^-'.p^l^. / ^ ^W^V'; ^^ U 9 4 GIORNALE ARCADICO DI SCIENZE , LETTERE , ED ARTI TOMO mi, OTTOBRE 5 NOVEMBRE^ E DICEMBRE MDCCCXX. ROMA DALLA STAMPE^IIA DEL GIORNALE PRESSO PAOLO SALVIUCCI E FIGLIO Con licenza de Superiori. SCIENZE Sultuso del rhus radicans, riflessioni del signor To- nelli. Art. IL ( Fedi il T. VII- pag. 332.) D 'a questa fedele esposizione isterica dei riferiti esempi discende una conseguenza, che il farmaco cioè , di cui si è fatta tante volte menzione , non possegga una virtù eminentemente ed esclusiva- mente efficace per vincere le paralisi , l'emiplegie, le paraplegie , ed altre congeneri affezioni nervo- se , contro le quali si è preconizzato , e da tanti sommi osservatori riscontrato realmente utilissimo. Ma che dunque , dirà taluno, si dovrà con Alibert dubitare o della fedeltà delle osservazioni , o del valore del farmaco paragonandolo alla virtù chime- rica di tante altre piante , nelle quali si era ripo- sta una ferma fiducia con cieca illusione ? Non già: ma mi si permetta che io procuri di rintracciare, se] fia possibile , la cagione della esposta diversità di effetti per quindi trarne qualche utile corollario. E per rifarmi sulle prime , sarebbe mai suffi- ciente al compimento delle vostre ricerche la di- versa suscettibilità degfindividui a risentire Tazio- ne del farmaco? Per verità sembrerebbe cotesta opi- nione a prima giunta sostenuta ancor dalf analo- gia , la quale ci ammaestra su tal proposito, che tanto svariati si appalesano nella loro intensità gli. effetti del nostro rimedio sul sistema dermoide©. In- fatti, se dar vogliamo uno sguardo a quanto ci nar- I 4 Scienze rano vari illuminati scrittoli , rileveremo agevol- jnente , che Gouau ed Amoreux ebbero motivo di convincersi colle loro esperienze degli effetti vcsci- catorj molto imponenti cagionati sulla pelle dal so- lo maneggiarsi le foglie della pianta. All'incontro il dottor Lafont-Gouzi di Tolosa mentre rileriscc nel volume terzo del giornab; Medico -Chirurgico di Parma , che le frizioni praticate con il rJms pro- dussero specialmente in due individui lo s\ iluppo di una risipola vescicolare , che giunse dopo tre giorni al più alto grado di violenza , soggiunge an- cora , che in altri individui ninna morbosa altera- zione si ebbe a riscontrare . Così il nostro chiar. prof De Matthaeis , in una delle annotazioni appo- ste alla sua erudita islorla della emiplegia (i) ci de- scrive r eruzioJie pustolosa comparsa nel Eracchct- ti . Ma , tacendo di avere un* tale effetto su di se medesimo sperimentato dopo essersi esposto alfazio- iie di detta pianta in \ irtù delle frizioni , che si com- piacque egli stesso di eseguire e colle foglie e con il sugo del vegetabile in quistione, giova concliiuderne,, che non ne abbia risentito alcun nocumento ; come fdtresì niun danno espressamente si legge averne sof- ferto fautore della prelodata istoria , di cui abbiamo che „■ plurics foliis adirne virentibus propiias ma- ,, rius , hrachia^ entra ad ruhorem usque perfricuit „ absque idlo suhsequente erjsipelate^ vel alio mor- ,, ho ,, . Finalmente se X autore delle osservazioni registrate nel piimo volume del giornale nuovissi- mo ec. di Gotta (2) ci riferisce , fra le altre sue sperienze , che le semplici esalazioni della pianta in un mattino assai caldo di estate gli suscitavano a (1) Ratio Medemli ce. (2) V. Brera Giorn. McJ. prat. fascic. III. pag. l^oG. Uso DEL RhUS RADICANS f) tre {iassl di distanza ^ in cui trovavasi , nna gon- fiezza del naso, e delle la')bia, die j)er altro sva- nì nel medesimo giorno; abbiamo d'altronde la de- posizione dello stesso prof. De AL'.tlhaels (i) di aver cioè sperimentato assiem con altri innocua Fazio- ne degli elfJu^j di detta pianta, sì di notte che di giorno, nel tempo oidinario della di lei fioritura.. Per altro da queste cotanto diverse apparenze di eifetti sul sistema dermoideo se giova desumerne un argomento per la diversa suscettibilità degrindi- Tidui a risentire V azione del rhus tossicodendro - non sembra poi nel caso nostro arrecar dessa un so- stegno,ed una soddisfacente spiegazione, per la diver- sità di effetti neir uso già riferito . Ed in vero se colesta diversa suscettibilità non può impugnarsi , dovrà però sempre tale riconoscersi a cose uguali nel resto . Siccome però , per quanto si possa il sislema dermoideo riguardarsi suscettibile di ester- nare una varia sensll)i!ità nei diversi individui , mostra questa costantemente un più stretto rappor-* to colle varie età dell' uomo, in maniera cbe la si ravvisa più energica e più vìva nei bambini , nei quali, fra le altre prove che addur potrei , dirò che il minimo solletico è talvolta capace di provocare delle violenti convulsioni : così discendendo da que-* sta riflessione , che appunto per siffatta causa do- vea nei bambini riuscire più efficace che negli adulti r azion del rhus tossicodendro i giova altresì de- durne, che la diversa attitudine della fibra a risen- tire r azione di esso non sia una cagione assoluta- mente capace di rendere per se stessa nullo TefFet* to del farmaco . • (i) L. cit. G Scienze Piacerà forse a taluno incolparne la stagione, appoggiandosi a quanto ne dice T autore delle os- servazioni inforno agli effetti delrhus radicans sul-- la pelle^ registrate in compendio nel primo volume del giornale di medicina del sig. consigliere Brera alla pag. J\òQì. Ci narra egli essersi assicurato, che gli effetti prodotti dall' azione del sugo del nomi- nato vegetabile rassomigliano moltissimo, come già lo asserì Wichmaun, al pemfi^o sì per la forma, che per il corso e durazione dell'esantema; ma che co- testa etuzione infiammatorio-pustolosa varia dimo- strasi col variare delle stagioni , corrispondendo a tenor di queste la forza virulenta del vegetabile , di cui trattiamo . Ma le quattro osservazioni, del- le quali ho superiormente fivellato, furono da me quasi tutte istituite colluso delle foglie colte in una istessa stagione ; onde non potevano le une riusci- re per questa causa felici senza esserlo del pari le seconde » Ad altri potrebbe cadere il destro di riporne la cagione nella dose non molto ardita; riflettendo air avvertimento del chiar. prof. Brera , il quale nella sua eruditissima memoria sulla rachialgite (i) sì esprime di aver osservato, che occorre impiegar- lo in alta dose onde ottenerne i ripromessi vantag- gi , riferendo altresì averlo in un caso prescrit!to fino alla dose di 33 grani nello spazio di 24 ore. Dì gran peso è per me una così luminosa e de- cisiva osservazione, cosicché niun valore ( il con- fesso apertamente ) sembrami in tal paragone po- tersi accordare all' asserzione di Augustin , il qua- le dice aver guarito il suo infermo portando la do- se deir estratto a due grani al giorno . Per altro (1) Mera. Medico-Cliniche ec. Uso DEI/ RhuS RADICANS j mi fia lecito di rammentare ^ clie avendo io pre- scritto nella prima bambina la polvere delle foglie lisseccale nella dose di dieci in dodici grani, ed tvendo spìnto la dose dell'estratto sino a grani ot- ti e mezzo il dì , dovevo aspettarmi un felice e pionto effetto. Dunque niun argomento di certez-*- za dalla dose . Ciò posto , qual altra cagione potrà rinvenir- si piì rivestita di verisimi^'ian/.a , se non che la diversità dell'epoca della malattia ? Ed in vero se nei dui; adulti da me trattati col rhus si ottenne profilto , mentre l'epoca della paralisi contava nel- la donna unicamente due mesi , e nell'altro l'emiple- gia non tra che di pochi giorni; potrà desumersi che riuscisse infrutluoso nei due bambini, nell'uno dei quali la forma morbosa durava l'epoca di qua- si due anni , e nell' altra riconosceva per momen- to di origine un anno allorché se ne assunse la prima volta il trattamento . Varie riflessioni , eh? ora qui soggiungo in breve giro di parole , potreb- bero forse servire a render ragione di quanto di- ceva , ed accordare qualche fondamento a codesta mia congettura: congettura dissi, perchè sotto l'aspet- to intendo proporvela di una dubitazione - Non può negarsi nel senso fisiologico, che le "Varie parti del nostro organismo posseggano la pro- prietà di non risentire V azione di ogni specie di stimolo; ma in vece richieggano l'azione di alcu- ni che, o per una forza puranv^nte meccanica o in vigore di una forza fisico-chimica operando , pale- sano ad ogni modo una maniera di agire specifi- ca . D' altronde è ancor dimostrato dalla quotidia- na spericnza, che i varj organi, i varj sistemi dell' nman corpo in istato patologico, si prestano a ri- - sentire Y azione di alcune sostanze medicamento- S S e I E N Z SÉ se, laddove di alcune altre non hanno alcuna atti- tudine a sperimentarne il modo di agire . Non han hisogno queste proposizioni del sostegno di alcuna prova , essendo sostenute dalla evidenza . In oltre è ovvio e notissimo , che la proprietà di alcuna farmaci ricusa di starsi ristretta entro i limiti de- la duplice gcneralissima partizione di deprimere o di aumentare latto della potenza vitale: ma inve- ce alcune sostanze medicamentose \ì sono , come recentemente il co 'ermo il dotto Enrico Acerbi , che appalesano un'azione particolare e diretta so- pra un sistema deli' organismo animale , piuttosto che sopra di un allro , ed alcune godonj di una pressoché specifica efficacia in certe l'orme morbo- se . Così, tacendo tanti altri paragoni sotto il fisio- logico e patologico rapporto , mi limiterò unica- mente a soggiungere , clie le sperienze di Eramert ci assicuraiio 1 azione elettiva perniciosissima del- la lalsa angustura su la midolla spinale, e non già sopra i muscoli, o sopra i nervi. Or questa ìstessa .azione diretta ed elettiva aggiungerei doversi rico- noscere altresì in alcuni periodi di una malattia me- desima ; poiché un farmaco, il quale riesca giove- vole in uno degli ultimi periodi di una forma mor- bosa , riscontrasi o nocivo o inutile , ove venga somministrato in altri periodi anteriori , e vicever- sa . Che se poi di quest' azione elettiva e specifi- ca si bramasse conto più davvicino nel caso nostro; dirò che non mi sembra malagevole il compren- .dere , dietro i lumi che ne danno alcuni uomini eruditi e sagaci, come l'azione del rhus tossico^ dendro debba essere assai proficua nelle paralisi , emiplegie ec. essenzialmente nervose, ma di recen- te origine ; e possa ali incontro riuscire inefficace ove la forma morbosa sia di vecchia data . Ed in- Uso DEt Rhus RADICANS ]) fatti , se a taluno piacesse interrogarne lo Svem- mering, queiruomo di genio così elevato, ne avrem- mo in pronto la risposta . Si fa egli a riflettei** , che nei nervi insorge la vera paralisi, allorché nel- le cavità dei medesimi segue uìia raccolta di flui- do , dal che vengono alterale le funzioni della se- crezione , e del riassorbimento del fluido nervo- so (i) ■ In vista dì che giudicava egli in favore deirelettricilà, e della pila voltiana come agenti ca- paci a stimolare le arterie degl' involucri nervosi ad una più attiva secrezione , donde Venissero le materie èondensate a mollificarsi , divenir fluide , ed esser, così disposte dai vasi inalanti ad un piii facile riassorbimento . Or questi effetti medesimi^ in un modo assai piiì efficace e più pronto , si ottengono dall' azione del rhus tossicodendro , col di cui uso togliendosi la or descritta morbosa con- dizione ;, potrebbe realmente dirsi che il nervo pa- ralitico acquista nuovi principj di vita . Ma con- seguir non si potranno sicuramente i prelodati ef- fetti vantaggiosi, quando inveterata sia Tepòca del- la malattia, non essendo forse più al caso di es- sere convenevolmente stimolate le arteriuzze dei nervosi involucri ; non più fórse capaci di essere restituite ad uno idoneo stato di fluidità gli umo- ri condensati , o non più false Suscettibili questi. di salutare riassorbimento; e non più finalmente at- to il nervo paralitico di essere, per dir così, eccita- to a rinnovellamentò di vita . A queste idee può dirsi , che non meno corrispondano le dottrine di quel profondo patologo il prof. Racchetti . Egli nella sua celebre opera, che cotanto risenie la di- (0 V. Biefa Giorn. di mcd. pvat. fiiscie. VUI. par. x8a. IO Scienze gnità ed il pregio del suo insigne autore, (i) sot- to la classe delle paralisi essenzialmenle nervose ccimprende quelle , nelle quali la l'orza vitale , e r efficacia nervosa trovansi in uno stato di languo- re e d' indebolimento . Ora in siffatta circostanza non potrà sicuramente conseguirsi un felice risul- tamento dal regime terapeutico il pii^i proprio a stimolai'e , né dalla istessa amministrazione di spe- cifico rimedio , come del rìais^ ove invecchiata ne sìa la forma morbosa ; ove cioè lo stato di lan- guore sia giunto al punto di non essere ripara- to dagli opportuni farmaci . Questo , a parer mio, sarà il punto di veder verificata 1 azione diretta, ed elettiva di una sostanza medicamentosa ( come non ha guari dicevo ) in alcuni periodi unicamente di una malattìa istessa assai proficua, ed in altri inu- tile ed indifferente . Questa appunto sarà nel ca- 50 nostro X epoca di tempo , in cui la sostanza medicamentosa ( per valermi delle idee dì- Sava- ry ) (a) non è più capace di agire sull'organismo animale in guisa da ricondurre le proprietà vitali a quello stato primitivo, da cui sono stati devia- ti gli organi ed i sistemi delf uman corpo in vir- tù dello sviluppo, corso, e progresso della forma morbosa . Le idee fin qui da me enunciate sembrami che non dissentano dalla voce della esperienza , la quale ci rende istrutti, che se qualche caso ( sebbcn rarissimo ) possa contarsi di guarigione di paralisi molto inveterate, hanno ivi dovuto i pra- tici essere molto insistenti nelfuso dei loro melo- (i) Della struttura , delle funzioni , e delle malatlie della mi- dolla spinale ce. sez. quarta , cap. 111. (2) RiblIatCfh. Medicai. Cahier 99. pàg. 365.' tJso DEL RhUS RADICANS I | di onde veder coronate le loro premure da felice successo . Così il dott. Becker di Lipsia potè glo- riarsi di aver vinta una paralisi delle estremità in- feriori dopo tre anni con avere, per lo spazio di due stagioni d'inverno, perseverato specialmente neir uso di yarie preparazioni di noce vomica (i). Co- sì il dott. Sybel nella sua inferma paralizzata negli arti inferiori da due anni dovette protrarre fino al- lo spazio di sei mesi il suo trattamento terapeuti- co col rhus tossicodendro ; ne fu prima di quest* epoca che potè la paziente attendere alle abituali sue occupazioni (2) . Per altro nelFaver io procurato di dimostra- re che l'inefficacia del rhus tossicodendro possa m:e- glio che in altra cagione riporsi nelT epoca invec- chiata della forma morbosa, non pretendo con que- sti rozzi pensieri , e colle deduzioni che ho tratte dagli esposti ragionamenti, presentare una opinione inconcussa , e dimostrata col rigor della evidenza . Ma inlendo bensì di avere presentato una ipotesi , una congettura , che gli altrui lumi potranno o con- fermare, o smentire. Anzi nella mira di consagrare i miei studj ai progressi della scienza, a tenor del- le mie forze assai deboli, non abborrisco il disin- ganno , ove la verità n' emerga piiì luminosa , q r utile della scienza istessa mea vago e indetermi- nato . (1) Giorn. di Med., e Chir. prat. di Hufeland n. di marzo i8o8v (2) Giorn. di mcd. prat. di Brer» fiiscic. XIII. pag. i22. is Romanarum plaiìtaruni centuria decimatertia^ nucto~ re Ernesto Mauri. Romae 1820. tjpis de Ruma- nis ( volumetto in 8.° di 58. pag. con due tavole in rame) . vJruesta celìturla di piante dei contorni di Èoma fa seguito air opera intitolata Romanae Florae Prodromus etc.., pubblicata* allo spirare del 1818., e di cui avemmo occasione di dar conto nel primo nu- mero del nostro giornale . Le piante qui annoverate sono ordinate al solito secondo il sistema sessuale , ed un avviso al lettore , clie si trova alla fine di que- sto volumetto, accenna il poslo che ciascun genere e ciascuna specie di esso de\ie tenere nella distribuzio- ne generale della jP/oz-a Romana, rispettivamente ai generi ed alle specie già inserite nelle precedenti 12. centurie del mentovato prodromo . Le due tavole in rame , di cui è corredata que- sta centuria, rappresentano tre specie ora per la pri- ma volta pubblicate , di cui soggiungiamo i nomi e le note caratteristiche. f^ICIJ PJMPINELLOWES (pag.3o.t.i.) Leguminibus sessiUbus sub-solitariis -^Jolivlis inciso^ crenatis , superioribus integerrimis . Questa veccia ha i fiori rosso-violacei, ed è no- tabile perchè le Ibglioline deile sue toglie inferiori sono profondamente intagliate, cosa che assai dira- do si rinviene nelle leguminose : anche i calici di questa pianta si ianno scorgere per le loro divisio- ni quasi eguali, e guarnite di cigli. LA. 1 ha tro- vata «t/^/Z/rw/o nella galleria di sotto di Castel Gan- dolfo , e nelle macchie di Marino . EOMANAR. PlANTAR. CENT. XIII. l5 OPHRVS CRJBBONfFERJ (pag.Ì2.t.2. f. I. ) Labio indi\>iso , rotundato , convexo , villoso, apice refuso , appendicida lanceolata sursum versa interjecta ; dorso macula gkdira , reniformi , tran^ sversa . Questa specie pare che non si discosti di mol- to dair O. speculum del Bertoloni , accanto alla quale è inserita in quesia centuria. Ma, stando alla descrizione che dà il nostro A., il labbro della sua pianta è più attondato , in niun modo curvato all' insù , e porta sul dorso una macchietta quasi re- niibrme di color pallido, in luogo di quell'ampio spazio lustro quasi rettangolare che occupa la più gran parte del labbro della speculum , e per cui quest'ultima specie si fa riconoscere a prima giun- ta . Inoltre il labbro della crabronifera ha verso i lembi due altre macchiette pallide triangolari , ed è in tutto di color lionato , mentre ali opposto quello della speculum è di color uniforme atro- sanguigno. Q' testa specie fu rinvenuta dalt A. nel- la macchia di Marino pressa la cappelletta . OPHRVS HTULCA{^^^4ò.i. 2.f.2.) Labio trilobo , lubis lateralibus villusis, triangularibus de- Jlexis ; medio puberulo , obovato , convexo , mar- gine utrinque unidentato , apice truncato, transver- sim fesso . Questa specie si fa distinguere per due singo- lari caratteri del labbro. Il primo è una fossa piut- tosto grande situata alla base di esso, la cui aper- tura è a guisa di cuore , guarnita all' intorno da un orlo rilevato ; l'altro consiste in una specie ài bocca che presenta il lemlDo anteriore del detto lab- bro , che air estremità sembra come spaccato me- diante un taglio praticato nel senso orizontale , e distinto in due lamine che si discostano alquanto. |/1 Scienze Nasce sui colli al settentrione del monte Mario , e nella villa PanifiU . Delle altre specie comprese in questa centuria, quantunque parecchie sieno nel numero delle più ovvie presso di noi , come dacfjlis glomerata , si- napis nigra , bellis annua etc. , altre ci sembra che presentino qualche pregio di rarità, ed esempio ne sieno le seguenti . Veronica prostrata^ raccolta presso Norcia; Va- leriana tuberosa , del detto luogo; Alopccurus bul- hosusy raccolto pi'esso a Tor di Quinto; Velezia ri- gida^ della valle deirinferno ; Orobanche elatior^ di Civitavecchia ; Hjpocliaeris Balbisii Loisl. Desi,, dei coUì sterili intorno a Roma; Centaurea salmantica^ dei muri sulla via di porta S. Pangrazio; Ophrjs speculuin Bert. , del monte Gatillo ; Parietaria Lu- sitanica^ delle mura di Roma; Arum tenuifolium^ del Tuscolo ; Ceratonìa siliqua^ di Civitavecchia ec. Per terniinare daremo un cenno delle illustra- zioni più diffuse che ci è sembrato rilevare in que- sto scritto , Aira capillaris Host, e Melica minuta L. L'A. pone sott'occhi i caratteri per cui queste specie si distinguono dalle affini aira carjuphyllea L. , e me- lica pjramidalis Roem. et Schulthes . Bromus scoparius. Riferisce a questa specie Lin- neana una gramigna che partitamente descrive , da molti autori giudicata identica col bromus rubens dello stesso Linneo . Aìliuni pendulinum Tenor. ed Alliwn trique- triun L. Sostiene col sig. Tenore che questi due agli sono due specie distinte, e le descrive minu- tamente . Ifypericum perfoliatum. Sotto questa bella spe- cie Linneana, di cui distintamente espone i caratte- ROMANAR. PlANTAR. CENT. XIII. l5 ri , riporta con lo Smith \H. ciliatiim dell' Enei* clopedia , e riguarda come ima varietà più gracile di esso 1 H dentatura del Loiseleur . Centaurea cineraria . Si astiene il nostro A. dal i'i;erire a questa specie la Jacca cineraria laci- niata Jlore purpureo del Trium étti, quantunque in vari punti maniestamente analoga, e raccolta ne' luo- ghi medesimi; e ciò per aver notato parecchie di- Tersità Ira i suoi esemplari , e la descrizione e la figura del Triumietti suddetto . JN'on omette pe- rò di mostrare, che la circostanza dell' identità di patria lo induce in sospetto , che la pianta del detto autore possa esser di latti uno scherzo della sua pianta; la qual cosa se si av\ crasse , farebbe d'uopo riguardare la Cx cinerea (specie che il La- march, scostandosi da Linneo, stabilì sulla descri- zione sopradetta del Triumfetti ) come una mera varietà delia C. cineraria . L. Cll'FFA Ricerche geometriche ed idrometriche fatte nella scuola de^l ingegneri pontificj d' acque e strade tanno 1820. Roma, presso il Poggioli , in 4-'' con figg. 3_ ra le istituzioni , che onorano il glorlosissi-» mo principato di Pio Settimo , la nuova Ammi- nistrazione dei lavori pubblici d' acque e strade è una delle più luminose , e certamente delle più utili . La formazione d' un corpo scelto d' ingegne- ri affida la cura de lavori alle menti più istruite , ed alle mani più esercitate : le norme prescritte al- la estensione e all' esame de' progetti proveggono • l6 Se I E N Z E alla maturità del consiglio , che deve precedere Tin- trapresa delle opere di grande azzardo e dispendio : le regole stabilite per T amministrazione e contabi- lità delle spese assicurano e vincolano cautamente jl maneggio de' fondi pubblici : finalmente la mol^ tiplicità stessa degli esami , e delle revisioni , toglien- do ogni ombra di mistero , e ponendo tutto in pa- lese , sembra essere il mezzo più possente a svel- lere i vecchi abusi , che non ponno ornai più al- lignare , dacché non ponno essere inosservati . A rendere perpetui i vantaggi di questa no-?- buissima istituzione , Sua Santità volle aggiungervi la fondazione d' una scuola d ingegneri , come se- minario di soggetti , che forniti delle migliori istru- zioni e della teoria e della pratica , e , come vo- leva Vitruvio, omnibus armis ornati^ possano degna- mente assumere ed onorevolmente esercitare X in- carico delle opere pubbliche . Delle altre parti del ijuovo sistema non mancavano modelli ed esem- pj anche negli stati vicini : ma la fondazione di questa scuola è instituto tutto nuovo in Italia . La direzione delle acque e strade hel cessato regno italiano avea ben veduto quanta utilità poteva ri- trarsene , ed erasi proposta di stabilire questa scuo- la in Milano , e ne fu anche pubblicato il decre- to . Ma questa proposta non venne ad effetto , ed era riserbato al nostro ottimo sovrano di mostrar- ne air Italia il primo esempio , ed allo stato eccle- siastico di coglierne i primi frutti . Quello poi che distingue la scuola romana de- ^r ingegneri dalla scuola de' ponti e strade di Fran- cia , istituita nel 1747- P^r opera del ministro Tru- daine e del celebre Perronet , e dagli altri insti- tuti consimili in Germania e forse altrove fonda- ti , si ^ che oltre l'assunto d' istruire gli allievi , Operazioni della scuola degl'Ingegneri in essa ha pur quello di promuovere con esperienze ed osservazioni quelle parti della scienza mecca- nica ed idraulica , che abbisognano tuttavia di essere con tal mezzo raaerraate , a volere clie i det- tati della teorica cospirino sempre coi risultamen- tì della pratica , e soddisfacciano in tutto alle vi- ste ed ai bisogni di essa . Sono molte , come san- no gì' intendenti, codeste parti ; e le sperienze, colle quali si vuole perfezionarle, non sono già di quelle che far sì possono nei gabinetti di fìsica . Le os- servazioni e le prove vogliono esser fatte in gran- de , sui grandi lavori, sulle grandi macchine , sui grandi lluini . Or come queste non si jionno fare utilmente né da pochi uomini , né in pochi luo- ghi , ma richieggono il concorso di molti , secon- do l'opportunità che dal tempo e dal luogo sarà data a ciascuno ; così l'instituto della scuola non solamente vuole che i professori e gli allievi osser- vino e sperimentino tutto ciò che potranno in Roma e ne' contorni , secondo 1' ajuto de' mezzi che il Governo presterà loro , ma vuol di più che ricerchino la coopeiazione di tutti gl'ingegneri del corpo per tutte quelle osservazioni di confronto , e di riprova , che secondo i diversi luoghi potranno più acconciamente instìtuirsi . E cosi la scuola sa- rà come il centro da cui moveranno le ricerche più importanti al progresso delle scienze meccaniche ; ed il deposito ove si riuniranno i lumi che l'in- dustria degli osservatori saprà raccogliere da tutte le parti del dominio ecclesiastico . Un pensieie così vasto richiede per necessità as- sai tempo non solamente ad eseguirlo , ma anche ad incamminarlo con buona regola . Ne si vuol corre- re con troppa fretta ad esperimentare e ad osser- vare , se prima non si è maturamente pensato lo G.A.T.VIIX. a j$ Scienze scopo , die vuol prefiggersi alle osservazioni , e il modo con cui ci debbono condurre . Ed in questo è notabile il primo saggio , che abbiamo per le ma- ni delle ricerche della scuola , perchè ne' diversi ar- gomenti , che vi sono toccati , si cerca appunto e si jDropone il modo da tenersi per illustrarli com- piutamente , e cimentarli coli esperienza . Il che ve- dremo, percorrendo brevemente i soggetti delle me- morie che compongono questa raccolta . I. jénnotazioni sopra alcuni luoghi di Sesto Giulio FrontÌ7io , os'e si esamiìiano diverse questioni attenenti al moto delle acque pei tubi di condotta . La prima annotazione è sopra quel luogo do- ve Frontino dice , che un cannello applicato ad un rivo d' acqua corrente estrarrà più o meno acqua , conforme sarà rivolto o a seconda della direzione della corrente , o all' inconU'ario . Questa opinione di Frontino è tenuta universalmente per vera ; ed anche si tiene per certo , che quanto più veloce sa- rà la corrente del rivo , tanto minor quantità d' ac- qua potrà scaricarsene , praticandovi un risorato- re, o diversivo laterale. Ma non si trova clie ve- runo ne abbia fatto prova diretta . Qui dunque si mostra l' importanza , e si propone il modo di chia- rirsi con facili sperienze, quale influenza abbia nel- la quantità degli efflussi laterali la velocità e la direzione dell' acqua corrente nel canale dispen- satore . A'ella seconda annotazione si parla d'un anti- co senatijsconsalto , pel quale era vietato a coloro che derivavano dalle botti , o da' condotti pubbli- ci , l'aggiungere in fine del cannello legittimo una fi- stola più ampia ; ed era solamente permesso il fa- re questa aggiunta quando si fosse discosto più di 5o. piedi dall' origine o presa d'acqua. Si dimostra, con- Operazioni della scuola degl'Ingegneri 19 tro il parere di Poleui , come quest' aggiunta può veramente accrescere a molti doppj la quantità del- la derivazione ; si spiega chiaramente la ragione fi- sica di questo accrescimento , che nella prima ap- parenza ha del paradosso ; e se ne assegnano i li- miti. Passando poi a ricercare il perchè l'osse as- segnata la distanza di 5o. piedi , oltre la quale si permetteva a tutti di allargare quanto volevano le fistole , si dimostra con molta probabilità il con- . Getto che die motivo a questa limitazione . E que- sto è ,che i aggiunta fatta al di là de'5o. piedi po- teva bensì aum -ntare la quantità della derivazione di tanto , quanto bastava a risarcire il detrimento prodotto dalle resistente , ma non mai di tanto , che venisse ad oltrepassarsi la quantità della de- rivazione conceduta . Colf occasione della presente indagine si dà la soluzione di questo facile e cu- rioso problema : dato il diametro del tubo , e dato il carico dell' acqua , assegnare tal lunghezza del tubo , sotto la quale , colf aggiunta d' ima più larga fistola, possa precisamen'e ricovrarsi la quantità d ac- qua che si perde in causa delle resistenze, e com- pensare in tal guisa il discapito che da esse ne viene . Nella terza annotazione si disputa se ne' con- dotti alimentati da una conserva d' acqua sempre piena e traboccante, l'apertura delle fistole parti- colari diminuisca la portata del condotto , e pre- giudichi la competenza di quelli che ne deriva- no l'acqua . E qui , contro fopinione di Frontino, si stabilisce essere vera la volgare opinione de' fon- tanieri , potersi aprire nuove fistole ne' condotti sen- za che ne patiscano le antiche diramazioni . Quant' acqua si estrae per la nuova fìstola , altrettanta ne viene supplita dalla conserva, e d' altrettanto s' au- 2* 30 ÓCIE^ZE menta la velocità e la portata del condotto supe- riore . Non è però da credersi indefinita la quan- tità dell" acqua estraibile da un condotto, ancor- ché la vasca sia mantenuta da acque perenni e tra- Loccanti, non potendo esso giammai somministrarne se non quella quantità , che può spingervi den- tro il carico dell' acqua sovrastante , accresciuto di tutta 1 altezza della colonna cV acqua equivalente alla pressione dell' atmosfera . 2. Piilievi e sperienze fatte nel Po Grande dai professori ed allievi della scuola di Ferrara . Fu scello un tratto diritto e reL'olare del Po tre miglia e mezzo sotto Francolino . Quivi nel dì II. giugno 1820., trovandosi il pelo d'acqua all' idrometro di Francolino metri 2. , 33. sotto il segno dì guardia , furono rilevate due sezioni di- stanti ira loro metri 100. La larghezza ragguagliala del Po in questo tratto , ed in quello stato d' ac- qua , era dì metri 4-^5. , ossia canne romane lyo.; la profondità nel maggior l'ondo di circa metri G , 5 , ossia canne 2 , 9 ^ la caduta del pelo d' acqua era di metri o, oSa nella lunghezza di metri 22G , 11; onde risulta la pendenza di o, oooi4i5. Coi galleggianti fu csploiala la velocità alla su- perficie , e coir asta ritrometrica fu scandagliata la velocità a profondità notabile in diverse perpen- dicolari di questo tratto . JNon si è poi passato a dedurre il calcolo del- la velocità media , e della portata del Po ; forse perchè si è creduto necessario dar compimento a questo rilievo coli' esplorare un maggior numero di perj)endicolari , o perchè, attesa la picciolezza dell* istromehlo e della base adoperata nel rilievo geo- metiico , i punti degli scandagli e de' passaggi dell' aste noa riuscirono determinati con esquisita pre- Operazioni della scuola degl'Iiycegneri 21 cisione . Frati auto abbiamo almeno gran parie de' materiali necessarj per conoscere la portata del Po grande . Il sig. ispettore Bonali alcuni anni ad- dietro misurò similmente coli' asta ritrometrica dì- verse sezioni del Po in diversi stati dell' acqua . Potrà farsi paragone della nostra sperienza con quel-^ le di Bonali , cbe presto dovrebbero pubblicarsi colle memorie del Cesareo Regio Instituto di Mi- lano , ed allora arriveremo a sapere con certezza la vera portata di questo re de' fiumi , e di quan- to ella varii nelle magre , nelle acque mezzane , e nel colmo delle piene . 3.° Saggio et una teoria del corso de fiumi nella curvità delle svolte ; di Gregorio Vecchi^ in-' gegnere in capo della legazione di lìavenna . Vuoisi esaminare il corso de' fiumi nelle svol- te per determinare 1' impedimento e il ritardo al moto , cbe essi ne soffrono ; l'azione dell' acqua contro la sponda investita ; la natura della curva in cui si ferma , e si stabilisce la corrosione , pa- reggiandosi la forza corrossiva dell' acqua alla re- sistenza del terreno . Se si arrivasse ad avere co- gnizione certa e distinta di queste cose , ne ritrar- remmo il frutto di conoscere quale aumento di pen- denza convenga darsi al fiume per compensare la perdita di velocità cagionata dalle svolte ; di pro- porzionare alla forza delf acqua la resistenza de' ri- vestimenti ; di accorgerci quando la corrosione va a stabilirsi , ed in qual modo si convenga ajutar la nalura coli avvicinare la sponda a quella cur- vila , nella quale è per mantenersi da se . Ognun vede quanta sia l'importanza di que- sto argomento. ,, Ogni anno, dice l'ingegnere Vec- ,, clii , si spendono dai governi somme immense „ per impedire, o riparare alle corrosioni dei fiumi: 2 2 Scienze ,, ella è una guerra perpetua delle correnti contro „ l'opera degli uomini per contenerle nei Jelti lo- ,, ro ; né si potiebbe cessare un' istante dalle di- „ fese senza esporsi al pericolo, che o una corrosio- ,, ne prodotta di nuovo, o un altra inoltrata più ,, di quello clie losse in passato , turbi tutto o al- ,, meno in parte il sistema delle arginature e del- „ le sponde di un tìume. Ma tale argomento è in- ,, volto, l'orse più di qualunque altro spettante al- ,, la dottrina delle acque, in grandissime oscurità,, . Du Buat nei principi didrauìica ha tentato d il- lustrarlo ; egli ha supposto che il filone del fiume si rifletta dalla sponda concava come farebbe una palla dalla sponda d'un bigliardo, con angolo egua- le air angolo d' incidenza , e con perdita di velo- cità proporzionale al quadrato della velocità, ed al quadiato del seno dell angolo d'incidenza. Ma que- sta dol trina non è punto conforme alle leggi del riiovimento de' corpi lungo linee o superficie cur- ve , e però non possiamo farvi fondamento . Convien adunque incamminarsi per altra stra- da. L'autore adotta l'ipotesi del moto lineare, e adot- ta pure , seguendo 1' ing. Girard , 1 altra ipotesi, che le particelle deli' acqua nelle svolte dei fiumi descrivano archi di circolo concentrici con veloci- tà proporzionali ai raggi dei circoli descritti. Non si può negare che non è dimostrato , e forse non potrà mai dimostrarsi a priori^ la realtà di tali sup- posti; ma almeno non sono essi in opposizione col- le leggi meccaniche, come sono quelli di l)u Buat. Ed altronde in quasi tutte le ricerche dell' idrau- lica questa è lutiica via che si può battere: prò-» porsi da principio le più probabili Ipotesi , e ra- gionar sopra quelle , sviluppandone tutte le conse- guenze Coi fatti osservati ; mediante il qual con- Operazioni della, scuola degl'Ingegneri ^3 fronte si verificherà la realtà de' supposti, e si de- terminerà il valore di que' coefficienti , che rima- sero indeterminati ed incognii, perchè dipenden- do dalle resistenze, non ponno stimarsi se non che a posteriori . Ove ciò riesca , si sarà dato compi- mento ad una teoria soda e sicura , assicurata da' fatti , ed applicabile a tutti i quesiti della pra- tica . Ragionando dunque dappresso le due ipotesi memorate , T ing. Vecchi ne offre il pieno svilup- po della teoria del corso de' fiumi nelle svolte ; e va notando come i risultati di questa corrispon- dono perfettamente coi fenomeni dei fiumi tortuosi osservati con molta sagacità dal Guglielmini ; il che a buon conto è una presunzione assai favore- vole alla sua teoria . Poscia dimostra quali sono le osservazioni che dovrebbero farsi sulle svolte de' fiumi già stabilite, e come dal confronto di que- ste osservazioni colle formole della sua teoria po- tranno determinarsi i coefficienti incogniti, ed ot- tenersi quanto si cerca per la piena cognizione del moto de' fiumi nelle svolte, e delle cause, progres- si , e rimedj delle corrosioni. 4-'' Delle sezioni piane delle superficie di se-^ condo grado , saggio geometrico del doti. Maurizio Brighenti , ingegnere pontificio . Ducisi r autore eh essendosi da molti trat- tato colla geometria, che dicon sintetica , delle su- perficie del cono e del cilindro , e delle lofo se- zioni ; nessuno abbia preso ad esporre geometrica- mente le proprietà delle altre superficie di secon- do grado , che sono V elissoide , V iperboloide ad una o a due falde, la paraboloide elittica, e la pa- raboloide iperbolica. ,, Per l'uso che se ne fa nel- tì le arti , dice , può generarsi il desiderio di ve- ^4 S e 1 E K Z E ,, derle trattate con metodo sinlefico , affincliè gii ,, artisti , dopo lo studio delle sezioni roniclie e ci- ,, lindriclie, possano passare a quello di queste su- „ perficie senza bisogno di più ampie cognizioni ,, malematiclie ; e così stamparsi nella mente coi „ caratteri evidenti della geometria la loro figura „ e le loro principali proprietà ,, . Di questo trattato sintetico egli dà un saggio, indagando geometricamente la natura delle interse- zioni di queste supeilicie con un piano qualunque, e dimostrando come esse son sempre curve di se- condo grado , ossia sezioni coniche. Se ne dedu- ce anche il modo di rappresentare graficamente que- ste superficie, il criterio per discernere 1 indole di una sezione piana fatta in esse comunque , ed il modo di legare le projezioni orizontali dei pun- ti delle superficie colle loro projezioni verticali . 5. Sulla costruzione della colonna Trajana ; nota del dott. Clemente Lorda ^ allievo della scuola . Avendo gli allievi della scuola misurata, e rap- presentala con disegno esattissimo , la costruzione della maravigliosa colonna Trajana, si descrive in questa nota la forma, e si particolarizzano le mi- sure di tutte le parti a modo che, dappresso a que- sta descrizione, se ne potrebbe comporre un model- lo esattissimo . Ciò mancava alla piena conoscen- za di questo sublime monumento, giacche della sto- ria e degli ornati della colonna gli eruditi e gli artisti hanno pienamente appagata la curiosità del pubblico . La colonna è alta metri 35 , 70 , dal piano del foro Trajano sino al capitello . E com- posta di 23 strati orizontali di pietre, sovrapposti r uno air altro ; i primi quattro formano il piedi- stallo alto metri 6 , 35 , e sono composti ognuno di due massi , i 19 rimanenti sono ciascuno di Operazioni della scuola degl'Ingegneri aS un sol pezzo ; però tutta la descritta altezza ha 27 pietre . Il fusto della colonna è cilindrico sino ad un terzo dell'altezza , indi in su è conico . Coli occasione di questa descrizione , il giova- ne autore ricerca analiticamente la natura dell' eli- ca descritta sopra una superficie di rivoluzione ; e mostra come, avendosi l'equazione della curva ge- neratrice della superficie , si trovi 1 equazione del- la projezione orizontale dell' elica ; ed applicando questa soluzione all' elica descritta sopra un cono rclto , trova che la sua projezione sulla base del cono è una spirale logaritmica . Accenna poi co- me si possano praticamente segnare le direttrici del- le scale sopra le cupole, e le superficie di qualun- que sorta adoperate nell' architettura. E ritornando alla colonna Trajana , mentre vi rimarca con compiacenza l'artificio della costruzio- ne e 1 esquisito lavoro di ciascun pezzo, non la- scia di notare un difetto , che si trova così in questa come nella colonna Antonina ; ed è che le superficie di giuntura s' incontrano obliquamente, formando due angoli Y uno ottuso 1' altro acuto , de' quali quest' ultimo, siccome meno resistente, è soggetto ad infrangersi. E smussati in fatti si veg- gono tutti gli angoli acuti ; il che si sarebbe po- tuto evitare con un facile ripiego . Di questo neo in un' opera così sublime non sapremmo , soggiun- ge , dirne altra ragione, se non quanto in ogni co- sa umana si vede che alla perfezione somma si ag- giunge solamente dopo molti e ripetuti errori . ti." Altezze di livello di alcuni stabili di Ro- ma , sì antichi che moderni , riferite al sottarco della cloaca massima al suo shocco nel Tevere . Esercilandosì gli allievi della scuola nel ma- neggio degli strumenti geometrici e del livello, han- 20 Scienze no rilevalo uh prodlo minutissimo ed esattilssimo della lunga vìa del corso , e degT imbocchi di tutte le strade clie vi mctlon capo ; lianno descritta là pianta , il profilo , e molte sezioni dell'area di cam- po Vaccino , marcandovi i punti del suolo di Ro- ma antica scoperti negli scavi praticati entro quell' area ; hanno rilevate due sezioni del Tevere , e de- lincalo Fandamento di quel fiume alla rivolta pres- so la chiesa di S. Paolo ; hanno livellato il cana- le detto MaiTana dell'acqua Crabra entro Roma, dal suo ingresso sino al suo sbocco nel Tevere . In queste operazioni avendo essi rile\ate le altezze di molti punti notabili sì di Roma antica , come di Roma moderna, si dà qui il registro di queste al- tezze riferite al sottarco della cloaca massima al suo sbocco nel Tevere . E percliè questo sottarco è alto metri 5, yaa , sopra il pelo basso del ma- re, così da questo registro viene a conoscersi l'ele- vazione di ciascuno di questi punti sopra il livel- lo del mare . Gli stabili così rilevati sono in nu- mero di 53. Si aggiungono i livelli delle maggio- ri e più strane escrescenze del Tevere, i segni del- le quali sono stati marcati in diversi luoghi della città . La più antica è dell'anno i^qS. , la più re- cente del i8o5 , ma la maggiore di tutte è quel- la ricordatissima del i5(j8. Dalla rapida esposizione degli argomenti trat- tati in questa pregevole raccolta , speriamo che ognuno prenderà idea assai vantaggiosa dell'ottimo spirito che anima questa scuola , e de' luminosi a- vanzamenti che promette: e desidererà , per onore e per bene dello stato, che il governo continui ad ani- marla col suo favore, e che i giovani allievi pro-i iittino volonterosamente degl' incoraggimenti e del- la liberalità del governo . Delt infiammazione e della fehhre continua ; con- siderazioni patologico - pratiche di G. Tomma-^ sini^ professore di chimica medica nella p, uni-' ■ versila di Bologna ec. ec - Pisa , presso Seba- stiano Ni stri , 1820. \_joiToiio ormai quindici anni, da clie il eli. Tom- masini nel libro delle ricerche sulla febbre gialla d' America poso alcune note , in che manilestò le sue nuove idee inforno alT infiammazione . E Tes- sersi desse non solo sostenute , ma si molto dif- fuse in Italia e fuori , appena pronunziate : né ret- te da imponente lavoro , ma da brevi pensieri qua e là dispersi ^ è chiaro argomento della loro im- portanza e figgiustalezza . Perocché i maturi scien- ziati di fuggevoli proposizioni né s'innamorano, né le scambiano per poco con altre, onde ricevet- tero le vecchie teorie fondamento , quando in es- se non scorgano molta luce di verità. La quale po- chi furono che non vollero o non seppeio vedere nelle cose del Tommasini : e questi pochi persi- stettero a creder sempre, che tutto opera fosse d'en- tusiasmo di novità quel geneiale e pronto acco- glimento della sua dottrina. Ne adducevano in pro«* va della loro poca o niuna fede , oltre la Supposta insussistenza di qualche canone di essa , la turpe mancanza di uno scritto , in che il vasto domi- nio della nosologia losse una volta sottoposto ai nuovi concetti, a vedere se questi il comprendali tutto , e acconciamente . Quindi al Rasori si chie- deva una intera patologia intorno al controstimo- lo : al Tommasini si facevano importuni rim-* 38 Scienze trotti , eli' egli slesse tuttavia in sul promettere, e che un libro per ogni parte fornito intorno al- la flogosi , argomento fatto dì sua pprtin^nza, non apparisse ancora . Ma se queste erano ingiuste la- nientanze ne' contrarj , non si può negare clip non fossero desiderj giustissimi ne' fautori. I quali, seb-< bene ammaestrati d' assai con avvertenze molte e i'alti continovi , volevano nondimeno quoll'assoluto Volume, che potesse loro torre dinanzi le dubbiez- ze che sì di frequente occorrono in medicina, e mostrare con più ferma autorità la fede de' loro pensieri. Oltreché ci si era congiunto anche l'amo- re di patria gloria , essendo questa dottrina nata in Italia e come italiana divulgata : e mal com- portavano perciò di non potere ancora affacciare agli stranieri la classica opera del loro sistema . Per le quali tutte cose noi dovremo viemaggior- mente saper grado, e fare encomio al celebre Tom- masini, il quale a quelle lamentanze e a questi vi- vi desiderj ha voluto infine por termine, pubblican- do la parte principale di quest opera sulla infiam- mazione e sulle febbri continue , della quale noi ci alTrctliamo a dare il conto pili particolareggiato che per un giornale si potrà . Vuole il eh. Tommasini , che il suo libro sia dedicato agi' illustri colleglli componenti la socie- tà italiana delle scienze . Con altra epistola preli* minare egli si rivolge a' suoi discepoli , e quindi noi tiarremo solamente la notizia eh' egli ci dà , di avere già preparati altri lavori relativi a que- sto , e da pubblicarsi in seguito , i quali sono : del dolore : della reazione vitale : lezioni sulla dia- tesi e sulle differenze essenziali delle malattie . Se- gue poi r indice delle materie contenute in que- sta parte , e divise in dodici capitoli , più una ap- Dell' iNFiAMM. e della febehk 29 pendice al cap. X., che tratta del modo di agire del- la corteccia peruviana , della (juale parleremo a suo luogo . PARTE PRIMA Della natura della infiammazione Capitolo primo Importanza dello studio dell infiammazione . Prima e pia semplice idea , dai fatti desunta^ della con^ dizione morbosa di una parte infiammata . Se il premettere lo studio della infiammazio- lie ad ogni altro pratico insegnamento fu prima con- sigliato o dal! uso o dagli ordini nosologici ; dopo- ché il Tommasini dichiarò non esservi quasi ma- lattia acuta o cronica , sopratutto febbrile , che da qualche flogosi manifesta od occulta non derivi , ne trovarsi per conseguenza due cadaveri tra cen- to , ne' quali i disordini e i guasti che a tristo fi- ne condussero la malattia non sieno stati processi flogistici , il premettere sì fatto studio , che tanto ha d' interesse e di vaste relazioni, è diventato ne-- cessila . Ed è anche un cominciare a guida sicu- ra , facendosi dalle esterne affezioni per penetrare a conoscere le interne . Jl qual vantaggio non si ha che dalla flogosi , la quale , visibile al di fuori e per manifesti caratteri riconosciuta ne' suoi primor- dj, incrementi , e terminazioni, ci è maestra di mol- to fedele , onde argomentare su ciò che nelle in- terne parti accade , ove sien tocche da infiamma- zione . Le più semplici morbose condizioni, che of- fre una parte infiammata, sono: calore^ pulsazione. , 3o Se I E N Z E rossezza , turgore , tensione , ingrossamento , tutto più dì quello competa a sanità . Di che consegui- ta il dolore per la distensione de' fili nervosi , e la febbre per la diftusione de' moti organici ac- cresciuti . Cotesti essordj della iiiflaramazioue de- rivano, secondo il Tommasiui , tutti e sempre da eccesso di stimolo , e sono effetti sia qui così le- gati alla causa, che , cessata questa, sminuiscono e scompajono quelli. Ma per poco che crescano quel- le prime condizioni nella intensità loro , per po- co che sieno abbandonate a se stesse , non cedo- no più alla sottrazione semplice dello slimolo , co- me avanti sarebbe avvenuto: alterano ulteriormen- te , e spesso immutabilmente , lo stato della parte , € ingenerano in essa certi estremi prodotti ( in- duramenfo , supurazìone ^ cnngrena ) che presenta- no uno slato il più lontano dal naturale , e , quan- to ai pezzi distrutti , lo stesso che morte . Così r infiammazione , che in questi esiti è un organico vizio pressoché inimediabile , considerata ne suoi 'primi passi è una malattia senza profondo proces- so , e la meno lontana dallo stato naturale . Sem- bra assai malagevole al eh. Tommasini il deter- minare un limite tra il semplice eccesso di ec- citamento non ancora flogistico , e quello stato in che le fibre già sono per flogosi portate fuori del- la loro naturale costituzione : come è difficile al- tresì il conoscere qual grado di stimolo or Tuno or r altro cambiamento organico possa produrre . Questa differenza, che non offre leggi costanti, può dipendere dalla diversa tolleranza individuale , ,dal grado non solo, ma anche dalla diversa qualità del- lo stimolo , e sopratutto dalla particolare costitu- zione delle macchine umane , e da una certa , di- ce il Tommasini „ maggiore o minore alterabilità Dell' infiammi, e della febbre 3i „ di organiche e modali condizioni, v'aLbia o no „ parte anche la crasi o la condizione de' liquidi, ,, che pur entrano nell insieme dell' organica co- ,, stituzione „ . Né facile riuscirebbe tampoco il determinare , che grado di mutazione flogistica ci Voglia in una parte per renderle più o meno pos- sibile il suo naturale riprisl inamento, cessalo lo sti- molo e r incitazione morbosa . Sospetta fondata- mente il Tommasini , che qualche levissima alte- razione organica in una parte slata infiammata , quantunque guarita , rimanga sempre . E rimanen- dovi, dee essere accompagnata da un grado maggio- re di eccitabilità , il quale argomenta insieme un qualche grado di mitata condi/àone organica, e di invincibile alterazione nelle fibre. Capitolo IL Za Jlogosi è un processo indipendente di suo ge- nere , che genera esso sfesso nuove condizioni morbose nelle fibre ^ che ne sono affette . A dimostrare questa indipendenza della flogo- sì , richiama il Tommasini le proposizioni del pri- mo capitolo . L' eccitamento morboso , egli disse , e l'accresciuto movimento che ne risulta, stanno in ragione dello stimolo applicato , e diminuisco- no al diminuire di questo. Ma quando una infiam- mazione acuta' o cronica si accenda , ogni dipen- denza è cessata tra l'effetto e la causa, e non va- le più correzione ed ammenda a togliere i danni, che ad un eccesso di vino , per esempio , di ca- lore, o di esercizio succedettero: non vai più l'azio- ne contraria di rimedj antiflogistici o contros limo- lanti a togliere sollecitamente il movimento ecces- Sa Scienze sivo , che nella parte infiammata, e nelle contigue o congeneri, si risvegliò. Oltre a questa specie d'm- dipendenza è anche eli osservazione degnissimo quel corso , che il Tommasini chiama necessario nella infiammazione , il quale non dipendo già da mag- gior grado o gravezza di malattia . Imperocché la febb''e effimera , quanto alF eccitamento vivacissi- mo che talora l'accompagna , certo è malattia piiì grave , che non è una leve flogosì erisipelatosa : nondimeno quella ha un brevissimo corso , mentre questa procede più a lungo, e il suo corso è inab- breviabilc . Pare adunque che tali moti processivi necessariì derivino unicamente da quella indipeii- denza che si crea dì per se stessa 1' infiammazio- ne : dal durare al di là delle cause che la produs- sero : anzi dal non avere piiì con esse veruna cor- rispondenza ; mentre tanti altri stati morbosi fini- scono o si mantengono durevoli solamente perciò , -che le esterne cause o cessarono , o continuano ad agire. Nella detta mf//yDe7z■, è tanto ricca di ossigene colà ove la tempcra- ,, tura è la più elevata , che alia superficie stes- si sa . ,, 46 LETTERATURA Illustrazione cf un verso di Torquato Tasso . A GIANCARLO DI - NÉGRO -,■,, AMICO DOLCISSimO Luigi Biondi H .0 la vostra dei 20 del passato , e per quella inttndo , come voi siate desideroso di sapere in qual foodamento si appoggi quella voce, che cor- re in Roma intorno Torquato Tasso : cioè , che dimorando egli nella nostra città T anno iS^S vedesse un giovane , che , a freno sciolto caval- cando , cadde precipitosamente di sella ; e che a quella vista gli venisse improvviso tatto quel ver- so , che chiude la stanza io4 del canto decimo- nono : dove volle esprimere la velocità con che Erminia scese del suo cavallo , quando agli occhi le occorse il suo Tancredi , clie qual corpo mor- to giaceva : „ Non scese no , precipitò di sella . Intorno al qual verso dicesi che il divino poeta si fosse molto tempo faticato, ed invano . Alla quale dimanda rispondendo , dico : che il eh. Serassi , per quanto io ne sappia , fu pri- mo , e forse solo a scrivere siffatta novelletta , Illustraz. d'un verso del Tasso 4? inserendola nella bellissima vita del Tasso per lui composta . Ivi , al libro spcondo pag. 211, toccando della breve dimora che il Tasso fece in Roma 1' anno del giubileo iS^S. , racconta : „ E qui non lascerò di aggiungere , esserci in PiO^ ma fama costante , passata di mano in mano fi- no d viventi letterati , che non avendo mai tro^ vaio il Tasso una maniera , che gli soddisfacesse , per esprimere la prestezza , con cui Erminia sce- se da cavallo per correre al suo Tancredi mori- bondo ; nel trattenersi eh egli faceva un giorno co' suoi amici alla ripa del Tevere , vedesse veni- re a briglia sciolta dalla strada del Popolo un gio- vane incauto , e cader precipitosamente da cavallo presso la chiesa di s Rocco ; alla cui vista gli venisse fatto improvvisamente quel bellissimo verso : „ Non scese no , precipitò di sella . // che se è vero , come ve n ha tutta l apparen- za , avendolo io inteso da pia d' uno ; non puh essere accaduto se non in questa breve dimora^ che il Tasso ci fece f anno ij'jj. ,, Per le quali parole si può agevolmente com- prendere , che la narrazione del aerassi non è au- tenticata né da testimonianza di tale o tal altr'uo- mo, che fosse stato ivi presente, né da motto che n' abbiau fatto gli scrittori di quel secolo, o dell' altro che venne dopo ; ma è fondata in una tradi- zione : cioè a dire in una memoria cavata non da scrittura , ma da racconto de' vecchj : la quale è sempre incerta , massime quando , come nel caso nostro , questa tradizione non è universale, ma ri- stretta in un luogo , e in uno scarsissimo numero d' uomini , quale in ogni città è sempre il numero de* 48 Letteratura letterati : perchè, a detto del Seiassi , le sole persone letterate avevano in Roma quella novella per tra- dizione: né potevano per certo averla il popol gros- so e le persone incrudite , che punto non si tra- vagliano delle cose intervenute agli uomini dotti già trapassati due secoli innanzi . E qui soggiungerò, che il Serassi non ha nem- meno rapportala la tradizione a quel modo clie in Roma se ne ragiona . Gonciossiachè quo' pochissi- mi, che di ciò parlano, sogliano narrare: come un giovane cavalcando a tutto corso cadde , e rimase per la caduta mal concio e disdgurato , e dicono che uno della plebe a quella vista gridasse: - oh co- me si è precipitato - . Imperocché nei dialetto ro- mano popolaresco le parole- si è precipitato ^ si è rovinato - , equivalgono a queste-^/ è fatto del ma- le assai ^ si è mal concio-. Le quali voci uden- do il Tasso , che per avventura andava a diporto per quella via , (|icesi che esclamasse : ,, Non cadde no , precipitò di sella . Ora voi ben vedete quanto il fatto , che si narra come accaduto , si allontani dal concetto chiuso in quel verso : essendo che quel plebeo, il quale gri- dava *^si è precipitato - , alludesse al male che quel giovane sì era fatto cadendo ; e per lo contrario il poeta , narrando che Erminia non scese , ma pre- cipitò di sella , alludesse alla velocità con che el- la balzò a terra, senza però che ne ricevesse nocu- mento alcuno nelle sue membra . Che se dir si volesse, che quel grido -6^f è pre- cipitato - facesse al Tasso risovvenire del verbo precipitare , che mai nel comporre quella stanza non fossegli venuto a mente , sebbene al suo bisogno Illustraz. d'un verso bel Tasso 4f) acconcissimo ; io risponderei , che siffatto ragiona- mento tiene dell' inverisimiie , anzi direi dell' im- possibile : perchè il Tasso, nel corso del suo poe- ma, aveva più e più volte usato quel verbo a pun- to per sìgniiicare la lapidità del correre e dello scendere . Ed aveva in ciò imitato il suo autore Virgilio , il quale spesso si valse di quella voce, che i nostri padri tolsero dal sermone latino . Nò r epico italiano , clie fatto aveva nella sua mente tesoro di tutti i versi del primo tra i poeti del La- zio , poteva aver dimenticati que' bellissimi del li- bro terzo delle georgiclie : dove il poeta latino, de- scrivendo i Ireddi delle regioni iperboree , dice che ivi il sole non dilegua mai le pallide ombye : „ Nec quum invectus equis altum petit aethera, nec quum „ Prcecipitem Oceani rubro lavit aecjuore curvum . ( V. 355. 35G ) Versi maravigliosi ! nel primo de' quali ti sembra quasi vedere la ritardante fatica , che i cavalli del sole durano nel salire: e nel secondo vedi dipinta la precipitosa velocità dello scendere . E, per non cercare altrove altro esempio, non poteva a Torqua- to non suonar nelle orecchie e nella mente quel bellissimo luogo pur del r 1 1 delle georgiche , dov' è la descrizione della corsa de' cocchj: TVT "^ . 1 ... „ IVon vides quum prceapiti certamme campum ,, Gorripuere, ruuntque effusi carcere currus ? etc ( V. 100. 104. ) 'Anzi vi so dire, che il Tasso si piacque tanto del- la imitazione di Virgilio, £ dell'uso del verbo pre- G.A.T.VIII. 4 5o Letteratura cipitare^ che volendo volgarizzare il praecipitare mo^ ras del Mantovano {^Aeneid. VII. 44^i XII. (ìqj).); non andò in cerca di peritrasi , ma primo con poe- tico ardimento disse : „ Precipitò dunque gV indugi^ e tolse „ Stuol dì scelti compagni audace e fero , ( Vili. 8. ) Ma che vado io mendicando ragioni per to- glier fede a quella siffatta novella ? he fosse pur venuto caso che Torquato , allorché ne avea mag- gior' uopo , avesse dismeutato il verbo precipitare , di cui ed egli stesso , e il suo autore Virgilio , e tanti altri scrittori così latini come italiani aveva- no latto uso in simiglievoli circostanze ; non pe- rò di meno non potremmo giammai persuaderci , che fosse a lui della memoria caduto tutto intie- ro un concetto di altro grandissimo scrittore lati- no : le cui opere il nostro Torquato ebbe sempre tra mano ; e da cui tolse 1 esempio di scrivere qua' suoi dialoghi ricchi di profonde sentenze , e di fi- losofica gravità . E voi già avete conosciuto , co- me io intendo parlare di Cicerone . Ora Cicerone appunto ne' dialoghi suoi , e propriamente in quel- lo che scrisse intorno la naHira degli dei , ha , co- me io dissi , un concetto simìgliantissimo a quel- lo di che ragioniamo . Imperocché ivi al libro I. cap, XXXII. 1 accademico Cajo Gotta , risponden- do a Cajo Vellejo settatai^ di Epicuro, così dice: Et tu quidem , Velici , non gestro more. , sed dia- lecticorum , ( quce funditus gens vestra non novit ) argumenti sententiani conclusisti. Beatos esse deos sumpsisti . Concedimus . Beatum autem sine virtù- tQ neminem, esse posse , Id quoque damus , et li- Illustraz. d'un verso del Tasso 5i Center quidem . J^irtiitem autem sine ratione consta- re non posse . Co7weniat id quoque necesse e.'t . Adjun^is : nec ralionem esse , nisi in homìnis figura, Queni tibi hoc daturum pu,tas ? Si enim ita esset^ quid opus erat te gradatim istuc pervenire ? Sum- psisses tuo jure . Quid autem est istuc gradatim ? Non a beatis ad virtutem , a virtute ad rationem video te venisse gradibus . A ratione ad humanam Jìguram quo modo accedis ? PRA^CIPITARE I- Sl'UD QUI DEM EST, NON DESCENDERE. Disse adunque Gotta presso Cicerone, volendo censurare T argomentazione di Cajo Vellejo: -^f^e^^^o ?ion è scendere no , ma precipitare - . E in egual mo- do Torquato volendo rappresentare la indicibile ve- locità , con che JErminia scese del suo cavallo, dis- se colle stesse stessissime parole : - quello non fu, scendere no , ma precipitare , „ Non scese no , precipitò . Tullio dunque e Torquato dissero una cosa mede- sima : e il secondo la tolse dal primo . Da che ne segue , che Torquato raccolse quel concetto dallo spigolamento che fatto aveva delle bellezze infini- te sparse nelle opere dell' Arpinate : né funne già debitore al caso , cioè al fortunoso accidente dal Serassi narrato . E ciò torna in lode del Tasso : poiché mostra che i grandi uomini non iscrivono a caso , e a lortuna - ma stemperano ne loro scrit- ti queir oro , che hanno cavato dalle miniere ine- sauste di que' grandissimi , che fiorirono ne' beati secoli di Pericle e di Augusto . Per le quali cose io tengo , che la novelletta del Serassi , così com'essa giace , sia da donare al- le vecchiarelle , perchè la narrino a fanciullini . 4* 62 Lette r'a tura E se bene io voglia concedere , che ogni storiella, comeclìè falsa , siasi dinvala da qualche ombra di vero ; non però di meno ella è cosa certa , che se diflicile si rende a noi lo scoprire questo principio di verità nelle cose che accadono aggiorni nostri ; sareb- be opera perduta il cercarlo in cosa che dicesi addi- venuta in un secolo, che da quello, in che \iviamo, è diviso per lo spazio di altri due secoli . Ma, chi volesse iar 1 indovino, potrebbe pur dire per avven- tura , che veggendo il Tasso la precipitosa caduta del giovane romano menzionato dal Serassi, gli ve- nisse dalla mente alla bocca quel suo verso già per lui composto ; fi quasi si compiacesse di aver ben descritta quella prccipitevol discesa : sendochè il poema della Gerusalemme fosse stato già condot- to a termine in quell anno i5'75. (Serassi pag. >8(J.) E noi proviamo ed udiamo , come appresentando- si talvolta agli occhi nostiù , o agli altrui, qualche oggetto non ovvio da classico autore , massime in poche parole , descritto ; quasi senza avvedercene le stesse parole, per quello scrittore usate , ripe- tiamo . E se taluno cade senza subito riaversi, di- ciamo con l>ante ; ,, E cadde come corpo morto cade . E se ci avveniamo in uno intatto cadavere di bel-; la donna , narriamo altrui col Petrarca , eh' ella „ Parca dormir come persona stanca . E così mi ricorda , e voi pur lo rammenterete , che sendo noi un giorno insieme , mentre che di- moravate in Roma, fuori dalla porta detta del Po- polo , vedemmo venire un' uomo velocissimamente IlLUSTRAZ. d' Ulf VERSO DEL TaSSO 53 cavalcando; il quale rovinosani'^nJe cadde non di lungi da noi: e voi allora , cangiata una sola pa- rola , gridaste appunto come dicesi aver latto il Tasso : ,, Non cadde no , precipitò dì sella , Ma basta di ciò : che vi avrò ben nojato con queste ciance. Farò dunque fine: ma prima vi pre- gherò che salutiate in mio nome il Gagliuffl , e gli diate avviso , che mi è pervenuto il bellissi- mo idillio per lui composto nel fortunato avveni- mento delle nozze dell' augusta Maria Teresa di Sa- voia figliuola della maestà del Re di Sardegna: ope- ra veramente degna di lui , che ora è primo fra gli scrittori latini d'Italia: e quando dico d'Italia, dico di Europa . E s' ei vi chiede di me, fate che sappia, come io mi vivo tran ,uil]amente aifom- bra di un ramo della casa di Savoja , ch'egli nel suo idillio ha meritamente celebrata . Amatemi , come suolete , e state sano. Di Pvoma a' IV d otto* bre MDGCGXX. Ara antica scoperta in Hainburgo ecx Articolo 11. ed ultimo (Y. il t. YII. p. 376.) JLVJLa noi ci eravamo dimenticati di accennare una dottissima digressione che fa il N. A., avendo avu- to opportunità di riferire una lapide trovata di fre- sco a Buda , che sciolta da' suoi nessi dice così . 54 Letteratura NEPTVNO C. IVLIVS GEMINVS CAPELLIANVS LEG. AVG. PR. PR. È questi quel medesimo Capelliaiio , di cui ci die- de un altra pietra il Grutero (i) dedicata a gli dei conservatori e se da quella si legge di più ch'egli fu ascritto al sodalizio tiziense, impariamo da que- sta che il suo nome gentilizio fu C. Giulio. È co- sa molto difficile il decidere se sia rpiel Capellia- uo medésimo che, seguendo il partito dell' impera- tore Massimino, sforzò i due Gordiani africani ad uscire di vita. Se lesse vero che colui fosse a quel tempio un semplice procuratore della Mauretania , come generalmente si asserisce dai moderni , non vi sarebbe controversia nel giudicarli diversi . Im- perocché vi è ogni ragione di credere, che quel Ca- pelliaho rimanesse ucciso quando l'Africa tornò all' obbedienza del terzo Gordiano , nò può supporsi eh' egli prima ottenesse il governo della Pannonia inferiore in qualità di legato , siccome da queste lapidi si arguisce , e scendesse poscia tanto di gra- do da divenire procuratore . Ma questo titolo non gli è attribuito , che per una congettura dipendente dalla credenza che la provincia afiidalagli fosse la Mauretania , e dal sapersi da Tacito che Maureta- iiice duce procuratorihiis coJiiheniiir (2). Però Capi- tolino, nei du(2 luoghi che ne fa molto, nulf altro dice se non che reggeva i mauri (j) ; ed all' op- (1) r. 19. 9. (2) Hist. 1. i.c. XI. (3) In Maxim, e. 19, in Cord. e. i5. Ara antica d' Hainburgo 55 posto Erodiano ci assicura ch'egli era prefetto del- la Mauretania soggetta ai romani, che da loro vie- ne detta JNumidia (i). Ora la Numidia era abitala da' mori niente meno della Tingitana , e della Ce- sariènse. Ma la Numidia governossi certamente da un legato augustale, ed allora non vi è più diffi- coltà ch'egli possa avere ottenuta quella legazione do- po Taltra della Pannonia. Aggiungasi attestare Tistes-» so storico, che Gapelliaao eia Stniàvore: il che quan- to si addice ad un legato , altrettanto disconvie- ne ad un procuratore , i quali non furono se non cavalieri . Procuratores ccesavwn , qiice equestris 7io~ hilitas est (^i) 1. Finalmente tutti convengono ch'egli aveva sotto i suoi ordini un giusto esercito. Ma s'egli era un procuratore, quest' esercito non poteva essere che poche coorti , perchè se vi fosse stata un' in- tera legione^ vi sarebbe stato necessariamente un le- gato di Augusto; ed in tal caso a questo e non all'al- tro sarebbe per la maggioranza del grado compe- tuto il comando di quei soldati. Per lo che sì con- chiude, sembrarci più verisimile che Capelliano fos- se legato della JNumidia , da cui poterono benissi- mo dipendere anche le due Mauretanie, tutto che ret'^ te da' loro particolari procuratori : sapendosi ap- punto che il legato di Siria aveva sotto la sua ob- bedienza il procuratore della Giudea . Il che essen- do, non è tolta la possibilità che il Capelliano di questa pietra sia quel medesimo che fu così devo- to all' imperatore Massimiuo . Intanto il titolo, di cui si adorna in questi mar- mi di LEG. AVG. PR. PR., somministra al dott. Labus r argomento di un erudita questione cogli •"- . « 1 ,». Il mi I ■« (t) 1. 7- e. 9- (2) Tacitus in vita Agricola. 56 Letteratura editori del museo nazionale ungarico, i quali spie- gano le^^atus (iiigustalis pnmi prcvforii : e col pren- cipe di Torremozza , che in una bella lapide di Agrigento avendo trovato Q. PR. PR. interpretò quisstor prìmce provincice. Ma il N.A. , dopo avere negato T esistenza di tali uffici che non sono co-^ gniti ad alcun classico , o ad alcun marmo legit- timo , raccoglie una bella schiera dì esempj , pei quali si dimostra più chiaro della luce, che le pri- me abbreviature debbono compiersi, /eg«/z^.? Augu- sti prò prcetore ; e le seconde , quaestvr prò prw" iore . K applicando questa teoria ai presidi della Pannonia, Ira' quali, secondo ogni verisimiglianza, deve contarsi Capelliano, dopo averne adunato una copiosa serie, ci la vedere che questo l'u appunto il titolo di cui godevano. Uno di essi fu Q. Gli- zio Atilio Agricola, che in una bella lapide di To- rino si dice LLGAT. PRO-PR. IMP. JNERVAE. CALS. TRAIAJNI . A\G. GER. LACICL PRO^ VI^C. PAJNINOJN., e in sua illustrazione il N. A. ci fa dono di una preziosissima tavola di bronzo, colia quale si determina all'anno io4- il suo se- condo consolato eh' era finora incerto . Questa ta- vola contiene un diploma dell' imp. Trajano, che fu edito per primo del sig. L^^sons nel i8i3. (i); ma siccome siamo certi che l'opera di questo dot- to inglese non è ancora pervenuta in Italia, aven- done noi latto inutili ricerche da Napoli fino a To- rino , e dair altra parte 1' operetta del sig. Labus non essendo venale, così crediamo di fare cosa gra- tissima ai nostri eruditi ricopiando per intero un m.onumento , da cui scaturisce infinita luce alla sto- ria tenebrosa di questi tempi . (i) Reliquiae Britaimico-Komanaj T. i. p. IV Ara antica d'Hainburgo "Sn Inip. Caesar^ clivi Nervae F.^ New a Trajanus Au" gustus Germanicas Dacicus Ponti/ex Maximus Tri- hilnic. Poiestat. VII. Imp. II II. Cos. K P. P. Equitibus et peditihus., qui militcmt in alis quaiuor^ et cohortihus decein et una^ quce appellcmtur I Thra- cum ^ et I Pannoniorum Tampiana , et li Gallo- rum Sehosiana , et Hispanoruni Vettonuin C. R. et I Hispanorum , et I Valcionum milliaria., et I Alpinorum., et I Morinorum ., et I Cu iberno rum ^ et I Bcetasiorum., et I Tuvgrorum milliaria., et II Thracum.,et III Bracar. Augusianorum., et III Lin- gonum , et IIII Delmataruni , et sunt in Britan- nia sub L. N eratio Marcello., qui quina et vicena., plura se stipendia meruerunt , quorum nomina sub" scripta sunt^ ipsis., liberis , posterisque eorum , ci- vitatem dedit et conubium cum uxoribus., quas tunc kcibuisscjìt , cu7n est civitas iis data , aut si qui caelibes essent , cum iis quas postea duxissent , dumtaxat singuli singulas . A.D.XIKK.Febr. M. Laberio Maximo II ) ^ Q. Glitio Atdio Agricola // ) "^ Alae I Pannoniorum Tampianae , cui praeest C. Valer lus Celsus Decurioni P^eburro Sevèri F. Hispan, Descriptum et recognitum ex tabula aenea -, quae fixa est Romae in muro post tcmplum Divi Augusti ad Minervam. Q. Pompei Ho meri C. Papi Eusebetis T. Flavi Secundi P. Cauli Vitalis C. Vettieni Modesti P. Alini Hedonis Ti. Claud: Menandri 53 Letteratura Noi non parleremo dell incremento che di qui fìceve la geografia , non de varii corpi d'esercito che per la prima volta si fanno conosceie, non dell' ignota legazione britannica di JNerazio Marcello, non della conlerma che da questa proviene al suo con- solato del 1 o3 , non del luhie che si spande sulT età di Svetonio , che da questo legato fu eletto tri- buno, secondo attestaci Plinio (i) . Preteiìiemo , che questo bronzo , per le savie dottriue del Verna7za, assicura il trionio della prima guerra dacic;i sulla fine del io3, o sul principio dei io4, mirabilmen- te concordando colle medaglie del secondo cougia- rio di Trajano notate col V consolato . Taceremo ch'egli toglie ogni dubbio sullopinione dell'tckhel, e degli altri, che questo istesso consolato V doveva dal io3 trasferirsi al io4; e taceremo pure ch'egli ci scopre che il suo collega non iu già L. Appio Massimo, notissimo per aver oppressa sotto Domi- ziano la sedizione mossa nella (Germania da Anto- nio Saturnino, siccome tenevasi per lermo. ma ben- sì M. Laberio Massimo procuratore della Giudea do- po l'eccidio di Gerusalenme (2) , legato della Me- sia (j) ^ che si diportò valorosamente nella prima guerra dacica , tacendo prigioniera la sorella di De- cebalo , e conquistando una forte città (4) ; e che infine, essendosi meschìalo nella congiura di Galpur- liio Crasso Frugi contro Trajano, fu per sentenza dei senatori relegato in un'isola , in cui trovavasi tuttora quando Adriano fu assunto all' impero ; il (1) Lib. o. cp. 8. (2) Giuseppe, de bello lud. 1. 7. e. 7. (3) Plin. 1. 10. ep. 55 (4^ Dione 1. 68. e. 9 Ara antica d' Hainburgo 5g quale, ad onta degli altrui consigli, ricusò di farlo morire (f). Ma se di queste cose non ci conviene di favellare, perchè ci ricordiamo di avere assunte le parti di compilatore, non quelle di autore: per la medesima ragione ci corre il dcLito di far osser- Tare , die questa tavola, comparata colle iscrizioni torinesi di Q. Glizio Agricola, somministra al dott. Labus il fondamento di una bella scoperta , che l'epoca ignota della divisione della Pannonia in due Provincie deve per l'appunto f'ssarsi a questi tempii Egli si è contentato di accennare questo suo sen- timento : ma avendolo noi dovuto sottoporre a di- ligente esame per portarne giudizio , non ci sarà grave d'indicare le ragioni , che abbiamo trovato proteggerlo. J;crive Sparziano (2), che nell'anno loy 1 imporadore Adriano fu eletto pretore, e che su- bito dopo fu spedito legato della Pannonia in- feriore - L'uuque in quell' anno la divisione della Pannonia era già seguita . All'opposto la piiì an- tica delle lapidi torinesi (3) , che , quantunque ora mutila , deve però restaurarsi coll'autorità del Ma- caneo (4) che la vide quando era integra , ci fa conoscere che Q. Glizio nel breve impero di Ner- va era già console , è legato della Belpca ■. Il jsecondo di quei marmi (5) ci aggiunge, che dopo l'assunzione di Trajano egli passò al governo del- la ppunonia , il quale essendo finitimo alla Dacia l'obbligò a prender parte nella prima guerra con- tro jjecabalo ; in cui combattè valorosamente. (1) Sparziano in Hadr. (2) Haiir. (3) Muratori Inscr. p. Sii. 1. (4) Ad Sex. Anrelii m Vctorem cap. 42. p. 186 (5) Muratori Inscr. p. Sio, i. Co 'Letteratura onde ne riportò molti onori militari . Finalmett* te dal nostro bronzo si ricava, che Q. Glizio con- cliiusa la pace ritornò a Roma , verosimilmente per accompagnare Trajano nel suo primo li ionio, e che nel io4 vi ottenne in premio de' suoi meriti il secondo consolato unitamente a Laberio , eh era stato il legato deir altra provincia limitrofa , vale a dire la Mesia * Ora nella seconda delle citate lapidi il nostro Glizio si dice semplicemc^nte le- gato della Pannonia, senza avvertire se della supe- riore, o deir inferiore. Onde manifesto che fin tan- to che fu retta da lui , fella fu tutta una provin- cia. Per le -juali cose si ha da conchiudere , che la ricercata divisione deve onninamente stabilirsi fra il principio del io4, e il loy: eh' el'a av- venne sicuramente in occasione di una delle due guerre di Trajano contro Decebalo , e .solo reste- rà da cercarsi se ciò fosse nella prima o nella se- conda . Il doti. Labus inclina a quest'ultima epo- ca, perchè si è abbattuto in un altro legato dell' unica Pannonia , che ottenne aneli esso i premj militari in una guerra dacica : onde essendo cer- to che durante la prima quell'oflicio era occupato da Q. Glizio , non gli rimanev a se non di cre- dere che r altro 1' avesse ottenuto nella seconda - È questi L. Funisulano Vetloniano, di cui una bella lapide scoperta in Croazia nel 1771 fu edita dal Brotier (i) e dal Blaskovich (2) , ed illustrata dal eh. Marini nel t. 3. del giornale di Pisa (o) . Egli opinò che costui avesse conseguilo quegli onori non sotto Domiziano, in cui si ebbe parimenti una guerra coi daci , ma bensì sotto Trajano : perchè (1) Ad TanitUmiT. o. {). 4^9. edit. 1775. (2) T. 2. p. 20 (o) p. 291. Ara antica d' Haiì\burgo 6i nel marmo si parla di una corona navale ottenu- ta in quella occasione , e la famosa colonna di quest'ultimo imperadore lo faceva sicuro , che sot- to di lui si combattè certamente per acqua sul Danubio, il che non si sapeva essere avvenuto sot- to !■ umiliano . Ma , con tutto questo, il suo giudi - zio ju erroneo , ed egli fu tratto in inganno dal- la copict poco fedele che glie ne venne alle mani, nella quale si occultò che nel sasso eia cancel- lata lina linea . Eccone un' esemplare più accura- to datoci da Matteo Pietro Katancsich (i), il qua- le attesia di averlo tratto da se stesso dal marmo : la cui opera essendo presso noi quasi del tutto sco- nosciuta , non fa meraviglia se ha sfuggito alla di- ligenza del dott. Labus . L. FVNISVLANO L. F. ANI. VETTOJNIANO TRIB. MIL. LEG. VI . VICT. QVAES T'/Rl. PROVINGIAE . SICILIAE TRIB. PLEB. PRAET. LÈG. LEG. IIII SCYlHlG. PRAEF. AERARE SATVR NI. CVRATORE VIAE. AEMILIAE. GOS VII. VIR. EPVLONVM. LEG. PRO. PR PROVING. DELMATIAE. ITEM. PRO VING. PANNONIAE. ITEM. MOESIAE SVPERIORIS. DONATO BELLO. DAGIGO. GORONIS. IIII MVRAH. VALLARE GLASSIGA. AVREA HASTIS. PVRIS. mi. VEXILLIS. UH PATRONO D. D (i) Specimen Philologiae et Geographise Panuoniorum . Za^a- iriae 1798 ()3 Letteratura Ora quella cancellazione ci fa certi , clie ivi par- lavasi dell'i mperadore Domiziano, attestandoci Sve- tonio , che il senato dopo la morte di lui : ernden- dos utiquc titidos^ abolendamque omiicm memoriam decerneret (i). E infatti rarissime sono le lapidi^ in cui il suo nome si sia salvato dalla giusta in- dignazione de' suoi nemici . Per lo che in quelle linee si dovrà ristaurare : AB. IMP DOMITIANO. AVG. GERMANICO E così Vettoniano , lungi dall' essere stato il sue-* cessore di Agricola, sarà anzi uno de suoi prede- cessori , il che per verità meglio si accorda con Tacito (2) , il quale ci fa sapere ch'egli era lega- to della legione IV scitica fino dai tempi di Ne- rone r anno di Cristo 62. E giacché il discorso è caduto sopra di lui, non risparmieremo di pub- Llicare quattro frammenti di una sua grandissima iscrizione, scolpita qualche tempo dopo f altra , e forse dopo la morte di Domiziano: ond' è che vi si veggono aggiunte le cariche, ch'egli conseguì po- steriormente . Da questi quattro frammenti se ne formano due pezzi , e due altri ne mancano per r integrità della lapida , scritti con ottime lettere quasi palmari, che si veggono disordinatamente mu- rati neir interno della rocca di Forlimpopoli . Il Yecchiazzani (j), e il Muratori (4) non avendo sa- (i) In Domìt. (2) Annal. 1. XV. e. 7. (3) P. 17 (;4^ Inscr. p. 4o5. 6 Ara antica c' Hainburgo 63 puto mettere i quattro fi-ammenti a suo Itiof^o , e di più avendoven>- aggiunto un quinto che dalla di- versa forma dei cara'teri ben si conosce non ap- partenervi , ne lece -o un' enigma che nemmeno la sfinge avrebbe sa^.uto interpretare, e sognarono ap- partenere a un C. Popilio , di cui non evvi il mi- nimo indizio , L. FunisulamiS. L. F. AN I. YETfoniA'^YS. COS vii. ^!.r. epiuoaum. ^ODaLIS. AVù. VKOcos. P/OVl . AFRIGAE ie:.^W=^.P/-.P/'.P/-Ot,/jjC.D£LiVIATlAE. ITEm. prOi'iNC. PANNOWIAE tlem. Moesiae supEK. cvkator. aqvarumi. curai ok. viae. aemil. traet Tr.PJ. Praef ^eruKi. qvi.iislor. Trio, milit. Leg.vu victk. Ili Fir... Ma se devesì anticipare la legazione di Vet- toniano , come avrebbe certamente latto il N. A. , se non fosse stato ingannato dal falso giudizio del Marini , non ptrò scapiterà in alcun modo la sua sentenza sulla divisione delle Pannonie , perchè ab- biamo in pronto un' altro soggetto da dare per suc- cessore ad Agiicola . E questi L. Giulio Urso Scr- viano , il cognato dell' imperadore Adriano . Egli proviene da un bellissimo passo di Plinio , che non è stato avvertito né dal lilaskovich, né dallo Schoen- wisner , ne da alcun' altro di quelli che hanno trat- tato dei piesidi della Pannonia . Scrive quest' epi- stolografo (i): Quod me ( Junius Avitus ) obse- quium Sen>iano exactissimo viro prmtitit'ì Quem le^atum trihunm ita et intellexit et ctpit ^ ut ex Germania in Pannoniam transewitem , non ut com- mhto , sed ut comes adsectatonjue sequeretur . Ora il tempo della sua legazione nella Germania supe- (0 L. «. ep. :>3. 64 Letteratura riore non è controverso . Abbiamo in Sparzlano (i): Trajano a Nerva adoptato , ad gratulafìoiiem exer^ citus missiis ( Hadrianus ), m Germaniam snperio" rem translatus est , ex quafestiimns ad Trajmmm , ut primus uuntiarct excesswn Ncrvce , a Senuano sororis viro ( qui et siimpfibus et aere alieno ejus proditis , Trajani odiiim in etini mo\nt ) din de- tentus , fractoqiLC consulte vchiculo tardatus , yoe- dibiis iterfacicns^ ejasdem Sennani beneficiarium an- tevenit . E adunque evidente, ch'egli governava la Germania quando Trajauo divcune imperadore . E ciò pure si ricava dallo stesso Plinio (2) , il qua- le ringrazia quel prencipe, che inter initia Jclicissimi principatus sui ( dunque quando era ancora nella Germania ) gli abbia conceduto il diritto dei tre figli per le preghiere dì Giulio Serviano, che dal contesto ìycn si comprende essere stato presente . Ciò posto, e dalle cose superiormente dette risul- tando che la legazione della Pannonia dal princi- pio deir impero di Trajano sino alla fine della pri- ma guerra dacica fu occupata da Glizio Agricola , ne verrà che la sua traslazione a quella provincia non può stabilirsi se non dopo la partenza dell' al- tro . Avrà dunque Serviano avuto parte nella se- conda gueiTa contro Decebalo: terminata la quale, suir esempio del suo predecessore, avrà accompagna- to il secondo trionlb di Trajano. E inl'atti al pari di Agricola conseguì il secondo consolato nell' an- no che immediatamente successe alla finale con- quista della Dacia , vogliamo dire nel lO'y. .(Sic- come meglio di ogni altro fastografo ha tenuto il Dodvello (3) . Intanto sapendosi di certa scienza (1) In Hadr. (2) Ep. XI. 1. 10. (S) Praelect. Cwnb. XII. n. io. XIII. n. 5. Ara antica d' Hainelugo G5 che Jn quel tempo fu fatta una grande variazione nelle frontiere di quell^ parte dell impero , essen- dosi fondata la nuova provincia della Dacia , an- drà benissimo che nella stessa occasione anche la limitrofa Pannonia fosse divisa, onde col mezzo di due legati più facihnente vegliare alla difesa dei confini contro i barbari : e quindi giustamante il dott. Labus avrà notato per primo preside della Pan- nonia inferiore Elio Adriano , il quale veramente nel loy. fu destinato a quell' ufficio . I limiti prescritti al nostro foglio ci vietano di rendere conto di alcune altre giudiziose osser- vazioni , di cui è arricchita V operetta che abbia- mo per le mani , troppo tempo avendo dovuto con- sumare in chiarire uno dei punti più importanti del^- la storia pannonica . Ma non ci pentiamo del fat- to , imperocché la scoperta di cui abbiamo ragio- nato è tutta dovuta agli studj lapidar] , e il mo- strarla fondatissima e vera ci è pai so il miglior co- mento che per noi potesse farsi alf ultima parte del- lo scritto del N. A. In essa vigorosamente rintuz- za r impudenza dì certo italiano , il quale non si è vergognato di asseiire, che se vi ha scienza «f- volta ancora nel sajo dell impostura è quella de- gli scrittori d' iscrizioni lapidarie : che il pubblico si lascia sopraffare troppo facilmente dall accigliato aspetto di questi dottori : che sarebbe a desiderare gualche moderno Luciano che smascherasse queste letterarie soperchierie , con molte altre vilianissime contumelie contro la scienza epigratica , ed i cul- tori di essa . J\oi ci contenteremo di pacatamente osservare, che per scrivere cose di tanto disprezzo contro quest' arte conviene non avere aperto mai i libri dei classici , onde non aver veduto quanti er- rori e quante false lezioni si siano corrette , e si G.A.T.V1IL 5 (56 Lettera tu n a cprreggauo ogni giorno coi mai-mi : e bisogna es- sere molto poco domestici delle lingue dotte per non accorgersi di quante voci essi abbiano arriccbito ì lessici greco e latino . Ugualmente la mestieri di essere affatto proiani alla storia ed alla geografia dei secoli addietro , onde non confessare gF infiniti sus- sidi che quest'arte loro somministra ; e solo chi del- la cronologia non Conosce che il nome potrà igno- rare , eh' essa da un secolo a questa parte è cres- ciuta più del doppio in grafia specialmente delle fa- tiche degli epigrafici . Oltre di che può anche du- bitarsi se chi taccia d impostura ì arte lapidaria si sia giammai degnato di csservarne le regole : per- chè in questo caso avrebbe certamente saputo, che il primo elemento di questa scienza è la critica , e la critica coli impostura si accorda appunto come r acqua col fuoco . Per lo che simili ingiurie invol- vendo T aperta confessione d' ignoiare tutte le cose fin qui enumerate; noi, pi'r la parte in cui ci sono com:iui , le abbiamo ricevute con animo assai sof- ferente , e ci è anzi piaciuto di metterle ih serbo, pot rido giovare ali opportunità a far riconoscere per nulli i giudizj di un tribunale, che da se stesso si dichiara incompetente per tali materie . Borghesi 6J Intorno una iscrizione in onore del card, Lorenzo Lifta , A S. E. IL SIGNOR D. PIETRO DE' PRINCIPI ODESGALGHI DIRETTOLE DEL GIORNALE ARCADICO SALVATORE BETTI X oìcliè venne a mancare a' vivi il cardinale Lo-s renxo Litta , di sempre chiara memoria , ebbi io gentilmente dall'erede fiduciario la commissione di comporne Telogio in istil lapidario , onde porlo , siccome è Tuso , scritto in pergamena a lato al cadavere . Questo sa bene Vostra Eccellenza : alla quale mostrando quel povero mio lavoro prima che altrui, volli dare a vedere quanto sempre mi sia confidato della moltissima sua dottrina . Ed ella non pur l'accolse e gradì : ma il volle aggiun- gere per cortesia alle sue notizie storiche del car- dinale , ch'escirono in un foglio separato nel dia" rio romano dei io maggio : di che niuna cosa eb- bi mai o maggiore o più cara. Malgrado però d'ogni cura di Vostra Eccellenza in far che il mio elo- gio dovesse durare qualche poco di vita , io lo credeva già fuori della memoria degli uomini : ben sapendo che a poclie iscrizioni è dato l'essere no- minate in tempo che il Morcelli e lo Schiassi ne scrivono con penna d'oro . Quando, maravigliando- mi molto, me lo scorgo due altre volte stampato iii Milano: la prima nella gazzetta degli ultimi giorni di luglio : la seconda nel fine dell'orazione iune- 5* 68 Letteratura bre del cardinale scritta da certo signor ab. Giam* batista Bosisio . Ma di tale onore, a dirle la ve- rità , non posso molto stimarmi : percliè tan- to quel povero elogio è stato mal concio ( spe- cialmente nell edizione della gazzetta ) che proprio a leggerlo una gran compassione. Mutata V orto- grafia , ch'io stimava la buona de' nostri avi: posta a capriccio l'interpunzione: aggiunte parole e con- cetti , e con latino così bislacco da vergognarsene l'ultimo de' gramatici: e che non si è fatto? Ond' io saprò sempre buon grado a quel cortesissimo , che si pone con pietoso animo ad emendare le cose mie , dov'elle sono errate ; benché il Petrar- ca nelle senili ci avvisi, che improbe Jacit qui in alieno libro ingefiiosus est (lib. 2. ep. i.): ma non lascerò mai di gridare contro colui , chiunque egli sia , che solo usa la penna a guastarle per ogni canto. E però chiedo a Vostra Eccellenza quest una grazia r che s' abbia ora a sapere per mezzo del Giornale Arcadico , eh' io rifiuto solennemente le due ristampe milanesi della mia iscrizione : quella solo ricevendo per sincera , eh' è stata inseri- ta nel diario di Roma . Eccola . Le parole scrit- te in lettere majii scole sono le mie : le altre, sono dell'edizione della gazzetta milanese. quieti . et . memoriae . aeterixae lavrentI. LITTAE VIRI . EjMINENTISSIMI PONTIFJCIS . SABINORVIVI VICE. SAGRA. PII . VII. PRINCIPIS . N. HIC. NATVS. MEDIOLANI. VII. KAL. MART. ANN. MDCCLVI i»ATRE . POMPEio . LiTTA . Vicecomite . Aresio BjARCHiONE . matre . Elisabeth - f^icecomite - Jilia Iscrizione pel card. Litta 69 tùtnitis . Julii . ì^icecomitis . olim . prò - regis in . regno . neapolitano . v. e. (i) romas . m nobili . pontificio . ephkreo . clementino . "litteri* INSTITVTVS . PRIMVM . IN . CONLKGfVM . PROTONOT* APOST . partici p . (2) mox . inter . dkcvriales DECVRlAE . SVMMAR . CONSVLTATION . RELATVS . EST PONTIFEX . MAIOR . THEBANOR . (3) DICTVS . eSt (4) ET . ORATOR . PII . VII. IN . POLONIAM . MISSVS AVCtORlTATE . ET . PRVDENTIA . MAlESTATEM . SACERDOTI ADSERVIT . SCHARZEVSCHIVM . EPISC • CHELMENSIVM IN . IVDICIVM . CAPITIS . INDIGNE . A^OCATVM KOSCIVSCHIO . DVCE . EXERCITVS . TVTATVS . EST MOSCAM * PROFECTVS . LEGATVS . PONT . MAX . IMPERATOREM , PAVLLVM . (5) IMP . PETRI , F . QVOD . INS IONIA . DIGMTATIS . CEPERIT . GRATVLATVM ADIIT . PETROPOLIM , PROGRESSVS . (6) EQ . AVCTORB PERMISSVIH . VT » IN . IMPERIO . MOSCHORVM * NOVAE (i) Nell'edizione del Bosisio si ha cosi: maire. Elisabeth. lulii cóinilis . fiscontii . JiLia . V. C. Dove tre sono gli errori . Primo , il coinitis tra 'Ipreuome e il nome, cOsa barbara: non avendo mai scrittoi romani de* buoni secoli, M. consul TidUus,i\k Caius dieta' tor CciQsar , ma M. Tidlius consul, e C. Caesar dictator , ec. Se- condo, il Visconti invece di Vicecoinitis, eh' è il solo modo latino che sempre hanno usato i signori di quella nobilissima casa. Ter- zo, quel V. G. (viro, clarissiino) posposto a Jllia . (2) Quando si dice collegio de'' proionotcìrii apostolici s'intenda sèmpre de' parleeipclnti . (3) Tlìfiban. ha l'edizione AkWA gazzetta: affiinché non si sap« pia se debba intendersi Thehanus o Thelanorwn. (4) Che c'entra qui Vesti C'entra perchè il ^enso lion si è capito . (3) Non ha saputo bene al dottor milanese : ed ha scritto fauliim . (6) Anche «jui ha trovato egli che dire: ed ha stampato Frogrest 7» Letteratura SEDES . LATINIS . EPISCOPIS . ESSEÌVT . Ct . Ctiani ritus . graecorum . in . vrbem . reversvs . et PRAEF . AERARIO . A . PIO . VII. PONT . MAX * RENVNTIATVS . HOC . MERVIT . VT . FIDES - EIVS IVDICIO . OPTIMI . PRINCIPIS . COMPUUBARETVR . TANDEM GRAVISSIMIS . REI . CHRISTIANAE . MVKERIBVS . IN EXEMPLVM.PERFVNCTVS. INTER. PVRPVRATOS, ECCLESIA^ PATRES . EONIS . Oi\INlBVS . LAETITIA . GESTIENTIBVS ADLECTVS . EST . VII. KAL . MART . ANN. . M. DCCC.I. TITVLO . PVDKNTIANA VIR . ANTIQVIS . :>50R1BA'S . IMIIOBILISQ . PIETATI3 MVLTA . PRO . RELIGIONE . ET . PRINCIPE . FORTITER acìiter . tvlit . parens . pvblicvs . et . sectator wAioRViM . svoR VM . iinitcìlùr. divi. Cai oli. Borronìaei(^j^ OMNIBVS . IN . OMM . VITA . PRODESSE . STVDVIT BAPIENTIA . CLARVS . GRAECISQ . PRAECiPVE . LIXTERISi ERVDITVS . STVDIA . DOCTORVIW . IIOMINVM .. EXCITAVIX SACRIS . CONSIlIs . CHRISTIANO . NOMINI . PROPAGANDO ITEM . SCRIPTIS . IMpIs . INHONESTISQ . DAMNANDIS SANCTE (8) . ET . iNDvsTRiE . viirabiliter , forti animo (\j) . PRAEFVIT postremo . FLAVIODVNI . IN . SABINIS . QVO LVSTRANDAE. PRO VINCI AE .CAVSSA(io). OB . PASTORALE MVNVS . ITERVM . CONCESSERAT . ad . Ulhis . et (7) Questa cosa non m'ora nota . È qui detta però con quel-, giarbo medesimo , con che sopra si disse ; e/ . cilciin . rilus . graeco- rum-^ e poi fori iter . acriter . (8) Sanciae, cosi ìa, gazzdlu: ma è forse errore dì stampa. (9; Uh quante cose ! Con qual danno però doirantica sempli- , cita ed eleganza, lo giudicliino coloro, che sono pratici nello stu- dio deircpigralìa . i Roma ai l'y. settembre i82o« Intorno un antica lapida Veliterna . Nota di ^Clemente Cardinali I i m ■ Q. P O M M V S A E G O S Jn f^elletri , nel giardino de Ginnetti . Base alta pai'» mi 9 mez. , larga 6 terz. Z con lettere di buo- na forma . ^ X5ona ventura Teoli (i) fu il primo a mettere in istampa questa base , come escavata da poco in Cvile Marzio territorio di Velletri: ed aggiunse al- cune osservazioni , che furono ripetute di parola ì\\ parola da Marquardo Gudio (2) . La pubblicarono appresso Alessandro Borgia (j) , Rocco Volpi (4) , Lodovico Muratori (5) : tutti disponendo in una riga sola quella scrittura che è ordinata in tre ri- Ci) Teatro isterico di Vel.eirt pag. io4. (2) Pag,. CXXXVII. 3. (3) Storia di VelJetri pag. l^i. (4) Feius Lcifiuniprophcmwn'Voìiyi. pn^- 71. (5) Pag. CDXXXIV. 3 liAPIDA VeLITERNA #3 glie diverse : alcuno di essi vi lasciò correre guai-* eh' errore . Esattamente la riprodusse un viaggia- tore in,g]ese (i) . Oggi sta nel giardino , che fu dei marchesi Giunetli, interrata da venti anni, ^oi che precipitò per terremoto da ove era allogata; guasta ^ mancante di un frammento . Lesserc questa epigrafe concordemente così i A Quinto Pomponio Musa consolo . JSeìV antica Roma molte liamiglie si vantarono discendere da Nu- ma re: Ira queste fu la Pomponia : vagliano le parole di Plutarco voltate in nostra lingua da Gi- rolamo Pompei . „ Intorno alla prole di Numa, ed „ alle mogli di lui si contraddicon gli storici. Im- „ percioccJiè glcuni asseriscono che egli non pre- „ se altra moglie che Tazia ; e che non fu padre „ di altra prole , che di una sola figlia chiamata „ Poi?ipilia t ed alcuni vogliono che oltre questa „ egli^avesse quattro altri figliuoli , Pompone, Pi- „ no , Calpo, Mamerco: ognuno òe quali abbia la^ „ sciata dopo di se una successione distinta ed il- „ lustre : e da Pompone discesi siano i Pompon}, „ da Pino i Pinarj , da Calpo i Calpurnj , e da „ Mameico i damerei: i quali tutti per questa ca- „ gione son da' romani soprannominati re (2) ,, ♦ Ma lasciando stare gli scrittori, vediamo con- servarsi in Perugia monumenti antichissimi della gente Pomponia . ijono quindici urne discoperte ap- pena vent' otto anni addietro : forse non conosciu- te a' giorni del Cheronese; oggi per f industria di Giovanni Battista Vermiglioli , cavaliere sì di lar- ghe cognizioni, sì di gentile animo lodatissimo, do- (1) Tocohc inscript, p. LXXIII. 2. (2) Fhdarcus in Niona . «I Letteratura pò molti secoli riposte in piena luce (i). Scolpi- te di caratteri etruschi , non distraggono , perciò il processo de' Pompon j dal primo vondatore di Ro- taia, per le leggi ; e assicurano una veneranda anti- chità alla iamiglia . E mi piace ricordare queste memorie di monumenti, perciocché molti Pompó- nj conosciamo con questo solo mezzo nel silenzio degli scrittori (2) . Fralli molti , dubito se sia da annoverare il Q. Pomponio della epigiafe Veliterna. Che già non esitarei nel nicgare al Gudio e al Tedi, ricordarsi nel marmo Pompbnlo cbnsolo sur" rogato^ del quale Plinio scrisse la vita. Fu Vera- mente Plinio biografo di un Pomponio', e fu que- sto Pom.ponio sostituito consolo non una volta, ma due (regnando Tiberio, ed ucciso Caligola) (3); e il dissero poeta consolare (4) . Ma Plinio istesso lo chiama Pomponio secondo ( non Musa ) così dove il ricorda possessore degli scritti di Tiberio e Cajo Gracchi liatelli (5); come dove narra di una cena ch'ei dette a Cesare (6) . Anche gli altri sCrit-* tori di queir età lo dislinguono per modo uguale : onde leggiamo presso Cornelio lincilo:, Secondo Pom- ponio accusato a Tiberio da Gonsidio , perchè ami^- co di Gallo partegiano di Sejano ('7); Secondo Pom" (i) Nelle ìscrlzioTii Perugine . (2) Né gli scrittori fan memoria di quel L. Pomponio Pertigir nò , il cui sigillo in bronzo esistente nel musco Oddi fu pubblica- to dal lodato car. Yermièlioli ( Iscriz. Perng. pag. 476-) (.3) Marduinus in Plinio Hist. Nat. lib. VII. e. 19. (4) Plinius Hisl. Nat. loc. cit. (6) Hist. Nat. lib. XIII. e. 12. (6) Hisl. Nat. lib. XIV. e. 4- (7) Tacitiis Hist. lib- V. e. 8. Lapida Veliterna ^5 pofiìo riuscilo a onoranza co' dolci studj della poe- sia , Ganzate le ansietà cortigiane , ed i perìcoli l"o- rensi (») ì Secondo Pomponio ricordato con lode per Plinio il giovane^ e per Fabio Quintiliano [2). A molli penso che non riesca meraviglioso que- sto errore di Gudio , e di. Teoli, riducendo a me- moria Giusto Lipsie , che pochi uguagliarono, nes- suno vinse nella dottrina delle antiche cose roma- ne . Non lece egli un solo di due altri Pomponj , Lucio e Publio (J) ? Pure dei Lucj ì, che due ve ne ebbero in quella famiglia quasi coetanei, l'uno poteva distinguere pel consolato (4)- L se X altro ebbe comuni con Publio gli studj della poesia (5), non ebbe comune con lui il trionJo; sebene in pa-* ri modo (domati i Catti ) sei meritasse (G). Di tali scambj era iaciie il prendere scrivendo di gente , ohe non raramente coglieva dall' arbore trionfale 1© fronde auguste per incoronarne generali e lettera- ti . Che, lasciando stare i già ricordati , sono del primo numero Pomponio Laheone^ e Pomponio SiV- vano , e Pomponio Fiacco presso Tacito (7), sta- ti generali in Mesia , in Aliica , in Soria ; e quel Marco celebre per la guerra di Sardegna (8): e ìdXfò (1) Uè Orcd. e. io. ne sia Tacito , 0 Quintiliano Tautore, ciò che non fa al caso . (2) Inslit. Orcd. lib. X. e. 1. (3) Coinincnt. in TaciU lib. XI. e. i3. (4) Tucit. u4rm. lib. II. e. 4i.. Murat. p. CCCI. i- (5) Tacit. Ann. lib. XI. e. i3. (6) Tacit. Ann. lib. XII. e. 27. et 28. (7) Annui, lib. Il 0. 66. lib. IV e. 47-, lib. VI. e. 27. lib. XIII. cap. 5-2. (8) Tihis Livius lib. XX. e. 20. lilj. XXIX. e. 08. *^ Letteratura tro legato dì Pompeo nella spedizione contro i pi-* rati (i) : e sono del secondo , Giulio Pomponio fa- moso ugualmente pe' fasci, come per le lettere (2); e Pomponio filosofo celebrato da Seneta (3); e lo scrittore delle Atellane (4); e Mario Pomponio pu- rista della latinità ricordato da ^vetonio (j); e Tora- tore Ai cui fa menzione Cicerone (G); ed il famige- rato Pomponio attico . Le ragioni del mio dubitare intorno al silen- zio degli scrittori, quanto al Pomponio ricordato dal- la lapida veliterna , sono le seguenti . Tacito Ira molti della gente Pomponia ricorda anche un Quin- to Pomponio (j) . Fu fratello di Pomponio Secondo poeta consolare . Nella costui accusa, accennata di sopra , non gli mancò di fede e di amore . Si ac- comodò ai tempi disgraziatissimi , e pieni di ac- cuse piacenti al sospettoso signore : si fece accusa- tore egli ancora nel consolato di Sergio Sulpicio ■IL' "1 " • ' " ' CO Tih Llviiis lib. XCIX- e. %. (2) Murat. p ecc. Qucsii è senza meno il Giulio Pomponio Grécmo avolo della consorte di Tacito {In Agrlc. in princ.) . Ad esso indirizzò Ovidio un'elegia amorosa i e varie altre dall' esigilo . Grecino aveva pubblicato un trattalo sulla cultura delle viti ( CO" lUni. lU). I. CI.) (5) Epist. ad Helv. et IJpsius in Coinin. (4) Seneca Controv. XVIII. (5) De Gramm. e. XXII. È celebre per la risposta data a Ti- berio,, Tu puoi dar cittadinanza agli uomini, o imperatore , non al- „ le parole „ . Altra risposta veramente romana di un Pomponio uf- ficiale di LucuUo, può leggersi nella di costui vita scritta da Plii tarco . (6) De CI. Orai. cap. LXit. (7) Tacit. /list. lib. VI. cap. 18. Lapida Veliterna mn Galba , e Lucio Cornelio Siila , ricaduto in capo a Considio Proculo deuunciatore di Secondo Poni'- ponio il pericolo, eli egli aveva a questo tramato. Quinto uscì accusandone la sorella . Sancia fu in- terdetta dall'acqua e dal fuoco: e Quinto non ne riportò lode (i) , Queste cose si leggono di Quin- to Pomponio . In monumenti lo trovo in un tegolo , che fu già nel palazzo Capponi (2) , della lezione seguente: EX P Q PONPONI MVSSES IVLIAES M JNILES FIGLINIS FECITMO A Anche lo trovo in più medaglie . Nove si hanno presso Antonio Agostini (5) : tutte portano scritto Q. POMPONIVS. MVSA: nel rovescio v'è l'immagi- ne di una Musa. A ciascuna di queste 1' Agostini attribuì un nome peculiare, come Euterpe, Callio- pe , Taiia ec. quo successu arbitretur lector , scris- se a questo proposito un numismatico insigne (4). Presso Fulvio Orsino (5) se ne veggono dieci ; e portano tutte la stessa leggenda di Q. Pomponio Mu- sa: la undecima ha nel rovescio 1 immagine di Er- cole musagete . Nel tesoro Morelliano ve ne son tre- dici oltre quella dell'Ercole (G) . Se l'Agostini non fu guari felice nello attribuire un nome alle mu- (1) Tacit. Iiist. iib. V. e. 8., iib. VI. e. i^. (2) Marini atti di fr^t. ArvaJi p. 606. (3) Diologhi p. ih-j, (4) Eckell. Doctr. ISTiumn. Vet. Voi. V. p. 284. (5) Fa,nil. Roin. p. 210. (6) Thes. Nunv funi, in genie PQMPONIA . 78 IJETTERATURA se ; e se poco avanzò con le dotte sue osservazio- ni il Begero ( i ) ; oggi non è luogo a dubitazione : avendo Ennio Quirino Visconti, che nomino a ca- gione d'onore , dijiianata ogni via al tacile ricono- scimento delie muse in ciascuna medaglia (2). Acre- mente si disputò fra i numismatici intorno alla pa-» rola Musa: portarono alcuni opinione che indicas-^ se la musa rilevata in immagine nel rovescio : al- tri stimarono doversi tenere per cognome della gen- te Pomponia (3). Questa ultima ha Taccia di ve- ro : sendosi la gente Pomponia divisa in più fami- glie : fra le quali una dei Musa (4)- E (piesti mo- numenti io so ricordare di Quinto Pomponio . Ma per quale riscontro poirebbesi asserirli spet- tanti al Pomponio che si ricoida nella cpigral'e, non so vedere . L' epigrafe ricorda un Quinto Pompo ' ino Musa consolo ; dignità che non si memora in Tacito , nel tegolo , e nelle medaglie . Già non ri- leva che si taccia nel tegolo . Sì però meraviglio che si taccia nelle medaglie , dove non la dignità consolare , ma la pretoria , ed altre minori magi- strature si veggono ricordate . Tanto che dubiterei grandemente, non essere questo Pomponio delle me- daglie da dire il Pomponio della epigrafe . Molto- più che la nitidezza dei caratteri delia epigrafe; la eleganza che spicca in ogni parte delle lor forme ; (i) Thtìs. Brancicò, p. 676, (2) Museo Pio Clein. Voi. I. p. 169. edizione di Milano. (3) Sostenne la prima sentenza il PerizonJo (in Morelli Nuin. cons. p. i4o. ) ; la seconda Morelli (ivi p. i4o. 169. 245.)' Ha- vcrcamp {Coin/ru in T/ies. Mordi, p. o45) ed Eckell (Doctr. Nuinin, Val. Voi. V. p. 284). ^4) Orsino farnU. Rom. pi 12, Ratschc Lex. Nu/n, Lapida Velitep^na nc^ e le nobili e semplici proporzioni di tutto il mo- numento ; e la severità degli ornati , non mi sem- brano aceordiirsi al taglio e al disegno delle me- daglie , per dirle dello stesso tempo . E pel con- trario non dubiterei asserire del secolo di Tiberio la epigrafe , iNè per lo omettere che Tacito fa il titolo di consolo , doye ricorda Quinto Pomponio , niegherei che f accusatore di Sancia fosse stato con- solo surrogato . jNon una volta, ne presso Tacito solanT^nte, occorse rai^moria di personaggi che pro- cederouo consoli , o furono surrogati in quel ma- gistrato 1 senza però che gli scrittori ne ricordino la dignità . iViegherei piuttosto di concedere ad Alessan- dro Bojgia (i) che il Pomponio della epigrafe fos- se consolo veliterno . Fu opinione tollerata a' suoi tempi , se non ricevuta , quella che riconosceva con- soli municipali , o nelle colonie : ma non può es- sere tollerata a' dì nostri , dopo ciò che ne scrisse in contrario Gaetano Marini (2) , il più dotto fra quanti dello studio delle iscrizioni antiche si tra- vagliarono . JNon chiuderò questa nota senza toccare una osservazione dell Havercamp . Il quale pose in teo- ria , che per leggere ne' vetusti monumenti la gente Pomponia , vi dovesse essere scritta almeno la quarta lettera POMP : aggiunse , che dove la scrittura stes- se chiusa nei soli primi tre elementi POM , avessero i monumenti a dirsi della gente Pompeja (3) . Ma 56 questi termini separassero stabilmente le due fa- (1) Storia di Vclletri toc. cit. (■-i) Anali pag. 241. (3) Com.n. in Thes. Mordi, p. 35, 8o Letteratura niiglie , non leggeremmo in lapidi i quattro elemen- ti ( POMP ) che non sono certo cosa della gente Pomponia , sì della Pompeja (i) : né leggeremmo i tre elementi in medaglie ( POM ) pertinenti alla Pomponia , quando per la teoria di Havercamp do- vrebbero dirsi de' Pompej (2) • V osservanza intor- no a cognomi mi pare di assai maggior peso che r acconciatura di una lettera , quando il capriccio dell' uomo , e la strettezza del luogo possono con- sigliare la seconda , non la prima . Ora Musa fu co- gnome non guari usato dalla Pompeja ; e presso i Pomponj comune, come tutti sanno. Non sì però che altri non lo unisse al nome suo : siccome per ca- gione di esempio quell' Antonio Musa addottrinato nell'arte medica, famoso per la guarigione di Au- gusto procurata co' bagni freddi ;, e calunniato del- la morte di Marcello : e quel retore del quale Se- neca fa ricordo : e quelli che si hanno in lapidi pubblicate da Gaetano Marini (3) e da Marquardo Gudio (4) . (1) Ho sotto gli occhi qxTcl marmo Maratoriano (p. CCXCII. 2) di un CN. POMP. e son costretto a leggere Cneus. Fompcjiis- (2) A. POM. è scritto in medaglia della gente Pomponia prcsr. so il principe di Torremozza ( SlcU. Nwn. Tal). LXI num- ^7 ) r (S) Iscrizioni Albano p. 25. t4) Pa^. CJI. 2. Si Poesie della contessa Paolina Secoo-Suardo Grìs- mondi ^ tra le pastorelle arcadi Lesbia Cidonia . Ber^amo^ dalla stamperia Mazzoleni, MBCCCXX. ì^iamo debitori della edizione di queste gentili poesie al signor conte Giovanni Mosconi da Berga- mo , il quale le ha intitolate al nobile signor conte cavaliere Pier Luigi Valletti de' marchesi Salva- gno. Havvi in fronte il ritratto dell' autrice dise- gnato dal Bettoui , e inciso dal Rados . Né man- ca r elogio di lei scritto dall' ab. Saverio Betti- nelli. Dove si narra come Paolina nacque in Ber- gamo l'anno 174^- da Bartolomeo della illustre fa- miglia de' Suardo , e da Caterina de' Terzi : come , crescendo in lei cogli anni la bellezza e l'ingegno, fu da molti desiderata ; e poi concessa in isposa a Luigi Gris mondi , mentr' ella correva 1' anno dic- ciottesimo di sua età : e come ebbe di lui un solo figliuolo , il quale cessò di vivere fanciullino . Quin- di si tocca della fama di lei ; la quale cominciò a metter penne in Verona, allorché la Paolina ivi dimorò in. casa i Pompei : e dappoi volò altissi- ma in Francia , mentre che la era in Parigi ' e fi- nalmente riempiè Italia tutta dopo il ritorno di lei in patria: ove morì il giorno 8- marzo i8of. nell età di anni 55. E bellissima fu la cagione della sua morte . Imperocché la lunga malattia e il transito della madre , che tenerissimamente amava , tanto conturbarono il bennato anmio di lei , che , au- mentandosi il languore in che era caduta da qual- che tempo , un solo anno sopravisse a quella per- G.A.T.VHL 6 §3 Letteratura dita dolorosa. All' ultimo si encomiano quelle vir- tù intellettuali e morali , che rìsplcnderono in lei : cioè a dire : la nmuiticen ,a inverso i poverelli ; la compassione per gli aiflitli ; la bcniguitìi verso i servi; la pazienza nelle infermità ; e la pietà cri- stiana , non pomposa agli occhi altrui , ma segre- ta dinanzi a Dio . Chiude il meritato encomio V elen- co di molti uomini illustri così italiani come stra- niei;i , i quali si piacqu;'ro grandemente dell' ami- cizia di lei , e ammiratori ne furono , e lodato- ri . Tra' quali nomineremo il p. Fontana , ora car- dinale meritevolissimo di s. Chiesa , il Canova, il p. Cesari , Ippolito Pindomonte, il Soave , il Ti- raboschi , il Serassi , il Pellegrini , il Cesarotti , il Roberti ; e i francesi Buffon , Diderot, La - Lan- de , Montignì , Le Mìerre , Mercier , Dorat , Ma- dama du Boccage , Boscovvich. ec. ec. Per saggio del vario suo stile trascriveremo una epistola in verso sciolto , un sonetto » e la line di un capitolo . A PpLIDETE NOME ARCADICO DEL CAVALIERE IPPOLITO PINDEMONTE (l) EPISTOLA Queste , che or It^ggi d' ogni grazia ignude , Sebben dettolle amor , semplici note , Cofl man ti scrive non ben ferma ancora (l) Ippolito Fi mhnionte ebbe per Lesbia aUissiina slima; la ram- menta in più lunghi con soiruna laiule, e a lei iìiiHolò alcuni suoi j coinponi/nenti . Egli trovavasi a Napoli quando gii fu scrìtta que- sta epistola , Nota dell' editore . Poesie della. Gp.ismondi 83 Leshìii , la tua feclel Lesbia , a gran pena Di lenta febbre a lo squallor , e d' empj Minacciosi dolor sottratta a V ire . Ma in preda ancora a' più crudei dolori Mai di seguirti non cessò , su V ale De' suoi pensieri , a' più remoti lidi , A' quai varcar ti piacque disprezzando Gli scogli, e i mostri d' ini'amato nome. Che pur fecer fra tanti orridi affanni Tremare un giorno il tuo sagace Ulisse , Quando , distrutte d' Ilion le mura, Volgea per lunghi error d'Itaca al regno. Oh quante volte , ailor che più tacea Cheta la notte , e le mie membra lasse A dolce sonno in braccio avean riposo , Veder mi parve ancor ne' sogni miiei Il legno che portavati veloce Del siciliano mar per mezzo a 1' onde \ E quante volte di veder pensando Fremerti intorno il tempestoso flutto , Piansi , tremai , e mille prieghi e voti Pel caro Polidete al ciel mandai ! Ma fuggano i timori : ogni periglio Tu già vincesti , e già s' appressa il giorno» Che fra gii evviva de' tuoi fidi amici De r Adige a bear ne andrai le rive. Tale il Maffei solea sparger di gìoja Un dì le stesse rive , allor che viste Varie cittadi e varie estranie genti. Pieno d' alto saper i nuovi allori Iva a deporre a la sua patria in seno . Amoii , idalii amor , 1' aurata cetra Di Polidete ad accordare usati , Per lui vegliate al cocchio suo d' intorno Lievi r ale agitando : ogni altra cura G * 84 Letteratuiia Ne cacciate lontana , e ognor pingete Immagini leggiadre a lui davante . E se pur qualche nube il bel sereno De' pensier suoi deve turbar , se alcuna ' Stilla di pianto dee bagnargli i lumi. Deh ! sia soltanto allor che voi godrete A lui di Lesbia rammentar le pene . Sonetto O rondinella, che con rauco strido Sembri farti compagna al mio lamento, jVlentre ti aggiri intorno al caro nido L' antico ripetendo aspro tormento : Quanto t'invidio ! Io teco e piango e grido. Ma non ho al par di te 1' ali , onde al vento Franca t' affidi , e d' uno in altro lido Puoi libera varcare a tuo talento . Se i vanni avessi , aneli io n' andrei felice Quel dolce a riveder bealo suolo Dove, partendo , ho abbandonato il core : E là vorrei .... Ma, lassa ! a me non lice Per r ampie vie del ciel seguirti , e solo Simile a te son fatta nel dolore . (2) (2) Nel soneflo stampato quesV ultimo verso giace cosi: „ Fatta simile a te son nel dolore . La nostra lezione , che ci sembra migliore , è tolta da una copia manoscritta del medesima sonetto trovato fra le carte del defunto ^uca di Ceri D. Baldassare Odeseulchi. Nota del compilatore. Poesie della. Grismondi 83 A palid;e lidio NOME ARCADICO DI S. E. DON BALDASSARE QDESCALCHl DUCA DI CERI (2) Roma , superba Roma , abbatter l' ira Te non poteo del tempo , ancor nudrice Te dell' arti d' Apollo il mondo ammira . Vedi qual figlio oggi additar ti lice , Di Mecenate a un tempo e de gli ascrei Cultor più esperti emulator felice . Palide egli è . Con piena man gli dei Ricchezze in lui versero e onori, e quanti Pregi ornar ponno un' alma eccelsi e bei . ''3) Oneste ierzine seno in risposta ad urta canzone scritta U Lesbia dai duca di Ceri, la cjuale incomincia: „ Lesbo andò lieto vm giorno „ D'una gentil donzella. 'Amore di b rei'ilà ci ha indotti a non riferire tutto intiero il ca*'. pitolo delV autrice : ed abbiamo al principio e al mezzo antipa- sto il jìne per V affetto che portiamo al nostro direttore D. Pietro Odescalchi ; sendo certi che nella bennata anima di lui suoneran- no dolci le lodi di un padre :, le cui [vestigia egli calca con tanta lode . ( Nota del C ) 86 Letteratura Chi di cetre le fila auree sonanti Più dotto a ricercar , chi più gradite Rime elette a temprar iia che si vanti ? Voi clic sovente la sua ■\oce udite. Campagne amene , e voi d' Arcadia al Dio Diletto albergo , ombrose selve, il dite. ÌLd oh potessi , o selve , un giorno anch'io A lui di appresso ofìrirgli in seno a voi Di grat' animo in segno il canto mio ! Egli il mio nome co' begl' inni suoi Volle fregiar , e a eternità il commise , Che i nomi ha in guardia de' piià chiari eroi . E sin da i sette colli amico arrise Agi' incolti miei carmi, e là talvolta Intorno intorno ai verdi allor gì' incise ; E quando ii fato estremo avrammi tolta La dolce aura di vita , e lìa da questo Infermo vel l'ignuda alma disciolta : JNè più forse sarà chi sul funesto Sasso , ove F ossa mie chiuse staranno , Un guardo sol volga pietoso e mesto : E immemori di me forse , ahi ! saranno Que' òhe amici sperai ; pur sempre chiara Vita i miei versi gloriosi avranno. Poiché , Palide , a te Lesbia fu cara . Nuo\>e notizie del codice vaticano -palatino XXI f^. ì^embrerà forse strana cosa che si voglia di bel nuovo parlare del piccolo codice vaticano-palati- no XXIV , dopo elle d' esso si sono occupati tanti uomini dotti , il Bianchini , il Giovenazzi , il Bru* Sul Cod. Vat. Palat. xxiv. 87 ns , il Cancellieri, il Teires , il Migliore, il Nie- buhr , r ultimo de' quali ne ha in questo anno pub- blicati nuovi li-ammenti con copiosissime illus'ra- zioni . JNondJmeno non solamente v ha luogo an- cora a discoiTere di queslo codice , ma alcuni suoi logli , da me recentemente esaminati , rendono in- dispensabili queste nuove notizie che brevemente ne scrivo , le quali per avventura neppure saranno le ultime che ne darò . Il benemerito sig. cav. Niebuhr , nella sua prefazione a p. 17, dice che di questo codice pa- latino i fogli 4C e 53 sono bensì , come altri , res- critti ; ma che la minutissima quadrata scrittura ivi sepolta gli fu affatto illeggibile, sì che nè'me- no accenna se dvssa sia latina o greca o d' altro linguaggio , e perciò ha abbandonato questi due fo- gli come cosa disperata . A me , non ha guari , cadde in pensiero dì esa- minare con nuovo studio questi due derelitti fogli , i quali aneli io ho trovati veramente assai mal conci e svaniti . Ciò nulla ostante la buona sorte mi vi ha fatto prontamente scoprire un antico frammento , che a ninno parrà spregevole, ed a me singolarmente è prezioso e gradito . Kssendo la sottoslante scrit- tura distribuita in due colonne , mi accorsi che in uno de' fogli la seconda colonna cessava innanzi la metà della pagina . Ciò mi diede indizio che vi fosse il fine di qualche opera o libro . Or sicco- me gli antichi solevano scrivere il nome dell' au- tore non solamente in principio ma eziandio in line dell' opera , così tosto speiai di trovar qui l'au- tore dello^ scritto . Infatti sotto il fine dell' opera, 88 Letteratura dopo un breve spazio , in quella stessa colonna les- si con mia sorpresa : ' M. FRONTONIS GRATIARi^m AGTIO IN SENATV PRO CARTHAGINIENSIBw^ tutto ciò in lettere quadrate di bellissima forma , e sotto cui sono aggiunte alcune note tironiane . Ed è questo il terzo palimsesto di Frontone che mi è accaduto di trovare , uno in Milano e due in Roma . Di questa orazione di Frontone niente esiste- va ne' codici previamente scoperti , ne ve n'era me- moria . Il frammento palatino appartenne ad un codice di Frontone diverso da' due predetti ; poi- ché le pagine di questo sono piccole , e le lettere affatto qu adiate e di perfetta eleganza ; mentre gli altri due codici sono d' ampio sesto , e la scrittura n' è bensì bella e non piccola , ma di forma al- quanto deteriorata . Anche la provenienza è diver- sa ; poiché i due primi vennero da Bobbio , ed il terzo da lleidelberga . Quantunque il palatino frammento sia , come ho detto , per più motivi stimabile , nondimeno non forse ogni parte se ne potrà copiare , atteso che amendue i fogli furono dal rescrittore profonda- mente lavatile la vecchiezza, e forse anche Tattrito di tante mani che da assai tempo tormentano questo famoso coelice , hanno sempre più contribuito a peg- giorarne la condizione . L' orazione di Frontone fi- nisce in queste parole : Sul Cod, Vat. Palat. xxir. Bg NOSTRARVM VALIDVM rORTVNARVM SVBSIDIVM . Quando il breve frammento verrà da ttie stampato con gii altri scritti di Frontone , ne darò più di- stesa notizia . Intanto è giusto che si accenni agii eruditi una probabile congettura intorno alla oc- casione che potè avere Frontone di recitare que- sto oratorio rendimento di grazie nel senato ro" mano pé Cartaginesi . Sappiamo che Cartagine per providenza di Augusto risorse splendida e grande dalle sue ceneri , in cui era stata sommersa dalla terza guerra punica ; e che sotto i consecutivi Ce- sari essa fu di bel nuovo la metropoli dell' Afri- ca romana . Ma, per accostarci piià presso al no- stro argomento ed alla eia di Frontone , leggesi pres- so Giulio Capitolino nella vita di intonino Pio , che vivente questo imperatore il foro tutto dì Car- tagine arse per grande incendio ; ed Aurelio Vit- tore nei Cesari ci racconta, che M. Aurelio con lar- ga beneficenza fece ristorare la punica Cartagine che era stata devastata dalle flaii'me . Dunque è da credersi ( finché non abbiamo contrarie pruove ) che i Cartaginesi , riconoscenti al benefizio di M. Au- relio i gli spedissero anibascieria di ringraziamen- to, e ne commettessero in Roma 1' orazione eu- carìstica a Frontone , uomo più di ogni altro ido- neo a tale ufizio , sì perchè per testimonianza di Dione egli era fino da tempi di Adriano il miglio- re oratore di Roma , sì perchè di patria africano. , sì finalmente perchè stato maestro ed in ogni tem- po favorito intimo dello stesso imperatore M. Au- relio . gdt Letteratura II Il prclorìato editore degli ultimi frammenti pa- latini , alla pagina i6 della sua prelazione , des- crive del codice vaticano-palatino i fogli 4' ^ i^ i la cui sottostante scrittura è greca di caratteri qua- drali , e contiene un frammento di materia medi-^ ca . Egli ne riporta per saggio sei parole : e del rimanente dice , di trascurare questo scritto perchè digiuno , ed alieno da' suoi sLudj . Ma dì una cir- costanza , come nuova, ha stimato di dover fare distinta menzione, e di esporla con più preciso det- taglio ; cioè che nel greco frammento leggonsi chia- ramente , come egli crede , i posi delle spezie me- diche espressi in numeri quali oggi si usano per tutta Europa , venutici cV India e volgarmente cliia" inati arabici ; i quali variano dalla jigura de forse più giustamente detti arabici , che si vedono in qual- che greco codice del XI P^ secolo. Questi numeri del codice ha fa'ti incidere il eh. editore nel suo sag- gio delle scritture al n. 7 ; e ci avverte che nel- la sua credenza fu confermato dal dotto profes- sore oltramontano sig. Plaj/fair , che osservò seco il frammento - Non per amore di contesa , che qui non ha luogo , e da cui sempre sarò allenissimo , né per detrarre alla diligenza dell illustre editore sig. cav. iViebuhr , ma per semplice ricerca della verità mi sia lecito di dichiarare , che io dissento da questa di lui opinione intorno a numeri indo-europei moderni del frammento palatino. Le cilre de' pesi nel fram- mento , secondo la mia vista , non sono / nume- ri moderni , ma bensì evidentemente parte le al/a- hetiche lettere con che i Greci anticamente espri- mevano i numeri , e parte quelle cognite sigle di Sul Con. Vat. Palat. xxiv, 91 convenzione , con che denotavano il nome del pe- so e le frazioni de'nnmcni . La dottrina ed i se- gni delle misure e de pesi presso i Greci si leggo- no negli scritti degli alessandrini Lidimo ed Lro- ne , e di un anonimo greco presso il Montlaucon; ed i dottissimi paleografi PP. Maurini ci hanno dato di Erone scelti passi al proposito , ed in- ciso delle tavole negli jdnalecla graeca te chi con- fronterà speciaJmenle la tavola greca nella paleo- grafia del BJontfaucon , a p. 870 , col frammento palatino , resterà, spero, a prima vista convinto del- la asserzione da me ennnziata . Io piìbblichetò(se già non è edito)in più acconcia occasione tutto iì medico frammento. Ora per mio sag- gio prima di discendere a quelli delleditore, esporrò parte degf ingredienti di un empiastro che l'autore del frammento ci dà come idoneo pel ventre , re- solutwo e purgante mirabile , ed è nel foglio ^2 del codice : EMnAASTPOr nPOi; KYAIAN" AYTIKH KAI EK- BOAIUN 0ATMASTON KTKAAMINOT r„A 5;iKTOT ArPIOT ToA AIAATHPIOT ToA ecc. La sigla Fo significa Voiicia oCyylct ; vedasi l'opuscolo greco nel precitato Montfaucoii ; l'A aggiunto è Vuni- tà . Dunque di ciclamino oncia una ec. Per altro la siglaTo siguifica talvolta anche /o scrupolo'^i>e*.(iiuaoipioi>^ Ho osservato che s'incontra talora nel codice anche la sigla ^ indicante la libra . f)2 Letteratura 11 saggio inciso dal eh. Niebuhr , preso da altro luogo del frammento, è io, loo, i4- Io pe- rò leggo in tutto il irammento coslantf-mente le lettere e cilre greche ; cioè r in vece di i , omi- cron e delta invece di zero , ed A invece di 4 • L' antica forma dell A greco del nostro irammen- to è ricordata nel nuovo trattato diplomatico T- 2. p. i5o . Onde invito il dotto editore a vedere se nel luogo da lui espresso potesse in- vece leggere Toù. , ToA, EEA ( è noto che SE si- gnifica ^«(JT»*, sextarius ) e non molto lungi legrerà ToA . Così eviteremo T ardua asserzione, che in un codice greco di tanta antichità s' incontrino i nu- meri indo-europei moderni ; ciò che potrebbe risu- scitare nuove questioni sulla origine ed antichità di queste cifre numeriche . Ecco l'altro saggio , non inciso dall'editore, ma stampato a p. iG. della prelazione : KHPOT n , KOAO<&nNIOT n , ZTEATOS XTPIOT , MliXOS , STXnTHPIAS . Ma io leggo nel codice così : KHPOr r.,S KOAO^HNIAS r3 STEATOS XTPIOT HAAAIOT r„Z MISTOX r.. STTnTHPIAS Fo. e recisa la pergamena La cifra S è adoperata da' Greci ad esprimere il tricbolo ; ed anche una qualsivoglia metà , con la giunta però di due accenti . Vedansi l'Erone , ed il Didimo. (Così anche presso i Latini S è semis^ me- tà . ) Lo Z significherebbe sette . JVelle due prime parole l'aggiunto O ( che si- gnifica ottanta ) espresso dall' editore , se il codice Sul Cod. Vat. Palat, xxiy. ^3 non vi contraddicesse , poteva dargli die pensare. Perocché se qui si adoperasse la lettera alfabetica a denotare il numero , come dunque in altri luoghi del frammento si avrebbe avuto ricorso, coinè l'edi- tore crede , a'numeri indo-europei ? Di più se que- sto n ottanta esprimesse il peso della spezie medi- ca , come potrebbe supporsi tanta quantità di un solo de' molti ingredienti a l'ormare un piccolo em- piastro ? Il qual riflesso già per se solo mi pare che escluda anche il centinajo del saggio dell edi- tore . Finalmente se il fi ottanta fosse il numero del peso , resterebbe tuttavia ignota la spezie del peso , cioè se dovesse intendersi oncia o piuttosto li- bra ec. Che se poi la torto supposto n volesse aver- si per iniziale di nnvTi cinque , tornerebbe in campo l'in verisimile mi.schianza delle ciire greche co' sup- posti numeri indo-europei nel frammento ; oltrecchè urteremmo anche nelF altra difficoltà della incerta spezie del peso . Mi si opporrebbe forse con sottile avvedimen- to che, secondo 1 opinione di taluno, i numeri eu- ropei moderni non sono che le slesse lettere gre- che in un certo tal modo alterate/ Risponderei, che questa opinione , qualunque essa siasi , non giova al nostro proposito , poiché le lettere greche nel frammento palatino non si vedono in quel certo tal modo alterate . Angelo Mai 94 Osservazioni siiìV opera d Armanìiino , giudice di Bologna , intitolata : La Fiorita . SALVATORE BETTI AL SUO GIULIO PERTIGARI V. oi avete preso a dilendere per tal modo la me- moria dell' Alighieri, die tulli i buoni seguaci del- le dottrine di quel grandissimo ve ne aAianiio sem- pre le mille grazie . Perdio a taluni che nelle cose sogliono unicamente vedere la vista di Inori , né mai entrar negli occulti , pareva che nel poeta di- vino ciò solo Ibsse a desiderarsi , Tainor della pa- tfia.: il qual chi non ha , quegli certo va privo della più bella tra le virtiì e cortesie . E però si diceva , che quel sommo Dante , il quale in tut- ti gli atti della prima sua vita fu temperato e gentile, mancò poi a se stesso quando fu condan- nato air esilio : quasi nient' altro avesse più volu- to considerare , che la maniera di vendicarsi del popolo liorenlino . Ma voi disputate saviamente il conlrario nella vostra difesa di Dante : separando nell' antica Firenze la sementa santa de vecchi ro-> mani dalle hestic fiesolane^ cioè i virtuosi cittadi-' ni da' pessimi : e ben dite che solo contra questi ul- timi si gittò severamente il cantore della rettitudi- ne. Ho io toccato qualclie parola di ciò nel giornale arcadico de' mesi di luglio ed agosto, volendo gra- dire a tutti coloro , a' quali non Ibsse ancor giun- ta quella vostra grand' opera. Appresso questo par- lerò anche della seconda parte d' essa difesa, ch'è intorno T origine e la storia della comune favella La Fiorita' d'Arhannino o5 italiana : nobile ed alto lavoro da far cessare per sempre ogni altra quistione e ricerca . Perciocché con tale ibrza di ragioni uscite a provarvi co' vo- stri contraddittori , ch'io non so vedere chi più vi possa contendere quella palma , per cui tanto su- darono e il Trissino e il Gastelvetro e il Gravina ed altri primi orviamenti delle italiche lettere. Vor- ranno forse veniie a gara con voi que' poverelli , che attesi sempre con tutta Fan Ima alle vanità me- taiisiche, di queile solo si piacciono , né altro vo- gliono, né altro sanno? Won già: che di tali fi- losoii dun mondo ideale non si tiene più cura a' dì nostri , in che la b'.ona filosofia , dimagratasi d'ogni ciancia , è tìnalmen'e tornata là dove la ra- gione grida che debba essere , cioè all' investiga- mento del vero per me^to de fatti : e le belle fantasie non sono più che de' poeti . Peccato intanto che d' alcuni de' nostri um- bri o marchiani , eh' ebbero fama di politi scrit- tori ne' secoli XHl e XIV non abbiate potuto re- care che il nome , o almeno pochissime cose! Che se ciò non era , certo nell opera vostra non acca- deva di bramar altro . Né questa è già vostra col- pa : ma sì in parte del tempo roditore d'ogni uma- no lavoro, e in parte ( il dirò pure ) di quella cie- ca superstizione , onde per lunga età non hanno avuto pregio di gentilezza se non 1 opere de' fio- rentini ; quasiché le grazie italiane , toltesi d'ogni altra terra , solo amassero d'abitare presso al bel fiume d' Arno . E però dove sono ora gli scritti del maichiano Pacifico , chiamato il re de versi, e coronato dalfimperadore Federico II ? Dove que- gli di Massarello da Todi , e di Pandolfo Malate-, sti da Pesaro , e d' altri tali ? Dove sono ? Sono smarriti : e intanto vivono 1^ vita de' classici cea- f)6 Letteratura to cronicbette e leggende e i più piccioli madri- gali e serventesi toscani : e non pur si studiane e si ristampano , ma si cementano ed hanno per gran ricchezza . Vero è clie spesso portano di molt' oro in fatto di lingua : ma ben lungi dall esser ciò propriissimo delle sole cose toscane, si è po- scia trovato per Itì investigazioni degli eruditi , che tutte le genti italiche di quell'età avevano par- te , scrivendo , nel tesoro delle eleganze. Onde chi legge r opera vostra avviserà un purissimo scrive- re in tutti i vecchi autori siciliani , e in que' di Roma, dell'Umbria, della Romagna, dì Bologna, e di Lombardia ; anzi talor così nitido da vincer quello che usarono in pari tempo i pììi nitidi to- scani . Di tale condizione sono le rime del santo di' Assisi, e di Tommaso Bucciola e Ugolino d'Azio da Faenza , e di Ranieri e Ruggerone da Paler- mo , e d' Ercolano da Perugia , e d' Albertano da Trevigi , e di Gherardo da Reggio , e d' Antonio da Ferrara ; e la vita che quell antico romagiiuo- lo scrisse della beata Chiara da Rimino, e le arin- ghe di Pandolfo Franco e Francesco Baroncelli ro- mani , e la retorica di Guidotto da Bologna : per non ricordare i versi del massimo Guinicelli e d'One- sto pur bolognesi , cui tanto riverì 1' Alighieri : e il trattato delle s>irtà di quel Graziole de' Bamba- giuoli , che con Onesto e col Guinicelli ebbe co- mune la soavità del dire, la iilosofia , e la patria . Pari di questi autori in esser gentile va senza dub- bio queir Armannino, giudice bolognese , e citta- dino di Fabriano (i), che fiorì ne' primi anni del secolo XIV , e compose un'opera intitolata la fio^ vita : la quale benché sia stata dagli accademici (i) Mehus , vita Ambr. Cam^ld. f. 279. La Fiorita' d'Ar:«annii\o f)'^ della crusca annovoiata fra' testi del bel parlare, iiluno è pure eh' abbia saputo lin qui indovinare coni' ella sia scritta , e di quali cose ragioni . Il Quadrio la disse opera tutta in versi, e divisa in 33. canti ; nel che fu seguito dal dottissimo Maz/.uc- chelli . Il IVlehus , nella vita d' Ambrogio camal- dolese , ne recò alcuni tratti brevissimi , ed avvi- sò di smentire con essi V opinione del Quadrio , e di chi altro avesse posto Aimannino nel nume- ro de' poeti . E certo que' passi son tali , che a non dirli in prosa sarebbe lo slesso che a dire in versi la storia del Guicciardini . Onde preso voi da tanta autorità , e dalle affermazioni del Tirabo- schi nella storia della letteratura italiana , e del Fantuzzi nelle memorie degli scrittori bolognesi^ ave- te pronunziato senz' altro considerare , che T ope- ra d' Armannino è tutta in bellissima prosa . A terminare però ogni quistione , permettete eh' io venga ultimo : non già perchè dobbiate avermi un gran fatto , ma per la fortuna che m'è venuta fe- lice di vedere a grand' agio ciò che voi tutti non avete forse veduto. Sì, caro amico : ho trovato un bel codice della fiorita d'Armannino : codice de* principi del secolo XY. , che fu già de' Salviati , ed ora è il 33o() della vaticana . E in esso ho po- tuto studiare a mio senno, mercè del celebre monsi- gnor Angelo Mai, prefetto della biblioteca, la cui bene- volenza per me è pari a quell' alta dottrina , ond egli fiorisce in tutta la repubblica delle lettere . L' opera d ,\i mannino è dunque Jatta di pro- se e versi : a quella guisa che Francesco da Bar- berino scrisse il libro del reggimento e de costumi delle donne . È divisa in 33 canti , il primo de quali narra la creazione d' Adamo ed Eva, e 1 ul- timo le imprese dell' imperadore Ottaviano . jNon G.A.T.VIII. 7 98 Letteratura è dunque vero ch'ella è una cronica , la quale da- gli anni pia lontani si deriva in fino al 12G8, co- me sulla fede del Tiraboschi avete voi posto a f. 289. della vostra dil'csa dì Dante . Il codice va- ticano però non è intero , come quello che solo giunge al canto 24., eh' è sull'andata d'Enea alF inferno . In principio è una lettera latina , che s' intitola : Ei^regice nodilifatis et potentice militi^ domino suo , domino Bosone Novello euguhince ci- vitatis honorabili avi . Stius Armaninus ju- dex hononiensis , aliqiialis inter ceteros juris peri" tus . Nella qual lettera il giudice bolognese si fa a dichiarare al buon' amico di Dante la ragione del suo poema : dicendo cioè , circa i versi ^ di non avere usata la rima , per non cadere giammai nella necessità del mentire : e circa le prose, d'es- sersene giovato talora ut multorum vulgaria com- prehendat , Colle quali parole non so che s'abbia voluto intendere : parendomi che la sua lingua sia tutta nobile e cortigiana . Segue il prologo in ver-' si , che incomincia ; Già lungo tempo pellegrino errante Mi ritrovai nel tcnebi'oso bosco , Dove tormenta qualunque vi nasce . Ma né sentiero mai non ne vidi Che ritto mi menasse in quella parte. Ch'ai mio riposo gran mestier facea. Tanto mi raggirai per quelle spine ec. E dice eh' egli scontrò la Poesia , la faccia di cui .... Era chiarita e bella , K il suo vestire era di fior tessuto . La Fiorita' d'Ar^ianniko 99 E questa leggiadra cloi)na lo appressò con bel mo- do di cortesia, e se gli offerse a maestra, parlan- dogli cose tutte care e ridenti : I' son fiorita di molli colori - Mostrar mi vegno per vostro diletto . Del resto tutto il poema non è che una piace- vole conversazione tra la Poesia ed Armannino iii- torno l'antica storia di tutta la terra: e vi si nar- rano i fatti più celebri della Bibbia , e le impre- se di Giasone , e Y arrivo dì Manto in Italia , e le nozze dì Teli e Peleo colla nascita d' Achil- le, e la guerra tebana de' sette re , e il ratto d'Ele- na , e la distruzione di Troja , e i vari casi d' Enea, e Torigine di mo.'te città italiane . La lin- gua, come dissi, è tutta pura, e spesse volte traente alla maggior gentilezza : ma 1' arte de' critici vi è così guasta, che noi potrebbe essere maggiormen- te . Perchè se chiedete al buon giudice onde ori- gini il nome di lìomagna , egli vi dirà che quella cara provincia fu prima chiamata f^aleria , né mu- tò appellazione che per opera del primo Scipione Africano, il quale volle dimandarla così quasi ter- ra di Pioma . Chiedetegli della marca d Ancona , e n' avrete eh' ella in antico fu nominata Isauria a motivo de' grandi rubatori che vi usavano : e solo si disse marca a' tempi di Giulio Cesare, quan- do in Italia principiarono i duchi,! conti , e i mar- chesi : e il signore , che a quell'età venne a domi- nare \ Isauria , fu detto marchese , però che la Sila terra è lungo mare : onde marca tanto e a dire quanto che terra , la quale col mare confina. Ancona poi , secondo Armannino , prese il nome da un tal' uomo nativo d Istria , che si chiama- 7 100 Letteratura ra Ancon : il fratello del quale fu Auxm.on , di' edificò Auximo ossia Osimo. Ed Ascoli sapete voi da che si denomina ì Dall' essere stata quella terra anticamente X asilo di gente sbandita . E T etimo- logia \\ è chiarissima : pero fu così detta quasi de- gli ESULI , cioè shojuliti , ESCA , qiud viene a dir vita ; e pero tanto è a dire Ascoli , quanto che vita degli esuli . Così Recanati fu chiamala da Ricanio romano : e Pavia fu posta da certi asia- tici , eh' erano maghi e facevano di gran mara- viglie ; da che le venne il nome di pape , che nel vocabolario greco del giudice bolognese signi- fica maraviglia . Ma bellissimo sopra tutto è ciò eh' egli insegna della Lombardia, la quale Jìi pri- ma detta Liguria , pei che quella gente molti legu- mi usava a quel tempo di mangiare . Onde nell avvenirmi a tali grossezze , mi pareva quasi di leg- gere ciò che Giovanni Villani va discoirendo dell alte prove che fece Fiorino , il qual diede no- me a Firenze , e visse in Roma all' età di Metel- lo, di Cesare , del conte Rinaldo , di Pompeo , di Macrino , di Cicerone , e di 8czio conte di To- di (i): o sì veramente ciò che prima del Villani aveva contato il Malispini , che cioè al tempo d Ot- taviano Cesare Augusto in Roma si fondo la mag- giore chiesa di tutte , cioè la chiesa di san Pie- ro : e tutto quello die rampollò olio di sotto ter- ra in segno di divina grazia , dopo la morte di messer san Piero (2) : e poi che la regina Beli- sca , moglie del re Fiorino , essendo prigioniera di Catilina , stava la mattina di pasqua di penteco- (1) Isi. lib. I. e. XXXVI. (2) Ist. e. XI. La Fiorita' d'Armannino ioì ste alla cJùesa nella calonaca di Fiesole alla mes- sa (i) - Ma non più di simili cianciafruscole, per- chè alfine ninno è eh' apra que' libri per appren- dervi le buone storie de' greci e romani ; ma sì tutti vi cercano le belle e sincere forme di no- stra lingua , di cui hanno dovizia: essendo pur ne- cessario r ammettere nelle nazioni due maniei-e di classici , la prima cioè degli autori che sono illustri di gravi cose, e l'altra di coloro , l'opere de' qua- li rilucono de modi più aurei della favella . E se i primi sono da riverire , noi sono meno i secon- di , che danno a quelli il potere spiegar nobilmen- te e con segni chiarissimi i concetti dell' animo, A questa seconda maniera di classici appartiene Armannino : del poenìa di cui gradite infine ch'io levi due lunghi saggi, e ve li scriva, onde se ne abbia maggior notizia di quella che se ne è avu- ta fin qui ; e i maestri del bel parlare, come voi siete , possano giudicare dell' antica condizione di nostra lingua in queste provincie . J)e paradiso delitiarum , et crentione Adam et Evce et eorum peccato : et quod homo audiehat voces omnium animalium , et de maledictionibus datis a Deo homini et mulieri et serpenti : et de eo- riim expidsu de paradiso - ( a fac. 2. ) „ Poiché Dio ebbe fatto Adamo , e messo ,/, I\el paradiso terreno , qual d' ogni ,, Diletto è , e però deliciano „ Fu detto dalla gente ; ,* Adam si lamentò a Dio , dicendo : ,> Che gì' increscea di stare (0 Ivi e. XVII. 102 Letteratura „ Solo in tanto diletto . „ Ei , per contentar luì, „ Lo fece addormentare: „ E , dormendo , de la costa sinistra „ Sì di luì n' esci Eva . „ Quando Adamo la vide così bella , „ Per spirazìon di Dio parlando , disse : „ Ecco la carne de la carne mia , ^, L' osso deir ossa mìe ■ Lascerà T uomo ,, E lo padre e la madre , „ E accosterassi colla sua moglieri . „ E per queste parole in quello loco „ Piima cominciò „ Il matrimonio santo , ,, Qual chi ben Fusa , ben sì può salvare . „ Allora Adam , por voglia „ Di Dìo , profetizzò „ L' avvenimento del verace Cristo , , „ E de la santa Chiesa , „ Qual fu cagion de la nostra salute - „ E il nostro signor Dio „ Allora comandò ,, Ad Adam e ad Eva , „ QuaV era sua ' compagna , „ Che del frutto del legno , „ Quale di bene e mal dà conoscenza, „ Mangiare non dovesse ; e quel di vita , ,, Quando volesse , usasse per sua voglia * ,, E se questo fatto avesse , „ Allora non sarìa mai morte suta . ,, E di questo non mi meraviglio : però che si ,, trova che sono isole di mare, ne le quali nes- ,, suno mai ci muore . E ne la Siria sono arbo- 1), ri sì latti , che menano frutti quasi come la- La Fiorita' d'Armannino iq3 ,, na , quali chi ne mangia li fa longare sua vi- „ ta . E Alessandro Magno scrisse ad Aristotole „ suo maestro , eh' egli trovò nelT indiano paese „ arbori di Sole e di J-,una, a la cui guardia era- „ no due preti che viveano solo di quel IVut- ,, te , quale quegli arbori menavano : e però que- „ sti frutti quale mangiava , mai non finiva sua ,, vita . Ed il nemico di Dio , poi che fu fa^to „ r uomo , per odio di lui pensò di farlo pec- ,, care . E per questo , in forma di serpente , ap- ,, parve ad Eva parlando , e disse: che non cre- ,, desse quello che Dio diceva , ciò fu che non ,, mangiasse del pomo vietato; ma che ne man- ,, giasse e non temesse , però eh' egli era molto ,, buono e dilettevole a mangiare . Esso ne li por- „ se allora , e quella mangiò , e anche ad Adam ,, ne fé' mangiare. E sapendoli buono, e via via n'eb- „ bero diletto, e diletto carnale li sorprende . Allora, ,, per voglia di Dio , 1' uomo intendeva la voce „ del serpente, e d'ogni altro animale: e tutti era- ,, no mansueti a lui . , Sapendo Dio lo eccesso di costoro , ,, In prima maledisse Io serpente , ,, Ne' la cui forma „ Fur per colui sedotti „ Qual' è inimico de V umana gente . ,, Allora li serpenti , ,, Dal mezzo in su , andavan tutti ritti „ Con testa rinchinata : ,, Ma poi glo girandosi 5, Per terra odiati da la gente umana „ E da gli altri animali , „ Qua' per usanza tutti lo perseguono . „ ^ alla femmina per biastima diede , io4 LeTTEHATL'RA ,, E per r eccesso qnal fece allor Eva , „ Che fosse agguardata dal serpente , „ Quale se nel calcagno la mordesse „ A pevicol di vita rimanesse . „ E che nel diverginare, ,, Qual fa r uomo , sostenesse ,, Tormento e guai: e per questo fosse anche ,, Sempre all' uomo soggetta . „ Ora che Adamo ed Eva „ Fecer V eccesso , Idio ,, Per r angiol cherubino „ Forte loro rispose, „ E colla spada in mano „ Fuori del paradiso li cacciò , „ Dicendo loro con irata faccia : „ Gite pel mondo, e del vostro sudore „ Usate vita sempre con fatiga . ,, Poi soggiunse dicendo „ A lor : crescete , e moltipllcate. ,, La qual parola non solo per Y uomo , „ Ma per ogni animai cosi fu detta . „ Or quivi la maestra (i) „ M' arrestette , dicendomi : „ Intendi che dir voglio . Se V eccesso „ Di costoro non fosse , ,, Senza peccato Ogn' uomo nasceria , „ Ed in pace e diletto ,, Ciascuno sederla : ,, Scnz^ terre coltare „ Gli arbori e 1 erbe „ E ogni cosa il suo frutto daria ; (i) cioè Ift Poesia La Fiorita' d'Àrmannino io5 ^, Senza dolore femmina ,, Partoriiìa , né mai ■* „ Guerra al mondo sarìa . ec. Ilex Àraster , indi^natus cantra Efioclem, cum toto posse suo et amico/ nm parai se ad prceliiun . ( a fac. 55. ) „ Poi se parilo Tideo . „ Allora eì per quella selva oscura „ Grand' ora cavalcò , per ritrovare „ Alcun ricetto per se riposare . „ A casa un gentil uomo cacciatore, „ Qual dimorava in quella „ Gran foresta , arrivò ,, Su ne la mezza notte . ,, Questi lo vide molto allegramente , „ E fecel medicar delle ferite , „ Quali egli aveva , ad una sua figliuola ,, Molto savia in tutte le buone arti . „ Poco si riposò quivi Tideo : „ Ma , come apparve il dì , si dipartio ,, Caminando a la cittade d' Argo : ,, Dove trovò Arastro e' suoi baroni , „ Quali, poiché sepper quel suo affare , (r) ,, Ebbero ancora assai maggior disdegno . „ Tutti gli sono intorno a medicare : „ E Polinice , sopra tutti gli altri ,- ., Si lamenta del gran male che vede . ,, Più si cordoglia del mal di colui , ,, Che del dannaggio qual egli riceve - „ Ciascuno biasima e forte riprende (i) Cioè (leir imboscata che gli fecero i soldati d'EteocIe - V. Stazio , Tlìi^h. 1. 4. loG Letteratura „ Lo tradimento , qual Eliocle fece ; „ Qual è di l'are oll'esa „ A colui che porta „ Ambasciata di re o di barone . „ Deliberalo sé lo re Arastro ,, Con suoi baroni di far la vendetta „ Del gran soperchio , qual fatto gli avea ,, Etiocle superbo e traditore . ,, E per amor di Tideo ,, E del buon Polinice , „ Quali egli tien per suoi cari figliuoli , „ Fatto ha richiedere „ Lo re Arastro amici e benvoglienti , „ Che in questo affare il deggian sovvenire ,, Sette condottieri ha divisati , ,. Ed a ciascuno ha data sua bandiera . „ Ognun di questi eran gran baroni , „ Marchesi , duchi , ,, Conti di grande affare- „ Lo primo fu Polinice predetto , ,, Per cui cagione si muoA e la briga . „ A sua condotta gli ha donata Arastro ,, Una gran parte della gente argiva (i) „ Con molt' altri del paese di Tebe , ,, I quali son venuti d' Etiocle, „ E a cui dispiace il grande ,. Tradimento , qual' egli ,, Ha fatto di Polinice suo frate . „ Lo secondo fu Tideo lo prode , „ Quale ha gran voglia di far la vendetta ,, Di Polinice e di se stesso . A lui „ Son tratti molti baron del paese (i) Arjijiava.ll cod. vat. E così sempre . La Fiorita.' d Armannino 107 „ Di Teglia , e altri assai „ Amici e benvoglienti , „ A' quali già , per li tempi passati , „ Avea servito della sua persona. „ Il terzo fu uno grande barone „ ( Quale era prete secondo lor legge, ,, Buono ìndivino e savio maestro , „ E dell'arme era prode ) „ Con Leila gente e costumata d' arme „ Qual Ycnne srco del paese d' Etna , „ Onde egli era duca e gran signore . „ E il nome suo era Anfiarao chiamato, „ E molto amato dalla gente argiva . ,. Il quarto fu un prence di Marena , „ Prode , e saggio , e di grande valore . „ Seco menò una bella compagna „ Di cavalieri ^ tutti bene armati , „ E molto costumati di battaglia . ,, Questi aveva nome Ippomedon . „ Un più ardito non fu tra costoro . „ Il quinto fu Gapaneo superbo , „ Di Lacedona duca , grande , e forte , „ E d' arme costumato , e lo piti fiero „ Che in quel tempo allor si ritrovasse - „ Ei menò seco gente battagliera , ,, E costumata sempre a guerra fare . „ Il sesto fu esso se Arastro , conduttore di ,, sì grande affare . Molta gente d' arme costumata „ seco menò nell' oste tebana , del paese d' Argi , ,, e della Grecia maggiore, e d' altre terre : quali ,, per servire gli vennero . 108 L E T T E ft A T LH A ,, II settimo fu un giovane garzone : „ Partenopeo era lo suo nome , „ Figliuolo d' una nobile regina „ Dei paese di Tegea la grande . „ Costei , essendo pulzella , promise „ Castitade a la Diana , e lungo tempo „ Fu sua compagna . Costei già cacciando , ,, Come faceano l'altre ,, Cli' eran devote a servar castitade ,, A quella Diana , quale fu la prima „ Che onestade ,. Volse servar tra la pagana gente ; ,, Tutto che poi costei non T osservasse , „ Ma fece fallo con un gran barone , ,, Onde ne nacque il buon Partenopeo . „ Il nome del padre fu Meleagro , „ Re di Toglia , quel nobile paese - „ Di questo ancora diremo più cose t „ Ma or ritorno a quel che io diceva . „ Partenopeo era giovincello , „ Né bene forte per arme portare . ,, La madre non voleva che ci gisse , „ Con quella gente , a quelf oste di Tebe , „ Spesse fiate gli dicea 'n palese ; „ E come voli far sì grande impresa, „ Che pur Y altrieri ti vidi alla caccia , „ Con un trafieri a un cinghiai ferendo , „ Che , s' io non fossi che torsi quel ferro , ,, In terra pento t' averla per forza ? „ Sì che mo non pensar tale scotteggio , „ Qual tu voli mostrare . „ Quegli , per questo, punto non lasciò „ Che con bella giente „ Di giovani baroni „ Non venisse per dare '1 suo ajuto „ A Polinice contra 1 re di Tebe . La Fiorita' d'Armannino 109 Aggiungerò in ultimo quest' altro passo , eh' è a facce 80 , in che si dice della partenza che fece Achille dalla sua amata Deidaniia , la (juale „ La nave , ove va Achille , „ Tanto da lunge quanto veder può , „ Riguarda e mira molto attentamente . ,, La vede Achille ; lagrimando dice : „ Qui lascio tutto il mio diletto . Oh Dio ! „ Quando ci tornerò per ritrovare „ Lo gran diletto , dal quale io mi parto ! „ Queste parole e altre tra se diceva . Deidamia „ lo vede da lungi : simigliantemente trae guai e „ sospiri . Di questo s' accorse Ulisse , e però co- ,, miuciò tali parole , acciò che di quel pensiero „ lo ritraesse ; „ Dimmi , Achille , „ Per quella cosa quale tu più ami : „ Goni' esser può che tanta gian bontade , ,, Quanta di te si dice , ,, Nascosta stesse ,, In atto femminil sì lungo tempo ? „ Achille hassò la testa con vergogna , dicendo : „ voi sapete , che V amore fa vile parere uomini „ di grande affare . Poi ci fu V ingegno di mia ,, madre, la quale potria ingannare migliori di „ me . ì, Ma se difetto alcuno „ Dal mio lato e è suto , „ A la bisogna con questa mia spada „ La scuserò , vedente voi e gli altri , «IO Letteratura „ I qua' , per questo, vii me ne lian tenuto . „ Molto piacque a color tale risposta , „ Perchè gli venne dal suo grande ardire . Fin qui il giudice bolognese . E voi ben ve- dete , eh' egli in fallo di lingua , benché nato fuor di Toscana , non è di molto inferiore a' più nobili autori toscani dell' età sua . I suoi versi non so- no certo deir alta scuola di Dante , di Gino , e del Guinicelii : ma posti a prova con quelli del Barberino , non andrebbero forse col peggio. Il che se torna in bel pregio delle nostre provincie , nel- le quali , anche a' tempi di minor gentilezza , ri- cordavano gli avi nostri il dovere che a tutti cor- re dì scrivere nitidamente il proprio iclioma , per non essere riputati stranieri in mezzo i loro con- cittadini : rende anche un apertissimo testimonio alla verità delle cose , eh' avete voi ragionate nella seconda parte della difesa di Dante . Or seguita- te , carissimo amico mio , ad onorare colle opere Vostre r Italia , che già vi ha posto in un di quei seggi , dove suol veuerare i primi fra' suoi scrit- tori: e lasciate poi che si levino a mordervi a lo- ro posta le cimici della letteratura , contro le quali voglio che solo ripetiate ciò che di Pantilio gri- dò il Venosiuo . E state sano . Di Roma a 24* d ot- tobre 1820 . I II ARTI BELLE ARTI Monumenti etruschi , o di etrusco nome , disegnati , incisi , illustrati e pubblicati dal cav. Francesco Invilir ami . - fase. 1. e II. - Firenze 1820. I 1 cav. Francesco Inghlrami di Volterra ha impre- so ad illustrare e pubblicare i monumenti etruschi, clie si conservano nella sua patria . Il piano della sua opera è cosa di mole assai vasta, e tale da ri- chiede e cinque anni di tempo ond' essere com- piuto. Le Strie, in che Topera rimane divisa, so- no sei , cioè : I. le urne etrusche : li. g!i specchj mistici : III. i bronzi etruschi : IV. gli ediHrj etrus- chi : V. i vasi iiitili dipinti : VI. varj monumen- ti non tutti etruschi , che servono di corredo e con- fronto a miglior cognizione dei descritti . L' autore promette due mda pagine di testo , e seicento ta- vole di monumenti . U nome del cav. Inghirarai è caro alla repub- blica delle lettere , e grande la reputazione , eh egli gode negli studj dell archeologia . Quindi fin d' ora possiamo augurare assai bene dell' opera sua , la qua- le gitterà gran lume su la storia di quel nobilis- simo popolo, che il p. imo, per quanto ci è noto, coltivò le scienze e 1 arti belle sotto questo felice cielo . Vorremmo pur incominciare dal recar in mez- zo alcuna idea del lavoro dei cavaliere :, ma oltre- I la Belle Arti elle ppr lui si annunzia clie la prefazione , dalla quale si ritrae in generale il piano e lo spirito di ogni opera , non vedrà la luce che coli' ultimo fa- scicolo ; il metodo poi eh' egli seguo di condurre di fronte le sei divisioni o serie enunciate , non la- scia finora campo a ragionare distesamente di nes- suna di cpielle . Perocché la ristrettezza necessaria del testo di due fascicoli , lascia imperfetta e tron- ca la materia . Così , per cagione di esempio , la prima parte , che sì volge intorno le urne sepol- crali conservate in Volterra, è finora un compendio istorico degli scavi fatti in diverse epoche ne' cam- pi volterrani , di diversi musei che si andarono in- stitueudo , e delle vicissitudini , che questi prova- rono . E dove comincia 1' autore ad emettere la sna opinione intorno la significazione di due teste di leone scolpite nelT urna , eh' egli pubblica alla tav. II. , opinione nuova e che sembra assai giu- diziosa , il testo termina , e fa d' uopo attendere la continuazione per ragionarne con pienezza di co- gnizione . Così dicasi della parie risguardante gli spccclij mistici ec. Per la qual cosa diremo , non potersi per ora fermare alcun giudizio intorno quest opera , e con- venir lo stare aspettando che ne sia messa in lu- ce una gran parte , onde discorrerne i pregj e T uti- lità . Si può bensì dire francamente, che fin d' ora r autore spiega una ricca suppellettile di erudizioni, per la quale si dimostra versatissimo nella male- ria , che ha impreso a trattare . E por certo ei fa d' uopo di forze erculee in un arringo divenuto di difficile accesso per gli gravissimi scrittori che han- no preceduto il sig. cavaliere , ed hanno illustralo con tanta profondità di dottiina le antichità etru- sche . Ed egli medesimo, usando molta modestia. MoNUIMTKTI EXRLSCHI Il3 non si dissimula questa grande difficoltà . Egli ha però un gran vantaggio sopra i suoi predecessori, ed è il rìsultamenlo delle loro fatiche. E può ag- giungersi , che nessuno di quelli ehbe mai sotto a' suoi occhi una così doviziosa raccolta di monu- menti etruschi , siccome quella , che si vede nel mu- seo municipale di Volterra , e che noi ricordiamo con infinito piacere di avere ammirata e minutamen- te esaminata . La sola raccolta delle urne cinera- rie, ci avverte 1' autore, monta al numero di cin- quecento ottanta , con variati modi di ornamenti , di sculture , e di grandezze ; perchè può dirsi es- serla più ampia, anzi Tunica , che si conosca di tan- ta ricchezza . J>fon passeremo sotto silenzio le belle tavole dei monumenti, che hanno accompagnato i due pri mi fascicoli . La maggior parte di queste sono mes- se a colore imitante 'a natura del monumento , con molta verità: si che è conservato il carattere del- la cosa rappresentata , e si • risveglia una idea giu^ sta del tufo , delle terre cotte , del bronzo , e del- la pittura . E questa illusione è di molto pregio e magnificenza ; siccome i disegni dimostrano es- sere accurati e diligenti . Proseguendo in tal mo- do , r autore avrà donata Y Italia di un' opera clas- sica , e vantaggiosa alla storia , all'an iquaria , e al- le belle arti . La qual cosa non è da porsi in dub- fcio , ove si abbia ragione alla sana critica , ohe? r autore dimostra fino dalle prime poche pagine per lui pubblicate . TAMBaop^i G.A.T.VIIL ii4 \ A R I E T A' Autore delle due seguenti iscrizioni è il eh. sig.ab.Giamhatista Zanno^ ni, segretario deli' accademia deUa crusca, eil antiquario di S. A. I. e K- il Granduca di Toscana . Il nome di lui è carissimo a quanti si praticano nel bello scrivere italiano e latino: composte avendo in amenduc gF idiomi opci'e ripuiaùssiine. Onde ben si può dire eh' egli è al presente uno di quelli , che più onorano la patria loro : e mostrano a tutta Italia che la gloria de' fiorentijii non giace . r Le sue iscrizioni sono state raccolte in un aureo volu- metto, e stampate a Firenze del 18 15 : ed ora fa egli sapere al suo amico e nostro collega signor Salvatore Betti , d' averne in pronto per la stampa un secondo volarne . Di che prendiamo som- mo piacere . Miinrvìr ad aulcon cKtliwn eplscopaliwn Pistorii . IMPERATORI CAESARI FRAINCI^CO . I - AVSTRIACO ET . FERDINANDO . III . M . E . D . FRATRI . EIVS QVOD . XVII , KAL . AVG . AN . M . DCCC . XIX PISTORIVM . INVECTI TEMPLA . IPSIVS . ILLVSTRIORA CONTVBERNIVM, TVM . CLERICIS. TVM . EXTERIS. IVVENIBVS ERVDIENDIS ET . DOMESTICVM , GENTIS - ROSPI GLIOSAE . SACELLVM ELEGANTISSIMA . IOANNIS . AB . S . IOANNE \ PICTV'RA . EXCVLTVM INVISERINT CELETVM . CERTAMINI . INTERFVERINT ADVENTVQ . PRIMO . HAS - AEDES . INGRESSI V A 11 I K T a' ' I i5 IN . QVEIS . AD . MANE . DlEl . POSTERI . HOSPITATI . SVNT MAGISTKATVS . CIVITATIS . ET . PRIMOKES . CLERI BENIGNISSIIVIE . EXGEPERINT ■. ATQVE . IN.. EARVNDàM . SPEOVLAM AD . SVBIECTAM . SPATII . CIRCVMVNDIQVE . AMPLISSIMI PLANITIEM . PR,OSPEGTANDAM . ASCENDERE . SINT.DIGNATI FRANCISCVS . TOLIVS . EPISG . PISTOR . PR.\TEN - QVEjM . AVGVSTVS MENSA . ET . DONO . LARGISSIMO . HONORAVfT TABVLAM . CVM . INSCRIPTIONE . MARMOREAM . POS • VT . MEMORIA . PERSTET . DlEI . S . D . QVO . PISTORIENSES . SVMMO . AVCTI . DECORE VRBE . NOCTVRNIS . LVMINIBUS . COLLVSTRATA iSE . TOTOS . LAETITIAE - TRADIDERVNT Marmor ad cadain cediurn episcopalium Pislorli ANNO . M . DCCC . XVIII . ' FERDINANDVS . III . M . E . D . QVO . IN . TVSCIAM . REDEVNTE . FELICITAS REDIIT APPENNINIGENAS . C\LAx"VIITATIBVS . FRACTOS YT . PRO . SVA . MVNIFIGENTIA . REFICERET . INVISVRVS EPISCOPALEM .. IGNEI . VILLAM M . ALOISIA . FILIA . COMITATVS XVII . KAL . AVG . OB . PAVSAM - ITINERIS . ADIIT IISDEMQVE . IN . VRBEM . PRINCIPEM . REVERSVRI ROGATV . DECVRIONVM XI . KAL . ITEM - AVG . PISTORIVM . ADVECTI TRIDVO . HISCE . IN . AEDIBVS . CONSTITERE AD . QVAS . ET . LEOPOLDVS . REGNI . HERES ET . M . ANNA . VXOR . EIVS X . KAL . S , D . MENSIS . ADVENERVNT FRANCISCVS . TOLIVS. EPISCOPVS.PISTORIEN . ET . PRATEN. MARMOR . HONORI - PRINGIPVM . INDVLGENTISSIMORVM QVI . PRAESENTIA . SVA STVDIVM . ET . ADMIRATIONEM . CIVIVM . GESTIENTIVM 8* Ii6 Varietà' IN . SE . MAGIS . INCENDERVNT ET . AD . DI iNITATEM . LOCIS A . MAGNIS . HOSPITIBVS . CONCILI ATAM NOTITIAE . POSTERORVM . TRADENDAIVI Collana de^U antichi sforici greci volgarizzali - Milano , pel Son- zogno , in 8. N. le sono esciti tre nuovi volimii, oltre a quello che contiene il DlUi e il Darete : il primo cioè dell' Erodoto tradotto dall' esimio cav. Mustoxidi, e il primo e secondo del Diodoro siculo del eh. cav. Compagnoni. Attendiamo con impa/^ienza ch'escano i rimanenii, e si compia una volta questo lavoro, ciie per la bontà tipogratica , e la notizia che abbiamo de' celebri volgarizzatori sarà senza dub- bio una delle cose più. belle ed utili, onde a questi tempi si onori l'Italia. Gì' istorici, oltre ad Erodoto e Diodoro, sono i seguenti: Tucidide, Senofonte ( la cui ciropedia è quella tradotta dal Rcgis) Polibio, Dionigi d' Aticarnasso, Giuseppe Flavio ( trad. dell' Angio- lini ) , Slrabone , Pausania , riutarco ( irad. del Pompei ) , Dione Cassio , ^rriano , appiano cdessaudrino , Erodi ano, Polieno , ed Elia- no ( la varia istoria ) . Finalmente , dice 1' editore nel suo manife- sto , in un apposito volume a me sembra che sieno d' aggiungersi i , lunghi frammenti degli storici antichi, che insieme furono riuniti da- gli eruditi , come p. e. quelli di EcatcQ , di Ellanico , di Nicolò damasceno , ce. e gli estratti che Fazio ha fallo dei libri di Ctesia^ di Canone , e di altri . - Ma dove sì lascia Omero , i poemi del qua- le , benché scritti in versi, sono, a consentimento de' savi di tutte le età , il più venerando e antico monumento della storia de' greci, e di moài popoli d' Asia ? Chi senza la luce omerica avrebbe saputo nulla «giorno la re igiene, i costumi , e lo staio socievole dique' vec- chissimi.'' Ad C-nero si dee non solo Ja storia d'' Erodoto, ma an- c he la geografia di Strubone , la quale dove tocca delle cose gre- che ed asiatiche non è che un comcntario del secondo libro dell' llia-^ de , a ài gran parte deli' Odissea, Varietà' j i 7 Prosa accademica recUafa nella sala del teatro citrico di Perugia^ la sera del martedì santo, da Francesco Tergoli - Campanelli ec- "Perugia, per Francesco Buduel , 1^-2.0. 8. iN eir afluTianza che l'Arcàdia romana ha tenuta in quest'anno la sera del venerdì santo, uà no^stro valente letterato, il signor D. Pietro de' prin :ipi Odescalchi , discorse ampiamente il modo maravigHoso onde la passione di N. S. G. C si presta a tutte le bellezze della poesia e delle arti . Ecco che a Perugia un' altro accademico tratta r argomento medesimo: e convien pur confessare, che se nella pro- sa dell' Odescalchi non furono a desiderarsi le veneri della lingua» in questa del Pergoli - Campanelli non lo sono l'erudizioni. Egli la intitola all' eminenza dal sig. card. Castiglioni , vescovo di Cesena , ed ornamenta chiarissmo del sacro collegio . Il celebre prefetto della vaticana , monsignor Angelo Mai , ci hit fatto tenere la breve nota che cjui pubblichiamo . i, JCjssendo io venuto in cognizione che il sig. cav. Niebuhr, e di- „ verse altre persone, hanno creduto che l'articolo da me inseri- 5, to nel precedente quaderno di questo giornale fosse stato scritto 5, nella vista d'insinuare, the il sig. Niebuhr si fosse appropriato j, come suo il risultato della scoperta dell' ab. Pejron riguardo alla ., disposizione dei frammenti prò Scauro : e ohe per questo aioti* s, vo io avessi osservato , che il di lui scritto è stato pubblicato nel ., giugno con la data del marzo; credo della tnia delicatezza il ma- ., nifestare , che una tale imputazione , ti-oppo contraria alla ben 0, giusta riputazione di ottima fede del sig. cav. INiebuhr , non ha „ potuto essere e non è stala nella mia intenzione, e sento con „ grandissimo dispiacere che quel mio articolo abbia potuto dare oc- 5, casione a tale supposizione . Anzi non credo di dover tacere che. li8 Varietà* „ dopo la puhbliccizhnc dd dello mìo artìcolo, sono stato assicu- ., rato da persona degna >!i tutta la fede, che il foglio del libro , del sig. cav. Nicbuhr, ove si propone come congettura T cmeu-i' „ da di quel prezzo, era stato già composto il giorno 18. marzo. Antologìa , ossìa scelta dì opuscoli d' ogni letteratura tradotti in Hu' liana . X ale è il titolo d'una nuova opera periodica che l'egregio signor Vieusseux, proprietario e direttore del gabinetto scientifico e lettera- rio al palazzo Buondelmonti In Firenze, si propone di pubblicare a vantaggio delle lettere e scienze italiane . Nel concepir Videa di questa raccolta periodica , die' egli nel suo manifesto , io non ho a^uto mcd V intenzione di fare un giornale che l'i^aleggi con altre opere periodiche che si pubblicano in Italia, ed alla compilazione delle quali lavorano uomini dì sómmo merito . Lo scopo di questi è di far conoscere la loro opinione su cpielìo che sì pubblica in Ita- lia e fiiori . Il mio ù quello dì trasportare in Italia , senza averle prima sottoposte alia critica italiana , le produzioni letterarie d' ogni genere , dei francesi , degt inglesi, dei tedeschi, degli spagnuoli ec. , e di far conoscere tanto la maniera con cui gli scrittori di queste nazioni sì giudicano vicendevolmente , quanto caicora quelle [con cui considerano le nostre produzioni ; ed ho pensato che sarebbe cosa utile per o^ni classe di lettori il riprodurre in lingua italiana gli arti- coli i pili piccanti, che si leggono negli scritti periodici di queste diverse nazioni , e di mettere gV italiani in grado di paragonare il metodo degli oltiamonlani con quello del loro paese neW arte della critica . ' Noi non possiamo che ingenuamente lodare la nobile intrapresa del signor Vieusseux, e bramare che venga aiutata da quicntc ove escguivasi T operazione, sotto forma d'una „ polvere gridio-oscura rilucente, metallica, insolubile nell' ammo- „ Tiiaca, e composta di lami minuiissimi cristalli non dissimili da », quelli che presenta V iridar Osservò parimente che qualche mo- „ ncta, di cui noti erasì interamente scoverta la superficie dell' ar- „ gento per mezzo dell'ammonia' a, se veniva immersa nelF acido „ idroclorico , nuovamente oscuravasi la parte metallica già pulita : „ e che, ijnmergendola di bel nuovo nell' ammoniaca , essa tornava „ a scolorarsi . In fine osservò che alcune di quelle monete im- ^ mersc nell' ammoniaca danno un abbondante precipitato azzurro, „ clic ci fa conoscere la presenza del rame . Dopo questi sagj:i il „ nostro accademico conchiuse , che il processo da praticai'si, on- ,»• de togliere dalle anticlie monete d' argento la patina oscura che „ le ricopre , si è quello di metterle prima nell' acido idroclorico , e „ poi neir ammoniaca liiiuida , stropicciandole dopo qualche tempo „ con un pannolino , fino a che sieno rese interamente nette e 5, polite. Egli presentò al R. instituto diverse monete da lui nettate ,. col suo metodo, e ne fece pubblico sperimento, nettandone pa- „ rccchie altre profondamente coverte dalla patina descritta .Noi non „ dubitiamo che questa scoverta non sarà accolta con soddisfazione e, dagli antiquarj e da' nu.mismatici , i quali finora sono stati obbligati „ a rigettare c(ime inutili qvxclle antiche monete d'argento, che, per „ essere ricoperte d'una patina troppo spessa, nulla lasciavano com- „ parire delle loro impronte e delle loro leggende . Il signor Lan- „ cellottì ha promesso di occuparsi dell' analisi del deposito, che si „ ottiene nettando le monete con questo protesso. antico Mss. d' Euiropio Jl signor laeck ha scoperto nella vcal biblioteca di Bambcrga , di cui è cvistode , vm manoscritto d'Eutropio, il quale fu colà vero- similmente trasportato da Roma per le cure dell' imperadorc Enri- co il santo, fondatore del vescovado di Bamberga. Il confronto che si è fatto fra questo manoscritto e .le più riputate edizioni di queir VARIEtA* 12 1! abbreviatore dell' istoria romana, rende chiarissimo , eh' esso non so- lamente è più completo di quanti altri se ne conoscono , ma che può anche servire ad emendare più d'vin luogo nel testo. Abbiamo questa notizia nel giornale intitolato Revue encjclope- dicjUQ ( VII. voi., juillct ii*2o, p. 196. ), che noi non possiamo ba- stevolmente lodare , cosi per gli ecceUenti ar.icoli de' primi sapienti francesi, onde s'onora; come pe' modi rispettosi e cortesi , con cui suol parlare mai sempre della nazione italiana . V Oropea pel cehienarlo del 1820 , cernii quattro di Giovanni An- tonio Foggio, segretario della civica amministrazione di VerceU li - % - Torino 1820 , dcdla stamperia reale ■ \_>«on questo poema ha voluto il sig. Foggio cantare la centenaria coronazione di IVostra Donna d'Oropa, festività che ricorse a Ver* celli nel passato mese d' agosto . Qual merito abbia il suo lavoro 9 noi diremo già noi i ma si ne giudicheranno tutti coloro, che an- che mezzanamente si conoscono delle cose poetiche. Eccone un sag- gio , levato da un luogo del canto 5. , che fox'se è He' migliori di tvU- to il poema. 3, Ma già dai lor campestri padiglioni „ Escono a torme le svegliate genti „ Ad occupar le varie stazioni. „ Tutte dell' apparecchiò impazienti „ Giran lo sguardo in questa parte e in quella „ Colle pupille dalla brama ardenti. „ Alla folta che preme ognor novella ' 5, Folta s'aggiugne di chi fresco arriva ' i. Colla sposa , co' figli , e coli' ancella . ' „ Par ch'ogni via, benché ristretta e schiva» » GarCggi in far di nuovi ospiti getto > „ Per gucrnirc al vallon l' immensa riva ^ „ Le due coste, ch'ai lati fan prospetto. 122 Varietà' i. D'infinite foinnicano persone, „ Clic nel gran campo fan sublime effetto . », Chi su per l'erta si muore carpone , „ Chi s'arrampica ai rami alti d' un faggio , „ E su vi monta e a cavalcion si pone . „ Non è più questo un luogo ermo e selvaggio i „ Ma la rupe ridonda il pianò e il colle „ Di fidi ch"a Maria prestano omaggiò . i. La folla preme , e ognor vieppiù s' estolle , „ Menando un romorio qual di tempesta, „ Che in gonfia nulie si dibatte e bolle . .„ La sua smania inquieta manifesta „ Col chieder spe>ì0 quanto mani-bi all'ora „ In cui principio avrà T inclita festa . 5, Già col desio previenla , e s' infervora „ Ogni qual volta appar chcrco o servente „ Apportator di sacri arredi fuora. Non più , non più . Claudile jam rU'Os : sai preda bibenmt. Discorso inforno alla prima parte del secondo forno di elementa- re zoologia del si^. professore ab. Camillo Ranzani , di Vincen- zo avv. Bcrni degli Antonj - 8 - Imola 1820, ìipograjià del se- minario . Me Lolle savie cose avverte I' autore sulle dottrine zoologiche del Kanzani : e noi glie ne vogliamo dar lode , perchè il carcare la verità disputando , quando si faccia co' modi della cortesia, è ope- ra utile e virtuosa , e degna perciò de' sapienti . Ma egli ci scuse- rà se diremo, che molte altre cose, e tutte gravissime, si potevano anche avvisare in questi elementi : secondo il giudizio nostro , e d' un celebre maestro romano di zoologia . Di che b.isti aver toc- cato cosi un poohetto . ~ A chi desidera un saggio del retto scri- vere del sigaor cav. Degli - Antonj , noi offriremo il seguente : ,, Nulla dii;e il professore Ranzani della puerizia e dell' adolcsccn- Varietà" laS j, za, nulla della virilità e della vccchìaja : come se per ciasche- 5, duna di fiueste età scorrendo , coie non vi avessero di sommo „ rilievo da sapersi anche da quc£,i, che non possono o non vo- „ gliono essere zoologi . Kon sì tosto il parto è uscito dall' utero „ dcUa madre, che questa, lieta de" cessali dolori , di sentirsi rìnvi- „ gorire , di veder vivo il mio parto, tutia si accende per lui di „ nuovo non innanzi provato amore, e tanto non si turba dall'essere „ il bambino bisognoso di tutto ^ che si rallegra in Apposito che „ egli sia costretto a ricevere i matern i uftlzj . Con quanta impa- „ zicnza aspetta essa il quarantesimo giorno dopo la nascita per ve- „ derc serenato il volto di dolce sorriso ! Con quanta consolazio- „ ne dopo il decimo mese ne ascolta i primi accenti da lei sola „ interpretati ! Con quanta ne riceve teneri amplessi ! Con quan- „ tà le dimostrazioni di gioja che dà il figliuolo al rivederla dopo „ qualche ora di lontananza ! Con quanta i segni di gratitudine de' „ prestati alnnenti , e delia cura indefessa : Grande Iddio , ciie ai „ bisogni della prima età dell' uomo proporzionasti il materno af- „ fetto ! Conobbi io già in Roma una madre di figliuolo non giun- ,, to ancora al.prino lustro, privo di senno, e schifoso per malat- „ tia . Nel mentre che V amorosa madre lo accarezzava , ed al se- „ no lo stringca tenerissimamente alla presenza di molti . amici : „ come potete mai, signora , disse uno di loro, aver si grande af~ „ fetio per un fai fgUunlo ! A cui ella : ah ! voi non compren- „ dete che gli debbo anche (jueW amore , che gli cdtri pure gli „ avrebbero , se sano fosse e vezzoso , e non dissennato ! „ La chimica degli antichi rediviva , applicata ai ire regni delia- natura , e contrapposta alla chimica de' moderni: giornale ec. .. \_>, sto giornale ( dicono essi nel loro manifesto d' asso- iazione non „ ha altro scopo che di avvi, inarli al centro perduto. Al^a scopcr- „ ta di questo centro prezioso ci guidano i pochi antichi a noi rc- „ stati , e che sono d' altronde rarissimi , e che più non si leggo- n no, perchè reputati inintelligibili fino ad ora . Questo giornale , „ il loro parlare misterioso spiegando, renderà più agcvoic i'intel- „ ligenza del loro linguaggio , e squarcerà il velo dei termini am- ,» bigui delle allegorìe, metafore , enimmi e favole , talché gran „ lume ne otterranno ancora i mineraloghi per l'analisi, pur^azio- 9, ne, ed irradiazione dei metalli ; i farmacisti per la più natura- „ le manipolazione e preparazione de' loro medicamenti, press ritti „ da ricette vitali meno composte e più semplici, gii antiquari per j, la più chiara intelligenza di antiche medaglie , monete , e „ scolpiti marmi fino ad ora od osiairi o falsamente spiegati : e „ finalmente i poeti andranno superbi di riconoscersi i veri eredi „ dell' antica chimica abbellita e ricoperta colia venustà armonica „ dell'Apollo, degli Orfei, degli Omeri, dei Pindari ec. , e la glo- 9, ria degli antichi filosofi egizj e greci risorgerà tutta più raggian- „ te in faccia alla moderna filosofia „ . Ne verrà in luce un fascicolo al mese , di 64- pagine , con due rami. L' associazion'ì per sci mesi è di franchi i5, da pagarsi metà all' atto dell' associarsi , e metà al ricevere del primo fascicolo . Le commissioni si prendono presso tutti i principali librai , e tutte le- direzioni postali . Cìs^ervazhni Meteorologiche fatte alla Specola del Colleo-.Rom. Ottobre 1820. MAJ lliNA iroraetro iTerin.l fer. 28 ^ /6 3 o 22 o 12 1 1 6 a; ai O; 13 O o li! GIORNO iiarometro ferm Jcr. 27 IO 37 9 28 2 ;8 4 2 19 18 IO 4 17 17 2S o 9 28 o 5 3809 27 <0 II •7 io i, o 9 0 21 5J * y 01 Io a ó! 9 i Ì^8 ^ o ! ib o 27 IO 28 o j8 2 ^8 I 27 1 1 ^•^ 8 0 2. <; 2 6 i 1 1 9 i6 2 i"^ 3 2.^2 1 2;-! O 2 4 24 9 '3 ■'') ^7 a 9 20 27 li 4 _ , a8 0 5 2? 2? 11 s 21 27 9 9 H 27 IO CJ 1 ', 27 8 8 j6 27 9 9 27 27 Il 8 -'H 27 IO 0 ") 27 IO 2 ■io 27 8 6 ?i 27 8 8 8 2 2 3 4 ' 2 8 27 IO 4 28 2 28 o 27 II 27 5 la i 27 lo 27 II 7 7 i| 28 O 4 27 I l 6 37 lo I 27 lo 9 4 9 5 o «^ 5 o 2 7 ' 9 I 7 Q l; 8 7 4 9 39 35 i' 17 2 27 6 SERA Barometro Terni. | [«r. 28 |2j 9 4|4' 6 35 4 ^o 9 23 5 5 23 O 5 28 2 3 38 3 4 28 2 5 28 o 3 28 o 9 27 I ! 6 27 1 1 I 37 1 1 "I 27 1 1 2 28 I 8 20 5 0 27 JI 9 27 10 4 27 ò 8 16 14 i5 i3 i3 14 14 H li 13 14 i3 39 0 7 3 17 1 '7 i 27 I .6 I 27 o S 0 27 IO 27 li 27 IO 27 IO 27 8 ■7 9 2 '4 4 4 14 8 7 13 4 0 '3 9 0 '3 3 2 i 1 8 0 i3 ' 4 29 5 25 '. 39 8 37 IO 28 o 28 o 27 IO 27 o 37 U 37 II 27 IO 27 9 27 8 27 9 II 2 io ti .'I ò :> -i O 2 22 7 J2 J 18 9 ^' 4, ^5 3 rHTlW»T~l»»lf»>r» »tim»,yr..p^ ^ OsseruazioTìl Mctcomloo-lcha faìle (dia f^pecola del CnUerr- Bnm. Ottobre 1820. del Cielo MATTINA t.va-1 por.J Vnnto ì "• 4"- ■91. 2 1 «. 22 «. 24 /£. 25 n. 26 i^. /£. 27 s, io n. ^0 78. ',1 7/. I 6 I 14 0 ^o 1 12 o 56 tra gr. i Irai l ira. I lev. I m Ir. i^r. i Ira. o Ira. me. si. Ira. Ira. .'ra.gr Ira. GIORNO Sitato del Ciclo ■p.n. o I m 0 {j. 1 Tnln p. n, p.n. Pio-2. Vento 0 33 1 roG 6 102 2 S6 tra. I tra. I Ir.ììia. I m lev.sir. 1 ;«(?z. I m mr. si. I m tra. p. lib. rnez. me. si. ine. si. nvz. 3 (71 (.'Z. 1 Ira. 1 I sir. I 1 "■«•jf' •• • tra.gr. ì tra.ina.i ■ p.n. niez. r tra.via 0 lev. 1 lev sir. I gr.lev.o Ir. ma. o 777e. . gre. tra. liij. Ira. i. 1 tra. tra. ma. si. I m 77t^. si. iiiez. nicz. I m ìiicz. lìiez. niez. eli. iiiez. nuz. m .'ò'jUih. 2 ni 2i{\po.lib. I m l/fV- o 77J("Z. I c)(ì\ira.nia.i I o|/7ia. I oiniez. 1 m 12 SERA ■tato d,,.l Ciclo Vento s. p. n p. n. IllfZ. tra. ho. ?.lei'.i Ira. poti. pò a. o /(/'. o irti. o ine. Uh. o Ir. ma. ' II. p.s. tra. I Ira. o sir. 0 me. si, I 771^. si. 1 /;!r'Z. I ir in 'z. I IH ma. sir. I m mi;, sir. i metili, i ine.lil/.x mr.sir. i 7»C li/y. I me. sir. 1 me. sir. o ine.fir.o tr. gr. I pun. o me. sir. t Meteore iicb. r>iog. 2 a, piog. ; piog. ; iie.br.pi. .1"!).* ne. or. ' uè. pi.g ne. *J)T * nel), bri P'"§- S - lirin. biin. brin. piog. lamp.t 2 brio. ne. Il piog. g.? piog. g. pio.* g.: pio.* LV brin. piog.2g. piog.g.2 n.*p.g.2 Volendosi da' rh. Astronomi abbondine per diligenza, poneonsi le 0.sserv;:zioni Triplici in ogni giorno ; e volendosi d.i noi ristringere in pagina , aflinclic meno facilmente si disperdano , usiimo alcune abbreviature . Pertanto nella colonna delle Meteore pi significa pii>ggia 1 lampi t tuoni n nelibia g gelo b brina. É nelle colonne delio Stalo del Cielo s vuol dire scrono n nuvolo, p poco. Le altre abbreviature nelle colonne de' I7f7i/t sono per se stesse in- telligibili. QuHndo segue un asterisco s'intende gran quantità; ove trovasi una f ( roce s'intende piccola quantità. IMPRIMATUR, Si videbitur Reverendissimo Patri Mag. Sacri Palatii Apostolici. C.M.Frattini Archiep.Philippensis F'icesg. IMPR IMATUR. Fr. Philippus Jnfqssi Sac. Pai. Jpost. Mag. 1 129 SCIENZE Delt infiammazione e della febbre continua . Consta derazioni patologico - pratiche di G, Tommasini. ( Art.° 2.) Capitolo IY, '"" Neppure f injìammazione maligna o cancrenosa in- cludeva presso gli antichi t idea di azione difot" tiva nelle parti infiammate . Il solo Brown , ar- gomentando dalla fisiologica debolezza del siste- ma , o dall'esito delt infiammazione, ammette l'in- llanimazione astenica nel senso di affezione pro- dotta da difetto di eccitamento . Molti e gravis- simi clinici si opposero a questa massima . T anto è contraddittorio ad ogni sana ragione, che r accresciuto movimento organico in una parte in- fiammata possa dipendere da diminuita azione vi- tale della parte medesima , che si può senza esem- pj credere al Tommasini, non esservi stato nessu- no prima di Brown che siasi fermato a sì fatta opinione . Né è da opporre la paralisi de' minimi vas , il difetto di coulrattililà , l'ostruzione , 1 at- flusso , r errore di luogo ; perocché nori dee torsi in iscambio causa occasionale , per causa prossi- ma : „ ed era poi ( diremo coli' A. ) l'azione de va- „ si maggiori o del cuore per cotesti ostacoli aiz- „ zata ed accresciuta : era 1' ijocremento di circo- G.A.T.YIII. 9 i3o ^ Scienze ,, lo che allo spasmo de' vasi estremi , ed al ral- „ lentamento del circolo succedeva ; era 1' accre- ,, soluto impetus \ntce^ o Tazion conservatrice ten- ,, dente a vincer gli ostacoli, ciò che generava Tin- „ fiammazìone,, . Avean ben' essi i medici antichi no- tata ogni varia condizione morbosa, che può accom- pagnare uno stato flogistico : considerarono ezian- dio ^ come questo medesimo sic|to potea trovarsi sopra fibre faciH a degenert^re ed a rompersi , e il maligno il putrido lo scorbutico il cancrenoso , con che appo essi era talvolta significato, indica- yano, come avverte il Tommasini ,, il cattivo fon- „ do in che 1' infiammazione si risvegliava ; ìndi- ,, cavano le fatali rulne nelle quali , atteso un ta- „ le fondo od una data crasi di liquidi, era facil- ,, mente degenere 1' infiammazione ; ma non indi- ,, cavano una infiammazione diversa in se medesi- ,, ma da ciò che è sempre , ne causata o man- ,, tenuta da elementi diametralmente opposti a quel- ,, li, che la genuina infiammazione producono e ,, mantengono ,,. Eccoci a Brown, il quale vagheg-i giando la dipendenza di qualunque affezione par- ziale del tutto, pretese, che trovandosi l'universa- le in difetto di stimolo , una infiammazione che in tale stato si suscitasse , teneva del difetto medesi- mo , ed era curabile con quegli st(\ssi stimoli , con che la universale ipotesi doveva essere trattata: ed eccoci per conseguente alle Jlogosi asteniche . Guglielmo Gullen , quantunque dopo gii Elementi di Brown e le interpretazioni di lones , accordò nondimeno in simili affezioni gli emetici , e sog- giunse che anche il salasso e i purgativi potran- no aver luogo , dove molto manifesti siano i sin- tomi infiammatorii. Gio. Hunter sostenne, che nel- la infiammazione cancrenosa v' ha aumento d'azio- Dell' infiamm. e della febbre i3i ne , ne dee curarsi cogli eccitanti . Darwin, benché spezioso ueHesprimersi , con tutto ciò nel suo sta- to di' non irritazione^ o di azione difettiva nell'uni- yersale , onde volle egli significare Y astenia Brow- niana , non seppe prescindere dalF idea di eccesso di azione sensoria nella parte infiammata . JNè al- trimenti pensarono Pinel , Latrob , Immermann , Eisfeld 1 de' quali 1' A. riporta gli opportuni pare- ri . E in Italia al Sementini , al Borelli , al Cera, al Villa , al Vacca , e sopra tutti al Canaverì di Torino, spiacque sempre, come inconcepibile, e con- traria alle osservazioni e al ragionamento , l'ipotesi della infiammazione astenica , e tutti saggiamen- te ne scrissero onde combatterla . Capitolo V. Ad onta di ciò che in contrario stava scritto nel- le opere di classici autori, la massima Brownia- na delV infiammazione astenica^ nel senso di pro- dotta da difetto di stimolo, si sostenne ancor lun- go tempo, abbracciata quasi universalmente. Qua- li argomenti mifecer sentire , e mi condussero a dimostrare f insussistenza di una tal massima. JVon avvenne che cessasse in alcuni medici il prestigio della flogosi astenica , né per ciò che co- testi nobilissimi autori esponevano , nò per la gra- vissima storia pubblicata dal Rasori intorno alla epidemia di Genova , per la quale , la prima volta dopo Brown , si conobbe come le febbri continue del massimo languoie, ossia le petecchiali, e le lente - nervose, non comportano altrp trattamento che 1 an- tiflogistico, e come sì molti rimedj riputati di ec- citante virtìi erano e dovean essere di virtìi con- 0* i33 Scienze trarla, postocliè per essi si conduceva quietamente r.na malattia flogistica al prefisso termine suo . Il Tommasini, dopo avere iscusato per qualche mo- do coloro che andaron presi da cotesta larva , ac-^ cenna qua! ragioni e sperienze valsero a disingannar- lo, e a dettargli la indicata etiologia delle flogosi. 1.° Gli si fé' sospetta la dottrina e la classiiicazio- ne di Brown , vedendo che certe croniche flogosi, che dovean essere della più grande astenia, secon- do ì comuni precetti, si curavano e si eran cura- te sempre con profitto dai dehilitanti, e dal risol- venti e apetitivi, ed invece andavano a peggio con- citate colli stimoli . 2.** Considerò il processo flo- gistico dell' utero gravido , il qual processo si for- ma nella macchina della pregnante, tuttoché iposte- nica^ o normale: pareggiò questo stato ad altre flo- gosi che nascono in corpi debolissimi : la sua cli- nica e le aut ostie di cadaveri gli offerirono osser- Tazioni , onde raffermare il concetto „ che la flo- ,, gosi sì naturale che morbosa , ove si risvegli, ò ,, processo indipendente dal maggiore o minor vi- iy gore del sistema , e stabilisce un incremento di „ vegetazione nelle parti ove si fissa , per quan- di to esser possa il deperimento delle altre „. 3.** Vi^ de riaccendersi la pleurite in chi languido già eva^ per averne solferta innanzi e malattia e trattamen- to , e il nuovo attacco flogìstico dimandare tante evacuazioni , quante ce ne erano volute a combat- tere il primo: vide succedere una epatite in un suo concltta4ino a una ematemìsi, che a questo costa- to aveva in due giorni ben i6. libbre di sangue. 4- Pose mente alle parotidi che si accendono nel- la lento- nervosa dell' Huxam , e ai precetti che in- torno ad esse dette il Borsieri , e alla utilità del trattarle con antiflogistico mezzo, praticato dal Puja- 1)eLl' INFIAMM. E DELIA FEBBRE l33 ti , dal Laficlsi ec-i il qual mezzo non solo gli pro- vò la diatesi flogistica di detta febbre nel maggior numero de' casi ( peroccliè non è sempre necessa- rio , che la flogosi sia manifesta e ne' visceri del- le prime cavità per impiimere uno stato curabile Coi controstimoli , polendo attaccare i neurilemì o qualche parte del sistema nervoso ^ ed esigere là stessa cura, isiccome migliaja di fatti hanno dichia- rato in questi ultimi tempi) ; ma gli provò mas- simamente, che quantunque nella febbre nervosa vo- glia supporsi astenica la parotide che le sopravvie- ne , dessa è seilipre Un processo di stimolo, qua- lunque sia il fondo nel quale si accende . 5.^ Le complicazioni morbose dettero al Tommasini ul-" teriore conierma della verità de' suoi concepimen- ti . Egli non accorda , che due condizioni morbo- Se universali possano coesistere, come, a mò d'esem- pio , la neurostenia del Giannini : adduce però in campo alcuni fatti ì quali provano bene, che può il grado di morboso eccitamento o di stimolo es- sere talora di gran lunga maggiore in una data par- te , di quel che sia nell' universale : e potersi dare il caso, in cui si mantenga per tenace processo flo- gistico, eccessivo lo stimolo in alcun punto^ quan- tunque il sistema si trovi in contrarie condizioni . Cori questi sensi si debbono interpretare le compii-^ cazioni di che parlano alcuni antichi^ a troppe di- scordanze menati dalla sintomatica patologia , e i precetti prudenziali che insegnano. Imperocché seb- bene un languore , o un polso vuoto e celere vie- tasse loro per un poco la cura debilitante, e soprat- tutto la evacuante , nulladimeno ad ogni tratto ti avvertono che a tali insegnamenti è da fare ecce- zione i appena insorga qualche poca flogosi . Così il Corsieri , il Pinel , ed altri condizionali * Log* i34 Scienze che dimostra clie pratico alcuno non potè mai se- parare dall' infiammazione V idea di un eccesso di stimolo . Capitolo Vi Esame delle principali ohhjezioni^ mosse contro l iden- tità della Jlogosi , ed a sostegno dell' astenica in-" Jìammazione * J7 remessi a questo esame alcune idee sulla inllueit- za dell' eccitamento sopra i centri flogistici , e di questi sopra quello , viene il eh. autore a scioglie- re le seguenti opposizioni . Succede i. \ infiamma- zione anche a certe cause lortemente debilitanti, come al freddo , ai patemi di animo ec. ; mal si può credere perciò , che dcssa sia qui generata da eccesso di stimolo . Comunque ciò avvenga , ris- ponde r A. , sia per reazione , o sia per maggio- re suscettività, che la mancanza di certi stimoli mette nelle fibre agli stimoli che rimangono i il fatto sta, che dette infiammazioni si curano con que' mezzi ^ che competono alle altre generate dal calore e dal vino * 2. Si oppone che la flogosi nasce spesso da queir afflusso maggiore di sangue che avviene ne' vasi , quando questi , non presi da veruno sti- molo i Ina anzi sfiancali , danno adito alla detta quantità maggiore di fluido . E qui , dopo aver ri- chiamate le risposte del prof. Canaverì di Torino, che sono d'accordo co' pareri di Senac e di De- Gorfer; ripete il N. A., che è da distinguere con- dizione preparatoria alla flogosi , dalla flogosì me- desima - 3. Altri chiedono : or come si vorrà dire condizione accompagnata da sintomi di eccesso di Dell' infiamm. e della febbre i35 stimolo una glandola sciirosa, un' ulcere incallita ec.4 le quali giova spesso riattivare con forti slinio- li ? Tra le molte e valevoli difese, con che res- pinge 11 Tommasinl dubbii sì fatti , osservando prin- :"ipalmcnte che le vegetazioni organiche , e gì' in- iluramenti , e i coaliti che opera la flogosi non so- iio da riguardarsi più come flogosi , ma come ef- fetti di essa ; adduce molta copia di fatti , donde si ricava il nocuménto che arrecano in dette alfe- zioni gli stimoli . Converrebbe tutte riportare le belle idee , ch'egli oppone a' contrarli intorno alla cura delle patologiche produzioni della flogosi , le quali si riducono ad avvertirli , che s' eglino at- tivano l'assorbimento , o promuovono suppuiazioni , o distruggono co' corrosivi , o ammortizzano colla compressione , non curano già una flogosi , ma sib- bene i suoi prodotti . Né per flogosi sì deoilo te- nere quegli ingorghi , che nascono alle volte nelle Cellulari vicine al centro flogistico , effetti della dis- tensione in che sono state , durante 1' infiammato- rio processo . 4- t'ieslò argomento alla opinione delle flogosi asteniche il rapido passaggio di alcune in- fiammazioni alla cancrena . Ma riflettendo coli' A. , che la più genuina infiammazione ne' corpi i più sani e i più robusti , nata dalle cause più sempli- ci , come il calore o un rigido freddo, purché sia violentissima ^ può degenerare rapidamente in can- grena ; dal ràpido passaggio a questo esito , non sembra giusto inferirne , che diverso sia il primi- tivo genio della malai.tia . È che si dee stare ocu- latissimi a conoscere e a rimediare a certe flogosi fàfcilmente degeneri ne loro esordii , cioè fin tanto che sono tali . Kd a questo consiglio , per 1' arte e per 1' umanità preziosissimo , il Tommasini cou la maggior forza i giovani medici invita. l3G SCIEKZE Capitolo YII Continuazione del medesimo argomento . lìi/ìammd-^ zioni malizile , o cancrenose così dette . I sostenitori della flogosi astenica vantano dalla parte loro la flogosi maligna , o putrida , o scor- butica degli antichi . Però male la intendono , se- condo il Tommasini , e peggio la vanno al brow- nianismo applicando . Stantechè gli antichi piutto- sto consideravano nelle dette flogosi la complica- zione dì un principio putrido , maligno e delete- rio nel sangue colla inliammazione , di quel che riguardassero l'infiammazione spuria , come il pro- dotto di elementi contrarii a quelli che generano la vera .' Quindi gli antichi usavano metodo complica- to, che , a ben considerarlo colla nuova terapìa , era quasi tutto antiflogistico . Brown , al contrario : mancava il piincipio vitale nella sua flogosi aste- nica ; una èra la diatesi , e il solo stimolo poteva richiamar quello , corregger questa . Che nella in- fiammazione detta dagli anticihi maligna , soggiunge r A. , si combini alcuna condizione o delle parti infiammate, o del sistema , o de' solidi ^ o del^an- gue che la renda considerabilmente diversa dalla comune , sembrano dimostrarlo i fenomeni ond' è accompagnata. E qui 1' A. con mano veramente mae- stra tratteggia le l'orme di coleste flogosi : quindi avverte : ,, che sotto due assai diversi aspetti mal ,, distinti sin qui , per mancanza di una analisi ri- ,, gorosa dei fatti , debba considerarsi 1' infiamma- ,, zione maligna o cancienosa così detta . i. In ,, relazione al fondo o alla tempra de'solidi e de' li- ., quidi dell' individuo , nel quale una infiamma- „ zione si accende . 2. In relazione alle parti che Dll' iNFtAMM. E Della febbre iSy ,, dalla infiammazione rimangono profondamente e ^, idiopaticamente attaccate ,, . Se ( quanto al primo aspello ) \\ fondo organico ^ in che linfiammazione si accende, presenta una compage di solidi e liqui- di , non si vorrà negare dal più tenace soliclistn ^ che certe condizioni del sangue dipendenti da pro- fondo stato morboso de' solidi stessi , influire non debbano a render pii!i facili certe degenerazioni del processo flogistico ne' processi cancrenosi; anziché tramutarli in suppuratorii , o in vegetatici . JVe sia d'esempio lo scorbuto . „ Per una parte in fatti (dice „ qui il Tommasini ) siccome negli scorbutici per ^, la debole qualità stimolante del sangue , per la ,, non molta suscettività del solido , deboli sono „ d' ordinario le azioni arteriose e le musculari , „ e languida la vibrazione de' polsi ; così non molto ^, esser debbe il risalto , non molta la febbre che „ in analoghe condizioni accompagni \ infiamma^ „ zione . Per 1' altra parte la degenerazione can- ^, grenosa , che in questi casi per le cose dette è ,, facilissima , e che comincia alle volle nel pro- ^, fondo della parte infiammata piiì presto di quel „ che fuori apparisca , sviluppa un principio clie ^, molti fatti sembrano dimostrare controstimolan- „ te , ed atto a deprimere principalmente V energia „ del sistema arterioso : e così abbiam presto una „ secondaria sorgente di quell' abbattimento di azio- „ ni vitali , che in siSatte infiammazioni comune- „ mente si osserva ,, . Quanto poi al secondo aspetto di sopra notato , cioè alle qualità delle parti pro- fondamente attaccate dalla flogosi , pensa il Tom- masini , che i caratteri ond' è, rappresentala 1' in- fiammazione così detta maligna , derivino dal tur- bamento del sistema nervoso , ed anche dalla flogosi assolala e riposta nel medesimo sistema . Tra le quali 38 Se I E >f Z E due condizioni è molta diversità. „ Nel primo caso i, in mezzo alle più fiere convulsioni , ai sussulti i „ pili gagliardi , o in mezzo a grande avvilimento „ di polsi e di forza , e sotto le più ?ien>ose ò ma- „ ligne apparenze , V infiammazione ( del diafram- ,, ma , a modo d'esempio, della parotide , dell' orec- „ cIho, deir utero,o di alcuna parte, pel turgore della „ quale rimangano impegnati o compressi rami im- „ portanti del par vago o dell' intercostale ) , Tin- „ fiammazione dissi , procede agli esiti ordinar] di ,, suppurazione , di coalito , d' induramento di par- ',, ti ; ed il processo si conserva flogistico sino agli „ estremi; e l'infermo muore, senzachè la parte passi ,, a cancrena , o per feroci convulsioni , o per azio- „ ne paralizzata di nervi srettamente collegati colla ,, vita . Nel secondo caso all' opposto , quando i „ nervi stessi sono idiopaticamente attaccati dal „ processo flogistico , non solamente i fenomeni del ,, più profondo languore vitale si sviluppano sol- ,, lecitamente , ma le parti che hanno vita da ner- 1, vi infiammati passano rapidamente a cancrene. ,, Nel vero, essendo attaccata l'intima tessitura della polpa midollare, dee mancare tosto alle parti, su cui i nervi affetti si diramano , ogni azione o virtù ve- getativa . Momentaneo in tali casi sarà 1' accendi- mento flogistico , e si dovrà disperare di lui quan- do si vegga seguitare rapidissimo ai primi passi della malattia. In qualunque modo però , se è pos- sibile r agire a tempo „ cotesti lampi ( dice l' A. ) ,, sono di flogosi : consistono in un eccesso di sli- „ molo : e non altro metodo estinguere li potrebbe , „ se lampi sono d' infiammazione , fuorché ì anti- „ flogistico . „ Dell' infiamm. e della ♦'ebbre i3q Capitolo Vili Distinzione della così delta malignità nelle infiam-* inazioni ^ dedotta da importantissime differenze. Ritornando il valentissimo autore all' anzidetta divisione dello stato di malignità nella flogosi , si ferma dì nuovo , onde vieppiù chiarirla ^ sopra lo scorbuto : e concede non potersi questa malattia fi- nora collocare in veruna diatesi , perocché troppi sarebbero i fenomeni , che rimarrebbero senza spie- gazione . Ma se non la curano né l'opio né Tetere; trovandosi invece attissimi a curarla gli acidi ve-" getabili , e i minerali ; segno è che quantunque il fondo otganico sia di trista tempra , onde precipita facilmente ne' guasti cancrenosi , nondimeno anche un tessuto così mal disposto può infiammarsi . Si do* vrà quindi usare molta parcità ne' salassi , e prefe- rir r uso de' controstimoli non evacuanti , né mai ricorrere a rimedj eccitatori in que' primi periodi ne' quali sarà suscettibile di cura . Queste idee ri- guardano, come dicemmo, la prima distinzione, cioè : quando la flogosi si accende in un tessuto o in un complesso organico di trista tempra , o tale origi- nariamente, o tale diventato per una successione di precedenti malattie . In rispetto alla seconda distin- zione , cioè air infiammazione profonda e idiopati- ca del sistema nervoso , s' hanno a fare due altre divisioni : I. quando la flogosi attacca le meningi,» o gl'involucri de nervi e de' filamenti nervosi: 2. quando il midollo stesso del cervello e de' nervi ne resta preso- Le quali due condizioni sono dall' A. sì novellamente e gravemente spiegate , che noi non possiamo altro che raccomandare , onde sul suo libro , non una sola volta , ma le tre e le quattro. i4o 'Scienze si leggano e si pensino . Accenna in seguito ( §. Sq.) nuove occasioni , che il menarono a' suoi impor- tantissimi consideramenti sulla flogosi maligna : ti sopra tutto 1 avere studiato negli antichi , al me- todo di cura che essi adoperavano . Rimaneva un dubbio sulla decozione di chinachina . Ma l'unio- ne che si faceva di questo farmaco con gli acidi per «so interno , e Y avergli sostituito profittevolmente la quercia, o il sale ammoniaco: il notare proscit- ti severamente gli alessi farmachi e i calefacienti : l'aver trovato che cotesto febbrifugo, per cui si ot- tiene felicemente di troncare la periodicità , o non desta azione stimolante , o si poca ne desta , che non turba l'azione o gli effetti delle evacuazioni di sangue, come dimostra la pratica di Sarcone, e di Ramazzini ; presto dileguarono cotesta dubbiezza . Verificato inoltre , che non è da lasciarsi illudere da' sintomi di debolezza , siccome pensarono in an- tico Aezio ed Areteo , uè da quelli di malignità , secondo le osservazioni di Raglivi, e di Sydenham , e di StoU: fatta ricerca intorno al trattamento del- le angine, pneumoniti, ed altre flogosi maligne sul- le opere del Borsieri e di altri assai; scende al Tom- masìni confermato sino alfultima evidenza in que- sto capitolo , I eh' ella è al certo flogistica la pro- fonda condizione diatologica di certe febbri o in- fiammazioni tifoidee , tuttoché manifesti all' ester- no fenomeni di debolezza. ( Sarà continuato ) F. PUCCINOTTI 14 4t Delle capre a pelo di Kascliemire JLia instancabile industria del popolo francese è penetrata fino nella rimota regione del Kerman, on- de scuoprire ed acquistare T animale , da cui si ri- trae la materia per fabbricare quella preziosa stof- fa , cir è conosciuta in Europa sotto il nome im- proprio di schals di Kaschemire. La Francia sarà debitrice al sig. Ternaux di questo nuovo ramo di commercio, il quale aumenterà la sua ricchezza at- tiva , e diminuirà per conseguente la esportazione del danajo in una epoca , in cui il lusso corre slrenalamente dietro a questa costosissima stoffa , che poco o nulla era nota prima della spedizione di Egitto . Il sig. Tessier ha rischiarato in gran parte que- sto soggetto dopo l'arrivo in Francia delle capre , che rivestite sono della lanugine , che serve alla fabbricazione dellanzidetta stoffa. Tutte le questio- ni, ch'esistevano intorno questo particolare, sono state tolte : e la pastorizia , e il commercio hanno un nuovo campo , ond' esercitare la loro industria. Faremo qui una breve nota di questa scoper- ta ; il che non solo non sarà discaro ai nostri leg- gitori , ma potrà fors' anche essere utile a qualcu- no di loro . Erasi da molto tempo nella incertezza intor- no la specie di animale da cui si ritrae quella la- nugine , o peluria , con che sono fabbricati gli schals . Il sig. Ternaux commise a un suo viag- giatore in Russia , di trovarsi alla fiera di Macka- rièf , luogo ove concorrono tutti i raercadanti dell' i42 Scienze Asia , per raccogliere notizie certe su questo par- ticolare . Infatti nn armeno mostrò al viaggiatore un poco di lanugine , che disse provenire da una razza speciale di capre dette del Tibet , e promi- se di dargliene una maggior quantità nella prossi- ma fiera . V armeno mantenne la sua parola , e il sig. Ternaux n' ebbe circa sessanta libre . Da uu altro lato il capitano Baudin, partito nel 1814. per Calcutta , apportò alcune piccole balle di lanugi- ne proveniente direttamente dal Tibet. Tutti i rag- guagli dei viaggiatori si accordavan# nel dire che la razza di quelle capre si trova in molti luoghi della Persia, dell'India, e della Tartaria . Havvi una tradizione , non esente da dubbio , che il ce- lebre Tamas-Kuli-Kan , in una delle sue spedizio- ni , n avesse condotto seco trecento , e che que- ste si fossero poscia moltiplicate nel Kabul , nel Kandhar, nella grande Bukaria, e perfino nella pro- vincia del Kerman, Da tutto ciò si conchiudeva essere diffici-!' le cosa il poter avere capre di questa razza , sen- za intraprendere 1' arduo e pericoloso viaggio del Tibet. Il Kermaq, comecché posto sotto il trente- simo grado di latitudine, può essere, a cagione del- la sua elevazione , risguardato come un paese pili freddo di alcune provincie della Francia . Rimane- va il dubbio se le capre, prese altrove che al Ti- bet , fossero di razza pura , e la loro lanugine del più alto grado di finezza. Imperocché gli schals del Kerman vengono riputati inferiori a quelli del Ka- schemire; ma la differenza poteva altresì dipende- re tanto dalla condizione della manifattura imper- fetta , quanto dalla incrociatura della razza . La qual cosa potendo essere rischiarata senza andare fino al Tibet , montava di fare X esperimento . Capre di Kasciiemirh i^3 Egli è perciò che il sig. Amedeo Jaubert, pro- fessore dì ]ingu£> turca nella scuola speciale delle lingue di Oriente in Parigi , fu spedito nel mese di aprile dell' anno 1818. munito di molte racco- mandazioni , onde facilitare 1' acquisto delle capre da trasportarsi in Francia . Egli , passando per la strada di Odessa , Tangarog , e A strakhan , giunse nel campo del generale Jermolof alle falde del Cau- caso . Gammin facendo raccolse quante notizie più potè dai mercanti Bulkari, Kirgis, e Armeni intor- no le capre del Tibet, e seppe che presso i Kirgis dell' Oural egli avrebbe veduto una razza dì capre di una bianchezza straordinaria, le quali davano nel giugno di ogni anno una tosatura di finezza sor- prendente. La mostra che gliene fu data lo convin- se della identità con quella lanugine , che aveva veduta in Francia . Nò andò molto che presso il Wolga, tra Astrakhau e Oremboug, ne trovò sparso qualche fiocco per terra : ciò che gli fece presagir bene della sua intrapresa . Né poco lo confortò il nome stesso di Tibet che si dona alle capre in quelle contrade . Infatti egli comperò dai Kirgis Kara- agadji ( dell' albero nero ) e dai Khzisak mille 4u- gento e ottantanove capre . In seguito , dopo aver ripassato il Wolga colla sua mandria , cominciò il sig. Jaubert a risentire i danni della stagione ri- gorosa qhe correva : poiché si mise la mortalità tra le capre . Il mare d' Azofo era ripieno di ghiacci, e quindi egli nòu potè imbarcarle , come aveva di- visato , a Tangarog: onde gli convenne condurle lun- go il mare lino a Teodosia , ove giunto il dì 2^. di dicembre aveva già perduto dugento ottant' otto capre. Ivi imbarcò parte della mandria o sopra un ba- stimento russo , che pervenne a Marsiglia verso la metà dell' aprile dell' anno susseguente 1819. 11 ri- l44 Se I E N Z E manente , condotto sopra altro bastimento dallo stes- so sig. Jaubert , giunse un poco più tardi a To-!. Ione. Sottoposte le capre, in ambiduei luoghi, £i una quarantena di trenta giorni , vennero attaccate, malgrado tutte le cure dell arte veterinaria , dalla rogna , in causa dei patimenti e di altre malattie solferte nel lungo tragitto ; e in causa ancora della ristrettezza del luogo ov' erano rinchiuse . Fu me- stieri tosarle e curarle con sogna di majale mista al fiore di zolfo e di cantaridi . Il qual rimedio fu efficace per quelle eh erano mena infette . Le piiì aggravate morirono . Ond' è che di mille dugento ottanta nove capre, all' uscire dai lazzaretti di Mar-^ siglia e di Tolone, non ne rimanevano vive che quattrocento - Parte di queste furono mandate a Per- pignano , essendoché il clima e la natura montuosa dei Rossiglione pare conveniente alle capre del Ti- bet . Altre sono rimaste nel dipartimento delle Boc-? che del Rodano ; ed altre in quello del Varo sul- le montagne che fanno corona alla rada di To-r Ione , Il signor Tessier , per giudicare dì quale utif lità possano essere le capre del Tibet in Francia , dice eh' ei conviene conoscere prima la quantità di lanugine che doneranno ; la maggiore o minore fa-r cilità che avranno ad assuefarsi al clima, e il ge- nere di vita e di nudrimento che sarà loro confa- cente . Sembra eh' esse si pascano delle stesse er- be, che servono alle capre indigene, colle quali mo- strano aver comuni le inclinazioni e le abitudini . 11 sig.Tessier crede quindi assicurata la nuova razza , e crede che si possa pi^opagare ancora nella pianura e in dimestichezza . Secondo la sua opinione i me- ticci avranno una lanugine jneno preziosa, di quc^ Capre ei Kaschemir« i^ la , che si ritrae dalla razza pura , ma che non pertanto sarà atta a'iavori di stoffe di valore . Quel- lo che da notarsi come cosa singolare si è che lo stesso sig. Tessier ha ritrovato nelle capre di Fran- cia una lanugine finissima , assai simigliante a quel- la delie capre del Tiiiet , con questa sola dilfcren- za che non è né così lunga , né così distendibile. Ecco perchè fino dal principio abbiamo detto clie questo articolo polreb])e essere utile a qualcuno de' nostri leggitori , cioè a qualche coltivatore della pa- storizia e posseditore di capre . E perchè questo animale non può avere in Italia la stessa lanugine, che ha in Francia, e forse anche più fina , più lun- ga, e più distendibile ? 11 clima più caldo deve contribuire a una diflFerenza che noi crederemo fa- vorevole . Così non rimane più verun dubbio intorno Tani- male, il pelo del quale serve a fabbricare gli schals detti di Kaschemiie . Imperocché gli uni volevano che fosse il camelo nonnato : altri il camelo di una sola gibbosità: ed altri, come il sig. Bogle che lo accertava positivamente , una singolare specie di agnelli . Termineremo col trascrivere i seguenti parti- colari raccolti in Costantinopoli dalla bocca di un armeno detto per nome Kodia-Yousouf , conferma- ti da due mercadanti , uno di Kiovia , Tahrc di Boukara , e riportati dal sig. Tessier. Fu quell'ar- meno inviato da Costantinopoli nel Kaschemire con nuovi disegni di scìials , e dimorò in quel paese lungo tempo , ora a Lahor, ed ora a Peischawer, dove potè ottenere queste notizie . i.^ L' animale, il pelo del quale serve alla ma- nifattura degli schals , è una capra del Tibet . 2.° Questa capra rassomiglia a una capra or- G.A.T.YIII. IO j4^ Scienze clinaria : ha le coma diritte: il suo colore è più o meno bianco, o di un bruno chiarissimo: il pelo grossolano ricuopre quella lanugine , che s'impie- ga unicamente e scnxa mescuglio veruno nella fab- bricazione degli schals . Koclju-Yousout vide a Ka- Schemire trenta di quelle capre, che vi si conser- vano a solo oggetto di curiosità . 3.,** Sono donne o lancinlli che purgano la la- nugine dai peli grossi e dalle materie eterogenee . Quindi essa viene cardata, sopra tappeti di mosso- lina delle Indie , da fanciulle , le quali si servono per questo ullcio delle loro dita , e lallungano, e la fanno netta d' ogni sozzura . In tale stato vie- ne consegnato ai tintori , e poscia alle filatrici . 4.*' 11 telajo , sopra il quale si tesse la stof- fa , è semplice ed orìzontale : T operajo travaglia sul rovescio : un fanciullo , eh è collocato sotto il telajo , tiene in mano il disegno , e a ogni colpo di spola previene il tessitore dei colorì che deve usare , e de' quali sono ripieni i rocchetti. 5.° Uno schals della maggior bellezza costa, sul luogo, da ciuquecento a seicento roupie ( da aSo a 3 00 scudi circa ). 6." La più bella lanugine viene dai distretti di Lasa e Laciak ; ma molta pure si ritrae da Ka- schger e da Bouliaia: essa è portata al Tibet e a Kaschemire, e restituita poscia sotto la forma di schals operati , Tambroni i4j' Comenfario sul morbo petecchiale deiranno 1 8 1 7 , con alcuni cenni sui contagi in genere^ e sopra il principio di vita : del ca\>. G. Palloni - Lii>or~ no , stamperia Giorgi ,1819. J.1 nome del sig. cav. Palloni medico di Livor- no è Las tevol mente noto e meritamente lodato , perchè non leve debba nascere la prevenzione in suo favore appo tutti coloro, a' quali ppr avven- tura capiterà in mano questo bel comentario . Si avviserà ciascheduno di trovare in esso vieppiù este- samente coniermate quelle sagge avvertenze , ch'egli già promulgo nel 18.7 in un suo opuscolo sul tì- ' fo petecchiale di Livorno , e verrà in isporanza che ulteriori sperimenti gli abbiano dato nuovi , e im- poi tantissimi concetti . E veramente è così: e noi -il faremo apparire a' nostri lettori, dall' idea che ci proponiamo di dar loro intorno a questa nobile produzione . La quale ci si presenta divisa in due parti , ognuna in tre capitoli , con infine alcune non brevi annotazioni . JVel primo capitolo della parte prima sì tratta del carattere essenziale del morbo petecchiale, e della origine di tal contagio . Le varie condizioni morbose che si associano spesso col morbo petec- chiale , e la smanìa pur troppo comune a certi me- dici di trovar nomi nuovi e reconditi a significa- re le vecchie cose, e l'aver confuso petecchia sin- tomatica con petecchia primaria, e questa con quel- la , ha tenuto oscuri per lungo tempo i caratteri di questo morbo . A rischiararli e dar loro miglior londamcnto , vuole il sig. Palloni che si tolga ogni 10 i48 Scienze altro aggiunto al detto morbo , e si clnami peteC' chia , o malattia petecchiale . Egli ammette le pe- tecchie sintomatiche , e le risguarda come un sem- plice trasudamento sanguigno dai pori inorganici del- le arterie e vene capillari della cute , derivante da un grado avanzato di atonia ne' solidi , e di di- scioglimento e disossigenazione del sangue . E le discerne dalle vene ; perocché queste sono un pre- ciso esantema , con macchie piià glandi e piìi re- golari nella loro forma , e più rassomiglianti ai morbilli . E questa petoccliia primaria può accom- pagnarsi colla secondaria , come questa secondaria può trovarsi unita ad altri esantemi contagiosi . Per torre ogni errore ei vorrebbe clie si denomi- nassero vibici quelle macchie pctecchi/ormi^ e pe-^ tecchie le prime , che costituiscono il particolar esantema della malattia . 11 quale è sempre criti- co , ed è sempre essenziale, siccome è sempre con- tagioso . Passando all' origine della petecchia , il eh. autore per molte prove sostiene , ch(! sia ben più antica che non la ì'vco. il Fracastoro , e pren- de a pensare coli' Hildebrand eh' essa nascesse tra i primi uomini . Quindi tragge argomento per tenersi dalla parte di quelli, che considerando in- digeno alle nostre regioni cotesto contagio , pensa- no che, date certe speciali circostanze , possa for- marsi , estinguersi , e di nuovo formarsi succes- sivamente . Afferma però che questa opinione nou può ridursi a verità dimostrata ( pag. 24 ) - E non crede mica , che la sola riunione di molti indi- vidui sani o malati in luogo angusto e mal pro- prio sia sufficiente a produrlo ; tiene bensì pen- siero , che ci si debba combinare ancora un aria non ricambiata , e che abbia subito un grado di disossi^enazione , e sia carica di animali efiluvii Morbo petecchiale e contagi 149 esalati dalla respirazione e dairorgano cutaneo, non meno che dalle vesti sordide àe mentovati indivi- dui . Quanto alla natura del contagio petecchiale , stima probabile eh' essa consista in un muco vo- latile animale ^ carico di mortifere particelle , che si mesce ^ si condensa , e si modifica con un' aria mefitica ■. Perlocchè ravvicinandosi di più in più le sfere di contagio, l'aria medesima diventa un mezzo di comunicazione , e la malattia da conta- giosa sì fa epidemica . Egli crede inoltre che la sfera del contagio petecchiale intorno all' infermo che n'è attaccato, sia più estesa di quella del con- tagio della peste ; perocché la detta sfera sta , se- condo r A , in ragione delle forze reagenti della vi- ta. Rapporto al primitivo sviluppo del morbo con- tagioso da lui osservato , egli non vuole esclusiva- mente attribuire alla carestia che ha desolato iu questi ultimi anni l' Italia , 1' origine e la cau- sa della malattia che vi ha dominato; crede bensì» che essa , come una delle principali cagioni che bau prodotto le circostanze necessarie alla produ- zione di simil contagio , ha influito insieme col- le guerre e la ritirata delle armate alla formazio- ne di quella quasi nazionale epidemia . Importan- te d' assai è la qulstione eh' egli promove in se- guito sul nascimento del contagio della petecchias cioè , se egli sia il prodotto di un particolare pro- cesso febbrile sviluppatosi in persone poste ti-a de- terminati incontri e luoghi , oppure se in questi luoghi si generi fuori del corpo delle persone che non si trovano in istante attuale di malattia , e la febbre sia sempre un effetto secondario alla sua introduzione in que' corpi , che poscia ne amma- lano . Egli addotta più presto il secondo parere , che il primo , e lo annota così: „ Io iiou nego che i5o Scienze „ r organismo pervertito nelle vitali cà asslmila- „ live sue proporzioni , possa dare origine a dei „ prodotti \ irnienti e perniciosi alla sua slessa e-" „ sistenza . L'istoria medica ce ne somministra dei „ numerosi esempj ; né vi sarebbe perciò irragio- „ nevolezza a supporre , ci. e anco i contagi pos- ,, sano spontaneamente svolgersi dentro al corpo ,, umano , cóme 1' idrofobico nei cani , per efifet- ,, to di pervertite organicbe assimilazioni . Ma es- ,. sendocbè tali virulenti e deleterj prodotti , di- ,, stinti col nome di contagi specifici ed essenzia- „ li , siano per viMitura limitati nel numero , e „ sempre i medesini ; e V origine dei piìi di es- ,, si , e la loro cuna sia esclusivamente propria di „ alcune regioni, e non di altre, converrà pur di- „ re , che questo pervei timento dell' organica as- „ similazione ha un limile nella produzione di tali ,, veleni , e eh' esso solo non basta a formarli , „ se delle circostanze esteriori non ben conosciu- „ te, e piopiie di quelle date località , non vi „ si associno . E quanto al con'agio petecchiale, ,, egli è certo che sovente si è sviluppato in per- „ sone , al solo entrare in qualche carcere , ove „ non esisteva alcuno fra i detenuti che ammala- ,, to ne fosse : prova evidente che questi avevano „ generato in quelf aria racchiusa il contagio , „ senza averne iin' allora provsti in loro stessi gli „ effetti „ . Un caso assai considerevole egli quin- di racconta , che oltre al concludere coleste sue massime , è tale che i Livornesi , ricordandolo , dovranno avergli gratitudine perpetua . Nel capiiijìo secondo si discorre X andamen- to della malattia , qual' è stato da lui in Livorno osser\ato, e i fenomeni moibosi che lo accompa- gnarono , e la cura generale che gli convenne . Al Morbo petecchiale e contagi i5ì più o meno lungo perìodo di delitescenza clic tna- nifestò la petecchia , prima di produrre malattia in quelli ne' quali già si era insinuata , non ha potuto r A. assegnare veruna regola : e crede che lo stesso sia di ogni altro contagio , avendo ac- duto un vajuolo svilupparsi dopo i venti giorni. Per lo primiero sviluppo di uni malattia di con- tagio , non abbisogna un alto grado di opportuni- tà morbosa ne' corpi ; imperocché , secondo il sig. cav. Palloni , il primo fisico-chimico processo dell' assimilazione si effettua nella massa del sangue , Varii esempi di persone che ebbero lubboni pe- stilenziali ^ piapole di vajulo ^ esantema dì petec- chia , eruzione itteroide senza febbre , cotesto av- vertimento comprovano : cioè , che la prima assi- milazione dei contagi introdotti nel corpo , non è dovuta alla morbosa e speciale azione dei solidi. I contagi assorbiti da' linfatici vanno a compiere il loro processo àS. fermcntazinne assimilativa ne fluidi cir- colanti , senzachè abbiano d' uopo per questo di divellere la già assimilata materia organica da' va- rii tessuti , sui quali hon lanno che destare una irritazione , o un perturbamento. ,, In fatti (osserva i, r A. ) se tutti i punti dei sistemi organici , e ^, dei tessuti invasi dalle materie contagiose dive- ,, nìssero un centro di pervertita assimilazione , a ^, dispendio dei loro elementi costituenti , ben pre- i,, sto ne rimarrebbero intieramente disorganizzati é „ distrutti , ne facil via aperta sarebbe alla natu- ,, ra , onde effettuarne una pronta , completa e sa- „ lutare escrezione ,, . In somma si deono ne' con- tagi iravviseìre tre modi di agire — una azione as- similatrice — una azione irritativa , e perturban- te — una azione chimica , tendente a spogliare il sangue e la fibra organica del principio della lo-» i53 Scienze ro vitalità ^-. E nella febbre si dee considerare una provvida reazione delle forze conservatrici , onde espellere la potenza nociva , e riparare ad aumen- tare il principio di vita , e naturalmente ossidare le molecole contf/giose^ onde oilundcrne la forza mi- cidiale . Quindi scende la distinzione tra i conta- gi e i miasmi , i quali ultimi producono effetti immediati e senza delitescenza: non producono ma- lattie a stadj determinati , ne con processo assimi- lativo; non attacano a preferenza la fibra sensibi- le, e promuovono per lo piij l'ebbri periodiclie, le quali si protraggono per una morbosa abitudine . Discorrendo in seguito X A. delle predilezioni cbe mostrano avere i contagi a certe parti della mac- china animale , conferma come la petecchia si eleg- ga di agire sul cervello , e sulle sue membrane . Dette le quali cose , si fa a descrivere diligente- Inente i sintomi , cbe manifestò il morbo petec- chiale di Livorno, interponendo ogni tanto gene- rali riflessioni sopra i contagi , e massime sopra i caratteri loro . Stabilisce ancora una certa gra-» dazione tra le forze contagiose : cosicché, data la maggior forza alla peste, passa alla febbre gialla, da questa alla petecchia , quindi al vajuolo , e ai morbilli , poscia alla scarlattina, e termina ai con- tagi non febbrili , lenti , diuturni nella loro azio- ne , e non alti a promuovere una crisi naturale. JNon gli riuscì facile di determinare in qual pe- riodo del suo andamento fosse più comunicabile il morbo da luì osservato : né crede facile del pa- ri , che ciò possa deteratiinarsi in altri morbi con- tagiosi . Ciò solo gli accadde di notare più di fre- quente , che la comunicazione incominciava quan- do r esantema era già sparso sulla cute : cresceva dipoi , nò terminava se non era terminata insieme Morbo petecchiale e contagi i53 la convalescenza . I mali che regnavano sporadi- camente , prima che in Livorno si manifestasse il contagio . erano le remittenti gastriche , in ispezial- tà ne' iancinlli. Vide anche tra ^Vùttercorrenti qual- che vajuolo , e qualche scarlattina ; ma non vide mai, che esistessero in uno pon le petecchie pri- marie . E tra le complicanze che per 1' influenza delle varietà atmosferiche i suoi malati gli offriro- no, fu r affezione catarrale la più comune, I po- veri , le donne , e in genere le persone di mezza età furono quelli , che più prese di mira il conta- gio . È poi notevolissimo , che 1 eruzione petecchia- le , sempre e in tutti corrispose ai caratteri di so- pra stahiliti per la vera petecchia contagiosa : fe- nomeni flogistici costanti: qualche apoplessia in sul primo assalto febbrile : e , tra le successioni mor- bose, frequenti le parotidi . Prima di far parola in- torno alla cura , stabilisce 1 A. il carattere irrita- tivo-stevico della malattia : e prova che il mede- simo carattere compete alla peste, alla febbre gial- la, al vajuolo arabo, alla scarlattina, e ai mor- billi . Sicché non è da promuovere più dubbii sul- la convenienza del salasso ; quantunque, avuto ri- guardo alla flogosi che agevolmente può degenerare, con molta piudenza debba essere prescritto , Gli emetici ancora , in principio di male , sendovi ga- stricismo , sono utilissimi : in seguito leggeri las- sativi , bevande acidule , e il calomelanos , riducono il morbo a buon termine . Volendo poi il sig. Pal- loni ragionare delle facoltà medichevoli àeWopio^ non consente con quelli che il riguardano come un assoluto eccitante : imperocché le osservazioni di Virey , di Fontana , e di Ceresa gli provano , eh es- so diminuisce V irritabilità e la sensibilità , come fanno tanti altri narcotici . Quindi allorché lo sti- ì5i S <: 1 E i\ Z E molo iieiveo div^enta eccessivo e irregolare pel' r irritazione del contagio , e si fa causa di mor- bose vigilie , si può restituire una certa quiete , usando giudiziosamente della detta sostanza. Udia- mo ora com' egli pensi de' vessicanti .' ,, Deesi ri- „ flettere che la primaria azione di essi è special- ,, mente locale , e produce un irritamento doloro- ,, so ; e il dolore essendo un aumento di senso , ,, se incomincia da eccitare, termina poi (allor cl/é ,, troppo intenso o soverchiamente protratto) Con ,, avvilire , e deprimere j che un dentro di tale ir- ,, ritazione formato in un punto del sistema seil- ,, sibile, per una legge conosciuta nell'animale eco- „ nomia , modera e diminuisce lo stimolo ed ir- „ ritamento dell' intiero sistema , e specialmente „ di quelle interne parti che hanno un più immo- „ diato rapporto col centro predetto : che l'azio- ,, ne stimolante dei vessicanti ( indotta dalla leg- ,, gera e superflcial flogosì accesa , e dall' assor- ,, bimento dell'acido volatile delle cantaridi) non ,, è durevole ; ed a questa prevale la sopradelta „ azione controstimolante , durevole finché esiste ,, la dolorosa sensazione della parie piagata : che „ il secondario effetto dei vescicanti è tutto de- li bilitante per la sottrazione, e versamento di quclT ,, Umore linlatico che continuamente vi richiama- „ no : e finalmente che un effetto sensibile e mar- ,, calo dei medesimi, è di determinale un aumeu- ,, to di circolazione e di calore al sistema der- „ moide , ed un trasporto di umori traspirahili al- ,, la periferia del corpo ; come pure d'indurre una „ inversione e cangiamento nei movimenti mor- „ bosi dei sistemi organici , che può riuscir fa- „ vorevole a ristabilirne V equililnio ,, . Riprende poscia il sig. cav. Palloni a discorrere dell' eili- Morbo petechiale e contagi i55 racla del salasso , e conosce in esso, oltre una azio- ne conlrostimolante di primo ordine, anche una potenza revellente . Sviluppa più in esteso le sue idee intorno a' Lagni freddi, e per molti iisici e patologici principii ci rende avvertiti , che nella classe do' morhi esantematici il bagno freddo è so- spetto d'assai, se non è nocevole . Egli invece trasse vantaggi molti nella sua costituzione epide- mica dai bjgni tejiidi . Ma nel prepararli è mestie- ri regolarne la temperatura , secondo quella degl' infermi che li debbono sperimentare . Talché , se in una febbre qualunque il calore animale si elevi sino ai 4o gr^f^i -. in tal caso diventerà freddo un bagno di 3 5 gradi , e tepido un bagno di sopra ai 29 . L' abitatore della zona torrida sente fred- de quelle notti , in che un Lappone affannerebbe di caldo . JNiel terzo capitolo , con che si chiude questa prima parte , trattasi del termine della malattia ; e delle misure di polizia medica adoperate contro a suoi avanzamenti . JNel mese d'ottobre del 1817 fu serrato Io spedale marino di s. Jacopo , e la epidemia cedette . Fa qui osservare opportunamen- te r A., che ai fortunato esito delle malattie con- tribuì moltissimo , oltre la nettezza interna , la po- sizione ancora del delio ospedale in riva alla ma- rina : talché in questo il numero de morti, a con- fronto de^li altri spedali interni , fu minore quasi della metà . Una conclusione poi utilissima alla pratica sarà sempre , che nel regnare del morbo pe- tecchiale in tutta Italia , per il corso di molti me- si , i medici osservatori , che lo hanno diligente- mente esaminato e trattato , sono tutti d'accordo, che la malattia ha felicemente ceduto al metodo semplice ed antiflogistico . K questa conclusione i56 S e I E ^ z K vorremmo che fosse tale , da non far venire pia 1 uzzolo in avvenire a certi medici incancherati di su- scitare nuove quistioni, le quali ne'tempi di ronlngio non trovano risolvimento altrove , fuorché nelle se- polture che ingrassano. Tra i mezzi sanitarii che il provvido governo stabilì e comandò, questi furono i principali: allontanati gli accattoni, e fatti ricondurre a' loro paesi : obbligati i capi di ciaschediin comune a sostentare e ritenersi i proprii. Con tale presidio Li- vorno si liberò di cinque mila miserabili, ossia di cin- que mila conduttori di contagio. Ordinato a' medici e a' parrochi di presentare alla commissione sa- nitaria un rapporto de' malati , in ogni giorno: no- minato un medico verificatore del detto rapporto . Ogni suppellettile del malato, che si trasportava nclT ospedale di s. Jacopo , era messa in un lazzaret- to, dove si lavavano con forte ranno le bianche- rie e le lane , si bruciavano i pagliaricci e le piu- me delle materasse . Il resto si sciorinava all'aria aperta, né veniva restituito al proprietario^ che do- po molte usate disinfezioni. JNello spedale di s. Ja- copo si eseguiva altrettanto sopra le vesti dei ma- iali . Si bruciavano i cenci quasi inservibili . Si restituivano alla società i risanati , dopo una lun- ga convalescenza , e dopo varie lavande . he case^ uscito che ne era il malato , si disinfettavano più volte colle fumigazioni di Guiton Morveau : i pa- vimenti con acqua e aceto lavavansi , e si obbli- gava il proprietario ad imbiancare con calcina for- te le pareti. Peri quali presidj, prontamente e re- golarmente eseguiti , ben presto quella conspicua città e piena di popolo si liberò di un contagio, che suol fare cotanta rovina , dove il governo e i medici non concorrano con subita e vicendevo- }e provvidenza ( Sarà continuato ) . F. Plccinotti i57 Pian for restoring persons from a state of suspen- ded animation etc. ossia, piano diretto a rai>vi- vare le persone da uno stato di vita sospesa^ del sig. B. De - Sanctis . Londra-, presso G. Schul" 2e , iSao. V-iura principale in una colta società deW esser quella di avere in pronto de' mezzi efficaci onde apprestare soccorso a quegl' infelici, i quali o per annegamento , o per soffocazione , o per aver re- spirato un' aria deleteria , o qualunque altra ca- gione, sono caduti in una morte apparente. Il pia- no del sig. De Sanctis, favoritoci dal sempre cor- tese monsig. Tommaso Prelà, offrendo appunto i mentovati mezzi , e forse i più valevoli , perchè fondati sulla potenza galvanica congiunta ad altri sussidj , è stato da noi giudicato degno dell' atten- zione del pubblico, e perciò tradotto dall'idioma inglese nella nostra favella senza alterarne il testo, né tampoco 1' ordine delle materie . Eccolo adun- que qual esso è, REGOLE In tutti i casi di vita sospesa tentate, subi- to che vi è possibile, di ripristinare le funzioni dei polmoni, e del cuore. A. tal fine distendete il cor- po del paziente o sulla parte mobile deretana del- la sedia costrutta a quest'uso ( si veggano le ta- vole ) , e fermatelo con legami ; oppure lo corica- te sopra una tavola conveniente, quando non ab- biate a disposizione la sedia . Merita riguardo 1^ j58 Scienze posizione, nella quale debb' essere collocato il cor- po . Il capo e gii omc ri dcggiono essere alquan- to elevati . Avendo situato il corpo nella miglio- re e più convenevole positura , introducete nello stomaco il tubo flessibile di metallo , e fissatelo al suo punto mediante il regolatore elastico . Insirjuate anco nella laringe il tubo di argento , e turate perlettamcute la bocca con la lamina co- perta , e sue dipendenze . Cbiudete sim!lment Subilo che si osserva ravvivarsi la naturale respirazioQe , rimuovete la lamina dalla bocca , il regolatore, i tubi ec, ma continuate ad applica- re il galvanismo , ed il calore ajutato da gentili fregagioni di tutto il corpo , sino a che il polso nel carpo diverrà percettibile, e di sufficiente for- za a mantenere la sua azione . MANEGGIO DELLA PILA GALVANICA PENSILE , Le piastre componenti la pila essendo con- venientemente disposte, mescolate acido nitrico ed acqua in un tubo di vetro , nella proporzione di uno a due , .o anche tre quinti di acido , giusta lo stato deir atmosfera . L'acido nitrico è preferi- bile al mui'iatico, come quello che produce un piiì potente effetto. Avendo introdotto l'ago per il pic- ciolo tubo di vetro , comprimete strettamente in- sieme le piastre, e quindi immergete la pila nel bagno ; muovetela su e giù nella soluzione da die- ci a trenta secondi, a noima delfattività del flui- do ; levatela poi, asciugatela diligentemente, strin- gete di nuovo le piastre insieme , e date a soste- nere la colonna ad un assistente. Intingete un di- to di ciascuna mano entro la soluzione , ed esplo- late allora ì energia della pila , Se trovisi di suf- ficiente possanza , fissate i fili conduttori a qua- lunque altezza voi giudicate conveniente , ed ag- giungete ai loro estremi un pezzo di tela umetta- ta ^ inzuppate un pò di cotone nello stesso lico- re, ed applicatelo a quelle parti del paziente, le quali deggiono completare il circolo ; allora gal- vanizzate o con la corrente , ovvero a scariche, in tali distanze di tempo , quali il caso sembra dimandare . iGo Scienze Se necessario fosse continuare questo processo per un tempo più lungo di quello , che permette l'attività della colonna ( vale adire una mev.z'ora), la pila debb' essere di nuovo immersa nella solu- zione acida, avendo V avvertenza di tulFarla pria neir acqua pura , e quindi bene asciugarla . Quan- do r uso della pila è compiuto, sciogliete il no- do del cordone, il quale connette le piastre , se- parandole dalle ruotelle che sono Irame/.zo , e la- Vate tutto bene nell' acqua limpida ; asciugate le seconde sopra la carta sugante innanzi al fuoco , e le prime con un pannolino ; quindi palitele con strofinaccio sopra la carta lina smerigliata. Allora infilzatele di nuovo nel cordone di seta , annodate questo nel basso , disponendo le piastre come pria , colla sola avverteiikà che lo zinco rimanga al di sopra . Se abbisognasse più di una pila , la stessa attenzione dee avei'si alle altre nella loro connessione, e disposizione con la pila principale; ' • In casi differenti da quelli di vita sospesa, la pila debb' essere rinchiusa entro una campana di cristallo , per ev'itare V incomodo dèi vapori acidi, avendo pria disposto i fili muniti di tela umida co- me sopra a varie altezze della colonna. ' Il cordone ài seta , e le ruotelle esigono di essere frequentemente cangiate , particolarmente do- po essere state immerse in una forte soluzione aci- da . Dee aversi in vista che i buchi delle piastre sieno completamente turati dal cordone di seta che vi passa (a). (o) La pila galranica portatile e pcusilc si costruisjc ft vcnile a, Londra dal sig. Carlo Massi, piazza Vittoria N. 2. Del ravvivare le persone ec. i6i Spiegazione delle Tavole . TAV. I. Fig. I Cassetta deirapparecchio destinato ai casi di vita sospesa . 2. Tre ampie cavità : una per contenere la pila galvanica composta di un centinajo di piastre , con i suoi tubi di vetro ec, L' altre per rinchiu- dere due mezze colonne da essere impiegate co- me appendici in caso che succeda lo ristabilimento dell' infermo , oppure a formare una pila intiera da supplire alla prima già esausta; poiché è ne- cessario cangiarla ad ogni mezz' ora , ove tardo sia il miglioramento , del quale non dee mai disperarsi se non dopo l'inutile applicazione di quattro ore . La cavità rimanente è per le caraffe di acido ni- trico , etere , e spirito di vino . Il piccolo per- tugio v' è per ricevere il tubo metallico flessibile per lo stomaco . Gli spazi rimanenti conterranno gli altri stromentì - Il soffietto è situato den- tro al coperchio , La lunghezza della cassetta non eccede quindici pollici, e il diametro quattro scarsi . 3. Il soffietto intieramente esteso. 4- La lamina vestita , con parte delle elasti- che dipendenze per chiudere la bocca . Ha un buco onde ricevere i tubi per la laringe e lo stomaco . 5. Il Regolatore per fissare il tubo nello sto- maco , chiudendo la gola , e per dirigere e fissare li tubo nella laringe . 6. Parte del tubo che dee introdursi nello stomaco • 7. Termine del tubo per la laringe . 8. La pila principale sospesa all' uncino attac- cato alla sedia di restauramento della vita ( to the G.A.T.VIII. IX iGa Scienze re aniniation cliair ) . Se il paziente sia coricato so- pra una tavola , la pila debb' essere tenuta da un assistente. f). Il forcipe che strìngo le narici . 10. La lampada a spirito che riscalda il glo- })o di etere in sito , il di cui collo è annesso al- l' estremità del tubo intromesso nell' esofago . 11. il soffietto attaccato al fine del tubo ap^ partenente alla laringe. 12. Sedia mentovata. La parte posteriore ed anteriore sono mobili in guisa da essere adattate alle ditrerenli età dei pazienti . Dopo ì opqraziofle può, essere convertita la sedia in un letto,. CQnvenienter, Tav. il Fig. I, Pila galvanica portatile chiusa nel suo tubo per qnalche caso m{ dico , nel quale sìa giu- dicato convenevole rapplicazione del galvanismo. 3. Una pila d' un centinajo di pezzi , ciascuno del dìainetro di un ottavo di pollice , ed in gros- sezza di un sedicesimo, colle ruotelle del diame- tro di sei ottavi di pollici (a) . V ago è stato in- trodotto nel piccolo tubo di vetro . 3. I fili col tubo di vetro mobile in vicinanza delle estremità . 4- La bottiglia col turacciolo per V acido . Il coperchio serve di misura . La bottiglia è av- volta in carta sugante , la pila da carta smerigliar ta , e il cotone è posto nella parte superiore del coperchio del tubo di stagno . («) In queste misure dcbb' essere errore «ti stampa : noi non lo abbiamo corretto lasciando che ciascuno dia alla colonna quel dia- metro che slima il più conv^eniewte (il Comp. ) Del ravvivare le persone ec. i63 5. Lo strofinaccio. : ]'•;:/■ 6. Un pezzo di cera gialla . y. La pila immersa nel Lagno , nel quale è mossa su e giù . 8. Modo di esplorare Y attività della pila . 9. La pila chiusa nella campana di cristallo . 10. L'ago col rimanente cordone di seta pas- sato attraverso un pezzo di sughqro , ed attaccato ad un sostegno . 11. Il più basso dei fili attaccato al polo po- sitivo , 12. Il più alto dei medesimi attaccalo al po- lo negativo . I loro estremi possono dinotare col toccaraento il potere della colonna . Descrizione di mi feto umano mostruoso , ove sì espongono alcune fisiologiche considerazioni ■ del dottor Francesco de Piassi , medico coviprimario condotto nella città di Anagni, ^ mostri umani occupano una parte interessante nell'istoria naturale. La descrizione di un feto uma- no mostruoso fin da tre anni a quest' epoca osser- vato potrà costituire un nuovo articolo nell istoria de' mostri . Nell'anno 181 7 , e precisamente agli otto di lu- glio, nella città di Anagni Rosa Maria moglie di Lui- gi Antonio Silvestri di detta città , contadino , di circa anni venti , di temperamento bilioso e molto sensibile , primipara , dopo lottavo mese di gravi- danza partorì due gemelli privi di vita, uno de' quali j)erfettamente mostruoso . Di questo ottenne ali istante il possesso il mio collega signor Giuseppe de |G4 Scienze Petris , egregio professore di chirurgia e ben istrut^ to neir arte ostetrica . Appena egli conobbe la ne- cessità di procedere ad un' analisi anatomica di quel ieto per poterne esaminare tutte le parti interne e notarile le differenze, m'invitò ad assistere ad una tale operazione , die in mia presenza eseguì colla più grande esattezza propria della sua non comune perizia , Dietro siffatta analisi si venne alla descri-- zione delle parti esterne ed interne del mostro , che qui fedelmente si riporta . Erano i due gemelli liberi da ogni principio di putrefazione , di sesso mascolino , uno di for- ma comune e ben organizzato , 1' altro quasi in tutta la sua estensione mostruoso . Eccettuati il peso e la dimensione, che non si allontanavano dall'or- dinario , tutto il suo corpo presentava differenze mar- catissime ed onùbili deformità . Meno il dorso della mano destra e porzione delT antibraccio dell' istes- so lato, l'intiera sua superficie avea un colore ros- so-nerastro, che lo rendea particolarmente deforme. Emulava il suo colore e la sua figura presso a po- co quella di un corpo tumefatto alla forte azio- ne di potenza nociva . La testa , priva affatto di capelli e di ogni minima marca di pelo , era nella parte superiore allungata ed informemente ellittica . Appariva nel vertice un' incisione alquanto larga , lunga circa un pollice , parallela alla fronte , e pro-i fonda lino all' osso sottoposto . La faccia rappre- sentava un piano quasi perfetto , in cui s'i rimar-, cavano leggiere prominenze e cavità , Non appa^ rendo alcuna traccia di sopraciglia e ciglia, si os- servava ciascuna palpebra superiore divisa nella sua metà e riunita superiormente ad angolo ottuso : cias- cuna palpebra inferiore formante un triangolo isos- cele era col suo lembo angolare perfettamente con- Feto lmài^o mostruoso iGf) giunto al lembo della palpebra superiore corrispon- dente , in guisa che venivano del tutto ricoperte le orbite , Ove ha il suo princìpio la radice del naso pendeva un picciolo corpo carnoso cilindri- co , del diametro di una linea , lungo circa un pol- lice, e duttile in modo che potea portarsi al di là della bocca. Il labbro superiore era leporino , e man- canti si vedeano le parti anteriori della mascella superiore e tutto 1' osso putatino : così che , oltre l'apertura orizontale della bocca , esisteva altr' aper- tura perpendicolare, la quale si estendeva sino all'ade- renza del suddetto corpo cilindrico , e veniva per conseguenza a costituire un' intiera apertura trian- golare . Alla mancanza delle orecchiette suppliva nrt corpo carnoso diviso orizontalmente nella sua metà, senza eh' ivi apparisse alcun segno di forame , né di condotto uditorio. Non iscorgeasi alcun vesti- gio di mento , di gola e di mammella , giacché una massa glutinosa omogenea dalla bocca discén- dea fino alla regione del pube . Nel principio di questa regione , verso la parte sinistra, si osserva- va r ombelico aperto , ed ivi in continuazione del lònicolo ombelicale si vedea una vessica semidia- fana ^ della grandezza e forma di tin uovo di gal-» lina , ripiena di un umore sieroso giallastro che .^ mentre sembrava essere la vessica dell' orina , avea sotto il rapporto dell' umore contenuto qualche ana- logia colla vessichetta della bile . Sorgeva dall'istes- sa apertura un picciolo gruppo di sottili cana- li , i quali aveano tutta l'apparenza d' intestini. Ninna irregolarità si ritrovò nelle parti genitali ester- ne , e neppure nelle estremità inferiori , ad" ecce- zione dei piedi , i quali colle loro piante eran ri- volti nella parte interna . Rimarchevoli irregolari- tà furono peraltro rinvenute nelle estremità supe- iG6 Scienze riori , mentre erano queste aderenti in gran parte al tronco, ed erano in una posizione inversa ; il cubito cioè riguardava Y iuterno , e là corrispon- dente flessura rivolgeasi nelV esterpo . Esistevano in ciascuna mano oltodita, tre delle quali erano pri- ve affatto di ossa , ed in ciascun antibraccio e braccio si elevavano interiormente dei corpi sferi- ci , che altro non erano che tante cistidi ripiene di un uiwèji'e glutinoso sanguigno . Una grossezza straordinaria nota vasi nella regione dorsale e lom- bare con varie tuberosità , e V ano era imperfo- rato . Riempiva ambedue le orbite una densa gela- tina , in cui non si riconobbe la minima traccia dell' organo della visione . Corta era la lingua ed acuminata . Ricopriva tutta la superficie del cor- po una tenuissima epidermide , diafana ; cui im- mediatamente era sottoposta una sostanza omogenea di un color rosso bruno , friabile e simile ad un glutine addensato , la quale costituiva quasi tutte le parti molli . Ninna linea di divisione in que- ste si notava, e niun segno di comuni tegumenti , di muscoli, di pinguedine, di nervi e di vasi, eccetlualo il dorso della mano destra e porzione del corrispondente antibraccio, ove visibili erano ì tegumenti, i muscoli , e le altre parti. Ovunque esistevano delle tuberosità , come nella regione del dorso , nei lombi , nel collo , nel petto , negl' ipo- coudrj , si rinvenivano delle cistidi ripiene dì un umore sieroso sanguigno . JN'on presentò alcuna irregolarità la cavità del- la lesta: molte però ne esibirono il collo e le ca- vità toracica e addominale . Vtuiiva il collo formato da una massa glutinosa omogenea , mancando af- fatto il laringe e 1 esofago , il laringe e la trachoa , Feto tnlANO mostruoso iC^ e tulli quei vasi e nervi che poteano ad occhio nudo osservarsi. Le dire cavità toracica e addomi- nale si vedeano riunite in una sola cavità, giacché mancava totalmente il diaframma . Nella parte su- periore di quest'ampia cavità, ove dovea esistere il polmone ed il cuore co' suoi grandi vasi , non si notò eh' una sola massa glutinosa omogenea , in cui non potè ritrovarsi alcun vestigio de' suddetti vis- ceri , né di alcun altro , che ne potf^sse-- eseguir le funzioni . Aderenti ai lati delle vertebre dorsali sì videro due glandole sferoidee, del g?nere delle con- glomerate, del diametro di circa mezao pollice. Il so- lo stomaco apparve nello stato naturale , in di cui Continuazione erano gT intestini tenuissimi , di egual diametro in tutta la loro estensione , mancanti di mesenterio e ripieni di una sostanza bianca creta- cea . Situati fuori dell'ombelico, terminavano essi e confondeartsi in una materia glutinosa , di cui era tipiena la cavità della pelvi . Ai lati del gruppo in- testino congiunti si osservarono due corpiccìuoli ro" tondi , che aveano qualche analogia coi reni . Neil ipocondrio destro in luogo del fegato si rinvenne una glandola conglomerata, della grandezza e forma di un uovo di piccione : e nelK ipocondrio sinistro esi- steva un picciolo corpo triangolare , che avea qual- che apparenza di fegato . Mancanti erano il pancreas, li peritoneo e 1' omento , non che i vasi e nervi , èssendo occupata la cavità nella massima parte da Una derisa sostanza gelatinosa analoga a quella che sì vide formare le parti molli esterne . Di simile so- stanza era piena la cavità della pelvi , in cui non si riconobbe alcuna traccia di vessica urinaria, d' in- testino retto, e di vessichette seminali . Alcune irregolarità si presentarono ancora nel- le ossa , Quelle della testa erano allungate e pie- iG8 S e I E N Z 2 ne , ed erano separate nella sommità Ih maniera , che vi esisteva uno spazio largo circa tre pollici . Mancanti erano le ossa nasali , e mancante la parto anteriore della mascella superiore . La mascella in- feriore divisa anteiiormente formava un angolo ot- tuso ed era simile all' arco del pube . La lunglioz- za delle prime coste vere era uguale a quella delle ultime, e fra di esse non esisteva alcuna differenza » Si vedeano collocate le scapole fra le clavicole e le prime coste vére . Tutte le altre ossa non presenta- rono che leggiere anomalie , le quali non meritan- do di essere notale, tralascio di descrivere. Non sarà ora cosa inutile , che all' anatomica descrizione di questo nuoAo mostro si aggiungano alcune fisiologiche considerazioni . Risulta dai fatti , che il feto mostruoso ha avu- to vita ed incremento sino al nono mese di sua ori- gine : giacché, uscito dall' utero materno, si conob- be essere recentemente morto , e si vide aver rice- vuto un aumento uniforme e proporzionato . Risul- ta ancora da osservazioni non equivoche , eh' egli era mancante di polmone e cuore , senza esservi al- cun altro viscere che ne potesse far le veci . Dun- que ha potuto il dietto feto vivere e crescere privo di due organi essenziali alla vita . Questo fenome- no , v<^ramente sorprendente , di cui altro simile si legge neir istoria naturale estratta dalle opere di Buffon , e che in detta istoria viene riguardato co- me incredibile e perciò favoloso, non si oppone ai principi di fisiologia : giacché è noto, che il polmo- ne non comincia ad esercitare le sue funzioni , che allorquando il feto istesso dall' utero materno res- pira r aria atmosl'erica , e può un feto qualunque ricevere nelf utero materno il suo necessario nu- trimento senza 1' azione del cuore , e per conseguen- Feto umano mostruoso 169 zìi può vivere senza di esso; mentre, considerandosi il feto qual parte integrante della madre , può il cuo- re di questa essere un centro comune di circola-* Kione , e può la forza contrattile de' vasi capii- 1 lari esser suificiénte a mantenere la circolazione de- gli umori in tutta la massa del feto . Appena la vita di questo diviene isolata , separandosi dalla madre , si rende necessaria V esistenza del polmo- ne , del cuore, e di altri visceri . Quindi avvenne , che il feto mostruoso, il quale senza polmone e cuo- re avea vissuto ed eiasi sviluppato fino al nono mese in comunicazione della madre , appena si appros- simò air epoca della necessaria azione di questi due organi , restò privo di vita . Se il feto mostruoso visse nell' utero mater- no per lo spazio di otto mesi , ed ebbe luogo il suo incremento uniforme in tutta la sua estensio- ne , benché mancante fosse il polmone ed il cuo- re , non potea egli però vivere e crescere man- cante l'azione di due sistemi di vasi esalanti ed assorbenti , senza de' quali sistemi generatori, esclu- sivamente essenziali , niun corpo organico è su- scettibile di vita e d'incremento . Dunque bcnchù la densa massa glutinosa, che costituiva quasi tut- te le parti molli del mostro , sembrasse omogenea in tutta la sua dimensione , in guisa che ninna marca si osservava di vasi e di nervi , conviene ammettere in detta massa 1' esistenza di un paren- chima di nutrizione fornito almeno degli accennati due sistemi di vasi esalanti ed assorbenti. Dunque tutti i punti del suo corpo debbono dai vasi esa- lanti aver ricevuto la materia nutritiva „ e deve in essi essere accaduto 1' assorbimento dell' istessa materia per mezzo de' vasi assorbenti, allorché per una certa determinata dimora divenne straniera ed l'jo Scienze eterogeuea: debbono cioè tutti i punti del corpo mostruoso aver subito il movinipnto di composi- zione , il di cui agente è il sistema esalante , ed il movimento di decomposizione il di cui agente è il sistema assorbente ; movimenti , ch« costitui- scono r essenza della nutrizione e della vita , e che Sono proprj di tutti gli esseri organici , co- me chiaramente ha dimostrato il celebre Bicbat nel :>uo aureo trattalo dell' anatomia generale applica- ta alla fisiologia ed alla medicina . Il feto nella prima epoca del sUo sviluppo non apparisce che sotto forma di una piccola massa mucosa , semidiafana , omogenea nella na- tura . Esiste in esso peraltro , giusta le esatte os- servazioni di sommi anatomici, e specialmente del .sunnominato autore , un parenchima comune di nutrizione munito di Vasi esalanti ed assorbenti , in cui sono delineati i parenchimi proprj delle os- sa , de' muscoli , del cuore, del polmone e di tut- ti gli altri visceri . Appena conlincia a Crescere ed a svilupparsi il parenchittia generale , e comin- cia questo ad esser penetrato dalle varie sostanza nutritive di natura eterogenea , ascendo principio la funzione della nutrizione , cessa V omogeneità degli organi , ciascuno de' cpiali incomincia a pre- sentare delie differenze , e ad avere un esistenza isolata . Incominciano ad apparire le ossa, i mu- scoli , il cuore , il polmone ed altri visceri, men- tre i parenchimi di queste parti fino allora indi- stinti , vengono penetrati dal fosfato di calce, dal- la fibrina , dalla materia nutritiva propria del cuo- re , del polmone, e degli altri visceri. Si suppon- ga ora , che per qualunque straordinaria circostan- za nel parenchima generale del feto si renda in- variabile la sensibilità organica , la quale è variai Feto umano mostruoso ini secondo la varietà del parenchimi particolari ap- partenenti ai diversi organi r è evidente, che nel detto parenchima generale verrà infiltrata una me- desima materia nutriti v^a analoga alla natura di quella data sensibilità organica, per esempio il fosfato di calce, o la fibrina; ed è evidente che il feto in questo caso crescerà sotto forma d' una massa os- sosa o di una massa muscolare , senza presentare alcuna tiaccia di organi distinti . Da ciò può ben concepirsi , come nel nostro caso una solida mas-^ sa glutinosa formava quasi tutte le parti molli del mostro , non apparendo alcun segno di muscoli , di nervi , di vasi , e di molti visceri . Si suppon- ga , come deve rettamente supporsi , che nei pa- renchimi di queste parti, per qualunque causa in- cognita, si sia resa eguale la sensibilità organica, e tale di natura da non ammettere per materia nu- tritiva che un solo glutine animale : doveano ne- cessariamente le suddette parti rendersi indistin^ te , e crescere sotto fol-ma di una massa glutinosa omogenea . Narrò la donna , cui apparteneva il feto mo- struoso , che passando , mentre era nel quarto me- se dì gravidanza , avanti una spezieria , vide un putto mostruoso , il quale dallo speziale era stato formato con una grossa radice di brionia, ed as- serì che all'istante sentì in tutto il suo corpo una forte impressione , e concepì una specie di orrore per quei putto, che per qualche tempo tenne pre- sente alla sua immaginazione. Si sa d' altronde che il feto mostruoso, che nacque dalla medesima don- na , avea una qualche analogia coli' accennato piU- to . Dunque sembra potersi concludere, che quel- la generale improvisa sensazione sperimentata dal- 172 SciEiXZE la donna abbia determinata Y origine allo svilup- po del mostro , dando quasi luogo ad una meta- morfosi. Edio farò conoscere la possibilità fìsica, che fino al momento, in cui la donna ricevè la violente sensazione alla vista del putto mostruoso, ambedue i feti che ritenea nell'utero erano nel perfet- to stato naturale , e che dopo una tale vicenda incominciò uno dei feti , fino a quellepoca perfet- tamente organizzato , a soffrire cangiamento nelle forme degli organi, i quali a poco poco distrutti degenerarono in una massa informe, e diedero luo- go air esistenza di un mostro . Si supponga , che in un feto organizzato in mezzo al suo perfetto ed ordinato sviluppo venga, per qualunque causa straordinaria, alterata e dirò quasi snaturata la sen- sibilità organica inarente al sistema cappillare esa- lante, quale è in quell'età nella sua massima encr-- già , e, seòondo i sani prìncipj del celeberrimo professore Bichat , unicamente decide e regola la grande funzione della nutrizione ; è evidente che verrà questa perturbata in modo , che i parenchi- mi delle parti costituenti il feto assumeranno a poco a poco varie forme , e riceveranno dal si- stema esalante delle materie nitri ti ve diverse da quelle che prima ricevevano , ed il feto prende- rà gradatamente diverse forme , i suoi organi si trasmuteranno in altri di natura o forma diversa^ e diverrà esso in una parola mostruoso . Per ave- re una chiara idea di questa metamorfosi , si sup- ponga , che la sensibilità organica inerente al si- stema esalante del parenchima del fegato di un feto siasi , in mezzo al regolare sviluppo di questo^ snaturata in modo , che non possa ammettere per materia nutritiva che una semplice sostanza giù- Feto umaìno mostruosw in$ linosa ; arverrà allorq , die il detto sistema esa- lante sceglierà dal sangue dei prìncipi costituenti uii^ glutine , e ne deciderà la separazione , e comin- cerà per consegu'enzaf ad ■ esalare nel parenchima del fegato non più la materia nutritiva propria dì esso, ma una sostanza glutinosa . Intanto il siste- ma assorbente .dell istesso .parenchima del fegato continua ad assorbire la materia nutritiva già an- ticamente infiltrata, e stazionata fino ad una cer-r ta determinata epoca ; ed ecco che dopo un qu'al» che tempo, venendo la perdita continua per la ma- teria nutritiva propria del fegato rimpiazzata da una sostanza glutinosa , si trasmuterà il medesi- mo in una massa glutinosa , non presentando che la semplice figura di fegato . Se si supponga dipW più , che venga conteinporaneamente alterata " là nutrizione dell' iistesso parenchima , allora crescerà questo sotto diversa figura , ed jl fegato subirà una perfetta metamorfosi. È ^ròbatile pertanto, che un siffatto avvenimento abbia avuto luogo negli organi di uno dei fatti di sopra notati, nel mo- mento in cui la madje soffrì la violenta emozio- ne di spirito aliai vista del putto mostruoso : e che in seguito, per una rivoluzione indotta da que- sta causa nella funzione della nutrizione del feto, siasi questo cangiato in un mostro simile a quel- lo , ch'eccitò sì potentemente la fantasia materna , Queste mie vedute sembrano potere in qual-^ che modo render ragione di lauti fatti analoghi , che il Muratori nel suo trattato della forza dellf^ fantasia umana riferisce essere stali osservati da varj autori , e che ancor egli cqncorre ad attri- buire alla potenza della immaginazione . Esse pe- raltro, per quanto appajano probabili , debbono esr 1^4 «.'.(/. S e I E N Z E sere sempre riguardate come semplici ipotesi ; ed io sono ben persuaso , che la vera causa clie de- terinina la produzione de' mostri è tuttora incogni'^ ta,*e che dee annoverarsi Ira glj,j,4rc^ni della na- "' ', , F^ I)£ Rossi Experimenta circa affectum ec. Espèricniesiilf ej^et" fi*o àeir elettricità sopra t a^Q 'ftìfè^ètico : délsig. ■Oersted, (a) . ,.-,, tUM'<-S' ir * A T T Ó egni delV attenzione dei fisici ci. sehibra no i fatti che ha ultimaméntei^qs^rvati il sig..O«rsted, professo- re di fisica neirufììversltà di Capenaguen, suirinfluen- za, dell' elettricità voltaica sopra gli^ aghi magneti- ci . I più singoUrì movimenti d'inclinazione e di declinazione hanno luogo in questi aghi sospesi lihe-f ramente , allorché vengano esposti in diversa guisa air azione di un' apparato elettromotore, nel quale pe- rò il circuito elettrico sia chiuso per mezzo di un filo metallico , eh' egli ohìama JìIq conduttore , o con- giuntivo . Mettendola parte rettilinea di questo filo con- duttore parallelamente al di sopra di un ago da bus- sola sospeso liberamente , questo si muove in modo che la parte , la quale trovasi più vicina al polo nega- tivo dell'apparecchio, declina verso V ovest. Se il filo, lion è lontano più di tre quarti di pollice dall' aga, la declinazione di questo forma un' angolo di cir- .^■■» ■ I ,1 — ,., ^^ .1.1 - ■ — (a) Anna^. de chim. et phys. Aout 1820. Elettricità' sull' ago magnetico 1^5 ca 45**. Aumentando la distanza, V angolo decresce in proporziope . La quantità assoluta di questa de- viazione varia però secondo la forza dell' appa-» rato . Se il filo conduttore è disposto orizzontalmen- te , ma al di sotto dell' ago , gli effetti hanno luogo in una direzione opposta : cioè il polo dell' ago, sot- to il quale trovasi la parte del filo conduttore che ri<3eve 1' elettri citàipegati va dell' apparecchio, decli- na verso r est;^r)j. < Tali risultati possono ridursi, secondo l'A., a qi^estsi formola : cioè che il polo di un' ago «agne- tl^ìo ieclitta verso 'f ovest , o verso 1' est , secondo che r eietricità negativa entra lai di sopra, o aldi sotto del -medesimo . o-i m;; Ut- <■ 11 filo congiuntivo ( supposto sempre orizzon- tale ) girato a gradi a gradi, in modo che formi col; raeridanoi magnelico un' angolo sempre maggiore .^ la declinazione dell' ago si aumenta se il movimento del filo tende verso il luogo déllago turbato, dimi- nuisce al contra]io se se ne allontana . Allorché il filo conduttore ©rizzontale è reso parallelo all'ago (equilibrato con un piccolo con- trapeso ) non lo la declinare né all'est, né all'ovest, ma r inclina in un piano verticale ; in modo che il polo, presso il quale ha luogo l'azione negativa del- la pila, si abbassa quando il filo è situato dalla par- te occidentale, e s'innalza quando è dalla parte orien- tale . Se si disponga il filo congiuntivo o al di sotto , o. al di sopra dell' ago in un piano perpendicolare al meridiano magnetico, V ago resta in riposo , a me- no che il filo non sia vicinissimo al polo del me- desimo: poiché in questo caso s'innalza quando l'en- trata ha luogo per la parte occidentale del filo , e 17^ Scienze sì abbassa quando ha luogo per la parte mnentalc . 'Mettendo il filo congiuntivo perpendicolarmen- te incontro il polo dell'ago, in maniera che Y estre- mità superiore del iilo riceva Y elettricità del lato» negativo dell' apparecchio, il polo" dell' ago si muo- ve verso l'oriente; ma ' se si pónga il> filo fra . fi' pòlo ed il mezzo dell' ago , declina tUl' occidente'.^ Questi fenomeni si presentano in órdine inverso- quando 1' estremità supeiùole del tìlocongiuntifvo' ri*-; cevc r elettricità del lato positivo dell' apparato . ^ 1 "Se SI pieghi il filo Congiuntivo -fino- a rendere le due estremità parallele dopo la piegatura, allora' attira o ripelle i due j^oli magnetici sécioTido te e^^ costanze. Disponendo' 41' filo relativamente all' unO' o all' altro polo dell'ago, in modo che il piano ver- ticale,che separa i due lati paralleli del filo, sia per- pendicolare al meridiano magnetico ; e si unisca allora 1' estremità orientale del filo al Jjolo' negati- vo dell' apparecchio :;: e 1' estremità occidentale al polo positivo;! si vedrà che il polo dell' ago più vi- cino sarà respinto verso 1' oriente , o verso 1' occi- aente,'secondo la situazione del piano delle due estre- mità del filo . Quando poi sì fa comunicare l'estre- mità orientale del medesimo con il lato positivo dell' appara to^ e 1' estremità occidentale con il lato nega- tivo^ il polo più vicino è attirato . Allorché il piano del filo ripiegato è perpendicolare all' ago in un punto equidistante dal centro e dal suo polo , si hanno gli slessi effetti, ma in direzioni inverse. L' A. ha osservato ancora, che tutti questi fe- nomeni descritti hanno luogo attraverso il vtHi'o , i metalli , il legno , l'acqua , la resina , i vasi di terra cotta , e le pietre . Tutte queste sostanze, interposte ira il conduttore e 1' ago, non sembrano diminui- re sensibilmente l'influenza dell'uno nell'altro . Lo Elettricità.' sull' AGO magnetico ij'j stesso accade se fra essi s' interponga il disco di un elettroforo , una lastra di porfido , una sottocoppa piena d' acqua . Il conduttore invece di esser for- mato d' un solo fdo metallico, può essere ancora composto di molti fili riuniti in un fascetto. La specie del metallo che s' impiega non cambia Teffetto , ma forse influisce sulla durata del medesimo , L' A. ha impiegato con egual successo fili di platino, di oro , d' argento, di ottone, e di ferro , come anche delle piccole spranghe di piombo , stagno , e mercurio . La condizione però essenziale per la riuscita di que- ste sperienze si è, che gli aghi siano di acciajo , e magnetizzati; mentre V A., avendo sperimentato so- pra aghi di ottone , dì vetro, e di gomma lacca, non ha ottenuto il piìi piccolo effetto . In conferma della verità di queste sperienze di Oersted, noi riporteremo i risultati che nel ripetere le medesin^e hanno ottenuti gì' illustri redattori delia biblioteca universale di Ginevra, (i) 1 . Serie - — .• Il polo positivo voltaico essendo in alto, ed il negativo in basso del filo congiuntivo man- tenuto verticale . Il filo portato aìYovest del polo sud deirago,rattira. all'e^^ lo ripelle. alVovest del polo nord, lo ripelle, all'ej^^ lo attira. 2. Serie — Il polo positivo essendo in bassa , ed il negativo in alto del filo , Il filo portato aìi'ovest del polo siid^ lo ripelle. aìiest del polo 7iord , lo attira. aìVovest del polo nord, lo attira- aWest lo ripellc (i) Bibiiotb, uni\ ejs. aoust liJ'io» G.A.T.Vin. 12 l'^S. Scienze "* Disposto il filo orizontalmente al di sopra deir ago, e messi alternativamente in comunieazione con le sue estremità i due poli dell' apparata elettro-i motore, hanno luogo i seguenti effetti . Il polo negativo dell' apparato posto al polo sud dell' ago ; questo polo è deviato all' est . Il polo negativa essendo dalla parte del polo nordy questo polo è deviato all' ovest ; cioè a di- re, r ago prende la stessa direzione come nel ca-> so precedente . Finalmente il polo positivo corrispondente alP estremità sud dell' ago lo volge all' est , ed all' ovest quando il polo positivo corrisponde al polo nord dell'ago. Sopra il gas injinminaì)ile del Xèvere , LETTERA DEL PROFESSOR MORICHINI AL CHIARISSIMO SIGNOR BROCCHI , Roma il I, dicembre 1820, JLn meizzo alle dotte e laboriose vostre ricerche sul suolo di Roma, del quale vi preparate a da- re una carta geologica , osservaste in compagnia dell' amico vostro sig. Riccioli nel dì 24. dello scorso luglio , che sorgevano alla riva sinistra del Tevere entro Roma , e precisamente nel luogo de- nominato , riva della Penna , molte polle di gas , della cui natura infiammabile vi assicuraste lo steg-? Gas JNFIA.MMAB, DEL TeVERE 1^9 SO giorno - E , liberale come siete delle vostre co- gnizioni , vi è piaciuto di farmi subito parte di tale scoperta , invitandomi ad esaminare e sot- toporre il gas air analisi chimica. Ajutato ed as- sistito da' miei colleghi e nostri comuni amici i professori Barlocci e Conti , mi affrettai subi- to a corrispondere al vostro gentile invito, e voi stesso vi compiaceste d' intervenire qualche volta alle nostre sperienze; e se ho tardato tanto a dar- vene conto , vogliate piuttosto attribuirlo agT im- barazzi di mia professione , che a dimenticanza o negligenza , Prima di ogni altra cosa conveniva ricercare se il fenomeno fosse particolare a quella località, dove fu per la prima volta osservato , ovvero se in altri luoghi lungo le rive del Tevere fossero al- tre sorgenti di fluidi elastici di eguale o diversa natura. Il lodato sig. Riccioli volle obligantemen- te e coir instancabile sua attività incaricarsi di una simile esplorazione sopra le due rive del Tevere , non solamente nel suo corso dentro la città , ma due miglia al disopra e al disotto della medesi- ma ; ed ecco le notizie che si compiacque di co- municarmi sopra questo oggetto . — r Riva destra — La prima polla di gas si trova vicino al ponte Molle scendendo verso Ro- ma, ed è assai voluminosa ma non accessibile sen- za il soccorso della barchetta . Altre più piccole se ne trovano seguendo la stessa riva fino al di là del Praticello , ma tutt' egualmente di accesso difficile . Progredendo più oltre , un' altra polla di gas si trova dentro la città sotto il bastione avanzato del Castel s. Angelo vicino alla Le^nara- Una quarta apparisce fra X angolo . del muro del 12 * i8o Scienze giardino della Farnesina^ e \a porfa Setfìmiana; & finalmente due miglia al di fuori della porta Por- titense altre minori se ne osservano aggruppate lun- go la stessa riva . E da notarsi che tutte queste sorgenti di gas , meno la prima e più vicina al ponte Molle ^ non sono perenni, ma intermitten- ti ad intervalli più o meno lunghi , non maggiori però di un quarto d' ora; e che il gas erompen-r te è infiammabile con le stesse apparenze di fiara'^ ma dì quello della riva della Penna . — - Kiva sinistra — Vicino al fonte dell' ac- qua acetosa sorgono polle di gas , parte sotto Tac^ qua del fiume , e parte sidla sponda contigua , alcune delle quali sono intermittenti ed altre pe- renni , e tutte somministrano un gas eh' eslingue i ■lumi , e imbianca l acqua di calce , e che ha tut- ti gli altri caratteri del gas acido carbonico . Nò ciò deve sorprendere , essendo quello il punto nel quale confluisce al Tevere, con rigagnoli parte sot- terranei e parte scoperti, l'acqua minerale, detta acetosa , pregna di gas acido carbonico (i) • Seguendo la riva sinistra , al di là del pon- te Molle si vedono prossime alla sponda due copio- se polle di gas infiammabile , e queste a corta in- termittenza . Altre , ma tutte più piccole e rare, se ne osservano più al di sotto e verso la città . Den- tro di questa, alla spiaggia detta della Pernia^ si ri- trova il fonte il più copioso e perenne di gas in- fiammabile , divìso in varie polle maggiori e mino- ri, alcune delle quali mostrano ancora una brevis- sima intermittenza . Quindi e prima e dopo t Arco (i) Notizia sopra le due acidule ce. Roma 1818, Gas inFiammabì del Tevere 181 di Parma , ma più copiosamente fra questo ed il ponte S. Angelo^ si vedono per lungo tratto gros- se polle di gas infiammabile , alle quali però non si può accedere senza barchetta , perchè il Teve- re colà rade le case della città. Al di là di questo punto si vedono piccole e rare polle gassose pri- ma di giungere a S. Gio. de Fiorentini^ e queste divengono più frequenti vicino la riva della con- trada detta deU Armata , ove una n' esiste , che sembra di tutte la più grande , ma la più lonta- na dalla sponda . Progressivamente altre se ne tro- vano, ma sempre più deboli e languide, sotto gli ar- chi del cimiterio di S. Maria della Morte , lungo la riva del rione lìegola , del ghetto degli ebrei ^ pfesso il macello dei cavalli a porta Leo?ie , ed infine alla Sa/ara . Lo stesso sig. Riccioli, nella ricerca e visita di tutte le polle di gas infiammabile delle due ri- ve del Tevere , ha osservato che fuori di quelle rinvenute vicino al punte Molle , al Praticello , e al di là deììaporta Portuense^ tutte le altre si trovano in vicinanza degli sbocchi delle cloache, o dei de- positi delle immondezze della città , e precisa- mente nei seni sottoposti a questi luoghi , dova- la corrente è ordinariamente ritardata e debole > Egli ha osservato inoltie che nelle moderate cre- scenze delle acque del Tevere , i gettiti di gtts continuano ancora ad essere , visibili ma che de- crescendo le acque , e le polle restando a secco, cessano di svolgere gas , e si dileguano affatto . Queste osservazioni dovevano premettersi come essenzialmente utili per la ricerca della origine del gas del Tevere , sop'a la quale emetterò lamia, qualunque siasi , opinione, dopo di avere esposte le ìS2 Scienze proprietà fisiche , e 1' analisi chimica del gas . Deb- bo però avvertire che tutte le osservazioni e spe- rienze , che io sono per esporre , si riferiscono al gas raccolto nella riva della Penna , luogo fra tulli gli altri più comodo ed accessibile per farne pre- visione i come dilFatti occorse di farla più volle nel corso delle esperienze * Pertanto il gas appena raccolto aveva un' odore sensibile di petrolio , che perdeva quasi af- fatto lasciato suir acqua per alcuni giorni . Avvici- nando una fiammella qualunque alla bocca del va- so , nel quale si era raccolto , si accendeva ed ar- deva coti fiamma debole e turchiniccia, che andava lambendo la superficie interna del Vaso sino al foli- do . Due misure di gas , ed una di ossìgeno non detonavano nelT eudiometro di Volta con là sciii- tilla elettrica ; ma una misura di gas e due di ossigeno detonavano fortemente latito nell' eudio- metro che nella pistola di Volta^ formando gran quan^ tità di gas acido carbonico . Una misura di gas ed una di dorino mescolato iti un vaso ampio di ve- tro suir acqua , ed esposte alla luce solare , si combinavano Con un leggiero fremilo , e ài depo- neva sulle pareti del vaso e sull' acqua una pol- vere nera finissima , eh' era puro carbonio . Si for- mava nel tempo stesso una piccolissima quantità di sostanza grassa soprannuotante all' acqua , e tan- to la boccia che conteneva i gas , quanto il va- so ripieno di acqua , nel quale era tuffato il collo di quella, spargevano un odore di nafta assai più sensibile di quello proprio del gas del Tevere di fresco attinto . Il peso specifico del gas ridotto al o.° di tem- peratura , ed alla pressione di 76. centimetri si Gas infiammab. del Tevere i83 trovò con una esperienza :^=: o , 920, 63 . Il calcolo, secondo le proporzioni dei diversi fluidi elastici rhe lo compongono , come si vedrà nel dettaglio dell'analisi, darebbe un peso specifico =±: o, 923. circa , differenza compresa nei limiti degli errori inevitabili in una sperienza diretta . Il peso as- soluto di cento pollici Cubici dello Stesso gas, ri- dotto alla temperatura e pressione sopraindicata , fu trovato uguale a grani 36, ^5. della libra ro- mana . Queste sperienze preliminari indicavano già che il gas del Tevere era un gas infiammabile com- posto, analogo , ma non però afFatlo simile a quel- lo che da lungo tempo si conosce sotto il nome di gas infiammabile delle paludi-, onde le sperienze ana- litiche potevano solamente determinare il numero e le proporzioni dei principi! , che concorrevano alla sua formazione . E siccome il mezzo principale di analisi doveva essere il gas ossigeno per la combustione del gas neir eudiometro di Volta , la prima cura fu di esaminare la purezza di quello che si voleva ado- perare, e che fu ottenuto in una serie di vasi per mezzo della decomposizione del nitro . La por- zione che servì per le due prime sperienze, saggiata in un eudiometro a Fosforo, si trovò contenere ~- 100 in volume di gas azoto : ed un altra porzione pré- sa da un vaso distinto , che servì per la terza 6 . Sperienza , conteneva solamente -^ di gas azoto . Si cominciò quindi T analisi del gas del Te- vere per mezzo dell' acqua di calce . Cento misu- re di gas si fecero passare attraverso questo lir I 84 S e 1 E N^ E quido finché cessasse d' intorbidarsi , e tenendo Coli* to della temperatura nella sala del Laboratorio , ove si mantenne sempre a 22. di Reaumur , si notò clie r assorbimento eguagliò precisamente il quarto del Tolume del gas , locchò determinò a "^'^ la proporzione del gas acido carbonico co-it tenuto nel gas infiammabile del Tevere . La spefien- za ripetuta cinque volte dette sempre il medesimo risultato . Molti chimici avendo avanzato , che nel gas infiammabile delle paludi si trova talvolta qualche piccola quantità di gas ossigeno , si rinchiusero cen- to misure di gas del Tevere in un eudiometro a fosforo , e non essendosi dopo ventiquattr ore os- servato alcun' assorbimento in una temperatura egua- le a quella del principio della sperienza , se ne dedusse legitlimamente essere il gas del Tevere af-' fatto scevro da qualsivoglia proporzione di gas os- sigeno . Si passò quindi a determinare la proporzione della parte veramente infiammabile del gas per mez- zo delle detonazioni con V ossigeno nelf eudiome- tro di A^olta . Si fecero a questo effetto tre spe- rienze sopra porzioni di gas raccolte in diversi tem- pi ed in vasi diversi, e spogliate precedentemen- te del gas acido carbonico per mezzo delf acquar di calce. I risultati di queste speiienze si vedono rac- colti neir annesso quadro a maggior chiarezza e scanso di prolissità . Debbo in primo luogo fare avvertire che nel- r annessa tavola è omessa a disegno la misura del gas acido caibonico prodotto per le detonazio- ni del gas inlianimabile con il gas ossigeno, seb- Gas infiàmmAb. del Tevere téS bene, priiiià di determinare Y assorbimento ottenuto dopo la detonazione , si avesse cura di separare con l'acqua di calce lutto il gas acido carbonico prodotto . Questa misura quanto era necessaria per i primi sperimentatori sopra i gas infiammabili com- posti , altrelfanto sarebbe stata superflua nel mio lavoro . Quelli dovevano per questo mezzo determi- nare la quantità di carbonio sciolta nel gas idro- geno , e stabilire se una o più specie di gas idro-^ geno carbonato esistevano in natura o potevano formarsi con V arte . Difì'atti per questa via Hen- ry, Cruiksanks, Thomson, e la società dei chi- mici Olandesi giunsero a stabilire , che due sole specie di gas idrogeno carbonato esistono già for- mate , o possono formarsi direttamente ; Tuna del- le quali contiene precisamente il doppio di carbo- nio deir altra , e dicesi là prima gas idrogeno carbonato , o carburato semplicemente , e T altra gas idrogeno percarburato o bicarburato , o final- mente oleifico per le proprietà di formare una spe- cie di olio concreto o grasso con il dorino . Nel mio lavoro io sono partito da questa determina- zione , come da un principio inconcusso e fonda- mentale , che non aveva e che non ha bisogno di nuove sperienze per essere dimostrato, ed ho di- retta tutta la mia attenzione sopra la quantità del gas ossigeno consumato , che bastava per se sola a farmi conoscere se uno , o se ambedue i gas idro-^- geni carburati si trovavano nel gas infiammabile del Tevere, ed in quale proporzione ; giacché per le sperienze preliminari io era assicurato della esi-' stenza del carbonio nel gas del Tevere , e del mi- scuglio di una piccolissima quantità di gas ohi- fico con una molto più grande di gas idrogeno car- burato . i8C Scienze Ciò premesso , per la piena e facile intelli* genza del quadro delle sperienze , giova qui ricor- dare che per la combustione del gas idrogeno sem- plice, o del gas ossido di carbonio -, si esige la me- tà del loro volume di gas ossigeno, per quella del gas idrogeno carburato il doppio del suo volume, ed il triplo per quella di gas oleifico . Io non lio bisogno di aggiungere che queste determinazioni so- no il frutto de' più bei lavori che siensi fatti in chimica non solo dagl' illustri chimici or' ora ci- tati , ma benanche da Gay-Lussac, Berzelius, Wol- laston , ed infine da tutti i più esatti coltivatori della scienza nel resto di Europa . Ora prendendo ad esame partitamente ciascu- na delle sperienze esposte nell' annesso quadro, si vede che nella prima sperienza scomparvero i53 parti di ossigeno , e ^5 del gas infiammabile , e che l'assorbimento totale fu di 228 parti sopra 4oo del miscuglio fatto nell' eudiometro. Se le 'j5 parti di gas infiammabile fossero state intierainente del gas idrogeno carburato seìnplice , V ossigeno assor- bito dovendo essere in doppia quantità, non avreb- be dovuto ammontare che a i5o parti, e l'assor- bimento totale avrebbe dovuto essere 226 . Vi furono dunque -'- di ossìgeno assorbito in ecces- so, locchè indica nel gas sottoposto alla sperieza una quantità di gas oleifico eguale a questo eccesso . Difiatti suppongasi che le ^5 parti di gas infiamma- bile fossero formate di 3 parti di gas oleifico i, e 72 di gas idrogeno carburato , J' ossigeno cctn- petente alle prime sarà 9,012 rappresenterà 1 as- sorbimento dovuto alle tre parti di gas oleifico . L'ossigeno competente alle 72 di gas idrogeno car- burato sarà 144? ^ l'assorbimento dovuto a que- Ges infiammab, del Tevere 187 sta parte del gas infiammabile sarà 216. Ora 216^ •ié 12 = 22S assorbimento totale . Nella seconda sperienza 1' ossigeno assorbito fu di i5o parti , e pertanto il gas infiammabile scomparso fu di -76 piarti , le quali se fossero sta- te composte di gas idrogeno carburato iavrebbero dovuto assorbire iSa di ossigeno e non i5o. Il gas infiammabile conteneva dunque una picciolis- sima quantità di gas idrogeno semplice ;, ovvero di gas ossido di carbonio^, cìie il calcolo fissa fra ^ e >r 20 di centesimo . Finalmente nella terza sperienza l'ossigeno con- sumato fu di parti i5g , che sottratte dall' assor- bimento totale ^36, lasciano 'j'j di gas infiamma- bile * Ma se ie 'jj fossero state formate di gas idrogeno carburato noti avrebbero assorbito cbe i54 di ossigeno . Dunque vi si trovavano 5 parti di gas oleifico . Diftatti 4 ^5 ==: 20 ( assorbimento do- vuto al gas oleifico )4*3X72=r:2i6( assorbimen- to dovuto al gas idrogeno carburato ) rappresen- tano esattamente aSG, cioè \ assorbimento totale ottenuto hella sperienza . Dal che si vede che il ga^ del Tevere non è sempre perfettamente identico , e di una Costante proporzione ne' suoi principj infiammabili ; giacche sebbene le differenze , indicate dalle tre sperienze or ora esaminate , non siano così grandi da mostra- re una variabilità straordinaria di composizione ^ dappoiché il gas idrogeno carburato ne forma sem- pre la parte principalissima, pure le differenze non sono tampoco così piccole da poterle riguardare co- me comprese nei limiti degli errori inevitabili in questo genere di sperienze . Vero è però che una parte delle differenze trovate potrebbe spiegarsi an- iS8 S e I E N" Z E Cora per le circostanze nelle quali si e trovato iì gas dopo che fu raccolto . Tenuto sempre al con- tatto deir lacqua , e per un tempo più o meno lungo , la facoltà che ha questo liquido di scio- gliere molto più facilmente il gas oleifico che \ idro- geno carburato potrebbe rendere ragione della va- riazione nelle proporzioni di questo gas, che nel-» la settima spériehza fu trovalo formare -'- del eas * lOO " infiammabile ^ ^ — ' nella prinìa, e mancare affatto nel- la seconda . Quanto poi all' esile quantità di gas idrogenò semplice , o di gas ossido di carbonio supposta nelF esame della seconda- sperienza , sarebbe affatto in- differente r ammettere la mia deduzione, o attri- buire ad una qualche inesattezza il difetto di 2 centesimi di ossigeno nelf assorbimento totale ot- tenuto dopo la detonazione , se non si trovassero diffatti questi due gas nei gas infiammabili com- posti provenienti dal carbone di terra , o dai le- gni umidi , come può vedersi nelle memorie di Henry stampate nel giornale di JNicholson voi. XI, e XIX. Per compiere V esame delle sperietize esegui- te onde determinare la composizione del gas del Tevere, si osserverà nell' adotto quadro , che l'azo- to vi fu ritrovato sempre, ed in una quantità qua- si costante , eguale al quarto del volume del gas precedentemente spogliato di gas acido carbonico. Questo risultato si trova -di accordo con quello di Berthollet (i), e molto più con quello di Dalton (2) (1) Thenard traile de chimie ec. Voi. I. pag. 298. prima ediz. frane . (2) Giornale di Wicholson vOl. XI. j e Thomson systcme de chi mie er "oi t pai. 46. Gas infiammab. del Tevere 189 il primo dei quali trovò i4 in i5 per 2-< di gas azoto , ed il secondo circa il quinto di que^ sto stesso gas nelle arie infiammabili delle paludi eh' esaminarono . Ora se ai risultati esibiti dalla tavola delle sperienze, eh' ebbero per oggetto la scoperta e la determinazione dei principj costituenti il gas del Tevere , si aggiunga la esistenza e la quantità di gas acido carbonico provata per mezzo dell' acqua di calc€ determinata al quarto del suo volume , e quindi si facciano alla tavola stessa le dovute correzioni , rendendo al gas del Tevere il quar- to del suo volume in gas acido carbonico, e sot- traendo r equivalente proporzionale da tutti gli al- tri principj , si avrà per la composizione del gas del Tevere il risultato medio che siegue . Gas idrogeno carburato -^ ^ 55 ) p. i' e percarburato 't ■ .- 02 ) ' Gas acido carbonico ■ . 2^ G95 azoto -r-^ — ludi non bastarono air ili. Volta , perchè i suoi con- temporanei da queir epoca fino ad oggi glie ne conservassero nelle loro opere memoria e gratitu- dine . Il suo nome si trova ingiustamente obliato nella maggior parto dei moderni scritti di chimi- ca , eccettuandone il Dizionario di Klaproth e Wolff air articolo gas idrogeno carbonato , nel quale sì dice chiaramente. Volta è il primo che abbia esa- minato accuratamente il gas idrogeno carbonato ( delle paludi ) . Ma ciò che più rincresce è il rilevare che il suo collega ed amico Spallanzani impugna fino Ja giustezza d^l nome di aria infiammabile delle pa^ ludi adottato da Volta , sol perchè in un padule al di là di Panilo di Modena egli rinvenne aria /issa(^gas acido carbonico ) in luogo di aria infiammabile (i). Questa critica era stata proposta da Fourcroy (2) per la ragione che un prodotto simile si era ottenuto in seguito per destillazione e per altri modi di scomposizione dalle sostanze organiche . Spallanzani dal suo canto aveva aggiunte al-r tre prove della esistenza del gas acido carbonico (1) Spallanzani, viaggi alle due Sicilie, Tom. V pag. 2H, (2) Mcm. et observ. de chim, Gas iNPiAMMAB. DEL Tevere iq3 neir aria svolta dalle paludi in alcune circostan- ze (i), e vi aveva sospettato , ma non dimostrato il gas azoto. Oltracciò, analizzando i gas dei terreni ardenti d'Italia, aveva provata la mancanza del gas acido carbonico nel gas infiammabile dei fuochi di Bariguzzo (2) , e la sua esistenza nel gas infiam- mabile delle salse del Modanese (3) . Finalmente si debbono ad esso le prime sperienze che dimostra- rono la formazione del gas acido carbonico nella combustione dei gas infiammabili naturali (^4) • Dal che si vede che non è piccolo il merito dovuto ai fisici italiani per le loro ricerche sopra i gas iìifiammabili pesanti , e bisogna convenire , se non si vuol peccare d' ingiustizia , che la sola aggiun- ta essenziale fatta ai loro lavori dai chimici d' oltramonle , consiste nella determinazione delle specie dei gas id/x)gem carbonati o carburati , e delie loro proporzioni nei gas idrogeni pesanti tan- to in quelli (X^^^Wq paludi , e dei terreni ardenti , quanto in quelli della destillazione dei caiboni fos- sili , e di altre materie vegetali ed animali. Ora è facile di rinvenire T origine del gas del Tevere, dopoché Volta ha dimostrato derivare il gas delle paludi dalla lenta decomposizione delle sostan- ze organiche nel fondo limaccioso delle medesimet Le rive del Tevere, dove si è osservato lo svolgi- mento del gas, sono 'formate di sabbia umida, pregna di avanzi di sostanzeorgaulche, che vi sono costantemente deposte dalle inondazioui, dagli scoli delle cloache, e dagli scarichi delk immondizie delia città, in seni ove (1) Op. cit.. pa^. -ilifi. 6 seg. (?) Op. cit. pag. 238. (3) Op. cit. pag. 241. (4) Op. cit. pag. 245. 46- ed in molti cJiri laoghL G.A.T.VIII. i3 if)4 Scienze X acqua ha corso lento ed è lungi dal filo della, corrente . La cagione dunque della formazione e dello svolgimento del gas del Tevere è manifesta- mente la stessa, che quella dimostrata da Volta nelle paludi , e nelle acque di lento corso . Ma si può, domandare se sia lo stesso il gas del Tevere e quello, delle paludi . Gli sperimentatori moderni non ricono- scono in questo che un miscuglio di gas infiam- inabili carljonati , di gas idrogeno semplice , e di gas azoto , e questi appunto si sono rinvenuti ne\ gas del Tevere ; ma la quarta parte del suo vo- lume è formata di gas acido carbonico , che non si vede annoverato da alcuno dei moderni chimi- ci , come principio del gas infiammabile delle pa- ludi . Noi però abbiamo fatto avvertire di sopra, ^he Volta lo ritrovò sos'ente coiifuso con qualche porzione (T aria fissa , e che Spallanzani lo ritro- vò una volta tutto intiero coiiiposto di aria fissa , e non di rado unito ad una gran quantità della, medesima (a). Convicn dunque supporre che i mo- derni chimici siansi imbattuti ad analizzare gas delle paludi sempre scevri di questo miscuglio, ov- vero che abbiano riguardata come rara e casuale l'esi- stenza del gas acido, carbonico nei gas infiamma- bili naturali ; locchè non avrebbero certamente pen- sato , se avessero avute in maggior conto le os- servazioni e le sperienze dei due fisici italiani , spe- cialmente quelle di Spallanzani , che ritrovò il gas acido carbonico anche nel gas dei terreni ardenti del Modenese -, particolarmente in 'quelli di Sas- suolo , della Maina , e di Querzuola . Inoltre con questi ultimi più che con altri ha rapporto e somiglianza il gas del Tevere , non solamente perchè contiene una notabile proporzio- (i) Op. cit. pag. 241. Gas infiammab. del Tevere iqS ne di gas acido carbonico , ma benanche per Y odo- re di petrolio che sparge quando è raccolto . Spal- lanzani non fu imbarazzato a render ragione di quest' odore nelle salse del Modenese , che sono pic- coli vulcanetti eruttanti gas infiammabile non molto lontani dalle sorgenti di petrolio di Montezibio ; ma lo fu alquanto Volta per i terreni ardenti di Vel- leja (a) , e per quelli di Pietramala , vicino ai quali , quando si è sotto il vento , si sente Y odo- re di petrolio , o altro simile odore non ingra- to (b) , e niuna sorgente di petrolio si ritrova nel- le vicinanze , come non si ritrova nelle vicinan- ze delle rive de\ Tevere , dalle quali sgorga il gas infiammabile . Vero è che una sorgente di pe- trolio si scoprì un tempo nell' opposta sponda di questo fiume vicino a S. Maria in Trastevere : ma trop- po assurdo sarebbe di volerla far servire alla spie- gazione del fenomeno che ci occupa , tanto per la lontananza del luogo , che per la sua posizio- ne alla riva opposta . Io azzarderò qui come una semplice conget- tura, che l'odore di natta , il quale si ritro- va così spesso nei gas inliammabili nativi , sia pro- prio di essi, e che yerisimilmente dipende da una debole conibinazione del gas acido carbonico col gas idrogeno per-carburato • Se si rifletta agli odo- ri più o meno grati , e analoghi a quello della nafta , che si manifestano nella formazione degli eteri , dell' olio dolce di vino , e dell' olio, forma- to dalla combinazione del cioro col gas oleiiico, la mia congettura non sembrerà affatto priva di fon- damento: sebbene io convenga di buon grado , che avrebbe bisogno di prove dirette per essere am- messa come un fatto avveralo . (a) Op. cit. pag. 282. (b) Op- cit. pag. 2^6. i3* iqG QUADRO DELI! !* PRIMA 4:^ o <; O S". « ■* wi O p? N •*• -«s >7) 2. o^ '^ -T* O ^ QJ i-i o o o 5; ^ ? o <» ? ?a Assortimento per la detona- zione nell^ eudiometro. 228 Ó OS 2 0"' O I I '7 - T; o oq 5 »= O ™ O jj cg' ju o " ^ 2 N o OQ £- PL 3 o S o JL — o ^ -» o a. ^ % B C-. f^ S S re 2 ,, „ O — oc «■ r^ fó" 5 «■ CTI (5 C N g •- Residuo dopo questo assorbimento. 178 Gas ossicene ritolto al re iJ preccdeuie col fosfoio. I03 SECOND.i 226 174 103 TERZ 23G i64 I2G 200 J7O MEDIE DELI Ut |E RIEN Z E. «97 5PERIENZA \ Gas azoto contenuto nel gas del Tevere. 25 Gas ossigeno consumato nella detonazione. i53 Gas infiammabile contenuto nel gas del Tevere» 75 SPERIENZA H i5o 78 . ... SPERIENZA 1 23 i5j) 77 TRE SPtRIENZE 1 H i54 76 ir^S LETTERATURA Intorno la traduzione dell Iliade yatta dal cardinal Lorenzo Litta . PIETRO ODESCALCHI AL SUO LUIGI BIONDI H ,o gran rammarico al cuore di dovervi causa- re amarezza con questa mia , tornandovi alla me- moria la perdita che abbiamo fatta , non ba mol- ti mesi, nella persona del cbiaiissimo cardinale Lo- renzo Litta : ben sapendo quanto le virtù sue fos- saro raccomandate così a voi, coinè a tutti i buo- ni . Ma spero mitigare alcun poco un tanto do- lore presentandovi di certa cosa, che quel degnis- simo cardinale mi donò , e che io tengo ed avrò sempre carissima . Dovete ben rammentare quel giorno .j in che , sendo io a far tesoro con voi di quelle dottrine che possedete così largamente , vi posi improvviso a vedere ima traduzione dell' Iliade d'Omero inverso sciolto, senza dirvene pe- rò r autore . La quale avendo voi trovata fatta in buoni versi , rimaneste non poco maravigliato air udire da me , che essa era lavoro del cardina- le. JN'e già tale maraviglia nasceva in voi, perchè non teneste il Litta per uomo dottissimo; ma per- chè non potevate mai imaginare , che im porpora- to pieno sempre dì gravi cure e sacerdotali e po- litiche, come egli era stato, avesse potuto rivol- Iliade tradotta dal Litta ìqò gcre un breve sguardo alle muse per temperare la severità degli studj di vescovo e di ministro . Qualche saggio adunque di quella sua versione ho io divisato di pubblicare nel nostro Giornale, a far conoscere ognora più , per quel eh' è da me, quan- to innanzi nella letteratura sentisse il cardinal Lit- ta ; ed avendo voi gentilmente consentito eh' io ve ne donassi il titolo , avete gradito altresì all' animo mio , che da lungo tempo nodriva desi- ierio di mostrare a tutti i' alta stima in che io VI tengo A rendere meno acerbo l'esilio , al quale ne- jli ultimi politici rivolgimenti si vide condannata il cardinale con molti del suo collegio , si giovò ejli dell' amenità di quegli studj , nei quali i gran- di uoinini sogliono sèmpre trovare un'utile e dol- ce riposo nelle più crudeli vicissitudini . Valentis- simj come egli era in lingua greca , intraprese adurque nella città di S- Quintino , ove fu rile- gato la versione dell' Iliade d' Omero : volendo quasi fare a prova con queir illustre suo collega, il carlinale Cornelio Benti voglio , che sotto nome di Selvaggio Porpora vestì di bellissimi versi la Te- baide d Stazio . Essendomi toccato in sorte , come voi ben sa- pete , 1 avere ad ospite quelT egregio porporato, che tanto m'oiorò di sua benevolenza , ebbi più volte 'Seco dJScoiso di questa sua traduzione ; di vedere la quale avendo io fatta lui rispettosa richiesta, mi disse averla inandita a Pietroburgo ad un suo fratello, che amava di paràalissimo amore. Ma giacendo il cardi- nale infermo , una sera mi lece dimandare nelle sue camere : e accorso a lui , e standomi presso al suo letto , egli mi fu cortese del terzo e del quarto canto , che gli erano tornati da Pie- ;2 00 LetTERATUR., troburgo . Fui preso altamente di tal gentilezza , e non omisi di ciiieder lui, che gli fosse piaciu* to di far compito il suo dono colT intera versio- ne. Ma o eh egli non vi pensasse mai più , distratto da tante cure , o che le lettere andassero smarrì - te, certo è che io non possiedo che questi due canti; e per quanto e dall' erede fiduciario del car- dinale , e da me, dopo la morte sua, si sieno con diligenza cercate le carte del suo scrittojo , non si è potuto rinvenir nulla , che o appartenesse à questo lavoro , o ci desse di quello notizia . Per- chè è da stimare , che il rimanente sia tuttora nelle mani del suo fratello . E noi non possiamo in questo foglio eh' aprire i vivi nostri desiderj i quel nobile e culto cavaliere, onde non privi piì a lungo la repubblica letteraria di un' opera , ^a quale potrebbe rendere a tutti testimonianza di quanto valesse il cardinale nelle amene lettere ; e come graziose fossero a lui le muse dei loro sa-^ cri favori . Il che tuttavia si vuole intendere saviamen- te: perciocché non tanto mi vincerà l'onorati me- moria , e r amicizia dell' illustre defunto , ::he io debba avere questa versione per bellissima in tutte le parti sue , e meglio pregievole che tutte le a^tre . Se dicessi così , direi cosa non vera , e mi procaccie- rei a buon dritto la taccia vilissima d: adulato- re. E quale altra versione può stare con la subli- me, che dell' Iliade medesima ci ha dsto il cava- liere Vincenzo Monti nostro amicissiiTW ? Lavoro che onora 1' età presente , e durerà lontano quanto la lingua italiana, anzi qiianto il ncme d'Omero. L' opera del cardinale , a quel eh' h ne penso , ha questo di merito reale : di mostrare cioè quan- to egli fosse prolòndo conoscitore della lingua gre- Iliade tradotta dal Litta aot ca 1, e come facili gli cadessero i versi giù della penna ; del resto si vuol perdonare alcun manca- mento a chi non usava la poesia, clie da scher- zo , e per sollievo di quelle amarezze , che sem- pre seguitano i duri casi . Leviamone adunque il saggio . Per primo vi trascriverò il rimprovero , che nel terzo libro fas- si da Ettore al beli' Alessandro , che intimorito dall' aspetto di Menelao , il quale balza del cocchio per disfidarlo , si ritrae in mezzo a' suoi cercan^do salute. ,, Ma non soffrì tanta viltade Ettorre , ,, E con acerbi detti a lui si volse: „ O sciagurato Pari ! O sol d' aspetto i,. Miglior di tutti , onde d'amor furenti „ Ne van, mendace ingannator, le donne \ 1,, Così nato non mai, o almen garzone ,, Fossi tu sceso all' Orco! Io lo vorrei, „ E gran guadagno fora; anzi ch'in faccia ,, A queste genti esser ludibrio e scherno . ^, Or sì che rideran gli achei , dicendo „ Che 1 primie,ro campion fu prode assai. „ Che ti vai la beltà, quando nell'alma ,1, Manca nerbo e valor? Eppure osasti , „ Così qual sei, con altri a te simili „ Strani mari solcando , addur di Grecia „ Una donna vaghissima, di prodi ^, Novella sposa, onde al tuo, padre or sei ,, Alla patria ed al regno ultima peste, ,, Riso a' nemici, e a te stesso vergogna. ,, Che non ti resse il cor di stare a fronte „ Di Menelao gagliardo? Oh^ così almeno ,, Saputo avresti di qual uom ti tieni ,, La fiorita consorte! JNè già punto 202" Letteratura ,, T'aArlan giovato e la tua lira, e i cloni ,, Di Venere, e la chioma, e la beltade : ,, Ma di polve cosperso òr giaceresti. „ Buon per te, ch'i trojan t'iianno in onore ! ,, Senza che pé' tuoi inerti un bel vestito ^. Or già di sassi sul tuo dosso avresti. Così traduce il Litta questo passo di Omero ; e dobbiamo dargliene lode, e per la felicità dei ver- si , dei quali ve ìie hanno alciini di buònissimo getto, e per la fedeltà tenuta airoriginale. Ma se dopo ietti i versi del cardinale leggeremo quelli del Monti , ci sentiremo bene altrimenti trasportar tutta l'anima ; tanta è la sublimità , e la forza che ha saputo dar loro . Io gli riporto , onde voi possiate meco convenirne t ^, Ettore il vide, e con ripiglio acerbo ,, Gli fu sopra gridando : ahi sciagurato f ,, Ahi profumato seduttor di donne, ^, Vile del pari che leggiadro! O mai ^, Mai non fossi tu nato, o morto fossi „ Anzi eli esser marito ! che tal fora „ Certo il tìiio voto , e per te Stèsso il hieglio , „ PìÌj che carco d'irifamia ir mostro a dito. „ Odi le risa de' chiomati achei: ^, Che al gai-bò dell'aspetto un valoroso ,. Ti suspicar da prima, é or sanno a prova „ Che vile e fiacca in un bel corpo hai l'alma. ,, E, vigliacco qual sei, tu il mar varcasti „ Con eletti compagni? E visitando „ Straniere genti tu dall' apia terra „ Donna d'alta beltà, moglie d'eroi, „ Rapir potesti, e il padre, e Troja, e tutti 4, Cacciar nelle sciagure: agi' inimici Iliade tradotta, dal Litta 2o3 , Farti bersaglio, ed infamar te stesso? , Perchè fuggi? Perchè di PVJienelao ^ ]\òti attendi lo scontro? Allor saprai , Di qual prode guerrier t'usurpi e godi , La florida consorte: né la cetra , Ti varrà, né il favor di Citerea, , Né il vago aspetto , né la molle chioma , Quando cadrai riverso nelle polve. , Oh fosser meno paurosi i teucri! , Che tu n'andresti già, premio al mal fatto 4 , D'un guarnello di sassi rivestito i Fin qui il grarì ferrarese . - Ecco wh altro saggio della traduzione del cardinale, cioè di quel luogo ome- rico nel quale ( propostasi da Alessandro una sin- goiar prova con Menelao ) si dice come Ettore arrestasse le schiere , e lord parlasse : ,, A queste voci tutto lieto Ettorre „ Andò nel niezzo, e l'asta in man tenendo ,, Le falangi trojane indietro trasse, „ Sì che tutte ad im tempo esse fer alto. ,, E già sovra di lui con gli archi tesi „ Di scoccar le saette eran sul punto, ,, O di lanciar le pietre i forti achei : ,, Ma ad alta voce il re de' regi Atride ,, Agamennori gridò: fermate, argivi, ,, Né vói traete, o figli degli achei, „ Ch'Ettore a noi di favellar fa cenno. „ Disse. Trattenner farmi, e furon queti „ Subitamente. Ettor parlò ad entrambe ,, Le schiere allora: uditemi, o trojani „ E coturnati achei, quanto propone „ Alessandro, per cui tant'ira bolle. ,, Or depongano ornai greci e trojani 2o4 Letteratura. ,, Le lucid' armi al suol: che solarKienté „ Egli in mezzo del campo e Menelao ,, Pugneran per la sposa e sua ricchezza ? „ Qual di lor due vincente si rimanga I,, S'abbia la dote, e la moglier ne meni: ,, Noi giuriamo amicizia, e ferma pace. Mentre i due guerrieri si preparano al dubbiosd cimento , e Y uno e 1' altro esercito s'arresta ond' essere spettatore della disfida terribile; Iride, pre- se le sembianze di Laodice, si cala nelle stanze d'Ele- na a fine d' annunziarle il combattimento fra Pa- ride e Menelao '. Questa discesa d' Iride , la com- parsa d' Elena sulle mure di Troja , ed il ragio- namento che Priamo le tiene , sono dal cardinale tradotte così : ,,,-... r ........ Le sì fé' presso ,, Iride pie veloce, e sì le disse: ,, Vieni, amabile sposa, a veder vieni ,, Gran maraviglia. I bellicosi teucri ,, E i loricati achei, che già nel piano „ Si fean prima tra loro orribil guerra, ,, Né di stragi e di sangue eran mai sazj, „ Or la guerra han cessata, e stan tranquilli „ A seder su gli scudi, e accanto a loro „ Veggónsi le lungh'aste al terren fitte. ,, Vieni: che Pari e Menelao guerrieri „ Soli per te si proveranno in arme, „ E tu sarai del vincitor la sposa . „ Così la dea dicendo, in cor le infuse „ Dolce disio del suo primier consorte^ „ Del patrio suolo, e de' cari parenti. ,T Elena tosto dalle stanze uscio IllADE TRADOTTA DAL LlTTA 3o5 „ D'un zendado bianchissimo coperta, „ E ciglia e gote d'un bel pianto aspersa: „ Ma non sola però, che la seguirò „ Due fide ancelle; Etra di Pitteo figlia, „ E la vaga Climene; e tutte insieme „ Sino alla porta Scea vennero. Quivi „ Intorno a Priamo stavano Pantoo „ Timete, Lampo, Clizio, Icetaone „ Germe di Marte, e que' duo sì prudenti „ Ucalegonte e Antenore. Anziani ,. Eran questi di Troja, e sulla torre „ Stavano assisi della porta Scea; „ Già dalla guerra per vecchiezza esentì, „ Ma però tutti parlator facondi. Come in cima d'un palo, al sol d'estate, „ Stan le cicale con tremula voce „ Dolcemente cantando in lor latino, ,, Così stavau sedendo entro la torre „ Gli anziani de' Teucri; e quando Elena „ Vider venir, sommessamente, insieme „ L'un all'altro parlando, ivan dicendo: „ Biasmo non à che da sì lungo tempo ,, Tanti alTanni i trojani abbian sofferto „ E i coturnati achei per questa donna, ,, Che certo di beltade uguaglia i numi. ,, Ma s'ella pur, benché sì bella, ad Argo ,, Movesse il pie, non certo un grave danna „ Questo sarebbe ai figli nostri, e a noi. Così dicean. Priamo chìamoUa intanto: „ Vieni Elena, ed incontro a me t'assidi, „ O cara figlia, onde veder tu possa „ Il tuo primo consorte, e i tuoi congiunti, „ E gli amici. Di te già non mi lagno: 2o6 Letteratura „ Non è tua colpa; fu voler de numi, ,, Che conilo me tanta funesta guerra ,, Suscitossi de' greci. Or dimmi adunque ,, Come sì chiami quel mirabil prence ' „ Infra gli achei si maestoso e grande, „ Ch'anco i maggior di tutto il capo avanza. ,, Augusto è nell'aspetto, e un re rassembra. „ Allor rivolta a lui con tali accenti ,, Etena divinissima rispose: „ 0 per me venerabile e tremendo , ,, Non men che amato, suocero e signore! „ Quant'era meglio ch'io morissi allora ,, Che qui ne venni il figlio tuo seguendo, „ E abbandonai la casa ed i fratelli ,, E la giovin sorella, e tante care ,, Amabili compagne. Ma non piacque ,, Al ciel così: perciò mi struggo in pianto ! „ Or di quel che tu cerchi io ti rispondo . ,, Quegli è l'Atride Agamennòn, che impera „ A tante genti, e non migliore è rege „ Che guerrier forte: e di me, svergognata! ,, Era il cognato in fin ch'io vissi a Sparta. Ma basti dì tal traduzione, la quale in egual modo procede anche nel quarto canto. Credo che voi sarete del mio avviso: tenere cioè lo stile del cardinale a moltissima facilità : talché sembri atto piuttosto alle pacifiche descrizi'oni dell' Odissea, di quello che alle tragiche scene dell' Iliade . Gontut- tociò degno di molta lode è il lavoro . Nò avete a credere che il Litta scrivesse in versi questa so- la cosa : perchè il sig. cardinale Pacca , egregio or- namento del sacro collegio , ragionando meco, non IllIDE TRADOTTA DAL LlTTA 2.0'^ lia. molti giorni , le virtiì di quest' inclito amico nostro , mi disse avere udita dal Litta medesimo in sua giovinezza il volgarizzamento , eh' egli aveva fatto in gentili versi italiani della lettera di Eloi- sa ad Abelardo , una delle più alte poesie del Po- pe e dell' Inghilterra . Ecco quale uomo hanno perduto gli amici , le lettere , la chiesa ; uomo invero singolare , chq menando sempre la vita nel mondo con isplendi- de operazioni , era a questa età siccome uno specchio di que famosi, che niuno può, mai ricordare se non con onore , il Bembo , il Sadoleto, il Baronio , il Bentivoglio , il Quirini , il Gerdil , italiani e car-» dinali grandissimi . State sano . Di Roma a 20 novembre 1820 Philothea pronuba^ edjllium M. Faustini Gagliuf- fi " 8. - Lucae, tjpis Francisci Berlini , 1820. A. llorchè nel voi. XXII (*) di questo giornale il dotto nostro collega signor cav. Luigi Biondi disse che primo in Italia t^ra' poeti latini è da porsi il Gagliuffi : non andava certo il suo detto se nona ciò che da' migliori si stima . Imperocché a quel grande scrittore sono tanto a mano le virgiliane eleganze , che leggendo i suoi versi ti senti subito goder l'anima , parendoti d' esser quasi a quel tempo beatissimo , \\\ che la monarchia della terra stava ancor ne' romani , e la civil corruzione non aveva seco slracinata la lingua . Quest iddio non ismen- tisce V universale opinione: essendo tutt' oro pu- rissimo , e degno non meno dell'autor suo, che C) A face. 63. So8 Letteratura de' reali principi che vi son celebrati . Eccone bre- vemente 1 estratto . L' augusto Carlo Lodovico di Borbone avendo menata sposa la serenissima Maria Teresa di Savoja , preso il cammino verso Lucca , già v' entra in mezzo la festa d' un popolo acce^so al piacere de' suoi sovrani, già sale la reggia, ed è in co- spetto della maestà di Maria Luisa sua genitrice . Siede ella sul trono circondata da' primi della sua corte , e con atto pieno di amore accoglie i gio- vani fortunati. Ed ecco tutta bella di luce pre- sentarsi in quel grande concilio una donna , per aspetto e per abito simigUante una cosa di para- diso . „ Sic chlatnidem , sic ora gerens , ut mistica suerat „ Frondoso in Libano aut nabataeos nimpha per ortos . Tocchi altamente di maraviglia , tacciono tutti : ma non già la regina , che surta del trono , sten- dendo ad essa le mani , con certo viso sereno , „ Salve, ait: adgnosco generosae frontis honorem, „ Hermoniasque rosas implexas crinibus avxreis, „ Et triplicem niveo radiantem in pectore gcmmam . „ Ta]cm , Lemmani quondam quum flcret ad undas » „ Te vidit , motusque tuo praecordia visu „ Te talem pinxit mira Salesius arte , . „ Tu certe Philothea mihi. Ben son' io , ben son' io , appresso d' un caro ab- braccio le risponde la vergine : vivi , o Luisa , a buona speranza , eli' io mossi deliberatamente dal cielo per essere anozze . - Così Filotea : e tutta lieta e benigna voltasi al giovinetto , d' un bacio *!oa- Philotea, Pronuba del Gagliufki ^oq vìssimo bacia la sposa, che in se ristretta sta an- cora per Io timore . Ripreso indi il parlare , si fa con bel modo a discorrere a' giovani T alta ori- gine delle loro fhmìglie , e coni' ella sempre ne stette a guardia : e narrando loro i disastri , ne' quali dalla contraria fortuna fu V animo de' genitori so- spinto , ne muove quasi le lacrime con questi versi di compassione. „ Solemncm hanc pompam feto tua. Carole , mater „ Rite animo exeqviiiur . Proli ! Quaia diversa negatum „ Spectabat pontum minitaiitis ad ostia Vari , „ Quum dulci spoJiata viro et dotalibus arvis , „ Exsul, inops, patrium frustra memorabat Iberum , „ Nunc te absentcm absens, mine natam amplexa minorcm. „ Perdita ! Quid facerct ? Fcrus omnia lilia turbo « Stravera! : in siculis arebant pauc» latebris! „ Me duce , squalentcìp rejecit Jibcra restcm , „ Tuque mihi cventu jara cara, Theresia , ab ilio. „ Quo prope romani portenta ingcntia templi „ Tcciuc Aunamque tuam partus tulit unus et idem, „ Nec captivus adJmc pura Pius abluit unda , „ Ne quffiras quot acerba pati , quot inirc pericla „ Debuerint profugi gelida sub noete parentes ! „ Heu! Quoties, sardo quum vos in litore utrasque „ Vinceret alma quies , illi ingemucre mentis „ Audito Italia soiiitu, luctumque suorum ! „ Sic placitum supcris: scd tandem inopina rcmenso „ Cserula signa mari patrias feliciter arces ^ „ Et hgures, ostro adjccto, texere carinas . t dette, oltre a queste, anche altre parole piene di angelica soavità , trae dal seno due ric- chi doni, perchè in tanta lesta ne debban gioire 2IQ Letteratura que felicissimi . E il primo 1' Insegna del real ori' cime (ìelt Aniniììzìata, grato lavoro , mentre che visse, di quella venerabile Clotilde , la quale di Francia recò sul trono di Sardegna la luce d' ogni virtù e cortesia , E tanto ha saputo operarsi il Gaglìuffi su tale argomento, da innamorarne con versi traenti alla maggior gentilezza . » Carole, tende oculos. Labcnteni in genua puellain „ Non ne vides ? Parva qvxalis sub imagiiie spirai ! „ GratJa quanta ori ! Quantum jubar occupat illam! „ Inspii'C et hunc juvencin tcndentem lilia . Ut alas a, Sustinet immoia pendes in nube , Dcumquc ,, Nuntiat »ternis e scdibus adventantem. Il dono per la real giovinetta è uu velo blan-! cliissimo , tutto vago all' intorno di celesti ricami . L' avea lavoralo nel regno delle anime fortunate ella stessa la generosa Matilde , che fu già contessa di Lucca : a ciò pregata dal morto re Lodovico ge- nitor dello sposo. Tre storie vi dipinse ella colFaco : e tutte care , e tutte ridenti, e tutte sante, com' es- ser deve il dì delle nozze . La prima è quando Adamo, destatosi d'un bel sonno , vede la prima volta maravigliando le amabili forme della sua don- na . I versi del Gagliuffi uguagliano a questo loco in dolcezza i fiori e X erbe dell' Eden , e forse gli occhi e le chiome della seconda gentile creatura , „ Arborcis pictura prior viret obsita sccnis, „ Quai i/iter genus omnc avium , genus oinuc fcrarum „ Partjbus in variis jacet, aut impune vagatur. „ At qua lenta nigris e riipibus iinplct hiautcm „ Unda lacum, tacitoque per apertos gurgite calice „ Exonerat sesc labens florentia pr*ta , PiiiLOTiiEA Pronuba del Gaglil'ffi 2h o* Apparciit atque He^^a receas atque auctor Adamus : „ Hìo cubito iniiixus , nam piena in fronde quierat , ,; Virgineoquc oculis iiunc primum in corpore fixis , ., Illa ini ostenlans iiunc lectum e cespite sertum , „ Et sparsa undantes , Zephiro Indente, capillos. La seconda è quando i tre angeli in forma di peregrini anduti ad Àbramo nella valle di Mambre, predicono lui la fecondila della sposa , e clie tanta sarà la sua stirpe , quante sono le stelle clie rilu- cono in cielo . Sono ritratte nelf ultima le nozze di Cana, dove il Divin Redentore fece il mira- colo dell' acqua mutata in vino . Ti par proprio vedere in atto la maraviglia delle genti ivi rac- colte : e la benedetta Madre eh' arde tutta nel viso dì celeste letizia : e Gesù eh' alzata la possente destra, guarda gli allegri sposi, e li conforta del lume della sua divinità . Questa sì viva immagine a guardarla com- muove pili eh' altra V animo della reale Maria Te- resa ; la quale subito piena di lacrime, e levata quasi in estasi soavissima : ah , sclama con rotta voce , qui certo s' asconde un Dio ! „ Hic Deus est ! Solem hasc ipsum clarissimà vincit „ Caesaries : vultus nihil hic mortale coruscat ! , O una, 0 quovis specics pretiosior auro , „ Te virens moriensqne feram . Fiducia major 5, lain mihi; tuque mcis divulsa amplexibus, oro, „ lani tlere absentem , gcuitrix, jam dcii(ie .natam, ., Soliicitumquc patrcm et maestas so'are sorores . 5, Lux fulsit jcssxa milii : Deus omnia torquet. E in queste parole la giovinetta , volgendo at- torno i rugiadosi occhi, vistasi la regiua da presso , li * :3i2 Letteratura tutta amorosamente si lascia andare nelle sue brac- cia: e lo sposo ne piglia intanto un godere di paradiso. Avendo così Filotea compiuta la sua mis- sione, se ne torna lietissima in cielo , in mezzo i festevoli canti di che tutta risuona la reggia . Qui termina il poemetto : al quale niente manca per esser tenuto in luogo di cosa carissima , neppure una gentile versione del signor cav. De-Mortara , Salvatore Betti f^^alerii Messalae Corvini ad Octavianum Augustum de progenie sua liheUus^ ope cod. M. S. re- stituius. Romae 1820 apiid Jjinum Contedini 8.° p. 80. JL inchè quest' epitome della trojana e romana {Storia intitolato ad Ottaviano Augusto è stato let- to nel modo , che Tanno 1 54o. lo pubblicò per la prima volta Jacopo Bedroto in Mogonza ," hanno gli eruditi dubitato a ragione , che in un libretto così ridondante di adulazioni , di pleonasmi , ed altri difetti di stile, potesse ftconoscersì uno scrit- tore del secol d'oro: altri perciò lo stimarono sup- positizio , ed altri parto di autore assai posteriore, che sotto il nome di Messala volle nascondersi. Una felice scoperta potrà forse oggi cangiar 1' opinione de' dotti . Nello sconvolgimento delle biblioteche occorso l'anno 1798., giunse nel mercato del Fo- ro Agonale alle mani delferudito giureconsulto sig. BafTaele Mecenate un codice in pergamena, che, ol- tre il compendio di Messala, conteneva il breviario di SestQ Rufo, Aurelio Vittore, e Giulio Obsequen- V- Messala Corvinus ii3 le . Né poteva cadere il codice in mani migliori di questo amatore di letterarj monumenti , e pos- sessore di sceltissima biblioteca . Consecrando esso agli ameni studj le ferie autunnali , nelle quali ci è dato il respirare dalle faticlie della forense pa- lestra, pubblicò nello scorso anno il breviario di Sesto Rufo emendalo secondo la lezione del codi- ce cbe possedeva , collazionata con altri codici del- la Vaticana e della Chìgiana . Il giornale arca- dico fu sollecito di lame parola ( Tom. 6. pa^. i?i']-) Negli autunnali ozj di quest' anno il eli. editore si è reso anche più benemerito delle lettere insieme e della memoria di Messala . Ha egli fatto un di- ligente conlronto fra la lezione del libro finora co- nosciuto , ed il lesto del codice da lui fortunata- mente acquistato . Da tale confronto è venuto in chiaro , che V operetta non uscì dalla penna dell' autore , quale fu pubblicata dal Bedroto , e tante Volte ripetuta nelle collezioni degli storici latini ; ma che la prima edizione , come le posteriori , erano tolte da qualche codice brullamente sopra- caricato dair arroganza de' pedanti, e degli scoliasti con note marginali, ed inteilineazioni^ inserite po- scia nel lesto per imperizia degli amanuensi. Non poche delle puerilità , errori , ed adulazioni , che deturparono finora quesl' elegante epitome , si tro- vano ripetute nel margine delle pergamene del co- dice stesso : ma il testo è illeso dalle ciancie e bassezze, che f avvilivano . Mercè le cure del eh. editore oggi possiamo leggerla al fine nella sua pu- rità^ e riputarlo forse non immeritevole di porta- re il nome del coetaneo d' Augusto , e del mece- nate di Tibullo . Non è questo il primo esempio di ottimi originali , che deturpati e guasti dalla presuntuosa ignoranza, haniio rivindicato il pregio 3 I 4 I-E TTERATURa nativo . Anche il carme di Virgilio dedicato al nostro Messala col titolo di Ciris sarebbe tenu- to tuttora mcn degna del cantor dell' Eneide , se la sana crìtica dei;li eruditi non gli avesse tutta re- stituita r originale dignità , Precede in quest' edi- zione una dedica modesta al eh. cavalier Gio. Ghe- rardo de' Rossi , ed una prefazione , in cui si par- la acconciamente della storia ^ forma , caratteri , ed ortografia del codice . Siegue poi \ intiero te- sto di Messala : ed appagando il desiderio manife- stato dal nostro gioì naie in proposito dell'edizione di Kufo ^ il eh. editore riporta per via di note a pie di pagina tutte le varianti fra il codice , e le precedenti edizioui . Ed è cosa véramente sin- golare , che la dilfcrenza fra Y uno e 1' altre in ciò sempre consista , che il codice scevro appari- sca costantemente di quelle puerili amplilìcazioni, e smodate adulazioni, che ad ogni tratto deturpa- no la volgata . Già (in dal suo tempo il signor di Burigny aveva fatta la riflessione , che il ca- rattere di Messala lo rendeva incapace di simili bassezze , come quello , che rinunciò la prefettura di Roma conferitagli da Augusto, come dispotica, e contraria alle istituzioni di un popolo libero , nelle quali era slato educato. Così quello scritto- re (i) spiegò il passo di Eusebio ( ad ami. yaQ ) Messala Corviiius primus prccfectits urbis factus^ sexto die magisfratu se ahdicavit incivilcm esse pò- testatem contestalus. Tacito (^u4nn. Lih. G. §. //.) si guardò dal dichiarare scopertamente il motivo delia rinuncia, lirailaudosi al pretesto, forse più ar- tificioso che vero, quasi nescius exercendi . (i) udcl. de Vaccai, dcs Inscripl. Tom. o4. //. p- 99. et siUv. V. Mtissala Corvinus ai") Ma lornando alle note del eh. editore , dob- biamo dire in generale , che vi sì ravvisa preci- sione , criterio , e j'usto in fatto di hngiia . Inte- ressante in parJÌcolare ci è sembrata la 4i- l^i"- traccia in quella il nome del poco conosciuto pa- dre di Antenore che un' importuna cancellatura del codice gli nasconde : rigetta la denominazione d\ Assuero^ che ha la volgata , e che mal si con- viene ad un trojano; e colla scorta di Omero, e del- le osservazioni di Mercier, e madama Dacier, vi so- stituisce con piccola variazione il nome di Aesieta. Tutta poi la serie delle not^ suddette altro non è che una dimostrazione evidente e continuata del- le spregievoli aggiunte degli sciolì, che inserite quin- di nel testo per T ignoranza degli amanuensi con- taminarono il libro lino a larlo credere un' impo- stura . Presentandolo così mondato delle brutture affatto estranee dal! originale, non osa il eh. edi- tore di decìdere , che a Messala Corvino apparten- ga: e modestamente si contenta di rivendicare quell' isterico compendio dairavvilimento , in cui a tor,- to finora si giacque , e ricondurlo ali epoca della buona latinità. Gli scienziati poi daianno giudizio, so come il corvo di Esopo spogliato delle penne del cigno ricomparve il corvo qual'era per natura, co- sì air incontro M essala, tolte via le penne de' cor- vi che gli i'urono mostruosamente indossate ^ abbia ricuperato il proprio candore del ciglio .. Accresce il pregio di questa edizione un' eru- dita appendice , in cui sono raccolti i frammenti creduti dello stesso Messala, e le testimonianze de' classici intorno alle di lui opere, imprese, e costu- mi . Dubitiamo pei altro, che il eh collettore sia- si troppo affidato ali opinione di Vossio, che attri- buì al nostro Méssala il iiaraniento conservatoci da .TiG Letteratura Macrobio. Questo scrittore (Satnr?i. Uh. I. cdp. 9.) ci dichiara espressamente, che quel M. Messala fu Cn. Domitii in coìistdatu collega, idemque per an- vos quinquaginta et quinqite mugur . Nel nostro Messala non si veriiìca ne la circostanza del con- solato , né r altra di sì straordinaria durata ncll' officio di augure . Osserviamo , che Cn. Domizio Calvino fu certamente console con un Valerio Mes- sala nell'anno 701. di Roma; sappiamo altresì daJ^ la cronaca eusehiana, che la nascita del nostro Mes- sala avvenne , come quella di Livio , nelf ,'an* no 59. avanti fora cristiana, e G(j5. di Roma. Co- me crederlo console alf eia di soli anni sei !' La testimonianza di Dione ci fa certi , che il nostro Messala non fu an.mcsso intcr migurcs ultra nume- rum usitaium piima dell'anno 718. di Roma. Con- tava egli l'anno allora vigesimoterzo . Aggiungen* do anni cinquantacinque delf officio augurale , do- vremmo concludere, che fosse vissuto almeno fmO all'età di anni settantotto, cioè fino all'anno di Ro- ma 'in^- i, e così anni sci dopo la morte di Augu- sto avvenuta l'anno, i4diG. C, e 7G7. di Roma. A questo calcolo ripugna l'autorità del dialogo de causis corruptae eloquentiae, cap. XVII. in cui si legge , che il nostro Messala Corvino in medium usque Augusti principatum perduravit., e quella ben' anche di Plinio ( Lib. /- cap. 2^. ) , che ne pro- lunga la vita air età di anni 72., cioè all' anno che precedette la morte di Augusto . Convien dire perciò, che Vossio confuse il padre col figlio, e fu tratto in orrore dalla somiglianza assoluta del nome. Abbiamo di essa una sicura prova nel!' iscrizione del cippo terminale scoperto nel 1819. sulla riva del Tevere vicino al ponte Milvio, e pubblicato da-l eh. Fea ( Frdmm. de fasti cons. e trionfai . V. Messala Corvinus 217 C XXXFHL). Ci piace di riportarla, perchè fuo- ri di questione appartenendo a Mossala padre, cen- sore dell'anno G97. con P. Servilio Isaurico, ci di- mostra-, che fu CtìBiiune il prenome di Marco al figlio, al padre, ed all'avo, e che il solo proavo si distingueva per quello di Manio ^ M. VALERILS . M. F. m.7 . N. MESSAL P. SERVlIilVSiC.F ISAVRICVS. CES. EX^ S. C. TERMIN Questa osservazione ìpotrebhe altresì far niasceré dubbio , se i frammenti tolti da Gelilo e da Pli" nio appartengano piuttosto al figlio , che al pa- dre , tanto più che Plinio sì esprime di riferii* le parole : Messalce senis . Le molte testimonianze dei classici del eh. editore riunite formano già un rispettabile materiale per tessere la vita del nostro Messala. Ne aveva già segnate le prime traccie il eh. Ejne nella Sjnopsi Cronologica TibitlU , ^/~ mulque M. f^alerii Messalce vita; , che ha premessa air edizione di Tibullo Lipsice 1798. cari. LXXVI* Sarebbe a desiderarsi , che ii eh. editore del sin- cero compendio storico di Messala si applicasse per otiiini a scriverne le gesta . Ed oltre le raccolte te- stimonianze potrebbe allora giovarsi di Orazio , che esaltò il valore oratorio diserti Messala^ : e di Svetonio^ che nella vita di Tiberio ci fa intende- re come queir imperatore - in oratione latina se- cidus est Corvinum M^ssalam^ quem senem ohsen'a- verat - , e del menzionato dialogo de ceius. cor- rupt. eloqucntice (Gap. 38.) ove fu encomiato co- me^Cictrone mitior Corvinus , et dulcior , et in ver^— ar8 Letteratura. bis jnctgis elabórafus - ^ e dìSeneca padre ( co/i/r. 12. Lib. 2. ) da cui fu detto - exactissimi ingenii in ìtmnes quidem stiuliorum pnrtes ^ latini utiqiie scr- rnonis obsen>atòr dili genti ssimins- , e di Plinio , die ( Z. 17. cap. 24. ) narra T infermità , che r alflissc , e la morte .che volle incontrare col- r astinenza dal cibo ; e finalmente di Ovidio , che nella lettera a Messaline di lui figliuolo ( De Pont. Lib. I. Epist. 7., e Lib. 2. Epist. 2^ ) lo riconosce per guida de' suoi studj , e ne compian- ge Ja perdita . Ci piacerebbe altresì , che V erudito editore s interessasse di esaminare, se avesse colli menzio- nati Valer] relazione alcuna quel Valerio Pontefice., nelli di cuiscrittì^r«o/?/o(i) dichiara a ver rintracciato il nome della giovinetta la destinata sposa di Ati^ dal sangue della quale tingono , che nascessero le purpuree viole . ' Se intanto rendiamo grazie alle cure dell'edi- tore, possiam dire sinceramente collo stesso Ovi- dio , che: Hoc pater ille <;i quid habet sen^ siis ^ umbra diserta petit . Così molti autunni ri- tornino per le lettere feconde di sì belle poma ! E poiché le brighe forensi non pcimettono al eh. editore di applicarsi in altro tempo a si fat- to 'genere di studj , gli diremo almen con Virgi- lio ( eclog. 7. v. o3. ) , che quota finis eocpectare sat est . «• Pietro Avv. Ruga (») Dispul. («Jvvrs. ^ent. ih. V. 219 Istoria della conquista di Messico , scritta da Pie~ tro Manzi . Edizione seconda , riveduta e cor- retta, dall' autore - Roma 1820. , pel De-Iioma- manis ( Un voi- in 12. di facce 121. ) V ide quest' opera la prima luce nel i8i(3. pe' torcili del signor De-Romanis , con tale titolo i il conquisto di Messico ristretto da Pietro Mail zi . Ma essendo occorso al eh. autore d' avvedersi po- steriormente d' alcune cose degne d' emendazione , che in quelle prime cure non gli erano cadnte in mente : per non lasciarle così com' elle giacevano , ha voluto ora con buon proposito imprenderne que- sta ristampa . Di che vogliamo non pure sapergli grado , ma lodarlo : perciocché veramente in quel- la prima slampa sono vari luoghi , che bene ac- cusano r umano destino di non potersi aver mai ninna eccellenza che dopo le molte prove . Onde que' suoi vezzi di lingua parvero a noi pure qualche volta soverchi, é forse conlrarii a quella nobile sempli- cità i eh' è sola madre del vero , e sempre accom- pagna le cose belle : ed è poi nelle storie così ne^ cessarla, quanto l'autorità al dicitore, ed ai fatti narrali la fede . E chi vi avesse bramato oltre a ciò una maggior correzione, non sarebbesi forse ma- lamente apposto. Ma ora lutto è piano e sincero: e le grazie vi sono tanto segrete , che le sì mo- strano unicamente a' veri conoscitori : degne perciò di stare in un'opera, che discostandosi dalla co- pia e magnificenza di Livio , fu solo composta dall' autor suo perchè dovesse imitare la temperanza di Tacito . :320 L E T T E h A f U R A. Intorno V essenza della storia , niente ri lia mutato r autore . E non diremo noi quale sia , per- chè nìunó è forse che ignori il nome di Fernan- do Cortese, e com'egli tolto 1' imperio a Montezuma ne coronò Carlo V. Impresa delle pii!i memora- bili dell' ultima età , e che fu pieha di grandi casi, e di virtù , e di sceleratezze . Il signor Manzi ne ])arla severamente e liei modo eh usano i gravi lilosofi: niente cioè lasciandosi muovere a' panegirici , che di quella conquista e di quel capitano compose lo spagnuolo Antonio Solis : e niente altresì a brut- tissimi vituperii , che ne scrissero il Robertson e il Rainal . Egli non guarda che a' fatti : e solo da quelli trae motivo di lode o di biasimo pel vincitore . Sano avviso , e degno veramente d' isto- rico : r ufizio del quale non è di palpare i fortu- nati o i potenti, ma d' essere a tutti maestro della vita, testimonio dei tempi, luce di verità . In che certamente ninno va innanzi al gran Tacito , il quale non così ne' suoi scritti grida centra Tiberio e Nerone, che talora con animo ingienuo non renda lor merito di qualche ope^a virtuosa : bene Consi- derando che tutti gli eccessi sono fuor di natura : così nelle virtij , come ne' vizj : e le cose fuor di natura non tengono fede ne' leggitori . A fare intanto che i buoni conoscitori dell' arto istorica abbiano un qualche saggio dello scrivere del signor Manzi : porremo qui alcuni passi di que- st' opera sua , che ci sono sembrati i meglio traenti alla gravità degli antichi . Ecco a face- ^4- com'egli descrive l'impe- rio di Messico . „ Vasto imperio a" suoi cenni ( rh ,, Montezuma ) obbediva . Confinava da oriente col ,, mare Atlantico : da occidente coli' Oceano Asia- „ tico : da mezzodì col mare del Zur : da tramon- Conquista di mestico aa-i „ tana con montagne Jisprissime abitate da gente dì „ brutta ferocità . Entro l' imperio però stavansi „ stati (i) indipendenti, come ne sarà a suo luogo „ discorso . Sono i messicani totalmente a noi dis- ,, simili: color di rame, capelli neri, senza bar ,, ba, infingardi, e per loro debilità non atti a sforzi ,, o travagli . Clima assai dolce , terreno fertile , ,, ove germogliano anche i nostri prodotti . I lo- „ ro più pregiati sono : scialappa, vaniglia, cacao, ,, indigo , e cocciniglia. Privi di animali da lavo-» „ rio , avevano lioni, tigri, orsi , ed un toro eoa „ piedi e fronte taurina, gobbo di dorso, asciutto „ di fianco , lunga coda , giuba di leone : uccelli ,, di piume vaghe e rarissime . D' oro e d' argeu- ,, to , cagioni di loro schiavitù , ne abbonda il „ paese : ma essi noi pregiavano , e servivagU sol ,, d' ornamento . Infilzavansene de' plcfcoli ritagli la- ,, vorati entro il naso e le orecchie . Più care ave- ,, vano le piume , che a guisa di corona in su la „ testa poneano . Del resto nudi , coi corpi dipin- „ ti . Le donne però fra una, tela involg^vansi . Ri- ,, spondea ciò alla gelosia con cui custodianle . Abi- „ tavan città , e ne avevano delle grandi con edi- ,, fizj simmetricamente disposti : guarnianli i più „ agiati con tele e tapezzerie di coLone . Rozzi an- ,, cera nelle arti , V uso del ferro ignoravano - La ,, maggior loro destrezza appariva in servirsi delle „ piume di varii colori , ed in varia foggia di- ,, sposte , onde assai imperfettamente ritrarre uo- „ mini , piante , animali . Dipignevano in egual „ modo su pelli di bestie , scorze d' alberi , tele di (i) Questo stare siato è forse una svista; facile, pur troppo ! 3n\ !\cc^',lere ^ chi scrive - 222 Letteratura ,, cotone, figure mostranti religione, leggi , istoria. ,, Eguali al nostro avea giorni il loro anno : mesi ,, più sei. Volti che a' eran cinquautadue, credeano ,, minacciai la fine del mondo , e diveniano tri- „ sti , dolenti , frenetici, finché rallumivava . Al- „ lora, lietissimi, davano negl' istrumentì: e, lestc"- „ giando con inni e cantici, correano ne' tempj a „ ringraziare gV iddii . Quindi piìi religiosi , più co- „ stumati mostravansi . Conosciuto e rispettato era •„ infra essi Y altrui , talché i beni potcansi cam- ,, biare. Teneano magistrati eleggi. Il furto, Tomi- „ cidio , r adulterio , la corruttela puniansi di mor- „ te: e, perchè nessuno il bene e il male ignoras- „ se , istruivansi i giovinetti a spese pubbliche . La ,, massima gloria nella guerra poneano . Vi anda- „ vano orribilmente dipinti ne' corpi per atterrire ,, i nemici . Usavano frecce d' osso a spfna di pe- „ sce , e lunghi spadoni di legno , incastratevi pie- „ tre focaje aflilatissime . Pochi , ed i primi , di- ,, fendevansi con iscudi e corazze . Eran coltroni „ di cotone , rotelle di legno , piastre di tartaru- 1, ga . Azzuffandosi , gittavan , lanciando frecce , ,, altissime strida . I corpi de' loro nellistessa mi- ,, schia via trascinavano: e , più che ammazzare , „ stimavan gloria il far prigioni, spinti a ciò non „ da umanità, ma da ferocia: avvisando grati es- ,, sere agi iddii gli umani sagrifizj . Adoravano so- ,, vra gli altri il dio della guerra , che in loro lin- „ gua dicean Vizzilipuztli . Elevato aveangli ma- ,, gnifico tempio , entro il quale (i) altare orren- n do , ove sagrificavano i campali alla guerra : e (i) La raancatiza del verbo era, o slmile , rende qui un suono «on gvato, e forse genera oscurità. Absit dieta arroganl a . COx\QUISTA DI MESSICO 22 3 „ loro teste innumerevoli scorgeansi con sozza e atro*. „ ce vista infilzate a' tronconi di alberi rossoggiauti „ di sangue. Altre divinila adoravano , in conlem- „ piando però un Iddio supremo , cui nome non „ posero . Aveansi spezie di battesimo , penitenza, „ e comunione, da ria malizia per cagioni inique; ,, imitate : perciò più laide e sinistre . L' aninia es- „ sere immortale , e dopo morte premiata o puni-" ,, ta , non dubitavano. Jl^elle esequie assai fastosi: ,, maninconici e con piagnistei accompagnavano i ,, defunti a' templi , cV onde uscivano i sacerdoti „ intuonando inni lugubri in tuono di dolore . ,, Seppellivansi con oro ed argento, atto a forni- „ re ( dicean essi ) lo lungo e faticoso viaggio : ., e spesse volte , con lode di virtù , mogli amici ,, e domestici in su la tornila uccideansi ,, . Nella quale descrizione , comechè per molte parti bellissima, parrà forse a taluno avere il Man- zi studiato un pò sopra misura d' esser breve e contratto. Il die non vorremo noi affermare : ma se pur 'fosse , non andrebbe certo Y illustre auto- re senza qualche nota di riprensione . Perchè , co- me avverte saviamente il dottissimo nostro Pcrti- cari ( I ) , secondo le dottrine di Orazio e ^di Quin- tiliano è (/a fuggirsi quel rotto genere di sermo- ne , ed è meglio dicevole che il racconto abbon- di d" alcuna cosa , di quello che ne manchi -. che se per lo soverchio s' ingenera la noja , // neces- sario non si puh torre senza pericolo . Ma di ta- le colpa, se pure ivi si vuole ammettere qualche colpa, non è certamente macchiato quest'altro luo- (i) Della vita di Gaàdubalclo I duca d' Uibiao. V. BiLliot. Ita!. T. IV. p. 35. 2a4 Letteratura go della storia del Manzi , dove con evidenza e vivacità mirabile si tocca del terribile effetto che gli archibusi e i cannoni produssero la prima vol- ta ne' mesicani . ,, Infrattanto i pittori messicani 4, ritraevano vascelli , cannoni , cavalli , soldati , „ e tutto ciò che di portentoso a' loro occhi ap- „ pariva. Cortese avvisò stordirgli, ordinando i suoi „ militarmente . Fa suonare le trombe: Tinfanteria „ si rinuiscé alle insegne ed armeggia; muovon cam- „ pò e fanno stormo , caracollando con isveltezza ,, somma i cavalli: risplende la campagna d'armi ,f e d'armati . Ogni cosa empiea di stupore i mes- ,t sicani : ma quando cominciaron a ribombare con „ orrendo fracasso archibusi e cannoni, allora for- „ sennati strabiliano, cadon, s'aggroppano, ascon-» „ donsi, fuggono „ . Così a face. ly. , e noi non sappiamo come si fosse potuto di meglio . L' imperator Montezuma aveva un nipote di spiriti focosi e gagliardi , il qual ninna cosa tanto abboniva quanto il vivere servo agli strani : e niente più desiderava che di provare la persona sua in battaglia , difendendo per potenza d' armi la libertà dell' impero . Ecco il modo gravissimo, con che lo dipinge l' autore a face. 56. ,, Più che ,, tutti fremeva e tempestava il signor di Tezeu- „ co , giovane d' alti spiriti , e per nobiltà e ric-r „ chezze di gran rinomanza . Nipote di Montezu- „ ma , posto era dalla sua nascita in sui gradini „ del trono : e, dalla propria cupidigia ingrandito, ,, assai facile ne stimava 1' acquisto . Disprczzevo- „ le chiamava la viltà dello zio , abbominevole „ la tirannide spagnuola, di peggìor condizione de- ,, gna la sofferenza de' messicani . Raccozzati a „ parlamento i suoi amici e parenti , molte paro- ,, le fece rimproverando amaramente il nimichevole Conquista di Messico aaS ,, trattamento, cui soggi'ttavasi Tlmperadore: di- ,, scorse esser eglino in dovere di trailo da tanti ,, oltraggi : compianse ì indegna e ingiusta arsio- ,, ne di Qualpococa : rammentò ì antica gloria e ,, possanza da tanti scherni avvilita: e finalmente il ,, peso di queir insopportabile straniero giogo con ,, calore esagerò . Grande ira e amor di vendetta ,, mosse con quel parlare: e tutti con orribili scon- ,, giurazioni pattuivano di liberare a prezzo ancor ,, della vita V oppressa e sciagurata patria ,, . Ma pienissimo sopra tutto di nervi e di cal- do , e dirò quasi solenne , è il seguente luogo, do- ve si narra la mìschia accaduta per le contra- de della città di Messico tra le genti spagnuole e quegl' intrepidi abitatori ( a face 79. ) . „ In questo „ tempo medesimo un minaccioso silenzio facea te- ,, mere Io scoppio di grandissime ire. Fu comanr „ dato a Diego Ordaz di portarsi a riconoscere la ,, città con quattrocento soldati tra spagnuoU e ,, tlascalani. Avanzossi Ordaz in battaglia: e scon- ,, trato di fronte un numeroso attruppamento, di- „ sponeasi a fargli testa : quando si vide repenti- „ namente e con grande impeto assalito da un al- ,, tro corpo , che stavasi occultato nelle vie late- „ rali per tagliargli la ritirata . A render poi più ,, pericolosa la sua situazione, mescolossi la plc- „ be ,, la quale , corsa alle finestre e a terrazzi , „ scagliava sassi, tegole, travi, e quanto le cadea „ nelle mani . Vedendo Ordaz non potersi soste- ,, nere senza il più evidente periglio , divise il suo ,, battaglione in doppia fronte : e l'acesido da' mo- ,, schettieri sgomberare le finestre e i terrazzi , si ,, aperse col lerro la via agli alloggiamenti . iu- ,, luriati i messicani lo inseguono : e spìngendosi ,, fin sotto le mura, le ivestono , e con furiose e G.A.T.Vlil. i5 22G Letteratura. „ spesso cariche saettandolo , ajntansl a montarvi . „ Sfracellati però dalle artiglierie , dovettero retro- ,, cedere: ma incoraggiti nuovamente dal suono de „ loro cembali e trombe , corrono più animosi a „ scagliarsi. Con picche , ascio, e macigni slbrzansi „ spezzare le porte , forare i ripari ; e , non rie- ,, scendo , cacciansi ad abbracciare i cannoni , e ,, rimossigli , procuran guadagnare i terrazzi . Non ,, morti , non feriti son loro d' intoppo . Calpesta- ^, no e rovesciano quanto si oppone al loro furo- ,, re: e se non sopragiungeva la notte , nella quale ^, non usavau combattere , a gran pena sariensi re- ,, spinti . Tuttavia non si stettero oziosi . Valen- ,, dosi deir oscurità , lanciano il fuoco nel quar- „ tiere : e quello , ardendo rapidamente, obbligo „ gli spagnnoli ad atterrare alcune muraglie , ed a ,, travagliare tutta la notte per opporre nuove trm- ,, cee . Tornato il giorno , tornano di bel nuovo : ,, e , tenendosi lontani , con improperii e minac- ,, ce sfidano a battaglia . - Non entro que' muri , ,, ma in campo aperto mostrarsi il coraggio : lac- ,, ciansi pur forti coi cavalli, col ferro , col fuo- „ co : tengansi pure avvinto fimperadore : non man- „ care a Messico virtir , non uomini . Che resta lo- „ ro a desiderare ? Saziati di sangue , d' oro , e di „ quanto mai può nella sua avidità V umana in- „ gordigìa ingojare , vogliono forse eternare queli „ abborrita tirannide , e con nuove avauie ed oi- „ traggi finire di sterminargli ? Trovato han però chi ,, sa morire per la patria , per la libertà . Escano ,, fuori, e vedranno se addetti sicno per corrispon- ,, dere i fatti . - Allora Cortese , raccendendo i „ suoi alla vendetta , tirogli fuori dagli alloggia- ,Ì menti : ed ordinatigli in guisa da potere in ogni „ lato far fronte , venne alle prese . Terribile ed Conquista di Messico 227 „ atrocissimo fu il primo incontro . Eguadiava il „ furore la diversità delle armi. Venivano i mes- „ sican,, e tra le spade e le picche con dispe- „ rata intixjpidezza ficcandosi , procuravan di svel- „ lerle dalle mani degli spagnuoli. Questi vibran- „ do fieri colpi , apriano in que nudi petti oiren- „ de e mostruose ferite . La strettezza delle vie „ impedendo! appressare, soccorrere, rimuoversi, „ laceva sempre più accendere , e più accaniti e „ mortali divenire V urto e la zuffa . Combatteansi „ m ogni banda ; di fronte, per fianco , a tergo . „ bovesciavansì , ferivansi, uccidevansi , e in ogni ,, strana foggia e crudele ferocemente meschiavan, ,, SI Sgombravano e finestre e terrazzi i moschetti • „ e_ da quelli piombava tempestosa pioggia di sas- " S' : ^on frenava né spauriva i messicani 1' in- „ finita loro mortalità . Animati dalla presenza del- „ le mogli , de' figli , e dalle grida de' sacerdoti ,. promettenti a nome degF iddìi la vittoria , av- „ venturavansi senza tema alla morte , e sottentra- „ vano intrepidamente a'caduti per riprendere nuo- „ va e più sanguinosa battaglia . Rotti i ponti , per „ poter meglio difendersi , veduto avresti que' ca- „ nali sanguinosi scorrer più lenti per lo sover- „ chio ingombro, degf infiniti corpi , membra , ar- „ mi . Sbarazzati finalmente gli spagnuoli a gran „ pena da quelle strettezze, e spintisi nel largo, „ unisconsi in tre battaglioni , e piombano ser- „ rati addosso ai messicani, gli disordinano , di- „ sanimiscono , e costringono a dare di volta . Non „ fia credibile il numero dei morti messicani : a „ Ironte del quale non ebbero gli spagnuoli , sen- ,, za contare gli ajuti , che dodici morti e scs- „ santa feriti,, . li» K * ^28 Letteratura Più altre cose potremmo notare , e tutte se- condo la maniera de buoni . Ma basti all' obbligo nostro r aver solo toccate queste poche parole a render fede all' Italia di quanto e qual pregio sia tale lavoro , e dì che dolci e care speranze ne con- soli la florida giovinezza del valente autore . JNoi frattanto non rimaniamo di confortali© a studiar sem-p pre in cose utili e gravi, com' egli fa : ajutando con Bnimo virile 1 opera di coloro , eh' intendono, felicemente a restaurare il senno italiano colla bea- ta sapienza de' vecchi . Così egli per ninna lunghez-^ za d' anni perderà vita ne' posteri : e questa patria ne sarà commendata . Salvatore Betti Iscrizioni del celebre ab. Stefano Antonio Mor- celli . JL ino dal i494- la città di Brescia rivolse T ani- mo a fondarsi una nuova cattedrale, per essere l'an- tica , che diccvasì di S. Pietro , angusta insalu- bre e cadente . Ma solamente nel i522. fu star- bilita la maniera di sostenerne la spesa , e cin- que anni dopo Agostino Castelli ne dispose il di- segno . Qual che però sì fosse la cagione , nem- meno per allora ebbe effetto ; ne tampoco nel i564- sebbene vi desse gagliarda opera Domenico BoUa- ni di sempre gloriosa memoria , il quale avendo profferto di contribuire unitamente al clero mille ducali d'oro all' anno , sino al compimento della fabbrica ; e ottenuti per ciò anche due brevi dal Iscrizioni del Morcrlli 229 S. P. Pio IV. ; tanta fu la opposizione promossa- gli contro, che sì lodevole divisamento fallì. E ciò fu di gran danno per quella città , poiché glo- rierebbesi di avere il suo tempio maggiore dise- gnato e diretto da Andrea Palladio. La gloria di superare tutti gli ostacoli, e di porne la prima pie- tra fondamentale, fu riserbata al \ escovo Marino Giorgi il quale fermato il disegno di Giambatti- sta Lantana , corretto e approvalo da Lelio Buz- zi e Pier Maria Bagnadore , celebrò la sacra ce- rimonia il 12. maggio i(Jo4- r)a quel tempo sino al dì d' oggi si è continuata la costruzione della mae- stosa chiesa, che per essere vastissima, tutta di can- dido marmo , e molto adorna di slatue e di bas- sirilievi , ad onta di alcuni diietti dovuti al non purgato gusto di quella età, riscuote 1' ammirazio- ne di chiunque la veda . E la maggiore maravi- glia viene da ciò, che non avendo la fabbrica fon- di propri , tutta la spesa di essa è sostenuta dal- le pie offerte dei fedeli ; fra' più cospicui de' quali si annoverano il prelodato Marino Giorgi , il pon- tefice Alessandro Vili, che contribuì sedici mila du' catoni^ Bartolomme© Gradenigo, e segnatamente lira- mortal cardinale Angelo Maria Qùirini . Poiché non altro più manca al compimento dell'editicio, luor- chè la cupola; i deputati alla fabbrica divisarono, di chiedere per ciò la spontanea corrisponsione sì ai cittadini che agli esteri di sole sei lire ali an- no per quattro anni : ciò che il Morcelli ha espres- so colla seguente iscrizione , per verità non molto facile a scriversi fuorché dalla mano maestra di lui. Essa è posta sotto il quadro che rappresenta la nuova cattedrale . iSo Letteratura Indictio fauioruin Iribularia templi pcrjìciiindi caiisKt BONVOT FACTVIW ADESPOTE . ANIMO . CIVES . HOSPITESVE . F.CCB . AD . VALYAS DIACRAPHE . rOBlS . PROPOSITA . EST . TEMPLI . MAXTMl BRIX! K^ORVm . evi . CORONIDEM . IMPOSITVRl . SVTMVS SIQVIDEM . BONI . VOLENTES . MAGNVWI . OPVS . IMPIGRE VRGEATIS IMPENSA. VTIQVB . LEA'tS . QVAM . INDICtMVS . NEMINEItt . IVRE DETERREAT . QVOTANNIS * AT . NON . VLTRA » ANNVM QVARTVM . HOC . VOBIS . VECTIGAI. . SINGVLIS » SOLVENDVOT QVOD . AD . CYRA.TORES • SCVTATVM » , NVMMVBI 3VIED10LANENS1VM . DEl'ERATIS TENVIS . ERIT . CVIVSQVE . POSTVLATA : LIBERAI-ITAS . AT . NON TEXriS - GLORIA . SI . PER . VOS . TANTAE . MOLIS . MAIESTAS PERFECTA . IVERIT . MAIVS » ITEM . A . DEO . PRAEMIVM . QVOD VOBIS . AVCTORIBVS . DIVINI . HONORES . AVCTI • ET . PERPETvÀ ADORATO . NVMINI . DIGNITAS - PARTA . SIT Fra i più benemeriti deputati alla fabbrica stessa è degno di onorevole rimembranza il nobile sig. canonico Francesco Barbera, il quale con rarissimo esempio si è adoperato por lo spazio di trenta e pii^i anni onde procacciarle colla più sollecita in- dustria ogni maniera di generosi sussidj . Morì la- grimato da tutti il 24. agosto p. s., e la deputa- zione alla fabbrica avendogli decretato il busto da porsi nel tempio, e la presidenza al camposanto un epitaffio lavorato da egregio scalpello , il Morcelli dettò le seguenti iscrizioni . Iscrizioni del Morcelli a3i 2 Sub effigie HONORI . VIRI . CLAUISSIMl lOS . FRANCISCI . CAM . F . BARBERAE PATRIS . CA^OIVrCI Al.PVELICAM.BENEFlCENTlAM.S PLENDOREMQVE. P ATR I AE.XATI Q^O . POTISSIMVM . AVCTORE . EXCITATO . CIVIVM . STVDIO TIOLI. IN . PRIMl.S . BASILICAE . NOSTRAE. AVCTA , MAIESTAS AEDI . MldlAELlANAE . DESTINATA . SEDES ALVMNIS . DILECTAE . ECCLESlAE . AMPLA . DO.VIICILIA ET . MVLTA . DECORA . COLLATA MONVMENTIS . DEMVIM . YBIQVE . VIRTVTIS . EIVS IN . EXEWPLVM . RELICTJS VIVET . APVD . POSTEROS . FAMA . MERITORVM CVUATORES . TEMPLO . PERFICIVNDO . DEDlCAVtRE 3 SACRO . CINERI ET . MEMORIAE . SVAVISSIMAE lOS . FRANCISCI . CAM . F . BARBERAE PATRIS . CANONICI 2VIVS . RECTE . FACTA . GAVDENS . POSTERITAS MIRATVRA. EST RELIGIONIS. VBIQVE . ET . PIETATIS . MAGISTRI CIVIVM . AMOREIH . SIBI CONSTANTI . SOLLECITVDINE . MERITI IIEV .DIGNVS . QVI , ^MPLIORA . DIVTIVS . VRGERET Vlill - KAL . SEP\rEMB . AN. M. DCCC. XX QVVM . ^IXISSET . ANN. LXVI. M. V. D. XXJ CVRATORES . SACRI . CEPOTAPHI MONVME^TVM . BRNlGMERENTI . STATVERVNT 202 L E T T E n A T U II A 4 Sub effigie «ONORI . ET * VIRTVTI VIRI . IVDICIO . ET . PRVDENTIA . INSIGNIS lACOBI . PEDERZOlI MAGNIS . LEGATIONIBVS . SPLENDIDE . FVNCTI ITEM . INCERTI . EXiTVS . CASIBVS . DECLINATIS LAVDEM . EMERITI QVI . RECTE . FACTA . IN . PRIMIS . AMAVIT PVBLICAM . VTILITATEM . SIBI . ANTEPOSITAM . AVXIT FAMAM . NOMINIS . SVI PIETATE . SAPIENTIA . DIGNITATE . IMPLEVIT TAKTORVM . MERITORVM . MEMORIAE . PLAVDENTES AMICI .VETERE5 , ET.CIVITAS. GARGNANENSIS . DEDICAVERI 5 CINERI . ET . MEMOÌIIAE SANCTIS . MARTINELLI DOMO . CALCIO ARCHIPRESBYTERl . ET. PRAEPOSITI ECCLESIAR. PLEBIS . lACOBIANAE . ET . RIPALTAE QVEM . PIETAS . SOLLERTIA BENEFICÈNTIA . ERVDITIONIS . FACVNDIA . EXORNMAT' HONOR . ET . MVNVS . INSIGNEM . REDDIDERE NATVS . ANNOS . LV DECESS . mi . NON . MART . AN • M. DCCC . XX TANTJ . VIRI . VIRTVTEM . RECOLENTES MONVMENTVM . PONÈNDVM . CVRaRVNT ( Saranno continuate ) G. LABU» 333 Intorno a frammenti di Seneca nel codice vaticano palatino XXI f^. ANGELO MAI AI. suo AMICO PROFESSORE GIUSEPPE DE MATTHAEIS v< olendo io continuare le Tuie nuove notizie del codice vaticano - palatino XXI F"^ non passerò ol- tre prima di esortar voi , mio dottissimo amico , acciocché vogliate con l'archeologica erudizione, che fa corona alla medica vostra scienza , recar qual- che lume , se credete esser prezzo dell' opera , a quel medico li^ammento greco , di cui ho discor- so in un mio precedente articolo. E ora per limitar- ini entro la brevità di una lettera , e per dire co- sa che a voi singolarmente convengasi indirizza- re , tralascerò una curiosa diceria che rimarrebbe a fare intorno ad alcuni fogli, non per anco abbastanza letti , di questo celebre codice palatino . E parlerò solamente del frammento di Seneca, che altresì dob- biamo alle dotte cure del sig. cav. Niebuhr; con che spero di parzialmente gradirvi , dappoiché voi avete contribuito ad illustrare con dottrina bellis- sima Terme di Seneca, che fu a' nostri giorni sca- vato nella villa Colimontana. Il fruito del mio esame intorno al frammento di Seneca è di confermare sempre più a questo autore il trattato da lui scritto sopra V amicizia , del quale non si aveva finora testimonianza . Il eh. editore ha bensì intitolato il frammento de amicitia^ non 3 34 L E T T E n A T U R A dovendo altrimenti , poiché di ciò solo yì è di- scorso ; ma non trascurò di avvisarci clic il lito- Io da Ini apposto può sembrare arbitrario, concios- siacchè Seneca anche in opere d'altro argomento toc- cò forse la materia dell' amicizia. E per causa pri- maria della sua dubbiezza ci ha detto T editore nel- la prima nota al frammento, che il titolo manca wc logli palatini . Ora però la dubbiezza mi pare dis- sipata, poiché io leggo chiaramente nel margine superiore del foglio i5. (che è uno de' pubblicati) in lettere semiquadrate , ed affatto evidenti , il ti- tolo dell' opera così : Quemadmodum amicitia con- tinenda sit . Dello stesso titolo si vedono i vestigi sotto la tosatura della pergamena anche in altro foglio del frammento , che è il 44- ^^l codice ; ma qui non rimane del titolo se non appena il quemadmodum ^ ciò che non basta a mostrarlo in tutto conforme al predetto del foglio i5 , il quale è ben conservato , chiuso da piccoli ornati, come è costume ne' codici, ed è in lettere di for- ma simile a quelle del testo di Seneca, ma dì pili ristretta misura . Devo altresì ricordare che il predetto titolo esiste divisamente , metà nell'una e metà neir altra pagina del foglio, come è uopo che faccia chi scrive in quaternioni, e come accade ne' libri che abbiamo a stampa. E scritto dunque neir una pagina * quemndm,odum ami * e nell' altra segue * citia coniinenda sit * cioè quemadmodum amicitia coniinenda sii. Così ho letto ne' palim- sesti milanese e romano del Cicerone, v. gr. nell' ima pagina * in F'ati * e nella seguente * nium cioè in f^atiniuìn ; e nel Frontone in pagina sinistra * Epistular. ad M. * ed in pagina destra * Cacsar. ìib. V. cioè Epistularum ad Marcum Caesarem li~ bar V. COD. VaT. PaIìAT. XXIV. 235 Da questo non ignobilo scojjrìmento del titolo giova trarre alcune conseguenze. Posciachè Seneca nel fo- glio i5. cita la prima parte del suo trattato, ut in prima, parte dicebam ; sembra chiaro primieramente che più d'una furono le parti di questo trattato. Inoltre dicen- do prima^ e non priore ^ qualche grammatico con- chiuderebbe che le parti furono più dì due . Ed in tale supposizione , poiché nel foglio i5. che ha cliiaro il titolo quemadmodum amicitia continenda sit vi si citala prima parte, è lecito di congetturare, che il titolo di essa prima parte hs,se quemadmodum amici' tia adquirenda sit . E poiché finalmente in un terzo frammento, che è nel foglio 4o del codice, vi si tratta dello sperimentare gli amici , diremo noi che quc* sta sia la parte terza , ed ardiremo intitolarla queinad" modum amicitia probanda sit ? Certo in quest' ultimo foglio leggo nel margine laterale una antica nota, di cui l'editore non ha latta menzione , e che in carat- tere deteriorato e corsivo dice così : admonitio de probandis amicis - Stiamo però lungi dall' opinare che questa nota sia un titolo; i. perchè essa non è nel margine superiore del foglio , dove sempre si osservano gli antichi titoli ; 2. perché é scritta in lettere affatto diverse da quelle del citato tito- lo ; 3. perchè la stessa voce admonitio ci eccita più tosto l'idea dì postilla marginale che di titolo . Pare dunque doversi couchiudere^che il titolo generale della nuova opera di Seneca fosse de amicitia ; ma che questo venisse poi distribuito in parziali tì- toli secondo le parti dell' opera , come troviamo scritto nel codice . Per compimento di osservazione sopra il bel frammento di Seneca potrei comunicarvi , amico carissimo , oltre qualche emendazione , alcuni sup- plimenti delle lacune lasciate dall' editore in luo- 230 Letteratura glii di lettura veramente scabrosa ; ma atteso che essi così staccati non gioverebbono , mi sembra miglior consiglio tenerli in pronto per inserirli ac- conciamente in qualche nuova edizione de' palatini frammenti di Seneca » Dissertazione sult architettura del tempio di Roma , letta neir ultima seduta delT accademia Archeolo- gica il 2"^. luglio 1820- Roma 1820. , presso Fran- cesco Bourliè l/uello che noi affermammo delle buone lettere, una sola essere la via che conduce alla perlezio-' ne , e questa avere i classici segnata con luminosi esempj , non è meno vero delle belle arti . Per- chè i cultori di esse hanno tolto a cercare con diligenza , conservare con amore , e studiare con assiduità i capo lavori degli antichi . E fra tutti gli architetti si avvisarono per tempo , dopo ri- nata la civiltà di Europa , a impedire che andasse perduta alcuna reliquia delle magnifiche opere de lor maestri; ritraendo in disegno quegli avanzi che se ne vedevano in Grecia , a Pesto , a Roma . Né stettero contenti a questo ; che ajutandosi delle tne- daglie, e delle sculture, e degli scrittori, dove la maniera degli edificj stessi si trovava tramandata con le lettere o con le immagini ; tentarono di re- staurarne le parti monche o distrutte . Questo poi facendo , usavano spezialmente le regole procedenti dair accordo ( euritmia ) che i vecchi maestri cal- dissimamente raccomandarono . Per questi modi An- tonio Labacco , Andrea Palladio , e Sebastiano Ser- lio lasciarono a se medesimi una memoria onora- 7'm^. ^ He^^U ^.■^4n rettene iJ'ic- y.rr. / -^M^ /irofLc r\-'*hcutn Oc/at'. Ctcatuirffni' ifiù-. .7//^ II. Aj:44 Letteratura. del tempio di Venere e Roma fatta per lo im- peratore . Ma fosse questa cerimonia , fosse altra che vi stesse eftìgiata , dello essersi avuta cura di precisare il luogo, nel quale la cerimonia si celebrò , ci sembra buono argomento lo spazio che si occupa dal prospetto del tempio nel bas- sorilievo . E ritratto così in grande , e così per minute parti, che non volendo concedere starvi queir architettura per parte integrale ( si tolleri la parola) della rappresentanza, bisognerà sup- porre il bassorilievo di così straordinaria mole da non trovarsene eguali . Ma se vi fu come un' ac- cessorio della terza specie delle proposte da noi» disparirà tutta la forza della contraria objezione . Perciocché ne poteva , né doveva bastare all' ar- telice il dare una tal quale idea del tempio, ^ ma quello doveva ritrarre tal quale appunto era, senza né punto togliervi i portici laterali , che in questo bassorilievo né sono , né possono per alcun modo supporsi* Tantocché -considerato il tempio per accessorio , ma di questa e non di al-* Ira maniera , resterà sempre vero , I. essersi ritratto il tempio tal quale è nella medaglia, e quale la località il soffre con dieci colonne ; IL che vi si è per minute parti segnato il rilievo del frontone il quale portando il concepimento, la nascita, e r allattamento di Romolo a quel modo clie gU antichi favoleggiando idearono , fu cagione che ne bassi tempi si permutasse dal volgo il nome del tempio di Roma ( che mantenne sotto Dioclezia- no per testimonianza di Sparziano ; e sotto Te- odorico per asserzione di Gassiodoro ) in quello di Romolo; scr>mbio che passò in alcun codice di Anastasio veduto da Winkelmann ; III. che il bugnato della cella si stende fino all' ultirazi co-' Tèmpio di EòivtA ^4^ Iònna angolare , anzi pel vuoto cihe lancia V estre- mità inferiore del capitello si lascia vedere anchti dietro il corpo della colonna (i) IV. ; che il tempio è disegnato assolutamente dì fronte . Dalla prima è seconda delle quali premesse ne siegue, che si etbe studio di ritrarre diligentemente e accurata- mente il tempio quale in fatto era ; e dalla ter- za e qnat-ta né scendo, che le colonne, delle qua- li si vogliono vestire le ale del tempio , sarebbero state incassate nel corpo della muraglia laterale: e ad ogni modo non avrebbero sostenuto portici laterali, che vai quanto dire ti Sarebbero state poste senza che si ottenesse il fine che ài ebbe iu vista fabbricando i tempi peritteri , ed allogate con quella stravaganza, della quale ha troppo detto Francesco Milizia, perchè qui sia be]lento alla consagrazioné „ . An- che possono vedersi Cicerone e Valerio Massimo per rimanerne con\ inti, che la cerimonia stessa ado- perata da Orazio Pulcillo si mantenne viva negli ultimi tempi della repubblica , e sótto gì impera- tori. Ci sembrai ancora che bene adoperasse facen- do che r imperatore vi comparisse col capo velato. ,, Fu il rito proprio de' romani di cuoprirsi il capo ,, nelle cerimonie dèlia religione; rito sì antico e sì ,, famoso che sì volle derivato da Enea : onde ne ^,, venne ricordata 1 istituzione anche nel poema vir- „ giliano, il cui soggetto abbraccia meravigliosamcn- „ te tutte le origini delle cose Ialine . Eleno predi- „ cendo al figlio di Anchise le sue avventure itali- „ che , non tralascia di prescrivergli ne'sacri/ìzj, clic „ sarà per fare in quelle terre a lui promesse da' lati, „ che si veli il capo di ammanto purpureo^ aggiun- „ gendo : E questo rito poi sia castamente Da te servato ^ e da ne poti tuoi (1) ,• Ci sembra da ultimo che anche bene il vol- gesse colla faccia verso 1' oriente , ancor questo es- sendo negli antichi riti . Per rimanente non soffre la nattira di questi fogli, che si rechi per noi mi- nutamente alcuna opinione ne di critica né di lo- de . Intorno al supplemento poi del frontone , non pare il primo risiamo da lodare in ogni parte , (1) Visconti, Mas. Pio Clem. Tom. J. Tav. XJX- 3^S Le X TEA A T U Tl \ perchè ci sembra esservisi trascurnla (juella eàri- tmia che si Toleva per non accordare colla lupa la figura muliebre, e per lasciare fra 1 Tevere e la. donna uno spazio capace di altre figure che s' ac-. cordassero co pastori . Ma non erano gli oggetti prin- cipali deir archeologo milanese . Né saremo schi- filtosi delle inesattezze ( forse troppe ) , che occor- rono nella parte tipografica della sua dissertazio- ne per farne nota . L' amore che portiamo ad ogni monumento che resti di questa inclita patria , ci è stato sprone a lodare un'uomo, che sebbene straniero ad essa di nascita, si è travagliato per assai lunghi anni della loro conservazione , giovandosi del disegno . E noi ricordiamo con piacere che Roma sin da principio fu buona e leal madre noti pur de' figli suoi natu- rali , ma sì ancora degli jidottivi : e questa non fu 1 ultima arte perchè il suo nome si spandesse por tutto il mondo . Anche l' amore che ci scalda per la verità della topografia del nosti'o paese, e pe- rò della dritta intelligenza de' classici , ne ha stret- ti a difendere quel restauro del tempio, il quale esso Uggeri aveva proposto ; ricordevoli di quanto notò a questo proposito il chiarissimo Leopoldo Cicognara, che nominiamo a cagione di onore. „ An- „ drea Palladio (egli dice) che ha viste tante pre- „ ziose antichità col fuoco di una imaginazione piena „ di brio, allorché ha disegnato il bellissimo tempio „ di Antonino e Faustina , imaginando il molto che „ mancava dal poco che rimaneva, vi ha a dismisura „ aggiunto ornamenti e portici,invadendo sconsidera- „ tamente un'area, sulla quale era elevato il tempio di ,, Remo, senza riflettere che col suo portico re- it stava impedito il passaggio ai trionfatori , ed ai Tempio di Roma. a/^p sacerdoti che processionalmente si portavano per quella via al tempio di Giove negli idi di cia- scun mese. Se un solo portico aggiunto , cagio- nato avrebbe tanto errore nella pianta di Roma, ov' era sacro e prezioso il più piccolo spazio di terra, veggiamo come impossibile sia il supporre che i templi avessero tanti accessoi*] per rendere più cospicua di quello che or sembri la loro mo- le , e concludiamo che moderatissima doveva es- sere la loro dimensione ,, . JdO li Hit i>li, le aveva oltrtmodo incavati gli occhi e la bocca. 11 secondo aveva tenuto il modo contrario. Al pubblico piacque più da vicino 1' opera dello sco- laro : ma poiché furono collocate ambedue , la sta- tua di Fidia ottenne V universale suffragio , e quel- la di Alcamene perdette gran parte della sua bel- lezza. Dal che si conchiude essere stato in que' tempi uso di esporre le statue da vicino prima di collo- carle a una certa altezza» Prosegue poscia a discorrere una particola- rità di questi marmi del Partenone, ne' quali, ni.- nno eccettuato , s' incontrano i buchi e i solchi , a' quali erano raccomandate le armadure , le fibbie, le borcliìe^ e tutti gli ornamenti delle capellature eh' egli estima fossero di bronzo dorato . E che r oro e r avorio, ne' lavori di marmo bianco , pia- cessfTo agli antichi, Io disse anche Virgilio , E- ncid. I. v. 592 - Belle Arti 265 ,, Quale manns addimi eburi , aut ubi flavo ,, Argentum parlusve lapis circumdatur auro . Perciò biasima T A. i moderni, che non solo raramente iniitarono gli antichi in questo artifìcio}, ma che, fendati su principj astratti , osarono ceASurarli . Timpano dt occidente . Le sculture di questo frontone erailo state un pò pii^i rispettate dal tempo fino al 1C87 ; allorché i veneziani as^ialtarono Atene,. Perciò Spon e Wheler ne poterono ammirare quasi intera la bella ordinanza del compcslo : e il marchese di JNointel ne fece leTsre qu»^' disegni , che si conservano tuttora nella biblioteca reale di Parigi , e coli' aiu- to de' quali ci è dato ora di formare qualche idea di quel gran componimento. Spon^> Le Roi , e Stuart tentarono di restaurarlo , ma guidati da pregiudizi , altro non fecero che manometterlo. Disse Pausanìa che il nascimento di Minerva «ra l'argomento delle sculture del timpano del- la facciata : e la disputa fra questa Lea e Nettu- no pel possedimento dell' Attica, quello del tim- pano delia parte posteriore . I viaggiatori non dubitarono che la faccia del tempio non fosse volta verso i propilei, vale a dire ali occidente ; e quindi statuirono che nel timpano di quella faccia fosse raffigurata Minerva , che usci\ a dal capo di Giove . Ma siccome mal rispondevano al subbietto quelle reliquie di scultura che ivi vedevansi, taccia- vano Pausania d inesattezza , e sforzavansi con restauri di conciliare le contraddizioni evidenti tra'l monumento e la descrizione . a^&' Beile Arti Il solo Stuart erasì accorto die la faccia del tempio e V entrata erano volte all' oriente ; ma non ne dedusse mai la conseguenza, che la scul- tura del timpano occidentale doveva rappresentare la disputa e non la nascita di Minerva . La qual cosa fu avvisata dal Quatremere in una meitloria letta air accademia di Parigi, coll'appoggio di un bassorilievo modellato su i disegni di JNointel . Uno degli Ostacoli, che si opponeva perchè questa opinione non fosse abbracciata , era la situ- azione del tempio; V entrata del quale si volgeva al senso opposto de' propilei , vestibolo magnifico dell'Acropoli, altro monumento della magnificenza di Pericle . „ Io credo , diCe 1' A. , aver discoperta la ^^ causa di questa situazione, che pare strana a ^, prima vista. I propilei non poterono fabbricarsi, che ^, nel Inogo, ove lo scoglio dell'Acropoli donava una „ salita naturale , e non veniva ricoperto da altri ifi, edifizj. La situazione de' propilei era dunque pre- ,, scritta dalla necessità. Il sito del tempio e dell'en- „ trata erano egualmente voluti da' principi!' reli- ,^ giosi, che non pOteansi dispriezzare . "Per antiche •„ è venerate leggi i tempj degli ateniesi dovevano ,, guardare l'oriente. Gli architetti del Partenone ov- ,, viarono a questi inconvenienti fabbricando un tem* •■^ pio amjiprostilo^ cioè a due facce eguali . L'una, '%4 volta all'oriente, dava adito al tempio ; 1' altra .,, che guardava ài propilei , metteva all' epistodo- .„ mo (0^, . Seguita poi adducendo le testimonianze, per le -quali è provato che i teropj degli antichi , e iti (i) Sala dietro la Cella, ore conservaransi il tesoro pubbjic# , e gli arnesi preziosi del tempio ■ Belle Arti 267 particolar modo quelli degli ateniesi, avevano le por- te dal lato d'oriente; perchè il popolo in pregando gli dei , e guardando verso il tempio , veniva a volgersi air occidente . Dal che nacque V uso fra gii ateniesi di seppellire i morti rivolti verso il tramon- to del sole . E Solone a provare che gli antichi abitanti di Salamina furono ateniesi , la quale isola occupavano allora i Dori di Megara ^ fece apri- re le antiche tombe , e vedere i cadàveri vol- tati verso r occidente, e non verso l'oriente, sic- com' era uso di que' di Megara. Lo che l'ipete. ancora Plutarco nella vita di Solone, dicendo : per- chè a Megara i morti sono sepolti colla faccia rivolta vèrso il sole nascente^ e in Atene tutto': al contrario. Posta questa ed altre prove cavate da Vitru- vio , passa T A. , per togliere ogni dubbio , a descrivere i frammenti del frontone occidentale, che confermano pienamente V opinione stabilita . N. I. Questo frammento è la parte superio- re del torso di JNéttuno , e la più grande del composto . Spon e Wheler lo videro quasi intiero . La testa maestosa , ora distrutta , poteva far crede- re quella la statua di Giove . Quatrèmere fu il primo a riconoscere in essa Nettuno . Questo dio^ che con un colpo di tridente aveva fatto scaturire tina fonte marina dallo scoglio , sembra ritirarsi vinto pel prodigio operato dalla dea sua rivale , che percuotendo la terra colla lancia ne fece nascere r ulivo i( Il frammento porta le dimensioni di tutta la statua a dodici piedi inglesi Lo stile n' è sublime, e nelle parti meglio conservate la morbidezza del- le carni è espressa dal marmo a maraviglia : alcu- ne vene sembrano gonfiarsi sotto la pelle . La sop- j>G8 Belle Arti pressione delie vene, dice 1' A. ^ nelle figure di un carattere forte , allorché rappresentano le divinità , è una innovazione delle età posteriori . • 'di bel marmo penteliòo si scioglie allorché per molti secoli rimane esposto alle intemperie dell'aria . Queste sculture dei Irontoni non erano abbastanza guarentite dallo sporto, e le pioggie e le esalazioni marine contribuirono alla degradazione della su- perficie . Ecco perchè i dossi sono pii^i conservati . Il petto di Nettuno , che secondo Omero era la più bella delle sue forme, è tuttavia maraviglioso uell' ope- ra di Fidia . N. 2* Minerva, vincitrice della querela^ sembra intenta a rimontare sul carro . Quatremère la cre- dette la Vittoria presta a incoronare la figlia di Gio- ve ; e la descrizione di Spon sembrava sostenere questa opinione. Ma l' A. T aveva riconosciuta alfegi* da che le scende dalla spalla dritta nel disegno di Nointel , e il frammento non ne lascia più dub' bio . I buchi , a' quali venivano raccomandate le ghiande di bronzo , ornamento dell' egida , e quello della testa della Gorgone , eh era fissa nel mez- zo , mostrano ad evidenza esser questa Minerva ; la proporzione della quale è la stessa che quella del Nettuno . Infine ogni dubbietà è tolta pel mezzo volto della dea , trovato sul piano inferiore •del frontone : gli occhi sono incavati per porvi i globi di una materia preziosa , siccome lo stesso Fidia aveva praticato nel colosso di Minerva po- sto neir interno del tempio . Un solco descrive il dintorno della fronte , e disegna T elmo di bronzo dorato che la ricuopriva » N. 3. La terza figura sembra all' A. essere quella della Vittoria apteros ^ o senza ali , della quale non restano che il torso e una parte delle co- scie . Le sue proporzioni sono poco a presso eguali BelIe Arti a6o a quelle delle due precedenti . La posizione del suo corpo , eh' è un poco piegato sopra se stes- so , non le lascia alzare la testa come alle altre . Essa guida il carro di Minerva , e sembra , in tal atto , ripetuta ancUe nel fregio del Partenone ; e olti'e l'atto si rassomigliano pure questa de© alla larga cintura , che costringe la tunica , e che si vede data dagli artefici a molte figure della Vittoria . La Vit- toria senza le ali , quasi augurio di perpetua pos-? «anza , si venerava su 11 entrata dell'Acropoli di Atene. N, 4- La quarta figura , che occupava Y an^ golo sinistro del frontone , è , secondo l'A. , la più hella, e crede rappresentasse 1' lllisso , dio del pic- colo fiume che bagna la pianura di Atene dalla par- te del mezzogiorno . Dopo aver discorso la causa della introduzione di questo dio nel componimen- to , passa a descriverne la bellezza . ,, Questo personaggio mezzo sdrajato sembra per „ inslantaneo movimento pronto a levarsi con ini- ,, peto . La movenza che questo atto gli dona è „ una delle più ardite e difficili a immaginare . .„ Egli è rappreseutalo nel momento , in che tutto ,, il suo corpo si porta sulla mano, e sul braccio „ sinistro appoggiato con forza contro la terra , su „ la quale appoggia egualmente il piede diritto . „ Tal movimento impiime Y anima a questa fìgu- „ ra , la quale sombra dotata di una vita , che ,, noi ritroviamo in ben poche opere deli' arte . Que- ,, sta illusione è anche all'orzata perla perfetta espres- ,, sione della pelle, conservata in molte parti di „ questa statua , mercè dell' atto , e del luogo ove ,,, stava collocata : pelle che si direbbe morbida ed „ elastica . Se il frammento d' una testa (i) a ca- ,, pellatura rabuffata , e cinta d' uno stroffio ^ o cor- „ done , potesse addattarsi , giusta Y avviso dì un „ grande artefice, a questa statua, non avremmo ope- 2^0 Belle Arti ^, ra di greca scultura più maravigliosa di questa „ Prima di parlare del lato destro del timpa- no , quale è figurato nei disegni di JNointel, VA. parla di due figure assise per terra , e collocate dietro V lUiéso , e che sono rimaste al loro po- sto . Spon le credette Adriano e Sabina ; ma egli le vuole quelle di Vulcano e di Venere . Il pri- mo si manifesta tale alla berretta sua caratteristi- ca : e la seconda all' apertura della tunica sulla spalla sinistra , cosicché rimane scoperto il seno . La re- staurazione poi di quelle sculture fatta, come si pretende , ai tempi di Adriano , non ha fon- damento veruno . Pausania non ne dice motto ; e Plutarco, contemporaneo di quell' augusto, ne parla come di un monumento che a' giorni suoi conser- vava anzi tutto lo splendore e la freschezza di opera recente . Crede poi V A, che nel lato sinistro del tim- pano fossero tutti i personaggi mitologici favore- voli a Minerva , siccome al lato opposto tutti i partigiani di Nettuno , cioè Amfitrite , Palemone, Leucotoe , e Latona coi figliuoli sulle ginocchia . N. 5. Il torso di un dio , o di un eroe nudo , con un drappo sul dorso , sembra aver apparte- nuto a uno dei gruppi del frontone ; ma siccome non havvi alcun simbolo caratteristico , non si può nulla determinare . Potrebbe forse dirsi che rapre- sentasse Cecrope , eroe indigeno , il quale fece fede innanzi al concilio degli dei del prodigio operato da Minerva . Questo frammento però, ahbenchè molto ingiuriato dal tempo , dona un' alta idea di quello siile nobile e grandioso, ch'era sugello di tutte le ope- re di Fidia. (Sarà continuato) Tambro«i (i) La testa ritrovasi nella collezione JeH'Elgin, e risponde nelle proporzioni alla figura dell'IUisso. , ■ ., ,^ 27 u VARIETÀ' Il signor Pietro Giordani , orruunento chiarissimo delle i^alich^ lettere , ci è stato cortese della segmnte episloUf , perchè ne do- vessiìno ornare it giornale arcadico . Noi ben volonti^ri fueGia" ino il suo desiderio . Epistola di Francesco Test» al conte Leonardo Trissino v^uando V altrieri , amico , in un cantone Di abbandonata stanza, razzolando Curiosi e fortunati , abbiam trovato Di polvere coperta e ragnateli Quella pittura antica, e ne leggemmo! E r epoca e 1' autor, tu colle risa Mostravi il gran piacer , mentre io ne stavj^ Immobile, sorpreso, e taciturno, Or che, mercè di generosa donna. Questo di antichità prezioso avanzo a Per miracolo salvo, è fatto mio; In pochi versi disadorni e sciolti Tento ritrarlo , e farloti presente : E tu frattanto col nativo ingegno; Con ordin vero , e con pazienza industre , Raccogliendo le indagini erudite , Questa nostra scoperta illustrar devi, E farla in pregio aver, non senza laude» Delle belle arti agli amatori amici. Il vetusto pittorico lavoro Sta su bislunga tavola di pioppo. p^a V A R I E T Jl' Grossa due dita, ed alta paiini sei, E larga quattro, e nel rovescio scabro Tutta trafitta da ferrate punte, ( Che segato pian pian levar fei tosto ) Sembrava il fondo della orribil cassa. Dentro la qual fa tormentato e morto Il famoso roman , che sòrbo fede A Cartagine cruda e abbominata. Sul dritto è tesa ben compatta tela , Che al legno si accompag^na , e vi s' incastra Tenacemente in modo, che lisciata Da un ignoto mirabile apparecchio Di mastice, di gesso, e forse d'olio. Celasi al guardo , e al tatto anche si toglie* Come del quadro iu. fondo a chiare note La conservata epigrafe rivela , Quattro secoli e mezzd, e il sesto lustro Con anni tre conta quest' opra rara Del veneto penncl la più longèva: Dipinta da quel Favolo, oh' è il primo Ben noto auioi' di scuola veneziana . Supina sopra im feretro coperto Da vario-pinto nobile tapeto Stesa è Maria defunta, e par che dorma. Giace vestita d' ampio azzurro ammanto. Che lievemente le circonda il viso Aperto , e tinto di mortai pallore , E veder lascia le incrociate mani . Raggruppati gli apostoli d' intorno Cinque a sinistra , e sei disposti a destra , Mbstran le faccie lagrimose e meste, E in varii modi espresso il gran dolore Per la perduta madre : in mezzo ad essi Con appiè il cataletto il divin figlio Sorge maestoso in tunipa dors^ta Fra una celeste radiante glissi. Varietà' 3^3 E accoglie in braccio colorata e viva Cog.i occhi aperti la figura istessa Della estinta , eh' è sotto ad occhi chiusi. Quindici teste d' angeli vezzosi Veggo nsi, parte in scorcio, e parte intere , Colla fronte gemmata , e con lunghe ale , Che assistono devoti, e fan corteggio A queir atto pietoso e onnipotente , E spirano nel semplice sembiante Una grazia ideal di paradiso . Da questi gruppi in su leggesi scritto A cifre porporine in campo d' oro : „ Assunzion della Vergine Maria . „ Eccola in alto colle stesse forme In man del figlio Dio che l'accarezza» E che ascendendo la trasporta in cielo , Tutta micante in mezzo a un chiaroscuri Rotto da una vertigine di raggi. Al lieto carolar de' serafini. Questo , Leonardo , è il quadro : io vedo e sento Le sue bellezze, che ritrar non seppia E che più conosciute e venerande Fian per gli studj tuoi , che in tersa prosa Io presta attendo al pubblico donati: E nella stanza mia vagheggio intanto La salvata da noi pittura antica : P come un di di Siraivisa il saggio ( Senza il dispendio van di un' ecatombe ) Io la trovai 5 ripeto , io 1' ho trovata • G.A.T.VIII. i8 2J^ V A R I E T A Marcian Colonim , ein Ualian tale ; cioè , Marz'iann Colonna, novel- la itulkina in versi di Barry Coruwal - 8 - Londra 1820, pres- so I.Warren. 1 dotti compilatori àtWAj Revue encyclopedìjjue {yo\. VII. , scptem- l)re 1820 , f. 569 ) ce ne danno quest' argomento . Marziano Co- lonna era cadetto d' una nobilissima famiglia romana . Uscito appena d' infanzia, fa mandato da' genitori al convento di Lavi- na , dove tosto se gli manifestarono i sintomi d' un' alienazine di mente , interrotta però da qual(;hie lucido intervallo . Manca- to a' vivi il fratello maggiore , tornò egli alla casa paterna , e vi menò moglie una gio\ inetta, compagna della sua fanciullezza . Ma la bella ed amabile liiulia era stretta ne' vincoli d'altro matri- monio : e solo un errore 1' aveva fatta tenere per vedova . Ricomparve il primo marito, e la richiese. Perehc Marziano , eh' amava teneramente la sposa, divenuto furioso , anziché cederla al suo rivale, le tolse vita con un veleno. Benché questo fatto, ag- giungono i prclodati compilatori , non sia del tutto poetico, ha non- dimeno ispirato al signor Gornwal de' versi pieni di bellezza . Lelicra ndki quale si fu confronto fra la pUtura e V incisione - iz - Venezia 1820, per Andrea Santini eji^lio. LJ n veneziano d'alto legnaggio posto aveva il figlii,iolo ad impren- der pittura fra noi. Mail giovinetto invaghitosi dell'incisione, niea te atteso a' desideril paterni , si diede a quella con tutto 1' animo suo- li cambio non seppe bene al nobile genitore: il quale per mez- zo d'una lettera, tutta piena di belle ragioni, pensò ricondurlo a'I' arte divina di Raffaele . La lettera e questa che annunziamo : ed è cosa dotta e gentile : tutti essendovi con chiarezza annoverati i pregi delia pittura. Ma lo stimare si poco l'arte dell' incisione , e il dirla servile , ne differente da quella degli stampatori, è certanien- Varietà' 3y5 te giudizio acerbissimo: nò l'Italia saprà menarglielo buono, ella che tanto si pregia d'av^er dato all'Europa e il Raimondi, e il Bonaso- nc , e Agostino V^eneziano , e Agostino Garaeci, e il Volpato, e il Bartolozzi , e il Morghen, e il Longhi , ed altri grandissimi. ~ Ad onore di tutte le scienze e le arti noi recheremo qui un bel pas- so di questa lettera; e vorremmo che quelli più il meditassero, che per la gloria degli avi o per le ricchezze siedono più alto nell'umana società . „ Né ti lusingare ( dice questo padre filosofo ) che la co- „ si detta nobiltà del sangue, con la quale sei nato, ti dia merito 5, sopra gli altri uomini . La vera nobiltà è quella che imprime „ nell'uomo la virtù, e risiede nella parte che trac origine dal cie- 5, lo , e porta gli uomini dal più infimo grado quasi all' approssi- „ mazione alla Divinità. Quindi se tu credi, perchè nato con quella „ snpposta nobiltà, d'essere supcriore ai bravi artisti, agli uomini „ di lettere, agli scienziati , e credi di onorarli conversando con lo- „ ro , t'inganni, e ticiilo per certo : mentre essi veramente nobili „ pe' loro talenti onorano te grandemente in ogni circostanza . „ Osserva , per assicurartene , che i sovrani , innalzati sopra ogni 5, altro pel buon'ordine della società, vanno bensi a visitare i let- „ terati, gli scienziati, e particolarmente i buoni artisti nelle loro j, abitazioni ; ma non mai entrano nelle case o palazzi de' nobili ,. nostri pari, quando non sia per vedervi qualche opera di quelli, e „ specialmente di belle arti- Da questo arguisci quale passa diffe- ,, renza fra essi e i\oi . Divieni virtuoso, e potrai tu ancora avere „ distinzioni in vita , poscia luogo nel tempio della immortalità,,. N< I on sapendo noi se sia stata mai pubblicata la iscrizione efesi- na della raccolta vaticana citata dal eh. nostro monsignor Mai a facce 449 del t. VII. di questo giornale , nella quale leggesi il no- me d' Eguteo , la rechiamo qui volentieri , cosi per testimonio del vero, come per far piacere a' nostri doiti associati. Chi la volesse vedere in marmo, giiardi fra le Inscriptlones graccac onina gcnus. i8 2']G Varietà' POPVLVS . EPHESIV . . SALVTIS . ERGO . QVOD . . . SOVOx\I . LlilBERTATEM . . . EGATEI . HERAGLITVS . H , . hERMOCRATES , DEM . . . Saggio sopra V idenliià chi' rHini musicale e poetico: dcW abate Giu- seppe Baìni - tJ. - Firenze, nellu stamperia Piatti, 1820, ( mix voi. di pag. 76. X^aremo ne' seguenti volumi un estratto di questa bell'opera. Ba- sti l'accnnare trattanto, ch'ella è una risposta a' quesiti fatti all' autore da vm personaggio dottissimo, LI signor conte di S- Leu: |il quale con gravi argomenti Jia voluto provare a' francesi, che si pos- sono scrivere de' buoni versi anche nella lingua loro senza niuno ajuto di rima . Questo lavoro dell' ab. Baini è stato onorato dall'in- clito conte d'una traduzione in francese: la quale, pubblicatasi dal medesimo tipoprafo Piatti iu Firenze, forma il secondo volume dell' eccellente memoire sur la versijìcation et essais dii-ers par le Qom- ie de Saint Leu. Novelle morali della marchesa Orinila Sacrati , edizione seconda . 8 - Roma-, co'' tipi del Salviucci , 1820. J_ia curiosa ricerca che da molti italiani e stranieri si fa delle no- velle morali della signora marchesa Sacrati , ha consigliato la chia- rissima autrice ad imprenderne vina seconda ristampa. Di che se le vuole saper buon grado , cpsi per la loro eccellenza in fatto di virtuosi ammaestramenti, com^ perchè ne viene accresciuto decoro ad una classe gentilissima dell' uman genere, che è quella delle don- ne , la quale niuno senza nota di villania può dispregiare . Cosi r esempio di lei conforti anche altre ad essere valeutemente in su Varietà' ^n-j gli studj della sapienza ! Che certo mi utile grande n' avrebbe la società : e un grande onore l'Italia: la quale ri< orderà sempre con riverenza i nomi delle sue Sforza, Colonna, Gambara, Stampa, Bas- si, Agnesi , Tambroui, Bande ttini, e d'altre dottissime. — La pri- ma di queste novelle , iotitoJata Adelina, fu scritta per le nozze dell' Angela Maini , cortesissima cesenate , col signor Silvestro Ra-" gazzini: la seconda, detta ìccfiiatlro madri, felicitò gli sponsali del ce- lebre Pcrticari con quel fiore d' ogni bontà la Costanza Monti . La terza, il consi^le/ e , esce in luce la prima volta. Otimiamo dover gradire a gli amatori deìh catulliane eleganze se loro porremo a leggere gli endecasillabi che il signor aw. Gviada- gni ha intitolati al celebre nostro monsignor Mai • Sono essi tutto* ra inediti , e ci sembrano soavissimi , anzi tutt' oro: degni per- ciò della musa di lui , eh' è riputato meriiameme fra' più gentili scrittori latini che onorino a questa età la romana letteratura . Ec* coli . Sic mures tineaeque vaticanis Exulent loculis , genus scelestum Infestumque libris bonis malisque, * Nec te deiìciat decus perenne Nulli visa diu inde profcrendi; Rusum te id rogo, Pierisque raecum, mai candide, sidus italorum, Quod, absente Dea, haud decentcr egi Soluta numeris rogatione . Atqui si cupii venuste et apte Quidquam disserere, id mihi excupitum, Munus dum patrium exsequor , feroque Nato suppetias nec immerenti. Sed nosti ingeninm leve ac volucre Quot sunt , quotijuc fuerunt, feminarnm. Haud raecum mca musa per Leatos 2j8 A'' A n I E T a' Meiisis pomireri dies Quirini Urbe se cohibcV . Vircta quaerit , Ac crebro repetit nemus Lycaei. Illic se caTi'bnsque spiculisque Oblectat , tercti iinminens sagitta Ccrvis , dorcasi , et aspcris cchinis : Nec pictarum avium abstinet cruore * Ut tandem rediit, mala imprecatus Olii plurima, mole quod negoti Pressum dcstituit vagata longe , Jussi ad te breve carmen exararet. Te ambiret prece, te propitiaret . Bxpalieicere tuac , mctumque Diva Testari trepido sinu ac micante ; Nam, quamvii cupide Illa persequatur Quid réctum atque deccns , timet vetusto Te in auro assiduum , ac iiihii probantcm 4 Quod ignobile , quod minus facctum . Tandem paucula fudit haec p.ivorem, Praefcrens gracili sono ac remisso, Cominendatquc tibi, dicatque captum HcUados nitidae impotente amore I Ex me ortum juvenem , dolatum ex illat Arte qua superi dolant futuros Peritos veiicrum, attici et leporis , Si curant superi atticos lepores. Il museo Cliiaramonli descUlo e illustrato da Filippo Aurelio Vi' sconti e Giuseppe Aiilonio Gucdtani . l^a prima edizione di quest' opera, meritamente commendatissi- ma , fu la i-omana dclF anno 1808. Ora il valoroso tipografo mila- nese Destefanis imprende a farne una ristampa : di che gli si dee merito da quanti studiano con piacere ne' fatti grandissimi de' no- Varietà' 279 stri avi. E oCrto sarà cosa lodata; presiedendovi un uomo dottissi- mo, qual' è il signor Labus , che avvisa di porvi oltre a ciò una sua prefazione, e un nuovo indice analitico delle cose e parole de- gne di nota . Per ciò che spetta a' disegni ed agi' intagli , questi saranno del Marri, quelli del Palagi, persone cognite assai nell'ar- te . E finalmente sarà intitolata alla Santità di Nostro Signore Pa- pa Pio VII., alla cui larga munificenza deve il celebre museo la sua fondazione . N'escirà un volume al mese, presso la società iipograjlca de'' classici Haliani in Milano . Il prezzo del primo , per 1' edizione in 8. , sarà : fogli 7 a cent. 20 . * . 4 Hr. 1. 4o- e tavole i4 a cent. So . é i . ,,4- 20. lir. 5. 60. L' edizione in 4< vale il doppio dell' 8. -- ini velino vale il doppio lei 4. lei cinismo, ossia della filo snjìà de^ cinici: discorso del marchese ^ di Montrone , coW a^giunla della salirà decima di Giovenale volta in terza rima --* Napoli 1820, presso Saverio Giordano. U n eccellente articolo intorno quest' opera , la quale non abbia- no ancora veduta, è riferito nel Giornale Enciclopedico di Napoli (lumero IX, settembre l'èia, face ^ ^^7' ) ^' è autore un maestro ,9 ',1 MATTINA GIO i5arometro RNO Ì)EKA uaroraetio !"erm. Igr. rerni Igr. Barometro Terru. Igr. 27 9 0 27 9 3 27 II 2 27 11 5 28 I I 28 I 2 II 2 7 0 6 i s 0 6 4 8 I 9 i 7 » 21 2 11 2 14 . 12 ^ 5 • a 2 7 s 7 C 8 0 33 I 27 9 0 27 9 3 27 II 0 27 II 7 28 0 S 28 I 0 12 4 12 S IO 5 2 0 " ,S '3 4 18 I 42 e 27 6 i2 0 28 0 l'y 2 27 9 0 .7 IO 4 27 1 I 0 28 0 0 28 0 5 28 I 7 " 3 8 4 II a 9 2 IO 2 li ,S i5 2 36 0 j'.ò 0 2.3 1 24 3 7 3 i-? 2 15 : li 2 40 ' 2- 9 16 4 18 0 31 2 33 3 ;ì2 0 22 2 14 2 22 6 22 9 22 8 20 fl 28 1 0 27 10 5 27 S 8 2780 27 8 5 v7 9 8 9 i 9 4 12 9 12 0 9 2 7 3 28 0 8 27 IO I 27 6 a 27 8 7 27 8 5 27 10 f> H 2 14 I '3 5 1 1 3 12 7 1 I 0 19 9 20 ó " 3 7 -i 21 1 48 0 28 0 2 27 9 0 27 6 3 27 8 5 27 8 S 37 I" 9 12 I '3 2 la I Il a IO I 9 3 27 II 6 27 9 9 27 7 7 27 9 8 27 9 4 j8 0 0 a 0 9 5 la 4 9 6 8 0 6 0 34 1 12 i 17 2 al 3 J7 2 14 8 12 Ò 15 ' 1 1 - 14 e. 12 8 ' .-) ' 27 IO 8 37 9 « 37 6 9 27 8 4 27 9 8 28 0 0 ■J i I-. 5 i.S 9 10 8 9 5 8 F> 38 8 12 « 26 I 31 7 28 9 24 j 27 lo 6 27 8 0 27 8 a 27 8 7 27 10 0 28 0 2 8 9 9 3 IO 8 8 0 8 3 6 e .'8 0 8 a8 0 9 28 0 9 38 1 I 28 0 8 28 0 8 8 0 4 5 6 0 3 5 3 5 3 ^ 28 I 0 28 I I a8 1 I 28 0 8 2$ 0 6 28 1 0 9 3 8 b 9 3 8 0 8 « 8 > 23 9 22 8 21 7 23 4 37 ' 20 1 28 1 0 28 1 C 28 0 8 28 0 8 28 0 9 28 0 7 6 0 7 £ 7 0 6 7 6 6 7 :' 28 0 i 28 0 2 28 0 1 28 I 0 a8 I 3 28 0 i 4 0 4 2 5 I 5 8 4 " 6 I '4 ^ 19 2 9 8 14 2 i3 2 27 a 28 0 2 28 0 0 28 0 3 28 I 0 28 I 2 27 II 8 10 n 9 ' 8 7 <) » £8 5 4 8 20 7 19 5 ■ 7 <, 22 8 2S 2 17 2 28 0 0 a8 0 0 28 0 2 aS 0 9 23 0 8 27 II 6 7 4 7 5 7 I 7 2 K 7 4 4 la () i5 6 .3 7 0 0 28 0 '7 2 Osservazioni Mefenrnlos^-iche faffe alla Specola del Colico-. Rom. Novembre 1820. MATTINA GIORNO J»tato del por. Vento Stalo del ICielo , p. II. b\n.p. s. n.p. 40 te-U, tra. Ira. tra. tra. tra. i8 /'. ^• tra. tra. inez. niez, ^re. tra. ■p.n. .p.s. Pio^'g. Vento 9 36 o 8/4 9 -i 6 34 Ira. i me. si. 2 me. SI. 3 me. si. 9VP- o'.n- S.l ìi) n. 26 >■ «. 27 s. 20 s. p. n 2y II. p.s 'jO n. mi: SI. o 26 o 24 0 5' o So o 42 ira. tragr tra. tra. tra. Ira. tra, tra. Ira. tra. ira. Ira. mez, I m tra. ma. im tra. o tr.gr. I lev. o e. II. mez. I tra.gr, o tra. I m SERA Meteore .>tat(j del Cielo Vento • p. n .p.s. ..p. s tra. tra. tra, tra. lev. pò II. n p. II. S.ll. n. lev. I mez. me.lih.i Tc\ me.sir.i p. Uh, I tra. I m p.s. 0 108 p-n. 3 84 3 « p.n. 'i 24 lev.sir. 1 in- p.s. mez. ìva'.s- p-n. me. sì. 3 lib. j Uh. a tra.ma.i .p.s. ■p.s. ■p. n- ■ p.n. .p.n tra. I tra. I tra. o tra, 1 Ir: ma, o Ira, o grec, o lra.gr. o tr, gr, o tra. Q tra, 1 tra, I pn. nie.sir. i me. si. 2 lib. I p lib. 1 mez. I tra. o piog. 2g; ue.p. 1 . : neh. b.f n.b.n.f.f.' ne. br.* piog. ;)iog.g. 2 piog. pi.g. tra gr. i tra.gr. i trajiia.i tra. o grec. o lra.gr. 9 p.n. tra. o lev. o pò. ma. o tra. o Ir.ma. i tra. 1 piùg. + pl^gg l)rin. ué.br.* ue.pi.g.i ticb. * ne.*br .' ne. bri' ne.brin. brina n.b.n. 2 uè "bri. Volendosi da' eh. Astronomi abbondare per diligenza, pougonsi le Osservazioni Triplici in ogni giorno ; e volendosi da noi ristringere in pagina , aflìnclù' meno facilmente si disperdano , usiamo alcune abbreviature . Pertanto nell.T colonna delle Meteore pi significa pioggia 1 lampi t tuoni n nebbia g gelo b brina. E nelle colonne dello ^9/^/0 del Cielo s vuol dire sereno n nuvolo, p poco. Le altre abbreviature nelle colonne àe^ venti sono per se stesse in- telligibili. Quando segue un ast-ìrisco s'intende gran quantità; ove trovasi una -j- croce s'intende piccola quantità. IMPRIMATUR, Si videbitur Reverendissimo Patri Mag. Sacri Palatii Apostolici. C.M.Frattini Archiep.Philippensis Vicesg. IMPRIMATUR. Fr. Philìppus Aìxfossi Sac. Pai. Apost. Mag, 28g SCIENZE Exercitationes palholngicae auctore Joanne Baplìsta Palletta eqiiite a corona ferrea , honorisque le- gione . Mediolavi . Excudehat Societas tjpogra- phlca a Classicis Scriptoribus nuncupata 1820. (rt) IJf il est' opera pregevolissima, frutto di lunga pra- tica nel! arte chirurgica , è dÌA isa in XY. capi^ toli , e comprende una serie numerosa di osservazio- ni patologiche , delle quali è impossibile , come ognun vede , dare in un giornale esatta notizia . JNoi andremo in ciascun capitolo scegliendo le cose principali , e in questa scelta avremo spezialmente in miira quei corollarj , i quali sorgendo sponta- nei dal confronto di piij fatti , sono una guida pres- soché sicura neir esercizio dell' arte . E senza in- dugio venendo al primo capitolo , dove si tratta dei polipi del naso , diciamo che dai primi quattro casi in esso riferiti si traggono le seguenti nozioni; i. essere talvolta pericolosa 1 effusione dell' acqua fred- da sul naso in occasione di emorragia , poiché da questa cagione appunto si vede generato un polipo nasale in un giovanetto, che ne restò vittimala, che le percosse di capo influiscono ancora nel pro- (f() Siamo in debito d» esternare la nostra gratitudine verso l'egre- gio sig. prof. Monchini per averci favorito Feseniplarc di quest' opera , onde arricchire coli' estratto di essa il nostro giornale , cui T ot- tùno professore generosamente va prestando alimento e sostegno . GA..T.V1II. 19 390 Scienze ducimento de' polipi , forse cagionando un rilassa- mento de' vasi , per quanto ne crede l'A. Dilatto il soggetto della quarta istoria avea ricevuto due colpi nel cranio , uno di bastone , 1' altro di sasso, poco prima di andar soggetto alla malattia . For- tunatamente ei ne guarì per la spontanea suppu- razione del polipo riguardante le lanci , e per la estrazione col forcipe di quelF altra parte che ri- guardava la narice . Singolarissimi poi sono i casi seguenti , dai quali risulta che il polipo frequenti Tolte estende i suoi rami sino al cervello , appor- tando un guasto irreparabile alle ossa del cranio . In uno il polipo nasceva dal mezzo del setto na- sale , metteva un ramo nella narice destra , e spin- geva r altro ramo attraverso 1 osso etmoide sin entro le lamine della falce del cervello , nel quale avea cagionato con la pressione un guasto mor- tale : diliatto r infermo dopo liero dolor di capo morì di sopore . JNell' altro un ampio polipo , oc- cupante le narici e le fauci, aveva intromesso i suoi rami per i fori de' nervi mascellari , ed avea comunicazione con una idatide della gi-andezza di un uovo di gallina nella base del cranio . Ammaestra- to da questi fatti , avverte VA. che non si tardi mol- lo a demolire i polipi del naso, onde impedire che devastino le ossa del cranio , ed estendano al cerebro le loro propagini : sebbene v' ha de po- lipi , i quali è pericoloso il toccare , come appunto vide r A. in un soggetto , il quale fu preso da febbre con estenuazione del corpo, e flusso di mar- cia dal naso dappoiché gli fu legato un ramo po- liposo nelle fauci , e 1' altro nella narice gli fu esplo- rato con lo specillo . Quanto al metodo curativo , il nostro A. apertamente inchina alla legatura delle pendenti escrescenze , piuttosto che alla loro estii EXERCITATIONES PATHOLOGiC-S 2Ql Dazione , per il motivo di evitare una forte irrita- zione che potrebbe essere fatale al malato , ed una profusa emorragia . Del resto ei non è lontano , nel caso che la radice del polipo sia accessibile , di attaccarla col cauterio potenziale , e di questo me- todo ne adduce un felice esempio ; come anco di struggerla col ferro arroventato dietro gì' insegna- menti di Richter . JVel 2. cap. parla del polipi uterini , e narra due casi : il primo di una donna , la quale sof- frì il polipo nella matrice dopo una mestruazione irregolare , e frequenti menorragie , e morì d' in- fiammagione addominale pria di essere curata ; il secondo di una donna di buona costituzione , e di fresca età , alla quale parimente dopo un lun- go sconcerto nei ripurghi lunari germogliò un po- lipo neir utero ; V esito però ne fu ben diver- so , poiché il polipo fu allacciato , e si separò al sesto giorno , e quantunque la malata fosse tor- mentata da dolori e gonfiamento dell' addome , pu- re con i soccorsi dell' arte ottenne perfetta salute . Da questi fatti trae l'A. la conseguenza, che il di- sordine de' mestrui , e le frequenti perdite di san- gue spesso alterano la tessitura organica dell ute- ro : e quanto alla generazione del polipo egli è di parere , che un lento processo infiammatorio stabi»- lito in qualche punto del viscere con separazione di linfa coagulabile , la quale vuole tramutarsi in cellulare , con prolungamento de' vasi sanguigni , e vegetazione della sostanza spongiosa , faccia nascere quella escrescenza , e così spiega come dessa si trovi coperta dalia membrana interna dell' utero .Edi patere inoltre che sempre se ne debba intrapren- dere la cura , ancorché questa sia accompagnata da un qualche pericolo , e si conforta nella sua 2()s Scienze opinione coli' autorità ed esempio di Walter , Des- santt , Ruysch , ed altri molti . Propone in ulti- mo la quistione, se i polipi uterini sieuo o no fre- quenti . E' da sapersi che il Levret li crede fre- quentissimi , e adduce in prova le molte recisioni , che i passati chirurghi dicono aver fatte dell' ute- ro , e che egli crede recisioni di polipi uterini . Ora il nostro A. mostra con buone ragioni il con- trario , e fa vedere che coloro han tagliato la va- gina corrotta da cangrena , e spesso han tagliato r utero stesso : fra gli altri Jacopo Berengario , uo- mo istrutto neir anatomia in modo da non pren- dere abbaglio, attesta di aver veduto recidere , e di aver reciso egli stesso , luterò con salvezza dell'in- dividuo in Bologna 1' anno iSo^. L' asserzione di Berengario è poi convalidata da istorie più recenti , da quella in specie di Enrico Augusto Wrisberg — - Commentatio de uteri mox post partum uaturaleni resectione non lethali . -^ Nei 3. cap. si parla della injìammagione della vene , e si viene subito ad un caso , che in poche parole è il seguente. Un contadino cadendo da un albero riportò una frattura complicata alla gamba sinistra in vicinanza dell articolo : la parte s'infiam- mò gagliardamente , ma riuscì con i mozzi dell' arte di sedare la flogosi . Ciò nulla ostante dopo qual- che tempo si suscitò di nuovo la febbre ; la piaga si coprì di una pallida e densa patina, l'arto di- venne edematoso , 1' infermo si fece itterico ^ e mo- rì entro lo spazio di un mese. Lasciando alcuni det- tagli poco interessanti nella apertura del cadavere, diremo che fu tiovata la safena sinistra sino al gi- nocchio tinta internamente di coloie rosso-livido , e coperta di materia puriforme ; lo stesso fu tro- vato ancora nella crurale ed iliaca corrispondente ExERCITAtlONÉS PATtìOLOGIC^ 2Q3 sino air angolo di congiunzione con la cava : il pol- mone destro presentava quattro piccioli ascessi. Rav- visa r A. in questo caso una vera infiaramagione di vene ; e quanto agli ascessi del polmone , pensa che i vasi linlatici assorbendo il pus dalla piaga lo versassero nel sangue , d' onde poi si deponesse al polmone . Vede per questa via un mezzo col quale spiegare come alle gravi lesioni del capo succedano sovente ascessi nel fegato, milza , polmone , ed al- tri visceri : e quando voglia negarsi ai linfatici questo trasporto del pus , ei dice che le vene del capo offese anch' esse dalla percossa, ed infiammate generando il pus , possono somministrarlo al san- gue , d' onde viene la deposizione in qualche vi- scere . Al sig. Wenzel , il quale di tratto in trat- to appone al testo giudiziosissime annotazioni , non piace cotesto passeggiar della marcia in mezzo al torrente della circolazione nella sua integrità : e, parlando schiettamente , non piace neppure a noi . Oppone il Wenzel contra Y ipotesi delf A. due casi di percosse al capo seguite da versamento di sangue , da separazione di materia puriforme , e in uno anco da fiogosi de vasi cerebrali interni ed esterni , senza verun ascesso in visceri lonta- ni ; ma questo non saria un grave argomento . E' proprio che la materia osservata nelle vene in- fiammate noH è vero pus , ma un siero coagula- bile prodotto dalla infiammagione : e quand' anclie voglia ammettersi il pus proveniente dai linfatici nel sangue , è difficile il concepire come possa mantenersi inalterato in mezzo a questo liquido, e sotto l'azione vitale de' vasi : e dato ancora que- sto fatto , la deposizione nel viscere dovrebbe con- sistere in una semplice infiltrazione , e non mai in una lesione di continuità , la quale ti mostra aper- 294 Scienze tamente un antecedente lavoro flogistico, ecl una locale generazione di marcia . JNelhi oscurità in cui siamo su questo punto di patologia , non è affatto spregevole V ipotesi del sig. Wenzel , il quale con- siderando che tali ascessi vanno per ordinario a formarsi in line di lunghe e consuntive malattie » opina che debbano ripetersi da indebolimento dei solidi , e da una discrasia umorale , che appicca il fuoco flogistico ne' visceri guerniti di molta cel- lulare, e pili disposti ad inliammarsi (b) . Passia- mo ora di volo sopra gli ultimi due casi che sono in questo capitolo : ed il primo di essi ri- guarda un ianciullo , cui un vasto tumore lin- fatico al femore destro, venuto con gran stento a suppurazione , lasciò Y osso a nudo , e quindi lo scolo di materia saniosa , una febbre d' irrita- zione , r estenuazione del tronco e T edema dogli arti inferiori ridussero agli estremi . L' estratto di china ed altri ajuti ridonarono all'infermo un po- co di vigore ; ma la febbre che di nuovo si ac- cese , r edema fattosi maggiore spezialmente all' arto sinistro, ove si estendeva sino all' anguinaja , e che mentre riceveva l'impressione del dito, n'era do- lente al toccamento , spensero il fanciullo al quarto mese di malattìa . Nel cadavere oltreché si rinven- nero nella coscia destra i muscoli distaccati dall'os- so , e questo circondato da sanie rattenuta dalla ih) Il ]od. sig. Wenzel dà per un segno d' infiammazione de' vasi il |)(j1so costantemente duro sino alla morte u fronte di larghe e ripetute sanguigne . Noi questo fenomeno lo abbiamo spesso os- servato nelle infiammazioju di petto , e siamo pentiti di non avere esplorato lo stato de' vasi, spezialmente dì ([uelli prossimi al cuore . ( Il (. omp. ) EXERCITATIONES PATHOLOGIC^ 5()5 cellulare ispessita , si videro ancora la vena crurale e r iliaca corrispondente fin sopra la continuazio- ne con la cava coperte internamente da un coa- gulo simile alla crosta pleuritica così detta, e dis- simile dal polipo sanguigno ; le glandule inguinali zeppe di marcia : nel lato sinistro guasta la cellu- lare interposta ai muscoli , e piccoli ascessi pre- cisamente tra le fibre muscolari della coscia . L'A. spiega la formazione di questi coli' assorbimento fatto dai liniatici del pus , e colla miscela di es- so col sangue rende ragione della febbre , della este- nuazione ec. L' ultimo caso riguarda un uomo , il quale avendo una forte diarrea per abuso di frutta , ed essendosi esposto incautamente all' aria aperta , fu in prima assalito da crampo alle ma- ni e piedi con dolore e senso di stingimento , po- scia sofferse un ritardo tale nella circolazione , die ne divenne livido , con le vene turgide in tutto il corpo , e perì in breve tempo a fronte dei ba- gni , salassi , fregagioni , ed altri ajuti dell' arte . JVel cadavere tra gli altri vizj fu ritrovato il ven- tricolo anteriore del cuore , 1' orecchietta , e parte della cava , di color nericante sordido , simile a quello che assume la materia organica mentre è prossima al suo disfacimento . Nel 4- cap. s' intrattiene V A. sulla rigenera- zione della diajisi della tibia , e narra subito il seguente fatto . Si portò all' ospitale un uomo con ulcera alla gamba sinistra : fu assalito ben pre- sto dalla cangrena nosocomiale , la quale distrusse le carni della piaga , e mise allo scoperto quasi tutta la tibia nella anteriore . Si tentò allora di sollecitare la separazione dell' osso tocco da necro- si con la terebrazione , e con segarlo sopra e sotto a metà; ma tutto fu vano, poiché non si sepaiò 3Q(Ì Se I E N Z E r OSSO nella Innf^hezza di pollici j che dopo lo spa- zio di alcuni mesi per opera spontanea della natura. Dopo ciò si ciiiuse la piaga, e V infermo potè sta- re ritto sulla gnmba , ed avrel^be quanto prima ab- bandonato r ospitale , se una febbre veemente con risipola alla gamba stessa non lo avesse in tre gior- ni menato al sepolcro . Fu cura delF A. V investi- gare attentamente sul cadavere lo stato della gam- ba risanata , e vide in prima il velamento che sta- va in luogo di cute avere 1 apparenza di gelatina rappresa , pellucida, e sparsa di vaseJlini :, la cel- lulare sottoposta più costipata del naturale , e non ailalto priva di pinguedine ; la nuova sostanza os- sea poi , di tessitura spongiosa , senza ordine di libre , tutta nodosa ai difuori , e di color sanguigno, avea germogliato da ambi gli estremi della tibia , e mettendo le sue produzioni coli principio più lar- go , e più stretto termine, a guisa di cono, nella direzione dell angolo anteriore a ridosso della fi- boia , le avea congiunte mediante uno straterello cartilagineo . Intanto la tibia era divenuta più bre- ve dì un mezzo pollice, e dall' angolo anteriore di essa a quello interno si osservava la sostanza reti- coiuta , e la cavità midollare , appunto perchè in questa parte non era compiuta T organizzazione dell' osso ; nel qual spazio però avea la natura de- posta una materia cartilaginea, che in appresso an- ch' essa si sarebbe fatta ossea . L' arteria tibiale anteriore, che scorre tra la tibia e fibola , conser- vato avea il suo diametro , se non che era into- nacata al di fuori da materia quasi cretacea . Il tutto è rappresentato da una tavola in rame . L' A. ne trae dal fatto le seguenti conseguenze ^ i." che la . cute nelle grandi si4e perdite nou viene dalla na- tura risarcita , poiché non avea molta simiglian- ExERCITATlONBS PATHOLOGICJE 2V)J za con la cute quel velamento gelatinoso , dotato sì di vasi , ma disposti longitudinalmente , e non a foggia di rete; 2.° che la tela cellulare rinasce jjiù compatta , e ciò a maggior tutela dell' osso sottostante ; 3.° che nulla si riproduce delle fi- bre musculari disfatte dalla cangrena ; 4° che le parli rigenerate non più acquistano quell' ordine di libre che aveano le parti separate , e ciò a motivo del nodrimento pe^'turbato; 5.° che la nuova for- mazione dell osso non incomincia dal periostio ^ com' è opinione di taluni, ma dagli estremi mon- chi , e via via da queste avanzando porta le solide propagini a mutuo contatto . Siegue il cap. 5.° ove si tratta della sciatica ^ Dopo pubblicato ì opuscolo del eh. Cotugno sulla sciatica nen'usa , e stabilitane da lui la cagione materiale in un acre umore, il quale discendendo dal cerebro va a ristagnare nella vagina del gran nervo sciatico, quasi tutti i medici, dice il nostro A. , han preso per nervose le sciatiche che si so- no loro presentate nelF esercizio pratico , quantun- que r inutilità del metodo di Cotugno , e lo zoppica-" re frequente degli iniérmi avesse dovuto disingannar- li . JNon negando la possibiltà della sciatica nervosa, se ne deggiono riconoscere altre spezie ancora , e la più comune è quella che consiste nella infiam- magione delle parti componenti T articolazione del femore colle ossa innominate . E questi un arti- colo più degli altri soggetto alla congestione di umo- ri, ed alla flogosi, per il numero grande di vasel- lini che sono nella membrana propria dell' aceta- bolo , quanto anche per il peso del tronco su di esso gravitante nella situazione eretta . Le ragio- ni remote poi , le quali suscitano cotesta infiam- magione, sono molte; e per accennarne alcune, ììm- a'pS Scienze pressione dell' aria fredda o dell' acqua snll' arto ignudo , la contusione della coscia, il flusso emor- roidale o lunare soppresso , Y umore artritico, ve- nereo , o qualunque altro di mala indole deposto neir articolazione ec. La sede del dolore è varia : ora incomincia dairauguinaja, ora dal gran trocan- tere ; si estende alle volte all' osso sacro, talvolta al lembo dell' osso ileo , tal' altra s'inoltra giù per la coscia sino al dorso del piede , e in ambi i la- ti esterno , ed interno, e via discorrendo. Ciò che v' ha di costante in questa spezie di sciatica si è l'abbreviamento dell'arto, e in conseguenza lo zop- picare dell' infermo -• spesso compare anche 1' este- nuazione del membro , e assai di rado la paralisi, la quale dovria essere più ovvia , se la sede del- la infermità fosse nel nervo . Per accreditare que- ste sue vedute pratiche , che noi troviamo molto plausibili , espone 1' A. quattro casi , il primo de' quali è in compendio il seguente . Un falegname fu all'improvviso assalito da dolore nella regione lombare destra , e perdette la facoltà di stare in piedi , dacché il dolore si estese dal luogo indica- to a tutto l'arto. Ebbe varj soccorsi dalle perso- ne dell' arte , e in ìspezie ottenne una qualche tre- gua dai vescicanti, ma infine soperchiato dal ma- le peri dentro lo spazio di un anno . Nel cada- vere l'arto malato era di 3 dita più breve del suo compagno . Tagliata ivi la pelle , si vide una ge- latina giallastra sparsa sopra i muscoli , oltre al- cune concrezioni steatomatose tra i muscoli stessi: internato quindi il coltello , si scoperse sotto i gluzj un' ampia cavità estesa dal gemino , pirifor- me , e quadrato al piccolo capo del tricipile. Fra questa cavità fatta più ampia dal capo del femore mezzo logoro, uscito dell' articolazione, ed appog- j EXERCITATIONES JPATHOLOGIC^B 299 giato al dorso dell' osso iliaco : logoro era eziandio il fondo dell' acetabolo , e consunti affatto il lega- mento terete , V orbi colare , e la cartilagine inte- rarticolare . Ad essa cavità , che non conteneva né marcia, nò siero, né verun altro umore , faceva ca- po un seno, il quale partiva dall'origine del gran psoas, ed avea illividite le carni, che attraversava. Il nervo sciatico era in istato sano. Gli altri tre casi, che a questo aggiunge 1' A., e che noi ci dispensiamo dal riportare per amore di brevità, provano la co- sa stessa , vale e dire nata la sciatica o schietta infiammagione de'l' articolo , o dal ristagno di acre umore, sempre accompagnata la malattia dalfusci- la del femore della sua cavità , e quindi dall'ac- corciamento dell' arto ; e sebbene non in tutti e tre i casi 1' occhio dell' A. sia stato testimonio di questi disordini mediante . 1' apertura del cadavere, n' è stata non pertanto assicurata la mente dai fe- nomeni della malattia ; i quali fenomeni si fa il sig. Palletta a dilucidare con molta precisione . E quanto allo spandimento sieroso nella cellulare frap- posta ai muscoli del femore , che gli si è talvol- ta mostrato nella sua spezie di sciatica , pensa che debba riguardarsi come un effetto della malattia , essendo 1' idrope della cellulare fenomeno ordina- rio in quelle parti del corpo , presso le quali è ordita la fi ogosi . Che il dolore si estenda in va- rj raggi , e talvolta lungo il decorso del nervo sciatico in modo da simulare una vera sciatica ner- vosa, non è oggetto di maraviglia a chi rammen- ta che quel nervo nasce , progredisce , e si rami- fica in mezzo a' muscoli e vasi, che sono interes- sati nella malattia : la vescica stessa orinarla per la comunicazione de' suoi vasi con quelli dell' arti- colazione è spesso chiamata in consenso, e turba- !3oo Scienze ta nel suo officio . Sul)' uscita poi del capo del fe- more dair acetabolo molte cose si son dette, e chi ha voluto tribnlila alla ridondanza della sinovia, dii al gonfiamento delle cartilagini e de' legamenti; ma è forza con.venire col nostro A. , che ben altro apparisce dall apertura de' cadaveri , dalla quale risulta che il capo del femore è tratto fuori della ca^ ita articolare , quando distrutti dalla flogosi i legamenti ,, e corrosi gli ossi medesimi , non op- pone ]^ìiti resistenza alla forza contrattile de' mu- scoli , e però Y accorciamento del membro è irri- mediabile . Sebbene il femore non sempre abban- dona r articolazione nella spezie di sciatica di che stiamo parlando ^ e non Y abbandona allorquando il male non ha fatto gli anzidetti progressi , co- me appunto in un caso riferito dall' A. , nel qua- le r infermo di sciatica morì per cangrena soprav- venuta all' ustione del piede secondo il metodo di Petrini : nel cadavere fu trovato il femore in sito, ma la sinovia più abbondante dell' ordinario e gial- lastra , e cambiato il calore delle cartilagini , se- gni manifesti del cominciamento della flogosi . A compimento delle sue dottrine scende in ultimo r A. al metodo curativo , e suggerisce che si pra- tichino i salassi non solo dalle vene consuete, ma ivi spezie da quelle del poplite, e del malleolo ester- lio secondo gli insegnamenti di Riverio e di Zec- chi, ovvero con le sanguisughe e coppe tagliate dal luogo afi'etto , ovvero anche da' vasi emoiToidali . Loda r uso de' vescicanti , e vuole che sieno lar- ghi , e che r ulcera si mantenga lungamente aper- ta . Poi raccomanda di badare alle cagioni rimo- te , e se la sciatica a modo di esempio sia di .origine venerea , consiglia 1' uso del mercurio , il quale giova anco in altre circostanze ; se da flus- EXKRCITA-TIONES PATHaLOGlC.i: 3oi SO emorroidale, o lunare soppresso, avverte di ri- chiamarlo; se da disordine nella traspirazione, vuo- le che si ricomponga questa funzione con i rime- di sudoriferi, e ricorda che Riverio ha curato un lacchino da sciatica cantratta per essere stato colle gnmbe nellacqua promovendogli un abbondante su-t dorè. JXon tralascia di noverare alcuni rimedj pres- soché empirici , come le unzioni con grasso , con olio di cappari , di ginestr^^ , col petrolio ec. : e viene in ultimo al metodo di Ippocrate , il quale consisteva nel bruciare profondamente in più punti la coscia affetta o con esca ardente , o con ferro rovente , e derivare in tal modo gli umori . Si nia- lavigUa però V A. che Ippocrate abbia prescriUa il suo rnetodo, uscito già il femore della cavità ar- ticolare , quando lo zoppicare e la tabe della gam-. ba sono inevitabili - Avea già Y A. scritto questo coment© , quando nel corso di tre anni consecu- tivi gli si sono presentati altri casi comprovanti le medesime dottrine sinora esposte. Sono essi una sciatica da vajolo , un' altra da reuma , la terza da erpete ai lombi , la quarta da scrofole, la quin- ta da pretta infiammagione dell' articolo ; ed è in- negabile che in tutti la cagione materiale sia sta- ta sempre la medesima , vale a dire o una con^ gestione di umor pravo, o la flogosi dell' acetabo-* lo e del capo del femore unitamente alle partì vi- cine , ed è innegabile ancora che sia stata sempre scortata da' medesimi sintomi . In principio del male dolore erratico , difficoltà al moto , tumore talvolta esterno , ed allungamento dell'arto per la tumefazione delle parti componenti l'articolo; po- scia o r infiammagione si è risolta con gli ajuti dell' arte , e V infermo ha ricuperato il pieno uso della parte ; ovvero il capo del femore è uscito» 3o2 Scienze della cavità per lo sfacimento dei legami, e la corro- sione degli ossi , ed è avvenuto V accorciamento della gamba; ovvero infine si sono l'ormati degli ascessi, lentamente dilatati nelle vicine rcoioni, ed hanno prodotto un profondo edema ; sp^csso 'poi U febbre etica , la tabe, e la morte bau chiusola trista scena . Questi sono in poche parole i ri- sultati che nascono dai cinque casi mentovati, i quali costituiscono altrettanti articoli acccssorj al ca- pitolo quinto . L articolo sesto parimente accesso- rio è consecrato alla malattia detta coxarms mor- bus vel coxitis , suir indole della quale meglio sa- rà ascoltare 1' A. stesso,, Cum igitur sjmptoma- « ta (e^ìi dice a pag. 57.) saepius prolata ischia- „ di et coxitidi communia sint ; cum itcm mor- ii bi exitus in utraque persaepe infaustus , et utri- „ usque medela eadem prorsus sit , non frustra „ quaesivi quale inter has atfectiones discrimen es- „ set . Multi enim in eo sunt , ut fere tot mor- „ bos confingant , quot sunt sjmptomatum varie- ,v tates ; id quod in artis detrimentum, et in me- „ delae ambiguitatem vertitur. Igitur tenendum est „ per ea quae exposuimus , ischiadem inflamma- „ toriam , et rheumaticam , coxitidem , et coxal- „ giam unam eandemque esse aegriludincm, atque „ in eo solum differre , quod aliae exquisita in- „ flammatione comprehensae velociter stiadium per- „ currant; aliae vero chronica , ut ajunt, laborantes „ lente admodum, et sine gravibus symptomatibus 1; trahant „ . Insiste ancbe qui sul metodo dempri- jnente coraggiosamente adoperato, sulle unzioni mer- curiali , e quando tutto riesca indarno , e la sup- purazione non sia accaduta , inculca l'ustione del- la coscia fatta con le debite cautele, e l'apertura di un fouticolo mediante il ferro rovente nel prin- EXERCITATIONES PATflOLOGIC* 3o3 cipio de' muscoli gemelli , giusta il consiglio di Sculteto , il quale attesta essersi liberato in tal modo da sciatica pertinacissima (i) . Siamo al cap. VI. , nel quale si parla di ana- loga articolazione dell ornerò , con che s'intende Tar- tlcolazlone simile al naturale di due pezzi di os- so fratturato, non mai tra loro congiunti; fenome- no assai strano , del quale ha fatto menzione il primo Giovanni Salzmanno , e di cui s' incontra- no alcuni esempj negli autori posteriori , ma che certamente non è noto a tutti . Il sig. Palletta è stat;o testimonio del seguente fatto. Cadde un gio- vane della sommità di un edilizio battendo in ter- ra col capo deir omero destro , riportandone con- tusione e gonfiamento : fu pria trattato inutilmen- te da una donnicciuola , quindi da un chirurgo , il quale supponendo Tosso fuori di sito tentò a tu^ta forza riporlo mediante un bastone spinto sotto Tascella; ma anche questo tentativo essendo riuscito vano, il ma- (i) Merita di essere conosciuta dal lettore la correzione che TA. dà di due aforismi d'Ippocrate (69. 60. sect. VI. edit. Foesii) : es- si si leggono cosi espressi — Quibus coxendicis dolore conflictatis , coxendicis articulus suo loco excidit , ac rursus recipitur , iis mu- cores innascuntur -- Quibus diuturno coxendicis dolore conflictatis femoris caput suo loco excidit, iis crus tabescit, et claudicant niù nrantur — . Chi ha presenti le cose dette, ben comprende che il capo del femore sciolto da ligamenti, e corroso non ritorna certo nella sua cavuà 4 e che una volta uscitone , 1' accorciamento dell' arto é già accaduto, né a questo ed alla tabe più rimedia l'ustione: accetterà perciò volentieri la seguente ragionevole correzione - mor- bo coxario diuturno laborantibus , femur extat , et retrorsum inci- dit ; his superveniunt suppurationes - Morbo coxario diuturno la- borantibus femur extat , his [tabescit crus , et claudi fiunt , nisi usti fuerint -. 3o4 Scienze lato si condusse all'ospitale, ove fu trovata la parte di co- lor naturale con una protuberanza verso la som- mità deir omero , come se sotto gli sforzi del ce- rusico più che nel momento della caduta la dia- fìsi dell' omero sì fosse staccata dal capo , sì fosse insinuata tra le libre del deltoide , e così si mo- vesse sul capo medesimo : diffatto nei movimenti del braccio che solo potevano eseguirsi innanzi e indietro , e non di lato , si sentiva un crepito , e il braccio malato era più corto di i. pollice del suo compagno . Neil' ospitale furono praticate tutte le possibili distensioni , ma senza vernn effetto , sino a che fu lasciato l' infermo in osservazione , e nuli' altro fu fatto , se non che rinvigorire la parte con frizioni toniche , ed opportune legature . Col lasso di tempo , articolandosi sempre il cor- po dell' omero sopra la sua testa , potè il malato effettuare tutti i naturali movimenti , e sentissi sul pezzo protuberante nafa una sostanza molle , de- stinata quasi dalla natura a proteggere la cute so- prapposta dall'attrito. £' anche degno di ricordanza il fatto narrato all' A. dal sig. Bononi chirurgo genovese . Intervenendo questi alla cura di un emot- toico , riseppe che il malato sin dalla giovinezza avea sofferto una frattura nell' omero sinistro non mai sanata : volle esaminare il braccio , e trovò che realmente 1' osso era diviso in due pezzi , ma che non ostante nell' atto del movimento i due pez- zi venivano a contatto per 1' azione dei muscoli del cubito , e nato così tra loro un punto fìsso , gli estensori potevano innalzare tanto il braccio da portare la mano sin sulla fronte . Morto 1' emot- toico , ebbe anche curiosità il sig. Bononi di no- tomizzare il braccio , e trovò ben levigati gli estre- mi di quei due pezzi , ed il lorq intervallo , non EXERCITATIONES PATHOLOGIC^ 3o5 che il contorno riempiati da una densa cellulare : erano poi di molto inferiori in lunghezza ed in peso air omero destro • L' ultimo caso presenta la rot- tura del collo del femore , la quale non essendosi rammargìnata , era divenuta una nuova articolazio- ne deir osso sopra il suo capo ; quindi il femore girava liberamente dalla parte interna all' esterna , e nel girare faceva sentire un certo crepito come nel primo es mpio . Il cap. VII. ha per oggetto due rari tumori del collo , ed il primo si presentò in un individuo di 3o. anni 'nei lato destro, e nel giro di due mesi crebbe al jiuntoda occupare lo spazio compreso tra rapofisi ma- stoidea , e lo sterno, e da ridurre nel braccio destro la difficoltà al moto. Stimò bene il nostro A. di forarlo per mezzo del setone , e dare esito alla linfa tenue giallognola , di cui era zeppo ; ma ben presto fu costretto ad aprire il setone da capo a fondo , at- tesa la quantità di materia saniosa , che n usci- va , accresciuta dalla presenza della febbre . Do- dici giorni dopo il taglio , incominciò il malato a muovere il braccio con maggior speditezza- e ridotta la piaga alla tenuità di una fistola , ristabilita pie- namente la facoltà al moto nel collo e braccio , ei partì dair ospitale ; ma vi tornò ben presto , e presto anche vi morì . Tagliato il collo , furono os- servati i processi trasversi delle ultime quattro ver- tebre cervicali tocchi da carie, e denudati i ner- vi, che di là escono . Si duole T A. di non avere investigato 1 interno della colonna vertebrale, e del cranio , ove forse avrebbe potuto cogliere T ori- gine del tumore giudicato liiifatico dal comenta- ,tore sig. Wenzel . Il secondo caso appartiene ad un fanciullo , il quale nella prima età ebbe la tigna al capo , e poi più adulto fu preso da febbre ca- G.A.T.Vm. ^o 3oG Scienze tarrale con gastricismo per la grande sua vivaci- tà , pei giuochi smodavi , e per 1' uso die avea di reprimere il sudore della fronte applicandovi una pietra . La febbre , preso il tipo di anfimerina , più non lo abbandonò , continuò la tosse , ed insorse un tumore alla parte del collo con ostruzione delle vicine glandule conglobate , e con erpete nel cor- po e cubito destro . Allargatosi ed appianatosi il tumore sotto il trapezio destro , il capo si piegò a sinistra , né star poteva ritto senza il sostegno delle mani : si fece anche sentire un formicolìo nel braccio , e gamba destra , che per altro non si con- vertì né in debolezza né in paralisi . In questo stato di cose fu portato il l'anciullo dai genitori dalla montagna alla capitale , ove profittò nioltissimo nello spazio di due mesi ; si liberò dalla lebbre , e dai sudori notturni ; ed il tumore al collo si fece prima molle , e poi mostrò nella parte più alta una certa fluttuazione . Il sig. Palletta nell in- tervallo di IO. giorni vi aprì per mezzo della po- tassa caustica due ulcere, e n'ottenne T efflusso di abbondante materia , ed insieme il moto più spedito del capo . Si allontanò il fanciullo dalla capitale per due mesi della state , e vi tornò in miglior salute ; se non che il mezzo del collo era ancor turnido , e le ulceri artìliziali eran prossime alla cicatrice ; per lo che T A. applicò di nuovo il caustico , e prodotta una piaga più profonda e più larga , conseguì mediante lo scolo delle jna- terie il compiuto dissipamento del tumore , e ri- donò al capo la naturale sua mobilità . ( Sarà continiuito ) 3o7 l}elt infiammazione ^ e della febbre continua - consi- derazioni patologico -pratiche di G. Tomassini ec. (Terzo estratto ed ultimo). Capitolo ix. Esame degli argomenti addotti a sostegno delt in- ' Jiammazione astenica dal chiarissimo professo re» Scavini di Torino. D 'eesi sempre far conto di que' saggi oppositori , i quali con maniera dicevole alla dignità delle scienze , a qualche tuo pubblicato concepimento , in parte o del tutto , contrarii si mostrino . Per tal modo bello è vedere l' onorevole disputa che qui sostiene il Tommasini contro il medico torinese , e come gentilmente lo inviti alla parte sua . In uno scritto , che il prof. Scavini nel suo saggio sulla infiammazione richiama (i), avvisò di nominare aste- niche quelle flogosi , nate per ingorgo di sangue ne' capillari infievoliti o paralitici , le quali non hanno né la tinta , né il calore della vera flo- gosi ; siccome notolle anche il Quesnay , e si cura- no , egli dice , cogli stimolanti . Opportuno rispon- de il Tommasini : cotesto, stato di passività non presenta ancora i caratteri flogistici : coleste ato- nie *o lassezze o ingorghi di vasi sanguigni pro- ducendo distensione soverchia , sanno talvolta ge- nerare quello stimolo , che è causa diretta d' ìq,t- fiammazione : noi non diremo infiammazione , un (i) Precis historicfue de la doctrirui de V injluinirudion 20 * ZoS S e I E N Z K edema , o altro adunamento di linfa nelle cellu- lari , nato da meccanico impedimento che ne ab- hia ritardato il ritorno pei linfatici ; ma diremo flogosi quella risipola , e la ammorzeremo con la- vande antiflogistiche , che si sviluppa spesso nelle dette eniiagioni : concediamo che se poco eccita- bile sarà il soggetto , poca la flogosi , e assai su- perficiale e circoscritta , levi del pari saranno i suoi fenomeni , né ci sarà lebbre diatesica , o sarà menomissima : concediamo che alcuno eccitante farmaco applicato alla parte rechi più utile alle cellulari non ancora infiammate, anziché danno ai punti ne' quali già cominciò a svegliarsi 1 infiam- mazione ; ma terrem sempre fermo ,, che i punti, „ le fibre , i vasi, che furono infiammati , lungi dal „ rimanere in istato di atonia o di minor senso , ,, conservano anzi , come reliquia inevitabile dell'in- „ fiammazione , un grado per lungo tempo almeno, ,, maggiore d' iriitabilità e dì sensibilità ,, . Oppo- neva inoltre il sopralodato sig. Scavini , reputan- dole asteniche , quelle flogosi contrassegnate da un rosso cupo nella parte affetta , e presto degeneri in cangrena , siccome ottimamente le descrisse il Quesnay . Onde a questo loco è mestieri richia-« mare 'quantb dimostrò il Xommasini ne' precedenti capitoli : dal passaggio , cioè , alla cangrena , sia pur rapidissimo , non doversi argomentare difettiva r azione morbosa aftteriore , che la precedette . Ri- córre il nostro A. di nuovo alla dissertazione sull an- gina maligna scritta da Cristiano Dange^^s , e prova per ulteriori riflessioni , come veramente dichiarasse cotesto scrittore tristissimum antisepticorwn om- nium successum in angina^ malignce curatione . Loc- chè potendosi dire con egual dritto della pneumo- nite maligna , e delie maligne parotiti , epatiti , Infiamm. e febbre continua. 809. gastriti , ec. , sembra conclusivo che i fenomeni di malignità hanno intanto luogo in questi incontri, quantochè la condizione flogìstica si è diffusa pro- fondamente nelì' interno , od ha cominciato di buon ora a svilupparsi in porzioni prolonde del sistema nervoso , senza che cotesta condizione sia perciò meno flogistica . Aggiungeva il prof Scavini di aver veduto curate felicemente dal prof. Lombard con metodo eccitante , quelle infiammazioni a color li- vido che sopravvengono alle ferite d' arme da fuo- co . Contrapposte a tali osservazioni cita il Tom- rnasini le sue , non che quelle del Mistrali, delfAm- bri , del Levacher, del Benevoli , del Bighi , del Torrigiani , dell' Assalini , del Gervasoni : ciasche- duno de' quali curava le piaghe cancrenose , e le lesioni prodotte da ferite o da chirurgiche opera- zioni , che minacciano di andarsene a cancrena, con metodo antiflogistico , e ne aveva guarigioni mol- te . Imperò è molto astruso argomento , volen- dolo sottoporre ai concetti della nuova dottrina , cotesta cancrena . Il Pott e il Withe , entrambi di chiara fama , raccomandano in esso V uso inter- no dell' opio , del carbonato d' ammoniaca , e del muschio. Degli altri, chi insegna cose miste, e chi al tutto contrarie .' La quale contraddizione di pareri è forse la peggior cancrena del mondo . Og- gigiorno però , come nota il nostro eh. autore por piia esempii e citazioni , non si ritiene altro metodo in detti casi , che V antiflogistico . 3io Scienze. Capitolo x Obbiezioni che furono mosse contro la mia opi- nione sult ideniiià della Jlogosi dal eh. profes- sore Rubini , e da altri recenti scrittori , Credendo il sig. Rubini alle flogosi periodiche intermittenti , e alla virtù stimolante della china- cliina , dalla guarigione che per questa ne segui- va , dedusse potersi dare le flogosi asteniche . ]Ma una tale deduzione è fondata sopra due sup- posti , se non falsi almeno dubbiosi molto '■ e nella iappendice che segue all' articolo 72. di questo ca- pitolo , tiella quale tratta il Tommasini del modo d agire della corteccia peruviana , i detti dubbii sono assai più rafforzati • tgli cominciò a dubi- tare della virtù stimolante di cotesto farmaco , sin da quando il iamoso Rasori promulgò gli sperimenti del contjostimolo . Dalla guarigione del sig. Pietro Torrigiani , affetto da perniciosa letargica , e trat- tato dallo spertissimo sig. Tommaso Becchetti con salasso di \/\ oncie , e china in progresso : dalla cura simigliante che si pratica in altre perniciose, come dire pleuritiche , apoplettiche ec. non che dalle ripetute osservazioni di molti medici , mas- sime dell' agro mantovano (i) , trasse il clinico (1) Qui parlando TA. anche delle perniciose dell' agro romano , dice in questa forma: dal largo uso che. si fa della chinachina nelle perniciose deW a^ro romano, non risparinlandosi 0 prima o coniem- poraneamenlc numerosi salassi e con /elice successo eie- Alcuni tra- merebbero che cotesto periodo fosse modificato in tal altra guisa : dal largo uso che si fa della chinachina nelle perniciose delV agro roìnano , non risparmiandosi 0 prima 0 contemporaneamente in al- cune Ji esse qualche salasso , e con Jhlice successo e/c. Infiamm. e febbre coiyTrivuA 3ii di Bologna due conseguenze; i. la chinachina ha una virtù antiperiodica , che non è né uno stimo- lare , né un contrastimolare ; 2. la chinachina se agisce in altro modo , o il fa coutrostimolando , o se stimola il fa così debolmente , da non di- struggere i buoni effetti del salasso . Il dottor Am- bri comunicò in seguito certo fatto , che servì a convalidare la potenza non Stimolante di detto far- maco . L nelle lettere sulla petecchiale scritte al chiarissimo nostro clinico De-Mattheis , sostenne già il Tommasini , che in esso doveasi riconoscere solo un modo di agire arcano -e di suo genere , atto a interrompere le periodiche affezioni . Altri an- cora , e il dott, Ottaviani tra i primi , esposero alcuni motivi , onde dubitare della predicata fa- coltà stimolante della chinachina . Ma quegli che prima d' ogni altro , e già da lungo tempo ritene- va simile pensiero , era il famoso Kasori , e in una sua preziosa lettera il comunicò al Tommasini . e forse tra breve vedrem noi , per opera di quello ingegnosissimo scrittore , disvelato il grande mi- stero àeWa periodicità ^ e dell' antidoto peruviano - Ciò sia detto quanto alla facoltà non stimolante della chinachina . Ricerca poscia V A. se esistano veramente le infiammazioni periodiche intermit- tenti . Non bisogna confondere quel turgore , e quel passeggiero ingorgo che per V urto della reazione febbrile presenta talvolta apparenza flogistica , con qualche sintoma locale . Sinché stiamo tra questi limiti la febbre si mantiene periodica : il cessare de' suoi parosismi dilegua eziandio le suddette ap- parenze , e la chinachina si oppone efficacemente ad entrambe . Se poi cotesti iìigorghi o turgori sot- to i replicati urti vascolari genereranno flogosi vera locale , in tal caso Y acccndimenlo febbrile si fa- 3i2 Scienze rà sintomatico del parziale procosso flogistico, e sia qualunque 11 modo ItLbiile che Y accompagni , egli non sarà m;u si schiettamente intermittente da curarsi colla chinachina . JNel vero quantunque ne' fasti medici si ricordino talvolta angine e ollalmìli intermittenti ; uè a Pietro Frank , né all' autor nor stro cadde mai il destro di osservarle . JNfella prolusione della nuova dottrina medica italiana dichiarò il Tommasini , che le acute af~ fezioni nervose non eran tutte flogistiche; e ciò le- ce , per dar luogo all' idea che ritiene ancora, sul turbamento organico irritativo , non accompagnato da llogosi alcuna . Il sig. Amoretti ritenendo che il parosismo febbrile , almeno nello stato di calo- re, esprìma accrescimento di stimolo, asseverò clie anche il Tommasini , per sue proprie inavvertite confessioni, ammetteva la flogosi astenica. Nei i8o5 pensava il Tommasini che la febbre continua potes- se essere in qualche caso astenica; ma poi condot- to dai fatti , ne ha interamente adattata 1' etiolo- gia a qualche flogistica condizione ; non escluden- do qualche caso di febbre mantenuta da irritazio- ne, la qual condizione tu tt' altro è che difetto di stimolo , e per ogni altro rimedio, fuorché eccitan- te , si cura. Risponde finalmente il eh. A. all'idea del Guani sulla infiammazione irritativa , non che alle massime esposte dall'autore lucchese (i), con- tro alle quali già dottamente e saviamente rispose, prima della pubblicazione di quest'opera del Tom- masini , il nostro egregio collaboratore dott. Giù- ^ seppe Tonelli , ricordato onorevolmente dal Tom- masini medesimo . (i) Vedi i fascicoli \\. e 12 del 1819 del nostro giorncdc a pag. ■217 e 355. Infiamm. e febbre continua 3 l3 Capitolo xi La pratica^ spesso anche il linguaggio di quegli au^ tori chfi ammettono rinfìammazione astenica, non è interamente d accordo con questo concetto . Dimostra qui TA. , che sebbene sia vario U linguaggio di que' medici che ammettono 1 infiam- mazione astenica; la loro pratica però è poco me- no che uniforme , e vi può essere mezzo di con- ciliazione tra le varie teorie. Forse chi ritiene co- testa massima prescrive il kermes minerale , Tossi- mele scillitico , r acido sollorico o il muriatico ^ la decozione di chinachina in certe flogosi maligne, coir idea di stimolare o controirritare; forse, trat- tandosi di ostruzioni, crede di discioglierle coll'ace^ tito di potassa, col muriate di barite, o di aprirle co* decotti amari, o di stimolarle col mercurio; nel men- Irecchè egli si accorda con noi , che somiministria- nio le dette cose , come contrarie a quel proces- so di stimolo che stabilisce quello della flogosi . Fra' medici esperti è ben raro trovare chi curi coir opio , col vino , col carbonato d'ammoniaca, o coir etere , le flogosi maligne o nervose del pol- mone o delle fauci . Potrà avvenire, che un tre- more , un sussulto nervoso , a malattia avanzata, faccia ricordare 1' uso del muschio ; ma 1' unione d'altri farmachi d'azione opposta, e la poca quan- tità di esso renderà sempre dubbia la vittoria tra i detti medicamenti, quando la malattìa vada bene. La pratica del Pott e del Witth nella can- crena secca , fondata sull' uso ardito di forti ec- citanti , è stata abbandonata come nocevolissima , non solo in Italia, ma gì' inglesi stessi l'hanno con mirabili vantaggi scambiata coli' uso del ni- 3 1 4 -•'^'''- ' Scienze tro ad a](C dosi . È ben vero che nella cancrena y secca delle estremila , siccome la parte già can- crenata noli è più curabile, e tioti s' ha altro sto- po che di stralciarla dal vivo , o di circoscriver- la , r uso dell' opio ha influito talora ad accre- scere r infiammazione attorno alla cancrena , fa- cendola rapidamente suppurare , e separato si è per tal mezzo il fongo cancrenato da qualunque commercio colle parti vive . Ma qualunque oppo- sizione possano fare cotali vantaggi , che il Tom- masini asserisce di non aver mai verificato , il me- desimo trattamento non si usa già nelF interno : quando cioè si dubiti che qualche organo minac- ci cancrena . La quale o è già avvenuta , ed al- lora non v' ha più riparo : o non è avvenuta , e quelle scintille- di flogosi , che pur rimangono , non vorranno al certo essere accresciute cogl' inci- tanti . Così alle afte , e alle parotidi , e a' decubi- ti che si sviluppano negli ultimi periodi o dopo il corso di febbri tifoidee , rimediano gli avveduti pratici , non già coli etere o col vino, o coli opio ; ma colla mirra , col sale ammoniaco , cogli empiastri anioUieuti , cogli antimoniali, col tamarindo, coli' acido solforico , col borace , e con altre cose an- tiflogistiche : distinto l'uso interno ed esterno, che si dee fare di queste sostanze . Non risparmiano neppure il salasso , ove il grado dell infiammazio- ne il richiegga , sull' esempio de classici antichi. Dopo tali avvertenze assume il nostro A. la fa- tichevole intrapresa di esaminare , qual fosse poi la pratica dì certi chiarissimi medici, a' quali non sembrò giusto il ritrattarsi dalla flogosi astenica . E cominciando dal Rubini, dal Piaggi , e dal Te- sta, i quali trova essere stati dalla parte sua, quan- to al trattamento delle flogosi maligne; passa a in- Ii\flAMM. E FEBBRE CONTINUA 3l5 yierpretare il linguaggio patologico del Pinel , del Clark , del Richerand , del Reil , del Thompson , e in ultimo di Curzio Sprengel . Il quale appoggia il concetto della infiammazione iastenica alle cause debilitanti , che talora la producono . Già accen- nò il Tommasini nella nota 16 della sua prolu- sione, che ad uno stato d' avvilimento o di de- pressione vitale o di controstimolo , ponno succe- dere, in forza di una vitale reazione, eccitamento accresciuto, slimolo, e flogosi .„ E ben vorrei , dice qui il Tommasini , che gli oppositori di- stinguessero bene cosa da cosa , momento da momento, causa di depressione prima, da cau- sa nuova di stimolo accresciuto . JN'on ho io detto giammai , come alcuni uomini superficiali hanno creduto bene di farmi dire , che le po- tenze deprimenti , egualmente come le stimo- lanti , producono infiammazione . Ho bensì detto che queste ( le stimolanti ) la producono esse stesse, ed immediatamente, ove arrivino ad un certo grado di forza ; e che quelle ( le depri- menti ) possano cagionarla o darle occasione , quando allo stato di depressione , che imme- diatamente producono ( e che è tutt' altro che flogistico ) succeda sforzo di reazione vitale , la quale generi stimolo , e quindi V infiammazio- ne risvegli. Cosicché Tinfiammazione che al fred- do , air umido , ed al timore succede , non è né immediato né necessario effetto di queste po- tenze ; ma lo è bensì della reazione vitale , che sta in mezzo tra le prime cause morbose , ed il processo flogistico : reazione che può risve- gliarsi e non risvegliarsi „ . Gli altri criterii , a dirla qui brevemente , sui quali fida il sig. Spren- 3iG 'Scienze i gel r infiammazione astenica , sono stati dal Tom* masini a parte a parte discussi; comuni essendo con quelli , che esposti furono da altri autori . Colla scorta de' latti e dell' induzione , egli ne ha dimo- strato r insussistenza : e Sprengel entra per lui ( siccome conclude a pag. :ì'Ò'j. ) nel novero di quegli autori viventi , che non potranno d'ora in- nanzi sostenere a buon dritto lesistenza dell'aste- nica infiammazione , senza risponder prima agli ar- gomenti pe' quali è stata dall' A. dimostrata in- sussistente in questo scritto , ed altrove . Capitolo xii Molti già sono e nspettahili i patologi , ed i pra- tici che da qualche tempo convengono nella mas- sima , che V infiammazione , considerata in se stessa , sia sempre un processo identico di sti" molo accresciuto. Il celebre patologo Giuseppe Testa scrisse nel suo gravissimo libro delle azioni e reazioni organiche , che anche nelle piaghe rapidamente de- 1 generi in cancrena non manca ne' primi momenti una reazione gagliardemente accresciuta , ovvero una tendenza infiammatoria : le quali avvertenze ben corrjspondono alle idee del Tommasini, che i primi istanti , fossero anche brevissimi , d' una infiammazione cancrenosa , esprimano sempre uu eccesso di stimolo . Dopo è annoverato in questo capitolo l'illustre dott. BufFalini, il quale , discepo- lo del Testa , pare che in lui riviva il profondo ingegno, e lo spirito analitico del suo precettore. IVeir opera patologica , ultimamente da lui pubbli- Infiaiviim. e febbre continua 3 17 rata (i) , egli dichiara, che fra tutte le opinioni sulf infiammazione , la meno ipotetica e la pia ana- loga ai fatti sembragli esser quella del Tommasini ; e in ciò principalm,ente vera la estima^ che ove una parte s infiammi^ awi sempre eccitamento maggiore, e perciò aumento di stimolo^ e di movimento nella parte infiammata . Segue a notare il nostro eh. A. il conforme linguaggio del Broussais nella sua ope- ra Histoire des fhlcgmasies ou injlammations diro-' niques , pubblicata a Parigi nel 1808 , cioè tre anni dopo la pubblicazione delle ricerche sulla lebbre gialla e delle note sulla flogosi del clini- co bolognese . Giuseppe Ambri nel i3o8 comin- ciò a sostenere l'opinion sua sulla natura sempio identica della flogosi . e ciò si legge nel voi. XII a pag. 2i5 del giornale medico-chirurgico di Par- ma, nelle note al cap. 19. del manuale di chirur- gia medica del prof. Horn sulf angina maligna . Presso a poco nella medesima epoca l'illustre Mon- teggia manifestò i medesimi pensieri , meno alcu-^' ne modificazioni , che non fanno contrasto a quel- li del Tommasini . Vengono poi ricercate le simi- (1) Di (juesto nobilissimo lavoro dal sig. Buff alini (fondamenr ti di patologia analitica ) sareinmp noi stati assai desiderosi di paj-^ lare in questo nostro giornale . E ne avevamo intrappresa V opera tanto pili volentieri, quanto che lo reputiamo di ottime considc^ razioni ricchissimo , e tutte appoggiate a quella fòrza di ragione, die arriva a trovare anche nelle cose mediche, chiunque le traiti colla scoria del Loie del Coitdillac del Bacone, dietro i quali mae- stri non si può fallire , Ma l'averne og^i veduto occupato un ec- cellente scrittore nella biblioteca itcdiarui (fase, dì novembre 1820) ce ne ha fatip desistere ; ed a qiuinto egli , guidato dal suo sag gio criterio medico ne dica, noi, senz' altro ripetere, pienamentt^ assentiamo. 3^i3 Scienze gliantì massime dell' Assallni , del Pisani, del Col- mandoli , del Vasani , del Gerioli , dei Venturi , del Bodei , del Mantovani , non che di moltis- simi altri illustri pratici e scrittori , i quali tut- ti riconoscendo il valore e la verità della massi- ma patologica del Toramasini , la addottarono. Do- po cotesto belto e decoroso novero di seguaci, si conchiude questo capitolo, e questa parte prima, colle seguenti parole : ,, Tali sono gli argomenti dal ,, fatto desunti; dall'osaervazione cioè, dall' espe- ,, rienza, e dalla più severa induzione; tali le spie- „ gazioni di ciò che le apparenze sembrano in „ alcuni . casi deporre in contrario , e le risposte ,, alle opposizioni diverse d' uomini rispettabili : „ tali inline i suffragi di esperti ed illumiuati pa- „ tologi, pe' quali io credo poter sostenere a buon ,, dritto •->—. che \ infiamma/ione , qualunque sia ,, r universal condiziono del corpo in cui si accen- ,, da , qualunque i fenomeni che la accompagnino, ,, qualunque 1! esito, che le succeda , che 1 inlìam-, ,, inazione , dissi , perciò che è in se stessa , e „ ne luoghi che ne sono idiopaticamente attaccati , ,, è sempre un processo ili stimolo accresciuto , e „ non è altronde curabile che con rimedj anti- ,, {logistici o deprimenti . „ Fin qui il Tomraasi- ni : e fin qui anche noi , avendo sempre parlato il linguaggio suo , o quello de' suoi seguaci . ; Infiamm. e febbre continua 3 19 Noia del compilatore , Dalla cura che avemmo nell' esporre in que-^ sti nostri estratti, non diremo tutte , ma le prin- cipali avvertenze del cliiarissirao clinico di Bolo-, gna , argomenterà di leggieri il lettore , in che mol- ta estimazione teniamo questo eccellente trattato ., Ma noi educati alla scuola ippocratica di Roma ,, tuttoché ammiratori delia nuova dottrina e quant' altri italianissimi, non intendiamo in ogni sua parie di seguitarla. Perciò non taceremo alcuni dubhii . JNè vorrà disgradirlì il Tommasini medesimo : peroc- ché i nobili scrittori sono sempre austeri contro alle cose proprie per conoscenza dell'ottimo , e sti^ mano veraci solamente quelli , i quali non le loda- no tr.tte cpn la medesima prontezza, ma solo le migliori , Che la flogosi abbia spesso un processo indi- pendente , è questa una idea quanto nuova , dopo la dottrina delle diatesi , altrettanto vera , e fera- cissima di utilità alla terapja delle inliammazioni . Oltremodo efficace è X esempio addotto dell' utero gravido , il quale si fa centro indipendente di nuo- va vita , e cresce in esso e sviluppasi il feto , sebbene la madre sia talora nel resto delle sue par- tv snervata , e mancante di forze fisiologiche , e ta- lora perfino ridotta ad emaciazione . E così in cer- te m£^lattie , fosser pure le altre parti del corpo di materiali scarse, e di succhi e di vita, la parte infiammata domina il resto dell' economia, o non ne dipende: cresce si direbbe quasi a spese delle altre-. fa centro in se sola di vegetazione , e di ecQitameu- 3.20 Scienze to . Molta fu la nostra compiacenza , quando ci avvenimmo in questo pensiero del Tommasini : stan- techè prima della pubblicazione del suo libro , noi avevamo per sorte concepita la medesima idea , e ne' cadaveri sessionati nel 1819 ne avevamo rintrac- ciate le prove . 1 valentissimi signori prolessori Morrichini , De - Matlheis , Trasmondi , Folcili ed alcuni altri , i quali vollero benignamente ono- rarci della loro presenza , quando nel dì 24 del passato agosto leggemmo nell' accademia de' lincei una dissertazione sopra alcune proprietà della /lo go si, forse ricorderanno , come per molti argomenti si sostenne da noi lo stato di concentrazione del pro- cesso flogistico , ricercandone ancora le cause fi- siologiche e patologiche , e spiegando , come da quel- lo stato di circonscrivimento , naturale o forzato che fosse , potea spandersi talvolta la diffusione del- le forme universali infiammatorie , e come questa medesima diffusione potea ricadere per certe cause nel suo stato locale primitivo , durante X intervallo della stessa affezione. Andammo anche più oltre; perocché toccando della mentovata indipendenza^ noi descrivemmo varie autopsie ò'adaveriche , dalle quar li si deducèva chiaramente , come lajlogosi aumen- ta soventi volte il potere vitale e di assimilazione in un organo , a. spese del potere vitale e dello stes- so materiale organico di qualche altra parte . E molla fu , ripetiamo , la nostra compiacenza nel considerare , che un dubbio esposto , come per modo di dire, dall' illustre Tommasini ( cresce si direbbe quasi a spese delle altre ) fosse nel mede- simo tempo da noi , per mezzo di ripetute ispezio- ni sui cadaveri , ridotto le più volte a verità di- mostrata . Faremo anche osservare , come giove- volissima sia questa massima a modificare la ^eo* Infiamm. e febbre continua 321 ria delle diatesi , e de' metodi di cura universali . Que' pedissequi disennati delia nuova dottrina , che qualunque altra ne abbraccerebbero se fosse nuova o di facile apprendimento , e' che sono poi quelli , che per troppo sirmgerla le tolgono ogni buona e proporzionata iorma , non troveranno più indiffe- rente r usare un contiostimolo piuttosto che un altro : ma dovranno sapere quale più dirittamente per sua azione elettiva si dirigerà al centro flogi- stico : e questo adotteranno , per non detrarre al- le potenze vitali degli altri sistemi od organi , che non sono nella diffusione flogistica troppo impe- gnati -E impareranno ancora , quando veggano non troppo esattalo e partecipe d' una flogosi locale in- terna od esterna il sistema san gu itero , a usar par- simonia ne salassi generali, e non fare, di uno de pri- mi elementi della vita , a chi piìi ne cava . Fra gli argomenti che condussero il celebre autore a dichiararsi affatto contrario alla astenica flogosi , molta parte certo che hanno i presidii cu- rativi praticati dagli antichi e da alcuni moderni nelle flogosi così dette maligne, spurie, nervose, ec- cetera ; dove valga di accomodarli tutti agevol- mente alla famiglia de controstimoli . Imperò quan- do siamo a parlare del metodo misto , alcuni non sapranno veder chiaro nell' argomento ; stantechè pigliando la sola parte che fa per essi , s' avveg- gono di dover lasciare agli avversarii quelf altra che è stimolante , e che costituisce l'itssieme del meto- do di cura misto o complicato . A questo loco ci sia anche lecito di osservare , che tra que' farmachi che i clinici praticano nelle spurie iniiammazioni non solo del polmone , ma anche nelle piaghe ester- ne cancrenose , occupa un posto riguardevole , ol- ile la chinachina, anche la caiifora, il ben vero, G.A.T.Vm. 21 jaa SCIENZE che all'uso di questa si ponno contrapporre le pro-^ ve medesime, che il Tcwnmasini contrappone all' uso degli oppiati e del muschio , dicendo cioè che la sua virtù sia snervata da que' mezzi co' quali spesso si unisce , come dal nitro , o dal kermes minerale; o dicendo che la amministrazione di es- sa sola sia nocevole . Ma al primo opposto si può rispondere , che pare incomprensibile come poca dose di nitro abbia a render nulla la facoltà sti- molante di essa : e se a tanto valesse il kermes , saria stato inutile che i mentovati clinici Y aves- sero consigliata e commendata in unione con esso lui , se i medesimi effetti otteneansi da lui solo . Alla seconda opposizione farà qualche contrasto il numei'o e 1 aria di verità che hanno quelle istorie mediche, d onde ricavasi , che Tuso di essa in certe flogosi spurie fu vantaggioso . Molti però sapranno dubitare della virtù stimolante della can- fora^ siccome dubitano a loro buon dritto della medesima virtù , attribuita all' antidoto peruviano. E noi veraniente avevamo in animo d' instìtuire qualche sperienza su cotesta medicina . Tanto più che anche altra volta surse la disputa , se ella raffreddasse p riscaldasse gli umori : e mentre da questa parte slavano il Boerhaave, il Sofroe, Tluncher, il JNeumann , e teneanla come ardentissimo stimolo diffusivo ; dall'altra l'Hoffraann, il Kinner, il Werioff stimavano , che essa non era affatto stimolante , e ne davano tino a y2 grani in poco d ora, e dicevano che soprapposta alle parti infiammate, mette in esse un sen- so di freddo, presa internamente né suscita calore, né esalta i polsi, ne muove sete, né arrossa le urine (i) • (i) Vedi Coininent. Accad. Bonon. T. 3. Bonon. iyp. Lcel. « Vulpe i-jb-j pa^, 3i2 e 3ii5, Infiamm. e febbre CONTIIVUA 323 Ma incontratici in una memoria di Vincenzo Men- ghini inserita nel tomo quarto de' comentarj dell' ac- cademia di Bologna , nella quale memoria questo diligentissimo sperimentatore colla fedeltà del Redi annunzia di aver osservato l'azione della canfora sopra diversi animali ; egli ne descrive posi esattamente le prove , e le moltiplica per tanti mezzi , e ne accenna con tanta precisione gli effetti , che non si potrebbe far meglio dopo lui : come non si po- trebbe del pari dubitare dai sintomi da lui de- scritti , tanto dopo 1' amministrazione della canfora. ne' molti animali sottoposti alle sue sperienze , quan- to dopo la morte di questi nelle autopsie fatte , che il detto farmaco non abbia una virtù s limo- lante . In iis animalibus , egli dice , quoe vel adliuc viventia , vel jam a camphora interfecta dissecui'- mus , copiosum mucum modo in ingluvie , ut in volatilibus , modo in stomacho , ut in quadrupe- dibus , deprehendimus : erant vero hujusmodi visce- ra in omnibus infiammata. Quce ammalia sive profun- do somno obruta , si\>e nervurum distentionibus vexata diu f'uere-^ eadem hcec nieningum , majorwnque cordis vasorum , pulmonum item atque intestinorum inflam- matione occubuerunt (i) . Il sig. Ortìla aneli egli nelle sue sperienze intorno al detto farmaco , ha trovato costantemente ulcerata la membrana mu- cosa dello stomaco (2) . Se adunque la cosa è talmente come pare , 1' aver usato i medici la can- fora in molte flogosi maligne , e massime in mol- te pleuritidi di tal natura , e il seguitarla ad usare (1) Vedi il tomo quarto de' citati Coinentariiapag. 199., e 2o4' (2) f^edi il tomo secondo della parte seconda della iossicolo- gla - pa^. 14. 21 33 4 Scienze con qualche utilità , potrebbe statuire una benché leve eccezione alle prove del Tommasini desunte da' metodi curativi . Ma d' altro canto pensiamo , che le idee teoretiche del nostro chiarissimo 'au- tore sulle flogosi maligne e cancrenose sono così persnadevoli e convincenti ad un tempo , che sa- remmo più indotti a reputare nocevoJe 1' uso della canfora stessa in detti casi , quantunque preco- nizzato , anziché per poche osservazioni contrarie sminuire a' suoi concetti il valore . Gli è vero che a stabilire una massima generale , è mestieri acconciarle tutti i particolari : e ciò ha fatto mi- jabilmente dove ha potuto , con quella sua molta erudizione negli antichi , il Tommasini nostro . Ma in medicina, dove tanta è la varietà delle opinioni e delle cose, è egli làcile , anzi è possibile arri- vare a cotesto scopo ? Potrà sempre chiedere agli avversarli il Tommasini : cotesti farmachi stimo- lanti , che voi reputate utili nelle flogosi mali- gne , li avete voi trovati atti a vincervi il mag-» gior numero di dette malattie , e nel minor tem- po ? Gli avete voi sottoposti a quelle regole d' arit^ melica , tanto giustamente desiderate dal famoso Rasori (t), sicché \ efficacia di essi si misuri in ragion diretta del numero delle malattie guarite , e inversa del tempo di loro durata ? Quanto alla chinachina , noi non possiamo ta- cere , che ci duole altamente che i medici ritor-^ nino a disputare sulla misteriosa virtù sua , e te-!- miamo forte , che anch' ella non corra pericolo di esser posta tra i controstimoli . Dovi ebbero i ca- piscuola risovvenirsi, chenonhan tutti quella dot- (») V^iìi il Conciliatore n. 67. , e BuffaUnl fondam. di Fcdol, Jbitd. T. 2. pctg. So. Infiamm, e febbre continua 3^5 trina e quella sperienza eh' essi posseggono al letto - dell' infermo , tantoché possa ri^iscire a tutti be- ne un caso affidato a novelli tentativi ^ Cotesta massima sarebbe micidiale ricevuta dagl' inesperti , e porterebbe la rovina d' una pratica sanissima raf- fermata dal tempo , e dalle osservazioni , e dagli studii infiniti d' uomini tragrandi . Ci piace che il prudente autor nostro non si decida : ma si appaghi nel dire, che certo la china o non isti- mola , o poco stimola, e che la virtù sua debba piuttosto chiamarsi antiperiodica , che altro . I me-* dici dovrebbero tutti leggere e meditare la storia dell' arte loro : così non si perderebbero a ritor- nare in tale quistione , onde non uscirono con ono- re tanti altri , che avevano probabilmente , come alcuni de' nostri ^ e ingegno e dottrina . Di mille fantasie pronunziate sull' azione primitiva della chi- Machina , se ne apprezza a' dì nostri veruna ? o me- glio , le apprezzarono in quel tempo medesimo , in che furono pronunziate , i medici saggi ? Ella fu reputata e detta astringente, assorbente , riscaldante , dissolvente , coagulante , narcotica , antacida , an- tibiliosa , tonica , antisettica , antispasmodica , sti- molante . (i) Ma veruno tra tanti bravi , che queste particolari supposizioni avanzarono , colse forse nel segno ? Ed ebbe ogni dritto il Ramazzini di beffarsene così : Diit equidem , seu frustrante di" ligentia a sagacioribus inedicis allahoraiwn est cir- ca lume córticem , ut aliquid proferrerit quod ani' mum veritatis avidum expleret-.sed vincit adìiuc natura latendi , ut olim de Nili origine cecinit Lucanus . (2) (1) Vedi Rtihn , adv&rsar. medico - pracilc Volwn. prùn» ìciz. 28. (2) Disputai, de abusu chime cliince §j VL 326 Scienze Oggi si dice : la china non istimola . E ciò si so- stenne anche per lo passato da alcuni : anzi si stimò essa dotata di una virtù aitiflogistica dal Berger (3) dall' Heverinann (4) dal Medicus (5) dair Hagemann (G) dal Bingert (n) dal Buchncr (8) . E veianicute ben poca dee essere la sua facoltà stimolante , stando alle sperienze che sopra se me- desimi , e sopra altri ne hanno fatto celebri au- tori . Wan Swieten nello spazio di due ore ne inghiottì un' oncia , e racconta di non averne sen- tito veruno stimolo , quasiché non avesse preso nulla (i) . WerloiF ripetè spessissimo sopra se me- desimo la detta sperienza , e io più larga copia , né verun senso molesto gli arrecò (2) . Lind in- nocuamente ne prescrisse i4- oncìe in tre setti- mane (3) . Dodici libbre iie inghiottì successiva- mente Loestke (4) • Oltre a cinqtianta libbre in varie pi eparazioni , neir intervallo di otto mesi, ne fece prendere a certo suo malato il De-Haen (5) . Uno stimolante di tal fatta , come anni addietro si riputava essere la china , non potea innalzarsi a sì forti dosi senza danno ^ Ma perchè la china non istimola , o poco stimola , o non è da pareggiarsi la sua azione con quella dell' oppio , del vino , dell etere , e del muschio , si dedurrà con ragio- (3) De InflurnmatìoTìQ p. Zi. (4) (5) (6) (7) PrCcMo Ruhn , Volwn. cit. j)Ug..'2.l^t^. e 24S (8) Disp. de i'irtuie C. P. antiflogistica. Hai. 1768. (1) Cominent. T. 2; p. 56o (2) Be fahrib. Óp. T. L p. 2^9 (3) Malattie de'' paesi caldi ,pag. 67 (4) Mai. med. pag. 421 (5) Rat. niedend. T. TU. p. ii5. Infiamm. e febbre continua San ne eli' ella invece controistimoli ? Si legga il pri- mo volume deir opera del Rahn , e massime il capitolo primo della terza sezione : si legga il li- bro quinto della terapja speciale di Francesco Tor- ti , due grandi partigiani della corteccia , e si co- noscerà come s' ingannarono Coloro , che credet- Icro di averla osservata atta a moderare le flo- gosi , e come il praticarla nelle malattie infiam- matorie sia affatto dannevole . Quindi è che noi raccomandiamo, che le febbri periodiche sieno af- fatto separate dalla dottrina corrente delle diate- si, ;e là chinachina , per umana carità, sia dal catalogo de' controstimoli perpetuamente allontana- ta . JNon si faccia dire al Tommasini da qualche fanatico , siccome è avvenuto altre volte , ciò che egli non ha detto ; e si rifletta al suo modo di pensare sulle flogosi apparenti , che accompagnano talora le febbri periodiche '. Quelle sono , anziché vere flogosi , ingorghi o turgori \ promossi o dalla concentrazione organica nel periodo del freddo , ò dall'urto vascolare nel periodo del caldo. K sé avvenga che la flogosi vera si formi in qualche parte ^ e sia tale da vincere la Condizione pe- riodica della febbre , e diffonderne altra ' d' indole sua; siamo allora nel caso di una diatesi flogi- stica dominante , nella quale noi non daremmo là china per tutto F oro del mondo . Ritornando ora col pensiero alle considerazioni dell'autor nostro sulle flogosi cancrenose ( cap. n. e 8. ) ; noi crediamo che esse forrnino il pregiò principale di questo libro . E in verità a noi non o noto altro scrittore , che di sì astrusa e grave materia abbia favellato con miglior sapere è àV« vedutezza . 'loociuii 328 SC'IEJfZE Urta condizione soprammodo notevole della {la- gosi .maligna è , siccome avverte il Tommasi- ni ( pag. i32. ) , la flogosi profonda e idiopatica del sistema nervoso , -^-La midolla nervosa iufumi- mala non sembra susccUibile di altro esito , cJie della canci'ena —Quando i nervi stessi sono idio- paticamente infiammati, non solamente i fenomeni del più profbmlo languore vitale si sviluppano sollecitamente ; ma le parti , che hanno vita dai nervi infiammati , passano rapidamente in can- crena— Una parte esterna qualunque per violenza d inliammazione passa a caticrena , perchè essa si accese dapprima nella polpa midollare de ner- vi , onde derivava alla parte la vitalità ^ e percJiè il processo flogistico penetrò e si diffuse nella mi- dolla , prima che avesse luogo nella parte alcun esito vegetativo o suppurativo — Per quanto sieno plausibili e fondate sopra la verità di qualche fatto particolare coteste massime i nientedimeno non sem- bra, che valgano totalmente a potere da esse rica- "v^re juno dei due canoni generali , dato il quale la flo'gosij assuma il genio maligno e cancrenoso . JNon sono già., molte le osservazioni che abbiamo sulla flogosi dei nervi : pochissime certamehte quelle che abbiamo s^lla flogosi idiopatica della polpa ner- V;Osa . Ma dalle sperienze instituite dal Soèmmering sappiamo , che se qualche parte cade in corru- zione , vi cade parimente , ma più tardi , il ner- vo che j>er . essa scorre . Corrotto il bulbo dell' oc- chio , la corruzione del suo nervo non avviene , che dopo qualche tempo . £ questo si osserva de' nervi i più molli, come quelli dell' olfatto e della vista ; r^nentre gli altri resistono più facilmente de' muscoli alla corruzione : e spesse volte nuotano il- InFIAIWM. t FEBBRE CONTINUA SsQ lesi in mezzo alla marcia (i) . Alma De-Fìlippis di anni 5o. morì in questo spedale al Lalerano nello scorso maggio , di una fìstola alla parte la- terale destra della mascella inferiore . Esaminata la parte sul cadavere , si trovò la detta mascella ca- riata di modo che le due apofisi condiloidea , e coronoide , erano staccate affatto . La carie si esten- deva sino al forame esterno del nervo mascellare inferiore : e quel tratto di questo nervo , che per- correva in mezzo alla sostanza délf osso cariato , era bianchissimo e intatto , non meno che V al- tro della parte sana . Oltre diche sappiamo che i nervi possono sopportare anche lungo tempo una infiammazione , e , invece di passare a cancrena , in- grossarsi , e indurirsi ; siccome ha osservato in un artritico il Reil (2) . Tagliato un membro e con esso il nervo , si manifesta nella estremità di questo un tumoretto coperto di una tenue epider- mide : e questa nuova produzione , effetto della flo- gosi ;, argomenta come anche a' nervi infiammali competa alle volte una certa Virtìi vegetativa mor- bosa , siccome avviene in altre parti organiche , per opera dell' infiammazione . Di fatti negli ani- mali pingui , attorno alla ferita del nervo si for- ma una carne spugnosa : e quel nodo che chia- mano scirro , il quale Suole talora osservarsi nei nervi feriti , certo è tutt' altro , che un processo cancrenoso . Dalle quali cose pare , che i nervi sostengano V infiammazione non meno che le altre parti , e che sia loro comune ogni esito di essa , sia (1) De Corpor. hwnan. fabrica . Ti IV. vitia nen'orwn orga- nica . (2) Exercil. ccnut. fase- i. p. 20. 33o Scienze vegetazione flogistica , sia suppurazione, sia indù- ramento , sia cancrena . Pare infine che i paren- chimi celluiosi o muscolari o vascolari siano più disposti a passare a rapida cancrena ^ perchè là flogosi li trovi già sfibrati da precedute malattie , o mal nudriti da guasto sangue , di quello che per i nervi , i quali transcorrendoli , participato abbiano della loro infiammazione . E gli anatomici trovano spessissimo un viscere cancrenato, e intatti i suoi filamenti nervosi , e veggono dopo la morte essere questi i più tardi a dissolversi in putredi- ne - (3) Queste sono le riflessioni che poche di nu-* mero , e poche anche di valore , noi ci siamo ar- diti di fare, discorrendo quest' ottimo libro del professor Tommasini . Nel quale anche i pertinaci contrarli dovranno riconoscere il bello ingegno , la molta erudizione , e T assunto provato a grande evidenza, E loderanno poi tutti massimamente quel fervore , con che il saggio maestro raccomanda a' discepoli suoi lo studio indefesso de' classici an- tichi : che non V ha altra via per diventar dotti e prudenti nell' arte e per andarsi man mano avve- dendo , che ad operare una riforma che frutti gloria verace aU'.Italia, e ne' presenti utilissima, e ne'po- steri duratura , si conviene lasciare ogni avvanzo o restauro di sistema , e ritornare con essi alla schiet- ta osservazione , e a gravi loro apotagmi da quella saviamente desunti . PuCCINOTtl (3) Conradi , Anaf. patol. T- L art. VI. nelle aggiunte del Tozzi 33i »iawtiaiarvisantmmaaiiB>^«t!msmmtanvmtBSPtì&ssmatai \^nnof azioni alla storia del feto mostruoso rigiiar-^ danti principalmente il rapporto della immagina- zione materna coti il feto^ dirette a Sua Eccellenza il sig. D. Pietro de' principi Odescalchi Diret- tore del giornale arcadico da Giuseppe Tonelli ( Ved. Quad. xxiii. pag. iG3.) Xja storia della umana mostruosità presentata dal sig. dottor De Rossi è nel suo genere soddisfacente 5Ì per la chiarezza della esposizione , e per la ele- ganza dello stile , come per la erudizione di cui resta abbellita . Ma non sarà per avventura super- fluo , che aggiunga io qui alcune considerazioni risguandanti alcuni punti dell'argomento. L' illustre autore nelF asserire , che il suo fe- to mostruoso mancante di polmone^ e di cuore senz' altro viscere vicario ha potuto vivere , e cre- scere benché privo di due organi essenziali alla vita ; rammenta , che altro somigiievole esempio riferito nella storia naturale ec. di Buffon viene ivi rite- nuto come favoloso . E chi non scorge da ciò i vantaggi delle ulteriori osservazioni , e dei lumi successivi del isecolo ? Ciocché una volta giudica- vasi superiore alla umana credulità , e veniva de- stinato ad ornamento della mitologia , costituisce oggidì un forte argomento ( sarei per dire ) onde non più esitare sulla opinione da tenersi in ordine allo sviluppo primitivo delle parti dell' embrioiie. Varj sono in vero gli esempj di feti nati senza cuo- re ; cosicché da questa sola e semplice circostan- za selnbrava dovesse emergere la conchluisione, che lo sviluppo del sistema angiologico non precedesse 33a Scienze lo sviluppo del nervoso , ma bensì lo seguisse , Ed infatti nella deficienza di un centro , da cui supposto il primo ad essere messo in anione ve- nisse ad isvolgersi il sistema irricatore , dovea lo sviluppo di questo rinjanersì subordinato allepoda, alle leggi , ed alla impronta di altro sistema clie il precedesse nella evoluzione. Fra le molte osserva- zioni, clic nella storia medica se ne incontrano, ram- menterò di volo quella dell' inglese Brodie , che re- cata in idioma francese leggiamo inserita nel voi. xx* del Journal de medecine , chirurgie , et phamacie . Presenta egli la descrizione di un feto, in cui non vi era il cuore, ne l'apparato epatico-cistico , mentre i polmoni privi affatto di pleure consistevano in tre cor- pi rotondi del diametro di circa un terzo di pol- lice, composti di un tessuto celluioso assai com- patto, ed aventi T esterior superficie levigata. E per altro fuori di dubbio , che il chiar. consi- gliere Brera ce ne abbia offerto un più singolare esempio, che nella sua rarità, e nella sua maggior chiarezza eccede il pregio degli altri finquì cono- sciuti . Dopo averci significato il medesimo nella s-^tiima delle sue memoiùe medico- cliniche le par- licolaritù dei feto mostruoso partorito dalla don- na di Crema , feto acefalo , feto grivo di un terzo della cavità toracica , ed insieme dei polmoni del cuore e del diaframma; ci avverte che ivi rinven- ne 1' erolazione di tessitura organica , ove esiste- > ano tralci nervosi dalla spinai midolla diramati (a). Con il fondamento di siffatta anatomica osserva- zione , e con il complesso di varie riflessioni col- la sua solita sagacità e dottrina esposte , emise quinci la ragionevole conghie ttura , che il sistema (a) Giorn. di med. prat. Voi. i- pag. Sa. AnNOT. SVh FETO MOSTRUOSO EC. 333 nervoso sia il primo ad organizzarsi neìT embrione, e che presieda altresì a regolare e disporre Y or- ganizzazione negli altri sistemi organici , non ec-r cettuato il cuore istessa , Quantunque poi l'enun- ciato principio teoretico dal clinico di Padova mo-r destamente espresso sotto T aspetto di congettura , adombrato ancora dal prof. Racchetti (b), sia stato quindi solennemente sanzionato ( per giudizio del-: Jo stesso Bvera) dulie cure di Le Gallois (e), pure il caso del n. A. non manca di aggiungere una luminosa conferma a quanto si è detto . Ci ramqienta altresì il citato fisico di Ana-f gnì , che la produzione dei mostri sia incognita , ed uno degli arcani della natura. Gran luce , ma forse non sufficiente , si è sparsa su tale argomen- to per y opera indefessa di tanti eruditi scrittori , Ira i quali specialmente si distinsero Wienholt (d), il dott. Scortigagna (e), ed il dotto prof. Malacarne (f). Studiossi quest' ultirno di dimostrare , che le aber- razioni dalle ordinarie conformazioni dei feti altro non siano salvocbè modificazioni delle leggi ordi- narie della natura , e che seguendo anch' esse una norma manifestamente regolare, debbano aversi in conto di leggi pur le medesime . Ma riputar non si vorrà per avventura imprudente consiglio il dur (b) Della struttura, funzioni, ec. della midolla spinale s sez. quarta. Gap. ottavo . (e) V. Giorn. di med. prat. di Brera fascic. lOi pag. 92, (d) Sulla origine dei mostri, ec: (e) In una sua dissertazione inserita negli atti della Società Ita- liana per r anno 1808 . (f) Mem. sui veri, e fald coneepimeniì letta nel i8 gennaio liiG alla sezÌQne di Padova del Cesareo-Regio Istituto di scienze . 334 Scienze bìtare , se tutte possano ad ordine di leggi ridur-i si le accadute anomalie in proposito : che anzi potrà forse di un tal dubbio apparir evidente Ja convenienza , ove la mente rivolgasi ad alcune re- lazioni , che fornite di autenticità non soggetta ad eccezione esigono una meravigliosa sorpresa incapace di essere subordinata a legge veruna . Di tal fatta sarebbero, p. e. a mio credere, (per tacerne le molte) r osservazione di un sol cuore nel feto bicorporeo riferito dal Giovene al eh. prof. Barzellotti (g) , e quella di due cuori racchiusi in un sol peri- cardio nel feto doppio descritto dal celeberrimo Mascagni (h) . Egli è perciò-, che a buon diritto potrpbbe qui applicarsi ciocché disse già Terudito Roose : ,, Omnia, quae naluram inquirens philosophia ponit, ac statuii, quemadmodum absolute negari nequeunt , sic quoque absolute, ita ut nulli dubio locus sit , probari , et affirmarì non possunt . " (ì) Che se incertezza rinviensi tuttavia, ed oscu- rità nel volersi assegnare la caglon fisica delle mo- struosità umane ; cosa avrà a dirsi sulla facoltà della materna immaginazione , il di cui dominio estesissimo riconoscono alcuni , laddove ad altri so- stenere aggrada , che niun valore debbasi concede- re alla di lei pretesa attività ? Vero egli è , che ad altre cagioni fia duopo il più delle volte attri- buire la produzione di certe deformità senza inces- santemente incolparne la facoltà della materna im- maginazione : ma nou pertanto sarà lecito impu- gnare questa verità ancora , di cui siamo dalla esperienza addottrinati , che convenga cioè ricono- (g) Giornale Pisano Voi. vi. pag. 3i2. (I)) Giornale della Società Medico-Chirurgica di Parma voi. XV^ (i) Brera Syllogc ce: Voi. IX. pag. 98. Annot. sul feto mostruoso ec. 335 scersi il potere della immaginazione materna , p Specialmente perchè forse più esaltata nell' epoca della gestazione . In conferma di siffatta idea non mi riuscirebbe difficile il riunire una serie nume- rosa di esempj : per altro a cagion di brevità mi ristringo alla osservazione garantita da un autore, qual erasi precedentemente espresso di parere de- cisamente contrario alla influenza attribuita alla im- maginazione delle femmine pregnanti . Lgli è que- sti il dott. Martin juniore, medico in Lione, il qua- le nel giornale redatto da M. Sedillot per Y anno 1812 riferisce essersi a bella posta voluto trovare spettatore del parto di una donna per verificare personalmente quell' esito , che la partoriente avea con le replicate predizioni assicurato • Gravida la medesima di quattro mesi e mezzo , avendo ve- duto scorticare un lepre , asserì che datale opera- zione rimase commossa , ed altamente atterrita ; dalla qual epoca incominciò a presagire , che il suo bambino nascerebbe col labbro leporino : lo che infatti avvenne, essendo quello venuto a luce con il labbro superiore diviso fino al setto delle na- rici . Mi astengo dal rammentare tante altre istorie, delle quali abbiamo o semplice relazione , o garan- zia ancora di autenticità per parte di tanti uomini insigni: e passo perciò sotto silenzio e le osservazio- ni di Moriceau , di Boeraave , di Swieten , di Mai- ler , di Morgagni , e quelle inserite nei varj gior- nali scientifici sì nazionali che esteri , come fra le altre rendesi curiosa la mostruosità del cimiero carnoso rappresentante 1^ pettinatura di quei tempi, con cui venne a luce nel comune dì Stroncone neU Umbria il bambino di una contadina (k) . (k) Della qual mostruosità, descritta dal dottor INatale Tonel. li mio padre , si riporta la Storia nel ftum. XViil. dell' Antologia Romana, Novembre 1776, 336 Scienze Dissi già , che non in ogni emergenza ripeter debbansi dalla forza immaginativa delia madre le dei'ormità , aberrazioni , o trasformazioni delle par- ti dei feti. Soggiungo anzi i'rancamente con il Boe- raave (1) : Non id fit , quod scit mater , quod vult mater , neaue id quod non vult : giacché non è assolutamente in balìa , ed in potere della materna volontà il procurarsi a proprio capriccio una emo- zione violenta, che secondandone le brame ne ope- ri il desiato , o augurato effetto . Guai , se cosi poderosa si fosse nella sua energia V attività di qual- siasi immaginazione nelf operare alcuni cambia- menti ! Giacché qual ne sarebbe mai più certo e più infallibile di quello della trasmutazione del ses- so ? Intendo per altro, che possano senza dubbio dalla materna immaginazione derivarsi le mostruosi- tà nei feti , allorquando senza previo ragionamen- to, modificatore delle idee della madre, succeda in questa una qualsiasi istantanea violenta emozione di spirito , che la raccapricci , e produca orripila- zioni nel suo corpo , non che una forte avversione a qualunque rimembranza dei caso accaduto . Dis- si , violenta emozione : poiché , ove debole sia sta- ta r impressione aofferta da una donna gradiva in virtù di qualche incidente , niun pertuibamento ne avviene sull organiamo del leto . Ed infatti se la conladina , di cui parla Franck il seniore (m), aves-» se realn^ente concepito un grave spavento dal bec- co , che le si avventò contio in tempo della gesta- zione , non avrebbe certamente dato alla luce un bambino sano , e ben conformato , ad onta della idea che sempre nutrì della nascita del figlio orri- (1) Praelect. academ. De conceplu aphor. 694- "um. 9. (m) Polizia ]VIe4ica. Ypl. II. pag. i3o. Annot. sul feto mostruoso ec. '' 33^ bllmente' trasformato In quella beslia , la di cui forma caratteristica si assicurò impruderlemente essersi riscontrata nel capo del feto da quella igno- raute levati ice , che avendo preso in cambio un ginocchio del feto istcsso non mancò dal suo lato di avvalorare e conclamare realizzati i presenti- menti della partoriente . Or posto per base , che la materna immaginazione eserciti una positiva influ- enza sul tenero organismo del feto dietro le già esposte condizioni ; ne siegue , che la umana cu- riosità farà degli sforzi per essere soddisfatia da una spiegazione plausibile , e meno soggetta ad errori . Su di che se riandar piacesse gli altrui pensamen- ti , troveremmo che alcuni coniessano la propria ignoranza ; alcuni dubitano di questa iufluenza , di cui parlo , renuendo di soscri versi ad una opinio- ne , che non sia con geometrica evidenza dimo- strata . Fra i primi vedremmo un Boeraave ; liiiic elico , quod hic sit swnma mirabilitas (n) : vedrem- mo il barone di Swieten ; fateor me nullo modo intelligere nexiim, causce in matrem agentis cum effectic oh servato in J^cetii (o) : il celebre Morga- gni in quamplurimis casum accusavero , at in qnibusdam aliiid aliquod potiiis quod me fateor non intelligere (p) ; ed altri . Si presenterà fra i secondi un Blondelli , un Moriceau , e specialmente un Hailero , V ultimo dei quali si unisce al parere del primo sul riflesso delle tante deformità riscon- trate nei feti senz' alcuna previa congettura del po- tere immaginativo della madre non mai turbato da (li) De morbis nervor. De effectu imaginat. pag- 22^. (0) Commcnt. in Bocr. aphor. loyS,. epilepsia , num. 2. (p) Epist. anatom. meii. l^H. art. 54. G.A.T.V1II. 32 338 Scienze veruna emozione , e sul rIfles«o altresì delle mo-!- struosità che presentano nel loro genere ancora i vpgetiìhili sprovveduti di uno spirito pensante, di uno spirito soggetto ad essere posto in orgasmo per opera del timore , dello spavento , o di qua- lunque altra siasi passione (q) . E perciò nella ubertosa raccolta , eh' egli ci offre ( nelle annota- zioni all' aior. G()^ . delle prelezioni accademiche di Ermanno Boeraave , e nel suo codice fisiologi- co ) delle relazioni da tanti autori prodotte sulle deformità in quistione, or ne giudica molte incre- dibili , or deridendole le chiama miracoli , or le dichiara novelle riservate ad arricchire la mitologia. JNel vortice di queste dissenzienti opinioni , e di altre più o meno discordi , che ometto , ben si scorge la insufficienza delle fin qui emesse spie- gazioni onde non acquietarvisi così di leggieri ; insufficienza per altro , che più ascriver dovrebbesi al difetto , in cui allora trovavasi la scienza de- gli odierni lumi anatomici . Ma dalla guida di questi , e dal sostegno di varie riflessioni , che andrò premettendo , spero poterne trarre una nuo- va induzione, che agevoli f intelligenza del feno- meno in discorso : induzione , che sobriamen- te ritenuta pur essa entro i limiti di congettura , se non è ora valevole a procacciarsi laltrui per- suasiva , potr:i sotto migliori penne divenir cagio- ne ed impulso di altra pii!i soddisfacente teoria. Ecco pertanto i ragionamenti, che dissi premettere - ( Sarà continuato ) (q) Fraìlect. a^ail. Boer. 1. cit. not. 26. S Elen. PJiysiol, Voi. IX. lib. 2y. Sect. II. 5. 26. 339 Prospetto (t un mefodo naturale in botanica , fon- dato sulle osservazioni anatomiche e fisiologiche . — Il dottor F. Schweìgger prof, di storia maturale a Koenigsberg, destinato dalla munificenza del suo so- vrano a scorreie Ja Grecia e la Sicilia atrme d' in- vestigarne le naturali curiosità, nell* atto di sepa- rarsi da rpie' suoi amicizia indirizzato loro un suo scritto latino recentemente pervenutoci , in cui dopo aver sottoposto ad esame i principj che ser- vir debbono di base al metodo naturale , modesta- mente propone V abbozzo d' una nuova distribuzione delle piante. Crediamo far cosa piacevole ai nostri lettori dando un breve cenno di questa pubblica- zione . Suppone il dott. Schweigger che il prìnctpal re- quisito del naturale ordinamento degli esseri orga- nici consista nel mostrare a gradi a gradi, ed a misura che si succedono le classi , e per tutte le suddivisioni di queste, la progressiva ev oluzione de- gli organi di cui gli esseri stessi sono dotati, e disporre rispettivamente fra loro le specie costanti in ragione delle affinità palesate dalla conlérmazione di questi organi medesimi. E siccome sì nel regno animale che nel vegetabile, procedendo da esseri più semplici e meno perfètti ad altri più perfetti e più composti , in molti organi alla volta ma non in tut- ti con egual progressione si fa riconoscere il gra- duato sviluppo e perfezionamento di parti, e per- ciò molti esseri sotto un punto di vista più perfet- ti , possono esserlo meno sotto di altri ; dna serie continua , o , come s' esprime V A. , rettilinea non 34o Scienze può rappresentar opportunamente il quadro della natura . Pare invece al dotto A., che il metodo na-, turale debba offerir V immagine d' un albero, le cui successive ramilicazioni, dividendosi in vario modo fino alle estremità, vengano pur mostrando la pro- gressiva evoluzione , o chiamar vogliasi perfezio- namento dei varj organi , ed insieme le affinità che collegano gli esseri fra di loro . Ora mentre molti illustri zoologi de' nostri gior- ni lavorando all' ordinamento degli esseri animali su tali principj , e mettendo a contribuzione tutt' i caratteri somministrati dai molti e talvolta com- plicati organi di quelli, a fine di stabilirne i gradi di affinità , hanno cotanto felicemente avanzato verso la perfezione l oggetto de' loro studj ( delia qual asserzione V A. crede aver dato sulficicnti prove in altra sua opera d' argomento zoologico recentemen- te pubblicata in tedesco ) , maravigliosa cosa sem- bra al doU. Schwcigger che quei botanici, i quali, piuttosto che contentarsi di compilare sistemi arti- ficiali , ossiano comodi repertorj delle specie , han- no avuto in mira il ritrovamento del metodo na- turale , non sono giunti ad altro che a riunire in gruppi naturali certo numero di generi e di fami- glie affini, ma a classificarle secondo il piano del- la natura non mai : e ciò principalmente perchè sonosi ostinati a voler derivare i principali carat- teri non già dal complesso delle considerazioni su tutti gli organi , ma dalle sole parti della fruttifica- zione . Lungi pertanto dal seguire le traccie di co- storo , e persuaso invece, che per la strettissima relazione che lega il regno animale eoa quello de' vegetabili , que' principj che riescono nelf uno di essi al desiderato oggetto della naturai classificazione non possano mancare di soddisl'ar nelf altio , prò- Metodo naturale di botanica 34 i pone il dott. Schweigger che le piante sieno distri- buite a norma delle considerazioni anatomiche e fisiologiche, non altrimenti da quanto in oggi lode- volmente si pratica nello studio degli animali. Riferendo V autore le principali forme de' ve- getabili alla loro interna organizzazione, stabilisce che le primarie divisioni del metodo possano desumersi dalia mancanza o esistenza , e dalla varia confor- mazione de' principali vasi osservabili nel tessuto dì quelli , e le suddivisioni posteriori successiva- mente dall' esistenza e confermazione degli altri or- gani tutti, ciascuno de' quali però può Ibrnir nelle varie serie naturali caratteri d' un vario grado d' im- portanza , analoganipute a quanto s' incontra nella zoologia ; e quest' ultima circostanza, l'iconosciuta dai filosofi botanici , sembra che dia una nuova pro- va contro i melodi di Jussieu e dì varj suoi ri- formatori , che han fatto presiedere alle primarie loro divisioni la costante considerazione de' mede- simi caratteri , come se a quelli competesse il pri- vilegio d' essere d egual momento in ognuna , Sembra al dott. Schweigger che non solo il metodo da se proposto riuscir debba utilissimo per lo studio delle piante , come quello che indispen- sabilmente esige le più accurate ricerche sulla na- tura d' ognuna, alla inosservanza delle quali in\ ita- ne per così dire le altre classificazioni, ma egli si studia di provarne perfino la necessità , allegando esempj della insufficienza per simile oggetto di que' singolari o pochi caratteri, che hanno servito finora di hase a tali classificazioni. Così appunto , quantunque nelle tre precipue divisioni , eh' egli accenna doversi fare degli es- seri vegetabili , consideri , come si disse , sopratutto r esistenza , e la conformaziunq de' vasi, e perciò 342 Scienze vogiìa situale nella prima, ossia fra le men perfette, parecchie delle piante monocotiledonee , come le najadi e le Jliiviali ; ed alla seconda , che tiene un grado mezzano di perfezione, rileghi insieme col mas- simo numero delie monocotiledonee varie acolile- douee come le felci , eie. , dichiara però che non ha dilficoltà di ammettere come naturali quelle tre serie riconosciute generalmente oggidì come tali,cioè acotiledonee , monocotiledonee , e dicotiledonee ; ma sostiene che a niun botanico è riuscito di met- tere a profitto finora caratteri che valessero a di- stinguerle . E qui adduce in prima varie prove che mostrano la poca solidità delle osservazioni sul solo numeio de' cotiledoni stabilite dal Jussieu , e di quelle sulla soia anatomia interna volute dal De- slontaines . Accusa poi dello istesSo difetto i carat- teri proposti dal (iichard e dal Mirbel, e desunti dal modo di germinare , e da varie circostanze delV embrione : così suH' appoggio di pìi!i esempj sostiene che non sono bastanti le osservazioni dell' embrio- ne , suir albume e sulla situazione , e ancor meno quelle sul numero e sulla situazion degli stami, sul- la co» olla , e sul calice . Pou termine il dott. Schweigger al suo scritto con tre tabelle , in cui egli ha delineato per ora i tratti principali che dovrà avere il suo meto- do . In principio sono le due divisioni men per- fette . La prima contiene le piante ,, vasis spira- lihus.aut nullis^ aut solitariis „ cioè la massima parte delle acotdedonee . Le monocotilidonee presso che tutte, e le cicadi sono nella seconda , a cui attribuisce una caratteristica assai più complicata . E omes- so il prospetto della terza divisione , che dovtebbe contener le piante più perfette ( dicotiledonee ), forse perchè essendo troppo complicato , 1 autore si ri- Metodo naturale di botanica 343 serba di stabilirne le ramificazioni sopra ulteriori ricerche . In ambedue le menzionate prime tavole le suddivisioni sono accompagnate da caratteristi- che , e seguite dai nomi delle iamiglìe naturali che ne son dotate , variamente disposte a seconda delle reciproche affinità . Queste stesse famiglie poi debbono esser suddivise èsse pure in tante sezioni e generi contradìstinti da caratteristiche proprie ^ come r autore lo ha eseguito per la famìglia delle alighe accuratamente rappresentate nella tavola terza . Tuttoché il dottor Schweigger non dissimuli , che la scarsezza delle attuali cognizioni suH' or- ganismo vegetabile rende il suo metodo di aidua esecuzione , e di minor comodo per ora , non la- scia di sostenere , che appunto promovendo esso molte ricerche neglètte fin' ora , sia per disvelare la vera connessione delle parti esterne coli' intei'- na struttura , e possa divenir iin giorno Im Co- modo indice naturale * JE. Malri Ulteriori sperienze elettro-magnetiche X roseguendo il sìg- Oersted le sue ricerche so-* pra r influenza dell elettricità voltaica sugli aghi magnetici , ha avuto occasione di fare alcune ulte- riori osservazioni , (a) che stimiamo opportuno di aggiungere ai tatti , che abbiamo già riportati nell'ul- timo fascicolo . (o) Journ. de phys. , chim. , et hist. natur. etc. de Paris. lujl- let 1820. 344 Scienze Gli efìTctti elettro-magnetici, dice il sig. Oer- sted, non sembrano dipendere dall' intensità delFelet- tricità , ma solamente dalla sua quantità . La sca- rica d'una folto bnltoria elettrica, trasmessa per mezzo d'un fdo metallico , non produce alcun mo- vimento suir aj^o magnetico. Una serie non in- terrotta di scintille elettriche agisce sul medesimo con attrazioni , e ripulsioni elettriche ordinarie ; ma, per quanto si può distinguere , le scintille non producono alcun' elletto elettro-magnetico. Un' ap- parato galvanico composto di loo. dischi di due pollici quadrati di ciascun metallo , e di carta Lagnata con acqua salata per conduttore fluido , è ancora senz' effetto sensibile sull' ago - Al contra- rio il medesimo ha luogo con un solo arco gal- vanico di zinco , e di rame , che abbia per con- duttore fluido un liquido d' nna gran l'orza con- duttrice , p- e. composto d' una parte di acido sol- forico , altrettanto di acido nitrico , e 60 parti d' acqua . Si può anche impiegare una quantità dop- pia di questo liquido senza diminuire di molto 1' ef- lietto • Se le superficie dei due melalli sono» pic- cole , r effetto è ancora poco considei abile ; ma esso aumenta , a misura che le medesime vengono accresciute . Una lamina di zinco di (j pollici qua- drati immersa in una cassa di rame, che racchiuda il conduttore liquido accennato di sopra , produce già un' effetto considerabile ; ma disponendo nello stesso modo una lamina di zinco , che abbia 100. pollici di superficie, agisce con tal forza sull'ago magnetico , che 1' effetto è sensibile ancora alla distanza di 3. piedi , benché 1 ago non sia mollo mobile . La maggiore azione , che 1' A. abbia ve- . di io prodursi da un' apparato galvanico compo- sto , è slata in uno formato di 4o. elementi della EsPKRI^NZE ELETTRO BIAGNETICHE 345 grandezza accennata . Eppure una tale azione gli è sembrata minore di quella d' un apparato sem- plice ; per cui egli pensa , che la piccola dimi- nuzione della lacoltà conduttrice, che risulta dall'au- mento dogìi elementi dell apparato, diminuisca il suo effetto elettro- magnetico . Per paragonare la forza d' un solo arco gal- vanico con quella d' un apparato composto di molti archi o elementi , ì A. là questa riflessione . Si supponga un arco galvanico ( lìg. i. ) composto d' una lamina di zinco z , d' una di rame r , d' un filo metallico ab ^ ed' un conduttore liquido /. Lo zinco comunica sempre una quantità della sua elettricità posiliva all' acqua , come il rame la sua elettricità negativa , ciò che produrrebbe nella parie superiore del zinco un' accumulamento di elet- tricità negativa , e nella parte superiore del rame un' accumulamento di elettricità positiva , se il filo di comunicazione ab non ristabilisse V equilibrio col presentare un passaggio libero all' elettricità ne- gativa da z a r , e alla elettricità positiva da r a z . Da ciò si vede dunque che il filo ab rice- ve r elettricità negativa dal zinco , e la positiva dal rame: mentre al contrario un filo , che la comunicare i due poli d' una pila , o d' un' al- tro apparato galvanico composto, riceve 1' elettri- cità positiva dal polo del zinco , e la negativa dal polo del rame . Per mezzo d' un solo arco galvanico, disposto nel modo indicato, si possono ripetere tutte le spe- rienze , che 1 A. ha latte da principio con un' ap- parato galvanico composto . L' uso , egli aggiun- ge, d' un solo arco galvanico dà un gran vantag- gio in ciò, che permette di ripetere le sperienzQ con poca preparazione , e poca spesa ; ma ne pre- 34G Scienze senta ancora una più considerahile , cioè di poter stabilire un arco galvanico molto più energico per le sperìenze elettro-magnetiche , e nello stesso tempo bastantemente leggiero per essere sospeso ad un lilo sottile di metallo, in modo che questo piccolo ap- parato, muovendosi intorno ali asse pigoli: ngato del filo, faccia conoscere la/ione eh' esercita sul mede- simo una magnete . La fig. 2. presenta il taglio perpendicolare di questo semplice apparato latto sulla sua larghezza ; rr è una cassa di rame al- ta 3. pollici , lunga t\. -^ e larga un mezzo pol- lice. Queste dimensioni possono però variare all'in- finito; bisogna solamente osservare che la lunghezza non sia troppo grande , e che la cassa sia latta di una lamina la più sottile possibile ^ ZZ è una lamina di zinco ; ss sono due pezzi di sughero , che tengono questa lamina nella sua posizione, rffffz è un filo di ottone d' un quarto di linea alme- no di diametro ; «Z/ è un filo egualnlente di ot- tone sottilissimo , ma capace di poter sostenere 1' ap- parato; cac un filo di canapa , al quale è attac- cato il filo metallico . La cassa contiene il con- duttore liquido. Disposto in questo modo T ap- parecchio, il filo conduttore del medesimo attirerà il polo settentrionale dell' ago magnetico , allor- ché sia esso posto nel lato sinistro del piano fffffz riguardato nella direzione fz. JNel mede- simo lato sarà respinto il polo meridionale - JNel lato opposto di questo piano il polo settentrio- nale sarà respinto , e sarà attirato il meridionale . Affinchè abbia luogo quest' effetto, avverte 1' A. che non bisogna porre T ago al di sopra àìj/^ o al di sotto di y^ o /z . Se invece di presentare un piccolo ago mobile al filo conduttore si ap- prossimi ad una dell' estremità Jf uno dei poli Esperienze elettro magnetiche 34? tV una magnete energica, l'attrazione, o ripulsione indicata dall' ago , metterà in movimento 1' appa- rato galvanico , e lo farà girare intorno all' asse prolungato del filo ah . Se invece d' un filo conduttore si prenda una larga lamina di rame della stessa larghezza di quella di zinco , ha luogo lo slesso effetto , ma molto più debolmente. Si aumenta un poco facendo il conduttore cortissimo , come nella fig. 3. , che ne presenta il taglio perpendicolare preso sulla lar- ghezza della cassa . JNella fig. 4- è rappresentato lo stesso apparato di prospetto . aebdcf è la la- mina conduttrice ^ è ezzf la lamina di zinco . In questa disposizione il polo settentrionale deU'ago sarà attirato verso il piano abc , ed il polo me- ridionale sarà respinto , e si allontanerà dallo slesso piano . edf' avrà gli effetti contrarj . Si ha in c|ue- sto caso un' apparato , le di cui estremità agisco- no come i poli d' una magnete , ma sono solamente le due estremità , e non le parti intermedie , che hanno fra loro quest' analogia . Le sperienze elettro-magtietiche di Oersted per la loro novità , e per i fenomeni singolari che pre- sentano, dovevano necessariamente impegnare altri fisici a ripeterle . Noi già abbiamo fatto conoscere (a) quali siano stati i risultati ottenuti dai fisici di Ginevra ; ma allorché sono state le medesime ripor- tate a Parigi dal cel: Arago , hanno presentato altri fatti ancora più straordinarj . Ha osservato questo fisico, che la corrente voltaica ha non solo il pote- re di sviluppare fortemente la virtù magnetica nelle lamine di ferro , o di accajo , le quali ne siano to- talmente sproviste; ma, ciò che reca jdìù maravi- »• < ■ * ^ ■••- (a) Giorn: Arcad: Fascicolo di novembre. 348 Scienze glia, sviluppa questa metle&ima virtù magnetica so- pra altri metalli . (a) Avendo adattato un fdo ci- lindrico di rame finissimo ad uno dei poli doli' apparato vollaico , ha veduto che nel memento, iu cui questo filo era in comunicazione col polo op- posto,attirava la h'matuia di lerro dolce, comeTavreb- be fatto una vera magnete . Lo stesso immerso nel- la limatura se ne caricava egualmente tutto all' in- torno , ed in tanta quantità , che acquistava il dia- metro presso a poco d' una penna ordinaria . Appena però il fdo congiuntivo cessai a di essere in co- municazione con i due poli dellappparato, la lima- tura si distaccava da esso e cadeva . Si poteva cre- dere da principio, che questi effetti potessero di- dipendere dall essere la limatura già magnetizzata: ma ciò non era, poiché fili di ferro dolce , o d' ac- cajo, non ne attiravano la più piccola particella . Si potevano ancora spiegare attribuendoli ad azioni elettriche ordinarie , ma ripetendo V A. le stesse spe- rienze con limatura di ottone e di rame , e con la segatura di legno , vide che ninna di queste sostanze si attaccava in una maniera sensibile al filo congiuntivo . Le attrazioni, che hanno luogo sulla limatura di ferro , non si esercitano solamente a contatto , ma anche a distanza , e le particelle delia limatura si vedono inalzare verso il filo , pri- ma che vengano in contatto col medesimo . Questi fenomeni accadono egualmente se il filo congiunti- vo sia di argento, di platino ec ; ma resta ancora a vedersi se a parità di forma , i fili di metalli di- versi agiscono esattamente con la stessa intensità. Finalmente quest' attrazione, che il filo congiunti- vo esercita sulla limatura di ferro, diminuisce mol- (a) Annui: de chim; et pliys. Septembre 1^20. Esperienze elettro macnetichk 349 to rapidamente , a misura che s' indebolisce V azio- ne dell' appaiato voltaico, per cui, riflette Y A. , si trovei'à forse un giorno nel peso della quantità di limatura , sollevata da un filo d'una data lunghezza, la misura dell' energia di questo istromento in di- verse epoche d' una stessa sperienza . Questi risultati furono dall' A. comunicati al sig. Ampère , il quale poco prima aveva in alcu- ne sue sperienze osservato , che due fili rettilinei e paralleli , attraverso i quali passano due corren- ti elettriche, si attirano quando le correnti si muo- vono nello stesso senso , e si ripellono quando so- no dirette in senso opposlo; d'onde ne aveva de- dotta per analogia la conseguenza , che le proprietà attrattive e ripulsive della magnete dipendono da correnti elettriche, che circolano intorno alle mole- cole del ferro e dell accajo ai una direzione per- pendicolare alla linea , che unisce i due poli . Lo stesso fisico supponeva ancora , che sopra un' ago orizzontale diretto al nord, la corrente nella parte superiore si muovesse dall' ovest all' est. Queste vedute teoretiche gli suggerirono al momento il pen- sfcro , che si sarebbe ottenuto un grado maggiore di magnetizzazione sostituendo al filo congiuntivo retto , del quale si era servilo Arago , un filo pie- gato a spira , nel centro del quale fosse situato 1' ago di acciajo. Sperava dippii!i che si sarebbe ottenuto con questo mezzo una posizione costante dei poli, ciò che non sarebbe accaduto col filo retto . Jbcco come questi due fisici ( Ampère , ed Arago ) hanno sottoposto alla prova dell esperienza tali congetture . Un filo di rame piegato a spira era terminato da due porzioni rettilinee, che potevan adattarsi a pia- cere ai poli opposti d un forte apparato voltaico orizi^ontale . Fu introdotto nella spirale un' ago d'ao- 35q Scienze ciajo. inviluppato eli carta , ma dopo eh' era stata stabilita la comunicazione fra i due poli , affinchè r effetto, che si attendeva, non potesse essere attri- buito alla scarica elettrica , che si mauiTesta nel momento stesso, in cui il filo è unito ai due poli. Nel tempo della sperienza, la porzione di questo filo, nella quale era rinchiuso l ago d' acciajo , restò co- stantemente perpendicolare al meridiano magnetico, in modo tale che nulla si aveva a temere dall' azione del globo terrestre. L'ago di acciajo, dopo essere restato per alcimì minuti nella spirale, sì trovò che aveva acquistato una dose bastantemente forte di magnetismo: e, ciò che più reca maraviglia, la posizione dei poli nord e sud si trovò perfettamente conforme al risultato che Ampère aveva dedotto a priori dalla dire- zione degli elementi della spirale , e dall' ipotesi , che la corrente elettrica percorra il filo congiun- tivo andando dall' estremità zinco dell' apparato air estremità rame . Sembra dunque provato da queste sperienze , che se un fdo d acciajo è magnetizzato da una corrente galvanica , che lo percorra longitudinal- mente , la posizione dei poli non è imicamente de- terminata dalla direzione della corrente , ed i ri- sultimenti possono essere totalmente cambiati da qualche leggerissima circostanza , come p. e. un debole grado di magnelizzazione , una leggiera ir- regolarità nella forma , o nel tessuto del filo ; men- tre se la corrente galvanica circola intorno all' ac- ciajo lungo le volute d' una spirale, si potrà sem- pre prevedere a priori ove sì determineranno i poli noid e sud . Kiflettendo Arago sopra diversi risultati , che le sperienze di magnetizza, che noi abbiamo potuto in questo estratto accennare . 11 secondo tomo contiene tre dissertazioni ; la prima su' i viaggi di JNiccolò ed Antonio Zeni ; la seconda su' i viaggi di Alvise da Ca da Mosto ; la terza de viaggi di JNiccolò Conti , e di altri veneziani ; e a queste dissertazioni aggiungesi un' ap- pendice sull antiche mappe idro-geografiche lavo- rate in Venezia . JNella prima dissertazione comincia a parlare Viaggiatori vea*E2;iAni 36 i deir autore delra relazione de' viaggi degli 2eni ; quindi delle notizie spettanti alle loro persone ; poscia delle di\erse isole , e regioni da loro sco- perte , e descritte . Wel libro di questi viaggi par- lasi specialmente nel capo 6. di Estotilanda , Dro- gèo , ed Icaria : e il nostro autore crede , che TEsto^ tilanda equivalga al Labrador ; die il Canada cor- risponda a Drogèo ; e che la Virginia , e le con- trade poste a garbino , sieno il Messico , e forse anche il Perù ; perlochè si fatte notizie apparte- nenti al nuovo continente furono raccolte da An- tonio Zeno , e da lui comunicate un secolo pri- ma del Colombo e del Vespucci . Antonio per- ciò non solo fu il primo relatore che abbia par- lato del nuovo mondo , ma una parte pure ne vi- de , ossia r isola di Terra Nuova , da lui detta Icaria . Merita finalmente somma lode la carta da navigare annessa al libro de viaggi zeniani, si per la sua singolare preziosità , come pei gradi ad essa aggiunti da JN'iccolò il giovine . La seconda dissertazione, divisa in cinque capi^ dà notizia di Alvise da Ca da Mosto , e delle scrit- ture di lui : della prima navigazione di Alvise , che precedette Y epoca de' primi viaggi portoghe- si ; della sua partenza dal Portogallo ; e del suo arrivo a Porto Santo , Madera , Canarie , Capo bian- co ; dà parecchie notizie di Hoden , Tagazza , Tom- Luto , Melli y del fiume Senegal , e del Niger ; parla pure della unione di Antoniotto Usodimare al Mosto , e del loro arrivo a Capoverde , rio de' barbacini , e Cambia, e del loro ritorno in Por- togallo . Descrive la seconda navigazione del Ca da Mosto con Usodimare , e fa parecchie riflessioni sul- le loro scoperte ; finalmente dà il nostro autore no- tizie della navigazione di Pietro di Sintra , descritta 36:5 Letteratura dal Moisto jiièdesìmó , facendo delle utili riflessioni su questa stessa navigazione , La terza dissertazione finalmente tratta dei viag- gi di Niccolò Conti , e di altri veneziani in al- trettanti capi distinti , cioè oltre a quelli del Con- ti neir Asia e nel Cairo , parla di quelli di Ca- tarino Zeno in Persia , Polonia , Ungheria , ed al- trove ; di quelli di Giosaiat Barharo alla Tana , Russia , Polonia , e in Persia ; di quelli di AjIi- brogio Contarini , che andò per terra in Persia , d'onde ritornò navigando pel Caspio, e pel Vol- ga fino ad Astracan , e traversò la Moscovia , la Polonia , e la Germania ; del viaggio di un ano- nimo mercadante veneziano in Persia , annoveran-^ do i pregi corografici , e storici di quel viaggio > dì Luigi Roncinotto , che visitò 1' Egitto , 1' Ltio- pia , r Arabia , che dal porto di Zide navigò a Balsèra , e Cambaja , e passò nella Persia , Ar- menia , Georgia , piccola Tarlarla , e Polonia ; e in un' altro viaggio da Lisbona navigò verso Ca- Ucut , passò a Mad agasso , al Nilo , e al mar Ros- so , e lo costeggiò d'ambi i lati sino ad Aden ; giunse per mare a Balsèra, poi a Calicut, a Sumatra; di nuovo in Aden , e col giro dell' Africa tornò a Lisbona . Parla del viaggio di un comito ve- neziano all' assedio di Diu , mostrando la singo^ lare esattezza , e pregio di tal viaggio : parla de viaggi di Cesare de' Federici , e di Gasparo Bal- bi ; del primo a Bagdad , Ormus , Goa , Bisnagar , Thochin , Capo Comorino , Scilan , S. Tome, Su- matra , Malacca , a Pegù , a Bengala , ad Aleppo , a Gerusalemme ; di Gasparo Balbi al Pegù per Bag- dad , Ormus , Goa , Calicut , e S. Tome ; del viag- gio di Pietro Quirini , che andò errando per bur- r^ca verso le Canarie , e fu poi gettato sopra le Viaggiatori veneziani 3G3 Sorlinghe , indi da altre orribili burrasche agita* to , si salvò nflie isole de' Santi , e di Rusten , verso Capo Nord della Norvegia , d' onde passò a Drontein , ed in fsvezia, e poi a Londra , d' on-^ de ritornò a Venezia . Tratta de viaggi di Giovan- ni e Sebastiano Cabotto , ricavando da varie fonti le loro notizie . Onesti viaggiatovi sotto Enrico VII. re d' Inghilterra tentarono il passaggio alla Cina pel nortt-ovest , scoprirono Terra Nuova , e il con- tinente del nuovo mondo , prima del Colombo e dei Vespucci, e lo costeggiarono dal Labrador alla Florida . Sebastiano , passato al servigio della Spa- gna , scnoprì il Paraguai , e tornato in Inghilter- ra , fu eletto a governatore della società mercan- tile della Russia e del Catai . Parlando di lui il p. Zurla propone ed esamina la quistione , se gli si debba o no la scoperta della declinazione dell'ago magnetico . E termina questa dissertazi&ne col trat- tare di alcuni viaggiatori eruditi , cioè di Paolo Trevisano, di Giovanni Bembo , di Pellegrino Broc- curdi , di Ambrogio Bembo , di Gio: Antonio Stì- derini , e di alcuni altri . Tiene appresso a queste dissertazioni una ap- pendice sulle antiche mappe idrogeografiche lavorate in Venezia, divisa in due classi; la prima delle mappe private , la seconda delle mappe pubbliche . Trat- tasi nella prima di quelle di Marin Sanudo , di Piz- zigani , delli Zeni , di Andrea Bianco , di fra Mau- ro , dì Aluise Cadamosto , e Grazioso Benincasa ; di una collezione di carte marine Verso il fine del secolo decimoquinto , di un mappamondo di Ber- nardo Silvano , di alcune tavole di Pietro Coppo, di Benedetto Bordone, di Giacopo Castaldo . La se- conda classe illustra le mappe antiche del palazzo ducale, e quelle della sala così detta dello scudo. 3G4 Le tteratura Tanto le dissertazioni , quanto J' appendice , sono corredate da importanti note , che servono a dilu- cidazione delia materia . Vi si aggiungono in fine quattro carte geografiche; la prima consistente in un mappamondo per uso de' viaggi di Marco Polo , e di altri veneziani; la seconda dà un abozzo del mappamondo di fra Mauro camaldolese , cosmo- grafo incomparabile alla metà del secolo decimo- quinto; mappamondo descritto ed illustrato dallo s'es- so P. Zurla in una egregia opera da lui stampata nel i8o(); per la quale fin d' allora si fece un gran nome il chiarissimo autore : la terza rappresenta la carta da navegar de Niccolò ed Aìitonio Zeni , nella cui intestazione dicesi , che furono in tramon~ tana lano i38o ; la quarta finalmente presenta un abozzo della mappa dei viaggi di Marco Polo , che trovasi nella sala dello scudo del palazzo ducale di Venezia . Noi non possiamo terminar meglio 1' estratto dì questa egregia opera del p. Zurla, che trascrivendo quello che dice della medesima il chiarissimo no- bil' uomo Adriano Balbi nella seconda edizione dell' eccellente suo compendio di geografia universale (Discorso preliminare pag. XXX • ) : ,, Sembra or- „ mai tempo , che dal suolo d Italia , classico suolo „ in ogni maniera di letterarie discipline, ove mae- „ stri alle altre nazioni in geografia , come lo fum- „ mo in ogni altra scienza , sorsero i Carpini , ì „ Marco Polo, i Conti, 1 Barbaro, i Zeni , i Ca- ,, damosto , i fra Mauro, i Colombo , i Cabotto , i „ Pigafetta, questa ignoranza nelle cose geografiche „ si tolga ; e poiché v' ha chi si atlatica , onde si „ possa bene insegnare la geografia , essa alla gio- „ ventù non rancida , er vizza , ma fiorente e ve- „ geta , una volta si mostri , e s' apprenda . JNè al- Viaggiatori veneziani 365 tra fine ebbi io , che 1' amore delle cose patrie , e di togliere, che gli stranieri ci trat- tino più da bambini in uno studio , fatto ormai scienza , ed in altissimo onore tenuto per tutta Europa , ed alla cui luce V Italia, a chi bene vi miri , vi mette pure il suo raggio . Né di me parlo certo , che da tanto non mi tengo , ma del chia- rissimo P. D. Placido Zurla , il quale conser- vata nel secolo quella solerzia e diligenza , che santa e benedetta farà sempre per le lettere e per le scienze la memoria de' chiostri , arditissi- mo i ravvolgimenti tenta della geografia labi- rintèa del m^idlo evo , e di maturo senno , di fi- na critica , e d'immensa erudizione fornito, fasi per dotti scritti , che questa nostra Italia anche nel cerchio delle geografiche scienze , oggidì l'an- tica gloria non solo conservi, ma anzi consi- derabilmente accresca . Conflniiazione e fine delle iscrizioni inedite dell' im" mortale Morcelli . 6 A Q salve . ET . VALE . IN . AETERNVM . MI . FRATER QVl . PLACIDO . EXITV . CAELVM . PETIS lOSEPHE . IOAN . F . PASSONI NON . DEFLEAM . QVIA . PIVS . ABIS AD . VIRTVTEM . ADOLESGENS . SOLATOR . EGENORVM FRATERNI . AMORIS . CVSTOS . DILIGENTISS IMVS ACCIPE . FVWERIS . NOSTRI , LACRIMAS , ET . INFERUS TE . DOMVS . TOTA 366 L E T T E n A T Ij R à vili . K.M> . NOVEMBR . AN . M . DCCC . XX . HEV , AMISSVM CARVM . TAMQVAM . BONORVM . EXEMPLAR . HONORAVIT DIES . MOESTA . NVMERAT QVOS . NOBIS . VIXISTI . ANNOS . XXXV . M . X) . D . XXilI KAROLVS . ANTONIVS FRATRl . SVAVISSIMO . MON . B . M . POSVIT MONVMENTVM FRANC . GERVASI . F . MORCEÌLlI MAG . ITERVM SQDALIVnt . MARIAL . ALBAT ET . lOAjVNAE . ROGCHAE - VXORIS . EIVS qVl . VNA . FVl^RVNT ANN . X:S,Vl . SINE . IVRGIO VIXIT . ILLE . ANN . P . M . LV DECESS . VI . EID . APR , v ANN. M . DCC . LVII HAEC . VIX . ANN . LXXII >PECESS . EID , MAIIS . ANN . M . DCC . liXIIII STEPH . ANTONIVS :pHAEP . ECGL . CLARENS FECIT PARENTIBVS . PIENTISSIMIS 8 POPVHS . PER . ITAT.IAE . FINES FAVSTO . CONVBIO . PLAVDENTIBVS IOAN . MICH . RAINERI!. AVG . FRATRIS ET . MAR , ELIS . FRAN-CISCAE . SABAVDlCAE VICARIA . REGI& . MAXIMI .• POTESTATE INSVBRES . VENETOSQ . -REGENTIVM BJ^IXIANl . MVNICIPES . ET . INCOLAE Iscrizione del Morcelli '367 PRAECLARI . OPERIS . MOLlTIONEat MESSIBVS.IN . VSVS . PVBLICOS . RECONDENDAS . YI^GEBANi; CAVISI . ADVENTV . IVCVNDISSIMQ PRlNClPVM . OPTIMORVM ANNO . M . DCC . XX TANTAE . QVOQVE . LAETITIAE . PARTICIPE IVLIO . STRASSOLDIO.COMITE iVMMO . PRAESIDE . RERVM . GERENDARVM PVERIS , INFANTIBVS GERVASIO ET . lOANNI . ET , STEPHANQ mqrcellIs steph . antonivs praep . ecgl . clarens FECIT FRATRIBVS . CAELESTIBVS VNVS! . E . FAMILIA . SVPERSTES ORDINE . QVARTVS AVETE ANIMAE INNOCENTISSIMAE IN . PACE G. Lab US 368 Intorno alcune lapidi riminesi Luigi Nardi a Salvatore Betti SALI/TE. E (ssendo slato , già son molti mesi , onoral^o dai signori compilatori del giornale arcadico di ima umanissima lettera, colla quale mi chiamavano socio del loro dotto giornale , io mi sono finora taciuto non per mancanza di gratitudine verso loro , O di buona volontà in cooperare ad impresa così bel- la ; ma per la cognizione che ho delle mie ne- cessità letterarie , per la mancanza assoluta del tempo , che debbo impiegare in altre occupazio- ni , e finalmente per essere certo che il signor prin- cipe direttore abbondava di articoli eruditissimi in- viatigli da coloro eh' io tengo per miei maestri . Nondimeno per non dar motivo di credere ch'io poco apprezzi 1 onar" compartitomi , e mosso an- cora dai dolci impulsi dei nostri comuni e chia- rissimi amici , conte Giulio Perticar! e Barto- lomeo Borghesi , ho inviato ad esso signor prin- cipe direttore alcune mie osservazioni sopra una antica lapida : le quali furono lette due anni sono Xieir accademia archeologica di Roma , e parvero incontrare 1' approvazione degli eruditi . La biblio- teca italiana di Milano , della quale parimenti sono COI rispondente , ne lece onorata menzione nel vo- lume iW luglio i8i8. Siccome però trattasi della scoperta di un nuovo municipio , eh' esisteva va. Lombardia , sarebbe stato desiderabile , che alcuno ne avesse dato un breve estratto . Affinchè dun- que i dotti lombardi possano viemaggiorraente il- Lapidi riminesi 369 lustrare il predetto municipio , mi sono determi- nalo a pubblicare ora 1 anz,idette mie osservazioni* Ld oltre a ciò vi trasmetto , amico mio carissimo , altre cinque lapidi eh uscirono di sotto terra do- po la scoperta di quella , della quale ho parlato . La prima tu trovata negli scavi deli' antico duomo di Himino , ed ora esiste presso il sig. Paolo Ga- rattoni diligente raccoglitore de patrii monumenti : ed è questa . D. M. C . FANIO THALLO ET FANI ÀE . VERE CVNDE M . GALLI VEREGVN DVS . P M B . M . Un Q. Plauzio Verecondo si ha in altra lapi- da riminese ( Murat. i. xxi. 4- ) • La seconda , parimente ivi trovata , ed ora pò»- sta sotto il portico del palazzo comunale , è la se- guente : C . OBVLCIVS . C . I... /W . OCTAVIVS . /W DVO . VIR HOC . OPVS . FaG QVHAVERVJNT E questa io reputo de' tempi consolari. Neil' in- tima lettera della prima linea non è restata che r asta verticale della F ^ la quale F manca del G.A.T.VIU, 34 Syo Letteratura. tutto nella seconda linea , che debbesì leggere Ma^ nius . Octnvius . Manii . Filius . E curiosa e rara Ja lettera Q< nell ultima linea , invece del G , nel curaverunf . bel resto siccome non basterebbero piolti fogli per le sole citazioni di lapidi apparte- jienti agli Ottavj ; cosi parecchie se ne possono vedere degli Obulcj^ specialmente nel Muratori DGXXX. 4 ■» MUXCl. 7 , JVIDCGXVIU. 9 , MMLXXXI. 3 , ec. Vicino a (juesta era stato rinvenuto un fran- tume di lapida cristiana , ma così misero , che non meiita la pena d intertenervisi . Sembra però del V. secolo, e più antica quindi dell'altra lapida' cristia- na , che io pubblicai alla pag. 7 1 . della mia crO" notassi dei vescovi rimine si , La terza e quarta sono sullo stesso marmo , che l'u rinvenuto allorché si l'addrizzò il corso del picciolo torrente, che bagna le mura orientali della città , ed appellasi j4 usa , nome a parer mio gene- rico , e che antictu^ienle signitìcava forse picciolo rio , Lccole ; D. M. WVJVNVRICE FILIL , DVLGISSI ME . LPIGTLTVS PATLE . iM CONTRA VOTVM . QVE VI CXIT . ANr^IS E' cosa singolare queir IN posto tra la quarta e quinta linea ; sul quale , invece di sognare , a me piace piuttosto di confessarvi la mia ignoranza. È scritto in caratteri alquanto minori . Dall' altra parte del sasso : Lapidi riminesi 3^1 D. M CREPEREIO HERENNI ANO . FILIO DVLCISSI MO . . . . La quinta ; LICINIVS . L . F MAXSIMVS CORNELIAE . P . F VXSORI Quest' antichissima lapida non è stata trovata ne' giorni nostri , ma Ilio tratta dai manoscritti del no- stro Villani (p. 45,) . Se in progresso di tempo ritro- verò altre lapidi , ve le invierò; perchè ne lacciate queir uso che crederete più opportuno . Del resto io sarei persuaso, che voi fareste una cosa utilissi- ma al pubblico , se raccoglieste un tomo di sup- plementi alle iscrizioni d«l Muratori . Le tante la- pidi scoperte e stampate dopo la morte di quel gran- d'uomo , e le moltissime venute alla luce in Roma, ve ne somministrerebbero i materiali in abbondan- za , e tutto il mondo ve ne saprebbe buon grado . Ma per ora non più d'iscrizioni . D'altra cosa vi dirò con premura , ed è che se mai poteste avere sott' occhio la magnifica edizione di L. Fioro , che mi si suppone nuovamente venuta in luce, di grazia trascrivetemi quel luogo del cap. VL lib. IV. , in cui parlando del triunvirato , dice - Apud coii- Jlicentes Inter Perusiam et Boiionuiìiv jungunt ma- 72US . - Sarebbe forse un errore non atteso nelle pri- me edizioni ? Ciò mi piacerebbe verificare , per un 372 Letteratura certo mìo lavoro , che risguarda il RuLìcone degli autichi , sul quale si è disputa'o tanto , e con so- verchio calore , dai cesenati e riminesi , e senza pro- fitto . Poiché , sendo certo che il Rubicone divideva anticamente i territori di queste due città , a niu- pa delle due , o piuttosto ad ambedue , esso appar- teneva ; e quindi non faceva mestieri un simi- le accanimento . Se si l'osse riflettuto che l'an- tico Compituni , o ad confluentes , un miglio di là da Savignano , significa- a confine di nazioni (*) ; se si fosse posto mente all' antichissima pieve di s. Martino in Rubicone ; se si fosse meglio esami- nato il codice bavaro , pubblicato dal Fantuzzi , ed ultimamente anche in .Baviera ; si sarebbero ri- sparmiate delle contese troppo vive e troppo aspre . Piacemi di essere sincero . Il desiderio di conver- tire il liume Uso , Luso , anticamente Aprusa , in jRubicone , ha latto sì che alcuni dei nostri buo- ni vecchi letterati riminesi applicassero il nome di Aprusa , che leggesi in Plinio , al plcciol tor- rente Ausa , del quale vi ho parlato di sopra ; mentre quello è nome generico del medio evt) , (*) si era creduto finora, noa essere i compiti ( cosi detti a viis tjucie comjittebaiit ) se non crocicchi di strade , e nelle città , e nelle campagne , ove si veneravano in particolar guisa i lari , ed ì geijj , o numi j'oLali . Aspetteremo, che l'erudizione e l'ingegno del chiarissimo sig. ab. Nardi ci provi questo confine di nazioni ; che a dir vero un tale assunto ci sembra assai arduo pc' nostri tempi . avvertiremo ftatianio , che intorno il passo di tloro, ed ogni altro punio appaiicjienie alia disputa del Rubicone di Savignano , ha vit- toriosamente trattato il celebre dottore Amati , nelle sue disserta- zioni stampate, e nelle schede che lasciò inedite ( Nota de" compi- latori ) / Lapidi riminesi 3>]3 portato dai barbari , per significare picciol rio ; co- me vedesi in molti luoghi ; tra' quali ora mi sov- viene di quello che scorre vicino ali antico T^o- rumpompilii , e di quelli di Bologna , e Verona ^ e del nostro , mentovato nef codice bavaro sotto i numeri 5'^ , 63 ^ 65 col titolo di rivo Ause , ««- usa . Ma non più . Lascio di annojarvi con queste cian- ce ; e mi confermo cordialissimamente il più af- fezionato de' vostri amici . Rimino 3o. agosto j8ao. Sopra un iscrizione greca , scolpita in un antico el~ rno di bronzo , rinvenuto nelle ruine di Olimpici del Peloponneso ; con alcune notizie sopra fisold £3?' Itaca , lettera del cavaliere D. Brondsted ^ deW università di Copenaghen , agente della re al coìte di Danimarca presso la Santa Sede ^ membro di diverse accademie . Napoli , nella stamperia del- la società Filomaiica ^ 1820 . in 4-^ di pagg. Sa* G (on questo erudito ed elegante lavoro ci annun- zia il suo secondo ritorno fra di noi ì egregio sigi cavaliere Brondsted . Godiamo che le circostanze ne permettano di rinnuovar comunque seco lui que' sa- gri vincoli di società negli studj Ellenici , e nelle amicizie, che fin dalla prima sua venuta in Ro-* ma a luì ci stiingevano , e de' quali la dolce me- moria vive ancora nelF animo nostro . A S. A. Reale il Principe ereditario di Dani- marca , il quale sul paterno esempio sì generosa- mente protegge le arti e le scienze , intitola 1' autore. 374 Letteratura quest'opera; quantunque ella non sia che una let- tera , scritta in altra lingua dall' italiana ( proLa- bil mente la francese) a S. £. il sig. Munter , dot- to vescovo di Sclanda . Dopo una prelazione pie- na di spirito e di entusiasmo, si la egli a narrarci, che Tanno 1817. dal sig. Lartwright console ge- nerale d' Inghilterra in Costantinopoli hirono acqui- stati, nelle vicinanze della famosa Olimpia, tre el- mi di bronzo , de' quali due più oinati , ma senza iscrizione , ed il terzo semplice assfti , e con la leg- genda , qui sottoposta , sulla parte d avanti; cui 1 A. potè vedere in cas« dell attuai possessore sig. co- lonnello Ross, residente britannico nell isola di Za- cinto, o Zante . Rappresentiamo V epigral'e , come né dato, coi caratteri comuni della tipografia. HIARONOAHINOMENEO2; KAITOIZVKAKOZIOI TOIAITVKANAIIOKVMAS Cioè, secondo la spiegazione, che ne pone pivi sot- to in due pezzetti: lenone Jiglio di Dinomene . Che quei Siracusani cK erano venuti da Cuma , passan- do per Turia , avevano contribuito al monumento (^ parte di cui era il nostro elmo ) del loro princi- pe . Ed alla fine: Jeron e figlio di Dinomene ^ ed i Siracusani , che vittoriosi erano da Cuma venuti per Turia , ersero questo monumento . Confessa dapprincipio con bella sincerità , che quel TOIAITVRAN gli ha recato non lieve mo- lestia ; e su di esso chiede preventivamente soccor- so dall' eruditissimo sig. Munter. Essendosi poi ri- volto al più fido compagno de suoi viaggi , Pau- sania , trova immantinente una luce di l'atto ma- ravigliosa . Scrive i insigne peregrinator della Gre- Iscrizione greca spiegata 3^5 eia, nel libro VI. cap. 12. ,. Che in Olimpia era-* „ vi un cocchio di bronzo , ed un uomo sovr esso^ „ con accanto due cavalli , di quelli cui celeti no- „ mano i greci , uno per lato, e su' cavalli due gio- „ vanetti . Che aveanvi queste cose a monumento „ delle vittorie olìmpiche di lerone figlio di Di- „ nomene, già signor di Siracusa, dopo il fratello „ Gelone : ma che non già lerone mandato n' avea „ colà que' donarj ; sendo stato renditore di essi al „ Dio il figlio di lerone Dinomene . Ch' eran' ope- ■i, re , il carro di Onata Egineta , e di Calamide i „ cavalli a fianchi , e su di essi que* giovanetti,,. Aggiunge nel libro Vili . cap. 42* ■> favellando del- la Cerere atra de'Figalesi : „ Che a' tempi del pas- ^, saggio di Serse in Europa , regnava sulla città di ^, Siracusa, e sul restante della Sicilia, Gelone fi^ „ glio di Dinomene; eh' estinto costui , era deve- „ nuto r imperio a lerone di lui fratello . Morto ,* ancor questo , prima che dedicar potesse sul luo- 4, go a Giove d' Olimpia i sagri doni, cui per le „ vittorie de' suoi cavalli avea promesso in voto ; „ che così Dinomene figliuol di lerone in vece del „ padre ne li presentò . Essere anche questi opera „ di Onata, e gli epigrammi in Olimpia, sul mo- „ humetito stesso il seguente t „ Olimpio Giove , nelV agon tuo santo « „ Con celere quadriga una fiata „ Colta la palma , e con corsier le due ^ ^, leron tai doni a te grato porgea . 4,i Dinomene il suo figlio qui posolli , „ Del Siracusio genitore a giusta ,, Soddisfazion di rimembranza eterna - „ E l'altro, che sì dice: ,, Onata, il figlio di Micon, compio; ,, Ei che ha di Egina in l'isola il suo tetto.,, 3nG Letteratura Quindi non dubita punto il N. A. , che Y el- mo di cui si tratta , cuoprisse il capo delf uomo sopra il carro ^ della statua cioè di metallo , rap- presentante il regio vincitore Olimpico lerone I.° di Siracusa ( pagg- 23. 24. ) - Né qui finisce il sih- golar merito di tanta combinazione . La scuola Eginetica , ed il nome di Onata , debbono essere ca- rissimi air A. , come a distinto letterato della ce- lebre comitiva de' signori Linck e Cockerell , i qua- li da Lgina appunto recarono la vaghissima com- posizione dì statue , che riattata dall' eccellente scul- tore danese sig. Thorwaidsen , e passata in pro- prietà di S. A. R. r Ereditario di Baviera , princi- pe dotto e munifìcentìssimo , forma tuttora in Ro- ma r ammirazione del mondo erudito ed inteso alle arti belle . A conoscer però gli argomenti , pe' qua- li le dette marmoree statue pio V ansi lavoro dì Ona- ta , egli ci rimette al libro ( che desidereremmo ve- dere ) <, pubblicato su di esse dal eh. professore del- la Reale Accademia di Monaco sig. Schelling, in compagnia del sig. Vagner . Ri manca dopo di ciò a determinarsi ^ che mai n' avessero potuto avere di affare lerone ed ì Sira- cusani con Cuma . E Diodoro Siculo narra pure a proposito , nel suo libro XL ( Edit . J^esseling. To. J.° pag- 442-) 11 Che lerone re de' Siracusani , es- „ scudo a lui venuti ambasciadori da Cuma d Ita- ,, lia , supplichevoli di ajuto per la città, cui guer- „ ra moveasi da' Tirreni , forti allora nella signo- „ ria del mare , spedì loro in soccorso di triremi ,, un sufficiente numero. Che i capitani di queste, „ giunti a Cuma , diedero , insiem con quegli abi- „ tanti , a' Tirreni battaglia , molte loro navi gua- „ starono , grande vittoria ottennero ; ed umiliati „ così i Tirreni, sciolti i Cumani daogni timore. Iscrizione greca spiegata ^nn ,^ a Siracusa sen ritornarono . ,, Concorda pienamen- te il coevo Pindaro , che ( Pjth. Ode I. ) celebra moltissimo lerone per questa gloria delle armi sue, e chiamala opprobrio de vìnti , che fa ^emer le na^ vi avanti Cuma . Gii antichi cementatori del su- blime poeta , de' quali si è dimenticato il JV. A. , e de' quali far conviene ^ran conto , poiché attin- sero le loro notizie dat;!' isiorici più vetusti , ora perduti, coufermano,, che mentre a' Cumani Testre- „ ma rovina impendeva , lerone , venuto loro al- „ leato in guerra , i Cumani salvò , e de' Tirreni „ la massima pai te distru)^se ,, . Un altro di essi aggiugne „ avere T istesso lerone , signore de' Si- „ racusani , e d' altri regi , dato a morte ì Carta- „ ginesi , ed i Tirreni , dalle veloci navi gittan- ,, done in mare tutta quanta la loro gioventude.,, ( Estratti ed emendati per noi da eccellenti codici Vaticani. ) Dopo l'enunciale testimonianze, presenta minor interesse la citazione della Lista cronologica delle Olimpiadi , detta ffuyttyay» ìaropiù» , e pubbli- cata da Giuseppe Scaligero al chronicon Eusebii 4 com' egli r appella ; poiché questa dice solamente troppo in generale:,, Che V anno primo della LXIV. „ Olimpiade , ed il terzo della LXXVL , i Cumei „ d' Italia avean fortemente abbattuto i Tirreni.,, . A ridurre frattanto il TOIAITVRAN in TOI AIA TVRAJN, cioè òi ha. &Qi/pUy , qui per Thuriam venerunt , ponendosi il ^I in vece di AIA, Jjà , ei sostiene , che 1' apostrofare avanti una consonan- te non è straordinario , specialmente sulle lapidi , nelle quali ammettiamo un' ortografia tutta partico- lare . Dà per concessa la perfetta equivalenza dell' V, o Y, air OY, come del T al © ; e solo alla mancanza dell' iota in TVRAN pfer TVRIAN , pro- testasi sorpreso a segno , che dice di avere persia 3^8 Letteratura dubitato della sua spiegazione . S' avvisa ciò non ostante , essere assai probabile , per la floridezza e frequenza dell' antica J^ibari , o Turia , che i nostri Siracusani , volendo forse recarsi in Elide a' famo- si spettacoli di Olimpia , abbiano preferito al lun- go ed incerto viaggio per mare da Cuma a Cille- ne , un cammino terrestre di pochi giorni per la greca Ilalia fino a Turia; onde imbarcati, n'aves- ser poi tragitto più breve all' istessa Cillene . E qui un altro mirabilissimo rincontro ne lo assecura : im- perocché leggiamo in Tucidide ( Lib. VI. cap. 88. )^ che anche Alcibiade '«« rhQovpUs \s1L\j>^KÌiviiv risììKeiuf^ da Turia a Cillene deìt Elide su nave da carico valicò , Intorno a lerone , non poteasi pel N. A. fare a meno di toccare la celebre quistione ; se le me- daglie inscritte lEPIlNOX debbansi credere battute sotto il regno dell" antichissimo di tal nome I.; ed egli ne tratta in annotazione , indicando come lo Spanemio ^ l'Eckhel , il Lanzii , il Visconti , TAvel- lino , le vogliono coniate in di lui memoria poste- riormente assai . E ciò per le ragioni ; che in quel- le età primitive non erasi ancora introdotto il co- stume di segnar sulla moneta il volto de' monarchi viventi i questi non aVeano ancora preso il distin- tivo del diadema ; e le arti non sembra fossero giun- te a qaella perfezione ^ per cui parecchi leroni , ed altri Siracusani giojelli spiccano oltremodo ne' mu- sei . Tuttavolta , avendo acquistato in Sicilia una monetuccia d'argento, eh' ei crede inedita , e che dopo il disegno datone sul frontispizio , così descri- ve : Cavalier galeato a dritta . :r; Vittoria in veloce biga a sinistra. Nelt esergo lEPllNOZ ; nelt area , astro ; dietro la Vittoria , H. , si lusinga di aver trovato alfine ciò che 1' Eckhel desiderava , un num- ISCRIZÌONE GRECA SPIEGATA 'òyQ mo cioè sicuramente contemporaneo al grande Te- lone , coli Q. Simonideo allor nato probabilmente neir istessa dottissima reggia . In parlando della for- tunata bruttezza di quel cavaliere , e del cavallo , è molto curiosa V approssimazion , cbe ne fa , ras- somigliandolo allo spartito e macilento Don Chi- sciotte , sul suo niente meglio tenuto rossinante . Così vengon deformati da malvagi bulini quel mo- narca giovane robusto ed animoso , quel destriero ^tpivinoi , porta-vittorie , la cui gagliardia e bellezza erano di stupore al fior della Grecia ne' certami rac- colto ; ed a' quali sol corrispondono, pieni di ugual bellezza e foco di gioventù , i versi del sommo li- rico Tebano ! ( Seppure non è error tipogiafico , o mutazion gieco-barÌDara recente , il che poco monta; correggasi 1' accento al nome (^ipiyinoi ^ rettamente proparossitono . ) Disputa poscia validamente ad assicurarci , cbe la discrepanza di ortografia tra le medaglie e 1 iscri- zione dell'elmo, nulla importa; imperocché, die* egli , in quella beata Gtecia , non mai soggetta al ridicolo impero della moda , non ligia ad una sola capitale , o ad una corte , nella quale domina per ìo^ più il mal gusto , potea benissimo avvenire, che forse lungo tempo dopo introdottesi le nuove lette- re , queste in alcuni paesi fossero abbracciate , ed, altrove si seguisse ancora 1' antica foggia . Il che , se sopra tutto non creda estendere a secoli quel suo lungo tempo , noi facilmente gli concederemo . Vor- remmo però che d'altronde si considerasse , quanto mai sia cosa notoria ed ovvia, per chiunque abbia cognizione delle numismatiche raccolte , trovarsi dell' istesso principe conj e bellissimi , e mediocri, e pessimi ; variando così questi per la naturai disu- guaglianza degli artefici e delle città . La raonetuc- 380 LcTtERATURA eia presenta Soltanto due noti rovesci accoppiati ^ un guerriero a cavallo ( in altre egli ha la lancia ìli resta , ciò eh' esclude ogni idea di celete ) , ed uiia vittoria in biga , simboli che ben convengono a Jerone II. , né niostrano alcuna obbligata determi- nazione al I. Di molte vittorie potè gloriarsi il se- condo Jerone, condottiero assai più fortunato e sag- gio del primo ; E par certamente che i Romani abbian preso da'tipi della di lui zecca il preciso disegno de' loro denari con biga . Se dunque il J\. A. ci lascia incerti del giudizio pronunciato dall' altrettanto dot- to che modesto sig. Avellino ;, anche noi differiremo la controversia fino alla ispezion oculare di un illu- stre , ed in siffatte ardue materie espertissimo , no- stro comune amico assente . Chiude la lettera con una specie di poscritto ^ in cui racconta , che come n'avea fatto il viaggio seguendo l'esimio conoscitore de' Greci antichi e mo- derni lord Guilford , più noto sotto il nome di sigi North, così con esso visitò la decantata Itaca . Pro- testando di non avere in se quella malattia piuttosto oltramontana , che dicesi sentimentalità , e dalla quale sarebbero beati gì' italiani , se non ne adope- rassero nemmeno il vocabolo , dà tuttavia alcuni tocchi forti ed enfatici , particolarmente intorno all' effetto della montagna «eroV , t aquila ; sulla quale veggendosi molte mura poligone , conviene col sig. Geli , nella sua descrizione di quell' isola , essere stata colassù la vera abitazione dell'accortissimo eroe de' viaggiatori. Replica parole di viva Omerica com- mozione al fonte limpidissimo della non cambiala Aréthusa , ed al sasso xo/)«5 -, corvo , dato a simile immortalità per Eumeo , e cui tuttora gli abitanti chiamano uòpaKu^ dal vezzo loro di usare l'accusa- livo in vece del nominativo * Trova due rettifica- Iscrizione greca spiegata 38 i zioni da farsi nella parte debole dell'opera del sig. Geli ; la prima intorno ntihis Ktiix'vt^ Porto Polis (me- glio sarebbe città del porto ) , ove altre mura poli- gone vcxeYÌìAno schiarimento; la seconda per istabi lir dottamente con \ Odissea un luogo più proprio alla Grotta delle Ninfe , dove fu gii tato il nauii^a- go eroe , di quello che sia la calanca ora- detta Jf2'«', destra , a cui creder possiamo esser provenuto questo onore , perchè se n è investigata la deriva- zione dal verbo Itxofi»' excipio. Attesta in fine 1 im- pegno e r esultanza de' buoni Itacesi , per la quasi certa collocazione dell università degli studj nella loro isola ^ piuttosto che in altra , E sicuramente , confessandosi dall' istesso sig. Brondsted , Itaca non essere che uno scoglio , in cui non potè rinve- nire un libro , simil fondazione sarà una delle tan- te mai'aviglie , che dal destino erano riserbate alla potenza ed a' mezzi superiori del Governo Britan- nico . Lodiamo neir A. N, la vivacità delF immagi- nare , e dello scrìvere : lodiamo la dolce , mode- sta ed imparziale filosofia . Quella sua maniera poi di recare i passi de' classici greci a disteso , nella loro lingua originale , ed in ottima ortografia mo- derna , a noi piace siffattamente, che la propon-, ghiamo a modello. Sappiamo però , ehe il eh. sig. Niebuhr ha pro- dotto un'altra interpretazione di quel difficile TOI- AITVRAN ; per cui leggendosi THI Ali HIARAN, Vale a dire , tolto 1' arcaismo , ' ILPAN , se ne ha il senso : lovi sacram ( hanc cassidem ) de- dicarunt. Ed in vero la frase indicativa della dei- tà , fors' anche col verbo solenne »yf8iiiiar o simile , sembra molto propria in monumento , che agi' in- telligenti ben si manifesta donario sa^ro , e prò- 382 Letteratura babìlmente porzione di trofeo , o di spoglie da po- poli soggiogati . Mirando tuttavia meglio al doris- mo stretto , alcuno potrebbe richiedervi piuttosto ZANI, o almeno AEIEI- Queir HI ARAiV d' al- tronde, di qualsivoglia rozzezza di antichità o dia- letto più recondito si abbia , comparisce tanto Stra- no, che saremmo tentati ad allontanarlo anche dal- la prima riga ; nella quale, in vece di HI ARON , * Ifc-PUN , Hiero , leggersi dovesse HTARON , cioè THARON , ©HPiiN, Thero . È noto a dotti , qual- mente il celebre Terone re d' Agrigento diede in ma- trimonio la sua figlia Demareta nella casa di lero- ne ; per la qual cosa potè bene rinnuovarsi in un nepote il nome dell avo materno . La stnpe Dino- meneadev?! interessar moltissimo chiunque ama la cronologia e le arti , che sotto di essa mirabilmente fiorirono ; e perciò meriterebbe la formazione su gli antichi autori di uno stemma più esatto . Né fac- cia maraviglia vedersi preposta al T quelF H , che n' andrebbe posposta . Ciò era troppo facile ad ac- cadere in que' tempi , ne quali s' avvidero i greci esservi un T aspirato , e vollero distinguerlo dal non aspirato ; in que' tempi , ne' quali 1' uso di scrive- re da destra a sinistra , o almeno alternativamen- te , esser dovea ancora avanti gli occhi di ciasche- duno . Ciò tener si vuole alla fine per uno di que' tanti creduti' errori, che compongono l'idiotica or- tografia , e che veggiam propagati costantemente ne' secoli posteriori . Abbiasi di esso una pruova dal- la seguente lapiduccia , che ciascuno può esamina- re nella raccolta de' sigg. Vescovali in Piazza di Spagna . Iscrizione greca spiegata 383 X) M HORTENSI AE . HTERONILLAE M , AVRELIVS . FELIX CONIVGI . B . M QVAEGVM . EO VIXIT . AJNN . X A chi poi stesse forte nella lezione HI ARON , Hiero , diremmo che poteronvi essere , e furopvi realmente altri Dinomeni , altri leroni , Siracusani , non però della regia discendenza , ovver di essa , ma già ri- dotta a private fortune ; del cke sapremmo dare buo- ni mallevadori T istesso Pausania , Eliac. II. Lib. yi. pag. 473. et 489. edit. Kuhnii ^ Tito Livio , lib. XXI f^. cap, 'j. 23. 3o. , ed il Gasaubono nelle note al libro VII. di Dionigi d' Alicarnasso . Ma se lice finalmente , a puro e laudevole in- centivo de' nobili studj , obbiettare alcuna cosa con- tro tutta la spiegazione del sig. Brondsted , ci sia permesso di atFermare eli' ella racchiude in se due Riverse ipotesi , delle quali una distrugge 1' altra . O dunque Telmo fu parte del gruppo in bronzo , lavoro di Onata , dedicato in Olimpia da Dinome- ne II. figlio di lerone I. ; e F epigrafe si mostra contraria, dicendol posto da lerone I. figlio di Di- nomene I. ; e la narrativa del J'à Qovpt'civ àiròKu[ioic è onninamente falsa , O questa è vera ; e l'asserto dell' opera di Onata , e del donarlo olimpico per le vit- torie de' cavalli , si dilegua ; né vedesi perchè le- rone , che non s' intitola re , abbia voluto consa - grare un elmo di quella Cuma , o venendo da quel- la Guma , di cui fu alleato , e cui salvò da' nemici, per forze mandatevi , e non portandovisi in perso- 384 Letteratura na , che si sappia , Oltre di ciò una definitiva e to^ tal condanna dei ^t et Qoupi'oir^ supposto nell'età di le- rone I. , o del di lui figlio Dinomene II. , ne ri- sulta dall' osservare , che la celebratissima Sihari certamente non ottenne ii nome di Turia , o Tu- rio, che parecchie decine di anni dopo que'due prin- cipi i qualunque computo cronologico vogliasi pren- dere a seguire . Vienci riferito d* altra parte , esser neir elmo le lettere formate a punteggiatura , ossia con tanti aculei tronchi di minute spille , in vece di linee. Quanto mai ciò abbia dovuto impedirne la vera lezione , può farsi manifesto a chiunque ri- scontri nel museo capitolino la leggenda di simil maniera , sul famoso e conservatissimo vaso di me- tallo del re Mitridate . Sarebbe quindi a desiderarsi di avere una esattissima rappresentazione delle trac- ce di que' caratteri : e frattanto non è a disperare, che alcuno pur di noi, meditando, e fatto un con^ fronto , o una riflessione di più , non trovi quel- lo scioglimento , a cui ogni perito ed onesto uomo si arrende ; come avvenir suole in tutte le scrittu^ re de' teraipi andati , ed in quelle particolarmente di un' antichità sì ri mota . Girolamo Amati 38: J^issertazione storico-critica di Michelangelo Lan- ci romano su gli omireni e loro Jorme di scri- vere trovate né codici vaticani . - Roma , pres- so Francesco Bourliè 1820. §1. li^ e io ignaro affatto, non solo della lingua che si parlava in Arabia al tempo della regina sa- hca , da cui iu visitato re Salomone , ma di ogni arabo idioma in generale: t'ossi stato incaricato di stendere un commentario sopra le due inscrizioni , di cui nel sopra notato libro si tratta : esistenti sì r una che T altra in due codici arabici vati- cani , il primo segnato n. laS. scritto da Gcla- leddin cognominato Tagel Moliik ; il secondo se- gnato n. i55. che si suppone contener la cro- nica di Hariri : {(i) che cosa concluso avrei ? Questo solo , il confesso , che non già epigrafi ideate con proposito di esprimere qualche cosa ; ma capricciosi casuali inconcludenti ghiribizzi es&e so- no , tendenti a ornato , una del frontispizio , 1 al- tra del fine d^' codici rispettivi, ò imposture di qiial- cheduno, il quale per farsi gabbo di creduli letterati, e sperimentare quanto profondamente sappian so- gnare , accozzò insieme ■ strani sberleffi , non ap- partenenti a nessun alfabeto né anteriore ne posterio- re alla torre celeberrima di Nimbrotte . Tanto è ver ro , ( il dico à confusion mia ) che (a) Scribendi recte sapere est et principium etfons. §. 2. Voile il decoro di queste inscrizioni , (rt) P. 120. 121. (b) Horat. art. iKie^ G.A.T.VilL 2? 386 Letteratura che molto prima di cadere sotto degli occhi miei , e di qualche altro , il quale ne avria Torse por- tato lo sttt.so oltrjiggioso giudizio : fissassero 1 at- teii/ioue del chiaii^simo arcivescovo d Apamea Ste- fano Ji.\odio As.>emaiH , interprete di lingue orientali nella biblioteca vaticana, e eh egli , quantunque sieno le soie di tal caiattere uno a lui conosciute , (a) deci- desse, per cerla inspirazione, non si sa da che originala , che il titolo dell opera di Gelaleddin ( co-< sa diversa dalla epigiale ) è in carattere omeri- co^ ossia , come vuoisi oggi tradurre , omireno ; (b) e che il dottissimo signor cavaliere Italinski ^ in- viato straordinario e ministro plenipotenziario dì sua maestà 1 imperatore delle Russie presso la san- ta sede , soggetto nelle dotte lingue espertissimo , «/ pi mio vederle su codici stessi^ affermasse^ non esstte che omirene , (e) § j. Ciò ha bastato per ricolmare T egregio signor abate Michelangelo Lanci , professore di lin- gua a. liba in qusto archiginnasio della sapienza, e sciittOie in detto idioma della biblioteca pre- lodata , del più lermo coraggio di pubblicarle per tali JLd tgii che ^en^,a 1 impulso di tali autorità, la pi ima delle quali egli poi reputa errore , avria forse temuto cader nell equivoco , in cui Qiam- hwcardo Alcndieino , nel suo libro de Qharla- tanaria eruditorum narra , esser caduto , benché dottissimo , Giovaìini Gronovio , immaginando, che piccolo giocherello da bambolo rappresen- tante bcavatoi di miniere , fosse un sacerdote ger- mano portante la nave d' Iside : {d) non tardò ad accingeisi alla dissertazione storico - critica di {ci) P. 5, ic) Ivi . (b) V. 129. (d) Ucciain. 1. p. 94- , Sugli Omireni 387 cui parliamo; e alla nazione degli ow/rew/ quelle inscrizioni energicamente vendicare, con ricco sfog- gio di erudizioni pellegrine . §. 4. Non tmittasi di lieve fatica - O' si faccia riflesso allo stile con cui T opera è scritta ; ò agli argomenti i quali ne constituiscono 1 intima so- stanza : non si è potuto dall autore nascondere la malagevolezza del soggetto da lui trattato; e qua- si vede.si irrigato ogni suo foglio dal sudore che nello immaginare , e nello esprimere le immagi- nazioni sue, sgorgavagli larghissima dalla fronte. Perlochè la sua sperieaza ha verificato il detto di Plinio , esser impresa ben ardua vetustis novi- totem dare , obsoletis nitorem , obscuris lucein , du- biis Jìdem . (a) 11 che se può non ingiustamente applicarsi anche a quelli i quali interpretato hanno le molte egiziane piramidi , i molti etruschi mo- numenti , e il prolisso Zendavesta di Zoroastro : che dir dovrassi del coraggioso signor Lanci , il qua- le a dilucidare si è posto due inscrizioni di vecchio e disusato dialetto , contenenti non più di quattordici dizioni , (fe) formate cpn sole quat- tordici lettere (e) di pn alfabeto : gli ulteriori ele- menti del quale ne da lui , né da individuo nes- suno de' tanti milioni che ricoprono questo globo terraqueo attualmente conosconsi . §. 5. In due parti il suo penoso lavoro il signor Lanci ha diviso : ia prima delle qua.i con- tiene la serie de regi omireni e le loro primarie geste ; (^d) e la seconda tratta del dialetto scritta^ re ed epoche degli omireni . (e) , , : > «I {a) H. IV. in praef. (d) P. .3. (h) P. 198. (e) P. y5. (e) P. iSo^ 2-5* 388 Letteratura §. 6. Comincio a dar qaalclie saggio della prima, con osservare , elicgli circa le cose sloriche dichia- ra seguire il celebiato Abuìfeda , ( sultano d'Àpa-^ niea , morto il -700 dell' egira , ò sia i3a3 dell' era ■volgare ) {a.} come quello che lesse le storie di Ati-^ ro , Mascubi , AmaKÙ. , Calicaiw , Eben Mansiir , Sanaqgi , Otnra e Gemaleddin ; e le cose ò ta- ciute ò sol di volo da Abul/'eda trattate in au- tori avere attinto ò greci ò latini . (a) Tali auto- ri peraltro egli non ii cita giammai . Perlochè se da questo libro altro profitto non si cavasse : a esser docile perlomeno s imparerebbe alle assertive de' dotti , anche disunite da prove ; e aver cieca fiducia ne' loro giudizii . Ollreciò T opera dAbul- feda a cui egli si attiene , non è alcuna delle tra- dotte e uscite da' torchii ; ma il codice arabico va-p ticano della sua sloria generale, esemplali di cui anche altrove conservansi , col catalogo degli ara^ bi regnanti: la qual cosa non accennata nei libro , mi è stata da lui stesso assenta . ^. n. Quelia porzione considerabilissima d'Ara- bia che i piò antichi denominavano lemen , fu poi conosciuta , come atiche oggidì , sotto il nome di Arabia felice . La nazione , amando avere un re : diede il supremo comando a Cactan , coronando- lo , in mancanza d' oro , con serto di fronde . (a) Di questo principe contemporaneo de primi patriar- chi , lu successore larab , il quale introdusse il costume di se lutai e ii re nella prima investitura col grido nllofitana le maledizioni • pjr avvertirlo , {et) Casiri bib-.'otli, arab. esc. T. 2. p. 25. («) i'. 7. («) P. 10. Sugli Omireni ^ 38g che la gloria de' regnanti nella felicità de' sud- diti è soltanto riposta, (a) Questo re stesso , per analogia di nome , dicesi essere stato il primo che r araba lingua parlasse . (b) Ma siccome al si- gnor Lanci forse ha sembrato ridicolo far da que- sto principe compilare di pianta un pesantissimo lessico : egli prudentemente ne limita i grama- tìcali meriti allo studio e sollecitudine di rifor- mare un idioma , il quale prima di esso con minor purezza parla vasi . (e) Non può pgli aver ciò trovato in Ahulfeda , il qual letto da Casiri attribuisce tale riforma a Homairo : cioè ali' Ojuirio di cui dee parlarsi tra poco . (d) §. 8. Dopo lascah figliuolo e successore di lui , (e) salì sul trono Jbdoscems figliuolo di qup- sto . Di esso ci dice \ autore , che inebriato dal genio delle conquiste , soggiogò con la forza dell» armi le nazioni vicine ; e facendo molti schiavi , fu sopranomato Saba . (/) La qual voce , crede il sig. Lanci uniforme in forza e significato allo fTlDt/ cioè Sciahah degli ebrei , (g) corrispondente al ca- ptii>um ducere de latini : (h) benché gf intelligenti qualche varietà rilevino ne' caratteri, i quali faraba e la giudaica parola compongono . §• V- Questo re Saba , il quaJe edificò nella provincia di 3Ìareb la città metropoli di tal nome , noia anche sotto il nome di Saba, lasciò a' popoli si- gnoreggiati la denominazione di Sabei; (i) e fu altresì adorato sotto nome del dio Sabi , (k) ò sia Hacco (") O. i4, , (/) p. i5. (^) ^' 10. (o^) p. io4. (e) P. 11. 12. (/,) Bochart Phal. L. a. e. 2S. (il) Le. T. 2, p. 25. (/) P. 16. M P- 4- (/.•) P. 17. 3go Letteratura. it Arabia. (flf)Egli ebbe moltissimi figli: il primo de' quali , se si crede a Uerhelot , {h) cbiamossi Heuiiar fin dalla nascita; e se al signor Lanci» non si sa qual nome avesse ; ma solo se ne conosce il sopranorae di Omirio cioè rosso ò purpureo^ cbe gii diedero, in ri- flesso d avere egli scelto tal colore pel manto . (e) E da tal sopranome egli vuole che denominata fosse cmirejia la nazione , cui questo anonimo re comandava . Cosa eh' io non so se altrove abbia esempio . INon trovasi che di pogonatei e dì eno- harbei prendessero greci e tedeschi la denomina- zione giammai; ò altri popoli signoreggiati da prin- cipi cui si diedero soprauomi , quella qualunque che potea derivarne . §. IO. Quantunque Omirio avesse figliuoli : a lui successe il iratello Calan . (d) lì qual modo di successione avendo il signor Lanci riputato inu- tile dilucidare: spero che non abbia a dolersi, se a tal reticenza faccio che Strabone supplisca . Par- lando questi degli arabi , dice che per costume fratres honore Jilios antecedunt , quod natii gran- dio res sunt . Qui ex eadem gente sunt regnant , et coeteros magistratus obeunt. Quae possederunt omni" bus consauguineis sunt communia ; sed natu gran- dior dominus ' est . (e) §. II. Morto Calan senza prole, a lui suc- cessero un dopo r altro Fattela, Sacsec , e Gia/ar , figliuolo nipote e pronipote di Omirio . (/) Dopo de' quali regnò Jmer discendente da ^^^ altro fi- gliuolo di lui . Fu questi cognominato Durias , cioè signore dalle ricche vestim^enta ; e diede incomin- («) p. 18. ('/) P- 21. (h) Bibliot. orioni, p. 447* ('0 L. iC. p. m. 1129. (e) P. 21. C/") P* 22. Sugli Omireni 891 ciamento alla serie de re advai , h sia di quelli il cui nome incomincia dalla particola du , ven- dente advà nel plurde . (a) A. insligazione de' Mft' cauli ò sia dittatori del regno , contro e^sso con- giurò il proprio figliuolo Naman -. il quale aven- dolo sconfitto e detronizzalo , riportò da questi latti il sopranome di Moaccher . (b) Io mi aspettava , che ì sopranomi di questi due ultimi regnanti prò-- ducessero a que' popoli le denominazioni di dii- riasseni , e nioacchereni . §. 12. Dopo Jsmac figliuolo e suecessore di Na* vinn, salì sul trono Sciadad nipote di Jlmànaf altro fi- gliuolo di Saba, (e) Da conquistatrice smania aneli' ei dominato , invase e occupò molta terra , olti'e i confini occidentali del regtìo; e tornato dalle guer- re, scavò cisterne, innalzò fortezze , fondò ciltà; (d) e specialmente la metropoli di Zqfrir cioè della vit- toria, (e) lungi tre giornate da quella di Mareb da Saba suo bisavolo edificata .(/") E un re'grto dila- tato avendo mestie'i viepiù di ministri supremi, 1 quali ogni provìncia in regio nome ne governasse- ro : a lui crede X illustre autore 1' origine doversi de' viceré e de' viziri omireni . (g) g. i3. Successero a Sciadad , uno dopo l'al- tro , i suoi fratelli Locman e Dusadad ; e a questo Arete ^ che non si sa, se fosse figliuolo di lui, ov- veramente di Cais discendente da Safi ultimo fi- gliuolo di Saba, {li) Quattro cose di lui dal signor Lanci si narrano . La prima , che delle spoglie di («) P. 25. (e) P. 28. ih) P. 24. f/) P- 29, (e) P. 26. Cg) P. 29. (J) P. 27. \)i) P. So. 392 Letteratura. nemici vinti in baltaglia vestisse le sue genti , e pev tale generosità fosse sopranomato Puijes - («ì La seconda , essersi lavoleggiato , che preconizzasse versfggiando la nascita di IV'aomelto. (J)) La ter 'a, che non contento del sopranome di Rajcs . altro De ideasse da se medesimo , cioè quello di Tohheo che s* interpreta successore^ (e) adottato da tutti i regi che venner dopo . E ciascheduno de' predecesso- ri suoi avendo succedulo a qualche altro : è diffi- cile conoscere, perchè ^/r/'e solo avesse il taknto di denominarsi il piinjo de' successori. La quarta finalmente , che lunghissimo fu il regno di lui ; e Massudi lasciò scritto p'^rino-, elio quattro secoli regnasse . {d) La quale ipeibole essendo insoffrìbile: poco capitale di critica è d' uopo, per convincersi delia imperfezione delle storie arabiche di que' tem- pi , ^i brancola sempre ned biqo tra coniuslone e r incet te>'>:a , quando manca la cronologica face: la bella luce di cui, anche per confessione del sig. Lanci , sopra le arabiche croniche non risplende, (e) §. i4- A questo primo Tohheo ò sia succes- sore successe Saah suo figliuolo sopranominato da-- gli arabi Dulcarnein ^ ò sia bicorne . Siccome di un bicorne si fa menzione anche neil alcorano: fu po- ,sto in problema: se ivi si parli di Alessandro d? IViacedonia ò di altro soggetto. Da Ebenscdd citato da Ahulfeda il dubbio si scioglie a favore di que- sto Saah : (y^) detto bicorne , perchè giunto fino al gol io di Persia , le due coste d' Arabia signoreggia- la • UO (fO P 5i. (e) P. 86. {h) Ivi. (/) P. 35. ( :) P. 34. (^) P. 36t ((/) P. ivi. Sugli Omireni ^3^ g. i5. Figlio e successore di Saab fu Ahrat^ il quale con gueiTÌera flotta approdato avendo alle spiagge degli abissini , né rinvenutovi chi a lui si opponesse: innalzò un faro su quel littorale; e meri- tò per questo il sopranome di Dulmenar . {ci) Quin- di navigando più oltre , andò a toccar le terre di ]\ igrizià ; e tornatone al regno , eccitò j4Jììco suo fi- gliuolo e successore a risolcar quella via . Quésti in alcune parti già conquistate di quell immenso paese prolungando la sua dimora , e ponendo le foudamenta di più cittadi : meritò che >^/r/crt det- ta fosse quella parte di motido. (b) Convien iar giu- stizia al signor Lanci , che delle imprese di questi due ultimi priucipi , egli non è credulo narratore come Casìri ; (e) e opina, doversi molto minorare la fama , la quale senza severità di critica le ram- memora . (d) §. iG. Successe ad Jfricò il suo trasversale congiunto ^wr , a motivo di sua truce natura so- pranoitiato Duladar ovvero // tenibile, {e) Diesso concepì tant'odio la plebe,che ribellò, instigando suo' figlio Sarcabil a empiamente sconfiggerlo. Succes- sogli questi nello usurpato trono, [f) lasciò in mor- te la corona à Odad suo figliuolo -• se pure non fu questi Vizire anziché re . (g^) Se peraltro regnò , ciò fu per poco ; e mancato senza maschil successione, fu portata sul trono una donna sabea , cui si dà in Arabia il nome di Balchis . §. ly. Identificare assolutamente, e senza la me- (fl) P. Ivi. (e) P. Ivi. (*) P- Sy (/) Ivi. (0 L. C. T. 2. p. 26., C§) P- 58« ii) P. *8. Zg^ Letteratura. noma perplessità , questa principessa , come fa il signor Lanci , con quella regina di Saba^ di cui si dice nel sacro libro de re (a) e ne paralipomeni ^ (b) che dalle sue contrade con preziosi doni alla cor- te di Gerosolima si recasse, per conoscere la sapienza di Salomone: è fiducia eccessiva, che non ardisco chiamar prudente - Imperocché , esclusa anche la controversia su la nazionalità di questa regina; ri- conosciute per assurde le tradi:doni degli etiopi, i quali vantano essere governati da un discendente e di Salomone e di lei ; approvati gli argomenti di Bochart^ (e) il quale numera non meno di dodici errori in Giuseppe Fla\>io , quando dice, che la sag- gia donna fosse egiziana: {d) (benché questi a dir ve- ro delle cose di sua nazione , dottissimo qual era , aver potesse informazioni men dubbie di quelle de- gli altri:) e fatta pendere la bilancia a favor dell Ara* bia , cettamente favorita da tutto il contesto de'sa- cri libri : domanderò , se da tante condiscendenze risultar possa, che la Balchis degli arabi cronisti sia la stessa che la biblica regina di Saba . §. i8. Non mi fermerò su la notizia che casual- mente rinvengo in aprire Claudiaiw. esservi stata una tribìj di sabei^ nella quale solo le donne regnava- no, (e) , Levibusque sabaeis Imperai hic sexus . Il che essendo, sarebbe ignoto, quale delle regine di quel paese facesse il viaggio di Palestina . Ma es- sendo certo, (se gli autori arabi posson certezza som- («) Reg. L. 3. e. 10. {d) Antiquit. L. 8. e a. (b) Paralip. L. 2. 'e. 9. (e) In Eutrop. L. i. (e) Phal. L. 2. e. 26. Sugli Omireni 39^ inìnistrasse : ) che i sabci non avevano una legge da cui, come dalla salica^ si vietasse alle donne l'eser- cizio del regio potere ; e che qualche donna salì su quel trono : come può decidersi, che ìaijbalc/iis suc- ceduta ad Odaci , e non piuttosto qualche altra, in cui si realizzasse la devoluzione n«edesima,Iosse quel- la che alla corte di Saiomone recossi? Volendosi trovare qualche verità nelle arabiche leggende, rico- nosciute spesso per favolose dallo scrittore suddetto, e piene di goffe inezie sul proposito di quel sapien- tissimo printipe, con la cui menzione stmpre Taraba storia condiscesi, non mai disgiunta dalla cabala: come può dirsi con certezza , che nell epoca di lui, da' più esatti cronologi precisamente fissata, fiorisse tina principessa , la quale non può farsegli coetanea, se non prolungando quattro secoli il regno e la vita di Jrete , (a) e di più secoli quella di Saba ? (Z*) Restituito il vivere di cosloio al corso ordinario probabile : ecCo che molte centinaja d'anni si ar- retra Balchis da Salomone; è potè essa proporre pro- blemi e recar doni a quel monarca , con la possibilità stessa, con cui la flotta irigìa scampata da Troja fu accolta nel porto di Cartagine da Didone; e questa in- namorò ardentemente d' Enea. Perlochè cercherei la visitatrlce di Salomone in qualche altra principessa di Saba-, anche per lo riflesso, che gli arabi dicono, esser rimasta in Palestina : (e) quando da' biblici testi espressamente apparisce, che alle sue contrade lece ritorno . (d) §. 19. Che questa araba donna a Salomone , in loco di enimmi, i simboli proponesse, (e) i quali, se- Co) P. 34^ (d) Ivi . {h) P. 110. (e) P. m„ Ce) P. 4o, 3t)G Letteratura Condo Vallile fav detta al signor Lanci tanto gradila, formavano allora la oniirena scrittura gerogliiìca da re Saba introdotta: (a) egli è degradare oltremodo lu mirabile sapienza di quel monarca dottissimo, e le uni- versali sue cognizioni circoscrivere al mestiere delT antiquario. Que' geroglifici di Saba , unica scrittura omirena fino a quella regina , dove egli di grazia gli attinse ? lu Abulfeda no certo. E dove attinse altre- sì, che Salomone lei ammaestrasse ueiVarte di scri- vere per elementi? iNè pur questo in Abulfeda: il quale all' incontro attribuisce a Omirio la introduzione de- gli elementari caratteri , muti/i bensì, imperfetti e as- sieme intrescati • (b) ma tuttavia non simbolici , come il signor Lanci suppone. §. 3 0. A Balchis , ò per dir meglio , a' suc- cessori di Balchis , successe Nassernem , il quale guerreggiando woìX JJr ca , deviar non seppe da uno di que' campi arenosi , su' quali gran possa esercitata è da turbini : onde vi perì soifocalo fintiero esercito^ senza che sopravivesse nessuno, (e) Tornò egli in Ara- bia? Pare che sì. Il che certamente avrà fatto tla- secolare il suo popolo . Un principe reduce senza compagno dalle solitudini della JYubia^ non è da ri- porsi tra le piccole maraviglie. Lgli ebbe f avver- tenza di alzare in quel sito pericoloso un monumento di bronzo , acciò nessuno ardisse piiì traversare quel mar d'arene. («?) Ciò dà loco a richiedere, se il mo- numento fosse fuso in Jfrica\ ò colà spedito, dopo es- sere stato fuso in Arabia. §. 2 1. A lui successe suo figlio Sciamer;, (e) il quale portò la guerra in Persia; e quel re Bostazo, (a) P. 110. (f/) P. 4--J- (ò) Caslrl I. e. T. 2. p. ih. (e) P. Ivi. (e) P. 41. Sugli Omireni Sr)^ ia vece di far fronte, amò meglio allearsi con esso lui. Reso Sciamer da tanta fortuna più ardito, innoltrossi in quel gran tratto di mondo, il quale dalla Persia la Gina divide; n;; espugnò la metropoli e vi sparse assai sangue; ma poi errando per deserti, morì di fame co'suoi. (a) Di tale disgrazia fatto consapevole Jbnmalec suo figliuolo , gli successe nel regno ; e morto mentre andava in Jfrica in cerca d' oro e di gomme: perlocliè non so con quanta ragione sia dal signor Lanci (^fVw^i/wo re nominato: (Z?) ebbe per successore un principe, che dica ò non dica il vero Abìsaid da Abulfeda citato: il chiarissimo autore de- cide , essere stato Acran^ ultimo della discendenza d' Omirio . §. 22. Fattosi loco allora alla successione de' posteri di Calan altro figliuolo di Saba: fu coronato Aniran^^e\ cui pazzo genio alle divinazioni propenso, crede il sig. Lanci che si aumentasse Tidolatrico cul- to della nazione, (e) A questo proposito , dando una sua spiegazione della favola della /emce, ci fa sape- re, esser nata dalt aquila che gli omireni adora^ vano quale immagine del sole, (d) il quale tramonta per spuntare pia bello , e nell" inverno si abbassa , sce- mando luce e calore^ per innalzarsi la state più luminoso e cocente : talché sembra per se medesimo riprodursi (e). Successe ad Amran suo fratello Amr detto Mazichia ò sia laceratore: perchè qualunque volta saliva sul trono, lacerava le vesti, acciò più non servissero né per se né per altri . (f) §. 23. Al defonto Amr per successore fu dato («) P- 43, {d) P. 46. Q>) P- 44. (e) P. Ivi. (0 P- 45. (/•) p. 4u^ 398 Letteratura Ducahscian principe della stirpe, di cui molte co- se racconlansi . E una è, che trucidato da' sudditi il re dell' arabo paese di lemnm contornato di bo- schi e deserti, in pena di avere ostinatamente esatto rosceno dritto di cunnatico : corse a fare strage degli uccisori e fece quel paese alla sua corona soggetto. §-■2 4- ^^ egli che per scancellare nella sua nazio- ne la vergogna della morte di Sciamer , perito di fa- me , unitamente a florido esercito ne' deserti di Tar- taria , tornò di novo in quelle vaste e rimote con- trade , e vi edificò Sciamercand , detta poi Samara canda^ acciò vi rifiorisse la memoria di Sciamer-^ (a) e ne lasciò un testimonio in epigrafe omirena scol- pita su le mura . (b) È questa la Maraganda de- gli antichi geografi , i quali se sorgessero dalle lo- ro tombe , si abbandonerebbero a grandi risa per queste favole , (e) §. 25. Fu egli altresì , che non contento di aver fatto giungere fino a que' termini il glorio- sissimo nopie omirena ; e arrivato a moliti che danno confine a Tartaria colla Citta , guerreggian- do e oppugnando le forze nemiche : (d) penetrò E dove penetrò mai ? Questo è ciò che non bene espresso nella prima edizione del libro , sarà meglio dilucidalo nella seconda : la quale ci dirà non meno , se cinese ò tartara fosse la me- tropoli diroccata . (e) Di azioni così stupende le quali puzzano alquanto di Morgante , ci avverte il signor Lanci . che gli storici ben si convengono , ne V ha luogo altramente a dubbiezza . (^f) Chi («) P- 5o. () P- 89. (e) p. Ivi, (e) P. 5^. 4oo Letteratura di canali le acque in una provincia intiera , fosse la speciale circostanza , per cui essa alìbondava di popolo ; (a) che ingrossato da una procella rovescias- se la città di Mareb , come nel Perù ha fatto l'ocea- no qualche volta a Callao ; che ponesse sott ac- qua r ameno suo territorio , e la provincia vastis- sima tutta ; che sommergendo ville e castella , im- menso popolo restasse preda dì morte ^ e che di otto circonvicine tribù da malanni così terribili de- rivasse r emigrazione . (Jj) §. 28. Come anche potria domandarsi , se sia probabile , che la provincia di Mareb , la quale per tal disastro riempissi di ogni sorta di velenosi ani- mali : prima di esso non solo non avesse' né aspi- di ne scorpioni ; ma se qualche forestiere aveva in- dosso alcuno di quegV insetti die il nostro corpo inquietano e molestano ; e vorrà dire anche di quelli del famoso indovinello il quale incolpasi della morte d'Omero: (e) ipso facto moriva . (d) §. 29. Dopo questo re Ducabscian, Terese lo scet- tro suo fratello , conosciuto nella storia sotto la de- nominazione di Tebbeo il grande . Di esso altra gran- dezza non si conosce , fuorché Io zelo con cui provide allo scompiglio cagionato nel regno dallo infortunio suddetto ; e alla conservazione della fe- licità pubblica , per associare il diviso popolo ejarlo fedele al suo trono . (e) Fu imitato da Colicarb suo tìgliuolo e successore . (y ) §. 3o. Se ^Z^McarZ;, detto Tebbea il medio ^ &\ic-^ {a) V. 56. (J) P. 58. (A) P. 57. (e) P. 59. (e) Allac. de vit. Hoi^. Cu. " (/) P. Iri. P- 172. Sugli Omireni 4^i censore di Colìcarh iosse di lui figliuolo ò fratello : ha creduto inutile ii signor Lanci di riferirlo . (a) Dice p(raltio,ohe salito egii al trono anni settecento avanti Maometto, (Z^j nsoivè conquistare ì Egiazze ^ ò sia Arabia petrta , dove sono le città di Mecca e Me~ diìia. Peilocliè venne in altissima dete.stazioue pres-io gli ebrei , i quali ammazzarono il generale dell' ar- mata ; e ridussero esso le a compiarsi ii regresso alle sue contrade , con ristaurare il tepipio dove conserva vasi la lamosa caaba ò sia pietra nera d Àbramo: beneticenza sommamente encomiata nell' alcorano . [e) §. òi. y^i\y(77i, figliuolo e successore di questo, fu di deforme aspetto e guercio e monco , pia di guerrieri spinti • e con un esercito partì per de- bellare la Corazana X Irak e la Siria . {ci) Stan- che le milizie di bellicosi travagli , ammutinaro- no , incaricando Ainr fratello di luì di persuader- lo a ricondurle alla patria . li che non potuto ot- tenersi : giurarono i condottieri scacciare la di- scendenza Omirena dal regno , se Amr non lo com- prava col sangue . A tal contratto pres tossi costui, con trafiggere il doimiente hatello . I rimorsi e lo spettro dell ucciso lo agitarono per questo fino che visse i e si ridusse sì languido , che lo strascina- vano i domestici sopra una seggiola come X Ot- tavio del goldoniano lutane . Venuto finalmente in odio a se stesso e in disprezzo di tutti , movi am- mazzato , non si sa , se dalle mani proprie ò dal- le altrui: su di che le parole, forse scritte dal si- (ci) P. 6o. id) p. 61 (V) P. by. (e^ ivi. G.A.T.VIII. 20 4o2 Letteratura gnor Lanci con mano tremante e animo morr^- dUo , non sono chiare; ahbastanza . (^a) . §. Sa. Jlbecc/itlal suo ligliuolo il quale gli suc- cesse fu principe savio . Arete suo fratello alzato al soglio dopo di lui, vedendo diffusa la religione ebrea irt» suoi domiuii , detenninossi , per esser tranquillo^ abbracciarla . Dal che ricava il signor Lanci , che la circoncisione fosse usata dagli omireni prima denius- sulmani . (b) iù siccome i tempi di cpiesto re coin- cidono con la nascita del Salvatore : egli congettu- ra, che qualcuno de' sapienti guidato dalla stella al sauto presepio , tornando in Arabia, e maguiiicando le vedute cose : desse spinta al re omireno di pie- gare , con volontà del popolo, a nova religione, e alla giudaica rivolgeisi . (e) Con un prudentissimo forse egli evita su di questo ogni taccia di stra- vag;in/.a . §. o3. Attempi di questo re Arete^ son d'avviso, essere accaduta la spedizione romana contro l'Arabia, con esercito comandato da un generale , cui Pe~ tavio {d) e Dacier (e) danno il nome d' Elio Lar- go-^ ma è certo, essersi chiamato Elio Gallo : così no- minaìidolo Strabone (f) e Plinio , (g) i quali di tale impresa ianno parole . 11 primo in questo pro- posito lia espressa menzione d' Arete ; (h) e se già egli regnava , allorché il divin verbo incarnossi : non 00 P. 65. (k) iv . (e) P. 66. (d) De doctr. temp. L. io. p. SBg. (e) Trad. Horai. T. i. p. 258. {f) L. 16 p. 1126. et passim. ig) Hiàt. ^at. L. 6. e. a8, {h) L. e. p. 112Ì5. Sugli Omireni 4^3 è strano che fosse sul trono anche il ^So. dì Roma e nel dc^cimo coosola'^o d'Augusto : cioè ventiquat- tro anni prima dell era volgare , in cui detta spe- dizione successe . (a) $ o4- ^1 signor Lanci , esaltando gli omì- reni suoi al grado del più valoroso popolo della ter- ra, si avanza a dire, che i romani i quali circondarono colla forza la pia ricca parte et Europa , le coste africane e le orientali sponde^ non furono mai con- quistatori d Arabia-, se penetrarono in Siria sfece- ro dipendenti alcune arabesche tribù quivi fissate^ ma l'interno della vasta penisola^ la vera Arabia ^ fu sempre Ubera:, ne di romane vittoriose trombe le felici valli echeggiarono, (b) §. 35. Tre sole osservazioni pregherò il signor Lanci di fare, onde convincersi , a quale svista il suo innamoramento lo tragga- La prima, che Arete regnò nelF Arabia felice , ò sia nello interno della penisola. La seconda, che Mareb fu la metropoli de- gli omireni., i^diàvoni àe\\^ Arabia felice., e dopo le con- quiste d' Abi^arb , padroni anche dell' Egiazze. . La terza, che i sabei furono popoli dell'arabo regno me- desimo . §. 36. Se Arete regnò nell' interno della peni- sola r ( e di ciò non può dubitarsi dopo le cose det- te di sopra:) dunque i romani vi penetrarono: per- chè Strabone positivamente narra, che Gallus post mulfos dies in Aretae terram pervenit:, e che is Gal- lum amice suscepit., et dona abtulit. (e) §. 37. Se tra' danni che recò Gallo a queliti» con- trade, dice Plinio^ che yi fu anche la distruzione di («) Pet. e dac. U. ce. Q>) P. «9. (e) L. i6. p IÌ28. 4o4 Lette ratura molte città, e specialmente della vasta metropoli di Martb, fondata da Saba in mezzo al suo reame : dun- que le vitto/ icse rumane trombe echeggiarono in quel- le valli Jtcco il passo insigne di Plinio. — lìoma^ na arma solus in eani terram intulit Aelius Galliis eòe equestri ordine . . . Gallus oppida diruit non nominata ab aiictoribus qui ante scripserunti Egmn^ 4nnectwn^ Escam^ Magusnm^ Dammacum^ Labectam^ et supr'adictani Mariaham ( cioè Mareb ) circuitu sex millium passuum. («J § 3d. òe i sabei furono popoli dell'Arabia fe- lice, 1 (juali presero nome da quello stesso re Saba pieno Ai tanta gloria tra' règi omireni:, e se Strabo- ne accreditatissimo scrittore, e posteriore alla spe- dizione di Gallo ^ dice, clie i sabei e i nabatei abi- tatori delle due aruhìe /elii:e e petrèa , prima clic i romani s impossessassero della Siria, facevano in es- sa incursioni^ ma 7iunc ( cioè nel tempo die il geo- grafo scriveva: et ipsi et sjri romanis parent: (b) dunque la impresa arabica de' romani non fu una di quelle che abbiam visto consistere nella terri- bile oevastazione di un regno ^ e terminare in preci- pitosa e lamelica fuga, con perdita dell' esercito: ma fu coronata eon la vittoria del popolo che si vo- ice dtbeiiare, e con la conquista del paese debel- lato: parent. Non Vuol loise dir questo, che gli ara- bi non la scamparono, senza obbligarsi a tributo ? Che se poi, dissipata la procella, sospesero di pa- garlo, come appai isce dalla nova spedizione al tem- po di Trajano: è forse questo argomento bastevole per dichiararli non vinti/ Qualunque nazione ribel- le non è stala conquistata una volta ? Senza que- sto, chi potria di ribellione accusarla? - («) L. e. Qi) L. 16. p. 1125. §. 39. La strabonica narrativa su' dettagliati fatti di tale spedizione meriterebbe prolisso commen- tario . Per ora me ne dispenso : bastandomi ac- cennare di volo^ che malgrado le frodi usate dal- le guide, onde Tarmata romana intricare we' più diflicili passi: quanto volte essa venne alle mani co' nazionali, i quali descrivonsi imbelli e malpratici di marziali esercizii , riportò sempre vittoria; (^) ^ ^ un dì radunati alla sponda d' un fiume , P^^ con- trastarle il passaggio, dieci mila barbari niovdero- no il suolo; e della oste romana due '^oH. ^1^' ^''® giova far più lunghe parole? Quando si è detto, e le i romani entrarono nelle terre di Jretc; cb*^ ritlus- sero Mareb in un mucchio di sassi; e costri»seio a ubbidienza i sabeit sembrami detto tutto. E 4"^ re che Strabone descrive fuggitivo, inclino a *^^^~ dere essere stato il povero costernato e tìmido A>'^' te medesimo: di cui si è già detto, che fece poi <^'^~ concidersl per lo spavento. Bella ed eroica pt'O^a dello inespugnabile valore omirenn ! Polche quan- tunque il geograi'o suddetto dia nome di Xai^®^ ^ quel re dalle ali alle piante ; sembrami Teri''i'^^^_® che Sabo sia lo stesso che sabeo , nazi >ne non di- Versa dalla omirena. § \o. Chi per estenuare la forza di questi f^tti, recasse 1 autorità di Diodoro ^ il quale dichiara, che que' popoli bello non facile domanfurt (b) non vii^" cerebbe per questo la causa. Tmperochè nessuno sa- rà sì stolido da sostenere, che gente avvezza al la- droneggio, benché ignara dell'arte della guerra, fos* se di facile soggiogamento * E chi si appoggiasse alle assertive di Orazio e Properzio^ il primo de . , — — — , — » I -i. Il II .11 im (a) L4 16. p. 1128. (a) L. y. Pr m. i3i. 4o6 Letteratura quali, scrivendo a Iccio^ ichiaraa non vinti i re di quella penisola: (a) „ Icci^ beatls mine arnhum invides „ Gaz/s , et acrem miìitiam paras „ Non ante clevictis Sabeae „ Regibus; pbi chiama intatti i tesori d'Arabia , nelF ode che comincia: (b) „ Intcìctis opulentior „ Thesauris arabum et divitis Indine'^ e il secondo usa V epiteto stesso parlando di quel paese : (e) ,, Et domus intactae te tremit Aiabiae: convien che provi, essere stali scritti que' versi do- po la spedizione di Gallo e non prima. La orazia- na ode a Iccio fu certamente anteriore, vedendosi a lui diretta, quando, in qualità d'ufiziale, per quel- la campagna allestivasi: miUtiam paras. E il can- tarsi da Properzio., che quella provincia tremava tutta al seniir solo il nome di Augusto, fa cono- scere, che gli omireni poi circoncisi per la paura, sarebbero stati da essa consigliati allora anche a più terribile operazione. §. 4*" Mortad figliuolo e successore di perete divise morendo il regno fra' suoi quattro figliuo- li, con regal dritto uniforme, (tì?) Lssi confedera- rono assieme contro la Mecca., per esportarne la ve- nerata caaba , e paese piìi opportuno arricchire co' redditi di- superstizioso pellegrinaggio. La nazione de' canunni che gli sconfisse , latta pace con un nipote del pariicida Assan , dagli omireni ricono- sciuto per sovrano, sotto nome di Tobbeo minore: (ci) Carni. 1. i. od.29. (e) L. 2. et io. (fi) Carni, l.^o. od.24. (d) P. 67. Sugli Omireni 4^7 si obbligò pagargli tributo annuo di quattromila campii: cioè, secondo gli usi arabici di quel tempo, mille per ogni testa de' quattro re uccisi . (a) §, 42. Suo figliuolo j4mr il quale gli success*?, vedendosi mal sicuro sul trono, immolò al proprio sospetto i più ricebi e nobili sudditi . (b) Fu per- ciò detronizzato e ucciso da lìabì suo generale, il quale rovesciato dal trono dopo efimero regno , ebbe per successore Abraa di stirpe omirena - (e) iNoa è certo , se a costui succedesse EhndachlcMn ò Sa- han. Chiunque fosse T antecessore di Sabac {igiiuolo òì Jbraa: è certo che egli regnò , e gli riuscì cal- mare le turbolenze . (d) §. 4^' Morto Sahac^ fu lo scettro usurpato con arti vilissime da Dusnnder di stirpe non regia e d'in- fami costumi , il quale sostenuto dalla pbbe, avvilì tutti i principi dclf antico lignaggio e osceni ec- cessi diedesi a commettere all' ombra del trono. Ciò soffrir non potendo uno di que' giovani principi di aspetto vaghissimo: mentre finse aderire a un disso- luto progetto di lui l'uccise; (e) e fu questo il merito per cui , al cominciare del sesto secolo della chiesa, gli fu posta sul capo la reale corona. Egli chiamava- si Zaraa-^ ma è anche conosciuto col sopranome di IJunovas , datogli a motivo degli inanellati capelli che gli cadevano su la schiena. ì^f) §. 44- Figurando costui nelf arabica storia , quale atroce tiranno del cristianesimo : cade il signor Lanci in fallo d'obbli\ ione, supponendo aver detto, che tal culto cominciasse a diffondersi in quelle pro- («;i p. 69. {d) p. 72. (h) P. 70. (e) P. 73. ('0 P- 7i- (/) i^^- ^o3 Letter'Atura vincie, ài tempo di re Jhecchelal . (a) Il clie cefta- mente non disse ; nò avria potuto dirlo: non parlan- do della nasci' a di Gesù Cristo, che sotto Arde il qual gli successe . {h) %. 45. Z(7r«7<7 proiessò il giudaismo, imitando non già Abccche/al, come 11 signorLimc], connova oblivio- ne, dichiara: (e) ma bensì Àrete^ di cui detto avea, tra' re giud<*i essere .stato il primo . {d) Tal divenuto, aumentò 1 odio suo contro i cristiani, i quali stai>rhf del suo tjuce governo, mossero iVÌ7^tìr^^/o re diiitió- pia da cui eran protetti, a spedire in Arabia un esercito . Lo fece egli con flotta , alle sponde di lemen felicemente approdata. Zaraa^ visto il macel- lo de' suoi, diedesi disperatamente alla Ijiga; e spro- nando il cavallo nel mare, vi fu sommerso (e). §. 46. JNon si tacciono dagli autori ecclesiasti- ci, ne la persecuzione mossa contro i cristiani da ZaraaDiLìwvas eh essi chiamano Dunaan-^ (jf) né la conquista del regno degli omerili ( ò sia degli omire- ni del signor Lanci) fatta da un re d'Ltiopia da essi chiamato Eleshaan. (g) Voglion di più, che questi fosse efFetti\ amente cristiano; che nella sua dogma- tica credenza facesse guidarsi dal patriarca d'Ales- sandria; e che del regno degli omenti investisse un cristiano, al quale per avventura altri cristiani in se- guito succedessero. Vere ò false le riputasse, lo sto- rico omireno tali cose era tenuto narrarle: pel dop- pio fine che hanno gli storici, di palesare la ve- rità e la menzogna bandire. §. 47- ^on regnando Zaraa^ ma sotto gli au- spicii di uno de' forse cristiani successori, credesi («) P. 74. (<0 P. 65. Q>) P. 65. ^e) P. 78. (e) \. 75. {f) iiiii-ou. annal. a. 522. B-iS. Sugli Omireni 4(^9 accaduta la conferenza di Gregenzio arcivescovo di Tefra con Erbano giudeo. Gli atti di essa , valu- tati intieramente dal signor Lanci per oro purissimo^ posti su la pietra lidia di ciitidi di ogni partito, appariscono confusi con qualche scoria. («) §. 4^- Proseguendosi a raccontare le cose, co- me da Ahulfeda raccontansi: gelosi gli omireni^ do- po la morte di Zaraa^ del regio cornando , nomina-^ rono re uno della stirpe chiamato Dugiadcn^ (h) tra cui è il re primiero Cactan dumila e venti anni sì con- tano (e) . Arhat generale degli etiopi avendolo de- tronizzato , per porsi egli stesso il diadema sul ca- po: Àhvaa etiope ardito, favorito dagli omireni^ i qua- li da esso Arhat erano molto avviliti, 1 uccise, é fu coronato. Re Nagassio montò su le furie per ta^ le attentato, e giurò venire in Arabia a devastare i paesi dair uccisore dominali; e del sangue di esso innondarli. Abraa gli offrì tributo; e per discìo- glìerlo dal giuramento, gli mandò alcune glebe del proprio sangue inafliate (d). Placossi Nagasssio e gli diede perdono : pel quale Abraa divenendo viepiù superbo, marciò a conquistare la Mecca ^ montato sopra un elefante; (e) e rimasto morto in quella spe-* dizione: ebbe inconiinciamento la famosa epoca eie- fantina , con ti asegnata ne' mussulmani fasti dalla nascita di Maometto . Se TEliopia era a que' tempi cristiana : erano in conseguenza cristiani i re di quella (o) V. Le'quien Oriens christ. T. 2. p- 663- (5) Le quicn 1. e. Cave hist. litt- script. Eccl. p. m. 257- (e) P. 78. (J) P. 86. (e) P. 80. (/■) I"- 4 IO Letteratura nazione, da cui furono gli arabi governali. Ecco il rapporto tra la ecclesiastica storia e quella degli ome- nti. , §. 49- A.d .Jbraa successero, uno dopo T al- tro, gli etiopi Jacsum e Mazruc. Self figliuolo di Duiesn for^e di regia stirpe congiurando contro il secondo: e imperatore Eraclio ricusando protegger- lo, sul pretesto che cristiani, ugualmente die lui, eran gli etiopi: (ci) (ma anche Foca era tale:) si rivolse con miglior esito ad Aniiscirvan re di Per- sia : il quale a Varaz commise \ impresa . Riuscì questa felicemente; re Mazruc fu sconfitto e mor- to; e Scif da' persiani fu innalzato sul trono . [h) Alcuni etiopi rimasti nella provincia, in vendetta de' tristi loro successi , avendolo ucciso : di ciò il te di Persia sdegnato, ordinò, clie s )pjjressa in Ara- bia la regia dignità: fosse quel paese da persiani viziri governato. Badan ultimo di questi, mosso da' progressi di Maometto e dalla sparsane fama, abbrac- ciò la religione di lui; si sottrasse alla persiana ub- bidienza ; fece che i popoli al falso profeta si sogget- tassero; e così venne l'Arabia in maomettano do- minio. Qui finisce la prima interessantissima parte, cioè la storica , della erudita opera del sig. Lanci. Sarà continuato. Teofilo Betti (o) P. 81. {b) P. 83. 4ii Noti&iè intorno il codice vaticano ottobonianO nuiU' 222g. f/uesto codice in fòglio contiene molte poesie di Torquato Tasso. Sono esse scritte in assai buo- tii caratteri , e vi sono moltissime correzioni di mano di Torquato , ed anche qualche sonetto in- tieramente scritto da lui . E pur tutta di suo pu- gno una lettera che vedesi inscritta nel principio , dopo alcune pagine bianche . Ed è quella con che égli intitolò alla duchessa di Mantova la seconda parte delle sue rime . La qual lettera incomincia così — — prostra altezza è nata di quella illustre pro- sapia ec. — , e precede appunto la seconda parte delle rime stampate in ììvescìsi presso Pietro Maria Marchetti 1 anno iBqS. . Da ciò era facil cosa il congetturare che V edizione bresciana fosse stata ese- guita su questo manoscritto . E di latto lo fu : perchè tutti \ componimenti contenuti nel codice SI veggono stampati nella indicata edizione : tranne- Sette componimenti : sei de' quali erano stati ri- fiutati dal! autore , ed il settimo fu dall' editore tralasciato , come fra poco dimostrerò . Egli è ben vero , che nell edizione bresciana lian luogo molti componimenti , che mancano nel codice : ma ciò altro tioii dinota se non che Torquato indirizzò separatamente all' editore altri suoi versi . E di ciò abbiamo indizio dallo stesso codice : ove a pie della pagina i44* l^gg^si scritto di pugno del Tasso: In qtiesti fo^li seguenti si scriva la corona in lo- de della serenissima signora duchessa di Ferra- ra , e le canzoni in lode della serenissima signo- ra duchessa di Mantova . Le ^uali c^nzuai sonQ' 4i2 Letteratura neir edizione di Brescia benché non siano nel co-^ dice : e la corona non è né nel codice , né nel a edizione ; ma doveva essere in questa : e a" Tor- quato assai dolse chf- non vi fosse {Serassi pag-^-jS .) E vuoisi anche osservare, che la numerazione del codice comincia dal num. i6. , e poi varia a sal- ti : il che ben si accorda coli' edizione bresciana t dove nel principio sono alcune poesie , le quali mancano nel codice ; ed altre simili nel mezzo in- terrottamente ; ed altre nel fine . Ma perchè il tut- to possa conoscersi a colpo di occhio, abbiamo for- mata la seguente TAVOLA DE' COMPONIMENTI Che si leggono nel codice vaticano ottohoniàho I. Mentre non anco è il porto a te sparito -— Sonetto — numerazione del codice, pag. i6. — nu- merazione dell' edizione bresciana , manca . II. Vergine bella ^ che le sfoglie wieste ^— So- netto — i pag. 93. — manca . III. Perchè Jpollo m è scarso e più non spi'' ra — Sonetto — pag. io4- '— pag- 109. . IV. Questa corona lucida e gemmata ' — '■ So* fietto-^ pag. 108. — manca. V. Neir instabil sereno or scema or cresce — Madrigale — pag. no., e ni. — - manca . VI. Donne cortesi e belle' — Canzone — pag. 112. al 118.-^^ manca . VII. Foi che passate^ e sulla destra sponda " — Sonetto — pag. i3i. — pag. 12G. VIII. Nel mar de vostri onori — Monile — pag. i32. al i36. — pag. 128. IX. Era piena t Italia , e pieno il mondo — Sonetto '— < pag. i44- — P'^'g- ^43- CoD. Vat. Ott. del Tasso j^i3 X. ^l tuo venir cC oro , di perle , e d^ ostro — Sonetto — - pag. i45. — Sieguono alcuni logli più pic- cioli non numerati . L' edizione prosiegue collo stes- so ordine del manoscritto fino alla pag. iy5. nella qual pagina è impresso il sonetto vecchio ed alato Dio , che è 1' ultimo del codice . XI. Lascia^ Imeneo ^ Parnaso ^ equi disceif di — Canzone, pag. i^G. XII. Già il notturno sereno — • Canzone pag. 147, al i55. Xm. Per maraviglia dimostrar natura — So- netto pag. 45.7. XIV. Questa del puro del felice imago -^So- netto — pag. 1)7. retro . XV. Sotto il giogo ove amor teco mi strina se — Sonetto in mezzo foglio più piccolo non nu- merato . XVI. Or che tra lucid'arme., e lucid' ostro r— < Sonetto -^ idem , X VII. Ne di conca feconda in ricco mare — ^ Sonetto —— pag. i58. -^ — manca. XVIII . Ne chioma d or così pregiata e bella —r- Sonetto — pag. x5j). , XIX. Jlma città dove inalzar sovente -^ So- netto -^ pag. i6o. XX. Alla figlia di Cosmo accogli ed orna — ^ So* netto — psg- lOi. XX.I. Ciò che morte rallenta^ Amor, ristringi -s- Canzone ■= — pag. 1G2. XXII. L anno son io chefo sì cari balli -^ Madrigale t— pag. 167. XXIII. Io fui già Flora, ah non sia detto in- vano -^ Sonetto — pag. i68. X^CIV, Mentre per farvi onore — « Sonttto -^ f>ag, iGq, 4i4 Letteratura XXV. Espero già risplende Espero in cielo ^— Sestina — < pag. r'71. XXVI. Spiega t ombroso velo — Canzone ' — pag. 175. XXVII. Terra ^entil^ che inondi —-■ Canzone — pag. 181. XXVIII. Italia mìa che t Appennin disgiun-> gè — Canzone— pag. 18G. XXIX. — Tessano aurea catena amore , e li- te— Sonetto — Questi due ultimi sonetti sono in mezzo foglio più piccolo , non numerato , scritto da ambo le parti , Il sonetto ultimo è di carat- tere del Tasso . XXX. Vecchio ed alato Dio^ che solo un par" io •— Sonetto . I componimenti I. , II. , IV. , V. . VI. , XVII. i quali mancano nell' edizione bresciana, si veggono nel codice cassati e non corretti , dando così a conoscere , che Y autore li aveva rifiutati . Ma nelle più ' recenti raccolte delle rime del nostro autore anche questi componimeati furono pubblicati, per quel non lodevole costume fra noi introdotto di vo- ler promulgare tutte le cose composte per gli uo- mini di gran fama : e non solo le inezie , e le cose fatte per ischerzo ; ma le disapprovate eziandio . Di che que grandi uomini , se tra noi tornassero , a gran ragione si sdegnerebbero . Oltre ai componimenti testé indicati, manca nell edizione bresciana anche il sonetto num. XVIII. , sebbene questo veggasi non cancellato , anzi cor- retto di propria mano del Tasso . Ma il codice stes- so indica la cagione del suo tralasciamento; impe- rocché questo sonetto aveva la seguente epigrafe - Loda i capelli della signora duchessa di Ferrara -- CoD. Vat. Ott. dkl Tasso ^i^ che dal Tasso fu cancellata : e sotto vi aveva scritto di suo carattere - Loda i capelli della signora .... Laonde non sapendo l' editore qual epìgrafe apporvi, e temendo forse far cosa ingrata all'au- tore togliendosi in ciò arbitrio ; stimò bene di non istampare il sonetto : il quale fu poi pubblicato nelle seguenti edizioni , e vi fu preposta Y epigrafe già cancellata dal Tasso . Dopo la canzone segnata num. XXVIII. ; ( la quale sarebbe stata V ultima del codice, se in un mezzo foglio più piccolo non fossero stati aggiunti i due sonetti num. XXIX. , e XXX ) , dopo quella canzone, io dico, leggonsi le seguenti parole - /«j- primaturfr. Benedictiis Sojicini, lector et vicarius s. Of/icii Bergomi - Queste parole potrebbero far sì che qualcuno dicesse: come il manoscritto fu sot- toposto alla revisione del vicario del s. Oftìzio di Bergamo', se doveva essere impresso in Brescia? Al che risponderò riferendo quello che narra il Se- rassi nella vita del nostro poeta pag. 587. : dove parlando dell' edizione mantovana del iSga. , e della bresciana del i5<)2. e i5c)3, così dice — „ Que- „ ste sono le sole rime date da stampare dal Tasso „ nel tempo medesimo , la prima parte a France- „ SCO Osanna di iVìanlova , e la seconda s Cornino „ Ventura di Bergamo . V Osanna stampò subito „ la sua; ma il Ventura indugiando soverchiamen- „ te, fu prevenuto da P/m/za/'/rt il/«rc^e«i- di Bre- „ scia , e ciò per commissione del sig. Giulio Gì- „ relli gentiluomo di quella città , il quale per far „ cosa grata non meno al Tasso suo amico , che „ alla duchessa di iMantova , a cui queste rime „ erano dedicate , si prese il pensiero di farla im- „ primere unitamente alla prima parte già pubbli- „ cata „ — Ed aveva già il Serassi narrato alla 4iG Letteiiatura pag. 4^2. che il Tasso avea mandala a Glo» Bat. Lìciflo la seconda parte delle sue rime - prò gari' dolo ( sono parole del Tasso ) che la/acesse stam- pare in Bergamo //neh è la prima si stampava in Man- tova T— : che veggendo egli che il libio suo mai non usciva alla Ince , mosse querele contro il Li- cino : che questi, credendosi acquetarlo, gli man- dò un foglio già stampato : che Torquato intanto continuava a mandare altri versi , i quali sono quelli che mancano nel codice vaticano . Finché il Li- cino oppresso dall' una parte per le querimonie del Tasso , e dall' altra per la infingardagine o malva- gia volontà del Ventura , dovè a questi litogliere il manoscritto , e indirizzarlo a Giulio Girelli, che lo fece slampare in Brescia dal Marchetti . JNè mi convien passare sotto silenzio , che nel codice va- ticano dopo le rime manoscritte vedesi inserito lo stampone della terza e quarta pagina della edi- zione incominciata dal Ventura , e non prosegui- ta ; e vi sono alcune correzioni latte dal Tasso : 4I quale, dappoi che ebbe vì\ei\\xto \o stampone ^ dovè rimandarlo a Bergamo : e quindi l'u poi tra- smesso a Brescia iusimo col nostro codice, e co- gli altri fogli manoscritti . AH ultimo non tace- rò , che a pie del sonetto num. IX. leggesi ■ — Fi- ne del quarto — e a capo del sonetto num. X. leg^ gesi — Libro quinto — , che fu poi corretto , e can- giato in — - Terzo — . Così egualmente a pie di cia- scuno degli ultimi due sonetti num. XXIX e XXX. vedesi scritto di mano del Tasso — Fine del quin- 4o — : e ciò dimostra che egli aveva in mente di formare un maggior numero di libri di rime : ma poi impinguò il secondo libro coi versi destinati ai libri che doveano seguire . Pìlir esame di tuttp le poesie contenute in qucr CoD. Vat. Ott. del Tasso sto codice rendesi manifesto , che niuua di esse è inedita : anzi che sono state date alle stampe pur quelle che V autore avea rifiutate . Non però di me- no le nostre fatiche , che credevamo essere state del tutto inutili, hanno avuto un lieto fiqe ., Imperoc- ché nell estrema parte del codice alla pag. lyO ab- Liamo trovata una le! tera del Tasso , che non è in- serita nelle collezioni delie opere di lui. Questa fu da Torquato scritta al conte di Mirande^ vice-re di JVapoli , e vi si parla della lite che il povero Tor- quato ebbe contra il principe di Avellino per la ri- cuperazione de'beni appartenenti ai!a materna ere- dità. (Voi sapevamo come Torquato per ottener giu- stizia ;=: i'/ /bi-j-e di mano in mano procurate delle lettere di favore di diversi principi presso il conte di Miranda vice-re , cioè del gran duca di Toscana^ del duca di Mantova^ di quello d Urbino^ e per- sino dello stesso monarca delle Spagne ( Serassi pag. ^'jS )'. ma ignoravamo che ne avesse mai scrit- to direttamente al vice-re. La qual cosa ora è ma- nifesta per la lettera, che trascriviamo. Jl signor conte di Miranda vice-re di Napoli. III. ed Ecc. Sig. „ Ringrazio V. E. che si degni di avere in „ qualche considerazione le mie giustissinne pre- „ ghiere , come io ho conosciuto leggendo una sua „ lettera al sig. Antonio tasso; e le sono già obli- „ gatissimo non solamente per la grazia / o per la „ speranza della grazia, o della giustizia , che ne „ aspetto . Mando a V. E. un breve memoriale , e „ procurare dal mio lato , che resti perpetua m'e- „ morìa della mia gratitudine , e della sua corte- „ sia , non ini stancando mai nò colla linena né, G.A.T.V1II. 2-2 ^ ' /[i8 Letteratura ,, colla penna, ne col pensiero di lodarla, d' ono- rarla , e di pregare Iddio per la grandezza e lìe- „ licita sna , e de' suoi figliuoli, e di tutta la sua „ casa. Piaccia a S. D. Maestà , che si come il mio ,, cuore è noto a lei solamente , così le mie ope- „ razioni siano da tutti conosciute, acciò che non \'^ possa restar dubbio a V. E. della mia devotis- ',, sima e sincerissima volontà , e le bacio umi- „ iissimamente le mani. Di Roma li XII di settembre „ dei i5<)ù ,,. Devotiss. ed Umiliss. Servitore Torquato Tasso Il codice , di che abbìam favellato , fu inco- gnito al diligentìssimo Scrassi, il quale non lo an- noverò fra i testi a penna delle rime del Tasso. JjDigi Biondi 4^9 ARTI BELLE ARTI Pittura- A sericola Filippo , romano. li è occorso altra volta dì parlare in questo giornale deilapersoua del signor Agricola, artefice valentissimo» die in verde età ci porge alte speranze di dover essere fra que' pochi , i quali riconducano la pittu- ra in quella perfezione ed altezza , a che la pose- ro gli antichi maestri . E perchè le prove vengano in ajuto di quanto per noi si dice, invitiamo chi- unque ha gentile animo a vedere il ritratto della contessa Gostanza Perticari , chiarissima donna , il qual sopra tavola è stato da lui condotto ; onde convincersi di leggieri esser quello un lavoro , che prova mirabilmente i passi giganti fatti da questo giovine romano nella scuola divina di Raìfaele . Ella è cosa comune a tutti i pittori il fare ri- tratti ; ma il fame degli eccellenti così per la loro somiglianza all'originale , come pel fino artifizio dell' opera, è certamente dificile e rara. Ed infatti que' vecchi e principali nostri maestri giudicarono sem- pre esser lavoro arduo e delicato la composi- zione di una sola mezza figura , perchè nei qua-» dri di storia le molte figure giovano a prestar lo- ro un soccorso grandissimo j ed è per tale motivo che pivi facilmente si muovono le varie passioni pe' fatti rappresentati . Ma in un quadro di una sola figura, e molto più di una mezza, fa d'uopo clip 27 420 Bklle Arti 1' artefice s' adoperi ben altrimenti nel magistero , nella convenienza , nell' espressione , onde iei r,iare e scuottre con poche linee 1 ^pimo di chi guar- da . Lionardo da Vinci nel trattato della pìltuia ciò raccomanda massimaminte , di usare ogni scienza in tali coraposi'/ioni , e ne dù gravi precetti ; ed egli ben conosceva quesia parie deìF arte e le sue diilìcoltà, egli che pochi ma classici monumenti ne ha lasciato alla pubblica maraviglia . E a dir vero non minor lode acquistano tra le opere di Raffa- ello i riiratti di i^eon X , di Cesare JDorgia , del suonatore di violino , e della vaga i'ornarina , che 3e altre pitture sue di grande composto . K chi non si ammira , vedendo quelli che condussero e il Ti- ziano , e Paolo , e il Pordenone , e il Moroni , e il Velasquez , e il Vandych ^ ijen è vero che quei va- lentissimi non s'av\enneìO nelle opere loro a quel- la diil'icoltà , che trovano i moderni pittori in que- ste Ibggie d abili ; le quali tanno che molti arte- fici abbiano buona scusa di chieder mercè se man- chiamo di gran numero di egregi ritratti . Percioc- ché il vestire de' tempi andati , e specialmente del buon secolo di Leone , moltissimo giovava all' ar- ie con quelle ricche e nobili usanze , tutte pro- priedelia dignità italiana, e de nipoti di coloro che indossavano la toga latina, dove il vestir de' pre- scuti pt r la povertà sua così impicciolisce gli spiri- ti , come le persone . Per la qual cosa stimiamo d'assai tutti que' maestri , che a togliere massimar mente nell' etìigie virili un tale difetto si valgono di mantelli o peUiccie, o allra cosa che più si al- lontani da queste moderne guise , e donano così le figure di ciò che in esse pvincipaìmente si cer- ca, la nobiltà olabeUe>.za. Questo ha latto l'Agri- cola ritraendo la Pei ti cari . Ha egli rappresentato Bellì Arti /^^ quella gentile per due terzi della persona , e seden- te. L abito è di velluto nero a grandi maniche larghe e cadenti dalla metà dei braccio , siccome vediamo in alcuni ritratti dj An([rea del 5arto . Quanto rimane del vestiario risponde all'uso dì edizione „ parigina del i?.o4-, sotto il titolo di essai theoiicjue d prutujue j, Éur le galvanisme . Il sig. Mo|on , cosi si legge alla pag. 191. ir» „ lingua francese , avendo collocato orizzonta.'ttiente degli aghi da ,« cticire , finissimi e lunghi due pollici , ne ha posto le due esf re- „ tnità in comunicazione con i due poli d' un apparecchio a tazze „ di cento bicchieri: dopo 20. giorm egli ha ritirato gli aghi al- „ qtiantO ossidati, ma nel tempo stesso magnetici con tendenza al „ polo sensibilissima . Questa nuova proprietà del galvanismo ( comft „ in quel tempo e prima delle grandi esperienze sulla pila del Volta .3, argomentava l'Ardini) è stata comprovata da altii osservatori j ed 4^4 V A R 1 E t a' „ ultimamente dal sig. Eomagncsi il quale h^ riconosciuto, che il » gaUanismo faceva declinare 1' afo calamitato. „ Won basta. Lo stesso anno ì^o/f.. è stato pubblicato in Pa- „ rigi il Marni el du ^■ctlwan;':me del prof. Izàra, il quale alla pag. „ 119. si esprime cosi -„dopo ie osservazioni di Komagnesi Tago „ già ;;ca)«lnitato e tal sottoposto alla corrente galvanica resta sog- „ getto ad una declihazionc ; e secoi^do V esperiènze di Mojon chimico „ genovese gli aghi non calamitati acquistano collo stesso mezzo „ una specie dì tendenza al polo magnetico „ . „ Sieno trìLuiaii elogi, sicuo date aiiimatrici ricompense ai „ due chimici oltre montani, e cresca cosi da per tutto 1' amore del- „ le arti utili e belle: non vf sia, se si vuole, siccome si dovrcb* „ be volere, non vi sia ntile icirnze differenza di nazionalità? „ ma se gì' lialiani si fanno iii: dovere di rendere agli estranei „ ciò che è meriio originario loro .. non dvrà dispiacere a verun „ paese civilizzato di corrispondere nelle stesse gentili e giusl© ,, maniere coli' Italia . Schediian de lamina VclUcnui. »rVB . DECLt'NE . STATOM . SEPIS. ATAHVS . PIS . VBIiSSTROlVr. SACIA.ESARISTRIOM . SE . BIM . ASIF . VESCLIS . VINV .|ARÌ»ATITV. SEPIS . TOTICV . COVEHi;lV . SliPV . FEROM . PIHOM . ESTV. IC . SE . COSVTIES . MA • CA . TAFAKIES . MEDIX . SISTIATJEKS. Videtur voti nuncupatio ; vel foribus templi , vel génibus Hv/i appcnsa ; velcri more . Versic. I. DEVE . deivos . dii'òs . dcvos . vocandi casu DevC . bECLV'WE . decline . prò decliiians , àvertens mala , aì>ej-rimce ^ attOTpoitait' vel prò dcciinans, in fugam verlens hostcs . forte Aiars . Ex pracpositionc de, àc verbo óliio provenit déclune, expurgator. averrutìcus iterum . STATOM. Statum. Construc citm VELESTROM^ ut signilìcct .?/«- Iiun rc'Ulernorwn ch'ium. Varietà' 4^5 SEPIS . sepias, defendas. ATAHVS . Forte ab epitaetica pafticu^a et , et iraufftts • Ex dTttvffdf, ctTAvt - v^eluti a ilirans fur , a famuians vel t'^mvilas fanud etc. signiiicat au^ens ^ prnpiUus,etc. Num ex verbo etrata) (admiror), etrottos ( a'imirabilis ) ? PIS . piis . VELESTROM . Veliternorum . Quid si Velcstrom sii prò Velisle- riuin ( officina velorum naviticorum ) , vel prò Belisterium {o(- ficiiia armorum seu disciplina et arte militari ) ? Non rarae b» leniiinationes in graecis et latinis litteris . Si tibi ipsasàpiant, in- lelli^e STATOM . constitutum . Arridere cuiquam possit Vclestfom opificium vcUerum ( lanaram) . Explicaùo versicixli . Dive defensor , benlgnus piis serva siaium reipub. Velit, ( s^ye sia-^ iufa/n Jlorentemque velorwn , arinorwn, o^cinain ) . Versic. 2. yVClA . faciam . Saepius litcra M deficit in piarm. ESARISTRIOM . sacrificium . Apearvploy. graece sacrificium. , Fiet esarestcrium ab tpdptffKtiiCiiixt - niutationc Icvissima literulae g in ^ et j in i -- Ab niaoi (pietas, res auspicata . decens); atque «{«/joi^ ( prandium ) dedncitur esaristriom , tamquatn esariston . laetum auspicatum decens prandjum Numinis— Non absurde sacrificium vocabitur esaristriom , veluti j| uptaav ( ex optimis selcctissi- misque rebus ) . SE . sive - vel «ne . permitte - vel semi ; ut sit semi - bovem . ju- vencum . BIM . bovem. Maxima taurus victima. Virg. ASIF . AàverLium ex pariicula a negativa , et at^oiv sine siplione vel gutturnio, idest non guttatim, non paroe Ì!i\ ergendo molam et viuum - Vel sit barbara termiuatio uomiois aSnvret (absque noxa et macula ) ; ac forte cttruv ab xfftiirTOf uti iu a ^^^et . Bos igitùr vovetur intactus, nitni ab jugo passus etc. YESCLIS - vescia prò uesca . Far, hordeum etc. sa^rificns adhiberi solituui , sive in ignein , siye in fronteiji victimae injiceretur 27 42G Varietà' Vmv ARPATITV . vino ai-patito . vino confertim defuso . Homcro ttpnrttKfa! nrim» est, raptim ac uno iinpetu bibere. Explicaiio vèrsiculi secundi. Facican Uhi sacrifichan e rebus selectissimis ( vel prandium opti- mum apparabo ) scilicet hovem ( integnon , sine nuicula , ara- trwn non passiun ) , cwn largis inolce et vini libutionibus . Versic. 5i tìEPIS . sépias . tùearis . TOTICV . totius . Toticum prò toturii , ut unicum prò unum . COVEHRIV. Cùriae - Num vox illa a cohum (cavum) ? Magistra-* tus enim in loco ad theatri modum concluso conveniebant- IN' um a cohi^um? qiiod a cohibeo, quia senatus legibus cohiLet popu- lum - Expeditissime a verbo coire . Wescio quomodo mihi adiu- bescit deducere a xvof , uvitfict, kvvkjis' quasi preces fiant prò fu- tura hominum, animantium , arborum etc.,ut publica res et po- pulo et omnigenis fructibus augeatur é Recens examen dixit Hora- tius . Toticu et covehriu habui prò casibus genitivis . Habe, si placet, prò dati\ is . SltPV . FEROM . A sepio sepiwn . sepum . Explico ; defensionis ferculum, idést prò defensione oblatum ferculum . Et quidem ex verbo fero fit fertum prò làtum ; bine ferum, - Est quoque fer- twn tibi genus; quod ab hoc loco non penitus abhorret . PIHOM ESTV . pium esto . Ritualis formula - Cum ^,9^ graece sit pingue ; melior alieni videatur explicatio, pingue (idest acceptvim) esio . tn psalmis; sacrijicium tuum pingue fiat . In 4- I<^yl- Theo- eriti , Battus imprecatur Lampriadae tribulibus, ut Junonl macro tauro sacrificent: odio nempe esse numinibus macras victimas , et sacrificantes ipsi putabantur . Explicatio vfersictìli tertii. Defende totam curiam ( vel totius populi conventum ) ; sacrificium qtxod prò defensiyiii voyemus, pingui sit acceptumque- Varietà"* é^ij Vcrsic 4- EC . SE . COSVTIES MA . CA . TAFAr»!ÌES. Sunt nomina contiacta duorum prò repuMiVa voventiam . Éxeunt duo nomina gcnliiia in ES, ad normam genitiv. fa-min. sec. dcclin. graec. ut saepe in marm. IttEDIX. Ennio Mcddix . Mag;istratus Oscorum : num et Volsco* rum? A graeco fit'SciV , fjtiSofi^t » SiSTI^TIENS . forte adverbiauier , ut toìiens , qiiotìens . septem annis scu sexta vice màgistratus potiius — ISum sl.dlcdio valet dsto ? Et inde participtum sisfiatiens , sìstehs àc veluti stator po- puli, cobibcns ac tempcraris legibus? - Num a sisto ftunui^ -et AiTtu- tamquam judex caussarum ? — Num a sisto et uth ; qua- si noxas refraenans, vel mnlctas irrogans? Lanzius prima verbà versicuìi primi explicat !=i Die decilune sta- to ts et s die dicbalunc stato . Professor OrioliUs interpretatus est verbà plura quam Lanzius, at non intcgram cpigraphen . ( Deve . dccluna . statom ) explicat s de Luna decima statutum est t=l perinde quasi decreto magistratns sacrilicium impcretur . ( Facia ) explicat prò faciat . Quis ? Atahiu: . Nempe sacerdos Sa- lius . Quippe «^rrt graecé est saUo : et Aita latinis dicebatur , qui, d'efcctu pcdum, potius quam ambuJaret, saltitabat . ( Esaristriom) explicat sacrificivim e rudimcntis linguae ctruscae . Esar, esaris ( etr'uscum ) sigtiificat Deurri vél Di^^ura . iEsus Gallis Deus Mars . Esaristriom . esaristrium , idem est ac divisferiton ( veluti magiste» rium , mysterium ) . Utque a soteriwn procedit sostrum ; ita ex esciristeriwn procedit esaristrum . Itaee memini exOriolio, Mea sunt pcnitus ludìcra , froliyyfil- Q^^ non sino sub meo nomine niemorari . 428 Varietà' Siamo avvisati dal celebre nostro monsignor Mai , die a conr fermare per m^do certissimo la lezione Z^o/Ziew^ presso Frontone , ba- sta sola queir iscrizione e,reco-laiina trovata in Roma a Fiè di mar- mo , e riferita esattamente nel codice vatics^no de scrlbis ? ma che ri- guardo air EGATEI dell'iscrizione vaticana, da lui citata per giunta , e riferita da noi a facce 276 del precedente volume, si dee osser- vax*e eh' ella è stata malissimo letta da chi la tinse in rosso , giacf che considerata sulla scala più da vicino, e toccata con mano, ci offre una L non tinta, e quindi abbiamo invece LEGATEI . L^ riferi anche il Marini ne'fralelU Arvcdl ( t. Il- f. 768. ) ma con alcuna inciattezza • Quesi' erro.c però , in che il dotto prelato per troppa buo- na fede è trascorso, ne costringe ad avvertire tutti coloro , che leg- gono iscrizioni nel museo vaticano, a non afiid^rsi interamente alle moderne tinte delle lettere, ma a consultarle sempre vicino, ed an- che toccarle , perciocché noi^ hanno potuto i restauratori di esse evi-: tare talvolta qualche gravisiima svista . Dizionario portatile della lingua Haliana compilato da Francesco Cardirudi - 8. - Bologna pel Gainberirii ^ Parmeggiani , tomi due . 5, IVlancava all'Italia (dice l'autore del manifesto d'associazione) „ un dizionario portatile della popria lingua, siccome lo hanno le „ principali nazioni d' Europa • li professore Franóesco Cardinali ha „ deliberato di pubblicare quest'opera importante ad ogni ordine di „ persone, ed assai desiderata . Comprenderà essa; 1. le parole re- „ gistrate nel vocabolario della crusca; 2. quelle giunte e correzioni „ approvate generalmente dai dotti italiani, e che si trovano neldi- i, zionario enciclopedico dell'Alberti, nel vocabolario del Cesari, nell'opera del cav. Monti, ne' diversi dizionarii di scienze ed ar- „ ti , ed in molti altri opuscoli ed opere venute alla lucè in que- „ sti ultimi t^mpi. Ma dovendo questo Uvoro essere breve , e di Varietà' 429 „ poca mole, così ari vocaboli rispettivi non verranno aggiunte che „ le semplici definizioni e dichiarazioni, omettendo gliesempj. „ L'opera è certo utilissima, e da saperne buon grado air egregio professore; al quale però caldamente raccomandiamo di bandire da essa cosi quelle vo:i , che ^ono prette municipali, e niente appartengono alla lingua comune italiana, come tutte le altre , che il celebre Mon- ti chiama da cimiterio : - W Acirà il priino volume in febbraro , il secondo in giugno . Opere di Tórqiitdo Tasso , colle controversie stilla Gtirustdeimie , poste in migliore ordine, ricorrette suW edizione Jlnrent ina , ed illustrate dal professore Giovanni Rosini - 8: Fisa^presso Niccolò Capurro . X^romotoré di questa cdiziorle d un uoino chiarissimo ncll' italia- na letteratura, il signor Giovanni Ròsini regio professor d' eloquen- za nell' università di Pisa : e noi non possiamo che vivamente rac- comandarla a tutti coloro , che sono d' acuto 'sapere nelle cose de' filosofi e de' poeti ; perciocché non men v^aleiltissimo fu il cantore della Gerusalemme nella scuola platonica , che stato lo sia nell' o- merica. La collezione sìtrà compiuta di tutte le opgre in pi-osa ed in verso (i) ; né Vi mancherà la vita scritta dal celebre Serassi < I volumi saranno trenta , tutti bene stampati in carta velina : ed il primo avrà ÌS. ritratto del Tasso intagliato dall'egregio signor Gioi Paolo Lasinio . (i) Un sonetto inedito del Tasso, cioè quello sul svio ritratto, è stato da noi pubblicato nel volume del mese di geunaro di (^uest' anno , 43o Varietà'. Piene di latina cleganz;i ^ouo .^ icgueiui iicrizìoni , delle quali ci é stato certcsè il dotto signor Michele lerruzzi di Lugo . i HEIC . IN . PACE BOROTHEA i FORKASARIA ANNOR . XXVII FEMIJSIA - INSIGNIS . EXEMPLÌ ET . CASTlIVIOjtlAE OBIIT . XVI • KAL . FEBR • A . IMDCCCXVIHl lOSEPH . PALIrtA » MARITVS . P QVI . CV^ . EA . VIXIT . AKKOS - Vili SINE . IVRGIO . SINE . OFFENSA SICCINE • TV . MOESTVM . LlNQViS . DORO'FHEA • MARlTVM ET . PRAEIVIATVRO . FVSERE . MERSA . lACES «H . SIQVA . EST • PIETAS * FRVERIS • QVAE . GAVDIA é OLYBIPI ESTO * WEIVIOR . NATI . CONIVG IS . BSTO . JMEMOR 2 HAVE . VIlJCENTILLE VETVLE . MI i SVAVISSIME QVI . NONDVM: . TRIMVLVS AJ> . MATREM . AVOLASTI XIII . RAL . SEPT . A . HIDCCCXX lOSEPH . PALMA POSVI . FILIOLO . GEMMVLAE OCCIDIS . HEV . MISERI . LVX . ET . SPES . VlJA i PARÉNTI^ VI^NCEJJTILLE . ANNOS . VIVERE - DIGNE » MEOS li Osservazioni TVTcìcorolooiche faite lilla Specola del Collega jflom. Decembre 1820. MATTINA GIORNO i5arometro '( fcrm. (grltiarometro ITerni. (gf 2 14 2 lò '! 7 3' 3 4Ì 3 ay 1 1 6 3| 2 2 IO 27 IO 27 8 if II 28 o a8 1 28 2 4 a8 3 7 28 3 3 a8 o 5 27 li 2 27 9 9 7 5 9 2 4 2 7 14 2 il 24 5 o'3 4 .- '4 5 i3 7 SERA 27 II 7 6 - 33 I 0 6 ,s i8 I 0 8 2 28 t 8 8 2 28 I I 8 r 2-1 •! 7 8 0 27 27 27 27 37 27 27 i3 I 'S 2 28 3 3 ^8 3 4 28 2 o 28 o 3 27 10 8 37 9 4 27 5 37 8 27 II 27 7 27 6 27 6 27 7 1 1 i5 ,i2 9 39 0 33 4 ^2. (; ' o o l5 4 14 18 7 22 23 27 li 27 '8 27 9 27 II 28 I 28 2 4 'i 28 3 28 2 28 I 37 ri 27 IO 27 5 27 h 37 IO 27 IO 37 5 27 6 27 6 27 7 9 3 I 3 i' 3 ; 1 2 lì 4 7 2 lO 2 C4 t 33 8 37 2 .■5-4 s^ 6 ". 3 Ui 2 ' 9 '' iH I ■:3 I 16 : 2 2 0 Osservazioni Meteorolosi-iche fatlc allii S/)ecolii del CriUeg. Rom-. Decembre 1820. | MATTINA GIORNO SERA ■z jt.it,. Eva-J . Meteore ùtatd 1 Stato 3 del por.j Vento del Piogg. Vento del Vento 0 I Cielo 1 Cielo Cielù S.p. II. 0 29 Lra. 1 s. tra. I s. pon. Uh. 0 i.e. I.r.* 2 s. 0 34 tra. I s. tra. 0 s. tra, t M.b.*n.* :; II. I 7 tra. I II. tra. 1 m s.p. n tra, X neh. 4 s. 0 ai tra. 1 s.p.n. tra I s- p.n. p Uh, 0 ■ ."!,.* s II. 0 50 tra-er. 0 a. p. s. tra-gr. 0 n. tra. 0 ij,*n,n*n ^M. 1 0 24 Uh. 0 a. lev.sir.o s. iragr. 0 n.b.tpl 7 II. 0 IO tra. I s. tr: ma. 0 pon. 1 ^.. p.n. tra. 0 ne * br.* 8 ri. I 0 tra. 0 II. Iragr- i ne. br. >) s. p. n. 3 0 tra. 0 s. tri. 0 tra. 0 po.ms. 0 IO s. t 0 tra. 0 s. ma. 0 no. br.* II s.p. n. 0 27 tra. I n. p.s- tra.mao rt. pon. 0 i!e.l)r. 1 2 13 n. 0 29 tra. 0 II- p.s. 0 58 Ir gr I n.p. s. tr. ma. 0 Uf p. g. II. 0 20 lra.gr. 0 II. i 99 ine. sì. I In p.s. m.'z. 1 11. b p.*2 '4 n.p. s. 2 27 mez. 1 II. ' 34 me. si. 2 \n. me. sii: 2 p'ug. 2 15 Il' 2 '3 mez. I s, n. 6 48 pó.lib. I va\s.n. me .lih.l i-'Og.g. 2 16 n. 3 20 mez. 0 II. 0 41 me. si. i '«. ine.lih.i piog.g.. '7 n. 0 32 Ira. 0 II. 5 58 mez. I n. mez. 1 u b.p.g.i 18 ■9 n. s. n. 1 0 tra.ma.o II. 0 72 maes. 0 n. me. 0 ne. bri.* 2 1 ira. 0 II. 0 22 tra, I II. p.s. pon. I piog s 2 20 n. s. I 22 irai I n.p. s. tra, I s. tra. I neb. 21 s. 0 29 tra. i s tra. 1 ■s. n. lra.gr. 1 nob. * 22]^. I 2l ira. 1 in s. p.n. ira, im s. tra. 2 23!.. 0 30 tra.gr. 1 s. tra. I S. p II. tra. I 11 eb* 4 25 \n. 0 50 tra. I II, lev. 2 II. le V. i m (310=,'. n. 0 22 /ev, im n. 7 14 leu: I m n.p.s. lra.gr. 1 pò. lib. I plug 'f,. 2 26 n. 0 S8 tra. 1 n. p.s. 0 7^'tr.ma. 0 S, neb. 27 n. 0 So Ira. 1 n.p.s. ^tra.ma.i II. lev, I neb.Jt i8 rt. 0 25 lev, im n. 2 ìo8[grlcv. I m II. lev. I m piug." g. 2 29 n.p. ^. 0 i5 Ica, I m n. 6 132 tr.gr. 2 II. lev. I piOg.2g- 30 n. 0 41 gr.lev, I II, a 133 lev. I s. tra. 1 m piog. g. 2 31 s.p.n. I 0 Irà. I m s. p.h. 0 96 tra. I s p. Il, grec. I Volendosi da' eh. Astronomi abbondare per diligenza, pongonsi le Osseivazinii Triplici in ogni giorno ; e volendosi d.t noi ristringere in pagina , aflim !if meno facilmente si disperdano, usiamo alcunf^ abbreviature. Tertanto nella colonna delle Meteofe pi significa pioggia 1 lampi t tuoni n nel)bia g g^lo b brina. E nelle colonne AcWo Sialo del Ciclo s vuol dire sereno n nuvolo, j p poco. Le altre abbreviature nelle colonne de' vcnli sono per se stesse in- t telligibili. Quando segue un ast'^risco s'iutende ^ran quanlità; ove trovasi g una f croce s'iutende p iccol.i e uanlità INDICE DEGLI ARTICOLI CONTENUTI NEL TOM. Vili, DEL GIORNALE ARCADICO OTTOBRE , NOVEMBRE , K DICEMBRE ld2Q, SCIENZE ToneiU^ sulVusodel rhus radicans (art.2, ed ultimo ) p. 3 '—• — * Mauri promanar. piantar. centuria XI II.p. la — — Ricerche geometriche ed idrometriche fatte nella scuola degf ingegneri pon- ti ficj ......... yD. 1 5 -^ —^ Tommasini , sulV infiammazione e feb- bre continua i . p. 2j i2g Shq Thomson , sul determinare il peso spe- cifico dei gaz yo. 35 — «— ' Pellet ier e Caventou , esame chimico fi?' alcuni vegetabili della famiglia del- le colchicee ec P- ^1 ' — ""^ Nuove osservazioni sulla temperatura dell interno del globo . . . . o. 55 — i- — ' Tambroni , capre a pelo di Kaschemi- re . . . p. — i4i -^ Palloni , morbo petecchiale , contagi ec. ( art. i- ) - . . . . . p- -r-^ i^J -~ J)é - Sanctis , del ravvivar le perso- ne ec p. — i57 — De-Rossi ^ feto umano mostruoso . p. — i63 — • Oersted ^ elettricità sull ago magnetico p. -—174 34^> Morichini , gas infiammatile del Te- <^e^« p. _ 1-78 — Palletta , exercitationes pathologicae { art. i. ) . ^. -», — 289 Tonelli , annotazioni alla storia del feto umano mostruoso ec. ( art. i. ) , p. — .—.331 ■Schweigger , prospetto d un metodo na- turale di botanica ».-— "339 LETTERATURA Biondi , illustrazione d' un i'erso di T. Tasso . ^. 4G -^— Labits , ara antica dt Ainhur^o (art. 2. ed ultimo ) ^. 55 -^ . Betti , intorno una sua iscrizione pel card. Litta />■ ^7 — — Cardinali , cV una antica lapida veli- terna p. n^ Grismondi ^ poesie . . . . . . p. Si •— — Mai , nuove notizie del codice vaticani} pai. XXIF. ^.80—.— Betti , osservazioni sulla fiorita d Jr- manniìio P- d\ — ' — Card. Litta , traduzione inedita delt Iliade ......... p. — 198 — ' Gagliuffi , Philothea pronuba . . p. — ^207 ■ — > Mecenate , nuova edizioìve di Messala Corvino , . . . . . . .. . p. — ■212 — Manzi., conquista di Messico - . p. — 219 — Morcelli , iscrizioni inedite . . . p. — 228. 3G5 Mai , frammenti di Seneca nel codice vat.pal. XXIV. ^. _ 233 -^ Uggeri , Mchitettura del tempio di Ro- ma p. '-— 23G — - Zurla , di M. Polo e d altri venezia- ni .... •- . . -. . p. — — 354 Nardi , et alcune iscrizioni riminesi p- -^ — 368 Brondsted, iscrizione greca, in un antico elmo ec p. — — 3^3 Lanci , degli Omireni ( art. i. ) . p. — — 385 Biondi , notizie del cod. vat. ottobo- niano 2229 yo. _—,__. y|n ARTI — BELLE ARTI Jnghirami , monumenti etruschi • . p.m — -—> Pittura ^ Pellegrini Domenico . . . yo. — • aSo >— Bombelli Filippo . . . r - - p- — 257 — Agricola Filippo p. — — Pittura di paesi - Bassi Gio. Battista p- — 25 i — • Pittura di prospettiva - Roberti ... n. — 255 — Visconti , sculture del Partenone ( ar>- tic. I. ) , , , p. -« 2&^ — IMPRIMATUR , Si videbitur Reverendissimo Patri Mag. Sacri Palatii Apostolici. C.M.Fratt'mi Archiep.Philippensis ì^icesg. IMPRIMATUR. Fr. Philippus Aiìfossi Scic. Pai. Àpost, Mag. ^.:;^ ^;K-.-v-;:^',€'vfec;^.' >..-;!Vi'.i. SSÌi.;:f.