; .//^«^ GIORNALE DI FISICA, CHIMICA E STORIA NATURALE. 1. BIMESTRE DEL 1809. CONDÌZIONI DELL'ASSOCIAZIONE. Di questo Giornale sì pubblica un quaderno ogni bime- stre . Sei bimestri formano un volume. L'associazione è sem- pre aperta, la Pavia si pagano anticipate lir. ital 12. 28. ( lir. 16 di Mi!. ) In Milano e nei Dipartimenti del R^^gno lir. i5. 82 ( 18. di Mil. ) Franco per la posta in tutto il Re- gno lir. 18 42 (a4 di Mil. ) . Il primo voi. di questo Giornale con 12. tav. in rame sì vende lir. i5. 82 ( 18. di Mil.) Per tutto ciò che concerne quest'opera couvien dirigersi all'Autore. U denaro e le let- tere ."ii dovranno francare • NB 11 seguilo di questo giornale sarà stampato in carat- tere nuovo. pj/^s-- GIORNALE DI FISICA, CHIMICA E STORIA NATURALE OSSIA ^accoÙa, oli cnhemotie éuffe Scienze , odzfó ,. e cJtbamfattuie aa aae ^eiati.lella lezione Bacheriana che ho avuto l' onore di presentare l'anno passato alla 6oc. Reale, ho descritto molte decompo- sizioni, e cangiamenti molli chimici prodotti dall'elettricità in sostanze la cui composizione è nota; e mi soho azzardato di conchiudere, dietro ai prineipj generali che parevano spiega- re i fenomeni, che i melodi nuovi di ricerca promettevano di condurci ad una più intima cognizione de' Teri elementi de' corpi . Colesta conghiettura non si fondava allora se non sopra forti analogie ; ma ora sono abba:>tauza fortunato per poterla appoggiare sopra fatti assai coucludeiiti . Nel corso di uu' ap- plicazione laboriosissima di forze dell'analisi elettro- chimica (1) Essendosi già parlato più volte in questo Giornale della interes- sante scoperta del Sig D^vy, creiiaiuo mlispensabila il riprodurle la menioria originale dell'ili. Autore letta ali.. Soc. Reale ai Loadr-^ ai- finclrè si vegga con quanta sigacità egli si è condotto nel suo li.vi.ro e le nnruerose belJussime esperienze che questa memuria coiuprv.idy,, {V.EdiU). 4 Giornale a corpi che parvero scn-.pHci fincbc non si eliLcro esposti che agli ordinar] reattivi, cioè a dire, che iiou si erano poraiiclie decomposti , ho avuto la buona fortuna di ottenere risultali uuovi e singolari. Darò nelle Sezioni seguenti i dettagli , di quelli tra la mia serie d'esperimenti, che ho potuto condurre ad ui; certo grado di maturità e disporre in un ordine un poco regolare , massime quelli che hanno avuto per scopo la decomposizione e composizione degli alcali fissi, e la separazione de' corpi nuovi e straordinari che costituiscono le loro basi . Quaudo dovrò descrivere de' processi inusitati non teme- rò di entrare in grandi dettagli; ma nei caso in cui mi sarò servito de' mezzi ordinar], non riferirò che i risultati. Oltre- passarci di molto i limiti fissati a questa lezione , se preten- dessi di seguire mano a mano i progressi della ricerca, espor- re le diflìcollà che si sono presentale, la maniera da me presa per vincerle , le manipolazioni che ho impiegate ec. Mi li- miterò nel dire , che non indicherò come fatti o risultali ge- nerali , se non quelli che avrò dedotti da esperienze fatte con accurattezza , e sovent» ripetute . Il De^processl impiegati per la decemposizione degli alcali Jìssi. Le ricarche da me fatte sopra la decomposizione degli acidi (ossici) e sopra quella de'composli neutri alcalini e terrei, mi avevano provato che l'energia della decomposizio- ne elettrica era proporzionale alla forza delle elettricità op- poste nel circolo , e alla facoltà conduttrice , non meno che al grado di concentrazione delle sostanze impiegate . Ne' primi miei tentativi sulla dccomposieione degli alcali fìssi , io operava sopra soluzioni acquose di potassa e di soda saturata (all'ordinaria temprratura) con apparecchi elettrici 1 più forti che avessi amia disposizione ; cioè a dire con una combinazione di batterie Toltiane appartenenti alllnitituto Reale, le qiali contengono a4 piastre quadrate di " rame e zinca di dodici pollici di Iato ; leo piastre di sei pollici , e i5o di quattro pollici , caricate cosoluiione di allume e di ac. nitroso ( ossiseltouoso ) ; ma in questi casi, quantunque si osservasse una graode intensità di azione, l'acqua sola delie soluzioni era alTctta , e l'idrogcne (flogogeae) e l'ossi- ni Fisica , Chimica re. • 5 gene (lermossigene) sviluppali con molla prcduzicne di ca- lore e di una effervescenza violenta . La presenza dell'acqua sembrando così opporsi alla de- composizione della materia salina , faceva uso delia potassa allo stalo di fusione ignea. Per mezzo di una corrente di gas ossigeno (lermossigene) soffiato da un gazomstro spplicr.to alla fiamma di una lucerna ad alcoole , e portata sopra un cucchiaJQ di platino contenente della potassa, mantenni qnesl' alcali per alcuni minuti ad un calore rovente, ed in uno stato di perfetta fluidità. Si metteva il cucchiajo in comuni- cazione col lato positivo della batteria di loo lastre di sei pollici fortemente caricali, e un filo di platino comunicava col lato negativo . Colesla disposizione diede origine a diversi fenomeni brillanti. La potassa si mostrò eminentemente conduttrice; e fintautoGhè si è conservala la comunicazione si vidde com- parire nel filo negativo una luce molto intensa; e nel punto dal conlatto una colonna di fiamma la quale pareva dovuta allo sviluppo di una materia combustibile . Quando si cangiò l'ordine, di modo che il cuccbiajo di platino divense negativo , si vidde alla punta opposta una luce riva e costante ; non si è scorto nulia attorno di essa che rassomigliasse ad un'infiammazione; ma si viddero in- nalzarsi attraverso delia potassa de' globetli aeriformi che s'in- fiammarono a misura che uscivano, nell'atmosfera. 11 platino, come si poteva aspettare, venne fertemenle inlaccato ; e lo fu nel più alto grado allorché esso si trovò nella parte negativa del circolo, L'alcali sembrava secco in quest'esperienza, e si poteva presumere che la materia infiammabile proveniva dalla sua decomposizione . 11 residuo della potassa non era punto alte- ralo ; vi £Ì scopriva per verità un numero di particelle metal- liche di color grigio carico ; ma fu poscia provato che desse provenivano dal platino . Ho intrapreso diverse sperienze sull'elettricità delia po- tassa resa fluida dal calore , sulla speranza di poter raccorrò la materia combustibile, ma questo fu senza successo: non ho potuto giungere al mio scf>po se non col servirmi dell' elettricità come agente comune per la fusione, e la decom- posizione Quantunque la potassa perfettamente secca coU'ignizione 6 Giornale sia un non- conduttore , pure essa divenne conduttrice dell' eietlricità con una leggierissima addizione di umidità , che non distrugge seiisibiimeiite la sua aggregazione solida, e in questo stato essa si fonde e decompone molto presto con de' mezzi elettrici alquanto energici. Si è preso un piccolo pezzo di potassa pura che si era esposta per alcuni secondi all'atmosfera, in modo di acqui- stare la facoltà conduttrice nella sua superllce , la si è posta sopra un disco isolato di platino, messo in comunicazione col lato negativo della batteria di 260 lastre di sei e di quat- tro pollici, in uno stato di grande attività, si condusse in contatto della superiore superGce dell'alcali un filo di platino comunicante col lato positivo . Tutto l'apparecchio era espo- sto all'aria libera. Non si lardò a vedere manifestarsi un'azione vivissima. La potassa incominciò a fondersi ai due punti di eletrisza- zione . Si mostrava una violenta eflervescenza nella superfice superiore; nella superfice inferiore o negativa non si scorgeva veruno sviluppo di fluido elastico, ma si scoprivano de'globet- ti che avevano uno splendore metallico vivacissimo , e che rassomigliavano in tutto al mercurio ,* alcuni abbracciavano con esplosione e fiamma viva all'istante , in eui essi erano formali; altri sussistevano, ma non tardavano ad essere ofluscati , e finalmente coperti di un velame bianco che si formava sulla loro superfice. Numerosi tentativi mi mostrarono ben tosto che siffatti globetti altro non erano che la sostanza che io cercava, e un principio infiammabile particolare, la base della potassa . Ho trovato che la presenza del platino era una circostanza indifferente al risultato, eccetto come mezzo di dimostrare ad evidenza le forze elettriche producenli la decomposizione; e si otteneva sempre la medesima sostanza ossia che s'impie- gasse per compire il circolo, de' pezzi di rame, d'argento, d'oro, di piombagine , od anche del carbone. Il fenomeno era indipendente dalla presenza dell'aria ; ho trovato che esso si manifestava egualmente quando l'alcali era sotto un recipieute nel vuoto . Si producova altresì questa sostanza colla potassa fusa per mezzo di una lucerna in tubi di vetro , chiusi col mer- curio e muniti di fili di platino chiusi crmelicamente nella loro iuserzioue; e che Irasmettevano l'azione elettrica. JUa DI Fisica , Chimica ec' 7 non si potevi continware molto a lungo questa operazione ^ il vetro non tardava ad essere disciolto coli' azione dell'al- cali , e la sostanza penetrava ben presto attraverso del tubo . La soda sottoposta al medesimo processo della potassa , ci presentò un analogo risultato ; ma la sua decomposizione esigeva una maggiore intensità di azione nelle batterie, avve- gnacchè l'alcali fosse in pezzi più piccoli e assottigliati . Colla batteria di 100 lastre di sei pollici in piena attività, ottsoui de'buoai risultati sopra pezzi dì potassa , che pesavano da 40 in 70 grani , e di uno spessore che allontanava le superfi- ce metalliche elettrizzate circa un quarto di pollice , ma eoa usa somigliante batteria fu impossibile di produrre li effetti della decomposizione sopra pezzi di soda di più di i5 in 20 grani, e ciò, solamente quando la distanza tra i fili era di I ^ j- 11- \i'.. circa — ovvero — di pollice . La sostanza prodotta dalla potassa rimaneva fluida , alla temperatura dell'atmosfera, al momento della sua produzione; quella che proveniva dalla soda era fluida alla temperatura acquistata dall'alcali in tempo della sua formazione; ma essa diveniva solida col raffreddarsi , e prendeva il colore e il brillante dell'argento. Quando s'impiegava la batteria di 23o , con una carica assai forte, per la decomposizione della soda, i globetti si brucciavano sovente al momento della loro formazione , e talvolta essi facevano un'esplosione violenta e si dividevano in globetti più piccoli che si sollevavano nell'aria con molta rapidità , e in uno stato di viva combustione ; questo feno- meno accompagnato da getti di fuoco continui , era di una bellezza rimarchevole. Ili Teoria della decomposizione degli alcali Jissi^ loro composizione , e produzione . Siccome in tutte le decomposizioni delle^sostanze com- poste precedentemente esaminate, io avveva osservato che nello stesso tempo che le basi combudibili si sviluppavano alla superfice negativa nel circuito elettrico, l'ossigena (i) (i) L'A. chiania ossicene la bas« dell'aria pura nel senso de'Clii- mici Francesi {L'Edit.) 8 Giornale era prodotto, e sviluppalo o messo in combiuazione alla su- perfice positiva , era ragionevole il conchiudere che questa sostanza era prodotta in una maniera analoga coll'azione elettrica sopra li alcali ; e molte esperienze fatte sopra il mercurio con un apparecchio atto ad escludere l'aria ester- na , mi ha provato che le cose succedevano effettivamente in questa maniera . Allorché ho rinchiuso della potassa solida o della soda , nel suo stato di conduttore , in tubi di vetro guernili di filo di platino messi nel circolo voltiano, le sostanze nuova si producevono sulle superfice negative: il gas sviluppato ali* altra superfice si trovò dopo il più dilicalo esame essere gas ossigeno (gas termossigene) puro ; e niuno se ne manifestava sulla superfice negativa , a meno che non vi fosse dell'acqua in eccesso nell'apparecchio. Si troverà anche una perfetta coincidenza negli esperi- menti sintetici . Ho detto che il brillante metallico della sostanza prodot- ta dalla potassa, scompariva quasi immediatamente nell'at- mosfera , ed era sostituita da aua crosta bianca . Ho trovato tosto che questa crosta era potassa pura , la quale cadeva immediatamente in deliquescenza ; se ne formavano nuove quantità, che parimenti attiravano l'umidità dell'atmosfera; finalmente il globetto intiero scompariva, e prendeva la for- ma di una dissoluzione saturata di potassa (i) Quando si pon«vaDO i globetli in convenienti tubi , che contenevano dell'aria comune, e del gas ossigcne (gas ter- mossigene) rinchiuso dal mercurio, l'ossigene veniva assor- bito , e tosto si formava una crosta di alcali sopra il globet- to ; ma per mancanza di umidità per sciorla , il processo c'arrestava la, e l'interno della sostanza si sottraeva con questa veste all'azione del gas . Colla (i) L' acqua é pnre decompoata in qaesto processo ; vedremo po- scia, che le basi degli alcali filai agiscono sopra di essa con isaggiore energia di elcnn altro corpo oonosciuto . Ecco la teoria cosipentiiata dell' ossid;>zioric delle basi degli alcali all'aria Ubera, esse ailirauo ]iri- ma l'ossigene, e l'alcali si forma: tjueai' alcali assorbe proniameiite l'tfqiia: quest'acqua è deconaposta — Da ciò, in tempo della conror- siooe di nu gìobetto in soluzione alcalina evvi nno sviluppo costante e rapido di pìccola quantità di gas. DI Fisica , Chimica ec. _ 9 Colla base cavata dalla soda »i ottenevano degli analo- glii effetti . Quando le sostanze erano fortemente riscaldate , e rin- chiuse in date porzioni d'ofsigene (gas lernaoss.) si produce- va una rapida combustione accompagnala da una fiamma brillante, ei globelli metallici si trovavano couyerlili in una massa bianca e solida, la quale, se si aveva impiegala della potassa si ritrovava di nuovo potassa , e si moslrava so- da quando della soda erasi sottomessa all'azione elettrica. 11 gas ossigene (termoss) era assorbito in questa opera- zione, e nulla si manifestava che diminuisse la purezza dell' aria residua . Li alcali prodotti erano secchi in apparenza o almeno non contenevano più umidità di quella che non si potesse presumere nel gas ossigene (gas termoss ) assorbito, e il loro peso sorpassava di molto i pesi riuniti de'combuslibili abbracciati . Si descriverà poscia in dettaglio, i processi sui quali sono fondate queste conclusioni ; e allora si daranno le pro- porzioni dell' ossigene , e delle sostanze infiammabili che si uniscono per formare li alcali fissi . Sembra, adunque, che in questi fatti v'abbia luogo di conchiudere tanto per la decomposizione della potassa e della soda in ossigene e in due basi particolari , quanto ve n'ha dì credere alla decomposizione degli acidi fosforico (ossifosfori- co) e solforico (ossisolforico), e degli ossidi ( termo ssidi ) metal- lici in ossigene (termoss ) , e in basi combustibili rispettive (1) (i) Ho provato, già da lungo tempo, e tulli i fenomeni delle cojn- bustìoni pure lo dimosiratio , che se ii Icsforo , e il solfo fissano l'ossigene nell'abbroccicre decoaiponendo il termossigene , buse dell'aria pura dell' atmosfera , ì metalli al contrario si combiuano al tcnnossigene indecom- posio , e quiodi nella nostra teoria i combustibili tìi dimluno in tombu' stibili ossiqenabtU , e in comìmsthili termossigcnabili ( v. Elem. di Chitu. 2. cdiz. i8oi tom 1 ) Se bene si esnuiini q-iautc accade nella combustione delle novelle basi de^li alcali fissi , tutto ci porta a credere cte desse si debbano collocare tra le basi cfiinbii<;iibili sDalughi* «1 lo •lato di potassa cspcoendoU al coutallo dell'acqua , o facen- dola scaldare di nuovo nell'aria . Si può anche formare una materia composta della base della potassa combinata con una minor proporzione di ossi- gene, fondendo insieme, colle debite cautele, la base della potassa, e la potassa medesima. Li base perde rapidamente il suo brilbate metallico, e le due sostanze formano un com- posto di color rosso bruno quando è liquido , e grigio carico quando è solido ; e questo compo»lo non tarda ad assorbire la sua intiera proporzione di ossigene quando si espone all' aria, e a ritornare potas.^a, nella sua totalità. (I medesimo composto si forma sovente nelle «perienze analitiche, quando l'azione dell'elettricità è intensa, e la po- tassa fortemente riscaldata. La base della potassa, quando la s'introduce nel gas acido muriatico ossigenato (gas ossimuriatico termossigenato ) vi abbruccia spontaneamente con una luce rossa, brillante. e si forma uà sale bianco il quale non è che miiriaio (ossimur riato ) di potassa . Quando si fa scaldare nel gas idrogene^ (gas flogogene) un globelto ad un grado inferiore a quello in cui esso vapo- rizzerebbe, pare sciorsi in questo gas, imperocché il globetto diminuisce di volume , e il gas , quando si fa passare nell' aria comune, abbruccia con esplosione, con ftimo alcalino, e luca brillante: ma se si lascia dapprima raffreddare, questa facoltà di detonare spontaneamente viene distrutta , e la base della potassa si depone in gran parte , o in totalità . L'azione della base della potassa sopra l'acqua, all'aria libera, produce alcuni belli fenomeni. Allorché si getta so- pra questo liquido, o quando la si porta a contatto con una goccia d'acqua alla temperatura ordinaria, essa la duc'ompo- ne con grande violenza , e si fa un esplosione istantanea con fiamma brillante (i) Si ha poi per risultato una soluzione di potassa pura . Nelle sperienze di questa specie si scorge sovente un fe- nomeno analogo a quello che produce frequeutemante la com- (t) Quest'esperienza serve di riprova che la base della potassa é un combustibile ossigen«biIe, e che l'acqua è formula di termossigene e Boa di ossigene (L'£(/if. j. ¥ l4 ClOHNAl.E huslione del gas ìdrogene fosfurato (gas flogogene fosfuralo); cioè a dire uà anello di fumo che si allarga a misura che €S«o si solleva nell'aria. Quando si metle a contatto la base della potassa l'acqua senza concorso dell'aria, e sotto la nafia , in un tubo di ve- tro, la decomposizione è violenta, evvi gran calore e fracas- so ; ma non si vede luce ; e il gas sviluppato esaminato nell' apparecchio pneumatico a mercurio , o ad acqua , si trova essere del gas idrogene (gas Aogogene) puro. Quando si mette sopra il ghiaccio un giobetto della base della potassa, s'accende all'istante con fiamma brillante: e SI trova nel ghiaccio un foro assai profondo, pieno in parte di una soluzione di potassa . La teoria dell'azione della base della potassa sopra l'ac- qua esposta all'atmosfera , quantunque i fenomeni siano assai complicati , non è punto oscura Questi fenomeni sembrano dipendere da forti attrazioni della base per l'ossigene, e da quella della potassa formata, per l'acqua. 11 calore, che proviene da due cagioni dalla decomposizione , e dalla com- binazione è abbastanza intenso per pradurre fiamma. L'acqua è un cattivo conduttore del calore; il giobetto è esposto all' aria allorché soprannuota; vi è luogo a credere che una parte di questo globetlo sia disciollo dall'idrogene (flogogene) na- scente e riscaldato : e questa sostanza essendo suseettibile d'infiammazione spontanea fa esplosione e communica la com- bustione alla porzione della basa che non può essere anco- ra combinata . Quando un giobetto sottratto all'aria, è messo in contat- to coll'acqua , la teoria della sua decomposizione è sempli- cissima . 11 calore prodotto è prontamente levato , di modo che non evvi ignizione ; e siccome la soluzione di questa ba- se nell'idrogene (flogogene) esige una temperatura elevata, questa combinazione probabilmente non ha luogo , o dessa non ha che una rnomtutanea esistenza . Si può dimostrare iu modo semplicissimo e soddisfacente la produzione dell'alcali nella decomposizione dell'acqua colla base della potassa , lasciando cadere un giobetto sopra una carta sugante umida di tintura di curcuma. Al momento in cui il giobetto si trova in contatto coll'acqua di cui è im- pregaata la carta , abbruccia e si move rapidamente come se andasse in cerca dell' utuidilà . Esso lascia dietro lui uita DI Fisica , Chimica ec' i5 traccia profonda , bruno rossa , e che produce sulla caria precisameiile il medesimo effetto della potassa cauilica secca. L'attrazione della base della potassa per l'ossigeiie è si forte, e la «uà azione sopra l'acqua si possente, che essa fcopre e decompone le piccole quantità d'acqua che esistorjo nell'alcoole e nell'etere ancor quand» questi liquidi sono accuratamente rettificati . Ntìll'etere, qmesta decomposizione è collegata ad un ri- sultato assai istruttivo . La potJi«sa è insolubile in questo li- quido ,• e quando vi si getta la base della potassa, essa vi trova dell' ojsigene , si «chiude del gas idrogene (flogogene), e l'alcali a misura che si forma, rende l'etere torbido e biancastro . In questi due liquidi infiammabili composti, l'energia dell'azione della base della potassa è proporzionale alla quan- tità d'acqua che essi contengono, e V idrogene (flogogene) e la potassa sono il risultato costante di cotest'azione . Quando si getta la base della potassa in soluzioai di acidi nrànerali , essa s'infiamma e abbruccia alla superfiee . Se con un processo conveniente si fa immergere questa sostanza sot- to la superfiee dell'acido, inviluppata di potassa, circondata da nafta, essa agisce sopra l'ossigene coli» più grande in- tensità , e lutti i suoi effetti sono tali , che essi ponno esse- re spiegali per la sua grande affinità con questa sostanza . '^e.ìì' acido solforico (ossisolforico) , si forma una sostanza sa- lina bianca a crosta gialla, che probabilmente è solfato ( os- sisolfato ) di potassa circondato da solfo, e un gas che ha l'odore dell'acido solforoso (ossisolforoso) , e che probabil- mente è un miscuglio di questa sostanza col gas idrogene (flogogene). Nell'acido nitroso (ossisetlonoso ) si vede svi- lupparsi del^a* nitroso, e si forma del nitrato (ossisettonato) di potassa . La base della potassa si combina facilmente co'solidi infiammabili semplici, e co'metalli; essa forma col fosforo e col solfo de' composti analoghi ai fosfuri , e ai solfuri metallici . Quando la si mette in contatto con un pezzo di fosforo sul quale si comprima, evvi una considerabile azione, le due sostanze si liquefanno insieme, esse abbrucciano , e pro- ducono il fosfato (ossifosfato) di potassa (i) Se si fa l'espe- j^i) La Gombiaazioue il gaesti due combustibili ossigenabili deter- iG Giornale rienza sotto la nafta , la combinazione Iia luogo senza svilup- po di fluido clastico , e il composto che ne risulta è molto meno fusibile di quello che siano uno e l'altro de'due ingre- dienti , imperocché esso conserva la sua solidità nella nafta bollente . Esso rsssomiglia in tutto ad un fosfuro metallico , è del colore del piombo polito . Quando si espone all'aria nell'ordinaria temperatura, questo fosfuro si combina lenta- mente coll'ossigene , e diventa yò^/rt/o (ossifosfato) di potas- sa . Quando si riscalda sopra uua lamina di platina , si esala del fumo ; ma non abbruccia se non quando è giunto alla temperatura alia quale si opera la combustione rapida della base della potassa. Qoaudo questa base è messa a contatto col solfo in fa- sione in tubi riempiuti del vapore della nafta, le due sostan- ze si combinano rapidamente; si schiude calore e luce; ed una sostanza grigia somigliante nell'apparenza al solfuro di ferro grigio» è formata dalla loro unione. Se si mantenga in fusione essa discioglie rapidamente il gas e divifine di co- lore bruno brillante. Quando si faccia l'esperienza in uu tu- bo di vetro chiuso ermeticamente , non si schiude più di gas se il tubo si apr.T sotto al mercurio ; ma quando si fa iu un tubo posto sull'apparecchio a mercurio, si schiude una pic- cola quantità <ì' idrogene sulfurato (gas flogogene sulfuralo): di modo che i ft-nomeui sono analoghi a quelli che pvoduce l'unione del solfo co'metalli, operazioni nelle quali \' idroge- ne sulfurato (gas flog. sulfur.) si schiude pur anche, eccetto che l'iguizione sia più forte (i) . Quando l'unione si opera sotto ininaDO prontamente la decomposizione del termossigene atmosferico ossigenandosi , qaindi si liquetanno pel termico che si mette in libertà , e abbrucciano . {V'Edit.) (i) L'esistenza dell' idropetie nello solfo è resa probabilissima colle ìrigegncte ricerche del S'g Bertliollei figlio (Aiin. de Cliim Fcvr 180;; p. i4M- 11 fatto è quasi diaiosttato da un'esperienza che ho veduto fare al Sig. CUyield a (Iristol nel 1 ^yg. Fece riscaldare insKine in una Etorta comuniiaute coll'tpp.-.re'f k-o a nitrcuvio, della limatura di rame e del zolfo polvcrizino nel^d uroporzioin: di tre ad uno in |.eso , 0 previamente assai (lisseoc!.to W.-l moinento in cui la combipóZ'one del- le due sostunze ebbe luogo si .«uh. use una qujnn'.à di fluido tlastico il Qui velame gmngeva a nove e dieci volte qi-tlU de' materiali impiegati, DI Fisica , Chimica Er. v^ sotlfv l'influenza atmosferica, si fa una viva infiammazione, e si ottiene del solfuro di potassa . La base solfarata si ossige- na poscia gradatamente coll'esposizione all'aria, e finalmente si converte in solfato (ossisolfato) . La nuova sostanza produce col mercurio alcuni effetti straordinarj e bellissimi . Quando si aggiunge una parte a otto o dieci (in volume) di mercurio, alla temperatura di r ... '. 60 F. (12 — R. ) le due materie si uniscono all'istante, e formano una sostanza che rassomiglia al mercurio pel colore, ma che sembra avere minore coesione , imperocché i fram- menti si presentano sotto la forma di sfere appiaanate. Quan- do si fa toccare un globetto della sostanza ad un globetto di mercurio di doppio volume, si combinano con un conside- revole sviluppo di calore: il composto è liquido al momento della sua formazione, ma fassi solido col raffreddamento, e rassomiglia all'argento. Se si aumenta la proporzione della base della potassa, di modo che essa eguaglia circa — del pe- so del mercurio, l'amalgama diviene più dura e fragile. L'amalgama solida, nella (juale la proporzione della base sia Tom. II. 5 e che era del flogogene solfurato (gas flog. snlfur. ) mescolato di aciio salforoso ( ossisoifbroso ) . Evvi ogni motivo di credgre che il primo di questi prodotii appartenga al solfo; e che l'ultitno debbi essere attri- buito al rame, che può essere stato ossidato leggermente alla sua super- £ie ne' processi della sua riduzione in limatura , e del suo disseccamento (jXota segnata (A) nell'originale Francese) Noi abbiamo tseguita più vohe la combustione del rame col solfo annunziala già da lungo tempo dai cel Chimici Olandesi , e la vampa assai viva che si manifesta l'abbia- mo attribuita ad una porziotae di solfo grandemente ttlenuatc che «'in- nalzava con un poco di gas ossisolforoso, il tatto in uno 'stato di grande rarefazione . Diffatti nel residuo di questa combustione si tre va i) rame combinalo al paro solfo indecomposto , ossia dottato di unii i carattesi che distinguono qutsta base cottbusiibile , quaede ad arie si separi dal rame, che pure trovasi ancora allo stato metallico. Se il flogogene (idrogene st. fr. ) fosse un componente il solfo, «e questo componente si iosse separato, nell'opinione del dotto Autore, il solfo sarebbesi de- '^"^P^to . Riterremo, adunque, ancora il zolfo tra i corpi «egiplici ( 1/ JBuìt. ) . i8 Giornale la minore possibile, sembra essere composta (^i una parie, in peso delia base, sopra settanta di mercurio. Esso è tene- rissimo e malleabile . Allorché questi composti sono esposti all'aria, assorbono rapidamente i'ossigene; si forma della potassa, la quale cade in d'Iiquesceuza , e a capo di pochi minuti si trova il mer- curio puro, e senza alterazione. Quando si getta nell'acqua un globetto d'amalgama, la decompone rapidamente con sibilo ; la potassa si furma ; si sviluppa dell'idrogene (gas Hog ) puro; e il mercurio rima- ne libero . L'amalgama liquida di mercurio e di questa sostanza di- scioglie tutti j metalli ai quali io l'ho esposta; e in questo stato di unione , il mercurio agisce sopra il ferro e sul platino . Quando si fa riscaldare la base della potassa roU'oro, o col ferro, o col rame, in un vaso chinso , di vetro puro, essa agisce con rapidità sopra questi metalli , e quando si getta nell'acqua i composti, l'acqua è decomposta, la potas- sa si forma , e i metalli ricompajono innalteratì . Se la base della potassa è stata combinata ad un me- tallo fusibile, la lega che ne risulta è meno fusibile del metallo puro ■ L'azione della base della potassa sopra i corpi composti oliosi e infiammabili conferma li altri falli che provano la forte attrazione di questa sostanza per I'ossigene. Essa ha pochissima azione (come lo dissi) sulla nafia di recente distillata ; ma essa ben tosto si ossida in quella che è slata esposta all'aria, e si forma dell'alcali, il quale unen- dosi al liquido oleoso , forma un sapone bruno che si racco- glie aitoruo al globetto . Essa agisce lentamente, anche a caldo, sopra gli olj concreti ( p. e. il sego, il bianco di balena, la cer;;); si depone uria materia carbouosa ; si sviluppa un puco di gas (i) , e si forma un sapoae . Ma in questo caso bisogna (>) Quando «i introduce na globo della buse della potassa in na olio C^so qi]alun([ue, riscaldato, il primo prolollo è deW irirogene (gas flog ) puro , clie proviene dalla decomposizione dell' acqua asscrbita dalla crosta di potassa , che si é formata in tempo che il globeico è DI Fisica, Chimica re. _ jg impiegare mollo olio. Questa sostanza produce i medesimi efl'elli sopra li olj fissi liquidi, ma più lentamente. CoU'ajuto del calore, essa decompone rapidamente li olj volatili; si forma dell'alcali; si vede svilupparsi un poco di gas , e si depone del carbone . Quando si gettala base della potassa nella canfora fusa, la canfora tosto s'annera; non si schiude punto di gas nel processo della decomposizione, e si ottiene un composto sa- ponaceo; ciò che parrebbe indicare che la canfora contiene più ossigeno degli olj volatili . La base delia potassa riduce prontamente li ossidi (ter- mossidi) metallici quando la si riscaldi con essi . Facendo riscaldare con essa una piccola quantità di ossido (termossido) di ferro ad una temperatura vicina al termine della sua di- stillazione, vi ebbe azione reciproca viva, e si viddero com-, parire delle particelle d'alcali, ed altre metalliche grigie, che si discioglievano con effervescenza nell'acido muriatico (ossimuriatico) . Li ossidi (termossidi) di piombo e di stagno si revivificavaiio anche più proatamente ; e quando la base della potassa si trovava in eccelso , il metallo revivificato si univa ad essa in forma di lega . In sequela di questa proprietà , la base della potassa de- compone con facilità \l Jlint glass e il vetro verde mercè un dolce calore: l'alcali si forma immediatamente dall'ossigeno stato esposto all' aria . Ho riconosciuto , che qaando il globetto è sba-; razzato da questa crosta, il gas sviluppato é dell' i(//og-ene (gas fl«g ) car- buralo, il quale esige più ili un volume eguale di ossigeno (gas lermoss.) per saturarsi couapiutaoicote nella sua combustione . Ho fatto molte esperienze il cui dettaglio sarebbe straniero all'oggetto di questa lezione sul modo d'ózoue della base della potassa sopra gli olj. Ho osservato alcune anomalie die mi hanno messo sulla via della ricerca , e il risul- tato si è trovato assai concludente. Li olj d'uliva, quello di trementina, e la naha , decomposti dai calore , mi hanno date diverse proporzioni di carbonio, di gas iufiamm^bile (gas flog. ) ptsante, di materia oleosa euipìieumatica e d' acqua , di modo che l' esistenza «lell'ossigene di questi olj mi è provala compiutamente. Si potrebbe forse detfrmlnare le pro^ poizioni di questi diversi elemeuti prendeni^o la base della potassa- per agente nella decomposizione . Fra queste d. verse sostanze la nafta ha daio meno acqua, e di acido caibonico ( ossicartonico J , e l'olio di: tiem$niina ne somruiaistiò la maggiore proporzione ;,A) ao Giornale procedente dagli ossùli (tenuoss.) scioglie il vetro, e uaa nuova superficie trovasi ben tosto esposta all'azione. Alla temperatura dell'ignizione il vetro medeiirao il più puro, vieae intaccato dalla base della potassa. L'ossigene che si trova nell'alcali del vetro sembra dividersi tra le due basi ; la bise della potassa e la base alcalina nel vetro ; e degli ossidi nel primo grado di ossigenazione , sono il risul- tato . Quando si riscalda la base della potassa in tmbi falli di vetro bianco, riempiuti di nafta in vapore, essa agisce prima sulla piccola quantità degli ossidi (termossidi) di cobalto e di manganese che si trovano alia superfice interna d^l vetro, e si forma un poco di alcali . A misura che la temperatura s'avvicina al termine dell'ignizione, la materia incomincia a sollevarsi in vapore, ed essa si condensa nelle parti più fred- de del tubo; ma al punto in cui il calore è più forte, una parte del vapore sembra penetrare il vetro , e essa colora in rosso carico che piega al bruno . Con ripetute distillazioni in tiu tubo chiuso, e con un'alta temperatura, la materia perde fioalmente il suo aspetto matallico , e si vede comparire den- tro dui tubo una intonacatura bruna, spessa, che decompone lentamente l'acqua, e che forma dell'alcali combinandosi all'ossigena dell'aria ambienta. Questa intonacatura sembra in più luoghi, penetrare nello spessore del vetro, (i) Welle mie prime esperienze sopra la distillazione della base della potassa aveva molta difiicollà ad ispiegare questi fenomeni , ma la cognizione della sostanza che essa forma coU'ossigene , al primo grado di ossidazione , me ne ha data una soddisfacente spiegazione . V. Sopra le proprietà e la natura della base della soda La base delia soda, come lo dissi , trovasi allò stato so- lido, nell'ordinaria temperatura: Essa è bianca, opaca, e veduta sotto ad uno strato sottile di nafta, essa ha il lustro e il colore dell'argento. Essa è estremamente malleabile, e (i) È questa la spiegazione clic si presenta nello stato attuale delle nostre cognizioni ; raa è pia che probabile , che la «ilice del vtitro subi- sca pure qualche cambiamento, e che forte essasi decomponga. Spero tipceadeie questo soggetto m un' altra occasione (A) Bi Fisica , Ghimica ec. si pia tenera di alcuua delle ordinarie sostanze iriel^ll'rliG . Quaudo la sì comprime, auche debolmente, sopra una la- mina di platino , essa si estende in sottili foglie ; e un glo- hetto di — ovvero — di pollice di diametro si estende faci!- 10 I« mente sopra una superfice dì un quarto di pollice (i) e questa proprietà non sembra diminuire, anche alla tempe- ratura del ghiaccio . La base della soda conduce l'elettricità , e il calore, co- me la base della potassa. I suoi piccoli globetti s'infiam- mano colla scintilla volliana , e abbrucciauo cea brillanti esplosioni . 11 suo peso specifico è minore di quello dell'acqua. Es- tà soprannuota Bell'olio di sassafras il cui peso specifico è ::; o,86i. Questa circostanza mi ha posto in istato di stabilire con precisione la densità relativa di questa sostanza . Ho me- scolato insieme questi due liquidi , che si combinano perfet- tamente , facendo variare le proporzioni finché avessi compo- sto uu fluido nel quale il glcbetto si dimorasse stazionario ad ogni profondità . Era allora composto di circa dodici parti di nafta e cinque di olio di sassafras, il che dà pel rapporto del peso specifico di questo miscuglio, e dell'acquai numeri 0,9345 e 1,0000. La temperatura alla quale la base della soda si liquefa ^ è molto più elevata di quella in cui la base della potassa diviene anche liquida . Le molecole' incominciano a perdere la loro coesione verso li 120." F. (39 — R ) ed essa è un li- quido perfetto verso li 180 F. (65 —R.) di modo che essa si fonde agevolmente sotto la nafta bollente. Kon ho potuto ancora determinare a quale temperatura questa sostanza si volatilizza ; ma essa è ancora fìssa al gradò d'ignizione a cui il vetro si liquefa. ^^ (i) Si può facilmente riunire insieme de' globetti e formarne una massa con una forte pressione; di modo che la proprietà di riunirsi ad essa medes'ma , che non appartiene al ferro e al pliitino se non ad una temperatura elevatissima , si osserva in questa sostanza alla tempe- ratura ordinaria dell' aria j^A) 22 GlORNALK 1 fenomeni cliimici prodotti dalla base della soda souo analoghi a quelli che sì otteugoao dalla base della potassa ; ma con alcune diflerenze caratteristiche che faciliueule si pocuo fissare . Quando la base della soda è esposta al contatto dell'aria essa si offusca immediatamente e si copre a poco a poco di una crosta bianca la quale cade più lentamente in delique- scenza che quella di cui si copre la base della potassa iifila medesima circostanza. Questa crosta esaminata con accura- tezza altro non è che soda pura . La base della soda si combina lentamente all'ossigene e senza sviluppo di luce a tutte le temperature ordinarie Quan- do la si riscalda, la combisiazioiie diviene più rapida, ma non si vede comparire luce se non quando si è giuiilo ad una temperatura vicino al termine dell'ignizione. La fiamma cLe essa produce nel gas ossigene è bianca^ ed essa lanria delle scintille brillanti, che producono un bellissimo effetto . Essa abbruccia nell'aria comune con luce del colore di quella che dà la combustione del carbone, ma molto più vivace . Quando si fa scaldare la base della soda nel gas idrogene (flogcgene) non sembra avere alcuna azione sopra di lui. Se s'ÌLtroduce nei gas muTÌatico ossigenato (gas ossirauriatico termossigenalo ) , vi abbruccia vivamente lanciando varie scin- tille di un rosso brillante . In questa ccmbuslione si forma una materia salina la quale , come si poteva ben credere , è muriato ( ossimurialo ) di soda. La sua azione sopra l'acqua indica la sua natura nel modo più evidente. Quando si getta supra questo liquido, essa produce una violenta effervescenza accompagnata da uu forte fi»chio . ài combina coli'ossigece dell'acqua per forma- re la soda, che tosto si ditcioglie ; e d'altra pone V idrogene (gas flogogene) si sviluppa. !Non «i vede apparire luce iu questa operazione, e sembra probabile che nel suo stato na- scente, i'idrogcne ( il flogogsiie ) può combinarsi con questa sostanza (i) (i) I metalli i più volatili sembrano godere esclosivrirni-nte della proprietà «li combinarsi coli' idrogene (Oopog. )•' circo; 'iu/..- che fuò condurle «U' analogia (A^. lo ho osaerrato che anche l'oro, i'ergeuio. CI Fisica , Curvici ec. s5 Quando sì getta la ba^ìe df ila soda nell'acqua calda , la deconriposizione è più violenta : e in questo caso , si osserva- no ordinariamente alcune leggieri scintille alla superfice del fluido ■ Questo fenomeno è dovuto , secondo ogni apparenza , a piccole particelle della materia staccate e lanciate nell'aria con una bastante temperatura per abbrucciarvi . Però, quan- do un glcbt;tlo è messo in contatto con una particella d'ac- qua, o con una carta umettata, il calore prodotto ( percbè nou evvi corpo conduttore che possa levarlo rapidamente) basta d'ordinario all'infiammazione della base. La base della soda agisce sopra l'alcoole e sopra l'etere, precisamente come fa la base della potassa . L'acqua cbe questi liquidi contengono è decomposta : la soda si forma rapidamente, e si sviluppa dell'idrogene (gas flog.) Quando si getta la base della soda sopra acidi ( ossici ) concenlratissimi , essa agisce sopra di essi con molta energia. Se è l'acido nitrico (ossìsettonico) , ne segue una viva in- fiammazione (i) Cogli acidi solforico (ossisolforico) e muria- tico (ossimuriatico j , sì sviluppa molto calore, ma niu- iia luce . Quando si fa, per mezzo di un conveniente appareccbio, immergere la base della soda sotto la superfice degli acidi (ossici), essa sì ossigena rapidsraente e si produce della so- da ,* e li altri slrcli sono somiglianti a quelli che risultano dall'azione della base della potassa . Ne' kro rapporti togli olj fissi e volatili, e colla nafta, ne' loro differenti slati, evvi coincidenza perfetta tra li effetti delle due nuove sostanze , eccetto nella differenza delle ap- partnze de'composti saponacei formati. Quelli che risultano dall'ossidazione, e dalla combinazione della base della soda sono d'un colore più carico, e meno solubili in apparenza. La base della soda ha i più grandi rapporti con quella della potassa ne' gradi di ossidazione de' quali queste due so- stanze sono suscettibili . ì\ ritxae s\ covahixiano aìjlogngene (idrogene) nascente nel pelo negativo del circolo vohiano . V. Ann. di Chim. e Slor. Nat. Pavia i8o5 tom. XXII (L'Edit.) . (i) Decomponencio il teroiossigenc dell' ossisouonico il quale si tro- va in uno stato di raretazione . 11 calore che t- anifesta cogli altri ossici p. e. coir ossisolforico coli' ossimuriatico procede dalla decompcsizicne del termossigene dell' acqua ( L' Edit ) . 24 Giornale Quando la si fa fondere colla soda secca In certa quan- tità, l'ossigeue si divide tra l'alcali e la base; e si ved« comparire un liquido bruno carico il quale col rafreddamento diviene un solido grijrio carico, e che attira l'ossigeue dall' aria, o che decompone l'acqua, e fassi soda. La medesima sostanza è sovente formata ne'processi a- nalitici di decomposizione; ed essa sì produce quando si fa fondere la baso della soda in tubi di vetro il più puro . Evvi appena una difFerenza valutabile ne' fenomeni visi- bili prodotti dall'azione della base della potassa e da quella della base della soda, sopra il zolfo, il fosforo, ed i metalli. Essa si combina con molta vivacità eoi zolfo, in vase cliiuso , riempiuto di vapore di nafta; si sviluppa della luce, e del calore; e talvolta, la vaporizzazione di una porzione di zolfo é lo sviluppo del gas idrogene (flogogene) sulfurato producono un'esplosione . Il sulfuro formato colla base della soda è di «olor grigio carico . 11 fosfuro composto di questa medesima base e di fosfo- ro , ofl're l'apparenza di piombo, e forma ì\ fosfato (ossifo- sfato) di soda colla semplice esposizione all'aria, o colla combustione . La base della soda mescolata al mercurio , nella propor- zione di , rende questo metallo solido , essa gli dà il co- 40 * " lore dell'argento, e l'atto della combinazione è accompagnalo di molto calore . Questa medesima b-ase s'allega collo stagno senza can- giare colore, e coll'ajuto del calore essa agisce sul piombo, e sull'oro. JN'on ho esaminato i suoi rapporti cogli altri me- talli ; ma nel «uo stato di lega essa è ben tosto convertila in soda coll'esposizione all'aria, o coU'azione dell'acqua, che essa decompone, sviluppando V idrogene (flogogene) li' amalgama di mercurio e della base della soda sembra formare cogli altri metalli de'composti triplici. Ho cimentato il ferro e il platino i quali , sono inclinato a crederlo , re- stano in combinazione col mercurio ({uando , coll'esposizione all'aria, questi è privato della novella sostanza. L'amalgama della base della soda e del mercurio si combina anche col zólfo e forma un composto triplo, di co* lor grigio carico . DI Fisica , Chimica ec. a5 VI. Sopra le proporzioni delle basì particolari, e delVossigenCy nella potassa e nella soda . La facilità della combustione delle basi degli alcali, e la prontezza colla quale esse decompongono l'acqua , mi somministrano de' mezzi sicuri per determinare le proporzioni delle loro parti costitutive ponderabili . Indicherò la marcia generale delle mie sperienze , ed t risultati ottenuti dalle differenti serie, che s'accordano tra di loi-o , il meglio che si puòjsperare in operazioni nelle quali la quantità de' materiali è così poco considerevole. Per il processo nel gas ossigeno ( termossigene) faceva uso dì tubi di vetro , che contenevano delle piccole listarelle d'argento sottili, o di uno degli altri metalli non ossidabili (termossidabili) per via secca r metteva sulla listarella metallica la sostanza da abbrucciare, dopo averla pesata esattamente e paragonata con un globetto di mercurio , di volume egua- le (i) 11 tubo era di un piccol diametro verso un'estremità, ricurvo, e tirato in punta che si lasciava aperta. L'altra estre- mità era congiunta ad un altro tubo che comunicava ad un gazometro da cui il gas ossìgene (termossig.) era sospinto; imperocché non si poteva impiegare nò l'acqua né il mercu- rio per empire l'apparecchio. Si faceva passare del gas os- sìgene (termossigene) nel tubo, finché si fosse certo che l'aria comune ne fosse cacciata nella sua totalità. Si stabili- va il suo grado di purezjsa introducendone una piccol parte nell'apparato a mercurio. Si chiudeva allora ermeticamente- l'orifizio inferiore saldandolo alla lucerna ad alcoo-le , e dopo avere tirato in punta l'altra estremità, la si chiudeva quan- do l'apertura era cos'i piccola, che la temperatura non pote- va avere una sensibile influenza sul volume del gas . Quando- Tom. II. 4 (i) Quando i globetii erano piccolissimi, si detertninarano crdinaria- mentfc i loro pesi col paragone di quelli del mercurio , paragone che si eseguiva agevclmente e con precisione mercè di un microtuetro . In questo caso s' nt.rodnceva immediaiactiente il globetto della sostat/za novella nel tubo ; e poscia si determinava a talento il peso del' caerciu-io (A) 2G GlOR!^Al.K tutto era disposto, si determinava la combinEzionc applican- do il calore al vetro in contatto della lamiuelta metallica. Questi esperimenti presentano molte diUìcollà . Quando si applicava immedialamente al vetro la lìamma della lampa- na , Ì3. combustione era vivissima , fino al punto di rompere talvolta il tubo, e l'alcali prodotto si sollevava iu parte in fumo bianco die si deponeva sul vetro . Quando s'innalzava lentamente la temperatura, le basi degli alcali agivano sopra la laminetla metallica, e formava- no delle leghe . Era difficilissimo di combinarle in questo stato colla loro proporzione intiera di ossigene : non si poteva impiegare il vetro solo, perchè è suscettibile di decomposi- zione colle basi alcaline; finalmente la porcellana è un cosi cattivo conduttore del calore, che non si poteva riscaldare al grado necessario, senza ammollire il vetro. In tutti i casi, si sbarazzavano accuratamente le basi al- caline del loro strato di nafta prima d' introdurle . Non si poteva impedire che non si formasse una crosta leggiere d'al- cali prima della combustione, ma ciò non poteva avere una sensibile influenza sopra il risultato . Se al contrario , non SI prendeva la precauzione di escludere con esattezza la nafta, quel leggier velame prodnceva colla sua vaporizzazione un* esplosione che distruggeva l'apparecchio. Dopo la combustione si determinava la quantità di gas assorbito, aprendo sotto l'acqua o sotto al mercurio, la pun- ta inferiore del tubo In alcuni casi si osservava il grado di purezza dell'aria residua; iu altri, si pesava l'alcali formato nella laminctia. Tra le diverse sperienze fatte intorno la sintesi della potassa colla combustione , passo a scicglierne due , nelle quali si sono prese tutte le possibili precauzioni per operare con esat- tezza, e nelle quali le circostanze sono state abbastanza favo- revoli perchè si potesse considerare il loro risultalo come nua rnedia la quale deve avvicinare la verilà . Si impici^i nella prinaa esperien?:a 0,12 di grano, della base della potassa si fece la combustione sul platino , essa fu rapida e completa: la base parve essere perfettamente saturata , imperocché non si è scorto alcuno sviluppo di gas idrogene (fljgogene) quando si gettò la laminelta nell'acqua. Il volume del {^as ossigene (lermossigene) assorbito egua- gliava quello di 190 grani di mercurio ; il barometro era a VI Fisica , Chuiica ec. 27 39,6 poli., e il termometro a 63 F. (i3 --R) Questo volume alla temperatura di 60 F. (12 — R.), e sotto una pressione di 5o poli, di mercurio (1). Sarebbe ridotto a quello di 186,67 misure di un grano che peserebbero circa 0,0184 di grani Trqy (2). Ma, 0,0184 = 1329: 100; ora dietro questa estima- zione, 100 parti di potassa sarebbero composte di 86,7 di base, e di i.,5 d'ossigene a un dipresso. Nella seconda esperienza 0,7 di grano della basse assor- birono , alla temperatura di 63 F. (i3 — R.) e sotto la pres- sione di 3i,i pollici di mercurio, una quantità di ossigeme eguale in volume a 121 grani di mercurio. Fatta ogni corre- zione, come nella precedente esperienza, questo g»s avrebbe pesato 0,01189 ^' grano. Ma siccome 0,07 + 0,01189 s 0,08189 è a 0,07, cosi 100, è a 85,48 a un dipresso ; e 100 parti dì potassa saranno com- poste di 85,5 di base, e i4j5 d'ossigene a un dipresso : e la media delle due esperienze darà 86,1 di base sopra i3,g d'os- sigene, sopra cento parli di potassa. Nell'esperienza più esatta che abbia fatto sopra la com- bustione della base della soda 0,8 di grano di questa base assorbirono una quantità di ossigene eguale al volume di 2»6 grani di mercurio , il termometro a 56 F. ( io R ) e il ba- 9. rometro a ag,4 poli. Questa quantità , fatta ogni correzione , corrisponde a circa 0,02 di grani di ossigena. £ : Oj08 -f 0,02 ^ 0,10:0,88:: 100 : 80 , Così dietro questa (i) Si è seguito nelle correzioni per la temperatura le estimazioni di Dalton , e Gay Lussac , i quali danno per l'espansione del gas circa del loro volume primitivo per ogni grado di Fahr. (A) (2) Dietro esperimenti die ho fatti nel i7!;9 sopra il pes» specifico del ga« ossigene ( termossigene), sembrerebbe i ht il "uo pe'so fosse a quello de! mercurio coaie i a 10142 {Researchts Client and Phil. p. 9 ) Que^ sta estimazione s'accorda intieramente con quella ohe risulta da es.-tto ricerche fatte sopra questo soggètto dai Sigg. Alien e Pejyj all' occasio- ue dei loro lavoro sopra la natura chimica del diamaoie . (A) 28 ClOUNALE estimaz'iQne cento parli di soda saranno composte di 80 di 'base ,' sopra 20 Si ossigena . In tulli i casi di lenta conobuslione, ne' quali li alcali non erano trasportati fuori dalla laminetla metallica , ho tro- vato un considerabile aumento di peso ; ma siccome era im- possibile di pesarlo in altro modo che nell'aria, l'umidità altralta rendeva dubbj i risultati ,• e meglio si può calcolare sopra le proporzioni dedotte dal peso dell'ossigene assorbito. INelle esperienze nelle quali le pesate erano eseguile con prontezza , e ove non rimaneva alcali aderente al tubo , la base della potassa guadagnava circa due parti sopra dieci, e quella della soda , tra tre e quattro parli . 1 risultati della decomposizione dell' acqua colle basi degli alcali si ottenevano in un modo anche più pron- to e perfetto di quelli della combustione di queste me- desime basi . Per rallentare il processò, e, nel caso della potassa, per impedire che una porzione della base non fosse disciolla , impiegava le arnalgame col mercurio . Prendeva un peso co- nosciuto delle basi , e faceva le amalgama sotto la nafta , impiegando circa due parti ( in volume ) di mercurio, per una della base . Kè miei primi tentativi, metteva le amalgama sotto tubi riempiuti di nafta , e capovolti in vetri pieni dello slesso li- quido, e faceva giungere lentamente l'acqua all'amalgama al fondo del vetro. Ma ben tosto ho trovato che questa precauzione era superflua, imperocché l'azione dell'acqua non era abba- stanza intensa per impedire che non si raccogliesse il gas idrogene (fl'ogogene) nella sua totalità. Passo a dare il dettaglio delle sperienze le più esatte che ho fatte sopra la decomposizione dell'acqua colle basi della potassa e della soda . in una esperienza sopra la ba"ie della potassa , condotta con tutta la possibile attenzione alle circostanze le più rai- nute delle operazioni, l'azione di 0^08 di grano di questa base amalgamata con circa 5 grani di mercurio , sviluppò una quaTililà di gas idrogene (flogogene) eguale in volume a 2f)8 grani di mt^rcurio. il termometro, alla fine dell'opera- zione , indicava una lempt-ratura di 56." F. e il barome- tro una pressione atmosferica espressa da 39^6 pollici di mercurio . DI Fisica ', CitnnrA te' uq Ora, ques^a quantìlài d'idrog^ene (flogogene) (i) esigertbbe per la sua combustione un volume di gas ossicene (termus- sigeiae) a un dipi^esso eguale a quello che occupereLbeio i54.9 grani di mercurio : ciò cbe dà per il peso dell' ossigcns necessario alla saturazione di o,«8 grani di potassa, alla lem peratura e alla pressione media, circa o^oiSi grani; e, 0,08 + o,Oi5i z; o,c5i : 0,08 :: 100 :8|ii , a un dipresso . Dietro queste indicazioni , cento parti di potassa sareb- bero composte di circa 84 di base e 16 di ossigene . In una esperienza sopra la decomposizione dell'acqua per la base della soda essendo il mercurio nel barometro a 3o,4 poHici, e il termometro a 62 F. (9. R.) il volume del gas idrogene (flogogene) sviluppato coli' azione di 0,06^ gra- dii della base , eguagliò quello di 526 grani di mercurio . Questo volume, alia temperatura e alla pressione media, esi- gerebbe per la sua conversione in acqua 0,0172 d' ossigene (gas termoss.) Ora, 0,05440,0172=: 0,712:0,054:: loo: 76 a un dipresso; e dietro queste indicazioni, loo psrti di soda conterrebbero circa 76 di base, e 24 d'ossigene. In un'altra eiiperienza fatta con molta accuratezza s'im- piegò o,o52 di base della soda ; il mercurio nel barometro era a 29.9 polliti, e il termometro a 58 F. (11 — R). Ilvo- lume del gas idrpgene (flogogene) sviluppalo eguagliò quello di 3o2 grani di mercurio , ciò cbe esigerebbe per la sua sa- turazione colla combustione, alla teirperatura e sotto la pressione media 0,01549 gitani di ossigene (gas termossigene) Proporzione che darebbe per 100 parti di soda a un dipres- so 77, di base, e 23 di ossigene. Gli esperimenti de'quali ho dato i dettagli sono quelli ne quali si sono impiegale le maggiori quantità di materia. Peto , Lo paragonato i loro risultati con quelli di diversi altri ne quali si era decomposta l'acqua con grande attenzione, ma ne quali la quantiìà di ciascuua b.?«e impiegata era anche minore. La più grande proporzione di ossigene indicata da questi esperiroenù fu, per la potassa 17, e per la soda 26 parti sopra 100, la più piccola i5 e 19. Paragonando tutte coteste estimazioni , ci avvicineremo probabiimeote abbastanza ii\ Researchis Chem. and. Phil p. 287, 5o CtORWALe alla verità , se sì considera la potassa siccome composta di circa 6 parti di base per i di ossigena ; e la soda siccome formata di 7 parti di base , e 2 di ossigeoe . VII. Alcune osservazioni generali sopra i rapporti che esistono tra le basi della potassa e della soda , e d' altre sostanze . Le basi della potassa e della soda debbono esse porlflre il nome di metalli? La maggior parte de'chimici ai quali questa quistione è stata indirizzata fu per l'aflermativa . (dole- ste basi rassomigliano ai metalli per l'opacità , lo splendore , la malleabilità , la facoltà conduttrice del calore e dell'elet- tricità, finalmente per la loro disposizione alle chimiche combinazioni . Il loro peso specifico, inferiore di molto a quello de' metalli noti , non sembra essere un motivo bastante per for- mare di queste sostanze una classe novella ; imperocché han- novi per questo rapporto delle ben rimarchevoli ditVerenze fra i metalli già conosciuti . 11 platino % circa quattro volte più pesante del tellurio ad egual volume (i); e in una clas- sificazione filosofica de'corpi, la base dalla disposizione deve sempre essere l'analogia che esiste tra il maggior numero delle proprietà delle sostanze che si pongono nella mede- sima divisione . Conforme quest'idea, per dare de'nomi convenienti alle basi della potassa e della soda , bisognerebbe addottare la desi- nenza che , dietro a un generale consenso , è stala data ai nomi dagli altri metalli nuovamente scoperti; latina di origi- ne, essa è ora naturalizzata nella nostra lingua. Mi sono dunque avventurato a fissare queste due novelle sostanze coi nomi di Potassio ^ e di Sodio; qualunque siano i cangiamenti che ptr l'avvenire subisca la teoria della Cf)m- posizione de'corpi, questi nomi non potranno mollo indurre (1) Il tellurio non è più di sei volte più pesante della base della •oda . Evvi motivo forte di credere che 8Ì troveranno corpi la cui naia- ra chimica sarà analoga a quella delle basi della potassa e della soda ^ e i cui pesi specifici saranno intermedi tra queste basi e i più leggieri «le' tuetatli già c«n'jgcìuti , or ora riprenderò questo argomento (A.) Bt Fisica ', Chimica ce' Si »n errore , imperocché essi desolano semplicemente i metalli prodotti dalia potassa e delia soda . Ho consultalo i dotti più distinti di questo paese sopra la derivazione di queste parole, e quelle addottale sono state approvate dalla maggior parte. Esse sono forse più significanti, che eleganti. Ma era impos- sibile stabilire 1» nomenclatura sopra proprietà che non erano comuni alle due sostanze ; e quantunque si fosse potuto trar- re dal greco un nome per la base della soda , non se ne sarebbe trovato uno acalogo applicabile alla base della potas- sa j imperocché gli antichi pare che non avessero conosciuto )e differenze che esistono tra i due alcali . Bisogna mettere tanta maggiore precauzione nell' evitare la nomenclatura teorica in quanto che i fenomeni elettro- chi- mici che si sviluppano giornalmente sembrano mostrare ad evidenza che l'epoca nella quale si potrà generalizzare com- pitamente i fatti chimici è ancora ben molto lontana . E quantun- que nelle spiegazioni de'risultati diversi delle esperienze che sono state dettagliate, l'ipotesi antiflogistica sia slata unifor- inem«nte addottala ; il motivo di ammetterla esclusivamente è slato piuttosto il sentimento della sua bellezza e della sua precisione , che la convinzione della sua permanenza e della iua verità . La scoperta del modo di azione delle sostanze gazose ha distrutto le ipolesi dello Stahl. La cogiiizione delle proprietà delle sostanze eteree e de'loro effetti potrebbe forse in avve- nire, avere la medesima influenza sopra la teoria ingegnosa e più raflinata di Lavoisier. Ma nello slato attuale delle no- stre cogni/àoni questa teoria sembra offrire la migliore appros- simazione verso una logica chimica perfetta . Ma qualunque siano i cangiamenti de' quali può essere minacciata la teoria, evvi , pare, ben motivo di credere che le basi metalliche degli alcali j e i metalli ordinar] rimarran- no nella medesima classe di sostanze: e finora non abbiamo veruna buona ragione di considerare li individui di questa classe come sostanze composte (i) (i) Si potrebbe certamente difendere una teoria chimica fendala sopra la supposizione che i metalli sono coinposii di certe basi ignote, e della materia che esiste aelV iUroge/ie ( flogogene J ; e che li ossùli { ter- mosiiidi) metallici, li alcali, e li acidi soa» compotti delle medesime ' Sa ClOKKAT.R Le esperienze nelle quali si dice che gli alcali , li ossidi (termossidi) metallici e le terre possono formarsi dell'aria e dell'acqua solamente, coi processi della vegetazione, sono sempre state fatte in una maniera poco conciudente (2) impe- rocche l'acqua distillata, come ho impreso a mostrarlo (3), può trovarsi impregnata di materie tanto saline, quanto me- talliche ; e l'aria ti.^ne quasi sempre in sospensione mecauica delle sostanze solide di ogni genere . Si può facilmente comprendere che negli ordinari pro- cessi della Natura tutti i prodotti degli esseri viventi possoionnto ( ossi- carboniitoj di calce è pioGolis^iiDn in proporzione degli altri ingredienti terrei, li acidi appena l'ailftccano (\) (J) Lezione Baclicriana . 8ofi p. 8. (4) INel ibo4, all'occasioae di uua ric«rcs geologica particolare; ho DI Fisica , Chimica te' 55 nisce costantemente alla superficie del suolo , degli elementi terrei, alcalini, e ferruginosi. Si sono trovati nell'umore d tutte le piante che si è esaminato certi composti neutro salini che contenevano della potassa , o della soda , e del f^^rro Questi principi possono passare dalle piante agli animali E l'azione chimica dell'organizzazione sembra tendere piutto- sto ad unirsi 1« sostanze sotto combinazioni più complicate e variate, che a ridurle ai loro elementi pia semplici. (Il n. Vili, ultimo di questa metsoria si darà nel prossimo quaderno) , ESTRATTO DI UNA MEMORIA (i) Sopra un nuovo Sale acetato (psslacetalo ) e sopra diversi altri Sali dello stesso geaere . Del Sìg. F. Marabein Prof, di Chim. Farmaceutica nella R. Università di Pavia. Jl numero de'sali officinali che appartengono al genere de'' sali che constano di un essenziale eccesso del principio sali- ficante ossia di un acido, (ossico) per cui poi diconsi 5fl// aciduli , {oi%\à\Aì) sino ai tempi a noi vicini era assai limita- to . Si riducea al così detto allume, al cremore di tartaro , e al sale di acetosella Ma un tal genere di sali è stato suc- Tom. II. 5 fatto un analisi della terra a porcellana di S. Stefano in CornoTailles ' la quale risulla dalla decomposizione del feldspato in an granito a gra.- ni fini. Non vi ho potuto scoprire la più piccola quantità di aleali. Fa- cendo alcune esperienze sopri alcuni pezzi della roccia non decompo- sta presa sotto della superficie, ottenui degli evidenti indizj deUa pre- senzi di un'alcalr, che mi parve potassa. D.uioioche è essai probabile che la decomposizione dipenda dall'operazione «lell' acqua e dell'acida oarbomco ( ossioarbonico ) dell'atmosferica full' alcali che forma uno de- gk •lamenti del feldspato cristall.zzito , il quale perde la sua aggreRa- zione quando ne è privato (A) Ci) Leiu aell'Auia della R. Università in occasione di laurea. 54 Giornale; cessivanienle accresciuto , essendosi in spgnito introdotto in Farmacia il snij'ato acidulo (ossisolfalo ossidulo) di potassa, il carbonato acidulo (ossicarboualo ossidulo) di soda e di po- tassa in liquore, costituenti la tanfo decantata acqua mefì/ica- alcalina del Falconer, ed il carbonato di calce acidulo f( ossi- carbonato ossidulo di calce) liquore sostituibile anzi preferi- bile all'anzidetta acqua del Fa'ooner, come ha dimostrato l'ili, mio Collega Prof Rrugnotelli . Ora oltre li surriferiti sali aciduli (ossidali) conosciuti speclalmeiite in questi ultimi tempi e che sono tutti più o meno proficui in medicina, mi è avvenuto di scoprire che se ne potrebbe aggiungere un altro , che dìrebbesi acetato di potassa acidulo (ossiacet«to ossidalo di potassa) l Medici «d i Farmacisti hanno sempre rivolta seria at- tenzione itW acetato (ossiacelato) di potassa semplice o neu- tro conosciuto volgarmente sotto l'impropria denominazione di terra fogliala di tartaro i ed i primi hanno ciò fatto per avere iu esso riconosciute qualità pregievoli per gli usi me- dicinali , come difusamente ha provato Lehman in una sua disertazione sulla terra fogliata di tartaro stampata in Halla sino dall'anno 1778, e come ha dimostrato prima di lui Bo- errhaave ed aulenormentc e posteriormente infiniti altri pra- tici di somma riputazione . I Farmacisti poi lo hanno fatto un soggetto della loro attenzione col fine di giungere a con- seguire un siifatto sale fornito dei caratteri essenziali , che dee «vere, e perchè più sicuramente corrisponda all'intento negli effetti medicinali , e perchè si ottenga della ricercala bellezza , e perfezione . Ed essi non sono riusciti a ciò con- seguire , se non coli' usare molt<* diligenze e cautele e ogni cura impiegarono per piocurarsei* sotto forma di cristal- li. Ma iu questo tentativo hanno incontrata sì grande diflì ol- tà , che vedendo presso che infruttuosi i loro sforzi, giud ca- rouo meglio di abbandonare l'impresa . lo pure volli acciugrrmi allo stesso lavoro, ed il risulta- to de'niiei tentativi fu più felice , avendo ottenuto una specie di acetato (ossiacelato) di potassa cristallizzata ; ed a conse- guiilo il! grande, con firiiità e della maggiore pvvenenza . Ma fittomi ad esaminare un sifa^to sale ho trovalo che ' ss ) in ■vece- di ess ;re un acetato (o^siacetato) di prfasf'i semplice, era un vero acetato (ossiacetato) di potassa acidulo (ossidulo;, quindi mi convinsi che anche l'acetato (ossiacelato) di polas- DI Fisica , Chimica t.c. 55 sa è capace a somiglianza di altri sali di essere ridotto allo stato di sale acidulo (ossidulo), e di pi-esentare iu tele stata dei caratteri particolari e diversi da quelli che ha V acetato (ossiacetalo) di potassa semplice. Per avere l'acetato (ossiacetalo) di potassa acidulo (ossi- dulo) cristallizzato basta scioglif^re il semplice acetato (ossia- cetalo) di potassa weW aceto distillato (cssiacetico), e concen- trare di molto il liquore mediante una lenta e ben condotta evaporazione, imperoechè allora col rafreddamento e colla quiete la maggior parte del liquore salino concentrato si ri- duce in cristalli bianchi, lucidi, leggieri, sodici, fatti a squarame pcisraatiche quadrangolari, oblunghe, molli al tat- to, flessibili, deliquescenti all'aria e di un grato sapore ad- detto (i) Questo sale separato dal liquido iu cui è contenuto, fatto sgocciolare , e sollecitamente asciugato per mezzo della carta sugante, si può conservare cristallizzato, qualora si riponga in bottiglie asciutte , e chiuse esattamente con turac- cioli smerigliati Ogni qual volta V acetato (ossiacetalo) di po- tassa Iraltato nell'accennata maniera per la prima volta coli' aceto (ossiacelico) ricusi di cristallizzarsi , conviene ripetere la stessa operazione . Questa specie di sale acidulo (ossidulo) può, a mio crede- re , soddisfare a tutte le indicazioni per le quali si suol pre- scrivere il semplice acetato: (ossiacetalo) di potassa , ed ha poi il vantaggio di essere assai più di questo aggradevole al palato .' al qual vantaggio aggiunger devesi uu altro assai più calcolabile , qual è che colla prescrizione à.c\V acetato (ossia- cetalo) di potassa acidulo (ossidulo) in vece del neutro, si allontanarcbbe il pericola di somministrare un aceiato (ossia- cetalo) di potassa alcalinulo, che può produrre sconcerti; pericolo che pur troppa è da temersi accadendo non di rado di lr('varvi presso alcuni farmacisti la eosl àHiA terra fogliata di tartaro ossia V acetato (ossiacetalo) di potassa , impcrfelta- mentt; saturalo di acido acetico (ossiacelico), per la difiicollà. che s'incontra quando si prepara col metodo comune di ot- tenerla in istalo veramente neutro . (i) L' A. ha avato la compiacenzj» di cedermi nna quantità di questo» nuovo sale che ho trovato assai heae cristaUizzalo {L'Edit.).- S6 GlORKAl.E h'arefalo (ossiacelalo) di potassa poi non solamente per se stesso può eser utile agli usi medici ; ma può essere assai profìcuo anche per avere coti esso un sale mercuriale medi- cinale dcl'o a nostri giorni acetato (ossiaretato) di mercurio, sale che per la sua importanza meriiò di formare il soggetto di una elegante oraziose recitata, molti anni sono, da i|uesto istesso luogo dairiUusire Sig. Professore Carmi.iaii ove in es- sa espose varie sue pratiche osservazioni su questo argomento. Già da molto tempo Morvcau avea proposto, per preparare speditamente l'acetato (ossiacetato) di mercurio, di decompor- re una soluzione di nitrato (ossisettouato) di mercurio colla soluzione àcW acetato (ossiacetato) di potassa neutro. Ora un. tale iuteuto ho ojservato che assai meglio e più sicuramente si ottiene ijualora si faccia uso di una soluzione del nuovo sale acidulo (ossidulo) a preferenza della soluzione à^M' acetato (ossiacetato) di potassa neutro . Ma se l'eccesio di un acido (ossicoì si rende necessarie per ottenere alcuni sali particalari esso può essere anche van- taggioso per conseguirne altri della maggiore perfezione, quantunque la soverchia quantità di acido (ossico) che im- piegar si possa , non resti combinata al sale che si prepara . Un esempio io qui intendo di ofirire neW acetato (ossia- cetato) di piombo . Questo sale metallico , conosciuto nel commercio sotto il nome di zuccaro di saturno, atteso il sa- por dolce di cui è dotato , non contiene alcun eccesso di acido acetico (ossiacetico) ; cionnonostante qualora si voglia averlo sotto forma di cristalli, l'uso di una maggior espia di acido acetico (osiiacelico) di quella necessaria alla saturazione dell'ossido (termossido) di piombo, se non è sempre e^sea- ziale , è per lo meno utilissima . Per la preparazione dell'acetato (ossiacetato) di piombo cristallizzato si accenna generalmente il procesto di lar eva- porare Vacetaio (ossiacetato) di piombo liquido ossia una sa- turata soluzione di ossido (termossido) di piombo fatta neli' acido acetico (ossiacetico) , e di attendere i cristalli che si formano col ralfrcddaraenlo dalla soluzione del sale di piom- bo convcnieotemeule evaporata . Ma per dir il vero malgrado ogni diligenza e studio che usar si possa in ciò fare , non si arriva mai ad avere un perfetto acetato (ossiacetato) di piom- bo cristallizzato , non giungendosi ad ottenere in lai modo se uou se au'i::furnic massa salina. 61 Fisica! Chimica ec. S" Cnslallizzato si prepara in graude V acetato (ossiacelato)' di piombo in alcune fabbriche erette a lai uopo in (Jllauda iu lughilterra , in Francia ed in altri luoghi, dai quali viene messo nel commercio. Ed in vista della iniuperabile dillicoltà che si è finora incontrata dai farmacisti per ottenerlo sotto tal forma essi si abbandonarono all' espediente di far uso di quello del commercio . L'esito felice poi che ha la preparazione dell'acetato (ossiacetalo) di piombo che si trova nel commercio , sembra che dipender possa da un particolare processo praticalo nel- le anziddette fabbriche, non per anco generalmente ben conosciuto ■ Ma due osservazioni che qui riferisco mi condu- cono a congetturare che il buon esito del processo che si suol seguire nelle mentovate fabbriche, consista nel far uso di una soverchia quantità di acido (ossico); o almeno qua- lunque sia per essere il processo usato nelle stesse fabbriche sono portato a conchiudere , potersi conseguire Io stesso inleiilo còli' uso del mentovato eccesso di acido (ossico). La prima osserva/Jone fu da me falla dietro alcuni lavori intrapresi sulla preparazione àtW acetato (ossiacetalo) di piom- be cristallizzato dal Sig. Dottor Tosoni, mentre su questa R. Università coltivava con lutto l'ardore, e gran profitto la scienza chimica. Questa osservazione censiste nell'aver rile- vato che scioglieiido hcll' are/o distillato (ossiacelico) la massa di acetato (ossiacetalo) di piombo che ricusa di cristallizzarsi , e sottoponendo sifFatla soluzione all'evaporazione ed in segui- to ai raffreddamento , essa fornisce bellissimi e copiosissimi cristalli di acetato (ossiacelato) di piombo . E riguardo alla seconda osservazione , dirò , che un egual risultalo si ottiene col fare a bello studio a dirittura un acetato Tossiacetato) di piombo liquido con un sensibile eccesso di acido (ossico), e col passsre ad evaporare la soluzione AM^ acetato (ossiacetalo) di piombo acidulo (ossidulo) sino alla debita concentrazione ; e coll'abbaiidonarfi di poi il liquore concentralo alla necessaria quiete , e al raftVeddamenlo . Sebbene per il felice esilo della crislallìzzazione dell' acetato (ossiacetalo) di piombo richiedasi l'uso àeW acetato (ossiacelato) di piombo liquido che sia nello slato acidulo (os- sidulo) , pure tanto nell'uno che nell'altro de' surriferiti pro- cessi, il sale di piombo cristallizzato che si è da noi ricava- to non era acidulo ^ossidulo^ ■ Soltanto acidula era ì acqua 58. Giornale -■viadre ovvero il liquore da cui si sono separali i cristalli del sale di piombo . È poi da notarsi the \ acetato (ossiacetato) di piombo cri- stallizzato , che eoa li tneazionati melodi si può oUeuere supera , in bellezza ed iu purezza quello che si trova nel commercio. Egli è già abbastanza, noto, che più generalmente V ace- tato (ossiacetato) di piombo si serba per gli usi esterni ; es- sendo rar» l'uso che dì esso si faccia internaraeule , niaisi- niamente dai pratici più circospetti e prudenti, ed è aiicora noto che a nostri giorni agli usi esterni più generalmente si suol prescrivere Vacetato (ossiacetato) di piombo iu forma li- quida da aggiungersi a convenienti veicoli , e che qualora si aggiunga/a larga quantità di acqua cou poco alcoole, il ri- sultato è chiamato ac9i/(Z i^egeio- minerale . Ma siccome l'acido acetico (ossiac«tico) è soggetto a variare ne' gradi di concen- trazione, si rende diflicile l'ottenere un acetato ^^ossiacetatu^ di piombo uniforme e costante, così io sarei di avviso che assai più opportuno sarebbe che si prescrivesse Y acetato ^ossiacetato^ di piombo cristallizzato in luogo del liquido tan- to per preparare la cosi detta acqua vegeto-minerale , quanto per gli altri casi, ne'quali convien prescriverlo con altri vei- coli ; potendosi in questo modo soltanto regolare con preci- sione le dosi AeW'acetato ('ossiacetato^ di piombo che couviea prescrivere , e quindi avere una maggiore sicurezza riguardo agli effetti pei quali viene impiegato. In vista per tanto delle surriferite ragioni , che dimostra- no quanto sia interessante l'uso àeWacetato ('ossiacetato^ tjrji nella DI Fisica, Chimica ec; ' 4' nella vena Cava ascendente ; l'altro ramo, che è la coniiaua- 2Ìoue del trouco dicesi Canale fienoso, il quale va diretta- mente a vuotare il suo sangue parimeuti nella Cava senza circolare pel fegato . Dalle vene Cave il sangue passa nell'orec- chietta destra, od anteriore del cuore: ivi giumo t/uesta si contrae, e spinga il sangue parte nel corrispondente ventii- colo , e parte passa nell'orecchietta sinistra, o posteriore, e ciò succede atteso, che il sello dividente le due orecchiette non è completo, e lascia un foro detto il Foro Ovale, per cui havvi libera comaaicauione tra le due orecchiette . Oc dunque quella porzione di sangue, che entrò nel ventricolo destro viene dalla di lui contrazione spinto nell'arteria Poi- monale; la porzione, che passò nell'orecchietta sinistra viene cacciala nel corrispondente ventricolo , ed unitamente al sangue proveniente dalle vene polmonali viene spinto neli' Aorta. Ma quella porzione di sangue, che scorre per l'ar- teria polmonale non va tutta al polmone, ma a lui si dirigo- no soltanto due rami, i quali servono a darvi vita, nutrizio- ne , e sviluppo , passando la massima parte del sangue per un canale continuo all'arteria polmonale , detto Canale Arte- rioso il quale va a scaricarsi nell'Aorta. 11 sangue poi che andò da quei due rami da noi accennati al polmone , ritorna per le vene polmonali mettendo foce nell'orecchietta sinistra, come abbiamo già osservato. Radunatosi il sangue nell'Aor- ta viene da essa trasmesso ad ogni parte del corpo , ritor- nando fallo venoso per mezzo delle ai'terie iliache interne, da cui hanno origine le arterie ombelicali, nuovamente alla Placenta , ed alla Madre . Conosciuta adunque la diversità di circolo , che passa nell'uomo pria, e dopo la sua nascita, conosciuto, che nei feto ambedue i ventricoli del cuore ricevono la medesima qualità di sangue, conosciuto, che iiell' adulto è diversa la qualità del sangue, che portasi ai ventricoli suddetti, passe- remo ora a stabilire alcune leggi fondamentali, su cui sarà a parer mio bastantemente, e con certezza basata l'opinione, che mi sono proposto di provare . Primieramente egli è indubitato, che quanto più un mu-; scolo è stimolato tanto più deve essere valida la sua contra- zione, e perciò obbligato a maggiore esercizio ; dal maggiore esercizio acquista egli più forza , e robustezza ,• atteso poi il ^3gg4or grado di slimolo, più graade è la copia di sangue, Tom. IL 6 42 GlORKAI.E che a lui si porta, quindi è obbli°;ato a vieppiù nnlrirsì ad aumentarsi la di lui tessitura, e divenire più grosso, e torro- so. la conferma di quesl'osserzioue si possono addurre moltissi- nii esempi , e tra questi noi abbiamo quelli de'Giadialori , de' Balleritii , e de'Caatori . Nei primi è un fatto osservatissimo, che dai maggiore esercizio, a cui soao obbligati i muscoli dil destro braccio , acquistano maggiore robuslez/.a , s'ingros- sano , si fanno torrosi , e qualche volta accade ancora di os- servare questo braccio alquanto più lungo del sinistro . Nei secondi e innegabile, che i muscoli delle natiche, e delle estremità inferiori , specialmente i gemelli si rendono più sviluppati , e si fanno assai più forti di quello lo siano ia coloro, che non sono esercitati nel ballo, e a sovvercbj mo- vimenti di corpo. Finalmente è costante l'osservare in quel- li , che si esercitano nel canto , e negli sforzi di vociferazio- ne i muscoli della laringe più perspicui , e grossi . Stabilita li suddetta legge, una seconda mi trovo in ob- bligo d'esporre , onde arrivare più sicuro al mio scopo, (ognu- no che dedito sia alle dilettevoli, ed utili scienze dalla codib n--7.ione del semplice os^f^ene la sua forza stimolante i" No ccriacuen- te , poiché ora é conosciuto goder egli di una forza opposta a quella Hello stimolo, cioè essBre controstimolanie , giuJicandon» dall' azinne degli ossici (acidi) ricchi di questo principi©: d'altronde è iu«eg:il>ile , eh» r O'iSigene usilo al termico, costitoendo il termossigene, acquista nna forza eminentemente stimolante . Ma v'ha di più: nou ammettendo il ter- «nossìgeae nousi giunge neppure a spiegare la genesi del calore animale. DI Fisica , Chimica ec. 4^ zìone si fissi concreto sul sangue (impiegandosi il di lui ter- mico elastificaate nella formazione del calore auimale); che giunto esso al ventricolo sinistro del cuore , la fibra del detto ventricolo s'imbeve deli' ossicene , da cui egli fa total- meute dipendere la sua contrazione, notaudosi, the egli; col ncme di ossigena intendeva la base dell'aria pura dell'at- mosfera detta aria vitale dagli antichi e più esattamente termossigene da Brugnatelli . Dunque lo Spallanzani attri- buisce totalmente la contrazione del cuore al termossigene combinato al sangue, ciò che pare innegabile; ma che suc- ceda la combinazione supposti dallo Spallanzani non è comprovato . Che ueiranimale a sangue caldo il termossigene sia un ener- gico slimolo lo comprova bastantemente l'esperienza; poiché dalla di lui respirazione si esaltano le facoltà mentali, gli animali resistono più a lungo al freddo, egli fa fronte ai più. forti controstimoli; dal di lui uso acquista più forza, ed ener- gia tutto il sistema , e specialmente il circolatorio . per cui il polso si fa duro, vibrato, e forte. Se si ponga un'animale vivo nel solo ga& termossigene, in lui tosto si accresce la vitalità , ma suole essere passaggera una tale energia dì vita, poiché poco dopo si manifestano tutti i caratteri della più decisa stenia, e per l'esaltato, ed eccessivo eccitamento prodotto da così forte stimolo succedono poscia gravissime infiammazioni , emorragie , ed altri malori , che chiudono la scena con più, o men presta ruorte . Al contrario se si ob- bliga un animale a respirare del solo gas settono , istantanea- meate affannoso perisce l'animale per la perduta vitalità del sangue in un colla sua forza stimolante per cui tosto s'arresta la circolazione, (i) E già provato, che il sangue quanto più si «costa dal polmone per poitar«i alle diverse parti del corpo a- qiista il carbonio , iì quale decom- pone, neh' anim;ile vivo , il lermossigeoe del sangue aisociaii'iosi aìl'ossi- gene , e foruaando dell' ossicarbonico lascia in liberià il termico (calo- rico), da cui deriva il caiore animale. (i) Altre valide pr"ve per coi.fprmare la forza stitnolanlfr de! ter- mossigene le abbiama nel vedere, che godono un» consimile azione qaelii ossici, alla cui formazione non concorre i! solo o^fi^'^ne , ma il vero turmossigene , 10I1 souo 1 ossiseito.ico , e l' ossiinurialico Urnioss'^enato-,. come pure il termossido gasoso setlOBo . 44 Giornalt: Ammesse, e provate le anzidette leggi rivolgiaruo iinova- meate la nostra attenzione al modo di circolazione del san- gue nel feto ; noi vediamo , che in esso portasi ad ambedue i ventricoli dal cuore un sangue art'ìrioso proveoieote dalla Madre, questo sangue stimola nel medesimo grado, e pnri in- tensità i detti ventricoli , sicché li determina ambidue a reaj^ire col medesimo grado di forza , essendo la reazione in ragione del grado di stimolo , che la determina , quindi eguale è l'esercizio tra loro e perciò niuna diversità di robustezza de- vesi traessi ventricoli riscontrare. Nel tempo stesso , che vieu dato alla luce il Bambino incontra l'obbligo della re«pirazione . Dalla qual funzione il sangue vien mantenuto vivificante, e nutritivo , senza di che sarebbe ieevitabile la morte . In que- st'epoca finisce di chiudersi perfettamente il foro ovale, acciocché con vi sia più comunicazione tra le due orecchiet- te . Si chiude il canale venoso , chiudesi il canale arterioso , e l'arteria poiraonale continua in quei due rami, che anda- vano ai polmoni , i quali essendosi dilatati lasciano passare tutto il sangue dell'arteria polmonale ai polmoni stessi , ac- ciocctè non solo possa decarbonizzarsi , ma altresì impssses- sarsi del termossigene da cui riacquista i perduti caratteri di sangue vitale, arterioso. Pertanto troppo evidente suol essere la diversa maniera di circolo del sangue prima, e dopo la na- scita, e ciò suole specialmente dipendere dall'essersi perfet- tamente chiuso il foro ovale, e dall'obbligo della respirazio- ne, formandosi dalle quattro cavità cioè dalle due accessorie, ^ dalle due proprie del cuore due separate, ed incomuni- cabili provincia destra, e sinistra, formata la prima dall'orec- Nnn sarebbero poi sì limitati gli elogi di un tanto stimolo , se la Biedìcinn più di frequente cimentasse la di lui lV>rza in qualle in.uy;ol ) . Fin qui, dunque, i principi A.e\V acido boracico (ossibora- cico) nou erano conosciuti : abbiamo a dir il vero , annun- ziato alli 21 Giugno i8o5, ail'Instiluto, che quest'acido conteneva deli'ossigene e per conseguenza un corpo combustibile (v. il BuNetin de la Soc. Philomatique per il mese di Luglio) ,• ma siccome non l'avevamo ricomposto, non si riguardava la na- tura di esso come determinata. SOPRA VN A NUOVA VARIETÀ' DI FORMA DF.L BISMUTO Del Sig. Hauy {Journ. des min. et Nouv. Bull. d. Se. Décembra 1808) XAvvegnacchè il bismuto si trovi più sovente allo Sisto nativo che in quello di combinazione, rare volte esso si presenta naturalmente cristallizzato , ed i soli cristalli che abbia pie- senlali finora sono piccoli ottaedri. Ma il Sig. Hauy fa cono- scere de' cristalli di bismuto nativo che risultano da una mo- dificazione dell'ottaedro regolare, forma primitiva di questo metallo . Sona rombi acuti che hanno i loro angoli piani di 60° e 120. '• Cotesta varietà di forma che il Sig. Hauy chiama bismuto natiifo romhoidahì ha ciò di rimarchevole che la si può riguar- dare essa medesima come forma primitiva , o ciò che è più esalto , come la rappresentazione iu grande di ciò che il Sig. Hauy chiama molecola sottrattii^a perchè si è colla sottrazione di una o più sene di queste molecole paraiiellepipede che si fauno i decrementi che determinano le forme secondari* . o Kel caso presente, dice il Sig. Hauy, in cui la forma pri- « mitiva è un ottaedro regolare, la sua suddivisione conduce " a solidi di due forme, una delle quali è_aucora l'ottaedro e DI Fisica , Chimica ec. 65 a e l'altra è il tetraedro regolare. Ora tale è l'assorlìnaento » di questi due solidi, che essi formano de' romboidi , cia- » SCUDO de' quali è l'unioue di un ottaedro e di due telrae- M dri applicati sopra due facce opjioste di questo tetraedro «. Il bismuto nativo romboidale si trova a Bieber, nel prin- cipato di Hanau . I cristalli non si sostengono se non eoa una delle loro sommità . La loro superfice è appannata e di un colore grigio che inchina al piombo. Essi sono, frammi- schiati di cristalli di barite soìfatata (ossisolfato di barite). ESTRATTO DI UNA MEMORIA Sopra le refrazioni straordinarie che si osservano vicinissime all'orizzonte; del Sig. Biot (Instii. Naz. di Francia 8. agosto 1808. l. e.) Allorché la superficie della terra è assai riscaldata, gli strati d'aria vicini sono pur anche molto dilatati ,• la densità va crescendo fino ad una certa altezza ; poscia dopo che è giun- to al suo maximum , essa decresce indefinitamente . L'equili- brio può ancora sussistere in questo caso , perchè l'aumento di forza elastica degli strati inferiori , dovuto alla loro tem- peratura, compensa l'eccesso di densità degli strati superiori. Avendo luogo questa disposizione, s'immagini che m raggio luminoso p;nti> dallo strato della maggiore densità, e che sia diretto verso la terra , facendo un angolo qualunque coll'orizzoiite j decompoighiamo la sua velocità in due, una orizzontale, e l'altra v-'rlicale : l'azione dell'aria non allererà in nulla la prima velocità; ma il potere refringente degli strati supt riori , superando quello degli strati Infeùori , la velocità verticale sarà continuamente diminuita , a misura che il raggio luminoso s'avvicinerà alla superfice dtlla terra. Se l'angolo che fa la d.rezione del ragj^io luminoso, coli' orizzonte, abbandonando lo strato dells più grande densità, è molto piccolo ; la velocità verticale potrà essere ridotta a zero, prima che il rsggio no.i abbia raggiunto la superfif^e della terra; questa velocità diverrà poscia negativa, ed il rag}.»!o risalirà ver- so lo strato della maggiore densità con un ramo di curva somi- gliante al ramo discendenti». Sifà f e alla rapidità del decremento della temperatura . Questo è quello che il Sig. Biot si è proposto di far conoscere nella sua Memoria . In essa si trova anche la spiegazione di diversi fenomeni che banno un rapporto più o meno lontano col miraggio. Il più rimarchevole di questi fenomeni è la doppia immagine del «ole all'orizzonte, osservato dal le Gentil a Pondicheri e sul- le coste della INormandìa (i) 11 Sig. Biot attribuisca questa parelia alla medesima cagione che produce il miraggio . la generale , il Sig. Biot ha riunito nella sua Memoria le nu- merose osservazioni del miraggio o di fenomeni analoghi, che finora sono state fatte , affinchè si possa paragonare i ri- sultati a quelli del calcolo. Tom. IL ([) Gli antichi, al riferire di Plinio, sovente avevano osservato anche tre soli, e tre lune Trinos Soles antiqui saepius videre : siout Sp. Postamio , <7 Mudo , et Q. Marcio , M Porcio , et M. Antonio , P. Dolabella , et 31. Lepido, L. Fianco coss. Et nostra aelas vidit divo Claudio principe, consu/atu ijus , Cornelio Oijito collega. Plurei simul , quam tres , pisi, ad hoc aeri nunquam produntur. Lunae (juoque trinae , ut Cn. Domifio , C Fannia consullbus , appar- nere; quos plerique appellaperunt soles nocturnos . Phn. Tom. i. lib. il; 3». 3*. {L'Edii.). 66 Giornale AXAUSl CHIMICHE lATTK SOPR.il DirERSE SPECIE Ol CiZSOUi m L. V. Brucnatelh iv Calcoli di C a t'alio. XJalla compiaceuEa del Sig. Dott. Luigi Sacco, cel. Vaccir*- tore ili Milano, rei fa ceduto un calcolo ritrovalo uella vescica orinaria di un cavallo morto inaprovvisamente nelle più vive aiii^oscie. Si trovò occupare una gran parte d«Ua vescica ori- naria ove si faceva strada in ambi gli ureteri, par questo molto dilatati. Esso presenta una figura bizzarra (Tav. i. \\^. i ). I pezzi sporgenti a guisa di corni a. , a. rappresentano ad evi- denza quelle porzioni di calcolo che penetravano gli ureteri Questo calcolo ha un colore scuro varialo esternamente . In alcuni luoghi è li»cio e lucido massime alla base di uno de' mentovati corui ove l'uretere vi si stringeva, forse, adosso b Apparentemente era assai duro, ma cou un punteruolo si potè penetrare con facilità. 1 due corni sembrano però più com- patti di tutto il rimanente del calcJoIo: essi sono un poco bernocoluti qua e là, come si rappresenta nella tav.jla, ed apparentemente rassomiglia ad alcuni calcoli umani di os- sisaccarato di calce (ossalaio di calce st. fr ), detti rolgarmeute calcoli murar] . L'intiero calcolo aveva sette pollici di superfice , pesava once 29 — .In mezzo di es»o si fece ad arte un pertuggio di quattro linee di diametro Si durò un poco di fatica a superare lo strato esterno che forma una «orteccia a sottili etrati lisci; ma poi si sentì nell'interno, esplorando con una spatola d'argento, assai più tenero e fragile. Tutta li massa interna era formala di una sostanza bianca, giallicia, che facil- mente si riduceva in polvere, raschiandola colla spatola. E sebbene in essa non fossero ben sensibili i diversi »trali che la componevamo, da qualche leggiere diverfilà di colore si poteva in certo modo argomentare che si era formata eoa una successiva soprapp.>sizìoue della materia ral< olo^a . La polrere di qacito calcolo era insipida, iaodlaaza concreta , di figura irregolare , trovati nello sto- maco di un Bue . Esternamente vedevansi atcune rugosilà , e tutto era coperto di una specie di densa vernicie , nera , lu- cida , come quella che si osserva ne'comuui egagropili . Uno di questi pezzi, più grosso degli altri, era ripiegato sopra se medesimo (v. fig 5 Tav. XI.) 1 due lembi si potevano sco- stare alquanto un dall'altro. Tra di essi si trovarono delle moltcole di fieno in parte digerito , assai fetente . Le due faccie interne che si toccavano si trovarano ancor esse anneri- te, ma non erano liscie, né lucide, né erano cosi dure come nella superficie esterna . 5opra di esse si rimarcava la maglia di una grossa calza di refe , che non era sì sensibile all' esterno . Ho fallo bollire uno de'menfovati pezzi nell'acqua di fonie sulla speranza di rammollirla ; ma invece parve che s'indurisse vlammaggiormeute con ques'o mezzo. L'acqua che penetrò le parli interne si è colorata alquanto di gi«llo col macerare e disfare le materie fecali che in esse trovavansi . La raschiatura della vernice nera della quale la calza erane investita, aveva un colore giallicio , e l'odore dello sterco di bue . Esia non arcva sapore marcato : sul fuoco mandava un'odore spiacevole senza ammollirsi. Era insolu- bile neli'alcoole ; non era alterata dall'ossiacelico . A'eniva subito intaccala con effervescenza dall'ossiseltouico concen- trato, il quale mandava copiosi vapori rutilanti. L' ossinelto- nico si è tinto di un colore profondo giallo-rosso , a un di presso come fa colle sostanze atiimali , e cogli ecpirelei : li refe che formava la calza si trovò intieramente degenerato; tutta DI Fisica , CniarcA ec. "^3 tutta la massa secca era fragile di au colore giallo -scaro sporco, e su di essa uè l'acqua calda, né ralcooie avevano alcuna azione . Tormentata al fuoco in una storta diede del gas flogogene carburalo , un ecpireleo ammoniacale , e lasciò indietro un carbone il quale trattalo ooll'ossiacetico mostrò contenere dell' ossifosfato di calce: imperocché la soluzione ossiacetica si decomponeva coll'ossisaccarato d'ammoniaca, il quale precipitava l'ossisaccarato di calce; e decompo- neva la soluzioni de'sali di piombo precipitando deli' ossifos- fato di piombo . 5. Calcoli della vescica orinarla del Cane. Il cane è tra gli animali domestici di quelli che vanno soggetti alli calcoli della vescica orinaria : ma è però difUcil cosa procacciarsi coleste naturali concrezioni pel ribrezzo che si ha comunemente di notomizzare i cadaveri di così fatti animali , per cui esse sono rarissime . In mezzo alle mie ri- cerche fatte in diverse città d'Italia per avere calcoli di ca- ne , sono stato fortunato di trovare venti calcoli di un cane presso il Sig. Doti. Molinelli di Bologna che gentilmente sa- crilicolii alla mia curiosità . Altri nove calcoli trovati in un grosso cane da caccia che si è fatto notomizzare Lo potuto avere in Pavia pochi anni sono . Tutti cotesti calcoli non differivano sensibilmente pe' caratteri esterni. Alcuni erano quadrati; altri rapresentava- no delle piramidi ora acute ora troncate (v. fig. fl. , 7. Tav. II.) Avevano un colore cinereo che inchinava al bianchic- cio : erano inodori; insipidi. Facilmente si polverizzavano. 1 più grossi avevano circa tre linee di diametro , non oltre passavano i dieci grani in peso . Si sono segati in mezzo tre calcoli del medesimo cane, e li abbiamo trovati in tutto identici . Erano bianchi internamente senza poiervi osservare distinti strati. Tulli e tre manifestavano nel centro una spece di calcolo riloudo della grossezza della testa di uno spillone, più duro del rimanente, di colore gialliccio, e che ne for- mava il nucleo. Questi nuclei «i misero a parte. 24 giani di polvere ie' calcoli bianchi si fecero bollire nfiU'a(;i{aa distillata: si sono sciolti tre grani. La soluzione conceutrati era alquanto sapida e trasparente: essa diede up • Tom. IL IO 74- Giornale precipitato terreo colli soluzione di potassa pura, cbe poi h« trovato essere magnesia. La polvere residaa asciugata , e sgitata o in un moriaro colla soluzione di pf/tassa pura sprigionò un acntlssiiro odore d'ammoniaca : si fece scaldare un poco per sollecitare lo sprigionamento dell'alcali, quindi si feltrò. La soluzio- ne di po!assa che dapprima era limpida e scolorata acquistò un colore giallo : sul féltro rimase un piccolissimo residuo . Nella soluzione della potassa si versò dcH'ossimuriallco: tosto vi formò un denso coagulo, il quale raccolto, lavato coli' acqua distillata, e posto sopra una carta da fiiltro formò coli' asciugare delle squammette lucenti che ncouobbimo per OJsiurico puro . Quella porzione di calcolo residua alla decomposizione della potassa si trovò consistere di ossifosfato di calce . I nuclei giallicci de'calcoli mentovati erano parimenti formati di semplice ossiurato d'ammoniaca. SOPR7Ì LA LEGGE Della rifrazione straordinaria della luce ne'crisialli dia/ani Del Sig. Laplace '{Letta alla prima classe dell Instituto di Francia, nella seduta del 3o. GeDuajo 1809 ) Xja vera legge della rifrazione straordinaria nel cristallo d'Islanda, è stata scoperta da Huyghens. 11 Sig. Malus che l'ha confrontata a un grandissimo numero di esperienze fatte con estrema precisione , sopra le facce naturali e artificiali di questo cristallo, riconobbe che essa vi soddisfa esattamen- te , di modo che la si deve porre al rango de'più belli risul- tati della Tisica . Huyghens 1 aveva dedotta in un modo inge- gnoso, dalla sua ipotesi sopra la propagazione della luce che egli riguardava formata dalle ondulazioni di un fluido etereo Questo grande Geometra supponeva ne' mezzi diafani ordinar], la celerità di queste ondulazioni, più piccola che nel vuoto , e la medesima in tutti i sensi . Egli immaginava nel cristallo d'islauda due specie di ondulazioni in una, la Dr Fisica , Chimica ec. - "jS ceTerilà è la stessa secondo tutte le direzioni nell'altra; questa celerità è variabile e rappresentata coni raggi di un'ellipsoi- de di ritoluzioue, ove il centro è al punto d'incidenza del raggio luminoso sopra la faccia del cristallo, e ove l'asse è parallello all'asse del cristallo, cioè alla dritta cbe congiunge i due angoli solidi ottusi del romboide . Hujghens non asse- gna punto la causa di questa varietà di ondulazioni ; e li fenomeni singolari che oflVe la luce passando da un cristallo in un altro, sono inesplicabili nella sua ipotesi . La qual co- sa , in un colle grandi diflicoltà che presenta la teoria delle onde di luce, ha fatto rigettare dalla maggior parte de' Fisici, la legge di rifrazione che vi aveva attaccato. Ma l'esperienza avendo provato 1' esattezza di questa legge rimarchevole , la si deve separare intieramente dalle ipotesi che l'hanno fatta scoprire. Sarebbe ben interessante di riferirla, come Newton lo fece rapporto all'ordinaria rifrazione, a forze attrattive o ripulsive, ove l'azione non è sensibile se non ad impercetti- bili distanze; egli è effettivamente assai verisimile che essa ne deriva , e "le ne sono assicurato colle seguenti con- siderazioni . Si sa che il principio della menoma azione ha luogo ge- neralmente nel movimento di un punto sottomesso a questo genere di forze. Applicando questo principio alla luce si può fare astrazione della curva insensibile che essa descrive nel suo passaggio del vuoto in un mezzo diafano , e supporre la sua celerità costante, quand'essa vi ha. penetrato in una quantità sensibile. 11 principio della menoma azione si ridu- ce dunque allora a ciò che la luce perviene da un punto preso nell'interno del cristallo, di maniera che se si aggiun- ga il prodotto della retta che essa descrive al di fuori ^ colla sua celerilà primitiva, al prodotto della retta che essa descrive al di deatro , colla celerità corrispondente , la somma sarà un minimum . Questo principio dà sempre la celerità della luce in un mezzo diafano, quando la legge della rifrazione è co- nosciuta; e reciprocamente egli dà questa legge, quando si conosce la celerità. IMa una condizione ad adempire nel caso della rifi'azione straordinaria si è che la celerità del raggio luniino.so nel mezzo, sia indipendente della maniera con cui vi è entrato , e non dipenda che dalla sua porzione per rapporto all'asse del cristallo, cioè a dire dall'angolo che questo raggio forma con una linea parallella a quest'asse. 76 GlORNAtE E diffaltì , SP s'immagini una faccia artificiale perpendicolare all'asse, tutti i raggi intarni egualmente inclinati a quest' asse , lo saranno egualmente alla faccia e saranno evideule- mente sottoposti alle medesime forze al sortire del cristallo: tutti riprenderanno la loro celerità primitiva nel vuoto: la celerità nell'interiore è dunque per tutti, la medesima. Ho ricotiosciuto che la legge della rifrazione straordinaria data da Huyghens soddisfa a questa condizione come pure al principio della menoma azione : ciò che non lascia alcua luogo ài dubitare che essa è dovuta a forze attrattive e ripul- sive, ore l'azione non è sensibile che a distanze insensibili. Un dato prezioso per iscoprire la loro natura, è l'espressione della celerità alia quale l'analisi mi ha condotto , e che è eguale ad una frazione ove il numeratore è l'unità , e ove il denominatore è il raggio dell' ellipsoide secondo il quale la luce si dirige, essendo presa la celerità nel vuoto per unità; La celerità del raggio ordinano, nel cristallo, è l'unità divisa per l'asse di rivoluzione dell'ellipsoide : dessa è per conse- guenza, più grande di quella del raggio straordinario: la dif- ferenza de' quadrati delle due celerità essendo proporzionale al quadrato del seno dell'angolo che quest'ultimo raggio forma coll'asse. Questa differenza rappresenta quella delle azioni del cristallo , sopra le due specie di raggi . Secondo Huyghens , la celerità del raggio straordiuario nel cristallo ,' è espressa col raggio medesimo dell'ellipsoide; la sua ipotesi non soddisfa dunque punto col principio della menoma azio- ne . Ma egli è rimarchevole ch'essa soddisfaccia al principio di Fermai , il quale consiste in ciò che la luce giunge da un punto al di fuori d-i'l cristallo, ad un punto preso nel suo interno , nel minar tempo possibile j imperocché è facile vedere che questo principio riviene a quello della menoma azione, rovesciando l'espressione della celerilà. Co^i uno e l'altro di questi principi conducono alla legge della rifrazio- ne straordinaria, scoperta da Hnyghen» , purché nel princi- pio di Fermai, si prenda con Huyghens, il raggio dell'ellip- soide per rappresentar* la celerilà, e che nel principio della menoma azione , questo raggio rappresenti il tempo impie- gato dalla luce, a percorrere un spazio determinalo preso Fer unità. Se li assi dell'ellipsoide sono eguali tra di loro, ellipsoide diviene una sfera , e la rifrazione si cambia in rifrazione ordinaria ; così in questi fenomeni la natura an> Bi Fisica, CrirMicA zc. 77 dando dal semplice al composto , fa succedere le forme el- littiche alla forma circolare, come ne'movimenti e nella figura de' corpi celesti . Descartes è il primo che abbia pubblicato b vera legge della rifrazione straordinaria, che Keplero ed altri Fisici avevano cercalo inutilmente . Huyghens all'erma nella sua Diottrica, ch'egli l'ha veduta presentata sotto un'altra forma, in un manoscritto di Saellius , che gli si è detto essere stalo comunicato a Descartes, e da cui forse, egli soggiunge, quest'ultimo ha dedotto il rapporto costante de' seni di rifra- zione e d'incidenza. Ma questo tardo reclamo d' Huyghens ia favore del suo Compatriota, non parmi sulTiceute per levare a Descartes il merito di una scoperta che nissuno gli ha con- trastata mentre egli viveva. Questo grande Geometra l'ha dedotta dalle due seguenti proporzioni : una che la celerità della luce parallela alla superfice d'incidenza, non è alterata né dalla riflessione, né dalla rifrazione; l'altra che la cele- rità è differeate ne' mezzi diversi, e più grande in quelli che più rifrangono la luce. Descartes ne ha concbiuso che se nel passaggio di un mezzo in un altro meno refringente-, 1 incli- uailone del raggio luminoso è tale, che l'espressione del seno di rifrazione sia eguale o più grande che il raggio ; al- lora la rifrazione si cangia in riflessione , i due angoli di ri-J flessione, e d'incidenza essendo eguali. Tulli cotesti risultali sono conformi alla natura , come Newton lo fece vedere col- la teoria dell» forze attrattive ; ma le prove che Descartes ne ha date sono inesatte; ed è molto rimarchevole che Huyghens e lui siano giunti, per mezzo di teorie incerte o false, alle vere leggi della rifrazione dalla luce. Descartes ebbe a que- sto soggetto, con Fermai una lunga querela, che i Cartesia- ni proloDgarono ancora dopo la sua morte , e che fornì a Fermai, la fortunata occasiotìe d'applicare il suo bel metodo de maxìmis et minimis , alle e8pr':!ssioBÌ radicali. Consideran- do questa materia sotto un punto di vista metafisico , ei cer-; co la legge della rifrazione col principio che abbiamo espo- sto precedentemente , e fu molto sorpreso di giungere a quella di Descartes. Ma avendo trovato che per soddisfare al suo principio, la celerilà della luce doveva essere più pic- cola ne'mezzi diafani che nel vuoto, mentre che Descartes la supponeva più grande ; si confermò nel pensiero che le dimostrazioni di questo grande Gcoxnetra erano false . Mau- 1^8, Giornale Bcrluis , convinto dal raeiociui di Newton , della verità delle supposizioni di Descartes , riconobbe che la funzione che nel movimento della luce è un minimum , non è , come Fer- mai lo suppone , la somma de' quozienti , ma bensì quella de'prodoiti degli spazj descritti, dalle celerità corrispondenti, Questo risultato esteso all'integrale del prodotto dell'elemento dello spazio, colla reler.-»rtirle a circa 80 lire sterliiie la libbra pesante . il prodotto annuale di questa pesca Tom. 2. il Sa Cfl ORNALE può ascendere da cento a cento clnquaula mille lire sterline . Sopra V estrattivo . 11 Sig. Friedw Brandeburg a Riga ha pubblicato una Memoria nel Giornale di Farmacia di Tromniedo (t 14 ) so- pra i estrattivo ove dimostra che l'eslralìivo puro ha mollo rapporto col carbonio 2. che i sughi di una piauta viva con- tengono l'estrattivo ossigena'o al maximum; epperciò non pouiiO assorbire gas ossigene (lerinosiig-ne) 3. che ne'lcgni , nelle corteccie e uelle* radici sacche, l'estrattivo si trova in uno stato disossidato. Quando si mette in conlatto dell'acqua, acquista la proprietà di assorbire delY ossig-ene , dì colorarsi e formare con lui delle combinazioni insolubili 4 l'influenza della luce e del calore sull'estrattivo è rimarchevolissima; una temperatura di a5 a 3o gr. vi opera una disossidazione; e il carbonio dapprima più saturato daW ossicene , sembra al- lora un ossido di carbonio 5. che il colore nero degli estratti farmaceutici non proviene da un'ossidazione dell'astrattivo, questi si trova piuttosto in uno stalo disossidato . N. B. Faremo osservare qui di passaggio che quanto l' A. atlribuigce ^[['ossigene nel suuso de Sigg Chini. Francesi, si deve al termossigene . Diffatti le esperienze sulle quali egli fondò la sua opinione che ì'ossigene sia la cagione dello sco- loramento degli estratti anzi che quella del loro colore bruno, furono eseguite coli' ossimuriatico termossigenato ove , senza alcun dubbio, Ì'ossigene è saturato di termico (calorico) os- sia in iitato di termossigene . Sopra i voli di Degen . L'Orologiajo Degen ha per dne volte fatta l'esperienza pub- blica delle sue ali, nel Praier di Vienna. Si è iniialzaco vertical- mente sopra le piante e abbassalo sulla terra colla agilità di tin uccello, secondo tutte le dinezioni . Quest' inverinone of- fre già più utilità dt^ ^iilou'i {Magasin encyclop. dicembre 1808) Scirapo di castagne . T! Sig. Borsarel'i Chimico Torinese ha riportata un'esper, nel Calendario Georgico della Soc. Agraria di Torino pel DI Fisica , Chimica ir. 85 i8()C), colla quale niosira che si può avere uno sciropo dall' acqua bollita nelle castagne , stata alquanto in digestione coi gusci d'uova, feltrata, e svaporata Questo sciropo lo reputa opportuno a vari usi domestici, e parlicolarmeute alle bestie. E;^!> lo crede anche prf;feribile a qutllo d'uva per essere meno Costoso, e perchè il residuo delle castagne impiegale contenen- do sostanza amidacea, può servire ancora all'oggetto cui è de^•illata. Parmantier aveva peraltro gii da lungo annunzialo che dalie castagne si poteva avere deilo zuccaro . LIBRI NUOVI Della Chimica Fiìoso/tta , TJiscorto pronuncialo neW aprimento delle: Scuole-, il di 7 Nev. 1808 da G. Ramati ProJ'. di Chim. e Star. Nat. nel Lir.fo Conviti» di Novara. Trovata j8t 8. li Ck. Autore scorre in questo suo elegante discorso le principali epoche della chimica, presenianda con purgata erudizione le più impor- tanti vicende itile quali fu sottoposta, citandogli Autori che più si dìstili^ sero o per le loro bizzarre teorie o pei lavori verament* importanti cke la scienza avanzarono, sopratiuito ai nostri tempi. Nuova scelta d' Opuscoli interessanti- sulle Scienze e sulle arti Tom. aj parti 5. 6. M 'ano ibott Si compie colle mentovate due parti il volume Sfcoado di qiest' opera che faceva seguilo agli Opuscoli scelti, « eoa esso il Gav. Amoreili dà pur fine a qaesta raggucrdevole collezione , incominciata nel 1775 Tutta l'opera é compresa in 27. voi. in 4- cC- tavole, e sì trova vendibile a he. 11. So., itah al volarne. Discorsi di Giovanni Bell sulla nnlura e sul modo di curare le ferite ;■ trtdotU e i-n-rcilati di note e di csseroazioni pratiche da V. Solenghi M. D. Chirurgo m,j^-gl,re delle R guardie d onore ; Cav. del R. ordine della Co- rona di F-rro ec opera divisa in tre parti con discorsi aggiunti dal tradul-. toie , ed alcune tavole voi. 3 in 8 Milano i8o3. Si è già fatta conoscere in varj giornali quest' opera iroportanlissima aU"«ri>j Chirurgica d<»l cel. G Bell. L'csatiezia della traduzione italiana eseguita dal Cav. Solenghi esimio chirurgo , le sue note e le pratiche ossiTvazioni eggiuntevi , rendono quest''edizione oliremodo interessant» . Sjrehbe a desiderarsi che le opere originali fossero «empr» , coma qnn^ta , tradotte dei PcofesiorL dell'arte, e conoscitori insieme di am-^ be le lingue .. Elementi di Algebra e Geometria , ricamti dai migliori Scritlori di JUa- 84 Giornale tematica psr onira del Cni>. Brunacci, ad uso dei Lhel del Régno et llauw PreSS;> la Stamperia Reale. Milano , prtzzo /ire g italiana . E qu«jto libro diviso ia due parti. La i. parta contiene l'algebra e la 2 la geoiueiria e trigonometria L' algebra vi i spinta sino alle «quazioui del quarto grado iaclusire , e tutu l'opera iusiciue è un tomo di 320 pagine con 5 tar. in rame . Il eh. A non aveudo altro di vista nello scrivere quest' opera , che il vantaggio della Gioventù , ha tralasciato intieramente quel modo di trattar» le cose, che hauno gli scrittori di Matematiche superiori, per premiere quello che si conviene agli autori di elementi . E dobbiamo ben dire chj egli vi è peri'elta- mente riuscito, imperciocché l'ordine, la chiarezza, e la brevità sono i pregi principali di quest'opera, cui certauiente niun' altra può para- gonarti . Principalmente ci ha fatto soddisfazione il vedere , come ei< profitta di tutte le occasioni per spargere quei lumi di dottrina , che debbono poi srilupp-rsi nelle mal?matlt;he più elevate , onde i giovani nel progresso del loro studio non abbiano ad incontrare altre ricerche , che quelle le qaali si riferiscoAO a cose , di cui acquistarono idea negli clementi . Così per eiemp. sino dal principio allorché si parla dogli usi della dirisìone , l'Autore trovsndo per un istesso esempio due diverse teorìe, J»e profitta per dir «[nalche id»-. delle serie convergenti e divergenti e della necessità in quest' ultime di tener conto del resto , sopra il qual resto ci fa alcune considerazioni per preparare i G'ovani , senza per die coti che se n'accorgano, ai teoremi sublimi che a questo proposito ha dati La-;(rangt nella Teoria dtlle funzioni analìtiche La Geometria poi che l'A. ha adottala é quella d'Euclide, se non che vi è cangiata la dottrina della proporzionali , sostitutndo agli egual-'. mente moltiplici , alcuni principi e modi di dimostrazione attinti nelle «pìegazioni al quinto libro d'Euclide date dd«, dei quali egli ha riferite le dimostrazioni con eleginza e rigore Geometrico degli antich', ma con mar^gior bre- vità, ed un «liro lib;o «opri I& misurazione delie qiti.Kià Geometriche; compiendosi m qiicsia guisa il corso dflla Geometra. In quel libro sa i problemi d'Arthioiade 1' A. fk osserrare in che consistesse il metodo DI FisirA, Ckimica se' 85 S' esaustione degli «ntichi , e come questo abbia nelle mani di Archime» de presa una maggiore estensione divenendo metodo dei Limiti. Ttrmì- nereoio questo cenno col far sentire un nostro dubbio , the per quanto l' opera comparijca fatta da alcuno , cLe dal Cav. Brunacci sia stato diretto , pure noi dubitiamo, anzi tenghiarao par fermo, che lo stesso Brnnacci ne sia l'Autore; giacché noa pelea »cnvere in quella guisa che un profondo Geometra . Compendio dt Discorsi che si tengono nella R. Università di Bologna della Cattedra di Fisiologia t Notomia comparata. Bologna 1808 L'Autort di questi discorsi é il Ch. Prof Arzoguidi il quale nella «aa avanzata età non laicia di utilmento occuparsi nella scienza che professa . Prospetto di tutti li concimi Europei corredalo delle relative dilucidazioJ ni , deduiioni a ricerche di G Gauiieri Jntptttoru Gen. dii boschi del Regn» d'Italia, Membro di diverse Acead. Milano 1809. Inttituzìoni di Botanica pratica applicabili alla Medicina, alla Fisielai gin , all' Economia ed alle Aiii ; di D. Nocca Prof, di Botanica nella i?. Università di Pavia. P«via i8og. Tomo secondo. L' A. sempre fedele a quanto propose nella prefazione del 1. voi; da noi annunziato descrive eoi termini dell'arte sua le piente farmaceu- tiche; annunzia quelle che nelle sue erboiszioni Botaniche ritrovò nei distretti del Pavese, siccome pure quell'altre che sono educate nel!" orto a coi presiede ciò che é assai vantaggioso per i suoi scolari . Ci- tando le fig. de' suoi vegetabili scieglie a preferenza quelle dell'opera interessante intitoUta Piante forestiere del Sig. Cav. L. Castiglioni . Ad- duce le tante volte la ragione o l'origine del nome generico o specifico della pianta di cui tratta , non dimentica i caratteri onde distinguer» le droghe, gli Autori rimoli « recenti, che (esclusi quelli citati da Murray) fecero parola dell'articolo in cui si trattiene. Non crediamo di essere di soverchio lib«rali d'applauso dicendo non essersi pubblicata in Italia opera elementare in questi ultimi umpi più laboriosa , e insie- loe vnntaggiosa alla gioventù studiosa quanto quella che annunziamo. La stampa di questo 2. volume è slata migliorata . Calendario Georgico della So: Agraria di Torino per F anno 1809,^ alt istruzione degli Agricoltori Piemontesi. Varj utili articoli si sono com-, presi in queste calendario a cui precede un discorso francese spettante il Museo Georjico del Sig. Prof. Buniva Presidente della Soc. centrale ti Agricoltura . Istruzione intorno al Ftiuolo Pecorino pubblicata dai consiglio d'Agri^ 86 ClORNALB coltura presso il minhiero degli jdJJ'ari Interni di Francia e compilata dai Si^ F. A. Gilheit J\lemliro dello stesso Consiglio, delf Instilulo Nazionale, Professore e Direttore aggiunto della Scuola T^elerinaria d' Alfort, trada- tata dal Francese in Italiano colf aggiunta d'un discoiso preliminarf. , e di varie note ad uso de' pastori del Piemonte; del Stg. Presidente B univa ^ Membro di varie Accademie . Torino 1808. La comparsa del Vajoola nelle pecore che fece moka strage in varie parti dirli' Impero Francese risTegliò la sollecitudine di quel Go- verno e diede luogo alla compilazione di questo utile scritto del Sig. Prof. GilWrt. Varie edizioni se ne sono fatte in Francia, • op- portunamente il 5ig. Presidente Buniva valente Medico e Fisico ne feca U traduzione Italiana coli' aggiunta di varie interessanti anr.otazio- Bi . Uaa di esse rapporto al virns v 70 « 77 « 83 - 89 — 9» b 88 8 77 b 7« 5 T> 6 ,6- — 80 — Si — 70 — tìo ^ 8a — 84 - 83 - 79 t Kz 5 82 5 79 Venti, Sialo iBarometro ,**) del Ciclo NE !■: E. NE. i\E. ISE NE. E. E SO U NE SO SO E. NE. N NO. E. S. E E. O. SO. O. SO. so. O o. Tertu. '^Pol. Un. Idi Gr dee tx !V. i''0?g- •iieio cop F'ogg- iog. coper. cielo COI) cielo cop. pioggia ciclo cop sf r e ueii nuv^ I uuv. scr. e neb neb. loltd nnv. nuv. P'ogg- ser neb. folta cielo cop. cielo cop. cielo cop neb fùha cielo cop. nebb. cieie cop ueb. Zilla 'ser. ser e neb i8 2 10 2 — ■i-j II Lj »' 9 li 13 *8 .'+7 ■* I ]:^ 65 68 65 V^eat! 27 ,8 - - ^7 28 17 lO I 1 8,~ 65 ,1 14 5, 6- 7' 1 5, 4 8a 10 1 1 5,4 81 8 _ 7:~ 87 0 - ^' ì '2. 9-^ 10 _ 8, - 79 10 IO 7. - 70 — - ti. 4 !'■ I .-> 6, 5 70 - i5 5, 3 70 IO b 5,_ 77 IO _ ti, 2 bi> la — «. 5 79 1 . 0 6,- » + 2 a 5,- 80 1 ^ 5, - 79 — 1 > 3, « 79 — 1 1 77 - 4 4^'5 86 1 0 — 4, 5 64 6 3 4, _ 80 b :/ 3, - 79 6 4 2 , — ^9 7 '^ » I " ti9 1 ì E E. NE E a. NE NE. NE E. E SO. SO. NE NE. O NE. NE. NE. N. ;v. Nti 3 E. E . LSE, O. O. o. >o. SE. <^) 5O. Slato dei Cielo P'ogfg. uuv. cielo cop pio» diro cielo CO;' neb.spir.s piogg, eielo cop legg. eop f'ogg. iiur. ser. ser. $er. • nab. nuv si-r. acb foltis npb lolt neb. folt ueb folt. neb folt. ueb. 'oli. ciclo top nebb alt» ,.eb. sei-. neb folo Aitexzamass.del Bar. 28 3 8. s del Term. — »_ r . . j 1 , a 9— V Ojoiui Scili, n. 3. in tuttoilme.se miniuia 374°- — o — media 27 io — .. 45 Giorni piotosi u. 5 ~ m nino il me»r Tcmperatarad'.n pozzo a 24 piedi di profondila y 8»' DvclinazioBC dell' «. magnetico oss. il ^ ' 3 3o i>0Y«rori.-(, ly.** i5. .ì a.V.jnthfn , is.jlito , r.d a qmt»r.) pieil. sopra t-n.i { j ì rium.ri ojjskmU ali' iiMlicaaiotie deiU duuioos lUi i.«Bti t»gn, gn.nv ìa turo l'ei^irf. 7» <2UADR0 D' 0SSERVAZ10]?«I METEOROLOGICHE Fatte al Gabinetto di Fisica dsUa R. Università di Pavia elevata sopra il iiveìlo del mare metri 86 C piedi di Parigi 2648535-t^ a 45° io' 47.'' di latitudine , e ^2." di longitudine alL^O. del Meridiano dì Milano . Fati delU 1- 0 0 Lana I 2 L. P. ò 4 5 6 n « 9 IO 1 1 U Q. E. D. 1 u .3 >4 i5 it Perlg - L. J\. 18 •y 20 a .0 a4 P.QEA »:■ ^(j A M'«g ■1' ^ DECE.MBRE i8c3. Matti Scr Baromeirt 27 7 8 9 IO 28 - Teim. I, 5 + - 5 I, 5 » 1 -" ;, 5 I , 5 -<, 4 2 , ~ 5, - 5, - 3, - 6, ~ 5, - 3, - 9, ^ 5, + 1 gr il- Veni 'J./«c ,»*i (ir 73 NO 70 0 70 SO 70 0. (iri 0 «5 0 tì^i 01 «5 SO 53 0 ho so-- 52 SO ^4 u fiS i\o. fi» so 6g 0 7^ so • 5<) so 75 E. 8.) E. 83 1\ 80 NO 70 0 l'.ì N St E. <,) NE, a' SO. ii NE 9'' SO 9I S. W» SO ii'ò 0. Stalo lei Cielo ser. ser. ser. aebb ser uebb.ser. 3er. ser. ser. ser. . ser. jrr. ser. ser. ser. ncb.briaìi cielo c<. p ciclo COp cieìo cop neve neve ser. ^•r. nev» niiv. cielo cop lieve min. nere nny. cielo cop aiiv. nur. Barometro Tffira. igr.di Ven Stato (Il [{. Deluc tei Cielo Poi. Itn, sed tfr tftc. Gr. 27 7 i5 ^ - 5 79 NE nuT. 8 2 + 2,- 71 E uuc 8 i5 3,- 65 0 ser. 9 i» 4,- 63 0 ser. I 1 s fi,>- ()2 0 ier. 28 — 2 3,- 00 O- ser. — 2 3, 5 «2 NO.-. ser. "" ~* i 1 — 62 SO ser. 27 'i 9 0 , — 04 0 sor. IO 2 -3, - ^9 58 sor. 10 9 4.5 SO -3 0. ser. 1 1 — 4. 8 57 ser. 11 II 3, 5 60 ser. e nnv 28 2 — 5, 5 70 NO. nuv. 27 10 1 3, 9 ''9 0. lieve 8 8 5 3 — 1 5 8.- 74 07 «6 ciol» cop S' r. 2 >. 3, 5 so E. nova I — 3, _ 89 riuv. 2 4 2 14 3 6 9- - jl2 l'i E N NO 0. N tf.r. ■^er. ;t:r. 3 i4 5. 2 79 !)«>• 4 9 •f<-, ^ eti mn. 7 ^4 0 , _ «4 is ,■, cielo cop 10 _. -3,2 92 so >iev« IO i5 1 , „ «9 nev» 9 " '^ 1 — 9» so 1111». 9 7 * I ,- 9i s cìpIo cop 8 8 1 , 5 9' so. nuv. 1 7 '^ 2 , — 84 .so. sor. A'.:ez7.ii mass. delBar. 2) 2 Ulir,i;ua 27. l me iia ;::: del '!'< 1 9 + 6- -'- I o _ -f »- Temperatura d'uà pozzo a 24 piedi di profondità -t-' p _ Giorni sereni n. \^ift in 'ulto il inese Giorni piovosi n. in mito il mese Declinazione dell'ago lar^gnotico oss. il giorao 3. Uiceiub. 19" 19' Oce. f^) P«ilo xll' oiniira , itolatu , ed a ijunllro |iii"li sopra terra. ("; i Buaxi jis^iaoki all' iadicaaiaae 4«Ua ^Mexions «lei TcMi sefnan* la loie foiaa. <4tf j»aMi.>wn»w«arat»»yjL*i»ijiwiii»|ffflif «< 0 nebb. 17 9 ^ :, , _ 9' so legg. cop : 2 7 14 0 — 9" so aeve luin 7 • 1 _ 90 so neve s 5 II 0 - 9' so piog. min 5 ic I _ 90 so nur. 4 7 « di 0 ler. 8 - I ^ 04 0 ser. j 7 2 _ 5 Sa so Miir. 7 * l » 6G so piog. min. 6 7 4 1 — 8(1 aO flUV. 7 - 1 >_ 68 s cielo cop 1 7 E D ti i *■ - «5 SO i^'ogg- ti !■■ I 5 92 s P'Ogg ^ UQ 6 i I •- 9' SO l'iOgg. 6 '1 I 5 9' s P'Ogg- ì 9 5 ,4 I 5 bd 0 net. 5 1'^ 4 - f)5 s ser. i "^ i .•/ t 5 7« i\0 ser. 6 is 2 ~ 64 s ser. ! ' ' Parig 5 12 i — 7^ N sor. 5 » t — 74 0 ser. 1 1 5 li I 5 7» IN ;er. 5 i4 2 — 75 N ser. .3 6 ^ I — Si 0 nebb. 6 12 2 — 81 NE nuv. 1 '4 8 1 2 - 7 ' 0 ser. 9 -^ I — 7' 0 ser. ! .5 L M. 3 4 0 - 79 E i'^ogS- 3 - 0 — 74 E P'0g5 ,6 8 4 *- 4 8J E tiuv. 8 !» 0 — ,/i ^E llUV. '7 9 2 - à a + \E :ic!0 COp 9 ' 0 — 7'^ NE ser. .8 10 I _ 5 - 7' E ■ et. 10 — ^3 - 72 i^ ier. •y r. IO Q 7 - 70 s ser. 10 ;, 4 - 1 1 S ser. IO E. A 8 h 7 -- 73 SO ser e uiiv 9 - 3 - 1^ E nuv. poi ne 21 () ~ J 7' 0 cv. ti - ^ -5 1 __ "j^ 0 ser. a. (. Iti 4. - 7' E .levo 6 0 n E neve ) '^ 6 .4 - 5 8i SO cielo cop 6 li 2 __ 75 0 ser. 1 *^ tì I 4 - tii su icr. . C> _ I ^ «12 0 ser. ' 25 Apog. 5 4 i5 - (ilj E r.ebb. & 4 I 66 SO nebb .6- 7 4 0 — 95 E ciebb. 0 - I r- 90 SE nebb. 27 9 ("• * i -- !.4 E ouv. 93 SO nebb. 28 10 4 ' - 9^ S.O :iiiY. IO i — ■* 95 SO nebb 29 10 li ' 5 5*4 so i^io^'g. 92 s nuv. io 28 1 _ » - *(' "5 ,j;og ujiu. i8 I j ! i ~ 94 s nuv. 3i _ P. L 1 1 12 ! . i s cielo eopj a 3 i 5 9^ so nuv. Ahezra m^is-jiaia de! Bur 28 -2 it::àc\'xvv v 4 ~ Giorni sereni N 11 in Giorni piovosi K. 5. tutto 1 I mese iDecIia > a ^ - . «m /^ 1 «k . w é\ tJ4CUici "•*■•• j^n » j2 ••"•■ — ^^ j li Declinazione dell'fpo ma gnetie "9°- s osservata Si" Occ. Temperatura di un Pozzo a a4 piedi di profondila *85 il giorno 2i. Gennajo (a) La correziore termometrie» vi i falla secondo il metodo di Laplaca. tb) A mercurio divi?» in 3o , posto all'ombra, isolato, (dj I numeri aggiunti all'indie azione della dire- zionc dei venti segnano la fona i oro le'aliya eH a quattro piedi sopra terra (e) A Baile (i' osso di balena, graduato secondo il mei dn ii De . ur , e Hirso in o« parti i Indice degli articoli contenuti nel i. bimestre 1809. Sopra alcuni nuovi fenomeni de^ cangiamenti chimici pro- dotti dall' elettricità , particolarmente la decomposizione d:igli alcali Jì-isi , e la separazione delle sostanze novel- le che costituiseono le loro basi; e sulla natura degli alcali in generale; del Sig /f Davy. 5 astratto di 'iia Memoria sopra un nuovo sale acetato ("os- s'ace at^) e s>pra dii-'ersi atiri sali dello stesso gen^.re del Sig F AI irai) e! li Prof, di chi m,. farmaceutica nella R. Università di Pavia . 3fì Memoria fisiologica sulla diversità dei ventricoli del cuore nell' iid'ilro ; del Sig G. Chiolioi M. D. 5y Cenni intorno alc-tni inconvenienti che succedono dietro l uso dille injizioni nella blenorrea , e sull'uso della trementina in ijuesta malattia del Sig. G. Serafiui M. D. 49 Notizia sulla decomposizione dell'acido boracico (ossibora- cico) ; de Sig Gay Lussac , e Thenard. 5S Sopra una nuot^a varietà di forma del bismuto ; del Sig. Hauy. 6? Estratto di una memoria sopra le rifrazioni straordinaiie che si osse?vano vicinissime dell'orizzonte; del Sig Biot. 63 ^énalisi chimiche fatte sopra diverse specie di calcoli ; di L V. Brugnatelli i. Calcoli di cavallo. 66 a. Calcoli di porco . ■jo 3. Calcolo del rabarbaro. ivi 4- Pezzi di calza trovati nello stomaco di un bue e uestiti di singolare materia. 72 5. Calceli della vescica orinaria del cane . 75 Sopra la legge ^ della rifrazione straordinaria della luce ne' cristalli diafani, del Sig. Laplace 74 Articoli di lettera del Sig G. B. Vau- Mons M D Membro delf Institnto Naz di Francia, al Sig. Brugnatelli. 1. Sopra l'uso medico del rlius radicans . 78 a. Nuovo apparecchio igrometrico. ivi 5. Osservazioni sopra il calorico (termrco) 7{> Notizie letterarie. 1. Alcuni dettagli sopra la pesca delle perle,. 80- 2. Sapra 1 estrattivo. 8a 3 Sopra i voli di Oegen. • i»i 4 Si tropo delle castagne j'i Libri nuovi. 33 LIBRI CHE SI TROVANO TENDIBILl IN PAVIA . Elementi di Chimica per servire di Corso di Chimica Gene- rale nella R. Università di Pavia ; di L. V. Brugnatelli Tomi 4 ad uso delle R. Università del Regno d^ Italia Pavia i8o3. Prezzo lir. i5. 8a. ital. Farmacopea Generale ad uso degli Speziali e de Medici mo- derni , ossia Dizionario delle preparazioni Farmaceutico- Mediche semplici e composte più usitate ai nostri tempi, e conformi alle nuove teorie Chimico- Mediche di L. V. Bru- gnatelli Pro/", ec Pavia 1807. un volume in 8 grande fig. col ritratto delV Autore. Prezzo lir. 8. 6 ital. Instit'uzioni di Botanica pratica upplicabili alla Medicina alla Fisiologia, air economia ed alle Arti; di D. Nocca Prof di Botanica nell'Università di Pavia. Pavia 1808. Tom. 2. e il terzo sotto il torchio) Guida allo studio della Anatomia Umana per servire di indice alle Lezioni di S. Fattori Prof, nella Università di Pavia . Tom. 1. 1807. ('il 2. tomo sotto al torchio) . Lezioni Chimica Farmaceutica di F. Marabelli Prof. delV Uni- versità di Pavia ad uso delle R. Università del Regno . Tom. 2. Pavia. 1808. Corso di Matematica sublime del Cav. V. Brunacci dell' Jns'it. .Naz d' Italia , Prof di Matem. sublim. nell' Università di Pavia. Firenze 1804 tom. 4- Elementi di Algebra e Geometria ricavati dai migliori Scrittori di Matematica per opera dtl Cav Biunacci Prof della R. Università di Pavia , ad uso ' dei Licei e delle Università del Regno d Italia; Tom. 1 Milano 18(18. Elementi di Fisii logia e ÌSotomia comparativa di G. Jacopi P. Prof nella R. Università di Pavia; nd uso delle li. Uni- uersità del Regno d'Italia. Milano 1808. GIORNALE DI FISICA, CHIMICA E STORIA- NATURALE DEL REGNO D'ITALIA 2^ BIMESTRE. DEL l8og_^ Indice Fine della memoria sopra gli alcali del Sig. Davy pag. g3 Memoria sul conduttore tagliente f^'Hawkins per V estra- zione della pietra della vescica del Sig. Cai>. A. Scarpa Prof, della R. Università di Pavia lo4 Extrait d'une lettre de M. J. B. Van-Mons (i M. Sue , sur difféf-ents sujets de galvanisme et delectricité laS opposizioni al sistema di Lavoisier ,• del Sig- Prof- G. CarradorL i36^ Articoli di lettera comunicata al Sig. Borda Prof, della R. Università di Pavia sopra la virtìi controstimo- lante del rhus radicans _, della contrajerva e dell' iosciaiiia nero," del Sig: M. Ricotti M. D. i43 Estratto di unar memoria sopra l'acido muriatico (ossi- murialico) , e l'ac.^ muriatico ossigenato (ossimuria- tico termossig.) ,- de'Sigg. Thenard e Gay-Lussac i4<5 Memoria sulla coltivazione del nocciìiolo da terra , e del cipero esculenta ; del Sig. G. Biroli BI. D. Prof, di Agricoltura e Botanica di JS^ovara i^Q Sopra il sonno delle foglie delle piante. Lettera del Sig. D. Nocca Prof, della R. U. di Pavia, al Sig. Brugnatelli iGi MaJiiera di costituire un letto a teTajo elastico , di un prezzo modico , ed opportimo a facilitare il trasporto delle persone malate , o ferite , inventato dal Sig- Patrick Chricton i6G JS'otizia sopra due nuovi istromenti di musica , e sopra alcune- altre scoperte del Sig. E. F. F. Chìadni 171 Analisi dell' acqua minerale di Montione in Toscana de' Sigg. Doti. Giuli e Fabbroni 179 Libri nuovi 180 A V V 1 6 U L'anrtia assnciazione a tjueslo Giornale in Pavia è Ji lir. la i3. ital. ]n Milano e ne' Diparlimenti lir lì 82 IFranco per la posta ia lutto il Kegr.o lir 18 42. il denaro e le Uacjc si dovranao fraacurt . §3 [| SECONDO BIMESTRE I 809 f] FINE Della Memoria sopra alcuni nuovi fenomeni de' can- giamenti prodotti dall'elettricità particolarmente la de- composizione degli alcali fissi , e la separazione delle sostanze novelle che costituiscono le loro basi e sulla natura degli alcali in generale (i) Del Sig. H. Davt Vili. Sopra la natura dèli' ammonìaca e de corpi alcalini in gefierale , con osservazioni sopra alcuni indizi di scoperte alle quali sembrano condurre i Jatti precedenti . h la. composizione chimica dell^ ammoniaca è stata consi- derata da qualche tempo come assai bene stabilita ; e la sua conversione apparente in idrogene (flogogene) e nitro- gene (settono) nelle sperienze di Scheele , di Priestley , e in quelle ancora più raffinale ad esatte del Sig. BerthoUet non avevano lasciato nello spirito de' Chimici- piìi illumina- ti alcun dubbio sulla natura di questo composto . Pure tutti i fatti nuovi strascinano seco dèlie serie di analogie e sovente fanno nascere de' sospetti sopra l' esat- tezza delle conclusioni dedotte anteriormente . Siccome i Tom. 2. i3' (i) V. pag. i. 9 4 GIOl\^AtE «lue alcali fissi contengono una piccola t]tianlilà di ossige- ne unito a certe basi , non potrebbe accadere , cbe V alcali volatile ne contenesse puranche ? Cofesla quistione si offri tosto alli) spirito nel corso della mia ricerca, e ripassando i dettagli dello diverse sperienze die sono state fatte su questo soggetto , e alcune delle quali aveva ripetuto con diligenza, non viddi alcuna ragione di considerare questa combinazione dell' ossigene come impossibile . Imperocché supponendo che si trovasse riunito in debole proporzione al 77;irogmc ^scttono) e uW idrogoìe ^llogogcne), potrebbe benissimo scomparire nelle sperienze analitiche di decom- posizione col calore , e coli' elettricità , nell' acqua deposta neir interno de' vasi impiegati o disciolli ne' gas sviluppati neir esperienza . Non ho tardato a convincermi dell' esistenza dell' os- sigene nell'alcali volatile . Quando metteva in istato d'igni- zione del carbone fatto con diligenza e ben secco espo- nendolo all'azione della batteria Volliana di aSo lastre di 6 e 4 poli, di lato , in una piccola quantità d' ammoniaca purissùna , allo stato di gas (i) otteneva una grande espan- sione nel fluido aeriforme , e si formava una materia bianca che si deponeva sulle pareti del tubo di vetro che s' im- piegava nel processo . Questa materia faceva effervescenza neir acido muriatico (ossimuriatico) allungato . Dal che ho con chiuso che era probabilmente carbonato (ossi carbonato) d' ammoniaca . (0 L' apparecchio nel quale io faceva quest'esperienza è descriUo a p. Ql4 del Gioriisle del Reale Inalituto. Il gis era contenuto dal mercurio, previamente bollito perchè fosse privato Sene di ogni umidità aderenti:. L arri' maniaca era stata esposta all' azione della potassa pura , seci-a , e una por- zione di questo gar. eguale in volume a 10980 grani di mercurio quando si e^toneya "i" ■nio'ie d'-/C arryia rlistdlnta lafriai'r. un r-siliio eguale in rolume « 9 grani di mercurio Soltanto . Di modo che evri ogni motwo di credere che il gas non conteneva alcuna materia aeriforme straniera , i-npcroccl.t si pub attribuire il leggiere residuo alt' aita disoiollo nell'acqua. (Al oi Fisica , Chimica ec. g5 Un processo di un altro genere mi diede anclie deVi- •siiltati più decisivi. Impiegava i due gazometri a mercurio, d'invenzione di Pepys , descritti nel Num. i4- dell'i Trans. Phil. per il 1807 , ed il medesimo apparecchio di cui fe- cero uso i Signori Alien e Pepys nelle loro esperienze sopra la combustione del diamante . Essi medesimi ebbero la compiacenza di ajutarmi in questa che descrivo . Si fece passare del gas ammoniaco purissimo sopra del iilo di ferro rovente in un tubo di platino 5 e si erano disposti due tubi ricurvi , in modo di poterli tenere in un miscuglio frigorifero . Il gas giungeva da uno di questi tu- bi in quello di platino , e attraversava poi l' altro per giun- gere nel recipiente destinato a riceverlo . 1 La temperatura dell'aria era 55." F. (io — R.). Si os- servò che non si deponeva alcuna umidità sensibile nel tubo raffreddato che il gas ammoniaco attraversava prima di giungere al tubo di platino , ma si vedeva assai distin- tamente dell' umidità deposta sulle pareti di quello che ri- ceveva il gas dopo il suo passaggio sul ferro rovente j e questo fluido compariva sotto 1' aspetto di una nube densa nel recipiente . Questa circostanza sembra provare esattamente che si forma dell' acqua nella decomposizione dell' ammoniaca ; a meno che non si creda che il gas ìiitrogene (settono) e Y idrogene (flogogene) sviluppati tengano meno acqua in soluzione o in sospensione di quello che ne teneva il gas ammoniaco decomposto : idea che le conclusioni del Sig. Dalton (i) e le sperienze de' Signori Clement e Desor- mes (2) non permettono guari di ammettere . Dopo che il gas fu passato piìi volte da un gazorae- tro neir altro attraverso del tubo candente , si esaminarono (0 Memorie di Manchester. Tr Pari. Il p. iZi, (») AnnaUs de Chimi* . T. XLll. p. ia5. Cj6 GlORNAI.r. i risultati. H filo di ferro era ossidato (tcmiossiclato) alla supedice , e il suo peso erasi aumentato di o,44 di grano . Si raccolsero circa - — di grano d' acqua colla carta sugan- te contro le pareti de' tubi raffreddali ; e un volum-e pri- Biitivo di 33, 8 pollici cid). di gas si trovò accresciuto lino ad occupare 53, 3 poli, cubici . Si trovò , colla detonazione coVÌ ossigeiie (yas terniossigenej clie la ])roporzione in vo- lume del gas idrogene (gas llogogeiie) al gas nitrogene (gas s,ett()no) in (]nesto gas uiescolato era quella di 32. a io. Sarebbe snpediuu di entrale in maggiori dettagli su questa esperienza, imperocché non se ne possono cavare dati esatti dalle proporzioni degli elementi dell ammoniaca, atteso elle il gas non fu decomposto nella sua totalità , e elle siccome fu Irarnesso direttaraeiite nel recipiente , nell' atto del suo svdupjjo da un miscuglio di sale aiiononiaco e di calce , egli era possibile che qualche porzione di solu- zione d'ammoniaca si fosse deposta, e che dando del nuovo gas nell'operazione essa avesse aimientata la quantità asso- luta della materia sxJIa quale si operava . Esaminando i risidtati delle belle esperienze del Sig. Berthollet sulla decomposizione dell' ammoniaca colf elettri- cità Jio rimarcato con sorpresa che il peso dell idrogeve (llogogene) e del nitrogene fsettono) prodotti oltrepassava piuttosto quello dell' aimnoniaca decomposta, che esso non gli era inferiore \ fatto clie allontanava ad evidenza la sup- posizione che esso potesse contenere dell' ossigene . Questa circostanza , e la mancanza d' accordo tra questi risultali , e quelli di Priestley e di Van-Marum , sopì a il mct^e d'uo soggetto, m'lni]>egnarono a ripetere il jìrocesso dcllelellriz- zazione dell' anumniiaca ^ e non ho tardato a scoprire che le non parr che siasi mai sospettita r asis'enz'i di metalli ne^ti alali Si è creda'o dietro la loro analogii coir ammoni'^ca , che /' itlrogene (Jlofoo^ne) e il n fc^^ne (seHono) erano al nifnero declori eliinerli, è sin..:olare o/i^ (Vi quxsta cli'se di corpi, quelli ohe rassomiglianr. meno agli oasidi { termosaidi) metallici siano i primi eho Vi òia(to ctciii ricondotti (A; IO*» Giornale «ne liatlerie , e in circostanze favorevoli , evvi ogni motivo di sperai-e che anche questi corpi sì refrattari cederanno i loro elementi a questo nuovo metodo di analisi, che im- piega r attrazione e la ripulsione elettriche . Abbiamo nel circolo elettrico una serie regolare di forze decomponenti , le quali , incominciando dall' azione più debole che appena può distruggere l' affinità tra li ele- menti di un composto neutro-salino Uno a quello che colla sua energia sepai-a quelli la cui unione è più forte , può «lecomporre ciò che ha resistito ad ogni altro agente. Quando l'azione è debole, non si possono che sepa- rare li uni dagli altri li acidi, e li alcali, li addi, e li os- sidi (termossidi) metallici . Quando la forza cresce fino ad uu certo grado , li ossidi (termossidi) metallici ordinarj e li acidi composti vengono decomposti, finalmente quando ìa forza giunge al suo più alto grado d' energia li alcali gli cedono i loro elementi . E per quanto 11 grado attuale delle nostre cognizioni sidla composizione de' corpi per- mette di presumei-lo, tutte le sostanze che sono attirate dall'elettricità positiva sono, o \ ossigene (temiossig.) o quelle che contengono questo principio in eccesso ; e tutte quelle che cedono all' elettricità negativa sono o combusti- bili puri , o corpi che sono principalmente formati del prin- •cipio dell' infiammabihtà (flogogene) . Cotesti fatti appoggiano assaissimo la supposizione che li acidi ìnuriatico , J'inorico e horacico (ossimurialico , ossifluorico , e ossiboracico) contengano l' ossigene ; e il principio generale conferma la conghiettura che si è espo- sta sulla natura delle terre . Ho rimaixato che nell' elettrizzazione dell' acido bora" cìco (ossiboracico) umettato si vede comparire nella super- fice negativa una materia combustibile di colore carico.. Ma le ricerche sopra li alcali m'hanno impedito di seguire cotesto fatto , che mi sembra però indicare una de- composizione . DI Fisica , Chimica ec." io3 L' addo muriatico (osslmuriatico) e l' acido fluorico- (ossifluorico) nel loro stato gasoso , sono de' non condut- tori, e siccome vi è ogni motivo di credere che le loro basi hanno una più forte attrazione per l' ossigeno dell' acqua, non si può molto sperare di decomporli nelle loro soluzioni acquose usando anche i mezzi voltiani i più po- tenti ; ma si ha qualche probabilità di riuscire elettrizzando alcune delle loro combinazioni . Le forze di affinità de' nuovi metalli, basi degli alcali, presentano un' iuunensa varietà di oggetti di ricerche . Queste sostanze diveranno per se stesse reattivi po- tenti neir analisi chimica ; e la loro affinità per l' ossigene essendo più forte di quella delle altre sostanze conosciute per questo medesimo principio , esse potranno forse rim- piazzare r applicazione dell' elettricità ad alcuni de' corpi non decomposti . Trovo che la base della potassa si ossida nell' acidc^ carbonico [ossicarbonicoj , e Io decompone , essa produce anche del carbone quando la si riscalda In contatto del carbonato (ossicarbonato) di calce . Essa si ossida anche n^ acido muriatico (ossimuriatico) , ma non ho avuto oc- casione di fare quest' esperienza con bastante precisione per determinarne con sicurezza i risultati. Nelle scienze che hanno rapporto colla chimica, la- conoscenza della natura degli alcali , e le analogie che ne derivano , aprono molte viste nuove ; esse ponno condurre alla soluzione di più problemi di geologia , e mostrare nella formazione delle roccie e delle materie teri-ee degli agenti la cui esistenza non è stata finora neppure sospettata. Sarebbe facile estendersi sopra la parte speculativa di questa ricerca^ ma debbo astenermi. Il mio oggetto in questa lezione non fu quello di stabilùe delle ipotesi ^ ma- di esporre una nuova serie di fatti. io4 Giornale MEMORIA Sul conduttore tagliente cI'Hawkins per l' esti'azione' della pietra dalla vescica . del Sr'g. Cw. A. Scarpa Membro ddV Jnstìtuto Naz. d'Italia Pì^of. della R. JJnwersità di Pavia . ( Ani d;ll' Jnit. Hai. lom. 2, ) c Oe dovendo estrarre una grossa pietra dalla vescica ori- narla d' un uomo per la via del perineo , potesse il chirur- go a suo piacimento proporzionare la lunghezza e profon- dità del taglio della prostata , non che dell' orificio , e del coi-po della vescica al volume della pietra , egli potrebbe in ogni quakmque caso di calcolo assai voluminoso aprirsi una strada bastantemente ampia per afferrare prontamente la pietra ed estrarla con facilità , senza punto ammaccare o lacerare le parti per le quali dovesse passare . Ma sgra- ziatamente, quando trattasi di pietra assai voluminosa, ciò non è pratical)ile nel perineo , a motivo che limitato è lo spazio triangolare fra l'arcata del pu}>e , il ramo dell'ischio, ed il collo della vescica , e che 1' incisione della base della prostata, e dell'orificio della vescica non può essere pro- lungata oltre certi confini , senza dar occasione che si formino infiltrazioni orinose , e suppurazioni gangreno- se nel tessuto cellulare posto fra il retto intestino , e la vescica . Cile il Rawio, per estrarre senza il più picciolo slenlo dulie grosse piotj-e dalla vescica per la via del poriiif) , incidesse con felice successo tantalio il corpo della vcòci- m FtStCA. ,' ChIMTCA F.C. io5 ca (la lasciare intatto Y orificio di questo viscere , fu una congettura di Abbino, non appoggiata sopra alciui .fatto certo e dimostrato . E tutti quelli i quali conoscono la storia della chirurgia sanno in quanto discredito siano ca- duti ben presto i metodi di FouJjert , e di Thomas aventi il medesimo scopo ; né ignorano , che per lo più è susse- guita da gravissimi accidenti la litotomia celsiana , ogni qual volta il calcolo è di tal grossezza , che non può im- boccare, e distendere l' orilicio della vescica, ed il collo dell' uretra (a) , sicché per estrarlo l'incisioue dehjia cadere sulla parte laterale sinistra del corpo della vescica, supe- riormente alla prostata . Tutto ciò che la notomia ha sa- {>uto sin ora suggerire di meglio ai chirurghi, onde agevo- are loro l' estrazione di grossi calcoli dalla vescica per la via del perineo, si è l'incisione della prostata lateralmente entro certi determinati confini di lunghezza e di profondi- tà , e la prudente risoluzione di commettere il resto dell' operazione ad una blanda e graduata dilatazione del collo dell'uretra, e dell' orificio della vescica. E per verità, dac- ché r operazione della litotomìa nel perineo ha ricevuto codesto perfezionamento , ossia dacché si è cominciato dai chirurghi non piìi ad intaccare soltanto l' apice della pro:- stata , ma ad aprirlo completamente , ed a tagliare a certa profondità , ma non completamente , la base di questa dura ghiand.ola , e con essa un picciolo tratto dell' orificio della vescica, la forza di distensione, che per lo passato, pra- ticando il grayide apparecchio s'impiegava violentissima per potere afferrare ed estrarre la pietra, non è stata più (a) Ella è un inesattezza dei chirurghi , von degli anatomici scrittori dilìgenti' (juella di chiamare collo, o cervice della vescica ciò che è propria- mente e o[\o , o piintipio dell'uretra, il quale si estende dall'orificio della vescica per entro di-lla prostriti al coniincinrncnto dell' ur.'t''a rnenilìranosa , ed il quale in niuii modo appartiene alla vescica Codesta inesattezza dà oc- i^asione tratto tratto a molte Oicurittt nella detcriiioiie della litotomia. io6" Giornale aecessaria , e basta ora all' uopo una mediocre dilatazione di queste parti per eslrarre con felice successo dei calcoli di considerevole grossezza, siccome sono quelli di tre on- ce e mezza di peso , e di sedici linee di picciol diametro ; ond' è che a giusto titolo a' dì rtostri si riguarda il grande apparecchio ìateralizzato come il maggior grado di per-- fezione cui può essere portata l' operazione della litotomìa Bel perineo . 11 taglio laterale y ancorché eseguito colla più grande precisione, non dispensa il chirurgo dall'impiegare un certo grado di dilatazione dell' orifìcio della vescica e del collo dell' uretra . Codesta dilatazione , per mediocre che sia , è sempre necessaria , quantunque il calcolo sia di mezzana- grossezza . L' orificio della vescica nel cadavere d' un uomo adulto si apre , egli è vero , quasi spontaneamente al diametro di cinque linee , come si può vedere portando. Tanice del dito dalla cavità della vescica per entro il collo dell' uretra . Il taglio laterale entro i giusti confini fende il corpo , e la base della pi-«stata alla profondità di quattro , al pili di cinque linee , le quali unite a cinque altre cui si presta, come si è detto , qitasi spontaneamente l'orificio della vescica , formano un' apertura di dieci linee ; ma iu Tin uomo adulto la pietra d" ordinario volume , e di figura frvale ha sedici linee di picciol diametro , alle quali con— ■viene aggiungere la grossezza delle morse della tanaglia , nel qual caso , anco dopo il taglio laterale praticato colla più scrupolosa precisione , là pietra , benché di mediocre grossezza, non potrà uscire dalla vescica, se la dilatazione della base della prostata, e dell'orificio della vescica non verrà portata per otto lince circa al di la dell' apertura fatta dal tagha laterale. Che se per evitare codesta disten- sione per otto finee s' incider r. ero ad eguale profondità la base della prostata , ed insieme con essa l' orificio dèlia T^escica, ed una porzione del suo corpo, non mancherebbe ciò di dar luogo alla lUtrazionc orinosa nel tessuto celiu- DI PisicÀ , Chimica ec. l o*j lare fra il retto inteslìno , e la vescica , indi agli ascessi grangienosi , alle fistole , ed altri gravi accidenti . Sappiamo in fatti da Sharp (a) che Cheselden ne' primi suoi speri- inenti incideva porzione del corpo di questo viscere ; ma Sharp del pari e' instruisce , che Cheselden fu obbligato di smettere questa maniera di operare a cagione del danno che ne veniva appunto dall' infiltrazione dell' orina fra il retto intestino , e la vescica (*} . La stessa cosa è stata pure avvertita da Bromfeild [b] , e dopo di esso da parec- chi altri celebri ed esercitati chirurghi (e) . La lunga spe- rienza aveva senza dubbio instrnito il più rinomato Lito- tomo de' suoi tempi Franco (^d) sui danni d'una troppo (a) Ricerche critiche. Cap V. (*) Cheseldenus , ut omnia tentaret, veslcam aqna horiiei implebat i quantum aegri ferrt pot-rant ; dein vesicam incidebal, sed infausto sue cessu, propter urinant inter vesicam et paites vicinas remorantem , undb gangraena qua ex decem , octo moriebaacur . Camper Demonstrat. anau IìIk II pag l/'^. \h) Chirurg. Obs. Licei pleriqiie chirurgi , quod sciam , glandulam prO' statam per totam suam crassitiem dividere optent, ego tamen nollem factum >, Doirantem , aut paulo minus proiime ad pattern urethrae membranosam satius et utihus, qutrm per totam sui crassitudmem dividi prò certo habeo . Nam primo nullibi alias praeter quam ia «a parte calcalo obsistiiur , et vesicae cervix cifra omnem laesrntioncm sujftcienler dilatatur . Deinde par-i tibus citius sanandi facuttat"m hoc fortasse dahit , sphinctere revalescente , quam si perpetuo per eas trtnsiret urina : licefque miki , si font opus , liquido jurare . nunnunm post ullam mearum operationum fstulam remansis- se, quod saepe usu pvenit ilhs qui ghinduUm usque ad membranosam vesi» c«e partem persecuerunt . Nam . tametsì aliter visum sit mullis scriptoribus , fafror tamen , me non posse non putare valde perniciosum esse partem memr branosam vesiaae sauciari, et si nihil aliud offerì mali , fistidas exinde orh turas maxime est verosimile , (e) L'aforisma d' Ippocrate XVIÌ. seo. VI sulla letalità delle ferite della vescica è una verità di fatto relativamente alle ferite di questo viscere , che non lasciano un lièero esito air orina , e ne accagionano f (ffustone nel cavo del peritoneo , ovvero nella teilulosa fra il rètto intestino , e la vescica ojff-.^a . _(d) TraUé de la taiUe . Chap. 3a, 1 o8 GlORNAtE estesa e profomla incisione della hase della prostata , e dell' orificio della vescica , poiché a questo proposito egli scrisse href il est reqids de tenir niediocrité . L' apice della prostata , siccome (jilello che oppone la più valida resi- stenza air introduzione della tanaglia ed all' estrazione della pietra , si è quello che in ogni operazione di litotomìa nel perineo deve essere completamente reciso . Ma per riguar- do al corpo ed alla base della prostata , un' incisione late- rale la quale vada alla profondità di cinque linee per tutta la lunghezza di questa ghiandola , e quindi interessi alcun poco l'orificio della vescica, è bastante perchè coli' ajuto di una moderata e gradatamente accresciuta dilatazione si possa estrarre una j)ietra più clie d' ordinaria grossezza , senza che le parti per le quali deve passare , vengano for- temente contuse o lacerate . Nei fanciidli nei quali Y orifi- cio della vescica , e la base della prostata sono facdmente distensibili , e nei vecchj nei quali generalmente l' oritìcio della vescica , ed il collo dell" uretra è assai più largo che negli adulti , una incisione del corpo , e della base della prostata minore di cinque linee di profondità , e ne' fanciulli di due linee soltanto, è bastante per l'estra- zione della pietra d' ordinaria grossezza , mediante una mediocre dilatazione di queste parti. Non è propriamente che il grosso calcolo , il quale oltrepassi le venti linee di piccolo diametro , che obblighi a tagliare lateralmente tutta la spessezza della base della prostata sin a penetrare nella cellulosa al di là di questa ghiandola, e nel corpo della vescica ; ma poiché codesta profonda incisione laterale è susseguita costantemente da infiltrazioni orinose , da asces- si gangrenosi , e da fistole fra la vescica, ed il retto in- testino, così egli è dimostrato che i colerli di tale gros- sezza non devono gianmaai venire estratti per la via del pc'ineo . 11 taglio laterale ha dunque dei confini, olire i qiiali non si può far passare seuxa esporre il malato a danni più CI Fisica , Chdiica ec' log più gravi di quelii clic gli possono sovrastare dalla pre- senza della pietra in vescica . Questo fatto unitamente a quello che ne deriva cpal conseguenza, ossia della neces- sità assoluta di dover impiegare in ogni qualunque caso di litotomìa nel perineo , un minore , o maggior grado di dilatazione dell' orificio della vescica , e della base della prostata , onde supplire alla mancanza di lunghezza e di profondità del taglio di queste parti anche il niegho prati- cato , costituisce , a mio avviso , il principio fondamentale della litotomìa col metodo laterale^ e somministra una norma certa onde dare il giusto valore agli ormai innume- rabili stromenti stati pi'oposti per l'esecuzione pronta e sicui-a di questa operazione , Su di che non posso passare sotto silenzio che hanno indotto in errore la studiosa gio- ventù tutti quelli , i quali declinando dalla dottrina di le Cat (^*j , ed esagerando di troppo i vantaggi del taglio la- terale sopra il grande apparecchio, e più ancora l'utilità degli stromenti da essi {proposti per eseguirlo , ne hanno 1)arlato in modo , come se ,. dopo fatto il taglio laterale , a pietra fosse per uscire spontaneamente dalla vescica , seuza punto menzionare la necessità della dilatazione . Clieselden , al quale solo appartiene la gloria d' aver arricchito la chirurgia dell" iìnportan-te ritrovato del glande apparecchio lateralizzato , adoprava per fare questa opera- zione un coltellino- di sua invenzione , avente un tagliente convesso largo quattro linee , montato sopra un lungo ma- nico . Con questo semplicissimo stromento egli incideva lateralmente la prostata per tutta la sua lunghezza , ed alla profondità di quattro o cinque linee; dopo di che, coir ajuto d' una lenta e gradatamente accrescitita dilata- zione del collo d'eli' uretra , e dell' orifizio, della vescica egli Toni.. 2. i5 (*) Pièces conccriWH V opéraiion de la taillà pag- 60, i-oOt 110 Giornale esti-aeva dei grossi càlcoli senza esporre 1 malati a gravi accidenti consecutivi . Ma per verità non è cosa tanto fa- cile , come alcuno non abbastanza esercitato in questa operazione potrebbe forse immaginare , il condurre un col- tello per entro del collo dell'uretra sin aldi là dell'orificio della vescica , sicché nel tragitto che deve percorrere non si scosti, talvolta molto, dalla direzione laterale alla pro- stata, ed incida la prostala stessa alla giusta profondila specialmente nella sua base colla quale circonda l' orificio «iella vescica . Imperciocché la punta del coltello si arresta facilmente nella scannellatura del catetere fatto di ferro tenero , e la dura sostanza della prostata oppone d' ordi- nario una s'i forte resistenza al tagliente , che lo ripercuote nel lato opposto , ovvero sfugge la prostata stessa innanzi al tagliente , e fa supporre al chirurgo d' avere inciso ali- bastanza profondamente questo corpo ghiandolare qp.iando non lo ha spaccato propriamente che nel suo apice , e scalfitlo soltanto leggermente nel suo corpo e nella sua base . Il facilitare quindi ai dotti chirurghi , ma non egual- mente abili di mano , quanto lo era Cheselden , 1 esecu- zione del taglio laterale, fu il lodevole motivo che indusse Hawkins a proporre il suo conduttore tagliente . Opinò egli che due grandi vantaggi sareWjero derivati dalla pra- tica di questo suo stromento ; quello cioè di eseguire in- variabilmente il taglio laterale di Cheselden j l' altro di garantire costantemente i malati in tutto il corso dell' ope- razione dall' offesa del retto intestino , e dell'arteria pudenda profonda . Non si può mettere in controversia l'utilità enun- ciata in secondo luogo ; poiché egli è evidente , che la conves- sità della guida dello stromento mette a coperto l'intestino retto da ogni lesione , e che il margine tagliente del me- desimo stromento non essendo inclinato orizzontalmente verso la tuberosità e ramo dell'ischio, ma voltato all' insù, nel percorrere che fa l'asse longitudinale del collo dell' DI Fisica ', Chimica ec. ni trrelra,^ non può offendere l'arteria pudenda pi'ofonda. Ma- quanto al primo vantaggio , quello cioè di eseguire preci- samente il taglio laterale di Cheselden , è d' uopo conveni- re , che Hawkins non ha ottenuto completamente T intento che si era proposto , si perchè il margine tagliente del suo coduttore non si alza abbastanza sopra il livello del cate- tere per immergersi quanto si richiede nella sostanza del corpo e della base della prostata , e quindi incidere l' uno e r altra alla giusta profondità , come perchè lo stesso margine tagliente troppo rivolto all' insìi , per quel tratto che può incidere il corpo , e la base della prostata , non la intacca lateralmente , ma piuttosto nella parte sua supe- riore colla quale riguarda la sommità del ramo deir ischio , e 1 arco del pube ; la qual via è la più ristretta ed impe- dita di tutte le alti-e nel perineo per l' uscita della pietra dalla vescica . Inoltre la larghezza dell' apice della guida è cosi sproporzionata al calibro dell' uretra membranosa , che per la grande resistenza che vi incontra , egli è facile che lo stromento esca dal solco del catetere , e s' insinui tra la vescica ed il retto intestino , il quale grave incidente è accaduto assai spesso, ancorché lo stromento di cui si parla fosse adoprato da mani esercitate nelle grandi ope» razioni di chirurgia . Pochi anni fa alcuni celebri chirurghi avevano intra- preso di dare una nuova forma al conduttore tagliente d' Hawkins , ma i loro tentativi non ebbero buon successo a motivo, io credo, che essi hanno trascurato d'instllnire un esatto confronto fra le parti che si devono incidere nella litotomìa di Cheselden , colla elevatezza ed inclina- zione da darsi al tagliente dello stromento che essi si pro- ponevano di perfezionare . Bell. («) ha diminuita la lai— ghezza della guida, ma ha dato al tagliente una direzione (a) System oj surgery T. Il Piate SllI^ T I "J -ClOllNALE orizzontale . Dcssaiilt («) , Kline , Cruikslianks , rilenut.i la posizione orizzontale della lama loi^lientc , hanno (li nuovo allargata la guida , e resa piana di solcala che era (Z») , che è quanto dire, essi non hanno fallo altro, clie convertire il conduttore .tagliente d Hawkins in un coltello meno aj)proprialo di quanti ne ha la chirxngia ])er fare il taglio laterale , e certamente in niun conto più si- curo e j)iù maneggevole di quello clie adoprava il Chesel- den . Non è sfuggita, a dir vero, ai sopra citati cliirurghi la difficoltà , che la direzione orizzontale del tagliente avieJ)- be resa inevitabile l'offesa dell'arteria pudenda j)rofonda ; ed è perciò che essi hanno insegnato doversi inclinare il manico del caletere solcato suU' inguine destro del ma- lato, e che si facesse scorrere lunghesso il condultor ta- gliente pure inclinato in modo, che col suo margini! oltuso riguardasse il retto intestino, e colla lama tagliente si al- lontanasse tli tanU) dalla tuberosità e dal rauìo dell' ischio quanto fosse di bisogno per non ferire larlciia pudenda pro- fonda . Certamente anche adoprando il coltello di Clieselden convien daie la stessa inclinazione al catetere solcalo verso l'inguine destro del malato, aftinché il taglio cada lateral- meiite sulla prostata, o non discenda sul retto intesliuo, o offenda l'arteria pudenda j ma chiunque ha della spe- (a) Oeuvrcs chiruvg. T. IT. (b) Richcrand mcm. de la soc. d' ómnlat. T. IV. Le procer- sale , il quale , quando è unito a certi corpi , o a certe sostanze , le rende combustibili , o infiammabili , e quando non vi si trova, o perchè non ne sono state dalla natura rivestite , o perchè se ne sono spogliate , non sono piìi combustibili , M Fisica. , Chimica, éc. iS^ I corpi cornhiistìbiU sono tutti , a mio parere , compo- sti rli uua , o più hasi^ e di mi principio inpammahile . la non starò a discutere, se il carbonio, e '\\ J'iogogene (idro- ■gene), o le base dell' arza iiifammahile di Priestley, siano due principi distinti, o due principi identici, che costitui- scano un solo principio inlianimal>ile universale j mi basterà l'osservare, che i Neochimici, i quali si sono burlati del J^logisto , neir ammettere il carbonio, hanno abbracciato ancor essi in parte lo stakaìismo , mutando soltanto il nome a quel principio . I metalli , lo zolfo ec. non sono , a mio giudizio , cor- pi semplici , e sono combustibili perchè ritengono del principio iuliammabile , che si può estrarre per mezzo del fuoco agevolmente . Tutti i metalli facilmente combustibili , come il ferro , il pioiubo , ec. di leggieri cedono questo principio : si prenda uno di questi metalli , come v. g. ferro, piombo, zinco, stagno ec. ridotto in minuta polve- re , o sottilissima limatura , e se ne metta una piccola dose in un matraccio , o altro simile recipiente di vetro , quasi pieno d' olio , e poi si esponga ad \va fuoco ardente ; si vedrà , quando 1' olio avrà concepito molto calore , sca- turire del gas in forma di bolle dalle molecole di qualun- que di detti metalli , che metteranno T olio , in ebullizione ; e questo gas , se si raccolga in adattato recipiente , e si esamini , si troverà essere injìainviabila , o gas Jlogogeìie , (i) L' olio a qualunque fuoco non bolle ;, ma svapora alla superficie solamente; e non rileva il bollore, perchè non si solleva dal suo interno, ne' gas, ne' vapore [a)\ ma può bollire tutte le volte , che vi si trovano mescolate delle .sostanze capaci di mandar fuori del gas , o del vapore • (i) Non xarebbe pia verisimile il credere che il Jlogogene provenisse daWolio? (L'Edii.). {a) feci, le mie Osservaz, per provare che Folta non lolU . Ann. Chintz di Pavia . i38 GtcmuAiE Dunque questo gas deve uscire dalle molecule dol metallo immerse nell' olio (a) . E se si esaminiuo poi le particelle del metallo , qilan* do è stato un pezzo a bollir nelF olio , ed ha perduto molto gas infiammibile , o flogogeue , si vedranno legger- mente calcinate . I seguaci di Lavoisier han sempre detto , che in qua- lunque circostanza si veda scaturire flogogene dai metalli ^ proviene dall' acqua , e non dal metallo , sicuramente . Ma qui nou vi è da ricorrere , né all' acqua , né all' umido dell'aria. I inelalli non ne contenevano, e non vi poteva avere accesso l'atmosfera. ' Da questi fatti pare , che si deva inoltre conchiudere-, che la caìcinazìone , terinossìdazione , od ossidazione , è una decomposizione dei metalli , consistente nella sottrazione del principio iufiammal)ile , e non una composizione per l'addizione^ e comJiinazione del terniossigeìie (ossigeno) at- mosferico. In queste esperienze, come i metalli poteano avere del tejvnossigcjìc da combinarsi , quando che l' oHo gli rendeva inaccessiljili all' atmosfera ? Lo zolfo pure , agevolmente si prova , che contiene del principio infiammabile . Io presi parti uguaU di solfo sublimato bene asciutto , e di magnesia calcinata d' allora , e; le messi in piccolo matraccio a collo stretto , poi vi .viesrsai sopi-a dell' olio quasi da empirlo , e l' esposi al fuo- oip:. Si formò uu vero solfuro di magnesia che tramman- dava dall'interno dell'olio molte grosse boUe, o vesiche di gas, il quale raccolto in cpantità , ed esaminato, trovai, «te era un pretto gas flogogene solfara to o aria epatica V. s. Lio zolfo puro dà ancor esso , bollito nell' olio dell'" Istesso gas [h] , com« ho esposto altrove. fa) Ved la mia Mem. sul prìniipio dolce degli olj, N. ai. Societ. Italia'- no Tom. Xin. ib) V. Ann. Chim. di Pavia . t)i Fisica ', Chimica f.c. i3()^ Siccome nel sistema di Lavoisier lo zolfo è un corpo semplice , per spiegare la comparsa , del gas flogogenè solfurato da quelle combinazioni di alcali , o terre , con Io zolfo , clie si chiamano solfuri, si asserisce , che proviene dalla decomposizione dell' acqua : L' acqua , dicono , cede parte dell' q^sigene allo zolfo , che vi si combina , e lo acidifica; m^^ il flogogenè (idrogeue) se ne vola via por- tando seco dello zolfo in dissoluzione , e cosi ha origine il ^AS Jlogogene (gas ì^vQ^.) solfiirato . Ma nella mia esperienza duve è l'acqua da decom- porsi? Entro r.olio n(> certamente ; lo zolfo , e la magnesia non ne contenevano ; e siccome questi fino dai principio dall'operazione erano stati sempre immersi nell'olio , restava escluso ogni sospetto, che attirassero, o avessei-o attirato Timido dall' atmosfera . E quando avessero contenuto una piccola dose d'umido, questo dopo pochi momenti dovea distruggersi , e in conseguenza cessare lo sviluppo del gas golfurato. Ma.il detto gas seguitò a svilupparsi sempre dallo solfo nristo all'olio , per molto , che lo tenessi esposto ol fuoco y in qu^antità , e senza intermissione , -: Egli, è, dunque lo zolfo un combustibile , che contiene dèi pripcipio iniianimabile , e non già un corpo semplice , che : diviene iBfiamrnaJj ile, perchè decompone immediata- mente il /^wOi$o . E quante vittime sarebbero state immollate col comune metodo di cura , chs di frequente si appoggia aW aspetto di sintomi di apparente astenia, munire covava in realtà una diateli stenica che si appalesava col metodo esplora- tore . Fu in questa scuola che si sona vedute domarsi le febbri periodiche , le diarree , le idropitie , §U stessi tifi per memo de' controstimolanti i piìt «nergiai. i44 Giornale Del rimanente risulta dalle molte ossen'azionl fatte da lei Sig. Professore , e da quelle fatte da me , che pure sono numerosissime , che le foglie del rìtus radìcans date in so- stanza posseggono un' azione evidentemente antieccltante , controstimolante . Nelle mie osservazioni oltre quelle che ho puliblicate conto molti casi di dissenteria slenica. Nella estate e nell'autunno del passato anno 1808 ho avuto occasione di amministrare questo rimedio nell'accennata malattia , e con mia somma soddisfazione l'ho trovato cos"i corrispondente, che lo preferiva alla stessa ipecacuana , massime _, ne' casi in cui non eravl associazione di gastricismo . I primi che ho sottoposti all' uso del rhus radìcans furono sei soggetti giovani e robusti affetti da dissenteria accompagnata dà acutissimi dolori a tutto il ventre , da tenesmo intollera- bile , da evacuazioni quasi intieramente sanguigne , da un senso di interno incendio, e da sinoca forte. Se avessi do- Tuto trattarli col metodo ordinario evacuante , oltre alle purghe ripetute , ed ai replicati clisteri mollitivi , avrei do- vuto prescrivere più cacciate di sangue a ciascun soggetto : ma il rhus radìcans in polvere dato alla dose di G. 8. e 12. grani ogni due ore vinse in sei o sette giorni la men- tovata dissenteria senza aver avuto bisogno de' suddetti mezzi evacuanti. Ad un solo soggetto, che era eccessiva- mente pleloiico , ho dovuto far applicare alcune coppette a taglio . In conferma poi della diatesi attribuita a questa dissenteria , olire i sintomi menzionati , viene pure la co- stituzione dominante in quel tempo , la quale fu costante- mente stenica sì rapporto alla dissenteria, come rapporto alle altre malattie . Diffatti avendo una volta trallatto un vecchio attaccato da dissenteria col diascordio , perchè mi scm])rava deljole , ebbi il dispiacere di averlo gettato , co- me egli s' esprimeva , nel fuoco , essendosi esasperati cru- delmente tutti i sintomi , ed essendosi manifestato un senso d' incendio a tutto il basso Vetitre . Quest'infelice fu poi perfettamente guarito colla noce vomica, che in quell'epoca DI Fisica, CHmicà ec. i45 IO usava per confrontarla col rhus radìcaìis — . Ho esteso l'uso di questo rimedio anche alle idropisie , ed alle convul;: sioni stenichè , e lo trovai pure in esse efficace , e corri- spondente — . Anche la radice dì cojitrajerva , che era quasi onni- namente dimenticata dai pratici moderni, fu da nle ultima- mente sottoposta a nuovi esperimenti . Risulta da essi che questa sostanza ha un' azione analoga a quella della pale- riana silvestì'e , e della serpentaria virginiana cioè contro- stimolante (^antieccitante) . Sono quattro i casi di sinoca , ed uno d'artritide, in cui l'ho amministrata, e ne fui grandemente soddisfatto , corrispondendo essa come con- trostimolo pronto , ed attivo . Avrei proseguito in questi esperimenti , se non mi fosse mancata . La sua dose era da una dramma alle due in polvere , ogni due ore . Mi ricordo d' avere detto a V. S. Chiar. , che io du- bitava , che r estratto acquoso dell' loscìamo nero ( Hyo- scyamus niger Lm?!.) potesse essere stimolante , perchè lo rinvenni inefficace in una cefalalgia stenica periodica . Ora sono in dovere di ritrattarmi. Avvegnacchè cimentato que- sto estratto a generose dosi nelle affezioni stenichè esenti da pletora , ebbi la compiacenza di vederlo a corrispon- dere meravigliosamente in qualità di controstimolo poten- tissimo . Il primo caso , in cui lo prescrissi , fu quello d'una dolorosissima artritide stenica, che da dieci giorni tormentava un gio\àne militare , la quale ìa undici giorni fu vinta onninamente coU'uso di tale estratto prescritto da un grano e mezzo sino ai quattro gl'ani ogni due ore . Questo caso felice mi animò a prescriverlo in altre malat- tie decisamente stenichè ; ed attualmente conto già tre sinoche petecchiali guarite col mezzo d' un cos'i potente rimedio . Giovò anche m una colica uterina , ed in un ca- tarro-^qò. oralo, prescrivo con coraggio anche in una bron- chitide , sperando di trarne l'eguale vantaggio . Ad un giovine jnilitare affetto da sinoca^ che tratto attualmente in quest^ x^6 Giornale ospedale col medesimo estratto , sotto la dose di cinque- grani e mezzo , si manifestò un delirio simile a quellof prodotto dalle grandi dosi di belladonna : ma la diatesi è quasi vinta . Ho diminuita la dose , e mi lusingo , che presto SA'anirà il delirio , Negli altri casi 1' estratto mento- vato produsse all' opposto im sonno placido _, calmò i do- lori , ed in breve tempo ridusse le forze allo stato di sa- lute . Tra i suoi effetti è da valutarsi una picciola virtù purgante . — . Rapporto poi al caso di cefalalgia stenica , che fu ribelle a quest' estratto , devo far notare , che una pletora parziale alla testa , e forse anche la di lui dose tenue furono probabilmente le cause della sua inutilità . Diffatti , rileggendo il diario di tal malattia ho trovato , che contemporaneamente all'uso della belladonna che fu il rimedio j che ho sostituito all'estratto di giusquiamo dovetti far applicare alcune mignatte alle tempia _, ed al- cune coppette a taglio al dorso _, ed alla nuca , senza delle quali forze sarebbe stata infruttuosa anche la belladonna stessa . — .Mi propongo di fare in seguito altri tentativi con questo estratto per confermare meglio la di lui virtù controstimolante . ESTRATTO Dì una Memoria sopra l'acido muriatico (ossimuriatico) e l'acido muriatico ossigenato (ossimuriatico termossigenato) de' Sigg. Thenakd e Gay-Ltjssac N< ( Leila alP Intltlulo di Francia V »7. lebirajo 1809. Bull. Fhilomatiq. Man ) on possiamo fare presentemente l' analisi di questa Memoria molto estesa e ci aecoutenteremo di farne conor scere i principali risultati . ■Di Fisica , Chimica eC. 147 1. R gas muriatico [os.^imuriatico) ccm tiene — - del suo peso d'acqua, e in questa quantità evvi abbastanza ossige~ uè {tennossig.) per ossidare [terinossidare) tanto metallo quanto T acido ne può sciorre . 2. Il gas muriatico ossigenato [ossùnur. tennossig.') pesa 2^47 volte più dell'aria. Contiene la metà del suo volume di gas ossigeno [terniossigene) , e tutta l' acqua che può formare coli' idrogene [^flogogeìie] è ritenuta dall' ac muriatico [ossiniuriatico] che contiene . Se si calcoli la sua quantità si trova che essa fa ancora precisamente il -—- del peso di quest' ultimo acido . 3. Il gas muriatico ossigenato [ossimur. ternìossìgenato) secco forma co' solfuri metallici d«' muriati [ossiniuriati] , e la nuova sostanza dal Sig. Thomson . 4. Questo medesimo gas non può essere decomposto dalli sullili [ossisolpti) secchi, e lo è solito se essi sono leggermente umidi . 5. n gas mentovato non è decomposto del carbonio ad una forli-sima temperatura rovente, e non è che coli' idrogene [flogogene) che ritiene il carbone che esso può esseie convertito in gas muriatico (^ossùmiriatico) . 6. 11 carbone ed anche la piombagine fortemente cal- cinati contengono ancora un poco di idrogene [flogogene) , 7. Il gas muriatico [ossÌTiiurìatico) ordinario non soffre alterazione facendolo passare sopra un carbone rovente , 8. Il gas solforoso {ossisolforoso) , il gas ossido di carbonio , il gas ossido di azoto {settono) ed anche il gas nitroso non decompongono il gas muriatico ossigenato [os- simur. terirtOssig.) quando essi sono secchissimi 5 per mezzo dell'acqua, essi lo, decompongono prontamente. 9. 11 gas muiialico ossigenato [ossiwiir. temiossig.) è decomposto dall' acqua e dal calore soli , anche un poco al disotto della temperatura rovente . 1^8 Giornale 10. Un iniseuglio a volume eguale, di questo gas e di gas idrogene [J'Iogogerie) s infiamma ad una tempera- tura di 13 5. 11. Tutte le volte che la luce agisce sopra i corpi inorganizzali e che dessa è assorbita, li suoi effetti sono i medesimi di quelli del calore . 12. In un gran numero di circostanze nelle quali sì osserva che due gas ben mescolati si combinano lenta- mente , come il gas muriatico ossigenato (^ossùìnm terfitos- sig.) e il gas idrogene [fìogogene) è la luce la cagione della loro combinazione . Siccome essa non penetra che successivamente il miscuglio gazoso , e che essa agisce con una piccolissima massa, li suoi effetti sono successivi, ma tanto più pronti quanto essa ha maggiore intensità 5 nell'oscu- rità compiuta, non si produrebbe alcun effetto. i3. Il gas idrogene [flogogenc] e il gas oliofacente ,' mescolali ciascuno separatamente , a volume eguale , col gas muriatico ossigenato [ossùnur. termossig.) s' infiammano con detonazione tosto che sono esposti alla luce diretta del sole . 14. Il gas muriatico ossigenato [ossìmun termossig.) non può essere decomposto se non dai metalli coi quali esso forma de' muriati [ossnnuriati) , o dal calore e dall acqua colla quale riproduce il gas muriatico {ossùnuriatìco) ordinario , o dalF idrogene [ftogogene) , o dalle sostanze che ne contengono . In ogni altra circostanza nella quale non si forma acqua che possa combinarsi al gas muria- tico [ossìmurìatìco) , il gas muriatico ossigenato [ossùnur. termossig.) non è decomposto . i5. Il carbonio non decompone il muriato (bandona i cotiledoni , i quali si staccano , motivo per cui non conviene batterli colle verghe , sotto alle quali si riducono in briccioli , e si imbevono di particelle terrose con grave pregiudizio dell' oho . Basta adunque sgusciarh a mano, il che può farsi nellinverno anche alla sera , tempo in cui i contadini non hanno altre occupazioni .. Qnelli poi destinati alla seminagione si conservano nei baccelh sino all' epoca di usarne . Depurati i semi, e spogliati d'ogni sospetto di umi- dità si può eslrarne l' oHo col medesimo metodo, di cui eL serviamo per estrarre quello di noce, cioè macinandoli a dovere, sottoponendoli ad un leggier grado di fuoco per adattarli al pressojo , ossia torchio. Nelle grandi raccolte trovansi dei semi ammuffiti, q guasti, il cui olio dà un cattivo gusto 5 questi convien separarli , come usiamo colle noci ^ onde- separare 1' olio delicato dal comune , che serve ad usi inferiori . L'olio cos'i preparato , ed ancor fresco ha un Icggens^ «imo odore di rapa, ma non affetta il palato, talmente- che mangiato crudo nelle insalate non senlesi cattivo gusto; cotto poi una sol volta, ed anche seinpllcemente riscaldato perde l'odore in modo, che le uova bollile in qucsl'oho furono mangiate da persone non prevenute come quelle colle uel butirro. EgUèmoIto, grasso ;, più angora dj. quel- DI Fisica , ChWuca ecì iB-j quello tV olivo ;, dal quale niente differisce per gli usi do- mestici , anzi questo è migliore assai dell' olio d" olivo di commercio . Non serve alle vernici , e gela prima di quelle» d' olivo , motivo per cui nou devonsi ridm're in olio i semi nell'autunno, o nell'inverno, ma nell'aprile o nel maggio, altiimenli si congela nel sortire dal pressojo a meno di usare la stuffa . La quantità dell'olio è in ragione della metà del peso dei semi ^ cpssicliè cento libbre di puri semi danno libbre cinquanta di olio . Un'operazione di poco momento procura maggior quantità d' olio , e lo rende più delicato . Dissi , che i semi sono coperti di una finissima membrana, sepa- rabile al menomo urto 5 mettendoli adunque in un sacco, ed agitandoli con forza si spogliano tutti , col vaglio sepa- ransi le spoglie _, che non contengono porzione oleosa , anzi ne assorbiscono . Dal calcolo del prodotto dello scorso anno risultava j, che una pertica Novarese rendeva lir. Sao. di Milano cal- colando l'olio a 20. soldi caduna libbra, cioè al prezzo dell' olio d' olivo ordinario , non estratto le spese della col- tivazione , e premitur,a dell'olio. Ma si trattava di un oito , che quantunque sia di tenape suolo ha un' esposizione fa- vorevole j, fu sempre coltivato ad ortaglia, e non mancava dell' irrigazione o])portuna . In quest' anno dai varj esperi- menti e miei ., e di alcuni aiuatori , parlando di coltivazione nei terreni mediocri deller campagne , posso assicurare, che ima pertica produce sino a 200. libbre da oncie dodici di" semi depurati ; per conseguenza ce5}to li])bre di olio , parlo, di terreni mediocri., giacche i migliori portano doppia rac- colta , ma comunque sia nessuna coltivazione supera il prodotta di questa . Oltre all' olio serve il boccinolo da terra a fare la cioccolata in sostituzione del cacao; ma siccome contiene maggior sostanza oleosa del cacao, resterebbe troppo molle la cioccolata se vi entrs^sse maggior dose di mi terzo . Io 2ont. 2. 21 1 58 G-IOI\?r ALE ne feci preparare usando per ogni 13. oncie di cacao onde quattro 'fli Nocciiiolo torrefatto separatamente, e manipo- lato nel Vesto-, , come se fosse altrettanto cacao. Ne assag- gìaronof diverse persone iutelllgenli, e lo giudicarono cioc- colata eccellente , e niente diversa della migliore che trovasi ili conunercio . Nell'attuale momento in cui il cacao eccede nel valore , con questa produzione l'economia di un quarto merita l' attenzione del commercio : difatti in alcune pro- vincié dell' America si prepara la cioccolata _, e si econo- mizza porzione di cacao col Nocciuolo da terra . Il panello , che rimane dopo estratto 1' olio _, è bian- chissimo ; contiene una qtiantità di fecola amidicéa , la cui bianchezza j e finezza non invidia il piti bell'amido di fru- mento . Pretendono alcuni che abbondi eziandio di materia zuccherosa . Agli indicati vantaggi abbastanza grandi , e compro- .vati'j per animare la coltivazione del Nocciuolo si aggiun- ga, che migliora notaliilmente le agrarie rotazioni, snerva pochissimo il terreno , che dal continuo uso della zappatura si rende mobile ^ e si migliora al segno , che dopo l' ara- chide prosperano i cereali , ed i legumi , come nei terreni a coltvira maggieiiga , e concimati. Tutti gli amatori, che coltivarono con esattezza il Nocciuolo nell'anno scorso , furono sorprèsi in vista de'suoi prodotti ; giova adunque sperare , che sarà diffusa questa coltivazione , e che diverrà uno dei principali rami deU'ia- dustria rurale . ■uijv.er'.'io'; loq ^ «Ji; i Del Cipero Éscuìento'. '"^■■'^^' Se la storia dei fatti è la base più solida' ' dell' Agri- coltura, come tutti concordano i veri conoscitori di quest' arie ; se gli sforzi di tutte le Società Agrarie ben organiz- zate , tendono a questo line più , che alle ingegnose teorie, -non vi sarà discaro , ornatissimi Colleghi , che io , desti- DI Fisica , Chimica ne. i Sg nato alla direzione del vostro orto (i) riferisca il risultato di una coltivazione , che ho eseguita con particolare atten- zione ^ e che credo importante pel nostro Dipaitimeuto ^ cioè del Cipero Esculento . Il Cipero Esculento chiamato dai Botanici Cyperus JEsculentus ■) dai Toscani Bacicci, e dai Francesi Soucìieù conimestihle , od jdinande de terre è una pianta erbacea della terza classe , ordine secondo del sistema Linneano , la cui radice è piena di piccoli tuberi , ovati , coperti da piccole squamine embricate , ed attaccati alle radici con filamenti capillari . Questi tuberi sono esternameule di un colore oscuro-castano , ed internamente bianchi . Il loro sapore è dolce , simile a quello delle mandorle , contengono molta sostanza,, amidacea ed oleosa, per cui riguardasi questo cipero come oleifero e nutritivo . Somministra difatti un olio dolce e limpido \ si riduce in farina per farne del pane j con esso si preparano delle panatelle assai grate ai polli ed ai majali , i quali si impinguano nutriti con esse ; finalmente i tuberi torrefatti , e polverizzati alla guisa del caffè diconsi capaci di supplire al caffè medesimo , unendo cioè un terzo di caffè a due di cipero . In vista di tanti vantaggi molti agronomi introdussero la sua coltivazione , e tutti ne parlano lodevolmente , e la credono utile [a] Nativo il Cipero dell' Africa , e coltivato nella Spagna si direbbe destinato unicamente pei climi caldi . Io lo se- mino già da tre anni . Sul line di aprile ne ho posti al gran meriggio in terreno arido , verso tramontana in luogo ombroso , ed in terra argillosa , tutti germogliarono assai bene \ ma quelli situati al gran caldo , ed in sabbioso fondo (0 Oria della Soc. Agraria di Novara. (a) Interessantissime memorie ha pubblicate sul cipero esculento il Sig. Kanaldi di Macerata inserite nella nuova scelta d'opuscoli del Ca». Ama» /cai (L' Edit.) . tHo GlOtlNAtE fraltificarono meno degli altri, all'opposto nel quadra-^ to situato al nord dell' orto agrario , il cui terreno è estremamente argilloso , e freddo anche per Y alLigamen- to , al quale va soggetto , ottenni una raccolta di tuberi inàggiore . Fu sempre mio scopo di ritrovare una pianta econo- mica, coltivabile negli argini delle nostre risare ; ho dimo- strata la convenienza della Robbia tintoria nella Biblioteca di caiiipagna del Sig. Gagliardo ; replicarono alcuni l' espe- rimento , e ricono])bero il vantaggio , ma opposero la mano d'opera troppo scarsa nei paesi risati; tentai adunque il cipero suddetto. Ho scielta in conseguenza ima risarà dì buon fondo , ed un argine perenne di recente costrutto , e situato in luogo più elevato , vi piantai lateralmente sui due bordi i tuberetti alla distanza di circa un piede pari- gino , come si piantano i piselli, o l'aglio , operazione ese- guita ai 20. di aprile , ed ebbi la compiacenza di vederli a nascere due giorni prima di quelli seminati nell' orlo agra- rio nella stessa giornata : ingiallirono però le prime foglie , e non acquistarono il loro vigore , che al principio di giu- gno , stagione , in cui si dilatarono prodigiosamente , e formarono dei ceppi talmente carichi dì tuJ>eri , che non erano inferiori , agli altri coltivati , e nell'orto della Società, ed altrove . Nella coltivazióne suddetta non ho usata altra cura, che quella di far sradicare a mano le eibe selvatiche più grosse , e ciò verso la metà di giugno , operazione di po- chissima spesa , e di facile esecuzione , L' epoca della maturanza incomincia verso la metà di ottobre , si sollevano colla vanga , o Col badile le ceppale , e si raccolgono i tuberetti facih a staccarsi, e frammischiarsi colla terra , il che porta iin certo tempo per raccoglierli ;, massime che il colore dei tid)eri si confonde con quello della terra . Per abbieviare il tempo nella campagna , credo conveniente di mettere le ceppale in panieri , od altro ar- DI FrsKAj CHèlIC\ EC. 16 1 tfese, e trasportarle a casa, dove a maggior comodo se ne fa la separazione . Raccolti i tuberi si lavano dalla terra , si mettono al sole , od in luogo ventilato , procurando di essiccarli al più presto possibile , acciò non succeda la formeutazione , né si alteri la sostanza farinacea , o T oleosa ■ Consigliano alcimi di estirpare yerso la metà dì giu- gno le ceppate, separarne i getti, e trapiantarli, operazio- ne , che serve a moltiplicar le radici , ed i tuberi ; ma siccome ciò esige una lunga mano d opera , conviene pian- tare i tubei'i stessi, piuttosto, che per economizzarli usare la trapiantagione . Vogliono altri , che si mietano le foglie dicendo , che si moltiplicano cosi le radici , io non mi sono accorto di questo vantaggio , che credo rarissimo in natu- ra, sapendo la concorrenza delle foglie nella vegetazione. Si possono ciò nuUameno tagliare impunemente verso il principio d' ottobre , quando cessano dalle loro funzioni , come rilevasi dal verde colore , che perdono queste foglie, le quali così tagliate , si mangiano dal bestiame , e princi- palmente dai cavalli . Si estrae l' olio dal Cipero come dissi del Nocciuolo da terra , ma una libbra di dodici oncie di questi tubei'i appena rende due oncie di olio , quando il Nocciuolo ne dà àei ; motivo per cui dubito molto che possa convenire la sua coltivazione nei nostri terreni dotati di una certa fertilità capace di sostenere i cereali , ed i legumi in suffi- ciente abbondanza . Sospendo però di farne un preciso giudizio sino a tanto , che , soddisfatte le ricerche dei pos- sessori delle risare per coltivarli negli argini, me ne avanzerà ima sufliciente dose per una estesa coltivazione campestre ; Io mi farò un dovere di dar agli amatori im ninnerò ba- stante di tuberi per un tentativo , persuaso di tutta la convenienza nel coltivarli dove nessun altro prodotto si ricava ; e la ricompensa che desidero è la storia dei risul- tati , che ne avranno . t6a GrORNAiE SOPRA IL SONNO (i) DELLE FOGLIE DELLE PIANTE Lettera del Slg. D. Nocca Prof, di Botanica nella R. Unii>ersità di Pauia al Sig. L. V. Bkucnatelu E, illa si rammenterà senza fallo, Sig. Professore e Colica Chiarissimo, come io nell'anno mille ottocento cinque allora quando l' occasione di una Laurea m' invitò a leggere nell' Aula pubblico discorso su qualche argomento della scienza acni mi dedico, scelsi il preteso Sonno delle Piante. Forse non avrà ella pure dimentico che la sua cortesia m' animò allora a meditare sul fenomeno , a raccorne le osservazio- ni, e ad inoltrarmi in una parola più oltre del Sig. Lin- neo . Fui pieghevole nell' anno stesso alle di lei brame e neir anno stesso mi adoperai per disegnar quelle attitudini che hanno di giorno le foglie , e quelle che acquistano nottetempo ; notai pure il nome delle piante dell' Orto Botanico che costantemente scelgono ima postura determi- nata . Neil' atto di farle tenere due Tavole che rafligurano le prime ,. come il catalogo che concerne il secondo ob- bietto non le incresca , che il tutto io brievemente corredi con deftinizioni analoghe ed aggiunga qualche parola che tende pure ad illustrare questo argomento . Il Sig. Linneo nella Disertazione che ha per titolo Soinnus jplantaruni e che venne introdotta nel tomo quai'lo- (0 In questo caso per Sonno dee intendorii qiiplla appariscenza o l'orma m cui si adagiano di notte le foglio dell» piani» che è be» diMi- • a da queir «lira clie hanp.o di giorno. DI Fisica , Chimica te. iG3 t(elle Stte Amenità Acndemlche publ)lloale in Stokolm nel 17^9 dà le figuro che hanno di notte le foglie del Phaseolus semierectus della Kohinia P scudo acacia, della Mimosa uìrgata , della Gleditzìa Triacantlios , del Tamarìndus Indica , delle Cassiae , e del Glycine j41>riis . Ma tutte queste piante hanno foglie composte (a) quan- do altronde certe giaciture notturne diverse assai dalle di- urne trovansi del pari nelle piante a foglie sernpìici . Vuoisi adunque non obliarle come non le o])liò per vero dir il Sig. Linneo colla definizione , avvegnacché , non le abbia rappresentato nella sua tavola . L' Alsine media Linn. (i) ha le foglie sprovvedute di piccivolo e di giorno veg- gonsi Tuna a l'altra rimpetto (tav. IV. fig. i.) ma tali non si serbano al giugner della notte , che si ravvicinano a questo tempo e strettamente, almeno nella base, combaciansi (tav. IV. fig. 2.) Con tale nuova bizzarria di stazione ac- cade che il gambetto portatore del fiorellino ritto dapprima e sopra le sottoposte foglie alzato (ivi fig. i.) s'abban- dona , s' abbassa , poi scappa quasi piegato in arco sotta la superfice inferiore delle foglie steìse , le quali così il pi'oteggono dalle meteore (fig. 2.) ed il ricuoprono . Quest' è la prima spezie' di sonno delle foglie delle piante quella che dal Linneo viene chiamata connivens . Il secondo Son- no chiamasi dall' Autore stesso rinchiudente includeìis e questa frase vuole significare quello stato d' alcune piante per cui le foglie loro provvedute di diritta e non brieve coda sono dal tronco rimote iufinchè dura il giorno (tav. IV. fig. 3.) ; ma nelle ore buie per nuova forma curvate indentrò colla punta s'accostano e toccano il pedale (tav. IV. fig. 4-) • ta) "Le foglie semplici presso i Botanici sono quelle i cui gambi sono terminate da una sola espansione, cosichè in cima ad ogni. gambo afvi una Sola foglia . Le foglie composte so/10 quelle nelle quali molte foglie stanno attaccate ad un gambo comune . (b) Chiamata volgarmente pavarazza. i64 Giorsale Il terzo souno chiamasi attorniante [cìrcumsepìens) e sappli- ca a quelle foglie che secondo lor indole conservano di giorno una posizione oiizontale (tav. IV. Ug. 5. e 9.) ma di sera fatte cm-ve nel suo piccivolo piegansi a cappuccio sì fattamente che accerchiauo e abbracciano il pedoncoletto che sostiene il fiore, non dissimili da ima mano pria aperta ed allargata poi raccolta nelle sue dita e semichiusa (tav. IV. lìg. G. e IO.). Il quarto sonno vegetabile si appella riparatore [7111/^ nìens) . Tale è quello per cui le foglie durante il lume del giorno s'allontanano dal fusto facendo quasi im angolo retto sicché sono desse giusta i termini degh elementi di Botanica, orizontali (tav. IV. lìg. 7.) e aUo scuro delle tene- bre, Cocche non solo e pendevoli diventano^ ma si raccar- tocciano all' insotto, formano una specie di volta che garan- tisce i soggetti fiori (tav. IV. fig. 8.) Il quinto modo con tui dormendo si mettono le foglie dicesi dai Botanici raddop- piantesi [co7tdupUcans) che è quanto dire quello che addivie- ne o quando una foglia fatta a lobi (i) o più foghe disposte a paio su d'un piccivolo comune aperte e stese di giorno, o addoppiansi perfettamente compiegandosi come succede nel caso della prima proposta , ovvero come avviene nella seconda, quando due o più foglie avvegnacchè distinte s'ac- costano , collocano la rispettiva facciata esteriore e lucida siffattamente vicine che in tutto od in parte si toccano a guisa delle pagine di un libro . Per il primo caso veggasi nella tavola quarta la fig. ii. che presenta una foglia al- largata qual trovasi lungo le ore della giornata , e la figma duodecima della stessa tavola che fa vedere la stessa rad- doppiata siccome trovasi a notte fitta , e per il secondo si consulti nella tavola quinta la figura terzadecima ove avvi un piccivolo fiancheggiato da foglie appaiate e spiegate quali (0 Lobata si dice una foglia quand' ò dwisa. in. lembi a seni convessi e ritondali . DI Fisica , CirtMicA ec. x6^ quair sono di grorno , e la figura decimarpiacrta della' stessa tavola V. che espone sottecchi le stesse foglie pennate dive- nute in tempo di notte addoppiantesi. Il sonno inviluppante (^mwli^eiìs) non altro vuole significare se non che alcune piante che hanno tre foglie su d'un piccivolo comune {ternata) e che di giorno sono distese, allora quando an- notta il piccivolo di loro diviene dimesso, fievole , pendente di guisa, che le tre foglioline da esso Ini sostenute nella parte inferiore si accostano ,■ si toccano , e nella superiore s'allargano^ e si disgiungono . La figura quartadecima della tavola stessa rappresenta lo stato di veglia di tali foglie, e la decimasesta le foglie stesse a sonno inviluppante . Il settimo de' sonni delle foglie viene chiamato dwer-^ gens. Una foglia ternata che staccate abbia di gioriTO le sue foglie e di notte rappresenta l' intermedia storta col sua piccivolo^ piegata nella sua pagina a differenza delle due altre di lei compagne e sorelle che rimangono nello stato primario , questa foglia ternata^ dissi, così atteggiata chiamasi dipergens . Difatto se i raggi della luce diconsL diver- genti dai Fisici, quando dapprima accostati^ poi sL staccano facendo un angolo ottuso , divergens si prtò chiamare lo stato di una foglia imitatrice del caso succennato . Il sonno detto inpertens o stravvolgente è quello delle piante a foglie alate che orizontali portano di giorno le fo- glie, ma poi di notte le rivoltano in modo che sotto il pic- civolo comune s' a,vyicinano , e Y une l' altre sì mettono contro e rifflettonsì . Lo stravolgimento di queste foglie è così deciso che la superficie, che è durante la giornata, su- periore diventa interna ed ascosa di notte , e l'inferiore che è sottoposta e guardante terra si fa esterna e. rivolta al cielo . La figura decima nona esprime lo slato vegliante o diurno di tai foglioline come la vigesima lo storcimento volturno delle medesime . Il penultimo de' pretesi sonni chiamasi dependeìis '. Quest'è iifliue al imitiens ed opposto al conduplicans cioè a Tom. 2. 22 i66 GionNALE dire alcune piante a foglie pennate ed anco temale che stese di giorno tengono lo proprie foglioline , di notte quasi loro venibser meno le forze coinpajono e sono penzoloni , e di più s'avvicinano . La figura vigesima prima raffigura il primo stato di simili foglie e la vigesima seconda il not- turno . L' ultimo dei principali atteggiamenti che hanno le fo- glie dormendo si è lo squamoso o l' ùnhricatus . Questi succede in quelle foglie pennate che di giorno a foggia d' ale bordeggiano da entrambi 1 lati spiegatamente il pic- civolo , ma di notte unite e soprapposte , le une si ciio- prouo colle altre nel modo stesso che stanno sopra le case dispostele tegole. La figura vigesima terza e vigesima quarta illustrano entrambe quest' idtlme positure . Tali sono, se non tutte, le principali attitudini almeno delle foglie svegliale e dormigliose . Ora si rechi in mezzo ordinatamente la serie molteplice delle piante che in tutti i descritti modi posano dall' Imbrunire della sera in lina al romper dell' alba . Non sarà solo 11 Linneo che ee ne ha fornito gli esempi, giacché le nostre osservazioni ce n'hanno marcato pure taut' altri . (.S'ori continuato) MANIERA Dì costruire un letto a tclajo elastico di un prezzo modico e proprio a facilitare il trasporto delle persone malate oJerite\ inveiUato dal Sig. Patrick. Chricton {P/iit. Mngat. Gen. i8o8. e Cibi. Brit. t. XI.) Jnstruzioni sulla maniera di costruire un letto a teljjo elastico . Il lelajo inferiore (v. la fìg. della lav. VI) AA dev'essere fatto di legno frassino o di olmo lungo sette piedi, e largo cinque piedi, e quattro pollici. DI Fisica , Chimica kc. loy BB Rappresenta due pezzi forti di legno con due ardii di ferro sopra i Iati, per sostenere il telajo elastico. CGC 11 telajo elastico sostenuto dai pezzi di legno cogli archi di ferro : bisogna farli di legno frassino della miglior qualità . EE Letto , o amaca all' inglese , contenente un mate- rasso, o un pagliericcio , - FF Anelli e ramponi di ferro ai quali sono sospesi r amaca , il materasso , e ciò che è accessorio del letto . GGG Quattro braccia che partono dal telajo inferio- re , ciascuno della lunghezza di quindici pollici , e per mezzo de' quali quattro uomini possono portare tutta la macchina . HHHH Quattro semicerchi sul quali si può distende- re una coperta^ a fine di garantire il malato dagli effetti dell' aria esterna . II telajo inferiore, e li sostegni debbono essere fatti di frassino, o di olmo ben preparati. Bisogna impiegare nella costruzione del telajo elastico superiore del legno frassino ben pulito e preparato : i lati del telajo debbono essere grossi nel inezzo ove esso è sopportato dalli sostegni, e assottigliarsi versole estremità. Maniera dì sert^irsì del Ietto e del telajo Si può , per mezzo di corde , attaccare il telajo infe- riore ad una carretta o ad un carro della stessa grandezza © più grande del telajo . Bisogna incominciare dal porre nel letto il malato o la persona ferita : si pone poscia il telajo sopra il letto , e si sospende ai ramponi di ferro le corde che sono alla testa , poi quelle che si trovano al piede . Quattro uomini, mercè i quattro bracci del telajo, ponno sollevarlo senza pena quando contiene uno o due inalati, e trasportarlo sopra uu carro aduna data distanza. tCiS CtOP.NAI.E Si fissa allora con corde il telajo luferlore sopra 11 carro, e la macchina è in istalo di essere trasportata via. Quando si levan fuori i malati dal cano , Jjisogna le- vare in nna volta tutta la macchina e trasj)ortarla suhilu allOspedale. Quando visi è giunto si staccali letto, dap- prima al piede, poscia alla testa, e si leva il telajo . Si possono collocare molto comodamente due o Ire di questi lelaj sopra grandi carri inglesi ( W'^aggons) . Se i carri del paese sono troppo piccoli per la lar- ghezza del telajo , si ponno stringere in modo di addattarlo al carro su cui dev'essere posto. Il primo scopo nell'invenzione della macchina rappre- sentata nella Tavola VI. fu il servizio dell'armata . Si è impiegata con successo a quest'uso, e se ne val- gono attualmente in Inghilterra in diverse città di guerni- gione , come del mezzo piìi facile per trasportare i soldati malati o feriti dalla loro gueraigione o dal loro cantona- mento all' Ospedale . Dopo averlo addottato pel servigio dell' armata , se n'è fatto uso anco in moltissimi Ospedali pid)blici j e s'im- piega non solo (piando si tratta di trasportare persone im- potenti o ammalate dal loro domicilio alP Ospedale , ma anche per far passare dall' infermeria alla sala in cui si fanno le operazioni, i malati che si trovano in situazione di subirne qualcuna , e per riportarli poscia dalla sala delle operazioni all' inferni eii a , senza che perciò sia necessario di vestirli , o farli sortire dal loro letto . Oltre questi diversi oggetti ai quali si è impiegata questa macchina , se ne sono valsi ultimamente ponendola scopra un carro o simili , per trasportare dalla campagna alla Città persone ferite , od altri che essendo tioppo ma- lati per sopportare i movimenti di una sedia da ])osta o di una Jjciliiia volessero però essere piìi a portata di ricevere li avvisi del medico . Da qualche tempo se ne servono generalmente ia m FistcA, GrfiMTCA re. iG^ questo modo in Scozia ;, e le persoire che viaggiano entro «ssa si trovano assai ]>ene , lutti sono d accordo nel dire , che ne' loro viaggi non hanno mai sofferto il menomo in~ «omodo dal movimento della macchina . .L'enumerazione di tutti i casi in cui questo letto è stato impiegalo con successo riempirebl>e un volume ; ma due o tre esempi metteranno il pubblico in istato di com- prenderne tutto il merito , Una persona avendo una frattura complicata dell' osso della coscia , fu trasportata in questa macchina dalla. parte di N. O. della Scozia a Edinborgo in due giorni : la distan- za era di 74. miglia . '. ■ Un malato affetto dalla gotta alle mani e alli piedi fu trasportato in tre giorni da Edinborgo fino nel Nord dell' Inghilterra, a i4o miglia di distanza. In questi due casi , e in molli altri , si sospendeva il letto e il telajo sopra il carro di una vettura a quattro ruote : un domestico era seduto davanti , e si andava per posta . Si potrebbero citare esemp) innumerevoli di malati,' che furono trasportati per mezzo di questa macchina fis- sata sopra un carro piccolo o grande, mentre molti di essi soffrivano dolori atroci , o trovavansi nella più gran- de debolezza . Tutti cotesti malati hanno dichiarato che i loro pati- menti non si erano accresciuti dal movimento della mac- china, e che non ne avevano provalo alcun incomodo: tutti, anche i più malati hanno detto positivamente, che questa maniera di viaggiare non li aveva incomodati, nò aveva accresciuto il loro male . I Collegi Reali de' Medici e Chirurghi d' Edinborgo, tanto nelle lettere che hanno indirizzate all'Inventore, quan- to nelle diverse opere pubblicale da alcuni membri , hanno data Finliera approvazione alluso di questa macchina. Le prove debuoni effetti che se ne derivano , l'eloggio 1^0 Giornale che ne hanno fatti i corpi di dotte e rispettabili persone^ ben atte a decidere del merito della cosa , hanno impe- gnato molte persone ad indirizzarsi all' Inventore , per dimandargli una descrizione e un disegno della macchina , affinchè l' uso potesse divenire generale in tutte le pai'ti del Regno . Per evitare di perdere del tempo , l' Autore soddisfa- cendo a queste dimande si è deciso di far incidere e di- stribuire il disegno di questa macchina aggiungendovi una descrizione dettagliata , la quale mostra chiaramente che la costi'uzione del telajo elastico esige e ben poc' artifizio e poca spesa . E diffatti non evvi villaggio nella gian Bretta- gna , ove non se ne possa agevolmente far eseguire uno, se evvi un ferrajo, e un legnaivolo di ordinaria abilità . L' A, riguarda , dunque , come un dovere verso la sua patria j e verso le persone afQitte da qualche infermità corporale , di dare alla sua invenzione , tutta la pubblicità di cui essa è suscettibile j egli è con queste mire , e coi più ardenti desiderj che questo nuovo letto contribuisca a raddolcire i mali di quelli che vi ricorreranno ;, eh' egli .sottomette in oggi questo rapporto al pubblico . I DI FISlc^ ', Chimica ec. 171 Notizie letterarie NO TIZIA Sopra due nuovi istromenti di musica e sopra alcune altre scoperte VelSig. E. F. F. Chladni Dì Vf^ìrtemberg in Sassofiia , Dottore in Filosofia e in Legge ,• dell' Accad. I. di Pietroburgo , delle Soc. R. di Gottinga, di Haarlem, di Moìiaco , de' Naturalisti di Berlino , dell' Accad. delle Se. utili di Erjiirt, della Soc. Dipartimentale a Magonza , e della Soc. .Batata a Rotterdam. I. Del clavicilindro \ clavicilindìX) ., terminato a principio dell'anno 1800, e perfezionato dopo d'allora contiene una tastiera ^ e dietro questa tastiera un cilindro di vetro del diametro di Ire pollici , il quale s' aggira mercè un pedale e una ruota piombata . Cotesto cilindro non è per se stesso il corpo sonante , come i campanelli dell' armonica , ma esso pro- duce i suoni col suo sfregamento sulF interno mecanismo . Si possono a talento prolungare i suoni con tulle le gra- dazioni del crescendo e del diminuendo , secondo che si aumenta o diminuisce la pres<;ione sopra i tasti . L' istru- mento non si scorda mai . Quelli che l'hanno sentito a suona- re , convengono j che il suono , avvegnacchè abbia qualche rassomiglianza con quello dell' armonica o di alci ni istro- menti a fiato , differisce però d;il suono di tutti gli istro- menti conosciuti. I pezzi aiTUoniosi sono quelli che meglio 172 Giornale convengono ; ma 11 allegri si possano pai-imenli esegufre l La lunghezza dell' istromento , tale come Tho costruito è di 34 pollici, la sua larghezza di 21 e la sua altezza di '^. Esso contiene 4 ottave e mezza dall' ut il più grave del gravicembalo lino al j^ j ma si possono aggiungere diversi suoni a ciascuna estremità , e accresceie la sua forza in- grandendo listromeuto, il che non ho voluto fare a motiva della diflìcoltà del trasporto . T. I Dell' Evfono L' Eufono {EupJione) ^ inventato nel 1789 e terminato nel 1790, consiste intieramente in piccoli cilindri di vetro che si fregano longitudinalmente colle dita bagnate d' ac- qua . Cotesti cilindri , dello spessore di una penna da scri- vere sono tutti eguali in lunghezza , e la differenza de'suoni è prodotta dall' interno naecanisnK) dell' islroinenlo . Siccome ogni nuova invenzione è la proprietà del sua Autore che ha interesse di conservarla lluchè egli sia in- dennizzato delle sue spese e de' suoi lavori , mi propongo di non pubblicare la costruzione e il mecanismo di questi istromenti , né di costrtiirne per alcun amatore , prima di avere terminati i miei, viaggi. I I t La teoria del suono , ossia l' acustica^ essendo slafa troppo trascurata, e la natura delle vibrazioni sonore della maggior parte de' corpi elastici essendo rimasti ignoti, mi sono couviato della necessità di supplire a cotesto dlffetto, e di arrichire questa parte della Fisica di alcune scoperte . Di tutte quelle che ho fatte e pid)blicat€ in molle diserta- zioni non rimarcherò qui se non la maniera di rendere visibili le vibrazioni delle piastre elastiche , spargendo sulle ioro superficie un poco di saj)l)ia, la (piale, respinta dalle parti DI Fisica, CtìmicK ec. x-]3 parti vibranti (i}j e restando immobile sopra i nudi Tarn. n. 23 (i) Un'eccellente Memoria sopra la vibrazione delle lamine elastiche è slata pubblicata nel totn. i. parte 2. delle Memorie (ìelt Inslitulo A^rt- zionale italiano dal Sig. G. Paradisi , 1 curiosi nuovi speri-neuti da Ini intrapresi con molta sagacità lo hanno condotto a singolari risultati. Dopo la 3. sperienza, così si esprime » i II punto ntl quale si suona la lamina diventa un centro di vibrazione . Egli concepisce un moto di sussulto di alto in basso, e lo comunica circolartueDie aitorrjo di se, ed egnalmcnte pur ogni parte . 3 Questo movimento vibratorio clie con■^ cepisce la lamiua va divenendo più debole a misura cbe si allontana dal centro di vibrazione . 3 Si formano nella lamina altri centri di vibrazio- ne , che io chiamerò secondarj , i quali hanno quel moto di sussulto che ha il primario centro , e da questi partono le vibrazioni colle medesime leggi colle quali si diramano da quello ■> Dopo la quinta esperienza couchiude » ottenuta in una prima espe- rienza una certa disposizione di polvere, se collochiamo l'appoggio in qualunque punto di quelle curve disegnate dalla sabbia , e si ripete l'esperimento suonando e nello stesso tuono, e nel luogo medesimo, la sabbia si dispone come se l'appoggio non avesse cangiato luogo » conseguenza che l' A. riguarda di grande importanza in un' idagine di tanta oscurità. Da ulteriori esperimenti dednce che » allor quando la polvere si dispone in una figura simmetrica e regolare indipendentemente dal pun- to ove noi suoniamo il rettangolo (che è il centro primario di vibrazio- ne) e dal punto d'appoggio, di modo che diviso in due parti eguali il rettangolo risulti anche quella figura divisa in due parti eguali e simili ; il punto omologo a quello in cui si suona è un centro secondario di vi- brazione; e suonando in questo punto la lamina, se ne ottiene la stes- sa disposizione della polvere , quando però siasi ottenuto lo stesso sueno . Cosi 1» lamina si vibra egualmente suonata in quei due punti omologhi » Riflettendo sopra altri sperimenti conchiude » che ottenuta una certa disposizione della polveie per avere suonato il rettangolo in nn tal punte ricavandone un certo suono , le curve pulvifere non si can- giano se lasciato lo stesso appoggio si trasporta il punto del snono in alcuno dei centri secondarj di vibrazione di modo che quei centri se- condarj ed il primario si permutano a vicenda a Finalmente ricava da niolt'altre sue esperienze » i Che in due fignre simili suonate ed appoggiale in punti omologhi le curve pulvifere sono simili quando i due tuoni ch'esse rendono, possono prodarre ia esse il medesimo auuieio di centri, ed eguAliaenie disposti j ia ^eneritle nelle 1-4 GlORNAtt: vibrazione forma delle figure regolari , ciascuna delle qviali ha un certo rapporto dì suono alle altre : le vibrazioni longitudinali delle corde e verghe elastiche , le cui leggi, differiscono intieramente dalle leggi delle Aibrazioui tra- sveisjli: le vibrazioni degli anelh, delle forchette^ de'vasi, e delle campane , in cui si può , per mezzo dell' acqua , rendere visibili le divisioni ih ^. , 6. e molt' altre parti -, la celerità della propagazione del suono colle materie solide ; una maniera di stabilire , col giudizio degli occlù e delle orecchie , il numero delle vibrazioni che convengono a cia- scun suono, ec. Finalmente dopo avere consultalo ^ per quanto mi fu possibile , le ricerche di Dan. Bernoulli , li. JEulero , Langrange , Lambert , Giordano Piiccati e altri , sjiarsi nelle Memorie delle differenti Accademie , e dopo piccole i tuoni più ncuti produrranno le curve simili a quelle procloitc Belle grandi dai tuoni più gravi, e lo stesso tuono non puù mai dare in due 6gure simili di diversa grandezza e di egual materia curve pul- vifere clie siano dello steriso numero di rami , e simili tra di loro . Quando le lamine sono della medesima materia e della stessa f;rossczza ma dissimili di figura e diverse di grandezza, il medesimo tuono prod'ice una rnedesiina disposiziono di centri, di maniera che questa non dipende dalla figura geometrica e dalla grandezz". della lamina ; cosi il tuono clic pro- duce la disposizione della polvere nel rettangolo della fisiura ì6 à quello stesso che fa disporre la polvere nel triangolo della (iij. 34- In quel rettangolo quella disposizione di centri è ripetuta più volte e quindi sono successivamente ripetute quelle curve pnlvifere ; se il rettangolo t'osse prolungato si ripeterebbero altre volte quelle curve , stando sem- pre eguale il tuono che da esso si ricava . a Che il suono dipende e d'jlla maggior o minor vicinanza dei centri , e dalla elasticità della ma- teria componente la lamina. Ad eguali curve pulvifere abbiamo sempre "trovato più acuto il tuono che si produceya dal vetro » •'■ La grossezza della lamina sonora ha ancora eh© fare in queste 'vibrazioni, ma l'ili. Autore riserba ad un'altra occasione di parlare più estesamente del rapporto tra i diversi tuoni, del numero dei centri di vibrazione In ciascun tuono, e della qualità della materia della lamina che si vibra . 11 S'c. Paradisi chiude la sua bella memoria accennando il metodo di determinare coll'analisi matematica le curve pnlvifere, trovandone l'equaziocs genitale di quelle {L'Edit.)^ DI Fisica , Chimica ec. i 7 5 numerose esperienze , ho intrapreso di dare un compiuto sistema di questa parte della fisica, la qitale uscì a Lipsia presso Breitkopf e Harlel nel 1802. in \. sr)tto il titolo di Die Akustik , bearheitet uon E. F. F. Chladni ( Trattato di acustica del Sig. E. F. F. Chladni ) . Ecco il piano di quest' opera . I. Parte aritsietica de rapporti de suoni ^ ossia de'rap- porti numerici delle \^ibra^ioni . 1. Piapporti primitivi . 2. Rapporti modificati , ossia il temperamento . II. Prima SEZIo^E della parte mecainica , contenente la teoria delle vihrazioni proprie de' corpi sonori. 1. Leggi generali delle vibrazioni. 2. Vibrazioni di ciascuna specie di corpo sonoro . Questi corpi possono essere . T-11 ■ . r ITilìrormi o corde , suscettibili f di vibrazioni trasrersiilì .' lìiiaStlCl per 1 | di vibrazioni longitudinali; tensione ) ^^■°^'3'>'r°''™'> <^°''>cl^i^ci' ^ brane de' tiinbali . Elastici per compressione , come l' aria contenuta ne' tubi d'organo ed altri istromentl a vento , la quale fa delle ìfibrazioni longitudinali . Ì Dritti come ba- f di vibrazioni trasversali ; stonio verghe, J che sono su | scettibili *■ di vibrazioni loDgitudinaU •' iJurvi.comean- nellij forchet- te , ce. {Dritti o piani Ricerche sulte vibrazioni delle piastre quadrate , reltangolari , r'ionde , el- liptiche, esagore, triangolari ec. Curve, cume le campane 3. Vibrazioni composte, nelle quali il medesimo co'po sonoro fa intendere più suoni nel inedesimo tempo . 4. Coinbinazioni del movimento vibi'atorio con altre sorta di movimenti . III. Seconda sezione della paute mecamica Delle vibra- zioni comunicate j ossia della propagazione de' suoni . loro rigidità f^S GlORNAT.E 1. Dall'aria atmosferica e dagli altri fluidi aeriformi. Ricerche sopra l'eco , la tromba parlante , le cornette acu- stiche , la costruzione delle sale favorevoli al suono ec. 2. Con materie liquido e solide . IV. Pap.te Fisiologica ossia Teoria dell' udito . TX ir f delle parti dell'orecchio . 1. Dell uomo i j n ^ • j- v l della maniera di udu'e . 2. Degli altri animali . I V. Prima che si osservassero le pietre cadute recente- mente dal cielo in vicinanza di Siena, dell'Aigle , di Bena- res ec. ho dimostrato il primo, in una disertazione stam- pata a Lipsia nel 1794 3 e tradotta in francese dal Sig. Coquebert Mombret ( Journ. des mines ) . I. Che le relazioni pubblicate anteriormente sulle pie- tre o masse di ferro cadute dal Cielo con fracasso e in seguito di una mateora ignea , non erano finzioni , od illu- sioni , ma vere osservazioni di un fenomeno reale . 2. Che queste masse non sono telluriche ma cosmiche , cioè a dire che desse non sono state sollevate dalla terra, ne' formate nell'atmosfera , ma che vengono dal di fuori , ossiachè esse siano stale materie isolate, e dotate di un movimento qualunque nello spazio dell' Universo , ossia che bisogna riguardarle come rimasugli di un corpo celeste , ossia che finalmente i vulcani della luna le abbia lanciate al di la dell' attrazione di quest' astro , ipotesi che s' accorda benis- simo colle leggi del moto . La piccola raccolta di meteoroliti che io posseggo , ò destinata ad essere mostrata agli Amatori, con tutte le necessarie istruzioni . DI Fisica. , Chimica ec. tin INSTITUT DE FRANGE (i) <;Iasse des sdences physigues et mathématìques : J_ie secrétaire perpétuel pour les sciences matbctnatiques , certitìe qu» co qui suit est extrait da procès - verbul de la stiance' du luodi ig de- cembre 1808. M. Chladni , correspondant de l'Académie de Pétersbourg et mem- bre de plasieurs antres sociétés aavantes, a présente à la Classe des sciences phisiques et mathématiques , et à celle des beaux-aris, uà instrument de musique , de son invention, qu'il appelle alavi- cyliiìdre^ et un onvrage coatenant des reckerches sur la th^orie tnathématique et pbysiqa« du son. Il a fait enteodre son instrument et expliqué les po- ints prìncipaux de sa théorie à une commissioa composée de membrek pris dans les denx classes, qui va d' abcrd doaner son avi» sur le pre- mier objet , et qai fera entuite un rapport particulier sur le second . Le clan - cj-Iiadre est un ìnstrumeet à touches , de mècne forme k. peu près que le forte -piano, mais de dimensions plus petites. Sa loa- guenr est de om, 80, sa largeur de om, 5o , et son «paisseur de om, id L'étendue de son clavier est de quatre octaves et demie, depnis Y ut le plus grave jusquau^a le plus aigu du clavecin. Lorsqu'oo veut jouer de cet instruuent, on fait tourner, au moyen d'uno manivelle à pedale aiunie d'un petit volani, un cyli&dre de verre place dans la caisse entre l'extrémité intérieure des tonches et la planche de derrière de l'iBstrament. Ce cylindre , de méme longuear que le clavier, lui est parallèle , et en abaìssant les tonches , on fait Trotter conire sa surface les corps qui produisent les sons . L' autenr fait un secret du mécanisme intériear; les corps sonores sont cscbés ; le cjlindre seul est visible; et il est k presumer qne cettc pièce elle-Doème seroit cacLée aussi sans la nécessité où l' on est de la mouìller de lecrips en temps, lorsqu'on joue du clavi-cylindre . Nous ne pouvons donc rendre compie que de l'eiTet musical de r instrument , sur lequel M. Chladni , également habile dans la théo^ rie et dans la'pratique de la musique, noas a exécuté plusieurs mori ceaux que nous avons eniendns avec le plus grand plaisir . Cet instrument a, qnant k la qualità et au timbre dn son, beau- coup d'analogie avec l'harmonica, sans exciter, comma celui>ei, dans (1) Si riferisce in originale f estratto del processo verbale deW Instituta di Francia rapporto al claviciUndro del Sig. Chladni ( L' Edit. ) . 1^8 Giornale le système nervens , un agacement et une irritation très- sensibles dans auelqiies indiviilus , et qui les mettent en état de soufifrance . Le davi - cylindre a encore sur rbarmonica, 1' avantago d'une gra- duation d'intensité de sons mieux nuancée entre les dessus et les basses . 11 est téme, à cet cgard , supérieur au hourdon , colui des jenx de l'orgne de chambre anqucl cn pourroit le comparer. Il éioit iuiporiant de savoii- si chacna des corps sonores renfermés dans la caisse prodaisoit le son , sans perte de temps., aussitòt que sa touche étoit baissée . Plusifnis d'entre nous , pour s'en assurer, ont mis la main sur le clavier, et ont reconnu que le davi- cylindre ne laissoit presque rien à desirer à cet égard . M. Chladni assnre que l'accord de i'instrument est insilccrable lor- sque ses parties inlérienres ont été, une fois pour toutes , ajustéea et régiées. Nons n'avons pas de peme à le croire , tant d' après la coq- ftance qa' il ménte, que d' apris les conjectures plausiblea qu'on pent faire sur 'a nature des corps sonores qu' il emploie . 11 est d' ailleurs obligé d' accorder par tempérament , ses loucbes noires faisant, cotnme sur tous les instrumens d clavier, la doublé fonctiou de dièzes des ia« ijérìeares et de bémois des supérieures . Mais ce qui dislingue et caractérise essentielletnent le davi- cylin- dre , e' est la propriété précieuse qa' il a de donner des sons fiius , qu'on peut, en pressant plus ou tnoins sur la toucbe , graduer à volen- te, et par les nuances les plus insensibles. Il pessède snrtout cette qnalité à un degré éminent, depuis le medium d'iniensité jusr^u'au smor- zando. Les lioiiles entre ce medium et le maximum du rinjbrzando ne s«nt pas trés-étendues , vu epe I'instrument a peu de force de son, et que si l'on veut coiiser»er la beauté du timbre dans tonte sa pure te , il ne faut pas presser trop forteinent la toucbe; ainsi pour 1' empioyer dans son état actuel , à des effeis d'orchestre, il faudroit, pour des salles spacieuses , en rcunir plusieurs. Nous avons cependant liea do croire que le davi- cylindre peut ètre perfectionné à cet égard, et mè- Bie, qu'en augmentant l'intervallo du piano au forte, quant à l'inten- Bité da son , on augmentera en uióoie temps la diUérence eatre la plus § etite et la plus grande pression des touches , oompatible aree la beauté e l'exécntion. Qnoiqae nnns ne connoissions pas , ainsi que nous en avons prc- venn , le cnécanìsnie iniérieur du cUvi cylindre, nous n'en somnies pas uoins certains que ce niécaDisme dlTére esseniiellement de ceux qu'on a adapté) d plusieurs auires instrnujrns à toucbes monlés, soit en cor- «cs de metal, soit en cordes à b'^ynux , pour en obtenir des sons con- tmiis , en faisant frotier conire li s te^rdes des espètes d' arche is , dee chalnes ou laceis sans fin, etc. L" un de nous a emenda à P»ris , il y « enriron io ans . une esp«ce de clavecin qn' on appeloit ai éoc/avicorde , dost on faisoit résouner les cordcs de metal, en dirigeant sur elles des conraus ou filets d'air auxgnels on dennoit nne vivo ìinpuUiuos, aree OT. Fisica ', Chimica ec. l ^(j 3o trés-forta soofflets. Les sons étoient d'une grande beante, mais cét instrument , qui diffère totalement d' ailleiirs de telili de M. Chladni , n' offroit aucune ressonrce pour le rinforzando et le smorzando. Il avoit anssi le grand' inconvénient de la lenteur dans la production du son, qui ne se faisoit entendre ^u'au boat d'un temps sensible aprés 1' aba- issement de la toviche . Le davi- cylindre , exempt de ce défnut , pcut rendre des succes- sioni rapides de sons, le trili , et se prèter à l'exécuiion de l'allégro. M'iis pour lui fairc produire tout l'elTet dont il est capable , il i'aut anrtout l'appliqner aux morceaux d'un caractèrc tcndre , ruélancolique et méuie trigte . M. Chiadni nous en a exócuié plusieurs de ces divers genres , qui ont sur son instrument une expression vraiment ravissante , ec qui nous on fait concevoir tout le parti qu'un musìcien babile peut en lirer, pour exprimer aree vérité et energie le sentiraent qui l'anime. Les successioDS d' accorda, les tenues d'harmonie, froides sur l'orgne, et sèches sur le clavecin, prennent , sur le davi- cylindre , de la vie, de la conleur , et offrent an cooipositeur des moyens de varier et d'en- ricbir ses tableaux . tiC projet qa'a M Chladni de faire bientòt entendre son instru- tuent au public, nous dispense d' entrer dans de plus grands détails. Son invention nous paroit ajouter de nouvelles ressonrces à celles que possedè l'art musical, et mériter 1' approbation des deux classes aux^ qaelles il l'a preseniée. S'gnc , Front , rapporUur ; LacÉFÈCE , HaiìT, menilrt» de la clastt des Sciences pìiysli/uet et matht'mali^uesi Grìtry , GossKC , MÉHUL, membres de la cìasse des beaux arts ; JoACHIM Lebreton, secrétaire perpétuel de ladite classe • Les conclusions «lu présent rapjjort ont été adopKes par la classe des Sciences :pbysiques et uaatbéinatiqnes, et par la classe des beaux-arts. CertiGé conforme à l'originai; Ztf seerètaire perpétuel pour les soiences mathimati<]ues _,- si^ni DelakBI^X . ANALISI Deli' acqua minerale di Montione in Toscana de' Sigg. Giuli, e Fabbroni ; X Signori Dottori Giuli di Pisa , e A. Fabbroni di Arezzo hanno Jntr«- preso in compagnia l'analisi dell'acqua minerale in Moations presso Arezzo in Toscana, e ne hanno pubblicato una Memoria interessante divisa ia sette capitoli. PJel i. danno nn prospetto della memoria; mei i8o Giornale 3. le notizie storiche dell'acqua minerale di Montioile ; nql 3. o^sem* zioni locali fatte alla sorgente dell'acgua un. e delle sue vicinanze ; nel 4- esente delle proprietà fisiche e cliimiche dell'acq. m. meatovata ; nel 5. analisi esatta dell'acq. luinerale ; nei 6. paragone dell'acqua di Montiono con altre acque minerali; suoi usi nella medicina, e nelle arti;^ nei 7. congetture salta produzione nell'acqua di Montione. Hanno stabilito i dotti Autori , dietro hccnrate esperienze che l'ac- qua minerale di Montione nel peso di oneie conto contiene i segucrui materiali imcaediati . Acqua pura onc, 96,800 Ossicarbonico libero ò , 35o Ossicarbonato neutro di soda 0,1^0 di ferro o,ooS di calce 0,060 di allumina , 0,102 Hesidao insolubile 0,010 joo, 000 LIBRI NUOVI 'jtnnali delVagricollura dvl Regno d' Italia Febbra jo , Marzo 1 8o()k Saggio intorno i rapporti che hanno la Ghimica e la Storia Naturale eolie Arti , e coi comodi delta vita , e sid modo di applicare lo studio di questa seconda, di G. Moretti P. Professore di Chimica e Stoxs Nat. nel il. Liceo di Udine ec. Udine 1809. Georgìca del Dipartimento dell'Agogna', del medico G. Biroli Prof. di Agricoltura e Botanica nel R. Liceo di Novara ec. Novara 1809. Rulletin de Pharmacie redige par MM. AA. Farmentier, C. L. Cadet, L. A. Pianelle P. F. G. Bollay 1. P Boudet, P. R. Destouches . Opera che si propone per associazione a la franchi l'anno in tutto r Impero francese . 5e ne pubblicherà nn quaderno al mese di tre fogli di stampa. Fructiculture théoriijue et pratique ou exposé dei iravaux de la Pépi- niirc et du jardin fruitier d après t ordre des mais; par I. B. fan-Mon& de tlnstilut de Franee . Bruxelles . E proposta quest'opera per associazione. Basta dirigersi allo staio» patore Sig. Flon di Bruxelles . .4nnales de Chimie par M. M, Coylon Monge ce. FcTiier 1809. QUA- JerJlt . 7/ '-Za. 2 ' e/. QU^<, T. mi V ci^; T^.'.jir vr. /' » cAÌ a,. Taulì/ Fdi ^1' J>f. JVii,,, ni/.< . -j£w^r«>^ g/ f^ , (yAi'm te T^^.^^. w . e/,- Qf^i Cl;„ ... T JT. Ta^.VT. Ta,'Mt\ ■^x. .f^ QUADRO D'OSSERVAZIONI METEOROLOGICHE Fatte al Gabinetto di Fisica della R. Vnifcrsità di Pavia elevata sopra il livello del mare metri 86 (piedi di Parigi 264,83352^ a 45° io'. 47 " di latitudine , e 4^-' di longitudine alV O. del Meridiano di Milano. Fasi della Luna E. D. \3.q. Peng L N. Mattir FEBBRAJO 1809. Sera Barometro (a) Poi. Un. sed. E. A. 28 2 IO 2 — . I 12 27 II l5 Il 4 10 (1 10 i3 28-6 - 9 27 n 12 8 4 7 4 -f-> . - 28 9 9 10 12 1 •— 2 5 3 3 2 10 P.Q Ap. 27 II 3 IO 1 1 11 ti 1 1 I I 2 4 2 » - 5 » 7 Term. Gr, dee. Igc. di (0) Or 89 2, - «9 i, -j 88 22 '.y .n-p. •-!3 24 25 26 'i7 2« 2y 5 ii -- 3, - 3, - 3, - 4. - 3, - 4. 3 6, ^ 3, - a , — ' 2,5' 4, 5 6, - il, --: 4, ^' 4, 5 3, _ 4, - - 5 l , -H I , — I , — * I, - *I, - 90 9» 9t S« 95 94 9« 94 91 75 74 «9 60 81 77 61 69 5o 5i 5o 60 62 6t 63 Venti] Stato iBarometro Terra. (dj del Cielo' 1 di R [Fot. Un sj,i Gr. dee. SE Sii. E. SE SO E. SO O. SO. E. SO. SO. SO E SE. O. o. o. o. o. NE. N 2 O. INi. NE. E. E SE neb . alta aeb. alta nav. nuv. P'OSS- aav. nu?. e ser nuv. nuv. P'ogg- pioggia cielo cop. ser. ser. ser. ser. ser. ser. ser. neb. ser. ser. ser. ser. ser, ser. ser e 28 27 — IO i8 - 7 '7 9 4 neb. .1 4 ^ 0 3 - 28 - - 3, 3, 5 , 4, 4, 5, 4, 5, 3, 5,' 5, 8, 6, (> . 101 ' 8, 8, S, 7 ' o , 7' 90 «9 «J 90 9^ 9'' 94 9^ 96 9J 99 9^ 8 1 7' 72 74 7' 7' 7' 55 52 45 44 43 54 62 58 57 Slato del Cielo SE. SE E. SE. SO SO. sii SO òO SO so so. o. E SO. so o. o so o so. i\2. aO. N. E. O. E. SOv [i iiebb. alta neb. cielo cop. nuv. nuv. nuv. nuv P'»gS- P'Oò'5- nuv. nuv. cielo cop ser. ser. se-r. Ser. e nuv Ser. ser. ser. ser. ser. e nuv; ser «er. Ser. Ser. Ser. Ser, ser. Altexia mass, del Bar. 2& 3 3. s dei Terni, ifi io— Giorni sereni d. i3. — in tutto il mese minima Ì7 ^ 5. _ , ^ media 27 n 4- „ I Decimazione dell' ago inagnenco ostar- Iciuperaturad anpozzoa24piedidiprofond.+ 9. vata il giorno 27. it).*» 32* Occ. * A 5 ^'°'^ni piovosi n. 3. in tutto il mese (a) La correzione Icrmometrica vi è fatta secondo il mo- / (e) A nastro d'osso di balena, gradualo scconHo . p lodo di Laplace | il uiolotio ,i e Lui , e uviS' 'i loo. p -l'i J (b) A mercurio diviso in 80., posto all' ombra, isolato I C<') T numeri.ii;giu.-.i' all'i... licrfzioae •'■eM\ - 4 - 43 E ser. '4 9 4 I — 64 NE ser. 9 >o 4 5 48 E ser. i5 N. t. 28 i- 10 2 — 39 0 ser. 28 -, IO 7 •" 54 N ser. 16 E. A- - 4 0 — 5/ 0 ser. nebb 27 1 1 2 IO ■— 52 SO ser. nebb. 17 27 IO 14 if 5 -' 57 N ser. nebb Il 7 £0 — 5o 0 ser. lU 28 >- rj 4 - 58 NE ser. 28 - - H ~ 49 SO ser. nebb •9 - 14 4 5 56 NE «er. — 10 li 6 44 so ser. 20 27 II 12 4 2 55 0 «cr. 27 II 9 12 — 47 E ser. 21 , Apo^'. II 4 5 - 52 SO ser. e nuv IO 6 9 - 49 NE 1 ser. e nuv 2a i IO 10 4 5 54 NE ser. IO ^ 10 — 47 NE [ser. e nuv 2Ì P. Q II 4 5 - 56 NE ser. e nuv II 8 IO 5 45 NE ser. e nuv 24 28-8 5 - 57 NE ser. e nuv 10 4 8 - 53 NE piogg. a5 27 7 9 5 5 84 NE Piogg- 7 2 8 - 58 NE piogg. 26 ti - 5 6 87 NE Piogg- 6 4 9 I 88 NE piogg. 27 6 2 7 - 89 NE P'Ogg- 6 - 8 4 90 E cielo cop. 28 5 II 7 5 88 E piogg. dir 5 - 9 - 89 E nuy. 29 6 .4 5 5 86 0 «er. 7 li IO — 84 NO ser. 3o 8 Si fi - 84 NE ter. 7 4 li — 81 so ser. e nuv. 3i P.L. 72 7 4 80 E P'ogg- 729- 86 E piogg. Altezza massima del Bar. 28. 5.2 =;d el Ter. ijf 12 — Giorni sereni N. i4 j in lutto il mese minima - - • • . 2*7. 5 •"* - ... _, Giorni piovosi N. 4 "" meuia — • • ■ • qh i i i "^m J< R „ Ti J ■" Declinazione dell'ago magnetico osservata Temperatura di nnPozzo a a4 piedi di profondità J18. 8 il giorno 21. 19*^. 29" Occ. r (a) La correzione termometrica vi è fatta s econdo il metodo (e) A nastro d'osso di Balena, graduato secondo di Laplace. il metodo di De Lue, e diviso in io» parti. (b) A mercurio diviso in 80, posto all' ombra , isolato , (d) I numeri aggiunti all'indicazione della dire- cj a quattro piedi sopra terra . zione dei venti segnano la forza loro relativa LIBRI CHE SI TROVANO YE]\T)IBIU IN PAVIA EUementi di Chimica appoggiati alle piii recenti scoperte per sen'ire di Corso di Chimica Gencìxde nella R. Università di PatHu • di L. Brugnatelli M. D. Prof, di Cium. Generale ec. Tomi 4- ad uso delle Università del Kegno d' Italia Pavia i8o3. Prezzo lir. l3. 8a. Ital. Fai-m'acopea Generale ad uso degli Speziali e de Medici mO' derni , ossia Dizionario delle preparazioni Farmaceuti- ca-Mediche semplici e composte piìi usitate ai nostri tempi , e conjornd alle miofe teorie Chimico Mediche di L. V. Brugnatelli Prof. ec. Pavia 1807. un volume in 8. grande fg. Prezzo Un 8. 6. Instituzioni di Botanica pratica applicabili alla Medicina alla Fisiologia , all'economia ed alle Arti ; di D. Noc- ca Prof, di Botanica nelV Università di Pavia . Pavia. 1808. Tom. 3. Guida alla studio della AnatOìnia Umana per sennre di indice alle Lezioni di S. FattorL Prcìf. nella Università di Pavia. Tom. I. 1807. {^il 'ì. tomo sotto al torchio) . Lezioni di Chimica Farmaceutica di F. Marabelli Prof, dell Università di Pavia ad usa delle R. Um'versità del Regno . Tom. 2. Pavia 1808. Corsa di ]Matematicu sidìlime- deb Dott. V. Brunacci dell' lìistit. Naz. , P>'<2f di Matein. suhlim. ncW Università di Pavia . Firenze i8o4- toni. 4- Elementi di Algebra e Geometria ricm>afi dai migliori Scrit- tori di Matematica per opera del Cav. Bi-unacci Prof, in Pavia ; ad uso delle R. Università del Regno d'ita^ Ha . Milano 1808, Elementi di Fisiologia e Notojnia comparativa di G. Jacopi P. P. della R. Università di Pavia ; ad uso delle li- Università nel Regno d Italia tam. 2. ( i/ terzo tatto al torchio] Milano^ i8o8. Annali di Cltimica e Star. Nat. di L. V. Bnignalelli Prof. ec, Toìn^ 2T. in 8. fig. Pavia [opera finita nel j8o5.) dal tom. 4- al 22, ìir. 3^. al volume. GIORNALE DI FISICA , CHIMICA E STORIA NATURALE DEL REGNO D' ITALU ^EìXr.E DFX l8of). Indice Memoria sopra le ardesie dì Lnpagna ; del Sig. G\. A. Mongiardini P^^g- l85 Nota sopra alcune 7iuope denominazioni chimiche' in- tf^odolle dal Sig. Thompson j di L, V. Brugnatelli' aoS^ Sul l'eleno della inpera Discoì^si due del Sig. G. IVrangili' Prof, d' Ist Nat. nella R.. Università- di Pavia. eci Discorso I. 209; r>ÌSCOrSO- II. 220; Catalogo per ordine cronologico delle meteore in seguito- delie quali sono cadute delle pietre o masse di ferro ; del Sig. E. F. F. Chladni a3i Osservazioìii sopra la pietra' Yu dei Cinesi del Sig.. Hager Prof, di Lingue Orientali nella R. Univer- sità di Pavia 238 Deir azione di diversi fluidi gazo.n sopita- il Jvsforo^ delle lucciole (Lampyris italica) e luccioloiii {Xaixì— pyris splendidula j Memoria 11 J^. del: Sig.. Prof. Carradori ^4X' Sulle opposizioni al sistema di JLavoisier., del Sig. Car- radori, Osseivazioni del Sig. G. Rsmati, Prof, dii Chimica, e Stor. Nat. nel Liceo di Novara 26^ Osservazioni sopra il ferro arsenicale ' del Sig. Hany 2'y4 Notizie letterarie 2^5> Cojidizioni deir Associazione . In Pavia .ili' anno lir. 12. 28. itali In Milano e ne' Dipartimenti del Regno lir. i3, 82.: Frauco per la posta in lutto il Regno lir: 18. 4<^- 1 ^«•»«Ota#l*t«*CM«K#«»l»t4«*C*<4t«f*»t*a«*oGt*9i>(«e44*^c(|ct4« f f F| TERZO BIMESTRE 1809 f] MEMORIA (i) vSrazi: :ardesje di lavagna. del Sig. G, A. MoNGiARDiNi j Membro della legìcn d onore, Prof. deW I. Università di Genova » Cuncla ne pra; campo et Tiberino Qumias soriteot? HOBAT Epist. tt OH sono molti anni che i Liguri furono acremente censurali da qualche Naturalista straniero , perchè non raccoglievano, e non istudiavano le produzioni^ di cui la IVatirra avea arricchito il loro territorio . Le montagne , e il mar della Liguria hanno bene di che stimolare la curio- sità dei Naturalisti , e le indagini dei tìlosofì , ed è perciò che vennero da esteri paesi , e tuttavia ne vengpno alcuni di costoro per descrivere ciò che abbiamo noi Liguri tutta di sotto gli occhi , ed arricchirsi direi quasi alle nostre spese . Ma lì forastieri non hanno potuto veder tutto , e veder bene nelle loro rapidissime corse , e sembra pur anche di vedere alflo destati i miei concittadini dal letargo in cui sono stati per tanto tempo sepolti , e coltivare in- ToTìi. 2. 2 5 (0 Letta oiri. Accad. clelle Se. e belle leu. dì Genova il giorno. 1. Dicembre 1808. i8(3 Cior>N\i.E siemc allo sUidio delle nostre monlague , quello eziandio della nostra Flora , e della uofltra Fauna . Gli signori Vallisnierij Saussure, Fe.rbcr , Sti-ange, Spallanzani, Sjìadoni , od anclie più niodernanicuìe il sig. Faujas de S. Fond hanno visitalo qualche parte del ligtue territorio ; ma le osservazioni , che ci hanno trasmesse la- sciano troppo cose da riesaminarsi , perchè possa un Na- turalista acchetarsi al giudizio , ch'eglino hanno pronunziato delle nostre naturali produzioni . Quanto meglio fanno alcuni mici dotti amici , che ritentano gli argomenti trattati da, quei grandi uomini coli' intenzione di rettilicare le osserva- l^ioni , e somministrare ad im tempo al nuovo nostro Go- verno una buona statistica della L'gmia [a) ! Mosso dal loro esempio intendo anche io di contribuire almeno per una picciola parte al tiavaglio de' miei Colleghi , e parlar senza più di quella bella ardesia , che si scava nel ])ipar- timento degli Appennini , e che vien conosciuta entro , e fuori d' Italia col nome di Lavagna . Non so se questa inemoria incontrerà il favore degli uomini dotti ch'io pregio singolarmente, tanto più che la stessa già divisa in alcune lettere ad un mio amico si troverà forse mancante di quell' ordine che in una ragionata memoria si vorrebbe ; ma i fatti sussistono , ed ho inteso sempre di esporre la nuda e semplice verità nelle descrizioni, cui deggio attenermi. Lavagna è una grossa borgata poco distante da Chia- vari , anzi separatane soltanto pel fiume Entella , fiume già noto a Tolomeo , e ricco abbastanza d' acqua per essere perenne . Fa menzione di questo fiume il gran Dante in quei versi : » Intra Siestri e Chiavari s' adima » Una fiumana bella e del suo nome (a) Noisìdo eoa piacere fra questi amici gli signori liertolciii , Vivìani, e Turio, i quali talli hanno fon me la loro Patria nel Dipar- n'tuanio dc^lj Appenaici. DI Fisica i CHinncv Ec. 187 »• Lo litol del mio sangue fa sua cima . PURGAT. CaKT. XLV. Lavagna ha il mare a mezzo giorno , ed un territorio fertile quanto dir si possa nella Liguria, abbondante d'oli- veti, di vigna, di frutta e di castagne. Il vino che si raccoglie dalle colline di Lavagna è un ottimo vino , e che non la cede a tutti gli altri vini dell' antica riviera di le- vante , ora dipartimento degli Appennini . Alle spalle di Lavagna s' innalza una collina , che in varie si divide , ed è superata dal monte S. Giacomo , la di cui direzione va da greco a mezzo giorno . L'altezza di questo monte sopra il livello del mare è di circa due mila piedi , e non è certamente il più alto monte di questi contorni , poiché non molto lontane si vedono le creste degli Appennini , i quali come si sa traggono la loro origine dall' Alpi , e di- vidono l'Italia tutta sino all'ultima estremità della Calabria. Queste montagne son tanto vicine al mai'e nel diparti- mento degli Appennini, che gli altri monti presso di quel- le possono esserne considerati alti-eltante propagini . Le colline che s' alzano sopra Lavagna , e che appar- tengono come abbiam detto al monte S. Giacomo hanno varj nomi , Rezza , Centaura , S. Giulia , Cogorno , Brec~ canecca ec. Delle cave d' ardesia si riscontrano in tutte queste colline , e non v' ha dubbio , che non sia stata si- imJtanea la formazione dell' ardesia in tutto il monte S. Giacomo 5 ma si osserva , che quanto più l' uom sale alla cima del monte le ardesie offrono un carattere meno di- visibile in laminette sottili , ed in qur.lche luogo niente af- fatto divisibile , assumendo un' indole diversa etl una più dura consistenza . Le migliori cave son quelle di S. Giulia ^ e di Cogorno situate direi quasi alla metà del cammino da Lavagna alla velta del S. Giacomo . Vantano le cave di Lavagna un'antichità rispettabile^ ma sono di gian lunga più celebri per la copia , e li qua- lità dell' aydesia che vi si ritrae, rtr(/e«Vj tabulare ^ e tegolarQ > iS8 Giornale Io non so se quanto si lagge nel libro 36 di Plinio èii 1)ossa altribuire alla nostra ardesia , ovvero ai inaimi bianchi della Liguria , e quelli singolarmente di Carrara . Ecco il testo: = ^Ua moUitia circa Koìnam fidcnati , et albana : In Liguria quoque , Umì-ria et Venctia alhus lapis dentata serra secatur. Hi tractahiles in opere laborem quoque tolerant sub tecto dwntaxat . Aspergine et gela pruinisque rwvpuntur in textas , nec cantra lannores et aurani inaris robusti. La facilità con cui le ardesie si fen- dono pria che abbiano sofferto Y azione dell' aria , e la fa- cilità con cui si rompono in varj pezzi irregolari dopo aver sofferta per molto tempo F azione del gelo , del sole , e del mare potrebbe far credere , die Plinio avesse voluto scrivere delle ardesie, anzicchè dei marmi biancbi , e si avverta , che l' idea della parola mollitia , di cui Plinio si serve si è mantenuta quasi per un ridicolo pregiudizio sino a nostri giorni delle ardesie , e della Lavagna singo- larmente parlando . Non son pochi i Naturalisti , i tpiali hanno creduto clie 1' ardesia nelle sue cave fosse molle , e facilissima a ricevere qualunque impressione , e duolmi a questo proposito di dover citare il gran Vallisnieri , cui ha fatto eco Bomare con altri Autori di minor conto [a] . Ma questo errore sarà da noi combattuto nel progresso di questa memoria, e si dirà da noi pur anco ciò che può aver dato origine al volgar pregiudizio . Ritornando all' antichità delle cave di Lavagna , ed io Jion ritrovando che gli antichi latini scrittori ne abbiano fatta menzione , mi veggio costretto a citare gli autori di storie genovesi. Sembra inoltie mollo probabile, che gli antichi non conoscessero questa, né altre ardesie , come (a) Visitai le caverne ne' monti di Genova dagli strati dei ipiali re ca- vano un incredibile quantità e/' ardesia. jK d'un co/ore nerigno, tenera molto tjutt'iilo la caifarìo , che citi aria vieppiù s'indura. Vallisn. saggio di storia medie. Dt'.aralo oper ( ^ Compire di» di storia natur. art. nid. M Fisica ; ChImxca eo' 189 avVeiHe l'autore dell'articolo Ardesiera nella nuova Enci- clopedia Metodica; o che almeno non iscavassero questa pietra come da noi si costuma per impiegarla in varj usi domestici . Le vestigia di alcuni antichi scavi nella celebra; ardesiera di Angers non rimontano ad una grande antichi- tà , né possono riferirsi a tempi anteriori a quelli dei quali scrisse io storico nostro ■Giustiniani . Questi dunque nc'suoi annali di Genova così si esprime : Passato il fìwiie occorif. la terra di Lai^agna la quale al presente comprende cento trentasei case , nobile , e celebrata questa terra per cagione dell' origine dei nobili di Flisco , e le sue ville sono Cotu- rion con 64 case , S. Salvatore con 56. ^ ò. Giulia in ripa del mare con 117. nominata dal volgo corrottamente Geni- tura , Gogor/io con g3 _, « Br'eccanecca con 5 1 , che sono in tutto 517. con sei cappelle: et è in questo territorio una fapidicina ossia ufìa vena di pietra rara , e qual si trova- in pochi altri paesi et la pietra prima che sia veduta, dall', aria, e dal sole è di sua natura ?nolto tenera, e facile a tagliare quasi come un nìeloiie , et una rapa , et al modo che si schiappano in Parigi le legna di quercia nate all' ombra, e se ne fanno tra le altre cose lastre di tre palmi in quadro sottili quanto è ima. costa di coltello , nominati da Genuesi Ab alni , delli quali coprono le case loro , et è questa copertura bellissimo al vedere , ma anccm molto utile perche dura lungo tempo, se ne fanno ancora di que- sta pietra lastre per far scilicati di case, colonetle , frigii , architravi^ e comici et ornamenti di porte e di molti altri edifcj, e la pietra come ho detto molto habile a lavorare et paziente al scarpello eziandio dopo che Y aria e il sole V anno tocca , e così resta compiuta la descrizio?ie del ca- stello di Chiavari. Lasciando a parte il pregiudizio dell'Autore sulla mol- lezza originaria della pietra ^ non s'intende come abhia potuto tialasciare un uso , a cui da lunghissimo tempo questa pietra è destinata ;, cioè -a contenere l'elio^ clie i» ir)0 GlORNAtli gran copia i Genovesi ricavano dalle loro t&rre . S'^inteucle però anche meno come il celebre Ulisse Aldrovando nel suo museo metallico libro IV. cap. 444- della Lavagna par- lando, l'uso ne riserbi a servir di tavola ai Pittori^ ed a comprimere i pesci salati , senza farsi carico delle coper- ture dei tetti , deir intonacatura delle cisterne , e di tanti altri usi , cui questa pietra si destina , Aldrovando dissi , rlie scrisse alla line del secolo decimo sesto , tanti anni dopo del Giustiniani («). Ma pria d' entrare in discorso sulla qualità di questa pietra , e raccogliere gli^ errori non pochi , che sulla stessa fùron detti dagli Autori oltremontani , gioverà che da me si esponga quanto ne vidi nello scavo , e nel monte che la racchiude , non omettendo alcuna di quelle circostanze , per cui illustrato ne venga il propostomi argomento . Inoltratomi adunque per la strada che da Lavagna porta a Cogorno , e munito di qualche stnmiento per me- glio assicurare le osservazioni che mi proponeva , salii sino alla chiesa di Cogorno , ed ebbi agio d osservare nei massi di pietra, che tratto tratto incontrava, e nelle cavità che l'acqua avea formate nelle valli, l'indole schistosa della pietra , di cui è composta tutta quella montagna . Egli è questo uno schislo più o meno fragile, più o meno divi- sibile , d' un colore ora cenericcio , ed ora tendente al giallo , seminato di varj punti lucicanti , nei quali si distin- gue visibilmente la mica;, e di sovente intersecato ancora da vene di feldspato, e più rare volte di quarzo , senza alcuna regolare direzione . Né il peso di questo schisto , uè le ahre sue sensibili qualità poteano farmi sospettare j che contenesse almeno in una certa quantità delle materie fa) Lapides ni^ri coloris leti instar labularum ìongiludinis cireiter decent pedani eruuntur in Cenuensi ripa loco Lavafaa nunciipato . In hoc Picior-S penr.icillo ieones exprimunt , et piscatores ad comprimendo^ in vasis aalU>}9 pis3es iitiiiitur , hnvagna a Ijtia natali nimcupant , DI Fisica, Chimica ec. iqt iitetallichè . Koa ho poi incontrato lungo la strada alcuna pietra^ la quale avesse l'apparenza di essere semidiccmente calcarea : si vede dominare in tutte l' indole argillosa come più sotto dimostreremo, e come la terra stessa lo prova ^ margacea sicuramente , ma in cui fcccede il principio ^luminoso . Lo schisto del quale ho parlato è ben diverso da queir altra pietra , che circonda direi quasi per ogni verso la lapidicina dell' ardesia . Difficilissima questa a fendersi in laminette , ha piuttosto 1' apparenza graaitosa che schi- stosa , dura sino a dar quFilche volta scintille coli' acciajo è più ricca di iTiica , che non è lo schisto e l'ardesia, in una parola è la specie 69 delle ardesie di Vallerio : Schistiis scìssiìis solidus durissùnus ùi ìaniellas ?ion dU'ìsibiIis , Jissilis rudis ec. Duolmi di non aver potuto ' istituire su questo schisto delle chimiche sperienze come desiderava . Sóii persuaso che m' avrebbero offerto dei risultati diversi da quelli , che la bella , e buona ardesia mi ha presentati , e quali si vedranno nel decorso di questa memoria . Gli opera] frattanto impiegati nello scavo delle ar- desie mi hanno assicurato che questa pietra chiamala in lor linguaggio u4rego , e che alla cosse degli scrittori francesi corrisponde , fasciava per ogni verso la buona ardesia tabulare e tegulare in quella guisa , che un se- me viene fasciato dalla sua corteccia ; io sono incli- nato a prestar fede a questi rozzi artefici , perchè non s' incontra giammai alla superficie di questa montagna della buona ardesia , e perchè ai piedi del monte sca- vati dal fiume Entella a Greco , e dal mare a Mezzo giorno , gli strati che si osservano delle pietre scoperte dall' acqua si allontanano di molto dalla bella qualità delle ardesie. E anzi osservabile, come s' incontra al mezzo di una specie di pietra , che è assai più dura delYy^rego or mentovato , la qual presenta la forma granitosa , ed i di cui strati sono paralelli a ^elli delle ardesie. Senibra ger igs GtORNALE vero dire che qualche volta li detti strali ahhandonEiio la; prima direzione^ e senilira di vedere che lo stesso strata siasi una volta spezzato , e profondato in maniera , oude venissero i due lati a formar fra di loro un' angolo acuto ^ pare eziandio di travvedere alcuna volta un banco d'ardesia inferiore alla pietra granitosa j ma ciò di rado si osserva , e può ripetersi dall'abbassamento di qualche pezzo di mon- tagna sopra un' interiore caverna ; tanto è generalmente costante nel rimanente del monte quella direzione di pietre ardesiachc , e granitose , che ho riferito . E poiché ho parlalo degli strati delle ardesie , e degli schisli granitosi, che compongono il monte S. Giacomo , deggio far osservare come questi sono l>ensl orizzontali , ma inclinati \)m, o meno al Sud-ovest. Si vedono qua e là sulla montagna; dei lunghi Cloni di schisto o d.' ardesia scoperti dalle acque, o dalle rovine di ima spessezza per verità disuguale , ma che ordinariamente hou oltrepassa i cinque piedi , senza che vengliino intersecati da strati di terra , o da pietre d' indole e colore diverso , i quai filoni son tutti inclinati al Sud-ovest per un angolo eoU'orizzonte di gradi 33. all' incirca . Del resto la migliore qualità dell' ardesia, aggiungona gli operaj, di tutto il monte S. Gia- como è lontana dalla superficie della terra di cento , e piìt palmi (o5. metri all' incirca), ed è migliore verso il Sud, anzicche verso Greco superando in bontà le cave di Co- gOTTio e S. Giulia quelle altre di Bi'eecanecca e della Chiappa y non che quelle poche, che sono state aperte alle spalle di questa montagna , ed alcune altre in diversi luo- ghi del Dipartimento. Vi sono infatti molti strati d'ardesia sparsi per le vi- cine montagne , come pm'e in quella , che vien conosciuta col nome di »S. Martino de monti.) la qual dovea , come conghietturo , una volta tonnare UNa catena continua col- monte S. Giacomo, catena che è stata interrotta dal corsa iell'Eutella, che una sUada sì è aperta verso il mare . n w Fisica , Chmica f-c. ip.l II monte detto il Colle dì Nostra Signora di Monte Allegro, sebbene in una direzione alquanto diversa dal monte >5. Giacomo ha pur egli delle cave d'ardesia, e di simili cave no hanno i luoghi di Sestri , e di altri paesi situati nel circondario di Chiavari . Vengo ancora assicurato dal detto jnio amico il sig. Dottor Bertoloni , cui ho comunicato (juesto mio trattatello, che nel monte di Pignone^ Circon- dario di Sarzana , si rinviene dell'ardesia, la quale a prima, vista sembra di ottima qualità. Male ardesie (inora cono- sciute nel diparllinento degli Appennini sono di gran lunga inferiori alla bella ardesia di Lavagna , essendo quelle più difficili a dividersi in lastre , o sottili laminette , uè poten- dosi raschiare coli' unghia , ed acquistando con una durezza maggiore un colore piìi bianco , ed un grano più fino . Quindi è che queste pietre non tanto servono a far delle grosse lastre per coprirei rozzi tetti dei contadini, quanto a fablnicar delle muraglie , e innalzar delle case . Ciò non ostante per avere un'idea più adeguata dell'indole delle pielre, clie formano questi monti, e pria d'entrare nella disamina di quiJclie principio geologico , converrà fare una corsa longo il nostro liume Éntella per meglio veder la natura di quelle pietre , che tolte alle vicine moutagne sono strascinale al mare da questo iiume . La maggior parte di questi sassi ha una forma,' più o meno ritondala , prodotta dal lungo sfi-egamento degli angoli nel corso d' alcune miglia , che scorre 1' Entella . Il color cenerognolo domina sovra tutti gli altri 5 si vedono però ancora dei sassi rossi , degli scuri , dei verdi e dei blò . Alcuni non sono che argilla indurita , altri proven- gono da uno schisto micaceo durissimo , altri un'aggregato sembrano di picciole arene legate insieme da un cemento calcareo : questi singolarmente non che l' argilla sono tra- mezzati in varia direzione dallo stato dei campi , e qualche volta dal quarzo . Le particelle fenuginose dominano prin- cipalmente in alcuni pezzi di serpealiuo di uà verde carico Tom. 2. .2G 194 Ciou^.ixn nerastro , ma delle serpentine se ne ritrovano ancora di diverso colore , come pure delle steatiti , ed altre pietre d' indole magnesiaca . Non è difficile ritrovar pure fra que- ste pietre quelle conosciute modernamente col nome di Diallage , e le due specie della Diallage medesima. Io credo che bastar possano queste poche cognizioni al mio- oggetto per quel lontano rapporto che hanno col capo principale delle ardesie di Lavagna. La vegetazione del monte S. Giacomo in cui la nostra ardesia si ritrova, può meritare essa pure una particolare considerazione . Se varia la qualità dell' ardesia salendo il monte , varia egualmente la coltivazione : spariscono gli idivi quanto più si sale , si rende più rara la vigna ; suc- cedono i castagni , e finalmente svaniscono anche questi , non allignando in quella cima dove appena evvi uno scarso e magro terreno , che poche erbe , e fra queste non pochi licheni . Del resto le piaute , che sul mio invito raccolse in tutta l'estensione di questa montagna il caro amico mio e giovine valorosissimo U sig. Bernardino Turio non son dissimili da quelle , che presentano le altre montagne degli 'Appennini, singolarmente i Cisti, gU Sparz>j , l'Eriche, ì 'Gallj , il Verbasco , 1' Asplenio ec. Ottanta circa specie di piante allignano su questo monte^, ma si meritano una par- ticolare osservazione V Euphorhia gerurdiana , il Dapluie gnidiuììi , il Sedwn telephium , V Iasione montana, il Ver- bascuni phìomoides , la Clematis J'iarnniula , che non si ritrovano altrimenti nei luoghi vicini , e poiché bisogna scorrere un gran tratto di paese per rinvenirne degli esemplari . Ma io non voglio dilungarmi più oltre nell' indagine delle notizie generali , che ho creduto opportuno di pre- mettere a quanto debbo dire sulle cave di Lavagna ; Vengo al fatto, Qiieste cave dette Chiappare, in termine del paese ( nome derivato da Chiappa , la quale significa lastra di pietra) sono ora ridotto ad una cinquantina, e quasi due- m Fisica , Chimica ec. ig5 ceuto se ne vedono abbandonate dagli artefici . In alcuna di queste ultime la copia d'acqua, cbe si è ritrovato rac- colta nelle viscere della terra ha impedito la prosecuzione dello scavo , in altre ha vestito 1' ardesia una natura meno divisibile in belli strati _, e quindi si è dovuto abbandonarla, perchè le lastre non poteano più servire a coprir tetti , o formar dei recipienti per olio , in altre finalmente non aven- do gli opera) potuto ritrovare il mezzo di sgombrare la cava dei frantumi di pietra , e della terra che la copriva , si è dovuto sospendere il travaglio : Si avverta come tutte queste cave sono aperte come dicesi al coperto , e che le loro bocche , ed il cammino per cui vi si discende , oltre-' passano di poco l'altezza di un uomo , e che meglio situate son quelle, le quali hanno più d'una apertura, oche hanno la strada abbastanza larga, perchè vi passino gli opera), che vanno , e vengono senza darsi uno scambievole incom- modo . La maggior profondità delle cave facendo capo dall' apertura delle stesse arriva a cento e più palmi 5 non tutte però sono egualmente profonde : avvene alcune che son quasi orizzontali, e ciò dipende dalla qualità dei ban- chi di ardesia , che s' incontrano da Minatori , preferendo eglino per maggior comodità la cava orizzontale , ne' ab- bandonandola, se non quando disperano di poter ritraine un qualche profitto . Quattrocento persone all' incirca sono attualmente im- piegate nelle cave di Lavagna , e di questo calcolo non fan parte quelle donne , che l' ardesia trasportano dalla montagna al luogo di Lavagna , e qiielli scarpellini , che in questo luogo dan l' uliiina mano all' ardesia per farne architravi , fregii , scalini , colonnette ec. e quei mercanti ancora non vi son compresi , che raccolgono tutte queste ardesie lavorate per venderle poscia a A'icini , o imbarcarle su bastimenti diretti a lontani paesi . Si vedon tutti i giorni , eccettuati i dì festivi per la strada , che da Lavagna conduce a Cogorno 'ed a «S. Giulia, delle lunghe file d[i I(j6 ClOr.N.VT.E donne giovani,, e vecchie , le quali col solo ajulo di un 1-02Z0 pannolino , che si pongono sul capo portano dei ])esi enormi, e ({ualche volla sono ohbligate di marciare due, tre, e quattro unito insieme in Illa, e non già di fronte , attesa Y angustia della via , per reggere un masso straordinariamente pesante . Si avverta ancora , come tutte queste donne laJioriosissime , e malgrado l' aspro travaglio miserabili, e pezzenti souo nell'istesso tempo provvedute di conocchia , e di fuso per filare il lino ogni volta che non deggiono impiegare le loro mani . Non è certamente un lucroso mestiere quel d' essere impiegato nello scavo , e nel trasporto delle ardesie , e tranne i mercanti , che qualche volta fan dei guadagni considerabili , è troppo dif- ficile ritrovare una sola persona agiata fra tiitti gli operai dell' ardesia (a) . Vi sono delle cave dove travagliano due uomini ap- pena , ma nella maggior parte il numero n' è maggiore : 3Von awene attualmente alcuna , la qual contenga più di otto uomini . Gli ragazzi non vi sono gammai impiegali , e già compariscono più vecchj di quel che siano gli artefici tutti minatori . Fra questi alcuni hanno acquistato tal pra- tica degli strati di ardesia , della miglior maniera di ta- gliarla , dell' ordine che convien dare alle volte , ed alle vie fiotterranee , che sembrano essere stati eruditi nelle più celebri scuole di Allemagna e di Francia . I lavoranti , che travagliano per altrui conto guada- gnano appena lire i. 12 al giorno , moneta di Genova, ma più generalmente si formano delle società fra questi lavo- ranti , che intraprendono lo scavo a loro risico e conto col solo fitto al proprietario della cava d'un 20 pei- cento in ardesie lavorate , o in denaro . (a) Le più grosse lastre pe' truogoli sono portate dai facchini colle DI Fisica , CunficA fx." rq-j SI entra nelle cave col favor dei lumi ad olio di cui son ben provveduti gli artefici per l'oscurila die vi regna , e per gli accidenti che possono nascere capaci ad estin- guere il lume. Risplende si poco il lucignolo in sotterranei, che sembra qiiasl sempre vicino a spegnersi . La mancanza, d'ossigene (gas termos.) , almeno in una giusta dose, e l'umi- dità soverchia di quell' aria ne possono essere la cagione , e lo dimostrerebbe ancora chiaramente la respirazione , se la questo luogo l' uom potesse fare astrazione da quell'oi- rore , che lo sorprende discendendo in quelle caverne di un'eterna notte. Tal vista, eie riflessioni, che ne seguono son capaci di far qualche volta vacillare il coraggio del viaggiatore filosofo . E come ricordare a sangue freddo la quelle profonde bolgie la storia di parecchj minatori sepolti per sempre in seno dell' altlssiina montagna? («j Si co- mincia a discendere per gradini nell'ardesia scavati , e nella viva ardesia 5 non si scende giammai perpendicolarmente^ ma per un piano dolcemente inclinato : si cambia qualche volta direzione , se l' ardesia non presenta dei troppo belli strati , se avvien che questa intersecata sia dallo spato calcarlo , se dell'acqua che gronda quasi sempre in minute goccie dalle pareti arriva qualche volta a farsi rigagnolo , e cambiare la cava in cisterna . Son felici , gli opera) quando scavar possono un pozzo in cui r acqua tutta si raccolga , né venga giammai a di- sturbare il loro travaglio . Avviene non di rado , che gli opera] d' una cava s' incontrino con altri , che aperto ave- vano altra cava in opposta direzione . Il possesso , e la proprietà delle cave rispettive appartiene al padrone del fondo , e non è lecito penetrare sotto l'altrui terreno senza (a) Son più di cìnquatit^anni che non sono avvenuti di questi lofutisti accidenti. Vi sono tuttavia alcani vecchj, i quali si ricordano la distra- zia, che hanno avuto altri loro concittadini. iqS Giornale là permissione del proprietario, tutto che la cava fosse stata aperta altrove . Egli è troppo difficile , come già abbiamo avvertito , che una bella ardesia si presenti a cavatori dopo pochi passi ; conviene internarsi più o meno nelle viscere della terra per avere un materiale buono ad essere travagliato . Si scava quindi di mano in mano l'ardesia , e per formare ima sicura strada coperta si lasciano qua , è là delle co- lonne di pietra capaci a sostenere X enorme peso che di sopra rimane , ed impedire l' avvallamento di qualche filo-^ ne . Si vedono ciò non ostante qualche volta delle sale assai grandi per contenere cinquanta e più persone senza una sola colonna che le regga 5 ma gli operaj hanno \ av- vertenza di scavarle nella forma di volto , e badano bene che sian tutte circondate dal vivo sasso . Egli è in una di queste bellissime sale , che bisognò sospendere il travaglio per uu colpo dato inavvertentemente da un' artefice , onde s'introdusse una grandissima quantità d'acqua nolla cava. Si salvarono però tutti gli operaj , e la rarità dell'accidente fa che non sieno essi spaventati dal lontano pericolo. Il pericolo è più grande di rimanere schiacciati dalla monta- gna sovrapposta , o più facilmente dal chiudersi la bocca della cava , come qualche rara volta è succeduto , rimanen- do i poveri minatori sepolti vivi col loro travaglio nelle profonde viscere della terra . Gli strumenti dei quali costoro si servono sono : un piccone col manico di legno del peso di circa sei libbre avente da una parte una testa a foggia di martello , e dal- l' altra una punta ; una leva di ferro chiamata dagli operai palaferro , lunga circa sette palmi: degli scarpelli larghi quanto la palma della mano,, e dei conj più o meno sottili^ ma che però non eccedono nella parte più grossa la mezza oncia ; delle squadre inoltre, dei livellile dei compassi («). («) Gli tcarpcUmi , e sotto questo nocpe s'intendano coloro che t)i Fisica, CnraiicA ec. igo ' Abblariì già detto che l'ardesia si trova disposta nelle cave a strati orizzontali coli' inclinazione di tutti al Sud- ovest : abbiam pure notato, che questi strati erano d'una maggiore , o minore grossezza , di modo che appajono tra loro naturalmente divisi , ancor quando non vengano inter- secati da pietre di diversa qualità , o da qualche strato di terra. Sembrano per così dire strati della medesima ardesia sovrapposti gli uni agli altri in un tempo diverso , e che perciò non abbiano potuto combacciarsi tanto esattamente, come si osserva avvenire nelle sottili laminette , che uno stesso strato compongono . Ma nel decorso di questa me- moria arrischierò qualche mia idea sulla composizione di queste ardesie ; convien piuttosto che al presente da noi ' si descriva come essa venga lavorata . Gli operaj cominciano col delineare quel masso d' ar- desia j di cui bramano servirsi . A forza di scarpelli , e picconi penetrano sotto le linee sino a quella profondità j che dee avere la giaa lastra , la qual vuoisi distaccare in- tiera dal masso . Quindi coli' ajuto di alcuni conj _, o piedi di capra , facilmente la dividono dal rimanente ;, badando però di adoprare una forza eguale per ogni lato , poiché altrimenti non rimarrebbe la gran lastra di una eguale spessezza in tutte le sue parti . Di queste- lastre a cui or- dinariamente si dà la figura quadrata, sene ritrovano delle piìi grandi , e delle più piccole , ma le più grandi si ve- dono soltanto in quelle cave , ove si riunisce un maggior numero d' artefici necessario certamente ad un gran lavoro travagliano l'ardesia fuor della cava, anzi nel luago stesso di Lavagna per ridurre ella giusta diincnsione gli scalini, li pilaitri , e le stesse lastre fatte per conservar olio, o guarnire pavimenti, hanno -an frappo , ossia martello a due taglj lungo un palmo circa del peso di dieci libbre, degli scarpelli , inoltre e degli aghi d' acciujo del peso questi uhiaii di circa ott'oncie, una massa di ferro pesame sei libbre di lignra quadrata, delle squadre di ferro egualmente , una sega , una o più lime dette raspe, e delle righe o regoli di legno. 200 Giornale simultaneo . Costoro inoltre usano di principiare a fendere il gran masso dalla parte superiore , ossia dall'alto al basso secondo la direzione degli strati, avvegnacchè in altro mo- do riuscirebbe incomoda l'operazione , né potrebbono aversi delle belle lastre , o dei bei pezzi intieri , e perfetti. La lastra vien poscia divisa in più picciolo coll'istesso ar- tifizio con cui fìi da prima distaccata dal banco comune, e da questo travaglio ne risultano le gronde , gli abainì o tegole per tetti , le lastre per cisterne , truogoli ec. Si procura _, clie tutte le parti dell' istessa lastra sieno Ira loro proporzionali , tanto più se debbonsi far degli ahaini i quali sono alle volte di una sottigliezza maravigliosa . Per tal oggetto l' artefice ponendosi fra gambe un pezzo d'ardesia quadrato di quella dimensione che deggiono avere le tegole j con delle leggiere scannellatine, eli' egli pratica nel bel mezzo de' suoi orli , e singolarmente agli angoli , e con colpi leggieri di martello la divide in due parti , e quindi ognuna di questo parti nuovamente divide in due , proseguendo in lai modo la divisione , e badando sempre di tagliar la laslia nel mezzo affinchè presenti un'eguale resistenza in tulli i suoi lati. Se avvenga però , che non sia ben'aggiustato il colpo, o proporzionale alla spessezza della lamina j, o quando la pietra abbia per avventura un qualche pelo T termine degli artefici ) gli ahaini non più si dividono egualmente in tutta la loro estensione , e ne sortono dei rittagli che qualche volta servono per lavori di minor conto , ed altre volte son gettali via colla terra ^ ed altri frantumi ardesiaci . Le tegole son la irifircanzia che ha maggiore spaccio di tutti gli altri lavori risultanti da questa pietra . La più gran sottigliezza che si dà a queste è di 2 a 3 lince , 4 millimetri all' incirca j ma queste vengono ricusale ordina- riamente dai compratori preferendosi il doppio più grosse . Secondo le volgari misure del paese si richiedono gli ahaini di venlisci a trenta a palmo , ma se si vogliono caricarti DI Fisica , CirtiviiCiV kc. io i con qnesla merco dei bastimenti , allora si ricercano gl"i più sottili , poiché se ne imbarca una maggiore' quantità . i pia grandi ahaùn hanno trenta oncie di dimensione per ogni lato , ed i più piccioli oneie ventitlue . Le gronde chi* sporgono fuori del tetto son piìi grosse d>egli abaini , ed hanno ancora una' maggiore" dimensione in superficie : le più grandi contano sino a cinqije palmi di lunghezza , e quattro di larghezza , le più picciole son lunghe palmi quat- tro , e lai'ghe tré . Le lastre che servono per truogoli so- no ordinariamente di otto palmi in quadrato ^ e grosse due oncie air incirca . I pilastri , gK architravi , i fregi ^ le colonne , le lastra per cemmóde , ed i quadrelli che servono a lastricar stra- de, e pavimenti di casa sono \vt proporzione più grossi delle lastre che abbiam mentovato ^ e si dà ordinariamenta a questi lavori quella proporzione , che si vede in opere consimili fatte di marmo . Si arriva qualche volta a dare un bel pulimento alle lastre che si sovrappongono al com- nióde , ed altri utensili , ma ognun vede quanto questo pulimento inferiore esser debba a quel dei marmi,, e d'altre pietre più dure della nostra ardesia . II Sig. Spadoni vorrebbe , c\\et gli arteffci si servissero della sega per fendexe l' ardesia di Lavagna , e non vor- rebbe veder nelle cave adopratL gli scarpelli, ed i conj nel modo , che abbiam mentovato-, perchè egli crede nella maniera usata consumarsi as&ai più di materiale} che mea sicuro riesca il travaglio , e più dannoso ancoi-a per quella gran polvere, che va ad- introdursi nei polmoni' degli ope- ra]. Ma la sega ottiene perfisttamente il suo intento quando non può fendersi l'ardesia nella direzione de' suoi strati 5 riesce però inutile , quando non si. abbandoni la naturale direzione,, e non può certamente servire per la fabbrica delle sottilissime tegole. Qual prò della sega, il di cui ministero è etenio, se si paragona alla celerità , colia quale^ si dividono le più estese lastre delle ardesie nella maaieraf Tom, 2.. 37 202 GlO?vNALE che si costuma ? La polvere non è poi tanto da temersi in quella mnidilà che regna nelle caverne (chiamate bolgie infernali dal citato autore) come avrò un'altra volta occa- sione d' avvertire . Prosegue però egli le sue riflessioni sii queste cave , e non sa intendere perchè gli artefici delle aidesie amino di fenderle sempre nella direzione da levante a ponente , e protestino che in qualunque altro modo vanno le lastre a riuscire imperfette [a] . Se vuoisi parlare della tavola , che fu già distaccala dal suo banco , il pregiudizio volgare neppur vai la pena di essere confutato . Ma se del banco d' ardesia si parla in ordine della sua direzione , la ragione n' è chiara , e la divisione dall' Est al Sud-Ovest sembra a tutte le altre preferibile , come ho potuto io stesso vedere con varj esperimenti , che in mia presenza ne fecero i minatori . Oltre i travaglj ai quali abbiam veduto destinate le nostre ardesie , tacer non debbo 1' uso , cui una volta le adoperavano i pittori , ed al quale tuttavia sembra che possano servire per la bellezza di alcune opere di artefici eccellenti , che tutt'ora si ammirano dipinte su questa pie- tra . E sulla Lavagna che han dipinto di molti bei quadri a olio j ed a fresco non pochi pittori Toscani , ed anche molti pittori Genovesi. Il bellissimo quadro di Pellegro Piola, che si vede in Genova nel vico degli orefici, quadro che ci fa piangere l' immatura violenta morte del suo au- tore , è dipinto sull'ardesia di Lavagna . Un'altro bellissimo quadro rappresentante la sacra famiglia con figure di gran- dezza naturale è stato su questa pietra dipinto dall'egregio nostro pittore Valerio Castello , ed ora è posseduto dal Sig. Agostino Maglione . Cito questi due soli quadri , per- chè ci ricordano i prodigj dell' arte ', ma ne potrei citare molti altri , che si possono vedere in tutti i paesi del Ge- /«) Leuere Odtpcrictie . DI Fisica ^ Ciiekica ec. -ìoS novesalo . 11 sig. Targioni Tozzetli ne' suoi \iaggi per la Toscana fa menzione egli pure di alcune pitture sulla Lava- gna , e si rallegra di possederne una del famoso Pietro Dan- dini suo parente , ove trovasi dipinta l'adorazione dei Magi, e dei Pastori con figure a meraviglia espressive . Tra le altre vi sono il Rè Moro con alcuni suoi cortigiani , i visi dei quali sono cavati dall'istesso fondo della Lavagna con po- chissime pennellate che li determinano, ed il medesimo fondo nudo serve ancora ad esprimere il bujo della notte. Racconta d'avere dell'istesso autore il ratto di Proserpina , e la libe- razione di Euridice dipinti egualmente sopra la Lavagna , la superficie nera della quale non ricoperta da colori , o da mestica alcuna rappresenta l' orrido bujo dell' inferno . L'ardesia di Lavagna ciò non pertanto abbandonata a se stessa, ed esposta per lungo tempo all'aria, prende un color cenerognolo , anzicchè oscuro , ed io credo , che quest' ultimo colore il quale anche fra noi si osserva ia qualche antico basso-rilievo , ed arriva alcune volte ad emulare il piìi bel nero, si debba ad una preparazione oliata, di cui fu intonacata la pietra poco dopo la sua estrazione dalla natia caverna . Deggio credere all' effetto di una tal preparazione per alcune prove che ne ho fatto , quantunque non sia giammai arrivato a, poter emulare per- fettainente il lucidissimo nero , che si osserva in alcuni architravi , e certe colonne modellate su questa pietra dai nostri antichi . L' arte si è pur perduta d' assai a nostri giorni colla quale gli Antichi scolpivano sulla medesima delle bellissime figure , e delle storie , e dei quadri compi- tissimi di greco sapore [a) . Ho nella mia casa di Chiavari (a) Pretendono aìcnni che la maggior parte di queste pietre elegantemente intagliate e basso rilievo , non sieno già provenute da Lavagna , ma da qual^che altra cava di pietra più dura, che si suppone aaticamence astratta dalle mon» lagne delìii Polcevera, e singolarmente da Prementone.ìo non contrasto Ift possibilità di un tal fatto, ma ho riconosciuto laverà ardesia di liSvagufi in molte di dette pietre . 2 ©4 Giornale •un antico can>mino
  • 8 Delta di palmi ^ IdVortta aiiaire k 6 Cane'ltta di palai! 6 lavorala a battone » tt Detta di palmi 5 simile > 6 Porta di pilastrata di palmi II larga palmieiavoraia » 8 8 Delta di gaalone di palmi 8 larga palmi 4 » 3 3 i« 3 IO II i6 9 7 «o 7 Ts Fìsica , CiroarrcA ec 20 5 NOTA Sopra aìcune nuoce denoitiinazìoni ckimicke introdotte del Sig. Thomson ■ài. L. V. Brùonatelli I 1 cel. Slg.ThoniSon trotando difettosa l'attuale nomenclatura chimica francese rapporto agli ossidi metallici , ha introdotto cellecceUente «uo sistema, di chimica i seguenti nomi nuovi finché non S€ ne proponghinó de' migliori . Protossido di un metallo è un metallo combinato air ossigene de' fr. al jnìnimuni ossia il primo ossido che il metallo è suscettibile di formare . Deutossido è il secondo ossido ài un metallo com- binato con due dosi di ossigene , cosi pure si chiameranno Dei'a alla fratiina di palmi 8 larga palmi 4 » i Schiovone di palmi 6 lavorato a bastone » Scaliao di pallai 5 grosso lyòj. a bustone » i Chiappa di pulini à e paludi 4 spianata squadrata per pavimento » i' jSleitanina di palmi 5 refT. » Chiappatolo di oneie 22 ia quadro lavorato per payijento » Trog/io di palmi <] • palmi 6 » 26 Chiappe baitard« di palmi 4 fi "/ò » 13 Porltllo di p. i mi 2 in quadr spiaa.gquad.perpaTimentO» Chiappe di j: 'ini 9 e palini 4 » a Ditta di pai»., S e palmi 4 d 2 Si omtueit« di segnare tutti gli altri articoli i e loro rispettive propoìJ Zioni , giacché ne paiebbe troppo roluminoso il dettaglio. Essendo gii chiap/yami di qualità doppia costavamo altrettanto * A B Nel mouìtMifo in cui scrivo ( 1808) i prezzi sono di molto ri- bassati per tutti i livori d'ard«nia. S può avere un'idea della dimioa- zie ne, confrontanfìo il prezzo delle tegolo o abbadini d' oncie 26; il guai eru di U. i3 uei 1807, ^d in qaesto anno di sole II, 91 10 I .6 12 '4 1 2 6 I IO 3 4 3 3 IO 3o •4 10 12 16 3 4 i a 14 2o6 - Giornale frìlossido , tetrossìdo , pentossido , ectossidò , ec. il 3 , 4 , 5 , 6. ossido . E finalmente quando un metallo viene combinato con tanto ossi'gene quanto ne può prendere , il composto è chiamato perossido . Nella nostra Nomenclatura chimica riformata ritenendo la denominazione più esatta di termossido metallico in luo- go di ossido si sono distinti finora soltanto i due estremi gradi di termossidazione, ossia il maximum, e il mùiimuni,. Il ruaxinmm \ abbiamo chiamato ipertermossido ossia su- periore grado di termossidazione e chiameremo ipotermos- sido rinferior grado di termossidazione. Sarebbe poi agevole l'indicaire, come fece il Sig. Thomson, il 2, 3^ 4 ^c. grado di termossidazione , qualora ciò si credesse vanta- giosO, dicendo deutermossido, triterinossidò, tetratérmossido, pentermossido , ectermossido ec. Rapporto ai sali y essi possono trovarsi ;, com'è noto, ora neutri , óra con eccesso di ossico (acido) , ora con eccesso di base, la quale può essere alcalina, terrea, o metanica. Il Sig. Tliomson (tom. 2. p. 5.) per indicare r eccesso di acido fa procedere al nome ordinario del sale il sopra , e la preposizione sotto per annunziare un eccesso di base . Quindi , egli dice , la denominazione di solfato di potassa che ci presenta il sale nel suo stato neutro diver- rebbe sopra-solfato di potassa quando lo stesso sale con- tenesse un eccesso di acido , e sotto solfato di potassa se questo stesso sale avesse un eccesso di base , ma questi sotto , sopita non sono espressivi né ci sembrano conve- nienti nella nomenclatura chimica filosofica . Nella nostra nomenclatura riformata abbiamo ritenuto ì osudido (sinomino di acidulo) per indicare eccesso di acido , e le denominazioni alcalinulo , temilo , termossidiilo metallico quando un alcali , una terra , o un termossido metallico si trova in eccesso in un sale. Quindi il cremore di tartaro secondo noi si chiama ossitartrato ossidulo di potassa y U csilce estinta aU' aria ossicarbonato temilo di iti FfsiCA, CatMicA Ec. 207 calci •■, il mercurio dolce ossimuriato termossìdulo di mer- curio ec. In quanto allW*? noi fummo i primi a farlo precedere alle denominazioni di tutti gli acidi, e di tutti i sali die acido contengono in quanto che ossi da oxy è pretto sinonimo di 'acido [acidum delat.) e cosi noi diciamo ossisolforico, ossimu- riatico ec. invece di acido solforico, acido muriatico 5 ossisol- falo, ossimuriato invece di solfato, muriato ec. Ma il Sig. Thomson con altri dotti chimici inglesi vorrebbe riservale l' ossi soltanto agli acidi , che secondo noi sono termòssi" genati, ossia combinati alla base indecomposta dell'aria pura , e che egli coi chimici francesi chiama senza distin- zione ossigenati . Cosi Yossim-uriatico temiossigetiato ei vor- rebbe con una sola parola chiamarlo ossinwriatico . Ma \ ossi che solo dinota, e dinoterà mai sempre acido perchè ora vuoisi mai che esprima ossigene nella teoria chimica francese? La parola ossi-gene, secondo anche i cel. Rifor- matori della nomenclatura chimica francese altro non si- gnifica che acido'genero . Bisogna convenire che è stato uh vero errore di alcuni chimici, d'altronde abilissimi, l'avere adoperato come un' abbreviatura l' ossi per dinotare il ge- neratore deir acido , l' ossigene . Li ossimuriati ipertermossidati della nostra nomencla- tura il Sig. Thomson li chjama semplicemente ossimuriati . Ma X ossi non manifesta lo stato del sale che si vorrebbe accennare . P. e. Thomson chiama il mercurio corrosivo ossimuriato di mercurio . Volendo , anche per una conven- zione , col Sig. Thomson supporre , che ossi voglia signifi- care ossigene , si crederebbe che in questo sale mercuriale fosse r acido muriatico ossigenato de' francesi , combinato iiSìossido di mercurio , laddove è ormai provato che Yacido muriatico in questo sale mercuriale è semplice , e che il mercurio è quegli che trovasi al maximum di ossigenazione (termossid^zione) . Diffatti nella nostra nomenclatura rifor- mata il mercurio corrosivo chiamasi ossimuriato di mercurio ■2oS GlOHNJktE iperterìHOSsìdato , ne finora si è proposto , eh' to sappia^ un nome più significante . Lo stesso dicasi pure di tutti gli altri sali nielaUici che il Slg. Thomson chiama ossisol- fati, ossisoìfiti , ossiprussiati , ossinìtrati , ossiacetati , ossi- Jbsjati , ossifhiati , ec. (t) La ntgmc di ferro , secondo lui, è un ossicaròonaJo di Jerro , perchè questo metallo al maxi- Viurn di ossidazione^ nella teoria chim. francese, è combinato all' acido carbonico . Noi lo chiamiamo assicarhouata di Jerro ipertermossidulo . La desinenza in ulo dinota altresì l'eccesso deW iperlermossido di- ferro relativamente all'ossi- carjjonico che- non lo- satura . Le combinazioni del gas flogogene (idrogene) solfurato colle basi, il Sig. Thomson ora le chiama col Sig. Berthollet idrosulfuri (Tom» V.), ora col Sig? Chenevix idroguri solfila rati. Credo inrttile il ripetere siò che dissi altrove (a), cioè che idra (hydro fr.) non può avere in una lingua scientifica altro- significato che quello di acqua o- non di idrogene ^ e quindi siffatte denominazioni si dovrebbero una volta rigettare dai chimici Neologi ai- quali sta a cuore di addottare de' nomi, per quanto è possibile esatti, e d'im- pedire la fatale confusione della quale è ora minacciala la. nomenclatura chimica. SUL (i) Or» Tossi (oxy) secondo il Sig Thonuon dew significare l'os* •igene combinato «ll'acido, orik l'otstgene combinato ia. alto grado. ii 'la buse metallicB . S'ffatto modo di denominazioni deve riuscire taolta imbarasztnte e confaao . (?) V. La Pjeiiiz. alla. alia Farmacopea Generale; Pavia 1807. Dt Fisica, Cnraicv ec. 209 SUL VELENO DELLA VIPERA Discorsi due (i) Del Sig. Giuseppe Mangili Prof, eli Storia Naturale e Direttore del Museo nella R,» Uuiversità di Pavia, Membro del Collegio Elettorale dei Dotti , e Socio di molte Accademie , o Discorso 1 (2) uei serpenti clie destarono in alcuni popoli il terrore» e lo spavènto , in altri X ammirazione e la sorpresa , che tanto brillarono nelle antiche religioni per certe qualità eminenti che vennero loro attribuite dall' ignoranza de' tem- pi, questi stessi formarono pure uno de' più interessanti soggetti di meditazione e di studio pei Fisici e Naturalisti; e senza ridirvi quanto di favoloso o di veridico ne scrissero gli antichi •> e come in seguito la loro storia sia stata por- tata pressoché al massimo grado di perfezione dai più illustri Naturalisti de' tempi a noi vicini e segnatamente del celebre Naturalista Lacepede ; permettete Rettore magnifico , colleghi sapientissimi, e voi tutti uditori ornatissimi ch'io quest'oggi vi trattenga per breve tempo sopra due punti che li vi-', Tom. 2. 28 (i) Invitato dal nostro Prof. Mangili ad inserire in guasto Gloraale le Nuove sue Osservazioni td esperienze sopra il veleno della vipera ta creduto opportuno riprodurne il (tuo primo Discorso su questo «rgonaento pubblicato già tia qualche tempo coli' aggiunta ili alcnne nuove anno- tazioni per mettere così il Lettore a portata di conoscere tutta \x serio delle sperienze da lui instituite su questo ifnportante argomento (VEdit.) (lì Letta nella grand' Aula della R. Università di Pavia il giornp 19 Giug'io ilSoS in occasione di Laurea. aio GlOK^JALE ' sguardano ^' ch'erano sfuggiti all' instancalnle ,.zelo de' più celebri promotori jìèlla storia naturale, e chea mio credere sembravano pur degni di tutta la copsiderazione , onde la storia di questi esseri senzienti acquistasse un maggiore grado di verità , e perfezione . > Tutti gli Scrittori di Storia naturale sono stati solleciti di osservare in pressoché tutte le classi degli animali i fenomeni , che le vane; età presentano , e \ infanzia in ispe- cie ; ma parlando dei serpenti hanno passato sotto silenzio codesto primo stadio della loio vita , al qual silenzio sup- plendo io vi riferirò quest' oggi quanto mi è accaduto di osservare circa l' infanzia dei sei-penti velenosi più a noi comuni , come quelli che furono il soggetto di alcune mie ricerche nella precedente estate ; còsi verrà stabilita l'epoca eziandio nella quale cominciano essi a far uso del mortifero veleno, che viene separato da certi particolari organi loro proprj : e vedremo in secondo luogo quale sia veracemente l'azione sulla libra animale vivente di un sì temuto veleno da me cimentato sopra varj an'imali\, e sin anche sugl'in- dividui di quella stessa specie ond' esso è tratto.' Tra le molte vipere che il mio vlperajo si* affrettò di portarmi nella primavera dell'anno precedente una ve n'era tra le altre di una grossezza straordinaria , e credutala quindi pregna la riposi entro ima picciqla cassetta, isolandola interamente dalle sue compagne. E mentre le ialtré servi- rono agli sperimenti , che tra poco vi dirò , questa la tenrii costantemente meco visitandola più volte ogni giorno all' oggetto di vedere un parto viperino , e di allevarne i pie»- coli , se mai fossero essi stati suscettibili di un qualche benché menomo grado di domestichezza . Dopo circa tre mesi di prigionia adunque nella mat- tina del giorno 12 settembre la grossa vipera partorì uno dopo l'altro t3 viperini, sette dei quali erano vegeti 0 vispi , e gli altri sei aggomitolati ed in istato di feti morii , ma ricoperti luti' all' intorno da uua sottile metn- DI FistCà- ,' Chimica ec. 211 jjraua destinata a sostenere i vasi copiosissimi della placenta . Se la vipera madre durante questo penoso travaglio non mandò dei sibili di dolore , parve nidladimeno di un umore il più triste, ed in uno stato del piìi grande abbat- timento ; né mi sono nemanco accorto che usasse la più picciola attenzione alla tenera sua prole — aggiungerò anzi che fu massima 1 indifferenza materna, allorquando levai dalla cassetta uno dopo Y altro questi viperini , altre volte ve li riposi di nuovo avvicinandoli alla testa della madre 5 ma questa non diede in veruna circostanza il più piccolo segno di amore materno . La vipera madre però non tardò che poche ore a riaversi del grande abbattimento in lei avvenuto a cagione del parto , e forse divenne più vispa e vegeta di quello fosse dinanzi , perchè sgravata di un peso che molto toglieva alla sua naturale agilità . Debbo altresì aggiungere che dei sette viperini vivi due ve n'erano cui pendeva tuttavia dal cordone ombilicale la placenta , che recisi colla forbice ; e contorto alcun poco il cordoncino ombilicale , onde impedire ogni emoraggia , li due viperini si trovarono con questa facilissima operazione alla condizione dei loro compagni . In questo tempo mi feci recare due pulcini appena nati per farli morderò da' miei viperini, ma non potei in veruna maniera determinarli a mordere gli animali, che aveva presentali alla loro bocca . I viperini aprivano con qualche difticoltà la bocca , ma sempre 1 Scusavano di ad- dentare la preda offerta . T»Ii accorsi di più clie all' istante in cui spalancavano la bocca non alzavano , come ordina- riamente sogliono fare le vipere , i loro denti canini . Allora presi il partito di esaminare più davvicino essi denti , e tentai , ma invano , a più riprese di sollevarli , li vedeva attraverso alle loro guaine , ma vedeva pure che queste guaine non erano forate in basso secondo il solito . Con- tinuavano esse guaine colla cute della mandibola superiore^ ii'ì Ciò Male • l onde che i Jenli canini dei piccioli viperini erano in certa guisa obbligali a slarseiie in riposo ; e pare veramente che vi stieno fino a tanto che tutte le parti della testa,, e più di tutto i denti canini , questi denti che loro servono per injettare il fatale veleno entro le ferite degli animali verso . i quali il sentimento della fame o della vendetta gli sprona, abbiano acquistata quella consistenza che si jende neces- saria , onde abbiano ad usarne con vantaggio e con certezza di successo . Poiché adunque 1 viperini ricusavano di mordere i teneri pulcini , presi l'altro partito di far mordere dalla vipera madre uno de' proprj figli per conoscere più chiaramente gli effetti del veleno della vipera sugi' individui della mede- sima specie 5 ma con qualche mia sorpresa , a questo primo tentativo non mi riusc'i d indurre la vipera madre a mor- dere il corpo del proprio figlio , che aveva presentato alla sua bocca spalancata , comunque la stuzzicassi . Essa teneva li suoi denti canini ripiegati , e come suole tenerli ogni qual volta si trova in istato di perfetta tranquillità e quiete. Ciò fatto raccolsi in seguito alcuni lombrichi terrestri , onde fornire un tenero alimento alla pi-ole viperina^ ma non s"i tosto la torpida prole vide questi vermicciatoli , che subito mostrò per essi il più grande ribrezzo , schivando persino la loro compagnia . Riuniti i viperini in società colla madre , gettai entro la cassetta e lombrichi, e rane, e picciole lucerte per ve- dere come la madre proveder volesse alla sussistenza dei proprj tìgli 5 ma anche in fjtiesto caso tanto i figli , che la madie mostrarono la maggiore antipatia verso li nuovi ospiti , per cui rimasero questi per moltissime ore illesi entro la cassetta, fino a che li levai vedendo che il senti- mento della fame nxdla affatto poteva sul carattere estre- mamente selvaggio ed indomito della vipera madre . Separati di nuovo i viperini dalla madre feci loro ingollare per forza dei piccioli pezzetti di carne di rana , m FisfcA , Ciii^.nci ec. ti?» ed eziandio di pollo cotto , ma alqiianio masticato ; ond- ile riescisse loro piìi facile la digestione. Infatti parve clic, alcuni almeno, acquistassero dal cibo nuova vitalità, poiché di torpidi ch'erano dianzi ;, diventavano dippoi agili e vispi, massime se venivano alcim poco stuzzicati — Non mai però s'avventavano per mordere , talmente che poteva con tutta confidenza tenerli tra le mani e imboccarli senza incorrer* il menomo rischio — . Alcuni tra essi per altro appena ingollato il cibo face- vano subito ogni sforzo per rigettarlo , per la qual ragione forse , due ne perirono quattro giorni dopo la nascita . Un terzo lo feci mordere a viva forza dalla vipera madre usando di tutt' i mezzi valevoli a destare in lei rabbia e furore , e questo dopo alquante ore mori in conseguenza del veleno . Dopo alcuni giorni avuta una vipera fresca la decapitai , le feci versare dai fori ellittici dei denti canini quelle due o tre goccie di veleno che seco portava , lo introdussi nella sostanza muscolosa del dorso di un quarto viperino , e per effetto del veleno morì esso pure dopo non molte ore . (i) — Un quinto morì di stento entro il giorno undecimo . Due ne rimanevano ancora i quali sebbene discreta- mente nutriti , pure mostravano sempre un umore il piìi triste , non amavano nemmeno di starsi vicini , ed ogni qualvolta li metteva tra loro a ridosso , tosto si separavano per andare in parti opposte . Si ricreavano alqpanto stando al sole , preferivano la terra secca all' umida , e quando si movevano da luogo a luogo cacciavano fuori sovente quella (i) Molti sperimenti mi haano convinto, die anche altri animali a sangue freddo come sarebbero rane , rospi , ramarri , stnilordi ee. cadono pur essi vittima di questo veleno . Egli è però da notarsi , che in essi li segni forieri di vicina morte si munifestano molto più tardi ; la qual cosa può dipendere dalla loro costituzione organica , che li rcnd-e in sulle prime m«no sensibili all'azione deprimente del veleno viperino . 2 l'i GlOlilN'AtE loro linguella bifida , nò giammai aprivano la bocca per mordere checchessia . I denti canini rimasero giacenti ed in uno stato di quiete . Il sesto viperino mori di disagio dopo i4 giorni . \ isitato il viperino superstite nella mattina del giorno 28 settembre^ ossia 16. giorni dopo la nascita, m'accorsi clie per la prima volta aveva acquistato la facoltà di arti- colare i suoi denti canini , e di diventare quindi funesto a (jueir animale che fosse stato presentato alla sua bocca. Infatti nel gioino 3o settembre avuto da un cacciatore im vivacissimo capinero feci sì , che il viperino superstiste gli mordesse a dovere una coscia , come avvenne . Il capinero iippena fu morsicato che subilo risenti gli effetti del mor- Male veleno, divenne a prima giunta stupido, la sua respi- razione si fece affannosa , per sette minuti tenne li suoi occhi ora a])erti , ora semichiusi j indi li chiuse del tutto , e in capo a due altri minuti, preso da forti convulsioni che durarono pochi secondi , in mezzo a piccoli gridi spirò J' ultimo fiato — . La coscia morsicata acquistò un colore livido nerastro , e parve il sangue coagulato in sito . Sperava di trovare nel viperino superstite un soggetto di nuovi sperimenti e di ulteriori osservazioni sul di lui carattere; ma esso pure dopo altri i5 giorni, ossia dopo 33. giorni di una vita discretamente attiva se ne mori . ^è saprei ascrivere la sua morte , salvochò allo sfinimento di forze , non ostante che nei precedenti giorni gli avessi fatto ingollare a viva forza della carne masticala della quale ne avrebbe tratto sicuramente il necessario chilo riparatore, se non avesse avuto la brulla abitudine di ricicciarla spesso dal corpo njediante il vomito . Tali sono le osservazioni che ho potuto instituire sull'infanzia de' miei viperini, che prima del sedicesimo giorno di vita si puonno ri- guardare quali esseri affatto innocui , contro la comune opinione , giacche essi non acquistano se non che a quest'epoca la facoltà d' injetlarc il veleno entro le ferite I tìi Fisica.; Chimica ec. 21 5 degli animali , verso' i quali la vendetta ,* o 1' appetito gli sprona . Ora vi riferirò alcune delle principali e più decisive sperienze da me prima di ogni altro instituite all' oggetto di stabilire quale sia veracemente l'azione del veleno vipe- rino suir economia animale . I precedenti moltiplicatlssimi sperimenti fatti circa il veleno della vipera dal celeberrimo Fontana di Firenze , e da altri illustri Fisici furono praticati piuttosto a disegno di trovare un antidoto a questo terribile veleno , di quello che a fissarne l' azione 5 talché furono mai sempre divise le opinioni tra li più riputati medici , circa il modo dell' operare di questo veleno , pretèndendo gli uni che agisse stimolando eccessivamente , e inducendo quindi nell'animale economia una tale debolezza indiretta per cui ne veniva necessariamente la morte ; mentre alcuni altri de'più recenti sospettavano invece in questo veleno un' azione del tutto opposta, ossia controstimolante ^ o deprimente, (i) Dalle moltiplici sperienze da tanti fisici , e naturalisti instituite nel proposito , risultava solo che il veleno viperino distruggeva con prontezza l'irritabilità _, disponendole carni alla più celere putrefazione , e che alcuni rimedj eccitanti adoperati a tempo erano giovevoli per eluderne l'azione. Ija qui^tione rimaneva però sempre indecisa , poiché per il 'Vìi "• V),V (i) Un^ Medico di qualche nomo accostnmato sino dalla sua priin* età a sputare coniinuaraente veleno, lia avuto l'impudenza di alterare il mio teaic, e di dire parecchie falsi'à sul conto di questo discorso , per far efedere ai meno veggenti , eh' io mi sono fatto autore delle opinioni altrui. Dall'espressione del mio testo ognuno vede, ch'io ho citato le diverse opinioni dei medici rispetto all'azione del veleno vipe- rino;-e che di poi ho fatto un ingenua narrazione delle mie e non già dalle altrui sperienze, che ho insiituito senza veruna prevenzione dì partito, con que' modi e con quelle cautele che io ho giudicato piÀ proprie, al solo oggetto di concsrere quili dei Medici antichi e moderni opinassero più sensaiamente su tale argomento. 2i6 Giornale tlifetto di prove dirette , si gli uni , clie gli altri dei medici spiegavano a loro modo le guarigioni , che iiiediante V uso di certi rimedj sovente si ottenevano . In tale incertezza di cose nella primavera dell' anno scorso venni eccitalo da parecchi illustri colleghi ed amici, non meijo che dalla lodevole curiosità di molti studenti che frequentavano con assai profitto la scuola di Storia naturale j a tentare delle nuove sperienze sul veleno della vipera j onde conoscerne veracemente l'azione. A tal line mi procurai dal nostro Prof. Brugnatelli dell' ammoniaca che tra le sostanze stimolanti occupa un luogo assai emi- nente , non meno che del puro ossiprussico che viene riguardato come uno dei principali controstimoli ^ e di più dell'acqua distillata di lauroceraso, annoverata essa pure Ira le sostanze controstimolanti o deprimenti : aveva a mia disposizione parecchie galhne e molte vipere tutte vigorose e grosse . Afferrata una di queste vipere pel collo la ohbhgal a mor-^ dere una delle mie galline nei muscoli pettorali senza som- ministrarle né prima, né dopo alcun liquido eccitante o dehihtante, affine di vedere il risultato della semplice azione del veleno. La gallina divenne alquanto stupida 5 dopo 26 minuti mostrò la più decisa inclinazione al sonno; per altri IO minuti presa da sonno, ma quasi non volendo dormire alzava ed abbassava più volte il capo , e si solle- vava pur anco su i due piedi con gli occhi semichiusi , e qualche rara volta del tutto aperti . Finalmente abbassò contro terra la testa , e parve caduta in letargo ; tenta per r ultima volta di rialzarsi , ma ricade ben tosto in un pro- fonda letargo dal quale non si ridesta mai più . Cresce il sopore ; la cresta della gallina acquista un colore purpureo- livido ; fa sentire un poco di stertore , dà tre o quattro segui di leggieri convulsioni, che finiscono colla morte, la quale avvenne 70 minuti circa dopoché la gallina fu morsicata . Ad ni Fisica, Chimic. ec. aiy Ad una seconda gallina feci preveptivainente iaigollar# in maniera che passasse entro il veatricolc un tubetto di di legno aperto ai due capi. In questo tuJjetto cveva dianzi introdotto della mollica di pane , su di cui. ho fatto e aJci e cinque goccio di ammoniaca pura . Munito così il ventriglio della gallina del suddetto liquido assai, eccitante , senza perder tempo la feci mordere ben bene nei muscoli petto- rali da un'altra roiusta vipera. La gallina dopo alquanti minuti parve im poco' stordita, la cresta • egualinente, che i cini erano alquanto ingialliti ; ma aveiMlole gettate innanzi dei granelli di riso, e della mollica di pane si diede im- mantincnti a mangiare , e icon quella voracità cfee suole essere propria di tutt' i gallinacei. La sua salute parve in poco tempo affatto ristabilita, vis.se oltre un mese, e sa-r rebbe vissuta lungo tempo ancora, se :nQ^. avessi,! ordinata al itìio domestico di ammazzarla. ■. : , 'ijv; "fu;' ■' .1 f Questo sperimento adunque pare': che diajiQslrì ad evidenza che le due azioni opposte, , del veleno cioè, e dell amnioniaca si sono a vicenda neutralizzate nel corpo di questo aninrale . Ad una terza gallina feci ingollare col metodo dianzi esposto la mollica di pane inzuppata invece da quattro in cinque goccie di, ossiprussico , e fatta mordere imniédiatanienfe da altra vigorosa vipera , dopo circa quattro luiniìti diede segni di grande affanno, e di una decisa inclinazione al sonno ; dopo altri due minuti chiuse affatto gli occhia divenne soporosa . In questo stato durò quasi io. minuti j le sue inspirazioni e respirazioni si facevano mano a mano più rare ed affannose, sinché da «Itiilio spirò in mezzo a piòciolissime convulsioni . La cresta ed i cirri acquistarono ' un Colore porporino livido; eie due orecchiette del cuore le trovai turgide di sangue. Questo sperimento fa vedere che le due azioni del veleno cioè , e dell'ossiprussico sono congeneri ; e mentre la prinia gallina non spirò che 70 minuti circa dopo essere etata morsicala,: ..questa, invece cessò di vivere dopo 17 Tom. 2. 29 tìlS GlOR>AI.E minutile ciò pare sia avvenuto in forza della dopT-ia azione coutrostimolante o deprimente del Teleno injeltalo cioè , e dell" ossiprussico fatto passai-e entro lo stomaco . ■ Ad Tina quarta gallina diedi col metodo sovraesposto della mollica di pane inzuppata da un pari numero di goc- cie di acqua distillata di lauro-ceraso, indi fatta mordere tla altra vipera manifestò tutti sintomi della precedente ^ se non che mori dopo un tempo più lungo , essendo l'acqua distillata di lauro-ceraso congènere bensì quanto agli effetti coir ossiprussico , ma di un attività deoisameute minore , collie lo sperimento mi fece conoscere. •^ li 1> ■ Tali sperienze le ho instituite , e ripetute assai volte alla presenza de'più oculati alunni di questo insigne Ateneo e sopra le galline , e su altri animali a sangue caldo , e seinpre ne ho avuto pressoché gli stessi stessissimi risul- tati. Sembra quindi che non debba ormai nascere il più picciolo dubbio suir azione decisamente controstimòlante o deprimente di questo famoso veleno (i). > ; > j ■ ^ rì'intMf (i) Mentre io stava pubblicando questi miei discorsi mi è capitata •ou'occhio una breve dissertazione del 8ig. Prof. MoDgiardini di Geriova sul veleno della viperai, nella quale pretende attaecaruii i." perchè non llp fatto cenno d(>gli autori elio prima di me hann(>; impiegato con sac- cesso o senza eGTctto l'ammoniaca per la cura (fella morsica;ura della vipera; a.** perché ho creduto di avere trovato nell'ammoniaca uno de'più valevoli antidoli 'Contro questo veleno, mentre le sue sperienze, e quelle dell'illustre Fisico Fontana discordano per avventura dalle mie. In terzo luogo combatte 1' azione controstiuiolante o deprìmente di que- »to veléno , ooll'asserire delle guarigioni ottenute con rimedj mucilaginosi oleosi e debilitanti . ' ' C quanto' alla prinjK part,e risponderò al Sig, Mongiardini , che lo scopo (|i ^gaellie mie speri<;!;ize fu diretto non già a scoprire il rimedio , che potesse dirsi speciEco entro il veleno viperino, esscndovene più d'uno; giactW sapeva anche primi che molte persone guarirono còl ■emptice uso del vino' generoso , altre colla triaca, e taluno finolmente coli ammoniaca; ma sibbene a detenuinarne con ulteriori prove, più dirette, e convincenti la sua «tion» sull'economia animale. Quindi quale necessità di ostentare una erudizione per nulla neccessaria all'og- getto ili quisiione, e altroinde da lutti ì dotti conosciuta. DI Fisica. , CrtimcA. ec. ^ig Risponderò alla seconda parte, che s'egli non è stato abbastanza felice di veder gnarire dei gallinacei morsicati dalla vipera facendo uso dell' ammoniaca : lo che può dipendere da due cagioni, o che n9n abbia contrapposto una sufficiente dose di ammoniaca, giacché non sappiamo se la vipera addeutando i muscoli pettorali versi nella loro sostanza una , due , o più goccie di veleno ; o che non abbia fatto oso di tubetti fragili come sono quelli fatti con ritagij di sagginale svotati , per cui appena sono essi introdotti nel ventriglio , che imtnediatamente si sfrantumano , e cosi lo stimolo diffusivo si propaga più celeremente a tutto il corpo , impedendo in tal modo e annichilando i progressi deli' Azione deprimente del veleno . Confesso il vero , che questo spai;i-> mento é molto dilicato , ma io non posso rinunciare ai felici risultati da me, e da molti oculaiissimi allievi di questa Università osservati net proposito, all'occasione delle pubbliche sperienze . Quanto alla terza parte essa non meriterebbe veruna risposta, es- sendo cosa notissima, che i viperaj sogliono comenemenie ricorrere al vino ed alla triaca per guarire dalla morsicatura deliri vipere, le quali sostanze sono da tutti riconosciute stimolanti, e non altrimenti ai rimedj mucilaginosi , oleosi , e debilitanti ; quindi per neccessaria conseguènza anche l'ammoniaca per la sua natura eccitante sard più assai che il vino e la triaca valevole a distruggere i funesti effetti del veleno viperino. In fine il Prof. Mongiardìni volendo combattere l' idea di corto Casinelli , il quale s'ingegna di provare, che il veleno della vipera uc- cide gli animali per l'alterazione che porta nel loro sangue, dice» come potrà questa teoria conciliarsi con ciò che altra volta osservai nella morte delle rane pel veleno viperino , malgradoché a queste fosse strappato il cuore e interrotta ne venisse la circolazione sanguigna f »; Questa per veritik è una maniera di ragionare così nuova che mi sor- prende . Lasciando a parte di esaminare l'idea del Casinelli pretenderà Jorse il Sig. Prof. Genovese di distruggerla con uno sperimento di niua valore ; dico di niun valore , poiché una rana muore più presto per il cuore strappato , che non per effetto del veleno viperino . Discorso //. (i) La provida natura nell' inspirare che fece alle dil'fercnti Specie d" animali il sentimento della propria conservazione, h» voluto inspirare loro del pa^i quello della vendetta ^ pussione ali impero della quale la naaggior parte degli ani- mali va soggetta . Ed è poi dalla diversità dei mezzi die impiegano per soddisfare a questo pressante bisogno , che noi giudiclùamo del grado d' intendimento più o meno forte che loro compete^ non meno che dell'attività e della forza delle armi offensive e diffeusive di cui la natura li ha provveduti all'oggetto della loro conservazione individuale. Ora volgendo i nostri sguardi all'ordine numerosissimo dei serpenti , a questi esseri che per la singolarità della loro forma corporea, e per coirle particolari abitudini loro propine hanno cotanto brillato nelle instituzioni religiose e politiche degli antichi popoli , non meno che in quelle dei moderni , li manco avanzati però nei progressi dell umana ragione 5 troviamo fra essi alcune specie assai formidabili rapporto all' uomo per la straordinaria forza corporea , e per la voracità, moltissime pressoché del tutto indifferenti; perchè non appetiscono che piccioli animali , ed offese dall'uomo, non possono mostrargli infatti che un debole rissentimento ; Ma molte ne troviamo ancora, le quali coiiluttochè inferiori assai alle prime quanto alla forza cor- porea ed alla mole, pure c'inspirano il più grande orrore, perchè munite di organi secernenti un veleno cos'i potente, che induce anche nell' uomo il più robusto una tale pro- strazione di forza, che finirebbe ben presto colla morte, quando non ricorresse ai rimedj opportuni usati per elider- ne prontamente la rea azione . (I) Recitato nella grande Aula della R. Università il giorno io. Cingao i8c8 in occasioae di Laurea. m Fisic.v , Chìkica ec. 221 Così -queste specie' inspirate dal sentimento imperiuso della propria conservazone , senza. forse volerlo, fanno la maggiore delle vendetta contro quell' uomo che ardisco calpestarle col piede , o turbare in altra maniera f[ualunquc il loro stato di tranquillità e di quiete . Quindi li più ze- lanti coltivatori delle scienze naturali , dopo di avere ri- conosciuto la sede del veleno, ed il modo con cui il serpente lo adopera ora a danno degli animali verso cui l'appetito lo sprona, ed ora a danno di quegli esseri^ clie osano attentare al suo riposo, e talvolta alla sua vita, si seno accinti ad intraprendere un indicibile numero di sperimenti diretti non tanto a vedere i cambiamenti , che mediante r iniezione di questo veleno succedevano nell' economia organica > quanto a cimentare molti diversi rimedj , onde llnalmente discoprire quello , che potesse riguardarsi co- me un vero antidoto valevole a distruggerne pienamente l'azione. . Tale sembra che sia stato lo scopo delle sperienze eseguite da Mead , da Redi , da Bernardo leussieu , e piiJ. di lutto dall'illustre fisico Felice Fontana ^ per tacere di tanti altri , che nelle diverse parti del mondo instiluirono sperienze sui serpenti velenosi ^ e cimentarono molti diffe- renti I imedj tratti dai diversi regni della Natura . Ma dopo tutto quello che era slato fatto dai lodati Fisici rimanevano ancora diversi punti a decifrarsi su questo argomento gravissimo , due de' quali formarono il soggetto di un mio discórso nell'anno i8o5, ed altri a maggiore schiarimento della cosa formeranno il soggetto del presente mio ragionamento . Due punti ho preso a trattare in quel mio primo discor- so . Feci primieramente conoscere con sperimenti diretti in quale epoca di sua vita comincia la vipera a fare uso del mortale veleno accordatole dalla natura . Dimostrai in se- condo luogo con esperimenti li più decisivi quale sia l'azione diretta del veleno viperino suU' cconornia animale . Poichù •2 9. a Giornale li più -riputali Medici sempre fra loro divisi quanto ai principi teorici , discoi'davano grandemente rispetto all'azione di questo veleno , pretendendo gli uni , che agisse stimo- lando eccessivamente , ed altri invece che avesse un' azione opposta ossia controstimolante o deprimente. Si conoscevano per Faddielro le guarigioni di molte persone ottenute con li più usitali rimed) voglio dire col vino , colla triaca , e tal- volta collammoniaca . Ma come nessuno prima di me aveva tentato degli sperimenti diretti sopra piccioli animali, che rissenlono più assai facilmente Y azione del veleno non meno che quella di certe sostanze delle più conosciute quanto alla loro maniera di operare; cosi è che le opinioni erano tuttavia discordanti nel proposito , e non fu real- mente , che dietro le sperienze da me pubblicate , che alcuni de' più valenti Medici cambiarono d'opinione su questo punto : poiché cimentato codesto veleno sopra piccioli ani- mali in concorso talvolta di agenti de' più diffusivi e sti- molanti _, e tal altra in concorso di altri riconosciuti dai più illustri Pratici di questa Università di un' azione del tutto opposta , si vide nel primo caso eliminata l' azione del veleno , e nel secondo avvalorata in modo , che negli animali della stessa specie e della medesima vigoria veniva a cessare molto prima il principio vitale per due cause congeneri quanto alla loro maniera di operare . Ma dopo fpiesto rimaneva ancora a stabilirsi nel inodo il più inconcusso come poi agisca il veleno , se diretta- mente sid solido, o piuttosto sul fluido ;, e come abbia ad introdursi nel corpo dell'animale , onde abbia a succederne inevitabilmente la morte. Sappiamo dalle storie dei tempi rimoti , che nella nostra Italia gli antichi Marsi e gli antichi Psilli erano in grandissima venerazione presso il popolo , perchè avevano la riputazione di guarire le persone morsicate dalle viperee dagli aspidi. E sta scritto che la loro prelesa mag'ia consisterà tutta nel succiare che facevano con forza per un certo data k DI Fisica., CirtaiicA i:c. 2 23 tempo, ed a molte riprese, la ferita fatta dal serperne; ma però spulavano in terra di mano in mano ciò che anda- vano succhiando ^ sul dubbio forse che l'azione del veleno viperino introdotto nello stomaco potesse poco o molto turbare le leggi di loro interna economia . Come per altro si poteva con fondamento supporre , che mediante una simile pratica qualche porzione di veleno passasse in ogni modo entro lo stomaco •, cosi è che venne a stabilirsi l' opinione avvalorata in seguito dall' autorità dell' illustre Redi , che alcuni veleni e segnatamente il vi- perino non producessero veruno sconcerto nell' economia organica , ogni qual volta vengono presi internamente come bevanda. Fontana però fra gli scrittori più recenti ha preteso, che una picciola quantità di veleno poteva essere innocua sopratutto alf uomo , che certamente è un essere di una enorme grandezza rispetto ad una vipera ; ma che una quantità assai notabile di questo veleno , ancoraché piesa internamente come bevanda, poteva benissimo produri-e dei gravi sintomi , e fors'anco la morte . Gli sperimenti che vennero instituiti in tale propos'ito erano assai vaghi , giacché gli uni si limitavano al veleno di una o due vipere ingojato da un uoino o da altro grosso animale , e quelli citati dal Redi passando di bocca iu bocca sono stali col volgere degli anni trasformati e in- granditi al punto dai meno esperti da farli tenere per incre- dibili ; giacché il Redi non cita che tre sperienze^, due delle quali le instituì in sua presenza col più grande co- raggio sopra se medesimo certo Jacopo Sozzi gran cacciatore di vipere. Nella prima di queste si bevette il veleno di una vipera fatto schizzare entro un mezzo bicchiere di vino , e nella seconda si bevette il giorno dopo allo stesso modo quello di tre vipere . Redi allora prese quattro capi di vipera semivivi , e con una lancetta trinciò minutamente i 7)ioIIai^ig del palato e delle ganascie , facendo scaturire quanto più d' umidità vi era , a segno tale che 1' acqua del 2r>4 Giornale bicchiere , diceglt , ne divenne spumosa, torbida e schifa, e questa medianle un iniJjuto la cacciò nello stomaco di un capretto , facendo bere ad un'anitra assettata il residuo che n" avanzò , ed aggiugne , che né 1' uno né 1' altro dei due animali non hanno mai dato contrassegno di veleno . Quindi è che tali spcrienze limitate a picciola quantità di veleno viperino non furono generalmente credute vale- voli a fissare stabilmente lopinione nel proposito; e posso dirvi francamente che alcuni Medici della più alta riputa- zione opinavano pur essi , che una quantità notabile di veleno ancoraché preso per bocca doveva portare grave sconcerto nell'economia organica, e fors' anco la morte, quando venisse somministrato allanimale in una dose gran- dissima ed a più riprese . Per chiarirmi pienamente su questo punto ho diretto parie delle mie sperienze a veriiicare quali sintomi accades- sero neir economia organica somniinistrando a diversi pic- cioli animali quali sono i merli, una quantità assai notabile di veleno viperino . Ed ho scelto a preferenza questi animali perchè picciolissimi , perchè a sangue caldo , perchè sensi- bilissimi air azione del veleno , ogni qual volta vengono feriti dal dente venefico del serpente . Quattro sperimenti ho instituito in mia Casa negli anni addietro alla presenza de' più bravi allunili di (piisto insigne Ateneo su quattro piccioli merli di eguale forza corporea , e di una eguale vivacità facendo ingollare a chi il veleno fluido di tre vipere , ad altro di quattro , di cinque e per sino di sei . E parve infatti a me ed agli spettatori che subito dopo un tale pasto mostrassero di soffrire alena poco , essendo divenuti alquanto stupidi e mostrando unri certa quale inclinazione al sonno 5 ma dopo tre quarti d'ora, e tutt' al più dopo un'ora si mostrarono più vivaci e vispi di prima e pieni di appetito ; tahnen teche risMisi quasi convinto, che realmente il veleno viperino ancoraché sommioistrato in una dose assai forte a piccioli animali , riu- DI' Fisica j CaWitcA ec. 2s5 riusciva loro del tutto innocuo 5 e dovevasi quindi suppor- re , che gli agenti digestivi ne avessero alterato la natura e quindi le proprietà . Ptinianeva ciò nulla ostante in me qualche sospetto , che una quantità molto maggiore d'i veleno potesse pro- durre dei sintorni molto più gravi in questi piccioli viventi. A tal fine raccolsi qpiest' anno entro un tazzino il veleno non già di quattro o cinque vipeie , ma quello di venti e più , e lo feci ingollare a varie riprese ad un picciolo mer- lo , il quale non ha dato pressoché verun segno di soffe- renza , e si mostrò dopo un tale pasto quasi del pari vispo e allegro , come lo era dinnanzi , E quest'ultimo sperimento ha finito di convincermi , che realmente il veleno viperino ancoraché somministrato internamente agli animali in dosi grandissime , è decisamente innocuo , sul motivo che i moltiplici agenti digestivi ne alterano in guisa la sua na- tura , che ogni sua proprietà micidiale viene a distruggersi onninamente (i) . E poiché i sughi gastrici vengono da molti risguardatr come il primo e principale agente della digestione 5 così è che txluno dei più valorosi allievi della Scuola Medica di questo Ateneo nell'anno precedente mi propose di verificare colle opportune sperienze , se dessi realmente alterassero la natura e le proprietà del veleno viperino . Quindi estrassi molte goccie di succo gastrico dal ventriglio di un gallinaceo , ed obbligai una grossa vipera a versare in esso le due goccie di veleno , che stillarono sotto la pressione dalli suoi denti Tom. 1. 3o (0 In occasione delle mie pabl>liclie sperienze di qnest' anno ho inlrodotto nello stomaco memhranoso di un corvo il veleno di «edici vipe- re . Il corvo era digiuno già da I2 ore, talché si poteva credere il suo ventriglio vuoto di ogni altra sostanza ; ma questo uccello non ha dat© il più piccolo contrassegno di sofTerenza pel veleno ingojato niJ al m«* mento, né di ^loi . 55G dÓRNAtE canini . Tenni ili luogo caldo per più ore la mistura, ed in modo difesa, che l'aria esterna non potesse avervi il più clic piccolo accesso . Indi preparai alcune sottilissime treccie di legno ^ che. immersi nella misliira , eie introdussi Irà carne e pelle di parecchj piccioli uccelli i quali tutti in breve tempo morirono . . Segno adunque che il succo gastrico non è il solo valevole ad alterare la naiura , e le proprietà del veleno A'iperino ; e che per il conseguimento di un tale effetto si lichieggono le forze riunite di tifiti gli agenti digestivi presi complessivamente , come pare decisamente provato dalle mie sperienze . Ma il punto più essenziale di questo mio ragionamento si è quello di far conoscere se piuttosto agisca sid solido , ovvero sui fluidi circolanti . Voi sapete, egregi uditori, ch'ella è comune opinione dei Fisiologi , che il precipuo agente delle funzioni animali organiche si è il sistema nervoso , e che esso viene considerato come la vera sede del principio senziente non solo , ma come quello che distribuisce dirò così e conserva la vita nelle diverse parti dell'animale, talché i fluidi circolanti vennero soprattutto in questi ultimi tempi, considerati come affatto passivi nelle operazioni del- l'economia organica, e interamente dipendenti dalF influen- za nervosa . Così ^Icuni- recenti Fisiologi chiari per la distinta ri- putazione di cui godono , opinarono coli' illustre Medico ipglese Mead, che U veleno agisse precisamente sul sistema nervoso 5 che un nervo qualunque affetto dal dente venefico del serpente facesse sentire a tutto il sistema la sua azione deprimente, mediante la quale si andasse in fine ad estin- guere nell'animale morsicato ogni principio vitale . E questa opinione fisiologica erasi del pari addottata da parecchj de' più valenti Medici del Regno Italiano ; talché 1' autorità di tanti chiarissimi Scrittori e Professori , mi aveva quasi forizato ad adcloìlarc io pure questo principio, ancoraché DI Fisica , Chimica ec. '■'2^' alcune sperienze instituite dall' illustre Fisico Feìiè^ Fonta- na , ma in generale poco apprezzate- tlai Medici- e dfti Fi^ Biologi potessero indurre a far crédere il cojitràf'io . E confesso il vero che la prima volta ;, che avérid'i sollevatti in un picciolo pollo il principale nervo dell'ala v'insinuai il dente venefico di una vipera ;, premendo lateralmente la sua testa , affinchè nell' interno del nervo vi stillasse dal foro, ellittica scolpito sull'apice del dente , alcun poco di veleno, come vi stillò infatti, mi -aspettava di veder morii*e in poco d' ora il piccolo póllo ; ma con qualche mia sor- presa esso' non diede allora né dappoi il benché menoma segno di sofferenza . Saputosi questo fatto da parecchj dotti produsse in alcuni la meraviglia j e fece nascere in altri il sospetto^ che lo sperimento non fosse statò instituito con tutte le debite precauzioni, e taluno mi eccitò a rinnovarlo ;, per- suaso forse che mi sarebbe toccato di osservare il Contra- rio . Provedutomi quindi di molti gallinacei diversi per età e per la vigoria corporea , e di molte vipere delle piìi grosse e meglio nutrite , mi feci a ripetere in mia casa la suddetta sperienza talvolta solo, e tal' altra assistito dai più valorosi allievi di questo Ateneo , affinchè non cadesse verun dubbio sul genuino risultato della cosa^ che potesse attribuirsi a svista nell'arte di sperimentai-e , od a preven- zione di partito. Sollevai quindi, senza produrre in essi la più piccit)la lesione , i principali nervi non già di una sola , ma sibbene di amendue le ali contemporaneamente, talvolta colla lancetta feci un taglio longitudinale nel nervo, indi lasciai scolare nell' interno di esso una grossa goccia di veleno, talché ne veniva ad essere pienamente intriso : tal altra vi fu introdotto coli' ago feritore, che si adopera per la vaccinazione ; finalmente più volte prendendo in mano la testa appena recisa di una vipera , feci penetrare io stesso dente viperino nell' interno del nervo in modo dia mjettarvi tutto il veleno separato nella giandùia corrispon;- a'ì8 Gtor.NALE «lente della Ic-ita : E lulli questi sperliuenù vennero real- mente insiituiti con tutte le possibili precauzioni. Ma cosa iiyvenne egli? Nessuno degli animali che fu soggetto; di queste spoiienze diventò vittiiiia del veleno viperino \ nes- suno di essi manifestò alcuno dei sintomi, che si osservano a bella prima negli animali inorsicati da serpenti velenosi ; tutti guarirono in poco tempo delle ferite meccaniche avuto in amendue le ali. Quindi non io solo, ma tutti quelli che furono testinioiij o miei cooperatóri in questi speri- menti rimasero appieno convinti , che il veleno viperino applicato ai soli nerfci nwi è, punto valevole a pr;odm'jces -il menomo sconcerto nell'economia animale. Se adunque rimane provato che il veleno viperino preso inlernamente sebbene in dose grandissima è affatto innocuo , se resta del pari dimostrato che introdotto nella sostanza nervosa l' animale non nie rissente il benché me~ nomo danno : dovremo dire, per. neccessaria conseguenza, Se una parlicolL dì veleno venga introdotta tra carne e .pelle di im picciolo uccello in modo , che non vi sia lesione alcuna di vasi sanguigni . In questo caso i sorbenti cutanei succhiano essi di mano in mano il veleno col quale si trovano le loro boccuccie a contatto , e lo trasportano così nella massa del sangue . Ma in questo secondo caso ho potuto le molte volte osservare , che il veleno tardava molto di più a pro- durre li suoi terribili effetti sulla interna economia , giac- ché vi voleva più tempo assai per essere tutto portato nella massa del sangue . Talché se alcune volte ho veduto l)occheggiare dei pulcini , dei merli , ed altri piccoli uccelli sotto la morsicatura stessa della vipera , non ho potuto os- servare questo sintomo foriero di vicinissima morte che dopo una o due ore nei volatili della stessa grandezza, sotto la cute dei quali aveva colle debite cautele introdotto una discreta porzione di veleno . Se pertanto rimane dimostrato, che il veleno viperino induce la morte ogni qualvolta viene introdotto nella massa del sangue , come lo aveva di già osservato l' illustre Fon- tana , per cui opinò che il suddetto veleno distruggesse iu esso un principio esistente , senza indicare qual fosse , indispensabile al mantenimento della vita 5 dovremo trarne la neccessaria conseguenza , eh' egli è precisamente sul sangue, ch'esso esercita tutta la sua azione deprimente o controstimolante , sino al punto di estinguere onninamente la vitalità che compete a questo primario fluido circolante Questo fluido non si deve altrimenti risguardeu-e , se-* condochè alcuni Fisiologi opinano come affatto passivo nelle operazioni dall'economia organica. La sua vitalità è stata già dimostrata con prove dirette le più convincenti a mio credere da un egregio Prof, della scuola medica di Strasburgo , e più ancora da quelle che sono state ripor- late dall' immortale Giovanni Hunter uno dei principaji' ornamenti delU ^neditabonda nazione inglese. 23o Giornale Non è sempre necessario di collegare il j^i'incipio ritale col sistema nervoso ; quanti esseri viventi vegetabili. ed anche animali dell' ultima classe , non godono essi di una vita la più florida ed energica , contuttoché mancanti di questa sostanza nervosa ! e perchè non dovremo noi pure accordare al sangue una vitalità sua propria ? Noi veggiamo che quanto più codesto sangue abbonda di principj conservatori o eccitatori estratti mediante la digestione dalle sostanze alimentari , stimola tanto di più la massa cerebrale e tutto il sistema nervoso, ed accresce quindi gi-andemente V energia vitale in tutte le parli dei corpo . Così per una ragione contraria se a questo prima- rio fluido circolante uniremo un'altra sostanza fluida dotata di un' azione la più deprimente ; nell' atto che estinguerà in esso quella vitalità che è sua propria , si estinguerà del pari il principio vitale in tutte le parti , e in tutti quei sistemi di visceri e di organi , che ricevono dal sangue ar- terioso l'alimento necessario alla conservazione della vita (i) . (i) Nell'atto che si starano stampando questi miei Discorsi é av- venuto , che nn giovane e rigoroso agricoltore dei comorni di Pavia fn. crudelmente morsicato in una mano da una grossa Tipera . Dopo poco tempo venne trasferito allo sale di questo Ospitale civico con sef^ni Ti più manifasti di avvelenamento come stringimento alla gola, e 8pt.smo «i muscoli linguali, vomiti violenti, tremori alle membra, palpitazione di cuora,, frequenti deliqnj , sudori freddi, dejezioni involontarie, e ineipieatc sopore. Ma trattato subito coli' ammonisca nell'infuso di menta piperite, li suddetti siatvmi in massima parte svanirono. In .le- guito venae trasfcriio nelT insliiuto clinico, dove dall'insigne Prof. R.ig- gi ventio dopo qualche giorno restituito alla primiera salate , mediante larghe dosi di osticarbonalo d'ammoniaca nell'infuso di menta pii/e-rite . E questa ynarigiona ottenuta con li suddciii stimoli giova .a coufermuia. ^smpre più anche il riiuhato dalle tate prceodcn'i 5peri«;nzo . t)i Fisica , CniMic\ ec. a3i CATALOGO I^er ordine cronologico delle T?ieieore ih seguito delle quali sono cadute delle pietre o masse dijerro . DelSig.E.F.F. Cu l aditi I I cataloghi finora dati delle cadute delle pietre o delle masse di ferro sono troppo poco completi : si sono fin'an- che compresi alle volte evenimenti d altra natura ; per esempio una brina , o la caduta di materie sollevale dal vento : non sarà dunque inutile riunire qui , per quanto è possibile , tutte le notizie di tali meteore . Il Sig. Biot in una Memoria letta alla Società Filoma- tica ha provato che la madre dei Dei trasportata dalla Frigia a Roma, dal tempo
  • 1 "90 Vincenzo Belluacense nota nel lib. jg. cap. 56 in pago Beltuacensi lapiilcs pliires ovorum gallinaceor magnitudinis , forinae ijun- drangularis ex aere dejactas , qui arbares et villas obnicrunt cum ingenti carundem dainno ( L' Edil. ) . (2) 149G. vicino al villaggio di Manckparge caddero dal cielo varie pie're» Linturius [L'Edii.). 1009 Swius attesi» che irt quell' anno sono cadute pietre dal ejelo , e lo stesso si raccoglie da Orazio lib. 5, cap. 18 {1^ Edil.} . m FlrirCA . CuifMICA E'J. '^33 l:") 48 'Il 6 Novembre a Mansfeld iti Turiiigia, cadile una massa nera . Spangenberg. Chroii. Saxon. t55? 19. Maggio ne' contorni di Schleusingen in Tii- rii)gia , nna pioggia di pietre- eli e lianoo fatto molto guasto, secondo Spangenberg Chròn. Saxon. Non era una brina, perchè Spangenberg trasportò coleste pietre a Eislebeu . i55g Vicino di Miskozn in Transilvania , caddero cinque pietre o masse di ferro. Nic. Istha^^nlii. Hist. Hangar. J. XX. fol. 394. 1 564 II '• Mar/o, cadde nna pioggia di pietre tra Malines e Brux^elles . Anna!, de Gilbert XXII. 3. i58i li 26 Luglio, in Tiiringia, una massa cadde di 09 lib. Binhard, in Chron. Tlinring. p. 193. i585 In Italia j cadde una pietra di 3o lib Frane. Impelati. 1591 11 9. Giugno presso Kunersdorf^ caddero grandi pietre . Angelus , negli Annoi. Marchiae . . i6o3 Nel Regno di Valenza in Spagna , cadde una j)ietra , la quale conteneva delle vene metalliche^ secondo le osservazioni de' Gesuiti a Coimbra alla meteorologia di Aristotele. 161 7, li 27 Novembre j cadde una pietra di Sg lib. snlla montagna Vesiaha nella Provenza. Gassendi. i635 , li 2.1 Giugno a Vago in Italia cadde una gran pietra . Francesco Carli . i636 , li 6 Marzo tra .Sagan e Dubrow in Slesia j cadde una gran pietra . Lucas Chron. Siles. p. 2228 Chwer. Geogr. p. 238 (i) . 1647 ^^^ Balliagio di Stolzenau in Vestfalia , caddero delle pietre . Annoi, di Gilbert. XXIX. 2. Tom. 2. 3i (il iCS^ Nella Sardegna ridde il giorno 39 Novembre una filtra infuocata del peso di 5^ lib. Jhom. jBeriholinus Cent. 4- Histor, annoi. 4 tyVEdit). 234 GlOHNALE i65o, li G d'Agosto, a Dordrecht, Cadde una pietra. Aro oidi. Senguerd. exercìt. phys. p. i88. 165-2. Vicino Sahore alle Indie, cadde una massa di f*eiTO di 5. llii. lourn. de Phis. ge'-min. aa ii. i654 , li 3 Marzo, nell'isola di Fùniaj in Danimarca^ cadde una pioggia di pietre . Thom. Bertholin . Hist. niat. cent. IV. p. 337. 1667 , a Schiras in Persia , caddero delle pietre , se- condo il Gazopliylacium lingiiae Persarimi , del P. Angelo di S. Giuseppe . La relazione è accompagnata dalle circo- stanze più verisimili . 1672, ricino Verona, caddero due pietre di r>oo e. 3oo lib. Conversations de V Academie de M. Bourdelot contenant diverses recherches et obsers^ations physiqucs , par le Galhùs . Paris i6']y. , obs. 5. 1G7/1 . li 6 ottobre, nel cantone di Glarus in Svizzera, caddero due grandi pietre , secondo Sclieuchzer . 1677 j li 28 maggio, vicino Ermendorf, non lungi di Grossenhayn in Sassonia , molte masse caddero • Balduinus in Misceli. Nat. ciirios 1697 appmd. p. ■il\i. secondo U sua analisi chimica , si potrebbe credere che contenessero del rame . i683 , li 12. Gennajo, vicino Castrovillari in Cala- bria, cadde una massa di pietra o di ferro . Mcrcat ine- tallotheca Vatican . cap. 19. p. 248. i683 , li 3 marzo , in Piemonte , cadde una pietra idem. 1698, nel Cantone di Berna, cadde luia pietra . Schei/- chzer's Natiirgeschicte des scìiweitz- . p. 1 1. ad ann. 1706 p. 'jVt. 1 706 , vicino Larissa in Grecia , cadde una pietra di 72 lib. Vorage de Paul Lucas, lom. T. 1723, li 22 Giugno, vicino di Plescowitz in Boemia, cadde una pioggia di pietre . Slepling de phwia lapidea p. 1754. 1743, vicino di Liboscliilz in Boemia, caddero delle pietre . idem DI Fisica , CudiTCìV kc-. r>3j 1750 , il giorno di S. Pietro , vicino di INicor in Nor- mandia , cadde una gran pietra. Lalaude ^ nel loinnal de Phys . lySi , li 2G Maggio, vicino di Agram in Croazia, caddero due masse di ferro di 71 e di 1 5 iib. senza mi- scuglio di materie petrose. Stùtz ne diede notizia nel tomo j. del Gior. Berghaukunde . Rlaproth analizzò questo ferro il quale contiene del niccolo . La più grande di queste masse si trova nel gabinetto Imperiale di Vienna ove io rho veduta col processo verbale indirizzato dal Concistoro episcopale d' Agram . 1753, li 3 Luglio, pioggia di pietre vicino Tabor in Boemia, secondo Stepling ed altri . 1755 , nel mese di Settembre , vicino di Laponas , caddero due pietre. Lalande loum. de Physiq. LV. /pi- 1766, alla metà di Luglio, ad Alborefo vicino Mo- dena , cadde una pietra . Troili Ragionamento della caduta di un sasso, e Vassalli lettere fisico-rneteorologiche , \>. ino. 1766, la pietra caduta vicino di Kovellara li 1 5 Ago- sto , ella è forse della medesina meteora , quando non siasi marcato esattamente il giorno ed il mese . 1768, li i3 settembre, vicino di Lucè en viaine , cadde una pietra di 7. Iib. e mezza , una vicino di Aiie neir u4.rlois , ed una in Contentin _, caduta dalla medesima meteora . Mem, de V^cad. de Paris . 1768, li 20 Novembre, vicino di Maurkirchen in Ba- viera, cadde una pietra di 38 Iib. che si trova nel Gabi- netto dell'Accademia di Monaco. L'analisi fatta da Maximus Imbof si trova nel magazzino di Voigt VII. 3. e negli jinnal. di Gilbert . 1773, li 17 Novembre, vicino Sigena in Arragona, cadde una pietra . Proust . 1775, li ig Settembre, vicino Rodach nel principato di Cobourg , cadde una pietra che si trova a Cobourg , nel gabinetto d' Istoria naturale , jìnnaìen. di Gilbert . XXIII" 236 ClO?>>"AI,E 1779, a PclriswooJ in Irlanda caddero .delle pietre,' Ccnteìemans M a gazine ^ sept. 1796, 1-83, li 19. Fe'j])rnjo , noi principato di Eichstaedt, ^caddero dello pietre . Il Barone ,di Moli ne ha' dato notizia m^^Y Annalen des Berg , und Huttenhinde HI. i.- 1790, li 24 Luglio a Barbotan , luliac ec. gran pioggia dì pietre . ; 1794, li l6 Giugno Ticino Siena , caddero molte pie- tre ( Sol.dani ) . i7-().5 ,, lì i3 Dicembro Vicino Woldcòttage in York- shiie, cadde una pietra di 56 li!). f 79'- , li TQ Febbrajo , cadde la Portogallo una pietra, Soulhey , Voyage . 179S, li 17 Marzo, a Villa franca, nel Dipartimento del Rodano cadde una pietra di 20 lib. Lelievre , Drée ec. Una pietra cadala nelU Russia me; IdiouaL' , vicino di Bialoczerkiew, di cui Knrìun la parola nel Magazin di yoigt,V[I[. I. L'anno, e il g orno non sono menziouzti . , I7;.^S, li 19 Dicsaibre , a Beaares in Bengala, caddero delle pie ire . . - i8o3, li -ì.C) Aprilo, ne' contorni di Aigle , nel Dipar- tinieato del Orno, gran pio^^ia di plolre.?: ',] .'■ ■ i8o3, U 8 OUuhre vicino A;)t -in' Prwvseaza,, : cddd«' una pietra di 7 li)). . . , r ^ ; v. ,j^- i8o3, li i3 Dicembre, non loif^i d' Eggenfelde -in -Ba~ vi§M, cadie una pleira di 3. ii]>. uu qnarU) , analizzata ùa da, luibof . A/mal. di Glbort, e Magazin de Vorgt . 1. :; .: .1804, ^' f» A)rile , vicino G!3s,n;ow iu Scozia, 'cadde; qna pieira-. Armai di Gilbert. .XX.IV. .3r>g. . ; ' » i3o5, li i,> Marzo, vicini D iroriin.sk , n >n 1-ungi dai. fiume -Indora , nel Governo di Irktilsk.' in Siberia , cadde lina pie'ra . . • ,,,, i '. .. .; i8q5 , in Giugno, a Costantinopoli, caddero ideile pietre. Tourn. des ini.'?. Févr. 1808. p, i4o^ .■ . ,;:;•;,:■•<•', i ..ij i3o.j, U iS.uiui'iso, vicino .Alais e Vtd/^iw?»'^ ^uel Dir; DI Fl?TCA , ChMCA EC. ÌjSj parfime»lceaibre, nel Connecticut in America, caddero molte pietr» v ■'- ' •':''''■ "'■ 1S08, li 19 Api ile, vicino della Pieve di Casi^nano , nel Dipat'uiieato del Taro , cadileJ'o'^delIe pìefie . V-^ i8o3, li ■^%' ■Ma'ggio , - viclii'ci di }^'ttile*i-tì' m Moravia, caddero molle piylre . In Settenil;re 1808 , vicino di LiAsa in Byemiat^ caddero, ■delleip^etre^. secando le giKZfelte tedesche.''' '-W".',. ;.'.'' ". !,'.,'•>.' Qui appaVlpif^ónq, anche alcune' altre masse di ferro che.' COMI tengano del nI|rcolo , ' come' J(\ massa trovata^ da Piìllas nella Siberia', oii'cillé ritrovate nel Seneeal, a S.Yak&, nel Tucùmuh aPPeru: T-oluc/v nel Messico ( v, Broiig, JÌlìneràìog. ',"11. p.. i/J^,'], e aK «^i^'po <Ìi Bonà'speranza . , ,^" Li aat^i>■'^i' Stòì'ici CliÌHe;-i riferiscono anche piìi esempi' di pieirrt cÀi.diiie nella China ^,r iuentoya.tft nel viaggio a Pékin , da D^e Gu'gpè^ , t, i. / ' - - \i anno 044 iri'.ianzi la nostra era\ cmmie pietre sonor cadute nel pnese di -^jonc-. i* anno n2 11 .-cadde una .pietra ^ e ur. mitrai gnao iqi. , , ' -, , iranno cg^ innanzi ofMa iio-«tra era, dne pietre song ca^. fece séptlre a 4*^ ^'^g^* •..'!; pietre ..L,,a^n^ 1^2 j^-^na, pietr^ a lou-Kou-An . TL anno q !, d'ue pièU-c. ' Kjànvìb Q' sédici 'pietre lìéK paese' 'di STine-^. tschou, e due a Ioik D 238 Giornale OSSERVAZIONI SOPFLA LA PIETRA YU DEI CINESI - del Sìg. G. H\CEn Pirif. dì lingue Oìientali nella R. Università dì Pami j Af&iiM ^comunicate al Sig. Prof.,£ragnateNi !\\ls. 25 del Giornale intitolato tomiiài Jur die òhenne. P/iysiJc iind Mineralogie 1H08 che si pubblica a Èertino ^ raccolgo clie i! cel. Sig. Klaproth faveilaiido della pietra , cluaraata lii-sce ^ e da ine descritta nella Nwiìisniatica Cinese (1 j , dubita che questa sia una vera pietra, e crede possa essere una pasta, la cui couiposizione abbiano sa- puto nascondere i Cinesi Missionari Europei. Leggendo questa opinione del Sig. Klaproth , ho so- spellafo che quel valente Chimico non avesse letto lintiero capitolo da me consegnato su questa materia; e molto meno r altro, da me inserito nell'opera seguente, cioè nel cosi dello Panthéoìi Cinese (2) . Altrimenti non veggo , con>e egli potesse dubitare un sol momento, che il lu-sce de' Ci- nesi non sia una pietra , anzi una pietra preziosa , siccome il nome Ju , clie vuol dire prezioso, unito alla parola Sce., che significa yD/e/r« in Cinese, lo sembrano già comprovare . Onde profittando del rinomato di lei Giornale, mi sol- lecito pet coloro che non hanno alla mano queste mie opere, d'inserire quivi le seguenti notizie. IJ viaggio intrapreso dal Gesuita Goez , dall'India alla a?ìa , attraverso il monte Imaus , e la Tartaria Orientale ^ it) Niimismatujui G.'iinoisa Paris l8o8. Imprim- Ioap. (a) P*itthéon Chineis Parii 1806. ftbc^ Didot !' ainé m FrsiCA , Chimica. Er. 289 si trova in «^asi tutte le Biblioteche (i). Arrivato a Ca- scar , cioè alle falde della suddetta catena di Monti , do- vette fermarvisi un anno intiero ; su di ciò l' Editore di quel viaggio il P. Trigaut sì esprìme così : Nulla est negotiaiio pretiosior , Jt-equention^e in hoc itinere, tato , quam fragmentorum pellucidi cujusdam mco- vioris , qund laspin nos , vocahuli penuria , solemus appel~ lare. Haec frammenta Regi ( Sinarum ) qfftrvnt , aUcctì magnitudine pretii Quidquid Regi minus placet, liberimi est VI privatos distrahere , lucro tali , cujus spcs tantos la- bofvs , sumptusque bene collocatos putat . Ex eo nuìriìiore variarn suppelleciilem concinnant; vasa^ festiuni et zonarum orìiamenia , quae frondibus et floribus a fabre inscuJptis, sane non exigrtani refiriait Majestatein . E a viarmoni quibus hodie plenum est Regnum ( Sinense ) Sinae Ju-sce t^ocant ; et duplex est ej'us marmoris species ^ altera pretiosior , quae e jflumine Cotan , non prociil a Regia educitur , eo fere modo q'.-o gemmas urinatores piscantur^ et instar silicimi crassiorurn educi solet — editerà species in- ferior e montihus eruitur , et in saxa niajora diffìndiiur , in laminas duabus Jere ulnis latiores .... abest jnons iste ab Ime Regia , viginti dierum itinere Enmntur haec fragmenta labore incredibili , vel ob loci solitudineni , vet ob niarworis diiritiem , ad qiiod tantispcr emollienduni fenint exstructo desuper igne luci dento doitiarì (2} . Il P. Martini , nel suo Jltlante Cinese conferma la relazione di Goez , e di Tìv'gaui . Favellando de'Mercatanti, che annualmente arrivano alla Cina dalla Tartaria occi- dentale , così dice: Inter caetera pretiosiora cimaelia jaspideni qjferunl , lapidem ibi ?nagno in pretto et aestimatione . Hiinc (') Vfgpssi VHist. gen. des Voyages . Tom. VII. psg. 4'3' (a) MaUh Rif.U Commentar, de Christiana cj.pc.uc. ad Sinas , eludere P. Tri^aul. Auguitae f^indel, ^ti^ò. iib. \. cup. ia. Sifìhe Jte vociOit .(la parola sce , pielra , ora -51 -acygfangev, ora si onitìttc ) Comparatiir a inevòdtorihus e regno Jcrlm ( vicino air /mrtu^ ) Euin magno Jitc (alla Ciiia ) dtsfrahwìt questu ac ìturn .Gagaicn aut Jaspideni Euix>peinn re feri ^ nm quod .pclmcidiòr sit , ac inteniiixto subwde tehuiorì colore ceendèo alhescat . -, , ,■■. » Indi scrggiiinge queste rimarchevoli parole : Facile addticor,i/t credam unum faine esse ex iis^qiio» sacrae lilerae rccenaent , atquc inter duodecini lapides illos pretiosos , . qid vesti Jiarofiis attexcndi erant , ennwnerat ( t ) - Confesso , che leggendo queste iillimo parale , sorri- devo iVìfine, credeudo di sentire un divoto Missionnario , il quale assiduo nella loUura della Iìibi)ia , s'immagina d in- contrare dappertutto la Sagra Scriilura . Ma ben presto pensai diiìerenlemeute , allorquando fra lo quislioni proposte dal celebre Michabìis a que' dotti Viaggiatori , che per or- dine del Ile di Danimarca* recaronsi in Arabia ^ lessi la aeguentcv che. è la uouantesima ottava quislione.. lu essi d'^po avere osservato, che la parte la più. oscura della lingua Ebraica, si è quella che risfjuarda le pietre preziose , quel Professore di lingue Orientali chiede a que' viaggiatori^ di volersi informare nell'Arabia intorno alla qualità di una fra le dodici pietre del pettorale di Aarone, il cui. nome jasep , jesp , o jasp (secondo che si vuole punlnare ) rimane finora sconosciuto a Commentatori, tro- vandosi tradotto, ora heryllo , oi\i onice, .ora pietra pan- terina, orai diaspro, ed ora con altro nome. E non poten- dosene trovare la radice nell' Ebraico , per essere questa jjietra preziosa venula , come sembra, da paese estero, si desidera sapere, quale origine gli Arabi le dieno (5). Ma (i) Marlin Atl Sinic. Provine. Xen-si pag. 34- ■ il) .Micliaelis qutstions proposétrs à ar.e Soniéti de savans tic. Amster- dam 177/,. pag. if)'j. w Fisica, CHiJitcA ec. 2/(1 Ma il Sig. Nìcbuhr, il solo che ritornò salvo in Europa tla quel periglioso viaggio , non riportò altro riscontro dall' Arabia , se non se , che questa pietra, che ora jescep , ora jescetìt, o jisceni pronunciasi, è una pietra forestiera, che viene portata dalU Persia (i) . In fatti anche il Dizionario Arabico Camus , ci inse- ' gna , che la parola araba jescep , che significa una pietra preziosa , è formata dalla parola bajbara jescem , e che questa pietra viene dal monte Iinaus (2) . Ed il dizionario Persiano di Castelli^ dice che jescem o jisceni presso i Per- siani , è una pietra durissima , la quale viene trasportata in Persia da'confini dell'India (3). Finalmente frali mano- scritti della Biblioteca di Parigi, incontrai varie lettere stam- pate a Pekino in lingua Cinese e Persiana^ e relativo al commercio che i Persiani fanno annualmente colla Cina. In esse trovai , che la pietra preziosa portata da essi alla Cina, e chiamata ne\ Persiano jescem, o jiscem, nella tra- duzione Cinese posta al lato , viene sempre chiamata ju - sce . Da tutto ciò adunque siegue , che jescep , jescem , e jusce è la medesima pietra , che dalla Tartaria viene alla Cina. In fatti Amiot , descrivendo il deserto Hami situato al nord-vest della Cina , dice. Le terrein produit des pierres préciemes , et en particulier celle qu on oppelle yu-che , des ruhis , des éméraudes , et autres semhlahles (4) , e altrove: les Chinois ont tire du Rojawne de Hami loììgtems heau- coup d'or, et de diamans . Aujourdhui ils en tirent lespbce d' agate , qu ils prise/it le plus (5) . Tom. 2. 32 fer Ainoenit. esotic. Fuscic. III. pog. 633. DI Fisica , Chimica ec. 24^ superiore alla Cinese . Inoltre il Kaempjero dice, che questi vasi Cinesi cavansi dal fondo del mare . Da che si vede che egli non è stato bene informato intorno alla loro ma- teria. Questa è tanto ricercata al Giappone^ che i più gi-andi Signori di quell'Impero, al riferire di Kaempjero ^ si slimano felici di possedere qualche vaso di quella sorte, e che lo comperano a qualsivoglia prezzo. Magnafes ex hoc genere vasorum unum aut alterum possìdere geitiunt , guantoi'is etiam pretto comparandwn (i). Cosi Augusto di tutto il bottino di Cleopatra, non si riservò, cotne S^>etor?f<> attesta , che un sol vaso murrino (2) . Finalmente pare che questi vasi preziosi si ritrovino aìtresi presso il Sovrano della Persia'^ mentre il medesimo KaentpJ'ero descrivendo altrove la Capitale Isfahan , e il Palazzo Pieale dei Re della Persia^ rammenta anche il Gabinetto della Cina , Cin-hane . In esso dice trovasi tutta sorte di vasi Cinesi , e fm questi ve n« sono anche taluni di un prezzo enorme , etiam ingentis prefii (3) . Trovandosi i Vasi di Jw-sce presso altri Sovrani deli- Asia ^ v' è ragion di credere , che questi vasi Cinesi presso il Sovrano della Persia , che sono di prezzo grandissimo sieno tali ; e non già di porcellana soltanto , la quale non suole essere tanto preziosa , e la quale i Persiani preten- dono di saper fabbricare meglio de' Cinesi j anzi di esserne stati loro gli primi inventori . Egli è vero che questi Vasi di Ju-sce rimasero ignoti fino a giorni nostri all' Europa . Il missionario Aniiot con- fessa che gli Europei non ne hanno ancor veruna idea e che gli resta ancor un buon cammino a fare . Egli osserva che alla Cina il lasso ed il raffinamento delle arti , vi sono (1) Kaempf«r. ibij. (a) Saeton in Au/^. i?) Kafmpfer ainoenil, efotic. cil. Fascic. I. p. 12?. 2 4*5 Giornale giunti a segno tale , che stima meglio di uoii entrare in detaglio per non essere d'incentivo agli Europei; indi per provare questa sua asserzione adduce in primo luogo le pietre di Yii . Si le recit , qiie nous pourrions Jaìre , pouvoit ne pas étre un piège poiir V Europe , on verroil qu elle a encore hien de cheiìiin à faire . ... Il nous reste encore un hon n ombre , doni on n'a pas niéine idée en o ce ideili :, temoin les pierres de Yu (i). Onde mi pare inutile il volere dispulare in Europa sulla varietà de' loro colori , pria di avelli veduti ed esa- minati. Questa è tale, qiì il y en a de toutes les couleurs et de tous les degrés (2) . Onde si possono perfino immitare i colori de' fiori per mezzo delle pietre di Yu , siccome si immitano colle piume degli uccelli . Nous c-rions presque iraninti'r, dice Afìiiot , que les jfleurs qiì on fuit {&\\ Chine) de certaines plumes d' oiseaux , doni les couleurs sont tres i>ives , réuniìX)ient rapidenient tous les suffrages du sexe ,* e la rinchiusi nell' istesso aere . Ella dette , appena entratavi un piìi vivo, e chiaro lume, che nell aria atmosferica , e che si fece distinguere dai circostanti ; ma fu quasi istantaneo^ e per pochi momenti; dopo scemando spari j rimessi la lucciola nell' aria atmosferica , ma essa non mandò fuori nessuna luce , finché non mi feci ad ir- l'itarla nella parte fosforica del di lei ventre , fregandola leggiermente con u.n dito ; allora di nuovo cominciò a ri- lucere : subito la riconfinai nell' aere suddetto , ma non ravvivò , come le altre volte , la sua luce 5 ma quasi affatto la nascose . e) Ve ne messi un' altra ugualmente vivace , e fece appena introdotta nel detto aere il solito sfoggio di luce ^ che si spense in pochi momenti ; dopo cominciò a ricom- parire ugualmente brillante , ma a scatti ^ quasi simile alle scintillazioni naturali , ma più prolungate ; finalmente per 1' affatto si nascose. La tirai fuori, e la tenni nell'aria; .ma con difficoltà , e stimolata con le solite fregaggioni fé' twiostra del suo fosforo . d) Schiacciai il fosforo di una lucciola viva sopra un 2 56 GlORNALK »•" pezzetto di carta , e Io introdussi In detto aere ; parve . che aumentasse la sua luce ; ma a poco a poco si illan- guidì ; continuai a tenervelo , ma la luco non si nascose , come quando le lucciole erano vive ; e durò cosi languida lungamente . e) Ne schiacciai un altro di una lucciola parimente viva sopra un pezzetto di legno , e lo introdussi nel detto aere •, nel momento ancor esso die maggior luce ; ma j^oi scemò , e rimase così . Lo tirai fuori , e lo tenni all' aria ; non diminuì , uè crebbe la sua luce ; lo rimessi dentro il solito aoi-e , e continuò a rilucere , come fuori j ve lo tenni per più di mezz' ora , e vi seguitò a rilucere , ma sempre scemando . J^) Avevo molte lucciole vivaci nel solito serbalojo , scelsi la più vegeta, e la riuchiusi nel detto aere j dette al solilo per parecchi minuti una luce più l)cUa ; la rinjcssi nell'aria, ma non volle risplendere, se non irritata 5 allora cominciò a risplendere mollo bene , 0 delle una luce ugnale a quella , che dava nel detto aere , ma durevole , e di tanto in tanto fece delle scinlill.izioni , come quelle , che fanno le lucciole libere alla campagna . La riconOnai neir aere suddetto , ma vi risplendè con luce debole , ed uniforme . g) Staccai il ventre da una lacclola viva, e lo dislesi in un col fosforo sopra un pezzetto di legno , sfardandolo , e pigiandolo alquanto perchè vi si appiccicasse , e lo in- trodussi immediatamente in detto aere; aumentò vistosa- mente la sua luce; ve lo tenni dell'altro tempore conservò r islessa luce 5 lo levai fuori , e lo tenni all' aria per vedere la differenza, ma non fece mutazione; dette sempre l'istessa luce; lo rimessi dentro, si mantenne 1' istesso , né mostrò maggiore accensione . h] Staccai da una lucciola viva un altro ventre fosfo- rico , e appiccatolo al solito sopra un pezzetto di legno lf> introdussi neU' aere solilo . Subito dette più luce , e durò qual- BT Fmica , CiinncA ec. 237 qualche minuto secondo ; lo estrassi , ma anco nell' aria mantenne l' isfessa luce. Lo rimessi dentro il detto aere; ma questa volta non dette luce- maggiore; splendè bensì come nell'aria; ve lo lasciai stare per più di due ore : già dopo un quarto d' ora vi avea cessato di rilucere ; ma quando lo estrassi , appena che si trovò nell' aria atmo- sferica si riebbe, e ricominciò a rilucere; lo rimessi da capo entro il solito recipiente , vi risplèndè come nell' aria , e dopo un istante si estinse . i') Confinai in detto aere anche un lucciolone nerastro ben A'ivo ; ina al contrario delle lucciole vi nascose il sito fosforo , né Io fece rilucere ; onde fui obbligato a tirarlo fuori, e separato il di lui fosforo dal resto del ventre ^ spplicarlo ad un piccolo legno, e introdurlo cosi nel detto aere , per vederne le variazioni ; ma non vi fece muta- zione nessuna ; vi risplendè come nell' aria . Esp. VIIT. Finalmente introdussi nell'aere ossigene (a), gas tei*^' •nossigene , aria deflogisticata di Priestley , una lucciola viva, ed un ventre fosfòrico staccato da una lucciola ugualmente viva, e schiacciato per bene sopra mi pezzetto di legno . Ls lucciola , appena trovatasi io questo aere {'itale , brillò di una luce viva , e cominciò a scintillare ; ma il fosforo- schiacciato non si vidde ravvivare. Tirai fuori la lucciola , e tenutala all' aria abbassò , dopo pochi Tom. 2. 34 (/;) Veraaiente Ic'moderne notiisncI«;ure Darritei'ebbei'O «n< riformi; b;wi è (fiuHo. come h* rilevala altrOTre , il tortnine ossigena, pereti^ non é prOT«lo , cKiì quell'af/f, die fa detto dfflogislicnto , «ia il principio unive-^isltì àfW acifìHà; coinè pure il termine azoto, «isendo atntico «m- clie V o'^sicarhonico ec. ec. «IT idrogeno fu saviamente cambiato i! ■•m** ìB[fli}go£tne, Ma il tciEpo penerà- i giusli caBibìanient! , aSy CilOKXAT.ii istanti il suo splendore j ma cominciatala ad irritare raY- \'ivò la sua luce , come in detto aere . Dopo tirai fuori anche il fosforo sfardato , ma non variò la sua luce . Sembrami pertanto da tutte queste esperienze eviden- temente dimostrato , che la luce del fosforo di questi ani- mali non è il prodotto di una comunque lenta combu- stione j poiché , come si è visto , non si spegne , ma se- guita a rilucere, e nell'acre ossicarbonico , e nell'aere inflamiuabile , o {logf>gene , e nell' aere setlouo ( azoto ) , e in lutti gli altri illùdi aeriformi ugualmente incapaci di mantenere la combustione . Se la combustione avesse parte nello sviluppo di que- sta luce , egli è cèrio , che il fosforo delle lucciole , sì unito , che separato dall' animale , avrebbe dovuto spe- gnersi dopo più o meno tempo^ in tutti i delti fluidi aeri- formi , e riaccendersi appena , che fosse stato sottratto da essi, e ricondotto in seno dell'aria atmosferica: ma il fosforo di detti animali vi ha potuto soggiornare del tempo senza spegnersi [ Esp. II. e) : Esp. III. ^) ] , e neppure senza illanguidirsi [ Esp. IL a) e) : Esp. P^. Esp. VI. ] : « poi tirato fuori , e messo nell' aria , non si accese di più _, uè dette luce maggiore di quella , che dava nell" aere incapace di combustione [ Esp. II. a) b) e) ec. Esp. V. ec. ] . Anzi . come si rileva dall' osservazione [ Ei/?. //. d) ] , può il detto fosforo in qualche circostanza durare a ris])leii- dere in un aere mefitico più lungo tempo , che nell' aria atmosferica , dove ha luogo qualunque combustione . Poi r esperienza III. dell' aere ossinitroso ( gas ossido di settono ) pienamente lo conferma ; poiché , come costa dalle osservazioni e) d) il fosforo delle lucciole al primo .ingresso in detto aere , incapaca al pari dell' aere azoto ( gas settono ) di servire alla combustione , in cambio di spegnersi , si accende maggiormenle . E se ivi si spegne dopo pochi istanti, egli è un sem- plice effetto dell' organismo dell' animale vivente , e non 1 DI Fisica , Chimica, eo. aScj dell'incapacità dell' aere ;, come costa dalle osservazioui b\ d) dell" esperienza medesima . Lo stimolo dell' aere ossinitroso ( gj^s ossido di setto- no ) par che ecciti a prima giunta la vitalità dell' insetto ; ontle nel momento l'organo fosforico si mette in eretismo , o orgasmo ,-■ e spiega maggior luce , e per questo la luce si aumenta : poi , perchè 1' animale resta probabilmente inquietato, o defatigato da questo stimolo^ e soffre, ricuo- pre , e nasconde , per una operazione opposta di abban- dono , 0 rilassamento del suddetto organo fosforico , la Ince . Di fatti ^ come risulta dall' osservazione • 6) rf} dell'Esp. HI. , il detto fosforo non aumentò uè punto , né poco la sua luce nell' istesso aere , quando vi fu introdotto disor- ganizzato affatto , o sia bene schiacciato , o sfardato , per- chè allora avea persa ogni vitalità , ed era diventato inca- pace di sentirne lo stimolo , o 1' irritazione . D altronde egT è certo , che detti animali emanavano più, o meno luce del fosforo a loro volontà ( Ved- le due Memorie antecedenti, e molte osservazioni delle presenti Esperienze ) ; onde non cade dubbio, che i fenomeni delle lucciole osservati in detto aere non si possono derivare da alcuna sorte di combustione . "All' istessa causa parimente appartengono i fenomeni- di questo fosfora osservati nell' aere ossimuriatico termos- sigenata ., e nell' aere teimossigeae . Non si può concedere che r accrescimento della luce ivi nrocedesse da una più fòrte combustione del fosforo , ma da una maggiore ener- gia dell'insetto operata dalla vivificante azione del termos- sigene [ Esp. VII. a) b) e) ec. Esp. Vili. ] . Di fatti si è visto, che i détti insetti danno ugual ricrescimento di luce, anche senza il termossigene \Esp. II. b) e) Esp. 7^7/7. ]. L' irritazione , che è parimente ca- >ace di eccitare l'organismo, fa spiegare maggior luce ai )sforo dell'insetto [Esp. VI. ] }, e questa cosa dimostra- ad evidenza , essere questa operazione un semplice effetto tnacchinale : poiché si è visto , che 1' insello , anco in un aere ricco di Icrmossigene , non fa più sfoggio di hice , quando si è reso meiio sensibile alla
  • iuta materia incapace di sentire lo stimolo del (ermo^sigene , allora non dà assolutamente nessuno aumento di luce [ Efp. T^III. ] : E al contrario lo dà an- cor esso . e par , che si accenda , quando , per non essere stato hen disorganizzato , non ha persa ancora tutta la forza vitale [ Esp. III. e) Esp. VII! d) e) . Da queste Esperienze VII. e Vili, si rileva ancora , che r aere ossimuriatico teraiossigenato , il quale fa cre- scere la luce del fosforo delle lucciole , u>edianle il suo stimolo, è, a differenza del puro aere termossigene , no- civo al fosforo dell'animale, cioè può alla lunga alterare, per un' azione chimica su qxiesta sostanza , la sua costitu- zione . Esp. VII. h) . Vi furono dei Fisici , che prima di me si occuparono di simili esperienze , e queste adesso sarebbe un disprezzo il tacere j anzi fa d' uopo con im breve esame il conside- rare, perchè fu sopra di esse stabilita un opinione contraria alla mia sulla fosforescenza di -questi auimtili . Il celebre Forster osservò il primo , che le lucciole neir a?'ia deflogisticata , aere termossigene , nou rispleu- dono a scatti , o scintillando , ma di un lume molto vivo, e continuato, e che tolte da quell'aere, e rimesse nel!' aria atmosferica , conserTano alquanto s'i fatto splendore : e di 11 ne inferi , che fosse questa un' accensione del loro fosforo aumentata , e so.«tenuta dalla presenza del termos- sigene, mentre nella naturale loro situazione ella è a scatti; pisjchè il rifiuo della respirazione è quello , che produC'*' m Fisica , Chmica ec. -261 ■qnest' allernaliva , mediante T ingresso dell' ariu nell" ;.lln dell' ispirazione (a) . Poi il rinomato nostro Spallanzani istituì varie espe- rienze sul fosforo delle lucciole, e luccioloni , mettendo]» .:\ cimento , si unito , che sta<^cato dall' insetto in divers fluidi aeriformi , dalle quali credè dover concliiudere , che ■il fosforo di detti animali risplende -, come il fosforo di Kunkel , di una luce di combustione . L' aver visto man- care il fosforo di detti animaletti nell' aere ossicarhonico , nell'aere azoto (gas settono } , nelT aei^ llogogene , lo indussero a tal conclusione , e ve lo confermarono poi r aver ritrovato , che restava diminuito 1' aere tormossi- gene , in cui davano luce maggiore; onde crede di sicuro, «he il termossigene producesse in detto fosforo una vera <;oiTibustione . Ma come rilevai altrove (Z>) , con bona pace di -questi bravi uomini , si fatti esperimenti sono illusorj . Il mancar del fosforo di tali insetti in un aere mefitico può essere , o effetto del Joio capriccio { Esp. VI. b) f) ed altri], o deir azione dell' aere , non sul fosforo , ma sopra la mac- china animale : per questo anche i miei luccioloni 11011 tollero rilucere [Esp. VII. i) Esp. II. e)'\ nell'aere ossi- carbonico , e neir aere osslmuriatico ter.mossigenato . Il ravvivamento del fosforo nell aere termossigene nulla de- cide , come pure il consumo , che si fa di quest' aere per il soggiorno di detto fosforo: si è visto, che le scinlillazioni e il ravvivamento della luce, sono «ffetti di un eccitamen- to , o perturbamento dell" organismo . Le lucciole , che af- fogano neir olio (e) ravvivano per pochi istanti inaraviglio- saniente la luce. Tanto è vero, che l'aumento della luce, {a) Jour, de Phiiiq de RoiiVr 18 4 (A) L» Teorii d«l Calore Tom. II E le mia riflv^tioni topr* I' Ei*- aae Chim. dell» Teoria di Goetling Ann. da Chim de Parg 'e) Ved U mi* *««oad( Af«(norì« ia questo GiorntU il quale ha luogo in si fatti animali nel terniossigene ', co- me lo vidtle Forster, ed io Iho confermato [ Esp. T^ 1.11. ] qualche momento dopo , che 1' animale è uscito fuori di detto aere j perchè dura finché dura \ eccitamento dell' animale 5 e quando è cessata , ho dimostrato , che si può risvegliare , supplendovi con una meccanica' irritazione . Quando che questi fosfori danno luce sotto T olio , e seguitano a darla lungamente , quando che risplendono nel vuoto barometrico , quando che risplendono in qualunque aere mefìtico , io non so , cosa si possa desiderar di più concludente per decidere una tal questione . Cosa prova in fine la diminuzione del terniossigene ? Lo Spallanzani istesso non avrebbe ora messa più in campo questa obbie- :tione ' dopo che egli ha dimostrato , che l'assorbimento della base dell aria pura è un' operazione comune a tutte le so- stanze animali, e come io ho rilevato, a tutte le sostanze organizzate (opra l'altra, ma stanno facendo questo atto , diametral- mente opposte ; mentre nell' accoppiamento delle mosche il ma.schio si tiene sopra la femmina , la quale vola con fsso lui addosso . La femmina si distingue dal maschio , anco ])er delle inarcate esteriori differenze : ella è più corta , ed è pii!i panciuta dei maschi , ossia ha il ventre piìi laigo ; ma vi contiene meno fosforo dei maschi . I maschi sono ripieni di pasta fosforica negli ultimi anelli àaì loro ventre inlie- lamente . Le femmine fosforeggiano nelle parti latez'ali di essi anelli _, più che altrove . La femmina ha il busto d' un color inondo , o sia di un giallo più chiaro dei maschi; il ventre dei masciii, cioè quella parte, che non è luminosa^ è nera : nelle femmine è nerastra , e macchiata di giallo , e i bordi superiori in- terni dell'elitre sono contornati dall' istesso colore. Ma qualcheduno in ultimo mi domanderà; a che serve in simili , ed altri animali , questo fosforo , questa luce ? A che fine la natura lo ha loro accordato ? Quale è 1' uti- lità ? Io non Io so . So bene , che la matura non sempre ebbe in mira 1' utile nell' opere sue , ma il bello ancora . So, che se la mano dell'Onnipotente sparse l'oro, e la porpora , ed altri vivaci colori sul superbo Pavone^ e suU' umile Coccinella , sol per farsi ammirare , può aver benis- simo rivestito del più brillante ornamento , della più bella delle cose create ^ di hice , il ventre , o altra parte di al- 264 doBNALK cuni negletti animali, sol per far pompa di sua grandezza, e destare in chiunque gli guarda maraviglia , e stupore . Avrà forse 1' Onnipotente voluto somministrare ancor nelle tenebre all' nomo occasione di fermarsi ad osservar? i suoi prodigi, per distrarlo da dell'indegne, e nocive oc- cupazioni^ e fargli più che mai apprendere la sua meschi- nità , la sua dipendenza. Sid/e Opposizioni J'atte al sistema di Lavoisier dal Sig. Prof. Carradóri OSSERVAZIONE Oel Sig; G. RAMATI Prof di Chimica e Storia Naturale nel Regio Liceo -Convitto di Novara . uomo, diceva Bacone, è portato a credere tutto ciò, che vorrebbe esser vero . Io non so , se il vizio , che in questa sentenza rimproverava U Ristoratore delle scienze ai (ilosofi de' suoi tempi , si possa con ugual ragione rinfac- ciare a quelli dell'età nostra ; so però, che i Chimici cen offrono tutto dV lo spettacolo . Ammiratore lo dello Slhal , ma seguace ad un tempo di Lavoisier mi guarderò dal decidere se un luminoso esempio ce ne presentino le nuove Opposizioni^ che al sistema anlillogistico vengon mosse dal Chiarissimo Professor Carradori (i) . Non mi asterrò ugualmente per altro dal permettermi su- di esse alcune osservazioni . L'o- (0 Giornal» di Fijica , Ghiirrica j e Sicris naiv.tale rlrl Rejno d'I'»-;' 1Ì4 -ì. .Bjinestrc iBay.. DI Fisica ,' Chimica ec. ?.6^ L' olio ( r'accoglieijJo le idee , su cui l'onda la princi- pal sua obiezioiie ) I olio , che per se solo a qualunque fuoco non bolle , entra in ebnllizione mercè un fuoco ar- dente , allorché mescolato allo zinco , al ferro , a tutti i metalìi facilmente combustibili , e sviluppa del gas infìani- niabile . Del gas flogogene solfurato si sviluppa parimenti , se , invece de' metalli , si mescola all' olio del solfo puro , 0 unito alla magnesia . Dunque questo gas ( conchiude Caj'radori ) dei^e uscire dalle molecule del inetallo immerse nelV olio .... è dunque lo zolfo un comhustihile , che con- tiene del principio infiammabile , e non già un corpo sem- plice . I fatti sin qui non posson esser più veri ; ma le conseguenze che se ne voglion dedurre , oso dirlo , sono false . Potrei forse appormi , non senza ragioue , all' asserita incapacità dell' olio ad entrar in ebuUizione ; e sostenuto dal consenso di sommi osservatori potrei dire , che l' olio bolle al grado 3x5. del termometro centigrado . Si accordi pure , che 1' olio non bolle , se solo , mentre entra ad un fuoco vivo in ebuìlizione allorché unito ai metalli ed allo solfo . Con qu,il diritto si può mai inferirne , che le bolle gasose , che ne sortono , provengono da questi anzicché da quello ? forse perchè veggonsi esse sorgere ddl fondo del recipiente ? ciò non da altro , s' io non m'inganno, deriva, che dal trovarsi quivi la temperatura dell olio prima che negli strati superiori, innalzala . Ma , se si esaminino ( nota Carradoii ) le par'ice//e del me/allo qua7ido è stalo un pezzo a bollir neìV olio , ed ha perduto inolio gas injìammabile , si vedranno legger- mente calcinate . . . Dimque la calcinazione e una decom- vosizione dei metalli consistente nella sottrazione del prin- cipio Ì7ì fi amili ah ile .... Lo zolfo mediante lo sy'iluppo del gas J" lago gene solfurato passò , come dicono i Neochimici , allo siato di ossido . Dunque non alla coìnìnnazione dell' ossigene , m.a alla sottrazione del principio injìau un abile , Tom. 2, - 35 si dei^e la dì luì acidificazione . Vedremo fra poco , clic - ammessa ben aucKe la verità di tai fatti, non ne sarebbero giuste tuttavia le conseguenze. Ma per questa parie l'espe- rienza non volle parlar meco il linguaggio , cbe tenne col Professore Toscano . Non altro mi parve di riscontrare nello solfo 50tto- posto all' espeiimcnto , che solfo unito ad im sedimento -carbonoso allorquando era puro, ed un solftiro di magne- sia crislnllizzato , quando con essa era slato mici lianno chiamato frequentemente ossidi certe alterazioni de' metalli , o di altri combustibili, ne' quali certo non fi può supporre l'esistenza dell' ossigene . Si credette un ossido di mercurio , il liquido metallo combinalo colla lunga triturazione alle gra- scic, allo zuccaro , al miele, allo zolfo perchè perde il sno lustro me-- ;:-llico, e acquista un colore grigio che pende al nero. Hanno chiamato issiflo di ferro il ferro combinato al flogogéne carburato ,o al carbonio ottenuto con diversi processi che lungo sarebbe riferire , e che passa sotto al nome di etiope marziale: hanno intitolato ossido di /'erro la ma- ria n?ra , della quale s'impregna la grascia nelle ruote delle carrozze, che io Ilo trovato ferro carburato combinato alla grascia . Si è chia- mato ossirio di fosforo il fosforo arrossato nella sua fusione in contatto dell' ar'-a, e molto piil quando e5so sia stato esposto nUa luce del sole sotto l'acqua. In questo caso V o^sigtne si deriva comunemente dall' aci qua, la cui decom )o$izione sul fosforo si crede sollecitata dalla luce. Ma io ho posto varj pezzi di fosforo sotto 1' alcoole paro; sotto l'etere; sotto alla Bri fta ; sotto all'ecpireleo di trementina, ed esposti alla luce de! sole tatti eguiilmente si arrossarono nel medesimo tempo. Non si deve dunque imputsre all' ossigenszione del fosforo siffatto colcrsmento, m» piuttosio aita fissazione della luce, e all' azione della luce pare che si d>;bba attrihuire il colore che il zolfo manifesta quando si scalda in contatto dell'aria a segno d'accendersi . La solo di lui fusione non bast» - ìucolorarlo. i» rasso , bisogna che siavi caianezione di luce {L' Edit^) , ■ processo , moslrarouini in esso apertamenle un vero gas idrogene carhurato [ i ) . jVou è dunque del metallo , ma sibbeue nell' olio, clic ( siccome saggiamente opinò già Brngnatelli ) debbesi ri- conoscere la sorgente del gas , che si sviluppa dal loro miscuglio col mezzo del fuoco . Questa conseguenza mi sembra discendere cosi uaiuralmente dagli esposti falli , che ninno potrebbe ragionevolmente negarle il suo assenso . Ma se la di lei legittimità fosse a takino ancora sospetta , non mancano alti-i fatti che la garantiscono . E' noto , che INerét otteneva il gas idrogene carburato distillando l'olio col vetro polverizzato, o colla sabbiala). L' esperimento di Nerét da me ripetuto mi forni uguali risultati . Il gas se ne svolse non men copioso , che allor- quando r olio era mescolato ai co]pi combustibili . Ma , d' oude poteva egli provenire in questo caso? dalla silice? no certamente ; dall' alcali del vetro , o da qualche me- tallo unito air arena ? queste due supposizioni non sareb- bero più ragionevoli . Urterebbe contro la prima la diffi- coltà di liberarlo da tale combinazione j contro la seconda urlerebbe la sproporzione tra quello che si potrebbe suppor combinato , e il gas che se ne sviluppa 5 urterebbe poi contro entrambe il vedere, che il fenomeno avviene anche colla sola terra silicea . Chi ci saprà dire di falli d' onde scaturisca il gas infiammabile , se non è dall' olio, quando iuTCce di vetro o di sabbia s' impiega purissima silice ? Che se falsa è la supposizione , che derivi dai metalli o dagli altri corpi combustibili il gas, che si sviluppa tor- (0 I falti lìn qni riferiti non sono né st straordinarj , né sì compli- citi da noQ poi noia di Chimica e Stona nouru'».* in questo \Acqo . (a) Vedi n«l D.zioaario À\ Haqucr le Annotazioni di Scopoli sull' »n>t itifiimacsbile . J Ki l'isTcA , Chimica ec. afiij mentaodoli al fuoco coli' f)lio , false devou pur essere le conseguenze , che Can-adori si è. affrettato a dedurne . Vo- lendo anche por un istante adottar il linguaggio staliauo , Y\\m\ yiogisto poteva sortire da corjìi , che , o non son ca- paci di defloghticazione^ od esiendolo , non né hanno subita . Ma si conceda pur anche a Carradori , che qual- che calcinazione ahbian sofferta i metalli da esso speri- mentali ; si atìunetta, che un fuoco più forte o durevole avesse potuto prodnrne qUnlche traccia nello zinco da me hiipiegato . Si crederebb' egli un tal fatto irreconc!glia])ile co' princij)) di Lavoisier ? io hori so arrivare a tal segno . Si ritiene univers «huente , che gli olii siano composti d' idrogene e di carbonio. Ma a chi non è nolo, che Tedio (isso contiene della mucilagine, e che la mucilagine contien dell' ossigeìie ? a chi non è noto oltrecciò quanto difficile sia il preservare gli olii d;dla rancidità, che vai quanto dire, Timpedir loro di appropriarsi codesta sostanza? quale scoglio dopo ciò si può mai presentare alla dottrina pneu- matica nella supposta lieve ossidazione de' metalli e del solfo immersi negli olii e da vigoroso fuoco investiti ? ma v' è ancora di più . Quello, stesso Lavoisier , a cui è do- vuta la scoperta de' componenti degl' olii , confessò già, che la loro composizione non è ancora rigorosamente co- nosciuta (i). Fourcroy sospetta, che non sia che per er- rore, che si escluse l' ossigeue dalla composizione degli olii fìssi (a) . I fenomeni della 1 jro decomposizione (scrive Thomson parlando di codesti olii) devono portarci a cou- diiudere , che 1' ossigene è uno de'principj costitutivi della più gran parte di essi (3) . Appoggiato in fme a numerose osservazioni non dubita Davy di poter asserire , che 1' esi- stenza dell' ossigene negli olii è compiutamente prova- (i) Trattato Elementsre Ai Chitu'ca tool. i. (a) S3r»teme des Ccnnei«e«nce» Chimiques loru. 7 (3) Systeme de Chytnie tradoit de l'AngUis p»i Riffault tona. 5- a^o GiOBKAi.1 la (i). In tale stato di cose qual conforto può mai rima- nere a Carradori ne' risultali delle sue sperienze ? non si direbb' egli al contrario , che, lungi dal demolire T edificio di Lavoisier , lo ha egli consolidato ? non si direbbe , che, lungi dal rimetter in trono il J'iogkto ^ ha egli esteso i conrihi del regno dell ossigene ? Dopo i fulgidissimi raggi di luce , che sui fenomeni delle chimiche combinazioni sparse la statica di Berlhollet, non pareva che si dovesse vedere nuovamente rinfacciata ai pneumatici la tanto valutata mancanza di acidità nell' acqua . E' ."Questa frattanto una delle armi più acute , eoa cui pretesero recentemente attaccarla Sigorgne , e Pietro- poli ; ed è pur di essa , che ancor si fa forle Carradori . Non parrebbe ad esso i;n chimico paradosso T insipidità dell' acqua , se dalla combinazione dell ossigene coli idro- gene ne potesse risultare un prodotto neutro simile a quello che ci si presenta talora ne' sali , e quale appunto vieu r acqua da Berthollet ravvisata . Ma l' ipotesi di BevlhoUet sembra adesso appoggiata sopra una falsa analogia j falsa dunque deve pur. essere in suo senso quella della compo- sizione dell' acqua . Al certo se noi confrontiamo 1' andamento della natura nella formazione dell' acqua con quello , che tiene nella formazione de' sali , 1' analogia non è forse sì retta , come a primo aspetto potrebbe apparire . La salificazione è im' operazione che la natura eseguisce colla massima facilità e colla pii^i gran latitudine . Non è così della formazione dell'acqua. Qui la natura ottiene minor varietà di risul- tati con maggior dispendio di forze . Malgrado la più po- tente affinità tra i suoi componenti , essi conservano nellri lóro integrità le elementari loro proprietà, se non trovansi nelle debite proporzioni , e se chiamando varie forze in {ifj Cicrnale di Fisica, Chiaica e S'.or. na'.-ur*Ie i. Biaics're i8op T)i Fisica , Chimica ec. a^i loro soccorso non pervengono a trionfare degli ostaceli , che ;, Tarli nelle varie circostanze , sempre però possente- mente alla loro combinazione si oppongono. Questa dispa- rità di rapporti fra la formazione dell' acqua , e quella de sali , non distrugge per altro l' analogia , che esiste fra i loro risultati . La neutralizzazione è un modo di essere accidentale nei sali , ed essenziale nell' acqua . Il sale può essere , e non essere neutro 5 1' acqua al coKtrario non esi- ste , che in tale stato . Ma se per rieutraliz/azione inten- desi quello stato del composto , in cui intieramente scom- pajono le elementari proprietà de' suoi componenti , la neutralizzazione , che si realizza nella combinazione dell' idrogene coli' ossigeniti , non è che l' immagine di quella , che si verifica fra le sostanze salificanti, e le basi salificabili. Invano Carradori tenta di smentire questa verità as- serendo , che ogniqualvolta F ossigent entra in combina- zione dee per necessità portare V acidità . Non è questa l'idea, che dell' ossigefie poteva aver concepita quel La- voisier , che giunse a sospettare , che tutte le sostanze alle quali noi diajno il nome di terre , no7i Jbssero se nOK se ossidi metallici irreducibili co' mezzi che noi impieghia- m,o . Lavoisier ha bensì dichiarato^ che una delle proprietà pili generali di questa base è di formare degli acidi com- binandosi colla maggior parte delle sostaci ze (t) • Ma , se la logica non mi tradisce , dichiarare una delle più gene- rali questa proprietà non è già lo stesso , che riconoscerla unica , necessaria ; costituire quindi l' ossigene principio generatore dell'acidità, non vuol dire obbligailo a indispen- sabilmente produrla . Ciò , che a torto su questo proposito vorrebbesi im- putare al sistema di Lavoisier , è poi anche ciò , che in- darno si cercherebbe in quello della natura . Malgrado la (1} Lilogo cii. J^2 Gltì RISALE I assomiglianza , che cogli acidi hanno gli ossidi, ninno potrebbe ragionevolmente collocare gli uni nel rango degli altri . Oinmeltiarao per un istante le tanto importanti dif- ferenze , che , giusta i sani insegnamenti di Brugnatelli ^ nascono dalla chimica combinazione , cui soggiace il calo- rico , che coir ossigeno trovasi in essi fissato . Vi sarà però sempre tanta distanza tra gli acidi, e gli ossidi ({uant' è quella , che divide le sostanze salificanti dalle basi sali\ (icabili . Ma quanti composti senza ciò non ci presentane i regni vegetabile ed animale^ in cui l' ossigene forma uno de' principali componenti senza imprimer loro ombra di acidità ? è dimostrato dalle sperienze di Lavoisier , che cento parti di zucchei'o risultano dalla combinazione di otto parti d idrogene , vent' otto di carbonio^ e sessanlaquattro di ossigene . Se la natura di questo composto non è iden- tica , non può essere piìi analoga a quella dell' acqua . Quali proprietà frattanto scopronsi in questo prodotto ve- getabile , che lo accomuni cogli acidi ? Direi cose universalmente note , ed oramai più da ninno contrastate , se volessi quivi difendere la decompo- sizione dell'acqua ottenuta colla pila volliana. Le difllcultà che su tale argomento Carradori mosse altre volte, e su cui nuovamente insiste , non hanno più , se non erro , alcun peso, dacché, come ho altrove accennato (i), severi e numerosi esperimenti , evidentemente dimostrando il trasporto d' ogni maniera di corpi dall' uno all' altro de poli voltiani , posero insiem fuor di dubbio quello de' compo- nenti dell' acqua . E' ])ur d" uopo convenirne ima volta : i fatti positivi non sì di leggeri si distruggono dai negativi ; e le ipotesi costrutte su questi non reggono in faccia alle induzioni da quelli appoggiale . Sem- (r) Dalli Chimica Filosofica Disc.efso pronuiaiato li 7. novembre 8. nel L'cco Coaviuo di Novara . » DI Fisica, Chimica ec. syS Sernljra assurdo a Carradori , che 1' ossigene dopo le recenti scoperte di Davy sia pur divenuto principio alca^ ligene . Intorno a ciò non sarà inutile 1' osservar primie- ramente , che la sua censura cade piuttosto sovra un' opi- nione adottata da alcuni pneumatici, che su un dogma professato da tutti . Chi può ignorare diffatti , che lungi dair annoverare i nuovi prodotti alcalini fra i corpi com- hustihili semplici , non pochi riconoscono in essi de' com- posti d alcali e di idrogene ? chi può ignorare _, che con- tenta di aver fatto in essi un novello e prezioso acquisto la chimica si guarda ancora dal fissar loro quel posto _, che non è in diritto di assegnarli che il tempo ? ma si conceda pur , se ciò piace , che gli alcali sieno corpi os- sigenati . Oual conseguenza si potrà giustamente dedurne a danno della dottrina pneumatica ? Non puossi , si dice , senza cadere in una manifesta contraddfzio7ie , ammettere, che dalla combinazione dell' ossigene con corpi combustibili nascano corpi dì opposta natura . Ma io osserverò innanzi a tutto , che non è da un solo , ma da entrambi i componenti , che debbonsi ri- conoscere le proprietà del composto , che dall' unione loro risulta. Che se 1 ossigene , come si è già dimostrato, non è necessariamente acidificante , se è desso capace di pro- r'iar composti fra loro sommamente svariati , qual meravi- glia , che incontrandosi con basi bensì combustibili , ma non acidlficabili , contribuisca anche alla formazione di sostanze agli acidi intieramente opposte ? Ma , che dico io opposte ? esiste , non v' ha dubbio , ila gli acidi e gli alcali una reciprocità di rapporti, che si- conosce di chimici sotto il nome di antagonismo. S-e però questo antagonismo naturalmente si considera, è forse più apparente che reale . In mezzo di fatti ad una moltitudine di propiic'tà gener;di a ciascnno di codesti due ordini dì corpi cmnpelenli, ve n'ha forse una sola, che dir si possa essenziahnente carallej-isiica , se non è quella di comlii'- Vol 2- ÌQ nar5Ì e neulrallzzarsi a vicenda ? ma è forse questa una pi'oprietà esclusiva degli acidi e degli alcali ? non compete ella pur anche agli ossidi metallici ? itn vietallo ossidato (scrive Berthollet), che si discioglie in un acido , jfci dispa- rire le proprietà di quest' acido esattamente come un al- cali [i) . E frattanto a chi mai, se non all' ossigene , deb- bono i metalli codesta proprietà ? non vediamo 1' ossigena dopo ciò dispensare ai corpi quella stessa proprietà , per cui sembrano reciprocamente opposti ? tant' è : gli estremi quasi ovunque si toccano . OSSERVAZIONI Sopra il ferro arsenicale del Sig. Hx\UY ( ^«72. du Museuìu ,• Bull, des Se. Phil. ) I 1 Sig. Hauy nel suo Tratte de Mineralogie aveva dato per forma primitiva àe\ Jerro arse?ùcale , un prisma dritto a base romboide, il cui grande angolo era di io3 gradi 20'; ma egli ebbe cura di avvertire che le sue misure essendo state prese sopra cristalli carichi di strie, egli non le dava se non come approssiìnatii>e . Dopo quest' epoca , il Sig. Hauy ebbe occasione di riprendere delle misure più esatte sopra ciislalli più netti, ed egli dà iii gradi 18' per va- lore del grande angolo della base romboide del prisma dritto, che è la forma primitiva del^rro arsenicale. Egli ha altresì determinato diverse nuove varietà di forme \ egli ne conosceva tre soltanto quando pubblicò il fij Sistica Cliitnica Tom. a. DI Fisica, Chimica eC. 3^3 suo Trattato di Mineralogia , ora egli ne descrive ciuque . Coleste due nuove varietà sono determinate: i. ferro ar- senicale unitario {fer arsenical unitaire ) ; è la forma pri- mitiva ove ciascuna base è surrogata da una sommila die- dra acuta ; 2. ferro arsenicale imihinario [Jer arsenical unihinaire ) j è la varietà precedente , nella quale i canti terminali sono surrogali , ciascuno da due faccette , Il Sig. Hauy richiama , all' occasione di questo mine-- rale , due principi de' quali ci sembra importante d'esserne penetrati , quando si voglia introdurre nella minertjogia quella semplicità e precisione che debbono efficacemente concorrere alla sua perfezione : i. De' cristalli le cui facce sono nello stesso ninnerò e colla medesima inclinazione rispettiva, appartengono alla medesima varietà, quantunque essi sembrino sovente difierentissimi tra di loro a prima giunta in ragione dell'estensione che prendono certe facce, e quantunque questa estensione determini a cangiare qualche volta la figura di queste facce . 1. Un corpo straniero in- trodotto in un minerale , senza che la forma primitiva di questo minerale sia alterata , non può fare stabilire una nuova specie , e questo corpo straniero vi è senipre in quantità variabile . Cos'i , \ argento che sovente si trova fino ad un ottavo della massa nel ferro arsenicale , non costituisce una specie particolare di minerale, ma una semplice varietà àel ferro arsenicale che il Sig. Hauy chia- ma argentifero . Esso è il weisserz de' mineralogi tedeschi . NOTIZIE LETTERARIE Esperienze galvaniche ; dei Sig. Cac. G. Aldini . Il eli. A. iu una Memoria da lui pubblicala recentemeate Sul potere del solo arco animale nelle contrazioni muscolari adiuce nuovi falli che mostraao i rapporti cha legauo il gal- ^'j6 GlORNAtr Tanfstuo alla fìsiologia . Le &us nuove esperienze Io lianno co!)dotio a raccorre i seguenti corollari . ui* li' dimostrata u.ia perenne circolazione dell'animale elettricità negli animali a sat gue caldo , la quale benrhè si deducesse per analogia , con era però stala ancora verificata col fatto iudipendentemeute dalle artificiali armature col sola arco aiiimaleo . «2.'' Facendo comunicare fra di loro ì nervi, e i muscoli non generaci il Galvauiimo , come avvenir suole al coutalto di due piastre di metalli dissimili , ma soltanto si poagono in equilibrio le elettricità sbilanciate nel sistema nervoso , e muscolare, diversamente converrebbe, iu opposizione dei prin • cipj fisici finora conosciuti , immaginar i' eccitamento dell*^ elettricità mediante il contatto di sole parti muscuiaritt. »3.° Questa prodigiosa circolazione del Galvanismo essen- do dalla natura prescritta in lutto il regno animale , pare eziandio a grandiose operazioni destinala quali sono l'eccita- mento del moto , e del senso . E certamente voglio io lusin- garmi che i Chirurghi convinti dagli esposti falli eviteranno in seguito colle possibili cautele le casuali approssimazioni dei nervi coi musculi , o la fisica influenza degli slrumculi che trattano , afllne di nou tormentare con nuove dolorose irritazioai gli infermi abbastan/.a afllitti dagli 8p«sirai, che nort ranuo ordiuariameate disgiunti dalle ch-irurgiclie operazioni x , L 1 B R 1 N U O V I . Biblioteque Brlt mnlque Sciences et Arts, Mar.i : arlicoli, r^^ Traile de mecanique celeste par G. La Place (a exiraii). a. Nouve.Tu systetae de phtlo-.ophie chimique par Daltoa (3. exiraii^. Code de sauté et de loiigue vie ec. par Òir. J^jhn Si'iclair (5. extrait) oltre due articoli di agricoltura. l'Stituzioni di B->tanica Pratica di Domenico Socca ProJ'csso'-e- dell' Unii'erst'à di Paula tom. Ut. Pavia 1809 Coa questo ttrzo Volume il Chiar AuUjre cirapie la sua «pera della cui importanza ed ul/iuà abbiamo fulto cenno in altri nostri quad^nà . Possiamo at;giuijgere che le descrizioni di tutte le ptania ofiiriiiali, la p.itri,ld durala, e lutto quello^ che concerne la pfrfaUa loro storia coiv.iderata su tulli i punti de' loro vaiitit;^i è qui s:mp:e prrf.jlUmente coii!' m- plata nella serie di tjl.' Autori che di cadiupa trattarono. Que- sta seri* orudilis'fini i ò sottoposta quando ad cg'U famiglia, f{,uaudo a csda.uaa spezie ài^'Àe piani* di cui «j parla. teaBvtma&am ta QUADRO DOSSERVAZiONlMElEOROLOOlCHE Fatte al Gabinetto di Fisica della R Università di Pavia elevata sopra il livello del mare metri 86 (piedi di Parigi 264,8535a^ a 45°. io'. 47" di latitudine, e 4a-" di longitudine all' O. del Meridiano di Milano. Allena mass, del, Bar. 58 a — s del Terna. »{i 1*6 Giocai sereni n. t). ~ m tutto il mese i Dipclmazione dell' i s" magneti'^o ossit romper«turadMnpozioa24piedid)profond.+ 9 51 ^^^ il giorno 3'j. Aprile ly^S ' 0.:c. [ 'a) L» eorreaione lonnouaelrica ri è fatta secondo il»m«- lodo .Il l.a pi -e 'b; A mcrcario J v> o in 80 , poilo all'ombra, isolato, cri a quattro p edi copia t«>i'i:a . {e) A nastro d'osso di BaUne, gradualo lecoorio il roetoiio (li Me-Lur, e iliv ;,r' ir loo. parti (d; l nuinniaijg'U li all'irniicai'.ioiie »ela d re- Eione dei venti i.egnano la loro fona telativa- QUADRO b U^SERVAAIOM MliTliURULOGlcHE Tutte al G-ibinetto di Fisica dilla R UniDersità di Pavia elevata sopra il livilh) dil min metri 8(3 (piedi di Parigi a()4, 8353*^ a 45'. 10.47" '^^ latitudine , e 4^" ripetere la luce •2^ì Ginr.N.u.E Non mi intrallerrò presentemente sull' figura (lell" ar- desia , la quale ho già detto ritrovarsi in masse informi , ed i cui strati paralelli a loro stessi fanno ordinarianicnte un angolo coìl' orizzonte di gradi 33. ifj. La Icssikira è compatta , il grano quasi indiscernibile , alcuni punti bian- chi si vedono primeggiare in mezzo ad altri più oscuri , quando si osserva con occhio armato di lente . 11 colore è cenerino-bruno, il quale vieppiù s', annera coH'uniidità sino a ^diventare azzurro , o blò carico , e diventa maggior- m^ente chiaro colla lunga esposizione all' aria ed al sole . La superfìcie è piuttosto levigata, ma nessuno splendore, nessuna traspai-enza ha questa pietra , neppur quando è ridotta in sottilissime lamine, e neppur quando ha provato r azione del fuoco , <^ome inavvertentemente è stato asse- rito da un moderno autore 5 rompendosi acquista delle figure informi , qualvolta però non venga divisa nelle sue lamine , le quali sono sempre le une alle altre paralelle : per ciò che riguarda la sua durezza giova avvertire , che si lascia alquanto raschiare dall' unghia , non che dai col- telli , e dalla lima ; macchia le dita , e la carta di un co- lore cenerognolo se non ha ancor sofferto l' azione dell' aria 5 la raschiatura poi è cenerina , alquanto untuosa al tatto , e leggermente si appiccica alla lingua . E' facile eziandio a ridursi in polvere finissima nel mortajo . Dà alitandovi un'odore argilloso^ il sapore è terreo, ed il suo- no che tramanda percossa da un corpo duro forma un carattere suo singolare (i). Del resto non dà fuoco coir smorta dei lumi in quei sotterranei del colore «curo delle pareti, e delie volte , per cai noa è riflesso alcun raggio ditUe accese lucerne . (1) Il suono tenue «rgeatlDO della sottile lastra d' ardstia è be» di- verso da quello della pietra sonante, nuova specie introdotta da Werner col BOtu* di Klingstein . E' questa una lavi porfirica descritta da Dolo- mieu fra i prodotti dell' Etna , a distinta bono nel thonschiefer di Werner. Brocliant però non teme di riporre le ardesie sotto il genere argil- loso , e ne fa la sua decimanona specie (a) . E certamente se noi vogliamo riporre la nostra ardesia in quell' ordine , che il principal suo componente esige , non possiamo non seguitare le sue traccio 5 se non che potrebbe seminar a taluno men giusta questa classificazione relativamente alle molte variazioni, che in questi ultimi anni hanno illustrato la mineralogia . Chenevix non ha guari, analizzando i pre- gi , ed i difetti dei molti sistemi su questa scienza , acre- mente si è scagliato contro quello di Werner, ed ha con- cesso la palma a quello del dottissimo Hauy , perchè più filosofico , e capace di bellissimi generali risultali : T idea che V unità di composizione , egli esclama , accompagnata reflua dà unit^à di forma , è un'idea luminosa nellu scienze, naturali : rappresenta V arnwma della natura , e non può non essere una legge immutabile (3). Ma il francese mine- ralogo vedendo la moltiplice composizione dell' ardesia , e la (;i Voyage dans les alpes T. t. (2; Trsité- elcuict. de minorai, t. i. pag. J9C* ti) Aaaales de C!u';riG imr; 1P08. ^ 1 m Fisica , Ghijiica e»:. ^89 là difficile s-ua cosìante eristallizzazioiie , liori ha voluto altrimenti che facesse parte del suo sistema , e 1' ha rile- gata in im' appendice fra gli aggregati di diverso sostanze , i quali considerai'' si deggiono di seconda , e terza fonna- zione ,. e che riconoscono la loro origine da sedimenti ac- quosi (i). Questo sistema non è dunque in ogni sua parta perfetto , e manca come vediamo in quel capO;, che forma il nostro principale argomento . Brogniart in fatti , il qual* ha calcato le vie del Sig. Hauy , avendo veduto quante specie incerte , quante arbitrarie , e quante false specie si ritrovavano nella terza classe delle pietre, non perciò ha creduto conveniente di rigettar tutte queste nell'appendici, perchè ( com' egli si esprime ) non appartengono meno queste sostanze alla classe dèlie pietre, e perchè la mag- gior parte ha dei rapporti intirai con alcuni ordini abba- stanza caratterizzati . Neil' ordine tèrzo adunque sotto il titolo di pietre argillose ha collocato lo schisto ardesia , specie seconda degli schisti , e con ragione sotto questo titolo per quello che abbiam già detto , Ma basti tutto ciò _^ e fórse' ancora sarà di troppo per determinare il luogp che occupar debbe nella Mineralogin la nostra ardesia . Risultano però da quel che abbiamo veduta, i- molti errori , che sulla nostra pietra furono di- volgati, da diversi autori . E prima si vede non essere già r ardesia di Lavagna, nelle viscere della terra un» pietra molle , e capace di prestarsi ad una qualunque siasi im- pressione j. esser quivi al contrario dura egualmente, che all' aria- aperta , né altra differenza notarvisi fra le ardesie nei due diversi stati, fuorché la maggiore facilità, che h« l'ardesia nella tèrra sepolta di dividersi in sottili laminette, eltre un colore più oscuro , che in grazia dell' umidità j la Tom.- 2. ig [,0 Traile d« mìacfzl. lom.- IV! p?g' 3 17. qual regna continuameilfe in ^ìuel sotlerraóéi, afcqiiista co- stantemente la pietra. Io credo che la facilità della divi- sione dell'ardesia nel suo banco provenga da queir umidore, che attraversa i più sottili ioglj dell" ardesia , e che a poco a poco si svapora, quando venga questa a provare Fazione dell' aria . Questa ragione sembrami sì vera, e s'i naturale, eh' io quasi mi meraviglio, perchè non l'abbiano accennata alcmii autori, che delle ardesie diffusamente parlarono. E' troppo osservabile Y umido che gocciola quasi nell'apertura dei rarj strati dell' ardesia per poterne in alcun modo du- bitare. Deesi adunque all'acqua frapposta la poca adesione delle lamine fra di loro , all' acqua dissi , che ha pur dato origine ai sedimenti ardesiaci, onde ne risulta una eguale spessezza di lamine negli strati di uno stesso filone . La mollezza che aveano riconosciuta nella Lm'agna alcuni autori è certamente uua favola , e quesl' errore non può essere stato accreditato se non dalla facile divisibililà in laminette sottili di quell' ardesia , che non abbia ancora provata 1' azione disseccante dell' aria . Come mr.i dopo tal evidenza ha potuto sensatimente ^e sono appena io anni ) asserire il celebre fisico M. De Lue , che a mala pena si distinguevano nell'inteino delle montagne sclilstose primor- diali gli strati compatti dagli strati fogliati per la ragione che r aria e quella stessa la qual divide, gli srhisfj' in fo'^lj o laminette? [i) Quando ancora avesse ignorato la natura della nostra ardesia , perchè sino a questo giorno non ha potuto contare uno stoiiografo , sembra che non dovesse essergli occulto quanto avviene nelle ardesiere di Angers , e di Charleville, nelle quali tutte l'aria Invece di proniuo- Yere la sfogliazione e divisl])llità^ la impedisce assolutamente. La divisibilità delle laminette nella nostra ardc.<;ia è ])er strati alquanto inclinati , ma pure orizzontali , e non ,'i' Lettre» 1UT l'iiistoir» pSi/s de 'a Iarr« «drejsiies a Mr. Ulnn- IH Fisica , Chimica uc. 291 già perpendicolari , di modo che Y ardesia tenlata con varj stninienti fuor del verso della sua direzione non cede se non se a spessi colpi , e violentemente replicati , pria di frangersi , e convertirsi in sclieggie più o meno grosse. Si riconosce da ciò Terrore di quelli altri, che alle cave della nostra ardesia han dato una direzione perpendicolare , tra' quali puossi citare 1' Autore delle note alla mineralogia del Sig. Buffon . Si pretendeva , egli è vero , una volta , che le ardesie tutte , e le pietre talcose fossero collocate per- pendicolarmente nelle loro cave a differenza delle altre , che vi si trovano orizzontali ; ma son già molti anni che questo errore è stato combattuto riguardo ad altre cave , e noi possiamo aggiungere l'esempio della Lavagna a quelli già annoverati dal Dizionario di Trevoux . E giacché parliamo degli errori che sulla nostra arde- sia commisei'o diversi autori , perchè non citerenao il Sig. Spadoni , il quale assicurò che le lastre di questa pietra , provata che abbiano l' azione del fuoco , diventavano nel loro margine trasparenti ? Ho fatte e rifatte molte prove , ina non ho mai ottenuto questa pellucidità , non ostante la sottigliezza cui avea prima ridotte le laminette . Altri autori han parlato per incidenza delle cave di Lavagna , ed alcuni , fra quali bisogna citare Y applauditissimo re- cente Scrittore di im trattato di mineralogia ( il Sig. Bro- giiiart ) non tcmoTio d' assicurare , che questa pietra non fa alcuna cffervescsnza cogli acidi , lo che abbiam veduto quanto sia contrailo alla verità ; altri son giunti ad asse- gnarle un colore diverso dal natio , come gli autori dell' Enciclopedia Metodica , nella quale nera vien detta la no- stra pietra ; altri hanno errato nell' analisi della medesima , male annoverandone i principali suoi componenti ; altri r hanno voluta d' un origine secondaria , quantunque ab- biamo niolte ragioni di crederla primitiva ( come vedremo fra poco); altri han detto finalmente altre assurdità, come anche meglio ved'-cmo nel decorso di questa memoria. 9ny 'GlOr.KAtlE Ma voleiulo uu pocbino eulrni-e in ciò die difesi Scienza 'Geologica , la prima questione che si affaccia deHe nostre ardesie parlando , appunto «i è di vedere , se dir si debbano primitive o secon^daiie, giusta la divisione adot- tata dai moderni Natairalisti . E-vvene di ima terza specie chiamate bituminose , le quali certamente nulla hanno che fare al nosti-o proposito . "E' noto già che il Sig. Bnlìon non ammetteva tttille ardtisie primitive , siccome non rico- noscea de' monti aigrllosi , e calcarei con questo nome, ma il Sig. Saussure , che per molto tempo ha servito all' opinione Buffomana , si è dovuto alGn riciedere negli ùlti- mi tomi delle sue opere , ed ora mai qnasi lutti i più ce- lebri Naturalisti non lasciano di distingaere le arde«ie pri- marie dalle secondarie ; anzi un di quest' ultimi tratta la questione con molto apparato di dottrina, e dopo aver ■insegnato la via per distinguere nelle loro miniere le due specie d' ard«sia , va di mano in naano annoverando le principali cave di questa pietra , che si conoscono in Eu- ropa , parla ancora della nostra ardesia , e non esita di riporla fra le ardesie secondarie . Se però le ardesie pri- mitive son quelle , gli di cui strati si trovano paralelli agli schisti micacei quarzosi , o calcarei su cui riposano , 1' ar- desia di Lavagna è certamente primitiva . Altronde in questa nou si vedono gianamai delle vestigia «li animali marini , crostacei singolarmente , come nella secondaria s'incontrano a detta deU'istesso autore. Le particelle di mica osservabilissime nella nostra ardesia, la sua durezza^ «d impenetrabilità nei liquidi più sottili, muover debbono maggiormente il Geologo a considerarla primitiva . Dice •pur anch« il Sig. Patrin , che le cave d' ardesia secondaria «1 aprono a cielo scoperto; ma le nostre son tutte trava- gliale sotterra , perchè vi sono dei massi di schisto quar- zosi spessi e durissimi , che formano il tetto della cava , o\ verticali , ma non son meno inclinati all' orizzonti^ Hi qiir? che si vc^la nella cava di liùnogne ricino « 'Chaihivillo , cava riconoscitila d' ardesia j)rimiliva dal citato anlori» . j\on drggio però omme(ter« in /jnosta memoriii consa- crata olla verità dei fatti, di parlare pur anche doll'analo- i^ia , che hn còlle cave secondarie la nostra ardesia. 0/e- atensionc, e la spessezza de'suoi strati non che la perfetta sua qnalità ahhastanza I' avvicinarro alla holla ardesia di Angers , che si considera d'origlrit! secon<)tì Giornale essere letteralmente adottata , scrire un moàemo geologp ,, perchè il centro degli Appennini è costantemente calcareo,, coiae ha prorato il Sig. Dietrich , e le materie Tulcaniche Bon sì ritrovano , che nelle colline- divise da queste mon- lagne . L'Appennino, aggiunge questo dotto Autore, è composto di diversi materiali: il centro o nocciolo, è d'un granito micaceo^ vi^ stanno a Canchi. delle pietre calcaree disposte a strati inclinati : inferiormente dfegli strati calca- rei ricchi dì conchiglie marine , e pietre arenarie . I primi strati sono molto inclinati all'orizzonte, ed i secondi quasi orizzontali : il grano pietroso, dei primi è più fino che nei secondi (i). Ma nulla evvi che possa far sospettare la presenza 4I' un antico vulcano nelle vicinanze di Lavagna : non evvi fra le vicine colline alcun vestigio di antico cratere: non vi si ritrovano prodotti di antiche eruzióni vulcaniche , e lode sia al cielo, che finalmente sembra venuta meno nei naturalisti la smania dì ritrovar dovunque dei vulcani , e derivar da questi, la sciènza tutta geologica. Deggionsi dun- que air acqua le nostre ardesie ; ma perchè non conten- gono dei corpi marini , dèi fuchi e dèi crostacei singolar- mente, le dì cuL impronte sono in altre ardesie visibili, e che quasi; ovunque si ritrovano , ove il mare abbia sog,- j»iornato per qualche tempo (2)? Sembrami d'aver provato liantichità delie nostre ardesie , e quest' antichità potrebbe. for- (i> Geogra^li. phj«i(|. Edcìc. metli. Atìoìtea i {•i) Ft« le laiuiRe dell' ardesia ■> i5 pollici. It Sig. Gùcttard potè coniare «ino a quaranta palamoai lovra un' ardeaia di' Angers di un piede quadrato ^ Noa ai co» ■cacone ì rirenu an::!ogIii. di questa specie. Vallisnieii cita egli puce ■ nel già riferito Tuo^o dalie ar4csie toscane eoa impronio di var) fu^Ui. l Bi Fisica , Chimica es. 997 fórse rimontare a quei tempi , nei quali si desideravano' ancora i corpi organizzati . Queste però non sono che mere congetture , né io amo certamente di perdermi nel labi- rinto di tanti sistemi iilosolici sulla geologia . Il Sig. Buf- fon ha potuto dare una volta ai suoi sogni un' aria impo- nente di verità ; ma io son lontano di pareggiar \ eloquen- za di questo insigne naturalista . Non evvi inoltre moder- namente alcun fisico , il quale per la scienza geologica faccia capo dell' Epoche della natura , e creda alla ti'asfor- mazione del granito in argilla , ed in ardesia . Abbandonate dunque queste ciance , discendiamo piìi tosto a parlar dei caratteri , che le buone ardesie distin- guono , e vediamo se la nostra Lavagna debba dirsi alle altre eguale, o per avventura superiore, e se inolti-e possa migliorare nella sua qualità con que' mezzi , che iier altre ardesie furono recentemente Suggeriti . Parecchi autori hanno pailato dei caratteri pe' quali si distingue la buona ardesia ; il Sig. Collepress ne ha parlato più diffusamente degli altri nella collezione Accademica, e da questo autore gioverà prender noriìia onde istituire il paragone della no- stra pietra con quelle altre che son conosciute in com- mercio . Dice egli dunque, che bisogna pria di tutto pren- dere un foglio d' ardesia sottilmente tagliato, batterlo con- Iro un corpo duro , e vedere se n' esca un suono chiaro argentino, sicuro indizio d'una ardesia eccellente. I foglj éhe sono screpolati ,• o intersecati da vene quarzose o cal- caree, che non possono ridursi ad una grande sottigliezza, e che son meno compatti , danno un suono oscuro e di gran lunga dal primo diverso . Inoltre quando si taglia r ardesia per la sua direzione non dee fendersi sotto il ferro 5 al tatto dee sembrare più tosto scagliosa , e non già morbida come la seta . Ora queste qualità tutte si trovano nella nostra ardesia. Ma una qualità eziandio più bella si è quella del rifiuto che fa 1' ardesia di succhiar r acqua ;, ciò che prova evidentemente la solida sua tessi- Torn. 3. 4o .luia . Gcnoiulnionle p;»rla]ido , quando i;n foglio di ercleala imiHt-rso per metà ncU' acqua non atliia questa olire soi linee dal suo livello , Y ardesia è Jjuoiia ; e già flbhianicx ■ veduto nello citale prove , che 1 acqua non monta nelle nostre ardesie a tale altezza; abbiamo anche veduto quanto sia legi^iero il peso che acquista immersa per moltissime ore nel!" acqua , e ncU' olio . La Mctherie ascrive alla co- pia del ferro che nelle ardesie si ritrova la proprietà più o meno grande di non lasciarsi penetrare dall' acqua ; cfv- (io sia la quantità del ferro che V ardesia contiene quella , che le somministra tal qualità , sono sue parole (i) . lo però vivo sicuro, che le ardesie di Francia non conten- gono meno di ferro delle nostre, e certamente ne contiene di più r ardesia di Londra , la quale ciò non ostante è alla nostra inferiore neh' accennata proprietà . IVon polreb- besi più verosimilmente clò-atlribuire allo stato di maggiore, o minore ossidazione [termossidazione) del ferro stesso? Non potrebbesi ripetere dal giano più o meno fino dell' allumi- na , o dalla diversa proporzione dei molti componenti di questa pietra ? Alcune delicate sperienze polrebbono sciogliere tutti questi didjbj . Ciò non pertanto la nostra ardesia è a tutte le altre superici e per questa bella qualità . Le ardesie inoltre , che sono di un blò carico e che inclinano al nero son riputate generalmente di cattiva qua- lità, e sebbene si legga nelle note alla mineralogia del Sig. Buffon , che la nostra ardesia sia nera , e quantunque questa asserzione sia stata copiata da qualche altro Mine- (0 Theorie de la terre -s «dition voi. 2. 1797 Won può non far ■aeriviglia cotua qaesco altronde douissinio scrittore p.irlaodi) tirile so- stanze che lo ardesie coinpongDi'.o non ni annoveri die tre so!» ; alu» mica. Silice, e ossido ( terraossido ) di ferro, e;li elio non ignorava l'analisi di K.ir\tan. di Saussure ec. chiami le ardesie fi'rrig'in.ari:illiti . M» »e le quintili dei componesti deggiono detercninare il none, nno é'?rt 8r«ondo gli stessi suoi principj irala non è altrimenti vero , che abbia questo colore . Non so per verità cosa possa aver di comune la nostra ardesia colle bituminose , delle quali è maggiormente proprio il color neroj in vedendo V ostinazione degli autori neìradùl- terare il natio colore della nostra Lavagna . Le ardesie di Fi'ancia sono inoltre più avide d' umidità , che non la no- stra , ed essendo quelle meno compatte , si rinvengono pure incapaci a contenere, dei liquidi più sottili dell'acqua; quelle poi di Londra sono fragilissime , come assicura il Sig. Rirwan , e le altre del Derbyschire che pur hanno da 3oo sino a l\5o piedi di spessezza, sono di troppo cat- tiva qualità per venire di tutte queste al paragone . Le visitate da Saussure ne' suoi viaggi sono di gran lunga infeiiori alle inglesi , e francesi pur ora annoverate , ed app(?na si. meritere])be una qualche menzione 1' ardesiera di Fernet nel cantone di Glaris descritta già da molto tempo dallo Scheuchzero , la quale nulla di meno presenta delle notabili disuguaglianze ne'suoi strati , ed arriva qual- che volta ad essere si tenera ;, che non può servire ad ;dcun uso : Fissiles singuli lapides Constant diiahiis fere partibiis , superiori duriore , inferiori molliore ,' dliquaiido toium saxiim est adeo molle ^ ut num insen'iat iisid (i) . .In somma la nostra ardesia per la sua divisibilità , per la sua durezza , per la sua impenetrabilità , per la sua du- rala^ e per tutti i caratteri, che le migliori ardesie distin- guono , semljra non la ceda ad alcun' altra nei moltiplici usi , ai quali vien dall' arte impiegata , Alcune sperienze immaginate dal Sig. Yialet nella sua bella memoria sulle ardesie che si trovano lungo la Mosa , furono da me replicale sulla Lavagna , per vedere se que- sta pure acquistava dopo aver sofferta 1' azione del fuoco (t) Citat da Vallisn l 3. p. 4'7- 3oo Giornale lina solidità maggiore . Non avea per verità la uosli a ar- desia alcun bisogno di questa prova per renderla capace di resistere all' acqua , ed alle ingiurie dei tempi . Ho ve- duto delle tegole , che contavano più di due secoli , e che non erano state risparmiate in tutte le vicende delle sta- gioni 5 le ho vedute sihbene corrose in qualche parte , ed in altre ricoperte di licheni , e rese fragili , e di un suono oscurissimo battendole , ma queste tegole ( o abainì ) era- no ancora ben lontane dall' essere convertite in terra . Il «Sig. Vialet ha immaginalo la cottura in un forno da mat- toni per le sue ardesie fragilissime 5 questa coltura adun- que inutile diverrebbe per le nostre: che dissi inutile? po- trei dir anco pregiudiziale , poiché molti ah alni , cui ho fatto provare il calore del forno , appena furono estratti dalla loro cava si screpolarono , diedero un suono meno argentino , e non pochi crepitarono in quel modo , che suole il muriato ( ossimuriato ) di soda gettato sul fuoco . I diversi componenti le ardesie , come ognun vede deg- giono rendsrne altre più resistenti al fuoco , ed altre me- no . Si è di fatti osservalo che alcune ardesie erano assai fusibili per scoriGcarsi, e fondersi col calore degli incendj , ed erano di questa fatta quelle tegole che coprivano 1' ab- badia di Royaumont , le quali si fusero nell' incendio , che distrusse quel vasto stabilimento . Un fuoco di gran lunga maggiore non ha fatto provare un simile disastro alle no- stre ardesie di Lavagna . Non finito questa mia memoria senza parlare alcun poco della salute di quelli artefici , che sono impiagati nelle cave di Lavagna , o son destinati a lavorarla. Quest' articolo che interessa principalmente la scienza , cui mi sono dedicato , non puossi da me trascurare , quando an- cora avesse minore relazione di quella che hn grandissima col soggetto da me trattato . Ho veduto quasi tulli gli arteiici , che sono impiegali nello scavo delle ardesie , e quelli eziandio che lavorano questa pietra eslralta xlalla DI Fisica, Chimica ec. oox miniera, ed ho potuto assicurarmi, che le niahit^ie , cui vanno i primi soggetti nulla hanno .di comune con quejle dei secondi, lasciando tuttavia a parte il maggior pericolo, cui sono i primi esposti. Di fatti quanto è fatale lo scavo dell' ardesia per coloro che travagliano sotterra, altrettanto sono in certo modo leggieri i mali che affliggono gli scar- pelliai , e gli altri operaj ed i negozianti di questa pietra . I primi son vecchj passati che abbiano li 4o 9 A'I l>^\^ ^ 5o anni , ne ho veduto dei secondi vegeti , e robusti ^ all' età di 70. Dicesi dal nostro Piamazzini , e vien da questi citato Diemerbroechio , Borrichio , e Wedelio, che lo scavo di queste pietre sia sommamente pericoloso per quel sottilis- simo polverio , che coli' aria si solleva , e dall' aria viene trasportato eatro i polmoni ; ma questa polvere è pochi.i- sima neir aria delle cave , perchè le ardesie son continua- mente d' acqua irrorate ^ e 1' atmosfera ne è umidissima . Le malattie di questi artefici si deggiono piuttosto, per quanto avviso , all' aria umida entro cui vivono , e che penetra per ogni verso il loro corpo 5 si deggiono . ancora al difetto della luce solare , come ognuno può;, facilmente figurarsi. Il colore smorto, e pallido, e qualche volta lurido di cui è coperta la fisionomia di questi airtelici fa pur troppo vedere , che gli uomini analoghi sono a quelle piante, le quali pel difetto di luce solare si rendono vizze, e scolorite . Le ostruzioni di basso ventre , 1' idropisia a queste successiva , la tisichezza, la perdita della forza mu- scolare , e dell'appetito, la debolezza della vista , 1' edema J'requeiitissimo delle gambe, e delle braccia, sono le prin- cipali malattie, che ho potuto osservare in questo persone. Coloro che meglio possono nudrirsi meno ne soffrono , e meno ancora sembra che li faccia soffrire 1' uso del vino , il quale è tale , che per altri dovrebbe chiamarsi abuso . Ma però ripeto , tutti questi operaj diventar vecchj di buon' ora , e le loro malattie doversi alla debolezza dall' 302 GlORNAtE ■micio prodotta , e dal difetto della luce solare , anzicchè al rozzo travaglio al quale sono accostumati. Gli sforzi eh' essi fanno nel muovere qualche gran masso sono rari , e ordinariamente suppliscono alla forza colla destrezza , e li opportuni strumenti. Sarebbe da desiderarsi, che questi nomini non penetrassero nelle loro caverne , se non dopo aver mangiato , e che pria di ritirarsi alle loro casupole , finita la giornata esercitassero con un lungo passeggio il loro corpo , promuovessero il sudore ;, e potessero anche alle volte servirsi dei bagni caldi , e delle fregagioni per lungo tempo continuate . Deggiò per verità insistere sull'uso di quest'ultimo rimedio profilattico , e curatwo come diceano gli antichi, uir oggetto di prevenire , e curare gran parte delle ma- lattie , cui sono i poveri fenditori d' ardesia sgraziatamente soggetti . Egli è veramente un peccato , che le fregagioni tanto celebrate, dai primi Maestri dell' arte , e da tutta quanta l'antichità siano ai nostri tempi sì vergognosamente neglette . In grazia di queste si richiamano gli umori alla pelle , e la traspirazione si promuove, e talmente si eccita il sistema dermoide , che 1' eccitamento ne, vien propagato ai nervi, ai muscoli, ai visceri, ed a tutta l'animale eco- nomia. Io non ho bisogno, di servirmi d'alcuna autorità per provare un simile argomento , che non riconosce ob- biezione ; ma tutto ciò non servirà a prevenire le malattie dei nostri artigiani , le quali all' umidità dell' aria entro cui vivono , e al difetto di luce solare son dovute , cioè a dire alla debolezza son dovute , conseguenza immediata delle accennate, cagioni ? E perchè non potrebbesi consi- gliare agli stessi la fregagione oliosa nella mattina , pria che discendano nella cava , ed impedire in tal modo 1' as- sorbimento di quella funesta umidità che vi domina ? Le fregagioni gimnastiche degli antichi erano destinate a pre- venire la stanchezza non m.eno delle malattie : si csegin- vano di prima eoa dei secchi pannilini, e successivamente DI "FisicJi , Cinsui-A r>:. r>o3 ì:u!1c mani oliate j o si confÌDuavano sino al ro.. ove ^i^•(^ tìelli cute , unito ad una lcg|:;ierc gonfiezza . Panni so non in' inf anno , chu questa pratica (lovifMie èssere del p;iii vantaggiosa ai nostri artigiani , e Galeno varj casi ne acl- diìò- in cui tal rimedio giunse a curare, e prevenire T c- ilo(ua , r atrolìa , e la debolezza di varie parli del csrpo*. ^ò già si creda, delle fregagioni parlando, soggiunge M. dj la Roche , elio queste capaci non siano di far vedere a noi pure gli effetti^ di cui fnron capaci presso gli anti- chi : P ■ co , Hoffmanno , Boerhave , Louis , Tissot, Bell ne citano degli esempj memorandi . Gli Scarpellini sono più soggetti dei primi ad inghiottir coir aria la polvere, che si solleva dalT ardesia «11. aria di- seccata, e tormentata fuor della sua direzione da diversi strumenti di ferro . Infatti le malattie di petto , la tisi- chezza , e r asma sono in questa gente più frequenti che non negli altri ; ma io non ho aperto alcuno di questi tìsici per vedere se nel suo polmone si craiìo generati dei calcoli, come sulla fede di alcuni scrittori, tutti gli altri suppongono in tal circostanza . Si avverta ciò non pertan- to ^ che dei calcoli nel polmone s'ingenerano egualmente in certi soggetti , che non furono giammai esposti alla polvere di queste pietre , come l'anatomia patologica ci ha dimostrato ; e che ordinariamente i calcoli polmonali di fosfato (ossifosfato) di calce son composti per le recenti spe- rienze su questo soggetto fatte dallo svezzese Roering (i). Il travaglio delle braccia in costoro è più rozzo che non nei primi , ed è singolarmente osservabile la polvere cenerognola , di cui son sempre coperti il loro viso ^ e le loro mani , non che le loro vestimenla . Non potrebbono essi travagliando saprai'ento come dicono i marina) , ed avendo una maggior cura della politezza rimediare ad una 0> Àanale* de Cbym. Mara i^tt- 3o4 GrORNALÈ parte di quegli incomodi, a cui per le accennate ragioni deggiono andare immancabilmente soggetti . Il già citalo Ramazziui crede che i purganti , e gli emetici sieno quei rimedj opportuni , coi quali questi secondi artefici potreb- bero allontanare le malattie , da cui son minacciati , sup- ponendo egli che la minuta polvere , la qual penetra nella bocca e sciolta dalla saliva s' introduce nello stomaco ;, e nelle intestina possa produrre grandìores calculos per no- i>am maleriae aggcstionem (i) . Questa opinione però è più ipotetica , che vera , né molto di male temerà da uii poco di terra argillosa, calcarea, magnesiaca colui, diesa r uso , il quale si facea una volta de' boli , e delle terre sigillate in medicina . Egli è ormai tempo che io ponga fine alla mia me- moria , ma non lo farò senza un' ultima digressione , iu cui intendo di rendere la dovuta giustizia ad un ottimo Magistrato , il Sig. Maire di Cogorno , Ferdinando Mosti , il quale si occupa col maggiore zelo della snlule , e della prosperità de' suoi concittadini , avendo inteso eh' io im- prendeva a scrivere sulle ardesie situate nella sua giurisdi- zione j mi ha diretto una lettera compitissima per conoscer non solo l'analisi della pietra, ma vedere eziandio in qual modo riparar si potrebbe ai mali , cui vanno gV iufelici feaditori di questa soggetti . Bramo di avere adempiuto al suo desiderio con questa memoria , la di cui utilità io spero esser debba più manifesta sotto quest' ultimo rap-- porto , che non per tutti gli altri anìecedentemente esa- minati . Siccome l' amore del ben pubblico ha diretto il mio lungo travaglio, mi crederò abbastanza ricompensato, ove le cognizioni raccolte servono ad illustrare il mio Di- narlimento e siovino alla salute de' caii miei concittadini. . ^ W. lì. (0 De morb. ariìf. DI FiMCA , Chimica ec. 3o5 N. B. Non attendo avi^efiito a ridurre' tutte ìe misura di lunghezza e peso ai nuot>o sistema metrico , convien cK io. faccia osservare ai miei Lettori corrispondere il pal- mo genoi^ese dit'iso in oìicie dodeci a millimetri 248. 08. // peso- della libbra a gromme 3i 7 « 2/3 , e precisa* mente a gramme 3i7,664- > •■■■> ,\. ..' La. lira genovese corrispe7ide'r. a . 83r ; i/3' eentesimù di franco . .^ ;.j i- ■.tj:»'] OSSERVAZIONI Sopra Y intorpidimento de' Girini per il Jreddò , come delle rtme e riflessioni sopra, la Causa dell' intorpidimento ^ Tiati^ fole . ossia, letargo . ' ' ''"' -"' . Del SJg. Prof. CARRADORI; . ili; r.ìii'j^,'A^-j .y,'^ <..'•;•., r. u. \i:^t. . .ZI.-:'.- L:' iccome i pesci, che respirano veramente néll acqua (i), passano nell' inverno allo stato di letargo , benché siano animali a sangue freddo j volli vedere, se i girini , i quali benché, larpe' di rane , non ostante , a differenza delle ra- ne (2), respirano, come i pesci nell' acqua ^ sarebbero intorpiditi . L'andar del pari coi pesci nel respirar sott'ac- qua, dalla quale respirazione pensai, che i pesci (3) de- vano ripetere a differenza dagli altri animali a sangue freddo, 1-' esclusiva dal letargo, mi fece nascere questo dubbio sopra i girini ; onde mi parve un oggetto degno di ricflfrca , che nessuna conseguenza, o illazione dedotta Tom. 2. 4^ : ' ' ■ 'I ■■ — ■■'■'■■■ I ti I I. .inij;vi!T !fl I iwr {lì Ved la tuia Mina. Ann. di CWm. di Pavia. ''' ■ • ' — {%) Ved. Ann di Chim. e di questo GioToale 1. Sem. (3f V«(i. la teoria^ del calore Tóca, 1, '3òG ClrtUNAtE ,«laì fatti, e>tMle osservazioni antecedenti (i) bastava a dilucidare 5 ina in cui la sola esperienza poteva decidere. I girini , o sia le rane nell' infanzia , qumulo si tro- vano in questo stato di larva ^ non fono , come ognun sa, mai molestate da freddo naturale , onde bisognava ricor- rere al freddo artiOciale per averne la decisione . Io presi dei girini di varia grandezza , ed ièlà , e ne posai alciuii sul ghiaccio ai primi di giugno , quando il termometro segnava i8 grad. di Reaumur ; dopo pochi istanti provai ad irritarli , e mi parvero intorpiditi : ve gli lasciai .stare dell' altro tempo, e poi gli presi in mano, ed esaminatigli , trovai, che erano rimasti senza moto; gli rimessi nell'acqua »1 calore dell'atmosfera, quasi subito si riebbero a questa temperatura, e principiarono a muoversi, e a nuotare. Io ne messi tre dei piccoli , tre dei mezzani , e tre degli adulti, assai vivaci in una tazza di vetro piena d' ac- va li lasciai stare; si rimasero per quat- èro ore in questo stato di morte apparente : dopo li levai j 9 li messi neir acqua alla temperatura naturale ; quasi subito si risvegliarono dal letargo , e scosso ogni torpore fiprosero la solita vivacità. , .„. ,. . , (i) Mefsorio rirate saila r»spir. dei girini . Bi Fisica , Chimica ec. Son Pare dunque, da qaesli fatti, che si deve itì ferire , «he i girini vanno soggetti a intorpidimento , o letargo , per il freddo, come le rane, e che possi^o^, al'pari' di esse , essere capaci di vivei'e lungamente in questo stato , senza perire . Dunque al girini _, che sono larice di rane , si potrà sospendere , o trattenere la loro muta , o trasfor- mazione , per mezzo dell' intorpidinwnte, e prolungar» cosi la loro vita, come alle crisalidi. '■'■' B«nchè i, girini respirino aell' acqua , come i pesci, si vede pertanto , che non si salvano dal letargo , non ostante questa operazione ; onde è chiaro , che non dalla respirazione nell' acqua , come fui d' avviso , ma a-l una particolar loro costituzione si deve la proprietà, che hanno i pesci, benché animali a sangue freddo, di andar esenti da un forte intorpidimento, da un v«ro letargo'. Ma quale è veramente la cagione del letargo? Io non so dipartirmi, benché molto di nuovo sia stato scritto, da quelle idee, che esposi tempo fa (i), su questo' soggetto. L' azione , come dicevano allora , narcotica , o stupefa'- cente y o sedante del 'freddo, o come dicono ora, torpenie.., o controstimolante y o controeccitante ^ è quella , Ché pro- duce quest" effe Ito . Il freddo esereita sópra tutti gii ani»- mali un azione torpente , ma la differente loro costituzione ^U rende più o meno suscettibili, e ne modifica gli effetti. Éorse il freddo d' una grand' intensità non risparmia di Seppellire nel letargo qualunque sorta di animali ; ma varj sono i gradi dell'intorpidimento degli animali, che vi vanno soggetti (2), e questi secondo la diversa* costituzione delle differenti specie. In alcuni é questo stato simile ad un. sonno , ed in altri ad- un leggiero torpore (3) j- in altri ad (lì Rlcerelie sopra l'intorpidimento «"c. e sopra alcune anomalie ad (Mìo rp'tv»e . Gior Fisico - Medico di Pavia anno i79'>- Tom. IV. (i< Gior. F: irò- Med. i-;96 Osser?. sopra riatorpidìmeats -dei pe»ei** (i) Ved. la Mem. Citai. 3oS -■ ClOf.NALI uu torpore più forte , nia da cui facilmente si liLeratio « quando vengono stimolati, -o eccitati ; in altri è simile -ad un .letargo , o ad uno statx) di morte . .; i i , . Egli è dunque, secondo questo mio pensare, sirper»- fluo il distiriguerre col Sig. Prof. Mangili il letargo degli animali, che vanno soggetti aHintorpidimento, del letargo, ;§,.cui sottopone un .freddo più , o meno intenso , tutti gli animali, «Iiiamando il primo letargo conj^r»'a/or^ , l'altro mortifero . IJ azione torpente del freddo , è , secondo me , r istessa per tutti gli animali-, e sepp)ellir£'bb4! in un letargo mortifero anco quegli animali , che vanno soggetti ad un periodico intoipidimento , se la costituzione particolart- della loro macchina non vi si opponesse con dei mezzi a noi incogniti . La natura che ha variato a sno piacin(>enfo la forma della vita degli animali, quando condannò questi a passare T inverno nell' intorpidimento , pensò pure a provvederli di forze bastanti per superare il letargo , nell istessa nxaniera , che seppe costituire quelli , che volle «senti , in modo , che potessero vincere qaell' azione tor- peate del freddo, che opprime gli altri, e Ù rende letargici . Anco gli anùnali di saiigue caldo , che vanno soggetti a letargo , possono evitarlo , quando che abbiano acqui- ;stato mediante un nuovo genere di vita una indispotìzioTìe .^ diiò cosi , a questo stato ; e questo prova , che «e una costituzione speciale può impedire T intorpidimento , può anche preservare dal letargo mortifero X animale . Il Dott Pallas ci narra , che una marmotta , che avea tenuta in casa jieir estate , ed era molto ingrassata , si mantenne sveglia tutto l' inverno , non ostante , che T esponesse al più gran freddo della Siberia: simili altri fatti si trovan registrati nel Giorn. di Rozier del 1785. Io pure ho visto un Riccio , Herisson ( Erinacem Eiiropaeiis ) addomesti- cato passare uu rigido inverno senza intorpidire (i). •(;) ll'cdi lit Mem ciiste i-^yQ. DI FislèA , Chimica ec. .Ioc) "Vi sono poi alcuni animali , (letti Hamster {Mvìt cH^ tetus) , i quali benché soggetti ad intorpiflire , non intor- pidiscono mai, se non &i allontanano da certi slimoìi , che inducono un ecciiarnento particolare nel loro sistema', « in conseguenza una indisposizione all' intoppidimento (i); e quando sono intorpiditi , se estratti dalle loro tano si «spongono all'azione di d«lti stimoli^ come v. g. l'aria, e ■la hice , subito si svegliano . Perchè l' intorpidimento ab- bia luogo , e continui negli animali , che vi vanno sog- getti , oltre r azione toi-peute del freddo , ci vuole uoa disposizione nel sistema . Quando questi animali hanno conccpit-o , mediante degli slimoli insoliti , un eccitamento n el sistema , che si oppone all' azione torpente del freddo , allora non sono suscettibili di intorpidire ; e quando eh* «iano intorpiditi, e degli stimoli insoliti induchino in «ssi «n eccitamento straordinario , si devono svegliare j così avviene anco alle marmotte, come osservarono Spallanzani, e Mangili , quando certi stimoli , come forse la luce , l' a- zion dell' aria libera , la sensazion dolorosa del freddo ;, producono in esse un ^rado fii eccitamento , che supera lo stato opposto del loro sistema . Lo Spallanzani asserì fondato sopra alcune sue osser-^ vazioni (2) che i pesci non vanno soggetti ad alcuna sorte d' intorpidimento . Co«ì pure io ai?eva creduto , che ne andassero esenti a differenza degli altri animali a sangu* freddo f3) . Ma egli è fatto sicuro , che quando non han luogo di ricoverarsi , sogg^iacciano ad un leggiero intorpi- dimento . Si può vedere il dettaglio di questa mia osser- vazione fatta nel 1794- nel Gior. Fisico - medico di Pavia del 1796 tom. 3. -Quando il freddo li sorprende^ e gli intorpidisce , essi passano ad uno stato di insolita inerzia ', (i) Ved. la Mem. citat. (1) Spallanzaai Opera posinma ec. (i) La Teoria del calore T. I. ^rjrrr 3 10 Ò^^IORNALB poiché si restano quasi immobili nell' acqua • non fanno ,' che quel movimento, che è loro necessaiio per conseryare la loro naturale positura nell' acqua medesima , laddove quando non son sorpresi dal freddo, e liberi da qualunque torpore, non hanno fermezza, e si movono con prestezza, 0 vivacità . Questo loro stato pare , che sia il primo grado dell' intorpidimento ; e per spiegare il perchè vadano soltanto soggetti a questo, e non pervengano a quel miserabile ^tato , a cui son condannati gli altri animali a sangue freddo , non vi è secondo me , torno a ripetere , che ri- correre a quel generale principio , in cui mi son di sopra fondato , cioè in una tal quale costituzione , propria della loro specie . Non vi sono , a mio debole giudizio , diverse spècie d' intorpidimento , o letargo , alcune per consertare , altre per uccidere gli animali affetti dall' azione torpetite del freddo , ma tulio dipende dalla diversa, costituzione ^elle diverse specie d'animali.. SOPRA :.)! hh ■ irtoq-].» l'I. Una nw}i>aJorma cristallina del bisthut» - I del Sig. HAUY ( Joum. des Mines N. i43. )' V^uantunqUo le sostanze metalliclie forniscano da se soie «1 iuetodo mineralogico circa tante specie quanto le sostanze «cidifere , terree ed- infiammabili prese insieme , sono ben lun^i di pre.seritare in proporzione una cosi grande varietà di forme cristalline . Indipendentemente degli ostacoli che {>onnO' avere opposti alle loro variazioni le circostanze lo- cali, noi troviamo- nella loro cristallizzazione medesim» I DI Fisica , Chmtca. ec! 'Sii ■ana cagione che tende a racchiudere queste variazioni ut iimiti pm strelti . Essa consiste in ciò clie le forme primi- tive le quali offrono come i limiti delle altre forme , corno sarebbero il cubo e 1' ottaedro regolare vi sono comuni ad un maggior numero di specie , lo che trae seco il ritorno delle medesime varietà secondarie . La sola regolarità di queste forme primitive contribuisce anche a diminuire il numero delle modificazioni che ne derivano . Imperocché il cubo, per esempio, non può. subire un decremento so- pra un solo de' suoi bordi o de' suoi angoli , senza che desso si ripeta sopra lutti gli altri bordi, o sopra tutti gli altri angoli , j>erchè queste parti essendo tutte nel medesi- mo caso , a cagione della perfetta simetria della forma «rubica^ non avvi ragione perchè l'eccezione cada piuttosto sopra una che sopra 1' altra . Ne risulta che , a cose pari , gli effetti delle leggi de' decrementi , relativi al cubO;, sono meno variati di quelli che hanno luo^o per rapporto ad un' altra forma meno «metrica , come il prisma dritto a basi romboidali , ove li decrementi che si fanno sopra certe parti sono indipendenti da quelli ai quali sono sot- tomesse parti analoghe , che si trovano in casi differenti . Sia PPrr {ùg. i. Tav. VII.) la varietà del ferro sulfurato che io chiamo cubo-ottaedro e che proviene da un decremento con una fila sopra tutti gli angoli A (fig. 2.) ui "iH nocciolo cubico ove l'effetto si combina colle faccette primitive. Se vogliamo sostituire a questo nocciolo cubico il prisma romboidale P M (fig. 3. ) della barile so/fatata. ( ossisolfato di barite ) prrmìtwa , potrà accadere che il decremento di una fila non agisca che sopra due angoli acuti E, E della base, ciò che darà la varietà (fig. 4- ) "^ t cui segno rappresentativo è MPE^ ossia che esso agisca M P o solamente sopra i due angoli ottusi A , A ( fig. 3. ) , come n«lU varietà (fig. 5.) la quale ha per espressione MPA^ 3 12 Giornale «»:»sia che finalmente esso abbia luogo contemporaneamente sopra tutti gji angoli , il che produrrà la yarietà che si I I rede ( fig. 6.1 e ove il segno è MPAE (lì. Dunque si M P u o ha qui collia medesima specie di decremento tre risultati differenti , in luogo di un solo che presenta la forma cubica . Quando si suppone che la forma primitiva sia un prisma obbliquo , p. e. quello del pirossene ( fig. ■j. ), al- lora gli angoli ottusi A , O della base essendo in due casi differenti, perchè il" primo è adjacente ai due angoli acuti, e r altro ai due angoli ottusi delle faccette laterali che concorrono con lui alla formazione di un medesimo angola solido , lì' modo di decremento di cui si tratta , darà le I I III sette seguenti combinazioni PMA, PME^ E M-0 , PME^ PMÀÓ, MPÉÓ,, PMÀÉÓ. Ciò che ho detto può" far concepire perchè le forme "le più composte si trovano nelle specie ove il nocciolo è uno de' poliedri regolari della geometria . Imperocché se noi supponghiamo una legge di decremento che agisce sopra i bordi del cubo preso per esempio, la simetria esigerà che dèssa produca dodicL faccette situale pure ia egual numero a quello de' bordi\, in luogo che. là mede- sima lègge, considerata in un. prisma romboidale (fig. 3.) non avrà bisogno se non di produrre due faccette, se dessa agisce sopra i bordi verticali H ovvero G, e quat- tro faccette, se dessa agisce sopra 1 bordi orizzontali B B , . : fli-»i> l'i .* ii;.i-. ' (i) Le varietà (fig. 4) 3i trova ad'Qartz, e porta, il noma ài barife 3olfiitata ( ouJsoUato di barite) semi- spuntata . Le varietà (6g. 5. « 6 ) non tono state- per aitche osservate , ma !■ legge A; che loro è coma- re., si cocakina colle diverse altra leggi ia. pia modifica7ÌODÌ di fortas' :he pcesenta !a icedesitaa sostaoza . DI Fisica , Chimica ec. 3i3" per soddisfare alla condizione che le parli corrispondenU sieno d'accordo tra di esse. Ora cotesta differenza dà una grande latitudine alla cristallizzazione delle forme regolari ^ per produrre , in virtù di tal numero de' decrementi , delle faccette molto più moltiplicate di quelle che sono prodotte da decrementi più numerosi attorno di una forma meno simmetrica . Per tal modo la variietà della barite solfatata ( ossisolfato di barite ) che io chiamo dissimilare non ha che quarantasei faccette addizionali , prodotte in virtù di nuove leggi di decremento _, il che fa quarantasei faccette, computando le sei che corrispondono a quelle del nocciolo, mentre che in una varietà di ferro solfurato , chiamata parallelica , sette decrementi danno origine a cento ven- lotlo faccette le quali , congiunte alle sei faccette primiti- ve , formano un totale di cento trentaquattro faccette , il che è il lìiaxirnum de' risultali di questo genere finora osservato . Il bismuto^, che è una delle sostanze' metalliche le meno sparso sulla natura è altresì una di quelU che si scontrano più di rado in cristalli di una forma determi- nabile . Vallerio , Cronstedt ed Emmerling hanno citato del bismuto nativo in cubi picciolissimi; ma i soli cristalli di questo nvinerale che sieno slati conosciuti finora in Francia , sono otlaedrr regolari , procedenti da Bastnaés in Svezia, che il Sig. de Fourcroy ha citato ne' suoi Elemens (T Histoire natiirelle et de Chimie (i) e che fanno parte della raccolta del Sig. Bucquet , acquistata da questo ce- lebre letterata . Cotesti cristalli offrono la forma primitiva della specie di cui si- tratta, conformemente al risultato che mi Iki dato la divisione mecanica di un pezzo di bismuto fuso, ih cui ho ottenuto degli ottaedri regolari Tom. 2v 4 2 (i) Toi». H pag. 463i 3i4 Gion>;Ai.E marcatissimi (i). In quanto al bismuto solfui-ato che si trova anche a Beslnaés e di piii a Johann Gcorgenstadt in Sassonia , la sua cristallizzazione presenta o delle masse lamellari, o degli aghi che si sottraggono ad una esatta determinazione , quantunque giudicando dietro le osserva- zioni da me fatte sulla struttura della varietà lamellare, si possa già riguardare la forma pritniliva di questo mine- rale come a lui particolare (2) . Si è recentemente scoperto, a Biober, nel principato di Hanau , de' cristalli di bismuto nativo che risultano da ima modificazione dell' ottaedro regolare, di cui non se ne conosceva per anche un esempio; sono essi romboidi acuti P P' ( fig. 8. ) ^ i quali hanno i loro angoli piani di 60 gr. e 120 gr. La loro superfice è appannata , e di un colore grigio che inchina a quello del piombo . L' interiore ha il colore giallognolo del bismuto ordinario. Molti sono liberi, e si sostengono colle loro cime . L' asse del più grosso che abbia veduto ha una lunghezza di 12 millimetri ossia di circa 5 linee un terzo . Essi sono frammischiati di cri- stalli di barite solfatala ( ossisolfato di barite ) . I pez- zi di questa sostanza che si ti'ovano nella inia raccolta^ facevano parte di una spedizione che ho ricevuto dal Sig. Alessandro Leonhard, Autore di molte opere le quali of- frono nello stesso tempo la prova delle di lui vaste cogni- zioni nella mineralogia , e dello zelo di cui è animato pel progresso di questa scienza . Do alla varietà di cui si tratta il nome di bismuto natii^o romboidale . Por comprendere ciò che essa ha di rimai'chevole , bisogna rissovenirsi un risultalo che ho svi- luppato nel mio Traile de Mineralogie (3) . Esso consiste (i) Traiti de Mineraìogie tom IV., pag. )85. (1) Truité de Minerala^ie pag lyi. {i} 'lem. 1 , pag. y3. e seg , e pag 284- DI Fisica , Chimica ec. 3 1 5 in ciò che , quando le molecole integranti di un miuerile differiscono dal parallelepipedo , esse sono sempre accom- pagnate neir interno di cristalli , di modo che prendendole due a due , quattro a quattro o in maggior nmixero , esse compongono o realmente , o equivalentemente , de' piccoli parallelepipedi ; ed è colle sottrazioni di una o più lìle di questi parallelepipedi che si fanno i decrementi che de- terminano le forme secondarie . Ho per conseguenza dato a questi parallelepipedi il nome di molecole sokrattii>e . Nel caso presente in cui la forma primitiva è un ot- taedro regolare , la sua divisione conduce a de' solidi di due forme , di cui uno è ancora 1' ottaedro ,6 1' alti'o è il tetraedro regolare . Ora tale è 1' assortimento di questi due solidi, che essi formano de' romboidi, ciascuno de' quali è l'unione di un ottaedro e di due tetraedri applicati sopra due faccette opposte di questo ottaedro . Questo è quelli^ che è facile di concepire coli' ajuto delle figure 9 e io , la prima delle quali mostra 1' ottaedro separatamente , e r aUi:a qucito medssimo ottaedro convertito ia romboide coir aggiunta di due tetraedri geha^ pfdu, che riposano sopra le faccette geb, pfd. I romboidi di cui favello sono le molecole sottrattive sulle quali verte la teoria , le cui operazioni divengono perciò indipendenti dalla scelta t, che ai potrebbe fare di uno o l'altro de' due solidi com-* ponenti, cpme molecola integrante. Mi limito a indi- care qui questo risultato che ho esposto altrove con inag- giore dettaglio , come pure i motivi che sembranmi stabi- lire la preferenza in favore del tetraedro (i) . Ora Un qui la cristallizzazione non aveva prodotto una forma somigliante alla molecola sottrattiva , se non nel caso in cui questa molecola rappresentava la forma primitiva che allora era essa medesima un parallelepipedo. (i) Triiitc Je Mincr.'.ìogio , Iona \\. pcg. 249 e seguenù. 3lG t]ilOBNAtE E' qui ia prima volta che essa ci offre vm corpo SOTiii- gliante alla molecola sottrattiva iti uno de'cagi in cui que- sta differisce dal nocciolo . Quando si supponesse clie de' nuovi telracdri si appli- cassero sopra le altre faccette dell ottaedro primitivo, egli è agevole di vedere che la loro combinazione co' primi tetraedri geba, gfdu ( lig. io.) formerebbe degli sporti e degli angoli rientranti sopra il solido che nascerebbe da quest'unione. Ora questi angoli essendo esclusi dalle leggi della cristallizzazione nella produzione de' cristalli semplici, ne risulta che due faccette opposte tra le otto faccette deir ottaedro non ponno essere coperte da tetraedri, senza che le altre sei non restino allo scoperto . Ma siccome «sse sono tutte eguali e somiglianti , di modo che ponno «ssere prese indifferentemente una per \ altra^ nuila indica la cagione di questa specie di scelta che quivi fa ia cri- stallizzazione di due tra di esse , per mascheraHe eoi pro- longamento deHe rimanenti sei faccette . Del resto si ha minor pena a concepire che questa cagione^ qualunque «ssa sia , abbia potuto aver luogo , qualora si consideri , che la cristallizzazione non si è aHontanata , n*! caso pre- sente , dal suo ordinario risultato , che è 1' ottaedro per- fetto , se non per sostituirvi un solido somig'liante alU romboidi elementari , in cui le sottrazioni danno la misura delle leggi che determinano le forme secondarie relative * quest' ottaedro , ■DI Tisica , Chimica ec. Ztj EXTRAIT X>' une Lettre eie Mr. VAN - M0N5 à M. L. V. BRUGNATEULl Sur des phénomeiies météorologiques et T itsags de quelques insùmmenis . Bruaelles ce io Juin 1809 D, ans des materiaux pour servir a la reponse toiichaiil: ia question sur la cause des pluies spontanécs proposée par la Societé de Rotterdam , et que j'ai «nvoyés à cette So- cieté , j'ai developpé longtiemerit mon ancien systeme sur la formation des orages . L' air se relaclie par l'affoiblisse- ment d'une influence planelaire, se retrecit et depose spus forme interposée , de Teau qu'il tenait en solution a la faveur d' une quantité donnée de calorique . Cette conden- sation ^ìe l'air et cette separation d'eau diminnent le ressort de l'air et font qu'il presse raoins sur le liquide barome- trique j comme elles mettent du calorique en liberté , un air chaud et relaché est pour cette raison Ta-vant-coureur de l'orage . L'air qui est un mauvais conductieur de la chaleur , ne saurail s'echauffer généralement , d'une autre maniere ou par ^u calorique communiqué , et la pression sur le barométre ne saurait diminuer jusqu'a ce quii perde de son poids absolu , ^'il n'exercaìt cette pression plus par son reasorl que par sa pesanteur , car l'air qui se condense et devient specifiquement plus pestnt à en juger d'aprée les indications de la balance aèrostatique ou veritable ma- nometre , doit acquerir en poids absolu , par les colounes d'air qui doivent supérieurement rerser sur, lui , dans le 3i8 Giornale rapport de soa retrécissément ; et cependant le barométre baisse: cornine il monte lorsqu'aprés avoir perda beaucoup de son poids , par des pluies longues ou abondanles , l'air repread son ressort . Mais bienlot aprés , la coudensation devient assez forte pour fornier des epais nuages dont le calorique^ ne pouvant se répandre fante de reiicontrer une siibstance capable de le conduire , et se trovant assez concentré pour prendre un degré d'elastioité intermédiaire antre celai de la clialeur et celai de la lumiere , se con- stitue a l'etat d'electricité , éclate sur le nuage et decom- pose une partie de l'eau dont il est forme . JL'air qui ré- sulte de cette décomposition , se dissout dans l'air envi- ronnant , comme de l' esprit de vin se dissout dans de l'eau, et sans que le gas hydrogéne ( phlogogéne ) monte, con>me on l'avait cru jusqu'ici , dans les régions élevées , en verta de sa légérelé spécidque ; aprés plus ou moins de semblables décompositions dans lesqnelles létincelle décomposante est emploiée pour gasifler les principes de l'eau , une étlncelle echile dans 1' air qui est resultò dq cette décomposition, l'entlamme en produisant l'éclair flam- boyant à lumière rougealre qui est distinct de léclair on étincelle décomposante , dont la lumière comme celle de Velectricité est bleuatre ; il se fait eutendre une detonation à bruit roubmt , sourd, grave qui est encore différeut de celui de l'explosion de l'étlncelle qui est alga , craquaiit . Cest ce dernier bruit qu'on entend lorsque le calorique qui se séparé des gas coudensés en eau , no trovant plus de ce liquide .ì décomjwser , éclate dans lair ou vers la terre sous forme d'etincelle ou de foudre . L'orage diue- rait moins long temps et la pluie sérait plus abondanic , si l'eau n'etait pas a plusieurs reprise? , successivement dé- eomposée et recomposée . Les raviges qui produit li fou- dre, et les roules incertaines et indireclei quelle suit et parcourit, sont les effcts de ce que son explosion ncst pojnt déterminée pour un etat oppose ou de souslraclioa Bi Fisica, Chimica ec. 3io qu'elle est sollicité d' aller remplir , et par la «lifiiculto qu'elle rencontre à exciter un seinblable etat , de sorte qu elle est obligée de se décomposer : car le Illùde electri- que qui constitue la foudre , n'éclate de l'air que faute de pouvoir s'y répandre sous forme appliquée , et nullement par ce que la terre contieni moins d'electricité que l'air: ec qui serait encore différent de se trouver dans un etat d'electrlsation opposée ; car le fluide de la foudre qui est de l'electricité de nouvelle formation, ou au moins de nou- veau dégagenient^ ne se trouve point dans l'air aux dépeiis d'un point d'ou il est soustrait et ou il a laissé un etat de négatioa : Il ne doit dono se porter vers aucun point particulier en vertu d'une tendance à l'equilibre , mais il suit l'impidsion de son propre ressort et n'obeit qu'au besoin d'adherer , et de se méttre en expansion applique. Non seulement les pluies d'orage mais celles de dépuration de l'air et la cbute de la neige , sont précedées d'un liaus- sement general de la temperature de l'air, comme le retour de l'air à la sérénité excile toujours du froid produit par une plus grande expansion de l'air , de sorte que son poids spécilique diminue , et une combinaison plus solide du calorique ou peut-etre sa conversion en electricité, comme la permanence de cette combinaison à une temperature au dessous de giace parait le dénoter . Comment a - 1 - on pu voir descendre le barométre lorsque l'air avait son ma- ximum d'eau , et tandis quii n'avait encore rien depose de ce liquide , et avait par consequent son viaxùnum de pesanteur absolue , et le meme instrument rémonter aprés que l'air avait depose une grande quantité deau et devait avoir beaucoup perda de son poids , sans étre tenté d'at- tribuer la pression que l'air exerce sur le mercure, plutòt à son etat d'elasticité qua son poids^ on objecterait en vain que la vapeur d'eau est plus légére que l'air ; cela serait vrai si l'eau de l'atmosphere se trouvait dissoute dans le caloriq\ie et non par l'air et si la vapeur par le calorique , 3à© Giornale elle tneme n'eUit prìse par l'air en solution inlei-posée ; et> dans le premier cas encore ,. cu dans la supposition quo par son melange avec de la vapeur d'eau- par le calorique , supposition f£ui est detruite par le manometre, l'air dcTient specifiquement plus leger ^ il n'en deviendrait pas moins absolumeht plus pesant , par un accroissement de masse ^ et comme volume compense poids , et que l'air ne pes« pas par son poids spécifique mais par son poids absolii , etani un fluide librement. contenu, le mercuredeyrait encore, eii ce cas , se souvenir phis éléré . C'est ainsi de meme pour fous les phenomenes de- la meteorologie qu'on a mal viis et mal expliqués , et j'«i ei-é obligé d'écrire un gros volu- me pour rectifier les ehoses plus essentielles . La grele est tout simplement l'^ffet d'une grande quantité de calòriq.ue qui est engagé fìxement ou converti en electricité , pour gasiiier les airs principes de l'eau qui est décomposée par le travail de lorage . — Le vent est le plus souvent l'effet et non la causa de la condensation ou de la rarefaclioii de l'air ou de sa décomposition- ou i-ecomposition aqueuse; ■- Le peu de gas hydrogéne ( pblogogéne ) qui se degagé dans l'air, s!y degagé rarement pur, mais presque toujours lenant cn solution du soufre et du carbone et s'y decom- pose ou s'y brulé par l'intermede de ces substances ou par la force de l'union de deux combustibles , et le gas hydrogéne ( phlogogéne ) pur lui meme s'y condense par la concurenco de l'affinité' de l'air avec l'eau et de son aftinité avec l'oxigcne ( tbermoxigene ) . Gè gaz ne moiit» don e pas dans les hautes regions pour y form«r un re- servoir destine a la generation et à l'entrelien des orages . L'atmosphere decompose ou precipite tous ce qui pourrait troubler son honrogenèité . — L'air contient dans sa com»- position infinement plus d'eau • que n'y indique Ihygrométre q«i ne mesuro que l'eaiL interpose» , adherente ,. que l'air qui est la substance- hygrometrique- par excellence partagc aree Ini ^ d'ou dépendent les anomalies de sesiindications'; l'eau DI FiMCA , CmniicA. se. 3ai Teau falt partie constituante de l'air atniospherique , conc- ine le font le gaz azote ( septone ) , le gaz oxigéne ( tlier- moxigéne ) e le gas acide earboniqne ( oxicarbonique ) et il est apparent quelle forme l'interméde de la solution des gaz les uns par les autres , comma elle le forme de lai/t d'autres combinaisons ; et entretient le mélange uniforme , liomogéne de trois gaz dont les poìds spécifiques scnt assez différent pour leur faire occuper , saus cet engage- ment , les hauteurs différentes qui leur sont assignées par leur pesanteur . L'air est donc une combinaison , par affi- nile physique , deau , de trois gas et de calorique constitué à l'etat d'electricité ou à un etat intermediaire entre l'ele- ctricité tt la cbaleur > de soite quii est pret à prendre , suivant les circonstances , l'un ou l'autre de ces états , «t il les prend presque toujours lous deux à la fois . Plus cette combinaison sera intime et dans des proportions naturelles plus le temps sera beau et fixe ; et plus l'tau incorporee se trourera intimement engagée ou dans un état elastique , plus l'air exercera^ en vertu de ce surcroit de ressort^ et plus que par du poids acquis^ une pression active sur le liquide barométrique . La grand pression est donc un effet et non une cause de la serenile de l'air: le temps chaud nait apres que les grandes assimilations , les consolidations considerables du ealorique du soleil sont achevées ; le temps froid a sa cause dans l'operaìion con- traire . La neige comme non conducteur_, laisse dans l'air plus d'electricité que la pluie ; c'est pourquoi le temps serein et une temperature fi'oide succedent presque tou- jours à sa chute ; la rarcfaction et la coudensatioii de l'air pax les inìlucuces planétaircs, réglent aussi sa temperature. La rarefaction de lair combine du calorique et celui qu'il laisse libre occupant un plus grand espace, se trouve plus rareiìé 5 le conlraire a lieu pour Fair qui se contraete 5 la une ne dissipe jamais des nuages , sans qu'il s'excite du Old . La lumiere du soleil dans les circonstances de non- 332 Gior.KALr. saturation de lair pM' de l'eau , parait unir sa grande cla- sticité à la faible elasticilé de la chideur et de cette union semble resulter l'elasticité inleimédiaire qui est celle du fluide elecuique; peut-elre en est-il de mcme de \x lumière de la lune — Les vents locawx ou irréguliers naissent tou- iours d'un relàchenient , ou découiposition de l'air ou d'un efTet oppose dans les points boréaux ; les conlrées austra- les soni purement passires pour la production du venl^ cfr qui ferait croir« que la trop forte chaleur détend.le ressort de l'air . Vous auriez de la peine à croire quelles luinieres ré- pand sur les phénoiuénes météorologiques l'obserration de la marche du manomélre, comparée à celle du barométre. Les indications sont le plus souvent tout a fait opposées , et le premier de ces instrument marque souvent le depla- cement d'une gra«de masse d'air dans un moment ou le dernier se soutient le plus bas ou marque une pression extrémement foible , exprime , suiraut le langage adoplé mais erronné, une grande diminution dans le poids de lair. Rien n'est délicat comme Ics experiences avcc la balance aèrostatique , ni aucun genre dexperiences n'est plus sujet *ux erreurs à cause de la facile absorption et condensation que la houle d'immersion opere de l'himiidité de l'air. C'est pourquoi on doit bien cviter que cette houle ne soit pas censtruite d'une substance hygrometrique ou capable de receToir l'eau par inlerposition , et quelle ne soit pas un bon conducteur de la chaleur ; ce qui faroriserait la con- densation. Une yessie pleine d'air inflanimable et enduite d'un Yeruis gras ou reside du siiccin fortement carbonisé ou un bitume de judé remplit le doublé but de ne pas transmetre facilement la chaleur et de s'opposer à tonte absorption hygrometrique j pour assurer encore mienx le premier effet, on place la balance sur un support ou plaque de liége carbonitié . La sensibilité d'une telle balance doit Jépcndr* , outre la longueur tt la libre suspension d" Bi Fisica , Chimica ic. 3a3 iJeau, de la differencc considerable du volume eiilre le globe plongeant et son contrepoids. Cependant scs indica- tions ne peurent rien préseattr d'absolu , n^ais seulement doaner une mesure relative à cause de là compressibilité de l'air , qui est encore sujette à yarier suivant l'elat éla- stique de ce fluide , de sorte que son action se rapproche plus ou moins de celle quii exerce sur le liquide barosco- pique ou plutót electrometrique , et qu'il soulient et porte d'autant naieux la houle déplacante que méme a: pesanteur specifique moindre il jouit d'un plus grand ressort. Ce n'est donc pas rigoureusement une balance aè'rostatique , mais un eleetro-manotnétre . Le cadran qu'on adapte à cet in- strument, doit etra fait d'un ou de deux quarts de cercle, et recevoir une position de maniere à ce que les extremi- tés des bras , terminées en pointe leur servent d'index ou d'aìguille , ces bras doivent etre tres longs à cause de la grosseur de la houle; ce qiii ajoute à leur grande mohilité . Quand nies experiences avec cet instrument , instituées comparativement avec le harométre et conjointement avec le thermométre et l'hygrométre à tuyau de piume , dont les indications sont tres exactes , et la mohilité tres gran- de, seront assez multipliées pt)ur pouvoir en tirer des conséquences applicables à la généralité des phénoménes météorologiques , je me ferai un devoir de vous commu- uiquer ime rcdacdon de ce travail . On doit trouver tres singulier que des physiciens tels qu'un Saussure et autres . aient confondu les indications du harométre avec celles du manométre , et que lous les dictionnaires de physique fran- eais déclarent de nul usage , un instrument qui doit nous dévoiller las grands secrétes de la physique de l'atmosphere. 324 Giornale TRANSUNTO Dì Osteìvazio7ii sopra il dii^erso calo a cui vanno soggetto alcune sorla di sale comune ( otsirnuriato di soda ) detto di gabella . di L. V. BRUGrNATEIXI . o= sservarono mai sempre con sorpresa i Finanzieri e i Direttori delle Gabelle del sale comune ( ossimuriato di soda ) il Tario calo che facevano diverse sorta di questo sale poste nel medesimo magazzino, ed anche la stessa sorte di sale collocato in magazzini differenti . La qual cosa ha dato luogo in varj tempi a sospizioni d' infedele custodia del sale , a calunniose imputazioni , e ad infinite querele . Non è molto tempo che mi furono trasmesse da un rispettabile Magistrato tre sorta di sale comune o di ga- bella cioè del sale detto di cenna Regalia segnato R. , del sale E^izzA segnato E , e del sale fiore di Cengia segnalo F. Si voleva sapere di quale calo fosse suscettibile ciasca- ua sorte di questi sali nella giacenza in un magazzino p. e. per un anno , e si chiedeva se dopo detto periodo potessero essi andare soggetti ad ulteriore diminuzione di peso , e d' onde dipendeva siffatta diminuzione nelle diverse sorta di sale comune mentovate e dell' istessa sorte di sale ne differenti magazzini . Per rispondere a coteste dimande ho creduto opportuno stabilire i caratteri fisici e chimici de' sali che furono pre- sentati j quant' umidità acquistavano o perdevano nell' aria imiida od asciutta date le stesse temperature e lo stessf stato dell' aria atmosferica; e finaliiieute a quale dimiuuzion di peso soggiaceva ciascuna sorle di sule sonrn pavimcci diversamente condizionati . DI FlSKA , CatMl-A EC. 39.5 Il sale di ceivia Regalia trasmesso era in piccioli cri- stalli cubici , de' quali i più grossi non oltrepassavano i tre- grani in peso. Tenuti in una temperatura di -+- i8 del Term. Reaum. ove T igrometro segnava l^'j ifì essi erano sensibilmente umidi . Avevano un color griggio , difficil- mente si polverizzavano finament* : imperocché la polvere si trovava anche più umida del sale cristallizzalo , ed era pure cinerea . De' tre sali mentovati questa Sorta aveva minore peso specifico . Mezza libbra di questo sale sciolto in due libbre d'ac- qua pura manifestò un copioso sedimento terreo che se- parato per mezzo di un feltro e seccalo alla stufa si mo- strò in peso due dramme e due scrupoli che corrispon- dono a 28 grani per oncia. Questa posatura si trovò con:i- posta di due parti di ossicarb Oliato di calce^ e di una parte di affilia e mezza parte di selce . I sali stranieri al sale di cengia Regalia che esami- nammo erano l' ossisolfato , e 1' ossimuriato di magnesia il primo stava al secondo come 1:2. II sale di Cen'ia detto Jìore differiva dall' antecedente per essere più bianco , di una cristallizzazione circa il doppio più grossa , più purgato di terra ^ di un peso spe- cifico maggioi'e , e più salato . I grossi cristalli di questo sale pesavano circa sei grani . Esso lasciava nella sua so- luzione nell'acqua soltanto un quinto del sedimento terreo osservato nel sale di Cengia regalia ed era della stessa natura . Conteneva pure gli stessi stessissimi sali stranieri e a un di presso, nelle medesime proporzioni . Il sale dello Evizza di un colore rossigno si trovava in gran parte formato di grossi cristalli cubici alcuni in- granditi ai bordi, ed altri con sensibili decrementi, falli a tramoggia , per lo più rotti in qualche parte ;, per cui ve- devasi frammischiato di molli frantmni di cristalli . I più i^rossi tra questi non oltrepassavano nel peso li 36 grani . Il sale Evizza era specificamente più pesante delle altre «lue sorta de' sali esaminati . 3a6 Giornale La posatura terrea che questo sale lasciava nella sua soluzione acquosa ascendeva a. - i/à i scrupolo per libbra ( di onc. 12 ) . i'i'.'i- I sali stranieri che l'accompagnavano erano li ossimu- riati di magnesia e di calce , e qualche atomo di ossisol- fato di magnesia . Il totale de' salì stranieri corrispondeva prossimamente a quello degli altri tre sali mentovati , cioè di Cenna Jiore , e Regalia, si faccia eccezione della terra in essi esistente . Ho voluto determinare- quant' umidità perdevano le Ire sorta mentovate di sale, che da qualche tempo si conservavano in recipienti asciutti di terra vetriata, nel Laboratorio Chimico esposto al N. E. ove il termometro segnava -f- i8, l'igrometro 47 > trasportandoli in una stanza superiore esposta al mezzodì colle linestre aperte ^ e all' ombra ove il terinomelro segnava -f- 22 ^ l'igrometro GG' . Scorse tre ore si ripesarono L sali che prima dell'espe- rienza ciascuno di essi trovavasi nel peso di im' oncia . Il sale regalia diminu'i grani 21. Evizza diminuì gr. 20. Fiore di Cervia diminuì gr. 24. II saie Jìore di Cer^>ia nell' aria asciutta più preslo- diminuì di peso del sale Evizza per essere di una crislai- lizzazione. più minuta . Il sale Regalia indugiò ad asciu- gare in grazia della (erra che lo investiva , e che poneva ostacolo all' evaporazione dell' umidità . Il sai comune ( ossimuriato di soda ) il più puro che si possa avere si umetta in un'aria umida, o quando do- minano nell' atmosfera le meteore acquose; e si asciuga in un' aria secca . Sotto questo rapporto il sai comune e igrometrico . In quanto alla dimiauzione di peso alla quale il sale comune può soggiacere è dessa assai variabile , secondo r impurità più o men grande del sale medesimo , la tem- peratura e lo stato più o men umido o secco dell' aria at— DI Fisica , Chimica kc. 327 moàferrca , secondo le meteore che in essa accadono, inn soprattutto secondo il pavimento sul quale sta raccolto . Per dare alcune prove esperimenlali di quanto asse- risco esporrò brevemente quelle che ho eseguite sopra i anentovati tre sali Regalia, Stizza, e Cervia Jìore . Si sono presi tre mattoni nuovi, ben cotti della stessa «jualilà , che segnammo num. i., num. 2., nu«i. 3. Unum. I. era asciuttissimo , ben colto , alquanto sonoro . Il nu- mero 2. era stato previamente immollato nell' acqua pura per alcune ore del giorno antecedente all' esperimento ; il num. 3. era stato pure immerso per lo spazio di alcune ore in una soluzione di sai comune . La temperatura del Laboratorio nel quale si eseguirono coleste ricerche trova-^ vasi a -h 18 1/2 . L'igrometro segnava 55 gradi. Si è messo un'oncia di sale di cerniti Jìore sopra cia^ scun mattone, e il sale non eravi sparso^ ma ammuc- chiato. Scorse 24 ore il termometro essendo -f- 18^, l'igro- metro gr. 5o sì è di nuovo pesato il sale de' tre mattoni . Il sale del numero i. si trovò diminuito gr. '^. Quello del numero 2. 3g. Quello del numero 3. 17. Ho ripetuto l'antecedente esperimento col sale di cer- via Regalia servendomi di tre mattoni preparati nell' indi- cata maniera, segnati coi medesimi numeri, e adoperando lo stesso peso di sale sopra ciascun mattone . Il termo- jnetro era ancora a -H 18 , e l' igrometro a 5o. Scorse 24 ore trovammo che II sale del numero i. diminuì grani 6. , •> Quello del num. 2. diminuì grani 25. Esso era ass^i umido , e fatto asciugare come prima dell' esperienza per- dette altri 20 grani . Quello del numero 3. diminuì grani g. Ancor esso era assai umido , e fatto asciugare come prima perdette altri grani nove . Contemporaneamente «l sale di cerria regalia jd)biamo 3^8 GlOKNALS cimentato il sale Evizz* sopia tre altri mattoni della stessa qualità, preparati, e segnati come gli antecedenti. Il peso del sale messo sopra ogni mattone è stalo sempre di un' oncia . Dopo 24 ore Il numero i. si trovò diminuito grani undici. Il mat- tone era ancora asciuttissimo . Il num. 2. diniinui grani 35. Il sale era bagnato , e siccome 1' aria a giudizio anche dell" igrometro troyavasi asciutta, egli è evidente che il sale attirò l'acqua del mat- tone , come r acqua del mattone per reciproca affinità at- tirò il sale . Ma 1' acqua della qual« si era imbevuto il sale non compensò nel peso quello del sale che l'acqua attrasse dal mattone. Lasciato il sale esposto all' aria della stanza sopra un tondo di gres fintanto che fosse asciutto come prima dell' esperienza , perdette ancora io grani . Il numero terzo diminuì grani cinque. Ancor esso era umido , e col prosciugare calò ancora 12. grani . Mentre si stavano rifacendo cotesti esperimenti, ritro- vandosi il termometro a -ì- 18 , 1' igrometro a gr. 4? si sono rifatte le osservazioni sopra il sale di cervia fiore sui mattoni preparati alla solita maniera, e marcati co' medesi- mi numeri . Scorse i!\ ore si ripesò il sale di ciascun mattone , e si trovò II- sale del num. i. aumentato di grani due. Quello del num. 2. diminuito grani trenta . E quello del num. 3. diminuito grani undici . Le medesime varietà di sai comune cioè il sale di, cer\>ìa Regalia, il sale Euizza , e il sale di cert^fa fiore soffrono pertanto varie diminuzioni di peso , talvolta con- siderabili conservate nella stessa stanza o magazzino e sopra il medesimo pavimento anche nuovo , ma diversa- mente condizionato . Il pavimento asciutto assorbe molto meno sale de pavimenti bagnati , ne' quali il calo del sale è sempre no- tabilissimo. E qne' pavimenti che sono slati semplicemente Dt Fisica , CHtMtr* ec. 3^9 niumwliti assorbono in pari cii-costanxc- assai più sale di qiie' pavimenti pregni già di acqua salata. L' amnentu di peso succeduto nel sale di cervia Jìore in una delle antecedenti esperienze , stato i!\. ore sopra uu mattone nuovo ed asciutto provenne dall' umidità resa più sensibile nelt' aria in quella giornata ,. come lo mostrò r igroiìietro ,. umidità cbe comunicata si era anclie al sale, che Irovavasi al suo contatto . Ma gli altri sali che si ci- mentavano contemporaneamente trovarono nell" acqua de' mattoni stessi un' attrazione chimica che determinò le mo- lecole del sale a penetrare ne' mattoni , quantunque il saie esercitasse dal canto suo un'azione reciproca sopra L' acqua che d.-» essi estraeva . L' umidità neir aria resa in qualche modo sensibile , 5Ì depone sopra le mentovate' sorta di sale comune , che fossero collocate sopra pavimenti umidi , ma in luogo di accrescere il loro peso , come succedere])be se dessi si trovassero in recipienti coibenti dell' umido , o sopra pa- vimenti ben asciutti , lo diminuisce più o meno sollecitan- do «on maggiore o minore facilità il trasporto del sale istesso entro il pavimento già inumidito . De' tre sali esaminati antecedentemente , il sale di Cengia Jiore per essere più minuto del sale Evizza e più purgato di terra del sale regalia ci sembra più di queste ultime due sorta di sali soggetto a notabili cambiamenti e soprattutto al calo sia per il pavimento umido su cui po- sasse ,. sia per le dominanti meteore acquose, od anche per hi sola umidità esistente nell' aria . Da quanto si è esposto antecedentemente è agevole il comprendere che non si potrebbe con accuratezza stabilire quale diminuzione di peso ciascuna delle indicate sorta di sali possa l'are in regola di cento libbre, giacendo un date tempo in im magazzino . Le nostre osservazioni' ed esperienze comprovano aper- tamente che la diminuzione di peso negli indicati sali può Tovì. 3. 44 33o Giornale occorrere facilmente ed essere notabile , ma variabile non solo uè' differenti magazzini , ma nello stesso magazzino diversamente condizionato : provano che i mezzi che si crederebbero atti ad amnentare ne' magazzini il peso de' sali di gabella , d' inaftìare cioè il pavimento su cui è po- sto il sale , o d' inumidire il sale istesso , sono anzi i piìi acconci per diminuirne la sua quantità . Quando , dunque', si tentasse , coli' umido di aumentare il peso del sale che si vende , si darebbe al certo sotto un dato peso tanto meno sale al compratore ; ma il sale bagnato , o posto sopra un pavimento espressamente inumidito penetra il pavimento e le pareti del magazzino ed è trasportato via coli' umido , e quindi il sale va perduto intieramentó . ESTRATTO Di una lettera del Slg. RLAPROTH al Sig. GEHLEN Sopra V analisi di una pietra meteorica ed altri argomenti di Chimica , ( Giornale di Gehlen n. 25. ) H< .o terminata Y analisi di una pietra meteorica ', caduta dopo mezzo giorno de' i3 Maggio 1807 ;, nel Distretto di Juchnow , del Governo di Smolenski ^ mentre il cielo era coperto , e con un tuono gagliardissimo . Essa pesava 4 puds ossia 120 lib. di Berlino. Al pari di tutte le pietre meteoriche , essa è coperta di una leggiere crosta nero- grigia; internamente questa materia ha un colore grigio di cenere , terreo ; essa è mescolata di molti piccoli punti di pirite , di globetli di ferro , e di molte macchie di ossido ( termossido ) bruno di ferro . Il suo peso specifico è di 3,700. Ho trovato come parti costitutive : DI Fisica , Chimica ec. 33 r Ferro metallico ij,6o Niccolo metallico o , 4^' Silice ......... 38 Magnesia i4 , aS Alumina ........ i Calce 0,'jS Ossido ( termossido ) di ferro . aS Perdita , compreso un poco di solfo e un atomo di manganese .... 3 100 E' molto rimarchevole di aver trovato dell' alumina e della calce in questa pietra meteorica , posciacchè non si è citata , massime 1' alumina, nelle analisi delle pietre me- teoriche finora pubblicate : è certo che Bartholdi di Col- mar aveva annunziata 17 d' alumina nella pietra d'Ensi- sheim ; ma Vauquelin assicura di aver trovata questa pie- tra analoga alle altre . Siccome posseggo nella mia raccolta di meteoroliti una pietra di Ensisheim , ne ho sottomesso una certa quantità all' analisi ^ e vi ho trovato i 1/2 per cento d' alumina . E' facile di non riscontrare l' alumina quando esiste in picciolissima quantità nelle pietre , come voi 1' avete ben rimarcato all' articolo della mia analisi della terra verde di Verona . Ora ho ritrovato ripetendo questa analisi , che facendo bollire l'ossido (termossido) di ferro recentemente precipitato , con una dissoluzione di potassa caustica ; io otteneva 1,-^5 d' alumina ; esso è dunque un principio che converrà aggiungere a quelli della terra di Verona , e sottrarre questo p«so da quello dell' ossido ( termossido ) di ferro . In generale _, sono ben lontano di volere pretendere che le mie analisi , anche le piii esatte , siano perfette j non sarà che col ripeterle accuratamente che si poli'» sempre più avvicinare alla verità . 33-ì GionNAi,!: Fra tulio le spcrlenze di Riner sulla decompesizion!!' degli alcali di Davy , i fenomeni che il tellurio ha presen- tati mi hanno mollo interessato . Questa proprietà del tel- lurio fa presumere che si potrà decomporre T acqua hi modo che 1 idrogeno (ilo^ogenej si combinerà, « che l'os- sigene ( termossigone ) si s.vilupperà sotto forma di gas . Sarebbe a desiderarsi che si potesse avere più facilmente questo metallo aftìne di poter continuare queste sperienze ; imperocché non al^biamo altri mezzi per averlij se non quello di cavarlo dalla i > liniera fogliettata di Nagyag . I prodotti della soda e della potassa che noi abbiamo ottenuto nel Laboratorio dell' Accademia insieme co' Sigg Simon ed Erman, usando l'apparecchio galvanico, si sono assai bene eonservali sotto 1' olio di trementina , dopo 3 mesi, col loro brillante metallico, massime i grossi pezzi. L'olio di trementina ha preso un color bruno, rosso, tras- sparente, ed una consistenza di gelatina, è un vero sapone di Starkei . Quando ho versato del nuovo (dio di tremen- tina su questo sapone per diluirlo, e che l'ho fatto riscal- dare , fuvvi un forte sviluppo di gas , e i globetti dimi- nuirono sensibilmente -, lo che proviene da ciò che \ itlro- gene ( flogogene ) assorbito dalla soda in tempo dell'azione galvanica, veniva sviluppato di nuovo. Quando si cavavan fuori di questi globetti e si diseccavano sopra la carta , essi cangiavansi di natura in pochi secondi ., e ritroyavaisi de' mucchietti di soda , i m Fisica . ,Cii1:«ica vx.. 533 Elettro ^Chimici le sopra Id'cleèorirpodziòhc Selle teri-e , con osservazioni sopra i metalli ottcmiH dalle Urre alcaline, e sopra un amalgama prodotta coli' annnoniaca . {Lette *Ua Soe. Reale di 'Lendra /t 3o Giugno 18&8.) . ,1 Del Sig. H. DAVy Estratt» dalle Transazioni Filosofiche , tradotte in francest dal Sig. Prieur e in italiano dal Sig. N. N I. Introduzione T" elle Transazioni Filosofiche per l'anno 1807, prhmt parte , e 1808 parimenti prima parte , ho delagliato i me- todi generali della decomposizione de' corpi cnll" elettricità, G ho stabilito i tatti nuovi e variati dovuti all' ajiplicazione di questi mezzi . I risultati d«lle sperienze sopra la potassa e la soda , che ho esposti coli' ultima inia comunicazione alla Società, mi diedero la maggiore speranza di potere operare la de- composizione delle terre alcaline e delle altre terre 5 ed i fenomeni ottenuti dai -primi saggi imperfetti ohe ho fatti sopra questi corpi , si trovano conformi alle idee che si eraa fatte ne' primi tempi della Chimica, sulla natura me- tallica di queste sostanze (i) . (i) BeccliRr, per quamto io so , é il primo Ckicnico che lia distio- tarnente mostrato i rapporti de' metalli e delle soitanze terrò» Veg. Vtiis subt. Lipsiae , in 4- P^S- 6i. Esso fu le^uito dallo StaVil , il quale diede a questa doitrin» piÀ di perfezione . L' idea ii Beccker era che 334 GlOKNALK Cou tutto ciò molte difficoltà si opponevano in questi processi , perchè questo soggetto fosse messo in una per- fetta evidenza ,• e la continuazione di questa ricerca abbi- sognò di molto laToro , un tempo considerabile , e mezzi pili dilicati , e complicati di quelli che d'ano riusciti co- gli alcali fissi . Queste ultime sostanze , e le terre sono non condut- tori d' elettricità ; ma gli alcali fissi si rendono conduttori colla fusione ; e 1' infusibilità delle terre rende impossibile di agire su di esse in questo stato : la forte affinila delle una terra elementare universale, colla sua unione con usa tarra inlìam'^ inabile, producesse tutti i metalli, e foraiasse le pietre con altre ruodifi- cnzioDÌ . Staht ammetteva delle terre differenti ck' egli supponeva poter- essere couTertìte in metalli colla loro combinazione col flogisto. Si- Staili fondament Chiin. pag. f). in 4- ! e Conspect. Gketa p. 77. in /^. Neuinann descrivo una serie di ssperieHLe fatte sonza successo , per cavare un metallo dalla calce viva-. Óevres Chim. de Neumann , par Le- wis, 2 e/Ut , p^ol. I. , pag i5. I primi ckitoici inglesi sembra che aves* fero addottala l'opinione che fo$«* possibile di produrre i metalli colle soatanie terre* ordinarie. V. Bayle Voi. 1., in 4'tP- ^^54 i ^ Grtw Anat. des plantes , Sei. 11. pag. 24*. Ma queste nozioni erano fondate sopra- nna corta d' ipotesi alchimica spettante un certo potere della natura , capace di fare Is trasmutazione di una spece di materia in un'altra. Verso la fine aLeU' ultitn* secolo, questa dóllrima ricevette una forma più filosofica. Bergmaa k* sapposto che la barite fosse arm calce metallica. Pref Sciagraph. regn. min. et Opiisc. , IV., aia. Baron appoggiò l'idea della probobiliià che 1' «lamina fosse una sostanza metallica. V. Ann. de Chim., Voi. IX , pag. aV'j. Lavoisier estese queste nozioni suppo- nendo che le altre terre lessero pure ossidi ( lerinossidi ) metallici. Elém 2. Edit. traduci, de Keer , pag 107. Questo rislratto generale si termina coli' asserzione di Tondi e Ruprecht che le terre potevano es- sere ridotte col carbone e colle diligenti ricerche di Klaproth e Sav»- resj , le cui «sperienie decisive provarono che i metalli presi per es- sere le basi delle terre , non erano che fosfuri di ferro , cavati dalle ceneri delle ossa o di altri materiali che si trovavano ia contatto nell' esperienza. Fra tutte queste ipotesi, la potassa e la soda non furono mai coBsideriiti come raeiulli nella loro natura : Lavoisier li suppose ceatenere dell'azoto (seitono); a quest'epoca veruna analogia poteva- coadurrc quest'abile filosofa ad -aaa conghietiura più fonnnala. ■DI Fisica , Chimica ec. 335 loro basi per 1' ossigene fa che non si possano traUare in una soluzione d' acqua j e il solo metodo col quale si possa riescile , si « di operare coli' elettricità sopra alcune delle loro combinazioni, o d' inipegnaiìe, al momento della loro decomposizione coli' elettricità, in qualche lega metal- lica che permetta di conoscere con certezza la loro natura e le loro proprietà . Ho differito per qualche tempo di dare alla Società Reale la descrizione di molti de' principali risultati che io ho ottenuti , colla speranza di renderli più chiari e soddi- sfacenti . Ma trovando , che per giungere a questo fine , era necessario avere una batteria più potente ;, ed un ap- parecchio più perfetto, che spero di vedere costruito quanto prima^ ho azzardato di pubblicare le mie ricerche nel loro stato attuale d' imperfezione ; temendo meno il rimprovero di aver dato un lavoro non terminato , che quello di aver nascosto ai dotti de'fatti nuovi che possono servire ai pro- gressi delle cognizioni chimiche . II. Metodi usati per decomporre le teìTe alcaline . La barite j la stronziana e la calce^ leggierinente inu- midite , furono elettrizzate con de' fili di ferro , sotto la nafta col medesimo metodo , e col medesimo potere che aveva impiegato per decomporre gli alcali fissi . In queste operazioni si sviluppò un gas abbondante , che era infiam- mabile^ e le terre in contatto quivi col filo negativo, pre- sero un colore oscuro , e inanifestai'ono alcuni punti , col lustro metallico, che imbianchirono gradatamente coU'espo- sizione all' aria 5 questi punti divenivano egualmente bian- chi , quando si mettevano sotto 1' acqua j esaminandoli con una lente , si vedeva una polvere verdognola separarsi , mentre che piccoli globetti di gas si sviluppavano . Egli era presumibile , che in queste esperienze , le terre fòs9«r6 siale decomposte; e ehe le loi'ó basi si fos- sero combinate col ferro , formando con esso lui una leea tlecomponibilo coli' ossigeno dell' aria o dell' acqua ; ma la confusione di quest' effetto , e le circostanze complicato che r accompagnavano , mi portai-ono a> farmi un altro piano di osservazioni-. La forte attrazione del potassio mi stiggeri di provare se questo corpo n»n potrebbe strappare T ossigcne dalle terre , nella stessa maniera che il carbone decompone ^\ì ossidi ( termossidi ) metallici ordinar] . Ho riscaldato il potassio in contatto della calce pura. 0 secca , della barite , della stronziana e della magnesia , in tubi dt vetro bianco ; ma siccome non poteva impic'^ gare se non piccole quantità, e il calore non poteva essere portato lino all'ignizione senza fondere il vetro, non ho otteniito buoni risultati con qncsta mezzo . Il potassio parve agire sulla terra «sul vetro, e si' formò una mate* ria di colore bruno carico , che schiudeva del gas dall' acr qua; ma non ho potuto avere glo])etti metallici distinti:, da queste circostanze, e da altre somighanti , parmi pro- babile che, quantunqueil potassio possa parzialmente dis- ossidare le terre, ciò non di meno la sua affinità per l'os- sigene , almeno alla temperatura die ho impiegata, non v bastante per effettuare U- loro' decomposizione . Ho fatto de' miscugli di potassa secca in eccesso , con della barite secca, detta Calce, della stron^ana e della magnesia , e queste- materie fuse insieme , furono sotto- messe all'azione di una batteria voltiana nella medesimfi maniera impiegata per procurarmi i metalli degli alcali. Le rnie speranze erano che- il potassio e i metalli deHc^ terre si disossiderebbero nello slesso tempio , e formerel)- bero insieme- la combinazione d'una lega. Con questo modo di procedere , i risultati furono me- glio marcati, che col 'pìecendente : le sostanze nietallitrhc sembravano ineno fiuiìjili d^?! potas«!Ìo, il quale abbrutciavr. un DI Fisica, CiiisaiCiV ec. o^-j liti momento dopo essere stato formato , e dava colla sui combustione un miscuglio di potassa e della terra impie- gata , ho procurato di produrli sotto la nafta ; ma senza ttn esito molto felice. Per ottenere intieramente il risultato di cui parlo , bisogna caricare la baUeria coli' azione dell^ acido nitrico ( ossisettonico ), che lo stato dell apparecchio non mi ha permesso di fiarne frequente uso (1)5 il me- tallo si formava in piccolissime pellicole che non si potè-' vano staccare colla fusione , e che si distruggevano subito che esse venivano esposte all' aria . Aveva trovato nelle mie ricerche sopra il potassio , che quando un miscuglio di potassa e di ossidi ( termos- sidi ) di mercurio , di stagno o di piombo, era elettrizzato nella catena Voltiana , la decomposizione era rapidissima , e che si otteneva un'amalgama o una lega di potassio; l'attrazione tra i metalli comuni ed il potassio accelerando apparentemente la separazione' dell' ossigene . L' idea che un modo somigliante di azione potesse promuovere la decomposizione delle terre alcaline , mi' portò ad elettrizzare de' miscugli di questi corpi cogli os^ J^'oL 2. 45 (i) Ca batteria opportuna a questa combinazione , quantunque esaa «insistesse in 100 piastre di raiue , e zinco di 6 pollici, e i5o di 4 follici, non era più forte di un apparecchio di recente costruito di 1 5o piastre di 4 pollici . Essa era stata fatta per le dimostrazioui dell'atufi- teatro dell' Icsli'.uto Keale , nel i8o3; poscia, essa era stata costante- laente itrpiegMa ne' corsi airnui delie Lezioni, ed a»eva servito in dif- lerenli pani' per le numerose sperienzc sulla decomposizione de' corpi deiagliaie' nelle lezioni B-lterianne per il itìofi, 180^; essa aveva poi UB* quantità di piastre distrutte colla corrosione . Riferisco queste cìrcostaa- zc , perché molti chimici furono distolti dal continaare le ricerche sulla '\LE sldi ( lermossidi ) tli slagno , di ferro , di piombo , d' ar- gento, e di mercurio; e queste operazioni furono più sod- disfacenti che alcuna delle altre . Un miscuglio di due parti di barite e di una parte di ossido ( termossido ) d' argento , pochissimo umettato , fu elettrizzato con de' lili di ferro: una effervescenza si mani- festò ne' due punii del contatto , ed una piccola quantità di una sostanza avente la bianchezza dell' argento , si for- mò sul punto negativo . Allorché il filo di ferro a cui aderiva questa sostanza fu immerso nell'acqua in cui eravi sciolto un poco di allume , si svilluppò un gas che si co- nobbe per gas idrogene ( flogogene ) e dalla punta del (ilo discendevano delle nubi bianche , che erano solfato ( ossi- solfato ) di barite .. Un miscuglio di barite e di ossido (termossido) rosso di mercurio , nelle medesime proporzioni mentovate , fu elettrizzato neh' istesso modo . Una piccol massa d' amal- gama solida aderì al filo negativo, e quest' amalgama con- teneva ad evidenza una sostanza la quale , colla sua espo- sizione air aria , rigenerò della barite assorbendo dell' ossi- gene , e che nell'acqua, sviluppò dell'idrogene ( flogogene ) lasciando il mercurio puro e producendo una soluzione di barite . Alcuni miscugli di calce , di stronziana e di magnesia coir ossido [ teimossido ) rosso di mercurio , trattati nell' egual maniera , diedero somiglianti amalgame , dalle quali lo terre alcaline furono rigenerate coli' azione dell' aria o dell' acqua con i medesimi fenomeni -, ma le quantità delle sostanze metalliche erano piccolissime; non erano che semplici porzioni superficiali attorno la punta del filo , e che passati alcuni minuti d' elettrizzazione , non prende- vano più accrescimento , anche quando 1' operazione era continuata per più ore . Queste sperienze furono eseguite prima del mese di Aprile i8u8 , epoca alla quale le batterie erano talmente DI Fisica , Chimica ec. 33g intaccate coir essere di conlinuo usate , che esse non po- tevano più formare una combinazione efficace. Ho sospese le mie ricerche per qualche tempo; e in Maggio mi trovai in situazione di riprenderle nuovamente per mezzo di un apparecchio novello , e molto più potente , costruito pel Laboratorio dell' Instituto Reale _, e consistente in cinque- cento paja di doppie piastre di sei pollici in quadrato . Quando io voleva ottenere delle amalgame con questo apparecchio , i fili di comunicazione erano di platino , ed avevano 7^ di pollice di diametro : il calore prodotto era allora cosi forte, che abbruciava nel tempo istesso il mer- curio , e la base dell' amalgama al momento della sua for- mazione ; se io estendeva la superficie de' conduttori , il potere dell' ignizione cangiava , e cionnostante 1' amalgama si produceva sempre; ma soltanto in sottili pellicole; giam- mai ho potuto ottenere globetti abbastanza grossi per sot- tometterli alla distillazione. Quando i fili comunicatfti erano in ferro del medesimo spessore mentovato , il ferro acqui- stava un calore rovente, otteneva la preferenza sul mer- curio per formare una combinazione colle basi delle terre , e ne risultavano leghe metalliche di un colore grigio ca- rico , che agivano sopra 1' acqua sviluppando dell' idrogen'é'j (flogogene), e si convertivano in ossido ( termossido ) di lerro , e in terra alcalina . Mentre che io era occupato di queste sperienze , a principio di Giugno, ho ricevuto una lettera del Prof. Ber- zelius di Stockolm , colla quale m' informava che , unita- mente al Dott. Pontin , egli era riuscito a decomporre la barite e la calce , elettrizzandoli negativamente in contatto I col mercurio , e che in questa maniera , egli aveva otte- I nato le amalgame de' metalli di queste due terre . I Ho ripetuto immediatamente queste operazioni con un j perfetto risultato : un globetto di mei'curio, elettrizzato col potere della batteria di. cinquecento piastre , debolmenK". 34 O dor.NALE caricata , esercitò un' azione eflicace sopra la siiporfic* della barite , un poco umetlata e fissala sopra una laniina di platino . Il mercurio divenne progressivauienle meno fluido , e dopo alcuni minuti , s^i copri di una pellicola bianca di barite; se si gettava l'amalgama nell'acqua, si sviluppava dell' idrogeiae ( llogogene ) , il mercurio rima- neva libero , < si formava una soluzione di barile . Il risultato colla calce fu precisamente analogo, come miesti Signori Jo avevano stabilito . Non si poteva dubitare che il medesimo metodo uon riescisse cos'i felicemente colla stronziana e colla magnesia; ini affrettai a farne V esperimento- Il risultato colla sli'onziana fu prontanitente ottenuto ; ma colla magnesia non ho potuto , ne' primi tentativi , procurariìii 1' amalgama . Con tutto ciò continuando longa- mente 1' operazione mantenendo la terra sempre umettala , ebbe finalmente luogo una combinazione della sua base col mercurio ; e -questa combinazione riproduceva lentamente la magnesia coli' assorbimento dell' ossigene dell' aria , o coir azione dell' acqua . Ho trovato che tutte queste amalgame si conservavano sotto la nafta j per un tempo considerevole. Però, alla lunga , esse copronsi di una crosta bianca sotto questo fluido . Quando si espongono all' aria , bastano alcuni mi- nuti per r ossidazione della base delle terre . Neil' ac- qua r aivialg-mia della barile fu più rapidamente decom- posta , poi quelle di stronziana e di calce ; finalmente l'amalgama di magnesia , come si poteva aspettare dalla debole affinità della sua terra per l'acqua non cangiò se non lentissimamente ; ma avendo aggiunto all' acqua un poco di ossisolforico , lo sviluppo d' idrogene ( llo- gogene ) e la formazione di una soluzione di magnesia furono estremamente rapide , e il mercurio si mise ben presto in libertà . Era inclinato a pensare che la magnesia non era meno ui Pisic/v , Ciiiaicv Ec. 341 focile a metallizzare delle altre terre , clie m ragione della sua insolubilità nell' acqua , che gì' impediva di offrirsi uello stalo nascente , e sviluppato dalla sua soluzione, alla superiìce negativa. Dietro quest'idea intrapresi 1' esperienza usando il solfato ( ossisolfato ) di magnesia inumidito , in luogo di acqua pura 5 et ottenni assai più presto 1' amalga- ma. Qui la magnesia era tolta all'acido solforico (ossisolfo- rico ) , e nello slesso tempo era probabilmente disossidata e combinata al mercurio . Era naturale di credere che le amalgame delle basi delle altre terre alcaline si otterrebbero parimenti dai loro composti salini . Ne ho fatto il tentativo con buon successo sopra il muriato ( ossimuriato ) e il solfato (ossisolfato) di calce,) il muriato (ossimuriato) di stronziana e di barite, e il nitrato ( ossisettonato ) di barite . Le terre separate olla s-uperficie disossigenante sembravan soffrirvi immediata- mente una decomposizione , ed essere afferrata dal mer- curio la cai forte attrazione per le loro basi le garantiva , differì de ndoie fino ad un certo punto dall azioue dell'aria, e dal contatto dell' acqua . III. Piove per ottenere i metalli dalie terre alcaline ; ed esame delle loro proprietà. Affine di avere delle amalgame in quantità sufficiente per distillarle , ho combinato il metodo , che dapprima aveva impiegato, con quello de'Signori Berzelias e Pontin. Le terre furono leggiermente umettate e mescolate oon un terzo di ossido ( termossido ) rosso di mercurio ; il miscuglio fu posto sopra una lamina di platino , e si praticò nella parte superiore una cavità per ricevere un globetto di mercurio , nel peso di 5o iu 60 grani ; tutto h\ coperto di un poco di nafta 5 e finalmente con una conveniente comumcazione colla batteria di cinquecento 342 GiÓBNALE piastre, si è reso positiva la lamina di platino, e negativo - il uiercurio . Si distillarono le amalgame ottenute in questa maniera, in tubi di vetro bianco , o talvolta in tubi di vetro comu- ne . Cotesti tubi erano ripiegali nel loro mezzo , e- le loro estremità erano ingrandite e sofdate in bolle , di modo che uno de' loro lati poteva servire di storta , e 1' altro lato di recipiente . Uno di questi tubi , dopo avervi introdotto Y amal- gama , fu riempiuto di nafta , che poi si cacciò coli' cbul- Hzione , attraverso il piccolo orifizio riservato al capo che serviva di recipiente ; si sugellò ermeticamente quesl' orifi- zio , quando il tubo non conteneva altro che del vapore di nafta e F amalgama . Allora ho trovato che per la distilUxione dell' amal- gama era agevole di separarne una parte di mercurio che si sollevava nello slato di purezza ^ ma che era diflicilissi- mo di ottenerne una compiuta decomposizione. A questo fine , abbisognava quasi un calor rovente, e a questo grado, le basi delle terre agivano istantaneamente sopra il vetro e divenivano ossigenate .Se il tubo era largo in proporzione della quantità dell'amalgama il vapore della nafta forniva abbastanza ossigene per distruggere una parte della base, e quando s' impiegava un jiiccol tubo, era difficile di riscaldare abbastanza la parte che serviva di storta, per scacciarne tutto il mercurio unito alla base, senza innalzare troppo la temperatura della parte che fa- ceva le veci di recipiente , e con ciò mettere il tubo a pericolo di fondere (i) . In conseguenza di queste difficoltà , non ottenni da una moltitudine di tentativi, se non pochissimi . buoni ri- fi) Qnando la quanliià dell' amalgama era circa 5o ovvero Ori p;rani ho trovalo che il tubo non doveva avere lueno di un sesto di pollice di Hism^tro, né uaa capacità mcho diilerente di un mc7.i.o pollice cubico. DI Fisica , CmuicA ce. 343 •iultatl , talmente che in verun caso, ho poUito essere assolutamente certo che alcune piccole porzioni di mer- curio non Testassero combinate co' metalli delle teri-e . Nel migliore risultato procedente dalla distillazione dell' amalgama di barite , il residuo sembrava come un metallo bianco , del colore dell' argento . Egli era rappi- gliato a tutte le ordinarie temperature , si rese fluido ad un grado inferiore al calore rovente , e non si sollevò in vapore se non dopo essere stato arroventato in un tubo di vetro bianco ; ma allora esso agiva sul vetro con vio- lenza , producendo una massa nera la quale pareva con- tenere della barite e la base di un alcali fisso , al primo grado di ossidazione (i) . (0 Dopo questo fatto, paragonato agli altri cbe sono stati stabiliti, si può conghietlurare che la base delia barite ha una più forte affinità per r ossìgene che il sodio; e in conseguenza, che 1« basi delle terre saranno probabilmente i più potenti stromenti per iscoprire i'o$5Ìgene, clie le basi degli alcali . Ho tentate molte sperienze suU' azione che ha il potassio sopra i corpi supposti semplici, e sugli acidi indecomposti. L'affinità di questo metallo per T ossìgene e quella dell'acido per la sostanza formata, mi hanno fatto concepire le più grandi speranze di snccess^o . Sarebbe incompatibile coU' oggetto di questa menjoria , rientrare in tutto il det- taglio di queste sorta di operazioni; spero di poter ulteriormente sta- bilirle pienamente innanzi la Società Reale, quando esse saranno state TÌschiarate con più lunghe ricerche ; citerò solo quivi i risultati genera- li , per mostrare che non ho tardato d'applicare a questi imp<»rtanti oggetti i mezzi che erano in mio potere . Quando il jjatassio è stato riscaldato nel gas acido muriatico ( ossi- muriatico ) , più secco che si possa ottenere cogli ordinarj mezzi chi- mici , vi ebbe una violenta azione chimica con ignizione ; se il potassio era in quantità safficeote , tutto il gas acido muriatico ( ossimuriatico ) scompariva, e rimaneva di un terzo ad un quarto del sno Yolume di gas idrogena ( flogogene ) , e di mariato ( ossimuriato ) di potassa. Sopra del gas acide fluorico ( ossifluorìco ) , che era stato in con- tatto con del vetro^ il potassio produceva un somigliante effetto; ma la quanliià del risultato in ìdrogene (flogogene) era soltanto di un sesto, o di un settimo del volume del gas primitivo, ed eravi una materia lùanca formata , eonaposta princi.palinonte di flaato ( ossiflaato ) di ,po- 344 Giornale Quando questa materia metallica era esposta all'aria, essa si oscurava prontamente , e si convertiva in una pol> vere tassa e di silice, che spargeva do' fumi di acido Quorico (cssifluorico ] (jnando era esposto all' sna • Dall'acido boracico ( ossiboracico ) , preparato col taetoco asiialc, B calcinalo, essendo stato riscaldato col potassio in un tubo d'oro , soltanto una piccolissima quantità di gas si é messo in liberii ; era dell' idrogene , flogogene ) con dell'azoto (aollooo) ( qunst' ultimo procedcv-a probabilmente dall'aria comune contenuta nel tnbo); inoltre si era for- iBato del borato (ossiborato) di potassa ed una sostaaza nera, ch^e di- veniva biaaca colla sua esposizione all'aria. Tutti questi csempj danno luogo di peivsare cìie l'idrogene (fli»o- gene) proveniva dall'acqua contenuta negli aeidf; e le sue diffjrenti proporzioni ne' differenti casi, souo una prova ben forte di eotcst' opi- nione Atnmettendo quest'idea sembra che il gas acido muriatico ( ossi- sauriatico) debba contenere alaieno l'ottava o la decima parte del suo peso d'acqua; e che essa ossidi, nell'esperienza della quale si parli», ■una quanti à di potassa sulficente por assorbire la totalità dell'acido. Nel caso in cai si è operato sopra, l'acide fluorijo ( oss.Gaorico ) é l'acido boracico (ossiboracico) vi ebbe probabliHenla deroiupotizions di questi corpi; La «ostauza nera prodelta allora coJl" acido boracico riÉSiomiglia a quella che aveva ottenuto direttamente coU'eleitriciià . Ci« non ostante le quantità salle quali ho operato, erano troppo piccole per- chè io potessi separare ed esaminare i prolotti , e fintantoclic ciò non siati eseguito, non se ne può derivare alcuna conclu-iione definitiva.. L'azione del potassio sopra il gas acido muriatico ( ossimurialico ) indica una molto più grande quaniiià d'acqua in questa sostanza, di quello che l'azione dell'elettricità ne mostri sulle sperienze del Dottore Henrj, ma in un caso , l'acilo entra in. un sale solido, e nell'altro, rimane aeriforme; e la diBloolià dalla decomposizione coli' elettricità deve aamentare in proporzione di co che la quantità d'acqua diminni- ace , di. modo che fuori dell' apparenz. del più. grande effetio elettrico', non evvi ragione di.supporr.* il gas pr4vo iaiieramente d'acqua Coloro che honiio supposto che l' idrogene era la buse dell'acido iBurialico ( oseiiBunatico ) ponno forse dare un'altra soluzione di qassto lenotneno, e considerare l' e!;)erienz» ch« ho dettagliato, cooie un» prova, deUa loro opinione {il seguito di questa notA si t"ova scritto pr.r mano delC Mv Sopra la copia stampata della sa» memoria da. lui trasr::sia in Francia ) . Dopo la lettura di questa Mt^raoria, ho ottenuto le basi dell'acide luorlco ( ossifluonso.) e dell' acido boracico (ossiboracico), e mi son» Bi Fisica , Cnr\?irA ec. 345 vere bianca , the era barile . Quest' esposizione avendo avuto luogo in una piccola quantità d'aria, 1' ossigeno si trovò assorJiilo e l' azoto ( settono ) non alterato ; se una porzione di questa materia s' introduceva nelF acqua , essa vi a'^iva violentemente portandosi al fondo , producendovi della barite , e sviluppando dell' idrogene ( llogogene ) . La quantità che io aveva di questa sostanza era trop- po piccola per potere esaminare con esattezza le sue pro- prietà tanto tìsiche^ quanto chimiche. Dirò soltanto che essa scende rapidamente nell'acqua, ed anche nell'acido soltorico ( ossisolforico ) , quantunque sia contornata di globetli d gas idrogene (llogogene) eguali a due o tre volte il suo volume ; dal che sembra probabile che essa non debba essere meno di quattro o cinque volte piìi pesante dell' acqua . D' altronde essa si appiannava colla pressione , ma a questo fine abbisognava una forza considerabile . Il metallo della stronziana scende nelV acido solforico ( ossisolforico ) e mostra i medesimi caratteri di quello della barite , eccello che rigenera la stronziana coli' ossi- dazione . Non ho potuto esaminare il metallo della calce , né esposta air aria , né sotto la nafta . Neil' operazione in cui aveva potuto separarlo dal inercurio colla distillazione , ia Tom. 2. 4^ procacciato 1' acitlo muriatico (cssimuriatico ) . in comb'nazione cogli acidi fosforico ( ossifoiforico ) e solforico (ossisolforico). Egli è un non conduttore d'elettricità nn liquido perfetto; non arrossa li tornesole , a meno clf noa sia «n poco innnidiio, e diviene gas acido marìatìco ( ossiaiuriatico ) combinandosi coli' acijua . L'acido muriatico fosforato de'Sig G y LassiC e Thenard è convertito col gas acido muriatico ossigenato ( ossiraariatico termossigenato ) in acido fosforico (osiifosfo- rico ) e in acido mnriitico ( ossimnriatico ) - In questi il potassio abbru- cia con (jran forza , e separa u'ia sostanzi assai InfìacDoaabile ro-np^ata in parie di losforo . Non sono ancora stalo in situazione di decidete «e «ssa contenga egualmente il radicale rantiaiico. S:i6 Gt'ir.NAi.n '^nagglore quaulilù , il tubo .sforliiuataniGiile si ruppe inlantw che era caldo , e nel momento clic V aria vi entrò , il inelallo che aveva il colore e il brillante dell'argento, prese fuoco iiistantaneamente e si Converti in calce viva abbrucciaiido con una luce bianca assai 'intensa . Il metallo della magnesia parve, agire sul vetro, ancbe prima che la totalità del mercurio fosse separata colla di- stillazione . Avendo in .un' esperienza sospesa 1' operazione prima che tutto il mercurio si fosse sviluppato , esso avea uu' apparenza solida . colla medesima bianchezza e il mc- deshuo brillante degli aliri metalli delle terre. Esso discese rapidamente nell' ac come lo sono le Scienze tutte , ma sono altresì germane : devono qiùndi non solamente coadiuvarsi nelle loro ricer-^ che , ma il più delle volte combinare necessariamente ì loro sforzi, se conseguir vogliono il fine a cui sono diretti. La Superiore Beneficenza si compiacque perciò , non molti anni sono , d' assocciarmi all' illustre Collega , ed Amico iì Sig. Jacnpi Professore di Fisiologia, e Notomia Comparata I in questa R. Università nel viaggio, e nella longa dimora [^ fèitta al Golfo della Spezia, ad oggetto particolarmente di (.li BergiDann, Opnsc. ,, tona., ik g. .10». 343 GiOr.riALE raccogliere molti preparati anatomici presi dalle Classi de' Pesci , Venni, ed lusetli lìiarini , mancanti allora a questo stabilimento d' Aiiolomia Compai-ativa , a cui egli si lode- volmente presiede . Ricordandomi di ciò che Scrisse il celebre La-Cepède nel suo Discorso d' introduzione alla storia dei pesci , e di ciò che in qtie' momenti pnablicava il valentissimo Ca- vier (i) , che l'aria cioè contenuta nella vescica dei pesci (in'est pas toujours la mème, à en juger par le petit nom- >tbre d'expériences que l'on a faites sur quelqnes poissons , >ipeur reconnoìtre sa nature^ et qui mériteroient biea «d'ètre viultipliées u : approfittai fino dai primi momenti di mia dimora colà non tanto della favorevole occasione, che mi porgeva quel luogo maritlinxo abbondante di pesci , quanto della assistenza utilissima, e delle cognizioni, e ricerche fisiologiche , ed anatomiche del mio Collega , di cui in quel tempo eia specialmente occupato , per intra- prendere una serie di ripetute analisi suU' aria del natato- rio dei pesci . Quantunque su molti individui di diverse specie avess i instituito quel lavoro , nondimeno al mio ritorno non giu- dicai saggio consiglio il renderlo noto ^ bramando d' esten- derlo ad un nuggior numero di pesci raccolti in diverse circostanze , e particolarmente a quelli d' acqua dolce , onde COSI procurare al mio travaglio un qualche picciol inerito . A tale oggetto ritornai un' altra volta alle sponde del Mediterraneo ; e più volte abitando sulle rive dei no- stri laghi j e fiumi , continuai senza interruzione quelle sperienze , delle quali or parmi poterne esporre i pj inci- pali risultali . Se questo mio desiderio di moltiplicare , e variare \ indicate ricerche , e che giudicai non meno pru- dente che lodevole , mi tolse in parte il merito della no- (i) Lcfons d'Anaiono. corop. tom. 5 , Lecoa XXX. DI Fisica , Chimica ec. 349 vita , almeno presso quelli , che non conoscevano molte prima d' ora il mio lavoro , avendomi 1' illustre Biot pre- venuto colla pubblicazione de' suoi risultati relativi allo stesso oggetto (i), ottenuti nel suo soggiorno alle isole d' Yviza , e Fermenterà poco discoste dalle Bnleari ; spero non pertanto , che siami rimasto quello della maggiore estensione. Biot difatti non analizzò che l'aria di dieci- nove specie, denominate volgarmente, e quasi tutte di acqua salmastra. Del resto se in virtù di queste indagini la Fisica animale , e la storia de' pesci acquisteranno qualche nuova cognizione , non mi lagnerò punto che le mie esperienze or C(>nfermino in gran parte quelle del Fisico Francese , mentre le sue avrebbero potuto dirsi appendici alle mie . I. Ricorderò brevemente , che la provida Natura per fa- cilitare ai pesci i movimenti d' ascensione , e di discesa nel fluido in cui vivono , ha fornito la maggior parte di essi d' un organo particolare , detto vescica natatoria , o natatorio , ripieno d' aria , o gas . La vescica è un sacco per lo più membranoso , ca- pace di contenere un fluido elastico , formato di due , o più inviluppi , che d' ordinario si ponno separare con fa- ciUtà : esso è collocato nell'addome di contro alle vertebre dorsali . La sua grandezza , e la sua forma che comune- mente è oblonga , varia nelle diverse specie: talora è sem- plice , e talora è a diverse camere , or situate quasi pa- rallelamente , ed or r una dietro 1' altra . In alcuni pesci è talmente aderente alle vertebre, ed alle coste, che è quasi impossibile lo staccarla senza lacerarla : in altri non è ri- ri) McB. de U Sociéié d'Arcaeil T. I. 35o GlORNALK tenuta alle coste, o a qualche vertebra, che per uno, » più ligamenti : ed in altri finalmente trovasi del tulio li- bera , e solo attaccata per mezzo di uno , come osservasi generalmente , o più canali , o condotti detti pneumatici o air esofago , o allo stomaco (i) . Questa comunicazione coli' esofago , o collo stomaco per mezzo di questi canali di diversa capacità e lunghezza, e d' ordinario patente : in alcune specie però è diflicile il discuoprirla , o perchè il condotto scorre fra l' esterna , » r interna menilirana della vescica> o perchò è troppo bre- ve , ed angusto , o perchè la comunicazione si fa diretta- mente tra. la parete della vescica , e quella dell' esofago , o dello stomaco a cui è in contatto . Avvi nondimeno qualche specie , nella quale non si è ancor potuta rinve-» nire. Una giusta analogia per«> vuole, che si creda esistere- il condotto pneumatico anche in que'pochi pesci , in cui non- si è ritrovato. Le accurate osservazioni fatte dal P. Jacopi- a questo proposito sulle Morene Elena, e Gougro , nella vescica delle quali ha scoperto , che il canale di comuni- cazione ha origine tra i duo corpetti rossi , dei quali dirò- in appresso e clie sono tra le due pagine della medesima, oh' entro esse vi scorre , e- che solo per un picciol tratl» vi si stacca, terminando- quasi al confine dell'esofago collo stomaco , ne avvertono che verso quella parte dobbiam- ricercarlo in que' pesci , in cui non è manifesto . Noi pure lì abbiamo per tal modo rinvenuto in alcuni , ne' quali pri- ma non fu possibile discuoprirlo. Per queste ragioni, seb- ben mi fossi fatta legge di far rilevare attentamente dall esperto Collega in» ciascuna speci© , la di cui aita conte- nuta nei natatorio sottoponeva all'analisi, se oravi o no ìa. indicala comunica/ione , polendo questa differenza posta (i) V, Cuyier nell' Op. cit. ^ La-cepède ntU' Istoria de' Pesci :^ Sloch.., e molli altri lf.1icin.5i . . m Fisica , CiibiicA r.c. SU i a confronto coi lisiiUali dell' analisi «tessa sommiiiiatrart' non pochi lami suli' origine , e sull' uso di quel gas 5 mi detemiinai nondimeno a sopprimere nel quadro di questi lisullati ottenuti 1' indicazione di tale differenza , come •superflua . • Aprendosi la vescica, o vi si rinviene rinterna mem- brana molto vascolare , o vi si rilrovano de' corpi r*ssicci a frangia ed a guisa delle branchie , prolungati da una estremità all' altra della vescica tra le due pagine della medesima, che talora riuaiti in alcuni tronchi principali forano le di lei pareti e si aprono im adito nella sua cavittà ; ovvero de' corpi unifoniii , e ch« hanno tutte le apparenze di ghiandole , e di vasi att? non dissimilmente dei primi a separar 1' aria . Monro aveva fatto osservare che in quei pesci , ne' quali la vescica comunica patente- niente o coli' esofago , o collo stomaco , le di lei lìiem- brane nort sono che poco ricche , ed anzi alcune voite del tutto sprovvedute di questi corpi sanguigni, ed aerei lavo- rati a foglie o frangie (i). Noi pure abbiamo avuto campo di far spesse fiate ima simile osservazione 5 né questa potrà giudicarsi inutile alla fisiologia di questi animali: tanto più che come vedremo in seguito , la qualità , e quantità dei gas , che formano il miscuglio aereo contenuto nella ve- scica natatoria ha qualche relazione coli' esistenza o non esistenza di questi vasi particolari . II. Nessuno dubita , che il fine principale della vescica natatoria altro TK>n sia , come dice Cuvier , che quello di un organo accessorio pel moi^imento , la cui esistenza » indica una maggior perfezione , e ìa cui mancanza può vO The stradare and phjrtiology «f Fiikea «le. 352 GlOnNALE tssere compendia con altri mezzi . Non ritrovasi difatti ]a vescica iu tutti i pesci ; e ciò , che è più mirabile , si è , che non ritrovasi talvolta in alcune specie dello stesso ge- nere , come io quello degli Scombri . Le Razze , le So- gliole , gli Squali, ed allri pesci, privi di vescica, mo- vonsi facilmente nelle acque , ed alcuni di essi s' elevano talora quasi a gala : ma alla privazione del natatorio vi supplisce , o la tìgura del loro corpo , che preseola alle acque una grande superfìcie, come nelle prime, o la forza sorprendente dei muscoli delle loro alette , e molto più della lor coda , come nei secondi . Che se il pesce manca di vescica , e degli altri mezzi supplementarj a render fa- cile la sua natazione , massime d.dl' alto al basso , o vice- versa , allora è condannato ad infossarsi nel fango , come Je Lamprede. Del pari se ad un pesce, la di cui struttura è tale , che ai facili movimenti abbisogni della vescica , di cui la natura ne lo ha perciò provveduto, quella vi si fori ad arte per modo, che ne esca l'aria contenuta, o che vi si raccoglie successivamente , il pesce non può più rial- zarsi dal fondo , quantunque continui a vivere. I pescatori fanno ad alcuni pesci , e particolarmente al Merlnzo o Asello que'^ta operazione per conservarli vivi per maggior tempo , o])blig tndoli così a star sul fondo de' vivaj , dove li depo.ig'ìno . Non così avviene per contrario , quando ripetendosi le sperienze di Govan , e d" altri si tagliano in vece ai pesci le loro alette , o la coda : mancano allora al pesce cei-ti dati movimenti laterali , o di progressione e talvolta il pesce si rovescia , non avendo eguali punti d' appoggio pe-r sostenere il suo centro di gravità e man- tenersi in eqiilibrio , ma pur non di meno ascende , e discende nel Unido in cui si ritrova : siccr)me più volle lio io stesso osservato esperimentando sulle Peirhe fluviatili , sugli Spari , sui Cipriui , e massime sui dorati , o della Cliina , che si ponno mantener vivi per molto tempo an- che in angusti e comodi recipienti . Koa DI Fisica , Chl-vhc.v ec. 353 Nou è perciò a caso che quei pesci che per naturai costume abitano ordinariamente sul fondo delle acque, ab- biano un natatorio più picciolo , come le Anguille , e pia capace per contrario, avuto bea anche riguardo alloro peso specilico , r abbiano quelli , clie o per sottrarsi ai loro ne- mici, o per cogliere la preda debbono alzarsi, ed abbas- sarsi frequentemente, e moversi veloci, ovvero hanno i\ costume di saltare a fior d' acqua , o di nuotare contro la corrente. Più ampia perciò è la vescica in molti Cl'prini in proporzione del loro peso, e del loro volume, ne\ Mug- gini , nelle Trote comuni , ed ancor più nelle Triglie vo- lanti , e nel Bichir del Nilo . Il pesce fornito di vescica può con facilità acquistare una gravità specifica or maggiore, or minor'Ls ed or eguale a quella del fluido ia cui vive , e quiiìil^re . che ìa gravila loro specilica diventi mi- nore in gran parie per l'aria che .spÌR;;ono fuori d»l sacco compri meo dolo ; come osservasi ne; T^occi , aelle Trote, e «rclle liDche. le qaali àiscciidentlo rripidamente, prima che arr.'vino z\ fondo , mandano fuori dalla bocca delle ^alloz- Mjle 'd aria , le quali tracciano ai pescatori la «tradì che óCOTTono oel fag^ire , essendo visibili allorché 1' acqua è tranquilla , e stanante : e siccorne dal molo ddle alette e della coda ^h stessi m^li d elevazione e d' abbassamento possono essere resi più facili ; cosi sembra più rerosimile che e per I' uno , e per 1 altro modo a un tempo stesso i pesci alterino il Joro volume : tanto più che l' istesso sfor- zo , o azione de' n'iuscoli laterali produce il doppio effetto nel raedesim') temp.o - La diversa organizzìzione, che cer- tamente non è che rcf.^tiva ai loro costami e bisogni , de- termina fanale d»?i dae itidicati mezzi abbia nelle diverse circostanze la maggior infìneoza , se la condensazione cioè, o \ »J{prefuone d&l fluido elastico contenato nella vescica . Questa condensazione o espressione dell'aria dovendo esser più pronta ne pesci piò veloti, la natura ha generalmente a ciò provedoto , dand-» a questi una vescica aderente alle Tertebre. ed alle coste, perchè più prontamente sen:iise r azione dei mnscoli laterali . Cnvier poi trovò la vescica 4i alcuni pe.sci provetlala di strie fibrose , e probabilmente mnscolari , che potevano aijire snlla medesima per com- pressione , come i inoseoli laterali . n co'idotto , o canale o foro pneumatico finalmente è eo-trntto per modo, che per facilitare qaeUe alternative di Tolame e perciò dì gravità specifica d-^'ll' animale può chiu- der»! , ed aprirsi a »na volontà . Avvi a tal nopo tra il canale suddetto e 1' esof .go , o lo stomaco una specie di 5^0UtT« : o ^i h*na«> delle fibre circolari proprie dello III lincili IfMMQtl |tM< II) ^MMlii txloMMf niì't I hUt'U/iuHfl t Htì. 4ir tti't |Mlr«) Jjt'tlM llj f|Mull' «M^4Mf( , l1N')Mf|l(H|'<«H)<)4)UM ^|«n^' stintili *>i |i«t<')W(tl>4 kII'i M*««))lri lini l'iQWuy , « <Ìm) l^t4Ì(fl'>^o ,' MM«I tflMX" lOfrMMM ili ) !«'« lltM l<* fl'llMXI ^(l i»Vt:|/l , ffilM t^H» i«)(l(> (Il nrMiM'ivMtlxi h ìu «iM»lla lumn f rUu mivm- ^11 i^iìIì , ì^tftttf M t'tuf,not0 ihll (%!(>(■ ii( Itti Uhi itft nul nttitttttftii' Ulti ^itìi fi'f t f* l>(*f ifiiif imulu i'( * rnhitiliiHn' i' '»y(»lfj»«»Ml.o9) it4i«i>l» li'MMt'Illl llt IllMfi ^1 htlH (Milli, lll>!»M «l'I «fi^lMM 4 molli ill- lll («((««iti l»W(*M(((lrt( j l'( JHiftM t)M|«(«f(llM IJ«l«lr «(♦« li.»ll' ni--' (fllfl t (>l(rt r llM «««(hImIiX >i>lir (i|lllf((^'l*r«» , >« tifi «|||i i:>»i-(#i : M fl('(>(l(«(lM^ ÌHs\U VMi>(;'I ■' l^» »l(«»)*iC»(l(l » |*««((l li(MI(l^«IM> tUHitlUnit iMlMIfi^lll'l IImIÌ» • (((««('((t (^H Mlij^id» «l'ilidl (l|i« (flf»|tM4Ì/-l«MIM lldll' flll^m j(l tm\ ViVflIIK } Il |lM4^<|fMI lo l(l((l(l(« >I«IIm 41X401/ M'^rlMC »' ^ l)H«>4ll| jft'idl'l ||Mfl'»((Mli^ , «il 4 /|((«(ili lliVUlM <|I4N1II)Ì^ ' "' ' t')'! ll^l (M^(^^D((MII< 4 KH'dlhd IIIKI ll)(J(d (!(((( (((HMd ilMr ).'M»o((|«, «fi il fll /;(|i 0V(l(4|l|Mf ri 1(1 f/«i»»l |*UiUH (|(i|l-i (((1(1(1 //(» ^•(^4nii>ii mUitluPhl a jiiil Hit: *0inii/(t'if (4ilrfnn0hfii niir fin'lhhu>i il tunhi tifi fietfi I r ( Ufrti il'titfhi fiHi^ ftnniijum ) li l'Iti *t'ii'i' )/iif>//' liofili mi , unii fiih hiililin ifftii uh li it*l , «itn'd mi uhm /intiOihi lueituimlui- *i t'ihih i' Mi( I-dio •( din i»l|>««M di Un Mdi|^t{((d uiiifiiDìiiint i^nutsltr (f«)<:li(dd , itHilnUt ^imt^H^ 4 4^'>M(f«<»Hd) «li »HhAh IIMM;k# 356 Gior.N.vLE od altro uiiszzù uou vidi , che potesse trarmi da tauta m- certezza ;, ed oscurità , che quello dell' analisi accurata , e ripetuta del fluido elastico in quell' organo contenuto . Né le analisi fatte finora potevano bastare alla solu- zione degli indicati quesiti , e quindi dispensarmi dal pro- posto lavoro . Quelle furono intraprese su d' xm picciolis- simo numero di specie , e d' individui , senza molto por mente all' età , al sesso dell animale , alla stagione , alla profondità , al luogo iu cui Tenne pescato , alle abitudini , o istinto del medesimo ;, ed infine a molte altre circostan- ze , che , precedendo o accompagnando 1' analisi dell' aria contenuta nel suo natatorio, ponno dar luogo a molte dif- ferenze di risultati . La naturale imperfezione degli appa- rati detti impropriamente eudiometriciv, ossia dei Gasscopj adoperati in quelle analisi , non essendo abbastanza sta- biliti i principi relatiri alla loro costruzione, ed al loro uso, le rendeva il più delle volte sospette riguardo ai loro risultati . Finalmente la diversità di questi risultati mede- sirni rendeva necessario il ripetere, e moltiplicare in molte guise quelle stesse analisi . Fourcroy difatti trovò nella vescica di una Carpena qua<-i pm-o gas azoto ( settono ) : Priestley trovò in molti pesci del gas ossigene ( termossi- gene ) in diverse proporzioni mescolato con altro gas, che non determinò : Brodbelt alla Giamaica riconobbe invece nella vescica d' un pesce spada quasi pura aria vitale : Fi- scher un miscuglio non ben determinalo di gas ossigene (termossigene) , di gas azoto (settono), e di gas acido car- bonico (ossicarbonico): finalmente La-cepède rinvenne nella vescica d una Tinca del gas idrogene ( flogogene ) . Ormai tutte le principali specie di fluidi elastici permanenti si discuoprirono nell' aria o nel miscuglio aereo contenuto nella vescica dei pesci . E ciò che merita maggior atten- zione a questo proposito si è , che nell' aria del natatorio vi si troverebbero alcuni gas che in quantità sensibile , o in egual proporzione di quella di dette analisi . non si m Fisica , Chiìiuca ec. 3:^7 coiilengono nell'aria atmosferica, o in quella assorbita clalT acque anche a grandissima profondità. Le analisi adunque fatte da diversi valenti esperimentatori non dovevano punto scoraggiaraii dal por mano all' ideato lavoro , ma anzi da quelle ebbi nuoTO stimolo per occuparmene più seriamente. IV. Volendosi instituire un' esatta analisi d' un supposto miscuglio di fluidi aeriformi permanenti, è necessario l'ac- certarsi in prima della precisione dei metodi con cui I' a- nalisi stessa si vuole operare . La Fisica oggidì per la felice di lei unione colla Chimica è ricca di diversi metodi Eudiometrlci ;, o piuttosto Gasscopiei , come sono quelli di Priestley e Fontana , di Schéele e Marty , di Berthollet , di Dalton , di Volta , € di Davy . Ma non tutti questi di- Tersi metodi sono in pratica suscettibili della stessa preci- sione , mentre 1 uso di ciascuno di essi domanda delle particolari cautele e correzioni, non nifno per determinare i volumi, osservando le divisioni degli stromenti clie si ado- perano , quanto per rilevare le diverse anomalie , dipen- denti originariamente dalla qualità del metodo prescelto , Da ciò ebbe origine la discordanza nella proporzione stata da Lavoisier sino a questi ultimi anni assegnata ti-a i gas componenti 1' aiia atmosferica , e la preferenza che alcimi esperimentatori hanno dato all' uno piuttosto che all' altro di questi metodi . Perchè i risultati delle stesse esperienze , fatte però con diversi metodi ed istromenti , siano compa- rabili , bisogna egualmente conoscerne il loro merito , ed i loro inconvenienti. Ho perciò ondeggiato per molto tempo a quale degli indicati metodi dovessi appigliarmi. Ma buon p«r me, che la bella Memoria (i) dei Signori Humboldt ^ n) Journal de Fhysifjiie ann. i8»5, 358 Gii)RNAT.K e Gay-LussAC siiìl' analisi dell' aria atmosferica venne in hice in quel tempo . e così nir tolse da ogni incertezza . II Ga<;scopio di Volta , per mezzo della combustione del gas idrogene , o flogogene mescolato al gas ossigene , o termossigene coìta scintilla, elettrica nello stato attuale delle noslrp cognizioni, siccome que' due celebri fisici 1 lianno mostrato , è assolutamente preferibile a lutti gli altri me- todi di questa natura finor conosciuti. Quando il gas idro- gene , ed il gas ossigene , che in alcune sperienze si deve aggiungere ad un dato miscuglio aeriforme , siano prepa- rati colle debite cautele , affinchè il primo non contenga' del gas ossigene, ed il secondo sia purissimo, non solo fornisce i risultati i più comparabili , ed i più esatti, accu- sando la più picciola quantità di gas ossigene ronleniita nei miscugli che si analizzano, senza che l'errore riguardo alla quantità di questo gas ecceda un millesimo del vo- lume totale dell aria analiz^inta ; ma è altresì di un uso più esteso, e più cooiodr) . Difatti <3on esso si scuoprono le più piceiole quantità ben anche di gas idrogena, ed il diverso grado di sua purezza : e si calcolano quantità jTiultiple di quella che si vuoi determinare, la quaV cosa non è di piccini vantaggio per la m^^ggior preeisiono dei risultati , diminuendosi per tal modo i limiti che comprendono gli errori, a cui può essere l'analisi sog- getta . La sostanza finalmente che deve cembinarsi coli' »ssig«ne , O' tv3rmossigene usando questo processo è df già allo slato di fluidità aeriforme sin da quando si me- scola coir aria che si vnol analizzare : ciò rende più; facile la stima che deve farsi dei volumi ; e X analisi po- tendo riguardarsi come operata istantaneamente, dispensa r-esperiiRentatore dalle correzioni tanto termometricbe, eh* barometriche'. Tutti qiiesti vantaggi, che certamente 7ion' si hanno cogli altri metodi, non esclusi quelli col fosforo e coi solfuri alcalini che ancor reputansi da molli pei mi- gliori , provano evide!s'e'.n«?rjAe con quanta ragione questo hi VlSiCK , CutralC.A F.C. .%y •moìlo d' analijizare ana d^ta fjiuilhù d'aria dc'W)a picfe- lirs! a^i alili tuLli; e quanto la Fisica»' e la CUitji:ca siau.i ersi luoghi , e determinata coir infiammazione di 200. parti di detta aria , con 200. di gas idrogene , o flogogene . in luoghi elevati Sul Pizzo Legnone alto 8i3o- piedi parig. aul livello del mare . o,2t gas ossÌ£ Sa ci' una punta del S Bernariio alta 7^53 p. p. Oj2it Sul (-asso del iVlon- (e Cenisio alio 636o. p p. 0,21 Sul paskO del Sem- pione allo 6174. p. p. o,2og sulle Kijaje 1. 0,209 gas oS4Ìg 2. 0,208 3 0.208 4. 0,207 5. O,20£ 6. Oj208 sui prati marzili 1 in Sale «biute I. o,2i gas ossig.i- 0,202 gas oUig. 2 0,209 3. .o,2i 4. 0,21 5. 0,209 C. 0,215 2. 0,2C6 3. OjìoS 4- 0,204 5. 0,201 V. , Provveduto di buoni isiromenti le di cui divisioni erano non meno esatte , che estese per sempre piìi dimi- nuire gli errori , che si ponno commettere nella determi- nazione dei volumi : e reso meno inesperto dai molli già fatti tentativi intorno al modo di usarli con precisione , m' accinsi f.d inlrapi-eudere le indicate analisi dell aria della DI Fisica , Chisbca te. 365 vescica di molte specie di pesci , ed a rip<;feile variando le circostanze di luogo, e di tempo, in cui venivano presi . Volendo far noti i risultati ottenuti , se ad ogni analisi descrivessi il processo da me seguito , notando cioè la quantità dell' aria analizzata , del gas idrogene , o del gas ossigene aggiunto , il modo con cui questi gas furono preparati : Y assorbimento osservato dopo la combustione , e quindi la qualità , e quantità dei residui , troppo lungo sarebbe il dettaglio , e di troppo tedio . Tutti i Fisici or conoscono questi processi , ed il lor merito consiste nella Hiiaggior esaltezza nel praticarli : non ho perciò ommessa diligenza alcuna , aflìnchè per questo titolo i miei risultati potessero esser ricevuti con qualche confidenza . A maggior brevità adunque , ed a scanso di maggior noja, presenterò semplicemente il quadro di questi risul- tati , accompagnandolo di particolari osservazioni : siami però permesso di farvi precedere a maggior intelligenza alcune dichiarazioni . 1. Divido i pesci, l'aria del cui natatorio fu da me analizzata , in pesci d' Acqua salsa , ed in pesci d' Acqua dolce . Questa divisione parmi più acconcia a far rilevare se vi hanno differenze di risultati analitici, esperimentando su quelle due qualità di pesci, che quella dei Naturalisti, in Cartilaginosi p. e. , ed Ossei . Per distribuire però i Generi , ho ritenuto la distinzione comune degli Ordini di questa Classe d' animali , la quale si accomoda non meno ai pesci Cartilaginei , che Ossei (i) . La nomenclatura del generi, e delle specie è presa da Linneo, e da La-cepède^ a cui vi è aggiunto il nome italiano più comune : essa occupa la prima colonna . 2. Il sesso diverso del pesce è segnato nella colonna (i) Y. La cepède Op. cii. seconda : e siccome questa intlic*7.ioae non occnpa ch« piccolo spazio ; COSI in questa steS*ia colonna coi numeri naturali dinoto il numero delle volre 'che ho ripetuto lana- lisi sul pesce della medesima specie . Que' numeri poi , che sono accompagnali da eguali lettere poste tra due pn- rentesi , fanno conoscere qu?li sono i pesci stati presi nello stesso tempo , ossia colla stessa pescata . 3. T;" età del pesce si determina dai Naturalisti con molta diflicoltà dagli anelli concentrici delle squame , o molto meglio dagli strati concentrici delle loro v«rtebie . A questi mezzi difiicili , non essendo necessaria al mio sco- po la maggior precisione , ho giudicato meglio d' indicare l'età dal peso, che ho perciò scritto nella terza colonna. I Pescatori usando di questo metodo pratico non isbagliano punto nel contrassegnare Y età di questi animali . GÌ Ictio- logi poi insegnano in quali specie lo sviluppo , e 1' accre- scimento sia più lento ^ in quali sia più pronto , come ne voraci , e ictiofagi , e quali in generale siano i limiti a cui arriva la loro corptdenza . 4. L' indicazione della stagione , in cui furono pescali parmi non meno necessaria, ed è messa perciò alla cparta colonna: essa ha rapporto colla loro generazione, coi loro alimenti , colla profondità in cui più d' ordinario vivono , colle emigrazioni , ed altre loro abitudini . 5. Nella quinta colonna è determinata in metri la profondila in cui vennero pescati . Le diverse analisi sull' aria della vescica hanno fatto conoscere , come lo stesso Eiot r ha osservato nelle poche specie da lui analizzate, la singolare relazione , che ha questa circostanza coi risultati delle analisi medesime , e che perciò merita d' essere par- ticolarmente osservata . 6. La sesta colonna del quadro di questi risultati aaalilici esprime la quantità di gas ossigeno, o termossi- gene , o di un' altro gas qualunque eccetto 1' azoto o septone, contenuto in 100. parti dell'aria d^Ua vescica /jatatoria di ciascun pesce . Bi Fisica , Chimica ec. 'jG'.-» ■y. Le aliitntlim, o costumi , ovvero /.come dicesi co- Tiuniemente r istinto del j>esce può somministrar molti lu- mi e sugli usi della vescica, e sul modo con cui l'aria vi è introdotta : e ciò tanto più ponendosi mente alle diverse qualità dei gas componenti ii miscuglio in essa contenuto. Ho perciò giudicato bene il consacrarvi 1' ultima colonna . E perchè tropj:)0 lungo sarebbe , e fuor di proposito il di- pingere i costumi delle diverse specie ; così in essa mi limito ad indicare il tempo delia loro propagaziojie o J^rega ^ Y ordinario lor cibo, X ordinaria profondità^ in cui dimorano, e la qualità dei fondi o banchi in cui s'ascondono. ijuantuhque i pesci , se pocbissime specie se ne ec- ceituano , vivano nelle diverse epoche deli anno , e tal- volta in uno stesso giorno a diverse profondità ; siccome tutti gli abili pescatori il conoscono per pratica, faceudo particolare studio di ciò, da cui dipende il lor maggiore interesse , giacché pescando essi or sui fondo , or' a mezz' acqua , ed ora quasi a gala nei diversi tempi dell' anno , o del giorno, piìi abbondante ne è la pescaggione : ad ogni modo ciascuna specie di pesci vive d' ordinario ad una data profondità ; cessando cioè quelle cagioni passag- giere , che gli obbligano a variale o per alcun tempo o anche per pochi istanti : ed ubbidendo invece alla loro particolare natura, ed ai loro ordiuarj bisogni . La profon- dità adunque in cui certe specie dimorano piìi comune- mente è quella , che intendo di far osservare , usando l'espressione d' ordinaria prqfo/zdità . Nessuno ignora p. e. che le Anguille, e molte specie degl'Apodi vivono ordina- riamente sul fondo : non pertanto in alcuni tempi , e per particolari c.-igioni salgono poco meno che a gala. Siccome e altresì vero , che alcune altre specie , come sono quelle di una più dilicata organizzazione , di uno sviluppo meno pronto , e di una vita breve , non abitano neppur •ordina- riamente ad una data profondità , ma ad altezze invece coiitinuameate variabili - operando sopra di esse u)i ^lag- 366 Giornale gioì- numero di cause , le quali iiiUuiscono a farle cambiar quasi sempre profondità nel fluido , che popolano . Le cagioni per le quali varia la profondità , in cui ritrovansi le diverse specie di questo muto armento , altre sono peiindiche , e relative perciò alle diverse epoche , o stagioni deir anno , come sono quelle da cui dipendono le emigrajsioni di alcune famiglie di pesci : ed altre sono ac- cidentali, e del tutto variabili; queste son quelle, che ren- dono per lo più del pari variabile per le specie poc'anzi indicate la profondità in cui vivono . Le prime parmi si possano ridurre alla generazione , che per le diverse specie ha luogo in diverse , e determi- uale stagioni , e por la quale i pesci abbisognano di fondi particolari , e perciò di diverse altezze , non tanta per la frega , quanto per deporre le ova : al bisogno di procac- ciarsi un confacente nutrimento , che per molle specie t diverso nei diversi tempi, e che non ritrovasi sempre alla stessa profondità: ed alla diversità sensibile di temperatiir» del lluido alle diverse altezze nei varj mesi dall' anno . La ten)peratura neglalti fondi elei nnri , e dei laghi ^ ossia delle acque a grandi profondità può dirsi costante^ essendo le sue variazioni comprese tra pochi gradi , come quella delle caverne, e de' pozzi scavali a io. o più metri sotto terra , l" acqua dei quali essendo in poca quantità in bieve acquista la stessa temperatina che ha il terreno, a quella profondila. Il grado però corrispondente a questa costante temperatura non è ovunqTie lo stesso , ma come quello de' luoghi sotterranei varia al variare non meno del clima Geografico , che Fisico . Cosi la temperatura delle acque del Lario , e del Verbano alla profondità di 800. a loco, metri, da me più volle osservata in diverse stagioni con un termometro costrutto a tal line , e lasciatovi per più di dodici ore, non mai la rinvenni minore di 4- ( T. C. ) , nò maggiore di 6." : mentre il leraiometro ccu- Ri Fisica , CBy.iiCA tc. rld- tigrado esposto ailaria, « ali' ornerà all'altezza di un i,ielro so]ìia terra segnava in quelle diverse osservazioni d^', gradj di temperatura conapresi Ira — 2.°, e ■+■ 3o.° : e «quello jiosto un metro isott' acqua 1* temperatuie J«%fgi„Vr rit 17." -- . Queste mie os$ervazÌGDÌ combinano esattamente con quelle state fatte dill' illustre P. Volta si,il Lario , che si coiiipiacqne di comunicarmi. La temperatura per r con- trario delle acque nel mare di Genova, alla sleSiSa profondità da me parimenti csperimentatà j fa mai riti'ovata minore d.i II." — , né maggiore di 12.° ■• , come il celebre 5aus- SU1 '' sveva osservato . ; Il ni issimo di densità dell' acqua è a Un dipresso a 4." gl'ili' : e la propagazione del calorico nella medesima pel moto idrostatico, eccitato nelle sue colonne per la di- versa temperatura, è molto piìi pronta ed efticace.che per transmissiune da molecola a molecola. Per questi principi a tutti noti , e che modificano quelle cagioni , in virtù delle qunli la temperatura de luoghi sotterranei nbn solo è co-r stante, ma è altresi a ini dipresso la media del clima, dove ritrovansi , la temperatura delle acque raccolte in anolta copia, a grandi profondità, e massime in que'luoghi dove nnnovansi continunmente , come nei Laghi, ne' quali le acque che hanno origine dalla fusione dei ghiacci alpiia^i subentrano a quelle, che si scaricano su loro emissari, « sempre alquanto inferiore a quella de' luoghi sotterranei se questa è più di 6° ; superiore invece , se la temperatur* sotterra è inferiore del 4-" grado: ordinariq linài te della tensione calorifica, delle acque profonde. , , La temperatura perciò delle acque perse a profondità successivamente maggiori diventa nelf Inverno del pari successivamente maggiore , e minore ritrovasi per contrario iieir Estate . Né mei ita fede ciò che alcuni Viaggiatori han- no con troppa facilità riferito , che la t^-mperatura cioè 368 Giornale delle acque dei mari in ogni tempo ritrovisi minore quanto più cresce k profondità _, in cui si osserva . Que' pesci pertanto , che amano una teiuperatura non molto elevata ed uniforme dimorano d" ordinario a grandi profondità: quelli che abbisognano di un ambiente più dol- ce , nel verno discendono a maggior profondità , e nel- }' estate ascendono a minore altezza , e t;ilora espongonsi a gala ai raggi diretti del sole : e quelli finalmente , che vivono meglio in acque fredde calano più al fondo nellesta- te, ed ascendono invece nelf inverno . La diversità pertanto di temperatui'a nelle diverse altezze delle acque , in cui dimorano , nelle diverse stagioni , non meno che la gene- razione, ed il nutrimento, obbliga i pesci a variare con eerto- dato periodo l'ordinaria profondità, in cui a norma degl' altri loro bisogni , ed abitudini si ritrovano ; come al- lor quando la temperatura del lluido che abitano può dirsi anche a diverse altezze quasi uniforme . Alle indicate principali cagioni, passaggiere e nello stesso tempo periodiche che fanno variare profondità ai pesci , si debbono aggiungere alcune altre del tutto varia- bili , e che producono de' momentanei caoginmenti di pro- fondità , che ponno aver luogo più volte anclie nello stesso giorno , ed il di cui effetto non è così generale , come «juello delle prime , ma particolare ad alcune famiglie , le quali perciò abitano a profondità di continuo variabili , Tali sono il cibo , che forma lordinario alimento d'a»'- eune specie , e che non ritrovasi talora che di giorno, ed a gala : talora per contrario di notte , e sul fondo , o lungo le rire . L'azione della luce del sole troppo viva obbliga molti pesci a nascondersi , mentre da molli altri è deside- rata . Le correnti che si ritrovano a diverse altezze ed in diverse direzioni : i venti che alciuie volte sommovono le acque a grandi profondità: i Hiuni , ed i torrenti che le intorbidano: le meteore infine, che non ninno dell alternare del- giorno e della noi^ rendendo sensibibnonle variabila la DI Fisica , Chcmica ec. 36q la temperatura dell'atmosfera, fanno variare del pari quella de'_ strati superiori del fluido, in cui vivono i pesci, sou tutte cagioni che li condannano ad emigrar da un luogo ad un altro, e perciò anche da ima profondità ad un'altra. Farò haalmente osservare a questo proposito, che 1 ordinaria profondità non può limitarsi a pochi strati , ma e piuttosto relativa all' altezza totale del luogo , dove ritro- yausi questi animali. Egli è perciò che sono obbhgato ad indicarla con espressioni vaghe di grande, mediocre, e piccwla: cosi in un fondo di looo i^ietri riguardo per pic- cola quella profondità che non è maggiore di io. , medio- cre quella che non lo è di 5o. , grande finalmente queUa che oltrepassa quest'ultima misura: le cognizioni pratiche dei pescatori più che altro mi furono in ciò di guida. T 2. fem. Barboat | 3. mascb.(g Istinto, o prirvtipalì abita- diai del pese* . Dimora a mediicre profon- diti tra le sabbii e i «i«si : uaDgia piccoli pesci , • Ter ui , e frega ìh primaTtr* . Abita a molta profondi'à fon ii sassosi ed algosi : mangia pasci, voroii , e vegetabili: Irega in primavera , Dimora a uiolta profonditi, ■ Ji pietrosi; uiaagia etc : urne r aaif cedente \t)ita a po»i . uaDgia tuclài , vulve , ad lire piante maciao t trega iix riinavera- >ntiicra mofto profóndorEOsn- i« viiriur, ed lusciti, massime «OSI htriui: frena iu primavera .finora a gì a ade profondili , ..ng;averuii«priacipal mente crostacei: e frega in priiuavara Coma l'antecedente. Come gl'antecedeatt Spari. Ama un fondo limaccioso • iQolto profondo: mangia ver- mi , e pariicoliirmeBie le se- pie ; frega in Giugno. Dimora tr» I» «at)b>e * i satà a r»t- dioere p otonJilà: .ci vini» parò »* 'pioloona inagginrinenle: inanRi» p«<,<:i , ova di pe.ci , e vtrmi : l«g in l'nmavsra ed Auluiioo . DI Fisica , Chimica kc. 373 Pesci d' acqua salata . Or,l. Iti Toracici Cea. Spec. Sparus 1 . spnrulus Spairipo tarlino 2 Spmrul Muratut l, 6paio dorato o Orala 2 Sefso Ceca. tem. uiascli( Sparm beops i . I Boga . a. inasch.(i Sparus salpa Sarpa o salpa masch (i) Sparus oblada e ' letta. Occhiselo . ! Sparus- eanthmrus 'uìasch. Ctii.heno o Lu-j ter.ia da sco«rìio Ord. IV. Addoiuinali } Geo i>pec. Mufiì Clfhtlu. \Spììyraena spet Lazzaro o Lau ciò di mar* £50,» ident Acushia . aasch. jicipenser S'tUf 10 Storione 1. luascb. 109. 157. 162 906. molti ^3350 iiooaS Mese n cui fo pescato Lu|lio Agosto Agosto Agosto Luglio Agosto Agosto Agosto Agosto Agoito Agosto Settemb Agosto Maggio Giugno Sotteiab. fondTlàf Q""'"'* ^' gas ossij , .acido o OS pesco carb. Il Isnulo in 100 dell'i della Te!>cica li 1Ò9. 3o. 0,17. ossig. 0,9. ossig. o, ti. ossig. 0,14. ossig. 0,1 4 ossig. 0,17. 0S»lg. o.tg, ossig. 3 0,1 3. ossig. 8. 0,07 ossig. 0,09. ossig. 0,11. «issig. 0,5 1. ossig. o,4o. ojsig. 0,08. ossfg, 0,09. ossig. 0,1 1. ostie. Istinto , o principali abitu- dini del pesve . Come l'antecedente. Dimora ordinariamente a me- diocre prolonditi tra i sassi : augia piccoli pesci ed inset- ti : tiega in primavera . Abita a mediocre profondili tiale sabbie: nell'inverno però si prolonda maggiormente : mangia vermi, ed insetti: iieg! in estate . D.jiora a piccola profendità ira il Idogo, e l'erba: ama ii vegetabili, e massimale zuc^ lie ; trega in autunno . ! Dniiora a piccola profondila: mangia vermi ed iasetti. frega in primavera . | Oimcra in fosdo limaccioso,' ma poco proibndo : si ciba,' etc. come gì' altri Spari . g Dimora a piccole profondità air imboccaiare dei fiuaaì : . mangia vermi , e vegetabili:: frf ga in primavera atvanzata .' Dimora a grande profondità : à vorace , e mangia pesci : it»- Diiuora tra il fango e i sassi a più clic mediocre profondità mangia pesci e vermi: frega in primavera . Dimora a molta profonditi nel fango,in viciaanza deican- ncii ed all'imboccalnra dei lìu mi, cbe rimonta fregando nel principio di primavera:mangia vermi, rettili, e peaei piccoU tsuzia s^okirssam 374 Giornale Pesci d acqua dolce . Old 1. Apodi Gen. Spec. V. Anguilla . Ord. II. lugoUri Cen. Spec. Gadus Iota Botnsio o 4- Bottatrice - 5. Sesso masch lem. fem. masch mascli (k) fem. (k) fem. fem. Ord. III. Toracici Geo. Spec. Peso Pro Mese espresso . . /. mcuisi «- in rni In ^ I pesco pescato metri gramme 4i8. Giugno i6o4- iLuglio iii3. Agosto 568. Agosto io6i. 987- 870. io4'i. Settemb. Seitemb Ottobre Novcmb. 1. fet 2. fem. (i) Perca ^u- 3_ vialilis Pesce per- 4- sico 5. 6. masc. (m) fem. (d) masc. (n) "]■ masck. Ord. IV. Addominali Gen. Spec. I Esox lucius Laccio . I. mascIi. fem. masch. r„„J.,i.' Quanta.', di gas ossig. aciifo o ossi-earb eoo tenuto in 100 d«ll'aria della v«si:ica . 18 iO 40 49 88 88 170 204 iS-j. Maggio i4'2. LuH^'° i molti Arrosto ! 346- Agosto 298. Ottobre 208. Ottobre 1 6yi. Dicembr. 24 24. 3o. o,o5. ossig. Sila sen- . ossig ) , , j < sibila d o,o5 ossig./S"* ^' ' carbon 0,09 ossig. 0,07. ossig. 0,09. ossig. 0,000. 0,10. essu 0,08. ossig. Istinto o principali abitu- dini del pesce Dimora d' ordiasrie a gran- .; i proIsBdltà , ma nel fan-'. !;o , e tra i sassi : é vorece ,^i mangia pesci, vermi, e sa- ^, aidume: frega sul fondo inj Febbrajo • 3Iarzo. a Abita comnnemente negli icogli a medicee profoR Illa: ama 1' accjiie limpi ie piccol aangia pesci, vermi, in quantit. ^s"' 1 « particolormenie » di gas gfanc'ii : frega in Aprile ac. car bonico 2870. Maggio 4720. Settemb Settemb a8. 0,04. D«sig Oj008 ac do carbonico 0,07. OSiig. 0,08. ossig. "T-» ii-firrrwi>B- \mai rmtmi ii Dimcra a mediocre profonditi tra il f»ng», l'erba, ed i •«•»i: i ciba voraruoicnie di pesci, ed .nche della .sua ip»cie, diretti- li , di topi, di rane, di uceelli d' acgiia ; fraga in Aprii» • «aggi» DI Fisica , Chimica, ec. 375 • Pesci d' acqua dolce Old. IV Addoaiìnali Gen. Spec. Salmo farlo i Troln comune Salmo lliyinallus Terao'o Cjprmus Capeto 2. Cavez/.a[e o I Cavedano 3. - 4- Cyprinus i. pho:cinus Vairone 2. Cyprinus 1. brama (Scardola 2. y Cvprinus i. i-'Sirigio 2. Cyprinus albor , Àrbo 3. mohi 98. 106. I IO. 100. molli molti i24 120. Mese !' in cui fu. pescato Luglio Scttemb. Alaggio Giugno Luglio Luglio Agosto Settemb Ottobre iVoveinb. Oicetnb. 'fom",là' Quintili di gas ossig. incuisi ". ferinossig. e di gas g^, aciao oossi-carb con •^ j^ tenuto in 100 dell'aria della vescica . metri ■0,02. ossig. o,o5. ossig. e pochi millesimi di gas acido carbonico 20. .o,o4- ossig. «0. ,o,o5. ossifir. 1 6. jO,o4. ossig. 6. 0,08. ossig. 8. ^0,09. ossig. 10. |0,o8. ossig. 20. :o,o8. ossig. 3o. o,ii' ossig. 4»- 0,10. ossig. Istinto , o principali abitu- dini del pesce . Abita tra i sassi, e le ra dici delle piante , e il fango ma a mediocre profondità,' si pasce come il B^rbo , e la Tinca , e frega in Giugno Dimora a tnedioére prò fondita sui fondi srenosi nel- le acque chiare : mangia in-i setti, larve, verrai, ed erbe: frega in Giugno . f (*) L AgoRe è nn-a delle specie della numerosa famiglia dei Ciprini, che ritrovasi con facilità nei nostri Laghi, e specialmente nel Lario, di cui quasi potnlibe dirsi esclifsiva . •L' agone difatti è la specie non solo li più abbondante, o piuttosto in istraordinaria quantità moliiplicata in quelle acque, ma è dotata altresì di nn sapore particolare, e più «liliralo : per cui gli Agoni del Verbano , e del Lago di Lugano ti riguardano quasi lina varieià di- essa, siccome la loro grossezza molto maggiore, alla quale arrivano anche in breve tempo,. 1 •ed il colore delle loro scaglie più bruno sciubra, che io dimostri. TVon solo gì' litliani, ina ■i Viaggiatori oltremontaiii parlano più volt? di questo pesce , che con tanto gusto è torti imbandito , allorché scorrono le ai;iene sponde del Lago di Como . Nessuna pciò delfjk des'jrzioni date alle molte specie dei Ciprini d'acqua dolce anche dai pù nioJerni Icliolo^ cont'ene i caratteri di quella del nostro Agone, non esclusa quella dt-1 Cvprinus nliurniif -Lin, iVon fu adunque per amore inopportuno di novi'à , che ho dts inta qutsia specie dalta -molte altrimenti denominate: né la denominatone assegnatavi sarà riprovevole, per eia cha fi é detto . "L'Agoa«o Ciprino del Lario ha 17. reste o raggi all'aletta dorsale, 16 alle pettorali* alle teatrali 9 , all'anale 20.: il capo e la coda comjiresse : U rajs;elb inferiore alluugata-; l'iride tinta di aero nella parte superiore; la Imea laterile ins;oi.b,linei)ie curva lu basso dalla pirte della coda biforcuta: il dor^o olivastro, ed alcune micchie nere distinte poco al di sopra, e luogo la linea laterale: le scaglie brillanti, ed opalizzanti, che si staccano facllmeaie Fregi alle rive nel mese di Giugno, deponendo sull'arena, e su"e ghi>.je una grandissima qainiilà d'uova: la sua lunghezza é ordinari aiu^ntii 1' 20 ceatìmetri , né oltre» passa i 32.; ed il suo peso non arriva che di rado, com ; mil V'cbino. o nel Ljgo di Lu- gano a 1. kilograutiaa^ muore app«aa fuori dell'acqua, ed aachu poco dopo che tncaffA nelle rwi . ^sarà eontiiutata). Di Fisica j Chdiic.v ec' 3y; NOTIZIE LETTERARIE LIBRI DUOVI. Memoria suìls Bussola Orienfale ietta aW Università dì Pavia da Giuseppe Hager CProy. di Lingue Orientali J . Pafia dalla Tipografia Balzani 1809 in 4- fig- lisi presente Memoria uscita orora dalla penna del Sig. Hager , già vantaggiosamente conosciuto alla Repubblica lette- raria per diverse altre eccelienli Opere di Letteratura Orien- tale, richiama l'attenzione de' Matematici e in generale degli Eruditi. In poche parole ma con vasta erudizione dimostra il nostro A. quasi ad evidenza che la bussola è d' invenzione Orientale , ed in ispece de' Cinesi . La solidità de' suoi argo- menti sono tali che portiamo opinione che sarà ben malage- vole impresa il volerne quind' i.iaanci attribuire il vanto di" questa scoperta sia agli Amalfitani o a qualche altra nazione, fuorché ai Cinesi . I^uova Farmacopea ad uso dell Ospedale Civico di Milano' ed annesso Luogo Pio di S. Corona . Milano nella Tipografia Pulini i8oQ. Quando il cel. Dott. Lewis pubblicò nel 1753. una nuova edizione della Farmacopea d' Edimburgo non solo commentò la Farmacopea di Londra, ma riformò pur anche in molte parti la chimica farmaceutica combattendo con giudiziose critiche e i metodi erronei che si praticavano nelle prepara- zioni medicinali, e le opinioni assurde delle quali ribocca- vano i ricettar] medici di que' tempi . Da quell' epoca a que- sta parte , le numerose scoperte chimico- mediche che mano mano si sono succedute , i migliorameati che si sono fatti nella pratica dell' arte hanno necessariamente portato altri utili cambiameali nella compilazioue delle Farmacopee che si sono successivamente eseguite in diverse parti d' Europa . In molte Metropoli si sono pubblicate eccellenti opere di questo genere, le qu^li servirono principalmente ad uso de loro grjaii Ospedali. Tali sono le Farmacopee di EJinbor- gp , di Londra, di Dublino, di Parigi, di Pietroifurgo , di' 378 GlORKVLE Buliuo , di Vienna, di Genova, di Fireuze ec. ec. S'fl'atte oper« furono eseguite con grande accuratezza da esperti Me- dico - chimici , e alcune di esse , massime le più nioderae godono tuttora della più grande , e giusta estimazione . E' us>:ita poco fa anche in Milano una Nuova Farmacopea ad uso del più ragguardevole e ricco Ospedale d'Italia esisten- te iu quella Meiropoli ■ Portavamo opinione che quesl' opera do'T'esse gareggiare coUe Farmacopee più accreditate ; spera- vamo alm«:jO che essa comprendesse i più scelti medicamen- ti , le preparazioni medico- farmaceutiche più attive, esegui- te co' metodi più esatti , e conformi alle odierne dottrine . Ma fummo oltremodo sorpresi nel trovare che essa è ben lungi di potere corrispondere nella più piccola parte alia aspettazione de'Medici e d«*gli Speziali delle moderne Scuole. Incomincia la Nuova Farmacopea coW Elenco de' medica- menti semplici vegetabili, animali, e minerali, che si trove- ranno nella Farmacia del grande Ospedale . Tutti questi me-' dicamenti si riducono a 146 E quindi vediamo ommesso un gran numero di farmaci assai usitati , utili , e diremo an- che indispensabili iu un buono stabilimento di questo ge- nere . Si avrà della pena a credere come nella grande Far- macia dell' Ospedale di Milano , ove si supporrebbe più che altrove variata la suppellettile medico -farmaceutica non si trovino compresi V acetosa , l' aceto distillato, V artemisia volgare , /' assenza , V assa fetida , i ialsami più accreditati, il burro di caccao , il borace , la calaguala , il calamo aroma- tico , il campeggio , la corteccia di cinamomo , la canella bian- ca, il castoro, molti semi aromatici , il cardo santo, la ca- scarilla, la palpa di cassia, il catecù, la gomma chino, le cipolle , la cochìearia , la radice di colombo , // costo arabico , l'esca comune , le fave di S Ignazio, il felandrio acquatico, il galbano , la gomma ammoniaca , li gomma arabica, il gunjaco , la jacea , V ippocastano , il jusquiamo , il lauro ce- raso , fa noce moscata , la maggiorana , le mandorle dolci ed amare, la manna, il mastice, il mezereon . il muschio, l' o- poponace, il papavero bianco e i suoi semi, l'olio d' olifa, il pre- semelo , le Joglie di pesco , la piantaggine , la corteccia di pomo granato, l hgno e la corteccia di quassia, le foglie , i semi e soprattut'o V olio di ricino, il risa, il rhus radicaus, il sagù, la corteccia di salcio, la salsapariglia , il legna di :aisoj'russo , il seme santo , le foghe di senna , la serpentaria DI Fisica , Ghimic.v ec. 379 i>'irgì?iiana , la sìrnaruba, i semi della stafisagrìa, lo stramonio, la nicoziana , lo tpermacefi, la sviigna semplice e prtparata, la polpa di tamarindo , il succino., il the, la vaniglia , lo zucchero ec. Mancante oltremodo ravvisiamo pur anche il Formulario faimaceiitico della nuova Farmacopea Milanese che comprea- tle le preparazioni chimico - mediche , e che lungo e nojoso sarebbe qui accennare . Faremo intanto osiervare che quelle poche che si sono comprese sono state scritte non direm colle moflerne nomenclature , ma colla più vecchia nomen- clatura farmaceutica e ancor questa in più luoghi sbagliata . Cosi a cagion d'esempio si confonde il boccone {bolus) colla massa pillolare ( p 29 ) la quale può essere di vario peso per fare un numero infinito di pillole, o di bocconi; il cremore di tartaro solubile col tartaro solubile v. s ( p. 26 ) il zolJ~o prep'arato d' antimonio col zolfo dorato d antimonio v s. ( ivi ) ; 1' unguento citrino ( che è una preparazione reercuriale molto usata e quivi pure omraessa ) con un cerato ; l' un- guento digestivo con un miscuglio di trementina e grascia di bue e di majale ; il carbone del faggio polverizzato che non differisce dal carbone ordinario è distinto collo specioso no- xne di etiope vegetabile sov.rino ( p. 35 ) Si trova in questa nuova farmacopea introdotta, per azzardo, un nome chimico moderno, cioè l'ossido di ferro ru55o (ipertermossido di ferro) e qu-isti è stato tosto confuso col colcotar (p 36 ) il quale com' è noto è un ossisol/'ato di ferro eoa eccesso d' ìperter- mosnido di ferro , e quindi erroneamente ivi si propone il colcotar per ottenere i fioj-i di sai ammoniaco marziali. Le combinazioni mellite si chiamano sciropi e quindi gli sciropi tutti sono fatti col mele (!) , essendo soppresso lo zuccaro da quello stabilimento ec. Chiamasi solubile del Moscati un ter- mossido nero di mercurio ( perfettamente insolubile nell* acqua ) . Per dare poi un idea del modo inesatto tenuto nelle preparazioni di questa Nuova Farmacopea , e la cieca scielta delle medesime ne citeremo alcune. Acqua stittica vulneraria . Ecco come la si compone : Sale marino onc 18 Cremore di tartaro onc. 12. ahimè dirocca cnc. 18 aloe epìtico onc 4 aceto lib. ix. Sì stilli per istoria di vetro a secchezza e si feltri lo stillato ■ Non è egli un pec- cato in farmacia imperdonabile il distillare de' sali fissi coli' aceto perche l'aceto distillato abbia poi la sispposta yirtù de" iali? 38o GlORNAU: Mcls preparalo . Si prende di mele despumato s VA q. v. Essendo ancora caldo s' immerqti in esso per cinque o sei volte una larga lama dì ferro arroventato rimescolando tutta la massa, alla quale poi per ciascuna libbra si unirà mezz' oncia di spirito di vino . Dunque il miele preparato della Nuova Farmacopea Milanese sarà un miscuglio di miele , di miele abbraccialo^ e d'alcoole!! Air elissire slomatico composto di amiri , aromalici e vino si aggiunge il sai alcali del tartaro ossia potassa del commercio , la quale per se stessa essendo anlieccitante , o debilitante, castra in singoiar maniera la virtù eccitante deli' elissire, e quindi di elissire non avrà che il nome . L'inesattezza dell'edizione è poi tale che si arriva a far distillare a due terzi una storta vuota di materiali par otte- nere r olio di terebinto ( p. \i) ■ Questa Nuova Farmacopea si potrà, dunque, collocare, senza esagerazione, tra i monumenti informi della più ranci- da polifarmacìa . Dobbiam dire che non sappiamo compren- dere come siasi essa pubblicata ad uso di uno stabilimento co»i ragguardevole com' ò 1' Ospedale Civico di Milano ove v' hanno Medici pratici di grandissima riputazione , e in una Città ove non mancano abili Farmacisti . Tableau comparati/' des résultats de la crislallographie et de V analise chimique , relativement à la classification des mi- nor a ux , par M. P ^bié Hauy . Paris i. voi. in 8. prezzo 5. fr. 5o. e. Neues Journal filr die EotaniJc . Giornale nuovo di Bota- nica pubblicato dal Sig. Prof. Schrader 5. parte . Erfurt 1809. Quasta parte contiene diversi articoli interessanti i Cultori della Botanica. Le memorie originali sono le seguenti, i. Nova piantar, genera e classe lichenum , Algarum , Jungorum. ^uetora H. F. Link . 2. Osservazioni botaniche sopra un Viag- gio nella Francia meridionale del Sig Doti. Rohde . 5. Sopra i vasi dtlle piante ; del Sig Prof Link . Seguouo le miscel- lanee , e le DOtiz^ie letterarie . Index botanicus shstens omnes fungor. specìct in D C. H^ Tersoonii Synopsi merhodico funger enumeratas una cum vti~ rietatibus et fynonymis con/ectus a D. G. H L. (iotliuga i3o8. ■.vi y\ r. r K aHO Wall •-)'mifFr> il» itC9rr:oI3 . .1.-1 LIBRI CHE SI TROVANO VENDIBILI IN PAVIA Elementi di Chimica appog^ati alle più recenti scoperte per sen'ire di Corso di Chimica Generale nella R. LbnWrsità di Pm'ia ; di L. Brugo atelli M. D. Prof, di Chim. Generale ec. Tomi 4. ad uso delle Uni\>ersità del Kesmo d" Italia Faina i8o3. Prezzo Un i3. 82. ItrJ. Farmacopea Generale /id uso degli Speziali e de Medici mo- derni, ossia Dizionario delle preparazioni Farmaceuti- co-Mediche semplici e composte più usitate ai nostri tempi, e conformi alle muwe teorie Chimico-Mediche di L. V. Brugnatelli Prof ec. Pavia 1807. un i'olume in 8. grande fg. Prezzo li*-, 8. 6. Istituzioni di Botanica pratica applicahili alla Medicina alla Fisiologia , all' economia ed alle Arf^i ; di £>. Nocca Prof, di .Botanica nella R. Unii^ersità di Pai>ia. Pai'ia 1808. Tr,fn. 3. iruida allo studio della Anatomia Umana per servire di indice alle J^ezloni di S. Fattori Prof lìella Vniversità di Pavia . Tom. I. 1807. [il ^. tomo sotto al torchio).. Lezioni di Cjj^ijf^if.^^ Farmaceutica di i^. Marabelli Pro/." "^'l ^ nirersità di Pavia ad uso delle R. Università del .\i^egno. Tom. 2. Pavia 1808. Corso i\i Matematica sublime del Cav, V. Brtinacci deW J nstit. Naz , Pnf di Matem. sublim. neW Università di Pavia . FJrenze 1804. tom. 4- -^ cementi di Algebra e Geometria ricavati dai migliori Scrit- tori di MafeMiatìca per opera del Cav. Brunacci Prof, in Pavia- ad uso delle R. Unii^ersità del Regno d Ita- lia . Milano i8o3. Elementi di Fisiologia, e Notnmia comparativa di G. .Tacopi P. P. della R. Università di Pavia ; ad uso delle R. Università nel Regno d Italia tom. 2. [il terzo sotto al torchio ) Milano 1808. Annodi di Chunica e Ston Nat. di L. V. TJrugnalelli Prof ec. Tom. 22. Ì7i 8. fìg. Pavia [opera finita nel i8o5.J dal io in. 4- al 22. lir. 3. q. al volume.^ GIORNALE DI FISICA , CHIMICA E STORIA NATURALE DEL REGNO D' ITALIA a 5. BIMESTRE DEL 1809. I INDICE. ' ontinuazione delia Memoria suW anaìisi dell' aria contenuta nella vescica natatoria de' Pesci , del Sig. P. ConGgliachi . Pag. 38 1 Descrizione dell' apparecchio col quale si è ripetuta nel Laboratorio del R. Institiito di Londra V esperienza francese sulla decomposizione della potassa . 4^0 Estratto di una lettera del Sig. G. Cerioli Prof, di Chi- mica ìlei Liceo di Cremona sopra la pietra rossa usata dai Pittori . !^\-\ Esame dell' ebollizione de' liquidi diretto a verificarne alcuni errori invalsi:, con alcuni schiarimenti sulla teoria dei vapori del Sig. Can. Bellani , l^x?^ Risposta del Sig. Prof. G. Carradori alle osservazioni del Sig. Prof. G. Ramati j^//e sopra le di lui ob- biezioni al siste/na di Lavoisier. 44^ Continuazione delle ricerche elettro - chimiche sopra la decomposizioìie delle terre ec. ; del Sig. H. Davy . 44^ Estratto di una lettera del Sig. Can. A. Bellani sopra il catàlogo delle pietre cadute . 4^ ^ NOTIZIE LETTERARIE . Osservazioni e scoperte . Magnesia trovata nelle ossa umane . l\Qiò Analisi del tabacco . 4^4 Miscellanee . ivi .Libri nuovi . 4^3. Condizioni delT Associazione . In Pavia all' anno, lir. 12. 28. ital. In Milano e ne' Dipartimenti dei Regno lir. i3. 8a. Fianco per la posta iii tutto il Regno lir. 18. 4"- ÌKt. [«QUINTO BIMESTRE 1809 f] COINTINUAZIONE Della Memoria suU analisi dell' aria contenuta nella: vescica natatoria dei Pesci. del Sig. P. COKFIGLIAGHI . VI D ai molti risultati analitici or esposti , e comparali fra «li loro panni che emanino alcune generali conseguenze utili al proposto oggetto : le principali sono le seguenti . I. L'aria contenuta nella vescica natatoria dei pesci è un miscuglio di diversi gas : più comunemente dei soli gas azoto o settono , e gas ossigene , o termossigene in diffe- rentissime proporzioni : e talora di <:[uesti gas con una pic- cola quantità di gas acido , o osssi-carbonico . Fra le tante analisi instiluite appena una , o due , del cui risultato pur non posso dubitare , non mi fornirono quantità sensibili di gas ossigene , o termossigene ; e quello che a questo pro- posito merita maggior attenzione si è ^ che ciò avvenne analizando l'aria di alcuni pesci , come del Nasello o Asci- lo , nei quali altre analisi fecero invece conoscere una quantità di detto gas , molto xnaggiore di quella contenuta nell'aria atmosferica, o nell'aria assorbita dall' acqua a grandissima profondità . In poche analisi poi ho ritrovato del gas acido , o ossi-carbonico in quantità sensibile ed ia molte non ne ho ritrovato punto . Per scuoprire il gas. acido , o ossi-carbonico mi so a servito il più delle volle Tojn. 2. 5$ 38 2 Giornale- del melodo eli far passare attraverso l' acqua di calce una porzione dell;aila del natatorio, che voleva sottoporre ali" analisi, quando la vescica ne conteneva in suflìciente quan- tità e per esperi meniare coi, Gasscopj , e per far questo tentativo . Che se la quantità di detta aria era piccola , la faceva passare egualmente per l' acqua di calce prima di introdurla negl' indicati istronlenti . Alcune volte però ebbi il comodo di usare un piccolo apparato pneuniatochimico a mercurio : questo mi ha fornito il mezzo di determinar talvolta la precisa quantità di gas acido o ossi-carbonico contenuta in quel sacco aereo . 2. La maggior parte , per non dir presso che tutte le riportate analisi furono eseguite col Gasscopio di Volta: nondimeno non potei mai scuoprire in (juel miscuglio di gas una quantità sensibile di gas idrogene , o llogogene . 3. In generale il gas azoto^ o settono è il gas pre- dominante: la quantità di gas ossigene, o termossigene che forma parte dellaria della vescica dei pesci d'ordinario non arriva a 0,21 parti. Anzi in molti non essendovi che nella proporzione di 0^01. o di 0,02. , se non si usa tutta la cautela possibile nelf operare , sembra che il gas della ve- scica sia un solo identico, cioè puro gas azoto, o settono. 4. La proporzione , con cui i detti gas ritrovansi me- scolati nel natatorio dei pesci non è mai la stessa : varia il più delle volle sensibilmente non solo in quelli di diversa specie , e raccolti in pari circostanze, massime di tempo, e di luogo: ma varia ben anche, il che è più mirabile, in pesci della slessa specie , e raccolti in una sola pescata : come faciiinenle può osservarsi nell'analisi riferite dell aria dèi j\'aselli , delle diverse specie degli Spari, dei Labri, dei Ciprini , delle Perche ec. 5. Varia talora la qualità, non rinvenendosi in tutti come già dissi , ed anche negl" individui della stessa specie del gas acido o ossi-carbonico nella più piccola quantità : 386 Giornale e nel Gado Botrisio particolarmente la rinvenni alrnne volte di molti millesimi. Fu anzi nell' analizzar l'aria di questo pesce che conobbi maggiormente doversi porre attenzione in queste ricerche, onde scuoprire, e determinare la quan- tità di gas acido, carbonico , che può contenersi nell' aria del natatorio dei pesci . 12. Confrontando i ri.sultati delle analisi fatte sui pesci d' acqua salata con quelli d' acqua dolce risulta in generale maggiore la quantità di gas ossigene contenuta nel natalo- rio dei primi che in quello dei secondi: anzi in questi non oltrepassa la proporzione di 0,2 1 , seb])en pescati a molta profondità, o viventi d'ordinario in acque molto profonde . i3. Un'osservazione, che qui merita d'essere riferit» come fruito delle fatte analisi accompagnate d'anatomiche ricerche , si è che l'aria del natatorio di que'pesci , ne'quali la vescica è più riccamente vestita , e proveduta di que corpi rossi fatti a frangie o racemi, come vasi sanguigni ed aerei, contiene, poste però tulle le altre cose pari, una maggior quantità di gas ossigene o termossigeue : cos'i neir Umbrino, nella Leccia, e in altri. Il Grongo però, la Bottatrice , le Murene , e gì' altri pesci pocanzi enmnerati costituiscono per le riportate ragioni un'eccezione. 14. Nessuna differenza per contrario notabile ho sco- perta neir aria della vescica dei pesci , ne' quali il condotto pneumatico è patente, ed in quella degl altri, ne'quali non è discernibile, come nel Dorado conmne , nel Mormiro, nella Mustella, ed in altre specie: quando mai il dotto pneumatico, come par verosimile, in questi pesci non scorresse come nascosto tra 1' una e l" altra pagina della Vescica e tra que" vasi sanguigni ora i-icordati . i5. Finalmente nel seguito delle tante analisi fatte mi avvenne d'osservare, che i risultali sono fallaci ogni volta che si ritarda il processo analitico per un iuterv.illo di. tempo seusjjjd* dopo che il pesce è morto , conservando- I DI Fisica , Chimica zc. 38 t ì'aiìa del suo natatorio o iii vasi posti sopra di un apparato pneumatocliimico ad acqua , coni' era facile ii sospettarlo , o nel!' istesso sacco aeieo estratto dal pesce . Molte esperienze di confronto mi mostrarono che la quan- tità di gas ossigene o termossigene in queste circostanze è sempre minore , e maggiore invece diventa quella dal gas acido, o ossi-carbonico nel natatorio. Questa alterazione è maggiore in quei pesci, che passano piìi facilmente alla puìrefjizione , come l' Asello, la Bottatrice, ed in quelli che dalla cute tramandano una sostanza pingue ed oleosa . Dubito che molte analisi fatte sul gas della vescica dei pesci meritino per queste cagioni poca confidenza . E il più delle volte difficile , e dispendioso , il procurarsi una quantità d' aria estratta dal natatorio di ciascun pesce delle diverse specie sufficiente ad analizzarsi in un medesimo tempo, tanto piìi che nelle operazioni preparatorie se ne perdono molte bollole . Si conservano perciò le vesciche, o laria di un giorno per mescolarla a quella de' pesci avuti in un' altra pescaggitme , e quindi i risultati per più ragioni divengono fallaci . Egli è perciò che trattandosi di piccoli pesci, piuttosto che ritardar l'analisi dell'aria del'lor na- tatorio , essendo pescati nel tempo istesso , ho prescelto il metodo di unir l'aria di molli di essi , e quindi far un'ana- lisi cotnplessiva , siccome ho notato nel quadro dei risul- tati relativi. Queste stesse verità le vidi in qualche modo confermate analizzando l'aria di sei pesci ch'erano periti di morte naturale , cioè tre Ciprini dorati , o della China , che conservava ad arte, due Tinche, ed un Cavezzale mantenuti in una peschiera: l'aria in questi pesci conte- neva OjOi. a 0,02. di gas ossigene, ed in uno de due Ci- prini non ne conteneva che o,oo5 : mentre il gas acido carbonico eravi sempre in quantità molto sensibile , che non potei determinare esattamente che nei Ciprini , arri- vando nel primo a 0^007., ^ °^^ secondo a 0^0 j. 388 GioTvN^tE VII. Queste conseguenze , che naturalmente scaturiscono dalle riportate esperienze , ed osservazioni , se non bastano a determinare evidentemente T origine dell'aria contenuta nel natatorio dei pesci ed il modo , con cui in esso vi è introdotta , spargono nondimeno a mio credere non picciol lume intorno a queste ricerche , riducendo ad un minoi" numero le diverse opinioni che a tale oggetto furono poste in campo : quelle , che sono insuflìcienli alla spiegazione de' relativi fenomeni , debbono necessariamente rigettarsi . La Natura piìi volte non è sorpresa ne'suoi nascondigli che per queste vie indirette . Molli avendo osservato , che diverse specie di pesci s' alzano in alcune stagioni , ed in alcune ore del giorno di tratto in tratto a gala delle acque , o vi rimangono ta- lora per tempo sensibile boccheggiando , hanno immaginato che ivi salissero p-ir prendere dall' atmosfera 1' aria della lor vesci-ca , e quindi meccanicamente introdurvela pel con- dotto aperto nelf esofago , o nello stomaco . Tralasciando per ora di far osservare , che questa opinione per se sola non spiegherebbe la variettà contintia che si ritrova nei gas componenti quel miscuglio aereo : e senza ripetere , che il dulto pneumatico non è in tutti i pesci forniti di vescica patente , ed in molti non ancora determinato ; a mostrare quanto essa sia falsa , sebbene presso gli inesperti di simili jCose sia la più comune, basta un facile esperimento . Se si obbliga un pesce a rimanersi sempre sommerso , nondi- meno con egunle facilllà eseguisce i diversi movimenti di elevazione^ e di abJ)assamento , e la sua vescica anche dopo alcunii mesi ritrovasi tesa dal fluido aeriforme, che contiene , allorché si estrae dalle acque . Vi hanno nmlle specie di pesci difaltr che salgono cosi «li rado a gala e quasi per caso, siccome lo attest-ino tutù i pcsciitoii, pfr cui. m FiFiOA , Chimica ec. 38f) cui può dirsi che rimangano semp'e sommersi 5 e non perlanto si movono velocemente dall' rJto -A basso, o vi- ceversa, conlenendosi moli' aria nella lor vescica. Cosi qne' pesci, che pin- salgono piìi spesso a fior d'acqua, quanto tempo non vi rimangono sommersi? N^l Verno per esempio , se non accade il contrario per azzardo , tulli i pesci dimorano sempre sott' acqua a cagione della fredda temperatura degli strati superiori , né si ponno richiamare a galla anche coli' esca da essi la più appetita: siccome nel cuore dell Estate ^ o nel tempo del maggior caldo alcune famiglie dilicate discendono a maggiori profondità, per ricercarvi acque più fresche , mentre alcune altre go- dono d' esporsi ai raggi cocenti del Sole . Finalmente , se i pesci per supposto venissero a galla per far proviggione d' aria pel loro natatorio , la natura sare])be in mand'esta contraddizione riguardo al mezzo cou cui li volle provedere di quel Ikiido, ed il fine a cui esso deve servire: d che e inconcepibile . Difalti A'errebbero a galla per proveder ciò , di cui mostrano non averne punto bisogno ; giacché a galla vi ascendono principalmente in virtù dell'espansione dell' aria contenuta nella vescica , che , a pari circostanze , diventa maggiore al diminuirsi dell' altezza delle acque sovrincombenti in cui nuotano . Poca poi o nessuna pro- viggione d'aria potrebbero farvi i pesci salendo a galla, menile il magazzino destinato a contenerla , per 1" appunto perchè rilrovansi a quella altezza che è la massima , ne è di già ripieno e talvolta traboccante del gas , che vi si è dilatato . Osservando attentamente alcuni pesci , che più spesso degValiri amano di venire, e rimanersi alla super- ficie delle acque, come per esempio i Lucci i Cavedani ed altri, che immobili si stanno a goder i raggi diretti del sole, vidi che molte volte arrivando al pelo superiore dell'acque invece di provedersi d'aria, mandarono fuori delle galloz- zole di essa , avendo di già acquistalo per I' espansione di quella , che prima contenevano, una gravità specifica anche Tom. 2. 62 3r)0 ' ■ G10JÌXA1.E maggiore della necessaria per mantenersi a galla In motlo però, che parie del loro corpo -galleggiante non si riUovL fuori d' acqna ; il (|iial fenomeno potei del pari osservare,, allorché per qualche strepito improvviso , fuggendo essi pron-. tamenle, si sommergevano; diminuendosi il lor volume per la celerità de' movimenti , e per esser forniti di un canale pneumatico patente più per espressione del gas , che per condensazione. A galla adunque salgonvi i pesci o per trovar il cibo pii!i desiderato, o per godere una tempera- tura più confacente alla loro organizzazione , o per esser investiti da maggior luce , o per altri bisogni infine voluti dalla loro Natin-a , e non per provedervi 1 aria della ver scica , onde facilitare i loro movimenti . Diffuse appena la Chimica pneumatica su tutti i rami delle scienze naturali il più vivo lume , che i cultori di esse ne approlìttarono , applicando non meno le di lei scoperte , che i suoi principi alla intelligenza , e spiegazio- ne di molti fatti non abbastanza determinati rapporto alla loro origine, o ai loro risultati. Cos'i alcinii Jcliologi, alla testa de' quali il più valente de' nostri giorni (i), sospetta- rono, che dalla decomposizione delf acqua operata nelle branchie de'pesci non meno questi vi attingessero l/ilimento necessario alla loro respirazione, che f aria da introdursi nflla loro vescica. L'acqua per tal modo somministrava r ossig -ne al sangue , e F idrogene (Hog.) reso libero ed in i lato di gas, invece di dissiparsi, o d'entrare in nuove combinazioni veniva introdotto nel natatorio pel dotto pneu- matico a volontà del pesce, ed a norma de'suoi bisogni. Per quanto verosimile ad essi sembrasse questa opimonc , so- stenuta da molte altre osservazioni , per quel criterio non mai abbastanza encomiato , e che fa distinguere chi ama la verità ed i fatti , da chi va perduto dietro i sistemi (i) V. La-ccpcJe Op. cji. DI Fi-'tcA , CHrmcA. Ec. 391 e le ipotesi , non fu pronunciata , che come una semplice congettura. Difatti, senza ricorrere alle esperienze di Dur verney (1), e di altri ^ i quali videro perire i pesci nell acqua posta nel vuoto pneumatico : esperienze che per quanto siano ese£;uile destramente, formandosi cioè lenta- mente il vuoto, lasciano giustamente duhitare , che la lor morte ahbia avuto origine almeno in parte dallo silanca- mento , o dalla rottura de' loro vasi interni e dilicati : le molte recenti , e ripetute osservazioni le quali provano^ senza che si formi il vuoto , che i pesci inuojono , allorché son posti a vivere in un' acqua privata dell'aria che teneva disciolta , o che è impedita di assorbire successivamente , provano del paii che la jlferita spiegazione quantunque seducente non può più ammettersi neppur come ipotetica . Tutti i Naturalisti perciò ormai convengono, che i pesci respirino a spese dell' ossigeno contenuto nell'aria assorbita dalle acque ; aria che da queste separano a contatto delle branchie o in virtù del diverso stimolo ed irritazione, come disse Monro , che in quegV organi dilicati generano quei lluidi diversi , o in virtù delle leggi d' affinità per le quali poi r ossigene , penetrato in quelle numerose , e quasi impercettibili ramificazioni arteriose e venose , si combina col sangue . L' aria perciò della vescica natatoria dei pesci non può adunque del pari avere quell'origine. Ma a maggiore conferma di questa verità, or si ponno addurre i risultati delle molte riferite analisi; questi non mai somministrarono alcuna quantità sensibile di gas idrogene , (ilogogene) quan- tunque si esperimentasse con mezzi capaci a farne distin^ guere delle millesime parti del volume totale analizzato . Siccome i pesci respirano , per ciò che or si disse , separando, ed assorbendo l' aria contenuta nelle acque in (1) Mena, de l'Accadèmie des Sciences aa. ijoi. 3gi GlOUNÀLE cui vivono: così non potrebbero con un'eguale operazione proveflersi del fluido elastico destinato a riempire la lor vescica, meccanicamente spingendolo per Invia deircsofago e dello stomaco nel dutto pneumatico , e quindi nel nata- torio ? Ecco una terza opinione intorno alForigine di quell' aria, ed al modo di introdurla nella vescica di quegli ani- mali . Osservo però primieramente , che Festrazione dell'aria dallo acque , e la meccanica introduzione di essa in quell' organo non basta anche in quest' ipotesi a conciliare la diversità di quantità , e qualità dei componenti quel mi- scuglio aereo , che le analisi fecero rilevare , coi gas , e colle proporzioni in cui i medesimi entrano nell' aria , che r acqua tiene disciolta anche alle più grandi profondità . L'aria contenuta nelle acque dei pozzi, dei fiumi, dei laghi , e dei mari , come quella di pioggia , o della fusione del ghiaccio e della neve , quando queste acque non siano sensibilmente alterate da sostanze o molto aftìni alle basi dei gas componenti l'aria che vi è in esse disciolta , o che svilluppano dei fluidi aeriformi , come avviene nella de- composizione delle sostanze organizzate^ contiene delle quantità di gas ossigene in proporzione a dir vero qualche poco variabile nelle acque diverse , e raccolte in diversi tempi j ed a diversa temperatura , ma però sempre fiiai;- giore di quella in cui il detto gas entra nel miscuglic a!- inosferico . Dopo Priestley molti Fisici hanno comprovalo questo fatto in modo da non potersene più mover dubbio . Ho raccolto sei volte in uno stesso recipiente tutta lana che si sviluppò dall'acqua dei nostri highi presa in tem[i diversi per mezzo dell'ebollizione, ed indi l'ho an.ili?^/at;i : la proporzione media in cui ritrovai il gas ossigene in loo. parti di quell'aria nelle sei distinte csperieu/'e, fu di :>^;G : proporzione poco diversa da quella determinala da llundjoldl e Gay-Lussac {*) nell'aria delle acque della Soiina (*; Me in. ciiat. Bi Fisica , Chimica ec. SgS Ad una piccola cassa della figura di un tronco di un» piramide quadrata rovesciato , costrutta con grosse paréti di legno, ben impeciata nelle commessure .esteriori lio adat- tato un coperchio piano a filo del bordo suparioi'e^ in cui erasi praticata un'imposta di più di sei linee, e mobile su due perui fissi all'estremità corrispondente di due lati di essa per modo, che non solo s'aprisse t'acllmente elevato da una parte senza rovesciarsi dall altra , ma con pari facilità essendo aggravato di un peso di piombo da se slesso si chiudesse a scatola. Nella capacità della cassetta vi ho pure adattato un pezzo di le- gno della figura di un tronco di piramide rovesciato dellallezza maggiore del doppio di quella del recipiente in guisa , che te- nesse aperto il coperchio , e che le sue pareti combaciasser* esattamente colle interne della cassetta. Un poco di sego semi- fuso messo alle fessure ne escludeva poi del tutto facqua. Una fune, divisa in quattro capi attaccati agl'angoli del solido, tirata all'insù ritirava il solido dalla cassetta , il quale rastremandosi permetteva all'acqua d'entrare ad occuparvi tutta la capacità , fin che il coperchio non più ritenuto dal solido medesimo , da se stesso vi si abbassasse e la chiudesse . Fermai la cassetta posandola su di una lastra di pietra molto pesante ^ e di mag- giore superficie : e per mezzo di due corde , che all'estremità si suddividevano in altre due raccomondate agfangoli della pie- tra, potei con non molta destrezza sommergerla a diverse pro- fondità senza rovesciarla . Questo rozzo apparato , quale però il luogo dove mi ritrovava , mi permise di poter costrurre, ser- viva bastantemente per due ed anche tre esperienze consecuti- ve all'intento di prender l'acqua a diverse profondità, senza che sensibilmente si mescolasse coH'acqua degli strati superiori, o coU'aria . In seguito gonfiandosi il legno non più permetteva l'uso facile di quel congegno all'oggetto indicato : ma potendosi con molta maggiore precisione eseguirlo in metallo^ questo in- conveniente sarebbe tolto. Raccolta con questo mezzo più volte l'acqua nel Lago di Como , e nel Verbauo a diverse profondità e coU'ebollizione separatane tutta l'aria, ecco le quantità di gas ossigene ( termossigene ) , che l'analisi mostrò contenute in 100. parti della medesima. 3q4 Giornale Alla profondità di 5o. metri 28,7. di gas osbigeue di 100 28,8 di i5o 28,5 di 300 27jg di sSo 28,4 di 3oo 28,7 di 35o 29, di 400 28,5 di 45o 27 8 di 5oo 28,1 ....... di 55o 28 4 ....... ' di 600 28j3 . l di 65o 28,5 di 700 28^2 Il i-isultato di queste analisi pertanto fa scorgere , clie hi quantità del gas ossigene (teruioss.) disciolta nelle acque non ha alcun rapporto colle diverse profondità , a cui le stesse acque sono raccolte : e die ritrovasi in una proporzione presso che eguale, o piuttosto minore di quella, che ha nelle stesse acque prese alla superficie . La media quantità di gas ossigene (termossigene) determinata colle analisi or riportate non è che di 28^38. in 100. parti d'aria. Non avendo potuto instituire simili ricerche sull' aria dell'acqua del mare raccolta a grandi , e diverse profondità, mi son limitato all'analisi dell'aria assorhita dalle acque marine alla superfìcie. La media quantità di gas ossigene (lermoss.) neir aria separata da queste acque determinata con dieci distinte analisi, fu di 28,9. in 100. parti in una proporzione cioè presso che eguale o qualche poco maggiore di quella rinvenutasi nell' aria delle acque dolci , Biot alla profondità di 800. metri ritrovò sole 0^28. di gas ossigene (*) . Anclie nell'aria delle acque del mare adunque prese a molta profondi- tà la proj)orzione del gas ossigene (termoss.) contenutovi non (*) Mem. de la Socìsté d'Arcueil cit. DI FisicX , Chiuicv n:. mj^j è sensibilmente diversa , e molto meno ritrovasi iu ragio- ne crescente . Tutti questi. fatti pertanto fanno conoscere ^ clie dato che 1' aria del natatorio dei pesci provenisse da quella che l'acqua tiene disciolta, una seconda operazione o funzione del pesce sarebbe necessaria per ispiegare le varietà , che r analisi somministra, di qualità e quantità dei gas componenti quel fluido elastico . Diffatti non solo non si renderebbe ragione come l' aria della vescica di molte spe- cie di quegli animali contenga quasi puro gas azoto , o settono , o come vi contenga talora il gas acido o ossicar- bonico in quantità sensibile 5 ma neppur si spiegherebbe la proporzione del gas ossigene o termossigeae nellaria del natatorio d;illri pesci , e di quelli prlncipaliDeule , che vivono a molla profondità, mollo maggiore di quella, che ha Dell' aria che sta combinata colle acque si dolci , che salse a diversissime altezze . Ma, quand'anche i diversi risultali delle analisi intra- prese fossero conciliabili colf ipotesi di cui or si tratta-, non si può poi intendere come possano i pesci estrarre l'aria dalle acque per introdurla nella vescica indipenden- temente dalli separazione di detta aria , che operano a contatto delle branchie per resj)irare . Sia pur vero, come par probabile^ che le branchie non siano il solo organo esclusivo per la loro respirazione : a nessun Anatomico però o Fisiologo verrà in pensiero che la parte interna della bocca de' pesci , e la parte anteriore dell'esofago possa es- sere atta a quella operazione . Destinata ad afferrare , ed inghiottire lu preda , che il più delle volte è coperta di scaglie o di gusci calcarei , invece d' esser fornita di vasi molto tenui e dilicati , è per lo più aspra e rivestita di duri integumenti. Finalmente, evvi poi il dutto pneumatico in tut^e le specie che hanno il natatorio ? E se il condotto esiste in tutte , può poi facihneate comprendersi come possa essere 3g6 Ct01\MA.LK al tempo slesso e introduttore , ed escretore del floiclo eli- slico ? L'attento esame fatto intorno alla costruzione di quel canale in que' pesci in cui è capace, e patente non induce certamente a credere, ma neppiir a sospettare, ch'esso possa servire a quc' due contrari uflici . Questa terza opinione pertanto non meno delle antecedenti è sog- getta a tali diflicollà che la fanno dimenticare . Neir atto stesso , e per la stessa operazione per la quale i pesci separano a contatto delle branchie l' aria dall' acqne per respirare, non essendo tutta quell aria im- piegata nella loro respirazione , non potrebbero provedersi anche di quella, che la lor vescica e destinata a co'itene- re ? Quest'ultima opinione, che da uno stesso principio ripete l'origine non meno delT aria necessaria alla respira- zione, che di quella del natatorio, e che come più semplice ed economica, è anche più conforme al modo di agire della natura , parmi si possa sviluppare in due diverse maniere. Primieramente, se il solo gas ossigene, o icr- mossigene, o porzione di esso costituente parte dell'aria separata d di' acqua è quello che penetra attraverso le me. librane che vestono, e formino le branchie, il residuo di quellaria potrebbe, invece di dissiparsi, introdursi mec- canicamente per l'esofago e lo stomaco nel dutto pneu- matico e quindi nella vescica , nella qunle, come in un organo secratorio , veri-ebbe eliborato, ed alterato ne' suoi compo- nenti . Mi se invece 1 aria conteauta nelle acque ancor indecomposta si frammischia al sangue nelle branchie, e con esso circoland ) a poco a p )Co gli cede 1 ossigene che lo colora , che vi genera in p:»rte e conserva quella uniforme tempentura necessaria alh vita dell' anim de , e modilioa o 1 j priva di alcuni di qne' p'incip) , che sommi- nistrati ddl.i nutrizione lo snaturerebbero: allora l'origine deU" aria del natatori;) sarebbe li stessa di quella dell aria di respira/.ione ; nn n<^n più meccanicaitiente verrebbe in- IrodolU dal di fuori uella vescica , ma parlatavi invece per una i m Fisica , Chimica e(?. 897 ank pariicolare interna secrezione. L'autorità dell' illustre Cuvier che francamente asserì di riguardare la vescica » camme V ìnstrument d' ime sccrétion remarquahìe , celle de r air qu' il renjèrme » , potrebbe servir d' appoggio nou meno all'uno che all'altro modo, con cui può abbracciarsi questa ojMnione . I diversi risultati ottenuti coli' analisi dell' aria del natatorio ponno egualmente spiegarsi , come ciascuno di leggieri comprende, sì nell'uno, che nell'altro modo, con- siderandosi in entrambi la vescica non più semplicemente come un inviluppo capace di contenere il fluido elastico , ma altresì come un' organo di secrezione del medesimo , o per se stessa, o molto più verosimilmente per quelle ghian- dole e per que' molti vasellini sanguigni , che la rivestono in parte , e si diramano tra le sue pagine . Richiamando però alla mente ciò che più volte si è detto intorno alla struttura del dutto pneumatico , ed al dubbio che si ha sul! esistenza del me- desimo in molte specie di pesci che hanno vescica ; e rifletten- dosi alla diflicoltà che s'incontra nello spiegare, come il residuo dell alia separata nelle branchie , e impiegata alla respirazione ," possa meccanicamente introdursi per l'esofago e lo stomaco nel condotto suddetto e nella vescica , e come a norma del bisogno possa poi del pari esservi spinto fuoii , la seconda spiegazione , che non incontra queste difficoltà ^ risulta più soddisfacente e più naturale . Lo stato poi di massima condensazione in cui ritrovasi l' aria disciolla nell' acqua j per cui i suoi principi più che mai ravvicinati , più difficil- mente debbono separarsi : la bassa temperatura che ha il sangue dei pesci in confronto di quella degl' animali che hanno un cuore a due ventricoli , e due orecchiete , e che respirano pei polmoni : e la quantità di gas ossigena ch'en- tra nel miscuglio aeriforme assorbito dall' acqua ^ maggiore di 7. e più centesimi di quello contenuto nell' aria atmo- sferica , convalidano la supposizione che l' aiia separata daUe acque per mezzo delle branchie ^ indecomposta sia Tom. 2- 53 f (Orlala nel sangue per cedervi a poco a poco nella circo- uzioiie r cssigeiie necessario. Ciò è tanto più verosimile in quanlo, che anco nella respirazione flogl' animali a san- gue calilo la parte non respirabile mescolala alla respirabile introdotta nel pol'iione viene a conlatto del sangue per niodiijcare l'azione troppo attiva del gas ossigeno, o piut- tosto la sua decomposizione, che operandosi in troppa quanliia o troppo prontamente sareh!)e dannosa alle) stato di salute dell' animale: siccome avviene a chi per qualche tempo respira puro gas ossige'ie, o lermossigene . Le ultime esperienze poi di Pf.iff, e d" ; 1 ri , che p o- vano, che non tutta la parte irrespirabile dell'aria in- spirata è dall'animale fornito di polmoni espirata: ma die alcuni centesimi di essa vengono assorbiti in ogni in- spirazione, somministrandosi forse all'animale anche per questa via il princi{)io che in maggior copia concorre alla formazione, ed alla nutrizione delle sue parti, cioè l'azoto o settono, rendono facile il credere che la parte non re- spirabile possa accompagnare la respirabile dell' aria assor- bita dalle acque, allorché da queste estratta , viene a con- tatto immediato col sangue ; e ciò massime , se per questa siinullanea introduzione può servire ad altro line, qual sarebbe quello , che unita alla quantità di gas ossigene sovrabbondante alla respirazione, o ad alni gas clie entro dell'animale si sviluppano , fosse separala da organi secrelorj e introdotta nella vescica natatoria . Penetrata laria , qual ritrovavasi nell'acqua , attraverso i pori delle membrane delle branchie, che Moiiro disciiopr'i iniettando l'arteria branchiale di molli pesci, e che forse, come disse La-cepède , sono troppo angusti ai globetli del sangue: a questo aggregata e interposta , compagna diventa della sua circolazione . Il gas ossigeno allora , die sino dal primo contatto dell'aria col sangue cominciò a decomporsi, confinua a combinarvisi a poco a poco lun^jo i can.di ar- teriosi , eh' esso percol-re , alimoatando cosi la respirazione, DI Fisif^A , Chimica ec. 899 e la vita del pesce: ed il residuo di quell'aria al sangue aggregata ;, ossia la porzione o non impiegata alla respira- zione , o che non passò ad altre combinazioni , entra invece nella vescica natatoria per la funzione di que vasi secretori, destinali a separarla dal sangue . Questa secrezione di lluido aeriforme nei pesci equivalerebbe in parte all' atto di espi- razione degl' animali ^ che respirano pei polmoni: siccome l'estrazione dell'aria dall'acque per le branchie, o anche per altri vasi sanguigni, che nel pesce più volte sono a contatto dell'acqua, corrisponde all'atto ^inspirazione. Né io credo che possa movere diflicoltà intorno a quest'origine delF aria del natatorio, ed al modo non piìi meccanico, pel quale vi è introdotta, l'aver attribuito a que' corpi a frangie , a quelle ghiandole , a que' vaseUini in somma , che si ritrovano fra le interne membrane della vescica, la funzione di secrezione d un fluido aeriforme. J\£on si hanno forse molti esempi di simili secrezioni negl' altri animali , e soprattutto in islato morboso ? Ciò che accade i questo stato in alcuni animali , ripugna forse po- ter avvenire in altri iu istato di salute ? L' assorbimento dell aria dell' acqua per mezzo delle branchie , o d' altri vasellini sanguigni non è poi del pari una secrezione di fluidi aeriformi? Finalmente la loro costruzione , ed il luogo dove si rinvengono , non autorizzano a riguardarli capaci , e destinati a quella secrezione ? Molto meno poi può generar difficoltà 1' osservazione eh' altri potrebbe fare , che non tutti i pesci sono forniti di vescica. L'aria in questi non impiegata nella respirazio- ne, o in altre combinazioni , invece di raccogliersi iu un sacco particolare , di cui la Natura per la loro diversa organizzazione ne li ha privati , separata dal sangue per un egual secrezione può espandersi uelle interne cavità del pesce, e da quelle a norma de' suoi bisogni spifi- geisi fuori pe' molti condotti escretori, di cui l'animale è proveduto. Quant'aria difatli non ritrovasi diseminata nell^ 4oO OlOrxNALB parti interne dei pesci ed in quelli particolarmente , che non hanno vescica, come nelle Razze, sotto la cui cute avvi come un tessuto celluioso ? La diversa organizzazione dei pesci , la diversa strut- tura della loro vescica , i bisogni diversi , e le diverse loro abitudini: la qualità varia dei fondi e delle acque, e della lor temperatura : i cibi (*) di cui si nutrono , e che som- ministrano al sangue. Se non forse diversi principi, almeno in diverse proporzioni : la varietà delle stagioni : 1 età dell animale, e lo stato di sua maggiore o minore robustezza , e salute sono cause tutte, che necessariamente debbono inlluire sul maggiore, o minore assorbimento d' ossigeno nella loro respirazione rendere più o meno facile la de- composizione del gas azoto, e dar origine in fine allo sviluppo di qualch* altro fluido gasoso , come p. e. il gas acido carbonico , che mescolato al residuo dell" aria della respirazione entri a far parte di quella che distende la (*) A quelli che sospettarono, clie l'aria della vescica dri pesci potfsss «ver cr gine dalla decoitiposizione dei e bi nel loro stoinaco e npgli intesii li; non conienti di ciò che disse Licsfiède, f.icendo osservjie, che la ve- scica in essi è l'ordinario più lesa qiinndo il loro ven ricolo è viinio , e peri io quando la faine gli spinge ad elevarsi ed abbassarsi, e moKisi rapidaineuie in traccia della preda, diri» die assegnando quest'ongne all'aria del natatorio non si spiegherebbe come i pesci riparino con somma l'acilià le perdite di qurl'aria. che sens;b liuente alluni di essi spingon fuori dal dutto pneumatico. allor> lié non vivono per degli anni interi che di sola acqua , rornnnque questa poNALE soltanto i fluidi aeriformi, che rilrovaosi in quell'aria: di guest' ultimo più volle non se ne scucprono quantità sen- sibili, ed il urimo ritrovasi mescolalo in diverse propor- zioni al gas ossigene , o termossigeue per modo , che alcune analisi ne somministrarono meno di un quinto del volume esperimentato . Se 1' aria contenuta nella vescica deve servire al compimento della respirazione, come può invece in essa raccogliersi tanto gas ossigene (termo' S'g.) ? La struttura poi della vescica molto vascolare non è d'alcun suffragio allopinione che or combattiamo. Riguar- data come un organo di secrezione del Unido che in essa si conserva , senza incontrare difficoltà alcuna , manifesto risulta il fine della sua particolare costruzÌMe. Finalmente, quantunque non si possa concedere, che i pesci mancanti di vescica siano quelli , che hanno nel loro corpo più glutine, o viscidume, e più olio animale: mentre una grandissima quantità ne contengono anche le Anguille , i Ginnoti , gì' Olidi , i Gadi , e molte altre specie degf Apodi principalmente, e degli Iugulari che sono provveduti di vescica: qiial poi sarebbe la conseguenza dipendente da questa supposizione ? non altra , se non che quelle specie respirano meno e più lentamente a norma della loro particolare organizzazione e natura; por la quale dimorando quasi sempre inattivi sul fondo, come la man- canza in essi della vescica il comprova, e tra la faiighi- lia hanno maggior bisogno di separare in gran copia quelle bostanze pingui-oleose . I pesci difitti , abbiano , o non abbiano vescica , che dimorano abitudmente sid fondo delle acque , e nel fango sono quelli , che non solo hanno le scaglie molto piccole , aderenti alla cute e coperte dall' epidermide, ma che trasudano altres'i dalla pelle in maggior copia dell' umor viscoso , e che separano pu'i abbondante- mente nel loro corpo grascia , ed olio animale. La IN'atura con questa copiosa secrezione , diminuendo la resistenza del mezzo in cui nuotano . e rendendoli più leggieri , e più DI Fisica. , Chimica, ec. 4*^7 Hessibili ha facilitato i loro movimenti , pei quali o man- cavano d'alcuni mezzi ^ come se privi erano di vescica, o in essi i mezzi pel moto erano troppo deboli , avendo le alette molto piccole, e poca forza muscolare a cagione della loro molle costituzione : e ne ha garantito nel tem- po stesso la cute da quelle laceraiioni, a cui sarebbe stata soggetta , se non scivolassero facilmente tra i sassi , e pel limo , strisciando essi il piìi delle volte sul fondo come i serpenti . Ben lungi adunque dal credere , che in que' pesci si accumuli in maggior quantità il glutine , e l' olio animale per essere imperfetta la loro respirazione ; questa piuttosto è più lenta , e meno estesa aftinché spogliandosi in minor quantità il sangue venoso di que' principj che gli alimenti gli somministrano, e che dall'animale elaborati trasmutar si devono secondo le leggi dell' aflinità in quelle sostanze pingui oleose, queste invece si separino in maggior copia. Il sistema venoso è perciò in questi pesci , come in altri animali , che hanno ne' loro visceri molta pinguedine più esteso , e più attivo , che 1' arterioso , e più ampio è il fegato che par l' organo destinato a favorire quelle secre- zioni. Le acque stagnanti in ilne, e quasi putride, che queste specie di pesci prescelgono per loro dimora , ed il sudiciume di cui a preferenza d' altri cibi si pascono , de- vono del pari necessariamente contribuire a rendere in esse più facile , ed abbondante la secrezione di quelle sostan- ze viscide , ed oleose . E qui cade in acconcio il far osservare che la lenta respirazione in questi pesci , che inoperosi dimorano quasi sempre sul fondo, e s'infossano nel fango, e l' abbondante quantità d'olio, e di grascia che in essi si forma, ed i cui componenti non sono soltanto l' idrogene , o flogogene, ed il carbonio, che in copia somministra al sangue la qua- lità del loro alimento, come si disse, ma anche l'ossigene, ponao rendere ragione come nell' aria della vescica di essi 4o8 GlOr.NAI.E uon ritrovisi , siccome si osservò superiormente , che una piccola quantità di gas ossigene : inenlre questo gas in una proporzione molto maggioi e d'i quella che ha nell' aria atmosferica si separa dall'aria del natatorio di quelle spe- cie , che non solo vivono abitualmente a uu)lta profondità, ma che sono di costituzione più robusta, più coraggiosi, più nuotatori , e che si cibano d' animali viventi . Uopo tutte queste riOessioni , ed osservazioni , se non si limiterà l'uso della vescica de' pesci al loro più facile movimento , non si potrà però estenderlo alla principale funzione della vita , qual' è la respirazione . Altri difalti , per non ommettere cosa alcuna , cTie siasi intorno a questo oggetto injmaginala , volle quasi travedere nella vescica natatoria un secondo ventricolo, supponendo che laria introdottavi potesse servire anche di nulrimeulo al pesce. Questa congettura però è tanto vaga, quanto inutile. I pesci, sinno o no forniti di vescica, hanno degli organi di digestione ben costrutti, e quantun- que nelle acque non trovino sempre i cibi che nelle diverse stagioni più appetiscono, nondimeno d'prdinario non man- cano d'un abbondante alimento. Che se alcune sostanze, contenute nell'aria che assorbono dall'acque per respirare, oltre r ossigene, ponno servire siccome è verosimile, nlla loro nutrizione , ed allo sviluppo delle loro parli , come p. e. l'azoto, o seltono, di cui la carne de' pesci analizzata ne somministra in quantità: egli è più naturale il credere, che il pesce se le approprj nell'assorbimento che fa dell' a- ria, o nella circolazione, e le unisca ai principi forniti al sangue dalla nutrizione , perchè abbiano luogo le necessarie combinazioni, e non dupo d'averle per una particolare se- crezione trasportate nello stato ancor aeriforme nel nata- torio . Né vale il dire , che molli perei vivano anche per molto tempo in acque limpide esposte all'aria, senza che ad essi sia amministrato alcun altro alimento . Vi si man- Icngono in vita del pari alcuni pesci che non hanno ve- DI Fisica , Chimica rr. 4*^9 scica : tenni per più giorni viva nella sola acqua una Scor- pena Scroia , quantunque svezza a giacere sul fondo , e nel fango . Né reca punto meraviglia che ì pesci possano vi- vere di sola acqua , e delle sostanze invisibili in essa contenute , o disciolte, quantunque dimagrino sensibilmente in breve tempo , mentre molli altri animali con un sistema di respirazione più energico vivono per molto tempo di- giuni. Sarebbe piuttosto un oggetto di non poca meraviglia, se i pesci vivendo in parte a spese dell aiia del loro na- tatorio , questo fosse sempre teso, siccome ho fatto osser- vare superiormente ad nitro proposilo avvenire in molti pesci , come nei Ciprini della China. I risultati analitici di queir aria tanti» diversi anche in pesci presi a pari circo- stanze , digiuni, o ben pasciuti, non favoriscono pimto questa congettura: tan^o piìi che nella maggior parte il gas azoto , o setlono vi è predcnninanie . Se si potesse introdurre un dato fluido aeriforme a piacere nella h)ro vescica , e che in essa i pesci ve lo contenessero : a questa , e ad altre ipotesi or riferite si potrebbero sostituire dei fatti, unico mezzo per promuovere le scienze naturali , e non la poesia della Natura . Io mi propongo di far respirare i pesci in acque impregnate e poste a contatto d' alcuni miscugli fattizi di diversi lluidi aerifortni in diverse proporzioni, e di ripetere in seguito le analisi di queil' aria , di cui ora non ne ho dato che un saggio . Mi lusingo che queste esperienze potranno servir di lume in tanta oscurità , e far conoscere , se quell' aria fu dalla natura allresi destinata a prender parte in alcuna delle principali funzioni della vita di quegli animali, sic- come la respirazione , e la nutrizione . ( lijine nel prossimo bimestre. ) 4i0 Giornale DESCRIZIONE (i) Dell' apparecchio col quale si è ripetuta nel Lahoratorio del Keale Jnstituto di Londra l'esperienza Jrancese sulla decomposizione della potassa . (Phil. Magaz. dicembre 1808.) ,i.J apparecchio Tav. Vili. fig. i. è composto di un cannone ordinario da fucile , ricurvo in due luoghi come lo presenta la figiu-a . Nella parte C , che corrisponde ali" interno di un fornello D a soffietto , si pongono delle spire di ferro ben pulite . Questa parte del tubo è guernita al di fuori di un luLto proprio a garantirla daU' azione troppo immediata dei carboni ardenti . Si vede in A un tubo di ferro , che s' addalta al can- none a sfregamento conico , ed appunto in forma d'allunga , La sua capacità è di circa due pollici cubici ; è destinalo a ricevere la potassa ; essa ne sorte da un piccolo orifizio per colare a poco a poco nel cannone ; il turacciolo B deve adattarsi esattamente e chiudere ogni accesso ali aria . All' altra estremità del tubo in E , si addatta un tubo di sicurezza , che permette l' uscita del gas . S' incomincia col riscaldare a bianchezza la parte del cannone che contiene le spire di ferro . Poscia si fa fondere dolcemente la potassa 5 essa cola a poco a poco sulle spi- re : là essa si decompone , e si trova la sua base conden- sata verso l'altra estremità del cannone . Le proporzioni che hanno fornito i migliori lisullali sono circa io. parti di ferro, sopra sette di potassa. (i) Bibl. Tjiitaniq T. 4i DI Fisica , Chimica ec. 4 ^ ' Affinchè l'esperienza riesca compiulcmenie ^ abbiso- gnano certe precauzioni. L'interno tleU' apparecchio deve essere pei fellamente secco, pulito, ed impeimeabile all'aria esterna. Le spire deggion essere fresche ed esenti di ogni ossidazione ( tertnossidazione ) ; la potassa secchissima . Si disecca anticipalamente riscaldandola quasi lino ad arro- ventarla . La potassa pura , o cristalHzzata nel suo stato di siccità ordinaria , contiene ancora abbastanza acqua per turbare 1' esperienza . Bisogna circondare di ghiaccio il tubo che contiene la potassa finché le spire siano roventi a bianchezza : e in tutto il tempo del processo , bisogna mantenere fresca la parte del cannone nella quale il potas- sio si sublima. Dopo aver lutato il tubo esternamente, bisogna farlo arroventare , ed esaminare poscia le fessure per provedervi con nuovo luto. Il tubo di sicurezza, nel quale si mette un poco di mercurio o della nafta, dev'es- sere accuratamente lutato all'estremità del cannone, per chiudere ogni accesso aliarla esterna . A principio dell'operazione si vede comparire del gas idrogene ( flogogene ) , e questo sviluppo continua per tut- to il tempo che dura il processo . Verso la fine dell' espe- rienza, bisogna dnre per alcuni minuti un calore fortissimo per cacciare le ultime porzioni del potassio , che dimora- no ostinatamente attaccate al ferro . Si vede in F il cannello del soffietto che produce l'in- tensità del fuoco necessario . La llg. 2. rappresenta sopra una scala più grande , 1 allunga che contiene la potassa , si scopre in a la sezione del piccolo orifizio dal quale essa cola quando è portata alla fusione . 4 1 2 Giornale ESTRATTO Dì wia lettera del Sig. G. Cerigli Prof, di Chimica , ia Cremona sopra una pietra rossa usata dai Pittori. L e inoltro T analisi da me istituita sulla terra , detta Yolgarmente , rosso mineraìe'. Vi sono alcuni i quali appresero dall' esperienza , clie certe pietre somministrate doviziosamente dai torrenti dell' ex-Ducato Parmigiano , e specialmente dal Taro , allorcliè sono calcinate prendono diversi colori , il verde , il rosso ed il giallo , e in tale stato ponno servire nelle arti a diversi usi , e servono infatti con molto profitto di chi ne fa og- getto di speculazione . Tra queste quella , che calcinata acquista il color rosso , e che s'adopra dai muratori , e da Pittori onde colorire in rosso più o men carico le stan- ze , secondo che solo si sospende nell'acqua , oppure com- binasi al gesso , fissò la mia allenziouc , e mi determinò a sottoporlo all' analisi . La pietra di cui si tratta è mediocremente pesante , opaca , il suo colore rosso di mattone si fa rosso di vino trattata col tubo ferruminatorio , alla cui azione si mostra refrattaria ; è insolubile nel!' acqua , e pochissimo solubile neir alcoole , a cui cede uno de' principi , che in piccola parte entra a formarlo . L'analisi intrapresa mi diede il seguente risultato . Co Terniossido di ferro 645 — 7* Ossicarbonalo di calce 23o Allumina nk - — 72 Ossirauriato di seda 3 — 72 Perdita 26 — looo ESA- DI Fisica, Chdiica ih . . 4*3 ESA M E DELL' EBOLLIZIONE DEI LIQUIDI Olrelto a verificarne alcuni errori invalsi j con alcuni schiarimenti sulla Teoria dei vapori . • Con note dei Canonico A. BELLANl ARTICOLO I. Dell' ebollizione dell' acqua . uUi i fenomeni che presenta l' evaporazione dei liquidi non furono bastantemente studiati e discussi piinia di fondarne la teoria comunemente ammessa ; onde rimangono ancora molte anomalie sulle quali l' attenzione dei Fisici non si è per anche fissata in modo da ridarle sotto le già note leggi generali dell' evaporazione . Fu già da molti os- servato (i) che gettata luia determinata quantità d'acqua sul vetro fuso , o su metalli roventi , questa impiegava maggior tempo ad evaporarsi in ragione della maggiore intensità di calore; ma che in seguito l'evaporazione s'ac- celerava col raffreddamento . L'acqua nel primo caso scorre sulla materia incandescente non altrimenti che il mercurio sul marmo liscio, o sul legno levigato; e ciò si può plau- sibilmeute «piegare col dire che la quantità subitanea , e considerevole di vapore sempre rinascente su tutta la su- Tom. 2. 55 {{) Monschembroek Deslsndes : lournal de Phjsique an. ■\']']i Saussure. Voyage dan» les Alpes . T III. Dietrich, lournal de Phisique an. 1784. Spallanzani . Viaggi alle due Sicilie T. III. Cbbe ne- cessaria sotto uaa pressione di poi. 28 li mercar'o ; per cui 1' acqua bol- lirebbe a soli gradi i5,5(>. Thomson Tom. 3 pag, 192. /|3o Giornale sotto il vuoto medesimo . Per lo stesso motivo si potrà spiegare come ne'cosl detti martelli ad acqua, ossia in que' tubi di vetro dai quali coli' ebollizione del liquido contenuto si è scacciata la maggior parte dell" aria non si possa gin- gnere a produr vapori con un debole calore comunicato , che li dove avvi di già disconlinuità di parti ; e che ad ogni trasmissione di vapore in questi slromenti quando si fan succedere ad intervalli come pulsazioni ;, si noterà, che li dove cessa il vapore di mantenere la sua espansibilità attraversando 1 acqua , vi rimaue sempre una hollicina, che non è se non aria molto rarefatta mista a quel poco di vapore che a quella temp. può conservarsi; uè mai si fanno battere questi martelli senzachè una bolla appena sensibile d' aria rompi la continuità dell' acqua fra le proprie mole- cole , e di queste col vetro . Supplisce in questo caso la massima espansione in cui trovasi l'aria non più compressa dal peso atmosferico alla tenuità della quantità di aria per se stessa ; come sotto la pressione atmosfeiica la dilata- zione prodotta dal calore nella bollicina d' aria conduce alli stessi risultali . Nella stessa guisa si potrà concepire come in un li- quido che per l' ipotesi già detta non contenga assoluta- mente alcuna molecola d' aria^ possa non ostante avere un limite la temperatura prima che esso giunga a bollire , quando cioè il fluido igneo s' accumulerà in modo , clie colla sua forza espansiva penetrando fra le molecole inte- granti dell'acqua venga a superare la loro coesione per quanto si supponga grandissima (6) , ed a dar campo al vapore di formarsi negli intervalli naturali , ossia pori , o (6) Sulla gran forzi di coesione delle molecole d' arqiia fra di Inro GOnsaltisi il Supplemento nVa Teoria dell' azione capillare di La PUicr , secondo il quale sarebbe quale verrebbe rfip|1rosenista da una colonna •I acqua , la di cai ahezia sorpassasse dieci mille volte la di?tan7,;i dciln terra dal sole . DI Fi3icA , Chimica ec. 4^'^- nieali vuolì , o contenenti altre sostanze più i-are , e sot- tili , come Ouido elettrico , magnetico -, intervalli che nel- le molecole dell' acqua come d'ogn' altro corpo si devono ammettere e clie possono venire sufficientemente allargati dalla dilatazione prodotta dal fuoco in tutte le sostanze . Quando invece trovansi già questi intervalli rimasti fra le molecole d' un liquido occupati da un gas , siccome la dilatazione di questi fluidi aeriformi , e sempre a egual temperatura maggiore di quella che può subire ogn' altro corpo sia liquido , o solido , così avverrà sempre che que- sti intervalli fra le molecole integranti verranno più consi- derabilmente ampliati essendo occupati da un gas che non vuoti 5 per cui 1' allontanamento delle molecole del liquido essendo in tal caso maggiore piìi pronta ne sarà la forma- zione dei vapori , che non succederebbe diversamente . Ma non perdendomi qui in idee astrattie io non so intendere come Dalton ( Bibl. Brit. T. X.L. pag. :'.2i.) ab- bia potuto supporre che l'estimazione della dilatazione dell' alcool fatta da De Lue fino al grado delf acqua bollente non fosse che congetturale , come cioè impossibile a suc- cedere atteso che 1' ebollizione ordinaria dell' alcool è sem- pre di molto inferiore a quella dell' acqua 5 quandocchè De Lue aveva così chiaramente esposto nelle sue Ricerche sulle modifjca'2Ìoni dell' atmosfera il processo facile per far subire alf alcool non solo il grado dell' ebollizione dell' ac- qua sotto la pressione atmosferica, ma ben anche nel vuoto termometrico sotto la tensione del poco vapore, e dell' aria diradata rimastavi . Tutto consisteva a privare per quanto era possibile d' aria 1' alcool , operazione più facile a con- seguirsi in questo , che non nell' «equa \ la quale io pure ho felicemente ripetuta le tante volte; per lo che come De Lue medesimo aveva già fatto notare , il termine dei gradi 80 segnati da Reaumur sul Suo term. non era precisamente il grado che sopportava lo spirito di vino nell' acqua bol- lente ;, ma il grado a cui cominciaTa naturalmente a bollire 43 a GlOftJfALE il dello spirito ; e per cui propriamente 11 vero grado di dilatazioiie dello spirito di vino , che poteva sopportare privato d' aria nelT acqua bollente corrispondeva nella con- tinuazione della medesima scala a gradi ioi,4 '■ ed ecco come per le stesse regole di Reaumur il suo termometro ora diventato realmente centigrado . Ma qui un' altra forza si deve considerare la quale pù o meno può influire sul grado dell' elioliizione dell' acqua ; cioè oltre la coesione delle molecole del liquido fra loro , r adesione del liquido colle pareti del recipiente . In una nota ad alcune mie osservazioni sulla spiegazione d' un fe- nomeno idrostatico ( Giornale di Fisica di Pavia ?.. Bimeslre au. 1808 ) ho dimostrata la grande adesione che recipro- camente esercitano le superficie in contatto dell' aria coli' acqua , o con altro liquido dall' esempio della .-pu iia , che non è se non aria ritenuta involta in un velo solidissimo di liquido ; e delle gocciole d'acqua, che scorrono su d'un liquido omologo senza tosto mescolarsi per l'interposizione d' una lamina d' aria aderente alla superficie del liquida ; nella guisa che un ago può galleggiare sull' acqua . A que- sta attrazione reciproca di superficie io attribuisco in parte la difficoltà che prova l'acqua ad evaporare in ragione della maggior densità dell'aria soprastante non solamente come un ostacolo meccanico da superarsi, ma coTiie una forza fisica da vincersi ossia 1' attrazione che esercitano al con- tatto le molecole del liquido con quelle del gas ^ per cui ne riesce più difficile d distacco operale dal fluido igneo per la sua proprietà espansibile . Perciò quando questo impedimento fisico-meccanico venga minorato e per la di- latazione del gas e del liquido operata dal fuoco ;, o per la rarefazione del gas nella diminuzione naturale, o artificiale del peso atmosferico, allora l'evaporazione sarà per con- seguenza più libera e pronta. Quest'attrazione però di su- perficie è senqire minore di qucUa che il liquido possa esercitare colle pareli del recipiente , e questa pure <; sug- IJI FlSldA , CllIMICA EC. 433 getta a molte variazioni, per cui un \k[uìdo caeleris parihus Ijollirà più facilmente , ossia a minor temperatura , quanto minore sarà l'aderenza colle pareti in contatto. Ho trovato infatti , che l' acqua bolliva per esempio ad 81 in un reci- piente di vetro, quandoché in un atiro eguale di lata suc- cedeva la stessa ebollizione a 80 : osservazione importan- tissima nella graduazione dei termometri (7) , Diffatti Can-adori , e Guyton ( Annali di Chimica di Pavia Tom. XVHI. , XIX., XXL, e di Parigi T. XXIV. } (7) I Commissari della R. Società di Londra nel snllodato loro Rapi porto ec. non diressero [a loro attenzione su questo punto, ma operando sempre con vasi metallici trovarono non ostante aneli' essi , che in qaal- clie spcrienza che fecero , i termometri si fissarono costantemente più i>assi quando l'acqua bolliva fortemente, die quando bolliva lentamente; Journal de Plìj'siqiie T. XXI. an. 1782 pag ìli. La l*laco nel Supplemento alla Teoria dell'azione capillare piti;- 38: dice, che l'elevazione di un fluido in un tubo a diverse temperature e in ragione di sua densità ; per cui per esempio nall' acqua quanto più s'innalzerà la temperatura, scemerà l'attrazione di superficie colle jia- reti , e soggiunge poi a pag 68 uLa fona espansiva del calore essend» (Topposta alla forza attrattiva delle molecole , questa diminuisce di più xin più la loro viscosità, ossia aderenza mutua per i suoi aumenti suc- » cessivi , e quando le molecole d'un corpo non oppongono plii che una «debole resistenza alla loro rispettiva disunione nel loro interiore, ed » alla superGcie , allora diventano liquide" « quindi aeriformi. A pag. 58 trovasi , tlie secondo le sperien^e di Gay Lussac sembra clit il rame attragga l'acqua egualmente del vetro: ciò a prima vista sembra opporsi al mio sperimento fatto col vetro , e colla lata ; ma si rifletta , che siccome ho testé riportalo , se 1' attrazione fra un liquido , ed uà solido scema in ragione della minor densità del liquido , dove anche • cemare per lo stesso motivo in ragione della minor densità del solido medesimo ; onde ad egual temperatura dilatandofiì più i metalli , che non il vetro ; scemerà più con quelli , che non con questo l' attrazione di saperficie dell'acqua nelle alte temperature, come è il grado dsH' acqua bollente . Come poi il Fisico possa dal canto suo dietro nn' asserzione cosi assoluta di La Place sostenere , che 1' attrazione di superfìcie fra nn liquido, ed un solido cresca col diminuire di temperatura; e che all' opposto il Chimico ponga per principio, che le rispettive affinità sieno maggiori a più alta temperatura , lascio che altri decida . 434 GlOr.JfALE avevano fatto osservare che metteiiilosi V acqua a bollile ìentaniente in una storta , o vaso di vetro qualunque, sca- turiva a preferenza il vapore a guisa di coulinuati zampilli da punti deferniinali e (issi sulle interne pareti, senzachè il fuoco fosse più da una parte che dall altra applicato j per cui si dovette; arguire , che in quei siti l'acqua si con- vertiva più facilirientc in vapore . Carradori istituì varie ingegnose sporieuze per vedere d'onde provenisse l'effetto, e conchiuse » che quei punti della superficie interna del «vaso, dai quali si solleva più presto, più costantemente, » e in maggior copia quel vapore _, che è causa dell' ebolli- jizione, sono quei luoghi, nei quali più è ritenuta l'acqua ))a contatto delle pareti del vaso, e quindi più agevolmente il si combina col calorico «. A me però sembra, che questa conseguenza sia tutto l'opposto di ciò che dovrebbe suc- cedere in tal caso , giacché se 1' acqua è impedita per at- trazione delle proprie molecole d'ubbidire alla forza d espan- sibilità del fuoco 5 e se r acqua medesima sarà poi da una maggior forza attratta , e ritenuta , tanto meno il fuoco eserciterà d' azione sopra di essa , come già provai che r acqua bolle con maggior facilità in un recipiente di me- tallo che non di vetro . E se affinchè »V acqua si converta )>in vapore bisogna che l'affinità di composizione delle di »lei molecole col colorico superi la forza loro di coesione, »o aggregazione, e qovùo\iq <\\ flogogene [idroge- ?ie) si sviluppi dall' olio , allorché i metalli restando caleinatL per 1 evoluzione del flogogene loro componente , diventano capaci di attaccar l'olio, e decomporloj ma ciò non smen- sferica , e dell'acqua sovrarncombente , perché l'aumento che acquista per dissolte lo perde per dissopra, e l'agitazione prodotta nel liquido dall' atto dell' ebollizione facilita 1' uniformità di tempei-iitura . Su di ciò però non ho sperienze dirette: sol.» aveido posto «n recipiente cilin- drico di vetro lungo 5 piedi, e largo più d'un pollice! tutto pieno d'ac- qua , ftoir estremità inferiore sui carboni vivamente accesi , e con un lermometro immerso vicino al fondo, ed un altro alla superficie dell'ac- qua , ho notalo , che sul fondo l' acqua si riscaldava di qualche grado oltre il termine ordinario d'ebollizione, quando che la superficie supc- riore dell' acqua non aveva acquistati che pochi gradi oltre la tempera- tura dell' ambiente . Bisogna che il fuoco sia applicato intensamente , per non dar campo alle colonne d' acqua fredda discendenti , e alle calde ascendenti d'impedire, che gli strati prossimi al fuoco possano subire in questo frattempo una forte temperatura. Si ode un freon ito sul fondo, che deriva dal vapore che tende di formarsi al contatto con questo, ma cha i all'istante sopito dalle colonne fredde discendenti: talvolta però l'acqua sul fondo arriva ad una temperatura bastante a sincere la pressione della colonna d'acqua toprastanle , ed alla forma- zione del vapore succedeva una specie d'esplosione, scacciando fuori dall'estremità superiore aperta l'acqua a notabile altezza. Non potei prolungare le sperienze, perchè aiveniva che in queste subitanee esplo- sioni discendendo la colonna d' acqua poco calda rimasta nel cilindro spezzava il vetro sul fondo , perchè ivi la temperatura «r« di mollo ianalzata . (i) y, pag. 264- di questo toI, DI I''islCA, Chimica ec. 44 ^ tisee ", elle il flogogene provenga dai metalli , specialmenle sul principio dell' operazione . Io sapeva che l' olio abbruciando dava del J'iogogene carburato^ e che delle sostanze miste ad esso , come v. g. della sabbia ec. , lo decomponevano; ma tutte le volte che queste contengono materie capaci di attaccar l'olio per una chimica affinità. Ma questo, ripeto, succede allora per una chimica azione, e non per l'azione del fuoco, o sem- plice calore. Il J'Iogogene proviene dall'olio decomposto da queste sostanze, non già per mezzo del calore, che han concepito , ma dall' attività , che hanno di attaccar 1' olio chimicamente ad un certo grado di calore. Se 'i\fIogoge7ie provenisse dalla decomposizione dell'olio operata dal semplice termico unito a dette sostanze , do- vrebbe produrre l'istesso effetto il fondo del vaso di vetro, quando vi è il puro olio ; anzi lo dovrebbe produire mag- giormente , perchè il fondo del vaso è quello , che comu- nica il calore alle sostanze , come v. g. la sabbia ec. , che posano sopra di esso , ed è in istato di concepire più ca- lore di esse, perchè è immediatamente a contatto col fuo- co ; dunque i metalU non possono svolgere il llogogene dall'olio mediante il fuoco, o calore , che hanno concepitOj perchè se ne dorrebbe svolgere anco dal fondo del vaso di vetro , che ha ugual calore . Egli è ragionevole, che l'olio scemi di peso in questa operazione, cioè quando si tiene a fuoco, per fare svilup- pare il llogogene ai metalli : siccome brucia lentamente alla superficie esterna, e si converte in olio empireianatico , perciò si consuma . Egli è poi certo , che /' oJio no77. bolle . Qualunque ebulHzione , che si risvegli nell' olio ad un cei-to calore , non è vera ebuUizione . Se si metta a fuoco dell' olio in dei vasi di vetro umidi, e non ben puliti, e netti, da principio ha luogo qualche apparenza di ebullizione . Ma questa è effetto di sostanze eterogenee , che si risolvono in 444 GlORW.VLB gas , o vapori , e cessa , quando ffiieste si son dissipale ^ o consunte. L'olio non ])oll8 ^ perchè, come lio provalo al- trove , non evapora . Le sue molecole inìegranli non si combinano col ierniico , e perciò non si trasformano in vapore , come quella dell' acqua , e degli olj volatili , e di altri fluidi. L'ebollizione, come ogniui sa, è l'effetto dell' evaporazione j che si fa di un lluido dal fondo del vaso, in cui è contenuto . Dimqne 1' olio non può bollire ," e se bolle , sarà 1' effetto di corpi stranieri , che lo attaccano , o che si decompongono, e si risolvono in fluidi aeriformi, o in vapori . Bollirà l'olio , non ve ne ha dubbio , qualora si faccia concepire al fondo del vaso un calore tale da decomporlo j e allora non sarà 1' olio , che bolle , cioè non sarà 1' olio ,. che trasformato in vapore metterà in tumulto la massa dell' olio , ma i fluidi gasosi , o aeriformi , in cui si risolve r olio , mediante la decomposizione prodotta dal fuoco . Per quanto si affatichino a studiare spiegazioni del perchè l'acqua non deve essere acida, non mi sembra meno vero , che deva avere T acidità . L' analogia della salifica- zione non regge , perchè la composizione dell' acqua non è una combinazione di sali, e le qualità di questo prodotto non hanno niente di paragonabile con le modilicazioni, che risultano dalle combinazioni dei principi salini^ o salifi- canti , Dove è la neutralizzazione, se il cos'i detto ossigena o sia principio acidificante , da per se, cioè quando è pu- ro , ed isolato , non è acido ? Bisogna dire nel sistema di Lavoisier, che Y ossigene (i) porti mediante la combina- zione una proprietà _, che ei non avea avanti , cioè? l' acidi- tà (i) L' scqna ruulta dalla combinazione del flogogeno col ternaoBii- gene , non coU'os^igese , ed é noto the il lennossigene associandosi an- che allo basi acidificabili dob le cangia in acidi , pocUissime ecccUtt«ie C r Ed. ) . Dt FlStCA , CrfOtttCA EC. 445 tò . La proprietà dell'acidità è una resultaOza della coni- binazione dei • principi , osslgene , e , le, .respetti v»^ baii., e non una dote dell' ossigene , perchè ei Qon ne gode avan- ti la combinazione. Come dunque può, esser moditicala mediante la combinazione una proprietà dell' ossigeue , che egli avanti non possiede , e che tutta scappa Inori dalla combinazione , o in forza della chimica unione '' Dunque l'idea di sale ^ di salificazioni^ dì sai /l'euttr) , di sostanze salificanti ec. sono paragoni inopportuni a qne- sta discussione ; e non vagliono i ragionamenti, che si ag- girano su queste specie di combinazioni . Ma se l'acqua è un composto dei due supposti gas , o fluidi aeriformi , perchè y lo ripeterò sempre ,. non si ri- solve in essi mediante il fuoco , 0 T azione del semplice termico? Questo sarebbe l'esperimento, che stabilirebbe il sistema di Lavoisier ^ senza ombra di dubbio, senza luogo a contrasto . Al fuoco nulla manca per decomporla . Egli ha Idi forza divellente per superare 1' aflìnità di composizio- ne, o sia la forza con cui stanno uniti i due elementi, e nel momento della scompaginazione può loro restituire il termico gasificante . La decoinpone 1' elettrico , perchè non la decompone anco il termico? O bisogna ammettere, che la debba decomporre il semplice termico ^o bisogna dire , che \ elettrico , che la decompone, non la decomponga mediante la ?,\xdi forza divellente: e allora converrà confes- sare , che i gas resultanti non sono l'effetto di decomposi- zione , ma di nuova combinazione di alcuni principi , o costituenti il detto fluido , o trasportali da esso , con r acqua . Provatemi prima, che l'acqua sia veramente un com- posto, può dire uno Stahaliano, ed io ammetterò la vostra teoria . Il flogogene , che voi dite parte dell' acqua , vieu dai metalli : avete voi provato , che i metalli siano esseri semplici? Voi l'avete supposto deducendolo dall'asserzione, che r acqua è un composto di flogogene , e terrriossigene . Tom. 2. 59 44oì supponete quel che do' vete provare , che il flogogene venga dall' acqua , e non dai corpi , i quali voi dite , che la decoìnpongmio . Molta ragionevolezza parmi , che si trovi nel sistema di Stallai . Si auMnette il principio dell' inGammabilità nei corpi, che brucciauo , ma si mette anco sotto gli occhi di tutti, estraendolo da questi corpi medesimi, lì flogogerie , o altra principio, che costituisce la fiamma, e rinllamma- zione, è questo principio 5 e quando i corpi lo contengono, sono infiammabili, e cessano di esserlo, tutte le volte che ne sono spogliati. Nel sistema di Lavoisier vi è il principio dell' acidità , 1' os.sigene ; ma si è mai fatto vedere , che questo sia dotato dell' acidità , che porta nei corpi , coi quali si combina? Come si può sostenere, che ve la porli realmente ? CONTINUAZIONE (i) Delle Ricerche elettro-chùniche sopra la decoiriposizione delle terre ce. Del Sig. H. DAVY . rV . Ricerche relative alla decomposi zione dell' allumina , della silice , della circonia , e della glicina . H. -0 cimentali sopra 1' allumina e sulla silice i metodi dì elettrizzazione e di conibinnzione col mercurio e i metalli ■js\Uì V- pag. 333. m Fisica j iÙuimica ec. 44? ordinarj , che mi erano riusciti per decomporre le terre alcaline 5 ma non sono giunto a conoscere ad evidenza che esse avessero subito alcun cangiamento con questo processo . Costretto a vrtlermi d' altri mezzi di agire sopra di esse , si rese necessario di considerare scrupolosamente i loro rajjporti cogli altri corpi , e di cercare delle analogie a cui mi potessero guidare i principi . L'allumina abbandona lentissimamente il polo negativo, In un circola eletti ico; ma la silice, anche quando essa è in islato di gelatina neh' acqua , resta indifferentemente al polo negativo, o al positivo. In quc-sta indifferenza per le attrazioni elettriche posi- tive, o negative si può inferire, secondo l'ordine generale de' fatti , che se questi corpi sono composti , le energie elettriche de' loro elementi sono quasi in equilibrio ,* e che il loro stato è analogo , sia a quello do' sali neutri insolu- bili , sia a quello degli ossidi , quasi saturati di ossigena . Le combinazioni di silice ^ e d'allumina cogli acidi, e cogli alcali , non che i loro poteri elettrici , non sono in- compatibili con uno o l'altro de' paragoni che si fanno; imperocché ad alcuni riguardi , queste terre rassomigliano ne' loro caratteri fisici al fluato ( ossitluato ) o al fosfato ( ossifosfato ) di calce, come per altri riguardi, s'avvici- nano agli ossidi ( termossidi ) di zinco , e di stagno . Conforme a quest' idea che la silice poteva essere un composto neutro salino insolubile, contenente im acido od una terra sconosciuta, o forse tutte due, e capace di ri- solversi ne' suoi elementi secondar), nella stessa maniera che il solfalo ( osslsolfato ) di barite, o il fluato ( ossiflua- lo } di calce , ho fatte le seguenti esperienze . Due coni d'oro (i), messi in comunicazione coli' a- mlanto inumidito , furono riempiuti d' acqua pura , e posti (i) Que' medesimi descritti nelle Transaz, Filosof. 1807. p. 6. /i^4S Giornale nel circolo elellrlco ; si introdusse nel cono posilivo una piccola quantità di silice accuraitamente preparata e ben lavata ; T azione fu continuata con una batteria di duecento piastre, per più ore, tìntanfochè quasi la metà del lluido in ciascun cono fu scomparso; allora si esaminarono i re- sidui, il Jluido del cono contenente la silice era fortemente acido , e quello del cono opposto fortemente cdcalino ; essi si feltrarono amendue , e mescolati poscia, si formò un precipitato che si riconobbe per silice . Al primo osservare quest'effetto, pareva probabile che la silice fosse stata formata dall'unione dell'acido, e della materia alcalina, cavata dai due coni, e che l'esperienza dimostrava una decomposizione ed una ricomposizione della sìlice; ma prima di trarne questa conclusione, si dovevano rischiarare diversi punti. Era possibile che l'acido fosse dell'acido nitrico ( os- sisettonico ) prodotto come nelle altre esperienze elettriche della medesima qualità , e che quest' acido avesse sciolto la silice , che si è veduto precipitata dalla materia alcalina procedente dall' altro polo . La materia alcalina medesima poteva essere , o la potassa impiegata primitivamente per sciorre la silice , e che vi sarebbe stata aderente malgrado la lissiviazione in un acido, o l'ammoniaca prodotta dalla presenza dell" atmosfera. Che se poi 1' alcali era veramente la potassa , poteva egualmente darsi , che con essa avesse trascinato della silice in dissoluzione, passando dal cono positivo al cono negativo . Ho instituito una serie particolare di tentativi somi- glianti a quelli dettagliati nelle Transazioni filosofiche per r anno 180- , pag. 7 e che provarono ben tosto che non eravi alcuna ragione di pensare che la silice fosse stata decomposta in queste sperienze . L' acido si trovò essere acido nitrico ( ossisettonico } il quale sotto rinfluenza dell'azione elettrica sembrava aver disciolto la silice; l'alcali cavato era alcali fis«oj e ciò che DI FtstcA, CiiimcA- re. 44t) ha potuto far vedere che era semplicemente una materia accidentale e non essenziale alla costituzione della silice , si è che una medesima quantità di questa terra essendo stata elettrizzata per lungo tempo , essa perdette del suo potere di somministrare 1' alcali in quistione (i) . Dietro questo risultato, non si poteva più seguile il medesimo piano d'operazione riguardo l'allumina, che ras- somiglia ad uu composto salino meno della silice. Ho. dun- que addottalo per agire su cpiesti corpi , uq metodo fon- dato sulla supposizione che essi fossero sostanze infiam- mabili cosi fortemente saturate di ossigene , che esse non avessero che poco o ninna elettricità positiva . Siccome I' allumina e la silice hanno una e l'altra una grande affinità per la potassa e la soda 5 considerandole ora come ossidi , egli era ragionevole di comprendere che r ossigene negli alcali e nelle terre doveva essere positivo riguardo alla loro attrazione reciproca, e che questo potere doveva in conseguenza essere riferito alle loro basi . Que- sta nozione mi parve dare una possibilità di promuovere la decomposizione di queste sostanze coli elettricità . Con tale raziocinio, ho fuso in un crogiuolo di platino un miscuglio di una parte di silice , e di sei parti di po- tassa ; ho mantenuto il miscuglio fluido , e in ignizione , sopra un fuoco di carbone ; ho leso il crogiuolo positivo (i) Se dopo !a preeipitaz'oce del liquor silicum coli' acido muriatico ( ossìmuriatico ) , la silice sia accuratamente lavata, ed esposta umida all'azione del mercurio elettrizzato negativamente, il mercurio conlieae ben tolto una notabile qnantiià di potassio. L'allumina ben lavata, elio è stata precipitata dall' a lume col carbonato ( ossicarbonato ) di soda somministra , col medesimo trattamento del sodio , e del potassio ; dat che si ved« che l'analisi elettro chimica ditnostra continuamente l'im- perfezione de' metodi oritinarj della chimica per separare i corpi gli uni dagli altri. L'acido bordcico (ossiboracico ) il più puro che si possa- ottenere dalla decomposizione chimica del borace, mostra pure coT analisi elettrica , che esso lentiene, contemporaneamente , e della soda « dell' acido impiegato a guesta decoinposiziiitie . 4^0 Giornale con lina hallerla di f>oo piastre; etl una verga di pillino resa negativa, fu moisa in contatto col njenslruo alcalino. Al niOMienlo del contatto, l'ignizione parve pin viva; quando s'immerge la verga nel liquido, ebbe luogo un'effervescen- za e de'globelti, che s'abbrucciavano con liamma brillante, s' innalzarono alla superfice e vi soprannuolavano in istato di combustione . Doj;o alcuni minuti il miscuglio essendo stalo raffreddato , si levò la verga di platino ; o si staccò quanto fu possil)iIe , con un temperino , il composto di potassa e di silice che vi era aderente . Ma sono rimasic attorno a questa verga delle scaglie metalliche brillanti, le quali , a conlatto dell' aria , si coprirono islautaneamente di una crosta bianca , e ove alcune 's' iniianuuaiono spon- taneamente . Il platino parve assai corroso, e di un colore più carico di quello del metallo puro . Essendo immerso nell'acqua, vi produsse uua forle effervescenza, e il liquore divenne alcalino , analmente 1' aggiunta di alcune goccie di acido muriatico (ossimuriatico) in questa soluzione^, vi ma- nifestò delle nubi bianche , che de' variali lenlalivi , hanno mostrato essere dovute alla presenza della silice. Un somigliante miscuglio di potassa e d'allumina fu trattalo nella slessa maniera , ed i risultali furono perfet- tamente analoghi ; aderiva alla verga di platino una pelli- cola di Sostanza metallica, la quale ha decomposto l'acqua con vivacità, e produsse una soluzione dalla quale precipitò dell' allumina coli' affundervi un acido . Ho variato in differenti maniere quest' esperienza nella speranza di poter ottenere la inateria metallica attaccata al platino in quantità sufficiente per esaminarla separata- mente 5 ma fu senza successo . Non vi erano mai -se non scaglie superficiali, che si ossidavano all'aria prima di po- tere essttre slaccate , e vi formaT.ano una materia bianca alcalina; esse abbracciavano istantaneamente tosto che erano riscaldate , e non ho potuto ottenerle fuse sotto la nafta a sotto r olio . m Fi!;icA , CnraicA t.c. f^5i Ho Inlraprese somiglianù esperienze con niiscugU dì soda e d' allumina , di soda e di ciiconia , e impiegava il ferro per la fonzione del metallo elettrizzato negativamente. Io tutti questi casi, si producevano, durante relettrizzamen- to, abbondanti globelti nudanti, in istalo d' inUammazione alla supertice della massa fusa. Quando poscia il miscuglio era raffreddato , si trovavano aderenti al ferro delle piccolo lamine di un metallo colore di piombo , e meno fusibile del sodio : queste laminette agivano violentemente sopra l'acqua, ed esse formavano della soda in polvere bianca , ma in quantità troppo piccola per potere essere esaminata scrupolosamente . Ho tentato pure di procurarmi una lega di potassio colle basi delie terre, cavandole dai miscugli della potassa colla silice e l'allumina, fusi coli' elettricità ed eccitati dalle superfice positiva e negativa , nella maniera stessa «be si fece per la decomposizione della potassa pura ; ma non se n' ebbe alcun buon risultato. Se le terre erano in quantità eguale al quarto o al quinto dell' alcali , esse lo rendevano talmente non conduttore die non era piìi agevole d' intac- carlo coir elettricità ^ se al contrario le terre si trovavano in troppo piccola proporzione , la sostanza ottenuta non aveva più che i caratteri del puro potassio . Ho riscaldato ancora de' piccoli globetti di potassio in contatto della silice e dell' allumina in tubi di vetro branco , riempiuti di vapori di nafta ; allora il potassio sembrava agire nel medesimo tempo sopra le terre e sul vetro del tubo, e non Ti otteneva che una massa grigia , opaca , senza splendore metallico, che facera effervescenza nell'ac- qua, e formava delle nubi bianche che si precipitavano. Era possibile qui che la potassa fosse stata convertita in tutto o in parte , in protossido ( ipotermossido ), colla sua azione sopra le terre ; ma siccome il risultalo non offriva alcun globelto , e che il vetro solo poteva aver prodotto r effetto , niuna consegueu/a positiva si deve tirare da que- sto processo sulla decouiposizione delle terre . 45 ì GlORXAI.B Ecco pertanto <[nali iurono i miei ulliiiii tentativi finnia questo oggetto' . Del potassio nmalgamato con un terzo di mercurio , fu elettrizzato negativamente sotto la nafta , con una forza di r)Oo piastie, e in contatto dsUa silice im poco umettala; dopo un' ora si esaminò il risultato . Il potassio aveva decomposto 1' acqua , e \ alcali formato essendo stato neu- tralizzato dall'acido acetoso ( ossiacelico ) , si ottenne tuia uaateria hianca la cui apparenza era quella della silice pre- cijìitata , ma che era iu troppo piccola quantità per essere accuratamente esaminata . Ho provato il medesimo modo di azione sopra 1' allu- mina e la glicina , ne risultò collazione di un acido sopra Ja soluzione ottenuta dell' amalgama , un precipitato più marcato che nel caso della silice . Finalmente la circonia, esposta nella medesima maniera all'azione dell'elettricità e all'attrazione del potassio diede de' risultati più soddisfacenti , imperocché una polvere fina e hianca , solubile nell'acido solforico ( ossisolforico j , e che veniva precipitata dall' ammoniaca , fu separata dall' amal- gama ottenuta coli' azione dell' acqua . Dal complesso di questi risultali e dal paragone delle differenti serie d' esperienze , si è , mi paie , autorizzato a conchiudere che l'allumina, la circonia, la glicina, e la silice sono, come le terre alcaline (i), degli ossidi metal~ liei (i) Per quanto in;;egno»e e verameBte originali siano Jc sjierienze del dotto chimico inglese noi siamo sempre fenui nell' opinioue die le basi degli alcali come quella ora dimostrata nelle terre non siano me- talliche . Ciò che già detto abbiamo rapporto alti supposti metalli degli alcali ora riferire si deve a quelli delle terre . Anche le bjsi di questi corpi si mostrarono combustibili ossigenabili e non tcrmossidabili , duo» que essi pure , quando i loro caratteri saranno ben determinali si col- locheranno a lato del solfo, d«l fesfoio , del carbonio , e non già ^ quello d«' melalli ( L' 'Eiil. ) . TU Fisieik., CirisncA. ec. 4'>3 b'cì; imperocché alcun' altra supposizione spiegherebbe ta- cilniente i fenomeni che abbiamo dettagliati . Però r evidenza della loro decomposizione e della loro composizione , non è strettamente della medesima natura di quella che concerne gli alcali fìssi e le terre alcaline ; perchè sarebbe possibile che nelle sperienze in cui V allu- mina e la circonia sembrano separate in tempo dell'ossi- dazione del potassio e del sodio , questi metalli degli alcali non fossero stati effettivamente in combinazione colle basi delle terre , ma soltanto messe , o mescolate mecanica- menie colle terre medesime ; che d' altronde nel numero considerevole delle mie sperienze , pochissime hanno dati indizj marcali della formazione di una materia terrea , e che quando essa si manifestava , la sua piccola quantità e' inabilitava a determinare la spcce . Se fossi stato abbastanza fortunato per dare più di evidenza a questi risultati , e per procurarmi le sostanze metalliche che erano l' oggetto delle mie ricerche , avrei proposto per esse i nomi di silicio , d' aluinio j di circo- ma e di glicio . V. Sulla formazione , la natura, e le proprietà di un amalgama prodotta dall' ammoniaca . Nello scritto comunicatomi dal Prof. Berzelius , e dal Dott. Pontin , di cui ho parlato , si fa quistion» di una curiosissima , e importante sperienza sopra la disossidazio- ne , o r ainalgamazione della base complessa dell'ammo- niaca 5 fatto che questi ingegnosi Fisici riguardano come una prova rigorosa , che V ammoniaca è un ossido a base binai'ia . Si pone in contatto di una soluzione di ammoniaca , del mercurio elettrizzato negativamente in un circolo gal- vanico sotto quest' azione , esso aumenta gradatamente di volume , e , quando egli è accresciuto quattro o cinque Tom. 2. 6o 4 54 GrORKALE volte tanto quanto era nel suo slato pritnllivo , diviene nn solido di una consistenza molle . Questa materia , secondo essi , è composta di mercu- rio , e della base disossigenata dell' ammoniaca ; pensano essi che ciò sia provato i. per la riproduzione del mercu- rio e dell' ammoniaca , la quale ha lungo , con assorbi- mento di ossigene , allorché la sostanza è esposta all' aria , 2. perchè nell' acqua essa forma dell' ammoniaca , mentre che si sviluppa dell' idrogene ( flogogene ) , e che il mer- curio diviene gradatamente libero . Un'operazione nella quale F idrogene ( Qogogene ) e r azoto ( settono ) mostrano le proprietà metalliche o nella quale una sostanza metallica è, per qunnto pare, formata de' loro eleiuenli , non può mancare di (issare 1' allenzione de Chimici : T interesse particolare che essa offre pe' suoi rapporti colla teoria generale della scienza elettrochimica, mi ha portato ad esaminarne le circostanze in una maniera estesa e dettagliata . Ripetendo il processo de' Chimici Svedesi , ho trovato che per formare un' amalgama di cinqnanla o sessanta grani di mercurio, col contatto di una soluzione d'ammo- niaca saturata , abbisognava di mi tempo considerabile , e che quest'amalgama cangiava fortemente, anche nel breve spazio di tempo necessario per cavarla dalla suhizione . Con tutto ciò , in questa maniera di operare io mi assicurava di tutti i risultn.ti da essi stabiliti, ed ho trovato tosto de' mezzi più semplici e facili di produrre quest' ef- fetto con circostanze più atte a permettere di farne una distinta analisi . Le esperienze da me dettagliale nella lezione Bakeria- iia per il i8o6 ^ hanno provato che l'anunoniaca è svi- luppala dal sai ammoniaco alla superlice negativa della catena vultiana ; e ho tiralo la conseguenza che , sotto questa influenza , si poteva agire su di essa , in ciò che si è chiamalo stato nascente ;, mentre che avrei dovuto con- DI Fisica , Chimica ec. ^55 chiudere che essa sarebbe più facihneate disossigenata e couibinata al mercurio . Per appUcare questa vista, ho fatto una cavità in un pezzo di inuriato ( ossimuriato ) d' ammoniaca ; e vi ho introdotto un globetto di mercurio del peso di circa 90 grani . Il muriato { ossimuriato ) fu poscia leggiermente inumidito, per renderlo conduttore, e si è posto sopra una lamina di platino messa allo stato positivo nel circolo di una forte batteria . Il mercurio fu portato allo stato nega- tivo per mezzo di un filo di platino . Allora 1' azione del sale incominciò immediatamente ; si manifestò una forte effervescenza con molto calore . Il globetto , in pochi mi- nuli , si trovò ingrandito al quintuplo delle sue primitive dimensioni , e rassomigliava ad un' amalgama di zinco ; alcune cristallizzazioni metalliche partivano come da un centro e cori'odevano il corpo del sale. Esse vi formavano una specie di erborizzazione che sovente si colorava alle sue punte di contatto col muriato ( ossimuriato ) ^ e che , quando la comunicazione era distrutta, scompariva rapiila- mente , mandando de'fumi ammoniacali , e riproducendo il mercurio . Si è pure fatto uso di un pezzo di carbonato ( ossi- cai-bonato ) d'ammoniaca ben umettato, e l'amalgama si formò con eguale rapidità . Con questo processo di disos- sidazione , quando la batteria era in un' azione potente , si trovava nella cavità del sale una materia nera che , vero- similmente era carbone procedente dalla decomposizione dell' acido carbonico ( ossicarbonico ) del carbonato ( ossi- carbonato ) impiegato (i). La forte attrazione del potassio , del sodio , e de' me- (i) La materia nera , che si separa alla superfice negativa aelle spe- rienze elettriche nella decomposizione della potassa o della soda , e che alcuni fisici troravano difficile a spiegare è , io credo , carbone proce- dentti dall'acido carbonico ( 08SÌcail)onico^, che esisteva nell'alcali. 7j5G Giornale talli delle terre alcaline per T ossigeae mi porlo ad esami- nare se il loro potere disossidante nou sarebbe capace di ef- fettuare l'amalgamazioiie dell' atnmoiiiaca, indipendentemente dall'azione dell'elettricità; e il risultato fa assai soddisfacente. Quando si fece agire sul muriato (ossimuriato) d'am- moniaca umettato, del mercurio unito ad una piccola quan- tità di potassio, di sodio, di bario o di calcio, l'amalgama prese un volume sei o sette volte più grande di quello del mercurio , ed il conposto parve contenere molto più di base ammoniacale di quello ottenuto colle potenze elettriche. Però;, siccome in questi casi^ una porzione di metallo impiegato per la disossidazione restava sempre unito al composto ; descrivendo le proprietà dell' amalgama d' am- moniaca, parlerò soltanto di quella ottenuta co' mezzi elettrici. L'amalgama d' ammoniaca quando è formata alla tem- peratura di 70 in 80 gradii è un solido, avente la consi- stenza molle del burro; alla temperatura del ghiaccio, essa diviene ferma, e cristallizza in una massa, in cui si veg- gono delle piccole faccette senza forma precisamente de- terminata (i). Il suo peso specifico è di circa 3, quello dell' acqua essendo una . Quest' amalgama esposta all' aria si copre ben tosto di una crosta bianca , la quale come ho provato, è carbonato ( ossicarbonato ) d' ammoniaca . Chiusa in una data porzione d'aria, l'aiia aumenta considerabihnente di volume , e il mercurio puro compari- sce . In questo caso si trova che si è prodotto una quan- tità di gas ammoniaco eguale alla metà o ai tre quinti del volume deir amalgama, e che è scomparso una quantità di ■ossigene eguale alla decimasettima o decima ottava parte dell' ammoniaca (2) . (0 Dalla loro apparenza, sospeno che i cristalli siano cubici. L' a- matf^aona ilei potassio cristallizza parimenti in cubi , ma sono così belli e talvolta così grandi quanto quelli di bismuto . (i) Quesi' esperienza conferma 1' opinione che ho avanzata iniornc DI Fisica, Chimica ec. 4'^ 7 Immersa nel gas acido muriatico ( ossimuriatico ) si copre subito di muriato ( ossimurialo ) d' ammoniaca, e &L sviluppa una piccola quantità d' idrogene ( llogogene ) . Neir acido solforico ( ossisolforico ) si copre di solfato ( ossisolfato ) d' ammoniaca o di solfo . Ho tentato eoa differenti mezzi di conservare quest' amalgama . Aveva sperato che sottomettendola alla distillazione fuori del contatto dell' aria , dell' acqua , o di corpi capaci di somministrare dell' ossigene, avrei potuto ottenere sola, e nello stato di purezza, la sostanza disossigenata che era stata unita al mercurio; ma tutte le circostanze dell* opera- zione^ si opponevano esse medesime ad un tale risultato. E ben noto da coloro che sono avvezzi alle sperienze barometriche, che il mercurio, dopo essere stato una volta inumidito, ritiene ostinatamente l'acqua, e che non si può sbarazzare se non coli' ebullizione; ora nel caso di decom- posizione dell'ammoniaca, quando l'amalgama è stata con- tinuamente inumidita, tanto internamente, quanto esterna- mente, per qualche tempo, non si deve sperare che l'acqua aderente sia facilmente levata . Ho asciugata l' amalgama più accuratamente che fu possibile , con carta sugante ; ma anche in questo processo si rigenerò una porzione considerabile d' ammoniaca 5 ho pure tentato di liberarla dalla sua umidità passandola at- traverso un pannolino fino, ma ciò produsse una compiuta decomposizione , e non si ottenne nuli' altro che mercurio puro . La quantità totale della base dell' ammoniaca combi- nata in 60 grani di mercurio , come risulta ad evidenza dalle medesime note, non deve eccedere — di gi-ano , e 200 ° la quantità di ossigene ncll' atamoniaca ; ma siccome l'acqna è presente e potrebbe manifestarsi immediatuuenle , i dati di queste proporzioni Bon cono perfettamente esatti : 458 GlORNAtE per rendergli il suo ossigeue , abbisogna appena la mille- sima parte di un grano d'acqua, quantità appena valuta- bile, e che il solo soflio di una persona sopra l'auialgaina gli avrebbe tosto comunicato . Per la qual cosa , quando un amalgama , seccata colla carta sugante . fu introdotta sotto la natta, si decompose quasi così prontamente quanto nell' aria , producendo dell' ammoniaca e dell' idrogene ( flogogene ) . Nell'olio, schiuse dell' idrogene (flogogene) e generò del sapone ammoniacale, introdotta in un tubo di vetro, chiuso di un turacciolo, il gas si formò rapidamente e il mercurio dimorò libero '■, questo gas esaminato , si trovò essere composto di due terzi, o tre quarti d'ammoniaca, e nel resto di idrogene ( flogogene ) (i) • Dopo aver seccato per quanto fu possibile l'amalgama colla carta sugante , esiste ancora più umidità di quello che sia necessario per eseguire la sua decomposizione ; questo è quello che proverò con un' esperienza di distil- lazione . Circa un quarto di pollice cubico di im' amalgama assai secca coli asciugarla , fu introdotta in nn piccol tubo , ove si riscaldò finché la sostanza gazosa ha cacciato il mercurio j allora il tubo fu chiuso e lascialo raffreddare ; ma si precipitò dell' acqua che si trovò essere una solu- zione saturata d' ammoniaca . Ho detto che le amalgame ottenute dall' ammoniaca per mezzo de'metalli degli alcali fìssi o delle terre alcaline, sembravano contenere pii!i di base ammoniacale in combi- nazione , che le amalgame procurale coli' elettricità : quando si sono combinate co' metalli degli alcali fìssi e delle terre, in quantità considerabile , sono molto più permanenti . (i) Neil' esperienza relativa all' azione dell' amalgama suH' aria , 1' os- •igene i probabilmente assorbito dall' ìdrogene (flogogene) nascente, •' riproduce 1' acqua , che é poi discioh« dall' ammoniaca . M Fisica, Chimica kc. 4^9 E 111 Vero^ de'composti triplici di questa sorte, asciu- gati accuratamente, producevano appena un poco d'am- moniaca sotto la nafta e l'olio, e potevano conservarsi per un tempo considerabile , in tubi di vetro chiusi , svilup- pando soltanto un poco d' idrogene ( flogogene ) . Ho riscaldato un' amalgama triplice , ottenuta dall' am- moniaca col potassio , e che era stata seccata colla caria sugante ; quest' amalgama era tenuta iu un tubo secco di vetro bianco, sul mercurio. V'abbisognò un'elevazione considerabile di temperatura prima che alcuna materia gaso- sa si sviluppasse : ma il calore essendo stato aumentalo finché il gas si formò con rapidità, e che tutta l'amalgama fu espulsa dal tubo , col raffreddare , il mercurio s' mnalzò vivacissimamenle; quindi una gran parte della materia gaso- sa era stata o mercurio , o acqua in vapori , o qualche altra cosa clie il mercurio assoi'bi nel raffreddamento . La piccola quantità di gas che era permanente non eguagliava la metà del volume dell' amalgama . Nella supposizione che questo gas potesse essere com- posto d' idrogene ( llogogene ) e di azoto ( settono ) allo stalo di disossigenazione, vi mescolai una piccola quantità di ossigene ( gas lermoss. ) ma non v' ebi)e alcun cangia- mento di volume; ho esposto allora questo ga-s a conlatto della nafta che ne assorbì la metà , e si giudicò che era ammoniaca per l'effetto che la nafta produsse sulla curcu- ma ; il rimanente del gas analizzato si trovò essere 1' ossi- gene ( gas lermoss. ) che eravi slato introdotto ; più una quantità d' idrogene (gas flogogene) e d'azoto (gas set- tono), nel rapporto l'uno all'altro quasi come quatti o ad uno . A prima giunta , sono stalo inquieto di questo risul- tato, il quale sembrava provare che la produzione dell'am- moniaca è indipendente «bilia presenza di alcuna sostanza capace di fornirgli delf ossigene , e che la sua amalgama- 2Ìone era sempUcemenle dovuta al suo Stato privo d' ac- 46o GlORNAtE qua , e combinato colV idrogene ( flogogene ) ; ma ben to- sto presenlossi da se stessa una soluzione soddisfacente di questa difficoltà . Esponendo ad una soluzione concentrata d' ammoniaca I' amalgama triplice ottenuta dall' ammoniaca col potassio , ho trovato che eravi poca azione su questo liquore: allora s'introdusse l'amalgama che erane bagnata^ in un tubo di vetro , ove y' ebbe quasi la medesima per- manenza che aveva avuta precedentemente un' amalgama seccala ; fuvvi soltanto un poco d' idrogene sviluppato; ma riscaldando il tubo^ la materia gazosa si formò rapidamente e si riconobbe eh' essa era composta di due terzi di gas ammoniaco j, e di un terzo d' idrogene ( flogogene ) . Neil' esperimento in cui quest' amalgama è stata sec- cala ^ vi doveva essere restato aderente una piccola quan- tità di soluzione d'ammoniaca, e forse di potassa ; e quan- tunque 1 amalgama non potesse agire efllcaccmenle su que- sto liquore, alle ordinarie temperature, tuttavia quando essa veniva sollevata in vapori , tendeva ad ossigenare la base dell'ammoniaca e il potassio; da ciò l' idrogene (flo- gogene) eranc sviluppato, e prodotto l'alcali volatile. Ho distillato un' amalgama avuto dall' ammoniaca col potassio, in un tubo riempiuto di vapori di nafta, ed er- meticamente chiuso , come nelle sperienze per ottenere i metalli delle terre ; ma in questo caso non ho avuto che dell' ammoniaca , dell' idrogene ( flogogene ) , dell' azoto ( sellono ) e del puro mercurio ; il residuo era potassio che aveva agito fortemente sul vetro del tubo . In un'altra esperienza della medesima sorte, ho raf- freddato col ghiaccio una parte del tubo , e nel medetimo tempo ho riscaldalo fortemente l'altra parte; ma non si produsse veruna materia condensabile, fuorché il mercurio, e li prodolli elastici furono i medesimi come nel caso precedenlu . Ho Analmente tentato di ottenere un' amalgama dall' animooiaca, alla quale non si potesse supporre alcuna luni- dità m Fisica j Cimuck Er. 4^i "dkà aderente ;, e perciò ho riscaldato nel gas ammonìaco xm' amalgama di potassio . Qiiest' amalgama si copri di una pellicola di potassa , ma non aimienlò di volume , e si produsse una quautità considerabile di gas non assorbibile, la quale consisteva in cinque parti d'idrogene ( gas llogogeue ) va mia di azoto ( gas settono J. L'amalgama , dopo questa 0[ierazione non esalò punto d' ammoniaca nella sua espo- sizione all'aria; dal che sembra probabile che per la disos- sidazione dell' ammoniaca e la combinazione della sua base col mercurio, l'alcali deve essere nello stalo nascente, o almeno in uno stato condensato tale come quello eh' esso ha nelle sue soluzioni , o ne' sali anmiouiacali . ( Il Jìne nel prossimo quaderno ) ESTRATTO DI LETTERA Del Signor Canonico ATS'GELO BELLANI Sopfn il catalogo cronologico delle meteore in seguito alle quali sono cadute delle pietre . el terzo Bimestre del Giornale di Fisica di Pavia an. i8og ho veduto a pag. 2,3 1 il Catalogo per ordine crono- logico delle meteore in seguito delle quali sono cadute delle pietre, a masse di ferro ^ del Sig. Chladni: in questo si dice sul principio , che i cataloghi llnora dati delle cadute delle pietre , o delle masse di feri'O essendo troppo poco com- pleti , si è stimato utile il dare il presente , » come quello «che riunisce per quanto è possibile tutte le notizie di tali «meteore". Questo catalogo però è anch'esso molto in- completo , oltre alle note fattevi dall' Editore , bastando per accertarsene di confrontarlo colla Litologia atmosferica dì Izarn : colla Biblioteca Britannica T. XXIII. pag. 60 , e pag. 2i8 : cogli Opuscoli Scelti sulle scienze, e sulle arti di Milano T. XVIII. pag. 190, T. XIX. pag. 42., T. XXIL Tom^ 2. 61 4Ò? Giornale pag. a6o , e T. I. pag. 48. della Nuova Scelta d' Opuscoli dello stesso C. Aniorelti . A questo proposito farò osser- vare che non solo eranvi altre epoche da aggiungersi al sopraddetto catalogo ; ma uno studio particolare erasi da intraprendere per verificarne le diverse date assegnate ad un medesimo l'atto provenienti o da errori di stampa , o dalla diversità d opinioni degli Scrittori che ne tramanda- rono la notizia : cosi per esempio Chladni riferisce aU'anno 1^03 ai 4 Novembre la caduta della gran pietra assai vola, a Ensishcim in Alsazia , siccome consta anche dalla Tavola di Izarn rlfeiita da Amoretti , e da Moratelli nelle sue Memorie fisico-chimiche; ma nel Giornale di Fisii^a di Pa- rigi T. LVII. pag. 71. B. G. Sage T assegna ai 7 Novembre del medesimo anno , e viene pure sotto lo stesso giorno registrata nella Tavola di Izarn medesimo nell'opera accen- nata : uelfEnciclopedia poi , ossia nel Dictioiuiaire raisonné dcs Sciences , des aris , ei des rnètiers , edizione di Livorno air articolo Pluie trovo che lo stesso fenomeno coincide invece colf anno i63o . A tutti i fatti raccolti già nelle opere recenti ne ag- giungerò io molti altri estratti da dne libri stampati in Italia già da lungo tempo : il primo è di Girolamo Bardi fioren- tino intitolato Sommario , o t'ero Età del Mondo chrono- logicJie an i58i in Venetia . In quest'opera, che non è senza merito oltre ad altri sfrani racconti the trovansi ad ogni tratto, limitandomi alle sole pioggie di sas^i esse sono in numero di 25 avanti la nascila di G. C, e di iG dopo fino alf anno 149^ > cioè le prime riferibili agli anni del mondo 35 io. 354g. SGiq. SyoS. 3740. SySS. 3757. S-ói. 3764. 3766. 3767. 3775. 3776. 3777. 3779. 37H1. 3785. 3786. 38oo. 3858. 3865. : le seconde avvenute dopo G. G. sono: nelfanno 171 in Roma: 212 in Affrica: 3o9 in Fran- cia : 4^4 in Toscana: I^^ì-ì. in Roma: 583 nella Marca: rìfJi in liombardia : GfiS in Affrica; 758 io Ascoli: 822 in Ger- mania : 8';!3 in Francia : 837 in Ostia : 904 in Francia : 991 in Spagna: 1197 in Italia: 1273 in Inghilterra. BI FlSKTA j CmMICA EC. Ìjo3 L'altro libro è intitolato u4Imanacco perpefuo slampato in Bassano nel i^Sa : il titolo forse potrebbe far molto dubitare di sua autenticità ; ma prego a riflettere , che il discredito acquistato dagli Almanacchi riguarda i fatti fu- turi da essi narrati , e non già i passati . In questo alla pag. 3o3 raccontasi la storia delle pietre cadute ai tempi di Cardano nell'anno iSao , e non nel i5io , o i5ii (vedi Opuscoli Scelli di C Amoretti T. XXII. pag. 261 )j né è a stupirsi se incerta riesce Y epoca della caduta di queste pietre , se è incerta perfino 1' epoca della nascita di Cardano medesimo: alla pag. 3o4 «nell'anno 1482 cascò "dal cielo una pietra, òhe, pesò quasi mille libbre: pag. «341 Nel Pontificato di Giovanni XIII. cascarono dal Cielo » pietre di nìaravigliosa grandezza con furia di venti, ed » acqua : pag. 342 In molle Città di Francia piovettero as- »sai sassi l'anno 3o6 : pag. 344 Nell'anno 762 in Ascoli «caddero sassi dall'aria; e nell'anno i223 in Toscana «piovettero sassi". Alcune di queste Epoche o coincidono, o s'accostano a quelle da altri riferite : qnal fede debbasi poi prestare a queste notizie storiche da me compilate , io non pretendo elle quella medesima accordata agli altri analoghi racconti registrali nelle cronache de' tempi bassi; e non fu mai mia opinione di supporre , che se è vera ed incontrastabile la caduta di queste pietre , debbano poi essere A'eri tulli i racconti riferiti a questo proposito . NOTIZIE LETTERARIE OSSERVAZIONI E SCOPERTE Magnesia troi^>ata nelle ossa umane . il Sig. Fourcrny e Vauquelin che avevano scoperta la magne- fiia nelle ossa di auimali e avevano asserito di non averne 464 Giornale trovata nelle ossa umane, in uà nuovo recente lavoro eseguito su queste ultime «issa si sono couviiili che la magnesia esiste anche in esse . Vi hantìo àndhò Ravvisate alcune traccie di allumina e di silice . - A.iialisi del tabacco . Vaunuelia ha analizzate due varietà di tabacco cioè la nicotiana tabacum lalìfolia e anrrustifolia . Il sugo della nìco- liana latìfoìia contiene i. una gran quantità di nialeria ani- male di natura albuminosa; 2, dell' ossipomiato di calce eoa eccesso di ossico ( acido ) ; 5. dell' ossiacc-tico ; 4- dell' ossi- settonico e ossiruuriato di potassa iu quantità notabile; 5 una materia rossa solubile nell' alcoole e nell'acqua che si gonfia considerabilmente al fuoco , di cui non conobbe bene la na- tura ; 6. dell' ossimuriato d'ammoniaca; 7. fiiialmcule un prin- cipio acre, volatile, scolorato, solub. riell'acqua e nell' alcoole che sembra differire da tulli quelli che si corio.couo nel re- gno vegetabile . 11 Cb. A. ha poi trovato i princlpj riconosciuti nella ni- coziana verde anche ne' tabacchi preparali , ma di più in questi vi ha scoperto dell' ossicarbonato d'ammoniaca, e dcU* ossimuriato di calce, senza dubbio, procedenti dalla mutua decomposizione del sai ammoniaco e dell? calce che vi si aggiunge nella preparazione. 11 tabacco di Virginia in foglie, e il tabacco di Spagna hanno dato i medesimi prodotti de' tabacchi di Francia , e di più circa u'i decimo di una terra ferruginosa rossa alla quale questo taiiacco deve il suo co- lore particolare . Miscellanes . 11 Sig. Leschevìa ha trovalo in tre montagne contigue nel Dipart. della Cute d' or deile roccie verdi colorale del ter- mossido di cromo . Esse erano conosciute soUo il nome di calcedonio di Creusot , e s'ignorava qual fosse la materia che le colorava ^ Per conservare lungamente i pomi di terra il Sig. Sinclair ha fallo noto il risultato di uu' esperienza clie gli è riescila benissimo in un lungo viaggio, ed è di tagliare a felle i pomi e farli cuocere sopra pale di ferro in un forno. Esse preudono l'aspetto di pezzi di corno, ma polverizzandoli 'oi Fisica , CHmicA ec 4^^ cotne il fronaenlo , danno una farina beUissiraa e sana che in molle circoslanze potrebbe essere di grandissima ulililà (Bibl. Phys. Econ.) — Un mastice che resiste all' acqua e al fuoco si prescrive di comporlo con una pinta di latte, da cui siasi separata la parte caseosa con eguale quaulilà d'aceto, di ag- giungervi quattro o cinque bianchi d" uovo ben sbattuti! , mescolate Je due sostanze unirvi della caloft viva slaccia- ta quanto basta per farne una pasta. Questo mastice può riunire corpi rolli, e resiste, quando è Leu secco, al fuoco e all'acqua — della calce viva si aggiunga a del sego fuso e si mescoli da fame una pasta molle j s' immerga in esso della stoppa, si applichi per mezzo di una legatura a tubi metallici da cui trapelli acqua, riesce un mastice eccellente per chiudere le loro fessure (1- e.) ^ Per chiudere le com- messure delle bolli di vino i villici usano da gran tempo eoa Ottimo succoàso di fregare ruidamente il luogo da cui geme il liquore con una manata di foglie verdi di olmo — il Sig. IVysten ha iiigellati molte specie di gas nelle vene e nelle arterie di diversi cani, alcuni riuscirono fatali, come il gas flo.g. sulfur. , il gas nitroso, il gas ossiseltonoso, il gas ossimur. termossigenalo , il gas ammoii ; allri si trovarono innocenti , come l'aria atmosfer. , il gas lermossigene, il lermossido gazoso di SBllorio, il gas ossicarbouico ec- Queste sperienze non sono ptrò affatto uuovc . LIBRI NUOVI CENNI Ragionati di un Imparziale Sopra gli FAementi di Botanica compilati da Paolo Sangiorgio Speziale Professore di Botanica, Milano 1808. Il Chiarissimo Signor Willdenow ne' suoi Fondamenti di Botanica usciti a Berlino nel 1792 (a) dice le seguenti rimar- ca) Gruadris der Kraiiterkunde zum Vorlesungen eniworfen , Ber- lin 1792. 466 Gior.N.VLE cabihssime parole nelle prime liuee della Prefazioue a me- desimi » . Sebbene la moltitudiue de' libri su gli Elementi di Botanica sia mediocremente considerevole io porto ciò nondi- meno avviso , che questo campo merita tuttavia più di travaglio e più attenta riflessione . Alcuni nostri Compendi tranne que' di Jacquin Batsch e pochi altri , o non rinserrano che una secca e pel più delle volte mal intesa Terminologia , o sono pure letterarie Traduzioni della Filosofia Botanica di Linneo la quale venti anni fa era assai perfetta, ma di presente dopo tante meravigliose scoperte è alquanto mancante ed incom- pleta a . Entrammo iu lusinga nell'esamiuare gli Elementi del l'rofessore Saugiorgio di trovarli tessuti giusta le vedute del Botanico di Berlino , e quindi più acconci ai tempi iu cui siamo caduti a vivere ; credemmo che dessi per la più parte almeno non sentissero il rancidume dell' epoca di trenlsselte anni fa , ma ci è giuocoforza confessare colla più nobile e reale , avvegnacchè spiacente verità , che il novello Precettore o non volle o noa seppe agevolare a giovani l'appreudimeulo dalla Botanica adoperandosi in cosi felice intrapresa. Devoto egli oltremodo della Filosolìa Botanica di Liuneo , e d'alcune Dissertazioni delie di lui Amenità Accademiche eh' ei avvisò ooportune a suoi Elementi volle credute tutte quante le sue forze a questa Palestra rinunziando ad ispianarue le difficoltà, alia chiarezza, all'ammenda degli errori (a), alla copia di esempi analoghi al subbietto di cui si parla , ad adempiere in una parola quanto vuoisi a buou diritto attendere da chi mena vampo di Maestro di Licei e d' Università . (a) Il Sig. Prof. Sangiorgio alloraquando si die a racco'/.are qr.eita sua Opera non era erudito , a quello che pare, di qiiiinto il Dotti&siri'o Si:;. Sprengel disse esser necessario per una buona riforma della Filosofia Boianica Lianeana . Ecco le sue parole itlenticlie » esempla e rccentis- simis auclori/ius adhicere , pìurcs auclniis ( Llnnaei) opinioncs qitas nos'ian memoriae imienta infirniaruni , rrj'utarc , tenninos aligere , quaestiones (/ii.ìe graviS-linae ridebaiitnr uberius proponere ..... Sprengel Piiil. Dot , Hulac ad S.ilaai Pjjcque al nostro Autore di piiì l'ignorare che il Sig. Linneo medesimo nella Prefazinno alla sua Philosop/iia Boianica confessò che agrjiugnea taluna cosa supervacane a . In calce OpusciiU fflicci nonnulla ile instructione disciplinnc , ne paghìvik aiternav vocuac relinqifjrcnt-.ir » DI Fisica , Chimica ec. 467 Noi siamo pertanto chini a solenuemente dinunziare, cbe questo libro di fresca uscita rinserra una secca e per il più delle volte malintesa lerrainologia . E perchè veggasi che non è il nostro mal contento che strigne a condannarlo nel presente modo, e perchè altronde ci piacerebbe, che quanto siamo per dire ottenga il suggello dell'approvazione di coloro Mon solo che sono del mestiere , ma anche dei Novizi o Pere- grini in questa Provincia noi dichiariamo altamente essere una improprietà di costume , un preUo abuso della stampa che Chi legge dali' allo a Discepoli Italiani nella natia fa- vella e chi veste in Italiano una frase latina non ne dica il significalo corrispondente Italiano qualunque volta la Crusca o i'idioma ajuti il Compilatore a volgarizzarla e la volgarizza- zione apra l' intendimento della stessa parola latina. Eppure il nostro Sangiorgio è trabocchevole da capo a pie di questi vezzi, vezzi cbe sarebbe nojosa briga tutti discorrere sebbene sia rr-giouevoie allegarne parecchi esempi.» Divarìcatus diva- ricato , virga/us vergato , suherosus suberoso , spithameus spi- tameo , Ijrafa lirate, canaliculata au^ìicoìnle , mulli/ìda mol- tifide, cuculiata cocollate , ligulala lingulale, lageni/'ormis lageniforme, hamosus amoso . Chi è mai tra i scolari educati alle lettere dello stesso Sig Professore che non ritrovi spon- taneo che il suberesus si traduca a sostanza di sughero , il spithameus di una spanna , brachiatus hraccinlo , virgatus fatto a guisa di bacchette (giacché vergato lignifica fatto a liste), stoluniferus pollonifero , divaricatus allontanato, nutans vacii- Janle perchè a dir vero la nostra lirgua non ammette il sto- lonifero nutante e divaricato del Sangiorgio che non sono vocaboli da spendere come moneta di buona lega . Del pari pandurijormis vuoisi tradurre a forma di chitarra , paniculatus pannocchiulo , multifidus molto fesso , unijlorus d'uu sol fiore subulatus lesiniforme , ligulatus fatto a linguetta, hamosus a fórma d'amo o d'uncino , subrotundus quasi tondo , unduìatus ondoso, ondato, multijlorus molti- fiorito , cyatìjormis fatto a bicchiere , squarrosus spalancalo , lociilamentosus a camere , a cellette , lyratus a figura di lira , lagen'/ormis fallo a fia- schetta , didimus gemello Noi per vero dire non saprem- mo meglio pareggiare la foggia onde il Profossore di Milano fa italiane le frasi Botanico - latine del Sig. Linneo che pro- nunziandole molto afliui ed imitatrici di certa definizione di un già morto babbuasso in Medicina io/(77" cj/7/7/.s est capitis dolor . 468 GlOH-NALt INoQ dea però levare a sorpresa che in qaeslì elomenll si di' fnoslri palese la diiiieiiticanza del signiilcato o della traduzione delle parole Ialine , giacché s'urla incautamente , e tante volte s' il- oppa in prove dimostrative di pochissima familiarità in Chi li scrisse di lini^ua Italiana e Latina . Vede di nostra asserzione farà di fatto il qui leggere ptnr.acea per peiiuachiuta , avam- braccio per gomito , unguicolaie per lungo quanto un unghia, cordilo per 1' embrione o cuoricino, spargio per sparagio od asparago , memhranato per membranoso , smorsicato per moz- EÌcato , rombiodale per romboidale, dipressa per schiacciata, secondante ( che vuole significare venire in seconda luogo ) per rivolto verso un sol lato , braccliiale per dire lungo un braccio quando parrebbe volere in vece intendersi giusta il nostro Precettore di Botanica , attenente al braccio , stipulato che significa ridotto a contratto per avente stipule od orec- chiette , membriuella (vedi pag. 127 tom. i. ) per muscolosa o torosa dei latini . Del pari r obblio della lingua latina si fa avanti e si di- svela alloraquando ad erudizione e meraviglia de' nostri Leg- gitori si contrapponga la Definizione del Signor Linneo al volgarizzamento del tutto erroneo ed infedele del nostro Bo- tanico . Eccone un qualche umiliante modello . Linnè Philos. Botan. Radix est pars plantae , qua ad loci/.m nataìem adiungitur, quae plantam nutrii , in terra est sub terra crescit . Traduzione del S. P. Sangiorgio . Radice (pag- 9) è quella parte della pianta fissa al luogo nativo che la nutrisce , sia in terra e sotto d' essa cresce . Linnè Philos. Dot. Fascicularis fasciculata {radix) colìigens filainenta (^ radi- culas ) recta paralella , approximata e partibus carnosis basi sessili connexis . Traduzione del S. P. Sangiorgio ■ Fiiscicularis che unisce dei filamenti o radichelte poste sopra una in uu sol capo . Linnè Philos Rot. Stigma est summitas pistilli madida humore pollen rum- pendo . Traduzione de! S. P Sangiorgio . Stigma . Cicatrice situata nella sommità del pistillo ba- gnata di uu umore proprio a far rompere il polline. 11 Com- DI Fisica, Chimica ec. 4^9 p'ìlalore ridollo in iscuola alla lettura di questo articolo verrà senza faOo saggiamente ammonito dai più eletti de'suoi pochi Ascoltami che rumpeiido pollen vuole presso noi intendersi e spiegarsi isbucciaado o sciogliendosi il polline, ma gli Ascoltanti suddetti avanti la caritatevole ammonizione prima avranno quasi talento di ridere, poi faranno il gesto pantomimo di stringersi nelle spalle considerando a qual grado d'inno- cenza in fatto di latino giugne il buon Maestro. Linnè Philos. Bot. Sllgmatihus revolutis . Traduzione del S. P. Sangiorgio . Coi stimmi ricuri'ati , e lo stampatore del certo qui pigliò un erro , perchè l' A. voleva dire seguendo la difinizioue arricciati o rotolati all' infuori . Linnè Pbil. Bot. Subulatum ( folium ) est inferius lineare teres at versus etpicem sensim attenuatum : liocce farctam est , illud planum vix farctum . Tradu7,ione del S. P. Sangiorgio . Snbulata è la foglia inferiormente lineare , rotonda ma Terso 1' apice insensibilmente assottigliata : questa imbottata , quella piana appena imbottata . 11 Babbea Uomo dimenticossi in questo punto che imbottare sigtiifica mettere il vino nella botte e che non vuoisi confondere l' imbottato coli' imbottito che è la versione Italica della ip aroÌBi /aìctum . Linnè Phil. Boi.. liepajidum (folium) cujus Ti.argo angulìs ejusque ìnterìtctis si/iubus terminatur . Traduzione del S. P. Sangiorgio. Ripiegato e voleva certo dire ìii vece tortuoso o serr peggiante ■ . , Linnè Phil. Bot. Anceps . Traduzione del S. P. Sangiorgio . Dubbio . Se presso i Botanici 1' anceps vuoisi intendere a due angoli taglienti, come può farsi mai che dubbio e a due tagli si possano ammettere per sinonimi ? Linnè Amoen. Acad. Diss. Sponsalia Vlantarum . Teucrium Horti TJps. proferì corollas Jlavas , quarum lacì- niae duae superiores adscendentes tanquara digiti comprimunt antheras filamentis nutantibus insidentes ad stigma ut pollen.. J'om. 2. 62 47<* Giornale Traduzione del S. P. Sangiorgto . La corolla comprime coi diti ( pag. 114. Tom. i. S le an- tere allo stigma del Teucrium . Linuè Phil. Boi. Locuìamenta sunt concamerationes seu cai/a difilato polline in carpare antherae conspicua . Traduzione del S P. Sangiorgio . I loculamenti sono quelle cellette che si osservano nelle antere dopo che il polline è suentato ( che significa come ognun sa privo di senno). Li noè Amoen. Acad. Diss. Sexus Tlantarum. Imbibunt pluviae pollen . Traduzione del S. P. Sangiorgio. Le pioggie inbibiscono ( pag. 144 lin. 25. ) il polline . L' A. non sa miserevolmente declinare l'infinito imbere da cui trae l'imbeono imbibunt che farebbe meglio al proposito. Poco è però che nell'opera di cui parliamo v'abbiano infedelissime e del tutto gratuite versioni latino-italiane, ia- troducansi de' vocaboli scommunicati nel nostro linguaggio, si volgarizzi latinamente il latino; qui anche si spiega il Greco con uniforme deplorabile infelicità Gioveranno a conferma- zione di ciò due esempi quanto brevi altrettanto legali . Nella pag. 117. lin. 37. dice l' A. Poliginia molti pistilli da poly molte G gune femmine. jNoi abbiamo appreso che nel linguag- gio Argolico Gyne e non gune significhi femmina. Parimente nella pag. laS. del Tomo i. spiegando la capsula dicocca o didima dice il Sig. Professore Speziale contemporaneamente due spropositi a cipolla perchè didima non è una parola del lutto uniforme a dicocca, e coccos vuole significare sane né già tubercolo, come comprovando altamente che non sa Alfa in (ireco o calcando una strada del tulio nuova , traduce il Prof Sangiorgio . Nella pag. 14. Convallaria Dlajalis Linn. Convallar'a di Maggio e nella 194. Rosa Majalis Rosa di Maggio ; e qui con- fonde il mese in cui ragliano gli Asini che declinasi nel latino •sermone Majus , maja , majum col porco castrato a cui f jrse piace la radice della Convallaria e della Rosa che perciò diconsi sì l'una che l'altra Majalis . Ma rimarcabile si è la versione che fa il nostro Latinis- simo Sangiorgio di un passo di Linneo sulle Erborizza/ioni . Ecco il lesto in quislioue Adversaria a Secrctario coìlecta , DI Fisica , Chimica ec. 47 1 descrihenda in seros usus (a) . La Traduzione dice, // Giornale sarà descritto dal Secretario per gli usi posteriori , ove con- fonde mirabilmente l' incarico del Professore Reggente dell' erbolazione, che è quello di descrivere a maturo esame gli oggetti d' importanza raccolti e trovati, collo scolaro che solo scrive quanto il primo gli impone , e che fa da Segretario in questo alto . Rimane per ultimo a vedere se il Professore Speziale ab- bia pure peccato in quello che r'sguarda e tocca immediata- mente ed essenzialmente l'arte che leggendo insegna. In questo campo per vero dire ha raccolto con tutta conoscenza di causa una messe erudita ampissima Gioanni Gambaretti e Compagni nel libricciuolo che ha per titolo » Succinto esame degli Elementi di Botanica del Professore Sangiorgio . Verona 1809. )) ma egli non fu così sazievole in ciò che scrisse da occupare ogni angolo di verità e d' essere avaro d' altre ag- giunta ch'altrui venisse talento per avventura di recare ia mezzo . Noi non ne raccorremo che alcune giacché siamo schivi dal crear noja ai nostri Leggitori per troppo esuberante prolissità . Linneo nella Filosofia Botanica definisce il Nettario Pars mellif era Jlori propria , ma la voce di Nettario sieguono tutti i Botanici a coro non si restringe solo a questi organi melli- feri ma in senso più esteso si deve intendere per tutto ciò, che oltre le descritte parti si trova nel fiore. Non va a garbo del Sangiorgio questa dottrina epperò nella pag. io4- del To- mo I. la riforma dicendo si estende questo vocabolo per dino- tare qualunque apofisi della corolla che non appartiene alla di lei struttura . Se per apojisi intende come dovrebbe il Rifor- matore appendice o escrescenza il Nettario delle Fritillarie che è un affossamento sarà egli forse un appendice un' escrescen- j5a ? {b) E' ella Sig Professore Caro Carissimo un apojisi del pari il Nettario de' seguenti generi Hjdrophjllum , Lilium , JVitheringia , Franchenia , Sechium ? Nella pag. 88. si dice Resta arista è una punta subulata sovrimposta alla gluma v. g. Avena, e già dimentico nella vici- (a) Veggaii la pag. 270. del Tom. x. (6/ T^ectarium foves in basi singoli petali excavata .' Linaé Geni Plant. Class, 6. Artit. Fritillaria. 4^2 Giornale na pagina 89. di tanta definizione si replica resta o arisfa se la corolla è attaccata al calice con piccoli peduncoletti . Noi domandiamo quale di queste due discrepanti definizioni creerà allo studioso la giusta idea della arista . Ma il Pro- fessore Semplicista che è quanto dire Botanico dirà alla nostra oggezione , che s'abbandonò a questo errore come a tanti altri col Sig Reuss Compendium Botanices Ulmae l'j'',^. pag. 84- et 85. e noi non gli meneremo buona questa scusa affatto infantile . Nella pag. iii. del Tomo i. li.-:. 3. infera didima a due ucòi , e nella pag. ii5. didimo che ha la figura dello scroto di un animalo cioè diviso da un solco sin i e all'antera didi- ma. Un discepolo che accetti arbitrariamente o l'uno o l'altra di queste due spiegazioni di frase Botanica, dinicilmente si trarrebbe d' impaccio riscontrandole nell' applicazione . del subbietto . Nella pag. aS. Im. 9. leggesi bruciante urens armato di spini brucianti come l'ortica . 1 ciechi stessi non ignorano che quanto brucia e morde nell' ortica non è altro che il pelo e non lo spino . Non meno erroneo si è il dirsi da un vecchio Professore de' nostri giorni quanto Linneo disse a suoi. 1 Jiori sommersi (vedi pag. ii5. lin. 12.) nel tempo della fioritura s'alzano sulla superfice dell' acqua e si sommergono poi terminata la fecondazione v. g. Njmphaea , Stratioles , Myriophyllum , Po- tamogeton , Valisneria . Usciti i Scolari del Sangiorgio dalle fasce degli Elementi bentosto apprenderanno eh' egli è un madornale granciporro l'accorre questo canone Liiuieano illi- initatameiìte perchè balzano, fuori dai cancelli del medesimo i seguenti generi Zostera, Chara, Ilippuris, Jsoetes, M.irsilea, Salfinia le cui piante acquatiche fioriscono tutte sott'acqua, e legano pure sott'acqua perfettissimamente il frutto . Si con- sigli l'Autore dei Elementi col Chiarissimo Sig. Blair ( Botan. Essays pag 209. ) e si darà convinto dalle prove . Noi noa faremo più misero uso della docilità dei nostri Leggitori intertenendoli sull'esame di un libro che ha una par- ticolare tendenza all'ignoranza delle parole e delle cose, d'un libro del quale ogni pagina somministra argomento d' una ben giusta ( ne ci è grave il provarlo ) scutica letteraria , di un libro che tutto cospira a disertare il gusto per la più amena e vantaggiosa parte della Storia Naturale, cioè a dk^ la Botanica. DI Fisica , Chimica ec. 47^ Storia delle Piante Medicate e delle loro parti e prodotti conosciuti sotto il nome di Droghe o.Ticinali di Paolo San- giorgio Speziala Professore voi. i. Milano presso Pirota 180G. Di questo Libro parleremo iu aUro Quaderno . D. Caroli Ludovici Wildenow Bot. et Hist Watur. Prof. Pub. Old. Hortus BeroUnensis sive Jcones et descriptiones piantar rarìor. uel mìnus cognitar. quae in Iloito Kegio Bota- nico BeroUnensis excoluntur Fascio. Vili, cum tab. Xll. aeneii coloratis . Berolini 1809. In questo quaderno l'ili. Autore descrive le seguenti piante 1. Lobelia fuìf^ena ; 2. Lob^lia spìendens amendue di Humboldt e Bonpland; 5. Commelina pallida; 4 V Astragalus reptans di llumb. e Bonpland ; 5. Dalea bicolor di Humb. e Bonpl.; 6 V.rigeron delphinifolium di Hunib. e BonpI. 7 Sisy- rinchium cnnvolutum di Wocca Plant. select. 8. Sisjrinchium tenuifolium di Humb. e Bonpl. 9. Georgina fariabilis purpurea IO. Geurgina variabilis Ulacina :, 11. Georgina variabilis pal- lida ; !•}. Georgina coccinae . Le tavole che accomp agn&no quesl' opera sono incise esattamente e miniate al naturale . Mémoires de physique et de Chimie de la Societé d! A rene il Tome second. Questo voi. egualmente interessante del primo uscito alla luce nel 1808. contiene 21 articoli sopra diversi interessanti argomenti . Sperienze ed osservazioni fisico- chimiche sopra i corpi eterogenei finora inosservali che suol contenere la neve , e swi loro principali effetti, del Dott. P. Spadoni Prof, di Bota- nica in Macerata ec. Macerata 1809. Trattato sull' innesto del vajuolo vaccino opera del Dott, Luigi Pierazzi Medico Militare ec. Fabriano 1809. Etposiziop.e patoloj;ico- medica di due analoghe malattie con esito ii.fausto di F. Msrcolini M. D. ec Memorie scritte e commentate ad ulteriore sviluppo di alcuni errori della pratica inglese, ed a maggiore lume dei recenti principi del controstimolo . Udine 1809. Elementi di Chimica Generale redatti dal corso annuale 4 7 4 Giornale che si dà nella R. Università di Padova di G. Melaudii i\T, D, P. Dimostratore e Supplementario di Chim. Gcn. nella delta Università ec. Voi. i. Padova 1809 L' opera elementare di cui annunziamo il primo volume offre l'estratto fedele delle lezioni che il Sig. M. ha date per tre anni consecutivi nell' Università di Padova , e che riuscirono ben accette e vantaggiose agli Alunni che v' intervennero • 11 giovine Autore benemerito per altre interessanti sue produzioni chimiche è stato ora. eletto in Professare di Chimica Gen. della R Università di Padova . Riflessioni suW operazione delT aneurisma popliteo secondo il metodo del Sig. Già. Hunter di M. Covercelli Dott. in Me- dicina e Chirurgia, (ienova 1809. Memorie delia Società d' Arti e Mestieri una delle Classi dell' Accad. di Se. belle lettere ed arti di Mantova ec. lette in quattro Sessioni accademiche dal Sig. P. Coddé Segretari» della Società medesima ec. Mantova 1809 i. voi. in 8. con i. tav. in rame. Già da varj anni l'industria nazionale ha ricevuto un vivo eccitamento anche in Italia e molli bravi Artisti che dapprima rimanevano oscuri colle loro opere vennero per mezzo di Accademie delle Arti chiamati a partecipare degli allori che coronano le teste degli uomini i più celebri . Lo scopo principale d ;lle memorie del Sig. Coddé si è parimenti di riaccendere 1' energia degli Artisti addetti all' Accademia Mantovana ed eccitarli a nuove scoperte , e ad utili miglio- ramenti . Egli nomina nelle sue Memorie molti Artisti Man- tovani che si sono distinti in questi ultimi tempi , e fa de' curiosi rapporti sopra molti rami d' industria nazionale . Giornale Pisano di letteratura, scienze ed ar/i N. 5o. Sem- pre interessante riesce questo Giornale agli Eruditi d'ogni classe . Questo quaderno comprende 18 articoli di vario argomento , g-J QUADRO D' OSSERVAZIUM METEOROLOGlv^HE Fatte al Gabinetto di Fisica della R Unii^ersità di Pavia eleuata sopra il lineilo del mare metri 86. (piedi di Parlp^i 2(14,83352^ a /p'. io'. 47" di latitudine , e 42" di longitudine all' O del Meridiano di Milano ■ Fasi della Luna U.Q E. A LNAp. Mattir GiUGWO 1809. Sei Barometro Pel. lin. sed I» — IO 4 IO 6 9 '■ 9 '4 IO 6 10 i4 IO i 10 6 I' 9 Term. (b) Gr Deo *l3 l3 i3 20 PQED Perlg L. P. 28 - 27 1 1 27 '■i"] 1 1 Isr. Venti (e) (d) Gr. 6G NE 68 E 64 E 66 xVE 65 0 68 NO 62 0 60 0 58 N O7 NO 56 NO 57 0 58 0 53 0 58 0 54 SO 58 NO 58 0 61 0 62 li 68 NE 65 N 64 NE ày NE 6 a N 64 0 62 0 65 E 60 E 59 NE Stato iBaroinetrc del Cielo Poi. lin. sed ser. e auv P'ogS- P'ogS- enip. piog ser. BUV. UQV. ser. aer. ser. ser. 3er. ser. ser. ser. ser. nuv. ser. Ser. auv. GUV. ser. .er. flUV. ser. ser. ser. nuv. nuv. piogS- IO 4 IO i3 10 4 1 1 I II 5 Il 6 II 14 1 1 — IO 1 4 2» _ 27 I I 28 27 I I i8 - Term. di R. -16 5 ■ 7 5 i8 »- 17 5 ,8 „ i8 5 18 - '6 3 '7 6 \S _ 18 „ 17 6 n - 18 - 18 2 18 - ■7 ~ 17 - 14 "~ 18 - ■iO 2 16 - 16 - 16 7 '7 ~ 16 5 i4 5 li 8 .4 5 Igr. d Deluf CJr 62 63 64 61 65 59 60 58 56 5i 52 56 55 54 52 53 52 54 61 56 53 54 52 5o 52 56 59 57 58 Venti Sialo dai Cielo E p!og3- N nuv. N ser. NE ser. E le ir por. 0 ser. NO piog. NO ser. 0 ser- NO 5cr. 0 ser. 0 ser. 0 ser. 0 ser. KG lempor. SO ser. 0 ser. 0 ser. 0 ser. N P-ogg- NO ser. 0 ser. NE ser. NE ser. nav. 0 ser. 0 oer. NE nuv spars. 1^ t;uv. E tein. piog E ' icicp.piog Altezza massima del Bar 28. 1.2. =de!Ter if( 20 21 Giorni sereni N. 18. in (ulto il mese minima - ■ - - 27. (). 2 = - - • - •». i e 2 :' /> • • • . « / ^ „,„j,,. J ^' • (jiorni piovosi N. 4 — media -•-•27.11.2, s=------f4 14 - Ci KO. i«r. 10 4 2 0 — 5o 0. ser. 23 PfrJg ' 9 '4 i3 5 Gì-. .NO ler. 9 12 »o — , !»4 i>E DUV. «4 9 9 16 - 64 S. P'ogff- 8 ■4 20 — 5 1 ^E uuv. 25 8 4 i5 - 66 INE iemp.pi«s. 8 ^ 20 — ^ 54 NE nuv. 26 L. P. 9 - i5 - 68 »>E nuT. 9 I '9 4 i 59 NE. nuv. ^7 y 2 i5 - 66 0. «er. S 1 2 20 — , 54 0 ser. 26 ti 6 i5 5 flj E. auT. 8 6 .7 5 ( 55 0. «er. lo 9 S i5 - 6 2 0. ser. 9 IO •9 5 ; 54 SO. ser; nuv. 9 i5 4 5 63 0 ser. y j ^ 0 ' 20 0 35 0. 6cr. 3i E. A. 9 ■4 i5 - 60 0, «er. 1 Ake11amass.delBar.27 1: 4. ^Jelierni. * 20 S Giorni sereni n. iS."^ in tutto il mese minima j.,/; ,^,_, ij^,2— j media 2- s 1. =: * 16 ii Giorni piovosi n. 3 — in tutto il mete T.™».»,..!. 1' ,.,.,., Declinaiione dell'ago magnetico esser Temperatura d un pozzo a 24 p.edi d. profoB J.+ S 5 „,^ ;, „„ 3 ;. dello. y.»* «i' Occ. (•) r.a «or.-etione leriiiomclric» ri è fatta secondo il me- (e) A nastro d'osso di Balena, graduato secondo todo di La pUce . I \\ metodo di De-Luc, e diviso in Joo. parli. (k) .4 .u.rciiTlo diviso inE'0.,pOjlo all'ombra, isolato, I (di l miincri ags'» >«' all"indlcH/,ioiie Jella d^re- ed a quattro pie.li «opra terra. j ziotie dei vinti regnano la loro l'orza relativa* Tom. IL Giar. Fir. C /ló Tac. VM ¥ LIBRI CHE SI TROVANO VENDIBILI IN PAVIA Elementi di Chimica appoggiati alle piii recenti scoperte per sert'ire di Corso di Chimica Generale nella R. UrnWrsità di Pai'ia ,• di L. Brugnatelli M. D. Prof, di Chini. Generale ec. Tomi [\. ad uso delle Unii'ersità del Regno d' Italia Pai'ia i8o3. Prez;zo lir. i3. 8:ì. Ital. Farmacopea Generale ad uso degli Speziali e de' Medici me- demi., ossia Dizionario delle preparazioni Farmaceuti- co-Mediche seìnplici e composte piii usitate ai nostri teiìfpi , e conformi alle nuove teorie Chimico-Mediche di L. V. Brugnatelli Prof. ec. Pavia 1807. un volu/ne in 8. grande fg. Prezzo lir. 8. 6. Istituzioni di Botanica pratica applicabili alla Medicina alla Fisiologia , all' economia ed alle Arti ,• di D. Nòcca Prof, di Botanica nella R. Università di Pavia. Pavia 1808. Tom. 3. Guida allo studio della Anatomia Umana per sefvr're di indice alle Lezioni di S. Fattori Prof, nella Unii'ersità di Pavia. Tom. I. 1807. [il 7.. tomo sotto al torchio). LezioJìi di Chindca Farmaceutica di F. Mara belli Prof, dell' Università di Pavia ad uso delle R. Università del Regno . Tom. 1. Pavia 1808. Corso di Matematica sublime del Cav. V. Brunacci dell' Instìt. Naz. , Prof, di Matem. sublim. fieli' Università di Pavia. Firenze 1804. toni. 4- Elementi di Algebra e Geometiia ìicavati dai migliori Scrit- tori di Matematica per opera del Cav. Brunacci Prof, in Pai'ia; ad uso delle R. Università del Regno d'Ita- lia . Milano i8o3. Flementi di Fisiologia. e Notoniia comparativa di G. Jacopi P. P. della R. Università di Pavia ,• ad uso delle R. Università nel Regno d' Italia tom. 2. ( il terzo sotto al torchio ) Milano 1808. Annali di Clùmica e Stor. Nat. di L. V. Brugnatelli Prof, ec. Tom. 11. in 8. fig. Pavia ( opera fnita nel v8o5.) dal tom. 4- al 11. lir. 3. 7. al volume . GIORNALE DI FISICA ; CHIMICA E STORIA NAITJRALE DEL REGNO D' ITALIA 6. BEVIESTRE DEL l8og. INDICE. F JL 11 ine della Memoria snW analisi dell* aria contenuta nella pescica natatoria de' Pesci j del Sig. Prof. Configliachl . Pag- 477 Rappoi't fait à ITnstitut de France sur la longueur du pendule à secondes observé aux deux extrétnités de la Méridienne , et sur 1' aplatissement de la terre qui en résulte ; fait par M. Biot , au nom de la Com- mission de la Méridienne . 49^ Fine dell' esajne dell ebollizione de' liqiddi ec. ; del Sig. Can. Bellani . 5oi Fine delle ricerche elettro - chimiche sopra la decom- posizione delle terre ec. ; del Sig. H. Davy . 55 1 Osservazioni e scoperte . Sostanza cristallina ritro\>ata nelY olio di trementina . 56l Osserpazio7ii sopra il potassio ,• de' Sig. Gay-Lussac e Tlienard . ivi Libri nuovi . 56» Ossen>azioni meteorologiche de mesi di Agosto , Set- tembre , Ottobre , ISoi^embre . 563 e seg. uipi^iso . Con questo bimestre spira l' associazione del i8og. Le condizioni per la medesima non sì cambieranno nel prossimo anno i8io. In Pavia si pagheranno anticipatamente all' anno lir. 12. 28. ital. In Milano e ne' Dipartimenti del Regno Italico lir. i3. 82. Franco per la posta in tutto il Regno lir. 18. 4o. Franco per la posta nell' Impero francese lir. 20. 477 j ^. .j j. .^ t,.^ ""^1 ,'"••^1 ,r-*ì. i*^"^ , [| SEiTO KIMESTRE 1809 |] FINE (i) Della Memoria sulV analisi dell'aria contenuta nella vescica natatoria dei Pesci . del Sig. P. CONFIGUACHI . IX. M, a non potrebbe invece la vescica del pesci servire ad altre funzioni meccanicbe , oltre quella di facilitare princi- palmente i loro moti d'ascesa, e di discesa? Non potrebbe rendere più agevele il modo , con cui i pesci sopportar devono la pressione , che il fluido , in cui nuotano , eser- cita su di essi , e particolarmente sui muscoli pettorali e del ventre : pressione die aumenta al crescere della pi'o- fondità in cui dimorano , e che è già grandissima anche a quella di soli 100 metri ? L aria della vescica pel suo ela- terio reagendo con una forza eguale a quella che la com- prime, e che preme in tutti i sensi il corpo del pesce contribuirebbe, non dissimilmente di quello che in noi accade riguardo alla pressione dell' atmosfera , a rendere soppor- tabile queir enorme pressione , equilibrandola in tutti i sensi : siccome è necessario non meno alla organizzazione, cbe alla conservazione dello stesso animale . Tom. 2. 63 " I ii' (1) Vedi pag. 38i. 47^ dORKALE Questa congetlura , come ognuno scorge facilmeule ,' suppone , che 1' aria del natatorio risenta la pressione del iluiùó esterno. Biot (i) dopo aver o^l^errato , che alcuni pesci , e particolarmente quelli di due specie da lui deno- minate in Spagnuolo Mero \ una , \ altra Vacca , solo allorquando erano pescati a grandi profondità , vomitavano nella bocca un corpo membranoso quasi rotondo , ed ela- stico , che giudicò essere ia vescica natatoria : suppose che questa enfiatasi grandemente per la repentina dilatazione dell' aria a cagione della diminuitasi pressione del fluido : aria, clie l'animale non potè né evacuare prontamente, né conLoiiere condensata: rotti i ligamenti che la ritene- vano alle vertebre , o alle coste, si fosse fatta strada nella bocca , come in uno spazio capace del volume eccessivo , che flvea acquistato. Egli perciò per ispiegare questo feno- meno ;, che frequentemente osservasi in diverse specie di pesci, siccome i pratici della pesca non ignorano, suppose del pari 1' aria del natatorio soggetta alla pressione del fluido esterno , non meno che il pesce medesimo. Sebbene questa spiegazione non sia dal Fisico Francese esposta che come una semplice congettura : la difficoltà che incontrasi nel supporre che 1' animale possa talora per lunghissimo tempo , per tutto quello cioè eh' egli dimora sul fondo , o a inoLa profondità , sostenere la pressione esterna senza che questa si equilibri per se stessa agendo egualmente in lutti i sensi , al fine di garantire co' suoi muscoli laterali e colle coste , come quasi sotto d' una volta quel sacco aereo da una pari pressione : ed il testimonio dei pesca- tori , che alcuni pesci con vescica non mai si elevino dal fondo , appoggiarono presso di lui quella supposizione . Quantunque l'asserzione de' pescatori, che alcuni pesci forniti di vescica non mai si alzino dal fondo , non debba (*) Mem. cit. de la Socièiè d'Arcueil Voi: s. DI Fisica, CnimcA ec. 479 iiileurlcrsi die in un senso lato, cioè;, o che abiluaUnente dimorino sul fondo, o che si elevino soltanto denlio alcuni limiti, e non mai a galla: siccome io stesso volli pratica- mente accertarmi, e come è naturale il crederlo, scorgendo invece che alcune specie senza vescica s' alzano a grandi altezze , e talora vengono a galla , usando gli altri islro- menti del moto in essi più attivi, per cui non abbisognano all'uopo di quell'organo accessorio: e quantunque il corpo, spinto in bocca dai pesci tratti da grande profondità , non sia , come vedremo in appresso , la loro vescica ; nondi- meno siccome questo corpo membranoso ripieno d' aria , che presentasi come la vescica non sembra iu tatti spinto nella bocca , come farò osservare , che per la repentina dilatazione dell' aria dello stesso natatorio , e di quella al- trimenti ospitante nel pesce , che non potè trovare una facile uscita al di fuori : e siccome è naturale e conlorme a ciò che avviene negli altri animali che vivono in un mezzo , premente perciò in tutti i sensi , che il pesce so- stenga la pressione del fluido in cui nuota , equilibrandosi questa per se stessa in ogni parte : cos'i quella supposi- zione non lascia d' essere sostenuta da forti ragioni . Anzi a me sembra che non debba riguardarsi semplicemente come tale, ma come un fatto. Supposto che i muscoli laterali e le coste garantissero, nel pesce la vescica dall' esterna pressione del fluido , non la garantirebbero certa- mente in tutti i sensi . Le cavità del pesce sono o ripiene d' aria che risente la pressione dell' acqua , o lo sono dell' acqua medesima : quella e questa premendo in ogni parte egualmente eserciteranno sulla vescica quella compressione di cui la si vorrebbe garantita da uno sforzo gagliardissimoj e continuo dei muscoli e delle coste . Sembra adunque che non si possa dubitare, o almeno nessuna difficoltà s'incontra nel supporre, che l'aria della vescica risenta la pressione esterna del fluido , e perciò ritrovisi in uno stato di condensazione proporzionale all' 48o GrOBHTALE altezza del fluido premente . Ciò però non serve in alcun modo di prova , che la vescica natatoria possa essere spe- cialmente destinata anche a rendere nei pesci piìi soppor- tabile la pressione dell' acqua in cui vivono . Se 1' aria in essa contenuta sostiene quella pressione esterna, necessa- riamente si, ma solo indirettamente contribuirà a quel si- stema d'equilibrio necessario all'animale per sostenerla. La ligura della vescica limitata , limita del pari solo ad alcune parti la reazione originata dalla elasticità dell' aria che vi è contenuta. Né quest'ufficio indiretto della vescica ò punto necessario : molti pesci , e quelli particolarmente che d' ordinario abitano sul fondo , e che perciò sosten- gono una maggior pressione , o non hanno vescica , o r hanno meno ampia . L' acqua che circola entro la cavità del loro corpo, e l'aria che vi è sparsa ed ospitante ren- dono la pi-essione eguale su tutte le parti di esso , ed in tutti i sensi , affinchè il pesce possa sostenerla . I pesci di fatti che stanno quasi sempre sul fondo , allorché vi sono tratti prestamente , si gonfiano, e la loro pelle intumidisce, come se fossero posti nel vuoto pneumatico , per la dila- tazione dell' aria sparsa nel loro corpo , che più non prova un'eguale pressione; che se in quello stato si apre adessi il ventre, o vi si taglia la cute in qualche luogo l'aria vi sorte fuori con uno strepilo sensibile , mettendosi in equi- libiio con r aria esterna . La pelle è forse più inumidita in questi pesci di fondo di quella sostanza viscosa e pingue , perchè resa più cedevole possa prestarsi alla dilatazione dell' aria , che sotto di essa vi è sparsa . Alcune specie di pesci , che hanno vescica , sono spesso soggette ad un infortunio , che più volte le fa ca- dere nelle mani de' pescatori senza che l'arte di questi vi concorra : e che sembra d' ordinario non poter avere altra principale cagione , che la grande e rapida dilatazione dell' aria sparsa nel loro corpo, e molto più di quella del na- Ulorio per la diminuita pressione dell' acqua su di essa , DI Fisica J Chimica, ec. 4^ * come sul pesce , ogni volta che o non la possano più estrudere, o non la possano contenere abbastanza conden- sala per profondarsi j e fuggire. I pesci posti in questa situazione , per evii talvolta acquistata una gravità specifica minore del fluido in cui vivono non ponno più alterarla , vengono a galla ^ o a galla sono obbligali di rimanervi se già prima vi si ritrovavano : e cambiatasi per la sensibile mutazione della loro figura , e del loro volume in essi la direzione del centro di gravità , ed esauriti gli altri mezzi meccanici per tenersi ancora in equilibrio o per rimelter- visi , si rovesciano naturalmente, o nel dibattersi , e quindi impedita ad essi la fuga preda divengono facilmente degli altri animali. Questo fenomeno, che l'illustre Biol descrisse nella citata sua Memoria solo allorquando accade d' osser- varlo nella pescaggione di alcuni pesci tratti da grande profondità , ma che avviene anco naturalmente , ed in di- verse maniere , e che non solo parmi possa confermare che r atja della vescica sostenga la pressione dell' acqua , ma che somministra altresì molto lume sull'uso di essa come istromento accessorio al molo, merita a mio giudizio un particolare esame . I pescatori denominano Ora o Aura quest' accidente iunesto ai pesci per cui la loro gravità specifica non può più permettergli di calare sott' acqua : e sogliono dire che il pesce ha preso 1' ora, alloraquando in quel modo incappa nelle loro mani , o che gonfio lo staccano dagli ami , e dalle reti in guisa ;, che più non potrebbe sommergersi , quantunque abbandonato a se stesso ;, sia egli vivo o morto . In due diverse maniere però questo fenomeno ha luogo ,, come ora dirò non solo pel testimonio de' pescatori ma per ciò che io stesso volli più volte osservare : anzi in un modo accade , come potei determinare , in que' pesci che hanno la vescica quasi hbera e fornita di un dutto pneu- matico patente, in im altro in quelli, in cui il dutto è invisibile , e la vescica fortemente attaccata alle coste ed alle vertebre . 48-2 Giornale Alcune spiccie di pesci elio hanno il canale del naia- torio non solo riconoscibile , ma altresì patente , e che sono molto voraci , come i Lucci e le Trote comuni, sal- gono spe.sso a galla e saltano a hor d' acqua non sola- mente nel tempo de' loro amori, o qnasi per diletto, ma il più delle volte per raggiungere la preda , che inseguono velocemente, e a bocca spalancata vicini ad ingoiarla. In questo stato , in cui 1' espansione dell' aria sparsa nel loro corpo , e molto più di quella della vescica può dirsi al massimo, essendo la pressione dell'acqua quasi a zero: quando mai 1" aria in essa contenuta non vi fosse com- pressa o espulsa dai muscoli laterali che agiscono a vo- lontà dell'animale, e che piuttosto in quel momento par che debbano favorire la massima distensione di quel sacco membranoso : la loro gravità specitlca è d' ordinario mi- nore di quella del fluido in cui nuotano ; mentre nell' atto che per moversi più celeremente impiegano colla maggior attività gli altri organi del moto , le pinne cioè e la coda , una porzione del loro corpo spesso galleggia fuori dell' ac- qua . Avviene pertanto talora , o per la preda , che ingo- iano voracemente , e che alcune volte gli si ritrova in bocca : o per 1' acqua che con forza entra nell' esofago , movendosi essi celeremente a bocca aperta , e che può per una particolare combinazione farsi strada anche nel dutlo pneumatico , come infatti ho osservato , non molto diversamente di quello che può accadere in noi nella de- glutizione se 1 epiglottide non si sovrapone in tempo all' apertura della laringe : o per altra non dissimile cagione avviene, dico^ che il dutto pneumatico più non eserciti a volontà dell' animale la funzione di canale escretore : non essendo i mezzi , che sono in di lui potere sufficienti , o fors' anche liberi ad agire , ed a vincere quell' ostacolo . E siccome in questi pesci , ne' quali essendo il con- dotto pneumatico molto patente e la vescica ritenuta da pochi ligamentl alle coste ed alle vertebre , la specifica M FlStfCA , CHIIVftCA EC. 4S3 gravità si aumenta verosimilmente più per V espressio7ie dell' aria CGutenuta nel natatorio , che per la condensa- zione della medesima, come altrove si disse: per la quale espressione allorché il dutto è libero i muscoli laterali e dorsali non hauno ad esercitare, che im picciolo sforzo: grandissima invece dovrebbe essere la forza necessaria per acquistare una maggiore gravità specifica colla condensa- zione di queir aria , si per essere otturato il foro pneu- matico , come per non essere i muscoli secondali dalla naturale pressione del fluido ambiente , che è ridotta ài luinimo , mentre \ aria per contrario è al massimo grado di espansione : così non avendo que' pesci questa forza sufficiente per condensar 1' aria , quant' è necessario per sommergersi , e di cui ordinariamente non abbisognano , son rilenuti boccheggianti a galla, dove dibattendosi inu- tilmente si rovesciano sul loro dorso, e facile preda diven- tano^ di chi gli scuopre in quella circostanza. La stessa cosa si osserva talvolta anche nella pescag- gione di questi pesci , allorché si ritirano in fretta da un alto fondo su cui vennero calate le reti , o gli ami , con cui furono presi . Siano essi vivi , o morii da qualche tempo , il loro corpo diventa talmente gonfio , e la loro vescica estremament^? tesa per modo , che qnSuLV anche si staccassero dalle reti, o dall' amo ;, non ponno più fus;§ire, o cadere al fondo . Ma una simile sventura accade ben anche ad altre specie di pesci che non solo abitano d' ordinario o in alcune stagioni a non piccola profondità , che sono di na- tura voraci , e che hanno perciò un esofago molto capace, ma che sono provveduti altresì d'una vescica piuttosto ampia , e fortemente attaccata alle coste ed alle vertebre , senza che il dutto pneumatico di essa sia visibile; per cui la loro gravità specifica pare che si aumenti più per con- densazione dell'aria nel natatorio contenuta, che per espres- sione , In queste specie però 1' aumento eccessivo del loro ^84 Giornale Tolutne, che alcune volle il pesce non può più diminuire per sommergersi, se viene trailo rapidamenle da molta profondità a galla, è accompagnato dal singolare fenomeno, non già del vomito della loro vescica spinta nella bocca , come riferì Biot (i), ma del volvolo, dirò piuttosto, del loro stomaco , che rovesciatosi nell' ampio esofago per l'espansione eccessiva dell'aria interna del pesce, e di quella del suo natatorio , come farò osservare in appresso, gonfio, e quasi rotondo come una vescica è spinto sino nella hocca . Il Gado Botrisio principalmente, ed il Pesce Persi- co , pesci comimi ne' nostri laghi , presentano più volte questo fenomeno: meno frequentemente però pei loro moti naturali , giacché di rado passano rapidamente da luoghi molto profondi a fior d' acqua , che quando sono tratti dal fondo cogli ami , o colle reti nella pescaggioue . Mi fu facile perciò l'osservare più e più volte tutte le circostanze che accompagnano questo fatto in guisa di potermi lusin- gare dell' altrui confidenza . Ho io stesso a questo effetto calato al fondo alcuni di questi pesci , che non avevano , allorché furono pescati, per alcuna di quelle combinazioni, che riferirò in seguito , vomitalo in bocca lo stomaco ; e dopo d'averveli lasciati per alcun tempo gli ho ritirati pron- tamente a galla , e mi presentarono lo stesso fenomeno . Per pòco istrutto ch'io fossi nella notomia dei pesci era- co Siccome ri)luitre Fisico Francese fin da quando descrisse questo fatto nella citata Memoria inserita nel i. Voi. della Società d' Arcueil non meno per amore della verità , che per una virtuosa modestia si fece carico di riportare i dnbbj che li mossero alcuni valenti Naturalisti, che guel sacco membranoso vomitato in bocca dal pesce non fosse la vescia ea: cosi io credo che egli stesso, essendosi di nuovo occupato di queste e di simili fisiche ricerche, pubblicando nel 2. Voi. di detta Sosieti v che non mi è per anco pervennto , un addizione a quel suo primo la^ voro , abbia riconotciuto le scambio da lui fatto del Tentricolo coli» vescica natatoria , m Fisica, Chimica ec. l^S'^ erauii facile il sospettare che quel corpo l'Olonclo ed ela- stico vomitato in bocca non fosse la vescica: non igno- rando che in quelle specie essa aderiva strettamente per tutta la sua lunghezza alle coste ed alle vertebre jìer modo , che difficilmente potevasi staccare senza lacerarla. Koa ignorava del pari che il condotto pneumatico o non era discernibile in essi , o era lungo , tortuoso e capilare : per il che quand'anche senza lacerazione si fossero rotto i liga- menti , che ritenevano la vescica , non poteva supporsi clie per quel canale si fosse rovesciata sino nella bocca . Né per altra via avrebbe potuto spingersi nella bocca , mentre si presentava fuori dell' apertura anteriore dell'eso- fago . La facile sezione però di quei pesci , che ripetei più volte in quella posizione, non solo m'accertò che quel corpo simile alla vescica era lo stomaco rovescialo nello esofago, ma mi fornì molli lumi per rintracciarne con fon- damento la cagione . Aperto il pesce in quella circostanza , lesa si ritrova la sua vescica , ed attaccata come prima alle coste , ed alle vertebre , Y aria sparsa nel suo corpo , e mollo più quella che è nelf interna cavità che rinchiude lo stomaco, e gì' intestini estremamente dilatata, per cui fischis allor- ché col taglio le si dà adito a sortire , e lo stomaco rove- sciato neir esofago sino al piloro, dove le appendici cieche, che u^lla Bottatrice vi sono disposte all'inloruo in numero di dieciolto, impediscono che si rovesci maggiormente. Lo stomaco rovesciato , e strangolalo a quel modo é ripieno d' aria , la quale essendosi dilatata rapidamente , non po- tendo aver altrove una libera uscita, ha rovesciato e spinta per r esofago in bocca del pesce la membrana pieghevole dello stomaco per poter occupare quello spazio necessario all' acquistato maggiore volume : essendo ritenuto soltanto dalla pressione dell' aria esterna , e dai deboli sforzi mu- scolari dell' animale , e non più dalla pressione del fluido , iu cui prima viveva a molta profondila . Tom, 2, G4 486 Giornale Tutte esaminando le circostanze di questo fallo , non solo ni' avvidi , che , affinchè avesse luogo , era necessario che il pesce fosse levato celercmente e da molta profondità a galla o vicino a galla per rendere di poco , o nessun effetto r azione de' suoi muscoli per comprimere , o espel- lere dal condotto l'aria che si dilatava: azione allora troppo dehole per reagire a quello sforzo grandissimo , e subita- neo ; ma che era altresì necessario che la vescica del pesce fosse ampia : essa pure distesa fortemente: e che il ventri- colo fosse vuoto di cibo . Ho notomizzato molti di questi pesci, che raccolti in una stessa pescata con altri che ave- vano rovescialo in bocca lo stomaco , non erano che en- lìati , in modo che alcuni di essi si sarebbero ancor potuti sommergere. In questi o rili'ovasi la vescica piccola essendo il pesce di poca età , o poco tesa , ovvero lacerata , sicco- me avviene talvolta formando il vuoto sull'acqua che con- tiene de' pesci forniti di vescica , e lo stomaco ripieno di cibo ; anzi quasi mai ritrovai il ventricolo in essi ancor carico di nutrimento , che la vescica non vi fosse rotta . La cavità interna però nel maggior numero di questi pesci era in proporzione più gonfia che in quelli, che rovasciarono in bocca lo stomaco : ed il loro tubo intestinale che per lo più era vuoto, invece vedevasi d'ordinario qualche poco rovescialo, fuori dell'ano. La rottura della vescica è però più facile nel Botrisio che nel Pesce Persico , in cui è meno ampia e più resistente; anzi in questo più rare volte accade il descritto fenomeno: e parmi non meno per questo titolo, che per aver esso mia minore quantità d' aria sparsa nel suo corpo , e per essere una specie più attiva , che ■dimora perciò a profondità spesso variabili . Queste osservazioni a. mio parere provano che quel volvolo non ha origine soltanto dalla dilatazione dell' aria sparsa nel corpo dell'animale, ma ben anche dalla grande espansione di quella del suo natatorio . Difatli stando il pesce nella posizione naturale , cioè orizzontalmente ^ la DI Fisica. , Cihmica ne. 4^7 pai'te più ampia della vescica riposa sulla parie più larga' del ventricolo dell' animale . L' aria in essa contenuta fa- cendo uno sforzo repentino per dilatarsi , molto maggiore di quello che i muscoli laterali , e dorsali del pesce pos- sano esercitare per comprimerla , o estruderla preme in tutti i sensi j e in tutte le parti egualmente tutto ciò che le pone ostacolo : il ventricolo essendo vuoto si ripiega perciò in dentro , e si rovescia nelF esofago , che è molto ampio , cedendo parte dello spazio che occupava nella cavità del pesce al natatorio che sì distende molto più dell' ordinario . Alla pressione poi dell' aria della vescica congiungendosi quella dell' aria sparsa nel corpo del pesce, che dalla vescica stessa va ad essere ristretta in un minore spazio mentre tende a vieppiù dilatarsi , non solo il rove- sciamento dello stomaco segue più facilmente , ma esso pure si gonfia , e si porta sino nella bocca . Tanto è ciò vero , che se il ventricolo pieno di cibo oppone alla dila- tazione del natatorio della resistenza , la vescica si lacera : come per contiario se la vescica non è molto ampia o molto tesa , come allora quando il pesce è tratto lenta- mente dal fondo , o da poca profondità , o quando ha separata poc' aria nel natatorio , il ventricolo non si rove- scia punto . Rovesciatosi lo stomaco nell' esofago per F indicate cagioni , e gonfiatosi nella bocca inutili si osservano gli sforzi del pesce per rimetterlo di nuovo nel suo stato na- turale, non avendo forza sufficiente nei muscoli per con- densare r aria interna e quella del natatorio , o per spre- merla dal condotto , quando questo vi esista , ossia per toglierne la causa che lo '^a rovesciato . Anzi la stessa "strozzatura che soffre il venti icolo per tutto quel tratto che è ritenuto nell' esofago come in un canale angusto , e che si contrae , toglie la sortita all'aria pel dutlo escretore, quando vi è, come osservai nel Botrisio , il qual condotto nieltendo foce nel confine , non ben determinato il più delle 4^8 Giornale volte, dell'esofago collo stomaco, è fortemeute compresso tra la membrana del ventricolo rovesciata e 1' interna dell'esofago. Lo stomaco rovesciato adunque impedisce anche in questo modo 1' espulsione dell' aria dilatata : e questa ritenuta s' oppone al ritorno di esso nello stato naturale . Il pesce perciò che ha acquistata suo malgrado una gravità specilica molto minore di quella dell' acqua , per cui gonfio galleggia con porzione del suo corpo fuori di essa , senza poterla alterare , e senza poter fuggire a fior d acqua , perchè ritrovasi o rovesciato sul suo dorso , o impedito neh' uso degli altri mezzi pel suo movimento , facile preda diventa , senza cader nei lacci , che 1' arte continuamente gli tende . I fatti e le osservazioni, che hanno servito di traccia ad is])iegare questo fenomeno àeW Ora de' pesci non meno quando accade nell'uno, che nell' alli-o modo, fanno a!)l>a- stanza conoscere , che non deve far meraviglia che non solo tutte le specie di pesci forniti d' ampia vescica , ma n-'ppure tutti gl'individui della stessa specie non siano soggetti a quell'infortunio, quantunque tratti rapidamente da molta profondità , come avviene in una stessa pescata . Molle circostanze concorrono a quel fenomeno, come si vide, r una delle quali mancando , o il dulto escretore continua ad esercitare il suo ufficio, o lo stomaco non è rovesciato neir esofago . La direzione diversa , nella quale que' pesci - essere tirati dal fondo, può rendere più f" ' f>oonQ meno dell'Ora? In quelli, ne' quali il d- —oiie il Jeno-« ottura, o diventa inservibile, il fer' -^'^^ pneumatico si mente se sono tratti in dire-' -umeno riesce pm laciU tuto facilmente assicurarp' ^.T ^'«l'^c^'e : come ho po- altri, nei qunfi lo st^- ^ -l "ella loro pescagg.one : ma negli direzione divers" -naco e spinto in bocca parmi, che la e- ■'"' ^^"'^ CUI SI levano dal fondo, non v abbia P, ■ f^'iscano d' ordinario questi ultimi pesci colle reti ^ 6 SI nieltono sul fondo: il pesce vi s'inviluppa, ed è nr Fisica , CniSftcA ec.^ '^§q ritenuto in posizioni diverse, come elevandosi la rete eia-, scuno può osservare, nondimeno presentalo stesso fenomeno. Che se le specie sono diverse , quantunque di natura voraci, o abitatrici di alti fondi, la loro diversa organiz-- zazione, e particolarmente la capacità e striitiura della vescica e del dutto pneumatico , dell' esofago , e del ven- tricolo , la diversa forza de' loro muscoli , ed il modo d applicarla per condensare, o espellere l' aria del natatorio ponno metterla al sicuro da que' funesti accidenti, ai quali ima diversa organizzazione ha raso per contrario più sot- toposte alcune altre specie . Per non dissimili cagioni scor- giamo più volle che non tutti i pesci anche della stessa specie che mr.ojono natHralmente , o che si ammazzaao , lasciandosi nondnneno intatta la loro vescica, salgono morti a galla . La diversa quantità cT aria raccolta nella loro ve- scica : lo stringimento , o allargamento delio sfintere del condotto pneumatico: la diverga contrazione de'loro muscoli m quel momento che son privati di vita, offre la diversa protondita in cui si ritrovano, son tutte cagioni che ponno inmure sulla specifica loro gravità , e quindi talvolta ritenerU tlopo morte ' ' ", , i u ì i- u * t , al tondo, e talvolta mandarli a galla. Ricorderò lilialmente a maggior prova della assegnai,! spiegazione dell' Ora , o y^ian che soffrono alcuni pesci , ciò che la Natura onerò in diverse specie dei Cartilaginosi, come sono le Baliste, i Bidenti, ed i Quadridenti, perchè potessero nuotare più agevolmente , galleggiar suU' acque , e difendersi dai loro nemici , rivolgendo ad essi da tutte le parti le reste , ed i pungoli nel rotondarsi del loro corpo , che in istato naturale è oblungo , e compresso . Oltre la vescica , che in molti è voluminosa , ha ad essi dato la facoltà di poter introdurre molt' aria , e ritenerla nel tempo di sua dilatazione nelle cavità del loro corpo , e nella parte inferiore principalmente , perchè potessero acquistare con facilità un volume maggiore , e gonfiarsi . ^4knzi una specie di sacco ;, dice La-ccpède , formato dai 490 GtOr.NA.LE una membrana sltuatn tra gì' intestiai , ed il peritoneo ò la- parte del loro corpo destinata a contenere l'aria, e quindi a dilatarsi : il qiial sacco , avendolo Bloch potuto gonliare ad arte , non solo lo trovò indipendente dalla vescica ma comunicante colla cavità che contiene le branchie ; il che spiega altresì la facilità, con cui que'pesci ponno a seconda de' loro bisogni espellere l'aria, che vi era introdotta: la qual espulsione è perciò accompagnata da quel fischio o strepito che molti di questi pesci ianno sentire , come le Tartarughe. Geoffroy dice, che ne' Bidenti , e Quadridenli anche lo stomaco si gonfia , e fa le veci d' una seconda vescica : e che il natatorio per im particolare meccanismo si porta tra la cavità della bocca , e quella dello sto- maco (i), per impedirne la sortita dell'aria . Queste osser- vazioni pertanto paragonate S quelle fatte sinora intorno al fenomeno dell'Ora de'pesci mostrano che l'istesso principio può servire alla conservazione di alcune specie d'animali, ed alla distruzione di alcune altre , secondo che la Natiua diversamente organizzò le loro parti a norma de" loro biso- gni, 0 piuttosto del fine, per cui a questi li volle soggetti. X. Questo breve Saggio pertanto dell' analisi dell' aria della vescica natatoria dei pesci, accompagnato da diverso (0 Io suppongo che con qaesta espresslorip non baslnnieraente cliiara, riporiaia da liany nel i." Voi. delle sue Lezioni di Fisica 2. Ed. , GeolTrcy voglia dire die la vescica per un nieccanisuio particoìarc 8i porli non già nell" esofago , ma esternamente al confine di que?to collo stomaco, dove esercitando urna forte compressione per l'aria die in essa vi si dilata , impedisca a qaella che gonfi» il ventricolo di sor- tirne. Che se ciò non fosse, inclinerei e credere per le cose superior- mente riferite , che anche in questi pesci fosse il ventricolo rovesciato ,' qnello che si presenta verso la lor bocca , e che essi per la loro parti- colare organizzazione ponno a differenza d' altre specie richiamare a volontà nello stato naturale . Dt Fisica , Chimica, ec. 49 ^ osservazioni noft meno sulla struttura di quell'organo , che intorno all' istinto ed alle abitudini di quegli animali , se tutti non dilegua i nostri dubbj suU' origine di quel fluido elastico sul modo , con cui vi s' introduce , sui moltiplici usi a cui potrebbe essere destinato, e sulla maniera in fine con cui il pesce acquista per esso una diversa specifica gravità per facilitare i suoi movimenti , e massime quelli in direzione verticale : siami però permesso di lusingarmi , che meno lungi ne faccia errar dal vero e meno buja ed intralciata presenti la strada a queste ricerche : escludendo non meno molle ipotesi , e molte induzioni , che sommi- nistrando nuovi fatti , vere sorgenti di fisiche verità . Dall'aria adunque che sta disciolta nelle acque in cui vivono i pesci trae erigine quella del loro natatorio : vero- similmente da esse si separa per quella stessa operazione che somministra 1' aria alla loro respirazione . Meccanica non può riguardarsi \ introduzione deli' aria nella vescica : siccome meccanica non è 1' estrazione che di essa fa il pesce dall' acqua . Una particolare secrezione versa nel sacco aereo quel fluido elastico , e ne modifica nel tèmpo stesso le qualità , e le quantità dei gas che lo compongo- no . La vescica istessa è X organo di questa secrezione , e per essa ponno spiegarsi le continue diversità dei risultali analitici di quell' aria . Se non vogliamo abbandonarci a delle induzioni troppo deboli , ed a delle ipotesi troppo vaghe , ad altri fini od usi non possiamo credere destinata la vescica natatoria dei pesci , che a quello di facilitare i loro movimenti e parti- colarmente quelli di ascensione , e di discesa , qual organo accessorio del movimento, o fors' anche in alcune specie supplementario agli altri mezzi , di cui la Natura , avendole provvedute di vescica , o le ha private , siccome potrebbe essere una particolare figura del loro corpo , ed una mag- gior quantità d' aria in esso sparsa : ovvero troppo debol- mente le ha fornite, come per esempio di poca forza mu- scolare per remigar facilmeilte colle alette, e colla coda. f^gi CionNALE Due mezzi diversi può impiegare il pesce fornito dì vescica per usarla come islromento del molo, alterando per essa in più o iiì meno la sua specifica gravila , o eguagliandola a quella del fluido in cui nuota . Il pesce può divenire specificamente meno pesante o per V introdu- zione di nuovo gas nel sacco aereo , o per la dilatazione di quello , che giù vi si conteneva . Il pesce può acquistare una specifica gravità maggiore e per V espressione del lluido elastico contenuto nel natatorio , o per la condensaiione del medesimo . Se entrambi questi mezzi possiamo riguar- darli in potere del pesce , giaccuò per analogia in tulle le specie fornile di vescica, più o meno capace, più o meno tortuoso possiamo siij)porre esistere il dallo pneumatico, ed operarsi in quella la secrezione del fluido clastico : non enlramhi però ponno da esso mettersi in opera con eguaio effetto . La particolare organizzazione del pesce , ripeterò , e la diversità de' suoi bisogni delerminano quale degli in- dicali mezzi si jìresli più facilmente all' uopo . La dilata- zione , e la condensazione dell'aria del natatorio, sembra che debba aver maggior influenza a produrre i movimenti rapidi, e successivi, come il mezzo più pronlo ad ubbi- dire alla volontà dell' animale : \ introduzione di nuovo gas, o l'espressione di esso è per contrario il mezzo più proprio pe' moti lenti , e che si succedono di tratto in tratto: o piuttoslo è il mezzo preparatorio a facilil.ne i moviinenti lutti dell' animale ed a rendere più efficace il primo mezzo or indicato . Quasi necessariamente però , e nello stesso tempo il pesce melle in pratica que' due modi diversi nel servirsi del suo natatorio : mentre quelle slesse forze , vo' dire le muscolari, che la di lui volontà melle in opera per agire uell' un modo, determinano l'effetto prodotto dall'al- tro . La mirabile rapidità perciò de' movimenti in quegli animali anche in direzione verticale cessa d'essere misteriosa. Siamo obbligati in gran parte al celebre Geoffroy-Saint- Jlilaire , di cui in questo momento rigevo una breve Me- moria w Fisic.v , Ciimic.v Ec. 4y3 moria sugli usi della vescica aerea dei pesci (i), ci avere nelle contrazioni alternative dei muscoli forcolari , o dorsali, che agiscono in direzioni contrarie sulle coste del ppsce , riconosciuti i mezzi iwìtiediati, clie fanno variare il volume del suo corpo per la locomozione verticale , e per rendere facili in seguito F orizzontale , e 1' obbliqua , aumentando , o diminueudo non solo la capacità, com'egli dice, dell' addome , ma quella altresì particolarmente della vescica , perchè l'aria contenutavi si 'Jilati o si condensi. Nei Qua- dridenti alla mancanza delle coste riconobbe potervi sup- plire la grandezza «Ielle ossa forcolari, e l'estensione dei muscoli , che vi si attaccano in tutta la loro lunghezza . All'azione dei muscoli indicati per dilatare, e compri- mere r aria principalmente della vescica un' altro agente immediato si dovrà associare, la pressione cioè del fluido, ia cui il pesce si muove , ed a cui le riferite osservazioni non lasciano dubbio esservi quell' aria soggetta . Questa pi'essione agisce continuamente a proporzione delle diverse altezze , e seconda 1' azione dei muscoli a prodarre gli ef- fetti indicati, mentre nel tempo stesso rende il pesce capace a sostenerla su tutto il suo corpo , equihbraudosi in ogni parte di esso . Non so intendere , come Geoffroy dopo le cose po- canzi dette, si sforzi, come fece in altre sue Memorie, di combattere 1' opinione generale , che la vescica serva ai movimenti dei pesci, ed a quelli specialmente in direzione verticale . Le sperienze d' Artedi e d' altri ben applicale ad ispiegare X uso della vescica non insegnano che sia uà organo escliiswo al moto , né molto meno che agisca im- niediatamente nel pesce a produrlo . La dilatazione dell' aria nel natatorio, o l'introduzione di essa non meno, che Tom. 2. Cj (i) Yed. Annales dn Masernn d'Hist. naiur. VII. Aa. VI, Cah a Paris. 494 GlOr.XALE la condensazione , o Y espressione suppongono 1' azione dei muscoli , che 1' animale «nuove a volonlà e fa agire sopra quel sacco aereo, e la pressione del (luido che opera na- furalmenle sopra di esso, non in diversa maniera che sa tulio il suo corpo . Come adunque non si dovrà convenire che la vescica sia un istro mento accessorio , o siipplemen- tario al moto , come abhiam detto , e massime a quello d' elevazione , e d' abbassamento ? E come potrà far dìfìi- collà ad assegnare quest' us'i alla vescica la rapidità de' movimenti nei pesci, che per verità diffìcilmente si potreb- bero sniegare se non si riguardassero come volontarj , avendo essi oltre la vescica , che risente nondimeno pron- tamente il comando della loro volontà , altri mezzi e tal- volta più validi per moversi rapidamente e prontamente. Nò comprendo come non si possa riguardare la vescica come un istromento di natazioiia , quando non si voglia far qliistione di parole . O per natazione intendesi il solo galleggiare sulle acque , o riguardo ad animali che in esse ponno vivere sommersi, l'arrestarsi, e mantenersi a diverse elevazioni;, la vescica mediante l'azione dei muscoli, serve certamente nelluno, e udì' altro caso, inducendo nel pesce quella gravità specifica ^He gli è necessaria . Anzi i pesci non provveduti <'I . .- ica -, e che non hanno molt' aria sparsa nel loro corpo dovendo fare uno forzo continuo e maggiore co' loro muscoli per acquistare, e conservare il volume necessario per galleggiare, o mantenersi ad una data altezza, di rado vi stanno iinniobili, come quelli for- niti di vescica, ma d'ordinario si movono remigando come avviene nell' uomo , e negli altri animali sempre specifica- mente più pesanti del fluido in cui nuotano . O per nata- zione inlendesi semplicemente il muoversi in ogni dire- zione nel Guido; siccome F aveie una giavità specifica minore , o eguale a quella del fluido medesimo , facilita mirabilmenle tutti i moti, che in esso voglionsi eseguire : cosi la vescica potrà dirsi anche in questo senso un or- ni Fisica , Chimica ec. 49^ gano' natatorio , generando se non immediatamente, per r azione però dei muscoli su di essa una continua altera- zione di specifica gravità nei pesci . Né la funzione della vescica dei pesci può dirsi del tutto eguale a quella delle vescichette aeree degli uccelli, quantunque , posta qaest' eguaglianza , non si potrebbe tra- lasciare di riguardarla come un organo del moto . La ve- scica nei pesci può, dilatandosi, far acquistare ad essi non solo una diminuzione del loro peso assoluto , o ridurre il loro peso eguale a quello del volume dell'acqua che deb- bono discacciare movendosi in essa , ma una gravità spe- cifica altresì minore : siccome osservasi nei pesci che sof- iVono r Ora, ne' pesci morti che stanno a galla, ed in quelli che a galla si portano anche allorquando furono ad essi tagliate le alette , e la coda . Il Iluiuo poi in cui si muovono ha fisicamente un' eguale densità : per cui acqui- stata che abbia il pesce a qualunque altezza, in cui ritro- vasi sommerso, una specifica gravità minore, se la contra- zione dei muscoli a sua volontà non vi si oppone, continua a salire ed elevarsi sino a galla . Queste cose non ponno verificarsi nel volo degli uccelli , che non mai acquistano per le sole vescichette aeree una specifica gravità minore del mezzo in cui volano : né questo ha una densità unifor- me , per cui uno sforzo anzi maggiore debbono essi eser- citare co' loro muscoli, quanto più in alto si elevano. Il fenomeno della locomozione verticale nei pesci se- ' condo gli esposti principi parmi possa aver luogo iu due maniere, che il più delle volte l'animale può usare nello stesso tempo. Il pesce, che vuole elevarsi p. e. dal fondo aumenta -colla contrazione di alcuni muscoli la sui capa- cità interna^ o piuttosto permette all'aria sparsa nel suo corpo ed a quella della vescica di dilatarsi diminuendo sopra di essa la pressione del fluido^ o sopprimendo quella che i suoi muscoli potrebbero esercitarvi maggiore della pressione del fluido medesimo , finché il suo peso relativo 496 GlOr.KALE a quello di un eguale volume d'acqua sia dlvenulo minore ; Allora egli comincia ad ascendere : e non volendo salire a galla , dove arriverebbe continuando ad elevarsi j avendo una specillca gravità minore del fluido di un' uniforme densità, e diminuendosi sempre più la pressione dell'acqua: arrivato a quella altezza dove brama mantenersi, compri- mendo alquanto con altri uìuscoli la vescica, e l'aria di- latata nel suo corpo o anche spingendola fuori , alla gravità specilica mijiore quella vi sostituisce eguale al lluido, in cui nuota . Che se, alloraquaudo rili'ovasi sul fondo, da questo vi si spicca, e si eleva per alcun tratto obbliquamente per r azione degli altri stromenti del molo, cioè per mezzo dei muscoli delle alette, e della coda, sino che arriva a quella altezza , in cui la pressione del fluido su di esso siasi sensibilmente diminuita , e 1' aria del suo corpo , e della vescica dilatata per modo , che la sua specifica gravità risulti ininore, o eguale a quella d'un eguale volume del lluido: potrà allora non dissimilmente di ciò che ora si è detto salire a galla , o muoversi in quella sezione del fluido che pili gli piacerà . Quando il pesce si eleva nel tempo stesso nell'uno e nell'altro modo, il suo moto è più pronto, ma per un tratto di strada ch'egli percorre, ascende in di- rezione obLliqua . Finalmente usando il pesce della vescica nel modo da noi indicato, come d'un organo accessorio o supplemenlario ai suoi nu)YÌmcnli , ed ai verticali specialmente, quelle dif- ficoltà di cui Geoffroy sembra farne conto : come possa p. e. il pesce provvedersi quasi istantaneamente di una grande quantità d'aria: come possa vuotarne tutta o in parte la vescica, uon ritrovandosi sempre in essa il dulto pneuma- tico : o si evitano totalmente, essendo l'assegnata spiega- zione analoga alla sua , o si riconoscono di nessun mo- mento . Si potrebbe piuttosto dimandare uell' ophiionc di quel celebre ISaluridisla, che solo dalU dilatazione, e DI Frstc.i'^ CRtàicA Ec. 49*7 condensazione dell' aria contenuta nel corpo , o nella ve- scica del pesce ripete le alterazioni della sua specifica gra- vità , qual sarebbe 1' uso del dutto pneumatico , che in molte specie di pesci forniti di vescica è tanto patente ? Che se alcune Tinche , a cui l' illustre Humboldt levò la vescica , si sono elevate alla superficie dell' acqua : ciò non è punto contrario alle cose finora esposte . La vescica non è r organo né immediato , né esclusivo anche pei moti di elevazione, e d' abbassamento ^ quantunque mirabilmente li faciliti . Humboldt però avrà potuto osservare , che inolto più di rado que' pesci da lui operali , e con difficoltà sa- ranno saliti a galla, e che d'ordinario, siccome ho io pure sperimentato alcune volte 'sui Ciprini d' oro , si saranno ele- vati io una direzione obbliqua^ come la risultante di forze che agivano sotto un dato angolo di direzione. I pesci al- quanto compressi , e larghi risentono meno per questi mo- vimenti la privazione della vescica . Sia pure adunque la vescica dei pesci che noi diremo ancora natatoria , una specie di moderatore del loro peso : non però dell' assoluto soltanto ma di quello altresì relativo al fluido in cui vivono , siccome la diversa quantità d aria che può in essa contenersi , ed il diverso grado di con- densazione^ o dilatazione a cui può essere sottoposta anche per la naturale pressione del fluido indipendentemente dall' azione dei muscofi che su di essa principalmente agiscono, chiaramente il dimostrano : in quella guisa che moderatore del solo peso assolato non ponno neppur dirsi le vesci- chette aeree degli uccelli, nelle quali l'aria maggiormente vi si dilata, quando s innalzano a più alte regioni: dovre- mo sempre riguardarla come un organo accessoiio del moto dei pesci e destinato specialmente ad agevolare la loro ìu~ comozione verticah , 498 Giornale RAPPOPvT Taìt à TTiislilnl sjir la lojigiieur da Pendale à seconda ohsciyée aux dcux extJ^émilés de la Mérìdienne^ et sur Vaplatìssement de la terre qui en résidte ; J'aìl par ilif. BIOT , au noni de la Co/n/nisiio/t de la Méridiejine . N< ous avons déjà plusicurs fois enlretenu la Classe des niesures absolues du pendule failes sur divers poiiits de U méridienne. Ces résultats parliels n'avoicnl alors que le de- gré d'inlérèt quiiispireut toujours des expériences précises sur uu point imporlant de plxysique; mais aujourd'hui que ces expériences ont été rcpétóes aux deux exlrémitóes de Taro qui va de Formenlera à Dunkerque, il devient iuté- ressaut de les rapprocher pour eu déduire Taplatissenient de la terre , supposée elliptiqiie . Deux mesures absolues du pendule sufliseut pour cet objet lorsqu'on connoit les latitudes où elles ont été observées . La longueur du pendule decimai à Formenlera est 0,74^-061 5 elle a élé déterminée par Arago et moi au inoyen de dix séries d'observalious contcìiant cinquanlc-liuit coincidences . Le plus grand écart des résullats parliels autour de la uioyenne uè s' élève qua qualre cealiémes de millimétre . Celle mènie longueur à Paris a d'abord été déterminée par Borda, et ensuite par Bouvard Malhieu et moi, au inoyeii des mémes appareils qui avoient servi à Formenle- ra . Los plus grands écarts des resullals parliels aulour de la moyenne ne se sont elevés dans nos expériences qua trois cenliémes de millimélrej et notre longueur moyonne, qui est 0,7/119070, a surpassé seulement de deux cenliémes de millimétre la longueur doanée par Borda . DI Fisica ^ Chimica eg. 499 Enfin , les expériences de Duakeique ont élé faites en hiver par Mathieu et moi . IVous avons détermlné la lon- gùetir du penduìe par treiize séries , dont les plus grands écarts autour de la moyenne ne s'elòvenl qu à seize mil- liémes de millimétre : cette longueur est OjjlictoHGG. A ne considérer que le peu detendue qu'occupe un millimétre on poiirroit s'étonner de voir que Fon pretende parvenir à en aprécier la centiéme partie, et ineme la mil- liéme , daiis. des expéiiences qui se font en partie à l'oeil nud , et dont le résultat détìnitif ne s'obtient qu'après une muhiuide de réductions minutieuses , et d'opérations mé- caniques fort compliquées; inais nous croyons que les per- sqnnes qui ont vu nns appareils seront d'un avis différent: leur exaclitude est telle , que l'on imagineroit difficilement quelque chosc de plus précis . Cette précision se mentre bien dans le peu de différence qui existe entre nous et Borda pour la longueur du pendule simple à Paris , quoi- que uos expériences n'aient élé faites que sur lui pendule égal en longueur au pendule decimai , tandis que Borda a fait usage d'un pendule de douze pieds . Au reste nos appareils ne sont que ceiix de Borda rendus plus portatifs et d'un usage plus facile ; mais les causes d'exactitude y sont les mèraes 5 et c'est à lui qu'elles sont dues , car en cela nous n'avions rien de mieux à faire que d'imiter les ingénieux procódcs qu'il avoit imaginés et quii a mis en usage « . >iEn calculant l'aplatissement de l'ellipsoide terrestre au moyen des lougueurs préccdentes du pendute , observé à Formenlera et à Dunkerque , on le trouve égal à •• ■- cette valeur est un peu moindre que l'aplatissement f-r qui est donne par la théorie de la lune;, et qui étant indépen- dant des petiles irrégularités de la terre paroìt devoir étre adoplé de pi'éférence . Mais, ce qui est assez reraarquable, 5oo GlOr,NAt.E nolrc valeur r-r-r* coincide parfailement avec celle ciiii 023,37 donne le miniumm d'erreur daus l'ensemble des expérieuces du pendule faites par les autres observateurs . Car , celle- ci , que Mr. La Place a calculée . est éeale à -; : et ' ^ ' o 521,48 ' cet accord semble de nature à confirmer nos rcsultals«. »Si lou cherche par la mùme niélhode les plus peliles erreurs quii faut admettre dans les observations de For- nientera , de Paris et de Dunkerque pour les acoorder exactement avec rhypotbèse cUiplique, on trouve ces erreurs égales j respectivement, à -}-o"',ooooi2i i; — o^jooooiaii j, et •+- o'^jOGooiaii 5 c"est-à-dire ^ un peu moins que la milliémes de uiillimélre . L'erreur analogue s'élevant à i33 milliéraes de millimélre dans les expérienccs que Mr. La Place a calculécs, qui sont cependant des uieilleures obser- vateurs , ce rapprocbement peut servir à niontrer Texacti- lude de nos résultats ; mais nous nous plaisous à répcter que cette exactitude est euliérement due aux procédés de Borda , dout nous avons fait usage , et que nous avous eu seulement le murile de bien appliquerc FI- DI Fisica , Chimica ec. 5o% F 1 N E (i) Dell' esame dell' ebollizione de' liquidi ec. Del Sig. Can. BELLANI . Articolo IL Dell' ehollizione del mercurio . X^rima di parlare dell'ebollizione degli olj premetto quella del mercurio, perchè dovendomi servire di termometri onde misurare il grado di quella dell' olio bisogna che discorra prima del grado di calore che può comportare questo li- quido metallo impiegato a preferenza nella costruzione di tali stromenti . Diverso è il grado che dagli Autori finora fu all' ebollizione del mercurio assegnato , e la diversità proveniva o da diffetto di costruzione nel terraom. , o dalla trascuranza d' alcune circostanze usandosi un termometro perfettamente costruito. I difetti che potevano nascere per 1' imperfezione dello stromento si possono ridurre a tre principali cioè ad una piccola quantità di aria o di umidità contenuta nel termoin. , ed al calibro diffettoso del tubo . L' aria per se stessa trovasi già nel bulbo , e nel tubo del termom, , e fors' anche nel mercurio medesimo : 1' umidità poi vi si introduce sicuramente soffiandosi colla bocca nel vetro per formarvi il recipiente al mercurio . Nel primo caso il diffetto del termom. è meno considerevole perchè finalmente dilatandosi anche l'aria prossimamente coU'istessa uniformità del mercurio , e comprimendosi gradatamente in ragione del peso , ne avverrà una maggiore dilatazione nella totalità indicata dal termometro più o meno secondo che la temperatura superi la pressione della colonna di mercurio nel tubo , la quale per la stessa ragione axuneu- Tom. 2. ()G (i) Vedi pag. 4'i' 5o2 Giornale landò : ma finalmente questo diffetto è troppo palese , per cui comunemente chi po3SÌede un termometro fa più caso di volerlo ben purgato dell' aria dentro nel bulbo e nel tubo , di quello cV ogni altra essenziale condizione . Se si trovasse in vece raccolto nel termom. un poco d" umidità, questa sarebbe di gran lunga più perniciosa, perchè secondo la quantità d' aria che quest' acqua conterrebbe , la conver- sione di questa in lluido aeriforme ne termometri chiusi ermeticamente , e privati d'aria lungo il tubo potrebbe av- veniri anche prima del termine dell'ebollizione dell'acqua medesima ; o in diverso caso la vaporizzazione di questa succederebbe ad una indeterminata temperatura oltre 80 secondo la minore quantità d' aria che 1' acqua conserve- rebbe , e secondo la lunghgzza della colonna di mercurio premente nel tubo , ed in ragione ancora della quantità d' aria rimasta nel detto tubo. Siccome poi un liquido con- vertendosi in vapore occupa uno spazio tanto considerevo- le , r errore sarebbe notabilissimo quantunque non ve ne esistesse che una direi quasi impercettibile particella di li- quido , onde r apparenza di questi vapori potrebbe supporsi una incominciata ebollizione del mercurio nel bulbo termo- metrico j o non osservata attribuirne 1' allungamento occa- sionato nella colonna di mercurio sxdln scnli come un reale aumento di temperatura nel mercuri;) . Il terzo diffetto consiste nella irregolare capacità interna dei tubi medesimi, diffetto comune piìi o meno a quasi lutti i [ubi , e che si deve coreggere tracciandone la scala medesima quando questa deve essere di molto protratta oltre il grado dell' acqua bollente , perchè col crescere dei gradi s' aumente- rebbe r errore, e questo sarà in più se il tubo vada strin- gendosi in alto, o in meno se vada allargandosi (10). (io) Nei comuni termometri a mercurio supposto il tubo ben ca- libro è facile il liovarvi delle differenze nei fjraJi dinotati per eòscrc inolio difficile il segnatns la scala con gradi eq-iiJistami perfettitmente , DI Fisica , Chimica kc. 5o3 Le circostanze da non trascurarsi da chi possedendo un buon lermonielvo desidera di conoscere con esattezza la temperatura o del mercurio bollente, o di altre sostanze fortemente riscaldate si è parlandosi del primo di non fare la prova nel termometro medesimo , cioè di volere far ri- scaldare il recipiente del termometro tinche si osservino comparire in esso i vapori del mercurio . E' doppiamente erroneo questo metodo 5 primo perchè supposto il termo- metro chiuso ermeticamente , siccome allora il mercurio non è più soggetto alla pressione atmosferica , cosi i va- pori potrebbero cominciare a comparire ad una temperatura inferiore a quella che il mercurio sopportarebbe infatti stando sotto il peso di poli. 28 in ragione della lunghezza del tubo dello strumento , la quale piìi o meno potrebbe equivalere ad una pressione atmosferica ; e perchè non è mai possibile di potere totalmente privare d' aria 1' interno dei teruìometri per quanto il mercurio vi si faccia bollire , e ribolUr dentro . Neppure tenendosi aperti questi termo- metri , e facendo in essi riscaldar il mercurio si avrà il vero grado dell' ebollizione,, giacché allora oltre il peso dell' atmosfera <;oncorre 1' altezza della colonna di mercurio del massime se i gradi sieno piccoli. In questi termomeiri che devono avere m»lti gradi superiori al termine ordinario di 80 io soglio tenere la parte più stretta in alto, ossia seffiare la bolla all'estremità pia lunga del tubo , e supposto che la dilTerenza non sia che di 3 a 4 linee su una lunghezza di 12 a \8 pollici, questa può essere trascurata nella gradua- zione , perchè il mercurio quanto più s'innalza la temperatura, ascen- dendo lungo il tubo, ivi più non risente la temperatura della bolla, né perciò si dilata come dovrebbe in proporzione : la ristrettezza del tubo 8up]»lisce prossimamente a ciò senza nuovi calcoli troppo diffìcili ad eseguirsi su d'un tubo dove il ncercurio prova un'infinità di degrada- zioni di temperatura indeterminiibili . La pressione poi , che la colonna più lunga di mercurio esercita sulle pareti della bolla del termometro dilatasdole Hon é di gran momento, se le pareti di questa sono di una di»cre'« densità, potendosi valutare a non più di me/z j grado sotto una pressione di pollici 28 di mercurio , e questa diversità pure viene com- penskta dal calibro pii streuo del tubo in alto ec. 5o4 Giornale termometro medesimo ^ ed a ciò aggiungendosi come dissi la privazione più o meno dell' aria nel mercurio , o tra questo e il vetro, si porterà sempre ad una maggiore tem- peratura prima di dar segni di vaporizzazione . Aggiungasi oltre ciò la facilità di comunicare al tubo vicino al reci- piente del mercurio un grado di calore maggiore di quello che il recipiente possa allo stesso tetnpo ricevere ; cosicché bollirà prima nel tubo il mercurio , quando nel recipiente non si sarà per anche comunicata la necessaria tempe- ratura (il). Il termometro dunque per questa sorte d' esperienze dovrà essere aperto , oppure contenere dell' aria nel tubo in modo da compensare colla sua elasticità la sottratta pressione atmosferica ; anzi volendosi un termometro , che superi di gran lunga il grado della, propria ebollizione, ba- sterà unire un piccolo recipiente dove termina il tubo , fileno d' aria , il quale se fosse della capacità come tutto o spazio che può occupare il mercurio in tutta la lunghezza del tubo si avrebbe a questo termine una doppia pressione atmosferica per la riduzione del volume dell'aria alla metà, e perciò si opporrebbe una maggiore resistenza all' ebolli- zione del liquido contenuto; supposto però che il recipi^^ute di questo termometro avesse una sufliciente densità di pa- reli per resistere alla tensione interna , densità poi non tanto notabile come a prima giunta si potrebbe immaginare, bastando che fosse di poco maggiore della sottigliezza che a questi recipienti si suole conuinemente assegnare (12). (il) Chi volesse far qnesta prova senza pericolo che il mercurio bolla prima nel tubo, che non nel recipiente, tenga questo ben verti- cale sulla punta della fiatutna d'una candela a piccolissima distanza . (i2) De Lue coQsiglìa a lagciar qualche poco d'aria nel tubo pinna di chiuderli ertncUcamente , onde sopportiao i termomelri il grado di ebollxione d«l mercurio , scn/,a entrar essi prima in ebollizione , eJ a non mai far discendere la colonna del uieicurio lungo il tubo por ve- dere se è ben priv<*io d'aria (condiz'ont la meno importante) perchè DI Fisica , Cubica ec. 5o5 Premesso quanto ho detto . finora . versai tlel- mercurio hen asciutto in piccolo mattraccio a collo lungo , ed im- mersovi un termometro esalto , il termine dell' ebollizione r ho trovato a 2755 ma notisi che propriamente il grado indicato sulla scala era soltanto 772^ ma gli altri tre gradi furono aggiunti col calcolo della dilatazione che poteva subire contemporaneamente il mercurio lungo il tubo dove Don risentiva la stessa temperatura del recipiente immerso : il mercurio nel mattraccio non era più allo di linee iS, ed il bulbo del termometro vi stava nel mezzo tutto circon- dato . Coincide la mia temperatura precisamente con quella trovata da De Lue quantunque esso non si fosse servito immediatamente del mercurio bollente , ma in vece dell' olio di idivo , e quando questo s'infiammò cessò dal più olire ritenervi il termometro . Questo termine dell' infiam- mazione dellolio non può essere costante dipendendo sem- pre da una eslranea comunicazione procedente dal fuoco sottoposto per cui impropriamente De Lue 1' appellava in- fìaniinaziont} spontanea delF olio , come dirò in appresso. Se altri poi come vedremo hanno ottenuto V ebollizio- ne del mercurio ad un grado superiore a quello testé indi- cato e che abbiano fatto uso d' un buon termometro allora r effetto potrebbe dipendere dalla continuala ebollizione del inercurio per cui sviluppatasi nella massima parte l' aria aderente alle interne pareti del recipiente i vapori del mer- curio in contatto di queste richiedevano una maggior tem- peratura per formarsi ; per le stesse ragioni che abbiamo accennate parlando dell'ebollizione degli altri liquidi. Po- che parole soggiungerò ora riserbandomi ad altra occasione quando parlerò della dilatazione del mercurio nel barome- tro . Ho trovato che questo chiuso ermelicaraente in uu in tal caco formandosi un vuoto nella bolla , ivi si svolge una bollicina d'aria, che prima non appariva, e questa facilita poi la fortcazione dei vapori mercuriali, come facilita ciucili dell'acqua. Jo6 Giornale termometro purgato d' aria e d' umidità coiuinciava a dar segni d' ebollizione a gradi aSo tenuto verticalmente , es- sendo la lungliez?.a del tubo occupala dal mercurio dall'ori- gine della bolla (ino a tal punto di poli. if>. In un altro bolliva a -^^-j soUo la pressione di poli, ii lin. 6 di mer- curio . Inclinando qnesli termometri in modo da renderli quasi orizzontali acciocché più non agisse colla sua pres- sione il mercurio contenuto nel tubo, che ad un pollice d'altezza il mercurio bolliva verso i gr. 1805 ossia compa- rivano i vapori mercuriali li dove nel recipiente osservavasi quella piccolissima discontinuità di parti , ossia mancanza di perfetto contatto col vetro, fosse aria, o vapore di sor- ta, oppur anche un'atomo di polviscolo qualnnqne , che come se ne trovan sospesi conlinnamenle nell' aria , e at- taccati all' inlerno del vetro, possono rimanere annidati anche dopo costruito il termometro , e qresti polviscoli lare 1' ufficio dei corpi porosi rispetto all'ebollizione dell'ac- qua. Per lo slesso principio si dessume che facendo bol- lire il mercurio ne' tubi barometrici sui caiboni onde svol- gerne ogni umidità e aria , quanto più s' inclineranno all' orizzonte , il mercurio vi bollirà tanto più facilmente , ma che quando poi 1' ebollizione anche in questi tubi viene continuata , i vapori di mercurio si formano con maggior difticollà , ma più impetuosa è la loro espansione come succede nell'acqua portata ad un più alto grado di tempe- ratura dacché i vapo«'i ricominciano ad apparire (i3) . (i3) Parlandosi dei gradi del termopaetro a mercorio non desesi in- tendere, che il loro aumento segni un'e^ual proporzione della quantità di calore comunicato ; giacché tutti i liquidi tanto più dilatandosi quanto più s'accostano al |oro termine di «bollizione ; anche il mercurio gii riconosciuto inesatto per la sua irregolare espansione nel dinotare le diverse temperature anche solo comprese queite fra la con^flazione , e l'ebollizione dell'acqua; lo addiviene tamto maggiormente ne' grudi su- periori , quanto più s' accosta alla sua ebollizione ; e ciò in un modo guasto ceno , aItr«UiHto finora iadeterminato , Kt Fisica; CironcA ec. Soj Articolo III. DelV ebollizione degli olj Jìssì . E già da gran tempo che un nostro dotto italiano il Sig. Carradori in diverse sue Memorie va pubblicando e ripetendo che gli olj fissi non bollono mai a qualunque temperatura , e recentemente in questo Giornale di Fisica secondo Bimestre i8og in termini assoluti ci dice «che «l'olio a qualunque fuoco non bolle ma svapora alla super- »ficie soltanto ; e non rileva il bollore perchè non si sol- «leva dal suo interno, né gas, né vaporeu. Questo speri- mento che il Dott. Carradori dice d' avere le tante volte ripetuto sempre coli' egual esito, lo riportava ogni volta come la sua massima opposizione al sistema di Lavoisier . Mia intenzione non é già qui di farmi difensore di questo sistema , che ha ben altri punti sui quali mal si regge , e vacilla , ma è di dimostrare la fallacia dello sperimento , lasciando 1' onore ben meritato al Sig. Prof. Ramati , il quale nel seguente Bimestre dello stesso Giornale ha eru- ditamente sostenuto il sistema da esso lui abbracciato , e solo era a desiderarsi che ne avesse messo alla prova dell' ebollizione anche 1' olio da solo per vederne 1' effetto . Fino dalle prime volte che T indefesso Sig. Dott. Car- radori pubblicò il suo sperimento della non idoneità dell'olio a bollire coniro l'opinione generale ( An. di Cìiim. di Pavia Tom. VII., Vili., XVIII. , XIX.) mi venne vogli|i di ri- peterne la prova , ed avendone osservata una vera ebolli- zione in rigore di termine, stimai che l'asserzione emmessa in coì; trarlo fo^sse ini illusione derivante dalla troppo quan- tità d' olio messa per bollire in proporzione del fuoco ap- plicalo per cui la perdita di calore che di continuo si fa- ceva e dalla superiicie dell'olio, e dalle pareti non potesse venir compensata dalla scarsa quanlità del combustibile ; 5o8 GlOP.NAI,E per cui 1 olio inai non potesse innalzarsi alla necessaria temperatura richiesta perchè i vapori di questo non solo si potessero formare alla superficie come Carradori aninietle, ma ben ancke al di dentro ossia tra 1' olio e il recipiente. Cosi succederebbe dell' acqua medesima la quale posta in <>ran recipiente, e non avendo che poca comunicazione col fuoco mai non arrivarebbe a bollire . Il vedere poi ripetuta più e più volte dallo stesso d' altronde celebre Autore la medesima anomalia, o dirò meglio paradosso, ed il silenzio osservato a questo proposito da quasi tutti i Chiniici e i Fisici mi fece nascere il dubbio che l'Autore andasse ripe- tendo la stessa cosa dietro una sola prima esperienza nella lusinga che il silenzio di tutti gli altri ne fosse una con- ferma; ed io m" immaginava al contrario, che il silenzio di questi fosse invece un tacito rimprovero alla precipitazione d' una conseguenza dietro un esperimento mal fatto tanto n era facile il comprovarlo . E in verità 1" ebollizione dell'olio non è poi una spe- vienza che importi grandi apparati , o delicatezza tale nell' eseguirla, che facilmente possa indurre in errore. Io posso ben far bollir» dell' olio in un piccolo , e sottil tubo di ve- tro non più largo di 3 a 4 1'"- i con ^ , ìa 6 lin. d' oHo ia altezza sulla semplice fiamma d'una candela senza toccarne r apice acciocché non se ne anneriscano le pareti (i4) • L' unica attenzione che si deve avere in queste sperienze si è che il combustibile necessario al riscaldamento dellcdio non faccia fiamma , e che la superficie dell' oho sia ben di- (i4) Il cono luminoso prodotto dal lucignolo non è propriaTaentc in combumione , che alla superficie in contatto coli' atmosi'erica: nel centro l'olio, la cera, o il sego non sono che in istato bollente, e di va[)ori: «Siffatti lo stoppino non abbrucia , che quando sorto dal cono ; onde quando vi s' itnnierge un corpo che ha oainor temperatura si ricopre tosto di particelle carbonose non per anche perfettamente coinbus'.e . 1)1 Fisica , Chimica ec. 5 09 difesa dalla vicinanza del fuoco 5 altrimenti suole avvenire che giunto 1' olio ad un' alta temperatura, o per immediato contatto della fiamma , o per la produzione dei vapori dell' olio infiammabili , e della qualità di gas idrogene ( Qogo- gene ) che si svolge formando come una atmosfera intorno al liquido , e venendo questa ad estendersi sino al contatto del combustibile , prendendo fuoco in un istante lo comu- nica all' olio medesimo . II pericolo diviene maggiore , se in vece d' un olio fisso si sperimenti un olio volatile perchè i vapori essendo in maggior copia, e l'accensione più fa- cile , se viene questa a succedere, una vivace ardenlissima fiamma si comunica all' intorno per 1' ebollizione contem- poranea dell' olio con pericolo della persona vicina , come ad altri ed a me pure sulle prime è avvenuto . II metodo che ho trovato piìi opportuno per mettersi al riparo di questi accidenti si è di versare l' olio senza alcuna minima quantità d' acqua che può esservi mista in un piccolo matraccio a collo lungo non minore di un .pie- de: sieno le pareti del matraccio piuttosto sottili , acciocché meno facili ne sieno a fendersi , o screpolare nelle alte temperature ; ed il globo di questo del diametro di un pollice e mezzo circa sia soltanto pieno per metà . Vi s'in- sinui lungo r asse del collo un termometro la di cui bolla rimanga tutta involta nell' olio , e la graduazione fatta sul metallo , o sul vetro esca ne' gradi superiori fuori del ma- traccio , acciocché i vapori dell' olio non ne offuschino i gradi; otturandosi in seguito debolmente con poca bamba- gia r orificio onde i vapori dell' olio si condensino nella massima parte prima di sortire per evitare ogni infiamma- bile esplosione si sospenda il tutto con filo metallico in un ambiente isolato , e per dissotto s' addatti un piccolo for- nello, di cui si possa a volontà regolare il fuoco. Ciò disposto ecco i risultati che ottenni da replicate ebollizioni ossei'vate nell' olio . I. L' olio di lino con fuoco vivace comincia a mandar Tom, 2. G7 5 IO GionxALE bolle dal fondo a gradi 120 : a 180 sono più mimei'ose : a 23o principio di vera ebollizione , innalzandosi ■ la teni- peralura sino a 290 . Sottiatto il fornello a questo grado cessava ogni sviluppo di gas e vapore a 270 ; e rimesso il fuoco dopo che 1' olio si raffreddò a iì'>.5 ricomparvero le bolle a aSo continuando iu seguito e la temperatura e r ebollizione . 2. Olio di noce : fuoco di carboni ben infiammati : compaisa di bolle ad 80 , e sempre crescenti : da t3o a 240 ebollizione: si osserva a tal punto come una nubecola nuotar nell'olio ed appannarlo, che prima era tutto diafa- no, materia raucilaginosa decompostasi a tale temperatura. A 280 ebollizione rapida e tumultuosa , e perciò ho quivi cessato dal continuarla per non incorrere nel pericolo che r olio si espandesse fuori del matraccio . 3. Olio d'ulivo con applicazione di fuoco infenso: lento jprigionamento di fluido aeriforme a no : frequente da 120 a 160 : copiosissimo da 2.40 iino a 290 : continuando f e- boUizione i vapori del mercurio formatisi allora nel bulbo del (ermometro spinsero fuori del tubo aperto il mercurio in esso contenuto , cosicché più non potei valutarne la temperatura. La pressione che il mercurio subiva nel bulbo era oltre quello dell'atmosfera di pollici ìG di mercurio. Allora cavai dall'obo il termometro prontamente, e versata neir olio una grossa gocciola di mercurio col continuare dell'ebollizione di questo il mercurio pure bolliva assieme, e se ne vedevano i vapori condensarsi in lucidi globetli sul collo del matraccio, e nuovamente precipitarvisi . Dillicile sarebbe il precisare a qual temperatura co- minci in realtà ciascun olio a bollire , ed impossibile sa- rebbe il determinare a qual grado cessi di più olire riscal- darsi continuando l'ebollizione. Nell'acqua, nell'alcoolej neir etere , nel mercurio si determina prossimamente tanto il principio come la fhie dell' ebollizione al massimo grado a cui può giungere di temperatura sotto egual pressione DI Fisica , Cueviica ec' 5i t atmosferica ; perchè le molecole ititegiantl convertile la vapori noli subiscono alcuna decomposizione ]>er 1 aumento di teuipeiatura ottenendosi da questi liquidi dopo 1' ebtilli- zioue un eguale prodotto . Non così succede dell' acqua mescolata con sali, o acidi, come dell'alcool^ e dell'etere non retlitìcato, ed anche del mercurio animalgamato . Que- sti liquidi allora quanto più bollono,, tanto più crescono in temperatura, vaporizzandosi prima le parli più volatili; e lo slesso succede di altri liquidi di natura loro composti . Gli olj dunque dovranno subire eguali, ed anche maggiori modificazioni essendo composti di diverse sostanze, e que- ste combinate in modo da non formare più un tutto omo- geneo , ma un ammasso di diversa natura secondo la quan- tità , e qualità degli elementi costituenti le parti integranti degli olj suddetti, che lascio ai Chimici di analizzare. Nella congelazione per esempio dell' olio d' ulivo si scorge un miscuglio , e dirò meglio una degradazione di materie; perchè a 4 giadi sopra la congelazione dell'acquei cominciano alcune particelle d'olio a gelare, ossia a riu- nirsi in globetti opachi , e coli' aumento del freddo altre porzioni dell" olio gelano parimenti scemando sempre il volume ; e cos'i di mano in mano finché anche sotto zero . si trova qualche parte dell'olio non per anche conglome- rata, perchè differendo in natura queste parti , e succe- dendo una specie di decomposizione operata da una sotti'a- . zioue di temperatura ( come avviene con altre sostanze ) ubbidiscono queste gradatamente alle rispettive nuove afli- iiità risultanti , per cui anche fra le diverse qualità degli olj trovasi una grandissima differenza nel grado di loro con- gelazione, polendosi anche li stessi grassi considerare come olj costantemente gelati alle nostre temperature (i5). Che (i5) Diverso è il senlimeato degli Autori intorno al grado della con- selazione dell'olio d'ulivo, il che può dipeadere olire «Ila calura dell' 5 1 2 Giornale v' Interveuga una specie tli decomposizione nella congelazione degli olj io lo desumo dall' aver osservato , che non solo basta il grado di freddo a determinarla ma si ricerca ezian- dio un certo spazio di tempo per efteltuarla , il quale supera di gran lunga quello richiesto a semplicemente pri- vare r olio della sua temperatura : se in un piccolo reci- piente con olio d' ulivo in istato di liquidità si metta un termometro , e si circondi il recipiente di ghiaccio , il ter- mometro ili breve s' abbasserà a o ; ma T olio continuerà a rimaner liquido , e ciò anche per più ore , e fors' anche giorni secondo la particolar sua natura . Quando poi 1' olio sarà gelato , se si trasporti ad una temperatura di pochi gradi superiori a quella richiesta nella prima congelazione, passerà molto tempo avanti che dia segni di fondersi nuo- vamente; cosicché ponendosi accanto un bicchiere con olio gelato ed un altro con del luedesimo olio sciolto dal fuoco, dureranno in seguito più giorni a rimanere uno solido , e r altro liquido quando le temperatura poco differissero dai loro termini di congelazione , come fra i 4 ) e ^ gradi . Ma questa lenta decomposizione che si opera nell'olio non altera però i principi del medesimo in modo , che tornando lluido riprende tosto le medesime qualità , il che non succede con altre sostanze, come il vino, le ora ec. Che dell'elemento del tempo dirò cos'i siasi molto a tener conto in tutte le naturali ed artificiali composizioni , e de- composizioni de' corpi , ne abbiamo tutto giorno infiniti olio, da altre circoacanze, che ia ]»arte farò conoscere. Così per «senf' pio Fourcrojr nel suo sistem» di conoscenze chimiche T. Vìi pag. 335 dice, che l'olio d'ulivo geli a gradi >i 8 , • quello d'amandole dolci ■ >t 5 , mentre questo a me non gelava né a o , nò a ^^ i5 almenc stand* a questa temperatura per non lungo tempo. Cosi per eseoinio il Sig. Prof. Brugnatelii ne'suoi Elementi di Chimica i. ediz. pag 69 Tom. 1., e nella Farmacopta generale pag. 4^^ mette la congelaziont dell'o- li» d'nlivo tra — 2 a + 2 — : Thomson a >J. a T. II. DE FiSKA , Chimica ec. 5i3 esempi ; cioè che poste alcune materie nella sfera di loro rispettiva attività^ questa non si esercita al momento, ma in un determinato spazio di tempo secondo le circostanze; potendo però il Chimico supplire talvolta al tempo colla maggior quantità dell'uno, o dell'altro ingrediente, e mas- sime coir innalzamento della temperatura : come una disso- luzione di un metallo la quale lentamente si operasse con un acido" allungato , si potrà accelerare con un acido più concentrato, o colla temperatura accresciuta. Ciò che si è detto riguardo alla congelazione degli olj , dicasi rispetto alla loro ebollizione . Se si tenesse co- stantemente r olio ad una temperatura inferiore a quella che può sopportare bollendo , succederebbe bens'i la de- composizione del medesimo , come succede eziandio nella temperatura ordinaria dell'atmosfera: se s'aumenti questa, comincia lo sviluppo dell' aria disseminata nell' olio a ren- dersi sensibile , e a questa succedono altri fluidi aeriformi di novella formazione , e di diversa natura , alcuni perma- nenti in istato elastico , altri nuovamente riducentesi in liquido , il che caratterizza una vera ebollizione e distilla- zione, quantunque l'olio bollito, e distillato diversifichi pev alcune particolari proprietà già conosciute dai Chimici . Che se si volesse pretendere che un liquido ottenuto per mezzo della distillazione debba essere dell' istessa natura , e conservare i medesimi caratteri per potersi asserire di aver siJjita una vera ebollizione, allora non si potrà più dire che neppure il vino , e il latte entrino in ebollizione , perchè i loro prodotti differiscono dal liquido primordiale ; e ciò si dica della massima parte dei liquidi esistenti in natura . Dunque nel nostro caso non si potrà mai ben definire quando 1 olio cominci realmente a bollire , dipendendo in gran parte anche dall' intensità maggiore o minore del fuoco che riceve 5 perchè attesa la viscosità delle parti del medesimo ( quantunque scemata dalla temperatura ) , e la 5x4 GlOI\ìyAI.E poca conducibilità dei liquidi in generale, l'olio al contalto del fondo del matraccio può ricevere una data quantità di caloie capace a decomporlo , e vaporizzarlo prima di co- municarsi al restante ove trovasi il termometro 5 e siccome le parti meno resistenti ad evaporarsi sono le prime a dis- perdersi , cosi di mano in mano potrà continuare 1 eboUi-r zione col proporzionato innalzamento di temperatura noa rimanendo per residuo che poca sostanza carbonosa . Se ])oi si comunichi all' olio esposto a bollire ima gran quan- tità di fuoco dentro breve tempo^ alloca venendo tolto all' olio uno de' mezzi indispensabili alla di lui decomposizione, cioè un determinato spazio di tempo richiesto ad effetto di vincere le mutue afliuilà , e produrne delle altre , la tem-: peralura si anderà rialzando anche più di quello farebbe d' uopo per sostenere 1' eliollizione . Ho a questo oggetto fatto notare parlando dell' ebollizione dell' olio di lino , clic se naturalmente cessava questa a 270 togliendo dal dissolto il fuoco , e che questa ricompariva a alo rimettendo il fuoco, sembrava diftìcile a spiegare come frattanto raffred- dandosi 1 olio da ■2'jo a "xòo non continuasse a bollire , quando che passando nuovamente 1 olio da 280 a 270 ricompariva 1' ebollizione: ma si noti per ora che sottraen- dosi il fuoco le prime parti a raffreddarsi sono il fondo , come anche le prime , come dissi , a riscaldarsi 5 e giac- ché r ebollizione dei liquidi sempre si fa nella superficie in contatto col recipiente questo divario nella temperatura delle pareti poteva forse darne una sufficiente spiegazione . Se dunque affinchè uell' olio succeda X ebollizione con con- temporanea alterazione si richiede un periodo di tempo e questo può essere diminuito per l'intensità di temperatura, non altrimenti avviene nella congelazione del medesimo , cioè che se per esempio 1' olio d' ulivo abbassandosi dai f\ ai 3 gradi impiegasse piìi giorni a congelarsi in parte , ne impiegherà tanto meno passando dai 4 a o , o auche al dissotto . Éi Fisica. ^ Chimca ec. 5 i 5 Tornando ora all' opinione del chiarissimo Sig. Dott. Carradori esposta in questo Giornale di Fisica Chimica , tanto più faccio Io maraviglie , che avendo pur esso posto in un matraccio dell'olio con limature di metalli^ e ad un fuoco ardente osservò quando 1" olio ebbe concepito molto calore scaturire del gas in forma di bolle dalle molecole di questi metalli , che mettevano Y olio in ebollizione . Ma r osservatore intimamente persuaso , che 1' olio non possa bollire tirò la conseguenza dimqite questo gas deve uscire dalle molecole del metallo ùmnerso nelV olio . Il Sig. Prof. Ramati ripetè V esperimento , e trovò che 1' olio realmente bolliva colle sostanze metalliche sul fondo : io pure volli provare se in tal caso eravi differenza nella temperatura prima che 1' olio cominciasse a bollire e nel tratto succes- sivo ; ma non ne osservai alcuna notabile , come neppure se in vece di limatura di un metallo vi gettava del vetro pesto . Le bolle si sollevavano bensì dal fondo , ma nella guisa a nn di presso che farebbe l'olio da S0I05 ed avendo sospeso nel mezzo dell' olio un ammasso isolato di fili sot- tilissimi di rame non osservai né punto , né poco svilup- parsi bolle di sorta dai medesimi , lìia bensì sempre dal fondo del recipiente di vetro , prova convincente che non è il metallo che le fornisce . Se certo è dunque che l' olio bolle come lo attestano tante distillazioni operate dai Chi- inici (t6), é altrettanto incerto il grado a cui cominci, e possa arrivare 1' ebollizione dei medesimi come già dissi ; per cui non sarà a meravigliarsi se gli Autori sieno fra loro tanto discordi come si dirà in seguito . (16) Pi-iporlo V attestato il più recente dalla Chimica di llioinscn T. Ili pag. 4'6 , e 4'9 • "Gli olj fissi non cominciano a provare qual- Mclie ffTeUo dell'azione del calore, clie ad una temperatura superiore a «quella dell'acqua bollente . A misura che il calore s' accresce al di »1à di questo termine, si vede e!ev;irsi un vapore assai abbondante , naa DDon è che verso i gradi 262 che essi entrano in ebollizione. Si pos- »sono distillare a questa temperatura, ma essi sono seippre nn poco «alterati per questa operazione, 5i5 Giornale Articolo IV. DdT "Eholìizione degli olj voìatììi . Gli olj volatili detti anche essenziali, eterei, aromatici, e gli ecpirelei ( Brugnalelli ) diversificano dai cosi dotti olj fissi non perchè i primi possano evaporarsi ed entrare in ebollizione , e non i secondi 5 ma soltanto per la difficoltà minore in quelli , che non in questi . L' evaporazione però degli stessi olj volatili , e la loro ehoUizione non fu fin ad ora osservata con bastante diligenza, per cui consultandosi le opere di tutti coloro che ne hanno trattato si riscontrano dei principi in apparenza contrarj a tutte le idee finora ricevute intorno alla vaporizzazione . Tutti concordono nell' asserire che per ottenere la distillazione di questi olj vola- tili basti mettere le sostanze che li contengono insieme a iTiolt' acqua , perchè facendosi bollir questa si volalihzzano assieme ai vapori dell' acqua le particelle dell olio, le quali col riposo si portano poscia alla superficie o sul fondo secondo la loro specifica gravità minore o maggiore dell' acqua (17)- Altri soggiungono in seguito, che la tempera- tura necessaria a far entrare in ebollizione gli olj volatili sia sempre di molto superiore a quella dell' acqua bollente. Come dunque conciliare queste due idee d'un minor grado di (17) »Non avvi «Icnno di cotesti olj il quale noti sia volatile a segno »di poi«rsi innalzare al grado di calore dell'acqua bollente, il (ha viene »anche a foriuare un caratters specifico di queste specie d'olio» M^cquer DizioBtrlo di Chimica, ariic. Olj essenziati. II Doit Manine nelle sue Dissertazioni sul calore (libro raro, e slimatistimo ) dietro 1' asserzione di Boarhaave aveva già detto, che l'olio di trementina facevi montare il mercurio nel teruiometro bollendo quasi a gradi 2'35 , e valutava nea dover essere minore il calore degli altri olj volatili ; e che anzi queato calore auineniara a misura che 1' ebollizione continuava • DI FistcA , Chimica ec. ^17 «li temperatura richiesto alla vaporizzazione dell'elio quando è misto coll'acqua , e di un grado maggiore quando si di- stilli da solo ? Potrebbe taluno sospettare , che nell' atto dell' ebollizione dell' olio essenziale coli acqua succedesse un' affinità fra le due sostanze , per cui ne risultasse una media teu)peratura , e che quindi col diminuir di questa , diminuisca parimenti 1' affinità di quelle finché fosse del tutto nuovamente spenta , ed ogni liquido ubbidisse alla sua propria coesione riprendendo le sue particolari pro- prietà . Ma se si mette a distillare per esempio dell olio di trementina con altretlant' acqua in un recipiente di vetro , durante l'ebollizione i due iluidi conservano le loro rispet- tive separazioni provenienti dalla loro speciiica gravità di- versa , toltone 1 agitazione prodotta dalle bolle aeriformi , che s innalzano dall'acqua sottoposta: eppure si raccolgono i vapori tanto di questa come di quello, i quali mescolatisi rendono il liquido in parte opaco derivante dalla tenuità delle molecole dell' olio stato ridotto in vapori per cui ri- cercasi un dato tempo per vincere quella adesione di parti che cresce in tutti i corpi in ragione della maggior tenuità loro , ossia della maggior superficie posta al mutuo con- tatto con altro liquido eterogeneo : nella guisa che agitan- dosi a lungo un olio fìsso coli' acqua si ottiene un miscu- glio difficile a separarsi senza ripeterne la causa da una chimica afllnità . Per tacere di tant'altri il Chimico Sig. Tingry nel suo Trattato sulle vernici indica il processo per ottenere l'olio essenziale di trementina il piìi rettificato , consistente nel mescolare in volume tre parti d'acqua comune, e due dell' olio suddetto di commercio , vaporizzandosi 1' acqua , e r olio al tempo stesso , e rimanendo indietro porzione dell' acqua colle parti meno volatili dell olio combinate con molta resina . Ho ripetuta questa distillazione servendomi di un lambicco di rame ordinario ^ e la quantità d'acqua, e d' olio ottenuta erano ad un dipresso ia ordine inverso , Topi. 2. 68 5i8 Giornale cioè — (!' acqua , e -^ à' olio avendo separato diiranle la distillazione la prima metà dalla seconda . Le mie succes- sive sperienze non risguarderanno dunque che quest' olio volatile di trementina, giacché penso che anche gli altri avranno prossimamente le medesime qualità ; e prima di esporre il mio sentimento sul fenomeno proposto come possa cioè distillarsi al calore dell'acqua bollente un liquido che non può bollire che ad una maggiore temperatura , darò qui succintamente i gradi verso i quali piiò bollire quest' olio supposto privato di quella porzione d' acqua , che può talvolta esservi mescolata e che evaporandosi stdle pareti del recipiente ricadendo in gocce produrrebbe un effimera ebollizione . 1. Obo essenziale di trementina della gravità specifica a -t- i5 di temperatura o,865 versato in egual matraccio colle slesse precauzioni usate per far bolhre 1' olio (isso cominciò a sviluppare bolle da 80 a 85: copiose a 100: a ia6 copiosissime , e senza ulteriore innalzamento di tem- peratura durante almeno alcuni minuti . 2. Il secondo prodotto della mia distillazione della gravità specifica 0,882 si portò bollendo fino a i3i dove mi parve stazionario , e forse la contiìiuazione avrebbe prodotta un' esplosione per Y infiammazione dei copiosi va- pori tant' era veemente 1' ebollizione . 3. Il residuo trovato nell' alambico della gravità speci- fica 0,904 tanto si gonfiava per l'impedimento che trova- vano i fiuidi aeriformi , ossia i vapori a sortire per la vi- scosità del liquido , che a n8 dovetti cessare per evitare lo slravasalriento , e l' incendio . Dunque in generale 1' ebollizione dell' olio essenziale comincia sempre a molli gradi supei-iori a quelli assegnati all'acqua bollente; ma se si rifletterà come ho fatto osser- vare parlando dell" ebollizione dell" acqua pura purché que- sta venisse coperta da uno strato d' olio fisso, o volatile, i Di Fisica,' Chimica nel 5 19 la temperatura di questa si portava senza bollire fino a g5 , e se si ritlelta eziandio clie la temperatura da me ottenuti nell'acqua coperta non era l' estrema a cui potesse arrivare senza il concorso dell'aria, ma che doveva anzi quesUt temperatura aumentare continuando a sprigionarsi dell' ac- qua quel poco d' aria che ancor le rimaneva ; non sarà malagevole a comprendere , come 1' acqua reggendo a tal grado di temperatura superiore a quella che naturalmente può sopportare , fosse sufficiente a far entrare in ebolli- zione anche 1' olio essenziale . Se diffatli invece di far uso di un piccolo matraccio , e di uno strato poco considere- vole d' olio , si mettesse in opera un recipiente più grande con uno strato d' olio superiormente piili alto , allora gli slanci operati dal vapore acqueo di tempo in tempo , non saran cosi tumultuosi come in ristretto recipiente suole avvenire , ma si formerà il vapore un passaggio piili libero attraverso 1' olio senza che coli' agitazione di questo 1' aria sovrastante arrivi a rimescolarsi coli' acqua : per cui l'olio abbondantemente evaporando , ed in parte anche propria- mente bollendo passerà nella distillazione coi vapori deU acqua in una proporzione dipendente dalle circostanze ri- guardo all' intensità del fuoco , alla figura del recipiente , e alla quantità delle materie contenute . S' aggiunga a ciò , che r acqua stando al dissotto non manda vapori se non dal suo interno ; mentre in tutte le altre distillazioni d' uà liquido bollente una quantità grande di vapori s' innalza dalla superficie ; onde nel nostro caso il vantaggio è dop- piamente in favore dell' olio ; perchè questo oltre al con- cepire vin grado di calore già bastante a poterlo far bollire, la sua superficie è pienamente allo scoperto in tutta eva- porazione , e le bolle dell'acqueo vapore che devono attra- versar r olio , presentano nell' istante del loro passaggio altrettante camere, ossia spazj, e capacità al vapore oleoso di formarvisi . Non si creda però che col dire che lo strato d' olio ììlO GlOPvN'iLE impedisca all'aria d" Insinuarsi neir acqua voglia ititemlere di considerare l' olio come una sostanza assolutamente im- permeabile air aria per cui non possa Inseguito 1' aria mc- desiaia Irasfundersi dall' olio nell' acqua ; ma a me basta clic questa infìllrazione sia per se stessa lenta e diftìcile ; ed anzi in tali circostanze quella poca aria clie tenterà d' introdursi nell'olio per quindi passare anclie nell'acqua, sarà dall' olio medesimo espulsa assieme ai vapori di que- sto . die p»i gli olj sieno ostacoli al passaggio dell' aria He sono irrefragabili prove, almeno parlandosi riguardo agli olj fissi le sperienzc ripetute dal sullodato Prof. Carradox-i sulla respirazione dei pesci j ed è già gran tempo clie si riconosce per il miglior turacciolo delle bottiglie di Tino una gocciola d' olio versata sulla superficie . E qui ora mi dispongo a sciogliere un obbiezione che mi si potrebbe fare , e clie ho gii premessa fin dal prin- cipio, come mai cioè quelle sostanze contenenti dell'olio essenziale aromatico , come per esempio i fiori di lavanda , che si mettono a bollire in lant' acqua , e che non hanno per ?,nche svolto il loro olio possa non optante questo di- stillarsi, quantunque immerso tutto, ed involto dallacqua. Potrò rispondere nella supposizione anche che delti olj aromatici :;opportino egual temperatura di quello di tremen- tina , che ai gradi prossimi all' ebollizione dell' acqua l' olio di questi fiori si sollevi in soltil velo alla superficie, il quale se non è basiamo ad impedire totalmente il contatto coir aria , ne Io ritarda 5 e siccome anche qncst' olio deve pili o meno svaporare a tutte le basse temperature come lo indica il suo odore penetrante , così 1' alta temperatura di 80 e |)iù gradi che allora conserverà l'acqua, ed il pas- saggio delle ,sue bolle che staccandosi dal fondo, ed attra- versando il liquido s' incontrano in molecole di quest' olio , il quale si evaporv;rà ivi corno su d" altretfanle superficie esterne 5 se pur anclie i vapori dell'acqua al contatto colle molecole di qucsi' olio non se ne vcslino come d uà velo ni Fisica, CiiDncA. ec. bai nella guisa die vediamo in alcune nebbie delle grasse , e di cattivo odore . Si noti ancora che nella distillazione di questi olj aromatici è sempre grandissima la proporzione dell' acqua distillata nel tempo stesso che passa quel poco d'olio, del quale ancor sempre ne rimane indietro. Abbia- mo un esempio nell' alcoole misto coli' acqua , che nell' eb')Uizione quantunque il primo superi il secondo nella volatilità , pure il primo passa sempre accompagnato con qualche porzione d' acqua, senzacchè faccia d'uopo attri- buirsene la causa alla mutua attrazione dei due liquidi: su di che in conferma del modo con cui un liquido meno volatile d' un altro possa passare in parte nell' ebollizione senza ricorrere alle affinità , leggasi la Memoria sulla i'a~ porizzazfOTie dei corpi del Sig. Gay Lussac in questo Gior- nale di Fisica, e Chimica an. 1808 pag. 1^3. Se la distillazione dell' olio volatile si può a mio av- viso spiegare naturalmente come ima conseguenza di quanto ho esposto rij^uardo all' ebollizione dell' acqua coperta dell' olio, si potrà anche (ino ad un certo segno intendere come r olio volatile continuando a bollire da solo aumenti sem- pre in teaiperatura per un altra ragione già detta parlando dell'acqua che iiollendr) va perdendo dell'aria che conte- neva necessaria a facilitarne la vaporizzazione, come an- che per quanto ho detto riguardo agli olj fissi i quali es- sendo un composto di diversi liquidi combinati , ed i quali soffrono bollendo una decomposizione , cos'i sarà riguardo air olio volatile di trementina , per esempio , il quale può considerarsi come un miscuglio d' un' iniìnilà di degrada- zioni dell'olio il pili volatile, e il pii'i etereo lino alla resina medesima in istato solido . F^iffalti ho notato in generale che impiegando un olio ben distillato e diafano come l'ac- qua , alle prime ebollizioni tosto cominciava a colorarsi , ed il colore cresceva in intensità continuando 1' ebollizione j di modo che non si poteva attribuirne l'intensità di colore alla concentrazione del liquido per la poi'zione evaporata j 5a3 ClOr.XALE giacché poca n' era la perdita di questa : non posso dun- que che ammettere una vera decoir-posizione durante 1' e- bollizione , per cui ad un' alta temperatura 1' olio -volatile si converte prestamente in resina , "come si è osservalo succedere in lunn;o spazio di tempo alle temperature ordi- narie (18)5 onde l'ebollizione degli olj fìssi e volatili tanto differisce da quelle dell' acqua . Ciò però che non saprei come conciliare colle idee che si ebbero finora intorno all'ebollizione, né con ciò che io finora ho aggiunto si è il fenomeno osservato bensì an- che negli olj fissi, ma nei volatili in un modo troppo straor- dinario , per cui la spiegazione che ho voluto premettere riguardo ai primi, cioè dipendente dalla temperatura della lamina dell'olio in contatto col fondo del recipiente la quale sempre è la prima a crescere , e scemare di detta tempe- ratui-a , questa dico non mi pare più sufficiente riguardo agli olj volatili . L' esperienza mi ha le tante volte assicu- rato , che se per esempio I' ebollizione dell' olio volatile io (18) Vedi Systeme dea consaissances chimiques par Fourcroy Tom. Vili. pag. i5. » L'olio di lino, e di trementina assorbiscono l' ossigeno in gran » quantità «• Th de Saussure. Recherches chiiuiqnes sur la Vc'gétation pag, i53. »II peso specifico degli olj volatili varia molto secondo le circostan- »ze. Il Dott Lewis fissa l'olio di trementina a 0,792. Gli oli volatili ^scaldati all'aria evaporano facilmente senza alterazione. Quando si di- «stiilano in vasi chiusi, essi non passano pia così prontamente allo stato »di Tapori : essi perdono il loro odore; il loro colore diventa più cari- » co , e vengono in parte decomposti. Sembra die la presenza di q'ial- »che altra sostanza come l'acqua per esempio renda gli olj moUo più • suscettibili di prendere la forma gasosa».... L'intervento dell'acqua a mio avviso nella diatillaaione trattiene costantemente una temperatura molto inferiore a quella, che i detti olj da soli acquistano continuando a bollire , ed impedisce perciò in parte la loro decomposizione . A pag. 436. Thomson aggiunge , che il petrolio debba essere meno volatile de- gli altri olj essenziali non polendosi distillare colf intermezzo dell' aequa, come succederebbo cogli olj fìssi. Dì Fisica , Chijtica ec. SaS un piccol matraccio la portava fino a gradi i3i , e che tosto togliessi per dissotto il fuoco , all' abbassarsi di uu grado solo , cioè a i3o plìi non mandava \ olio nissuna bolla , essendosi fatto quasi in un istante il passaggio da una tumultuosa ebollizione ad una totale quiete ; quandoc- chè detto olio era già entrato in ebollizione verso i loo gradi: raffreddatosi lino a ii5, e rimesso il fuoco tornò air istante a bollire fortemente . L' olio di mia prima distillazione , che non bolliva ol- tre i gradi 126 almeno per un breve periodo di tempo { giacché continuando a decomporsi ; e sempre più acco- standosi come dissi alla natura delle resine avrebbe in se- guito acquistato un maggior grado bollendo ) raffreddato a 120 più non svolgeva alcuna bolla aeriforme : rimesso al fuoco quando fu disceso fino a go, l'ebollizione ricominciò a 120. Raffreddato nuovamente a go ricominciò a bollire verso i 120 fino a 128 (19). (li)) E' un'altra osservazione degna di rimarco, che la temperatura del principio dell' ebollizione degli olj essenziali non seguita sempre la legge della iriinor gravila specifija . In questo sperimento, come ancLe in altri anteriori se ne ha una prova, e Tingry avendo distillato 72 on- ce d'olio di trementina a biigno di sabbia senza l' intervento dell' acqua, e divisi in sei parti «guali i prodotti ottenuti , la gravità specifica di questi non fu trovata crescere secondo l'ordine della disiillazione par- tendo dalla prima porzione distillata, ma nell'ordine seguente 4i ^> ^» 3 , 1,6, per cui mi confermo nel credere che alla diversa applicazione del fuoco piti o meno intenso , ostia al grado di calore , che 1' olio può acquistare più o meno bollendo, debbasi la maggior, o oiinor leggei rezzj , e volatilità ; per cui colle replicate distillazioni nella supposizione anche e', e nulla si perdesse, tutto l'olio etereo di trementina si conver- tirebbe in resina . «Bladgen, Bar.ks , Fordyce hanno osservato clie l'acqua posta in »nn calore superiore a quello dell'acqua bollente, come Bell'aria ri- sscaldata R 101 — , essa non giunge mai a questo grado, e non bolle «finché essa è in piena evaporazione, ma che essa aumcnia sensibil- » inente 'Ai,E E in somma un fatto costante clie l'olio di trementina continua ad aumentare in lemjjeralura continuando a boi-- lire ; ma che T ebollizione cessa all' istante da quel mo- mento in cui la temperatura acquistala cominci a scemare j ripigliando poi nuovamente da quel punto che dai ioa gradi in su all' incirca riacquisti un magi^ior grado di ca- lore ; cos'i per esempio se da loo il calore si è portalo a 12 j continuando sempre a bollire, allora se o si ritiri im- mediatamente dal fuoco , o che questo venga diminuito , quando il termometro immerso comincia da laS a discen- dere , cessa l ebollizione ; e lasciando raffreddare il detto olio o sotto i loo gradi, o pei' esempio a no, dal mo- mento che con nuovo fuoco si riscalda il fondo del pic- colo matraccio 1' ebollizione spesso ricompare nel primo caso verso i loo , e nel secondo immediatamente dopo i no; e questa alternativa rinnovasi ogni volta che si vuole almeno per lungo tempo . Quando poi non si faccia di mollo riscaldar l' olio bollente oltre i loo avviene che al- lontanando il matraccio dal fuoco seguita per qualche tem- po r ebollizione ; ma si noti che il termometro immerso continuerà ad innalzarsi , perchè il calore comunicalo alle pareti del matraccio essendo sempre maggiore di quello del L Brugnatelli prima ediz. T. I pag. Sg nella nota). Questo fatto pie- naineute conleroaa la mia sperienza del grado di calore che sopporta Vai qua prima di bollire se venga coperta da un olio, come qui aucLer dalla cera fusa ; uè i Fisici da d' ailoia fecero per quanto io sappia attenzione a questa importantissima circostanza . Aggiungerò un'altro mio pensiero intorno al gran freddo provato da coloro che ascendono a grandi altezze nei palloni aerostatici : questo non dipende tanto dal grado indicato dal termometro, come dill" acce- lerata evaparazione del corpo umano per la diminuita pressione e den- sità di queir aria ssciutissima , come Saussure ha sperimentato . Ad im- pe litagQo fuso a 167. Pioaribo a 22C. Biblioteca britannica T. XXXVII. N. i. Il piombo si fonde a 226. E'e-Luc Idee sulla Meteorologia § iSg. L'olio d'ulivo cominciò a bollire a ul^o , ed andò fino a 2^5 dove s'infiammò. Fourcroy. Systecue des conuaissancei cbimiques. Sect. VI. Art. i^.' §, IO. »Noa si è ancora determinato in una maniera esattissima la dìla' n tabililà del mercurio: quando egli è penetrato da una quantità di ca- olorico, che non è stata ancora ben determinata, ma che si stima di • eradi i4o) '' mercurio bolle, si riduce in vapori, e si volatilizza» (tre sinonimi pei confermare un grosso errore ) . Bert!iùl!et. Statica Chimica § ó6'à si nota l'ebollizione del mercurio a 262 — grado fissato già da Fahrenheit col suo termometro privato 9 d'aria m cui il mercurio doveva bnllire prima. Cavallo Tiberio. Bibl Brit. T. XXII. An. i8o3. EboUiiione del mer- curio, dell'olio di lino, e degli altri olj grassi a 252,4- Il piombo si fonde a 234,4 • Lo stagno a 167,1 . Annali di Chimica di Parigi T. XXXI. pag. 107 si valuta l'accen- sione dtl carbone a soli i5o gradi. Biot. Memoria sulla propagazione del calore. Bibl. Brit. T. XXVII. voleva provare , che Musschembroek aveva esagerato a dare Sio gradi alla fusione del piombo, mentre non doveva essere secondo Biot che di 210; ma né l'uno, né l'altro hanno fatto cso del termometro per va- lutarla. Nel Giornale di Fisica di Dslameihorie T. LKllI. pag. /^v-. ri- j;uardo a Biot è notato inTCce 208'. 6. Enciclopedia di Parigi prima Edizione Articolo Mercurio »è suscet- » libile di acquistare prontissimamente un caUre più forte, che tutti gli «altri fluidi; ma il grado di calore che fa bollir l'acqua lo dissipa, e slo volatilizza interamente*. Silvestri Farmacopea T. III. »n. 1801. pag. 21. L'olio fisso, il gras-: 80, l'acido solforico, ed il mercurio bollono a gradi 226 circa. Dandolo. Fondamenti della Scienza chimico- fisica. Art. Mercurio: ttolatilissimo , e bollents a 120. Salvigni. Lezioni di Chimica elementare. T. IL pag. i4 11 mercurio k volatile a ll^o. Gerard F Teoria della combustione. Mi'ano i8o3 pag. 49 S' ■'^" cenna un termometro la di cui scala si prolungava fino a 3o5. Porati invece nelle sue Lezioni di Chimica an. i8o4 attribuisce k\V, •boUiiione del luercurio una troppo iaferi«re temperatura • DI Fisica 5 Cmxmica ec, 53 i tenti di privarla; non è minore poi la stessa tendenza dell' acqua medesima a rimaner sospesa in istato di vapore nei PhiscTier. Pliyslqne méchani^ue pag. 81, 84- Il mercurio sopporta prima Ji bollire gradi 262 — . 9 VatiMons. Journal de Cliimie T. V. Descrizione dì un termometro metallico: il mercario bollente arriva a gradi 277. La Place. Exposition du Sijiéme du Monde T. I. pag. 166. il mer- curio entra in ebollizione a 3oi. sotto la pressione atmosferica di pol- lici 28. Dalten . Bibl. Brit. Tom. XX. il mercurio entra in ebollizione a 2^9 — : l'acido solforico a i,83 di gravità specifica bolle a gradi 248, Lo stesso Autore nella sua recente opera Nuovo Sistema di Filosofìa chimica Bibl. Brit. T XL. dice iutece : »I1 termometro a mercurio tci- DSura «77 gradi al dissopra dell'acqua bollente, dove comincia a bol- »lire«, per cui il termine reale sarebbe a aS^ ; e più avanti porta, che il pionbo si fonda a 258 , e ch« il mercurio bolle a 262 — ; come puro 9 l'olio di lino. Ebollizione dell'acido solforico a 248; fusione dello sta- gno a 182 »Mr. Roy ha valutata troppo forte l'espansione dei svapori del mercurio, e perciò ha di troppo abbassato il suo punto »d' ebollizione... è pressoché impossibile di purgare intieramente d' a- »ria un liquido qualnoque, e se una porzione d'aria entra nel vuoto, «egli unisca la sua for/.a a quella del vapore del mercurio» Annali delle Arti, e Mdnif.tiure . Parigi T. X. Annali di Chimica di Pavia T. X. »01io d'ulivo vecchio bolle a i45. Olio espressivo di canapa a 217. Olio di lino a 266 : variano però sempre secondo la densi'à lorou . Brugnatelli Eletuenti di Chimica prima edizione, T. I. pag. 71, ed edizione seconda pag. i43 con piccole variazioni . Fusione dello stagno 164 — : del piombo 23o — : Ebollizione dell' osaisolforico concentrato 9 " 9 Q28 — : dell' olio volatile di trementina ( Ecpireleo ) 334 — '• ^^^ merca- rio fra 254 — a 2Ò0 pag. 72. Farmacopea generale del medesimo pag. 484- Ossisolforico bolle a 248: il mercurio a 279 (e non mai 55o centigradi come vi è notato): fusione dello stagno a 182, e del piombo a 258. Thomson Sistema di Chimica T. IL pag. i68 : il piombo si fondo a 25o, e lo slagno a 182,* e a pag. 191, Ebolliiiono dell'acido solforico 532 Giornale gas , per cui non si sono llnora trovali 1 mezzi sufficlcntf a privai'neli totalmente né coli' abbassanieuto ili lempeia- tura , ne cogli alcali o muriato ( ossinuirialo ) di calce au_ tecedeulenaenle disseccati , nò colla calce recente , o coli' aci- a 168: dell' olio di tremeniina a 235, dell'olio di lino a 252 , e del mercurio a 2'y9 . Colie. Memoires sur la Mciéorologic Tom. I. an. 1-88 in due Ta- vole alla tine segnate W. V., e VI. ci indica i gradi di lusione , e d' o- boUizione di molle sostanze, nelle quali olire a gravissimi errori in uiassimn , vi sono evidenti contraddizioni , e non ostante tutto questo furono le sudiiette Tavole feileltnente riportate nel Giornale di Fisica di Parigi dell'anno 1809 in Febbrajo pag. i47 ; e ciò che più fa meraviglia si è che l'Autore aveva fatto in quest'Opera uno studio particolare sulla coaiparazinne dei Termometri.. Ecco alcuni eseiupj . Kella prima Tavola, che ò estratta dall'Opera rara di Wan-Swinden si nota la fusione della cera a 47i3, dello stagno puro a 170 - , del Eismoio a 2o5,3 , del piombo a 25o : 1' ebollizione del mercurio secondo Fahreaheit a 252,5, e secondo Broun a 3oi, oppure 3i2. La susseguente poi viene divisa in due parti. A sinistra vi sono i gradi del Termometro di Ré»umur a spirito di vino, e vi è notato. Olio bo lente , ed argento fuso gradi 600: olio di treroanti.aa bolleate 56o : stagno fuso 4i2. Ognuno vede se è possibile, cho col termometro a spirilo di vino potessero venir indicati questi gradi : ma qui non «sta il tutto . A destra della medesima Tavola VI. trovo coli' ludicazioae del Termometro di Fahrenheit. Forte ebollizione dell'olio per espressione 714- Mercurie vicino a bollire , ed ebollizione degli olj per espreisione ( ossia fissi ) 60 . Dimentico l'Autore di ciò che av«va detto nella Tavola antecedente, e scordatosi anche di quanto aveva poc'anzi scritto alla sinistra della seconda Tavola fa una confusione incredibile di gradi del termometro detto di Reaumur con quelli di Fahrenheit promiscuamente , e quasi lutti erronei: così se mi pone l'ebollizione dell'olio di trementina a 56o tinto colla scala eli Reaumnr, che con quella di Fahreaheit, che coir altra di De -Lue nella Tav. V., mi mette la fusione dello stagno a 422 colla prima, a 4o8 colla seoonda, e a 17» - colla terza? e U fusione della cera a Si, a 142, e 47,3; né questi sono errori di stana-, pa , essendo corretta dove maocava. D[ Fisica , Cm^rcA ec. 533 acido solforico ( ossisolforico ) concentrato , come William Henry ha dimostrato servendosi di scariche elettriche ( Chimica di Thomson Tom. V. ) . Eppure alcuni Fisici di grande celebrità fra i quali è Dalton vorrebbero consi- derare questa direi quasi reciproca compenetrazione non già come un effetto d' una affinità chimica , ma come una semplice mescolanza indipendentemente luna sostanza dall' altra ; e non considerarsi f acqua in riguardo al gas, né il gas rispetto all' acqua ia vapori, che come uno spazio dove esercitare le loro rispettive espansioni dipendenti unicamente dalla materia del calore; quando però non esista di già fra loro una chimica affinità , o che venga questa prodotta da particolari circostanze , come può avvenire quando si tro- vano al contatto fra di loro gas con gas , gas con vapore, e vapori con vapori . Di quesl' ultima combinazione in' in- tendo io ora di parlare come di un argomento non per anche trattato a mio avviso da nissimo , e che però è in- timamente unito colla teoria qualunque dei vapori , e dei gas : devo però premettere che le mie sperienze istituite a quesl' oggetto non sono né in quel numero , né in quella ■varietà , che ad un tanto argomento si richiederebbero . Tre sono le opinioni concernenti la natura del miscu- glio dei gas , e del vapore . Secondo le due prime i costi- tuenti sono combinati chimicamente , e secondo la terza sono come, dissi, meccanicamente soltanto mescolati. Nella prima ipotesi il gas si combina col liquido, e lo discioglie non allo stato di vapore , ma di liquido : essa però non si trova d' accordo coi fenomeni, e fu già abbandonata. Nella seconda opinione il gas discioglie il vapore precisamente nella stessa guisa che un gas ne discioglie un altro , ossia il vapore esistendo già in istato gasoso forma con un altro gas , o fluido aeriforme permanente la stessa combinazione imperfetta che risulta dal miscuglio dei gas fra loro. Que- sta opinione è la più generalmente ricevuta dopo le spe- rienze igrometriche di Saussure , e De-Luc . La terza opi- TOJÌÌ. 2. 70 534 GlOANAtE nione è quella di Dalton , dietro la quale le molecole dei gas, e dei vapori non sono punto reciprocamente elastici fra loro ec. come può vedersi in esteso nella Bìbl. Brit. Tom. XX. XXI. XXII. , e pii!i brevemente nel Tom, V. della Chimica Thomson , e che suppongo pienamente nota, deducendosi da questa il seguente fondamentale principio. Quando un vapore , ed ìui gas sono mescolati insieme , l elasticità del miscuglio è la sonutia delle elasticità che avrebbero i due corpi costituenti , supponeiìdnli occupare ciascuno i volumi del totale , e die il voh/n/e del miscuglio è eguale alla somma dei volumi dei due costituenti sìippo- ìiendoli V uno e V altro sottomessi separatamente alla me- desima pressione che agisce sul composto dopo il rm'sci/glio . Ora questo è quaiito arriva precisamente nel miscuglio dei due gas (23) . Se come consta da accurate sperienze la tensione esercitala dall' acqua in istato di vapore ad una data tem- peralupa è eguale tanto in uno spazio vuoto come nell'aria sotto tutta la pressione atmosferica , o in un gas indetioi- tamente compresso 5 siccome i vapori finché rimangono in tale slato si possono considerare come veri gas, ossia fluidi aeriformi permanenti ; i vapori provenienti da due o pii!i diversi liquidi trovandosi in pari circostanze , come di un vapore solo , cioè o nel vuoto , 0 in un gas più o meno compresso, dovrebbero esercitare tutta la loro azione indi- pendentemente l'imo dall'altro; toltone come dissi, che un' affluita particolare , o questa prodotta da una causa estrinseca non superi quella loro originaria combinazione col fluido igneo ^ che si suppone la causa immediala della loro elasticità , o espansibilità . Cosi si vede che nella me- (22) Ioli. Gough . Bibl Brit. nel suo saggio sulla teoria dei gis rae- scolaii ha cercato d'impugnare l'opinione nuova, od orig'nale di Dalion più col raziocinio, che non coli' eipericnza , Vedi anche la Chimica di Tho.-nso» T. V. DI Fisica , CnniirA ec. 535 scolanza di im gas acido ( ossico ) con uno alcalino sì produce una nuova combinazione, ed un passaggio dallo fttalo aeriforme al liquido; o d un gqs alcalino o acido (os- sico) col vapore acqueo, o dei due gas delti ossigeno (ter- niossigene) , ed idrogeue ((logogene) che all'intervento dell' elellriciLa , o del fuoco , o della compressione si riducono in acqua ; quantunque poi queste medesime sostanze li- quide combinate rimangono ancora in j>arle in istato aeri- forme , ossia vaporoso iu proporzione della rispettiva afli- nilà delle molecole integranti fra di loro, e col fluido igneo. Da ciò s' intenderà come dalla mescolanza del vapore ac- queo col vapore alcoolico non debba risultare a mio avviso una tensione eguale alla somma della tensione di ciascuno separatamente , ma un medio risultante dalla medesima aflinilà esercitata dalle molecole dell' acqua con quelle dell' idcoole in ragione diretta delle lóro quantità rispettive ; giacché se è meno evaporabile un alcoole quanto più è misto con acqua , devono per conseguenza esercitare mir noie tensione i loro vapori , o venir scemata la tensione dei vapori del piìi evaporabile dall' altro che lo è meno , come succederà nel concorso , e nella miscela di vapori acquei , ed alcoolici . Ho dunque ricorso di preferenza a liquidi che fra loro non sembrano esercitare una chimica aftinità ; come si è l'etere coli' acqua, e questa coU'olio volatile di trementina. Egli è ben vero che l' acqua può forse tener disciolto uà poco d' etere assieme ad un rimasuglio d' alcoole , e d'aci- do rimasto nell'etere solforico; e potrà forse ancora l'ac- qua tener disciolto dell'olio volatile piuttosto per meccanica divisione di molecole , che per aftinità ; ma non già che per la slessa ragione 1' etere , né 1' olio volatile disciolgano r acqua almeno in quantità sensibile . Berlhollet ce ne as- sicura riguardo al primo nella Statica Chimica §. Sao'iper Jiprivare l'etere dall' alcoole che può contenere, e che pre- >' giudica alla sua purezza bisogna dilavarlo nell' acqua che 536 Giornale Ms'itr.beve dell' alcoole né si deve temere che l'etere »cosl lavato ritenga una quanlilà sensibile d'acqua, poiché «avendosi distillato ad un moderatissimo calore non rile- »neudo che le prime porzioni la sua purità era eguale a "quella dell'etere lavato « {'ii) ■ Riguardo all'olio volatile mi sono servito dello stesso delle precedenti esperienze suir ebollizioue (24) . Ma fosse anche che i etere , e 1' olio (aj) Teodoro Saussure prova invece , che non basta la semplice lavatura celi' acqua a rendere l'etere perfettamente puro, e perei» il più leggero. L'etere rettificalo dai farmacisti era del peso specifico 0,^4^0 a +16: lavato con due volte il suo peso d'acqua, e decantato fu o.'jat): ridistillato si trovò 0,717 Journal de Pliysique en 1807. pag. 338. (24) Gliaptal {Arte di cavar le macctiie) ediz. seconda «L'olio es- Dsenziale di trementina è tanto migliore, quanto più recente, e con- » viene distillarlo sulla calce viva". Con questo metodo certamente si viene a privarlo di tutta l'acqua , e di quel poco di acido succinico , o acetico come opina il Sig. Prof. Giuseppe Moratti , clie porta sempre seco , o che sì va formando col tempo come altri vogliono fra i quali . Tiiigry che molto ha srr tto su alcune proprietà singolari di questo li. qnido nel disciogliere il copale . Intorno all' etere , ed all' olio volatile di trementina siami permessa una piccola digressione per far notare un fenomeno occorsomi nel fare le sperienze sui vspoti . Nella mescolanza dell' 'ino , o dell' altro di questi due liquidi col mercurio , compariva in brevissimo tempo un polviscolo nero , che imbrattava il tubo di vetro , e la superficie del mercurio , che veniva agitato coli' etere , o coli' olio . Questo mi sembrò un vero ossido (termossido) di mercurio lormatosi al momento, e che sulle prime aitiibuiva a quel pochissimo d'acido solforoso ( ossisoll'croso ) rimasto nella distillazione dell'etere; oppure all'acido succinico ( ossisuccinico ) , o acetico ( ossiaceiico ) mescolato coir olio di trementina . Rifletteva però che una così tenue dose di questi acidi ( ossici ^ appena sensibile colle tinture di tornf sole , non poteva essere vrIcvoIb aJ una ossidazione tanto pronta, e copiosa, co- me succedo ogni volta, che si agiti in un piccolo bicchiere (o meglio in uQ tubetto di vetro chiuso al basso largo non più di 6 linee, e lungo 2 pollici, ed otturato superiormente col dito) del merovirio coli' etere, o coU'olio. Se però il bicchierino, o tubetto era tutto pieno dei liquidi senza intervento d'aria, allora non si produceva il nero polviscolo, come non più si produceva nella camera vucta barometrica dacché erano espulsa tutta l'aria. A togliere poi ogni dubbio che l'effetto non proce- ,dey» dall' «cido_ (otsico), tenni in digestione una data dose Uell' olio DI Fisica, Chimica ec. SBy essenziale contenessero chimicainenle combinata una por- zione d' acqua , ciò propriamente non doveva alìerare lo scopo delle mie sperienze , perchè essendone limitala la proporzione sempre piccolissima, una nuova quantità di acqua aggiunta non doveva per conseguenza esercitare più alcuna azione chimica sul rimanente , diversamente da ciò che succede nel miscuglio dell' acqua coli' alcoole che sus- siste in tutte le proporzioni . Nelle mie sperienze mi sono servito dell'istesso mezzo Ksato da Dalton per determinare la tensione dei vapori di diversi liquidi , preso ciascuno separatamente a tutte le temperature . Consiste questo in un tubo del diametro in- terno di circa due linee chiuso ermeticamente all'estremila superiore e curvato ali altra a sifone a guisa del barometro semplice di De Lue; anzi si può anche questo considerare come un vero barometro, e per facilitarne le sperienze ne aveva molli così disposti . Si riempiono di mercurio , e vi si fa dentro bollire per espellerne tutta F umidità che per- tinacemente aderisce al vetro ; senza di che nel formare il vuoto raddrizzando il tubo, l'umido velo vaporizzandosi, eserciterebbe una tensione abbassando il mercurio come si sa, in proporzione della quantità di umido, e della tempe- ratura . Ciò premesso ecco le mie poche sperienze falle a questo proposito , e che a miglior occasione polrò rettifi- care , e moltiplicare (aS) . volatile di trementina sopra la calce per un giorno intiero , e quando questo liquido decantato più non mi dava indizio alcuno d'acidità, nelV agitare porzioni di questo col mirourio osservai con mia sorpresa, elio il uero polriscolo formatosi era tanto più copioso , e che bastnva un solo istante a produrlo. Non sarebbe questa un' operizione analoga a quella clic eoa una lunga triturazione , ed agitazione si ottiene dal mer- curio coi grassi, e cogli olj ? ed essendo cosi l'applicazione di questo nuevo volatile linimento non dovrebbe produrre sull'economia animale «ffetti maggiori!*.... (a5) Non è indifferente l'intraprendere tali sorta d'esperienze ad 538 don- àle Berlhollet nella sua celebre Statica Chimica riferisce r esp'jrimeiito , che avendosi introdotto sotto il tubo baro- metrico un poco d' etere , e fissatone Y abbassamento pro- dotto dal mercurio , facendovi passar quindi per dissolto altrettanta acqua , e questa giunta alla superficie interna del mercurio, il suo ai)bassamento si trovò maggiore', per cui Berlhollet ne attribuì semplicemente T efielto alla proprietà che ha 1' acqua di sciogliere \ alcoole che poteva rimanere nell' etere ; per cui reso questo più puro , e per- ciò più volatile, il suo vapore doveva esercitare luia mag-^ gior proporzionata tensione ad egual temperatura e pres- sione atmosferica. Dietro i pochi cenni dati di questa spe- rienza , io ardirei proporre alcune difficoltà . E' da notarsi primieramente , che nell' introduzione d' ogni liquido nel vuoto barometrico si svolge in quantità quell'aria, la quale un'alta teicperatara , o ad un'infima, o ad una media: nel primo caso avvi il vaniaggio che la tensione dei vapori essendo maggiore, maggiori «e sono i rapporti, ma per l'appunto perete grandissimo ne é in que- sto caso la tensione di alcuni vapori, come dell" etere ; una minima dif- ferenza di temperatura altera tosto i risultati . Cosi per espoipio se io noto fin dove s' abbr^ssa il mercurio nella camera barometrica per la tensione del vapore etereo -illa temperatura di + '^^ i e che quindi in- clini il tubo ridiicendo nuovamente in liquido il vrpore per la pressione aumentata, e che tosto raddrizzi il tubo, il mercmio rìccano più «ho di alcune linee olire il primo termine; il che indicherebbe u;ia minor ten- sione ; mentre ciò non proviene che dal freddo prodottosi nella ciuoera barometrica, perchè l'etere convertendosi in vapore ha reso latente molto calore : onde abbassandosi la temperatarn la tensione del vapore etereo diventa minore , quantunque esternamente il termometro scgnaise tuttavia 2Ì ; per cui fa d'uopo d' nn dato tempo acciocché la tempera- tura del tubo barometrico, e la depressione contemporanea del mercu- rio ritorni al primiero stato. Che se si scelga una stagior-e troppo fredda, doppio n'è r inconveniente , e perchè in generale la tensione dei va» pori è in allora troppo piccola , ed insufficiente per conoscerne le dif- ferenze di alcuni, e perchè l'avvicinamento della persona inducendo neir apparato una maggior temperatura come succede ne' termometri ad aria può far cadere in errore . Una temperatura media fra i io , ed i i5 gradi la stimerei dunque U P"à opportuna. BÌ^ Fisica , Chimica k<:. SSq srttlo 11 peso alinosferico può essere più o meno in ragione del volume del liquido medesimo , onde questa dilatandosi nel vuoto più o meno perfetto esercita una tensione che erroneamente poLrobbe attribuirsi al semplice vapore . Po- trebbe dunque forse darsi che una porzioue di quest' aria mescolata coli' acqua introdottasi , e messasi in libertà avrà abbassato alquanto di più il mercurio; e appunto per- chè fia r etere , e 1' acqua non esiste affinità secondo Bor- thollet medesimo , questa spogliando 1' etere dell' alcoole , e formandosi in tal gilisa un composto di alcool© , e di acqua , doveva anch' esso concorrere colla tensione che sarà stata propria dei vapori di questa miscela alla depres-- sione del mercurio oltre quella procurata dalla inaggiore volatilità occasionata nell' etere purificato . Altrimenti si dovrebbe ammettere dietro la spiegazione di BerlhoUet es- sere sempre i! vapore esercitante la maggior tensione quello che prevale , rimanendo la tensione , ossia 1' espansibilità dei vapori d'ogni altro liquido meno evaporabile del tutto annichilata , e compressa . Ma ciò non mi pare ammissi- bile né dietro la teoria di Dalton , né in qualunque altra dove pur si supponesse un' attrazione tra i fluidi elastici dacché tali sono formati . Infatti se si voglia considerare come sembra in questo caso il vapore etereo nel vuoto barometrico come un gas permanente , ben si vede , che siccome 1' acqua vi esercita co' suoi vapori la sua partico- lare tensione come se fosse introdotta ia un recipiente di aria diradata alla stessa tensione del vapore etereo nel vuoto ; anche nello spazio immediatamente occupato dal vapore etereo , 1' acqua dovrebbe vaporizzarsi in egual pro- porzione . Una sola circostanza ne potrebbe impedir 1' ef- fetto , e sarebbe quando introdottasi per esempio dell'ac- qua sotto il tubo barometrico, questa s'innalzasse alla superficie del mercurio già occupata da uno strato d' etere in liquore , o da un altro liquido qualunque, come un olio essenziale più leggiero col quale non avesse una decisa af- 54o Giornale finità : r acqua allora non eserciterebbe la sua propria ten- sione , perchè un vapore qualunque per formarsi, come abbiamo detto negli articoli anlecedenti ha bisogno d' una interruzione meccanica di liquida continuità , ossia d' uno spazio dove diffondersi , sia questo un vuoto assoluto , o occupato da un gas , o da un vapore preesistente di qua- lunque liquido ; onde in questa circostanza dell' acqua co- perta da un liquido non avrebbe luogo la formazione dei vapori salvo che dall' acqua medesima svolgendosi 1' aria ospitante, in questa potessero formarsi attraversando l'etere sovrastante {26) . Ma per rispondere a sperieuze con altre sperienze dirò che avendo introdotto nel vuoto torricelliano dell'etere ben dilavato coli' acqua , e quindi decantato ,* .e aggiuntavi in seguito dell' acqua pura , ed agitato e me- scolato il tutto coir inclinazione , e fatta sortire 1' aria che dall etere prima , e poscia dall' acqua si era svolta ; trovai un abbassamento alquanto maggiore dopo F aggiunta deli' acqua . Devo però far notare che il mio etere dilavato era ben lontano ancora da quel grado di leggerezza^ e piu-ezza che col metodo di Lowitz , e di Saussure può essere capace . Stando la pressione atmosferica a poUici sj lin. io , e la temperatura -f- 28 , ed introdotte poche gocciole d' e- tere (26) La necosjità d'nno spazio qualunque non occupalo né da una sostanza solida, né liquida, acciocché possa il vapore formarsi ci si rende manifesto dall'acqua, o dall' alcoole , li quali introdoui nel vuoto barometric», e che con ripetute inclinazioni se ne faccia sortire tutta r aria svoltasi , si vadrà che finalmente raddrizzando il tubo , tutto resta occupato dal liquido , e dal mercurio a maggior altezza di ciò che il semplice peso atmosferico comporterebbe , ossia a molto più di pollici a8 di mercurio , ed acciocché la colonna discenda , e che il vapore dell' acqua, e tanto più dell' alcoole esercitino la loro tensione fa d uopo d' una scossa comunicata alla colonna di mercurio , perchè nel suo for- zato distacco produca la camera al vapore; ma di ciò avrò a discorrerne parlando dell' ailraziono supposta Ira il reiro , ed il uiercnrio g DI Fisica, Chimica ec. 54 i tere della gravità specilìca o,735. H- io (il peso del quale come di qualunque liquido soprastante al mercurio deve calcolarsi nell estimazione dell' altezza assoluta di questo ) nel tubo a sifone , e da questo per varie e replicate incli- nazioni fatta sortire tutta l'aria che si andava svolgendo, ritn^iiendo non ostante 1' etere in sufficiente quantità ade- rente alle interne pareti quando il tubo veniva inclinato , e fatta la deduzione dell'altezza del mercurio contenuto nel braccio piìi corto ma più largo per contenere il mercurio che discendeva dal braccio più lungoj si è trovata l'altezza di questo di poli. 6. lin. i. Vi aggiunsi per dissotto stando verticale il tubo due linee in altezza d' acqua , ed agitato il tutto il livello del mercurio s'abbassò a pollici 5, e lin. 3: fatta sortire colla solita momentanea inclinazione del tubo tutta 1' aria svol- tasi anche dall' acqua , il mercurio si tenne a pollici 4^ » lin. 7 . Introdottavi in seguito qualche goccia d' ammonia- ca , s' abbassò il mercurio a poli. 5 lin. i. colla sottrazione dell' aria svoltasi dall' ammoniaca . Alla stessa temperatura, e pressione introdotto dell' etere niolto inferiore in peso specifico , il mercurio stava all' altezza di poli. 7 lin. 3 : aggiunsi poca acqua ^ e fu a pollici 6 lin. I : introdussi nuovo etere eguale al primo , ed il mercurio fu a poli. 6 lin. 8 , sottratta sempre l' aria sviluppatasi ; e finalmente facendovi passare una gocciola di olio volatile di trementina , scemò di molto 1' abbassa- mento del mercurio per la mescolanza succeduta dell'etere coir olio formante un liquido meno evaporabile . Sotto la pressione atmosferica di poHici .77 lin. 8—, e la temperatura -H 20 — ^ l'etere della gravità specifica 0,735 privato d' aria esercitava nel vuoto una tensione equiva- lente a pollici 19 Un. 4 — '• fattavi passare una gocciola d'ac- Tovì. 2. ji 5^2 Giornale qua , la tensione era di poli. 20 lin. — : fatta scorrere fuo- ri quella poca porzione d' aria che si svolse dall' acqua , la tensione fu di poli. 19 lin. io—. Oltre il principio fondamentale già esposto dedotto dalle sperienze , e dalla teoria di Dalton , un' altra legge non meno importante trovata dal medesimo si è che tutti i liquidi come Y acqua , V alcoole , V etere non differiscono nel loro grado di ei>aporahiìità , e perciò di tensione , che per la distanza che trocasi dal grado di loro particolare ebollizione ; di modo che ad una medesima distanza da questo termine , la quantità di loro evaporazione , e tensione trovasi la stessa , ossia eguale . Di questo felice ritrovato di Dalton ( seppure può applicarsi a tutti i liquidi ) volli far uso per verificare un' erronea asserzione di Dalton me- desimo , e al tempo stesso perchè servisse di maggiore schiarimento alla teoria dei diversi vapori mescolati , più che non poteva risultare dalle mescolanze dell' etere coli' acqua . Dalton nel suo Nuovo sistema di Jìlosofia chimioa Bibl. Brit. T. XL. parlando della dilatazione dei liquidi cosi dice in proposito dell'olio di trementina «Molli autori hanno » detto , che T olio di trementina bolle a gradi 56o di Fah. »(234 — R. ). Ignoro l'origine di questo equivoco, ma egli » è certo che bolle al dissotto del termine dell' acqua bol- »lente così come gli altri olj essenziali»; e più innanzi nel dare la tavola dei gradi d' ebollizione d" alcuni liquidi fissa quella dell'acqua e dell'olio essenziale a 212 Fah. ( 80 R. ) . Ho dunque preparati due barometri a sifone : neir uno introdussi semplicemente il mercurio , e nell' altro ve lo feci bollire secondo si pratica : chiamerò il primo A, e r altro B . In A introdussi al solilo un poco d' acqua pura , ed in B allrellanlo d' olio di trementina da me di- DI Fisica , CraiyncA ec. 543 stillalo . Non faceva duopo di far bollire il mercurio in A, perchè dovendovi versare dell'acqua era un'operazione inu- tile 5 in B però era un' operazione indispensabile , giacché volendo io conoscere la tensione che esercitavano i soli vapori deir olio volatile , una quantità qualunque preesi- stente di umidità me ne avrebbe alterati i risultati. Estratta più e più volte 1' aria che si andava svolgendo facendo il vuoto col raddrizzare i tubi , notai in ambedue la depres- sione rispettiva del mercurio , e stando il barometro a poli. 37 lin. 8 , ed il termometro a -l- ai — , il mercurio A era elevato olire il proprio livello del braccio più corto di poli. 26 lin. g , ossia la sua tensione» era eguale a lin. 11 ; ed in B di poli. 27 avendo fatta anche la piccola sottrazione della dilatazione della colonna del mercurio come si costu- ma col barometro , per cui la tensione in B equivaleva a lin. 8 . Ecco una prova quanto semplice altrettanto mani- festa del maggior grado che richiede 1' olio di trementina a portarsi all' ebollizione, di quello non abbisogni per l'ac- qua in forza della legge summeutovata : però questa diffe- renza consultando la Tavola della forza del vapore ac- quoso per ogni grado data da Dallon nel Tom. XX. della Bib. Brit. pag. 34-' , e riportata nella Chimica di Thomson, mi risulta minore da quella che l'esperienza immediata sul grado dell' ebollizione di detto olio in proporzione di quella dell' acqua mi aveva dinotato (27) . Aggiungo un' altra pic- (2'j> Iinperoccliè una tensione equivalente a lin. 8 parigine fanno 0,'jio del pollice ingleie : ora sviUa predetta Tavola dista questa tensione di dieci gcadi di Fdhr. dalla tensione propria al vapore dell' acqua ad egnal tcoiperatura ; per cui secondo Dalton dovrebbe 1' ebollizione deir olio di trementina fissarsi ad 84 " circa del termometro divisa in 8o , ossia a gradi 4 ~ superiore a quella dell'acqua. Ma l'esperienza non corrisponde a questi risultati , ed il princìpio dell' ebollizione dell' olio 544 Giornale cola osservazione dietro l' istessa Tavola di Dalton ed è che trovo pure qualche varietà nella forza del vapore dell' acqua medesima, perchè corrispondendo il grado 21 — del termometro diviso la 80 a 80 , 87 di Fahrenheit ivi è de- signata la tensione come equivalente ad un pollice, e qual- che minima frazione in più del piede inglese , il che cor- risponderebbe alla frazione decimale del piede di parigi o,g38 ; mentre nella mia sperienza dovrebb' essere 0,917. Diversifica però molto più dal rapporto dato da Rirv^^an ( An. di Chini, di Pavia tom. XXI. pag. 220). Riferiamo ora questa sperienza fatta con accuratezza, al principio ammesso della mescolanza dei vapori. Aggiunsi una gocciola di olio di trementina sotto il tubo A, ed al- trettanto di acqua sotto B : attraversato eh' ebbero il mer- curio , questo s' abbassò in A a poli. 23 Un. 9 , ed in B a poli. 26 Un. 4- Il maggior abbassamento del mercurio, ossia la maggior apparente tensione esercitatasi dai vapori in A a preferenza di B la deduco dalla gocciola d' olio , che per la sua minor gravità specifica portandosi alla superficie dell' acqua ivi ha spiegata tutta la sua tensione , e svolta tutta r aria ; quando che in B 1' acqua introdotta dopo 1' olio ri- mase al dissotto di questo, onde né tutto il gas, né tutto il suo vapore potè liberamente svolgere: ma dacché ho ben fatto osciUare in ambedue il mercurio procurando di svol- gere tutta r aria , che feci quindi sortire , allora rimanendo intonacate le interne pareti del vuoto torricelliano di cia- scuno dei due fluidi , si mantenne in ambedue i tubi il di treoienlina é sempre più alio ; seppure non si volesse dire che la tensione maggiore esercitala da' suoi vapori non provenisse che dulie particelle più volatili eh» potesse contenere, le quali rimanessero libere a queste basse tcin|>erat«re , e che si combinano decomponendosi il li- quido a temperature prossime , 0 molto più superiori all' ebollizione dall'acqua, come si é veduto . DI Fisica , Chimica ec. 545 mercurio all' altezza di poli. aG lin. 5 stando 1' egual pres- sione^ e temperatura atmosferica come al principio della sperienza . Né l'olio fisso, né l'acido solforico ( ossisolforico ) , uè il mercurio potrebbero servire a queste sorta d' espe- rienze, perchè i loro vapori hanno una tensione tanto mi- nima alle nostre ordinarie temperature , che riescirebbe impossibile a poterla determinare con questi metodi, come Dalton aveva già dimostrato . Negli olj fissi poi non po- trassi neppur calcolare dal peso perduto la loro evapora- zione all' aria libera , perchè decomponendosi essi al con- tatto di questa , ed assorbendone in parte ;, 1' osservazione sarebbe erronea . L' acido solforico ( ossisolforico ) neppure potrebbe assoggettarsi a simili prove , perchè assorbe 1' u- mido dell' aria in ragione di sua densità . Non cos'i però io penso dovrebbe succedere col mercurio per quanto si supponga tenue la sua evaporazione, e ciò dietro l'esposta teoria di Dalton medesimo , e di altri piu-e , se si volesse generalizzare a tutti i liquidi 1' esperienza fatta coli acqua , cioè che non svapora , ossia che non ne sta disciolta se non in eguale quantità a eguale temperatura in uno spazio determinato sia questo vuoto perfettamente , oppure occu- pato dall' aria atmosferica più o meno condensata ; e che tutta la differenza non consista , che nella maggiore faci- lità , ossia prestezza con cui un liquido evaporerebbe nel dato spazio quanto meno altri coi'pi s'opponessero alla sua espansione, ossia quanto piìr vuoto fosse. Prendo io 1' e- sempio da un liquido , che più facilmente passerà da un canale aperto e libero , che non dal medesimo pieno di minuta sabbia ; ma alla fin fine vi passerà tutta 1' egual quantità in maggiore spazio di tempo . Non altrimenti av- viene neir evaporazione di un li(^uido , il quale acquistato lo stato di vapore prova difficoltà , e resistenza a filtrarsi dirò così, e farsi strada frammezzo ad altre molecole aeri- foinai , difficoltà però e resistenza puramente raeccsoiea j 546 Giornale giacché r esito dimostra che lìnahiiente vi perviene per esempio in eguale quantità il vapore dell' acqua tanto se lo spazio fosse rimasto perfettameule vuoto e libero , come pieno A' aria . Ora ritornando al mercurio sarà occorso a molti di osservare ed io l'ho più volle veduto, che quando la tem- peratura dell' ambiente dove trovasi un barometro seden- tario ben purgato di aria, e di vapori venga in breve tempo ad abbassarsi di 6 a 8 gradi , si troveranno lungo le pa- reti del vuoto barometrico dei globetti di mercurio aderenti al vetro ;, alcuni de' quali eguagliano, o sorpassano ben anche un quarto di linea di diametro . Pictet noi suo pre- giatissimo Saggio sul Fuoco, ed altri pure ne avevano tosto trovata la naturale spiegazione col dire , che siccome ad un pronto cangiamento di temperatura la prima a laffred- darsi è la porzione del tubo vuota, così quivi si condensa, e precipita sull' interne pareti quel di più di vapore mer- curiale , che per la minorata temperatura non può più a lungo conservare lo stato aeriforme ; ma il mercurio contenuto nel tubo ritenendo più a lungo la sua primaria temperatura continua a trainandar vapori per la scemata tensione di quelli già preesistenti in proporzione della dif- ferenza di temperatura ; e questi vapori vanno condensan- dosi a preferenza sulle molecole di mercurio liquido già preesistenti per una affinità di aggregazione prevalente a quella del vetro ( di che avrò a parlare in altra occasione ) succedendo insomma una vera distillazione, formando qui la camera torricelliana le veci di capitello , e refrigerante . Volli anche artificialmente procurarmi questa distilla- zione del mercurio nel vuoto per altre ragioni concernenti alcune mie idee sulla vera dilatazione del mercurio nel barometro, e per ora dirò solo di passaggio il metodo che ho tenuto . Poco disshnile era il mio apparato da quello impiegato da Dalton per cono'^cere la forza del vapore dei liquidi . Dalla sommità d' un barometro a sifone in cui il Bl Fisica, Chimica, ec. ^ 547 mercurio area ben bollito faceva passare un piccolo reci- piente di vetro a guisa di campana rovesciata , o come una picco! bottiglia a cui fosse levato il fondo , e che nel suo collo vi fosse un turacciolo di sughero, dal quale pas- sasse l'estremità superiore della canna barometrica a sfre- gamento y e tal recipiente rovesciato Io fissava a tale al- tezza , che quando lo riempiva d' acqua , la sommità della colonna del mercurio per due pollici circa ne occupava l'asse fino alla metà dell'altezza del medesimo, rimanendo fuori porzione della camera vuota . Allora stando la tem- peratura dell'ambiente a zero, se versava in detto recipiente dell' acqua calda anche a 20 gradi soltanto tosto pel calore comunicandosi al mercurio , questo si evaporava , e tutta la quantità della camera vuota rimasta fuori dell' acqua si tapezzava di minutissimi globetti di mercurio in modo di far apparire una vera e rapida distillazione : che se tutta la camera vuota con porzione della colonna superiore del mercurio stava immersa nella detta temperatura di 20, od a qualunque altra superiore , non compariva alcuna parti- cella di mercurio sulle interne pareli, come era ben natu- rale, perchè tutto quello che si evaporava riteneva il suo stato elastico . Noterò qui per incidenza , che ancorché vi versassi acqua bollente la tensione del vapore del mercurio non era punto sensibile, avendo procurato di ritenere il resto della colonna del mercurio alla temperatura del ghiac- cio con un semplice processo che farò poi conoscere , ac- ciocché la dilatazione del mercurio non sembrasse com- pensare l'abbassamento prodotto dal vapore (28). Ho in queste sperienze rimarcato , che se nel vuoto torricelliano sussiste una piccola quantità di vapore, o gas, (a8) »La vaporizzizìone del mercurio nel vuoto del barometro sco- »perta già da Daniel Bernouili , e poi dallo Smeatoo si vorrebbe che «producesse un' abbassa memo della colonna barometrica , ma senza prove «diretteli. Memorie dell' Istituto !Xazionalc Italiano T. I. parte I, pag. 36o. 548 Gior.xALE quantunque versassi acqua bollente uel recipiente , e clic porzione della camera vuota j imanesse al di fuori a o : pure nissuna distillazione sensibile di mercurio , nissuna precipitazione ho potuto rimarcarvi aderente alle pareti , segno indubitabile della grande diflicollà che presenta il mercurio ad evaporarsi quando veniva compresso da due linee al più di tensione del lluido aeriforme ospitante a cosi alta temperatura . Sotto poi tulta la pressione atmo- sferica di poli. 28 non potei osservare vapore di mercurio innalzarsi se non quando riscaldava questo a gradi 100 tenendo vicino alla superficie del mercurio una lamina d' ottone , che trovava alquanto imbiancata . La grande facilità del mercurio ad evaporarsi nel vuo- to, e la difficoltà somma che presenta sotto una qualunque pressione ad un' alta temperatura , e l' impossibilità asso- luta di evaporarsi sotto la pressione atmosfeiica , ed alle ordinarie temperature per quanto almeno consta ( Memorie di Mat. , e Fisica dell' Imp. Accad. di Torino an. i8o5. Descrizione , ed uso d' un nuovo Barometro di Vassalli JEandi ) è per me un fenomeno inesplicabile dietro almeno le teorie ricevute ; giacché l' evaporazione d' un minimo globetto di mercurio il quale presenta tanta superficie può stare degli anni indeterminabili senzachè perda di peso sensibile , oppure la facilità con cui il mercurio svapora nel vuoto (^9) dovrebbe essere qui compensata almeno dal- fsg) Clii Tuole agevolmente conoscere la facilità somm* che ha il mercurio ad evaporarsi nel vnoto , non ha che a capovolgere un termo- tnetro dopo averlo riscaldato , e nel vuoto che si formerà nella bolla per la discesa del marcurio lungo il tubo osserverà questo in minutis- simi globetti attaccarsi al vetro, ed offuscamelo; se si applichi un dito alla parte rimasta vuota, o meglio un pezzetto di ghiaccio, il mercurio 8i evaporerà in maegior quantità, ed all'istante. Per questo io penso, che il metodo di graduare i termometri all' acqua bollente immergendo il bulbo, e tutta la por«oii« del tubo occnpata dal mercnrio, o imme- DI Fisica , Chimica, ec. 549 dalla Inngliezza del tempo: e tanto più, percliè il mercurio neir atmosfera si troverebbe come una gocciola d' acqua in un' aria perfettamente secca dove svaporerebbe facilissi- mamente ; perchè dei vapori di mercurio non trovandos ene probabilmente ncU' atmosfera ( mentre se ve ne esistessero s' ammalgamarebbero alla superficie di tanti metalli esposti all' aria ) non verrebbe neppur ritardato da questi il mer- curio nella sua evaporazione , come succede dell' acqua in un' aria sempre più o meno umida . A questa mia dif- ficoltà l'unica risposta sarebbe _, che forse il poco d'ossido ( termossido ) formanlesi alla superficie del mercurio com- pensasse la tenuità della perdita in peso occasionata da ima supposta evaporazione del medesimo , e che quest' ossido ( termossido ) involgendo tutto il globetto metallieo gli to- gliesse r immediato contatto colf aria , e gì' impedisse cosi d' evaporare ulteriormente , facendo io qui astrazione dal polviscolo aereo depositato , il quale in una sperienza di- retta , e delicata potrebbe alterarne i risultati se non ve- nisse diligentemente levato (3o) . Dalle nozioni ricevute intorno all'evaporazione si potrà Toìn. 2. 7:2 diaUruente nell' acqua bollente , o nel solo suo vapore , com? consi- gliano nel loro Rapporto i Commissari della R. Società di Londra in- corra in un'altra difficoltà; nel dubbio cioè, che se per esecapio il tubo del termometro abbia molto vuoto al dissopra del termine dei gradi 80, come sarebbero quelli cbe dovessero servire per olj , o mercurio bol- lente , potrebbe avvenire che il mercurio svaporasse in parte in questa pane vuota se lo fosse perfettamente ; come si è veduto succedere cosi facilmente nel barometro , e per cui la graduazione del termometro fra i due punti fondamentali sarebbe minore in proporzione del mercurio svaporato . (3o) Dalton medesimo ( Bibl. Brit. T. XX. pag. 336) credeva che potessero esistere delle sostanze metalliche nell'atmosfera Dacché derivano li odori proprj ad alcuni metalli se non sono emanazioni del medesimo.''.... Anche i sali, e le terre svaporano 1 come la calce, la potassa, il niuristo di soda. Annales de Chimie ■ T. tiXI. pag. 23o. 55o Giornale dccliiine un' allra inìportanle conseguenza , cioè che falso sarebbe il inelotlo di chi volendo conoscere la maggiore evaporahilità fra due diversi fluidi , come acqua ed alcoole , e molto più come acqua ed olio volatile collocasse questi in eguali recipienti ad egual temperatura alla libera spon- tanea evaporazione; e dalla maggiore perdita in peso , o in volume , operatasi in egual tempo nell' uno più che nell' altro ( tenutosi anche calcolo della rispettiva gravità speci- fica ) se ne volesse arguire la diversa reciproca volatilità ; giacché siccome un liquido evapora tanto più prontamente caeteris paribiis quanto meno dell'istesso liquido si trovino già altri vapori occuparne lo spazio , così in questa spe- rienza si troverebbe 1' olio volatile per esempio come in un'aria perfettamente secca rispetto a lui solo, e non ri- guardo air acqua . Che se nelle gioi-nate nebbiose , o in un ambiente umido anche le vernici ad olio seccativo , ed a olio volatile , o ad alcoole s' asciugano più difLicilmente , ciò potrà dipendere da un sottil velo d' acqua ( che più o meno s' attacca a tutti i corpi per affinità igrometrica in proporzione della quantità contenuta nell' aria ) per cui viene rallentata 1' ulteriore evaporazione di questi liquidi . DI Fisica, CmmcA ec. 55 i FINE (i) Delle Ricenlie elettro -chimiche sopra la decoìvposhìons delle terre ec. Del Sig. H. DAVY . VI. Alcune considerazioni di teoria generale in rapporto alla metallizzazione degli alcali e delle terre . V^usnto più si considerano le proprietà dell' amalgama oti^enuta dall' ammoniaca e più esse sembrano straordinarie. Il mercurio colla sua combinazione con circa ' I200O del suo peso di una materia novella , è reso solido : però il suo peso specifico diminuisce di i3 . 5 a meno di 3 , e conserva i suoi caratteri metallici : il suo colore , il suo brillante,' la sua opacità, il suo potere condvittore, rlmaa- gano inalterati . Appena si può concepire che una sostanza che forma col mercurio una amalgama cosi perfetta , non sia metal- lica nella sua propria natura (2) ; io la chiamerò ammonio (1) V. pag. 333, e 446. (2) La natura de' composti di solfo e di fosforo col mercurio , favo- risce coiest' opiaione ; questi corpi infiammabili perdono colla combi- nazione le loro proprietà raetalliche ; il cinabro é non conduttore e sembra dalle sperienze di Pelleticr (Ann. de Chini., tom. Xlll. p. io5) che il fosfuro di mercurio non abbia i caratteri metallici. D'altra psrte il carbone é conduttore e nella piombagine , esso s' accosta molto ai metalli pe'suoi caratteri, di modo che la natura metallica dell' acciajo non deve punto essere opposta al raziocinio che ho fatto del testo: \ soli fatti the ho potuto trovare che vi si oppongono sono i caratteri Metallici di alcuni solfuri o fosfuri de' metalli imperfetti. 552 Giornale (ainmonium) ad oggetto di facilitare la relativa discussione 3Ia da che dipendono le proprietà metalliche dell' ammonio ? L' idrogene (llogogene) e l'azoto (settono) sono dessi metalli in istato aeriforme, o corpi del medesimo carat- tere alle temperature ordinarie dell'atmosfera , come avreb- bero lo zinco e il mercurio al calore dell' ignizione ? Oppure questi gas , nell' ordinaria loro forma , sono dessi ossidi che divengono metalli per disossidazione ? Ovvero sono essi corpi semplici non metallici nella loro propria natura , ma capaci di formare un metallo nel loro stato disossigenato , e un alcali nel loro stato ossi- genato ? Cotesti problemi, il secondo de' quali mi è stalo pro- posto dal Sig. Cayendish , e 1' ultimo appartiene al Sig. Berzeliiis , offrono i più importanti oggetti di ricerche. Ho latto alcune sperienze che vi hanno rapporto, ma senza successo . Ho riscaldato 1' amalgama di potassio in contatto tanto coli' idrogene (llogogene), quanto coli' azoto ( settono) senza poter ottenere la loro metallizzazione ; con tutto ciò questi fatti non devono essere considerati come decisivamente contrarj ad alcune delle precedenti coughietture . Ho detto , nella lezione Rakeriana pel 1807 , che una modilicazioue della teoria Chimica del flogisto , poteva es- sere sostenuta coli' idea che i metalli, e i solidi infiamma- bili , chiamati comunemente semplici , sono composti di una base particolare ignota , e di una materia medesima che esiste nell' idrogene ( llogogene ) ,' e che gli ossidi , gli alcali e gli acidi , sono composti delle medesime basi dell' acqua . I fenomeni che presentano i metalli degli alcali possono diffatli spiegarsi con questa ipotesi . La medesima maniera di ragionare si applica anche ai fatti della u}elallizzazione delle terre e dell" ammoniaca, e forse qni ba più di evidenza in suo favore, però ha meno DI Fisica, Chijuca ec. 553 di chiarezza e semplicità della teoria ricevuta dell' ossige- nazione, di cui ho fatto l'applicazione a questi fatti. I fatti generali della combustione ;, e dall' azione suU' acqua di queste novelle sostanze combustibili , sono certa- mente più facili a spiegarsi nell' ipotesi di Lavoisier j ed i soli buoni argomenti in favore di un principio comune dell' infiammabilità^ derivano da alcune nuove analogie fornite dalla scienza elettro-chimica . Riconoscendo 1' esistenza dell' idrogene (flogogene) nell' amalgama d' ammoniaca , la sua presenza in un composto metallico conduce naturalmente al sospetto della sua com- binazione negU altri j e ne' poteri elettrici di differenti spe- cie di materia , v' hanno circostanze che estendono questo pensiero alle sostanze combustibili in generale . L' ossigena è il sol corpo che si possa riguardare come un elemento ; esso è attirato dalla superficie positiva nel circolo elettrico, e tutti i corpi composti, la cui natura è nota, e che sono attirati da questa superfice contengono ima proporzione con- siderabile d'ossigene. L'idrogene (flogogene) è la sola materia attirata dalla superficie negativa che si possa considerare come agente alla parte opposta all' ossigeno ; i differenti corpi infiammabili , che si sono supposti» semplici , conten- gono essi , dunque , T idrogene ( flogogene ) come un co- mune elemento ? Bisognerebbe provare con nuove sperienze la verità di questa ipotesi , che sempre gli alcali , le terre ed i metalli appartengono alla medesima classe di corpi . Dal platino al potassio evvi una serie regolare di graduazione nelle pro- prietà tanto fisiche che chimiche ^ e che si estenderebbe probabilmente all' aimnonio , se quest' ultima sostanza po- tesse essere ottenuta sotto una determinata forma . Il pla- tino e r oro j nel loro peso specifico^ la loro ossidabilità e le loro altre qualità , differiscono più dall' arsenico , dal ferro, e dallo stagno, di quello che questi ultimi non dif- feriscono dal bario e dallo stronzio. I fenomeni della com- 554 GionS'ALE bustione di tutti i metalli ossidabili , sono precisamente analoghi . Nella lìiedesima maniera che 1' arsenico forma im acido abbruciando nell' aria , il potassio forma un alca- li , e il calcio una terra ; nello stesso modo che 1' osmio forma una sostanza volatile ed acre coli' assorbimento dell' ossigene , Y amalgama d ammonio produce Y alcali volatile; e se noi supponghiamo che Y ammoniaca è metallizzata quand' essa è combinata coli' idrogene ( llogogene ) e pri- vata d'acqua, lo stesso raziocinio si ajiplicherà egualmente agli altri metalli con questa differenza , che l' aderenza del loro flogisto , o idrogene ( llogogene ) , dovrà essere preci- samente in ragione inversa della loro attrazione per l' os- sigene . Nel platino ( i ) dovrà esservi combinato colla più grande energia; nell'ammonio, colla minore; e se si può separarlo da qualcuno de' metalli senza 1' ajuto di una nuova combinazione ci dobbiamo aspettare che questo risultato sarà dato dalli più volatili ed ossidabili come l'ar- senico , o i metalli degli alcali fissi sottomessi ad un forte calore , sotto le polarità elettriche, e sottraendoli dalla pres- sione atmosferica . (I) Gli ossidi ( termossidi ) metallici ordinarj sono più leggieri delle loro basi ; ma la potassa e la soda sono pi» pesanti ; questo latto si può spiegare nell'una o nell'altra teoria, se la densità di un composto e proporzionalo all' attrazisne delle sue parti . E in vero , il platino avendo una debole iilìlmià per 1' ossigene , non si può supporre condensarlo, (|nanto lo fa il potassio , n se il platino ed il potassio sono amendue composti d' idrogene ( flogogene ) , questa materia deve essere attirata nel platino con un'energìa inlìniiainente pia grande che nel potassio. L'acido solforico ( ossisolibrico ) é più leggiere del solfo; ma l'acido fosforico ( osiifoslorico ) in cui evvi più atlluità , è più pesante del fo- sforo. L'ossido (lermossido) di stagno (stagno ligniforme di Corno- vailies ) è po>hissiuio inferiore allo stagno in peso specifico, la questo esempio, la base mrtitlica è cociipar^itivamente più leggiere, e 1 attra- zione per ross:gene pia urte; e nel caso in cui il metallo è molto più leggiere, e l'allr-ziono p r f ossigeo« più forte, si può annunziare, a j>rioii che r ossido ( termo4sido ) sarà più pesante della sua base . DI Fisica j CinMicA. ec. 555 Qualunque sieno i lumi nuovi che nuove scoperte spargeranno sopra questo soggetto;, i fatti riferiti, ci avran- no almeno avanzati verso la cognizione della vera natura degli alcali e delle terre (i) . (i) Dopo che i fatti contenuti in questa Memoria furono comuni- cati alla Società Reale , lio veduto una descrizione di alcune sperienze curiosissime de' Signori Gay-Lussac e Thenard (nel num. i48 dt\ BIo- niteur , an. 1808, che or ora ricevetti) in una delle quali essi hanno conchiuso «che il potassio può essere un coni^iosto d' idrogene ( flogo- gene ) e di potassa m. Dicono essi di avere riscaldato il potassio nell' ammoniaca , o di avere veduto , che l' ammoniaca era assorbita ; che si sviluppava dell' idrogene (flogogene) in quantità egnale alli due terzi del volume primi-, tivo dell'ammoniaca, e che il potassio prendeva con questo processo un color verde grigio ; che quest'ultima sostanza essendo stata allora considerabiimenie riscaldata si sviluppavano ancora due quinti d'ammo-^ niaca , con una quantità d' idrogene (flogogene) e d'azoto ( settono ) corrispondente a più di un quinto ; e che finalmente aggiungendo dell' acqua al miscuglio , e riscaldandolo di nuovo fortemente , si otteneva il resto dell'ammoniaca, e null'altro rimaneva per residuo che della potassa. In questi processi complessi, i fenomeni si spiegano iacilmente colli idea che il potassio sia un corpo semplice , siccome con q iella in cui si riguarda come una sostanzi composta ; e quando si considerino i fatti stabiliti in questa Memoria e tutti quelli rfdativi al medesimo sog-i getio, non si può ammettere la maniera di vedere di questi chimici distinti , com' è riferita nella loro notizia . La potassa , come lo riconobbi con numerose sperienze , non ha affinità per l'ammoniaca, imperocché questa non è assorbita, quando si riscaldino insieme; non è pure possibile concepire (ammettendo la loro teoria ) che una sostanza senza attrazione per la potassa cacci una sostanza che vi è intimamente combinata , e non può essere separata , iu altro modo . Una parte dell'idrogena (flogogene) sviluppato nella loro sperienza; può essere fornito dall' acqua contenuta nell' ammoniaca ; ma é appena possibile che la sua totalità sia derivata da questa sorgente , imperocché dieiro una tale idea l' ammoni^ica dovrebbe contenere più della metà del suo peso di acqaa . Non si vede però, che la tctaliià dell' idro;!eae (flogogene) non possa essere fornita dalla decomposizione dell'alcali volatile medesimo . 11 potassio nel suo primo grado di ossidazione può avere un'affinità per l' szoto (settono); o al motuento della sua combi- nazione coir ammonio , separare una porzione d' idrogene ( flogogene )| 556 Grop.NALE Qualche cosa è stato separalo da queste sostanze, che contribuiva al loro peso } e che ciò sia considei-ato come ossi- e siccome tutta l' ammoniaca noti può essere rigenerata senza la pre- senza dell'acqua, quest'ultima materia può tornire dell' idrogene ( flogo- gene ) e un poco di ossigene agli elementi residui dell'ammoniaca, e dell' ossigeno al potassio . Prima anche di conchiudere che una sostanza metallica è decom- pesta in quest'esperienza, bisognerebbe provare che l'azoto (sejtono) non è stato alterato . La semplice potassa combinata coli' idrogeno ( flogogene ) non può formare il potassio, è ciò ehe io penso di mostrare con una sperienza che ho intrapreso in conseguenza del fatto importante della decomposi- zione della potassa col ferro, riferita in esteso dai Sigg. Gay - Las«ac e Thenard . Un'oncia di potassa si è tenuta, per qualche tempo, in ignizione in un tubo di ferro , posto in un cannone da fucile nel quale si fece pure riscaldare fino all'incandescenza un'oncia e mezza di limatura di ferro. Si stabiliva una comunicazione tra l'alcali e il metallo, tirando un filo che chiudeva il tubo contenente la potassa . lo»to che questa materia fu posta in comunicazione col ferro, si sviluppò una materia gazosa , che si ricevette in un conveniente appa- recchio , o quantunque se ne perdesse passando attraverso la potassa nell'atmosfera, se ne conservò circa la metà di un piede cubico, che la prova mostrò essere dell' idrogene ; flogogene). Due prodotti si tro- varono poscia nel tubo, uno nella quantità di pochi grani era potassa combinata con un poco di ferro ; e questa combinazione si era subii- mata nell'operazione; l'altro prodotto era una sostanza metallica bianca e fissa, die coasisteva in una lega di ferro e di potassio. Li pr ma di queste sos:anze abbruciò , essendo gettata suU' acqua ; « pe' suoi carilteri , essa rassomigliava al potassio puro , eccetto che essa aveva uu peso specifico più grande, un color meno brillante, e che offuscandosi nell' atmosfera , essa prende una tinta molto più carica di quella del potassio puro . Ora , la potassa arroventata al fuoco , è la piiì pura forma cono- sciuta di questo alcali; ma per la teoria de' Sig. Gay-Lussac e The- nard, questa potassa deve contenere dell'acqua, non solamente a snfll- cenza per somministrare l' idrogene (flof;ogene) necessario alla metalliz- zazione dell'alcali, ma a«cLe la quantità che viene sviluppata: quindi la potassa secca, come fi si prende nelle nostre sperienze, dev'essere, eoa questa teoria, un composto continente una considerabile quantità 4i materia aiu a fotuire dtU'idrogeae (flogogene); e in quanto alla DI Fisica, j Chewica ec. 557 ossigene ', o come acqua , il corpo infiammabile è meno composto della sostanza noa infiammabile risultante dalla sua combustione . Tom. 2. n3 forma e alla proprietà che essa avrebbe se fosse priva di questa mate- ria , non siamo certamente in sitaazione di giudicarlo; ciò che conduce questa qaistione alla quistionc generale agitata nel testo . 'Jro^o clie il potassio può essere realmente il prodotto della po- tassa secca infuocata n«lle sperienze elettriche , e che il risultato della combustione del potassio nel gas ossigene ( termossigene ) è un alcali, così secco che produce un calore violento ed una ebollizione , quando vi si aggiunge dell' acqua . Nell'esperienza de'Sigg. Gay-Lussac e Thenard spettante l'azione del potassio sull' ammoniaca , l' idrogene sviluppato nella prima opera- zione , e quello che esisteva nell' ammoniaca sviluppata colla seconda operiizion» , eguagliano esattamente la quantità che erane contenata nell' ammoniaca primitiva . Ma non evvi prova che dell'idrogeno (flogogene) sia sviluppalo dal potassio, imperocché l'ammoniaca che scomparve, non é rigenerata, né la potassa formata in altro modo , che coli' addizione di una sostanza avente nella sua composizione dell'ossigene, e dell' idrogeno (flogogene); e siccome i tre corpi compresi in qnest' esperienza , sono il potassio , l'ammoniaca e l'acqua, il risultato dev'essere della potassa, dell' am- moniaca , ed una quantità d' idrogene (flogogene) eguale a quella svi- luppata colla semplice azione dell' acqua sul potassio ; ciò che si disse avervi luogo effettivamente . In mancanza di altre prove, le proprietà chimiche del potassio sono talmente differenti da quelle che si dovrebbero attendere da nn composto di potassio o d'idrogeno (flogogene), che esse sono quasi cufjflcenti per decidere la quistione . 11 potassio agisce sull' acqua con molta più energia della potassa , e produce molto più calore con questo liquido ; eppure se non è un composto d' idrogene (flogogene), senza parlare della quantità di calore che questo leggier gas infiammabile deve levare ( dietro la teoria ordinaria delle capacità pel calorico ) , 1' affinità della potassa per l' acqua dovrebbe essere diminuita colla sua affinità per r idrogene ( flogogene ) . 11 potassio abbrucia nell'acido carbonico ( ossicarbonico ) , e ne preci])ita il carbone; in laogo che l' idrogene (flogogene) elettrizzato coir acido carbonico ( ossicarbonico ) lo converte iu gas osailo di carbonio. La potassa ha una debolissima attrazione per il t'osi o ro ; ma il po- tassio ha per esso una grandissima affinità , al segno che si separa dall' 558 Giornale Si possono fare sopra i nuovi fatti elellro-chlraici delle nuove ipotesi, nelle quali vi saranno anche meno elementi che nelle teorie flogistica o antiflogistica . Certi stati elet- trici coincidono sempre con certi stati chimici de' corpi . Così , gli acidi sono unifoimemente negativi , gli alcali po- sitivi , e le sostanze infiammabili fortemente positive . E come r ho provato , delle materie acide, quando sono elet- ictrogene (flogogene), e secondo i Sigaori Gay-Lusseo e Thcaird, «on infiammMione . La potassa non h" affinità per l'arsenico, eppura , dalle spprienzt) di c{uesti Signori , sembra che il potassio separi 1' arse- nico dall' idrogene ( flugogene ) arsenicato; 1' idrogene (flogogene) che é supposto d» essi esistere ne' due composti non può avere affiiinà per Tidrogene ( fìogogene ) , né l' idrogene (flogogene), sotto una loruia paò essere «apposto capace di separare 1' arsenico dall' idrogeae ( flogogene ) sotto un'altra forma. Se non si potesse spiegare l'esperienza de'Sig. Gay- Lussac e The» sard , se non colla supposizione che 1' idiogene ( flogogene ) è derivato dal potassio; ciò sarebtie un l'atto positivo in l'dvore del ristabiiiuiento della teoria del flogisto . In ogni naoJo , esso non proverebbe che il potassio è composto d' idrogene (flogogene) e di potassa, lua che è co.'iiposto d' idrogene (flogogene) e di una base sconosciuta; e che la pottssa è questa base unita all'acqua (il seguilo di qasMta nota si trova scrìti9 per mano dell'Autore sopra l'esemplare stampato della sua Me- naoria mandala in Francia). Dopo che questa nota é stita scritta , ho esaminato setto variate ctrccsianze l'azione reciproca del potasse e dell' ami-aoniaca — Q la'ido l'ésperienzi ha luogo pel contatto del platino e che l'umidità é esclusa intier«[nente , appena si riproduce un poco d'ammoniaca, e colla distil- lazione ad un calore fortissimo , si ottiene un poco più della metà di Uro^ene (flogogene) e dell'azoto (seltono) che erano rimasti nel com- posto. Allora ovvi in quest'esperienza u la perdita d'azoto ( seltono ) , e per questo nzoto ( settono ) nuda si può trovare fuori dell' ossigene che (i è aggiunto ni potassio e un poco d' i Irogene (flogogene). Le nume- rose sperionze che mi hanno occupato per quasi quattro mesi, mi hanno condotto ad una foriissim.i e sorprendente conclujioa* alla qu:ile ho re- sistito più a lu-jgo che fu possibile; ed è che l'ammoniaca e l' ncqui consistono della medtsimj sorte di materia ponile/abile; e che le loro ferme parlicoUri i; le Torme dei g-vs che esse forniscono, cioè 1' ossigene ( lermossigene ) , 1' idrog -ne (flogogene), l'azoto ( ssttono ) , e i compo- sti nitrofii , dipcndoao dai poteri elettrici o da agenti imponderabili . DI Fisica, Chimica ec. SSg trizzate positivamente e delle materie alcaline quando lo SODO negativamente , sembrano perdere tutte le loro pro- prietà particolari, e i loro poteri di combinazione . In que- sti esempi , le qualità chimiche si mostrano dipendenti dai poteri elettrici ; non è neppure impossibile che una mede- sima sorte di materia dottata di poteri elettrici differenti , compaja sotto forme chimiche differenti (i). (0 Trans. Phil. 1807 part. i. p. a3. L'amalgama ottenuta dall' «tn- moDÌaca offre delle diflScohà nelle due ipotesi flogìstlea e aniifloiilivamente sartbbe 1' ossigenc ; e siccome nelle sperieaze fisiche sopra le temperature, il ghiaccio aggiunto ad una certa 56o GroRNAtE Azzardo di esporre queste nozioni , ma senza attac- <;arvi molta importanza: la chimica non è ancora abbastanza avanzata per tali discussioni ; appena s'incominciano a Ira- vedere i poteri più sottili della Natura ; e le viste generali che li appartengono , debbono ancora riposare direm quasi sopra deboli e imperfetti fondamenti . Qualunque sia per essere la sorte della parte specu- lativa di questa ricerca , i fatti potranno però , io spero , avere più applicazioni e spiegare alcuni fenomeni natm'ali . I metalli delle terre non possono esistere alla supèr- fice del nostro globo , ma egli è possibilissimo che essi facciano parte del suo interno ; la loro esistenza , quando si avesse fondameato d' ammetterla , offrirebbe una teoria per i fenomeni de' vulcani , la formazione delle lave , \ ec- citazione e gli effetti del calore sotterraneo (i), e condur- rebbe probabilmente ad un' ipotesi generale di geologia . L' apparenza luminosa di quelle meteore che hanno rapporto alla caduta delle pietre , è una delle circostanze singolari di que' strepitosi fenomeni; si può render ragione di quest' effetto , supponendo che le sostanze che cadono vengano nella nostra atmosfera in Ì8tato inetallico , e che le terre nelle quali principalmente esse consistono , sono un risultato di combustione ; ma quest' idea non ha che una debolissima connessione colla loro origine, o le loro cagioni. ^ quantità di vapore produce dell'acqua con una compensazione di calore; cosi nf Ile sperìenzc chimiche della formazione dell' acqua , le eletlricità positiva e negativa, dell' ossigene e dell' idrogene ( flogogene ) , in certe proporzioni, s'annullerebbero l'un l'altro, e l'acqua sola ne sarebbe il risaltato. Che che ne sia, l'ammonio, sia esso semplice o composto, dev'essere considerato come avente 1» sua aitrozione per l' ossigene, per il suo stillo elettrico fortemente positivo ; lo che é mostrato per la sua possente determinazione a portarsi alla saperficie negativa nella ca- tena voUiana . (i) Aioiaettiamo che i metalli delle terre e gli alcali , allegati ai metalli ordinarj , esistano in grande quantità nell'interiore della terra; allora la loro accidentale esposizione all' azione dell' ari» o dell'acqua dovrà pro- durre l'effetto di un fuoco sotterraneo, e fornire nn« materia terrea • petrosa , analoga alle lave . Dt Fisica, Chimica ec. 56 i OSSERVAZIONI E SCOPERTE Sostanza cristallina rìtrouata nelt olio di trementina . \\ Sig. Càn. Bellani mi ha trasmesso da esaminare molti cristalli paralellepipedi lunghi cinque in sei linee ritrovati ia ima caraffa di olio dì trementina assai vecchio . Sono essi trasparenti, inodori, insipidi. Si fondono al calore, e col raf- freddare si forma una specie di lanugine bianca sulla superficie della massa residua che osservata attentamente si scorgeva es- sere un aggregalo di minutissimi prismi quadrati, trasparenti; Posti in mezzo alla fiamma d'una candela s'accendono con. fiamma bianca che si estingue subito che si ritira nell'aria. Con difficoltà si sciogliono nell' alcoole . Gettali alcuni mi- nuzzoli sull' acqua , la soprannuolano agitandosi con una sorprendente rapidità anche più della canfora. Trattati coU'os- sisetlonoso intieramente si decompongono senza dare ossi- canforico . Sono dunque nell' opinione che questa sostanza sia ben difl'erente dalla canfora quantunque possegga qualcuna delle sue principali proprietà (^L'Editore). Osservazioni sopra il potassio; de Sig;. Gay- Lussac e Thenard. 11 Sig. Davy avendo ripetute le sperienze pubblicate dai Sig. Gay Lussac e Thenard sull' azione reciproca del potas- sio e del gas ammoniaco , ed avendone tentate delle nuove si trovò che questi dotti chimici non erano tra di loro bea d' accordo . Le nuove sperienze pubblicale dai due abili chimici francesi hanno dato per risultato in opposizione al Sig. Davy I. che il potassio assorbe ottimamente il gas idrogene (flogogene); 2. che si sviluppa la medesima quantità d' idro- gene ( flogogene ) coli' ammoniaca quanto coli' acqua ; 3. che desso non assorbe più gas ammoniaco secco per mezzo di uà alcali, che di gas ammoniaco ordinario; 4- che finora l'azoto ( settono ) deve sempre essere riguardalo come un corpo sem- plice e non come un composto d' ossigene , e d' idrogene (flogogene). In questi articoli interessanti ritorneremo con maggiori dettagli uè' seguenti quaderni . 56 9 GlOnKAL'E LIBRI NUOn. Lezioni d introduzione al calcolo sublime, ad uso delle R. Università del Regno Italico; di Angelo Lolteri . Rafia dalla Tipografia Balzani 1809 Mancando un libro opportuno per servire di testo alla Scuola dell' lutroduzione del calcolo, che comprendesse la teoria generale delle equazioni di tutti i gradi, quella delle serie, delle funzioni circolari e logarit- miche; che insegnasse r applicazione dell'algebra alla geo- metria, desse gli elementi della Trigonometria sferica, ed aggiungesse tutte quelle teorie che guidano all' intelligenza del calcolo sublime , si concertarono il Sig. Lotleri Prof, d'in- troduzione al calcolo nella R. Università di Pavia, ed il Sig. Collalto Prof della stessa facoltà nella R. Università di Padova di provedere immediatamente a questa mancanza. Il Prof. Collalto pubblicò la parte geometrica sotto al titolo di Geowe- Iria analitica a due e a tre coordinate , e il Prof. Lotteri compilò la parte analìtica col titolo che abbiamo indicato . Ognuno comprende 1' importanza di queste opere per 1' Italia , tanto più che sono lavorate da Matematici sì vantaggiosamente co- nosciuti per altre esimie produzioni di questo genere . Elementi di Fisiologìa e Notomia comparativa di G. Jacopi P. P. nella R. Università di Paula . Milano 1809 la questo terzo volume il valente Professore continua col medesimo impegno la parte seconda e dà la parte terza della sua opera molto interessante. Si parla quivi 1. della foce e della loquela; 2. della loco- mozione . Nella osrte tèrza si tratta i. delle fun- zioni le quali risguardano più la conservazione della specie che quella dell' indiui iuo ; 2. Dell età ; 3. Dei temperamenti ; 4- della fita e d'Ila morte . Saggio sugli insetti nocivi all' Agricoltura del Sig Bayle- Ba- relle P. Prof. ec. Oggetto principale dell' indefesso Professore in quest'operetta fu quello di accennare e descrivere gli in- setti che danneggiano i vegetabili economici , gli animali utili all' agricoltura , e i prodotti dell'economia rurale. Opere meliche di Tommaso Sydenhara volgarizzate toma primo. Pavia presso Gio. Cmpelli i8og Rese oltremodo rare ia ltaii.ì le opere mediche dell' immortale Sydónhsm , il Sig. Dott Carpanelli concep'i opportunamente il pensiere di ri- produrle nuovamente alla luce volgarizzate a vaiita{»gio de medici italiani . E posciacchè la tradazione è slata fatta dal Sig. Carpanelli con molta esattezza e l' edizione è nitida , queste opere sono per se stesse grandemente raccomandale . QUADRO D'OSSERVAZIONI METEOROLOGICHE 1! Fatte al Gabinetto di Fisica della R. Unit^ersità di Pavia elevata sopra il libello del mare metri 8(3 (piedi di Parigi 264,85352^ a 45° io' 47" di latitudine, e 42." di longitudine alP O. del Meridiano di Milano. a '5 u Fasi della Luna AGOSTO ibog. Mattino Sera Barometro Term igr.diV -t f Stato Barometro Term. Igr d S^ent Stato 0 (a) ^b) (c) . A) del Cielo' di R. L>.-/i.. del Cielo JuA Im. seJ Gr dee. Or. ■ Po/. &, ic.i Gr. tì^c. Gr. f I I27 9 - i-ri - 57 RE 4 uuv. 27 IO 4-i5 5 5S >E. ser. 2 3 U. Q. i - — 4 - 5y E 3cr. II 3 ■4 9 5y .■» niiv. 10 ■■* 12 9 59 0. ser. .0 4 i7 - Jo 0. cielo cop. 4 1 1 "— 16 - 5i SE. ser. 9 5 18 9 49 NE. nuv. 5 y 4 i5 5 òi N. cielo ccp 8 8 '7 *". 40 IN. ser. 6' Apog. 1 1 _ 17 _ 57 E 2 QUV. 7 ^ '1 ^ 5i E. ser. 1 10 à itì i 57 SO 3er. IO — .9 9 57 S. ser. b IO 2 i3 :> Di JV. .ser. 7 9 ly 0 60 0 nuv. 9 9 -5 li 5 57 so oer. 9 S 18 <> 57 N ser. IO L N. a 4 14 y 5+ ^E. JIJV. 10 „ >7 ? 58 SE nuv. 1 1 y ^ li 7 5S 0 ser. 9 9 ,0 ^ 59 E. nuv. I -1 li IO 7 17 2 5(j SUi 11 ur- 7 9 Iti 7 h JN. ser. 1 1 — ici — 4y E IIUV. (i 0 '7 * 5i 0 ser. ' + E D. Il 3 i5 3 5i RE. ser. 7 ^ '7 ^, 5y .Su E ^.:r. 1 5 1 1 — li y 5o E 2 sei-. lo 4 .8 4 58 U. sef 16 10 4 16 -.i 5( N. ser. it 5 i8 ^ 5tf N.. ser. 7 10 5 Il 5 Sa Su E ser 7 ^ .'7 5 5y ^^ 4 nuv. iS P. Q. 9 9 1 '54 5i E tislo cop. 9 4 ib 2' 57 E.'i i cielo cop. y «0 7 1 itj i> 4y nuv- 10 9 18 8 =^9 ^ ! nuv: no Per.g. II 3 17 a 5o NE. str. 1 1 — 20 1 5i ^*^- : ser. 2 1 IO 9 17 — 1 53 S s«r. 7 9 20 5 58 '0 a nuv. i2 11 d j iC) 5 55 i.\ i nuy. 7 y 20 , '9 8 57 E4 nuv. ^ó IO 6 itì 1 58 E um. y <' 54 l\ e. 4 nuv. ■-^i L. P. 97 »<> 4 57 S nuv- 7 5 19 „ 57 30. nuv. 2j 10 6 16" 2 59 lNE s e r. 9 » i 8 6, 59 . s > ser. 26 117 it) _ 5d 0 i.- ser. IO 0 ib qÌ 58 E 3 ser. •'7 E. A. 9 i) 16 I 57 > E str. " 9 18 6 ■5'> INE. ser. 28 11 7 li 8 5tì Siù ser. IO ti 18 7Ì 57 I\ ser. 29 IO 6 i4 6 57 0 i sei'. 1 1 — 17 0; S7 0.2 ser. Jo 1 1 — ,3 9 58 i\E aer. 10 9 17 li 5i ser. il II 5 .47 5y E 2 11 i\ 18 — ! 60 ! S , ser. AUezzaruass. dei Bar.;!7 i; <) ;= del Temi. >{< io 7 Giorai sereni ri. ig. in tutt 0 il mese minima J7 9 6. s ^ì^ 1 ^ -■ media 27 ti ifi. = «i" ' 7 1 Giorni piovosi n. in tutto il mese 'P , M ..... Declinazione dfU'ago magnetico osser- vata il giorno 3i. Agosto 19. ^^ 23' Occ. Icroperaiui aa uupozzo a24piedidiprofond.+' 8. G fa) la correiione lennomctnca vi è fatta secondo il rae- U.io
  • 3 6 ,, 9 '-^ i}< 12 i5 i4 li 1 1 1» lO 9 9 1° i' 8 9 i4 Igr. ic) Gr. 55 59 5(j Sa 63 ()()■ tìi 05 68 04 64 6i 60 60 59 59 Oi 6i (i8 CJ.T 65 66 69 ■30 68 66 64 Ventil Staio -Barometro (d) I del Cielo j ■Pol. lin. sed E NE O E E i\E l\E 5U E N O SE SO IV IN' E NE N WE KE NO O O O O O IN S KE E2 SE ser. ser unv. sor. nuv. nuv. ser. pio Sg- ser. PÌo§?- ^er. ser. nuv. ser. nuv. ser.- P'ogo- ser. ser. nuv. piog piog, nuv. ser. neb. ser. aur. piog nuv, ser. ser. ser. ser. ser. ser. nuv. ser. nnv. nuv. lUV.pio.SC' nar. ier.nu.scr 27 IO 9 9 « 7 7 7 7 6 7 7 8 8 8 « 9 8 _ 7 '4 10 >_ IO 14 9 'o 9 4 5 6 Terni, di II. Gr. Dee '9 '7 '9 i5 '7 16 '7 *7 i3 '7 = 7 16 i3 '7 j6 ■ 5 17 18 17 18 17 16 >7 i5 i5 Igr.d Ve nti Ueluc tìr 55 N 56 NE 56 0 65 N 6c N 60 0 61 N 60 0 62 E h N i'.9 0 60 N 61 S 62 0 64 0 66 N 70 N ni IV »0 NE 78 0 70 0 65 0 64 0 62 0 66 0 66 E ! 68 SO ; DQ E 58 SE i S') 1 Stato del Cielo ser. ser. neb. ser. nuv. piog. piog. nuv. ser. piog. ser uuv. ser. nuv- ser. ser. nuv. ser. ser. ser. nuv. piog. piog. piog. Ser ser- ser, nuv. ser. nuv- ser. ser. ser. nuT. ser. BUV piog. nuv. pioj ser. Altezza massima del Bar. 28. -r — c;dclTer. j, ei minima .... 27.6. 6^----- r 6 media •- -- 27.8. ii.;s-----4i3 5 Temperatura dinnPozzo a 24 piedi di profondità -IrS 8 ^a) La correzione termometrica vi è fatta secondo il metodo di Laplace . (bj A mercurio divi'iO in 80, posto all'ombra, itolalo , ed a (|uaili'0 piedi sopra terra Giorni sereni N. 11. in tutto il mese Giorni piovosi N. 5 Declinazione dell'ago magti^^trto osservati! il giorno 3o. Settembre iy°. 20' Occ. (e) A nastro d'osso di Balena, graffualo ."iccondo il metodo di De Lue, e divi.so in toc pa'" (d) I numeri aggiunti all'indicazione della dire- zione dei venti segnano la forza loro re^av.^ QUADRO D OSSEfìVAZlOHl METEOROLOGICHE Fatta al Gabinetto di Fìsica della R. TJnii>ersità di Pavia elevata sopra il livello del mare metri 86 C piedi di Parigi 264.8356:^ a 45". io. 47/ '^^ latitudine , e 42 ' di longitudine all' O del Meridiano di Milano . Fasi 13 della u Luna 0 I U..Q. 2 3 4 5 6 7 E. D. 8 Nov. 9 10 11 12 li '4 Perig. i5 16 •7 18 '9 20 21 E A 22 Pien. ^i 4 25 Apog. 2tì ••'7 28 29 3o il U.Q. Miitii OTTOBRE 1809. Sera Baroraclro Tertn Igr (C) i la (cj Poi l;n. sed Gr. 1 ec Gr ■ 27 II 1 II *6 ,^ 6o 28 - — ti 2 ^•9 2 9 8 — tJO 2 2 _ bo — 12 5 6o 27 10 lO — 5» 2» -" 9 — 6o — 4 5 6o 27 II b 10 _ bi IO 4 9 _ b4 li 9 _ b4 1 1 6 IO - b4 IO 7 IO — bo 7 10 7 _ tìo 9 1 1 7 _ bb IO 9 8 ^ bb 1 1 8 7 _ bo 28 1 — 8 „ 64 1 1 1 9 ^^ 62 I 8 9 „ ^^ 2 i 8 ^^ bo à — 9 _^ 05 4 — lo „ 60 6 4 10 — b5 4 5 8 ^ 65 8 1 10 — 67 3 I 2 8 70 3 — 8 - 72 27 II 7 7 67 28 I >- 7 - 65 1 27 11 ]3 5 — bo Igrdi Venti Jeluc.j Gr. 60 60 60 60 60 60 60 60 62 62 62 60 60 65 66 70 6J 6+ 54 66 60 90 bo 65 65 67 68 70 65 65 06 Stato del Cielo o o o o o o o o o o o o o so so E o o o o o o o o so s o o E '5 ser. IS E set. E I nuv. ser. ser. ser. ser. ser. ser. ser. ser. ser. DUV. ser. nuv. n uv. piog. l"o§- piog. ser. nuv. ser. ser. ser. nuv- DUV. nuv. ser. neb. ser. ser. Alleila mass, del Bar. 28 5 i. ~ de! Terni. »3 12 - aiiiiiina 9.7 7 9. — ij, 5 ■ media 2U — 5 i-i- 8 5 Temperatura d'un pozzo a 24 piedi di proi"ond.-f- 9 - (a; La coiTesione terinoinclrica vi è fatta secondo il me- todo di La place (by A mercurio diviso in 80., poslo all'ombra, isolalo^ ed a quatlro piedi sopra terra. Giorni sereni n. 17. in tutto il mese Giorni piovosi n. 2 _ in tutto il mese Decimazione dell' ago magnetico os'ìer- vata il giorno ò ■ . Ottobre 19." 23' Occ. (cJ A nastro d'osso di Balena, graduato secondo il ingioilo di rie-LuL-, e diviso in 100. parti. <àj V numeri aggiu -.ti all'imUciiKione lieila dire- zione dei venti segnano la loro terza relativa. 74 QUADRO D'OSSERVAZlOiM METlìOROLOdlCHE Fatta al Gabinetto di Fisica della R. Università di Pavia elevata sopra il litJello del mare metri 85 C P'-^^i di Parigi 264,85552_; a /^b° io' 47" di latitudine, e /^i." di longitudine all' O. del Meridiano di Milano. à Fasi NOVEMBRE 1809. Mattino Sera "ù della Luna 0 1 lìarometro (a) Term (b) Igr. di Venti (e) • (dj Stato del Cielo Barometro' Term. 1 di R. [gr d Df/uc Veni, Stato del Cielo Poi. tilt. sed. Gr dtc. i 60 i N Poi. Un 27 IO ssd Gr. dee. 64-8 Or. 60 N 27 10 6' + 6 nuv. nuv. 2 10 ti 4 b'o ' N neb. IO 67 60 0 ser. i IO ti 4 63 ; 0 neb. 10 4 tìo 0 ser. 4 E. D. .1 _ 6 62 0 neb. 28 K- -! 7 62 0 piog. 5 tiS — 1 2 7 94 0 P.'og. 28 l - 7 6* 0 nuv. 6 t i 4 00 0 ser. *8 - 3 8 60 0 ser. 7 KOT. -7 'o 7 5 6i 0 neb. 27 8 7 I 6a 0 piog. a 11 6 7 64 0 piog. ..8 I 12 7 64 0 ser. y i8 3 _ a 62 0 ser. 3 II 8 62 0 nuv. 10 Perig 3 5 I ÒI so sor. 2 I l 7 61 0 ser. 1 1 I IO 2 62 so ser. 1 3 8 62 sO ser. i-i i ^ I 65 so ser. 27 II 6 6 5 66 SO r-_r. i3 P. Q. 27 II 4 4 62 so nuv. II 5 6 6 61 so nuv. a 10 8 5 2 7' s piog. 6 i3 6 2 7' ^0 piog. i5 8 I 5 it 7» so piog. 5 1, 7 75 SO nuv- 16 2 3 4 ^ 79 1 NO] neb. 3 i 7 'e IN 2 piog. cop. '7 E. A fi 2 2 6 77 sii iiu». piog 6 1. 3 8 75 SE ser. 18 9 — ^ 5 76 KE neb. ser. 9 'i 2 77 SE nuv. 1 '9 IO i3 -. 8 77 SE ueb. IO il 2 5 77 SE ser. Il 20 28 - _ - 8 81 E nuv. IO I i. 1 8 79 iSE nuv. 2 1 Plen. 27 IO 6 - 9 77 N ser. 10 7 I 5. 77 W ser. 1 .2 2"i - IO - 6 7' SO ser. 28 _ 12 1 4' 70 S ser. ! -ys '^7 IO 8 I <^9 0 ser. ■27 IO 4 I 371 0 ser. i --'■■ Apog 9 '4 _ 5 74 E ser. nuv. 7 <■' I 4 74 E nuv. 2a 4 8 - 5 80 K uev. 3 r. , 80 .SO piog. 2« 5 14 2 84 SO P'05 6 ^ 3 84 SO nuv. "^7 5 i3 4 2 85 E piog.T«n 2 6 _ 3 « 84 SE piog. 28- 8 12 2 85 SE piog. 7 _ 5 84 s nuv. i 29 U.Q. 5 IO 3 84 SE piog. 5 7 3 3 80 SE nuv. 1 3o 8 12 4 85 S piog. 9 2 5 - 85 S piog. altezza massima del Bar. 28. 5. — :=ii,fivt>pérte per scrviiv dì Corso dì Chimica Generale nella R. Ufwersìtci di Pai'ia ,• di L. lìrugnatelli M. D. Prof, di Chirn. Generale ec. Torni 4. ad uso delle Università del Kegno d' Italia . Papia i8o3. Prezzo lir. i3. 82. ItoJ. Farmacopea Generale ad uso degli Speziali e de' Medici ?}to- der/ii, ossia Dizioìiario delle preparazioni Farmaceuti- co-]\Jkdiche semplici e composte piii usitate ai nostri tenìpi ^^ conformi alle nuove teorie Chimico-Mediche di L. -ì^. Brugnatelli Prof. ec. Pavia 1807. un volume in 8. grande fig. Prezzo lir. 8. 6. Istituzioni di Botanica pratica applicabili alla Medicina alla Fisiologìa , all' economia ed alle Arti ; di D. Nocca Prof di Botanica nella R. Università di Pavia. Pavia 1808. To/?i. 3. Guida allo studio della Anatomia Umana per servire di indice alle Lezioni di S. Fattori Prof nella Università di Pavia . Tom. II. Lezioni di Chimica Farfnaceutica di F. Marabelli Prof, dell' Università di Pavia ad uso delle R. Urn'versità del • Regno . Tom. 1. Pavia 1808. [ il 3. tomo sotto al torchio ) . Corso di Matematica sublime del Cav. V. Brunacci dell' Instit. Naz , Prof di Matem. sublim. nel! Università di Pavia . Firenze 1804. tom. 4. Elementi di Algebra e Geometria ticavati dai migliori Scrit- tori di Matematica per opera del Cav. Brunacci Prof in Pavia; ad uso delle R. Università del Regno d'Ita- lia . Milano i8o3. Elementi dì Fisiologia e Nofomia comparativa di G. Jacopi P. P. della R. U?iiversità di Pavia ; ad uso delle II, Università nel Regno d! Italia tom. 3. Milano 1808. Lezioni d intì'oduzione al calcolo sublime ad uso dell» R. ITniversità del Regno Italico ; di Angelo Lotteri. Pa- via 1809. Prezzo lir. 9. 21. Giornale di Fisica, Chimica ec. toni. 1. in '^- Jìg- 1808.;, 1809. Prezzo lir. i3. 8 a. al voi.