedere soccorsi di nomini e di danaro. I Tiburlini con una lodevole circospezicmo non diedero ascolto al Consolo fuggitivo , e mantenendosi in una perfetta ueulralità evitarono il furore di Siila , clic si rivol- se contro 1' infelice Palestrina impegnata nel partilo dì Mario . IsTOiiJA DI Tivoli 303 Lib. r. , Nel periodo di circa anni sessanta , che trascorsero dal- le strngi di Siila alla batta:;,!!a di Azio si resero celebri tre Famiglie Tiburiiue oltre quella dei Plauzi i cioè la Cassiuia, la Coponia, « la Munazia . Lucio Cossiuio fu ascritto fra i Cavalieri Romani , e Cicerone fece l'elogio di Lucio Cos- siaio di lui figlio , cotìie di ottimo , ed ornatissimo Perso- naggio ntll' orazione prò Balbo. Più feconda di Uomini il- lustri fu la Famiglia dei Coponj . Cicerone fa onorevole menzione di Tilo Coponio , che ottenne la Cittadinanza llomaua e deìli di lui Nepoti Tifo Giunìore , e Cajo , del quale -si ha una medaglia dì A.igento . Fu celebre la que- slione originata dal Testamento di Tito Coponio , nella qua- le dinnanzi li Centumviri perorarono due sommi Oratori dell' antichiià, cioè Quinto Scevola per la parte di Marco Co- ponio, e Lucio Crasso per quella di Marco Curio che ot- tenne favorevole sentenza . Cajo Coponio Figlio del predet- to Marco si attenne alla fazione di Pompeo, ed era Pre- tore nell'anno 704 di Koma : Ebbe il comando di una Flot- ta di Navi Rodie unitamente al Console Cajo Marcello per impedire il passaggio di Giulio Cesare , che aveva la sua ìm mata ancorata in Brindisi . Un vento impetuoso si oppose alle manovre di Coponio , che non potè impedire ad An- tonio di trapassare liberamente colla sua armata , e di ap- prodare a Ninfea . Dopo la disfatta, che Pompeo soffri a Farsaglia l'anno 705. la ciurma dei Rodiani, che componeva la di lui Flotta si dichiarò a favore di Cesare i e l'Ammi- raglio sebbene zelante partigiano di Pompeo fu trascinato dall' impero delle circostanze. Cesare vincitore non l'ebbe ni considerazione , ma neppure lo molestò . Sono giunte si- no a noi le medagli» di g^uesto Cajo Coponio: nel rov*?- .5io Letteratura scio si riin;u'ca la Clava di Eicale colla pelle di Leone , per la quale \iene indicata 1' origine da Tivoli , Città ad Ercole sacra. Plinio vAmmenia un Quinto Coponio condan- nato alla pena de Ambitu per essersi procurato il voto di un Cittadino col dono di un anfora di vino, ed un altro Coponio Scultore rinomato per aver formato in un sol pez- zo, di marmo la figura di quattordici Nazioni . La Famiglia de Munazj proveniente da Tivoli cominciò a figurare nella Dittatura di Cesare per varj illustri soggelti . Lucio Ma- nuzio Plaiico fn scelto dal Dittatore per uno dei Prefetti di Roma , e di lui esiste una medaglia colla menzione di questa Magistratura . L' ode settima del libro primo di Orazio, in cui il Poeta molto si diffonde sulle lodi di Ti- Toli, è intitolala a questo Lucio Munazio Fianco, che da- gli antichi Commentatori viene espressamente dichiarato Ti- burtino . All' incontro Tito Munazio Fiacco, che seguiva il partito Republicano di Gneo Pompeo , introdusse con ardi- re, e destrezza a traverso le linee nemiche un soccorso nella Fortezza di Attiques nelle Spagne, e la difese da prode, implorando la clemenza di Cesare solo allorchò fu ridotto agli estremi . Ebbe il permesso di uscire colla gnarnigione , e forse peri nella battaglia di Mnnda , in cui Pompeo fu disfatto completamente. Bruto , e Cassio avevano in Tivoli due Ville deliziose : secondo 1' antica fama , nella solitu- dine di queste "Ville fu deliberata la morte di Cesare . Al- lora Lucio Munazio Pianco , con Gneo Mnnazio di lui fra- tello abbracciò la causa del Senato , e all' incontro Tito Munazio Pianco si gettò nel partito di Antonio , che si di- chiarò contro gli uccisori del Dittatore. Questo Tito Mu- nazio sembra , fosse Padre di quel Gajo Munazio , che nell' esercizio dell' Edililh con Marco Scandio fece col denaro del- le multe il prezioso Mosaico disotlerrato nelle vicinanze del Tempio di Ercole coli' iscrizione , che ci conservò il Istoria di Titoli 3ii nome delli predetti due iBagistrati . Marco Antonio , che nudriva l'idea della Tirannide usci da Roma per accrescere il suo partito , ed aumentare il suo Esercito: rigettato da Alba , che gli negò 1' ingresso , si condusse a Tivoli , ove lo seguirono le Schiere fedeli colla decima Legione giunta dalla Macedonia : Allora Tivoli vidde fra le sue mura 1' imponente spettacolo di numerose schiere di molti Se- natori , Cavalieri , e Cittadini Remani , che disertarono da Roma per seguire il partito di Antonio . Il quale dopo die- ciassette giorni si pose in marcia alla volta di Rimini per avvicinarsi all'esercito di Decimo Bruto, che stava in Modena , sperando non solo nelle truppe , che seco aveva ma nei soccorsi di Lucio Mnnazio Fianco accampato nelle vicinanze delle Alpi, col quale si era procurato delle segre- te intelligenze . Il nostro Fianco aveva i talenti di un grand' uomo di stato , e V accortezza di adattarsi alle cir- costanze dei tempi . Cicerone fece ogni sforzo per mantener- lo attaccato al partito della Repul.lica , come si scorge da molte Lettere del libro decimo fra le Familiari , e per im- pegnarlo maggiormente lo fece nominar Console designato. Fianco in risposta ripeteva sempre delle belle promesse j ma fece conoscere la sua propensione per Marco Antonio proponendo per lettera una trattativa di accomodamento . La sinistra impressione , che produsse , e li rimproveri , ed esortazioni di Cicerone lo mantennero apparentemente fede- le al Senato: dopo l'unione di Lepido con Marco Antonio Fianco inferiore di forze esortò il Senato a spedire solleci- tamente l'esercito comandato da Cesare Ottaviano, ma que- sto si era già occultamente unito a formare il famoso Tri- umvirato , e quella micidial proscrizione , di cui tanti il- lustri Fersonaggi furono le vittime . Cajo Gopouio, che ve- demmo Ammiraglio di Pompeo fu risparmiato in grazia del- la moglie, che prostituì la sua pudicizia ad Antonio . Ma oia Letteratu r A Gneo Plotino Fianco ( secondo Valerio Massimo ) , ossia Lucio Plozlo Fianco (secondo Plinio) proscritto dai Tri- umviri , e ritovratosi nelle Campagne di Salerno , non po- tendo soffrire , che ve nissero tormentali i servi fedeli , che ricusavano di scoprirlo , usci dal suo nascondiglio , ed espo- se volontariamente la gola al ferro del Sicarj . (i) Il sudetto Lucio Munazio Fianco entiò subito in grazia de" Triumviri, e nell'anno y io fu condotto con Lepido in Trionfo sul Cam- pidoglio col pretesto della vittoria riportata sulli Popoli deila Rnzia . Un'Iscrizione publìcala dall' Orsino ci attesta, che col buttino raccolto nella Rezia inalzò ur> tempio de- dicato a Saturno ; Nel seguente anno yii ebbe dì nuovo I' onore del Coosolato : Dopo la guerra di Perugia , in cui la vittoria si dichiarò per Ottavio , Fianco colla moglie Fulvia raggiunse Antonio in Egitto , Quest' illustre Ti- burtino oscurò la sua riputazione in Alessandria , ove di- venne il ministro delle sregolatezze del Triumviro domina- to dalla famosa Cleopatra: poiché per le sue bassezze, e viltà resosi spregevole , ed odioso a quelli stessi , de' quali se- condava la passione , tornò in Italia o disgustato o ravveduto con un Nipote chiamato Marco Tizio , e si presentò al Giovine Ottavio, che conoscendone i talenti lo accolse con urbanità . Dopo la battaglia di Azio , che rese il figlio adot- tivo di Giulio Cesare arbitro dei destini del Mondo , il nostro Munazio non solo menò giorni tranquilli , ma secondo Sve- tonio fu nel numero degli amici di quel Principe , che per di lui insinuazione assunse il titolo di Augusto; e di poi nell' anno yZ\ ài F».oma lo nominò suo Collega nella Censura . (i) INieir Iscrizione Vili, del Musco Lapidari» Vaticano s' in- rnntra. un L. Pluzio Fio Monitor'^ dc^li laguri, ed il eh. nostro Cu-n/ilatOiC Sig. B. Borghesi , r.ha ne ha data T illustrazione nel Istoria DI Tivoli 3i3 Lib. FI. Sotto 1' Impero di Augusto crebbe talmente il numero, e la magnificenza delle Vii e Tiburtine , che quel Territo- rio rassom'gh'arsi poliva ad uu angolo degli Elisi. Sorsero in queir epota le A ille di Quintilio Ala , di Orazio , di Properzio , di Virgilio , e quella superiore ad ogn' altra di Mecenate verosimilmente frequentata dallo stesso Augusto ?;he ne fu erede . Ci assicura Svetonio , che quel Prin- cipe dimorava .spesso in Tiv(di , e rendeva ragione assiso nei Portici maestosi del Tempio di Ercole , di cui si ammira- no ancora i preziosi avanzi intorno all' odierna Cattedrale : E noto , che annessi al Tempio vi furono un Erario Sagro, onde Io stesso Augusto prese ad imprestìto una somma per le spese della Guerra Civile, ed una Biblioteca , che attrra- ■va in Tivoli lutti gli eruditi Cittadini Romani . Marco Agrip- pa conobbe le specifiche prerogative dell'acque Albule , ohe scorrono tuttora lungo le Praterie Tiburtine , e vi fabricò magnifiche l'erme , di cui facevano uso i Grandi , e lo stes- so Augusto . Sebbene gli antichi Scrittori siano discordi .sulle qualità specifiche delle acque Albule nna volta così salutari, rincresce di vederle totalmente neglette oggi , che Ja chimica Scienza pervenuta a grado cotanto sublime po- trebbe ritrarne a sollievo dell'umanità rimarcabili vantaggi. L' animo grande del Sovrano potrebbe ristabilire presso queste sponde così vicine una fabbrica conveniente per quei bagni, P uso de' quali tanto raccommandato da felici espe- rienze , siamo costretti di procacciarsi in Regioni molto re- precedente Quaderno VII. di questo Giornale p. 56 sospetta , che tosse Tiìjurtino per la plansiliile osservazione del Rcinesio, che la gente Pluzia fosse la medesima , che la Plaa/.ia , o Plozia , da cui comparisce diversa per la sola varietà dell' ortografia. 3i4 Letteratura mote .(0 Sotto l'Impero d'Augusto molli illustri Tibur- tirii della Famiglia Plauzia continuarono ad onorare la Pa- tria . Jifiirco Plauzio Silvano , clie si stima l' Autore del pregevole mausoleo al Ponte Lucano , fu Consolo con Au- gusto medesimo nellanno ^52 memorabile per la nascita del Redentore, giusta l'opinione di Panvinio j venne ascritto al Collegio degli Epuloni , e nel trionfo della Guerra Illirica decretato a Tibeiio consegui come di lui valoroso Luogo- tenente gli ornamenti trionfali . Dalla prima moglie Urgu- lania ebbe una figlia cliiamata Urgulanilla , che fu fra le mogli dell" Imperator Claudio, e contava fra li suoi ante- nati quel M. Pluzio Lucano , da cui forse ebbe nome il Ponte Lucj.no snll' Aniene, come prossimo alla Villa di quella Famiglia .(2) Nella stessa Epoca un Coponio Tiburlino fu prescelto da Augusto a Preside , o Procuratore degli Stati tolti al Re Archelao nella soggiogala Giudea. (3) Una (i) Le cure del Governo sono già rivolte a questo ramo in-^ teressante di pubblica Economia . Ne abbiamo i primi saggi nello disposizioni date per rendere titile , e commodo ai concorrenti 1' nso delle acque termali di Trajano presso Civitavecchia . ( Nota del Coìnp,) (2) Quanto numerosa fosse la Famiglia de' Plauzj lo dimostra Reinesio néìY Albero 's.cncalogico , che ne inviò coli' Epist. XXXll. ad Chrisfophor.Adam.Riip(irt.p.ìi6.1^elìti Storia generale di una Cit- ta non può aver luogo tultociò che si appartiene alla Storia par- ticolare delle Pamiglie . Ma in un lungo lavoro tessuto da un'alun- no di Temide ci lusingavamo, che almeno non fosse dimenticato il famoso GLureconsiifto Tlauzio , clie fiori circa il tempo de' Vcspa- :;aiii . Sor)0 perdute le celobratissiino, di Lui opere, che meritarono di esser commentate da Punipcriio , Cìia^olcno, J'aolo , e Ncrasio ; Si vegga L' liomnu/.. roliii^cncs. Lio. Iiir. re/. Tom. i. pa^. Ì23. , 3-2J, e scg-. , e Tom. a. p. 22»., e 5io. ( Noia del Comp.) (3) A questo passo Y A. cita T autorità di Vlavio Giuseppe , (he dà il nome di Cnpinlo a questo Cesareo Comandante de' Cavalieri . Se Copinio vale quanto Coponio, potrcbbesi aggiungere , che dopo la morte di Pompeo, e prima di quella di Catone Uticense n;.lla Storia dello stesso Giuseppe Flavio A'A. i4 cap. ly.si rammen- ta un L. Cnpinìo- come, testimonio speciale del Senatusconsulio , liei qnalc venne accordata pace ed alleanza alli Giudei suU' istan/.* Storia di Tivoli 3j5 Iscrizione trovata nel 1640 vicino al Tempio di Ercole e' istruisce , cbe Cn . Coponio Epne^ato forse circa quel tem- po inalzò' una statua alla Fortuna Pretoria . Tiberio successore di A'igu«,to nominò il sopradetto Lucio Munazio Fianco fra li tre Legati , che spedi in Ale- magna per prendere cognizione de' tamulti suscitatisi nell' esercito di Germanico. iVella sollevazione delle Truppe con- giurate a massacrare i Legati egli salvò a stento Invita col fermo appoggio di Galpurnio . Sebbene la famiglia de' Mu- nazj avesse il Sepolcro nelle vicinanze di Vicovaro , co- me dimostra una Lapide recentemente scoperta , tuttavia da un'altra Lapide ritrovata in Gaeta sembra, che Lucio Muna/.io morisse in quella Città ali' occasione di qualche altro onorevole incarico . Sull' autorità della Cronaca Eu- sebiana ( che lo dice discepolo di Cicerone ) , e sulla tra- dizione riferita da Plutarco , e da Dione Cassio , si è creduto questo Munazio il Fondatore (x) di Lione nelle Gallie. Mu- nazla Plancina figliuola di Munar.io , e moglie di Pise- ne , fu 1' ultimo rampollo , ed insieme il disonore della Famiglia . Non ebbe ribrezzo di unirsi al perfido Sposo nel propinare in Antiochia il veleno all'infelice Germanico d' ordine segreto di Tiberio , e di Livia . Pisone fu subito mes- so a morte per sentenza del Senato . Plancina sopravisse circa i3. anni pel favore dell' imperatrice ; ma dopo clie quella cessò di vivere fu condannata , ed ebbe il coraggio di prevenire 1' esecuzione della .s<.'menza ucri- de' (lì loro Ambasciatori . Il Senatas Consulto si dice fatto : coìh'c^ nicnle ^'^c-iiatu Idibus Dfccmbribus in tempio Concordiac, presen- li> L. Copiìiio L. Col/ilice fiiio , ut Cepario filio Quirini ( Nota dal Comp. ) (0 Neir iscrizione di Gaeta si legge : In Gallici Colonias dcduxit Lugdiinwn , et Ruuricain : vi è pertanto luogo a sospet- tare , che la tradizione avesse confuso il Deduttore della Colonia col Fondatore. (ZVo/a del Comp. ) G. A. To. m. ai 5iG Letteratura deiidosi <ì^ se sl'ss^ . Plauzio Silvano Prelori nell' anno di H()ii':i 70 jii-ecipitò dalla fencstra Apronia sua moglie; il fJ'.litlJ fu provato , e per evitare il disonore della pena si f'M-e aprire le vik^ e perde la vita col sai)i;ue . Nell'an- na 3j dell'Era volitare fti Consolo Quinto Plauzio, clie seppi' ri 11 som ma prudenza salvarsi dalla tirannia dì Tl- herir). Viveva a quel tempo ancora P. Plauzio Fulcro : Da un' Iscrizione al Fonte Lucano , che pili ivi non esiste, un die ?n riportata da molli slimabili Antiquarj , rileva- si, elle v;'i;iie ascritto al Collegio degli Auguri, e dopo a\ die sopra- visse all' infelice amica Giulia si vide sempre ricoperta a lutto , e nella pili profonda tristezza . Dalla frase supersti- tionis externce rea usata da Tacito hanno congetturato i Critici che Pomponia Grecina avesse abbracciata la Reli- gione di Gesti Cristo * Aulo Plauzio di lei marito fu de- stinato da Claudio all' ardua impresa della guerra Brìt- lanica . Esegui la discesa in quell' Isola , disfece ia più combattimenti Caratta , e Togcduno , che ci perde la vita: Ebbe al fianco per Luogotenente il Giovane Vespasiano , che fu poi Imperatore , e sotto gli occhj di Claudio ac- corso rapidamente alle nuove de' felici successi , portò le Aquile Romane al di là del Tamigi . Nel 798 tornando in Roma ebbe l'ovazione , e col suo credito salvò la vita a Plauzio Laterano caduto in sospetto , e già fatto arrestare dalla crudele Agrippina . JRuhellio Plauto figlio di Blando do fa decorata di molti altri onori , e Magistrature . Ecco l' iscri- zione intiera UiVfB Drusillce Sacruin C. Rubeliius C. F. Blcmdus Leg. Dii'i Aug. Tv. Ti. Vr. Cos. Pro Cos. Ponlif . ( Notei del Comp, ) 21 * 5i8 Letteratura e di Giulia accusato di congiure con Agrippina madre di Nerone , fu da questi rilcf.ito in Asia , e poi per sugge- stione dell' infame Tigellino condannalo a morte ; egli vo- lontariamente volle subirla , e disprezzo i consigli del Suo- cero Anhslio Velere , cha per scerete lettere 1' istigava a procurarsi In salvezza con una rivolta delle Truppe d'O- riente; il di lui nome fu canrcllfito dall' Albo de" Sonatori, e confiscati li beni. Jl lun.ie, e la libidine di Veronesi sfogò ancbe sopra il tenero giovancnlo Aulo Plauzio Ur- gidanin , che per vani sospetti fece trucidare nell' età di soli nove anni dopo averlo brutalmente violato . Fu scoper- ta una congiura ordita contro il Tiranno da tre Tiburti- ni Munazio Grato , Antistio Vetere suocero di Plauto , e P.'auzio Laterano , la dì cui famiglia ebbe sul Celio il magniOco Palazzo , onde prese nom e la Basilica Laterancn- se . Quindi tutti tre caddero vìttime dello sdegno di Ne- rone . Fra i Tìbu'-tini gli fu caro il solo Cossiiiio . Ma riusci ad esso fatale questo medesimo favore del Principe. Un medico Egiziano , che Nerone gì' inviò per curarlo d' un'infermità, lo tolse di vita col succo di cantarelle , che gli apprestò per medicina , L' antica Iscrizione , che tutto- ra dai "Viaggiatori ammirasi al Ponte Lucano c'istruisce dell' imprese, e degli onori dì Tiberio Plauzio Silvana Eliano : Rese servigj segnal.ili a Vespasiano , da cui fu deco- rato degli onori trionfali . Dall' esatto racconto , che Tacito ci ha fatto da' riti osservati nella dedicazione del nuovo Tempio di Giove Capitolino , sappiamo , che questo Plauzio Eliano fu PonteGce, e suggerì le formole de' voli indiriz- zati ai Numi Tutelari di Roma dal Pretore Elvidio Prisco, perchè favorissero il ristabilimento dell' incendiato edi- ficio • (i) (i) Dair espressione di Tanito, Hisl. 4- -^3- , non può dubitaifr si , che Plauzio Eliano i" qa»;IIa circostanza esercitasse 1' utfiìcio Storia di Tivoli 319 Domiziaao diede V ultima mano al compimonlo del condotto dell' acqua Claudia , ed in quell' occasim-e lu ri- storato il Tempio della Dea Bona , che si credeva avesse favorito il buon esito dell' opera-(,ioue scabrosa nelte visi;t- re del Monte Affliano . In quell' dà Manlio Vojnsca Tiburtino Letterato , e Consolo sotto Trajano , Centiosiio Pisano, Fosco, e Faustino , ehhcvo a Tivoli sontuose , ed amene Ville ; la prima fu resa (celebre dal Poeta Stazio la seconda da Giovenale , e le due ultime da Marfiaìe , che descrisse ancora la ruinosa caduta nel Portico delle Terme di .Agrippa alle acque Albule : posssdevale in quel tempo ili Giureconsulto liegolo , clie corse il rischio di rimanervi sepolto : Nei'va ristabilì la Via Valeria : Trajnno poi ristorò la Sublacense , che da quella ha principio , ed inoltre ridonò l'antica purità, all' Aquedotto deìW4niene nuovo , ordinan- do, che in vece delle torbide acque del fiume vi fossero introdotte quelle del Lago limpidissimo , che formava so- pra la Villa Neroni ana di Subiaco : Qui ha fine il primo Volume , che 1' Autore ha con- dotto da' più remoti tempi mitologici sino all' impeio di Adriano . La stretta connessione , clie ad ogni passo in- contra la storia di Tivoli, con quella degli altri Popoli del Lazio ,■ e molto più con quella di Roma , ha impegnato I' A. a rhessere sovente i Fasti della Republica, e dell' Ln- rfìonìturìs , di cui fuatiche decorato L. Pliizìo Pi& secondola sudetta Iscrizione Vaticana illustrata dal eh. Borghesi . Karra prccisaincn- telo Storico, che; Jl<:li'idius Priscus prcteunte Plauto Eiiano Fon- fj/ìcc . . Zot'em, Juitiinein, Minon'Citn ^ prcK^sidcsijuc linpcrii Veos preccitus , Itti cu:pta prosperurent , . . vittus . . coni i^H : Sembra. anzi probabile la confettura, che la Gente Plau^ia sem[ire abbondan- te di Sacerdoti, e di angari, fosse come per familiare tradizione . JadepositHfìa delle forrnole solenni, eh" si (dovevano pronunciare nelle Sacr» Gerejuonie. .(iSl'otu del Coinp.) 320 Letteratura pero , onde ^a suo luogo restasse acconciamente notato , e chiaramente inleso , quanto si riferiva al suo scopo . Per la qual cosa potremo assicurare , che questo semplice Estrat- to contenga esattamente tutto ciò , che alla Storia di Tivo- li in sostanza appartiene . Del resto 1' opera è scritta con semplicità di stile, senz'affettazione , e con sincerità, e can- didezza scevra di prevenzione , come ad uno Storico si con- viene. Noi ben di rado abbiamo luogo di fare per via di no- te qualche modesta > osrervazione . La cortese accoglienza fatta dagli Eruditi a questo primo volume avrà raddoppia- ti nella continuazione i lodevoli sforzi dell' A. per distin- guersi maggiormente dalla turba volgare de' semplici racco- glitori . Ci riserbiamo di esaminarla , e darne contezza in altro Quaderno . - ( Sarà continuato ) P.° Avv. Ruga Cantica in morte di una fanciulla \ Cav. Luigi Biondi ha jjianlo Giustina Bruni sua nipote, morta eli cinque in sei anni : la quale per 1' in- telletto , e per le grazie, che l'infantile età supera- vano , s' ora fatta fanciulla maravigliosa a quanti mai la conobbero . Seguendo adunque la sua pietà , il doloroso poeta n' ha scritto questa breve canti- ca , che dal soave soggetto prende un abito tutto modesto e gentile . Onde a noi pare eli' egli abbia scliivate ad ingegno tutte quelle parti, che troppo al- largano ed aggrandiscono il dire : seguitando il sen- no de' grandi maestri che sempre aggiustarono lo stile alle persone e alle cose , 4i cui tiatlarono : non Cantica di L. Biondi 32 1 mai gonfiando la tromba d' Onero , nà agitando la grande lira d' Alceo per quelle cose , che doveano cantarsi al sottile suono d' una picciola canna . Im- perocché nelle materie ftimigìiari, e nel cantar le vir- tù de'fanciullini , è da cercare solamente 1' affetto , e il lucido ordine , e la modesta armonia , e cruelle condizioni che Demetrio Falereo vuole adoperate nel- la nota tenue ; e si vogliono poi lasciare a' cantori di battaglie , di religione , e d' eroi quelle altr.' ar- ti , per cui si dice la grave poesia essere una cosa tanto magnifica ed alta da somigliarsi alla favella de' numi . Ma perchè di questo genere di cos\ fin^ s?.rit- ture è cosa impossibile il rendere una giusta imagine colla sola opera delle citazioni e de' diciiiaramenti , noi qui porremo per intero i versi del Biondi, las- ciando che i discreti nostri lettori ne facciano stima per loro medesimi : e decidano , se 1' affettuoso poeta abbia giunto quel difficile segno , cui sembra eh' egli abbia voluto saggiamente mirare . ,032 Letteratura CANTO PRIMO X oicliè lasciando noi tra pianti e pene , Solo un lustro compiendo , al Cielo è gita La Fanciulletta ch'era nostra spene, 11 mio , e il tiio dolor , Suora , in' invita A tesser questa Cantica , che breve Mostri la brevitate di sua vita . Piagner ne giovi , peroccliè sì greve È '1 nostro duol , che nullo alleggiamento Se non che da le lacrima riceve . Di sua beltà piangendo i' mi rammento , E de la sua pielate , e de l' ingegno Che diviso più d'u'i faria contento . Si bella appar\*a , eh' era faiLa segno A gli altrui sguard' , ed in forme terrestri Angel sembrava del beato regno . Biondi e crespi capegli , occhi cilestri , E de le guance , e de le labbra in fuore Bianca tutta, qual neve in gioghi alpestri . E dentro sì bel velo Alma migliore , Come gemma in cristallo , si chiudea Accesa in ioco di pietà e d' amore . Quante fiale mentre là muovea U' virtute s'apprende , e il paniuriuo Sospeso al braccio ritondetto avea ; Arrestossi nel mezzo del cammino , Ed a se tolse , e a' poverelli in dono Diede pietosa il cibo mattutino : E dir suoleva in lamentevol suono : Questi, che noi teniam vili ed abbjetti, Son cari a Dio piìi che i gran Re non sono . Che dirò de l' ingegno ? avranno i delti Cantica di L. Biondi 525 Fede, s' io pur, che testimoa ne fui. Tra '1 creJei'e e '1 tioa eroderò mi sletti ? Ella sapea , siccome Iddio co'' sui Fecondi accenti e Giel creasse e Terra , E 1' uom da questa , e la Donna da lui : Come il peccato disertò la terra 3 Come Abele per man fraterna giacque , E primiera la morte apparve in terra : E il buon Noemo ricordava , e l'acque De i di quaranta , e l' Arca , e la Torre, onde Varietale di favelle nacque: E Abramo ; e '1 foco punitor , che fonde Cinque Gittadi j e Isacco , e poi Giacobbe , Che sotto irsuta pelle si nasconde : E losèf, che da' sogni il ver conobbe j E quanto intorno al Popol d' Israele Scritto leggiam da Mòise iufino a Giobbe. E sa pìnte vedea pareti o tele , Quegli , diceva , è '1 pastoiel Davidej Ve' Ih col chiodo e col martel Giade j Vedi Giuditta che Oloferne uccide; Questa è 1' empia Atalia 5 Dalila è quella Che a Sanson la fatai chioma recide. Né sol la sacra , ma palesi ad ella Eran la greca Istoria e la latina , E i pochi fasti de 1' età novella : Sì che a tutti parca cosa divina . c CANTO SECONDO ome il Signor de 1' orto allor che ved«: Pomo cresciuto innanzi tempo , e bello Tanto , che ogni altro di bellezza eccede , 3^4 L E T T E R A T U E A Lo dispicca dal giovine arboscello , E il pone in serbo, pria clie verme impuro Lo infetti , o cibo sia d'ingordo augello j Cosi l'alto Signor, che quel che oscuro E a la mente de gli uomini imperfetta Vede chiaro , e presente have il futuro ; Mirando questa cri fanciullelta Correre co lo ingegno innanzi a gli anni , Per cammin periglioso a chi s'affretta; Volle sottrarla a i lusinghieri ingannì Del guasto Mondo , e ne la santa Reggia Porla in securo su i celesti scanni . E già il morbo fatale signoreggia Le bella mgfmbra ; in lor, come in sua stanza , Si loca, e, ardendo, intorno al cor serpeggia . A sesta nasce , a nona altier s'avanza , E a vespro accoglie tante forze insieme , Che vinta dal p-iriglio è la speranza : Si eh' ella, ornai vicina a 1' ore estreme Pel gran duolo gemea non altrimenti Che presa da sparvier colomoa geme j E a te rivolta, che in flebili a(;centi Tremando le dicevi , o poverella , Che hai che in suon si tristo li lamenti ? Ahi , rispondeva , la mia pena a quella Che al tempo antico i Martiri soffrirò S'agguaglia, o Madre: E il duolo la favella Le troncava : Onde i parlanti occhi in giro Volgea , che pregni d^ angoscioso pianto Facevan fede de 1' aspro martìro . Certo permise Iddio che a dolor tanto Foss' ella in ))reda , porchò poi fruisse Vie maggior gloria nel suo regno santo . Cantica di L. Biondi SaS Ma oompieronsi 1' ore ia del prefisse Pria che la notte che divide Maggio , Col quinto de' suoi passi in Ciel salisse : E al divin cenno angelico Messaggio Trasse dal Ci^l d' olivo incoronato Scendendo de la luna per lo raggio j E giunto a la fanciulla egra , e curvato Sovr' essa , dal divin suo labbro spinse Su la bocca di lei soave fiato j E col soffio leggier l'ultima estinsa Dubbia favilla de la vita j e gelo Mortale il sangue per le vene strinse , A la voce de' 1' Angelo , che al Cielo , Al Ciel vieni , dicea j l'Alma beata Maravigliando usci del suo bel velo j Il guai , poiché la sua compagna amata Fu divisa da lui, cosi si giacque Come giace persona addormentata . Ella guatollo , e tanto sen compiacque, Che pietosa gli die 1' estremo vale, E di lasciarlo quasi le dispiacque : Ma il divin Messaggero , aprendo 1' ale, Vieni al Ciel , ripeteva, e un di sarai Ricongiunta al tuo vel fatto immortale . Allor si mosse ; e poi ristette a i lai De' duo Parenti , che givan gridando : Miseri ! ah noi non tivedrempiù mai . E commossa a 1' aspetto miserando Iva 5 rediva , efea nuova dimora , , Intorno intorno a le lor fronti errando . E la dolce aura, che sentisti , o Suora, Spirar ^niosse da lei , che sul tuo viso L' ultimo de' suoi baci impresse ;«l(©ra ; Epoisen' andò liere al Paradiso. 526 Letteratura, CANTO TERZO Vanne felice al Clel nuova Angloletta, E fa cte di noi memore ti mosln , Cui , senza te , più nulla al Mondo alletta : Vanne ; ohe in del vedrai molti de' nostri , CìC hanno fornito il lor viaggio , ed ora A'bergan lieti ne' superni chior.tri. Il tuo Fratel vedrai con la tua Suora , E unite in un drappel sei mie Sorelle Tutte spente del viver su 1' aurora : E fa dimanda ; che dovrai tra quelle Scorgere il loro e mio buon Genitore , Cai priegotl recar di me novelle . Digli , che impressa ognor stetteini in core, Sì come in marmo, la sua cara imago , E vi starà fin che '1 mio fral non muore ; Che d' auro nò , ma sol d' onor fui vago , E che tesoro ne la mente fei De' suol santi precetti , e ne fui pago ; Che passaro com' ombra i giorni miei , E che un sogno tnl sembra anni ventuno Aver corsi dal dì eh' io lo perdei . E per ultimo vuò che motto alcuno Tu muova intorno a la mia Madre : e digli Ch' Ella mai non depose il velo bruno, Tanto la strinse la pietà de' figli : E me sostenne , che assai glovln' era, Aitandomi co 1' opra, e co i consigli . Ma quando giunta a la più alta sfera Senza nube vedrai quel Dio, che sulla Teri^A, e sul Cielo, e su gli abissi impera; Cantica di L. Biondi 327 Deh a luì li genufletti , e se può nulla In te 1' amor, che t'ho portato, e porto , Deh pregalo per me, cara Fanciulla ; Si che de' fluiti , che m' han quoti ahsorto , E de' venti, e de' mostri abbia vittoria , E teco al fine mi riduca in porto , Io intanto , ad eternar la tua memoria , Scolpirò sul sepolcro a me funesto In brevi note la tua bi'eve Istoria j Onde fatto a chi legga manifesto Qual' eri al primo lustro , e^^Ii argomenti Qual poi stata saresti ;U quinto e al sesto : E ne' torridi giorni e ne. gli algenti A visitar verrò tuo cener santo Rinno vallando lacrime e lamenti : E per ciò che de' carmi è il poter tanto , Che per essi il dolor si disacerba , Tenterò il duolo alleviar col canto : E te fior canterò mietuto in erba Maggior di tante aerie elei , che Iddio Sol per nostro castigo in vita serba . E se r opra risponde al buon disio , Se a' miei detti dal Giel t;i graxia spiri , F'orse al tenero suon del canto mio Fia che qualche bennata alma sospiri , Epigramma inedito dello stesso Autore Hic lustlna jacet , fonna pulcherrima : vixit Quiìtgue annos : sextum claudere non potuit , Parvula talis erat . qualis vix ulla saiiesoefis : Nani grande cetatem vicerat ingenium . Per longos laerjmanda dies , ah utroque Putrente Accepit tumulum , quem dare debuerat . 338^ Letteratura. Delle Iscrizioni sepolcrali etnische , e dei tentativi che possono farsi per ispiegarle . Discorso 1°. dì Francesco Orioli Professore ec. Al Sig. Cav. Gio. Gherardo de' Mossi . ( : Articolo comunicatoci dal eh. Sig. Avvo- cato degli Anton j ) . J. 1 ella qirinta nota elei citato Opuscolo 11 eh. A. in'in\i- la a leggere 1' intero Paragrafo ottavo , che ha questo tito- lo « Numeri, e loro note. Questione sull'origine de' nu- ct meri Etruschi , e Romani « . Ho accolto volentieri 1' invito perchè sempre mi recano grandissimo diletto, ed am- mirazione gli scritti del Sig. Professore Orioli , ne' quali ri- splendono , quand' altro pregio mancasse , la dottrina , e 1' ingegno . Gli consento che dove si confrontino le Cifre de' numeri Romani con quelle degli Etruschi , si trova che combinano perfettamente; salvo che le prime stanno capo- volte . ( Del loro rivolgimento diremo piìi innanzi . ) Gli consento altresì che questo sia un fatto , e non una opi- nione . Ma io riposo tranquillo sulla buona fede dell' A. che egli pure mi accorderà cortesemente , ed a lode della ve- rità, che io nella mia critica inserita nel Giornale Arcadico (Fascicolo del mese di Maggio di questo stesso anno 1819.) non presi mai il fatto per opinione ; come sembra che egli abbia voluto far credere , sottoponendo una linea ai due vocaboli . Troppo grossolano errore sarebbe il confondere i pensieri colle azioni . Ma siccome il capovolgere è un fatto, cosi non è che opinione il pensare che la Cifra Ro- Opuscoli letterarj Fascicolo IX. Opuscolo III. Bologna Nobili Antichità' Etrusche 329 maaa capovolta sia levit.i da lettera Etrusca ritta in piedi. « Per qiiile sivnno gusto (st>no parole dell' A. ) i Ro- te mani immaginassero , ed esegaissero tal capovolgimento , « altri sei vegga , e decida ce . 71 detto gusto , se tale pur convenisse apjejiarlo, sarebbe sfato nel vero stranissimo: come se per iriili(;;ire un vase divergente se ne capovolges- se un altro ui;u?i]f che alT opposto sarebbe convergente . Ma questa medesima stranezza non dovrebbe somministra- re agli Arcbe e I' adottarono pel numero V . Tale unione in ftillo è la più semplice fra due linee rette , ed è quella che occupa minore spazio . Giunti al numero Villi, colla detta cifra accom- psgnata dalie primo quattro imita, vollero {»t acquisto d' una seconda cifra che di se sola rappresentasse il dieci . Fu agevolo la riuscita, perchè la protrazione delle due lì- nee all' angolo acuto somministra per appunto due V j ed ecco sortito il X . Compiute lo quattro decine , e ristretto in corto spazio il numero XX XX pen.sarono ad una terza cifra che sola rappresentasse cinque decine . Avevano ve- duto che la prima nuova cifra erasi ottenuta medi- ante due linee rette congiunte ad angolo acuto , e la se- conda mediante la loro jnotrazione . Una linea retta cadcn- Antichità' Etrusche 53, do sopra altra simile è U ter/.-, , ed ultima combinaziu.ìe di due linee rette che si tocchino senza unirsi a formare un;, linea sola : nulla dunque di più verisimile che essendosi tolte le prime due cifre dalle prime due combinazioni , la terza cifra pure si togliesse dalla terza combinazione , rito, nuti sempre gli st«.i elementi . Che se f,i preferita la ca- duta delia linea perpendicolare , ciò ac!:adde per non la- sciarne in arbitrio la inclinazione, il che avrebbe prodotto deformità nelle Iscrizioni. Dì qual modo poscia la Geometria fosse liberale ai Romani anche dei numeri C. D. M fu det- to nella mia critica dissopra accennata . Ragionerò ora alcun poco delle Iscrizioni sepolcrali il- lustrale dall' A. ma soltanto sopra i pi-imi due capitoli, ne' quali si cerca la spiegazione del vocaboli Tular , a Zu- pu . Non proseguirò il lavoro tra pcrcliè il peso non è pe' miei omeri , ad anche perchè non amo guari di camminar tentone fra le tenebre in continuo pericolo d'inciampare. Parla l'A. distesam.nte dal vocabolo Tu/ar che spesso si legge sopra grandi Paralellogrammi di pietra collocati il pili delle volte negli ipogei delle urne, e dei sarcofagi . Il dottissimo Lanzi trasse il detto vocabolo a significare Ol- ieunwn, luogo in cui si conservano Olle, supponendo che T O fosse articolo , e sciolse la voce in T O Oliar , inva- ghito dalla somiglianza di Tular , a Bastar , e Lupanar , a Columbar, ad .4ular ec. L' A. si oppone per due ra- gioni. La prima, perchè, gli ipogei dove erano posti i parallelogrammi non contenevano d'ordinario se non Olle, r altra perchè gli articoli non erano in uso appo gli Etru- schi , come non erano appo gli Umbri , ì Volsci , ed altri popoli . Né I' A. si lascia sedurre dal trovarsi in etrusco i n,- ini di Divinità Turms , Turan , Thalna, Tharna , i qua. li cominciano in T, o Th; perchè , secondo che egli riflet- G. A. To. HI. aa 53a Letteratura te, l'articolo dovrebbe trovarsi innanzi le altre divìnilh , o cominciassero per consonr-inte come Cupra , Nurtin , Me' nerfa , Sethlavs , o per vocale , rome ^-esar , Aiicaria , Alceo, Atrea , Afilli. Ma quando a lui sembra cbf il t , o th indichi in maniera sincopa'! Deus , o Dea, Dias , DLvus, stia ben attento, clie ad altri non sembri più inutile la sincope dell' articolo . Oltracciò : sarebbe mai stato in libertìi degli Eirusclii ( non sono Archeologo) di porre tal- volta 1' articolo , e tal altra trascurarlo? Il Sig. Professore avendo già distrutto 1' edifizio Laii- ziano , previene la domanda che fatta gli avrebbe di edifi- carne un nuovo. Si accinge senza più all' impresa , e git- tato da se il martello distruggitore , dà di piglio ai mate- riali per In nuova fabbrica. Fuor di metafora: 1' opinione elle egli palesa è sottilissima, e se non giunge ad afferrare la verità , di che teme egli stesso , dà certamente a dive- dere sia dove spinga il suo raziocinio . Io la trascrivo qu\ onde a tutti si presenti nella nativa sua bellezza . « Sin ce qui non ho fatto che distruggere . Molti ora mi diman- tc deranno che edifichi : ed io risponderò francamente che ce la cosa è mollo più difficile di quel che altri pensi . ce Nondimeno quando non si può arrivare ad una verità ce bisogna ben rallegrarsi d' essere almeno arrivati ad ab- ce battere un errore; o per non dir tanto, a ridurre una ce congettura al valor suo giusto. ce Vi sono certe parole che hanno un significato per ce così dir necessario , e che si ravvisa indipendentemente re dalla cognizione della lingua , a cui appartengono: la pa- ce rula Lidar è una dì queste. Si trova sulla fronte, od ce ili altre ])ietre esterne , od interne dei sepolcri o sola , ce <) accompagnata a nomi gentilizj che stanno per quel che ce senil)ra , in caso genitivo del numero del più ( Sag. te Voi. 2. pag. 4^9. e seg. ) . Essa mostra una desinenza che. Antichità' Etrusche 533 « ben s' affa coli' idea d' un isonie in caso retto de] mi- jj mero del meno . Che altro pnò essere posta in quel Ijjo- « go, con quelle circostanze che le son proprie, se non « un vocabolo significante qualche cosa d' analogo a se- te polcro? ce Con questa scorta si può andare un poco più in là te ritenendo come data la signi(ìcaziane , e come cercata te la etimologia . ee Già non è da negare che la voce sia fatta a sinii- te litudine di columbar , di bustar ee. Or come da bustum ce fu fatto bustar, da columba columbar , sarebbe forse frivo- ce lazza il pensare che da un qualche sostantivo etrusco signi- ec flcante tumulo si fìcesse tular ? Direi quasi che tulap ec fosse un accorciamento , e sincope di tumular^ ma la ce cosa non è abbastanza cbiara . Direi che da tholus : il ce quale al modo tosco dovette scriversi thulus , o tulus ce (per la mancanza deli'o) fu composto tular; ma sebbe- ee ne i sepolcri fossero spesso a somiglianza di toli , cioè ee di volte , pure non so che la voce tholus abbia precisa- te mente servito mai per indicar sepoltura . Forse da doliura, ce di che i toscani dovettero necessariamente ( per diffettó ce nell' Alfabeto loro del d , non che della o ) far tulium , ce o tulum , si formò tular : e sì sa che dolia chiamavano et gli antichi , secondo Varrone I vasi , ove cadàveri si col- te locavano . Forse come da fero si f^.cG (evotnvn , bara , ubi tt ferebantur cadavera , cosi da tulo sinonimo a.^ic'o di ce quel verbo ( Voss. etym ) si compose il tular grotta se- te polcrale guo jhebantar cadavera . Ma tulo era anche te sinonimo di tallo verbo solenne nelle sepolcrali funzioni, « e il tular derivatone poteva comodamente indicare o /' te antro il quale tolUt i non più vivi, o il luogo dove ce tolluntur .... « Qualunque delle dorlvaz! ..y. ;, ..cdcnli oh. si scel- aa * 334 Letteratura « ga, mena per certo allo stesso concetto : e tuttavia tante ce altre polendo essere le radici occulte della parola , tanti « altri i possibili significati , avrò io colto nel vero? Questo « è ciò di rhe non ho fìdugei de' sepolcri . G )iicede egli pure che la sola pa« rola olla atta fosse a sigiificare ogni vase di qualunque sorta e" fosse , e di qualunque genere . Potrebbe dunque opi- narsi che T^/z/rt/' indicasse ogni luogo, dove si conservassero vasi di viualnnque forma, e di qualunque "genere fossero, e che il genitivo gentilizio inciso nel paralellogrammo col- locato sopra un sepolcro indicasse esservi entro un vase niuituario . Nulla di più facile che la conciliazione non ab- bia , né forse meriti buona accoglienza . Ma qual meraviglia se io non Archelogo lascio i dotti dell' ardua scienza in qui'U' incertezza medesima nella quale eglino rimangono dopo le prolisse loro dissertazioni ? Passa 1' A. nel secondo Capitolo a ragionare della vor (;e Litpu , poi ragiona nello stesso Capitolo delle voci Li~ hitinn , Libitinarius i Liipinum. Molte urne dopo il nome del defunto, e sovente dopo le parole, e le cifre che si ten- gono come dinotanti gli anni offrono la voce Lunu . Il Tjin- Antichità' Etrusche 335 zi la interpreta Sepulcruin dal luogo, in cui è collocata . I due Archeologi si trovano fortun itamoale in ciò di otti- ma armonia; ma non convengono nella derivazione della vo- ce ; perchè dove il Lanzi la derivi d ti Gfeoo , V S.. sup- pone che derivar possa quando da Lihitina , e Libilinarius quando da Lupinum , e quinio di Lujjanar , Lupus , Lu- pa , Lupai, Lupinarius ', dopo di che termina iiigenua- meute il Capitolo cosi « Tutto ciò per verità è poco « . Ma perchè dunque egli non volge il sublime suo ingegni a quel molto di che il medesimo è capace ? Valendo egli tanto e nelle lettere , e nelle Fisiche, e nelle M itemitichej e potendo quindi aggiungere grande lustro alle arti, edal- le scienze , perchè sepellirsi vivo ad indagare nelle tomba , e negli ipogei le ignote radici delle ignote parole etrusche e farne, per cosi dire , la N-jtomia ; costretto poscia, né dì rado, a confessare di trovarsi nell'incertezza di prima? II eh. 4. avuto riguardo al mio baon ani ino ;ui perdonerà: , ne son certo , questa querela che è pure di altri suoi ami- ci , quand' anche non pensi di compiere il mio desiderio abbandonando questi sludj , di una parte oscurissima dell' Archeologia , nella quale spesso si acquistano più djbbj , che cognizioni , e queste assai volte più atte ad appagare la nuda curiosità, che ad accrescere la scienza ; tal che il sa- perle , poco o nulla vai più che 1' ignorarle . AVV. ViMCEJJZO BEGLI AwrCNy 536 Trattati di Marco Tullio Cicerone : della T^ecchiezza , delV Amicizia , il Sogno di Scipione , Epistola a Quin- to fratello : volgarizzati nel buon secolo della lingua Italiana. Roma \^i(^. presso Pio Cipicchia in ^.(^Anno- tazione sopra V avviso ai lettori ed intorno al primo Trattato. ) B reve ma non disutile Argomento recammo una volta in questi fogli , e fu sulla prima facciata di essi : ove della fa- vella italiana parlando dicemmo : die agli scritti ri, ed agli artefici si conviene spesse volte seguire quella sentenza dei Politici , la quale insegna : che a voler conservare gli Stati sia necessario il ritiarli sovente verso ì loro principi . Ora nell' epistola a' lettori che ha premesso al libro sovrannunciato una erudita persona , la quale avara al pubblico del suo nome non ci f di quello antico d' Italia; ove per la gran varietà de' dialetti, e per le vicende, che la lingua ha sofTerte , il Vocnbolaiio è più necessario, che ad altro Na- zioni ', le quali pi>rò tutte svolgono , e consultano i Vora- bolarj loro , che furono, e saranno sempre il Codice clic in pace compone le spesse guerre dulie parole. E j^erò degni dì gratitudine si furono gli Accadeinici Jolla Crusta i ijuaii fe- cero il VocabolaDo . Né minor inerito si proc;>cci.irono al- tri che adesso fecero giunte, ed osservazioni; ne minore se ne procaccieranno coloro , che ad arricchirlo dai!' un can. te s' afFatirano , e ad espurgarlo dall' altro . Che se gli an- tichi , cioè ijue'del trecento, non hanno fatto riguardo al' le piccolezze grammaticali, perocché le lingue sono nate prima de'' ì'ocabolarj e delle griimmatiche , come ragiona G. M. non discende per buongni paro^^ o modo che nacquero da quelli si può adoperare negli scritti mod(?rni : in secondo luogo perchè dai felicissimi innesti f:>!li dell' ita- liano rampollo colle greche lettere e collo latin.; , arricehis- si di poi la nostra gentile favella : e le sue acl dilungarsi dalle sorgonli , clie VoLGAKizz. Di M. Tullio 54 ì «ono i coslumi, si vuol pria dìlafar le ripe, e poi ii n ■ zarvi argine da lati , che lotti coli' impeto suo e con quel- lo de' secoli • 11 quale argine poi sarà abbattuto per quanto mai robusto si faccia ; e però i nostri nepoti altro ne costui •- ranno che più ne allarghi la corrente : tale essendo stata la coudizione di tutte le lingue che si parlarono da potentis- sime nazioni , che furono ; e solo ci restano nell' istoria . Quinci 1' Editore discorre del Sogno di Scipione (i) tradotto da Zanobi da Strata, che si ritrova nello stesso Codi- ce Barberino . E a lui sembra che lo stampato in Pisa del i8if>. sia guasto non poco e capricciosamente diviso in undici ciipiloli .... ajiparcvdo cosa veramente strana e ridico/a c/te diviso fosse in undici capitoli ciò che non si e die un solo capitolo del libro de Kepublica di Cicerone, JNOi non faremo apologia di quella stampa, che ci costerebbi^ un confronto delP una colT altra le/.ioue: ma non porremo traile ridicole e strane cose la divisione in nudici , o più o meno capitoli . Perchè se 1' Editore nostro ha rinvenuto un Codice , che non sia in capitoli suddiviso , può 1" editore di quejln averne trovato un' altro che il fosse . E se gli scrini suoi usasse di ordinare in capitoli Marco Tullio noi sapremmo as- serire ; ma possiamo dir bene che le Opere di cpael gran- de leggonsi lutto di stampate in capitoli per le cure di sag- gi e discreti editori . Perchè egli è comedo a lettori il ri - pesarsi di tanto in tanto j serve quella divisione ad un cer- vo scompartimento delle materie , e collocamento delle idee che se ne traggono dai lettori j e giova a riscontrare per via (i) L' Fdiiorc narra che nel Codice Barberino v' è il sogno di Snipione , e In lettera a Quinto fratello; e die ejli lia trovato la priniri Scrittura fedelissima- alla sl.-ìmpe,!] Sogno di poi guasto eie. Pa- re de dovesse dire la scc&nda parlando della LeUcr« a Quinto fra- tello \)er non contradirsi ne' suoi terìnini stessi . Questi però sono leg- gieri abbagli pe' quali basta una nota 3\l L E T T E II .\ T U R A dogli indici con facilità i luoghi opporluni. Ne dissimile ci pare uno scritto da un paese, pt'l quale si fiiccin caininino : ove se il pellegriuo di tanto in tanto non si pesi ad osser-- vare le curiosità delle quali è fornito , n'>tìao e del Greco , pocìiissimi sono celli che non lo dii-ano : e perciò loderemo 1' Editore che ilnedeslrao dicendo fa mostra di volerna dir pr:;cetto ai fanelli , ed alle J'cmmiìielte die ancóra noi sappiano . Non pò ci pa- re molto vicino al vero , ed alla vera patria cari il decla- mare di lui con queste parole: Eli comedi poi^prezzare potrem noi quella lingua , che si parlò m quia terra , quando il popol nostìo libero era e felice , quanpo la sua morte , questi , c'io'i flciininlo ed uiltUio (2) fatti furono , ed egli mori essendo Consoli Scipio- ne (3) e Filippo . La seconda vol- ta quando (4) ia essendo di set- tantacincjuc^h) anni aòicndo con gran boce e con Luoni aiuta- tori confortata e fatta fare la legge Voconia , quello Ennio es- sendo di settanta anni , che tan- ti anni visse , cosi sofferia due cose , le quali sono tenute gran- dissimi incarichi, cioè la pover- tà e la vecchiezza , che parea poco meno che di cjuelUt (b) si dilettasse . Nolabilissiraoè pure un' luogo a pag. ic. nel quale per in- versione fatta dallo scrittore antico , o dal moderno editore , difficile rendesi la intelligenza d^el periodo : che procede as- sai direttamente col latino in fino a che non si trovi in er- Tcsfo Equi/Ortis et vlctorì.s senc- ctuii comparai suain , quam rjuidein probe inemcnisse pote- ssis . u4nno eniia unde^'iccsimo post ejus mortetn hi consules T. Flamininus , et M. Acilius Jacti sunt : ilie auiein Campio- ne et Philippo iteruin consu- Uh US mortuus est . Cam ego fjuidein F. et LX. annos natus legem Foconiam foce magna , et bonis lateribus suasissein : annos scptuaginfa natus ( fot enini vixit Ennius ) ita fere- hut duo quce maxima pulan- tur onera , pauperlatem , et se- nectutem, ut eis penne delectari yideretur . (1) Della quale (2) T. Flaminino , e M. Acilio . (3) Cepione (4) E Filippo la seconda volta . Quando etc. (5) Sessantacinque (6) Di quelle . G. A. To. HI. 23 548 Letteratura rore . Non pei- forza , ni' per rattezza o prestezza di cor- pi le gran cosa si fanno , ma per consiglio , con autorità , e con sentenza , delle quali cose non solamente non e pii- 'ìHita , ma ne suole essere accresciuta la vecc1iie:za . Se non fìrse a voi , io io quali' Cavaliere pajovi esser me- no venuto pei che non fu gueii'ti , e Tribuno n Legato e Con- solo sono stato in varie maniere di guene . Ove ogiiim \eJe che 1' ulliino inciso vuol esser leLlo in «]nesla con- foin»ilà . Se non forse a alli padri <;he male go- vernano le cose si suole intercedere l' aniininisl rare de' suoi beni: ed è palese che dovea ne! Codice leggersi interdicere . Non faremo un catalogo delle parole , cui l)isoi;nava ricondurre all'odierna ortograGa ed intendimento uomniie : come Contaslare , Escmpro , Filosafi , Jìlaisterj : ec. ec. an- zi TEditore nsus^ni:^ avreb!>e in (juesta guisa, che sappia quali siano s^^ idiotismi della favella e della scrittura. Tralasce- r<.'mo pure di fu- menzione d' infiniti luoghi , ove la pun- lepgialura è mal collocata , e guasta ; e qui osserveremo, che i Codioi del Secolo decimoquarto negli anni ancor posterie • ri al i33é). non haa punti , e nfili han virgole : che non p certamente lieve impresa a porveli bene questi segni della regolata scrittura , ma che 1' ajuto di un testo latino è pur grande per ^iflaito diificollà , che soglionsi poi In ogni caso avverso vincer colla ])azienz3 , e coli' ;ijato del Codice più prezioso diesi abbia, il criterio . Noteremo por ultimo, spiccando un salto d.il bel prin- cipio fino quasi al postutto , un errore che preme a^isai di emendare : poiché in (quella estremità del trattato : 8 dopo iS * 35o Letteratura tonto panegirico della vecchiezza e delle vhlìi che 1' accom- Pagliano , paiiebbe che Tullio si fosse adoperato come quel buon gealiluomo, (li cui tutlora si ride nelle piacevoli bri- gate, il quale contradisse in un mollo a molli , e gravi coinau- damenli choper epistola aveva nd un suo gastaldo ordinali . Ecco il testo di Cicerone . Et quasi poma ex arboribas si cruda sunt , w* avelUmlur : si matura et coda decidunt : sic-vilam adolescentibus ^is auferi , senibus MATUR1TAS ; qua' miki quidem tam jucunda est , ut ere. Ma questa for- luuala e saggia MATURITÀ' è colta bella e stampata per MATTEZZA due volte, come per doppia pazzia , ove il voi- gaiizzameulo suona cosi: E siccome li pomi degli Arbori, d,e sono acerbi, per forza si spiccano, se sono maturi e cotti per se medesimi caggiono, così la vita alli giovani la forza toglie, alli vecchj la MATTEZZA , la quale PIATTEZZA veramente a me e si gioconda che efc. Ed era pur facile T indovinare , che dovea leggersi MATUREZ- ZA E siccome nel volgarizzamento delle Pistole di Seneca citato al vocabolo maturezza dal Dizionario troviamo scritto , che il frutto che troppo abonda non puote a maturczza ne abene venire: cosi termineremo dicendo: che con maggior diligenza questi studj coltivali daranno frulli meno abbon- devoli . ma più maturi : i quali dileilovanuo n.u sempre i veri amatori de' begli sludj latini, e della gcnlUe noslra favella . 35 1 «'!>E^ral53a'?asSirTaII^B«va Lettera inedita di un famoso Scrittore -i Epistola die noi qui pubblichiamo è (li quel Pietro d'Arez- zo , che Yolea chiamarsi il Segretario del jl/owc/o : (a) per so- perchiare forse quel chiaro ingegno che nomavasi il Segre- tario Fiorentino . Famoso fu. egli per 1' ingegno e per le sceUeranz.e 5 non meno che per gli onori e per le traversie, eh' ebbe in questa terra . Che mentre da alcuni era chiama- to Divino condanna vasi dagli altri alla prigione ed al ca- pestro , e d' alcun' altro si dicea V Anticristo . Tutte le sue lettere, oltre 1' originale edizione furono stampate in Parigi del i6og. ove questa si desidera mandata ad Antonio di Leva Officiale delle armi Imperiali in Italia: al quale altre pur ne scrisse che nella suddetta raccolta si leggono . Guerreg- giava in quel tempo l' Imperadore Carlo V. contro gli eserciti di Francia : ed a tale circostanza attribuir si deve la mal- dicenza verso di questi di quel pazzo adulatore , che po- jieva a mercato la penna , e ogni altra cosa più cara . A' qn.il! detti benché facciano eco alcuni gravi Scrittori di quel!' età , noi non possiamo assentire : essendo tutto di convitili in contrario . Questa lettera ardita non solo ne" con- cetti , ma nello stile eziandio , come la niente di chi lai scrisse , conservasi nell' Archivio del nostro giornale tutta dì pugno dell' A. con sottoscritta : e colla soprascritta co'-ì : Al Magno Ant° da Leva mio Sig. nel fortunatissimo Esercito Cesareo . Il Carattere tiene al rotr^ndo , ed ò assai chiaro: sonoyi pochissime abbreviature: molti poro vi s' in- contrano errori di Ortografia , che intralciano il discorso , 9 che noi abbiamo emendati . (a) :Wa7.2Mcchelli Vita di P. A. p. So. 552 Lette r a tu ha Sii:, villini no . uesfa è qndìa iilliina iinpicsa , ^;<;/- via della (juale ÌLVOSiro nome sarà il Icriniue delia gloria uniaiia ; nd è pur isiunta V ora che il vostro lllu'ilie spirilo armalo da' suoi ffroprj con siculi ì/ì.sc;^iìciù (dia niilizia cnvic si com- batte , ed al coinbaltere come si 'vince , ed ti! vincere co- me si trionfa . Ei^ti è venuto il punto , c/ie vi potrete sa- ziar di gloria , se vi bastasse di cssei'e iniinoriale . Gran cosa a dire , e tpiasi impossibile a vedere , che i^li o~j vi siano fatica , e i negozj riposo ! E tjual corpo mai ec- cetto il vostro languì nella pace , e sanassi nella guerra ? Il cielo fa ogni cosa bene , e perciò vi raffrena me- glio che puote colla dis])osizione : lì ciò non facendo \r insignorireste del Regno di rpiel Marte , del ijuale sie- te esecutore . E chi sta in dubbio , c//e non. si /tasca con tali srazie contempli le niei-aiKglie , che escono tutta via dall' animoso ingegno . f oi Jatc guidafili le insegne dal- la pertinacia e dal terrore ; vi fate nuiover le genti dal- la prudenza e dal valore ; e fate apri/vi le difficoltà dal- la virili e dalle armi . E per ciò son beati coloro , che non militano allo stipendio Gallico : il cui sforzato , e nuovo impeto e simile al chiaro , che fa il lume che si vuole spegnere : anzi pare il rimbombo . c/ie J'anno i tuoni di estate: i quali si ammutiscono , mentre balenando i lor nuvoli versano alcune gocciole . Le tenijjcsle , e le buonaccie sono antevedute solamente dai nocdiieri esper- ti: ma la rovina dei Re antiveggono fino i pastori . E certo e che ogni vittoria porta seco i dubbj , ma nella impellala non ce n' è veruno : e se ben vi fossero , sariano assicu - rati dai saggi provvedimenti di Vostra Eccellenza , la quale de'ìbe sommamente rallegrarsi : perche avendovi Sua Maestà Lettlra ined. di P. a, 353 collocato nei cuore della grazia sua , solo per avere ikÌìIo le cose che n\>estL in servìgio di (juetla : die j)ieinio darà Ella alle opere che faresti nel suo Altissimo cospetto ! Grandissime . cose partorirà il f' ostro senno in su gli occhj suoi : ma le partoriresti sovra umane ; avendovi a dimostrare o con fra Eserciti , o contra capitani . Andando Julio Cesare inver- so Afrnnio disse: io vado a contrastare con uno eserci- to senza Canitano : volgendosi poi Verso Poìujìejo disse : io mi muovo contro un Capitano senza esercito . 31... la ge- nerosità vostra non può se non sdegnarsi , sendo provoca- ta , a spignersi dove non sono ne capitani ne' eserciti . Pure il noti istarsi indarno è il cibo della fame de' no- st^ri onori : ed anche il Leone piglia talvolta dei piccoli ani- mali . E fate conto , che i Francesi siano a Voi coti ni tempo antico eia la piazza di JVagona , nel cui t/i&r.zo si stava fìtto un palo , che la gioventìi Bomana assopi- va tutto il di con un bastone non per altro che per eser- citar quelle braccia robuste , che posero il giogo al collo del Mondo . E poi tanto si vice quanto si ha in manata spiala , sulla cui punta è la eternità , il grado , lafama , e la lode di qualunque sa imitarle vostre orine gloriose, per le. quali si cammina inverso i Cieli . Ifa benché siate tale non dovefc punire con la benigna vostra cortesia la malizia della sorte , che si compiace tenermi semjjre men- dico . ragliami la bontà, che è in voi , e quella mi prò- cacci innanzi al frlicissimo Carlo il pane (i) : e poiché vi sietFt degnato di raccogliermi dentro al vostro favore , non sojiportando , che la povertà mi affligga. Quanti rei , (0 In (laU (li'lyf). di Giugno dif.itti , cioè 20. ^'orrn dopo rf'jo-ta Iet(('ra fa d;illa i\1ai!stA di Carlo sp'^iiato mi |)rivilej,io a fa- vore di Pietro Arcli;?o di snudi annui 200. sopra lo Stato di aMilane (Mazzucv/ie/ti f^'il/i del snddp. 5i ) 354 Letteratura quanti adulatori, quanti lufjìnui , e quanti ignorami òuh divenuti Signori mercè del cieco gittar via de^ Signori : ed io per esser la stcs.''a verità , non vuò dir Virtù. , ho carestia d' ogni confodilà necessar ia , e poi vuole altrui , che io taccia . Davami quel Re che occulta quasi tutte le. sue vergogne sotto le ali della Liberalità ', e darehhcmi anco- ra, se io non avessi levate tutte le mie speranze da, lui per ponerle in Voi . Sicché sforzate V Imperatore co' f)ric- ghi , e siatemi tanto largo di parole quanto mi siete sta- to di coppe d' oro: e sai à/'acile P ottenere il mio voto, perchè la sua forlutiata Madre essendole in Napoli da- ta una mia carta dal Signor Oderico d' A^'iilos , promise tosto di farmi un presente ; e mostrò grati j)iacere men- tre D, Luigi d' Avila gne la leggeva . llor io ancora che David non voglia che ci confidiamo nei principi , fido nel- la clemenza della vostra natura , e son certo che David non antivide collo spirito della proj'e/da lo nin>enimento del Leon Magno (i) , e ])erciò esclamò in cotal modo : e qui faccio fine inchinandomi a V. E. con la umiltà , che le debbo . Di Vinegia a li ij di Giugno ij?)Q. D. V. Mag.Sig. Oblìgatissimo ed eterno servitor (i) Quanto sia pazzo questo Argomento chiaro si vedo Ha ohiumjue alihia lume di ragione . La sentenza di Daviil ne' Salmi miri dee interpretarsi ne osservarsi >.i)mc generale : ina soltanto come di- retta a dire, che 1' eterna salute non si dispensa da' piincipi terreni . 355 S C I E N Z J^odani{im , nuovo metallo scoperto dal Sig. Lampadius : Estratto di una lettera al Sig. Gilbert ( Annales de Chimi e , et de Phjsicjue . Jiiin 1819. T . . JLll Sig. di Trebra avea ric<ìA''uto da molli anni da Top- scliau ili Ungheria , sotto la denominazione di miniera di cobalto , un minerale metallico , il quale però non dava \erun colore bleu , ed egli me ne rimise porzione per far- vi sopra nuove ricerche. Io non vi ho trovato affatto co- balto, ma il 20 per iCo dì un nuovo metallo unito collo zol- fo , arsenico , ferro , e nickel . Il nuovo metallo , cui darò il nome di vodan , o vodanium (nome di un'antica divinità de' Germani) ha il colo- re di un giallo di bronzo pallido , simile a quello del cobal- to arsenicale ; la sua densità è di ii, 4^3 • Egli è malleabile , duro quanto la calce fluata , assiii attraibile dalla calamita ; la sua rottura è uncinata . All' aria conserva il suo brillante ; ma per il caloro si cambia in un ossido negro . Le sue dissoluzioni negli acidi sono bianche , tenden- ti un poco al giallo di vino. I suoi carbonati idrati sono egualmente bianchi . il precipitato ottenuto coli' animoma- ca caustica è di un bleu d' indlgo pallido . I fosfati , e gli arseniati alcalini non producono allatto precipitato nelle sue soluzioni sature ; è lo stesso dell'Infusione di noce dì i:,nl!a. Lo zinco precipita dalla dissoluzione muriatica di esso una polvere nera metallica . Il precipitato prodotto dal prussia- to triplo di potassa è di un grigio perla . 356 Scienze L' acido nitrico dìsciogìio (;j,MialineiitG bene il metallo , e il suo ossido ; la dissoluzione si cristallizza in aghi bian- chi deliquescenti . II mio amico Breithaupt riguarda il minerale che con- tiene il nuovo metallo come uni pirite; gli badato in con-, seguenza il nome di pirite di Vodaniam . Ecco quali so- no i suoi caratteri esterni : Questa sostanza ora è brillante, ora poco brillante, di uno splendore melallico. Il suo colore è un bianrn di stagno assai cupo , il qua- le appannandosi diviene grigi(ì e lu-utto alla superficie . Nan si è finora trovato che in massa; essa ò sovente sparsa dì piccoh; fonditure . La sua rottura è ineminie a sbrani grossi o pìccoli . I fr;iininenLÌ sono di una forma ìnderteniìnata , eoa bordi poco salionlì . Essa è poco più dura (b.-lla calce fluata , e un poco meno che l'apatite, semi -, fura , \v>c.o difficile a rompersi, pesante , 111 wiiw.igjMinjM.jiJw» Il II immuni iiiiiwaMBi—gnaaggw»— Del Ctifen/Ì.irin Cregoriaitn e dt'lV y1 slronomia Romana Coiìlivuoic. thir Jrticotn . /^. p. •l'i'j . -j' molto valuta])Ile la descrizione , che dà lo Clini hud del Valicano , e della Torre de' Venti , poicht^ (jucsta è quella , che conduce i forastieri anche distinti ad osservar» le rarità del Vaticano , e secondo questa s' ìslrnisrono , a meno che condotti non siano , ed istruiti da qualche Cice- roue mal pratlico , e spropositato. Il desiderio poi de' fora- stieri istruiti , può essere ben quello , eh' ebbe già il Toal- do, di cui si è già fatta menzione . Ma la questione non è , che la meridiana della Torre de' Venti noe sia del Danti , Del Calendak. Gu'ziìor. ec. 367 ed il locale non porti l' epoca , ed il JJrago di Grego- rio Xllf. Qtjesto niun lo ncyn . Ln quesiione è , che la fab- biica dfdla Torre lit;' Vcnli nnn è stala mai ordinala da Gregorio XIII. pori congressi , e. le seni/)/ e unite osserva- zioni n.ifroiioinicììe , e la mt lidiana non lia .tnai a qnoste os.serva/.iciti servilo . In [xxlie par. ':' , nuii lia mai esisli- to nolli Torre de' Venti un' Os.servat-.rio astronomico Pon- lititMo , come 1' estensore de' fogli vuol l'ar credere al pub- blico . l'j' IxMi v(,'ro , che io medesimo In» detto , che nella meridiana dei Danti potei Gregorio XIH. co' propri occhi vedere, che l' Equinozio di primaveid cadeva circa li ii. di JM:m/.(( . Ma in un sito , il quah; potea essere frequenta- lo da Gregorio Xlil. atteso 1' ottimo prospetto, e vista, che [>resentava , alla deseri/.iono , che ne fa il rammentato, e dotto Prelato. In un sito dove tinitaraente ad un Anemo- flcopio, che niente avea che fare col Calendario, esisteva an- cora una linea meridiana , la quale , attesa la sua piccolez- za , come un orologio dipinto in una parete, potea soddis- fare la semplice curiosità , e manifestare ali' incirca lo spo- stamento dell'Equinozio: ò ben naturale, che all' opportu- nità il Danti facesse rilevare al Papa questo prossimo spo - «lamento ; benché del tutto mancante di precisione astrono- mica . Ma chi da ciò dedurrà la singolare conseguenza ? ce Dunque fu questa una csserva/jone astronomica derivata da una mwridiana fatta a questo uso , all' occasione della ri- forjna . w Può però dirsi essere molto piìi strano il sentire , che il piano di -Luigi Lilio per la correzione del Calendario fu dagli indixidiii della (Congregazione sottoposto ad un' esat- ta, e rigorosa discussione , af)/>og:^ian(/o tutto a delle osscr- i'azioni fatte colT ajtifo della vieridinna di Tor de' f~en- ti , già segnata in ([nel tempo a tale oggetto . 558 S e 1 K N Z E Ma in primo luogo sia pure Luigi Lilio autore dell' adottato metodo delle Epatte . Come ogn' mi sa , r età della Luna con cui termina un anno qualunque , for- ma r Epatta del seguente anno. L' esaltezza dunque del metodo consiste , che 1' Epaita ne' diversi mesi dell' aninj segnata venga ne' medesimi giorni a quali corrisponde l'au- reo numero, che secondo la diversa Métenljitose e Prohn- ptose fìssa le Tseomenie dell' anno dato . Ma in tutto ciò Ila ben che fare il puro , e semplice computo aritmetico, ma niente le osrcrva/.ioni latte sopra una qualunque meri- diana . Sono aunijue veri sogni le osservazioni , che dicoii- si fitte alla meridiana del Danti per la rigorosa , ed esat- ta discussione {lei piano di Lilio . Rilevo in secondo luogo (a) , che il Danti fin all' an- no iGtS. s' impi<';jù a servire la Toscana sotto li protezzio- ne del Gran Costui) L e del Gran Duca Francesco , ma mancatali la protozzinno , ed il sovvenimento del Gran t^os- mo L , fu obbligato di portarsi a Bologna, doVe fu pubbli- co Professore di IMa tematica . In questo medesimo anno iSyS. condusse la meridiana nel tempio di S. Petronio , e v' os- servò il solstiti'/io d' inverno, (h) Dunque non prima del iS^O deve cadere la vnmta del Diiiiti a Roma per accutllre alla riforma del Calendario , ed unirsi alla Congregazione mes- si in piena attività , come ho già detto , nel 1577. Cade la crfazione di Gregorio XIII. nel iSya. , e Clavio , co- me si è rilevalo, espressamente dice, che i congressi pei" condurre a fine la riforma continuarono ])er decennìnrn . Non è poi possibile , che questi congressi uniti senìjìic a delle osservazioni astronomiche coiitinuassero per dieci (a) Ziinencs Intra, al Gnom. Fior. pcig. L^I. (l')Cassii)i nicriil. di S. Pclroa . jmg. 6. Del Calendar. Gregor. ec. oSg anni, polche a semplice conto aritmetico dal iSyy. al i582 vi cciiono ciiKjiie , e non dieci anni . IVon si dica , che anche terminata la riforma, dal i582. continuarono inutil- mente fino al 158^, cioè due anni dopo la morte di Gre- gorio Xlll. Il medesimo estensore de' fogli , al N.° XIV. Febbrajo 1817. Bibliot, Ital. pag, 35g. , si lagna perchè tra gli OsservJitorj astronomici romani non si sia fatta della Torre de" Venti onorata menzione dal Giornalista . Assicura che per lo spazio di anni 21 5. restò abbandonato questo preteso Osservatorio , e che nel 1797- ne domandò P uso alla h. m. di Pio VI. , e ai Jurono in (juel tcmjio Jat- ti alcuni restauri necessari alla fabbrica . Or ciò posto dal 1682. al T797. precisamente vi sono frapposti i 2i5. anni d' abbandono . Dunque nel i582. fu abbandonata la Torre de' Venti , e terminarono perciò ì congressi sempre uniti alle osservazioni astronomiche . Dunque non per die- ci anni , come rammenta Clavio , ma per soli cinque anni poterono farsi i congressi sempre uniti alle osservazioni astronomiche . Dunque ad evidenza , i congressi sempre dis- giunti dalle osservazioni astronomiche , precedono di cin- que anni 1' esistenza della meridiana del Danti , Il ram- mentato poi abbandono fino al 1797- dimostra ancora evi- dentemente , che le stesso scrittore è d(?l medesimo mio senti- 3nenlo rispetto aW'cxornaia atque aucta della lapide del Sig. Ab. Morcclli. La lapide è del 1788. V abbandono continualo , s' «stende fino al 1797. , dunque non ebbe mai luogo 1' es- pressione exornata atque aucta . Né questa ebbe luogo nel 1797. ' poiché tutto si ridusse ad alcuni restauri ne- cessari alla fabbrica . Io credo di poter riferire il principio delli congres- all' anno primo , o secondo di Gregorio XIII. si perchè ciò è conforme alli dicci anni l'ammentati da Clavio , come ancora perchè conviene colla seguente lapide , la quale di- 36o Scienze mostra 1' affare della liforma compilo nell' anno XI. di Gi'eyotio XIII. GREGoriìVS. XIII. PONT. MAX. YT. SAiACTViM- PA5C1ÌA. SVO. IN. PERPETA \ M T EM PORE. C ELEBRliT YR RATIONExM. ANNI. DiV. PERTVRBATAM. RESTITX ir rviODVMQVE ADHIBVIT QYO. FVTVKIS. 8.ECVL1S. IN. PR^SCRIPTAI': DEFiNiaoNlS. STATV. SINE CONFVSIONE. PERSEYLlli;:!' ANNO MDLXXXII. PONTlFiCATVS. Svi. XI. Questa isctliioiie a lettore d' oro è collocata sopra una pori.» do! tti/.o loggiato , o galleri.» ili;lle carte gPO-^iM- fiche . bi può qui dunque r'ilct'.ero , clie (]iicsta deve essi;- re una di quelle , che come ho già rilevato , fu composta da ]\lonsigaor Fazolio , secondo le istriizioiii ricevute d.il Danti . Si potrà quindi perdonare al Danti , se min (e, i- pone questa lapide nella pretesa sala del Calendario . IS in potià però in cr>nio veruno scusarsi, se potendo , e do- vendo a gloria di Gregorio XIII. , non abbia fatta menzio- ne deiii congressi della Torre de'Yenti, i quali 201. anni dopo senza fondamento alcuna islorico si rammentano nel- la elegantissima iscri/.ione del Sig. Ab. Marcelli , e si sup- pongono dall'estensore de' fogli . Furono bensì iieri- me nei suo libro delle rivoluzioni celesti , dedicalo a Pio- lo IH. 3> y// nostri lahoivs y si me non J(illit opiiiin , \',Jc- bunlui tfiiain llcipublicce EccU'iiasUcce conducere aHijuid , Del Càlendah. (ìuec^ok. f,c. 36i tujus principatum Sua Satufilcis nunc Icnct . Naiu non ita multo ante sub Lf.ona A. , cuìu in Concilio Laici a- nensi vertebatur nuceslio de etnerulando calendario Eccle- siastico, nuoi tane indecisa, liane soluni oh caiisain nian- sit ■ quod annoi um et nicnsinrn magfiittidines , atque So- lis , et LwKe vìotus iicndiun ,^alis diniensi linbei entur , Ex quo equidem tenipoic his accuralius ohsei vaiidis ani- muin intendi, adtnonitiis a prcvclaro P irò D. Paulo Epi- scopo Senipioniensi , qui Inni isti negocio pi reerat . E' poi falso frilsi'jsimo , clie queste osservazioni siano state falle , o anclu; ripelule alla Torre de' \cnli, ed è mol- to singolare , elie questa medesima verità sia stata com- presa , e manifestata dal Biancìiini . Rammenta questo dot- to Prelato , come già ho avvertito , la meiidiana del Dan- li al Vaticano, nìa le osservazioni per la riforma le at- tribuisce al Danti medesimo , allorcliè era in Firenze , ed in Bologna. Lo stesso dice in un suo Opuscolo (Toni. ii. pag. 128. ), ma alla pag. 129 parlando della sua meridiana alla Certosa , aggiungne quanto siegue . f^olcndo il Regnan- te Pontefice cioè Clemente XI., che Roma non restasse priva di un ornamento così necessario , e così decoroso a una delle Jìinzioni del Sommo Sacerdozio , cli^ è di re- • gelare le foste principali , e stabili , e mobili di tutto V anno, ha voluto, che si Jormi questa linea tangente meridiana , o Gnomone astronomico , che dir vogliamo , per mezzo di cui agevolmente si possa comprendere ogni movimento de' Luminari , e iji conseguenza paragonarsi con quelli in ogni secolo , ancora da' posteri lo stato del Calendario . Conosceva dunque il Bianchini la meridiana della Torre de' Venti , ma conosceva nel tempo stesso , che Roma mancava d' un ornamento necessario , e decoroso «l Poniiflcato per esaminare le regole del Calendario Gregoria- no . Dunque evideatemcnte Bianchini conosceva , che la n*e- SSa Scienze ridìana del Danti non era stata , uè era quell' ornamento necessario, e Jeco/o.'^o al Pontificato , per esaminare le rego- le medesime del Calendai-io . Ciò però elle merita riflessione è che l'estensore mede- simo de' foyli dà argomento a dire , che né la camera , uè la meridiana portino l'epoca dì Gregorio XIII. Si dice dun- que , elle fosse questa camera dipinta da fratelli Zuccari , i quali , come og' un sa, sono Taddeo e Federico. Nacque Taddeo nel i52g. e \enne a morte nel i566, anno in cui cade le creazione di S. Pio V. antecessore di Gregorio Xlll. Federico il quale è morto nel 1609. fece apporre al fratello Taddeo la lapide sepolcrale , che s' osserva al Panteon vi- cino al sepolcro di Piairaello , ed in questa lapide viene segnato Tanno i56'6. della morte di Taddeo. Or dunque ò ben chiaro, che le pitture della camera della meridiana so- no posteriori alle mura , e se pur non si prende equivoco , il raggio del sole , che passa per lo spiraglio gnomonico , viene dalla bocca di un Padre Eterno dipinto, forse per al- ludere alla creazione della luce , ossia al Jial lux della 8. Scrittura , e per conseguenza è anteriore alla pittura . So dunque Taddeo fu impiegato in dipignere questa camera ; le pitture, e la meridiana porterebbero almeno l' epoca de- gli ultimi anni del Ponteficato di Pio IV , quando Taddeo ancor vìveva . Si crede poi che questa meridiana sia stata la pri- ma condotta , e stabilita in Roma . Potrebbe forse dirsi , che il Clavio , come si «> detto, facendo osservazioni astro- nomiche fin dal i5'y2. noi Collegio Romano vecchio , ed an- che prima , osservando la famosa ecclissi solare annulare ac- caduta il di g aprile iSGj.c sapendosi poi , che molto dilet- tavasi in delineare orologi gnomonici, avesse a quell'epoca anche condotta una meridiana , quando ancora non esisteva quella del D tati . Ma andando sul certo , e non sul veri- Del Calendario Grecoriano ec. 363 simile , si dirà cou sicurezza essere al più la meridiani del Dauli la seconda, dopo la prima meridiana condotta in Uorna da Manlio per ordine di Augusto, coli' uso dell' Obelisco dedicato al Sole dal medesimo Augusto , come portava l' iscri- zione riferita da Fulvio ( lih.^. ) , e situato allora nel C:iin- po di Marte , ed ora nella piazza del Monte Citatorio . Questa meridiana viene pur rammentala da Plinio (Z/A. 36. Cap.ìo.') e su la n"»edesima hnnno sì dottamente scritto molli celebri matematici («) . Sarebbe stato sicuramente miglior partito 1' esaminare , se la meridiana della Torre de' Venti sia stata esattamente condotta . Il Danti nel condurre la meridiana di sopra in- dicata iu S. Pelronio non fu sicuramente molto esalto . Si trovò in appresso , che questa declinava da Tramontana ver- so Levante di 8. in 9. gradi . Ciò dette motivo al Marsi- gli di pensare , die i meridiani terrestri avessero una varia- zione (è) , alla quale inutilmente si è poi voluto dar peso colla posizione delle Piramidi d' Egitto, dell' Osservatorio di Uranibourg , e colla stessa meridiana della Certosa (e). Po- sto però , che la meridiana della Torre de' Venti sia unifor- me a quella condotta nella gran piazza di S. Pietro , si può assicurare , che nelli giorni 23. e 24. Dicembre prossimo passato , si è ritrovata in questa aa' anticipazione di ^o". prossimamente in tempo, stantechè nel punto del mezzodì l'ombra non era bea decisa, attesa la forte penombra , e la prossima , e quasi coincidente ombra del gran fiocco sa- liente della fontana. Ciò ha dato motivo a ripetere l' osserva- zione nel di 1. Aprile , anno corrente , Questa terza osserva- (a) BancUni de Obelisoo Caesaris Aug. in Campo ec. 1760. (6) Cassini Merid. di S. Petronio (e) Bar. De Zach. Corr. Astriju. Nov. 1818. G. À. To. III. 24 364 Scienze rione , fatta anclie con maggior diligenza , lia pur anche ciato un'anticipazione di \o" di tempo. Non può dunque dubi- tarsi , che imperfetta sia la meridiana del Danti, se questa è conforme a quella condotta nella gran piazza di S. Pietro . SlJinte ciò è stato mollo prudente consiglio di riportare ne' fogli pili Yolte citati diverse osservazioni astronomiclie fatte alla Torre de' Venti dal 1797. in poi , e tutte senza data di tempo , acciò non incontrassero la giusta critica d'ine- 53tt ma fu tolta questa varietà , o spostamento dell' Equino- zio riportato nel dì 21. Marzo , chiamando i5. il dì 5t Otfoi?re . Ma se il difetto era di undici giorni , perchè ne furono tolti soli d'eci ? L'equivoco è evidente. Giulio Ce- sare coli' opera di Sosigeiie matematico, fatto venire a quest' cfTetio d" Alessandria d'Egitto riformò il Calendario anni 45, innanzi 1' era cristiana . Si credette allora , che 1' Equinozio cadesse nel dì 25. Marzo, benché il calcolo astronomico lo riporti prossimamente al di 24. Anche dunque ne' primi tem- pi della Chiesa fu supposto 1' Equinozio il 25. Marzo , e sic- come i giorni ne' quali cadeva l' Equinozio , o Solstizio , era-. DEL Calendario Gregoriano ec. 3G5 no superstiziosi per i gentili ; come dimostrano le feste ia onore delle divinità rammentate da Gemino ( Cap. 6. ) ; da ciò quindi ne avvenne , che questi medesimi giorni fu- rono da primi cristiani dedicati alle primarie feste j come il dì aS. Dicembre, 25. Marzo , 24. Giugno. Ciò smentisce quanto sogna il'Dupuis rispetto al giorno della natività di N. Signore ; riproducendo le favole delli Gnostici, e Valen- tìniani. Nel medesimo giorno sS. Marzo supposero l'Equino- zio anche i Padri del Concilio di Cesarea in Palestina adu- nato il secondo secolo della nostra era , per ordine dì S. Vittore Papa , affine di determinare il tempo della festa di Pasqua . Due secoli dopo i Prelati d' Alessandria deputati dal Concilio Niceno tenuto il SaS. , per determinare il tem- po della medesima festa, lo supposero alli 21. di Marzo. Computando colle più esatte tavole si trova , che nel SaS. il Sole rispetto a Roma entrò nel segno di Ariete il di 20. Marzo ore 10. 35'. o3". della mattina. Per quel tempo man- cante di esatte osservazioni astronomiche potè credersi l'in- gresso il di ar. Marzo. Calcolando similmente pel iSSa. si trov9 1' ingresso del Sole in Ariete rispetto a Roma il di 11. Marzo ore o. 29'. 49-" della mattina . Passando quin- di al iSyS. sì trova l'ingresso del Sole in Ariete il di n. Marzo ora prossima 7. 48-' della mattina . Comprova que- sto computo l'osservazione , come si è detto, fatta dal Dan- li nel iS^S. coli' arniilla a S. Maria novella. Nella riforma dunque non si partì dall' Equinozio fissato da Giulio Cesare, né il difetto era di undici giorni ; ma da quel!' epoca era di i3. giorni; Bssando l'Equinozio nel di 24. Marzo , come porta il calcolo superiormente accennato , e di giorni quat- tordici , fissando 1' Equinozio nel dì -25. Marzo , come si fece da Giulio Cesare. Nella riforma Gregoriana dunque si partì dall' Equinozio del 3a5, quando si celebrò il Concilio 24 * 366 Scienze Niccuo , e quando l' ingresso del Sole in Ariete cadde pros- simamente nel di 2 1. Marzo. Fu perciò il difetto, che si trovò nel 1082. di dieci giorni , quanti appunto ne furono soppressi . Si espone finalmente la vergognosa discrepanza , che i' osserva ne' Calendarj , ed altri periodici libercoli nel- le indicazioni delle fasi lunari . Si rileva die V affare delle Umazioni , e cosa di somma importanza per de- terminare la Neomenia , o Novilunio del primo mese JVisan , onde la Pasqua . Si aggiugne, che queste false lunazioni hanno dato in questo secolo due esempj , che ci hanno dovuto porre in avvertenza per non giudaizare . Si conclude finalmente, che a determinare bene Ut Pas- qua sarebbe molto conveniente , che come dalla S^)ecola Vaticana uscì la riforma del Calendario , cosi dalla me" desima uscissero le lunazioni , le quali già da molto tempo si vanno riiwrtando annualmente nelV Ordinario della Ba- silica Vaticana . E' evidente , che 1' estensore di questo articolo è nella persuasiva , che la Pasqua debba essere regolata dalle luna- zioni calcolate con precisione , ed esattezza, e non secondo quelle, che vaghe sono ed incerte. Le due Pasque, che sì ramment?ino in questo secolo sono quelle del i8o5. , e 1818. su tlclle quali io medesimo sono stato interpellato dall'Au- torità Ecclesiastica . Nel primo anno fu celebrala la Pasqua nel di \i\. Aprile , e siccome il Plenilunio vero , ed astrono- mico cadeva rispetto a Roma ildi i/\. alle ore o, 35'. della manina , quindi qualche Vescovo della Dalmazia scrisse a Honia, che la Pasqua si celebrava nella XIV. , quando vie- ne celebrata dai Giudei , e vietato dall' antica costumanza della Chiesa . Si rispose dunque , che era verissimo , che il Pluiiilunio vero, ed astioiiomico cadeva nel di i\. Apri- Bel Calendario Gregoriano ec. 367 le ', ma era altrettanto certo, che la Pasqua si celebrava se- condo ciò , che prescritto era stato dalla Chiesa romana ,' la quale nel computo della Pasqua ha stabilito il calcolo delle Epatte, non curando l'astronomico, o qualunque al- tro , ma bensi volendo , che la Neomenia , o Novilunio del- la Pasqua venga a cadere , coli' uso delle Epatte , almeno un giorno dopo il Novilunio vero, ed astronomico, come fa antichissimo uso della Chiesa universale. Nel prossimo pas- sato anno 1819. similmente qualche Vescovo dell' Inghil- terra , confermato forse dall' autorità di un celebre Professo- re dell' Università di Oxford , («) scrisse pur anche a Roma , facendo avvertire , che cadendo il Plenilunio nel di 22. Mar- zo, la Pasqua non potea celebrarsi in questo giorno . A com- provare , che il Plenilunio cadeva nel di 22. non si arreca- va già qualche libercolo , ma 1' Almanacco Nautico , libro in questo genere il migliore , che si conosca per 1' esattezza de' calcoli astronomici . Fu dunque risposto , che 1' Al- manacco Nautico indicava esattamente il Plenilunio astro- nomico nel di 22. Marzo , ma che la Chiesa avea stabilito il Ciclo delle Epatte per la Neomenia , e la XIV. pasqua^ le, al quale bisognava stare. Fu infatti nel i8o5.. 1' .Epat- ta XXX. ossia zero. Incominciando dunque dal primo di Marzo a contare , la nuova Luna cade nel di i3. Marzo , e forma il dì primo della Luna pasquale. Dunque i3. gior- ni dopo ossia nel sabato del di i3. Aprile fu la XIV. , e quindi nel i^. Aprile la Pasqua . Cosi similmente nell' anno prossimo passato 1' Epatta fu XXIII. Con questa en- trando nel mese di Marzo, il dì y terminò la Lunazione, nel di 8. fu il dì primo della Luna pasquale. Dunque 1 3. (fl) JBaron. d« Zach. Corr. Asfron. Dee. bis 1818. 368 Scienze giorni dopo , ossia il di ai. sabato fu la XIV. , onde nel di 22. la Pasquo . All' intell licenza di questi facilissimi computi bisogna rammentare che circa il 55o. della nostra era la Chiesa Roma- na per conservare 1' unità , e la pace , ammise i termini pasquali de' Greci dal dì 2'?. Marzo fino ai 25. Aprile in- clusivamente , ed ì termini delle Neomenie della Pasqua dai 8. Marzo compreso , ai 5. di Aprile, anche inclusiva- mente . Avverte il Clavio (a) , che anche in tempo della rifor- ma vi era chi per ignoranza , o mala intelligenza delle re- gole della Chiesa , pretendeva che la XIV. pasquale do- vesse dipendere dall' esatto calcolo astronomico . In que- sto computo la mente, e volontà di Gregorio XIII. cosi si manifesta nel suo breve ( datum Tusculi i58i. Sexto Calend. Martii) . Quo iteni XIII I. paschalis recte iwvenìatur , item- que dies Lance juxta antiquum Ecclesice morem ex Mar tyriologio singulis diebus ediscendi fidali populo vere pro- ponantur ,' statuimus , ut amoto aureo numero de Calen- dario in ejus locuni subslituatur Cyclus Epactarum . Cle- mente Vili, poi nel suo breve apud S. Petrum i6o3. die XVII. Martii , V esatta osservanza del quale com manda in virtù di S. obbedienza a tutti i Patriarchi , Primati , Ar- civescovi , Vescovi , ed altri Ordinar) , cosi chiaramente si esprime . Nec rnirandum esse , cjuod Cyclas nostrarum Epactarum in dies Calendarii distributus interdum in No- viluniis, ac lunìs XIIII. Paschalibus non omnino cum mo- tibus coelorum consentiat , cum hoc in omni Cyclo neces- sario eveniat , satisque sit , quod error hic , qui vitari ne- («) Oper. cit. cap..IV. pag. 79. I Del Calendario Gr£GOriano ec. 069 quit , multo larior deprehendatur in novo hoc Calendulo , quam in ullo alio . Da quanto si è rilevato è dunque certo , die il cal- colo delle luiifizioai necessarie per la P.isqua è già sortito dal Vaticano, aè perciò è conveniente, che per questo me- desimo efTett© debbano sortire le lunazioni dalla Torre de' Venti , tanto più , poiché in tutti i giorni in qualunque Coro ecclesiastico dell' Orbe Cattolico nel leggere il Martl- riologio si annuncia al popolo , come vuole Gregorio XIII. 1' età della Luna corrispondente al calcolo melesimo delle Epatte . Non solo è già sortito il calcolo dello Epatte y ma bea' anche il Vaticano medesimo dal 1600. fino al 5ooo. della nostra era ha voluto , che Clavio assegnasse per ciascun anno il giorno della XIV, pasquale , ed il preciso giorno della Pasqua a norma del Calendario perpetuo delle Epatle . Non si può mai immaginare , che dando alle tavole deU le Epatte Gregoriane il nome , che da tutti le si dà di Ca- lendario perpetuo , possa quindi incorrere quella taccia con cui termina 1' ultimo Articolo ; che qui trascriviamo , acciò ognuno da quanto si è detto , e siamo per dire , possa for- mare giudizio . Alcuni Calendari , ai quali si è dato V ampolloso titolo di perpetuo , hanno fatto finora cadere in più erro- ri , di modo che le fasi lunari si annunciano tal volta con un giorno , ed anche più di discrepanza , ma messi a parte questi insulsi libercoli , meglio sarebbe il determi- nare la variazione delle di^>erse fasi con tante altre ac- curate supputazioni , che sogliono annualmente publi- carsi . La buona Astronomia non ha mai conosciuto Calen- dario perpetuo per determinare le fasi della Luna . Woa parlando de' Cicli Metonico , Giudaico , Alessandrino , Ro- 37© Scienze mano , Di'onisiano , che furono un tempo , bencliè erronea- mente, credali Calemlfui nerpetui per le lunazioni, il solo Ciclo Gregoriano delle Kpotte è r[uello, che a nostri gior- ni si rhianì'i perpetuo ; e Clavio ((i) dimostra , come per mezEO del Ciclo delle Epatte , si possano in perpetuo de- terminnre i giorni de' Noviliiii sr:condo le leggi stabilite dal- la Chiesa uuivcrsnle , Non 5enibra dunque verisimile, dio voglia dnrsi il titolo di ampolloso a questo perpetuo Calen- dario della Chie.'^a . Dill' nitro canto però dando questo Calendario le JSeomcnie con un giorno , ed anche più di discrepanza colle vere , ed astronomiche , si dà qualche mo- tivo a dubitare , che questo Calendario appunto si possa avere in mira . Quando dunque si aggiugne , che meglio sarebbe determinare le diverse fasi con accurate supputazio- ni , e ciò s' intenda per determinare la Pasqua , francamen- fe si risponde, che questo molto peggio sarebbe, poicliè non darebbe le Neomenie , le quali si vogliono dalla Chiesa a norma delle suo antichissime costumanze . E' antichissimo costume della Chiesa di piendere la Neomenia , ossia il giorno del Novilunio non miì nel gior- no del Novilunio vero , ed astronomico , ma bensì un gior- no , ed anche piìi dopo . Era questo costu nu> in osswvanza presso gli Ebrei , e può dirsi presso tutte le Nazioni, come rileva nella sua Paulina il Mildelburgense , che nel Con- cilio Lateranense sotto Leone X. tanto dottamente s' impe- gnò per la riforma del Calendario . Generalmente i Greci , e i Latini , al dire di Vittorio Aquitano prendevano per primo giorno della Imna la sua prima emersione dai raggi del Sole . Similmente S. Cirillo (i) chiama giorno primo della («) Op. cit. cap. X paj;. i24- {b) Prulog. ad Can. Pasch. Del Calendario Gregoriano ec. 371 Luna , quanrlo dopo il tramontare del Sole vedesi in quali' aspetto , che nel giorno vigesimo nono dimostrava , innan- zi al nascere del medesimo . Non abbiamo Pasqua più anti- ca di quella rammentata nell' antico Canone di S. Ippoli- to . Si dice dunque , che nelP anno primo dell' Imperato- re Alessandro, che fu nel 222, della nostra era , in saba- to , e nel di 1 3. Aprile fu la XIV. della Pasqua . Sarà dunque stata la nuova Luna della Chiesa tredici giorni in- nanzi , ossia il di 3i. Marzo . Nel 322. fu la lettera do- menicale F : il di 1 3. Aprile ha per lettera Domenicale E. dunque il di 14. fu la Domenica della Pasqua. Calcolando ora si trova , che nel 222. il Novilunio vero cadde prossi- mamente per Roma il di 2C). Mir/o ore 2. 29'. pomeridiane , Fu dunque preso dalla Chiesa il Novilunio nel di 3i. Mar- zo , prendendo così il giorno , in cui si potea rendere vi- sibile la luce della Luna al tramontare del Sole . In que- sti primi secoli anche gli antichi cristiani tenevano il co- stume di segnare 1' età della Luna nelle loro lapidi sepol- crali a norma del computo , che teneva la Chiesa . Nella fa- mosa lapide riferita all' anno 364- ed illustrata dal Bian- chini (a), e dal Maffei (è) si trova segnata Luna XX. sot- to il dì 8. Maggio . Né il Bianchini , uè il Maffei hanno fatto ridessione sopra la vera età della Luna , la quale per Roma fu astronomicamente , e prossimamente nuova il di i8. Aprile ore 11, io', della mattina. Contando dal i8. Aprile al 8. Maggio sarebbe XXL, si dice però nella lapi- de XX. prendendo nel 19. Aprile il Novilunio apparente. Crede il Bianchini che il XX. della Luna sia conforme al Ciclo latino o Romano : ma ciò non sembra verisimile , («) Note air Anastasio Bibl. Tom. II. paj. LXVIII. (A) Mus, vero. pag. CCLII- 372. S e I E N Z E poiché il Ciclo Ialino portava 1' aureo numero I. sotto il dì 18. Aprile , e dava XXI. della Luna noi di 8. M-igt^io. Da quanto si è rilevalo avvenne , che negli antichi Galea- darj ecclesiastici , come in quello del 8i3. , che conservasi nell' Opera della Cattedrale di Firenze , in quello di S. Vit- tore, ed in un' altro della Regia Biblioteca Parigina (a) si trova espresso il Novilunio per Prima incensio Lance Se- ptuagesimalis , Paschalis , Rogalionuni ec. In tal maniera con- tava tanti giorni la Luna quante volle essa dicevasi acce- sa , ossia illuminata dal Sole . Questa medesima formola ri- trovasi presso Onorio (b) per cui dicevasi Luna reaccendi a Solfi . Nella Riforma del Calendario volle Gregorio XIIL ri- tenere questa antica costumanza , onde il Novilunio Eccle- siastico fosse almeno di un giorno posteriore al vero , ed astronomico . Fu ciò tanto più conveniente , poiché in que- sta maniera sì evitava 1' errore , che molte volte sarebbe ac- caduto, e pei quale la XIV. ecclesiastica poteva accadere prima del Plenilunio vero , come dottaineiite dimostra il P. de la Maugeraye (c). Erano gli aurei numeri nella tavola Dio- nisiana così disposti , onde al tempo della riforma i Novilu- ni veri succedevano quattio giorni prima di quelli , che si avevano dalla tavola luf desi tua , N(^lla riforma però volen- do ritenere P antica costumanza , onde la Neomenia eccle- siastica , almeno di un gi-THi^ posticipasse la vera ^ dei quat- tro giorni tre soli ne furono corretti , ed in ciò non si atte- se il progetto di Lilio ; ma le sue Epatte furono diminuite di un giorno . Fu in seguito al principiare del secolo passato (a) Cod. 1445. (A) De immag. Mun. Lib. II. cap. 61 85. (e) Mcm. d' une So<;. ccleb. Paris 179-!. Del Calendario Gregoriano ec. 873 formata una nuova Congregazione del Calendario sotto Cle- mente XI. Era Segretario di questa Congregazione Monsi- gnor Biancliìni , e ciò non ostante , volle il Papa , che su di questo affare si consultasse Cassini il grande, il quale rispose , che 1' opera del Calendario era tanto perfetta, quanto potea desiderarsi , se nella sua esecuzione si fosse seguito il progetto di Lilio, e non si fossero di un giorno diminuite l'Epaite . Quindi per rimettere il Calendario nella sua per- fezione , altro non occorreva , che aumentare 1' Epatte Gre- goriane di un giorno. Del medesimo sentimento era pur an- che il Bianchini , (a) il quale rammentando il ricorso fatto alla S. M, di Innocenzo XII. , perchè la Pasqua del inoo. ed altre prossime al secolo XVIII. andavano errate ', pro- pone similmente di aumentare 1' Epatte di un giorno . Suc- cedeva in questa maniera, che 1' Epatta del 1700. secondo Lilio era X.j segnando la Neomenia pasquale nel di 21. Marzo , e la decima quarta nel di 3. Aprile ; giorno anche della decima quarta media , o prossimamente Yera . Essendo quindi la lettera domenicale C, , cadeva la Pasqua nel di 4. Aprile . Secondo poi il Calendario Gregoriano 1' Epatta era IX. , e segnava il giorno della Neomenia pasquale nel di 22. Marzo , ossia almeno nn giorno dopo la Neomenia prossimamente vera, secondo 1' antico , e rammentato costu- me della Chiesa . Cadeva dunque la decima quarta pasquale nel di 4- Aprile, e la Pasqua nel di 11, Aprile j e questo fu l' errore del quale si menò tanto rumore . Seguendo il senti- mento di questi due grandi Astronomi , si riduceva allo stes- so giorno la Neomenia ecclesiastica , e 1' astronomica : Ma Clemente XI. segui il sentimento di S. Agostino {b) , e rìs- («) Opus. Tom. IT. pag. 124. i38. {6) Epist. ad Jantiar. 54- Gap. 5. n. 6. 5/4 Scienze pose. Si quid horum tota per orbetn frequentai Ecclesia... qiiin ita faciendiim sii insolentissimce insanice est ... . Ip- so quippe mutatio consuetudinis , etiam qiice adjuxiat uti- litate , novitale perturbat . Rimane finalmente a considerarsi se le lunazioni alle quali si riporta 1' estensore de' fogli siano almeno state ta- li nel prossimo passato anno da rimuovere il dubbio, che dal medesimo si propone sull' esatta celebrazione della Pasqua , Nel mese di Marzo sono co«i riportate . Dì 6. Marzo Novil. ore italiane q . 44' Dì 1 3. Primo Quarto ore a . i3' Dì "ìì. Plenilunio ore o . 3o' Di 28. Ultimo Quarto ore 22 . 26' Prendendo le ore dalla mezza notte in poi , quando iocomincia il giorno ecclesiastico , e lo stesso intendendo in seguito ; sarà Dì ^. Marzo Novilunio dalla mezza notte ore Dì i3. Primo Quarto ore Di 21. Plenilunio ore Di 28: Ultimo quarto ore Le lunazioni vere computate coli' uso delle più esatte tavole astronomiche si trovano Dì 7. M;irzo Novilun. dalla mezza notte ore 1 . 49' • 27" Dì i5. Primo quarto ore i . 67'. 5j" Di 2;^ Plenilunio ore i4 • 5o' . 57" Dì 29 ullinio quarto ore 8 . 26' . 67" E' evidente dunque , che le lunazioni riportate dall' estensore de' fogli non sono vere , ed astronomiche. E' poi pur anche certo , che la Neomenia notata nel dì 7. Marzo è fuori del termine pasquale , poiché il più inferiore, come «i è rilevato . può cadere nel dì 8. Marzo . 3 . 55' 20 24' '9 • 1' »7 • 8' Del Calendario Gregoriano ec. 375 '* Sì è volli fo esaminare , se fossero almeno lunazioni me- die , che sono quelle appunto , le quali possono dirsi sor- tite dal Vaticano, ed alle quali Glavio dà la denominazio- ne di pasquali , distinguendo però saviamente il Plenilunio medio pasquale dalla XIV. Gregoriana . Il medesimo Gla- vio dunque , al Gap. XXV. pag. 600. , e seguenti , assegna la maniera facile , e pronta a determinai'e queste lunazioni medie , e ne dà esempi per gli anni tanto distanti da noi , come sono il 2^44? • loySoo. etc. Con questo metodo ri- trova Glavio il Plenilunio medio per l'anno 1818. alli 22., Marzo ore 2. dopo la mezza notte . Andando quindi innanzi perla metà di una lunazione media , ovvero giorni i4- 18.°"^ 22' cade il Novilunio medio nel di y. Marzo 7.°^ 38/ dopo la mezza notte . L' arrecato Novilunio dunque , e particolar- mente il Plenilunio evidentemente differiscono dalli medj di Glavio , e non sono quelli , che potrebbero considerarsi . Ma si supponga pure , <:he il Novilunio , e Plenilunio fos- sero quelli appunto, che 'risultano dal metodo di Glavio. Sarà dunque la decima quarta media nel di 22. Marzo, e ia Pasqua sarebbe stata non nel di 22, , n:\a nel dì 21). Mar- zo . Ma non dovendosi attendere la decima quarta medi^ , ma bensì la decima quarta Gregoriana , quest? cadendo nel di 2 1. si fece la Pasqua nel dì 22. Gadendo poi il Novilunio medio nel di y. Marzo , que- siti non apparteneva alla Pasqua , mentre , come di sopra si è osservato , la Neomenia pasquale può cadere dal di 8, Marzo compreso, fino al di 5. Aprile inclusivamente lìl- sognava perciò aspettare la Neomenia veniente di Aprile , e la Pasqua serebbesi dovuta" fare nel dì 19. Aprile . Io questo medesimo giorno dovea celebrarsi la Pasqua , se si fosse dovuto stare alla Neomenia segnata dalla Torre de' Ven- ti sotto il dì 7. Marzo 3.°^ 55'. dalla mezza notte , e cuu ZyS S e I E N z E ciò snrebbesi fatta la Pasqua diversamente da quella pr*i- scritta dalla Chiesa . Non dovendosi però attendere la Neo- menia media , ma bensì la Gregoriana , cadendo questa nel dì 8. Marzo, la Pasqua fu celebrata nel di 22. Marzo. La Chiesa dunque non attende al Novilunio , e Pleni- lunio vero , ed astronomico , né al medio , né a qualun- tjue altro , che in qualsisia modo potesse supputarsi , ed in qualsisia luogo , ma unicamente attende al giorno della Neomenia che viene determinato dall' Epatta , e che i3. giorni dopo determina la decima quarta pasquale . Viene ciò chiaramente significato da Clavio , il quale al Gap. IV. pag. yg. così s' esprime . Ex his omnibus credo , satis esse confirmatum ncque diem verni cequinoctii , neque Lu- nas XIIII. paschales examinari debere per Eplieinerides , et ^stronomicas , i^eri aut medij motus tabulas , ut Jj'u- stra nonnulli , nescio qua aucloritate nixi , contendunt , sed satis esse per regulas populares y perceptu faciles , et adhuc in Ecclesia usitatas , cujusmodi sunt cjcli inqui- rantur . Bisogna persuadersi , che come la Chiesa universale an- ticamente dal 55o. fino al iSSa. per determinare la Pasqua non attendeva , né al Novilunio vero , ed astronomico , né al medio , né a qualunque altro , ma unicamente al giorno, in cui trovavasi 1' aureo numero nell'antica tavo- la DionisJana^ così dopo la riforma attende unicamente al giorno, in cui ritrovasi segnata P Epatta dell' anno, che corre . Da questa dipende la Neomenia pasquale , alla qua- le i3. giorni dopo corrisponde la XIV. . Benché dunque le lunazioni fossero calcolate a capriccio , purché non si sbagli noli' Epatta , la quale in tutti gli ordinar) , e Calcii- darj viene annunziata ; ed è già determinata da Clavio fino al 5ooo. della nostra era , mai si potrà temere , che le luna- Del Calendario Gregoriano ec. 577 Aloni vere , o false , che siano ci possano mettere in guar- dia per non giudaizare . Che se poi il Sooo. della nostra era sembrasse uno non molto grande intervallo dì secoli av- venire , vi sono delle formole analitiche facilissime all' ap- plicazione , per mezzo delle quali , senza attendere alle luna* zioni vere , o false , si può determinare per qualunque seco- lo il pili distante l' Epatta , conforme alle stabilite regole del Calendario Gregoriano . Che anzi in questi ultimi tem- pi il Gauss Matematico distintissimo ha proposto una for- mola analitica per mezzo della quale con somma facilità , e colle semplici , e puerili regole dell' abbaco , senza attende- re alle lunazioni , ma unicamente alle regole del Calendario Gregoriano, viene a determinarsi immediatamente il giorno del- la Pasqua per qualunque secolo il più lontano , fin tanto che non esigeranno qualche variazione le così dette equazio» mi solare, e lunare . La formola del Gauss pubblicata già nel 1800. nella mensuale corrispondenza del celebre Signor Bar. di Zach fu fatta stampare in Roma nel i8og. coli' applicazione per la Pasqua del i8iO. dal Cardinal Despuic allora Pro- Vicario , e fu distribuita a tutte le Patriarcali per facilissima istruzione del Clero romano . Questa me- desima formola del Gauss per una ìnaTvertenza potea do- po l' anno 4200. incontrare qualche errore . Fu questo av- vertito dal Signor Tittel valente Astronomo d' Agria (a) dal Cav. Pelambre (^) , ed in Roma stessa dal Signor Cav. Ciccolini (e) , e finalmente anche a Torino dal Sig. Cav. Cisa de Gresy in una sua memoria, letta il di i5. dal corren- te anno all' Accademia Realq . E ben vero però che il Gauss («) Lett. del Gauss. Gior. Astr. del Sig. Lindenau fog. 1, (Jì) Connais. des Tems 1817. (fi) Form, analit nel cale, della Pasqua 378 Scienze medesimo fin dal 1816. avea già resa esatta la sua formo- la (rt) Non ostante lutto ciò si propongouo qui diverse for- raole facilissime atte ad esaurire quanto può desiderarsi dal Calendario Gregoriano . Si assegna dunque 1' aureo nume- ro , r Epatta Gregoriana , e giorno del Marzo in cui cade . Si determina ancora la lettera domenicale, ed il giorno del- la Neomenia , e decima quarta pasquale , ed il giorno del- la Pasqua per qualunque anno avvenire , dopo la riforma . Le ricerche medesime s' estendono dalla riforma , ossia an- no i582. al 55o. ; epoca in cui la Chiesa romana conven- ne per unità e pace colla Chiesa greca , fissando i termini delle Neomenie pasquali nel di 8. Marzo e 5. Aprile , ed i termini della Pasqua nel dì 22. Marzo, e 25. Aprile. S'av- verte però , che negl' anni bissestili la lettera domenicale che viene determinata , è la seconda , ossia quella , che compete all' anno , dopo aver aggiunto al Febbrajo il gior- no 2Q. Queste formole saranno dimostrate in una partico- lare memoria , la quale unita sarà al Volume settimo de- degli Opuscoli Astronomici, che andrà a pubblicarsi da que- llo Osservatorio del Collegio Romano . (a) Gior. ast. del Sig. Lidenaa fas. Gen. Feb. 181$ 379 Considerazioni sugli Aneuiismi . Storia , e Guarigione dì un Aneurisma Venereo . Memoria del Sig. Professore Antonio Manzoni presentata alla Società Italiana delle Scienze . .P-i di parere 1' A. che sebbene dai tempi di Vesalio siuo all' età nostra siasi molto studiato sopra i yizj delle arterie ^ pur nuli a meno 1' arte medica non sia ancor giunta a cono- scere la vera natura degli Aneurismi, e a distinguerli da ogni altra malattia che ne mentisce le forme . Rammenta in con- ferma di questa sua opinione il caso di un grosso tumore al poplite , che da due vecchi chirurghi tentavasi di condurre a suppurazione con empiastri , e voleasi nel giorno seguen- te tagliare , lo che fu dall' A. impedito , avendo egli sentito nel tumore un oscuro e profondo gorgogliamento , che sos- pettar gli fece di aneurisma , siccome lo era infatto , ed ap- parve dallo sfacello dell' arto offeso , e dallo scoppio dell' arteria aneurismatica .Egli stesso fu nel punto d' ingannar- si osservando un vasto tumore nella parte inferiore della co- scia destra scortato da tutti i segni di un ascesso maturo, se non avesse posto mente alla situazione di esso lungo il cor- so dell' arteria femorale , e alla lividezza della cute a sìmi- glianza di echimosi , quantunque non vi potesse scoprire la menoma pulsazione . Spento dopo alcuni mesi il malato , ed esplorata la coscia , vi si trovò molto sangue sparso fra i muscoli parte sciolto , e parte rappreso , il quale era sgor- gato da un foro bislungo nell' arteria femorale della capaci- tà dell' apice del dito mignolo della mano . Altra volta trat- tando 1' A. un tumore ncU' alto della destra coscia accom- pagnato da febbre , forte dolore , e gonfiezza circoscritta , io aprì quando lo credette abbastanza maturato , ma nell' G. A. To. III. 25 38o Scienze aprirlo vide con sorpresa scaturire vivo sangue , che egli pro- curò arrestare con fila asciutte , e con fasciatura compressi- va . Tolto però dopo alcuni giorni 1' apparecchio , trovò nell' interno del tumore varj seni , che furono tagliati , e nuli vi trovò affatto veruna dilatazione di vase arterioso . Era questi, come ognun vede , un vero tuinor sanguigno , di cui non mancano esempi nella pratica chirurgica , e che tal fosse , lo comprovarono ni 'ri ascessi di simil uatura nati iiv appres- so nella coscia stessa e vicina gamba , e col taglio egualmea- tL' sanati . Jrr proposito del qual taglio avverte I' A. che sebbene nei caso ora narrato 1' apertura del tumore abbia recata una sanazione perfetta , ciò nulla ostante nelle con- gestioni di sangue nate da contusioni , e da stirature è forse rriijjlior partito quello di non ricorrere alla medesima opera- zione. Ad una valente cantatrlce , che colla gamba destra cadJ.e la una delle fenditure dal palco scenico, surse ivi un tiimor molle fluttuante , che andava poco a poco crescendo ili modo da far dubitare di un esteso aneurisma . Col ripo- so , coli' assidua applicazione di empiastri ammollienti , e risolventi guari cotesta Donna contra 1' aspettazione di varj chirurghi, 1 quali giudicavano impossibile la guarigione sen- za dar esito al molto sangue , che si supponeva nella gamba versato . Oltre questi fatti , volendo 1' A. addurre altre prove drir Incertezza , in che siamo riguardo'gli aneurismi , fa pa- rola della pulsazione del tumore sincrona con quella delle arterie , e pria coli' autorità di Morgagni , poscia co' proprj tatti mostra come sia fallace cotesto segno che si tìeue pel pm sicuro , e come si abbiano talvolta tumori pulsaq.li sen- za aneurisma, ed aneurismi senza pulsazione. Un Religioso malato da molti mesi presentava nel basso ventre un tumor duro pulsante , e intanto 1' apertura del di lui cadavere ma- nifestò 1' arterie nello stato d' integrità . Una No})ile giovi- Degù Aneurismi 38 r netta ia un morbo lungo ed oscuro offeriva tra gli altri fenomeni quello nel basso ventre di una grande pulsa/.ione con durezza simigliante a tumore aneurismatico ', eppure una certa deformità delle prime vertebre lombari forse congenita era dessa che traeva in inganno , siccome apparve nella ispe- zion del cadavere . Si sa poi con certezza ( prosieguo 1' A. ) qunl cam- biamento di struttura soffra 1' arteria nel diventare >ine- urismatica ? Gran disparità di sentenze v' lia tra Patologhi su questo particolare . Vogliono alcuni che tutti gli aneuris- mi sieno veri , vale a dire per dilatazione delle tonache del- le arterie ; sostengono alcuni altri gli aneurismi essere tutti falsi , cioè per rottura delle tonache medesime , e di questa opinione sono i celebri Scarpa , e Palletta : molti finalmente tengono una via di mezzo , e mentre concedono essere più frequenti gli aneurismi falsi , difendono ancora 1' esistenza de' veri . Cosi la pensano 1' Hunter , il Morgagni , il Moli- nelli , Pietro Tabaryani , e al sentimento di questi sommi par che si sottoscriva ancora il nostro A. Non spiacerà forse al Lettore che noi brevemente gli diamo lo sviluppameuto de' suoi giudizj su questo proposito. Che gli arti tutti , e le parti esteme del corpo soggiacciano piuttosto all' aneurisma falso che al vero , (dice il Sig. Man- zoni ) lo insegna la ragione , e lo prova la pratica . Zi' ar- teria brachiale va facilmentQ ferita nel salasso della v'na basilica . Quattro di questi tristi casi ha egli veduti , uno guarito colla compressione nel termine di tre mesi circa j ri secondo , nel quale si arrestò il sangue colla legatura dell' arteria brachiale ', il terzo sanato colla quiete , e colla com- pressione usata ne' primi giorni del male ; era questi un aneu- risma evidentemente varicoso j l'ultimo terminato colla mor- te , poiché la vecchiezza dall' individuo , e la disposizione 25 * 382 Scienze sua all' apoplessia distolsero dalla opcrazioae (i). Falso era pur quell' aueurisma eli' egli ha veduto nascere al popll- te sinistro per caduta con distrazione violenta ;, nella quale sentì 1" individuo uno scroscio dietro il c;iiiocchio , come se in quel luogo si fosse rotta una corda . Si suscitò un dolore assai forte , che si moderò alquanto col riposo ; ma crebbe nuovamente tostochè 1' infermo volle cimentarsi al moto : apparve quindi un tumore sempre cresrìnle con pulsazione , e infine dopo alcuni mesi la cancreni del po[)lite con usci- ta di umor sanguinolento chiuse la trista scena . Non fu operato 1' infermo in verun modo , poiché la pulsazione es- tesa sino all' arco femorale fece ragionevolmente sospettare che tutta 1' arteria forse viziata .Falsi pari mente doveano es- sere Ire altri aneurismi al poplite , che VA. ha radicalmen- te sanati per mezzo di una moderata fasciatura compressi- ra e del riposo . Uno degli infermi avea 1' arteria dilatata in amendue i popiiii cou grande tumore , e pulsazione veemen- tissima , e ciò nulla ostante conseguì anch' egli una per- fetta e stabile sanazione . E' probabile che in questi casi un qualche grumo di sangue insinuato nel lato sdrucito dell' arteria , ed ivi indurito a norma della dottrina di Petit ab- bia rimediato a quel difetto (2) (i) E' degno di considerazione il caso di aneurisma spurio nel braccio destro prodotto da puntura di lancetta , che narra r insigne nostro Clinico il Sig. Giuseppe Sisco nel Saggio dell' Istituto Clin. ctc pag, i5. poiché mentre 1' ampiezza del tumore esteso quasi al capo dell' omero pareva escludere onninamente la comprcsioue , eil cs;?;ere Y allacciatura ; egli per salv^arc 1' altrui estimazioni; seppe con maestria approfittarsi dallo spazio libero di due dita esistente sopra il tumore , per esercitare ivi la compres- sione col torcolare , e moderare 1' impeto del sangue ; quindi sce- mato alcun poco il gonfiamento sej)pe con la fasciatura dd Gan- ga, e il ponticello di Boudelot applicato sopra la parte offesa ri- «lonare nel giro di i4 giorni la salute al suo infermo , e pru- dentemente rimediare all' altrui errore . E' pur troppo vero che gli uomini più sapienti, sono anche nella società i più onesti . (.2) Alla fasciatura , della quale ha fatto uso I' A. , ci sembra Degli Aneurismi 3B5 Quanto poi agli aneurismi interni , tre soli att.'sta l'A. averne ravvisati sparii , u;io con rottura delle primi- coste vere, 1' altro con perforazione dello sterno, il terza con cor- rosione del corpo delle vertebra lombari , i quali casi lia egli già descritti nelle sue Patologiche Osservazioni . Del resto nelle molte aperture de' cadaveri da lui fatte non ha mai riscontrato sangue versato nella cavi tà del torace , nel bas- so ventre , o arrestato nel tubo arterioso in forma polipo- sa , 0 di echimosi nella cellulare circostante, che abbia po- tuto dare indizio , o sospetto di aneurisma spurio (3) . Altri vizj delle arterie ( continua l'A. ), e in spezieltk la loro ossificazione possono illuderci , mentre offrono de' segni poco o nulla diversi da quelli dell'aneurisma. Due casi egli narra in proposito , ne' quali veramente gli orgjìiii della cir- colazione non erano affatto esenti da ingrandimento morboso, tale però , che ad esso solo addebitar non si poteva la morte improvvisa degli infermi. II- primo caso riguarda un Cavaliere, il quale andava soggetto a frequenti palpitazioni di cuore , e ad oppressioni di respiro con intermittenza eano- preferil.ile il compressore applicato nel terzo superiore del femo- re sull' arteria nel punto del suo passag<;io attraverso il muscolo terzo adduttore della coscia. E' questi il metodo, col quale il pre- lodato Sig. Prof. Sisco ha ottenuta la guarigione radicale di Sante Carijonini Pompiere , siccome apparisce dall' Opera cit. pag. 12., e dall' Avvertimento in fine . (3) In proposito degli Aneurismi interni spurii ci resta tuttora impresso nella memoria il caso singolare da noi osservato mlV Os- pitale di S. Spirilo in persona di Antonio Bocchini Agricoltore di anni 60. Venne costui pallido , smunto con grande gonfiezza, e distensione al ventre, e fierissimi dolori , i quali dallaparte anteriore dell' addome si estendevano sino al dorso : accusava inoltre stiti- chezza ostinatissima di ventre, eruttazioni acide , ed amarezza di bocca : avea infine i polsi piccioli e felibrili . A stento si potè con r olio di ricino aprire il ventre; ma eliminata una certa quantità di ercrcmenti a Piaga 031 tesse di soppiatto da qualche Agirla, o douuicciuola , ri- mase anzi confermata senza eccezione la presenza del s:i- le sopra la piaga col sorprendersi in visita l'Infermo in ore non solile , e col rinvenirsi costantemente , che le fila do- po 10. oro incominciavano ad irrigidirsi , ed a mostrare gli spigolelti salini sulla loro superficie . Il Farmacista Imo- lese Sig. Liverani incaricato di esplorare una quantità di questo sale , trovò essere un vero sai co/niine . Il n. A. testimonio di un tal fatto in un con altri due Medici , due Chirurglii , ed altri, non potè rifiutare l' assenso ad una ve- rità così evidente . Concorse quindi una nuova particolarità a rendere viep- piiì stravagante 1' osservazione , di cui trattasi , e dessa si fu che l'Infermo dopo scorsi appena quattro mesi dall' epo- ca di un caso cotanto singolare incominciò ad accusare un sapore salmastro. Persistendo tal molesta sensazione ad on- ta del bando dato al sa! comune nel condimento del vitto dell' Infermo , se ne resero intesi i Professori , i quali fatta conservar la saliva , vi ravvisarono il medesimo sale , che usciva dalla piaga , colla difFerenza del color bianco in que- sto , e rossiccio nell' altro . ce In certe giornate ne sputò ce due once circa asciutto, e ben cristallizzato . E' daìio- cc tarsi, che quanto più ne gettava dalle fauci, tanto me- te no ne buttava la piaga , e così viceversa , quanto ne te scaturiva dalla piaga, tanto meno nausei va per boc- ce ca . Rifinito di forze , estenuato , e quasi consunto dal- ce la lunga malattia sojferta colla massima pazienza man- ca co di vita il dì x3. Giugno i8o5. Dai primi di Marzo ce a tutto il giorno precedente la morte si è calcolato , che ce siasi j accolto piti di cinque libbre di sale , tre dalla ce piaga , e due dalla bocca . Non e poi calcolabile quel- le lo , che si perdexHt fra le fila , e quello , che si saia ce buttato via prima della scoperta . ce 3gi Sciente Il regio chimico Milanese Sig. Alemanni , cai il Prof. Moscati commise 1' analisi del nominato sale , nel render note le sue accurate esperienze istituite con i reattivi di varia specie, colla calcinazione, colla evaporazione della so- luzione del sale in diversi mestrui ottenne un costante ri- sultaraento da poter conchiudere , che il sale uscito dalla boc- ca in ogni cento partì era composto di « una di materia « eterogenea , ^7 eli nimbato di soda , 10 di malato di « soda , e 12 di miniato di magnesia . ce L'analisi poi del sale ottenuto dalla piaga diede in conseguenza dì mol- ti plici esperimenti , che al pari dei primi sono ivi riferiti , la risultanza delle proporzioni seguenti in ogni cento parti del sale , cioè « quattro di una sostanza vegetabile analo- « ga alla fibra vegetabile , sostanza forse avventizia pro- li ^leniente dal metodo di medicazione , 81 di mnriato ce di soda, i5 malato di soda , e io muriato di ma- ec gnesia . ce Il eh. , ed egregio Prof. Moscati nelle sue dotte con- siderazioni su di un sì strano fenomeno incomincia dal te- ner dietro all'Analisi del Chimico Milanese, e crede neces- sario dì rimarcare , che 1' unica differenza segnata dall' analisi fra i due sali consisteva nella proporzione de' prìncipj , eòlie i delicati esperimenti del valente Chimico non aveano di- mostrato negli enunciati due sali la presenza di fosfati al- calìci , o terrei , non salì calcarei di sorta alcuna , né altri sali ordinari , e proprj della saliva , o di altri umori , e se- crezioni animali . Dopo tali premesse , quantunque ami di riconoscere nello sviluppo del fenomeno in quistione 1' in- flusso della elettricità animale , si mostra esser dì avviso , che gli organi vitali colla loro particolar maniera dì esistere e di agire , debbano aver concorso alla produzione del sale. E viene quindi a stabilire , che si questo , come pure altri analoghi fenomeni , che in alcune malattie all'occhio clini- Sal Marino da una Piaga ogS co sì manifesLano , debbansi tutù in ultima analisi allribut- re ad una modificazione di organi , e ad un' esuberante , o deficiente grado di \itale eccitamento. Che anzi dopo un soddisfacente argomento tratto dall'analogia per riguardo al- le varie specie d' orina , ed ai diversi caratteri della saliva, che in certe forme morbose si primarie, che secondarie pre- sentansi ; avverte , che non si saprebbe intendere i cangia- menti osservati nelle secrezioni diverse , se costante si rima- nesse mai sempre 1' organizzazione della parte , ed identico sempre 1' iiniversale eccitamento vitale . Con moka avvedu- tezza appoggia quindi i suoi raziocini ai Filosofici pensamene ti del Sig. Dumas , il quale nella sua memoria sopra la trasformazione degli organi del corpo umano riferita nel Ca- hier di Febrajo del i8o6 ce del Journal de Phjsique ha dato ragione dei fenomeni , che hanno luogo in analoghi cangiamenti . '' Volendo poi il Sig. Gav. Angeli esporre i suoi ra- gionamenti sul fatto, dirige specialmente su due punti le sue considerazioni , GU sembra in primo luogo risiedere fra le ossa del metarso la miniera del sale e riguarda in secon- do luogo incontrastabile il trasporto del sale alle glandole salivali . Colla scorta dei dotti lumi sparsi dal Pi.-of. Moscati nella sua memoria , estende ancor piti oltre le sue vedute a singolarizzarne 1' applicazione , profittando sobriamente delle scoperte della Neo-chimica, e mostrapdosi cosi assai versato non solo nelle mediche discipline , ma nell'ausiliarie scienze ancora, quantunque in età quasi ottuagenaria . Dal tessuto celluioso , dal sistema linfatico , e dal sistema osseo rico- nosce Egli la principale somministrazione dei materiali per la formazione del sale nella piaga . Neil' investigare per al- tro l'origine di siffatti materiali incomincia a comprovare il suo assunto col trar partito dall'analisi degli umori in istato sano per conchiuderne in essi la presenza della soda o libera , 394 Scienze o combinata con acidi sotto le forme di murlato , o di car- bonato di soda , come specialmente il muco nasale ne offre dei distaili sì esposto all' aria , che al fuoco . Facile cosi gli sembra il vedere , cbe gli enunciati principi fuori delle pro- porzicui normali dello stato sano , ma decomposti in vece , sì separassero in dose eccedente in virtù del morboso stato dalla cellulare dell'articolazione del dito infermo del pazien- te, dei linfatici, e del vasi secretorj , che nell' epoca di sa- lute forniscono all' ossa il fosfato di calce ; e ne sia quindi nato il muriato di soda cristallizzato alla superficie della piaga , come lo si ha nel muco nasale . Progredendo poi all' indagine dei princinj degli altri due sali , cioè del malato di soda , e del muriato di magnesia , quantunque nella po- ca luce , che havvi in siffatte ricerche , saviamente soggiun- gi non esser molto importante il rilevarne l'origine, essen- do essi accessori al muriato di soda ; pure non si arresta . Che anzi traendo ancor qui dall' analisi un nuovo sostegno per dimostrare la presenza della magnesia nel corpo anima- le nelle morbose affezioni , si avanza a supporre , che per lo stato morboso singolare dell' Infermo si formasse il sodio, ed il magnesio ( che secondo le scoperte di Davy sono i radicali, della sorla , e della magnesia ) , quali combinando- si quindi all' ossigeno risultar ne facevano il composto della soda , e della magnesia . E siccome in pari tempo associan- dosi il dorino, o murio all'ossigeno ,( o secondo alcuni, all' idrogeno ) veniva ad emergere 1' acido murianio ; così , mentre una porzione di questo combinandosi alla prima dell' enunciate due basi dava luogo alla formazione del muriato di soda, con altra porzione dell'acido mentovato ne risul- tava il mirriato di magnesia. Dubbioso poi si rimane il n. A. riguardo al malato di soda, se attribuir la provenienza dell' acido malico all' abuso del pomi , che faceva 1' infer- irlo ( come crederei più ragionevole ) in virtù del morboso Sal :Maiiino da una Piaga 3^5 consenso straordinario , che negli artritici , e podagrosi si manifesta fra lo siomaco, e le falangi del pollice del piede; ovvero se riguardarlo come un'acido modificato della chini applicata sulla piaga , come lo era la fibra vegetabile . Non pago di queste premesse si rivolge il Sig. Angeli a considerare con Fourcroy, Berthollet , e Galli.-n i compo- nenti dell'ossa, con Rouelle i materiali della linfa , e non trascura i risultamenti analitici della distillaziono d>3lL, celbi-' lare . Quindi con savio giudizio manifesta la sua co-ngetlu- ra sull' azione, che nel morboso processo della forma/Jone del noto sale , abbiano dovuto avere il calorico , e l'ossigeno. Congettura, che coli' autorità del dotto Gallini viene Egli • e^d avvalorare , dimostrando l'illustre Fisiologo di Pad^n^ . che 1' azione del primo di questi due or nominati principj può^ render più, o meno liberi gli elementi ad associarsi con altri, o almeno in altra proporzione fra loro mentre 1' a- zione del secondo con un grado di diversa condensazione di- versamente concorre a far variare la forza d' aflTmità negli ele- menti medesimi . Agevole con ciò riesce al n. A. il coa- chiudere, die i principi somministrati dalle ossa disorganiz. xate, dalla cellulosa alterata, e dal sistema linfatico scon- volto, ed in parte distrutto, essendo stati assoggettali ad altre affinità abbian dovuto uscire da quella sfera di afFmiià .-. cui erano destinati in istato d' integrità dei loro composti . Ihn dovuto quindi insorgere diverse chimiche precipìtn/,ioni, e nuove composizioni . Donde può esserne avvenuto , c'je ù materia sajina (dimostrala dall'analisi nell'ossa) il fosfato di calce (che rinviensi nell'ossa , e nella cellulare) , e 1' <.Jcali marino bbero (che risiede nella linfa) dovendo ub- bidire a nuove leggi di affinità , abbiano dato luogo alla for- mazione dei vari composti , che fornirono il risullamento dell'analisi chimica del sale fatta dell' Alemanni. Conosciu- ta per altro con si soddisfacenti dimostrazioni la facoltà del G. A. To. Ili- 26 3c.6 Scienze vìvente organismo in produrre sotto date condizioni un principio, ed un composto anziché un altro, capace d' in- fluire or con nocumento , or con vantaggio sulla economia delle sue funzioni ; ignoto si rlman sempre il modo , ed il grado di disorganizzazione , che ha servito alla forma- zione del nostro saicj o se , e come vi sia 1' eccitamento vi- tale concorso; e quanto abbia potuto contribuirvi l'azione del calorico , e l'espansibilità dell'ossigeno . Sviluppato dal Sig. Angeli con sana erudÌ2Ìone il mec- canismo della formazione del noto sale , come fin qui sì è riferito in compendio , dimanda 1' A. , se queste parli co- si novellamente modificate, queste ossa , questo sistema lin- fatico cosi disorganizzati somministrar possano realmente co- si abbondanti principj , onde rendere ogni dì più di mezz' oncia di sale per lo spazio di quattro mesi a tenor dei ri- feriti calcoli . Ma luminosa conferma di questa verità Egli ritrae dall' analogia , cioè dalla piaga del polmone del ti- sico circoscritto da margine calloso, ove per anni si man- tiene il focolare dello sputo purulento , dalla piaga cronica di una gamba gemente per lo spazio di anni una prodigio- sa copia di sanie , o di sanguigno icore , dai cauterj in fine, senza che la ragione , che si affaticano a renderne i Clinici, sia sempre giusta ( cosi Egli dice ) sempre ben' appoggiata, sempre plausibile . Vien per fine il n. A. ad esaminare il fenomeno del sale contemporaneamente uscito dalla bocca , dopo che già ne buttava la piaga per ({viatlro mesi . Fissa Egli special- mente r attenzione (dopo il silenzio di Moscati su questa particolarità) a v quella relazione, che fra le accennate due vie, sebben tanto fra loro remote, vien dimostrala esiste- re dal sale reso in minor copia per la bocca , allorché mag- gior quantità ne usciva dalia piaga , e viceversa . Spiegar intende il Clinico Imolese un tal fenomeno con attribuirlo Sal Marino da una Piaga 397 ad un'affinità del sale per gli organi della saliva , affinila non molto diversa da quella che ha il mercurio colle glan- dule salivali . Né quest'affinità dal sale per i nominati or- gani può dirsi straordinaria , né perciò potrebbe giustamen- te negarsi , dopoché le analisi da Fourcroy istituite depon- gono, che nella saliva oltre i fosfati di soda , e di calce , ed oltre 1' acido prussico rinvengasi anche il muriato di so- da . Qualunque poi sia la strada , per cui venga questo dalla particolare affinità ivi chiamato , cioè se o per mezzo del sistema ìrrigatore vi venga deposto , o se coli' assorbi- mento dei linfatici vi sia trasportato j egli è certo (soggiun- ge il Sig. Angeli ) , che vi si porta in tutta la sua inte- grità : Ma per riguardo al Meccanismo , con cui agli orga- ni salivalì vengano deposti gli altri principi rinvenuti nel noto sale , molto ingegnosa , ma non inverisimile si è la congettura , con cui il dotto A. tenta approfondirne il mo- do . Riflette Egli , che il mercurio ridotto in forma sa- lina , e preso per bocca , si unisce talvolta in virtù di sua speciale affinità all' acido fosforico dell' organismo animale, e formando cosi un sale mercuriale fosforico non manca di re- car nocumento agli organi sali vali , che ben presto investe, all' interno della bocca , ed ai denti . Profittando quindi della nozione risguardante la presenza del fosfato di calce nell'ossa, e dell'alcali marino libero nella linfa rinvenuti da Fourcroy, e da Rouelle , espone destramente la sua ipo- tesi, che l'acido fosforico possa essere stato nel caso nostro un agente efficace , e quasi un conduttore per spingere agli organi sali vali gli altri componenti del sale uscito dalla bocca dell' Infermo . E qui cade in acconcio d' avvertire , che al Sig. Ango- li antecedentemente alla pag. io del suo Opuscolo non par- ve probabile il credere , che il muriato di soda circolasse negli umori del paziente , e venisse quindi separato alla 26 * 5c|8 Scienze superficie della piaga , non che dai culatorj della saliva, e dai follicoli del j)oliuone . Fu d'avviso fondarne la ragione sulla tosse, che iiiai iion preccdelte , né accompagaò lo sputo del nominato saU , e sulla separazione così rara del muriato di soda , che più ficfjueiiLe avvtuiir dovrebbe , se desso iiel corpo di tulli gli infermi si rinvenisse . Ma su di lai proposito siami permessa una digressio- ne ; e se per alcuni motivi credo dissentire dall' assertiva di questo illustre Scrittore, non perciò vieue in me a di- minuirsi la venerazione , che io so essere dovuta ad un Uo- mo, il quale con molto onore ha consagrato le sue utili fatiche ai progressi della scienza , che degnamente professa . Applaudisco alle savie congetture del n. A. sulla formazio- ne del sale nell' lafernio ìmolese ; e quantunque si tratti di mere ipotesi , pure, perchè dotate di un grado soddisfacen- te di verisimiglianza , convengo assai volentieri con il me- desimo nel furmarmi l'idea della combinazione , e sviluppo di uu si strano prodotto a tenor dei fin qui esposti pensa- menti . Sembrami unicamente più plausibile 1' opinione , che il muriato di soda circolasse negli umori del paziente , e che quindi per ignote leggi di aflinità fosse dagli organi salivali, non che alla superficie della piaga separato . Per confermarmi in questo mio debole giudizio trovo un soste- gno nelle parole medesime dell' A. , allorché alla pag. 18 del suo Opuscolo , parlando del niuriato di soda si espri- me (come di già ho testò riferito) , che o si trasporti c^ mediante il sistema irrigalo/c, o coli' assorbimento dei linfatici a quelle sedi , cu,i vien chianialo dalla partico- lare (ifjinita , egli e certo , che vi si porta in tutta la sua integrità « . Dunque è giù muriato di soda questo , che \a circolando . Leggo inoltre alla pagina 28 nell' Estratto , ^;he egli presenta della pregevolissima Memoria del Sig. Moscati , che l'osservazione della saliva ó forse pii\ comune. Sal Marino da una Piaga Zcjg è se si usasse la diligenza di raccogliere 1» saliva di alciiiit infermi, i quali accusano troppo sale nelle vivande , si ci- terebbero forse coli' evaporazione pii!i , ó meno abbondan- ti quantità dì muriato dì soda . Ma quando ciò noti ba- stasse , giova più di ogni altro in favor della mia ipotesi il rammentar per uri momento gli ce Effetti iiwihosi ana- loghi ai prodotti delle cantaridi sviluppati nel coi'i'o urna- nò, elle formano il soggetto di uni delle « Memorie Me' dico-Chirriiche-àì Brera . Riferisce questo vaLmte Lettera- to l'istoria di un Uomo, in cui per indebito trattamento svanì intempestivamente una risipola dalla; faccia . Dopo un insulto febrìle contrasegnato special inente da insoiTiìbile am- bascia, incominciò nel di seguente a ri inarcarsi nell' infer- mo un sudore dotato di un odor piccante simile a quello che vien dalle cantaridi emesso , della qual natura si era altresì 1' odore esàlafite da una materia oleosa di color gial- lo-verdastro, che ne tingeva le biancherie . Che anzi cotan- to graveolente mostravasi l'odore dell'alito, e del sudore che quel Cliuico asserisce averne risentito agli occhi i per- niciosi effetti . Sotto il peso dì queste circostanze soffri Ile- rissimi attacchi di dolore alla regione renale , che divenuto poscia permanente si estese alla vescica orinaria , e per ambedue gli ìnguini si propagò alle cosce . Venne contem- poraneamente sorpreso da grave difficoltìi nell' oiinare , ed a gocce mandò per l'uretra invece dell'orina molto sangue purissimo, che nel terzo giorno ascender poteva al peso dì cinque in sei oncie . Ciò posto non può negarsi , che il menzionalo sudore altro non si fosse, che una morbosa pro- duzione animale novellamente insijrta dietro forse le leggi , die han formato il sale nell'Infermo Imolese . Or questo nuovo prodotto animale non sì &ira egli già formato alla pelle; e qualor lo si fosse ivi formato , in virtù di certe particolari affinità, o combinazioni, dobbiara supporre , che 4oo Scienze per niezxo del liuratlci venisse quindi riassorbito, e posto ìq circolo, per esser quindi eliminato sotto forma di sudore, giacché non potrebbe altrimenti intendersi , come avesse potuto recare insulto ai reni , ed indi produrre quegli ef« fetti tutti , che sogliono manifestare le cantaridi , alle qua- li mostrossi cotanto analogo si per la presenza , con cui investi gli organi orinar] com' anche per i sintomi , che ac- compagnarono questa sua speciale dinamico-chimìca azione . Possiamo dunque supporre con più soddisfacente veri- simiglianza ciie quelle condizioni di modificazione di orga- ni, e di alterazione nel vitale eccitamento riconosciute per cagioni del fenomeno in quistione abbiano ancor simulta- neamente avuto luogo negli organi salivari sebbene in grado alquanto diverso. Dissi in gi'ado alquanto dwerso , giacché non è assoluta Olente necessario ( come realmente non è cer- to-, e come anche riflette lo stesso Slg. Angeli ) che , onde possa questa modificazione di parti aver luogo , debba se- guirne costantemente un certo grado di disorganizzazione nel luogo medesimo . Ond' è che per quelle medesime leggi di afilnllà , per le quali il sale circolante negli umori si è separato alla superficie della piaga , ha potuto altresì sepa- rarsi negli organi salivari ( forse anche dietro il concorso di azione dell'acido fosforico ) . Vediamo di fatti che non vi fu disorganizzazione di parti nel caso riferito da Brera, ov' è patenlissimo che per una modificazione di organi , e per alterazione nel grado di vitale eccitamento accadesse il fe- nomeno ivi riferito , mentre il nuovo prodotto morboso ani- male circolava nel sistema angiologico . Né gioverebbe op- porre a questa opinione la maggior frequenza ( che non ri- scontrasi ) di simili od analoghi sviluppi di morbose pro- duzioni , giacché ignoto si riman sempre da quali e quante cagioni, ed in quali e quanto moltiplicì maniere venir pos- sa alterato il genio , ed il giuoco di quelle chimiche affini- Sal Marino da una Piaga 4°* ih , e cosi turbata la produzione , e la comparsa di juei fe- nomeni , die sotto eguali condizioni costantemente verreb- ro a svilupparsi . Potrei comprovare con una ben lunga se- rie di esempi tal mia assertiva , se non la conoscessi sover- chiamente evidente . (i) Sembrami con ciò suflricientemenle dimostrata più ragio- nevole la congettura , che nell' inforino Imolese circolasse già formato il muriato di soda ; ma voleutlerl sottopongo que- ste ciance al savio giudizio del colto Pubblico . E nuova- mente applaudendo agli eruditi tentativi del Clinico Lraolese ^ (i) Alle ragioni sin qui aildotte dal nostro Collaboratore cor- risjion'lente poti-ebbe anoo aggiungnersi quella che siegue . Qualo- ra la formazione del muriato di soda e di quegli altri due saU si dovesse ripetere da un ginoro di afiìnità offettuato nella parte me- desima disorganizzata tra gli acidi e le basi esistenti nell' umore linfatico , neir umor nutritile delle ossa , e nella tela cellulare , parrebbe a noi che risultar ne dovesse principalmente un sale a ba- se di calce , che nella analisi non si e affatto trovato - La calce per verità è quella base che più delle altre dee abbondare in quel- la parte , ove concorre il fosfato calcario al nodrimcnto delle ossa, ove le ossa stesse si)no in decomposizione per la carie , ed ove In- fine esistono de' noili tofacei provvisti an'-h' essi del ineilesimo sa- le terroso : la calce adunque doveano più facilmente riscontrare gli acidi muriatico, e malico , e con essa a preferenza congiunger- si , lo che non è n('caduto . Conviene perciò conchiudere che i sa- li trovati nella analisi, belli e formati esistessero negli umori , e siensl solamente separati alla supcrfizie di quella piaga. Si potreb- be obbiettare che il muriato di calce, ove pur si fo^se generato , non poteva comparire all'occhio, essendo deliquescente, e restan- do colla umidità assorbito dalle filacce ; ma concedendo tutto ciò riguardo a questo sale , lo stesso non può sostenersi ri|;uardo al malato di calce , il quale è cristallizzabile non meno del muriato di soda . Hi potrebbe obbiettare eziandio che se i detti sali fossero stati semplicemente deposti dagli umori sulla piaga , più frequente dovria essere la loro comparsa in circostanze simili ^ ma ognun ve- de che 1' argomento si può comodamente ritorcere , e si può far anco riileltere che nel nostro infermo gli umori erano decisamente alterati, e ili una ((ualità proiiabilinente salina ed irritante , siccome lo indicatio i dolori artiv.-olari , ohe incominciarono a molestarlo sin dall'anno So di sua età . Cotesti dolori articolari hanno per ordi- nario origine da materia traspìrabile repressa , e mantengono sem- pre mi disordine nella di lei separazione : ora bea si sa che nella 4o2 Scienze «uUa spiegazione emessa in rapporto ad un sì stravagante fenomeno , conchiudo con mostrar desiderio di veder pron- tamente pubblicate le altre c|uattro osservazioni , eh' Egli promette . materia del traspiro si trova notabile quantità di muriate di soda , siccome lo appalesa lo stesso sapor salso . II famoso equivoco del Prof. Pacchiani sulla natura dell' acido muriatico nacque appunto dal muriato di soda comunicato dalla sua mano all'acqua, mentre vi faceva passare la corrente galvanica . II cel. Brocchi facendo degli esperimenti sull' acqua atmosferica ci ha assicurati della facilità, col- la quale si comunica ad essa una materia animale, e del sai ma- rmo, quando dopo averla condensata e raccolta vi si immerge per inavvertenza la mano. (Il Giornalista). 4o3 A R T I BELLE APvTt Il Sepolcro degli Stuard in Vaticano scolpito dal Cav, A. Canova Marchese d' Ischia ec. \^ uanclo il lusso , e la licenza dipartendo dalla verità li buoni studi e V arti liberali , abbassarono 1' altezza , e guastarono la semplicità delle medesime: e fecero credere , che lo strano e il difficile fossero il bello , ed il sublime j $' introdusse anche ne monumenti Sepolcrali una tale intem- peranza che li divise affatto dalla santità del fine , per cui furono inslituiti . E perciò padiglioni , fregi , ornamenti d' ogni maniera , statue insignificanti , simboli , ed allegorie stranissime , ri- dussero i Sepolcri ad una imagine di vana pompa ; onde a un tempo e s' imbrattò 1' arte , e si sconvolse 1' ordine delle cose , essendosi messo il fasto nel luogo della pietà , della umiltà , e della riconoscenza , ed estinta quella tacita voce che ne' Monumenti di tal genere richiama 1' uomo all' utile meditazione del suo ultimo fine . Perchè perduto ogni sacro orrore , ogni raccoglimento in noi stessi , e quella forza segreta , che ci strappava le lacri- me dagli occhi , quando miravamo i sepolcri eseguiti da que- gli Artefici sobrj , e casti , che s' intesero delle umane pas- sioni , ed i sdegnarono tradire il fine de' loro subjetti : una sterile ammirazione , una incertezza vaga, un freddo senti- mento occuparono il volgo ignaro dinnanzi allo splendore dì 4o4 Belle Arti queste opere , né più il core vi prese parte , né più moto di gratitudine, d' amor, di dolore si fece sentire. Il nome di sepolcro non ostante importa rigorosamente una cella, un sarcofago, un' urna, un luogo in somma sa- cro e venerando destinato al riposo delle ceneri . Qnindi lutti i sepolcri , che decoravano anticamente la via Appia , che da Roma stendevasì a Brindisi , e più che ogni altra cosa attestavano la maestà dell' Impero Romano, o mostravano visibilmente 1' urne al di fuori, o le indica- vano custodire nella cella interiore ; e comecché T esterna dovizia parlasse all' immaginazione dello spettatore , pure r ingresso rozzo , e severo , e que' segni di pianto eh' ivi erano impressi, inspiravano all' animo un non so che di lu- gubre, e di spaventoso , che ne facea scorti della caducità della umana grandezza . 11 Fidia dell' età nostra , il sublime Canova volto eoa ogni mezzo posto in sua mano a ristaurare la scultura coli' antica eccellenza del Greci , ( onde sua mercè si va ora in ogni parte richiamando il buono stile ) cercò pure che li monumenti sepolcrali meglio riprendessero 1' antica loro ra- gione, rivendicando gli eterni diritti, e fini prescrìtti dalla loro instituzione . Quindi se dagli altri monumenti eretti dal medesimo spira la pietà , la divozione , ed una salutare mestizia, ora ha egli osato allontanarsi coraggiosamente del tutto dalla ma- le intesa maniera de' sepolcri moderni in quello che innalzò testé nel tempio di S. Pietro , per tramandare ai posteri la memoria del Cardinale Duca di Jorck , dell' Augusto suo Fratello , e del Re Giacomo padre di ambedue : perchè con-r dusse un monumento che ritenendo 1' indole di quelli del- la Palestina , e degli altri che si veggono fuori di Pompei , ci da un' opera di un carattere serio , ed antico , e per noi affatto nuova . Scultura : A. Canova. ^oò E ben 1' esperienza , e la ragione ci rrvostra che qual artefice mira all' eccellenza dell' Arte sua non bisogna che sì allontani mai dall' antico : e se le tre prime arti liberali sono ora risalite a qualche grandezza ^ se gli artefici hanno edificato i tempj maestosi , e pieni di religione , s' essi ne presentano le dive immagini degne di venerazione , ed im- presse di un alto carattere di santità , tutto si deve allò studio ed alla imitazione delle antiche cose . Gli antichi sopra tutto co' loro esemplari e' insegnaro- no a serbare la natura de' soggetti , che voglionsi rapresonta- re , e loro mercè le cose sagre acquistarono fra noi quel lar- go stile , queir altezza , e maestà, che loro conviene . Così adunque il nostro egregio Scultore con un lavoro grave e ragionato mirò al grande segno , cui egli sempi'e in- tese, dì ricondurre cioè l'arte sulle tracce della verità , e del. la natura con quell' aurea semplicità , e sobrietà di stile , che non si scompagna mai dalla vera bellezza . Il Monumento di cui si parla è tutto di Marmo di Car- rara , e presenta una mole sorgente su ben ordinati gradi , alta palmi 58. circa, e larga circa palmi i5. Nel ripiano della cima , sovra eleganti corniciamenli poggiano gli stemmi deUa Gran Bretagna , e dopo vaghi ri- partiti fregi , su i due terzi dell' edificio veggonsi in mez- zo rilievo le effigie degli illustri Personaggi , ai quali è sa- cro il monumento . Quindi scendendo al basso figurasi una porta , che dà adito al sepolcro , ai fianchi dalla quale sorgono in piedi ef- figiati pure a mezzo rilievo due Genj , che in diverso atteg- giamento composti , si sorreggono sulle loro faci già spehte a terra . Questi Angeli figurati al vero sotto la persona di due giovinetti neir età d' intorno a 18. in 20. anni , nel 1' aria ce- leste delle loro fisonomie sono impressi di quella patetica 4o6 Belle Arti dolcezza , che ritrae quel misto di serenità , e di dolore pro- prio delle sovra umane creature , che affettuosamcnle sì dolgono ai tristi casi degli uomini , - Li contorni, e tutte le lince del disegno di questi spì- riti divini significati cori tanta gentilezza sotto le forme mor- tali , sono di una squisita purità . La morbidezza con cht' è condotto il nudo mentre conserva uno stile largo , e co- pioso , fa risaltare maestrevolmente le minime gradazioni , e gareggia colle altre opere dell' esimio Artefice, il quale si come è sommo in tutte Iti parli della Scultura cosi in questa del nudo è prestantissimo . Non si vuol lasciare di considerare, che oltre la pre- valente licenziosa maniera de' sepolcri 1' artefice avea da com- battere un' altra forte difficoltà , cio(> 1' angustia , della pa- rete , e del luogo , ove dovea il monumento collocarsi. Ma; egli seppe vincerla , anzi trarne utile , poiché venendo circo- scritto ne' termini dì un muro ristretto , e chiuso fra due colonne e cosi impedito di sfoggiare nella composizione, ha saputo far tornare a suo vao leggio ciò che parea dover- gli essere di ostacolo, mentre quella colonne stesse sembra- no ora concatenate colla mole sepolcrale , e formar parte della medesima . Per tal modo largheggiando nel componimento oltre ogni speranza , e con generosa animo o'tn^passindo i limiti che alla spesa dell' opera gli erano preliuitì , condusse un la- voro che se riguardi l'invenzione offre una serietà, un ar- monia , uria semplicità ammirabile , e se 1' esecuzione consi- deri, ritrovi tanta purità ,e bellezza intellettuale , che po- ria dirsi operato dallo Scalpello dì Prassit'cle . L' inscrizioiw di questo monumento non <^ra ancora sta- bilita . Il che ci ha fitto indugiare fiu' ora di tenere ragiona- mento di lai Sepohro . Ora essendo in quesii ultimi giorni stala posta sopra la porta di esso in metalli dorali , ere- Scultura : A Canova. l\oj diamo essere nostro debito il fiu-la conoscere a leggitori . Essa è semplicissima, e suona come segue. JACOBO III. JAGOBI II. MAGNAE BRITANIAE REGIS FILIO KAROLO EDUARDO ET HENRICO DECANO PATRVM CARDINALIVM JACuBi ili FILIIS REGIAE STIRPIS STYARDIAE POSTREMIS ANNO MDCCGXIX. Sappiamo che il Ch. Sig, AÌj. Melchiorre Missirini Pro Segretario dell' insigne Accademia di S. Luca si occupa a dettare una descrizione poetica di tal Sepolcro . E ben ci pare , che se la prima cagione della buona riuscita di un componimento , è 1' elezione del Tema , egli sappia saga- cemente scegliere i suoi soggetti , da che il veggiamo appi- gliarsi frequentemente a scrivere di questo grande , e delle ©pere sue sicure dell' immortalità . Del che facciano fede i Versi sui Mavmi del Canova , che il Missirini pubblicò in Venezia V anno 1817. dalla tipografia Picotti : de' quali è pur debito che qui si ragio- ni per quanto il consente 1' angustia di questi fogli . I conoscitori dell' arte giudicarono che que' versi fos- sero armoniosi e robusti : e tutti videro penetrare in essi e ri.'^^plendere una certa fiamma d' amor dì patria , che assai acquista alla loro bellezza , ed ajutane la bontà : aggiugnea- do al pregio del dolce ilniassimo d'ogni pregio, cioè quel- lo dell' utile . Benché poi egli scrivesse in capo del libro quel luogo di Luciano , ove dice che la loi e cosa lìbera , e che ninna misura le fu dalle leggi prescritta , pure ci celebrò il nostro Fidia con maniere sobrie, modeste, e va- rie sempre : mostranrlo assai buono accorgimento nello scan- sare le vane ciance di que' goffi e vilissimi lodatori , che fanno parere adulazione la verità , Imperciocclié sappiaflio 4oS Belle Arti da Suida che quel molestissimo peccato della Battologia venne al mondo a punto per opera d' un poeta di nome Batto , che in lode d' uno scultore scrisse un libro d' inni , dove colla sola varietà del sermone , e dell' armonia dicea e ridicea pur sempre le medesime cose . Ora il Missirini non dai comuni luoghi cercati da' sofisti derivò al Canova le sue ludi , ma sì le tolse dai varii subjetti trattati dall' artefi- ce, e da' loro pregi particolari ; per cui leggendo quel li- bro non solamente lì è avviso di vedere alcuna volta quel- le statue divine, ma sì di conoscere molti di que' riposti principi! , e di quegli eterni precetti ond' elle furono a tan- ta eccellenza condotte . Ne' quindi sarà meraviglia, se il poeta abbia tolte assai cose ad Omero , ad Esiodo , a Vir- gilio , e agli altri classici : non potendosi veramente queste sculture maggiori del nos'ro secolo , e tutte degne degli an- tichi tempi , con migliori forme ed imagini che con quelle degli antichi poeti significare . Ma non tacerema però , che il nostro autore cercando dì seguire strettamente le maniere de' Greci , ha superato que' limiti che dividono 1' una lingua dall' altra : compia- cendosi di metafore, e di Modi arditi, ed orientali . La li- cenza de' Lirici Greci non fu in ogni parte concessa a' La- tini, e molto meno la si concede agi' Italiani poeti 5 i qua- li scrivono in uno stile piii timido , e meglio amico della sobrietà . La quale sobrietà a molti piacerebbe , che il Mis- sirini avesse voluto seguitare anche nell' uso de' latinismi j che parcamente adoperati innalzano meravigliosamente lo sti- le , e lo accostano a quella gravità del vecchio sermone Ro- mano : ma dove si gittino a mani piene fanno il dire al- quanto aspro ed oscuro , e lo traggono alle usanze degli scolastici : le cui scritture pajono giardini pieni di vecchi fiori , ciie non bene accordano illoro colore co' fiori vivi e recenti . (guanto con tali modi si acquista dal canto della novità , tan- Scultura : A Canova 4^9 to si perde da quello del grazioso , e'del semplice : e solo i a questo veramenle sta 1' eccellenza di quelle arti , che cliia- mansi d' imitazione. Aggiungasi che questa troppa cura di ornamenti ha fatto , che i versi sciolti del Gh. Autore sie- no in alcun luogo più pomposi e sfoggiali di quello che si conviene alla loro natura . E cosi per soverchio affetto di armonia il poeta con suoni ora assai grandi , ora assai te- nui ha più tosto sforzato che tratto molti de' suoi versi ad un tal numero che pare più artificioso che vero . Nelle Odi ancora abbiamo avvisato un' altra colpa , che ugualmente discende da una cagione nobilissima : cioè dal soverchio af- fetto agli ordini de' logici . Imperocché sembra per essi che il Missirìni abbia sovente dimenticato che la lirica , secon- do Orazio, è un amabile insania : o come Platone scrisse è un. sapiente delirio : cui non convengono que' gravi e ri- posati ordini , che si addicono alle narrazioni degli Epici , e a ragionamenti de' prosatori . Ma nelle odi vuole imitarsi 1' estro degl' inspirati : e si vogliono legare le cose non colle forti catene , ma colle fila : anzi eoa fila così tenui , che né P occhio pure le vegga . Queste censure insegnino a chi legge che le lodi du noi date a questo gentile poeta non sono mosse dall' ami- cizia , né dalla voglia di trovar ottimi tutti coloro , che onorano que' magnanimi pochi , onde P umile Italia si fa an- cor bella e gloriosa nelle arti umanissime della pace . Ma noi pensiamo che dopo conosciuti e condannati i difetti , si vorranno ancora conoscere e lodare le buone condizioni de* versi del Ch. Missirini . Il quale oltre i difficili pregi dì cui parlammo , ci fa credere che potrà mostrarne anche do' no- velli , e salire in maggiore altezza per lo grande studio , eh' Ei pone negli antichi esemplari : secondochè ci ha mostrato in alcuni suoi recenti lavori , tutti condotti colla più casta , e grave maniera di Petrarca , e dell' Alighieri . Nella qua- 4io Belle Arti le credenza ci conforta il vederlo dolalo della più rara qua- lità che cerchisi nel poeta : cioè di quella che gli antichi no- stri appellavano gentilezza dell' animo , e che i moderni chiamano sensibilità . Perciocché la sua poesia ivi si trova essere più felice ed alta , dove più regnano i teneri e caldi affetti . Per la qual cagione spesso veggiamo in essi versi o significati o scoperti i più occulti affetti dello sculto- re , e quasi chiusa nelle parole quel!' anima che il grande Canova sa spirare nel marmo . Onde a noi piacerebhe che il Missirini ne descrivesse e ne cantasse anche i Bassorilievi : dove lo scrittore trovando un azione più accomodata al poe- tico bisogno , e molte persone di opposti affetti atteggiate , potrebbe egli darci poesie più tragiche, e più varie che ora non ha potuto fare descrivendo le sole statue . A voler qui segnare tutti que' luoghi , che ci sono sem- brali degni di lode non basterebbero molte carte . Staremo quindi coutenti al solo esempio d'un Sonetto : nel quale il poeta ha celebrato 1' artefice pes- 1' opera della Psiche fan- ciulla , che rappresenta V anima umana . (Vedi carte ai. ediz, del De-Romanis an. 1818,) Creatura gentil , vaga angelelta , Che se' la imago dello spirto umano , Tu quella sembri prima Jìglia eletta Che del fahro divino escia di mano . Puro a Y bel velo , vereconda e schietta V aria del viso , il guardo umile epiano , E splendi sì fra noi cosa perfetta , Che nulla hai di terrestre , o di profanò . Ma di chi la soave alma sarai , Se non di lui che largo ti comparte Tanta divizia di celesti rai ? Altri il sembiante , e 7 crin con minor arte Jiilragga , Ei sol per via non tocca mai Poteu scolpir di se la miglior parie . Pittura di Paesi 4'* Pitturo, di Paesi— -Monsieur Chauvin, Francese A, -bbiamo altra volta ragionalo di questo eccellente Artefice , e 1' abbiamo lodato a buon diritto . Tra le opere da lui con- dotte di recente indicheremo quella che à lavorato a S. A. il Principe di Metternich , e che rappresenta una delle piìi gra- ziose , e magnifiche scene, di che è tanto ricca Pioma . Il punto di vista del quadro è preso sul colle Pi nei o , e pre- cisamente dalla porta di Villa Medici , ora Accademia di Francia, innanzi alla quale è quella bella fontana sotto un arco di verdura , che racchiude la vista in un modo magico . Perocché nel fondo di questa scena signoreggia maestosamente la cupola di S. Pietro, la quale nel momento in che il sole si tuffa in mare , ed è da lei nascosto , spande raggi , con calore di tinte vivissime, che tutto riscalda il composto del quadro, e dona all' aria quel tuono, che è tutto proprio del cielo di Roma . Alcune piccole figure sobriamente disposte danno vita a questa scena brillante , il cui effetto , è oltre ogni credere singolarissimo . Questo quadro è stato replicato dal Chauvin per co- mandamento di S. E. il Sig. Marchese di Caraman Amba- sciatore della Maestà Cristianissima alla corte di Vienna ; ma con un altro effetto di luce, cioè quella della mattina, la quale secondo noi non produce la slessa impressione aggra- devole , e vivace ; ma si nell' uno che ncll' altro Quadro i particolari sono diligentemente, e maestrevolmente toccati , e dimostrano evidentemente la eccellenza dell' Arte , in che è salito questo Maestro . JRebcll , flennese . V^uesto giovine Artefice manifestò fino dalle prime ope- re sue un ingegno non comune nell' arte del dipingere i Pae- G. A. To. III. 27 4i2 Belle Arti si , e in progresso di tempo venne perfezionando il suo sti- le come di presenie si vede . Avendo meditato profondamen- te la natura, e visto cpn profitto il cielo di Homa , e di Napoli à potuto in fresca età condurre tanti lavori , e questi così belli da essere perciò in fama di eccellente Artefice . La Real villa di Portici à una camera tutta ripieni di paesi da lui lavo- rati a rn:\h- Kti<:i con quella che Luca Peto si prese cu- ra di fare incidere nel Campidoglio come il legittimo cam- pione di quella Misura . E siccome il nostro Ipogeo misurato col braccio comu- ne lo abbiamo trovato uniformarsi al medesimo nelle sue divisioni , saremo ad evidenza convinti della analogia della moderna misura colla antica: ciò che non può essere altri- menti accaduto che per il passaggio dell' antico piede etru- sco nell' antico piede Romano , e quindi nel moderno brac- cio Toscano , come sembrami aver dimostrato . Restami in ultimo luogo ad esporre un'altra osservazione e serva questa per vieppii!i far ponoscere ai veri estimatori di \ Itruvio il torto manifesto , che hanno i detrattori delle sue dottrine . Prescrive egli intanto al Lib. IV. cap. VII. che tutta la lunghezza del luogo destinato ad un edifizio sacro alla foggia degli Etruschi , sia largo la sesta parte meno del- la sua lunghezza , e di poi passa a descriverne 1' uso relativa- mente ai templi j ma a buon conto chiaramente ci dico , 424 Belle Arti che la proporzione generale di questo sacro edlfizio deve essere come cinque sua larghezza , e sei sua lunghezza . Ta- li precisamente essendo le proporzioni ritrovate nella nostra cella Sepolcrale , chi ardirà ora mettere in dubbio la verità di questo suo precetto prevalendosi , come di altre cose si è fatto , della mancanza nella quale siamo stati fino ad ora di alcuno esempio che la comprovasse ? E se come è evidente , possiamo oggi provare avere egli avuta tutta la ragione di asserire una tale proposizione , come sarà mai permesso dubitare di tuttociò che egli prescrive relativamente alle par- ti che costituiscono i Templi alla maniera de' Toscani , di cui sapendone la generale Proporzione dovea saperne anco- ra le parziali disposizioni j ed essere queste quali egli distia- tamente ce le descrive . Tali sono le fugaci osservazioni Architettoniche da me fatte sopra 1' Ipogeo di Dolciano , e che sottopongo alla considerazione degli Eruditi . Io le ho credute degne dei riflessi degli uomini che si sono dedicati allo studio della Architettura , perchè esse ci conducono alla conoscenza di non poche singolari particolarità prima d' ora non discop^f- te , e non rilevate da alcun Autore a me cognito . 4a5 P Incisione — Rossini , Ravennate . iranesì f(i quegli , che il primo con sapientissimo , e nuovo modo d' intaglio donò alle stampe dei monumenti dell' antica Koma tutta quelli m lestà , e quello splendore che gli altri incisori non avevano saputo ritrarre . E fu ail certo grandissima ventura , perocché in quasi tutta Europa le Arti risentirono noa lieve vantaggio dalla pubblicazione delle stampe di quel somnjo ingegno, che penetrato com'egli era della di- gnità del suo soggetto, seppe risvegliare gli animi degli Ar- tefici , e dirigerli verso il buono stile , e trarli dalla falsa strada in che le capricciose fantasie di que' tempi gli aveva- no strascinati . E ciò egli fece col solo pórre innanzi agli occhi degli artefici , il tipo immutabile del Bello , e della dot- trina pratica degli Antichi. Lezione saggia, e la più utile, che dar si possa tanto nelle Lettere , quanto nelle Belle Arti, e che vale le mille volte più. che tutti i freddi precetti , e le sterili considerazioni dei Moderni . Gli uomini di lut- ti i secoli inciviliti anno concordemente fermata la loro opinione su questo Bello , ed è una prosunzioae di cervelli dappoco il volerne cambiare le traccie , e mettendone in di- spregio i canoni fondamentali , sedere a scranna , e voler che il mondo si pieghi a sconci ritrovamenti , e a barbare foggio di scrivere , e di operare. In tutti i tempi si mostraroi^o Questi ridicoli novatori , la cui fama fu oggetto delle risa de- gli uomini, che a loro succedettero, e che ricondotti fu- rot^o dilla forza della verità , e della ragione siti retto sen- tiero . Tornando ora al Piraueiì si tenne da' buoni ingegni a sventura , che dopo lui non sorgesse verun imitatore del suo stile, di quello stile, dal quale aveva ricavato egli e profitto, ed onore, e per cui Roma, l'Italia, e le Arti erano ritor- 4^6 naie ia tanto lustro, e venerazioae . Né v'era chi mancasse dall' eccitare la stuJiosa gioventù ad imprendere questa no- bile , e deserta carriera : Ma fin qui era tornato in vano ogni volo . Ognuno che d' incidere Vedute di reliquie di antichi monumenti siasi occupato , si è accontentato di venire ru- bachiando , e togliendo dalle Opere del Tiranesi, e colle costui fatiche si è ingegnato di soddisfare più al proprio interesse , che alla gloria , la quale essere dovrebbe lo sco- po principalissimo degli Artefici . Ora però il giovane Luigi Rossini, preso animo dal fe- lice successo, che ebbero le sue vedule delle fabbriche mi- gliori , che furono qui fatte dal Secolo ottavo fino al dieci- ottesimo , si è dato ad incidere collo stile del Piranesì pit- torescamente , e all'acquaforte cento vedule dei monumenti antichi disegnali con esatta misura , e come trovansi di presente, pubblicandone non meno di due , e non più di tré ogni mese . Finora le sei , che hanno veduto la pubblica lu- ce danno fondatissima speranza eh' Egli possa un giorno ri- parare la perdita del celebre Piranesi ; ed a nudrire tale speranza ci confortano la Stampa del Tempio di Pallade , detto le Colonnnccie , e quella del Campidoglio , e quella del Tempio della Pace . Se il Rossini proseguirà animosa- mente la intrapresa carriera verrà maggiormente accostando- si al suo modello , al quale è già cosi vicino , né potranno fare a meno gli Artefici di ogni condizione di avere questa .eccellente raccolta, che per la diligente misura, e peri' ef- fetto grandioso , che produce diviene indispensabile ; tra per- chè 1' opere del Piranesi sono rarissime , e perchè i recenti scavi danno una idea positiva , e non poetica e fantastica dei Monumcnii . V À U I E T a' 4*7 Lettera dì Vincenzo Nelli al Cavai. Bartholdj sulla coltivazione de' Ranuncoli . V. Signor Cavaliere . oi nella vostra lettera ni' invitate a darvi delle istru- zioni sulla cultura de' Ranuncoli per soddisfare alle premu- re fattevi da diversi Personaggi . — Eccomi ad appagare con piacere la vostra curiosità ; io non userò con voi quel linguaggio ; che tanto scioccamente si adopera da tutti quelli , che credono di sapere piìi degli altri in qualche determinato articolo . — Non vi aspettate dunque un' erudita dissertazione arricchita di cognizioni botaniche ; lascio questo'" dipartimeuto agli studiosi seguaci di Linneo , e di Tournefort . lo vi narre- rò li semplici fatti : e giacché voi cosi volete procurerò di spiegarmi con un linguaggio tale , da esser compreso anche dal più ruvido , ed ignorante tra i Giardinieri . — Non vi dirò , che pretendesi 1' etimologia del Ranuncolo derivare dalla parola Rana , perchè come questa ama l'ac- qua , e soffre considerabilmente per la mancanza della mede- sima . — Non vi dirò, che si pretende il Ranuncolo ori- ginario della Persia , e Paesi limitrofi^ e trasportato di là in Costantinopoli per sollevare da una tetra malinconia uno di quegli Imperatori Orientali , che trovava qualche alleg- gerimento al suo male nella sola coltivazione de' fiori . — Non vi dirò , che gli Olandesi furono i primi , che da Co- stantinopoli trasportarono questo fiore in Europa , e che nati nel commercio formarono anche di questo piacevole prodotto della natura un ramo di lucroso traffico .-— Tut- te queste cose appartengono alla erudizione , ed io le Ira- scuro , e non me ne imbarazzo. Vi dirò solo, come nac- que in me l'idea di questa colli vazione ; ed il metodo, che adottai nella esecuzione della medesima . — Non era da far meraviglia : che il ranuncolo prosperasse nel bel cli- ma di Persia, e di Costantinopoli ; trovai però strano, che egualmente ciò seguisse nell' unìido , e nebbioso clima Olandese . Considerai allora quanto meglio ne sarebbe riu- scita la propagazione nei giardini Romani , e mi parve in- giusto doversi pagare particolarmente dall' Italia un indo- veroso tributo per l'acquisto di quelle radiche, che potc- G. A. Te. III. 28 428 Varietà* vano con tatti facilità raadersi indigene del nostro Pae- se.—Mi venne 1.1 curiosila di conoscere di qn-ili mezzi si servissi^ro gli Olandesi per la moltijilirazione de' Rmunco- Ji , e per ottenerne tante v.uieùi . — Conobbi , che dalle semenze derivava la moltiplicazione de' Pianuncoli ; e non ignorando il sistema di proliGcnzione per mezzo delle pol- veri fecondanti addiniandai se gli Olandesi si servissero dì questo mezzo per avere le loro specie . Mi fn risposto, che lutto era dovuto all'azzardo, e che dalla estesa semina- gione de' Ranuncoli , ottenevano proporzi )natanieute alla quantità seaiinniM un certo numero di Ranuncoli doppj , che quindi moltiplicavano per via di radiche, e poi cata- logavano , e ven'levano . Vidi bene , da quanto mi era sta- lo riierito, che senza loro saputa gli Olandesi ottenevano per opera dei venti , e degli insetti quella prolificazione , che procurava Imo le moltiplici specie di belli Ranuncoli. — Senza un lungo discorso , io osservai tra le qualità de' Ranuncoli , che possedevo , e che erano venuti dalla Olan- da , che alcune piante davano fiori ricchissimi di petali , ed in conseguenza stradoppj , che li Botanici chiamano Mostri neutri ; non presentando al(>un organo di generazione né mascolino, né feniinino ; Vidi , che alcune altre mostrava- no il solo sesso femminino rappresentato in forma conica da un aggregato dì germi terminati da altrettanti filetti , che i Botanici chiamano pistilli , senza essere accompagnate da alcuna di quelle parti , che caratteiiz'.ano il sesso mascoli- no. Vidi finalmente, che la maggior parte delle varietà erano ermafrodite , e contenevano in .se ambo i sessi , ossia il detto aggregato dì pistilli n'-'l centro , e intorno quf'sli filamenti, clie portano nell'apice quei gloh.'lti chiamati antere, che poi rompendusi somministrano le oolverì fe(V)ndanti . — Sul bel principio non davo le polveri de' fiori ermafroditi, se non che a quelle specie , che avevano soltanto il sesso femminino assoluto. Successivamente T esoerienza mi rese meno scrupoloso, e diedi le polveri di'gli eriu 1 frodi li , non. solamente alli fiori mancanti del sesso mas"o[!no, ma an- che agli ermafroditi stessi. —Temendo sempre di errare, recidevo diligentemente colle forbici ne' fiori ermafroditi de- stinati a ricevere le polveri tutte le loro antere, prima che queste screpolassero , acciò le polveri proprie non influis- èt'io nella fecondazione^ ma in segnilo m" accorsi dell' inutì- lil.-i di questa fastidiosa diligenza , e diedi le polveri , pri- ma però , che si spargessero naturalmente le proprie , a Varietà' 4^9 quelli , che dovevano riceverle , senza reciderne le .uitc- re . — Dalle bolle, e molti sii me varietà doppie ottenute con questo metodo non ebbi molto ad insuperbire j giacclì,^ vedevo , che il mio talento non era m tggiore di un s (lìio di vento o delle zampe di un insetto , che ad azzardo tc.is- portava le polveri da un fiore ad un altro . Io poro ave- vo qualche Vintrggìo su loro giacché sceglievo nella mia operazione le varietà più belle , e pariif^obu meete qn-jlie , nelle quali concorrevano fortezza di stelo, rìocliez/.i , lar- gliezza , e beila disposizione di petali , non die colini viva- ci , e brillanti . E siccome dai forti n iscono i fuiii , f^osl non è meraviglia , se io abbia oiteoiito ra'?diaate le diii- ijcnze usate un qualche vantaggio sulle operazioni del ven- to ,e degli insetti . Modo , e tempo di dar le polveri prolilìcnnti . Io scelgo tra li miei ranuncoli una delle piante più belle tra le semidoppie, ed ermafrodite, e quando il fiore di questa è nel })iù vegeto aspello , e prima , che rompendo le sue antere dia le proprie polveri seminali , lo fccoiiilo . A tale oggetto scolgo , e raccolgo un' altro bel ranniiculo (!a servire da padre fecondante , procurando , che abbia tut- te le stesse qualità di quello giìi srelto ad essere feconda- to . Recido dallo stelo il ranuncolo, che far deve la fun- zione di padre , e stropiccio leggermente le di lui antere di fresco screpolate su i pistilli di quello scelto ad essere fecondato . In niente di più di questo consiste il gran se- greto di questa fecondazione artificiale . — Per abbondare in cautèle recido quelle istesse antere già stropicciate e le lascio cadere recise sui pislilli stessi già fecondati , acciò proseguendo le recise antere ad aprirsi al raggio Solare proseguir possano a dare qualcbe altra dose dt polveri fe- condanti . Le ore migliori per fare qnesia funzione sano quelle più prossime al mezzo giorno, ed in mattina sere- na . — Qui mi cade al proposilo di parlarvi di una que- slione , che mi si è fatta da tntti gli amatori dei fiori , tiitì mi hanno interrogato sul mio metodo . Mi dimandano essi , se io ottengo dalla fecondazione dei due ranuncoli pro- lificati quelli stessi colori , che avevano i di loro ptilri . Ad essere ingenuo mi convien dire, che taluni dei piuautli sono somiglianti a quelli , da cui derivano , e taluni per- fettamente ne difl'criscono . Lascio la rnra ad altri di me 28 ' 43o Varietà' più ozioso di occuparsi dell' apposizione di un velo sul fio- re fecondato , onde ottenere risultati più certi , con impe- dire l' accesso di altre polveri fecondanti . Le complicate fabbricazioni delle polveri da guerra , e da caccia , e 1' al- tra ultimamente da me intrapresa dei Cristalli , non mi per- mettono quelle diligenti osservazioni , e cautele , clic la materia esigerebbe . Raccolta del seme de' Ranuncoli . Dopo qualche giorno , che i i-anuncoli hanno ricevuto le polveri si prende perfettamente visibile 1' effetto della segui- ta fecondazione , giacché il corpo , che sostiene i pistilli si allunga ,_e s'ingrossa , approssimandosi le semenze alla loro maturazione , che segue nello spazio d' un mese circa dopo la fecondazione , più , o meno , secondo il maggiore , o mi- nor caldo della stagione. — Facile cosa è l'accorgersi del- la perfetta maturazione delle semenze , giacché il corpo , su cui sono inserite diviene totalmente secco , e giallastro , al qual tempo , se non si raccogliessero i semi caderebbero dal loro ricettacolo . — Amando di sua natura il Ranuncolo piuttosto la terra umida , che l'asciutta vi sia di norma, che in qualunque diversità di stagione, la terra, in cui questo fiore è piantato , o seminato non deve essere mai perfettamente secca , negligenza , in cui cadono ben spesso li nostri Giardinieri . Questa regola generale di mantenere la terra umida se non nella superficie, almeno nell'interno, non conosce , che due sole eccerzioni ; e sono il momento delle più forti gelate ( quando non si faccia uso di stufa), ed il tempo , in cui la pianta è giunta al termine della sua vegetazione , cadendo il fiore , e colorando in giallo le foglie verdi della pianta medesima . — Se n(;lla raccolta dei semi mi accorgo , che taluno degli aggregati de' pistilli non abbia preso il dovuto incremento lo rigetto sulla sicurezza di non essere st.ito ben f(!condato . — 11 seme deve essere conservato, o nell'intero suo ammasso, o ridotto in grani in luogo asciutto, ed in vaso di vetro ben chiuso.— L'esperienza mi ha dimostrato, che le semenze non devo- no esscr« invect:hinte , dilazionandone ad altro anno la se- minnzione , giacché perdono la facoltà di germinare . Non così delle radiche che possono impunemente restar fuori di terra per due, o tre anni senza danno , se siano ben custo- dite.—Passo ora a dirvi il mio sentimento sul riposo di V A H I E T a' ù^'S\ tilt anno , ( lie alcuni fioristi rreclotio espediente di din; alla radica del r;ninnoolo pei- ottenere un mii^lior fiore. — L'e- sperienza mi Ila dimostrato, clie senza il quesliuiiato ripo- so , partiola.-neiile , se la radica è ben pasciuta , si può ottenere un buon fiore: ma l'esperienza stessa mi ha fat- to conosoere, che il riposo lungi dal preji;iudicare può es- sere utile ad accrescere il vigore della pianta , e conse- guentemente del fiore . Seminagione, e coltivazione. Alcuni crclona cosa vantaggiosa di aftVettare al possibile la seminagione dei Ranuncoli , per ottenere con la produ- zione piìi sollecita una radica più grossa . Io sono di senti- mento, che i Ranuncoli debbano seminarsi alla caduta del- le prime pioggie Autunnali .—Per dare un' idea appros- simativa della distanza , che devono avere tra loro i semi gettati in terra , dirò , che in uno spazio di terra di un palmo, e mezzo architettonico Romano , equivalente a cir- ca un mezzo piede quadrato di Francia , potranno gettarsi ad eguale distanza le semenze ottenute da sei fiori . Io vi consiglio ad cfTott tiare la seminngione de' Ranuncoli in va- so di creta cotta di forma cilindrica alto dieci ]Hillici , e largo venti . Seguita la seminagione converrà ricoprirla con due lineo di terra , e per lo spazio almeno di giorni quin- dici difenderla dai raggi Solari , che ne ritarderebbero la nascita . Si abbia altresì la precauzione di non lasciar mai divenir secca la terra , in cui è stato posto il seme, e fi- no a tanto , che non sarà nato , sarà essenziale , che sia adacquato leggermente, soprapponendo alla terra lunghe pa- glie , acciò l'irrigazione non trasporti la terra , e con essa i semi.— Il seme di Ranuncoli stenta moltissimo a nascere, e non è , che dopo un mese , ed anche più , che coraiji- ria ad apparir sulla terra , presentando sul bel principio due piccole fogliolino acuminate . Queste piccole piantine hanno bisogno di essere ben preservate dalla gelata , che le ««trarrebbe dalla terra ; divenendo adulte temono molto me- no il rigore dell" iaverno . — - La massima attenzioitè , cho deve aversi ludla coltivazione delle piccole piante da se- me , è quella di t'inerle in ogni tempo ben monde dalle al- tre erbe e giova loro anche moltissimo di muoverne ben snesso la terra, che le circonda , lo che si oifettua con ano stecco, a cui si aguzaa la punta. — ■ Non crediate ^ 432 V A li I E T a' elle abbia dimealìcato di parlarvi della terra , che le se- menze esiggono . Per ora vi h;isli il sapere , che questa non deve avere la minima differenza, da quella, in cui si pianldoo le radiche d.t fiore , onde ve ne terrò projxtsi- to in seguito . — Le pianliiie prodotte dai semi terminano la loro \tgelazione nel nifse di Maggio , o ai principi di Giugno. L'ingiallimento delle foglie ne manifesta a «,ulpo d' occhio il momento: a questi) momento non dovranno più essere .idacquale , e quando por la massima parte avrr.uno abbandonate le foglie , si ritirano le radici dalla ter'-a , e si mettono a prosciugare in una camera ombrosa , e non umida .— Il miglior metodo di ritirare le radici dalla ter- ra , in cui furono seminate , sarà quello di passare per un crivello la terra , in cui s ini> , per non perdere i pic- coli dentini delle radiche stesse. — Io soglio fare tre divi- sioni delle radiche ottenute ddsetne, cioè d;dle piìi^ gros- se, delle mezzane , e delle pili piccole , che dopo prosciu- gate , ripongo in panieri, che colloco in un luogo arioso, ed asciutta; e queste sono appunto , come ben vedete le radiche giov.mi ottenute dalle semenze , e che devono ar- ricchire il giardino di nuove varietà . — Non siate stupito , se talvolta anche dalla semenza direttamente otterrete il primo anno un qualche piccolo fiore , che dovete recidere all'innalzarsi dello stelo. — Le radiche ottenute nel mo- do sopraccennatovi devono essere trattate come tutte le altre radiche di Pianuncoli , delle quali vi parlerò in appresso e che si riproducono non più dalla semenza , ma dalla mol- tiplicazione delle radiche islesse . — Le radiche più grosse devono essere piantate alla distanza di tredici once Roma- ne equivalenti a circa nove pollici Francesi 1' una dall' al- tra ; le radiche mezzane si metteranno a otto once Piomane, equivalenti a circa cinque pollici ; le pìccole devono pian- tar^i soltRnto a tre once Romane, equivalenti a circa due pollici F'ranresi di distanza ; s' intenda sempre per ogni lato. Dalle piinie otterrete un fiore grande , dalle seconde uno mezzano , dalle terze uno piccolo , e talune di queste ultime neppur fioriranno nel primo anno , ma produrran> no un' ottima radica per 1' anno futuro . Terra pe' Ranuncoli . Molti credono , che nel modo di preparare la terra con- sista particolarmente il segreto , onde ollenere belli fiori } V A P I E T A' 455 Voi tra gli altri siete di i|uestT opinione . C^ro Sig. Cava- liere , permetuoteni , che i.i arauizia vi dica, che sul par- ticolare voi vivete in errore. — Aache io da principio sup- posi , che nella preparnzione delli terra fosse riposto il graa segreto dei fiori 5 ini avevano indotto in questo e [nivoco le mollipUci ricette, che leggevo in tutte le opere dei fioristi, finalmente di-, tro reolicUe espcrienz-o deposi , ed allontTuai dal mio sjnrito questi pregi udi z.) , e ini servii indistintaraen- te di quelle terre , che nel mio piese i)rodu.w:in> i miglio- ri cavoli , ed i più belli broccoli, e le piìi saporite lattu- che . — Ma mettiamo da parte ogni discorso accademico: il Ranuncolo esig(i una terra non molto tonice, accio tion. si ammassi oltre il dovere , non troppo suluce acciò non si prosciughi con grande facilità, non troppo magra , perche mancherebbe di d:ire il dovuto alimento , non troppo gras- sa , che pregiudicherebbe alla formazione di nnr» buona ra- dica . Gonvien dunque battere la via di mezzo per non ca- dere negli accennali inconvenienti . — A me sembra , che in qualunque paese del mondo , ove esistano cavalli , e boschi, e vegetabili, che putrefatti danno la vera terra fertile ( humus ) non possa mancare una buona t(!rra da Ra- nuncoli . Gli stabbj perfettamente macerati , e ridotti in polvere , aggiunti a quella buona terra , che a più , o meno di piofondità si trova negli antichi boschi , ove 1' annua caduta delle foglie , ne forma sentpre nuovi strati , som- ministrano un ottimo nutrimento ai fiori . — Un Arltuslo , che i Bjtanlci chiamano Erica arborea , e noi Scopa ma- rina, di cui ci serviamo per scopare le strade , ed in Fran- cia chiamano Brajere , dà un' ottima terra , e forse anche migliore di quella de' boschi , che i Francesi im'iìogano con molto successo nei loro giardini . Voglio supporre , che an- che il vostro paese avrà questo simile prodotto, che forma una specie di boscaglia, la di cui terra mischiata a stabbio ben macero vi dark il desiderato composto pei fiori .— Io già prevedo , che voi volete , che v'indichi le cose da me- scolarsi . Per dirvi qualche cosa vi dirò , che ad ottenere ottima terra potrete unire insieme due misure di stabbio mi- cero , due misure di terra di bosoo , o di Erica , e due misure di terra d' orlo j unite bene il tutto insieme, e con- servate questo ammasso di terra in luogo ombroso , e me- scolatelo due volte nel mese di Luglio , ed altrettante ia Agosto , e Settembre. Fatto il vostro mucchio di terra, suingcteue una certa quantità nella mano, e se troverete ; 4^4 Varietà' ete si ammassi di troppo , aggluagerele altro stabbio mace- ro, e se all'aprir della mano si sfasceili con troppa faci- lità, aggiungerete altra terra da Orto. Piantagione de' Ranuncoli . Li Ranuncoli si piantano al cadere delle pìoggie Autun- nali, niente interessando le fasi Lunari, e trattandosi di una radica ben pasciuta , osserverete la distanza di quin- dici once Romane , equivalenti a circa dieci pollici , dall' una all' altra ; Queste stesse radiche nel riprodursi , se for- meranno radica pili piccola ,si accorcierà la distanza a pro- porzione del minor volume della radica , e qui sia di rego- la , elle se v(> ne saranno delle piccolissime, dovrete mettcMle ad ingrossare piantandole a sole quattro once , e rriezza Ro- mane , equivalenti a circa tre pollici di distanza nei primi giorni di Febraro , e recidendo loro lo stelo , allorché na- scerà il bottone del fiore , onde ritirare una buona radica per r filino successivo, rinunciando per il presente ad un fiore , «Ile verrebbe degradato , e patito . Formate le vo- stre niiiolc di Ranuncoli , le manterrete sempre umide, o per dir meglio non farete , che ne divenga mai perfetta- mente sf'rca la terra , che rimuoverete intorno alle piante ogni venti giorni , estirpando in questa occasione 1' erbe cattive. — Nelle forti gelate difenderete le vostre piante dal rigore della stagione , facendo loro godere i raggi solari nel- le ore del Meriggio . — Nel formarsi del bottone da fiore , userete la diligenza di togliere gli altri piccoli bottoni , che si riproducono sullo stesso stelo , lasciandone soltanto il prin- cipale ; che se poi talora una pianta lussureggiasse di trop- po nella riproduzione de' bottoni , benché in stelo separato, potrete privarle con vantaggio di alcuni di quelli più pic- coli , onde ricevano maggiore alimento li principali . — Giunti i fiori al loro perfetto incremento, avrete la cau- tela di lasciarne alcuni dei belli alla riproduzione dei semi, sulla fecondazione dei quali gih vi ho bastantemente trat- tenuto .— Circa dieci giorni dopo la totale raccolta de' fio- ri le piante cominciano ad Ingiallire , ed allora bisogna ces- sare affatto dall' adacquarle . Diseccate successivamente qua- si del tutto le frondi , e (juando queste si staccano con c- strema facilità, in giornata di bel tempo, ed essendo per- fettamente asciutta la terra, si cavano le radiche, che se hanno moltiplicato convien dividerle 1' una dall'altra , essen- Varietà' 4^^ do jiiicor fresche , giaccliè in quel momento con maggior facili th ne segue la separazione. — Le radiche si fanno asciugare in luogo ombroso, ed arioso. Bene asciutte che siano con uno scopetto si nettano dalla terra , che gli re- sta attaccata ; con le forbici si tagliano gli avanzi delle fo- glie , o steli , che sono rimasti aderenti alla corona della radica , e si recidono altresì quei minuti capelli , che esi- stono alle punte dei denti delle medesime radiche. Que- sta cautela si pratica con tutte le radiche-, o che «ano provenienti dal seme , o dalla moltiplicazione delle radi- che stesse. — Le diversitk dei Climi portano naturalmentn una variazione di tempi sulla coltivazione , ma a questo suppliscono i termometri , di cui ogni giardino deve essere fornito . Poslo ciò ognuno deve consultare il suo clima , e r esposizione del luogo , ove sarà per eseguire la sua col- tivazione de' fiori , —Io mi lusingo d'aver risposto con chiarezza , e semplicità ; e di aver pienamente soddisfatto alle vostre dimànde , ma se non vi fossi riuscito , diteme- lo con libertà , ed io mi farò un pregio di compiacervi , «ome mi faccio quello di ripetermi Vostro Servo , ed Amico vero Vincenzo Nelli 436 INDICE UE' PRINCIPALI CAPITOLI CONTENUTI NEL III. VOLUME DEL GIORNALE ARCADICO . LUGLIO . AGOSTO . SETTEMBRE . 1819. LETTERATURA . Teslitnoinanze e confronti sul tempio di Mar- te in Todi : moti\>i e rimedi sulle rovine di questa città : memoria filologica del Dot- tore Giambatistc Agretti Risposta delCav. VermigUoli ec. ec P- Della Magna Grecia , e della Scuola Italica , Dissertazione deW Abbate Giambalista Bru- . 21 ni " /. Bat. Cassitti Fabulce XXII. ex CLXXIL antiquis fortasse Phcedri deverditis , metodo Gudiana connexce : acc. alice XIII. ejiis- dem Auctoris . Neap. Typ. Soc. Pliitom. i8i8, — Quodfelixfortunatum(juesit Re- ^ince Maria; Thcresice Edylliu'n Faustiiii Gagtiu/fi , Genuce 1819. ffP- Pagan. — In funere ing. puella; Rem. A. Bellolti Elegia Plncentri Folcari P. A. A. T. seg. Traduzione della preced. Elegia di Gio. Bat- tista Marsozj • • ♦ 29 Samlung der Besea ec ec. Baccolta delle mi- gliori antiche poesie Spa^nuole Istoriche , cavalleresche y e moresche per Ch. B. Dep- ila pi'^g or Mtiseo Lapidario faticano óJ Dissertazione di M A. Lanci sai versi di Nembrottc e di Piato . Conlinuatione , e fine dell'estratto F. to. 'ì. • "» IJ Italia . Canto //"' del Pellegrinaggio di Childe Harold , scritto da Lord Byron , e ^ tradotto da M'elicle Leoni -M^ Storia di Tivoli dalla sua origine fino al 437 secolo Xni. DelP Avvocato Sante Fio' la . Tomo Primo — i53 3^4 CauiteiU de'' Disciplinati delia ven.Compn>:nia ec. di Siena . Testo a penna de secoli XIII. XI^ ' XV . con V elogio storico su la stes- sa compagnia , e con un catalogo ragionato di Testi a penna di nostra lin^^ua che si conservano nella Biblioteca pubblica di Siena : Dato in luce da Luigi de Ange lis P. P. e Bibliotecario — . i^n _ DissPìtazioni Anconitane del Canonico Ago- stino Periizzi . J^ohune primo .... __ 3f)/ Leonis Bapt. Alberti Apologi: itein Traduzione de' medesimi in metro italiano ; in auspica- tissimis nuptiis Correr. Ze«. Ace-^duot non- nulli non ibi in lucem prolati ex Cod. Vat. — jnn — « Iscrizioni Nomentane ec Continuazione e fine V. To. 2. p. 202. e 33i — 184 — Tre Lettere in cifra ed inedite di M. Fran- cesco Guicciardini ; con tavola in rame . ^ 206 — — Del Municipio Amate nuovamente scoperto in Lapida inedita del Museo Lapidario delV Università di Perugia , e di altre cinque iscrizione inedite . Lettera del Cav, Battista Fermiglioli .......•...— — 583 Poesie inedite di Pacifico Massimo ec. V. To. 1 p. 347. art. 2, ultimo . . . _- — . 20-, Cantica diL.Biondi inmorte di una fanciulle , — — 3"^o Delle Iscrizioni sepolcrali etrusch , e dei tentativi che possono farsi per ispiegarle . Discorso I. di Francesco Orioli . . , — _ 328 Trattali di Marco Tullio Cicerone : della Fecchiezza , il Sogno diScipione , Episto- la Quinto fratello : volgarizzati nel buon secolo della lingua Italiana ( Annotazio- ne ) ... . — — 336 Lettera inedita di un famoso Scrittore . (^ Pietro Aretino) • ^f^ j -— — 35 1 438 SCIENZE Antonii Britolonìi eie. Amoenitatcs ItaUcoe sistenfi^s opiiscula ad Rem heibariani et Zoo- logìarn 1 1 alice spectaiitia ^3 — — » Alcune osservazioni sull/i natura delle Inter- mittenti , e sulle qualità medicinali della China srrondo e principj delle moderne Teorie del Dottor F. Ottaviani ... 86 — — Rapporto di Osservazioni eie. sulla Vacci- nazione • Continuazione e fine deW arti- cole . V. To. 2, "/^J,. 393.' 102 ^ Elementi di Ottica e di Astronomie del Ca- nonico Giuseppe Scitele Professore neW Archiginnasio Romano . J^olume i. Ottica. — 216 — Saggio di Osservazioni sulV uso del caffé nelle febbri intermittenti del Sig. Dot. Giuseppe Tonelli medico fisico in Paliano ... — 226 — > Del Caìendaric^ Gregoriano a dell' Astro, nomia Romana ec. Continuazione dell' arti- colo . Fedi To. 2. ;;. 404. _ 237 356 Scoperta singolare rivendicata alV Italia sulla Polvere da Cannone — ^43 — Sopra le due Carne te del tBu) — 244 "• Osservazioni sulla Pazzia , e sui disordini delle funzioni morali , ed intellettuali dell' Uomo di G. Spurzheim M. D. Tradotte dal francese in italiano con note dal Dot- tos Carlo Porta Medico Collegiale ec. . — 247 — De' Principi di popolazione ec. Continuazione e fine dell' Estratto — aSc) — Del conservar V acqua dolce in mare . — 268 — J'odanium , nuovo metallo scoperto dal Sig. Lampadius Estratto di una lettera al Sig. Gilbert . — — 355 Considerazione sugli Aneurismi . Storia , e guarigione di un Aneurisma* f enereo , Memoria del Sig. Antonio Manzoni . . — — 379: Sale marino uscito dalla piaga di un piede , e reso per bocca da un Uomo di anni sei- tantnsei per lo spazio di (piatirò mesi 45g continui. Tentativi Jisicochiniici per is- piegare così strano prodotto di natura mor- bosa del Cavaliere Luigi Angeli . , . — — 3Hi^ ARTI = BELLE ARTI . Singolare scoperta di un monumento Etrusco nella città di Fiesole : Memoria del Pro- fessore Giuseppe del fiosso Anziano Archi' tetto dei Soviani dellaToscana , con tavol a in Rame — — 1 1 3 Pittura di Paesi: Cateti Prussiano . . . 826 — r^ Il Sepolcro degli Stuardin praticano scolpito dal Cav. A. Canova Marchese d" Ischia ec. — — 4o3 Pittura di Paesi- Monsicur Chauvin. Francese. — ■ — 4'! B,ebell , Viennese — ^ — ^yi fiestaur azione di un Quadro diGiulio Romano — — 4 13 Di alcune singolarità Ar chitettoniche ritrovate in un'' Ipogeo . o Camera Sepolcrale Etrusca recentemente scoperta neW antica Città di Chiusi Giuseppe del Rosso Anziano Archi. tetto dei Sovrani della Toscana , , . —^ ^iQ Varietà Sclentijiche Letterarie . . . , • i^g 260 4^7 Osservazioni jM^fcorn^o^i'-^i'' fatte alla S^iecoln, delCnllps,. Rom. Agosto 1819. MATTINA Baiornetro 28 28 l'i -7 27 23 23 28 23 28 27 li 27 TO 37 II 27 li 27 II ■■»7 9 Term. Igto. 16 17 '7 '7 '7 '7 16 9 1 1) 7 18 9 16 7 '7 7 14 I 17 4 23 tJ 2 23 7 9 -^7 5 7 ^9 o I 25 al 1 28 9 25 6 25 2 25 9 '9 9 ^'' 17 7'24 2! 17 6 24 4 18 6 -7 /; 17 o 3r 2 16 2 30 4 GIORNO liarometro 23 I 28 O 27 10 2 ' 12 28 O 28 o 28 o 28 O 27 ri 28 o 28 28 16 il 23 61' 2.8 3.26 9' -y 2| i7 7,1^ M 28 o 52 5) 23 8225 24 7 23 7 »9 'K 21 6^ 27 lo 14 8' 28 o 20 I; 17 II 12 5 27 ri 17 61 27 9 Term 4 I 2i O 1 23 23 24 24 23 Igro 32 i 33 ■■ 34 46 40 4a 4' 38 8 4. 3 26 8 25 6 27 6 3q 8 SERA Barometro 28 ■.>8 o i8 o 27 II ■ài o 28 o 28 o [erm 18 8 '9 '7 16 17 5 •8 7 4 '9 9 '7 3 >8 9 '9 6' •7 8 18 ,4 3Ì 'ti "i^' 55 4 : 7 -^^ 29 5o ao oj 53 -4 6 25 98 5 2.| 9 54 ■^7 43 KOSKaXSV osservazioni Mek;orologi.che fatte aUa Specola del Collegio Promano Agosto 1819. '7 i;. ; 2; 57 Stato del Ciflo n-o.s . s.p.n. ^.p.n- p.n. ■p.n. o.n. s.p.n. >.p.s. n.p.s. ^pn. '.p.n rlATl INA Kva- Stato por. Vento de. Cielo 3 7 fr.^rs. 0 J. 3 57 t .gre. 0 ./J.n. t 4 tra.nia. 0 ^/J.«. 4 21 'n<;3. 1 m (i .!. 4 3, .'.^. I !>.«. 4 IO po.lib. I ., s. 3 4 po.ma- 1 s n. 3 48 poUb, I s. 4 26 //i I <.p.n. 4 4-^ irn. 1 n.s. D iq miz.sir. I sn. 5 27 irifUib, 1 s.p.n. 2 59 rrt. 0 -'.".n. 3 38 f.-a 1 'p.n. 4 " pò. 0 n.s. 4 '9 ^ra gre. i 'i. s. •i bq maes. 0 ■< p.n. 3 /,6 gr.lev. I .1 p.n. 3 36- rr<«. 1 " .p.s. a 59 z,r.lev. 0 .< p.n. 3 24 tra. ° re 0 •^.n . 3 28 poÀih. I ■■p n. 3 t6 Ira gr 0 s.p.n. 5 46 tra. 0 , s.p n. 4 3i /;É. 0 n. 3 II '.'r /e?'. I n. 2 36 :nesir. I n. 2 II ' ra gre.o n.p.s. 3 24 me.Ub. I n.p.s- 2 48 tra. 0 s. 5 Sfi tra. gre. 1 s. GIORNO Pioggia Vente ^_ sir. 0 mez. I m mez.Lìb. 0 114 mez Ltb. Uh. pò. po. po.ma. po. lib. L,b. I ni po. lib. tra.ma mez. mez. mez. I m m.'z. 0 48 ni z. e maes. 0 mez. si'- I ni tra ma po. hb. po. ma e po hb. po. Ilb. i:h. J H- I 0 tra. gr. I IO 0 me str. 7 0 sir. po. mez. I 79 po. 1 rp SERA Stato del >-ieIo p.n s.p.n. p.n. Vento po. ni. I,b. "■p.n. n.p.s. '.p.n. n.p.: s.n. po. '.p.s. ■ p.n. .p.n. tra. 1 tra.ma. 1 lib. o trti.ma.Q lev . o tra. \ mez. 1 1 Ui-. I tro.m:i.o tra. 1 tra. o ni ■•. 1 me.sir. z 1 Meteore Z-.f puig. ton.g. t.l.g.n. tJ:^.n.p\ '.t.l.g.Stl ',g n.l.t. '.g.U.t.l. ì.-\-p.t.ì.n VoeiiJo«ida eh Astronomi abbondare per diligenza , pong.>';i io Ossei vartDni Tripliri in 0!;ni giorno ; e volendosi da noi ristringere in pagina , affincbò meno facilrnf^nte si disperando , usiamo alcune abbreviature . Peita'^ito nell.i colonm delle Meteore pi sifjnifica pioggia 1 lampi t tuoni n nebbia e. Gt^'o b brina . E nelle colonne dello Srato del Cielo s vuol dire sereno n nuvolo , p poco Le altre abbreviature nelle colon.ae de' venti .sono per se stesso intelligibili . Quando segue un asterisco s' intenda gran quantità ; ove tro- visi una -f croce s' iutenda piccola quantità : IMPRIMATUR, Si Videbitur Rev. P. Mag. Sac. P. A. Candidus Maria Frattini Archiep. Philipp. Vìcesg. IMPRIMATUR, Fr. Philippus Anfossi Ord. Pi3ed. Sacri Palati! Apost. Mag. <# ^^