GLORNALE SCIENZE NATURALI ED ECONOMICHE MIN" nu, Ì 63 VI ‘ LI | è pel J A N AA Aim a ti01! RATA i i MO LUBRRE RI TO tr, GIORNALE SCIENZE NATURALI ED ECONOMICHE PUBBLICATO PER. CURA DEL CONSIGLIO DI PERFEZIONAMENTO ANNESSO AL REGIO ISTITUTO TECNICO DI PALERMO Parte E. — Scienze naturali, VOLUME VII. — ANNO VII. Palermo STABILIMENTO TIPOGRAFICO LAO PREMIATO CON DIVERSE MEDAGLIE } t i I 4 TER A vid ) î È * I] hi v Î ; k il . si he "| è, i È ali pa 16 \ Rs ; Ri, du, È ì — A A è na x Ù , 3 Ne del j di mo ; P |, — , n È nea vr fiv Bia. i MU Ti EM ie et ì { ada, LV pai at aaa Vo ni a . . Da v hl e EN aC ì : » e ol È (di 1? DR s ti Il .. 3 ; tiri IN 5 fr { } Moi | + : 0 1 CIN . pa : È Tai si PA " De A x di i | DI da Lt & ‘ | Soli ; n : ’ te ADE FINE LIA - LI È I A i NL: L'AS 1 È : i Li deci 4 lato PRETI ie SULLE Co aa (cl N è 3 ARTS ; 0 r di . / “i *: Mer Denise ipa vel iu ; veg at CU i iaia pi Re Ti fa TR “Rate LI ITA i) DI sa ico Ù INDICE GENERALE DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUESTO VII VOLUME. Parte I. Avifauna del Modenese e della Sicilia, ossia Catalogo ragionato e comparativo delle varie specie di uccelli che si rinvengono in permanenza o di passaggio, nelle provincie di Mo- dena, di Reggio e nella Sicilia per Pietro Doderlein.................- OR PAGO Studî paleontologici sulla Fauna del calcare a Terebratula Janitor del Nord di Sicllia, per il Prof. Gaetano Giorgio Gemmellaro. ..-................ NORRIS LIO ESTE) Ricerche sulla propagazione dell’elettricità nei liquidi, eseguite nel Laboratorio di Fisica della Regia Università di Palermo, dal dottore Damiano Macaluso . ...............-. » 109 Misure barometriche delle altezze sul livello del mare di talune montagne che circondano Palermo, pel Prof. Filippo Caliri e Dottor Damiano Macaluso ................. » 138 Studî paleontologici sulla Fauna del calcare a Terebratula Janitor del Nord di Sicilia, per MOProtlGazranoNGiorgiolGemmellan0 RE, Rie n » 149 Nuove specie di funghi ed altre conosciute per la prima volta illustrate in Sicilia dal Prof. CIISCORERINZONI AEREA CERIANO ale De eienelta to eda anale dolo a gii) alato) Ricerche sulla miologia del Mycetes fuscus, per il Dottor Santi Sirena. ............ . 164 Parte II MEMORIE DELLA SOCIETA” DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI Nuova Società di Spettroscopisti italiani. Relazione del Prof. P. Tacchini. ........ Pac. 3 Osservazioni spettroscopiche del bordo solare, per G. Lorenzoni. ......... TINI a TIDIOIO 1] Tavole per convertire l’angolo di posizione di un punto del bordo solare nella corrispon- dente distanza polare eliografica, per G. Lorenzoni. ....... TOSO ee » 17 Nuovo micrometro per le protuberanze, per A. Secchi... ..........0.00.0000 » 22 Protuberanze solari osservate contemporaneamente a Palermo, Roma e Padova, nel luglio ed agosto 1874. Relazione di P. Tacchini. Con due tavole... ................ » 25 Osservazioni sulle protuberanze solari e la loro distribuzione, per A. Secchi. ........ » 33 Immagini spettroscopiche del bordo solare disegnate a Palermo, Roma e Padova nei giorni 14 e 12 dicembre 1871 da Tacchini, Secchi e Lorenzoni. Con una tavola. ........ » 47 BULLETTINO DEI. R. OSSERVATORIO AstRONOMICO DI PaLeRMo 1874 N. 4. Gennaro— Prefazione — G. Cacciatore ...............- SIRO Pac. Idem — Rivista, note ed osservazioni meteorologiche del gennaro 13871 ......... » 'N. 2. Febbraro — Disegno dell’ Ecclisse totale di Sole del 21 dicembre 1870 eseguito in Terranova di Sicilia per Agostino Tacchini............... DE RS AR VA, = 6 Idem — Rivista, note ed osservazioni meteorologiche del febbraro 1871........ PAG. N. 3. Marzo — Osservazioni di protuberanze solari fatte alla Specola di Palermo dall’A. A. P. Tacchini ...... O de LO RS edo DAS DIO ORIO 59) Idem — Macchie solari osservate al grande refrattore di Merz nei mesi i di febbraro e marzo 1874 dall’A. A. P. Tacchini. ..... Do bp 0ì dado ooo venosa 0 Idem — Rivista, note ed osservazioni meteorologiche del marzo 1871......... O) N. 4. Aprile — Macchie solari ed aurore boreali osservate a Palermo nell’aprile 1874, nota d'NEAMPASSPATACCHNV RIS ANNA FINO GIO ” Idem — Rivista, note ed osservazioni meteorologiche dell’aprile L8ZA n » N. 5. Maggio — Fisica solare — Note dell'A. A. P. Tacchini. . ........-.. vodooo . T. Corrispondenza delle facole colle protuberanze del Sole... .... ........ » IMP. rotuberanzeTe NC MEeRSO ATA Te eee NE DOO III. Righe spettrali delle protuberanze . ...........+.... Ode Dasdvodo » IV. Protuberanze nel posto delle macchie. ............0.00 0.000 » ViAureola. 0 COLONasSOlare. ARA D) VISISPICSAZIONE RA CI Ata VOTORICO STAN ARR E > Idem — Note ed osservazioni meteorologiche del maggio 1871. ............... » N. 6. Giugno — Fisica solare — Note dell’A. A. P. Tacchini .................00%. » KoMacchiealebOrdo!. 2 I TINO SII soocossa 8 II. Protuberanze nebulose trasparenti e filose trasparenti. ... ............ » MISEDISe ONG CIC APro tO beraNze RE » IVAH ACO ENO NPROMMberARZE REI NI I » V. Protuberanze, macchie solari e aurore boreali. ...............0% e) Idem. Rivista, note ed osservazioni meteorologiche del giugno 1871. ........... » N. 7. Luglio — Fisica solare -— Note dell’A. A. P. Tacchini. .............0000. » INSpettritdellesprotuberanze ne te RR I oe » IINCOrrISpondenza GINA COEN ONIPLOTUDENINZE RE RN Re en » III. Protuberanze filose, raggiamenti al bordo, osservazioni contemporanee ..... » _ IV. Le protuberanze osservate in Ispagna nell’ ecclisse del 1860 e i disegni fatti a Palermo, Mel imarzorA 874 Re FRI V. Disegni delle protuberanze (luglio 1871) ............... BEL O anco » NI ZAUTOFAMDOLEAe tate MII II TR SIONE SS ROIO co STRO ao » Idem — Rivista, note ed osservazioni meteorologiche del luglio 1871 ....... doo N. 8. Agosto — Perseidi dell’agosto 1874. Nota dell'A. A. P. Tacchini ......... seo Fisica solare — Note dell'A. A. P. Tacchini. ..... GNGgS dle ao aio o oa » I: PIONSCISOLITI IRA n oe IAN NE i E do IERiIchesluerdesullesmaee Mento SS SIE PSI Sita RARE «nato. de » III. Righe lucide al bordo osservate nell’agosto 1871. . .........)..e.0.- » Idem — Rivista, note ed osservazioni meteorologiche dell’agosto 1871 ......... + N. 9. Settembre — Fisica solare — Note dell'A. A. P. Tacchini... ......... poca 13 III. Righe lucide al bordo osservate nel settembre 1874 (Continuaz., V. pag. 113). » IV. Regioni del magnesio . ..... dan IS oe dslo dodo ae SSIS) V. Regioni delle facole e del magnesio. ............... alloftefistette SUSUSIStoO ste » VI. Frequenza delle sostanze. .......... Sade) Lee era sso a ESSO (etere) esset Re) ‘Lettera del signor Dott. Minà-Palumbo al Direttore del R. Osservatorio ......... » Idem — Rivista, note ed osservazioni meteorologiche del settembre 1871........>» N. 10. Ottobre — Note originali ricavate dai registri delle osservazioni dall’ A. A. P. Tac- Cha Sv POSE to al cina ve doo cià CO Bodo do vd 00) Idem — Rivista, note ed osservazioni meteorologiche dell’ottobre 1871. ......... » ivi ivi ivi 102 109 114 ivi 142 113 1415 124 ivi 124 127 132 133 134 144 142 7 N. 41. Novembre — Numero delle macchie, fori e protuberenze solari osservati dall'A. A. LIETA VINI e e Re GIO AI Toto O Dicono ciclo Ron . Pac. 149 Idem — Rivista, note ed osservazioni meteorologiche del novembre 1871 . ...... » 150 N. 12. Dicembre — Rivista note ed osservazioni meteorologiche del dicembre 1871 ... » 157 ELENCO DELLE CONFERENZE PUBBLICHE DATE IN PALERMO PER CURA DEL CONSIGLIO DI PERFEZIONAMENTO NELL’INVERNO 1871. I-II. Sull’ecclisse di sole osservato in Terranova nel dicembre 1870... P. TACCHINI Ji/asSulbCaurora boreale ttt att eta eee ata eta toe eat P. BLASERNA IV-V. Geologia de’ dintorni di Palermo... ........ .......0000% G G. GEMMELLARO VI. Il cuore ed il cervello in ordine alle umane passioni ......... L. FASCE VII. Sull’arco baleno... ...... AR a RR: A e cond F. CALIRI VIII. La folgore ed il parafulmine..................0.. Siatore eo G. DAMIANI SSIS A I eo Niola G. CAMPISI XII. Il sole e le aurore boreali osservate a Palermo nell’ aprile 18741.. P. TACCHINI XIII-XIV. Famiglia, lavoro e proprietà... ............000000 000 S. CoRLEO XV. Sulle abitazioni antiche e moderne... ..........00.. 0000. F. G. B. BASILE PUBBLICAZIONI PERIODICHE ED ALTRE RICEVUTE IN DONO O IN CAMBIO DAL CONSIGLIO DI PERFEZIONAMENTO Annalen der Chemie und Pharmacie, von Wéhler, Liebig und Kopp; neue Reihc Band 81, fasc. , 3; Bd. 82, fac. 1-3; Bd. 83, fasc. 1-5; Bd. 84, fasc. 1-3. VIII supplementband 2, 3, Heft. — Bd. 85, fasc. 1, 2 e 3, Bd. 86, fasc. 1. American Journal of science and arts, vol. I, n. 4 apr., 5 mag., 6 giugno 1871. Vol. II, n. 8 ag. ecc. Atti del R. Istituto Veneto di scienze, lettere ed arti. Ser. III, t. 16, disp. 4-10. Ser. IV, disp. 4-5. Archiv des Vereins der Freunde der "Naturgeschichte in Meklenburg 24 Jahr. Annual report of the Board of Controllers of Public Schools for the Jearending decemb. 1867. Address delivered on the centennial anniversary of the Birth of Alexander von Humboldt — By Louis Agasizz. Atti della Società italiana di Scienze naturali. Fasc. 1 a 4, fog. 1-19. Vol. XV, fase. 4, fog. 4-6. Atti dell'Ateneo Veneto. Anno 1868-69, serie II, vol. VI, punt. IIT. Serie II, vol. VII, punt. I. Annales de l’observ. Physique central de Russie publiées par H. Wild. An. 1866-68. Annual report of the Columbia istitution for the Deuf and Dumb, 1867. Annuaire de l’Academie royale de Belgique, 1870-71. Atti del R. Istit. d’Incoragg. alle Sc. naturali, econ. e tecnologiche di Napoli. 2 ser., t. VIII, parte I. American Journal of science and arts. 16 Aprile 1872. Atti dell’Accademia Gioenia di scienze naturali di Catania. Serie 3, vol. V. Bulletin de la Societé imp. des naturalistes de Moscou; anno 4869, n. 1-4; anno 1870, n. 4. Bulletin météorologique mensuel de l’observatoire de l’Université d’Upsal, vol. II, num. 1-6. Dec. 1869, mai 1870. Bulletin mensuel de la Société d’Acclimatation, 2 serie, tom. VIII, n. 1-14; vol. IX, 1-2. BoNeicuo i dell’osservatorio del Collegio Carlo Alberto in Moncalieri, vol, V È 10-42, e n 8 Bulletin of the Essex Institute, vol. II, n. 1 a 12. A Bulletin de l’Académie Royale de Belgique 1869, tom. XXVII-XXVIII 1870, tom. XXIX, XXX. Canadian Naturalist and Quarterly Journal of Science — New Series, vol. V, n. 4, 2. Congressional Directory for the third session of the forty-first Congress of the United States of America. Second edition. Department of Agriculture — Report 1869. s Denkschrift auf Christ. Erich Hermann fon Heyer fon Carl Alfred Zittel, 1870. Entomological Correspondence of Thaddeus William Harris, 1869. a Erginzungen zur instruction fiir meteorologische stationen fon Wild, 1871. Giornale di agricoltura, industria e comm. del Regno d’Italia. Bologna, serie II, anno VIII, vol. 45, n. 4-12; vol. 16, n. 14-24; vol. 17, n. 1-5, 7-9. Gazzetta Clinica dello Spedale civico di Palermo; Anno III, fasc. 1. Geological Survey of Indiana, 1869. Historical Notes on the Eorthquokes of New England 1638-1869. Journal de la Société Centrale d’Horticulture de France, 2 serie, tom. 4-6, 1870-1871. Jahrbuch der K. K. Geolog. Reichsonstalt. Jahrgang 1874. Band XXI, n. 4, 2, 3, da genn. a dic. Jahresbericht des Phisikalischen Central-Observatorium St. Petersburg von Wild 1874. Letter of the President of the National Academy of Sciences 40° Congress, 2 session. Letter of the Vice-President of the National Academy of Sciences 40° Congress, 41 session. Memorie del R. Istituto Veneto di scienze, lettere ed arti, vol. XV, parte II; vol. XVI, parte I. Magni Basilio. Orazione alla sacra Maestà di V. Emanuele II. Monthly Reports of the department of agriculture, 1868. Monthly Report of the Deputy special Commissioner of the Revenue in Charge of the bureau of Statisties March. — Luglio, agosto, settembre 1869. Memoirs of the Boston Society of Natural History. Vol. I, parte IV. Memoirs of the American Academy of Arts and Sciences. Vol. IX, parte I. Maps and Colored Section referred to in the Report of State Geologist of Indiana, 1869. Mémoires de la Société des Sciences de Cherbourg, anno XV, (2e serie tom. V). Mémoires de l’académie des Sciences de Thoulouse. Serie 7, tom. II, III. Nature, Journal of science. Vol. III, n. 76-78; vol. IV, 79-84, 83, 84, 86 a 122. Nova acta R. Societatis scientiarum Upsaliensis; ser. III, vol. VII, fasc. 4, 2, 1869-1870. Nature Journal of science, vol. V, n. 124-134. Proceedings of the Essex Institute, vol. V, n. 7, 8. Proceedings of the Boston Society of Natural History — Annual Meeting, 1868, 1869. Proccedinga ofthe American Academy of Arts and Sciences, vol. 7, from may 1865 to may 1868. Vol. 8. Proceedings and Communications of the Essex Institute vol. VI, parte 2. Raccoglitore — Giornale della Società d’Incoraggiamento in Padova. Serie II, anno VIII, n. 7-22. Rendiconto della R. Accademia delle Scienze fisiche e matematiche, tomo X, fasc. 3, 4. Report of the Commissioner of Agriculture. Year 1867. Report of the invertebrata of Massaschusetts — By Augustus a Gould 1870. Repertorium fir Meteorologie Herausg. von der Kais. An der Wis. redigirt von Dr H. Wild. — Band I, Heft II. Ritter — Erinnerung on With Haidinger. Reports of the diseaus of Catile in the United States-Made to the Commissiones of Agriculture. Sitzungsberichte der K. Akademie der Wissenschaften; math. naturw. Classe I, Abth. 1870, n. 6-10. II Abth, 1870, num. 8-10. — Abth. I 1874, n. 4-5. Abth, II 41874, n. 4-5. Smithsonian Report, 1867, 1868, 1869. Smithsonian Miscellaneus Collections 194 — Land and Fresh Water Shelles of Nord America. — . Parte I. Pulmonata Geophila. A Sitzungsberichte der Naturvis. Gesellschaft. Isis in Dresden. Jahrgang 1870. Oct., nov., dec. — .. Jahrgang 1874. Jan., feb., marz, juli, august, september. Sitzungsberichte der K. Bayer Akademie der Wissenschaften zu Munchen, 1869, II; 1870 I-II The Mechanics Magazine. London, vol. 95, numeri 2449 a 2464. To-day A paper printed during the fair of the Essex Institute and Oratorio Society at Salem, Mass. from Oct. 31 to November 4. Verhandlungen der K. K. geologischen Reichsanstalt 1874, 4-6, 9-18. Verhandlungen des naturhistorisch-medizinischen Vereins zu Heidelberg. Band V. Verhandlungen der Naturforschenden Gesellschaft in Bosel. Fiinfter Theil drittes Heft. Vierteljahrsschrift der Naturforschenden Gesellschaft in Zurich, 5° anno, disp. 1 a 4. AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA OSSIA CATALOGO RAGIONATO E COMPARATIVO DELLE VARIE SPECIE DI UCCELLI che si rinvengono in permanenza o di passaggio NELLE PROVINCIE DI MODENA, DI REGGIO E NELLA SICILIA PER PIETRO DODERLEIN. (Continuazione. Vedi vol. VI, 1870, pag. 236). Fam. SYLVIDAE. Subfam., Sax1coL1NAE) (SILVIE SASSAJOLE)» Gen. SAXICOLA, Bechst. 138. Saxicola oenanthe, Bechst. ex Lin. (Motacilla oenanthe, Lin., Vitiflora cinerea et grossa, Bris., Oenanthe cinerea, Viell.). Volg. Ital. Sassajola, Massajola, Maciola, Codibianco, Culbianco, Codetta d'estate. Mod. 108. — Cwldianc, Cultarèn (in Mod.), Cul-biane (in Bol.) La Sassajola è abbondantissima nel modenese. Vi arriva ai primi d’aprile, ritorna in agosto e riparte in settembre pel mezzodi, In tali epoche s’aggira in piccoli drap- pelli tanto per i monti elevati, quanto per i colli e per le campagne arborate del piano, svolazzando da sasso in sasso, da frasca in frasca. Parecchie copie vi nidifi- cano, preferendo in genere le alture alla pianura, Sic. 118. — Cuda janca o vranca (Sic.), Cudi bianchi (Castelb.), Matacinu culu Jancu (Mess.) Culbiane 0 Caccasciarra (Catan.). In Sicilia le Maciole passano in gran copia nei mesi di marzo e d’ aprile, e ri- passano in settembre. Durante il transito primaverile centinaia d’individui si ucci- dono al giorno presso Palermo, tanto sull’altipiano dei monti circonvicini, quanto per Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. VII. 2 10 AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA le campagne del littorale. In autunno esse s'incontrano a preferenza lungo le spiagge settentrionali e sugli scogli sporgenti in mare. Ivi nelle prime ore del giorno se ne vede un gran numero arrivare dal largo, riposarsi alquanto sulle rupi circostanti, indi risalire a piccoli voli le vicine alture, internarsi nell’isola, e dopo breve rico- verarsi completamente in Africa; talchè verso la metà di novembre non ne resta più individuo veruno. Anche presso Messina il cul-bianco è comunissimo in ambo i pas- saggi, ed i ragazzi ne fanno abbondanti prede con trappole tese in sull’arena (Be- noit). Alcune coppie nidificano eziandio sui monti elevati dell’ isola, in ispecie su quelli delle Madonie, e de’ contorni di Girgenti, attestandolo il Minà, il Caruso ed il Ruggeri. — La specie è abbondantissima anche in Sardegna (Salvadori). 139. Saxicola stapazina, Temm. ex Gm. (Motacilla stapazina, Gm., Vitiflora rufa, Bris., Vitiflora stapazina, Bp.). Volg. Ital. Sassajola o Monachella a gola nera (Savi), Stapazina (Calvi). Mod. 109. — Cul-bianc (in Mod. e Bol.). Questa bella Sassajola trovasi annoverata nel cataloghetto ms. del professore Bri- gnoli fra gli uccelli di passo raro del Modenese. Ai tassidermisti del paese però non fu peranco dato poterla rinvenire, forse perchè soggiorna a preferenza sulle alte montagne. Dalle informazioni da me prese nell’ultimo viaggio sull’Apennino, mi consta che parecchi individui vi giungono in primavera, nidificano ne’ siti erti e sassosi, men- tre altri pochi vi passano e ripassano nelle debite stagioni, Sic. 119. — Cuda janca cu l’ali niuri (Pal.), Matacinu monacu (Mess.), Al niuri (Castelb.), Munacedda cu l’ali niuri (Caltag.). In Sicilia questa specie arriva a metà del passo della precedente, della quale éè assai più rara. Tuttochè affine alla comune per costumi, essa abita a preferenza le alture. Ogni anno di fatto in certe speciali giornate d’aprile, molti individui, pro- venienti dal mezzodi ed in completo abito di nozze, sogliono convenire sugli erti monti del circondario di Palermo, soffermarvisi uno o due giorni, e nelle notti suc- cessive passare al continente. Essi vi compariscono in drappelli più numerosi in set- tembre, rivestiti della loro più dimessa livrea invernale, ed accompagnati da copioso stuolo di novelli; d’onde dopo breve sosta riparano in Africa. Qualche coppia però nidifica anche nelle regioni montuose dell’isola. — Il Cara crede che questa specie sia stazionaria in Sardegna; ritengo più probabile col Salvadori, ch’essa parta e sverni completamente in Africa, 140. Saxicola rufescens, Blasius ex Bris. (Vitiflora rufescens, Bris., Sylvia rufescens, Savi, Saxicola aurita, Temm., Vitiflora au- rita, Bp.). Volg. Ital. Massajola bianca, Monachella o Maciola ad orecchie nere. Mod. 110. — Cul bianc mùntanar (in Mod.). Registro questa specie fra gli uccelli avventizî del Modenese. Essendochè dal To- AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 11 gnoli ne ebbi un giovane colto nell’autunno 1865 sulle colline di Fiorano, e perchè potei personalmente accertarmi ch’essa passa e ripassa, in compagnia delle conge- neri, sui monti più elevati della Provincia, Sic. 120. — Munacedda biunna, Cuda-bianca furastera (Pal.), Matacinu jan- cu (Mess). Anche questa Macciola attraversa in discreto numero la Sicilia nelle consuete epo- che di passo, imbrancata per lo più colla specie precedente; che anzi in certe par- ticolari giornate d’aprile e di settembre, la massima parte delle sassajole che con- vengono sui monti presso Palermo appartengono a queste due specie. — V'ha dispa- rità di parere fra gli ornitologi sull’ entità di questa specie ; mentre alcuni autori opinano non esser d’essa che una notevole varietà della Stapazina, altri più recenti fra cui lo Schlegel, il Blasius, il Degland, il Gerbe, il Durazzo, il Salvadori persi- stono a ritenernela distinta. Nè a torto: poichè ad onta che le due specie si trovino sovente associate in un medesimo branchetto, e sieno molti affini in costumi, esse dif- feriscono sino dalla prima età per caratteri speciali e costanti, quali sono quelli del sesso, della tinta, della forma e dimensione del corpo, del colore delle nova ece., talchè se pure il Calvi le vidde una volta nidificare insieme, ciò potè avvenire in via assolutamente eccezionale. — Qualche Macciola bianca incontrasi pure in Sardegna in tempo di primavera, giusta il Salvadori, 141. Saxicola leucura, Leys, et Blas, (Turdus leucurus, Lin., Saxicola cachinans, Temm., Vitiflora leucura, Bp.). Volg. Ital. Cul bianco moro 0d abbrunato (Savi). Sic. 121. — Matacinu niuru (Mess.), Carrubeddu, vulgo dicta major. (Cupani). Questa Macciola giusta il Caruso è bastantemente comune in estate ne’ luoghi aridi e sassosi delle provincie meridionali della Sicilia. Essa vi giunge in primavera, ni- difica, e riparte in settembre. A Palermo è rarissima; e lo stesso Benoit che nel suo catalogo stampato la diceva frequente, meglio informato, nella successiva appendice mss. la dichiarò assai rara. Giusta il Ruggeri rinviensi talvolta sul pietroso altipiano che sì stende presso il paese di Ragusa. — Non è rara in Sardegna (Cara e Salvad.), N, B. Fin’ora non mi venne fatto d’incontrare in Sicilia verun individuo della Sazi- cola leucomela, nè so che da altri vi sia stata rinvenuta. Un dotto ornitologo In- glese ritiene però che vi possa esistere; dappoichè me ne chiese comunicazione in un suo recente scritto. — Essa manca anche in Sardegna. Gen, PRATINCOLA, Koch. 142. Pratincola rubetra, Koch ex Lin. (Motacilla rubetra, Lin., Silvia rubetra, Lath.) Volg. Ital. Steacino o Stiacino (Savi), Salt'impalo (Calvi), Saltinvaghile, Barada, Piglia-mosche, Piagnaccia (Gesn.,, Aldrov.), 12 AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA Mod, 111. — Saltan pal, Barada (Mod.). Lo Steacino è una delle Silvie più comuni del Modenese, Passa in piccoli drap- pelli in aprile, e ritorna co’ novelli in settembre ed in ottobre. Parecchie coppie vi nidificano, tanto sulle costiere incolte de’ monti, che ne’ prati irrigui del piano, de- ponendo le loro uova in una buca del suolo, senza darsi soverchia cura della co- struzione del nido, Sulle sterili colline di Matajone che stendonsi a piè dell’ Apen- nino, e lungo le siepi che ricingono le campagne del piano, è ovyio di vedere que- .sti uccelletti vagare da un arbusto all’altro, graziosamente inchinandosi di contro il molesto cacciatore che loro tiene dietro. Sic. 122. — Cacasipali, Caca-marruggiu (Sic.), Caca-palu, Broscunculu (Mes- sina). 3 In Sicilia questa specie è generalmente di passaggio. Giunge in discreta copia sul finire d’aprile; si trattiene alcun tempo ne’ prati erbosi, ne’ bassi vigneti, ne’ recinti a fichidindia, indi procede al settentrione, per riapparire in autuuno, e passarvi gran parte della cruda stagione, Qualche coppia s’interna in estate ne’ monti, e vi nidi- fica. — Ritengo col Cara ch’essa sia abbastanza comune anche in Sardegna. 143. Pratincola rubicola, Koch ex Lin. (Motacilla rubicola, Lin., Sylvia rubicola, Lath.). Volg. Ital. Salt'in palo moro, Salt'in selce 0 Salt’in salcio moro (Calvi), Salt in punta montanaro (Aldrov.). Mod. 112. — Barada, Teston (in Mod.) Il Fornajolo è semistazionario e mediccremente abbondante nel Modenese. Abita in genere i colli denudati, le sponde de’ torrenti, de’ fiumi, ed anche i terreni vallivi ed acquitrinosi, ove sotto lo sporto di una radice o di un sasso, suole porre il nido, Non pochi individui s'incontrano d’ inverno presso Modena nelle praterie irrigue e lungo le siepi che fiancheggiano le strade. Incalzando il freddo essi abbandonano tem- porariamente la provincia, nè vi ritornano che a buona stagione. Sic. 123. — Cacamarruggiu (Sic.), Cacamarruggiu paisanu (sec. Russo), Pig- ghia muschi (Cat.). Il Fornajolo anche in Sicilia è semistazionario e comunissimo. D'inverno abita le campagne del littorale, le saline, il margine delle paludi, de’ fossati, non meno che i macchietti a cisti ed a cameropi del colle. In estate sale a nidificare nelle alte regioni montuose; in tutti i tempi erra or solitario or appajato fra folti cespugli, sorgendo repentinamente sulla cima degli arbusti lorchè è intimoritos d’onde il no- tissimo nome di Sal? in palo datogli, promiscuamente alla specie precedente, in pa- rccchi dialetti d’Italia, — È comunissimo anche in Sardegna AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 13 Subfam. AccENTORINAR» Gen ACCENTOR, 144. Accentor modularis, Bechst ex Lin. (Motacilla modularis, Lin., Prunella modularis, Viell., Curruca lepiaria, Bris.). Volg. Ital. Accentore (Genè), Passera scopajola 0 scopina, Passera fratajola (Bp.), Stipujola (Calvi), Sepajola, Boscherina (prov. Bientina). Mod. 113. — Passera matella (in Mod. e Reggiano), Passra boscareina (in Bo- logna). L’Accentore è semistazionario ed abbastanza frequente nel Modenese. Dimora per lo più ne’ luoghi sterili e sassosi del vicino Apennino, e vi nidifica per due volte di seguito, Appressandosi l’inverno scende in piano, e si avventura perfino nei contorni della città, Giunta la primavera ripara nuovamente ne’ monti, mentre altri indivi- dui passano e ripassano pel Modenese in aprile ed in settembre; talchè può dirsi in parte stazionario in parte emigrante. Sic. 124, — Ghiummarola 0 Ghiummaloru (Pal.), Carbunaru (Messi). Anche in Sicilia l’Accentore è semisedentario, ma assai più comune in tempo d’in- verno che in estate. Durante codesta stagione lo si rinviene comunemente appiattato in terra ne’ prati erbosi, e nelle campagne arborate, d’onde sorge repentinamente per posarsi sugli alberi vicini all’appressarsi dei viandanti e dei cacciatori. Presso Pa- lermo è comurissimo nella Villa Favorita e ne’ giardini prossimi al mare; maggior- mente però in certe annate, quali furono il 1867 ed il 1869, che non in altre. Anche il Minà nota che nel 1839 se ne vidde un gran numero nel piano di s. Paolo presso le Madonie. — Vive e sverna anche in Sardegna (Salvad.). - 145. Accentor alpinus, Bechst ex Gm. (Motacilla alpina, Gm.) Volg. Ital. Sordone. Mod, 114, — Surdon (in Mod.), Passra mùntanara (in Bol.). Le provincie di Modena e di Reggio per essere in parte costituite da monti di certa elevazione, quali sono quelli del Cimone (2126 m.), di Cusna (2061 m.), del Cer- reto (1261 m.) annoverano nella loro Fauna anche animali prettamente alpestri. Tale è ad es, il Sordone che vive e nidifica sulle alte cime e cala temporaneamente in piano ne’ rigidi inverni, Difatti nel 1860 lorchè tracciava la carta geologica di quelle re- gioni, ne rimarcai parecchie coppie nidificanti sul vasto altipiano di Pratoreno, Esse saltellavano per le nude rocce di quelle maestose solitudini, facendole echeggiare del melodioso loro canto. Anche di recente m’ebbi qualche esemplare colto in piano dal diligentissimo Tognoli. 14 AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA Sic. 125. — Ghiumalora muntanara (Sic.). In Sicilia il Sordone è avventizio sui monti centrali dell’isola. Ii signor Martorana fu il primo a predare un individuo nel dicembre del 1867 sulle alture circostanti a Palermo, che mi cedette per la collezione del Museo; mentre nell’anno successivo ne venne colto. un secondo nel distretto dei Colli. Sembra altresi che questa specie estenda talvolta la sua emigrazione invernale sino all’isola di Malta, come risulta dalle osservazioni del signor Schembri. — Essa è del pari accidentale in Sardegna. Subfam. Humrcorae Schl. (SiLvie copIROSSE). Gen, RUTICILLA, Brehm. 146. Ruticilla phaenicurus, Bp. ex Lin. (Ruticilla, Bris., Motacilla phaenicurus, Lin., Saxicola phaenicurus, Koch). Volg. Ital. Codirosso 0 Cul-rosso ordinario (0lina), Codirosso de’ monti (Calvi). Mod, 115. — Cov-ross (in Mod.), Coross (in Bol.). Il Codirosso è di passo nel Modenese del pari che nelle altre provincie dell’ Ita- lia centrale. Arriva in un buon numero in aprile e maggio, nidifica una a due volte di seguito ne’ frutticeti, ne’ boschetti di montagna, ed anche nei fori dei vecchi muri, e riparte pel mezzodì alla fine di settembre. In autunno s’ aggira per i macchioni e per le siepi che ricingono i giardini, si del piano che del colle, dando agio al cac- ciatore di prenderlo colle reti, colle pannie e col fucile. Sic. 126. — Cuda-russa (Sic.), Cuda-russa facci bianchi (Girg.), Cuda di focu (Messina). In Sicilia passa del pari in copia in primavera ed in autunno; frequenta i bo- schetti del piano, i macchietti del colle, non meno che i frutticeti del littorale, nei quali si tiene per solito ostinatamente celato. Alcune coppie nidificano nei monti, passano in ottobre al mezzodi, mentre altre restano a svernare nelle provincie me- ridionali dell’isola, e talvolta anche ne’ contorni di Palermo, — Lo stesso avviene in Sardegna giusta il Salvadori, 147. Ruticilla tithys, Brehm. ex Scop. (Sylvia tithys, Scop., Ruticilla Gibraltarensis, Bris., Saxicola tithys, Koch). Volg. Ital. Codirosso moretto, Codirosso spazza-camino, Moretto. Mod, 116. — Covros nègher, Magnanèn. Questo uccelletto è raro nel piano di Modena, alquanto più frequente al monte. Vi giunge in primavera, nidifica una o due volte nei spacchi dei muri e delle rocce, e riparte in autunno pel mezzodi, Qualche raro individuo vi si lascia vedere anche d'inverno nelle annate miti. Nell'estate del‘1861 molti ne riscontrai presso l’alpe- AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 15 stre villaggio del Cerreto che saltellavano per le erte halze dei monti, e pel pie- troso tetto di quei rustici abituri. Il Tognoli notò che nell’aprile 1865 dopo una vio- lenta nevicata ne comparve un gran numero presso Modena, ed erano quasi tutti maschi. Sic. 127. — Cudarussa varvariscu (Pal.), Cuda russa cu pettu niuru (Messina), Cuda russa carbonara (Girg.), Cuda russa di rocca (sec. Cupani). Questa specie, ricordata dal Rafinesque sotto il nome di Motacilla erythrodirus, è del pari semistazionaria ma non molto frequente in Sicilia. Nell'inverno abita le falde dei monti, i luoghi aridi e sassosi, i ruderi delle antiche fabbriche; in estate sale a nidificare nelle valli montane, e ne ridiscende verso la metà di settembre, per emigrare in parte al mezzodi. Il Benoit la trovò in tempo d’inverno sulle lave del Monte Etna; ed io pure ne rinvenni molte in dicembre presso Marsala e Mazzara sui dirupi ammassati intorno le famose latomie scavatevi dagli antichi popoli troglo- diti — È comune d’inverno anche in Sardegna. Gen. CYANECULA, Brehm. 148. Cyanecula Svecica, Brehm, ex Lin, (Cyanecula, Briss., Motacilla Svecica, Lin., Sylvia Svecica, Lath. Savi.). Volg. Ital. Pett'azzurro (Savi), Codirosso col petto ceruleo (St. Ucc.), Petto tur- chino (Calvi). Mod, 117. — Petazor (in Bol.). Sono pochi anni che il Pett’azzurro divenne alquanto più frequente nel Modenese; per lo innanzi non se ne conosceva che una sola presa, fatta di un individuo gio- vane dal Marchese Bagnesi nel suo roccolo di Reduù. Dietro recenti indagini si con- statò, che qualche soggetto vive in estate nella bassa provincia, e che vi transita in maggior copia in tempo d’autunno; ed anzi nel 1866 non pochi individui vennero presi nel piano di Modena, ed altri più recentemente nel Carpigiano; buona parte dei quali mi vennero ceduti dal Tognoli per la collezione del Museo di Palermo, Giu- sta il Bianconi il Pett’azzurro rinviensi pure nel doppio passo ne’ terreni acquitri- nosi della provincia di Bologna. — Questa specie agevolmente si addomestica. Un col- lettore Modenese di Uccelletti ne tenne vivo per parecchi anni un individuo maschio che era divenuto oltremodo mansueto, e di tratto in tratto prorompeva in un dolcis- simo canto. Sic. 128. — Cuda russa a pettu bru, (Pal.), Pettu blu (Mess.), Pettu azzurru (Girg.). Il Pett'azzurro non è del tutto raro in Sicilia, massime nelle provincie meridionali. Il mio corrispondente ed amico Barone Caruso di Girgenti mi comunica che alcuni individui sogliono svernare insieme alle Coderosse ed al Pettorosso nei frutticeti di quei contorni, d’onde all’appressarsi della primavera ripartono pel settentrione. Anche 16 AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA il Ruggeri nella recente sua opera i’ Uccellatore dice non essere raro presso Ragusa, Giusta il Malherbes sarebbe invece rarissimo presso Messina e comune nelle vicinanze di Palermo. Posso assicurare l’illustre Ornitologo che tanto io che i miei amici nel corso di 6 anni non potemmo cogliervi che un solo individuo. Il Museo di Palermo però ne possiede parecchi di varia provenienza, i quali tutti offrono sul petto la ca- ratteristica macchia bianca ricinta da elegante zona azzurra, tranne un maschio in- viatomi dalla Toscana, che per esser forse vecchissimo, non porge alcun vestigio di simile colore. — Il Petto-azzurro non è citato dal Cara né dal Salvadori fra gli uccelli di Sardegna Gen. PHILOMELA, Selby. 149, Philomela luscinia, Selby ex Lin. (Motacilla luscinia, Lin., Sylvia luscinia, Lath., Lusciola luscinia, Keys. Mas.). Volg. Ital. Usignolo, Rusignolo comune (St. Ucc.), Luscignolo (Gesu, Aldr.). Mod, 118. — Lusgnol o Rusgnol (in Mod. e Bol.). Non appena lo squallido inverno ha ceduto il campo alle tiepide giornate di pri- mavera, che veggonsi questi cari uccelletti arrivare dal mezzodi, invadere le siepi, i giardini, i boschetti attigui alle acque, ai canali irrigatori della provincia, e ni- dificarvi. Qualche coppia si fissa anche in città, nei viali del pubblico giardino che nelle placide e serene notti d’estate fa echeggiare del melodioso suo canto. L’ Usi- gnuolo cova nel Modenese anche due volte di seguito, e riparte in settembre pel mez- zodi, Sic. 129, — Rusignolu (Sic.), Risignolu (Girg.), Liscignolu (Caltag.) Esso è di passo estivo in Sicilia ed abbastanza comune. Arriva ai primi d’aprile ed anche più presto se la stagione è mite; sosta qualche giorno ne’ folti macchioni del piano e dei colli, indi varca al continente. Alcune coppie si fissano nelle siepi che fiancheggiano i torrenti e nei luoghi freschi ed ombrosi, e dànno opra a costruirvi il nido, che compongono di foglie secche, di radichette, e di fieno (Benoit). Ciò par- ticolarmente osservasi lungo l’Anapo ed i fiumi delle provincie meridionali; laddove presso Palermo, ove esso è sommamente ricercato per la dolcezza del suo canto, le sue nidiate sono estremamente rare. Ma già verso gli ultimi d’agosto gli individui che passarono al continente sono di ritorno. Essi si soffermano silenziosi per i ho- schetti del littorale, e «dopo breve riparano coi novelli in Africa, Anche in Sardegna giusta il Cara ed il Salvadori gli Usignuoli arrivano talvolta precocemente ai primi di marzo, 150. Philomela major, Brehm. ex Shewenck, (Luscinia major, Shewenck, Motacilla luscinia major, Gm., Sylvia philomela, Bechst., Lusciola luscinia, Keys. Blas.). AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 17; Volg. Ital. Usignolo maggiore, Russignolo o Russignuolo forestiero. Non mi consta che l’ Usignolo maggiore sia stato mai rinvenuto nel Modenese e nella Sicilia, benchè non riesca raro in Dalmazia, in Siria, in Africa, e s’ incontri talvolta di passaggio anche nell'Italia centrale. Sembra che talvolta comparisca in Sardegna in tempo di primavera e vi nidifichi, giusta il Cara. Gen. ERYTHACUS, Cuv. 151. Erythacus rubecula, Cuv. ex Briss, (Rubecula, Briss., Motacilla rubecula, Lin., Sylvia rubecula, Lath., Rubecula fumilia- ris, Blyth.). Volg. Ital. Pettorosso, Pettirosso, Pittiere. Mod. 119. — Petross (in Mod. e Bol.). Nel Modenese come in tutta Italia i Pettirossi calano dalle Alpi alla fine di set- tembre e si spargono per ogni dove; ai primi tepori della primavera ripartono pel nord, restando tuttavia qualche coppia a nidificare nei boschi dell’Alto Apennino, Sic. 130. — Petturussu (Sic.), Pitirru (Cefalù), Pitiddu (Castelb.), Pittirri (Mess.), Anche in Sicilia il Pettorosso è semistazionario e piucchè mai abbondante in tempo d’inverno. Moltissimi vi giungono dal continente in ottobre insieme co’ tordi, ed altri molti vi calano dai vicini monti. Durante la mala stagione questi graziosi uccelletti S'aggirano per le siepi, per gli oliveti, per i boschetti d’agrumi, sì del piano che del colle, non meno che per i macchioni che fiancheggiano i fiumi e le paludi; località tutte che avvivano del piacevole loro canto, vieppiù gradito in cotale stagione in cui ogni altro uccello è pressochè muto. Nelle fredde notti invernali i Pettirossi anche in Si- cilia sogliono talvolta ricoverarsi nelle serre, nelle stalle ed anche ne’ muri delle ru- stiche abitazioni. All’appressarsi della primavera alcuni risalgono le valli montane per nidificare nei boschetti prossimi ai torrenti, mentre altri moltissimi emigrano al con- tinente.—Il Pettorosso offre non di raro la varietà albina; tal’ è una graziosa spoglia posseduta dal Gabinetto Liceale di Trapani, sul cui petto è tuttora visibile la ca- ratteristica macchia rossigna. — La caccia del Pettorosso colle panie e colla civetta è nno dei più graditi divertimenti di molti cittadini di Palermo; nè già a torto; poi- ché nelle ville suburbane e specialmente nella Favorita, se ne possono prendere tal- volta da 40 a 50 individui per mattinata, senza che perciò il loro numero sembri diradato. — Anche in Sardegna il Pettorosso passa l’inverno in pianura e l’estate nei monti, ove nidifica (Cara e Salvad.). Subfam. SyLVINAEs (SILVIE BOSCHERECCIE 0 SELVANE) Gen. SYLVIA, Scopoli, 152. Sylvia hortensis, Lath. ex Gm. (Motacilla hortensis, Gm., Curruca hortensis, Koch.). Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. VII. Parte I. . 3 18 AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA Volg. Ital. Bigia, Bigione, Beccafico maggiore, comune, vero, cenerino. Mod. 120. — Beccafigh (in Mod. e Bol.), Surdòn (in Regg.) Il Bigione è piuttosto raro in tempo d’estate nel Modenese; alquanto più frequente in aprile ed in settembre. Qualche coppia però nidifica sui vicini colli, poichè durante la calda stagione ne viddi talvolta portare delle nidiate dai ragazzi. Abbonda per lo contrario nelle provincie Venete, ove promiscuamente colla Sylvia cinerea porta il nome di Beccafigo. Sic. 131.— Beccaficu (Sic.), Vranculiddu, Janculiddu o Bianculiddu (Pal., Gir.). In Sicilia non è molto frequente nel passo primaverile; comunissimo all’incontro nell’autunnale, in ispecie in settembre allorchè incominciano le pioggie. Presso Pa- lermo in cotale stagione i Bigioni ve ne stanno sparsi peri boschetti e per le campagne arborate in particolare ove sonvi,piante di mori e di fichi. Ivi si trattengono sino verso la metà di ottobre, indi tutti spariscono per andar a svernare in Africa, Be- noit,. — È probabile che qualche coppia pervenga anche in Sardegna benchè non ci- tata dagli ornitologi del paese. 153. Sylvia atricapilla, Scopoli ex Lin. (Curruca atricapilla, Bris., Motacilla atricapilla, Lin.). Volg, Ital. Bigiola, Capinera, Capinera gentile 0 comune, Testa nera (Calvi), Capifuscola (Gesn.). Mod, 121. — Capnègher (in Mod.). Capneigher (in Bol.). La Capinera è poco frequente nelle pianure del Modenese; alquanto più comune ai colli, Arriva in marzo, e secondo taluni anche in febbraio nelle annate miti; si sparge per i boschetti di basso fusto, pe’ macchietti di ginepro, vi nidifica una o due volte e riparte in ottobre. Negli inverni più tepidi, qual fu quello del 1866, qualche individuo sverna in provincia; circostanza della quale approfittò il Tognoli per co- gliervi alcune spoglie e spedirmele a Palermo, Sic. 132. — Capufuscu (Sic.), Bofuscu (Catan.), Capu fuscu granni (Girg. ) Testa niura (Mess. il maschio), Testa russa (la femina). La Capinera è comunissima d’inverno in Sicilias vi arriva in ottobre insieme coi tordi; si diffonde per le campagne arborate, in ispecie ove sonvi arbusti di caccamo, di mirto, o festoni di edera, del cui frutto è ghiottissima, e riparte pel settentrione in aprile. — Ne contorni di Palermo basta appostarsi presso una di cotali piante nelle placide giornate invernali, per uccidervi, in meno d’un’ora, una dozzina e più d’ in- dividui. In estate qualche coppia rimane a nidificare nei monti, ma il maggior nu- mero emigra al continente. — L’egregio Zuccarello Patti di Catania, descrisse negli atti dell’Accademia Gioenia del 1844 una varietà di capinera a gola giallo-canerina, ch'egli colse nelle vicinanze della città. Io pure ebbi agio di predare molti individui consimili nella Villa R. Favorita presso Palermo. Dapprima credetti che questa parti- AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 19 i colarità, che a taluno parve degna di costituire un carattere distintivo di specie, dipendesse da una muta senile della Capinera, in analogia di quanto osservò il Lin- dermayer nella pretesa sua Sylvia Ochrogenis, uccisa sul monte Imeto. Se non che più tardi mi avviddi che questa tinta citrina era al tutto superficiale e labile, e prodotta, a quel che sembra, dal polline dei fiori di edera che l’uccellino sfiorò col corpo mangiandone le bacche. — Questa specie è altresì comune in Sardegna. 154, Sylvia orphea, Temm. (Curruca orphea, Boie ex Temm., Sylvia grisea, Viell.). Volg. Ital. Bigia grossa. Mod. 122. — Si credette fin ora dagli ornitologi nostrani che questa Sylvia non giungesse nel modenese. Il fatto dimostrò il contrario, dappoichè 1’ egregio Tognoli - ne colse alcuni individui tanto nell’ estate 1865 quanto nel 1869 e me li inviò a Palermo per la collezione ornitologica del Museo. Siccome i caratteri di questa spe- cie mi sembrano molto affini a quelli della Sylvia Rortensis, così credetti bene di ascriverla nel gruppo delle vere silvie, anzichè in quello delle curruche o sterpaz- zole ove la pose il Gerbe. Sic. 133. — Beccaficu grossu (Sic.), Pizzu longu? (Pal. e sec. Cupani). In Sicilia dessa è rarissima in ispecie a Messina. Il Benoit la disse alquanto più frequente presso Palermo, il che venne ripetuto dal Malherbes. Finora però non giunsi a coglierne che un solo esemplare che riposi nella collezione del Museo. Un consi- mile individuo esiste pure nel Gabinetto dell’ Università di Catania, ucciso presso Lentini, ove giusta il Benoit, la specie si sofferma talvolta nel passo primaverile. — Non venne segnalata in Sardegna. Gen. CURRUCA, Boie. 155. Curruca garrula, Bris. (Motacilla garrula, Gm., Sylvia garrula, Bechest, Sylvia curruca, Lath.). Volg. Ital. Bigiarella (Savi), Scattarello (Aldrov.), Scoperagnola o Separagnola minore (St. Ucc.). Mod, 123. — Beccafigh cinèn (in Mod.). Anche questa specie di Sylvia che credevasi mancante nel Modenese vi venne trovata di recente. Il Tognoli di fatto m’inviò alcuni individui colti nell’estate del 1865 nei contorni di Modena, ed uno altresì ch’egli predò nel mitissimo inverno del 1866. Sic. 134. — Bianculiddu, Vranculiddu (Sic), Acidduzzu di macchia, Testa chiummina ? (Girg.). La Bigiarella è comunissima in Sicilia per tutto il tutto il corso dell’estate ed an- L) 20 AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA che maggiormente nel doppio passo. Essa vi appare verso i primi d’aprile, s'aggira con piccoli voli per i boschetti d’agrumi, per le siepi dei giardini, e per gli incolti ed i frutticeti prossimi al mare; nidifica si al colle che al piano; indi associandosi agli individui che ritornano dal continente, emigra in ottobre al mezzodi. Moltis- sime coppie vivono in estate nella Villa Favorita, pertinacemente rintanate nei ce- spugli che fanno siepe ai viali, dall’interno dei quali il maschio emette tratto tratto un grazioso gorgheggio. Il Benoit ed il Ruggeri la dicono rarissima presso Messina; io ne rinvenni parecchie in ottobre e novembre nelle scopaie delle provincie meridio- nali. — In Sardegna è meno comune della specie seguente giusta il Cara. Alcuni in- dividui vi giungono in tempo di primavera giusta il Salvadori, 156. Curruca cinerea, Bris. (Motacilla sylvia, Lin., Sylvia cinerea, Lath., Sylvia frutticeti et cineraria, Bechst). Volg. Ital. Sterpazzola (Savi), Beccafico minore, Sterparola (Aldrov.), Scopera- gnola (St. Ucc.). Mod. 124, — Beccafigh (in Mod.), Sterpazola (in Bol). È specie migratoria e comune nel Modenese. Essa vi arriva verso la metà di aprile, si sparge per le campagne si del piano che dei colli, in ispecie per i terreni semi- nati a fava, vi nidifica e si dilegua in settembre. Atteso forse la minor sua frequenza, essa non gode nel Modenese il pregio che le si appone sul territorio di Vicenza, ove i trattori abusando talvolta della fiducia dei passaggieri, fanno loro pagare ben caro l’arrosto di beccafichi che viene loro servito in tavola. Sic. 135. — Bianculiddu, Vranculiddu (promiscuamente ad altre specie), Bec- caficu, Acidduzzu di fava, (Sic), Favarotta (Girg.), Oculiminti (Cupani). In Sicilia la Sterpajola è del pari comune nei giardini e nei boschetti si del monte che del piano, massime presso Palermo. Vi giunge in aprile ed in maggio contem- poraneamente alle quaglie, delle quali, giusta il parere dei cacciatori, segna il più o men abbondante passaggio. Nidifica in parte nell’ isola, ma in maggior numero passa al continente. In tempo d’autunno essa è una delle prime ad apparire in Si- cilia, poichè fino dalla metà d’ agosto se ne riscontra qualche individuo nei frutti- ceti in riva al mare, ove questi si dà a conoscere pel canto e per il particolare suo modo di librarsi e volteggiare in aria. — È comune e nidificante anche in Sardegna, 157. Curruca subalpina, Boie ex Bonelli, (Sylvia subalpina, Bonelli, Sylvia passerina, Temm., Sylvia leucopogon, Meyer). Volg. Ital. Sterpazzolina. Non appare nel Modenese, Sic. 136. — Occhi pisciati (Pal), Percia-caja occhi pisciati (Russo), Buarotta (Mess. sec. Benoit), Cacasipali (sec. Ruggeri), Pappamuschi cu pettu russu (Girg.). Questo uccelletto noto in iscienza per la varietà dei nomi specifici che gli ven- AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 21 nero apposti, è comune in Sicilia in tempo di primavera. Dimora generalmente nei boschetti di agrumi nei giardini, nelle campagne arborate. Verso i primi di maggio si ritira a nidificare nella regione nemorosa dei monti, particolarmente nelle adia- cenze di Alcamo, della Ficuzza e nel bosco di Fiumedinisi presso Messina (Benoit). Ri- comparisce in piano sul finire di settembre, e dopo breve sosta parte per l'Africa, È uccello timido di volo corto, che tiensi per lo più celato nel folto degli alberi e dei macchioni, non uscendone che per posarsi momentaneamente sui rami più spor- genti, e tosto rintanarsi fra le fronde, Il maschio all’infuori della macchia rosea pet- torale distinguesi pure in primavera pel grazioso suo gorgheggio. — È specie emi- grante anche in Sardegna (Salvad.). 153. Curruca conspicillata, Boie ex Marm. Volg. Ital. Sterpezzola di Sardegna. Sic. 137, — Acidduzzu di favari cu l’occhi janchi (Mess.), Acidduzzu di mac- chia (Girg.), Incipri (sec. Cupani). Questo grazioso uccellino non vive nel Modenese. In Sicilia è puramente di pas- saggio estivo ma alquanto raro. Comparisce ai primi d’aprile insieme colle Sassa- jole e colle Sterpazzoline si sparge per le spiagge coperte di cespugli e per gli in- colti in vicinanza al mare; vi nidifica talvolta, e riparte in settembre. Presso Pa- lermo incontrasi non raramente in tempo d’autunno sui fianchi rocciosi dei monti lit- torali, lungo i quali 9aggira svolazzando agilissimamente da un cespuglio all’altro, È però pauroso e diffidentissimo, talchè assai difficilmente si lascia avvicinare dal cac- ciatore. Più tardi sparisce del tutto e va a svernare in Africa, — Secondo il Cara sarebbe stazionario in Sardegna. Molti però vi giungono in aprile dall’Africa e vi ni- dificano (Cara e Salvad.). 159. Curruca melanocephala, Boie ex Gm. (Motacilla melanocephala, Gm., Sylvia melanocephala, Lath., Sylvia rascicola, Viell.). Volg. Ital. Occhio cotto (Savi), Capinera dall'occhio rosso, Occhio rosso (Bris.). Mod, 125. — (Nome volgare ignoto). Questa specie venne per la prima volta segnalata nel Modenese durante il mitis- simo inverno 1865-66. Il Tognoli la colse nei contorni della città e me l’inviò a Pa- lermo, facendomi notare che per non essere comparsa negli anni antecedenti, ne era priva persino la collezione ornitologica dell’Università, Sic. 138. — Munacedda, Munacedduzza (Palermo), Cacasipali cu l’occhi russi (Mess.), Occhi russi (Catan.), Capu fuscu picciulu o cu locchi russi (Girg.), Cicchitedda (Mess. sec. Ruggeri). Questa leggiadra Capinera è stazionaria in Sicilia. Presso Palermo abita in gran numero le siepi, i folti cespugli delle vicine campagne, i macchioni dei giardini lit- torali, nei quali sì tiene tenacemente celata da non poternela talvolta snidare nean- 22 AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA che coll’aiuto dei cani. Al sopraggiungere della bella stagione ripara in buon numero nei monti, ma molte coppie restano tuttavia a nidificare nei frutticeti prossimi alla città. Il signor Benoit colla consueta sua precisione ne descrisse una notevole va- rietà, ch'io pure rinvenni in settembre nei contorni di Palermo, e coordinò valente- mente i caratteri per cui la specie si distingue dalle Silvie che le sono affini. — È stazionaria e comunissima anche in Sardegna (Cara e Salvad.). 160. Curruca nisoria, Koch ex Bechst, (Sylvia nisoria, Bechst.). Volg. Ital. Bianchettone Bigia padovana. Mod. 126. — Beccafig gross (in Mod.). È specie accidentale nel Modenese. Il Tognoli nel 1870 me m'inviò un esemplare pel Museo di Palermo, ch’egli uccise nei contorni di Modena. Sic. 139. — Vranculidda? È ignota ai cacciatori di Palermo. Il Malherbes però l’annovera fra le specie ac- cidentali dell’isola, e richiama al tempo stesso l’attenzione degli ornitologi del paese a constatarne l’ ulteriore comparsa. Nè il signor Benoit nè io potemmo fin’ora rin- venirla, nè ci consta che da altri vi sia stata avvertita. — Non esiste in Sardegna, Gen. MELIZOPHILUS, Leach, 161. Melizophilus provincialis, Jenyns ex Gm. (Motacilla provincialis, Gm., Sylvia provincialis, Temm., Sylvia ferruginea, Viell.). Volg. Ital. Magnanina (Savi), Beccafico o Sterpazzola di Provenza (Calvi). Sic. 140. — Caca-sipali, Cacasipali russu (Messi). La Magnanina è poco frequente in Sicilia, massime nelle Provincie settentrionali. Il Benoit non l’incontrò che una sola volta nella piana di Catania. Io ne colsi di re- cente alcuni soggetti sulle colline rivestite di cisti di cameropi presso Terranova, e mi accertai che vi dimora anche in tempo d’inverno. Ne esiste una spoglia nel Ga- binetto Zoologico dell’Università di Catania, ed altre in quella di Palermo avute dalla Spezia e dalla Sardegna, ove è del pari stazionaria. 162. Melizophilus Sardus, Gerb. ex Marm. (Sylvia sarda, Marm., Curruca sarda, Boie, Pyrophtalma sarda, Bp.) Volg. Ital Magnanina sarda, Occhio cotto sardo (Savi). Sic. 141. — Cacasipali niuru (Sic.). Anche questa Sylvia è rara nelle provincie settentrionali della Sicilia, attestandolo altresi il Benoit. Vi giunge dall’Africa in aprile ed in maggio, si trattiene nelle siepi in riva al mare; e riparte in autunno. Riesce alquanto più comune nelle provincie AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 23 meridionali. Nel novembre 1864 ne incontrai alcuni soggetti sulle colline a cameropi presso Mazzara, ed altri ne uccisi nel corrente autunno 1870 nelle adiacenze di Vit- toria e di Terranova, ove ritengo col Malherbes che nidifichi in estate. — Giusta il Salvadori essa è la specie più comune di Sylvia che esista in Sardegna. Subfam. CaramonerPiNar, Gerbe pro parte, (SILviE PALUDICOLE), Gen. CALAMOHERPE, Boie, 163. Calamoherpe turdoides, Boie ex Meyer. (Sylvia turdoides, Meyer, Arundinaceus turdoides, Less., Salicaria turdoides, Keys Mal.). Volg. Ital. Cannarescione (Savi), Cannajola maggiore. Mod, 127. — Cannaròl (Mod. e Bol.), Lusgnol da val (Mod.). Il Cannareccione comparisce in buon numero in tempo di primavera fra i canneti e le giuncaie del basso Modenese, al fusto delle quali piante sa maestrevolmente an- nettere il proprio nido. Compiute le cove, ripara al mezzodi. Presso la città di Mo- dena è poco frequente. Sic. 142. — Re di li Beccafichi (Sic.), Ocidduzzu di caccia nova (Pal). Esso è comune ed emigrante in Sicilia. Vi giunge in aprile, si fissa ovunque son- vi paludi, laghi, fiumi o ricinti acquatici, in ispecie nelle provincie meridionali e dà opra a costruirvi il nido; mentre altri moltissimi attraversando la Sicilia varcano al con- tinente. Un gran numero di codesti uccelletti sogliono annidare nelle folte siepi di pa- piri che fiancheggiano il fiume Anapo, non meno che nei canneti dei pantani di Cata- nia e del biviere di Lentini, ove agevolmente si danno a riconoscere pel forte e vi- brato loro canto. Giunto il settembre essi riparano completamente in Africa, senza che ne rimanga un solo nei luoghi che così abbondantemente popolavano in tempo d’estate. Presso Palermo il Cannareccione è raro; qualche individuo reduce dalla sua emigrazione estiva si sofferma talvolta nei macchietti del fiume Oreto, ed anche lungo i rigagnoli della Villa Favorita, — Siccome è una delle prime specie che ricomparisce in autunno annunziando il ripasso degli uccelli, così ebbe dai cacciatori siciliani il vol= gar nome di Uccello di caccia nuova. — È molto probabile che il Cannareccione esista anche in Sardegna, ove copiosi sono i paduli e gli estuari, abbenchè non sia stato per anco segnalato dagli ornitologi dell’isola, 164, Calamoherpe arundinacea, Boie ex Gm. (Motacilla arundinacea, Gm., Sylvia arundinacea, Lath., Salicaria arundinacea, Selby). Volg. Ital. Cannajola minore o rossigna, Beccafico di palude (Savi), Beccafico di palude grigio (St. Ucc.). Mod, 128. — Beccafigh da val o da paduì (in Mod.) Questa specie distinta dalla precedente per la minore sua statura, pel groppone 24 AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA rossigno, e pel suo canto più dolce e modulato, è bastantemente comune nelle valli del Basso Modenese, ove arriva in aprile ed in maggio, e riparte in settembre. Vive per lo più nel fitto dei canneti e degli arbusti acquatici, al cui fusto attacca il pro- prio nido, dandogli la forma di un canestro. Sic. 143. — Beccaficu di cannitu o dì maju (Sic.), Acidduzzu di bona nova (Cati). In Sicilia essa è di doppio passo, ma nidifica altresì nei macchioni prossimi ai fiumi ed alle paludi, e più che mai a Lentini, e nell’Anapo fra le piante del Cyperus pa- pyrus. Sul finire d’agosto, reduce dal continente, ricomparisce in maggior numero nei terreni acquitrinosi, ed unendosi agli individui che annidarono nell’isola, ripara in massima parte in Africa. Tuttavia nello scorso novembre, a differenza della specie precedente, ne rinvenni parecchi individui nei macchioni che fiancheggiano il fiume Anapo. — Vive anche in Sardegna, 165. Calamoherpe palustris, Boie ex Bechst, (Sylvia palustris, Bechst., Salicaria palustris, Keys, BI.). Volg. Ital. Cannajola verdognola (Bp.), Beccafico di palude olivastro, Beccafico di fiume. Mod, 129. — Beccafigh o Lusgnol d’acqua (in Mod.). Questa specie, che differisce dalla precedente tanto pel becco più depresso, pel manto bruno, olivastro o bruno verdognolo volgente al cinereo, quanto per le sue abi= tudini meno palustri, e pel modo con cui costruisce il proprio nido, incontrasi alle volte nel Modenese. Giusta le osservazioni dei cacciatori essa frequenta per lo più le praterie umide lambite da rigagnoli e da fiumi, anzichè le terre vallive e palu- stri come l’Arundinacea, Giunge in primavera; e come giustamente notarono i signori Schinz e Savi, fabbrica il nido a piè degli arbusti di salice, o fra le erbe dei prati, nè già sullo stelo dei giunchi come la precedente, e riparte in settembre, Sic. 144, — Nome ignoto, forse Beccaficu di sciumi. È dubbio se esista in Sicilia; la sua presenza non essendo stata constatata da verun ornitologo del paese, anzi denegata dal Benoit. Il solo Malherbes l’annovera fra gli uccelli avventizî dell’isola, ma ritiene altresi ch’essa venga confusa tanto in Sicilia, che nell’Italia continentale, colla specie precedente, cui effettivamente somiglia nelle generalità; ed anzi va tant’oltre da credere che l’aceuratissimo Savi sia caduto in co-' tale errore. A convincerlo del contrario, prego l’egregio autore a rileggere attenta- mente la nota apposta alla pagina 286 del Tomo I della Classica ornitologia Toscana del Savi, e vedrà con quanta dottrina e ponderatezza il nostro Professore seppe rico-- noscere e valutare le analogie e le differenze che intercedono fra queste due specie. — Anche nel Modenese queste due Silvie vengono egregiamente distinte dai cacciatori e persino dai villici della bassa provincia, per modo che sogliono dinotarle con nomi volgari diversi, : AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 25 Gen. LUSCINIOPSIS, Bp. 166. Lusciniopsis luscinioides, Blasius ex Savi. (Sylvia luscinioides, Savi, Pseudoluscinia Savi, Bp., Salicaria luscinioides, Keys, Blas., Cettia luscinia, Gerbe). Volg. Ital. Salciajola (Savi, Calvi), Cannajola del Savi (Bp.). Mod. 130. — Pagliaro! (in Mod. in comune con altre specie palustri). Comparisce alla metà d’ aprile nei terreni acquitrinosi della bassa provincia Mo- denese, ove annida. — Anche di recente n’ebbi alcuni esemplari dal Tognoli che li colse in una sua gita alle basse, Sic. 145. — Rusignuluni (Sic.). In Sicilia sembra rarissima, poichè venne soltanto rieordata dallo Schembri fra gli uccelli di passo accidentale nei contorni di Catania e di Siracusa. Fin ora non la potei rinvenire in veruna parte dell’isola. Però il Benoit mi assicura trovarvisi tal- volta di passaggio. — Un individuo esiste nel Museo di Cagliari, talchè ritengo col Sal- vadori ch’essa varchi talvolta in Sardegna. Gen, CETTIA, Bp. 167. Cettia Cetti, Degland ex Lamarmora, (Sylvia Cetti, Marm., Cettia Altisonans, Bp., Sylvia sericea, Natter in Temm.). Volg. Ital Rosignolo di palude (Calvi), Cannajola del Celti (Bp.). Sic. 146. — Rusignolu di lagu (Sic.), Gadduzzu (Castelb.), Acidduzzu di can- nitu (Mazzara). Questa graziosa Sylvia è comune in Sicilia in tutti i luoghi paludosi, particolar- mente nei contorni di Siracusa, di Catania, di Mazzara non meno che nel biviere di Lentini e di Terranova, e negli altri laghetti ed estuari meridionali dell’ isola. — Il diligentissimo Minà la rinvenne con frequenza nei ruscelli presso Castelbuono, e lungo le falde delle Madonie ; il Benoit nelle adiacenze di Messina, di Siracusa e lungo le sponde del fiume Arceo (come dalle aggiunte al suo Catalogo); io pure ne colsi parecchi individui in novembre 1864 nei canneti del lago di Mazzara, ed altri più di recente nell’Anapo e presso Terranova. Essa si tiene d’ordinario tenacemente ascosa nel folto dei macchioni e dei canneti, fra” quali svigra con lestezza allorchè è inseguita da vi- cino. Il Gerbe la dice migratoria in Sicilia; io la credo piuttosto stazionaria, dappoichè anche per autorità del Minà e dei cacciatori di Mazzara, essa si rinviene d’ inverno nelle stesse località ove nidifica in estate. Nell'epoca degli amori questa Silvia emette un canto abbastanza forte e modulato, per il che s’ebbe da alcuni villici il nome di Gad- Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. VII. Parle I. 4 26 AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA duzzu (Minà). — Essa lo fa sentire anche in novembre, tuttochè più monotono e men sonoro che in tempo di primavera. — La specie è comunissima e stazionaria anche in Sardegna (Cara e Salvi). N. B._— Il Malherhes oltre la Cettia Cetti cita anche la Cettia sericea Bp. ex Nat- terer fra le specie avventizie della Sicilia, soggiungendo che essendo originaria d’Africa potrebbe accidentaimenie rinvenirsi di passaggio nei contorni di Catania e di Sira- cusa. Oggidi però è noto che il nome della Cettia sericea è un semplice sinonimo della Cettia Cetti; e lo stesso Natterer che dapprima lo aveva stabilito , riconobbe pure la sua identità con quello della specie precedente ; talchè per sentenza dello Schlegel e di Degland codesta specie deve sparire dei cataloghi degli uccelli Europei. Gen, AMNICOLA, Gerbe. 168. Amnicola melanopogon, Gerbe ex Temm. (Sylvia melanopogon, Temm., Calumodyta melanopogon, Bp., Salicaria melanopogon, Keys, Blas.). Volg. Ital. Forapaglie castagnolo (Savi), Codibugnolo di palude (St. Ucc.). Sic. 147. — Beccaficu russu (Sic.). Questa specie propria dell'Europa’ meridionale non venne fin’ora avvertita nel Mo- denese, benchè sia abbastanza comune nei terreni paludosi d’Italia. In Sicilia si coglie talvolta nel biviere di Lentini e nei laghetti di Mazzara, ed una ne uccisi io pure nei frutticeti di Mondello. — Il Museo di Torino possiede un individuo di questa spe- cie proveniente dalia Sardegna, talchè il Salvadori opina giustamente ch’essa debba trovarvisi in tempo di primavera. Gen. LOCUSTELLA, Kaup. 169, Locustella naevia, Degland ex Bris. (Curruca cinerea naevia, Brisson, Sylvia Locustella, Lath., Calamoherpe tenuirostris, Brehm). Volg. Ital. Forapaglie macchiettato (Savi). Sic. 148. — (Nome ignoto). Ricordo unicamente questa’ Silvia perchè citata dal Malherbes come avventizia e di passo raro sulle rive del lago di Lentini e nelle vicinanze di Siracusa, Nè dal Be- noit, nè dagli altri ornitologi di Sicilia venne dessa ulteriormente riscontrata. — Non sembra esistere in Sardegna. N, B._—Il marchese Durazzo annovera nei suo Catalogo degli uccelli Liguri sotto nome di Cisticola lanceolata una seconda specie di Locustella ch’egli dice essere stata colta sulle mura di Genova ed esistere nella sua ricca collezione ornitologica. Que- AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 27 sta seconda specie giusta il Gerbe sarebbe distinta dalla precedente pel manto più scuro e per le parti inferiori tapezzate di molte macchie nere lanceolate. Il Malher- bes, che la ricorda pure nella sua Fauna Ornitologica della Sicilia, opina non essere ben certo se debba far parte degli uccelli d’Europa, laddove lo Schembri la ritiene piuttosto comune nell'Europa Meridionale, Posso però assicurare che fin’ ora essa non venne avvertita in Sicilia, Gen. CALAMODYTA, Meyer et Wolf. 170. Calamodyta phragmitis, Meyer et Wolf ex Bechst, (Sylvia phragmitis, Bechst, Calamoherpe phragmitis, Boie, Sylvia schoenoboenus, Viell. nec Scopoli). Volg. Ital. Forapaglie. Mod. 131, — Pajeròl, Forapaglie (in Mod.), Il Forapaglie è di passo estivo e piuttosto raro ne’ contorni di Modena, più fre- quente ne’ terreni vallivi della bassa provincia. Vi nidifica e riparte in settembre. Sic. 149. — Beccuficu di siminatu (Sic.), Cichitedda (Val.). Esso abbonda in tempo di primavera e d’autunno nei pantani di Catania, e nei la- ghi di Lentini e di Mazzara. La sua dimora però in Sicilia, giusta il Ruggeri, sarebbe brevissima, e limitata a pochi giorni nei mesi di aprile e di settembre. Il Benoit per lo contrario asserisce che lo si trova anche in maggio nei seminati, d’onde ebbe origine il nome di Beccaficu di siminatu datogli dai Messinesi, Presso Palermo è raro, qual- che coppia incontrasi nelle consuete epoche di passaggio a Mondello e nei giardini del Circondario. — Il Forapaglie non venne avvertito fin’ora in Sardegna. Il Salvadori però ritiene che ricercando accuratamente ne’ luoghi paludosi lo si debba rinvenire. 171. Calamodyta aquatica, Bp. ex Lath. i (Sylvia aquatica, Lath., Calamodyta Cariceti, Bp. ex Naum, Sylvia Schoenoboenus, Sco- poli nec Vieillot). Volg. Ital. Pagliarolo. Mod, 132. — Pajarol, Forapaglie (in Mod.). Questa Silvia è rara nei contorni di Modena, più frequente alle basse della Pro- vincia e del Bolognese, ove nidifica, e d’onde il Museo Modenese si ebbe alcune spo- glie per le gentili cure del signor Angelo Sassoli, Sic. 150. — Beccaficu di margi, Vrunculiddu di margi (Pali). In Sicilia vive in buon numero nei terreni paludosi durante la buona stagione, e particolarmente lungo le sponde dell’ Anapo e nei pantani di Catania, e vi rimane anche ad autunno avanzato, poichè nel trascorso mese di novembre vi rinvenni pa- recchi esemplari. Altrove è rara. — Giunge in primavera anche in Sardegna. (Cara, Salvadori), 28 AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA Gen. SCHOENICOLA, Blas. 172. Schoenicola cisticola, Blas. ex Temm. (Sylvia cisticola, Temm., Cisticola schoenicola, Bp., Salicaria cisticola, Keys, Blas.). Volg. Hal. Beccamoschino (Savi), Tinti, Zinzà (Calvi), Cisticola. Mod. 133. — Pija-mosch (in Mod.), Becca-mosch (in Bol.). Questa leggiadrissima Silvia, è semistazionaria nelle basse della Mirandola e del Ferrarese, ove annida fra le canne ed i giunchi. Negli inverni rigidi emigra al sud, ma vi ricomparisce non si tosto che la stagione si fa più mite. Nel 1864-67 qualche soggetto venne preso anche nei fossati presso Modena (Tognoli). Sic, 151. — Carabbeddu (Sic.), Riiddu di Pantanu (Mess.), Acidduzzu di fenu (Castelh.), Appappa-muschi (Girg., Mazzara). In Sicilia è stazionaria e comune per tutto l’anno, ma assai più abbondante in tempo d’autunno e d’inverno. Vive nei luoghi paludosi, nei scopeti e nei frutticeti prossimi al mare, e secondo il Minà anche nei seminati e nei faveti a piè delle Ma- donie. Presso Palermo la rinvenni in tutte le stagioni nei pantanelli di Mondello e di Ficarazzi, per lo più ascosa di mezzo ai cespugli di mirto e di leandro, d’onde tratto tratto si vede spiccare piccoli voli in aria, per ricadere con leggieri capitomboli nei sot- tostanti macchioni e tosto internarsi fra le fronde, In estate le Cisticole dileguansi in gran parte dai consueti luoghi e riparano nelle alte valli dell’isola; ed anche presso Palermo parecchie coppie vanno a nidificare verso le sorgenti del fiume Oreto. Esse però riproduconsi anche in piano, poiché nei mesi di luglio e di agosto ne trovai di giovanissimi e pressochè implumi nelle adiacenze di Mondello.— Esse sono del pari stazionarie e frequentissime in Sardegna, Subfam. FiceDULINA&, (SILVIE SALCIAJOLE). N. B.— Pongo questo gruppo di Silvie fra le Silvie paludicole e le moschivore, perchè mi sembrano intermedie per caratteri a queste due famiglie, ottemperando così all’opinione del Blasius e dello Gerhe che le acclude fra le prime, dello Schlegel e del Malherbes che le colloca nelle seconde; e ciò tanto più giustamente in quantochè non sono a vero dire nè abitatrici delle paludi, nè dei boschi. Gen. AEDON, Boie. 173. Aedon galactodes, Boie ex Temm. (Sylvia galactodes, Temm., Sylvia familiaris, Menetries, Salicaria galactodes, Keys. et Blas.). Volg. Ital. Paglierolo ruginoso. AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 29 Sic. ? — È d’nopo far attenzione sull’eventuale comparsa in Sicilia di questa Sil- via indigena dell’Africa settentrionale, che realmente si avventura talvolta a Malta e nel Genovesato, non meno che in Ispagna ed in Grecia. Finora però non mi consta sia stata rivenuta nell’isola, e neanche in Sardegna, Gen. FICEDULA, Koch, Keys, Blas., (Schleg. pro parte). 174. Ficedula hypolais, Koch, Keys, et Blas. ex Lin. (Motacilla hypolais, Lin., Sylvia icterina, Vieillot, Hypolais icterina, Gerbe, Salicaria Italica, Fil.). Volg. Ital. Beccafico canepino (0lina), Caniparola (St. Ucc.), Piglia mosche (Belon.). Mod, 134. — Canvaròl (in Mod.), Canevarola (in Bol.). Il Beccafico canepino è comune nel Modenese. Arriva verso la metà di aprile, si sparge pel monte e pel piano; nidifica una sol volta in maggio nei canepai e negli alti maggesi, e riparte in settembre. Esso distinguesi dalle specie congeneri, tanto pel becco lungo, depresso, e ricinto da rigidi peli, per la maggior lunghezza delle ali, per la maggior brevità della prima remigante spuria, quanto per la uniforme tinta giallo- paglina del ventre, e perchè posato sulla cima di un arbusto suole spiegare un grato e svariato canto. Questo uccelletto viene altresi ricercato in autunno dai buon gustai in causa della grassezza e delicatezza delle sue carni. —Siccome il nome di Hyppolass usato a genere potrebbe cagionare equivoci, tanto più che dai tempi di Linneo e di Bechstein serve a dinotare la specie comune, così credetti bene, sulla scorta del Blasius, di adottare quello di Ficedula a base generica, riservando gli appellativi di Hypolais, di Polyglotta, di Olivetorum ecc., per le varie specie che vi sono comprese. Sic. 152, — Virriduni, Virdidduni (Sic.), Beccaficu d’erva (Palermo), Eiidduni (Girgenti). Il Beccafico canepino è del pari migratorio in Sicilia, e vi passa con qualche fre- quenza in maggio ed in ottobre. Come egregiamente nota il Benoit, tutti i luoghi gli convengono, per cui trovasi tanto in piano come sui monti, nei giardini, negli orti ed in prossimità ai fiumi ecc. Qualche coppia nidifica nei cespugli a poca elevazione dal suolo, nidi ch'io pure rinvenni nei recinti della Real Villa Favorita. Il Martorana os- servò che questa specie nel suo transito primaverile sosta a preferenza sugli alberi di mandorle, per cogliervi forse gl’insetti che vi stanno allogati, e che in certe annate è copiosissima, scarsa in altre. — Veruna specie del gruppo delle Ficedule od Hypo- lais venne sinora riscontrata in Sardegna; ma come nota il Salvadori è molto proba- bile che vi esista. 175. Ficedula polyglotta, Schlegel ex Vieillot, (Sylvia polyglotta, Vieillot, Salicaria polyglotta, Bp., Hypolais polyglotta, Gerbe, Sali- caria hypolais, de Filip. nec Koch). 30 AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA Vols. Ital. Beccafico lusciniolo, Lu palustre o dei giunchi. Sic. 153. — Viriduni, Virdidduni, Riidduni o Riiddu duppiu (Girg. sec. Caruso). Anche questa specie vive in Sicilia. Trovandomi nel novembre 1804 a cacciare in ‘ un boschetto di canne e di agrumi fra Castelvetrano e Campobello nel circondario di ‘Mazzara, uccisi una piccola Silvia a ventre parzialmente colorito in giallo, @ manto grigio-verdastro, a becco alquanto depresso alla base, che a primo entro ri- tenni per un giovane del comune Beccafico canepino. La preparai non ostante, ma giunto a Palermo la posi a confronto cogli individui di varia età dell’Hypolais, avuti da Modena e dalla Sicilia, e rilevandone la differenza, mi convinsi che apparteneva alla Polyglotta. La Ficedula Polyglotta egregiamente distinta tanto dal de Filippi che dallo Schlegel e dal Salvadori, oltre i caratteri suindicati, differisce altresì dalla precedente ‘ per una dimensione minore del corpo, per una maggiore brevità delle ali, mag- giore estensione relativa della prima remigante spuria, e per la coda smarginata. Essa vive a pfeferenza sui cespugli prossimi ai fiumi e nei terreni acquitrinosi delle regioni meridionali d’Europa, come è quello ove la rinvenni, Iguoro pertanto quanto vi sia frequente, e se nidifichi in Sicilia, poichè non ne ebbi finora che un altro esem- plare da Girgenti, speditomi dall’egregio Caruso sotto il nome di R#ddu duppiu. Presso Palermo non l’ho mai incontrata, — Non è annoverata fra gli uccelli di Sardegna. 176. Ficedula olivetorum, Schlegel ex Strichl, (Sylvia olivetorum, Strichl., Saliceria olivetorum, Gould., Hypolais olivetorum, Gerbe). Volg. Ital. Beccafico o Luù degli oliveti, o Luù meridionale. Sic?—Siccome questa specie abbonda negli oliveti della Grecia, delle Isole Jonie e dell'Europa meridionale, non sarebbe improbabile possa giungere talvolta in Sicilia, ove estesissima è la coltura degli olivi, e dolcissimo il clima. Tuttavia finora verun in- dividuo vi venne segnalato dagli ornitologi, forse perchè essendo essa molto affine per caratteri alle altre Ficedule, è facile che venghi scambiata con quelle. Subfam. Puiuroryeumipar, (SiLvie moscuivore 0 Lui), (Savi). Gen, PHILLOPNEUSTE, Meyer. 177. Phillopneuste trochilus, Brehm ex Lin. (Asilus, Bris., Motacilla trochilus, Lin., Sylvia trochilus, Lath., Phillopneuste icterina, Bp. nec Viell., Sylvia fitis Bechst. Phillopheuste fitis, Meyer et Wolf). Volg. Ital. Lu grosso, Luì giallo (Bp.), Luicchio (Calvi), Trochilo, Beccafico fi- nocchio (Savi), Mod, 135. — Limunzèn, Sterlèn (in Mod.), Reatein (in Bol.). Nella provincia di Modena il Trochilo è comune nell’epoca del doppio passo, in ispe- cie nelle campagne arborate del piano. Qualche individuo annida nei monti e riparte in settembre pel mezzodi. AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 31 Sic. 154 — Percia-rivetti (Sic), Virduliddu, Spercia-macchi (Calt.), ARiiddu grossu (Girg.)» . In Sicilia esso è stazionario ed abbastanza copioso. Abita i monti durante l'estate, gli orti gli agrumeti in tempo d’inverno, sugli alberi dei quali suole aggirarsi solingo in cerca di larve e di piccoli insetti. Nella Villa Favorita presso Palermo se ne in- contrano in tutti i tempi degli individui in varia età, talchè ritengo debba altresi nidificare nelle vicinanze. — In Sardegna sembra alquanto raro giusta il Salvadori, N. B.—Il signor Malherbes nella sua Fauna Ornitologica della Sicilia oltre la Syl- via hypolais Lath. e la Sylvia trochilus, cita la Sylvia icterina Temm. come indi- gena di quest’isola, È evidente che il dotto ornitologo volle con ciò accennare alla Phil- lopneuste icterina, Bp. ex Temm., nè già alla Sylvia icterina, (Vieillot), Hypolats icte- rina, (Gerbe), sia perchè vi appone a sinonimo le Powòllot fitis di Vieillot, che è una Sylvia trochilus, sia perchè soggiunge che le varie Silvie che gli vennero date sotto questo nome, tanto in Sicilia che nel continente Italiano, differivano per semplici carat- teri di età e di luogo dalla Trochilus. In tal caso questa citazione sarebbe un inutile duplicato o sinonimo della specie precedente; essendochè la Sylvia icterina, Temm., dai migliori ornitologi vieue ritenuta quale semplice varietà a ventre giallo ed a sta- tura un po’ maggiore della 7rockilus, e deve perciò stesso sparire dai cataloghi de- gli uccelli europei. 178. Phillopneuste sylvicola, Meyer ex Lath. (Sylvia sylvicola, Lath. Asilus sibilatrix, Bechest., Phillopneuste sibilatrix, Bréhm, Fi- cedula sibilatrix, Koch.). Volg. Ital. Luè verde (Savi). Mod, 136. — Lu, beccafigh vèrd? Limunzèn (Mod.). Non è raro nel Modenese. Qualche individuo attraversa la pianura nel doppio pas- so, e probabilmente si riproduce sui salici che ricingono i fossati del colle. Giusta le osservazioni de’ cacciatori, nel ripasso autunnale suole soffermarsi di preferenza sugli alberi di fico, per cogliervi più agevolmente le larve ed i piccoli insetti che vi fanno dimora. Dal Tognoli n’ebbi parecchi esemplari, ch'egli predò in primavera nelle campagne adiacenti alla città, Sic. 155. Virduliddu, Virdeddu (Sic.), Virduliddu di li grossi (sec. Russo mss.), Pitiddu virdi (Castelb.). In Sicilia il Lui verde è piuttosto comune tanto in piano che sui colli, In prima- vera molti s'aggirano per gli oliveti e per gli agrumeti de’ contorni di Palermo, e frequentano in particolare gli alberi della Mimosa julibrissim allorchè le gemme ne sono sbucciate. Giunta l’estate, la maggior parte emigra al continente o si ritira nella regione nemorosa a nidificare. Ai primi di settembre riappare in buon numero nelle campagne del piano ed in ottobre si ricovera completamente in Africa. Durante que- st’ultimo periodo se ne veggono molti svolazzare sugli alti pioppi e sulle acacie del 32 AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA circondario di Mondello, intenti ad inseguire i piccoli insetti che vi sono appostati, senza darsi soverchio pensiero della presenza dei viandanti. — Sembra rara in Sar- degna come la precedente al dir del Cara e del Salvadori. 179. Phillopneuste Bonelli, Bp, ex Viell. (Sylvia Bonelli, Viell., Sylvia Naterreri, Temm., Ficedula Bonelli, Heys, Blas.). Volg. Ital. Lu bianco (Savi), Lu del Bonelli. Mod. 137. — Lu bianch (in Mod. e Bol.). Questa specie, giusta le annotazioni del Bianconi, incontrasi nelle pianure del Bo- lognese nel doppio passo, e qualche coppia nidifica anche ne’ monti. Nel territorio di Modena non venne per anco avvertita, ma è probabilissimo vi esista del pari. Sic. 156. — Vranculidda (Pal.), Nbecca muschi cd Appappa muschi jancu (Girg.), Mancia muschi biancu (Messi). In Sicilia hon è rara presso Messina, ove appare in primavera ed al principiare dell’autunno (Benoit). A Palermo si fa vedere in aprile ne’ giorni in cui spirano forti venti sciroccali, e ripassa più scarsamente in settembre. Qualche individuo s’incon- tra pure in tempo d’estate sulle costiere erbose de’ monti, e principalmente ai Per- razzi presso Palermo, ma non è certo che vi nidifichi. Questa Silvia ha un sibilo mar- catissimo, che la distingue a primo entro dalla Trochilus, cui è affine per dimen- sione e per la tinta del manto. — Non è notata fra gli uccelli di Sardegna. 180. Phillopneuste rufa, Bp. ex Bris. (Curruca rufa, Bris., Sylvia rufa, Lath.. Ficedula rufa, Koch.). Volg. Ital. Le piccolo, Lu comune, Regolo (St. Uec.). Mod. 1. — Luè o Lu cinèn (in Mod.). Nel Modenese i piccoli Lui calano dalle Alpi ai primi d’ottobre, vi si trattengono tutto l'inverno, e ripartono in primavera. Alcune poche coppie nidificano nell’ alto Apennino. Sic. 157. — ’Nbecca-muschi (Sic.), Appa-muschi (Pal.), Moschitu (Mess.), Eiiddu (Girg.). In Sicilia essi sono stazionari. In estate abitano i monti, in autunno calano in gran numero in piano insieme coi pettirossi , e si fissano ne’ giardini, negli agru- meti, sugli alberi de’ quali s’aggirano incessantemente inseguendo con leggiadri ca-. pitomboli gl’ insetti che vi fanno dimora. Nelle notti un po’ rigide parecchi indivi- dui si ricoverano insieme nelle buche degli alberi e de’ muri, tenendosi così stretti che sembrano una pallottola di piume (Benoit). Ne’ contorni di Palermo ebbi più volte occasione di cogliere degli individui colle penne ventrali un po’ più bianche di quelle della specie comune, senza che per altro vi mancasse verun carattere distintivo della specie. — Questi uccelletti abbondano anche in Sardegna giusta il Salvadori, in particolare nei giardini dell’istmo della Scaffa. AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 33 Subfam. Reeuuinag, Gerbe. Gen, REGULUS, Cuv, 181. Regulus cristatus, Charleton. (Motacilla requlus, Lin., Sylvia regulus, Lath., Regulus flavicapillus, Naum.). Volg. Ital. Regolo, Fiorrancino a cresta gialla, Regolo col ciuffo (St. Uce.), Pa- pazzino. Mod. 139. — Occ d’ Bò, Damîna, Sterlèn, Galavron (in Mod.), Sterlein, Occ d’Bù (in Bol.). Questo grazioso uccellino è permanente e comunissimo nell’ Apennino Modenese. Scende in piano sul finir d’ottobre e vi dimora sino al marzo successivo, indi ripara nuovamente ne’ monti, ove nidifica, Sic. 158. — A%iddu (Sic.), Riiddu tupputu, (Pal.), Re di li riiddi (Cat.. Pal.), Papazinu, (Girg.), In Sicilia esso è del pari comune e semistazionario; sverna in piano, nidifica su- gli alti monti, e ritorna nelle campagne verso gli ultimi di ottobre. Qualche bran- chetto emigra altresì al continente. Presso Palermo è forse meno frequente che al- trove, però qualche soggetto si rinviene sempre ne’ boschetti della R. Villa Favo- rita e delle altre ville circostanti, intento a dar la caccia ai piccoli insetti che vi si trovano raccolti—Tanto questa che la seguente specie sembrano alquanto rare nelle regioni meridionali della Sardegna, un po’ meno nelle Settentrionali (Salvadori). 152. Regulus ignicapillus, Licht. ex Brehm, (Sylvia ignicapilla, Brehm, Regulus pyrocephalus, Brehm). Volg. Ital. egolo, Fiorrancino a cresta di fiamma. Mod. 140. — Sterlèn, Galavron (in Mod.) Nel Modenese anche questo vaghissimo Fiorrancino è semistazionario e comune, ma un po’ meno del precedente. Qualche individuo però s'incontra in ottobre nel piano di Modena anche prima del Regolo ordinario. Incalzando il freddo, ripara al mez- zodi, ma riede in provincia nel successivo marzo, per tosto internarsi ne’ monti. Sic. 159. — Awddu tupputu (Pal., Mess.) Re di riiddi (Pal.), Riiddu testa russa (Castelbuono), Papazzinu (Girg.). Il Fiorrancino a cresta di fiamma vive pure in Sicilia più frequentemente di quello a cresta gialla, Presso Palermo arriva verso gli ultimi di ottobre, e riparte per i monti ai primi d’aprile. Durante l'inverno s' aggira per i giardini, per i boschetti d’agrumi, per i frutticeti vicini al mare, svolazzando senza posa di ramo in ramo, d’ albero in albero, In certe annate come nel 1866-67 la specie vi fu copiosissima. Giornale di Scienze. Nat. ed Econ. Vol. VII. Parle I. 5 34 AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA Subfam. TROGLODITINAE: Gen. TROGLODYTES. 183. Troglodytes parvulus, Lich. (Motacilla troglodytes, Lin., Sylvia troglodytes, Lath., Troglodytes europeus, Vieill., Troglodytes troglodytes, Schleg.). Vols. Ital. Scriciolo, Re di macchia, Reattino, Re d’uccelli, Reittino, Reillo, Re- gillo (Belon, Gesn.). Mod. 141. — Arietèn, Uslèn del fred, Re d’ maccia (in Mod.), Arieteîn (in Bo- logna). Il Reattino è permanente nella regione montuosa del Modenese, ove nidifica. Scende in piano verso la metà d’ottobre, e si sparge per le campagne. Ivi in preda ad un incessante moto, s'aggira durante tutto l’inverno peri giardini per i boschetti pros- simi all’abitato, visita le siepi, le macerie, i fenili, i cortili rurali, e penetra talvolta anche nelle stalle e nelle rustiche abitazioni. Al sopraggiungere della primavera ripara completamente ne’ monti, — I cacciatori lo dicono precursore delle beccaccie, ed osservarono che nelle fredde notti invernali parecchi individui sogliono ricove- rarsi in un medesimo foro d’albero, onde stretti fra loro meglio preservarsi dalle in- temperie della stagione. Sic. 160, — Ruddu di rocca, Jadduzzeddu (Sic), Pulicicchiu (Mess.), Riiddu percia-mura (Catan.), Riiddu percia gazzia, o percia-chiaja (Caltag.), Ca- stagneddu (Castelb.), Carrabbeddu o Riguddiv (Pal.). Anche in Sicilia lo Scriciolo è stazionario e comune d'inverno per le campagne del piano. In estate annida fra le ripide balze de’ monti, ed io stesso lo trovai più volte nidificante fra i dirupi di Dauria sul versante settentrionale di Monte Pelle- grino, e ne raccolsi i nidiaci. — Come egregiamente nota il Savi questo uccellino svi- -luppa al tempo degli amori un canto oltremodo svariato e gradito, mentre d’inverno non ha che un semplice fischio. — È abbastanza comune in Sardegna, ove del pari che in Sicilia, vive in estate ne’ monti, e d’inverno in pianura (Salv.). Fam. PARIDAE. Subfam. PARINAE» Gen. PARUS, Lin. 184. Parus major, Lin. (Parus robustus, Brehm). Volg. Ital. Cingallegra, Cingallegra maggiore, Cincia grossa, Capinera, Spernu- zola (Olina), Parisola, Parisola domestica. AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 35 Mod, 142. — Parunzèna, Parunzèn, Bugigla (in Mod.), Buigla (in Bol.), Pa- runzeina (Carpi), Sparunzeina (Correggio). La Cingallegra è stazionaria e comunissima per ogni dove nel Modenese, Vive a preferenza ne’ monti e vi annida anche per due volte di seguito. Sul tardo autunno molti drappelli scendono dalle Alpi, e si trattengono qualche giorno nelle campagne arborate; indi, associandosi a quelli che nidificarono in paese, risalgono i gioghi del- l’Apennino e riparano al mezzodi. Qualche individuo rimane sui colli e vi passa gli inverni più miti. Questa specie va frequentemente soggetta ad albinismo, in ispecie ne’ giovini dell’anno; il Tognoli difatti ne possiede un esemplare adulto quasi tutto bianco col groppone giallo zolfino. Sic. 161. — Cirinciò (Pal., Sic.), Chiaveteri, Cirlinciò (Girg.), Vincinzedda (Mess.), Carrubedda (Castrog.), Munacedda (sec. Cupani), Munacuni (Cefalù), Fusud- diu (Catan.), Forticchiu (Polizzi), Primavera (Sir.). È comunissima in ogni tempo anche in Sicilia, e maggiormente nella stagione in- vernale, e nelle epoche di passaggio. Abita tanto i monti che il piano, tanto le re- gioni boschive che i giardini e le campagne arborate. Fabbrica per lo più il nido nelle buche degli alberi, od anche nelle fessure de’ vecchi muri. — Questa specie mostra anche un singolare attaccamento per i propri nati. Mi ricordo che nell’ e- state del 1866, attraversando un oliveto della R. Villa Favorita, m’imbattei in un novello appena sorto dal nido; lo presi coll’intenzione di allevarlo in casa. — Fatti pochi passi viddi svolazzarmi intorno la madre, che dimesso ogni timore, con grida e colle penne tutte arruffate, veniva a chiedermelo, lambendo persino nel volo il mio braccio. Impietosito da tanto amore, ritornai sui miei passi e riposi il giovine uccellino su d’un ramo prossimo al suo nido, ove egli arrampicandosi tosto si accovac- ciò. Due giorni dopo e la madre ed il figlio erano spariti. — Questa specie è altresì notevole per la grande quantità di larve e d’insetti che consuma e distrugge, e do- vrebbe perciò stesso essere protetta dalle leggi proibitive di caccia, al pari degli altri piccoli uccelli insettivori — È comune e stazionaria anche in Sardegna, 185. Parus coeruleus, Lin. (Parus cverulescens, Brehm). Volg. Ital. Cinciarella, Cincia 0 Cingaltegra piccola, Parussolino , Parozzolino (Gesn., Aldrov.). Mod. 143. — Surèna, Bibì-zal (in Mod.), Fratoce (in Bol.). La Cinciarella è copiosissima nel Modenese massime in tempo di primavera e di autunno; sebbene alquanto meno, della specie precedente (Tognoli). Vive e nidifica ne’ boschetti del colle e delle vicine montagne. In ottobre scende in piano, ed al so- praggiungere del freddo si ritira in gran parte nelle regioni più temperate. Il suo passaggio autunnale sui varchi dell’Alpi e dell’Apennino dà luogo a copiose caccie. Sic. 162. — Sagnacavaddu (Sic.), Pirnizzola (Mess.), Sussudiu (Sirac.), Muna- cedda (Castelb.), Forticchiu (Polizzi). 36 AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA Permanente è d’essa in Sicilia al pari della specie precedente, ed abbondantemente sparsa d’inverno per gli oliveti, per gli orti, per gli agrumeti e per i frutticeti in riva al mare, ove s’aggira in cerca di gemme, di semi e d’insetti. Giunta l’ estate risale nella regione nemorosa a nidificare, valendosi per lo più delle buche degli al- beri vecchi (Benoit), e ne ridiscende verso la metà di ottobre. Presso Palermo sverna in buon numero ne’ boschetti della R. Villa Favorita, ove altresi nidifica — È comune e stazionaria in Sardegna al pari della specie precedente. 1356. Parus ater, Lin. (Parus atricapillus, Bris., Parus carbonarius, Pall.). Volg. Ital. Cincia romagnola (Savi), Cingallegra nera 0 minore. Mod, 144, — Fratèn (in Mod.), Sureina (in Bol). i È specie rara nel Modenese e generalmente confinata sugli alti monti, talchè ai tassi- dermisti del paese riesce difficile a procacciarsela. Ne” rigidi inverni qualche soggetto cala in piano, e viene portato in vendita sul mercato delle città fra mezzo ad altri uccelletti di stagione. Il suo passaggio d’altronde nelle provincie dell'Emilia è alquanto irregolare. Il Tognoli nell'autunno 1840 e nel 1861 ne colse alcuni branchetti acci- dentalmente comparsi nelle vicinanze di Modena, nè più ne vidde negli anni succes- sivi. Sic. 163. — Munacedda di pirtusu 0 di voscu (Pal.), Munacedda (Sic.). In Sicilia la specie è rarissima ne’ piani, un po’ meno ne’ boschi di montagna; particolarmente in quello di Fiumedinisi presso Messina, ove nidifica sull’alto delle querce annose (Benoit), Qualche raro individuo appare in novembre presso Palermo proveniente dai monti vicini. — In Sardegna abita pure gli alti monti ed appare ra- ramente in pianura ne’ rigidi ivverni (Cara e Salv.). Gen. POECILE, Kaup. 187. Poecile communis, Gerbe ex Baldenstein. (Parus palustris, Temm. nec Lin., Parus cinereus communis, Baldenstei, Parus salica- rius, Brehm). Volg. Ital. Cincia bigia o cinerina, Cingallegra cinerina (St. Ucc.), Parunzino (Aldrov.), Mod, 145. — Fratèn, Fratazèn, Bibi nègher (in Mod.), Fratoce (in Bol.). Il Gerbe sulla scorta del Baldenstein distingue giustamente due specie di Parus palustris; l'nna delle quali, che è il Parus palustris di Linneo nec Temm. (Poecile palustris Gerbe) abita in genere le regioni settentrionali d’Europa e la zona fredda delle Alpi Svizzere e Francesi; mentre l’altra che è il Parus palustris Temm. nec Lin, (Poecile communis Gerbe), sembra indigena delle regioni temperate dell’ Eu- AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 37 ropa ed ordinaria abitatrice delle paludi, e delle saliciaie prossime a’ fiumi, —Ignoro se in qualche parte del Modenese esista la prima specie, certo è che tutti gli esem- plari che vi rinvenni, o mi vennero trasmessi dai miei amici e corrispondenti, of- frono i precisi caratteri della seconda; vale a dire manto cinereo-olivastro scuro, an- zichè grigio-cinereo, guancie grigio-biancastre anzichè di colore bianco puro, calotta nera protratta oltre la nuca, timoniere grigio-olivastro con sottile orlo grigio-rossi- gno, becco bruno , piedi plumbei; per cui credetti bene di adottare il nome dello Gerbe, e di considerarla distinta, od almeno qual razza locale dalla precedente. — Per maggior certezza volli chieder conto al signor Tognoli, ed ai vari cacciatori e tassidermisti del Modenese se mai nell’ esercizio dell’ arte loro avessero rimarcato qualche differenza nell’abito e nel soggiorno degli individui che vivono in questa pro- vincia; essi mi risposero che non vi riscontrarono mai diversità veruna all’infuori di quelle che risguardano il sesso e l’età, e solo soggiunsero che, in quanto alla di- mora, la Cingallegra cinerina vive tanto in montagna che in pianura. — Quest’uccellino è stazionario ed abbastanza frequente nel Modenese; abita tanto le macchie di poco elevati poggi, quanto i contorni della Città di Modena edi terreni acquitrinosi, e vi nidifica, scavandosi una buca nel tronco de’ vecchi alberi, In ottobre alcuni indivi- dui emigrano al mezzodi altri rimangono a svernare ne’ piani, Sic. 164. — Munacedda testa niura (Sic.). In Sicilia questa medesima specie incontrasi con poca frequenza ne’ piani e lungo le rive de’ fiumi. I signori Benoit e Malherbes la dissero comune presso Palermo, cosa che non mi venne fatto di confermare, non avendovi potuto cogliere nel corso di 5 anni che un solo individuo. Nel novembre 1864 però trovai alcuni soggetti iso- lati in prossimità ai laghetti di Mazzara, il che mi fa credere che la specie vi passi talvolta l'inverno. — Non è notata dagli illustratori dell’Avifauna Sarda. Gen, ORITES, Moehring. 138. Orites caudatus, Gray ex Lin, (Parus caudatus, Lin., Parus longicaudus, Bris., Aegithalus caudatus, Becht.). Volg. Ital. Codilungo, Codibugnolo (St. Ucc.), Cincia codona (Savi). Mod. 146. — Cotimòn, Timunzèna, Occ d’bò (in Mod.), Spulzòn (in Bol.). Il Codilungo è stazionario ed abbastanza comune nel Modenese sì al monte che in piano. Giusta le osservazioni dei cacciatori, egli comincia a costruire | ingegnosis- simo suo nido fino dei primi di febbrajo; in aprile vi depone 17 a 18 ova che si schiudono ai primi di maggio; ma prima che ne escano i novelli, i genitori lo di- sfanno in parte, per agevolarne la dimora alla numerosa prole. Negli inverni rigidi emigra parzialmente al mezzodi. 38 AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA Sic, 165. — Pirnizzola cuda longa (Mess.), Munachedda cuda longa (Castelb,). In Sicilia il Codilungo è piuttosto raro. Nelle Madonie giunge periodicamente sul finire di novembre e sverna ne’ macchietti de’ contorni di Vicaretto e di Gonato (Minà). Ogni anno però in autunno se ne incontra qualche branchetto anche sulle colline cir- costanti a Messina (Benoit), raramente altrove, — Non è notato fra gli uccelli Sardi. Gen. PANURUS, Koch. 189. Panurus biarmicus, Koch ex Lin. (Parus barbatus, Bris., Parus biarmicus, Lin., Parus russicus, Gm.). Volg. Ital. Basettino, Mostacchino (St. Ucc.). Mod. 147. — Ungarès, Tudeschèn, Mustachèn (in Mod.), Bafiet (in Bol.). Questo leggiadro uccellino non è infrequente ne’ terreni vallivi della Mirandola del Finale e del basso Bolognese. Vi giunge in primavera, nidifica tra canne e giun- chi e riparte in ottobre. È però rarissimo in altre località. Sic. 166. — Pispisè (sec. Benoit). In Sicilia vive stazionario ne’ pantani di Catania e vi si propaga. In estate però molti emigrano al continente. D'inverno lo si vede comunemente aggirarsi ne’ can- neti che crescono in quelle acque, di mezzo ai quali ripara allorchè è atterrito da qualche oggetto (Benoit). Non lo rinvenni peranco nell’ agro palermitano. — Sembra non esistere in Sardegna. Gen. AEGITHALUS, Boie. 190. Aegithalus pendulinus, Boie ex Lin. (Parus pendulinus, Lin.). Volg. Ital. Fraschettone, Pendolino, Cingallegra di Palude (St. Ucc.). Mod. 148. — Pendulèn (in Mod, e Bol.) Non è infrequente ne’ vallivi dell’agro modenese, vi arriva in aprile, nidifica più volte e ne riparte in ottobre. Presso Modena è però assai raro, il Tognoli non vi trovò che alcuni pochi soggetti nella primavera del 1865 e del 1867 fra i pioppi delle Pentetorri. Questo egregio tassidermista mi comunica che nell’estate 1869 pa- recchi di questi uccellini vennero uccisi sui laghetti dell’altipiano di Paullo ove sem- bra avessero nidificato. — Il Museo di Modena possiede per cura dell’attuale Direttore professor Venanzio Costa, un bellissimo nido di questa specie, intessuto colla lanug- gine del pioppo bianco; ed un altro n’ebbe in dono dall’egregio mio amico e corri» spondente signor Angelo Sassoli di Sant'Agata Bolognese. In tale occasione potei no- AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 39 ‘tare che i nidi del Pendolino tuttochè sempre soffici e fatti a sacco, constano di ma- teriali diversi a secondo che avanza la stagione. Sic. 167. — Carrubbeddu (sec. Cupani). Il Pendolino è comune ne’ terreni paludosi della Sicilia; vive in qualche abbon- danza ne’ pantani di Catania e nelle adiacenze di Siracusa. Presso Palermo è raro, forse perchè i vicini pantanelli di Mondello e di Ficarazzi sono troppo sovente per- corsi da villici e da’ cacciatori. — Anche questa specie non venne segnalata in Sar- degna. Gen, LOPHOPHANES, Kaup. 191. Lophophanes cristatus, Kaup ex Lin. (Parus cristatus, Lin.). Volg. Ital. Cincia col ciuffo. Abitatrice qual è delle nordiche foreste, questa specie non venne sin ora avver- tita nel Modenese né in Sicilia. In Lombardia però s’affaccia talvolta ne’ rigidi in- verni. SECT. VI. DEODACTYLI LATIROSTRES. Fam. AMPELIDAE. N. B. Comunque ritenga collo Schlegel, col Blasius, e col Salvadori, che questo gruppo di Passeri deodattili che comprende le famiglie degli Ampelidi e delle Musci- cape si trovi assai più naturalmente collocato a fianco degli Aduncirostri, e de’ La- nidi, pure per non derogare all’ordine distributivo seguito dal Gerbe, credei hene di lasciarlo a questo punto. Gen. AMPELIS, Lin. 192. Ampelis garrula, Lin. (Bombicilla garrula, Temm., Vieillot, Bombicilla bohemica, Brisson). Volg. Ital. Beccafrosone, Garrulo di Boemia, Galletto di bosco, Ciarliere (Calvi). Mod. 149, — Nome ignoto. È specie avventizia e rarissima nel Modenese, Un solo individuo vi fu ucciso presso Paullo nell'inverno 1829 ed inviato in dono al marchese Bagnesi. — In Sicilia non sembra che sia mai comparso. 40 AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA Fam. MUSCICAPIDAE. Gen. BUTALIS, Boie. 193. Butalis grisola, Boie ex Lin. (Muscicapa grisola, Lin., Muscicapa, Briss.). Volg. Ital. Boccalepre, balia od aliuzza grigia, Piglia mosche (Calvi), Muscicapa. Mod. 150, — Pija mosch o Pia-mosch (in Mod.) Quest’uccelletti arrivano nel Modenese in discreta quantità verso la fine di aprile, si spargono per i boschetti di montagna, per le campagne arborate; nidificano in prossimità ai ruscelli, ai fiumi, ed anche ne’ fori delle vecchie fabbriche di campa- gna, giusta il Tognoli; e ripartono in settembre pel mezzodi. Sic. 168. — Appappa muschi (Sic.),, Ammucca muschi (Catan.), Pappaciuscu, Pappaciuscuni (Girg.), Pizzu longu (Palermo sec. alcuni cacciatori). In Sicilia la Boccalepre giunge ne’ mesi di aprile e di maggio, ed anche prima allorchè, come nel 1866, precoce ne è la primavera; si trattiene alquanti giorni ne- gli agrumeti, ne’ giardini, nelle siepi prossime ai prati ed ai corsi d’acqua, indi procede al continente per riedere in agosto ed in settembre, e quasi tosto ripartire per l’Africa. Qualche coppia riproducesi anche nell'isola, poichè ne viddi parecchie nidificare sugli alti platani della R. Villa Favorita, In cotale occasione notai che il maschio nell’epoca degli amori spiegava un grazioso gorgheggio alquanto simile a quello dell’usignolo. — L’arrivo di questi uccelletti, che ritornano precocemente in autunno dalla loro emigrazione estiva, riesce oltremodo gradito ai cacciatori siciliani poiché annunzia loro l’imminenza della caccia novella. — Giova anche avvertire che il nome volgare di Appappamuschì è generico in Sicilia e si dà, secondo Palazzotto, a tutti gli uccelli che si nutrono di mosche; è però speciale per la hoccalepre.—Questa specie vive ed emigra regolarmente anche in Sardegna (Salv.). Gen. MUSCICAPA, 194. Muscicapa collaris, Bechst, (Muscicapa albicollis, Temm.). Volg. Ital. Balia od Aliuzza bianca, Piglia-mosche a collare bianco (Calvi), Aliuzza di color bianco (St. Ucc.). Mod. 151. — Beccamosch (in Mod.), Fratòc (in Bol.). Alcune poche coppie di questa graziosa Balia s'incontrano nei mesi di aprile e di settembre nelle pianure del Modenese. Esse sono più comuni nei boschetti cedui dei AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 41 vicini monti, ove nidificano in estate, e d’ onde al sopraggiungere del verno emi- grano al mezzodì. Sic. 169, — Alipinti (Pal.), Carcarazzedda (Cat., Mess.), Munachedda (Polizzi), Munachedda di passa (Castelb.), Pappaciuscu, Pappaciuscuni (Girg.). La Balia bianca è abbastanza frequente in Sicilia. Giunge in aprile anche prima della precedente (Benoit), si trattiene per pochi giorni negli agrumeti, nei giardini e nei vigneti, dandovi la caccia agl’ivsetti; indi passa al continente e ne ritorna in settembre ed in ottobre, Benchè ritenga ch’essa non nidifichi di consueto nell’isola, pure mi riuscì di cogliervi parecchi esemplari, tanto nel completo loro abito di nozze, quanto nella loro semplice muta giovanile, che deposi nella collezione ornitologica del Museo, — Sembra rara in Sardegna (Salv.). 195. Muscicapa nigra, Briss. (Muscicapa atricapilla, Lin., Muscicapa luctuosa, Temm.). Mod. 152. — Beccamosch nègher (in Mod.) La Balia nera è oltremodo rara e di passo irregolare nel Modenese. Il Tognoli non potè rinvenirvi che un solo soggetto che uccise nella primavera del 1863 alle Pen- tetorri presso Modena. — È d’uopo far molta attenzione nella determinazione di que- sta specie, dacchè i giovani rassomigliano singolarmente a quelli della specie pre- cedente, e solo gli adulti se ne distinguono per l’assenza del collaretto bianco cin- gente la nuca, e per qualche differenza nella rispettiva lunghezza delle penne re- miganti, non essendo lo specchietto bianco delle copritrici alari in entrambe le spe- cie che un carattere variabile d’età. Sic. 170. — Ali pinti, Munacedda niura (Pal. Sic.), Baria (0at.), Pappamuschi o Pappaciuscu monacu (Girg.). Questo uccelletto non è molto frequente in Sicilia, Qualche individuo vi giunge in primavera unitamente alla specie precedente; s’aggira in maggio per gli alberi, cac- ciando alle mosche ed agli insetti, e poco dopo emigra al continente. Anche di questa specie trovai qualche individuo in perfetta muta d’estate nella Real Villa Favorita, Il Benoit, nella sua dotta operetta ornitologica sulla Sicilia, ne descrive parecchie va- rietà, ed indica esattamente i caratteri per cui nelle varie età dessa si distingue dalle specie affini; cotali norme sono pure egregiamente esposte dal Costa nella sua Fauna Napolitana, e dal Bailly nel relativo articolo della sua Ornitologia Sabauda, N, B.— Quanto alla Muscicapa parva, Bechst, (Eristroderma parva, Bp.), Balia piccola o forestiera, la quale secondo il Durazzo venne presa accidentalmente sulle coste della Liguria, non se n’ebbe finora verun indizio nè in Sicilia nè in Sardegna. Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. VII. Parte I. 6 42 AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA Fam. HIRUNDINIDAE. Gen. HIRUNDO, Lin, 196. Hirundo rustica, Lin, (Hirundo domestica, Briss., Cecropis rustica, Boie). Vols. Ital. Rondine domestica, Rondine buona 0 comune (Bp.), Rondinella, Ron- dina o Rondena, Rendena (Bel., Gesn.) Mod. 153. — Rundanèna o Rondanèna (in Mod.), Rundaneina (in Bol.) Le Rondini domestiche arrivano nel Modenese con molta regolarità verso la metà di marzo, e più comunemente intorno ai 20 o 21 del mese, per cui anche per co- desta provincia vale il noto adagio toscano: Per s. Benedetto la Rondine è sul tetto, Tuttavia alcuni branchetti appariscono talvolta anche in febbraio, e giusta le annotazioni del Tognoli e del Rivi, persino nella prima metà di gennaio, come av- venne nel 1851. Questi simpatici uccelletti covano nelle provincie dell’ Emilia due od anche tre volte di seguito, e ripartono verso i primi di settembre; in prossimità alla qual’ epoca le diverse famiglie, che nidificarono in una data contrada, si riuni- scono per varii giorni di seguito in stuoli più o meno copiosi, quasi volessero far prova e disporsi all’autunnale viaggio. Durante la stagione del passo molti branchi venuti dal nord, sogliono convenire sul far della sera negli stagni e nei fossati at- tigui all’antica Cittadella di Fort'Urbano nel Bolognese; ove tenendosi strettamente ag- grappati ai fusti delie tife e delle cannicciuole che spuntano da quelle acque, vi pas- sano tranquillamente la notte. Questa specie va soggetta a frequenti mute albine e fer- ruginee, alcuni belli saggi delle quali esistono nel Museo di Modena. — Le Rondini del Modenese s’ebbero d'altronde in iscienza, certa celebrità, per aver dato occasione al sommo Spallanzani di calcolare la celerità del volo degli uccelli. Prese difatti dal- l’illustre fisiologo in Modena, portate a Bologna e riposte in libertà, impiegarono soli 13 minuti per ritornare al loro nido, percorrendo così in linea retta uno spazio di 20 miglia, con una velocità equivalente ad 1 miglio e */, per minuto primo. Sic. 171. — Linnina (Sic), Rinnina di casa (Castrog.), Rinnina marzudda (Pal., in abito di nozze). In Sicilia le Rondini cominciano ad apparire nella prima metà di marzo ed an- che prima se precoce è la stagione; perdurano in cotale passaggio per tutto aprile e maggio, e ritornano in settembre ed in ottobre. Pochissime però annidano nei con- torni di Palermo, forse per esservi troppo attivamente perseguitate dai cacciatori; laddove nelle altre città interne e littorali dell’isola, quali sono Catania, Siracusa, Marsala, Trapani ecc. le grondaie, i cornicioni, e le pareti interne delle case sono pieni dei loro nidi. Non credo però che questa sia la sola cagione di tanta scarsezza, dap- AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 43 poichè l’accuratissimo: Minà avverte che anche presso le Madonie le Rondini sono al- quanto rare in estate, ed in alcuni anni affatto mancanti. Sarebbe forse la so- verchia siccità’delle circostanti campagne , la scarsezza degli insetti, e dei terreni paludosi ove esse fanno a preferenza il bottino, la causa prima di questo fatto ? — In molti paesi dell’ isola questi poveri uccelletti vengono fatti segno ai colpi dei cac- ciatori. Siccome il loro transito primaverile avviene quando quello degli altri uc- celli non è peranco incominciato, così subiscono per i primi i fatali effetti della va- lentia di questi strenui settattori di Diana, che su di essi tendono addestrarsi al tiro a volo. A Messina all’ ineontro e più particolarmente presso la Torre del Faro esse vengono predate in gran numero colle reti aperte tese sull’arena., — Giusta il Salvadori anche in Sardegna le Rondini giungono assai prima che sul continente, poi- chè qualcuna vi arriva anche verso la fine di febbraio, moltissime poi ai primi di marzo. 196 dis. Hirundo rustica var. Cahirica, Lichst, (Hirundo rustica orientalis, Schleg., Hirundo Savigny, Steph., Hirundo Boissoneautti, Temm.). Volg. Ital. Kondine a ventre ruginoso, Rondine orientale o del Boissoneaux. Sic. 171 bis. — Kinnina pettu russu (Pal.), Il principe di Canino, per argomenti di analogia, aveva già sospettato che questa rara varietà di Rondine, che vive in abbondanza in Egitto, e visita regolarmente la Spagna, la Grecia e l’Asia Minore, dovesse talvolta rinvenirsi anche in Sicilia. Di- fatti il dottor Minà mi assicurò che qualche individuo anni addietro venne preso presso Messina, e inviato dal Benoit al signor Edmondo Firmiaire a Parigi. Questa specie che si distingue dalla Rondine comune per il ventre ruginoso scuro, per la fronte estesamente bruno-rossigna, e per le barbe esterne delle timoniere laterali mu- nite di.una macchia bianco-rossigna, non venne sinora riscontrata nelle vicinanze di Palermo; e solo notai che alcuni soggetti da me uccisi nelle primavere del 1866 e 67, offrivano una lieve tinta rossigna sulle parti inferiori, senza però possedere gli altri ca- ratteri distintivi della varietà Cahirica. Dicesi pure che qualcuna di queste Rondini annidi sui cornicioni dell’antico Tempio di Segesta, cosa che non potei sinora con- statare. — Non venne fin’ora avvertita in Sardegna. 197. Hirundo rufula, temm. ex Vail, (Hirundo capensis, (Gm.), Durazzo, Hirundo daurica, Savi, Hirundo Alpestris, Bp.). Volg. Ital. Rondine di Barberia o rossigna, Rondine domestica scherzosa (Stor. Ucc.). Sic. 172. — Rinnina di Barbaria (Sic). Questa specie originaria d’Africa appare raramente in Sicilia, La mancanza del con- sueto collaretto nero, il groppone e la nuca di colore intensamente rossigno, dege- nerante in fascia bianco-rossigna nella sua metà posteriore, le guance e le parti in- 44 AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA feriori rossigne con stria bruna lungo lo stelo delle penne, le rettrici laterali infine macchiate di bianco, sono i caratteri pei quali questa specie distinguesi dalla co- mune. Il Benoit, e dopo di esso il Malherbes, narrano che nella primavera 1822 mol- tissime ne passarono nei contorni di Messina frammiste alle Rondini comuni; ed anzi il primo di questi autori nelle aggiunte manoscritte che ebbe la compiacenza. di co- municarmi, dice, che per lo addietro ogni anno glie ne venivano recati due o tre esemplari, che si coglievano colle reti sulle spiagge del Faro, fra mezzo a migliaia di individui della Rondine domestica. Anche nella fitmara di Castelbuono se ne vede qualcuna transitare ‘in primavera imbrancata colla rustica (Minà). Un esemplare ne esiste altresi nel Museo di Catania, ed il Caruso ultimamente mi annunziava di averne talvolta ucciso qualche coppia nelle vicinanze di Girgenti, Tuttochè non mi fosse dato sin’ora di cogliere questa Rondine presso Palermo, sono convinto ch'essa realmente vi faccia passaggio, ed anzi potrei quasi accertare di averne veduto qualcuna vo- lare di mezzo alle Rondini comuni, nel loro transito primaverile. — Questa specie non è ricordata dagli illustratori dell’ Avifauna Sarda. Gen. CHELIDON, Boie. 198. Chelidon urbica, Boie ex Lin. (Hirundo urbica, Lin., Hirundo rustica minor, Briss.). Volg. Ital. Balestruccio, Rondinella casalina, od urbana (Bp.), Culbianco. Mod, 154. — Rundèc, Cul-bianc, Cul-bianchet, Sisila (in Mod.), Rundèc (in Bol). Il Balestruccio è comunissimo in estate in tutte le città e castella del Modenese, Nidifica in gran copia sotto le tettoie, le cornici delle case, nelle torri, sui campa- nili, non menoché sulle erte balze di Mataione che stendonsi a piè dell’ Apennino. Esso arriva d’ordinario dopo la Rondine domestica, e propriamente verso il 15 d’apri- le. Vi cova anche due volte di seguito, e riparte pel mezzodi alla fine d’agosto, od ai primi di settembre; precedendo per solito di pochi giorni il transito della pri- ma. I novelli però dell’ultima covata si pongono in viaggio alquanto più tardi, men- tre si veggono sovente aleggiare per le contrade di Modena anche sulla fine di set- tembre. Sic. 173. — Martidduzzu (Pal.), Rinnina martidduzza (Girg.), Rinninedda bar- botula (Sic.), Cudidda janca (Cat., Sirac.), Munachedda (Castelb.). La Rondine urbana è del pari comunissima d'estate in Sicilia. Vi giunge un po’ più tardi della domestica, e continua a passare in branchi numerosi per tutto il mese di aprile e di maggio. Molte colonie, e generalmonte le più tardive, si soffermano 2 nidificare nell’isola, fissandosi ora sulle alte fabbriche della città, sotto i cornicioni delle case, ora fra i dirupi e le scoscese balze dei monti, come se ne hanno esempi ad Isnello ed a Collesano presso le Madonie (Minà), non meno che nei contorni di AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 45 Catania e di Siracusa, Tutte le altre dopo aver alquanto volteggiato per le campa- gne, e per le alture littorali dell’isola, passano al continente, per retrocedere in ago- sto ed in settembre. Epperò la distribuzione delle famiglie nidificanti nell’isola, an- che per questa specie, riesce altrettanto irregolare come per la precedente. Difatti esse mancano 0 sono rarissime presso Palermo e presso Termini; mentre tutte le città più meridionali come Siracusa, Terranova, Girgenti, Mazzara ecc. ne sono & dovizie popolate. — A differenza della Rondine comune, il Balestruccio sverna in gran copia nelle contrade meridionali dell’isola, talchè durante la fredda stagione lo si trova co= munemente a Marcatogliastro, alla Fiumara dei Molini, e piucché altrove a Siracusa ed a Catania sui campanili delle grandiose sue chiese (Benoit). Io stesso ne vidi aleggiare molte coppie per le contrade di Marsala sulla fine di novembre; non così avviene a Terranova, a Licata, a Girgenti ove, anche giusta l’asserto di quei caccia- tori, esse non si lasciano vedere che in primavera, In quell’epoca, colonie sterminate vi giungono dall’Africa, parte delle quali restano a nidificare in paese, e parte, dopo breve sosta, prosieguono al settentrione. — Anche in Sardegna l’arrivo del Balestruecio © è precoce relativamente al continente, Gen. COTYLE, 199. Cotyle riparia, Boie ex Lin. (Hirundo riparia, Lin., Hirundo cinerea, Vieillot). Volg. Ital. Topino, Fondine di ripa 0 riparia, Balestruccio ripario 0 selvatico, Dardanello (Aldr.), Mod, 155. — Rundèc da riva, Rivarol, Cul-bianc d’acqua (Mod.). La Rondine di ripa è piuttosto rara nel Modenese. Arriva dopo il Balestruccio, ni- difica lungo le sponde dei fiumi, e riparte con esso nel successivo agosto. Sic. 174. — Munacedda o Munachedda (Sic.), Mutaredda (Cupani), Rinninedda da ripa (sec. Palazzolo), Rinnina griscia (Girg.). Anche in Sicilia essa giunge più tardi della precedente, si trattiene nei luoghi pa- ludosi, nidifica nei pantani di Catania, e molte pure vi passano l’inverno (Benoit). Il Palazzotto assicura che questa specie s’ incontra in tutte le stagioni presso Pa- lermo, anche nel più forte dell'inverno; secondo esso nei giorni temporaleschi la Rondine di ripa si terrebbe rannicchiata nei scogli marini, e volteggierebbe nei se- reni e calmi intorno le falde del Monte Pellegrino, intenta a prender cibo (Sic.). Ritengo però che questo distinto Zoofilo possa aver equivocato, scambiando questa colla specie seguente; poichè sebbene da oltre un lustro io passi gran parte dell’ anno in un casinetto alle falde di questo monte, e mi trovi sovente a caccia nei con- torni, non mi fu dato mai di vedere una sola di queste Rondini in tempo d’inverno, né intesi che da altri vi sia stata osservata. Per lo contrario durante il mese di 46 AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA maggio ne vidi passare stuoli numerosissimi per le vicine campagne, che mi tribu- tarono parecchi buoni esemplari pel museo Zoologico dell’Università. — Ritengo col Cara ch’essa sia abbastanza comune anche in Sardegna. Gen, BIBLIS, Less. 200. Biblis rupestris, Lep. ex Scopoli. (Hirundo rupestris, Scop., Hirundo montana, Gm., Chelidon rupestris, Boie. Volg. Ital. Frondine montana, Rondine montana scura (St. Ucc.). Mod. 156. — Rundec marèn 2 La Rondine montana è rarissima nella provincia di Modena. Il Tognoli non potè procacciarsene che un solo individuo colto nel 1842 presso il fiume Tresinaro. Una loro coppia però annidò per molti anni di seguito sul ciglio dei così detti Sassi di Rocca Malatina, specie di erte balze di molasse, che torreggiano in riva al fiume Panaro. Sic. 175. — linnina di rocca (Sic.), Rinnina di munti (Pal.), di malu tempu (Cat.), di passu scura (Uastelb.). In Sicilia questa specie non è -punto rara, in particolare presso Messina, Catania, Siracusa. Essa precede le altre nel passo primaverile, e se ne parte l’ultima (Caruso). Giusta il Minà annida sulle rnpi di Passo-scuro presso Castelbuono, unitamente al Ron- done, al Balestruccio, al Passero solitario, non meno che sulle montagne di Fiumedinisi. Credo che in autunno una parte di queste Rondini ripari, giusta le aggiunte del Benoit, in Africa, e che altre restino a svernare nelle contrade centrali dell’isola. Certo è che nei mesi di dicembre, di gennaio e di febbraio molte se ne veggono volteggiare lungo le valli del fiume dei Mulini, a Dula, a Viscogna (Minà), non meno che a Ca- tania ed a Siracusa, Nelle adiacenze di Palermo la Rondine di rocca non sverna punto, ma comparisce per uno o due giorni in piccoli branchetti ogniqualvolta insorgono violenti bufere di vento e di nevischio. Ciò avvenne in particolare nei giorni 18 di- cembre 1866, 1 e 2 gennaio 1867, 10 febbraio 1869. Epoche in cui potei ucciderne parecchie nel parco della Real Villa Favorita, ed alle Falde del Monte Pellegrino, senza che mi riuscisse di vederne una sola nei giorni susseguenti; ed è appunto per cotali istantanee apparizioni nelle giornate burrascose d’inverno, che i cacciatori palermi- tani diedero loro il nome di Finnina di malu tempu e Rinnina d’invernu.— Essa è stazionaria in Sardegna e secondo il Salvadori nidificante in gran nnmero nelle grotte litorali dell’isola. i AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 47 Biv. IV. Pusseres anomodaclyli. Fam. CYPSEDIDAE. Gen. CYPSELUS, Illig. 201. Cypselus apus, Hlig, ex Lin, (Hirundo apos, Bris., Hirundo apus, Lin., Micropus murarius, Meyer et Wolf, Cypselus murarius, Temm., Cypselus niger, Leach). Volg. Ital. Rondone, Rondone nero, Dardano, Dini, Bivi (Bel. Gesn.). Mod. 157. — Rundòn (in Mod. e Bol.). . Il Rondone è comunissimo in tempo d’estate nel Modenese. Vi giunge ai primi di maggio, invade le vecchie torri, i campanili, le alte fabbriche sì delle castella che delle città; vi cova una od anche due volte di seguito, qualora gli si tolgano per tempo i novelli, e riparte per l'Africa verso la metà d’agosto. Compiute le cove, e durante le calde giornate di luglio, questi uccelli sembrano allontanarsi temporariamente dalle città, convenire nelle alte valli dell’Apennino, e forse anche emigrare verso regioni più temperate, facendo ritorno alle natie sedi allorchè l’eccessivo caldo è alquanto sce- mato. In tale epoca è ovvio vedere i Rondoni sì adulti che novelli aggirarsi in lunghe e fitte schiere per l’aria; ed ora inseguirsi diserdinatamente attraverso le contrade della città, assordando l’aria colle moleste loro grida, ed ora elevarsi ad altezze con- siderevoli e vagare persino fra le nuvole, senza pur ristare un momento dallo stri- dere anche dopo che le ombre della notte sono calate sulla superficie del paese. Co- munque il maggior numero di questi uccelli parta dal Modenese nei primi giorni d’a- gosto, pure qualche branchetto tardivo, proveniente da altre regioni, vi si lascia tal- volta vedere anche in settembre ed in ottobre, particolarmente dopo la caduta di ab- bondanti pioggie. —I Rondinotti da nido sono ricercatissimi dai nostri gastronomi, ond’è che in molti paeselli di montagna v'è l’uso di praticare adatti fori nelle pareti esterne delle colombaie e dei campanili, per invitare i Rondoni a nidificarvi, e poscia imposses- sarsi dei nidiacei, raggiunto che abbiano un conveniente sviluppo: — Come ogni altro uccello a manto nereggiante, anche il Rondone va soggetto a mute albine, isabelline, più o meno complete; notevolissimi saggi delle quali, si conservano nel Museo Zoo- logico della R. Università. Sic. 176. — Hinminuni (Sic.), Rinninuni scravagghiu 0 scravaju, Scravagghiuni (Pal), Rinninuni niuru (Girg.). Il Rondone è uccello comunissimo in Sicilia. Trapassa in gran numero in aprile ed in maggio dopo la Rondine domestica. Moltissimi però restano a nidificare nelle città marittime, in specie fra le balze e nelle caverne fronteggianti il mare; per gui- 48 AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA sa che durante l’ estate stormi immensi di questi uccelli si veggono vagare per le strade di Siracusa, di Catania, di Girgenti, di Marsala, di Trapani, non meno che presso gli estuarii e laghi littorali della Sicilia. La distribuzione però delle coppie nidificanti non è uniforme nell’isola. Mentre un numero notevole di esse si fissa nelle contrade meridionali, pochissime all’incontro restano nei contorni di Messina e di Pa- lermo, e queste unicamente confinate sulle inaccessibili balze settentrionali di Capo- Gallo e di Monte Pellegrino. Il signor Malherbes assicura altresì che molte bande di Rondoni passino l’invernata in Sicilia. Questo fatto che mi venne confermato per Ca- tania dai professori Giorgio Gemmellaro, e Zuccarello Patti, non si verifica punto nelle altre città dell’isola; poichè scorso il mese di novembre, non ne riscontrai più individuo veruno a Trapani, a Marsala, a Girgenti, a Terranova, che sono le città più meridionali dell’isola — È comune ed emigrante auche in Sardegna, 202. Cypselus melba, Ilig. ex Lin. (Hirundo melba, Lin., Hirundo alpina, Scop., Micropus alpinus, Meyer et Wolf). Volg. Ital. Rondone alpino, di mare, o bianco. Mod. 158. — Rundon marèn (in Mod.), Rundon d’mar (in Bol.). Il Rondone alpino è molto raro nel Modenese; alcune coppie nidificano sulle sco- scese pendici dell’alto Apennino, tanto in questa provincia che in quella di Bologna (Bian- coni), e se ne dipartono verso i primi d’agosto. Giusta il Tognoli ne venne ucciso un individuo nel trascorso mese d’ agosto 1870 presso Scandiano dopo un violento tem- ‘ porale. Sic. 177. — Rinninuni pettu jancu 0 biancu (Sic, Girg.), Leinninuni di levanti - (Mess.), Linninuni di rocca (Castrogiov.), Rinninuni di passa (Castelb.), Rin- ninuni imperiali (Sic.), Cirricciacheti o Cirrichiapoli (Sirac.). In Sicilia questa specie passa contemporaneamente alla precedente nelle consuete epoche di transito; ma moltissimi rimangono a nidificarvi. Le scoscese balze marine di Cefalù, di Capo d’Orlando, di Capo-Gallo presso Palermo, le grotte di Taormina, l’isola dei Ciclopi presso Catania, sono località tutte ove abbondano i nidi di questi uccelli. Talchè durante il mese di giugno e di luglio, grossi stormi di adulti e di novelli veggonsi errare lungo le costiere litorali dell’ isola. All’ appressarsi dell’ au- tunno, tanto gl’indigeni che i reduci dal continente, partono tutti per 1’ Africa. Lo stesso avviene anche in Sardegna. Fam. CAPRIMULGIDAE. Gen. CAPRIMULGUS, Lin. 203. Caprimulgus europeus, Lin. (Caprimulgus vulgaris, Vieillot, Caprimulgus maculatus, Brehm). Volg. Ital. Nottolone, Calcabotto, Succhia-capre. AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 49 Mod. 159, — Fadapi, Fiadapi, Fiadabech. Ingojavent, Gallinazza 0 Gallena matta, Baucina, Buazza, Tettavach (in Mod.), Calcabot (in Bol.). Sono tutti nomi vernacoli che il volgo Modenese prodiga a questo uccello bastan- temente noto, che sull’imbrunire dei bei giorni d’estate, quale aereo fantasma, ve- desi attraversare con rapido volo le campagne arborate ed i boschetti del colle, in- seguendo a gola aperta le Falene ed i grossi Coleotteri che s’ aggirano per l’ aria. Esso vi giunge in aprile, s'appiatta nei luoghi ombrosi, nel folto dei macchioni, non uscendone che di sera, per ricoverarvisi ai primi albori del di. Qualche coppia ni- difica anche nei boschi del Modenese, e riparte in settembre. Sic. 178. — ’Nganna foddi o fuoddi (Sic.), Gaddu foddi (Catania), Curdaru (Cat., Mess.), Tudù (Polizzi). In Sicilia il Nottolone passa comunemente nel mese di aprile e di maggio, foriere di un più o men copioso arrivo di Quaglie. Talchè la sua venuta, schiude a leti- zia il cuore ai cacciatori di Palermo, che nella generale penuria di uccelli sta- zionarii, attendono quei preziosi giorni di passaggio per darsi a codesto piacevole esercizio. Il transito però del Nottolone non è sempre uniforme in Sicilia, In alcune annate è abbondantissimo, scarsissimo in altre. Tuttavia in certe privilegiate gior- nate di primavera presso Palermo se ne possono uccidere parecchie dozzine tanto nei boschetti del piano, che sui fianchi rocciosi delle vicine montagne. Il Nottolone tut- tochè uccello di varco, rimane talvolta a nidificare anche nei boschi interni dell’isola, che abbandona costantemente all’ appressarsi del verno, Quelli che annidarono sul con- tinente ripassano per la Sicilia in settembre ed in ottobre, ma in numero assai minore di prima. — Il Cara crede che questo uccello sia stazionario in Sardegna, io lo ri- tengo col Salvadori piuttosto emigrante, come in Sicilia. ORDO II. COLUMBAE, Lath. (Corone). Fam. COLUMBIDAE. Gen, COLUMBA, Lin. 204, Columba palumbus, Lin. (Palumbus, Briss., Columba torquata, Lath). Volg. Ital. Colombaccio o Palombaccio, Palombo torquato (Gesn.), Favazzo (Calvi), Colombo favaro 0 favacco (Bel., Gesn.), Colombo butaracco, (Gesn.). Mod. 160, — Favaz (in Mod. e Bol.), Clomb salvadegh (Carpi). Nel Modenese il Colombaccio è di passaggio tanto in primavera che in autunno. Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. VII. Parfe I. Li 50 AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA Numerosi branchi, secondando l’andamento delle valli traversali, varcano l’Apennino in quest’ultima stagione. Qualche individuo si fissa pure ne’ folti boschi di monta- gna, e vi nidifica in estate anche per due volte di seguito, Nel Bolognese, giusta il Bianconi, se ne incontrano anche nei piani in tutte le stagioni, Sic. 179. — Tuduni (Sic), Tutuni (Caltag., Girg.), Palummazzu, Palumma sar- vaggia (Cat.), Fassa (Mess.). Il Colombaccio è uccello tanto di passaggio che stazionario in Sicilia. Molti vi di- morano stabilmente e nidificano nei boschi dell’alta montagna, ed in alcuni oliveti poco frequentati de’ Colli (Minà). Altri giungono in aprile dall’ Africa, emigrano al settentrione; ritornano sul tardo autunno, e dopo breve sosta, procedono nuovamente al mezzodi; restando però sempre qualche branchetto a svernare nell’interno dell’iso- la. Nella provincia di Palermo se ne vedono molti in autunno nel bosco della Ficuz- za, qualcuno nella Villa Favorita ed assai più negli oliveti della montagna, special- mente in quelli di Tornavilla presso s. Giuseppe di Mortelli, ove si pascono di oli- ve. — Il Colombaccio è in parte stazionario, ed in parte emigrante anche in Sar- degna. 205. Columba oenas, Lin. (Oenas sive Vinago, Briss., Columba oenas, Lin., Fauna Svec. nec Syst. Nat., Palum- baena columbella, Bp.). Volg. Ital. Colombella, Palombella (Savi), Sassarolo (Aldrov.). Mod, 161. — Sasset, Sassaròl (in Mod.), Sassaròl (in Bol.). Non è molto frequente nel Modenese, Qualche branco proveniente dal nord giunge in ottobre e si fissa nei boschi di montagna, d’onde cala in piano nei rigidi inverni; mentre altri passano e ripassano per la provincia nelle consuete epoche di transito, per recarsi in estate a nidificare nelle grandi foreste dell’ Europa media e setten- trionale, e nell’inverno a svernare nei paesi caldi, — Non mi consta che il Sassarolo nidifichi nelle provincie dell’Emilia. Sic. 180. — Palumma roccalora (Sic.), Palumma sarvaggia (Pal., Caltag.), Pa- lumma farsa (Cat.), Picciuni Tudisinu (Girg.). In Sicilia anche questa specie è in massima parte emigrante. Molti branchi vi giun- gono dal settentrione in ottobre ed in novembre, svernano ne’ monti, e ripartono pel nord nel marzo successivo — Il Benoit ritiene che qualche copia rimanga a nidifi- care nei boschi dell'interno, specialmente in quello di Fiumedinisi presso Messina ove gli fu asserto che al tempo dell’incubazione coesistano tutte le tre specie. Comunque questa asserzione possa sembrare dubbiosa, è però certo che molti palombacci con- vengono in Sicilia nella mala stagione, e vi si trattengono a primavera avanzata. IL Minà di fatti nel forte inverno ne incontrò un buon numero ai monticelli presso le Madonie, e nel declinare di quella stagione alle Petralie. — Io pure ne viddi sul fi- nire di novembre stuoli grossissimi nelle montagne di Alcamo e di Salemi, ove sem- AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 51 brava pure avessero stabile dimora. Ne’ contorni di Palermo non sogliono fissarsi, ma vi passano in bande molteplici e sempre numerose nelle consuete epoche di transito, ad altezze per lo più notevoli. Tuttavia attendendoli al varco in sul primo albore del di, in date località della costa, si può sempre ucciderne qualche mezza dozzina al giorno per tutto il mese di ottobre. — Il Palombaccio sverna in Sardegna del pari che in Sicilia, 206. Columba Livia, Bris. (Columba domestica, Gesn., Columba oenas, Lin., Syst. Nat., nec Fauna Svecica). Volg. Ital. Piccione torrajolo, Colombo da torre, Colombella (sec. Bel, Gesn., Al- drov.), Colombella a groppone bianco, Palombo marino o salvatico. Mod, 162. — Clomb salvadegh (in Mod.), Pizzon salvadegh (in Bol.). È il tipo dei nostri Colombi domestici dei quali nelle provincie di Modena e di Reg- gio ve n’ha di molte e belle varietà. I suoi branchi selvaggi vivono sedentari sui monti vicini, e scendono in piano nel rigidi inverni. In tale occasione si veggono sovente convenire in grandi bande sui campi di fresco arati, o sulle colline di Matajone che s’ergono sui lembi della pianura, per cogliervi le efflorescenze saline che imbiancano la superficie di quei monticelli. Non di rado qualche soggetto s’appaia coi Colombi ‘domestici, e si fissa nelle colombaie di campagna; altre volte induce qualcuno di que- sti a fuggire, e a riprendere secolui la libertà, Modena d’altronde è celebre per i suoi Colombi ammaestrati, e per le guerre che con quelli si fanno alcuni signorotti della città, che per cotale occupazione s’ebbero il volgare nome di Terganteri. — Costrutta sull’alto della propria casa una torricella di legno, con annessa pradella orizzontale, i l'erganieri, tenendosi ritti su questa, ed agitando un bianco pannolino, fissato ad un’ asta di legno, diriggono il volo del pro- prio stuolo di colombi, in modo da indurlo a frammischiarsi eol branco d’ altri co- lombi pure volanti. E lasciatili alcun tempo volare assieme, i rispettivi padroni ri- chiamano con acuto fischio i colombi del proprio stuolo, cercando possibilmente che qualche colombo avversario si sbranchi e convenga con essi alla loro colombaia, Il malcapitato in allora viene tosto afferrato dal novello padrone e dichiarato di buona preda. D’ordinario poi i prigionieri, a guerra finita, vengono riscattati da- gli antichi possessori a prezzo di denaro, ovvero in occasione di sfida, e di aperta ostilità fra i campioni, inchiodati per le ali alla porta del terrazzino a trofeo della riportata vittoria. E tanta è 1’ ansia e l’impegno che suolsi porre in codeste facili guerricciuole, che gli antichi magistrati della città dovettero redigere un apposito co- dice, ed istituire una competente giunta di giudici seniori, per regelare i dritti di presa, e comporre le molteplici questioni che insorgevano fra quei fieri volatori. di colombi. — La razza generalmente usata in siffatte scaramucce è indigena e sorta dall’accoppiamento di un colombo bianco con un terraiolo puro sangue, d’onde ebbe origine una razza mischia che in vernacolo modenese s’ebbe il nome di Gaz. Ogni singola varietà di tinta e di ptilosi, s'ebbe poi un nome ed un pregio speciale; così 52 . AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA si noma ad esempio, Gaz more! il colombo pezzato di nero, Gaz caldan quello va- riato di rossigno, Gaz magnan i colombi a predominante tinta oscura, Gaz cover, Gaz trinchen, Gaz bisson, Gaz papagal altre speciali proprietà. Epperò da siffatti incrociamenti sorsero col tempo tante e sì strane modificazioni di tinta nei colombi nostrani, e sì potente al tempo stesso si destò negli appassionati Terganieri il desio di possedere razze novelle ed ancor più bizzarre, che ad incoraggiare gli allevatori, si giunse talvolta a pagare a prezzi favolosi l’acquisto di qualche rara e più cele- brata varietà. In Modena d’altronde sonvi celebratissimi educatori di colombi, che pervennero ad addestrare questi animali a giuochi così singolari e contrari alla naturale loro in- dole, da destar meraviglia, Ed invero noi tutti vedemmo più volte sui baluardi della città questi uccelli imperterriti sparare cannoncini, pistole; fingersi morti al tiro di un fucile; piombare spontanei nel carniere del padrone; disporsi volando a corona intorno il capo di questi, ed eseguire tanti altri giuochi che lungo sarebbe enume- rare. Un certo conte Gnoli primeggiò lungamente in Modena in codesta sorta di educazione, e percorse poi gran parte d’ Europa con un branco di colombi ammae- strati, guadagnandosi le spese del viaggio. Ma anche altri giovanotti sonvi al giorno d’oggi che s’occupano attivamente di siffatti ammaestramenti; talchè quest’arte può dirsi una antica specialità del buon popolo Modenese. Sic. 181. — Palumma Marinedda (Pal., Sic.), Marinella (Mess.), Palumma sar- vaggia (Cat., Girg.), Ruccazzola (Castelb. sec. Minà). In Sicilia il Colombo torraiolo è del pari sedentario. Abita a stormi grandissimi le caverne littorali, gli alti scogli, le balze scoscese dei monti, non menochè le torri abbandonate, i campanili e le fabbriche elevate di alcune città. Nidifica nei luoghi stessi ove soggiorna; e bene spesso a canto al suo nido si stanno quelli del Ghep- pio, del Rondone, della Monacchia, del Balestruccio senza che l’uno dia impaceio al- l’altro (Minà). Parecchie di queste naturali famiglie di Palombi vivono nei contorni di Trapani, di Favarotta, di Cefalù, di Capo di Gallo, ed in numero assai maggiore a Taormina, a Siracusa, ai Monti Rossi presso Catania, e nelle vastissime grotte di Salemi e di s. Giuliano, d’onde anche di recente m’ebbi parecchie spoglie per il Mu- seo di questa Università. Gli individui componenti queste famiglie sono notevoli per la moltiplicità di tinte che talvolta offrono; presso Mazzara due anni or sono ne colsi alcuni che per le varietà della ptilosi si potevano scambiare cogli individui casalini, E la stessa particolarità mi viene pure segnalata dal Caruso peri palombi dei con- torni di Girgenti, ove dice che talvolta se ne vedono di rossigni, di nerastri, di gri- gi ed anche di perfettamente nivei, I palombi torraioli in Sicilia danno luogo ad atti- vissime cacce, che si fanno anche in estate appostandosi presso i fiumi ove per so- lito vanno a dissetarsi, od in mare all’ imboccatura delle natie grotte. — Anche in Sardegna il Colombo torraiolo è abbondante e stazionario (Cara, Salv.). AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA È 53 Gen, PERISTERA, Boie. 207. Peristera turtur, Boie ex Lin. (Turtur, Briss., Columba turtur, Lin., Turtur auritus, Ray, Turtur migratorius, Selby), Volg. Ital. Tortora, Tortorella, Tortora comune. Mod, 163. — Tortra, Turturèna (Mod.), Turtureina (Bol.). La leggiadra Tortorella nelle annuali sue peregrinazioni visita costantemente il Mo- denese, Essa vi giunge verso la metà di aprile, od ai primi di maggio, si sparge per le campagne arborate, nidifica in gran copia nei boschi di montagna, anche per due volte di seguito, e riparte in settembre, Sul finire dell’estate è ovvio incontrare parecchi branchetti di questi uccelli pascolanti nei campi a trifoglio, o nei seminati tardivi di montagna, e così poco timorosi da non fuggire neanche all’appressarsi dei pastori e dei viandanti. — Alcuni cacciatori Modenesi ritengono esservi due distinte razze fra le tortore nostrane, l’una maggiore, minore l’altra. Nè forse a torto; poi- chè simili differenze di statura e di sviluppo individuale, indipendentemente dall'età, rimarcansi in moltissimi altri uccelli, Ad ingenerare cotali modificazioni influisce senza dubbio la natura e l’abbondanza del vitto, le condizioni topografiche e climatologi- che dei luoghi ove i singoli individui crebbero od ebbero vita. Io n’ebbi prove le più convincenti in Sicilia, poichè gli uccelli che si uccidono nel Napoletano offrono per lo più dimensioni maggiori anche di un terzo degli individui indigeni della Sicilia, 0 dei provenienti dalle coste dell’Africa. E questa medesima opinione è altamente radi- cata fra i cacciatori del paese, i quali, invertendo la questione, sostengono essere la varia dimensione degli uccelli di passaggio per l’isola, im diretto rapporto colla na- tura dei venti che dominarono nel loro tragitto. Così ad esempio, allorchè spira il libeccio, 0 lo scirocco, essi dicono, giungono per lo più Tortore, Quaglie, Pivieri, Lo- dole più grosse e ben nudrite; se soffia il levante, il grecale, gli individui delle sud - dette specie sono più piccoli, più macilenti, più scuri di manto, e meno buoni da mangiare ecc. E chi non vede in queste differenze l’inflnenza della località, della na- tura, e della maggiore o minore abbondanza del vitto?! Non sarebbe forse naturale il supporre che gli uccelli pingui avessero passato l’inverno nelle fertili contrade del- l'Egitto e dell’Abissinia, ed i macilenti in località poco discoste dai deserti? — In al- cuni paeselli del Modenese suolsi in tempo d’estate far raccolta di nidiacei e di gio- vani tortorelle, le quali serbate in appositi locali e debitamente nudrite ed ingras- sate, si mangiano gustosissime nel successivo carnevale. Sic. 182. — Turtura (Sic). In Sicilia le Tortore souo di passaggio nelle consuete epoche dell’anno. Al primo albeggiare di certe giornate nuvolose d’aprile, un gran numero ne affluisce dal mez- zodì negli oliveti dei contorni di Palermo, ove sbrancate, erranti, e tuttora incerte 54 AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA ove posare il piede, riescono facile preda dei molti cacciatori che vi stanno appo- stati. E tanta ne è la copia in certe epoche privilegiate, che per due o tre giorni successivi, pieni canestri di questi poveri uccelli veggonsi portare in vendita sul mer- cato della città, dai paesani delle circonvicine ville. Assai più scarso in Sicilia è il loro ripasso autunnale, dappoichè una gran parte di quelle che annidarono nell’ Eu- ropa centrale s'avvia al mezzodi costeggiando la Dalmazia, l’Albania, la Grecia e la Siria, per ricoverarsi nell’inverno sul continente Africano. Anche in Sicilia parecchie coppie rimangono a nidificare nei boschi centrali, e molte ne incontrai io pure in estate nei contorni di Carlentini, dei pantani di Catania, e lungo le sponde del fiume Anapo presso Siracusa; coppie che nel successivo ottobre erano già tutte sparite. — Le fortorelle prese giovani o da nido si addomesticano agevolmente, e si accoppiano talvolta in domesticità colla Tortora risoria o dal Collare, già naturalizzata fra noi; ma come osserva il Degland ed il Gerbe, i loro meticci riescono generalmente infe- condi, — La Tortora è comunissima e nidificante anche in Sardegna. ORDO IV. GALLINAE, (Gartimaca1). Fam. PTEROCGLIDAE. Gen. PTEROCLES, Temm. 208. Pterocles alchata, Licht ex Lin. (Tetrao alchata, Lin., Bonasia pyrenaica, Briss., Pterocles setarius, Temm., Oenas chata, Vieillot, Tetrao caudacutus, Gesn.). Volg. Itat. Grandola, Grannola, Ganga glandula, Glandula (Savi). Sic. ? — Pernici pettu russu (Sic.). Il Benoit nel suo catalogo degli uccelli siciliani edito nel 1840, sull’autorità del Tem- minck, ammetteva dubbiosamente l’esistenza delle Grandole in Sicilia, dicendole abi- tare probabilmente le spiaggie arenose della parte meridionale dell’isola, comunque non ve le avesse mai potuto vedere. Meglio informato in tempi posteriori, rettificò quest’asserzione, affermando anche più esplicitamente nelle aggiunte mss. al suo ca- talogo, doversi assolutamente eliminare questa specie dalla Fauna Sicula, poichè in tanti anni da che tolse a coltivare l’ornitologia, non potè mai rinvenirne uu solo in- dividuo. E la stessa opinione mi veniva testè esternata dal barone Giovanni Caruso abilissimo cacciatore ed ornitologo di Girgenti, e da quant’altri dilettanti di caccia conobbi a Licata ed a Terranova. — Senonchéè nel visitare tempo fa i gabinetti zoolo- gici di Messina e di Catania, vi notai la presenza di alquante spoglie di questo uc- cello, che il custode mi accertò essere state predate nei contorni di quest’ ultima AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 55 città, Per quanta fiducia debbasi accordare alle asserzioni di un custode, desioso forse di celebrare le raccolte del Museo cui è addetto, non sarà tuttavia inutile il ricor» dare che ciò concorda con quanto scrisse il Bonaparte nella sua Fauna Italica, ove dopo aver narrato che le Glandole abitano in piccolo numero la Spagna e la Sicilia, soggiunge che qualche raro individuo vive persino sulle spiaggie occidentali dell’Ita- lia continentale. Anche lo Schembri ne ammette l’esistenza nella vicina isola di Malta, ed il Cupani ne dà una distintissima figura nel famoso suo Panphiton Siculum. Die- tro questo fatto, comunque io non sia alieno dal credere che le Grandole abbiano altre volte vissuto in certa copia nella Sicilia, e che per la smodata caccia, o per altra congiuntura, vi sieno state distrutte, sono però in grado di accertare che da molti anni a questa parte non ne esiste più individuo veruno. 209. Pterocles arenarius, Temm. ex Pallas. (Tetrao arenarius, Pallas, Tetrao fasciatus, Desf., Perdix aragonica, Lath.). Volg. Ital. Ganga (Savi). Sic. ? — Pernici pettu cinirusu. Anche questa vaga Pernice che qualcuno diceva vivere, benchè più raramente, nelle stesse località abitate dalla precedente, giusta il Benoit, non vi venne mai riscon- trata. — Nè l’una nè V’altra di queste Pteroclidi abitano attualmente la Sardegna. Subfam. SYRRAPTHINAE, Gen. SYRRHAPTES. 210. Syrrhaptes paradoxus, Licht, ex Pallas. (Tetrao paradoxus, Pall., Syrrhaptes, Pallasii, Temm., Heteroclitus tartaricus, Vieill.). Volg. Ital, Sirrapte. Mod. 163. — Un individuo maschio di questa interessante specie venne ucciso nell’autunno 1863 in un prato del Carpigiano, e recato a determinare al professore Canestrini, e di poi acquistato dal signor Menotti di Carpi. — La comparsa di que- sto uccello è al tutto eccezionale non solo pel Modenese, ma per la intera Europa, poichè d’ ordinario non suole discostarsi dalle gelide regioni della Tartaria e della Siberia. Tuttavia sarebbe errore il credere essere questa la prima volta che il Sir- rapte siasi fatto vedere in Europa; le sue apparizioni risalgono ad epoche anteriori al 1863. — Difatti lo troviamo gia ricordato qual specie dubbia sino dal 1838 dal Bonaparte a pag. 42 n. 481 nell’edizione inglese del suo Prospetto comparativo degli uccelli del Lazio e di Filadelfia (List. of the Birds ece.); indi riportato pure dubbio- samente dallo stesso autore tanto nell’ Appendice del suo primo catalogo degli uc- celli Europei ‘edito in Bologna nel 1842, quanto al successivo elenco pubblicato da Emilio Parzudaki nel 1856. — Più di recente venne esso definitivamente ammesso fra 56 AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA gli uccelli Enropei nel Catalogo del professore Blasius stampato a Londra nel 1862, in causa di varie prede che ne vennero fatte negli anni 1859, 60, 61 nell’Inghilterra, in Olanda, in Germania. Nel successivo anno 1863, in quello stesso in cui il Sir- rapte fu colto nel Carpigiano, avvenne in Europa una vera irruzione di questi uc- celli, poichè giusta le relazioni date da varii naturalisti nel n. 67 del Giornale Or- mitologico del Cabanis, oltre agli individui trovati in Italia presso Arona ed Imola (V. de Filippi R. Accad. Torino 1863, e Salvadori Studio sui lavori ornitologici del professore de Filippi, ibid. pag. 293, 1868), molti altri ne vennero colti nel Du- cato di Posen, in Pomerania, in Slesia, in Olanda, e più che 100 nelle sole Isole Britanniche; sulla quale invasione il signor Alfredo Newton pubblicò una dotta ed ela- borata memoria nel n. 22 del giornale Zbis. — Siccome la comparsa di questo uc- cello in Europa accenna ad una eccezionale deviazione dal normale suo corso di emi- grazione in Asia, fra le molte ipotesi che si potrebbero addurre per ispiegarne la cagione, non sarà forse la più inverisimile quella di supporre che qualche coppia di Sirrapte, nelle sue annuali emigrazioni, abbia potuto niditicare in una vallata occidentale della grande catena Caucasica che separa l'Asia dall'Europa; e che i no- velli invece di rivarcare in autunno quelle gelide alture, sospinti da violenti bufere, o da forti venti di est, si trovassero costretti a peregrinare all’ovest attraverso l’Eu- ropa centrale, e si spargessero per le vaste sue pianure; ove riproducendosi succes- sivamente negli anni 1860, 61, 62, divenissero poi cotanto copiosi nel successivo 1863, da invadere, nel corrispondente viaggio estivo, gran parte d’Europa.— Qualunque possa essere d’altronde la causa, o piuttosto il complesso delle cause, come egregiamente s'esprime il Salvadori, che determinò questo singolare fenomeno ernitologico, è però certo che la specie d’ora innanzi deve ascriversi tanto nel novero degli uccelli even- tuali d’Europa, quanto in quelli del Modenese. Sic ?— Fu un momento che, per alcuni dati incompleti, taluno credette che il Sirrapte, nelle eccezionali sue peregrinazioni in Europa, avesse potuto raggiungere an- che la Sicilia. Siccome questo fatto era stato annunziato in un giornale ornitologico, sospinto da curiosità, e temendo che qualche forestiero visitatore della Sicilia avesse potuto essere mistificato da men coscienziosi cacciatori, volli constatare il fatto. Pas- sando per Siracusa nell’ ultimo mio viaggio per le provincie meridionali dell’isola, mi recai perciò al Gabinetto Zoologico di quella città e notai nell'armadio dei Galli- nacei un piccolo ed unico Pteraclide, mal montato, che offriva bensi qualche lontana somiglianza con un Sirrapte, ma i di cui caratteri erano precisamente i seguenti: Dimensione un po’ maggiore di una quaglia; abito di tinta generale isabellina, vol- gente ora al cinereo, ed ora al vinoso, con macchie giallastre sul dorso, e sulle co- pritrici alari, variate sul centro di rossigno e di nerastro; sincipite e lati del collo rossigni; faccia giallo-vinosa; piccolo cercice grigio-azzurroguolo sotto gli occhi; gola nera; una grande fascia rossigno-scura gli attraversa il petto, limitata sopra e sotto da due piccole zone nere con orli biancastri; ventre bianco; remiganti primarie ci- nereo-oscure, penne del groppone e della sottocoda a piccole zone alterne bianche AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SI€GILIA 57 e nere; coda affilata con penne in parte bianche; piedi pennuti di bianco sino alle dita; tre dita libere all’ innanzi con piccolo pollice rudimentale di circa 3-4 milli- metri che sporge nella parte posteriore, all’altezza circa di ‘4 centimetro dalla base; becco giallastro alquanto rigonfio nella mascella superiore.— Niun dubbio adunque es- ser questo un maschio adulto della Pterocles alchata Licht.—Chiesto conto al custode sulla provenienza di quella spoglia, mi rispose ch'egli ignorava se quest’uccello fosse stato ucciso o no ne’ contorni di Siracusa, ma che da 14 anni ch’egli è addetto a quel gabinetto, lo ha sempre veduto in collezione. Per maggior certezza credetti bene di rivolgermi all’egregio dottor Eustachio Cassola attuale direttore di quel gabinetto, il quale colla squisita cortesia che lo distingue mi rispose, che, siccome il Museo era stato organizzato dall’esimio naturalista professor Rizza or defunto, il quale non si occupò molto della classazione degli Uccelli, nè pensò distinguere le specie no- strane dalle estere, così egli non era in grado di darmi un’esatta notizia sulla pro- venienza della suddetta specie, ma che tuttavia egli riteneva sia venuta imbalsamata dall’estero. Dal sin qui detto risulta adunque, che quella spoglia non è di Sirrapte, ma di Grandola, e quand’anche lo fosse, la sua presenza nel Gabinetto non potrebbe dare norma veruna sulla esistenza della specie in Sicilia, Fam. TETRAONIDAE. Gen, TETRAO, Lin, 211. Tetrao tetrix, Lin. (Urogallus, Bris., Urogallus tetrix, Kaup, Zyrurus tetrix, Swains.). Volg. Ital. Fagiano di monte, Gallo forcello, Gallo di monte minore, Tetraone (Calvi). Mod. 164. — Annovero questa specie fra gli uccelli avventizii del Modenese, per- chè venni più volte assicurato dai guarda-boschi del piano de’ Lagotti, villaggio dell’alta Montagna, esserne stato ucciso qualche soggetto nei densi faggeti di quella alpestre vallata. — Questo fatto concorderebbe con una nota mss, del prof. Brignoli, che annovera il gallo forcello fra gli uccelli avventizii della Garfagnana, e con quanto poi narra l’egregio Savi relativamente alla Toscana, sulle cui montagne venne effet- tivamente colta qualche coppia negli anni andati, — Delle altre specie di Tetraonidi che eventualmente si colsero per lo passato in varii punti della Catena Apenninica, nel Modenese non se n’ ebbe traccia veruna. — È inutile notare che i Tetraonidi mancano del tutto nella Sicilia e nella Sardegna. Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. VII. Parte I. È) 58 AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA Fam. PERDICIDI. Gen. CHAETOPUS, Swains. 212. Chaetopus francolinus, Savi ex Bris. (Francolinus, Briss., Tetrao francolinus, Lin., Perdix francolinus, Lath., Francolinus vulgaris, Steph.). Volg. Ital. Francolino, Franguelino. Sic. 183. — Francolinu, Tritarì (Sic.). Se i Tetraonidi sono indigeni delle selve alpine e germaniche, i Francolini li rap- presentano nelle pianure meridicnali della Sicilia. Questi bellissimi uccelli anni ad- dietro vivevano in grande abbondanza ne’ frutticeti e ne’ piani palustri della Sici- lia, e particolarmente ne’ contorni di Castelvetrano, di Partanna, di Sciacca, di Li- cata, di Terranova, di Caltagirone, di Misilmeri, di s. Giuseppe di Mortelli, ed in parecchie località delle Madonie; e più che altrove nella R. Villa Favorita alle falde di Monte Pellegrino, introdottivi nel 1800 dal re Ferdinando, appassionatissimo di- lettante di caccia. E tanta ne era la quantità nell’isola, che i duchi di Toscana della famiglia Medicea, ne trassero parecchie coppie per acclimarli nelle regie bandite del- l’Etruria (Savi). Ma perseguitati ovunque, atteso l'eccellenza delle loro carni, la fa- cilità di predarli, e l’ingente abuso di caccia che ebbe luogo in questi ultimi anni, per cui non erano rispettate le femmine neanco quando erano sulle uova, finirono col- l'essere pressoché interamente distrutti, Ond’è che da 10 a 12 anni a questa parte essi si trovavano confinati in una ristretta zona interposta fra Licata, Terranova, Butera e Caltagirone, (oltre a qualche individuo sbandato ne’ fini di Partanna), ove d’anno in anno andavano vieppiù diradandosi ed estinguendosi. Per parecchi anni difatti non mi fu possibile provvedere di verun esemplare la nascente collezione ornitologica del Museo di Palermo, e fu solo nel 1865 che ottenni dal conte Ferrero una vecchia spo- glia uccisa ne’ suci possedimenti, e più di recente un’altra coppia in pelle, dal mio corrispondente di Girgenti, colta qualche anno addietro ne’ contorni di Terranova. — Tre anni fa essendo di passaggio per la Sicilia il signor Saunders distintissimo ornitologo inglese, ritornato che fu in Inghilterra, si credè autorizzato di dichiarare in un articolo inserito nell’/bis, che la razza de’ Francolini era completamente estinta nell'Isola. A contrapposto di tale asserzione altri ornitologi fra cui il Salvadori ed io stesso, sostenemmo che comunque prossima ad estinguersi pure ne esisteva tut- tora qualche individuo ne’ contorni di Terranova, tanto più che la specie non ap- paiandosi che al tempo degli amori, qualche soggetto aveva potuto con probabilità sfuggire alla smodata persecuzione de’ cacciatori. — Siccome la questione, posta in questi termini, riducevasi puramente ad un fatto che agevolmente poteva consta- AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 59 tarsi, nella recente mia escursione per l’ isola, mi decisi di recarmi appositamente a Terranova, tanto per istudiare le condizioni zoologiche di quelle. magnifiche regioni, quanto per risolvere la questione sul Franeolino, —Confesso ch'io non fui in tale occa- sione abbastanza fortunato per uccidere colle mie mani qualche Francolino, ma da tutte le informazioni ch'io potei ottenere, giunsi a constatare: 1° che fino al 1865 se ne predava annualmente qualche individuo presso Suero e Butera, il quale sventrato ed impilzato di aromi e di erbe odorifere, veniva mandato per le feste di Natale al principe di Monteleone o Pignatelli proprietario di quelle fertili campagne; 2° che più tardi ridottasi la specie a rarissimi individui, qualcuno veniva ancora di tratto in tratto ucciso nella tenuta di Falconara presso Terranova, acquistata di recente dal barone Bordonaro; ove nell’autunno 1869 fu difatti preso, e mangiato in un pranzo a Terranova, uno forse ultimo individuo. Questo fatto attestatomi dal Prefetto e da molti cacciatori del paese, mi era stato annunziato sin dall’anno scorso dal profes- sor Tacchini che erasi colà recato per istabilire Ia sede astronomica per 1’ ecclisse solare del 1870; 3° Che ad onta dell'estrema rarità odierna di questi uccelli, il ca- pitano delle guardie campestri di Terranova D. Diego Navarra si prese tuttavia il formale impegno (dietro vistosa mercede promossagli) di spedirmi a Palermo entro l’anno corrente uno o due individui della desiderata specie. — Risulta adunque da tutto ciò che i Francolini benchè assai rari esistevano ancora sino all'autunno 1869 in alcuni feudi meridionali dell’isola, e che ora se pure non sono esterminati, lo sa- ranno infallantemente entro brevissimo tempo. Quanto a costumi di questo uccello non saprei indicarli meglio che riportando a lettera quanto dottamente ne scrisse il cavaliere Benoit sino dal 1840 nella plaudi- tissima sua opera ornitologica sulla Sicilia, opera sventuratamente divenuta oggidi troppo rara per soddisfare le richieste degli scienziati. « I Francolini, dice egli, vi- « vono ne’ luoghi umidi de’ piani, o in prossimità de’ ruscelli, e fra giunchi. Nel tempo « degli amori soltanto si trovano a coppie, fuori di quell'epoca se ne stanno sparsi «e lontani fra loro. » Quantunque diversi autori asseriscano che si appollajino su- gli alberi, il Bemoit lo nega, e dice d’averli veduti sempre a terra, e anche per- seguitati non mai vi si posano, (cosa affermatami da tutti i cacciatori di quelle contrade). « Essi hanno il volo esteso; ma essendo di corpo pesante, inseguiti con perseveranza fa- « cilmente si prendono; di naturale però selvaggio diflicilmente si addomesticano, Il canto « che il maschio fa sentire nel tempo degli amori e prima dello spuntare del giorno o la « sera, somiglia alle parole tre, tre, tre-tre-tre con voce assai vibrata; dal quale canto «i naturali di quei paesi dicono che si mette egli stesso il prezzo, cioè quello di 3 tari « siciliani (corrispondenti a lire italiane 1, 27). —Il Francolino fabbrica il proprio nido « sotto le piante di scopa, o d’altro cespuglio, scavando un po’ la terra, e riempien- « dola di foglie secche, fieno, e paglia. La femmina vi depone 10 a 14 uova della « grandezza di quelle della pernice comune, di color bianco con macchie scure, I « giovani maschi alla fine di ottobre hanno già con la muta acquistato la bella li- « vrea degli adulti; solamente il petto è meno sparso di macchie bianche (Benoit Or- 60 AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA « nitologia Sic. pag. 118). » — È inutile avvertire che questa specie non esista attual- mente in Sardegna. Gen. PERDIX, Lin, 212. Perdix graeca, Bris, (Perdix sacatilis, Mey., Wolf, Caccabis graeca, Kaup.). Volg. Ital. Coturnice, Pernice grigia o maggiore, Coturnice comune. Mod, 165. — Cotorn Coturnàss (in Mod.). La Coturnice giunge accidentalmente qualche rara volta nell’Apennino Modenese. Nell'ottobre 1852, dopo un violento temporale, vi venne colto un individuo sbandato presso Roteglia, che potei acquistare e deporre nel Museo Zoologico dell’Università; ove tuttavia si conserva sotto il nome di Perdia saxatilis. Qualche anno più tardi altri due soggetti, non so bene se di questa o della specie seguente, vennero uccisi nelle vicinanze di Saltino in Valle di Secchia, uno dei quali s’ebbe in dono il di- stintissimo mio amico dottor Mediani, 1’ altro fu mangiato dai cacciatori. Anche di recente il Tognoli n’ebbe un altro esemplare predato sulle colline durante il nevo- sissimo inverno 1870. Questa specie è dunque al tutto avventizia ed eccezionale pel Modenese; vi accede soltanto in forza di straordinarie commozioni atmosferiche, di- partendosi probabilmente dai monti della Liguria ove è indigena e sedentaria. Sic, 184. — Pernici (Sic), Pirnicaru, Perniciottu (il giovine), Pernici branca, Pernici bianca lorda (Girg. l’albina). La Coturnice per lo contrario è comunissima in tutta la Sicilia, in ispecie sulle erte montagne delle Madonie, di Petralia, di Corleone, di Caltagirone, di Alcamo, di Carini, di s. Vito, di Briolo e per tutta la catena dei monti Iblei, come pure in certe vallate e pianure interne dell’isola Ad onta dell’immenso consumo che se ne fa in ogni tempo ed in ogni stagione ad uso di commestibile, essa vi si moltiplica e pro- paga alacremente, ed in certe località è talmente comune da essere venduta a vi- lissimo prezzo (Benoit). Narrasi persino che i villici di alcuni distretti montani si val- gano ad usi domestici delle sue uova, traendole dal nido; cosa che sebbene non ve- duta da me, ritengo per vera, atteso i costumi benali di certi pastori di montagna. In Sicilia se ne fa la caccia col fucile, coi lacci, ed anche in tempo di primavera valendosi delle femmine onde richiamare e predare i maschi, L’ egregio cacciatore siguor Martinis di Palermo avevami altrevolte narrato che nelle montagne di Canicattì vivevano tempo fa delle pernici consimili per forma alle comuni, ma tutte bianche, ch’egli stesso aveva sovente veduto presso alcuni possi- denti di quel distretto, ed in particolare presso D. Francesco di Giovanni ex Mini- stro delle Finanze del passato Goveruo di Sicilia Non potendo porre in dubbio le parole dell'amico, nè conoscendo d’altronde uccelli bianchi consimili alle pernici che AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 6l possano abitare la Sicilia, il Lagopiede (Zetrao Lagopus) in abito invernale non es- sendo di questo clima, giudicai che questi dovessero appartenere ad una razza 0 va- rietà albina della coturnice comune, E fortunatamente potei accertarmene, Nell’an- no 1864 trovai per primo una vecchia spoglia di cotale varietà nel Gabinetto del Liceo di Trapani, proveniente dalle montagne di Alcamo; e posteriormente altre due in quelli di Catania e di Siracusa. Più di recente il distintissimo mio amico barone Caruso di Girgenti m’inviò un bel maschio vivente, che tuttora conservo in casa, ri- dotto a notevole domesticità, — Questa Pernice è di una dimensione eguale a quella della coturnice ordinaria; l’ individuo ch’io posseggo ha il corpo perfettamente ni- veo, ad ecezione delle parti laterali del petto ove sono tracciate 10 12 linee o sfu- mature isabelline. Il capo, il dorso, le copritrici alari offrono però una lievissima tinta cinereo-rossigna, che volge al giallastro nella regione scapolare, e termina sfu- mando in bianco sul groppone, sulle ali, e sulle parti laterali del collo, Niun indi- zio vi resta del caratteristico collaretto nero, ma nella regione frontale, rasente le narici corre una stretta zona isabellina, che attraversando gli occhi e la regione auri- colare, si perde ai lati del collo. Gli occhi hanno il contorno delle palpebre rosso vivace, l’iride bruna, la pupilla nereggiante; mentre il becco ed i piedi serbano tut- tavia il consueto loro vivacissimo colore vermiglio, — Compulsando successivamente le cronache e le opere degli antichi scrittori siciliani, rinvenni alcuni interessanti do- cumenti sull’esistenza di codesta razza. Il Cupani difatti alla pagina 15 del suo ma- noscritto di Storia naturale, narra di una Pernice tutta bianca ch’egli nomava La- gopus siculus (volg. Pernici vranca), e diceva abitare la Bagheria e la Burraggia Il Palazzotto che ebbe pur contezza di codesta specie, lasciò scritto nelle sue note mss. di caccia, che a suoi tempi ne esistevano molti branchi a Camposanto nel feudo di s. Biagio, e nelle terre di Pietraperzia, ove il principe di Butera le faceva cu- stodire per proprio divertimento. Anche il Davolio nelle riflessioni sue sulle leggi Ci- genetiche di Sicilia a pag. 62 conferma l’esistenza di una razza di Pernici tutte bianche con occhi, becco, e piedi rossi come la Coturnice. — Due anni addietro il Caruso di Girgenti mi segnalava l’esistenza di codesti uecelli in aleuni monti della costa me- ridionale dell’isola, e segnatamente in una vallata presso Favara, ai quali aveva e- gli stesso dato più volte la caccia; soggiungendomi che alcuni individui erano per- fettamente nivei, altri semicandidi, ed altri ancora variamente pezzati di tinte or- dinarie, particolarità che i suoi conterranei sogliono dinotare coi nomi volgari di Pernici bianca, di Pernici bianca lorda, Pernici lorda. Secondo esso, queste Pernici non costituirebbero già una razza distinta, ma rappresenterebbero una semplice ac- cidentalità locale, dapoichè se ne veggono 5 a 6 per ogni branchetto frammiste colle comuni. Per conto mio ritengo invece ch’essi formino in realtà una speciale varietà albina, consimile a quella offerta dai Passeri, dalle Tortore, dai Topi, dai Conigli ecc.; razza i cui componenti ogni qual volta provengono da genitori albini, conservano la livrea bianca, mentre se derivano da incrociamenti con individui comuni, riescono se- mialbini o pezzati di tinte più o meno affini alle ordinarie. Ritengo pure che que- 62 AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA sta razza potè per lo addietro lungamente propagarsi e serbarsi pura in quelle con- trade dell’isola ove per le cure degli antichi feudatari era custodita e tenuta segre- gata dalle altre; mentre oggidi abbandonata a sè stessa per l’incuria dei successori, e per i rivolgimenti avvenuti nell’isola, venne mano mano estinguendosi e tramutan- dosi nella comune; non rimanendone superstiti che quei pochi individui, frammi- ste ‘alle Coturnici ordinarie, che si trovano relegate in quelle località più remote del- l’isola, ove la solerzia dei cacciatori non le ha puranco potute raggiungere ed annien- tare. — Giusta il Salvadori è probabile che la Coturnice comune esista anche in Sar- degna, 213. Perdix rubra, Bris. (Tetrao rufus, Gm., Perdix rufu, Lath., Caceabis rubra, Kaup.). Volg. Ital. Pernice rossa, montana, comune. Mod. 166. — Pernès, Coturnàss (Mod.), Pernàss (in Bol). La Pernice rossa o montana è rarissima nel Modenese, alquanto più frequente nelle montagne del Reggiano, ove tratto tratto qualche soggetto viene ucciso in tempo d’in- verno, e portato in vendita sui mercati della città. Abita però in buon numero le Alpi Apuane, e segnatamente i monti Tamburra, Sella, Altissimo, ove se ne fa una caccia attivissima col fucile, colle reti, e colle nasse. Anche nel Bolognese, giusta il Bianconi essa vive e nidifica fra le balze di elevati monti. Sic. ? — Pernici russa. La Pernice rossa, tuttochè abbastanza comune nell’isola d’Elba ed in Toscana, per quanto è noto, manca assolutamente nella Sicilia. Nè il Benoit nè i cacciatori di. mia conoscenza ve l’hanno mai veduta. — Il dottor Galvagni di Catania però l’annovera nella sua Fauna Etnea, e dice ch’essa vive in piccol numero alle falde dell’ Etna, affermazione ripetuta anche dal signor Malherbes. Posso però assicurare questi onore- voli scienziati per conto di tutti i cacciatori di Catania, del signor barone Auteri di- stintissimo ornitologo di quella città, e per le stesse mie ricerche, che presso Cata- nia essa non esiste certamente al giorno d’oggi. — La Pernice rossa fa altresi difetto anche in Sardegna. 214, Perdix petrosa, Lath. ex Gm. (Perdix rubra barbarica, Bris., Tetrao petrosus, Gm., Caccabis petrosa, Gray). Volg. Ital. Pernice turchesca, Pernice d'Africa, Pernice Sarda, Sic. ? — Pernicì tunisina (Pal). Il Benoit, sulla scorta forse dei Temminck, aveva altrevolte annoverato la attuale specie fra le Pernici indigene della Sicilia, soggiungendo però che per quanta dili- genza avesse posto in opra a rinvenirla, non era mai giunto a procurarsene un solo esemplare. Più di recente in una dotta lettera ch'egli ebbe la gentilezza di dirigermi, affermò definitivamente ch’essa non esiste punto in Sicilia; rettificando così la asser- AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 63 zione anche del Malherbes che sulla sua autorità ve l’ aveva del pari annoverata. Alla stessa conclusione addivengono pure quanti cacciatori siciliani potei consultare, in guisa che, anche per le stesse mie ricerche, dovetti convincermi ch’ essa real- mente manca attualmente in Sicilia. — Ai 18 dicembre 1865 Palermo si trovò im- provvisamente inondata da Pernici turchesche, che a colmi canestri ed a hasso prezzo si vendevano per le strade, e si dicevano predate nell'interno dell’isola. Questa inat- tesa comparsa commosse tutti i cacciatori del paese, che iniziarono tosto una severa inchiesta. Ma ben presto sì seppe che nella sera antecedente era giunto in porto il vapore settimanale di Cagliari, il quale ne aveva portato da oltre 300 dalla Sarde- gna, ove contrariamente a quanto nota il Malherbhes, esse sono comunissime. E que- sto fatto si ripetè più volte in progresso di tempo, senza che destasse più in paese le meraviglie che vi avea cagionato la prima volta. Gen, STARNA, Bp. 215. Starna cinerea, Bp. ex Charleton. (Perdix cinereu et vulgaris, Charl., Tetrao perdix, Lin., Perdix cineracea, Brehm). Volg. Ital. Starna, Pernice cinerina. Mod. 167.— Pernìss, Stàrna (in Mod.), Stàrna (in Bol). La Starna è stazionaria e comune in tutta la regione montuosa del Modenese e del Bolognese, e piucchè altrove sulle sterili colline di argille scagliose e di matajone che stendonsi a piè dell’Apennino. I cacciatori Modenesi pretendono esservi due di- stinte specie di Starne in provincia; l’una minore è più comune in tempo d’estate, cui dan nome di Pernìss, l’altra maggiore è più frequente d’inverno che s’ ebbe il nome di Stàrna. È facile convincerli del contrario, non esistendo in Italia che una sola specie di Starna. Questa però indipendentemente dall’età, offre talvolta in Eu- ropa speciali varietà; fra le quali una varietà più o meno rossigna, notata già dal Brisson sotto il nome di Starna montana Briss.,, ed un’altra alquanto più piccola ed affine per tinta alla Greca (Starna Damascena Briss.). Codeste varietà sono locali e co- muni a parecchi paesi della Francia e dell'Europa, ma non vennero sinora riscontrate nel Modenese. Giova qui però notare, come egregiamente avverte il Gerbe, che le tinte in questa specie sono variabilissime, non solo da individuo ad individuo, ma an- che da un lato all’altro dello stesso soggetto, ond’è che in una medesima covata non si rinvengono quasi mai due novelli perfettamente uguali. Non sarebbe quindi in- verisimile che anche nel Modenese le starne indigene presentassero qualche varietà di tinta, e di dimensione; che vi fosse per es. una razza minore propria delle regioni montuose, ed un’altra più grossa propria delle valli e colline più basse; e ciò tanto più verisimilmente che anche questa specie può subire tutte quelle variazioni di sviluppo e di coloramento individuale, dipendenti da speciali condizioni di vitto e di località, le quali perdurando ereditariamente in alcune famiglie, valgono a costituire 64 AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA le razze. Ma questo fatto puramente locale non ci autorizza punto a formare delle Starne due specie differenti, Sic. ? — Pernici. La Starna è sconosciuta alla maggior parte de’ cacciatori siciliani, e non esiste attualmente nell’isola. Comunque io sia convinto della sua assenza, credo tuttavia di doverla qui registrare, sì perchè trovasi annoverata dal dottor Galvagni nella sua Fauna Etnea e quindi citata dal Malherhes nella sua Ornitologia Sicula, come per- chè dal Cupani e dal Palazzotto viene asserito che a tempi loro esisteva ne’ monti delle Madonie una pernice consimile alla starna, sia infine perchè un distintissimo cacciatore Lombardo dimorante già tempo a Palermo, mi assicurò di averne veduto un branco ne’ monti interposti fra Alcamo e Carini. A tutte queste asserzioni chio ritengo più o meno esatte, io non posso che contrapporre le assicurazioni del Be- noit, del Minà, del Caruso e di quanti cacciatori io conosca, che oggidi essa manca assolutamente in tutta l'estensione dell’isola. Da ciò ne deduco, come per le altre specie di uccelli questionabili, che se pure essa visse un tempo in qualche località speciale dell’ isola, oggidi vi è completamente svanita. — La Starna non esiste nè manco in Sardegna. Gen, COTURNIX, Moehring. 216. Coturnis communis, Bonat. (Coturnix, Bris., Tetrao coturnix, Lin., Perdia coturnix, Lath., Coturniv dactyliso- nans, Mey., Wolf., Ortygion coturnix, Kaup.). Volg. Ital. Quaglia, Coturnice comune. Mod. 168. — Quai, Quaja, Quajot (il maschio) Quaja (in Bol.). Le Quaglie passano regolarmente pel Modenese in aprile e maggio, e ripassano in settembre ed in ottobre; molte coppie vi nidificano negli alti maggesi e ne’ semi- nati. Il passo autunnale vi è talvolta copioso e dà luogo a ricche prede. Sic. 185. — Quagghia (in Sic.). Le Quaglie in Sicilia sono in parte uccelli di varco ed in parte semistazionari.— Il primo e più importante loro passaggio ha luogo dai primi di aprile a tutto mag- gio, e si potrae alle volte perfino al 10, 12 di giugno; mentre il ripasso assai più scarso ed incerto, Si effettua dai primi di settembre sino ai 15 ottobre inclusiva- mente. — È d’uopo confessare che il transito primaverile di questi uccelli gode real- mente in quest'isola una meritata rinomanza, poichè tanta copia se ne raccoglie in certi luoghi, che gli esperti cacciatori giungono sovente a predare col fucile un centinaio e più d’individui al giorno, Ond’ è che tutti i voti di questi eletti setta- tori di Diana, tutte le speranze ed i dispendiosi preparativi fatti entro l’anno, sono unicamente volti a questo desiato periodo di tempo. Sventuratamente però codeste AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 69 preziose giornate sogliono essere alquanto rare; innumerevoli circostanze di tempo, di luogo, di vento, concorrono sovente a mutarle, ed a sfruttare i preparativi e le spe- ranze meglio concepite del giorno precedente, A Monte Pellegrino in particolare presso Palermo, dai 20 d’aprile a tutto maggio, epoca in cui si effettua il maggior passaggio delle Quaglie, ha giornalmente luogo uno spettacolo altrettanto dilettevole quanto singolare. — Quivi sul vasto altipiano che si stende a fianco dell’eremo di santa Rosalia, si raccolgono sul primo albore del dì da 2 a 300 cacciatori, convenuti durante la notte dalla città e dai paesi circonvicini sopra innumerevoli carrette, somarelli, giumente ece., coll’ inseparabile comitiva di cani e di garzoni paraquaglie. — Un incessante vociare dei padroni che fra loro si richiamano e si salutano, che ordinano, apprestano le armi, e con piccoli e reite- rati spari le sturano, e le asciugano dalla penetrante umidità del mattino; un guaire, un querelarsi dei cani, che impazienti anelano d’essere sciolti dai loro quinzagli; un alternante e sonoro ragghiare delle indomite cavaleature, stipate a forza in un an- gusto ricinto sottostante alla chiesa, formano nell’ora che precede 1’ apertura della caccia, tale un frastuono nella ancor buia atmosfera, da disgradare quello di un vil- laggio in fiera. — Apprestate le armi, i cacciatori s'avviano mano mano verso il cen- tro della prima spianata, e vi si dispongono in gruppi svariati entro un dato limite cui non è dato ad alcuno di varcare. Quivi ognuno s’apposta, traccia fra sè la via che ha da percorrere, e tranquillamente attende il segnale della partenza. — Un momentaneo silenzio sottentra su tutta la linea. — Al vibrare del primo raggio di sole che maestoso s’ affaccia sul lontano orizzonte, il capo-caccia col battere delle mani annunzia l’apertura della caccia. — Ed allora chi può mai descrivere lo spet- tacolo, il movimento che s’ingenera su tutta la linea? È un esercito che muove al- l’ assalto! — L’irrompere dei cani nella landa, la gara dei padroni che tentano sor- vanzarsi a vicenda per raggiungere i posti migliori, il tuonare delle fucilate, 1’ ac- correre dei garzoni alla raccolta delle vittime, annunziando con alta e stridente can- tilena il nome del cane che puntò la Quaglia uccisa, e per di più le incessanti grida di all’erta oh! ripetute indistintamente da pressochè tutti i cacciatori e garzoni, per avvertirsi scambievolmente della loro presenza, e scansare possibilmente qualche ma- laugurato colpo di fuoco, tali sono gli elementi di cui si compone questo bizzarro quadro, deguo invero del pennello di eletto pittore. —In brevi istanti la prima spia- nata è già percorsa e frugata in tutti i sensi, e le quaglie parte uccise, parte sban- date verso la marina, vi richiamano il nerbo de’ cacciatori; che cedono a’ più pro- vetti e modesti loro compagni il devastato campo, ove cogliere più parcamente, ma più sicuramente i superstiti avanzi della primiera carbificina. Le Quaglie, come è noto, sono in massima parte uccelli di varco, che dopo aver svernato in gran numero nell’Africa e nelle regioni meridionali d’Europa, vanno a riprodursi nell’Europa centrale, e compiute le cove, ritornano in autunno al mezzodi, — Or ecco in qual modo, credo, vada effettuandosi questo duplice passaggio dal lato della Sicilia. — Le legioni di questi uccelli che passarono l’inverno sul continente Africano, Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. VII. Parte I. 9 66 AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA giunta l’epoca della loro migrazione primaverile, si raccolgono in gran numero lungo il litorale della Barberia, ed approfittando di un vento più o meno favorevole, at- traversano notte tempo l’angusto braccio di mare che le divide dalla Sicilia, per pren- der terra sulle coste meridionali dell’isola. Quivi di fatto per tutta la stagione pri- maverile se ne fa una caccia attivissima, tanto col fucile, colle reti, che colle torce a vento in tempo di notte; che anzi nei contorni di Siracusa, di Pachino, di Ter- ranova i pescatori che passarono la notte in mare, sogliono giornalmente iadicare ai cacciatori la direzione presa dalle migranti schiere di questi uccelli, — Successi- vamente le Quaglie, parte varcando gli stretti e le gole dei monti centrali, ma in maggior numero difilando Iungo le costiere orientali ed occidentali dell isola, rag- giungono in massa il litorale settentrionale, e si soffermano nella susseguente giornata in quelle speciali località ove le sospinsero i venti che dominarono nella notte prece- dente. Così ad esempio se il tempo è calmo e bello, esse tendono alle alture; se tor- bido e burrascoso, occupano le costiere ed i piani; contemporaneamente se il vento spirò da libeccio, da maestrale, da greco, le Quaglie affluiscono nelle adiacenze di Palermo; se soffiò il ponente esse volgono a preferenza presso Messina, ed anzi vi si trattengono più giorni se questi fu gagliardo e tempestoso; laddove coi venti d’ostro e di scirocco, esse convengono a preferenza verso Cefalù, Capo d’ Orlando, e lungo alcuni monticelli più interni dell’isola, scarseggiando in ogni altra località,— Nel dipar- tirsi dalle spiagge dalla Sicilia, le bande orientali di questi uccelli s’inoltrano lungo le coste meridionali della Calabria, degli Abruzzi; mentre le schiere occidentali, toc- cando per lo più le piccole isole di Ustica e di Alicuri, procedono direttamente verso quelle d’Ischia, di Procida, di Capri ove se ne fanno ingenti prede colle reti tese in sull’arena; d’onde passano sull’attiguo continente, — Raggiunte le coste meridionali dalla penisola, le Quaglie incominciano a disperdersi per tutte le terre che incontrano per via, e mentre alcune si fissano nelle amene campagne dell'Umbria e della Toscana, altre varcano l’Apennino, e si stabiliscono nella gran Valle Lombarda, o volgendo an- cor più al N-0 ed attraversando le Alpi, si spargono per le grandi pianure dell’Eu- ropa centrale; colla differenza che i branchi partiti precocemente, sogiiono inoltrarsi maggiormente al nord, mentre i tardivi, si adagiano nelle regioni meno discoste dal primiero loro punto di partenza. Da qui ne viene che non poche coppie restano pu- ranco a nidificare in Sicilia e nel Napoletano; ed anzi è voce fra i cacciatori, che qual- che coppia refrattaria, compiuta una prima covata nell’isola, passi a farne una seconda sul continente; e ciò è tanto più verisimile che la maggior parte di quelle che si uccidono a Monte Pellegrino verso la metà di giugno, hanno il ventre implume, e l'organo incubatorio addominale notevolmente turgido e sviluppato. Compinte le cove nell'Europa centrale, le Quaglie si dividono in due grandi coorti, una delle quali si dirige al S-E, attraversa i molteplici varchi Alpini che si schiu- dono sull’Adriatico, difila lungo le coste dell’Istria, della Dalmazia, dell'Albania, della Grecia, invade in gran numero il Bosforo e le Isole dell’ Arcipelago, per modo che la caccia vi costituisce una cospicua fonte di rendita di private e pubbliche am- AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 67 ministrazioni; indi procedendo per l’Asia Minore e per la Siria, va a ricoverarsi nelle fertili contrade dell'Arabia e dell’Egitto. Contemporaneamente l’altra schiera; si volge direttamente al sud, varca le Alpi svizzere, i monti della Francia, l’Apennino, i Pire- nei, sorvola le successive regioni che si stendono verso mare, indi toccando le inter- poste isole italiane, attraversa il Mediterraneo; e dopo aver affrontati mille pericoli, e subiti non pochi rovesci, per improvviso scontro di venti e di bufere, va a rico- verarsi in Africa. Epperò anche in questo secondo tragitto molte Quaglie rimangono per via, sicchè le maremme Pontine, le campagne della Toscana e del Napolitano, le pianure della Sardegna, della Sicilia ne restano abbondantemente popolate. E ciò è sì vero che per l’intero corso della stagione invernale, tutti gli ericeti, le colline a cameropi, le vigne, le colture a cotone delle pianure meridionali della Sicilia, sono tal- mente popolate di Quaglie ibernanti, che un cacciatore anche di mediocre capacità può comodamente uccidervi una o due dozzine d’ individui al giorno. — Le Quaglie come tutti gli altri uccelii vanno soggetti a molteplici varietà di ptilosi. Fra i corrispon- denti individui che potei vedere o predare in Sicilia, ne rinvenni due a tinta ne- reggiante, una in abito isabellino, ed una terza, speditami momentaneamente dal Ca- ruso, con un manto albino pressochè completo. Fam. CRYPTURIDAFE. Subfam. TurNICINAR Gen, TURNIX, Bonat, 217. Turnix sylvatica, Bp. ex Desfontaine, (Tetrao sylvatica, Desfont., Tetrao Gibraltarensis, Gm., Turnix Gibraltarica, Lath., Or- tygis Gibraltarica, Bp., Hemipedius tachidromus, 'Temm.). Volg. Ital. Quaglia tridattile, Quaglia d’ Andalusia e di Gibilterra, Tre-ugni. Sic. 186. — Quagghia triugni (Sic.), Triugni (Cat, Mess., Sir.), Triugni coddu niuru, (il maschio in abito di nozze), Questa graziosa specie, della quale la Turnix Gibraltarica non è che il maschio in abito di nozze, vive stazionaria nelle provincie meridionali della Sicilia, ed in particolare negli incolti a cameropi di Licata, di Terranova, di Girgenti, di Sciac- ca, di Mazzara ece. Essa vi è abbastanza comune, poichè io stesso giunsi sovente ad uccidere da 10 a 15 individui al giorno per tutto il tempo che mi trattenvi in quelle provincie, — Le Triugni non emigrano giammai; esse si rinvengono in tutte le stagioni e maggiormente in settembre ed in ottobre dopo le cove. —I costumi loro, come egregiamente nota il Benoit, sono analoghi a quelli delle Quaglie, cui so- migliano anche nel volo. — Esse se ne*stanno d’ordinario accovacciate nel folto dei ce- 65 AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA spugli, cd in particolare in quelli dellArundo ampelodesmos, e del Camerops hu- milis che rivestono le ondeggianti pianure e collinette meridionali dell’isola; prefe- rendo sempre per istanziare i macchioni più densi, le vallicelle più solitarie e re- mote, e le costiere alquanto prossime ai fiumi ed agli stagni. Generalmente vivono appajate durante le cove ed isolate in altre stagioni. — L’area in cui le rinvenni presso Mazzara, tuttochè frastagliata ed interrotta da nudi rialzi e da campi coltivati, esten- desi più o meno paralellamente ai lidi del mare per una lunghezza di 8 a 10 mi- glia, e per una larghezza di 6 a 7 miglia. Presso Licata e Terranova essa è ancora più vasta ed attinge una larghezza di oltre a 10 12 miglia; ma già in prossimità delle prime alture il loro numero incomincia a diradarsi, per cessare affatto sull’alto dei monti interni. — Non ho mai riscontrate le Tre-ugni nelle provincie settentrionali dell’isola; ove in realtà sembra che non esistino. Eccezionalmente ne fu colto un in- dividuo due anni or sono in un podere ai Colli presso Palermo, e ceduto ancora fre- sco al Museo per la cura e la squisita gentilezza del conte Ferrero. — Come ogni al- tro uccello velocipede le Tridattili stentano a prendere il volo, ed anche levate ben presto calano a terra. Pedivano per lo contrario con molta velocità, nè cotanto fa- cilmente si lasciano stringere dai cani, percui anche ferite torna assai malagevole rinvenirne le traccie. Nel levarsi e nel correre emettono tratto tratto un flebile grido, simile ad un uom che langue, sicché sovente ne restano ingannati i viandanti. Co- tale attitudine dipende, a quel che sembra, da una notevole dilatazione della trachea che rinvenni nei maschi nel prepararne le pelli; questo rigonfiamento si estende per tutta la regione anteriore della gola, e riesce anche un ottimo carattere per distin- guere i maschi dalle femmine, anche quando, come in tempo invernale, per certa uni- formità di livrea, l’uno non può distinguersi dall’ altra. — La Quaglia tridattile non è annoverata dagli illustratori dell’ Avifauna Sarda. Fam. PHASIANIDAE. Gen, PHASIANUS, Lin, 218. Phasianus colchicus, Lin. (Phasianus, Bris., Tetrao Phasianus, Lin.). Volg. Ital Fagiano. , Mod. 169. — Fasan (Mod., Bol.). l Fagiani vivono nel Modenese, e si propagano in piena libertà nel R. Parco di s. Felice, i Sie. 187, — Facianu (Sic.). Anni addietro vivevano pure in gran copfa in alcuni feudi interni della Sicilia, AVIPAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 69 e particolarmente nella Real Villa Favorita presso Palermo, ove vennero introdotti nel 1800 dal Re Ferdinando I. Ora ne è sparita ogni traccia, e solo qualche coppia si custodisce nel giardino municipale di Catania, e nelle Serre di qualche privato amatore di uccelliera; fra i quali primeggia il barone Turrisi duca di Floridia, che, fra i molti e scelti uccelli viventi che adornano il suo giardinetto, possiede tutte tre le specie di Fagiani, ORDO V. GRALLAE, (TrampoLieri 0 GRALLATORI). Biv. I. Grallae cursores (Trampolieri corritori). SECT. I. CURSORES UNCIROSTRES. Fam. OTIDAE. Gen, OTIS Lin. 219. Otis tarda, Lin. Volg. Ital. Otarda, Starda maggiore, Starda (Bel, Gesn.). Mod. 170. — Toc selvadegh (in Mod.), Toc marein (in Bol). L’Otarda è uccello casuale e rarissimo nelle provincie dell'Emilia. Molti anni ad- dietro un individuo adulto venne ucciso a Novi nelle cacce dei nobili signori Ran- goni-Testi, e si conserva nella loro raccolta ornitologica; mentre altra vecchia spo- glia, proveniente dalla Collezione Parmense del Conte Sanvitale, esisteva sin dal 1839 nel Museo di Modena, Il defunto professore Brignoli però assicuravami d’avere più volte veduto qualche soggetto negli anni andati sul mercato di Modena, in particolare ne- gli inverni 1834 e 1337. Sic. 188. — Pitarra grossa (Sic.), Otarda (Girg.). Questa specie è rara in Sicilia, Ne esistono 2 o 3 esemplari nel Gabinetto di Sto- ria naturale di Catania e di Siracusa, uccisi nelle vicinanze di quelle città, particola- rità ricordata dall’egregio dottore Zuccarello Patti negli Atti della Società Gioenia, ed un terzo nel Gabinetto Liceale di Trapani colto 5 anni or sono nelle vicinanze di Alcamo. Anche il Benoit mi segnala in una sua lettera che nell’ inverno 1845-46 5 o 6 Otarde vennero uccise nella piana di Catania. — Si può quindi ritenere che questo uccello giunga eventualmente in Sicilia, e si trattenga nelle stesse località abi- tate dalla specie seguente. — L’Otarda non è stata avvertita fin'ora in Sardegna. 70 AVIFAUNA DEI, MODENESE E DELLA SICILIA 220. Otis tetrax, Lin. (Otis minor, Briss., Tetrax campestris, Leach). Volg. Ital. Starda od Otarda minore, Gallina pratajola (Tosc.), Fagianella o Fa- sanella (St. Ucc.). Mod. 171. — Galèna d’ pra, (in Mod.), Galeinà d’pra (in Bol.). La piccola Otarda è del pari rarissima nel Modenese. Una femmina adulta venne colta nel 1858 nelle Valli di Porto Vecchio, ed inviata in dono al Museo Zoologico dal Conte Pietro Gandini; un altro maschio adulto e ben caratterizzato fu preso dal signor Canevazzi nel 1866 nei contorni di Modena, e da esso ceduto al suddetto sta- bilimento. Il Tognoli più di recente mi segnalò che altri 2 individui vennero uccisi nell’ aprile 1868 nelle vicinanze di Solara, In tutti i modi pel Modenese la piccola Otarda è sempre specie avventizia, Sic. 189. — Pitarra (Sic), Pitarra o Fasanella (Girg.), Gaddina di massaria (sec. Palazzotto), Gaddina petrajola (Pali). In Sicilia per lo contrario essa è stazionaria ed abbastanza comune nelle parti in- terne e meridionali dell’isola, e piucchè altrove a Caltagirone, a Terranova, a Viz- zini, a Lercara, a Girgenti, a s. Vito, non meno che nei vasti piani interposti fra Catania e Siracusa. — Presso Messina è più rara; accidentale nelle campagne di Pe- tralia, e delle Madonie (Minà). Nella provincia di Palermo uccidesi talvolta nei piani di s. Giuseppe di Mortelli, e di Castellammare, luoghi d’onde l’esimio professore Vol- pes e l’ottimo mio amico Salvatore Vitrano ebbero alcuni soggetti, e ne fecero dono al Museo che mi è affidato. — Questi uccelli vivono a preferenza negli incolti e nei ter- reni sterili e sabbionosi della Sicilia, Tuttavia non ischivano le praterie, ed anzi vi nidificano; ma astuti qual sono deludono gli inganni e correndo rapidissimamente ben di rado si lasciano cogliere dai cacciatori (Patti). Ond’ è che per lo più suolsi dar loro la caccia nei mesi della estate e nelle ore più calde del giorno, sia per sorpren- derli accovacciati nei nidi, sia per inseguirli e stancarli con cani da corsa onde co- stringerli a prender il volo, ed a cadere sotto i colpi dei cacciatori debitamente ap- postati. — Sebbene stazionaria, anche questa specie però in tempo invernale suole tal- volta imprendere una limitata emigrazione verso il continente Africano. Difatti il Ca- ruso mi notifica in proposito che le Fagianelle, reduci dall’Africa, passano in marzo per le campagne d’Agrigento, e tosto s'internano infra terra per nidificarvi, Il nido lo fanno per lo più in terra a riparo di qualche cespuglio, deponendovi 2 o 3 uova di color verde-oscuro, e della grandezza di quelli del pollo comune; i piccoli appena nati e co- perti di bellissima pelurie, corrono dietro la madre e mangiano da sè. — In Sarde- gna le Fagianelle sono comunissime presso Oristano (Salv.). i AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 221. Otis Houbara, Gm. Volg. Ital. Otarda africana. — Sic ?— Ricordo unicamente questa specie perchè nel Musco di Siracusa ne esi- ste una spoglia che dicesi essere stata presa sul territorio di quella provincia. — Ad onta che lo Schembri asserisca d’averla talvolta riscontrata nel gruppo delle Isole Maltesi, ed il Bonaparte la ritenga accidentale in Sicilia, tuttavia steuto a credere che l’Otarda africana raggiunga quest'isola. — Non esiste nè manco in Sardegna, SECT. II. CURSORES PRESSIROSTRES. Fam. GLAEROLIDAE. Gen. GLAREOLA, Bris, 222. Glareola pratincola, Bp. ex Lin. (Glareola naevia, Briss., Hirundo pratincola, Lin., Glarcola torquata, Mey. et Wolf). Volg. Ital. Pernice di mare (Savi), Rondone di mare 0 marino, Glareola (St. Ucc,). Mod. 172. — Rundon d’mar (in Bol.). La Pernice marina è assai rara nel Modenese, nè quindi ha nome volgare. Due soli individui a mia conoscenza vennero uccisi nel Carpigiano nella primavera 1861 e ce- duti dal Tognoli al Museo della R, Università; un altro, coltovi più di recente dal- l’egregio tassidermista, mi venne inviato pel nascente Museo di Palermo. Sembra che nel Bolognese sia alquanto più comune, mentre il Bianconi mi segnala che la 8’ in- contra alle volte in primavera nelle estese praterie della provincia, ove si trattiene pochi giorni. Sic. 190. — Rinninuni americanu (Sic.), Pirniciottu di mari (Pal., Girg.), Lin- ninuni di maisi, Tummarinari (Cat.), Tamburinelli (Lent., Sirae.), Buccuzza russa (Mess.), In Sicilia questo leggiadro uccello è abbastanza comune nelle praterie, e nei terreni acquitrinosi delle provincie meridionali. Parecchi stuoli vi giungono dal- l’ Africa, si fissano e nidificano nei maggesi e nei pantanelli di Catania, di Sira» cusa, di Girgenti, riunendosi tratto tratto in branchi numerosissimi che volteggiano gridando per l’aria al modo delle Rondini e dei Pecchiajoli. Da qui il nome di Lin- ninuni cdi maîsi che loro viene dato in alcuni distretti dell’isola — Imbattutomi di fatti nel maggio 1864 in uno di codesti branchi nelle campagne del barone Riso presso Carlentini potei nel corso di circa due ore predarne a volo oltre una ventina di 72 AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA bellissimi esemplari, che preparati distribuii a varii musei zoologici d’Italia. In ogni altra località dell’isola questi uccelli sono di passaggio. Giusta il Benoit qualche bran- chetto si fa vedere in primavera intorno i laghetti del Faro di Messina. A Palermo sono anche più rari; colsi un individuo adulto nella primavera del 1866 nei piani erbosi della tenuta delle Trentacoste; ed un giovanissimo, tuttora privo del caratte- ristico suo collaretto, nel settembre dello stesso anno sulle spiagge di Mondello, Però in alcuni anni come nota il Benoit ne affluiscono anche in Sicilia stuoli numerosis- simi, — In Sardegna il passo della Pernice di mare non è costante ad ogni anno (Ca- ra, Salvadori). (continua ) STUDII PALEONTOLOGICI SULLA FAUNA DEL CALCARE A TEREBRATULA JANITOR DEL NORD DI SICILIA PER IL PROFESSORE GAETANO GIORGIO GEMMELLARO. (Continuazione) BRACHIOPODI TEREBRATULIDI. TEREBRATULA, Lwyd. TEREBRATULA DIPHYA, F. Col. Sp. (Tav. I. Fig. 1-4). 1606. Conchqg diphya, Fabius Columna, Minus cognit. stirpium, etc. pi 4, Tab. XXXVI 1811. Terebratula triquetra, Parkinson, Organic Remains, vol. III, p. 229, pl. 16, 1819. 1827. 1827. 1827, 1834. 1837. 13838. 1847, » fig. 4 deltoidea, Lamarck, Anim. sans vert., tom. VI, p. I, pag. 250 (2° ediz.) tom. VII, pag. 335. » Bruguière, Encycl. méthod. pl. 240, fig. 4. (senza nome) Bruguiére, Encycl. méthod. pl. 240, fig. 6, a, d, cè antinomia, Catullo, Saggio di Zool. foss., p. 169 e 240 (parte). diphya, De Buch, Ueber Terebrateln, p. 88, Tav. I, fig. 12 (Tra- duzione francese) 1838 Mém. Soc. Géol. de France, Tom. II, p. 169, pl. 18, fig. 9. 5 Pusch, Polens Pal. p. 15, pl. 3, fig. 13. diphyoîdes, Bronn, Lethaea geogn. p. 652, pl. 30, fig. 14. diphya, D’Orbigny, Ann. des Sc. Nat. pl. 7, fig. 38. Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. VII. Parte I. 10 74 SULLA FAUNA DEL CALCARE A TEREBRATULA JANITOR 1850. Antinomia angulata, angusta, dilatata, Catullo, Quart. Journ. Geol. Soc. Lon- don, vol. VII, p. 74, fig. 3-5. 1850. Terebratula diphya, Davidson, Ann. and. Mag. of nat. hist., tom. V, pl. 13, fig. 20. 1892. » » Suess, Sitzungsb. d. Kais Akad. d. Wissensch. pl. 31, fig. 8-15. 1863-68. » » dilatata (Catulloi) Ped Mél. paleontol. p. 166, pl. 31, 32. 1870. » » Zittel, Pal. Mitth, 11 Abth. Die fauna der aeltern ce- phalopoden fuehrenden tithonbildungen, p. 244, pl. Si fig. 1-10. Questa interessante terebratula fino ad un anno addietro non si era ancora tro- vata nel titonio inferiore della Sicilia; però in questi ultimi mesi se ne sono rinve- nuti dieci esemplari, che si conservano nel Museo di Geologia e Mineralogia della Regia Università di Palermo, Fssi, quantunque siano in cattivo stato di conservazione, non lasciano dubbio sulla loro determinazione. Gli esemplari figura 1 a 3 provengono dal calcare della contrada Valanca (din- torni di Misilmeri), in cui la roccia è a facies di coralli, gasteropodi e cefalopodi; e l’altro esemplare (fig. 4) è stato trovato nel calcare marnoso della contrada £egal- mici (dintorni di Castronuovo) che è esclusivamente a facies di cefalopodi. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. — Tav. 1, Fig. 1. Terebratula diphya, F. Col. grande valva della Valanca (Misilmeri). Fig. 2 idem piccola valva con Apthychus Beyrichi, Opp., della Valanca (Misilmeri). Fig. 3 idem grande valva della Va/anca (Misilmeri). Fig. 4 idem grande valva di Regalmici (Castronuovo). TEREBRATULA JANITOR, Pict. (Tav. 1. Fig. 5). 1837. Terebratula diphya, Pusch. Polens Pal., p. 15, pl. 3, fig. 13. 1859. » » Suess, Die Brachiop. der Stranberger Schichten (Beitr. zur Pal. von OQesterreich, von Hauer) 11 heft, p. 34, pl 3, fig. 13. 1863-68. » Janttor, Pictet, Mel. Paléont., p. 161, pl. 29, fig. 4-6, pl. 30. Questa distinta specie è una delle più rare terebratule del titonio inferiore della Sicilia. Fin ora ne abbiamo tre soli esemplari, de’ quali due provengono dal calcare grigio delle Falde di Monte Pellegrino (Palermo), ed uno dal calcare marnoso di Regalmici (dintorni di Castronuovo). Questo ultimo esemplare è conservatissimo e DEL NORD DI SICILIA 75 non lascia dubbio sulla sua determinazione. Esso è stato ultimamente da me trovato nello stesso strato con il Lifoceras montanum, Opp. sp. il Perisphinctes contiguus, Cat. sp. e altri cefalopodi caratteristici del titonio inferiore. L’esemplare fig. 5, delle Falde di Monte Pellegrino (Palermo) sebbene sia mancante d’apice, è ancora ben determinabile. Appartiene al tipo con lobi laterali divergenti; ha un angolo apiciale di 85°, e distinguesi di leggieri dalle specie aftini per il lobo mediano, che parte dall’apice della grande valva, il quale è grosso, liscio e lungo, circa la metà della lunghezza della conchiglia; per il seno corrispondente della piccola valva, che mo- strasi profondo e senza costola mediana: e finalmente per la commissura delle valve pochissimo sinuosa, anzi quasi retta, in cui la grande valva domina nella regione cardinale e la piccola verso quella frontale. Questi esemplari conservansi nel Museo di Geologia e Mineralogia della R. Univer- sità di Palermo, SPIEGAZIONE DELLE rIFURE. — Tav. I. Fig. 5. Terebratula janitor Pict. forma con lobi laterali divergenti delle Falde di Monte Pellegrino (Palermo). TEREBRATULA MISILMERENSIS, Gemm. (Tav. I. Fig. 6, 7). MUNE NEZZAN Rea e toe seo boa o edo dolo 00 anto 33r Earshezaga. Seen RI SO DIRO TO ERO DICO aa 2957 Spessezza..... vede edo vedeva Sio bb d olo loroso nono Conchiglia di color bruno grigiastro, sottile, lucida, triangolare, compressa a’ lati, troncata alla regione frontale, liscia o ornata di finissime e regolari strie d’ accre- scimento. La piccola valva è piana e con stretta e leggiera depressione mediana, che va man mano dileguandosi come dall’ apice estendesi alla regione frontale, Ha la grande valva leggermente convessa, ma longitudinalmente molto arcuata. Il suo apice largo, corto e fortemente curvato sulla cerniera termina strangolato, mostrando un forame perfettamente rotondo e di grandezza regolare. La commessura delle valve a’ lati è un po’ infossata e fortemente curvata, essendo la piccola valva prolungata estesamente verso l’ opposta, in modo da formare essa sola quasi tutta la spessezza della conchiglia; mentre nella regione frontale è la grande valva che estendesi un poco, ma senza inflessione, sulla piccola valva. Il deltidio è completamente nascosto per la forte curvatura dell’apice sulla cerniera. I suoi caratteri interni si sconoscono. Questa specie appartiene per la sua forma esterna al tipo della Terebratula trian- gulus, Lam. T. rectangularis, Pict. ecc. È affine alla prima di queste due specie, ma se ne distingue principalmente per la configurazione della sua piccola valva nella re- gione laterale e per la mancanza del seno nella parte frontale. Oltre a questi carat- teri la Terebratula Misilmerensis, Gemm. è più depressa, ha la grande valva molto 76 SULLA FAUNA DEL CALCARE A TEREBRATULA JANITOR più curvata longitudinalmente, e nella piccola valva la depressione mediana non pro- lungasi affatto fino alla regione frontale. Questa specie è stata trovata soltanto nella contrada Valanca (dintorni di Misil- meri). Gli esemplari, che fin’ora conosconsi, sono quelli qui figurati, che si conser- vano nel Museo di Geologia e Mineralogia della R. Università di Palermo. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. — Tav. 1, Fig. 6. Terebratula Misilmerensis, Gemm., della Valanca (Misilmeri). Fig. 7 idem grande valva della Valanca (Misilmeri). TEREBRATULA INMANIS, Zeusch. (Tav. I. Fig. 8, 9). 1856. Terebratula immanis, Zejszner, Geologia do Latwego pojecia szastòsow. p. 233. 1857. » » Zeuschner, Palaeont. Beitr. zur Kenntniss des weissen der Jurakalkes von Inwald bei Wadowiw, p. 9, Tab. I, fig. 10-40, Tab. II fig. 5 d-11 d, Tab. II fig. 12 d In Sicilia ta Terebratula immaniîs, Zeusch. non arriva mai a prendere le dimen- sioni della forma tipo di Zrwald. Il più grande esemplare, che fin’ora abbiamo tro- vato nel titonio inferiore siciliano è quello fig. 9, che ha le seguenti dimensioni, cioè: LUNENeZZA RR ROTOLO. BEE LAChEZZA RO E sfxle e sdeleioa AUGEA SPESSEZZA 1). Sere teo eee ione ite i E Essa non è molto rara. Nel Museo di Geologia e Mineralogia della R. Università di Palermo se ne trovano sette esemplari che provengono dalla contrada Favara (din- torni di Villabate). Essi sebbene più piccoli della forma tipo di Zrwald, non presen- tano alcuna particolarità degna d’osservazione. L’esemplare fig. 9 appartiene alla va- rietà larga non sinuata. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE, — Tav. I, fig. 8. Teredbratula immanis, Zeusch. della Valanca (dintorni di Villabate) Fig. 9. idem della Favara (dintorni di Villabate). TereBRATULA BaATtAGLIAI, Gemm. (Tav. II. Fig. 1, 2). Lunghezza...» ae etna ola se elets e eldoto ra nola case e LOT Larghezza 8 ala dee fetaa se ate BR Sa Delete ditelo sea: Li ia Spessezza. . ... SALEMME LINO RARI II RE o ehe fille | ER RAPE o Questa conchiglia è piccola, di color nerastro, spessa, pentagonale, più lunga che larga, e con strie di accrescimento, che si vedono fortissime e disposte a piani verso DEL NORD DI SICILIA 77 la regione frontale, la quale spesso è leggermente troncata. La piccola valva è un poco meno convessa della grande valva, spesso leggermente rigonfiata verso la regione me- diana e lateralmente depressa. Ordinariamente questa depressione è leggerissima, ma negli esemplari che arrivano alla grandezza di 20"® essa aumenta producendo un largo lobo frontale. La grande valva è regolarmente convessa. Ha l’apice lungo, robusto e leggermente curvo terminato da un forame piuttosto grande ed ovale. Il deltidio è lungo, largo, convesso e trasversalmente striato. Le valve sono ordinariamente unite sotto un angolo molto ottuso, e in alcuni esemplari vedesi un vero margine latero- frontale. La commessura delle valve è retta e spesso con leggiera inflessione frontale. Alcuni esemplari di questa specie sono ornati di linee longitudinali, raggianti e più o meno distanti, che notansi particolarmente sulla parte anteriore e centrale della piccola valva. L’interno non si conosce. Questa specie per lo sviluppo del suo deltidio ha qualche rassomiglianza con al- cuni giovani esemplari della Terebratula Moravica, Glock, ma la configurazione della sua piccola valva la distingue facilmente da tale specie. Essa è ancora vicina per la sua forma generale alla Terebratula Gagnebini, Et., però la forma dell’apice, che è caratteristico nelle terebratule, è così differente, che di leggieri la fa distinguere dalla specie del virguliano di Berna, La Terebratula Battagliai, Gemm., proviene dal calcare della contrada Valanca (dintorni di Misilmeri) e dal Castello di Termini (Termini). Nel Museo di Geologia e Mineralogia della R. Università di Palermo se ne conservano sei esemplari della Va- lanca (Misilmeri). Il dottor Battaglia ne ha due esemplari provenienti dal calcare grigio del Castello dì Termini (Termini), SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. — Tav. II, fig. 1, Terebratula Battagliai, Gemm., della Va- lanca (Misilmeri) Fig. 2, idem della Va/anca (Misilmeri). TEREBRATULA NeBRODENSIS, Gemm. (Tav. II. Fig. 3, 4). (1) (11) (III) DUNENezzA OS ne e 0000 Larghezza . ® 00000 110° — ® 0 0 0 0 0 0 00 Quo — ® e 0 0 000 sa 2672 Spessezza. cio se 155° — ® 0 0 0 0 0 ese ore — © 00 0 oo 000 (97 fa Conchiglia ovale, più lunga che larga, levigata oppure ornata soltanto di strie d’ac- crescimento. Le valve sono poco convesse. La piccola valva mostrasi regolarmente e leg- germente convessa, e qualche volta con leggiera depressione verso la regione cardi- nale. La grande valva è un poco più convessa dell’ altra, con curvatura longitudi- nale regolarmente convessa e leggermente carenata alla parte posteriore e apiciale. La commessura delle valve è leggermente arcuata con la convessità diretta verso la 78 SULLA FAUNA DEL CALCARE A TEREBRATULA JANITOR grande valva, il centro della convessità della quale cade alla parte media della con- chiglia, ove è la sua massima lunghezza; nella regione frontale spesso vedesi una leg- gierissima inflessione. L’apice largo e robusto è troncato da un forame rotondo e di mediocre grandezza. Ha il deltidio largo, alto, depresso a° lati carenato sulla linea mediana e provvisto di finissime linee trasversali. I giovani esemplari di questa specie sono ordinariamente più depressi, hanno le strie d’accrescimento più fine, le valve unisconsi sotto un angolo meno ottuso e hanno la commessura delle valve retta e senza inflessione frontale. Negli esemplari di Va- lanca (dintorni di Misilmeri) le strie di accrescimento sono fortissime e irregolari. Il colorito e l’interno non si conosce. Questa specie quantunque per la forma richiami la Terebratula Bauhini, Et., non può affatto confondersi con questa specie si per la forma del suo deltidio, che è proprio caratteristica, come per l’angolo apiciale, che è molto più ottuso. Questa terebratula è una delle specie più comuni del titonio inferiore della Sici- lia. Il signor Ciofalo e il dottor Battaglia di Termini ne hanno trovato varî esemplari nel calcare grigio del Castello dî Termini (Termini), Nel Museo di Geologia e Mine- ralogia della R. Università di Palermo se ne trovano molti esemplari provenienti dal calcare grigio delle Falde di Monte Pellegrino (Palermo) dalla contrada Favara (dintorni di Villabate) e della contrada Valanca (dintorni di Misilmeri). SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. Tav. II, Fig. 3. Terebratula Nebrodensis, Gemm. delle Falde di Monte Pellegrino (Palermo). Tav. IV, idem della Valanca (Misilmeri). TEREBRATULA CYCLOGONIA, Zeusch. (Tav. II. Fig. 5, 6). 1857. Terebratula cyclogonia, Zeuschner, Pal. Beitr. zu Kenntniss des weissen Jura- kalkes von Inwald etc., p. 11, Tav, lII, fig. d 1-d 4. La Terebratula cyclogonia, Zeusch. è piuttosto comune nel titonio inferiore della Sicilia. Nel Museo di Geologia e Mineralogia della R. Università di Palermo se ne con- serva un esemplare un po’ rotto nella regione frontale e nella laterale destra, che è rassomigliantissimo alla forma tipo di Inwald data dal prof. Zeuschner Tav. IMI fig. d. Questa specie in Sicilia è ordinariamente più piccola e con l’apice un poco più sviluppato come si vede nell’esemplare fig. 5. Nella contrada Valanca (dintorni di Misilmeri) la forma dominante è quella fig. 6, che rassomiglia alla forma di Konza- kau, di cui il Museo di Geologia e Mineralogia deve alcuni esemplari alla gentilezza _ del prof. Zittel. Avendo molti esemplari di questa specie, e in tutti gli stadi di sviluppo, credo es- sere una buona specie e distintissima della Terebratula immanis, Zeusch., la quale, ancora quando è giovane, non può affatto confondersi con questa. DEL NORD DI SICILIA 79 Questa specie trovasi alle Falde di Monte Pellegrino (Palermo) alla contrada Fa- vara (dintorni di Villabate) e alla contrada Valanca (dintorni di Misilmeri). SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. — Tav. II, Fig. 5. Terebratula cyclogonia, Zeusch. delle Falde di Monte Pellegrino (Palermo). Fig. 6 idem della Va/anca (Misilmeri). TEREBRATULA PSEUDOBISUFFARCINATA, Gemm. (Tav. II. Fig. 7). 1845. Terebratula biplicata, Zejszner, Palaeont. Polscha opis etc. N. 5, Tav. V, fig. 1-5. 1858. ‘ bisuffarcinata, Suess, Die Brachiop. der Stramberger Schichten (Beitr. zur Palaeont. von Oesterreich, von Hauer) 1. Heft, pag. 25, pl. 1, fig. 2,9. Questa specie tanto comune nel titonio superiore di Stramberg, Koniakau ecc. trovasi ancora nel titonio inferiore della Sicilia. Già il signor Zeuschner (1) avea ele- vato qualche dubbio sul ravvicinamento di questa specie alla Terebratula bisuffar- cinata, Schl.,, ma la sua vera distinzione devesi al Prof. Zittel (2), che in un esame de’ Brachiopodi del titonio superiore di Stramberg, illustrati dal signor Suess, la con- sidera da questa come affatto diversa. Gli esemplari di Sicilia confrontano perfettamente con que’ di Stramberg. Quello fig. 7 se ne allontana un poco per essere più rigonfiato e per avere le sinuosità la- terali della piccola valva più profonde. La Terebratula pseudobisuffarcinata, Gemm. è molto rara nel titonio inferiore della Sicilia. Fin’ora ne conosco tre esemplari, che provengono dalle Falde di Monte Pellegrino (Palermo). Essi fan parte della ricca collezione del titonio inferiore sici- liano del Museo di Geologia e Mineralogia della R. Università di Palermo. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. — Tav. II, Fig. 7. Terebratula pseudobisuffarcinata, Gemm. varietà rigonfiata delle Fa/de di Monte Pellegrino (Palermo). TEREBRATULA MORAVICA, Glock. (Tav. II. Fig. 8-13). 1845. Terebratula longirostris, Nilss. subspecies moravica, Glocker, Nova Acta Acad, Caes. Leop. Car., vol. XXI, p. 497, tav. 35, fig. 1-3. (4) Jahrb. Leonhard und Brom 41860, pag. 687. (2) Palaeont. Mitth. 4 Abth. Die Cephalopoden der Stramberg Schichten, pag. 9, Stuttugart, 1868. 80 SULLA FAUNA DEL CALCARE A TEREBRATULA JANITOR 1856. Terebratula Noszkowskiana, Zeuschner, Pal. Beitr. zur Kenntniss des weissen Jurakalkes von Inwald, p. 14, pl. 4, fig. 1 d-7 d. 1858. » Moravica, Suess. Die Branchiop. der Stramberger Schichten (Beitr. zur Pal. von Oesterreich, von Hauer) 1 heft, p. 29, Tav. 2, fig. 4-6. 1862. » . Étallon et Thurmann, Lethea Bruntrutana, p. 286, pl. 41, fig. 8. 1866. » » De Loriol, Descr. des. foss. du Mont Seleve (Extr. des Rech. Géol. de la Savoie etc. par M. A. Fa- vre) p. 34, pl. E, fig. 16. » LÌ Pictet, Mél, Paléont. P. 268, pIl. 41, fig. 2. (1) (II) (III) Lunghezza. .... +. Doni — i diete Meteo Gorni aletasete 4372 Larghezza ttt te etto 1729 —* gue gelelte O ie) Spessezza .. . . RA ESRI 1852 La conchiglia di questa specie è grande, sempre molto più lunga che larga, la cui massima larghezza corrisponde alla metà della sua lunghezza, liscia o provvista di strie d’accrescimento, che in alcuni esemplari si notano forti e irregolari. La pic» cola valva ne’ giovani è appena convessa, e ancora quasi piana nella parte ante- riore; ne’ grandi esemplari si fa più convessa e rigonfiata verso la regione cardinale» La grande valva si mostra fortemente convessa, e in alcuni esemplari come se fosse quasi carenata per un forte rialzamento sulla linea mediana, che dileguasi alla re- gione frontale. Le valve si incontrano sotto un angolo acuto, variabile a seconda la loro forma, le quali terminano con margini taglienti, e che quando la conchiglia è prov- vista di fortissime strie d’accrescimento (fig. 10) si fanno comparativamente ottusi. La commessura delle valve è dritta. Ha l’apice lunghissimo, lateralmente arrotondato e curvato in avanti. In alcuni esemplari (fig. 9), che arrivano fino alla lunghezza di 2525, l’apice si trova spinto in dietro; in altri ancora maggiori in lunghezza, esso è diretto lateralmente. La posizione del forame varia ancora con la direzione dell’apice; esso ora sta situato in alto, ed ora direttamente in avanti; quando l’apice è conservato ed intero il forame si vede piccolissimo e rotondo. Il deltidio è lungo, largo, spesso ca- renato sulla linea mediana e munito di linee trasversali finissime, irregolari e qualche volta flessuose. Fra i diversi Brachiopodi questa è una delle specie più comuni del titonio infe- riore della Sicilia. Avendola potuto studiare in tutti gli stadî di suo sviluppo mi sono convinto, che tutti gli esemplari, come quello fig. 9, non sono che semplici va- rietà della specie in esame. Essi sono ordinariamente più larghi della forma tipo, hanno la piccola valva quasi piana in mezzo con il contorno marginale rivolto verso la grande valva e l’apice diretto in dietro. Le loro dimensioni sono le seguenti cioè : DEL NORD DI SICILIA S1 (1) (II) Lunghezza 1880 la i Di REI RA EI SIC POE Pala Larghezza ...... Me TIRATI EEA AIA A IAA 1922 SPessezza 0. + eee CANA MOL e a E e Molti esemplari vi hanno il guscio macchiato in color grigio-scuro principalmente verso la regione frontale. La Terebratula Moravica, Glok. è frequente in Sicilia nelle contrade Fa/de di Monte Pellegrino (Palermo), Santa Maria di Gesù (Palermo), Favara (dintorni di Villabate), Valanca (dintorni di Misilmeri), Castello di Termini (Termini), S. Gior- gio (dintorni di Castelbuono). Il dottor Battaglia e il signor Ciofalo ne possiedono molti esemplari provenienti dal Castello dì Termini (Termini), Il dottor Minà-Pa- lumbo alcuni che sono stati trovati a S. Giorgio (Castelbuono). Finalmente nel Mu- seo di Geologia e Mineralogia della R. Università di Palermo si conservano moltis- simi esemplari di questa specie e delle Falde di Monte Pellegrino (Palermo) e di Santa Maria di Gesù (Palermo) e della Favara (Villabate) {e della Valanca (Mi- silmeri). SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. — Tav. II, fig. 8. Teredratula Moravica, Glok. della Valanca (Misilmeri). Fig. 9 idem varietà con apice diretto in dietro, della Favara (Villabate). Fig. 10 idem della Valanca (Misilmeri). Fig. 11 idem della Favara (Villabate). Fig. 12 idem delle Falde di Monte Pellegrino (Palermo). Fig. 13 idem della Favara (Villabate). TEREBRATULA NeumAYRI, Gemm. (Lav. II. Fig. 1, 2). (1) (11) (111) Lunghezza. ...... Demi nanne a SOLE a ADE Larghezza: n ia DIET RE TECO DO eden Ri fo Jet Spessezza, tu i OT dai te ce Gm Conchiglia grande, dilatata lateralmente, un poco più lunga che larga, liscia op- pure ornata, ne’ grandi esemplari, di strie finissime, longitudinali e raggianti. Le valve sono ugualmente e regolarmente convesse. La piccola valva presentasi di forma pentagonale con il lato frontale molto più breve degli altri. La grande valva è un po’ rigonfiata nella parte mediana della regione apiciale. La commessura delle valve vedesi quasi retta e con leggiera inflessione frontale. L’apice è di grandezza rego- lare, leggermente curvato, e senza spigoli laterali, il quale viene troncato perpen- dicolarmente d’ un forame di grandezza regolare e rotondo. Ha il deltidio largo e piuttosto alto. L’interno e il colorito esterno non si conoscono. Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. VII. Parte I. si 82 SULLA FAUNA DEL CALCARE A TEREBRATULA JANITOR In alcuni esemplari l’inflessione frontale non è affatto simmetrica, ma spinta la- teralmente come vedesi nella Teredbratula Bieskidensis, Zeusch, La Terebratula Haidingeri, Hoh. la Terebratula Nebrodensis, Gemm. e la Te- rebratula Gratianopolitensis , Piet. hanno qualche affinità con la specie presente; però le due prime se ne distinguono facilmente. La Terebratulta Haidingeri, Hob. è più grande e depressa, ha la commessura delle valve senza inflessione frontale, e la forma della sua regione frontale è più larga e rotondata; la Teredbratula Nebro- densis, Gemm. è più ovale, più rigonfiata e presenta un apice più robusto. Più vicine sono le sue affinità con la Terebratula Gratianopolitensis, Piet. Esse sono due spe- cie piuttosto depresse, dilatate e con la commessura delle valve ugualmente diretta; ma la Terebratula Neumayri, Gem. ne differisce perchè è meno depressa, per- ché ha la regione apiciale della grande valva meno sporgente sulla piccola valva e perchè ha la fronte meno larga e non troncata. i Questa specie incontrasi piuttosto frequentemente nel calcare grigio delle Fade di Monte Fellegrino (Palermo), della Favara (dintorni di Villabate) e del Castello di Termini (Termini), Nel Museo di Geologia e Mineralogia della R. Università di Palermo se ne conser- vano molti esemplari, fra” quali due del Castello di Termini (Termini) che si de- vono alla gentilezza del signor Ciofalo. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE.— Tav. III, Fig. 1. Teredratula Neumayri, Gemm. delle Fade di Monte Pellegrino (Palermo). Fig. 2 idem della Favara (Villabate). TEREBRATULA SIMPLICISSIMA, Zeusch. (Tav. II. Fig. 3). 1857. Terebratula simplicissima, —‘euschner, Pal. Beitr. (Abhand. der K. bòhm. Gesellsch, der Wiss.), p. 13, tav. IV, fig 1 a-4a. 18598. » » Suess, Die Brachiop. der Stramberger Schichsten (Beit. zur Pal. von Oesterreich von Hauer) 1 heft. p. 26, tav. I, fig. 4-6. Una comparazione attenta dell’ esemplare fig. 3 con altri sei della Teredratula simplicissima, Zeusch. provenienti da Koniakau mi ha convinto della loro identità. Questa specie si distingue facilmente dalle congeneri dello stesso piano geologico. L’e- semplare fig. 3 presenta le seguenti dimensioni, ossia: Lunghezza. ...... A E So So e Rea Larghezza: baritono ce ERRE RE IR 21° SPOSsezza, i ro ei TE 00 0 ORTONE O RIO 1755 È oviforme, più lungo che largo, con la regione frontale arrotondita e provvisto DEL NORD DI SICILIA 83 di strie d’accrescimento, delle quali alcune si vedono piuttosto forti. La piccola valva è molto convessa e rigonfiata al centro. La grande valva mostrasi arcuata fortemente verso la regione apiciale, mentre nella regione frontale estendesi piuttosto dolce- mente. La commessura delle valve è dritta. L’apice corto, robusto, senza spigoli la- terali, e fortemente curvato sulla cerniera. Ha il deltidio bassissimo e largo. Il fora- Messsssseo Questa specie è rarissima nel titonio inferiore della Sicilia, Il solo esemplare, che fin'ora si conosce, è stato trovato nella contrada S. Cataldo (dintorni di Favarot- ta). Esso conservasi nel Museo di Geologia e Mineralogia della R. Università di Pa- lermo, SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. —- Tav. III, fig. 3. Terebratula simplicissima, Zeusch. della contrada S. Cataldo (Favarotta). TEREBRATULA MITIS, SUESS. (Tav. III. Fig. 4). 1858. Terebratula mitis, Suess, Die Brachiop. der Stramberger Schichten (Beitr. zur Pal. von Oesterreich, von Hauer) 1 heft, p. 31, taf, III, fig. D-7. Questa specie, che incovtrasi piuttosto frequentemente nel titonio superiore di Stram- berg, è rarissima nel calcare grigio di Sicilia. Fin’ora ne ho trovati due soli esem- plari nel calcare marnoso de’ dintorni di Favarotta, uno de’ quali somiglia perfetta- mente al tipo di Stramberg dato dal signor Suess Tav. III, fig. 7 (op. cit.), e l’altro è quello qui figurato, che costituisce una leggiera varietà meno triangolare, che in- contrasi ancora a Stramberg. In essa la larghezza maggiore cade vicino la parte media della lunghezza della conchiglia, quindi presentasi con la regione frontale meno larga e troncata; mentre nella forma tipo, la larghezza maggiore essendo vi- cino la regione frontale, la conchiglia è più triangolare e con la parte frontale larga. In tutti gli altri caratteri concorda perfettamente, Questi due esemplari trovansi nel Museo di Geologia e Mineralogia della R. Uni- versità di Palermo, SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. — Tav. III, fig. 4. Terebratula mitis, Suess varietà di Fa- varolta. 84 SULLA FAUNA DEL CALCARE A TEREBRATULA JANITOR TEREBRATULA BILIMEKI, SUESS. (Tav. III. Fig. 5, 6). 1858. Terebratula Bilimeki, Suess, Die Brachiop. der Stramberger Schichten (Beitr. zur Pal. von Oesterreich, von Hauer) 1 heft, p. 26, taf, I, fig. 7-9. 1870. » » Zittel, Pal. Mitth. 11 Abth, Die fauna der aeltern ce- i phalopoden fuehrenden tithonbildungen, p. 256, pl. 38, fig. 9. Se si confrontano le figure della specie tipo data dal Suess con quelle della stessa specie del titonio inferiore siciliano, quelle presentano una forma più larga. Però avendo potuto studiare questa specie sopra molti esemplari provenienti di Stram- berg, che devo alla cortesia del prof. Zittel, ho potuto accertarmi che ancora que- sta varietà vi si trova frequentemente, In Sicilia essa è piuttosto rara. Oltre agli esemplari qui figurati ne conosco due” altri ancora un po’ rotti, uno dei quali però, conserva intera la regione apiciale, che è la parte esterna più caratteristica per la determinazione de’ Brachiopodi. Essi si sono trovati nel calcare marnoso di Calatafimi e di Favarotta e si conser- vano nel Museo di Geologia e Mineralogia della R. Università di Palermo, SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. — Tav. III, Fig. 5. Teredratula Bilimeki, Suess di Calata- fimi. Fig. 7 idem di Favarotta. TEREBRATULA ISOMORPHA, Gemm. (Tav. II. Fig. 7). 1) (n (tI) Eunshezza teen 34 aa RATA OLONA IO ADREIC-R gulo DI DI Larghezza. ate Dente Slo seto ai nt SPESSOZZa.i ini eo. LR n 0 Tate Sir Conchiglia grande, ovale, allungata, troncata alla regione frontale, ristretta verso la regione cardinale ed elargata lateralmente e in avanti, la cui larghezza maggiore corrisponde al terzo anteriore, e la spessezza più grande al terzo posteriore della sua lunghezza. La piccola valva è di forma pentagonale, della quale i lati più lunghi sono gli apiciali e il più corto il frontale; in questa regione essa presenta due pie- ghe longitudinali più o meno pronunziate, le quali convergendo verso il centro della conchiglia, limitano una sinuosità mediana più o meno profonda. La grande valva mo- DEL NORD DI SICILIA 85 strasi rialzata nella linea mediana dall’ apice fino al suo terzo posteriore, ove di- leguasi completamente per poscia rilevarsi verso la regione frontale e dare Inogo ad una piega mediana, limitata d’ ogni lato d’ una sinnosità laterale. La commes- sura dalle valve a’ lati in prima è retta, dopo si inflette, e passando alla fronte mostra una doppia inflessione a foggia di M. Ha l’apice piuttosto regolare in altezza, ed è regolarmente curvato, senza spigoli laterali e troncato quasi perpendicolarmente d’un forame grande e rotondo. Il suo deltidio è larghissimo, corto e non infossato. Questa bella specie è di color grigio tendente al giallastro ed ornata di fine strie d’accrescimento, fra le quali alcune, sopra tutta la sua superficie e principalmente verso il contorno, si notano fortissime. Alquanti esemplari, come quello qui figurato, sono pure provvisti di fine strie longitudinali e raggianti, che si distinguono più facil- mente sulla grande valva, Gli esemplari fino ad una lunghezza di 45 mill. hanno generalmente la regione anteriore più depressa, e le valve s’ incontrano formando un angolo molto meno ot- tuso. L’interno non si conosce. Questa terebratula appartiene al gruppo delle specie biplicate. Essa distinguesi a prima vista dalla Terebratula pseudobisuffarcinata, Gemm., con la quale è coeva, per essere molto più depressa e allungata. Fra le specie giurassiche dello stesso gruppo ha ancora vicine la Terebratula bisuffarcinata, Schl. e la Terebratula sub- sella, Leym., ma la prima specie è più rigonfiata, ha l’apice più curvato e un an- golo apiciale più ottuso; e l’altra se ne distingue più di leggieri per avere altre di- mensioni, per essere con l’apice più ricurvo ed avere il deltidio largo, ma basso, e in parte nascosto. La Terebdratula sella, Sow. del neocomiano presenta alcune forme vicine alla nostra specie, però quella neocomiana è costantemente più larga, non ha rigonfiamento sulla parte apiciale della grande valva, e mostra le due pieghe longitudinali della piccola valva più ravvicinate. In quanto alla Teredratula prae- longa, Sow. e la Terebratula Carteroniana, d’Orb., dello stesso tipo e del pari neo- comiane, esse presentano tutti altri caratteri, che le fanno facilmente distinguere dalla specie in esame, Questa è una forma non rara nel titonio inferiore siciliano, Nel Museo di Geolo- gia e Mineralogia della R. Università di Palermo se ne conservano sette esemplari che provengono dal calcare grigio delle. Falde dî Monte Pellegrino (Palermo), di Santa Maria di Gesù (Palermo) e della Favara (Villabate). Il dottor Battaglia ne ha al- cuni altri che sono stati da lui trovati nel calcare grigio del Castello dî Termini (Termini). SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. — Tav. III, Fig. 7. Terebratula isomorpha, Gemm. delle Falde di Monte Pellegrino (Palermo). 86 SULLA FAUNA DEL CALCARE A TEREBRATULA JANITOR TEREBRATULA ScARABELLII, Gemm. (Tav. III. Fig. 8, 9). (1) (11) (III) [Eunshezzasta stereo DINO MO SICILIE DI a Larghezza: 0a die e 167 TL, 6 Spessezzal i Di ta 169° — ..... stele MAIO AO La conchiglia di questa distinta specie è sottilissima , ovale, rigonfiata e con la regione frontale leggermente troncata. La piccola valva non presenta affatto l’ordi- naria forma pentagonale, ma è più o meno ellittica, e arcuata fortemente nella di- rezione della sua lunghezza. La grande valva dalla parte cardinale fino alla fron- tale vedesi più o meno compressa a’ lati dando luogo sulla linea mediana ad una superficie triangolare più o meno piana. Le valve si uniscono formando un angolo ottusissimo; però i loro margini incontrandosi si spingono in fuori, principalmente nella regione frontale, formando uno spigolo tagliente. La commessura delle valve è lateralmente quasi retta o formante una leggiera curva con la convessità diretta verso la piccola valva; alla regione frontale, però, spingesi più o meno fortemente, senza inflessione, verso la grande valva. L’apice è d’ altezza regolare, ma robusto, senza spigoli laterali, curvato fortemente ad uncino e troncato obbliquamente d’un forame piuttosto grande e rotondo. Il deltidio è nascosto. La superficie di questa specie è ornata di finissime strie d’accrescimento, fra le quali se ne vedono di tratto in tratto alcune più forti, Esse vengono tagliate ad an- golo retto da linee finissime, longitudinali e raggianti, che si vedono in gran parte con l’aiuto della lente d’ingrandimento. Il colorito e l'interno si sconoscono. Alcuni esemplari di questa specie, frai quali quello che ha le dimensioni (III), sono più depressi di quelli qui figurati. In essi la superficie triangolare mediana della grande valva si vede meglio circoscritta e quasi depressa, e la commessura delle valve a’ lati è proprio retta. La Terebratula Scarabellii, Gemm. non somiglia a nessuna delle specie coeve. Un poco vicina l’è la Teredbratula mitiîs, Suess; però questa non è mai così rigonfiata, nè trovasi affatto lateralmente compressa. Inoltre il suo apice non è così robusto come quello della specie in esame, il quale la distingue a prima vista. Nel titonio supe- riore vi è la Waldheimia coeliformis, Suess che ha ad un dipresso la sua forma ge- nerale; ma oltre che la nostra terebratula manca dal setto mediano è ancora più rigonfiata e con la fronte molto meno troncata. Devo la conoscenza di questo Brachiopode alla gentilezza del mio amico dottor Francesco Minà-Palumbo di Castelbuono. Esso proviene d’un grosso ciottolo calcare rotolato de’ dinterni d’Zsnello, che conteneva molti esemplari di questa specie con al- tri della RAynchonella capillata, Zitt. propria del titonio inferiore. DEL NORD DI SICILIA 87 Il dottor Minà-Palumbo di Castelbuono ne couserva alcuni esemplari. Nel Museo di Geologia e Mineralogia della R. Università di Palermo, oltre a’ due esemplari qui fi- gurati, se ne trovano altri sei, che si devono alla cortesia del mio amico, SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. — Tav. III, fig. 8. Terebratula de’ dintorni d’/snello. Fig. 9 idem de’ dintorni d’Zsne//o. TEREBRATULA BiLueMeNsIs, Gemm. (Tav. IMI. Fig. 10, 13). (1 (IT) (111) (IV) Lunghezza... ... 1398 e (9° RO IVA = _IICINCS (RSIIERIAONA ggra Parshezzal >: Poni ont IERI RINO Dirt) Di SPESSEZZA et Granate RAS O E dor i alle 157° Conchiglia più o meno ovale e qualche volta di forma quasi orbicolare, più lunga. che larga, leggermente troncata alla regione frontale e liscia. Essa ha la piccola valva leggermente convessa e rigonfiata al centro. La grande valva si mostra for- temente rialzata sulla regione cardinale, depressa e più o meno dilatata a’ lati; sulla sua regione frontale si vede costantemente una depressione, che in alcuni e- semplari, prendendo l’aspetto d’ una vera sinuosità, produce un leggiero lobo sulla valva opposta. Le valve si uniscono formando un angolo piuttosto acuto. La commes- sura delle valve a’ lati è retta e alla regione frontale forma una doppia leggiera inflessione, la quale in alquanti esemplari, essendo in qualche modo forte, prende la forma di un M rovesciato. L’apice è corto, fortemente curvato ad uncino sulla cer- niera, carenato leggermente a’ lati, e troncato d’un forame piccolissimo e rotondo, Il deltidio è larghissimo, cortissimo, depresso e ordinariamente nascosto. Alcuni esemplari come que’ fig. 12, 13 sono più allungati ed ovali; essi presentano le seguenti dimensioni, cioè: (1) (II) (II) Lunghezza ....... Ue URI ASTI DPL Larghezza. .... Ei PERE EPS (Spe Ir MRRONEE PORCO CHTO 162° Spessezza ........ IIS insane nni dna dulit Ade Un’altra forma più rara della precedente è quasi orbicolare e più depressa. Essa mostra una leggerissima depressione soltanto sul margine frontale della grande val- va; le sue dimensioni sono le seguenti, ossia: Funghezza e it a to Ste RES ra RAR LEZZA RR ii toi baia S'IUBIO SIENSIOIo dis SAESSEZZA tnt det SE Se RARI RITO Gra Il colorito di questa specie e il suo interno non si conoscono. Fra tutte le terebratule della serie titonica non vi è fin’ora specie che le somi- 88 SULLA FAUNA DEL CALCARE A TEREBRATULA JANITOR glia. Alcune forme della Teredratula subovoides, Roem. del lias medio la richiamano in qualche modo; però esse sono due specie talmente diverse, che non vale la pena di fermarci su’ loro caratteri differenziali. i Fra tutte le terebratule della serie titonica della Sicilia questa è la più comune, Essa trovasi frequentemente nel calcare grigio di Bi/liemi (Palermo), come ancora, ma piuttosto raramente, nella contrada Valanca (Misilmeri). Nel Museo di Geologia e Mineralogia della Regia Università di Palermo se ne con- servano moltissimi esemplari provenienti di ambedue queste località. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. — Tav. III, Fig. 10. Teredratula Billiemensis, Gemm. di Billiemi (Palermo). Fig. 11 idem di Bi/liemi (Palermo). Fig. 12 idem varietà ovale di Bil- liemi (Palermo). Fig. 13 idem di Bi/liemi (Palermo). TEREBRATULA HinerAENSIS, Gemm. (Tav. IV. Fig. 1, 2). (1) (II) (111) (IV) (V) Lunghezza .. 36" — ..... Bis I AI, Larghezza re DO I 0 Ci dirne 36n" SPESSEZZA Mot dle CEIAIO RO DIE Ve line ose, e OO Questa conchiglia è grande, ovale, rigonfiata, ristretta verso la parte cardinale, più o meno dilatata lateralmente e in avanti, e leggermente troncata alla fronte. La piccola valva, poco o fortemente rigonfiata, offre alla parte frontale un lobo più 0 meno largo e sporgente, ma non bene delimitato, il quale qualche volta è legger- mente sinuato sulla linea mediana, in modo da richiamare la forma della valva omo- noma delle specie diplicate; allora le due pieghe laterali, sempre rudimentarie, non si estendono che al terzo anteriore dalla sua lunghezza totale. La grande valva è fortemente arcuata, e presenta un piano e largo seno frontale, che qualche volta è piuttosto stretto e sporgente. La commessura delle valve a’ lati è flessuosa, e pro- fondamente sinuata alla fronte formando una linea flessuosa o retta. Ha l’apice lungo, acuminato, sottile, regolarmente arcuato, e senza spigoli nè carene laterali. Il forame vedesi regolare e rotondo, e smargina il deltidio che è alto e un po’ stretto, Questa specie ha la conchiglia di color grigio scuro tendente al nerastro. Essa e liscia e provvista di fine strie d’accrescimento , che si fanno più forti verso la re- gione frontale. L’interno non si conosce, Pure questa terebratula è frequentissima nel titonio inferiore della Sicilia. Nel Museo di Geologia e Mineralogia della R. Università di Palermo ve ne sono molti esemplari, fra cui uno che ha la lunghezza di 72 mill. Essi provengono dalle F'alde di Monte Pellegrino (Palermo), e dalla Favara (Villabate). Il signor Ciofalo e il dottor Bat- DEL NORD DI SICILIA 89 taglia ne hanno trovati molti altri esemplari nel calcare grigio del Castello di Ter- mini (Termini), SPIEGAZIONE DELLE FIFURE. — Tav. IV. Fig. 1. Terebratula Himaerensis Gemm. di Fa- vara (dintorni di Villabate). Fig. 2 idem con seno stretto e lungo delle Falde di Monte Pellegrino (Palermo). TEREBRATULA ZietHENI, Bronn. 1846. Terebratula Zietheni (Bronn) Zeuschner, Nowe Iub niedokladnie gatunki etc. pag. , Tav. II, fig. 4-6. Questa terebratula è così distinta per la sua forma e scultura che non si può af- fatto confondere con nessuna altra specie della serie titonica. Nel Museo di Geologia e Mineralogia della R. Università di Palermo ve ne sono una ventina d’ esemplari, provenienti dal titonio inferiore della contrada otula-Monte Pellegrino (Palermo) i quali, quantunque siano più o meno sconservati, non lasciano dubbio sulla loro specificazione. Essi non presentano differenza di sorta dalle forme date dallo Zeuschner. TEREBRATULA RUPICOLA, Zitt. (Tav. IV. Fig. 2). 1869. Terebratula diphia, Quenstedt (parte) Brachiop. Taf. 47, fig. 121, 122 e Taf. 48, fig. 7. 1870. » rupicola, Zittel, Palaeont. Mitth. 11 Abth. Die fauna der aeltern cephalopoden fuehrenden tithonbildungen, pag. 252, Taf. 38, fig. 1, 2. La Terebratula rupicola, Zitt. è rarissima in Sicilia, I due soli esemplari, che fin’ora conosconsi, provengono dal calcare marnoso di Calatafimi che è esclusivamente a facies di cefalopodi. Essi si conservano nel Museo di Geologia e Mineralogia della R, Università di Pa- lermo, SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. Tav. IV, fig. 2. Terebdratula rupicola, Zitt. de’ dintorni di Calatafimi. Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. VII. Parte I. 12 90 SULLA FAUNA DEL CALCARE A TEREBRATULA JANITOR WALDHEIMIA, King. WaLpHEIMia HoneNnEGGERI, Suess. (Tav. IV. Fig. 3, 4). 1859. Waldheimia Hoheneggeri, Suess, Die Brachiop. der Stramberger Schichten (Beitr. zur Pal. von Oesterreich, von Hauer) 11 heft, p 42, tav, IV, fig. 18-20. (1) (11) (III) Lunghezza. ....... dia ea P.I lio MEN RARE OSATO I) la Parehezza Arese VERSI io RESERO 26" Spessezza . .... + «è ERE SR RS) Co {LA REA RENT o 1822 Le contrade ove si è trovata finora in Sicilia la Waldheimia Hoheneggeri, Suess sono la Valanca (Misilmeri) e il Castello di Termini (Termini), Questa specie è più o meno ovale, più lunga che larga, acuminata verso la re- gione cardinale, dilatata lateralmente e troncata alla fronte. La piccola valva ha la forma d’ un pentagono allungato ; i lati cardinali e laterali sono quasi dell’ uguale lunghezza, mentre il frontale è costantemente più corto. Anche in alcuni esemplari siciliani, in apparenza più piccoli, questo spigolo qualche volta è cortissimo o manca, di maniera che il contorno di questa valva diviene quasi romboidale. Questa valva verso la regione apiciale è leggermente rigonfiata, nel resto si inflette verso !’ op- posta valva mostrando nella linea mediana una depressione non delimitata da spi- goli, ma distinta, che dalla fronte va quasi al suo apice. La grande valva è nella parte cardinale lateralmente più o meno compressa, talchè sulla corrispondente li- nea mediana vedesi fortemente rigonfiata. Tale rigonfiamento a forma di carena più o meno dilatasi nella regione frontale a seconda la maggiore o minore larghezza della sua troncatura. Le valve s’ incontrano sotto un angolo acuto. La commessura delle valve mostrasi dritta o leggermente flessuosa. L’apice è alto, perpendicolare 0 leggermente curvato, e porta un forame relativamente piccolo diretto più in avanti che in alto, Il suo deltidio è alto e convesso. Un paio di spigoli leggieri va dal mar- gine superiore del forame al punto d’unione degli spigoli apiciali con i laterali, e un altro paio parte dall’ apice della piccola valva, ed incontra al margine quello della valva opposta, in modo da circoscrivere una specie d’area laterale. La conchiglia è liscia o provvista di finissime strie d’accrescimento, fra le quali di tratto in tratto e a distanza se ne vedono alcune fortissime e rilevate. Un forte setto mediano vedesi distintamente nella piccola valva, il quale dall’ apice prolun- gasi quasi fino alla regione frontale. DEL NORD DI SICILIA 91 Nel Museo di Geologia e Mineralogia della R. Università di Palermo si conservano alcuni esemplari di questa terebratula provenienti dalla contrada Valanca (Misil- meri), Il dottor Battaglia e il signor Ciofalo ne hanno trovato alcuni individui al Ca- stello di Termini (Termini). SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. — Tav. IV, fig. 3. Waldheimia Hoheneggeri, Suess della Va- lanca (Misilmeri). Fig. 4 idem della Val/anca (Misilmeri). WALDHEIMIA PSEUDORESUPINATA, Gemm. 1846. Terebratula resupinata, Zeuschner? Nowe lub niedokladnie opisane gatunki etc. tav. III, fig. 2. (1) (Il) EUnEhezzas e eee ROIO E IR e oa IAFChezza ten VE ee ae etero te BRERA La SPESSEZZa een ROSA RS ESA (Via Conchiglia ad un dipresso romboidale o subovale, troncata alla fronte, liscia ov- vero munita di strie fine d’accrescimento, le quali verso la regione frontale diven- gono pronunziatissime. La piccola valva, rialzata alla parte cardinale, offre nella li- nea mediana una forte depressione, che estendesi dall’apice alla fronte, ove, la de- pressione essendo più pronunziata, forza l’opposta valva a rialzarsi. La grande valva è rigonfiata sopra tutta la linea mediana, depressa e un poco dilatata a’ lati. La com- messura delle valve mostrasi fortemente inflessa alla fronte. L'apice acuminato e re- golarmente curvato è provvisto a’ lati d’una carena poco estesa e tagliente, che di- leguasi prima d’arrivare al margine. Il forame è piccolo e rotondo. Il deltidio largo e corto. Il setto mediano della piccola valva estendesi ben distinto fino a metà della sua lunghezza, Il colorito e l’interno non si conoscono. Questa specie è vicinissima alla Waldheimia resupinata, Sow. sp., ma un attento esame dimostra subito essere questa una specie ben differente. La waldheimia del titonio inferiore di Sicilia ha la depressione mediana della piccola valva meno pro- fonda, ed è soltanto rialzata sulla stessa linea della grande valva; mentre questa nella Waldheimia resupinata, Sow. sp. mostrasi più rialzata e nella regione cardi- nale è anzi che no carenata. I suoi margini cardinali non sono mica rialzati, e l’apice è regolarmente arcuato e provvisto a’ lati di una carena poco estesa e affatto ta- gliente. Ciò non vedesi nella waldbeimia liassica, la quale al contrario ha un apice acuminato, fortemente ricurvato sulla cerniera e munito a’ lati di uno spigolo ta- gliente, che estendesi fino al punto d’incontro del lato cardinale con quello laterale, Dall’ esame delle figure identifico con qualche dubbio a questa specie la Tere- bratula resupinata, Zeusch. non Sow. Essa ne ha perfettamente la forma, la sua 92 SULLA FAUNA DEL CALCARE A TEREBRATULA JANITOR grande valva è del pari rialzata, e il suo apice è ugualmente poco ricurvo sulla cer- niera, in modo da lasciarvi vedere il deltidio. Ciò che mi fa impressione però è la forma e la estensione de’ suoi spigoli apiciali, che richiamano piuttosto la disposi- zione di quelli della Waldheimia resupinata, Sow. sp. anzichè quelli della specie del titonio inferiore della Sicilia Non vi ha dubbio che ciò potrebbe essere dipen- dente d’un po’ di esagerazione in questa parte delle figure; però limitandosi il mio confronto soltanto sulle figure, non posso che richiamare semplicemente la loro grande affinità con il tipo coevo della Sicilia, Questa specie è stata trovata nel calcare grigio di Balliemi (Palermo) e nella con- trada Valanca (Misilmeri). Nel Museo di Geologia e Mineralogia della R. Università di Palermo se ne conser- vano tre esemplari, i quali essendo stati acquistati dopo la esecuzione delle tavole annesse a questo lavoro, non ho potuto darne le corrispondenti figure. WALDEEINIA MAGASIFORMIS, Zeusch. sp. (Tav. IV. Fig. 5, 6). 1856. Terebratula magasiformis, ‘Zeuschner, Geol. do Lalwego pojecia zastosowa- na, p. 233. 1857. » » Zeuschner, Pal, Beitr. zur Kenntniss des veissen Jurakalkes von Inwald etc. p. 16, tav. IV, fig le-4de. 1857. » Czapskiana, Zeuschner, idem p. 17, tav. IV, fig. 1/-4f. 1859. Waldheimia magadiformis, Suess. Die Brachiop. der Stramberger Schichten (Beitr. zur Pal. von Oesterreich, von Hauer) 11 heft, p. 40, tav. IV, fig. 13-17. 1859-69. Terebratula (Waldheimia) magadiformis, Oester, Pétr. rem. des Alpes Suisses, Syn. des Brachiop. foss. des Alpes Suisses p. 31, pl. 11, fig. 11-14, 1869. » » Ooster, Pét. rem. des Alpes Suisses. Le coral- lien de Wimmis, p. 42, pl. 22, fig. 12. Questa specie distinguesi facilmente dalle waldheimie titoniche per la sua piccola valva quasi piana, per il grande rigonfiamento della valva opposta e per la configu- razione dell’apice, che richiama quello della Waldheimia lugubris, Suess. L’esemplare fig. 5 concorda in tutto con la forma tipo d’Inwald. L'altro è rassomigliantissimo al- l'esemplare Tav, VI, fig. 13 figurato dal signor Suess. Esso, sebbene manchi dalla si- nuosità frontale, credo dalla sua forma e dall’angolo apiciale molto ottuso essere nu giovane esemplare della Terebratula Czapskiana, Zeusch. che a ragione il Suess considera come una semplice varietà della waldheimia in esame. Questa specie è piuttosto rara in Sicilia. Nel Museo di Geologia e Mineralogia se DEL NORD DI SICILIA 93 ne trovano alcuni esemplari trovati nel calcare grigio della contrada Favara (Vil labate) e Palde di Monte Pellegrino (Palermo). SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. — Tav. VI, fig. 5. Wa/dheimia magasiformis, Zeusch. sp. forma tipo delle Falde di Monte Pellegrino (Palermo). Fig. 6. Waldheimia magasiformis, Zeusch. sp. varietà della Favara (Villabate). WALDHEIMIA LUGUBRIS, SUESSs. 1859. Waldheimia lugubris, Suess, Die Brachiop. der Stramberger Schichten (Beitr, zur Pal. von Oesterreich, von Hauer) 11 heft. p. 40, tav. IV, fig. 11, 12. (I) (II) (III) Muoghezza tds Sette PRESI a A SACRO 1a sera 212.072 Rarehezza st sti otte e POET EI AI (RE SR diga Spessezza .. ..... BI ESE CISA MI dis Nella contrada Valanca (Misilmeri) la Waldheimia lugubris, Suess è in qualche modo frequente e somigliantissima alla forma tipo d’Ignatius-Berg. Ciò che bisogna indicare sì è che essa è ordinariamente un poco più piccola e qualche volta inequi- laterale. Il setto non vi si vede affatto all’ esterno per trasparenza, ma limandone ancora leggermente la piccola valva, vi sì distingue chiaro ed esteso fino ad un terzo della sua lunghezza totale. Nel Museo di Geologia e Mineralogia se ne trovano una decina d’esemplari pro- venienti tutti dalla suddetta località, WaLpHEiMia DoperLEINI, Gemm. (Tav. IV. Fig. 7). (1) (II) EINE DEZZA Re aree ra dre — red rada, I OOROTO.L 16%" Jacehezzafa tt ninna EE IR RR N ORE IA 132 SIESSOZZAR I nn 0 frei VEUL IC,I RAI ANTO a de Conchiglia ovale, depressa, acuminata alla regione cardinale, regolarmente ro- tondata alla fronte ed ornata di finissime strie d’accrescimento, fra le quali al mar- gine frontale se ne notano alcune piuttosto forti. La piccola valva è leggermente convessa; i suoi lati cardinali sono lunghi */ della sua lunghezza, e si incontrano con quelli laterali formando un contorno rotondato. La grande valva è più convessa dell’opposta e presenta un leggerissimo rigonfiamento sulla linea mediana, il quale dileguasi dolcemente a’ lati. Le valve s'incontrano formando un angolo tagliente, La 94 SULLA FAUNA DEL CALCARE A TEREBRATULA JANITOR commessura delle valve è perfettamente dritta. L’apice è depresso, regolarmente ar- cuato e così lungo, che sporge, vista la conchiglia di profilo, dal contorno della pic- cola valva. L’apice è provvisto lateralmente d’uno spigolo tagliente e lunghissimo, che arrestasi a un dipresso all’incontro che fa il lato cardinale della piccola valva con il laterale. Il forame è ovale più largo che alto e piuttosto piccolo. Il deltidio si vede chiaramente; esso è alto e di larghezza regolare. Sulla piccola valva si vede il setto mediano, che estendesi fino a metà della sua lunghezza. Il colorito e l’interno non si conoscono. Questa specie, quantunque sia molto più piccola, ha qualche affinità con la forma tipo della Waldheimia magasiformis, Zeusch. sp. Essi hanno l’apice foggiato sullo stesso stampo, ma la Waldheimia Doderleini, Gemm. è più ovale e depressa, ha la piccola valva leggermente convessa, manca del fortissimo rigonfiamento della grande valva, che è proprio caratteristico della Wal/dheimia magasiformis , Zeusch. sp. e finalmente ha l’apice meno fortemente curvato sulla cerniera. La Waldheimia lugu- bris, Suess le è ancora molto vicina; ma essa mostrasi più larga, ha il suo apice meno arcuato, e, sebbene formi un angolo più ottuso di quello della specie in parola, è relativamente meno largo. Questa specie è rarissima nel titonio inferiore della Sicilia. Se ne conoscono po- chi esemplari, frai quali due provenienti dalla Valanca (Misilmeri) si conservano nel Museo di Geologia e Mineralogia della R. Università di Palermo, SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. — Tav. IV, fig. 7. Waldheimia Doderleini, Gemm. della Va- lanca (Misilmeri). RHYNCHONELLIDI. RHYNCHONELLA, Fischer von Waldeim. RHYNCHONELLA 1s0TYPUs, Gemm. (Tav. IV. Fig. 8-10). (D (II) (000) (IV) (V) (VI) (VII) Lunghezza... Viren, 18° 0 22 RR o Larghezzax.:.. 18" DI 20 O o SPEssezzai: sn. «co Ale AR i I A O 95 Rie Conchiglia di forma triangolare, più larga che lunga, inequilaterale. Il suo angolo è variabilissimo, e la sua variazione porta seco quella della conchiglia. La sua lar- ghezza, stando in ragione del valore dell’angolo apiciale, quanto questo è più ottuso, tanto essa è maggiore. Ne’ giovani esemplari l’angolo è generalmente meno ottuso che DEL NORD DI SICILIA 95 negli adulti, variando ne’ primi da 95° a 105°, mentre ne’ grandi esso arriva a 114°, Essa è una specie piuttosto depressa anzichè rigonfiata, ma pure in questo carattere è variabilissima, non dipendendo esso dalla grandezza degli esemplari, La piccola valva è più o meno rigonfiata al centro, la grande all’incontro pochissimo. Sopra d’esse non si trova nè seno nè lobo nel mezzo, invece tutta la conchiglia è divisa nel senso della lunghezza in due metà reciprocamente spostate; talchè nella regione frontale si vede una metà più alta dell’altra, la quale è indistintamente ora la destra ed ora la sinistra. Questo spostamento è tanto maggiore quanto più grandi sono gli esemplari; però si trovano degli individui di 17%" di lunghezza, ne’ quali si vede grandissimo. L’apice è cortissimo, pochissimo arcuato, e mancante a’ lati di spigolo e carena. Il deltidio pic- colissimo e piano forma con il suo angolo superiore il segmento inferiore del fora- me, che è piccolo e strettamente marginato. In ciaschedun lato dell’apice delle due valve si nota una leggiera depressione laterale (méplat di Deslongchamps) la quale, quantunque non circoscritta da carena o altro, è bene distinta, di forma ovale e più o meno allungata a seconda la maggiore o minore depressione della conchiglia, D’am- bedue gli apici ai margini delle valve scorrono da 26 a 28 pieghe semplici, regolari, angolose. Su di esse non si distinguono affatto strie d’accrescimento, le quali in al- cune specie afiini rendono elegante la loro superficie. Questa specie è frequentissima nel calcare grigio di B#/lemi (Palermo), meno co- mune alla Valanca (Misilmeri) e rara alle Falde di Monte Pellegrino (Palermo), alla Favara (Villabate) e al Castello di Termini (Termini). Gli esemplari provenienti dalla Valanca (Misilmeri) hanno un facies caratteristico, essi sono più piccoli, e or- dinariamente più regolari (fig. 10) di quelli delle altre località, Questa specie appartiene al gruppo della &Qhynchonella Astieriana, d’0rb. e della Ehynchonella incostans, Sow. sp., però è differentissima si dell’ una come dell’ al- tra. Si distingue a prima vista dalla Ehynchonella Astieriana, d’Orb. per la forma dell’ apice, che è piccolissimo, un po’ ricurvo e senza carena laterale; mentre in quella è acuto, quasi verticale, provvisto a’ lati di lungo e sporgente spigolo, e così alto che sporge di troppo dal margine cardinale della piccola valva. A questa dif- ferenza dell’apice bisogna unire ancora la piccolezza del deltidio, che nella &Ayn- chonella Astieriana, d’0rb. è grandissimo e convesso, il maggior numero di pieghe longitudinali e la loro levigatezza, che, sebbene siano caratteri meno importanti, valgono ancora a farla facilmente distinguere. La Ahynchonella incostans, Sow. sp. le è ancora vicina; ma questa essendo molto più ringonfiata, di forma globolosa, e con l’apice fortemente curvato sulla cerniera da toccare la piccola valva si distin- gue facilmente dalla specie in esame, Nel Museo di Geologia e Mineralogia della R. Università di Palermo si conservano moltissimi esemplari di questa bella specie proveniente da tutti i siti sopra indi- cati. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. — Tav. IV, fig. 8. Rhynchonella isotypus, Gemm. di Billiemi (Palermo). Fig. 9 idem di Bi/liemi (Palermo). Fig. 10 idem della Va/anca (Misilmeri). 96 SULLA FAUNA DEL CALCARE A TEREBRATULA JANITOR RuyNcHONELLA SEGESTANA, Gemm. (Tav. IV. Fig. 11). (1) (11) RUN SHEZZA RE e RE Oto dioso bold 185° IDENAALIEZZZ 0 G.00 dado A ER SI i ano DIE SPESSEZZA no ele eee eee 10 ELSE dor Conchiglia piccola, triangolare, più larga che lunga. Le valve sono quasi ugual- mente convesse. Dall’apice della piccola valva parte una leggiera e stretta depres- sione, che si allarga e si sprofonda come va avvicinandosi alla regione frontale, ove produce uu largo seno, che determina un corrispondente lobo nella valva opposta. Le due parti laterali sono lisce e fortemente convesse; la depressione mediana, quan- tunque non circoscritta lateralmente da spigoli, è ben distinta, e contiene o due pieghe laterali che si riuniscono in una nella regione frontale, oppure una piega mediana re- golarmente arrotondata. La grande valva ha nella regione frontale un lobo poco spor- gente e meno largo del seno della valva opposta, il quale sulla linea mediana è piuttosto fortemente depresso. Le valve s'incontrano formando un angolo ottusissimo. La commessura delle valve lateralmente è dritta poi si inflette verso la piccola valva, e alla fronte forma una profonda inflessione sinuata al centro. Ha l’apice acuminato, leggermente curvo, piccolo, rotondato a’ lati. Il deltidio è distinto, ma piccolissimo. Manca d’area e di depressione laterale (méplat di Deslongchamps). La presenza della sua sinuosità sulla regione frontale della piccola valva, è così caratteristica, che non puossi affatto confondere con tutt’altra specie. Questa dispo- sizione, che è eccezionale nelle rhynchonelle, le quali presentano ordinariamente un lobo nella piccola valva e un seno in quella opposta, osservasi all’incontro in molte terebratule della serie titonica. Questa specie è rara e proviene dal calcare marnoso di Calatafimi. Nel Museo di Geologia e Mineralogia della R. Università di Palermo ve ne sono tre esemplari, SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. — Tav. IV, Fig. 11. Rhynchonella Segestana, Gemm. di Ca- latafimi. RuvncHoneLLA SuEssi, Zitt. 1859. Ehynchonella lacunosa var. subsimilis, Suess, Die Branchiop. der Stramber- ger Schichten (Beitr. zur Pal. von Oesterreich, von Hauer) 11 heft, p. 53, tav. IV, fig. 5-7. 1868. » Suessi, Tittel, Pal. Mitth., 1 Abth,, Die cephal. der Stramber- ger schichten, p. 11. DEL NORD DI SICILIA 97 1868. Terebratula lacunosa diffissa, Quenstedt. Brachiop, 1, pag. 128, tav. 30, fig. 1. 1870. » Suessi, Zittel, Pal. Mitth., 11 Abth. Die fauna der aeltern ce- phalopoden fuehrenden tithonbildungen, p. 263. Specie rarissima nel titonio inferiore della Sicilia, Ne conosco una sola valva ven- trale che confrontata con molti esemplari della Rhynehonella Suessi, Litt, gli è per- fettamente somigliante. Proviene dal calcare marnoso di Calatafimi, che è a facies di cefalopodi; essa conservasi nel Museo di Geologia e Mineralogia della R. Università di Palermo, RHYNCHONELLA AURICOLATA, Gemm. (Tav. IV. Fig. 12, 13). (1) (11) (111) (IV) (V) Kunghezza ... 10.—... dd — ... 13%. EE O 1602 Jarchezzas st din enna Annia oe {geco SPESSEZZATA Ra TON ia 10 ona 1072 Questa graziosa conchiglia è piccola, quasi pentagonale e più larga che lunga. Il contorno delle sue valve sulla linea mediana vedesi differente, essendo in quella pic- cola quasi rettilineo e nella grande valva fortemente curvato. La sua piccola valva è appianata nella regione cardinale. Nel centro della grande valva trovasi un seno largo e profondo, che produce in quella opposta un corrispondente lobo. Ha l’apice piccolo, piuttosto ottuso, fortemente curvato e compresso a’ lati, la quale compres- sione lo rende rigonfiato sulla linea mediana, A’ lati dell’apice si vede una leggera depressione ovale (specie di leggiero méplat) che viene circoscritta dall’ estreme pieghe longitudinali delle valve; essa porta nel centro uno spigolo rilevato e di- stinto, che risulta dall'incontro del margine delle valve, che viste di faccia paiono che fossero auricolate. L'area manca. Il deltidio è piccolissimo, e, chiudendo lo spa- zio triangolare, contribuisce a formare il forame piccolo e circolare senza prolunga- mento a tubo. La commessura delle valve a’ lati è in prima dritta, poscia si curva, e alla fronte insinuandosi obbliquamente d’ambo i lati verso la piccola valva, va ad incontrare una retta a zig-zag. Dagli apici delle valve partono da 18 a 21 pieghe angolose e semplici, le quali corrono fino a’ loro margini; d’esse le laterali, e più quelle della piecola valva, sono arcuate; le mediane scorrono dritte, fra le quali 4-5 ‘ scendono nel profondo seno ventrale, Questa specie distinguesi facilmente dalle congeneri titoniche, non essendovene al- cuna proprio vicina. La Ahynchonella subvariabilis, Dav. la sola con cui per l’in- sieme potrebbe confondersi, se ne allontana per la scultura, la forma dell’apice e la disposizione della commessura delle valve alla regione frontale. La rhynchonella in Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. VII. Parte I. 13 98 SULLA FAUNA DEL CALCARE A TEREBRATULA JANITOR esame ha però, delle specie vicine in altri piani geologici. La &hynchonella Thur- manni, Voltz sp. e la Ehynchonella varians, Schl. sp. Je sono vicine; la prima però è più rigonfiata, ha gli apici delle valve levigati, un’area distintissima e l’apice proprio diverso. Esso è infatti acutissimo e provvisto di una carena lunga ed acuta a’ lati, mentre nella specie titonica l’apice è ottuso, sprovvisto di spigoli laterali, e rigonfiato sulla linea mediana. La seconda specie presenta ancora delle forme vicine alla rhynehonella in esame, ma la forma del loro apice è sì caratteristico, che su- bito si distinguono. Questa elegante specie è frequente nel calcare grigio di Béliemi (Palermo). Se ne trovano alquanti esemplari nella collezione del Museo di Geologia e Mine- ralogia della R. Università di Palermo. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. — Tav. IV, fig. 12. Rhynchonella auricolata, Gemm. di Bil- liemi (Palermo). Fig. 13 idem di Bi/liemi (Palermo). RuvyncHoneLLa Minar, Gemm. (Tav. IV. Fig. 14, 15). (1) (II) (III) (IV) (V) Lunghezza. .nu8renti,., 9 et 0 e Larghezza. gi ere Wo. ee 9a RA 010 Spessezza . ... 4,5 — ... 49,5 — ... 09,8 — .., 97,8—... 69° Conchiglia piccola, triangolare, acuminata e compressa ai lati verso la regione cardinale, La piccola valva leggermente convessa, ha i lati apiciali lunghissimi ; la grande mostrasi arcuata longitudinalmente e meno convessa dell’ altra. L’ apice è relativamente lungo, pochissimo arcuato, senza spigoli laterali, e come se fosse strettamente coartato nel senso della sua lunghezza; talchè lascia, fra d’esso e l’a- pice dall’opposta valva, un piccolissimo spazio triangolare, in cui notasi il deltidio piccolissimo e stretto. Il forame è senza prolungamento a tubo. La commessura delle valve, a’ lati, mostrasi perfettamente dritta, alla fronte a zig-zag. Le valve sono or- nate di pieghe angolose, longitudinali, raggianti. Nella piccola valva se ne contano da 8 a 12, le quali partendo al di sotto dell’apice si estendono regolarmente al mar- gine. Nella grande valva vi è lo stesso numero di pieghe, ma hanno una disposizione diversa. Due sole pieghe ordinariamente partono dall’apice, le quali poco dopo bi- forcandosi 0 triforcandosi danno luogo alle 4 o .6 pieghe centrali; talvolta però al- l’apice se ne contano 4 che dividendosi formano le otto del centro; a’ lati d’ esse si osservano le pieghe esterne, che come d’ordinario sono più piccole. In tutta la serie titonica non vi è specie che la somiglia. Gli esemplari giovani della Ahynchonella strioplicata, Suess, non Quenst, la richiamano in qualche modo per la forma. Essi però ne differiscono immensamente per la configurazione dell’ apice, DEL NORD DI SICILIA 99 essendo corto, robusto e fortemente arcuato, e per lo sviluppo della grande valva, che supera quello dell’opposta. Specie piuttosto comune del calcare grigio di Be/lemi (Palermo) e rarissima del calcare marnoso di Calatafimi. Nel Museo di Geologia e Mineralogia della R. Univer- sità di Palermo se ne conservano molti esemplari. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. — Tav. IV, Fig. 14. Rhynchonella Minai, Gemm. di Billiemi (Palermo). Fig. 15 idem di Bi//iemi (Palermo). RHYNCHONELLA CAPILLATA, Zitt. (Tav. IV. Fig. 16). 1870, Rhynchonella capilata, Dittel, Pal. Mitth.,, 11 Abth., Die fauna der aeltern ce- phalopoden fuherenden tithonbildungen, pag. 267, Tav. 38, fig. 38-41. Devo la conoscenza di questa specie al dottor Giuseppe Minà-Palumbo, il quale ha avuto la cortesia di darne un esemplare al Museo di Geologia e Mineralogia della R. Università di Palermo. I due esemplari provenienti dal titonio inferiore della Sicilia, che io conosco, es- sendo questa specie non simmetrica e variabile, differiscono un poco delle forme date dall’illustre professore Zittel, però ne’ caratteri essenziali conguagliano perfettamente. L’esemplare di cui do la figura è più depresso dell’altro; essi hanno le dimensioni seguenti, cioè: (1) (11) INUDSENEZza rate ee erat nnt CERRO E ato e 1802 PALE NEZZa Ri e ente ae SI 2092 Spessezzali. sett ee Enc SIR a otel se 13° Questa specie è stata trovata in un gran masso calcare rotolato de’ dintorni di Isnello, SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. — Tav. IV, Fig. 16. Rhynchonella capillata, Zitt. d’Isnello. RHYNCHONELLA LUCERNAEFORMIS, Gemm. (Tav. IV. Fig. 17). WA CHezza See rane Pd 0 are e D.OnA IAC HeZZ ARE rta Rione Dima SPESSE rzA A lento te 130” Conchiglia grande, liscia, ovale, depressa, stretta alla regione cardinale, e dila- 100 SULLA FAUNA DEL CALCARE A TEREBRATULA JANITOR tata e rotondita alla frontale. La piccola valva è ellittica e regolarmente arcuata. La grande valva si mostra compressa lateralmente alla regione cardinale e dilatata alla fronte. Le valve sono presso a poco ugualmente convesse, e si incontrano in tutta la circonferenza sotto un angolo acuto e tagliente. La loro commessura laterale vicino la regione del cardine è largamente e leggermente arcuata con la convessità diretta verso la piccola valva; nel resto della commessura laterale e alla fronte è dritta. L’apice è lunghissimo, verticale e sfornito di spigoli laterali, La compressione a’ lati della parte cardinale della grande valva rende l’apice a foggia del becco di una lucerna, lasciando uno stretto spazio triangolare, in cui anniechiasi un lungo € stretto deltidio. Il forame é rotondo, marginato. L'area e la depressione laterale (mé- plat di Deslongchamp) mancano. La conchiglia è provvista di distinte, ma finissime e regolari strie d’accrescimento, le quali con la loro forma regolarmente concentrica la rendono elegante. Alcuni esemplari di questa distinta specie hanno dimensioni maggiori di quelle date sopra. Nel Museo di Geologia e Mineralogia della R. Università di Palermo se ne conserva uno, che è lungo 34%, Questa distintissima specie forma un tipo a sè, che non ha rappresentanti nel ge- nere. L'esame microscopico della struttura del suo guscio e lo studio del suo appa- recchio brachiale non lasciano dubbio sulla sua identificazione al genere Rhyncho- nella. Essa proviene dal calcare marnoso de’ dintorni di Favarotta, in cui trovasi con la Terebratula Bilimeki. Suess e il Philloceras ptychostoma, Ben. sp. Nel Museo di Geologia e Mineralogia della Regia Università di Palermo ve ne sono quattro esemplari. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. — Tav. IV, Fig. 17. Rhynchonella lucernaeformis, Gemm. di Favarotta. RHYNCHONELLINA, Gemmellaro. Conchiglia con struttura fibrosa, non punturata, inequivalve, equilaterale, più o meno trasversa, di forma quadrangolare, talvolta tendente alla triangolare, liscia all’esterno oppure provvista di costelle longitudinali, Piccola valva con lato cardinale lungo, dritto o un poco arcuato, meno rigonfiata dell’opposta, e qualche volta piana, operculiforme. Grande valva costantemente convessa, arcuata. Apice lungo, più o meno robusto e ar- cuato, intiero; forato in sotto d’un buco triangolare, obliterato in parte d’ un delti- dio, alle volte rudimentare, che forma i segmenti laterali e inferiore d’ un forame centrale e quasi ovale. Area distinta, larga, concava, triangolare, la quale nell’età adulta in alcune specie, viene nascosta dal forte ricurvamento dell’apice sulla cer- niera. Cerniera consistente in due denti laterali obbliqui della grande valva, i quali si articolano in due corrispondenti fossette della piccola valva. DEL NORD DI SICILIA 101 Apparecchio brachiale formato di due lamine lunghissime, parallele, con estremità divaricate. Ognuna di queste lamine offre alla sua origine, in alcune specie, una la- mina accessoria, falciforme, con l’apice diretto verso la cerniera e parallela a quella dell’altro lato. La struttura fibrosa di queste conchiglie e la disposizione dell’ apparecchio bra- chiale non lasciano dubbio sul loro ravvicinamento alla famiglia delle Ahyncho- nellidi, L’esame microscopico del loro guscio ci mostra essere con struttura semplicemente fibrosa. Le fibre hanno la forma di piccoli prismi quasi regolari soprapposti obbli- quamente gli uni sugli altri. Le punture, che si distinguono ad occhio nudo o con la lente d’ingrandimento in molti Brachiopodi, vi mancano completamente. Il loro apparecchio brachiale è foggiato sullo stesso stampo di quello delle &Ryn- chonelle , trovandovisi ad un dipresso il medesimo rapporto che notasi fra 1’ appa- recchio brachiale delle Teredratule e quello delle Waldheimie. Quello delle &hyncho- nelle, con le quali le loro affinità sono evidenti, consiste in due cortissime lamine divergenti, raddrizzate soltanto all’estremità. In esse invece queste due lamine sono tanto lunghe quanto in alcune specie , come nella Arynchonellina Suessi, Gemm. arrivano ad oltrepassare la metà della lunghezza della conchiglia. Fsse camminano parallelemente per lungo tratto, é divergono soltanto alle loro estremità. Oltre a que- sta notevole differenza ognuna di queste lamine vicino la sua origine manda talvolta una lamina accessoria falciforme, che manca nelle vere Ehynchonelle. Ciò osservasi in moltissime Terebratulidi, però in queste sono convergenti e dirette con l'apice verso la fronte, mentre in quelle curvate verso la cerniera e parallele, Circa all’esistenza di un setto mediano non ho potuto accertarmene con una pre- parazione diretta; pur nondimeno giudicando d’alcuni modelli interni, su cui si os- servano fin’ancora le impressioni muscolari, esso esiste nella A%ynchonellina Suessi, Gemm., ove deteggesi dalla presenza d’una impressione lunga e leggermente profonda, che si rinviene nella linea mediana della sua piccola valva. Le impressioni muscolari della grande valva sono fortemente impresse, ma fra loro confuse, quindi è proprio impossibile poterne indicare la forma. Nella piccola valva quelle de’ muscoli addutori si vedono distintamente, avendo lasciato due forti im- pressioni ellittiche allungatissime, che si estendono fino a’ due terzi della lunghezza della stessa valva; le quali impressioni paragonate con quelle della Alynchonella octoplicata, Sow. sp. della Rhynchonella bipartita, Brocchi sp. e della &hynchonella pstttacea Gm. sp. le superano molto in lunghezza. Dall’esame de’ caratteri essenziali interni di queste conchiglie si vede chiaramente che nella famiglia delle AQynchonellidi il genere loro veramente affine è quello delle Ehynchonelle, tutti gli altri (Dimerella, Camerella, Camarophoria, Pentamerus) al- lontanandosene di troppo. Lo stesso risultato ci danno i loro caratteri esterni. Le Ehynchonelle però si di- stinguono dalle ARynchonelline e per la forma e per la configurazione delle valve e 102 SULLA FAUNA DEL CALCARE A TEREBRATULA JANITOR per la disposizione del lato cardinale della piccola valva. Quelle sono generalmente di forma più o meno triangolare, hanno la piccola valva rigonfiata nel centro e depressa a’ lati, e quella grande è piana a un dipresso e meno sviluppata dell’opposta. Que- ste invece hanno una forma trasversa, quadrangolare, alle volte tendente alla trian- golare; la piccola valva non mostrasi mai più rigonfiata dell’opposta, anzi nella RAyn- chonellina Ciofaloi, Gemm. essa è piana, operculiforme, e la grande valva fortemente arcuata e convessa. In quanto poi alla forma del lato cardinale della piccola valva è proprio fra loro un chiaro carattere differenziale, trovandosi nelle ERynchonelline lungo, dritto o un poco arcuato come quello delle T'erebratelle, con le quali una spe- cie ha moltissime analogie, ma che se ne distingue di leggieri per la mancanza di punture sul guscio, le quali sono caratteristiche di tutte le Teredratulidi. Queste conchiglie provengono dal titonio inferiore della Sicilia. Esse sono eminen- temente gregarie e talmente frequenti da dare al calcare, in cui ordinariamente si trovano, l’aspetto d’una vera lumachella. RuvyNncHoneLLina Suessi, Gemm. (Tav. V. Fig. 1-7). (D (11) (III) (IV) (V) Lunghezza . . 257 nl. Dre: die gara Loi Larghezza... (QU 28 nate Sn. ro ADF rt, e i SPpessezza: ie 42° — ale dle eresie 1659 —...,,28 —...., 20% Conchiglia grande rotondata, poco trasversa, quadrangolare con angoli più o meno fortemente arrotondati e talvolta tendente all’ovale, dilatata lateralmente, depressa. La piccola valva ha la forma d’un quadrilatero arrotondato agli angoli, ed è più o meno leggermente rigonfiata al centro; il suo lato frontale è lungo e dritto; sulla li- nea mediana mostra una leggiera depressione longitudinale, che estendesi dall’apice alla fronte, ove cade ora al centro ed ora lateralmente; in molti esemplari manca. La grande valva è regolarmente convessa e arcuata. Le valve si incontrano alla cir- conferenza sotto un angolo acutissimo, tagliente. La loro commessura è dritta. L’apice lungo, acutissimo e regolarmente arcuato, con l’età adulta curvasi fortemente sulla cerniera. L’area è larga, alta, concava, triangolare con lati taglientissimi sulla grande valva, e forata nel centro d’un larghissimo e alto buco triangolare. In essa vi si an- nicchia il deltidio, che consta di due pezzi saldati nel centro, il quale forma i seg- menti laterali e l’inferiore d’un forame grande quasi rotondo. La superficie di questa conchiglia è liscia provvista soltanto di finissime strie di accrescimento distinguibili con la lente d’ ingrandimento. Talvolta vi si notano di tratto in tratto delle fortissime strie d’accrescimento irregolari, interrotte, impresse. Il suo colore è grigio-nerastro, DEL NORD DI SICILIA 103 L'apparecchio brachiale consiste in due lamine lunghissime, che si estendono fino al di là della metà della lunghezza della conchiglia, Esse camminano parallelamente per lungo tratto divergendo soltanto alle loro estremità. Vicino alla loro origine por- tano due lamine accessorie, parallele, falciformi, curvate verso la parte cardinale. Il setto mediano è pochissimo prominente, ma lungo fino al di là della metà della pic- cola valva. Le impressioni muscolari, de’ due adduttori sulla piccola valva, sono lun- ghi un poco più del setto mediano, Questa specie è variabilissima nella forma. La generale, ancora in individui di 522 di lunghezza, è quella degli esemplari figure 5-7. La ovale e rigonfiata e con il mar- gine cardinale della piccola valva non molto lungo, come quella del grande esem- plare fig. 4, è piuttosto rarissima ed eccezionale. Negli esemplari che arrivano al massimo di loro sviluppo l’apice si curva fortemente (fig. 4). In essi però l’area si mantiene sempre distinta. Questa specie non ha veri affini, Fra le diverse congeneri, quando la sua piccola valva mostra sulla linea mediana una depressione forte e longitudinale si potrebbe soltanto confondere con la Elynchonellina bilobata, Gemm.; ma il suo apice meno strettamente arcuato e robusto, la forma della sua area limitata in alto di spigoli acutissimi, e la sua forma meno inequivalve sono caratteri così culminanti, che ba- stano a colpo di occhio a distinguere l’una dall’altra. Essa è comunissima nella contrada Valanca (Misilmeri) e Billiemi (Palermo) e co- stantemente gregaria. Nel Museo di Geologia e Mineralogia della R. Università di Palermo se ne conservano una grande quantità di esemplari, SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. — Tav. V, Fig. 1. RAynchonellina Suessi, Gemm. Apparec- chio brachiale visto di fronte. Fig. 2 idem Apparecchio brachiale visto di lato. Fig. 3 idem Apparecchio brachiale e fossette dentarie riempite di calcare (esemplare pulito). Fig. 4 idem varietà ovale della Va/anca (Misilmeri). Fig. 5 idem tipo della Valanca (Misilmeri). Fig. 6 idem della Va/anca (Misilmeri). Fig. 7 idem della Val/anca (Misilmeri). RAYNCHONELLINA BILOBATA, Gemm. (Tav. V. Fig. 8-14). (D) (II) (III) . (IV) (V) (VI) Eimaghezza SRO On O 2800 a cen Marg Hnezza Rene O DR MOT a RO e IS gone Spessezan ed AAA IAT AT IT Conchiglia grande, liscia, di forma leggermente quadrangolare tendente alla trian- golare, poco inequivalve ne’ giovani, grandemente negli adulti. La piccola valva ha la forma d’ un quadrilatero arrotondito agli angoli, e con lato cardinale lungo e 104 SULLA FAUNA DEL CALCARE A TEREBRATULA JANITOR angoloso; essa è leggermente convessa e provvista longitudinalmente nel centro d’una sinuosità, che mostrasi all’apice stretta e poscia va mano mano dilatandosi fino al margine frontale, ove imbattesi in una opposta ed analoga sinuosità della grande valva. Questa valva e più sviluppata e rigonfiata della piccola. Le valve s’ incon- trano formando un margine tagliente, e la loro commessura è dritta. Ha l’apice gran- de, lungo e fortemente arcuato, il quale negli adulti diviene robustissimo e strettis- simamente arcuato. L'area non è molto larga, triangolare, concava, con lati poco ta- glienti sulla grande valva, forata al centro d’un forame triangolare più alto che lar- go, obliterato sotto e a’ lati d’un deltidio, che lascia in alto un forame largo e ovale. Ne’ grandi esemplari l’apice, essendo strettamente ricurvato da toccare quasi la valva opposta, nasconde una gran parte dell’area e il forame e il deltidio. Il colorito della conchiglia sconoscesi, L’apparecchio brachiale è simile a quello della specie precedente. I giovani esemplari di questa specie hanno la piccola valva meno grande dell’oppo- sta; ma negli adulti della lunghezza di 29" in sopra questa valva sì sviluppa talmente nella sua parte cardinale e all’apice, che la piccola valva pare essere quasi operculare di fronte a essa. Vi ha ancora degli esemplari un poco depressi, in cui la sinuo- sità longitudinale d’ambedue le valve essendo profonda, prendono la forma bilobata alla fronte. Altri all’incontro sono molto rigonfiati, e taluni che hanno una lunghezza di 18m presentano di tratto in tratto sulla grande valva aicune specie di stran- golamenti, come se il loro accrescimento si fosse verificato a salti, simili ad alquante forme, che si trovano nella Teredratula subvoides, Roem. e nella Waldheimia Ma- riae, Dav. Lo sviluppo della sua grande valva e dell’apice fortemente ricurvato, e la presenza della sinuosità opposta sulle due valve la fanno facilmente distinguere dalla specie precedente. Essa è ‘comunissima, costantemente gregaria e trovasi a billiemi (Palermo) e alla Valanca (Misilmeri). Nel Museo di Geologia e Mineralogia della R. Università di Palermo se ne conser- vano moltissimi esemplari. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. — Tav. V, fig. 8. Rhynchonellina bilobata, Gemm. esemplare con apice fortemente ricurvato della Valanca (Misilmeri). Fig. 9 idem della Val/anca (Mi- silmeri). Fig. 10 idem di Bi/liemi (Palermo). Fig. 11 idem di B/liemi (Palermo). Fig. 12 idem di Bi/liemi (Palermo). Fig. 13 idem di Billiemi (Palermo). Fig. 14 idem Apparecchio brachiale visto di lato. DEL NORD DI SICILIA 105 RayNcHoNELLINA CroraLor, Gemm. (Tav. IV. Fig. 18-20). (1) (11) (III) (IV) (V) Eunsheaza o ast — ia I re noli — oe 49° Larghezza. .... 6 St | LIRE DARE bia Spessezza . . ... MER A ita ASM 0) IO 1 RM (hi Conchiglia piccola, immensamente inequivalve, di solito un poco inequilaterale, liscia e provvista di fine strie d’accrescimento, più distinte nella piccola valva le quali per la loro disposizione concentrica la rendono elegante. La valva dorsale è piccola, oper- culiforme, piana o concava, e talvolta presso la cerniera appena rigonfiata, L’altra valva somiglia nella forma la grande valva della Corbula gidba, Olivi. L’apice è alto, pro- porzionatamente robusto e arcuato; però negli adulti talvolta diviene così strettamente curvato da nascondere il forame e toecare con la punta la valva opposta. L’area è larghissima, triangolare, concava, limitata in alto da spigoli taglientissimi, con grande buco triangolare al centro, su gli angoli laterali del quale si vedono le tracce d’un deltidio rudimentare. Forame grandissimo quasi trapezoidale. Le valve si riuniscono formando uu contorno tagliente. La loro commessura è dritta. Fssa è di colore grigio tendente al nerastro. Questa specie resta sempre piccola. Il più grande esemplare che ne conosco, ha la lunghezza 14%", La sua forma generale è quella dell’esemplare figura 18; l’altra dell'esemplare figura 19 è rarissima, L'apparecchio brachiale consiste in due lunghe lamine, falciformi, parallele, che si estendono fino a metà della lunghezza della conchiglia. Esse mancano di lamine accessorie. Non ha affinità con le specie congeneri. La forma della sua piccola valva piana o concava operculiforme la fa subito conoscere. Devo la conoscenza di questa interessante specie al signor Ciofalo, Essa è eminen- temente gregaria e proviene,dal calcare grigio del Castello di Termini (Termini), Nel Museo di Geologia e Mineralogia se ne trovano molti esemplari, SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. — Tav. IV, fig. 18. Rhynchonellina ,Ciofaloi, Gemm. del Ca- stello di Termini (Termini). Fig. 19 idem del Castello di Termini (Termini). Fig. 20 idem Apparecchio brachiale visto di lato (esemplare pulito). Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. VII. Parte I. CIA 106 SULLA FAUNA DEL CALCARE A TEREBRATULA JANITOR RHYNCHONELLINA SEQUENZAE, Gemm. (Tav. V. Fig. 15-22). (1) (I) (I) (IV) (VO iI) (VID) Tunghezzi io. 4090), AE Jiarghezza (°..- d407 00 drei idol Ra SPEssezza oi, (Ot e n a e e I A e Conchiglia costolata, trasversa, di forma più o meno quadrangolare, e alle volte ten- dente alla triangolare. Il lato cardinale della piccola valva, stando in rapporto alla forma della conchiglia, è un poco variabile, per cui trovasi lunghissimo negli esemplari di forma quadrangolare e meno in quelli che hanno una tendenza a quella triangolare, Questa valva mostra sul centro una leggiera depressione longitudinale, che va man mano divaricandosi come dall’apice estendesi al suo lato frontale. La grande valva è più arcuata e ordinariamente appena più rigonfiata dell’opposta, talvolta lo è però in ma- niera molto sensibile. Ha l apice acuto . d’ altezza regolare e leggermente arcuato. La sua area vedesi larghissima, triangolare, concava, limitata in alto da due spigoli molto taglienti della grande valva. Sul suo centro mostra un grande buco triangolare, che ha agli angoli laterali un deltidio rudimentare, ma un po’ esteso. Il forame è di grandezza regolare e di forma a un dipresso ovale. Le valve si incontrano alla cir- conferenza, ancora nelle forme rigonfiate, dando luogo ad un margine tagliente. La loro commessura è dritta, talvolta un po’ sinuata alla fronte. La sua superficie è ornata di costelle longitudinali più o meno numerose, quasi angolose, semplici e dicotome. Gli esemplari bene conservati alla superficie si vedono muniti di strie d’accrescimento chiaramente distinte, le quali essendo imbricate tanto sulle costelle quanto negli spazî intercostolari formano sulla superficie della conchi- glia una scultura regolarmente ed elegantemente graticolata, Il suo colorito sconoscesi. L’ apparecchio brachiale è simile a quello della specie precedente. Questa specie è molto variabile e nel rapporto relativo della convessità delle val- ve, e nell’andamento della sinuosità mediana, e nella disposizione e numero delle costelle, che la adornano. La piccola valva è poco meno rigonfiata della grande; pure è frequente il caso d’imbatterci in esemplari, in cui la piccola è molto meno rigonfiata dell’opposta, e i quali costituiscono una distinta varietà depressa. L’an- damento della sinuosità longitudinale della piccola valva è generalmente centrale, leggiera, stretta all’apice e dilatata nella regione frontale. Però alle volte è molto profonda, e vi sono degli esemplari, ne’ quali produce un corrispondente lobo nella grande valva. Non è raro pure il trovare degli esempî, dove questa depressione è stretta e forte, lo che quando notasi negli esemplari un po’ depressi il loro mar- DEL NORD DI SICILIA 107 gine frontale riducesi sinuato e il loro prolungamento a’ lati della fronte li rende bilobati; come ancora sono frequenti gl’ individui, in cui tale depressione estendesi indistintamente più d’un lato anzichè di un altro, Il numero delle costole in questa specie è talmente variabile che fui per lungo tempo indeciso su’ suoi limiti. Però, avendone potuto studiare un migliaio di esem- plari, mi son convinto per i loro passaggi essere tutti riferibili alla stessa specie. Gli estremi limiti delle costelle contate al margine delle valve di questa specie sono da 20 a 32. Essi però sono davvero estremi, presentando questo numero di costole soltanto pochi esemplari, mentre di solito esse oscillano da 22 a 26. In quanto al loro rapporto di fronte agli spazì intercostolari negli esemplari con molte costelle sono più stretti, e in que’ che ne presentano poche tali spazî sono più larghi. Nello stesso esemplare ordinariamente si trovano delle costole semplici e dico- tome, ma circa al sito della loro biforcazione è ancora esso variabile, sebbene abbia luogo d’ ordinario verso la metà anteriore delle valve. In taluni esemplari invece d’essere dritte e raggianti le costole si vedono leggermente flessuose. Questa bellissima specie non ha affini fra le sue congeneri, Nella serie titonica vi è la Mergerlea ambitiosa, Suess che ne ha presso a poco la forma e la scultura; però appartenendo ad un’altra famiglia, in cui le specie hanno il guscio punturato, riesce facile distinguere l’una dall’altra, Questa specie è la più comune del genere e costantemente gregaria. Nel titonio in- feriore della Sicilia forma essa sola un calcare a lumachella, il quale è una chiaris- sima zona, che serve bene a orientarci negli studî delle diverse zone della serie ti- tonica» Specie comunissima a Billiemi, Montagnola di Sant’ Elia e Monte Pellegrino (Pa- lermo), Portella della Paglia (S. Giuseppe), Valanca (Misilmeri). Nel Museo di Geologia e Mineralogia della R. Università di Palermo ve ne sono più centinaia di esemplari. SPIEGAZIONE DELLE sIFuRE. — Tav. V. Fig. 15. Rhynchonellina Sequenzae, Gemm. di Bil- liemi (Palermo). Fig. 16 idem della Va/anca (Misilmeri). Fig. 17 idem della Montagnola di Sant'Elia (Palermo). Fig. 18 idem varietà di Bill emi (Palermo).- Fig. 19 idem varietà di Billiemi (Palermo). Fig. 20 idem varietà della Va/anca (Misilmeri). Fig. 21 idem va- rietà di Billiemi (Palermo). Fig. 22 Apparecchio brachiale visto di lato (esemplare pulito). 108 SULLA FAUNA DEL CALCARE A TEREBRATULA JANITOR THECIDEIDI. THECIDEA, Defrance. TruecipeA BiLLieMeNsis, Gemm. (Tav. IV. Fig. 21). (1) (11) Eunghezzast a IE SE AIR (EI I ICI 7 Larghezza tit serate e ASP — Lina fer 2008 Thecidea libera oppure attaccata per una porzione più o meno estesa della sua grande valva. La sua conchiglia è conica, grandemente inequivalve, troncata sulla regione car- dinale, largamente arrotondata alla fronte, La piccola valva è ellittica trasversalmente, piana, operculiforme, soltanto rigonfiata un poco nel centro della regione cardinale. La grande valva ha la forma di un cornetto arcuato con apice acuto. L’ area, più alta che larga, è triangolare e provvista di strie verticali finissime,, le quali ve- nendo tagliate da fine strie di accrescimento, sembrano interrotte. Il deltidio alto, stretto, angoloso ha una depressione triangolare vicino la cerniera. Di questa specie conosco soltanto tre esemplari, che mancano di gran parte della loro lamina esteriore. Sulla loro valva, e principalmente sulla piccola, si vedono so- lamente di tratto in tratto de’ forti anelli concentrici, che sono le tracce delle loro forti strie d’accrescimento. In uno di questi esemplari l’apice della grande valva è torto e spinto di lato, e l’angolo, che fa la piccola valva con la grande alla cerniera è ottusissimo, invece d’essere quasi retto, come nell’ esemplare qui figurato. Ciò pare essere dipendente dall’attacco della grande valva su’ corpi sottomarini, per cui è stata forzata a pren- dere uno sviluppo maggiore verso la sua parte frontale. Questa specie non ha congeneri nella serie titonica. Vicina per le dimensioni e la forma alla Thecidea digitata, Sow. se ne allontana per la forma dell’ apice acumi- nato, del deltidio stretto e angoloso e dell’area chiaramente distinta. Nel Museo di Geologia e Mineralogia della R. Università di Palermo se ne trovano tre esemplari provenienti dal calcare grigio di Billiemi (Palermo). SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. — Tav. IV, fig. 21. Thecidea Billiemensis, Gemm. di Billiemi (Palermo). (continua) RICERCHE SULLA PROPAGAZIONE DELL'ELETTRICITÀ NEI LIQUIDI ESEGUITE NEL LABORATORIO DI FISICA DELLA REGIA UNIVERSITÀ DI PALERMO DAL DOTT. DAMIANO MACALUSO. (Lavoro presentato al Consiglio dal socio P. Blaserna nella seduta del 18 marzo 1871). Il problema della determinazione della resistenza elettrica dei liquidi è stato og- getto delle ricerche di molti esperimentatori. Fechner, Pouillet, Becquerel, Matteucci, De La Rive, Hankel, Horsford, Wiedemann, e molti altri si sono occupati di questo problema; ma per la maggior parte essi han cercato determinare la resistenza spe- cifica delle diverse soluzioni, e le sue variazioni in funzione della temperatura, e della concentrazione, come anche la reciproca influenza dei diversi sali insieme fusi nello stesso solvente. Poche ed incerte esperienze però sono state fatte per deter- minare le variazioni della resistenza di un liquido in funzione delle variazioni della sua sezione, qualora resta costante la superficie degli elettrodi in essa immersi. Fech- ner e Matteucci soli, per quanto io sappia, hanno studiato questo caso particolare. Fechner (1) avea trovato, servendosi come mezzo di misura delle oscillazioni di un ago sospeso al di sopra del conduttore elettrico, che la resistenza dei liquidi è pro- porzionale allo spessore dello strato che la corrente deve traversare, si nel caso che la sezione del liquido è uguale alla superficie degli eletrodi, sì nel caso che essa è più grande, Inoltre se la distanza e la superficie degli elettrodi rimanevano costanti e variava la sezione del liquido in cui quelli erano immersi, la resistenza totale di- minuiva di quantità corrispondenti alle quantità del liquido aggiunto e ciò fino ad un certo limite, al di là del quale un anmento nella sezione del liquido non dimi- (1) Maassbestimmungen uber die galvanische Kette. 110 RICERCHE SULLA PROPAGAZIONE nuiva più sensibilmente la resistenza. Matteucci avea prima trovato (1) che facendo propagare la stessa corrente per mezzo degli stessi elettrodi, che erano dei fili di platino, prima in un canale di 0,02 >< 0%,01 di sezione, e poi in un bacino circolare di 02,24 di diametro e di 0%,01 di profondità, che le deviazioni del suo galvanome- tro introdotto nel circuito crescevano, e la differenza nei due casi era tanto maggiore quanto maggiore era la distanza degli elettrodi stessi. In un’altra memoria (2) egli ri- porta delle esperienze fatte entro canali rettangolari della stessa lunghezza e di sezione variabile e con elettrodi di superficie costante 0%,01>< 0,003. In queste esperienze egli trova che aumentando la larghezza della sezione del conduttore liquido la intensità della corrente che lo traversa si aceresce sino ad un certo limite di questa larghezza, oltrepassato il quale la intensità comincia a indebolirsi. Questo limite si raggiunge tanto più presto quanto più deboli sono le pile, più grande il numero delle coppie che le compongono, maggiore la conducibilità del liquido attraversato dalla corrente. Anche il De La Rive avea trovato che una corrente elettrica tende a disseminarsi, come egli dice, in un conduttore liquido suscettibile di essere decomposto (3). Egli osservò che la intensità della corrente era massima sulla linea retta che unisce i due elettrodi, che eran due sfere di platino di 1 centimetro di diametro, e che andava diminuendo nelle parti più lontane da questa linea, e dippiù che su questa linea essa aumentava a partire dal mezzo sin presso i poli, ove attingeva il suo massimo, Dippiù la diffu- sione della corrente era tanto più pronunziata quanto meno il liquido era condut- tore in modo che sembra, egli dice, che le correnti descrivano da un polo all’altro delle curve più o meno grandi, Il De La Rive però si è solamente limitato a constatare questo fatto, senza pas- sare a studiare le relazioni che legano le variazioni della sezione del liquido colla intensità della corrente da cui esso è attraversato. lo ho voluto ritornare sulle esperienze del Fechner e del Matteucci e cercare di misurare con più esattezza, disponendo di apparecchi più precisi e sensibili, in qual rapporto la resistenza di un liquido varia al variare della sua sezione, restando co- stante la posizione e la grandezza degli elettrodi, e ciò per diverse dimensioni de- gli elettrodi stessi, come anche ho esaminato il caso della variazione della resistenza al variare della distanza degli elettrodi, essendo la sezione del liquido sempre mag- giore della loro superficie, (1) Note sur la propagation du eourant élect. à travers les liquides et les lames métal- liques. —Ann. de Ch. e de Ph. 2° Serie, T. LXII. (2) Sur la propagation du courant elect. dans les liquides. — Ann. de Ch. de Ph. 2° Se- rie, T. LXVI. (3) Traité d’electricité théorique et appliquée. T. Il, pag. 11. Mémoire sur quelques-uns des phenomènes que presente l’electricité voltuique dans son passage à travers les conducteurs liquides.— Ann. de Ch. e de Ph. 2° Serie T. XXVIII, pag. 204. DELL'ELETTRICITA” NEI LIQUIDI 111 Per trovarmi in condizioni più semplici mi son servito di lamine con una sola faccia conduttrice, essendo la posteriore resa isolante, e le ho lasciato sempre nell’istessa vasca, della quale ho fatto solo variare la sezione trasversale, per essere del resto sempre in condizioni identiche. I fatti da me trovati vanno in parte ma non intieramente di accordo con le espe- rienze del Fechner e del Matteucci. Così p. es. io trovo che al crescere della sezione del liquido, restando costante la superficie e la posizione degli elettrodi, diminuisce la resistenza senza esservi un li- mite nell’incremento della sezione al di là del quale la detta resistenza dopo essere arrivata ad un minimo torna nuovamente a crescere, come credeva il Matteucci, ma che al di là di un certo limite essa rimane costante. Dippiù nel caso di una sezione molto più grande della superficie dei poli la resistenza non cresce proporzionalmente alla loro distanza, come aveva trovato il Fechner. Avendo quindi posto in raffronto e la legge relativa alle variazioni della resistenza di un conduttore liquido pel caso che la sua sezione è identicamente eguale alla superficie degli elettrodi, secondo la quale la resistenza è in ragione inversa della sezione, e l’altro fatto della diminu- zione di resistenza al crescere della sola sezione del liquido, son venuto alla conse- guenza che, o quella legge non è perfettamente esatta, o nello stesso liquido non sì possano propagare indipendentemente l’una dell’altra due correnti come avea tro- vato il Marianini (1). Studiata dapprima quella legge l’ho trovata matematicamente esatta. Son passato quindi a fare delle esperienze sulla propagazione contemporanea di due correnti nello stesso liquido e sono arrivato con diverse esperienze alla con- seguenza che, sebbene due correnti fornite da due pile diverse propagandosi luna accanto dell’altra in un liquido non s’influenzano, se le due correnti sono fornite da una stessa pila, cioè se sono parte della stessa corrente, esercitano una reciproca influenza molto sensibile affievolendosi notabilmente. DISPOSIZIONE DELL'APPARECCHIO Il metodo del quale io mi sono servito per misurare la resistenza della soluzione liquida, è quasi identico a quello di Becquere! (2). L'apparecchio era così disposto: Una pila P di Bunsen, (tav. XI, fig. 1) il cui cir- cuito esterno, dopo di aver passato per un commutatore a mercurio C, si dividea in due rami. Di questi uno A_R'S' BC era tutto metallico e costante e passava per una delle due spirali S' di una bussola di Wiedemann a specchio e cannocchiale, (1) Memoire sur une analogie qui existe entre la propagation de la lumière et celle de la électricité, ou sur la constance etc. — Ann. de Ch. et de Ph. 2° Serie, T. XLII. (2) Recherches sur la conductibilité électrique des corps solides et liquides.— Ann. de Ch. et de Ph. 3° Serie, T. XVII e T. XX. 112 RICERCHE SULLA PROPAGAZIONE l’altro Ar Ree'S BC era in parte liquido ed in parte metallico. La parte li- quida era composta di soluzione di solfato di rame contenuta in una vasca in cui erano immersi due elettrodi. Di questa derivazione del circuito della pila facea parte la seconda spirale S della bussola. — Le spirali Sed S' erano così disposte che es- sendo percorse dalla relativa parte di corrente fornita dalla pila ? tendevano cia- scuna a fare deviare lo specchietto calamitato della bussola in senso inverso, in modo che allontanando e avvicinando diversamente queste spirali e facendo variare la resistenza del circuito, di cui ciascuna facea parte, poteasi facilmente ottenere che lo specchietto restasse nella sua posizione di riposo, che io chiamerò a zero. Se si facea variare la resistenza di un solo di questi due circuiti, facendolo per esempio crescere, allora lo specchio della bussola deviava non solo perla diminuita intensità della corrente che percorreva il circuito che erasi reso più resistente, ma ben anco per l’incremento della intensità nell’altro circuito la cui resistenza era re- stala costante. Del circuito Ar Ree'S BC faceano parte due reostati 7, £. Il primo era un reostata di Jacobi, il secondo un reostata di Hipp. Siccome i diversi rocchetti che compongono quest’ultimo non erano perfettamente uguali così io fui costretto a graduarlo per mezzo dell’altro, e farmi una tavola, in cui Ja resistenza di ciascuno dei diversi rocchetti di esso era espressa in giri del reostata di Jacobi. L’introduzione del reostata di Hipp nel circuito invece di un secondo, e in certi casi anche di un terzo reostata di Jacobi, chè la resistenza di un solo spesso non mi bastava, mi dava il vantaggio di poter fare -le misure necessarie con esattezza e relativamente in poco tempo, non essendo obbligato a fare le dette misure delle resistenze interamente col reostata di Jacobi (il quale per grandi resistenze sarebbe riuscito incomodo) ma solo della parte inferiore ad uno dei piccoli rocchetti del reo- stata di Hipp, ciascuno dei quali in media avea una resistenza eguale a quella di quattro giri dell'altro. L’uso del reostata di Jacobi avea bisogno di una estrema cura; un granello di polvere nella scanalatura della carrucola o sul filo bastava a distur- bare le misure, in modo che di tratto in tratto bisognava ripulirlo con molta dili- genza, La maggiore o minore regolarità del movimento dello specchietto della bus- sola quando il reostata era girato mi avvisava della maggiore o minore sua puli- tezza. La vasca V in cui era contenuta la soluzione che serviva per le esperienze era di iegno secco. Per renderla meglio isolante e non assorbente del liquido vi distesi sopra prima da 8 a 10 strati d’olio di lino e quindi da 25 a 30 strati di una soluzione molto concentrata di gomma lacca nell’alcool, Volli anche assicurarmi che il legno per sè stesso, indipendentemente da queste sostanze isolanti, non facea passare una quan- tità apprezzabile di corrente. Per il che avvitai in due buchi praticati nel corpo della vasca, ed alla distanza di 8 centimetri l’uno dall’altro, due viti di rame, che DELL'ELETTRICITA” NEI LIQUIDI 113 circondai ciascuna con una goccia di solfato di rame, e che misi quindi in contatto col circuito della bussola da me adoperata e con una pila di Bunsen, montata molto più fortemente di quella che io solea adoperare per le mie esperienze. Alla chiu- sura dello interruttore che facea parte del circuito la scala della bussola veduta per riflessione si movea appena di una frazione di millimetro, Le dimensioni della vasca erano le segnenti: Lunghezza = 3800 Larghezza = 3500® Nel senso della lunghezza essa avea il fondo solcato da scanalature larghe 2% e profonde circa 5", le quali sì continuavano nelle due pareti verticali poste alle loro estremità. Di queste scanalature se ne aveano dodici nel mezzo con una distanza da asse ad asse di 10", quindi eranvene altre due da ciascun lato ad una distanza doppia, ed una terza appresso ad una distanza quadrupla. Introducendo due lastre di vetro in due di queste scanalature ad egual distanza dall’asse della vasca io po- tea avere delle sezioni diverse di liquido, senza bisogno di mutare in nessun modo gli altri elementi dell’apparecchio (1). Gli elettrodi e e' erano delle laminette di rame dello spessore di un millimetro, che alla parte superiore portavano saldato ciascuna un grosso filo legato ad una morsetta, la quale potea farsi scorrere lungo un’ asta di ottone orizzontale, legata per l’altra sua estremità al circuito derivato di cui facean parte i reostati. Questi elettrodi aveano una sola faccia attiva, essendo l’altra ed i bordi ricoperti di so- stanze isolanti. Per assicurarmi che realmente le sostanze (gomma lacca) che rico- privano la faccia posteriore intercettavano interamente il passaggio della corrente, cominciai col ricoprirne entrambe le facce di un paio di elettrodi. Con pochi strati benchè la resistenza si fosse di molto aumentata relativamente a quella presentata dagli stessi elettrodi a'superficie metallica pure passava una quantità molto sen- sibile di corrente, ma avendo reso la soluzione della gomma lacca più concentrata ed accresciutone il numero degli strati non ebbi più alcuna traccia di corrente, al- meno apprezzabile colla sensibilità del mio apparecchio. Sugli altri elettrodi quindi distesi una quantità di vernice anche superiore a quella che mi aveva dato questo isolamento completo. Di tali elettrodi ne adoperai tre paia. Quelli del primo paio, che chiamerò stretti, avevano esattamente una larghezza di 9®"3; quelli del secondo, che chiamerò medi, di 1825; e quelli del terzo, che chiamerò larghi, di 37, (1) Prima di questa vasca ne adoperai una più piccola di cristallo di un sol pezzo e con essa eseguii quasi tutte le esperienze, che poi ripetei colla vasca di legno : però siccome le lastre, anche di cristallo, con le quali io facea variare la sezione del prisma liquido non si poteano fare coincidere esattamente con le pareti della vasca, le quali non erano perfet- tamente piane, così le cifre ricavate quantunque manifestino nettamente il fenomeno da me studiato pure meritano poca fiducia, ed è perciò che le ho trascurate. Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. VII. Parte I. 15 114 RICERCHE SULLA PROPAGAZIONE L’altezza della soluzione nella vasca era misurata in diversi punti per mezzo di una laminetta di ottone graduata, per mettere il fondo parallelo alla superficie di livello. Dippiù per assicurarmi che ogni elettrodo era verticale lo guardava dal di sopra con un solo occhio. L’elettrodo era realmente verticale quando uno dei suoi spigoli più lunghi, e il centro dell’immagine del mio occhio si projettavano in unico punto. Un sifone di cristallo, immerso in un angolo della vasca, con la estremità più bassa che poteasi aprire a volontà, serviva a levar via la soluzione o a diminuirne l’altezza fino ad un punto voluto. La soluzione era fatta con solfato di rame del com- mercio dal quale erasi separato col metodo della ebollizione coll’acido nitrico e con delle successive cristallizzazioni il solfato di ferro, quantunque la sua presenza in verità non avrebbe potuto avere nessuna influenza nel genere delle mie esperienze, non essendo esso in tali condizioni decomposto dalla corrente (1), e non potendo quindi alterare la superficie degli elettrodi, La pila infine era, come sopra fu detto, una coppia grande di Bunsen, montata molto debolmente e da parecchi giorni, per dare una corrente abbastanza costante (2), benchè la disposizione dello apparecchio come facilmente si può vedere rendesse le misure indipendenti dalle variazioni della pila. Dovetti adoperare una pila molto debole, perchè con una forte si aveano delle correnti di polarizzazione abbastanza sensibili. Ciò si vedea nettamente interrompendo col commutatore C la corrente. Siccome allora restava il circuito A 7 È ee' SB S' E' chiuso, le correnti di po- larizzazione circolavano in esso ed in modo che le due spirali agivano per somma. La deviazione era tanto più forte, quanto più forte era stata la corrente della pi- la (3) e cessava subito interrompendo il suddetto circuito, per esempio in . Con una pila debole queste correnti poteano rendersi trascurabili, cioè tali da dare da 1um g 200 gQ] più di deviazione della scala. Anche correnti di polarizzazione si mani- festavano adoperando elettrodi ricoperti di rame galvanoplastico, La scala attaccata al cannocchiale distava 1%,25 dallo specchietto della bussola. La sensibilità dell’ap- parecchio era tale che stando la bussola a zero mentre passava la corrente l’intro- duzione di un altro giro del reostata la facea deviare da 9"m a 10" circa, Ciò posto ecco come venivan fatte le esperienze. Si introducevano gli elettrodi nella vasca nelle condizioni in cui la soluzione ad essi frapposta presentasse la mas- sima delle resistenze che doveano misurarsi, il che avveniva quando gli elettrodi erano alla massima delle distanze adoperate, e le lastre di cristallo introdotte nelle (1) Soret, Mémoîre sur la décomposition des sels de cuivre par la pile etc. — Annales de Ch. et de Ph. 3° série, vol. XLII. (2) Blaserna, Memoria sullo sviluppo e la durata delle correnti d’induzione, pag. 29. (3) Questo fatto che la forza elettromotrice di polarizzazione cresce al crescere della forza elettromotrice della corrente principale era stato trovato da Crova pel caso che si facea pas- sare la corrente per un voltamitre ad acqua acidulata. — Mémoire sur les loîs de la force électromotrice de polarisation. — Ann. de Ch. el de Ph. 3° série, t. LXVIII. DELL'ELETTRICITÀ” NEI LIQUIDI 115 scanalature a contatto dei bordi degli elettredi suddetti; allora mettendo i reostati a zero si cercava la distanza a cui doveano portarsi le spirali 9, S' della bussola perchè lo specchietto restasse, chiudendo l’interruttore C, perfettamente al riposo; in tal modo non si avea nel circuito che la resistenza indispensabile. Allontanando le lastre di cristallo o avvicinando gli elettrodi la resistenza del liquido diminuiva, la bussola deviava, e quindi era d’ uopo introdurre una certa porzione di resistenza dei reostati per ricondurre la bussola a zero. Faceasi l’istesso per il caso che ogni resistenza liquida fosse esclusa e gli elettrodi si trovassero portati al contatto, sot- traendo allora dalla resistenza introdotta nel reostata in quest’ultimo caso la resi- stenza introdotta in tutti gli altri casi speciali si avea la resistenza liquida a que- sti casi speciali corrispondente. ESPERIENZE Le esperienze furono fatte dapprima con quattro altezze di liquido differenti, che stavano fra loro come i numeri 1, 2, 3, 4 e che erano 162", 32m, 4g8mm, 64Mm, Siccome però le cifre trovate in queste quattro serie diverse di osservazioni non facevano che confermarsi, così ho in ultimo fatte le esperienze con due sole altezze di liquido, cioè di 32" e di 64"" che chiamerò altezza 2 ed altezza 4. Le resistenze sono date in giri interi del reostata di Jacobi, ed in frazioni di giro fino ai centesimi. Però la seconda cifra di quelle frazioni, cioè i centesimi, non hanno nessun valore, e spesso anche poco può essere garentita la prima, cioè il decimo del giro, o meglio i li- miti degli errori andrebbero fino al decimo del giro. Quantunque le lastre di cri- stallo nella minima distanza dai bordi degli elettrodri non fossero con questi per- fettamente a contatto ma lasciassero un piccolo spazio di una frazione di millime- tro, cioè quantunque la sezione del prisma liquido non fosse esattamente eguale agli elettrodi, pure io chiamerò nelle tavole qui sottoposte queste distanze con zero. L’ul- tima colonna nelle dette tavole indica la resistenza per il caso che le lamine di cri- stallo erano levate via, e quando cioè le facce laterali del prisma liquido perpendi- colari agli elettrodi erano limitate dalle pareti stesse della vasca. 116 RICERCHE SULLA PROPAGAZIONE ELETTRODI LARGHI Altezza della soluzione = 4. un Distanza delle lastre di vetro dai bordi degli elettrodi elettrodi. —-_——__—rrr—_ ___—___—————_—_—_—_—_—_—_—_—__m6 l’uno dall’ altro 0 i 2 3 32m 70,53 51,88 48,54 41,80 16 | Altezza della soluzione = 2. OE Distanza delle lastre di vetro dai bordi degli elettrodi elettrodi _ TT... =... __T_r _. .1..mmesss Fe-no— l’uno dall’ altro © 1 2 3 6 15,5 320m || 122.69 | 91,13 | 87,96 | 77,54 | 62,96 | 54,56 16 79,28 | 59,51 | 54,61 | 4992 | 42730 | 3914 8 47,40 | 38,10 | 34.94 | 32775 | 3082 | 30,55 4 32,54 | 27,34 | 2651 | 23793 | 25/65 | 25/65 2 19/18 | 17,64 | 1738 | 17738 | 17338 | 17738 | ELETTRODI MEDII Altezza della soluzione = 4. SO Distanza delle lastre di vetro dai bordi degli elettrodi elettrodi l’uno dall’ altro 0 1 2 3 6 16,5 74,54 | 54,20 | 52,15 | 39,74 | 35,71 46,68 | 36,26 | 33,15 | 2676 | 24,12 29,55 | 25,41 | 23,36 | 20,79 | 20,06 21,09 | 18,03 | 17,86 | 17,19 | 17,19 13,96 DELL'ELETTRICITA” NEI LIQUIDI Altezza della soluzione = 2. ica Distanza delle lastre di vetro dai bordi degli elettrodi elettrodi || n= l’uno all'altro ° 16,5 sam || 149,41 123,06 94,91 90,80 72,67 58,33 16 122,53 90,65 69,73 65,85 57,47 49,85 8 79,76 54,75 44,48 41,54 37,16 35,47 4 49,39 35,49 32,04 30,99 29,96 29,96 2 31,25 24,87 24,08 23,95 23,95 23,95 ELETTRODI STRETTI Altezza della soluzione = 4. 9 17 41,60 | 38,85 32,18 | 31,34 28,09 | 27,09 95,09 | 25,09 2,77 | 21,77 Has Distanza delle lastre di vetro dai bordi degli elettrodi elettrodi l'uno dall'altro ® 1 2 3 ò 32em || 133,60 97,69 67,82 62,46 51,13 16 109,51 64,52 46,30 42,34 36,41 8 78,29 44,10 34,54 31,78 29,39 4 51,50 | 30,68 | 26,89 | 26,09 | 25,39 2 33,54 23,32 22,42 22,12 21,77 Altezza della soluzione = 2. ta Distanza delle lastre di vetro dai bordi degli elettrodi elettrodi l'uno dall’ altro 0 1 2 3 5 32m || 200,43 | 150,41 | 114,08 | 110,51 93,89 16 179,16 | 114,08 81,33 75,33 66,42 8 139,82 771,43 59,59 56,23 52,43 93,89 49,40 47,25 45,40 43,60 58,33 | 40,15 | 37,94 | 3744 | 37.14 118 RICERCHE SULLA PROPAGAZIONE Esaminando queste sei tavole si trova, che nel caso in cui le lastre di vetro sono quasi a contatto con i bordi degli elettrodi la legge di Ohm, sì per le distanze che per le sezioni, non è esattamente seguita come avrebbe dovuto esserlo; il che di- pende in gran parte da ciò che a traverso ai piccoli interstizi che restavano tra le lastre di vetro e la vasca di legno dentro le scanalature passava sempre una quan- tità molto sensibile di corrente, la quale potea poi propagarsi nel liquido laterale, che le lastre di vetro avrebbero dovuto escludere interamente. Questa specie di cor- rente derivata era tanto più sensibile quanto più vicine erano le lastre di vetro agli elettrodi, e quanto più gli elettrodi distavano fra di loro, cioè quanto più erano vi- cini alle scanalature verticali. Mi assicurai di ciò introducendo dietro la prima lamina di vetro una seconda nella scanalatura seguente a quella in cui essa prima lamina era introdotta, allora la bus- sola dava una deviazione che indicava un aumento di resistenza nel liquido, e que- sta deviazione era maggiore nei due casi sopranotati. Nella tav. XII ho riportato nei primi tre scompartimenti come ordinate le resi- stenze e come ascisse le distanze delle lastre dagli elettrodi, e tracciate quindi le curve corrispondenti con linee intere. Il numero scritto sull’asse delle ordinate, cioè a sinistra di ogni scompartimento, indica appunto il numero di giri del reostata di Jacobi di resistenza eguale. Il numero scritto alla estremità di ogni curva indica la distanza degli elettrodi per cui la serie di determinazioni è stata fatta. Siccome le curve segnate nel caso della soluzione di altezza 4 ed altezza 2 in tutti e tre i casi sono identiche nella forma, e solo sembrano segnate con una unità di misura diversa, così mi son limitato a dare solamente le curve pel caso dell’ altezza del liquido = 2. Per rendere le cifre su esposte meglio paragonabili fra loro, ho diviso ciascuna cifra della prima colonna per tutte le consecutive della sua riga, il quoto rappre- senta la conducibilità del liquido nei diversi casi, essendo 100 quella che esso pre- sentava quando le lastre di vetro toccavano i bordi degli elettrodi. Per maggior sem- plicità riporto solamente le serie corrispondenti all’altezza del liquido = 2. ELETTRODI LARGHI Distanza || Distanza delle lastre di vetro dai bordi degli elettrodi degli elettrodi l’uno dall’altro 0 1 2 3 6 15,5 932cm 100 135 140 158 194 924% 16 100 133 145 162 188 | 202 100 119 1292 125 126 126 100 124 135 144 153 155 100 108 110 110 110 110 | DELL’ELETTRICITA” NEI LIQUIDI 119 ELETTRODI MEDII Distanza || Distanza delle lastre di vetro dai bordi degli elettrodi degli elettrodi |; — ——r—r—rrr_-tr;r*< _ — CE l'uno ; dall’altro | 0 1 9, 3 6 16,5 3aem 100 121 157 164 205 256 16 100 135 175 186 213 245 8 100 145 179 192 2915 224 4 100 139 154 160 164 164 9 100 125 130 131 131 131 r——z2z21112111———#—#———#_#_—_—__r_____cc;jll_|{)}i|[f[l[l[{[([R‘R{Ù{{{{({/({(7W ELETTRODI STRETTI HR Distanza delle lastre di vetro dai bordi degli elettrodi | elettrodi. —T——__———=<=@—€—66m6m6m6€6m6m66666__oJ;sswr— l'uno dall’altro 0 1 2 32m 100 133 175 16 100 157 220 8 100 181 234 4 100 190 198 | 2 100 145 154 Nella tav. XII ho riportato come ordinate le cifre relative della conducibilità, e come ascisse le distanze delle lastre di vetro dai bordi degli elettrodi e tracciate le curve corrispondenti con linee punteggiate. I numeri corrispondenti alle ordi- nate si trovano alla destra di ciascuno scompartimento. Nel quarto scompartimento della stessa tavola dippiù ho aggiunto altre curve delle quali le ascisse anziché es- sere le distanze delle lastre di vetro dai bordi degli elettrodi sono le larghezze della sezione trasversale del liquido, avendo le ordinate l’istesso significato che nelle curve precedenti. Queste curve rendono paragonabili le resistenze liquide per sezioni tra- sversali eguali essendo solo varia la distanza degli elettrodi. Per maggiore sempli- cità mi son limitato a dare le curve pei due casi estremi di distanza degli elettrodi cioè per la distanza = 32 centimetri, ed = 2 centimetri. Queste curve specialmente fan vedere come per sezioni costanti del liquido la resistenza varia relativamente 120 RICERCHE SULLA PROPAGAZIONE poco passando anche dagli elettrodi larghi a quelli stretti, cioè dagli elettrodi di lar- ghezza eguale a 4 a quelli di larghezza eguale ad 1. Dal caso che i due elettrodi erano eguali, passai ad esaminare il caso in cui essi aveano dimensioni diverse, ed erano immersi nel liquido senza lastre di cristallo. Rifeci anche ora le esperienze pel caso che i due elettrodi erano eguali per avere cifre meglio paragonabili. La pila adoperata per le esperienze precedenti fu mutata. Alla tavola che dà le resistenze in giri del reostata ne ho aggiunte due altre, nella prima delle quali è chiamata 100 la resistenza per il caso della minima di- stanza degli elettrodi = 20"" e per tutte le diverse dimensioni degli elettrodi stessi; nella seconda è chiamata 100 la resistenza per il caso degli elettrodi larghi ed u- guali per ciascuna delle distanze impiegate. In queste due altre tavole è aggiunta nella prima una riga che dà le resistenze quali avrebbero dovuto essere secondo la legge di Ohm se la corrente si propagasse solamente nel prisma liquido frapposto ai due elettrodi, e nella seconda una colonna con cifre calcolate secondo la stessa ipotesi. Gli elettrodi stretti li chiameremo (a), i medi (6), i larghi (Y) in modo che un elettrodo medio ed uno largo p. es. sarebbe indicato con (8,7). Altezza della soluzione = 4. | Distanza degli elettrodi l’uno dall’altro | Elettrodi DELL'ELETTRICITA” NEI LIQUIDI 121 | | Distanza degli elettrodi l’uno dall'altro | | | Elettrodi | # TT —T_—m | | 32 16 Pb Ca rei nt) Ls ra ii | (aa) || - 216 162 139 121 100 (8,6) || 265 194 148 127 | 100 (0,7) | 352 256 182 136 100 (a; 0) |. 281 177 143 115 100 (219) | 210 178 134 111 | 100 (8,9) || 282 203 160 114 100 secondo la legge( 1600 800 400 | 200 100 | di Ohm | | | | Dari Distanza degli elettrodi l'uno dall’altro Secondo n — ——————_ ____—__[ la legge 9 | 16 8 4 aitai (ei On 132 136 164 190 dI4 400 116 rl GR] 125 144 153 || 200 100 100 100 100 100 100 124 129 147 157 186 Url Ì 116 120 | 126 139 171 184%(1) 109 108 119 114 136 || 138Î | Da tutte queste diverse serie di esperienze possiamo ricavare: 1. Che, anche nel caso che si abbia una sola superficie piana da cui la elettri- cità passa in un liquido, la resistenza elettrica di un elettrolite dipende e dalle di- mensioni degli elettrodi e specialmente dalle dimensioni che lateralmente a questi ha l’elettrolite stesso. 2. Che le parti del liquido che hanno maggiore influenza sulla sua conducibilità elettrica sono le più vicine all’asse che unisce gli elettrodi. 3. Che al di là di certe dimensioni, per certe distanze degli elettrodi, la sezione trasversale del liquido non ha più influenza, e tanto maggiore è la parte del li- quido che lateralmente è attraversata, dalla corrente quanto più distanti sono gli elettrodi uno dall’altro, (1) Queste cifre si sono trovate applicando la formola (a) della pag. 130. Giornale di Scienze Nat. cd Econ. Vol. VII. Parte I. 122 RICERCHE SULLA PROPAGAZIONE 4, Che la resistenza del liquido tanto più si discosta da quella indicata dalla legge di Ohm, relativa alla lunghezza ed alla sezione del conduttore, tenendo sempre conto del prisma liquido che ha per base gli elettrodi, quanto maggiore è la distanza e più piccola la superficie di questi ultimi, Avendo veduto come le variazioni nelle dimensioni degli elettrodi aveano relati- vamente poca influenza sulla resistenza dell’elettrolite quando le dimensioni di que- sto erano molto grandi, volli ancora diminuire di molto la superficie degli elettrodi stessi. Per far ciò mi servii di fili grossi ricoperti di cautsciù. Con una lima raschiavo fortemente una estremità del filo che rendevo acuminato in modo da restare sco- perto un piccolo cono, che approssimativamente avea un diametro alla base di 1,5 ed una apotema di 3", La lima strisciando sulla punta del filo ricoperto di caut- sciù non solo serviva a scoprire il metallo e ad acuminarlo, ma anche a fare ade- rire ben bene il cautsciù sul rame, e potei assicurarmi prima e dopo le esperienze che questa adesione era completa. Tentai dapprima servirmi per ciascun’elettrodo di una di tali punte, poi di due e così via, ma mi fu impossibile fare alcuna mi- sura. Alla chiusura della corrente si verificava una specie di scarica dentro del li- quido, indicata da una forte deviazione della bussola, e tale da fare uscire la scala dal campo del cannocchiale, poi subito la conducibilità andava sempre diminuendo, le deviazioni diventavano più piccole e per zero passavano all’altro lato senza re- stare mai ferme. Aumentando sempre più il numero delle punte queste forti oscil- lazioni andavano sempre più diminuendo, e finalmente mi ridussi in condizioni nor- mali quando per uno dei due elettrodi adoprai $ delle punte sopra descritte, e per l’altro elettrodo una delle solite laminette. I fili a cui appartenevano le punte erano piegati e legati in modo che i vertici dei piccoli coni si trovavano tutti sopra un piano verticale, parallelo a quello del- l’altro elettrodo, ma non tutti sulla stessa linea, chè le verticali passanti per le due punte più esterne distavano di circa 15", Le esperienze furono fatte senza li- mitare la soluzione con le solite lamine, Nella prima delle due tavole seguenti do le resistenze trovate in giri del reo- stata; nella seconda le resistenze pel caso che uno degli elettrodi era composto di 8 punte, essendo stata chiamata 100 la resistenza pel caso che tutti e due gli elet- trodi fossero laminette, DELL'ELETTRICITA” NEI LIQUIDI 123 Altezza della soluzione = 4. | | Distanza degli elettrodi l'uno dall’altro | Elettrodi >... | 32 16 CAO Gi RAR 2 (a e 8 punte) || 45,13 35,95 34,54 30,13 29,04 (a. a) 34,89 26,86 23,86 19,90 16,20 (E e 8 punte) || 40,46 33,06 29,25 25,25 23,45 (6, £) 30,83 23,00 18,60 14,38 12,51 (ye 8 punte || 38,72 31,56 27,21 24,67 21,78 | A) 26,76 18,90 13,25 10,16 8,09 Distanza degli elettrodi l’uno dall’altro | bai pe 1 Ì | | SRIZO ARE 46 Suri 2 Ù (a e 8 punte) 129 134 145 151 180 (8 e 8 punte) 131 144 158 17 187 (2 e 8 punte) 145 167 205 2A | 269 Come chiaramente può ricavarsi dalle cifre di questa ultima tavola anche per que- sto caso sono verificate la prima e l’ultima delle conclusioni sopra ricavate, Ma se la corrente passando da un elettrodo in un liquido si diffonde lateralmente quando dentro il liquido stesso le si limita in un punto il passaggio, può essa al di là di questo passaggio diffondersi nuovamente, ovvero la quantità di elettricità è dipendente dalla sezione del passaggio, in modo che deve crescere proporzional- mente ad esso? Per studiare questo fatto feci tre esperienze diverse. 1° Esperienza. Nella solita vasca tav. XI, fig. 2, collocai gli elettrodi e, e' con le facce parallele alle scanalature, e poi in una scanalatura ad ugual distanza da essi introdussi due lamine di cristallo /, 2, tali da lasciare un passaggio variabile fra i loro bordi li- beri. Per impedire alla corrente di passare sotto / ed l" o lateralmente in tutta la 124 RICERCHE SULLA PROPAGAZIONE linea di contatto delle lamine colla scanalatura della vasca, masticiai con cera ac- curatamente da entrambi i lati le dette lamine dentro le scanalature della vasca. Cominciai dal caso in cui le due lamine erano coi bordi a contatto fra loro, e per avere questo contatto migliore smerigliai io stesso accuratamente questi bordi. Le due tavole qui appresso danno: la prima le resistenze vere, sempre compu- tate con la stessa unità, la seconda la conducibilità per il caso che quella col pas- saggio minimo sia chiamata 100. Questo passaggio nelle seguenti tavole è chiamato inapprezzabile, e realmente mettendo i bordi smerigliati a contatto fuori della va- sca e guardandovi attraverso si vedea una linea opaca senza la minima interruzione, Il passaggio = 380" è per il caso che la vasca era lasciata tutta libera senza la- stre di cristallo. La distanza degli elettrodi l’uno dall’altro era di 34025, l'altezza della soluzione = 4. Elettrodi Larghezza del —_— rà passaggio 99,22 | 102,70 inapprezzabile! 97,20 larghi medii stretti gr 58,66 62,49 66,35 ga 46,94 51,28 54,26 160% 42,20 4AT,07 50,06 dea 38,49 42,57 16,94 59mm 36,01 40,09 45,01 100°% 31,86 36,72 41,21 200% 26.61 | 32,12 | 37,34 3802" 25,72 29,65 36,55 | arca Elettrodi del _ coem e larghi medii stretti inapprezzabile 100 100 100) gra 166 159 155 SPE 207 194 189 16° 230 211 205 | EE 253 233 219 San 270 248 228 10022 305 271 249 20022 365 309 275 | 38002 378 335 281 I DELL'ELETTRICITA” NEI LIQUIDI 125 Questa prima esperienza, sebbene in modo indiretto, pure ci prova abbastanza chia- ramente che al di là di un passaggio ristretto la corrente, trovando una sezione più larga, si spande di nuovo in essa. Il fatto più interessante poi mi pare sia quello che attraverso un velo sottilissimo di liquido, compreso fra i due bordi smerigliati delle lamine, (che io avea sempre cura di premere l’uno contro l’altro il più che po- tevo) passa sempre una quantità notevole di corrente, nè questo passaggio può at- tribuirsi ad altra causa, infatti, applicando dai due lati di questo piccolo passaggio due larghe lamine alle esistenti, in modo da chiuderlo quasi completamente, non cir- colava più che una piccolissima traccia di corrente. 2° Esperienza, Questa seconda esperienza è più diretta. In una scanalatura ad egual distanza da e e da quella in cui erano introdotte le lastre /, 2" ne introdussi altre due 2,2%, ta- vola XI, fig. 3, in modo che lasciassero un passaggio p=p' in larghezza. Gli elet- trodi impiegati furono i medii. Ciascuno dei due passaggi avea una larghezza di 161%, Allora la resistenza, che con un sol passaggio p era di 46,94, con i due passaggi p ep' sali a 52,74, 30 Esperienza. Impiegai un apparecchio quasi identico a quello di Becquerel (1) per la deter- minazione della resistenza di una colonna liquida, cioé: Una provetta P tav. XI, fig. 4, ripiena di solfato di rame, in essa penetrava un tubo 77" anche esso ri- pieno della stessa soluzione, ed avente un diametro medio della sezione trasversale di 17%%,9 essendo 18"%,1 il diametro della sezione superiore, e 17,7 quello della sezione inferiore. Questo tubo alla sua estremità inferiore portava, attaccato ad un filo ricoperto di cautsciù, un elettrodo e di rame un pochino più largo del tubo, e che si facea aderire contro l’apertura di esso, mercè una capsula di gomma elastica. Dentro a questo tubo scorreva un dischetto di rame e' il cui diametro era quasi esattamente eguale a quello del tubo stesso, in modo da muovervisi dentro stenta- tamente. Questo dischetto era unito alla estremità di un filo metallico, il quale restava non bagnato entro un tubo sottile di vetro, perchè della cera lacca e della gomma lacca chiudevano esattamente la estremità affilata di quest’ultimo tubo, da cui usciva la punta del filo metallico attaccata al dischetto. Erano ricoperti di molti strati di ver- nice tanto questa punta che la faccia del dischetto ad essa attaccata in modo che (1) Recherches sur la conductibilité electrique des corps solides et liquides,— Ann. de Ch. Beige nEh. 3° Serie; Ti. XVIle T. XX. 126 RICERCHE SULLA PROPAGAZIONE di esso restava conduttrice una sola faccia, cioè quella rivolta verso il disco me- tallico inferiore e. Il tubo largo col disco inferiore restava sempre fermo dentro la provetta. Il disco superiore col filo ad esso attaccato si facea scorrere da su in giù dentro il tubo largo, Per poter misurare le diverse lunghezze della colonna liquida, della quale si cercava la resistenza, con un catetometro si fissavano le diverse po- sizioni del disco mobile, avendo prima determinata quella del disco fisso, La parte più interessante dello apparecchio, e per la quale esso differiva da quello di Becquerel, era un turacciolo c di cautsciù, che faceasi scendere calcandolo fino a metà dell’altezza del tubo 77", e che portava in un foro praticato nella sua parte mediana un tubo ##' di cristallo del diametro costante di 5%%,6 e la cui lunghezza variabile era o di 14"® o di 28!" 0 di 42% o di 112%, I due fili attaccati ai due elettrodi faceano parte della derivazione v & SB del circuito principale dello ap- parecchio della fig. 1, tav. XL. Or se la porzione di corrente che passa per una colonna liquida di sezione va- riabile dipende solamente dalla minima delle sue sezioni la resistenza deve restare costante, qualunque sia la lunghezza del tubo t#" Siccome la resistenza era molto grande la sensibilità dello apparecchio era tale che il limite degli errori nella determinazione della resistenza istessa era uno dei piccoli rocchetti del reostata di Hipp, cioè 4 giri del reostata di Jacobi, Osservai che calcando più o meno il turacciolo c dentro il tubo 77' la resistenza cresceva o diminuiva un poco. Forse dipendentemente dalla conducibilità del velo liquido, che restava tra il turacciolo e i tubi interno ed esterno, La tavola qui sotto dà nella prima colonna le resistenze in giri del reostata di Jacobi, e nella seconda le resistenze pel caso che si chiami 1000 quella del tubo TT' libero, Furono fatte quattro serie di osservazioni delle resistenze della colonna liquida» In ciascuna serie si determinava prima la resistenza quando il tubo 77" era libero, e poi per ciascuno dei quattro casi in cui conteneva il tubo ##". Qui sotto io do so- lamente la media delle cifre trovate nelle 4 serie di osservazioni per ciascun caso diverso. Distanza da e ad e' = 35829, Tubo T T' libero 1335 Tubo TT’ con tubo ti'= 14" 1827 » » » Ve QST » » » AIO9 » » » 1125" 3879 Queste cifre chiaramente ci mostrano come al di là di.un restringimento, operato DELL'ELETTRICITA” NEI LIQUIDI 127 dentro di una colonna liquida, la corrente torna ad espandersi trovando una sezione maggiore (1). Mettiamo ora iu raffronto questo fatto colla legge di Ohm relativa alle sezioni. Noi abbiamo trovato, che se si ingrandisce la sezione di un liquido, lasciando costante (1) Ho voluto esaminare se soddisfacciano alla legge di Ohm le resistenze trovate in que- sto caso più complicato di quello in cui essa è stata studiata relativamente ai liquidi. Chia- mando R la resistenza della colonna liquida di altezza /= 358"" e di sezione costante = rr? (2, =17°%,9), R' la resistenza della stessa colonna liquida quando evvi interposto il tubo tl di lunghezza l'= 14°", 28°", 49°", 112°" e di sezione 7r'? (r'=5"°,6), C il coefficiente di resistenza della soluzione si ha : fp () Cl! R' Tr? DI er ART R CI sing Ir? Sostituendo in questa formola per /, l, r, r' i loro valori si ha: ME E 2802 qgre 1127" LU FP — 1361 1728 2092 3912 Paragonando queste cifre con quelle della seconda colonna dell'ultima tavola si trova, che benchè fino ad un certo punto vi si avvicinino, pure vi sono delle differenze sensibili, che non possono attribuirsi ad errori di osservazione. Io ho creduto che queste divergenze dipen- dessero specialmente dalla propagazione della elettricità nel velo liquido, che restava fra il turacciolo e le pareti dei tubi. Se si chiama e questa conducibilità si ha : R DM) 0a CLAS SRG Na! C(O_l!) Cl ) CI RO er ar? SERIO zr? rr? + Cel'i"zr se Cl i ll l'zr? dia ll l'zr? 1 = + _=- + - rr l Ì rrz+eCl' TÀ l rr? + Kl|' dove K —=e£C. Ora facendo la X = 0,097 si ha: Uda DST LOS 112”° R' na 1343 1648 1921 2924 Le quali cifre si avvicinano abbastanza a quelle trovate sperimentalmente, e le piccole di- vergenze che ancora restano forse possono attribuirsi a ciò che la quantità e non è costante, dovendo anzi crescere al crescere della resistenza del tubo /', secondo la teoria dei circuiti derivati. 128 RICERCHE SULLA PROPAGAZIONE quella degli elettrodi in esso immersi, la resistenza elettrica diminuisce, perchè la corrente si spande nel liquido stesso laterale. Ora supponghiamo di avere un pa- rallelepipedo rettangolo P di cristallo, di cui i tre spigoli siano a, b, c, ripieno di liquido, e di cui le basi a xd sieno due elettrodi metallici; supponghiamo che È sia la resistenza del liquido in esso contenuto. Se accanto a questo noi metteremo un secondo ‘parallelepipedo P' identico, e faremo passare la stessa corrente di prima per entrambi la resistenza da loro offerta diventerà 1, R. Ma se dei due parallele- pipedi posti l’ uno accanto all’ altro si sopprime la parete di contatto in modo da avere un solo parallelepipedo di Innughezza c e di base 2 a> e c e si allungava un pochino quindi in tutti i modi la resistenza non avrebbe potuto che crescere, sebbene di assai poco, sostituendo al passaggio unico d — è questo passaggio diviso in due. Alla d — è fu- rono dati i valori 2%, gum, jGnn, 37m, Le due lastre /, ' furono masticiate con cera da entrambi le facce con la vasca, per impedire il passaggio dell’elettricità per i piccoli interstizii che restavano den- tro le scanalature stesse. Per la lastra /" che non potè masticiarsi, dovendo essere mobile, per diminuire il passaggio della elettricità attravefso gl’ interstizi che re- stavano tra il suo bordo inferiore ed il fondo della scanalatura introdussi in que- sta un filetto di cera, sul quale poi calcavo la detta lamina /”. Per ottenere dippiù che questa lastra media /' restasse sempre nel piano delle t, l', sulle pareti della vasca posavo orizzontalmente due altre lastre di cristallo, che portavo con i bordi a contatto con le lastre fisse verticali, in modo da ottenere alla parte superiore una specie di scanalatura, nella quale dovea scorrere la /”, parallela e nell’istesso piano verticale della scanalatura inferiore, Quantunque alle diverse lastre di cristallo avessi smerigliato con molta cura i bordi pure quando si mettevano a contatto il bordo della /" con quello p. es. della DELL'ELETTRICITA” NEI LIQUIDI 133 l passava sempre attraverso il velo di soluzione fra esse compreso una quantità sen- sibile di corrente, che per potere quasi intieramente tagliarla fuori, bisognava che co- prissi questo piccolo passaggio con un’altra lastra /" larga e più corta delle pareti verticali della vasca. Appena il passaggio unico, anche senza la lastra ausiliaria /", era diviso in 2, la scala della bussola in certi casi la si vedea saltare anche di 6 o 7 centimetri, indicante una diminuzione di resistenza. Feci tre serie di osservazioni con i soliti elettrodi. In ciascuna serie misuravo la resistenza del liquido con il passaggio e la lastra ausiliare 2", con il passaggio u- nico senza la lastra /”, e con il passaggio diviso in due. Le cifre relative sono date nella seguente tavola : ELETTRODI LARGHI Larghezza | Passaggio Passaggio Passaggio del unico unico diviso passaggio | con lastra /" [senza lastra /"| in due CC / superiori del bordo cubitale del secondo metacarpeo, e da tutto il bordo radiale del terzo; le sue fibre, a partire dai punti cennati, convergono verso la linea mediana del 3° spazio interosseo e formano un ventre muscolare di discreto volume il quale per un corto tendine si attacca al lato esterno della parte posteriore della prima falange del dito medio, Inoltre, nella mano destra non che nella sinistra, esiste un fascio muscolare piatto, vedi fig. B 8, il quale origina dal setto aponeurotico che divide il primo interosseo palmare dal secondo dorsale, si porta in avanti ed indentro, e per una laminetta aponeurotica, che si congiunge col tendine del secondo lombricale, con questo si attacca al bordo e- sterno del tendine estensore del dito medio. Esso in avanti, copre la metà inferiore del secondo interosseo, meglio fascio profondo. Il terzo, proviene dai bordi di ambo i metacarpi in mezzo ai quali è situato: le sue fibre comportandosi come quelle del precedente, per mezzo di un tendinetto, si at- taccano al lato interno della base della prima falange del dito medio ed al bordo omonimo dell’estensore dello stesso dito. Questo muscolo, è meno sviluppato dei due precedenti. Vedi fig. A 15, B 3. Il quarto, oltre dei punti cennati per il precedente, deriva anche dal legamento metacarpeo anteriore, e si attacca al lato interno della base della prima falange del quarto dito, ed al bordo corrispondente del tendine estensore dello stesso dito, fig. A 16, B4, Secondo il Gratiolet (op. cit, pag. 148) nel Troglodytes aubryi delle fibre car- nose del secondo interosseo dorsale, quelle che vengono dal secondo metacarpeo s’in- seriscono alla base della prima falange del medio; quelle, al contrario, che vengono dal terzo metacarpeo, si portano al bordo del tendine dell’estensore comune. Lo stesso fatto nota inoltre per il 3° ed il 4° interosseo: laonde dice, le fibre del 3°, prove- nienti dal quarto metacarpeo, si portano al lato cubitale della base della prima fa- lange del terzo; quelle provenienti del terzo metacarpeo danno nascita ad un forte tendine, che si unisce col tendine dell’estensore del medio; e così anche per il quarto. In quanto all’azione, i muscoli sopra descritti sono tutti abduttori, 210 RICERCHE SULLA MIOLOGIA Muscoli degli arti addominali. Per la descrizione di questi muscoli seguirò 1’ ordine che ho adottato per quelli delle estremità toraciche; quindi li dividerò in muscoli del bacino, della coscia della gamba, e del piede. Muscoli del bacino. Fra questi, avendo già descritto quelli della regione ano-coccigea con i muscoli della coda, e quelli della superficie interna del bacino, con i muscoli della regione. lombare, mi resta a descrivere quelli della regione glutea, e della regione genito- urinari& Rrarove eLutea. — Il grande gluteo (MM. glutaeus maximus), è piatto, poco spesso, irregolarmente triangolare: esso, origina dalle apofisi trasverse delle prime quattro vertebre codali e dall’aponeurosi che copre il medio gluteo. Delle sue fibre quindi, quelle prevenienti dall’ apofisi trasversa della 3% e 4* vertebra codale,.si attaccano direttamente al labbro esterno della linea aspra del femore, a cominciare dal collo chirurgico fino alla metà del femore, dove si perdono nell’aponeurosi posteriore della coscia; le medie provenienti dall’apofisi trasversa della 12 e 2° vertebra codale, le superiori dall’aponeurosi iliaca esterna, terminano in un robusto tendine, il quale si attacca alla linea, che dal grande trocantere va alla linea aspra. In quanto al corso, le inferiori e le medie corrono in basso ed infuori; le superiori obliquamente in- fuori. Rarpormii — È coperto dalla pelle, copre in parte il medio gluteo; lascia completa- mente allo scoperto il yrande trocantere, una piccola porzione del piramidale, i ge- melli, la porzione esterna dell’otturatore interno, il nervo ischiatico, il muscolo i- schio-coccigeo, la metà esterna del quadrato della coscia e la tuberosità ischiatica. Il medio gluteo (M. glutaeus medius), è largo, irregolarmente quadrato ; delica- tissimo in sopra, discretamente spesso in basso: esso proviene, per mezzo di fibre carnose dall’apofisi trasversa della prima vertebra codale, dall’ultima porzione della cresta del sacro, e per mezzo di una lamina aponeurotica da tutto il labro esterno della cresta dell’osso iliaco. A partire dai punti cennati, le sue fibre si portano obli- quamente in basso ed in fuori e terminano su di un tendine cortissimo, ma robusto, il quale si fissa alla parte superiore della faccia esterna del grande trocantere. Questo muscolo, in basso è coperto dal grande gluteo; in alto dalla pelle dalla quale resta diviso per l’aponeurosi iliaca esterna; copre l’iliaco esterno, la metà esterna del piramidale dal quale è diviso per il nervo ischiatico, ed una piccola porzione del gemello superiore. Il piccolo gluteo (MM. glutaceus minimus), è più sviluppato de’ precedenti ed è DEL MYCETES FUSCUS 211 difficilmente separabile dal medio gluteo, col quale a primo colpo di occhio sembra costituire un solo muscolo: esso è di forma irregolarmente triangolare ed origina da tutta la fossa iliaca esterna, che riempisce in totalità e dalla cresta della inci- sura ischiatica. Da questi punti, le sue fibre si portano obliquamente in basso ed in fuori e si riuniscono sopra un tendine, il quale si fissa al bordo superiore del grande trocantere. Rarrorm. — È coperto dal medio gluteo; copre la fossa iliaca esterna, una piccola porzione (la più interna) dell’iliaco esterno; il suo tendine incrocia quello del pira- midale. Il muscolo piramidale (M. piriformis) per quanto raccolgo dalla letteratura a me accessibile, nel mio esemplare si allontana non solo dal muscolo omonimo dell’uomo ma ancora da quello delle altre scimie. Cuvier, Meckel non forniscono sul proposito alcun dettaglio: quest’ultimo (op. cit., pag. 583) si limita alle seguenti parole: « Der « Birnmuskel (M. piriforme) — Unter den Affen fand ich ihn bei S. inuus und S. pa- « niscus nicht, dagegen findet er sich stark bei S. sabaea, S. sphinx, S. jacchus, S. « capucina. « Besonders ist er bei dem Jetztern sehr stark.» Gratiolet nel Troglodytes aubryi, lo trova come nell’uomo. Bischoff nota, che esso quasi da per tutto (fast #berall) e nominatamente (namentlich) nell’Orang, Chimpanzé, Cynocephalus, è completamente unito con il bordo inferiore del medio gluteo, e che è precisamente rappresentato dai fasci muscolari di questo, i quali non originano dalla superficie posteriore del- l’osso iliaco, ma dalla superficie anteriore dell’osso sacro e che sortono dal bacino attraverso la grande incisura ischiatica, sicchè termina dicendo: i così detti antro- poidi, sono perciò più simili al loro stame inferiore di parentela che all’uomo, « Die (1) genannten Anthropoiden sind dabei ihren niederen Stammverwandten iihn- « licher als dem Menschen. « Nel mio esemplare, il muscolo in parola, giace alla parte esterna del bacino, in- dentro del gluteo medio, e forma un piano muscolare col piccolo gluteo, dal quale rimane diviso da tessuto connettivo lasco : esso, di forma triangolare, per mezzo di fibre carnose origina dal labbro esterno dell’incisura ischiatica: le sue fibre, si por- tano obliquamente in basso ed infuori, e terminano su di un tendine robusto, il quale sì fissa alla parte superiore del bordo anteriore del grande trocantere, fra il piccolo gluteo, e l’iliaco esterno, scansorio secondo Traill. Per la sua azione, esso è rotatore della coscia indentro; mentre nell'uomo l’ana- logo muscolo, il quale si fissa all’angolo posteriore del bordo superiore del grande trocantere, ruota la coscia infuori, Oltre dei muscoli descritti, qui io ne trovo ancora un altro, il quale dalla spina iliaca anteriore-superiore si estende al grande trocantere, (1) Op. cit., pag. 28. 212 RICERCHE SULLA MIOLOGIA Un tal muscolo, per quanto ne sappia, è stato primieramente osservato da Traill (1) nel Chimpanzé, il quale lo ha battezzato col nome di M. scansorius. Vrolik (2) però a lui posteriore ne ha messo in dubbio l’esistenza, laonde egli dice formalmente: « Je ne sais pas ce que Traill veut dire, en parlant d’un muscle, « qu'il nomme scandens cu scansorius, et qu'il dit venir du bord antérieur de l’og « iliaque, à la distance d’un demi-pouce de l’acetabulum, et qui s'attacherait un peu « au-dessous de la surface antérieure du grand trochanter, entre les parties supé- « rieures du faisceau moyen et externe du crural. Il relève, selon luni, la cuisse vers « l’abdomen. Ne serait-ce pas le muscle tenseur de l’aponévrose crurale, ou n’ est-ce «quun faisceau de muscle petit fessier, comme Sandifort le croit? » Humphry (3) dice pure di non averlo osservato distintamente nel Chimpanzé. In questi ultimi tempi però, l'analogo muscolo è stato rinvenuto da Bischoff (4) nell’Orang, nel Chimpanzé e nell’Hylobates. i Nell’Orang; dice l’autore, è considerevolmente sviluppato e diviso dal piccolo glu- teo per uno spazio intermedio visibile; nel Chimpanzé e nell’Hylobates esso è in- trinsecamente unito col piccolo gluteo del quale si può considerare come una parte anteriore; in tutte le altre scimie manca. « Bei allen ibrigen Affen muss man gera- « dezu sagen, dass dieser Scansorius fehlt, » Nel Micete un tal muscolo, che per il suo sito, oso più logicamente chiamare iliaco esterno, a destra non che 4 sinistra è considerevolmente sviluppato, della forma di un triangolo allungato colla base rivolta sul bordo anteriore dell'osso iliaco : esso, per mezzo di fibre carnose origina dal labbro esterno del margine anteriore dell’ osso iliaco e dalla faccia corrispondente delle due spine iliache anteriori ; le sue fibre, si portano obbliquamente d’alto in basso e da dentro infuori, e formano un ventre muscolare abbastanza robusto, il quale per mezzo di un tendine cortissimo si fissa alla faccia esterna ed al bordo anteriore del grande trocantere, immediatamente sotto il tendine del muscolo piramidale (M. piriformis). In avanti ed in alto, è in rapporto col grande obliquo, in basso col tensore della fascia lata; indietro coi mu- scoli glutei dai quali resta diviso per un setto fibroso intermuscolare. Per la sua azione, esso ruota la coscia indentro, e contribuisce alla flessione di essa sul bacino. I muscoli, otturatore interno (I. obturator internus), gemelli, quadrato del fe- more (M. quadratus femoris), otturatore esterno (M. obturator externus) conside- rati anche dal lato dei rapporti, rappresentano fedelmente i muscoli omonimi del- l’uomo; soltanto în rapporto, essi sono assai più sviluppati che neli’uomo. (1) Memoirs of the Wernerian nat. Hystory Soc., vol. III, pag. 29. (2) Op. cit., pag. 21. (3) By Humphry — On some points in the anatomy of the Chimpanzee. — The journal of anatomy and physiology, num. 11, 1867, pag. 265. (4) Op. cit., pag. 29. DEL MYCETES FUSCUS 213 Muscoli della regione genito-urinaria. Questi, nell’animale adulto, sono notevolmente sviluppati, più sviluppati dei mu- scoli analoghi dell’uomo; però io in sito (1) ho dovuto studiarli su di un esemplare giovanissimo, sicchè sul proposito, potrò fornire pochi dettagli. L’ischio-cavernoso (M. ischio-cavernosus) è corto, piatto, irregolarmente triango- lare: esso, proviene dalla superficie interna della branca ascendente dell’ ischio, e si attacca direttamente alla parte inferiore e laterale interna della radice del corpo cavernoso corrispondente. Le sue fibre corrono obliquamente in alto ed indentro. Il bulbo-cavernoso (M. dulbo-cavernosus) per la forma, attacchi, direzione delle fibre, rapporti, è perfettamente simile al muscolo omonimo dell’uomo; soltanto se ne allontana per il suo volume, maggiore di quello dell’uomo. Il trasverso del perineo (M. transversus perinet), è meno sviluppato dei prece- denti: esso origina, per mezzo di una laminetta aponeurotica dalla superficie in- terna della branca ascendente dell’ischio, in sopra dell’origine dell’ischio cavernoso: le sue fibre, si portano da fuori indentro, ed un tantino in basso ed in avanti, e si attaccano, come nell’uomo al rafe fibroso, che si estende dal bulbo cavernoso allo sfintere dell’ano, dove s’incrociano con le fibre del muscolo compagno, del bulbo ca- vernoso, e dello sfintere esterno dell’ano. Il muscolo ischio-uretrale (M. ischio-urethralis), come tale nel mio esemplare non esiste; ciò che io osservo al suo posto, è un fascio eonico di fibre muscolari, il quale proviene dalla parte laterale dell’uretra bulbosa e membranosa, e si getta sull’ele- vatore dell’ano: le sue fibre quindi, seguendo la direzione di questo che raggiun- gono in vicinanza dell’ uretra, corrono indietro ed in alto, secondo una linea che dall’ arco del pube va al secondo osso a V, o soprannumerario della coda. La sua azione è come nell’uomo. In quanto riguarda il così detto muscolo di Wilson (MM. pubo-urethralis) non mi è riuscito di osservarlo; però con ciò non intendo conchiudere che non esista; anzi ritengo per verosimile, che essendo molto giovane l’esemplare sul quale io ho pre- parato tali muscoli, esso sia sfuggito alla mia osservazione. Qui adesso il lettore si aspetterebbe la descrizione de’ muscoli della regione ge- nito-urinaria della femina del Micete. Sul proposito, onde giustificarmi della lacuna che son costretto di lasciare, debbo dichiarare, che dei miei tre esemplari, due erano maschi, e ad uno erano stati tolti gli organi genito-urinari. (1) I muscoli degli organi genito-urinari dell'animale adulto, li ho studiati fuori sito in un preparato, che il Prof. Kolliker mi ha fornito dalla collezione anatomica. Giornale di Scienze Nat. ed Econ., Vol. VII. Parte I. 29 214 RICERCHE SULLA MIOLOGIA Muscoli della coscia. Essi, come nell’uomo, formano quattro regioni: una anteriore, una posteriore, una interna ed una esterna. Regione anteriore. Il sartorio (M. sartorius) non deriva dalla spina iliaca anteriore-superiore, in- vece per mezzo d’un tendine piatto, che ha in comune col tensore della fascia lata, dalla metà inferiore del bordo anteriore dell’osso iliaco, e proprio dal punto sopra- stante alla spina iliaca anteriore-inferiore. Nel rimanente, esso armonizza a capello con il muscolo omonimo dell’uomo. Il quadricipite femorale (M. extensor cruris, quadriceps femoris) è considerevol- mente sviluppato: di esso, la porzione esterna (vastus externus), l’interna (vastus internus), la media profonda (vastus medius) si comportano esattamente come nel- l’uomo; la porzione lunga, retto anteriore (rectus femoris) in alto, per mezzo di un tendine piatto, robusto, che si divide in due porzioni, una interna diretta, l'altra esterna riflessa si attacca: colla prima alla spina iliaca anteriore-inferiore; colla seconda, siccome è stato notato da Vrolik nel Chimpanzé, da Gratiolet nel Troglo- dytes aubryi, al bordo della fossa cotiloidea, che essa contorna al modo di un cer- cine fibroso. Il muscolo suberurale (M. subcruralis, S. articularis genu), che non trovo an- cora descritto nelle opere di osservatori che si sono occupati dell’ anatomia delle scimie, o che per lo meno l’hanno indicato indistintamente, come fa il Gratiolet, nel Micete, in rapporto è più sviluppato che nell’uomo: esso, è situato sulla faccia an- teriore del quarto inferiore del femore, che riveste quasi in totalità, ed origina dal punto di riunione dei due quarti inferiori del femore, in sotto dell’ inserzione del muscolo crurale, meglio, porzione crurale del quadricipite femorale: le sue fibre si portano verticalmente in basso e vanno ad inserirsi alla parte superiore della cap- sula sinoviale dell’articolazione del ginocchio. Un tal muscolo per mezzo di tessuto connettivo lasco è diviso dal crurale da cui rimane coperto. L’analogo muscolo, secondo il Gratiolet (1) nel Troglodytes aubryi è doppio: uno interno ch’egli ha significato col nome di capsulare interno; l’altro esterno, di cap- sulare esterno: però dalla descrizione che ne dà l’autore non risulta che essi mu- scoletti sono indipendenti dal vasto esterno ed interno dai quali egli li fa prove- nire: ecco infatti, come egli si spiega parlando dei due vasti cennati. Vasto esterno « Parmi celles de ces fibres qui naissent du quart inférieur du fé- « mur, il y en a qui viennent se terminer directement sur le tendon du droit an- (1) Op. cit., pag. 185. DEL MYCRTES FUSCUS 215 « térieur; d’antres qui atteignent l’angle de la rotule; enfin les plus inférieurs se ren- « dent directement sur la capsule articulaire et forment ainsi un muscle capsulaire « externe. » Non più felice della precedente è la descrizione del muscolo capsulare interno, pag. 186. « Muscle capsulaire interne, — 0n peut distinguer du vaste interne un faisceau « charnu qui revèt la face interne du fémur dans la partie la plus voisine du con- « dyle et vient se terminer en partie sur le vaste interne, en partie sur la cap- « sule articulaire en coiffant' le condyle interne du fémur. » Regione esterna della coscia. In questa si osserva soltanto un muscolo; il tensore della fascia lata (IM. tensor Ffasciae latae); esso, è situato alla parte superiore ed esterna della coscia; è irre- golarmente triangolare, stretto e spesso in alto, largo, piatto, delicatissimo in basso. Origina, per mezzo di un: tendine comune col sartorio dal punto del bordo anteriore dell’osso iliaco, soprastante alla spina iliaca anteriore-inferiore : le sue fibre, portan- dosi obliquamente in basso ed in fuori, divergono a guisa d’ un ventaglio e ter- minano a livello del cominciamento del terzo medio del femore, sulla fascia lata, la quale presenta l’analogo comportamento della fascia omonima dell’ uomo. Una vera guaina fibrosa, come è nell'uomo, per questo muscolo io ‘non l’osservo; esso è diviso dal vasto esterno che gli resta all’interno ed indietro per mezzo di tessuto connet- tivo lasco. Secondo il Gratiolet, nel Troglodytes aubryi, l'analogo muscolo è formato: da 10 a 12 fasci arcuati a concavità inferiore, i quali sono situati nella parte media dello spazio, che separa il grande trocantere dalla spina iliaca anteriore-inferiore, e. se- parati gli uni dagli altri per degli spazi fibrosi, che ad un dipresso presentano l’ana- loga dimensione; il loro diametro di larghezza non è più di due o tre millimetri. Secondo Bischoff, il tensore della fascia lata, come la fascia, in tutte le scimie compresi gli antropoidi presenta uno sviluppo minore che nell’uomo, ed il muscolo medesimo frequentemente ha appena una esistenza individuale , ond’ è soltanto da considerarsi, come una parte delle fibre anteriori del grande gluteo: ecco le parole dell’ autore (op. cit. pag. 30) «Iener Muskel (tensor fasciae latae) ist oft kaum als « ein Selbststàndiger Muskel vorhanden, sondern nur als ein Theil der vorderen Fa- « sern des Gluteus maximus zu betrachten. » Regione interna della coscia, Il retto interno (M. rectus internus femoris, S. adductor gracilis) in rapporto, è più sviluppato del muscolo omonimo dell’uomo: esso, per mezzo di fibre: carnose, origina dal labbro anteriore del quarto interno dell’eminenza ileo-pettinea, dalla spina del pube, dalla parte laterale della sinfisi del pube, e dal labbro esterno della som- 216 RICERCHE SULLA MIOLOGIA mità della branca ascendente dell’ischio, e si attacca per un tendine che gli è co- mune col semitendinoso alla cresta anteriore, e faccia interna della tibia, tre cen- timetri in sotto dell’articolazione del ginocchio; inoltre per una lunga fascia aponeu- rotica che origina dall’unione dei tendini dei due muscoli (retto interno e semiten- dinoso) a tutto il margine interno della tibia, fino al malleolo tibiale. Il muscolo pettineo (M. pectineus) è largo, piatto, della forma di un quadrato al- lungato : esso, origina dall’eminenza ileo-pettinea: le sue fibre si portano obliqua- mente in basso, infuori cd un tantino indietro, e terminano su di un largo ten- dine, il quale s'inserisce al labbro interno del terzo superiore della linea aspra del femore, ed alla linea che da questa va al piccolo trocantere. Secondo Bischoff, questo muscolo nell’Hapale manca; qui invece i fasci muscolari superiori del grande adduttore, aventi una direzione quasi orizzontale, formano un - muscolo speciale, il quale origina dalla branca ascendente dell’ischio, e si attacca al femore, fra il grande ed il piccolo trocantere. Gli adduttori sono quattro (1): essi per il comportamento e grado di sviluppo re- lativo, si allontanano sensibilmente dai muscoli omonimi dell’uomo. In quanto all’ordinamento, il primo adduttore o medio (M. adductor femoris lon- gus), per il suo grado di sviluppo corrisponde all’adduttore breve o piccolo dell’uo- mo; il piccolo o secondo, per l’estensione dei suoi attacchi, grado di sviluppo rap- presenta l’adduttore lungo; il grande, o terzo, è discretamente sviluppato, però meno del secondo; il quarto invece è sviluppatissimo, Ciò premesso io li descrivo col nome numerico. Il primo adduttore (adductor longus) è piatto, della forma d’un quadrato allun- gato : origina dalla spina del pube, dalla parte più interna dell’eminenza pettinea e dalla superficie esterna del corpo del pube; le sue fibre si portano obliquamente in basso, infuori ed un pochino indietro, e per mezzo di un tendine piatto, largo che esse hanno in comune col muscolo pettineo, si fissano al labbro interno del terzo superiore della linea aspra del femore; fra il vasto interno, che rimane in avanti, ed il secondo adduttore che resta indietro. Rarporti — È coperto quasi in totalità dal pettineo ; ricopre in parte il secondo adduttore. Qui adesso fo notare, che nello stesso esemplare, nella coscia destra l’ analogo muscolo, è di un terzo meno largo del descritto, ed inoltre ch’esso si tocca col pet- tineo, soltanto per il suo bordo esterno. Il secondo adduttore (adductor brevis) origina dalla parte laterale della sinfisi del pube, fra il retto interno, che gli rimane in avanti, e l’otturatore esterno che gli (1) Secondo Bischoff, op. cit. pag. 30, nel Chimpanzé, Hylobates, Hapale si osservano quattro adduttori: però siccome l’autore conta il pettineo fra gli adduttori ne descrive cin- que. Nell’Orang invece, egli ne nota due; il lungo ed il grande adduttore. Cuvier, Vrolik nel Chimpanzé, Duvernoy nel Gorilla, per questi muscoli non notano alcuna particolarità. DEL MYCETES FUSCUS 217 resta indietro, e dalla parte superiore della branca ascendente dell’ ischio : le sue fibre si portano in basso, infuori ed indietro e s’inseriscono al labbro interno della linea aspra, in tutta la sua lunghezza. Il terzo adduttore (adduetor magnus) è largo piatto, irregolarmente triangolare: esso proviene dal labbro esterno della branca ischio-pubica; le sue fibre corrono come quelle del precedente, e vanno ad attaccarsi: le superiori all’interstizio della linea aspra del femore, in tutta la sua estensione; le inferiori, guadagnano la cavità popli- tea, e si fissano posteriormente, alla capsula sinoviale dell’articolazione del ginocchio, Il quarto adduttore (adductor quartus) è sviluppatissimo, quasi cilindrico: esso, origina dal bordo della branca ascendente dell’ ischio, e per un breve tratto dalla parte antoriore della tuberosità ischiatica; si porta quindi verticalmente in basso, e per mezgo di un tendine robusto, corto si fissa alla faccia interna del condilo in- terno del femore. L’arteria e la vena crurale, siccome è stato notato da Bischoff nell’ Hylobates non traversano la sostanza muscolare del terzo adduttore, il quale non presenta vestigia di anello, invece guadagnano il cavo popliteo, passando per l’interstizio muscolare, compreso fra il terzo ed il quarto adduttore. Muscoli della regione posteriore della coscia. Il bicipite crurale (M. biceps femoris); il semi-tendinoso (MM. semitendinosus); il semi-membranoso (M. semimembranosus) meno poche varietà che tantosto cennerò armonizzano coi muscoli analoghi dell’uomo. Fra le varietà, prima di tutto debbo far notare, che i cennati muscoli alla tubero- sità ischiatica non sono coperti dal grande gluteo, essendochè questo come ho detto, non arriva a coprire la tuberosità cennata. Secondo, che il bicipite in basso, non si at- tacca alla testa del perone come è nell’uomo, e come è anche detto per le altre sci- mie; invece, il suo tendine striscia sul perone, immediatamente insotto della sua testa, e va ad attaccarsi al condilo esterno della tibia; la testa del perone gli serve di car- rucola. Terzo, il semi-membranoso ed il semi-tendinoso non offrono, nè la lunga apo- neurosi, nè il lungo tendine dei muscoli omonimi dell’uomo; essi sono completamente carnosi fino sulle loro inserzioni. Per ulteriori dettagli del semi-tendinoso, vedi retto interno, L’azione dei muscoli sopra cennati, è come nell’uomo; però siccome i loro attac- chi sulla tibia sono molto estesi, essi flettono la gamba sulla coscia con più forza dei muscoli analoghi dell’uomo, Muscoli della gamba. Essi formano quattro regioni: una anteriore, una esterna e due posteriori, una superficiale l’altra profonda. Nella regione anteriore, il primo che si presenta, togliendo la pelle è il tibiale 218 RICERCHE SULLA MIOLOGIA anteriore (M. tibialis anticus): esso origina dal margine esterno della tibia, dai due quinti superiori della faccia, e tuberosità esterna del medesimo osso, dalla metà in- terna del legamento interosseo, e dal setto aponeurotico che lo separa dall’ esten- sore comune delle dita del piede. A partire da questi punti le sue fibre formano due ventri muscolari abbastanza sviluppati, i quali dal terzo superiore della tibia fino alla loro inserzione corrono completamente divisi l’uno dall’altro e si attaccano ;, uno interno, sviluppatissimo, per mezzo di un tendine che passa sotto il legamento. anulare anteriore del tarso al tubercolo del primo cuneiforme; l’altro, esterno poco sviluppato, per un tendine gracilissimo , cilindrico che siegue il corso del prece- dente, alla parte plantare interna della base del primo metatarseo. Bischoff nel Chimpanzé da lui studiato, nota inoltre un terzo tibiale anteriore, il quale più delicato fra tutti, ha origine comune coll’estensore comune delle dita; - però tantosto si separa da questo, e per mezzo di due fini tendini (fesne Selnen) i quali passano sul tibiale propriamente detto si attacca al bordo interno del piede, Qui adesso aggiungo, che non raramente il tibiale anteriore si presenta diviso an- che nell’uomos io dal canto mio nel breve tempo che sotto la scorta del professor Kòlliker diressi i lavori anatomici nell’università di Wiirzburg osservai un tal fatto tre volte; in tutti questi casi però la separazione non si estendeva al ventre mu- scolare. In ciò che riguarda la funzione, la porzione interna ha la medesima azione del tibiale anteriore dell’uomo; la porzione esterna avvicina il dito. grosso al medio, e fa seguire al piede un leggiero movimento di abduzione. Il muscolo estensore proprio dell’alluce (MM. extensor hallucis proprius) è perfet- tamente come nell’uomo. L’estensore comune, lungo delle dita (M. extensor digitorum communis longus) se ne allontana, per il comportamento del suo tendine: questo, arrivato sopra il le- gamento anulare anteriore del tarso, frequentemente nel passaggio sotto il lega- mento detto, si divide in quattro tendinetti, i quali giunti sulla estremità posteriore del metatarso, si fondono e dalla loro fusione origina una aponeurosi spessa resi- stente di forma triangolare, coll’apice rivolto al legamento cennato; dalla base di essa aponeurosi quindi, a livello dell’articolazione metatarso-falangea, si staccano quat- tro linguette aponeurotiche, le quali vestono la superficie dorsale delle falangi, e vanno a fissarsi alla faccia dorsale, ed alle parti laterali della base della falange unghiale delle ultime quattro dita. Il peroneo anteriore (M. peroneus tertius) siccome è stato notato da Vrolik e da Humphry nel Chimpanzé, da Gratiolet nel Troglodytes aubryi, ed in questi ultimi tempi da Bischoff in un buon numero di scimie, nel mio esemplare manca assolu- tamente (1); purtuttavia è a notare che secondo Cuvier esso esiste: questo autore, (1) In un caso in una, in un altro in ambo le gambe nell’uomo, ho notato la mancanza del peroneo anteriore : in questi casi, cosa d'altronde che ho osservato con molta frequenza, DEL MYCETES FUSCUS 219 dopo aver descritto il lungo peroneo dice: (op. cit., pag. 542) « Les deux autres pé- « roniers (corto e medio peroneo) sont dans les singes et dans les onguiculés, comme « dans l’ homme, excepté que, dans les rongeurs, le moyen donne aussi un tendon «à la première phalange du pénultièéme doigt, en sorte qu’il y fait les fonctions « d’abducteur des deux doigts externes, » Regione esterna della gamba. In questa si notano tre muscoli: il lungo ed il corto peroneo, ed un terzo che per il suo sito, ic chiamo peroneo posteriore, Per il lungo (M. peroneus longus), ed il corto peroneo (M. peroneus brevis), salvo poche variazioni che tosto cennerò si può ripetere tutto ciò che al proposito è detto dell’uomo. Fra le variazioni debbo notare, che il tendine del lungo peroneo ha un canale fi- broso proprio; quello del corto, che ha un canale fibroso comune col peroneo po- steriore, innanzi del malleolo esterno si divide in due linguette, le quali si riuni- scono ora in vicinanza, ora sul punto d’inserzione al tubercolo del quinto metatar- seo, lasciando un piccolo spazio libero per il passaggio del tendine del peroneo po- steriore. Il peroneo posteriore (peroneus posticus), da Huxley (1), che lo ha rinvenuto nel Cynopithecini ha ricevuto il nome di peroneus quinti digiti; da Bischoff di pero- neus parvus. Questi autori però, dai quali è stato sinoggi descritto il sopracennato muscolo, ammettendo ‘beninteso che il fatto anatomico nei loro soggetti sia pas- sato come nel mio, hanno trascurato di studiare o non osservato le particolarità di esso; io quindi, prima di descriverlo impronto qui quanto sul proposito è detto da Bischoff (2). Peroneus parvus « Derselbe liegt zwischen Peroneus longus und brevis, entspringt « von der Fibula und ist sehr genau an ersteren angeheftet, geht aber schon am « unterschenkel in eine diinne Sehne iiber, welche an den tiusseren Fussrand ange- « langt und hier durch Binder festgehalten, jetzt lingst dieses Fussrandes zu der « ersten Phalange der kleinen Zehe verlàuft, und sich hier mit der Sehne des Fle- « xor dig. commun. longus verbindet, » Nel Micete invece un tal muscolo è situato alla parte posteriore del terzo infe- riore del perone, indentro ed indietro del corto peroneo dal quale resta diviso da il corto peroneo inviava un tendine gracile, il quale, portandosi quasi nel modo di una retta da dietro in avanti, a livello dell’ articolazione metatarso-falangea del quinto meta- ‘tarseo si univa col tendine dell’estensore del piccolo dito , e con questo andava ‘a fissarsi alla faccia dorsale dell’ultima falange del dito cennato. (1) Med. Times and Gaz., 1864, II, p. 40. (2) Op. cit., pag. 34. 220 RICERCHE SULLA MIOLOGIA tessuto connettivo lasco: esso, alquanto piatto d’avanti indietro, per mezzo di fibre carnose origina dal margine posteriore, lato interno del terzo cennato del perone» . le sue fibre, corrono verticalmente in basso fino sul malleolo esterno e qui terminano in un tendine gracile, il quale dietro il malleolo cennato s'impegna in un canale fi- broso, che gli è comune soltanto col corto peroneo, ed unendosi in basso col ten- dine estensore del dito piccolo (1) con questo va a fissarsi alla faccia dorsale del- l’ultima falange dello stesso dito. Dietro il malleolo esterno, il tendine del peroneo posteriore sta dietro di quello del corto peroneo; però in avanti del malleolo esso perfora quest’ultimo, e vi si col- loca innanzi fino a livello della tuberosità del quinto metatarseo (2) dove si libera dalla guaina comune e s'impegna in un secondo canale fibroso proprio, il quale lo accompagna fino sull’articolazione metatarso-falangea (3) del-quinto dito. Per la sua azione, questo muscolo è estensore ed abduttore del dito piccolo, Regione posteriore superficiale della gamba. Iu questa, io trovo due muscoli; il gastronemio ed il soleo, i quali per il loro poco sviluppo, per la loro struttura sono ben lontani dal rappresentare i muscoli omonimi dell’uomo. Il gastronemio (M. gastrocnemius) origiua per due capi; uno interno (gemellus internus), l’altro esterno (gemellus eaternus), i quali ad un dipresso offrono l’eguale volume: il primo in parte per mezzo di fibre carnose, in parte per mezzo di un ten- dine robusto, proviene dalla parte superiore e posteriore del condilo interno del fe- more, e dall’ossicino sessamoideo corrispondente; il secondo, esterno, per mezzo di fibre in gran parte carnose, origina dalla parte posteriore ed esterna del condilo esterno del femore, e dall’ osso sesamoideo corrispondente (4); quindi i due capi convergono fra di loro, ed a livello del terzo medio della gamba si uniscono, e for- mano un fascio carnoso, in rapporto abbastanza sviluppato, il quale per mezzo di un tendine robusto, ma corto si fissa al bordo inferiore della faccia posteriore del calcagno, e per un brevissimo tratto alla faccia plantare del medesimo osso: questo tendine, sulla faccia posteriore del calcagno scivola su di una borsa mucosa, la quale come avrò occasione di ripeterlo tantosto, è formata dal tendine del muscolo soleo (5). (1) Il tendine del peroneo posteriore si unisce con il tendine dell’estensore del dito pic- colo per il suo bordo interno, sicchè esso rimane all’ esterno del tendine estensore detto. (2) Per errore di stampa nella lettera fu detto 3° metacarpeo invece di 5° metatarseo, (3) Come sopra, fu detto articolazione metacarpo-falangiana, invece di metatarso-falangea. (4) Nel Micete, non che nel Cercopithecus faunus indietro dei condili del femore si 0s- servano due ossicini sesamoidei , irregolarmente rotondi, del volume di un cece, i quali si articolano colla parte superiore della faccia posteriore del condilo corrispondente. (5) L'analoga borsa mucosa si osserva nel Cercopithecus faunus. DEL MYCETES FUSCUS 221 In quanto concerne la struttura, esso è tutto carnoso; cioè le sue fibre muscolari scendono quasi fino sul bordo superiore della faccia posteriore del calcagno, laonde un vero tendine di Achille, come nell'uomo in esso non è osservabile; il volume mede- simo del muscolo, in rapporto, in basso è maggiore che in alto, da dove ne deriva che, col tendine di Achille nel Micete manca anche la prominenza muscolare che ha ri- cevato il nome di polpaccio. Secondo Vrolik e Humphry (1) l’analogo muscolo nel Chimpanzé si comporta come nell'uomo. Bischoff, per quanto riguarda l’Orang utang, il Troglodytes niger, il Go- rilla fa le mic osservazioni; nell’Hylobates e nelle scimie della classe inferiore in- vece, trova il tendine del muscolo in parola, come nell’uomo: per l’Hapale poi ag- giunge, il tendine di Achille è sensibilmente forte, sicchè egli conchiude così: è per- ciò chiaro che, in rapporto al tendine di Achille, le scimie della classe inferiore sono più simili all’ uomo dei tre più alti antropoidi. Ed io qui riporto le sue pa- role (op. cit.,, pag. 32): « Dieses ist dagegen bei dem Hylobates und den niedrige- « ren Affen nicht der Fall; hier ist die Sehne als solehe wie beim Menschen Starker « entwickelt. Bei Hapale ist der Tendo Achillis auffallend stark. Es ist daher klar, « dass in Beziehung auf den Tendo Achillis die niederen Affen sogar dem Menschen « îihnlicher sind als die drei hoheren Anthropoiden.» Il muscolo soleo (M. soleus) per mezzo d’un corto tendine, appena piatto d’avanti indietro, origina dalla parte posteriore della testa del perone; si porta quindi, ver- ticalmente in basso, ed un pochino più in giù della metà della gamba, si unisce col fascio comune dei gemelli, che contribuisce a formare e con questo si attacca al punto sopracennato. Qui però debbo notare, che le fibre anteriori del soleo in basso, terminano in una delicata aponeurosi, la quale si attacca al margine superiore ed alle parti laterali della faccia posteriore del calcagno ed ai lati del tendine im- propriamente detto di Achille, e forma in tal modo la parte anteriore e le laterali della borsa mucosa che serve allo sdrucciolamento del tendine del gastronemio sulla faccia posteriore del calcagno. Del plantare gracile, in tutti tre gli esemplari da me studiati, non ne ho osser- vato alcuna traccia. Regione posteriore profonda della gamba. Il muscolo popliteo (M. popliteus) è discretamente sviluppato, in rapporto, ancora più sviluppato del muscolo analogo dell’uomo: esso, per mezzo di un tendine, che è intimamente unito colla capsula articolare del ginocchio, origina dalla parte po- steriore ed esterna del condilo esterno del femore e dal bordo posteriore della car- tilagine interarticolare esterna, e va ad attaccarsi al margine interno del terzo supe- riore della tibia, ed alla superficie così detta poplitea di essa, a montare fino alla (1) By Humpbry — « On some points in the anatomy of the Chimpanzee » — The jour nul of Anatomy and physiology, num. 11, 1867, pag. 265. Giornale dì Scienze Nat. ed Econ. Vol. VII. Parte I. 30 222 RICERCHE SULLA MIOLOGIA parte posteriore del condilo interno della stessa; delle sue fibre, le superiori, cortis- sime corrono orizzontalmente da fuori indentro; le altre obliquamente in basso ed indentro; queste poi sono tanto più oblique, quanto più vanno in basso. Il flessore comune profondo delle dita (M. flecor digitorum communis longus) il fiessore lungo dell’alluce (M. flexor hallucis longus), il tibiale posteriore (M. tibia- lis posticus) meno poche particolarità, che tosto cennerò, armonizzano con i muscoli omonimi dell’uomo. Fra le particolarità, primieramente debbo notare, che il tendine del flessore co- mune profondo nella parte plantare, proprio nel punto che comincia a slargarsi per fornire i quattro tendini flessori profondi, è perforato dal tevdine del lungo fiessore dell’alluce, al quale nel passaggio abbandona un fascetto fibroso che concorre alla formazione del tendine flessore dello stesso dito; inoltre, punto sul quale tornerò, dà origine ad un fascio carnoso, che fornisce i tendini perforati del 4° e 5° dito. Il lungo flessore dell’alluce, per i suoi attacchi superiori si estende fino sulla fac- cia posteriore della testa del perone, proprio fino al di sotto del tendine di origine del soleo; il suo tendine, allorchè ha guadagnato la regione plantare si divide in due porzioni di differente volume: una interna piccola, perfora lateralmente il tendine del fiessore profondo per collocarvisi al lato interno, e fondendosi col fascio che ri- ceve da questo forma un robustissimo tendine, il quale corre fra le due porzioni del corto flessore dell’alluce e va a fissarsi alla faccia plantare della base dell’ultima fa- lange del dito cennato; l’altra esterna, il doppio e davantaggio in volume della pre- cedente, si unisce col tendine del flessore comune profondo, e concorre sensibilmente alla formazione del tendine perforante del 3° e 4° dito, ; Secondo Cuvier, nelle scimie in generale, il lungo flessore dell’alluce, o per lo meno l'analogo di quello che merita questo nome nell’uomo, dà una linguetta all’alluce, come di ordinario, e due linguette perforanti, una pel terzo e l’altra pel quarto dito, Il lungo flessore comune dà due linguette perforanti pel secondo e quinto dito. Secondo Bischoff, fra gli scrittori più recenti, il lungo flessore dell’alluce nel Go- rilla dà un forte tendine a questo dito, ed un tendine perforante al terzo e quarto, ed inoltre i rispettivi lombricali, i quali nell'uomo provengono dal flessore comune profondo delle dita; in tutte le altre scimie esso dà come sopra un tendine al dito grosso, soltanto lo stesso è debole (schwach) e nell’ Orang questo stesso manca. Il lungo flessore comune delle dita ad eccezione dell’Hylobates, in tutte le scimie, oltre il fascio carnoso che fornisce i tendini perforati del 4° e 5° dito, dà i tendini per- foranti del 2° e 5° ed i Iombricali corrispondenti ; nell’ Hylobates il tendine perfo- rante del dito piccolo; questo dito inoltre manca del rispettivo lombricale. Broca (1) in molte delle Pitecie osserva, che il dito grosso ha due tendini flessori: uno per-. forato, l’altro perforante, come capita per le altre quattro dita. (1) Bollettino della Società di Antropologia di Parigi, IV, 1869, pag. 323. DEL MYCETES FUSCUS 223 !l tibiale posteriore, per i suoi attacchi al perone si estende fino alla parte in- terna della testa dell’osso cennato; nel rimanente è come nell'uomo, Muscoli del piede. Di questi, taluni rappresentano fedelmente i muscoli omonimi dell’uomo, altri se ne allontanano sensibilmente, tali altri non esistono nell’ucmo; io quindi, seguendo l’ordine tracciato, mi fermerò con ispecialità sopra questi due ultimi sruppi muscolari, Recione porse — Il pedidio (M. exfensor digitorum communis brevis) è composto di quattro fasci muscolari, l’uno completamente diviso dall’altro. Il fascio interno, quasi il doppio in volume degli altri, fornisce dune tendini; uno interno, discretamente grosso, si colloca sotto il tendine estensore dell’alluce e va a fissarsi alla superficie dor- sale della prima falange dello stesso dito; l’altro esterno, gracilissimo, si attacca alla faccia dorsale, lato interno della prima falange del secondo dito. I tendini prove- nienti dagli altri tre fasci muscolari, assai più voluminosi dei precedenti, s’ inseri- scono alla parte dorsale, lat» esterno della prima falange del 2°, 3° e 4° dito: da ciascuno di essi inoltre, si stacca una piccola espansione aponeurotica, la quale si attacca alla superficie dorsale, lato interno della prima falange del dito che gli ri- mane all’esterno (1). Regione plantare. I muscoli di questa regione formano, come nell’uomo, quattro gruppi: due late- rali, uno esterno e l’altro interno; e due mediani, uno superficiale, e l’altro pro- fondo. | Gruppo interno. Questo comprende |’ abduttore, il corto flessore (M. abductor et flexor hallucis brevis), V'adduttore obliquo ed il trasverso dell’alluce (M. adductor obliquus et tran- sversus haliucis): di essi, i primi tre, vedi fig. 0, 3, 4, 5, 6; fig. D. 1, 2, per la forma, attacchi, direzione delle fibre, rapporti, rappresentano fedelmente i muscoli omonimi dell’uomo; l’adduttore trasverso invece, se ne allontana sensibilmente, Questo, vedi fig. C, 7, è considerevolmente sviluppato, irregolarmente quadrato; esso, origina dalla parte plantare della metà anteriore del 2°, 3° e 4° metatarseo, dal le- gamento trasverso corrispondente e. dal setto aponeurotico che lo divide dall’addut- (1) Non raramente, meno l'espansione aponeurotica, l'analogo fatto è osservabile nell’uomo; io dal canto mio, l’osservai più di 6 volte nel breve tempo che sotto la scorta del Prof. Hoelliker , diressi i lavori anatomici nell’ Università di Wiirzburg, ed in tutti questi casi, il secondo dito riceveva due tendini estensori dal pedidio; cioè uno interno, gracilissimo, proveniente dal fascio interno, l’altro esterno, proveniente dal secondo fascio del muscolo in parola. 224 RICERCHE SULLA MIOLOGIA tore del dito piccolo: le sue fibre corrono trasversalmente indentro e si attaccano in parte direttamente, in parte per mezzo di una lamina aponeurotica al lato esterno della 1° e 2° falange dell’alluce, a cominciare dall’osso sesamoideo esterno, dove si uniscono con le fibre dell’adduttore obliquo. Gruppo esterno. Questo è formato da due muscoli; dall’abduttore e dal corto fiessore del dito pic- colo, Il primo (M. abductor digiti minimi), vedi fig. 6, 1, è assai gracile, carnoso fusiforme: esso, per mezzo di una lamina aponeurotica origina dalla parte poste- riore ed esterna della superficie inferiore del calcagno, si porta in avanti, e prima di arrivare sulla tuberosità del quinto metatarseo termina in un tendine graci- lissimo, il quale penetra fra le fibre del corto flessore e va a fissarsi alla parte esterna della prima falange del dito piccolo, Un tal tendine poi, dà attacco alle fibre ad esso più vicine del corto flessore, in mézzo alle quali corre: da ciò quindi ne se- gue che, esso gracilissimo nel suo cominciamento, diviene sempre più largo, e più spesso a misura che si avanza fra le fibre del flessore cennato ; a ciò adesso ag- giungo che per osservare il detto tendiue bisogna col coltello penetrare fra le fibre del corto flessore, e quindi allontanarle le une dalle altre: praticando in questo modo, esso si presenta come una lamina aponeurotica la quale ricopre le fibre più profonde del corto flessore del dito piccolo, Il corto flessore (M. flexor digiti minimi brevis) vedi fig. C 2, fig. D 3, è come nell’uomo; soltanto è a notare di esso, che è più sviluppato del muscolo omonimo del- l’uomo, e che le sue fibre, per il tendine del muscolo precedente sono distinguibili in due strati; uno superficiale, proveniente dal legamento calcaneo-cuboideo e dal canale fibroso del lungo peroneo; l’altro profondo, dalla parte plantare della metà posteriore del quinto metatarseo, Gruppo medio superficiale. Il flessore breve comune delle dita (M. flewor digitorum communis brevis) è dop- pio o meglio formato da due fasci carnosi distinti l'uno dall’altros di essi, un fascio è superficialissimo, e sta in rapporto immediato coll’aponeurosi plantare; l’altro è situato in un piano inferiore, fra il precedente, ed il flessore lungo comune delle dita, Il primo, per mezzo di un tendine aponeurotico, che gli è comune coll’abduttore dell’alluce origina dalla superficie interna del calcagno, dalla parte più interna della faceia inferiore di esso e dall’aponeurosi plantare: le sue fibre si portano orizzon- talmente da dietro in avanti e terminano su due tendini gracilissimi, i quali com- portandosi come i tendini del flessore comune sublime delle dita della mano, for- niscono il tendine perforato al 2° e 3° dito del piede. Il secondo vedi fig. C, 8, fig. D, 4, origina dalla parte inferiore e bordo interno DEL MYCETES FUSCUS 225 del tendine del flessore lungo comune delle dita, proprio nel passaggio di questo sotto la volta del calcagno: esso quindi corre obliquamente da deutro in fuori e da dietro in avanti, e come il precedente, termina su due tendinetti i quali compor- tandosi come i tendini del flessore sublime delle dita della mano si attaccano alle parti laterali e faccia plantare della 2° falange delle due ultime dita. Per il bordo interno del suo ventre, questo fascio inoltre, dà poche fibre carnose al tendine su- blime del dito medio. L’accessorio del lungo flessore comune delle dita (M. quadratus plantae, S. caro quadrata Sylii), per quanto si riferisce alle mie osservazioni non è comune a tutte le scimie; gli autori poi che lo descrivono, meno il Gratiolet di quelli in mia cono- scenza, pare che non abbiano osservato il vero muscolo accessorio. Vrolik, Bischoff lo confondono col flessore breve comune delle dita, Infatti il primo (op. cit., pag. 24) dice. « En premier lieu, il est è remarquer qu’ immédiatement sous la pean se trouve « un faisceau musculaire qui prend naissance à la face inferieure du calcanéum, oc- «cupe une grande partie de la plante du pied, est placé sous le tendon du grand « fléchisseur, et se perd pour la plus grande partie en un tendon, pour l’orteil du « milieu, aprés avoir donné latéralement quelques brides aponévrotiques. Il repré- « sente le muscle petit fléchisseur des orteils avec le falsceau accessoire, auquel on « donne le nom de caro quadrata Silvii, » Il secondo (op. cit., pag. 36) « Bei den « vier Anthropoiden fehlt die Caro quadrata Silvii; bei den niederea Affen ist sie «zwar vorhanden, aber meist schwach, und die Sache macht sich so, dass man sa- «gen kann, sie wird ganz oder theilweise durch die fleischige Masse ersetzt, welche « die untere Fliche der Sehne des Flexor dig. comm. longus bedeckt, und die nicht « vom Flexor dig. comm. brevis herrihrenden durchbohrten Sehnen liefert.» Gratiolet stesso, lo descrive come una cosa eccessivamente delicata « Ce muscle, egli dice (op, « cit., pag. 203), est représenté par une lame charnue tellement mince et étroite, « qu’ il faut beaucoup d’attention pour ne pas la méconnaître. » Nel Micete un tal muscolo invece, vedi fig. C, 9, fig. D, 5, meno piccole varia- zioni, relative alla estensione dei suoi attacchi posteriori, rappresenta fedelmente il muscolo omonimo dell’uomo; anzi aggiungo, che nel piede destro non che nel si- nistro, in rapporto, è più sviluppato che nell'uomo. Esso è lungo tre cent. e mezzo; largo nella porzione media 7 mill.;5 indietro per mezzo di fibre carnose si fissa al lato interno dei due terzi posteriori della superficie plantare del calcagno, ed alla faccia interna del medesimo osso; innanzi, direttamente al bardo esterno del tendine del lungo flessore comune delle dita. Un tal muscolo, è diviso dal fascio muscolare, che fornisce i tendini perforati al 4° e 5° dito, con cui Bischoff lo confonde, per uno spazio un poco più di un mill, il quale è occupato dal nervo plantare esterno, I muscoli lombricali (Mm. lumbricates) rappresentano fedelmente i muscoli omo- nimi della mano; soltanto sono un tantino più sviluppati: essi originano dalla parte anteriore della superficie inferiore del tendine del lungo flessore comune delle dita, 226 RICERCHE SULLA MIOLOGIA e dall'angolo di separazione delle sue linguette tendinee (il quarto lombricale, origina dal bordo esterno del tendine flessore profondo del quarto dito), e si attaccano al lato interno della prima falange delle ultime quattro dita, ed ai tendini corrispondenti del lungo estensore comune. Gruppo medio profondo. Questo gruppo, oltre i muscoli interossei dorsali e plantari, comprende un ap- parecchio muscolare speciale, in questi ultimi tempi descritto da Halford e da Bi- schoff; intendo parlare dei così detti contraenti delle dita (ControRhentes digitorum), i quali da Cuvier, che con antecedenza li ha scoverto nel Magot e nel Cinocefalo, sono stati battezzati col nome di opponenti od adduttori del quarto e quinto dito (1). Un tale apparecchio muscolare, vedi fig. D, 6, 7, 8, nel Micete è formato da un solo muscolo, il quale è semplice indietro, triplice in avanti: esso è situato tra il terzo interosseo plantare, che gli sta all’esterno, c l’adduttore obliquo e trasverso dell’al- luce, collocati al suo lato interno; quest’ultimo poi innanzi ne ricopre il capo più in- terno. Areraccan — Indietro, per mezzo di una laminetta aponeurotica alla parte più interna della superficie plantare del cuboide, al canale fibroso del lungo peronco, e per poche fibre carnose che gli sono comuni col secondo interosseo plantare e col quarto dor- sale, alla estremità posteriore del quarto metatarseo; innanzi, il fascio interno per nn tendinetto, che è diviso in due, uno interno e l’altro esterno si fissa: col primo cortissimo, alla superticie inferiore della prima falange del secondo dito; col se- condo, membranaceo, al margine esterno della cennata falange, che occupa quasi in totalità. L’analogo fascetto, nel piede destro presenta un tendine semplice, il quale s'inserisce soltanto al bordo esterno dell’osso cennato. Il fascio medio e l’esterno si fissano alla parte interna della estremità anteriore del quarto e quinto metatarseo ed al margine omonimo della prima falange delle due ultime dita, dove le loro fibre tendinee si uniscono con quelle dei lombricali corrispondenti. Nella parte mediana del suo ventre, in direzione del suo asse longitudinale, questo muscolo presenta inoltre una specie di rafe fibroso, dal quale le fibre che compongono i descritti fascetti mu- scolari partono al modo delle barbe di una penna da scrivere. Le fibre del fascio interno, corrono obliquamente da fuori indentro, e da dietro in avanti; quelle del- l'esterno in direzione opposta; quelle del medio orizzontalmeate in avanti. In ciò che concerne la loro azione, essi avvicinano, il secondo, il quarto ed il (1) Cuvier, op. cit., pag. 561 « On trouve dans les singes, du moins dans le magot et les cynocéphales, deux opposants ou adducteurs propres des quatrième et cinquième doigts, qui naissent sous les moyen et petit cunéiformes , et se portent sur le còté interne de la téte de la première phalange de ces doigts, en passant obliquement sous les interosseux. Ils contribuent puissament à rapprocher ces doigts du pouce. DEL MYCRTES FUSCUS 227 quinto dito al medio, e concorrono contemporaneamente alla flessione della prima falange delle dita cennate sul metatarso: quindi sono adduttori e flessori, Muscoli interossei del piede. Questi sono sette: quattro dorsali od esterni, e tre plantari od interni: essi, sic- come è stato osservato da Duvernoy nel Gorilla, da Gratiolet e da Alix nel Chim- panzé, ed in questi ultimi tempi da Bischoff in un buon numero di scimie, per il loro ordinamento si allontanano assolutamente dai muscoli omonimi del piede del- l’uomo, ed invece armonizzano a capello con quelli della mano dello stesso. Interossei plantari, Sono tre: il primo, vedi fig. D 12, 13, 14, per una piccola porzione tendinea che ha in comune col primo interosseo dorsale, origina dalla superficie inferiore della e- stremità posteriore del secondo metatarseo, e per mezzo di fibre carnose, dalla su- perficie esterna del medesimo osso. A partire dai punti cennati, le sue fibre si por- tano in avanti, e si attaccano al margine esterno della prima falange del secondo dito, dove si uniscono col tendine adduttore dello stesso dito. Il secondo, per un fascio carnoso in gran parte comune col quarto interosseo dor- sale, proviene dalla superficie inferiore della estremità posteriore é da quasi tutto il lato interno del quarto metatarseo, e va a fissarsi al margine interno della prima falange del quarto dito, dove le sue fibre tendiace si uniscono con quelle dell’addut- tore dello stesso dito, o secondo adduttore. Vedi fig. D 13; esso in avanti è comple- tamente coperto dall’adduttore cennato. Il terzo, vedi fig. U 15, fig. D 14, origina dalla superficie inferiore parte interna ed anteriore del cuboide, e dal lato interno del quinto metatarseo e per mezzo di uu piccolo tendine che si unisce con quello deli’ adAuttore del 5° dito va a fissarsi al margine interno della prima falange del dito testé cennato. Azione. — Sono tutti adduttori, Interossei dorsali. Sono quattro: il primo, vedi fig. € 12, fig. D 9, per una laminetta aponeurotica, ori- gina dalla superficie esterna del quarto posteriore del primo metatarseo, e per mezzo di fibre carnose da tutto il bordo interno del 2° metatarseo; le sue fibre corrono ap- pena obliquamente in avanti ed infuori e si attaccano: le più superficiali, per una laminetta aponeurotica che si unisce col tendine del primo lombricale, al margine in- terno del tendine estensore del 2° dito; le altre che costituiscono quasi la totalità del muscolo per un tendine robusto, al lato interno della prima falange del dito cen- nato, 228 RICERCHE SULLA MIOLOGIA Il secondo ed il terzo, vedi fig. D 10, 10, 15 provengono da quasi tutta la lun- ghezza dei lati dei metatarsei in mezzo ai quali sono situati e per mezzo di nun tendine corto, robusto si attaccano : il secondo al lato interno della prima falange del dito medio; il terzo, al lato opposto del punto cennato. Da ciò quindi ne segue che, il terzo dito, come nella mano, ha due interossei dorsali. Ambo questi muscoli, corrono direttamente da dietro in avanti; il terzo interosseo è meno sviluppato de - gli altri. Il quarto, vedi fis. D 11, 11, proviene dai bordi de’ due metatarsei in mezzo ai quali è situato, inoltre per un fascio carnoso, che ha in comnne col secondo inte- rosseo plantare dalla faccia inferiore, parte più interna del cuboide; in avanti, le sue fibre si fissano: le più superficiali, per una laminetta aponeurotica, la quale si com- porta esattamente, come quella del fascetto analogo del primo interosseo dorsale al bordo esterno del tendine estensore del quarto dito; le altre, che formano più di due terzi del muscolo, per un tendine robusto, alla parte laterale esterna della prima falange del dito detto. Azione. — Sono tutti adduttori. ANALOGIE E DIFFERENZE FRA I MUSCOLI DELLA MANO E QUELLI DEL PIEDE, Qui, poichè le teoriche di Vrolik (1) non hanno trovato eco nei succedanei, si trat - terebbe di sapere se le scimie, con gli antichi zootomisti, e zoologi debbono rite. nersi per degli animali quadrumani, oppure bimani; però, le mie ricerche, per il manco di materiali, limitate soltanto alla miologia del Mycetes fuscus, (scimia della classe inferiore) non mi permettono in verun modo entrare in sì delicata questione, la quale pare che oggi costituisca, il punto di mira dei moderni scrittori di anato- mia comparata ; io quindi, in questo capitolo mi limiterò alla semplice esposizione delle analozie e dissomiglianze dei muscoli delle estremità anteriori con quelli delle estremità posteriori del Micete, e di questi con quelli delle estremità inferiori del- (1) Questo autore, op. cit. pag. 38, dopo nno studio comparativo delle estremità tora- ciche con le pelviche delle scimie, conchiude con le seguenti parole: « Ils (scimie) sont tous «quadrupèdes avec cette modification, que les quatre pieds sont peu faits pour soutenir « et mouvoir le corps sur un plan horizontal, mais plutét pour le faire monter sur un plan « vertical. Le mouvement, qu'ils exercent, dans l’action de grimper, est leur véritable élé- « ment, Il n'y a qu'à voir la manière, dont ils se cramponnent aux barres de leur cage, pour « s'en assurer. » % DEL MYCETES FUSCUS 229 l'uomo, ciò che farò sopratutto, guardando la questione dal punto di vista fisiologico, ll lettore poi, che vorrà farsi un concetto del pro e contro, relativamente alla que- stione sopra cennata, potrà consultare la letteratura, che io farò seguire al presente paragrafo. Ciò premesso, per istituire il paralellismo fra i muscoli che muovono la mano e quelli che muovono il piede, con Bischoff, suppongo la mano nella stessa posizione del piede, cioè in completa pronazione ed estensione, con la superficie palmare pog- giata sul suolo. La mano del Micete è capace di sei movimenti: cioè di estensione e di flessione; di adduzione, e di abduzione; di pronazione e di supinazione. Il piede, soltanto di quattro ; il movimento di pronazione e di supinazione, per il modo, come la fibula si articola con la tibia, in esso, rigorosamente parlando, non sono concepibili. FLESSIONE DELLA MANo. — (Questa avviene per l’azione del grande palmare (flexor carpi radialis) e per quella del cubitale anteriore (flexor carpi cubitalis) i quali non vo- lendo essere rigorosamente logici, nel piede sono rappresentati dal gastronemio con il soleo, e dal tibiale posteriore. Secondo il Gratiolet, propugnatore di questa ana- logia, il gemello esterno corrisponde al cubitale anteriore; l’inserzione del tendine di Achille alla tuberosità del calcagno, alla inserzione del cubitale anteriore all’osso pisiforme, ritenendo la tuberosità del calcagno come l’osso pisiforme del piede, Il gemello interno lo considera come un fascio accessorio (1); del soleo non isti- tuisce paragone. Per il tibiale posteriore dice: (op. cit. pag. 201) « Questo muscolo è a prima vista può essere considerato come rappresentante, nella gamba, il grande « palmare della mano; esso appartiene in effetto ad un sistema paralello nel piede, « è un metatarseo plantare; ma è evidente, che se esso corrisponde al grande pal- « mare della mano, come definizione generale, non gli corrisponde come definizione « particolare. In effetto, il grande palmare della mano agisce soltanto sul secondo « metacarpeo, nel piede, al contrario non agisce punto sopra il secondo ma sul me- « tatarseo del pollice (ponce) per l’intermezzo dei legamenti del tarso, e sul terzo « metatarseo per l’intermezzo dei legamenti, che uniscono il 3° cuneiforme a que- * St’osso, » ‘ Huxley (2) al contrario paragona il gastronemio con il soleo ed il corto peroneo al cubitale posteriore (extensor carpi ulnaris); il tibiale posteriore al grande palmare. Bischoff, con cui io sono di accordo, il quale come me ha notato la duplicità del cubitale anteriore (3) paragona il gemello esterno al fascio del cubitale anteriore proveniente dall’epitroclea, ed il fascio proveniente dall’ulna al soleo, il quale nelle scimie studiate dall’autore citato, come nel Micete, proviene per un solo capo, dalla (1) Gratiolet op. cit. pag. 200 « Il est évident que, malgré sa force plus grande, ce fai- « sceau (gemello interno) est typiquement accessoir. » (2) Med. Times 1864, I, p. 204. (3) Vedi descrizione dei muscoli della regione anteriore superficiale dell’antibraccio. Giornale di Scienze Nat. ed Econ., Vol. VII. Parte I. E | 230 RICERCHE SULLA MIOLOGIA testa del perone. Per il gemello interno, il quale in questo paralellismo non trova aleun analogo non impiega un motto. Il tibiale posteriore lo paragona al gran pal- mare; però l’autore aggiunge: « l’origine e l’inserzione del tibiale posteriore e del «grande palmare (flezor carpi radialis) non sono .fra di loro completamente eguali, « ma i due muscoli si possono facilmente paragonare l’uno all’altro.» Nel mio esem- plare l’analogia fra i due muscoli cennati pare che sia un tantinò più appariscente in quantochè il grande palmare per un tendine diretto, robusto, si attacca alla parte palmare della testa del terzo metacarpeo, e per un fascio fibroso indiretto, gracile al 2° metacarpeo, in guisa che esso spiega la sua azione non solo sul secondo ma anche sul terzo metacarpeo. Il tibiale posteriore agisce sui primi tre metatarsi, per l’intermezzo dei prolungamenti che il suo tendine invia alle ossa cuneiformi (1) e quindi ai tre metatarsi. L'estensione della mano ha luogo, per l’azione del lungo e corto radiale, e per quella del cuhitale posteriore. L'estensione del piede (flessione dorsale) è determinata in gran parte dal fascio interno del tibiale anteriore; il fascio esterno di esso ed il corto peroneo vi concorrono per poco; di questi due ultimi, come avrò occasione di ripeterlo tantosto, il primo è abduttore del dito grosso, il secondo più che estensore è abduttore del piede. Secondo Huxley (2) il tibiale anteriore corrisponde al lungo abduttore del pollice, in quantochè esso, come questo si attacca al primo cuneiforme, ed al primo me- tatarseo. Bischoff invece, paragona il tibiale anteriore ai due estensori radiali del carpo; il corto peroneo al cubitale posteriore. In ciò che concerne il corto peroneo, io non trovo nulla da contradire all’autore citato; però non posso convenire in tutto con lui, per ciò che riguarda il tibiale an- teriore, poichè è il solo fascio interno di esso, che corrisponde per l’azione a’ due estensori radiali del carpo; il fascio esterno invece è paragonabile al lungo abdut- tore del pollice, in quanto ch’ esso, come questo allontana il dito grosso dal me- dio, In ciò poi, credo trovare l'appoggio di Gratiolet e Vrolik; dei quali il primo (3), descrive il fascio esterno con il nome di abduttore dell’alluce (pollice, secondo l’au- tore); il secondo (4) dice: « On pourrait dire qu'il y à deux jambiers antérieurs, si «ce n’était qu'il faut considérer ce faisceau externe comme un muscle propre aux « quadrumanes, et servant è l’abduction du gros orteil. » Avpuzione ep agpuzione. — Nessuno ignora che per l’ adduzione e 1’ abduzione della mano non esistono muscoli speciali; lo stesso è del piede; purtuttavia ambo le estre- mità eseguono i movimenti cennati. L’adduzione della mano avviene per l’azione com- (1) In basso, il tendine del tibiale posteriore si attacca alla tuberosità dello scafoide, e per una espansione tendinea, che si divide in varie linguette, alla parte plantare del 1°, 2° e 3° cuneiforme, e del cuboide. (2) Op. cit. (3) Op. cit., pag. 195. (4) Op. cit., p. 22. DEL MYCETES FUSCUS 231 binata del cubitale anteriore e del posteriore, e sopratutto di quest’ultimo; in quanto ch’ esso non si attacca come di ordinario alla parte dorsale dell’ estremità carpica del quinto metacarpeo, ma invece alla parte laterale interna dell’estremità superiore dello stesso osso. L’abduzione si compie per l’azione combinata dei due radiali e del lungo abduttore del pollice. Secondo Bischoff invece avviene, per l’ azione dei due radiali e per quella del grande palmare (1); l’abduttore lungo del pollice, il quale mi pare vi concorra più dei due estensori radiali del carpo, non lo considera per nulla, In effetto nel Micete, nel Troglodytes aubryiî, secondo il Gratiolet, non che in al- tre scimie, il lungo abduttore del pollice, ora per un tendine unico, ora invece bi- fido si attacca: nel caso che è unico al trapezio ed al primo metacarpeo; nel caso ch’ è doppio, con un fascio tendineo al primo metacarpeo, coll’altro al trapezio; quindi nell’uno e nell’altro caso, esso concorre potentemente a determinare il movimento di adduzione della mano; il grande palmare invece, il quale nel Micete agisce sul secondo e terzo metacarpeo (2), nelle altre scimie soltanto sul secondo, è un sem- plice flessore della mano. L’adduzione del piede avviene per i due fasci del tibiale anteriore, ch’ io ho paragonato ai due estensori radiali del carpo ed all’ abduttore lungo del pollice; il tibiale posteriore che ho paragonato al grande palmare vi con- corre per poco. L’abduzione ha luogo, per il corto peroneo, siccome analogo del cubitale poste- riore, e per il lungo peroneo; quest'ultimo però, siccome giustamente è detto da Huxley, non trova nella mano alcun rappresentante; quindi in ciò, con l’autore citato (3), io vedo un primo carattere differenziale fra la mano ed il piede, Bischotî, di parere contrario all’ autore testè citato, considera il lungo peroneo, come un raddoppiamento dell’estensore ulnare del carpo nel piede; quindi per lui, la presenza del lungo peroneo non costituisce alcun carattere differenziale fra la mano ‘ed il piede, PRONAZIONE E SUPINAZIONE DELLA MANO. — La mano, cosa pur troppo conosciuta, esegue ambo questi movimenti per la rotazione del radio sul proprio asse, e per l’ azione di quattro potenze muscolari speciali; cioè il rotondo ed il quadrato pronatore; il lungo ed il corto supinatore. Il piede, per il modo come la fibula si articola colla tibia non è capace di nessuno dei movimenti cennati; quindi nella gamba i muscoli sopra cennati mancano. Non è chi non conosca ciò, pure non è a credere che non vi siano scrittori che sostengano il contrario. In effetto, prescindendo degli antichi scrittori, Gratiolet fra i meno recenti, riconosce nel piede un movimento di semi-supinazione che egli dice essere determinato dai due fasci del tibiale anteriore; ed io qui trascrivo ie parole (1) Per l’adduzione riconosce gli stessi muscoli. (2) Nel Micete, il grande palmare si attacca al secondo e terzo metacarpeo. (3) Huxley — Evidence as to Man's place. 232 RICERCHE SULLA MIOLOGIA dell'autore (1): « Ces deux mvuscles (fascio esterno ed interno del tibiale anteriore) « sont à la fois extenseurs du pied et rotateurs en dehors; ils relévent son còté in- « terne et contribuent è cette sorte de demi-supination, dans laquelle les deux mains « postérieures s’opposent l’une à l’autre; le second (fascio esterno) produit en outre « l’abduction du pouce. » Fra i moderni Humphry (2), Macalister (3) vanno ancora più avanti: il primo, con Meckel ed Huxley paragona il rotondo pronatore al popliteo; il secondo invece, considera come muscolo analogo del rotondo pronatore, il capo interno del gastro- nemio. Non è mio proposito il discutere, purtuttavia colla veduta di non lasciare un vuoto nell’animo del lettore, qui appoggiato dal fatto anatomico non posso trascurare di notare, che il popliteo ed il capo interno del gastronemio sono ben lontani dal rap- presentare il rotondo pronatore ; ed io n’espongo qui, in quadro sinottico le diffe- renze. _ROTONDO PRONATORE POPLITEO Forma , Forma Allungato, cilindrico. Appiattito, triangolare. Sito Sito Superficiale, sottocutaneo. Profondo. Origine Origine Dalla tuberosità interna dell’omero, Per mezzo di un tendine il quale è in- timamente unito colla capsula articolare del ginocchio, dalla parte posteriore ed esterna del condilo esterno del femore, e dal bordo posteriore della cartilagine interarticolare esterna. Attacchi Attacchi Ad un dipresso, al punto medio della Al bordo interno del terzo superiore faccia esterna del radio. della tibia, ed a tutta la superficie così detta poplitea, fino alla parte posteriore del condilo interno dello stesso osso. (1) Op. cit., pag. 195. (2) Journ. of Anat. and Phys., IV, p. 329. (3) Id., pag. 339. DEL MYCETRS FUSCUS Direzione delle fibre. Tutte oblique d’alto in basso e da den- tro infuori. Rapporti In avanti, coll’aponeurosi antibrachiale, col lungo supinatore, col nervo e l’arteria radiale, Indietro, col bicipite, e col brachiale an- teriore che lo dividono dall’articolazione omero-cubitale; col corto supinatore, col nervo mediano e l’arteria cubitale. 233 Direzione delle fibre. Le superiori cortissime, sono orizzon- tali da fuori in dentro; le medie legger- mente, le inferiori sensibilmente oblique in basso ed in dentro. Rapporti In avanti, colla tibia, coll’ articolazione tibio-peronea, e col tendine di origine del soleo. Indietro, coi gemelli, coi vasi poplitei, e col nervo ischio-popliteo interno dai quali resta diviso, per un foglietto apo- neurotico assai delicato, Funzione Funzione Flette la gamba sulla coscia imprimen- dole un leggiero movimento di rotazione da fuori indentro, e siccome osserva Bi- schoff estende la capsula articolare, e mantiene in sito le cartilagini interarti- colari. Fa girare il radio sul proprio asse, e porta in tal modo la mano in pronazione. Ad un dipresso le stesse osservazioni sono fatte da Bischoff e da Macalister, per escludere la pretesa analogia fra il rotondo pronatore ed il popliteo; però non più fortunata è l’ analogia che quest’ ultimo intende avere stabilito fra il rotondo pro- natore ed il gemello interno. Intorno a ciò, io mi astengo di spendere una parola, poi- chè una tale pretesa somiglianza, per sè stessa si presenta priva d’ogni fondamento. E tutto ciò per il rotondo pronatore; il quadrato pronatore, il lungo ed il corto su- pinatore rimarrebbero senza paraggio. Bischofî, più logico dei precedenti osservatori, senza pure sconoscere che, il piede rigorosamente parlando, non è capace nè di pronazione, nè di supinazione; che in esso oltre che non havvi nelle ossa la disposizione meccanica mancano le potenze muscolari destinate a determinare i movimenti cennati, con Gratiolet vi riconosce una specie di pronazione e*di supinazione che egli dice l’una (pronazione) essere de- terminata dall’azione del lungo e corto peroneo; l’altra (supinazione) dall’azione del tibiale anteriore, In ciò non trovo d’argomentare contro l’autore citato, poichè egli stesso nel dare ragione dei movimenti cennati, con più esattezza di linguaggio, chiama la pronazione 234 RICERCHE SULLA MIOLOGIA col nome d’inalzamento del bordo esterno del piede; la supinazione, con quello di sollevamento del bordo interno. Adunque non havvi alcun dubbio, che un altro ca- rattere differenziale fra la mano ed il piede, consiste nella mancanza in questo di muscoli analoghi ai supinatori e pronatori della mano. MuscoLi peLLE DITA. — L’estensore comune delle dita della mano armonizza a capello con il muscolo omonimo del piede; l’estensore breve comune delle dita del piede (pe- didio) in certo modo è paragonabile con gli estensori proprii delle dita della mano; in quanto che questi, come il pedidio forniscono un tendine estensore a ciascun dito della mano. In effetto, nel mio esemplare, il tendine del lungo estensore del pollice, arrivato sul primo spazio interosseo si allarga sensibilmente, ed a livello dell’arti- colazione metacarpo-falangea del primo e secondo metacarpeo, si divide in due lin- guette; una esterna va a fissarsi alla parte dorsale dell’ultima falange del pollice; l’altra interna si unisce con la linguetta tendinea che l’indice riceve dall’estensore comune e con questa si attacca alla superficie dorsale dell’ultima falange dello stesso dito, Il fascio interno del pedidio, alla sua volta fornisce due tendini: uno robusto al- l’alluce; l’altro, gracilissimo al secondo dito, Resterebbe in questo paragone senza analogo, il tendine, che il secondo dito del piede riceve dal secondo fascio muscolare del pedidio; questo potrebbe considerarsi, come ausiliare del tendinetto che il 2° dito, riceve dal primo fascio del pedidio, Qui però, come differenza è a notare, che il pollice ha un solo tendine estensore poichè il corto estensore vi fa difetto; V’alluce ne ha due: il lungo ed il corto esten- SOre Il tendine dell’estensore proprio dell'indice, o per lo meno del muscolo ad esso corrispondente nell’uomo, si divide in due linguette : delle quali una, ‘è destinata al medio, l’altra all’anulare. Ad esso, nel piede, corrispondono il terzo ed il quarto fascio muscolare del pedidio, o estensori del 3° e 4° dito, Resterebbe adesso l’esten- sore proprio del piccolo dito della mano: questo troverebbe il suo analogo nel pero- neo posteriore. E ciò in rapporto all’inserziones dal lato della funzione trovo, che le dita della mano, meno il pollice, come quelle del piede hanno due estensori. In quanto però all’origine ed al comportamento anatomico, non so contradire al prof. Huxley che, il pedidio, come tale, nella mano non è rappresentato. Fiessori LuveHi peLLE DITA, — Fra questi muscoli io qui annovero anche il piccolo pal- mare, battezzato dal Gratiolet col nome di flessore delle prime falaugi. Ad esso nel piede corrisponderebbe il plantare gracile, il quale nel mio esemplare manca; però nelle scimie dove esso esiste disimpegna la funzione del piccolo palmare, ciò che può anche dedursi dalle seguenti parole di Cuvier (1) « Le plantaire grèle (nelle scimie) « se continue manifestement avec l’aponévrose plantaire et lui communique son action. » (1) Op. cit., p. 355. DEL MYCETFS PUSCUS 23 Il flessore profondo comune delle dita della mano, pare armonizzi anch'esso col mu- scolo omonimo delle dita del piede; però nel fatto non è così, poichè quest'ultimo muscolo, cosa che più tardi dimostreremo, si avvicina più al flessore profondo delle dita del piede dell’nomo, che a quello delle dita della mano del Micete. Rimane adesso il flessore sublime comune delle dita della mano. Questo, senza pure intendere di contradire Huxley, poichè con Bischoff, qui guardo la questione dal lato fisiologico, nel piede è rappresentato dal corto flessore comune delle dita, In effetto ciò che si osserva come tipico è che, nella mano non che nel piede, le dita hanno due flessori comuni, il perforato ed 11 perforante; la differenza quindi consisterebbe solo in ciò che, il flessore sublime delle dita della mano proviene dal condilo interno dell’omero; quello delle dita del piede dal calcagno e dal tendine del flessore pro- fondo, Muscori corri peLLA MANO. — Il pollice possiede quattro piccoli muscoli; il corto abdut- tore, ed il corto flessore; l’adduttore obliquo, e l’opponente,. L’alluce offre soltanto i primi tre; 1’ opponente che secondo Cuvier (1) costituisce il vero carattere della mano vi fa difetto; invece vi si osserva un adduttore trasverso sviluppatissimo, il quale nella mano manca. Una differenza quindi, fra il pollice e l’alluce sarebbe questa. Cuvier (2) però ed altri osservatori, i quali nel muscolo trasverso dell’alluce vedono l'analogo dell’opponente del pollice, non considerano una tale differenza, e quindi per essi il paralellismo fra i muscoli del pollice e quelli dell’allnce resge a capello. Noi però, prescindendo della differenza di origine, d’inserzione e di sviluppo fra i due muscoli cennati, cose che il lettore potrà rilevare, gettando uno sguardo sulle figure B 14, C 7, dobbiamo far notare che, l’ azione del trasverso come opponente è, diremmo, insignificante, mentre funziona come adduttore, nell’ arrampicarsi che fanno questi animali agli alberi ed alle inferriate delle loro gabbie, Facciamo ancora un passo ed osserviamo i muscoli del dito piccolo, eminenza ipo- tenar. — Dei muscoli di questa regione il palmare cutaneo, l’opponente come nel caso precedente, non trovano alcun analogo nella regione plantare esterna. Bischoff al contrario fra i muscoli corti del piccolo dito della mano, e quelli del dito omonimo del piede vede una compieta analogia; però l’autore non si dà la pena di provarla e sul proposito si limita soltanto alle seguenti parole, op. cit. pag. 55: « Bei den « kurzen Muskeln der Kkleinen Zehe und des kleinen Fingers ist die Homologie Voll- « stindig ». i Adesso qui aggiungo, la presenza dell’ accessorio del flessore lungo comune delle dita del piede, il quale manca nella mano. Questo muscolo, dalla mancanza del quale Bischoff cava un forte argomento, per istabilire l’analogia fra la mano ed il piede, (1) Op. cit., pag. 433. « Les quadrumanes ont, comme l'homme, le pouce séparé et op- « posable aux autres doigts. C'est ce qui forme le véritable caractère de la main. » (2) Cuvier, op. cit. pag. 561 « Il (adduttore trasverso) oppose fortement le pouce aux autres doigts.» 236 RICERCHE SULLA MIOLOGIA nel mio esemplare, vedi fig. C 9, fig. D 5, è assolutamente come nell’uomo, anzi ag- giungo, in rapporto, più sviluppato che nell'uomo; quindi tutto ciò che Pautore ci- tato dice per propugnare l'analogia delle due estremità, avvalendosi della mancanza del Caro quadrata Sylviù, nel mio caso si può ripetere in senso contrario. L’adduttore dell’indice, del dito piccolo, muscoli contraenti secondo Bischoff, meno l'ordinamento, vedi fig. A 6, 8, fig. D 6, 8, armonizzano con i muscoli omonimi del piede; l’adduttore del quarto dito del piede fig. D 7, nella mano, è rappresentato dalla lamina muscolare superficiale del secondo interosseo palmare fig. B 12. Però in questa, si osserva ancora un altro muscolo, il quale manca nel piede: intendo l’abduttore obliquo dell’indice da me descritto. In quanto finalmente concerne i muscoli lombricali e gli interossei sento appena il bisogno di dire, che nella mano come nel piede presentano l’ analogo comporta- mento; solo è a notare, che nella mano il primo, il secondo interosseo dorsale, ed il secondo palmare, vedi fig. B 1, 2, 10, 12, 13 sono doppii; mentre quelli del piede sono tutti semplici. Riassumendo adesso il fin qui detto, trincerati nel campo dell’anatomia, malgrado tutta la generosità che abbiamo usato, tenendoci in questo esame comparativo più alla funzione dei muscoli, noi vediamo con Huxley, beninteso sempre limitati all’ana- tomia del Micete, che la mano così detta posteriore si allontana dalla mano ante- riore delle scimie, ed invece si avvicina al piede dell’uomo, Un esame comparativo adesso fra i muscoli delle estremità posteriori del Micete, e quelli delle estremità inferiori dell’uomo, poichè sull’analogia delle estremità to- raciche dei due esseri cennati non cade alcun dubbio, metterà più in chiaro la no- stra conclusione, Le estremità posteriori delle scimie più che all’incesso ed alla stazione sono de- stinate per arrampicarsi, e possiedono perciò potenze muscolari poco sviluppate. Cosi fra i muscoli estensori del piede del Micete, il gastronemio è appena per la sua doppia origine, ch’ è paragonabile con il muscolo omonimo dell’uomo, poichè per il grado di sviluppo e struttura, siccome l’ho detto di sopra se ne allontana sensibil- mente. Lo stesso debbo dire del soleo, il quale è considerevolmente gracile. Il tibiale posteriore, che nella comparazione fra la mano ed il piede ho paragonato con il gran palmare, armonizza perfettamente col tibiale posteriore dell’uomo. FLessione DeL PIEDE. — Il piede del Micete è flesso sulla gamba soltanto dal tibiale anteriore, poichè il peroneo anteriore vi fa assolutamente difetto. Un tal muscolo si allontana sensibilmente dai muscolo omonimo dell’uomo, in quanto ch’ esso è doppio; con ciò però non intendo dire che il piede del Micete si allon- tana dal piede dell’uomo ed invece si avvicina alla mano di esso: poichè prescin- dendo, che non raramente anche nell’ uomo il tendine del tibiale anteriore è di- viso in due, è un fatto costante che questo muscolo non si fissa soltanto alla tu- berosità dello scafoide, ma anche alla parte interna della estremità posteriore del primo metatarseo, laonde come nel Micete esso spiega nell’uomo la sua azione sullo DEL MYCETES FUSCUS 237 scafoide e sul primo metatarseo: la differenza quindi si limiterebbe soltanto alla duplicità, giacchè per l’origine, attacchi, rapporti e funzione il tibiale anteriore del Micete armonizza con il muscolo analogo dell’ uomo. I muscoli peronei, meno il posteriore (vedi muscoli della gamba) che qui costi- tuisce una particolarità, rappresentano fedelmente i muscoli omonimi dell’uomo, MuscoLi ESTENSORI LUNGHI DELLE DITA DEL PIEDE-—L’estensore lungo dell’alluce è esattamente come nell’uomo. Bischoff, prendendo per punto di mira l’obliquità del tendine di que- sto muscolo, maggiore all’obliquità del tendine del muscolo analogo dell’ uomo, lo con- sidera come un muscolo abduttore anzichè come un estensore del dito grosso, quindi, secondo lui, anche per questo il piede delle scimie si avvicina più alla mano che al piede dell’uomo. — Noi qui senza sconoscere il fatto facciamo soltanto notare, che nell’ uomo il muscolo in parola porta pure in leggiera abduzione l’ alluce quindi, guardando la questione, con l’autore citato, dal lato anche della funzione la diffe- renza fra l’ estensore dell’alluce delle scimie e quello dell’ uomo si limiterebbe sol- tanto al grado di azione. Ciò, lungi di costituire una differenza, fornisce una ragione della modificazione degli analoghi organi nei diversi animali, secondo il bisogno ed il genere di vita. In quanto concerne l’estensore lungo comune delle dita, è perfettamente analogo al muscolo omonimo della mano dello stesso animale, FLESSORI LUNGHI DELLE DITA DEL PIEDE. — Il flessore lungo comune delle dita, ed il lungo flessore dell’alluce a primo colpo d’occhio, per il loro ordinamento, pare si allontanino sensibilmente dai muscoli analoghi dell’uomo, ed invece si avvicinino ai muscoli omo- nimi della mano dello stesso Micete: in quanto che l’alluce, come il pollice non possiede un flessore lungo proprio; però se si esamina bene il fatto, non si tarderà guari a scorgere che anche per questi muscoli regge l’analogia con i muscoli omo- nimi del piede dell’uomo. In fatti, nella mano del Micete il tendine del flessore profondo comune delle dita ed il tendine del lungo fiessore del pollice si fondono in totalità, in guisa che ne risulta un solo tendine robustissimo, il quale nel palmo della mano si divide in cin- que tendinetti, dei quali i quattro più interni si attaccano alla parte palmare del- l’ultima falange delle ultime quattro dita e l’esterno, assai più gracile dei precedenti, all’ultima falange del pollice. Nel piede i tendini dei due muscoli omonimi si scam» biano delle fibre, ma non si fondono, ciò ch'è perfettamente in armonia col com- portamento dei muscoli analoghi del piede dell’uomo. A ciò aggiungo l’esistenza del così detto caro quadrata Sylvti, il quale siccome ho detto, in opposizione a quanto ne hanno detto gli altri osservatori rappresenta a capello il muscolo omonimo dell’uomo, Quindi, quando non si avrebbe altro, basterebbe la presenza di questo muscolo per non potere sconoscere, almeno dal lato anatomico, che il piede del Micete si acco- sta più al piede che alla mano dell’uomo. EstENSORE BREVE COMUNE DELLE DITA (pedidio), — Questo muscolo nel mio esemplare for- nisce cinque tendini, dei quali il 2° ed il 3°, contando dall’ interno all’ esterno, si Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. VII. Parte I. 32 238 RICERCHE SULLA MIOLOGIA fissano alla parte dorsale della prima falange del secondo dito; gli altri tre al punto detto della prima falange del 1°, 3° e 4° dito. Non raramente, l’analogo fatto è os- servabile nell'uomo (vedi descrizione del pedidio) quindi la differenza consisterebbe soltanto nella frequenza; però ciò ch'è tipico è, che anche nel Micete il dito pic- colo non riceve tendine estensore dal pedidio. 7 Regione PLANtTARE.—— I muscoli del gruppo interno e dell’esterno di questa regione sono come nell’uomo; soltanto sono degni di nota l’adduttore trasverso dell’alluce e l’ab- duttore del dito piccolo; il primo, vedi tav. XXVI, fig. C 7, per il suo considerevole svi- luppo; il secondo, vedi tav. XXVI, fig. C 1, al contrario per la sua gracilità; ciò che evidentemente dipende dall’uso differente a cui i muscoli cennati sono destinati: ep- però nell'uomo in cui il piede è destinato alla stazione ed all’incesso l’adduttore tra- sverso dell’alluce è pochissimo sviluppato; nelle scimie, che si servono del piede per afferrarsi ed arrampicarsi agli alberi, è considerevolmente voluminoso : l’abduttore del dito piccolo, il quale in ciò non ha una grande importanza, è gracile. Gruppo mepio. — Fra i muscoli di questo gruppo, il corto flessore comune delle dita si allontana sensibilmente dal muscolo omonimo dell’uomo (vedi descrizione dei mu- scoli della regione plantare media). L’adduttore del 2°, 4° e 5° dito, muscoli con- traenti secondo Bischoff, non sono rappresentati nel piede dell’uomo. Gl’interossei plantari e dorsali si allontanano dai muscoli omonimi del piede del- l’uomo ed invece, rappresentano fedelmente i muscoli analoghi della mano dello stesso. I muscoli lombricali sono alquanto più sviluppati de’ muscoli omonimi del piede del- l’uomo, ciò ch’ è spiegabile coll’attività maggiore che essi hanno nelle scimie. Dopo tutto ciò, trincerati sempre nel campo dell’anatomia, mi pare potere ancora una volta ripetere la conclusione di sopra; cioè, che la mano, così detta posteriore del Micete si avvicina più al piede che alla mano dell’uomo; con ciò di differenza, che nella mano posteriore dell'uno, e nel piede dell’ altro esistono delle particola- rità che sono in concordanza della convenienza dei mezzi con lo scopo da conse- guire; laonde la natura provvida non lasciando di far notare nelle scimie i carat- teri distintivi del piede, coerentemente al genere di vita ha dato alle potenze mu- scolari del piede delle stesse, un ordinamento differente da quello dei muscoli del piede dell’uomo; e più raddoppiato e posto dei muscoli i quali non essendo di alcun interesse per la stazione e per l’incesso, nel piede dell’uomo mancano. DEL MYCRTES FUSCUS 239 LETTERATURA. Tyson ed il suo collaboratore Coweper — Orang utang sive homo sylvestris, 1699, Buffon — Osservazioni sopra un giovane Chimpanzé, 1766. Blumenbach — De generis humani varietate nativa, prima edizione 1775. A, Vosmaer — Beschrijving van de zoo zeldzame als zonderlinge Aapsoort, ge- naamd Orang outang, van het eiland Borneo. Amsterdam 1778, P. Camper — Natuurkundige Verhandelingen, over den Orang-outang en eenige andere Aapsoorten. Te Amsterdam 1782, D, L. Oskamp. — Naawwkeurige Beschrijving van den grooten en kleinen Orang- outang gelijh ook van den Gibbon. Amsterdam 1803. T, J. Traill — Observations on the anatomy of the Orang-outang. Memoirs of the vernerian natural history Society, vol. III, Edimb. 1821. F. Tiedemann — Hirn des Orang-outangs mit dem des Menschen verglichen. Leit- schrift fur die Physiologie. Darmstadt 1827. G. Sandifort — Beschrijving van het Werktuig tot vorming van het Gelmd, bij de simia seniculus Linn. Nieuwe verhandelingen der eerste Klasse van het Ko- ninklijk — Nederlandsche Instituut van Wetenschappen , letterkunde en schoone Kkunsten, te Amsterdam, 1834, R. Owen — On the osteology of the Chimpanzee and Orang utan, in the Tran- sactions of the zoologie. Society of London. Vol. I, London 1835. C. J. Temminck — Monographies de mammalogie , ou description de quelques genres de mammifères dont les espéces ont été observées dans les différens mu- sées de lV Europe. Leide 1835. G. Cuvier — Legons d’ Anatomie comparée, 1835 F. Tiedemann — Das Hirn des Negers mit dem des Européiers und Orang-ou- tangs verglichen. Heidelberg 1837. Dumortier — Sur les métamorphoses du cràne de V Orang-outan. Bulletins de VAcademie royale de Bruxelles, 1838. Berichte von der kòniglichen Anatomischen Anstalt zu Konigsberg. Neunter Be- richt von Heinrich Rathke. Mit einem Beitrige zur vergleichenden Anatomie des Affen, von Ernst Burdach Presector. Kònigsberg 1838. “a . 240 RICERCHE SULLA MIOLOGIA A, G. Otto — De rarioribus quibusdam sceleti humani cum animaliun seo ana- logiis. Vratislaviae 1839. G. Sandifort — Ontleedkundige beschouwing van een, volwassen Orang-oetan (si- mia Satyrus, Linn.) in verhandelingen over de natuurlijke geschiedenis der Ne- derlandsche Qverzeesche Bezittingen, door de Leden der Natuurkundige commis- sie în Oostindié en andere Ichrijvers. Leiden 1840. Schlegel e Miller — Bijdragen tot de natuurlijke historie van den Orang-oetan (Simia Satyrus) Verhandelingen over de Natuurlijke geschiedenis der nederland- sche overzeesche bezittingen. Leyden 1840. Vrolik — Ltecherches d’anatomie comparée sur le Chimpanzé. Amsterdam 1841. M. Gratiolet — Recherches sur les plis cérébraux de l'homme et des primates 1854. Duvernoy — Sur les caractères anatomiques des grands singes pseudoanthropo- morphes. Archives du Muséum ecc. de Paris, 1855. Bischoff — Unterschied zwischen Mensch und Thier, 1858. R. Owen — On the classification and geographical distribution of the mammalia, 1859. M. Gratiolet — Descrizione del cervello del gorilla, 1860. R. Owen — Osteological contribution to the natural history of the anthropoid apes. Transactions of the zoological Society, 1862. Huxley — Evidence as to Man's place in nature. Med. Times, 1863. Barkow aus Breslau — Comparative Morphologie des Menschen und der men- schahnlichen Thiere 1863. Embleton — Dissertazione sull’anatomia d’un giovane Chimpanzé. Revue anthro- pologigue de Londres, 1863. Thompson — The transversus pedis of the Gorilla, 1364. Bianconi — L'uomo scimmia. Bologna 1864. Crisp — Sur le laryna. Revue anthropologique de Londres, novembre 1864. Gibb — Sur l’intelligence des singes. Revue anthropologiques de Londres, 1864. Carl Gegenbauer — Untersuchungen zur vergleichenden Anatomie der Wirbel- thiere, 1864. F. De Filippi — L'uomo e le scimie. Milano 1865, Wood — Comparative Anatomy of the Muscles of the Schoulder. Journal of Anat. and Physiol. I, 1866. M. Gratiolet — Liecherches sur l’anatomie du Troglodytes aubryi. Nouvelles ar- chives du Muséum d’histoire naturelle de Paris, 1866. Rolletson — On the Homologies of certain Muscles connected with the Schoulder Joint. Transactions of the Linnean Soc., vol. XXVI. Wymann — On the Symmetry and Homology of Limbs. Procedd. of Boston Nat. Hist. Soc., 1867, vol. XI, Macalister — Notes on an istance of irregularity in the muscles around the Schoul- der joint. Journal of Anat. and Physiol. 1867. DEL MYCETES FUSCUS 241 Macalister — On the arrangement of the Pronator Muscles in the Limbs of verte- brate animals. 14., vol. IV, Idem — On the Homologies of the Flexor Muscles of the vertebrate Limbs. 14., 1807. Prof. Pagenstecher — Zoologischer Garten, VIII, 1867. Macalister — Contributions towards the formation of a correct System of Mu- scular Homologies. Annales ad May. of Nat. Hist. 1868, n. 5. Humphry — The disposition and Homologies of the Extensor and Flexor Mu- scles of the Leg and Forearm. Journal of Anat. and Physiol. vol. 14. Idem — Essay on the Limbs of vertebrate Animals and the Myologie of the Limbs of Pteropous. Id., 1869. Broca — L’ordre des primates. Parallele anatomique de l'homme et des singes. Bulletins de la Soc. d’ Anthropologie, tom. IV, 1869. Bischoff — Beitrige zur Anatomie des Hylobates leuciscus. Minchen 1870. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE (Tutte le figure di cui qui sarà parola sono state disegnate secondo natura) Tav. XXV, Fig. A. — Mano destra del Micete fosco veduta dalla parte palmare.— 1,1. Ab- duttore corto del pollice. — 2. Porzione superficiale esterna, 3 porzione profonda interna del corto flessore del pollice.—4. Adduttore obliquo dello stesso dito.—5. Abduttore obliquo, 6 adduttore obliquo dell’indice. — 7, 7, 7,7. Lombricali tagliati in vicinanza della loro in- serzione. — 8. Adduttore del dito piccolo. — 9. Palmare cutaneo interno. —10. Palmare cu- taneo esterno. — 11. Abduttore, 12 corto flessore del dito piccolo. — 13, 14, 15, 16. In- terossei dorsali. — 17. Secondo, 18 terzo interosseo palmare. —19. Aponeurosi palmare tagliata in vicinanza dell’inserzione del tendine del piccolo palmare. — 20. Legamento anu- lare anteriore del carpo. — 21. Tendine del grande palmare. — 22. Primo interosseo pal- mare. — 23. Opponente del dito piccolo. Fig. B. —La medesima preparazione, meno i muscoli dello strato superficiale che sono stati tolti. —1, 2, 3, 4. Interossei dorsali. — 5. Fascio muscolare superficiale, 6 pro- fondo del primo interosseo dorsale.— 7. Secondo interosseo dorsale. — 8. Fascio muscolare proveniente dal setto fibroso , che divide il primo interosseo palmare, 9 dal secondo in- terosseo dorsale 7.— 9, 10, 11. Interossei palmari.— 12. Linguetta muscolare superficiale, 13 profonda del secondo interosseo palmare (vedi descrizione). — 14. Opponente, 15 abdut- tore breve del pollice. — 16. Porzione esterna, 17 interna del corto flessore dello stesso dito. La porzione esterna del corto flessore e l'abduttore breve del pollice sono stati tagliati per mettere allo scoperto i muscoli sottostanti. — 18. Abduttore , 19 opponente del dito pic- colo. — 20. Tendine del grande palmare. 242 RICERCHE SULLA MIOLOGIA Tav. XXVI, Fig. C. — Piede destro del Micete fosco veduto dalla parte plantare. — 1. Ab- duttore, 2 corto flessore del dito piccolo.— 3. Abduttore dell’alluce. — 4. Porzione esterna, 5 interna del corto flessore dello stesso dito. — 6. Adduttore obliquo, 7 trasverso del me- desimo dito. — 8. Fascio muscolare proveniente dalla superficie inferiore e bordo interno del flessore lungo comune delle dita, il quale fornisce i tendini perforati al quarto e quinto dito (esso è stato tagliato insieme al tendine del flessore lungo comune delle dita, per met- tere allo scoperto i muscoli soprastanti). — 9. Accessorio del flessore lungo comune delle dita. — 10. Nervo plantare esterno. —11. Tendine del flessore lungo comune delle dita, ta- gliato.— 12. Primo, 13 terzo interosseo dorsale.—-14. Adduttore del dito piccolo.—15. Terzo interosseo plantare. Fig. D. — La stessa preparazione, meno i muscoli dello strato superficiale. —1. Porzione superficiale esterna , 2 profonda interna del corto flessore dell’ alluce. — 3. Corto flessore del dito piccolo. — 4. Vedi num. 8 della figura precedente. — 5. Vedi num. 9 della figura precedente. — 6. Adduttore del secondo dito. — 7. Adduttore del quarto dito. —8. Ad- duttore del dito piccolo. — 9, 10, 11 11, 15. Interossei dorsali. —12, 13, 14. Interossei plantari. Tav. XXVII, fig. E.— Faccia, collo del Micete.— 1. Muscolo acromion-tracheale.— 2. Fa- scio di origine dell’elevatore dell'angolo della scapola proveniente dall’apofisi trasversa del- l’atlante. — 3. Fascio muscolare appartenente al grande retto anteriore della testa, veduto di profilo. — 4. Inserzione dello sterno-cleido-mastoideo all’ apofisi mastoidea. — 5. A pofisi temporale inferiore discendente, (Cuvier) la quale serve ad impedire lo sdrucciolamento indie- tro del condilo del mascellare inferiore. — 6. Ventre posteriore del digastrico. — 7. Muscolo stilo-ioideo.— 8. Stilo-glosso.— 9. Stilo-faringeo.—10. Costrittore superiore della faringe.— 11. Costo-tiroideo.-— 12. Sterno-tiroideo.— 13. Tiro-ioideo.— 14. Crico tiroideo.— 15. Car- tilagine tiroidea.— 16. Osso ioide.— 17. Milo-ioideo tagliato. — 18. Io-glosso.— 19. Genio- ioideo profondo.— 20. Genio-glosso.— 21. Genio-ioideo superficiale.— 22. Trasverso della mascella inferiore tagliato perpendicolarmente alla direzione delle sue fibre. —23. Costrit- tore inferiore e medio della faringe. — 24. Branca montante del mascellare inferiore. — 25. Piccolo retto laterale della testa, veduto di profilo. INDICE MUSCOLO AMO ste A A RI eee ee A Docogdgana ooo «+. .PaAG. Muscoli motori del padiglione dell'orecchio ............ SbIGole noci accatoo Muscoli della regione orbitale. ............... .00000 0 TORCE Ao o 0) Muscoli del naso... .......... A RIIS TE ARICIA Cei Dee celti GIS OIO OTCNE mie tala 10? Muscalisdellezlabbran anioni lana lodata i n I REROTAO » Muascolgdelemascellare:Inferiornert rt: ..--nanioroseì Lego ret ein Lego nisi sone ada 0040 .) MITDEEOTE GET e e RR OR TOTO AE » Muscoli della regione sopra-ioidea ...... NE loro STATO sta serata to oneacioa » MUSCOlRestninseci ta e aa IMG U AREE e eee O) Muscoli della regione profonda anteriore del collo. ............. Stan nonadiod © Muscoli della regione laterale profonda del Collo. ............0...--..- 000000 » Muscoli della regione posteriore del tronco ..........:..-.- Lie » MUSCOnMaroNta e FA0FSO RETRO OR ER CR SRIASOROR AGR rr Se » MusconelanohitAelWdors0 tt REReRnt, Sens SE acero seo at vinse » Muscolikcontitdel dorso ttt Et Eee ere ee ae Geco dieoie sad © MuscolzcheselevanogiaCOdati= tetto ee eleonora eee » MUSCOLO CHABTEZIONETANOZCOCCIS CAINE e eee eo eee oa eee p) Muscoli che fanno eseguire alla coda un movimento laterale ................... > Muscolikdellaftesioneftanteriore Tde1MtOraCe,tst teo tte ee ee een ee ee » Regionegtoracican]ateralets.t tia antenne eve eliane eisrero na » MESCOLA do MINA ot oe eri stele enti SEL ROSS OMO Rao » Mescorii capre stones ombaror ee nen N SIRO) Muscoli degli arti toracici — della spalla. .........\.......... I RIE » Muscoli del'bracciot o. 2. IAA i Te RODA A » RegIONeganteniOTeRA C1EDEACCION e te in inni IRR A steletete » Regione posteriore del braccio ............. DER NIE SOMA AA REA CASA GARE » MuscolitdellantiDraAccIO RE e e enne ta RON RIO » Recsionetanubracitale sa nero reESUPerficiale nti se e ei ee enon » Regione antibrachialeFaAnterioregprofonda\.,. > «talee eee » Regione antibrachiale esterna... ........... 0.00. DELTA O aio esta 165 166 ivi ivi 167 169 170 173 174 175 ivi 177 ivi 180 182 183 186 188 190 494 192 194 ivi 195 ivi 196 197 198 199 200 244 Regione antibrachiale posteriore superficiale e profonda. ............. aeree e 00 PAG 204 MUSCOLARE IE e eee VOLO GOG do storie AZ0I REZiIONEAMEAIANIZZAZIT o e eee te tette BOIA O GOOD o Eminenza tenar (regione palmare esterna)..... SIRO SIGVOOratO Oi Ode Dato Dolo siate VIVI Eminenza ipotenar (regione palmare interna)... +... 0000 eee eee PIO RESIONERIDICLOSSCAMICIA I e e E DESIRE 00) 0305) MUSCOlIMINTEROSSCIRPA MALI N nate tele cere siii teca » 207 INPIOSSCIAA ORSI REA Sefatateio e ele lele]ese)ol ese leto e... 3 208 Muscoli degli arti Addominali. ..........r0 00000000000 SG è Udo dì » 210 Muscoli del bacino ..............00% du dica Dì ROIO: GRA I o o >» ivi Muscoli della regione genito-Urinaria +... + ..00..000000 O DIDIDICIO Dico rdia ava alice » 213 MUScOltae1lANC0SC Me dona Dod de dodo Lo 00n0ì > 244 Regionetanteriore (AellaYCOs Cia: Pet VI LOR ì oodado 0) ii Regione esterna della Coscia... 0000000000 iene . » 2IB Regione interna della coscia. .-<..,.-..%.-e.e% dose BORSA a co I Muscoli della regione posteriore della COSCIA ......+....0-. 0000000 Gabon » 217 Muscoli della gamba (regione anteriore) .........e00... ade niereretata atea le rspg ose DAI Regione esterna (della-gaMDa.t.t ft sl toe een recco Aran oo AL Regione posteriore superficiale della gamba... ........... Gioco dadenno sione » 220 Regione posteriore profonda della gamba ...... SRO RISto do dano cì Delo ateta le CREREZZA Muscoli del piede. .... sole ie DAI RA AES AAO selce ietalietela fe Siete RE o) Regione dorsale del piede .................. DIRSI dune savio JIMI MOLIONENPIANTALe RE Re eee PASTO IRA ADIRO OSSIA . > ivi GIUPPE ARESE E DOG Lalalo dio root 0 » ivi GLUPPORESIEIDO: IA ANI NANI 224 GIUD PONE ALORSU PER CAR eee RE RO SEE ivi Gruppo medio profondo . ............... EROINA ISAIA STO AIGlOrSao Go 0 nio Sae226 MUSCOli (INterosse ide 1sp1e dee IN e ON Bol Erieiio ta sora so » 227 Interossei plantari... .......... alan rena altare cela cl alla sla tslalla 8 Setadio ta aste OE CARLO >» ivi Interossei dorsali... ..... pete areelioliona! del'ananate atei c Siatalie ate Lei RE a ada uan » ivi Analogie e differenze fra i muscoli della mano e quelli del piede ............... » 228 Letteral Uras Re AOLO NN n NI «ls 891299 Spiegazione delle:figure..- izle tin BO OASIS a » 244 MEMORIE DELLA SOCIETA DEI SPRTTROSGOPISTI ITALIAN RACCOLTE E PUBBLICATE PER CURA DEL PROF. P. TACCHINI Ù : Li Se 4 ' i mi ‘ i ; 3: à A 5 , î È î î DA î n Li . ' \ Ù : i, I A Ro % sun: Pac ca Dex " x i; i 47 Ù 2 HA el: Ala RIA Ù - da 4 = ù, n Sin) 0 SAI SOLO” ati 7 î Îì ‘ A ta LI = Mata NUOVA SOCIETÀ DI SPETTROSCOPISTI ITALIANI Lo spettroscopio è senza dubbio il solo istrumento capace di arricchire la scienza di nuove scoperte sulla fisica costituzione del nostro sole. Nei passati tempi i soli Osservatorii del Collegio Romano e del Campidoglio vennero forniti di tali apparec- chi, così che il Secchi e il Respighi poterono pei primi in Italia raccogliere buona messe di spettroscopiche osservazioni. In occasione poi dell’ecclisse solare del 1870, anche le specole di Padova, di Napoli e Palermo furono provvedute di eccellenti spet- troscopii, di maniera che da quell’epoca in poi tali studi incominciarono a prendere maggiori proporzioni pel concorso di un maggior numero di osservatori. Ognuno la- vorava per conto proprio dedicandosi a quella parte speciale di esperienze, che ri- guardavano quella questione speciale che l’osservatore si era proposto di risolvere, e quindi era probabile il caso che due osservatori da due Specole diverse impie- gassero il tempo e fatiche loro per le stesse ricerche. Ora essendo molteplici ed e- gualmente interessanti le diverse serie di spettroscopiche osservazioni da eseguirsi sul sole, era evidente la maggiore utilità di intendersi sul da fare e di dividere il lavoro fra i diversi osservatori. E ciò era tanto più necessario a farsi, in quanto che se per certi problemi può ottenersi la soluzione con pochi giorni di osserva- zione, ve ne sono altri per risolvere i quali occorrono lunghe serie di osservazioni spettrali bene ordinate e continue, cosa che nessuno ha potuto finora ottenere in causa delle lacune prodotte dal tempo cattivo e dagli altri impegni, che distolgono non poche volte gli individui dalle osservazioni, conseguenza dell’essere tutte le no- stre specole situate entro le città. Ma se anche la stagione continuasse sempre fa- vorevole, se anche un osservatore potesse disporre di ogni giorno per le osserva- zioni del sole, gli sarebbe egualmente impossibile di continuare a lungo un lavoro, che richiede una fatica non lieve. In vista di ciò il Secchi mi comunicava l’idea di formare una società di Spettroscopisti Italiani, i quali lavorando di comune accordo 4 MEMORIE DELLA SOCIETA” e secondo un programma stabilito, avrebbero dato in poco tempo la richiesta serie di regolari e continue osservazioni per la sicura ed accelerata soluzione di impor- tanti problemi relativi alla fisica solare. Di un tale progetto ne tenni parola alla nostra Società di Scienze Naturali, e fui da essa incoraggiato ad adoperarmi per tentare di comporre la nuova associazione. Pronti ad accettare l’incarico, perchè forniti dei mezzi necessarî, si trovarono gli astronomi delle specole di Napoli, del Collegio Romano e del Campidoglio in Roma e di Padova. Con Palermo si hanno così 5 stazioni con 5 osservatori almeno, Per meglio intenderci sul da fare e sul modo di eseguire il lavoro, anzichè corri- sponderci per lettere, si stabili di tenere una riunione in Roma al 5 di ottobre; ma per circostanze imprevedute, non si trovarono presenti che il sottoscritto, il P. Sec- chi, e il prof. Nobile inviato da Napoli dal senatore De Gasparis. Gli altri scrissero, che avrebbero accettato, tutto quanto si sarebbe stabilito, In quella riunione, e in altre conferenze tenute fra me e il Secchi, si formulò il se- guente programma, la prima parte del quale comprende le categorie dei lavori a farsi, la seconda alcune norme relative all’esecuzione e pubblicazione dei lavori. I Categorie dei lavori. 1. Numero, grandezza e relativi angoli di posizione e direzione delle protuberanze. 2. Disegni circostanziati nelle condizioni più critiche, ovvero di quelle credute in- teressanti. 3. Angolo di posizione delle facole e macchie all’ orlo e disegno generale del di- sco solare 4. Studio della composizione spettrale, e notare le righe rovesciate determinandone la posizione il meglio possibile: si faccia attenzione aile righe rosse di Respighi BU-Ba e alla f di Lorenzoni ed alla % di Angstrim veduta dal Lorenzoni in pieno sole, alla compagna della € notata da Secchi e Tacchini, ed altre righe lucide che per caso si potessero vedere sul disco e dentro le macchie. 5. Nel caso di protuberanze vive a forma variabile seguitarle e descriverne le fasi quanto più a lungo si potrà: ed osservarne lo spettro e le variazioni di refrangi- bilità se vi sono. 6. Fare disegni di una stessa protuberanza colle diverse immagini ottenute in differenti righe dello spettro. 7. Osservazioni speciali sulle nubi solari, facendo speciale attenzione alla dispo- sizione dei filamenti, che partono da esse, e anche di queste riescirà importante una serie continuata di disegni e note sulla stessa nube. 8. Qualora l'osservatore vedrà tratti di bordo vivaci a fiammelle continue, sarà bene che se ne osservi lo spettro, perchè è stato notato a Palermo che in molte ed -” DEI SPETTROSCOPISTI ITALIANI bi) estese regioni del bordo della forma suddetta, si aveva spettro misto senza presenza di protuberanze. 9. Chi si trova in possesso di buoni istrumenti faccia rilievi e disegni partico- lari della cromosfera con speciale attenzione alla direzione delle fiammelle e loro relazione colla direzione delle protuberanze. 10. Esaminare che relazioni ci siano fra le apparenze esteriori al bordo e le in- teriori, cioè macchie, facole, granulazioni, ecc. 11. Sarà importante di istituire numerose serie di osservazioni di diametri solari sia in ARche in d perconoscere se vi siano variabilità concomitanti le protuberanze, ricercando quali siano le infinenze delle equazioni personali in questo elemento, Nelle misure in AR si userà del cronografo ed equatoriali, in dò si impiegheranno i cerchi meridiani e gli eliometri facendo misure più accurate nei diametri corrispondenti a regioni di attività. 12, Quando compariranno fenomeni straordinari di protuberanze filose ed elevate, raggiamenti ecc. sarà bene nella notte fare attenzione al nord per vedere se si ve- rifica la coincidenza di qualche luce anrorale, come è stato notato a Palermo dal- l’aprile all'agosto 1871: e sorvegliare in pari tempo gli apparati magnetici, come si fa a Roma, Il, Norme relative all'esecuzione e pubblicazione dei lavori. 1. Riguardo al num. 1 della serie precedente è indispensabile che si faccia il turno di un mese per ogni osservatore facendo l’intiero bordo, il che però non im- pedisce, che altri la possa fare anche fuori del turno loro, benchè sia preferibile che si occupi degli altri articoli. i 2. Per maggiore precisione sarà bene limitare la fessura a soli 6 od $ gradi di bordo e disegnare, come si è fatto con vantaggio a Palermo, i tratti in scala suf- ficientemente grande ed aumentarla di molto, quando si tratta di disegnare protu- beranze complicate, 3. Gli angoli di posizione delle facole e macchie al bordo si determineranno per projezione coi metodi usati a Roma e Palermo e descritti nei bullettini di queste spe- cole, e lo stesso dicasi per la misura dell’altezza delle protuberauze. 4, Si procurerà di organizzare un sistema di avviso telegrafico semplicissimo, con- sistente nell’avviso del tempo cattivo dato dall’osservatore in turno, al quale non sì darà risposta, perchè in questi casi s'intende che tutti gli altri dovranno occu- parsi della osservazione num, 1. 5. Ogni osservatore finito il suo mese, lo potrà subito completare al caso, colle osservazioni di altri. Fatto ciò dovrà il più presto possibile formare un quadro sullo stile di quelli fatti finora a Palermo, e lo disegnerà su carta lucita e col faber num. 2 per potere essere trasportato prontamente e con esattezza sulla pietra litografica, 6 MEMORIE DELLA SOCIETA” 6. Oltre dei detti quadri composti coll’osservazione num, 1 gli osservatori potranno inviare i disegni delle cose importanti relative agli altri numeri, e le protuberanze dovranno disegnarsi a lapis chiaro e scuro, ovvero in rosso su carta nera. 7. L’osservatore potrà accompagnare i disegni di quelle note e riflessioni, che crederà più opportune e che verranno pubblicate come testo. 8, La pubblicazione sarà fatta nel Giornale di Scienze Naturali di Palermo, primo perchè quella benemerita società accorda agli spettroscopisti diversi vantaggi per stampe e tavole: secondo perchè il Prof, Tacchini s’incarica di dirigere la stampa e la formazione delle tavole: terzo in fine perchè a Palermo la cosa riescirà più facile essendovi là il distinto artista Frauufelder, il quale è già esercitato e valente nella riproduzione di tali lavori, come ne fanno fede le tavole eromolitografe del Bullet- tino della Specola di Palermo. 9, Il numero delle tavole a stamparsi si stabilisce per ora in 24, 12 per le os- servazioni del num, 1 e 12 per disegni diversi, in complesso due tavole per mese, salvo ad aumentarle se i mezzi lo permetteranno. Riguardo all’ estensione del testo si lascia la cosa indeterminata, 10, Potranno far parte della nuova società oltre degli astronomi, quei fisici, e chimici, che nei loro gabinetti intendono applicarsi a studi di spettroscopia, e i loro lavori saranno egualmente pubblicati unitamente a quelli degli astronomi. 11. Le pubblicazioni dovranno farsi con un fondo da chiedersi appositamente al Governo: e appena pubblicati i lavori se ne farà da Palermo la pronta distribuzione sì in Italia che all’Estero. Dopo combinato un tale programma presentai subito a S. E. il signor Ministro della Pubblica Istruzione un esteso rapporto, nel quale si dava conto dei lavori già fatti a Palermo, Roma e Padova nel luglio 1871 e del progetto per le nuove osservazioni a farsi dalla nuova Società. E conchiudevamo il nostro rapporto col domandare al Governo: 1° Lire 600 per la pubblicazione dei lavori già eseguiti nel 1871. 2° Lire 3000 sul bilancio 1872 per la pubblicazione periodica delle nuove os- servazioni, 3° Franchigia per trasmissione di un solo dispaccio telegrafico di due sole pa- role da darsi dall’osservatore in turno alle altre specole nei soli giorni di tempo cat- tivo, Il Ministero compreso dell'importanza della cosa, accolse di buon grado le nostre proposte, e subito accordò intanto le lire 600, colle quali abbiamo incominciato la pubblicazione presente, Riguardo agli altri due capitoli pel 1872, non abbiamo an- cora ricevuto una risposta definitiva, ma noi siam certi, che dopo di avere così prontamente corrisposto alle nostre domande riguardo ai lavori già fatti il Ministero vorrà egualmente favorire la nuova Società per l’eseguimento e pronta pubblicazione dei nuovi lavori. P. TaccHiNI OSSERVAZIONI SPETTROSCOPICHE DEL BORDO SOLARE FATTE NEL R. OSSERVATORIO DI PADOVA DURANTE L'ANNO 1871 DA G. LORENZONI La moltitudine e la vivacità delle righe lucide, che nell’ occasione dell’ecclisse to- tale del 22 dicembre 1870, io ebbi a vedere nello spettro delle protuberanze solari, mi fecero pensare, che adoperando tutte le possibili cautele , avrei potuto anche in pieno sole vedere qualche altra riga lucida oltre le quattro comunemente visibili col mio strumento. Questo strumento è un eccellente spettroscopio a visione diretta dell’ Hofmann, e viene applicato al refrattore di Merz del piccolo equatoriale posseduto dal nostro 0s- servatorio. Lo spettroscopio dà una dispersione totale di circa 10°, vale a dire presso a poco come il sistema di due prismi di Flint di 60°, Il cannocchialino ha un in- grandimento eguale a 4 circa, che permette di vedere benissimo distinte le due componenti la D e quasi tutte le righe tracciate nella mappa di Van der Willigen, ll refrattore di Merz cui lo spettroscopio viene applicato, ha 0%,117 di apertura ed 1%,65 circa di distanza focale, onde la immagine del sole, che si produce nel suo foco, ha un diametro di millimetri 15,7, Le principali precauzioni da me adoperate sono: 1° l’allontanamento di ogni luce estranea dalla stanza delle osservazioni; 2° la introduzione di una fessura nel piano focale del cannocchialino, collo scopo di restringere il campo spettroscopico, ridu- cendolo quasi ad una linea. L'opportunità delle due accennate precauzioni, era già stata da me riconosciuta colla esperienza in Terranova di Sicilia nelle osservazioni eseguite precedentemente all’ecclisse. La fessura ora impiegata è metallica: può venire ristretta od amplificata a volontà mediante opportune viti e può girare insieme col tubetto oculare in modo da prendere qualunque posizione rispetto alla direzione delle righe dello spettro. Dando alla fessura la larghezza di un millimetro, essa comprende nel nostro stru- mento l’altezza di qualsivoglia, protuberanza, senza che l’immagine di questa sia di- sturbata dalla diffrazione, $ MEMORIE DELLA SOCIETA” Con tali precauzioni esplorando accuratamente lo spettro del bordo solare, princi- palmente nelle regioni circostauti la 7, riconobbi, a dir vero dopo molte incertezze, che esiste assai spesso nello spettro del bordo e delle protuberanze una riga lucida, di cui annunziai il riconoscimento nel giornale di Padova del 3 maggio prossimo passato colle seguenti parole: « Nei passati giorni, avendo preso ad esaminare lo spettro solare col dirigere il cannocchiale a differenti punti del bordo, ho ottenuto l'inversione di una nuova riga, la cui posizione (per quanto ho potuto rilevare coi mezzi che sono a mia disposizione) corrisponderebbe al num. 4584 dello spettro nor- male di Angstròom e coinciderebbe con un gruppo di tre righe, appartenenti allo spettro di assorbimento del ferro. Probabilmente la riga lucida veduta durante l’ec- clisse del 18 agosto 1868 da Rayet nello spettro di una protuberanza fra la Y e la G non è altro che questa nuova riga visibile anche in pieno sole (1). » Non essendo poi stata la mia osservazione confermata da nessun astronomo, io . incominciava quasi a dubitare di essermi incontrato in un fenomeno puramente ac- cidentale, e perciò, dopo una sosta forzata di due mesi, mia prima cura fu di ri- tornare sulle osservazioni dell’aprile, nell’occasione in cui il Prof. Tacchini mi invi- tava a fare osservazioni simultanee colle sue, sulle forme presentate dalle protube- ranze Essendomi pertanto proposto di esaminare le più belle protuberanze nella loro forma e nel loro spettro, mi accorsi ben presto, che a veder bene successivamente le righe dello spettro, specialmente le ultime, era necessario dare differenti posizioni alla fessura dello spettroscopio relativamente all’obbiettivo e che, così facendo, non solo si vedeva bene la riga da me osservata in aprile (e che d'ora innanzi indi- cherò con f) ma in buone circostanze anche la riga 4 dello spettro normale di Ang- stròm, la quale appartiene allo spettro di assorbimento dell'idrogeno. Per quanto io sappia, questa riga non è stata mai notata durante le ecclissi e fuori di esse, la videro soltanto Lockyer e Frankland. Ecco come essi si esprimono in una loro nota alla Società Reale: « La linea dello spettro solare indicata con è da Angstròm e che appartiene all’idrogeno, non si mostra nello spettro dell’idrogeno quando s’impieghi elettricità a tensione piccola. L’apparizione sua richiede pertanto una temperatura (1) Avendo pubblicato nel num. 1867 delle Astronomischen Nachrichten la mia osserva- zione, il prof. d’Arrest dell’Osservatorio di Kopenaghen fece giustamente notare nel nu- mero 1870 del giornale medesimo, che la riga da me indicata con f non è già « una nuove riga » essendo stata prima di me veduta per ben due volte. Una prima volta in» pieno sole dal signor J. Herschel a Bengalore nel maggio 1869 e la seconda volta dal prof. Young nell’ecclisse del settembre 1869. Io confesso, che quelle due osservazioni non mi erano note; tuttavia credo, che, malgrado esse, mi resti il merito (piccolo quanto si vuole) di avere prima d’ ogni altro veduto costantemente la riga f in pieno sole, di averla studiata con qualche diligenza, e di avere a tal uopo impiegato un mezzo che permetterà ad ogni altro di studiarla con facilità e con sicurezza. DEI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 9 relativamente alta. Siccome ad uno di noi è riuscito d’invertire questa linea nello . spettro della cromosfera, questa deve avere una temperatura relativamente alta, seb- bene non tanto da impedire l’assorbimento. » A mio modo di vedere, questa osser- vazione è dovuta od al semplice caso, o piuttosto a ciò che forse l’obbiettivo ado- perato da Lockyer è composto di tre lenti, la quale circostanza non è certo indif- ferente, come meglio apparirà nel seguito di queste pagine. Le protuberanze esaminate in luglio furono 26, ed ecco il risultato dell’esame : Numero delle volte in cui si presentò ciascuna delle C, D3, #7, Hy . 26 » » » » lang ALI RT TSI » » » » ESE A PURA O e I LZ » » » » ciascuna dello D+. è 0 è 8 » » » » » delle SDAI hr90, dI 6 » » » » ciascuna delle tre righe, delle quali una è compresa fra la B e la C, e le altre due fra db ed FP. . ., .. 1 La frequenza delle righe f ed % mi fece pensare, che migliorando ancora il modo di osservazione, sarei riuscito a vederle in tutte le protuberanze. Pensai, che il por- tare la fessura successivamente per tentativi al luogo conveniente per vedere le righe colla massima nettezza possibile, mentre esige un certo tempo, non è poi tanto sicuro. Feci quindi applicare una scala millimetrica sul tubo mobile dello spettro- scopio ed un verniero decimale sul tubo dell’obbiettivo in modo che la scala scor- resse a contatto del verniero. Allora, stringendo la fessura dello spettroscopio fino all'estremo limite, oltre il quale non è più visibile la riga lucida che si prende di mira, determinai per tentativi la posizione della fessura, nella quale la luce della riga assume la massima possibile intensità. Poche buone osservazioni mi hanno dato i seguenti risultati: distanza del foco C dal foco D3 = 0,78 » » DAMS DE=U570 si oi di ADE LA » » Hy » D° = 5,53 » » h » D' = 9,20 È quasi inutile avvertire, che la causa di questo fatto è l’imperfetto acromati- smo dell’obbiettivo fraunhoferiano, cui è applicato lo spettroscopio. L’esame poi dei risultati ora riferiti, dimostra, che se può essere indifferente spostare o non ispo- stare la fessura per vedere le righe comprese fra C ed 7, questo spostamento è indispensabile per veder bene le righe lucide che stanno al di là della 7. Questo spiega anche perchè le righe lucide vedute finora nello spettro delle protuberanze all'infuori di quelle dell'idrogeno, cadano tutte nella prima metà dello spettro, cioè prima della /, Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. VII. —1871. 2 10 MEMORIE DELLA SOCIETA” Per far veder meglio la necessità di spostare la fessura dello spettroscopio ri- spetto all’obbiettivo, specialmente quando la distanza focale di questo sia conside- revole, ho preso dal 1° vol. degli Strumenti Ottici di Santini pag. 101 la formola, che dà l’aberrazione longitudinale di refrangibilità in un sistema di due lenti, delle quali sia trascurabile la grossezza, e che è: 1 dl 1 1 W-1p n-1 g Ù b? a? 2 dove » ed n' sono gl’indici di rifrazione pel raggio medio del crown e del flint, n+ dn, n'+ dn' sono le stesse quantità per un raggio qualunque differente dal me- dio, p e q sono le distanze focali principali delle due lenti, a ed « le distanze fo- cali conjugate della prima lente, è e 8 quelle della seconda. Negli obbiettivi comuni, avendosi b= —a e, pelle osservazioni astronomiche essendo a = ce, e 6= P distanza focale principale dell’obbiettivo, si ha: ap=— ( 1 1 1 1 dm a Apa ge vg dn Per acromatizzare il sistema nel miglior modo possibile, Fraunhofer assume un ' valore particolare dè del rapporto di dispersione si e determina p e gq in modo, che sia soddisfatta l’equazione: èò—=0 1 RSI pt Vh Medin eil pastig lp ho ottenuto i valori di p e di g, che sostituiti nella (1) mi hanno dato: SNA MORIRE IROTEI 2) dn aa nl dn aberrazione longitudinale dell’obbiettivo fraunhoferiano. La bontà dell’obbiettivo, oltre che dalla bontà dei vetri, dipende della conveniente scelta del valore è. Questa formula dimostra, che, poste eguali tutte le altre circostanze, 4P varia proporzionalmente alla distanza focale principale dell’obbiettivo. La esatta conoscenza di tale circostanza, potrà a mio parere porgere in seguito qualche lume nella di- DEI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 11 scussione delle osservazioni di protuberanze fatte durante un ecclisse con mezzi dif- ferenti, come anche nello stabilire il programma delle osservazioni da eseguire nelle ecclissi sullo spettro delle protuberanze. Mancandomi i dati relativi all’obbiettivo da me impiegato, mi limitai ad applicare la formula a due paste di vetro già studiate da Fraunhofer, cioè il crown n. 13 ed il flint n. 30, Nel num. 1867 (vol. 78) delle Astronomischen Nachrichten sono stati inseriti i risultati del mio calcolo nel quale avevo assunto per è il valore dato da Fraunhofer per queste due specie di vetri. Più tardi mi acccorsi, che i risultati del cal- colo vanno molto meglio d’accordo con quelli dell’osservazione, assumendo a dirittura per d il valore di z corrispondente al raggio D riguardato come medio. Infatti ripe- n tendo i calcoli in questa ipotesi, trovo: Crown n. 13 Flint n. 30 > dn' dP dP dP d == esere use mm est) 10 m Riga n di P P 1650 4250" n+dn n'+dn B 1,524312 1,623570 — 0,003670 1,924 0,000421 00,69 Jnm,79 C1,525299 1,625477 — 0,0026383 1,922 0,000321 0,53 1,36 D 1,527982 1,630585 0,000000 1,971 0,000000 0,00 0,00 E 1,531372 1,637356 +0,003390 2,008 0,000306 0,50 1,30 b 1,0532017 1,638670 0,004035 2,015 0,000433 0,71 1,84 F 1,534337 1,643466 0,006355 2,037 0,001023 1,69 4,35 f 1,537981 1,651276 0,009999 2,080 0,002658 4,39 11,30 Hy 1,539514 1,654545 0,011532 2,083 0,003290 5,44 13,98 G 1,539908 1,655406 0,011926 2,091 0,003490 5,76 14,83 h 1,542605 1,661429 0,014623 2,119 0,005278 8,71 22,43 H' 1,544684 1,666072 +0,016702 2,135 0,006680 11,02 28,39 Gl’indici di refrazione delle righe d, f, Hy,/, che non si trovano nella tabella di Fraunhofer, li ho dedotti colla interpolazione dalla tabella stessa, desumendo la po- sizione delle righe dallo spettro di Van der Willigen — La formola numerica colla P quale sono stati calcolati i valori 2 è: dP dn' ) pi 2,4386 _ — 1,971} dn ed i numeri delle colonne 7° ed 8° sono quelli della 6°, moltiplicati rispettivamente per 16502 valore di P pel refrattore di Merz da me adoperato (1) e per 4250®® valore di P nel refrattore di Merz adoperato a Palermo. (1) Nelle Astron. Nachr. fu assunto per errore P—=1750%", 12 MEMORIE DELLA SOCIETA” Se nelle determinazioni sperimentali sopra riferite, non fossero incorsi errori, se i calcoli non fossero basati sopra specie di vetri certo diverse da quelle dei vetri componenti il nostro obbiettivo, i numeri della 6° colonna dovrebbero corrispondere a quelli dedotti colla osservazione. Ora, facendo le differenze fra i valori osservati ed i calcolati, nell'ipotesi della coincidenza di D con D* otteniamo: C— D' osservato — calcolato = + 0,25 F_D. » » ? = + 0,06 FD ? » ? = + 0,05 Hy— Ds » » » = + 0,09 h— DS " » ? = + 0,49 le quali differenze sono così piccole da autorizzare ad ammettere come molto soddi- sfacente il metodo di osservazione adoperato per determinare sperimentalmente i fo- chi dei differenti raggi, e ad ammettere che il crown n. 13 ed il flint n. 30 di Fraun- hofer, si avvicinano molto nella qualità al crown ed al flint dei quali è composto il nostro obbiettivo. Determinati i fochi delle righe lucide dello spettro delle protuberanze, mi riuscì molto più agevole e spedito lo studio dello spettro stesso, e potei ottenere d’allora in poi con molto maggiore frequenza di prima, non solo il rovesciamento delle ri- ghe f ed %, ma anche quello delle d e D. Ecco ora alcuni risultati delle mie osservazioni, 1. Confrontando le differenti righe, ho trovato : a) Le righe f ed % sono notevolmente più vive che altrove, in tutti i punti del bordo nei quali si trovano protuberanze d’ intensità luminosa mediocre o più che mediocre. b) Presentano notevole ravvivamento anche in tutte le regioni, dove non essen- dovi protuberanze, il bordo solare si presenta irto di punte acuminate e lucentis- sime. c) La presenza sul bordo di protuberanze nebulose e poco lucide, non è rive- lato da variazioni nella intensità delle suddette due righe. d) Generalmente la f e la % non vanno mai scompagnate nello spettro delle protuberanze e del bordo. e) In generale le protuberanze nebulose e poco Incide, la cui presenza non è rivelata dalle righe f ed %, sfuggono anche all’ esame del bordo istituito sulle Hy. f) Il primo svilupparsi di una protuberanza propriamente detta al bordo, è pre- ceduto ed accompagnato da un notevole ravvivamento della f. Quando la f si rav- viva da un momento all’altro, vi ha probabilità grandissima, che sieno visibili in quel luogo anche le righe del magnesio e del sodio, nonchè quelle di altri metalli. — Su questo proposito, credo degno di memoria il fatto da me osservato la mattina del 24 ottobre. Nel percorrere il bordo solare sulla 479, mi era accorto che nell’an- DEI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 13 golo di posizione= 79° esisteva una protuberanza piccolissima. Alle 10, esaminando il bordo sulla f, vidi nello stesso punto un marcatissimo rinforzo di questa riga, e quando dopo un’ora e venti minuti ritornai al medesimo punto, essa aveva assunto uno splendore straordinario ed impiegava da 2° a 35 a levare. Sospettando allora di qualche notevole cosa, esaminai le altre regioni dello spettro e lo trovai ricco di righe lucide come non mi era mai accaduto. Infatti, mentre col mio spettroscopio non era mai riuscito a vedere in pieno sole più di 14 righe lucide, quella volta ne vidi ben 21 di sicuro e forse 23. Esse erano così distribuite: qualcuna prima della B: la solita fra B e C, la C, le due D, la D5, una a 0,4 dell'intervallo 21-22 Van der Willigen, forse la £, una fra la E e la ò, le tre d, le due (solite) comprese fra la dD e la F, la F, quattro fra la Fe la f, la f, la Ho, ela. In quel giorno le condizioni dell'atmosfera non mi permisero di continuare l'osservazione per de- terminare prossimamente la posizione di parecchie fra le righe ora passate in ras- segna; ma forse poco di utile avrei potuto fare mancandomi i mezzi convenienti per eseguire con sollecitudine, misure meritevoli di tutta la fiducia. Ma il caso da me osservato con uno strumento relativamente modesto, mi porta a credere, che risul- tati ben più rilevanti potranno osservarsi coi maggiori strumenti, spingendo così molto in là il limite del numero delle righe lucide visibili in pieno sole. 2, La f si riscontra in molte protuberanze fino ad una considerevole distanza dal bordo solare, ma mai o quasi mai essa si presenta su tutta l’altezza delle protu- beranze molto grandi. Esempi. a) 1871. Agosto 19. Tempo dell’osservazione 2h a 39, Angolo di posizione 287° altezza della f= 1'4=9 raggi terrestri » » 272° » —l —|l VA » » » » 226° » =1 = “, » » Agosto 21. Tempo dell’osservazione 2°. Angolo di posizione 284° altezza della f= 1'4=9 raggi terrestri » » 261° » == 45 0 » : » 253° » =0,7=4', » : Agosto 26. Tempo dell’osservazione 8° 5. Angolo di posizione 292° altezza della f=0,7=4% raggi terrestri b). Luglio 27. Posizione 278°, Tempo dell’ osservazione 8”. Piccola protuberanza brillante, che passa in 255 la f si vede per tutto il tempo nel quale sì vedono le altre righe lucide, Luglio 27. Posizione 299°, Tempo dell’osservazione 2h 30%. Protuberanza di strut- tura filosa che passa in 95: la f passa in 6% Agosto 3. Posizione 160°. Tempo dell’osservazione 9" 20%, Protuberanza filoso-com- 14 MEMORI® DELLA SOCIETA” patta lucidissima, — Nel getto più brillante, la 4y passa in 6*: la f passa in 3 a 4 secondi. Agosto 4. Posizione 307°, Tempo dell’osservazione 3%. Piccola protuberanza brillan- tissima, che passa in 3 secondi. La 7 passa in un secondo e mezzo. Sotto questo punto di vista non ho fatto speciali ricerche sulla è; sono convinto tuttavia che questa riga si riscontri a distanze dal bordo anche maggiori di quelle alle quali si riscontra la f. In quanto alle righe 6 e D, la loro presenza nelle protuberanze sarebbe, secondo le mie osservazioni, ancora più limitata di quella delle f ed A. Anzi la maggiore li- mitazione di queste due righe mi è apparsa *sempre tanto in direzione normale , quanto in direzione tangenziale al bordo. E tutte le volte, che nello spettro delle pro- tuberanze ho incontrato le righe 6 e D, esse corrispondevano sempre ad una od a più regioni, nelle quali la intensità luminosa era maggiore che altrove e nelle quali non mancavano mai le quattro righe dell’idrogene, la D* e la f. Un fatto caratteristico, che si lega intimamente con quelli sopra esposti e che io ho osservato un grandissimo numero di volte, è, che esaminando le immagini delle varie rifrangibilità di una stessa protuberanza, coll’ allargare convenientemente la fessura dello spettroscopio, ho sempre trovato che le immagini C ed Y sono gene- ralmente molto complesse, la Zy lo è meno, la # ancora meno e la f non conserva che una forma rudimentale, Per far meglio intendere la cosa, riproduco nella prima tavola, le cinque imma- gini C, F, Ho, h, f di una stessa protuberanza osservata la mattina del 25 agosto nell'angolo di posizione 294° Il tempo impiegato a passare dalla immagine C era di cinque secondi e mezzo, quello impiegato dalla 7 cinque secondi,. dalla HY e della » quattro secondi e mezzo, e quello impiegato dalla f era 3 secondi. Nei luo- ghi della f si vedevano anche le tre righe del magnesio, ma soltanto in grandissima vicinanza del bordo solare. Immaginando sovrapposte quelle cinque immagini, si vede col pensiero, che nella protuberanza cui esse si riportano, c'erano delle regioni dirò così nucleali, le quali avevano uno spettro ricco di oltre 6 righe e che detto spettro diventava di più in più povero verso le regioni periferiche, dove esso non era composto che di sole tre righe: la C, la Dî, la E. In tutte le protuberanze di simil natura, vi ha dunque uno o più nuclei o nodi, dove la temperatura è maggiore (riga 4) e dove la composizione chimica è più com- plicata che altrove (righe 7, 0, D ecc.) In seguito a tale fatto, io credo, che la forma delle protuberanze esaminata sulle righe % ed f costituisca in certo modo l'ossatura delle protuberanze o la loro prima approssimazione, cioè quella forma, che è semplicemente dovuta alle forze agenti dall’interno all’esterno del globo solare, e che le immagini meno rifrangibili sieno le forme perturbate dall'azione delle forze intestine delle protuberanze stesse, delle correnti atmosferiche locali e della forza di gravità. DEI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 15 Sono convinto quindi, che per arrivare a qualche cosa di sodo, relativamente alle forze agenti nel sole dagli strati inferiori ai superiori della cromosfera, sarebbe di grandissima utilità studiare le forme delle protuberanze preferibilmente nelle loro immagini più rifrangibili, come la f e la % e classificare le protuberanze secondo il loro spettro. Per es. una prima divisione (modificabile cogli studi ulteriori) potrebbe essere la seguente: I classe, Protuberanze e nubi a spettro composto delle righe C, D3 F. II classe, Protuberanze il cui spettro è composto delle righe C, D*, Y,,f, Hy, dh. IMI Classe, Protuberanze a spettro più complicato. E ritornando ora al fatto cui si riferiscono le figure della tav. prima, mi sembra, che ammettendo come evidente la natura eruttiva di tali protuberanze, nullà osti ad ammettere, che la maggior parte dell’idrogeno di cui esse sono composte pro- venga direttamente della cromosfera e non già dall’interno del globo solare (teoria di Respighi): al bisogno basterebbe ammettere come sprigionati dall’eruzione i va- pori di magnesio, di sodio od anche di altri metalli, i quali vapori meccanicamente sollevino gli strati idrogenici superficiali, li spingano in alto davanti a sè, li scal- dino, li elettrizzino. Poichè io mi figuro, che gli strati superficiali della cromosfera soggetti alle opposte azioni della gravità solare e della loro forza elastica, si tro- vino in uno stato simile all'equilibrio instabile, nel quale, una forza relativamente piccola, uno sbilancio di temperatura di quelli che sanno accadere alla superficie del sole, basti a scompaginarli, a spostarli ed a slaneiarne le parti nell'atmosfera cir- costante fino ad altezze enormi, nelle quali raffreddatesi sufficientemente si fermino per poi precipitare ancora sul sole. 3, Fino da quando incominciai a vedere la riga f, mi accorsi, che mentre in certe regioni del bordo essa è generalmente molto bella, in altre è difficilmente vi- sibile, anzi qualche volta si ricerca invano. La cosa mi parve degna di studio, e perciò mi proposi d’istituire una serie di osservazioni su tutto il bordo solare per molti giorni di seguito, nella speranza di poter fare una specie di mappa solare, nella quale a colpo d’occhio fosse possibile vedere quali regioni presentino la sud- detta riga più viva e quali la presentino meno viva. Le prime osservazioni furono fatte in fine di agosto e non nelle migliori circo- stanze: altre furono fatte in ottobre, in novembre e le ultime in dicembre; ma non riuscii ad averne una serie abbracciante quattordici o quindici giorni consecutivi e- gualmente belli, onde mi convenne desistere dal mio primo proposito. Le osservazioni di agosto, di ottobre e di novembre furono fatte notando a pa- role nel giornale le vicende d’intensità della riga corrispondentemente ai differenti angoli di posizione: le osservazioni di dicembre invece furono fatte segnando sopra un circolo graduato la varia intensità della riga con tratti di matita più o meno grossi. Aggiungerò, che le osservazioni di dicembre furono favorite da ottime circostanze atmosferiche. I risultati delle scarse osservazioni, che ho potuto fare sono rappresentati gra- ficamente nella tav. II, dove con tratti differentemente grossi ho procurato di dare 16 MEMORIE DELLA SOCIETA” un’idea della relativa intensità della riga f, nelle varie distanze polari, pei diffe- renti giorni di osservazione. Credo quasi inutile avvertire, che osservazioni di questo genere non sono suscet- tibili di tutta l’esattezza e che non mancano di qualche difficoltà, specialmente quando non se ne abbia una certa pratica. Tuttavia spero, che le mie osservazioni ritrag- gano suflicientemente della realtà delle cose. E sebbene il loro numero sia piuttosto scarso, l’ispezione della figura, parmi possa condurre a questa conseguenza: che la riga f non manca mai o quasi mai nella zona compresa fra 25° + e 155° + di distanza polare; che in quella zona essa presenta un notevolissimo ravvivamento su vaste estensioni, anche là dove non sono protuberanze; che nelle zone polari li- mitate alle medesime distanze polari sopraccennate, la riga f ordinariamente manca, od è estremamente debole. Alcune poche osservazioni istituite sulla 7, sono in perfetta armonia con queste conseguenze, e perciò, prescindendo anche dalla natura della sostanza cui la f può appartenere, si può conchiudere, che la temperatura alla superficie solare deve es- sere maggiore nella suddetta zona che ai poli. Io credo che in questa linea d’idee, l’esame delle righe f ed % al bordo solare eseguito d’una maniera continuata, potrà condurre a non ispregevoli conseguenze circa la legge in grande della distribuzione della temperatura alla superficie del sole, e circa la estensione di quelle regioni, che sono la sede di parziali innalza- menti di temperatura, seguiti da sollevamenti degli strati inferiori e dal loro ri- mescolamento cogli strati superiori. Nelle quali regioni rientrerebbero le plaghe del magnesio scoperte dal Prof. Tacchini. TAVOLE PER CONVERTIRE L'ANGOLO DI POSIZIONE DI UN PUNTO DEL BORDO SOLARE NELLA CORRISPONDENTE DISTANZA POLARE ELIOGRAFICA Chi si occupa di osservazioni spettroscopiche sul sole, ha bisogno spesso di cono- seere la distanza polare eliografica, corrispondente all’angolo di posizione di un punto del bordo solare. Per risolvere prontamente il problema, coll’approssimazione sufficiente in tali ricer- che, ho calcolato due tabelle nel modo che ora andrò esponendo. Sia P il noto angolo di posizione espresso in gradi, contato a partire dal punto più boreale del bordo solare verso occidente. Indicando con x l’angolo al centro del sole formato dal cerchio di declinazione col cerchio di latitudine, è P + l’angolo di posizione contato dal cerchio di latitudine. L’angolo x dipende dalla declinazione D del sole e dall’obbliquità e dell’eclittica mediante l’equazione (V. fig. 6, tav. II). COS £ - COS X = cos D . attirare refitto CO (1) ed è sempre minore di e. Esso va aggiunto positivamente o negativamente a P, se- condo che il cerchio di latitudine cade all’est, oppure all’ovest del cerchio di decli- nazione (V. fig. 7). Il primo di questi due casi ha luogo fra il 21 di giugno ed il 21 di dicembre: il secondo fra il 21 di dicembre ed il 21 di giugno. Quindi per una serie di valori della declinazione del sole (astrazione fatta del segno, che qui non ha influenza) avremo due serie di valori di x fra loro eguali, ma di segno opposto, la prima delle quali varrà per l’estate e per l’autunno, la seconda per l’inverno e per la primavera. Siccome il valore assoluto di x non supera mai e = 23°28', per evitare le quantità negative, si può aumentare di 30° tutti i valori di x ed appli- care i valori di z' che se ne ottengono, all’angolo P— 30°, con che si ha: P_30+e=P+x=p indicando con p l’angolo di posizione contato dal cerchio di latitudine in luogo che dal cerchio di declinazione. La prima tavoletta dà i valori di 2’. Le declinazioni del sole registrate nella prima colonna, sono calcolate colla formola: D em=V alato] +e (2) Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. VII. — 1871. 3 18 MEMORIE DELLA SOCIETA” corrispondentemente ai valori di x: VO 0030 LOBO e eZ 2003028) oppure alle due serie di valori di 2': 30°, 30°30’, 31°30. Ù Ù Ù Ù Ù Ù 52930, 53°28 DONE 29030 SZ E 03 0 0032 e nelle colonne 22 e 32 su ciascuna orizzontale, che passa per mezzo a due succes- sivi valori di D sono registrati i valori di x' medi fra quelli, che corrispondono al valore di D precedente e quelli che corrispondono al valore di D susseguente. In guisa che, cadendo la data declinazione del sole fra due valori successivi di-D re- gistrati nella 1* colonna, il valore di %’ conveniente, è l’uno o l’altro di quelli re- gistrati sulla orizzontale, che passa per mezzo a loro, secondo la stagione nella quale sono fatte le osservazioni. Ottenuto p bisogna passare a A distanza polare eliografica. Nella fig. 8 sia S il centro del sole, ST il raggio vettore della terra, 7> parallela ad 9) la retta, che va all’equinozio di primavera: sarà ST77=o la longitudine del sole. Sia A&BQ l'intersezione della sfera solare col piano dell’eclittica (piano della figura): la freccia indichi la direzione della rotazione solare e la retta AS 5, sia la proiezione orto- gonale del cerchio massimo 4sB in cui la sfera solare è tagliata dal piano passante per S in direzione perpendicolare ad ST. La retta ASB potrà essere considerata an- che come proiezione sul piano dell’ eclittica del bordo od orizzonte solare, giacchè il bordo (che è un cerchio minore della sfera solare) ed il cerchio AsB sono paral- leli e distanti fra loro soltanto 16’ Perciò il punto S' può considerarsi come proie- zione di quel punto s da cui vengono contati gli angoli di posizione p, e se M è la proiezione di un punto m del bordo, la retta SM sarà la proiezione dell’arco di bordo solare sm = p. Sia ora DE la linea dei nodi dell’equatore solare ed E ne sia il nodo ascendente, a cni corrisponde la longitudine EST == 74°17', L’asse di rotazione del sole incontrerà l’emisfero nord nel punto o, la cui proiezione è in O, e sarà so=i= 7°6' l’arco che misura l’inclinazione dell'equatore solare sull’eclittica, mentre om = A sarà la distanza polare ricercata. Ora, l’angolo sferico 0sm 0 l’an- golo piano OSM è eguale a O—a (vedi fig. 8), quindi nel triangolo sferico 08m, essendo noti due lati, sm, so e l'angolo da essi formato, si potrà sempre, colle note formole della trigonometria sferica, avere il terzo lato om = 4, Per ottenere que- sto lato A da una tavola, ho decomposto il triangolo osm in due, con un arco di cerchio massimo on perpendicolare ad om. Allora, posto sn = a, il triangolo sferico rettangolo sno, dà tg a=tg è cos (0 — 9) . è DIS Ù Ù . . (3) da cui si vede, che « ha valori eguali e difisegno opposto, per due valori di ©, dif- DEI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 19 ferenti fra loro di 180°. Volendo A soltanto entro al mezzo grado, ho ricavato da quest’ultima formola i valori di © corrispondente alla serie dei valori di a, + 7°6", + 6930, + 5930"... . — 5930, — 69390" — 7°6' così che due longitudini successive così ottenute sono i limiti, entro ai quali cadendo la longitudine del sole al tempo dell’osservazione, « ha il valore intero compreso fra quelli, che corrispondono alle due longitudini considerate. Noti a e p la formula: COS è A ie ai o . . C) . . . 4 cos cosa 098 @_-2) (4) dà 4 e sottraendo allora p da A si ha la quantità A —p=y da aggiungere a p per avere 4, Colla formola (4), ho quindi calcolato per la serie dei valori di @: ci 79, = 69, DO EROS e 5°, Cai 6°, HA e per successivi valori di p compresi fra 0° e 180°, i corrispondenti valori di y: poi siccome parte di questi risultavano negativi, li ho ridotti tutti positivi aggiun- gendovi 10° e formando così le correzioni y'"= 10° + y registrato nella II Tavola, le quali vanno aggiunte agli angoli 7=p — 10° per ottenere i valori di A corrispon- denti ai successivi valori di p. Risulta quindi per p compreso fra 0° e 180° ovvero per n compreso fra 850° e 170° A=r+y' . . . . Ù Ù . . (Di Sia invece p compreso fra 180° e 360° e quindi 7 compreso fra 170° e 350°. La for- mola (4) in combinazione colla (3) dice che, non potendo essere A > 180°, un mede- simo valore di A compete tanto al sistema (p, ©), quanto al sistema (360°—p, O +180°), Il valore di A corrispondente a p> 180° e a O, è dunque quello stesso che corri- sponde a 360° — p e a 0+ 180°. Perciò nel caso di p >180°, basterebbe entrare nella tavola, lateralmente coll’argomento 360° — p— 10° = 340° — 7 e dall’alto col- l’argomento © + 180° per avere la correzione y', che applicata sempre addittiva- mente a 340° —7 dà il valore A corrispondente a p ovvero a P. Ma per non avere ad alterare la longitudine del sole ho scritto al piede della tavola i valori delle lon- gitudini, che si trovano in testa della stessa aumentandoli tutti di 180°, per cui nel caso di p>180° si entra nella tavola dal basso coll’argomento © e lateralmente col- l'argomento 340° — 7. Si ha con ciò: A 3400 —7+y' . Ù . . . » (0). 20 MEMORIE DELLA SOCIETA” Regola per l’uso delle tavole. Da un’effemeride si prenda la declinazione e la longitudine del sole corrispondenti al tempo in cui è stata misurata P. Si formi l’angolo P— 40° ed, entrando nella tavola I colla declinazione del sole e colla stagione dell’anno, se ne desuma il va- lore di x’. Questo, aggiunto a P— 40° darà: P_40+x%'=7 Se 7 riesce maggiore di 350° e minore di 170°, si entra nella tavola II da sini- stra coll’argomento 7 e dall’alto coll’argomento ©: si ha allora la quantità y' che aggiunta a 7, dà: pd y A Se 7 riesce maggiore di 170° e minore di 350°, si forma l'argomento 340° — 7, col quale si entra nella stessa tavola II dalla dritta e colla longitudine © dal basso, con che si ha la correzione y', che aggiunta a 340° — 7, dà 340° —r+y=4A4, G. LORENZONI Tavola I. —_— ———— ——-e== DECLINAZIONE | ESTATE INVERNO DEL SOLE AUTUNNO |PRIMAVERA x c' 23.28 23.27,7 30 30 23.26 31 29 23.20 32 28 23.14 33 27 23. 4 dl 26 22.51 35 25 22.36 36 24 22.18 37 23 21.58 38 22 21.34 39 21 21. 6 40 20 20.36 4A 19 20. 2 42 18 19.22 13 17 18.40 bh 16 17.50 45 15 16.56 16 I 15.54 47 13 14.h2 148 12 13.49 19 II 414.40 50 10 9.38 DI 9 6.54 52 8 0 53 7 DEI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 21 Tavola II. O 7447 98071 1130391 125°61 934°521 143046" 152091 160°16' 1680181176225: 184048193042: 2030281214055 230027! 254047: 50.27 34.55 23.28 13.42 4.48 356.25 348.18 340.16 33209 323.46 314.52 305.6 293.39 278.7 2°* I EA AR ETA O A BO AO ARCA 4A7°| A7°| A7°| 17°) A7°| 47°) A7°| A7°| 47° A7°| A7°| 17°) A7°| A7°| 17°) 350° 45 | 16 | 16 | 46 | 16 | 146 | 46 | 146|417|417|417|417|47]| 351 393 12 | 143 | 13 | A& | A& | 415 | 45 | 46 | 16 | 146 | 146 | 17 | 17) 353 354 44 | 12 | 12/43 | A& | 4& | 45 | 145 | 145 | 146 | 16 | 17 | 17) 354 359 410 | 41 | 12 | 12 | 13 | 14 44 | 45 | 15 | 146 | 16 | 17 | 17) 355 356 410 |141|12]43 | 13 1& | 145 | AB | 16 | 46 | 47 | 17) 356 357 40 |441|11]12|13 14 | A& (145 | 15 | 16 | 146 | 17) 357 358 10 | 11 | 412 | 13 13 | 14 | 15 | 15 | 146 | 16 | 17] 358 359 10 | 141| 42 | 13 413 | A4 | 15 | 45 | 146 | 16 | 17 | 359 S| 45 43 | 13 I4 | 12 9 | 10 n 0.09 1-0 APT: AL CI i e SRa/ot SO see, 7 09 0 358] 7) 8| 9|40|41{42 | 13] 44 |4&|45| 16] 416 | 17 0 4 ARR CE NOUS I 2 NARO CONR RARA LANA 3 3) 5/ 6i g8| 9|40]41|42 | 143] 44 |44| 48 | 146 | 16 | 17 3 4 3 B| 6l 8| 9|410|4T1| 412 | 142) 43 | 44] 45|16| 416 | 17 4 5 3| B| 6| 7] 9|40|41|42 | 12/43|44|145|416|46|417) 5 6 CAI CASOU Oo Ciro CAN, 6 7 3| 58| 6| 7) 8| 9|[40|41 | 412)413|44|15|46| 16 | 47 7 8 s3| 5| 6| 7) 8| 9|[40|41 | 42/413 |14|45|416|16 | 417 8 | 9 dba 67 800940 A 4849, I I) 6.16) 17 9 410 3) &4| 6| 7| 8| 9|410|41 | 12/413 |414|45|458|416 | 17 10 45 3 &4| 6| 7| 8| 9|a40| 411 | 12|/43|44|4&|4158| 416 | 17 15 20 I ZSC] 9 IO AR IS 47 20 25 3) &| 5| 6| 8| 9|40| 411 | 12/43/43 | 44|45 | 46 | 17 25 30 9 |/&| 5-6.) 8] 9| 40/41 | 19 (149/43 | 44 | 45] 46 | 47 30 35 3 4| 5| 6| 7| 8| 9|40 | 141|412|]43| 44 | 415 | 416 | 17 35 125 Se 6 Me 8090 A AS A AS, (6 7a 130 er 08 gr 9 Ton 42 AR LAS 6) 7) | LAO 4135 Zia GN 6 8 0) Ag) 6:47 cd95 4140 SUB 606 | 7a 8009 | ro na A 3 6 47 | I%0 145 get pa si 6h 6 7080090 AAA AL 450 Sia a 80 Lao a Aa 160 A7 | 450 434 CVA RI DR RI COOL EVI 152 SR SZ 8 9A IA AAA AZ da 4153 DITATA RE REATO OLI LOS NAR io 154 qui dg e N I vg IZ | ag 8 940/4114143 |144| 45/17) 454 155 a e Re RUE 940 411|43 |44|45| 47) 4155 156 SO O ZAR 9|A0|11|] 142 |A&|45|47| 456 157 Qi UA regio 7,098 9 |40|/4141|412|44|415| 47) 457 458 gua N Azul 9|40|[1141|412|43 | 145 | 17) 458 159 SR RE E A i 9 |10|141|12|413|415|17| 459 160 Ba sale 61 66137 8 9 | 10|41{42|43| A&| 47) 4160 4161 See ages nale 6 AZ 8| 9Q|A0|4HH|A3|A1&|47| 4641 162 AO NC! AO 600 Sao 8| 9|A40|11|12|4&| 417} 4162 163 AS AO 09] (OM LCA BN ET AIN TAN AGR 8| 9|40| 1142/43 | 16) 463 164 SR IR SI 7) 8| 9410/11] 12|44| 4164 165 gua nio TU 5601656 AI6 7) S| 8| 9|40|41|43| 465 166 Sto (CIAO MOTION GIO A VO CZ IZ HOLT LOn PAU 166 167 SMI MERI ERA LO VA SEA GU&gu| s70) 70) gig gl 167 168 PIERI VISI PET gi Net) I MAIN (Ola PEACH DN BeeZ 168 169 e SR AR eo EMI ACdede de 69 170 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 5; 70 ae || ITS PSTZZ'LES n! | | | — _—_.|. — -.. — | Un ogn 278071 293°39' 30506! 3A4O521 323246133209! 340°16' 348048" 356025" kok8! 430521 23028! 3455! 5027 25.471 254947 230.27 244.55 203.28 193.62 48.48 176.25 168.18 160.16 152.9 443.46 434,52 125,6 113.39 98.7 7097! O l_—__—_—_——_—m—m__———_—11111114À=4=É@@—tmtm cus NUOVO MICROMETRO PER LE PROTUBERANZE Il mierometro da me adottato è fondato sul principio già messo in pratica dal signor Porro per misurare le piccole estensioni, mediante lo spostamento delle ima- gini prodotto nei raggi che hanno attraversato una lastra obliqua di cristallo. Sia ab Fig. 3, Tav. II, un raggio incidente sopra una lamina obliqua, il raggio refratto secondo dc all’uscire andrà per cd e uscirà parallelo alla direzione di prima, ma discostato dalla retta primitiva a dc che avrebbe descritto senza il vetro, di una quantità de che è funzione della spessezza del vetro, del suo indice di refrazione e della inclinazione della lamina. È facile determinare il valore di questo sposta- mento per ogni inclinazione conoscendo l’indice e la spessezza, ma in pratica ve- dremo che questo non occorre. Il mio micrometro consiste dunque semplicemente in una tal lastra collocata a- vanti alla fessura dello spettroscopio. Ma se essa coprisse tutta la fessura, lo spo- stamento sarebbe generale e perciò inutile. Io dunque l’ ho limitata solo alla metà della fessura stessa: così essa serve alle misure con molta facilità. Infatti intercet- tando alla lastra i raggi solari avavti al piano focale in cui sta la. fessura avremo due mezze imagini solari: perchè i raggi che vengono direttamente daranno una i- magine B del sole, mentre l’altra metà che attraversa la lastra darà l’imagine C spostata di una certa quantità rapporto alla prima. Se dunque nell’orlo dell’imagine B Fig. 4, Tav. II, siavi una protuberanza, si po- trà, coll’inclinare la lamina, fare in modo che la linea della fessura spettroscopica messa tangente al vertice della protuberanza stessa, venga a coincidere coll’ orlo estremo dell’imagine C sopra c, ossia colla base della cromosfera solare. Lo spostamento delle due imagini sarà così eguale all’altezza della protuberanza, Il vantaggio di questo metodo di misure è che l’osservatore impegnato a disegnare il perimetro del lembo, non deve punto interrompere le sue osservazioni per misu- rare l’altezza, come si farebbe col metodo ordinario. Infatti a meno che la pro- tuberanza non sia così piccola che entri dentro la fessura tutta intera, per misu- DEI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 23 rarla bisogna girare lo spettroscopio di 90° e mettere la fessura perpendicolare al- l’orlo, e poi ristretta che sia la fessura misurarne |’ altezza col micrometro filare dell’oculare. Tal lavoro porta molto tempo e incommodo, ma è indispensabile, perchè se la protuberanza e più alta della larghezza della fessura, stando questa parallela all’orlo del disco, se si vede la sua base non se ne vede la cima e viceversa, Anzi nelle più alte bisogna misurarle per sezioni come fa il signor Tacchini, o mediante lo spostamento dell’imagine projettata, come ho usato io finora. Col vetro suddetto invece la misura si fa facilmente, perchè basta inclinarlo tanto che il ciglio della cromosfera di una mezza imagine solare venga sul prolungameuto dell’orlo della fessura posto a contatto della sommità della protuberanza nell’ altra mezza imagine. La presenza del vetro quando si misura non fa nessun ostacolo, perchè stando perpendicolare non dà deviazione, e solo il suo ciglio tagliato pro- duce una linea traversale nera sulla fessura larga che è come una delle righe se- gnalate dal Zantedeschi colle fessure strette prodotte dalla polvere, che è anzi di aiuto a precisar bene la posizione degli oggetti nel campo. Il valore dello spostamento poi si determina facilmente a questo modo. Si mette la lastra in modo che sia ad un certo grado di inclinazione e produca un certo spostamento , e si dispone la fessura in modo che la linea di separazione dei due mezzi dischi solari sia diretta secondo il circolo di declinazione. Ciò fatto si stringe la fessura dello spettroscopio discretamente, e si fa toccare a un orlo della fessura la punta dell’imagine C; indi si legge il circolo di declinazione dell’equatoriale. Spo- stato quindi lo strumento in declinazione si porta sullo stesso orlo di prima della fessura il vertice d Fig. 5, Tav. II, dell’altra imagine 5, e si torna a leggere il cir- colo: la ‘differenza di lettura da evidentemente lo spostamento dc. È chiaro che se non si avesse un buon circolo di declinazione può usarsi il tempo del passaggio tra i punti d e c, disponendo le cose in direzione dell’ascensione retta. Siccome lo spostamento non è proporzionale alla semplice inclinazione, ma ne è una funzione complessa, così si deve fare questa determinazione del valore di 10* in 10° di inclinazione e quindi o per costruzione grafica, 0 col metodo dei minimi quadrati fare la scala d’interpolazione degli altri valori, Resta che diamo un cenno del mezzo pratico di costruzione di questo strumento. La lamina di vetro c Fig. 2, Tav. II, è collocata avanti al piano D della fessura o ed è sostenuta da una armatura ovale 77 disposta in modo che il ciglio di sepa- razione coincida al mezzo della fessura spettroscopica a tale distanza dal piano D che possa rotare liberamente. L’armatura ovale gira su due perni a a' che sono in- filati nel tubo spettroscopico in modo che l’asse di rotazione a a' sia parallelo alla fessura» L’estremità inferiore dell’asse porta un bottone B, e la superiore porta una lunga alidada d terminata da un bottone F: girando l’alidada per mezzo del bottone s’ inelina la lastra c. L’alidada porta un indice che scorre su di una graduazione 24 MEMORIE DELLA SOCIETA” circolare, su cui mediante un indice si leggono i gradi come vedesi nella Fig. I, Tav. 1L Abbiamo detto che la lastra stando perpendicolare all’asse ottico non dà nessun di- sturbo. Tuttavia in alcuni casi può volersi affatto libero da essa il campo: allora entra in giuoco il seguente semplice meccanismo, : Tra la parte ovale inferiore dell'armatura e il tubo, è messo un saltaleone o molla spirale 7, e sulla punta superiore esterna dell’ asse preme una-nottoletta A, che obbliga l’armatura a stare al posto voluto: girando la nottoletta A sicchè non prema più sulla estremità dell’asse, il saltaleone 7 spinge su tutta l’armatura, e la fes- sura rimane perfettamente libera dalla lastra di vetro; rimettendo la nottoletta, la lastra torna davanti alla metà della fessura. La sensibilità di questo micrometro è quanta si vuole. Con una lastra di vetro grossa circa 5%" ho avuto la scala qui appresso; con una lastra più sottile può aversi una sensibilità molto maggiore. Talchè in pratica lo strumento riesce di grande delicatezza, e insieme di una costruzione facile, e non è punto dispendioso, Volendo togliere tutto il micrometro non hanno che a levarsi le viti 7 s fig. 1° della piastra rs fig. 2°, che è quella che regge tutto l’apparecchio in posto, e che chiude l'apertura per la quale s’introduce tutta l’armatura, e svitato il bottone B tutto si ritira senza che nulla resti che deformi lo strumento. Perchè la fessura resti in- teramente libera quando è levata la nottoletta A è bene che la porzione inferiore m dell'armatura sia un poco più larga in altezza che quella che porta il vetro c, come si vede nella figura. Valore della scala da una prima determinazione Gradi di incl = 10° 20° 30° 40° 50° 60° Altezza 20" 20" 62" 95” 130" 180" A. Secci PROTUBERANZE SOLARI OSSERVATE CONTEMPORANEAMENTE A PALERMO, ROMA E PADOVA NEL LUGLIO ED AGOSTO 1871. Relazione di P. Tacchini. Dopo tutto quanto si è pubblicato sulle protuberanze del sole, sarebbe superfluo l’aggiungere qui parole per dimostrare l’importanza della forma loro generale riguardo alle diverse teorie sulla fisica costituzione del sole. Però trattandosi di oggetti de- licati ad osservarsi, è naturale che fra diversi osservatori sarà difficile il trovare un perfetto accordo sui caratteri di esse, se non sono provvisti di mezzi di osser- vazione pressochè eguali e se le condizioni dell’atmosfera non sono pressochè le me- desime durante l’osservazione. Di più è da notare, che un certo genere di protube- ranze essendo di corta durata e molto variabili, talune forme particolari non possono facilmente verificarsi, se non si ha la fortuna di presto trovarsi in presenza di si- mili fenomeni di maniera che nelle osservazioni fatte in due Inoghi nello stesso giorno, ma in ore diverse possono riscontrarsi delle differenze notevoli in alcune parti del bordo disegnato, ad onta che gli osservatori abbiano ognuno eseguito con accuratezza il lavoro, e servendosi di mezzi identici, All’incontro i mezzi identici e la simulta- neità delle osservazioni dovevano portare a risultati molto concordi, Fino dalle prime osservazioni da me fatte nel marzo 1871, io fui subito condotto alla distinzione generale delle protuberanze in due grandi categorie, cioè nebulose e filamentose, e trovai generale la struttura a fiamme dell’intiero bordo. E la strut- tura filamentosa la riscontrai in talune protuberanze su tutta la loro estensione, fino cioè alle parti più elevate, e notai inoltre diversi casi di forme radiate a punte dritte distintissime del tutto nuove, Intanto avveniva il fatto, che a Roma il P. Secchi con un refrattore uguale al no- stro non accennava così chiaramente alla struttura filamentosa e per nulla poi alla forma radiata. Un tale disaccordo, se pure così può chiamarsi, doveva richiamare l’attenzione dei due osservatori, come infatti avvenne. Io scrissi al Secchi, il quale dopo ricevute le mie figure del marzo, così mi rispondeva in data 25 giugno 1871 « Ho ricevuto le vostre figure e la vostra lettera, nel mentre che appunto pensava alle diversità tanto marcate fra quello che vedete voi e quello che vedo io. Queste vostre figure sono di una durezza che non riscontro nell’originale. Quelle righe ri- gide non le vedo: tutto al più nelle piccole fiammelle alte 15" a 20" o 30" al più si osservano quelle forme acute, ma non mai sì rettilinee: esse sono sempre. ondeg- gianti come le fiamme. Queste io le distinguo appunto col nome di fiamme, perchè non saprei trovarne uno più a proposito. Quando vi sono i getti sono più alti e al- Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. VII. —4871. & 26 MEMORIE DELLA SOCIETA” meno 30" in 40" e poi sono filamentosi solo alla base nella cima risolvendosi in nubi quando arrivano ad 1' di altezza. Queste diversità mi fecero rivolgere al pensiero il progetto di osservazioni contemporanee e voi nel proporlo indovinate il mio pen- siero, » Per risolvere dunque la questione, trattandosi di due istrumenti eguali non re- stava che ad eseguire osservazioni contemporanee, e invece di limitare lo studio ad una sola parte del bordo, si convenne di fare l’intiero disegno del contorno del di- sco solare. Però in vista delle pretese differenze fra istrumenti mediocri e di grande portata, io invitai anche l’amico Lorenzoni ad eseguire lo stesso lavoro, persuaso che dal confronto sarebbesi finalmente riconosciuto se le forme delle protuberanze ve- duto nei piccoli istrumenti erano comparabili con quelle osservate nei grandi refrat- tori, avendo il refrattore di Padova soltanto 117®® di apertura Si stabili di incominciare le osservazioni contemporanee col primo di luglio 1871, procurando di eseguire il disegno dell’ intiero bordo nell’ intervallo di tempo com- preso fra le ore 7 e le 10. i Lo spettroscopio usato a Palermo è formato di prismi a visione diretta, costruito dal signor Tauber di Lipsia. Quello del P. Secchi è a visione angolare, ma assai potente, sebbene un poco inferiore in potere dispersivo al mio, Lo spettroscopio in- fine del Lorenzoni era pure a visione diretta, costruito in Parigi dall’Hoffman, quello istesso usato in Sicilia in occasione dell’ecclisse totale. Tutti e tre ottimi istrumenti, sebbene di differente potere dispersivo, circostanza, che poteva produrre talune dif- ferenze che si sarebbero potute constatare applicando i spettroscopii allo stesso re- frattore ed osservando la medesima protuberanza o lo stesso tratto di bordo. Appena incominciato il lavoro, il Secchi m’inviò qualche saggio, che confrontato coi miei disegni, dimostrava chiaramente che il lavoro doveva condurci a conclusione di qualche interesse. E qui ricorderò come nel primo giorno il P. Secchi avesse l’oc- casione di verificare la forma radiata da me veduta per la prima volta nel marzo. Il P. Secchi in data 2 luglio gentilmente così seriveami : «Ieri al pomeriggio ho veduto un caso dei vostri getti e raggi dritti, che parevano proprio quelli segnati da voi nella figura del 15 marzo. » Il tempo ci fu assai favorevole e continuammo le osservazioni fino al 13 di luglio, nel quale intervallo a Roma venne disegnato l’intiero bordo in ciascun giorno, ed a Palermo nel solo giorno 12 non riescirono le osservazioni in causa dell’atmosfera neb- biosa. Così che nel detto periodo si riesci ad ottenere 12 bordi intieri contemporanei per le due stazioni di Roma e Palermo. A Padova invece il Prof, Lorenzoni per cause diverse indipendenti dal suo buon volere, non potè eseguire un lavoro analogo al nostro, ma dovette limitarsi a disegnare soltanto alcune protuberanze, e per racco- gliere un materiale sufficiente pel confronto, egli continuò le sue osservazioni anche nel mese di agosto. Finito il lavoro nelle tre stazioni, si trattava di riunirlo, discuterlo, e ridurlo per la pubblicazione. Tutto ciò avrei potuto fare qui in Palermo, ma tante sone le DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 27 difficoltà e gli equivoci che nascono da una corrispondenza per lettere su cose così delicate, che stimai meglio. differire il compimento del lavoro all’epoca della mia an- data in Roma, cioè ai primi dell’ottobre 1871. Là stesso composi la tavola num, IV riducendo i disegni originali del P. Secchi ed i miei ad una stessa scala, a quella stessa da me usata nelle tavole del 1871, inserite nel Bullettino della specola di Pa- lermo, E per non alterare in nulla ciò che da noi due venne indipendentemente ve- duto e disegnato non volli correggere nemmeno certi errori nella posizione di ta- lune protuberanze, errori accidentali ora per l’uno ed ora per l’altro osservatore, e che in altre circostanze si potevano far scomparire senza serupolo alcuno: insomma io volli che la tavola num. IV riproducesse fedelmente quanto era notato sui fogli originali di Palermo e Roma. Appena compiuto il quadro, subito col P. Secchi ci occupammo della discussione del lavoro, servendoci anche delle note, che ognuno di noi aveva scritte nei proprii cartolari, e le conclusioni furono le seguenti: 1. Tutte le masse delle protuberanze indistintamente si trovano nei due disegni al medesimo posto e le particolarità più rimarchevoli della cromosfera vi sono e- gualmente riprodotte ovunque si presentarono tali da attirare una maggiore atten- zione. 2. I caratteri principali delle forme sono identici nei due disegni. La direzione e la posizione dei pennacchi, le aperture nelle masse fra gli interstizii dei filetti luminosi, e sovente i minuti dettagli delle estremità. sono identici, E il lettore da se stesso esaminando i diversi disegni potrà facilmente convincersene, ed apprezzare di più un tale accordo tenendo presente che nel più gran numero dei casi, l’osservatore è obbligato a disegnare un oggetto, che non vede per intiero, ma solo per sezioni ristrette e di un numero tanto maggiore, quanto più alta è la protuberanza. Qualche caso di disaccordo nella direzione si è pure presentato in parte totale o soltanto par- ziale in poche protuberanze. Così ad esempio nel 1° luglio a 228° e 234° si ha la stessa protuberanza diretta verso destra nel disegno di Palermo, verso sinistra in quello di Roma: evidentemente qui si tratta di un errore commesso o dall’uno o dal- l’altro dei due osservatori nel riportare sul disegno la direzione stimata nello spet- troscopio, locchè si comprende non essere difficile a succedere, e forma appunto una eccezione all’accordo generale. In altre più complicate una piccola discordanza può trovarsi nell’inclinazione di alcuni pennacchi, come nelle protuberanze a 192° dei giorni 7 ed 8 nelle quali a Palermo la parte di sinistra è meno inclinata al bordo dei disegni di Roma: mentre nell’assieme rappresentano la stessa disposizione e for- ma. Ma ripetiamo, che a parte di queste piccole differenze inevitabili in un lavoro di questo genere, nel quale anzi vi era tutta la ragione di attenderle assai mag- giori, l'accordo riesci mirabile e direi anche inaspettato. 3. Le regioni ove le fiamme più belle della cromosfera cangiano bruscamente la direzione si trovano molte volte identiche, quantunque non sia presumibile, che que- sta specie di dettagli avesse sempre fissato l’attenzione di uno degli osservatori. E qui poi giova notare, che nella direzione delle,fiamme della cromosfera non si po- 28 MEMORIE DELLA SOCIETA” trà essere sempre di accordo, se le osservazioni non siano contemporanee a rigore, giacché sino dal marzo 1871 io notai il fatto del rapido cambiamento nella dire- zione delle fiammelle del bordo in alcuni tratti, mentre nei gruppi di fiamme alte o in quelle vicine a protuberanze distinte, la direzione si mantiene di più : ed an- che nei bordi contemporanei il lettore potrà verificare come in vicinanza delle pro- tuberanze le fiammelle della cromosfera siano di qua e di là inclinate verso la pro- tuberanza stessa come se aspirate, in modo che la protuberanza non sembra essere, che una esagerazione di dette fiammelle, o più chiaramente diciamo, che mentre una porzione rilevante del materiale della cromosfera è aspirato e sollevato molto alto in forma di piramide, le fiammelle vigine del bordo devono in parte cedere alla stessa forza e inclinarsi nel modo che abbiamo detto. 4, Le altezze delle protuberanze e della cromosfera risultano le medesime nei due disegni, e se vi sono talvolta delle differenze, sono di un ordine ammissibile in questo genere di osservazione. Questo accordo è tanto più sorprendente, in quanto- chè i mezzi adoperati. per queste misure furono diversi. Infatti io otteneva l’altezza delle protuberanze dal numero delle fessure che essa occupava e quindi vi erano due difficoltà a superare, cioè fare scorrer la fessura sempre normale all'asse della protuberanza, e spostare ad ogni volta del giusto intervallo corrispondente alla fes- sura, locchè non è molto facile, quando la protuberanza non ha dettagli minuti e marcati. ll P. Secchi invece determinava l’altezza delle protuberanze dallo sposta- mento dell’istrumento, passando dalla cima alla base della protuberanza, misurando detto spostamento sopra un quadro bianco, ove si proiettava 1’ imagine solare del cercatore. Col mio metodo era necessario determinare con precisione ad ogni giorno il valore in secondi della larghezza della fessura, mentre colla proiezione ciò non era necessario, Il mio sistema ha così l'inconveniente di dover tenere costante l’a- pertura della fessura, a meno che non la si determini ogniqualvolta si restringe o si allarga, locchè è abbastanza fastidioso: ma il tenere la fessera costante ha poi un altro vantaggio ed è che nel fare il disegno della protuberanza, specialmente se è grande e complicata, si segnano sulla carta tante linee parallele quante sono le fessure che essa abbraccia, e allora con facilità si disegnano le diverse parti nelle giuste proporzioni. In conseguenza nei nuovi spettroscopii per questo uso la vite che serve ad allar- gare la fessura, dovrebbe avere un tamburro diviso come negli ordinarii microme- tri, in modo che l’osservatore potesse prontamente allargare o restringere la detta fessura a quel numero di secondi da lui voluto. Io aveva proposto una tale modi- ficazione pel nostro apparecchio, ma la mancanza di mezzi e di persona adatta a far qui un tale lavoro, han fatto sì che ancora continuo nella solita maniera. Il P. Secchi ha già applicato il suo nuovo micrometro, descritto nel precedente nu- mero, e ne è contento. Ad ogni modo anche per questa parte, il nostro lavoro con- temporaneo dimostra chiaro, che anche con questi diversi mezzi si possono ottenere risultati fra loro comparabili, qualora si usi ogni diligenza nell’eseguire le misure. 5. Le differenze che si osservano nei due disegni sono di dne specie principali. DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 29 La prima riguarda il modo di disegnare. Come dissi sopra per ogni protuberanza io segno prima sulla carta le parallele corrispondenti al numero delle fessure e la lunghezza delle parallele mi rappresenta la lunghezza della fessura: poi disegno il contorno della protuberanza, aggiungendovi dopo le particolarità che riguardano la sua struttura e dettagli interni: in questo modo quanto più la protuberanza è grande e complicata tanto più allargo la scala del disegno, di maniera che in alcuni casi speciali nei miei registri trovansi dei disegni che occupano una mezza pagina, Il P. Secchi invece cerca di imitare la forma intiera degli oggetti, riempiendo l’ima- gine con tratti di lapis, che imitano l’andamento dei fili, ciò che ha qualche volta l'inconveniente di troppo caricare le masse: ed inoltre il P. Secchi ha sempre man- tenuto la scala sua ordinaria, che fu dopo riconosciuta anche da lui troppo piccola, qualora il confronto si voglia spingere anche a queste particolarità così minute, la qual cosa invero non era propriamente compresa nel nostro programma, Ma ciò po- trà essere di utile avvertimento per coloro che applicandosi a questi studii inten- dono di fare dei disegni di protuberanze. La seconda differenza si trova nei dettagli secondarii, che sono più delicati nei disegni di Palermo, sia in causa del metodo di disegno, sia in causa della precisione e maggiore ingrandimento del nostro spettroscopio, sia infine in causa delle condi- zioni atmosferiche della stazione di Palermo, il di cui cielo è in generale più puro e meno vaporoso, che quello della città di Roma nella stagione di estate. Quest’ul- tima circostanza io credo sia la più influente di tutte le altre, giacchè la distin- zione che ottenga io nelle ore di calma, ciò che in estate succede dalle 7 alle 9 a. mo io non ho ancora avuto occdsione di verificarla in altri posti con altri istrumenti. Il vantaggio del clima e dell’istrumento risultano più manifesti nella rappresenta- zione della cromosfera e nei dettagli dei bordi delle nubi frastagliate. Infatti nei piccoli strumenti la cromosfera si è finora rappresentata liscia, ad eccezione di quei piccoli tratti ove le fiamme sono così alte e marcate da poterle distinguere anche con cannocchiali mediocri. Così nei disegni fatti da me e dal Lorenzoni in Terranova col refrattore di Padova colà trasportato di un’apertura di 117 millimetri, la cro- mosfera, ad onta di un’aria purissima e di uno spettroscopio eccellente, ci si mostrò sempre liscia o leggermente ondulata, come la superficie dirò così del mare, e solo di tanto in tanto si notava qualche indizio di punte vive. Dimodo che con questi mezzi limitati era naturale di incorrere nell’errore di considerare la cromosfera come una superficie di livello di una massa liquida o pastosa. Arrivato in Palermo e appli- cato il nostro spettroscopio al grande refrattore, quale non fu la nostra sorpresa nel trovare tutta la cromosfera composta di una serie continua di fiamme e solo per eccezione alcuni tratti limitatissimi a superficie liscia o ondulati? E qui nasce solito spontanea una domanda. Se ciò dipende unicamente dall’apertura maggiore dall’ob- biettivo perché a Roma con un istrumento di eguale grandezza di quello di Palermo non fu riconosciuta così marcata e generale una tale struttura della eromosfera? Questa domanda che noi stessi ci siamo fatta non poteva ottenere un adeguata ri- 30 MEMORIE DELLA SOCIETA” sposta, se non si prendevano ad esame sul posto tutte le circostanze che potevano influirvi. E fu per questo, che io portai in Roma il nostro spettroscopio per appli- carlo al refrattore del collegio romano e fare dei confronti sullo stesso tratto di bor- do coll’altro usato dal P. Secchi. Nel mattino infatti del 9 (1) ottobre 1871 osser- vammo col Secchi alcune protuberanze e diversi tratti di bordo coll’ uno e l’ altro spettroscopio e ben presto il P. Secchi si accorse che col mio spettroscopio i dettagli della cromosfera distinguevansi assai meglio, Il P. Secchi applicò allora al suo spettro- scopio un ingrandimento un poco maggiore, ma non ottenne perciò la distinzione del mio, e da quegli esperimenti conchiuse anch’egli che la disposizione nel nostro spet- troscopio era migliore. Nello stesso tempo però constatammo, che nelle protuberanze propriamente dette, la differenza dei due ingrandimenti spettroscopici non produceva una differenza sensibile. Anzi il P. Secchi ritiene che la struttura filamentare dei pen-. nacchi risulti forse meglio con un ingrandimento più debole, come avviene per altri casi di deboli sfumature, come per esempio le macchie dei pianeti. Ciò sarà benis- simo per quei pennacchi di una struttura filosa, ma continui, perché nel caso di fasci di fili o di fenomeni secondarii, a Palermo in ottime condizioni di cielo il nostro apparecchio dava una tale distinzione da non potere desiderar di meglio. In prova della grande distinzione del nostro istrumento noteremo ancora il fatto, che molte volte sono state da noi vedute e disegnate le fiamme vive della cromosfera proiet= tate sulla base apparente di protuberanze nebulose che stavano al di là del bordo, Questa maggiore distinzione così marcata nelle accidentalità del bordo si vede anche dal confronto dei due disegni, senza bisogno di spiegazione. E la cosa è qui così chiara, che tante persone venute al nostro Osservatorio ad osservare per la prima volta le protuberanze , richieste del come vedevano la cromosfera, sempre hanno risposto « pare una sega, » Da tutto quanto poi ho potuto vedere nel tempo che rimasi in Roma, mi sembra che il cielo di Palermo si presti assai meglio per questo genere di delicate osservazioni. È ben vero che per poter giudicare il confronto avrebbesi dovuto fare molto tempo prima, perchè in ottobre si ebbero forti cambiamenti di tempo; ma il Secchi avendo nel 1870 fatte diverse osservazioni in Sicilia al nostro refrattore e coi suoi istru- menti in Augusta, ha riconosciuto anch’egli la superiorità del nostro clima. Nell’oc- casione che io mi trovava in Roma, avrei desiderato applicare il mio spettroscopio anche all’equatoriale della Specola del Campidogoglio, ma il Prof. Respighi trovandosi allora in Bologna, ciò non fu possibile. A Napoli invece col Direttore De Gasparis e l’astronomo Fergola potemmo osservare qualche protuberanza ed eccellente trovai lo (1) Nel seguente mattino del 10 ottobre 1871, il P. Secchi mi fece osservare il sole col metodo da lui scoperto, che permette di vedere distintamente le macchie e facole, contem- poraneamente alla cromosfera. Io ne restai veramente sorpreso e meravigliato, perchè av- vezzo a veder passare nello spettroscopio le macchie solari come bande più o meno nere, mentre che col metodo del Secchi le macchie si vedono come agli ordinarii oculari, e il bordo si mostrava così preciso, quanto può desiderarsi dai semplici cannocchiali. DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 31 spettroscopio che il De Gasparis aveva ritirato dalla fabbrica Merz, per impiegarlo appunto nelle osservazioni del bordo solare. 6. Da ultimo molte differenze furono riconosciute essere reali, Ciò risultò dal confronto di osservazioni rigorosamente contemporanee, nelle quali non si hanno che differenze piccolissime e solamente nei dettagli secondarii di una gran finezza; nel mentre che un intervallo di una frazione di ora produce talvolta delle differenze molto sensi- bili nei contorni @ nelle altezze. Un caso di questi è quello della protuberanza 0s- servata nel giorno 9 luglio a 243 gradi di angolo di posizione, che differisce molto nei due esemplari, Terminate le operazioni in Roma, me ne andai a Padova per ripetere un lavoro consimile unitamente al Lorenzoni, il quale per circostanze speciali non potè assi- stere al convegno stabilito. Come si disse da principio il Prof. Lorenzoni dovette li- mitare il suo lavoro al disegno di talune protuberanze, e in conseguenza non si hanno bordi intieri da confrontare fra Padova, Roma e Palermo: ma ciò poco im- portava per noi, giacchè sapevamo per esperienza che i disegni della cromosfera fatti coll’equatoriale di Padova non erano comparabili con quelli ottenuti ai grandi refrattori di Roma e Palermo: mentre che ie protuberanze che si elevano più o meno al disopra di essa, se differenti potevano presentarsi nei caratteri di loro struttura nella forma generale però dovevano vedersi dello stesso modo, ed era questo il fatto principale che ci eravamo proposto di verificare. Il Prof. Lorenzoni cercò di aumentare il numero dei confronti col fare delle altre osservazioni nel mese di agosto, persuaso che per la buona stagione quelle figure si sarebbero trovate anche nei disegni giornalieri delle Specole di Roma e Palermo, La tavola N. III contiene appunto tutti questi disegni messi a confronto coi tempi corrispondenti alle osservazioni nei tre differenti luoghi. Uno sguardo generale a quel quadro fa subito accorti che: le masse delle protuberanze nella loro forma comples- siva possono considerarsi identiche nei tre istrumenti come identiche risultano le al- tezze delle protuberanze. L'importanza somma di un tale risultato non ha bisogno di spiegazioni. La direzione dei principali pennacchi e più alti è la stessa nei tre disegni e quando la protuberanza è semplice e filiforme marcata, allora i diversi disegni sembrano fatti da una sol mano e allo stesso istrumento come nel caso dei 21 luglio a 156°, Ma anche in altre forme di protuberanze più complicate si trova talvolta un accordo meraviglioso come nel gruppo del 9 luglio e in quello del 21, ad onta che i tempi di osservazioni siano un poco diversi, locchè dimostra la stabilità di quelle forme. Nei casi invece di protuberanze a forma molto variabile, allora le differenze si fanno notevoli, e non poteva essere diversamente, come nel caso del 19 luglio. Così nel giorno 21 luglio io osservai a Palermo un bellissimo caso di fenomeni secondarii i quali scompaiono colla stessa celerità colla quale si presentano: e infatti in quel posto nulla si trovò sui registri di Padova e di Roma essendo le osservazioni state fatte una mezz'ora dopo. In quanto al carattere o struttura delle protuberanze le osservazioni di Padova DE MEMORIE DELLA SOCIETA” sono assai inferiori e questa non è un giudizio basato sui disegni, nei quali il modo di disegnare potrebbe avere certa influenza, ma sulla esperienza diretta fatta col mio spettroscopio nei diversi istrumenti. Nel mattino del 21 ottobre 1871 applicammo con Lorenzoni il mio spettroscopio all’equatoriale della Specola di Padova, e favoriti da un’ aria chiarissima potemmo osservare in ottime condizioni e cromosfera e protuberanze ed amendue vedevamo le stesse cose e gli stessi caratteri da noi distinti quando osservammo assieme in Terranova collo spettroscopio di Hofmann: e in quel mattino il Lorenzoni stesso ri- petevami le seguenti parole : anch’ io sono pienamente convinto che per lo studio dettagliato delle protuberanze il nostro piccolo equatoriale non serve in confronto ai grandi refrattori di Roma e Palermo. Una cosa però che sorprese tanto me che il Lorenzoni si fu la maggiore distin- zione che si aveva nella cromosfera adoperando il mio spettroscopio: e di ciò ce ne accorgemmo subito osservando il tratto di bordo a 180°, che presentava delle bellissime fiammelle; ma sospettando, che potesse essere una condizione speciale di quel tratto, percorremmo l’intiero bordo gradatamente, e fu riconosciuto il vantag- gio marcato nel distinguere le fiammelle della cromosfera, così che il Lorenzoni disse esser quella la prima volta, che nel suo istrumento poteva vedere tante fiamme in quello strato. Da ciò si vede, che anche nei piccoli istrumenti qualche cosa sì gua- . dagna impiegando una forte dispersione e un ingrandimento maggiore nel cannoc= chialino dello spettroscopio. Dopo tentammo l’osservazione delle righe lucide e a que- sto riguardo si arrivò alla conseguenza apposta, ciò a dire che meglio si prestano gli spettroscopii a media dispersione, come quello di Padova, nel quale al di là della F si notavano distintamente talune righe, che nel mio restano confuse o non si vedono. Quando poi le osservazioni siano veramente contemporanee, allora l’accordo nella forma generale e direzione dei pennacchi riesce anche maggiore, come se ne ha un esempio evidentissimo nella figura del 18 luglio (90° — 108°) fra Padova e Palermo, Io poi convengo pienamente col P. Secchi, che un egual grado di pratica nel dise- gnare, può produrre un accordo migliore, giacchè si esperimenta di frequente, che due o più persone vedendo nello stesso modo un medesimo oggetto, se dopo tradu- cono in disegno le impressioni avute sì notano delle differenze tanto più forti, quanto più diverso è in loro l’esercizio e facilità nel disegnare. Da tutto quanto abbiamo sopra riferito, si può ora conchiudere con tutta sicu- rezza: 1° che i grandi cannocchiali hanno grandi vantaggi sui piccoli, contrariamente a quanto erasi creduto al cominciare di questi studii; 2° che si può essere certi, che osservatori lontani potranno rappresentare assai fedelmente i medesimi oggetti, impiegando istrumenti e mezzi di riduzione simili; 3° che limitandosi il lavoro alla forma generale, posizione, altezza e direzione delle protuberanze possono gli stru- menti mezzani servire egualmente dei grandi, la qual cosa permetterà di ripartire a questo riguardo il lavoro fra diversi osservatori; 4° che lo studio della cromosfera , e dei minuti dettagli e struttura delle protuberanze non può farsi utilmente che impiegando grandi refrattori e spettroscopii potenti. OSSERVAZIONI SULLE PROTUBERANZE SOLARE E LA LORO DISTRIBUZIONE Per A. SECCHI. $ I, Alcune discussioni nate intorno alla relazione che passar potesse tra le facole, le protuberanze e le macchie, mi determinarono ad intraprendere uno studio sostenuto di questi fenomeni per un tempo il più lungo che mi fosse possibile, a fine di mettere in chiaro la verità. Da tre anni io non avea cessato di fare questo studio in una maniera abbastanza continuata, ma senza prendere il disegno e la posizione precisa di tutte le protuberanze visibili attorno al disco: occupato in ricerche di altro ge- nere von mi era possibile di far l’una e l’altra cosa (1). Convinto però della neces- sità di fare uno studio regolare anche su questo secondo ramo cominciai una serie di osservazioni continue ai 23 di aprile, ed in tutti i giorni belli ho fatto il disegno dell'intero orlo solare, tranne pochissimi giorni in cui fui supplito dal signor Lais, già assai pratico di questo studio. Lo scopo di queste osservazioni essendo d’investigare qual relazione vi fosse tra le macchie, le facole e le protuberanze, a tal’uopo si cominciava l’osservazione dal fare un disegno preciso, quanto fosse possibile, delle macchie e delle facole. Questo disegno veniva eseguito col metodo da noi usato da ormai 15 anni, cioè proiettando su di una carta bianca stirata sopra una tavola l’imagine solare formata per pro- iezione mediante l’equatoriale di Cauchoix di 6 pollici di apertura. Questa macchina ora essendo dotata di una robusta macchina rotatoria, mercé la quale la carta resta immobile rapporto all'immagine solare proiettata, il lavoro del disegno si fa con somma facilità e speditezza. Di più avendo chiusa l’apertura della cupola girevole con un’ampia tenda nera, che esclude tutta la luce esterna, e avendo dipinta in nero la cupola stessa internamente, le facole e le granulazioni solari riescono visibili per- fettamente sul disco con rara chiarezza, non ricevendo l’occhio dell’osservatore altra imagine che quella del sole. La grandezza della proiezione è di 243" di diametro. (1) V. Memoria III sugli spettri dei corpi celesti inserita negli Atti della Società Ita- liana, III Serie, vol. II. Giornale di Scieaze Nut. ed Econ. Vol. VII. — 1871. E) 34 MEMORIE DELLA SOCIETA” Fatto che sia il disegno delle macchie e delle facole, e fissata la direzione del pa- rallelo celeste sulla carta, si passa a fare il disegno delle protuberanze al grande equatoriale di Merz collo spettroscopio, L'obbiettivo di 9 pollici è sempre adoperato ad apertura libera per formare l’imagine solare sulla fessura. Lo spettroscopio consiste di 3 prismi di vetro pesante coll’angolo di 60°, aventi una dispersione di circa 28° tra B ed H di Fraunhofer, e tanta refrazione, che per la riga D il raggio refratto ritorna prossimamente parallelo al raggio incidente. Il collimatore è lungo 15 cent. ed altrettanto il cannocchiale. I prismi sono due di Hoffman ed uno di Merz, di rara precisione. L'apparato è ora portato da un circolo di posizione del diametro di 20 cent. mobile con rocchetto e ruota dentata in modo da poterlo mettere sotto ogni posizione, in guisa, che resti fisso in essa. Per la piegatura, che mediante i prismi, ha il sistema dei raggi, l’oculare del cannocchialino viene portato al livello della fessura del collimatore, e da ciò si trae profitto per guardare l’ imagine diretta del sole fatta coll’ obbiettivo del refrattore sul piano della fessura, diminuendo la luce con un vetro offuscante. Questo facilita la collocazione dell’ orlo del sole parallelamente e tangente, o perpendicolarmente alla fessura. Per agevolare ancora la descrizione delle protuberanze sul disco, l’i- magine solare è proiettata col cercatore su di una carta bianca, e dei segni fatti su di essa guidano l’osservatore nel fare il giro dell’orlo del disco stesso. Il disegno delle protuberanze si fa in iscala proporzionale a quella dell’ imagine ottenuta al Cauchoix, e la misura delle larghezze si ha dal circolo di posizione e da una divisione micrometrica nel campo del cannocchiale dello spettrometro. Le altezze se sono piccole si hanno dalla larghezza della fessura; se poi sono molto grandi esse si misurano in altro modo. Da principio esse si prendevano misurando lo spazio occupato dalla protuberanza sulla figura proiettata dal cercatore, deducendolo dallo spostamento necessario a farsi nello strumento per vederne la cima e la base. Questo metodo è abbastanza preciso e speditivo per un lavoro ordinario; ma in altri casi di maggior importanza per una misura più esatta si è applicato avanti alla fessura un nuovo micrometro. Questo consiste in una lastra di vetro a facce parallele grossa 5 mill, circa che copre solo la metà della lunghezza della fessura, ed è girevole at- torno ad un asse parallelo alla fessura stessa. Inclinando questa lastra più o meno all’asse del cannocchiale l’imagine formata dai raggi che l'hanno attraversata è più o meno spostata, e così può mettersi a contatto dell’ orlo della fessura la cima di una protuberanza veduta attraverso la lastra, colla base della cromosfera veduta direttamente. L'angolo d’inclinazione della lastra letto su di un circolo da. l’ altezza in secondi della protuberanza. La sensibilità di questo micrometro è quanta si vuole coll’usare una lastra più o meno sottile: nel nostro apparato 1° d’inclinazione è cir- ca 2" di altezza per le inclinazioni fino a 40°, ma più in su varia il valore. Però si è fatta una tavola precisa dei valori per determinare l’altezza dietro l’inelinzione della lastra; così si misurano le altezze senza girare lo spettroscopio e metterlo nor- male al lembo, DEI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 35 Nei casi di molta importanza in cui si vuole accertare se una protuberaza sia o no collocata in certo punto del disco, cioè se sia esattamente sur una facola od una macchia, si fa uso di un altro artifizio. Si colloca avanti alla fessura sull’asse del refrattore in distanza di circa 30 cent. un prisma a visione diretta di molta forza dispersiva: questo prisma fa una imagine solare colorata e confusa che cade sulla fessura. Guardando nello spettroscopio colla fessura ristretta si vede nel campo del piccolo cannocchiale una notabile porzione del disco solare perfettamente defi- nito, colle macchie, colle facole e le altre particolarità nettissime, ed insieme si ve- dono per sezioni le protuberanze, onde si può fissare il loro posto preciso, e la loro ‘ altezza si può misurare in funzione delle distanze delle righe fraunhoferiane. Per i dettagli di questa curiosa combinazione spettrale, rimetto alle memorie originali (1). Così può fissarsi con esattezza il luogo delle protuberanze rapporto alle macchie e alle facole, $ IL Esposto così il metodo d’osservazione, veniamo ai risultati ottenuti, Primieramente si è conosciuto necessario distinguere le protuberanze in due classi principali : una di getti od eruzioni, l’altra di nubi, fiamme o pennacchi, Le eruzioni sono caratterizzate da un’emissione di luce vivissima, in forma di fili o getti, più o meno alti e divergenti, e ricascanti sul sole in forma parabolica. I getti delle eruzioni sono variabilissimi da un momento all’altro, ed in pochi minuti cambiano del tutto. Attesa la loro enorme distanza si hanno visibilmente de’ movi- menti che corrispondono a 50 e 60 chilometri al secondo ‘almeno. Nelle parti più basse e vive del getto si hanno oltre l'idrogeno e la riga D; anche varie altre ri- ghe luminose; e specialmente i vapori di sodio, ferro, magnesio, titanio, ed una so- stanza ignota che dà una riga tra B e Ca“ da C. Una volta ci è avvenuto di ve- dere tutto lo spettro rovesciato, cioè tutte le righe nere di Fraunhofer divenute lu- cide, L'aspetto di queste eruzioni ha qualche cosa di magico o sublime, non può che paragonarsi ai grandi fasci di razzi emessi nei fuochi d’artifizio (scappate delle gi- randole o bouquets). Però esse sono generalmente di breve durata; è raro che du- rino un’ora; spesso sono opera di pochi minuti, Cominciano col formarsi un cumulo (1) Ho fatto già notare quanti vantaggi si avrebbero da questa combinazione per osser- vare le ecclissi; ma gli astronomi che sono andati all'India, non vi hanno fatto attenzione. Anche fino dal 1867 quando inventai lo spettroscopio a visione diretta per le stelle feci notare che si avrebbe avuto del vantaggio ad usare uno spettroscopio senza fessura come il mio stellare durante l’ecclisse. Solo il signor Respighi si è ultimamente prevalso di un simil mezzo, e se n'è trovato contento. Le mie combinazioni spettroscopiche non sono cre- dute possibili da molti, e perciò si trascurano. Sull’ultima vi è stato chi mi ha scritto che essa non era spiegabile, e che dovea essere impossibile! Ma la feci vedere al signor Tac- chini ed al signor Sweitzer di Mosca, e ne sono stati convinti e sorpresi. 36 MEMORIR DELLA SOCIETA” vivo nella cromosfera, a cui succedono lingue vivissime di fuoco, che alzandosi pro- gressivamente arrivano alle altezze enormi di uno a due minuti e talora più (1). A certa altezza la massa brillante spesso si arriccia e condensa in vivissima luce, ma presto scema quel fulgore; essa si diffonde e si allarga risolvendosi in nube che im- pallidisce e poscia svanisce senza lasciar traccia, Queste belle eruzioni si vedono sempre colà dove la cromosfera è viva, e dove sul- l'orlo brilla qualche facola. È noto che le facole non si vedono all'orlo solare abi- tualmente: ma‘ solo in casi assai rari; quando se ne vede una, si può esser sicuro che colà o si fa o si sta preparando una eruzione. Talora avviene di vedere l’ eru- zione in pieno disco, e qualora i getti luminosi cadono sulle macchie, essi si possono riconoscere e si distinguono da ciò che le righe dell’idrogeno si vedono rovesciate, e qualche fiata anche quelle di altre sostanze (2). Le fiamme sono emissioni più tranquille, hanno forma conoidale rotondata e in- clinata da uno o dall’altro lato. Domina in esse la struttura filamentosa per la varia intensità delle vene gassose che le alimentano. Talora esse sono corte e vive assai, ma per lo più sono sfumate all’orlo. Sono in generale più quiete, e persistenti. Molte volte esse si sollevano in alto in modo serpeggiante ; tal’altra si vedono inclinate l’una sull’altra che s’incrociano, e formano archi che lasciano sotto di sè uno spa- zio oscuro , (cioè privo di idrogeno luminoso) che appare come la bocca di un an- tro (3). Una fiamma debole allungata, e sfumata costituisce un pennacchio. Da ciò si vede che tra queste forme non vi è limite deciso, ma si passa per gradi insensibili. Il pennacchio però ha una luce diffusa uniforme, e non presenta che l'idrogeno col Ds. Spesso molte fiamme vive uscite una vicino all’ altra si allungano in pennacchi di grande dimensione, e ripiegandosi parallelamente all’orlo del sole, s’ intrecciano in guisa da fare complicatissime figure, che al primo aspetto imitano un tessuto cel- Inlare. Ne abbiamo avute di que’ gruppi che in altezza arrivavano a 4' e più, cioè circa 16 diametri terrestri, ed in larghezza occupavano 45° in latitudine e più di 60° in longitudine. Queste masse si vedono solo nelle epoche di grande attività, e di molte macchie solari. — Comunemente le fiamme e i gruppi ordinari non ecce- dono 5 in 6 gradi di larghezza, Le nubi sono masse idrogeniche sospese. in alto, prodotte per lo più da fiamme o getti usciti dal basso, a cui è cessato l'alimento dalla emanazione inferiore: ma non di rado ve ne sono di quelle che sembrano formarsi in aria senza visibile base e si mostrano radiare a pennacchi da un centro più luminoso, Talora (specialmente presso i poli) sono foggiate a modo di fili verticali e rassomigliano ad una pioggia. (1) Un secondo in arco sul sole è=715 chilometri. Da ciò si valutino le altezze che diamo in archi. i (2) Si è cercato se a queste eruzioni corrispondessero in terra fenomeni magnetici. Fi- nora nulla vi è di positivo. (3) Quest’oscuro non è che la riga stessa nera C su cui si proietta la fiamma rovesciata DEI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 37 Nelle nubi non s'incontra che l’idrogeno, e non sempre la D;, forse questa non si vede per la debolezza della sua luce, Esse salgono talora sottili ad enormi altezze. $ IIL Precisate in qualche modo le forme sarà più facile intendere i risultati di cui siamo per parlare. Per coordinare il numeroso materiale raccolto nell’intervallo delle IX rotazioni du- rante le quali abbiamo fatto i disegni si è proceduto a questo modo. Ogni figura del disco solare avendo i disegni delle macchie, delle protuberanze e delle facole, colla direzione del parallelo diurno celeste, si è per ciascun disco cal- colata la direzione dell’asse di rotazione, e del diametro equatoriale del sole, e con un rapportatore si è tracciato sulle figure medesime la direzione di queste due linee fondamentali. Quindi si è rilevato col medesimo rapportatore l’ angolo di posizione di ciascuna protuberanza rapporto ai poli solari, registrando: 1° il grado; 2° l’altezza della protuberanza; 3° la larghezza cioè il numero dei gradi occupati sul perimetro del- l’orlo solare. Si sono pure rilevate le posizioni delle facole e delle granulazioni trovate vicine ai poli. Tutti questi risultati formano una grande tavola che occupa per esteso un gran tratto nelle nostre memorie, Da questa tavola se ne sono venute formando di- verse altre per rilevare gli altri elementi. In un primo quadro disposto a 36 colonne si sono raccolte tutte le protuberanze secondo la posizione di 10 in 10°, percorrendo tutto l’orlo solare, notandone le al- tezze in unità di misure arbitrarie, ciascuna delle quali = 8". In un altro simile quadro si sono raccolte tutte le protuberanze di 10 in 10° del perimetro stesso notandone le larghezze; distribuendo queste nelle varie decine dei gradi quando la loro estensione era maggiore di 10° In un altro quadro poi si sono raccolte tutte le posizioni delle facole e delle granulazioni solari. Qui avvertiamo che queste granulazioni sono difficili a. vedersi, e spesso se l’aria non è chiara non si scorgono che facendo muovere rapidamente l’imagine solare sulla carta; esse com- pariscono come regioni più luminose, in cui la vivacità della granulazione solare si protende fino all’orlo del disco, mentre generalmente l’orlo stesso presso i poli pre- senta una sensibile diminuzione di luce. Le nove rotazioni hanno così somministrato 36 quadri fondamentali su cui si sono fondate le conclusioni che ora passiamo ad esporre. Dalla graduazione poi del perimetro rapporto a un polo è stato facile de- durre le posizioni per latitudine in ciascuna rotazione. I risultati parziali poi delle varie rotazioni raccolte in un quadro unico hanno servito di base al riassunto che dia- mo appresso, Le durate delle rotazioni sono le così dette sinodiche e fissate solo a giorni in- teri od anche entro l’approssimazione di uno o due giorni, onde avere qualche di- visione relativa al sole, che spartisse discretamente le osservazioni: nè era mestieri cercare in questo altra precisione. 38 MEMORIE DELLA SOCIETA” Ecco la specifica delle diverse rotazioni ed il numero dei giorni in cui si è fatta l'osservazione. Nessun giorno sereno è stato lasciato senza far la figura; ed in molti infestati da nubi si è dovuto talora faticare per più ore onde riuscire a finire il lavoro. Nei giorni chiari un’ora basta a finire il disegno se nulla siavi d’importante. Rotazioni e loro intervalli Giorni d’osservazione I dal 23 Aprile al 21 Maggio è è è. + 25 II » 22 Maggio » 18 Giugno. . + +°%, 24 II » 19 Giugno LIO e ZIO IV » 16 Luglio a 02 Agosto a ZO VO» 13 Agosto » 9 Settembre . è». ». 25 VI.» 10 Settembre » 7 Ottobre . + è. + 18 VII » 8 Ottobre. » 4 Novembre . . . 14 5 Novembre » 3 Dicembre . . . 8 4 Dicembre 31 Dicembre . ». è». 16 184 I risultati complessivi sono contenuti nei quadri seguenti. < = pe $ IV, I riassunti finali sono i seguenti: Distribuzione generale delle protuberanze in latitudine, secondo il numero. Gradi di latitudine Emisfero Nord Emisfero Sud da 0° a 10 183 202 10 a 20 195 228 20 a 30 203 223 30 a 40 182 183 40 a 50 125 156 50 a 60 87 61 60 a 70 73 87 70 a 80 142 180 80 a 90 113 139 1308 1459 È manifesto da questo specchio che il massimo numero nell’emisfero nord è tra 20° e 30° di latitudine eliocentrica, e nel sud tra 10° e 20°, e che i due massimi sono separati da un minimo secondario posto tra 0° e 10°. Un minimo principale sta tra DEI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 39 60° e 70° nord, e un altro tra 50° e 60° sud. Quindi ritornano due massimi secon- darii tra 70° o 80° nei due emisferi ed infine un minimo polare. Le varie rotazioni prese successivamente mostrano che i posti di questi massimi e minimi sono sen- sibilmente costanti, e se oscillano un poco essi non hanno finora mostrato un pro- gressivo avanzamento verso il polo. Questo è il numero totale delle protuberanze grandi e piccole, le minori partendo dall’altezza 24", a cui arriva spesso anche la sola cro- mosfera, Dai quadri originali dei primi mesi in cui le osservazioni sono quasi quotidiane si rileva che nella zona dei massimi vi sono delle corone quasi continue di protu- beranze che durano molti giorni a passare, e talora assolutamente formano una in- tera cintura che è probabile sia contiuuata, La maggior frequenza al polo è reale, ma in parte (specialmente sul polo stesso) può derivare da ciò che ivi le protube- ranze restano visibili per molto maggior tempo, cioè per tutta la loro reale durata, mentre all’equatore esse sono occultate dalla rotazione. Ma che oltre a ciò vi sia ai poli anche una positiva frequenza reale si rileva da ciò che esse accompagnano spes- sissimo le granulazioni più vive. Si è cercato se le protuberanze di varie altezze avessero una regione particolare e perciò si sono formati quadri simili ai precedenti per le protuberanze da 40" in su ed un’altra serie da 64" in su, Il risultato di questa separazione è contenuto nel quadro seguente: Distribuzioni in latitudine del numero delle protuberanze delle varie altezze. ALTEZZE da 40" in su | da 64" in su LATITUDINE ge et OI N. 8. N. S, da 0° a 10° | 138 130 44 61 10 a 20 || 132 175 40 69 20 a 30 || 154 169 65 71 300240 È) 134 140 65 67 40 a 50 77 115 e eo 50 a 60 52 33 - 26 7 60 a 70 41 53 14 19 | 70 a 80 110 148 33 43 | 80 a 90 77 92 18 23 915 1055 341 399 Si vede da questo quadro che le regioni del numero delle maggiori altezze non cam- biano, ma che il numero scema rapidamente quando si passa il minuto. Però ai poli 40 MEMORIE DELLA SOCIETA” sono comparativamente più scarse assai le protuberanze molto alte, Lo stesso deve dirsi del loro splendore: le più vive e belle sono sempre nelle zone dei massimi e presso l’equatore, Ai poli dominano i pennacchi di luce debole; e quella specie di fi- lamenti verticali cascanti a modo di pioggia: vera eruzione ai poli non l'ho ancora osservata. Nei quadri stessi essendo, oltre il numero, notata l’altezza e la larghezza, si è calcolato l’altezza e la larghezza media per ogni zona ed il risultato è esposto nel seguente quadro: Altezza e larghezza media delle protuberanze. Altezza media Larghezza media Latitudine nord sud nord sud da 0° a 10° 5.90 6.00 5.81 5.66 10 a 20 5,62 6.07 6.06 6.03 20 a 30 6.32 6.92 6,12 5.83 30 a 40 6.69 7.03 5,99 6.01 40 a 50 5.81 5.93 0.68. 5.37 50 a 60 9.25 4.69 5.10 5.51 60 a 70 4,27 4,73 4,49 5.05 70 a 80 5.28 5.77 5.82 5.56 80 a 90 5.08 5.45 5.02 5.12 5.58 5,84 9,57 5.57 È però d’avvertire che le larghezze comprendono tutta l’estensione occupata non solo dalla base, ma anche dalla espansione superiore della protuberanza, attesoché spessissimo sono ripiegate lungo l’orlo solare, Inoltre molte delle minori protuberanze abbracciano archi grandi di cromosfera alta più di 24". Riguardo al rapporto delle altezze colle larghezze, bisogna ricordarsi che l’unità delle prime è il millimetro nella figura, cioè è 8" in arco, e che le altre sono in gradi del perimetro equivalenti a 2"%,1, ossia più esattamente 16",38. Ne seguirebbe che in media l’altezza è metà delle larghezze. In quanto alle dimensioni relative si vede che i massimi nelle due dimensioni coin- cidono col massimo di frequenza ed i minimi; così pure è sensibile il massimo se- condario alle zone polari. ; : Il registro delle facole conduce alla seguente distribuzione : DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 41 Distribuzione delle facole. Facole Latitudine nord sud da 0° a 10° 170 192 10 a 20 280 315 20 a 30 295 317 30 a 40 223 231 40 a 50 150 142 50 a 60 95 100 60 a 70 83 106 70a 80 75 94 80 a 90 61 61 1432 1558 Esse hanno un massimo nella regione delle alte protuberanze, e decrescono rego- larmente fino al polo. Ma è da fare attenzione che le facole presso alle zone polari sono difficili a vedersi e perciò poche volte si sono registrate, specialmente da prin- cipio, e così il massimo secondario parallelo alle protuberanze fa difetto. Però ne- gli ultimi tempi si trovò sensibile per la maggior pratica acquistata. La distribu- zione però delle facole deve esser soggetta ad altra legge apparente, perchè esse si osservano a distanza dal lembo, e per fissarne la latitudine precisa sarebbe da te- ner conto di questa circostanza, ma ciò non.potrebbe farsi senza calcoli troppo fa- ticosi, che sarebbero di un’utilità non proporzionata alla fatica. La conclusione generale è che le protuberanze più vive sono nella regione delle facole e delle macchie, e vanno di conserva i tre fenomeni; il che apparirà anche meglio dallo studio delle successive rotazioni. Finalmente si rileva dalle somme finali che il sole ha avuto in quest'epoca mag- giore attività nell'emisfero sud che nel nord. $ V. Studiando le protuberanze nelle rotazioni successive si ha la frequenza delle me- desime nelle varie epoche. Ma siccome i giorni di osservazione non poterono essere ugualmente numerosi nelle varie rotazioni successive, a cagione degl’impedimenti del tempo cattivo, così è necessario ridurle ad una misura comune, il che si è ottenuto dividendo il numero delle protuberanze osservate per i giorni di osservazione. Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. VII. — 1871. 6 42 MEMORIE DELLA SOCIETA” Somma di tutte le protuberanze osservate. Rotazioni Nord Sud Totale Rapporto per 1 giorno I 156 200 356 14,24 II 188 199 387 14.12 II 137 199 386 141.85 IV 222 221 442 15.78 Y 174 200 374 14.96 VI 123 140 263 14.61 VII 92 103 200 14.28 VII 50 60 110 13.75 IX 116 133 249 15.56 1308 1460 2767 14,49 L’ultima colonna del quadro ci dà un numero quasi costante, e solo si ha un pic- colo massimo nella IV rotazione e un leggier minimo nella VIIL Ma su questi nu- meri non può farsi grande assegnamento: 1° perchè nel numero molte piccole pro- tuberanze possono tenere il luogo delle maggiori, e sorpassarle ancora; 2° perchè quando sono più scarse si suole involontariamente fare più attenzione alle più piccole, che non si fa quando sono assai numerose. Questo riescirà più evidente classificando le protuberanze secondo le loro altezze. Nel quadro seguente sono i risultati finali del numero delle protuberanze 1° prendendole tutte indifferentemente, (colonna estratta dal quadro precedente); 2° prendendo solo le alte sopra 40"; 3° le alte sopra 64”, Non si è creduto dovere andare più oltre perchè le maggiori sono troppe eccezio- nali. Numero delle protuberanze per un giorno. Rotazioni Num. totale Da quelle sopra 40/ Da quelle sopra 644 I 14,24 8.44 4,00 II 14.12 13.92 5.92 II 14.85 13.15 6.31 IV 15.78 12.86 4,72 Y 14.96 11.80 4,03 VI 14.61 8.77 1.88 VII 14.28 6.86 1.78 VII 13.75 6.75 1,25 IX 15.56 7,44 2.31 Apparisce di qui che dalla VI rotazione in poi quelle sopra 40" sono ridotte circa alla metà, quelle sopra 64" sono ridotte ad % del loro numero osservato. Questo DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 43 grande abbassamento coincide coll’ epoca della grande diminuzione di macchie che si osservò nel settembre, e benchè anche qualche giorno dopo sparite le macchie seguitassero le protuberanze, pure esse vennero successivamente scemando e furono presso al loro minimo. Ciò è confermato dal fatto inverso, che al ricominciar delle macchie in dicembre sono ricominciate le protuberanze, anche qualche giorno prima delle macchie, Col fatto della frequenza delle macchie va d’accordo un altro fonomeno fondamenta - le, ed è la grandezza del diametro solare. Avendo il P. Rosa in questo intervallo a mia istanza preso il diametro solare al circolo meridiano, usando del cronografo elettrico, ne risultò che nell’epoca di calma i diametri de’ giorni diversi erano assai concordanti, mentre riuscivano molto discordanti e generalmente maggiori nei giorni di grande attività solare. Da ciò si deduce che le differenze osservate dagli astro- nomi nel diametro solare, non sono tutte da rigettarsi tra gli errori accidentali; ma che questo diametro è soggetto a variazioni reali e periodiche, come sarà dimostrato a suo tempo dal P. Rosa che si occupa di questo studio. Vi sono molti altri fatti secondarii che meritano attenzione, scoperti da noi nel corso del presente lavoro. Il primo è, che esiste nel sole una circolazione atmosfe- rica dominante dai poli all’equatore, in quello strato che supera alla cromosfera. Fino dal 1869 noi sostenemmo l’opinione contraria a quella di un distinto astronomo, che fissava la cromosfera visibile come l’estremo limite dell’atmosfera solare. Noi insi- stevamo che vi era un altro strato sopra questa cromosfera, e di più appoggiati sugli studi precedenti, fatti durante l’ecclisse, noi sostenemmo sempre esser questo lo strato stesso che forma la corona. La scoperta del massimo delle protuberanze ai paral- leli tra 20° e 30° e quella dei massimi secondari presso al polo, ha dato la spie- gazione della forma poligonare della corona da noi fotograta nel 1860 e poi nel 1869 da altri (1). Combinando questo risultato colla legge delle temperature solari mag- giori presso l’equatore, e minori al polo, e colle forme de’ pennacchi fotografati, prevedemmo pure che ci dovea essere qualche circolazione in questa atmosfera. Ma la dimostrazione l’avemmo dalle nostre ultime osservazioni, perchè da luglio in poi avendo fatto attenzione diligente alla inclinazione delle protuberanze, trovammo che nel numero totale delle osservate nel luglio fino alla metà di agosto, tra 643 pro- tuberanze a pennacchio 493 erano conformi alla legge di questa circolazione, ed erano (1) Tutte queste cose da noi ampiamente svolte nel Soleil, mostrano che non è scoperta nuova quella del signor Janssen, che la corona sia fatta dall’atmosfera solare. Ma vi sono alcuni che non credono le cose dimostrate, se non quando essi sono convinti per propria esperienza a ritrattare le loro erronee opinioni. Così il signor Janssen negò dapprima che le righe principali d’assorbimento atmosferico fossero dovute al vapor d’acqua. Gli argomenti ch’io avea recati in mezzo, erano per lui inconcludenti. Ma gli stessi fatti divennero con- cludenti quando ebbe ripetuto le medesime mie sperienze, ben s'intende senza dire che io le avea fatte prima di lui. 44 MEMORIE DELLA SOCIETA” © rivolte col loro pennacchio superiore al polo; 138 erano contrarie; 102 erano verti- cali, ma queste stavano nelle regioni dei nodi della circolazione, cioè ai poli e al- l’equatore. Nel 2° periodo dalla metà di agosto alla fine di dicembre tra le protu- beranze che hanno forma di pennacchio, se ne trovano 477, e la inclinazione loro è per 370 dall'equatore a’ poli, e per 101 in senso opposto, e 40 sole verticali. Con- fermando così che conformi alla legge sono circa 3/, del numero totale. Durante la minore attività solare sembra pure essere stato minore il numero de’ getti alti, e minore la energia con cui erano trascinati, Questo prova manifestamente una corrente abituale nel sole, diretta dall'equatore ai poli, disturbata bene spesso da vicende diverse. Questa corrente è di grande ve- locità, perchè l’inclinazione delle fiamme a piccola altezza è molto forte. Spesso anche la cima della cromosfera si vede strascinata in questa direzione; e presenta l’aspetto di fili sottili inclinati tutti in uno stesso senso :. ma tal corso è meno costante di quello delle protuberanze più alte. $ VI Concluderò col segnalare alcuni fatti meno abituali, ma non meno importanti. 1. Le protuberanze più vive precedono le macchie, anzi può quasi con sicurezza dirsi che all'indomani apparirà all’orlo orientale una macchia, quando si vedono vive eruzioni su quell’orlo. Il fatto si verifica abitualmente. Questo è assai importante per la teoria solare, e per la spiegazione delle macchie. Che queste fossero collegate col- l’eruzioni era da credersi, ma non era chiaro il come ciò avvenisse. La cosa sem- bra ora che possa concepirsi a questo modo, Le masse eruttate alzandosi si dilatano e si raffreddano per la dilatazione ; ricascando quindi sul sole devono raffreddare la fotosfera, e livellandosi la materia più fredda e più pesante dentro la massa gas- sosa lucida, vi produrrà una regione depressa in cui sarà più forte l’assorbimento ossia una vera cavità nella parte lucida. La massa più lucida e incandescente cir- costante tenderà a diffondersi nella parte raffreddata, e quindi le correnti raggianti nell'interno delle macchie, e le loro dissoluzioui, perdendovi esse pure la loro viva temperatura. Ciò modifica in parte le nostre antiche idee sulle macchie, ma senza cambiarne la base, e fa entrare spontaneamente i nuovi fatti nel quadro stesso degli antichi. Le macchie seguono (nella rotazione solare) ordinariamente i getti e ciò spiega perchè le facole che precedono le macchie siano più compatte e più vive. La causa fisica del loro restare arretrate può essere la seguente. I gaz nel salire devono per l’effetto del moto relativo di rotazione trovarsi arretrati. sulla velocità dello strato superiore, e perdendo inoltre nel salire e nel ricadere una parte della loro velocità di proiezione, devono in fine trovarsi anche arretrati sullo strato stesso da cui sono partiti. Inoltre essendo ben stabilita dai fatti la circolazione dell’atmo- DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 45 sfera superiore verso il polo, questa non può esser diretta pel parallelo, ma deve essere obliqua e andare anche contro il senso della rotazione, e girare in spirale, Quindi le materie eruttate ricascheranuo indietro e verso i poli. Cusì resta spiegata l’obliquità delle catene delle macchie al parallelo che è stata osservata da molto tempo. 2. Le masse delle protuberanze più grandi si trovano spesso disposte alle due e- stremità di uno stesso diametro. Una tal simmetria difficilmente può intendersi in una massa solida, ma in una fluida in tutto od in grandissima parte, ha la sua ra- gione di essere, per la facilità con cui il moto si propaga in essa da una regione all’altra. 3. È degna ancora di osservazione la rapidità con cui all’apparire di una macchia di qualche estensione, ancorchè sia lontana dall’orlo, pure questo si mostri subito con delle protuberanze. Sembra che l’attività solare si propaghi nella massa con grande velocità. Alcuni hanno ricorso all’elettrico: ma le velocità di elevazione delle protuberanze finora bene accertate, non superano ordinariamente i 50 o 60 chilo- metri al secondo; e questa velocità nou è sproporzionatamente maggiore di quella che hanno, secondo alcuni le molecole dell’idrogeno a 0° del termometro centigrado. Quindi con una elevatissima temperatura, e lanciate in una rarissima atmosfera, qua- l'è quella che circonda il sole, possiamo concepire tale celerità meccanicamente. Si è dedotta la velocità della materia erattata dalla variazione di refrangibilità della luce osservata in alcune righe, ma è da osservare che questa è nell’ atto pratico complicata dalla dilatazione che subiscono le righe dell'idrogeno, quando esso è a temperatura assai alta, e perciò solo in rari casi può essa debitamente valutarsi, Essa però più d’una volta mi è sembrata reale. 4, La materia eruttata solleva la sovraimposta cromosfera e anche lo strato sot- toposto che sta tra la fotosfera e la cromosfera, che a me in pieno sole diede uno spettro continuo, osservandolo con artifizi particolari, donde dedussi che esso era rovesciato in tutte le sue righe. Questo è stato confermato nelle posteriori osserva- zioni delle ecclissi in Ispagna e nell’Indie ultimamente, Il signor Respighi osservò in quest’ultima ecclisse l’orlo solare, servendosi del mezzo da me raccomandato nel 1867, di guardare cioè il sole con uno spettroscopio diretto e senza fessura come quello che si usa per le stelle. Egli usò un prisma obbiettivo io allora proponeva un prisma oculare, ma in fondo l’esperimento è fatto sullo stesso principio di escludere la fessura. Al principio dell’ecclisse non vide righe rovesciate ma le vide in fine; e ciò può esser dovuto da che il suo occhio nel principio era affaticato dalla viva luce dello spettro solare dell’orlo vero cui avea guardato; e ri- posatosi durante l’ecclisse le potè vedere, benchè alla sfuggita verificando così quello che io avea veduto in Sicilia sul sole alle cuspiti della fase. Il signor Machor ed altri viddero in tutta l’estensione lo spettro rovesciato, 5. La riga Dz non si è ancora osservata nello spettro artificiale dell'idrogeno; ma 46 MEMORIE DELLA SOCIETA” il signor D’Arrest crede aver trovato un certo rapporto fra essa e le altre, onde essa potrebbe risultare da una specie di consonanza tra la F e la C, stando essa nel rapporto di */,(2C-+-F). Tal risultato farebbe supporre probabilmente una origine nella intensità delle temperature, superiore alle nostre sorgenti terrestri, nell’atto della combinazione idrogenica. Appoggerebbe questa conclusione il fatto segnalato dallo stesso Autore, che la % ha una simile coincidenza, ma logaritmica, colle altre: ora la » non si ottiene artificialmente con enormi temperature. Nelle nostre osser- vazioni possiamo dire che la Ds ci mostra i filamenti delle protuberanze più netti e più precisi che la G. Ma nelle nubi leggiere e nell’alto delle protuberanze, la Di è meno visibile e spesso è più bassa. Per decidere questo punto si esigono nuovi studii; ma tutto conduce a credere che la temperatura solare debba all’estrinseco della cromosfera essere assai più grande che quella della dissociazione. Infatti il Janssen ed altri han veduto le righe idrogeniche occupare anche la regione della corona sopra le protuberanze. L’idrogeno ha dunque la temperatura della dissocia» zione anche alla cima dell’atmosfera solare ! 6. La riga verde della corona non è stata ancora veduta direttamente in sole pieno; essa è troppo debole: ma prova che lo strato ha una densità e una luce assai viva. Non ci dimentichiamo che nell’ecclissi totali la luce residua che illumina il cielo è almeno come quella della luna piena, e che colla luna piena non si vedono le strie delle nebulose planetarie. La vivacità intrinseca di questa luce della corona dev'es- sere assai superiore a questa, e forse anche alla luce della parte più viva della ne- bulosa di Orione. Roma, 5 febbraio 1872. IMMAGINI SPETTROSCOPICHE DEL BORDO SOLARE DISEGNATE A PALERMO, ROMA E PADOVA NEI GIORNI 11 E 12 DICEMBRE 4874 da Tacchini, Secchi e Lorenzoni. In occasione dell’ ecclisse totale di sole dell’11-12 dicembre 1871, mentre nella zona della totalità molti astronomi osservavano l’ecclisse, era di molto interesse, che fuori di quella zona altri astronomi osservassero il bordo solare mediante lo spet- troscopio onde potere meglio stabilire quali erano le accidentalità dell’ecclisse visi- bili in pieno sole, ed esaminare se i fenomeni, che si notavano in pieno sole po- tessero offrire la spiegazione di alcuni fenomeni, che accompagnano gli ecclissi. Que- sto lavoro venne eseguito nelle Specole di Palermo, Roma e Padova. A Palermo in causa del tempo cattivo non si poterono eseguire le osservazioni che nel solo gior- no 11; a Padova e Roma riescirono complete tanto nell’11 che nel giorno 12. Nella tavola V sono riprodotti in cromolitografia ì disegni suddetti nella scala precisa di ciascun originale. Il disegno di Palermo è quello istesso che io presentai alla So- cietà di Scienze Naturali nella seduta del 17 dicembre 1871; le diverse parti del bordo furono rilevate ad intervalli diversi in causa delle nubi e perciò i tempi no- tati nel disegno si estendono dalle 11° a, alle 3" p. La più grande protuberanza tro- vavasi sul bordo occidentale a 117°, allungandosi verso l’equatore in modo che la sua estensione era di 17 gradi ed elevavasi ad un’altezza di un minuto e mezzo. Il resto delle protuberanuze era confinato nel bordo orientale, Anche nei giorni seguenti il tempo cattivo non permise di fare osservazioni di spettri; ma dai caratteri mar- cati del bordo sembrava che da 270° a 294° dovesse esistere una regione del ma- gnesio, e quindi probabile la coincidenza di un pennacchio marcato (vedi Bullettino di settembre 1871): e così qualche probabilità si trovò per i tratti 156°-174°, 84°-90°, I disegni del P. Secchi sono eseguiti nella scala ordinaria dei suoi disegni gior- nalieri: avendo egli tempo buono ha potuto eseguire il disegno del giorno 11 in breve intervallo di tempo cioè dalle 10° 30% alle 11° 47% e quindi i nostri dise- gni non sono contemporanei: però le masse principali accordano, trattandosi di pro- tuberanze piuttosto stabili. Qualche differenza notasi nelle fiammelle, ma ciò può dipendere dalle migliori condizioni per Roma, e dalla fretta colla quale doveva io eseguire il lavoro nei brevi intervalli che le nubi si aprivano, di modo che maggior cura posi nel disegno delle protuberanze, anzichè nelle particolarità tutte della cro- mosfera. Il Secchi avendomi inviato anche il disegno del disco colle relative macchie e fa- cole, trascrivo qui le posizioni di queste particolarità rispetto al bordo. 48 MEMORIE DELLA SOCIETA” Dicembre 11, 1871. A 56° facola un poco distante dal bordo. — A 69° idem, Da 78° a 120° grande regione con facole, le quali toccano quasi il bordo a .90°, A 251° facole vicine al bordo. A 269° facole e macchie al bordo. — A 230° idem. Dicembre 12, 1871. Da 42° a 72° regione di facole un poco distanti dal bordo, un minuto circa. Da 96°-116° idem, Da 232°-252° altra regione di facole, distanti un 50 secondi dal bordo a 242°, A 270° macchie e facole vicine al bordo. Da 278° a 292° facole e macchie vicine al bordo. I disegni nella scala più piccola sono quelli del prof. Lorenzoni. Da questi bordi completi si vede meglio la differenza marcata fra il carattere della cromosfera ve- duta coi piccoli e coi grandi refrattori. Le lince fff delle due figure sono destinate a dare un’idea della intensità rela- tiva della riga lucida f (4484 Angstròm) quale si vedeva nello spettro del bordo solare. Nel disegno poi del giorno 12 oltre alle linee £ff vi è anche l’altra %% (la quarta dell’idrogeno), e la diversa grossezza dei tratti, indica la differente inten- sità relativa delle righe. Ai disegni del Lorenzoni erano unite le note seguenti: Giorno 11. Posiz. 86° viva protuberanza, compatta alla base, sfilacciata in alto. A 116° vastissima protuberanza filamentosa mediocremente lucida. A 175° protuberanza nebulosa-filosa poco lucida. — A 235° protub. filoso-nebulosa mediocremente lucida. — A 260° idem. — Da 260°-280° bordo vivissimo a punte. A 270° nube vivissima, compatta. Spettro: C, D,, 4, f} Hy, h A 355° Protuberanza nebulosa-filosa pallidissima. Giorno 12. Posiz. 70° e 80° protub. lucide, compatte alla base sfilacciate in alto. Da 100°-120° protuberanza a nubi poco lucide e filamentose. Il bordo sottoposto è pochissimo lucido; nel suo spettro manca la % ed è debolissima la fi 175° protuberanza poco lucida, — 211° minima protuberanza in via di formazione. 235° Bella protuberanza compatta in basso filosa in alto. — Da 235-265° bordo vi- vissimo a punte. — 257° protuberanza viva, compatta alla base, sfilacciata in alto. A 288° piccole protuberanze vivissime e nubi vive filose. A 355° protuberanza nebulosa pochissimo lucida. Si vede anche, da questi disegni del Lorenzoni che le righe f ed 7% sono presso: i poli meno vive che altrove, il quale fatto è costante. Si vede inoltre, che le due righe presentano un notevole ravvivamento dappertutto dove sono protuberanze abbastanza lucide, e nei luoghi nei quali il bordo è irto di punte lucidissime. Il Prof. Lorenzoni ha già fatto su queste righe diverse ricerche, le quali vedranno in breve la luce. P. T. BULLETTINO METEOROLOGICO DEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO N. 1— Vol. VII. Gennaro 1871 Siam lieti di poter ancora offrire agli scienziati ed al pubblico il primo fascicolo del nostro bullettino per l’anno 1871, il quale può valere come sicurtà della sua vita per questo settimo anno di sua istituzione. Forse il primo, o senza dubbio fra i primi lavori scientifici periodici a veder la luce in Italia, unico organo dei preci- pui studi del nostro Osservatorio, bene accolto dai nostri onorevoli colleghi, e favo- revolmente giudicato dalla stampa nazionale ed estera, ci siam sempre alacremente impegnati a mantenerne la pubblicazione, sovente a costo di non lievi particolari sagrificii. Dapoichè istituito da noi medesimi sin dall’anno 1865, coi propri mezzi lo sostenemmo per parecchi anni, sino a che il nobile corpo scientifico, che s’intitola consiglio di perfezionamento in Palermo, ben considerando che il grave pondo non sarebbe stato a lungo sopportabile da forze private, venne generosamente in nostro soccorso, ed assumendo il carico della pubblicazione, ci risparmiò la pena di ve- derlo venir meno per deficienza di mezzi. Ed il Consiglio sin oggi non si è demesso dal suo nobile proposito, ed è la mercè sua, e sotto ai suoi auspicii che iniziasi questo settimo anno della sua esistenza. Non è certamente possibile, che infra i ristretti limiti assegnati alle pagine del nostro bullettino possa comprendersi la serie dei vari lavori originali dell’ Osserva- torio, e come ben si vede, è nostro solo intendimento di dar pubblicità ai risultati di quelle sperienze, che nell’attualità della scienza hanno una maggiore importanza, e che posson concorrere al suo miglioramento ed incremento. Possiam quindi dire sin d’ora che da oggi innanzi le sperienze spettroscopiche oc- cuperanno una buona parte del nostro bullettino. Forniti di recente d’un eccellente spettroscopio, applicatolo al nostro magnifico Refrattore di Merz, abbiam subito po- tuto convincerci che sotto un cielo come il nostro, e coi possenti mezzi, di cui ci è dato disporre, simili sperienze in Palermo saranno d’interesse non lieve, E poichè i nostri strumenti e il nostro cielo rispondono mirabilmente a siffatte ri- cerche, noi ci crediamo obbligati a non privare la scienza di osservazioni, che pos- son recare nuova luce nelle investigazioni sulla costituzione del sole, Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. VII. Parte I. 1 2 BULLETTINO METEOROLOGICO Però le sperienze spettroscopiche, e massime quelle dirette allo studio ed all’esame delle protuberanze, del loro carattere, e della loro probabile origine in rapporto agli altri interessanti fenomeni che si osservano sulla superficie del sole, richieggono lo aiuto di disegni e di tavole, che valgano a meglio definire e fissare le delicate cir- costanze, che le circondano nei loro svolgimenti. Quindi il bisogno di muove spese, e non indifferenti, alle quali il Consiglio se pur nella sua cortese arrendevolezza avrebbe la buona volontà di sobbarcarsi, non lo potrebbe a lungo, le proprie risorse non essendo più all’uopo soddisfacenti, In vista di tale disgustosa eventualità, che sul più bello potrebbe arrestare la serie dei nostri lavori, di accordo collo stesso Consiglio noi ci volgerem fiduciosi al Ministro della Pubblica Istruzione, del di cui buon volere non ci è lecito dubitare» e siam certi che non sarà per negare il suo valevole concorso onde assicurare la vita futura del presente bullettino. G. CACCIATORE RIVISTA METEOROLOGICA A tutti è noto quanta triste memoria abbia lasciata di sè il gennaro, Gli straor- dinarì e continui mutamenti atmosferici, e la pioggia incessante, abbondantissima, hanno più che altro caratterizzato questo mese per la nostra stazione. Nessun giorno interamente sereno: pochissimi quei nei quali si potè godere per qualche ora di se- guito il beneficio dei raggi solari; coperti la maggior parte e piovosi i giorni rima- nenti. Venti forti allo spesso, ma non tali quali sperimentaronsi in altre contrade più settentrionali; umidità discreta se si tien conto dell’ abbondantissima pioggia; temperatura regolare e dolce. Nel giorno 1 la pressione scende accompagnata da pioggia e da cielo oscuro; ma col 2 risalisce oscillando sino al 6. In questo intervallo di tempo la pioggia mancò; ma il 6 la corrente del 3° quadrante molto intensa, nell’ obbligare ad un secondo abbassamento la colonna barometrica, determina il principio di un periodo lunghis- simo di pioggia che dura sino al giorno 15. Dieci giorni non interrotti di pioggia, durante i quali il barometro scese a tre minimi, uno cioè nel giorno 7, uno nel 10, in cui toccò anche la minore altezza mensile, e l’altro nel 13. Da questo giorno la pressione aumenta in modo continuo sino al 16, ed i giorni dal 16 al 19 si hanno discretamente belli, non però privi di turbamenti. Col giorno 17 si sviluppa un’altra forte corrente del 3° quadrante: al 22 ci tocca il minimo di pressione, ed il 20 ed il 21 pioggia. — Tornano altri quattro giorni belli; ma un ultimo abbassamento ba- rometrico, col minimo al 28, ci dà pioggia dal 26 al 29. Al 29 la pressione accede a più forti valori, ed al 31 trovasi alla massima al- tezza mensile: però l’ultimo giorno si chiude cattivo come il primo di questo mese. DEL Rs. OSSERVATORIO DI PALERMO 3 Nello specchietto seguente sono raccolte le variazioni barometriche. Giorni Massimi Giorni Minimi Escursioni 1 75522, 19 mm 2 740mm 89 Li Dn 6 753,79 9,39 7 744,40 pis 8 749,95 1 5,82 10 734,13 Bor 11 741,08 03 13 737,15 E 5) È 16 759,31 N n 22 749,50 Ag 23 756,67 eo sa 28 744,28 , 31 760,97 oo La mensile escursione barometrica di mm. 26. 8 non è gran fatto straordinaria; ma è da considerare che la media delle osservazioni differisce dalla normale della considerevole quantità di mm 5, 3. Considerando quanto basso è andato il termometro in moltissime stazioni conti- nentali, ed il minimo mensile di 6,8 avvenuto nel giorno 11 da noi, possiamo dire aver goduto in gennaro di una dolce temperatura, dovuta anche all’abbondanza della pioggia. Gli altri elementi meteorici si confanno ai due principali, e si mostrano anch'essi variabilissimi. — È considevole 1’ abbondanza dell’ ozono di alcuni giorni. La media normale dà per la pioggia del gennaro mm. 70, 2 divisi in 13 giorni, In questo mese abbiamo raccolti mm. 175, 6 di acqua in giorni 19; cioè mm. 105, 4 di più. Tale straor- dinaria esuberanza oltre al compensare la siccità dei passati mesi, potrà supplire alla mancanza di piogge avvenire. NOTE 1. Nel mattino neve ai monti di S0, tempo cattivo e piovoso. A 35" p. m. circa tem- porale con lampi, tuoni, e gran rovescio di pioggia sino alle 3° p. m. Alle 8 ricomincia con più forza, e dura tutta la notte. Nebbie basse e dense, venti deboli mare lievemente mosso, 2. Nel mattino pioggia dirotta: poscia pioviggina durante la giornata, Nebbie, umi- dità forte, venti deboli, mare agitato. 3. Sino alle 4% p. m. pioggia dirotta, nebbie e venti variabili del 4° quadrante. — Alle 9° p. m. il cielo si rischiara; succede bella sera e calma. 4 4 i 6 7 8 9, 10. 11. 12, 13. 14 15, 16, 17. 13. 19 20 21 22, 23 24, 25» 26 27. 28. 29 30, 31. BULLETTINO METEOROLOGICO Cielo bello nel mattino; s’intorbida verso mezzodi, ed alle 2% circa minuta piog- gia per pochi istanti. — Dopo rischiara, ma dura variabile tutta la notte. — Corrente fredda ed intensa del 3° quadrante, mare agitato, ma meno di ieri. Corrente di ovest, cielo sempre oscuro con pioggia, mare mosso. Continua ancora la pioggia, ed alle 9% 35% p. m. cade mista a grandine. Mare agitato. Continua il tempo cattivo, la pioggia abbondante, i venti forti del 3° quadrante ed il mare agitato. Cielo coperto variabile, corrente di ovest, pioggia, mare agitato. Corrente intensa del 4° quadrante; pioggia abbondantissima, che cade nel mat- tino mista a grandine, mare mosso. Continuano le condizioni medesime di ieri. Tempo cattivo e pioggia, mare grosso, pressione bassa. A mezzanotte spira lo scirocco Poca pioggia nel mattino; cielo coperto variabile, venti varî, mare mosso. Venti del 3° quadrante, cielo coperto e pioggia, mare agitato. Corrente del 4° quadrante, pioggia, mare agitato, venti forti, Pioggia copiosa durante tutta la giornata. Dopo le 9° p. m. cessa, ed il cielo si fa sereno. I venti del 4° quadrante che hanno spirato durante il giorno pie- gano ad 0S0; il mare è un poco agitato. Cielo variabile nel mattino, poscia bello; corrente di 0S0, mare calmo. Tempo bellissimo, mare calmo, venti regolari. Ad un lieve abbassamento barometrico ha corrisposto oggi un vento forte del 3° quadr.; che a sera mano mano si è indebolito. Mare calmo, temperatura regolare, Tempo bello; sul mezzodi forte vento di SO, mare lievemente mosso, cielo sereno, Tempo variabile cattivo, pioggia sin dopo il mezzodi, venti gagliardi del 3° e 4° quadrante, mare alquanto agitato. Cielo coperto, pioggia, mare agitato, venti del 3° quadrante. Nel mattino variabile, a sera sereno. Venti e temperatura regolari, mare calmo. Bello variabile, venti del 2° quadrante, mare calmo, Cielo bello, mare calmo, venti sciroccali deboli. — A mezzodì aria caliginosa Tempo variabile coperto, mare calmo, predominano i venti di scirocco. Cielo variabilissimo, venti forti del 3° quadrante, mare lievemente agitato, Tempo cattivo piovoso, predominano i venti del 3° quadrante, mare lievemente agitato. Nel mattino pioggia; alle 9% a. m. burrasca di pioggia ad 0 e S0, alle 9% 10% pioggia mista a grandine e neve per pochi minuti. Giornata piovosa. — Sul mezzodi bello variabile, mare mosso, venti del 3° e 4° quadrante. Tempo variabile, mare lievemente agitato, venti del 3° quadrante. Pressione alta, tempo cattivo con pioggia, venti del 3° quadrante, mare lieve- mente agitato. DEL Re OSSERVATORIO DI PALERMO» 5 Osservazioni Meteorologiche del Gennaro 1871. ; noe dei a Massimi Barometro ridotto a 0° MR Lin] Termometro centigrado e minimi | termometrici SD | ometrici Tr! T'*“'T__—_”__—_—_——_—m————_—_——t—_me 0 2 -TY.,F-< = e ————_——m -_—— 9hm 12b 3h bh 9h 12h | 9hm |42h | sb , éh ) 9h )12h 1 || 751.79] 750.28] 749.41] 748.25] 748.69] 747.24 755.19] 746.83) 9.9 [10.1 | 9.9 | 9.8 94 | 93 || 12.0 8.8 2 UA .74 40.82! » 40.87) 42.04) 42.50) 42.76) 41.25 40.82)| 9.6 (10.5 {11.4 [10.7 |10.4 (10,2 || 11.4 8.7 3 44.37] 45.05; 45.05) 45,96. 47.07| 247.49 47.40 42.0S|(10.8 |11.0 [10.7 [10.5 |10.4 |10.2 |' 11.1 Shu 4 49.22 48.81] 48.81] 49.02] 49.40) 49.45 48.94 46.90)|10.8 |11.6 |14.3 |10.7 | 9.9 '10.0 | 11.6 94 h) 50.00] 50.43; 3I.64, 53.21| 53.41, 53.29 33.29 49.45,10.4 (10.5 )10.4 (10.2 110.2 [10.4 [| 11.4 9.0 6 50.68| 50.49 4927) 48.82) 48.46! 47.36 93.79! 47.36)10.1 (10.5 (11.1 10.5 | 9.8 | 8.7 || 11.1 8.4 7 45 66] 46.561 46.0%| 47.19) 48.41! 48,23 48.25 44.401 -9.6 | 9.5 | 8.6 | 9.290 | 9.8 9.8 8.4 8 49.69! 49.28" 49.44| 49.69) 49.95, 48.92 49.95! 48.73] 9.3 |10.2 [10.2 | 9.8 | 9.3 | 9.5 || 10.4 8.0 9 45.28] 42.79) 42.25) 4206 41.891 40.86) 48.92 40.86|10.1 |10.8 |10.7 | 9.8 | 8.9 | 8.6 || 11.0 8.4 34.13] 34.27) 34.951 37.18| 38.531 38.64 40.861 34.13]| 8.6 | 8.4 | 8.3 | 8.4 | 8.7 | 8.9 9.3 7.6 41.08] 40.89, 39.08) 39.37] 538.75) 39.02 41.08 38.00)] 8.4 | 9.6 [10.1 [10.0 [11.4 |10.1 || 11,2 6.8 39.76, 39.00! 38.74, 39.70) 40.47] 40.45 40.62 37.66/10.5 (12.0 [12.0 (11.3 |10.8 )10.7 || 12.0 9.4 39.36] 37.73) 37.32] 38.61] 39.26! 40.48 40.48 37.15] 9.7 |10.1 |10.8 | 9.6 | 9.6 | 9.6 10.8 8.6 46.25) 47.06" 47.713) 49.54| 49.88! 50.05 50.05 40.48] 9.0 | 9.2 | 9.2 | 8.9 | 8.7 | 8.9 || 10.3 8.4 53.38| 53.63! 54.16) 55.67) 56.84| 37.55 97,55 50.03) 9.2 | 9.0 | 9.2 | 7.8 | 9.3 | 8.7 9.7 7.6 59.31] 58.42) 58.65) 37.93! 58.66) 58.42 59.31 57.06] 9.3 ‘10.4 |10.7 | 9.9) 9.3] 85 || 111 1.9 58.42/ 537.50 56.42| 56.58) 56.69 36.00 98.42 56.09] 8.8 [11.3 (12.0 [10.4 | 98 | 92 || 12.0 8.2 55.04] 54.45) 54.39] 55.69) 56.13] 55.79 59.97 54.14) 9.3 [12.3 |13.2 |11.9 (14.0 [10.8 || 13.2 8.4 55.42) 53.64) 53.02] 52.95) 54.04) 53.47 99.95: 52.481|11.7 |13.5 |14.6 [13.5 [11.9 [11.5 || 14.6 | 10.0 52.84| 52.01) 51.00] 51.30] 51.61] 51.51 93.71 50.95|| 8.4 | 9.8 [11.0 |10.7 [10.3 |10.2 || 12.1 8.4 51.11] 50.71] 50.15) 49.67 49.67) 49.55 91.51 49.55/(10.4 (11.7 [11.3 [10.4 {10.7 [11.4 11.7 9.3 53.40. 53.55] 54.52] 55.59! 55.95) 36.06 56.06 49.50|[11.3 |12.8 |12.4 |14.1 |10.4 {10.2 || 12.8 | 10.2 56.15] 55.71] 55.04| 55.45) 55.75) 55.97 36.67 55.04!10.1 |12.9 |13.8 [12.5 [11.6 {11.4 || 14.0 9.6 55.09] 54.38) 53.64) 54.07] 54.31] 54.04 39.97 53.51|[11.4 |14.8 |14.9 |13.4 [12.4 |11.9 || 15.6 8.8 54.02] 53.09 52.73| 52.67: 50.86| 49.79 54.04 49.79||11.7 |13.7 |14.4 |12.6 (12.0 [14.6 || 14.4 | 11.4 48.66! 47.18) 46.52) 46.96) 47.39] 47221 49.79 46.48/|14.1 (16.1 |16.4 |14.6 [14.1 |13.7 || 16.6 | 13.6 46.571 45.90) 46.051 46.48] 46.66) 46.41 47.21 45.25||13.8 |15.3 |14.6 |13.1 [12.9 [12.2 || 15.4 | 12.0 45.95| 45.339 44.76) 44.65 4.61) 45.75, 46.41 44.28!|14.7 |11.6 [11.4 |10.7 [10.4 {11.0 || 12.6 9.6 51.92] 52.27) 33.69] 56.06) 57.28! 57.89 51.89 45.75)(11.1 [12.3 (11.7 |11.0 [11.3 [11.0 || 13.0 9.6 59.00| 58.18] 57.1%| 58.00) 58.28! 58.43 99.00 57.89//10.7 (12.2 [12.9 (11.4 !10.8 [10.7 || 12.9 9.8 58.28| 58.27] 58.531 59.73) 60.65) 60.97] 60.97 58.05|[14.1 [11.5 |11.7 [11.0 [10.4 |10.3 || 12.0 | 10.0 49.75" 49.22! 49.06) 49.61! 49.99) 49.871 51.61 47.37|(10.39|11.40/11.59/10.78(10.45,10.34;| 12.11] 9.11 Osservazioni Meteorologiche del Gennaro 1871. Tensione dei vapori Umidità relativa Stato del Cielo 9hmj 12h, 5h. 6h, 9h 12h Qin: 12h) 3h; 607 9h (12h TE ET a) ve EI Te 1| 6.59 7.10] 6.87) 6.37] 6.05) 6.67 72| 76) 75] 70) 69' 76 Cop. Osc.c.p. | Cop. Osc. Osc.c.p. | Osc.c.p. g| 717 7.97| 7.13] 8.51! 8.09| 6.69| 80] 83 | 76| 881| 867 72[losc.c.p. [Cop. Cop. Osc. Osc. Osc. 3 7.61| 7.37) 8.15| 6.80] 6.57| 6.41] 781 75] 84&| 71] 70] 69/[Osc.c.p. |Osc.c.p.[Osc.c.p. |Cop. |Nuv. |Bello 47.20] 7.01) 8.14) 7.32| 5.86] 5.691 74] 69/81) 76! 64| 62|bello |Cop. Cop. v. |Cop. v. |Cop.v. |Cop. Sl 7.62! 7.38! 7.03; 7.27) 7.45] 6.75 811 77|75| 78/77] 72 0sc.c.p. |Cop.c.p.| Osc.c.p. |Osc.c.p. | Osc.c.p. | Cop. 6l 5.25! 680| 6.15] 5/11] 4.36 5.11|| 57] 71] 62] S4| 48 60/0sc.c.p.[Cop.v. |Cop. Cop. Nuv. Cop. v. I 6.49] 6.55) 6.31] 5.95! 5.85) 6.71) 72] 74 | 75] 69| 68] 74 Osc.c.p. | Cop. Usc.c.p.|Osc. Osc.c.p. |Osc.c.p. S| 6.561 7.56) 6.13] 5.70! 5.29| 6.551 75| 81 66|63| 60] 74|icop. |Cop. |Cop. Misto |Bello |Cop. 9 6.75 7.03| 6.97| 6.54) 6.13] 6.31 731 73 | 72/73) 72] 75 (Cop. Osc.c.p. | Cop.c.p. |Osc. Osc.c.p. |Cop.c.p. 0) 6.531 1.33] 6.49) 5.67) 5.11) 5.59 78| 89| 79] 69| 60 | 65 |osc.c.p. |Osc.c.p. {Osc.c.p. |Osc.c.p. | Cop. Cop. 11] 6.11) 6.601 7.10/ 7.68] 7.13] 7.68] 74 | 74| 76] 83| 71) 83](cop. |Misto |Cop. |Osc.c.p.|Cop. |Osc.c.p. 7.67] 8.26) 8.56] 7.40! 6.79 7.32] SI| 78) 82/76) 70, 76 [Cop. Cop. Cop. Osc. Cop. Osc. 7.11] 6.75] 6.79) 6.20| 6.49! 6.49] 791 73 | 70] 69 72 | 72 (Cop. Osc.c.p. | Cop. Osec. Osc.c.p. |Osc.c.p. 6.56! 6.50) 6.34) 6.35) 5.93| 6.68 76 | 75 | 73 4, 10 | 78 ||Osc.c.p. |Osc.c.p: | Osc.e.p. |0sc.c.p. |Cop.c.p. |Osc.c.p. 1.07, 7.15) 7.07] 7.57) 6.22; 6.58]| S1 | 82 | 81| 96) 71] 78|Osc.c.p. |Osc.c.p. |Osc.c.p. | Misto Osc. Lucido 6.95! 6.92| 6.39) 7.16] 5.29) 5.50! 79 | 73 | 66] 78| 60 | 66 (Cop. Bello Bello Bello Lucido |Lucido 6.19| 6.38| 6.77] 5.90) 5.59] 5.19] 73 | 64 | 65 3| 62) 60|Lucido |Bello Lucido |Lucido |Lucido |Lucido 6.38) 7.13] 6.93) 7.42) 7.37) 7.20 72 | 67) 61| 711 75° 74|Lucido |Nebb. Bello Bello Bello Lucido 7.54| 7.05] 7.36] 7.35) 7.19 1.56] 73| 61] 60| 63| 69| 76|lLucido {Lucido |Lucido |Bello Bello Lucido 7.10) 6.93’ 6.79] 6.43! 6.07] GZI!| 86| 76 | 69| 66 | 65 | 69//Osc.c.p. |Osc. Cop. Osc. Cop. Osc. 6.92! 7.25 7.19, 8.09| 7.91) 8.20] 73 | 70) 72) S6| 82 81|(Cop. Cop. Osce.c.p |Osc.c.p. |Osc.c.p. | Misto 2/1 7.55| 6.88 6.41) 7.311 6.57| 6.58] 75 | 62 | 60) 74 710 | 71 {Misto Cop. v. | Bello Lucido |Lucido |Lucido 3] 7.04| 8.51) 8.42) 8.02! 7.37] 7.43 75] 77) 71| 74 72| 73lLucido [Bello Cop. Lucido |Bello Lucido 6.84! 8.00) 9.55) 8.34: 7.72| 8.02)| 67! 64 | 74| 73] 72| 77/Lucido |Lucido |Bello Lucido |Lucido {Lucido 7.54| 8.92| 8.06| 7.90) 748 8.880 73] 76 | 65| 72] 721 72(Nuv. |Cop. |Osc. Osc. |Osc. Cop. 9.84] 9.47!) 8.84! 9.62! 8.24) 8.79] 82| 70| 64] 70 | 68) 75 (Cop. Bello Bello Nuv. Cop. Nuv. 8.42| 8.46 9.62] 8.27| 8.02) 7.84|| 71) 65 | 70] 74| 72] 74 (Cop. Cop. Cop. Bello Cop. Cop.c.p. 7.25| 6.03] 5.69, 6.37| 6.57) 6.79] 70 | 59 | 56| 69| 70| 69 {0sc.c.p. |Cop. Misto Cop.c.p. | Cop. Cop. 8.02/ 6.58| 7.42] 8.32] 7.55! 7.97] 81] 62] 72, 85] 75 | SI (Cop. Nuv. Cop.c.p.|Osc.c.p. |Osc. |Cop. 7.32| 7.59] 6.52] 6.84! 6.33) 6.97] 76] 72) 58| 67) 65| 72|Lucido |Cop. Cop. Cop. Cop. Cop. 120| 7.66) 7.251 7.14] 6.571 76 | 70] 73 | 70 | 83|Cop. |Cop. |Cop.c.p.|Osc. |Cop. [ose .12/ 7.32] 7.25) 7.10, 6.59 199, 73 | 6.89/175.2|72.5170.5|73.5169.2 72.8! 6 BULLETTINO METEOROLOGICO Osservazioni Meteorologiche del Gennaro 1871. Evaporazione Gasparin]|| Forza del vento in Chilometri Ozono | 7hm.; 3hs. ; 12hs. jTotalc|hm., 12h, 3h , 6h 9h | 12h] 7hm ) W%m 12hm 3hs 6hs 9hs 12hs 1 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00 {{ 2.0 | 4.0 | 2.8 | 5.0] 8.4 [101 || 75 | 1.0 1.0 | 1.0 | 15 | 2.0 3.0 2 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00 {{ 8.1 | 5.0 | 8.9 | 7.2 | 6.4 lT6 6.0 | 2.5 2.0 3.5 | .4.0| 3.0 8.5 3| 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00 {| 91 19.3 [10.51 3.0 | 0.0 [10.1) 6.0) 5.0 5.0 | 85 | 7.5) 80 6.5 4 0.00 | 0,60! 0.00 | 0.00 || 9.3 {18.1 [16.9 [12.5 [19.0 |28.2 || 6.0| 5.5 5.0 5.0 | 5.0 | 5.0 4.5 5] 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00 [12.9 |I1.1 [24.2 [24.0 |16.1 (14.1 » » » ») » ) » 6 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00 |{14.1 (is 23.3 [40.3 [60.4 |44.3 || 9.0! 2.0 5.0 5.5 | 5.5) 5.5 | 6.0 7| 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00 |28.2 [16.1 (15.0 [14.1 [16.1 (12.0 8.0 | 6.0 6.0 1.0 | 5.5 | 7.0 7.0 || 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00 BERIO 3 4 3 5 || 920, 50 4.5 E MESE IGO 4.0 9] 0.00 } 0.00 | 0.00 | 0.00 3 5 4 3 1 1 85 | #5 3.0 » » 8.0 4.0 10 0.00 | 0.00 | 000 | 0.00 3 3 3 5 6 4 || 6.0 2.0 2.0 6.0 | 6.5 | 55 1.5 11) 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00 |] 3 4| 5 6 8 2 ||10.0| 45 2.0 5.5 » 9.5 6.5 127 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00 1 2 2 2 2 1|| 8.5) 40 0.5 6.5 | 6.0 | 7.5 5.5 13)| 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0 00 1 1 1 4 | 4 4 » 0.5 2.0 4.0 | 7.0 | 1.0 » 14 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00 5| 7 1 2].3 3 | 10.0) 6.0 3.3 5.5 | 40 | 2.0 6.0 15 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00 4 4 4 3 3 PI O 1.5 6.0 |-7.0 | 6.0 5.0 16) 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00 2 3 3 3 1 2 6.0) 3.0 3.0 350) 45 » 3.0 47/1 0.00 | 0.73 | 0.43 } 1.16 0 1 2 1 1 i || 6.0) 0,5 2.0 DI 2.0 2.5 4.0 18]| 0.00 | 0.90 | 1.141 | 2.01 2 6 6 4 D) 3) 40) 20 4.5 Mes Ul 300 | DE 4.0 19 1.82 | 2.62 | 0.63 | 5.07 5 6 & 2 2 2] 5.0) 20 2.0 4.0 | 40 | 3.0 3.0 20)| 000! 0.00; 0.54 | 0.34 5 2 5 3 3 50 75 GIO 1.5 Da » 9.0 » 21] 0.45 | 0.33 | 0.00 | 0.78 3 3) 93 4 3 6 » » » » » » » 22 0.00 | 1.52 | 0.88 | 2.40 4 3 2 3 2 1] 9.0) 25 5.0 45 | 40 | 1.5 2.0 231 0.45 | 0.85 | 0.94 | 2.24 O| &4 3 3 3 3 || 5.0! 05 1.5 3.0 | 5.0 | 2.0 4.0 24) 0.63 | 0.81 | 1.27 | 2.71 0 3 1 2 i) 2 || 6.0) 2,5 1.0 3.0 » 0.5 3.0 25 0.20 | 0.72 | 1.08 | 2.00 2 0 Ud 1 || 5.0) 20 0.5 0.5 | 1.0 | 2.5 3.0 26) 0.00 | 1.63 | 2.27 | 3.90 [14.0 [30.0 {30.6 [38.2 |19.1 |12.1 || 10.0 | 1.0 2.5 30 | 5.0 3,5 4,5 27110 | 0.50 | 0.00 | 1.60 [16.1 [23.7 ! 3.1 | 8.1| 36 | 5.2) 3.0 | 3.0 1.5 4.0 4.0 | 1.0 6.5 28 1.44 | 0.33 | 1.54 | 3.28 [13.5 {11.5 [19.3 | 0.0| 50! 8.9] 5.0| 1.0 1.5 40 | 60 | 3.0 4.5 29) 0.00 | 1-65.| 0.00 | 1.65 |l16-6 [18.5 [13.3 (13.0 [123 ' 5.4 || 10.0 | 10.0 6.0 5.0 | 7.5 | 40 71.0 30|1 0.00 | 1.25 { 1.28 | 2.53 || 0.0 |14.3 [15.9 | 4.8 [13.4 | 9.5! 65) 0.5 1.0 3.0 | 5.0 | 15 1.0 31] 0.00 | 0.00 | 2.40 | 2.40 |[15.8 [25,4 120.9 [19.1 |11.7 | 34|| 7.5| 10 2,5 9.0 | 7.5 | 70 5.0 M.i] 0.19! 0,43 | 0.44 ! 1.06 i USE 3.0 46 | 4.8) 43 4.6 Osservazioni Meteorologiche del Gennaro 1871. giodi ] Pioggia j Stato Direzione del vento Direzione delle nubi in del millimetri[! ‘mare 9hm. 12h 3h 6h 9h {2h 9h 12h 3h 6h 9h 12h alle 8 1 ENE oso | oso oso | oso OSO » » » » » » 13.28 D 2 ENE OSO 0s0 (ISO) oso 0s0 » » DEE » » 18.78 3 3 0 0 Dl) D) Calmo | 0S0 » » DI Ja » » 11.28 3 4| 080 (OSO) 0s0 0S0 COSTO) (USO) oso] oso) oso) oso) oso) » » 3 3 (0) (0) 0 (0) (0) (0) )) D) » » » » 8.26 3 6 0 0 STO) oso | 050 0s0 0 (0) O0S0| » » » 2.35 4 1 0SO oso (OSO (OSO) oso 0 CSO| OSO) » )» » (0) 6.94 3 8 ONO 0 (o) o) OSO) SO ONO| » » » » oso] 5.27 5 90 ONO ONO | ONO ONO OSO » » NO | » » y 13.82 5 T0)| 080 N OXSIO) ONO ONO ONO » » » » » No 18,45 5 11 0SO (OSO) (USO) OSIO) (ORTO) S » » » » » » 10.29 3 2/0 OSO) NE (ONTO) OSO) OSO | » » » » » ) 1.21 5 13) 0SO (OISTO) NE 0sSo (OXSLO) (OXSX0) » » » » » )) 7.20 4 14 NO NO NO ONO (OSO) (OSO) » NO » » » » 12.04 4 15|| NO NO Ono |ono |0so | 0s0 » NO | » » » » 9.53 3 16 0S0 OSO (SO) oso | 0s0 oso | 0 » » » » » » 3 17 Calmo | NE NE (OSIO) oso (OSO) ) » » » » » » 2 18) SO (OSÌ0) 0sS0 (OISIO) so | 0S0 ) ) VIE) » ) ) 2 19 NO) SO SO) NE (OSIO) OSO | » » ) » » )) » 1 20] NO 0 050 oso | oso OSO » » » » » » 3.08 3 21 SO SO (OXSTO) (OXSTO) OSO OSO » D) )) » » » 2.93 5) 22) NO (0) ONO so (O}SIO) 0S0 ) » » ) » » D) 3 23 Calmo | SSE SSIO SSE SO SSE » ) » » » 5) » 2 24 Caimo | NE S OSO Calmo | OSO » » » ) » )) » 1 25 OSO Calmo | 050 SSE ONO SSE | » » » » » » » 2 26)| SO oso (OXSO) ORO OSO sO || SO » » » » ) 3.31 6) 27| sO SO NE 0 (OSO) (OSO) ) » » » » » 0.597 2 28] 050 (OO) OSO) Calmo | 0SO oso | oso| 0 0S0| » » » 3.78 3 29) ONO ONO i) (OSO) (OSO) OSO | ONO| ONO) 06 (0) » » 15.93 5 30) Calmo | SO oso | oso |os0o |so | » » » » » » ) 3 si OSO (ORIO) oso (OSO) (0) (NO) » » » » » » 3.26 2 A 2: ” h _—_ DEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO Osservazioni Meteorologiche del Gennaro 1871, Nuvole 9hin ua ) Tosh 6h E TE ELI PI Ygl.|Dens- Massa VO Dent: passa toi VEE pa Voi Soli TaRsa nos |P Massa RE Don: passa 0.6 | 37.6 3 0/96) 0. : ; l i ì È . i 100 8 | s00 || 99 1|693 | 99 7|69.3 | 100- 7700) 100 7 70.0 |100 6 | 60.0 Sl 00] 8|s00|100! 8|5s00 100] 8|800 90) 6540] 30) 6|180] 5] 35] 25 z| 12 5| 6.0] 98 71|68.6 1 70 642.0 60 5| 300 70) 6|4.0|96| 6|576 5|| 100 8|800| 99 7|693 100, 8|80.0]100 8! 80.0] 100 8|800|96}| 8! 768 Gil 100 8|S00]| 96 7|672°98) 7|68,6| 98 7|68.6) 40 7|28.0| 70] 8|560 7|| 100 71700] 98 8 | 78.4 100 7| 700 100 A 100 100 ; 70.0 Ji 8 | 80.0 96 6|57.6 || 96 7|672 90 1|630| 3 30. 2.5 6 | 54.0 i 90 6 | 54.0 || 100 8|800,80| 7560 || 100 770.0 || 100 8 | 80.0 |100| 8 | 800 10|| 100 3 | 80.0 |{ 100 8 | 80.0 100 8 | 80.0) 100 8 | 80.0 || 98 71| 68.6) 90| 7630 sal 98 7|68.6| 50 6 | 30.0 || 96 7 67.2| 100 7 70.0| 90 763.0 |100 7| 700 12 70 6 | 42.0) 90 7|63.0 | 96 767.2 100 770.0] 98 7|68.6|100| 6600 13] 98 6 | 58.8 | 100 6|600/95 6570 100 6 | 60.0) 100 8 | 80.0 100) 8 | 800 {z| 100 770.0 || 100 8 | 80,0 ‘100 8 | 80,0 || 100 8 | 80.0| 60 7420 |100| 8 |800 15 100 7| 70.0 || 100 È 80.0 100 3 80.0 50 È sta 100 1| 700) » DO 0 6 2.0 15 15) 15 1.5 0 ° » » » È » » 5 » 5 2| 04; » ) » » ) » » L) ; i » i ag )» » 20 2 40 | 4 2| 08 5 î To 4 3 2.0 || » » » )) » » ) n» » » » 4 SAR . 0.6 ) » » 15 100| 7]|z00|100| 7|70098|) 7|636|100] 6|50%0| s0l G|sz0oli0) 6 | 600 2a 80| ,5/z00] 98 5 | 49.0 (100 770.0 | 100 1700) 150 170.0) 50| 6) 30.0 Doll 50 6300] 80 6 | 48.0 || 10 6 | 6.0 » » » » » » » » » D3 ) » )) 10 4 4.0 || 90 6 | 54.0 » » » 4 4 1.6 || » » » 25 » » » » D) » {i 2 2 0.4 ) » » D) » ) )) ) » as! 40 3 | 120 90 4 | 36.0 ‘1100 4 | 40.0 || 100 4 | 40.0 || 100 7| 70.0 || 80 5 | 40.0 Sell 90 6|540/ 5 Sil 2005 S| 25) 30 6| 18.0) 60 6| 36.0] 40] 5200 Sl so. 5400] 98 5 | 49.0 | 98 6 | 58.8 || 15 5| 7.5) 80 6 | 48.0|100| 6 | 60.0 ogl 100 8|S00] 80 756.0 | 50 630.0) 90 654.0] 90 654090) 6) 540 99|| 80 7|56.0| 40 | 24.0 || 98 7 | 68.6 || 100 7 70.0! 100 7| 70.090 7 | 63.0 n e 0 5|475)|9% 6 | 57.6 || 90 6 | 54.0] 95 6 | 57.090] 5 | 45.0 31} 60 5 30.0 | 80 8g | 64.0 98 768.6 || 100 770.0] 80 7| 56.0 ||100 7| 700 i 68.1 45.4 172.5 48.8 173.7 51.8 |l67.4 44.9 || 63.7 43.9 || 63.4 4h. Medie barometriche Medie termometriche 9h, 12h ; 3h 6h 9h 12h |Comp. p.dec, 9h 12h sh 6h 9h 12h |Comp.p.dcc. 1 p. |747.42|747.08|747.16|747.70|748.21|748.05 |747. 39/746. ag 1 P-| 10.30) 10.74| 10.74] 18.38| 10.06] 10.02| 10.36) 9 95 2 | 45,09] 44.68) 44.58) 44,99] 43.45) 44.80 | 44.93) ; 9.54] 9,88] 9.78) 9.54) 914 9.10 9. 48 ì REERESE EEE e 5 | 53/95] 5340) 5522 uu 53:31| 32:96 | 53.40 5 | 10.98) 13.18) 13,36) 12.00) 14.42] 11.80) 12.13 RU anao agito S10) sc08| 52.48) 52, ‘680 92.66 e o ce enigo pon ZAS 51.73] 54.19] 51.12] 31.98| 52.48| 52.79 | 51.88 6 | 12.08] 13.17) 13.12] 11.97] 11.65] 11.48| 12.23 Medie tensioni Media umidità relativa 9h, 12h, 3h 6h 9h, 12h Comp.p.dec. 9h | 12h, 3h 6h 9h 12h Comp.p.dce. 1p. 7.24] 7.37] 7.58) 7.25) 6.74| 6.4 106.63 Lp. 11.0 100 ICE 16.6 132 1002 132 72.3 6.32) 7.05] 6.41 3.19 5.35 6.05 6.16 - 110 16 (LE 20) 61.6 sota 9. 3 | 833 Eso| Gas) cssì Gao G.so| 669) 032 70.6 | 67,6 | 662 | 68.2 | 662 | 69.0 | 687) 120 $ | $18 7901 159 795) T41| 7.82 7.60 5 |726|698 | 684| 758 | 73.6 | 748 | 725 5 7.48) 7.9 7.89) 7.9 «! .82) 7. ; 1.67)? î i o | d. 5 È 2.5 } 11.8 6 8.01) 7.63] 7.56] 7.75] 7.21) 7.69) 7.65 6 75.5 | 67.3 | 65.0 | 73.0 | 700 | 75.7] 711 Barometro Termometro Media evaporazione Gasparin | Massimi TATTO i po i mi) ; CRE To) DE Comp. p.dec. 1 p. | 750.41:. 5.22 p. 5 } p. | Î : .00 | 0. 1 [ino | figo Lie] ico Efes ci” IEEE Idee 3 5. ; î i { È i 0.00 CEE E ai de SENESE FIRE ae 5 13 - 2 3. i 5 .8 | 0 0 6 36-13) 56416 | 20699 50.55 |1$ po 10:77 10.32 Îl è 0.42 | 0.89 | 124 | 2.561 239 BULLETTINO METEOROLOGICO Osservazioni Meteorologiche del Gennaro 1871. È 5 Quantità ; Medie dell’Ozono olaorannio Media forza del vento 7h 9h | 12h N 6h 9h | 12h Comp. p. d. 9hm 12h j3h sy 6h , 9h |12h |Com.p.d. 1p.| 6.4 | 3.5 3.3 | 4.50 45 | 4.5 15.6] 4.6 I 52 |! 53.60 }100 43 1p.| 8.1 | 95|12.7/10.3 9.9,14.0/10.7 2 81| 43 41 | 6.0| 5.8 | 6.4 | 5.7 5.7 2 ||2|46.83 2. | 3 |90]| 40) 19/55] 60/52/46) 51),,|8 do Essi el & |57| 21] 3836) 34 |43|35| 4247|k| 508465357 | 5 6.3 | 1.9 2.0 | 2.8] 3.3 | 1.6 | 3.0 3.0} 3.8 5 GR 29,78 | 12.7 |20.6(17.2|12.9 10.8] 1.4113.8( 617.31 28] 251/47) 580331481 459 l6l26.85) 2928006 IS Numero delle volte che si osservarono i venti N NNE | NE| ENE | E | ESE|SE |SSE| S | SSO | SO| ose | 0 | onN0 | NO | NNO |Calm.| Pred. 1p.| 0 (1) 0 2 0 () 0) 0|0 0 0| 17 10 0 0 0 1 OSO 2 1 0 (1) 0 (1) (1) 0| 0|0 0 1 13 7 8 0 0 0 0S0 3 0 0 2 0 0 0 0| 01 0 | 0] 17 1 4 6) 0 0 0sS0 4 0 0 3 0 0 0 0| 01 0 3| 20 I (1) ;I (1) 1 OSO 6) 0 0 1 0 0 0 0| 5]|1 1 4 10 1 2 1 0 4 oso 6 0 0 1 (1) 0 0 (1) 00 0 6 22 3 2 0 (1) 2 (ISIO Per decadi id.| 1 0 0 2 0 0 0 Î 00 0) 1 30 | 17 8 0 0 4 OSO 2 0 0 5 0 0 0 0) 02 0 3 37 2 4 6 0 1 oso 3 (1) 0 2 0 0 0 (1) | S|1 1 10 32 4 4 1 0 6 (OTO) ot.l 1 0 7 2 0 0 01 53 1 14 | 99 23 16 7 0 8 0so | Serenità media | Massa delle nubi 9h | 42h 3h 6h | 9h 12h |Comp. Dec. 9h 12h | 3h 6h 9h 12h | Comp.I Dec. lp. | 18.4 0.8 7.0 | 10.0 200) 20.6 | 12.8 11.7 tv. 50.1 TA.4| 66.0) 58.8) 56.0) 53.4 È 63.4 2 2.8 2.0 6.4 | 10.4 | 31.4 | 10.0 | 10.5 ; 2 68.3 74.6) 67.5) 67.3) 49.8, 66.6) 65.7 e 3 6.8) 12.0 2.6 | 10.0 | 10.4 | 20.0 | 10.3 } 12.9 3 60.9| 62.6| 70.31 62.0] 64.7] 58.0) 634 39.2 4 66.0 | 72.6 | 76.6 | 76.2 | 80.8 | 80.0] 75.4 6° 4 22.4| 16.4! 15.4| 13.7] 11.3] 12.0) 15.2 i ò 66.0 | 44.4 | 39.6 | 60.0 | 59.2, 74.0 | 574) 11.8 || 3 16.4 Hi 34.1] 22.0| 28.3) 14.0) 23.7 i 371 6 31.7 | 33.5 | 25.8 | 29.2 | 15.8 | 14.8 | 25.9) 6 43.3] 40.5] 57.2| 45.6] 53.5] 62.4| 50.4 È Numero dei giorni Sereni Misti Coperti |Con piog; Con URRA Vento forte) Lampi Tuoni ‘Grandine| Neve | Caligine 1 p. 1 “ 4 3 0 1 1 (1) 0 0 2 0 1 4 ò 0 4 0 0 2 (1) 0 3 0 2 3 h) 0 3 0 0 0 0 0 4 3 4 1 vi 0 2 0 0 0 0 1 5 2 4 2 I 0 1 0 0 0 0 2 6 0 2 4 5 1 3 0 0 0 0 0 Totale ò 8 18 21 4 13 1 1 2 0 2 Medie mensili Barometro dalle 6 ore di osservazione . . . .. 749.58 Forza del vento in Chilometri .. ..... Dai massimi e minimi diurni. . ......... 749.48 VCNLONDI CA OMNANLe RR 0S0 Differenza .4 + 0.10 Termometro cenligrado . . .. ..}....-... 10.80 Massima temperatura nel giorno 26... ... .4-16.6 Dai massimi e minimi diurni . .......... 10.61 Minima ME ZOO IO 6.8 E ser Escursione termometrica .. ...... +... 9.8 Differenza 0.19 Massima altezza barometrica nel giorno 31. . 760.97 ; a MN MASON AVER 734.13 Tensione dei vapori. . .....-....0... 7.04 Escursione barometrica . .. +... 26.84 UTO Ae AVA A 72.2 Totale Evaporazione - Gasparin . . ....... 34.27 Evaporazione - Atmometro - Gasparin. . ..... 1.06 Totale della pioggia... .. de PREPARATE, (CIT Sercnilà tao e e an 32.1 Massa delle nubi... ... , ARE SOA 46.6 OZONO GERE 4.6 Il Direttore del R. Osservatorio G. CACCIATORE BULLETTINO METEOROLOGICO DEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO N. 2— Vol. VILO | Febbraro 4871 _ La Commissione Italiana istituita dal R. Governo per gli studî sull’ecclisse totale del 22 dicembre 1870, e che per meglio accertare il successo delle proprie sperienze, divise i suoi osservatori fra le stazioni di Augusta e di Terranova, sì nell’uno che nell'altro sito trovò valevoli cooperazioni e varî onorevoli signori con lodevole zelo prestarono l’opera loro in quella parte di osservazioni, che sebbene importanti, non avrebbero potuto diligentemente essere seguite dagli astronomi interamente assorti nelle specialità scientifiche del fenomeno. Così si ebbero le descrizioni in generale del fenomeno, delle varie apparenze durante le fasi, nè mancarono di quelli che si impegnarono a ritrarre in disegno la fedele imagine del fenomeno al momento della totalità, E il più bel disegno che qual Vice-presidente della Commissione fossemi stato presentato fu certamente quello del signor Agostino Tacchini, distinto inge- gnere e fratello al nostro astronomo, anch’egli non ha guari assistente al nostro R. Osservatorio, e che per amore ai nostri studi da Caltanissetta, sua novella resi- denza, trasferitosi in Terranova a raggiungere il fratello, restò ivi a far parte della sezione della Commissione. Il nostro Consiglio di Perfezionamento che tanta predilezione ha manifestato per le cose dell’Osservatorio astronomico, ed al quale per obbligo di riconoscenza ci cre- diamo tenuti a riferire sempre sullo svolgimento dei varî lavori, di cui ci andiamo occupando, ha generosamente disposto che il bel disegno del Tacchini fosse reso di pubblica ragione, ed annesso al nostro bullettino, le spese tutte delle litografie as- sumendo a proprio carico, Lo strumento di cui il signor Tacchini fece uso fu un eccellente cannocchiale di Frauhnofer del R. Osservatorio, al quale adattò un oculare terrestre. Le particola- rità inerenti al disegno si troveranno nella relazione generale della Commissione, che ben presto verrà pubblicata, friornalte di Scienze Nat. ed Econ., Vol. VII. Parte I, 2 10 BOLLETTINO METEOROLOGICO RIVISTA METEOROLOGICA Dopo l’imperversare della cattiva stagione nello scorso mese di gennaro, dopo la pioggia ostinata ed abbondantissima durata per più dei due terzi di quel mese, ne- gli ultimi due giorni del quale la pressione sale ad un’altezza sopra la normale, il febbraro ci si presenta sotto propizî auspicî, e sin dal suo principio promette più mite stagione. Uno sguardo rapido ai vari elementi meteorici conferma nell’accen- nata idea. La pressione nel febbraro generalmente si mantenne assai forte, e la media men- sile superò la normale di mm. 4,3; ciò che dà ragione dell’ altezza in cui tennesi il barometro nei primi sei giorni e nella seconda metà del mese. Poche variazioni presenta la curva atmosferica del febbraro, e per IIRSGIORE agevolezza la restrin- siamo nel seguente quadro: Variazioni della pressione in febbraro Giorni Massimi Giorni Minimi Escursioni 2 762mm,98 ci 5 758mm,g0 6 pri a Pai , 6 761,00 1 8,40 be; 7 752,60 3,04 8 155,64 A i 13,31 2 742,33 20,63 19 762,96 si ERI 6,83 (90, 26 768,90 n 28 761,26 G Dal quale specchietto si vede benissimo che una sola è l’onda più considerevole, quella cioè che ebbe il suo mindmum nel giorno 12, prodotta da una burrasca del 3° e 4° quadrante e che lasciò dietro di sè pioggia per parecchi giorni. L’onda di depressione col minimum nel giorno 21, fu anch’essa prodotta da burrasca la quale non ci toccò direttamente, ed appena si ebbero goccie per alquanti minuti; ma il mare ne fu agitato. Nel resto sono oscillazioni di pochissimo conto : ed il 26 la pres- sione salisce al massimo valore mensile di 768,90, valore non tanto facile a rag- giungersi nella nostra stazione. La mensile escursione è anch’ essa forte, ma non straordinaria. Dolce sopratutto è stata la temperatura del febbraro: essa ha superato nella me- dia mensile la normale di mezzo grado solamente, e non vi sono stati sbilanci di sorta. Il massimo di temperatura mensile avvenuto nel giorno 22, ed il minimo nel DEL Rs OSSERVATORIO DI PALERMO 11 successivo, son succeduti in condizioni del tutto normali. L'umidità procede anche regolarmente, nè l’aria ha mai presentato durante il mese estremi considerevoli. La massima saturazione osservata nei giorni 12 e 19 arriva appena agli 86 centesimi, come la minima, osservata nel giorno 13 non va al disotto dei 55, influenzata co- mera dalla burrasca del 4° quadrante, La quantità dell'ozono è inferiore a quella dello scorso gennaro, e nella sua curva non presenta nessuno accordo cogli altri elementi meteorici. La forza media diurna del vento non oltrepassò mai i 18 chilometri, e predominante come al solito fu sem- pre l’OSO. A prima giunta sembrerebbe scarsa la quantità della pioggia raccolta in febbraro; e difatti la differenza colla normale è di 36 millimetri: ma chi considera che nel gennaro oltre alla media caddero altri 105 millimetri d’acqua, si darà presto ra- gione della scarsezza del febbraro. NOTE 1. Pressione alta, venti deboli, cielo piovoso, mare calmo, alta corrente di 0, 2, Pressione alta, cielo coperto variabile, mare calmo, venti regolari. 3. Cielo bello, mare calmo, venti regolari. 4. Cielo misto, mare calmo, venti regolari. 5. Tempo bello, mare calmo, venti regolari, 6. Tempo hello, umidità fortissima principalmente nel basso della città, mare cal- mo, venti regolari. + Tempo cattivo e pioggia, mare lievemente agitato, venti del 3° quadrante. 8. Tempo bello, mare calmo, venti regolari, alta corrente di N. 9. Cielo oscuro con minaccia di pioggia durante tutta la giornata; dopo le 9° p. m. pioggia. Corrente del 3° quadrante, mare lievemente agitato, 10. Tempo variabile coperto e pioggia nella sera; corrente del 3° quadrante, mare lievemente mosso. 11. Cielo sempre coperto, corrente intensa di USO, mare mosso. 12. Tempo cattivo con pioggia, corrente di 0, mare lievemente mosso. 13. Nel mattino pioggia, poscia cielo coperto, venti del 4° quadrante gagliardi, mare MOSSO, i 14. Tempo cattivo con pioggia, mare mosso, venti deboli del 3° e 4° quadrante, nel mattino nebbie. 15, Corrente di N, pioggia, mare mosso. 16, Corrente polare, mare mosso, cielo variabile. 17. Cielo variabile, mare lievemente agitato, venti freschi, 18. Cielo bello, caligine nel mattino, mare calmo, venti variabili. 19, Cielo coperto, mare calmo, venti regolari deboli. = 12 20. BULLETTINO METEOROLOGICO Cielo oscuro, venti regolari deboli, mare calmo, 21. Cielo coperto con minaccia di pioggia; gocce dopo le 3% p., m. ed alle 5% e 309, O 2 23» Mare agitato. Pressione forte, cielo variabile, mare calmo, venti regolari. Cielo bello, venti regolari, mare calmo. 24, 25. Tempo bello, mare calmo, venti regolari, 26. Tempo bellissimo, mare calmo, venti regolari. A mezzanotte rugiada copiosa. 27. Tempo bello, mare calmo, venti regolari. Durante il giorno caligine e nebbie. A mezzanotte rugiada abbondantissima. 28. Nel mattino rugiada ed umidità forte. Alle 9®" m. nebbie fitte al mare e sui monti; si deve però notare che nel mattino la nebbia densa aveva il carattere di nembo nuvoloso; alle 8* e 30” coll’azione del sole in alto il cielo si fa sereno, e i vapori bassi si convertono come in un leggiero fumo che avvolge le mon- tagne e in particolare il Monte Pellegrino per la ragione che i vapori pro- venivano dal mare, Il mare era coperto di queste nebbie, che per il loro ca- rattere speciale ricordavano il famoso nebbione del 1869. Le terrazze erano bagnate come da pioggia. All’orizzonte questa nebbia prendeva un color fo- sco rossastro: non vi era però alcun dubbio sulla loro qualità di vapor d’ac- qua. Alle 9% 30% m. il mare ne è quasi sgombro. Al mezzodi continua ancora la nebbia caliginosa. Alle 4% p. m. sì condensa e si ha cielo coperto. A mezza notte il nebbione fitto copre mare e monti, ed il cielo lucido ne è oscurato per circa un 20° intorno all’orizzonte. DEL Ri OSSERVATORIO DI PALERMO, Osservazioni E del Febbraro 1871. 13 Ma Il fn ; o || Massimi € Soa ; SEUI | Barometro ridotto a 0 | RI IRinin Termometro centigrado e minimi |l | barometrici 5 termometrici = oo n | iL =_= ng — _— RE 9Yhm 12h, sh Gb, 9h 12h | 9hm 12h FIN 6h | 9h 12h 1 || 762.57| 762.69; 702.23! 762.71] 762.63) 762.84 162.84| 760.97|10.5 |11.9 |12.2 |11.3 ‘11.0 [10.7 || 12.4 | 99 2 6295) 62. 59) 61.921 62.37] 62. 33) 62 18) 62.98 62.18||10.4 |12.0 [12.4 |11.4 |11.3 '10,5 {| 12.6 9.6 3 || 62.23 Ci, 61.06] 60.96, GI.lî) 60.71 62.53} = 60,71[110.4 [12.2 [12.8 (41.9 [11.0 [10.5 131| 99 4 || 60.66 60.45) 59.60 59.65, 539. 631 39.39) 60.71] 59.38]|10.5 (129 |13.2 [42.3 [11.4 111.3 ll 13.5) 10,0 5 || 39.07 59.5 a 98.84, 59.60; 59.74, 60.14] 60.14, 38.80,11*4 |13.5 |13.7 [12.0 |IL4 11.0 {| 13.8 | 10.6 6) 61.00) 60 90. 69.46! 60.35, 59. bs. 39.3 33 61.00! 59.33//12.0 |13.1 |13.5 |12.5 }11.7 |11.4 || 13.8 | 10.6 1 53.02] 34.91: 33.03! 52.71! 52.97! 33.92 | 59.35| 52.60;112.2 |12.2 [12.8 [11.9 |12.2 |11.9 || 12.8 | 10.9 b) DEAZ: DEA, 36295 55.34! 55.64 93.14] 55.64] 53.18;(12.6 |13.7 |14.0 [12.2 |12.0 [11.7 || 14.1 | 10.9 9 || 52.661 51.70, 530.59| 45.958! 60.02! 49.71, 50.14! 48.98j12.3 |13.1 {12.9 [12.9 |12.8 [12.5 || 13.3 | 10.8 10 |) 484 ij 48.70) 48.60) 49.20) 50.18| 30.52 30.52 48.201/12.8 [12.9 [13.4 |12.2 [11.7 |11.6 || 13.8 | 114 11 48.07) 47.55, 44.71] 44.55, 44.52) 4.00) 30.52, 44.00/(11:0 |11.4 {14.7 |11.3 [10.7 [11.0 || 12.5 | 10.4 12 42.56) 42.84) %h4, 47.04) 48.34] 950.03 30.03! 42.33||10.4 |11.4 |10.7 |10,4 | 9.9 ) 9.0 || 11.8 8.9 i 13 |) 52.99] 55.09) 92.53) 53.58] 53.47| 53.32| 99.47 50.03] 9.6 {10.4 [10.4 | 9.6 | 9.8 | 9.8 | 10.8 9.0 14 93.85] 34.17) 33.82) 55.07] 53.70] 53.70) 39.10] 53.24|| 9.3 | 9.3 | 9.9 | 96] 95 9.5 | 10.3 8.1 15 | pae 37.12! 56.51) 57.92) 55.05) 58.09 38.09 | 53.70) 9.3 |10.7 {11.1 [10.4 | 9.5 [10.4 || 11.5 8.6 16 || 59.35) 59.66) 59.20] 60.00) 60.11) 60,37; 60.37 58.09|[10.8 !11.3 |1i.1 | 9.9) 9.8| 9.0| 11.6 9.0 | 17 60. 67 60.67) 60.16) 60.79) 61.15) 61.65 61.65 60.16 9.3 (11.3 (12.0 (10.7 | 9.9 | 9.8 || 12.2 8.5 1S |) 62.11) 62.36) 61.90] 62.13) 62.71) 62.56; 62.80! 61.65|/10.5 |12.7 |12.2 (12.0 | 9.9 | 9.6 || 13.5 | 8.9 19 || 62.96 62.700 61.63) 62.73) 61.82) 61.37] 62.961 61.37![10.8 (12.0 |12.3 |11.6 [11.4 (11.6 || 13.7 9.1 20 61.48] 61.22) 59.81) 60.11) 59.75! 5945 61.50 59.45||i1.4 [12.9 |13.2 [12.3 [12.0 |11.7 1.34 | 10.1 {| 24 97.94) 57.160 56.30) 56.20" 57.341 57.64 99.45 56.13//12.0 [14.0 (13.2 |12.0 [11.9 |11 7] 14.0 | 11.4 22 09.72) 60.08) 59.92) 61.77! 62.52! 63.19 63.19 57.64||11.9 |13.7 |13.7 [12.8 [11,6 {11.7 || 14.2 | 10.8 23 64.28) 64.45) 63.70) 65.77) 64.13) 64.36 64.50) 63.19//11.7 |13.2 |13.1 [12.2 [11.4 | 9.9 || 13.4 6.6 24 64.97) 65.53, 65.20) 65.61) 66.350) 67.12 67.12 64.36|[11.6 (12.8 |12.8 [12.3 [11.7 [11,3 || 12.9 9.9 25 67.93) 67.80 67.14) 67.76: 68.191 68.14 68.19 67.12]|11.7 |12,8 [12.9 [12.5 [11.7 [11.1 || 13.1 | 10.9 26 68.39) 67.58| 66.92| 66.85) 6.96] 66.6; 68.90 66.65!/11.7 |12.8 [12.7 |12.2 [11.6 |11,3 || 13.1 | 10.6 DI 65.60) 65.44) 64.07) 64.17) 63.95] 63.55 66.65 63.55] 11.7 |13.1 |13,2 |12.6 [12.2 |11,9 || 13.6 | 10.6 28 62.75] 61.82 61.55) 61.61, 61.31| 61.26, 63.55 61.26:(11.4 |12.6 |12.5 [12.6 [12.3 |11.6 || 13.1" 10.9 M. 59.45] 59.31) 38.62) 59.04| 59.27 39.32, 60.74 57.93//11.15/12.39/12.51|11.75|12.91|10.9%]| 12.95) 9.94 | | { | | | | | i (TIE nt Me ii Osservazioni Meteorologiche del Febbraro 1871. | Tensione dei vapori | Umidità relativa Stato del Cielo .- __———_————_—__—T—m€6 —__—!_!TOP__—————___ mur-T==-et 9hm, 12h, sh, 6h, 9h 12h 9h: 120) 3h} 6h, 9h (12h 9hm 12h 3h 6h 9h 12h 1|| 8.27; 8.02] 7.59) 8.38) 7.73] 8.13] 87177) 72) S4 79 | 84 [Nuv. Misto |Cop. Osc. ose. Misto 2] 7.45) 7.36| 6.88) 8.32! 753) 7.67| 78| 70] 64| 83 75) 81|Nuv. Nuv. Cop. v. |Osc. Cop. Bello Sl 7.50) 7.24| 7.47] 742| 7.08] 6.97 80) 68| 68 71] 72| 73 {{Nebb. Bello Bello Lucido |Bello Lucido 4| 7.67| 7.53 1.53| 8.38] 7.83| 7.67| SI | 63| 66/79! 76) 76|Ncbb. |Ncebb. Nuv. Cop. Bello Bello SÌ 7.713! 7.661 8.66, 7.96] 6.84| 7.14) 76 | 66) 74| 76| 67| 73/(Bello Lucido |Bello Bello Lucido |Bello 6 7.65! 9.15| 9.23| 8.88 1.25] 7.43] 73) 81 | 80| 82 70| 73|Bello Nebb. Bello Lucido {Lucido |Lucido 1 7.84] 8.63] 8.08| 8.63/ 820) 8.38 74| 82|73]| 83| 77! 81 [usc. Osc.c.p. | Osc.c.p. |Nuv. Cop. Cop.c.p. 8) $.82| $.16) 7.67| 8.32| 7.48| 7.25! SL | 701 64| 79) 72| 70 {[Misto Bello Bello Lucido |Bello Lucido 9| 8.451 8.52| 8.64| 8.64| 8.80 8.63) 719 | 76) 78] 78| 73) 80 /lOsc.c.p. |Osc. Osc. Osc.c.p. |Osc.c.p. |Osc.c.p. 10} 7.47] 7.53) 7.41] 7.84] 6.66] 6.78) 68 | 68| 62| 74| 64] 66|(Cop. v. [Cop. v. |Cop. |Osc.c.p.|Nuv. |Lucido 11|| 6.56 6.67) 6.08] 6.49] 5.83) 6.56 67| 66| 59| 65| 61 | 67 ||Cop. Ose. Cop. Cop. Use.c.p. | Cop. 12]| 6.92] 6.84| 6.28] 7.15! 6.59! 7.42 73 | 67| 65| 76| 72) 86 (cop. Cop. Cop. ose. Cop. Osc.c.p. 13|| 5.65| 5.78] 5.25] 5.39] 4.99! 5.81 63/ 61|55 60) 54 | 64 |[Cop. Cop. Cop. Osec. Cop. Osc. 14) 6.67) 6.95) 5.21) 6.49 5.88| 6.55) 76| 70 | 57) 72, 66 | 74 ||Osc.c.p. |Osc. Nuv. Misto |Osc.c.p.|Osc. 15] 7.23, 7.77) 6.15] 6.35) 5.45) 6.01/| 83 | 81| 62) 67] 61] 64/losc.c.p. |Cop.c.p.|Cop. Osc. Nuv. Nuv. 16] 5.77) 5.81| 5.59| 5.75] 5.59) 5.851 60| 58! 56] 63| 62] 68 Nuv. Cop. Cop. Bello Bello Lucido 7] 6.67| 6.61] 6.47] 7.32] 6.42| 6.54| 76) 66) 61] 76| 71| 73 |[Cop. Cop. Nuv. Nuv. Bello Lucido 18|| 7.67) 8.27] 7.24] 7.96] 7.33; 6.77] 81| 76) 6S| 781 SI | 73 [Bello Bello Lucido |Lucido |Bello Lucido 19; 838| 7.36) 7.06) 7.96| 7.25] 6.90 86| 70|65| 78| 72| 67 |ICop. Bello Cop. Osc. Osc. ose. 20 149/ 7.71| 6.64) 7.06) 7.07| 7.54! 71] 69 | 59] 66 | 67] 73 /losc. Cop. Osc. Osc. Osc. Osc. 24] 7.65! 6.75] 7723] 6.97) 7.30/ 7.83) 73 | 57 | 64| 67] 70] 76 |Nuv. Cop. Osc.c.p. | Cop. Cop. Osc. 22] 8,20| 6.93| 7.54! 7.467] 7.96] 7.25) 79] 59 | 64| 68| 78| 70|Lucido |Nebb. Cop. Osc. Cop Lucido 23)| 8.26) 8.15) 7.90 8.44 7.60) 6.31!) 81| 72) 70| 80| 76| 69|/INcbb. Nebb. Bello Lucido |Lucido |Lucido ||24 dali 7.05] 7.05] 7.78: 6.95] 6.96] 81 | 64 | 64| 73| 68| 70 [Bello Bello Bello Bello Bello Lucido 25] 8.44 6-85) 7.41| 7.95) 7.54| 7.02 82 | 62|67| 71] 73) 71 |Nuv. Lucido |Bello Cop. Lucido |Lucido 26] 7.53) 8.08! 8.51) 8.20] 8.57| 7.55]| 756] 73 | 78] 77) 81 | 75 [Lucido |Bello Bello Nuv. Lucido |Lucido 27] 8.14] 8.71 8.96| 9.15/ 8.44) 8.38 79 | 78 | 79| 83 | 80 ; Lucido |Lucido |Lucido |Bello Lucido |Lucido 28|| 8.62] 8.82] 8.73; 8.82| 8.69] 8. 81 | 81| 81} Sf Lucido |Lucido |Nuv. Osc. Osc. Lucido Mm. 7.64] 7.60) 7.39| 7.76] 7.27) 7.27)/77.0/70.7)67.8 PA 0]72.0 den 14 BULLETTINO METEOROLOGICO Osservazioni Meteorologiche del Febbraro 1871, ‘'Evaporazione Gasparin|| Forza del vento in Chilometri Ozono | 7h.) 3hs. | 12hs. (Fotale{9hm. 42h, 3h, 6h 9h | 12h|| 7hm j 9m 12hm 3hs 6hs 9hs 12hs 1 0.20 | 1.00 | 0.09 | 1.29 || 0.4 | 3.3 [11.5 | 0.0 | 34 | 0.0] 6.0| 2.0 2.0 6.5 | 5.0 | 1.0 1.0 2| 0.60 | 1.00 | 0.90 | 2.50 | 0.0 | 6.3 | 8.7 | 4.3 | 3.7 | 3.4 || 5.0] 0.5 2.0 3.5 | 45 | 1.0 1.0 3 0:15 | 120 | 0.75 | 2110 || 0.6 | 7.6 [Il1/52|57/27] 50) 00 0.5 435 | 2.0) 2.0 1.5 4| 0.15 | 0.95 | 0.69 | 1.79 || 0.0; 6.6 | 3.0|1.2]|3.3 [00] 30 0.5 2.0 BS IS 200 2.5 3) 0.66 | 0.77 | 0.99 | 2.42 | 0.0 | 4.2 | 6.4 | 8.5) 1.8) 7.0) 5.0) 1.0 1.5 2.5 | 5.0 | 1.0 1.5 6 0.74 | 0.57 | 0.73 | 2.04 |} 0.0 | 6.1 [13.1 | 0.0 | 7.6 | 8.7]| 3.5| 2.5 2.5 6.5 | 5.0 | 3.5 3.0 7 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00 [j33.7 | 8.1 | 1.9 | 4.2 [14.9 [20.7 || 7.0] 3.5 2.5 5.0 | 7.0 | 6.5 8.0 8 0.00 | 0.93 | 1.40 | 2.33 [13.1 115.8 [16.7 | 4.1 | 3.4 | 4.9] 8.5, 4.5 7.5 6.0 | 5.0 1.0 2.0 9 0.27 | 0.30 { 0.00 | 0,57 [6.4 8.1 | 3.8 [14.3 [25.3 | s.4|| 4.5| 3.0 2.0 5.0 » 5.0 6.0 {10 0.00 | 1.15 | 0.15 | 1.30 |! 4.9 !27.6 [12.5 | 0.0 (229! 70]) 7.0] 2.5 3.5 Bi MIO 5.5 41) 0.30 | 1/25 | 1.35 | 2/90 (24.0 [21.6 [27.6 | 8.2 [211 | 43] 6.0] 10 3.5 6.0 | 6.0 | 3.0 5.5 127 0.00 | 0.75 | 0.00 | 0.75 [[13.3 [13.7 [16.7 | 4.2 | 7.0 [300 |] 7.5) 2.0 3.0 7.0 | 70 | 8.0 8.0 13! 0.00 | 1.03 | 0.49 | 1.52 [[27.3 [23.7 |22.7 | 8.1] 8.8 | 25 10.0| 3.5 4.0 6.5 | 80 | 4.5 3.0 14/000 | 0.00 | 0.00 | 0.00 (14.0 | 6.3 | 4.4 | 4.2 j 5.7 | 5.5 8.0 2.0 4.0 7.0 50 | 1.0 1.5 15]| 0.00 | 0.00 | 0.72 | 0.72 || 3.4 [10.1 {21.3 | 8.1 | 6.9 | 8.6 || 7.5| 20 3.0 1.5) 6.0 | 3.5 -4,5 16) 0.38 | 1.40 | 0.99 | 2.77 || 8.1 [16.5 [12.3 | 5.2/ 60 | 2.0) 7.5| 5.0 4.0) 6.0 4.5 1.0 1.5 17) 0.43 | 0.78 | 1.06 | 2.27 |! 1.4 | 1.5 {169 | 4.2 3.5 | 78] 5.5) 0,5 40 Bisi li 50 355 3.0 18) 0.34 | 1.15 | 1.05 | 2.54 /| 0.0 | 6.6 | 4.0 [12.1 | 3.6 [ 5.4|| 5.5| 1.0 3.0 3.0 | 5.0 5.0 3.5 19) 0.53 | 1.35 | 1.07 | 2.95 || 0.0] 7.3) 88 | 0.0/ 9.6 | 0.0] 7.5) 2.0 2.5 5.5 | 30 | 2.0 3.0 20 0.25 | 1.15! 411 | 251 || 1.5 | 3.2 [11.5 | 4162 | 5.0] 7.0] 1.0 3.5 6.0 | 6.0 | 2.0 3.0 21) 0.49 | 1.67 | 0.93 | 3.09 |! 5.6 (20.6 }17.1 | 24/00 | 0.0] 5.5| 2.0 1.0 5.0 | 45 | 4.5 5.0 22) 0.60 | 1.25 | 1.15 | 3.00) 0.0 [13.7 [15.7 | 0.0; 8.5! 6.2] 5.5| 1.0 3.0 8.0! 5.5 | 1.5 3.5 231 0.17 | 1.45 | 1.04 | 2.66 |! 0.0 | 3.9 [10.7 | 0.0 | 1.3 [13.3 || 3.5! 1.0 3.5 5.0 | 435) 1,5 3.0 24| 0.37 | 1.32 | 1.30 | 2.99 [| 4.6 [13.2 [13.9 | 3.0| 7,2 | 40 25 | 1.5 2.5 7.0 | 45 | 5.0 2.0 (25! 0.20 | 1.25 | 1.45 | 2.90 || 0.0 (18.4 |14.9 | 8.3 | 3.6 | 6.3) 4.5) 1.0 2.0 6.0 | 6.5 | 3.0 3.5 (261 0.20 | 1.10 | 1.03 | 2.33 || 0.0 [15.7 |13.9 6.8 | 1.6.| 4.7) 2.0) 2.0 6.0 6.0 550 205 4,0 27 0.20 | 0.82 | 1.13 | 2.145 || 0.0 [12.0 91 | 64 | 81/79] 40| 1.0 2.0 6.5 | 6.5 | 3.0 4.0 128] 0.00 | 1.15 | 0,54 | 1.66 || 0.0 | 9.7 (12.7 | 8.2] 3.2/ 05] 5.0| 10 6.0 6.5 | 7.0 | 6.0 5.0 iM.i{ 0.25 | 0.96 | 0.80 | 2.01 {| 5.6 [11.2 {12.3 | 5.0| 7.1 pi 5.6 | 1.8 3.2 5.7 | 52 3.3 3.6 | I Ù | | \ | E : Ù Osservazioni Meteorologiche del Febbraro 1871. RIE ; Pioggia j Stato Direzione del vento Direzione delle nubi in del millimetri} mare 9hm. | 12h 3h 6h dh 12h 9h | 2h 3h 6h | 9h , 12h alle 8° 1 OSO |NE NÈ Calmo | 0 Calmo || » » » | SO | » » 1.21 3 2! Calmo | NE NE oso | 0s0 (OSO) » » » » » » » 2 3 0SO NE NE oso | 0s0 SO) » » DAR » » » 2 4 Calmo | NE NE OSO OSO Calmo |l » » » » » | » » 2 3 Calmo | NE NE CONO) 0s0 SO) » » » » » » N 2 6 Calmo | NE NE Calmo | OSO (OSO) » » » » » » » 1 7 OSO ORTO) (o) (OSO) oso NO » 0SO| » ) » N 2.60 3 8| N ONO ONO ONO oso oso N » » » » » » 2 9| oso 0 (0) 0S0 COSTO) (OSO) OSO| OSO) » » )» » 2,29 2 10) 0SO oso (OO) Calmo | oso 0s0 0 DAD ) » » 0,89 3 11 0S0 (OSSO) (USO) (ONTO) (STO) (OSO) 0SO| » » » » » » 3 12 0S0 |OS0 |ox0o | oso |o ono 0 (0) vii» » » 7.43 3 13)) NO NO ONO oONO (0) 0sSo » NO » D) » » 2.54 5 14/0 CONTO) ONO OSO (OSO (ORTO) » » » » » » 7.00 4 15) SO No N N N » No » » » » 5.75 3 16) N I NE ONO ONO (OISCO) N N » ) » 5) » 4 170 ONO N (0) (STO) » ) » » » » » 3 18|| Calmo | NE NE N (o) OSO » » » ) » » » z 19)| Calmo | NE ENE Calmo | E Calmo » ) » ) » » » 2 20) SO 0sS0 NE NE 10 (OXSTO) » » » » ) » » 2 21 OSO SO (0) ONO | Calmo Calmo || 0 OSO| » » ) » » 2 22 Calmo | E NE Calmo | 0SO OSO » » DI o) Di » » 2 23|| Calmo NE NE Calmo | 0SO OSO » D » » » » » 2 ![24|| OSO NE NE NE (0) oso » » » » » » » 2 25 Calmo | NE NE E oso (OSO) )) » » » » » » 2. 26) Calmo | NE NE NE 0SO |; 0S0 » » » » » » » 2 27| Calmo | NE NE NE OSO [US1O) » » » » » » » 2 2 Calmo | NE NE E (OSIO) (OSO) | » » » » | » » » 1 DEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO Osservazioni Meteorologiche del Febbraro 1871. 0.89 Nuvole TO 706 O 5 ESD A A 9h — men Cone n RE Tn —_| __—_T Dr TT TY _—- rr n _— Vol. Dens. Massa] Vol. | Dens. Massa Vol. Dens. Massa Vol. Dens. Massa Vol. Dens. MassalVol. Dens., Massa 40 | 0.5 | 20.0 || 30 | 0.6 | 30.090 | 0.6 | 54.0] 100| 0.6|600]|100| 0.7 | 70.0 ||50| 0.5 25.0 35 5 |175| 30| 5]|4150 70 5 | 35.0 || 100 6 | 60.0) 98| 7]|686/10/ 5| 50 10 2 20 do | 4 | 2.0 ; 10 3 9.0 ) » » 15 3 4,5 ) » " 100 2 | 20,0 || 100 2| 20.0 20 3 10.0 | 70 4| 28.0] 18) 4| 6.010 3 5,0 DI 2 3 ) » »_ 10, .0 10 4 4.0 » | » » || 10 | DI 10 2 dI 23 2 5.0 ‘10 5 PAU ) ) » » ) », A so 100 i (n0.0 | 100 SARO pu A 6 |a20|| 9 Tono so 7 |560 DI +4 ì . » ) » } 100 6 ano 100 S| 80.0 :100| 6 | 60.0 | 100 770.0) 100 1700/10) 7 70.0 | 98 6 | 58.8] 90 6 | 54.09) 6570) 10 6 | 60.0) 20 GgAzio) Pole io 98 | 3790 || 100 6 | 60.0! 98 768.6) 70 6 | 42.0] 100 7| 700) 60 5 | 300 80 6 |zaso| 9] 6|570]90) 6|540/100) 6|600] 98 1686/10) 7) 700 90 7)|630| 100 71|700198) 7686/1001 7700) 30 1 | 56.0 (100 7| 700 100 6 | 60.0 || 100 6 | 60.030) 3130] so) 5|250| 100 11700 100) 7700 10° T7|7z00 9| | 760|99) 7693100) 6|600]) 20 510.030) 6| 280 40 | 3 | 200 60 6 | 36.0 70, 6 | 42.0 15 6) 71.5 10 4 4.0 D) ) 5 60. 6|360| 9 5 | 45.0! 40) 3200) %0 5 | 200] 5 Sn ON2:ag gi III 5 | 5 | 35 ò b) 2.5.1] » » )) » » ) 4 4 1.6 || » » ) quiz 5| 2.595 5 | 47.5 || 100 5 | 50.0 || 100 6 | 60.0 (100) 6 | 60.0 100 6|goo 98| 6 | 58.8 [100 6 | 60.0 100) 6|g600| 100] 6 |600100) 6 | 600 40° 3200] 98| 6] 58.8 ili00 7|70.0| 98 768.6] 95 6 | 37.0 (100) 660.0 ” Sales le <50 3 | 15.0 || 80 5 | 40.0 || 100 5 |50.0| 70 $| 35.0] » me 20| 3 gol 60 3 | 18.0 || 10 BISO O ai io ” DI I AS 10 6 6.0 5 5 2.5 8 5 4.0 2 2 0.4 4 4 1.6 » » » 30 b) 13.0 \00ND » » 2 3 0-6 90 5 | 45.0 ) » » » D) ) » A AC 2| 0%; 2 2| 04) 40 53/200] » DL OA A SO AS » » » | » » » » » » 6) 3| 15 » ) D) » » » Di » » » » Det: 20 4 8.0 100 5 50.0 100 b) 50.0 » » ) M.i| 46.6 25.9 | 19.3 | 28.6 !49.2 29.6 ||56.9 dal 29.3 ||31.7 20.0 Medie barometriche Medie termometriche 9h, 12h ; 3h 6h | 9h 12h |Comp. p.dcc. 9h | 12h , 3h 6h 9h 12h |Comp.p.dcc. 1 p. |761.50|761.41|760.73|761.06|761.09|761.05 |761.14/,, ,y|| 1 p.| 10.64] 12.50/ 12.86] 11.78) 11.22) 10.80 Lei) DG 2 | 5632) 54.13 53.39) 53.31| 53.70] 53.63 53,75) (91.49 2° | 12.42] 13.00] 13.32] 12.34 12.08 11.82 12.50 È 3 [Gt Sti pes dior privato golem? | GUIINi in ita ga 20 alien 5 | 62.97| 63.00] 62.45] 63.02| 63.70) 64.09 di 63.g5| 5 | 11-78| 13.30] 13.16] 12,36] 11.66] 11.14] 12.23) j99g 6 | 65,58] 65.051 64.18] 64211 64.07] 63.82 | 66494 63-89ll 6 | 1160] 12:83) 12:80] 12:47] 12:03] 11/601 12.22} 12- | Medie tensioni Media umidità relativa — 9h _, 125, 3h, 6h_, 9h_, 12h Comp.p.dcc. 9h | 12h, 3h , 6h , 9h , 12h Comp.p.dce. 1p.| 7.72) 7.56] 7.63] 8.09| 7.39| 7.50) 7.65) 1 p.| 80.4 | 69.8 | 68.8 | 78.6 | 73.8 | 77.4 | 748, 2°0| g.osì 840) 845) 846] 7.68] 7.69) 8.075 7:88 | 750/754 | 714 | 792/712] 760] 744) 746 3 6.61| 6.80) 5.79) 6.37] 5.75] 6.47] 6.30 3 72.4 | 70.8 | 59.6 | 68.0 | 62.8 | 71.0 | 674 & | 712) 745] 6.60) 721] 6.73] 6.72) 6.929 Oll4 | 748|678| 61.8 | 718] 70.6 | 712 | 69.6 | 98.5 5 8.15 7.15) 7.43 7.68 7.47) 7.07 1.49) 7.98 79.2 | 62.8 | 65.8 | 71.8 | 73.0 | 712 | 70.64 35, 6 8/20] 8.54| 8076) 8.72) 8.57] 8&| 8481 1986 | s001 773 | 79,3 | 80.3 | 80.7 | 79.1 | 79.6) 19. Barometro Termometro Media evaporazione Gasparin | Massimi Minimi — î Massimi | Minimi | 07h] 73h (3-21 [Comp. p.dec. n° | ‘Sgsizs0.07 | ‘sp-fafrsoe |> P-| 1336) 1992) fool 1046(2P | G3 | 050 | odo| osi 163 i | ifnn| ffiseli | ESeo ifioeli GSG|ig/ife 5 4. 61.69 5 13.52 9.92 5 0.37 | 1.39 | 1.17) 2.93 6 GR A ea IR 15.270 1940) 020; tti | li 102 2.06, 249 16 BULLETTINO METEOROLOGICO Osservazioni Meteorologiche del Febbraro 1871. DIS | È D Quantità ; | Medie dell’Ozono della piog sgia Media forza del vento 7h 9h 12h | 3hsj 6h 9h | 12h|Comp. p. d. 9hm 12h j3b sj 6h , 9h |12h |Com.p.d. 1 p.|&8| 08) 16/43) £2|14/15| 217 {3a 1 121} 6.99|1p-| 0.2 | 5.6| 8.1| 3.8] 3.5] 2.6 4.0) 4 2 6.1 3.2 3.6 | 9.6] 4.5 | 44! 4.9 4.6 chat 2a ol 11.6 |13.1|10.0| 4.5/14.8 9.9 10.74 5 3 7.8 2.1 3.5 | 6.8) 64) 4.0 | 4.5 3.0 ta 5 3/22.42 {22 42 3 16.4 |15.1|18.5|] 6.6 9.9|10.2 12.8 9. 4 6.6 1.9 SE 009/20 A | 207) 2.8 3.9 (°° |] 0.004 i 3.4 | 7.0/10.7| 5.1] 3.8: 4.0 cu : 5 43 | 13 24|62| 541 35/34] 31 zo} HI 00013 | 2.0 |13.9/14.5| 2.7) 4.1| 6.0 7.2) 79 | 6 3.7 1.3 4.1 | 6.31 6.3 | 3.8! 4.3 4.3 AN ‘ '"6] 0.00 6 0.0 |12.5111.9] 7.1] 4.3] 4.4) 6.7) © | Numero delle volte che si osservarono i venti Ji = === = === si nn == = == = | N NNE | NE| ENE | KE ESE | SE |SSE| S | SSO | so OSO | 0 | ONO | NO | NNO |Calm.| Pred. i fp.| 0 (1) 10 0 0 0 0 0|0 0 | 0 13 1 0 0 (1) 6 COXST0) ;{ 2 1 0 2 0 0 0 (I) 0|0 0 | 0 18 3 2 1 0 3 OSO il 3 4 0 0 0 0 0 d0| 0|0 O | 4] 45 3 4 3 0 0 0so0 | 4 4 1 5 1 1 0 (1) 0|0 0 | 1 5 5 3 (1) 0 4 {NEOSO0 5 0 0 8 0 2 0 0 0|0 0 | 1 9 2 LI 0 0 7 COSTO) il 6 0 0 8 0 î D) 0| 0|0 0.0 6 0 0 0 0 3 NE Di decadi Id.) 1 I) 412 0 0 0 0 | 0;0 |) 0 0 Î 31 4 2 1 0 9 | 0S0 2 8 LI | 5) 1 1 0 0 ONMOr 0 | Z| 20 8 | ti 3 0 4 0s0 3 (Ù) (1) | 16 | (1) 3 0 0 | 0|0 | (1) 41| 15 2. A (1) 0 10 NE OSO (non! 9 | -4-\33 la | #l 0. Hol oto-l 0 31 66 |a o |a | lo 23 (050 Serenità media | Massa delle nubi | | 9h 42h 3h 6h | 9h 12h |Comp. Dec. 9h | 12h | 3h | 6h 9h | 12h | Comp.I Dec. lp. | 62.6 | 63.0 | 60,0 | 445.0 | 4 | 8.0 | 61.3 } 53.6 1v.| 12.0] 13.4] 21.6) 30.4) 29.8) 7.4 Ù 27.4 2 28.4 | 34.0 | 36.0) 56.0 56.6 | 640 | 45.84 2) 445.2! 45.6) 40.2) 28.4] 29.9, 25.2) 35.6 È 3 6.4 2.0 | 17.0 | 16.0 | 20.4 | 22.0 | 14.0 I 31.7 3 58.0) 64.6) 35.1! 51.4) 54.9] 51.6) 55.9 î 42,3 4 | 43.0 | 48.4 | 39.0 | 49.0 | 56.2 | 60.0 | 49.5 È 4 31.7) 29.0! 33.9] 27.5) 25.6] 24.0| 28.6 s 5 80.0 | 57.&| 60.0) 42.0 | 66.2) 800) 64.3 ua || 5 9.4 18,9] 23.9] 32.8] 18.7) 12.0) 19.3 43.3 6 100.0 | 99.3 | 92.7 | 51.7 | 66.7 | 100.0 | &51 \ ©" || 6 0.0| 0.1] 2.8] 23.8] 16.61 0.0 721 È Numero dei giorni Sereni| Misti È Coperti Con piog Con neb. | Vento forte) Lampi Tuoni :Grandinej Neve | Caligine 1p.| 2 2 | 1 1 0 | 0 | 0 0 0 2 2 0 | 3 3 0 | 0 | 0 0 o 0 0 3 0 0 | b) 5 41 | 2 (i) 0 | 0 (I) ('] 4 3 0 2 0 0 | 0 0 0 L) 0 1 5 3 o 0 0 | 0 0 0 0 0 0 6 3 () 0 0 2 NERI VITE) 0 0. 0 2 Totale] 43 3 | 12 9 ETA SII agg) 0 0 (fan } Medie mensili Barometro dalle 6 ore di osservazione . . . .. 759.17 Forza del vento in Chilometri. . . ..... . 7.8 Dai massimi e minimi diurni. . ......... 159.35 Vento predominante .. ....... . oso Differenza . ..... 0.18 0 I Se A AA Termometro centigrado . . . ........... 11.66 Massima temperatura nel giorno 22 . . . . .. .4442 Dai massimi e minimi diurni . .......... 11.44 Minima fnelfgiorno 23 te ee de (ee e E 6. si E Escursione lermometrica . ...... 7.6 Differenza .:.-.. 0.22 Massima allezza barometrica nel giorno 26. | 768.90 Minima nes gIOrNO LIZ 0 ta e Re SE 742.33 Tensione dei vapori. . .......... n ade STAI, Escursione barometrica. ... e... = le ala RO Umidità relativa . ......- 0... o'ua din 72.7 Totale Evaporazione - Gasparin . . ....... 56.05 EVAROFAZIoNe? Almometro - Gasparin. . ..... 2.01 Totale della pioggia ......... CA RIA SerCMIARRRO IO I 53.3 Massa delle UD rt ci REIT E ZI SI Ozono . ...... Si TREO O loto 4.4 M Direttore del R. Osservatorio G. CACCIATORE BULLETTINO METEOROLOGICO DEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO N.3— Vol. VILO Marzo 1874 Osservazioni di protuberanze solari fatte alla Specola di Palermo DALLA. A. P. TACCHINI. Vi fu un tempo in cui si ritenne come cosa certa, che le protuberanze solari non potessero bene osservarsi, che applicando lo spettroscopio ad un refrattore di me- diocre apertura: e bisogna che io dica, che questa fu una delle principali cause per cui si ritardò a imprendere nel nostro Osservatorio siffatti studî, dove non po- tevamo disporre, che del grande refrattore di Merz di 25 centimetri di apertura. Passando per Roma nell’ottobre 1870, era mio desiderio di osservare questi feno- meni ai diversi istrumenti, e gentilmente sì il Secchi che il Respighi si prestarono per questo confronto: ma le condizioni dell’atmosfera non mi permisero di poter fare quanto mi era proposto, e dovetti abbandonar Roma per andar nella Sicilia onde attendere ai preparativi per le osservazioni dell’ ecelisse. Però nel mattino del 18 ottobre col grande refrattore del P. Secchi vedeva alcune belle protuberanze, delle . quali conservo i disegni che là stesso feci, e allora mi persuasi, che qualche cosa si poteva vedere anche coi grandi istrumenti: ma ripeto, un confronto esatto non mi riusci. Arrivato in Terranova nei giorni precedenti l’ecclisse, in compagnia del prof, Lorenzoni feci molte osservazioni di protuberanze, impiegando l’equatoriale di Padova colà trasportato, al quale veniva applicato un eccellente spettroscopio di Hofmann, Qui non è il luogo di dar conto di quelle osservazioni, essendo riservato alla Commissione per l’ecclisse, di pubblicarne la relazione; ma basta per ora l’av- vertire che gli studi fatti in quella occasione e in ottime condizioni di atmosfera, mi metteva in grado di fare un giusto confronto con quello che avrei in seguito potuto vedere con istrumenti più grandi. Terminate le operazioni per l’ ecclisse e Giornale di Scienze Nat. ed Econ., Vol. VII. Parte I. 3 18 BULLETTINO METEOROLOGICO ritornato in Palermo era mio desiderio di applicare subito al nostro grande refrat- tore di Merz, eguale a quello del Secchi in Roma, lo spettroscopio, che il mio Di- rettore aveva ritirato da Lipsia e costruito sotto la direzione dell’illustre professor Zoòllner, per intraprendere una serie di osservazioni sulle protuberanze del sole. Di- verse cause, fra le quali il tempo cattivo, non mi permisero d’incominciare i miei studî che sul principio del marzo 1371. Lo spettroscopio dello Zòllner, composto di un doppio sistema di prismi, è un ec- cellente apparecchio, che dà uno spettro magnifico a grande dispersione; è munito del solito cerchio graduato per avere gli angoli di posizione della protuberanza os- servata: e attorno al centro di questo cerchio si può far ruotare lo spettroscopio in modo da portare la fessura tangente ovvero normale al bordo del sole. Da prin- cipio determinai la lunghezza della fessura, che mi risultò eguale a 106",7 e in conseguenza detta fessura abbraccia sei gradi del bordo del sole. Per fare dunque l’intiero giro del bordo conviene eseguire 60 posizioni, benchè si potessero ridurre a 30 portando tangenti ad ogni posizione le due parti del bordo distanti di 180 gradi. Ma fatta l’esperienza trovo più comodo e più sicuro il sistema di eseguire l’intero giro colle 60 posizioni, tanto più che osservando un arco così limitato del bordo, accade spesso che una stessa protuberanza fa parte di due posizioni: e poi per la facilità di adattare le successive porzioni del bordo nella fessura, anche il tempo impiegato riesce minore. Con una fessura così limitata gli angoli di posizione delle protuberanze vengono determinati con molta esattezza cioè entro un '/ grado, loc- chè è più che sufficiente per le nostre ricerche. La larghezza della fessura si può determinare in diverse maniere, 1, Determinando il tempo che una protuberanza impiega a passare per la fessu- ra, dopo di aver notato quante fessure abbraccia. Le protuberanze che debbono ser- vire a questo scopo è necessario che siano molto vicine agli angoli 90 e 270. 2. Confrontando la larghezza della fessura colla lunghezza, locchè riesce facile, perchè le righe prodotte dalla polvere dividono sempre in un certo numero di in- tervalli la lunghezza di detta fessura. 3. Si può determinarla, misurandone il più esattamente possibile la larghezza li- 206265 Dal \ tivo espressa nella istessa unità colla quale fu misurata la larghezza della fessura, _° — 40,00. cioè ad una larghezza di fessura eguale ad un millimetro, corrisponderebbe un arco di 46",63. Un tale valore si poteva ricavare anche dalla misura diretta per la lunghezza della fessura; infatti abbiamo detto precedentemente che la lunghezza risultò di 106",66 e la fessura libera misurata in millimetri è di 22,30, così che neare, e moltiplicando il risultato per dove 7 è la distanza focale dell’obiet- ll nostro obiettivo ha una distanza focale eguale a 47,4235. quindi DEL Rs OSSERVATORIO DI PALERMO 19 106",66 2,30 . spettroscopio vi ha una vite colla quale la fessura si allarga a piacere e di quan- tità anche minime : se dunque noi diciamo % il numero dei giri della vite per al- 46",50 — 46",37 dà un risultato corrispondente a quello trovato sopra. Ora nello largare la fessura di 1 millimetro, allora il valore di un giro della vite sarà Determinato così il valore di un giro di vite, col mezzo di una graduazione alle te- ste della vite si potrà dare alla fessura quella larghezza che si vuole: allora si ha il vantaggio di una misura precisa, e il gran comodo di potere chiudere e al- largare a piacere la fessura, rimettendola quando occorre alla misura primitiva per continuare le osservazioni sulla stessa scala. Questo è un sistema che torna utile, perchè in taluni casi quando si è dietro a fare l’intiero disegno del bordo, può di- venir interessante l’osservare lo spettro di una protuberanza, locchè richiede di re- stringer molto la fessura: e questo allora si può fare benissimo, perchè dopo si po- trà con facilità rimettere la fessura al posto di prima. Nel nostro spettroscopio non abbiamo ancora applicato questo congegno, ma speriamo di poterne presto fare uso. Nei grandi istrumenti come il nostro refrattore, non si può dare una grande apertura alla fessura, ed ho trovato che la più conveniente è fra 10 e 15 secondi. Allora le pro- tuberanze sì vedono molto bene, e per sezioni non è difticile il farne disegni precisi per certe forme; mentre per talune la cosa si rende diflicilissima anche nei piccoli cannoc- chiali, e solo si arriva a fissarne il carattere, mentre la sola fotografia potrebbe darne la forma vera ad un dato istante. Gli angoli di posizione sono contati a partire dal punto Nord del bordo, procedendo per Ovest, Sud, Est, da 0° a 360°. Per queste os- servazioni abbiamo escluso il movimento di orologeria; perchè dovendo la protube- ranza passare diverse volte sulla fessura e con moto normale alla fessura stessa, si rende indispensabile l’uso dei due manubrî pei movimenti in AR e d, coi quali co- modamente si tiene la protuberanza al posto voluto. Nella prima tavola vi sono i disegni dell’intiero bordo o porzione di esso eseguiti nel marzo 1871; lo spazio fra due linee orizzontali rappresenta il minuto di arco, e quello fra due verticali l’am- piezza dell’arco abbracciato dalla fessura in ogni posizione, cioè 6 gradi. L’incostanza del tempo non ci ha permesso di raccogliere una serie continua di intieri bordi; inoltre avvertiamo che nelle prime giornate di osservazione, cioè sino al 17 marzo gli angoli di posizione non sono molto sicuri, perchè tardi ci accor- gemmo, che la vite di attacco dello spettroscopio non si chiudeva sempre allo stesso sito. Le prime protuberanze disegnate in buone condizioni furono quelle vedute nel mat- tino del 9 e 11 marzo; ma per i pochi disegni fatti quei giorni non figurano nel quadro generale: ma quelle osservazioni ci riuscirono importanti, perchè potemmo subito decidere della precisione colla quale si possono vedere queste particolarità del bordo solare col grande refrattore, Infatti nel mattino del 9 potemmo vedere con ogni distinzione desiderabile una brillante protuberanza, della quale una por- 20 BULLETTINO METEOROLOGICO zione è riprodotta nella fig. A, e nel mattino dell’ 11 i due sottili filetti vivissimi normali al bordo e ricurvi alle loro estremità che sembravano due uncini, e anche questi apparivano distintissimi precisi e di un'intensità luminosa straordinaria. Nel mentre che in quelle condizioni di osservazioni si vedevano queste ed altre parti- colarità così dettagliate e vivaci, in altri punti del bordo vedevamo delle protube- ranze le quali non davano alcun indizio di filamenti lucidi, ma in vece si presenta- vano come vaporose, in forma di masse nebulose del genere di quelle delle figure C DE, Il bordo solare poi nei tratti non occupati da protuberanze, si vede tutto formato da tante purte lucide vicinissime di differente lunghezza: da queste prime osservazioni io ne ricavo le seguenti conclusioni : 1, Che delle protuberanze solari si possono fare due grandi categorie [Emo 5 cioè filamentose e vaporose semplicemente. 2. Che nel grande refrattore di Merz si osservano le protuberanze con tutta la precisione e chiarezza desiderabile. 3, Che nei grandi istrumenti la distinzione delle due categorie è evidentissima , mentre coi cannocchiali più piccoli si può incorrere nell’inconveniente di adottare una struttura pressochè generale per tutte le protuberanze. E da ciò si spieghereb- bero le discrepanze fra osservatori diversi con mezzi differenti. 4. Tutto il bordo del sole è una serie di fiamme. Nelle successive osservazioni ci siamo sempre più convinti delle precedenti con- clusioni. Soltanto col maggior numero di osservazioni e colla maggior pratica nel- l’osservare abbiamo raccolto un discreto materiale per esaminare le forme e la com- posizione di queste appendici del bordo del sole. Non spenderò parole per la spiegazione della tavola prima, perché colle cose dette prima ognuno comprende ciò che rappresenta. Dirò soltanto che le proporzioni date in detta tavola alla lunghezza del bordo, se sono adatte a dare una idea della di- stribuzione delle protuberanze sul bordo della loro elevazione e larghezza, sono però insufficienti per rappresentare con precisione le forme e dettagli delle protuberanze, e struttura del bordo; poichè colla picciolezza delle figure e la sola tinta bianca, può avvenire che due protuberanze figurano dello stesso genere, mentre furono ve- dute ben differentemente. Egli è per questo, che allo scopo di distinguer meglio le diverse forme abbiamo composte le altre due tavole contenenti disegni in scala mag- giore e colorati. Ed ora diremo qualche cosa sulle figure le più importanti a nostro modo di vedere, Nelle figure F e G sono rappresentate alcune porzioni del bordo solare, ove le fiamme erano un poco più marcate e talune più alte: come si scorge, in taluni po- sti queste fiammelle sono normali al bordo, in altre inclinate per un lungo tratto, e finalmente in altri siti si vede una serie di fiamme inclinate verso la parte cen- trale, come se fossero più compresse ai lati, ovvero aspirate verso la parte centrale del gruppo a cui appartengono. Questo fatto della concorrenza delle fiamme, come si vede nei fuochi ordinarii, si è osservato chiaramente anche nelle grandi protu- DEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO 21 beranze composte di fiamme più grandi : taluni di questi casì più marcati sono rap- presentati nelle figure H I L M NO, nelle quali si vede manifestamente esser quelle protuberanze composte da un assieme di fiamme che s’innalzano dal bordo tendenti a riunirsi in alto, e nella figura 0 abbiamo il caso di due combustioni separate in cui le fiamme vanno a riunirsi più in alto formando una specie di arco, che si eleva poi a punta nebulosa, quasi fosse un vapore più raro proveniente dalla stessa com- bustione. Accanto a questi gruppi di fiamme più alte, non mancano mai le fiamme più piccole del bordo che si dispongono nella stessa inclinazione delle più grandi, come si vede nelle figure. In questi casi che abbiamo considerato il fenomeno della protuberanza non sarebbe che un’esagerazione delle fiammelle più piccole che vediamo su tutto il bordo, cioè rappresenterebbe un rinforzo di combustione, e la loro forma e disposizione sembra del tutto legata ad una causa modificatrice esterna, In que- ste protuberanze la base è sempre molto larga e si vede sempre distintamente non essere che una trasformazione o esagerazione della comune struttura del bordo, Talune volte ho veduto cambiare inclinazione alle piccole fiamme del bordo, come se l’azione di una corrente esterna che le teneva inclinate da una parte, cambiasse per mutata direzione della corrente stessa: invece nei gruppi di fiamme alte, cioè nelle protnberanze a fiamme distinte, la direzione si mantiene di più, Non mancano sul bordo alcuni tratti, ma sempre limitati, nei quali mancano le fiamme, e sta invece al loro posto un rialzo nebuloso, come vedesi nella figura P: ma sono sempre casi rari, come può verificarsi nella tavola prima che contiene tutte le osservazioni. Oltre di queste protuberanze a fiamme distinte concorrenti in alto come aspirate, vi sono anche dei casi in cui si vedono diverse protuberanze a fiamme concorrenti, ma che si ripiegano in alto nello stesso senso, come se guidate da una corrente co- mune che passa sul loro posto. Un bellissimo esempio di questo genere di fenomeno l'abbiamo nella figura Q: e in queste la parte più elevata e ripiegata è nebulosa, come se sotto l’azione della corrente venisse la sostanza ad essere maggiormente di- radata. Per queste protuberanze a fiamme la loro forma non permette di considerarle come violenti eruzioni di gas interni attraverso ad un mezzo molto resistente, ma si vede che in gran parte è lavoro superficiale fatto a spese del materiale che intiera- mente avvolge il sole. Altre volte sì osserva che la parte bassa della protuberanza è costituita da un gruppo di fiamme che hanno una data direzione, mentre la più alta e vaporosa ha una direzione contraria, come vedesi nella figura F. In altri casi si notano invece dei sistemi di fiamme ricurve inversamente a piccole distanze, come nelle protuberanze della figura R., E finalmente in alcune protuberanze a fiamma e- gualmente, si notano dopo la ripiegatura alcuni filamenti diretti verso il bordo, co- me se la materia dopo di essere stata sollevata ricadesse di nuovo sul bordo me- desimo, come nelle figure A T Z ece. E ora che siamo a questo punto dobbiamo esaminare appunto questi casi di fili lucidi ripiegati verso ii bordo. Di questi ne dobbiamo fare due categorie distinte, 22 BULLETTINO METEOROLOGICO cioè raggi lucenti e rettilinei, e fili serpeggianti e non tanto lucidi ma vaporosi. Nella figura A abbiamo un primo esempio di queste apparenze, cioè di lunghe punte lu- cide che dall’alto della protuberanza si diriggono al bordo: nella Z abbiamo un se- condo caso anche più curioso, perchè dalla parte nebulosa alta di quella protube- ranza partono tre punte lucide dirette verso la base della protuberanza stessa. Ora veniamo ad un caso, nel quale abbiamo in parte assistito allo sviluppo di que- sti fili luminosi rettilinei. Nel mattino del 13 marzo trovai a 270 gradi di angolo di posizione un fiocco di raggi vivissimi rappresentato nella tavola dalla figura a; ne misurai l’altezza che risultò di 33”, e nel mentre stava guardando per studiarne i dettagli vidi la parte centrale elevarsi rapidamente cioè in 5 o 6 secondi e non più, giungere all’ altezza indicata nella figura 4. Fseguita di nuovo la misura la trovai di 70" vale a dire dalla prima osservazione si aveva un aumento in altezza di 37! guadagnati in 6 secondi di tempo. Quest’altezza fu dunque raggiunta con una velo- cità di 5 mila chilometri per ogni secondo. Di fronte a consimili straordinarie ve- locità è necessario abbandonare in questi casi l’idea di un trasporto di materia, di un’ eruzione, ma invece considerare il fenomeno come prodotto da un semplice cam- biamento .di stato, come un fenomeno di elettricità, la quale si propaga appunto con una celerità dell’ordine di quella accennata per la così detta protuberanza. Come si vede nella figura in questa seconda osservazione la base del pennacchio an- dava allargandosi: siccome però io aveva interesse ad esaminare l’intiero bordo, cam- biai posizione, scorsi cioè le suecessive parti del bordo solare: ma quel rapido cam- biamento osservato e la nitidezza di quei raggi lucenti mi aveva talmente colpito, che poco dopo ricollocai la fessura dello spettroscopio su quella stessa parte del bordo, e trovai allora la scena cambiata come lo indica la figura y. Tutto il campo era oc- cupato da diversi raggi rettilinei convergenti a un punto comune, dei quali il più lungo e centrale conservava l’altezza di 70" trovata nella seconda osservazione. Le condizioni atmosferiche cambiarono, e non potei più oltre seguire il fenomeno, Le fi- gure della tavola sebbene egregiamente eseguite dal valente litografo signor Frauen- felder, pure non possono rappresentare il fenomeno in tutto il suo splendore come vedevasi allo spettroscopio, dove la sfumatura del fondo, la luce intensa dei raggi e la loro disposizione, portavano subito a considerare il fenomeno del tutto analogo ad una delle nostre aurore boreali, e precisamente della magnifica da noi veduta in Palermo nella sera del 25 ottobre 1370. Anche allora noi vedevamo sopra di un fondo roseo sfumato in alto, apparire ed alzarsi quasi istantaneamente dei bellissimi fasci di luce bianca-giallastra, dei quali i più alti stavano nella parte centrale, e gli altri più bassi e concorrenti coi me- dii in un centro posto sotto il nostro orizzonte: la loro posizione non era fissa, ma si allargavano e sembravano come dotati di un movimento che li trasportava ora verso l’Est ed ora verso l’Ovest del nostro orizzonte. Noi quindi non esitiamo a con- siderarsi questi fenomeni talora parziali e susseguenti alla protuberanza già completa, e talora isolati, come un fenomeno elettrico del genere delle nostre aurore boreali. DEL Rs OSSERVATORIO DI PALERMO 23 La formazione o comparsa di queste punte luminose ha luogo anche nelle parti più elevate di una protuberanza nebulosa. Così ad esempio la protuberanza rappre- sentata nel quadro generale a 282 gradi di angolo di posizione nel giorno 14 marzo, era composta nella parte centrale di una massa nebulosa poco densa a semicerchio, con due aperture centrali come due arcate, e nel limite superiore si vedevano al- cune punte lucide verticali, le quali evidentemente si erano formate sulla nube, non potendosi scorgere alcun rinforzo di luce nell’ interno della medesima. Nelle protu- beranze si dovranno dunque considerare due ordini di fenomeni: cioè il principale che dà origine alle protuberanze propriamente dette, e i secondarii che si svilup- pano in seno dell’atmosfera solare conseguenti al primo, e che costituiscono punte lacide dirette o rovesciate, masse filose a zig-zag, ed anche semplici nuvolette ne- bulose staccate interamente dalla massa principale. Le protuberanze in forma di masse illuminate isolate, cioè vere nubi, sono sem- pre scarse, come appare dal quadro generale: ma su questa categoria i risultati sa- ranno sempre incerti, perchè le osservazioni riferendosi al solo bordo, in tanti casi non abbiamo un mezzo sicuro per decidere se una protuberanza poggi o si innalzi dal bordo, ovvero se per sola projezione la cosa sia soltanto un’ apparenza. Delle masse staccate dal bordo alcune hanno un aspetto di vere nubi, nelle quali non si distingue una struttura particolare, ma appaiono invece come vere masse vaporose : altre poi hanno caratteri del genere di quelli che possono osservarsi nelle protube-= ranze che giudichiamo appartenere al bordo, Così nel giorno 21 marzo osservai un fenomeno assai singolare rappresentato nella figura d: alle 11° e 26% vedevasi quella massa filosa che sembrava un prodotto della parte nebulosa più bassa a sinistra della figura, che in apparenza sembrava sortire da quel posto del bordo, ove notavasi un rinforzo di luce, con indizio di fiamme dirette in senso contrario dello sviluppo di quelle nudi. Nella parte anteriore più elevata eranvi molti filamenti ripiegati all’in- giù in corrispondenza di altri gruppi di fiamme, quasi che fra loro regnasse un’at- trazione speciale: e una tale corrispondenza l’abbiamo notata altre volte, di maniera che sembra che ogni qualvolta da una massa elevata si formano filamenti diretti al basso verso il bordo, ciò verificasi in presenza di un corrispondente sollevamento nella parte del bordo sottostante. Alle 12% la parte nebulosa era scomparsa e al po- sto della base si vedevano delle lingue dirette nello stesso senso degli indizii di fiamme osservate alle 11° e 26%: per cui è probabile che queste esistessero anche allora e formassero un fenomeno indipendente dalla nube, che per projezione ci dava quell’apparenza. La parte anteriore era ridotta ad un solo pezzo come vedesi nella figura ©, È chiaro che se la parte anteriore lucida filosa della figura d per proje- zione ci fosse comparsa più bassa e in parte coperta dal bordo, avrebbe avuto in sé caratteri da poterla, volendo, considerarla come un getto ricurvo, mentre non lo era: dunque, senza negare il carattere di eruzione per talune protuberanze, diciamo solo, che in vista anche di altre osservazioni consimili, bisogna bene esser guardinghi prima di classificare una protuberanza per fenomeno di eruzione. E a questo proposito non 24 BULLETTINO METEOROLOGICO voglio tralasciare dal notare come nella nostra atmosfera per semplice condensazione o rarefazione di vapori le nubi prendono sovente talune forme, che si riscontrano consimili in molte protuberanze, che per la tinta e splendore ci sembrano forme così strane, ed anche perchè non abbiamo sempre il confronto pronto all’ occhio. Io ho conservato diversi disegni di cumuli, che qui non presento per ragione di economia, ma che disegnate e tinte in rosso si potrebbero benissimo paragonare ad altrettante protuberanze del sole, della categoria delle nubolose, e talune anche delle filose. Le forme poi delle protuberanze, che veramente si prestano per poterle conside- rare come un fenomeno di eruzione gassosa attraverso un mezzo resistente, sono molto rare: e ciò l'avevamo notato anche nei disegni fatti a Terranova. Una di queste ci sembra quella rappresentata nella figura 7: sebbene anche in questa si potrebbero fare alcune osservazioni in contrario: ma non vogliamo ora entrare in un tale esame, perchè vogliamo prima raccogliere un materiale di osservazione più abbondante, af- finchè il nostro giudizio, qualunque risulti, possa poggiare su di un discreto numero di fatti. Una forma originale di protuberanza è quella disegnata nella figura 4: quella pro- tuberanza è mista cioè nebulosa filosa: è ammesso anche che dessa sia il prodotto di eruzione, è innegabile che la configurazione della parte anteriore di quella massa a zig-zag, costituisce un fenomeno indipendente dalla supposta eruzione, e che prova come quei gruppi di fili lucidi e quelle punte possono anche formarsi in alto fuori del bordo a gran distanza dalla base principale: e allora l’altra protuberanza a sini- stra nella stessa figura a filamenti lucidi ricurvi fermi e invariabili, almeno pel tempo dell’osservazione, potremo subito dall’apparenza di forma giudicarla un’ eruzione? il crederlo è presto fatto, ma il provarlo è assai difficile. Come le nubi della nostra atmosfera cambiano continuamente di forma, special- mente nel dettaglio, così avviene anche delle protuberanze: per cui è necessario av- vezzarsi a disegnarle nel minor tempo possibile, altrimenti il disegno finirebbe per rappresentare una serie di trasformazioni. In quanto alla forma diremo ancora, che le protuberanze ad albero, cioè formate come di un tronco d’albero che si eleva nor- male al bordo, allargandosi in alto a ramificazioni o ventaglio, costituiscono per noi finora delle rare eccezioni: mentre la protuberanza ci si presenta sempre con base larga tendente ad acuminarsi in alto. Appena incominciati da noi questi studî pensammo al modo di studiare il meglio possibile la relazione fra le protuberanze e le facole del sole, che taluni sono por- tati a considerare come due fenomeni distinti. Il nostro interesse in ciò era tanto maggiore, in quantoché in alcune fortunate combinazioni avevamo potuto osservare al bordo delle discontinuità prodotte dalla presenza di facole sul bordo stesso: ed es- sendo appunto dette facole dei veri rilievi della fotosfera, così è della massima im- portanza il verificare quale relazione possa esistere fra questi due fenomeni e diciamo due, perché finora non abbiamo prove sufficienti per ridurle ad uno solo. Evidentemente il mezzo per risolvere la questione è quello di determinare con e- DEL Rs OSSERVATORIO DI PALERMO 25 sattezza la posizione di una facola quando trovasi sul bordo del sole, e vedere poi collo spettroscopio se in quel posto vi siano protuberanze. Per'riescire bisogna dun- que ottenere l’angolo di posizione della facola con eguale approssimazione di quella ottenuta per la posizione della protuberanza: nel nostro caso adunque, hasta otte- nere quest’angolo coll’approssimazione di ’4 grado. Per riescire a ciò aveva applicato al cercatore un cerchio graduato, con indice mo- bile coll’oculare munito di due fili a croce, così che l'angolo di posizione veniva de- terminato nel modo ordinario senza però guardare direttamente il sole, perchè al- lora le facole non si vedono tutte, ma operando sull'immagine del sole ricevuta so- pra un piano di projezione fissato a poca distanza dell’oculare: con questa disposi- zione si aveva il comodo di determinare la posizione delle facole senza levare lo spettroscopio dal refrattore: ma in pratica si vide, che la determinazione veniva incerta per molte ragioni che facilmente sì comprendono. In conseguenza rinunciammo a questo sistema, e peusai di determinare la posizione delle facule per projezione e colla stessa projezione data dal refrattore, di cui ci serviamo per la osservazione e numerazione delle macchie: allora l’immagine projettata è molto grande e assai chiara, di maniera che le facule si vedono con tutta distinzione nei suoi dettagli, e distintamente si vede quali punti del bordo esse toccano, di quanto si estendono, Allora per avere speditamente il loro angolo di posizione io ho descritto sul piano di projezione un circolo di raggio arbitrario, ma tale da potere dividere comoda- mente il circolo di 4 in 44 grado, da 0 fino a 360: portando il diametro che va da 90 a 270 parallelo al moto diurno, e a ciò si riesce facilmente servendosi di una macchia o di una facola, lo zero rappresenterà il punto più nord, il 180 il punto sud di detto cerchio: così rettificato il circolo, è evidente che se si porta il detto circolo tangente internamente al bordo del sole projettato, che appartiene ad una circonferenza molto più grande, allora l'angolo letto sul circolo minore darà l’angolo di posizione del punto del bordo che fu portato al contatto, e se in quel punto vi era una facola od una macchia, si avrà così il loro angolo di posizione. Questo contatto interno riesce un poco incerto, cioè si potrebbe facilmente com- mettere un errore nella determinazione incompatibile colla precisione dell’angolo di posizione determinato per le protuberanze: ma questo inconveniente scompare fa- cendo uso dei contatti esterni, intersecando il circolo minore colla projezione del sole, e scostando gradatamente la projezione solare: allora con un poco di pratica si ar- riva subito a far sortire dal circolo graduato la projezione del sole nel posto pre- ciso corrispondente all’angolo che si cerca, In questa maniera gli angoli letti andreb- bero diminuiti 180 gradi: ma si risparmia quella operazione graduando differente- mente il cerchio, ciò disponendolo in posizione inversa della precedente, e allora si leggerà direttamente l’angolo di posizione, e cosi puossi ottenere con una precisione a- naloga a quella degli angoli delle protuberanze. Anche col primo metodo avevamo riconosciuto nei giorni 15 e 16 marzo una corrispondenza certa fra protuberanze e facole vedute al bordo: ma sopra questo argomento non vogliamo fermarci, perchè Giornale di Scienze Nat. cd Econ. Vol. VII. Parte I. 4 26 BULLETTINO METEOROLOGICO prima occorre raccogliere, se si verificheranno, molti casi di coincidenza, per potere discutere ed arrivare a qualche conclusione seria sulla relazione fra le facole e le protuberanze e le macchie: e perciò ci siamo limitati a descrivere il ripiego da noi usato per la determinazione degli angoli di posizione delle facole e macchie al bordo solare, che ci sembra assai comodo e capace di dare gli angoli colla precisione ri- chiesta. Nell’osservazioni delle parti del bordo, ove non vi erano protuberanze, si notava anche che parte dell’ampiezza della fessura occupava lo strato ordinario a fiamme, e il medio delle note fatte in questo mese darebbe un’altezza per quello strato da 6 ad 8 secondi soltanto, ed esso è molto variabile, potendosi trovare sottilissimo in alcuni punti, cioè 3 o 4 secondi, e in altri e a poca distanza dai primi si vede in- vece mantenersi da 10 fino a 12 secondi. L'altezza delle protuberanze si riconosce direttamente nel quadro, ed essa fu ricavata dal numero delle fessure che si sti- marono comprese nell’ altezza della protuberanza stessa. Questo metodo quando la protuberanza è molto alta e non molto dettagliata riesce un poco incerta, e di ciò mi sono accorto, nel confrontare le proporzioni della protuberanza stimata ad oc- chio in confronto della lunghezza fissa della fessura, e le proporzioni che risulta- rono quando si metteva il disegno in iscala nel quadro: e quindi nei disegni colo- rati in alcune figure ho tenuto altre proporzioni di altezza, ricavate dall’ assieme del disegno originale, dai quali si vede con tutta sicurezza, che in alcuni casi l’al- tezza data dal numero delle fessure è esagerata. In quanto a spettro di protuberanza poco o nulla possiamo dire di interessante, perchè veramente poco ce ne siamo occupati; oltre delle righe dell’idrogeno e della gialla vicina a quella del sodio, altre righe non abbiamo avuto occasione di vedere nello spettro delle protuberanze, che una linea sottile lucida vicino alla C dalla parte dal giallo, ma non potei misurarla; verso l’estremo rosso ho notato diverse volte un rinforzo di luce in alcune parti, ma non righe distinte. Una grossolana punta nel campo dello spettro dovrebbe servire come punto di partenza alla mi- sura delle righe. Ora avviene il fatto, che detta punta trovandosi vicino alla C quan- do si osservano le protuberanze, dopo pochi minuti di osservazione se ne scostava molto, ed io non compresi per nulla il fatto, che anzi riteneva uno spostamento mec- canico dell’apparecchio dovuto ai movimenti di osservazione. Ma il professor Bla- serna ha scoperto, che queste deviazioni dipendono dal variare della temperatura nei prismi. E nella seduta del 26 marzo 1871 egli dava conto alla nostra società di scienze naturali delle sue ricerche sulla variazione del potere rifrangente dei corpi al variare della temperatura, ed ha dimostrato che questo fatto si verifica anche per i corpi solidi. Il professor Blaserna ha misurato gli spostamenti della dop- pia stria del sodio prodotti da un prisma di vetro a quelle temperature, che Paria ambiente gli offriva nelle diverse ore del giorno e della notte. Le sue misure non sono complete perchè abbracciano un’ escursione di soli 6 gradi, ma esse bastano per dimostrare che ad ogni grado centigrado corrispondono circa 3” di spostamento, DEL Rs OSSERVATORIO DI PALERMO 27 Questo fatto dimostra, con quanta circospezione devono farsi oramai le ricerche spet- troscopiche, e quanto sia necessario di tener conto della temperatura ambiente. E siccome questi spostamenti saranno probabilmente diversi per le diverse qualità di vetro, è necessario che ogni spettroscopio riceva la sua tabella di graduazione. Con ciò si spiegherebbero le differenze trovate nelle misure fatte da due osservatori in condizioni diverse sulla stessa riga. Cosi è anche evidente, che se l'osservatore fissa col sole il posto delle righe o di qualcuna delle fraunoferiane sulla scala del suo spettroscopio, le osservazioni fatte di notte sulle stelle saranno sicuramente affette da un errore per l’abbassata temperatura dei prismi, Macchie solari osservate al grande refrattore di Merz nei mesi di febbraio e marzo 1871 DALL'ASTR. AGG. P. TACCHINI FEBBRAIO | MACCHIE | FORI MARZO |MACCHIE| FORI 9, 22 11 146 9 ll 79 23 16 220 10 13 46 24 11 125 11 11 39 25 13 1i2 12 16 68 26 22 92 19 | vo 87 27 23 92 LA 22 97. 28 19 74 Lo 20 85 MARZO 16 22 97 1 14 114 17 27 142 3 9 $1 2.240 MN 201: 115 4 8 70 Di 13 72 5 8 80 27 17 55 6 15 67 28 14 76 ci 15 66 8 15 79 La serie del numero dei fori non può riguardarsi del tutto omogenea, perchè in questa stagione l’atmosfera è spesso ingombra da vapori, che se non impediscono la visibilità delle macchie, sono però sufficienti ad occultare i più piccoli fori, che ve- 28 BULLETTINO METEOROLOGICO drebbersi a cielo sereno. Ad onta di questo è evidentissimo un maximum di macchie solari e di fori poco dopo la metà del marzo, cioè nel giorno 17 in cui si ha il mas- simo numero di macchie e di fori per tutto il mese. Ora nella Gazzetta Piemontese del 24 marzo trovammo la seguente nota del chiarissimo P. Denza: « Una nuova apparizione di aurora boreale ha avuto luogo nella notte del 17 al « 18 corrente a Volpeglino, « Questa notte era una di quelle prescritte per le consuete osservazioni delle me- « teore luminose che si fanno ad epoche convenute da un capo all’altro della Pe- « nisola. Ora il R. D. Pietro Maggi, mentre attendeva a così fatte osservazioni, in- « torno alle 2 ant. del 18 vide una insolita luce biancastra innalzarsi poco per volta « sull’orizzonte dal lato settentrionale. Alle 2 ore e 25 minuti (tempo medio locale) « codesta luce, in quella che diveniva assai più brillante e di color rosso-porpora; «si estese su tutta la zona celeste occupata dalla costellazione del Cocchiere, che «a quell’ora trovavasi prossima all'orizzonte. In mezzo a quest’ammasso di luce s’in- « nalzò poco dopo, a guisa di subito lampo, una colonna biancastra, molto ben de- « finita, il cui veriice pervenne sino a 25 gradi circa sull’orizzonte. « La meteora persistette in tal modo sino alle 3 ant, allorchè si trasportò all’im- « provviso verso Est nella costellazione del Perseo, quasi vi fosse spinta da vento «impetuoso. Un'altra colonna biancastra si sollevò con moto sussultorio alquanto più « alto della precedente. Alle 3 ore e 25 minuti le due colonne di luce scomparvero « interamente, la tinta rossa andò mano mano dileguandosi, ed alle 3 ore e 40 mi- s nuti tutto era svanito. « La descritta aurora tenne dietro alla forte ondata di depressione che, incomin- « ciata al nord-ovest di Europa tra il 15 e 16, nei giorni seguenti 17 e 18 attra- « versò tutta la nostra penisola, arrecando vento impetuoso, pioggia e neve in di- « versi luoghi, ed abbassando notevolmente la temperatura, » E Abbiamo dunque un nuovo caso di coincidenza manifesta fra l’ apparizione delle aurore boreali e i massimi delle macchie del sole. Anche sul finire del febbraio si vede un aumento sensibile nel numero delle mac- chie ed è quindi probabile che qualche aurora sia stata veduta: ma questo non ho potuto ancora verificare. Solamente nel Bullettino dell’osservatorio del Collegio Romano trovo le seguenti note del P. Secchi: Febbraio 24 — bifilare strano » 25 — bifilare basso e verticale alto > 26 — bifilare bassissimo. Del resto può darsi anche, che l’ influenza che esercitano i moti del sole sulla terra, in taluni casi siano atti a produrre aurore boreali, in altri soltanto ad in- durre perturbazioni magnetiche forti. DEL R. OSSERVATORIO DI PALERHO 29 Nella macchia € del giorno 1° marzo, abbiamo veduto trasformarsi un ponte in una bellissima nube bianca, restando la macchia inalterata di grandezza e forma. In due macchie del giorno 5 la disposizione delle correnti lucide accennava ad un movimento vorticoso, ed è la prima volta, che ho veduto così distintamente questa disposizione; mentre in tante altre il fenomeno sì direbbe soltanto parziale. Nel gior- no 7 la facola che vedevasi nel giorno precedente fra due macchie e non copriva la penombra della più vicina al bordo, appariva invece nel 7 come un cordone pro- jettantesi sul nucleo di detta macchia, ed aveva diverse punte lucide come una sega, che per projezione brillavano sul nucleo stesso: ciò mostra chiaramente che quella facola o cordone era molto rilevato per produrre le apparenze descritte per effetto di prospettiva. Nel giorno 12 al bordo orientale abbiamo una macchia bella che presenta le apparenze di prospettiva solite nelle macchie regolari, cioè dalla parte del cen- tro la penombra è ridotta a un filo sottile e in alcuni punti coperta dai rilievi della facola, mentre dalla parte del bordo è larga e del tutto libera: nel seguente giorno le osservazioni corrispondono a conferma di quelle del 12: nel giorno 13 poi vi erano altre macchie sul bordo strettissime, sotto forma di tratti neri sottilissiimi circondati da facole lucenti; seguendo le macchie sì vede chiaramente, che quando esse sono vicinissime al bordo, non è già il nucleo che si vede, ma porzione della penombra, che in contrasto colla facola, che allora ha il massimo splendore, ci sembra una li- neetta nera. Nel mattino poi del 12 abbiamo veduto un altro fenomeno curioso: nel nucleo grande della macchia vi si projettavano due correnti della penombra, una in forma di virgola, l’altra dalla parte opposta in forma di y: fra queste due appendici della penombra vi era come una scarica elettrica, cioè a intermittenza un arco va- poroso si estendeva dall’una all’altra, poi ritiravasi sulla maggiore, poi si allungava di nuovo e così di seguito: il colore del getto ad arco era rossastro violaceo e per projezione si vedeva magnificamente e meglio col passaggio delle leggiere nubi che passavano davanti all’obbiettivo. 30 BULLETTINO METEOROLOGICO RIVISTA METEOROLOGICA Dopo una serie di mesi in cui lo avvicendarsi delle burrasche fu continuo, e la- sciò ricordanza di una stagione corsa, se non rigidissima per la nostra contrada, noiosa almeno per gl’incessanti perturbamenti atmosferici, venne il marzo sotto miti auspicî a ricrear la natura con giorni sereni e belli, nei quali tanto l’alta pressione quanto la dolce temperatura e la costante tranquillità dell’ aria concorsero ad im- primergli quel carattere eccezionale che lo distinse. Però tali condizioni non deb- bono attribuirsi che alla sola prima metà «del mese, poiché rottosi nell’altra l’equi- librio sin allora durato, succede un periodo di tempo cattivo, che si rendeva di già necessario per la campagna dopo una non breve mancanza di piogge. Cominciando dalla pressione, essa nella sua media mensile è superiore alla normale di mill. 3,2, e l’altezza in cui costantemente si mantenne il barometro nei primi giorni del mese, ci dà ragione di questo risultato. Infatti dall’ultimo minimo harometrico, avvenuto il 28 di febbraro di 761,26, la pressione va sino ai 766,4 nel giorno 3 marzo, e ri- mettendosi il 4 sui 762 mill., con leggiera oscillazione vi si conserva sino al gior- no 13. Scende rapidamente dal 14 al 17, ed in questo giorno, dopo mill. 18,49 di escursione, tocca il minimo di 744,82, Una calda ed intensa corrente di S0 causava quella forte depressione; ma sviluppatasi appena una contro-corrente fredda di pro- venienza polare, risalisce il barometro, e con leggiere oscillazioni si mette sui 758 millimetri nel giorno 26. Ma da questa altezza tosto ridiscende, ed il giorno 29 si avverte per una seconda volta la calda corrente del 3° quadrante, la quale è su- bito sostituita nel giorno appresso da una burrasca da NO che determina un ultimo aumento di pressione, Come adunque ben si vede due sole onde barometriche son degne di nota in questo mese, l’ ampiezza delle quali è abbastanza considerevole, come lo è pure la mensile escursione di mill. 25,8, superiore essa stessa alla nor- male di 4 mill. circa. Oltremodo mite si mantenne la temperatura dell’aria in marzo, ed il minimo men- sile termometrico di 8,4 avvenuto il 31 mostra la differenza della nostra colle al- tre stazioni continentali che soffrirono minimi termometrici di parecchi gradi al di- sotto dello zero. Il giorno 17 si notò il massimo di 21,8 col SO caldo, e quello del 16 di poco ne differi. Anche nel 29 il termometro si mantenne in media sul 16°, ma, ad eccezione di questi tre giorni, il resto procedè normalmente. Il vento predominante in marzo risultò l’080, ma fu anche abbastanza frequente il NE. La velocità dell’aria sta sempre sotto i 9 chilometri, ma nei periodi di bur- rasche questa forza aumentò sensibilmente, mai eccedendo i 42 chilometri. Confrontando la totale quantità di pioggia raccolta in marzo colla media normale si trova una forte differenza di circa 59 mill, di meno, e ciò basterebbe a dare a questo mese il carattere di secco. Però dando uno sguardo indietro troviamo nel gen- 31 naro una esuberanza di 100 mill. di pioggia la quale compensa perfettamente la scarsezza del febbraro e del marzo non solo ma anche del dicembre. In quanto alla distribuzione della pioggia negli ultimi giorni del mese essa è regolare. Nel resto degli elementi meteorici nessuna anomalia è notabile, e solo Ia curva dell’ozono mostrasi molto sinuosa ed irregolare, ma pochissimi sono i rapporti che essa presenta colle altre, L. 2 3 4 5 6 7. 8 9, 10. 11. 12, 13 14 15 16, 14 18 19 20 21, 22 23 NOTE Cielo sempre coperto, venti deboli, mare calmo, nebbie. Cielo coperto durante il giorno, a sera lucido, venti freschi, mare agitato. Tempo bello, a sera cielo variabile, mare calmo, venti regolari deboli, Nel pomeriggio cielo coperto, mare calmo, venti regolari deboli, Tempo bello, mare calmo, venti regolari, Ciclo variabile, mare calmo, venti regolari, Tempo bello, mare calmo, venti regolari. Tempo bello, a sera cielo variabile, mare calmo, venti regolari. Cielo variabile, mare calmo, venti regolari, Nebbie e caligine nel mattino, a sera cielo coperto e poi lucido, mare calmo, venti regolari. Cielo variabile, mare calmo, venti regolari, Tempo bello, cielo variabile, nebbie e caligine nel mattino, mare calmo, venti regolari, Tempo bello; durante il giorno vapori al mare, e nella sera umidità forte. Tempo bellissimo, mare calmo, venti regolari, nella sera umidità forte. Cielo bello, mare calmo, venti regolari deboli, nella sera forte umidità. Calda ed intensa corrente di SO che ha fatto rialzare il termometro di al- quanti gradi. Cielo bello, mare calmo, Continua la corrente di SO, Mare calmo, cielo bello, temperatura elevata. Cambiata la corrente di SO in quella del 4° quadrante diminuisce la tempe- ratura, il cielo si copre di dense nubi con minaccia di pioggia, e pioggia per pochi istanti alle 51 30" p. m. Mare agitato. Cielo variabile coperto ed a sera leggiera pioggia. Venti del 3° e 4° qua- drante, mare lievemente agitato. Cielo variabile coperto e dopo il mezzodi piovigginoso. Corrente del 4° qua- drante, mare lievemente agitato. Cielo coperto, ad 1% 15% p. m. pioggia forte, mare calmo, venti variabili, Cielo variabile coperto, alle 11" 15" p. m. comincia a piovere, mare calmo, venti regolari, Cielo coperto e pioggia, alta corrente di ovest, mare calmo, venti regolari, 32 BULLETTINO METEOROLOGICO 24, 25. Cielo bello, mare calmo, venti regolari, 26. Cielo piovoso, a sera bello, mare calmo, venti regolari. 27. Tempo bello, mare calmo, venti regolari. 28. Cielo bello, mare calmo, venti regolari deboli. 29. Corrente calda del 3° quadrante che ha fatto rialzare la temperatura. Cielo coperto, a 15" p. m. goccie per pochi istanti, mare tranquillo, pressione bassa, 30. Burrasca proveniente dal 3° quadrante accompagnata da pioggia. Nella sera grandine e neve ai monti. Mare lievemente mosso, venti forti. 31, Continua la burrasca di ieri piegata però al 4° quadrante. Nella notte ha ne- vicato abbondantemente ai monti, pioggia, mare grosso, venti forti. Osservazioni IMeteorologiche del Marzo 1871. DEL Ro OSSERVATORIO DI PALERMO» 33 È AREAS OM Î Massimi Barometro ridotto a 0° so ni" Termometro centigrado e minimi | aromelrici termometrici erre ENI ale __ _ = = | a nt ri _ i e e — ne 9hm 12h sh Gh 9h 12h 9hm |12h 3h) 6h | 9h (12h 1 || 761.54| 761,29) 760.83) 761.62] 761.77| 762.33 762.33) 760.05|/12.0 |12.6 [12.8 [1V.9 (12.0 (11.8 || 13.1 | 11.3 2 63.351 63.561 65.98] 64.74] 6325) 65.70 65.70 62.33! 12.0 [13.5 [13.5 [11.3 [11.3 10.8 || 138 | 10.8 3 || 66.35] 65.65) 65.03] 65.18) 64.88] 64.53 66.39 64.53|10.9 |12.2 [12.6 [11.6 (11.3 (11.1 12.8 | 10,0 4 63.21° 62.80) 61.63] 6212) 62.22] 62.48 65.17 61.68;111.7 |13.2 [13.5 [12.8 '12.2 '12.0 | 13.7 10.7 5 || 63.19] 63.04| 62.02, 62.30) 62.84, 62.54 63 33 62.02,12.6 |12.8 }12.8 [12.3 |11.3 |11.0 (| 13.2 | 11.0 6 63.12 62.76) 62.20 62.00) 62.19! 61.85 63.42! 61.851 12.5 [13.2 [13.5 [12.6 |12.3 |i2.2 || 13.8 | 10.8 7 61.18] 61.34 60.931 61.85) 62.69) 62.92 62.92 61.02/12.5 [13.1 [13.5 |12.9 [12.2 [11.9 || 13.8 | 11.[ 8 || 63.81 63.72! 63.10! 63.67/ 63.24| 63.64 64.07 62.55:(12.5 [13.5 [13.5 [13.1 [12.9 [12,3 || 13.8 | 11.3 9] 62.59] 62.33) 61.36) 61.32! 61.43!/ 62.08 63.64 61.32|12.5 (13.6 [13.7 [13.2 |12.3 (12.0 14.0 | 11.4 10 61.78| 61.73) 61.21] 61.10) 61.39) 61.65 62.08 61.10;12.5 |13.2 |13.4 |13.1 |12.5 [11.6 13.8 | 11.5 11 61.61) 61.16 61.27} 61.42) 61.42| 61.89 61.89 61.00|[12.5 |13.8 |13.5 [12.5 [11.9 |12.2 || 14.3 | 10.8 12|| (G2.56| 62.43] 61.53, 62.30) 62.33] 62.78 62.78 61.60;|13.4 |14.2 [14.1 |13.4 [15.1 )12.8 || 14.3 | 11.9 13 || 62.54) 62.44) 61.46) 62.09] 62.41) 60.91 63.31 60.91/(13.1 |14.6 |14.7 |13.8 |12.9 [12.2 || 15.3 | 11.4 14 || 60.96| 61.16" 59.92) 60.07| 59.92] 59.89 61.78 59.891112.9 |14.2 |14.3 {13.2 |13.2 [12.8 || 14.8 | 11. 15 || 55.60] 58.34 57.06] 56.89) 5639] 553.89 39.89 53.89]l13.4 (14.7 [15.3 |14.3 113.5 [13.4 || 15.8 | 12.0 16 || 53.0%| 53 63| 52.20] 52.32! 51.98] 91.27 51.89 51.27]/16.2 ‘19.4 |195 [17.4 |17.0 {16.4 | 19.8 | 13.4 17 || 48.21) 46.561 43.49] 45.89) 47.10) 41.49 51.27 44.82}|19.1 |21.6 |21.5 |18.5 |17.1 |15.8 || 21.8 | 15.8 18 || 47.11] 46.95) 46.38] 47.71) 47.88| 45.00 48.00 45.6%|(13.5 |15.4 [15.9 |15.0 ‘(13.2 [13.2 || 16.8 | 12.0 19 || 48.68] 48.93 45.62] 49.84) 50.05, 49.45 50.03 47.93!/12.6 [13.4 |11.3 [12.2 [15.7 [11.6 || 14.6 | 11.3 20 || 48.45) 48.14| 47.69) 49.15] 49.82! 49.553 49.82 47.6%!11.9 |12.5 [12.8 [12.0 [11.9 [41.4 || 13.4 | 11.0 21 50.35) 50.41) 50.46) 51.41) 51.62) 54 59 51.62 49.47||12.2 [12.6 |12.0 [11.9 [11.4 [11.1 13.6 | 10,5 22 |) 51.50) 51.46) 50.49) dI.04! 5165! 51.59 51.95 49.12/(11,7 |12.6 [12.6 |11.7 [11.6 [10.5 || 13.1 9.8 23 || 31.24) 50.34] 51.34) 52.02) 52.56) 53.98 53.58 50.52;(12.5 |13.2 [13.5 |12.5 [12.3 [11.9 || 13.6 | 10.2 24 35.15] 5530) 55.50) 36.035) 56.50) 36.97 56.97 53.07]|12.8 |14.2 |14.3 [13.7 |13.1 [12.3 || 14.4 | 10.6 25 || 57.66| 5761) 57.19) 56.79! 56.361 356.67 57114 56.10|14.1 |15.4 [15.0 |14.4 |14.0 193.2 || 15.6 | 11.8 26 || 37.82) 57.45) 57.09) 37.96] 58.31] 58.07 58.35 56.10!|12.3 [14.0 |14.0 (13.4 [12.6 [12.8 || 14.2 | 12.1 27 || 58.18) 56.34| 56.92) 56.81] 56.76] 536.62 58.18 36.3%|[12.6 |14.9 [15.0 114.3 [13.5 [13.1 || 15.1 | 11.9 28 54.43) 53.72. 52.39) 50.94, 50.97] 49.35 56.62 49.33:[14.7 [14.9 [15.3 [14.1 |14 4 |13.7 || 15.7 11.9 29 || 46.70) 46.27) 4%.52| 43.54| 44.30) 4441, 49.35 43.3%||16.1 |17.6 (17.1 [16.1 |15.2 |14.4 || 17.8 | 129 30 || 43.06) 42.91) 41.80) 42251 44.17) 4535 45.35 40.55|!13.7 (12.8 |i4.0 [12.0 j11.0 |12.0 {| 14.4 | 10.9 3A 48/34| 49.42| 4973) SI.44| 52.65] 52.81 52.81 45 351] 9.6 | 9.9 |10.5 [10.5 |10.7 10.8 | 12.0 8.4 M. 56.91! 56.49 56.035) 56.44! 536.73| 56.76 58.10! 55.20!113.01|14.09!14.16!13.28'12.76112.38;| 14.71! 11.35 Osservazioni Meteorologiche del Marzo 1871. | Tensione dei vapori Umidità relativa Stato del Cielo Sim) 12h, 3h 6h, gh 12h [pini 12h] 3h | 6h] 9h:12h] 9hm | 12h 3 | n 9h {2h 1 8.56: 7.59] 7.47) 7.19] 7.07] 7.83) 82! 70] 63| 69] 671 76 ose. Nuv. Nuv. Ose. Ose. Cop. hl 8.08! 8.91] 7.97] 6.05! 6.40| 5.66 77| 77|69]| 60! 64) 59|lose. Osc. Cop. Bello Lucido |Lucido Sil 6.27| 6 64| 6.70] 7.60| 6.96] 6.85) 62 | 63 | 61] 74| 70| 70||bucido |Lucido |Bello Nuv. Cop. Lucido 4 8.14| 7.23! 1.39| 7.A47| 7.42) 7.96 79] 64 | 63] 65° 71 | 76 Lucido |Lucido |Bello Ose. Cop. Osc. dÌl 7.59! 7.05! 6.881 7.78| 6.96] 6.39 20 | 64| 62| 73 70| 65 [Misto Bello Nuv. Lucido |Nuv. Cop. 6l 8114 7.84 1.03| 7.90] 7.47] 8.02) 75] 69 | 61| 72) 70 76 |[Nuv. Misto Bello Nuv. Cop. Cop. 1 7.65] 7.29) 7.66] 8.02! 7.12) 730 71) 65 | 66| 72| 67 70 |tucido [Lucido |Bello Lucido |Bello Lucido S| 8.021 7.66 1:66 8.27 8.51] 7.90| 74 | 66) 66 72| 77] 74 Lucido |Bello Bello Ose. Cop. Lucido 9 8.02! 8122] 8.16] 8.33| 9.01) 7.96) 74 | 71) 70| 74) 84] 76 [Bello Bello Nuv. Cop. Bello Osc. 10) 8.02] 1.84, 20 8.52! 7.96] 7.60] 74 | 69| 71] 76| 73! 74/(Nebb. |Nebb. |{Nuv. Ose. Lucido |Lucido 11]| 8.75) 8.10! 8.73] 8.75] 7.19) 7.59 SP | 69] 76| 8I| 69] 72 Cop. Nuv. Cop. Lucido |Lucido |Osc. f2l 8/72| 8.43| 905] 9.61! 9:53) 8.57|76| 69| 76 3&|85) 78|Nebb. [Lucido (Nuv. [Osc. |Nuv. |ucido 43] 7.17| 9.62] 8.82) 9.50) 8.96! 8.82] 64! 70| 71] 81 80] 83|Lucido {Lucido |Bello Misto Nuv. Lucido 14) 7.97) 7.99! 8.18| 9.41 8.33| 8.45 69 | 66) 67) 83, 74 | 77 Lucido [Lucido |Bello Lucido |Lucido |Lucido 15) 9.16 806! 9.11] 9.46| 8.60) 8.72 go | 65] 70] 78| 74 | 76 Lucido {Lucido |Bello Lucido |Lucido |Lucido 16|| 8.24! 6 82| 6.56] 5.92] 4.94) 6.531 60 | 41|39| 40] 34 | 47 [bello Lucido Lucido |Lucido |Lucido |Lucido 17|) 6.39) 6.74| 7.35] 8.90) 737] 7.46] 37] 35 | 38] 56| 51] 55 (Lucido |Lucido |Bello |Cop. Misto |Lucido 18])| 6.46) 5.90) 6.52| 6.75) 6.34, 6.6%|| 56 | 45 | 48| 53! 56) 59 (Cop. Misto Cop.v. |Cop. Nuv. Bello 19!| 6.29] 3.51) 661] 7.12] 7.25) 6.20]| 58| 51 | 66] 67] 70| 61|(Cop. Cop. Osc.c.p. |Osc. Misto Lucido 20)| 6.25) 5.42' 7.05] 6.65! 6.25) 5.97! 60) 50 | 64| 63 | 60) 59 [[Nuv. Cop. Cop. Nuv. Lucido |Bello 21) 7.12! 1.47] 7.36] 7.60) 6.84] 6.15) 66 | 69| 70) 74| 67] 62 (Cop. Osc. Cop. Nuv. Bello Nuv. 22] 7.42] 7.00) 6.70! 7.25! 7.01) 7.56] 72 | 64 | 61] 70! 69| 80||Nuv. Cop. Cop. Nuv. Nuv. USC.C.p. 23] 7.84 1.8ì| 7.39 8.26] 71.90] 7.77) 73] 69] 63] 77] 74| TB |l0sc. Cop. Cop. Ose. Cop. Lucido 24|| 8.08. 8.49) 8.43] 8.79. 8.27] 7.47) 73! 70) 69] 75| 74| 70|Lucido |Bello Cop. Bello Lucido |Lucido 251] 7.301 8.401 9.29] 9.33| S.61| 8.46] 61] 65 | 73| 76| 72 | 75 (Bello Bello Bello Nuv. Bello Lucido 26|| 9.33| 0.64! 9.25! 9 33/ 8.20] 8.08] 87] 81 | 78| 82| 75 | 73 |Osc.c.p. |Osc. Osc. Nuv. Bello Nebb. 27 9.15) 8.46| 8.64| 9.72| 8.26) 8.27) 83 | 67| 68] 801 72] 74 Lucido |Bello Cop. Nuv. Lucido |Lucido 28|| 9.69/ 9 09j 9.x5,) 9.52] 9.53] 9.43 70 | 72| 81] 79| 78| 81|[Lucido |Lucido |Bello Nuv. Nuv. Lucido 291 8.36/10.13) 9.34| 3.63| 8.26! 7.74 61 | 68| 6463) 64| 63 |Cop. Cop. Cop. Nuv. Cop. Misto 30 1.12| 1.83] 7.36] 6.19 6.56] 5.90|| 67 | 71 | 62| 59 | 67 | 56 [[Osc. Osc.c.p. |Cop.v. |Osc.c.p. |Cop.c.p. | Cop. v. 31|| 6.49! 6.20, 6 231 5 66| 5.271 5.10] 72 | 68 | 65] 59 | 55 | 53 [|Osc.c.p. [Cop.c.p.|Osc.c.p. [Cop. Osc.c.p. {Cop. v. M.\\ 7.78! 7.71! 7.82, 8.05; 7.56] 7.43!69.8164.4'65.2170.7!63.8!69.3 TA ORgnI Giornule di Scienze Nat. cd Econ. Vol. VII. Parte I. 3 34 BULLETTINO METEOROLOGICO Osservazioni Meteorologiche del Marzo 1871. Il i RIA Evaporazione Gasparin] Forza del vento in Chilometri Ozono tl il 7hm.) hs. { 12hs. {Totale 9hm., 42h, 3h , 6h 9h | 12h || 7hm ) 9hm 12hm shs 6hs 9hs 12hs 1/ 0.44 | 1.05 | 125 | 2.74 | 001 52/95/64] 54 [54 70 | 1.0 1.5 5.0 8.0 6.5 3.0 2 0.60 | 0.50 | 1.40 | 2.50 || 2.4 [21.1 2.8 | 8.5 | 6.2 /20.0 3.0 | 1.0 4.5 7.0 45 4.0 3.0 3: 0.60 | 1.10 | 1,28 | 2.98 I 0.6 7.1 (127/42 9.7 | 0.0 5.5 1.5 3.9 6.5 4,5 3.0 0.5 4| 0.27 | 1.35 | 1.10 | 2.72 | 0.0 {13.7 | 4.8 | 4.1 | 5.2 |14| 3.5) 0.5 2.0 6.5 | 40 | 3.0 2.0 {| 3 0.60 | 1.80 | 0.60 | 3.09 [10.3 ISS 17.2 | 0.0 | 5.1 9,2 3.9 1.0 4.0 7.0 3.0 3.0 2.0 6 0.38 | 1.27 | 1.00 | 2.65 ; 0.0 [12.1 |10.5 | 4.2 | 5.8 | 0.5 » 1.0 3.0 7.0 5.0 3.0 30 7 0.03 | 1.75 | 1.59 | 3.69 |; 0.0 /16.8 | 7.4 | 0.8.1 9.3 | 8.3. 25) 10 2.0 6.0 3.0 2.5 1.0 8|| 0.10 | 1,15 | 1.00 | 2.25 |} 0.0 {15.1 |13.5 | 0.0 | 2.2 | 6.1 1.3 0.0 2.0 6.5 7.5 3.0 3.0 90.55 | 1.23 | 140 | 3.20 ]) 0.0 |17.5 {13.1 | 8.2 | 3.4 | 8.2] 4.0 10 5.0 6.0 | 5.0 | 40 2.0 10) 0.05 | 1.35 | 1.36 | 2.76 | 0.0 {161 [415 10/00 !4.0)| 5.0) 05 4.5 65 | 5.0 | 45 2.5 19] 0.00 | 1,40 | 1.20 | 2.60 || 00 [14.1 | 8.5 | 0.0 | 8.3 4.0 4,5 2.0 4.0 4,5 5.0 1,5 1.5 12} 0.30 | 1.45 | 0.11 | 1.86 {| 6.0 (16.9 | 8.7 | 0.0] 3.0 | 8.1 30| 0.5 3.0 55 | 50) 2.0 2.0 13) 1.3 1.15 | 1.80 | 4.29 || 0.0 | 3.4 | 7.8 | 0.0 | 2.0 | 6.4 4.0 0.5 2.5 6.0 4.0 1.5 2.0 14 080 | 1.70 | 1.06 } 3.56 || 0.0 | 6.7 | 34 | 0.0] 3.6 | 0.35 5.5 1.0 3.0 5.0 | 7.5 2.5 0.5 151 0.54 | 0.50 | 1.97 | 3.01 || 0.0 | 4.8 | 9.2 | 0.0 | 2.6 | 0.0 5.0| 0.5 3.0 5.5 4.5 3.5 2.5 16|| 2.05 | 5.10 | 5.50 [12.63 || 7.1 |26.6 [35.4 [29.4 |19.7 [58.4 || 6.0.| 2.0 4.0 3.0 4.0 4.5 1.5 47|| 218 | 4.97 | 2.12) 9.27 [173 [27.7 [25.2 | 5.2 [197 [0.3 5.0; 10 0.5 2.0 | 3.3 2.5 3.5 18|| 1.68 | 220 | 1.23 | 5.11 || 9.0 {41.2 26.6 | 0.5 | 4.4 0.5 | 7.0 9.5 4.5 6.0 | 6.0 6.0 2.0 19] 0.52 | 145 | 0.00 | 1.97 || 8.4 {14.4 |20.9 14.7 | 5.6 8.7 6.5 9.5 0.5 7.0 | 3.0 1.5 1.5 20)) 0.46 | 1.37] 0.33 | 2.18 [[22.5 |29.7 | 8.5 [28.4 [16.2 5-6 || 3.0| 2.5 4.0 BS 3.0 3.5 21] 0.10 | 0.00 | 0.70 | 0.80 116 44 | 8.1|0.0 | 7.6 [peso 4.5 4.0 4.0 4.5 | 4.5 1.0 1.0 221 0.25 | 1.42 | 0.00 | 1.67 |: 0.2 [15.6 [16.5 | 00; 8.8! 4.0 3.5 3.5 2.5 7.0 6.0 3.0 4.0 23] 0.00 | 0.00 | 1.30 | 1.30 || 0.0 [10.3 | 7.4 | 8.8| 3.2 | 8.1] 5.5 2.0 9.0) 6.0 6.0 4,0 1.0 24) 1.13 | 0.80 | 2.02 | 2.97 {18 (13.5 [14.8 | 4224 | 98 5.0| 0.5 2.5 1.5 | 50 | 40 3.0 25] 0.38 | 1.90 | 1.63 | 3.91 || 5.6 [18.4 (19.1 | 0.011 | 0.0] 5.5 | 1,5 5.0 5.0 4.5 2.5 3.0 26)| 0.22 | 0.00 | 0.65 | g.90 [12.1 | 1.6 | 9.1 | 0.0] 1.2 | 4.6 6.0 4.0 5.0 7.0 6.0 2.0 1.0 27 0.25 | 1.70 | 1.13 | 3.08 || 4.5 [10.0 ‘12.5 | 0.0 [15.1 5.6 2.0 05 4.0 45 6.0 3.0 0.5 28] 0.40 | 2.12 | 0.71 | 3.23 || 0.0 [19.7 |Hi.t | 0.0 | 4.8 0,0 4.5 0.5 3.0 6.0 5.0 3.0 0.5 29] 09% | 2.05 | 1.31 | 4.30 [42.1 [19.7 (14.3 |16.4 [22.7 (15.5 6.0 6.0 3.5 6.5 4.5 5.5 3.5 30] 0.79 | 0.92 | 0.00 | 1.71 [14.1 | 6.9 |2%.4 |24.0 |27.4 |32.4 7.0 2.0 3.0 6.5 71.0 6.5 6.0 311 0.00 | 0.00 | 0.00 0.00 {25.0 (24.2 131.6 |16.8 |32.8 41.0 | 7.5 95.0 2.5 6.5 7.5 7.0 4,5 M.il 0.72! 1.46 | 1.22 ) 2.40 || 5.8 ‘131 [13.4 16282 ‘8.61 481 1.9 3.3 Sol sl 2.2 Osservazioni Meteorologiche del Marzo 1871. Pioggia , Stato Direzione del vento Direzione delle nubi in del millimetri! mare bm. 121 3h 6h 9h 42h 9h 12h FIN bh 9h 12h alle 8 1] Calmo | NE NE NE E (ONÙ » » » » » » » 2 2| NE NNE NE N OSO OSO) » » » » » » » 1 3| NNE NNE ID OSO) OSO Calmo || » » ne Ci» » » » 2 4 Calmo | N ID NE [DI (USKO) OSO ») » ) » » » » 2 5 NE NE NE Calmo | 0SO OSO » » D) » » » ) 2 6 Calmo | NE NE NE (SO (OSO) » » » » » » s 9 1 Calmo | NE NE E OSO (SO) » » » » » » » DI 8 Calmo | NE NE Calmo | E (USO » » » » » » » 2 9 Caimo | NE NE E oso (USÌO) D) De i) NNE| » » » 1 10) Calmo | NE | ENE ESE Calmo | 050 » » » » » » » 2 11 Calmo | NE E Calmo | 0S0. | Os0 » DI 5) » » » » 2 12 NE NE NE Calmo | OSO 0SO » » » » » D) » 1 13); Calmo | N& NE Calmo | OSO (ORSO) » » » NE » D) » 2 14 Calmo | NE NE Calmo | OSO (OSLO) » » » )) » » » 2 15) Calmo | NE ENE Calmo | OSO Calmo » » » » » » » 1 16] NE STO) | Sto) SO SO SO » » » » » » » 2 17) SO SO SO RIO) 050 oso » » » D) » )) » 3 18) NO (OTO) OSO (0) 0SO OSO NO NO (0) » » 0.32 È) 19] OSO NE No OSO (ORIO) (DISCO) » » » » » ) 0.19 2 20| ONO NO OSO (ONSKO) (OXSIO) (OSLO) NO AO) » 0 » » » 2 21 NE S ESE Calmo | OSO (OTO) ) » » (0) ) » 3.85 2 22) NNE NE NE Calmo | OSO ONO » » di » ) 0.25 2 23) Calmo | NE NE N 0S0 SO » » » » » » 1,84 2 (l24|| NE NNE ENE RENE (OXSTO) | SO » » » » » » » 2 25|| NE NE NE Calmo | 0SO Calmo )) » » ) » » » 2 26|| N E ENE Calmo | OSO | SO » » » » » » 0.70 2 27|| NE NE ENE Calmo | 0SO SO » » » » » » » 2 28) Calmo | ENE | ENE Calmo | 0SO Calmo » » » » » » » 2 29, OSO COXSIO) SO (0) (OXSKO) OSO D) 0SO| SO » ) (OXSXO) » 1 30)| NO OSO oso (6) 0 (0) )) OS0| OSO] » » (0) 4,26 3 si NO NO ONO NO ONO NO » ONO col NO ” NO 1.88 4 _—e-—rr——e>—=---&#=zx:_lN g::“i_.iblibibcibliiiijîéézxiiilli'“' iii DEL Rs OSSERVATORIO DI PALERMO 35 Osservazioni Alielegrologiche:d del marzo Ian, Nuvole ngi 1a Gi io i nm} _—_ rr "PT sg | rr” — rr e | o_o se = n er_rrr _ ——_—rtTY€@-—#<4 Vol. Dens. Massa Vol. | Dens. Massa Vol.|bens. Massa] Vol. Dens. Massa] Vol. Dens. Massa Vol. Dens. Massa A HET Ato RA HI oe DI OÙ. î . . » a »| » si Da 2 4| 08 || 30 5 | 15.0 || 80 GINESIO a n 4 » » » » | » ZI hi 2.0 || 100 5| 500 98 b | 55.8 {100 6 | 60.0 sil 50 6|300| 15 5| 7520 5| 10.0] » St zo 5|200||s0| 5 !%o0 6 40 5|200] 30) 25.0! 10) 5 30 23 5 | 12.5 n î 588 70 6 | 420 ) » » )) » Mo de 4 b » D) 3.2 » » Gt sl sisi s5| asla0) 5) solo] 77009] 6]|588 91 e gl 15| 4| 60] 15 5]: 7.525 5 | 12.5) 80 5 | 40.0] 15 5 | 7.5 |l00 6 | 60.0 no 30} 1 3.0) 50! 210.0] 40 4 | 16.0 || 100 6 | 60.0 » » » » n " nl 90) 5450) 40 5 | 20.0 |! 60 5 | 30.0 » ” » » » » ||100 4 | 40.0 qa 80) 2 | 16.0 » ) » | 30 4 | 12.0 || 100 5 | 50.0|| 30 5| 15.0] » ) » 13 » | » » D) » » 4 4 1.6 50 5 | 25.0 40 520.0 » ) » mid » » » » 2 3| 0.6 » » ) » » )» » » SI asl >’ » » » )» » || 9 3 1.9.» » » » » » » » » 16 5 | 4 2.0 » » » )) » » » ) ) D) ) » » » » 17 > | ) » » » » 2 3 | 0.6] 90 5 | 45.0] 50 6 | 30.0] » » > igl 70) 7|490] 50 7 | 35.0 || 80 7560) 60 71|42.0| 20 6 | 12.0 || 15 S| 48 19 80 6|4S0 | 98 6 | 58.8 [100 7 | 700 || 100 6 | 60.0) 50 6 | 30.0 || » » SI s 45 6 | 27.0 60 71|42.0 || 9$ 7) 69.6 40 6 | 24.0 ) » D) 10 5 5.0 >il 70 6 | 42.0 || 100 7| 700 | 98 7| 69.6) 40 6|24.0|| 10 6 | 6.0 30 5 | 15.0 Dall 40 6 | 24.0 7 5 | 35.0 || $0 6 | 48.0 40 6 | 24.0 30 5 | 15.0 6 6 DI 23|| 100 6 | 60.0 || 06 7|672| 90 6 | 54.0 || 100 5 | 500) 60 5/500 » » » 3 » )) » 15 6 9.0 || 70 6 | 42.0 15 4 6.1) » )) ) )) ) D 25) 10 4| 40 10 3 SONA 4| 1.6] 20 S| 10.0] 13 3| 43 » » » 26]| 100 170.0 | 100 7 | 70.0 {100 7| 700] 20 3 | 20.0|) 10 5| 5.030 3) 90 Fri » | » N 15 5 7.5 I 10 6 | 42.0 40 5 | 20.0 )) » » » ”» » agli _» | D) » )» » » $ Bz] ZO, 4 | 16.0 || 30 412.0) » ) » 29 98 6 |58.8| 75 537.5) 90 6 | 540) 40 6| 24.0!" 60 6 | 36.0 || 50 1|35.0 30) 100 770.0) 100 71|700| 90 7|630 | 100 7|700]|) 98 8 | 784 || 70 8 | 36.0 31)) 100 6 | 60.0 | 95 8 | 76.0 [100 8g | 50.0 || 80 7|36.0|| 100 7| 70.0) 60 7420 dle 23.5 137.8 23.0 l'44.5 39.7 149.6 28.2 || 36.4 21.6 ||26.0 4.1 Medie barometriche Medie termometriche 9h 12h Si 3h 6h 9h 12h Comp, p.dec- 9h 12h 3h fili 9h 12h jComp.p.dce. 1 p. |763.57 i 763.19 763.39 763.52 8 20/762 73 tn: 1 de Ino i 11.93 u a di .34 Li Li 12.44 È 2.50| 62.: 11| 6 ? 2.42 | 62 ZoLRA|E 2.350] 13.32| 13.52] 12.98] 12. E 6191 IRR 60.34 60/55 guiso 60.27 10.68 Sar 3 13.06 16.30 DEN TESO DI (2 bo. ss 3 di nei 4 | 49.50] 48.84] 43.08) 48.98| 4937] 49.15 | 48.99) °*- 14.66] 16.40) 16.20] 15.02| 14.1 ò 7 S| 53.18] 52.23] 53.00 53.46] 53.74] 54.08 30 52 A 5 12.66| 13.60) 13 48 tit 12. s 11.80] 12.80, 13.49 6 | 51.42] 51.02] 50.46] 50.46] 51.19] 51.10 | 50.94 il 6 13.33] 14.03! 14.33| 13.40] 12.90] 12.801 13.43 Medie tensioni Media umidità relativa "9h _, 12h, 3h 6h 9h, 12h |Comp.p.dec. 9h | 12h 3h 6h) 9h , 12h Comp. p.dec. Ip. 773 CO 7.27] 7.21) 696] 69%) 7. .21/ 1.591! 1 p.| 7%. | 67.6 SUE 6818 63.4 me de DA. 70.3 î 1? 2 Ri 3 È È 3: 2 i 3 433 KH 379 9:35 fn 3 ta 5: 63 Tio oi H 1 i h ; 16 4 | 772 n 8 & | 6.63) G.14| 6.82 7.07) 6.43] 6.56 6:68Ì net | EI | eLE | slo | 558 | 562 | 562 | 526 63.7 5 1.55) 7.84| 783) 8.25) 7.73] 7.48 1.18) 1.96||3 69.0 | 67.4 | 67.2) 74.4 | 712 | 72.4 | 702 RETE 6 8.46] 8.56] 8.45] 8.15) 7.68] 7.42] 8.135 *°°|6 13.3 | 71.2 | 69.7 | 10.3 | 68.5 | 66.7 | 69.9 hi Barometro Termometro Media evaporazione Gasparin | i PRI È Minimi sa Ti gni an AAT f | OSti i GE comme p.dec. p. .98 p. I .76 p. .d È 2 Gi 23/1000! RIE 161.85 2 15.4) 13.58 11.22 10.99 2 0.23 135 153 201! 2.85 5 x b) 4. 0 1.50 5 .6 2% «Za 3 4 51.01) 56.47 di 53.66 || 7 | 113g| 16.09 12:10) 12.10 ||} 131 | 302 | 18 c25 4.65 È -6 5 15.06 .38 5 48 | 0.82 i 2.1 6 sog 5301 | Gas) 500015 | d£80 1-47) 11:35) 10-90 Ils | 048 | 113 | 066 | 220) 247 | | | Î y 36 BULLETTINO METEOROLOGI(0 Osservazioni Meteorologiche del Marzo 1871. - ; Quantità ; Medie dell’Ozono {cllaipioggia Media forza del vento Th 9h 12h OI 6h 9h | 12h Comp. p. d. y 9hm 12h j3h sj 6h , 9h |12h |Com-p.d. 1 p.| 4.9 1.0 3.1 | 6.4 4.8 13.9 (2.1 3.8 13 1 I tino) 0.00 fp.| 2.7 |12.0| 8.2] 6.6 6.3] | 6.7 6.6 2 3.3 0.7 3.3 | G4| 51/34 | 2.3 3.5 6 |l2] 0.00) © |2 0.0 |15.5/11.2] 2.8| 41 d.4l 6.51 dl 3 44 0.9 3.9 | 5.3 5.2| 2.2 | 1.7 3.9 (3.1 3 DS, 0.51 3 1.2 | 9.2] 7.5) 0.0] 3 9| 3.8; 4.3 10.8 4 5.9 3.3 2.1 | 5.1 4.5 | 3.5 | 2.4 hA *° ||4|] 0.51 n Ia 12.9 |27.9|23.3|15.7|13.1/10.8 1733 ; 5 4.8 26) 3.8 | 6.0 Se 229) 207 3.9 (a 9 5 VELITTÀ 18 6) 1.8 |12.4|13.2| 2.6 4.6| 8.5: 7.2) 112 | 6 5.5 3.0 3.9 | 6.2 6.0 1 4.5! 2.7 4.5 *SUG] (6184000: '6 16.3 |13.7117.2] 9.5|17.3|16.5.15.1) 0° Numero delle volte che si osservarono i venti N |NNE|NE| ENE | E | esE|[SE {sse| s | sso |so|oso|o |ono| no| nso |calm.| Pred. fp.| 1 3 10 0 6) (1) 0 0|0 0 9 0 0 0 0 4 NE 2 0 0 10 1 3 1 (1) 0|0 0 0 8 0 0 0 0 LI NE 3 0 0 9 1 ;I 0 0 0) 0 0 0 9 (1) 0 0 0 10 Calmo 4 0 0 2 0 0 0 0 0|0 0 9 14 si 1 3 0 0 (0XSX0) 5 1 2 9 3 0 1 0 0|1 0 2 6 0 1 0 0 b) NE 6 1 0 2 4 1 (1) 0 0/0 0 | 3 9 4 2 5 (0) 5 oso Per decadi fd. 1 3 20 1 6 1 0 0,0 0 0 17 0 0 0 0 41 NE 2 (1) 0 11 1 1 0 0 00 (1) 9 255 1 A 3 0 10 (O}S1O) 3 2; 2 11 6 1 1 0 O|t1 0 b) 15 & 3 5 0 10 0s0 Tot.l 3 bj 42 8 8 2 0 CReio 0 | 14 55 5 4 8 0 EJ | 0SO Serenità media | Massa delle nubi 9h 12h Comp. Dec. 9h | 12h] 3h | Gh | 9h | 12h Comp.{ Dec. 36.4 | 45.0 | 54.1) 60.1 1p. 28.) 16.5) 15.9) 26.5) 37.4] 29.5) 25.6 27.6 | 56.2 | 66.0 | 66.1 °° 2 6.2! 10.0] 78.6) 36.5] 25.7, 20.4| 29.6 > | 86.0| 80.0 | 790 | 70.8 3 12.2) 4.0) 9.1! 415.0] 7.0] 8.0 92 ; 16.5 76.0 | 95.0 | 62.6 x 4 25.2) 27.2! 39.2] 34.2] 14.4| 2.5) 23.8 s 77.0, 92.8 | 594} 50.7 5 26.0) 36.8] 43.0| 22.8| 11.1) 3.7) 23.9 31.2 50.3 | 65.0 | 22.0 \ È 6 43.3 43.5] 51.9 34.3] 33.6) 23.6] 38.4 i Numero dei giorni Sereni Misti | Coperti |Con piog; Con neb.| Vento forte) Lampi Tuoni tGrandine| Neve | Caligine iip.| 62 2 | 1 0 1 0 0 0 0 0 2 2 3 (1) (1) 2 0 0 0 0 0 0 3 3 2 0 0 4 0 0 0 0 0 1 4 2 2 i 2 0 3 0 0 (1) 0 0 5 2 2 1 3 (1) 0 0 0 (1) 0 0 6 2 0 4 3 (1) 3 0 0 1 (1) (1) Totale| 13 11 | 7 8 4 6 0 0 1 0 i Medie mensili Barometro dalle 6 ore di osservazione . . . .. 756.60 Forza del vento in Chilometri. . . ...- OLA Dai massimi e minimi diurni. . ......... 756.63 Vento predominante . . .. +... +... oso Differenza . ..... 0.03 x Termometro cenligrado . . . .......-... 13.27 Massima temperatura nel giorno 17... ... 421.8 Dai massimi e minimi diurnî . ........ +. 13.03 Minima nel giorno 31... 000 SE 3 Tae. Escursione termometrica . ...-...-... 13.4 Differenza ...-.. 0.24 Massima altezza barometrica nel giorno 3 . . 766.39 ; nn Minima nel giorno 30... 0. + +++... 740.99 Tensione dei vapori. . . ......... soo a Escursione barometrica . . +. +. +++... 29.86 Umidità relativa. ......-.... npnce iero IAN: Totale Evaporazione- Gasparin . . ....... 98.8£ Evaporazione- Almometro - Gasparin. . ..... 3.22 Mola] cadella pIiougia ta NN AI Sereni Aaa N noe . +. 60.5 Massa delle nubi... ........ EVASE 25.1 OZONO: RE edo da di 3.8 Il Direttore del R. Osservatorio G. CACCIATORE BULLETTINO METEOROLOGICO DEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO NE Val (VIN | Aprile 1874 Macchie solari ed aurore boreali osservate a Palermo nell’aprile 1874. NOTA DELL’ASTR. AGG. P. TACCHINI Il tempo ci è stato poco favorevole in questo mese, e in ispecial modo contrario alle osservazioni spettroscopiche delle protuberanze solari, per le quali non abbiamo che un picciol numero di giorni di osservazioni utili: e perciò ne renderemo conto nel prossimo bullettino, unitamente alle altre osservazioni, che speriamo poter fare nel maggio. Diremo solo che anche le osservazioni dell’ aprile ci confermano nelle nostre idee esposte nel precedente numero, e possiamo aggiungere che relativamente alle facole non mancarono osservazioni per provare chiaramente, che desse corri- spondono ad altrettante protuberanze e le più helle. Riflettendo poi sui fenomeni secondari delle protuberanze, ed ai fatti veduti nel giorno 13 marzo, che in scala minore si sono ripetuti in altre occasioni, noi dovremo ammettere che in corrispon- denza alla formazione delle vere protuberanze ha luogo uno sviluppo straordinario di elettricità nello strato di atmosfera ove trovansi le protuberanze medesime, Lo stato elettrico dunque in quello strato avrebbe un rapporto diretto col numero delle protuberanze, il quale essendo variabile sarà pure vario lo stato suddetto. Ora tutta quella elettricità sviluppata sul sole non potrà a meno di generare per induzione dei corrispondenti disquilibri elettrici alla superficie della terra, i quali a seconda della loro intensità daranno origine alle semplici perturbazioni magnetiche od alle aurore boreali. Sopra questo ragionamento, noi pensammo che l’osservazione spet- troscopica del bordo del sole poteva servire di guida per attendere la comparsa delle aurore boreali, anche senza bisogno di vedere le macchie. Nei primi giorni di aprile lo stato nuvoloso della nostra atmosfera impedì di os- Giornale di Scienze Nat, ed Econ. Vol. VII. Parle I. 6 38 BULLETTINO METEOROLOGICO servare il sole e non potemmo riprendere la nostra serie regolare di osservazioni se non col giorno 10. Però nel mattino del 5 fattosi un poco sereno, potei osser- vare il sole per un paio d’ore e impiegai quel tempo all’osservazione delle protu- beranze, che trovai bellissime e accompagnate da molti dei fenomeni secondarî; inol- tre potei dare un’ occhiata al sole per projezione e vidi esistere molte macchie e facole, cioè era evidente nel sole un’attività straordinaria. Allora sospettai che qual- che aurora boreale potesse comparire, e dopo il 5, sebbene il tempo continuasse cattivo, ad ogni notte non si mancava di rivolgere l’ attenzione verso il nord del- l’orizzonte. Di ciò aveva fatto avvertito anche il custode della specola, il quale fa le osservazioni meteorologiche delle 9 di sera, per cui facendo io quello delle 6 p. m. e della mezzanotte, era difficile che potesse passare inosservata l’aurora boreale, che aspettavamo, Le nostre previsioni non andarono fallite, che anzi invece di un’aurora boreale, potemmo essere testimoni di un lungo periodo aurorale come vedremo ora. Infatti nella sera del 9 aprile verso le 11" 4/, mi accorsi di una luce rossastra al nord dell’orizzonte di un’altezza da 15 a 20 gradi e che si estendeva di 30 gradi circa all’est e all’ovest; la luce era uniforme, cioè senza raggi luminosi vivaci, ma in alto era sfumata. Alla mezzanotte era già diminuita di intensità: la luce della luna, che allora incominciava a splendere sul nostro orizzonte poteva essere in parte la causa di questo indebolimento, ma alle 12% 5/, coprendosi il cielo di nubi dalla parte ove trovavasi la luna riconobbi, che il fenomeno era del tutto scomparso, e nel posto dell'aurora boreale non restava che un chiaror debole di luce biancastra, che in quella sera non mi fece alcuna impressione per causa della presenza del no- stro satellite. In quella sera alle 6h p. m. dalla parte del tramonto del sole si ma- nifestarono delle piccole nuvolette filose di un rosso porpora vivissimo e di un carat- tere speciale ed estese a gran parte del cielo, cosa che ben di rado può osservarsi. Nella seguente sera aspettammo di nuovo il fenomeno ma nulla si vide. L’esten- sione intanto della superficie occupata dalle macchie solari andava crescendo e in conseguenza non rinunciammo alla speranza di vedere un’altra aurora boreale; e nella sera del 13 non mancò di farsi vedere la luce rossastra al Nord verso la mez- zanotte, sebbene più debole di quella osservata nella sera del 9. Nel giorno 15 poi trovai un aumento sensibile nel numero delle macchie e nella sera osservai per la terza volta il solito chiaror rosso; in questa notte però il centro dell’ aurora bo- reale non era al nord preciso, ma invece fra N e NE, Oltre a ciò nelle sere inter- medie a quelle del 9, 13 e 15 e nelle seguenti fino al 20 (vedi le note meteorolo- giche del mese ricavate dal registro originale) compreso, dalla parte del nord prin- cipalmente in basso, se anche non vedevasi luce rossa di aurora boreale distinta, pure quella parte di orizzonte era sempre dotata di uno speciale chiarore marca- tissimo, che in talune sere estendevasi tanto, da sembrare tutta l’atmosfera come fosforescente. Da questi fenomeni io fui portato ad ammettere che dal 9 al 20 a- prile si ebbe un’aurora boreale continua. DEL R, OSSERVATORIO DI PALBRMO 39 Questi fatti li esposi in una pubblica conferenza tenuta nel giorno 23 aprile (1), alla qual’epoca io non aveva ricevuto altre notizie, che quelle riguardanti l’aurora del 9 osservata anche in Inghilterra e di un’ altra del 18 veduta in Firenze dal profes- sor Donati. Dopo mi pervennero a conferma delle mie osservazioni le notizie delle seguenti aurore boreali: « Descrizione del P. Denza dell’ aurora del 9 che accorda nei tempi colle nostre note. In essa il Denza dice che fino dalla sera dell’8 Ja regione celeste posta a set- tentrione era rischiarata da una luce biancastra piuttosto viva, che innalzandosi di più di 30 gradi al disopra dell’orizzonte faceva sospettare della presenza di qualche aurora boreale. Ed è rimarchevole la stessa forma delle nubi vedute a Moncalieri nel giorno 9 come a Palermo. Il periodo dell’aurore incomincerebbe dunque dal giorno 8. « Notizie in diversi giornali di un’aurora veduta nella sera del 10, « Notizie del P. Denza sull’aurora del 15. « Relazione del P. Denza sull’aurora boreale osservata in Piemonte nel mattino del 18 a Volpeglino e nella sera più splendida in Alessandria. « Relazione del professor Donati sulla stessa aurora veduta a Firenze, » Così si potè rilevare la coincidenza di belle aurore boreali comprese tutte nel pe- riodo nel quale avevamo notato sul nostro orizzonte il continuato chiarore dalla parte del nord. Vediamo ora la relazione di questi fenomeni colla presenza delle macchie solari, Macchie solari osservate a Palermo nel mese di aprile 1871. APRILE |MACCHIE| FORI | APRILE | MACCHIE| FORI i TO ES RO I ian aa a 9a TORNO SO) TANI METE ET TRA MO OTO O een ee one gna (i Re e RO DIET O TI NT A ESA SOA TO ST 18 | 22 | 107 | i La considerazione fatta pei fori nel precedente numero vale anche per questo mese. Ma le variazioni nel numero delle macchie presenta un accordo mirabile colla comparsa delle aurore boreali. Infatti dal 10 il numero delle macchie si mantiene sempre elevato durante il periodo aurorale osservato, con punti di massimi speciali (1) La conferenza è già stata pubblicata nella Rivista Sicula dell'aprile 1874. 40) BULLETTINO METEOROLOGICO in accordo colle più belle aurore. Di maniera che la relazione fra questi due feno- meni viene dimostrato nel modo più chiaro. Ma vi è da fare un’altra considerazione importante: dopo la sera del 20 non si ebbe più per noi alcun indizio di aurora, di maniera che appunto prendemmo nella nostra conferenza, fatta il 23, a consi- derare il periodo come esteso dal 9 fino al 20 di aprile; intanto il numero elevato delle macchie del sole continuava anche dopo il giorno 20 fino al 24, per dimi- nuire poi sino alla fine del mese. Se adunque al numero delle macchie nei prece- denti giorni corrisposero aurore boreali, era ad aspettarsi che qualche altra fosse stata osservata dal 20 al 24 continuando sino a quel giorno il maximum delle mac- chie dello stesso ordine del periodo precedente. E nel fatto l’ aurora non mancò, come si rileva dall’annunzio datone dal dottor Levi nel giornale Zl Conte di Cavour del 25 aprile. In quella nota il Levi, assistente per le osservazioni meteorologiche alla specola di Torino, dice di avere osservata una splendida aurora boreale nella sera del 23 aprile alle 9% 20 tempo medio di Torino, la quale per pochi istanti eguagliò in isplendore quelle viste in ottobre scorso. Probabilmente altre notizie po- tranno sempre più completare la serie: ma anche questi dati così raccolti, bastano da sè soli a provare che l’intiero periodo di massimo delle macchie del sole com- preso fra il 10 e il 24 aprile 1871, corrispose perfettamente ad un eguale periodo di aurore boreali quasi continue osservate sulla terra. L'estensione dei gruppi delle macchie nel giorno 16 corrispondeva a 323 volte la superficie della terra. L'importanza di questi nuovi fatti, sta in questo che dessi servono a far vedere che la legge si verifica non solamente nei suoi termini generali, ma anche nei sin- goli casi di speciali massimi di macchie solari, La suddetta relazione non riguarda che le macchie soltanto, mentre da principio ammettemmo che le aurore boreali fossero prodotte dall’ induzione che esercitano sopra di noi i fenomeni elettrici sviluppatisi dalle protuberanze solari. Sfortunata- mente le osservazioni spettroscopiche non riescirono che poche in quel periodo delle aurore : ma anche senza l’osservazione diretta potremo esporre il nesso che passar deve fra i due fenomeni delle macchie e delle protuberanze. Dalle mie osservazioni risulta che le facole che noi vediamo sulla MIT. del sole, cioè quei sollevamenti parziali della fotosfera, che per projezione ci si pre- sentano come macchie bianche vicino al bordo solare, altro non sono che protube- ranze, o almeno ne costituiscono la parte principale. Ora da sei anni che di fre- quente osservo il sole, non ho mai trovato macchie senza facole, e inoltre ho sem- pre veduto che più vi sono macchie maggiore è il numero delle facole; e dico mag- giore non relativamente a quelle che accompagnano le macchie, perchè allora la cosa è troppo naturale, ma anche a quei gruppi isolati di facole che non hanno rapporto apparente colle macchie che trovansi nel sole: e ciò è anche di accordo col nostro modo di vedere sulla formazione delle macchie, perchè quelle condi- zioni interne del sole capaci di produrre quegli squarci nell’involucro fotosferico, in tanti altri posti non arrivano che a formare dei sollevamenti parziali, che si pre- DEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO 4l sentano a noi sotto l’aspetto di facole. Nel periodo aurorale dell’ aprile, si videro una gran quantità di questi gruppi di facole isolate, che formavano in certi posti come una rete analoga ai nostri cirri. È dunque chiara così la conclusione, che ai massimi di macchie solari, corrispon- dendo un maggior numero di facole, e rafforzando queste lo sviluppo di protube- ranze solari più energiche, dalle quali nasce un maggiore sviluppo di elettricità, dovranno prodursi in corrispondenza per induzione aurore boreali sulla terra. Con questo però non si deve intendere che io voglia considerare tutte le aurore . boreali, come il risultato sempre dell’induzione di quelle che avvengono nel sole : noi non conosciamo abbastanza la parte che prende il calore terrestre nei fenomeni del magnetismo, non sappiamo ciò che succede sotto alla scorza terrestre, e quindi non possiamo ‘escludere il caso, in cui un’aurora boreale sia l’effetto in tutto o in parte delle modificazioni o sconvolgimenti, che si compiono a nostra insaputa nel seno della terra stessa. E nemmeno vogliamo escludere 1’ influenza diretta del ma- teriale interno delle macchie, ma solo diremo adesso, che nelle occasioni delle au- rore boreali, si dovrà tener conto della presenza delle macchie e delle facole o delle protuberanze; e secondo il nostro modo di vedere si potranno presentare dei casi in cui un osservatore vedendo molte macchie, quelle basteranno per fargli sospet- tare la corrispondente aurora boreale; in altre occasioni le macchie potranno esser poche, ma molte le facole e allora egualmente dovrà attendersi l’aurora, Finalmente la sola osservazione delle protuberanze allo spettroscopio servirà di guida alla predizione delle stesse aurore. Se queste osservazioni potranno farsi cam- minare continue allora si potrebbe rendere una maggior ragione di taluni fenomeni, che si era obbligati ad attribuirli ad una causa, la quale forse non era che appa- rente o ne costituiva la minima parte. Così ad esempio, fu notato talune volte che alla comparsa di una sola macchia si verificarono perturbazioni magnetiche: ma se lo spettroscopio avesse rivelato la presenza anche di molte protuberanze, allora cer- tamente vi sarebbe stato da dubitare se il disturbo magnetico dovesse ripetere la eausa dalla sola macchia, mentre l'osservatore senza spettroscopio, non aveva torto ad attribuirlo alla presenza di detta macchia. Questa influenza che il sole esercita su di noi sotto forma di aurore, la deve pure esercitare sugli altri corpi del sistema, come ce lo addimostra Venere, e le nubi di Giove in particolare. Anzi in questa occasione del corrente periodo di massimo nelle macchie del sole, non tralasciai di osservare questo pianeta onde fare un confronto col disegno da me eseguito nel 1867 e pubblicato nel numero 8 del nostro Bullet- tino di quell’anno, Nella sera adunque del 14 essendo l'atmosfera molto pura e Giove abbastanza elevato sul nostro orizzonte, col nostro refrattore potevansi distinguere molte particolarità della sua superficie, che io cercai di disegnare come meglio poteva. I tratti più caratteristici erano i seguenti: nell'emisfero boreale vedevasi una bella fascia oscura della larghezza di 1",8 e continua, cioè correva lungo l’intiero paral- lelo di 22°, Questa fascia, nella quale non potemmo distinguere un colore parti- 42 BULLETTINO METEOROLOGICO colare ma che ci sembrava nera, era limitata da due striscie molto bianche lar- ghe 2", e frastagliate specialmente quelle della parte dell’ equatore, che sembrava una sega colle punte obblique e di eguale inclinazione ; la striscia dalla parte del polo era un poco più stretta e meno dettagliata e ciò forse anche per effetto di pro- spettiva; la calotta polare era di una tinta quasi uniforme, ad eccezione di una nube leggiera o sfumata dalla parte di E. Il carattere speciale di quella fascia nera era di essere nettamente limitata da due linee continue e quasi parallele senza alcuna addentellatura o riccio. L'emisfero australe era ben diversamente composto. Dall’equa- tore sino al parallelo di 30 vedevasi come una larga fascia risultante dall’assieme .di molte fasce sottili che comprendevano fra di loro dei tratti formati di righe ed ovali neri, che in quel posto sì sarebbe detto provenire l’apparenza dal contrasto delle nubi bianche che le limitavano col fondo del pianeta più scuro. Dopo questa zona striata, ne seguiva un’altra di una tinta uniforme biancastra che arrivava al parallelo di 45°, e a questa un’altra di nubi leggiere e sfumata verso il polo sud della larghezza di 2”,5; e finalmente la calotta australe di tinta uniforme. Il com- plesso generale delle parti non striate presentava il solito color giallastro affumato : ma le nubi bianche, la fascia nera continua e le altre striscie irregolari egualmente nere davano al pianeta un carattere ben differente da quello che presenta il no- stro disegno del 1867. Le apparenze da me registrate nella sera del 14 aprile, ho potuto verificare che accordano in taluni punti con quelle osservate in Inghilterra verso la fine del 1870 dal signor Browning. Il signor Airy, l’illustre Direttore della Real Specola di Greenwich, ha paragonato i disegni del Browning con altri eseguiti nove anni addietro dal Carpenter, e non trovando differenze marcate, ha conchiuso per la costanza nelle condizioni dell’atmosfera o superficie del pianeta Giove. Ma in mezzo a questi disegni sta pure il mio del 1867; adunque io debbo ritenere invece che il Giove cambiò sensibilmente di apparenza: e se noi pensiamo, che or son dieci anni ci trovavamo in presenza di un altro periodo di maximum nel numero delle macchie solari, noi vediamo allora nei miei disegni, in quelli del Browning e del Carpenter un accordo mirabile nelle loro differenze col periodo delle macchie solari, E° giova qui avvertire, che le differenze notate per le apparenze di Giove nella sera del 14, si continuarono a vedere per tutto il mese: per cui quella bella fa- scia nera così persistente, deve essere l’effetto di uno differente stato della super- ficie del pianeta, anzichè un semplice fenomeno nella sua atmosfera. RIVISTA METEOROLOGICA Il mese di aprile non ha lasciata cattiva ricordanza di sè, molto più se lo met- tiamo in confronto coll’aprile del passato anno 1870. Non pertanto troviamo in esso delle differenze cogli elementi normali, e ci limiteremo ad accennarli, per quanto almeno ci è permesso dal ristretto spazio concesso alla presente rivista. La pressione, elemento primo e caratteristico, ci presenta una curva solcata da sette onde di re- | DEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO 43 solare ampiezza e di non forti escursioni, la più grande delle quali, quella cioè avvenuta dal 21 al 24, è di millimetri 10,84. La mensile escursione di millime- tri 15,04 sta dentro i limiti ordinarî. Il continuo variare della pressione non fu mai accompagnato da temporali; ed il giorno 24, in cui si notò il m02r20m2vm mensile, que- sto avvenne per influenza di una corrente calda del 2° quadrante, come pure lo in- dica il massimo termometrico mensile, successo sullo stesso giorno, La media pres- sione di aprile supera la normale di millimetri 1,06. Una più forte differenza mostra la temperatura mensile media colla normale, cioè due gradi: però nessuna anomalia è degna di nota, tranne il rialzamento del 24; nel resto, dal minimo del giorno 1 sino alla fine del mese, il termometro, per lo innoltrarsi della stagione, cresce sempre in modo continuo, e senza notevoli varia- zioni. La pioggia, divisa in sette giorni fu scarsa assai, e differisce dalla normale della forte quantità di mill, 22,5. Per tal ragione anche l’umidità dell’aria non risultò ab- bondante, ma nessun giorno fu notato come secco. Varî furono i venti che con frequenza spirarono in questo mese, ma predominante risultò il NE. In quanto alla velocità dell’ aria, tre soli giorni si ebbero con venti forti, cioè il 15, il 22 ed il 28, nel primo dei quali spirò il S0, nel secondo il N0, e l’ONO nell’ultimo, A queste velocità di aria, corrispondono massimi di ozono, il quale tranne di queste, non presenta altre corrispondenze cogli altri elementi. Il valore della serenità media di 54 centesimi ci mostra che il cielo si mantenne molto variabile, e pochissimo furono i giorni completamente sereni. NOTE 1. Cielo coperto variabile, pioggia, corrente di NO, mare agitato lievemente, neve ai monti. 2. Nel mattino cielo perfettamente sereno; dopo le 8" am, si copre ed alla sera comincia la pioggia. Mare calmo, venti variabili, alta corrente di ovest, Cielo coperto piovoso sino a sera, poscia sereno, mare calmo, corrente di NO de- hole. 4, Tempo bello, mare calmo, venti regolari; a sera cielo coperto. 5. Tempo variabile, mare calmo, venti regolari; alle 6" p. m. nebbie all’orizzonte 6. Cielo oscuro e pioggia nel mattino e nella sera; nebbie, mare calmo, venti regolari. 7, Cielo oscuro, corrente di E, mare lievemente mosso, nebbie, calma predominante, 8. Cielo coperto, nebbie, pioggia, mare calmo, 9, Continua la corrente di E; cielo variabile, coperto da nubi densissime, mare cal- mo, venti regolari, Alle 6%" p. m. ad 0 e S0 nubi filose di un rosso porpora marcatissimo, ed a SO in basso come una nebbia rossa in alto dorata. Alle 11° 30% p. m. luce rossatra al N dell’altezza da 15° a 20°, ed estendevasi da 30° ad E ed 0. Luce uniforme, cioè senza raggi, sfumata in alto, era cer- w - 44 BULLETTINO METEOROLOGICO tamente un riflesso di aurora boreale. Alla mezzanotte leggiera traccia in bas- sos la luce della luna forse ammorzava il fenomeno, ma alle 12° 45” che il cielo si copri dalla parte della luna, si potè vedere che il fenomeno più non esisteva 10. Variabile nel giorno, a sera sereno, mare calmo, venti regolari, 11. Cielo coperto variabile, alle 7° 30% p. m. leggiera pioggia. Mare calmo, venti regolari. 12. Corrente intensa del 4° quadrante, cielo variabile, mare calmo. 13. Tempo bello, mare calmo, venti regolari. Alle 12% p. m. ed alle 12% 30" fa av- vertita una leggiera tinta rosea al contorno di Monte Pellegrino, che si esten- deva pochi gradi all’E ed all’0 del monte, ed era di pochi gradi elevata e debolissima. 14. Aria calda, venti deboli, mare calmo, 15. Cielo variabile nella sera e venti forti di S0. Mare calmo. 16. Tempo bello, mare calmo, venti regolari. Ad 1° a. m. avvertivasi una leggiera tinta rosea che da N andava a NE, poco alta e molto sfumata; da N verso O non si estendeva che di una diecina di gradi, era certo una luce di au- rora boreale. 17. Tempo bello, mare calmo, venti regolari. — 12% p. m. All’orizzonte di N vi è sempre più luce che nel resto, sebbene non si veda rosso di aurora. 18, 19. Tempo bello, mare calmo, venti regolari, 20. Cielo coperto durante il giorno, a sera bello e poi sereno, mare calmo, venti variabili. — 12° p. m. Non so se sia effetto di leggieri vapori in contrasto colla luce dei fanali che fa sembrare l’orizzonte come fosforescente. 21. Cielo coperto durante il giorno, a sera bello, mare calmo, venti regolari, — 12° p. m. Questa notte il cielo è limpido, nessunissima traccia di chiarore all'orizzonte; e al sud sui monti il cielo stellato ha ripreso il suo carattere nitido come il cielo allo zenit, condizione caratteristica di quella parte del nostro orizzonte, ove le stelle brillano vivissime sul contorno dei monti pro- jettandosi in un fondo bleu sereno di cielo, quando manca la luna, come in questa notte. Ciò conferma l’apparenza di ieri sera Adunque lo stato aurorale va compreso dal 9 al 20. 22. Durante il giorno e più verso il mezzodì forte NO accompagnato da nubi tem- poralesche. 24. Durante il giorno venti forti del 4° quadrante, che piegano ad E e s’ indeboli- scono a sera. Nebbie rade coprono il cielo mare lievemente mosso, tempera- tura elevata. — 26. Tempo bello nel mattino, poscia il cielo si copre e leg- giera pioggia dopo il mezzodi. — 27. A mezzanotte rugiada e nebbie basse. 28, Corrente intensa di Ovest, cielo coperto, venti forti, mare lievemente mosso. 29. Corrente del 4° quadr., cielo variabile ed alle 8% 30" leggiera pioggia, mare agi- tato. — 30. Tempo bello, mare calmo, venti regolari, DEL Re OSSERVATORIO DI PALERMO» Osservazioni Meteorologiche dell’Aprile 1871, ———_—_——_nz2zn2—@—@u _— e —=—eTT—mR_ ssimi a ate Massini Barometro ridotto a 0° | SI Fi SARI) | Termometro centigrado e minimi arometrici iaimgietito; cl PIZZE 2777 — lin sr — rn pe € [rl TT — 1 9hm 12h gl 3h Gb 9h 12h 1 12h | sb ; fih | 9h )12h 1 || 753.72] 733.82) 752.40) 752.37] 752.54] 752.35 732.82] 752.3311.0 [11.8 [12.0 {11.3 ‘11.3 |10.3 || 12.6 8.6 2 52,03| 51.62/ 50.67] 50.90) 51.37| 51.67 54.48) 50.32|(12.0 |12.5 [12.6 [12.2 [1i.7 !11.5 || 12.7] 94 3 53.16] 53.87] 33.52) 55.04/ 36.24) 56.49 50.49! 51.67||12.6 [13.7 [13.4 |12.2 [12.0 [41.4 ! 13.8 | 11.1 4|| 56.62! S641| 95.835] 55.63) 53.91] 55.54 56.58] 35.361/12.7 [13.4 [13.8 [13.4 11501 112,3 Il 16.4 | 10,3 5 35.36] 55.12) 54.33, 54.81| 54.94 54.79 56.00, 54.35, 13.2 [14.3 ]14.9 (14.5 |12.4 (13.4 15.1 11.5 6 55.55] 50.29! 54.16) 54.69 s4131 33.09 ENIPRI 53.861/14.6 (15.4 [15.3 |14.3 j{143 (14.1 15.7 12.5 7 dI.G8| 55.53! 53,02! 56.04| 56.48) 36.46 90.69 34,24] 13.5 [14.4 [14,6 |14.0 18) 13.4 || 14.7 | 12.9 8 56.391 56.08" 53.31/ 5557! 55.65) 55.68 96.69 53.31;(14.0 |14.4 |14.7 [140 [13.5 (13.2 14.9 13.1 9 54.74] 54.43) 53.46) 53.70] 55.97| 03.94 906.25 53.29:|14.3 [11.4 |i4.7 |14.3 [13.8 13.4 15.3 12.8 10 54.02] 55.95| 53.25) 54.01] 54 8] 54.11 94.71 53.20//14.6 |14.9 |15.6 |14.9 (13.8 |13.1 15.7 | 13.0 11 56.25) 56.20; 55.77) 5632) 36.59) 57.09 57.09 94.71||14.7 |15.5 [16.7 [15.5 \14.9 14.2 || 16.7 | 12.0 LP 58.359] 59.29 59.47, 60.55) 60.93) 61.53 61.53 57.09|16.1 [16.8 |16.5 |15.3 [14.4 )14.0 || 16.8 | 13.8 13 61.15] 61.05) 58.74] 58.02] 57.61] 57.05 61.53 57 03:|16.1 |17.1 [15.9 [17.0 {16.1 [15.0 || 19.0 | 13.6 14 Do.92| 52.99 51,86" 52.38] 52.79] 55.02 57.03 d1.56/15.5 |20.1 |21.6 [18.8 |17.3 |16.6 21.6 14.8 15 53.88 53.96! 52.96) 53,22] 53.99) 35.05 59.05 52.11/!19.0 |18.9 [19.1 |20.1 |19.5 |18.8 || 21.8 | 16.2 16 37.19] 57.23) D6.S6) 56.53! 57.71] 57.19 57.71 34.34 18.3 19.7 |20.0 |19.1 |17.7 [16.6 || 20.5 | 16.6 17 56.43! 56.10 55.26] 54.80| 34.95| 5511 57:19 S4.49,|18.2 19.0 (19.2 [18.0 |17.8 [17.3 19.7 | 15.3 18 54.91) 54.69) 53.95] 53.82) 53.92] 03.88 55.11 93.82118.5 |18.6 [19.7 |18.8 ‘18.0 |17.7 19.9 | 16.7 19 53.31] 53.06 52.64) 52.26) 52.04; 50.74 33.88 50.71!/18.5 |19.8 |19.4 [19.1 |1s.3 [18.3 || 21.2 | 16.6 20 52.95] 53.79) 52.63) 54.41| 56.12! 56.23! 56.23 50.51|(19.2 [19.8 |21.3 |18.6 |18.3 [17.9 || 21.4 | 17.6 2A 37.22) 57.33 06.70) 56.60) 37.06]. 56.99] 97.33 56.2318.3 [18.8 |19.5 [18.8 17.3 (17.1 20.4 | 16.7 22 55.25) 59.72) 55.67] 56.40! 56.61) 51.60 97.00 54.76//19.8 [19.4 [19.1 [15.5 [RG [48.1 19.9 | 17.0 23 54.80| 54.36) 52.90) 52.08) 51.19) 48.36 56.60) 48.36/20.4 |20.6 [20.4 |19.7 118.8 /20.3 | 20.9 | 16.8 24 47.8%4| 48.37] 48.39) 48.76] 48.86) 49.12 44).12 46.49](23.5 (23.9 [24.2 [23.7 [20.0 (19.1 |) 24.5 | 19.4 25 51.21) 52.07) 52.32) 52.431 53.16 53.41 93.41 DI 19.4 (19.9 |21.2 |21.5 |18.5 116.7 || 22.1 16.5 26 53.29] 53.03] 52.13) 52.10] 52.33] 52.20 5.63 51.52!/18.8 (18.9 |18.2 (19.4 [18.8 ee 20.0 | 16.5 27 5.14] 53.39] 52.x9/ 53.79] 54.08| 53.66 54.08 S2.20//18 2 |19.6 [18.9 |18.0 |17.9 |I6.8 || 19.6 | 15.8 28 51.83 51.62 51.16] 51.40, 51.92] 52.24 55.66 50-82:(19.4 |19.4 |18.6 [18.5 [18.2 [17.7 || 2027 15.8 29 54.10] 53.73] 50.43 53.92] 56.33] 53.96 56.35 51 916.4 |173 [18.0 |17.6 [17.3 |/16.2 | 18.6 | 15.6 30 55.32] 55.07] 53.70) 55.91)j 53.98! 53.41 35.961 53.41|118.0 |19.1 [195 [180 (17.7 [18.3 | 20.0 | 15.5 mM. 54.68] 54.71 54.00! 94.30 94.63) 54.51 So 92.87 Rs -13,17.38|17.71|16. on| 16. 11/15. ss Le 14.46 | I [ ! { Osservazioni Meteorologiche dell’Aprile 1871. | Tensione dei vapori Umidità relativa Stato del Cielo secon” n È e __— re —_——_—m6 me 2h, sh, 6h 9h. 12h 9hm! mi 12h) 3h 3h { 6h; 9h GN 9h 1120 9hm 12h FIN 6h 9h 12h 1|| 7 4 6.08 5.61) 6.21] 6.96] 6.75] 73/ 59| se| 62] 70! 72/cop.v. (Cop. |Cop.v. |Cop. |ose. |Lucido z| 6.89) 6.23| 6.70) 7.84! 7.83| 8.02 66| 58 | 61] 76! 76) 79|(cop. [Cop. |Cop. |Osc. |[Osc.c.p. |Usc.c.p. 3 8.20] 1.911 8.09] 7.59] 7.36] 7.13] 75 68| 73] 72] 70| 71/(0sc.c.p. |[Cop. Cop. Nuv. Lucido Lucido 4 6.82| DAR! 10| 8.72] S.09| 7.90) 62 een i eo z6! vale Lucido |Lucido |Bello Cop. Cop. lucido SÌ| 7.53! 8.801-8.70, 9.46] 8.95| 8.72] 66] 73 | 69| 78) 83) 76||Lucido |Cop. Cop. Nebb. |Cop. Cop. 6| 9.73! 8.79| 9.44/10.11| 9.72) 9.18! 79] 67/73] 83] 80| 77/0sc. Osc. Ose. Osc.c.p. |)sc. OSc.C.p. T| 9.881 9.99/10 06/19.09) 9.79 9.80! 85 | 81 | 81 | 85 | 87! 86|osc.c.p.|Osc. = |Osc ep. |Osc.c.p. |Osc- Osc.c.p. 8/10. 36/10 18 pat 9.90 9:68] 9.48 89] 83) 78] 83] 84] 83 [[Cop. Cop. Cop. Cop. Cop. Cop. 9/10.11/10.18| 9.87| 9.72 9.70) 9.16|$3 | $3 | 79) S0| 82| S0/nse. [Cop |Cop. |Cop. |Nuv. |Misto 0 9.27] 9.35) 8.61) 9.75] 8.75) 7.78) 75) 746) 65] 77) 741 69 |[\uv. Cop. Nuv. Nuv. Lucido |Lucido A| 8.31 8.34/10.27/10.05| 9775] 9.78) 67 | 64] 73| 77] 77, 81|nebb. |[Cop. |Cop. |Cop. |Cop. |Cop. 12] 9.95(10.07] 9.70/10.11! 9.99! 8.61 73) 71] 69] 77] 81, 72/(Misto |Cop. |Cop. |Cop. {Bello [Lucido 13) 9.68] 8.33] 6.61| 9.40| 9.68! 8.77] 711 57/40| 65° 71 | 69||xebb Nebb. |Nebb. |Nuv. Bello Lucido 14 9.29! 9.03/10.86/11.54|11 :02 [10.8 59 | 52/56] 71, 75| 77 [Bello Lucido |Bello Nuv. Lucido |Lucido 15|11.42/11/77/11.65| 7.52 7.22) 9.40] 70] 72/71] 43) 43] Ss {Lucido [Lucido |Nebb. |Cop. Nuv. Nuv. I6| 8.25) 8. 17) 7.99/9. 50/10. 49} 7.80 52 | 48| 46| 55| 70] 55||Bello Lucido |Bello Bello Lucido |Lucido 17|| 8.87| 8.60] 9.44] 9.83] 9.74) 9.63] 57 | 53 |57]| 64| 64| 66 Lucido |Nebb. Bello Lucido |Lucido }|Lucido 18]| 9.37/10.51] 8.99] 9.88| 9.62/10.01|| 59| 66 | 53| 54| 62! 66 li ucido |Lucido |Lucido |Lucido |Lucido |Lucigo 19;| 9.73] 9.92/15.17/11.33|10.69/11.40]| 61] 58 | 67] 69| 68 | 73|lLucido |Lucido |Lucido !Lucido |Bello Msc. 20)112.33j10.63'14.05|11.22/11.40/10.23!| 74 | 62 | 59| 70) 73] 67//0sc. Osc. Ose. Cop. Bello Lucido 21]| 7.95! 7.97] 6.24| 9.68) 9.63 9.34|| 50 | 49| 37] 60| 66 | 64/|Nebb. Ose. Cop. Nebb. Lucido |Lucido 22] 8.05] 9.32; 9.70) 9.581 7.72] 8.46] 47 | 53 | 59) 60| 51 | S5 [(Cop. Cop. Cop. Lucido |Lucido |Lucido 23) 9.77/10.73|11.23:11.49/11.54| 8.49! 54 | 59| 63 68| 71] 48 l0sc. Osce. Cop. Cop. Bello Nebb. 24] 635. 7.99) 8.24|11.0911.84[10.91|| 281 36 | 37 | 51| 68] 66 [[Ncbb. Nebb. |Bello Lucido iLucido |Lucido 25)110.88]10.57/11.83|12 90 11.72110.13]j 65 | 61 | 63| 68| 74 | 72|lhucido [Lucido |Bello Lucido |Lucido |Lucido 26|10.16/11.62/11.17/11.91 11.54/11.04] ci 7172) 71| 71) 77/(Nebb. |Cop. Osc.c.p. | Cop. Cop. Bello 27|114.46/10. ‘76/11. 42/11. 23/10.93/10.76 63 | 70] 73 72) 76||Cop. Cop. Bello Lucido |Bello Lucido 28|| 9.32] 9.52} 8.78, 8.99] 9.35| 9 66, sì 57 | 55] 56]| 60| 64|Nebb. Osc. Cop. Bello Cop. Bello 29] 9.77| 990) 9.83] 8.97]10.60/10.24| 67 | 64, 59 Lr 74 |Cop.c.p.|Misto Bello Lucido |Cop. Lucido 30!(11.23/10. -91]10. -67/10.87/11. .20| 7.62 13 66 | 63 48 [Bello Bello Bello Bello Lucido {Lucido m.| 9.28 i e 21008] Ù Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. VII. Parte I. 7 46 BULLETTINO METEOROLOGICO Osservazioni Meteorologiche -dell’Aprile 1871. | ——————j | È È : \Evaporazione Gasparin| Forza del vento in Chilometri Ozono | Thin.) Shs. j 12hs. fT'otal® Yhm., 12h, 5h Gh 9h | 12h || 7bm | Yum 12hm hs 6hs 9hs 12hs 1; 0.00 | 0.00 | 0.9% | 0.94 [22.2 1.9 |16.6 | 4.7 | 1.8 | 1.4 9.0 | 1.0 d.d 6.3 1.0 5.0 0.5 21 0.74 | 1.65 | 0.00 | 2.359 | 0.0 | 6.9 | 3.0 | 0.7 | 0.0 1.6 (5.0 4.0 dò 6.3 1.0 6.3 » 5; 0.00 | 1.50 ! 0.00 | 1.50 | 82 {15.2 | 91! 0.0 11.î | 4.1 » » 3.0 1.0 4.0 4.0 3.5 S| tit [FGl tlgmogrio :ln(zi \gilcr sol ie coldldr (Hi 3| 0: 90 | 1. 3.64 |: 4.7 [19.7 |10. ì i X .5 È 5.5 .3 o 1 2 6' 0.06 | 156 | 0.00 | 1.62 | 6.8 123.3 [16.7 | 0.0 | 0.0 | 0.0 || 6.0! 4.0 3.5 4.0 4.1) 2.5 4.0 7 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.0 /10.9 | 2.6 | 0.0 | 0.0 | 0.0 || 55 | 1.5 6.3 65 5.5 3.3 3.0 8|| 0.00 | 0.00 | 100 | 1.00 | 0.0; 3.5 [12.9 | 29/00 | 00) 70 1.0 5.0 705 80 7.0 2.0 9 0,23 | 1.50 | 1.00 | 2.73 || 4.4 [26 4 [11.5 0.0 | 1.7 | 6.5 || 50 2.0 6.0 1.5 6.5 1.0 1.0 10) 0.35 | 2.25 | 1.00 | 3.60 Î 7.1 /171 | 7.3 | 2.3] 3.7 10.1 4.0 15 40 10 5.0 2.5 05 Hi doi pda 0.68 iL 1 ho IE o 3) ni n so 33 d3 Dn 1 Lo 2 0. 80 | 1.27 | 3.96 253 |19.3 [12.4 | 3. .6 i 2.5 E iS ; i i 13 1.11 | 298 | 1.462 | 4.51 | 0.0 | 6.6 [19.0 | 2.8 | 31 0.4 3.3 1.5 1.5 60 6.5 5.0 0. 14) 008 | 3.92 | 1.44 ) 5.44 || 0.2] 08 | 54 | 2.4 {4.2 0.2 dd 1.0 1.5 4.5 3.ò 4.0) 1,5 15 0.46 2.43 | 3.92 6.86 || 00 8.6 Don 38.7 38.8 i 4.3 2.0 1.5 3.0 6.5 4.0 105: ni LD 1.70 1.96 | d.41 [0.3 19.5 | 1.6 62 1.8 [13.6 || 6.3) 5.0 4.0 S.3 | 30 4.5 0.5 .14./ 2.03 | 2,52 | 5.66 || 0.0 [20,9 112.7 | 2.2| 5.4 [11.6] 6.01 20) 5a 6.0 | 6.0 | 3.0 2.0 18| 0.60 | 245 | 2.65 | 5.70 || 0.0 (13.4 | 9.1 | 00] 7.0 | 4.6] 45 | 0.5 3.0 5.0 | 55 | 30 1.5 190 0.48 | 2.37 | 2.35 | 5.20 || 0.0 | 8.2 [IS.I 0.0 | 28 | 00 3.3 0.3 3.0 6.0 4.0 3.5 1.5 20| 0.55! 1.38, 227 | 4.20 | 0.0 {13.3 {10.1 25.9] 10 | 5.5 d.5 20 2.0 3.3 6.5 6.0 15 21] 0.18 | 2.72 | 2.05 | 4.95 | 68 0.9 {19.7 | 1.0 | 2.6 (LD 4.0 1.5 3.0 3.3 3.0 4.0 2.0) 22) 0.82 | 333 | 3.07 | 7.22 |139.6 [40.7 |29.3 |12.9 | 14451 D) 1.5 4.3 d.ò 6.5 6.0 4.0 23/ 0.00 | 1.72 | 2.22 | 3.946 (0.7 | 44 | 5.0] 24/11 [12.4 4.5 0.5 3.9 45 3.5 3.0 4.0 24|| 2.53 | 3.95 | 1.82 | 8.10 [25.8 28.1 |23.5 | 91 | 0.0 | 2.7 6.0 0.5 2.0 5.5 DÒ) 3.5 0.5 25] 0.76 | 2.85 | 1.52 | 5.13 (105 [12.1 | 5.6 | 4.0! 0.0 | 0.0 4.0 05 d.3 5.0 1.0 200 0.5 26) 055 | 1.65 | 0.83 | 3.03 | 8.9 [11.0 10.1 6.6 | 1.3 | 6-4 2.5 0.5 4.0 9.3 2.0 2.5 0.5 27 0.67 | 2.18 | 1.74 | 5.19 [13.7 [14.0 :12.6 | 00) 6.2 | 0.5 6.0) 2.0 2.0 6.5 5.0 2.0 0.5 28 0.11 | 2.52 | 3.22 | 6.15 | ta 32.3 135.7 [21.1 [35.6 }27 3 6.0 2.0) 2.0 60 6.0 3.0 i 291 075 | 2.53 | 0.94 | 4.22 [117.7 {10.3 120.5 [12.7 | 1.1! 6.1 9.5 6.0 4.0 6.0 5.0 3.5 05 SO] 0.58 | 2.63 | 2.142 | 6.33 || 3.0 (13.5 | 8.6 | 6.4 | 3.2 | 9.3 5.0 | 2.0 DID 4.5 4.0 4.3 4.0 Mi] 0.55 | 2.09 | 1.56 | 4.20 || 8.2 uo Da 5.9 | 3.0 | 5.8 | 54 | 2.0 3.8 3.8 3.0 4.1 1.8 | i Osservazioni Meteorologiche dell’Aprile 1871. È And È Pioggia y Stato Direzione del vento Direzione delle nubi in del millimetri ff mare Mu. 12h 3h 6h 9h 42h 4h 12h sh Gl 9h 42h alle 8 Il no N) N N oso | oso No | NO | N | » » » 1.78 ò 2 Calmo | NE ESE N Calmo | 050 ) » DETNZO » » 0.96 2 3| NO No NE Calmo | OSO (0) NO AXO) » )) » D) 0.94 3 SARO —l ii Tn, O O le lo Ga da E) È ù AVI alno Ni almo » » » » » » si » Ù 6 NE NE NE Calmo | Calmo | Calmo || » » » » » » 1.33 1 il Calmo | E È Calmo © Calmo | Calmo » E )) » » » 71.41 2 8| Calmo | NE NE NE Calmo | Calmo È» » » » » » 1.46 2 9 NNE NNE NE Calmo | OSO OSO » E » » » » > 2 10) NE NE NE DI oso OSO » » » » » » 3 2 11] NE NE E N oso 0-0 » » » » » » » LI 12] OSO NNO N N USO OSO | » NNO) NN0| » » » » [| U ino NE NE | Li oso OSO » » » » » » » 2 È NE” ENE i OsO OSO » » » » » 2 15 Calmo | NE NE SO RIU) SI » » » %» 5 » È î lo NNO NNE ENE NE Uso SO {| » » » » » » » 3 Calmo | ENE NE ONO (ONTO) OSO » » )) » » » » 2 tà Ca mo | NE NE Calmo oso SO » » » » » » » 1 si Catino LE A Sumo OSO Calmo » » » » » » » 1 20) Calmo \ Ù h OSO (OSIO) » » » » » DI 21 NE NE NE È USO Calmo » » » » a » 4 9 P ] À (0) 0) OSO » » peu > ) yi n) E NE OSO » NO » » » » » 2 E Calmo | OSO ) » ) » » » » 3 È Calmo | Calmo » » » » » » » 1 > 0S0, 0 .| >» » » » » » 0.25 2 Calmo | © (VISCO) » » » » » D) » 2 UNO 0 Ù » DI » » » » » 2 ENE (USIO) (DISCO) » (0) 0 » » » » 4 NE (0) (0) ONO| NO » » » » » 2 DEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO Osservazioni Meteorologiche dell’Aprile 1871. Nuvole 9h na ie ai Ng #7 ur - Terr | SR ee SA = III Vol.) Dens. Massall Vol. DELI) VOR Val. Do MUSSI Yale DE ra Vol. Di 5 NS, Mussa Vol. Dens.;Massa 95 0.8 | 76.0 60 «1 2.0 | 90 ( 3.0 | d. i) 10. » D) Li 60 6|36.0| 60 | 6 | 36.0 | 99 71| 69.3 || 100 7| 70.0 || 100 £ 70.0 100 | 0.7 | 70.0 3|| 100 8 | 800]? 8 | 56.0! 70 7|400) 40 5 | 20.0 » » » »| » Si 4 » » » » » » i 6 4 2.4 $0 5 | 40.0 98 I 6 | 58.8 » )) ”» sil» » » || 60 5 | 30.0" 60 4| 24.0 || 30 3) 90] 60 4 | 24.0 || 90 3 | 45.0} ij 100 4 | 40.0 || 160 5 | 500 100 5 | 500 || 70 6 | 60.0 || 100 6 | 60.0 |100 6 | 60.0 7} 100 8 | 80.0 || 160 7| 700 10 770.0 || 100 7 70.0 || 100 7 70.0 |{100 4 | 40.0 gil 95 7 | 66.5 95 71|696 |! 9 7) 68.6)) 90 6 | 54.0 10 7490 || 90 6 | 540 9|| 100 | 71|700 90 8 | 72.0 || 96 71| 672) 70 5|535.0]) %0 S| 20.0 || 30 5 | 25.0 to 40 5|200| 65 5 | 325) 40 6 | 24.0) 30 5 | 15.0 » » » || » » ” sil 80 3|240| 90 4 | 36.0! 98 6 | 58.8 || 80 540.0) 90 6 | 54.0 || 60 5 | 30.0 12 50 6 30.0 70 7 49.0 || 95 7 66.35 || 60 6 36.0 8 5 4.0 » D) » 13|| 60 1 6.0 20 1| 2.0 || 40 34120). 40 4 | 16.0] 10 4| 40) » » » ul 3 È) 2.5 | » )» » li $ 5 4.0 40 5 | 20.0 Si » » » » 5 15 » » » D) )) » || 30 3 9.0 INI) 4 | 32.0 20 5 | 10.0 || 30 5 | 15.0 16 10 3 30Ì » » » | 10 3 3.0 10 2 2.0 » » ) ) » ” 17 » » » 60 2|12.0| 10 3 3.0 » » » » » » » » » IN » » » » ») » » ») » » » » » » » » » » 19 » )) » » » » D) » » ») )) N) 15 6) 7.5 || 60 4 | 24.0 RERFERHE HH HH ARE o) è c) O) od - . ) » » » si 95 4 | 38.0 60 6 36.0 {| _60 6 | 35.0 » » » f D) » )) » s 23| 100 4 |40.0 | 100 a 40.0 nilo ; Su 100 $|500) 45 4 | 60.070) 2) 14.0 3 40 3 | 12.0 90 18.0 È 2. » » » » » ) » » » x u » » » D) » D) 4 | 32 » » » » » » )) ) » Ziill 50 3 | 13.0 95 5 | 47.3 {100 6| 600] s0 4 | 32.0)) 90 5 | 45.0 || 10 &| 4.0 zi) 60 6 | 36.0 70 7 49.0) 10 6 pra D) ) DO) 6 4 2.4 » » » 28 iL | È di Lil 6 suor i : n 10 5 20 È o do ui 71) 70 ) (Uh N65 (1) 35.0 | c » » i ) » » da 5 £| 20 2 2| 04 || 15 2 75 10 2| 2.0 » ) » » » » si 54.8 28.2 |57.0 31.7 {153.7 31.9 | 44.8 355.1 |[37.5 22.9 ||25.7 12.9 Medie barometriche Medie termometriche 9h 120 | I Sh Sn LEX Comp. p.dec: 1 gh 120, So 6h dI IEEE Con .p.dcec. La Tiso sta: II TR noi Stia |'Apogitss4nl 2" diSo| 1720] 1099| 1690] 1310] 1916] 1628) 1331 3 | 5676] 56.70. 35761 56.061 56.391 56.64 | 56.40 ll 3. | A6.S4| 12.68] 18,561 17.34! 16.4! 15.72| 17.08 È | sE96| Stan] Stasi Sisal svosì st0s | E 10) 33.55 18 4| 19381 19.92] 1872) 18.02| 17,56] 18/68| 17-88 Hi 34.96 d%.97 Sini ana 34.93 362 s4 al | 4 te SE 13 19.92 Sti IS44 1826 19.79 c 33.26 9.37 933.21 53 23 33.3N 32.90 Di 53.39] 3 20 32 0.52 20 88 TE ; Gi PE Ie 18.99 33.66] 53.77] 33.06] 353.42] 53.73] 53.49 | 53.52 6 18.16] 18.86" 18.64| 18.36] 17.93 ; È Medie tensioni Media umidità relativa 9h 12h, 3h (10 9h 12h ,Comp.p.dee. 9h 12h 3h 6h 9h 12h ,Comp.p.dec. 1 p.| 732] 7.55 1.4 7.96| 7 84 7.710) 7. so 8.61 i p. | 68.4 65.0 63.2 72.4 | 74h 144 70.0 i 14.8 2 9.91) 9.70) 956) 5.91] 952| 9.08] 9.61 z 82.2 | 77.6 | 752 | 81.6 | 8SI.4 | 79.0 | 79.5 b) 9.73] 951f 9.82) 9.72] 9.53] 9.49 dos 9.78 6) 68 M | 63.2 | 61.8 | 66.6 | 69.4 | 71.4 | 66.7 î 64.2 4 9.72) 9.55) 973) 10.36] 10.39] 981) 9.93 ui | 60.6 | 57.4 36.4 63.0 | 67.4 | 65.4 61.7 g 5 8.60) 9.532) 9.45) 10,95) 10.49) 94i 941) 10.05 ò 48.8 | 52.0 | 51.8 | 61.4 | 70.0 | 61.0 | 57.5 i 62.1 6 10.39] 10.54] 10.37| 10.39] 10.72| 9.86) 10.38 *°||6 67.0 | 64.8 | 64.5 | 66.0 | 69.8 | 67.8 | 66.7 È Barometro Termometro Media evaporazione Gasparin i î Massimi j s tiuimi I Massimi 7 RATTI î Î 0-7h DEE E Con p.dec. p. | 753131... | 752.89. p. | 13.66 0.18 : p.| 0.36] 142 | 0. 2.5 2 55 98 131.36 3.9) 153.44 2 {5261 19-46 12.56 11.52 || 9 | 013 | 1.06 0 60 Lisi 2.15 5 IS 450 È 94.56 È 19.180 14.08) 40 3 0.36 | 2.65 .19 b > ‘802 57.24 sL01) 53.69 || 3 | 2030 19.86] 1608) 13.32 |} 090 | {90 | 235 vi 5.00 dò 04 6! b) ò 2. 17.22 5 182 | 2.94 2. .87 6 564 5672 | 5198 5149 |1$ 19180 20.07) 15:86, 1053 Il | 635 | Bas | int] E68 348 48 BULLETTINO METEOROLOGICO Osservazioni Meteorologiche dell'Aprile 1871, Riz | i 3]? Quantità ; Medie dell’Ozono della pioggia Media forza del vento 7h | 9h | 12h 3hs| 6h | 9h | 12hComp. p. d. 9hm 12h j3b sj 6h, 9h |12h (Com. p. d. 1 p.|65| 2.8 54]|63! 5849124] 49 (46 |! 3-68 }10.04 Ip.| 7.2 [11.0(10.8] 1.1] 3.4, 2.3 6.07 go 2 5.5 2.0 | .5.0 | 6.5 e I 4.3 *° |[2|16.26)/%"|[2 3.1 |16.2/10.2] 1.0] 1.1, 3.3 5:91 È 3 4.5 BT 2.0 | 5.7 5.1 | 5.1 | 1.2 3.6 } 3.8 3 000! 0.00 3 1.8 |11.1]11.2|11.4 105| 7.9 9.0 8.9 4 | 5.2 2.0 3.5| 35.6) 54|40 | 1.4 3.9 "° ||4] 000) l 8.1 |15.1[11.5) 6.9] 3.5. 7.1) 87) i 5 4.6 0.9 SAL NEI 35 | 3.8 I 2.2 34 } 3.6 D) 0.00 0.23 pd 18.7 |21.2/13.6| 5.9 2.2| 4.0 10.8) iu. | 6 | 5.8 2.5 2.9 | 5.7 4h | 3.5! 14 CES O 0.231 mei) 9.8 116.4!17.5] 9.4| 9.1/10.0,12.0) Numero delle volte che si osservarono i venti N NNE | NE| ENE | EF ESE | SE |SSE| S SSo | SO | OSO | 0 | ONO | NO | NNO |Calm. Pred. Ip.| 3 1 6 1 0 1 (0) 0|0 0 0 LI 1 0 4 d oso 2 0 2 10 0 6) (1) (I) 0|0 0 0 4 0 0 0 0 41 Calmo 3 4 0 7 1 3 (1) d 0 | 0 0 3 9 0 0 0 1 2 0S0 4 2 1 5 2 1 (1) (1) 0|0 0 2 1 0 1 1 I 7 |OSOcalm. 5 2 0 8 0 5 1 0 0|0 0 0 4 2 0 4 0 4 NE 6 | Sl 0 400) 200 RR i e oa NE Per decadi id.j 3 3 16 1 3 1 0 OOO 0 Il 1 0 1A 0 17 Calmo 2 6 1 12 3 4 0 0 0.) 0 0 bj 16 0 | LI 1 2 9 0s0 3 4 (1) 18 2 6 1 0 00 (U) 1 8 9 2 4 0 5) NE Tot.| 13 AS IONI RIO IERI 2 |31 NE Serenità media | Massa delle nubi 9h 12h | 5h 6h | 9h 12h |{Comp. Dec. 9h | 12h | 3h | 6h 9h | 12h) Comp.I Dec fp. | 49.0) 50.0 | 35.0 | 32.0 | 284 | 62.0 2.9 i 32.0 tr. ss. 32.8| 41.5) 40.4] 44.6] 23.0] 36.8 ro 2 13.0 9.4 | 13.2 | 22.0 38.0 | 320 | 21.3 2 55.3! 58.6] 56.0) 46.5| 39.8, 35.8| 48.7 +8 3 610; 64.0 | 45.5 40.0 | 74.4 | 82.0 | 61.2 î MA 3 12.5) 17.4| 30.1) 28.8| 14.4) 9.0) 18.7 13.9 4 780 | 68.0 | 76.0) 800 | 95.4 | 8.0 | 80.9 4 10.6] 14.4! 13.2) 94) 2.1| 4.8 91 Î : 5 33.0 | 30.0 | 52.4 | 77.0 | 97.0, 86.8 | 62.6, 60.3 5 24.0 288 24.2] 11.5] 1.2) 2.8) 15.4 19.2 6 37.4 | 36.6 | 53.4 | 80.0 | 42.0 | 96.0 | 37.9 \ 6 28.3] 38.4| 26.3] 7.8] 34.9) 2.2] 23.0 i Numero dei giorni Sereni Misti Coperti |Con piog; Con oa] Vento forte) Lampi Tuoni }Grandine| Neve | Caligine tp. 1 2 | 2 3 1 0 0 0° 0 0 0 2 1 0 4 3 3 0 (i) 0 0 0 0 3 3 1 | i 0 (1) 1 0 0 (I) 0 0 4 4 0 1 0 0 0 0 0 (1) 0 0 5 3 RI 0 1 1 0 0 0 0 0 6 2 1 2 ;I 2 1 (1) 0 0 0 0 Totale] 1% 5 | li | LI 7 3 0 0 0 0 0 Medie mensili Baromelro dalle 6 ore di osservazione . . . . . 754.41 Forza del vento in Chilometri. .. ...... 8.8 Dai massimi e minimi diurni. . ..... +. 794.39 Vento predominante >... 0.4 si NE Differenza... .. + 0.12 Termometro cenligrado . . . ........... 16.75 Massima temperatura nel giorno ZE 00 424.5 Dai massimi e minimi diurni . 6.0... +. 16.39 Minima nel giorno 1... .. + Lie ERG. ; Escursione termometrica . +... è 15.9 Differenza ...-.. 0.36 Massima altezza barometrica nel giorno 13. . 761.53 — Minima nel giorno 24... ... E ee IT) Tensione dei vapori. . . ....0.... e 00. 9.48 Escursione barometrica . + +... 0... 15.0% UMANA VA e Sta a GO) Tolale Evaporazione - Gasparin . . .. +... + + 125.69 Evaporazione- Almometro - Gasparin . . . . . 4.20 Totale della pioggia ..... +... cre elada GRAZIE Serenitàr st et odo e Elo ei 54.k Massa delle nubi... 2 / noe erat adi Ca 200 Oz00ORI IAU, SEIN ae ano 4.0 Il Direttore del R. Osservatorio G. CACCIATORE BULLETTINO METEOROLOGICO DEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO NO IL Av) Maggio 1871 Fisica solare NOTE DELL'ASTR. AGG. P. TACCHINI I, Corrispondenza delle facole colle protuberanze del sole. Diamo qui per disteso un catalogo di corrispondenze da noi trovate delle facole colle protuberanze osservate nei mesi di marzo, aprile e maggio 1871; la posizione delle une e dell’altre fu determinata coi metodi da noi descritti nel Bullettino del mese di marzo. 15 marzo. — Alle facole delle macchie y corrispondono le protuberanze dall’ an- golo di posizione 54° fino a 66° delle quali l’ ultima vivissima, ed'alla facola che segue la #5 corrisponde la bella protuberanza a 240°. 16 marzo. — A 322° bella protuberanza al posto della facola che segue due belle macchie; e nel posto delle facole al bordo che precedono la macchia x vi sono le bellissime protuberanze a 93° gradi, 28 marzo. — Bella facola sul bordo a 120%; bella protuberanza a 120°. Le fiamme lucenti ed alte da 9° a 21° corrispondono ad altrettante facole. 17 aprile — A 97° facola lucida vicino al bordo. — A 97° gibbosità al bordo. — Ad 83° piccola facola — ad 83° piccolo fiocco. — A_90° piccole facole — a 90° tre fiocchi, 18 aprile. — In questo giorno due macchie A B sono vicine al bordo e la facola che le contiene tutte e due è sul bordo e si estende da 117° a 145°, e da 117° a 145° si osservò una serie di protuberanze di uno straordinario splendore, e dotate di movimento continuo. Giornale di Scienze Nat. ed Econ., Vol. VII. Parte I. $ 50 BULLETTINO METEOROLOGICO A 287° piccole facole che seguono una grande e a 287° punte vivissime,. 19 aprile. — Da 129 a 137 facole al bordo; da 129 a 137 protuberanze e punte vivissime. 24 aprile. — Ad 80° 1300 vicino al bordo; ad 80° gibbosità nebulosa. 25 aprile. — A 322° facola vicino al bordo; a 322° protuberanza nebulosa. A 74°,5 facola vicina al bordo; a 74°,5 protuberanza nebulosa. 30 aprile. — A 122° bella facola sul bordo; a 122° belle protuberanze lucenti. 1° maggio. — A 125° parte anteriore della facola che precede la macchia a', ed a 125° bellissime fiamme alte lucenti, A 91° parte anteriore di una facola che precedeva il gruppo a’ ed a 91° vivis- sime punte, le quali hanno uno splendore caratteristico, che le distingue dalle fiamme ordinarie, o punte che si voglia dire, che formano il bordo. A 277° altra facola al bordo, a 277° tre lingue di fuoco vivissime, 2 maggio. — A 306° gradi vedesi oggi un gruppetto di facole che ieri doveva es- sere sul bordo: e ieri a 306° bellissime fiamme lucenti, A 286° facole che dovevano pure essere sul bordo ieri; e ieri a 288° protube- ranza lucente in basso con fiamme lucenti fino a 285. A 131° facole che precedono la macchia a* ed a 131° protuberanze e fiamme. A 91° facola che precede la macchia a’ ed a 91 fiamme lucenti, 3 maggio, — 271° facola al bordo ed a 271° punte vivissime ed alte. 4 maggio. — A 90° bella facola sul bordo ed a 90° QUELLE protuberanza di uno straordinario splendore. A 126° sul bordo facola che precede la macchia a" ed a 126° proiuberanz: lu- cide e nebulose. A 330° bella facola al bordo che appartiene ad una lunga catena di facole ed a 330° protuberanze nebulose alte. 5 maggio. — A 260° facole al bordo; a 260° protuberanze, nubi e fiamme. 6 maggio. — A 115° facola al bordo; a 115° protuberanze lucide fino a 111° ove termina la facola. A 77%5 la macchia a8 al bordo; a 77°,5 fiamme vivaci ed alte lateralmente fino ad 81° dove termina la facola che l’accompagna. Da 272°,5 a 283 facole che seguono la macchia H; da 272°, 5 a 283 protuberanze e fiamme. 8 maggio. — A 46° facola vicina al bordo; da 48° a 45° fiamme vivissime con nube. Da 124° a 137° piccole facole di una rete che precede la macchia M ancora di- stante dal bordo: da 124° a 138° bordo rialzato a protuberanze acute. 306° a 309° macchie al bordo accompagnate da facole; da 306° a 309° protube- ranze vivissime con moti straordinarii; questa protuberanza fu studiata a parte. A 313° facole al bordo; a 313° protuberanza a fiamme lucide. — 9 maggio, — A 128 facola al bordo che precede la macchia M; a 128° magnifica protuberanza lucida filosa. DEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO 51 A 147° facole che ieri dovevano essere sul bordo; e ieri a 147° bellissime lingue di fuoco vivo. 10 maggio. — A 306° facola che ieri doveva essere sul bordo; e ieri a 306° pro- tuberanze lucide con lingue. A 328° facola bellissima che ieri doveva essere sul bordo e che si estende per circa 4 gradi: e ieri da 324° a 328° bellissime protuberanze filose lucide, 16 maggio. — A 281° facolette vicine al bordo; da 276° a 279° punte vivissime. Da 127° a 131° facole vicine al bordo e molto marcata a 131; a 131° stupenda protuberanza lucente filosa, Le facole che seguono la macchia H si estendono fino a 270°, dove sono vicinis- sime al bordo; a 270° protuberanza nebulosa 20 maggio. — Facola sul bordo a 91°,5 che fa parte della rete di facole che tro- vansi nello spazio occupato dalle macchie A, B, 0; a 91°,5 fiamme vive concorrenti, che presentarono fenomeni eccezionali che descriveremo. Si hanno dunque 43 coincidenze evidentissime, cioè identità fra protuberanze e facole: e siccome molti casi abbracciano più di una protuberanza e di una facola, così il numero delle coincidenze lo possiamo portare oltre a un centinaio: numero sufficiente per potere sin d’ora conchiudere, che laddove si trova una facola sulla projezione, allo spettroscopio siamo certi di trovare una protuberanza, o almeno una modificazione speciale del bordo corrispondente alla presenza della facola. E pel modo col quale io faccio le mie osservazioni, dirò che il trovare queste coincidenze fa an- che maggiore impressione : perchè le graduazioni dello spettroscopio e del mio cer- chio di projezione sono differentemente disposti; e in conseguenza finite le osserva- zioni allo spettroscopio quando io vado a determinare le facole, non posso conoscere gli angoli di posizione delle protuberanze : e quindi l’operazione è esente da qua- lunque influenza di un accordo desiderato, e più soddisfacente riesce per l’osserva- tore il trovare detta coincidenza dopo finito tutto il lavoro riducendo gli angoli dello spettroscopio. È vero che questo lavoro si potrebbe risparmiare, ma per i motivi auzidetti io mi sono più volentieri adattato alla fatica o noia di ridurre detti angoli. Le protuberanze che corrispondono alle facole sono di uno splendore straordina- rio, in confronto delle altre per le quali questa coincidenza non è palese : e lo splen- dore è tanto forte che in faccia alle altre sembrano giallo dorate anzichè rosse, Il non trovare sempre le protuberanze coincidenti con facole, ma solo le più lu- centi, si spiega benissimo dal fatto da noi osservato, che in tutte le protuberanze la base è sempre formata dalle fiamme ordinarie che noi vediamo tutto attorno al bordo che formano parte integrante della cromosfera; invece dove vi è rialzo spe- ciale in quello strato, la facola sarà visibile, e si avrà nella protuberanza una base più lucente e più elevata, od anche tutta la protuberanza lucida, e quindi allora non si potrà sbagliare dall’ osservazione della protuberanza il predire la presenza delle facole. In altri termini la protuberanza corrispondente alla facola, non è che 52 BULLETTINO METEOROLOGICO un’esagerazione delle fiamme continue che noi vediamo al bordo, come le facole non sono che una esagerazione delle granulazioni che si osservano nella intiera superfi- cie del sole. La nebulosità dunque delle protuberanze, che sta sempre nella parte più alta, sarebbe un fenomeno secondario conseguente alle fiamme rinforzate dalle facole, che non sempre si possono vedere, e quindi molte protuberanze da noi escluse nella precedente statistica potevano corrispondere a facole per noi invisibili : ma ripeto l’interessante è quello di aver dimostrato che alle facole corrispondono le pro- tuberanze più belle per vivezza di luce e per le forme così definite da sembrare un corpo solido come stallatiti, corallo, se non fossero esse dotate dei movimenti i più marcati pei quali esse si trasformano così di continuo; mentre per le altre la mag- gior parte nebulose o miste la loro forma è più persistente e danno l’idea di vere nubi. Da tutto questo ci sembra di poter concludere, che le protuberanze più belle prendono il loro materiale dagli strati più alti della fotosfera, e quindi bisogna ab- bandonare la teoria che le vorrebbe considerare tutte come eruzioni violenti dei gas interni del sole, che si farebbero strada attraverso ad un involucro o solido o liquido; invece noi crediamo meglio di dovere considerarle come combustioni rinforzate in punti speciali, mentre la combustione non cessa di esistere su tutta la superficie del sole cioè in tutta la fotosfera, per il che in molti casi senza che si elevino le fiamme, ha luogo come un’evaporazione, un miscuglio di quel gas cogli strati con- tigui dell'atmosfera dando origine alle protuberanze semplicemente nebulose e alle nubi idrogeniche, le quali in alcuni casi si succedono e si dispongono in modo da rendere manifesta l’azione di una corrente esterna, cioè nell’atmosfera del sole che le obbliga ad una direzione speciale: e i moti di quell’atmosfera, le differenti pres- sioni, le trombe solari, vengono anche dimostrate dai fenomeni che si osservano nelle fiamme stesse; perciò alla forma e disposizione delle protuberanze concorrono due ordini di cause, cioè interne ed inerenti alla cromosfera, ed esterne e spettanti all'atmosfera sovrastante. Alla esclusione dell’involucro solido o liquido ci si arriva anche colla sola consi- derazione della forma generale delle protuberanze, le quali si compongono quasi sem- pre di un fascio di fiamme concorrenti in alto, e formanti una larga base, mentre il contrario dovrebbe succedere nel caso che la fotosfera fosse solida o liquida per opporre una seria resistenza alla sortita dei gas interni. Invece noi troviamo che le . protuberanze ad albero, cioè costituite di una base sottile come tronco di albero ed allargantesi in alto a rami, sono fenomeni sempre rari e costituiscono delle vere ec- cezioni, II, Protuberanze e macchie solart. Era mio desiderio il poter dare qualche risultato decisivo sulla relazione fra il nu- mero delle protuberanze e il numero delle macchie del sole. Ma per far questo oc- DEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO 53 corre una serie omogenea e contemporanea dei due fenomeni, la qual cosa non ci è stato possibile di ottenere in causa dell’incostanza della stagione in questi mesi di osservazioni, e nel maggio poi per guasti anche avvenuti nel cupolo del refrat- tore, conseguenze della pessima costruzione sua. Nullameno crediamo di non far cosa inutile nel riportare qui il numero delle protuberanze dei giorni di osservazione nei quali si poterono anche enumerare le macchie e i fori. | 1871 PROTUBERANZE MACCHIE MACCHIE E FORI i Marzo 14 27 22 119 | 15 42 20 105 32 22 119 34 27 169 19 13 85 18 17 72 23 14 91 43 22 129 36 25 166 26 16 90 24 10 93 32 10 85 31 17 82 32 10 78 | 29 13 69 24 11 64 36 19 61 36 17 95 30 15 82 Queste dimostrano abbastanza bene che ai massimi e minimi delle macchie del sole corrispondono altrettanti massimi e minimi delle protuberanze. Questa coinci- denza non si può pretendere di averla rigorosamente giorno per giorno, ma basta che ai così detti periodi parziali delle macchie corrispondano altrettanti periodi delle protuberanze come nel nostro caso, I due massimi di protuberanze del marzo e del- l'aprile hanno lo stesso valore, ed è curioso che amendue precedono la formazione di nuove macchie: e questo anzichè essere una pura combinazione, potrebbe essere invece una esatta espressione del modo come si formano questi fenomeni : poichè la causa interna che produce le aperture delle macchie, dà prima origine a delle fa- cole, e quindi il maximum delle protuberanze dovrebbe precedere il maximum delle macchie. Alle metà di maggio pare che il numero delle protuberanze si disponga ad un mazimum, avendo raggiunto il numero 38 nel giorno 16. In quelle sere non man- cammo di osservare attentamente al nord per vedere se qualche aurora boreale si 54 BULLETTINO METEOROLOGICO fosse presentata (1); ma nulla qui si vide, ad eccezione del magnifico temporale della mattina del 14 che qui vogliamo descrivere. Due grandi nubi, due densi cumuli stavano dalla parte del nord, uno collocato dietro il monte Pellegrino l’altro al NO dell’orizzonte, quando alle 3 e 1/, precise si scaricarono dall’una all’altra nube alcuni fulmini seguiti da tuono, Al fulmine segui la grandine per pochi minuti e poi la pioggia. Intanto lo scambio di elettricità non cessava fra le due nubi ed alle scariche orizzontali serpeggianti ne corrispondevano altre verticali nell'interno dei detti cumuli e con tale frequenza da poterne contare non meno di 10 ad ogni minuto di tempo. Oltre di queste scariche, si presentarono parecchie volte i fulmini a ventaglio, composti di 5 o 6 strisce Iuminose tutte con- vergenti in basso ad unico punto, e questo singolare fenomeno avveniva sempre nel mezzo dei vapori interposti fra le due nubi rivali. In quel posto l’atmosfera era ap- pena ingombra da una leggiera nebbia, esisteva come un vuoto relativamente alla grande densità di quei cumuli: ed appunto nella parte più elevata di quello spa- zio si verificò un altro fenomeno non meno sorprendente, cioè a dire, in certi mo- menti formavasi una larga fascia luminosa elettrica, come un arco lucente, che pog- giava sulle estremità delle nubi, e dotato di un moto vibratorio, ma senza produrre suono alcuno. La durata si prolungava talvolta sino a 10 secondi, ed allora l’atmo- sfera sottostante si mostrava illuminata di un bel color rosso come nelle aurore ho- reali, e la luce della zona elettrica era tale da illuminare l’intiero orizzonte da po- tersi distinguere tutti i più minuti dettagli come in pieno giorno. Quelle nubi però non erano immobili, ma alle 4 allontanandosi dalla nostra spiaggia, esse avevano rag- giunto una posizione diversa, trovavansi cioè a NE ed E, conservando apparentemente la stessa distanza fra loro. In questa corsa le scariche elettriche si succedevano con- tinuamente e nelle stesse proporzioni come al principio del temporale. Continuando il loro movimento nel senso indicato, alle 4% 44, le nubi si presentavano una al Capo Zafferano cioè E, l’altra al SE. In quella posizione vi fu un rinforzo del fenomeno e tutta quella parte di orizzonte veniva a brevissimi intervalli illuminata vivamente dal fulmine e le nubi si vedevano avvicinarsi fra loro e fondersi insieme, mentre la parte superiore si allungava in strisce oscure divergenti da quella parte di oriz- zonte. Erano appunto le 4 */, quando in mezzo a quelle nubi si videro due globi di fuoco, di un diametro apparente un poco minore di quello della luna; uno di essi, quello situato a pochi gradi sul punto est, era adorno di alcuni raggi biancastri vi- vaci a destra che si estendevano per 7 e 10 diametri. Comparivano e sparivano ra- pidamente in accordo al succedersi delle scariche di elettricità e desse sicuramente non erano che un fenomeno elettrico. Passati alcuni minuti il temporale si era concentrato in un sol posto, al SE, ed (41) A conferma del periodo aurorale continuo di cui abbiamo parlato nel precedente Bullettino, troviamo nel Wochenschrift del prof. Heis, che nella sera del 10 e mattina e sera dell’11 aprile fu osservata l’aurora a Peckeloh : e nei giorni 14, 15, 16, 17 e 18 a Stettin. DEL Rs OSSERVATORIO DI PALERMO 55 alle 43 nulla più restava d’importante. In tutto questo intervallo di tempo è chiaro che da oltre 700 scariche elettriche ebbero luogo, senza tener conto dei fenomeni speciali descritti. È da notarsi che mentre le nubi temporalesche giravano con moto rotatorio per passare dal NO fino al SE, il vento spirava sopra Palermo dall’ E, in senso quasi contrario al movimento del temporale : e sul finire di questo spettacolo mentre la poggia cadeva copiosa sulle campagne di Bagheria, dal mare arrivavano delle piccole masse vaporose biancastre di poco elevate, che attratte visibilmente dalle montagne, formarono ben presto una zona continua, che girava tutt’ intorno appoggiata alla media parte dell’intiera cerchia dei nostri monti, per scomparir poi all’alzarsi del sole. Alle 7 '/ di quel mattino molti assicurano di avere inteso una scossa di terremoto, ma il sismografo della Specola non ne diede alcun indizio. Ora si domanda, donde venne, come si accumulò tanta copia di elettricità? tante altre volte ho vedute sulla stessa parte del mare consimili cumuli, ma non mai uno scam- bio di elettricità uguale: dunque vi doveva essere una causa speciale sulla produ- zione del fenomeno. Il precisarla non è facile, ma io dico, se l’induzione dei feno- meni solari produce le aurore boreali, perchè non deve produrre anche in questi di- squilibri dei temporali, delle burrasche straordinarie? E chi potrebbe negare, che quell’immensa quantità di elettricità sviluppata qui da noi nel temporale di quel mattino possa avere una relazione coi fenomeni del sole che appunto in quell’epoca accennavano ad un rinforzo? a me pare ragionevole l’ammetterlo : e allora studiando i periodi del sole in rapporto ai periodi meteorologici sulla nostra terra, si potrebbe trovare il modo di rendersi ragione di questi ultimi, che considerati ancora come cosa arcana, pure non sono ignoti all’agricoltore, che ne subisce una diretta influenza nei danni che cagionano nei suoi prodotti della campagna. È un fatto che in al- cune località si sa benissimo, che ad ogni 8 o 10 anni si deve avere una stagione eccezionale, delle innondazioni gravissime, dei temporali fuori stagione, come dicono i contadini, Questa periodicità esclude intieramente l’influenza locale, e bisogna quindi trovare una causa più generale, cd io credo che la si debba rinvenire nel sole. Io ho cercato di raccogliere aleuni dati a questo riguardo, ma finora non ho po- tuto avere materiale sufliciente per discutere questa questione: ma d’altra parte mi pare una conseguenza necessaria, dopo che si è dimostrato la relazione dei moti del sole colle aurore boreali e col magnetismo terrestre e di questo colle burrasche at- mosferiche, In altri termini a me pare che la periodicità delle nubi del pianeta Giove, dovrebbe pure verificarsi in quelle della terra, e quindi la meteorologia potrebbe già avere una guida per verificare se nei passati tempi, si trovano riscontri coi massimi e minimi delle macchie del sole e le grandi vicende meteoriche del globo» Per fare questo confronto utilmente occorrono molte notizie, che io non possiedo. Ma nel passato anno nel mese di agosto trovandomi in campagna a Castelvetro di Mo- dena fui testimonio di un temporale straordinario avvenuto nella notte del 21. Alle 11 ore lampi continui con tuoni ai quali segui una pioggia così dirotta, che in un momento tutte le campagne limitrofe al torrente Guerro si trovarono inondate, e la 56 BULLETTINO METEOROLOGICO piena durò da 10 minuti, e con tale violenza da atterrare muri, case, trasportando alberi, animali, e tanti altri oggetti pesanti a considerevole distanza, e la ghiaja stessa del fiume videsi trasportata nell’interno dei campi a centinaia di metri dalle sponde del torrente. Fortunatamente il temporale segui di notte, altrimenti di giorno i danni di persone sarebbero stati sicuramente maggiori. Ebbene, nel visitare che io feci le rovine prodotte da quelle acque, intesi dire dalla gente di campagna, che quelle piene si consideravano come un fenomeno, che si ripete di tanto in tanto e circa ad ogni 10 anni, Questo periodo mi richiamò subito alla mente quello delle macchie del sole: e la mia riflessione nacque dalla considerazione che quel temporale non poteva essere un fenomeno locale, ma sibbene l’effetto di grandi sconvolgimenti atmosferici, che in quella località riescivano più sensibili per le condizioni topografiche di quei siti: e infatti si seppe dopo che quell’uragano aveva percorso una lunga e larga zona, e a Genova p. e. molte contrade furono allagate, e lo stesso avvenne in tanti altri luoghi e con proporzioni anche maggiori, Allora cercai di raccogliere le date con- simili temporali avvenuti negli anni precedenti, che i contadini e proprietari po- tevano ricordare per i danni sofferti. Le mie ricerche se non furono felici, non fu- rono però del tutto infruttuose, sebbene limitate a poche date. Così potei sapere che le epoche più ricordate corrispondevano agli anni 1800? 1826, 1849, 1858. — Ora se noi prendiamo la curva di Fritz dei massimi e minimi annui delle macchie del sole, troviamo che gli anni 1804, 1829, 1849, 1858 corrispondono a dei mas- simi di macchie solari; il 1870 diede pure un maximum, dunque per queste date abbiamo una corrispondenza meravigliosa a mio modo di vedere, la quale mi sem- bra che meriti di essere presa in considerazione per consultare le notizie storiche dei grandi sconvolgimenti della nostra atmosfera, e vedere se le epoche loro anziché rappresentare una serie qualunque, direi incomprensibile, non contenga invece la espressione la più evidente dell’influenza delle macchie, o diciamo in genere dei moti intestini del sole sulle vicende meteoriche del nostro pianeta. Dobbiamo poi notare che le date di Fritz corrispondono ai veri massimi, mentre il periodo del massimo delle macchie solari si estende sempre di qualche anno attorno alle date indicate; perciò le date dei temporali corrispondono sempre esattamente a periodi di mas- sima affluenza delle macchie del sole. Per un buon risultato non valgono a mio pa- rere osservazioni isolate fatte in qualche osservatorio, perchè quelle rappresentano sempre male, trattandosi principalmente della pioggia e nubi, l'andamento di queste meteore, che a piccola distanza presentar possono differenze enormi: ed è per que- sto che la relazione sarà più facile di farla sortire dalle cronache dei grandi scon- volgimenti atmosferici che abbracciarono una grande estensione di paese, e che ven- gono più facilmente registrati pei grandi danni arrecati, e non per i pochi milli- metri di più che possono trovarsi notati nel pluviometro di una specola. — E con questo metodo di confronto di fenomeni naturali semplici esteso ad una grande su- perficie i risultati potranno essere concordi ed evidenti, mentre che prendendo come DEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO 57 fece Herschel ed altri, e considerare il prezzo medio del grano, detti risultati do- vevano riescire contraddittori essendo tante le cause che alterano il detto prezzo indipendentemente da un raccolto generale scarso od abbondante. II, Lighe spettrali delle protuberanze, Coi ragionamenti della nota I non intendiamo escludere il concorso nel fenomeno della sortita di gas, cioè di correnti dall’interno del globo solare all’esterno: anzi, ripetiamo, che ciò l’abbiamo sempre ammesso, ma in un ordine differente dal modo di spiegare le protuberanze come tutte violenti eruzioni attraverso un mezzo molto resistente. Che i gas interni si mischiano coll’ordinario materiale delle protuberanze viene provato dal fatto, che in talune protuberanze si trova una composizione di sostanze tutta speciale, cioè fuori del comune; un magnifico caso l’abbiamo veduto nel giorno 8 maggio. Alle 9% 34 si trovava al bordo a 306 e 309° gradi di angolo di posizione un gruppo irregolare di macchie circondato da belle facole: al posto di quel gruppo osservai allo spettroscopio vivissime protuberanze ; finii il giro del bordo, e solo dopo il mezzodi tornai ad osservare il sole in quel posto, non potendo io seguire col mio refrattore il sole che in ore distanti dal mezzodi atteso all’altezza meridiana che il sole raggiunge in questo mese, e più poi nei venturi: dalle 2° 25 alle 3% 18 potei assistere a varie trasformazioni di quel magnifico gruppo di pro- tuberanze, lavoro che non si può descrivere così facilmente: notai però subito che nella parte bassa, cioè fino a metà dell’altezza della protuberanza, si conservavano sempre i fili lucidissimi ben definiti e distinti da poterli contare, solo cambiavano inclinazione, di numero, e qualche poco di lunghezza: ma la parte superiore della protuberanza era nebulosa e filosa e meno lucente e compariva e spariva ad inter- valli. Mentre osservava questi meravigliosi fenomeni, mi accorsi che verso la B vi era traccia di riga rovesciata molto marcata : allora restrinsi di molto la fessura per esplorare l’intiero spettro e vedere quali righe lucide dava questa protube- ranza. Oltre delle righe dell’ idrogeno, trovai due linee nel rosso, e dalle misure prese come potei, assumendo per 4 la distanza CD, trovai che il loro posto corri- spondeva a 66,648 e 69,152 della scala dello spettro normale di Angstròin: invece nelle tavole di Angstròm stanno due righe a 66,625 e 69,169; la quale differenza è sicuramente apparente e dipendente dall’ errore da me commesso nella misura, giacchè nel mio spettroscopio non ho la miglior scala per queste misure, e chi sa quanto tempo passerà prima di averla: di queste righe dunque la prima apparter- rebbe al ferro. Girai poscia i prismi e vidi invertite le righe del sodio, la D* bril- lantissima: di quella del magnesio vidi invertita la sola 0': poi in vicinanza della F mi accorsi di altre 3 o 4 linee finissime lucide: per quelle feci un disegno della parte dello spettro in cui si trovavano ed anche misure, e trovai che esse erano Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. VII. Parle TI. 9 58 BULLETTINO METEOROLOGICO interposte fra la 48,90 e 49,19 di Angstròm, e quindi talune di esse appartenevano sicuramente al ferro. Come si vede lo spettro di questa protuberanza è molto com- plicato, cioè molte sostanze vi si trovavano mischiate mentre, che le protuberanze ordinarie danno sempre una composizione assai semplice , cioè l’idrogeno e l’altra sostanza che rovescia la D*, che non sappiamo ancora che cosa sia. È un fatto però da rimarcarsi, che questa riga gialla si vede in tutte le protuberanze indi- stintamente, ben inteso intendo parlare di tutte quelle che ho veduto io: ma sic- come non sono poche, così ho ragione di credere che questa sostanza si trovi da per tutto mischiata all’idrogeno della cromosfera e intimamente affine all’idrogeno, perchè arriva alla stessa altezza, cioè non l’ abbandona mai nelle protuberanze. Il caso dello spettro descritto era per me una combinazione rara, e doveva dipendere da una particolare circostanza, e questa è certamente quella di essere quelle pro- tuberanze facole esistenti attorno alle macchie irregolari, così che possiamo ritenere taluno di quei materiali provenienti dall’interno delle macchie, mentre nelle facole isolate o a qualche distanza dalle macchie non si vedono tante righe, o almeno non si possono vedere così nettamente; e ripeto sempre che in tutti questi ragionamenti non intendo che di discutere le mie osservazioni. A poca distanza da queste protu- beranze così composte, lo spettroscopio non presentava più che le solite righe. Questo fatto fa vedere la precauzione che dovrebbesi usare dagli osservatori di protuberanze negli ecclissi totali di sole: cioè a dire siccome le protuberanze pos- sono avere anche a piccole distanze composizione assai diverse, così prima dell’ec- clisse si dovrebbero assegnare ad ogni osservatore la protuberanza da studiare, men- tre altri dovrebbero osservare lo spettro dello strato ordinario della cromosfera; e dall’assieme studiare la distribuzione del materiale, e non mai dalle righe vedute da un solo osservatore, e su di una sola protuberanza passare a conseguenze generali, IV. Protuberanze nel posto delle macchie, Una volta dimostrato che le facole corrispondono ad altrettente protuberanze e le più lucenti, e ricordando che le macchie sono sempre circondate da facole, sem- bra naturale il supporre che attorno alle macchie vi saranno protuberanze lucenti. Ora vediamo cosa ci dimostra l'osservazione a questo proposito; per bene verificare la cosa conviene potere esplorare il bordo allorquando le macchie sono sul bordo stesso o vicinissime ad esso; sfortunatamente io debbo dire che queste circostanze non si presentano così spesso come si potrebbe credere, e nei diversi anni che 0s- servo il sole ben limitato è il numero delle volte che ho potuto osservare utilmente il nascere o tramontare di una macchia: in conseguenza ben pochi sono i casi in- contrati nel breve corso di queste mie prime osservazioni spettroscopiche; intanto riferirò le note relative ad ogni giorno dell’osservazione. DEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO 59 17 aprile. — A 286° vi era una macchia al bordo; a 286° non si trovano protu- beranze grandi, ma solo piccole fiamme vivaci, che lateralmente si riuniscono in due fiocchetti alti 16 secondi. 24 aprile. — A 140° la macchia « è al tramonto e la facola che la circonda pro- prio sul bordo; intanto nel posto della macchia nessuna protuberanza, ma soltanto fiamme vive e un gruppo di fiamme più alte lateralmente. 25 aprile. — A 101° la macchia 2 è al tramonto, a 101° nessuna protuberanza al posto della macchia, ma solo leggiere alterazioni al bordo. 2 maggio. — A 269° la macchia «! è sul bordo; ed a 269° non si vide alcuna pro- tuberanza, ma le solite fiamme della cromosfera più vivaci. Lateralmente però alla macchia ove si allungavano le facole stava una bella protuberanza a 265°, che in alto vi ripiegava orizzontalmente in due strati in direzione opposta al luogo della macchia vicina; a 122° la macchia a* è sul bordo; a 122° protuberanze nebulose. 5 maggio. — A 281° macchia al bordo, a 281° mancano le protuberanze ma due fiamme lunge ‘/ minuto lucenti a 282° e fili staccati alti da 276° a 278° ed anche questi ricurvi un poco in direzione opposta al sito della macchia. 6 maggio. — A_ 779,5 la macchia a8 al bordo; a 779,5 fiamme vivaci a gruppi, alti lateralmente alla macchia da una sola parte cioè a 79°, 8 maggio. — 306°, 309° macchie sul bordo; 306°, 309° protuberanze vivissime. Queste osservazioni ci fanno vedere: 1, Che nel posto delle macchie il bordo è tutt’altro che nelle condizioni normali, ma sempre presenta particolarità dovute alla presenza della macchia, 2, Che queste particolarità consistono nel maggior numero dei casi in un rinforzo di splendore e maggiore altezza delle punte del bordo: e in rialzi o protuberanze laterali alle macchie. 3. Che in generale sul posto delle macchie non si trovano belle protuberanze. 4, Che per queste osservazioni le protuberanze laterali alle macchie sembrano spinte a divergere dal posto occupato dalla macchia, La terza di queste conclusioni sembra dunque contraria a quanto si era conget- turato al principio di questa nota dietro il fatto che le facole corrispondono a pro- tuberanze. l Ma questa discordanza non è che apparente, e la mancanza in generale delle pro- tuberanze lucenti al posto delle macchie si poteva prevedere come conseguenza del nostro modo di vedere sulla forma delle macchie stesse. Infatti sino dal 1865, allorquando incominciai col refrattore le osservazioni sulle macchie, trovai che le loro apparenze portavano alla conclusione che esse rappre- sentavano delle vere cavità: la penombra non era che un pendio interno formato da tante correnti di materia fotosferica concorrenti al centro o nucleo della mac- chia stessa; e quando la macchia è regolare cioè di forma circolare e persistente, la disposizione ordinata di queste correnti è tale, che coi cambiamenti apparenti dovuti alla rotazione del sole non si può senza uno sforzo di immaginazione spe- 60 BULLETTINO METEOROLOGICO ciale considerarle differenti da un imbuto, cioè veri avvallamenti o buchi nella fotosfera. Ora è chiaro, che se le macchie sono cavità, se quelle correnti si man- tengono a spese della facola regolare che circonda la macchia, noi non potremo avere su quelle macchie protuberanze notevoli lucenti, ciò che 1’ osservazione con- ferma; ma in altri casi se vi saranno facole irregolari, con macchie irregolari, il che accenna a disturbi anche fuori dalla macchia, allora da quelle facole potranno sortire degli archi di fotosfera rialzati sul nucleo, delle masse laterali rialzate, e allora potremo avere macchie con protuberanze come nel caso dell’8 maggio e del 18 aprile. Si vede dunque che trattandosi di macchie regolari con facola unifor- me, l'osservazione allo spettroscopio conferma quanto abbiamo conchiuso dalle cose vedute le tante volte relative alla loro forma di cavità , la di cui prima parte 0 penombra viene costituita da una serie di correnti o lingue di materiale fotosfe- rico aspirato come nell’interno della cavità della macchia. E in questa occasione ri- peto ancora una volta, che le forme a corallo, a lingue, a ponti, tante volte ve- dute attorno ai nuclei o proiettantisi sui nuclei stessi, sono dello stesso genere delle forme che allo spettroscopio troviamo nelle protuberanze delle macchie irregolari, che altro non sono che le facole egualmente irregolari che le accompagnano. E quando noi abbiamo detto di aver veduto la fotosfera sinuosa, rialzata alcun poco nel po- sto di talune macchie, non era una illusione ma una realtà, confermata ora dalle osservazioni allo spettroscopio, che ci presenta il bordo irregolarissimo e carico di belle protuberanze nel posto di talune macchie. Disgraziatamente i casi favorevoli per moltiplicare la verifica di questi fatti sono sempre rari, perchè per vedere ciò per la sola projezione o coll’ oculare a rifles- sione, si richiede una macchia grande, ovvero un orlo molto rialzato e un’aria per- fettamente tranquilla e molto pura: giacchè l’aria per poco che sia agitata trasforma il bordo in una serie di onde, che nulla di distinto e di sicuro si può vedere: quindi si comprende il poco numero di queste osservazioni: ma per essere poche non sono ‘meno vere e questo ci hasta. In quanto al ripiegamento delle protuberanze in direzione opposta al nucleo, cre- diamo che le nostre osservazioni siano troppo poche e quindi non vogliamo fermarci su questo punto, aspettando nuove osservazioni. V. Aureola 0 corona solare. L’ atmosfera del sole si ritiene che non possa vedersi ad occhio nudo che nelle sole circostanze degli ecclissi totali di sole: recenti osservazioni da me fatte ten- derebbero a provare il contrario. Sino dal dicembre passato mi parve di vedere un giorno, che l’aureola che circondava il sole non fosse uniforme, cioè di eguale esten- sione, ma che invece si allungasse orizzontalmente a sinistra, cioè verso l’est e ciò DEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO 61 alle 9° circa del mattino. Di queste particolarità ne tenni parola all’ amico Loren- zoni, col quale io lavorava in Terranova, ma poi le occupazioni nostre in quella se- zione prima dell’ecclisse, il tempo cattivo, ed altre incombenze mie speciali ci di- stolsero dalla verifica della cosa. Per altro nella mia memoria non si cancellò mai il ricordo di quell’ apparenza, e ritornato in Palermo attendeva le belle giornate, onde vedere se il fenomeno si fosse ripetuto. La purezza completa dell’aria è la con- dizione indispensabile per queste osservazioni, e atteso al succedersi del tempo sem- pre variabile e burrascoso dei primi mesi di questo anno non riescii a veder bene il fenomeno che solo due volte cioè nei giorni 6 e 27 maggio. Le condizioni dell’aria in quei giorni erano tali che io non ricordo di avere mai veduto una simile traspa- renza nell'atmosfera e il panorama di Palermo presentava uno spettacolo indescri- vibile: or bene, in quei giorni occultando il sole con un oggetto opaco collocato a molta distanza dall’occhio, esso appariva circondato da un’aureola irregolare del ge- nere di quelle che si vedono negli ecclissi di sole. Nel 27 maggio il pennacchio più lungo era rivolto in basso alle 9 del mattino, ma un poco inclinato a destra del ver- ticale. Nel pomeriggio l’assistente signor Delisa senza nulla sapere di ciò che aveva veduto, fece un altro disegno, alle 5 p. m. Nel disegno del Delisa il pennacchio più lungo era quasi orizzontale ed a sinistra, A primo aspetto i due disegni si sa- rebbero detti discordanti, ma tenendo conto dell’ angolo orario e della declinazione del sole, si vede rappresentare essi lo stesso fenomeno appartenente al sole e non un’apparenza dovuta alla nostra atmosfera, altrimenti la posizione non poteva can- giare di accordo col moto diurno della sfera. Se dunque ciò che abbiamo veduto noi ed altre persone del paese non fu un’il- lusione, resterebbe così dimostrato che i pennacchi solari possono vedersi anche in pieno sole, purchè le loro dimensioni siano rilevanti e l’aria perfettamente pura e tranquilla. Ammesso dunque che quell’aureola o pennacchi veduti in quelle giornate non fossero apparenze dovute alla nostra atmosfera, ma reali appendici del sole, potrebbe credersi che diretto in quel posto un cannocchiale munito di spettroscopio si dovessero anche vedere le linee spettrali corrispondenti: ma non è così, o al- meno debbo dire, che i miei tentativi non riescirono, È quindi necessario per rie- scire a ciò, di diminuire la luce della nostra atmosfera e di diminuirla di molto, portando cioè gli istrumenti ad una grande elevazione, come sarebbe la cima del no- stro moute Etna. Per tentare questa esperienza non è questione di semplice volontà, ma occorrono mezzi, che domanderemo al governo con apposito rapporto: e se anche a noi non sarà concesso di potere eseguire le progettate osservazioni, saremo egualmente contenti, se qualche altro spinto da questo nostro annunzio cercherà di tentarne la prova. Riguardo all’aureola del 27 maggio che un così lungo pennacchio mostrava nella parte inferiore, cercai di indagare se qualche ragione potesse rinvenirsi di quella particolarità: e ricordandomi dell’ipotesi del P. Serpieri, che ammette i pennacchi solari prodotti dai pianeti, presi a considerarne le longitudini eliocentriche di essi 62 BULLETTINO METEOROLOGICO e si vide che Terra, Marte, Mercurio e Saturno trovavansi in uno ristretto angolo eliocentrico : così che se il pennacchio lungo del 27 fosse stato da essi prodotto, que- sto cadeva molto vicino al raggio rettore della terra: e tenendo conto delle decli- nazioni di tutti questi pianeti, mi pare poter conchiudere che il pennacchio doveva vedersi inferiormente al sole: condizioni tutte alle quali soddisfaceva il fatto osser- vato. Venere poteva considerarsi a parte e forse la causa dei pennacchi più pic- coli a sinistra in alto. Ma non vogliamo avanzar troppo le idee, e ci contentiamo di averne dato un cenno, affinchè altri assai meglio di noi possa occuparsi della que- stione e vedere se qualche cosa di utile si possa ricavarne per la scienza. Se però la cosa sussiste un mezzo di verificarla mi pare sarebbe il seguente e il più deci- sivo : cioè determinare un’epoca speciale nella quale la posizione relativa dei pia- neti dovesse essere la più conveniente alla produzione del fenomeno; stabilire così il posto dell’aureola solare dove dovrebbe presentarsi un pennacchio, fare delle foto- grafie di detta aureola con piccoli ingrandimenti e dalla cima di un’ alta montagna; se la prova fotografica risultasse della forma dirò così calcolata, allora ogni dubbio sarebbe tolto. Ma per fare di questi tentativi occorrono mezzi, che presentemente non abbiamo. I disegni delle aureole solari del 6 e 27 maggio non li pubblichiamo per ragione di economia: ma non mancheremo di farlo alla prima occasione favorevole. VI. La tavola unita a questo Bullettino contiene i bordi e porzioni di bordo solare che abbiamo potuto disegnare in aprile e maggio; il materiale è scarso per due mesi, ma le cattive condizioni dell’aria ne furono la causa principale. La disposizione è la me- desima di quella pubblicata in marzo. Solo diciamo anche qui, che con questo modo di riprodurre i bordi disegnati il carattere delle protuberanze viene in gran parte falsato e quindi la detta tavola deve considerarsi solo come rappresentante la di- stribuzione e altezza delle protuberanze: invece il bordo semplice è proprio tutto fiammeggiato o a sega come nella tavola, colla differenza che il numero di quelle fiammelle nel disegno può essere minore del vero. Delle forme eccezionali ed inte- ressanti ne abbiamo osservato anche nelle protuberanze dell’ aprile e maggio; ma queste furono disegnate a parte e verranno cromolitografate in unione ad altre, che speriamo poter raccogliere in giugno, e nel Bullettino del prossimo mese ne daremo anche la descrizione di tutte; come anche pubblicheremo riunite le osservazioni delle macchie solari, DEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO 63 N. B. — Per mancanza di spazio omettiamo per questo mese la rivista, e ad essa suppliranno le note molto dettagliate. Siamo lieti di potere annunziare, che messo ad esame l'andamento del barometro nel meteorografo dell’illustre P. Secchi, ne abbiamo ottenuta una curva molto esatta e dettagliata; e le vicende della pressione nei due temporali avvenuti nei giorni 14 e 17 vi si trovano registrate con sorprendente precisione, NOTE 1, Tempo bello, mare calmo, venti regolari, 2. Tempo hello, dopo le 9" p. m. cielo coperto, umidità forte, mare calmo, venti da 4, 6. 7. 8. 9 10, 11. 12. 13. 14, regolari. Nel mattino pioggia, poscia cielo coperto ed a sera variabile, mare calmo, venti regolari. A mezzanotte nebbie e rugiada copiosa, 5. Tempo bello, mare calmo, venti regolari, Cielo variabile, cirri nel mattino, a sera coperto, mare calmo, venti regolari, A mezzanotte alone di luna. Cielo coperto vario, mare calmo, venti regolari. Cielo coperto nella sera, leggiera agitazione nel mare, venti gagliardi nel giorno. Tempo hello, mare calmo, venti regolari. Cielo sempre nebbioso e coperto. A mezzanotte nebbie fitte dapertutto e piove umidità. Cielo coperto, mare calmo, venti regolari. A mezzanotte piove umidità. Cielo coperto nel mattino, alle 5% 45% p, m. pioggia, a mezzanotte piove umidità. Mare calmo, venti regolari, Cielo coperto. Alle 9" p. m. gocce, alta corrente di ovest. Alle 4h 23% 525 mat- tina, scossa di terremoto nella direzione E-0 per la durata di sei secondi circa» Alle 354 a. m. temporale con grandine e pioggia e scariche elettriche vivissime dal 4° quadrante; mare mosso, venti impetuosi. Durante il temporale furono osservate scariche elettriche vivissime e di forme varie, cioè verticali e quasi rettilinee, orizzontali a 2i9-2ag9, orizzontali a fettuccia larga, che davano una luce rossa di una intensità straordinaria; ed altri a ventaglio piccoli colla punta o centro in basso, finalmente taluni dischi luminosi che non saprei spie- gare nè mai ho veduto. Dalle 3° 30" alle 4% le scariche andavano da NO a NNE; dalle 4° alle 4% 30% il temporale si trasportò da NE a SE, poi alle 4% 15 si concentrò tutto all’E; cioè le due grandi nubi fra le quali succedevano le scariche si riunirono : in tutto l’intervallo le nubi in alto terminavano in pen- nacchi concorrenti sempre al centro della burrasca; quando arrivavano le sca- riche a fettuccia, l’orizzonte assumeva il colore dell’aurora boreale, I dischi luminosi li vidi all’E ed al SE, ed uno sembrava dotato di un pennacchio bianco, lungo 13 o 15 volte il diametro suo, che giudicai di un raggio lunare 0 poco più. Quindi il temporale era al N, e molto vicino a noi, come l’indicava l’in- tervallo fra il lampo ed il tuono; poi allontanossi mano mano, T. 64 BULLETTINO METEOROLOGICO 15. Cielo coperto vario durante il giorno, corrente intensa del 3° quadrante, mare 16. 17, 1 (ee) 19, 20, 23» 24, 25 26, 27. 28. 29, 30. dl. agitato venti forti. — Nella sera al ponente eravi qualche bassa nuvoletta ri- flettente un color giallo arancio infocato, e qualche cumoletto poggiante sui monti aveva il color d’oro lucente, Il fondo del cielo era verdastro al ponente, e nessuna traccia di rosso osservavasi all’orizzonte, mentre in altre sere, come al 9 aprile, le nubi erano di rosso vivissimo come lacca. Le nuvole di questa sera avevano così un carattere tutto particolare in confronto alle rosse di al- tre sere. Al posto del tramonto del sole vedevasi pure un pennacchio di egual colore arancio leggerissimo assai marcato. Il trasformarsi di quelle nuvolette richiamava alla mente le forme ed i moti delle protuberanze nebulose. Come può spiegarsi una tale differenza di tinte nel fondo del cielo e delle nubi? Cielo variabile, a sera sereno, mare agitato, venti regolari. Alle 11h 30%" p.,m sembrò che il cielo fosse più luminoso in basso dal nord. Nel mattino calda corrente del 3° quadrante e venti impetuosi. Alle 6% p. m. il vento ha girato a NE trasportando una gran quantità di vapori del mare come nebbia umida, e come lo indica il psicrometro, Alle 8" 30% p. m. piovoso ; alle 8%" 45" piove. A mezzanotte pioggia e nebbia bassa. Nelle ore del mattino burrasca con pioggia che aumenta vicino alle 9% p. m. Venti vari fortissimi nel mattino, mare agitato, a sera variabile. Alle 9° p. m, calmo, cielo quasi lucido; una sola fascia di nebbia vedesi sul mare, Dalla parte di ONO ove Venere sì avvicina al tramonto, la sua luce produce nel- l'atmosfera. un esteso chiarore come luce zodiacale. Cielo oscuro piovoso. Nebbie, umidità forte, alta corrente di NO, mare calmo. 21,22. Tempo bello, cielo sereno, mare calmo, venti regolari, Veli nel mattino, poscia cielo variabile, mare calmo, venti regolari, Cielo bello, mare lievemente agitato, venti regolari, Cielo bello nel mattino, a sera coperto: venti forti, mare agitato. A Castelbuono fu avvertita una scossa di terremoto ondulatorio alle 3% 50" p, m.; ed a Mes- sina alle 3° 20" ne furono avvertite due nello stesso senso. Cielo sempre oscuro, venti forti del 1° quadrante, mare grosso. — L’ingegnere si- Ì geg gnor Muzzioli osservò alle 8% 30" di sera una luce rossastra in basso al nord, che giudicò luce aurorale. Alle 7° p. m. mentre il cielo era coperto, il basso - orizzonte da 0 a NNE era limpidissimo ed appariva come una fascia rossa sfu- mata in giallo d'oro, di una vivezza sorpreudente. Lo stesso colore si osservò nel pomeriggio del 9 aprile epoca di altra aurora. Alta corrente di NNO, venti gagliardi del 4° quadrante, mare agitato, ciclo bello. Nella sera baleni ad est. — Alle 11% 50% a. m. si avvertirono scosse di terremoto. Tempo bello, mare calmo, venti regolari. Alle 8% 15" p. m. magnifico alone di luna di circa 30° di diametro. Tempo bello, mare un po’ agitato nelle ore meridiane e venti Ra lid: Cielo velato durante il giorno. Tempe bello, mare calmo, venti regolari. Cielo sereno, mare calmo, venti regolari, DEL Rs OSSERVATORIO DI PALERMO» 65 Osservazioni Meteorologiche del Maggio 1871. a: = gra {Massimi sta 3 o Massimi © minimi O gra dnavnt: Barometro ridotto a 0 i oegetàici Termometro centigrado EA —_____- L —- Ò 9 -—— A =" er — ghi , 125 | 3h Gio, 9h 120 {| - ———— —|Shm 12h | 35 6h | 9h 12h 1 || 153.65] 755.34] 752.88! 753.50] 754.00] 754.271 754.27] 752.57|/18.5 [18.8 [19.7 [19.1 ‘17.6 (17.6 || 20.8 | 17.4 2 56.07) 56.27) 53.66) 53.72) 36.26) 35.93 36.43] = 54.4718.3 [18.6 [19.4 |19.2 (17.7 (18.0 [| 19.8 | 15.9 3 || 55.61] 95.63) 55.33] 55.42) 53.93] 56.25 56.25] = 55.49|118.2 [18.9 [18.8 |18.5 |18.0 (17.7 |! 19.4 | 17.2 4 || 57.19! 57.18) 56.20] 56.37) 36,75) 56.24 57.31] 56.09/185 [18.9 [19.1 |18.8 118.3 /18:2 ll 19.8! 1711 5 55.17] 54.76] 53.40, 53.44| 53.69. 53.40 56.24, 33.40,18.6 (19.1 |18.6 |19.8 [18.6 [18.2 (| 20.7 | 16.8 6 || 53.19 52.891 52.07) 5193) 52.14! 51.31 53.40! = 31.31(20.8 [20.8 [21.3 [20.9 j20.0 (19.4 || 21.8 | 17.6 7 || 51.57] 54.59! 50.96! GIAS| 51.20/ 51.61 51.61) = 30.74/19. [20.4 [21,9 [21.2 [20.0 [19.5 || 22.6 | 19.0 8 || 52.791 52.83! 52.48! 53.161 33.74 54.16 54.16] = 54.6119.1 [19.3 (20,5 [19.2 [18.5 [18.6 || 20.3 | 18.4 9 || 54.06] 34.08 53.14) 32.93! 32.99] 52.70 54.16 = 52.70(18.3 [18.6 [19,8 |19.5 [18.3 [17.6 || 20.4 | 17.6 10 | 51.01) 50.84) 50.01) 49.65) 50.62| 50.23 52.70) = 49.25/|19.6 [19.8 119.7 |20.0 |19.4 [18.5 || 20.1 | 17.6 11 || 50.87) 50.91) 50.76) 51.60) 52.17) 52,66 32.66] =49.30((20.0 [20.1 [19,8 |19.5 [19.4 [19.1 || 20.5 | 18.4 12 || 53.75] 53.55) 53.13, 33.34) 52.96] 52.73 53.75! = 32.40|120.0 [20.2 |20,9 [19.7 {19.7 |18.3 || 20.9 | 18.3 13 || SI47| 21.20] 50.45] 50.17) 49.70) 48.71 52.73) = 48.71(20.1 |20.6 |21.6 [21.2 (19.7 [19.4 || 22.4 | 18.3 ti || 46.43] 46.48! 46,99. 47.37) 48.21) 48.22 48.82| 45.25|20.1 [20.7 (20.1 [20.4 [19.4 |19.1 21.6 | 17.9 15 |) 47.93] 45.13! 47,62) 48.00) 49.43) 49.85 49.85) = 47.30|(20.7 [22.1 [22,5 (21.6 [20.9 [19.7 || 23.4 | 18.1 16 | 51.21) SI.31) 50,90/ 50.71! 50.27) 49.87 31.38] = 49.85/(22.7 '21.9 [21.5 [21,2 [20.3 [20.3 || 23.9 | 19.4 17 || 45.98! 44.90) 45.98| 47.34) 50.60| 50.70 50.70] = 44.27/(23.4 [29.3 (29.1 |23.9 |23.1 |22.4 || 30.4 | 20.0 1S | 50.10) 32.45) 53.21] 34.10) 55.18| 55.17 55.181 = 50.09|22.4 [24.2 [23.4 [23.0 (21.6 |21.9 || 24.7 | 21.5 19 || 56.49) 53.92] 56.55) 36.55) 58.06) 38.03 58.061 = 53.17/20.1 [20.0 (21.0 |20.4 |20.0 |20,3 || 22.6 | 18.9 20 | 58.71] 98.86) 58.54) 38.67) 59.44) 59.53 59.32| = 57.64[20.1 [20.6 [20.4 [21.5 |20.% |19.5 || 21.5 | 19.5 21 || 58.24) 57.72) 57.06] 56.59! 57.17) 56.98 59.52] 56.59//19.1°|19.7 (21.0 [20.4 [19.5 |19,2 || 21.0 | 18.3 22 | 55.76 S3.47) 3490) 535.24! 33.551 535.43 56.98] = 54.90|[19.1 [21.0 [21.9 [21.0 (19.9 (18.9 || 23.1 | 18.1 23 || 55.55] 55.57] 55.05] 35.07] 55.22) 35.23 35.60] 55.00((19.8 |20.1 |20.3 |20.4 [19.5 (17.9 || 21.2 | 17.0 24 || 55.0%| 54.90) 54.00) 34.66] 35.01) 54.74 55.23] = 54.00[19.4 |20.4 |20.4 (20.4 [20.3 (17.4 || 21.4 | 17.4 25 || 54.76) 54.97 5451] 5480! 5498/ 54.70 55.80) 54.51|(19.7 [20.0 {20.3 |19.5 [20.0 [19.6 {| 21.4 | 17.0 26 || 53.68) 33.47) 52.83) 93.51| 53.99) 534.55 54.10) = 52.83/19.7 [20.1 (20.0 |19.4 (18.9 [18.8 || 20.4 | 18.8 27 || 54.44) 54.56] 54.15] 5436| 54.69] 34.67 54.69| = 53.64|[20.0 (20.5 [21.0 |20.0 {18.9 |18-8 || 21.6 | 18.3 28 || 54.52) 54.62 34.61 35.30, 56.13] 36.60, 56.13] = 54.04/19.7 [20.4 |22.2 [21.6 [19.5 |18.8 || 23.0" 18.4 29 || 56.87] 56.68| 56.23] 56.87| 57.20) 57.131 57.25) = 65.64||19.7 [20.3 [20.4 (19.8 [20.0 |19.7 || 21.6 {| 17.8 30 || 56.69] 56.32) 55.73] 35.42) 55.54) 54.65 87.27) = 5%4.11|20.9 [21.6 |23.0 [22.9 (21.0 [20.0 || 23.4 | 19.4 31 || 53.64] 53.21) 52.65) 5260) 52.47) 5241] = 54.65/ 52.41|[22.1 (22.4 [22.7 (24.0 za 21.9 | 24.0 | 19.6 Mi. jj 53.59! 53.53! 33.19) 53.37! 533.88) 53.78 34.70] —52.39/(20.01|20.62!21.03/20.56'19.68/19.16] 21.92118.21 Osservazioni Meteorologiche del Maggio 1871. | Tensione dei vapori Umidità relativa Stato del Cielo _ov::/- terr E — cogne i —1 C*r---> FEAT POTA 9hm) 12h, 5h, 6h 9h 12h [(9hm! 12h) 3h | 6h, 9h (12h 9hm 12h 3h 6h 9h 12h A|11.72;11.54 11.49)12.09/10.13| 7.72] 74) 71] 68| 73 68 | 51 Lucido |Lucido |Lucido |Lucido |Lucido {Lucido 2|10.69 10.8711.17|11.43!10.71/10.53| 68| 68| 67| 69! 71; 68 |lLucido [Bello |Nebb. |Lucido |Bello |Osc. 3|/11.11|12.51|11,54|12.01|11.96/11.05| 71 | 77] 71] 76| 77] 73/(Cop. |Osc. Osc. Nuv. |Cop. Lucido 410.57] 9.62/10.20)11.10/10.69| 9.56| 67] 59 | 62) 69! 68] 62|lLucido [Lucido {Bello |Bello |Lucido |Lucido 5| 9.81!10.91/12.33/10.49|11.32/10.47|| 61 | 66| 77| 61] 70| 67/[Nebb. |Bello Bello Lucido |Lucido |Lucido 6) 8.19 9.17] 9.95/11.29|11.34/14.31]| 45 | 50 | 53| 61| 66| 68[Nebb. {Nebb. !Cop.v. {Misto |Cop. |Nebb. 1|11.37|12.34/10.68|11.83113.35/12.15!| 66| 69 | 55 | 63] 77! 72 {Cop. Cop. |Cop. Nuv. Bello |Cop. St 35(10.79/11.23/10.85/10,57/11.08|| 69| 65/ 63 | 66| 67| 69 [Bello Bello Bello Nuv. Cop. Cop. 9 8.90! 9.11] 9.43/10.32|10.35 9.92) 56| 57|55| 61| 66| 67 Lucido |Lucido |Cop.v. |Nebb. Lucido |Lucido 10//11.05/12.10/12.02 10.35/12.95|12.76| 65 | 71) 70) 77] 77) 80/[Nebb. |Nebb. |Ose. Nebb. |Nuv. {Bello 11|13.04/1i.92/12.71/12.33|12.80/12.39| 73 | 68] 74| 74 | 76| 73 (Cop. Osc. Osc. Cop. ose. Lucido 12]/12.59|13.17|12.49|11.77 13.75 13.63 12| 12 68| 78) 81) 87 [(Cop. Ose. Cop. Osc.c.p. |Osc.c.p. |Cop. 13//13.70/13.34|14.30|14.05|13.54114.19]| 781 75! 74| 75 79] $5 [[Nuv. Cop. Bello |Osc. ose. Cop. 14|13,70}13.70|12.53|11.60 12.21|12.09 18] 76) 72] 65, 73] 23 |0sc. Cop. Cop. Cop. Bello Osc.c.p. 13)(11.05 11.00|10.70|10.12:10.02;11.72| 60 | 56 | 52| 53|55| 69/Mistio |Cop. Cop. Bello |Bello [Lucido 16/110.79|12.60(14.01|14.67|12.10/10.62!| 52 | 64 | 73| 78| 64 | 60//nebb. |Cop. Bello Nebb. Bello Lucido 17|110,05| 9.71/11.41/13.02|15.09|14.75| 42 | 32 | 38| 59| 71) 73 {lucido |Lucido |Cop. Osc. Osc.c.p. |OSc.c.p. Z 59 | 62| 56| 631 70, 62 //0sc. Osc. Cop. Cop. Bello Lucido . ; î 81 | 74 | 71] 73] 77) 68/lOsc. Osc. Ose.c.p. |Osc. Osc.c.p. | Cop. 20|/11.42j 9.71| 9.41|11.37(11.23|10.67!| 65 | 5% | 53| 60) 63| 67|[Lucido |Lucido {Lucido |Lucido |Lucido |Lucido 21|[10,62!11.72 10.610.350 10.67/10.28]| 63 | 69} 57) 59 | 63] 62 Lucido |Bello Bello Lucido |Lucido |Lucido 22|112.18| 9.90 10.3212.13 12.04| 9.98|| 73 | 54 | 52| 66 | 70] 61|Lucido |Lucido |Lucido |Nuv. Bello Lucido 23||11.96(11.42] 9.15/11.23!11.78:10.23' 70 | 65 | 63| 63 | 69] 67|INeDb. Nuv. Cop. Cop. Misto Bello ||24 11,91/11.23|11.60|10.13'11.13[10.34|| 71} 63 | 65 | 57] 63| 74 |[Nuv. Cop. Bello Bello Bello Lucido 251/10,55!10.80| 9.89/10.67/10.08| 9.20]| 62 | 62 | 56 | 63 | 58 | 54 ||Bello Bello Nuv. Cop. Cop. Cop. 126]|10.04|10 68! 9.86/10.02/10.68|10.81|| 59 | 61 | 57| 60| 65; 67 |Osc. Osc. Osc. Osc. Msc. Osc. 27|\11.54| 8.51| 7.65/10.37| 9.98;10.10|; 66 | 47 | 41] 60| 61) 63 |[Nuv. Bello Bello Nuv. Bello Lucido 28]| 9.84/10.50] 7.75 } 8.82| 9.62) 8.66!| 58 | 59 | 39 | 46] 57 53 [Lucido |Lucido |Bello Bello Lucido {Lucido 29] 9.56] 9.19)12.19/13.48/12.29! 9.84] 56 | 52 | 68, 78| 71| 5$/lLucido |Nebb. Bello Lucido {Lucido \Lucido 30|(10.40 11.25) 9.15|13.96/13.52/11.8;|| 56 | 58 | 46| 67] 73) 68|[Nebb. Nebb. |Nebb. |Nuv. Lucido }|Lucido 131|(12.28(11.74/12.95 63 | 58 | 66 | 58|[Lucido |Lucido |Rello Lucido |Lucido [Lucido {12.90[13.07111.431| 63 | 58 M.l111.25111.26|11.1411.76:11.82|11.201/64.8162.6!59.4 65.7169.0167.20 Giornale di Scienze Nat. «d Econ. Vol. VII. Parle I. 66 BULLETTINO METEOROLOGICO Osservazioni Meteorologiche del Maggio 1871. Evaporazione Gasparinl Forza del vento in Chilometri Ozono 'l 7h.) 3hs. ) 12hs. Totale Yun., 12h, 3h , 6h 9h | 12h || 7bm ) 9hm | 12hm 3hs 6hs 9hs 12hs 1/ 0.90 | 2.75 | 2.08 | 5.73 (160 117.3 [15.3 | 0.0 [12.5 | 8.1 » 2.5 4.0 650 Seo 4.0 2 0.87 | 2.95 | 1.93 | 5.75 {14.8 [13.3 [12.3 [12.4 | 0.0 | 4.9 || 4&5| 2.5 6.0 6.5 | 4.0 | 3.0 3.0 3 0.00 | 1.18 | 0.82 | 2.00 {JI7.3 !18.8 (13.1 !11.1 | 1.2 | 4.0] 6.0} 1.0 3.0 5.5 | 60 | 4.5 2.0 4| 0.40 | 2.63 | 2.30 | 5.33 || 8.3 {16.1 {104 (16.2 | 4.3 | 9.1|| 30] 10 3.0 | 335 | 5.0 | 40 2.0 2 0.50 | 3.05 | 2.22 | 5.77 [11.3 [12.8 |23.9 | 5.4) 2.9 | 0.0 || 3.5| 1.0 2.0 5.0 | 45 | 5.0 3.0 6| 0.47 | 2.50 | 2.01 | 4.98 || 4.0 [20.9 [19.0 [10.1 | 4.5 | 9.2|| 45| 1.0 2.5 o GS IC EO 1.5 || 7 0.42 | 1.95 | 1.38 | 3.75 [10.9 /13.5 [18.3 | 6.4 | 2.9 | 0.0 || 45 40 2.5 5.0 | 40 | 45 3.0 8 0.22 | 3.33 | 1.77 | 5.32 22.1 {20.3 |14.9 [11.6 | 5.0 {| 1.2|| 6.07 5.0 4.5 7.0 | 65 | 60 | 05 9 0.80 | 3.40 { 1.80 | 6.00 [15.6 |10. (169 [12.4 [1.7 | &1| £&o| 60} 65 | 55 | 60 | 30 | 05 10) 0.58 | 2.92 | 1.00 | 4.50 {15.7 [17.3 |180 | 1.5 | 6.6! 45 | 4o| 20 5.0 BR OT 1.5 19 0.45 | 1.53 | 0.71 | 2.69 |] 7.9 [12.1 | 6.2 [12.2 | 6.0 | 7.3|| 6.0| 3.0 3.0 7.0 | 45 | 5.0 0.5 12 0.59 | 1.85 | 0.00 | 2.44 || 4.8 | 7.5 [10.1 | 42] 2.5 | 7.1] 3.5) 3.5 3.0 6.5 | 6.5 | 5.0 0.5 13 0.00 | 2.23 | 1.45 | 3.70 ((21.9 [13.7 [14.1 [10.1 [19.9 | 0.6} 55 | 40 4.0 5.0 | 5.0 | 50 0.5 14000 | 2.13 | 1.60 | 3.73 || 0.0 [28.8 [41.9 [21.5 jIL9 | 0.0 70) 40 | 20 1.5 | 7.0 | 60 0.5 15) 1.65 | 3.10 | 2.99 | 7.74 |{34.8 (18.5 234 [25.3 [31.9 [21.3 || 7.0 | 3.5 3.0 6.0 | 3.5 | 3.5 6.0 16 0.66 | 4.95 | 1.72 | 7.33 [115.3 [16.1 [19,3 | 8.6|1.8 | 8.7] 601 2.0 3.0 5.5 50 | 2,5 2.5 17|| 3.33 | 9.71 | 2.66 |13.70 [20.1 |46.4 (26.4 [24.7 | 0.0 | 0.0] 4.0| 0.5 0.5 1.0 | 40 | 60 | 40 18| 0.00 0.00 | 1.38 | 1.38 155.6 | 8.6 (16.1 | 9.7 | 0.0 15.7] 6.0| 6.0 4.0 7.0 | 5.0 | 240 1.0 (119) 0.09 | 0.29 | 0.00 | 0.38 || 0.0 | 7.7 | 6.4 | 0.0| 4.0 | 32] 1.0| 0.5 1.0 6.0 | 6.0 | 53.5 3.0 [20] 0.15! 3.49 2.80 | 6.44 || 9.i (16.1 {12.1 (10.5 | 7.0 [4.1] 10) 1.5 4.5 5.0 | 5.0 | 5.0 5.0 [21] 0.09 | 2.75 | 3.19 | 6.03 (15.1 | 8.4 |31.0 | 9.3 | 5.1) 8.3 || 65) 40 6.5 7.0 | 3.5 | 53.0 4,5 221 0.84 | 3.76 | 2.35 | 6.95 |/16.9 [11.6 (13.9 [13.5 | 8.7 /iZ1 || 50) 20 1.0 4.0 | 5.0 | 5.0 1.0 23) 1.47 | 3.03 | 2.00 | 6.50 {10.7 |15.4 [13.9 [12.3 | 7.2 [12.1 |] 5.0! 2.5 6.0 6.5) 7.0 | 40 0.5 24 0.90 | 3.35 | 2.04 | 6.29 [11.1 (27.4 (19.1 | 96| 2.7 | 5.0) 5.0| 40 3.5 7.0) 6.0 | 5.5 1.0 25) 0.46 | 2.65 | 3.52 | 6.63 [113.4 |17.6 |15.0 [18.1 [20.9 [16.5 | 6.0 | 6.0 3.5 6.5 | 5.0 | 6.0 5.0 2611 1.43 | 1.78 | 1.41 | 462 (11.3 (36.9 [20.5 | 4.1 [14.9 | 5.0 3.5 | 5.5 1.0 5.0 » 4.5 0.5 27] 0.66 | 4.03 | 1.70 | 6.39 || 8.4 [16.4 :15.7 [38.2 [25.6 [18.0] 45 | 45 5.5 7.0 | 6.5 | 6.0 2.0 28] 1.57 | 2.701 3.70 | 7.97 | 6.3 | 5.0 | 7.2 [10.51 8.3 (12.0) 6.0) 3.3 2.5 6.0 | 5.5 | 7.0 0.5 29) 0.30 | 3.15 | 2.59 | 7.04 [13.9 |29,8 [22.1 | 40| 1.081] 5.0| 3.0 3.5 6.0 | 6.5 | 20 3.0 30|! 0.34 | 3.42 | 1.95 | 5.71 || 8.7 [10.0 [10.4 | 5.0| 0.0 | 0.0! 30| 2.5 4.0 5.0 | 5.0 | 4.5 2.0 34] 2.25 | 3.23) 2.37 | 7.85] 3.4 {175 [209 |84|11|40] 50| 10 3.0 6.5 | 6.5 | 3.0 2.0 M.il 0.74! 2.89 | 1.91 | 5-45 113.9 117,3 |17.1 Jit.5: 7.5. 6.81 481) 30 3.6 5.9 | 541 47 2.2 | Ì | Ì Osservazioni Meteorologiche del Maggio 1871. ; ; Pioggia y Stato Direzione del vento Direzione delle nubi in del millimetri | mare 9m. 12h 3h 6h Pron 12h || 9h 12h. 3h 6h 9h 12h alle 8 1 RNE EN®R ENE Calmo | NNE 0so » » ) Î » » » D) 2 2 E NE NE E Calmo | SO » » » » » » » 1 3 NE ENE NE E OSO |'0S0 » peo )» » » 0.32 pi 4| NE NE NE ENE OSO SO » » » » » » » 2 Sl NE NE NE E (OSO) Calmo » » » » » » » 2 | 6| NE NE ENE NE oso SO » I MODA) » » » 1 {7 NE NE DI ENE 0so Calmo » » I E) » D) ) 1 8| NE NE ENE NE NE OSO) » Da » » » 1 9 ENE NE NE ENE | 0S0 oso » » » » » » » 2- 10) ENE NE ENE E E (OSO) » O) » » » » 2 11] NE ENE ENE È È (OSIO) » » » » » » » 2 12)| E NE NE ENE OSO OSO | » » (95 )) )) )) 1.78 2 13) ENE E E E NE (OSIO) (0) DIR E) » » » » 2 14) Calmo | NNO (0) (0) (O}STO) Calmo NO NO | 0 (0) » )) 2,52 3 15 0 (ORIO) (VISTO) (0) (OISKO) SO » so So) » » » » 3 16] SO NE NE NE | oso | NO » S.S » » » » 2 17] SE S) oso NE Calmo | Calmo ) DERE » » » 0.19 3 18]| OSO S N E Calmo | 0S0 ) DR) » » » 2.10 4 19) Calmo | NNO NE Calmo | 0S0 N » NO » » » » 1.96 2 20|| NE NE NE ENE so so » » ) » » » » 1 21|| NE NE NO NNO } 0S0 0sS0 ) ) » » ) » » 1 22|| NE E ) NE (ONSXO) SO il» » Ma ip ) » » 1 23|| NE ENE NE NE OSO SO » » » » » » » 2 24 E E ENE DI NE SO ) » ) » » » » 2 |[25]| ENE NE NE E E ENE » INIT ») » » » 2 26|| E E E NE SOOSO E » » » » |-» » 4 [27] E NNO N NO (0) (OISIO) » NNO) » ) » ) » 3 28]| E E NE NE (ORIO) so » Deve N » » » )) 2 29]; NE NE NE E oso Ko) D) » » » MP) » 2 30)| NE NE E ENE Calmo | Calmo » » » » » » )) 2 Eh ENE E ENE ENE oso SO » » » » » 1 | ML il | | Ì il Î | | I il Î Î | Il | Ì I | Ì DEL Rs OSSERVATORIO DI PALERMO Osservazioni Palaveazologichoke del si 1871, Nuvole We I mer, Vol. Dens. Massa Vol. | Dens., Massa; Vol., Dens EEE Vol. Dens. Massa]| Vol. Dens. Massal Vol. . Dens. Massa » » » » » » 3] » ») » » » » d)] ) » ») Sl nl a as ol 0200 08/600] vl n a 8 OZ AG 04 | 40.0 3l so | 0.5 | 40.0 || 100 5 | 50.0 !‘100 350.0 | 20) 0.4 8.0 |) 5350] »| >» 5 (VENE NISACGoGnECNsNtnotAoEoiNnAI 6jl 40 2| 80) 80 2 | 16.0 | 80 5| 400) 50 4|200)| 80 3 | 40.0 (100) 3300) il 95 4 | 33.0 || 98 41 392. 70 d| 35.0) 25 SO NA2:54 AN. 4 | 48/90) 6|5z0 gll 5 6| 30 3 6| 3.0 | 15 SI zial (40. 5| 20.0) 80 648.0] 60!/ 63609] gl »i » » » n » | 60 4240 20 3 6.0 » » D ) DI) 10) 90 1 | 90 100 3 | 30.0 (100 5 | 50.0 |) 100 3|300) 30 4| 12.0] 3| 5) 25] 11) 90 4 | 36.0 || 100 5 | 50.0 (100 6600 90 5 | 45.0 || 100 170.0) » » Ni 12) 98 4 | 39.2 || 100 4 | 40.0 | 98 6 | 58.8 || 100 5 | 50.0 || 100 fi | 60.0 || 98 168.6 13|| 30 | 5 | 5.0) 70 6 42.0 | 15 S| 7.5 || 160 5.| 50.0 | 100 6 | 60.0 || 65 6 | 390 14) 100 S| 50.0] 9 6 | 37.0] 98) 7686] 90 6 | 54.0 6 5 | 3.0 |100 6 | 60.0 15] 50 4 |2090| 20 6 | 42.0 80 64801 10 d| 3.0] 4 3 2.0] » » 3 16 70 2| 14.0) 70 4 | 28.0 || 10 4 | 4.0 | 30 3|15.0) 4 sE I 5 Hi » ) » » » » i 70) 4 | 280] 10 3 | 30.0 || 100 6 | 60.0 |100) 6 | 600 1g]| 100 5 | 50.0 || 100 4 | 40.0 || 70 4 |280|| 70] 5 | 35.0 ò Sl MEDIA INA I) n 19] 100 6 | 60.0 || 100 770.0 100 1 700) 100 6 | 60.0 || 100 1|70.0|90| 7)|630 20 » | ) » » D) ) » | » » » )) DI » ) ) » | ) » DI » D) » 4 3 1.2 2] 2| 04| » » DR NINO )) )» ST N 29 » » » » » » » » »_|l 20 I 5 10.0 | $ ò 4.0 i » » 23] 40 3120] 40 4 | 16.0 || 80 S| 400) 70 4 | 28.0) 50 4 | 20.0 || 15 4 .0 | az 20° 4| gol 90 4 | 36.0 || 10 S| 3.0 10 4| 40 8 4| 32] » a eee, 251 12 S| 60) 2 3 | 1.0 | 30 S| 15.0] 60 4| 24.0 98 6 | 58.8 || 98 6 | 58.8 26 100° 6 | 60.0 jon 3 | 50.0 100 6 | 60.0 | 100 5 Do bt 6 so 100 7700 27 40) 5 |200 6| 90] 6 6 3.6 Si 1 Ul » » ” 3a » | D) » » » || 15 4 6.0 12 4 4.8 ) » ) » Da, 29 » DI » 20 2 4.0 4% 4 1.6 ) » DI ) » ) » » | » 30 80) 3 2-0 3 | 21.0 | 40 4 | 16.0) 40 s|200]] » SCI MALI iii MPEG » » ) 2 4 0.8 » » ) ) )) )) ) » » M. AI 16.7 RE 21.1 !45.2 24.1 143.4 19.6 || 35.2 20.4 ||33.5 19.3 Medie barometriche Medie termometriche | | 9h _, 12h I 3h , 6h | 9h | 12h (Comp.p.dcc. 9h, 12h ; 3h | Gh | 9h |] 12h (Comp.p.dcc. 1 p. |755.54|755.44|754.69|754.89|755.32|755.22 |755. 19/758. 67 Ip. i Be 19.12 Lig dog vil te Da 2 | 52.54| 52.44) 51.73] 51.77] 52.16| 52.00 | 52.14) 56| 19. 7 ; 9.24] 18. y b 3 | 50.09] 50.05! 49.791 50.10! 50.49! 50.43! 50.16 3 | 20.18| 20.74] 20.98 20.48 19.82 19.12! 20.21) o {gl 4 | 52.50] 52.60] 53.04] 53.47| 54.71] 54.66 33.510 51.86) | 22.14 23:20] 23.08) 22.00] 21.05) 20.88 22.06( 21-13 S| 55.87) 93.73) 55.11| 55.27| 53.58) 35.42 | 53.50) yy gg] 3 | 19.42] 20.22) 20.78) 20.34) 19.84) 18.60| 19.87, 09,95 6_| 54.96] 54.811 54.37] 54.68] 35.00] 54.91 | 54.794 6 | 2035) 20.88) 21.55) 21.28] 20.07] 19.67) 20.62| 20 Medie tensioni Media umidità relativa 9h 12h, 3h 6h _, 9h _, 12h Comp.p.dec. 9h | 12h, 3h , 6h , 9h , Î2h, Comp.p.dec. 1 p.| 10.78| 11.09] 11.35] 11.42| 10.96| 9.87) 10. .91) 11.03|1 P-| 68.2 | 68.2 | 69.0 | 69.6 | 70.8 | 64.2 | 68.3 } 66.6 2° | 10.17) 10.70| 10.66] 11.53| 11.75] 12.04| 11.14 2 60.2 | 62.4 | 59.2 | 65.6 | 70.6 | 71.2 | 62.9 3 | 12.82) 12.67] 12.55] 12.01| 12.26| 12.80 12.55) PPT 72.6 | 69.4 | 68.0) 69.0 | 728 | 77.8 | 71.6 67.3 4& | 11.68 11.76] 12.01) 13.05] 13.07] 12.07| 12.27) ‘°-*|l£ 59.8 | 57.2 | 58.2 | 66.6 | 69.8 | 66.0 | 629 i S. | 11.44 11.01] 10.32! 10.93| 11.14| 10.03] 10.82) ,0.7g||? 68.2 | 62.6 | 59.6 | 61.6 | 64.6 | 63.0 | 63.1 è 613 | 6 | 10,61] 10.31] 9.93| 11.59] 11.53] 18.45] 10.76) ‘ile | 59.7 | 55.8 | 52.3 | 61.6 I 65.5 | 61.2 | 59.4 i Barometro Termometro Media evaporazione Gasparin | ; x iL Ù; primi ; ST) passi a elinimi i f pi atene T TR [Egi orme p.dec. P. 36. 5 34.421, p. 20.10, : È p. 0.5 2.9 .8 4.91, 2 3521) 1.66 sl KO 32.77 2 20.08 20.59 18.06) 17.46 || 9 P° | 0.50 | 2.2 | 459 goqgi 491 31.5 È 21.76) ,a, 3 3 0.54 | 2.17) 1.33 | 4.06) +7 i LoT 53.27 sto 50.02 i | DIA 23.19 198 19.03 [3 | 035 | ;so 171 L06516 56.63) pe 35.00), 21.62 ; 5 .13 | 341 | 2.62| 6.48 6 35,78! 36.21 | 33:78 5-3916 | 23135) 2198) 18:12) 13-14 ll6 | 126 | 305 229 | 6.60) 554 BULLETTINO METEOROLOGICO Osservazioni Meteorologiche del Maggio 1871. : 9 Quantità ; Medie dell’Ozono acila pioggia Media forza del vento Th | 9h | 12h ghs) Gh | 9h | 12h Comp. p.d TRI 9hm (12h (3h s) 6h | 9h |12h (Com.p.d 1 p. | 4.3 1.6 3.6 | 5.4 | 4.8 | 4.0 | 2.8 3.8 ÙzA 1 032} 03 0.32 1p.| 13.5 |15.7/15.0| 9.0 4.2) 3-8119:0) 10 7 2 4.6 3.6 4,2 | 6.1 5.9 | 48 | 1% 4.4 (°° (2 0.00) *"|2 13.7 |16.5|17.4) 8.4| 6.1 3.8|11.0 % 3 6,2 3.6 3.0 | 6.4| 5.3 | 49 | 1.6 4.h (4A 3 dISI 6.45 3 13.9 |16.1|19.1|14.7|14.4 no 3 lA 3.6 2.1 2.6 | 24.9 5.0 | 4.6 ) 3.1 3.1 "2 [IE] 2.15) CCNI 20.0 |20.0|16.5|10.7| 2.6 5.7/12.4 5 3 | 5.5 3.7 4.9) 6.2) 5.3 | SAI | 2.4 4.1 (a 4 9 0:00 0.00 9 13.4 |16.1|18.6|12.6 8.0(11-2/15.3) 12.7 6 1 4,5 d.0 3.31 5.9] 6.0 | 4.5! 1.7 4.1 *° "61 0.00$ 6 8.7 119.3/16.1|13.3] 8.5] 7.9|12.0) * Numero delle volte che si osservarono i venti N NNE |NE| ENE | EF ESE | SE |SSE| S | SSO | SO | 0S0 | 0 | ONO NO NNO |Calm.| Pred ip. 0 1 10 5 4 0 (1) 0/0 0 2 5 0 0 0 3 NE 2 0 0 12 TI 3 0 (I) 0|0 0 1 6 0 0 $ 0 1 NE bj 0 0 4 4 6 0 d 0|0 0 1 8 4 0 0 1 2 oso 4 2 0 8 1 LI 0 1 0/2 0 3 5 0 0 1 I 9 NE 6) (1) 0 10 4 YI 0 0 0|0 0 3 4 0 0 LI 1 0 NE | 6 1 (1) b) | 4 9 (1) 0 0] 0 (1) 3 6 1 (1) 1 1 2 ID Per decadi id.| 0 1 22 IRE 0 (0) 0,0 0 CHANIA 0 0 0 0 4 | NE 2 2 (1) 12 | 5 7 0 1 0)2 0 4 | 13 4 0 1 2 1 | 0S0 3 1 (1) 18 | 8 16 0 0 00 (Ù 6 | 10 1 0 2 2 2 NE moli 3 | %|.52, 25 pali ela o 113! 34 | 5 03 4_| 13 | NE Serenità media | Massa delle nubi 9h 1128 ] gh | 6h | 9h | 12h Comp. Dec. | 9h | 12h| 3h | 6h | 9h | 12h] Comp.i Dec, ip. | 78.0) 78.0 | 74.2] 95.0 844 | 80.0 | 81.2 ) 63.1 tr. 9.2] 10.4] 11.7) 2.8 13| 8.0 8.2 I 144 2 54.0 | 43.4 | 35.0 | 53.0 | 59.6 | 490 | 49.0 K 2 11.6! 17.6) 31.3) 17.7] 21.0, 24.5) 20.6 È 3 26,4 | 13.0 | 21.8 | 22.0 | 38.0 34 | 281) 38.7 3 32.0] 46.2) 48.6! 40.8/ 39.0| 33.5) 40.0 } 33.2 h 460 | 46.0 | 50.0) 36.0 | 58.2 | 62.0 | 494°" 4 24.8) 27.6! 26.0| 28.0) 26.8] 24.6] 26.5 4 F 5 85.6 | 72.8 | 75.6) 68.0 | 67.2, 774) 74.4) 713.8 5 5.2) 10.8) 12.1| 13.2] 17.2) 13.0) 11.9 12.9 6 | 633 | 658] 722] 697) 817] 633] 7127) 25||6 |173 16.0) 14.7) 15.0] 10.8) 11.7) 139 i Numero dei giorni Sereni, Misti | cone rù Con piog Con neb.| Vento forte Lampi Tuoni Grandine Neve Caligine ip. 4 | 0 I 1 1 | Qi CR LARA () gela INCL 0 2 2.) 0 5 | 0 1 | (1) | 0 (1) 0 \_0 0 3 pulito ‘ 2 0 2 1 1 1 0 o) 4 DINI 0 3 2 2 2 0 0 .0 0 0 5 3 | 2 0 0 D) 1 0 0 0 0 0 6 3 0 i RESTA 0 2 0 0 | 0 0 0 fotale| 17 | 2 Obi 8 4 e I I STAR Medie mensili Barometro dalle 6 ore di osservazione . . . .. 753.55 Forza del vento in Chilometri. . . ... +... 12.2 Dai massimi e minimi diurni. . ........, 753.55 Vento predominante . È dt è TAIZIO 23 15 10 DIRSI) 28 14 51 Le quali cifre ci addimostrano chiaramente il rapporto fra le macchie del sole e le protuberanze, perchè ai massimi e minimi delle une corrispondono altrettanti mas- simi e minimi delle altre, come evidente risulta la relazione fra questi moti del sole e le due aurore boreali del giorno 17 e 27. E deve notarsi che se queste leggi ri- sultano abbastanza chiare colla sola esplorazione del bordo, deve ritenersi che se le osservazioni potessero estendersi a tutta la superficie del sole, allora le due serie camminerebbero perfettamente parallele, potrebbero cioè scomparire quelle piccole differenze che possono incontrarsi in qualche giornata, ma che non avranno alcuna importanza sulla legge generale. RIVISTA METEOROLOGICA Discretamente regolare è passato il giugno, e gli elementi meteorici in questo mese pochi disturbi han sofferti, facendo però prevedere la stagione estiva molto calda. Regolari affatto sono tutte le varie curve, e poche cose sono da premettersi alle note che seguono. DEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO 79 Comincia il mese con un sensibile abbassamento barometrico: il cielo variabile man- tennesi sino alla sera del 3; il giorno 4 nel mattino il cielo era sereno: spiravano i venti di OSO regolari: dopo le 9 m, il vento piega a SSE, e si sviluppa una calda corrente di scirocco. Il cielo comincia mano mano verso la stessa ora a coprirsi, e dopo le 3 p. m. una corrente del 4° quadrante, prende il dominio trasportando den- sissime nuvole che scaricano alle 7 p. m. abbondantissima pioggia che si protrae sino a notte avanzata. La pressione che era già andata molto bassa per la corrente calda, comincia a risalire sotto l’influenza della fredda, e durante la sera si ha una sensibile impressione della diminuita temperatura. Il barometro continua a salire sino al 9; poscia una corrente di 0 |’ obbliga a diminuire nel giorno 13 per riprender tosto il 14 la primitiva altezza. Nel 17 e nel 18 lo scirocco spirando molto intenso diminuisce il valore della pressione; ma cessata la calda corrente il 19 torna nor- male. — Nei giorni 23, 24-e 25 l’aria è caliginosa e soffocante, La calma predomi- nante nelle sere rendeva il caldo insoffribile, e molti vapori sparsi e foschi copri- vano il mare. — Un’ ultima corrente fredda del 4° quadrante prende il predominio nel mattino del 26, e dura sin quasi alla fine del mese. Il mare in questi ultimi giorni fu molto agitato, ma scarsissima la pioggia. La media barometrica mensile fu inferiore alla normale di 1"%,19, e le escursioni della pressione furono del tutto re- golari, non avendo mai oltrepassati gli 11%", La media temperatura risultò supe- riore alla normale di soli 0°,36; e ad onta del frequente scirocco, può dirsi non es- sere stato il giugno mese di gran caldo, essendo anche non straordinario il maxi- mum mensile, Regolari affatto procedono le altre curve, e l'umidità fu molto scarsa, ed inferiore alla normale di 120. — La pioggia, secondo la normale esattamente di- stribuita in questo mese, va però scarsa di 5%, e di tale mancanza la campagna risentivasi. Predominante fu la serenità; ed in pochissimi giorni spirò vento forte. Il più frequente vento fu il NE, NOTE 1. Tempo bello, mare calmo, venti regolari, 2. Tempo variabile a sera cielo coperto e piovigginoso, mare calmo, venti regolari, 3. Nella notte vento forte e nel mattino pioggia: poscia cielo coperto, mare lieve- mente agitato, venti variabili. 4, Scirocco sin dopo le 3 p. m,; poscia, piegando i venti al 4° quadrante il cielo sì oscura, e dopo le 6 p. m. cade pioggia copiosa, con lampi ad E. 5. Cielo variabile con pioggia nelle prime ore del mattino. Mare lievemente agi- tato, venti del 4° quadrante dopo il mezzodi. 6. Cielo coperto, corrente del 4° quadrante, mare calmo, Alle 6 p. m. goccie. 7. Cielo sempre coperto, mare agitato, venti regolari. 8. Tempo variabile, venti forti, mare agitato. 9. Tempo bello, mare lievemente agitato, venti regolari, 10, Cielo variabile coperto, mare calmo, venti regolari, 80 BULLETTINO METEOROLOGICO 11, Tempo bello, mare lievemente mosso, venti regolari, 12, Cielo coperto sin dal mattino; dopo il mezzodi pioggia, mare calmo, venti rego- lari, corrente di 0, 13. Tempo bello, mare calmo, venti regolari. Alle 12 p. m. ‘sull’orizzonte da 0 a NE la bassa atmosfera sembrava leggermente rosea: ed al tramonto si aveva co- lor violetto sino ad una grande altezza, 14, Tempo bello, mare calmo, venti regolari. Alle 7 p. m, il cielo presentava ‘uno I spettacolo stupendo: nove magnifiche fasce solcavano la volta celeste partendo dal posto corrispondente all’occaso, per riunirsi all’orizzonte nel punto dia- metralmente opposto: tutto l'orizzonte poi era limitato da una zona rosea, e su la fascia il cielo era di un bel dlex opaco. Alla mezzanotte osservavasi al nord un chiarore speciale che elevavasi a triangolo equilatere avente po base tutta l'ampiezza di Monte Pellegrino, 15, Tempo bello, mare calmo, venti regolari. A mezzanotte rugiada copiosa. 16. Cielo lucido, venti regolari, mare calmo. Alle 7 p. m. al tramonto il giallo aran- cio infuocato era una cosa magnifica ed abbagliante e sfumava gradatamente : nella sera tardi e a mezzanotte la luce al Monte Pellegrino era marcatissima, e si elevava ben distinta per un 15 gradi, formando un triangolo inclinato verso ovest: ma occultando la parte bassa dell’orizzonte questo chiarore os- servavasi più verso la polare, sebbene debolissimo. AIl’IP e 30% a. m. del 17 il fenomeno sembrò rinforzare, e dopo le 2% diminuì di nuovo. 17. Tempo bello, cielo fosco e caliginoso, venti variabili, mare calmo. 18, Cielo bello, temperatura elevata sin dal mattino, mare calmo. Alle 9" 45 di sera l’OSO piega con forza a SE, e lo scirocco sviluppatosi subito dopo il mezzodi rende l’aria soffocante. 19. Aria caliginosa nel mattino; lo scirocco è cessato, venti freschi, mare lievemente agitato. 20. Tempo bello, mare agitato, venti regolari. 21. Tempo bello, nelle ore meridiane venti forti del 4° quadrante, mare agitato. 22. Tempo bello, venti del 4° quadrante, mare agitato. 23. Cielo bello, mare calmo, venti regolari, 24, Tempo bello, mare calmo, venti regolari; verso mezzodi aria caliginosa, 25. Cielo caliginoso durante il giorno, mare calmo, venti regolari. A mezzanotte piog- gia per pochi istanti. 26. Cielo bello, corrente intensa del 4° quadrante, mare mosso. A mezzanotte vi è molto chiarore al nord, ed il mare è agitatissimo, 27. Continua la corrente intensa del 4° quadrante, mare fortemente agitato, cielo coperto. 28. Continua ancora la corrente intensa di ovest, cielo variabile, mare agitato. 29. Cielo bello, venti regolari, mare agitato. 30. Cielo bello, venti regolari, leggiera agitazione al mare. DEL Rs OSSERVATORIO DI PALERMO» Osservazioni Meteorologiche del Giugno 1871. 81 ? è Mez et aclenià da E Massimi Barometro ridotto a 0° | osato sinti] Termometro centigrado e minimi | Ù Li lermometrici eracdi - eE-=-- - e n nn —__sg n —_— Sn 9hm 12h Î 3h Gb 9h 12h | 9hm ;12h 3h 6h, 9h )12h 1 || 751.90| 752 56 152.24] 752.37 152.45] 752.11 752.56 751.05||23.0 [23.4 |24.5 |25.0 ‘23.1 [22.5 || 25.4 | 21.2 Pi 51.91f 51.79! 50.17] 50.22) 50.43| 50.16 92.26 50.16/[23.0 |22.5 [22.8 [23,4 |22.1 (20.9 || 23.8 | 20.6 3 || 49.17] 48.01] 47.88| 48.10) 48.72) 49.13 50.16 46.76|[23.0 |22.8 [23.9 [22.1 |21.3 [21.6 |! 24.8 | 19.8 4 || 48.82 49.08) 49410) 49.35| 51.30] 531.00 51.30] = 48.64||22.7 |24.5 [23.0 [19.4 [16.3 !16.8 | 24.6 | 16,5 S| 50,38) 50.78; 50.58, 51.89] 52.61, 52.53 53.23 50,27,19.9 |21.0 }20.1 |18.6 ;18.0 |18.8 || 21.6 | 16.8 6 || 52.67) 53.67) 33.78! 53.71) 33.48! 53.66 54.25! = 52,37|19.8 [19,7 [19.5 [19.2 (20.1 [19.6 || 20.3 | 18.4 1| 52.70) 3277) 32.27 3202) 52.90) 52.85 34.25 52.02;/20.1 |20,4 |20.9 |20.5 [19.4 (19.1 || 21.0 | 18.9 8 53.93! 353.760 di d4ANI 953.72) 55.84 59.84 52.85;|20.0 |21.6 |22.1 |21.0 |18.8 {20.0 || 22.1 18.7 9 56.36] 56.69) 56.131 36.92) 37.22! 56.% 57.42 35.84]|20.8 |22.2 |24.3 |23.3 [21.9 |20.4 24.71 | 19.2 10 || 36.78] 56.07) 36.28) 55.62) 55.17) 54.72 56.94] 54.72/[22.2 [22.5 [21.6 |22.1 (20.7 [19.8 || 23.4 | 19,8 10 | 34.83] 34.68) 34.83] 33.42) 55.60] 53.04 35.66 = 54.53][22.2 [23.2 [22.1 [21/9 [21.3 |20.5 || 23.6 | 19.0 12 || 54.31] 5460) 54.41, 53.43) 53.19] 53.19 35.04 53.19|[21.2 |21.5 [19.5 |20.1 |20.0 )20.1 || 21.6 | 18.9 13 || 52.95] 33.82) 53.80) 53.87) 54.091) 55.49 35.49 52.34|/21.0 |21.3 |22.4 |22.2 [19.8 [20.6 || 22.6 | 18.8 14 || 55.97] 56.20 53.900 56.64| 56.74) 56.92 56.92 55.43||21.9 |21.9 |23.4 |23.3 |21.9 |21.0 || 24.2 | 18.0 15 56.33) 56.31) 55.41 DI 55.67] 59.88 36.92 55.41|(21.9 |21.5 |22.0 |22.3 [21.9 [21.9 23.6 | 20.4 16 || 55.69) 53.70! 35.08 ; 35.21] 54.95 55.92 54.95|122.5 122.6 |23.3 |24.6 )22.8 121.9 || 25.1 | 20.6 17) 34.64 53.33 32.88 53.60) 54.53 54.93 52.73:|26.1 |28.1 |32.1 |32.1 |27.8 |24.0 || 33.6 | 21.7 18 83.51) 55.12, 54.62 52.97) 55.07 55.51 52.83|125.8 [25.9 |28.2 [29.1 |29.3 [24.5 || 30.5 | 23.4 19 || 56.28| 56.64) 5697 57.88) 55.39 58.39] 55.07!/24.6 [25.1 |24.6 |22.9 |23.4 |22.2 || 26.1 22.2 20 57.09] 57.35) 56.79 56.61| 56.33 58.71 56.26/[24.0 [24.0 |24.6 |25.4 |23.3 |22.2 26.7 | 21.4 21 || 55.31) 553.26] 54.83 54.62] 54.35 56.33 54.35||24.2 |25.5 [26.3 |23.4 |23.4 |23.0 || 26.8 | 22.1 22 |) 5413) 54.95) 54,71) 55.32! 56.06] 35.77], 36.06 54.06||25.2 |24.2 |24.3 |23.1 |23.4 (21.9 || 25.7 | 21.9 23 55.96] 56.40) 55.8%4| 56.15| 55.34| 54.11 57.07 54.11;(23.6 |23.4 |23.9 |24.0 |23.0 [21.9 || 24.8 | 21.6 24 54.43) 54.60] 54.41) 53.68) 5%.04| 53.40 55.08 53.27||24.3 [25.8 |25.8 [26,0 |24.5 |23.4 || 26.7 | 20.9 25 51.20| 51.22) 51.41] 51.47! 52.53( 52.83 59.41 51.03|(25.4 |26.6 |26.7 |26.8 |24.2 |22.8 || 27.6 | 22.0 26 52.64] 53.17) 53.25] 54.04| 5427] 54.07 54.40 51.03!/25.5 [24.0 |24.8 |23.9 |23.1 |23.4 || 26.1 22.8 27 52.70) 52.80) 52.32! 53.23] 53.20| 52.96 54.67 52.03||23.2 |22.7 |22.7 |21.9 [21.6 |21.6 || 23.8 21.2 28 51.43| 51.77 51.62) 52.75, 53.16) 33.96 53.96 51.39:|20.7 [21.9 [21.5 [20.9 [20.0 |20.9 || 21.9" 19.6 29 || 53.77] 53.61) 52.59] 33.01) 54.47) 54.52) 54.86 52.59||22.7 |22.5 [24.3 |23.7 |21.6 |21.3 || 24.6 | 20.4 30 55.14| 55.41] 55.35] 55.19) 56.41) 5651 56:51] 54.52/122.2 |22.3 |23.6 [23.3 (22.4 |21.6 |{ 23.8 | 20.7 mM. 53.83] 53.9%| 53.64 33.85) 54.22) 54.24 59.14 52.86]||22.76|23.15]|23.63 23.21/22.02 21.31! 24,70) 20.25 | [ L ] Il ! { I [ Osservazioni Meteorologiche del Giugno 1871. Tensione dei vapori Umidità relativa Stato del Cielo ca _—_——rT—T_t—7y="t__«ame=— 9hm) 12h, sh, 6h, 9h 12h (f9hm 12h) 3h{ 6h; 9h 12h || 9hm 12h 3h 6h 9h 12h 1|(11.92:i2.47/10.60/13.15/11,86! 9.95] 57/ 58 | 46 | 56 36 | 49 [Lucido |Lucido |Bello Lucido |Lucido |Lucido 21114.38|14.20|14.02|15.49 15.26/14.22;| 69 | 70 | 68) 74! 77) 77 [Lucido |Cop. Nuv. Cop. Osc.c.p.| Osc. 3|111.98|12.05|13.34|13.32(12.56/11.25])) 57] 58| 61|67|67| 58 Cop. Cop. Cop. Cop. Misto Lucido 4 10,94(11.07 12.30|11.91 10.06/10.04!) 55 | 48 | 59 | 71! 72 77 ||Nuv Nuy Cop. Osc. Use.c.p. | Nuv. 2|/10.14/10.64|10.68,10.51| 9.83|10.24]] 59 | 57 | 61| 66| 64| 63 {[Nuv. Nuv. Cop. Nuv. Bello Bello 6|| 9.92! 9-13 9.18| 9.58| 9.73|11-34/| 58 | 53 | 55 | 58| 56| 67|[cop. v. [Cop. Cop. Cop. Osc. osc. Il 8.51] 9.96| 9:82/10.06/10.05/12.22| 48 | 56 | 53 | 56| 60| 74 |(Cop. Cop. Osc. Osc. Cop. Osc. 8) 9.45/10.50/10.76/10.87 8.99 9.801 54 | 54 | 55 | 58 | 56 | 56 |[Bello Nuv. Cop. v. |Bello Lucido |lLucido 9 9.59'10.49[11.15|10.57|10,32] 9-07|| 52 | 53 | 49| 50| 52! 51 [Bello |Nuv. Cop. Lucido |Bello |Lucido 10/11.64/11.06/11.76]13.48/11.80|10.87] 58 | 55 | 61 | 65] 65 | 63 [cop. Cop. ose. Cop. Lucido |Nuv. 11|} 9.60/10.48113.48|12.41|12.56/10-9%|| 48 | 49 | 68] 64| 67! 61|[Lucido |Lucido |Rello Nuv. Lucido |Belio 12|11.35|12.44/12.15/12.92/11.84/11.78|| 63 | 65 | 72) 73| 68, 67 ||Osc. Osc. Osc.c.p. |Osc. Cop. Lucido 13 10.33|11.05|10.38|12.16/12.71/11.68|] 56! 59 | 51 | 41: 74 | 65 [Misto Bello Cop. v Bello Lucido |Luci@o 14 12.19/10.62/11,89/13.39|12,97/11.61)| 62| 54 | 56 | 63, 66 | 62 [Bello Bello Bello Lucido |Lucido |Lucido 15|/12.66 1417/1419 14,62:14.25113.52)| 65 | 74 | 72] 72) 73 | 73 ||Bello Misto Bello Nebb. Lucido |Lucido 16)114.36!14.96/14.20|14.17/13 63/13.60!| 71 | 73| 67| 61| 66 | 70/[lucido {Lucido |Lucido |Lucido {Lucido |Lucido 17||12.09| 8.87/13.92|13.03|13.97 11-34]| 4S| 31| 39| 36| 50 | 51 |[Bello Lucido |Bello. Lucido |Lucido |Lucido ‘||18]|[14.29|14.45|15,37|17.12/10.03;15-14]| 58 | 58 | 54 | 587 | 33 | 66 [|Bello Bello Lucido |Lucido |Lucido |Bello 19:\14.17|13.93|13,3%|11.44|12.85/13.20|| 61| 59 | 58| 52| 60| 66|[Bello |Bello |Bello |Lucido |Lucido |Lucido 20|14.47j12.66/12.91|15.19(14.53|12.18!| 63 | 57 | 56| 63| 68 | 61||Bello Bello Bello Lucido |Lucido |Lucido 21||10.48! 9.93 10,281 28/12.47 11.98|) 47 | 41) 40] 53 | 58| 57|[Lucido |Bello Lucido |Lucido |Lucido |Lucido 22110.95|12.04|10.73(13.03!13.65|11.82)] 46 | 54 | 47| 62| 64| 60|[Bello Bello Lucido |Lucido |Lucido |Lucido 23|11.93|13.00|13.34)14.9%!14.32|13:93| 55 | 61| 61] 67| 68| 71 ||Cop. Nuv. Bello Lucido |Lucido |Lucido |{24]|[15.16,12.58/14.23|16.14:15.16/15.13]| 67 | 51 | 67| 71| 67] 71 |[Nuv. Lucido |Nebb. Nebb. Lucido |Lucido 25 14.93115.76 16.77/16.70‘17.06 16.53) 62 | 61) 64| 64 76) 80 lucido {Lucido |Nebb. Nebb. Bello Bello 26|/12.36/11.85'11.67/10.66|10 33/12.21]| 51 | 53 | 50| 48 | 49| 57 |[Nuv. Bello Bello Bello Bello Bello 27) 9.89 805] 911] 9.41/10.45) 9.40 47 | 39 | 44 | 29] 54| 49 ||Nuv. Nuv. Cop..v. {Nuv. Osc. Osc. 28]|9.23/ 9.41] 8.74/10.40| 9.65/10.02! 51 | 49 | 46 | 56 | 56 | 55 (Cop. Cop. Misto Nuv Nuv. Lucido 29/10.21|10.00]11,09/12.85|13.54(12.16;| 50 | 53 | 49; 59| 70| 64!Lucido |Bello Bello Bello Bello Lucido 30||12.79 15.68/13.36 413.71/13.14/12,53)| 64 | 68 | 62| 64| 65| 65 [Bello Bello Bello Nuv. Lucido Lucido M.(11.75 “ai 12,82 cca e 59.7 56.0] 60.0 62 663.5 I 82 Osservazioni Meteorologiche del Giugno 1871. BULLETTINO METEOROLOGICO Evaporazione Gasparini Forza del vento in Chilometri Ozono | Thm.y shs. ) 12hs. {Totale Ihm., 12h, 3h , 6h 9h | 12h | 7hm ) 9m 12hm 3hs 6hs 9hs 12hs 1, 0.50 | 4.37 | 2.66 | 7.53 || 5.0 (11.3 |12.7 | 4.6 | 1.8 4.1 4.0 1.5 1.5 | 5.9 4.0) 2.0 2.0 20.27 | 2.80 | 2.50 | 5.57 | 98 Pr 8.9 | 0.0 | 2.1 |23.5 9.0 2.0 1.5 9.0 9.0 3.0 9.0 3 0.00 | 3.77 |! 1.63 | 5.42 3.4 11453 | 1.7 119.3 | 2.5 |12.2 175 2.0 2.5 | 9.3 9.9 3.0 2.0 4 0.68 | 3:07 | 0.00 | 3.75 |{16.7 | 7.2 | 7.6 | 0.0 [285 | 85] 60| 55 | 10 50 | 75 75 8.0 9 0.1 1.65 | 2.65 | 4.48 || 1.9 [10.8 [17.7 |15.9 ) 7.0 | 72 9.9 3.3 4.5 1.0 1.5 7.0 2.0 61.15 | 3.50 | 1.35 | 6.00 |; 7.8 122.7 [21.3 [12.3 {19.3 | 2.0 4.0 6.0 3.5 1.0 6.5 6.0 1.5 7125 | 2.25 | 1.64 | 5.14 |21.7 119.5 |20.5 |11.9 |13.4 | 00 6.5 6.0 6.5 6.5 6.0 6.5 3.0 8|| 0.71 | 3.63 | 1.61 | 5.95 e 28.4 |23.1 |24.8 | 4.8 | 2.7 6.5 2.0 2.5 6.0 9.5 4,5 1.0 9 1.56 | 3.60 | 2.44 | 7.60 [15.0 | 8.4 [20.7 | 0.0 | 1.8 {11.0 || 5.5 Dio 1.5 9.3 4.5 3.0 0.5 10 1.36 | 1.50 | 2.02 | 4.8$ | 00 {14.3 [114.5 | 0.0 | 4.9 | 0.0| 4.5| 1.0 4.0 » 4.0 | 35 0.5 19) 0.85 | 2.93 | 2.23 | 6.01 1.2 27.2 [22.1 | 0.0 | 5.6 | 8.2 )) DI 0.5 9.0 » 6.5 0.5 127 0.82 | 0.00 | 1.00 | 1.82 || 7.8 [11.6 [q4.1 | 4.0 | 5.0 | 8.2 5.0| 45 0.5 6.5 4.0 2.5 3.0 13) 0.33 | 3.57 | 2.30 | 6.20 [(20.2 [18.8 [15.0 | 8.9 | 1.8 | 8.7 |) 5.5 4.0 6.0 6.5 9.9 5.0 6.0 14|| 0.23 | 3.50 | 2.90 ) 6.65 || 3.4 [15.5 [13.9 | 0.0 | 5.2 | 0.0] 5.0 4,5 2.0 9.3 | 5.0 3.0 3.0 15) 0.30 | 2.08 | 232 | 4.70 ||15.3 {16.7 [21.5 | 0.0 | 0.6 | 0.0 |) 3.0| 3.5 3.5 8.0 | 6,5 30 3.0 16) 0.80 | 3.30 | 2.55 | 6.65 |l 7.4 [26.0 [17.0 | 0.0 | 0.5 0.0 4.0 2.0 5.0 1.5 3,5 3.0 1.0 47) 0.60 | 5.30 | 4.43 |10.33 || 9.1 [13.2 |19.3 | 0.0 | 4.4 [165 25) 10 0.5 2.0 | 05 | 1.0 2.0 18]| 0.72 | 3.72 | 4.09 | 8.53 {{15.8 |11.6 | 98 | 0.0 | 9.7 {89} 2.5 10 2.5 4.5 | 2.0 1.0 4.0 19) 1.04 | 3.90 | 2.3% | 7.28 [|24.5 |21.8 (26.0 | 8.1 |10.7 | 1.7]) 4.0| 45 6.5 SDA MLGIO 5.0 0.5 20)) 0.96! 4.45) 2.71 | 8.12 || 9.5 [18.4 (21.7 | 5.0 | 3.1 8.1 5.0 9.5 2.0 6.0 | 40 2.0 0.5 21] 0.49 | 4.75 | 2.05 | 7.29 |! 4.8 [25.2 [21.7 | 8.3 | 4.6 | 1.9 2.5 3.5 1.0 4.0 | X0 2.0 0.5 22) 2.28 | 4.57 | 2.48 | 9.33 |) 3.6 [25.6 37.7 |12.7 | 0.0 | 9% 4,5 3.5 5.5 71.0) 5.0 0.5 0.5 23|l 1.77 | 2.70 | 1.90 | 6.37 [11.7 [10.0 {120 | 81] 1.0 | ZA 4.5 4.0 1.0 5.0 2.0 3.0 0.5 1241 0.55 | 4.15 | 1.88! 6.58 {{ 2.4 112.2 | 7,4 | 0.0] 0.0 | 00]. 2.0) 35 3.0 3.0 » 355 0.5 25 0.27 | 3.75 | 1.55 | 5.57 [| 0.0 [20.9 |13.3 | 9.9 | 9.1 | 42 3.5 3.0 1.0 2.9 2.5 4,5 1.5 26) 0.00 | 4.45 | 3.98 | 8.43 5 1 | s 3 3 Î 5.0 5.0 1.0 9.5 5.0 5.0 4.0 27|| 0.37 | 5.35 | 3.00 | 8.72 6 I 7 6 4 3|| 60) 15 1.5 6.0 5.5 4.0 4.0 28) 2.053 | 1.60 | 3.05 | 6.70 4 6 4 6 3 2) 8.0 7.5 3.0 71.0 8.0 3.0 4.0 29] 0.80 | 435 | 2.35 | 7.50 tI 3 6 2 2 1 6.0 3.0 4.0 9,5 3.0 3.5 3.0 soll 0.65 | 3.58 | 2.44 | 6.67 | 2 3 2. 2 1 LI 2.0 3.0 3.5 4.5 4.5 59.0 1.0 M | 0.77 | 3.41 | 2.34 | 6.53 8.8 A RG 64 | 54 DI 4.7 3.6 PELI 1 5.6 4.8 3.7 2.3 Ì Ì Ì 5 \ Ì Osservazioni Meteorologiche del Giugno 1871. ee r Pioggia , Stato Direzione del vento Direzione delle nubi in del millimetri|! mare 9hm. 12h 3h 6h 9h 12h 9h | 42h 3h 6h, 9h, 12h alle 8 1 NE NE ENE E oso SO » » » | » n» » » 1 2 NE NE ENE Calmo | 0SV NO ) » Ig ga » » )» 1 3| SE ENE sso > NE OSIO) » » Di ha) » D) 0.64 3 4 0SO SSE ESE Calmo | ONO No » » » » » » 8.28 2 5 NE ENE NNO N ONO (0) » » » » » » 0.32 3, 6|| NE NE NE NE ESE S » no » » ) » )» 2 TE NE ENE NE NE Calmo » » 0S0O| » » )» » 3 $| NE (0) (0) (0) NO oso » » » » » » » 2 9 NE E CUSTO) Calmo | 0 (0) » » » » » )» » 2 10 Calmo | E NE Calmo | 0S0 Calmo || » » » » » » » 2 11|| NE NO NE Calmo | 0S0 (STO) » » » » » » » 1 12 E NE NE (0) ISO (0) ) » » (0) » » 2.29 1 13) ONO N N NNE 0S0 (0) (0) » » » » » » 2 14 E ENE NE Calmo | 0S0 Calmo ) » » » » » » 1 15) NE NE ENE Caimo | 0S0 Calmo » » » » » » » 2 16| NE NE ENE Caimo | 0SO Calmo ) ) » » » » ) 2 17) ENE ESE N Calmo | SO NNO ) ) » » » » » 1 î8| NE NE E Calmo 0S0 SE » » D) iù » o). » 1 19) NNE (0) NNE NNO 0 OSO | » » » » ) )) » 2 20)| R NNE NE ENE (o) (ONTO) » » D) » )) » ) 1 21 ENE ONO NNO |NNO |oso | 0s0 » » » » » » » 2 22 NO NO N N Calmo | SO » ) DINO » » D) 1 29) E Nb RENE NE E (0) ) )) )) D) » » » 2 24|| ENI NE E Calmo | Calmo | Calmo || » )» » ) ) » » 2 25) Calmo | NNO ESE ENE NNE » » » » » » » 1 26 ONO ONO NO 0 i SE » » » » ) » O) 2 270 OSO (0) NO OSO OSO )) )) )) )) » ) ) 3 28|| 0 0 (0) ONO (0) (URTO) » » » » » ) » 5 29) NNE NE NE NE oso SO » )) » ) 2 30)| NE NE NE NE (OXSIO) Î SO ) » » » 2 mM. 1 | | Osservazioni Meteorologiche del Giugno 1871, DEL K, OSSERVATORIO DI PALERMO Nuvole 9hm 12h sh I 6h 9h 12h ene nr gen S ur -T_TFrF — nen ese ——— __r an _- ——- _ —y_FT—= - >—P——TTF Vol., Dens. Massa]| Vol. | Dens.,Massa Vol.) Dens. Massal| Vol. Dens. Massa]|Vol., Dens. Massa||Vol. Dens. Massa 4 ») » » » » ) 2 0.4 0.5 » » » ) » » » ») » >» ) » 70 | 0.4 | 28.0 40 5 | 200 90) 0.5 | 45.0 || 100 | 0.7 | 70.0 |100 | 0.6 | 60.0 3il 70 0.5 | 33.0 60 6 | 36.0 | 95 7| 66.5 83 1|595| 50° 6 | 30.0 » » » | zl 30 6 | 180 | 40 5 | 20.0 |! 96 167.2) 100 6 | 600100) 880040) 7) 230 sl 30 3 | 15.0) 25 4 | 10.0 | 96 6 | 57.6) 30 515.0] 15 5| 73 || 5 UTD 6 60 6 | 360) 60 5 | 30.0‘ 98 6 | 53.8) 80 5 | 40,0 || 100 770.0 |100) 6 | 60.0 7 98 7/|6:.6|| 98 768.6 100 6 | 60.0 |) 100 6 |.60.0|| 96 6 | 57.6 |100 6 | 60.0 gi 15 b) 75 || 25 5 | 125‘ 60 6 | 36.0) 10 DI 5.0 » )) ) ) » » 9 2 4 0.8 | 30) 4 | 12.0 ; 60 5 | 30.0 | )) ) » 4 4 1.6 » » » 10) 90 5 | 45.0) 80 5 | 40.0 (100 6 | 60.0) 60 5 | 30.0 » » » || 40 5 | 20.0 11 » ) )) )) » DIS ò 4.0) 40 4 | 16.0 ) ) ) È) 4 2.0 12|| 100 5 | 50.0 || 100 770.0 (100 7) 700 | 100 1700) 98 768.6) » ) » 13) 50 5 | 25.0 5 5] 2.5 | 60 5 | 30.0] 4 4 | 1.6 » » » » » S 14 2 4 0.8 | 5 3 1.5) 4| 4 1.6 ) ) » )) ) » ) » ) 15 5 4| 2.0] 50 4 | 20.0 | 8 4| 32) 30 3 | 90 » » » » » 5) 16 » » » )) » INI IR) » » » » » D) » » ) ) » 17 2 3 0.6 » » » I 4 2 0.8 » ) » D) ) » D) )) ) Agli 3 3| 0.9 5 SISI ID » ) D) » » » D) » || 15 4 | 6.0 19 4 3 1.2 2 4 08 | 2 2 0.4 » » » » » » » » » 20 5 b) 25 5 5 2.5.5 ò 2.5 D) ) » ) » » » ) » 21 » D) » 2 3 0.6 | » ) ) ) ) » » » » » » » 22) 2 4 | 08 ò 5| 2.9 » d » D) » » » » » ll » » » 23) 95 4 | 38.0 40 3| 12.0 | 15 3 4.5 || O )) » ) » » » » » 24 20 4 | 8.0 » » » || 20 3 6.0 30 2 10.0 ) ) » » )» » 25 » » » » »| » || 60 2120] 40 2) 80 6 Ele 25 OS 75 26|| 30 5|415.0f 10 5) 5.0, 4 S| 2.0] 20 5| 100) 2 4 | 0815 4| 6.0 Sl sol 6|240 | s0| 723060] 7/20) 40] 5200] 10) 7700100] 7|700 28 90. 763.0] 70 5 | 35.0-! 50 1/35:0)) 40 6|240 | 30 6| 18.0 || » » ) 29] » » » 2 2 04 5 3| 25] 10 5] 5.0! 15 5/75 » » » 30) 4 4 | 1.6 5 3 1.5 5 3 1.5 25 5 | 12.5 » » )» » » » zia 15.3 |27.8 14.7 |38-6 22.5 [131.8 16.7 ||23.9 16.2 117.8 10.8 Medie barometriche Medie termometriche 9h, 12h ; 3h 6h 9h 12h Comp. p.dece. 9h 12h sh 6h 9h 12h |Comp.p.dce. 1 p. (730.44|750.44|749.99/750.39/751.10|731.00 [730.56/7x» gol| 1 P-| 22.32] 22.84| 22.86) 21.64] 20.20] 20.12] 21. 21,23 2 | 54.49] 54.59] 54.45) 54.54) 54.90] 54.80 54.63) FORO 20.58| 21.28] 21.68] 21.22| 20.18| 19.78] 20. ‘101 3 | 54.88] 55.12) 54.87! 54.99! 53.221 53.30! 55.07) ss ogll 3 21.64| 21.88/ 21.83) 22.00) 20.98; 20.64| 21.50) 23 39 4 | 55.84| 53.63) 53.27] 53.11] 53.23] 55.85 55.491 59] 4 24.60) 25.14 27.02| 25.32] 22.96 95/271 dI S| 54.20) 54.49] 54.24] 54.23) 54.52] 54.09 | 54.30) 53 gg 3 24.54| 25.10) | 24.661 23.70] 22.60 SR 23.43 6 | 53.14| 53.35] 53.03] 53.82| 54.30] 54.40 53.671 Il 6 22.86] 22.681 Hi st] 22. ma| 21.74] 21.761 22.52) £° Medie tensioni Media umidità relativa 9h 12h 3h 6h 9h 12h ,Comp.p.dec. 9h 12h 3h 6h 9h 12h ,Comp.p.dce. 1 p.| 11.87| 12.09| 12.19) 12.88| 11.91) 11.14| 12.01 11.20 1 p.| 59.0 | 58.2 | 59.0 | 66.8 | 67.2 | 64.8 | 62.3 59 2 9.82] 10.23| 10.53] 10.91] 10.18] 10.66] 10.39} 11-20» "| 340 | 54.2 | 54.6 | 58.0 | 578 | 622 568 } 7 3 11.33] 11.75| 12.42) 13.10| 12.87| 11.91/ 12.23) ,) g7|? 58.8 | 60.2 | 638 | 62.6 | 69.6 | 63.6 | 63.4) 693 4 13.88) 12.97] 13.96) 14.19] 13.00) 15.09 13.51 1944 60.6 | 55.6 | 54.8 | 53.8 | 55.4 | 62.8 572} o 5 12.69) 12.66| 13.07] 14.42] 14.53] 13.88 13.54) 12.30} 55.4 | 53.6 | 53.87] 63.4 | 66.6 | 67.8 | 60.1 } 573 6 10.90) 10.60| 10.79] 11.41] 11.42] 11.26] 11.06 6 52.6 | 52.4 | 30.2 | 55.2 | 58.8 | 58.0 | 54.5 i Barometro Termometro Media evaporazione Gasparin : n On 6 Minimi i DICI | ALI 1 n, i HE Comp. p.dec. p. | 751.907 5 # p. | 24.04) > .98) i, } : 89 | 5.35 : 3 LO 53. sal 151.47 2 22301 2317) 19:00) 18:99 || 2" | 121 | 2590 | 181] 50, 5-63 È : 23.12) , 19.02). 3 0.51 | 2.42 | 2.15) 5.08 É 56.20) 36.36 th 34.28 4 | 2510 25.76 2156 044 0.82 | 413 | 322 50 6.63 5.3 53. GISZIONoO 1.70), 5 1.07 | 3.98 | 1.97| 7.03 6 2eag 55.28 | 35:39) 52.86 || 25080 25.18] 20/98) 21.32 Îl è 0:67 | 3.87 | 296] 1,60 732 S4 BULLETTINO METEOROLOGICO Osservazioni Meteorologiche del Giugno 1871, Ml Direttore del R. Osservatorio G., CACCIATORE . » Quantità ° Medie dell’Ozono della pioggia Media forza del vento 7h 9h | 12h y 3hs) 6h 9h | 12h Comp. p. d. 9hm 12h j3h sj 6h, 9h |12h |Com. p.d. 1 p.| 5.6 2.9 1.6 | 5.6/ 5.9 | 4.5. | 3.8 4.3 4 3 1| 9. ‘001 9,24 Ap.| 7.4 [13.2] 9.7] 8.0 8.4,11.1, 9.8 10.9 2 5.4 41 3.6 | 6.3) 5.3 | 4.7 | 1.3 4.3 "© |[2] 0.006 “*"°||2 11.6 |18.7|19.4| 9.8| 8.8 3.1(11 9 i 3 4.6 41 2.5 | 6.9 5.5 | 4.0 | 3.1 41 }5 6 3| 2. i 2.99 3 11.6 |18.0|17.3] 2.6 3.6| 9.0; 9.7 10.4 4 3.6 2.8 3.3 | 5.0 3.2 | 2.4 | 1.6 3A (°° [4] 0.00 "4 13.3 |18.6|18.8| 2.6) 5.7 7:01.01) è 5. -| 38] 3.5. 2.343) 34/2707) 29)3,| 0007 0.001 | 4.5 (18.8/18.6| 7.8| 2.9) 3.9 9.& 9g, | 6 54 | 40] 261057] 531241132) 444° Uol 0.00) 6 ngi Numero delle volte che si osservarono i venti N NNE |NE| ENE | E ESE | SE (SSE| S SSO | SO | OSO | 0 | ONO | NO | NNO |Calm.| Pred. i1p.| 1 0 6 4 2 1 1 1|0 1 1 4 1 2 2 LI 2 NE 2 0 (1) 10 1 3 1 (Ù) O|1 0 0 3 6) 0 1 0 6) NE 3 2 1 TI 2 2 0 d0| 0|]0 0 0 6 3 1 1 0 5 NE 4 1 3 6) 5) 2 1 1 0|0 0 1 4 b) (1) 0 2, 4 -NE 5 2 1 3 4 3 1 0| 0|0 0 1 2 2 1 2 3 5 Calmo 6 0 1 7 (1) (1) (1) 1 0/0 0 2 6 Di) 3 d (U) 0 0 Per decadi 1d.| 1 0 16 6} 9 2 1 11 1 1 tl 6 2 3 1 7 NE 2 3 a (012 5 4 1 1| 0|0 0 1 10 6 1 1 2 9 NE 3 2 2 10 4 3 1 1 0)0 (0) 3 bj 10 4 4 3 6) NEQO Tot.l 6 6 38 14 12 4 3 11 ARI 25 22 Yi SUR. 21 NE Serenità media | Massa delle nubi Sh | 12h | 3h | 6h | 9h | I2h {Comp. Dec. 9h | 12h | 3h 6a 9h | 12h] Comp.i Dec. lp. | 74.0 | 61.0 | 34.2 | 39.0 | Z7.0) 71.0 | 54.4 } 19.4 ir. 15. 18.8] 42.4) 35.9 31.3| 18.1| 27.7 Î 30.0 2 47.0 | 41.4 | 16.4 | 50.0 | 60.0 | 52.0 | 44:53 (°° 2 31.6! 32.6) 49. 0) 27.0| 25.8) 28.0) 32.3 3 69.6 | 68,0 | 64.0 | 65.2 | 804| 99.0 | 74.2 86.2 5) 15.6] 18.8] 21.8! 19.3) 13.7) 0.4) 14.9 18 4 97.2 | 97.6 | 97.8 | 100.0 {100.0 | 97.0 | 98.3 Ri 4 1.0) 1.0! 0.7) 0.0| 0.0) 1,2 0.7 ; bj 76.6 | 90.6 | 81.0 | 82.0 | 98.8 |; 97.0!| 877) 80.3 6) 9.4 Da 4.5] 3.6] 0.5) 1.5 3.8 10.3 6 67.2 | 74.6 | 75.2 | 73.0 | 70.6 | 77.0 72.9 | È 6 20.7] 14.0] 16.6] 14.3] 19.31 15.2 16.7 | 5 Numero dei giorni Sereni Misti Coperti |Con piog| Con neb.| Vento forte] Lampi Tuoni tGrandine| Neve | Caligine 1p.| 2 3 3 1 0 1 0 0 0 0 2 2 0 3 0 0 1 0 0 0 0 0 3 4 0 fi 1 0 0 0 0 0 0 0 4 3 0 (1) 0 (1) 1 0 0 0 0 1 5 5 0 | 0 0 1 0 0 0 0 0 2 6 3 1 1 0 0 3 0 (1) 0 0 0 Totale| 21 1 | 8 4 2 b) 1 0 0 0 3 Medie mensili Barometro dalle 6 ore di osservazione . . . .. 753.95 Forza del vento in Chilometri. . . . +... .410.2 Dai massimi e minimi diurni. . ...... +. 754.00 Vento predominante . Gorda nei è NE Differenza . 2. + 0.05 Termometro cenligrado . Dipigrgto for onono cil21(05) Massima temperatura nel giorno 17... . +. ,4-33.6 Dai massimi e minimi diurni usato agro valso 22.48 Minima nel' giorno 4 ... +... +. 0. oo SC i Escursione termometrica . .. +... 17.1 Differenza .. 0.20 Massima altezza barometrica nel giorno 20. . 758.71 2 i Minima nel giorno 3 _...... a ai 746.76 Tensione dei) vapori. ... . i... + + 12.12 Escursione barometrica . .. . +... A LIO UMIdiI Ate] all va sie e e SESTA 39.1 Totale Evaporazione - Gasparin . DI 195.77 Evaporazione-Atmometro - Gasparin. . . . . .. 6.53 Totale della pioggia... e + + ae elette 11.53 Serenili ade RR RI 12.0 Massa delle nubi... ... N o 16.0 OZONO Late tt ESITI 3,9 BULLETTINO METEOROLOGICO DEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO N. 7— Vol. VII - Luglio 1871 Fisica solare. NOTE DELL'ASTR. AGG. P. TACCHINI Ie Spettri delle protuberanze. Favoriti dal bel tempo le nostre osservazioni spettroscopiche del-luglio 1871 sono riescite quasi continue abbracciando 27 giorni di osservazioni. Una tale continuità dovrebbe aversi per molte rotazioni affine di ricavare dei risultati sicuri sulla di- stribuzione, altezza, composizione, caratteri ecc. delle protuberanze solari, altrimenti con serie discontinue s’incorre nel pericolo di ricavare statistiche erronee. In questo periodo di osservazioni abbiamo avuto occasione di fare ripetuti esami dello spettro di quelle protuberanze o meglio fiocchi lucenti, che sono l’indizio certo di un’eruzione, resa manifesta dallo spettro complicato che essi presentano alla loro base. E appunto perchè le osservazioni furono quasi continue, crediamo che da esse si possa ricavare una prima approssimazione della frequenza dei diversi materiali che in esse sì riscontrano. Diamo adunque la statistica degli spettri osservati. RIS i S = DATA ANGOLO | SOSTANZE | & E SIE DATA ANGOLO | SOSTANZE | & 5 S N =" 55 a |a 1° luglio | 264° | Idrogeno 10 luglio | 234° | Idrogeno Magnesio Magnesio ‘litanio 1a 5 DB 14 8 Ferro Ferro D' Titanio | Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. VII. Parte T. 13 86 BULLETTINO METEOROLOGICO DATA ANGOLO 10 luglio | 234° 14 luglio | 74° 15 luglio | 70° 44° 16 luglio 17 luglio | 97° 279° 18 luglio | 96° 21 luglio | 71° SOSTANZE Idrogeno Ferro Maenen De Ba Idrogeno Magnesio D' Ferro Bario Nichel CB-Ba Magnesio Idrogeno D3 Idrogeno Magnesio DI Bario Idrogeno Magnesio IDA "i gnesio CB-Ba Idrogeno i i AIAR data Ferro 5029 =: 3£ DATA ANGOLO bis) 22 luglio | 66° # 14 8 al 5 | 23 luglio | 60° È 7 105° 8 3 i 4 27 luglio | 96° 5 28 luglio | 96° Î 11 5) \ 8 3 È 5 | RIGHE SOSTANZE Ne DELLE Idrogeno D3 Sodio CB-Ba Titanio Ferro 5029 5030 19 [drogeno D3 Sodio Magnesio ( 17 CB-Ba Ferro 9021,7 Idrogeno DI Sodio Magnesio CB-Ba Ferro 5300 5021,7 17 Idrogeno Magnesio {8 D3 CB-Ba Ferro Idrogeno D° Sodio 5021,7 Magnesio 49245 Ni DELLE SOSTANZE (0.e) J (0.0) (3°) (9.0) DEL Rs OSSERVATORIO DI PALERMO 87 Le sostanze si possono così considerare in numero di 16, ma siccome l’idrogeno e la D° sono costanti e appartenenti alla cromosfera, così nelle eruzioni dovremo con- siderare il rimanente dei materiali registrati, come la nuova composizione che ca- ratterizza l’eruzione. Allora la frequenza dei diversi elementi è la seguente espressa in centesimi, Magnesio = 27 Nichel = 4 Ferro —_inllò . Bario = 4 CB-Ba = 15 Rame = 2 Sodio NT AZIO Titanio = 5 A_N 5028,80 =. 5 509.00 22 5021,7 = 5 5309NN=82 Dalla quale tabella evidentemente risulta che il magnesio è l’elemento il più ab- bondante o più frequente in questi fenomeni, poi il ferro, indi altre due righe una compresa fra la C e B e l’altra fra la B e l’a, che non corrispondono a righe co- nosciute, poi il sodio ma scarso, e così di seguito gli altri, che sono i meno fre- quenti. Le due righe rosse che abbiamo distinto colle lettere CB e Ba, oltre di essere state frequenti sono anche sempre comparse molto brillanti specialmente la OB. Da 17 misure eseguite per fissarne la posizione ho trovato il seguente risultato medio. Chiamando 1 la distanza CB ed 7 7' le nuove righe si ha Cr = 04065 Br'= 0,5537 che ridotte alla scala dello spettro normale di Angstrom corrispondono alle seguenti divisioni r = 66,898 r'= 70,357 Divisioni le quali non accordano con quelle date per due righe rosse nella nota III del Bullettino di maggio; e siccome allora la misura non poteva riguardarsi molto esatta, come è detto nella nota citata, così io credo che quelle due riche non sa- ranno state altro che le BU e Ba. Come abbiamo già avvertito le righe degli spettri descritti non le abbiamo tro- vato, che alla base dei fiocchi lucenti, derivanti come da uno strato sottilissimo: e non abbiamo ancora potuto riscontrare un solo caso in cui queste righe o alcune di esse riescissero visibili a certa altezza cioè nelle protuberanze propriamente dette o nelle fiamme o lingue ed altre. alterazioni notevoli del bordo, ‘ Il miscuglio dei materiali nei diversi spettri non presenta alcuna legge distinta: solo si vede che il sodio si presenta soltanto negli spettri più complicati come an- che le CB e Ba; e che il magnesio non manca mai, anzi si può trovar solo dopo le 88 BULLETTINO METEOROLOGICO righe della cromosfera, come nei giorni 15, 18 e 27 luglio. Percorrendo dunque il bordo collo spettroscopio in cerca dei posti di eruzione o spettri complicati, le ri- ghe del magnesio si presteranno a meraviglia, giacchè non invertendosi esse si è quasi certi che altre righe non si presenteranno. Dico quasi certi, perchè il tempo dacchè osservo questi fenomeni è ancora troppo ristretto per poter dire che nelle eruzioni il magnesio non mancherà mai. Il massimo numero delle righe vedute in una delle riportate osservazioni è stato di 19 nel giorno 21: ma dobbiamo avvertire che qualche altra riga fu visibile, ma non misurata, per cui il numero delle righe vedute in un sol posto del bordo so- lare fu anche superiore al 20, Dal 1° luglio al 29 il numero delle protuberanze fu di 570, e considerando i 15 spettri composti come appartenenti ad altrettanti casi di eruzione, si avrebbe il rapporto di 38: 1, vale a dire in cifre tonde sopra 40 protuberanze osservate una sola è accompagnata da fenomeni di eruzione. In alcuni casi si vedono delle righe spettrali lucide rigonfiate in uno o più posti a forma di fuso e altre volte addentellatura. Ciò avviene quando nella riga pas- sano delle punte lucenti abbastanza larghe o dei fasci di punte fine discretamente alte. La forma dei fusi o goccie allungate si vide ad esempio nel giorno 6 col pas- saggio delle fiamme vive a 300° Questo allargamento della riga mi pare sì possa considerare come un semplice effetto d’irradiazione prodotto dalla vivezza delle fiamme lucenti che l’attraversano. Lo stesso fenomeno si osserva quando si occulta quasi to- talmente una fiamma viva, anche un carbone acceso collocato a certa distanza, con una riga opaca a un cilindro opaco: allora si vede nell’ oggetto un’ intaccatura al posto dell’oggetto luminoso. Eguale fenomeno di rigonfiamento multiplo fu veduto al passaggio dei fiocchi lucenti a 282° nel giorno 19 nella C: la F invece sembrava una sega. Allargai la fessura e trovai la forma generale come nella 0, ma spariva la struttura di fiamme così belle, e si vedevano invece degli ammassi di sottili fiamme dotate di un tremolio marcatissimo. FEsaminai di nuovo lo spettro di queste protu- beranze, ma oltre il magnesio non trovai alcun’ altra riga di eruzione. II, Corrispondenza di facole con protuberanze. 11 giugno 1871. A 273°,5 facola estesa a 274° protuberanze — 320° facola 320° bella protuberanza. 14, A 266° — 263° coda di facole al bordo, da 262° a 266° protuberanze vivaci, — Da 301° a 304° facole al bordo non distinte, e da 301° a 304° protuberanze a dislivello, A 118° facola al bordo, a 118° centro di una larga protuberanza bassa. A 137° protuberanza, a 137° facola preveduta nel giorno avanti. A 75° facoletta a 73° protuberanza. i DEL R, OSSERVATORIO DI PALERMO 89 15 giugno, A 126° facola molto larga, a 126° protuberanza molto estesa, 16. A 108° facola lucente notata a 109° nelle osservazioni del giorno 15. A 108° fiocco lucente magnifico. A 122°,5 facola al bordo, 123° bella protuberanza. A 269°5 macchia vicina al bordo con facola corrispondente alla protuberanza 271° A 280° facola pel giorno avanti, coincidente colla bella protuberanza da 282° a 279°, 17, A 122°,6 bella protuberanza al posto stabilito dalla facola osservata il giorno avanti, che oggi non era più visibile perchè sul bordo, Ecco uno degli esempi in cui la protuberanza si vede, mentre la facola non appare: se non si fosse fatta l’osser- vazione del giorno precedente sarebbe passata per protuberanza senza facola! A 91° piccole facole al bordo che indicano la presenza di una regione facolata: da 87° a 96° protuberanze a punta. A 117 facola al bordo debole, e da 111° a 117° protube- ranza nebulosa più alta a 117° a 293° facola, a 293° protuberanza bassa. 18, A 120° macchia 7 con facole; alle facole corrispondono punte lucenti, A 85° facola al bordo del gruppo 7": da $4° fino a 88° punte lucide. Da 72° a 78° punte vive marcate corrispondenti a facole vedute nel giorno avanti. A 299° macchia con facola corrispondente e protuberanze, 19, A 300°,5. facola al bordo, a 300° bella protuberanza a ponte. A 250° facola pel giorno precedente e corrisponde a protuberanza notata a 252. 20. A 107° principio di facola, a 107° bordo alterato. A 127° facola al bordo, a 125° bella protuberanza. A 133° principio di facola, a 133° gobba al bordo, 257° bella facola pel giorno 19, corrisponde alle protuberanze vivaci da 255° a 260°, A 299 si vede la continuazione della facola che corrisponde alla protuberanza 300°,5 del gior- no 19, che era dunque proprio di facola al bordo. 21. Da 111° a 117° belle protuberauze vive a fiocchi nel posto preciso calcolato per la facola veduta nel giorno avanti. Anche qui abbiamo il caso del giorno 17 a 122°,5, A 12° facolette al bordo a 12° piccola protuberanza. A 284° facola al bordo a 235° protuberanza. Altre facole poi fino a 293°, e le protuberanze seguono fino a 297° 22. Da 102° a 115° protuberanze corrispondenti alle facole osservate il giorno a- vanti. A 296° si vedono le facole delle protuberanze di jeri. A 56° facola al bordo di protuberanze nebulose come fumo. A 121°,5 facolette al bordo corrispondenti alle protuberanze da 117° a 125°, 23. A 56° facoletta, seguito di quella di ieri; 56° piccola protuberanza. A 679,5 facola, a 67°,5 protuberanza abbastanza viva. A 265° centro di facole corrispondenti alle protuberanze di jeri da 263° a 271° A 303° facole corrispondenti alle protube- ranze di jeri da 300° a 288°. A 335° facola, a 335° protuberanza. 24. Da 66° a 70° facole, a 66° bordo a fiamme coi fenomeni soprastanti descritti, A 50° facola viva al bordo a 58° fiocco vivo, 25. A 549,5 protuberanze corrispondenti alle facole determinate ieri, A 301° e 294° facole di protuberanza e fiamme osservate jeri. A 268° facola a 267° belle punte vive. A 251° si vede un principio di facola, a 251° piccola protuberanza. 90 BULLETTINO METEOROLOGICO 26 giugno. A 120° facola al bordo, 120° bella protuberanza. A 74° traccie di fa- cola, 74° traccie di protuberanza. A 264° si vede la facola corrispondente alle punte di jeri. 29. A 109° facolette al bordo, corrispondenti esattamente alle protuberanze da 105° a 111° A 2439,5 facola al bordo, a 243° bella protuberanza. A 260° facola, da 261° a 265° bella protuberanza. 30. Da 90° a 114° diverse protuberanze corrispondenti alla rete facolata deter- minata jeri. A 252° facola corrispondente alla protuberanza veduta ieri a 251% A 235° altre facole corrispondenti alle protuberanze osservate jeri da 228° a 240°, Nel mese di giugno adunque in 16 giorni di osservazione si racccolsero 49 corri- spondenze di facole con protuberanze, molte delle quali abbracciano più di una fa- cola e di una protuberanza, così che le corrispondenze possono considerarsi oltre a un centinajo. 1° luglio. A 259° facola al bordo 259° protuberanze. A 279° macchia vicina al bordo con facola corrispondente a belle punte vive a 276°, 288° facola 288° protuberanza. A 303° facola marcata, da 303-309° belle protuberanze, 2. A 75° protuberanza di facola di jeri. A 281° facole minute al bordo .a 281° gobbe. A 288° facola a 288° punte vive con arco da 283° a 291°, 3. A 249-252° facole corrispondenti a protuberanze di ieri. A 261° idem. Da 270° a 297° serie di facole di protuberanze di ieri. 4, Da 66° a 108° protuberanze di facole visibili oggi e ieri. A 246° bella facola estesa corrispondente alle protuberanze e nubi di ieri da 239° a 252°. A 307° pic- cola facola, 307° piccola protuberanza. 5. A 104° facola, 104° bordo e belle fiamme fitte. A 257° facola 257° pv E nebulosa. A 284° facola, 284° protuberanza. 6. 112° facola al bordo, 102-112° protuberanze nebulose. Indizio di facola a 294° punte vive a 292°. A 255° facole di protuberanze di jeri, 7, 101° facoletta, 101° punte vive. A 262-292° facole di punte vive di jeri. 8. 359° facola, 359° punte vive. A 110-115° facole, 110-115° protuberanza. Altre facole minute fino a 128° e helle punte fino a 123°, A 284° foro con facola di punte vive di jeri, A 234° centro di piccol campo facolato corrispondente a protuberanze di jeri. 9, A 110° facola, 110° grande protuberanza che si estende fino a 126 come fu pre- veduto jeri. 10. Da 95° a 121° facole, 95-125 protuberanze e punte, A 244° facola viva a 244° punte vive. A 237°,5 facola con foro corrispondente alla bella protuberanza di jeri” tutta appartenente alla facola. 11. Da 95° a 121° facole corrispondenti ad altrettante protuberanze. A 244° facola a 244° protuberanza, 293° facola 293° protuberanza. Continua la regione facolata delle grandi protuberanze da 48-73°. DEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO 91° 12 luglio, A 240-246° piccole facole ma vive corrispondenti alle vive punte e pro- tuberanze di jeri. Da 58° a 77° continua la regione facolata. 13. Da 58° a 77° mancano belle facole della grande regione facolata, e man- cano anche protuberanze e se ne vedono solo di là dal bordo. La regione faco- lata vedesi però continuare con facole minute fino a 50°. Da 100° a 125° vedesi un’ altra grande regione facolata corrispondente alla nuova serie di grosse protube- ranze. 14. Da 50° a 125° bordo con protuberanze e punte corrispondenti esattamente alle regioni notate jeri per le facole. La più viva facola a 75° corrisponde a punte e nube viva magnifica, ‘ 15. Continuano protuberanze delle regioni facolate nei posti delle facole più mar- cate, 16. Da 106° a 112° belle protuberanze di facole di ieri. Da 285°5 a 290°5 bellis- sima facola corrispondente a bellissima protuberanza viva. 17. A 99° bellissima protuberanza di bellissima facola di jeri. Da 67° a 75° bordo alterato corrispondente a regione facolata. Da 275° a 280° facola bellissima, 275° a 282° bellissime punte e fiocchi lucenti e nubi vive. Magnifica oggi la facola della protuberanza 285°5, 290°,5 di jeri, la quale essendo sul bordo non scorgevasi così bene nei suoi dettagli come oggi che trovasi avanzata. 18. Da 939,5 a 101° facole. Da 95° a 104° belle protuberanze. A 270° facoletta cor- rispondente a un fiocco di ieri ed altro sospeso. 19. Da 251-256° facole di protuberanze di jeri. A 277° fori e facole di protube- ranze di jeri. A 285° facola sul bordo magnifica corrispondente a belle protuberanze vivissime. 20, Da 65° a 73° punte vive e fiocchi delle facole e fori m". A 106° facola, da 96° a 106° protuberanze. A 288° facola-a 288° protuberanza viva punte e nube. Da 230° a 260° regione di facole minute come mare ondoso e su quel tratto serie continua di protuberanze nebulose. 21. A 72° protuberanze lucenti corrispondenti alla facola notata jeri. 22. Da 102° a 129° diverse protuberanze di regione facolata notata ieri. A 293° facole al bordo nebulose corrispondenti a protuberanze nebulose. 23. Da 104° a 123° protuberanze corrispondenti alla regione facolata della mac- chia #, prevedute jeri. Da 54° a 66° protuberanze lucenti delle facole della 2, A 234°,5 facola al bordo, a 234°,5 bella protuberanza. A 291° regione facolata di pro- tuberanze di jeri. 25, Belle facole al bordo orientale con regioni facolate corrispondenti a grandi pro- tuberanze nebulose. i 26. Da 75° a 88° facole; 75-88° protuberanze. A 103° idem; 248° idem. Da 281° a 293° facole corrispondenti a protuberanze. Da 230-252° regione facolata di protu- beranze di jeri, 92 BULLETTINO METEOROLOGICO 27 luglio, Da 91° a 99° facole al bordo che precedono la macchia « Da 91° a 99° protuberanze e punte vive. Da 226-231° facole di protuberanze di jeri, Le facole ab- bracciavano tutta quell’ estensione e le protuberanze anche più e nebulose come le ‘ facole. 28. Da 99° a 103° si vede facolato il bordo e da 103° a 93° fiamme vive e nube, Facolato pure da 50° a 65° e fiamme da 46° a 72° A 255° piccolo campo facolato di fiamme vive e protuberanza di jeri. Da 262° a 288° regione facolata a punti cor- rispondenti ai fiocchi e punte vive e protuberanze di jeri, e continua anche oggi. 29. Continua il tratto a fiammelle continue da 36° a 72° corrispondente alla re- gione facolata minuta, e le facole ricompajono a 91° e 94° in corrispondenza di pro- tuberanze. Da 265° e 289° continua l’altra regione facolata come si avverti dalle cor- rispondenti protuberanze nebulose di jeri: ed oggi pure continua. 30. Da 36° a 72° continuano protuberanze della solita regione facolata. A 90° fa- coletta lucente, a 90° fiocco vivissimo. A 96° altra facola, a 96° altri fiocchi vivaci: a 100° altre facole a 100° altre protuberanze. Da 216-243° regione di facole delle protuberanze di jeri, che continua anche oggi con belle protuberanze. A 271° facola, da 267° a 273° fiamme bellissime concorrenti, i 31. Da 62° a 65° facole delle a" da 60° a 66° protuberanze vive. Continuano pro- tuberanze della regione 216°-243°, ma più ristretta, sembra cioè sul finire: oggi sono bellissime le sue facole delle protuberanze di jeri. Anche in luglio dunque abbiamo raccolto come in giugno in bel numero di corri- spondenze fra facole e protuberanze. E tenuto conto anche del catalogo pubblicato in maggio, ci pare di avere un numero di osservazioni più che sufficienti per po- tere concludere: 1. Che le facole più belle corrispondono ad altrettante protuberanze e le più lu- centi: di maniera che osservata una facola vicina al bordo occidentale si può pre- vedere la corrispondente protuberanza, che nel giorno appresso dovrà vedersi al bordo nel posto della facola: e inversamente dalle protuberanze osservate al bordo orientale si potranno prevedere le facole che avanzeranno sul disco nel giorno ap- presso. i 2. Che allorquando si presenta una regione facolata, quand” essa sarà sul bordo avremò una serie di protuberanze corrispondenti. 3, Se le facole nella regione sono nebulose, cioè non limitate da contorni netti e lucenti, anche le protuberanze corrispondenti saranno nebulose continue, se invece le facole saranno nette e lucenti allora le protuberanze saranno anche delle più bril- lanti. Nel primo caso abbiamo una gran massa nebulosa sovrastante alla regione fa- colata, nel secondo punte lucenti o fiamme nel solo posto delle facole : a meno che la regione non contenga molte facole minute, perchè allora si potrà anche osservare il bordo tutto a fili non lucenti, come una fitta siepe. 4. Che allorquando una facola lucente parallela al bordo arriva su di esso, pre- senta quella serie di fiamme e punte vive, che vedonsi anche quando una macchia DEL R, OSSERVATORIO DI PALERMO 93 è sul bordo: per cui anche in questo caso dobbiamo ritenere che quelle punte e fiamme sono della facola che circonda la macchia. 5. La parte più lucente di una protuberanza corrisponde anche alla parte più viva della relativa facola : così che la facola compare per projezione, quando nella pro- tuberanza la vivezza si fa sufficiente e si eleva tanto per rendere quei piccoli spazii più luminosi del fondo generale del sole: e siccome talune protuberanze non rag- giungono questo splendore, così è naturale che vi debbono essere protuberanze senza che noi possiamo veder facole al loro posto. In questo modo mi pare che il feno- meno delle facole abbia una spiegazione sufficiente. Cioè le osservazioni spettrosco- piche vengono a confermare, quanto erasi congetturato da tanti: ora soltanto deve aggiungersi che le facole ci appajono così vive non solo per effetto del loro rialzo dell’assorbimento per parte dell'atmosfera solare, ma anehe perchè sono realmente più luminose del fondo generale. 6. Se in una protuberanza la parte più luminosa e vivace corrisponde alle alte regioni, o sia che la protuberanza costituisca una vera nube isolata lucente, allora potrà essa produrre il fenomeno di facola allorquando la vediamo projettata sul di- sco solare, mentre al bordo un tale fenomeno non potrà aver luogo. Così più di una ragione si trova per capire che a molte protuberanze osservate allo spettroscopio non deve corrispondere facola alcuna sul bordo allo stesso angolo di posizione: ma dal- l’osservazione di una nube lucente potrà prevedersi la comparsa di una facola allor- quando per la rotazione solare la nube si projetterà abbastanza in avanti sul disco del sole. III, Protuberanze filose, raggiamenti al bordo, osservazioni contemporanee. Quando si tratta di oggetti delicati da osservarsi, come sono le protuberanze so- lari, è naturale che fra due osservatori è assai difficile il trovare accordo sui ca- ratteri di esse, se non sono provvisti di mezzi di osservazione pressoché eguali e se le condizioni dell’atmosfera non sono le medesime durante l'osservazione. Di più è da notare, che un certo genere di protuberanze essendo di corta durata, talune forme particolari non possono facilmente verificarsi, se non si ha la fortuna di presto tro- varsi in presenza di simili fenomeni: di maniera che nelle osservazioni fatte in due luoghi nello stesso giorno, ma in ore diverse possono riscontrarsi delle differenze no- tevoli in alcuni punti del bordo disegnato, ad onta che gli osservatori abbiano 0- gnuno eseguito con eguale accuratezza il lavoro, e servendosi di mezzi identici. Al- l’incontro i mezzi identici e la simultaneità delle osservazioni deve portare a risul- tati molto concordi. Ciò è appunto avvenuto fra Roma e Palermo. Fino dalle prime osservazioni da me fatte nel marzo 1871, io fui subito condotto alla distinzione generale delle protuberanze in due grandi categorie, cioè nebulose Giornale di Scienze Nat. cd Econ. Vol. VII. Parte I. 14 94 BULLETTINO METEOROLOGICO e filamentose : e la struttura filamentosa la riscontrai in talune protuberanze su tutta la loro estensione, fino cioè alle parti più elevate; e notai inoltre diversi casi di forme radiate a punte dritte distintissime (1). Intanto avveniva il fatto che a Roma il P. Secchi con un refrattore eguale al nostro non accennava così chiaramente alla strut- tura filamentosa e meno poi alla forma radiata, Un tale disaccordo, se pure così può chiamarsi, doveva attirare l’attenzione dei due osservatori, come infatti avvenne. Io scrissi al Secchi, il quale dopo ricevute le mie figure del marzo così mi rispondeva in data 25 giugno 1871: « Ho ricevuto le vostre figure e la vostra lettera, nel men- tre che appunto pensava alle diversità tanto marcate fra quello che vedete voi e quello che vedo io. Queste vostre figure sono di una durezza che non riscontro nel- l'originale. Quelle righe rigide non le vedo: tutto al più nelle piccole fiammelle alte 15 a 20 o 30" al più si osservano quelle forme acute, ma non mai sì rettilinee : esse sono sempre ondeggianti come le fiamme. Queste io le distinguo col nome ap- punto di fiamme, perchè non saprei trovarne uno più a proposito. Quando vi sono i getti sono più alti e almeno 30" in 40" e poi sono filamentosi solo alla base, nella cima risolvendosi in nubi quando arrivano ad 1l' di altezza. Le vostre nubi vi sono spesso, ma sono di quelle che chiamo nubi leggiere: mi sorprende che non abbiate trovato nessuno di quei bei getti nuvolosi che dilatansi in cima a nube ben formata. Queste diversità mi fecero rivolgere al pensiero il progetto di osservazioni contem- poranee e voi nel proporlo indovinate il mio pensiero. » A Palermo però le nebu- lose con incavi o grotte erano state vedute, ma restavano le altre differenze che potevano dipendere o dalla purezza dell’ aria, o dall'essere le osservazioni fatte in ore diverse, trattandosi di oggetti che variano così rapidamente. Per risolvere la questione, abbastanza importante trattandosi di due istrumenti per- fettamente eguali non restava che ad eseguire osservazioni contemporanee, e invece di limitare lo studio ad una sola parte del bordo, si convenne di fare l’intiero di- segno del contorno del disco solare. Le osservazioni furono incominciate col 1° lu- glio e si continuarono fino al giorno 13, Intanto il Secchi gentilmente mi scriveva in data 2 luglio: « Ieri al pomeriggio ho veduto un caso dei vostri getti a raggi dritti, che parevano proprio quelli se- gnati da voi nella figura del 15 marzo » aggiungendo che durarono poco, come di ordinario avviene in questo genere speciale di fenomeni nelle protuberanze, da con- siderarli appunto del genere dei raggiamenti che si vedono nelle nostre aurore bo- reali in terra: e la volocità di loro propagazione è tale, che si deve ormai trascu- rare quella di 500 ad 800 chilometri al secondo, perchè in taluni di essi arriva a qualche migliaio, ciò dell’ordine appuvto della velocità dell’elettrico. Al 7 di luglio poi il Secchi nuovamente scriveva: « Vedrete che caveremo molto frutto da questo lavoro: il primo è che la struttura filamentosa c’è spessissimo, ma non è facile vederla se non con aria buona. Oggi tutto era a fili decisamente, e il (4) Vedi le tavole del Bullettino di marzo 1871. DEL Rs. OSSERVATORIO DI PALERMO 95 cielo per la tramontana era assai puro, sicchè io credo che questo elemento atmo- sferico vi contribuisca assai e più che non si è creduto finora » e tutto questo in accordo a quanto erasi veduto qui a Palermo. Le mie osservazioni adunque per es- sere state fatte sotto un cielo purissimo sembravano da prima aggiungere alle protu- beranze un carattere non conforme al vero, ed è stato per me una maggiore soddi- sfazione il vedere pienamente confermate quelle forme da quell’istesso che non senza ragione aveva messo innanzi qualche dubbio. In questo modo da queste sole osservazioni ci sembra di poter conchiudere : 1. Che con mezzi eguali si arriva a vedere le stesse cose e che in conseguenza con osservazioni contemporanee certe forme e strutiure riescono ad evidenza dimo- strate. i 2. Che le condizioni dell’aria hanno la parte più importante nella chiarezza del fenomeno. Questi primi risultati delle osservazioni contemporanee di Roma e Palermo sono ab- bastanza importanti, ed ho voluto darne un cenno in questo bullettino. Il lavoro poi intiero sarà pubblicato a parte, unitamente ad alcuni disegni fatti dal professor Lo- renzoni in Padova nello stesso periodo, sebbene non pel bordo intiero: ma ciò non fa difetto, potendo il confronto riescire egualmente utile, tanto più che il Lorenzoni disegna benissimo ed ha molta pratica col suo istrumento. IV Le protuberanze osservate in Spagna nell’ecclisse del 1860 e i disegni fatti a Palermo nel marzo 1871, L’illustre astronomo Chacornac dopo di aver ricevuto il nostro Bullettino del marzo 1871 colle relative tavole delle protuberanze solari osservate in quel mese, ci ono- rava di una sua lettera in data 20 luglio, contenente le seguenti riflessioni sui di- segni stessi : « Lorsque j'ai observé en 1860 le protuberances rougeatres du soleil durant la to- talité de l’eclipse je m’attendais à trouver, aussi que l’avais professé M. Arago, que c’etait une enveloppe nuageuse. Mais quel fut mon etonnement d’y trouver imme- diatement l’aspect d’un vaste incendie que représent si bien votre dessin du 24 mars 1871, 12% 13%" P—=279 — 297 a=l' 40'. Cette configuration, cette apparence tran- chait si totalement de l’idee que je m’en etait faite d’aprés les dessins des mes de- venciers, que je ne pus m’empéècher de dire tout seul le soleil brùle. « Depuis lors je n’avais vu aucun dessin qui satisfasse ma pensée, qui verifiasse mon observation, et aussitot que j'ai regardé vos belles planches un cri de sincerité est parti du fond de mon coeur. Enfin on les observe reéllement les mysterieuses fliammes, dont je tant révé. 96 BULLETTINO METEOROLOGICO «Je ne cesserai de vous feliciter d’ avoir si bien dessiné l’apparence du pheno- méne, d’avoir rendu l’aspect si naturel de ces protuberances, que depuis si longtemps je vois reproduite par des formes, que je n’ai jamais pu m'expliquer. » Queste parole testuali del Chacornac le abbiamo qui riprodotte al solo. scopo di far vedere, che le nostre figure pubblicate nel Bullettino del marzo accordauo con ciò che è stato veduto durante l’ecclisse totale del 1860 e con buoni mezzi da un abile osservatore, quale si è il sullodato astronomo signor Chacornac, al quale siamo oltremodo grati della comunicazione fattaci, V. Disegni delle protuberanze (luglio 1871). (1). In questo mese si sono presentate molte e belle protuberanze e così variate da po- tere raccogliere tutti i differenti tipi che possono osservarsi in questo genere di fe- nomeni, Per economia non possiamo presentare che pochi disegni cromolitografati, che ora descriveremo, La figurà A rappresenta uno di quei casi di marcata corrispondenza fra le punte di una nube e quelle del sottostante bordo. La nube è in parte lucente e in parte nebulosa o debole, ma nell’assieme tende a sfilarsi e con due tratti sottili orizzon- tali va a comunicare con un’altra nuvoletta a forma di pennacchio a piede luminoso. Questi pennacchi sono abbastanza frequenti e il loro piede è sempre molto Incente, mentre il resto si compone talvolta anche di fili lucidi, altre volte di semplice sfu- matura o di fili misti a nebulosità. Il piede ordinariamente sta in basso, ma in alcuni casi può vedersi rovesciato come nella figura D. Un altro esempio si ha nella figura C, e questo sarebbe un pen- nacchio misto, giacchè potrebbe risolversi in tre pennacchi distinti e non egualmente luminosi, In questo stesso posto nel seguente mattino si trovò lo stesso fenomeno ma più dilatato ed a fili ben distinti come vedesi nella tavola generale. In questi pen- nacchi non si è trovato altro che le righe dell'idrogeno e la D*®. Non possiamo ta- cere che questa forma si riproduce identica anche nella nostra atmosfera per con- densamento di leggieri vapori bianchi, che veduti sopra il fondo blù del cielo acqui- stano un carattere di finezza e precisione da sembrar piume, conservando inalterata la loro bizzarra forma per un tempo alle volte abbastanza lungo, Io conservo un di- segno di questi fenomeni atmosferici dell’11 aprile di quest’anno, ove trovasi un bel- lissimo gruppo di pennacchi finissimi dello stesso genere di quelli delle figure A, B, C, E della tavola, e così tanti altri di altre giornate non meno capricciosi, e la di cui spiegazione sarebbe inutile ricercarla nei trattati più completi di meteorologia. (4) I disegni cromolitografati il lettore li troverà uniti a quelli che pubblicheremo pel mese di agosto. DEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO 97 Perchè adunque tanta meraviglia per le stesse forme vedute nell’atmosfera solare, mentre anche lassù vi saranno molte cause identiche a quelle che in modeste pro- porzioni e sotto altre circostanze producono i fenomeni nella nostra atmosfera? Il fenomeno della figura A è dello stesso ordine di quello descritto nel precedente Bullettino pel giorno 20 giugno, e che noi potemmo seguire in tutte le sue diverse trasformazioni. Questi ammassi a punte lucenti si possono dunque formare in strati elevati abbastanza della atmosfera solare senza il concorso diretto del materiale dello strato roseo : rappresentano cioè delle semplici modificazioni del materiale della stessa atmosfera, come lo indicano i loro spettri; e intanto quei ventagli o pennacchi ab- bassati fino a toccare il bordo, come può avvenire per prospettiva, non avrebbero essi uno dei principali caratteri per essere creduti fenomeni di eruzioni violenti? Nella figura B oltre del pennacchio, abbiamo aggiunto anche la protuberanza nebu- losa, che l’accompagnava. Queste protuberanze nebulose a sfumature orizzontali sono frequenti e dauno l’idea come di un basso incendio sul quale accumulandosi vapori come fumo, esso si dilata piano piano in quei rami laterali che s’ incurvano verso il bordo da prendere una forma stabile; queste protuberanze son quelle che più di ogn’ altra conservano la loro forma e perfino nei dettagli: sembrano come masse vaporose o nubi poggianti sul bordo. Se più d’uno di tali ammassi trovansi a poca distanza l’uno dall’altro, allora le parti più alte si fondono assieme dando luogo alle protuberanze a grotte, delle quali possono vedersi diversi esempi nella tavola gene- rale: anche in queste masse nebulose non si riscontrano che le sole righe dell’idro- geno e la D3, La figura F rappresenta uno di quei magnifici spettacoli composto di eruzioni in basso al bordo e di fenomeni secondarii in alto. I posti del bordo ove le righe spet- ‘ trali mostravansi più vive e come ingrossate sono indicati dalle lettere a, d, c, d ove corrispondono dei fiocchi lucenti da sembrare giallo dorati anche veduti nella C: allora restringendo la fessura si è certi di trovare molte righe invertite. In questo caso esaminato lo spettro vi scorgemmo 10 righe ben distinte. Dobbiamo però no- tare che le nuove righe vedevansi soltanto quando la parte più bassa dei fiocchi a, b, c,d passava per la fessura, mentre la parte superiore degli stessi fiocchi non dava che le righe dell’idrogeno e la D*. Il resto fino alle parti più alte componevasi di un intreccio di fili sottili dell’ ordinario splendore i quali non davano che le righe dell’idroveno e al solito la D* fino nelle parti più elevate come in e. Noi non ab- biamo la pretesa di avere riprodotto esattamente la forma di quel complicato in- treccic di fili: tanto più che taluni di essi sparivano e ricomparivano al momento specialmente i punti staccati in f: ma nell’assieme possiamo esser sicuri che la fi- gura si approssima molto al vero, tanto più che la parte alta a destra si mantenne per qualche tempo quasi inalterata. Ora il non trovare in quell’ammasso di fili che le solite righe, fa sì che il fenomeno deve dividersi in due parti ben distinte, cioé la parte sul bordo lucente a spettro complicato, cioè col vero carattere di eruzione, e la parte alta a fili costituenti dei fenomeni secondarii conseguenti alle eccezionali 98 BULLETTINO METEOROLOGICO condizioni del bordo sottostante. E infatti la direzione di quei fiocchi non ha nulla di comune coi diversi fasci disordinati dei fili: e poi come potrebbe ammettersi che in eruzione violenta lo spettro complicato dovesse restar limitato alle sole parti più basse, filtrando dirò così il solo idrogeno e la D* per cacciarli a tanta distanza colla ve- locità dell’elettrico? mentre abbiamo già notato gli esempi in cui la formazione di que- gli ammassi lucenti a spettro semplice (idrogeno e D) si presenta nel seno dell’atmosfera senza la corrispondente eruzione, come nel caso del 20 giugno. Noi quindi ripetiamo qui che le eruzioni le ammettiamo, perchè è troppo evidente che se nei posti a, d, c, d troviamo altri materiali all'infuori dell'idrogeno e D*, ciò deve avvenire perchè questi materiali elevandosi dall’interno del globo solare arrivano fino a quei posti, dando luogo a delle eruzioni: ma non possiamo considerare la eruzione che limitata ad una piccola altezza, e tutto il resto come fenomeni secondarii conseguenti all’ eru- zioni, e non il prodotto della forza dell’eruzione, cioè materiali lanciati fino a quel= l’enorme altezza con velocità dell'ordine di quella dell’elettricità. In ciò ‘ci conferma anche il fatto, che in tutti i casi ove si trovano dei punti di eruzione al bordo, non sempre hanno luogo i fenomeni secondarii: ora se questi fenomeni non fossero al- tro che materia lanciata con quella immensa velocità, per la sortita dei gas interni del sole, io non so comprendere come in molti casi, anzi nel maggior numero quella forza di eruzione dovesse perdere la sua intensità e limitarsi a piccole altezze : in- vece dovremmo sempre vedere nelle eruzioni un carattere costante più o meno ri- levato, ciò che non si ha nell’osservazione. La figura G è un altro caso consimile a quello precedentemente descritto : la sola differenza sta in questo che i fenomeni secondarii costituiscono gli archi f a spet- tro semplice invece degli intrecci. I due globetti a coda @ furono visibili solo per pochi secondi. Al bordo in a, d, c, d erano i centri dello spettro complicato, che si componeva di 17 righe comprese quelle del sodio che sono sempre rare. A destra della figura in e abbiamo un bellissimo caso di una protuberanza trasparente, sulla quale projettansi distinte le punte del bordo, che trovansi davanti ad essa, Riguardo agli archi f della figura G faremo ancora un’ altra considerazione. Noi non abbiamo ragione alcuna per ammettere che detti archi debbano sempre presen- tarsi colle loro corde orizzontali o poco inclinate al bordo: ma possono a seconda della loro posizione reale apparire a noi per projezione come poggianti sul bordo ed elevarsi quasi normalmente, cioè a dire formando in apparenza un fascio di fili leg- germente incurvato da una parte: allora potrebbero nella forma dar l’idea di una eruzione, mentre non è: e questo caso è secondo noi precisamente quello osservato nel giorno 9 luglio a 234° e che vedesi disegnato nella tavola generale. Colla forma sola si può incorrere dunque in gravi errori, e le sole righe spettrali possono avvertirci con sicurezza delle vere eruzioni ed indicarci il vero posto e l’al- tezza loro. Straordinario fu l’ ammasso nebuloso che nel giorno 10 si estendeva da 50° fino 83°, cioè per un’estensione di oltre a 30 gradi: una parte di esso era al bordo, e l’altra al di là un poco, di maniera che oltre all’ammasso si vedevano di- DEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO 99 stintamente anche le punte del bordo, staccate ciò davanti all’ ammasso stesso, il quale impiegò diversi giorni a passare, come si scorge dai diversi disegni della ta- vola generale: ma per comprenderne i caratteri bisognerebbe avere sott’ occhio la fisura colorata: l'ammasso finiva con una coda tutta a fili. VI. Aurora boreale. Dimostrata la corrispondenza delle aurore boreali osservate nel passato giugno a Moncalieri coi fenomeni solari notati da me a Palermo, ed accennando alle forme singolari delle protuberanze vedute in quegli ultimi giorni ed alla struttura tanto accidentata del bordo solare conchindeva col dire, che tutto considerato non era im- probabile che qualche altra aurora si facesse vedere. E nel fatto i moti nel sole con- tinuarono sempre più grandiosi e variati e non mancai di fare attenzione all’oriz- zonte del nord per verificare se qualche luce aurorale arrivasse fino a noi. Ma la nostra posizione geografica fu di impedimento a una tale verifica sebbene il feno- meno non abbia mancato. Infatti ricevei da Moncalieri Ja seguente descrizione di una nuova aurora boreale osservata nella notte del 15 corrente mese: «Aurora polare del 15 luglio 1871. «La frequenza delle aurore polari, che per ordinario si aveva nella primavera e « nell'autunno, quest'anno continua ancora nella stagione estiva. Difatto dopo le au- « rore del 18 e 17 dello scorso giugno, un’altra non meno splendida se ne è vista « questa notte (15 c. m.) in questo osservatorio. Incominciata per breve tempo alle «ore 11 e tre quarti (tempo medio di Roma), si riaccese alle 2% ant., ma non rag- « giunse il suo massimo splendore, che verso alle 2° ‘4, nella quale ora tutta la re- « gione NE del cielo si mostrò rischiarata da un intenso color bianco roseo, la cui « parte più brillante invadeva la costellazione del cocchiere innalzandosi sino a circa «30 gradi sull’orizzonte. « Nello stesso tempo, il cielo che fino a quell’ora era rimasto sereno, si copri poco « per volta di nubi cirri-formi ed alle 3 ore era quasi interamente coperto. « Più tardi le nubi svanirono, ma la luce aurorale si confondeva con quella del « crescente crepuscolo, Oggi il cielo è ingombro da sottili nubi filiformi, come suole « avvenire spesso in questi casi. « Il declinometro, che fino dal mezzodi noi stavamo ieri osservando ogni quarto « d’ora sì mostrò all’improvviso perturbato intorno alle ore 10 p. m., e da quest'ora « all'11° e 45% si era già spostato di 14 minuti verso l’est, per poi ritornare alla « posizione primitiva ad un’ora e mezzo ant. « Il sole questa volta offre poche macchie, noi ne contammo 31 ieri e 32 que- « st’oggi. Ma un magnifico gruppo sotto l’orlo SE il 12 corrente, si estende ora su « di una lunghezza pari ad un decimo circa del diametro solare: esso consta di tre 100 BULLETTINO METEOROLOGICO « macchie principali ciascuna con molteplici nuclei immersi nella stessa penombra, « oltre ad altre minori. « Dall’osservatorio di Moncalieri 16 luglio 1871, « P, F. Denza, » La comparsa di questa nuova aurora boreale è per noi un fatto molto importante. 1. Perchè mostra che continuando l’energia nei fenomeni alla superficie del sole, le aurore boreali si presentano con frequenza in terra anche nelle stagioni conside- rate le meno adatte alla produzione del fenomeno: per modo che conviene ammet- tere che la loro causa principale risiede fuori di noi, cioè nel sole. 2. Dimostra che aurore boreali possono avvenire senza il corrispondente maximum nel numero delle macchie solari, come io faceva notare nella seduta della nostra So- cietà di Scienze naturali del 2 luglio, e che in conseguenza tali fenomeni sono più in rapporto col fenomeno delle protuberanze solari, senza escludere ]’ influenza che possono esercitare le stesse macchie. 3. Dessa è una novella prova, che seguendo attentamente i fenomeni solari, col- l’aiuto dello spettroscopio principalmente, non è difficile il conoscere l’epoche di pro- ‘ habile comparsa di questi fenomeni, Non creda però il lettore che io abbia la pretesa di avere indovinato in questa occasione : io la chiamerò anche solo una semplice combinazione di avvenimenti: ma in fatto di combinazioni non ne tacerò un’altra per me non meno importante. Nei registri delle mie osservazioni spettroscopiche trovasi la seguente nota scritta nel mattino del 15: alle 9" 34m getti sottili e di nuovo alti nella protuberanza 22°, vi è un movimento in basso proprio come il muoversi di fiamme, mentre nei gettà rettilinei a spada non si avverte: può darsi che in questo caso l eruzione bassa dia luogo alle punte dritte come fenomeno secondario 0 aurora. Curiosa combina- zione ripeto, mentre io scriveva al mattino di vedere aurore nel sole, nella notte osservavasi la bella aurora a Moncalieri. La protuberanza 22° accennata sopra ap- parteneva a quella categoria che rappresentano sul sole delle vere eruzioni alla loro base, mentre il resto si compone di fenomeni secondarii osservati in quel giorno in varii altri posti del bordo. Le perturbazioni magnetiche sulla terra incominciarono ad avvertirsi sino dal giorno 14. Di poi i fenomeni solari continuarono sempre maestosi, e nel mattino del 21 os- servammo il magnifico fenomeno di già descritto nella spiegazione delle tavole. Noi in conseguenza attendevamo un’aurora boreale, ma nulla potemmo scorgere dalla no- stra stazione: ma da Roma il Secchi ci scriveva in data 23 luglio: « Gl’intrecci ci sono sempre quando i gruppi sono alti come quello che abbiamo oggi all’est che è spettacoloso. Ieri ci fu forte perturbazione magnetica. Anch'io ci terrò dietro, » E anche noi osservammo nello stesso giorno 23 altri fenomeni della categoria dei se- condarti, per cui in quella notte aveva stabilito di fare attenzione al cielo del nord : circostanze speciali mi distolsero dall’osservazione, ma per fortuna alcuni miei amici DEL Re OSSERVATORIO DI PALERMO 101 frai quali il Conte Augusto Salimbeni e il prof. Pietro Doderlein, mi avvisarono di aver veduto nel mattino del 24 una luce aurorale sopra Monte Pellegrino, e poco prima dell’alzar del sole la comparsa di nubi filiformi rosse al nord, del genere di quelle osservate in occasione dell’aurore boreali di aprile, e che da altri osservatori sono state notate in occasione di aurore boreali, Il mese di luglio adunque ci ha for- nito novelle prove del legame intimo che passa fra i fenomeni elettrici terrestri e i fenomeni secondarii delle protuberanze solari. I quali fenomeni in vasta scala sono per noi sempre rari in confronto del gran numero di protuberanze disegnate, ed è perciò che la loro corrispondenza colle aurore boreali si rende più significante: uno sguardo sulle nostre tavole generali lo dimostra chiaramente. Che se qualcuno as- serisce di averne veduti molti e continuati, ciò prova che confonde le belle protu- beranze coi fenomeni da noi distinti col nome di secondarii a grande proporzione, che forse non ha ancora avuto occasione e mezzo di osservare. Col giorno 23 poi fu avvertita una scossa di terremoto in Serzana e nel giorno 20 il Vesuvio ha emesso fortissimi boati. In data del 14 il signor Camurri scriveva da Cascia (nell’Umbria): « Sono le 6 ore pom. ed è già la dodicesima scossa di ter- remoto; nel giorno 10 se ne fecero sentire ben venti, quattro o cinque delle quali piuttosto forti. » Nel pomeriggio del 26 pochi minuti dopo le 4 pom. avvenne al Fi- nale d’Emilia una scossa di terremoto e tale che per l’intensità e pel modo con cui si manifestò nessuno ricorda in quella città di averne sentita l’eguale, Nella sera del 29 in Livorno ad ore 9 3/, si senti una scossa di terremoto e in paesi vicini anche più forte: il magnetometro di quell’Osservatorio si mostrò perturbato fino dal 28 : il terremoto durò 3 o 4 secondi, il cielo era bellissimo e la luna piena brillantissima. Nella stessa sera una violenta scossa di terremoto distruggeva quasi interamente il paese di Guardistallo. In questo mese adunque le scosse di terremoto sono state fre- quenti e forti ed altri hanno notato la coincidenza di questi fenomeni con aurore boreali. E se ulteriori osservazioni dimostreranno all’evidenza questo legame, si do- vrà ammettere anche l’altro fra le eruzioni vulcaniche e le aurore boreali: e allora molte aurore si dovrebbero considerare come il risultato di elettricità sviluppata dal lavoro interno del materiale incandescente dello interno della terra: così che au- rore polari, terremoti ed eruzioni vulcaniche sarebbero ora gli ultimi indizii nel no- stro pianeta di quella vita o lavoro, che anche presentemente con tanta attività si manifesta di continuo nel nostro sole sotto la forma di protuberanze, di eruzioni e di fenomeni secondarii od aurore solari con tanta energia da favorire sul nostro pia- neta lo sviluppo di corrispondenti fenomeni magnetici ed aurorali. Dal registro meteorologico poi ho preso le seguenti note: Nel mattino del 13 a 1° luce rossastra al nord. Il tramonto del 17 fu una cosa magnifica : l’orizzonte rosso e roseo in alto fino al zenit: perchè non si osservò lo stesso fenomeno anche nella sera precedente, mentre le condizioni meteorologiche sembravano le medesime? Nella sera del 18 insolito chiarore al nord in basso molto marcato. Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. VII. Parte I. 45 102 BULLETTINO METEOROLOGICO Nella sera del 28 alle 6% ‘/, vedevasi un piccol arco di vapori all’ovest, filiformi finissimi, e l’arco s’incurvava verso nord: poi piegò o meglio ruotò intorno ad ovest ed alle 7 , erasi interamente esteso dall’ovest al punto est dell’orizzonte. Questo grande arco composto di tanti tratti sfilati nella direzione dei meridiani, abbracciava al zenit una larghezza di circa 10 gradi e finiva in due punte all’ orizzonte, forse per effetto anche di prospettiva: il resto del cielo era di una straordinaria purezza. Alle Sh 14 non restavano del grazioso fenomeno che poche tracce. I fili poi vaporosi non erano continui ma interrotti nel senso dei meridiani, così che nell’assieme sem- bravano formare tre o quattro archi paralleli e leggiere interruzioni anche nel senso della lunghezza degli archi rendevano col blù del cielo più bello il fenomeno. N. B.— Per mancanza di spazio altre note riguardanti le osservazioni di luglio sa- ranno pubblicate nei seguenti bullettini, RIVISTA METEOROLOGICA La scarsezza delle note in questo mese dà a prima giunta giudizio del suo anda- mento, e può riputarsi a ragione il primo e più bel mese di quest'anno. È vero che la elevata temperatura, la calma quasi continua, l'assoluta mancanza di piog- gia ci fecero con avanzo provare i rigori della stagione estiva; ma del resto nessun serio disturbo atmosferico ci ha toccati violentemente, ad onta che per regioni più settentrionali il mese in parola è passato burrascosissimo. A conferma di ciò, trala- sciando dal dare esatto conto di tutte le burrasche che colpirono o lambirono le terre nordiche dell’ Europa, basta dare uno sguardo alla curva descritta dal barometro nella nostra stazione; il quale se non fu influenzato direttamente dai forti centri di depressione, pure se ne risentì lievemente per come risulta manifesto dal seguente specchietto: DEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO 103 Variazioni barometriche in luglio. *Giorni Massimi Giorni Minimi Escursioni 1 75601, 65 Lol 2 75400, 54 : dig 4 757,96 3 08 8 744,88 59 9 756,67 5.67 12 751,00 200 14 756,00 di) 16 753,21 Jr 18 756,28 ; 21 751,08 Ha 23 755,66 Or 25 749,41 aa 29 756,94 v09 30 752,30 JE Dal quale quadro si vede che la più forte discesa barometrica, che ebbe luogo dal giorno 23 al giorno 25 di mill, 6,25 non fu gran fatto straordinaria; e che tutte le altre oscillazioni stanno fra limiti assai ristretti. Però l’instabilità continua della co- lonna barometrica accenna ai gravi disturbi atmosferici di più alte regioni, dei quali noi quasi nulla abbiamo risentito. Nei giorni 15, 16 e 17 in cui nell’Italia continentale spirarono con forza i venti di tramontana, anche noi ce ne risentimmo; come pure al 16 troviamo un minimum di pressione, il cui centro nel giorno appresso occupava tutto il nord di Europa. Segui- rono altre onde barometriche nei giorni seguenti; ma la più notevole è quella che determinò nel giorno 25 il minimum barometrico mensile nella nostra stazione, spi- raudo il SO caldo che elevò di assai la temperatura già da parecchi giorni rialzata sulla normale, Le medie mensili del luglio mostrano qualche differenza colle normali, e tranne la pressione che ne differisce di soli 3 decimi di millimetro, troviamo che la tem- peratura è stata più alta di 1°,3 e l’umidità di 8°,4. L’umidità di questo mese è la più picccola osservata dal 65 in poi; nè questa secchezza dell’ aria è da attri- buirla alla mancanza delle pioggie, poichè quantità di saturazione maggiori si ot- tennero nei mesi di luglio 66 e 67 coll’assoluta deficienza di acque piovane. Il cielo costantemente sereno rarissime volte velò il suo bello azzurro con rade nebbiette, e pochi cumoli passeggieri si affacciarono per breve ora nel giorno 25. Venti rarissime volte forti, mare sempre calmo, cielo sereno, e temperatura elevata; ecco in breve quanto può dirsi del luglio, 104 BULLETTINO METEOROLOGICO . NOTE Dal giorno 1 al giorno 5 tempo bello, mare calmo, venti regolari, 6. Cielo lucido, mare calmo, venti regolari. Alle 9" m. caligine. 7. Cielo bello, corrente di NO in alto, mare lievemente agitato. 8 all’11. Tempo bello, mare calmo, venti regolari, 12. Cielo bello, corrente del 4° quadrante, mare calmo, 13 al 17. Tempo sempre bello, venti variabili toccanti il 4° quadrante, mare calmo. 18 al 20. Cielo sempre sereno, mare calmo, venti regolari. 21 e 22. Cielo bello, nebbiette e veli, mare calmo, venti regolari, 23. Sereno, 24 e 25. Cielo bello, nebbiette, mare calmo, venti regolari, 26. Nel mattino alta corrente di N, mare calmo, venti variabili. 27. Nebbiette al mare nel mattino, tempo bello, venti regolari. 28. Cielo lucido un po’ caliginoso, mare calmo, venti regolari. 29 e 30. Cielo bello, mare calmo, venti regolari. 31. Cielo variabile a sera, mare calmo, venti regolari. DEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO, Osservazioni Meteorologiche del Luglio 1871. 105 | au WES SA P Massimi "I 3 ° Massimi © minimi e R ERE Barometro ridotto a 0 Bafomainici Termometro centigrado REI. ‘ghm , 12h 3h Gh dh gi aan 9hm (12h 7 3b ; 6h, 9h 12h (ia 1 || 756.23| 756.64) 756 221 756.41) 756.63! 756.41 756.65 755.62; 23.3 [23.4 [24.0 [25.1 +23.3 |22.5 || 25.1 | 21,2 2) 56.67 55.27 4.96] 54.91) 54.583] 54.87 356.46 54 54022.8 |24.0 [24.5 [23.6 |22.7 122/2 || 25.4 | 22.0 3 55.29] 55.50] 55.0%| 59.24! 55.92] 36.59 96.39 54.87||24.5 |25.2 |25.5 |27.0 [25.0 123.1 27.8 | 21.9 4 || 56.92 57.29) 57.54] 57.57) 57.73] 57.96 57.96] 56.59/21.2 [25.5 [25.2 [26.7 |24.6 [24.0 ll 27.1 | 22.7 5] 57.39| 56.84! 56.61, 56.26) 56.41, 36.64 Se ù 25.6 [24.5 )23.4 |25.5 |26.5 24.0 209 n 6 56.97] 96.67! 36.6: 50.81! 50.49 57.16 ;6.34;|24.9 |26.3 |26.4 (26.1 124.8 |22.7 27. 25. 1 56.07] 56.49 56.86) 56.37 56.56 55.98'|24.6 |24.6 |25.4 |24.8 [23.7 |23,4 || 26.0 | 22.6 È) 53.841 55.92! 33.61| 99.85 506.82 54.58123 9 [24.1 |25.4 [25.1 |25.4 |23 1 26.1 23.1 9 53.97 96.54 36.17 36.067 56.67 50.59 24.5 |24.N |25.5 [24.8 124.2 [23.1 27.1 21.3 Do de Su 50.69 Qual 96.61 SES (25.4 Sat St i I a so cat 34.21] 54. 52.48| 32.84 54.89 51.12:27.5 |26.4 [26.C d.4 |25.5 |24. 28. 23.5 12 52.10 32.33” 53.40) 53.64 53.64 51.00)|23.4 26.1 |26.6 |26.1 |24.9 \24.5 27.6 | 24.9 13 54.13 54.38 59.11 35.71 3.72 92,36 [23.7 Sa 23.1 SAL 253.4 |23.% rs SE 55.85) 535. 53.54] 55. 56. 53.24)25.1 [23.8 |27.2 [27.0 [24.5 |24. I; 23. 15 | sot 5525 dint Giorio SESSI stgolori (268 |>G7 |2s1 [265 |a3.6 || 216.| 234 to 34.28] Cor 54.2) de 54,59 50.21|[21,8 ta Shi 20.4 24.6 125.2 de Si 1 54.34 4.42, 55.13 3.08 53 49 53.23 126.0 |26.9 [27.6 |26.7 |26.0 |23.9 DA 23. 18 || 54.850) 54.81; 34.64| 34-77 36.28 54.27)|27.5 |28.3 |28.1 |28.4 |26.9 [26.1 || 90.1 | 25.4 19 94.12 34.05 33.72; 59.41 54 77 53 26127.6 |28.4 |29.4 (29.4 |27.6 |26.4 30 7 24.9 20 || 52.61| 53.15) 52.54] 51.71 53.47 51.32]|25.9 [28.1 |28.7 |29.1 |27.0 [26.0 || 31.1 | 24.6 21 51.88) 52.49 32.66] 52.67 52.70 51.03|[28.1 (29.1: [29.9 |30.9 [28.5 |27.2 31.3 | 25.5 22 32.94 33.66 34.08] 33.92 54.019 52.05 28.9 [29.0 (29.0 29.7 |27.3 125.7 30.6 | 25.7 23 |) 53.33] 33.86 9.23] 92.57 55.66] . 32.5029.3 (29.9 [30.2 [29.6 [28.7 [27.4 || 31.7 | 26.4 si als alal DES An 52.53 ci 13;|31.4 Hit Do 30.8 sro CO DE DI 25 +12 ;0.62! 50.20] d 51.57 49,41|29.3 (29.3 .0 [29.7 128.8 |29.0 d 26. 26 || 50.96] 51.34! 52.86] 52.94 53.34] 4947276 [23.1 |27.6 |27.6 |26.7 |24.8 || 29.6 | 24.8 Zi 353.62] 54.72 53.26| 95.73 93.96 52.92] -7.3 |27.0 |27.6 |269 |26.6 |23.7 28.6 23.7 28 d9.13| 36.44 35.78] 56.93 56.93 54.<7(26 6 |26.4 |27.3 |27.6 |26 6 126.1 28.8 | 23.4 29 35 90| 36.03! 9%.92 3.61, 90.94 54.09)26 7 |27.2 [27.9 |28.1 [269 j27.0 || 28.4 |. 25.8 30 553.26 33.46! 32.52) 52.62 95.11 32.30126.6 26.3 |27.5 |27.0 !26.3 |24.5 | 23,6 | 24.5 SI 53.30| 53.52 53.N4) 53.82 54.06 | 32.43 |26.7 27.3 |27.7 |27.2 |27.2 |24.9|| 28.3 | 24.6 mM. 54.43" 54.65! 54.57] 34.63! 59.46 | 53.46,126.16 26.63 127.22 27.06125.84/24.85, 28.401 23.59 Osservazioni Meteorologiche del Luglio 1871. | Tensione dei vapori | Umidità relativa Stato del Cielo am 12h; 3h 6h, 9h 42h [fohm 120/30; 6h; 9h 1120 | 9hm 12h 3ì gh do | 12h 1 113.71; 14.91 15.28 15.12/19.09;13 82 64 | 69 | 60| 64| 71 | 68 [Lucido |Lucido |Lucido |Lucido |Lucido }Lucido 2|16.12 14.94/13.31 15.41!15.56/1%.40;| 78 | 67 | 67) 72! 76, 72 Lucido |Lucido |Lucido |Lucido |Lucido !Lucido plt2.65 13.80/16.20|17.06 16.04 14.26] 55! 58] 66| 64| 68 | 67 Lucido {Lucido |Bello Nuv. Lucido |Lucido #|114.81(16 62 15.51|16.95/17.17'17.54!| 66 | 68 | 65) 65! 75 | 79[fLucilo |Lucido |Lucido |Lucido |Bello Ose 9|/16.73!16.69/17.56 18.41/17.75/17.54| 721 72] 73] 76) 73| 79{fLucido |Lucido [Lucido |Lucido |Lucido |Lucld 6/16.98/11.71 [10.60 12/16|13.01/10.79| 72 | 46 | 41 | 48| 56| 52 [Lucido [Lucido |Lucido [Lucido [Lucido |Lucido 15.01]13.83:14.93 12.47/15.46/12.21]| 65 | 68 | 62 54| 62! 57[bello |Nuv. Bello Lucido |Lucido |Lucido 8|113.36113 22/12.44 15.14|14.10;12 871 61 | 59 52 64] SS | 61 |[Bello Bello Lucido |Lucido |tucido |Lucid 9[10.6211.52|13.55/13/63 (13.58, 12.87, 46/49 | 56] 59| 61] 61 (Lucido |Lucido |Lucido |Lucido |Lucido incida ha :14.52113.86 15.79 16.58:16.00/11.93| 50 | 59 | 62| 66| 66 |.52 [Lucido [Lucido |Lucido |Lucido |Lucido |Lucido da +20 Sr Lilo Rice CS di si 56 di si o Lucido |Lucido |tucido |Lucido |Lucido |Lucido 1313-05 13.18] 13.44 AR E Miao Nn e) Belo, 14 13.14/14.68! 8.97) 9.4212.94 12.11) 64 | 59| 33 | 35, 57| 53 [Lucido |Bello Bello . [Lucido |Lucido |Lucido 15|(14.2S 13.33:10.82/12.26 13.81111.27]; 60] 52 | 4I| 50| 60 53 Lucido |Bello Lucido |Lucido |Lucido |Lucido 1° 11.81/13.50 10.84 i4.96/18 71/15.69 438 | 51 | 40| 58) 72| 66/Lucido ;Bello |Bello |Bello. |Lucido |Lucido 17|14.37/13.99 14.43/17.66/17.22|15.87]| 58 | 53 | 53| 68| 69 22 (Lucido [Bello |Bello [Bello [Lucido |rucido 18 16.75|1%.25,18 24|17.58 16.66,1% 49 61/ 50|65| 6I| 63 58||Lucito |Bello Bello Lucido {Lucido |Lucido 1917.12/14.83/17-44/17.44/18.05 15.36 62 | 51|57]| 57] 665 | 60 Lucido |Bello Bello Lucido |Lucido |Lucido 20|13.21 14.59 15.53(17.11 16.57/13.32| 44 | 52.| 53 | 57] 63 54[Lucido |Lucido |Lucido |Lucido {Lucido |Lucido 20/14.13'13.50/13.44/16.47/15 64|15.15|) 50 | 45 | 43] 49 | 5&| 57/Lucido |Lucido |Lucido |Lucido |Lucido |Lucido 22|118.20|18.64119-61;20.6120.13 12 66]j 61.| 63 | 66) 67 75| 52|Lucido |Lucidlo |Lucido {Lucido |Lucido |Bello 23 1611/14 NI 13.54 21,22 21:06 18.331 46 | 47 |48| 69| 72 53 Lucido |Lucido |Lucido |Lucido |Luc do |Lucido TO DI Lo 09] "i È da SI S E Luavo Lucido Leto PAGIRO Lucido |Nebb. 56 20.40118 47|21.13'21.18120.5 5 î op. È si Lue ‘op. v. |Cop. 26 17.15 116:38/13.57|16.87114-76/12/81| 63 58 | 49] 54| 57) 53 Nn RO Hello diodo Dun uitido 27|(15.06/15 24/14.89/17.12115.95/15.14| 56 | 57|s4|65|62|69|Lucido [Lucido |Lucido |Lucido |Bello Nuy 28 16.39/17.17:17.98 18.99 17.76/15 35! 64 | 67| 67] 69] 68 61|Lucidlo |Lucilo |Lucido |Lucido |Bello Lucido 29:119.07 16.25'19.28/19 4318.7417 48 73| 61| 69, 69] 71 | 66/Lucido |Bello Bello Bello |Cop. Lucido 30|17.53/18.41)18.08/20 0$/18.87/16.36)| 68 | 73| 70] 76) 74| 21/Lucido |Bello Lucido [Lucido |Lucido Lucido di 18 ine A ILL do su E aio si blio Bello Bello Lucido |Cup. v. |Lucido M.f5. .22 15.08116.61 16.70;14.59160.1|5%.6156.2|62.2166.3|62.5! 106 BULLETTINO METEOROLOGICO Osservazioni Meteorologiche del Luglio 1871. Frs Gasparin]l Forza del vento in Chilometri Ozono i Zi. , 3hs. , 42hs, jFotale|9hm. 12h, 3h | 6h 9h | 12h || 7hm j 9hm | 12hm 3hs 6hs 9hs 12hs 1) 0.38 | 4.45 2.55 | 7.38 Z 5 3 3 0 3 3.0 3.0 2.0 9.0 3.5 2.0 1.0 2/0.23|381|411z|520f 2] 2] 3] 0 0 1] 30) 40 4.5 4.0 | 3.5| 3.0 4.5 3 2.30 | 3.00! 208 | 7.38] 41 2] 3' 4| 1 1|| 5.0] » 1.0 5.0 | 40 | 15 1.0 4l 0.82 | 3.88/ 174 6446 1] 31 3] 2 41 o 40 » 5.0 4.0 | 35) 2.0 0.5 lè 0.73 | 3.45 | 2.23 641] 2] 2] 2] 0) 1| 2] 3.5] 3.5 1.5 40 | 30) 15 0.5 6 0.37 | 3.95 | 3725 | 7.87 2| 2 5| ol 2 2 || 2.5) 3.0 1.0 5.5 | 50 | 2.5 0.5 1135|227/49 (552) 2! 3| 2/ 2/1 1) 40| 5.0 5.3 5.0 | 7.0 | 5.0 » 801.87] 448/258 |8.93] 24 4| 4| 2| 41 4 || 5.0, 5.0 1.0 5.5 | 40 » 0.5 9| 0.49 | 4.28] 3.09 | 7.86) 1] 2 3| 2] 2| o] 50| 40 2.0 43 |» 6.0 1.0 10 0.88 | 3.68 | 261-| 717 410 z| 2] 2 1 2 || 5.5] 5.5 3.0 4.5 | 3.0 | 3.0 2.0 11|1.39 | 435 | 1.9| 7.69) 1| 2] 2 0] 1| 1] 35] 10] 15 S.0) N 2a 1.0 127 1.55 | 2.85 | 090 | 5.30) 1) 7) 4| o f) 2] 40) 2.0 2.0 4.5 | 40) 1.0 1.0 13) 3.55 | 4.05 | 2/z5 [10.05 4 4 4 3 2 2 2.0| 3.0 6.0 5.5 | 5.0 » 2.0 14 0.42 | 4.68 | 3.30 | 8.40] 2 2 5 3 2 2 3.5) 1.5 0.5 6.5 | 5.0 | 40 1.0 15 0.85 | 4.45 | 3:28 | 8.58] 2 20 4| 3] 3| 3] 45] 45 1.0 3.5.) 4.5 » 4.5 16! 0,57 | 5.14 | 2.47 | 8.18 2 4 3 1 1 2 || 2.5) 2.5 5.0 5.5 4.0 4.0 3.0 47 0.91 | 4.301 2/70 | 7.91 3 4 3 0 4 1 45 » » » » » » 18) 1.55 | 3.70 | 3.16 | 8.41 2 4 2 0 1 2 » » » » » » » 19] 1,29 | 3.90 | 3.15 | $ 34 1 9 DI 0 0 TI » » » » » » » 20] 1.80 | 4.30, 3.88 | 9.98 i 2 3 4 (1) 1 » » » » » » » 21) 0.82 | 4.05 | 4.69 | 9.56 1 2 2 1 A (1) » » » » » » » 22) 0.93 | 4.00 | 2.88 | 7.81 1 2 LI 4 0 2 » » » » » » » 23)! 1.12 | 5.85 | 3.23 | 8.20 1 2 2 0 0 0 » » » » » » » 24 2.29 | 5.18 | 3.20 |10.67 1 2 1 0 2 (1) D) » D) 3.0 0.5 1.0 1.0 250 0.80 | 3.85 | 2.30 | 6.95 2 2 2 0 2 0 4.0 3.5 3.0 d.0 2.0 1.5 1.0 26) 0.30 | 4.53 | 4.10 | 8.93 3 3 3 0 1 2 2.0°| 2.5 1.5 5.0 2.0 1.5 1.5 27/1 0.77 | 4.10 | 3.13 | 8.00 1 2 2 2 ;I 2 1.5 2.0 2.9 3.9 3.0 2.0 3.0 28)| 037 | 3.70 | 2.53 | 6.60 1 2 2 0 1 2 3.9 4.0 4.0 5.0 2.5 2.5 2.5 29|| 0.87 | 4.05 | 2.23 | 7.15 1 4 3 0 2 2 4.5 309 3.0 6.0 9.0 39.5 2.0 Sol 0,72 | 400 | 299 | 7.71 2 k È) 1 2 2 9.0 3.0 4.5 4.5 3.5 4,0 1.0 31 | 0.28 | 3.60 | 2.93 | 6.81 1 3 2 1 1 1 3.0 0.5 2.0 5.0 2.0 1.5 0,5 M.il 1.07! 4.00! 2.73! 7.791 16 | 2.9 | 2.81 1.0. 1.1‘ 41.5 3.6 3.0 2.1 4.9 3.9 2.8 1.7 Osservazioni Meteorologiche del Luglio 1871. en e Pioggia, Stato Direzione del vento Direzione delle nubi in del millimetri| mare 9hm. 12h 3h 6h 9h 12h 9h | 12h 3h 6h 9h , 12h alle 8__ 1|{ NE NE NE NE Calmo | SO » » » » » » » 2 2| NE ENE NE Calmo | Calmo | 0SO » » » » » » >» 1 3|| NE NE NE ENE oso [OSO » » » » » » ” 1 4|| NE NE NE ENE oso Calmo || » ” » » » » » 1 5|| ENE NE ENE Caimo | 0S0 sO » » » » » » » 1 6] NE . NE N Calmo | 0SO OSO » » » » » » » 1 1 NE NE ENE NE: (OSTO) USO » » » » » » » 1 8|| NE NE ENE NE 0s0 OSO » » » » » » » 1 9 E NE NE NE 0sS0 Calmo || » » » » » » » 2 T0|| E NE NE E (SO SO » » » » » » » 1 11|| NE NE E Calmo | 0SO (OSO) » » » » » » » 1 12 ENE NNO ENE Calmo | Calmo | SO 15) » » NNO| » » » 1 13) N NNE NE N 0 SO N » » » » » » 2 14|| ENE E N NNO (o) SO » D) » » » » » 2 15) NE ESE NNO (0) lo) SO » » » » » » » 2 16) NNE NO NE NE NE SO » » » » » » » 2 47) NE NNE NE Calmo | 0SO (ORSTO) » » » » » » » 1 £8|| ESE NNE E Calmo | 0SO 0S0 » » » » » » » 2 49)| ENE E E Calmo | Calmo | OSO » » » » » » » 1 20] ENE E E NE Calmo | SO » » » » » » » 1 21|| ENE NE NE NE (OSIO Calmo || » » » » » » » 1 22) E NE DI ENE Calmo | SO » » » » » » » 1 23)| E NE ENE Calmo: | Calmo | Calmo || » » » » » » » 1 24|| ESE ENE ESE Calmo | ENE Calmo || » » » » » » » 1 25)| NE E ENE Calmo | NE Calmo » » » » » » » L | 26]| NNE NO NNO Calmo | 0SO SU N » D) » » » » 1 27|| E NE ENE ENE oso OSO » » » » » » » 1 28|| ENE NE ENE Calmo | 0SO 0sSo0 » » » » » » » 1 29 E NE E Calmo | 0SO St) » » » » » » » 1 30|| ENE NE E E (ONTO) SO D) » » » » ” » 1 31|| NE NE ENE ENE E (OXSKO) » » » » » » » 1 M. DEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO Osservazioni Meteorologiche del Luglio 1871. Nuvole 9h 12h 3h 6 ene I. 12h Miniporsfaszii vallipens Wasta Vol. Dens. Massal| Vol. Dens. Massa] Vol. Dens. Massa||V9!- Dens. Massa 1 » » ) » » Doo) » » » D) » D) )) » » » » 2 » » ‘» » » » | » » )) » )) D) » » D) » » » PI » » ) )) » » | 5 0.4 2.0 30 0.4 | 12.0 » » » » » » 4 » » » » » » » » ) » » » 10 0.3 3.0 |100 | 0.6 | 60.0 5 » » ) o» ) » | | » » » » » » » » D) » » » 6 » » » » » DA Ì » » ) » » » » » » » » 7 5 0.3 2.5 3ò 0.4 | 14.01 4 4 1.6 » » » » » » » » » si 2 4| 0.8 3 D) 1.5 » » » » » » » » ) » » » 9 » ) y » D) vl » » » » » » » » » » » » 10 » » ) » ) » » » » » » » D) » » » » » 14 » » ) » » )) » » » )) » )) » » » » » » 12» » » 5 S| 25 || 5 S| 2.5 » » ». » » » || 10 SUO 13] 10 5| 5.0) 20 5 | 10.0 || 50 6| 30.0) 35 5 | 17.5 8 S| 40) » » » 44 » » » 4 n al 2 4 | 08 » » » » ) » » » » 415 » » » 2 .8 » » » )) » )) » » » » » » 16 » » » 40 6) 9.0 8 D) 4.0) 4 4 1.6 » » » » » » 17 » » » 9 9 2.5 | ò 9 2.5 » » » » n » » » » 18 » » ) 3 4 1.2 4 4 1.6 » » » » » » » » » 19 » ) ») 3 5 1.5 2 3 0.6 » » )) » » ) » » » 20 ») » » » » » » » » » » » » » » » » » 21 » » » » » » » » » » » » » » » » » » 22 » » » D) D) » » ) » » » » » » » 5 2 1.0 23 » » » » » » » » )) » » » » » )) » » » 24 » » » » » » » » » » » ) » ) » l| 40 2| 8.0 25] 60 4 | 24.0 » » » » » » » » )) 80 6 | 480 || 70 5 | 35.0 26] 40 6| 24.0 15 5 [0045 2 b) 1.0 » » » » » » » » » Shi » » » » » )) » » » » » » 45 4 6.0 || 20 4 8.0 28 » » » » » » » » D) » » ) 10 4| 4.0] » » » 929 » » » 2 4 0.8 6 5 3.0 || 15 4| 6.0) 70 6 | 42.0 » » » sì )) » » 4 3 1.2 » » » » » » » » 3 » » » sal 2 GAI | 6 5 | 3.0) 40 4 | 40 » » » 6 | 36.0). » » » dal SEU 1.8 |! 3.8 1.8 113.3 1.8 || 2.7 1.2 || 7.6 43 ||8.1 39 Medie barometriche Medie termometriche 9h , 12h; sh 6h 9h 12h Comp. p.dec. 9h 12h sh 6h 9h 12h |Comp.p.dec. 1 p. |756.30]756.31|756.05|756.08|756.31|756.49 |756.26 156.22 1 p.| 23.88| 24.58) 24.92) 25.58] 24.02] 23.16] 24.36 24,59 2 | 56.21] 56.41] 56.00] 56.13] 356.23| 56.12 56.18) A 2 24.66) 24.98| 25.76] 25.42| 27.70] 23.38| 24,81 : 3 | 54.30] 54.40! 54.00! 54.04! 54.24! 54.53! 54.26 34.09 3 24.96] 25.70| 26.50° 25.84 24.50) 24.16 23.28) 26.23 4 | 54.03] 54.07] 53.63| 53.71| 54.05] 53.96 | 53.91) °* 4 27.16] 27.74] 28.22 28.00] 26 42| 25.52/ 27.18 i 5 | 51.90) 52.43] 51.62| 52.17) 52.40) 52.24 or 33.11 5 29.40 29.10) 30.34, 30.14| 28.66| 27.72| 29.32 28.06 6 | 53.80] 54.25] 53.71] 54.08| 54.16] 54.44 | 54.08 i 6 26.92] 27.05 27.60] 27.40] 26.72| 25.17) 26.80 s Medie tensioni Media umidità relativa 9h 12h 3h 6h 9h 12h ,Comp.p.dec. 9h 12h 3h 6h 9h 12h |Comp.p.dce, 1 p.) 14.81) 15.39| 15.57] 16.59) 17.12] 15.51| 15.83 14.69 1 p.| 67.0 | 66.8 | 66.2 | 68.2 | 73.6 | 73.0 | 69.1 63.5 2 14.10) 13.20] 13.47) 14.00) 14.43| 12.14] 13.55 SZ 60.8 | 56.2 | 54.6 | 58.2 | 60.6 | 56.6 | 37.8 1 3 14.64) 13.75] 12.47) 14.08| 14.X9| 13.50 RI 14.11 3 62.2 | 56.0 | 48.4 | 56.8 | 65.0 | 60.2 | SRI 58.1 4 14.65) 14.23] 15.50) 16.95| 17.04| 14.99] 15.53 Ik 54.6 | 51.4 | 53.6 | 60.2 | 66.6 | 62.0 | 58.1 Sos 5 15 29) 17.72 16.50] 19.69| 19.19] 15.77| 17.36 17.26 bj 30.4 | 57.2 | 51.6 | 62.0 | 66.0 | 56.8 | 57.3 i 614 6 17.31] 17.03] 17.21| 18.30| 17.48| 15.61| 17.16 *"°||6 65.8 | 64,2 | 62.7 | 67.5 | 67.0 | 65.3 | 654 f Barometro Termometro Media evaporazione Gasparin ! ES A i a asepini SALI j 0-7h | 7-3h | 3-12h |Comp. p.dec. P. ‘ .58 p. .3 2.241 95 x 0.90 | 3.72 | 1.95 6.57 2 56 ga} 156sI 33.171 195.53 È 20.80 26.10 22.60) 22.42 2? | 099 | 373 | 260) 741, 999 5 PA 8 “ 7.28 23.64 3 »1.55 | 4.08 2.98 8.01 $ 3691) 53.06 san 52.97 | 7 | 30.69 28.45 244) SS 133 | d20| 301] &isoj 829 È DI. 5 31.56 6.52 5 1.19 | 4.19 | 3.26 8.64 6 334) 56.35 | 33:68) 51.99 Îlè 28.79) 30.14, SEI 25.50 Il g 0:55 | &00 | 299| 7.54 909 108 BULLETTINO METEOROLOGICO Osservazioni IMeteorologiche del Luglio 1871. x 5 Quantità ; Medie dell’Ozono (cla piolgia Media forza del vento 7h 9h | 12h j 3hsj_ 6h 9h | 12h|Comp. p. d. 9hm 12h j3h.sy 6h , 9h |12h |Com. p.d. 1p.| 3.7 3.5 2.8 | 44 | 3.9 | 2.0 1.5 3.0 3 5 1/00. 001 00.00 1p.| 1.6 | 28| 2.8| 1.2 0.6, 14 1.7 1.9 2 4.4 4.5 2.5 | 5.0| 4.8 | 42.1 | 1.0 3.9 “ |[2|00.00 2 1.6 | 3.0] 3.2] 1.6] 1.4 1.81 21} h 3 39 2.4 24 | 5.1 46 | 2.5 | 1.9 3.2 132 3/00 ei 00.00 3 2.0 | 3.4| 3.8] 1.8) 1.6] 2.0; 2.4 21 4 » » » » » » » » * |4|00.00 "|| 1.8 | 3.2] 2.6) 0.4| 0.6 1.4) 11) ra INEDITA 10| 04 11,5 6 3.3 2.6 2.9 | 4.8] 3.01 2.8! 1.8 3.0 (°-° '6|00.00 az) 1.5 | 3.0] 2.3] 0.7] 1.3] 1.8) 1.8) Numero delle volte che si osservarono i venti N NNE |NE| ENE | E ESE | SE |SS S| SSO si OS O | ONO | NO | NNO |Calm.| Pred. 1p.| 9 o |13] 5 | 0| 0 | 0| 0 0 3° o] 00 0 5 NE 2 1 0 14 2 3 (1) d 0|0 0 ò 8 (1) 0 0 (i) 2 NE 5) 3 1 4 3 2 1 (1) 0|0 0 4 2 4 0 (1) 3 3 NESO O 4 0 3 6 2 ò 1 0 0|0 0 2 6] 0 0 1 0 5) NE 6) 0 0 7 6 4 2 0 0/0 0 1 1 0 0 0 (Ù) 9 Calmo 6 0 1 7 7 5 0 0| 0/0 (1) 3 8 0 0 1 1 3 (OSIO) Per decadi Id.|_ 1 () 21 11 3 0 0 0,0 0 2 13 0 0 0 0 LI NE 2 3 4 10 9 7 2 (U) 00 0 6 ri 4 0 1 3 8 NE 3 0 1 14 15 9 2 0 0|0 (1) 4 9 0 0 1 1 12 NE ot.l 4 5 3 | 25 19 4 0 DOO 12 29 4 0 2 4 21 NE Serenità media | Massa delle nubi 9h 12h 3© 6h |) 9h 12h |Comp. Dec. 9h | 12h | 3h | 6h |] 9h | 12h | Comp.J Dec Ip. | 100.0 | 100.0 | 99.0 |. 94.0 | 980 | 800 | 95.2 } 96.8 tr. 0.0 | 0.0 | 0.4 | 2.4 | 0.6 10 2.6 Î 1.17 2 98.6 | 92.4 | 99.2 | 100.0 (100.0 | 100.0 | 98.4 | *° 2 0.7! 3.1) 0.3 | 0.0 | 0.0 ) 0.0 0.7 c 3 98.0) 93.8 | 88.61 93.0 | 984 | 98.0 | 95.0 } 96.7 5) 1.0 | 3.1| 6.7) 3.5 | 08 | 1.0 PIL 117 4 100.0 | 95.8 | 96.2 | 99.2 | 100.0 | 100.0 | 98.5 | 4 0.0 | 2.0'1.7/03 | 0.0 | 0.0 LOSCO ò 88.0 | 100.0 | 100.0 | 100.0 | 84.0; 77.0 | 91.5 } 91.9 b) 4.800 | 0.0 | 0.0 | 9.6 | 8.8 3.9 | 40 6 93.0 | 95.5 | 97.0] 97.5 | 74,2 | 96.7 | 92.3 4 s 6 42 | 2.4 | 1.3 | 1.0 |14.7.} 1.3 41 i Numero dei giorni Sereni Misti Copertì [n piog| Con Neli. | Vento forle| Lampi Tuoni \Grandine| Neve | Caligine 1p. 2 0 0 1 i 0 ) 0 | 0 i 2 4 1 0 0 (1) 1 0 0 0 0 1 3 4 1 (1) 0 0 2 0 0 0 0 1 4 b) 0 0 (1) 0 0 0 0 0 0 2 5 4 1 0 0 2 0 0 0 0 0 4 6 2 4 0 0 0 0 0 0 0 0 1 Tolale| 22 9 0 0 3 4 0 (1) 0 0 10 Medie mensili Barometro dalle 6 ore di osservazione . . . .. 754.47 Forza relativa del vento... ......-.- 1.8 Dai massimi e minimi diurni. . ......... 754.46 Vento predominante. . . . +... 0. NE Differenza ee 0.01 Termometro cenligrado . . .. ........+- 26.29 Massima temperatura nel giorno 24 . . . . + + +-4-32.6 Dai massimi e minimi diurni . . +... 26.19 Minima lnellgilorno ALA te I - (121.2 3 a Escursione lermometrica . ... .. La ect 11.4 Differenza ...- +. 0.10 Massima'altezza barometrica nel giorno 5 . . 757.96 : ’ Cra Minima nel giorno 23... ... «0. e [eten RRARIAI Tensione dei vapori. . . . . +... +. ++ 15.55 | Escursione barometrica <. . + ++. ..+ ++ 8.55 Umiditakrelativa ti Att e e SIOE 61.0 Tolale Evaporazione - Gasparin «Lou al +... 241.09 Mia norazionea Almometro - Gasparin. . ..... 7.79 Totale della pioggia . | e Serehilà: 034 Sele E OTO e E 95.1 Massa Melle nubi: 00... Sa. di 2.9 VAIANO CRI 3.2 Ml Direttore del R. Osservatorio G. CACCIATORE Ù BULLETTINO METEOROLOGICO DEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO N. 8— Vol. VII. Agosto 1871 Perseidi dell’agosto 1874. NOTA DELL’ASTR. AGG. P. TACCHINI Le osservazioni delle perseidi riescirono incomplete in causa delle condizioni at- mosferiche poco favorevoli. Ad osservare eravamo in tre dalla mezzanotte alle 4% Nella sera dell’8 agosto nessuna affluenza, dalle 12° alle 12% 27% una sola meteora fu notata, e dopo il cielo si annuvolò. Nelle notti del 9 e 10 si ottennero i seguenti risultati : 9 AGOSTO 1871 10 AGOSTO 1871 ORE 1° quanr. | 2° quanri | 3° QUADR: ORE 1° quanr. | 2° quapRri | 3° QUADR. TACCHINI DELISA GAMBINO TACCHINI DELISA GAMBINO Numero delle meteore osservate Numero delle meteore osservate 122]5 7 | 4 0 12% 152 3 | 0 2 15 30 9 4 3 15 30 5 0 5 30 45 3 | 2 1 30 45 h) 0 5 ED 135 3 4 3 45 3h 4 0 3 130152 2 3 6 132 15 5 0 5 15 30 4 4 6 15 30 5) 4 5 30 45 2 5 4 30 45 3 3 7 dor An 4 4 1 452 14h 1 0 2 14° 150 5 4 5 Ie 3 1 3 15 30 2 4 5 15 30 3 4 3 30 45 1 4 4 30 45 3 0 5 4515. 7 3 3 45 j5h 5 5 5 15915 2 2 6 15h 15 3 2 6 15 30 4 0 8 15 30 4 6 5 30 45 2 4 2 30 45 1 Mi 7 45m J6d 2 4 3 45M JG6N 3 4 6 55 55 60 | 54 29 74 Giornale di Scienze Nat. ed Econ., Vol. VII. Parte I, 16 110 BULLETTINO METEOROLOGICO Le lacune del secondo quadrante nel giorno 10 sono dovute alla presenza di nubi, perciò le serie non sono comparabili: però dal 1° e 4° quadrante si ha un leggiero aumento nel numero delle meteore per la notte del 10. Nella notte del 9 le trajet- torie furono in generale corte e il fenomeno di brevissima durata: in quella del 10 invece, più belle, di maggior durata e le strisce luminose più larghe, sebbene anche in questa notte nulla di straordinario fu notato. Nella notte dell’11 si ebbe cielo co- perto. Frequenza relativa delle perseidi in ordine di grandezza stimata 1° grandezza= 0,13 1° grandezza = 0,16 2 » = 0,23 2a » = 0,28 Ja » = 0,28 32 » = 0,30 4° » 10327 4° ? = 0,20 5a » — 10509 5° » = 0,06 Dalle quali cifre si vede che nella notte del 10 si ha un aumento nello splendore delle meteore. La determinazione del radiante fu eseguita col mezzo di trajettorie da me notate su apposita carta, scegliendo fra le perseidi le più belle e meglio disposte attorno alla costellazione del Perseo. Nella sera del 10 le perseidi si accendevano ad una maggiore distanza dal radiante e ne segnai 17; nella sera del 9 un maggior numero, cioè 29; però le coordinate del radiante risultarono identiche nelle due notti, le quali coordinate riportiamo qui appresso unitamente a quelle degli anni precedenti: 1871 a= 42° 38' dò =+ 53° 45' 1370 a= 48° 24' d=+ 54° 30' 1869 a—=43° 0' do=+ 56° 6 1868 a—= 43° 24' d=+ 56° 42' Possiamo dunque concludere per Palermo : 1° Che la pioggia meteorica dell’agosto fu scarsa. 2° Che la maggiore affluenza e lo splendore maggiore delle meteore ebbe luogo nella notte del 10, 3° Che le coordinate del radiante poco differiscono da quelle dell’anno prece- dente. 4° Che di dette coordinate, la declinazione va continuamente diminuendo di anno in anno» DEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO 111 Fisica solare. NOTE DELLA. A. P. TACCHINI. I Piogge solari, Diamo il nome di pioggia solare a quei fasci di fili lucidi o punte staccate, che formandosi e partendo da una massa idrogenica isolata discendono in forma di piog- gia sulla cromosfera. Una di queste piogge e molto interessante l’abbiamo osservata nel giorno 26 agosto 1871, Erano le 8% 8" allorquando arrivato all’ angolo di posi- zione di 60° trovai una protuberanza composta di una massa piuttosto compatta ad un’altezza di un minuto circa dal bordo, e sfilata in basso. Allora i fili a sinistra sebbene in piccolo numero e interrotti arrivavano fino al bordo, mentre a destra eran corti e ben decisi: poco dopo mi accorsi che anche questi allungandosi si av- vicinavano sempre più al bordo, di maniera che in poco più di 2 minuti anche que- sto fascio era già unito alla cromosfera come quello di sinistra, il quale erasi fatto ‘ più largo e più fitto. Dopo questa trasformazione la protuberanza sembrava come formata di due grup pi distinti di fili, che partendo ed elevandosi dalla cromosfera si andavano a riunire in alto, mentre il modo di formazione al quale assistemmo era proprio l’inverso, cioè la protuberanza si formò da due gruppi di fili che partiti da unica massa isolata erano discesi sino a congiungersi col bordo solare. Nella tavola le tre prime figure J rappresentano questo lavoro. Ora egli è chiaro dalle figure, che se li’osservazione mia avesse avuto principio soltanto alle 8% 102, avrei dall’apparenze attribuito alla protuberanza uno sviluppo dal basso all'alto, e non avrei giammai sospettato esser dessa il risultato di una pioggia solare. Aggiun- gasi, che esaminato lo spettro al posto della protuberanza si trovò al bordo compo- sto di diverse righe, fra le quali quelle del magnesio e le rosse BC e Ba, così che era più facile andare all’idea di un fenomeno sviluppatosi dalla cromosfera in su, di un’eruzione secondo taluni, e quindi contrariamente a quanto avevamo così di- stintamente veduto. Lo spettro poi della pioggia si componeva delle sole righe dell’idrogeno e della DS, Questa osservazione fa vedere che oltre all’esservi delle porzioni di bordo a spettro misto senza protuberanze, ve ne sono anche accompagnate da protuberanze svilup- patesi dall’alto al basso nell’atmosfera sovrastante al posto del bordo a spettro mi- sto. Ciò mi conferma sempre più nella mia opinione, che cioè buona parte delle pro- tuberanze non siano che fenomeni secondarii, che si sviluppano in seno all’atmosfera del sole in causa di alterazioni in basso rese a noi manifeste dagli spettri compli- 112 BULLETTINO METEOROLOGICO cati del bordo. L'osservazione di queste masse staccate che si formano in alto e danno origine alle piogge offre uno degli argomenti a dimostrare l’esistenza di un esteso in- viluppo gassoso o atmosfera al di sopra dello strato cromosferico, che costituisce poi la corona o aureola, le cui righe spettrali non possiamo vedere che in occasione degli ecclissi totali. Finito l’esame dello spettro, allargai di nuovo la fessura e sì vide che la protu- beranza si stava di nuovo trasformando, sciogliendosi alla base allargandosi in alto con movimento di trasporto verso destra, come mostra il 4° disegno J. La punta dritta isolata erasi elevata ad un’altezza doppia dalla prima osservazione e nel posto della base della protuberanza non restavano alle 8° 28" che due fiocchi lucenti corrispon- denti al rigonfiamento delle righe del magnesio: la direzione di questi fiocchi era nello stesso senso dello spostamento della nube, la quale alle 8% 45% era ridotta alla forma della quinta figura J. Fra le 8% 28% e 8h 35% si videro diversi fili ver- ticali della 4* figura J riunirsi in un solo, staccarsi dalla nube e andare ad unirsi al bordo e figurare come una delle solite fiammelle. La pioggia solare sopra descritta discese con una piccola velocità, cioè di 115 chilometri al secondo: quale differenza dalla velocità dei raggiamenti che arriva a migliaia di chilometri! Uno bellissimo ‘di tali raggiamenti fu veduto nel giorno 23 agosto e che ho voluto riprodotto nella figura H: lo spettro della cromosfera in quel posto era complicato, mentre le spade o raggi non davano che uno spettro semplice , cioè idrogeno e D°, come la puuta’ isolata delle figure J: alle 9" 30" non vi era più traccia di raggiamento. Eguale fenomeno si osservò nel giorno 10 con punti lucenti isolati più in alto. II, Righe lucide sulle macchie. Nel giorno 15 agosto a 264° trovavansi alcuni gruppi di fili concorrenti, al di sopra dei quali stava isolato un altro gruppo, e più in alto ancora una serie di punti lu- centi che io stesso vidi a formarsi. Tanto in basso come nel gruppo medio la luce era abbastanza forte da far sospettare uno spettro misto, ma ristretta la fessura non trovai che uno spettro semplice: nello allontanare la fessura dalla protuberanza den- tro il disco, la © ricompariva invertita per un bel tratto e la presenza della larga banda nera indicava essere l'inversione dovuta al passaggio di una macchia. Infatti era il gruppo H' che trovavasi al bordo nel giorno «precedente; girati i primi, trovai invertita al posto della macchia anche la F, sebbene si mostrasse assai biù debole della C. Anche nel giorno 19 si osservò lo stesso fatto sui nuclei neri dell’ ammasso H', che allora trovavasi al centro del disco. DEL Re OSSERVATORIO DI PALERMO II, Eighe lucide al bordo osservate nell'agosto 1871. DATA © 90 è Ot a DI VI VI dl IC DICNICO ANGOLO DI POSIZIONE 10||222 14 234 240 SOSTANZE [drog. | Ds | Magn, Idrog. | D3 | Magn, ldrog.| D3 | Magn, Idrog. | D° | Magn, Idrog. | D3 | Magn, Idrog. | D° | Magn. | BC-Ba | Sodio | Ferro |Titanio] 49,24 Idrog. | D* | Magn, Idrog, | D° | Magn, Idrog, | D3 | BC-Ba | Ferro |Titanio| 49,25 Idrog.| D* | Magn. Idrog, | D* | Magn, Idrog. | D* | Magn. | Ferro Iarog, | D° | Magn. | Ferro Idrog.| D° | Magn, Idrog, | D3 | Magn, | Calcio | Nichel Idrog, {| D* | Magn, | BO Ferro Idrog.| Ds | Magn, | Ferro Idrog.| D3 | Magn. | Ferro |Titanio Idrog. | D3 | Magn, | Ferro |Titanio Idrog. | D* | Magn, Idrog.| DF | Magn, | Ferro Iarog. | D | Magn, Idrog.| D3 | Magn, | BU-Ba | Ferro | Bario Idrog. | D° | Magn, | BC Ferro | Bario Idrog. | D° | Magn, Idrog. | D° | Magn, ldrog.| Ds | Magn, | B0-Ba Idrog. | D* | Magn, | Ferro Idrog. | D° | Magn. Idrog. | D* | Magn. | BC-Ba | Sodio | Ferro Idrog.| D3 | Magn. [drog. | D° | Magn, | BC-Ba | Sodio | Ferro Idrog. | D3 | Magn, | BC-Ba | Sodio | Ferro Idrog. | D° | Magn. | Ferro | Bario Ilrog. | D* | Magn. | BC-Ba | Sodio | Fetro Idrog. | D° | Magn, Idrog. | D3 | Magn. | Ferro | 50,30 Idrog. | D* | Magn, | Sodio | Ferro | 50,30 Idrog. | D° | Magn. Idrog. | D° | Magn. | BO-Ba | Ferro | 50,30 Idrog. | D* | Magn. | BC-Ba | Ferro | 50,30 Idrog. | D° | Magn. | BC-Ba | Ferro | 50,30 Idrog.! DS ! Magn. » Nichel Bario Bario Bario NUMERO DELL® SOST: DI Sì Ciò Sì dI Sì DI VI n} 00 ni i dI i] Vo 03 do © i dI DI OI Ut a VT OT 07 a Le do di dI 00 DI Vo Lo Us VI | 113 NUMERO ELLE RIGHE dd ha fa Pa —_ _ vo eo gno a Da De mn 00 00 co 00 00 nt 0000 00 00 0 D pa Ho I 114 BULLETTINO METEOROLOGICO SOSTANZE DATA ANGOLO DI POSIZIONE (| E (Ri Pio; = = a =È (I Q NUMERO DELLE SOST. INI O cr VOS TN O n 25) 42°|| Idrog.| D° | Magn. | Ferro | Bario 48 ||Idrog.| D' | Magn. | Ferro | Bario 54 || Idrog.| D° | Magn. | Ferro | Bario | 50,30 60 {| Idrog.| D* | Magn. | BC Sodio | Ferro | 49,24 78 || Idrog.| D° | Magn. | BC-Ba | Ferro | 50,30 84 || Idrog.| D3 | Magn. | BO-Ba | Sodio | Ferro | 50,30 90 || ldrog.| D° | Magn. | BC-Ba 26 54 | Idrog.| Ds | Magn. 60 || Idrog. | D3 | Magn. | BC-Ba | Ferro | 49,24 | 50,21 27 48 ||Idrog.| D3 | Magn. | BC-Ba | Ferro | Bario 54 || Idrog. | D* | Magn. | BC-Ba | Sodio | Ferro | Bario |Calcio | 53,00 60 || Idrog.| D3 | Magn. |.Ferro Titanio| 50,21 66 | Idrog.| D° | Magn. | 50,30 2g 30 || Idrog.| D? | Magn. 36 || Iarog.| D° | Magn. | Ferro |Titanio 42 || Idrog. | D3 | Magn. | BO-Ba | Bario | Ferro | 50,17 48 || Idrog.| D3 | Magn. | Bario | Ferro | 49,24 54 || Idrog.| D3 | Magn. | Bario | Ferro | 49,24 60 || Idrog.| D3 | Magn. | Bario | Ferro | 49,24 66 || Idrog.| D° | Magn. | Ferro 72 | Idrog.| D3 | Magn. | Ferro | Idrog. | D° | Magn. | Ferro Idrog.| D3 | Magn. | Ferro Idrog. | D3 | Magn. Idrog.| D° | Magn. Idrog. | D? | Magn. | Ferro | 49,97 Idrog.| D? | Magn. | Ferro | 49,97 Idrog.| D° | Magn. | Ferro | 49,97 Idrog. | D° | Magn. | Ferro | 49,97 Idrog. | Di | Magn. | Ferro | 49,97 276 || Idrog.| D, | Magn. | Ferro | 49,97 D D D 30 Oo O GO Il ci © DI Sd PPM 282 || Idrog.| Dj, | Magn 288 || Idrog.| D; | Magn. 31) 66 | Idrog, Magn. | Ferro 72 || Idrog.| D° | Magn. | Bario | Ferro | Nichel 78 ||Idrog.| D° | Magn. | Bario | Ferro | Nichel | 90 || I&rog.| D° | Magn. | Bario | Ferro | Nichel I Sì Sd SP DI LI CI CI DUI UT UT OT Vo 075 Pa POM JU Wp > O pm IO 96 || Idrog.| D° | Magn. (continua) DEL R: OSSERVATORIO DI PALERMO 115 RIVISTA METEOROLOGICA Come spesso suol succedere tra noi l’agosto è uno dei mesi più viarabili dell’anno; e difatti questo carattere l’abbiamo pur ora riscontrato, sebbene entro limiti ristretti. Differenze non forti si osservano tra le medie mensili e le normali, e le variazioni dei principali agenti meteorici avvennero gradatamente e con pochi sbilanci, La curva barometrica, la quale è quella che più delle altre determina il carattere della sta- gione, vedesi per questo mese influenzata dalla instabilità atmosferica continua, ma mai forte al segno da portarla ad estremi eccezionali degni di nota. Lo specchietto seguente lo mostra chiaramente. Variazioni barometriche in agosto. Giorni Massimi Giorni Minimi Escursioni 30 luglio 752,30 PA tia 2 agosto 7540,45 2,45 6 agosto 752,00 3,49 7 755,49 207 3 703,42 1,63 9 755,05 2,15 11 752,90 3,04 14 755,94 2,81 il 753,13 3,02 22 756,75 1,98 23 754,77 3,50 20 758,27 4,22 28 754,05 7,73 31 761,75 La più forte salita del barometro adunque non eccedè gli otto millimetri, e la men- sile escursione i dieci. La media mensile superò la normale di millimetri 0,52. Un risultato pressochè uguale (0°,58) abbiamo per la temperatura ; essa sebbene nel risultato medio mensile pare che abbia superata la normale di tenue quantità, pure si è molto avvertito un eccesso di calore spesse volte insopportabile. Ciò forse è stato anche prodotto dai venti deboli e dalla calma predominante in molte ore del giorno, e dalla quasi costanza della temperatura. Il termometro aumentò nei primi giorni del mese sotto l’influenza di una corrente di scirocco; ma poi quasi sempre mantiensi sulla normale tranne pochissime eccezioni. La mensile escursione termometrica di 8°,7 è molto regolare. Più variabile è stata l'umidità; ed attesa la pioggia caduta, risultò non forte, la media mensile stando sotto la normale di 4°,7, La pioggia normale di agosto è di millimetri 9,4 divisi in due giorni di pioggia. 116 BULLETTINO METEOROLOGICO Durante il mese si raccolsero millimetri 13,02 di acqua in 5 giorni. Questo sarebbe suf- ciente per non dire secco il mese in parola; ma la scarsa quantità di pioggia rac- colta nei passati mesi, ne lascia ancora a desiderare, essendone avidissime le campagne. La serenità, benchè predominaute, variò sempre; e mai notossi un giorno in cui il cielo fosse assolutamente sgombro da nubi per come molti ebbero ad osservarsene in luglio. Insomma l’agosto passò variabile ma bello, e nessuna seria irregolarità colpi i varî elementi meteorologici. 1 4 5 6 7 8 9 10 11. 12 13, 14, 16, 17, 18 19, 20. NOTE 2, 3. Tempo bello, mare calmo, venti regolari; nel mattino caligine. Cielo misto, venti sciroccali deboli, mare calmo, a sera umidità forte. Venti del 1° quadrante, nel mattino cumuli all’orizzonte, mare calmo, Corrente intensa di 0, mare agitato, cielo coperto e piovigginoso ad intervalli. Cielo variabile, venti regolari, mare agitato. Cielo variabile, mare un poco agitato, venti del 1° e 4° quadrante. Nubi temporalesche durante il giorno, venti del 1° quadrante deboli, mare calmo. Sereno e calmo nel mattino, poi hello variabile; mare calmo, venti regolari, Cielo coperto sin dal mattino. Alle 3% p. m. circa temporale dal N, accompa- gnato da fortissime scariche e da pioggia. Mare calmo, Alta corrente di N, alle 7°, 15" mattina leggiera pioggia; alle 7%, 33" tuoni lontani; alle 9° e 30" pioggia. Questa si fa generalmente dirotta alle 2 p. m. preceduta da tuoni lontani, Nella sera lampi ad E, mare agitato. Alle 2" e 30" del mattino pioggia: poscia cielo sereno che s’intorbida alle 9h e 10% nuovamente facendosi piovigginoso. Cielo sereno a sera, mare poco agitato. 15. Cielo bello, venti regolari, mare calmo. Cielo sereno nel mattino: s’intorbida verso il mezzodi, ed alle 12h 15" pioviggi- noso per pochi istanti. Mare calmo, venti deboli. Cielo e venti variabili, mare calmo, Cielo bello variabile, venti del 4° quadrante un po’ forti dopo il mezzodi, mare lievemente agitato. Cielo lucido, venti regolari, mare calmo. Cielo bello, mare calmo, venti regolari, 21 e 22. Cielo vario, venti regolari, mare calmo. 23» 24, 25, 28. 29, 30, 31, Cielo vario, mare calmo, venti regolari: a sera forte umidità. Alle $® 30" p. m. magnifico alone di luna. Cielo coperto vario, venti deboli, mare calmo: alle 9" 45% p, m. leggiera pioggia. 26, 27. Tempo bello, mare calmo, venti regolari. Cielo bello, mare calmo, venti deboli: nella sera lampi ad B Cielo var; alle 7° 40% del mattino pioggia, mare agitato, venti del 1° quadr. Cielo vario nel mattino, sereno a sera: mare agitato, venti regolari. — Cielo vario, venti regolari, mare calmo. DEL Re OSSERVATORIO DI PALERMO, Osservazioni Rn dell’Agosto 1871, dl7 | Massimi | ni ni o Massimi © minimi on atm lo paterno | Barometro ridotto a 0 BAOO ici | Termometro centigrado PARdUDI =_= == ——z: ite. È = FE —_ n || 9hm 12h | 3h 6h VOTI | hm 12h sh Gh ) 9h (12h 331426 66-33 3EST! (5603) Stdel 53:67 ; 26.7 |26.8|27:9 |27.6,(20.7 (25.6 1 28.6 | 243 AVi| "33049" ©G; 53,33) 54.351 S4.61| 54.83 54. 29.6 (29.6 [29.7 [26.9 127.3 126.4 Il 30.4 | 25.4 5| 54.19 5 56.09 53.76| 5389, 52.90 54. 37,2 26:8 (27,8 [276 125,8 |26.3 || 28.51 25/3 G|l 52570] sassi 5240) 32.63) 5353) 5411 54.2 24,9 |23.2 [245 (2k0 [254 [20 | 270 | 229 T| DEsoi oiso gesso Gem sell Giwa si AI e De na | 54.230 50.14 93.7 93.421 53.55) 53. 53. 24.8 [26.0 |26.1 |24.6 |24.0 [24.5 || 26. 23, 9 || SEo2| sese 5399) Sez4] 564 5448 USE [25.1 [25.6 (26.3 (25.2 (248 \26.4 | 27.7 | 25.4 | 10]! 54.12) 54.24] 53.27) 53.60) 53.83] 53.36 d4. 24,71 (25.2 26.1 20.4 23.4 24.3 26.1 22.9 14 50.62) 53.72; 53,36| 93.77] 53.96) d45i DÒ. 26.i 26.2 26.0 (25.1 23.1 24.2 56 7 22.4 12 | 33.95) 54.68) 54.19, 54.58) 5481] 54.96 33.2 33.95|249 (22.3 [24.8 [24.5 [23.9 |23.6 || 26.8 | 21.7 13 || 54.42] 5488} D&ST) 56.58) 54.97]// 55.46 35. 5634264 (2640 (2307 (26.5 (231 (25.7 || 248 | 22,8 14 55.46) 55,69! 55.04| 39.18 55.53 | 55.68 i. i. 2|[25.2 25.1 23.8 25.5 24.6 59: 26.4 23.3 15 || 53.24 53.64! 55.09) 55.29] 55.28) (55.24 dò. vi. 25.2 23.8 26.3 125.8 254 [563 SIE 23.1 16 || 34.78] 5309), 54.00) 5610) 54.20) 54.56 33.24| ./33.8726.6 !27,6 [27.6 [27.1 |266 [26.4 || 28.6 | 24.3 AT || 53.8%| 53.98 52.92| (53.89) 54.37] 533.97 5k.56| © 33/13(27.3 [281 [20/3 [26.1 [2ic£ [25/8 30/1 | 25.4 IS 53.92/ 54,28) 53.79 dA. 26) 54.97] 55,39 33.39 53.13] 26.0 26.9 26.1 23,5 25.1 {24.8 27.5 24.6 19 SO.74| 56.13) 55.47) 39.57 55.861 56.04 56.13 34.891/26.3 26.9 AU 26.7 26.3 3.9 27.6 Qi 20) 55.74 56.05) 95.29) 55.71] 55.49) 55.73 56.29 55.07/126.7 (27.5. [27.2 26.9 26.2 LO) 1 28,1 24.6 21 55.71) 56.09) 55.18) 59.80! 36.00] 56.44 56.63 35.18 26.3 26.6 (27.3 20,3 25.8 125.2 27.8 29.2 22 || 56.22) 56,31) 53,79], 55.951 55.94) (56.14 56.56 35.75]|26,7 (26.7 28,2 26.7 26.1 25.2 | 28,3 23.2 23 | 55.49) 5575) 54.71) 55.14) 55.19) 95.16, 56.75 d4.77/(26.3 26.4 |26.7 [26.1 |25.5 20.9 26.7 26.9 24 d53.58| 55.714] 55.30) 50.54] (55.74) 56.21 96.21 54.81126.5, 126.6, 27.0 |25.4 24.8 29:93. 27,5 24.7 25 50.72) 57,25) 57.07] 57.32! 57.62! 58.09 58.09 55.83//26.0 [26.0 26.1 26.1 29.2 25.2 27.2 29.2 26 || 57.97! 58/27) 57.42] 57:92) 37.98] (5827, 38.27 ;7.27/(26,9 (27.6 [27.3 |27.3 |26-4 [25.1.|| 28.3 | 25.1 DI 97.76! 57.49], 37.02) 57.07) 5712] 506.76 57.93 .12|126.7 |27.8 28.0 28.1 26.6 24,8 Il 28.8 24,8 28 33.84| 55.60" 54.99 (55.01, 55.48] 154.95) 30.76 ;5.03:|27.2 (27.0, |26.7 |26.6 25.5 (25.8 28.0 23.4 29 55.93] 56.001 55 80! 56.79| 56.85) 57.18. 37,18 .48)|24.8 |26-0 [26.4 |24.9 |25.2 29.6 2010 23.4 30 |) 57.84| 58.65) 58.50] 59.09) 59.40) 60.04 60.061! 36.80124.8 (25.4 23.2 24,9 29.1 25,1 25.9 23.1 31 I 60,49) 61.12], 60.61] 61.27) 61.43) 61.62 61.78). 59,84||25.2 [23.4 |25.5, (25.2 24,9 24.3 26.1 25.3 M. 99-18 90:48) ‘54/891 50.18! 55.41 ‘(55-04 50.12] 54.49 ||26.06126.35 126.73 26.02125.37 2481] 27.58 24.01 Osservazioni IMeteorologiche dell’Agosto 1871. | Tensione dei vapori I Umidità relativa Stato del Cielo rn 6h, 9h, 12h f(ofim: 12) 3p {60 .9h 120 | 9hm | 12h 3) n ii 12h jr. 5$/13.05/16.77/18.13/17.85/17.726#7] 47| 59) 6667 | 70 [Lucido |Lucido |Lucido |Lucido |Nuv. Bello 3|13. 87|13.36|13.70/15.41113.82/14.70)| 5&| 52/50)! 561/56 51 [Lucido |Lucido Lucido, |Lucido {Lucido Lucido dt. 12|16.70/17.61|17.58(17.66/15.45/ 5% | 64 | 63 | 64| 68| 63 [Lucido {Lucido {Lucido. (Lucido {Lucido |Lucido SIT, 30 (17.7 hi 18.65|17.57|19.66/18.50/] 56 | 58] 60/6773. 1,73 [INuv. Cop. Bello Lucido, {hucido {Bello È. 18,32/19/45/14.33 16. 75|15.98|14.61]| 6S | 73 | 52] 61] 65] SS {INuv. Bello Bello Bello Lucido |Misto 6/12/7218. 39|12.99|15.27|13.41|13.94|! 54 | 57 | 57 60) 63) 63|Cop. Cop. Cop.‘ {Gop.v. -|Bello Bello 7 13.03]13. 26|11.98)13.82/1%.09|13.67/| 55 | 55 | 4S8| 56] G1/ 61 ||Misto Nuy. Bello Bello Cop. Lucido 8/113/84|11;61113.66/14:16/1429|42.02|| 60 | 47/54 | 61:|:64|.62||rucido [Bello |Cop. © Cop... {Bello + |Bello 9113.42!14.81/14.39|15.91/15.99]13.08| 57 | 61 | 59| 67] 68 | 65 |INuv. Nuv. Nuv. Bello Lucido |Lucido LO}15.16/15.04 15.79 16.26116.26/15.70 66 | 67 | 62] 68) 68 | 69 ||Bello Nuv. Nuv. Bello: *|Bello Cop. 1|/16.00/17.0716.33(17.77|17.54)16.99| 63 | 67| 65| 73] 74) 76 (cop. Cop. Cop. Cop. Osc. Osc. 42//15.66/16.70/17.72/17.2516.31/44.37| 67 | 82| 76) 75] 74 66|cop. |Osc. {Cop.. |Misto |Lucido |Bello 315.13(14.07/13.53|13,31/16.34/15.32]| 67: 62 | 71| 68: 78| 70|[Cop. Cop. Cop. Misto [Bello |Lucido 14/16. 39116. 88|15.98 17.95/17.59/13.09| 68 | 71| 64] 74, 76| 61||Nuv. Bello Bello Nuv. Lucido. |Lucido 15|/14.19 /15.98/16,37|17.08(17. 58/15.60] 60 | 64 | 66 70| 73 | 69{Lucido {Lucido |Lucido |Lucido |Lucido |Lucido 16|14.65/15.54 17.1517.08/17.01/17.04 57| 56] 63| 67| 70|/51 [Lucido {Cop Nuv. Cop. Cop. Cop. d'7||17.30(15.90)18:65116.23|15.45|15.14| 64 | 56 | 62| 65| 64 | 61 Cop. Bello Cop. Nuv. Bello Lucido 18|/13.89|14.03/16.01|13.72|16.65|15.76 64 | 53 | 64| 65| 70) 68|[Cop Nuv. |Nuv. |Nuv. |Bello Lucido 19:14. iano 13.70|17.66|16 58:13.99]| 36 | 53 | 52| 68| 66] 56/fBello |Lucido Lucido {Lucido .|Lucido |fucido 20||14.7 uo 5.84/17.39(17.53 17.07)15.99!| 57] 58 | 65| 67] 67] 67 Bello Bello Bello Nuv. Bello Nuv. 21|/17.94!18.22|17,29|18.87|17.98/17.45]) 70| 71] 64| 74| 75 | 73/|Nuv. Bello Bello Lucido |Lucido |Lucido 22|17.66/16.80/15.3819.5316.96/17.22) 68 | 65 | 54! 75| 76| 72|[Bello Misto |Nuv. Misto |Lucido |Lucido 23|[16.58(18.44|18.59/18. 72148. Uh 18,551 66 | 73| 7175 | 77) 83 Bello Bello Nuv. Nuv. Nuv. Lucido 24|(17.13 16.85|14.80|17/13! :16.18/17.04|] 66 | 65 | 56| 71| 69] 70|{Nuv. Misto Nuv. Bello Cop. Cop. 25/15. ‘89/15 3.89/16.34|17 58/47. 01|15.90]| 64 | 64 | 63 | 69| 71 | 67 |Nuv. Bello Bello Lucido |Lucido |Lucido 26|/16.21|15.36/16.39/18.22/19.25/14.49|| 62 | 56 | 61| 68] 75! 61lLucido |Bello Bello Lucido |Lucido Lucido 7|117.66|15.22|15.51|15.47|16.89/13.84 68| 55 | 56| 55 | 64| 60|Lucido |Bello Lucido |Lucido |Lucido Lucido 28|113.42(15.28/18.59,18.44 17.93|15.98!| 50| 58 | 74 | 74] 74| 64 {Lucido |Bello Bello Lucido Bello Lucido 29)(18.19/16.33|15.61/13.12}13.61/14.37]| 79] 65 | 61,56] 58° 66 ||Nuv. Nuv. Cop. Lucido |Lucido |Misto 30|(12.41|12. 0 12.54|13.54|12.85|12.62]| 54 | 50 | 53 | 58| 59 60|Cop. Nuv. Bello Lucido |Bello Lucido 31|13.77/14. 391 144414. 71|14.57 13,57], 98.1 09 | 59 | 62 | 62 | 61 |[Cop. Bello Bello Lucido |Misto Lucido .1{15.35/15. ‘5415. 89:16.62,16.50 13.22//61.2 60.9!60.7|66.4168.6|65.2! VII. Parte I. 17 Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. 118 ' BULLETTINO METEOROLOGICO Osservazioni Meteorologiche dell’Agosto 1871. Evaporazione Gasparin| Forza del vento relativa Ozono Thm., Shs. , 12hs. Totale 9hm., 12h, 3h | 6h 9h | 42h || 7hm | 9hm 12hm 3hs 6hs 9hs 12hs 1070552) 163785) 2) 212] 2 0 | 1|| 5.0) 3.5 3.3 Î 1.0 | 30 | 2.0 0.5 2177 | 4.20 | 3.81 | 9.78 1 | DX 0 2 3 || 2.5] 40 3.0 5.5 | 40 |. 3.5 0.5 3 4.44 | 3.70! 2.90 | 8.04 2 20 1 1 dl 5.016 351.25 | 5.0. | 2.0 | 2.5 0.5 &| 0.55 | 2.95 | 2.19 | 5.69 1 | 14 2% o dc 0] 60] o Le o desi | 1.01 ) 3.63 | 4.64 || 1 2 2 1 2 3 5.0.| 4.0 3.0 705 4.0 3.5 4.0 6 0.29 | 2.03 | 475 | 7.09 | 3 | 7 5 4 2 1 || 7.5 | 6.0 1.5 5.0 | 585 | 5.0 3.0 10.85 | 4.80 | 2.65 | 8.28} 3! 3] 2] 0|-2 2] 7.5) 6.0 4.0 5.5 | 5.0 | 3.5 3.5 8 0.84 | 4.43 | 3.12 | 8.39] 3 3 3 3 1 9 || 6.0 1.5 3.0 5.0 | 4.0 | 3.5 1.0 9 0.43 | 4.95 | 2.18 | 7.86 2 | 2 3 2 2 | q|| 2.0 | 4.5 1.5 5.0 | 35 |. 2.5 1.0 10/052 | 3.70] 2.35 | 6.570 2] 201 2] 1 1) 2 6.0 40 4.0 6.0 | 40 | 20 1.0 11| 0.55 | 2.33 | 0.00] 2.90] 2! 2] 2] 2| 1 0| 45| 45 3.5 6.0 | 5.0 | 2.5 5.5 12) 0.37 | 0.00 | 1.22 | 1.59|| 2 1 1 1 2 1 5.0) 35 6.0 65 | 45 | 45 1.0 130.00 | 2.20) 1.92 | 412 || 1 30 304024 |pe:3 2 2.5) 60 4.0 6.0 | 5.0 | 6.0 1.5 14 0.23 | 3.35 | 2.15 | 5.73 || 2 2 2 2 1 1 5.0) 6.0 4.0 6.0 | 3.0 | 5.0 2.0 15|| 0.95 | 3.00 | 2.55 | 6.50 2 2 2 2 1 1) 30) 40 3.0 4.5 » 6.5 2.0 16|| 0.95 | 2.50 | 2.70 | 6.15 1 1 1 2 1 6 7.0) 3.5 2.0 » » 6.0 | 2.0 17) 0.90 3.33 | 3.86 | 8.09 i 2 2 2 2 3] 6.0| 4.0 4.0 5.0 | 5.0 | 40 2.0 18] 0.41 | 2.90 | 3.63 | 6.9 31 (3 4 2 3 {| 7.5) 5.0 3.0 55 | 60 | 6.0 0.5 19] 0.72 | 3.60 | 2.82 | 7.14 fi 2 2 1 1 41] 5.5 | 45 3.0 4.0 | 5.0 | 2.5 0.5 20|| 1.53 » ‘1 5.85 | 7.38 1 2 2 2 1 1) 6.0| 4.0 2.0 5.0 | 40 | 35 0.5 21] 0.47 | 3-78 | 1.45 | 5.70 2 2 2 2 I 2] 35| 40 3.0 4.5 | 6.0 | 45 2.5 22) 1.25 | 3.00 | 2.10 | 6.35 1 2 2 1 4 1] 5.0) 4.5 3.5 4.0 | 5.0 | 50 2.0 23)! 0.90 | 3.28 | 2.22 | 6.40] 2| 2 2 1 1 1|| 5.0! 30 1.5 6.5 | 5.0 | 45 4.0 24 0.50 | 3-40 | 1.54 | 5.446 || 1 3 2 1 1 4|| 5.0| 415 2.0 5.5 | 40 | 4.5 2.0 25) 0.56 | 3.70 | 2.35 | 6.61 o| 2 2 0 1 2 || 5.0 » 1.0 5,5 | 40 | 3.5 3.0 26) 0.68 | 3.12| 2.68 | 6.48 || 1 1 1 1 1 2 || 3.5 | 5.0 2.5 5.0 | 5.0 | 40 3.0 27|| 1.52 | 3.35 | 3.00 | 7.87|| 1 2 3 1 1 | 5.38 | 50 3.0 6.0 | 6.0 | 6.0 3.0 28 1.60 | 3.10| 2.64 | 7.34 1 2 3 0 2 3 6.0 | 40 3.5 5.0 | 4.0 | 35 0.5 29) 0.89 | 1.69 | 3.02.| 5.60|| 0| 3 3 1 1 2 55) 2.5 3.0 55 | 45 || (45 1.5 30)! 0.36.| 3.83°| 3.00 | 7.21 BRIAN 3 1 2liiieo Ilme5 | 55 4.0 6.0 | 5.0 | 3.3 0.5 34) 0.65 | 3.55) 2.32 | 6.52 ||. 2 2 2 1 1 1 | 5.0 | 3.0 2.5 5.0 | 3.0 | 3.0 0.5 Mm.il 0.78! 3.08! 2.65! 6.51 17] 2.2] 2.3/14:14 ‘(181 514) 242 3.0 5.2 | 4.3 | 39 1.7 . Osservazioni Meteorologiche dell’Agosto 1871. TRI £ Pioggia Stato Direzione del vento Direzione delle nubi in del millimetri] mare 9hm. 12h 3h 6h 9h 12h 9h 12h 3h 6h 9h 12h alle 8 1| NE NNE ENE NE Calmo | SO » » ) | » )) » » 1 2 ENE NNE NE Calmo | 0SO SO » » » » » » ; I 3 ENE NE ENE NE (OSIO) Calmo || » » MEZ) » )» » 2 4 ESE ESE E Calmo | 050 Calmo || » » » » » » » 2 S| E NE N NE OSO 0 » » » » » N » 1 6 0 (0) NO (o) (0) 0 0 (0) NO » » » » 3 7)| ENE ENE ENE Calmo 0 OSO » » » » » » » 2 8 NNE NNO N NNE NNE SO ) » » » » » >» 2 9) ENE NE ENE ENE (0) Sto) » » » | » » » » 2 10) NE ENE NE ENE Calmo | 0SO » » » » » » 5 2 14|| ENE NNE ENE 0S0 OSO Calmo » N N | » » » 3.50 2 12)| NE NO E ESE OSO SO N N NO » » 8.31 2 13) NE NO N NO 0 SO o) (0) » » » » 0.51 2 14| NE E ESE ENE (OJSIO) (OXSLO) » » » » » » » 2 15|| ENE NNE E ENE (O}SX0) (0}SX0) » » D) D) » » » 2 16)| E ENE ENE ENE 0 SO » » » » » » » 2 17 E NE ESE NNE ONO SO » » » » » » » 2 18 N NNO NO No (0) (OSIO) » » DEE RIGD)) » » » 2 19)| NE NE NE E (0) (OSIO) » » » » » » » 2 20) ENE NNE ENE E (0) oso » » » » » » » 2 24) ENE ENE ENE E OSO IO) » » ) » » » » 2 22)| E ENE E E (ORTO) so » » DARIO) » » » 2 23|| NE ESE ENE E oso so » » » » » » » 2 24) NE NNE NE NO ONTO) so 0 N » » TT] an 0.13 2 25) Calmo | NE ENE Calmo | 0SO SO » » » » » » » 2 26) ENE | ESE ENE ) oso | SO » » » » » » » 2 27 ENE NE E DI (OSO SO » » » » » » » 2 28|| E NE ENE Calmo | OSO SO » » » » » » » 2 29) Calmo | E E ENE So » » » » » NNE 0.57 2 30) NE NE NE E oso SO NE | » » » » » » 2 n NE NNE NE E (0) Sto) » » D) » » » » 3 NE. DEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO Osservazioni Meteorologiche dell’Agosto 1871. 119 Nuvole 9hmn 12h -—__ Dens. Massal| Vol. » » ) » » » ) » » » e ———_ bens.,Massa, 3h 1 2 3 D) zi 40 0.4 | 16.0 95 0.5 | 47 Sl 30 6 | 18.0 || 10 5 | 5 6 90 163.0] 60 6 | 36 7 50 6 | 30.0 || 30 6 | 18. 8|| » » 5) 15 S| 7 9 40 6|2.0| 20 6 | 12 10] 10 4| 40 30 5 | 15 11 95) 3|475| 95 6 | 57. 12] 90 6 | 54.0 |) 100 1| 70. 13 98 1|686) 80 71|56. All 45 1315.) 45 6] 9 15 » » » ) » 16 » )) » 70 6 | 42 17] 60 5 | 300] 10 4| 4 Agi 60 636.0 20 6 | 12 19 2 4 0.8 ) ) 20] 4 3| 12) 45 £4| 6 21] 25 5 | 12.5 | 15 Moie 7 22 4 S| 20 50 6 | 30. 93 4 4| 16) 40 53| 5 z| 40 5 | 20.0] 50 5 | 25. as 30 3| 90 4 9 | 2 26» » » 4 S| 2. o7l » » » 4 S| 2 agi» )) » 2 zl 0. 29 40 6 | 24.0 | 30 6 48 oil 95 7) 66,5 40 6| 24 31)|_70 6|4.0| 15 Dot SIRCE m.||32.9 19.4 [129.14 417 auosorococoscouo” oo costo uobScù i 9h 12h Vol. Dens. Massal| yo]. “ Massa|| Vol: Dens, Massà Vol. Dens, Massa » » |» a » || 30) 0.6| 18.0 S| 05 2,5 lo» n » s » Î) » » » » » | Ì » » » ) » ») » ») » » {10 DE 4.0 5 » » » » » 4 6 | 2.4 i 10 FLO] è 40 1.6 » » » || 50 n! 35.0 80) T/560) 60 6 | 36.0] 10 6| 60/15) 5/75 i 10 È 5.0 || g 5 4.0 90 94.0 » » » | 70 | £2-0)| 60 6 | 36.0 4 4| 1.6] 6 5| 3.0 {| 20 A20) 015 4 6.0 » » » DI » » ‘30 a | 150/45 4| 6.0 3| 0.6 || 70 5 | 35.0 |98| 6 /5ss8| gsi 35/425 100) 7|700/10/, 7700 | 95 7| 510] 50 ò | 25.0 > » » || 10 5| 5.0 il 90 5 63.0 || 50 7 | 35.0 4 ò 2.0 ) )) » 15 a 105 40 5 | 20.0 )) ) D) ) » ») » 5 ) » » » » » » DI » » 20 s 10.0 60 5 30.0 95 S|z475| 90 5| 30.0 | LAI 6 35.0 30 4 | 12.0 2 4 0.8 » » » 2 = 12.0 || 25 5 | 12.5 || 10 S| 5.0] 3 » LI ù » » ) ) » ) » » » » 2 5 1.0 30 4 | 12.0 4 4 1.6 || 30 4 | 12.0 4 ò 2.0 » » » )» » » ) ” » 40 6 | 2z0) so 4 | 20.0 » » » » » » 25 6 | 15.0 30 4 | 12.0 30 4 | 12.0 ) » ) 30 S| 15.0) 10 &| 40| 80 6| 48.0] 60 5 | 30.0 4 S| 2.0 » ) » » » D) » » 4 4 1.6 » » » Dj » » )) ) » ) D) » ) ) » » » ) » 4 5 2.0 » )) 15 6 9.0 » » » 70 6 | 42.0 N » S » n ||%0| 5 | 23.0 4 5 2.0 ) )) 2 4 0.8 » » ) 15 5 7.5 ) » » 50 5 | 25.0 » ) ) 27.5 16.3 |20.7 10.5 ||172 9.9 [15.1 8.5 Medie barometriche Medie termometriche 12h 111.111.111. .""r. Barometro Termometro Media evaporazione Gasparin î Daga n piatt] Î 3 ARSSpiDi apri È Ver pr Da Comp; p.dec. p. ? 53.61}-% p. | 28.98 4.68 p.ti 27 | 2.83 | 7.19 ta] li (A ca Afioa[i | Mhiglinlio 0. 1560 ne I 79 De i È i 3 17 i s55a salhi sin) s4.10|3 | 2835 27.38 2.56 23.66 || 3 090 | 241 | 517 Li 5.66 } 5.27 5 15 ‘0 » || 5 wu 3. 193 | 6. 6 3869) 55.16 | 5833) 55.90 6 2728) 21.39| 23.851 26.451 g 0.95 | 341 | 2.78 G.84 6.47 120 BULLETTINO METEOROLOGICO Osservazioni Meteorologiche dell’Agosto 1871. î ; Quantità || ; Medie dell’Ozono della progela Media forza del vento 7h 9h 12h | 3hs| 6h 9h Î i2h(Comp. p. d. 9hm ;42h j3h sj 6h | 9h |12h |Com.p.d 1 p. | 4.1 3.9 2.6 | 4.6! 3.3 | 2.8 | 0.7 SEO) ‘6 \1/00.00 00.00 Tp.| 1.4 | 1.8| 2.2] 0.8] 1.21 .4.4) 1.5 2 |58| &&k| 2853) 443319] 4055 2/00. ‘004 00-00/»!"| 3/0 | 5.4| 30| 2.0| 1.6 1.6, 24420 b) 4.0 4.8 44 | 5.8 3-00 4.3 | 2.4 4A }, A || 12.9 12.32 3 1.8 | 2.0] 2.0) 1.8 1.6| 1.0: 1.7 1 Ù |c&l xa os. 40) so 44] 11) 21 041 200. 00 & | 14) 20) 22) 18| 16 2.5] 1.9) di AR SM | 2.7.) 359 (col 13/00.13) 90.70|(3 | 1.2) 12.2) 2.0] 1.0 1.0| 1.4! 1.3/16 | 6 sol aa | sa ls4l 461464! 415 | 40 °0 Voloo.s7; Ull6 | 1,34 2.0) 2.5] 0/8) 13/1840 Numero delle volte che si osservarono i venti == È = zona a “e T == : N | NNE |NE| ENE| E US SE |SSE| S | SS& | SO | 0SC o ono Ro NNO Cala Pred. Ap. 4 2 tl 4 2 7 o| 0|0 0 2 4 0 ® NE 2° ti 3 3 8 0 ) d| 0|0 0 2 2 7 0 1 1 2 ENE 3 4 2 3 4 Bb) 2 ()) 0|0 0 2 ti 1 0 3 0 1 OSO 4 1 2 4 4 4 i 0| 00 i O 3 4 1 2 1 0 |NE.ENE.E.0 5 0 1 4 6 5 1 o| 0|0 0 5 3 0 1| 0 () D ENE 6 (1) 1 7 b) 9 1 0 0,0 O 6 4 tI 0 (l) 0 2 E | O = do I Per Da id. 2 GO TE ali o E, ii OE Te ENE — 2 2 4 ti | STAI } | 0 | 00 | ot £ 10 5 1 5 1 1 0SO 3 | 0 2 Igino (ti 2 | 9| 09] 0|nl GRCHNA ig SE E tot. 4 14-|-28- 131 23 E ES UR VE ET 0 2: Art 6 2 1343; ENE Serenità media | Massa delle nubi (Sh 1 12h] gi | 6h 9h | 12h (Comp. bec. |9h | I2h] 3h | 6h | 9h | 12h] Comp. Dee. lp 86.0 | 79.0 | 96.0 | 99,2 | 9.0 | 88.2 | 90.4 } 0.4 AP.| 6.8 |1os 1.8 | 0.3 | 3.6 | 8.0 Sed 2 | 620/690 | 58.0) 684 | 78.8] 818 | 697801 |> l262 l47.7 (260 17,6 [124/91 | 178 Î 11.5 3 3HA 1420 | 40.46 0 55.00 79.2) 78.0] 548) cn 3 (40,3 |38.4 |37.3 [24.5 [14.4 |15.0 | 28.3 i | 8 t70| 116) 710 118) 820] 167198 ||% [136 (19.,s (ito (153 [IO | &4| 1193 204 5 19.4 | 714.2 | 194 | 82.0 | 78.0, 88.0 | 80.2} 92.9 5 9.0 (13.9 (11.6 | 7.2 [12.0 | 6.0 10.0 92 6 | 63.8) 842 | 83.8 | 1000; 88.8 | "91.7 | 8574 °""[l6 [22.1] 94] 92 | 0.0] 5.8 | 42 84 | i Numero dei giorni Sereni, VIRA Coperti Con piog Con ic, Vento lortej Lampi Tuoni !Grandine) Neve | Caligine 1 | l i | | i pil ©*530 0 0 0 0 0 0 0 | 0 2 4 | H 0 0: () Î 0 0 0 0 0 3 Dig ao 3 0 0 2 2 0 0 0 4 4 | 1 0 0 0 i 0 0 0 0 0 5 4 1 | O ik 0 0 0 0 0 0 Ù) 6 6 0 0 1 0 0 Î 0 0 0 0 Totale| 25 Ae e; Ue tb AIAPS 2 0 D 3 Medie mensili Barometro dalle 6 ore di osservazione . . . .. 153.28 Forza Telafiva del vento +... .....- + LAS. Dai massimi e minimi diurni. . ......... 755.50 Vento: predominante. - . |... ++ i CAUENE Differenza . .... . 0.02 RErMome To tee n lora d OI E 23.89 Massima temperatura nel giorno 4... . è. --30.4 Dai massimi e minimi diurni . . 1.101. 25.80 Minima nel giorno 42... ti, DPL ZI i ina? Escursione termometrica . +. 0 0. e. Differenza ...-.. 0.09 Massima altezza barometrica nel giorno 31. «I: pa = Kinimatnmel:ziorno 16... el x . TRENSIONCACIEVA DONI O TERE SEiizIoNe nenti LEPRI SEIN CRT 9.78 Unita dti va Re Ro SONDA FU 63.8 Totale Evaporazione- Gasparin.. ....... 201.95 Acri Re Atmometro - Gasparin. . . .... I Totale della pioggia... .. : Lpale, SSR 3300, ERRO. AS OE 6. Massafdell een ib ee IUS A 310 OZONO DIO Eee 9 Il Direttore del R. Osservatorio G. CACCIATORE BULLETTINO METEOROLOGICO DEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO N.9— Vol. VII. Settembre 1874 Fisica solare. NOTE DELL'A. A. P. TACCHINI. III, (continuazione V. pag. 113) Righe lucide al bordo osservate nel settembre 1871. SOSTANZE NUMERO DELLE SOST. [ Ei © cz = = a 23 Ga [2] DATA ANGOLO DI POSIZIONE | 1| 30°|| Idrog.| D® | Magn, 36 || Idrog., D3 | Magn. | Ferro | 49,24 42 | Idrog.! D3 | Magn. | Ferro 48 | Idrog.| D° | Magn. | Ferro | 49,24 54 | Idrog.| D° | Magn. | Ferro | 49,24 60 || Idrog.| D3 | Magn. | Ferro | 49,24 66 | ldrog.| D° | Magn. | Ferro | 49,24 72 || Idrog.| D3 | Mago. | Ferro | 49,24 78 | Idrog.| D° | Magn. | Ferro | 49,24 84 | Idrog.| D* | Magn. | Ferro |Titanio 270 | Idrog.| D° | Magn. 3276 || Idrog. | D3 | Magn. 282 || Idrog.| D' | Magn. | Ferro | 50,30 222 | Idrog.| DÈ | Magn. | Ferro | 50,30 228 | [drogs| D | Magn.| Ferro | 50,30 24 || Idrog.| D° | Magn. 30 | Idrog.| D° | Magn. | Ferro ‘36 || Idrog.| D* | Magn. | Ferro | 50,30 48 | Idrog.| D3 | Magn. 54 || Idrog.| D* | Magn. | Ferro | 50,30 Idrog. | D° | Magn. | Ferro | 49,24 TOTI i i i dI | Giornale di Scienze Nat. ed Econ., Vol. VII. Parte I. 122 BULLETTINO METEOROLOGICO m 2 (SÌ s $ ME <|| 3 8 CA e|3 3 SOSTANZE SR S| =) 2 E|zè = & = a S 4|216°|| [drog.| D* | Magn. 222 || Idrog.| D5 | Magn. | Ferro | 50,30 12 || Idrog.| D* | Magn. | Ferro | 50,30 |49,24 x; 18 || Iarog. | D* | Magn. | Ferro | 50,30 | 49,24 24 | Idrog.| D° | Magn. | Ferro | 50,30 | 49,24 30 || Iarog.| DS | Mago. | Ferro | 50,30 |49,24 36 || Iarog. | D3 | Magn. | Ferro | 50,30 | 49,24 48 || Idrog.| D* | Mago. | Ferro 54 || Iarog.| D° | BC-Ba | Ferro | Calcio | 50,30 72 \Idrog.| D3 | Magn. 84 || Idrog.| D3 | Magn. | Ferro | Calcio | 30,30 | 42 || Iarog.| D* | Magn, | Ferro | Nichel 48 || [arog.| D3 | Magn. | BU-Ba | Sodio | Ferro | Nichel|Cromo 54 | Idtog. | D° | Magn. | Ferro | Nichel 60 | Idrog.| D3 | Magn. | Ferro | Nichel 66 || Idrog. | D3 | Magn. | Ferro | Nichel 72 | Idrog:| D° | Magn. | Ferro | Nichel 90 || Idrog.| DS | Magn. 234 || Idrog.| D3 | Magn. | Ferro | Nichel 6| 42 || Iarog. | D° | Magn. | Ferro |Titanio| 49,24 48 || rarog. | DÎ | Magn. | Ferro |Titanio| 49,24 PPabpnanadarnmnmoooppvaIiro dti JIATWITUIT TAI O VD SS PD do | (ee) 54 | [drog.| D, | Magn. | Ferro |Titanio| BU-Ba 49,24 15 60 | Idrog.| D, | Magn. | Ferro |Titanio| 49,24 13 72 | Idrog.| D; | Magn. 78 || Tarog.| D; | Magn, | Ferro |Titanio| 49,24 13 84 || Idrog. | Ds | Magn. | Ferro |Titanio| 49,24 13 90 || Idrog.| D |Magn. | Ferro | Titanio] 49,24 13 96 || larog.| D° | Magn. 8 270 | Idrog.| D' | Magn. | BC-Ba | Ferro | 49,24 15 7 30 || Iaros.| D° | Magn. | Ferro 9 36 || Idrog.| D* | Magn. | Ferro |Titanio| BC-Ba 15 42 || Idrog.| D° | Mago. | Ferro |Titanio| BC-Ba 15 48 || Idrog.| D3 | Magn. | Ferro |Titanio ib: 54 || Idrog.| D3.| Magn. | Ferro |Titanio 11 60 || Idrog. | D3 | Magn. | Ferro | Titanio 11 66 || Idrog.| D° | Magn. | Ferro |Titanio 11 72 | Idrogs| D° | Magn. | Ferro | Titanio 11 78 || Idrog.| D° | Magn. | Ferro |Titanio 11 84 {| Iarog. | D3 | Magn. | Ferro |Titanio 11 90 || Idrog. | D* |Magn. | Ferro Titanio ll 258 || Idrog.| D° | Magn. | Ferro | 49,24 13 8 24 || Idrog.| D? | Magn. | Ferro 13 30 || Idrog.! D* | Magn. | Ferro | BC i 14 36 || Idrog. | D° | Magn. | Ferro i 15 42 || ldrog.| D° | Magn. | Ferro 11 DEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO 123 Qq ° <= dé 3 É35 <|2 N CARE pe! ES = : FRE SOSTANZE SME = © Da/o s r 2 2 2 2 = = = = A Q 8g 48 || Idrog.| Ds | Magn. | Ferro Idrog.| Ds | Magn. | Ferro 60 || Idrog.| D3 | Magn, | Ferro 282 | Idrog.| D3 | Magn. | BU-Ba | Sodio | Ferro ji | Idrog.| D* | Magn. | Ferro | 42 || Idrog.{ DS | Magn, | Ferro 13 30 | Idrog.| D3 | Magn. | Ferro ji | Idrog.| D* | Magn, | Ferro (42 | Idrog.| D° | Magn. | Ferro 48 | Idrog. | D? | Magn, | Ferro 54 | Idrog.| D° | Magn, | Ferro 258 || Idrog.| D° | Magn, | Ferro | 52,21 14 36 |Idrog.| D3 | Magn. | 42 | Idrog.| D3 | Magn, | Ferro 20 6 | Idrog.| D3 | Magn, | Ferro 12 || Idrog.| D3 | Magn. | Ferro 18 | Idrog.| D° | Magn, | Ferro 30 | Idrog.| D° | Magn, | Ferro 36 | Idrog.| D, | Magn. | Ferro 42 |{Idrog.| D. | Magn, | Ferro 48 | Idrog.{ D | Magn, | Ferro 54 ||ldrog. | D3 | Magn, 60 || Idrog.| D3 | Magn, | Ferro 23 42 | Idrog.| Ds | Magn, | Ferro | Bario 48 | Idrog.| Ds | Magn, | Ferro | Bario | Sodio 54 || Idrog.| D5 | Magn, | Ferro | Bario | Sodio | BC-Ba 60 | Idrog. | D° | Magn. | Ferro | Bario | Sodio | BC-Ba 66 | Idrog. | D° | Magn 228 || Idrog.| D° | Magn. | Ferro | Bario 28258 | Idrog. | D8 | Magn. | Ferro | Bario I H> (205 Sì ped pd pi fd pà i pi pi pp pipa © 00 St DI VI DI DI VI VI VI VI fd pù fn (ar fd hi fd n id fn fd n fd fn dn id 00 Hun CESSI PRIA OT} 0 Sp pp dii WA ab AA SDIISDS | fed inni BC Sodio ma >] 00) === bale precedenti tabelle dimostrano adunque che nel mese di agosto in 19 giorni di osservazioni si notarono 81 posizioni di spettro misto, e 96 in quelli di settembre, mentre nel luglio in 29 giorni non se ne raccolsero che soli 15 (vedi Bullettino num. 7, 1871). Una tale enorme differenza potrebbe dipendere da due diverse ragioni; o nel sole ebbero luogo nei mesi di agosto e settembre espulsioni maggiori di quelle del luglio, ovvero in quei due mesi le osservazioni furono più rigorose ed estese; ora diremo come la seconda abbia il peso maggiore, senza escludere del tutto la prima, Le nostre prime osservazioni del marzo rilevarono per la cromosfera una struttura generale a fiamme minute molto basse e continue, eccezione fatta di rari e corti tratti di bordo a superficie liscia o leggermente ondulata. Favoriti dal bel cielo e 124 BULLETTINO METEOROLOGICO dai buoni mezzi di osservazione potemmo non solo rivedere detta struttura gene- rale in tutte le ulteriori osservazioni, ma distinguere i particolari così bene da farne disegni esatti, così che nei nostri quadri generali le fiammelle non sono poste per convenzione onde indicare all’ingrosso la detta struttura, ma invece sono disegnate come realmente le vedevamo, cosa che tanti altri poterono verificare con tutta fa- cilità, Però queste fiamme in alcuni posti e in certi giorni si presentavano un poco esagerate e più lucenti e non normali tutte o egualmente inclinate al bordo, ma in- vece venivano a formare come gruppi distinte di vere fiamme tortuose, altre volte come tratti di siepi o fitti boschetti, sempre però da non essere considerate dette alterazioni dell’ordine delle protuberanze, ma come una semplice esagerazione e di- sturbo dell'ordinario strato cromosferico. Or bene, in luglio lo esame accurato degli spettri veniva eseguito soltanto nelle posizioni del bordo, ove trovavansi protuberanze lucenti, perchè nei tratti ordinarii della cromosfera non aveva avuto occasione di vedere altre linee all'infuori di quelle dell’idrogeno e della D3. Dopo mi venne in mente di non trascurare i tratti di bordo a siepe o fiamme marcate e trovai infatti anche in quelli spettro misto, ciò che aumentò considerevolmente il numero delle osservazioni, Per esempio, nel giorno 9 di agosto nelle posizioni da 6° a 24° non vi era che la solita cromosfera a piccole finmme; ma da 30° a 60° dette punte si face- vano un po’ più alte tortuose a diverse inclinazioni, e molto più lucenti delle ordi- narie: ed esaminatone lo spettro si trovò il magnesio per tutto quel lungo tratto, e nel posto 54° uno spettro molto complicato di 17 righe, senza la presenza di pro- tuberanze, ma di una sola leggiera modificazione nello strato cromosferico consistente in un tratto a siepe, sottili fiammelle vivaci alte appena un 10 secondi. Nel giorno 14 si ripeté lo stesso fatto, sebbene in estensione diversa, e così potremmo riferire tanti altri esempi, che ci fanno vedere la frequenza di molti ed estesi tratti del bordo a spettro misto senza la presenza di protuberanze propriamente dette, ma solo di speciali modificazioni dell’ordinario strato roseo. Inoltre dobbiamo fare rimarcare che in taluni di questi lunghi tratti a spettro misto, lo spettro più complicato del tratto non trovasi al posto delle protuberanze che in esso possono riscontrarsi, Così nel gior- no 28 agosto nell’arco da 30° a 90° si ha spettro misto continuo, e le protuberanze sono soltanto tre, e lo spettro più bello di quel tratto corrisponde a sole fiamme pic- cole; e così può dirsi del tratto del 1° settembre e di quello del giorno 7; all’incon- tro nelle protuberanze a grandi masse, come quelli appunto del 7 settembre che da 90° si estendeva fino a 108° elevandosi ad un’altezza di tre minuti, non si ebbe che spettro semplice cioè idrogeno e D*, ed altri esempi potrebbero. citarsi, come si po- trà facilmente rilevare dai quadri delle protuberanze e degli spettri. IV. Regioni del magnesio. Esaminando i quadri statistici degli spettri osservati in agosto e settembre, si scorge facilmente che esistono alcune serie abbastanza estese, che rappresentano alcune re- DEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO 125 gioni particolari alla superficie del sole tutte occupate da spettri misti contenenti un numero più o meno grande di righe e in conseguenza di materiali diversi. In- fatti ordinandoli per angoli di posizione si ottengono le figure AA', le quali danno un’idea della distribuzione delle sudette regioni, nella quale figurano dei tratti di bordo a spettro misto continue per un arco di 66 gradi, come nei giorni 28 agosto e 7 settembre; sulla estensione in longitudine di queste regioni nulla può stabilirsi di sicuro, non essendo le osservazioni continue, ma vi sono dei posti nei quali si vede chiaramente che la regione impiegò più giorni a passare pel bordo, locchè vuol dire che lo spazio di esse occupato è ben grande, Percorrendo la colonna terza dei quadri statistici degli spettri, si vede che il ma- gnesio non manca mai, ad eccezione di una sola posizione sopra 177: ma anche in quella posizione, la 234 del giorno 10 agosto, devesi notare la sua continuità colla 240 in cui figura il magnesio, per cui a rigore rimane intatta la conclusione rica- vata dalle osservazioni dei mesi precedenti, che cioè negli spettri misti il magnesio non manca mal, Per questa ragione noi denominiamo dette regioni le regioni del magnesio, ap- punto perchè se la composizione di dette regioni cambia, il magnesio vi si trova sempre, di modo da restare anche solo e da segnare in taluni casi il limite della regione come ad esempio nel grande tratto del 28 agosto. Queste grandi regioni tutte occupate da spettri misti, dimostrano chiaramente che la non si tratta di eruzioni vulcaniche, di getti violenti attraverso un mezzo resistente come nei nostri vulcani, ma che in vece su quelle enormi plaghe avviene una espulsione relativamente lenta dei materiali interni, incapace di produrre nel maggior numero dei casi il fenomeno delle protuberanze propriamente dette, come dimostreremo ora. Infatti se la protu- beranza fosse l’effetto di violenta eruzione, la eruzione, dovrebbe avere a carattere principale lo spettro misto: in conseguenza ad ogni spettro misto dovrebbe corrispon- dere il fenomeno della protuberanza: invece abbiamo dei tratti di bordo normali con spettro misto, i quali estendendosi grandemente contengono ben poche protuberanze, e il massimo delle righe è fuori del posto occupato dalle protuberanze: dunque il fenomeno della protuberanza è secondario alla comparsa dello spettro misto e non sempre concomitante: ed è quindi necessario considerare le protuberanze come un fenomeno che si forma in seno alla cromosfera in causa delle alterazioni speciali, che noi non possiamo sempre riconoscere sotto forma di regioni del magnesio, e che la protuberanza stessa può occultarsi, Infatti nelle grandi masse che hanno veramente l’aspetto di nebbioni o grossi cu- muli poco lucenti e a grande base, io non ho mai potuto trovare riga alcuna, all’in- fuori delle solite della cromosfera; ma nel mentre che dalla cromosfera si sollevano masse così alte ed estese d’idrogeno, chi può asserire che internamente alla loro base non esista una regione del magnesio? anzi abbiamo una prova di ciò nel fatto, che in alcuni casi mentre in alto trovansi delle masse idrogeniche isolate nel bordo sot» tostante trovasi spettro complicato senza che si possa scoprire continuità fra la nube 126 BULLETTINO METEOROLOGICO e il bordo sottostante: allora la spiegazione sarebbe semplice nel seguente modo, supponendo cioè che si formi dapprima la regione del magnesio con aumento di tem- peratura sviluppo di elettricità, da alterare immediatamente le condizioni dello strato sovrastante della cromosfera:in conseguenza di che detto strato sarebbe abbligato ad elevarsi e influenzato dalle azioni esterne, quali sono ad esempio le correnti solari, darebbe luogo alla formazione della protuberanza, che in questo modo dovrebbe avere larga base, come appunto si osserva nella gran maggioranza: alzandosi potrebbe rom- persi la continuità, si formerebbe la nube, dalla nube le piogge e gli altri feno- meni, senza che per questo cessi la regione sottostante, che continuerebbe a darci spettro misto senza più il fenomeno di protuberanze adiacenti. Una volta compiutosi questo lavoro, la regione del magnesio potrebbe durare a lungo senza più produrre protuberanze, ma solo quelle fiammelle vive, quei raggia- menti fugaci, che ci avvertono della presenza di materiali interni. Così si comprende ancora come nei casi di grande estensione della regione non potendosi formare u- nica protuberanza, hanno luogo le alterazioni semplici del bordo, non esclusa qual- che protuberanza. Perchè si abbia un’idea esatta del numero delle protuberanze a spettro misto, e loro rapporto colle altre e coi tratti di bordo a spettro misto, ho composto il se- guente quadro: 3 SPETTRI |PROTUBERANZE A SPETTRI |PROTUBERANZE AGOSTOA ERO SO OSSERVATI | CON SPETTRI Me RUE E OSSERVATI| CON SPETTRI 8 20 1 1 1 14 11 3 9 13 6 0 2 15 0 0 10 18 3 4 3 18 10 5 14 14 7 1 4 25 11 6 15 16 3 0 5 23 8 4 16 21 4 2 6 11 10 2 21 13 3 0 7 16 12 3 22 13 4 0 8 16 8 3 23 16 4 4 11 17 2 0 24 17 8 3 12 21 0 0 25 24 7 3 13 11 6 1 26 21 2 1 14 9 2 0 27 18 4 2 15 9 0 0 28 18 11 3 16 $ 0 0 30 18 9 4 20 12 9 2 31 11 5 0 22 13 0 0 - _ - 23 14 6 2 294 81 28 24 14 1 0 27. 5 0 0 28 10 1 1 30 10 ‘0 0 297 96 32 DEL Re OSSERVATORIO DI PALERMO 1204 Da questo quadro rilevasi: 1° che ad ogni 10 protuberanze una era accompagnata da spettre misto alla base; 2° che delle 81 posizioni a spettro misto osservate in agosto 53 corrispondevano a bordo semplice e 28 a bordo con protuberanze, e delle 96 di settembre 32 con protuberanze e 64 senza, di modo che nei due mesi il rap- porto degli spettri misti con protuberanze a quelli senza è dato da 99,7; cioè a dire il numero dei tratti di bordo a spettro misto senza protuberanze è doppio di quelli accompagnati anche da protuberanze. Dalle cose dette precedentemente è difficile il poter stabilire se nell'agosto e set- tembre l’attività sia stata maggiore di quella del luglio: ma il maggior numero delle protuberanze a spettro misto lascerebbe propendere pel sì. \f Regioni delle facole e del magnesio. Nei precedenti bullettini abbiamo dimostrato con un gran numero di osservazioni come alle più belle protuberanze, ai tratti lucenti di bordo corrispondessero altret- tante belle facole, di modo che osservando la protuberanza si può indovinare la pre- senza della facola e viceversa. In conseguenza di ciò alle regioni del magnesio deb- bono corrispondere le regioni delle facole: e infatti durante le osservazioni notando con cura le regioni facolate in vicinanza del bordo solare si trovò sempre una coin- cidenza perfetta coi tratti di bordo a spettro misto, di maniera che scomparse le facole mancarono gli spettri, come lo dimostrano nel modo il più evidente le osser- vazioni del 15 e 16, 24 e 27 settembre, nei quali giorni nessuno spettro misto fu 0s- servato in pieno accordo colla mancanza completa di regioni facolate ed anche di belle facole isolate e di minimum. nel numero delle protuberanze, Le facole adunque dob- biamo considerarle conseguenza di una maggiore intensità di luce prodotta dell’ar- rivo dei materiali interni nella cromosfera formanti le regioni del magnesio: in con- seguenza di che si comprende benessimo: 1° come vi possono essere protuberanze senza facole apparenti e ciò quando la massa idrogenica estesa ci occulta la regione del magnesio sottostante e ciò avviene per le protuberanze nebulose; 2° come vi pos- sano essere facole senza protuberanze, e ciò nel caso che la regione del magnesio sia scoperta sbarazzandosi dello strato idrogenico nel posto ove si è formata: 3° come Vi possano essere protuberanze corrispondenti a facole senza spettro misto, e ciò quanto la regione del magnesio produce protuberanze non nebulose, ma lucenti ca- paci però sempre di occultarci lo spettro della regione; 4° come a talune facole cor- risponder debbano rilievi al bordo e per aitre no, 128 BULLETTINO METEOROLOGICO Agosto 1871. — Spettri. SIGRTA Joi 6 e 22 23024 250 BR 027 2 VII 10 22 30 222 E A 234 * 240 sat me 246 Fa EE rm 252 EB Gi esi > 258 ' Di] z 2604 E & E i] ee o 270 | = 276 I Ea Bi 282 sa a Bi DM Meo 285 ‘| Kes:| (Ri Pe, rim 294 [o Bi 300 Ha 306 ca 312 Agosto 1871. — Facole. 89 14.15 16 21 22023 24,25 26 27 28.30 31 10 22 30 12 234 C] 18 240 l) 36.6) B 258 42 O O 264 [@j 48 ma) co 270 594 Don DEE cc tono: (ea I a 60 E) CRON o 282 66 O bleu r 286 1% OA cu 294 78 9 ca 300 84 Og 0008 GG Qi Miraat306 90 O Gita e) o) O r 312 96 O n cu 318 102 O Di 1 48 540 600 60 Gra7Ie8: TE A' Sh Po: RARE IFPI GIRO DO i) ooo a ESE 0a leg ns pa dg ate) Ori e Maina) 0) 11 13 14 20 23 Bd erat 3] DEL Ro OSSERVATORIO DI PALERMO Settembre 1871. — Spettri. 13 14 20 23 1 216 BE —- 232 in 288 n 294 a 300 = 306 — 312 Settembre 1871. — Facole. 1 216 = 222 n 228 = 234 = 240 cu 246 a 252 rm 258 > 264 O e 270 EE O o 282 O = 288 294 eo 300 o 306 qu 312 = 318 IG ra glo, dae Sa 6 Soa, Comi Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. VIT. Parte I. 34 & È 3 4 ORE LITE) 129 5 6 7 8 13 28 23 ” o 6 7 8 13 28 23 19 130 BULLETTINO METEOROLOGICO Alle figure AA', ho aggiunto le BB' formate colle posizioni delle facole più belle determinate nelle stesse giornate di osservazione degli spettri: sebbene la coincidenza non sia rigorosa, e questo poteva prevedersi per le ragioni anzidette, pure dimo- strano chiaramente quanto si è detto al principio, che ciò le regioni delle facole com- binano con quelle del magnesio, Il numero degli spettri misti osservati nell’emisfero nord fu di 55 in agosto e 73 in settembre, e nell’emisfero sud di 29 e 23, vale a dire la maggiore attiva cor- rispondeva all’emisfero nord, ove si ha un numero di spettri due volte e mezzo mag- giore di quello per l'emisfero sud. Per le posizioni delle più belle facole si ha che 96 stanno al nord e 37 al sud cioè nello stesso rapporto degli spettri misti; e in conseguenza anche le più belle ed estese regioni sì delle facole che del magnesio tro- vavansi in quel periodo nell'emisfero boreale del sole. I limiti estremi per le facule e per le regioni del magnesio risultano i seguenti: Regioni del magnesio in agosto da Di in settembre di ioni i + 43° Ragioni delle facole in agosto n gue in settembre Gi 5, La zona di massima frequenza delle regioni del magnesio trovasi nell’ emisfero bo- reale fra i paralleli di +- 10° e + 36°, cioè nella zona delle macchie: ciò è marca- tissimo pel settembre, mentre in agosto potrebbero distinguersi due zone una fra + 12° e + 36° e l’altra fra — 6° e — 18°, E per le facole risulta lo stesso, cioè in set- tembre una zona di massima affluenza fra + 7° e + 31° e nell’agosto due, fra + 6° © + 18° e fra — 12° e — 18°, I più lunghi tratti di bordo a spettro misto furono veduti nei giorni 28 agosto, 1° e 7 settembre, i quali si estendevano fra le seguenti latitudini: 28 agosto =—-+40°— 20° 1° settembre + 40° — 14° 7 settembre + 38° — 22°, Ora tenendo conto delle descritte regioni del magnesio e dei fenomeni intensi che le accompagnano, si vede chiaro che ad una data epoca l’intensità luminosa del disco so- lare può essere molto variata, con grandi differenze rispetto all’involucro gererale cro- mosferico. L'atmosfera solare allora non potrà considerarsi uniformemente illaminata, ma vi saranno differenti coni più o meno larghi e Inminosi a seconda delle differenti rogioni del magnesio esistenti sul sole: e quindi nel caso degli ecclissi totali di sole, DEI Rs OSSERVATORIO DI PALERMO 131 durante i quali 1’ atmosfera solare addiviene a noi visibile sotto forma di aureola, questa dovrà avere differente illuminazione, dovrà cioè presentarsi in fenomeno di pennacchi solari normali od anche inclinati al disco lunare, pennacchi che potranno abbracciare una grande estensione dell'ordine di quella delle regioni del magnesio, e che non mancano nelle osservazioni delle ecclissi solari. A Palermo la nostra ma- rina colla sfarzosa illuminazione a gas nelle sere di estate offre il modo di vedere un fenomeno di questo genere. Allorquando l’atmosfera sovrastante è carica di va- pori di mare, allora andando in porto e collocandosi in modo che la visuale cor- risponda alla linea longitudinale della passesgiata , essendo tutti i fanali occultati dal castello e dalla sanità marittima, si presenta all’ osservatore sopra quelle lon- tane fabbriche un alto cono lucente, da somigliare alla più bella luce zodiacale. So- stituendo alle fabbriche il disco lunare, ai fanali le regioni del magnesio , eguali sprazzi di luce dovrebbe presentare l’atmosfera del sole durante un ecclisse totale. Per avvalorare questa spiegazione, se non di tutti almeno di' molti pennacchi de- gli ecclissi, io mi sono proposto, se la stagione lo permetterà, di studiare le regioni del magnesio nei giorni prossimi all’ecclisse del dicembre 1871 per vedere se al po- sto delle regioni del magnesio osservate a Palermo corrispondano i pennacchi osser- vati in Australia o in altri luoghi della zona di totalità. Se nei quadri degli spettri misti osservati in agosto o settembre si prende in con- siderazione il posto per ogni giorno corrispondente al maggior numero delle righe osservate, allora si vede che la maggior frequenza di materiali ha luogo nelle parti medie; ciò che vuol dire che alle’ regioni del maguesio la parte centrale è la sede principale di attività, perchè appunto al centro si trova il maggior numero delle righe e il maggior numero dei materiali, . In agosto il massimo numero delle righe osservate fu di 24 nel giorno 27 a 54% In quel posto al bordo non vi erano che dune protuberanze basse, e fra di esse un fiocco lucentissimo, sul quale stava un pennacchio lucente e a destra alcuni tratti di arco isolati. Le righe invertite non vedevansi, che allorquando la parte più bassa entrava nella fessura, e le righe presentavano tutte un rigonfiamento al centro nel posto corrispondente al fiocco Iucentissimo: appena passata la parte bassa non re- stavano che le righe dell’idrogeno e la D3, Così lo spettro del 9 agosto a 54° porta diciassette righe e queste corrispondono a un tratto a fiammelle alte sole 9 secondi; quello di 17 righe del giorno 22 corrisponde egualmente a fiammelle e anche più piccole: quello di 18 del giorno 23 a bordo semplice con raggiamento rettilineo ri- prodotto nella tavola di agosto, e finalmente anche quello dell’angolo 54° dello stesso giorno, che ha pure 18 righe, corrisponde a piccole fiamme. Nel mese di settembre non si ha una varietà di spettri così belli come nell’agosto, ma anche in settembre il maggior numero delle righe non corrisponde al posto delle protuberanze, ma a tratti di bordo che solo diversificano dallo strato ordinario per la presenza di fiam- melle un poco più alte e assai più vive. La prima colonna, che dà gli angoli di posizione degli spettri osservati, fa vedere 132 BULLETTINO METEOROLOGICO che la gran maggioranza corrisponde al bordo occidentale e ben pochi all’orientale: infatti in agosto 74 sono nel bordo occidentale e soli 7 nell’orientale, in settembre 82 e 14, Il numero delle osservazioni mi pare ancora ristretto per discutere se qué- sta differenza sia accidentale, ovvero dovuta ad una causa speciale determinante per la comparsa degli spettri misti a preferenza sul bordo occidentale in quel periodo di osservazioni. Certo è però che mentre le protuberanze si riscontrano indifferen- temente ora all’uno ora all’altro bordo in accordo colla rotazione, per gli spettri non avvenne così, e non potevamo a meno di notare il fatto, È inoltre singolare il fatto, che mentre noi abbiamo potuto vedere un si gran nu- mero di righe in un sol posto del bordo, non siamo mai riesciti a vedere la riga scoperta dal Prof. Lorenzoni, che corrisponderebbe alla 45,85 dello spettro normale di Angstrom, corrispondente con un gruppo di tre righe appartenenti allo spettro di assortimento del ferro. La quale riga il Lorenzoni ritiene essere probabilmente quella osservata da Rayet nel 18 agosto 1860 nello spettro di una protuberanza fra la FelaG. VI, Frequenza delle sostanze. In settembre oltre la maggiore omogeneità negli spettri, si verificò anche un diffe- rente ordine nella frequenza delle sostanze, che qui riportiamo unitamente a quella ricavata dalle osservazioni di agosto, Agosto Settembre Magnesio= 0,34 + è +. +» + Magnesio= 0,35 erro nhi=19 astra da erro = 0,30 BC AS ee E Ba = 0,08 è +00 + 0 0 Titanio. =.0;07 Sodio. =0;05.. -.. 0 è è» +» 50,30 =:0,05 50:90 0040 RE RE = 0,04 Titaniots— 0,0355008) dn oso, Ba = 0,03 49,97 02105020, alb. Sodio 0,02 4924 ER 0 Bari 1002 50,21 =0,01. . . . » + Nichel =0,02 Calcio =0,01. è. ». +». +. 52,21 =0,01 53,00 =0,01. 0. è». è. +» Cromo =0,01 50,17 ==0,01 ——_ —_— 1,00 1,00 DEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO 133 La serie di agosto combina con quella di luglio fino al sodio, mentre che in set- tembre le BC-Ba e il sodio si fanno assai meno frequenti in accordo al diminuire dell’attività solare. Tanto nell’agosto che nel settembre non abbiamo sempre veduto accoppiate le BU e Ba; e in agosto la BC fu veduta sola per sei volte, e due nel settembre. Dal chiarissimo dottore signor Minà Palumbo abbiamo avute le notizie seguenti, che crediamo utile pubblicare. Egregio signor Direttore, Il 10 settembre 1871, ore 12 circa della sera, vi fu un tremuoto ondulatorio av- vertito da molti nel sonno, che si svegliarono pel rumore dei mobili, Il fenomeno fu più sensibile nelle campagne, dove avvertissi un forte rombo. In alcune camere le portiere oscillarono; e nella Portella della colla (Madonie) al sud di Castelbuono precipitarono delle pietre dai balzi, e continuarono a caderne sino al giorno 12. Du- rante il giorno si sentivauo diversi rombi, e fu necessità levare le pecore che pa- scolavano in quei luoghi, perchè al menomo rumore, correndo potevano andare a precipitarsi in qualche burrone. Al 12 settembre 1871, alle ore 8 circa di sera tremuoto anche ondulatorio molto sensibile nella direzione di S0 a SE, barometro = 26°,11; termometro = 26°6, — Cielo vario, nessun fenomeno meteorologico. Le portiere della mia stanza oscillarono, in campagna fu avvertito il rombo, Rispettandola con sentita stima, mi protesto Castelbuono, 26 settembre 1871. Di Lei Devmo Francesco Mina? PaLumBo 134 BULLETTINO METEOROLOGICO RIVISTA METROROLOGICA Cinque onde ben marcate di depressione ci toccarono in settembre, le quali seb- bene prodotte da forti burrasche, altro non fecero che dare a questo mese un ca- rattere di estrema variabilità, ma nulla di più. Difatti dando uno sguardo alle va- rie curve tale carattere apparisce manifesto; e ad eccezione della pressione che nella sua media mensile sta sotto alla normale di appena 0" 05, gli altri mostrano tutti notevole differenze. — Cominciando dalla pressione, ogni onda di essa ha il suo e- satto riscontro coi grandi esquilibri atmosferici prodottisi nell’alta Europa e che per brevità non cenniamo. Il seguente specchietto dà l’idea della curva barometrica, Variazoni barometriche in settembre. Giorni Massimi Giorni Minimi Escursioni 1 7610,94 gun DI 3 CITE) 1,76 5 759,49 6,95 b) 702,54 2,33 10 754,87 i 2,25 12 752,02 5,58 16 758,20 7,83 19 750,37 5,78 20 750,15 Ì 5,70 21 750,35 6,67 23 757,02 8,52 26 748,50 7,88 29 756,38 Le burrasche che ci toccarono con certa violenza furon quelle del giorno 9 e del 18 e 19; ma più forte quest’ultima. Le altre non fecero che turbare la serenità del cielo e produrre lievi esquilibri. Le due ultime onde però prodotte da correnti calde influirono direttamente anche sulla temperatura che nei giorni 21, 25 e 26 si elevò molto sulla massima ordinaria, ed il 21 il termografo segnò un estremo di 349,1. L’elevata temperatura di questi giorni valse molto a produrre la differenza che si nota tra la media mensile e la normale di 2°,58, ma è pur vero che durante tutto il mese il termometro si mantenne sempre alto. L'umidità dell’aria, per sé stessa regolare nella prima metà del mese, soffri un serio abbassamento nei giorni citati di scirocco =la differenza colla normale è di circa — 8 centesimi, Poche volte in settembre si notarono venti fortissimi, e l’aria per lo più fu sem- DEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO 135 pre tranquilla, L’ozono anch'esso procede molto regolare, ma mostra un sensibile ac- crescimento durante i giorni di calda corrente. — La serenità, sebbene predominante, non lasciò che il cielo si mostrasse molto vario: difatti un sol giorno si ebbe com- pletamente sereno, e nessuno interamente coperto. — Scarsissima fu la pioggia : la normale dà per settembre min. 47,6 divisa in 6 giorni; noi abbiamo invece min, 24,2 in tre giorni. Di tale difetto si risentono assai le campagne, e molto attendesi dal- l'ottobre massime dopo le due ultime calde correnti che seccarono i terreni dell’in- tutto. Un fenomeno ben raro a vedersi a Palermo ebbe luogo nella sera del giorno 30. Alle 10" 30% p., m. dal mare una gran massa di vapore acqueo in forma di densa nebbia, veniva spinta da leggier vento sulla città; cosicchè alle 19n 45% la nebbia arrivò ad avvolgere il Palazzo Reale sul quale ha sede l'Osservatorio. La nebbia era così fitta e bassa che vi fu un momento nel quale non si vedevano più i fanali del piano ad eccezione delle due prime file, e sotto forma di aureola. Nelle campagne si era pure dilatata; così che vi fu un momento in cui il fenomeno, aveva le stesse proporzioni e gli stessi caratteri delle altre nebbie fitte che si osservano nelle re- gioni settentrionali d’Italia, e specialmente ‘a Modena nell’ autunno e in inverno, e che in dialetto appellano fumana, La luna, allora alta sul nostro orizzonte, appa- riva circondata da una doppia iride, che per la luce indebolita del satellite faceva un magnifico effetto, Questa gran massa di vapor d’acqua bagnò come pioggia tutti gli oggetti su cui passò. Alle 11° e 15" p. m. la città era tutta libera, e solo la nebbia continuava nelle campagne, Un fenomeno consimile osservossi di giorno il 15 aprile 1867. NOTE 1, 2. Tempo bello, mare calmo, venti regolari, 3, 4. Cielo bello, mare calmo, venti regolari, 5. Nel mattino caligine; dopo il mezzodi cielo coperto, mare calmo, venti regolari, 6. Cielo bello, mare calmo, venti regolari, 7. Cielo bello, caligine nel mattino, mare calmo, venti regolari. 8. Cielo bello, mare calmo, venti rgolari: a mezzanotte cielo coperto. 9, Cielo coperto. Alle 11% 45% m, pioggia preceduta da tuoni. 10. Alta corrente di NO, cielo coperto, mare calmo, venti deboli. 11. Cielo vario, mare calmo, venti regolari. 12. Cielo vario, corrente alta di 0, mare lievemente mosso; nella sera lampi con- tinui, 13. Giornata coperta variabile, venti regolari, mare calmo. 14; 15. Cielo variabile, venti regolari, mare calmo. 136 16 17, 18 19 20 21. 22 23 24 25 26 27. 28 29 30 BULLETTINO METEOROLOGICO Cielo bello, mare calmo, venti regolari. Cielo coperto, mare calmo, venti regolari. Nella sera lampi continui, Sin dal mattino forte temporale con lampi, tuoni e gran rovescio di pioggia ; alle 102, 30%, Infierisce la burrasca alle 88, 50” di sera ed alla mezzanotte, accompagnala sempre da scariche, Cielo variabile, nel mattino pioggia, venti regolari di 0, mare lievemente mosso. Alta corrente del 4° quadrante. Cielo bello, mare calmo, venti regolari. Venti variabili, cielo caliginoso nel mattino, mare calmo. Cielo bello, mare calmo, corrente gagliarda di 0 e NO. Cielo bello variabile, mare un poco mosso, venti regolari. Caligine nel mattino, poscia cielo coperto, mare calmo, venti leggieri, Cielo variabile coperto, i venti, che durante il giorno si mantennero allo sci- rocco, a sera piegarono al 3° e 4° quadrante. Mare calmo. Cielo coperto vario, mare calmo, venti gagliardi del 3° quadrante. Cielo bello, mare calmo, venti regolari. A mezzanotte cielo oscuro, Cielo bello, venti regolari, mare calmo, A mezzanotte forte umidità. Cielo lucido, venti regolari deboli, mare calmo. Nel mattino caligine. Alle 6% m, trovati i selciati delle terrazze bagnate di rugiada, e l’atmometro ne iridica la non lieve quantità caduta. Cielo bello, venti sciroccali nel giorno, variabili a sera, mare calmo, nebbia ed umidità forti ed eccezionale. — Pei dettagli vedi Rivista meteorologica. DEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO» 137 Osservazioni IMeteorologiche del Settembre 1871. Massimi Barometro ridotto a 0° Rea mainiroi Termometro centigrado Le minimi. =_=» sr gra "EEE pmometniei 9hm 12h dh 6h 9h 12h 9hm 12h sh fih ) 9h ,12h 1 || 761.66 761.76] 760.88] 760.69) 760.75) 760.62! = 761.94 760.62[25.1 [24.9 [25.8 [24.6 ‘23.6 [22.7 || 26.1 | 22.1 2, 60.37] 60.16} 59.37] 59.05] 38.97] 58.89 60.78] = 58.68/24.3 |24.6 |25.1 [24.8 [23.9 122,8 || 25.8 | 22.3 3 || 38.54| 58.50! 57.73| 57.85] 57.85) 57.83 38.891 37.73|124.8 [24.9 |25.2 [24.6 [239 [22.8 |! 25.7 | 21.7 4 | 58.22 58.41] 57.97] 58.19) 558.49] 58.83 58.93] = 57.90/|24.9 [24.8 [25.4 [25.2 [23.7 123.1 !! 25.9 | 22.6 5 || 59.01] 58.97] 58.69, 58.86| 59.07, 39.49 59.49, = 58.66,24.9 [25.1 )25.4 [25.1 [24.5 [24.3 (| 25.9 | 23.4 6 || 59.01] 55.87 58.36) 58.36] 58.38! 58.68 59.401 53.36|25.1 [24.9 [25.7 [24.9 (24.3 (23,9 || 26.1 | 23.6 7| 5792) 5793 57.17) 56.75] 56.92) 57.05 58.97] = 36.65/24,9 [24.9 [25.4 [25.1 |23.6 [22.7 || 25.6 | 22.4 8 || 35.961 33.70" D4.S8| 34.72) d476) 34.34 37.30] =—54.34||24.0 |24.8 |25.4 |24.8 [24.0 [24.0 || 25.8 | 21.6 9 || 53.68] 5399| 52.72) 53.16! 53.94| 54.25 34.781 = 52.54/25.4 |23.7 |26.3 [25.1 [24.6 |24.6 || 26.5 | 23.4 10 | 34.19] 34.34] 54.0%| 54.03] 54.27) 34.3 34.87] = 53.95/25,2 [25.1 [25.5 [25.2 |24.8 [24.3 || 25.9 | 241 11 | 53.94] 53.94 33.63] 33.83| 54.04| 54.04 34.39) = 53.42/25.2 [25.7 |25.8 [24.6 [24.3 |23.5 || 26.3 | 23.5 12 |) 53.92] 53.88 52.74, 52.89| 33.32] 33.61 34.12f = 52.62125.5 [26.0 [26.9 (23.8 |24.8 124.6 || 27.3 | 22.4 13 || 53.33] 533.40) 32.89] 53.30) 933.86] 34.08 5441] = 25.89|25.1 [26.0 [26.3 [25.2 [25.1 |24.6 || 26.6 | 23.4 14 || 5492) 35.21! 54.80! 553.85] 56.12] 36.60] 36.77| = 54.08]23.2 [23.4 [26.1 [25.1 [24.5 [23.4 || 26.5 | 23.4 15 || 57.21) 57.36! 36.83) 37.26) 57.36) 37.69 38.00] 36.60/124.9 [25.1 |25.4 (24.9 |23.0 [22.5 || 26.0 | 22.5 16 || 57.74) 57.97) 537.62) 537.46! 57.57] 37.48 38.20] =—57.46|124.2 !24.8 [24.9 (24.6 |24.0 (22.8 || 25.5 | 21.1 17 || 56.73) 56.65) 53.97| 53.45] 55.39/ 5411 37.48] 53.7623.7 [25.3 [25.4 [24.5 |23.7 |23.3 || 25.6 | 22.4 18 || 53.03] 53.43; 51.23] 54.15) 51.28] 31.00 34.11 d1.00||25.5 [22.8 [24.0 |24.0 \22.5 |22,8 || 25.5 | 22.5 19 || 31.44] 52.27) 52.62) 53.71) 54.47) 55.24 33.241 30.37|[23.7 [24.6 |24.8 |24.2 [23.6 [23.6 || 25.6 | 22.4 20 || 35.91] 56.15) 35.08) 53.64| 35.64! 53.54 d6.15| = 54.68/24.5 [23.4 [25.2 [25.1 |24.2 [24.0 || 25.6 | 23.1 21 |) 32.98] 51.71) 51.40) 51.45! 51.97] 53.21 55.54] = 30.35/(27.9 [34.0 [34.1 |31.6 [29.0 [27.3 || 34.1 | 23.2 22 || 54.23] 54.41) 54.03] 54.41! 55.08] 35.82 53 82| = 32.30||28.4 |29.5 [29.7 |27.3 |27.0 (26.1 || 29.7 | 24.8 23 || 56.73] 56.93) 56.52) 56.83) 36.92. 57.01 57.07]. 55.82/(26.3 [26.1 [25.5 |25.7 [26.0 [24.58 || 26.7 | 24.8 25 || 36.36) 56.07 5541) 535.62] 53.56| 54.34 57.02) 54.17/(25.4 [23.7 [26.0 [25.4 |25.1 |24.6 || 26.6 | 24.4 25 || 33.94| 33.81) 53.30) 53.651 33.93] 532.54 54.34| = 52.30|(28.4 [30.6 [32.2 |28.0 |26.6 |26.1 || 32.2 | 24.0 26 || 49.161 50,58] 50.66) 52.22) 52.98] 53.32 53.32] =—48.501131.8 [33.2 [32.6 |28.1 [27.3 [26.9 || 33.9 | 26.1 27 || 54.28) 54.33] 55.93] 34.43) 54.89] 54.98 55.04] = 53.10||26.9 |27.2 |27.5 |26.9 [26.0 |25.5 | 28.3 | 24.6 28 || 553.24] 55.82 35.15) 53.74, 55.81] 55.84 36.00) 54.68//26.1 |26.3 (26.1 [26.4 |25.2 |24.9 || 27.3 24.9 29 || 55.86] 56.25! 35.73] 56.00| 56.25) 55.78 56.38| = 54.65)126.4 [26.7 [26.9 [26.6 [25.8 [25.7 || 28.1 | 23.6 30 || 56.15] 36.13) 55.70] 56.05| 56.10! 353.05 56.361 53.05|[29.5 [32.2 [30.1 [27.2 [26.4 [25.4 il 32.2 | 25.2 M. |] 55.60] 53.71] 33.13| 55.37) 53.60 EL 56.58| = 34.47|25.77/26.34/26.69/25.69/24.83|24.251 27.30) 23.3 : [I hi [ | 1 Ù I Osservazioni Meteorologiche del Settembre 1871. } Tensione dei vapori | Umidità relativa Stato del Cielo pone — - sm 12h, Sh 6h, 9h, 12h {{9hmy 12hj 3h | 6h, 9h 12h] 9hm 12h 3h 6h 9h 42h 1|14.28:13.96/14.23)13.10/13.53/13.49| 60 | 59 | 57 | 57 62 | 65 (Nuv. Bello |Bello |Lucido |Lucido |Lucido 2/113.90|14.56|13.87|14.67!15.02|13.60/| 62 | 63 | 59 | 63! 68! 66 [Nuv. Bello |Bello |Lucido |Nuv. Lucido 3|:13.21|14.80|14,62|14.77/15.02/13.60 57| 63 | 61| 64| 68] 66|Nuy. Nuv. Bello |Nuv. Bello |Bello 4|15.23/14.05/14.10,15.04|14.08/13.83|| 65 | 61| 58 | 63) 64| 66|Bello |Bello |Bello |Lucido |Lucido {Lucido 2||14,80 15.37115.81/16.00|13.29|14.74|| 63 | 66 | 66| 67| 67| 65][Lucido |Nuv. Cop. Nuv. Lucido |Lucido 6|13.5716.09|16.51|15.53|14.95|13.16]| 66| 69 | 67| 67| 66| G0|Lucido [Bello Bello [Lucido |Lucido |Lucido 1|12.56|15.65|15.38|15.99:14.79/13.30] 54 | 67 | 64| 67| 69! 65 [Bello [Bello |Nuv. Lucido |Lucido |Lucido 8|14.08/16,18|16.26/14.89/14.93|14.50|| 64 | 69) 68| 64| 67| 65 bello |Bello |Bello |Lucido [Bello |Cop. 9|116.26115.11|17.03|17.32|17.59 16.21) 10/17.01/16.44/14.6515.90/15.97|13.51| 71| 70] 60] 67] 68] 70 (cop. Cop. ose. Cop. Cop. Cop. 60 | 65| 68/71/74) 73 (Nuv. Nuv. Cop. Cop. Bello Bello 68 | 67 | 58 | 59| 69, 68 (Bello Nuv. Misto Bello Bello Bello 64 | 65 | 70 72; 71|71|Misto |Nuv. Cop. v. |Cop. Cop. Bello 68 | 69 65} 70: 70] 73|Nuv. Nuv. Bello Nuy. Bello Bello 11|14.19/15.86/16 86[16.50|16.90/15.67 12|16.61|16.76/15.33|14.47/16.18/15.85 13|15.1%|16.33|17.94|17.22|16.8816.27 14|16.35116.70/16.24|16.66|15.9|15.72 69 | 67/73] 76) 71 /[Osc. Osc. Cop. Nuv. Bello Nuv. | 314.37 16.66]14.10/14.58/13.51/12.99! 61 | 70 | 58 | 62| 63 | 64||Nebb. |Nebb. |GCop. Lucido |Lucido |Lucido 16|(14.x3/14.90/16.31|16.06/15.57/14.41! 66 | 64 | 69! 69) 70) 70|Bello Bello Bello Lucido |Lucido |Lucido 17/14.08|15.43/15.39/15.73|15.97/14.39|| 63 | 65 | G4| 69| 73] 72/(0sc. ose. Cop. Cop. Lucido |Bello Cop. Ose.c.p. | Bello Nuv. Osc.c.p. [Nuv. 19143.87]14.56/14.90/14.83|15.20:14.79 3| 64| 66] 70] 69Cop.v. |Nuv. Nuv. Nuv. Bello Lucido 18|[16.20!16.93|16.83|17.36|14.86 ti) 66 | 82 | 76| 78) 75! 60 | 63 ; 14.23,/15.9; 15.90|15.78115.27/415.14!| 63 | 62| 67] 67) 6) 68 |gello Bello Nebb. Nuv. Bello Bello 49 M.|14:94 "Si ia ELI 62.6/61.7 I Y Giornale di Scienze Nat, ed Econ. Vol. VII. Parte I, 63.8|68.0 a [ 21|13.61!14.10|15.50/14.78]14.03|15.93 36 | 59| 43 47) 59|[Bello Lucido |Lucido |Lucido |Lucido |Lucido 22|113.94|11.9%;11.66:13.75/15.24|15.35]| 49 | 39 | 3s/ 51 | 57] 61fLucido |Lucido |Lucido |Bello Bello Lucido 23||14.83|16.67|17.95 17.85/17.32/16.18| 59 | 66| 74| 73) 69| 69/lLucido |Bello Bello Osc. Bello Lucido 24||15.81;16.07]15.89/17.31 16.83/13.52]| 66 | 66 | 64| 7171) 59||Lucido |Nebb. Nebb. Cop. Cop. Cop. 251115.07/14.27|13.83|17 82/17.49 13.23]] 53 | 47) 38 63 | 68) 52/Nebb. |Nebb. Osc. Cop. Nuv. Lucido 126)/10.99|15.06/14.50/14.57(14.19|12.34| 31 | 40 | 40] 52) 52] 47|[Cop. Nebb. Nebb. Cop. Nebb. Lucido 27|114.46 16.48|17.20 18.04|18.42j17.95]; 55 | 61) 63| 69] 72] 74|\Bello Bello Lucido |Lucido |Bello Osc. 28||17.58(18.41|18.03,18.31|18.58 16.971 69 | 73 712] 71] 78) 72|Lucido |Bello Lucido |Nuv. Lucido |Lucido 29/19.74(21.01)21.16|19.40 18.68)14.35; 71 81| SO, 75] 75 | 59/Lucido |tucido {Lucido |Lucido |Lucido |Lucido 30|(15.49 14.28/18.41 19.24/49,02]19.43]| 51 | 40 | 58 | 72) 74| 80 | Lucido |Lucido |Bello Lucido |Lucido }Lucido 20 138 BULLETTINO METEOROLOGICO Osservazioni Meteorologiche del Settembre 1871. Evaporazione Gasparinl Forza del vento relativa Ozono il 7hin., 3hs. | 12hs. Totale Shm,, 12h, 3h ) 6h 9h | 12h] 7hm | 9hm 12hm 3hs 6hs 9hs 12hs 1 0.35 | 3.78 | 1.90 | 6.03 1 3 2 3 D) 2 || 6.53 4.3 4.0 6.0 4.0 | 3.5 0.5 2 0.70 | 2.57 | 3.16 | 6.43 2 | 2 2 1 DI | 3 || 5.0| 5.0 3.0 5.5 5.0 | 3.0 0.5 3| 0.29 | 3.18 | 3.00 | 6.47 | 2a 2 2 DI 3 || 6.5) 5.0 1.5 4.3 So 305 0.5 4| 0.47 | 3.75 1250 | 622) 41 2 2] 41| 1] 1] 55| 45 40 | 60.| £0/ £5 | 30 | 5 1.15 | 3.10 | 2.11 | 6.36 || 1 | 3 3 1 1 1 || 6.0| 3.5 2.5 5.0 | 5.0 | 3.0 1.0 6 0.59 | 3.00 | 2.68 | 6.27 || 1 | 3 2 0 9 2 || 45) 40 3.0 5.0 2.0 1.5 2.0 71.07 | 2.90 | 310 | 7.07) 2 3 2 2 DU 4.5 | 4.5 3.5 5.0 5.0 3.0 Î 3.0 Sì 1.00 | 2.60 | 2.33 | 3.93 1 3 2 1 1 o || 55) 45 3.0 5.0 | 6.0 | 40 |! 1.0 91:07 0.00| 150 | 257 2| 4&| 2| 1) 2 | 2 50 100 (15 Sini 50 | AS 5 10) 0.23 | 2.35 | 4.17 | 3.77 2 2 2 1 î) O 1.5| 4.5 3.3 5.5 5.0 4.5 1.0 11 028 | 295 (233 | 5560 2 11 3] 2 1 | {|| 45 (45 30 60 | 50 | 50 | 05 12} 0.27 | 3.05 | 2.20 | 5.52) 0 DUO 3 1 {|| 5.5) 40 2.5 5.5 | 4.0 | 4.5 1.0 13 0.55 | 4.25 | 1.99 | 6.79 2 2 3 2 1 o) 45| 3.0 2.0 5.0 5.0 4.0 1.5 14 0.00 | 3.42 | 1.24 | 4.66 1 2 2 0j 2 2 || 5.0| 40 1.5 5.0 | 5.0 | 5.0 0.5 15)) 0.59 | 3.32 | 1.72 | 5-63 1 2 2 1 2 > || 5.5| 3.5 4.5 6.0 | 45 | 3.0 | 1.0 16] 0.98 | 2.55 | 1.99 | 5.52 i 2 2 1 2 2 5.5 4.5 3.0 5.0 5.0 3.0 1.0 47) 0.00 | 2.85 | 0/88 | 3.73 2 1 2 1 1 3155504 2.0 | zo | 40 | 4.3 1.0 18)| 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00 1 1 A 4 TA tI 6.0 4.5 2.0 5.0 4.5 4.5 5.0 19 1.90 | 4.20 | 1.80 | 7.90 3 3 3 2 0 2]| 7.0) 6.0 3.5 5.5 | 45 | 4.0 4.0 201 0.75 ! 3.10 ; 2.30 | 6.15 1 2 3 2 1 2] 3.0| 40 3.5 4.5 |, 4.9 3.0 2.0 21] 0.75 | 4.83 | 3.471 | 9.05 2 2 3 1 3 | 3 || 7.0| 5.5 1.3 4.5 1.0 | 5.0 2.0 221 1.95 | 4.20 | 1.70 | 7.85 2 4 4 3 3 4 || 5.5 | 5.9 3.0 5.0 3.5 4.0 4.0 230 1.68 | 2.67 | 1.47 | 5.82 1 2 3 2 1 ql || (555 10135 4.0 6.0 | 6.5 | 3.5 1.0 251 0.68 | 2.40 | 1.97 | 5.05 1 2 2 1 1 o || 3.5 | 3.0 3.0 ABI CRAS 4.0 250 0.08 | 3.45 | 2.17 | 5.70 1 | 1 1 061 |A 3 || 5.5) 40 2.5 4.0 | 5.0 | 3.0 1.0 26) 3.13 | 7.05 | 3.25 [13.43 6 4 4 4 3 | 6.5) 3.0 1.5 4.0 | 4.0 | 2.0 2.0 27) 1.25 | 2.50 | 1.40 | 5.45 2 2 Ri ta 1 1|| 6.5 | 3.0 3.0 4.0) 3.0 | 2.5 2.0 28] 0.35 | 2.30 | 1.20 | 3.85 0 2 2 1 0 1| 2.0) 2.0 2.0 45 | 40 | 2.5 2.5 29) 0.00 | 3.10 | 3.45 | 6.55 1 1 A 0 0 O| G5| 4.0 4.0 65) | T2:0, E 2,5 30) 4.30 | 3.29 | 1.96 | 9.55 1 1 i 1 1 0" 5.5] 2.5 0.5 3.0 | 2.5 | 2.0 2.0 | 0.89 | 3.09 | 2.07 | 6.04 | | 2.2 | 2.3 | 14/145 | 15] 5.3] 41 2.8 | 5.0 | 4.3 | 3.6 1.8 Ì | ; \ Osservazioni Meteorologiche del Settembre 1871. saw : Pioggia | Stato Direzione del vento Direzione delle nubi in | del millimetri! mare 9hm. 12h 3h 6h | 9h 12h 9h .j 12h 3h 6h 9h, 12h alte 8 | E NE ENE ENE OSO SO) » » » » » » » 2 2 NE ENE ENE DI OSO OSO » n» |» » » » » 2 3 ENE NNE ENE ENE oso (UNO) » » più: (eat » » » 2 4| E NE NE L (ONO) sO » » pic i) » » N 2 S| K NE NE E OSO SO » » » » » » » 1 6 ENE NE E Calmo | OSO SO » » » » )» » » 2 1| ENE NE ENE E OSO NO » » » » » » n 2 8| ENE ENE D È USO Calmo |l » » » » » » » 2 9| 0S0 |N NE NNo | oso |so » » » » » » 1.59 2 TI0| ENE | NE ENE |E Calmo | Calmo | » NO | » ” » » n 2 11 ENE NE ENE N (ORIO) (OSKO) » » » » » » » 2 12|| Calmo | E ONO ONO (0) ONO | » (o) » ) » » » 2 13] NE NE E NE COSIO) Calmo || » » » » » » » 2 14 ESE ENE ENE Calmo | ENE SO » » » » » » » Di 15) E E E E 0S0 (OSIO) » » » ) » » » 2 16 ENE | NE E | E oso | so » » » A 5 » x 2 17) NE b ENE ENE oso | oso » I, » » » » 2 18 0 S È NE OSO NO » » an » » 20.67 2 190 (0) (0) (0) Calmo | 0S0 » NO » » » D) 1.91 2 20 ENE NE ENE | ENE 050 SO |» » » » » » » 2 21) E SSO SO ] 0so OSO SO » ” » » 5a) » » 2 22 NO 0 (0) (0) ONO (0) » » e) » » » 2 23)| E NE NE ENE OSO oso » » D) » » » » 2 24|| ENE NNE RENE ENE OSO Calmo || » » » » » » » 2 25) SO ESE ESE Calmo | ONO | SO » » » » ’ » » 2 26|| SO SO (OSO) (STO) OSO | SO ;) » » » > » » 3 27) ENE NE E E (WISKO) (OSIO) » » » » È » » 2 28|| Calmo | E ENE E Calmo | 0SO » » » » so » » 2 29, 0SO ENE ENE Calmo | Calmo ! Calmo » » » » » » » 2 30 ESE |E SE | NNO | ENE |Calmo | » » * x 7 p > 2 M. DEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO 139 Osservazioni Meteorologiche del Settembre 1871, Nuvole PERSO) 12h sh F (AT 9h = 12h ar -—— ST PISTA —_ << cs RERTSI d Vol. bene: Massa]| Vol. Dens. Massa, 9 O ssi Vol. Dens. Massa]Vol. Dens. Massà Vol. Dens. Massa 0. 0.5 1.5. . La » D) 30 ) ) » It Pi L Do 6) pi d 9 1.5 10 D) 9.0 È ) » 2 0.4 12/0 » )) )) 3 30 6 | 180) 20 5 | 10.01 15 5| 75] 9] 05|100] » nisi 20 gel 10 4 15 5| 715] 15 Rui 5 HU] SION » » » | » » » » » 5 » » 5) 20 5 | 100! 70 6 | 42.0 20 5 10.0 )) » » » » » 6 so » » 10 5 5.0 ! 15 h) 15 » » » » » » » » 7 4 3 1.2 5 3 1.5! 30 4 | 12,0 | 5 )) » 4 » » » » » 8 10 2 20) 10 Sh Is:oNCi15 3| 4.5 ; » » 10 5| 2.0 || 90 4 | 36.0 9|| 100 6 | 60.0 || 100 770.0) 80 196.0) 60 3|30.0]| 70 S| 5.0 || 30 5 | 15,0 5 i 6 | 54.0 100 6 | 60.0 6 | 54.0 6 | 42.0 || 90 5 | 45.0 10) 80 40.0 90 94.0 (AU 6 | 420 90 . 8 . 5 z 20 11 40 i 20.0 || 25 È so dl SANZIO 80 ò so 5 È da 3 RT 95 5% . î 5 2. =. 13 sò e 30.0 50 3 | 15.0! di È do ci 6 i 5a 7 | 630 ì } Gi 5) 4 | 16. 5 5| 20 5| 40) ? . ti 3 3 0 s) 3 20 | 9% 4 | 36.0 DO » » o » 5) » » » 16 4 3 1.2 9 4 | 0.8! 4 4 | 1.6 NI » » Si » D » » » 17| 100 5 | 50.0 || 100 5 | 500 | 98 658.8 | 709 5 | 35.0 3 » » || 5 4| 20 18] 98 6 | 58.8 || 100 7|700 15 5|,15/ o 6 | 24.0 || 100 Scegli SO as i Gee] ilanni tisi ie) E lalla 20 ei 5 a ki 30 . ai c Dil 4 si 0.8 » ) » Il» » % » i o » ) a î » » b » ) » )) E . 1° » 53 i ; ) 2 4 | 0.8 | 15 5] 75 to 6 | 60.0 $ 4 |-3/2||.D » » 2% » » » 20 2 4.0 60 3) 18.0 90 & | 36.0 80 zx | 32.0 80 4 | 32.0 925: 100 3 | 30.0 90 3 | 27.0 100 5 | 50.0 60 4 | 240 | 20 4 8.0 ) » » 26 90 î 45.0 |! se n 24.0 ! 60 3|18-0| 60 4| 24.0 60 3 | 18.0 i IE ; 8 9320610 6.0! » » » » 2| 1. 5 ; si » » » | sa 4 0.8 | ) i » 10 5 | 20.0 È » di » ) » no x 3 ; » p » | ci o cl » : 3 » » » ) ì 3 n) » D)) » n ai 15.4 |32 9 | 15.6 | 33.1 18.3 |130.7 16.5 ||17.2 9.5 ||15.5 1.3 Medie barometriche Medie termometriche 9h, 12h sh 6h 9h 12h |Comp. p.dec. 9h 12h 3h 6h 9h 12h |Comp.p.dec. I p. |759.56|759.56|758.93|758.93|739.03|759.13 159191757 18 1. pesa oi 02 ca E DI ce 24.62 2 | 56.15) 56.17] 55.44] 35.40| 55.65] 55.73] 55. 2382 4.92| 24.68| 25.66| 25.02] 24.26| 23. ; 3 53 so 53 97. 33 ts 1 Seta 3 si 33 de) 9 3 | 3518) 25.64 26.10 55.12 24:34 23.72| 25. ne È | SE97| 55,30 54.50] 54.68] 5687) 54.67] 54.83) 34-39) Z| 24/32] 24.58 24.86] 24/48] 23.60 23.30] 24.19, 24-61 5 | 56.85) 54.59] 54.13) 34.39) 54.69] 54.58 | 54.54) », gi 5 | 27.28| 20.18] 29.50) 27.60) 26.74) 25.78] 27.68, 07 57 6 | 54.44] 54.62] 54.24 54.59 | 55.21) 54.99 | 54.686 °*""Il 6 | 28.44) 29.12) 28.64) 27.04| 26.14| 23.68 2746/27. Medie tensioni i Media umidità relativa dh . 12h 3h . 6h _, 9h_, 12h (Comp.p.dec. 9h | 12h, 3h , 6h , 9h , 12h ;Comp-p.dce. 1 p.| 14.28) 14.59) 14.53) 14.72! 14.59| 13.85) 14.3) j, ggill D-| GI.& | 62.4 | 60.2 | 62.8 | 65.8 | 65.6 | 63.0? gso 20 | 15.10| 15.89) 15.97] 15.93| 15.65| 14.61] 15.524 2 64.6 | 68.8 | 65.2 | 67.6 | 69.2 | 66.2 | 66.9)" 5 | 15.33) 16.46] 16.09) 15.89| 15.88] 15.30 Tai 15,58} 642 | 67.2 | 63.8 | 66.8 | 69.8 | 69.8 | 66.9 Î 67.5 4 | 14.64| 15.36] 15.87) 15.95) 15.37] 14.81| 15.33 4 64.6 | 67.2 | 65.0 | 69.8 | 70.8 | 67.8 | 68.0 9 5 | 16.63) 14.62 14.97) 16.30 16.17] 14.84) 13.26) jg j7|} 55.2 | 50.8 | 50.6 60.2 | 62.4 | 60.0 | 56.5! 502 6 | 13.65] 17.03) 17.86) 17.91] 17.72] 16.24 17.07( 19-17] 56.6 | 59.0 | 62.6 | 67.8 | 70.2 | cea | 63,8 0 9° Barometro Termometro Media evaporazione Gasparin | Massimi Minimi Massimi r Minimi 0-7h | 7-3h E: 3- da Comp. p.dec.} 3° | "57/001 158.54 35511 15606 | 3 "| S5gg) 25.98) Zool 220212" | 060 | 217] 216 | suoi 36 : | Bare|Sgnx|i | fglmel Efioeli (dii inline 5 55.96) 52.99 5 29.861 24.24 5 1.03 | 3.51 | 2.16| 6.69 6 239) 55.60 | 53:99) 53.10 ||È 20,960 29.911 5jgg| 2656 Îlè ri aa 140 Osservazioni Meteorologiche del Settembre 1871. BULLETTINO METEOROLOGICO 6 ; Quantità > Medie dell’Ozono della pioggia Media forza del vento Th 9h 42h | 3hs) 6h 9h | 12h Comp. p. d. 9hm 12h j3b sy 6h, 9h |12h | Com. p.d. 1p.| 5.9 4.5 3.0 | 5.4 4.3 | 3.5 | 1.1 4.0 139 1|00. ‘591 1.59 Ap. 1.4 | 2.4| 2.2] 1.6 1.6) 2.0) 1.9 1.8 2 4.2 3.7 2.9 | 5.2 4.6 3.5 | 1.7 del Nest \120AN59 sist 12 1.6 | 3.0] 2.0] 1.0] 1.4 1.2] 17 i b) 5.0 4.2 2.1 | 5.5 4.1) 4.3 | 0.9 3.9 (41 3/00. SRI 93.58 3 1.2 | 1.8] 2.8] 1.6 14] 1.2; usi 8 4 9.8 41 3.2 | 4.8 4.9 | 3.8 | 2.6 4.2 1 |\4[22.584 29-99, 1.6 | 1.8] 2.2] 1.4| 1.6, 2.0] 1.8) 5 |S4| 43| 28/48) 4240/24) 4073 ||5/00.00) gog | 14 | 22] 2/6] 1.4] 18] 2.2 1.947 6 d.4 2.9 2.21 44 3.11 2.3! 2.2 32 (°° "600.00 6 2.0 | 2.0) 2.0] 1.6] 1.0] 0.61 1.5) Numero delle volte che si osservarono i venti N NNE | NE| ENE E ESE | SE [SSE| S SSo | SO | 0S0 | 0 | ONO NO | NNO|Calm.| Pred. 1p.| 0 1 6 7 6 0 (1) 0|0 0 3 7 0 0 0 0 0 ENE 0SO 2 1 0 4 7 b) {L) d 0/0 0 3 5 0 0 0 1 4 ENE 3 1 0 4 b) 6 1 0 00 0 1 5 1 3 0 0 3 È 4 0 0 4 6 4 (1) 0 0|1 (() 3 6 5 0 0 - 0 1 ENE 0S0 5) 0 1 2 4 2 2 ()) 0|0 LI 4 d 4 2 1 0 2 (DISCO) 6 0 0 1 bj d 1 1 0|0 0 6) 7 0 0 0 1 6 0SO Per decadi id.) 1 1 | 10 | 14 11 () 0) 0)0 0 6, 12 0 () 0 1) 4 ENE 2 LI 0 8 11 10 4 0 01 (U) 4 14 (5 3 0 0 4 ENE 0SO 3 0 1 3 9 7 3 1 0,0 il LI 12 » 2 1 0 8 oso tot.l 2 2 21 4 28 4 1 01 1 17 35 10 bj 1 1 16 oso Serenità media | Massa delle nubi 9h 12h [Comp. Dec. 9h | 12h | 3h | 6h | 9h | 12h| Comp.I Dec. 93.6 99.6 | 87. î 13.1 1p.| 10.1 8.5 [12.3 | 4.0 | 2.6 | 0.2 6.3 f 13.3 83.2 | 58.0 | 63.6 si 220.6 126.7 [28.0 |16.8 | 9.8 19.2 20.2 : 77.8 | 96.6 | 67.4 Î 66.4 3° [15.1 (15.5 [31.3 122.6 [14.5 | 1.4 16.7 19.3 77.6 | 89.0 | 65.4 ; 4 |30.6 [30.2 /17.8 |16.6 [17.0 | 6.8 19.8 ; 77.6] 840 | 72.2) 72795 | 6-2|64 LE 24.1 | 9.0 | 64| 11.2 i 02 86.8 | 80.0 | 82.11 "|| 6 9.6 | 6.2 | 4.8 | 8.8 | 3.8 [10.0 1.2 x Numero dei giorni Sereni) Misti | Coperti Con piog| Con LR] Vento forle| Lampi Tuoni ;Grandinej Neve | Caligine pis 0 00 0 0 0 0 0 0 | 0 ) 2 3 0 2 4 0 ì 2 2 0 0 2 3 4 1 0 0 1 1 1 0 0 0 (1) 4 3 0 2 2 0 1 2 1 0 ‘0 0 b) 3 1 1 0 0 1 0 0 (1) (1) 6) 6 k 0 1 0 2 1 0 0 0 0 2 Totale| 22 2 6 3 3 5 5 3 0 0 8 Medie mensili Barometro dalle 6 ore di osservazione . . . . . 759.49 Forza relafiva del vento... . . + 0000, 1.8 Dai massimi e minimi diurni. . .......- + 155.51 Yento predominante. asfalto SUEGIONO, Differenza 21002 Termometro cenligrado . . . LL... 25.60 Massima temperatura nel giorno 2î . .. . + + +4-34.1 Dai massimi e minimi diurni . ..... -. 20.91 Minima nel giorno 16........ +... alette CURATI È Escursione lermometrica . +. ale A 3:0 Differenza ...- +. 0.29 Massima altezza barometrica nel giorno 1 . . Toi. 9% ‘ = Minima nel giorno 26... ... + + + + + + 748.90 IT CDISTON CRU E AVA POLI I OT 15.58 Escursione baromeltrica . . . . +. + 0000 13.44 OMERO ANSE RSA 604.2 Totale Evaporazione - Gasparin + e + + + + 181.08 Evaporazione - Almometro - Gasparin. . .... + 6.04 Totale della pioggia . .... +. sleale ae ZA SERCOMNIE RI ACI AIR 73.4 Massa CCA DIA o 5 13.6 OZONO ir ee e CLES 3.9 Il Direttore del R. Osservatorio G. CACCIATORE BULLETTINO METEOROLOGICO DEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO N. 10— Vol. VII. Ottobre 1874 Note originali ricavate dai registri delle osservazioni DELL'A. A. P. TACCHINI. 1871. 9 luglio. Aureola solare allungata dalla parte del bordo orientale. 12 luglio. Aureola anche oggi elittica e più allungata al bordo orientale. 14 luglio, Oggi trovo la cromosfera più bassa e più rossa: abbiamo un minimum di macchie e protuberanze. 19 luglio, Fra le D e D* vedo una linea rovesciata col bordo normale, 20 luglio a ‘4 ora prima del tramonto fra D e D? a 4 dell’intervallo si vede un’al- tra riga lucida anche al centro del disco: essendo il sole al tramonto si continua a vedere ed anche alcuni tratti della D*; ed essendo già il disco in parte occultato dal monte si vide una riga nel verde molto larga e debole, Dalle misure, incerte per la posizione incommoda, corrisponderebbe a 53,72 deila scala di Angstròm, 26 luglio. Aureola marcatissima e distinta in due zone con raggio più lucido oriz- zontale a destra (2" 4): cielo purissimo col classico colore blù in alto e verdastro in basso all’orizzonte: aleuni cumuli al solito e trasparenza straordinaria, 15 agosto. 7° 44 Aureola solare molto estesa verso l’est orizzontalmente. 21 agosto 2% p. Aureola elittica e più estesa a destra, 28. Agli angoli di posizione da 66° a 90° si vedono distiutamente le fiammelle del bordo, che si projettano su di una serie di protuberanze nebulose, che trovansi al di là del bordo e molto deboli cioè trasparenti. (Vedi Nota II Ballettino di giugno 1871). 1° settembre, Si vede oggi distintamente che le regioni facolate minute non danno protuberanze, ma solo bordo a spettro misto. 14 settembre. Oggi ho riveduto la riga lucida accanto alla € verso il giallo, La riga vedesi anche internamente al disco. Che sia difetto d’istrumento o veramente Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. VII. Parte T. 21 142 BULLETTINO METEOROLOGICO una nuova riga? A 84° bellissimo pennacchio isolato come piuma: combinazione cu- riosa, più tardi il cielo era interrotto qua e là da nebbiette bianche della forma precisa del pennacchio solare. 15. La scarsezza delle facole corrisponde sempre a quella delle protuberanze. RIVISTA METEOROLOGICA Come l’ottobre del passato anno anche questo è trascorso burrascoso e cattivo; e molti sono i caratteri che determinano l’anormalità dei vari elementi meteorici dei quali abbiam subite le fasi. La pressione atmosferica, oltre a molte variazioni diurne delle quali è inutile tener conto, presenta sei onde di depressione ben determinate accompagnate da burrasche che più o meno ci toccarono con violenza. Diamo il so- lito specchietto delle variazioni barometriche col quale sarà più facile osservarne l'andamento. Giorni 29 settem. 7 ottobre 10 17 22 27 31 Variazoni barometriche in ottobre. Massimi Giorni Minimi Escursioni 756,38 gum 93 2 ottob. 74902,45 8,57 758,02 4,82 8 753,20 4,72 157,92 13,92 13 744,00 14,76 758,76 5,96 20 752,30 6,52 759,32 14,53 24 744,79 10,76 755,55 7,19 29 748,36 7,04 755,40 Il principio del mese fu molto caldo per la forte corrente di ovest che spirava : ma lo abbassamento del barometro produsse nel giorno 2 una burrasca dal quarto quadrante accompagnata da gran pioggia. Col rialzare della colonna barometrica nel giorno 3 il cielo è bello, e cessa la corrente del 4° quadrante per dar luogo a quella DEL Rs OSSERVATORIO DI PALERMO 143 di scirocco che spira molto intensamente nel 5, elevando sino ai 33° la temperatura, Il giorno 6 la pressione cala sino al minimum dell'’8; ma nessun fenomeno partico- lare ebbe luogo in quel periodo, e fu forse conseguenza di lovtana burrasca. Il cielo però mantennesi variabile e spesso caliginoso; ed i venti regolari e freschi, Nel giorno 13 abbiamo una terza depressione, ma molto forte e la più bassa del mese: burra- sca intensa del 4° quadrante, gran pioggia, in generale tempo cattivo, che si protrae sino al 17. La quarta onda di depressione del 20 avvenne con una corrente di SS0, ma non vi furono serii disturbi atmosferici, anzi il tempo si mantenne bello. Una corrente più intensa di scirocco sviluppatasi nel giorno 23 fa scendere il barometro sino al 24; ed in questo giorno, piegando i venti al 3°, e poi la domani al 4° qua- drante, si hanno vari giorni con pioggia. Nel giorno 29, in cui avvenne l’ultima onda di depressione, si ebbe corrente del 4° quadrante, pioggia e mare agitato. Nel 31 il barometro risale ed il tempo è bello, La temperatura subi nel corso del mese due fasi ben marcate: sino al giorno 12 essa mantennesi sempre sopra i 24° e la media della 1° decade è = 26°27. Dal 12 al 13 dai 24° ‘va ai 16°; e da qui comincia il secondo periodo di temperatura più regolare che ha per media 19°25. Lo scirocco dei primi giorni del mese valse molto a produrre questo esquilibrio di temperatura: difatti la media mensile superò la normale di 2°,10, La media pressione invece ne stiede al di sotto di 1,®®5, Gli altri elementi meteorici, subordinati ai due principali agenti, si presentano regolarmente piegati a secondarli; di modo che abbiamo la curva del vento opposta a quella della pressione; e quella della umidità opposta alla curva della temperatura e del vento. La curva della serenità presenta un perfetto accordo con quella della pressione. — L’OS0 predominante come al consueto. La normale per la pioggia in ottobre dà mm. 74,80 divisi in 10 giorni: noi ab- biamo raccolti mm. 149,38 in giorni 14. Ciò basta per vedere come sia trascorso piovoso il mese, e come sieno state abbondanti le pioggie per raddoppiarne Ja quan- tità normale. , NOTE 1, Cielo variabile, venti gagliardi di 0 dopo il mezzodi, mare calmo. 2, Sin dal mattino alta corrente del 4° quadrante, cielo coperto, venti gagliardi, mare agitato. Alle 11" 40% p, n. gran rovescio di pioggia e vento forte di ONO, 3. Cielo bello, venti regolari; continua lalta corrente del 4° quadrante ed il mare agitato. 4, Cielo lucido, aria caliginosa e molesta per lo scirocco; temperatura elevata mare calmo. 5. Continua lo scirocco : aria caliginosa e secca, cielo variabile, mare calmo. 6. Cielo bello, mare calmo, venti regolari deboli, temperatura ancora elevata. 7. Caliginoso nel mattino, a sera coperto, poscia sereno. Mare calmo, venti rego- lari, 144 3 9 10 11. 12 - 13 14 15. 16. 17. 15. 19. 20, 21. 22, 23. 24, 25. 26, 27. 28, 29. 30. dl BULLETTINO METEOROLOGICO Cielo bello, mare calmo, venti rgolari, Nel mattino caligine, Cielo variabile, venti freschi, mare calmo. Cielo variabile, venti regolari, mare calmo. Cielo misto, corrente del 4° quadrante, mare calmo, Cielo coperto, venti forti del 3° quadrante, mare calmo. Alle 10" p. m. tem- porale con forti scariche e grande pioggia, che continua a mezzanotte. Nella notte e nel mattino gran pioggia: corrente polare intensa, mare grosso. Nella notte tramontana impetuosa e scariche continne. Continua il cattivo tempo con pioggia e mare agitato; venti varî. Cielo coperto e pioggia, mare mosso, venti regolari. Cielo coperto piovoso, mare calmo, venti regolari del 3° e 4° quadrante. Nella sera lampi ad est. Cielo coperto, venti regolari del 4° quadrante, mare calmo, alta corrente di NO, Cielo bello, venti variabili, mare calmo, Alta corrente di NO, Cielo variabile, venti regolari, mare calmo. Cielo bello, venti regolari, mare agitato, alta corrente di SS0. Cielo bello, venti regolari, mare calmo. Cielo variabile, venti regolari, mare calmo. Cielo coperto, mare calmo, venti sciroccali deboli. A mezzanotte 0SO forte. Cielo coperto, nella notte pioggia e vento forte, mare agitato, corrente del 3° quadrante. Cielo coperto, pioggia nel mattino, mare agitato, corrente del 3° e 4° quadrante. Tempo piovoso, venti variabili, mare agitato. Cielo coperto e leggiera pioggia nel mattino con corrente di 0S0. A sera tempo bello e mare calmo. Cielo coperto, venti regolari, mare calmo. A sera lampi da 0 a NE. Giornata piovosa con alta e bassa corrente del 4° quadrante; mare agitato, venti deboli, Tempo piovoso nel mattino, bello a sera, corrente del 4° quadrante, mare agi- tato. Tempo bello, mare calmo, venti deboli, DEL Rai OSSERVATORIO DI PALERMO, Osservazioni Meteorologiche dell’Ottobre 1871. 145 Massimi on i : o Massimi © minimi ; SIE Barometro ridotto a 0 bardmetnici Termometro centigrado AGIO — lisi =— ra TT __rP__ ___—r_ - == ghm, 42h 7 3h Sho, 9h, 12h | 9hm 12h {3h | 6h ) 9h 12h 1 || 753.98 152.96) 751.69) 751.65| 751.11 151.02 755.05 751.00||29.9 |32.4 |30.3 |28.4 126.9 |23.7 || 32.4 | 24.1 2 49.971 49.80) 49,45) 49.51] 50,21) 50.44 51.02 49.45||26.4 |27.3 |27.0 |25.5 [24.9 !/23.9 || 28.1 | 23.7 3 51.96 51.781 31.48] 51.68) 51.63) 51.64 52.13 50.19||25.3 |26.3 |26.4 [26.1 |25.2 [23.7 |! 27.0 | 23.7 4 52.12 32.27] 32.191 52.45) 52.74| 52.58 53.19 51.64||27.8 |29.9 [27.2 |26.6 [25.8 127,0! 30.2 | 23.9 5] 53.42) 52.42) 51.75, 63.41] 54.63, 34.89 55.00 51.75,27.9 [33.0 )31.8 |29.9 29.7 {29.1 [| 33.1 | 26.1 | 6| 5721) 57.90! 57.42) 57.69] 57.84! 57.56 57.901 = 54.8926.6 |26.4 |25.8 [26.0 124.8 [24.4 || 291 | 24.4 | 7 57.17] 57.25) 56.22! 56.37) 57.03] 53.95 38.02 53.95/(25.7 |25.8 [25.5 [24.8 [24.8 [24.2 || 26.2 | 23.9 8 54.96! 54.71! 53.77| 53.86) 54.08| 54.06, 39,96 53.20|(25.7 |26.4 |26.4 |26.3 |24.9 [24.3 27.6 | 23.8 9 || 55.02] 55.57) 55.07) 55.62) 57.10) 57.10 57.12 53.65)(25.7 [25.5 [25.4 [24.0 [24.0 |23.2 || 26.2 | 22.9 10 || 57.92) 57.56 57.10) 57.26| 57.57| 57.53 57.92| 57.10/24.5 (24.4 [24.5 [23.9 [23.1 |23.4 || 25.1 | 22.7 11 57.34| 57.48) 36.82) 36.88] 57.09] 35.24 97.53 95.01||23.8 |24.6 [27.9 (23.9 [23.7 [22.7 25.3 22.4 12 || 53.84| 52.561 50.52. 48.56] 47.86) 45.75 55.40 = 44.90|24.3 |26.0 [26.1 |24.8 |24.5 |19.4 || 26.5 | 18.6 13 |) 45.04] 46.62! 47.89) 48.77] 50.25) 50.31 50.31 44.00|[16.1 |16.1 |16.5 [16.8 [16.5 (16.4 || 21.0 | 14.1 | 14 50.31| 50.33! 49.92! 51.11) 52.12] 51.92 92.12 49.63)117.0 (16.7 |15.3 [15.8 [16.7 |16.4 || 17.4 | 13.1 15 52.23) 52.24] 51.94] 52.45) 553.66! 53.93 93.93 30.89||17.3 |18.2 |17.1 |16.8 |16.8 |16.5 || 18.3 | 14.5 16 54.771| 55.16] 34.82) 55.20) 356.88| 37.08 58.05 53.26|(17.3 !18.0 |18.5 |17.9 )17.7 {17.5 | 18.5 | 14.5 17 |) 537.88) 58.21) 58.06) 57.80) 58.36| 58.70 98.76 57.0418.6 [18.9 [19.5 (19.1 |18.%4 [18.0 19.5 | 16.9 | 18 | 581%) 58.24) 57.70] 57.75) 57.75) 57.36 38.70 57.3618.9 (200 (20.1 [19.1 {18.2 {17,6 || 20.2 | 16.9 19 56.79) 56.40) 35.63) 55.22) 59.47] 53.62 97,36 53.45|[19.2 |20.3 |20.4 |20.0 [19.1 [18.9 || 20.4 | 16.5 | 20 54.54| 54.53| 53.82) 54.18) 35.16) 56.08 56.08 52.80||19.7 |20.6 |21.5 |21.3 [19.7 [19,4 || 21.6 | 17.4 21 || 57.05) 57.66) 57.29) 57.49) 38.71) 58.90 39.03 55.96||20.1 |21.6 |21.9 (21.2 {20.4 [19.0 || 21.9 | 18.4 22 || 59.26! 59.32! 58.12) 58.17! 58.00) 57.79 39.32 37.79(20.4 |21.6 (21.3 [20.7 [19.5 (19,2 || 21.7 | 18.3 23 56.08] 35.31) 53.69] 53.29) 52.27| 49.14 97.79 49.14!20.3 |21.7 |22.1 [21.5 [21.5 [21.6 || 22.1 | 18.8 24 46.54| 46.68) 45.71) 45.88] 44.96) 44.79 49.14 24.19|(21.2 |22.8 [22.4 |21.2 [20.1 |19.8 || 23.1 | 18.2 25 46.72) 47.22! 47.48| 48.771 50.54| 52.31| 92,31 44.79|(18.2 (19.2 (19.1 [18.3 |17.9 [17.6 || 21.0 | 16.4 26 52.65] 53.54| 53.36] 54.22) 54.43] 54.16 94.43 31.58||18.2 |18.5 [18.5 |18.8 [18.0 [17.0 || 18.8 | 16.4 27 54.48| 54.54) 54.36) 54.52] 54.89] 534.60 99.99 33.55||18.3 |19.5 |19.4 |18.3 |17.7 [17.1 || 19.6 | 16.4 28 54.471 55.71, 52.15) 51.64, 51.64] 530.37, 54.60 50.37:|18.2 |20.0 [21.0 |19.9 |18.3 (16.7 || 21.0! 16.4 29 49.43] 48.48| 48.36 48.61| 49.27 30.10, 30.37 48.36}/16.4 |18.6 (17.9 |16.7 [17.3 |16.7 || 18.6 | 16.1 30 51.95) 52.05) 51.72] 952.33| 53.29) 53.49 99.49 50.10|(17.1 |18.3 |18.0 |17.1 !16.5 (15.9 ({ 18.4 | 14.9 31 53.93] 54.09) 53.66/ 53.96] 33.93] 33.34| 99.40 53.34]|[15.8 |17.6 [18.5 (17.6 [17.1 [17.0|| 185 | 14.6 M. 53.81! 53.80: 53.24) 33.46! 53.92) 53.57 99.29 51.80]|(21.49|22.58|22.38/21.6821.07;20.36;| 23.31] 19.11 | Osservazioni Meteorologiche dell’Oitobre 1871. Tensione dei vapori | Umidità relativa Stato del Cielo lano 12h 3h 6h, gh 120 [ghmy 120 3h) 60 9h112h|f 9hm | 126 73h | 6] 9 |) 2h 111.31; 9.36,12.34|13.08|13.36/16.61| 36 | 26 | 35 | 45| 59! 76||pello |Nuv. iu. (Cop. Cop. Nur. 2|14.52|15.06/13.51|16.64(15.44 16.73, 357] 36 | 51| 59: 60 70 |ICOp. Nuv. Nuv. |Nuv. Cop.” ICop.c.p. | 3|115.22)16.14|16.05|16.46/14.61|16.82|| 63 | 63 | 63 | 63 | 61| 77 [bolo Bello Nuv. Misto Bello Lucido 4|11.37|13.04 18.07 19.16 17.31|13.08]| 41 | 42 | 68) 74! 70] 49|[hucido |Lucido |Lucido |Lucido |Lucido |Lucido 5|116.02/12.14/13.17/12.19| 9.78[10.55|| 571 33| 38] 39| 31) 34|[Bello Bello Nebb. Cop. Bello Bello 6)118.22/15.16]13.61|14.16|14.03/13.04]] 71| 59 | 55 | 57] 61| 57|[Bello Nebb. Nebb. Cop. Lucido |Nebb. 1|14.83|17.16/17.71:17.95|16.8£|12.33!| 61 | 72| 73| 77] 72! 55 [Lucido |Lucido |Nebb. |Cop. Lucido |Nuv. 8 16.28(17.85 19.25 (19.34 17.63|16.67]| 67) 70) 75] 76) 75 | 74 [Bello Bello Mislo Bello Lucido |Cop. 918,31!17,04 17.13(17.08|16.64 RR 75) 70] 71) 77) 5) 64|[Cop. Cop Cop. Nuv. Bello Lucido 10/115 72/15.55/15.72/13.43/13.06]11.85" 69 | 68] 69 | 70) 71] 55/hello |Bello |Bello |Cop. Lucido |Lucido 11//13.81/14.56113.34 13.56/13.87]13.90| 63 | 63 | 57| 61/63, 68 [[Nuy. Bello |Nuv. Cop. Cop. Cop. 12/14.74|15.02/12.70 12.81 13.410,12 24 65| 60| 51 | 56 | 59 73 [|Bello Osc. Osc. Cop. Misto Osc c.p 13|/11.18] 9.98| 9.20] 8.85] 8.71] 9-13] 82 | 74 | 66| 62' 621 66||0sc.c.p. |Osc. Ost. Osc. Cop. Cop. 14|| 8.43! 8.77] 8.62] 9.16 94;| 9.971 59 | 62| 66) 69, 67| 72|[Cop. Cop.c. p.|Osc. Osc.c.p. |Osc.c.p. |Cop. 15)) 9.22.10 05) 9.69| 8.83; 9.87] 9.57) 63 | 65 | 66) 62| 69 | 69 (Cop. Cop. osc. Cop. Cop. Osc.c.p. 16)10,80!11.58| 9.90|10.09|11.05|10.47!| 74 | 75 | 63| 66) 73 | 70|\isto Cop. Cop. Cop. Cop. Cop. 17((11.95|12.32/12.89/11.31|11.3%]11.95{| 73 | 76 | 77] 69| 72| 77/Cop Cop. Cop. Misto |Cop. Bello | 18|/12.51/11.10]11.42|11.35/10.75;10.93) 77] 64| 65) 69] 69! 72(Nuv. Nuv. Misto. |Bello ;ello lLucido | 1912.52]11.30!11.96|12.23|12.04/11.77]) 75] 64| 67) 71) 75) 72]pello Nuv Cop. Cop. Nuv. Osc. 20]112.42;13.79/14.45|14.92'13.55/12.06!] 73 | 76| 76) 79) 79) 72|[Bello Nuv Bello Bello Bello Lucido 21|12.90/13.94/14.16/13.81|13.88|13.04] 73 | 73 | 72| 74| 78| S0||Lucido |Lucido |Bello Bello |Bello Bello 23 14.68 |14.74/14.52 13.30114.25]13.27]] 82] 77 77) 73] S5| 8S0|N\ux. Nebb. |Nuv. Nuv. Bello Bello 253|[14.36 14:50/11.57/15.24/15.65/11.601 81 | 73] 76| 80 | 82] 60|Cop. Nuv. Cop. Osc. Cop. Use. |124|/14.19,14.02/12.66|12.62'11.42/11.60) 76 | 68 | 63 | 67| 63; 67 [Belto Nuv. Cop. Cop. Ost. Ose. 25][10.78110.32|11.68|10.34| 9.04} S.90]j 69 | 62 | 71| 66] 60) 59 Cop. Cop. Cop. Cop. Cop. Cop. 26|| 9.73(11.14!10.60/10.96; 9.99(10.03| 63 | 70| 67| 68] 65! 67|[Cop. Cop. Nuv. Osc.c.p. | Bello Bello 27|(10.69|10.31|11.13/11.04|10.00(10.37]; 658 | 62 | 67] 71] 66) 71|[Cop. Misto Cop. Bello Bello Bello 28|/11.46/12.59/12.90/11.59/11.23/10.96!/ 74 | 72 70| 67| 73 | 77|(Cop. Cop. Cop. Bello Misto Cop. 29|\11.85/12.33]|12.38|11.66/11.73 12.38 85 | 77] SI, 82] 80| Ssllose.c.p. |Usc. Osc.c.p.|Cop.c.p. | Cop. Osc. 30|/11.42 12.32 9.31] 9.34/ 9.36) 9.40] 79 | 78| 61) 64| 67) 70 ||Osc.c.p. |Cop. Bello Bello Bello Lucido 34|/10.00(10.44/10.25/11.15[10.37!10.11!. 75 | 69) 65] 74| 71) 70|Lucido |Lucido |Lucido |Bello Bello [Lucido M.|{13.02(13.40|13.14|13.0$12.79|12.21|168.5|65.0/63.2|67.2168.3|68.1 |

OSO) 0S0| » » » 6.37 3 25) ONO ONO 0S0 (0) (ONTO) oso » » » » » » 5.59 4 26] OSO Calmo | NE (0) USO |; 0S0 » ONO| » » » » 3.11 3 27] 0SO OSO (OSIO) DISCO) (OSIO) (OISTO) ) OSO| » » » » 0.26 3 28] OSO ENE NE OSO (ONTO) (ONTO) » ) » » » » » 2 29; ONO Calmo | ONO ONO OSO OSO » » » » » )) 10.18 3 30) 0 ONO ONO (0) OSO (OXSLO) » » D) » » » 29.95 3 si oso ENE ENE ENE OSO (OTO) » » » 3 DEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO Osservazioni Meteorologiche dell’Ottobre 1871. det È n Nuvole 9hn 12h LT 3h 6h È 9h a i 2h "i Vol. Dens. Massa Vol. |Dens Massa 0° Lr a Vol. Del LR “eo Mu Mc se, a desi e | 5 |200 20] 3|100].gé| 3|200] 95] 7)|665|98| 7 ]|68.6 3 15 Sa ioca 5 | (215120 £| 80 50 Ni venia eroi Mon i 4 » ” » » ) » gi» » » » )) » » ) » ) » » sl 10 2| 2.0] 15 31 4:50 25 3 | 73 70 4 28.0 2 2| 04| 8 z| 3.2 6 9 3 0.6 10 D) 2.0! 60 2| 12.0 80 4 | 32.0 ) » » || 50 2 | 10.0 il » » » P » » 60 3|18.0) 60 4 | 24.0 » » » || 40 4 | 16.0 gl 4 &| 16| 15) 3]|,75!50 5| 230! 45 4| 60) » »| » ||60|] | 240 gl 90 6 | 540 | 90 6 | 34.0) 70 642.0 29 5 | 10.0|| 10 5| 5.0] » Sì » | 10) $ FIA) 5 4 | 2.0} 5 4| 2.0) 80 5 | 40.0 ) DI » » ) » fi 20 6 | 12.0] 15 S| 7.5 20 $| 10.0) 70 3 | 35.0) 95 6|57.0]80|] 6 |480 12 10 4 | 40 | 100 4 | 40.0 1100 6| 60.0 80 5 | 40.0] 50 5| 250/100) 7| 700 13|| 100 8 | s00 | 100 8 | 80.0 !100 770.0 | 100 71700) 98 8 | 78.4 || 96 n | 67.2 14 90 7|630 | 98 7 | 68.6 100 8 | 80.0 || 100 7 | 70.0 || 100 7|700|95| 7|665 is 98 6 | 58.8 || 80 6 | 48.0 \100 7700) 90 6|540|| 70 7|490|100} | 70.0 16il 50 6 | 30.0) 96 6 | 57.6 || 96 6| 537.6 || 98 6 | 58.8 || 90 6|540|90| | 54.0 17 90 6|540| 70 6 | 42.0 || 90 6| 340) 50 5|25.0)) 98 6|585||10) 5g] 50 18|| -30 5 | 15.0 40 5 | 20.0 | 50 5|250| 35 5| 75] 10 ERO E SANO q9 5 6| 30) 20 6 | 12.0 || 98 5 | 49.0] 99 5 | 45.0 || 30 5 | 15.0 |(100 6 | 60.0 20 15 S| 75) 40 3 | 20.0! I 3 30 x i 10 ; ; Di È A È » »_|l O . ; c Da + 20 ò 10.0 95 3 28.5 |) 40 5 | 20.0] %0 5 | 200) 10 4 | 4.0! 10 È 3.0 23 95 S| 47.5) 20 5 | 100) 60 5 | 30.0 || 100 6 | 60.0) 95 3 | 47.5 [100 6 | 60.0 oz 4 5] 20 40 5 | 20.0| 60 3 | 30.0) 90 5 | 45.0 | 100 5 | 50.0 1100 5 | 50.0 25 95 6|570 | 95 8 | 47.5 098 6 | 58.8 || 98 71|68.6| 98 7| 68.6] 90 6 | 540 26 93 6 | 57.0 80 6 0 40 2 Aa 100 7 70.0 : 4 16 di Si DIE "ll 85 1 | 595 50 6 ; 98 38. 10 4 : 4 -6 5 5.0 Sal 98| 6|588| 85] 6|5t090) 6540] zi 4&| 46| 50] 325960) 3| 300 99|| 100 7| 70.0 | 100 7! 70.0 |100 8 | 80.0) 90 6| 54.0) 98 1|68.6|100| - 7700 30) 100 71; 70.0| 90 7 | 63.0 | 15 È 15 & È Li i 4 La » v| » » » » » ») » n) » 4 . 1A È » D) » a |43 27.4 | 48.2 27.4 154.7! 31,2 ||57.6 31.5 | dh ; 26.2. 141.3 28.2 Medie barometriche Medie termometriche | 9h _, 12h, 3h , 6h | 9h | 12h \Comp.p.ce. gh; 12h) 3h Sh] 9 12h [Comp.p.dec. 1 p. [752.31|751.83|751.31[751.74|752.06|732.11 151-90)734.11 1 p.| 27.46] 29.78) 28.54) 27.30| 26.50] 25.48! 27.52) 06 07 2 | S6.46| 56.60 35.92| 56.16| 56.72| 56.04 | 56.31)"%*"||2 | 25.64) 25.70/ 25.34| 25.00| 21.52| 23.90) 25.01} “°-"" IRE re EE SES HE SE GEE e ap MERZIA MELA RI LR » ? 38| 21. (58| 19.88] 19.44 20.44 * 3 53.13 33.26 52.46| 52.72| 52.90] 52.59 | 52.84) 53 /g5|| 5 20.04| 21.38! 21.36] 20.58| 19. È ky 19.46 i 2.75] 52.27] 52.55| 52.91] 52.68 | 52.63) 6 | 17.33] 18.75) 18.88] 18.07] 17.48| 16.731 17.881 Medie tensioni Media umidità relativa 9h 12h sh 6h 9h 12h ,Comp.p.dec. 9h 12h 3h bh 9h a 12b |Comp.p.dce. 1 p.| 13.69) 13.21] 14.63] 15.07] 14.54| 14.76 14.32; 15.19|! P-| 50.8 | 44.0 | 51.6 | 56.4 | 57.4 | 62.4 | 53.8? (0.9 2° | 16.67] 16.67] 16.68| 16.80] 16.04| 13.49) 16.06) ‘°-1%2 68.6 | 67.8 | 68.6 | 71.4 | 70.8 | 61.0 | 68.0 $ 0 3 | 11.48) 11.68| 10.71] 10.61| 11.06| 10.96 DI 11.19 66.4 | 648 | 61.2 | 61.8 | 64.0 | 69.6 | 64.6 68.3 4 | 12.06) 12.02] 12.12) 11.98] 11.73] 11.44] 11.89$ 11-49], 74.8 | 71.0) 69.6 | 70.8 | 73.2 | 72.6 | 72.0 6 °° n Ri Aocie i È SI SE de 5 | 13.38) 13.50] 13.58| 13.06 12.85] 11.68 13.01, 11.96)" 76.2 | 71.0 | 71.8) 72.0| 740 | 69.2 | 7223} 719] 6 | 10.86) 11.52] 11.10) 10.96] 10.45] 10.91) 10.91 bi 74.0 | 71.3 | 68.5 | 71.0 | 70.3 | 73.8 | 7155 | Barometro Termometro Media evaporazione Gasparin | : È ni ENT go lassimi | AL 1 Î 0-7h Ton 1 3-12h Comp. p.dec.i DI 153128) 2. CMeE pi X L30000 p.| 0.86) 473 | 2.61) 8.20 4 ì 37.39) 159-21 5656010209 2 200) 28,50 234 23.92 3° | no 1:83 | 1:65 515) 6.17 È 53.86. wo 8 3 21.70 16.54 3 0.24 | 1.68 | 0.33 | 2.26 | 53.83 ;i38) 51.86 || { | 20.08) 20.87 I6.4 16:59 | { | 0.71 taì 156 | 3936 3-06 30.49 5 - .02} 5 | 0.49 | 1.94 | 1.69 | 4.12) 5199) 50.86 || È 19.15) 20-56) 15.80) 19-91 Il g 0.74 | 0.89 2.46) 3-29 0.83 148 BULLETTINO METEOROLOGICO Osservazioni Meteorologiche dell’ Ottobre 1871. E 5 Quantità ; Medie dell’Ozono Aollani orari Media forza del vento Th 9h | 12h Del 6h 9h | 12h Comp. p. d. 9bhm 12h ,3b sy 6h, 9h [izio [Com p.d 1 p.| 5.9 |' 3.3 1.5 | 4.61 4.2 | 3.5 | 3.0 | 3.8 737 ||1[00. s00) 0.451! 1p.| 1.6 | 4.6] 3.8] 2.8| 2 e 2:24 2: 9 23 2 4.6 | 34 3.0 | 48) 49 | 3.51 1.2 3.6 (°°° |12|00.00 12 1.2 | 1.6] 2.2] 1.8| 1.2; 1.41 16) 3 6.7 | 49 4.0 | 6.2| 5.6 | 5.5 | 5.5 3.5 1.6 3|Sd. si 93.47 3.0 | 3.0] 3.8) 3.4 32| 3.0; 3.2 23 4 6.0 | 3.1 DESIO 44031 | 1.8 3.7 { “ ||4] 7.51 ? 1.0 | 1.2) 1.8) 1.2] 1.4, 1.6: ini o b) 6.1 3.8 34 | 49| 4232) 1.7 3.8 3g IRE 1.96 55.46| 5 1.4 | 1.8] 1.6| 1.8| 1 | 2.8! 1.8), 8 60 105:8 | e | 34 Isa I 3512.8113 1 37 00° "6 13:50) 6 Asta sa 5 Cats A: Numero delle volte che si osservarono i venti N NNE |NE| ENE E ESE | SE [SSE| S sso | SO | 0Se | 0 | 0N0 NO | NNO|Calm.| Prod. ip. 0 0 2 0 2 0 do 00 DINI NO. 11 6 1 1 2 2 oso 2 2 1 9 4 2 (1) {1 00 (1) î 8 2 (1) ) (1) 1 NE 3 3 2 4| 0 1 (i) 0) 0|0 (1) 1 II 2 4 1 0 1 (OSIO) 4 1 1 2 1 4 (1) 0| 00 0 1 10 2 3 0 di 2 0S0 È) (1) 1 2 1 6) 1 0) 0|0 0 0 14 3 2 0 0 LI 0SO 6 0 (1) 3 3 () 0 0 0|0 0 0 20 3 b) 0 0 2 USO Per decadi Id.| 2 1 {1 Î 4 4 0 0) 0)0 3 1 | 19 8 1 1 Zon (ONTO) z| 4 | {3 | 60.4) | 5 |M eten o 2a|&|0i 1 il 3. foso SRD eg SE o|o|o| aes] 6l 10 0/3 OSO tol.l 6 508) 221 |-99 | lag) Jonio. 0800183 AR a $| 9 0s0 Serenità media Massa delle nubi 9h | 42h 3h 6h 9h 12h (Comp. Dec. 9h | 12h | 3h | 6h 9h 12h | Comp.I Dec. Ip. | 79.4 | 84.0 | S3.0 | 46.8 | 646)! 70.8 | 718 }) 11.2 1n-|10,9 | 7.0 | 6.7 |23.2 |22.6 [18.4 | 14.8 15.0 2 79.2 | 76.0 | 51.0 | 49.0 98.0] 70.0 | 70.5 | °°° || 2 12.0 113.1 |19.8 Ea 1.0 ;10.0 13.1 di 3 36.4 21.4 | 16.0! 12.0 | 17.4 9.8 | 18.2 } 34.3 3° [43.6 (48.8 [58.0 [33.8 |55.9 (64.3 54.1 1.0 “ 62.0 | 46.8 | 31.2 | 48.6 | 54.0 | 60.0 | 50.44 °* 4 (21.9 (30.3 '38.1 |27.5 |26.6 |23.6 ar) A 6) 57.2 | 30.0 | 48.0 | 31.6 38.6, 39.0 | 440) ,73||5 [23.3 [21.2 27.9 [39.9 |34.3 |33.8 | 30.1} 30.9 6 |,20.5 | 32.5 | #28| 667) 750 | 70.8 | 50.7 \ **° || 6 [52.6 [43.7 |36.7 [22.1 |163 (479 | 316) °° Numero dei giorni Sereni Misti È Coperti Con piog Co) on ne cd. Vento forte Lampi Tr Tuoni !Grandine) Neve Caligine 1p.| 3 1 i (pet 1 4 0 0 Di ed 0 2 2 “ 1 (1) | 0 0 I 0 0 () 0 | 0 3 3 Ù 1 4 | 4 0 3 2 2 0 () (1) 4 2 1 | NT A VEDO 0 0 2 1 i) 0 0 5 LI i | 3 2 0 | 3 2 0 0 0 0 6 2 2 2 4 0 | Di | 1 0 0 (Ù) 0 Totale] 12 PISTA O ce II PE IC N N Medie mensili Baromelro dalle 6 ore di osservazione . . . . . 753.65 Folzaficlalivatdefivento Ret. Seen 2.1 Dai massimi e minimi diurni. |... 753.54 VEMONPrc'ominanie Re al SA oso Differenza 0.09 | È Termometro centigrado . >... 21.59 Massima temperatura nel giorno 3... . +... +-33.1 Dai massimi e minimi diurni 21.21 MIMO] NO ORIO A LR SZ 13.1 TIE Kiscuisione l(ermometltiCa tt 0 20.0 Differenza ...- -- 0.38 Massima altezza barometrica nel giorno 22. . 759.32 MIMO ARI TONN IS RI 754.00 TENSIONERUCIIVA D'OLIO R 12.88 ESCUISIONEMATOINAUI GA SE 15.32 pria iclilivà = 5 stesa do da eo 67.0 Totale Evaporazione - Gaspari >.<... 127.53 Evaporazione-ALmometro - Gasparin. . . ... + 4.17 TOLA CA CIA DI OLO AR N RSI 3 149.38 SELCUILA ae JO TO 50.9 Massara CI COMIDIARRRSS Te EE ORE 28.6 Ozono l'A REESE 4.0 Il Direttore del R. Osservatorio G. CACCIATORE, BULLETTINO METEOROLOGICO DEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO N.11— Vol. VII. Novembre 1871 Numero delle macchie, fori e protuberanze solari osservate DALL'ASTR. AGG. P. TACCHINI LUGLIO 1871 AGOSTO 1871 __| SETTEMBRE 1871 E O RE D- MACCHIE FORI PROTUB» MACCHIE FORI PROTUB, MACCHIE | FORI |PROTUB. DN 8016 27 922 1 8 73 RA 1 8 43 | 18 Deb 11 42 27 a IA 84 Sai 2 9 38 | 15 edi 44 21 E FRINGE (5) 74 cor 3 6 25| 16 VSMISCO) 79 24 DB de 34 9 Li SA MRI {800023 5| 19 60 19 8 7 1629| 24 5 1 30 | 22 6117 60 18 9 9 29 ea L6 6 2 27082] 7 1013 53 014 27 22 T 3 DIO o 8 9 61 19 13 1005 est 25 8 2 20 18 9,12 37 LO O 53 16 || 10 4 44 | 18? 10 | 16 43 19 | 15 F 15 91 Lon 5 54| 21 0 46 2 (a) (16,1 (22 97 Ro 65 | 19 110206] MIRI IT) 24 TAR ATis N22 0192 CRC SOA 83 | 14 #30 (dI 10 IO IE 5103 13 | 14 9 | 108 9 14 5 18 di 2 13 93 TREE MINO 72 8 15 6 33 dA RN22.00019 53 15 || 16 9 59 7 16 | 11 42 26 || 23 | 15 43 18 || 20 2 57 | 15 iz 513 34 25 \24 | 13 ii si 4 Pia LETTO i SIA 29 LoO00 250 2 24 Alani N22 4 94 | 15 19| 15 45 20 || 26 9 27 19023 4 33 | 16 20) 14 72 02 8 39 14 || 24 4 CIA RR 2g 17 76 19 ‘|-28 9 51 16 || 27 6 58 9 770001 A rd 74 21 || 29| 10 56 728 7 46 | 12 236) 13 67 Ig 010 59 18 || 30 8 38 9 I 17 50 2200 ZL TSI 27 10 [|l°ot.| 6 2900005 sO 17 64 20 201122 35 20 28 | 13 16 19 29 | 15 15 15 30 9 17 18 ai dt Ceva 7 Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. VII. Parte I. 22 150 BULLETTINO METEOROLOGICO RIVISTA METEOROLOGICA Poche son le differenze che si riscontrano fra gli elementi normali e le medie men- sili del novembre; ma pure esso è passato quasi sempre cattivo e piovoso, ed ha seguito in certo modo le orme dell’ottobre. Sei onde ben marcate di depressione a regolari intervalli si sono osservate in novembre, e tutte accompagnate da burrasche e da pioggia. La prima calata del barometro cominciata nell’ultimo giorno di otto- bre continuò sino al 2 del novembre: essa fu prodotta da un’onda atmosferica calda di SO. Alle 10 p. m. del 1° il temporale infierisce con gran pioggia e forti scariche; dopo di che piegando mano mano i venti al 3° e poscia la domani al 4° quadrante, la colonna barometrica comincia a risalire sino al giorno 6. In questo periodo il tempo rimane ancor turbato : prima piovoso con mare grosso; poscia variabile e cal- ino. Il 6 sera soffia lo scirocco, ed il barometro scende sensibilmente sino al 9. In questi tre giorni la corrente calda ha avuto il predominio, il cielo si dispone a piog- gia; rialza il barometro ed il mare si fa alquanto calmo; ma dal giorno 11 al 12 una nuova onda del 3° quadrante diminuisce la pressione. In tali giorni si stabilisce un periodo non interrotto di pioggia; ed il 18 e 19 un forte temporale, che ha por- tato ad altro minimo la pressione, infierisce con 0S0 fortissimo, forti scariche e mare grosso. Dal 19 al 23, ad onta della pressione rialzante, il tempo dura cattivo ed il mare anch’esso turbato; e dal 23 al 26 prosegue nelle condizioni medesime per una intensa corrente del 3° quadrante. Gli ultimi giorni passano meno cattivi, ma piovosi ad intervalli, e coll’ 0S0 predominante. La leggiera depressione del 29 non va accompagnata da altro fenomeno particolare ed il 30 il tempo si fa bello. Nel risultato mensile la pressione sta di quasi 5 millimetri al disotto della normale, tal- chè non si ebbero minimi considerevoli, nè forti sbilanci di pressione come in altri mesi; e la mensile escursione di millimetri 14 mostra la sua stessa regolarità. La temperatura procedette molto regolare: mostrò due massimi nei giorni 8 e 15 per influenza dello scirocco, e sol differisce dalla normale di — 0°,30. Tutti gli altri elementi meteorici furono regolarissimi, rari i giorni sereni, assai frequenti i pio- vosi. La pioggia che in ottobre raddoppiò la quantità normale, anche in novembre è stata abbondantissima, e superò il valore medio di circa millimetri 14. DEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO 151 Variazoni barometriche in novembre. Giorni Massimi Giorni Minimi Escursioni 1 novem. 759300,34 5 Hindi RE 102,89 ) 14,29 6 756,74 13,49 11 753,07 i 8,00 b 12 745,07 10,10 n i 18 743,05 tes ’ 12,35 23 755,40 De i 26 744,26 7 66 27 751,92 518 29 746,74 5.51 30 752,25 i NOTE Tempo bello, corrente calda di S0. Alle 10% 45% p. m. temporale con grande rovescio di pioggia e forti scariche elettriche; mare agitato. Giorno coperto, a sera pioggia forte e continua, venti gagliardi di 0S0, mare agitato, Giornata piovosa, corrente intensa del 4° quadrante, mare grosso. Cielo variabile nuvoloso, venti regolari, mare calmo. Cielo vario, mare calmo, venti regolari. Cielo coperto nel mattino, bello a sera, mare calmo, venti deboli sciroccali. Cielo coperto, scirocco, mare agitato. Cielo coperto, venti sciroccali deboli, mare lievemente mosso. Alle 10° 45% p, m. piovigginoso. Pioggia, corrente del 3° quadrante, mare lievemente mosso, Cielo coperto nel mattino; dalle 12 alle 3 p. m. pioggia; bello a sera, mare calmo, venti di 0S0 deboli, Cielo bello, venti regolari, mare calmo. Nel mattino cielo bello, mare calmo, venti regolari. A sera venti gagliardi del 3° quadrante, mare lievemente agitato e pioggia. 152 13. 14 15 16. 17, 13, 19 20. 21. 22 23. 24 25 26 27 28 29. 30, BULLETTINO METEOROLOGICO Cielo coperto, corrente del 3° quadrante, mare lievemente agitato. Cielo coperto variabile e pioggia nelle ore antemeridiane : calma predominante, mare lievemente agitato ed a mezzanotte lampi a NNE. Cielo coperto, venti variabili, mare lievemente agitato, a mezzanotte lampi & settentrione, Cielo vario, mare calmo, leggiera pioggia alle 9 p. m., OSO variabile. Tempo variabile con pioggia, mare calmo, venti regolari, Cielo coperto variabile, venti gagliardi di OSO e pioggia. Alla mezzanotte gran pioggia, vento fortissimo, mare mosso. Tempo cattivo; gran pioggia accompagnata nel mattino da tuoni e grandine. Alle 2% 30% p. m. tuoni e vento forte; mare grosso. Alle 9° a. m. temporale al mare da N a NE. Pioggia, venti variabili, mare grosso. Neve sulle montagne di 0S0, la prima di quest’anno, Tempo cattivo e piovoso, mare assai agitato, venti di ponente forti a riprese; ‘ temperatura diminuita. Cielo coperto piovigginoso, corrente del 3° quadrante, mare agitato. Cielo variabile piovoso, mare lievemente agitato, venti regolari, Corrente del 3° quadrante, cielo coperto, pioggia nel mattino, mare lievemente agitato. Coperto nel mattino, alle 11° a. m. temporale con lampi e tuoni a SO a N. Alle 11° e 30” pioggia, scariche, vento forte. Nella sera continua la pioggia. Corrente intensa del 3° quadrante, pioggia venti gagliardi a riprese, mare Mosso. Cielo vario, pioggia nella notte, mare agitato, venti regolari del 3° quadrante. Cielo variabile, corrente di scirocco, mare lievemente agitato, nella sera magni- fico alone di luna, Cielo variabile piovigginoso, corrente del 3° quadrante, mare calmo. Tempo bello, mare lievemente agitato, corrente di 0S0. DEL Re OSSERVATORIO DI PALERMO. Osservazioni Meteorologiche del Novembre 1871. 153 Barometro ridotto a 0° er e 9hm 12h 3h 6h 45.80! 45.90) 43,881 42.45] 42.64 45 08) 46.031 45.98] 47.65) 48.54 51.21! 51.42). 31.201 31.77) 52.84 | 54.58) 54.07) 54.45, 54.82) 35.68 | 3619] 55.99! 55.361 do.36) 533.76 | 54.31] 54.08" 35.021 52.75) 52,63 cena TÙINA 49.147 48.86! 47.70) 46.54) 47.41 44.93] 43.29 44.63] 45.987] 45.85 10 || 49.81| 50.62 50.50) 51.21] 52.03 12 || 47.94| 47.01) 45.07 45.26! 46.21 13.|| 47.76) 47.87 41.52) 48.83] 49.97 14 || 52.03| 52.24! 51.73! 52.43) 53.81 15 || 54.19) 53.67! SI.SS/ 32.34] 51.98: 16 || 50.88) 30.00) #5.53| 48.68 48.34 17 || 46.73! 45.93! 45.38| 46.18! 46.20 1S |) 44.16) 44.12; 43.39] 43.76! 43.56 19 || 47.01) 47.53] 47.53) 47.73) 48.21 20 || 48.09] 48.54 48.90) 50.22] 530.63 21 || 50.83] 50.75) 50.71) 51.03! 51.00, 22 || 53.45) 53.52) 53.01) 54.44! 5474 23 || 54.71] 54.81) 5H.4I| 54.35) 54.28 24 || 52.44] 51.80) 51.43! 51.88) 51.95; 25 || 52.40] 51.811 50.12] 49.98; 49.48! 26 ||] 43.98) 44.97) 44.26] 43.47| 4544 27) 48.43] 49.79) 49.84) 51.51) 51.51 28 |) 51.62) 51.05" 49.23) 49.11 48.72 29 || 48.10) 48.36| 48.25) 49.83] 49.79 30 || 31.77) 51.63) 31.40) 52.253| 52.06 M.|l 50.10) 49.99] 40.29) 49.68) 49.97 Ù Ù 11 17.94] 32.54 01.78) 52.10) 51.68 \ 9h o 12h 12h 150.86] 749.22| 746.94! 745.95] 746.15) 747.35) 43.01 49.77 33.36 56.35 33.99, 50.48 47.19, 4641 51.83 51.48 46.33 50.80 53.16 50.88 4144 45.38 43.70 41.62 51.29 31.43 54.89 33.6% 52.70 49.52 143.48 51.92 47.96 19.18 51.50) TRIO Termometro centigrado TT im 1203 9h 12h 733.34] 745.95|18.5 [21.2 [21.2 [20.3 '20.3 (17.7 47.351 = 42.4518.6 [18.8 [19.5 [17.7 [185 (18.2 19.77) 42.89]15.8 |17.7 [17.9 |17.1 |17.3 [16.9 53.36| = 49.77|17.7 |18.8 [19.1 |18.2 |17.7 117.0 56.33, 53.36/17.6 [19.5 )19.7 [18.9 |17.4 [17.0 56.74! = 53.48|/17.9 |20.0 [20.6 |19.7 !18.9 {18.2 55.99) = 50.48/19.2 [20.9 [20.9 [20.4 |20.6 (20.0 50.48] = 46,59/20.3 [22.8 [22.1 |21.3 |20.6 [20.2 41:34 43/2519.7 (20.9 [19.7 [19,2 18.5 [17.9 52/48| = 46.54/(18.5 [19.1 |17.3 [18,0 [17.6 |16.8 53.07| = 51-48|17.1 [17,9 |13.0 [17.3 |16.5 [16.1 81.48] = 45.07|16.1 |17.1 |18.0 [17.1 [17.0 |15.2 50.80] = 46.53/16.0 |17.0 (17.2 [16.7 [16.1 |16.1 53.81] = 50.80|15.3 {16.2 [16.7 [16.5 [16.2 |15.6 53.47 50.68|17.1 |19.1 |19.4 {17.6 [17.9 |17.3 51.12} 47.41|(17.3 118.8 [19.1 |17.3 116.7 '16.1 47.47 = 45.38|16.1 [16.8 |15.6 [15.6 [14.9 {14.7 45.90! 43.05|(!4.6 114.3 [13.9 [14.0 (13.9 [13.1 48.76 43.70112.5 (13.1 |12.0 [11.6 [11.9 |11.6 31.29) 47.32[(12.3 [12.3 |11.7 [11.4 [11.7 [11.6 51.45) 50.32/11.7 [14,9 [11.4 (14.4 (11.1 j10.8 55:89 51.45|(11.9 [12.6 |12.8 [11.9 [11.7 (11.6 35.40) 53.64/11.9 |13.2 [13.3 [12.0 {11.6 |12.0 54/42], 51.34||12,4 |13.5 [14.0 (12.6 [12.5 [12.5 33.07) = 49.00|12.2 |13.5 [14.1 [13.1 {13.1 [13.4 49.52) 44.261/13.8 (14.4 [14.9 [12.8 [12.8 [12.5 51.92] 45.48|(13.1 |14.6 [15.2 |1%.3 ]12.8 (12.5 52.10) 47.9612.9 [15.2 [16.4 [15.9 [14.9 {15.2 ) = 50.24) 46.74|[16.1 [16.8 [16.4 [15.5 [15.2 [15.5 32.251 = 49.78|[16.1 |16.2 [17.4 |15.9 115.8 [15.3 51.91] EA 16.81|16.83|16.04|15.72|15.29 Ì I i ata Massimi e minimi termometrici PI 21.6 | 14.6 19.6 | 16.0 18.4 | 14.6 19.3 | 16.0 19.7 | 16.2 20.6 | 16,2 21.3 | 17,9 22.8 | 19.4 21.1 | 17.5 19.1 | 16.0 18.2 | 15.8 18.0 | 14.7 17.4 | 15.2 16.7 | 14.7 19.5 | 15.3 19.1 | 14.9 17.0 | 14.3 15.5 | 12.4 13.5 | 10.6 12.6 | 10.4 12.6 9.7 12.8 | 10.4 13.3 | 10.4 14.0 | 10.4 14,1 | 14.1 14.9 | 11.6 15.2 | 11.8 16.4 11.9 17.3 | 14.6 17.6 | 14.8 17.31| 13.98 Osservazioni Meteorologiche del Novembre 1871. Tensione dei vapori Umidità relativa Stato del Cielo n ——_n La —T°T_T_rr—In="=—er- o 12h, 3h. 6h, 9h 12h {9hmi 12h; 8h; 6h; 9h 112hf 9hm 12h 3h 6h 9h | 12h 1(11.31/12.26 11.13)41.31/11.31/11.05] 71 | 66 | 59 | 64| 64} 73 [Bello Bello Nuv. Bello Cop. !Cop.c.p. 7|[11.60(11.10/10.53/11.05:10.37/12.64)| 72] 69| 62| 73! 67; 8I |[Cop. Cop. Cop. Osc.c.p. |Cop.c.p. |Osc.c.p. 3|12.03!11.41|10.90|10.37/10.46/11.19| 89! 75| 72| 71| 71) 78 Osc.c.p. | Cop. Cop. Cop. Osc.c.p. | Cop. 4 10.70/10.7711.3110.78/10.00/10.41|| 71 | 67|69| 69! 66| 72 [Nuv Misto Cop. Nuv. Lucido |Nebb. S|11.15/11.59/12.04'12.13/10.88|11.05|{.74| 68 | 70| 74| 73] 76 Misto Nuy. Cop. Nuv. Bello Bello 611.26) 13.77 12.24/11.30| 9.28/ 9.3SI| 74 | 79 | 68 66 57| 60 Cop Nuv. Bello Nuv. Lucido |Lucido 1|10.83/11.68112.12/11.96;12.24/12.00! 66 | 64 | 66| 67| 68| 69 |[Bello Cop. Cop. ose. Osc. Cop. 8|[12.00/12.41}10.94|12.55/11.36|11.54|] 68 | 60! 56 | 67 | 66| 66 losc Cop. Osc. Osc. Cop. Osc. 9|/12.04'12.82 11.66|11.95'11.49) 9.38) 70| 70| 69] 72] 73 | 62 \Osc.c.p. |Cop. Osc.c.p. |Osc.c.p. | Osc. Cop. 10\/10.25/11.31 10.27/10.52 9.93] 9.871] 65 | 69) 70] 68) 67] 69 [[Cop. Cop. Osc. Bello |Bello Lucido 11 10.37] 9.57) 9.99,10.63/10.06) 9.31] 71 | 62 | 65 | 72| 72 | 68 [Bello Nuv. Bello Bello Bello Bello 12|10.32|10.54/10.17] 9.69! 9.43! 9.53 76| 73| 66] 66| 63° 74 [Bello Bello Nuv. Nuv. Cop. Cop. c.p. 13|| 8.36] 8.43) 8.58) 9.61) 9.31) 9.49 62| 59|59| 69° 69| 70 Cop. Cop. Cop. Osc. Osc. Ose. 14|10,22110.9211.69/11.08/10.24|10.25| 80 | 79 | 82| 79, 74| 78||Osc.c.p.|Cop. Nuv. Cop. Nuv. Nuv. 15](12.13 12 04/12.24|12.23/11.68:10.98|| 84 | 73 | 73| 82| 76| 75 Cop Osc. Osc. Cop. Cop. Misto 16|(10.98|11.13(11.68|10.27| 9.96] 9.48 75 | 69| 71] 70] 71] 70 Cop Cop. Cop. Nuv. Cop.c.p. [Misto AT] 9.98) 9:36] 9.58| 9.26] 7.89) 8.35|| 74 | 66 | 73| 70) 62| 67|[Cop Nuv. Cop. Osc.c.p. |Nuv. Nuv. 18]| 7.64) 7.51| 6.97] 7.08] 7.11; 7.32) 62| 62| 59| 60| 61! 65 {Misto Cop.c.p. | Nuv. Cop.c.p. |Cop. Osc.c.p. 19) 7.84] 7.93] 7.65| 7.34| 7.74] 6.98|| 73) 70| 73] 72) 75] 69|[Cop.c.p.|Cop. Osc. Cop.c.p.|Osc. Cop. 20 He] 8.08) 8.14] 7.02! 7.25) 7.49] 73] 75 | 79/ 70) 70] 71|Nuv. Cop. c.p.| Cop. Misto Cop. Cop. 24) 7.25! 7.74) 7.13) 6.99| 6.28 7.20] 70 | 75 | 73) 70) 64| 74 ||Nuv Cop. Osc.c.p. |Cop. Cop. Cop. 22]| 8.02) 7.59] 7.47! 7.77) 6.66) 6.78) 77] 70 | 68) 75 | 64) 66 ||Nuv Cop. Cop. Misto Cop. Nuv. 23) 8.00] 7.84| 8.72) 8.261 7.48 o E 69 | 77] 79) 73 | 67 Misto Cop. Cop.c.p. | Bello Cop. Cop. 24] 7.72) 7.97) 8.36] 7.71° 7.65] 7.41] 72] 69 | 70| 71| 71) 69/(Cop Nuv. Cop. Nuv. Nuv. Bello 25)) 8.47] 8.59| 7.92] 8,55] 7.62) 8.37 80| 74 | 66| 76|68| 73/(Cop Osc. Ose. Osc c.p. |Cop. Osc.c.p 226] 8.73] 8.68! 7.77! 7.96; 8.11] 7.24|| 74 | 71] 62) 72/73 | 67|(Cop Nuv. Cop. \Osc.c.p. |Cop. Op. 27|| 8.52 8.88| 8.52| 8.18] 8.08) 8.î4| 76 | 72 | 66| 67] 73 | 75 [Cop Misto Nuv. Nuv. Lucido |Nebb. 28|| 8.641 9.17/10.87) 9.33| 8.07] 8.39 78 | 71 78 | 70] 64| 65 [Bello Nuv. Cop. Nur. Cop. Osc. 29/10.32| 9.18 9:13] 9.51] 8.71) 8.37] 766] 64| 66, 73 | 68 | 64 Cop Cop. Nuv. Nuv. Cop. Nuv. 30] 9.82) 9.89/10.18] 9.24| 9.82| 9.77] 72| 72] 68) 69) 74| 75 ||Nuv Nuv. Nuv. (Lucido |Lucido {Bello DM. 9,81 10.01 9.881 9.72 sisi LARA 69.1/69.0|70.5/68.2|70.1 Ì Ù I 154 BULLETTINO METEOROLOGICO Osservazioni Meteorologiche del Novembre 1871. \_——_—__—_—T_—t; Evaporazione Gasparin| Forza del vento relativa Ozono | Thin., $hs. | 12hs. \Totate{|9hm. 12h, 3h | 6h 9h | 42h || 7hm ) 9hm 12hm 3hs 6hs 9hs 12hs il 0.65 | 2.70 | 0.00 | 3.35 | 4 2) 4 4| % 6 45| 2.0 2.5 5.0 | 5.0 » )» 2) 0.00 | 1.55 | 0.00 | 1.55 2] 2] &| 4&| 5 6] 80] 50 3.0 5.0 | 50 | 50 2.9 3 0.00 | 0.00! 0.00 | 0.00 || 7 7| 5 4 5 6 || 10.0| 90 9.0 6.0 | 6.5 | 6.0 2.5 # 0.00 | 2.20 | 0,78 | 2.98|| 2 | Di RZ MA IN 1] 60) 2.0 3.0 5.0 | 40 | 2.0 1.0 3 0.87 | 1.55 | 0.60 | 3.02 i o] 1 1 95) 3.0 2.0 4.0 | 40 | 3.0 1.0 6 1.65 | 1.25 | 1.60 | 4.50] 4 | i n » 3 2 45 | 3.0 1.0 3.0 3.0 3.0 | 1.0 1 2.60 | 2.45 | 2.85 7.90] 2 5 4 3 4 5 6.0 3.5 3.0 4.5 4,5 4,5 1.0 8 215] 2.30 | 295/740] 1, 1) 2] 2 1 5] 35.5! 50 1.0 4.0 | 2.0 | 1.0 2.0 9 1.95 | 0.00 | 0.00 | 1.95 | DEPP 2 1 3] 60| 5.0 3.5 5.0 | 3.0 | 3.5 5.0 10) 1.81 | 0.00] 1.50 | 3.310 2 1 1» 2 2 | 5.0) 2.5 3.0 5.0 | 2.5 | 3.5 1.5 441 4.35 | 2.35 | 1.41.| 5.41] 1 1 1) 0 2 2] 5.0) 3.5 2.0 4.0 | 30 | 1.0 1.5 127 1.09 | 2.90 | 000 | 3.99 {{ 1 0 3 3 4 2 || 5.0 2,0 2.5 50 | 3.0 | 4.0 2.5 13» » » » 2 2| 2] 2 1 3 || 5.0] 3.5 3.0 4.0 | 40 | 3.0 1.0 140.00 | 0.00 | 0.80 ) 0.50 5 0 DI) 0] 0 2 6.0 3.0 4.0 4.5 4.5 4.5 1.0 45] 0.47 | 0.93 | 0.22 | 1.62] 2 1 Ki 3] 55) 60 6.0 6.0 | 6.0 | 3.5 | 2,5 16] 2.58 | 3.05 | 110 | 6.73|| 3) 2| 2 4 1 4 | 5.0| 3.0 4.0 5.0 | 6.0 | 40 5.0 #7 0.50 | 010! 0.00 | 0.60 1 2 1 1 3 x) 55) 35 2.5 5.5 | 40 | 45 4.0 18) 1.54 | 0.00 | 0.00 | 1.5% 4| 5 A 5 7) 5.5) 40 3.5 4.5 | 5.0 | 6.0 6.0 19 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00] 4&| 4| 4 3 2 5] 7.5) 6.0 4.0 65 | 5.5 | 5.5 6.0 20|| 0.00 | 0.00! 0.00 | 0.00 I 20.3 T] 3 2 || 6.0| 20 2,0 6.0 | 7.0 | 3.0 2.0 21] 0.00 | 0.53 | 0.00 | 0.53] 2) 2| 4% 20 NE > || 55 25 2.5 5.0 | 5.0 | 4.5 3.0 22) 0.00 | 0.55 | 1.00 | 1.55 || 1 Dies AIR | 355] 3.5 2.0 5.5 | 40 | 45 1.0 23) 0.12 | 0.93 | 0.00 | 1.05 || 1 1 2 a 1 9 || 5.5 35 2.5 3.5 | 35 | 2.0 1.0 24) 0.60 | 1.43 | 1.40 | 2.88) 3° 3) 3| 3 4 2 || 40| 40 5.0 5.0 | 3.0 | 40 5.0 250 0.30 | 0.00; 0.00 | 0.30 || 1 | 2 5| 1 4 5 45 40 2.0 3.5 | 3.0 | 3.0 4.0 26000 | 0.00 | 0.00 | 0.00 3] &| 4| 2) 4 5] 60) 35 3.0 4.5 | 5.0 | 6.0 5.0 27|| 0.00 | 1.15 | 043 | 1.58 3} 2 20001 1 1) 65) 3.0 4.0 4.0 | 35 | 40 1.5 28) 0.82 | 0.50 | 0.66 | 1.98 || 1 o0| 2) 0 1 3 6.5| 3.0 2.0 3.5 | 2.0 | 3.0 1.5 29 2.34 | 1.35 | 1.30 | 4.99] 0| & Poi, GI li) 7| 3.5) 1.0 3.0 5.0 | 5.0 | 50 4.0 30) 1.30 | 1.30 | 1.35 3.95|| 2] 4| 3| 2 3 4! 55) 20 3.0 5.0 | 2.0 | 3.0 2.5 m.| 0.83 | 1.09 | 0.69 | 2.61 || 2.1 | 2.3 Ì 2.8 | 2.0 | 2.6 | 3.4 | 5.8 | 3.6 3.4 48 | 41 | 3.8 2.7 | I ' Osservazioni Meteorologiche del Novembre 1871. dn " Pioggia | Stato Direzione del vento Direzione delle nubi cd del millimetri _mare 9hm. 12h 3h 6h 9h 12h 9h 12h 3h 6h 9h 12h alle 8 1 SO SSU SO SO SO OSO » » ) » ) » 6.36 2 2 0SO So oso | oso Oso | ono » SO | » » » » 1431 4 3| NO NO (i) NO N NNO NO | NO | ONO' » » No 8.19 7 4 0SO oso 0 O) OSO OSO » » » » » » » 4 Sl 0S0 | ENE E oso | oso | o0s0 » » » » » » » 2 6| oso | SsE S S S oso » » » » » » » 2 7 SSE SSE SSE SE SE SE » » » )» » » i & 8 SSE so ESE So OSO » » » » » » » 3 9| oso OSO (OSO) (USO) NO) (USTO) » » » » » » 12.71 4 LUIS) OSO OXSIO) OSO oso 0sS0 » » » » » » 2.22 3 11] 050 E E Calmo | 0SO (URTO) » » » » » » > 2 12] 0S0 Calmo | 0S0 0s0 (0) 0S0 || » » » » » » 0.04 2 13) 0SO (0) oso oso oso oso » OSO| » » » » s 3 14 OSO Calmo | Calmo | Calmo | Calmo | 0SO » doge » » » 3.37 3 15) NNE NE SE NNE E SO 5) Do» » » » 5 2 16 OSO OSO 0S0 (WSIO) (EX) SO ) » » » » » » 3 17 0SO NO ONO (OSIO) ONO oso » 0 » ” » » 2.19 3 88) OSO (OSIO) CONO (OSO oso oso » » » » » » 1.94 3 19) ONO ONO 0 (SO) (ORTO) OSO ono|* ono) 0 ” » » 45.85 6 20) 0SO SO (OSO) NO (0) so » » » » » » 5.62 5 21) OSO N oso (0) 0 SO » MES » » » 3.59 5 22) SO 0 0) OSIO) STO) SO » 0 oO |! 0 » » 0.12 3 23) OSO NO ENE oso SO SO » » » » » » 1.33 3 24) OSO (0) 0sS0 COXSIO) (0) Sto) » (0) » » » » 0.57 3 25| 0S0O E so S KO) RIO) » SO » » » » 1.06 2 26) OSO OSO tosto) so 0 i 0 So | SO | SO | » » » 3.27 5 27 SO 0 tO) 1) (o) oso » 0 0 lo) » » 4.30 5 28] 0SO Calmo | S Calmo | S SSE » » » » » » » 3 29) Calmo | 0S0 0so OSO (0}S(0) NO » 0S0| » » » » 0.22 2 i (USKO) (OSLO) OSO 0s0 (OXSXO) | COSTO) OSo| 0So0| oS0| » » » », 4 DEL Rs OSSERVATORIO DI PALERMO 15 Osservazioni Meteorologiche del Novembre 1871, Nuvole 9hm 12h | 3h 6h DANTORR 12h Ta 7 || er TFT —P—| --- = Voi. | Dens- Massa Vol. Dens- Massa fol. Derk, Massa Vol. Denis. ter Jo Denis; Massa Vol. Dens. Massa 8 | 32 5 0.8 || 9 A 8. 45 È 7 . ; 90 | 0.7 | 63.0 3 so dun ag 6 Lasa] 30 l ‘65880 8| 5001 98 7|68.6 i00 | 8 | 800 3|l 100 8 | 50.0 9 166.5! 9g 7) 68.6 96 167.2 || 100 8 | 80.0 || 95 8 | 76.0 bll 25 6 | 15.0 50 4 | 20.0 99 6| 540 40 4|460] »| »| »|35| 34105 Sl 50 4 | 20.0 30 5 | 15.0! 95 6 | 37.0 40 9! 200 4 4 1.6 || 10 11 4.0 Gil 90 3 | 45.0 40 4 | 16.0! % 4 1.6 30 4 | 12.0 » » ) D) » » 7 10 3 3.0 80 4 | 32.0: g0 5 | 40.0 || 100 5 | 50.0 || 100 6 | 600 || 85 6 | 51.0 gi] 100 3|soo 95 6 | 57.0 “100 5 | 50.0 || 100 5 | 500) $0 5 | 40.0 |100 5 | 50.0 g|| 100 170.0) 98 7 | 68.6 1100 770.0 | 100 7|700|| 100 1|700|95| 6 |570 MI GiMaini Sine) F mala ilgel dl dda 10% + 5| 4 60 8 k| 32) 30 î 15.0 || 20 5 | 20.0] 90 6 | 54.0 || 70 n 49/0 13 95 6570) 70 5 | 35.0 | 98 6 | 58.8 || 100 71 | 70.0 || 100 6 | GO.0 |/100 7| 700 1g 100) 7700] 95) 7]665540) 3200] 60) 5300) 20) 4| 80]30) | 150 Isl 95 5 |zi5 [100] 6 |560.0 (100 7700) 90 6 | 54.0 || 60 S| 300|50| | 250 16] 60 5 | 30.0] 60 4 | 24.0 | 70 6 | 42.0] 30 S| 150] 70 5 | 35.0 |] 50 3 | 25.0 17|| 80 S| 40.0) 40 3 | 20.0 || 90 7| 63.0 || 100 6 | 60.0 || 30 6 | 18.0 || 30 6 | 18.0 ig 50 5 | 25.0 || 98 7|68.6 |) 30 5 | 15.0] 80 6 | 48.0] 65 1|455|100) gl s0.0 19] 80 6 | 48.0 | 95 6 | 57.0 1100 7| 700] 98 768.6] 100 1|700]90) 6 | 540 20 40 5 |200] 90 763.0 || 98 7|68.6]) 50 6 | 30.0) 70 1|490|]80| 7)560 24 20 6 | 120) 70 7 | 49.0 100 n | 70.0] 70 5 | 35.0] 98 1|686]90) 7 | 630 59|| 40 | 200] 70 6 | 42.0 | 98 6| 38.8 50 5 | 25.0) 80 648040) 5 | 200 ag 50| 3250) 60 5| 30.0 || 90 6 | 340) 10 S| 50) 80 2 | 40.0 || 90 5 | 45.0 2; 90 654.0] 40 5 | 20.0 || s0 6| 5340) 40 5|200]) 20 5 | 10015) | 7.5 as 98 5 | 49.0 || 100 6 | 60.0 ‘100 6 | 60.0 || 100 6 | 60.0) 90 6 | 52.0 100 6 | 60.0 agi S0| 7560 40 5 | 20.0 || 80 6 | 48.0 || 100 6 | 60.0 || 70 6 | 42.0 || 60 5 | 30.0 27] 90 6540] 50 5 | 25.0 || 30 8 | 15.0 20 5 | 10.0 ) » » || _90 3 | 27.0 28|- 8 4| 32 20 3] 6090 , | 36.0) 40 4 | 16.0) 90 4 | 360|100, 7400 29 70 3 | 35.0) 60 1! 24.0 || 25 s | 12.5] %0 6240! 60 6|360|30| 5 | 15.0 301] 40 5 | 20.0 || 40 5 | 20.0 || 30 3 | 15.0 » » » » » » ||_10 s| 5.0 E° 34.9 |63.5 36.4 ||73,0 44 ||88.1 34.4 ||88.8 35.9 [61.5 36.7 Medie barometriche Medie termometriche 9h, 12h; 3h 6h 9h 12h |Comp. p.dcc. 9h 12h | 3h 6h 9h 12h |Comp.p.dec. p. [749.51|749.45|748.49|748.53|749.17|749.97 159.19 /749 81 lp. I: 19.20| 10,18 Rd 18.24 ae ti 15.98 2 | 50.88] 50.96| 50.24| 50.05] 50.75] 50.40 | 50.55) ‘**-9%|| > 12] 20.74) 20,12] 19. È 5 ; ; 3 | 50.91 2000] 49.661 50.19! 50.73! 50.57! 50.46} 76.83 ; 16.32 17.46 VE 17.04 d614 46.06 16.90) 15.55 5 |52%0| S2190| SI.09| sok| 52.29] s2x4à 52.0) Sosa 5 1 12:02 12:94| 15.12) 12/20 Bo 12.06] 12.38) 13 go 6 | 49.18] 49.16] 48.60] 49.63 | 49.50] 49.33 | 49.24) °0°"!l 6 | 14.40] 15.44| 16.06] 14.86] 14.30| 14.201 14.83; 1° f Medie tensioni Media umidità relativa 9h, 12h, 3h _, Gh_, sh , 12h Comp.p.dec. 9h_| 12h 3h, 6h , 9h , 12h (Comp.p.dec. 1 p.| 11.36) 11.43) 11.18) 14.13/ 40.64| 11.27) 41.17) jj 71 p.| 75.4 | 69.0 | 66.4 | 70.2 | 68.2 | 76.0 | 70.8 68.9 2° | 11.28] 12.40) 11.45) 11.66] 10.96] 10.43] 11.365 ©-<%|12 68.6 | 68.4 | 65.8 | 68.0 | 66.2 | 65.2 | 67.0) °° 3° | 10.28] 10.30] 10.53) 10.63] 10.14| 9.91 10.30} 9.363 74.6 | 69.2 | 69.0 | 73.6 | 71.0 | 73.0 | 71.7 Î 10.5 4 8.84| 3.80] 8.80) 8.19] 7.99] 7.86) 8.42 4 | TIA | 68.4 | 71.0 | 68.4 | 67.8 | 68.4 | 6922 16EcErRE bs E Honor è . A n . . « 19. ' «| è . è +9 Barometro Termometro Media evaporazione Gasparin | 1 Massimi |, gini 1 pgltassimi pa inimi ; 07h | 7-3h |3;12h (Comp. p.dec. p. | 752.0 - 6.88 p. 3 48 p.| 0 ; 2 -18 2 | 5261179232 | ‘GgiogitATAT| 2 | 20:98) 20.35) 1740) 104412" | 203 | 120] 178] son 500 i [Elise] fffneli (fio: fliceli (IE il fis 5 53,85 51.45 5 13.36 10.40 5 0.08 | 0.69 | 048 | 125 6 Sho) 52.53 | ghag) s0.00 || 3 16281 1492) 1p:og; 11.67 ]1$ 0.89 | 0.86 | 0.75 | 250 1-88 156 BULLETTINO METEOROLOGICO Osservazioni Meteorologiche del Novembre 1871. $ ; Quantità ; Medie dell’Ozono della pioggia Media forza del vento Th 9h | 42h y 3hsj 6h 9h | 12h|Comp. p. d. 9hm ,12h j3h s, 6h , 9h |12h |Com. p.d. 1p.| 7.0 4.2 3.9 50 | 4.9 | 4.0 | 1.6 4h (3 9 I sL0sÌ 13.59 Ap.| 2.6 | 3.0] 3.4| 3.0 3.4| 4.0 3:51 29 2 9.4 3.8 23/43) 3.0 | 3.1 2.1 34 * |[2|14.93 SS |I2 2.4 | 2.4| 2.4| 2.2] 2.2 3.k| LD) 3 d.ò 3.6 3.5 | 4.7 41 | 3.2 | 1.7 3.1 ta 9 3 teo! 35.98 3 1.6 | 0.8] 2.0|/ 1.4 1.6| 2.ki 3i0i? 4 4 9.9 3.7 3.2 | 5.9 3.5 | 4.6 | 4.6 4.1 5 ||4|31.60 sbgia ( 2.6 | 3.0] 2.8) 2.2] 2.8 ti 3.0) 9 5.0 3.5 2.8 | 4.5 3.736) 2.8 3.7 1 3.8 15 6.57) 11.36 5 1.6 | 2.0| 3.4] 2.0 34| 2.41 2.5) 9 6 6 !6.0 2.5 3.0! 4.4 3.5|42! 29 SIR 0 RT 0. 1.8 | 2.81 3.0] 1.4] 2.2| 4.0: 2.6) Numero delle volte che si osservarono i venti N NNE |NE| ENE | KE ESE | SE [SSE| S SSo | SO| SC | 0 | ONO | NO | NNO] Calm.| Pred. 1p.| 1 (1) 0 1 1 0 (1) 0/0 1 6) 14 3 0 3 1 0 (OSIO) 2 0 0 (1) 0 0 1 Sio 03. 0 FI 1 0 0 0 0 (OSIO) 3 0 2 1 0 3 (0) I 0|0 0 1 14 2 (1) 0 0 6 OSO DA 0 ()) (1) 0 0 0 0 0|0 0 3 20 2 4 1 (1) (U) — 0S0 5 4 (1) 0 1 1 0 (1) o|1 0 9 10 6 0 1 (0) 0 (OKSTO) 6 0 0 0 (1) 0 0 OI 2 0 PIO 6 0 1 0 3 (OSXO) Per decadi 1d.| 1 (Ù 0 ei 1 3 9]3 1 7 29 4 0 3 1 (0) OSO 2 (1) 2 1 0 3 0 1 00 0 4 BI: 4 1A 1 0 6 oso 3 1 0 0 1 1 0 0 13 (1) 11 25 12 (1) 2 0 3 (O}STO) Tot.l 2 2 1 2 5 1 4 6,6 1 22, 88 20 4 6 1 9 0S0 Serenità media | Massa delle nubi | 9h 12h 5h 6h, 9h 12h |Comp. Dec. 9h | 12h | 3h | 6h | 9h | 12h | Comp.I Dec. Ip. | 45.4 | 44.6 | 19.8 | 41.8 | 43.6 34.0 | 38.2 } 35.0 1p.|56.4 32.2 (49.3 |37.8 [39.6 |46.7 40.0 39.5 2 28.0 | 19.4 | 23.2 | 32.8 | 45.2] 44.0 | 31.80 °* 2 139.6 '45.5 [46.3 |37.0 [34.3 ,31.6 39.0 w 3 37.0.) 421.4 | 43.4 | 59.0 | 45.2 | 48.0 | 42.3 } 35.8 3° [36.9 [34.9 [34.3 136.0 |30.7 |32.6 34.2 39.2 4 38.0 | 23.4 | 22.4 | 284 I 33.0 | 30.0 | 29.2 | 4 |32.6 (46.5 (51.7 [44.3 |43.5 [46.6 14,2 a: 5 | 404&| 320] &&| 460 26.4 33.0 | 304) ,gg||5 [32.0 (40.2 [59.4 (29.0 (44.1 (391 | 40.67 395 6 42.4 | 58.0 | 49.0 | 60.0 | 56.0 | 42.0 | 51.24 °° 6 |33.6 [19.0 |25.3 |22.0 |22.8 |23.4 | 24.4 | ° Numero dei giorni Sereni Misti Coperti |Con piog, Con neb.| Vento forte) Lampi Tuoni ‘(Grandine Neve | Caligine 1 p. 2 1 2 3 0 3 1 1 0 0 0 2 1 1 3 2 0 na 1 0 0 0 0 3 1 2 2 2 0 2 2 0 0 0 0 4 (1) 1 4 4 0 4 1 1 1 0 0 5 0 1 4 9 0 4 1 1 0 0 0 6 1 3 1 3 0 3 0 0 0 0 0 Totale 9 9 16 19 0 19 6 3 1 0 0 Medie mensili Barometro dalle 6 ore di osservazione . . . . . 749.84 | Forza relaliva dell venfo;. .. (e e 2.6 Dai massimi c minimi diurni. . ......... 749.90 Vienlo predominante. it. «a elet e (OK?) Differenza .+ + 0.06 Termometro cenligrado . . . ........... 16.05 Massima temperatura nel giorno 8 + - +-+-22.8 Dai massimi e minimi diurni . . 15.65 Mina mola So So dodo SACOST a Escursione termometrica . +... 13.1 Differenza ... 0.40 Massima altezza barometrica nel giorno 6 . . 756.74 : È È Minima nel gIOMo 2... 742.45 TCNSION CRA CIA POL 9.65 Escursione barometrica .. +... 14.29 Umidità relativa . . .....- 000. 70.1 Totale Evaporazione - Gaspari . . ....... 75.41 Evaporazione-Almometro - Gasparin. . . .... 2.60 TOA LCRAEA pros alate EE 91.13 SerCnilA at Li CL AC I 31.2 . Massard e CRI RA 371.1 02000: SER NR 4.0 Il Direttore del R. Osservatorio G., CACCIATORE. BULLETTINO METEOROLOGICO DEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO N. 12 —vVol. VII. Dicembre 1871 RIVISTA METEOROLOGICA Il dicembre di quest'anno è passato talmente cattivo e piovoso che mai l’eguale rammentasi nella lunga serie di osservazioni fatte in quest’ Osservatorio. Come ap- parirà dalle note, furon rarissimi i giorni sereni; e pare che tutta la siccità dei mesi passati sia stata largamente compensata dal dicembre. Quasi continuo può ri- guardarsi il predominio delle correnti polari, le quali spesso ci toccarono con im- peto; e due sole volte lo scirocco spirò per breve durata. Sei furono le burrasche principali che con differente forza passarono sulla nostra stazione; e con tale rapidità si succedettero e si divisero il periodo mensile da non lasciare un sol giorno di tregua. La media barometrica del dicembre non è gran fatto discorde dalla normale; regolari più che no le onde atmosferiche, e non ec- cezionale la mensile escursione di millimetri 20,33. Coll’aiuto del seguente specchietto e delle note meteorologiche si potrà avere una esatta idea delle vicende atmosfe- riche del mese, e tralasceremo dall’occuparcene a lungo. Variazioni barometriche in dicembre, Giorni Massimi Giorni Minimi Escursioni 1 748mm, 16 A 2 751,77 9.50 5 742,27 no fi , 7 757,68 = ner 7,59 ’ 11,79 ’ 14,23 19 762,60 È 001 8.51 04, 24 757,42 sh 25 750,49 6.02 28 756,51 SI 6 29 752,55 319 31 755,77 4 Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. VII. Parte J. 23 158 BULLETTINO METEOROLOGICO L'elemento più importante e degno di considerazione per questo mese è la piog- gia: difatti, sopra 31 giornate se ne ebbero 22 con pioggia, invece di 14 come ri- sulta dalla normale; la quale presentandoci ancora il dicembre come il mese più piovoso dell’anno, la media quantità di pioggia ad esso spettante è di millimetri 84. Tale quantità però in quest'anno si è quasi triplicata; cioè, si sono raccolti al plu- viometro millimetri 217 di acqua, con quella distribuzione che sarà facile rilevare dalla corrispondente tavola. Un tale fatto può riguardarsi come veramente straordinario; tanto più che nella lunga serie di osservazioni pluviometriche eseguite in questa Specola (dal 1806 al 1870) non riscontrasi avvenimento uguale, e soli vi si accostano gli anni 1826 e 1843 nei quali in dicembre-la quantità della pioggia arrivò nel primo a millim. 193,85, e nel secondo a millimetri 185,35; il mese di cui discorriamo però ha superato - tutti. Raccogliendo la quantità annua della pioggia pel 71 e confrontandola colla normale troviamo che questa è stata superata di millimetri 162,38; sicchè abbiamo un anno dei più piovosi, quando invece in rapporto all’agricoltura per la distribuzione della pioggia nei differenti mesi, il 71 fu un anno dei più asciutti, essendosi river- sata nel dicembre la maggior copia d’acqua. Non sarà inutile riassumere nel se- guente quadro le diverse altezze di pioggia raccolte nel 71 e confrontarle colle ri- spettive normali. 1871 Media normale Differenza Gennaio 175,56 70,21 + 105,35 Febbraro 29,41 65,67 — 36,26 Marzo 15,29 71,11 — 55,82 Aprile 20,19 42,73 — 22,54 Maggio 6,77 27,42 — 20,65 Giugno 11,53 16,57 — 5,04 Luglio 0,00 4,94 — 4,94 Agosto 13,02 9,38 + 3,64 Settembre 24,17 47,64 — 23,47 Ottobre + ——149,38 74,83 + 74,55 Novembre 91,13 77,35 + 13,78 Dicembre 217,38 83,60 + 133,78 Totale 753,83 591,45 162,38 Questo quadro mostra abbastanza bene quanto sopra accennossi; e come nello studio delle piogge in rapporto all’ agricoltura ed ai climi, più che alla quantità annua, importa tener conto della distribuzione di esse nei diversi mesi, dalla quale con- dizione dipendono appunto molti fenomeni e molti sistemi agricoli. La DEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO 159 temperatura in dicembre fu mite, e ne dà prova il minimo mensile di poco inferiore agli 11 gradi. Gli altri elementi meteorici, accordandosi alla pressione ed alla quantità enorme della pioggia diedero anch’essi risultati regolari. 18. 19, NOTE Calda corrente di 080, mare agitato, venti gagliardi, Cielo variabile, venti variabili del 4° quadrante, mare agitato. Cielo coperto, corrente di scirocco, mare mosso. Nella sera lampi dal 3° al 4° quadrante, Burrasca nel mattino dal nord. All’una e 15" p. m., pioggia dirotta, tuoni e lampi, mare agitato. In tutta la sera pioggia. Continua l’alta corrente polare accompagnata da copiosa pioggia. Mare agitato, venti del 3° e 4° quadrante deboli, All’una p. m. pioggia, ghiacciuola e scariche. In tutta la giornata ad inter valli, scariche forti, vento impetuoso, gran pioggia, grandine e neve. Mare MOSSO. i Continua la corrente del 4° quadrante, con pioggia e mare mosso. Piovigginoso nel giorno; alle 8" p. m. pioggia forte sin dopo la mezzanotte, cor- rente del 3° quadrante, mare grosso, venti deboli, Gran pioggia, corrente polare, mare grosso. Giorno straordinariamente piovoso, corrente del 4° quadrante, venti deboli, mare MOSSO, Tempo variabile piovoso, corrente del 4° quadrante, mare mosso. Nella notte forte burrasca, neve, vento forte, lampi e pioggia. Cielo sempre oscuro, calma predominante, mare calmo, Cielo oscuro e dopo il mezzodì piovigginoso, venti deboli, mare agitato, umi- dità forte. Cielo costantemente oscuro e piovoso, venti debolissimi di 0S0, mare lievemente agitato. Corrente del 1° quadrante, pioggia, nebbie, mare grosso. Nella notte tempesta da NE con pioggia dirotta e vento impetuoso. La gior- nata continua piovosa, con cielo sempre oscuro, venti gagliardi e mare mosso, Cielo coperto, pioggia, mare agitato, venti deboli, Cielo coperto vario, mare calmo, venti regolari deboli. 160 BULLETTINO METEOROLOGICO 20. Cielo coperto variabile, nella sera pioggia, venti regolari, mare calmo, 21. Cielo coperto vario, leggiera pioggia nella sera, venti regolari, mare calmo. 22. Cielo bello vario, corrente di 0, mare calmo, 23. Cielo coperto vario, corrente di scirocco, mare lievemente mosso. 24, Calma predominante, cielo oscuro, mare calmo, 25. Forte burrasca di NE, cielo ‘oscuro; l’impeto dei venti che soffiano da NE al- ’ENE impedisce la pioggia. Mare grosso. 26. Cielo oscuro sempre, e pria del mezzodi poca pioggia. I venti impetuosi di NE che hanno spirato sin oltre le 6° p. m. piegano all’ 080, ed a mezza- notte all’ONO. Mare grosso. 27. Nel mattino ed alle 2% p. m. pioggia, mare calmo, venti del 3° quadrante re- golari, sera bella. 28. Nel mattino rugiada abbondantissima come pioggia. Tempo bello, mare calmo, venti regolari del 3° e 4° quadrante, 29. Cielo coperto. Alle 2° e 30% ed alle 5° e 15" leggiera pioggia; mare calmo, venti deboli del 3° quadrante. 30. Cielo coperto con pioggia nella sera; mare calmo, venti regolari. 31. Cielo piovoso, mare agitato, venti regolari. DEL Ro OSSERVATORIO DI PALERMO» Osservazioni Meteorologiche del Dicembre 1871, Massimi © minimi 161 Massimi Barometro ridotto a 0° ili ci Termometro centigrado i rinimi, È SERA RE i EROE. ghm 12b | 3h Gi gh. Ah | ori 120 a 9h 12h 1 || 749.06) 749.15) 748.16! 749 OS) 749.54] 749.40 751.50| 748.16;]17.0 [16.8 [18.6 |17.î (16.6 (15.9 18.6 | 14.9 2 50.62/ 31.01) 50.371 50.76] 350.96) 30.69 51.77 49.40((14.6 |14.0 [13.8 [14.0 |13.7 ‘13.1 || 16.4 | 12,8 3.|| 49.05) 47.84/ 45.37) 44,85) 44.92| 45.12 51.26 24.83(113.2 (14.6. [15.6 [15.8 [15.9 (15.8 15.9 | 12.6 4 || 44.24! 44.36) 42.97] 43.73] 43.84| 44.08 45.76 42:97||15,5 |15.6 [13.7 (13.8 [13.5 112.8 Il 15.9! 1277 5 43.58] 42.71, 42.49, 42,31] 42.27 2.97 44,59 42.27,12.2 [13.7 13.2 |11.7 11.1 (10.1 {| 13.9 | 10.1 6 || 44.50) 45.55! 4752] 50.31) 51.64 53.05 53.051 2.97/11.2 |10.1 | 9.3 | 6.01 8.9 | 9.3 || 11.9| 6.0 7 | 36.29) 56.161 55.50! 56.56) 36.58) 55.45 37.68 53.05)| 9.3 | 9.9 |10.8 |10.1 [10.3 | 9.6 || 10.8 | 7.6 $ 57.401 57.31! 56.43! 56.76! 37.07! 56.86 57.40 55.45;(10.8 |11.0 [11.3 |11.4 [10.5 | 9.5 || 11.4 9.1 9 || 36.33 33.81| 54.90! 54,38] 5462) 5452 56.86 54.38 9.6 | 9.3 | 9.3 (11.0 (10.7 (10.1 || 11:00 | 8.7 10 51.68] 51.24) 30.29) 50.44] 51.23] 52.10, 94.04 50.09;/10.5 |10.4 |10.4 |10.7 |10.5 | 8.6 || 10-8 8.6 93-73 53.67) 52.87! 53.79 34.17| 34.91 54.91] 52.10]| 8.4 | 9.6 [10.4 | 9.5 | 8.4 | 6.8 || 10-5 6.8 12 || 58.74| 539.08 58.90. s0,52/ 60.85) 61.38 61.385 = 54.91]| 8.6 | 9.3 | 9.3 | 8.6 | 84) 81] 9.6) 54 3 || 61.88) 61.79, 61.07) 61.53] 61.53) 61.69 61.88] 62.07 8.4 | 6.6 [10.1 | 9.9 | 8.8 | 7.2] 101| 7.2 14 || 61.50] 61.66! 61,085 61.17| 60.94| 60.53 61.80) 60.55] 9.0 (10.2 [10.1 | 9.5 | 9.6 | 9.0] 103 | 7,2 15.|| 59.38| 58.84! 37.31) 56.65] 36.061 55.32 60.55/ = 35.52] 9.2 | 8.9 | 8.6 | &6 | 8.4 | 8.3] 9.5| 78 16 || 52.04| 50.02) 49.52] 48.60! 48.61| 48.92 33.52 48.37] 8.9 ! 9.6 [10.5 [11.9 (11.9 10.1 || 11.9 8.1 ; 50.28! 50.45; 30.31| 51.24| 5240] 52.78 32.78 48.92] 9.5 | 9,5 |10.4 [10.4 [10.4 [10.7 || 111| 84 15 39.77] 56.53) 56.48] 58.46! 59.22) 59.58 59.88 32.78) 9.6 | 9.9 [10.4 | 9.8 | 8.91 8.7 || 10-8 8.7 19 || 61.27 61.43) 61.43; 61.85) 62.00, 62.06 62.60! 59.88)| 8.6 [11.0 |10.8 | 9.5 | 8.7 | 8.4 || 11.0 6.7 20 || 61.29] 60.83) 60.12| 60.40] 60-23) 60.26 62.06/ 60.12] 9.3 [10.4 [11.6 |10.4 | 9.9 | 9.6 || 11.7] 7.3 58.72] 58.46] 57.58) 57.31! 37.95] 58.19 60.30] 37.30|[10.4 [11.4 [12.5 |11.9 (11.3 {11.1 || 12.5 | 8.8 22 98. 57.98j 57.36) 47.03! 56.84| 56.52 39.12 56.52/|10.4 [11.7 |12.5 |10.7 [10.8 (14.1 || 12.5 9.3 23.|| 53. 34.78] 54.151 34.09| 54.91] 55.45 56.52] = 54.09/[11.9 [12.8 [12.9 (11.7 [11.4 {10.2 {| 12.9 | 10,2 24 || 57.28] 56.74] 56.15) 56.12) 36-19) 55.70 37.42] 55.18/011.1 [12.5 (13.4 [12.5 [11.6 [11.6 || 134 | 9.4 25 93.5 52.87) 51.84] 51.72! 51.50] 50.49 59.70 50.49||11.9 [12.3 |12.9 [13.1 [13.4 |12.2 || 13.8 | 10.9 26 52.93] 52.92) 537.92/ 53.23| 53.38] 53.74 39.74 50.49!12.5 |12.8 [13.1 [12.5 [11.4 [11.0 || 13.4 | 11.0 2 94.2 94.07] 33.97] 54.97 55.17] 55.57 99.37 53.74|/11.0 |12.9 {122 |11.0 10.7 |10.0 {| 13.3 9.9 28 96.5 56.00. 54.99] 55.51, 53.56) 55.36 956.51 54.99/(11 4 |12.6 [12.6 [10.4 | 9.0 | 8.6 || 132 8.6 29 c4.02| 53.48] 52.98) 53.32] 53.63 54.14, 93,06 52.55] 9.8 [12.1 [12.5 [14.7 [10.8 [11.0 || 12.8 8.4 30 95.01) 54.57] 54.11] 54.45; 54.50! 54.70 55.011 53.67|110.4 |12.5 [12.8 [11.4 !11.1 [15.0 jj 12.8 9.7 559.26] 55.10) 54.82] 55.39) 55.66) 55.77 93.77 54.43|[11.9 [12.0 [11.4 [11.0 [10.7 [10.7 || 12.5 | 10.4 34.52! 54.28! 53.661 584.07! 54.31) 534.44 56.12 52.60//10.83|11.55]11-82/11.18(10.89,10.33;| 12.44| 9.12 Osservazioni Meteorologiche del Dicembre 1871, Tensione dei vapori Umidità relativa Stato del Cielo 9hm, 12h, sh, 6h 9h, 12h {|?hmy 12h 3h | 6h, 9h 12h 12h 3h 6h 9h 42h 1 9.81 9.87:10.16;10.35) 9.6%| 9.40 68 | 69 | 63 | 71| 69: 70 Nuv. Bello Lucido |Lucido |Cop. 2i 7.96| 7.34| 7.17) 7.851 7.10] 7.78] 65 | 62| 61! 66! 61) 69 Nuv. Bello Lucido |Bello Osc. 3|i 8.461 9.27/ 9.26) 8.87] 8.75| 9.20 75 | 75| 70) 66| 653] 69 Cop. Cop. Cop. Bello Cop. (11.20 /10.94 9.76|10.02 9.68) 9,52] 86] 83 | 83 85! 84| 87 Osc. Ose.c.p. | Cop. Osc.c.p. {Osc.c.p. S| 9.88! 9.62| 8.78 g.14| 7.91] 7.68|| 94 | 83| 77] 79] 80| 85 Osc. Osc.c.p. | Cop. Osc. Osc.c.p. 6 6.09) 6.53| 6.67] 5.42] 5.75) 6.00] 61| 71|76| 77] 67] 69 .|Cop. c.p.! Osc.c.p. |Cop.c.p. | Cop.c.p. | Cop. T| 5.69 6.441 6.06) 6221 5.93] 5.93 65 | 71 | 62| 67| 64! 66 .|Cop. |Cop. |Bello |Nuv.° |Nuv. 8 0491 6.79) 6.03) 6.26) 7.09] 7.46) 66 | 70! 60| 62| 75 | d4 . |Cop. Use. Osc. Usc.c.p. |Usc.c.p. 9 8.21 7.70] 8.39| 8.32) 8.13) 8.51) 92] 85 | 96/85] 84| 92 . |Osc.c.p. | Osc.c.p. |Osc.c.p. |Osc.c.p. |Osc.c.p. 10), 8.861 8.69, 8.35] 8.151 8.27] 7.66] 94 | 92 | 88 | 83] 87] 92 .|Osc.c.p. | Osc.c.p. |Osc. Osc.c.p. |Osc.c.p. 11) 6.65! 7.63! 5.07! 5/61| 3.83] 5.35] 81| 85 | s4| 64] 70) 72 . |Cop. Cop. Misto |Osc.c.p. |Misto 4.70) 5.29| 3.02) 5.99] 6.11, 6.18/| 56 | 60 | 57 74 | 76 Cop. Cop. Osc.c.p. |Osc. Osc. 6.11] 3.93] 6.19/ 6.91| 6.19] 5.11] 74 | 66 | 6781 73| 67 Osc. Osc. Osc. Osc. Cop. 7.30) 7.85) 6.73| 7,11| 6.49] 6.96] 85 | S&| 73| 80° 72) 81 Osc. Osc.c.p. | Osc. Cop. Osc. 7.07, 7.25) 1.43) 7,27, 1.21 1.21] 81|85| 89 87| 89 . |Osc.c.p. | Osc.c.p. |Osc.c.p. |Osc.c.p. |Osc.c.p. 7.22) 7.92 7.67| 8/05] 7.60| 7.94| 35 | 89| 81] 77| 74| 85 Osc. Osc.c.p. |Osc. Osc. Osc.c.p. 7.57] 6.89] 6.01! 6.0J| 6.01| 6.11] 85 | 78| 64| 64| 64 | 63 . |Osc.c.p. | Osc. ose. Osc. Cop. il 7.05! 7.45) 5.75] 643! 6:56) 5.92] 79 | 82 | 61 73! 70 - |Osc.c.p. | Cop. Cop. Cop. Lucido | 6.42] 6.24] 6.06| 6.87| 6.20| 6.24] 77| 63 | 62|78| 73) 75 Cop. Cop. Use. Bello Cop. 6.96) 8.03! 7.04| 6.85! 7.11| 7.63 80| S6| 69| 73) 78) $5 Cop. Cop. Osc. Osc.c.p. |Osc.c.p. 7.10! 7.70) 7.00! 6,83) 6.90) 7.60] 76) 77| 65] 66| 70] 76 Nuv. Cop. Cop. Osc.c.p. |Osc. 1.15) 6.66) 7.06) 6.97| 6.10) 7.02) 76) 64| 65|72|62|71 Bello |Cop. Nebb. |Bello |Bello 6.56| 6.76) 7.11) 6.37] 6.26] 6.42 63 | 61 | 64| 62 | 62| 69 Cop. v. |Bello |Nebb. |Cop. |Cop. 7.24, 8,45) 8.09] 8.02! 7.78] 7.48 73| 7971) 74| 77) 73 Osc. Osc. ose. Osc. Osc. 8.38) 882| 8.6£| 852| 8.53] 9.26] 81 | 83|78| 76/75 88 osc. o |Osc. |Osc. |Osc. |Osc. 7.96) 8.08! 7.65) 7.53( 8.02] 6.49 73| 73 | 68| 70] 79) 76 Osc. Cop. Osc. Osc. Osc. 7.37| 7.96 8.44] 1.37) 6.97 6.14| 75 | 71| 80] 75| 72] 67 Cop. |Cop. |Bello |Nuv. |Nuv. 8.02| 6.70] 6.70, 7.03| 6.29| 6.561 79 | 61 | 61| 75] 73| 78 Misto Nuv. Lucido |Lucido |Lucido 6.96] 7.02! 8.29] 783 720] 7.26 76167] 77 76] 1| % Cop. |Osc. |Oscc.p.|Osc. {Osc. 7.16) 7.94| 7.80) 6.84) 8.05] 859] 82/| 73 | 71] 67) 81) 87 Cop. Cop. Osc.c.p..|Osc.c.p. (Osc. 8.02| 8.26 8.62 dei) 6.97] 7.261 77] 79| 85] 79|72| 75 Osc. Osc.c.p. |Cop. Cop. Cop. il 7.49] 7.68] 7.371 7.36] 7.18 7.261176.8 75.3170.8|73.5173.2176.7 162 BULLETTINO METEOROLOGICO Osservazioni Meteorologiche del Dicembre 1871. iEvaporazione Gasparini Forza del vento relativa Ozono Il 7hm., 3hs. , 12hs. Fotale[9hm. 12h, 3h | 6h 9h | 12h 7hm | 9bm 12hm 3hs Ghs 9hs 12hs 1070] 2.33|0.65|370) «| 51 3] 1] 2] 4| 60] 3.0 3.0 3.0 | 30 | 2.5 2.0 211.60 | 1.50| 0.90 |4ool 3 5| 3] a| 2] 3] 65] 8.5 4.0 5.0 | 6.0 | 45 1.5 31 0.65 | 0.501 276 | 289] 152] 3° 3] 4| 3] 50] 10° 10 40 | 45 | 45 | 20 #| 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00] 1| 5| 1] 1| 1 || 6.5] 3.5 7.0 6.5 | 10) 1.5 8.0 3 0.00 | 0.07 | 0.00 | 0.07 1 1 1 2 3 4 || 60| 1.0 3.0 6.0 | 6.0 | 6.0 5.0 6) 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00 | CA ESA A ENTE AO ZO ENO 6.0 7.0 | 8.0 | 5.0 6.0 Il 0.00 | 045 | 000 | 0.45] 4! £| 4| 2| 3 2] 7.5] 20 3.0 5.5 | 80 | 2.5 5.0 8 1.30 | 0.50 | 0.00 | 1.80 8 0| 1 1 1 1] 7.0, 40 5.5 6.5.| 6.0 | 35 9.0 9 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00 | IE 5 3 7.5) 6.0 | 10.0 10.0 | 10.0 | 90 10.0 10 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00| 1 0| 3 0 0 3 || 10.0 | 8.0 6.0 6.5 | 7.0 | 80 10.0 17) 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00 2 (1) 3 1 2 1|[10.0| 4.5 6.5 6.5 | 6.0 | 6,5 10.0 131 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00 4 2 3 4 { 1] 10.0| 5.0 5.0 5.5 7.0) 70 » 13 0.00 | 0.00 | 0.460 | 0.40 1] 0 0] 0|] 0| 1 » ” 2.0 5.0 | 1.0 | 30 2.0 14 0.70 | 0.35 | 0.80 |) 1.85 0 0 1 1 1 2] 60) 1.0 1.5 3.5 | 5.0 | 3.5 2.5 15) 0.060 | 0.00 | 0.00 | 0.00 1 1 1 20 4 1 6.5 2.0 5.0 9.5 4.0 2.5 4.0 16) 0.00 } 0.00 | 0.00 | 0.00 1 0| 3 6 6 7|100| 6.0 71.5 6.5 | 80 70 8.0 17/1 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00 4 5 5 5 4 5 || 10.0 | 10.0 9.0 8.5 » 9.0 6.5 18) 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00 1 0 1 1 1 3|| 7.5| 50 5.0 5.5 | 2.0 | 20 4.0 19 0.00 | 0.55 | 0.80 | 1.35|| 2 2 1 1 2 2 6.0| 1.0 5.5 55 | 50 | 40 2.0 20) 0.00! 0.35! 0.00 | 0.35 1| 0 2 2 2 1) 7.0) 3.0 5.0 6.5 | 4.5 | 6.5 1.0 21) 0.00 | 2.05 | 0.00 | 2.05 2 2 2 2) 4 4| 90| 3.5 3.0 6.0 | 6.0 | 55 8.0 22! 0.00 | 1.17 | 0.70 | 1.87 2 1 1 2 1 2) 6.5) 2.0 5.0 5.0 | 3.0 | 3.5 5.0 23 0,83 | 1.30 | 1.20 | 3.33 4| & 3 4 1 2 6.5! 20 2.5 5.5 | 5.0 | 5.0 6.0 24 0.50 | 0.65 | 0.53 | 1.68 1 1 2 0) 0 1) 55) 3.0 3.0 5.0 | 40 | 3.5 5.5 25) 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00] 6| 6 6| 4 6 6 | 6.0| 40 9.0 75 | 75 | 8.0 7.0 26) 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.60) 6| 4 4 3 2 3|| 10.0) 3.0 »S 5.5 | 5.0 | 65 4,0 27] 0.69 | 0.00 | 1.35 | 2.04 || 1 3 1 1 1 2 8.0) 30 3.0 5.0 | 6.0 | 4.5 4.0 28) 0.00 | 0.90 | 0.90 | 1.80 | 1 2 2 1 2 2 3.5 | 3.0 3.0 4.5 | 45 | 3.0 2.5 29) 0.20 | 0.55 | 0.00 | 075 1 0 4 2 2 1|| 6.5| 10 1.5 4.0 | 4.0 | 5.5 2.0 301 1.58 | 0.83 | 0.00 | 2.41 1 1 2] 0 2 1% 5.5) 1.0 25 4.0 | 3.0 | 3.0 6.5 31// 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00 3 1 1 2 1 | 10.0 | 8.0 555 7.5 | 60 | 5.5 6.0 M.il 0.28! 0.46! 0.32 | 1.06 || 2.6 | 2.2 | 2.6 | 2.01 2.2 ‘(2.51 7.41 3.6 4.6 5.8 | 5.3! 50 5.3 Osservazioni Meteorologiche del Dicembre 1871. ME } Pioggia y Stato Direzione del vento Direzione delle nubi in del millimetri mare 9hm. 2h 3h 6h 9h 42h 9h 12h 3h 6h 9h 12h alle 8__ 1 0s0 |oso |oso |so )S0 | 0S0 » » » di {4 » » 3 2 OSO NO (ORIO) ONO (0) OSO » » DI) Mato » » » 2 3| 0SO SSE S SO (ORTO) SO » » DI) » » » 2 4 N N COXSIO) SO (OSIO, ONO » D) » » » » 20.05 2 S| 0S0 0S0 ESE NO ONO NO » » » » » L) 9.72 4 6 ONO ONO ONO No No (0) » ONO) » » » » 27.66 5 "0 lo) (o) OSO lo) oso » NO ONO| » » » 4.90 6 8|| NO Calmo | 050 | OSO (o) o) » » » » » ) 2.85 4 9|| NNE N NE NE NE NE » N » » » » 26.54 3 10|| E Calmo | ONO | Calmo | Galmo | NO » » » » » » 54.29 5 11) ONO Calmo | NO (OSO) oso oso D) )) » » » » 2.54 5 12| NNO E NE SO (0) OSO i » » » » » » 2.10 5 13)) SO Calmo | Calmo | Calmo | Calmo | 0S0 » » » » » )» ) 3 14! Calmo | Calmo | 0S0 COSO) (ONO (ORTO) » » » » » » 0.06 3 15)| SO so (OSIO) (ONTO) oso oso » » » » » » 20.31 2 16| SO Calmo | NE ENE NE ESE ENE' ENE| » » » » 15.58 4 17) ENE ENE NE NE NE NNE » » » » » » 16.85 8 î8)| OSO Calmo | ENE (ORTO) OSO SO) » » NE » NE » » 1.91 4 19]| OSO ENE ENE (DXSLO) (ORXÙ Ko) » » » » » » » 3 20] SO Calmo | NNO (XSTO) oso NO) » » » » » » 2.54 41 21) 0 (OSIO) OSO .} 0S0 ONO (0) » » » » » » 2.55 2 22 0S0 | OSO OSO so NE sso (0) » dl » sso » 2 23] SE so SO S S (OISLO) » SO SO » » » » 3 24] S ESE E Calmo | Calmo | SQ » » » ) » )) » 2 25) NE ENE ENK ENE ENE ENE NE | NE | NE | NE » » 0.18 4 26|| NE NE NE NE (RIO) ONO NE | NE NE » » » 0.24 7 27|| 0SO so SO (USO) (OSO) | OSO » » » » » » 0.83 3 28] OSO ONO ono (OTO) (OSIO (OSO) (0) (0) » » » » ) 3 291} SO Calmo | SO SO (OXSX0) SSE » » » » » )) 0.32 2 30)| SO ENE ENE Calmo | 0SO ESE » » » » » » 3.17 2 31] ENE E E OSO oso NNO ENE| ENE| » » » 2.16 3 | Osservazioni Meteorologiche del Dicembre 1871. DEL Ro OSSERVATORIO DI PALERMO Nuvole 9hm 12h [ERE CSA To] Cena Da 9h È ar Cn Vol., Dens. Massa] Vol. | pens. Massa Vol.) Dens. Massaj| Vol. Deus. Massa]| Vol. Dens., Massa] Vol, Dens. Massa ill 20) 0&| 8.0] 15) 04| 60) 4| 03 12) » » » » Ù » || 70 | 0.6 | 42.0 2 - 98 6 | 38.8 || 4o 6 | 24.0) 10 4| 40» » » 4 | 04 | 1.6 (100 4 | 40.0 3) 100 6 | 60.0 || 95 6 | 37.0! 98 6 | 58.8 || 0] 04 |240 10) 4! 4085) 7 | 595 4 95 S| 475 | 100 8 | S0.0 100 6 | 60.0 60 4 24.0 100 | 7 70.0 100 7) 70.0 5j| 100 6 | 600 || 100 1700 100 7700) 9 6) 540 | 100 7 10.0 |[100 1! 70.0 6|| 100 8 | 80.0 98 768.6 100 tl 70.0 100 770.0 9% 1 63.0 || 60 3 | 30.0 7) 90 S| 45.0 | 6n| S| 48.0. 95 1| 66.5) 20 4.| 8.0|| 30 S| 15.040) 4 | 16.0] gl 60 6560 || 90 6 | 54.0 ‘100 7700 || 100 770.0 || 100 7 | 70.0 |100 7700 9|| 100 8 | s0.0 || 100 8 | 80.0 !100 8 | 80.0) 100 8 | 80.0 || 100 8 | 80.0 (1100 9 90.0 10] 100 770.0 | 100 S| 80.0 ‘100 8 | 50.0 || 100 770.0) 100 8 | 80.0 ||100 8 | 80.0 gi 100) 7700) 60 6 | 36.0) 70 6 | 42.0) 50 6 | 30.0 || 80 5 | 40.0] 50 5 | 25.0 12|| 100 1 70.0 80 6 | 48.0} 98 6 | 58.8 || 100 7700, 100 1 | 70.0 |1100 6 | 60.0 13|| 100 5 | 50.0 | 100 6 | 60.0 ‘100 6 | 60.0 100 1700, 100 6 | 60.0 || 90 5 45.0 Hil 80) S5|4oo|i0o] 6]|S00/i00] 6600100] 7|700) 9| 6|56k0|10) 5500 15] 100 ò | 50.0 | 100 1 | 70.0 100) 770.010 7|700 | 100 1|700|100| 7700 46]| 100 1700) 1090 7 70.0%:00 S| 80.0 || 100 8 | 80.0 || 100 8 | 80.0 100) 8 | 80.0] 17|| 100 5 | 50.0 | 200 8 | 30.0 100 170.0) 100 1700, 100 1 | 70.0 || 60 6 | 36.0 1g|| 100 170.0 | 90 6 | 54.0 | 96 6 | 57.6) 80 5 | 40.0 || 96 4 | 354] » » » 19 50 4 20.0 95 b 97.0, 70 ò 39.0 100 6 60.0 , 10 DI 5.0 90 ò | 45.0 20) 80 S| zoo] 95 71/665. 70 6 | 42.0) 100 6 | 60.0) 100 7 | 70.0 |100 7700 2a 70 5350 20 5 | 10.0 || 95 6 | 57.0] 98 6 | 58.8 | 100 1 | 70.0 |100 "| 70.0 n2| 20 AME 3| 1.5 60 4| 24.0) 30 2| 60 10 2 2.0]15) 4| 60 dsl 80 ò | 400) 80 4 | 32.0 || 90 4360) s0| 3|240/ 90 4 | 360 | 90 4 | 36.0 z| 100 3 | 50.0 || 100 4 | 40.0 100 2 | 30.0 | 100 | O) 50.0 || 190 9 | 50.0 |[100 4 | 40.0 95 100 170.0 || 100 7 | 70.0 "100 1700100) 770.0) 400 7 | 70.0 100 770.0 26]| 100 7| 700} 100 7 | 70.0 | 98 1| 68.6 || 100 170.0 || 100 7 | 70.0 [100 770.0 »7| 60 5 | 300 95 6 | 57.0! 98 6 | 38.8] 15 S| 75) 530 6 | 18.0 |) 30 5 | 15.0 agi 40 3 |200|/ 50 5 | 25.0 || 30 5 | 13.0 » » a) di » » » ) ) 59| 90 6 n.0 | 9 4 | 38.0 (100 3 | 50.0 | 100 6 | 60.0! 100 6|60.0 (100/ 5 | 50.0 30|| 90 3 |z450| 80 5 | 40.0 || 96 3 | 48.0 || 100 8 | 80.0 |] 100 6 | 60.0 (100 6 | 60.0 M.jj 100 1.1 70.0 || 100 7 | 70.0 100 1700) so T7|560)) 60 6 | 36.0 || 60 8 | 48.0 |864 50.7 l'81.9 52.5 il 86.4 541 |l7ò. 6 48.6 ||724.8 484 ||79.2 47.1 Medie barometriche Medie termometriche 9h 42h 3h 6h 9h 12h Comp: p.dcce. 9h 12h sh 6h 9h 12h |Comp.p.dec. | 1 p. 1747.31|747.01/745.87|746.15|746.31|746.43 |746.52/7%0 07 E p.| 14.50| 14.94] 14.98/ 14.48| 14.16] 13.54] 14.43) j9, i 2 | 53.24| 53.27) 52.89/ 53.69| 54.19 54.40 | 53.61)°° 10.28| 10.14) 10,22 9.84| 10.18] 9.42] 10.00 3 | 5911] 59.01, 58.25! 58.73! 58.71! 58.81! 58.77! -7,6 8.72) 9.52) 9.70. 9.02) 8.72) 7.88) 8.91) 9, 4 | 56.13] 55.85] 53.57] 56.11] 56.49| 36.78 | 36.13! ° 9.18] 10.08| 10.74| 10.40) 9.96] 9.50| 9.96 5 | 56.66] S6.A7| 53.42) 55.23) 53.48] 53.27 | 33.71) sq 14.14| 12.14| 12.84) 11.98| 11.70] 11.24| 11.82) 13.61 6 | 54.67] 54.36] 53.97] 54.48| 34.65] 54.88] 5%. 501 11.17] 12.48) 12.43) 11.33| 10.62] 10.381 11.39; Medie tensioni Media umidità relativa 9h 12h 3h 6h 9h _, 12h Com: p. dec. 9h 12h 3h bh 9h 12h , Comp. p.dec. 1 p.| 9.46) 9.41] 9.03] 9.05] 8.62) 8.72 15) g.osil P-| 77.6 | 74.2 | 70.8 | 73.4 | 71.8 | 75.6.| 73.9} 5, 2 7.06] 7.23) 7.10) 6.87) 7.04] 7.11 707 2 75.6 | 78.4 | 76.4 | 75.2 | 75.4 | 80.6 | 769 $ E 6.37) 6.19) 609) 6.58| 6.37| 6.17 Da; 6.633 73.4 | 76.0 | 68.0 | 76.6 | 75.2 | 77.0 | 74.7) 2,8 4 7.04) 7.31) 6.51) 6.84| 6.70) 6.77) 6.86 4 81.2 | 79.6 | 67.4 | 72.6 | 724 | 75.6 | 74.8 î : 5 7.29) 7.68] 7.58) 736) 7.11| 7.56 7.43) , asili 3 73.8 | 72.8 | 68.6 | 70.0] 69.2 | 75.4 | 71.6 } 73.0 6 7.68! 7.66] 7.92] 7.39] 7.25) 7.22] 7.52 77.0 | 10/1 | 13.1! 732] 752] 762] 764 È Barometro Termometro Media evaporazione Gasparin : Pgiasninai Anni : {oliassimi È LI F | 0 xo 7-3h |3- da Como: p.dec. p. .98 - 7 p. b Did 0.5 0.88 66 2 33.91) 0245 51-191/48.30 2 | 11:18) 19-56) ‘gioal 10.31 [2""| 236 019 | 0.00 | gasì 129 È h ; = 10.00 -| 6.88 3 01% | 0.07 | 0.24 | 0.45 4 38.57) DEL sto) Dado 4 | 1150 LE 15 7.561 | 000| 0.18 | 0-16 0:s6, 040 E ESTAS 54. 3.0 .72 3 | 0.27) 1.03 | 1.49] 1.79) |, 6 33:33) 56.57 | 3613) sio2 || 3 1r00i 1308) 9/65) 99 lid | GI | 038 | 0S8| 117 198 164 BULLETTINO METEOROLOGICO Osservazioni Meteorologiche del Dicembre 1871. c 3 Quantità | è ; Medie dell’Ozono della pioggia Media forza del vento Th 9h 12h | 3hsj 6h 9h | 12h/Comp. p. d. 9hm ;12b j3h sj 6h , 9h |12h |Com.p.d, 1p.| 6.0 2.8 3.6 | 4.9 41 | 3.81 8.7 4.1 8.5 29.77 (116 dI 1p.| 2.0 | 3.6] 2.2] 1.6 2.4, 3.0) 2,5 2° |78| 46] 64 |7A| 78 |62|80) 6.8 4% 2116240100012") 50 | 3.0 3.4) 2,6] 2.81 201 3.2} 29 3 8.1 3.1 4.0 | 5.2) 4.6 | 4.5 | 4.6 4.8 NE 5 3 56881 61.89 3 1.6 | 0.6] 1.6| 0.8 1.0] 1.2: 11 1 4 8.1 50 6.4 | 6.5) 4.9 | 5.7 | 5.5 6.1 " ||k| 36.88 si (1 1.8 | 1.4| 2.4| 3.0| 3.0 3.6] 255 +8 h) 6.7 2.9 4.5 | 5.8| 5.1 | 5.1 | 6.3 9.2 ; ,.9 o) na 9.48 bj 3.0 | 2.8] 2.8| 2.4] 2.4| 301 2.1}; 6 1.61 3.2 34! 5A| 4.8 4.1 3.8 4.6 RE 6 6.12) **°Il6 | 2.2 | 2.0] 4.8] 1.3] 1.8] 1.7] 1.823 Siro delle. Es che si osservarono i venti N | NNE|NE| ENE| FE | ESE|SE[SSE| S | ss0 | SO| oso| 0 | 0N0 | NO | nwo|Calm.| Pred. ip.| 2 0.| 0 0 0 1 O0| 1]|1 0 4 | 13 1 4 3 0 0 (OSIO) 2 1 1 4 0 1 (1) 0 0/0 0 (1) 4 Li 4 & 0 4 (0) 3 0 0 1 0 1 0 0) 0/0 0 4| 13 1 1 1 1 7 OSO 4 0 1 h) 6 0 1 0) 0/0 0 5 8 0 0 0 1 3 (OSIO) bj (1) 0 2 b) 1 1 LI 0/3 LI 4 LI 2 1 0 0 2 (OASTO) 6 (1) 0 & 3 2 1 0 1|0 0 $ 13 (1) 3 0 I 2 oso Per decadi id.) 3 1 4 0 1 1 0 1)1 0 4 | 17 8 8 7 0 4 (IO) 2 0 1 6 6 1 1 0| 0/0 (1) 93 21 1 1 1 2| 10 oso 3|0 0 | 6 | 8 UU COMATAA 1 | 10 | 20 | 2) 4 | 0 Mao oso Tot.l 3 2 16 I ò 4 1 2|4 1 23 98 11 13 $ 3 | 18 oso Serenità media | Massa delle nubi 9h 12h 3h 6h | 9h 12h Uomo: Dec. 9h | 12h | 3h | 6h | 9h | 12h -Comp.I Dec. Ip. | 17.4 | 30.0| 37.6 | 58.0 | 57.2 9.0 | 34.9} 036 dba: aa 38.8 (20.4 |29.1 |47.9| 38.4) 09 2 10.0 | 10.4 1.0 | 16.0) 16.0 | 20.0 | 12.2 \ 2 162.2 166.1 |73.3 |59.6 [61.6 ,57.2 63.3 4 3 4.0 | 12.0 6.4 | 100 | 6.0| 12.0 8.4 1 3 |560 [54.8 [58.2 !62.0 |58.8 [50.0 96.6 56.4 4 14.0 4.0 | 12.8 4.0 | 18.8 | 30.0 | 13.9 si 4 |30.0 (65.5 56.9 [62.0 |52.7 [46.2 59.6 I i 9 26.0 | 39.0 |-11.0 | 18.4 | 20.0 | 19.0 | 22.2 } 5 [40.6 [30.7 [47.4 [41.8 |45.6 |44.4 41.8 4.0 6 2.0 | 13.3 | 13.0 | 54.2 | 35.0 | 39.0 | 25.1 4 6 |48.2 [50.0 [51.7 [45.6 |40.7 |40.5 46.1 i È Numero dei giorni Sereni Misti Coperti |Con piog Con neb. | Vento forte] Lampi Tuoni Grandine) Neve | Caligine 1p. 1 1 3 2 0 b) 2 1 (1) 0 2 0 1 4 b) 0 4 1 1 41 1 Ul) 3 0 0 5 4 (1) 1 1 1 0 i 0 4 0 0 ò 4 1 2 0 0 0 0 0 b) 1 0 4 2 0 3 0 0 0 0 0 6 1 1 4% bj 1 1 0 0 0 0 0 Totale| 3 3 25 22 2 16 4 3 1 2 0 Medie mensili Barometro dalle 6 ore di osservazione . . . .. 754.21 Forza relativa del vento . ........ 2.3 Dai massimi e minimi diurni. . ......... 754.36 Vento predominante: feti e e oso Differenza... .. . 0.15 Termometro cenligrado . . <<. . e... 11.09 Massima temperatura nel giorno 1 è + +4-18.6 Dai massimi e minimi diurni . +... .... +... 10.78 UA rie Ei ynor: PRES ee ac 3.4 Escursione termometrica . . . +... +. 15.2 Differenza ...-.. 0.31 Massima altezza barometrica nel giorno 19. . 762.60 nn Minima Melgiorno not e e ee e CI 742.29 Tensione dci vapori... .. ++ SRGIIOTAG 39 WSCUISIONE DALOMCLLICAl eee et eee ene 20.33 Umiaia re al VaR Ae PRESRESARSto 744 Totale Evaporazione - Gasparin +... ..... 32.79 Evaporazione - Atmometro - Gasparin. . ....» 1.06 MOLAICrACITA pio va ial ee e OI NS217535 SCEMA RE II 19.4 Massa delle nubi STATO malto 5 90.3 OZONON en O VERDI È 9.3 Il Direttore del R. Osservatorio G, CACCIATORE, GEOTENZEETE SCIENZE NATURALI ED ECONOMICHE IALIA Mr e ISO KI ARIANO ERRATO Esco ' LIA : MALO i N ARIE ho È i i RE A/InT i # Lc ha Î î E IL h. i \ S Gai ci \ v Ù ) A ; x i) N DI I aa Ti 1 IN D Pi at Lai ten i ì } pr 27% Ra ni | ] Î Ù : Ù » i À i i oO MM IT mo | e MR sd VAIL Ai Il (a î du) 3 p 3 Lr È a rh fsi Cu ATE da ri n ti) | i Î RASO o RTRT a SLI dini Lan ni O è 11) ci ba U CSO O Pup LU ua ciel uan ‘ORA } 7 PE Ù TINI Nat ENO i Il i A Chie REN) "ARRIO” sagf MAM N I) eg “” CUT Ina va 1 il GOTAN Pell GIORNALE SCIENZE NATURALI ED ECONOMICHE PUBBLICATO PER CURA DEL CONSIGLIO DI PERFEZIONAMENTO ANNESSO AL REGIO ISTITUTO TECNICO DI PALERMO Parte IH.— Scienze ceonomiche. VOLUME VII. — ANNO VII. PALERMO STABILIMENTO TIPOGRAFICO LAO ecorato con diverse medaglie IR o A Li di all erat Caio n ù “i RE Flo Ri : RIGIAET Pat à n Mi E g 7 & k 7 y 3 » t a nÎ È x "1 toni MA " x I ue n O) Po P i l i Ì sita DOBL anon | | Vi OLA OZ AO, e DA " ì #0 Li mani \ = ML \ à MISA dui “io TRAI (eR Jogo MAMA ag se; paia, fe na audi damiani Ada (LD) RELAIA ta pa 3A wi SI. È; LR ME i dell 3; i Ù a, E 5 E iii crt Pal a SOIT at itute ieri 136 0o8 + Ei OCA) allo n'aggid). afeb. ibis dba? jo \auitaat0 "RAPE e) Ano, x delie tali si1gL “fagiaties aJoso: ibaot tab enfifoa di ‘cietà ni SATA i RE ‘ieusfiuo svitachab’ fuofgeni paifna sea peri abiperanei. abi) rodi» ii ì Kt gedido vallo; sitbtinalizo. iaptentisuna, all suomi. ione item bd bo, MA ai. bot: le ta ERI A 000 conii si otoz. “aci Lt na Pei % I i è Ad aa (rue fi pi sli ) % cdalanicalsse H se hi cari ‘irta Mr, Ortona, na ob. cadi STE - iii mae spola poltaMine bsat “"sndolle VE-lsb olfiratin iiof | i n'omigobeci Tua STIA suilaolà 0A Sab Glosdob Aeaft suagno ser giu). dtfimpnip, Boss elennih. ssa NE Rec, x LI] \ id Tlc Seat | rain ® pi di Jk O, i È 9 PAT ( pa DSC. Le e ARE pig ida; a sino 1010162 16 Goirio dilgtanad Job piubab all SR da n NAT ‘diana DE omnsvo0: ‘dd ofrprzi rta leg pipol RI. E tamoareeloso stendi ip Spdiauegeo PANI stastorattgit fio: dea ago sv inewdin È E SIR ini cà viab ao ra Li 190 4 orari (og (o cr dl A Desry ‘ CORRESAT) annota a AT Sa appa lle nitano i ila clin & rage A ves si PROSRICI BUA e, caga Hat Dal: È 3, aII6p- cacdsalobietot ai È INDICE GENERALE DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUESTO VOLUME VII, PARTE II, STORIA DELLA ENFITEUSI DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA, per Simone Corleo.... PAG. PE ROEMIONS N NNTANA e » Capo I.— Stato dei terreni ecclesiastici in Sicilia pria della legge 10 agosto 1862. ....... » $ 1 Quantità dei fondi rustici delle Chiese nella Sicilia +... ......0.00 10000000 » $ 2 Stato di coltura dei fondi ecclesiastici pria dell’enfiteusi.............0.0.. 0) $ 3 Natura e ragioni dell’antica enfiteusì . ..........-..20000000 100000 » 8 4 Concessioni enfiteutiche che la Chiesa faceva pria della legge sull’enfiteusi forzosa. » $ 5 Impedimenti che incontrarono le concessioni enfiteutiche della Chiesa ......... ) $ 6 Prime tendenze alla forzosa enfiteusi dei fondi ecclesiastici... ...........0%% » $ 7 La forzosa enfiteusi ordinata sotto la Dittatura. ...........0.00 000 » DOCUMENTI DEENGAPORI 10 tette eater ie po detto ale ate atea see Good daodac » (A) Regia prammatica del 31 agosto 1774 intorno alla enfiteusi dei beni ecclesiastici. . » (B) Real rescritto del 20 ottobre 1849 sull’alienazione dei beni ecclesiastici. ........ » (C) Real decreto del 1° dicembre 1833 sul medesimo oggetto . ...............%. » (D) Real decreto del 19 dicembre 1838 sulla censuazione dei beni ecclesiastici di regio DACORMORITI I A N SITI » (E) Estratto della Seduta del Consiglio civico dî Salemi del 1° agosto 1860 ......... » (F) Ufficio del Commissario del Governo, 20 agosto 1860 .................00. b) (G) Decreto Prodittatoriale per la censuazione dei beni ecclesiastici, 18 ottobre 1860 .. » (H) Regolamento per la censuazione dei beni ecclesiastici, 3 novembre 1860. ....... » Capo II. — Nascita della legge 10 agosto 1862 e del suo regolamento — Formazione delle Com- missioni e della Soprintendenza. ........0000.. GG dc Odd 00 diaconi oe » $ 8 Presentazione al Parlamento del progetto di legge della enfiteusi.......... score: DO CIVA $ 9 Il progetto di legge dell’enfiteusi è preso in considerazione dalla Camera ....... » 6 $ 10 Vicende dello schema di legge dell’enfiteusi nella discussione presso gli Ufficii della Gamera rasi Deputati gt e I ia n ARI INNI Pac. 8 44 Incidente intorno all’enfiteusi nel Ministero di Grazia e Giustizia. ......... IN » $ 12 Discussione generale nella Camera dei Deputati, .............. RITOMOE FI. » SPASBDISCUSSIONERA CR UTANI COMPIE ee INS N ARE AITRIRI ATA D) $ 4% Discussione della legge in Senato... ...-...-..-.00 00 MIEIZO O, $ 415 Pubblicazione della legge 10 agosto 1862 — Formazione e pubblicazione del regola- IMENEO ANI to ore LETI STI SSR IE I RIA » $ 16 Formazione delle Commissioni ed origine della Sopraintendenza........ ROLO DOCUMENTI DELUGAPOISECONDOLE= EAT To III Sio role 5a) (I) Progetto di legge e regolamento per l’enfiteusi dei beni ecclesiastici, presentato dal De- putatoGORTEORNe1le20 MAZARA OR SN EE NT » (K) Legge 10 agosto 1862 sull’enfiteusi dei beni ecclesiastici. .................. » (L) Regolamento per l'esecuzione della legge sull’enfiteusi, 26 marzo 1863, con tavole. . » (M) Ministeriale che destina il Deputato Corleo a Soprintendente delle Commissioni enfi- teutiche in Sicilia, 13 luglio 1863. -...... e » Capo III. — Applicazione della legge 10 agosto 1862, e sviluppo delle massime direttive . ... » ‘$ 17 Prime difficoltà che s’incontrarono nell’applicazione della legge di enfiteusi — Pretese difeselUsIonesperdtal nisfo dr DI SORSOESEO. o NT) $ 18 Istruzioni della Soprintendenza generale approvate dal Ministero. ............ » $ 19 Disposizioni intorno alla esazione delle multe ed intorno alle spese di ufficio delle GOMMISSIONINCRSOPIINTE NRE ZA EI SO ISO SOS RS OSE NT » $ 20 Imobbedienza alla dichiarazione — Multe proposte, deliberate, esatte. ......... » $ 24 Quadri dei beni censuabili — Inconvenienti gravi per la mancanza o per gli errori dei necessariLce Menti tanto E RSA LIRE » $ 22 Rendita confusa di fondi diversi per affitti complessivi — Affitti ignorati. ......» $ 23 Fondi ecclesiastici in condominio con privati o con Opere pie. .... ........ » $ 24 Reclami dei Titolari — Ricorsi ai Tribunali e freno postovi dal Ministero... .... » $ 25 Oggetti principali dei reclami dei terzi e loro gravami alle Corti di appello. +... » $ 26 Quotizzazione dei latifondi — Spese e difficoltà incontrate per difetto di mezzi — Ri- MEdiOLdatoVIf Ie A ie RISO aerasto » SE27A GArANZARd E] CRT O RR AR » $ 28 Validamento degli affitti in corso e patto della immissione in possesso . . ...... » 8 29 Quaderni — Bandi — Incanti pubblici — Termini di additamento ... ......... » $ 30 Censuazione nello interesse del Demanio — Passaggio della stessa sotto il Ministero delle Finanze et RAEE e e RN IR ZI » $ 341 Pericoli di abrogazione della legge dell’ enfiteusi nella Camera dei Deputati, e con- felMesChesessa fa. MeNteRCN E E e I soa 8 32 Trattative private — Diminuzione di canone in casì speciali — Fondi non potuti con- CEOLLSIMDVE LUN ARL UISA TIA ANNIE = $ 33 Conversione in annua rendita delle prestazioni dovute in natura — Colonie per- PUR RR AIN cetona i » DOCUMENTIDEL AOAPO AMMAN TESO Te III ISAIA » 160 7 (N) Istruzioni sulle operazioni per l’enfiteusi emanate dalla Soprintendenza Generale a 24 GUCRIODICRA SOI RIE ET NI NR Pac. 165 (O) Ministeriale sull’ enfiteusi della quota di condominio spettante ai Corpi ecclesiastici, 17 ottobre 1865............. anos do pio di nice de vado nia oo doo » 201 (P) Ministeriale sui reclami dei Titolari, 7 aprile 1864... ....... ............ » 203 (Q) Ministeriale pei ricorsi dei Titolari contro le Soto delle E ESA 12 set- tembresA86/lre:teta-e ascite IRR O einer » 20% (R) Ministeriale che vieta citarsi le Commissioni avanti ai Tribunali, 414 ottobre 1865. . » 205 (S) Ministeriale sul contradittore nei gravami dei terzi presso le Corti di Appello, 14 gen- DALORASODIT AIA Nr AE O TV aaa » 207 (T) Ministeriale sulle forme delle subaste enfiteutiche sotto il nuovo Codice italiano, 8 mag- QIOLL'BGONI Ro e RIO eta eee eo » 208 (U) Ministeriale intorno alla vendita dei fondi non potuti concedersi ad enfiteusi, 4 set- TOMPRERA BOOT e elet oe FISIRISS A SII SI I DO » 2IL (V) Real decreto sulla conversione delle prestazioni dovute in derrate, 19 maggio 1864 » ivi (X) Decreto prodittatoriale sulla conversione delle RIONI dovute in derrate, 4 otto- DICA SO arpa BRE SO AS A SINO e rasata » 215 ca di ‘or Î reti del, iI i PN / i) i È i Ù n : + / î S Î Ù DI NA) DET) È PULA fe A N Dt ; 1 NUR Dice n e Ù VERO ARMI îi pi "1 i - / Ni ca! È ba \ ) IVA Mv! \ MARIONE ASS SITR x vi MURE duel RNA AÀ Ric ik Luni | 1h î Sia o aa de i (PV IE TO MR Mo NE i ho, Liga NEIt.)” ua TSO a 4; at fut da sas) HI IE Wi hé (algo NE 2 RUDI att, i Un | Di Pi i i di i , n DI so ti it li pv un ib ia Lg FASI A Ani ‘agio Miu; Aia np copri Mi 0) nè Di S MS ne 0: a: j DUI?) DANNI MIURA N fi n} po): - MR TTT al N) } SIA first cai e pg RR ar ERA ST MING mogli sui PAT ni wi Mo ki PI Fi: RO a 0 12, dop 0h url ‘any Li APT Mr MUPRSTITATAFT SARI x i Ù Ì sup È La) La sità (1) NERION ILLE Hb SULA | 4 Ù AA Gil 4). Agro eran I i UTY vi poni (ts a veli VIN, sii L'ipuwgritola LA 0 d MM TA pnt siae A Mia ERP STORIA DELLA ENFITEUSI DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA PER SIMONE CORLEO. PROEMIO La concessione ad enfiteusi redimibile dei beni rurali delle Chiese di Sicilia la- scerà lunga traccia di sè, per gl’interessi economici politici e religiosi che vi si collegano. Molti quindi cercheranno quali e quanti furono questi beni, quali i prin- cipii direttivi di tale concessione, quali i patti e le condizioni che si stabilirono, quale la giurisprudenza che accompagnò l'applicazione di questa legge, e finalmente quali i risultati che se ne ottennero. E poichè un’enfiteusi redimibile accenna di sua natura ad un termine futuro del contratto medesimo, alla trasformazione dell’enfiteuta in definitivo proprietario, così è chiaro che la prima operazione del concedere, compiuta omai in un periodo di sette anni (1863-1870), si connette con un’altra più lunga ed assai più lenta ope- razione, cioè coll’affrancamento, che coronerà ed assoderà il frutto di tutti i lavori, di tutti i risparmii e del maggior reddito dei fondi medesimi. Pertanto non sarà senza profitto il trovare raccolti in unico volume i precipui ele- menti storici di questo interessante lavoro. E per procedere con ordine, sicchè la parte cronologica corra d’accordo coll’andamento logico delle cose, la materia sarà divisa in cinque distinti Capi, ai quali terranno dietro tutti i documenti a corredo. Nel primo si esporrà lo stato dei terreni ecclesiastici in Sicilia pria della legge 10 agosto 1862; nel secondo la nascita di questa legge e del suo regolamento, la formazione delle Commissioni e della Soprintendenza; nel terzo l'applicazione della legge e lo sviluppo delle massime direttive; nel quarto è rapporti giuridici della legge d’ Enfiteusi colle altre leggi, e le questioni cui essa ha dato luogo; nel quinto è risultamenti dell’ Enfiteusi, Chi considera questa operazione come transitoria, sarà forse tentato a giudicarla Giornale di scienze Nat. ed Econ., Vol, VII, parte II. 2 10 STORIA DELLA ENFITEUSI non degna di storia, nè di seria attenzione. Ma chi sa che le cose umane £’incate- nano coi legami di causa e di effetto, che il transitorio è indispensabile per pas- sare innanzi, e ch’ egli prepara e spiana la via al progresso, non potrà guardare con indifferenza l’enfiteusi dei beni della Chiesa, nè potrà stimare eccessive le cure che sono state sparse per la buona riuscita e per la diffusione delle conoscenze pra- tiche di siffatta operazione. Per questo, lo scrittore delle presenti pagine non ha sdegnato dedicare una buona parte della sua vita a promuovere ed applicare l’en- fiteusi, ed a tesserne ora brevemente la storia. DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 11 CAPO 1. STATO DEI TERRENI ECCLESIASTICI IN SICILIA PRIA DELLA LEGGE 10 AGOSTO 1862. $ 1 Quantità deù fondi rustici delle Chiese nella Sicilia, Uno de’ pregiudizii ch’è stato da lunga mano alimentato e carezzato in Sicilia, e sparso quindi da’ siciliani in tutta Italia e fuori, si è quello che i fondi della Chiesa costituiscano la gran parte della proprietà terriera dell’isola. Donde poi è derivato un altro pregiudizio più nocevole, cioè il credere che i beni ecclesiastici di Sicilia sieno una miniera inesauribile, tale da poterne cavare a migliaia i milioni, Nacquero questi pregiudizii dalla credenza che alla Chiesa fosse stato concesso dal conte Ruggieri un terzo dei beni fondi siciliani, Il Gregorio (1) risali all'origine di tale opinione e mostrò falsa la cronaca: Historia liberationis Messanae per Comi- tem Rogerium, dalla quale fu divulgato il concetto della tripartizione di tutti i beni di Sicilia tra clero, baroni, e regio demanio; e con. più sane ragioni ebbe egli a so- stenere che i fondi, i quali possedevansi dai naturali dell’isola all’epoca della con- quista normanna, dovettero loro restare come allodiali o durgensatici, poichè i Nor- manni vantaronsi di aver liberato i siciliani dal giogo saracino, e così non sarebbe stato, se li avessero spogliato dei loro beni, Ma quello che dimostra evidentemente falsa la pretesa tripartizione, si è il fatto che alle Chiese di Sicilia non tutti i beni furono direttamente donati dal conquista» tore Ruggieri, Infatti altri vescovadi furono fondati e dotati dai sovrani posteriori, come quello di Cefalù da re Ruggieri, quello di Monreale da Guglielmo II, e gli stessi vescovadi e monisteri ch’ erano stati fondati dal Conte vennero mano mano acqui- stando molti altri beni, per concessione diretta degli altri sovrani, o anche dei ba- roni, e più tardi per donazione di privati. Forse, come nota lo stesso Gregorio, quella opinione potè accreditarsi perchè fu visto il Parlamento siciliano diviso in tre bracci: il militare o baronale, il dema- niale o comunale, e l’ecclesiastico. Ma veramente questa divisione non appartenne al Parlamento di Sicilia sin dall'epoca normanna, e fu Federigo IL che vintrodusse l’elemento comunale. Né si potrebbe determinare con certezza se gli stessi tre bracci funzionassero separatamente in sin d’allora, o se prelati e nobili sedessero insieme. I tre bracci appariscono distinti e separati manifestamente sotto l’aragonese Alfonso; (1) Considerazioni sopra la Storia di Sicilia, Lib. I, cap. II, $ 7. a STURIA DELLA ENFITRUSI ed è allora che si veggono i vescovi sedere in Parlamento, non pel solo dritto dei feudi da loro posseduti, ma per la stessa dignità ecclesiastica: infatti, nella man- canza del vescovo, veniva invitato al Parlamento il suo vicario generale. Non è dunque vero che sin dall’ epoca del conte Ruggieri i beni delle Chiese si estendessero ad un terzo dell’isola, nè vi si estesero mai ne’ tempi posteriori. Non furono nemmeno un quarto, come taluno predicava sino al 1862. E, se si ridu- cono le cose al vero loro essere, si trova soltanto che in Sicilia ha esistito nel pa- trimonio ecclesiastico una grande disproporzione, cioè una eccessiva ricchezza di alcuni vescovadi ed abbazie, di pochi conventi e monisteri; mentre taluni altri ve- scovi e la gran quantità di conventi e monisteri avevano un reddito mezzano, tal- volta anche ristretto; i parrochi e i loro coadiutori vivono quasi in generale sten- tatamente per mezzo di sussidii comunali, di decime, o assegni episcopali; la gran massa del clero vive dei minuti lasciti di culto e delle oblazioni, moltissimi de’ patri- monii provvenienti dalla loro famiglia. In verità, un esatto censimento dei beni ecclesiastici non si era mai potuto fare; ed anche quando si venne alla catastazione di tutte le terre dell’isola, non si poté conoscere quanti fossero realmente i fondi delle Chiese, poichè molti fondi di Opere pie e di beneficenza venivano confusi con quelli degli Enti morali ecclesiastici che li amministravano. Ciò nondimeno, cominciò a comparire sin d’allora che tutta la massa dei beni deile Chiese e delle Opere pie non raggiungeva la proporzione di un terzo, nè anche di un quarto, in confronto ai beni dei privati e del demanio. Applicatasi la legge dell’enfiteusi, si è giunto a riconoscere la vera quantità dei terreni ecclesiastici, sceverandola da quella delle Opere pie e di tutte le fondazioni laicali. Ed anche per questo, essa ha potuto meritare il nome di legge di censua- zione. Dalle dichiarazioni che le Commissioni circondariali avevano ricevuto sino a tutto febbraro 1864, il terreno delle Chiese risultava in ettare 221075 circa. E siccome dopo quell’epoca pochi altri fondi sono stati dichiarati dai Titolari e dai Municipii, o sono stati ritrovati per mezzo di altri elementi dalle Commissioni, così l’ intiera somma di detti fondi non ha sorpassato l’ettare 230000. Or la superficie geografica della Sicilia e. delle sue isole, giusta i calcoli del conte Serristori sulla carta-idrografica del Mediterraneo pubblicata da Smith, ascende ad ettare 2618259. La superficie censuata nel catasto, cioè produttiva, ascende ad et- tare 2399360, e l’improduttivo od almeno incensito ammonta a 218899. È chiaro a- dunque che le 230000 ettare del terreno ecclesiastico, che si venne a riconoscere dalle Commissioni di enfiteusi, non eguagliano pure il decimo di tutto il terreno pro- duttivo della Sicilia. Nè le suddette ettare 230000 costituiscono tutto quello che si concedette ad enfiteusi; poichè il veramente concesso non sorpassa l’ettare 190000, e le altre 40000 furono escluse dall’enfiteusi come boschive, o contenenti miniere, 0 in tre quarte parti almeno coperte di alberi e di vigne. Egli è vero che quasi tutti i vescovi e taluni conventi ed abazie avevano conce- DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 13 duto ad enfiteusi qualche loro latifondo, e che perciò nella recente censuazione que- sti fondi già concessi non furono computati; ma è da riflettere che, mentre taluni fondi si davano in enfiteusi, altri ne venivano ad acquistare le singole chiese per mezzo di nuove donazioni dei privati, e talune di quelle concessioni enfiteutiche epi- scopali erano a beneficio ‘di altre chiese minori, di conventi e -monisteri. In questo secolo segnatamente le Chiese di Sicilia, e sopra tutto le Corporazioni religiose, ac- quistarono molti territorii per l’assegnazione forzosa giusta la legge del 10 febbraro 1824, mediante la quale liberaronsi le case baronali di tante gravezze di annue pre- stazioni ed arretri, per capitali fruttiferi che da quelli Enti morali avevano rice- vuto. Le concessioni veramente più estese erano state quelle delle Mense arcivescovili di Monreale e di Messina, Dei 72 feudi della Mensa di Monreale, all’epoca della vi- sita di Monsignor De Ciocchis (1742), se ne trovavano già alienati 16 sotto forme di enfiteusi, o di massaria con obbligo di decime, o con un canone senza titolo parti- colare; ed allora intendevansi impugnare dalla Mensa istessa come irregolari. Di tutti gli altri feudi, che nel 1742 possedevansi dall’arcivescovo, non glie ne restava nel 1863 che un solo, Scalilla e Giardinazzo, poichè gli altri erano stati tutti concessi o usurpati. La Mensa di Messina, de’ suoi 17 feudi in Regalbuto, 3 in Alcara, del suo Casale di Larderia, del Casale di Ferlito in Calabria, Casale del Vescovo in Mon- talbano, e dei moltissimi fondi nella Piana di Milazzo, Castroreale e Pozzo di Gotto, e dell’ estesissimo feudo Brolo, non possedeva più nel 1863, che solamente il detto Brolo, e le due Gazzane in Regalbuto, Tutt'altro era stato censito, o concesso a mas- seria con prestazione di decime. Altri vescovi ed abati avean concesso una buona parte dei loro terreni, o l’avevan lasciato prendere dai loro stessi diocesani sotto la forma feudale; come l’abate di Lipari dai naturali della stessa isola e da quelli di Patti e di Librizzi, ed il vescovo di Cefalù dai naturali di quel comune. Tali con- cessioni, pe’ benefici che poi vennero fatti nei fondi, trasmutaronsi in veri allodii coll’obbligo delle prestazioni in derrate o in denaro. Ma siccome questi terreni erano già passati nelle mani degli agricoltori, e le Chiese non ne possedevano che l’eminente o il diretto dominio, così essi non interessano al punto di vista della quantità del terreno ecclesiastico innanzi alla legge del 1862. La massa dei terreni, che veramente era in potere delle Chiese pria della sudetta legge, ascendeva a quella cifra di ettare 230000 circa, cioè a meno di un decimo di tutto il terreno coltivabile della Sicilia, $ 2 Stato dì coltura dei fondi ecclesiastici pria dell’'Enfiteusì. Al miglioramento della coltura dei fondi, oltre alle cause generalmente conosciute: capitali, arte agraria, mezzi di commercio, libertà, concorre un’altra causa morale, cioè la famiglia. L’agricoltura si migliora per uno sforzo di lavoro manuale e men- tale; e questo sforzo suppone nell’individuo una decisa e fervida volontà al lavoro, 14 STORIA DELLA ENFITEUSI in altri termini, il lavoro per causa d’affetto. Chi non ama gl’individui, ai quali deb- bono restare i prodotti del suo lavoro, non ha interesse all’aumento de’ suoi sforzi ed al perfezionamento delle sue produzioni. Perciò la famiglia è una delle cause prin- cipali dell'incremento della proprietà, e particolarmente della proprietà agricola, la quale ha bisogno di maggior costanza, di solerzia e sforzi maggiori, ed ha bisogno d’illimitata fede nell’avvenire, poichè i miglioramenti campestri sorgono a condizione di dover seppellire nella terra egregi capitali e molte fatiche, col solo intuito di a- verne la fruttificazione in un futuro talvolta assai lontano, e di cui non possono go- dere che i posteri. Chi ha grande affetto alla famiglia, perizia agraria, capitali suf- ficienti e libertà, trovasi nelle più adequate condizioni per isviluppare i prodotti della terra; ed appunto da questi uomini veggonsi imprendere i profondi dissodamenti, le grandi piantagioni, i canali d'irrigazione, Ie bonifiche, lo imboscamento dei monti, la fabbrica degli opificii, le arterie stradali e tutti quegli altri mezzi d’immegliamento che fanno rendere dalla terra un prodotto centuplicato. Senza affetto alla propria famiglia, non è possibile svegliarsi nella maggior parte degli uomini questo interesse a migliorare, ch'è la base della prosperità agraria. Or questo appunto è mancato ai Titolari ecclesiastici, il poter migliorare i fondi della Chiesa per affetto e per interesse familiare. I beni fondi della Chiesa passano da un Titolare all’altro, senza che vi sia tra loro legame di famiglia o di affezione, e per fin la menoma conoscenza personale, Chi sarà il successore di un vescovo, di un di- gnitario, 0 di un parroco ? Spetta forse ad essi scegliere per propria conoscenza e per propria affezione il loro successore? — Quindi in loro non sorge l'interesse di famiglia per immegliare i fondi della Chiesa, nè sentono essì la premura di fissarvi i loro ca- pitali per una fruttificazione futura, poichè ne godrebbe un individuo, al quale non li lega alcuna affettuosa relazione, un individuo che per essi rappresenta un’ incognita. Anzi gl’interessi della propria loro famiglia conducono allo scopo opposto, cioè @ cavare in presente dai fondi della Chiesa il più che sia possibile, ed a spendervi il men che si possa per il loro futuro miglioramento. Difatti è osservabile che i fondi posseduti in proprio dagli ecclesiastici son quasi sempre con molta cura coltivati, a differenza dei beni della Chiesa ch’essi amministrano, dai quali è loro interesse smun- gere quanto si può per applicarlo ai fondi propri, a quelli che essi un giorno lasce- ranno alle persone da loro amate. È la conseguenza del principio fermato innanzi: l’affetto alla propria famiglia è la base del miglioramento dell’agricoltura. I frati si trovavano per questo riguardo in una condizione alquanto migliore, La famiglia monastica era pure una famiglia, benchè artificiale e non creata dalla na- tura, e vi concorreva spesso a formarla la libera elezione dei capi; il che dava luogo ad un vero sviluppo di affetti, talvolta anche più tenaci e più operosi, che non fossero gli affetti della famiglia naturale. In quei conventi, dove il capo poteva a suo bell’agio scegliere i giovanotti, educarli a suo talento, e comporsene la sua schiera, dalla quale dovevano un giorno sorgere i suoi successori, eravi una tal quale partecipazione della stessa potenza dell’affetto di famiglia, e la conseguenza DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 15 si mostrava immediatamente nella coltura dei terreni. Difatti è notevole che i fondi ben coltivati appartenevano a preferenza ai frati, anzichè ai vescovi, ai dignitari ed ai parrochi. Per questi, un piccolo podere con un casino per prendervi aria e vil- leggiare (se pure a tale oggetto non destinassero un fondo proprio) era tutto il pos- sibile dei miglioramenti nei beni della loro Chiesa. — La censuazione dei beni eccle- siastici ha messo in rilievo questo interessante fatto, poichè tra i fondi ch’esclude- vansi dall’ enfitensi come beneficati in più di tre quarte parti, non vi figura quasi mai un fondo vescovile, o di un altro prelato capitolare. Il loro maggior numero ap- partiene ai conventi. I piccoli beneficii e le piccole cappellanie, come i piccoli parrocati, ponevano il Titolare nella quasi medesima favorevole condizione per l’agricoltura. Colui che non aveva posseduto altro, che il piccolo fondo della Chiesa, avvezzavasi a guardarlo come proprio, e piantava colà la sua famiglia, perlocchè ne curava con ogni atten- zione la coltura. Infatti la censuazione ha pur rilevato che ne’ circondarii di Cefalù, di Mistretta, di Patti, di Castroreale e di Messina, ove abbondano a preferenza que- sti piccoli beneficii, son moltissimi i fondi eselusi dall’enfiteusi come migliorati, tutti piccoli ed appartenenti appunto a questi Titolari di piccoli beneficii. — Essi però erano interessati a fare in modo che i fondi da loro beneficati rimanessero alle loro fami- glie. Difatti è pur degno d’attenzione che nei sopradetti circondarii la maggior parte di quei piccoli fondi migliorati trovasi alienata per concessioni enfitentiche, per ven- dite, o permute irregolari, in antecedenza alla legge dell’enfiteusi, e quasi tutte a vantaggio della parentela dei Titolari stessi, Questi fatti, che un occhio osservatore non guarda con indifferenza, ribadiscono pur sempre il gran principio che l’affetto della famiglia è il vero fomite delle migliorie dell’agricoltura. Sebbene però i frati avessero una famiglia artificiale, siccome abbiamo osservato, pure la forma elettiva con cui si sceglievano i membri e con cui si perveniva al po- tere, non poteva dare nella generalità quei buoni risultati agricoli, che dà quasi ge- neralmente la famiglia naturale. Erano pochi coloro che giungevano a tanta saldezza di potere, da esser sicuri della scelta della loro famiglia e della educazione dei loro successori. Nei conventi, ove sorgeva uno di tali dominanti, vedevasi per l'appunto questo effetto ch’è dovuto al tipo della famiglia, cioè la buona coltivazione dei fondi, Negli altri, ove i partiti, e perciò il caso, regolavano la unione dei membri rendendo instabile la loro coesione, avveniva il male già accennato, cioè la niuna cura della coltivazione, I monisteri femminili seguivano in ciò la sorte dei loro governanti, cioè dei ve- scovi e de’ dignitarii ecclesiastici, i quali, non avendo interesse a migliorare i fondi dei loro beneficii, molto meno ne avevano a coltivare i fondi dei monisteri da loro amministrati. Un'altra causa di mancanza d’interesse al miglioramento dell’agricoltura è il pos- sesso di molti latifondi. Allorchè un individuo possiede tanto, che affittando i suoi 16 STORIA DELLA ENFITEUSI terreni anche per il basso uso di pascoli spontanei, o di una triennale seminagione, può mettere in sicuro la rendita necessaria per lo splendore della sua casa, non ha più alcuno stimolo a procurare l’immegliamento di quei fondi medesimi; molto più se dovesse a tale oggetto assoggettirsi a spese, a rischi, a cure e sorveglianze mag- giori. Questo gran male, che era venuto all'agricoltura dal fidecommesso feudale, an- che dopo l’abolizion di questo, rimase alla Sicilia per la conservazione dei fidecom- messi episcopali, abbaziali e simili, Molti latifondi furono attribuiti ad un vescovo o ad un convento solo, e l’affitto di quelli produceva tanta ricchezza al Titolare, da non far- gli punto sentire il bisogno d’immegliare i suoi fondi. Cosicchè le terre più inculte si sono per l’appunto trovate presso i vescovadi ed i conventi più ricchi, Dopo l’esposizione di questi principii, è facile comprendere qual doveva essere in generale lo stato di coltivazione dei fondi ecclesiastici pria della legge del 10 ago- sto 1862. L’applicazione di questa legge ha fatto escludere dalla enfiteusi circa 40000 ettare di terreno sopra una quantità di ettare 230000 circa, poichè il censuato in forza di detta legge non sorpassa, come abbiam detto, le 190000. — Queste 40000 et- tare di terra escluse dall’enfiteusi non son tutte beneficate, nè in massima parte, ma ve ne sono escluse perchè boschive o con miniere, giusta l’articolo 2° della legge. Sic- ché il beneficato escluso dalla censuazione può calcolarsi a non più che 20000 et- tare, cioè ad una undicesima parte di tutto il terreno ecclesiastico, Gli altri 1%, re- clamano pur tuttavia l’opera dell’uomo e l’applicazione dei capitali per essere conve- nientemente migliorati. $3 Natura e ragioni dell'antica enfiteusì. Chi guarda il contratto di enfiteusi nelle forme estrinseche ch’esso aveva pria della legge 10 agosto 1862, non vi scorge che un contratto essenzialmente feudale. Trovandosi la proprietà terriera in mano ai signori per effetto delle conquiste, per concessione dei principi, e per lo spirito dei tempi che tendeva ad accentrare nelle mani di pochi il dominio materiale delle terre, appunto perchè non altre ricchezze si conoscevano che i possedimenti territoriali; e dall'altra parte mai non potendo i pochi coltivar bene, nè far ben coltivare gli estesi loro fondi; le ineluttabili ne- cessità del prosperamento pubblico esigevano che le terre, o di un modo o di un altro, scappassero dal dominio immediato dei signori, e passassero quasi per effetto di transazione sotto il semidominio dei coltivatori, perchè la terra va da per sé a colui che la coltiva e la fa frauttificare, Adopero a bella posta la parola semidominio, perchè era impossibile sotto la esi- stenza delle condizioni feudali il pretendere che i baroni si spogliassero del loro do- minio sulle terre e cedessero così il titolo, non solo di tutte le loro ricchezze, ma anche della loro potenza politica. Come dall’altro canto la imperiosa necessità della coltivazione esigeva ch’ essi affidassero a mani rustiche la cura di quelle terre, che altrimenti non si sarebbero mai potute coltivare, DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 17 Per non dividere con altri il pieno loro dominio sui terreni feudali, i più caparbi signori contentavansi di lasciarli inculti, e soltanto destinati al pascolo spontaneo dei loro stessi cavalli e delle loro greggie, con quanto detrimento della prosperità pub- blica ciascun lo comprende! Sarebbe facile il pensare che in-quell’epoca i padroni dei fendi avrebbero potuto preferire il sistema degli affitti, perchè in tal modo non avrebbero diviso con altri la loro proprietà, ma ne avrebbero soltanto ceduto il temporaneo godimento, e ne avreb- bero ricavato nel tempo stesso un grande utile, per la coltivazione che il fittajuolo avrebbe fatta. Ma in realtà il sistema degli affitti nacque molto più tardi colle mas- serie, ed in quella prima epoca non aveva alcuna ragione di essere. La dissodazione di terreni da lungo tempo saldi ed inculti non può mai convenire al coltivatore in un periodo più o men breve di semplice affittamento; e s’egli per lo meno non con- siegue la proprietà de’ suoi stessi beneficii, non può trovare un tornaconto nel de- dicarvi tutte le fatighe che vi abbisognano. Fu perciò che surse dalla riunione dei dune interessi il contratto di enfiteusi: le terre baronali furon concesse in perpetuo ad oggetto di beneficarle, in enfiteusi come significa la stessa parola: il dominio delle migliorie, o come fu detto, il dominio utile, fu ceduto all’enfitenta, rimanendo sempre al barone il domunio diretto della terra, rap- presentato annualmente da un canone; e perciò fu veramente ceduto un semidominio, Oltre a questa potente ragione della necessità di assodare una lunga coltura, un’al- tra non men potente ragione vi si aggiunse che fece preferire dai baroni il contratto d’enfitensi. La grandezza del signore cresceva a misura che i suoi dritti, invece di esercitarsi sulla sola terra inanimata, si esercitassero sopra gli uomini di lui sudditi; e tanto era maggiore la riverenza ed il peso politico che otteneva un barone, quanto maggiore era il numero dei soggetti, ai quali egli dettava leggi ed amministrava la giustizia, e dai quali al bisogno poteva trarre un maggior numero di tasse e di armati. Perlocchè divenne ardente nei signori il desiderio di popolare con tal gente i loro territorii, di fissarla stabilmente nei medesimi e di assoggettirsela, — Epperò il con- tratto d’enfiteusi, molto meglio che quello dell’affitto precario, corrispondeva a que- sto scopo, perchè egli legava il coltivatore alla terra per mezzo delle sue stesse fa- tighe, per mezzo de’ benefici che gli costavan tanto e ch’eran divenuti suoi, Due cose però dovevansi per necessità incontrare in questo sistema. In primo luogo è ben chiaro che il miglioramento della terra non può operarsi da una mano sola in larga scala e sopra vasta estensione; e perciò l’enfiteusi abbraccia di sua natura piccoli lotti, nè può elargarsi ad estesi fondi, Sicchè i terreni dati ad enfiteusi son quelli più vicini all’abitato e più frazionati, o dove il signore ha l'interesse di far sorgere un centro di sudditi suoi, I possedimenti baronali più lontani o rimangono addetti al pascolo spontaneo, o molto più tardi, quando comincia a sorgere la ric- chezza dei borghesi, vengon loro affidati in affittamento di maggiore o minor durata, onde essi curino di farli coltivare da’ più minuti bracciali, pagandone un’annua ga- bella al signore, sistema inteso in Sicilia col nome di masserza, Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. VII. Parte II. b) 18 STORIA DELLA ENFITEUSI In secondo luogo il contratto di enfiteusi, appunto perchè importava perpetuità e cessione di un semidominio, non sarebbe stato compatibile coll’alto dominio del ha- rone, se non fosse stato rivestito di tali clausole e privilegi a favore di costui, da poter’egli tenere come veri suoi sudditi gli enfiteuti. Perciò doveva assolutamente es- sere eliminata la redimibilità del canone, mezzo con cui l’enfiteuta avrebbe potuto li- berarsi dalla soggezione del domino, e questi avrebbe perduto i suoi possedimenti ter- rieri, base della sua potenza. Doveva del pari esser proibito all’enfiteuta lo alienare a favor di chicchessia il suo dominio utile, poichè così avrebbe potuto dare al barone dei sudditi indocili, riottosi al pagamento del canone e dei tributi: perciò era con- dizione indispensabile il laudo del signore in qualsiasi alienazione, restando soltanto libero all’enfiteuta il disporre a suo piacimento dell’utile dominio nel seno della sua famiglia, ma se disponesse in favor di altri, bisognerebbe il consenso del domino. Que- sto stesso consenso divenne quindi oggetto di un tributo, che fu appunto detto laudemio, E finalmente era necessario stabilire la pena delia devoluzione, del ritorno del fondo al concedente, nei due casi che il concessionario o deteriorasse il fondo e non lo mi- gliorasse secondo la sua promessa e secondo lo scopo stesso del contratto, o lasciasse di pagare il canone per un elasso di anni; poiché se in tali casi il fondo non si fosse tolto all’enfiteuta, egli ne sarebbe rimasto padrone assoluto e lo avrebbe tenuto a pia- cer suo, nè avrebbe più sentita su di sè la continua soggezione del vero domino. Quindi le tre condizioni principali dell’antica enfiteusi: 1’ 2rredimibilità, il laudo, la devoluzione. Con queste tre clausole, i signori trovaronsi abbastanza superiori e si- curi del loro interesse nel contratto di enfiteusi; e così ebbero un mezzo facile di ac- crescere i loro sudditi, di attaccarli volentierosi alle loro terre e di tenerli pur sem- pre in soggezione. Mentre dall’altra parte, il villano si ebbe diffinitivamente la proprietà del frutto delle sue fatighe, e si ebbe nel tempo stesso la terra su cui si fissavano i suoi lavori, pa- gandone soltanto un canone (ch’era quasi sempre ben mite) al padrone, il quale in altra guisa non l'avrebbe concessa giammai, Chi dunque non vede nel contratto di enfiteusi un vero mezzo di transizione? un mezzo di progresso economico, per fare che le terre passassero finalmente dalle mani d’inerti signori a quelle che potevano con effetto coltivarle? un mezzo di distribu- zione, per secondare il principio fecondo della distribuzione del lavoro e per sottrarre senza scosse dal dominio di pochi privilegiati quello che essenzialmente doveva es- ser diviso tra molti all'oggetto di potere ben fruttificare? Tutte le leggi eversive della proprietà che costringono a dividere ad altri i pro- prii terreni, ad alienarli in qualunque guisa, offendono talmente gl’interessi costituiti, che una reazione de’ proprietarii ne è quasi sempre la conseguenza, come ben lo di- mostrarono tutti i tentativi per attuare le leggi agrarie. All’incontro, il contratto di enfiteusi, riunendo e salvando gl’interessi diversi, giunge, benchè lentamente, ma pa- cificamente allo scopo. Egli perciò ha un’ importanza suprema nella storia economica di un paese, segnando il mezzo di transizione dal feudalismo alla libera proprietà DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 19 della terra. Ed è ben facile il comprendere che questo contratto, sino a tanto che vi sien latifondi nelle mani di pochi, è sempre necessario. Le migliorate condizioni dei tempi potranno rendere non più abbisognevoli tutte e tre quelle condizioni feu- dali, siccome esamineremo in appresso; ma abolire del tutto questo mezzo con cui la proprietà terriera, dal dominio dei pochi presso cui è concentrata, passa senza di- sturbi e senza bisogno di un prezzo a coloro che possono ben coltivarla, abolire que- sto gran mezzo sarebbe un errore. $ 4 Concessioni enfiteutiche che la Chiesa faceva pria della Legge sull’ enfiteusi forzosa. I vescovi e gli abati trovavansi presso a poco nelle stesse condizioni dei baroni; e tanto per esercitare dritti feudali ed accrescere la loro potenza, quanto per as- sodare la coltivazione ed il reddito dei loro latifondi, preferirono l’enfiteusi. Abbiamo accennato ($ 1) le diverse concessioni ch’erano state fatte dai vescovi negli antichi tempi: però molte di quelle concessioni erano pure a vantaggio di altre chiese mi- nori, di conventi e di monisteri, Così il convento di s. Martino delle Scale, il colle- gio Gesuitico ed il monistero della Concezione di Palermo, il convento di s. Benedetto di Monreale ed il collegio Gesuitico di Trapani, ebbero mediante un canone parec- chi feudi in enfiteusi, ovvero senza un titolo particolare, dalla Mensa Arcivescovile di Monreale (1). Nè soltanto per concessione enfiteutica volontaria i fondi delle Chiese di Sicilia passavano in potere di laici, o dalle Chiese maggiori in potere delle Chiese minori, Era frequentissima la usurpazione di molti pezzi di terreni ecclesiastici, ed anche d’intieri feudi, per parte di signori, di conventi, o di altri privati. Chi volesse scor- rere nella Visita, che faceva il regio delegato Monsignor De Ciocchis alle Chiese di Sicilia negli anni 1741-43, le varie pretensioni che affacciavano allora i vescovadi e le abbazie per la ricuperazione e per la incorporazione al loro patrimonio di feudi ed appezzamenti di terre, vedrebbe che la maggior parte di quelli fondi era stata usurpata. E principalmente era la Mensa di Catania che lagnavasi di moltissime mi- nute usurpazioni, come la Mensa di Monreale si doleva di usurpazioni d’interi feudi per parte di baroni e di monisteri, Contro la Chiesa questi usurpamenti erano più facili, ed è assai semplice trovarne la ragione, perchè non vi erano interessi di famiglia e di successione che guarda- vano con diligenza la proprietà ecclesiastica; e quando essa era molto estesa, era ben difticile tenerne l’esatta custodia. Anzi molte di quelle occupazioni, che dopo la- mentavansi, erano state tollerate, permesse ed anche talvolta incoraggiate, a favore dei parenti e degli aderenti di quelli stessi che li amministravano. Guardando la cosa, non dal lato giuridico, nè dal lato morale, ma dal solo lato (1) De Ciocchis, Sacra visitatio Ecclesiae Monregalensis, vol. 1, tit. 3. 20 STORIA DELLA ENFITEUSI economico, si scorge che con quelle stesse usurpazioni ottenevasi lo scopo di far pas- sare le terre alle mani di chi potesse meglio coltivarle; e chi osserva bene, deve con- vincersi che la necessità di questa suprema legge economica era pure il movente di quelle illegittime appropriazioni. A parte degli usurpamenti, le volontarie concessioni delle Chiese a titolo di en- fiteusi, 0 a titolo di masseria con obbligo di pagare la decima, erano frequenti, Le concessioni più minute avevan luogo più specialmente nei dintorni della residenza del vescovo o dell’abate, ovvero nei dintorni del castello e della terra principale, da cui esso traeva titolo baronale, o dove esercitava giurisdizione di tale specie. Le liste degl’innumerevoli censi enfiteutici riportate nelle sacre Visite dell’Arnedo, Del Pozzo, Gordio, De Ciocchis, mostrano chiaramente che la maggior parte dei terreni circostanti alle città di Palermo, Messina, Catania, Girgenti, Siracusa, Mazzara, Ce- falù e Patti (tutte residenze di antichi vescovadi) rendeva un censo ai rispettivi ve- scovi a titolo di enfiteusi. E son pure in simile condizione i terreni propinqui alle più antiche abbazie, prima che esse fossero state date in commenda, come quelle di Librizzi, di Lipari e di s. Michelangelo di Troina. Da che vennero meno i conventi e le numerose abbazie degli ordini Cisterciensi e Basiliani, e le abbazie stesse furono affidate in commenda, si videro piuttosto usur- pazioni per poca cura dei commendatarii, anzichè vere concessioni enfiteutiche. Que- sto fatto, unito all’altro che la maggior parte delle concessioni enfiteutiche minute si trova nei dintorni della residenza del vescovo e dell’abate, o nel luogo ove essi esercitavano giurisdizione baronale, mostra ben chiaramente qual’era il vero inte- resse ed il movente principale di tali enfiteusi: trovarsi in mezzo a gente devota e soggetta. Da ciò si scorge quale importanza aveva il dritto del laudo e della devoluzione, mercè di cui si poteva, mantenere il prestigio signorile del vescovo, e si potevano escludere dalle sue terre tutti coloro che gli fossero avversi, o che non volessero pa- gargli il canone. — Nei luoghi, ove il Titolare non risiedeva, o non ispiegava potenza baronale, ov- vero nel caso che l’abbazia fosse passata alle mani di un commendatario residente per lo più in una grande città lontana, gl’interessi dell’agricoltura venivano negletti, la enfiteusi dei terreni non protetta; ed in tal caso le usurpazioni più facili, spe- cialmente quelle in favore dei procuratori locali, dei parenti o degli amici di chi amministrava. Le concessioni antiche per parte della Chiesa, come per parte dei signori, si fa- cevano per canoni assai moderati, e quelli della Chiesa, in confronto, più moderati ancora. Egli è vero che in quei tempi il valore della moneta era assai superiore a quello che attualmente ha; e perciò, guardati ora i canoni antichi, sembrano molto più miti degli attuali: ma i canoni dei fondi della Chiesa sono in paragone talmente bassi, da non potersene ritenere sufficiente causa l'antico maggior valore della mo- neta. — Per fondi di ettara una circa di terra, o poco meno, si veggon canoni di DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 21 grana 5 siciliani (centesimi 10) ed anche di grana 3 (centesimi 6). Intieri feudi, di parecchie centinaia di ettare, son concessi a baroni, ovvero a chiese e conventi minori, per canoni che variano dalle onze due alie onze 50 siciliane (dalle lire 25, 50 alle lire 637, 50). Chi volesse verificare questa estrema mitezza di canoni, potrebbe osservare nelle regie sacre Visite sopra accennate le liste dei reddenti alle Mense vescovili ed alle principali abbazie, Questa mitezza era spesso la conseguenza di due diverse cause, o dello stato d’in- coltezza in cui giacevano i territorii ecclesiastici, talmente che, abbisognando una enorme fatica ed ingenti spese per dissodarli, si dovevano concedere per vilissimo canone, il quale piuttosto rappresentava una riconoscenza di dominio, anzichè una vera utilità del domino; ovvero del favoritismo di cui spesso erano vittima i beni amministrati dai Prelati, poichè i loro procuratori, parenti, amici, aderenti, ed an- che i baroni, la cui potenza in quel tempo era formidabile, acquistavano per sè e per le loro famiglie eccellenti estensioni di terreno ecclesiastico per un canone molto inferiore al giusto. Basta leggere le pretensioni di rivendica o di risoluzione di en- fiteusi che son riportate nella regia Visita del detto De Ciocchis per ogni Mensa, 0 per ogni Abbazia, a potersi convincere che era molto generale il sistema di ottenere per bassissimi canoni i terreni ecclesiastici. L’abate della sacra Casa della Magione in Palermo, dopo più di due secoli, do- levasi della concessione dell’intiero feudo Resalaimo, che aveva fatto a sè stesso ed a’ suoi eredi nel 1523 un certo Benedetto Ramo, procuratore di un abate di quel tempo. Altre simili lagnanze faceva l'abbazia di S. Maria di Nuovaluce per conces- sioni lesive del fondo di Nuovaluce e Nuovalucello, del tenimento del Giardinello e di altri molti pezzi di terra, che per tenui canoni erano stati censuati a favore del conduttore del feudo, di un convento di Agostiniani, di parecchi privati, ed an- che di un abate. La Mensa Vescovile di Catania, si doleva del piccolo censo che pa- gava il principe di Biscari sul feudo delle Cripte e ne pretendeva almeno le decime, come pur le pretendeva per parecchi altri tenimenti che allor sì possedevano per un tenue censo da baroni ed altri privati, non che dal monistero di Sant’ Agata e dal collegio Gesuitico, La Mensa di Cefalù lamentava 1’ enfiteusi del feudo Bonfornello fatta dal vescovo Pontecorona ad Ornao Santacolomba per sole 25 salme di frumento in ogni anno (ettolitri 68, 77, 02); come pure lamentava la lesiva permutazione con- chiusa da un altro vescovo nel 1385 col conte Ventimiglia tra il gran feudo di Roc- cella proprio della Mensa ed il feudo A/berì. L’Arcivescovado di Messina pretendeva ricuperare il feudo Ferlito mal concesso da un’arcivescovo Del Legno al daca di Ter- ranova, ed il feudo Casale del Vescovo concesso al duca di Montalbano; come pure molte altre terre e fondi che a diversi privati erano stati dati in eufiteusi con le- sione della Chiesa nella piana di Milazzo, e ne’ territorii di Castroreale e Pozzodi- gotto, Molti feudi della Mensa Arcivescovile di Monreale erano alienati senza saper- sene il titolo, E finalmente lo Arcivescovo di Palermo aveva fatto istanza al Governo per essere reintegrato nei molti fondi ch’erano stati conceduti senza le necessarie 22 STORIA DELLA ENFITEUSI solennità; ma un rescritto luogotenenziale del 15 ottobre 1752 gli impose un per- petuo silenzio per tutte le antiche concessioni anteriori all'anno 1650; per le altre posteriori e sino al 1700 ordinò esaminarsi se fossero state legali, o pur no; disse nulle le concessioni dal 1700 in poi e doversi quindi reintegrare la Mensa colla di- retta incorporazione dei fondi concessi, meno però quelle fatte ai principi di Campo- franco e di Lampedusa ed al duca di Casalmeno, per le quali pendeva allora un esame, Tutto ciò mostra come già da gran tempo i fondi della Chiesa venivano in Sici- lia alienati per bassi canoni e con vero danno della stessa. Or però vedremo come tali enfiteusi sieno in seguito divenute assai più difficili e più rare. $ 5 Impedimenti che incontrarono le concessioni enfiteutiche della Chiesa. Questa stessa facilità, con cui si alienavano sotto forma di enfiteusi e per canoni assai vili i beni ecclesiastici, doveva generare il bisogno di porvi un freno. E ve- ramente in Sicilia non fu primo il Dritto Canonico a proibire cotali enfiteusi senza il consenso pontificio ; ma invece furono i sovrani, che come regii patroni e come legati apostolici assoggettirono al loro assenso le concessioni enfiteutiche della Chiesa. Difatti fu per questo che la decretale Ambitiosae emessa da Paolo Il nel 1468 non potè ottenere l’exequatur in Sicilia: essa fu considerata come lesiva dei dritti di regalia, essendo pur sempre appartenuto al Governo prestare l’assentimento alle alienazioni dei beni della Chiesa. Sono notevoli in proposito le consuetudini che in Sicilia si erano introdotte. Era lo arcivescovo di Palermo che approvava la enfiteusi dei beni ecclesiastici e le locazioni oltre al triennio, non solo della sua diocesi, ma anche delle altre (1). Chiamato dalla Sacra Congregazione nell’anno 1733 l’arcivescovo Matteo Basile a render conto di questa consuetudine, egli la dimostrava antica, e ne adduceva per ragione lo escludersi in tal modo la ingerenza del tribunale laico da siffatte materie, nelle quali altronde non si sarebbe potuto ricorrere al consenso pontificio per la proibizione del Governo (2). Anche il vescovo di Catania soleva ap- provare per la stessa ragione le concessioni eufiteutiche dei beni ecclesiastici della sua diocesi, Ma per decisioni sinodali, nelle diocesi di Messina, Monreale, Siracusa e Mazzara, l’assenso pontificio era chiesto sotto pena di nullità; e perciò quei vescovi si volgevano secretamente alla Sede romana per domandarle il suo beneplacito. Il regio ed apostolico Visitatore De Ciocchis aveva procurato in bel modo di metter ter- mine alla vertenza, determinando che fossero insieme necessarii il regio ed il ponti- ficio consenso; ma Carlo III non approvò questo decreto, anzi stabili esser necessa- (1) Muta, Consuet. panorm. anno 1600. (2) Dichiara, Adnotationes ad rem canonicam e siculo jure, XLII. DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 23 rio il solo placito del re nell’ enfiteusi dei beni del real patronato. Con due dispo- sizioni del 1778 e del 1785 Ferdinando III dichiarò di sua esclusiva competenza l’ap- provazione dell’enfiteusi ecclesiastiche, e la proibì ai vescovi; e nel 1810, per cal- mare alquanto i vescovi, ammise il loro intervento insieme con quelio di un magistrato laico per approvarle; che se i vescovi credessero di dovere implorare l’assenso del pa- pa, dovrebbero prima dirlo al re, onde egli decidesse se fosse luogo a domandarlo. Final- mente con real rescritto del 20 ottobre 1819 fu in massima dichiarato necessario il consenso del vescovo e del tribunale nelle alienazioni dei beni ecclesiastici, e per quelli dei conventi con altro rescritto del 15 settembre 1821 il consenso del Giu- dice della Monarchia ed apostolica Legazia, in ultimo poi l’approvazione del re. Però non si deve lasciar di osservare che le proibizioni di concedere in enfiteusi senza il reale placito, in quei tempi, riguardavano i benefizii maggiori e minori di regio patronato, e quei conventi e monisteri che dalla Corona erano stati dotati. Per tutti gli altri non erano stabilite forme speciali, né era necessario il regio assenso per convenire atti di enfiteusi, o locazioni ad longum tempus, le quali furono poi equiparate a vere enfiteusi, Cotali restrizioni per parte della Curia pontificia e per parte del Governo, benché mirassero ad uno scopo legittimo, cioè ad impedire )’ arbitrio degli amministratori ecclesiastici ed il danno della Chiesa, pure dal lato economico generavano lo infau- sto effetto di render vieppiù difticile il passaggio di tutti quei latifondi, dalla mano- morta che non poteva ben coltivarli, alle mani vive dei privati cui soltanto spetta il ben produrre ed il commerciare. Imperocché, le diflicoltà di far pervenire le do- mande di concessioni enfiteutiche sino al centro del Governo civile o dello ecelesia- stico, e tutto il sistema d’informazioni che diveniva indispensabile per poter otte- nere il consentimento dell’una o dell’altra autorità, erano altrettanti ostacoli alla co- stituzione di legittime enfiteusi; ed erano ostacoli insormontabili specialmente per la concessione dei piccoli fondi a beneficio dei minuti agricoltori, non valendo quei fondi stessi la spesa che sarebbe stata necessaria pel conseguimento del richiesto permesso, Perlocchè, non ostante cotali proibizioni e minaccie di nullità agli atti, e di scomu- niche per parte del Pontefice, veggonsi in quei periodi molte enfiteusi stipulate sot- tomano, e spesso poi il Governo medesimo era obbligato a sanarle, o ad imporre il silenzio ai Titolari successori che mostravan la volontà di rivendicare i fondi, per la impossibilità di spiantare lunghi possessi e di far retrocedere, dopo tanti bene- fizii, le terre agli antichi padroni ecclesiastici, Era questa una tacita lotta tra le necessità economiche, le quali sotto l’ aspetto degl’ interessi privati producevano il bisogno di far passare le terre alle mani che potevano ben coltivarle, e tra le necessità giuridiche le quali non potevano ammet- tere nel solo amministratore dei beni della Chiesa l’ ampio dritto di proprietà per alienarli a suo talento, Pur nondimeno, quelle occulte concessioni non potevano riuscire proficue alla ge- neralità dei coltivatori, erano sempre poche in relazione al bisogno, e sopra tutto 24 STORIA DELLA ENFITRUSI abbracciavano vasti tenimenti, i quali per lo più si concedevano ad alti signori, a chiese cd altri enti privilegiati, che non potevano farne prosperare la coltura, Fu questo un primo impedimento all’enfitensi dei beni ecclesiastici: la necessità di centralizzare nelle mani del Governo la tuizione dei dritti della Chiesa nelle alie- nazioni che facevano i suoi amministratori. Un altro impedimento più tardi venne fuori da un lato donde meno si sarebbe at- teso, cioè dall’applicazione incompleta de’ principii liberali, dalle leggi proibitive del- l’amortizzazione. È ben noto come il Governo napoletano, sotto la inftuenza de’ prin- cipii venuti dalla scuola di Pisa per mezzo del Tanucci, cui Carlo IH aveva affidato la direzione del suo figlinolo Ferdinando, molte leggi aveva fatte dal 1769 in poi per vietare alla Chiesa i nuovi acquisti, e per rendere allodiali i beni che la Chiesa stessa aveva fin’allora concesso ai privati. Colla regia Prammatica del 31 agosto 1771 (Documento A) si stabili espressamente che i beni concessi in enfiteusi dai Luoghi Pii dovessero considerarsi come allodiali del concessionario in ogni genere di com- mercio, sotto il peso dell’antico canone; che questo canone non si potesse mai au- mentare; che l’enfiteuta potesse liberamente alienare i fondi, anche quando fossero stati concessi durante una sola esistenza, o durante una linea; che tali fondi si po- tessero devolvere per mancato pagamento di tre anni, o per abuso e per notevoli deterioramenti i quali ne alterassero la natura; in questo stesso caso ordinavasi do- versi i fondi riconcedere pel medesimo canone ad altro individuo laico e giammai ecclesiastico, il quale dovrebbe pagare al precedente enfiteuta, o al conduttore, tutte le migliorie che vi avessero fatto; finalmente le locazioni ad longum tempus (cioè quelle che sorpassano i nove anni, o che sì rinnovano da sé stesse in forza del pri- mitivo patto) dovessero riguardarsi come vere enfiteusi, e dovessero perciò produrre gli effetti sopra cennati. E con altra Prammatica del 7 marzo 1772 aggiungevasi che il laudemio, cioè il dritto per il laudo, avrebbe dovuto pagarsi alle Chiese, soltanto nel caso che si fosse espressamente convenuto, o che fosse solito pagarsi. Con queste leggi, che evidentemente miravano a migliorare la condizione degli agricoltori e a diminuire i dritti signorili della Chiesa nei contratti d’ enfiteusi, si venne per indiretto ad ottenere (ciò che pur non si sarebbe creduto) un effetto quasi intieramente opposto, cioè uno impedimento a tutte le altre nuove enfiteusi, essen- do venuto meno l’interesse degli ecclesiastici a concedere per la diminuzione dei loro dritti, e non essendosi dato ai medesimi il contemporaneo obbligo di concedere tutti i loro beni, o almeno non avendo mai mandate ad effetto tutte le anteriori regie di- sposizioni che obbligavano la Chiesa ad alienare in favore di laici tutti i suoi beni (1). (1) Federico Il, seguendo i vestigii dell’imperator Federico , nel capitolo XXH{ aveva sancito doversi vendere dai prelati delle chiese, infra lo spazio di un anno, un mese, una settimana ed un giorno, tutti i fondi urbani o rustici che loro perverrebbero per qualun- que titolo di alienazione o di ultima volontà, cioè i beni demaniali ad uomini del dema- nio, i feudali ai vassalli. E nel 1651 si ordinò che 1 beni feudali e misti imperi si doves- DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 25 Ed in vero, al momento in cui quelle Prammatiche venivan fuori, i fondi della Chiesa siciliana erano nella minor parte concessi ad enfiteusi, e tuttavia il maggior numero era in potere dei Titolari; sicchè il beneficio delle sudette Prammatiche non poteva che a quei soli pochi applicarsi, Intanto la Chiesa, dopo aver veduto menomare i suoi più preziosi dritti signorili nell’enfiteusi, e scorgendosi divenuta da meno degli altri baroni, poteva più avere uno stimolo a fare delle nuove concessioni, e a dare con quel mezzo ai coloni tutta la gran massa di terreni che essa ancora riteneva? Da quel tempo infatti non si veggono più concessioni enfiteutiche per parte dei più cospicui dignitarii della Chiesa, e soltanto qualche frate, o qualche piccolo be- neficiato, pattuiva contratti di enfiteusi, o locazioni a lungo tempo in quella guisa, per lo più a favore dei loro varenti o dei loro amici, Essendosi dovute esaminare dalla Soprintendenza delle Commissioni, per l’applicazione della legge 10 agosto 1862, parecchi atti enfiteutici e locazioni a Jungo tempo posteriori alle Prammatiche del- l’anno 1771, si è costantemente rilevato che quegli atti erano esclusivamente sti- pulati da priori ed abati a favore dei loro aderenti. Se n’è trovato un buon nu- mero ne’ circondarii di Messina, di Castroreale, di Patti e di Modica, Ecco dunque nato dalla incompleta applicazione di leggi liberali un altro impe- dimento alla concessione enfitentica dei numerosi beni che tuttavia restavano presso i beneficiati maggiori. Essi con quelle leggi erano disinteressati ‘a concedere quindi innanzi, perchè i fondi sarebbero usciti per sempre dalle loro mani, colla impossi- bilità di più aumentarne il canone; e sopra tutto non più avrebbero avuto quell’alta potestà signorile d’impartire il loro consenso nelle alienazioni dell’utile dominio, sic- chè avrebbero dovuto vedere presto 0 tardi nei propri terreni individui loro esosi, forse inobbedienti alle leggi della Chiesa, e chi sa pure, scomunicati. Intiepidirono perciò i vescovi nel concedere ad enfiteusi, nè più si videro quelle grandi e bene- fiche concessioni ch’erano state fatte nel secolo XVII dai due venerandi Prelati di Catania, De Maximis e Bonmadies, i quali diedero così a coltivare nella costa orien- tale dell'Etna più che 2000 salme di terra (ettare 3500 circa), nè l’estese enfiteusi degli arcivescovi di Monreale da cui ebbero origine i più belli giardini delle pendici di Monreale e della vallata di Palermo, nè più le ampie concessioni dei commenda- tarii dell’abazia di Mascali che diedero principio a tutti quei fruttuosi vigneti della contrada orientale di Sicilia, Anzi è notevole che, mentre da un lato venivasi a riforme in senso liberale, lo Stato faceva impugnare le concessioni stesse fatte da quegl'illustri vescovi di Cata- nia, allegando (cosa mirabile in bocca dello Stato) che i vescovi erano dai Canoni proibiti di concedere; e fu la giustizia dei Tribunali, che considerando non aver lo Stato accordato l’exequatur a quelli Canoni, respinse le inopportune pretese del Fi- sco e confermò le concessioni, sero alienare dalle chiese in favore di laici capaci di dominio, sotto pena di farli passare al Fisco ove i vescovi ricusassero di obbedire, Giornale di Scienze Nat. ed Econ., Vol. VII, Parte II. 4 26 STORIA DELLA ENFITEUSI Siechè, mentre alla Chiesa non si dava l’obbligo di concedere forzosamente, le si toglieva ogni buona inclinazione alle nuove concessioni, togliendole i privilegi più van- taggiosi dell’enfiteusi, e combattendo anche le concessioni già fatte, Vennero finalmente a colmar la misura il real rescritto del 20 ottobre 1819 ed il real decreto del 1° dicembre 1833 sulle forme necessarie all’alienazione dei beni ecclesiastici (Documenti B e 0). Con quest’ultimo decreto si volle stabilire il procedi- mento che dovea seguire qualsiasi ente ecclesiastico nell’alienazione de’ suoi fondi, sia per vendita, sia per enfiteusi, permuta od altro. Le solennità furono prescritte con tanta ampiezza e con tale lungaggine, da parere apposta fatte per istancare chic- chessia, per non far più succedere nessuna alienazione e far rimanere alla Chiesa i moltissimi fondi che essa ancora deteneva, col detrimento della pubblica economia. Pria di tutto, fattasi la domanda per concessione di un fondo ecclesiastico, dove- vasi chiedere il consenso del Titolare; se questi era un beneficiato minore o un mo- nastero, dovevasi pure ottenere l’assenso del vescovo; se fosse stato un convento, bi- sognava l’annuenza del superiore dell’Ordine, almeno del Provinciale (il quale alla sua volta ne chiedeva sempre il permesso dal Generale in Roma, e questi dalla Santa Sede), e quindi abbisognava l’avviso del Giudice del Tribunale della regia Monarchia, Dopo tutto ciò, era necessario il parere del regio Procuratore presso il Tribunale ci- vile. E quando tutto fosse stato favorevole, il Tribunale medesimo ne doveva ordi- nare l’incanto sulla base del canone o del prezzo ch’era stato offerto. Pubblicavansi gli avvisi sui giornali d’ Intendenza (giornali di ciascuna provincia), ed era quindi lecito a chiunque lo aumentarvi. Questo incanto primo era soltanto preparatorio, e poi ne bisognava un altro definitivo, che si annunziava del pari su i giornali; ed anche questo non era definitivo veramente, perocchè dovevano riaprirsi, vi fossero 0 non vi fossero offerenti, altri due incanti pubblici per anmentarvi prima il decimo e poi il sesto, E tutte queste formalità di aste, con termini e scadenze precise, sotto pena di nullità, Finalmente, dopo tutte le solennità, dovevasi chiedere l’approvazione sovrana sul risultato dell’ultima licitazione. — Quante persone si dovevano mettere in movimento, quante spese abbisognavano, per la più sparuta enfiteusi! Soltauto per quei fondi piccolissimi, il cui valore non sarebbe bastato per pagare le spese delle licitazioni, riserbavasi il Governo potervi dispensare. Ma tutte le for- malità anteriori all’incanto erano pur sempre indispensabili. E quanto pur non hi- sognava per ottenere in quei tali ristretti casi la sudetta dispensa! Si aveva ri- guardo alle spese d’asta, ma non si mettevano a calcolo tutte le altre spese di viaggi, di lontane corrispondenze e di avvocati! Chi avrebbe voluto mai iniziare un proce- dimento per enfiteusi di beni ecclesiastici sotto l’impero di tali prescrizioni? Perciò da quel tempo divennero rarissime le concessioni enfiteutiche in questa forma. Pur non si lasciava di stipularne qualcuna sottomano, secondo il passato: erano delle piccole concessioni che non potevano dare all’occhio, e quasi sempre in favor e de’ più stretti parenti ed amici del Titolare. Si proibi financo ai notari con Ministe- riale di stipulare tali atti, si sancì non esser necessaria sentenza di giudice per di- DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 27 chiarar nulle siffatte concessioni, essendo esse invalide 2pso jure, siccome fu detto al Vescovo di Aquila con Rescritto del 1838; pur nondimeno, in questi ultimi tempi in cui si è applicata la legge del 10 agosto 1862, si sono scoperti molti fondicelli che erano stati alienati senza le prescritte solennità e con atti claudestini di enfiteusi, che i notai, non ostante il divieto, si permettevano di eseguire, Ciò avveniva in una certa larga scala ne’ circondarii di Cefalù, di Patti e di Castroreale, ove era più im- pellente il bisogno delle piccole enfitensi per la montuosità dei luoghi e perla ne- cessità di beneficarli. Intanto, queste minute infrazioni alla legge, se mostravano il bisogno economico che spingeva a commetterle, e perciò la incoerenza della legge istessa, non giunge- vano a far concedere in enfiteusi tutta quella massa di fondi che era pur necessario sottrarre alla manomorta. Chi guarda tutta questa serie di avvenimenti, è costretto a concludere che le leggi canoniche e civili, e tra queste ultime anche quelle dettate da spirito liberale, non fecero che render sempre meno possibile il passaggio delle terre dalle mani della Chiesa alla libera industria dei privati. $ 6 Prime tendenze alla forzosa enfiteusi dei fondi ecclesiastici. Egli è evidente, per quanto abbiamo sin qui considerato, che presto o tardi do- veva nascer l’idea di rendere obbligatoria l’enfiteusi, cioè la migliorazione dei beni ecclesiastici, di circondarla insieme di tutte quelle garanzie che sarebbero necessa- rie per non far dilapidare il patrimonio della Chiesa e per collocare ancora gli agri- coltori nelle condizioni più favorevoli allo sviluppamento della loro industria. Lo ab- biam veduto, le leggi che cercarono d’intrenare l’arbitrio delle concessioni negli am- ministratori del patrimonio ecclesiastico, e quelle che vollero diminuire i privilegi si- gnorili nell’enfiteusi della Chiesa per render meglio commerciabili i fondi come ve- ramente allodiali, non produssero in ultimo che una conseguenza opposta alle neces- sità economiche del paese, menomarono la voglia di concedere e ne restrinsero la possibilità. Il peggio si fu che dopo il 1824, per effetto di quella legge da noi sopra men- zionata ($ 1) sull’assegnazione forzosa all’oggetto di liberare le case signorili dai gravi oneri delle annue prestazioni, molti latifondi ch’erano di proprietà baronale, e che per le leggi eversive del fidecommesso erano già divenuti commerciabili, passarono nel dominio delle Chiese, essendo stati loro assegnati dai magistrati in compenso dei capitali che i baroni avevano preso dalle casse esuberanti delle stesse Uhiese, ed in «compenso degli arretri ch’essi dovevano per l’annua loro fruttificazione. Perlocchè quei latifondi dalla incommerciabilità feudale, da cui recentemente erano usciti, ricad- dero nella incommerciabilità ecclesiastica, che è stata sempre la più dura e la più tenace. Il bisogno adunque di ordinare, per ragion di pubblica utilità, l’enfiteusi dei ter- 28 STORIA DELLA ENFITEUSI reni ecclesiastici divenne assai più vivo e più urgente. Né si potrebbe abbastanza stigmatizzare la poca opportunità del decreto 1° dicembre 1833, il quale, mentre rientravano tutti ad un tratto nel patrimonio della Chiesa cotanti latifondi, veniva a restringere con interminabili e dispendiose procedure la possibilità di far passare nel dominio dei buoni agricoltori, tutti quei fondi non solo, ma anche la gran massa dei fondi antichi, di cui ancora non sì era resa commerciabile che una assai pic- cola parte. Si racconta infatti che Ferdinando II, poco dopo quel decreto, vide egli stesso coi suoi occhi il bisogno di ordinare la immediata censuazione forzosa dei latifondi ec- clesiastici di Sicilia. Avendo fatto un viaggio nel 1838 per le provincie occidentali dell’isola, lo dice egli stesso, restò colpito delle interminabili lande coperte di soli cefaglioni e di lentisco, insieme alle quali vedevasi la più profonda miseria e l’abbru- timento di vagabondi pastori, d’ignavi contadini e legnaiuoli. Quelle lande erano i feudi delle Mense vescovili di Girgenti e di Mazzara. Allora egli fece in cuor suo il proposito di comandare la censuazione, per lo meno dei fondi di regio patronato; e mantenne il proposito appena giunto in Palermo, avendo emesso il real decreto del 19 dicembre 1838 (Documento D). Però, quel decreto non avrebbe abbracciato che una sola parte dell’ antico patri- monio della Chiesa, cioè quello che provveniva da concessione regia, o che era ri- caduto nel regio patronato per effetto della soppressione di antichi monasteri ed ab- bazie, e pei dritti di regala vigenti in Sicilia. La gran parte dei fondi pertinenti a conventi e monasteri tuttavia in piedi, e quelli pur numerosi de’ beneficii non sog- getti al regio patronato, non erano colpiti dallo imperio di tal decreto; e tra i fondi di tal natura erano appunto quelli che le chiese, i conventi e monasteri, avevano acqui- stato per l’ assegnazione in virtù della ripetuta legge del 1824. Il sudetto decreto stabiliva una Commissione in ogni provincia per eseguire le opera- zioni della censuazione e per invigilarne in seguito l'adempimento dei patti; ma la Commissione era composta di nomini quasi tutti gravati d’immensi altri affari. Vo- leva la divisione in quote non maggiori di 4 salme (ettare 7 in circa), permettendo le quote maggiori se il terreno non fosse tutto fertile, o fosse molto distante dal co- mune. Ordinava doversi fissare il canone mediante apprezzi, tanto in denaro, che in prodotti. La licitazione sopra tali basi doveva aver luogo innanzi la Commissione, ma ciascuno non poteva concorrere che per una sola quota, e mai in nome altrui. Non sarebbero stati ammessi a licitare, se non che gl’individui della stessa provincia ove erano i fondi, ed in caso non fossero stati bastanti, si sarebbero chiamati quelli di altre provincie; non sarebbero stati ammessi che i coltivatori esperti e commende- voli per morale, e tra questi a preferenza i capi di famiglia. Doveva esservi in somma un giudizio della Commissione sulle qualità di coloro che potevano essere ammessi ad offerire. Tutte le operazioni avrebbero dovuto esser cominciate improrogabilmente a 1° fabbraio 1839, Noi esamineremo più tardi i principii fondamentali che campeggiano in quel de- DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 29 creto. Per ora giova osservare che in onta a tante premurose espressioni, ed in onta agl’improrogabili strettissimi termini assegnati, esso rimase lettera morta, nè fu fatta la menoma cosa che almen da lontano accennasse a volergli dare esecuzione; sic- chè il desiderio degli agricoltori siciliani, eccitato da quel decreto, rimase frustrato. Taluni in un tale decreto, gittato là come un’ offa senza realtà, vollero vedere un subdolo artifizio, destinato ad ingannare le popolazioni dopo il viaggio del re. In fatto però la vera causa della inesecuzione era nella bigotteria e mal ferma volontà del Sovrano, che, trovata resistenza da parte della Corte papale, cui i vescovi deferi- rono sottomano le loro lagnanze, non seppe mantenere alcuna forza al suo decreto: non l’aboli, non ne ebbe il coraggio, ma lo lasciò tra gli archivii di Stato, carta inef- ficace e monumento di regia velleità, Or perchè mai i vescovi di Sicilia non dovettero accogliere con piacere quel de- creto? e poichè essi facevano parte della Commissione, perchè non se ne resero caldi esecutori? Essi avrebbero potuto accrescere la loro rendita concedendo in lotti di- screti quei latifondi, e nel tempo stesso si sarebbero resi benemeriti delle popola- zioni agricole, alla cui miseria solevano soltanto occorrere coll’obolo dell’elemosina. Ma queste ragioni di pubblico bene e di proprio interesse non prevalsero nel loro animo. L’enfiteusi non aveva più le antiche apparenze baronali; essa poi avrebbe dismembrato i fondi, e lasciandoli al libero commercio, li avrebbe assai frazionati: perciò avrebbe resa più incomoda, forse anche più temibile al vescovo, la esazione di tanti minuti canoni. Si cominciò pure a mettere in mezzo il pretesto che colla prescrizione decennale del compratore, di cui non si sarebbe potuta provare la mala fede, avrebbero po- tuto liberarsi i fondi dal peso del canone, vendendoli senza tal peso e pagandone in- tanto il canone per le mani dello stesso enfiteuta, per non adombrare il domino sino a che si compisse il decennio. Questa malizia, veramente possibile nella sfera delle prescrizioni del codice, sarebbe stata facilmente evitabile, se il domino avesse lo- calmente curato la cosa sua, se avesse cioè veramente veduto nel periodo non breve del decennio chi possedeva il suo fondo, chi ne soddisfaceva in realtà i tributi ed il canone, essendo impossibile durare per tanto tempo una di quelle finzioni, sicchè l’interessato non se ne accorgesse e non vi trovasse il rimedio. Ma il pretesto era il- ludente, e giovava pure metterlo in campo. Io ebbi ad entrare in una discussione su tale argomento nel 1850 presso uno di di cotesti Monsignori (1). Sih dal 1845 io aveva avuto l’ardire di scrivere a re Fer- dinando una memoria per incitarlo a far eseguire la ordinata censuazione dei beni ecclesiastici, baldanza giovanile che mi fruttò allora una piccola persecuzione di po- lizia. Caduto quindi in taglio quello argomento nella conversazione del Monsignore, non lasciai di patrocinarne la necessità ed il vantaggio da tutti i lati, anche da quello dell’interesse di lui; ma, ad ogni speranza ch’io poteva concepire per |’ ela- (1) Antonio Salomone, allora vescovo di Mazzara. e 30 STORIA DELLA ENFITEUSI stiche risposte del Prelato, successe la completa delusione, quando mi avvidi che egli arrendevasi molto volentieri ai consigli de’ suoi cortigiani, cui non pareva con- veniente che il vescovo, già sicuro delle sue esazioni dalle poche mani di ricchi fit- tuarii, dovesse con l’enfiteusi acquistarsi uno sterminato numero di piccoli debitori, che tutti sarebbero divenuti suoi nemici, — Erano queste le ragioni che prevalevano nell'animo dei prelati siciliani per distornarli dal compiere un bene pubblico sì gran- de, e dall’ubbidire ad un decreto esplicito del re. Pure questo decreto, ch’era in sè stesso la espressione di un bisogno economico del paese, quantunque ineseguito, accese vie maggiormente il desiderio de’ siciliani, spe- cialmente nelle provincie di Girgenti, di Trapani e di Catania, ove per l'ampiezza de’ territorii ecclesiastici e per l’accresciuta speculazione agraria sé ne sentiva vie più la necessità, $ 7 La forzosa enfiteusì ordinata sotto la Dittatura, Il 1° agosto 1860 io sedeva presidente del Consiglio Civico di Salemi, mia pa- tria, ed allora proposi al Consiglio di pregare il Prodittatore ad ordinare in favore del mio comune la forzosa enfiteusi dei latifondi ecclesiastici esistenti in quel ter- ritorio, acciocchè il comune istesso, unico debitore in faccia a’ Titolari ecclesiastici (per togliere loro il pretesto del frazionamento dei canoni) ne avesse poi fatta la ri- concessione enfiteutica a quel migliaio circa di famiglie rustiche, le quali manca- vano affatto di terreni coltivabili. Questa proposta fu motivata sullo stato d’incoltezza e sul numero di quei latifondi, sulla necessità di creare piccoli proprietarii locali, e finalmente sui servigi speciali che Salemi aveva reso alla rivoluzione avendo esso pria d’ogni altri conferito la dittatura al Generale Garibaldi, avendolo equipaggiato e provveduto di tutto per il combattimento di Calatafimi e sino al suo ingresso in Pa- lermo (1). La proposta fu accettata dal Consiglio e caldamente da me raccomandata al Commissario della Dittatura, il quale la propagò negli altri comuni chiedendo pure il loro appoggio, e quindi la rassegnò al Prodittatore (Documenti E, F). Il comune di Girgenti faceva in settembre 1860 una egual domanda, e per mezzo del suo Go- vernatore la faceva pur raccomandare quasi nel momento stesso, in cui stava per ordinarsi il plebiscito siciliano. Usci quindi il decreto prodittatoriale del 18 ottobre 1860 (Documento G) come con- tinuazione al real decreto 19 dicembre 1838 e come complemento ed estensione di (1) Il Generale Garibaldi potè soltanto porre il piede sulla spiaggia di Marsala senza però averne alcun soccorso, pel timore dei legni borbonici che invadeva quella popolazione. Fu in Salemi, città interna, a distanza di 30 chilometri circa da Marsala, ove potè trovare cibo, mezzi, affettuose cure e soccorsi di ogni genere, sicchè egli ne fece il quartier generale della rivoluzione, sino a che non entrò in Palermo. DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 31 quella interessante misura a tutto il patrimonio delle Chiese di Sicilia. Ed a quel decreto seguì pure un regolamento, dopo già votato il plebiscito (Documento H). Giova analizzare le basi principali di quelle prodittatoriali disposizioni, Nella generalità le idee dominanti son le stesse del decreto del 1838. Le modi- ficazioni più sostanziali sono state le seguenti: 1° estensione della enfiteusi forzosa a tutto il patrimonio ecclesiastico, sia di patronato regio o privato, sia del clero regolare; 2° un altro criterio speciale per istabilirne la rendita, cioè quale dei tre risultasse maggiore: imponibile fondiario, affitto ultimo ed affitto corrente; 3° nuovo modo di conceder le terre, cioè quelle di una a due salme col sorteggio tra coloro che ne faranno domanda, quelle di maggiore estensione colla subasta, per poter pre- ferire l’offerta maggiore, ed in caso di parità preferire l’offerta più antica: dopo 20 giorni si celebrerà un’asta diffinitiva sulla base della offerta accettata; 4° quando i verbali di aggiudicazione diffinitiva saranno dal Governo approvati, allora diverranno cosa finita ed avranno tutti i privilegi del titolo autentico ed esecutivo, La estensione della forzata enfiteusi ai beni ecclesiastici di qualunque natura era un vero progresso, poichè sanzionava il principio generale che la manomorta non deve possedere beni fondiarii, i quali appunto per la incommerciabilità, di cui essa li colpisce, si rendono poco o nulla fruttiferi, stazionarii, nocevoli alla pubblica e pri- vata economia. Però appunto perchè l’enfiteusi doveva estendersi a tutto il vasto pa- trimonio ecclesiastico, non era più possibile affidarne l’incarico ad una sola Commis- sione per ogni capoluogo di provincia, siccome aveva fatto il decreto del 1838. E tanto più che i componenti ciascuna Commissione, secondo l’articolo 1° del Regola- mento , avrebbero dovuto essere individui gravati di molti altri affari del proprio ufficio, cioè il Governatore della provincia (Prefetto) da presidente, il Procuratore regio presso il Tribunale, il Direttore dei rami riuniti (dazii indiretti e demanio), il Vicario diocesano , ed il più anziano de’ Consiglieri di Governo (Prefettura). Con tali persone sarebbe stato ben difficile ottenere un movimento spedito nella censua- zione di tutti quei beni, tra i quali erano pure da quel decreto compresi gli ur- bani ed i pii laicali. Le alienazioni dei beni di manomorta avevano avuto in Sici- lia la disgrazia di non potersi compiere celermente ed in larga scala, le poche volte in cui vennero ordinate dal Governo, appunto per questo difetto che se ne affidava la esecuzione ad una Commissione centrale, come nelle vendite dei fondi dei sop- pressi conventi ed abbazie sulla fine del secolo XVII e su’ principii di questo se- colo, ovvero a sole Commissioni provinciali, come nella vendita dei beni de’ Luoghi pii laicali per il decreto del 16 febbraro 1852; e sempre sceglievansi uomini emi- nenti in autorità, carichi di molti proprii ufficii, per eseguire queste alienazioni: sic- chè le Commissioni si univano assai di rado, nè progredivano gli affari con quella solerzia , con cui li avrebbero condotto uomini forse meno autorevoli, ma dedicati di proposito a questo scopo. Onde le vendite di quei beni, benchè essi non fossero così numerosi quanto quelli di tutte le Chiese, non si finirono mai completamente dopo tanto tempo. Doveva questa essere una lezione utile per imparare chela cen- 32 STORIA DELLA ENFITEUSI suazione dei beni ecclesiastici avrebbe dovuto affidarsi ad un maggior numero di Commissioni, composte bensi di un sufficiente numero di persone scelte, che con piena garenzia si sarebbero potute dedicare al compimento immediato di questo interes- sante scopo. Il modo di fissar la rendita avrebbe fatto piantare come base dell’enfiteusi la mag- giore tra le rendite recentemente ricavate, cioè la catastale, quella dell'affitto ulti- mo, e quella dell’affitto corrente. Egli è vero che con questo sistema si sarebbe evi- tato il metodo tanto arbitrario e pieno di frodi, qual'è quello degli apprezzi, ch’era stato ammesso dal decreto del 1838; poichè in tal guisa si sarebbe cavata la rendita da elementi inalterabili cd assicurati in antecedenza all’ applicazione della enfiteusi. Pur nondimeno, escludendo comunque la media tra i diversi affitti e fer- mando la maggiore tra le rendite dell’attualità, si ha l'inconveniente di non met- tere a calcolo le variazioni che i prodotti della terra danno, per le speciali vicende cui sono soggette l’agricoltura ed il commercio, Pretendere a forza la maggior rendita attuale è spesso causa di deserzioni dell’incanto, perchè il buon calcolatore osserva che il fitto esagerato di un anno non può costantemente sostenersi. E perciò è più saggio lasciare alla libertà dei concorrenti il ragionevole aumento sopra una base media, anzichè fissar dapprima la rendita maggiore. Ma forse questo sistema fu scelto per porre un termine fisso a quelle concessioni, che si dovevano fare senza gara d’ asta e soltanto col sorteggio per le quote non maggiori di due salme, all'oggetto di non concedere in tal modo i fondi per un ca- none inferiore al reddito che se n’ era ricavato sino al presente. Le maggiori quote non dovevano eccedere le salme 6 (ettare 10, 47, 76) e giu- sta l’ articolo 20 del Regolamento ogni attendente non avrebbe potuto prendere a censo, che una sola quota. Quest'ultima era una disposizione conforme a quella dell’ar- ticolo 10 del ripetuto decreto del 1838. E come quel decreto, fissando la ordinaria misura delle quote in 4 salme, permetteva pure di eccederla quanto si volesse, qua- lora si trattasse di terreno non fertile, o di terreno seminabile misto a rampante, o distante assai dal comune (articolo 7), così la Prodittatura, intendendo a fare uno sminuzzamento massimo dei latifondi ecclesiastici, ammetteva pure di potersi fare delle quote maggiori in quelle eccezionali circostanze. Ma chi avrebbe potuto impedire che si riunissero in una sola mano molte quote, anche dopo compiuta la censuazione, per mezzo della vendita, della permuta, della donazione e di altri simili atti? Le proibizioni di vendere o di donare queste quote, in perpetuo sarebbero state impossibili, perchè contrarie alla commerciabilità dei beni che si volevano appunto disammortizzare; ed a tempo determinato sarebbero state facilmente eluse per mezzo dei contratti di vendita, convenuti ora per avere effetto dopo il periodo della proibizione, aggiungendovi per tutto questo periodo una locazione a favore del compratore stesso colla maschera di un fitto anticipato. L’ esperienza aveva già dimostrato che siffatte proibizioni di alienare per un decennio nei censi- menti di terre comunali, ordinati dal caduto Governo borbonico, erano state defrau- DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 33 date con tali arti. Era dunque impossibile ottenere in fatto ciò che prescriveva il detto articolo 20 del Regolamento, che ogni attendente non avesse che una sola quota, Era ancora un modo incerto ed a nessuno vantaggioso quello che si voleva adot- tare per censuare le quote, cioè le piccole sino a 2 salme col sorteggio, e le altre coll’asta pubblica, nella quale dovevano esser preferiti i buoni capi di famiglia. Ed in vero, quante sarebbero state le quote che avrebbero dovuto lasciarsi piccole, sino alle 2 salme, e quante quelle di salme sei? Il tutto sarebbe rimasto nello arbitrio dei periti, arbitrio ben pericoloso quando da esso avrebbe dovuto nascere o la conces- sione a sorteggio, cioè per canone fisso e senza gara, ovvero la concessione all’asta colla necessità di subire una concorrenza, Le Commissioni, composte di uomini non conoscenti i luoghi, non avrebbero potuto imporre freno allo arbitrio dei periti; e molto meno lo avrebbero potuto loro imporre i Titolari ecclesiastici, i quali, 0 mal- volentierosi, non si sarebbero apprestati alle operazioni di enfiteusi; o aventi inte- resse ad accrescer la rendita, avrebbero voluto che tutte le quote fossero state tali da mettersi all’asta, per destare la concorrenza; o finalmente inclinati a favorire qual- cheduno che per mezzo del sorteggio avrebbe potuto ottenere i loro fondi per ca- none mite e senza incanto, avrebbero preferito che tutte le quote si facessero pic- cole per poterle sorteggiare. La legge ed il regolamento della Prodittatura lasciarono tutte queste operazioni nella incertezza. Ma vi ha dippiù. Qual bene può fare la cieca sorte nel dividere il terreno agli agricoltori? qualunque terreno è forse adatto a qualsiasi coltivatore? chi può soste- nere questo paradosso? Se la sorte avesse balestrato l’ortolano sulla pendice di una montagna, il viticultore nel terreno irriguo della pianura, il coltivatore dei cereali nelle boscaglie, e via via, come sarebbe stato possibile trarne un benefizio per l’a- gricoltura e pei singoli contadini? Si dirà: il cambio tra loro sarebbe stato ben possibile, e tutto sarebbesi appianato col comune contentamento. Ciò però proverebbe che ciascuno avrebbe dovuto esser libero di alienare la sua quota, e perciò impos- sibile mantenere il principio che abbia ciascuno una quota sola. Ma inoltre tutte queste transazioni sarebbero state facili ed anche prontamente possibili ? e le condi- zioni del cambio sarebbero state sempre pari, per eseguirlo con giustizia ? quanto danno intanto non ne avrebbero ricevuto la pastorizia e l'agricoltura per questo ge- nerale dissesto prodotto dal capriccio della fortuna? Nè quegli stessi individui che avrebbero dalla sorte ottenuto una quota, sarebbero stati molto favoriti, perchè essi avrebbero dovuto pagare un canone fissato sulla base del maggiore attuale reddito, il quale non si sa se sarebbesi potuto sempre soste- nere. L’idea più giusta delle medie dal decreto della Prodittatura era stata esclusa. Che dir poi dell’attestato di moralità che sarebbe stato necessario per ammettere alla censuazione, sia nel sorteggio, sia nell’asta, i buoni capi di famiglia? quali con- seguenze odiose non avrebbe partorito questa discriminazione ? E non è quasi sem- Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. VII. Parte II. 5 34 STORIA DELLA ENFITEUSI pre facile ottenere un attestato da questa o da quell’altra autorità? — Se si fosse vo- luta dare la esclusione a coloro che avessero riportata una condanna, si sarebbe fatto il torto di escludere dal benefizio dell’enfiteusi tutti gli emendati, i quali ve- ramente non sarebbero indegni di divenire buoni agricoltori. Ed in generale, qual largo campo non si sarebbe aperto all’ arbitrio per includere o per escludere sotto pretesto di moralità? Per ultimo è pur notevole che lo scopo di favorire il più minuto popolo, che la Prodittatura prefiggevasi, non si sarebbe affatto conseguito. I poveri sono stati spesso lo zimbello di quei ricchi speculatori che sotto l’appannaggio della democrazia sanno far bene i loro interessi. Se le quote avessero fatto gola ad uno di questi specu- lanti per la mitezza del canone, non avrebbero essi lasciato di mandare al sorteggio un buon numero di loro prestanomi, tutti buoni padri di famiglia, ma gente inetta e povera, cui non si sarebbe potuta dare l’esclusione per taccia d’immoralità; e dopo il sorteggio, avrebbero facilmente concentrato nella loro mano con piccole mancie quasi tutte quelle quote per mezzo delle apparenti vendite, le quali, come abbiam dimo- strato, non si sarebbero potute mai proibire. Finalmente la Prodittatura faceva dipendere le singole censuazioni dall’approva- zione del Governo, cosa che non aveva fatto il regio decreto del 1838. Questa for- malità centralizzatrice praticamente non poteva costituire una efficace garanzia per il mantenimento delle regole sostanziali, ma avrebbe posto una delle solite interca- pedini per far molto costare l’operazione del censimento e per ritardarla. Non era degna certamente di un Governo liberale. Erano questi i principali difetti del decreto per la censuazione dei beni ecclesia- stici emesso dal Prodittatore; e perciò rendevasi necessario modificarlo, facendo sor- gere un’ altra apposita legge che ne riformasse in meglio le parti più sostanziali, DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 35 DOCUMENTI DEL CAPO PRIMO (A) « Ferdinandus etc. « Spect. et Magn. Reg. Fid. dil. salutem. « Dopo del R. Dispaccio de’ 19 gennaio dato pella via della prima Real Segrete- ria di Stato, Casa Reale ed Affari Stranieri, partecipato da Noi con biglietto de’ due febbraio seguente, relativo alle sovrane risoluzioni riguardanti li nuovi acquisti che son vietati alli Luoghi pii ecclesiastici, ed altro de’ 15 giugno partecipato a 3 ago- sto 1771 per essere anco compresi negli anzidetti Luoghi pii ecclesiastici li Semina- rii; pella stessa via giunge ora altro R. Dispaccio dei 10 del p. p. agosto, per cui la M, S. per togliere nell’avvenire quei dubbii che insorger potessero nell’esecuzione del- l’anzidetta real determinazione, dispose perciò li seguenti capitoli: « 1, Sul dubbio se dopo le sudette reali dichiarazioni possa nell’ enfiteusi darsi luogo alla devoluzione a favore de’ sudetti Luoghi pii; e se quando si dia luogo alle devoluzioni, possano i detti Luoghi pii acquistare le migliorazioni, o accrescere il ca- none; e se nelle locazioni a lungo tempo possano mai espellere il conduttore o ac- crescere l’affitto; è venuto il Re coerentemente alle leggi del Regno ed agli ordini reali in dichiarare (sull’esempio anche di altri Stati cattolici e dello stesso Stato Pon- tificio) e per modo di dichiarazione spiegare, onde si comprenda anche il passato, che i beni conceduti dai sudetti Luoghi pii si considerino come allodiali del conces- sionario in ogni genere di commercio, sotto il solo peso dell’antico canone; che l’an- tico canone non si possa aumentare; che, finite o non finite le linee, possano i beni sudetti alienarsi dall’enfiteuta, e finite le linee passi il dominio utile ai di lui eredi anche estranei di esso; che l’enfiteusi sudette non si possano caducare, se non per canone non pagato per ire anni, o per abuso e deteriorazione tale del fondo che ne alteri notabilmente la natura; che i miglioramenti si devano all’enfiteuta o con- duttore da quel nuovo concessionario laico a cui si deva concedere il caducato; e che finalmente le locazioni ad longum tempus si considerino come enfiteusi e si os- servi in esse lo stesso che si è detto nell’enfiteusi: lasciando la M. S. le altre qui- 36 STORIA DELLA ENFITEUSI stioni che possano avvenire alla decisione dei giudici, i quali dovranno con lo spi- rito di questa sovrana disposizione e dichiarazione regolare le loro sentenze. € Zo Ù Ù . O Ù Ù Ù . Ù Ù Ù Ù Ù Ù . Ù . Ù Ù Ù . . Ù . . Ù « Palermo, a di 31 agosto 1771. — £2 marchese Fogliani. « Pracnar, Tom. IV. Panormi, 1773. Tit. IV De vetita Bonorum Amortizzatione, lib, I, De rebus sacris. » (B) « Napoli, 20 ottobre 1819, « Nel Consiglio del di 12 del corrente ottobre ho fatto presente al Re ia domanda di codesto Ministero di Stato per la norma da tenersi dopo la instaMlazione dei nuovi tribunali nelle alienazioni dei beni liberi e patrimoniali delle chiese, monasteri e luoghi pii ecclesiastici di codesta parte de’ reali dominii, e S. M. si è degnata or- dinare che nei casi di vendita, censuazione, permuta, ed alienazione di qualunque natura de’ diversi beni ecclesiastici e religiosi, si osservi lo stesso metodo che si sta osservando in questa parte de’ reali dominii; cioè, che alle alienazioni delle quali si tratta devono precedere, la risoluzione de’ titolari delle chiese e corporazioni ec- clesiastiche e religiose prese capitolarmente, il parere dell’Ordinario diocesano, l’omo- logazione del tribunale civile della provincia, e l’approvazione della M. S. inteso il supremo Consiglio di Cancelleria (1). « Nel real nome lo partecipo ecc. — Marchese Tommasi. » (C) « Ferdinando II ecc. « Vedute le sovrani risoluzioni de’ 29 di marzo 1820 e de’ 17 aprile 1826 risuar-. danti il metodo da doversi tenere nelle alienazioni dei beni immobili, nelle tran- sazioni e nel reimpiego dei capitali appartenenti alle Mense vescovili, alle Badie, ed a qualunque beneficio, del pari che alle corporazioni religiose; « Volendo che disposizioni dirette a ben tutelare il patrimonio della chiesa e dei poveri abbiano tutta. quella estensione che si conviene, e che abbiano ancora ese- cuzione nei nostri reali dominii al di là del Faro; « Sulla proposizione dei Ministri Segretarii di Stato delle Finanze incaricato in- terinalmente del portafoglio degli affari ecclesiastici, di grazia e giustizia, e degli af- fari di Sicilia presso la nostra real persona; « Udito il nostro Consiglio ordinario di Stato; « Abbiamo risoluto di decretare e decretiamo quanto segue: (1) Essendo stato abolito il supremo Consiglio di Cancelleria, ed a lui surrogata la Con- sulta generale del regno con legge del 14 giugno 1824, venne essa incaricata di discutere e dare il suo avviso sull’approvazione di tali contratti. DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 37 « Art. 1. Non saranno valide senza la nostra sovrana approvazione le permute, le censuazioni, e qualunque altra alienazione di beni immobili appartenenti a corpo- ;razioni ecclesiastiche, a mense vescovili, a badie ed a beneficii, Lo stesso dee aver luogo per le transazioni delle dette chiese e dei luoghi pii sucecennati, « Art. 2, Prima di rassegnarsi l’affare alla nostra sovrana approvazione, dovrà for- marsi il progetto del contratto dal corpo ecclesiastico radunato nelle legittime forme, o trattandosi di beneficii soggetti a patronato dovrà precedere l’assenso del patrono, ed al progetto stesso dovrà, previo l’avviso dell’Ordinario diocesano, impartirsi l’omo- logazione del Tribunale civile della provincia ove sono siti i beni, e darsi il parere della Consulta de’ reali dominii, « Art. 3. Presso i Tribunali civili, prima d’impartirsi la omologazione al progetto, dovranno eseguirsi le subaste colle formalità prescritte dalle leggi di procedura nei giudizii civili per la vendita de’ beni immobili dei minori, e salvi gli additamenti di decima e di sesta, che dovranno esser preceduti da nuovi manifesti, coll’ inter- vallo di cinque giorni prima di celebrarsi la subasta in grado di detti additamenti, Nelle subaste dovrà sempre apporsi la espressa riserva di non produrre verun ef- fetto, se non quando vi accederà la nostra approvazione, e qualora a Noi piacerà di accordarla, Dalla formalità delle subaste saranno esenti le transazioni e le per- mute. « Art. 4, Ci riserbiamo in qualche caso di urgenza o di evidente utilità dispen- sare nell’alienazione dei beni ecclesiastici alle formalità delle subaste, in vista del parere favorevole dato all’unanimità dalla Consulta de’ reali dominii ed inteso il no- stro Consiglio ordinario di Stato, « Art, 5, Le stesse disposizioni, eccetto quella che riguarda le formalità delle su- baste, dovranno eseguirsi nel reimpiego dei capitali che si restituiscono dai debi- tori delle dette chiese e corporazioni religiose, quando eccedono la somma di du- cati mille. Per quelli capitali che sono al di sotto di questa somma, dopo la deli- berazione del corpo ecclesiastico presa nelle legittime forme e l’approvazione dell’0r- dinario, dovrà dimandarsi la nostra sovrana autorizzazione, che ci riserbiamo di ac- cordare dietro il parere della Consulta de’ nostri reali dominii al di qua del Faro, I debitori però nel pagamento dei capitali di qualunque somma dovranno apporre la condizione del reimpiego, sotto pena del doppio pagamento a favore del corpo morale. e Art. 6. Ne’ nostri reali domivii al di là del Faro resta nel suo pieno vigore il sovrano rescritto del 5 settembre 1821, con cui fu risoluto che pe’ beni dei rego- lari, invece di sentirsi il parere dell’Ordinario, dee sentirsi quello del Giudice della regia Monarchia, « Art. 7, Pe beni ecclesiastici di nostro regio patronato ne’ suddetti dominii al di la del Faro debbono rimanere in vigore i sovrani stabilimenti e le osservanze che si sono sinora mantenute secondo i principii e nell'interesse della suprema regalia e del patronato, 38 STORIA DELLA ENFITEUSI « Art. 8. Per le disposizioni contenute nel presente decreto non s’intendono punto derogate le facoltà da Noi deferite al Conte di Siracusa nostro Luogotenente gene- rale in Sicilia per l’ approvazione delle censuazioni, permute, transazioni ed altri contratti delle corporazioni o dei titolari ecclesiastici dopo adempite le formalità pre- scritte dai regolamenti, « Art. 9. I nostri Ministri Segretarii di Stato delle Finanze incaricato interinal- mente del portafoglio degli affari ecclesiastici, di grazia e giustizia, il nostro Mini- stro Segretario di Stato per gli affari di Sicilia presso la nostra real persona, ed il nostro Consigliere di Stato Ministro Segretario di Stato presso il Conte di Siracusa nostro Luogotenente generale nei reali dominii oltre il Faro, sono incaricati della esecuzione del presente decreto. « Napoli, il di 1° dicembre 1833. « Firmato: FERDINANDO, » (Seguono le firme dei Ministri) (D) « Palermo, 19 dicembre 1838. « Ferdinando II, ecc. « Intesi sempre al bene dei popoli, de’ quali la divina Provvidenza ci ha affi- dato il governo, abbiamo con amarezza del nostro real animo scorto, nel giro fatto per le provincie della Sicilia, vasti campi abbandonati, e l’agricoltura in molti al- tri ben estesi negletta, « Volendo quindi incoraggiare e promuovere la coltura di siffatte terre, perchè possano numerose popolazioni utilmente impiegare le loro braccia e la loro industria, e però migliorare la propria esistenza e l’esistenza delle famiglie, estendersi la pro- prietà, la morale, la fioridezza, progredire la pubblica civiltà; « Veduta la real determinazione del nostro augusto Avo di gloriosa rimembranza, communicata al Vicerè di Sicilia a’ 3 di novembre 1792, colla quale fu risoluto con- cedersi generalmente ad enfiteusi i beni-fondi appartenenti a’ prelati titolari di re- gio patronato: sapiente determinazione che le vicende dei tempi impedirono met- tersi ad effetto; « Vedute le particolari disposizioni da Noi emesse su questo rilevante obbietto nei due scorsi anni 1836 e 1837, la cui esecuzione è andata a rilento; « E volendo che siffatte disposizioni non solo vengano adempiute colla massima pre- stezza, ma che siano anche estese e rendute generali a tutta la Sicilia, perchè sia assicurata e migliorata alla Chiesa la rendita dei fondi, che essendo in mano di usu- fruttuarii sono rimasti finora abbandonati o trascurati; « Sulla proposizione del nostro Ministro Segretario di Stato degli affari ecclesiastici presso di Noi in Sicilia; « Udito il nostro Consiglio ordinario di Stato; DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 39 « Abbiamo risoluto di decretare e decretiamo quanto segue: « Art, 1, Tutti i fondi di regio patronato esistenti in questa parte de’ nostri reali dominii, appartenenti a prelati, abbati, beneficiati ed altri titolari, sia che si tro- vino attualmente in sede piena, sia in sede vacante, saranno dati a censo, « Art. 2. Sono eccettuati dalla disposizione contenuta nel precedente articolo quei fondi che si trovassero attualmente ben coltivati, che contenessero miniere di zolfo, o dove chiari e conosciuti indizii mostrassero poterne contenere, del pari che i fondi coverti di boschi o di selve cedue, « Art, 3, È all’uopo stabilita in ciascuna provincia una special Commessione com- posta dall’Intendente che ne sarà presidente, dal Vescovo della diocesi dove trovasi il fondo, dal Procuratore del Re presso il Tribunale civile, e dal Direttore de’ rami e dritti diversi, la quale è incaricata delle operazioni di censuazione osservando le norme qui appresso additate, « Art. 4 Quando il Vescovo, o perchè non risegga nel capoluogo della provincia, o per altra causa, non possa intervenire nelle operazioni della Commissione, potrà delegare a rappresentarlo altro ecclesiastico costituito in dignità sotto la sna di- pendenza. « Art, 5. La Commissione riunirà gli elementi esatti dei fondi da censirsi nella ri- spettiva provincia, ne farà levare le piante (ove queste non si abbiano dalla Dire- zione generale dei rami e dritti diversi cui si chiederanno) ed eseguire gli apprez- zi; e quindi dopo avere inteso gl’interessati, fisserà i canoni corrispondenti, sia in prodotti, sia in denaro. e Art, 6. Saranno dalla Commissione ripartiti i fondi in tante quote, ciascuna della estensione non maggiore di 4 salme di misura legale, e Art. 7. Potranno le quote essere di maggiore estensione sol quando sia terreno non tutto fertile, ma parte lavoriero e parte rampante, o che fosse molto distante dal comune. « Art, 8. Fatta la ripartizione, si pubblicheranno i manifesti per le licitazioni so- pra i canoni fissati a norma dell’articolo 5. e Art, 9. Gli attendenti potranno essere ammessi alla licitazione, dopo che la Com- missione si sarà accertata che sieno buoni ed esperti coltivatori e di commendevole morale. Saranno tra essi preferiti i capi di famiglia. « Art. 10, Le offerte sotto nome altrui saranno rigettate. Ogni attendente non po- trà prendere a censo che una sola quota. « Art. 11. Quando non vi fossero bastanti attendenti del comune, del distretto e della provincia, dove trovansi i fondi, in tal caso Ia Commissione ammetterà ben anche quelli di altre provincie, dandone avviso, se occorra, alle Commissioni delle provincie medesime, onde ne sia divulgata la notizia. « Art. 12, Le licitazioni avranno luogo innanzi alla Commissione, adempiendosi a termine abbreviato a quanto è prescritto nelle leggi del regno. « Art, 13, La Commissione in qualità di procuratrice del regio patronato inter- 40 STORIA DELLA ENFITEUSI verrà ne’ contratti di censuazione, ne’ quali saranno trascritti tutti i patti dell’en- fiteusi a termini delle leggi civili, e farà specificare nei contratti medesimi che la quota censita dovrà nel corso di 3 anni esser coverta di casa rurale pel colono, e migliorata sia col ridurre a coltura i terreni inculti, sia col piantarvi o accrescervi alberi ove mancassero o vi fossero scarsi, sia finalmente col rendere sempre più fer- tili le terre che si trovassero in buono stato: con espressa condizione che l’inadem- pimento di questo patto produrrà l'annullamento del contratto, e la facoltà di cen- sire ad altri la quota non migliorata. « Art. 14. Rimarrà intatta la rendita ai prelati, abati, beneficiati ed altri tito- lari di regio patronato, che si trovino in possesso dei fondi, del pari che il van- taggio che risultasse dalla censuazione, salvo a tenersi ragione dell'aumento di ren- dita nella nuova collazione. « Art. 15, Coloro che mancassero alla corrisponsione dei canoni, vi saranno ob- bligati dai ricevitori dei rami e dritti diversi come lo sono i debitori morosi del- l’amministrazione civile, giusta gli articoli 242 e 243 della legge de’ 12 dicem- bre 1816. « Art, 16. La Commissione curerà che le dette quote vengano rivistate ogni anno dagli agenti della Direzione generale de’ rami e dritti diversi, per chiarirsi l’adem- pimento delle obbligazioni contratte, di che è parola nell’articolo 13, E quando dopo 3 anni non si trovasse conseguito alcun miglioramento, s’intenderà disciolto il censo giusta le disposizioni del menzionato articolo 13. « Art, 17, Le Commissioni rimetteranno copia di tutti gli atti che stipati alla Direzione generale dei rami e dritti diversi, e provocheranno e riceveranno nostre disposizioni se occorrerà emetterne, per mezzo del nostro Luogotenente ge- nerale, il quale nell’inviarci speditamente i rapporti delle Commissioni, dirigendoli al Ministro Segretario di Stato degli affari ecclesiastici, aggiungerà il suo parere a quello del Direttor generale dei rami e dritti diversi, del pari che tutte le osserva- zioni che avesse a farvi. « Art. 18, Gl’Intendenti, primi componenti delle Commissioni, ci proporranno non dopo il 15 del prossimo gennajo, per mezzo del Ministro Segretario di Stato degli affari ecclesiastici, tutti i dubbii e le difficoltà che sorger potessero, ovvero ci da- ranno avviso dell’avviamerto dei lavori, i quali debbono improrogabilmente comin- ciare il di 1° del venturo febbrajo. « Art, 19. I nostri Ministri Segretarii di Stato degli affari ecclesiastici, di grazia e giustizia, delle Finanze, e degli affari interni, ed il nostro Luogotenente generale in Sicilia, sono incaricati, ciascuno per la parte che lo riguarda, della esecuzione del presente decreto. i « Firmato: FERDINANDO, » (Seguono le firme deì Ministri) DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 41 (E) Estratto del 13° Articolo del Verbale della seduta del Consiglio Civico di Salemi del 1° agosto 1860. « Finalmente sulla proposta del Presidente questo Consiglio Civico (1) ha rivolto le sue più serie considerazioni sull’ attuale stato di divisione della proprietà rusticana di Salemi rispetto al numero delle famiglie residenti in questo stesso territorio. « Ed ha osservato che la popolazione di Salemi, sulla base di 14000 anime, com- pone un numero di 2800 famiglie in circa, computando ogni famiglia alla ragione ordinaria ed approssimativa di 5 individui per famiglia; che intanto un migliajo in- circa di tali famiglie manca assolutamente di qualunque più piccola proprietà ru- sticana, o ne posseggono alcuni tale piccola porzione che può reputarsi come un nulla, « Infatti il territorio attuale di Salemi (oltre di quello che gli fu ingiustamente tolto dal comune di S. Ninfa per un orrettizio rescritto durante la invasione borbo- nica) ascende a 9164 salme della misura legale (2) che corrispondono a 4778 salme dell’abolita corda di Monte S. Giuliano. + +. + + + % +. + + Salme 4778 « Di tal quantità sono latifondi in 32 exfeudi. . è.» è... . >» 3633 SOLI ATTO di CONSIti SOnNoTt ter Rit CA e e e a a Salme 1145 « Di quelli stessi latifondi un solo exfeudo di salme 53, Torrettella, appartiene al barone Villaragut residente in questa, ed altre salme 23 in circa appartengono a questa Madrice Chiesa. Tutto il dippiù di detti latifondi si appartiene a Corpi mo- rali ed altri particolari residenti altrove. « Di quelle salme 1145 di allodii censiti, valutando all’approssimativa ragione di salma una per ogni famiglia, non risulta altro che un egual numero di famiglie Sa- lemitane provvedute di terreno censito, le altre più di mille famiglie restano evi- dentemerte senza un palmo di terra propria, mercenarii perpetui della coltivazione degli altrui fondi, « Questo sistema di cose qual danno apporti alla popolazione di Salemi non è da dirsi: la ricchezza mal distribuita, molte famiglie indigenti, perciò non attaccate al- l’ordine ed alla conservazione della proprietà, compromessa quindi la interna sicurezza, diffidenza tacita ed intestina tra proprietarii pochi e proletarii molti, mancanza in generale di civiltà, ignoranza e tendenza al furto. * Dall'altro canto, le coltivazioni di tanti latifondi, abbenchè vengano esercitate in maggior parte da individui Salemitani, pure, pel necessario sistema delle gabella- zioni di 4 o 5 anni, non possono mai riuscire quali si converrebbero ai rispettivi terreni, né rendono mai tutto quel prodotto che se ne potrebbe ricavare, poichè man- (1) Prof. Simone Corleo. (2) Ettare 26002, 72, 04. Giornale di Scienze Nat. ed Econ., Vol. VII, Parte II. 6 42 STORIA DELLA ENFITEUSI cano nel sistema delle sudette gabellazioni le macchine, le piantagioni permanenti, le lunghe rotazioni agrarie, i canali d’irrigazione, e quanto altro può influire alla buona coltura, che ha bisogno di un tempo lungo e della vigilanza diretta del proprieta- rio per la esecuzione. Laonde l’agricoltura riesce essenzialmente difettosa, e la po- polazione sperimenta la mancanza di un più largo prodotto, che refluirebbe tutto in suo beneficio, pagatasi la tangente dovuta al proprietario della terra. « Da tutte queste considerazioni emerge chiaramente la necessità pubblica di di- vidersi in piccole frazioni alle tante famiglie non possidenti una certa quantità di quei latifondi per mezzo di una enfiteusi ordinata dallo Stato, enfiteusi che assicura al proprietario la rendita giusta e permanente del suo fondo, e crea nel tempo stesso un altro gran numero di piccoli proprietari del dominio utile, i quali restano tutti interessati a beneficare la terra ed immegliarne con opere più durevoli la coltiva- zione. « E poichè i latifondi di proprietà particolare soggiacciono da sé stessi alla divi- sione di famiglia che lentamente vien operata dalla legge, restano i soli latifondi di natura ecclesiastica che da sè stessi non si dividerebbero mai, e formano la cifra complessiva di salme 1100 in circa. di misura legale (1) nella su descritta quantità di latifondi non censiti del territorio di Salemi, Perlocchè è giusto non solo, ma è di ordine e di necessità pubblica che il Governo comandi la enfiteusi forzosa di tutti i latifondi non censiti appartenenti a corpi ecclesiastici di qualunque natura, da farsi a vantaggio dei naturali di Salemi che ne hanno il bisogno. « Difatti è osservabile che in varii tempi il Governo ha dovuto ordinare la enfi- teusi forzosa dei fondi ecclesiastici rusticani a vantaggio dei naturali di qualche comune, ed in esempio vicino giova rammentare che al 1838 Ferdinando IL ordi- nava spontaneamente la enfiteusi degli exfeudi pertinenti alla Mensa vescovile di Mazzara a vantaggio di quei comunisti, « Però tali concessioni enfiteutiche ordinate dallo Stato a beneficio delle famiglie povere d’un comune non sogliono mai effettuarsi prontamente e con facilità, pei molti ritardi che vi frappongono o i proprietarii malvolenti, o la notevole diflicoltà di una estesa e minuta divisione. Oltreché una delle solite ragioni che produce mal- volere contro l’enfiteusi ne’ proprietarii dei latifondi si é appunto la interminabile divisione delle piccole partite enfiteutiche, che cagiona loro molto fastidio e difficoltà nella esazione del canone. « Laonde, ad ottenere prontamente la censuazione forzosa dei latifondi ecclesia- stici di questo territorio, è cosa utile che la censuazione venga direttamente fatta dai rappresentanti delle Opere ecclesiastiche al Comune di Salemi, il quale poi cu- rerà di farne la ricensuazione a tutte le famiglie povere e mancanti di proprietà prediale. In tal modo i Corpi ecclesiastici riconosceranvo in perpetuo unico debitore, il Comune, il quale esigerà da tutti i piccoli reddenti, e pagherà ogni anno in unica (1) Ettare 1920, 88, 49. DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 43 soluzione il canone complessivo di tutti i latifondi a tutti i rispettivi Corpi eccle- siastici. Il comune così assicurerà a’ suoi naturali una più larga divisione di ter- reno, che vantaggia immensamente l’ agricoltura, ed insieme assicurerà a’ proprie- tarii ecclesiastici il rispettivo loro canone. « Che d’altronde per avere una base equa nella censuazione forzosa a vantaggio del comune si può prendere a norma fissa il coacervo risultante dalle gabelle del- l’ultimo ventennio di tutti i Jatifondi ecclesiastici esistenti in questo territorio, onde stabilire per canone perpetuo la media che ne risulterà rispettivamente. « Per tutti questi riguardi, il Consiglio, adottando Ja proposta ed i motivi dal Pre- sidente esposti, ad unanimità ha deliberato di pregare il Governo affinchè, in vista degli urgenti bisogni della popolazione di Salemi, ed in grazia ancora degl’insigni servigi resi da essa al primo arrivo del generale Garibaldi per la nostra magnanima rivoluzione, si degni ordinare: « Che tutti i latifondi di natura ecclesiastica non censuati, dalle salme 10 della misura legale in sopra, esistenti entro l’ambito del territorio di Salemi, siano con- cessi ad enfiteusi perpetua dai rispettivi domini ecclesiastici di qualunque specie a vantaggio del comune di Salemi per un canone annuo definito che risulterà dalla media delle gabellazioni di un ventennio dei latifondi medesimi coacervata insieme, e ciò all’oggetto che il sudetto comune possa riconcederli in piccole tenute alle fa- miglie più povere del comune stesso, « Per estratto conforme rilasciato a richiesta del Sopraintendente generale per l’enfiteusi dei beni ecclesiastici, oggi in Salemi, 29 febbraro 1864. « Il Segretario comunale — Firmato: L. Baviera, e Visto — Il Sindaco ff. — Firmato G. Favara. » (F) « Ufficio del Commissario del Governo per la provincia di Trapani. — N. 317, « Castellamare, 20 agosto 1860. « Al signor Presidente del Consiglio civico di Salemi, « Signore — Ho ricevuto la deliberazione del Consiglio civico di Salemi emessa il 1° agosto corrente per la censuazione dei latifondi ecclesiastici a vantaggio del co- mune, e che sono in cotesto territorio. Trovandola ammirevole per tutti i versi, ed essendo da sperarsi grandi risultati per la prosperità di cotesto comune nell’attua- zione dell’emesso voto, io vado a presentarla al Governo, fiducioso che la prenderà in quella considerazione che merita, potendo farne oggetto di una legge applicabile a tutti i latifondi ecclesiastici della Sicilia. « Il Commissario del Governo per la provincia di Trapani « Firmato: Virroriano LENTINI, 44 STORIA DELLA ENFITEUSI « Per copia conforme rilasciata a richiesta del Sopraintendente Generale per la censuazione dei beni ecclesiastici, oggi în Salemi li 29 febbraio 1864. « Il Segretario comunale — Firmato: L. Baviera. e Visto — Il Sindaco ff. — Firmato : G. Favara. » (G) « In nome di S. M. Vittorio Emanuele Re d’Italia. « Il Prodittatore «In virtù dell’autorità a lui delegata; « Veduto il decreto del 19 dicembre 1838, col quale fu ordinata la censuazione di una parte dei fondi di regio patronato; « Volendo completare questa importantissima misura di pubblico interesse, esten- dendola ai beni di tutte le corporazioni ecclesiastiche di patronato regio, o laicali, o appartenenti al patrimonio regolare; misura che mentre giova allo incremento della ricchezza nazionale, riesce in pari tempo di non poca utilità ai corpi morali anzi- detti, sottraendo i loro beni al pericolo d’incerti eventi, e delle deteriorazioni cui vanno d’ordinario soggetti; « Sulla proposizione de’ Segretarii di Stato delle Finanze, del Culto e della giu- stizia; « Udito il Consiglio de’ Segretarii di Stato; « Decreta e promulga: « Art. 1. Tutti i fondi rurali ed urbani di patronato regio, o laicali, o di perti- nenza del patrimonio regolare, e sotto qualunque titolo posseduti da abati, prelati, beneficiali, prebendari, non che da conventi, monasteri, chiese, ed in generale da qual- siasi corporazione o luogo ecclesiastico, saranno dati a censuazione nei modi che saranno appresso indicati. « Art. 2. Sono eccettuate dalla disposizione contenuta nel precedente articolo le case coi giardini attinenti, destinate ad uso ordinario di conventi o monasteri, e di altre simili corporazioni, non che i fondi rurali che contenessero miniere di zolfo, e salve le concessioni speciali dove ci sieno chiari indizi di simili miniere. « Art. 3. Sarà all’ uopo istituita in ciascuna provincia una speciale Commessione, la quale sarà incaricata delle operazioni di censuazione di cui si tratta, e colle forme che con apposito regolamento saranno additate. « Art. 4. L’annuo censo da stabilirsi per base sarà la rendita risultante da que- sti tre dati, cioè: l’imponibile fondiario, l’ultimo affitto e il corrente, dovendo sem- pre preferire il dato che risultasse maggiore. « In difetto di un solo dei sopradetti tre dati, potrà la rendita stabilirsi a giudi- zio di periti: se non che, non potrà mai adottarsi un valore minore dei risultati so- pradetti. DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 45 « Oltre le ritenzioni di legge sarà fatta pei fondi urbani una deduzione del sei per cento, e Art. 5. I fondi saranno ripartiti in quote, ciascuna della estensione non mag- giore di sei, nè minore di una salma di misura legale. « Art. 6. Potranno stabilirsi delle quote di maggiore estensione, quando il terreno non sia tutto fertile, ma in parte lavorativo ed in parte erto, o sia molto distante dai comuni, o quando ciò sia comandato da altre circostanze che abbisognerà ri- spettare pel maggior comodo dei censualisti. « Art. 7. Fatta la ripartizione in quote, si procederà alla concessione in doppio modo, per quelle di una a due salme si farà a sorteggio tra coloro che facessero ‘dimanda di attendervi, e per le quote di maggiore estensione sino al limite stabi- lito all’articolo 5° si darà luogo alle subaste prendendo per norma i canoni fissati giusta l’art. 4° sopradetto. > « Art. 8. Le licitazioni avranno luogo innanzi alla Commessione della provincia a- dempiendosi a termine abbreviato quanto è prescritto nelle leggi vigenti. e Art. 9. La Commessione interverrà nei contratti di censuazione, nei quali sa- ranno trascritti tutti i patti dell’enfiteusi ai termini delle leggi civili, e vi sarà spe- cificato che la quota censita dovrà nel corso di tre anni esser coverta di casa ru- rale pel colono, e migliorata sia col ridurne a coltura i terreni incolti, sia con ac- crescervi gli alberi ove fossero scarsi, sia col rendere più fertili le terre che si tro- vassero in buono stato. « Art. 10. L’inadempimento del precedente patto produrrà l’annullamento del con- tratto, meno pe’ censuarii che pria dei tre anni avranno affrancato il loro canone, come sarà detto all'art. 12°, « Art. 11, Rimarrà in vantaggio dei prelati, abati, beneficiali e di tutti gli altri titolari, non che dei conventi, monasteri e di tutt’altre corporazioni ecclesiastiche che trovinsi in possesso dei fondi che saranno dati a censo, la rendita coll'aumento che potrà risultare dalla censuazione. « Art, 12, I canoni saranno affrancabili nei modi ed ai termini del decreto 4 ot- tobre di quest'anno. « Ordina che la presente Legge, munita del sigillo dello Stato, sia inserita nella Raccolta degli Atti del Governo, mandando a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare. « Palermo, 18 ottobre 1860. « Il Prodittatore — Firmato: Morpini » (Seguono le firme dei Segretari di Stato). 46 STORIA DELLA ENFITEUSI (H) « Regolamento in esecuzione dello art. 3° della Legge dei 18 ottobre 1860 per la censuazione di tutti i beni immobili di patronato regio, o laicale, o di per- tinenza del patrimonio regolare. « Art. 1. Sarà istituita in ciascuna provincia una Commessione speciale, composta dal Governatore che ne sarà presidente, dal regio Procuratore del Tribunale civile, dal Direttore dei rami riuniti, dal Vicario diocesano, e da un Consigliere di Governo il più anziano in ordine di nomina. « Uno dei capi di ufficio di Governo, a scelta del Governatore, funzionerà da can- celliere, dal quale saranno redatti i verbali di censuazione. . « La Commessione sarà legalmente costituita con l’intervento di tre de’ suoi com- ponenti. « Il luogo dove esistono i beni regolerà la competenza della Commessione. « L'amministratore del corpo morale, cui appartengono i beni, che saranno espo- sti alla censuazione, potrà, se vuole, intervenire anche per via di procuratore legal- mente nominato, nelle sedute della Commessione per dare quelle notizie e quegli schiarimenti che giudicherà utili nell'interesse del corpo da lui rappresentato. « La Commessione pronunzierà inappellabilmente sulle controversie che potranno insorgere. Le sue deliberazioni saranno prese a maggioranza di voti. « Art. 2. La Commessione riunirà tutti gli elementi necessarii per la conoscenza dei fondi da censirsi nella provincia; ed a tal’ uopo oltre di richiamare quelli esi- stenti presso gli archivii della cessata Intendenza, non che presso gli ufticii della Direzione dei rami riuniti, e tutti gli altri che appartenevano alla Commessione già istituita col decreto del 19 dicembre 1838 per la censuazione dei fondi di regio pa- tronato, richiederà sia dalla Direzione generale dei rami e dritti diversi, sia dal Con- siglio di Ospizii, sia anche dalla Commessione consultiva di giustizia, tutti gli altri elementi riguardanti i beni laicali, non che quelli che sono di proprietà ecclesia- stica o del patrimonio regolare, « Art. 3. Per il completamento e l’esatto confronto di tutti gli elementi necessarii, il Direttore dei rami riuniti della provincia ricaverà dai catasti e dai corrispon- denti ruoli uno stato di tutti i beni rurali ed urbani contemplati nel decreto del 18 ottobre 1860. « Inoltre tutti gli arcivescovi, i vescovi, i priori, gli abati, i prebendari ed in ge- nerale tutti i titolari dei beneficii ecclesiastici, le deputazioni delle maramme, gli amministratori delle chiese parrocchiali ed altri quali si fossero, e finalmente i su- periori di tutti i singoli conventi e monasteri, nessuno eccettuato, dovranno nel ter- mine di un mese dal di della pubblicazione del presente regolamento far pervenire al Governatore della provincia dove esistono i beni, e per mezzo del Sindaco del comune dove sono essi titolari ed amministratori domiciliati, uno stato di tutti i fondi rurali ed urbani da loro amministrati o usufruttuati. DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 47 « Art. 4. Gli stati da presentarsi in forza del precedente articolo dovranno con- tenere: 1° Il numero d’ordine; 2° La designazione del corpo o dell’ente morale, che è il proprietario di ciascuno dei beni esposti alla censuazione e l’ indicazione del domicilio; 3° La indicazione sommaria dei beni, cioè il nome del fondo e, se sia ru- stico, la estensione, la specie di coltura, il territorio del comune ove esiste, la con- trada, e due almeno dei confini, se sono conosciuti; se sia urbano, il sito, cioè se in città o in campagna, il comune o la contrada, ed i confinanti se si conoscano ; 4° La rendita imponibile detratta dal ruolo della contribuzione fondiaria, con V’ in- dicazione della corrispondente tassa e dell’articolo del catasto; 5° Gli estagli con- venuti nell’ultimo e nell’attuale affitto, e la durata di quello in corso; 6° I pesi che gravitano su ciascuno immobile; 7° Le servitù e i dritti prediali dei fondi, « Art. 5. Insieme cogli stati dovranno trasmettersi i seguenti documenti in forma autentica, cioè gli atti dell’ultimo e del corrente affitto, i titoli costitutivi dei pesi e tutti gli altri documenti, che potranno reputarsi necessari per la’ giustificazione degli stati suddetti, « Art, 6. Oltre ai suindicati documenti, potranno essere dai corpi proprietarii pre- sentate le piante dei rispettivi fondi, accompagnate da un progetto di divisione in quote nelle proporzioni degli articoli 5° e 6° del decreto del 18 ottobre scorso, e se- condo sarà creduto meglio convenire agl’interessi del corpo, cui i fondi apparten- gonsi, « Ad ogni quota sarà assegnata la parte corrispondente del canone e dei pesi, nel modo che sarà meglio precisato negli articoli seguenti. Dovrà bensi badarsi a lasciare indivise le acque ed altro, ove abbisogni, ed a formare i lotti in modo, che per quanto è possibile, ognuno di essi non comprenda più colture, e che sia scevro di servitù verso dell’altro. « Art. 7. Se nel periodo di un mese assegnato ai corpi morali ecclesiastici non fosse eseguita la presentazione degli stati, o fossero questi incompleti, o vi man- cassero i documenti prescritti coll’art. 5°, in tal caso la Commessione procederà alla censuazione del fondo, per il quale esiste l’omissione, e che da altri elementi potrà riconoscere appartenersi al corpo inadempiente; e stabilirà il canone in favore del pubblico Demanio, il quale ne avrà la percezione, sino a quando non sarà dal corpo proprietario adempito all’obbligo della presentazione del corrispondente stato docu- mentato, e Art. 8. I corpi morali ecclesiastici, che presenteranno fuori il termine assegnato lo stato in regola, di cui si tratta, andranno soggetti alla perdita del canone per le annualità scadute e per quella in corso. e Art. 9. Riuniti tutti gli elementi, la Commessione, la quale rimane facoltata a poter richiamare da qualunque autorità della provincia le notizie che giudicherà ne- cessarie per meglio assicurare l’effettivo valore dei fondi, fisserà l’annuo canone di ciascuno intiero fondo sulla base dell’art. 4° del decreto del 18 ottobre 1860. « E deducendo dalla somma che sarà per risultare il 10 per 100 per la ritenuta 48 STORIA DELLA ENFITEUSI fondiaria, e le cifre dei pesi annuali enfiteutici e delle altre prestazioni sul fondo gravitanti, e che rimarranno in accollo ai censualisti novelli, come sarà detto in ap- presso, stabilirà il netto canone da corrispondersi al corpo proprietario del fondo. « Art, 10. Per tutti gli altri dritti dei terzi, sieno per loro natura certi, o inde- terminati, o eventuali, o ipotecarii, o di qualunque altra specie, potranno costoro presentare i loro reclami innanti la Commessione nel tempo e nei modi che saranno più sotto specificati. « Art, 11. Eseguito quanto si è detto all’articolo 9°, la Commessione per quei fondi pei quali mancassero le piante ed i progetti della ripartizione in quote, non che per quelli pei quali concepisse dei dubbi sulia esattezza delle piante e dei progetti già esistenti, o che sono stati presentati dai corpi proprietarii, come si è detto al- l’art. 6° del presente regolamento, ne farà eseguire la formazione da periti dalla stessa nominati. « Art. 12. I periti, seguendo le prescrizioni contenute negli articoli 5° e 6° del precitato decreto del 18 ottobre, procureranno, per quanto è possibile, che le quote, specialmente le interne, siano rappresentate da figure regolari, e che corrispondano alle colonie ed all’estensioni subaffittate dei latifondi. « Ad ogni quota sarà da loro assegnata "la corrispondente porzione di canone e di pesi in modo, che le porzioni riunite corrispondano alla cifra totale dei pesi, ed a quella del canone già fissato per l’intero fondo ai termini dell’art. 9°, « Art. 13. Meno i canoni di proprietà e la tassa fondiaria, tutte le altre presta- zioni annuali potranno, ove vi concorra l’annuenza di coloro, cui sono le dette pre- stazioni dovute, limitarsi a carico di una o più quote a scelta dei creditori mede- simi, « Costoro in tal caso ne dovranno rilasciare la corrispondente dichiarazione con atto autentico nella cancelleria della Commessione , dopo che saranno stati pubbli- cati gli stati di ripartizione in quote dei fondi, e non meno di otto giorni prima del giorno che la Commessione, siccome sarà detto in seguito, dovrà stabilire per l’accettazione delle offerte. « Art. 14. Nella formazione dei nuovi progetti di ripartizione da farsi dai periti giusta gli art. 11° e 12°, saranno dagli stessi osservate le prescrizioni, delle quali si è fatta parola nell’art. 6° del presente regolamento. « Art, 15. Gli edificii consistenti in più piani o più partimenti, potranno esporsi alla censuazione per piani e per partimenti, se ne tornerà più vantaggio al corpo proprietario. « Art. 16. Le cifre parziali di canone, che saranno stabilite per quota, o piano, o partimento, saranno libere da qualunque solidarietà, « Art. 17. Fissato nei modi sopra descritti il canone per ciascuna quota, 0 per ciascuno edificio, o parte di esso, la Commessione passerà alla pubblicazione dei cor- rispondenti stati, la quale sarà fatta a misura che saranno terminati i lavori per uno o più fondi, senza che fosse mestieri attendere il compimento dei travagli per tutti i beni appartenenti a ciascun corpo, DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 49 « La pubblicazione sarà fatta per mezzo del Giornale Officiale e per via di af- fissione nel capoluogo di provincia ove risiede la Commessione, nel comune nel di cui territorio è situato il fondo che si censisce, ed in quegli altri della provincia che la Commessione potrà destinare. « Questa pubblicazione dovrà contenere le indicazioni designate allo art, 4° con la specificazione inoltre chiara e precisa, pei fondi rurali, di ciascuna quota, della sua estensione, delle comodità agrarie, e della cifra riunita di canoni e pesi, e pei fondi urbani, di tutte quelle indicazioni che potranno reputarsi necessarie, « Sarà infine espressato il di che la Commessione, tenuto presente il periodo di otto giorni di cui parlasi allo art. 13°, avrà assegnato per procedersi all’accettazione delle offerte, « Art, 18, Gli attendenti presenteranno la loro offerta nella Cancelleria della Commes- sione o personalmente, o per via di speciale procuratore nominato con atto autentico, e saranno firmate dall’uno o dall’altro alla presenza del funzionante da cancelliere. « Le offerte dovranno essere pienamente conformi alle disposizioni del decreto del 18 ottobre scorso, non che a quelle del presente regolamento, ed agli stati che sa- ranno pubblicati dalla Commessione. « Quelle fatte con altre condizioni, o per un canone minore di quello assegnato, saranno riguardate come non presentate. « Art. 19. Nella Cancelleria sudetta sarà tenuto un registro per annotarvisi al mo- mento della presentazione, in ordine di data, tutte le offerte e con un numero pro- gressivo. « Il funzionante da Cancelliere rilascerà a ciascuno offerente una ricevuta della offerta presentata, con l’indicazione del giorno e del numero progressivo della stessa. « Art. 20. Ogni attendente non potrà prendere a censo che una sola quota. « Le offerte sotto nome altrui, o per la persona da nominare, saranno rigettate. « La Commessione in caso di concorrenza preferirà i buoni ed esperti coltivatori e di commendevole morale, e tra essi i capi di famiglia. « Art. 21, Per la concessione delle quote sino a due salme si procederà dalla Com- messione, nel giorno fissato per l’accettazione delle offerte, al sorteggio pubblico fra coloro che han presentato offerta per la quota medesima, e ne redigerà in doppio originale il corrispondente verbale per farne l’uso che sarà detto all’art. 24. « Art. 22. Per le quote maggiori di due salme sarà dalla Commessione accettata nel giorno sudetto quella che reputerà più vantaggiosa, calcolate tutte le condizioni della offerta. «In caso di parità di condizioni sarà preferita la più antica in ordine di data e pel numero progressivo risultante dalla presentazione. « Art. 23. Le offerte accettate saranno immantinenti pubblicate a cura della Com- “messione, annunziandosi in pari tempo il giorno stabilito per |’ aggiudicazione dif- finitiva, la quale non potrà aver luogo prima dei venti giorni dal di della pubbli- cazione delle offerte accettate. Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. VII. Parte II. LI 50 STORIA DELLA ENFITEUSI « Gl’incanti saranno sempre eseguiti innanzi la Commessione ed in pubblica seduta, « Art. 24, Compiuta l’aggiudicazione diffinitiva, ne sarà redatto in doppio origi- nale il corrispondente verbale, nel quale dovranno sempre intervenire gli aggiudi- catarii o i loro speciali procuratori. « Il Governatore ne spedirà uno degli originali, di unita a quello per le quote sor- teggiate, al Governo in Palermo; quali verbali approvati avranno forza di cosa giu- dicata, e tutti i privilegi di titolo autentico ed esecutivo, « Ricevuta l’approvazione del Governo, la Commessione procederà alla compilazione di altri due originali dei verbali di censuazione, colla trascrizione in piedi dell’ap- provazione governativa. Questi due originali saranno consegnati contro ricevuta, uno al rappresentante il Corpo morale, il di cui fondo è stato censito, e l’altro all’aggiu- dicatario o al suo speciale procuratore, Art, 25. Il censualista entrerà in possesso del fondo al 1° del mese di settembre immediato, dovendone rispettare gli affitti in corso e legalmente convenuti prima del decreto del 18 ottobre scorso. « Art, 26. I reclami, dei quali è parola nell’ art. 10° del presente, saranno fatte con petizione firmata dal reclamante o da suo procuratore speciale per atto auten- tico, alla quale saranno alligati i documenti che servono di appoggio al reclamo. Tanto della petizione, quanto dei documenti, sarà fatta legale notificazione al rap- presentante il corpo, su i di cui beni versa il reclamo, con citazione a comparire infra otto giorni, oltre l'aumento della distanza, avanti la Commessione. « Fra i sei giorni consecutivi alla notificazione sudetta, oltre l'aumento della di- stanza, dovrà la petizione coi documenti annessi essere depositata nella Cancelleria della Commessione. « L'esecuzione di questo deposito sospenderà di pieno dritto ogni operazione dif- finitiva per la censuazione, e ciò fino alla decisione della Commessione. «Se nel giorno in cui ricade la discussione del reclamo, il reclamante non si pre- senta all’udienza nè personalmente, nè per mezzo di procuratore speciale, la Com- messione procederà agli atti ulteriori, senza tener conto del reclamo. e Nel caso in cui sarà giustificato legalmente un grave ed impreveduto motivo di contumacia, potrà la Commessione accordare un breve ed improrogabile differimento. « In tutti i casi in cui vi sarà luogo a comparse innanzi la Commessione, queste avranno luogo o personalmente, o per mezzo di procuratore speciale per atto auten- tico, e lo affare sarà sempre trattato in pubblica udienza ed intese in contraditto- rio le parti. « Art. 27. Se trattasi nel reclamo di dritti certi, liquidi, o in qualunque modo prontamente valutabili, saranno dalla Commessione, intese le parti, convertiti in an- nua rendita ragguagliata al 5 per 100 in favore del reclamante, la quale sarà pa- gata come tutti gli altri pesi da’ censuarii del fondo, facendo detrazione dalla cifra del canone netto che sarebbe dovuto al Corpo proprietario del fondo medesimo, « Se trattasi d’ipoteche o di privilegi speciali nascenti da dritti non liquidabili pron- DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 51 tamente, o indeterminati, o eventuali, o in qualunque modo litigiosi, la Commessione, ove non riuscirà a comporre le parti, le rimetterà alla decisione dei magistrati com- petenti, sino alla quale rimarrà sospesa la censuazione del fondo, al quale riguar- derà la contestazione. « Art, 28. Dal momento in cui i verbali di censuazione redatti dalla Co mmessione saranno approvati dal Governo, si radieranno tutte le iscrizioni ipotecarie sui beni che ne hanno formato il subbietto, meno quelle che riguardano i pesi, che ricono- sciuti rimangono a gravitare sui fondi censiti. « Nondimeno, pei dritti non reclamati in tempo utile potranno i terzi nel termine di cinque anni dalla pubblicazione del presente regolamento farne esperimento con- tro il corpo debitore innanti i magistrati competenti, « Art. 29, Le Commessioni nel termine di un mese da oggi proporranno al Go- verno tutti i dubbi e le difficoltà, che sorgere potessero per la esecuzione del pre- sente regolamento. « Palermo, 3 novembre 1860. « L’approvo — Il Prodittatore: Firmato Morpini, » (Seguono le firme de’ Segretari di Stato) 52 STORIA DELLA ENFITEUSI Da CAPO I. NASCITA DELLA LEGGE 10 AGOSTO 1862 E DEL SUO REGOLAMENTO — FORMAZIONE DELLE COMMISSIONI E DELLA SOPRAINTENDENZA, $ 8 Presentazione al Parlamento del progetto di legge dell’enfiteusi. Per rimediare ai sostanziali sopra cennati difetti che si trovavano nel decreto con cui la Prodittatura aveva ordinata la forzosa enfiteusi dei beni ecclesiastici, e per affrettarne nel tempo stesso la esecuzione, appena si aperse il primo Parlamento Ita- liano e fu confermata la mia elezione a Deputato (1), feci subito il proposito di pre- sentare uno schema di legge su questo argomento, e lo presentai infatti il giorno 25 marzo 1861. Fu il primo progetto che si sottoponesse a quel Parlamento per ini- ziativa di Deputato. A me parve allora che non solo la legge, ma anche la parte regolamentare per la esecuzione, dovesse dal Parlamento esser votata. Perciò scrissi un breve progetto di legge in 7 articoli ed un regolamento in articoli 30. Come allegato vi aggiunsi il decreto prodittatoriale del 18 ottobre 1860 (Documento I). I concetti principali che campeggiavano in quel progetto di legge ed in quel re- golamento erano i seguenti: 1° concessione ad enfiteusi redimibile di tutti i fondi rustici ed urbani pertinenti a qualsiasi ente ecclesiastico ed al Demanio dello Stato; 2° i detti fondi doversi dividere in lotti, il cui valore non dovrebbe esser maggiore di Lire 8000, nè minore di Lire 3000, ed in caso vi fossero dei fondi che non si potessero dividere senza depreziarli, dovrebbonsi lasciare intieri, colla rifazione in denaro del valore al di sopra delle Lire 8000 in vantaggio dei lotti più piccoli; 3° il canone doversi stabilire sulla media dell’ultimo ventennio degli affitti depurati dai pesi; 4° doversi concedere tutti i lotti col pubblico incanto, però chi offerisse un canone superiore alla metà del canone fissato, dovrebbe garentire il dippiù con una rendita sul Gran Libro, e chi ottenesse in enfiteusi due lotti nello stesso comune, non potrebbe più offerire in quel comune; 5° escludersi dall’ enfiteusi i giardini e le case inservienti al proprio yso degli enti ecclesiastici, i boschi cedui, i terreni con miniere o con evidenti indizi di miniere, finalmente i fondi coperti nella loro maggior parte di vigne o di alberi; 6° le operazioni per tali enfiteusi affidarsi ai comuni rispettivi di accordo cogli stessi enti ecclesiastici o col Demanio, tanto per (1) Del collegio di Calatafimi. DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 53 fissare il canone di base, quanto per dividerli in lotti e per farne poi l’incanto : ma se non vi fosse tra loro la concordia, il Tribunale sulle istanze del comune, senza formalità di giudizio ed in camera di consiglio, stabilirebbe quei punti sui quali vi sarebbe controversia; 7° in grazia di tali operazioni, e per tutte le cure che i co- muni dovrebbero prendere per eseguire questa enfiteusi, sarebbero essi autorizzati ad aggiungere in lor favore una rendita fondiaria redimibile non superiore di un decimo del canone che risulterebbe dall’asta: ma non potrebbero godere di questo favore quei comuni che avrebbero nel loro bilancio almeno due terzi della loro ren- dita in benifondi, o in canoni enfiteutici, o in rendite fondiarie; 8° sarebbero proi- biti tra i patti domenicali la pena del ritorno del fondo all’ ente morale per man- cato pagamento, il laudemio ed il dritto di preferenza in ogni caso di passaggio, non che la subenfiteusi; 9° tanto i canoni, quanto la rendita fondiaria in favore del comune, dovrebbero essere affrancabili mediante eguale rendita sul Gran Libro inte- stata a favore degli enti ecclesiastici o del comune. Feci precedere una relazione al progetto, nella quale mi sforzai dimostrare per sommi capi la necessità di dividere in Sicilia i latifondi ecclesiastici e demaniali all’oggetto di migliorarne la coltura colla creazione di tanti piccoli e mezzani pro- prietarii, e feci vedere quanti mali recano in Sicilia le coltivazioni da locatarii a brevi periodi, quali eran quelle che potevano convenire i titolari ecclesiastici come semplici usufruttuarii, Ebbi pure a sostenere una rilevante tesi per combattere il pregiudizio molto dif- fuso nell’Italia settentrionale, cioè che la enfiteusi in generale dovrebbe affatto sban- dirsi come un contratto feudale, anzichè ordinarsene delle nuove. Dovetti pertanto dimostrare che il contratto d’enfiteusi è contratto di miglioramento della terra, e perciò utile sempre, necessario poi come mezzo di transizione per far passare i fondi dalle poche mani in cui sono concentrati alle industriose mani dei coltivatori, Se nel Codice delle Due Sicilie portava esso ancora l’impronta della sua antica ori- gine feudale, non ci voleva altro che spogliarlo di tutti quei privilegi a favore del domino diretto (che altronde non erano essenziali alla natura della enfiteusi) come il laudemio, il dritto di preferenza nei passaggi, e la facoltà di succoncedere ad altri, cioè di crearsi direttario lo stesso utilista : così pure potevasi ordinare l’ affranca- bilità del canone. Anzi mi fu facile dimostrare che giusta gli articoli 1682, 1683 e 1701 del sudetto Codice non si riputavano necessarii al contratto di enfiteusi tutti quei patti feudali, tanto che era in facoltà delle parti non convenirli, o anche con- venire il contrario, e soltanto nel caso che mancasse qualsiasi convenzione, la legge suppliva con quei patti derivati dai tempi feudali, in cui aveva avuto origine il contratto, j Finalmente appoggiai su due ragioni la facoltà ch’io credeva doversi dare ai co- muni per sovraimporre, ai canoni che risulterebbero dall’asta, una rendita fondiaria non maggiore del decimo in loro favore, cioè : 1° sullo stato di bisogno in cui tali comuni si trovano, 2° sull’aiuto che essi avrebbero dovuto dare e sulle cure che avreb- 54 STORIA DELLA ENFITEUSI bero dovuto sostenere per compiere tutta l’operazione dell’enfiteusi in vantaggio dei titolari ecclesiastici. Io cominciava così a mettere avanti il principio, poi riconosciuto dalla Legge 7 luglio 1866, che tocca ai comuni un vantaggio sui beni delle loro chiese. 1 Questo schema di legge venne alla Camera appunto nel momento in cui si co- mivciava a trattare per la prima volta la quistione di Roma capitale. Anche per questa parte fuvvi una certa preoccupazione in contrario presso quei Deputati che credevano tal legge come un principio di lotta contro la Chiesa, che avrebbe vie più allontanata la possibilità della conciliazione, o almeno l’uso dei mezzi morali, coi quali il Conte di Cavour diceva doversi sciogliere quella questione. $ 9 Il progetto di legge dell’enfiteusi è preso in considerazione dalla Camera. - Il giorno 15 aprile 1861 fu destinato per lo svolgimento della sudetta mia pro- posta. Poco esperto delle pratiche parlamentari, io non aveva fatto nessuna preven- zione particolare a’ varii gruppi di Deputati più influenti, nè anche avevo chiesto dal Ministero se egli credesse di aderirvi, almeno in massima generale. Venni adun- que alla Camera colla sola fiducia delle mie buone ragioni, e presso a poco esposi tutti quelli argomenti che ho maneggiato ora in questo mio lavoro in prova della necessità di ordinare la forzosa enfiteusì dei beni ecclesiastici della Sicilia, tanto per modificare e per compiere i precedenti decreti di Ferdinando Il e della Prodittatura, quanto per portare una volta ad effetto questa desiderata censuazione, « A’ miei concittadini vorrei mandare non solo conforto di parole » così dovetti esordire il mio discorso, « ma di leggi positive, che valessero a lasciare colà pro- « fonde vestigia di bene ed a migliorarne le pur troppo immiserite condizioni eco- « nomiche, senza offendere verun principio di giustizia. Bisogna che io lo dica, la « speranza che la Sicilia si abbia prontamente le sue strade ferrate, il migliora- « mento de’ suoi porti, per quanta pur si voglia alacrità nel Governo, è una spe- « ranza alquanto ancora lontana. Diamo almeno immediatamente quello che si po- « trebbe ai molti coltivatori, i quali desiderano ardentemente un tratto di terra per « potervi spargere i loro sudori, per poterlo migliorare. » Per togliere però due principali apprensioni, che io aveva veduto suscitarsi nei varii Deputati allorquando la mia proposta fece il giro degli Ufficii della Camera, cioè che in questa guisa non si volesse far risorgere il vecchio contratto di enfiteu- si, degno piuttosto di abolizione, e che così per altra parte non si attentasse a quella proprietà che dava i mezzi di decorosa sussistenza alla Chiesa siciliana, dovetti in- trattenermi alquanto più a lungo su questi due argomenti dimostrando che tali ap- prensioni non avevano fondamento. Alle ragioni già accennate sulla necessità di conservare come mezzo di transizione il contratto di enfiteusi, pure spogliandolo delle sue clausole feudali, dovetti anche aggiungere un confronto di questo così riformato contratto col sistema della ven- DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 55 dita, a cui taluno avrebbe voluto dar la preferenza. E sopra tutto feci notare che colla vendita pochi ricchi capitalisti, e con poca concorrenza, avrebbero nelle loro mani concentrato tutti i latifondi ecclesiastici, i quali perciò da una amministrazione alquanto meno avara sarebbero passati all’altra più avara degli speculatori, Dall’altro canto ebbi a sostenere la giusta idea di lasciare alla Chiesa la proprietà del suo reddito, il quale però non avrebbe mai più dovuto consistere in benifondi, ma in un canone annuale sopra i fondi stessi, convertibile in rendita sul Gran Libro, Mi fu facile accennare i gravi iuconvenienti del clero salariato dallo Stato, avente sul bilancio pubblico la, rendita necessaria al suo mantenimento, « Il clero salariato » io diceva, « non è il clero libero, è il clero avvilito, il clero che necessariamente « deve esser tratto ad intrigarsi nella politica, mentre giustamente voi dovete fare «che non vi s’intrighi. Onde io dico che, se voi volete escludere l’idea del clero « salariato, se volete, come è giusto, che la Chiesa sia libera entro un libero Stato, « dovete conservare alla Chiesa la proprietà de’ suoi beni. » Dovetti pur difendere la mia proposta intorno alla censuazione dei beni del De- manio, dimostrando che già la vendita di tali beni era stata ordinata da France- sco II pria di finire il breve suo regno, e che era anche nell’interesse dello Stato preferire alla prescritta vendita la censuazione che avrebbe recati tutti i vantaggi su indicati, Finalmente esposi il sistema da me vagheggiato di affidare ai comuni le opera- zioni di enfiteusi in accordo coi titolari stessi e col Demanio, e nei singoli casi di discordia colla deliberazione sommaria del Tribunale. In grazia di ciò i comuni avreb- bero potuto sovraimporre la rendita fondiaria di un decimo per provvedere ai loro bisogni. Il Ministro di grazia giustizia e culti (Giovan Battista Cassinis), dichiarando da una parte non opporsi alla presa in considerazione di tal progetto di legge, faceva dall’altra osservare che egli insieme con una Commissione stava occupandosi di esten- dere a tutto il regno d’Italia la legge piemontese del 13 luglio 1857 per l’aboli- zione completa di tutti i contratti di enfiteusi, sia col dualismo stabilito in quella legge che accorda un tempo all’utilista per redimersi, e scorso questo infruttuosa- mente, un altro tempo al direttario per ripigliare il fondo pagando a quello le mi- gliorie; sia col cambiare il canone di proprietà in una rendita fondiaria garantita sul fondo istesso. Pertanto egli mostrava esser più opportuno discutere sul progetto della enfiteusi dei beni ecclesiastici di Sicilia, dopo che si sarebbe già deliberato se questo contratto dovrebbesi o pur no mantenere. Il deputato professor Musmeci con maggior nettezza e con copia di argomenti, opponendosi alla presa in considerazione, si fece a sostenere che, invece di dare in enfiteusi i beni ecclesiastici di Sicilia, dovrebbero piuttosto vendersi ed il prezzo convertirsi in rendita sul Gran Libro. Accennò alla necessità di abolire il contratto di enfiteusi tanto generalizzato in Sicilia e fonte d’infiniti litigi. Disse esistere nel- l’ Isola molti capitali, i quali niente cercherebbero di meglio che impiegarsi nella 56 STORIA DELLA ENFITFUSI compra di tali fondi, Sostenne che la vendita, già in gran parte eseguita, dei beni delle Opere pie per il decreto del 16 febbraro 1852 aveva apportato gran bene- fizio alla Sicilia con dividerli in molti lotti. Finalmente impugnò la mia proposta di lasciar libera ai comuni la facoltà d’imporvi nna rendita fondiaria in loro beneficio, dicendo che in tal modo i comuni verrebbero ad acquistare una proprietà sui beni- fondi della Chiesa e dello Stato. In risposta io mi limitai soltanto a fare avvertire al Ministro che, qualunque pur fosse l’esito delle deliberazioni che si prenderebbero per abolire in tutta Italia l’en- fiteusi, esso non sarebbe in opposizione colle nuove enfiteusi che da me si chiede- vano; perocchè la futura legge, che verrebbe a trasformare ed a sopprimere questo contratto, si sarebbe pure a coteste nuove enfiteusi applicata: anzi sarebbe stato giusto compir prima questa disammortizzazione dei beni delle Chiese siciliane mercè la censuazione, per poter poi trattare tutte l’ enfiteusi con unica misura generale, Non lasciai pur di manifestare Ia mia idea che l’abolizione dell’enfiteusi non si sa- rebbe potuta fare in tutta Italia nè col sudetto dualismo della legge del 1857, nè colla conversione dei canoni in rendita fondiaria, ma che si sarebbe dovuta lasciare al tempo la estinzione di questo contratto transitorio accordando soltanto agli en- fiteuti la libera facoltà di redimersi: il che concordava esattamente col progetto mio di enfiteusi redimibile. Non volli entrare nelle minute apprezziazioni del professor Musmeci trattandosi della sola presa in considerazione del progetto, e mi riserbai a dimostrare nella discussione del progetto istesso e dei singoli articoli la erroneità di molte sue asserzioni, La Camera, fatta prova e controprova, lo prese alfine in considerazione. $ 10 Vicende dello schema di legge dell'enfiteusi nella discussione presso gli Ufficiù della Camera dei Deputati. Distribuito lo schema di legge ai 9 Ufficii della Camera, col numero 33 dei pro- getti sin’ allora presentati (era il primo tra i progetti d’iniziativa parlamentare che veniva in esame), la maggior parte degli Ufficii riconobbe in massima generale la necessità di accordare alla Sicilia questa speciale legge d’enfiteusi, e tutti diedero mandato ai rispettivi Commissarii di approvarla, venendo però ad accordi per mo- dificarne la redazione, per escluderne alcuni concetti, e per includervi quello che io, veramente con poca espertezza, aveva posto in un separato regolamento (Docu- mento I). L'Ufficio IV, di cui era io membro, mi dié l’onore di rappresentarlo come suo Commissario. La Commissione risultò composta dei seguenti Deputati, in corrispondenza ai 9 Uf- ficii, cioè: Ondes-Reggio, Majorana Benedetto, Mosca, Corleo, Marchese, Ugdulena, Raeli, Mordini, Turrisi-Colonna. Eran tutti siciliani, meno il Mosca ed il Mordini; ma quest’ ultimo era deputato di Palermo, ed aveva firmato il decreto della Proditta- tura insieme coll’Ugdulena suo ministro (Documento G). , DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 97 I progetti d’iniziativa parlamentare han per lo più la sventura di camminare per il proprio loro peso, e talvolta di dover superare la resistenza delle forze d’iner- zia delle Camere, che tanto più si sviluppano, quanto una legge si mostra di ca- rattere speciale pei bisogni «i alcune provincie ed il Ministero non ne prende in- teresse. Per formarsi soltanto questa Commissione dovettero passare più di 10 mesi dalla presentazione e presa in considerazione del progetto. Giusta gli usi della Camera, il Commissario dell’ Ufficio I, Ondes-Reggio, divenne presidente della Commissione, e segretario quelle del II, Majorana. Però le note opi- nioni del presidente Ondes-Reggio fecero sorgere inciampi e continui differimenti alla riunione de’ Commissarii, sicchè si processe alla discussione ed alla redazione degli articoli con poca voglia e gran lentezza ; onde io dovetti reclamare al Presidente della Camera, in febbraio 1862 a voce, e per iscritto in luglio dello stesso anno, per sollecitare la formazione e presentazione del definitivo progetto e per affrettarne la pubblica discussione. Non mancò pertanto il deputato Ondes di far opera per pro- crastinare ad un’altra sessione lo esame di questo schema di legge, sotto pretesto che la materia era molto grave, racchiudeva quistioni economiche ben serie, e per- ciò bisognava molto maturarle. Era un modo indiretto per farlo cadere dal ruolo dei progetti che si dovevano discutere; perocchè, chiusa la sessione, sarebbe stato necessario che io lo riproponessi alla Camera, ch’ essa lo prendesse altra volta in considerazione, e che vi passasse un altro anno, come quello che già vi era pas- sato, per farne l’ esame negli Ufficii e nella nuova Commissione. Ma non trovatomi io presente nella seduta, il deputato Mordini fu sollecito a ribattere le idee dell’ono- revole Ondes ed a mostrare il grave interesse che aveva questa legge per la Sici- lia, sicchè la Camera ne stabili la immediata trattazione. Nel seno dell’anzidetta Commissione il mio schema di legge aveva dovuto subire ta- lune modificazioni. Primieramente il Ministro delle Finanze mostrossi contrario alla ces- sione in enfiteusi dei beni demaniali di Sicilia, tanto più ch’egli aveva proposto al Parlamento un progetto per la vendita dei beni demaniali di tutta Italia, Egli inoltre si oppose all’enfiteusi dei fondi urbani cceclesiastici, per la ragione che in essi non vi sarebbe oggetto di positivi miglioramenti, Epperò, essendo assai incerto e malsi- curo l’ appoggio della Camera per tutti i motivi sovra cennati, dovetti accettare la esclusione dei fondi demaniali e degli urbani ecclesiastici, per non incontrare una opposizione su tutto il progetto da parte del Ministero, che sarebbe stata letale in quello stato d’incertezza. Inoltre la Commissione fu negativa sul concetto di affidare ai comuni di accordo coi titolari le operazioni della enfiteusi, e per conseguenza non volle pure ammet- tere la facoltà di sovraimporre in favore dei comuni stessi una rendita fondiaria eguale ad un decimo del canone, nel caso che il loro bilancio mon contenesse per lo meno due terzi di reddito nascente da proprietà fondiaria, Escluso dunque quest’ altro concetto, si venne tosto all’idea di affidare le dette operazioni a Commissioni speciali. Dovetti allora oppormi all’antico sistema delle Com- Giornale di Scienze Nat. ed Econ., Vol. VII, Parte II. 8 58 STORIA DELLA ENFITEUSI ‘ missioni provinciali, ed invece proposi un più largo numero di Commissioni , cioè una per ogni capo-cireondario, composte bensi di uomini che da una parte aver po- tessero tutte le necessarie garanzie, e dall’altra non fossero così occupati di proprii affari da non poter con alacrità attendere al compimento della interessante opera- zione, siccome erano state nel passato le Commissioni provinciali ($ 6 e 7). Queste nuove Commissioni riuscirono composte così: il Prefetto o Sotto-Prefetto presidente con facoltà al Prefetto di delegare in sua vece un Consigliere di Prefettura, un Giudice delegato dal Presidente la Corte di appello, il Ricevitore demaniale del capo-luogo del circondario, un delegato dell’Ordinario diocesano , e tre Notabili nominati dalla Deputazione provinciale. Una seria discussione fa impegnata nella Commissione sull’ argomento se la con- cessione ad enfiteusi dovrebbe generalmente farsi per mezzo d’incanti, o con sorteggio, ovvero con sistema misto nel modo ch'era stato già stabilito dalla Prodittatura ($ 7). Il Prodittatore stesso deputato Mordini, membro della Commissione, sostenendo il fatto proprio e le idee ch’erano prevalse nella formazione del suo decreto, si spiegò per il sistema misto. Il deputato Ondes propugnò per una speciosa ragione il sor- teggio di tutti i fondi, o almeno il sudetto sistema misto : egli diceva che i beni della Chiesa sono dei poveri in tutto ciò ch’è superfluo al mantenimento dei ministri ed al decoro della medesima. Fissato adunque un canone pei bisogni ecclesiastici, non è necessario attingere per mezzo della gara il massimo reddito, ma è meglio lasciarlo in beneficio dei poveri, a titolo di superfiuo in generale. Laonde per lui non rima- neva cche la divisione dei lotti col sorteggio. Io fui caldo oppositore d’ogni sistema di sorteggio, per quelle stesse ragioni che innanzi ho esposto nel criticare il decreto della Prodittatura ($ 7). Non era poi un argomento molto serio quello che maneggiava il deputato Ondes per poter convin- cere i Commissarii, né meritava una. lunga confutazione. Non sarebbe stato questo il mezzo di far pervenire ai poveri quel superfluo de’ benefizii ecclesiastici che ai titolari incombe per legge canonica distribuire sotto titolo di elemosina. Né la li- mosina ufficiale in un governo libero è intelligibile. — In fatto poi era stato già dimo- strato abbastanza che i poveri non avrebbero potuto godere di questo vantaggio, e che di un modo o di un altro essi sarebbero stati i prestanomi dei ricchi. E final- mente la stessa agricoltura non vuole che la terra stia nelle mani dello estremo povero, ma esige discreti capitali per poter essere migliorata. Pertanto la maggioranza della Commissione accettò il sistema generale degl’incanti. Un'altra modificazione venne anche introdotta dalla Commissione, cioè lo escludere dalla enfiteusi i fondi appartenenti a qualsiasi ente ecclesiastico di patronato lai- cale, e ciò in omaggio al principio propugnato da taluni suoi membri che la pro- prietà di tali beni esista nel patrono laico, La maggior parte delle disposizioni tendenti ad ottenere anali stessi titolari ec- clesiastici, dai notari, dai sindaci, sotto minaccia di rispettive pene, tutti gli ele- menti necessarii alla formazione dei quadri dei beni censuabili, non che tutte le al- DEI TERRENI ECCLESIASTICI Dl SICILIA 59 tre disposizioni relative alla formazione dei lotti, alla definizione della rendita eg alla detrazione dei pesi, disposizioni ch’ io aveva incluso nel separato regolamento, furono tutte dalla Commissione introdotte nella legge. Vi s’introdussero pure, prendendoli dal decreto e dal regolamento della Proditta- tura, alcuni articoli riguardanti i dritti dei terzi sopra i beni censuabili, non che alcuni altri sulla conservazione degli affitti pendenti. Si diede alla Commissione en- fiteutica la rilevante facoltà di convertire in rendita fissa, da gravarsi sugli stessi fondi, tutti i dritti prontamente liquidabili: per gli altri in qualunque maniera litigiosi, si lasciò ai terzi il dritto di ricorrere ai magistrati competenti, dovendo intanto re- star sospese le operazioni di enfiteusi. Dal deliberato della sudetta Commissione si volle dar facoltà ai terzi di appellare al Consiglio di Prefettura. Finalmente, in una delle sedute in cui non potei trovarmi presente, prevalse l’idea, alla quale fermamente avrei resistito, cioè di far eseguire gl’incanti presso i Tri- bunali, adottando quasi negli stessi termini le disposizioni del decreto 1° dicem- bre 1833 (Documento C). — Pria di tutto, non vi era alcuna ragione di niegare la fi- ducia per questa ultima parte di operazioni alle Commissioni enfiteutiche, composte dagli uomini rispettabili sopra indicati, Più, i Tribunali son continuamente gravati della gran quantità de’ giudizi ordinarii e di molte formalità relative agl’interessi dei minori, delle donne maritate, ecc. Gl’incanti di molte migliaia di lotti enfiteu- tici, con tutto il treno della precedente pubblicazione dei bandi e dei susseguenti reincanti per l'aumento di decimo e di. sesto, e col rilascio finale di tutte le spedi- zioni esecutive, non erano una piccola mole di lavoro che si sovraimponeva ai Tri- bunali ed alle loro Cancellerie, Quindi le operazioni della enfiteusi dovevano essere per necessità ritardate e condotte con stento. E finalmente i Tribunali avevano per legge comune la facoltà di delegare le subaste per la vendita degl’immobili dei mi- nori ai notari locali ed ai cancellieri di pretura. L’uso di questa facoltà, che dive- niva indispensabile pei Tribunali più gravati di affari, riduceva a minime propor- zioni la garanzia che s’intendeva conseguire coll’aflidare. all’ordine giudiziario gl’ in- canti enfiteutici; mentre sarebbe stata una garanzia molto maggiore la presenza della Commissione composta di quei tali uomini nella subastazione, anzichè la sola pre- senza di un notaio di piccolo comune, o di un cancelliere di pretura. — Pure il pro- getto della Commissione riportò questo grave difetto, che poi passò nella legge, e che fu quindi causa di molti mali nella esecuzione dell’ enfiteusi, siccome appresso ve- dremo, ; Relatore della Commissione fu eletto l’onorevole Ugdulena, $ 11 Incidente intorno all’enfiteusi nel Ministero di grazia e giustizia, Pria di parlare della discussione che ebbe luogo alla Camera dei Deputati sul cen- nato progetto formulato dalla Commissione, stimo bene informare i miei lettori di un notevole incidente che preparavasi nel Ministero di grazia e giustizia contro la legge da me proposta. 60 STORIA DELLA ENFITEUSI Ho già narrato ($ 9) che il ministro Cassinis aveva annunziato alla Camera starsi discutendo da una speciale Commissione un progetto per estendere a tutta Italia la legge piemontese del 13 luglio 1857, con cuiv abolivasi forzosamente qualunque en- fiteusi costringendo gli utilisti ad affrancarsi infra un determinato tempo, ovvero i domini diretti a ripigliare i fondi e pagare le migliorie, Il Ministro presiedeva egli stesso la Commissione. Epperò, dopo la presa in considerazione del mio schema di legge, egli m'invitava a far parte di quella Commissione. Accettai volentieri, e non certamente coll’ animo di arrivare allo scopo al quale voleva giungere il Ministro, cioè di distruggere immediatamente ogni enfiteusi, per- chè con ciò avrei condannato in anticipazione la legge ch’io sosteneva; ma invece col disegno di far prevalere in seno della Commissione stessa la idea dell’ affrancabilità dei canoni enfiteutici, alla quale avevo accennato nella seduta del 15 aprile 1861. Trovai nella Commissione Senatori e Deputati di tutte le varie parti d’Italia. Per la Sicilia vi era stato chiamato l’onorevole avvocato Di Marco allora deputato, che essendosi dovuto allontanare da Torino, avea promesso al Ministro di mandargli in iscritto il suo parere su questo argomento. Come pure vi fu chiamato il sudetto ono- revole Musmeci, il quale, benchè nella tornata del 15 aprile si fosse palesato con- trario al contratto di enfiteusi in genere, pure in seno a cotesta Commissione non potè fare a meno di riconoscere l’ impossibilità di applicare alla Sicilia la cennata legge di forzosa affrancazione. Le sedute, alle quali noi intervenimmo, furono parecchie nei mesi di maggio e giugno 1861. Il Ministro nelle sedute precedenti aveva già ottenuto l’ adesione alle sue idee dai Senatori e Deputati delle varie provincie che componevano la Commis- sione, meno soltanto del Senatore Farina piemontese, il quale era decisamente av- verso alla su indicata affrancazione forzosa, e rinfacciava al Ministro i dannosi ef- fetti che essa aveva prodotto nel circondario di Voghera, ove il contratto enfiten- tico era più esteso che in ogni altra parte de’ dominii subalpini, Io tenni il sistema di mostrare in tesi generale che il contratto d’enfiteusi non è essenzialmente feudale e non è degno di abolizione: esso è contratto di miglioramento agrario, come dice la stessa parola enfiteusî, ed in tutti i tempi vi saran persone che, essendo proprietarie di terreni, non saranno in grado di beneficarli, onde avran bisogno di concederli ad altri per poterli migliorare. Il contratto di locazione, quan- tunque di lunga durata, non riesce sempre a questo scopo, poichè non è nell’ inte- resse di un locatario che faccia nel fondo de’ beneficii ch’ egli sa di non dover go- dere: onde nelle locazioni a lungo tempo si fan sempre quei tali miglioramenti, che il locatario è certo di dovere sfruttare egli stesso e la sua famiglia, Il contratto più sem- plice e più vantaggioso all’agricoltura è lo enfiteutico, il quale in sostanza rappresenta una vera alienazione del terreno in pro di chi può ben coltivarlo, contro la riserva di un solo annuo canone di cui il domino si contenta. Se il contratto d’enfiteusi nacque nell’epoca feudale (perchè era quella l’epoca del maggior concentramento delle proprietà territoriali e della impossibilità di coltivarle DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 61 il signore) fu ben naturale che questo contratto portasse le vestigia del feudo, cioè il consenso del signore nei passaggi, il pagamento di un tributo per questo consenso, la irredimibilità del canone, ed il ritorno del fondo una con tatti i beneficii nel caso di mancato pagamento, di danneggi, o di alienazione non consentita ($ 3). Laonde il vero progresso legislativo non è nello abolire questo utile contratto, ma invece nello spogliarlo di tutti quei ristrettivi patti feudali, e sopra tutto nel lasciare all’enfiteuta la libertà di redimere il canone, mercè la quale operazione la enfiteusi si trasforma in alienazione assoluta con condizioni vantaggiose al coltivatore — al quale debbono principalmente esser rivolte le mire di chi vuol favorire lo sviluppo economico del paese. Dall’altro canto impugnai nella concreta esecuzione la possibilità di affrancare for- zosamente tutte le enfiteusi esistenti nella Sicilia colle norme segnate dalla sudetta legge del 1857. In Sicilia, io diceva, per poco non è data la stessa aria in enfiteusi: dove è coltura, ivi è enfiteusi, poichè i baroni non coltivarono mai a proprie spese. Ove dunque si troverebbero i capitali per redimere infra un decennio tutti i canoni esistenti, o pure per pagarne tutte le migliorie, come quella legge prescrive ? Essa quindi porterebbe una rivoluzione economica nel paese, sconcerterebbe le paci fiche re- lazioni tra i domini e gli utilisti, e farebbe alzare smisuratamente l’usura per l’im- pellente bisogno di trovar tanti capitali. Intanto il deputato Di Marco mandava al ministro Cassinis il promesso suo avviso, ed anch’ egli concordava nell’idea di non potersi applicare alla Sicilia la legge dell’af- francazione forzosa, ma piuttosto doversi lasciar libero il redimersi agli enfiteuti. Stretto così il Ministro dall’unanime avviso contrario dei Deputati siciliani, credette ripie- gare dallo estendere alla Sicilia la detta legge, e quindi annunziò alla Commissione che avrebbe proposto di applicarla a tutte le altre provincie d’Italia, i cui rappre- sentanti già vi avevano acconsentito. Allora i Deputati napoletani e delle provincie expontificie, principalmente Mirabella e Borgatti, si opposero alle vedute espresse dal Ministro, facendogli rilevare che le ragioni, le quali militavano per la Sicilia, eran pure identiche per le loro provincie e forse per tutte le altre parti d’Italia; e che se essi avevano in massima generale aderito ad estendere questa legge, lo avevan fatto per amore di concordia e di uni- ficazione legislativa. Or dunque che per le provincie siciliane riconoscevasi la inap- plicabilità dell’affrancazione forzosa e la necessità di un diverso temperamento, cioè dell’affrancabilità volontaria, non vi era più ragione di non adottare lo stesso tempe- ramento per tutte le altre provincie. Prevalse adunque questo concetto in seno della Commissione ed il Ministro non potè arrivare al suo scopo. Ben vero questi lavori furono assai utili, perchè servirono dopo, siccome vedremo a suo tempo, per far entrare nel nuovo Codice italiano il contratto enfiteutico spogliato de’ suoi caratteri e patti feudali, e per far prevalere in riguardo alle antiche enfi- teusi il giusto concetto della volontaria affrancabilità, che poi fu sancito nell’ arti- colo 30° delle Disposizioni transitorie per l'applicazione del sudetto Codice. 62 STORIA DELLA ENFITEUSI In tal modo, non solo si ottenne questo più largo beneficio, ma fu anche meglio assicurata la base al progetto di legge dell’enfiteusi dei beni ecclesiastici, $ 12 Discussione generale nella Camera dei Deputati. Venne finalmente il giorno per la discussione del progetto formulato dalla Com- missione: fu il giorno 23 luglio 1862, cioè 16 mesi dopo ch’ era stato da me pre- sentato alla Camera, Il deputato Ugdulena aveva dato la sua relazione nella tornata del 2 luglio istesso, Aveva egli fatto rilevare le necessità economiche, riconosciute da Ferdinando III sin dal 1792, da Ferdinando II nel 1838 e dalla Prodittatura nel 1860, per le quali era indispensabile di accordare alla Sicilia questa legge di enfiteusi dei beni ecclesia- stici; confermava la impossibilità di venderli per la mancanza dei corrispondenti ca- pitali e per il depreziamento che ne sarebbe stata la conseguenza: faceva per altro rilevare che l’enfiteusi redimibile produrrebbe un effetto analogo a quello della ven- dita in quanto alla disammortizzazione di quei beni, senza però averne gl’inconve- nienti. Esprimeva in fine le idee che prevalsero nella Commissione su’ varii punti in- dicati sopra ($ 10) e ne accennava le principali ragioni. Insuperabili impedimenti di famiglia tolsero a me la possibilità di trovarmi in quella discussione: manifestai per altro alla Camera di accettare le idee fondamentali del progetto della Commissione. L'incidente più notevole ch’ ebbe luogo nella discussione generale fu quello solle- vato dal deputato Panattoni, il quale intendeva risuscitare le obbiezioni messe in- nanzi dal ministro Cassinis nella discussione del 15 aprile 1861 ($ 9). Egli muoveva una quistione pregiudiziale, per la ragione che già una legge generale intendevasi presentare intorno all'esistenza o meno del contratto di enfiteusi e intorno ai modi di farlo cessare; laonde ne tirava la conseguenza che questa grave questione ancora irresoluta sarebbe stata di pregiudizio alla proposta Corleo. A lui rispose in primo luogo il relatore Ugdulena, e quindi il Rattazzi presidente dei ministri. Presso a poco le risposte furono in quello stesso aspetto, nel quale io le aveva date al ministro Cassinis. Si fece inoltre rilevare la specialità della legge, che riguardava bisogni peculiari della Sicilia; ed il Presidente dei ministri non lasciò di osservare con molta opportunità che se si fosse accolta la questione pregiudiziale, sempre sarebbe rimasto in vigore il decreto 18 ottobre 1860 emanato dalla Prodit- tatura: era dunque necessità guardar la quistione da quest’altro lato, cioè se il de- creto della Prodittatura si dovrebbe modificare colla proposta Corleo, oppure lo si dovrebbe eseguire quale era. Pertanto il deputato Panattoni ritirò la sua quistione pregiudiziale. » i Ma a questo punto la discussione prese un aspetto più grave: il deputato Ondes- Reggio, membro e presidente della Commissione che aveva formulato il progetto, sor- geva egli stesso per oppugnarlo indirettamente, il che spiegava tutta la sua prece- DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 63 dente tattica nello averne sempre procrastinato lo esame nel seno della Commissione, sperando di farlo finalmente naufragare ($ 10). Egli cominciò collo scusarsi di far parte di quella Commissione, sostenendo che con ciò non intendeva contradire i pro- prii principii, e che quantunque una tal legge attentasse alla proprietà della (hiesa, pure egli vi aveva consentito e collaborato per evitare che mali maggiori si com- mettessero alla proprietà dei beni religiosi, atteso il tristo andamento dei tempi, Contro lui si levarono i deputati siciliani La Porta e Crispi. Ma in vero la quistione non fu sollevata sino all’aitezza de’ suoi principii, poichè se ne volle fare una sem- plice quistione di fatto, sostenendosi dai medesimi e negandosi dall’Ondes che i beni furono donati soltanto in usufrutto alle Chiese di Sicilia nei tempi d’ignoranza, ma che la proprietà è pur sempre rimasta allo Stato, il quale ora ne può disporre al- trimenti., 1l deputato Ondes invocava il principio di proprietà, come in generale lo invocano tutti i clericali. che non vogliono subordinare all’interesse pubblico la forma della proprietà della Chiesa, sotto il pretesto che essa deve esser libera della pro- prietà sua come qualunque altro, e perciò non deve soggiacere a veruna legge spe- ciale e restrittiva, Essi non si accorgono, o non vogliono accorgersi, che la proprietà territoriale è essenzialmente privata, perchè soltanto i privati possono ben coltivare la terra, e non è lecito a chicchessia stornare dal suo naturale indirizzo 1’ agricol- tura concedendo la terra ad enti morali che non potranno ben corrispondervi, con danno evidente della pubblica economia. È questa la vera ragione, per cui lo Stato ha dritto d’immutare la proprietà terriera degli enti morali qualunque pur sieno, e di cambiarla in una rendita di altra natura in proporzione ai bisogni ed allo scopo degli enti morali medesimi, Per altro è pur lo Stato che decide sull’esistenza, sullo scopo e sui bisogni di qualsiasi ente morale, apprestando o mantenendo loro i mezzi corrispondenti. Osservò intanto l’onorevole Valerio che quella sarebbe stata una inutile discussione accademica; per altro il deputato Ondes non ne faceva una formale proposta, ma una mera dichiarazione di suoi principii, Così la discussione generale fu chiusa e si venne allo esame degli articoli. $ 13 Discussione degli articoli, Surse dapprima una poco importante quistione sull’uso della parola enfiteusi, alla quale il deputato Sanguinetti avrebbe voluto sostituire quella di censo. Il ministro della giustizia, Conforti, fe’ rilevare che qui non si trattava più dell’antica enfiteusi baronale col sno laudemio, Invece il Presidente dei ministri non avrebbe voluto nè la parola enfiteusìi, nè l’altra di censo, ma piuttosto rendita perpetua redimibile. Però i deputati napoletani Pica, Giacchi e Mancini, vennero a chiarire il concetto di questo genere di enfiteusi, dimostrando alla Camera che tale enfiteusi redimibile e senza quei patti feudali era già ammessa nelle Due Sicilie dal Codice del 1819, sic- come altronde io l’aveva fatto rilevare nella relazione che posi innanzi al mio pro- getto. 64 STORIA DELLA ENFITEUSI Intanto l'onorevole Mancini, vista la portata della legge che si discuteva, prese quella occasione per proporre alla Camera in linea di emendamento che, invece di appli- carsi alle sole provincie siciliane, essa si estendesse a tutto il regno d’Italia. A que- sta proposta si oppose il Governo per mezzo dei ministri Pepoli e Conforti, come pur si opposero i deputati Ondes-Reggio, Allievi e Cavallini, ponendo sopra di essa la qui- stione pregiudiziale; la quale dalla Camera fu accettata, e perciò la estensione della legge a tutta l’Italia non venne ammessa. Non devo lasciar di ricordare in questa occasione ciò che dicevami sei anni dopo (in dicembre 1868) il ministro delle Finanze ‘conte Cambray-Digny: Quanto sarebbe stato meglio che avessimo esteso la legge della enfiteusi a tutti i beni ecclesiastici d’Italia! A quest'ora il patrimonio ecclesiastico si sarebbe ben liquidato, ed avremmo fatto con convenienza le nostre operazioni sì per la Chiesa che per lo Stato! Un'altra quistione fu quindi sollevata dal deputato Sanguinetti per modificare la riserva che l’onorevole Ondes aveva fatto entrare nel progetto della Commissione, cioè quella di escludere dall’ enfiteusi i beni ecclesiastici di patronato laicale. 0s- servava il Sanguinetti che escluderne i beni delle cappellanie laicali era ragione- vole, perché questi son beni veramente privati, addetti a celebrazione di messe, ma non passati nel dominio della Chiesa. Al contrario, i beni, su cui si conserva sol- tanto un patronato laicale, son già divenuti proprii della Chiesa e perciò debbono comprendersi nella disposizione generale di doverli concedere. Unironsi ad appog- giare questa ragionevole idea i deputati Panattoni e Pica; e quantunque Ondes avesse pur sostenuto essere privati i beni di patronato laicale, la Camera fece ra- gione alle osservazioni contrarie, ed accolse l'emendamento Sanguinetti, Laonde nel- l'articolo 1°, invece di dire: « eccetto quelli di patronato laicale » si disse: « eccetto quelli che provvengono da cappellanie laicali, » Il deputato Ondes-Reggio si alzò quindi a far l’ altra quistione, cioè se i lotti si dovrebbero tutti censuare all’asta pubblica, o col sorteggio. Egli mostrò preoccuparsi della sorte dei lavoratori che non hanno capitali: su di essi, egli diceva, prevarreb- bero in un incanto pubblico i capitalisti. Quindi proponeva togliersi dall’articolo 1° le parole previo incanto. Contro di lui favellarono gli onorevoli Ugdulena relatore, Pica e De Cesare. Il relatore espose quali fossero stati gl’intendimenti della maggioranza della Commissione, dimostrò non essere utile all’agricoltura che divengano proprietarii di terreni coloro che mancano di capitali per ben coltivarli, che anzi per essi la mag- giore utilità è quella che in ragione dell’accrescimento delle colture venga meglio richiesta la loro opera e sia più largamente pagata. Pica confermò questa idea colle osservazioni di fatto, cioè cogl’infelici risultati di altre concessioni a sorteggio di beni dei comuni delle provincie meridionali. Ma allora il deputato Ondes capovolgeva to- sto il suo elastico argomento, sostenendo al contrario che nell’incanto si sarebbero presentati a preferenza i nullatenenti all’ oggetto di far guadagno nella rivendita; e così egli stesso si dava la zappa ne’ piedi dimostrando che coloro, cui mancano i capitali, non son buoni alla coltivazione e cercherebbero di aver terreno soltanto DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 65 per farne oggetto di lucro col cederlo ad altri più ricchi: epperò la gola di far tale lucro si sarebbe vieppiù accresciuta nel sistema del sorteggio, perchè avuto un lotto per basso canone fisso, lo si potrebbe poi rivendere a più caro prezzo, Finalmente De Cesare metteva in maggior luce le vere idee del barone Ondes, il quale presso a poco avrebbe voluto rinnovare il sistema feudale, attaccando il proletario alla Chiesa ed al signore come negli antichi tempi. « Dal nulla si è ricavato mai nulla? » diceva De Cesare « il sistema Ondes-Reggio è diametralmente opposto ad ogni sana massima di eco- « nomia concernente il possesso delle terre ed il miglioramento agrario, » Fu quindi respinta la proposta Ondes e fu approvato il coucetto della Commissione. Ammesso il primo articolo , cioè il concetto fondamentale, passarono tutti di se- guito senza opposizione nè discussione gli articoli sino al 17°, concernenti le dichia- razioni, la fissazione della rendita netta, la intima e pubblicazione dei quadri. Un altro esame fu quindi impegnato sull’articolo 18°, Il signor Ondes impugnò il sistema adottato dalla Commissione, cioè che in tutta questa operazione altro non vi si debba vedere che un affare puramente amministrativo: egli perciò voleva che i terzi, nel caso si sentissero gravati dalle deliberazioni della Commissione circa le loro pre- tese sui fondi censuabili, non dovrebbero portarne reclamo al Consiglio di Prefettura, come era disposto nel cennato articolo, ma invece ai Tribunali ordinarii, Veramente la Commissione, avendo .già adottato il principio di far eseguire presso i Tribunali le subastazioni colle forme della procedura per la vendita degl’immobili dei minori giusta il decreto del 1833, siccome ho fatto sopra notare ($ 10), non po- teva più incontrare difficoltà ad ammettere il medesimo dualismo tra Commissione enfiteutica e Tribunale nel risolvere i reclami dei terzi. Si fece adunque un po’ di questione sull’ emendamento Ondes soltanto per determinare se il gravame si do- vrebbe recare al Tribunale, ovvero alla Corte di appello. Oltre al detto deputato On- des ed al relatore Ugdulena, presero parte a questa discussione gli onorevoli Crispi, Paternostro, Pironti e Chiaves. Si venne pertanto alla determinazione di ammettere come decisione di prima istanza quella della Commissione di enfiteusi, col gravame in seconda istanza presso la Corte di appello. Prevalse così la proposta Pironti. Il deputato La Porta sull’articolo 19° voleva proporre un emendamento, voleva cioè restringere il limite massimo dei lotti a 50 ettare invece di 100, ed il limite me- dio ad ettare 5 invece di 10. Ma, combattuto dal relatore e da Ondes, l'emendamento non fu accettato, e fu approvato l’articolo della Commissione, Nessuna difficoltà fu sollevata contro gli articoli 20°, 21° e 22°, Soltanto s' impe- gnò nuova discussione sull’articolo 23°, nella quale presero la parola i deputati Pa- nattoni, Mancini, Salaris e Regnoli, oltre al relatore, I punti in controversia furono due, cioè: se si dovrebbe accordare la prelazione al domino diretto nei casi di alie- nazione del dominio utile, e se il canone dovrebbe essere indivisibile in tutti i casi di divisione del fondo, siccome la Commissione aveva creduto di ammettere in op- posizione alla mia primitiva proposta. Ma il deputato Mancini con vigorosa argomen- tazione dimostrò non potersi riconoscere nei titolari ecclesiastici il dritto di prela- Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. VII. Parte IL. 9 66 STORIA DELLA ENFITEUSI zione e costrinse la Commissione ad accettare l’idea opposta; anzi le fece accettare la massima che il titolare debba riconcedere il fondo con quelle stesse norme nel caso di devoluzione. Come pure i deputati Panattoni, Salaris e Regnoli, fecero prevalere la più saggia idea che il canone debba dividersi nella stessa misura che si divide il fondo. Il deputato Salaris previde il caso della deserzione degl’incanti ed indusse la Ca- mera a porre un altro articolo, con cui si dà facoltà alla Commissione di concedere in enfiteusi colla trattativa privata quei fondi che in tre esperimenti all’asta pub- blica non avrebbero potuto ottenere offerte. Questo articolo fu collocato al numero 30, essendo stati in antecedenza approvati e con leggieri incidenti gli articoli dal 24° al 29°, Come del pari furono in seguito approvati senza quistione gli articoli dal 31° al 34°, Surse una nuova discussione sull’articolo 35° in quanto al modo di affrancare i ca- noni, poichè si fe’ presente che una legge era già stata votata dal Senato e stava discutendosi presso la Commissione della Camera per dare una norma generale a tutte le affrancazioni di canoni, censi e livelli; perciò il modo di affrancare i nuovi canoni avrebbe dovuto subordinarsi a quella norma generale. Parlarono il Presidente dei mi- nistri, Mancini, Ondes, Sineo ed il relatore, e si venne quindi alla conclusione di dar facoltà agli enfiteuti di redimersi dei canoni con eguale rendita sul Gran Libro, anche in una o più rate a lor piacimento, finchè non sia altrimenti provveduto con legge generale. Fu combattuto giustamente e ritirato l’articolo 36° della Commissione, che dispo- neva doversi tosto eseguire questa legge con regolamento approvato da reale de- creto, poiché ciò sarebbe stato comune a qualsiasi legge e non occorreva una speciale statuizione. Quindi l’articolo 37°, che abrogava ogni disposizione contraria, passò al luogo del 36°, — Non potè ottenere il deputato Salaris un altro articolo ch'egli vo- leva mettervi in mezzo per impegnare il Governo a presentare un nuovo progetto, con cui avrebbero dovuto a parer suo concedersi, anche con forme diverse, tutti quei fondi che sarebbero stati esclusi da questa enfiteusi perchè coperti di alberi, di vigne 0 di boschi, o perchè contenenti miniere. La intiera legge in 36 articoli fu approvata dalla Camera con una maggioranza di quasi due terzi dei votanti. Essa è riportata tra i documebti alla lettera K. $ 14 Discussione della legge în Senato. Passato il progetto al Senato e fattosene con rapidità l’esame ne’ suoi 5 Ufficii, i Commissarii ebbero mandato di approvarlo e relatore ne fu l’ onorevole professore Michele Amari, Egli espose in una breve relazione le due precipue ragioni, per le quali credeva doversi approvare: 1° perchè una gran quantità di beni, cioè i demaniali, andavano a mettersi in vendita, quindi non era giusto gettare anche sul mercato i beni ec- DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 67 clesiastici di Sicilia, ma piuttosto conveniva concederli in enfiteusi come un mezzo di passaggio alla loro completa alienazione, 2° perchè con questo progetto si corregeva il precedente decreto della Prodittatura che aveva parecchi difetti, Il giorno 6 agosto 1862 venne destinato all’esame della legge, e la discussione ge- nerale fu ben lunga: vi presero parte per oppugnarla i senatori Siotto-Pintor, Linati e conte Amari, per difenderla il relatore professore Amari, il ministro di grazia e giustizia Conforti, e De Monte. Le obbiezioni del senatore Siotto-Pintor miravano sopra tutto a non ammettere nuovi contratti di enfiteusi come di lor natura feudali e del medio evo : egli per questo ri- guardo appoggiavasi alla legge che di recente aveva votato il Senato sull’affranca- bilità dei canoni enfiteutici, censi e livelli: vogliamo, egli diceva, far nascere delle nuove enfiteusi, quando abbiamo statuito l’affrancabilità di quelle preesistenti per di- struggerle? Perlocchè la tesi di lui era quella di doversi vendere i beni ecclesiastici di Sicilia, come tutti gli altri d’Italia. Anzi cercava di trarre dal suo canto il Mi- nistero dicendo che questa legge non era ne’ suoi pensieri, e che il Ministero l’a- veva subita per la pressione dei Deputati siciliani, Il senatore Linati fondavasi in parte sull’ argomento del non doversi più ammet- tere nuove enfiteusi; ma dall’altro canto combatteva la legge come nociva agli enti ecclesiastici, perocchè credeva che gli agricoltori non avrebbero voluto concorrere a questa operazione senza trovarvi un loro aperto profitto, il quale sarebbe caduto in danno dei corpi morali. Finalmente il senatore conte Amari sforzavasi a dimostrarne la inopportunità ad- ducendo esempii di altre precedenti censuazioni di beni ecclesiastici della Sicilia, le quali a creder suo non avevano fatto buona pruova: egli diceva che i beni gesui- tici nella prima espulsione della Compagnia fossero stati già censuati (era un errore) e che quei beni si fossero quindi concentrati in poche mani, o fossero stati abbando- nati. Soggiungeva ancora che frazionati i latifondi delle Chiese di Sicilia, (dei quali taluni giungono pure ad ettare 2600) in esigui lotti di ettare 10 in media, non avrebbero mai potuto ben coltivarli i piccoli agricoltori, i quali avrebbero dovuto recarsi a gran distanza dall'abitato, con perdita di tempo, con dispendio e per tenue interesse. Ma il relatore ribatteva gli argomenti dei tre anzidetti Senatori, Osservava in primo luogo al senatore Siotto-Pintor la inopportunità di porre in vendita i fondi ecclesia- Stici di Sicilia nell’atto stesso che si dovevano vendere i demaniali; ed a tal nopo istituiva dei calcoli sugli elementi catastali del 1858 per rilevare la grande esten- sione di quei fondi. Al senatore Linati rispondeva con mostrare l’ eccezionali circo- stanze della Sicilia e perciò la necessità di darle una legge speciale; egli soggiun- geva che questa legge non colpirebbe il clero liberale di Sicilia, come il sudetto Se- natore aveva mostrato di temere, ma invece colpirebbe i vescovi e gli alti dignita- rii, i quali possedevano la maggior parte deì beni, ma non dimostravansi favore- voli all’ unità italiana. Al conte Amari fece scorgere l’ errore della concessione enfi- 68 STORIA DELLA ENFITEUSI teutica dei beni ‘gesuitici ch’ egli sosteneva, e sopra tutto gli fe’ rilevare quali sa- rebbero state le conseguenze della indefinita sospensione del disammortamento dei fondi ecclesiastici siciliani giusta le idee dell’onorevole Conte. « Gli stessi teologi » diceva il relatore, « non posson niegare che la Provvidenza vuol pure essere aiutata dall’uomo. « La legge della censuazione è utile e giusta perché prepara e stabilisce un termine « di mezzo, uno stadio da percorrere tra le condizioni attuali e quelle della maggior e divisione e della maggior libertà della proprietà territoriale. » Il ministro Conforti dovette in primo luogo scagionarsi dell’accusa mossagli che non avrebbe avuto nel suo pensiero l’accettazione di questa legge. Disse che veramente essa era d’iniziativa parlamentare, del signor Corleo; che fu proposta sotto altro Ministero e che il Ministero attuale l’accettava, perchè tutti i Deputati siciliani la ri- putavano grandemente utile alle condizioni peculiari dell’Isola, ed essi dovevano più di ogni altro esser competenti a conoscere il bene o il male che tal legge avrebbe recato ai loro luoghi. Ammetteva ben vero all’onorevole Siotto-Pintor che vi sarebbe una contradizione ad ordinare novelle enfiteusi, mentre si era disposta l’affrancabi- lità delle preesistenti; ma credeva che la contradizione veniva a dileguarsi in riguardo alle speciali circostanze della Sicilia. Finalmente egli pur riconosceva.in questa legge un progresso, cioè nel senso che essa veniva a corregere i difetti del decreto della Prodittatura, il quale, se questa non fosse stata approvata, sarebbe sempre rima- sto in vigore con tutti i suoi difetti. E poichè il senatore Lauzi gli oppose che se il decreto della Prodittatura sembrasse vizioso, lo si potrebbe con un’altra legge soppri- mere, dovette egli replicargli che questo non era il suo argomento unico, ma che tra gli altri argomenti a favore della legge in discussione vi era pur cotesto di dover con essa corregere il decreto prodittatoriale. Ma invero fu il senatore De Monte che si elevò all’altezza de’ principii, Egli negò recisamente, e con ragione, che una contradizione vi fosse tra queste nuove enfi- teusi e la ordinata affrancabilità delle preesistenti; perocchè queste sarebbero state redimibili non meno che quelle, e sempre scevre degli odiosi patti feudali. Attesa la necessità di far coltivare tutti cotesti latifondi e la impossibilità di porli in vendita senza depreziarli, la enfiteusi diveniva utile sì agli agricoltori, che ai corpi ecclesia- stici: con che egli rispondeva pure alla obbiezione Linati. Ed in vero, soggiungeva De Monte, con questa legge non si mira ad altro che a quel giusto scopo che pre- figgevansi il dritto romano e le posteriori legislazioni nell’ammettere il contratto di enfiteusi, cioè all’immegliamento delle terre che ne fossero capaci: infatti i fondi co- perti di alberi o di vigne ne sono espressamente esclusi. Pertanto egli concludeva così: « non essendovi contradizione tra la legge testè votata dal Senato (dell’affran- « cabilità dei canoni) e quella che ora si propone; non essendovi alcun danno delle « corporazioni ecclesiastiche; conseguendosi anzi lo scopo della pubblica e privata uti- « lità, concludo che la legge debba essere accolta dalla saviezza del Senato, » Chiusa la discussione generale, si venne allo esame degli articoli. Nel quale pria di tutto il senatore Siotto-Pintor volle fare qualche osservazione sul modo con cui DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 69 sarebbe costituita la Commissione: egli credeva che il Presidente la Corte di appello avrebbe potuto delegare qualche Presidente di classe, o qualche membro della Corte, ed in tal caso non sarebbe stato bene che la presidenza della Commissione apparte- nesse ad un Sotto-Prefetto o ad un Consigliere di Prefettura. — Ma a questa prima ob- biezione rispondevano il senatore Pinelli ed il ministro Conforti osservando che l’ipote- tico inconveniente previsto dall’onorevole Siotto-Pintor sarebbe stato facilmente evitato dalla prudenza del Presidente la Corte di appello, che nell’usare della sua facoltà non avrebbe mai delegato ad un magistrato di ordine superiore al Sotto-Prefetto o al Con- sigliere di Prefettura. Pure il senatore Siotto-Pintor volle insistere e presentò un emen- damento per restringere la delegazione ad un giudice di circondario, o in generale ad un giudice inferiore a consigliere di appello; ma questo emendamento fu poi dal me- desimo ritirato. Altre osservazioni volle pure esporre il sudetto Senatore sopra alcuni vocaboli e so- pra certe espressioni della legge. Egli proponeva che non si dicesse: Esse Commts- sioni funzioneranno, come ancora che si togliesse la frase a firma del Presidente, perchè non sono voci, né frasi italiane; credeva pure che la parola coacervo non fosse italiana, ma piuttosto arabica, gota, o visigota. Queste quistioni di purità di lingua, per le quali si sarebbe dovuto rifare il linguaggio della legge e perciò si sarebbe essa dovuta rimandare alla Camera dei Deputati, furono tosto smaltite dal Senato, il quale nè anche appoggiò uno di cotesti emendamenti linguistici, su cui l’o- norevole Siotto-Pintor credette insistere. E poi il professore Amari gli dovette assi- curare che la parola coacervo non è niente affatto arabica, ma che viene dal latino e che in Sicilia è bene intesa; come non potè fare a meno di dirgli celiando che con questo sistema sarebbe stato necessario tenere sul tavolo del Senato un dizionario della Crusca. i Così nessun’ altra difficoltà fu sollevata contro i varii articoli, i quali furono tutti di seguito approvati. Però, quando si venne alla votazione segreta, si ebbe un risul- tamento ben rimarchevole: il Senato approvò la legge con una maggioranza di soli 3 voti: furono 35 favorevoli e 32 contrarii in 67 votanti. Per poco non fu reietta. $ 15 Pubblicazione della Legge 10 agosto 1862 — Formazione e pubblicazione del Regolamento. La Sicilia era in quei giorni assai agitata per il movimento che avea destato il ge- nerale Garibaldi all’oggetto di condurre di là una spedizione di volontarii a Roma, quella che alla fine dello stesso mese di agosto 1862 andò a terminare coi dolorosi fatti di Aspromonte, Fu appunto in quel tempo che il Governo affrettossi a sottoporre alla firma del Re questa legge speciale per la Sicilia, già di recente approvata dal Senato, e fu essa infatti firmata il giorno 10 agosto 1862. Però se ne fece la pubblicazione sulla Gaz- zetta Ufficiale del regno il giorno 15 dello stesso mese col numero 743 della Rac- colta delle leggi e decreti (Documento K). 70 STORIA DELLA ENFITEUSI Ma la preoccupazione per la infelice riuscita della spedizione di Garibaldi era tanta in quei momenti nella Sicilia, che essa quasi non si accorse di aver finalmente ot- tenuto questa desiderata legge. Poco dopo essendo caduto il Ministero Rattazzi senza ancora averne fatto il correlativo regolamento, fu anche questa una novella causa di ritardo nella sua attuazione; poichè il Ministero nuovo sotto la presidenza di Min- ghetti, e col deputato Pisanelli a ministro di grazia e giustizia, trovava una lacuna a dover compiere per le disposizioni regolamentari di una legge che esso non aveva studiata nè difesa innanzi le Camere. Ritornai quindi in Parlamento e feci conoscere all’onorevole Pisanelli che io, per trarre a buon termine la bramata esecuzione di questa legge, mi ero già permesso d’inviare al cessato presidente del Consiglio Rattazzi uno schema di regolamento, all'oggetto di farlo studiare e cavarne infine il regolamento definitivo, Non essendosi potuto più ritrovare quello schema, ne formai un altro, il quale dal ministro fu fatto esaminare secondo le consuete norme; e con alcune poche modificazioni divenne il re- golamento firmato dallo stesso Pisanelli ed approvato con decreto reale del 26 mar- zo 1863, che porta il numero 1203 della Raccolta delle leggi e decreti (Documento L). Ecco in breve le parti principali del detto regolamento. Pria di tutto esso prov- vide alla costituzione delle Commissioni, A tale oggetto fu data ai Prefetti l’inizia- tiva d’invitare gli Ordinarii diocesani, i Presidenti le Corti di appello, e le Deputa- zioni provinciali, a nominare fra dieci giorni dallo invito i rispettivi loro delegati giusta la legge, e ad avvisarne tosto i Prefetti e Sotto-Prefetti presidenti delle sin- gole Commissioni. Se i Vescovi non volessero nominare il loro delegato, la Commis- sione s’intenderebbe sempre costituita colla elezione di tutti gli altri membri. — Si pensò pure alla supplenza del Prefetto facultandolo a delegare giusta la legge un Consigliere di Prefettura, come anche alla supplenza del Ricevitore demaniale del cir- condario, che in caso d’impedimento o di assenza avrebbe dovuto esser sostituito da un funzionario dell’ordine finanziero scelto dal Direttore del ramo. La presidenza, in mancanza del Prefetto o del suo sostituito, ed in mancanza del Sotto-Prefetto, fu affidata al Giudice delegato dal Presidente della Corte di appello, ed in difetto di costui al Ricevitore demaniale o a chi ne faccia le veci. Le nuove nomine, in caso di mancanza di membri, apparterrebbero a quegli stessi che hanno il dritto di nominare. Il Presidente destinerà il luogo e i giorni delle sedute ed annunzierà sul Gior- nale Officiale i nomi di tutti i componenti. Quattro impiegati furono addetti al servizio della Commissione: un segretario, un vicesegretario e due applicati. Or, per dare esecuzione alla legge, la più interessante cosa era la raccolta di tutti gli elementi necessari per conoscere i fondi ecclesiastici, il loro stato ed i loro pesi, all'oggetto di poterli censuare. Trattavasi però di censuazione forzosa, ed era stato già previsto che i titolari non vi si sarebbero volentieri rassegnati; perlocchè dalla legge si erano minacciate le multe. Ma appunto per questo era rilevante ordire in DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 71 tal guisa le fila che niuno dei titolari ecclesiastici avesse potuto sfuggire dall'occhio della Commissione e che nel tempo stesso non avessero potuto nascondersi i loro fon- di. — Per giungere a questo doppio scopo, ecco come s° intrecciarono le disposizioni nel regolamento. Il Presidente della Commissione domanda dalle Giunte municipali del circondario un notamento esatto di tutti i corpi morali ecclesiastici ed istituzioni di culto esi- stenti nel proprio comune, col nome e cognome di chi li rappresenta. Questo nota- mento deve esser fornito fra 30 giorni. Con tale prima guida il Presidente invia a ciascun rappresentante, per mezzo del sindaco del comune, un modello di dichiarazione a stampa, che per essere uniforme è stato aggiunto al Regolamento colla tabella A (Documento L). Nel tempo stesso in- via a’ notari di ciascun comune, per mezzo pure del sindaco, i modelli a stampa ag- giunti ancora al regolamento colle tabelle B e C, affinchè essi vi segnino tutti gli atti di traslazione fondiaria dell’ ultimo trentennio a favore degli enti ecclesiastici, e tutti gli affitti del sessennio 1855-1860 che debbono servire per prenderne la me- dia secondo le norme stabilite dalla legge, ovvero per farvi la dichiarazione nega- tiva se presso loro, o nelle minute di altri notai da loro conservate, non si trovas- sero di tali atti. Chiede finalmente dai percettori ed esattori i ruoli catastali dei beni rurali di tutti gli enti ecclesiastici del comune, Un quadro di tutti i sudetti beni ‘vien pure chiesto dalla Giunta municipale, Così da tutti i lati è indagata la proprietà rurale ecclesiastica, e se i titolari son manchevoli alla dichiarazione, o non la fanno completa, la Commissione ha tutti gli altri riscontri della Giunta, dei notari e del catasto, per riconoscerne le mancanze o le lacune, Son quindi disposte le misure disciplinari contro i notai e percettori, i quali man- cassero al loro dovere nel termine prescritto; e per l'applicazione di tali misure ai notari son tutte delineate le procedure che debbonsi seguire presso i Tribunali. Ai sindaci ed alle Giunte municipali, in caso di trasgressione del loro dovere, è minac- ciato lo invio de’ commissarii giusta la legge comunale. Le dichiarazioni dei titolari ecclesiastici si ricevono e si esaminano dal Presidente la Commissione che ne rilascia loro documento, e se manca qualche parte, li invita a compirla. Poscia la Commissione, col confronto di tutti gli altri elementi, giudica sulla loro veridicità — Tutti quelli che fra i due mesi non han dichiarato, e quelli che han fatto dichiarazioni monche o non veritiere, son proposti come multabili, e la Re- gia Procura li fa intimare per esser condannati alla multa dal Tribunale, la quale, dopo udite le loro difese, se vi ha luogo, viene inappellabilmente inflitta. — Notifi- cate le sentenze di multe, queste vengono riscosse dai Ricevitori locali e formano introito della cassa di ciascuna Commissione: con esse poi si compensano le loro spese d’insediamento e d’ufficio. Raccolti tutti quelli elementi, la Commissione riconosce i fondi di ciascun ente ec- clesiastico, la loro natura, coltura, estensione, confini, pesi, ipoteche, servitù, giudi- 72 STORIA DELLA ENFITEUSI zii pendenti, fabbriche, acque, casamenti, affitti del sopradetto sessennio, affitto in corso, e catasto. Forma così un quadro per ciascun fondo con tutte queste nozioni, ne ritrae la rendita media dal detto sessennio e dal catasto giusta l’articolo 10° della legge, e poi ne deduce i pesi giusta il 12°, Quel che resta è la rendita netta. Si è pure previsto il caso che gli affitti del cennato sessennio fossero stati con- venuti in derrate, e si è stabilito allora di chiederne il prezzo del tempo dal sin- daco locale, ed in mancanza da tre sindaci più vicini per prenderne la media, In piedi allo stesso regolamento si è aggiunto un esempio del modo di calcolare la media su i menzionati affitti e sull’imponibile catastale. Ove poi in quel sessennio non vi fossero stati affitti, o non si conoscessero, la rendita verrebbe stabilita sul solo imponibile catastale. Questo quadro per mezzo di usciere mandamentale s’intima al titolare, onde egli fra un mese possa reclamare alla Commissione, se il creda. La Commissione deciderà su i reclami. Indi essa pubblica sul Giornale Officiale quel quadro istesso e lo fa affiggere dai sindaci alla porta della casa municipale del comune ove è sito il fondo ed ove ri- siede il titolare ecclesiastico, non che alla porta della medesima Commissione. Da quella pubblicazione i terzi, che credono aver ragioni a reclamare, han 20 giorni di tempo per presentare il loro ricorso, intimandolo al Presidente insieme coi documenti per mezzo di usciere. La Commissione vi decide e notifica ad essi la sua delibera- zione, contro la quale possono pur gravarsi alla Corte di appello colle procedure del rito sommario. Per tutto questo tempo le operazioni della enfiteusi rimangono so- spese. Se però i terzi infra 20 giorni non avessero reclamato, resterebbero bensi illesi i loro dritti, ma non si potrebbero più opporre al compimento della censuazione, Finalmente, per non lasciare accadere che sì espongano all’enfiteusi fondi pertinenti ad Opere pie laicali e di beneficenza, si è ordinato che il quadro sia pur communi- cato alla Deputazione provinciale, al Consiglio di Prefettura ed al Regio Procuratore del Tribunale, onde essi facciano alla Commissione, se ne abbiano, le loro osservazioni in contrario. Così resi definitivi i quadri, la Commissione osserva se i fondi sieno di tale esten- sione da doversi dividere in quote giusta l’articolo 19° della legge. In tal caso in- vita i titolari a dare una nota di periti che essi crederebbero conoscitori del fondo e adatti a quotizzarlo. Ella quindi sceglie da uno a tre periti. I periti misurano e fanno un piano di divisione, per sottoporlo al giudizio della Commissione, che lo approva o lo modifica. Vanno poi a stabilirvi i segni divisorii permanenti e dan relazione di tutte le quote. Sulle basi del quadro, e della relazione dei periti quando vi sieno quote, la Com- missione redige il quaderno delle condizioni per servire all’incanto pubblico. Manda questo quaderno al Regio Procuratore del Tribunale, e ne avverte in pari tempo il titolare, onde egli assista all’asta, se lo voglia. Il Regio Procuratore fa destinare il giorno dello incanto e ne fa pubblicare i bandi sul Giornale Officiale e negli stessi DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 13 luoghi ove si era affisso il quadro, più ancora alla porta del Tribunale. L’asta si ce - - lebra colle forme prescritte per la vendita degl’immobili dei minori. Se gl'incanti rimangono deserti per tre volte, il Regio Procuratore ritira il qua- derno e lo rimanda alla Commissione per procedere alla trattativa privata secondo lo articolo 30° della legge. Se la enfiteusi per qualunque caso si scioglierà, il fondo sarà riconcesso colle stesse norme, sull’avviso del Regio Procuratore e per cura del Prefetto, Le spese per gl’incanti saran liquidati dal cancelliere del Tribunale ed omologate dal Presidente: gli enfiteuti dovran pagarle pria di riceverne la spedizione esecu- tiva. Le spese di divisione in quote saran liquidate dalla Commissione ed omologate dallo stesso Presidente il Tribunale: queste dovranno esser pagate dai titolari senza bisogno di giudizio, Si ordinò finalmente alle Commissioni un circostanziato rapporto mensile di tutte le loro operazioni all'Autorità da cui dipendono, e con facoltà a ciascun membro di fare le sue speciali osservazioni e proposte.— Come pur si provvide alla scelta degl’impiegati, che a preferenza avrebbe dovuto cadere su quelli rimasti in disponibilità, i quali a- vrebbero goduto dell’intero loro antico stipendio; e se si fossero ben comportati, sareb- bero stati raccomandati dalla Commissione alle considerazioni del Ministero, — Per le spese d’insediamento e di ufficio provvederebbe immediatamente la real Finanza per mezzo dei Ricevitori locali, salvo a compensarsene sul fondo delle multe di tutte le Commissioni, o in mancanza su altro fondo che sarebbe stato di accordo stabilito dai Ministeri dell'Interno, delle Finanze, di Grazia Giustizia e Culti, $ 16 Formazione delle Commissioni ed origine della Sopraintendenza: Reso pubblico sulla Gazzetta Ufficiale il soprascritto regolamento, tutti i Prefetti furono solleciti a mandar l’invito agli Ordinarii diocesani, ai Presidenti le Corti di appello ed alle Deputazioni provinciali, cui spettava far le delegazioni e le nomine, Così Ie Commissioni furon tosto quasi tutte costituite per ciascun circondario, Non tutti però i sudetti Ordinarii nominarono il loro delegato. Quelli che delegarono furono i seguenti: l’Arcivescovo di Monreale nella Commissione di Corleone, il Vescovo di Cefalù in quella di Cefalù, il Vicario Capitolare di Girgenti in quelle di Girgenti, Sciacca e Bivona, il Vicario Capitolare di Patti in quelle di Patti e di Mistretta, ed il Vicario dello Archimandritato di Messina in quelle di Messina e di Patti. Nella maggior parte furono anche provvedute le Commissioni dei quattro loro im- piegati secondo l’organico stabilito nel regolamento. Essi furono presi dal ramo de- gl’impiegati in disponibilità o in aspettativa, e furono ‘nominati con decreti ministe- riali sulle proposte dei Prefetti e dei Sotto Prefetti. Svolgevansi intanto con lentezza le operazioni preliminari, con cui i Presidenti delle Commissioni cominciavano a chiedere dalle Giunte municipali, dai notari e dai per- cettori, tutte le notizie che erano necessarie per formare il notamento generale dei Giornale di Scienze Nat. ed Econ., Vol. VII, Parte II, 10 74 STORIA DELLA ENFITEUSI titolari ecclesiastici residenti in ciascun comuue, e l'altro dei fondi rustici che ap- partenevano ai titolari ivi residenti o a quelli residenti altrove. Come era naturale, incominciavano a sorgere delle difficoltà o per dubbii di mas- sima nella esecuzione della legge e del regolamento, o per ostacoli che vi frappo- nevano tanto coloro che dovevano somministrare tali notizie, quanto i titolari stessi ai quali già si andavano dirigendo gl’ inviti per porgere le loro dichiarazioni giusta il modello. Vuolsi però non lasciar di avvertire che taluni pochi enti ecclesiastici, anche prima che fosse stato pubblicato il regolamento col sudetto modello, e prima perciò che ne avessero ricevuto l’invito, avevano presentato ai Presidenti delle Com- missioni le loro dichiarazioni, spesso non così esatte, nè in quelle forme che ven- nero poscia determinate dal regolamento. Onde, tra i dubbi e gli ostacoli insorti, tra la lentezza del costituirsi le Commis- sioni e le loro segreterie, e tra le non uniformi dichiarazioni che si andavano rac- cogliendo, le preliminari operazioni dell’enfiteusi non procedevano con quella gene- rale uniformità ed alacrità che era nel desiderio di tutto il paese. — Inoltre, sin dal principio si manifestò il hisogno di un concentramento dei dati statistici di tutte le Commissioni, non solo all’oggetto di poter conoscere in complesso e coi singoli con- fronti la quantità ed il valore del patrimonio rurale ecclesiastico, ma anche per po- ter dare unica direzione a tutto il movimento delle Commissioni colla guida e col pa- ragoue dei loro rispettivi risultati. Non potei dunque fare a meno di lamentare presso il Ministro di grazia giustizia e culti, incaricato dell’esecuzione della legge, questa stessa lentezza, difformità nei pro- cedimenti e mancanza di direzione. E di riscontro l’onorevole Pisanelli facevami os- servare essere impossibile che il Ministero da Torino efficacemente sorvegliasse ed at- tivamente dirigesse questa operazione tutta speciale per la Sicilia: egli quindi mo- stravasi propenso ad affidare a me una particolare delegazione per tale sorveglianza e direzione. — Ed io mi offersi pronto ad accettarla, a condizione però che non mi si dèsse alcun salario, nè alcuna indennità, come nè anche il carattere d’impiegato. Previdi che non sarei stato abbastanza libero nell’esercizio di quella delegazione, se fossi stato salariato, o colla subordinazione d’impiegato. Mi persuasi che maggior de- coro ne sarebbe venuto alla posizione mia, e maggior servizio avrei reso al paese, se avessi anticipatamente rinunziato ad ogni compenso. Avrei in certo modo conti- nuato sino alle ultime conseguenze il mandato gratuito di deputato, per il quale mi ero reso promotore di quella legge. Il ministro Pisanelli accettò volentieri la mia proposta facendomene i più vivi rin- graziamenti, e mi affidò con ministeriale del 13 luglio 1863 la Sopraintendenza gene- rale delle Commissioni enfiteutiche in Sicilia (Documento M). Questa stessa Soprain- tendenza fu dipoi riconosciuta nel regolamento approvato con decreto reale del 21 lu- glio 1866 articolo 64, allorchè essa passò sotto il Ministero delle Finanze. Io era in Salemi, quando mi pervenne questo incarico dal ministro Pisanelli, e di là senza perder tempo apèrsi la corrispondenza con tutti i Presidenti le Commissioni, DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 75 co’ regii Procuratori dei Tribunali e cogli Ordinarii diocesani, Ed in primo luogo chiesi conto della composizione di ciascuna Commissione e delle loro segreterie, non che delle notizie che fossero state raccolte sino a quel momento per conoscere gli enti eccle- siastici di ogni comune, e dei procedimenti che fossero stati intrapresi per condurli alle rispettive dichiarazioni. La istituzione della Sopraintendenza, debbo notarlo, fu accolta con piacere da tutte le Commissioni, e tosto cominciarono esse a fornire le notizie richieste. Mi si era data facoltà di scegliere tra i disponibili i miei impiegati. Ma per quei 3 mesi circa, nei quali mantenni in Salemi l’ufficio della Sopraintendenza, ebbi a va- lermi di due soli impiegati disponibili del soppresso Macino che ivi potei trovare, e del disinteressato aiuto di parecchi amici che si offersero volontarii alla bisogna, Trasferii intanto il mio domicilio in Palermo, nella cui Università mi veniva con- ferita per concorso la cattedra di F%osofia Morale; e scelti i miei definitivi impie- gati tra i disponibili, cioè un segretario, un vicesegretario, cinque applicati, due u- scieri ed un serviente, diedi movimento alle operazioni, Due cose mi sembrarono necessarie sin dal principio : 1° abituare ad un mensile red- diconto statistico le Commissioni, all'oggetto di conoscere mano mano i titolari eccle- siastici ed i fondi di cui esse acquistavano notizia, il successivo progresso delle loro operazioni in conformità alla legge ed al regolamento, la natura finalmente ed il nu- mero dei principali loro carteggi colle altre autorità ed il modo con cui ne fossero corrisposte; 2° raccomandare ai Vescovi ed al Giudice della regia Monarchia ed apo- stolica Legazia di non far mancare i rispettivi loro subordinati del clero secolare e regolare alla dichiarazione prescritta dail’articolo 5° della legge, e ciò non solamente affinchè essi sfuggissero le multe minacciate dalla stessa legge, ma anche perchè i loro fondi non fossero per difetto di necessarie cognizioni mal censuati, Per ottenere il primo scopo, mandai un modello di rapporto statistico a tutti i Presidenti le Commissioni e l’invitai a riempirlo mensilmente, fondandomi sul dritto che già me ne dava l’articolo 48° del regolamento. Le categorie del modello erano le seguenti: 1° anno e mese; 2° movimento nel personale della Commissione e della segreteria; 3° titolari ecclesiastici del circondario — che han fatto le dichiarazioni — che debbon fare — o omisero le dichiarazionis 4° notari del circondario — che han presentato gli elenchi e certificati — che debbon presentarli — o mancarono; 5° Giun- te municipali — che han dato le note dei titolari ed i ragguagli — che non li han dato; 6° altre autorità dalle quali si son chieste le notizie e risultati; 7° multe — proposte, col nome e cognome — deliberate dal Tribunale, col nome e cognome — ri- scosse, col nome e cognome; 8° pratiche della Commissione in relazione agli articoli 10, 11, 12, 13, 14,15, 16, 17 e 18 della legge (raccolta di elementi, formazione e pub- blicazione dei Quadri) — esaurite — in corso; 9° pratiche della Commissione in re- lazione agli articoli 19, 20, 21, 22, 23, 24 e 25 della legge (quotizzazione dei fondi, compilazione ed invio dei quaderni al tribunale) — esaurite — in corso; 10° pratiche per le subaste — esaurite — in corso; 11° osservazioni. 76 * STORIA DELLA ENFITRUSI Quando le operazioni furono alquanto più innanzi, ridussi l'obbligo del rapporto sta- tistico ad ogni trimestre, tolsi le categorie relative alle notizie dei notari e delle Giunte municipali, ed allargai le categorie 8* e 9° per conoscere con maggiori det- tagli i reclami dei titolari e dei terzi, le deliberazioni che vi avessero fatto le Com- missioni, se vi fossero siati gravami di terzi alla Corte di appello ed in qual modo fossero stati esitati, di quali fondi si fosse ordinata la quotizzazione e se fosse stata eseguita. Ai Vescovi ed al sudetto Giudice della Monarchia diressi sin dall’agosto 1863 una ben chiara circolare, e la resi di pubblica ragione sul Giornale Officiale di Sicilia, per far conoscere ad essi ed al paese la responsabilità che peserebbe sui titolari ec- clesiastici, se le operazioni della enfiteusi per mancanza della cooperazione loro pre- séritta dalla legge riuscissero imperfette ed anche loro dannose. E bisogna pur dire che la maggior parte degli ecclesiastici si rese ubbidiente. Il 12 aprile 1864 io diedi a conoscere al pubblico sullo stesso Giornale Officiale i risultamenti delle loro dichiarazioni. Già poco più di 4 dei sudetti titolari avevano regolarmente dichiarato, soltanto poco più di ‘4; era stato proposto come multabile per inobbedienza, e poco meno di *% aveva ancora pendenti i termini per dichiarare. Di questi ultimi fecero poi la dichiarazione una metà in circa, e gli altri furono re- frattarii, Di guisa che scli 5/4, Si resero contumaci, gli altri 74, ubbidirono e diedero i prescritti lumi. Si distinsero nella obbedienza alla legge le Case religiose maschili ed i Parrocati. Per più di metà i Monisteri di donne dichiararono, dei Vescovi sol- tanto una metà. Sollecitai presso il Ministero le nomine ancora non venute degl’impiegati di talu- ne Commissioni e feci le proposte di quelli per cui non fossero state ancora fatte. Come pur sollecitai le nomine dei membri ancora mancanti in aleune Commissioni. Onde esse furono presto al completo del loro personale. Così le operazioni dell’enfiteusi cominciavano ad avviarsi con quei lumi che in gran parte i titolari, le Giunte municipali, i notari ed il catasto, avevano fornito. Ma, come era naturale il prevederlo, già cominciavano a venire alla Sopraintendenza molte do- mande e molti dubbii o per casi particolari, o per applicazioni di massima; e quando pur le domande si dirigevano al Ministero, questo non lasciava mai di rimandarle e di chiederne l’avviso alla Sopraintendenza. — Vedremo nel capitolo seguente come siasi quindi sviluppata una serie di massime direttive per l’applicazione della legge. DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 77 DOCUMENTI DEL CAPO SECONDO (1) N. 33. Progetto di legge e Regolamento presentato dal deputato Corleo nella tornata del 25 marzo 1861 — preso in considerazione nella tornata del 15 aprile 1861, « Art. 1, Fra il termine di un anno dalla pubblicazione della presente legge tutti i beni-fondi rurali o urbani, che si posseggono a titolo di proprietà dalle chiese o dal demanio pubblico in Sicilia, dovranno da essi concedersi ad enfiteusi perpetua redimibile in lotti distinti e previo incanto. « Rimane però proibito di stipulare in detta enfiteusi la pena della caducità per mancato pagamento, il diritto di laudemio e di preferenza in ogni caso di passag- gio. Come anche rimane proibito di poter succoncedere i detti beni. « Art. 2. Per beni-fondi delle chiese dovranno intendersi in generale quelli di qua- lunque chiesa cattedrale, parrocchiale, o altra; di qualunque vescovado, abbazia, «, priorato, o altra dignità e beneficio, con giurisdizione, con cura d’anime, o senza; di qualunque convento, monistero, collegio di Maria, o altra casa religiosa di qual- sivoglia denominazione; di qualenque capitolo, collegiata, prebenda, coro ecclesia- stico, o Gistribuzione corale; di qualunque cappellania, semplice istituzione di messe, spese di culto, o altra qualsiasi amministrazione ecclesiastica. « Art. 3. Sotto il nome di beni-fondi del pubblico demanio dovranno intendersi tutti quelli che per qualunque titolo appartengano allo Stato, anche se provengano da commende-o da aboliti conventini, restandone soltanto esclusi tutti i beni ap- partenenti alla casa reale. « Art. 4. Solamente non saranno concesse ad enfiteusi quelle case e giardini an- nessi alle medesime, che soglion servire per proprio istituto all’abitazione delle sud- dette persone ecclesiastiche, al disimpegno delle loro funzioni, o a luoghi di conta- bilità e di amministrazione sì delle chiese, che dei varii rami demaniali. « Come pure non saran concessi ad enfiteusi, appartengano alle chiese o al dema- mio, tutti i boschi cedui, tutti i fondi in cui esistano miniere aperte o indizi evi- denti di miniere, e quelli che in tutto o nella loro maggior parte sieno piantati a vigneto o ad albereto di qualunque natura. « Art. 5. Tutte le operazioni dell’enfiteusi, e principalmente la fissazione preven- tiva del canone, la formazione dei lotti ed il loro incanto, saran fatte per mezzo del rispettivo comune ove sono siti i beni, se avran luogo bonariamente, e per mezzo del Tribunale, sulla istanza del comune, se vi sarà controversia ; il tutto giusta le norme che verranno stabilite da apposito regolamento che sarà annesso alla presente legge. 78 STORIA DELLA ENFITEUSI « Art. 6. Quei comuni, che non hanno nel loro bilancio almeno due terzi della loro rendita in beni-fondi, in canoni enfiteutici, o in rendite fondiarie, son autoriz» zati ad aggiungere in tali enfiteusi l’obbligo di una rendita fondiaria redimibile in loro favore sopra ogni lotto, purché però la detta rendita non ecceda la decima parte del canone che si fisserà sopra ciascun lotto in favor delle chiese o del demanio. « In proporzione che avrà luogo nell’incanto d’ogni lotto l’accrescimento di detto canone, si dovrà parimenti accrescere la rendita fondiaria al comune, seguendo sem- pre la proporzionale ragionata ch’egli si è stabilito dentro il limite soprascritto. e Art. 7. Ogni altra legge in opposizione alla presente ed all’annesso regolamento è abolita. « Regolamento per la enfiteusi redimibile dei beni-fondi ecclesiastici e demaniali di Sicilia, e per la costituzione facoltativa di una rendita în favore dei co- muni. « Art. 1. Fra due mesi dalla pubblicazione della soprascritta legge, i rappresen- tanti ordinari delle chiese ed opere ecclesiastiche, di cui si parla nell’art. 2° della stessa, e de’ varii rami demaniali di cui si parla nell’art. 3°, dovranno presentare alle Giunte municipali di ciascun comune, nel cui territorio sono siti i loro beni- fondi, una dichiarazione da loro firmata, contenente: « 1° Un esatto quadro di tutti i loro beni-fondi rurali o urbani, colla descri- zione dei confini, il numero dei piani o delle stanze, se fossero beni urbani; la esten- sione, il numero degli alberi, dei casamenti, delle fattorie, delle sorgenti d’acqua, o altro che possa esistervi, e la natura dei rispettivi terreni, se fossero beni rustici; « 2° L'indicazione del titolo originario del loro possesso; « 3° Un sommario degli affitti dell’ultimo ventennio, colla designazione dei ri- spettivi atti o di qualunque altra prova correlativa; « 4° Il corrispondente numero del catasto, e rispettiva rendita imponibile che ne risulta; « 5° Finalmente l’ espressa significazione di esser pronti a stipulare l’ enfiteusi prescritta dalla sopradetta legge, per quel canone che dovrà esser fissato giusta le norme di questo regolamento e coi patti in esso indicati. Le Giunte municipali rilasceranno loro la ricevuta della già fatta dichiarazione, « Art. 2. I superiori ecclesiastici o dello Stato, cui appartiene la sorveglianza su- gli anzidetti rappresentanti ordinari delle chiese o del pubblico demanio, cureranno che da essi sien fatte con esattezza ed onestà tutte le operazioni che loro impone questo regolamento, « Art. 3. Scorsi i suddetti due mesi, e non adempito a quanto prescrive |’ arti colo 1° di questo regolamento, non si ammetterà nessuna scusa a vantaggio dei rap- presentanti delle suddette chiese e del demanio, nè anche quella di mancata auto- rizzazione, laddove ne abbisognassero; ed in tal caso saranno sottoposti ad una multa DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 79 non minore di lire 200, né maggiore di 400, per ogni mancata dichiarazione, a van- taggio del comune nel cui territorio sono siti i detti loro beni, « Tal multa sarà pronunziata con rito sommario e con sentenza inappellabile dal Tribunale a cui appartiene il comune, sulla semplice di lui istanza. Potrà però il Tribunale condannare nel nome proprio alla detta multa, o in tutto o in parte, gli stessi rappresentanti che saranno stati morosi a fare la soprascritta dichiarazione, « Sarà tenuta come mancante la dichiarazione, qualora nella dichiarazione presen- tata sia taciuto un terzo almeno dei beni-fondi che la chiesa o il demanio possiede nel territorio di quel comune. « Art. 4, Le Giunte municipali di Sicilia, dopo scorsi i suddetti due mesi, avranno il tempo dell’altro mese susseguente all’oggetto di formare un quadro di tutti i fondi di natura ecclesiastica o demaniale pei quali non sia stata fatta la dichiarazione, o di regolarizzare e completare quelle dichiarazioni che sienmo state fatte con man- canze, aggiungendovi tutte le notizie che potranno approssimativamente raccogliere su tutto ciò che è prescritto dall’articolo 1° di questo regolamento. « Un tal quadro, come anche ogni altro complemento di dichiarazione imperfetta, sarà notificato sulla loro istanza ai rispettivi rappresentanti ecclesiastici o dema- niali per mezzo degli uscieri di mandamento, insieme alla dimanda per la multa nel caso di mancata dichiarazione. « Art, 5. L’annuo canone, che si dovrà preventivamente stabilire come base del- l’incanto a favore delle chiese o del demanio, sui beni ch’essi devono concedere ad enfiteusi in adempimento della soprascritta legge, sarà appunto eguale alla media che risulterà tra l’imponibile catastale da una parte e l’ affitto medio degli ultimi vent'anni dall’altra parte. Però, prima di fissare il canone, dovranno dalla detta media dedursi tutti i pesi dovuti sui fondi stessi, sieno altri canoni enfiteutici, sieno legati, sieno rendite fondiarie, non che la tassa prediale dovuta allo Stato; come anche se ne dovrà dedurre sulle case di città o di campagna una sesta del loro im- ponibile fondiario per la manutenzione delle fabbriche: i quali pesi tutti resteranno in perpetuo a carico dell’enfiteuta. « Art. 6. In caso che gli affitti degli ultimi vent'anni fossero stati stabiliti in ge- neri o in derrate, e nou in denaro, allora se ne dovrà fare la valutazione in denaro colle mercuriali dell’ epoche rispettive esistenti nei comuni medesimi, o in caso di mancanza nel comune più vicino, «In caso poi che non vi fossero stati affitti in tutto l’ultimo ventennio, il detto canone sarà preventivamente stabilito sulla sola base dell’ imponibile catastale de- purato dei pesi come nel precedente articolo, « Art. 7, Le Giunte municipali, seguite nei primi due mesi le dichiarazioni pre- scritte dall’art. 1° del presente regolamento senza veruna controversia, si porranno d’accordo coi rappresentanti delle chiese o de’ varii rami demaniali che l’avran fatto, onde fissare preventivamente il canone rispettivo di ciascun fondo sulle norme te- stè indicate; e prima che finisca il terzo mese, dovranno sottoporre siffatte fissazioni 80 STORIA DELLA ENFITEUSI di canone all’approvazione del Consiglio comunale. Nel termine del quarto mese cia- scun Consiglio comunale dovrà approvare o far modificare, se occorra, le dette pre- ventive fissazioni di canone. Le quali, così approvate, passeranno alla revisione del Tribunale nella cui giurisdizione sono siti i beni. Questo, nel termine degli altri due mesi susseguenti, dovrà in camera di consiglio approvare o far modificare le dette preventive fissazioni di canone. « Art. 8, Il Tribunale, sulla istanza di ciascuna Giunta municipale, procederà a giudicare sulla enfiteusi forzosa ordinata dalla presente legge, e sulla fissazione pre- ventiva del canone colle norme sopra statuite, di tutti quei beni-fondi ecclesiastici o demaniali di cui sia mancata la dichiarazione prescritta dall’articolo 1° del pre- sente regolamento, 0 su di cui vi sieno dichiarazioni o fissazioni preventive di ca- none in qualunque modo controverse, «In tal caso le Giunte municipali presenteranno ai Tribunali i quadri da loro no- tificati ai rappresentanti, delle chiese o del demanio a termini dell’articolo 4° di questo stesso regolamento, e tutti quegli altri documenti che crederanno influenti allo scopo. Lo stesso dritto avrà la parte contraria. i « Art. 9, In tutti i casi contemplati dal precedente articolo, contro le sentenze che emaneranno dai Tribunali, competerà l’appello presso le rispettive Corti, il quale avrà l’ effetto solamente devolutivo e non mai sospensivo. Ma, tauto in Tribunale, che in Corte d’appello, siffatte cause dovranno essere prelevate su tutte le altre e trattate con rito sommario. I comuni godranno della piena franchigia di spese. « Art. 10, Seguita la suddetta fissazione di canone per ciascun fondo, sia per ac- cordo bonario, sia per sentenza di Tribunale, ogni Consiglio comunale, che a sensi dell’articolo 6° della soprascritta legge sarà autorizzato a stabilire una rendita fon- diaria in suo favore, dovrà determinare la ragionata della rendita che vorrà sta- bilirsi in rapporto al canone già fissato, purchè non sorpassi il limite indicato in detto articolo. «La deliberazione comunale sarà sottoposta al semplice esame dell’autorità gover- nativa della provincia per la sola validità della forma; la quale deliberazione, fra venti giorni dal di della spedizione, dovrà essere approvata o rigettata. In caso di silenzio oltre i venti giorni, sì avrà per approvata. In caso poi di rigetto, il Con- siglio adempirà subito aile formalità cui aveva mancato, e ne farà menzione nel ver- bale della seduta, la quale, ciò fatto, si terrà per approvata. « Art. 11. Contemporaneamente le Giunte municipali incaricheranno una Commis- sione di tre periti urbani per le case di città, ed un’ altra di tre periti rusticani pei fondi rustici e loro annessi, all'oggetto di fare un piano di lotti di tutti i fondi ecclesiastici e demaniali di cui sia stato fissato il canone, onde concedersi ad en- fiteusi. « Le case saranno divise, il più che si può, in lotti distinti, purchè col dividerle non se ne deprezii positivamente il valore, «I fondi rustici, se sono alberati o in qualunque guisa benefieati, saranno divisi DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 81 in Jotti più che si possa distinti, purchè non se ne alteri grandemente la economia agraria. Tutti gli altri fondi rustici saran divisi in lotti approssimativamente uguali, per quanto i luoghi ne consentano la rispettiva limitazione, « In ogni caso, ciascun lotto, o rusticano o urbano, non potrà esser minore di lire 3000, nè maggiore di lire 8000. In caso che vi sia qualche lotto maggiore di lire 8000, e non possa dividersi senza notevole deteriorazione ed impaccio all’agri- coltura, allora i periti stabiliranno una rifazione del dippiù di valore in. denaro @ vantaggio di uno o più altri lotti fra i più piccoli. Se vi sono case grandi di cam- pagna, potranno dividerle a più lotti, purchè non se ne scemi assai il valore. « Art. 12, I periti, tenendo presente il canone preventivamente fissato a favore della chiesa o del demanio sopra ciascun fondo, e la rendita in favore del comune se ve ne fosse, nel dividere i lotti assegneranno ad ognuno la proporzionale rata del ea- none e della detta rendita, oltre alla rata di tutti gli altri pesi che forse potranno esservi. Essi esprimeranno i confini d’ogni lotto, i segni che avran dovuto apporvi per distinguere l’uno dall’altro, ed il numero progressivo dei lotti di ciascun fondo» colla indicazione della estensione, dei fabbricati, delle stanze, degli alberi, delle acque, e di tutto altro che in ogni lotto vi fosse; finalmente diranno il canone rispettiva- mente assegnato, in modo che nel totale dei lotti di un fondo ne risulti l’intiero ca- none a favore della chiesa o del demanio, e la intiera rendita fondiaria a favor del comune, se vi sia luogo. « Art. 13, Dovranno ancora i periti stabilire le vie, i dritti di attingere acqua o di abbeverare gli animali, per tutti i lotti di ciascun fondo, procurando di evitare, quanto più sia possibile, lo stabilimento delle servitù e cercando di sciogliere quelle che esistessero, salvochè non fossero assolutamente necessarie. « Di ogni fondo rileveranno una pianta con tutte le divisioni di lotti, segni divi- sorii, vie, acque, case e tutt’altro, con esatte misure, e la consegneranno alla segre- teria del comune, « Art. 14. Questa divisione di lotti dovrà esser compita dai periti fra lo spazio di due mesi’ dall’avuto incarico. E se mai si riconoscerà che tre periti non bastino pei fondi urbani o pure pei rusticani, si potrà eligere dalla Giunta municipale una o più Commissioni, di altri tre periti ognuna, per quei fondi pei quali sarà creduto necessario, « Art, 15. I Consigli comunali, dentro il successivo termine di un altro mese, ri- vedranno i piani di divisione enfiteutica presentati dai periti e li approverauno, 0 ne ordineranno le modificazioni necessarie. Le loro deliberazioni saranno tosto tras- messe all’autorità governativa della provincia, la quale fra venti giorni dal di della trasmissione dovrà esaminarle per la sola validità della forma, ed approvarle ovvero rigettarle. Nel caso di rigetto, i Consigli saran subito riconvocati, e nel verbale della seduta si farà cenno della formalità a cui si era mancato, non che dell’adempimento datovi: ed in tal modo i piani di divisione enfiteutica si avranno per compiti, « Art. 16. L’elenco dei fondi coi rispettivi lotti e con tutte le suddette indicazioni Giornale dì Scienze Nat. ed Econ. Vol. VII. Parte II. È 11 82 STORIA DELLA ENFITEUSI sarà indi affisso per 15 giorni innanzi la porta della casa del comune e di ciascuna parrocchia dello stesso, non che innanzi la porta della casa dei comuni circonvicini di territorio, acciocchè tutti possano averne conoscenza. Insieme allo stesso sarà av- visato il giorno ed il luogo in cui si comincerà l’incanto dei lotti enfiteutici, doven- dosi a ciò destinare il giorno festivo più immediato dopo i termini dell’affissione, col- l'avvertenza che sarà continuato nei giorni susseguenti sino al suo completo termine. I rappresentanti delle chiese o del demanio saranno invitati con ofticio del sindaco ad assistervi, se lo vogliano. « Art. 17, Nel giorno assegnato, dalle ore 9 antemeridiane sino alle 4 pomeridiane, ciascuna Giunta municipale assistita dal segretario del comune, in presenza del Con- siglio comunale riunito in numero legale, e dei rappresentanti delle chiese e del de- manio qualora vogliano assistervi, procederà a ricevere le offerte verbali per le sud- dette enfiteusi, incominciando dal primo lotto, secondo l’ordine dell’elenco. « Prima però il sindaco spiegherà chiaramente con qual proporzione la rendita fondiaria in favor del comune sia stata stabilita in riguardo al canone ; e pratica- mente dirà che, per ogni lira che si accrescerà al canone, si dovranno accrescere tanti centesimi di rendita annua a favore del comune, giusta la ragionata ch'è stata fissata dal comune medesimo, se ve ne sia stato luogo. « Art. 18. Ogni offerta dee riferirsi alla sola somma del canone in favore del do- mino diretto, sottintendendosi sempre il proporzionale aumento della suddetta ren- dita fondiaria in favore del comune, se ve ne sia stata stabilita; qualunque altra in- dicazione o dicitura si avrà come non apposta. « Di dritto si intenderà in ogni offerta che tutti gli altri pesi attribuiti nell'elenco a ciascun lotto resteranno pure a carico dell’enfiteuta, « Saran tenute come inattendibili tutte le offerte minori del canone, e della ren- dita se vi sia luogo, già fissati per ogni lotto nell’eleuco pubblicato. « Art. 19. Sarà sempre accettata l’ offerta maggiore, e sarà proclamata per tre volte dal banditore, mentre che si estinsueranno successivamente tre candele della durata di tre minuti per ognuna. In quel frattempo a chiunque sarà lecito di au- mentare l’offerta, ed in ogni aumento si ricominceran da capo i tre proclami cor- rispondenti colle formalità delle tre candele, Si avrà come finito l’ incanto di cia- scun lotto, quando non vi saranno altri aumenti sino alla estinzione della terza can- dela, è « Il segretario noterà i nomi di tutti gli offerenti col rispettivo aumento sino al- l’ultimo, in di cui favore sia stata liberata l’enfiteusi del lotto messo all’incanto. « Art. 20. Chiunque offrirà per un lotto un canone che sorpassi di una metà quello che gli era stato assegnato nell’ elenco, sarà tenuto, insieme al canone e alla ren- dita in favor del comune, offerire la cauzione di una corrispondente rendita sul Gran Libro del debito pubblico, ed a tal uopo dovrà unitamente alla offerta esibire alla Giunta municipale l’estratto dell’iscrizione di una rendita libera in suo nome che possa bastare alla somma richiesta per cauzione. Mancando ciò, l’offerta si avrà come non fatta, DEl TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 83 « Se l’offerta resterà accettata, l’estratto anzidetto rimarrà presso la Giunta muni- cipale sino alla stipulazione del contratto di enfiteusi. Però la rendita in Gran Libro si terrà già come vincolata per detta cauzione, ancorchè l’offerente possa indi nie- garsi a stipulare il cennato contratto. « Art. 21. Non potrà più essere ammesso ad offerire in un comune colui che già abbia ottenuto all’incanto due lotti enfiteutici nel medesimo comune. « Art, 22. Se in unico giorno non si potrà terminare l’incanto di tutti i lotti en- fiteutici, se ne continueranno le operazioni nei giorni successivi, nelle medesime ore, e colle medesime norme. Il sindaco, pria di chiudere la seduta, ne dovrà avvertire giorno per giorno i presenti. « Art. 23. Tutte le spese dovute ai periti nei piani di divisione enfiteutica e levata di piante sono a carico degli enfiteuti, « Ogni Commissione di tre periti avrà diritto a conseguire la somma di lire 15 per ogni lotto del valore da lire 3000 a lire 6000, e la somma di lire 20 per ogni lotto del valore da lire 6001 sino a lire 8000. « Ogni enfiteuta dovrà depositare fra tre giorni dopo il fatto incanto la somma an- zidetta di spese a favore dei periti presso il tesoriere del comune, che ne rilascerà quietanza. « Ogni Commissione di periti avrà il diritto di ritirare dal detto tesoriere Ie somme per suo conto depositate, e ne farà divisione in egual parte tra i suoi membri. Avrà pure il diritto di domandare dal sindaco un mandato esecutivo per la riscossione di tali somme contro coloro che non le abbiano depositate fra i tre giorni, il qual mandato sarà eseguito senza formalità dai servienti comunali col pignoramento dei mobili, e ciò anche nel caso che l’enfiteuta rinunzi al suo lotto, « Art, 24, Non ostante la compita enfiteusi dei suddetti fondi ecclesiastici e dema- niali, dovranno rispettarsi gli affitti che si troveranno pria della pubblicazione della presente legge convenuti dalle rispettive amministrazioni colle forme e pel periodo di tempo alle medesime permesso, e che siano già incominciati a decorrere pria di compirsi l’atto di enfiteusi, Tutti gli altri affitti resteranno sciolti ipso Jure. « Art. 25. I fittaiuoli però, i cui affitti dovranno essere rispettati ai termini del- l’articolo precedente, non solo non potranno opporsi alle operazioni che dovrà fare la Commissione dei periti per redigerne il piano di divisione enfiteutica, ma saran tenuti di conservare sino alla fine dell’affitto tutti i segni divisorii che la Commis- sione avrà creduto necessario di apporvi. « Art, 26. Si avrà come sospesa l’attuazione dell’enfiteusi durante tutto il periodo dei cennati affitti, e quindi le chiese o il demanio continueranno a percepire dai fit- taiuoli i convenuti pagamenti. Però gli enfiteuti avran dritto di vegliare alla con- servazione dello stato dei rispettivi lotti e ad impedirne qualunque deterioramento, « Art. 27. Coloro, cui all’incanto è toccato un lotto in enfiteusi, potranno pigliarne il possesso, allorchè avranno stipulato l’ atto d’enfiteusi a favore dei rispettivi do- mini diretti ed avran pagato i dritti spettanti alla Commissione dei periti, i dritti 84 STORIA DELLA ENFITEUSI spettanti per l’atto di enfiteusi, non che il prezzo della rifazione di lotto ai termini dell’articolo 11° di questo regolamento. « Se però vi fossero affitti da rispettare, allora ne avranno il possesso al termine dell’affitto, « Art. 28, I patti domenicali della enfiteusi a favore dei domini diretti ecclesia- stici o demaniali dovranno essere i seguenti: « 1° L’obbligo di migliorare i fondi, non permetterne la deteriorazione, ed edi- ficare una casa nei lotti di campagna, se non ve ne sia; « 2° L'obbligo di pagare in ogni 31 agosto il canone risultato dall’incanto per ciascun lotto; \ «3° L’accollo di tutti gli altri pesi preesistenti, giusta la divisione fattane nel- l’elenco dei lotti; ; « 4° L'obbligo di stipulare l’atto recognitorio in tutti i casi di passaggio o di- visione di lotto; « 5° Finalmente, se vi sia l'obbligo di dar cauzione con rendita sul Gran Libro a sensi dell’articolo 20° di questo regolamento, dovrà stipularsene la vincolazione. «In unico atto si potranno comprendere le enfiteusi di tutti i lotti di uno stesso fondo. « Art. 29, Nel medesimo atto d’enfiteusi si dovrà da ciascun enfiteuta stipulare in favore del comune l’obbligo di pagargli nel di 31 agosto di ogni anno Ja rendita fon- diaria redimibile, che sia risultata dall’incanto per ciascun lotto a termini degli ar- ticoli precedenti, se ve ne sia stato luogo. « Le spese della iscrizione d’ipoteche e loro rinnovazione, per conservare la detta rendita a favore del comune, saranno pure a carico dell’enfiteuta, « Art. 30 Saranno sempre redimibili sì il canone che la rendita fondiaria, di cui si parla nella soprascritta legge, mediante l’assegnamento di una eguale rendita sul Gran Libro del debito pubblico, che l’ enfiteuta dovrà fare in unico atto tanto alla chiesa od al demanio cui è dovuto il canone, quanto al comune cui è dovuta la ren- dita fondiaria. Tutte le spese a tal uopo necessarie saranno a carico dello stesso en- fiteuta. » (Stegue l'allegato). (K) «N. 743. — Vittorio Emanuele II per grazia di Dio e per volontà della Nazione Re d’Italia. i « Il Senato e la Camera dei Deputati hanno approvato, « Noi abbiamo sanzionato e promulghiamo quanto segue: « Art. 1. Tutti i beni rurali ecclesiastici esistenti nelle Provincie Siciliane, tanto che sieno di patronato regio od appartengano al patrimonio regolare, a prelati, be- neficiali, prebendarii, conventi, monisteri, chiese ed altre corporazioni e luoghi ec- clesiastici sotto qualunque titolo, eccetto quelli che appartengono a cappellanie lai- DEJ TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 85 cali, saranno dati ad enfiteusi perpetua redimibile in quote distinte e previo in- canto. « Art. 2. Sono eccettuati dalle disposizioni contenute nel precedente articolo le case, con gli orti attenenti, destinate ad uso ordinario di conventi e monisteri, e di al- tre simili corporazioni, i boschi di qualunque genere, i fondi che in tutto o nella massima parte sono piantati a vigneto od albereto di qualunque natura, e quelli ove esistono miniere aperte o indizi evidenti di miniere, « Art, 3. I canoni o le rendite rispettive provenienti dalle enfiteusi rimarranno agli individui, o alle corporazioni cui appartengono i fondi suddetti, salve le azioni di dominio, usttrutto , servitù, ipoteche, privilegi, e tutte le altre azioni reali in fa- vore degli aventi diritto, x « Art, 4. Per l'esecuzione delle operazioni di cotale enfiteusi, meno le subaste, sarà istituita in ciascun capoluogo di circondario una speciale Commissione, composta del Sottoprefetto, che ne sarà il presidente, da un ecclesiastico delegato dall’Ordinario della diocesi, da un magistrato destinato dal presidente della Corte di appello, dal ricevitore circondariale dei rami e diritti diversi, da tre notabili da nominarsi dalle Deputazioni provinciali, « Ne’ capo-luoghi di provincia le Commissioni saranno presiedute dai Prefetti, ov- vero da un Consigliere di Prefettura da lui delegato. « Esse Commissioni funzioneranno coll’intervento di quattro membri almeno, ed in caso di parità, sarà preponderante il voto del Presidente. « Saranno assistite da un segretario e da quel numero d’impiegati che verrà fis» sato per regolamento, e redigeranno il verbale delle loro sedute a firma del presi- dente e del segretario, « Art. 5. Fra due mesi dalla pubblicazione di questa legge i rappresentanti ordi- nari dei Corpi morali ed individui notati nell’ articolo 1° dovranno presentare alle Commissioni circondariali una dichiarazione da loro firmata dei beni-fondi che pos- seggono in ciascun territorio del circondario, la quale deve contenere: a) «Un esatto quadro di tutti i beni rurali da loro posseduti con tutte le indi- cazioni necessarie, e specialmente colla descrizione dei confini, della estensione, del numero degli alberi ed arbusti, delle fabbriche rurali, fattorie, cascine, case che vi si ritrovano, non che delle sorgive di acqua potabile o minerale, e delle acque d’ir- rigazione il di cui uso spetta o potrebbe spettare ; b) « L'indicazione del titolo originario del loro possesso, le servitù attive e pas- sive d’ogni podere, i dritti contestati o pretesi, i giudizii pendenti e lo stadio nel quale si ritrovano, ed i privilegi e le ipoteche che i terzi conservano in ciascun po- dere, c) « Un sommario degli affitti dal 1854 in poi, colla designazione dei rispettivi atti e di qualunque altra pruova correlativa ; d) «Il corrispondente certificato di catasto fondiario, portante la rendita imponi- bile di ciascun podere e la indicazione della tassa dovuta; 86 STORIA DELLA ENFITEUSI e) « Finalmente l’ espressa dichiarazione di essere pronti a stipulare l’ enfiteusi ordinata da questa legge. «I Presidenti delle Commissioni rilasceranno ricevuta di questa dichiarazione. « Art. 6. Scorsi due mesi senza adempiere a quanto prescrive l’articolo precedente, non sarà ammessa alcuna eccezione pei rappresentanti dei detti Corpi morali ed in- dividui notati, neanco quella di mancata pretesa autorizzazione; e saranno sottopo- sti ad una multa non minore di L. 200, nè maggiore di L. 400, per la mancata di- chiarazione. « La multa sarà pronunciata con rito sommario e con sentenza inappellabile dal Tribunale di circondario, nella cui giurisdizione sono siti i beni, sulla deliberazione della Commissione circondariale attestante il fatto, trasmessa dal Presidente al re- gio Procuratore presso il Tribunale stesso, « Le multe formeranno un fondo speciale d’ogni dui saio da spendersi con de- liberazione della stessa. « Art. 7. I notari sono, in vigore di questa legge, tra un mese dalla sua pubbli- cazione, obbligati rimettere ai sindaci dei Comuni di loro residenza un ragionato elenco da loro firmato, ovvero un certificato di non esistenza di tutti gli atti tras- lativi di proprietà in favore dei Corpi morali descritti, che trovansi stipulati nelle loro minute o in quelle da loro conservate, nel periodo posteriore al 1830, ed inoltre un elenco di tutti gli atti di affitto, sia in genere, sia in danaro, o atti di colonia parziaria che trovansi nelle dette minute stipulati dal 1850 in poi, « Gli atti saranno indicati per ordine cronologico: vi saranno seritti i nomi de- gli stipulanti, la circoscrizione, la estensione se vi è espressa, la durata dell’ af- fitto ed il prezzo convenuto tanto in generi che in denaro, e gli anticipi se ve ne siano. « Queste note e certificati dai sindaci trasmessi al presidente della Commissione del circondario saranno spediti ai presidenti di quelle Commissioni ove sono siti i beni. « Art. 8, I sindaci sono obbligati rilasciare ricevuta ai notari delle note o dei cer- tificati negativi, indicando il giorno della presentazione. E trascorso il termine, la Giunta municipale proporrà alla Commissione la sospensione dall’ufficio di quel no- taro che non avrà adempito al disposto di questa legge. « La sospensione sarà pronunciata con rito sommario e con sentenza inappellabile dal Tribunale di circondario sulla deliberazione della Commissione trasmessa a cura del Presidente al regio Procuratore; ma la sentenza sarà dallo stesto magistrato re- vocata, quando il notaio potrà far constare l'adempimento compiuto da sua parte al disposto della legge. « Art, 9. Nello stesso periodo di tempo indicato dall’articolo 5°, la Giunta muni- cipale di ciascun comune raccoglierà ì dati indicati dal citato articolo sui beni-fondi descritti, che esistano nel territorio del proprio comune, e formandone un quadro, lo rimetterà alla Commissione circondariale insieme ai certificati dei notari. « Art, 10, Riuniti questi elementi, le Commissioni fisseranno la rendita lorda dei DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 87 beni-fondi da concedere ad enfiteusi, eguale alla media risultante dall’imponibile e dagli affitti degli ultimi sei anni a tutto il 1860. Mancando gli atti di affitto, si pro- cederà sulla base dell'imponibile catastale. « Art, 11, Pei fitti convenuti in genere si farà il coacervo dei prezzi degli ultimi sei anni sugli elementi che le Commissioni circondariali raccoglieranno, nel modo che sarà fissato dal regolamento, « Art. 12, Dal canone lordo di ogni podere si dovranno dedurre tutti i pesi do- vuti come livelli, rendite ed altri simili, non che la tassa prediale dovuta allo Stato nell'epoca della valutazione, per darsene il carico al nuovo enfiteuta, restando a suo utile o danno, qualunque futura variazione della stessa tassa. « Art. 13. Di tutti i beni da concedersi in enfiteusi colle enunciate indicazioni sa- ranno quindi formati dei quadri, che devono essere notificati ai rappresentanti dei corpi morali per mezzo degli uscieri di mandamento, insieme alla domanda della multa in caso di mancata dichiarazione. « Art. 14. Dalla data della notifica dei quadri i rappresentanti dei corpi morali avranno un mese utile, onde far pervenire alle Commissioni circondariali le loro os- servazioni sui quadri formati e chiederne la riforma. « Il Presidente rilascerà ricevuta di questo documento. Scorso il termine la Com- missione comproverà per suo verbale la non esistenza dei richiami. « Art. 15. I reclami debbono essere esaminati dalla Commissione, e formeranno il soggetto di apposite deliberazioni registrate nei verbali: e dopo si procederà alla convalidazione dei quadri formati, ovvero alla formazione dei nuovi. «I nuovi quadri, o la deliberazione che conferma i primi, sarà notificata ai ter- mini dell’articolo 12°, Contemporaneamente questi quadri saranno affissi e pubblicati nel modo da disporsi per regolamento. « Art. 16. Dal giorno della pubblicazione ed affissione dei quadri si aprirà un ter- mine utile ai reclami per coloro che avranno alcuna ragione ad esperire sui beni da concedersi in enfiteusi, ed essi dovranno far notificare le loro domande ai Pre- sidenti delle Commissioni circondariali per mezzo degli uscieri di mandamento, depo- sitando lo stesso giorno i corrispondenti documenti presso il segretario. « Art. 17, I diritti certi, liquidi, o in qualunque modo prontamente valutabili, si convertiranno a giudizio delle Commissioni in annua rendita da accollarsi agli en- fiteuti. Pei diritti non liquidabili prontamente, o indeterminati, o eventuali, o in qua- lunque modo litigiosi, si sospenderà l’enfiteusi, finchè non potrà effettuarsi la loro con- versione in rendita a carico dell’enfiteuta. « Sul merito dei diritti litigiosi pronuncieranno i magistrati competenti. « La notifica del reclamo sospenderà di pieno diritto le semplici operazioni fino alla decisione amministrativa delle Commissioni, o fino a quella delle autorità competenti se trattisi di diritti litigiosi, « Art. 18. Contro le deliberazioni della Commissione circondariale è ammesso re- clamo innanzi alla Corte di appello, la quale giudicherà secondo le forme del giu- dizio sommario. 88 STORIA DELLA ENFITEUSI « Art. 19. I fondi da concedere saranno ripartiti in quote, ciascuna dell’estensione media di ettare 10 (pari a salme 5, bis. 2, tum. 34 in misura siciliana), ma potranno stabilirsi delle quote di maggior estensione, secondo che ciò sia consigliato dalle cir- costanze dell’agricoltura e pastorizia, purchè non si ecceda il limite massimo di et- tare 100, pari a salme 57, « Art. 20. Determinato il sistema della divisione, le Commissioni circondariali da- ranno mandato ai periti, da loro scelti, della materiale divisione dei poderi in quo- te, assegnando a ciascuna la rata proporzionale del canone, oltre alla rata dei pesi e della tassa prediale dovuta allo Stato che ciascun nuovo enfiteuta deve accollarsi. « Ei periti descriveranno i confini d’ogni quota, i segni divisorii col numero pro- gressivo, e coll’indicazione della superficie, delle fabbriche rurali, degli alberi, delle acque sorgive, o di quelle il di cui uso spetta o potrebbe spettare a ciascun enfi- teuta, fissando il sistema di distribuzione. « Art. 21. Dovranno pure stabilire le vie, i diritti di attingere acqua o di abbe- verare gli animali, per tutte le quote di ciascun fondo, procurando evitare quanto più sia possibile le reciproche servitù fra gli enfiteuti. . « Art. 22, Le Commissioni circondariali, esaminati ì piani di divisione presentati dai periti, li approveranno o vi faranno le opportune modificazioni, « Queste deliberazioni non vanno soggette ad esame. « Art. 23. Sulle basi della divisione e valutazione, approvate come all’articolo pre- cedente , le Commissioni procederanno alla redazione del quaderno di condizioni a termini di legge e conforme il titolo IX del codice civile vigente nelle Provincie Sici- liane, salve le seguenti modificazioni: a) « Non sarà pattuito, nè avrà effetto qualunque diritto di prelazione in favore del domino diretto; e parimente non sarà pattuito, nè dovuto alcun laudemio in caso di vendita o di altra alienazione; b) «In ogni caso di devoluzione del dominio utile al padrone diretto per deterio- razione, per non pagamento di canoni, o per qualunque altra causa, sarà obbligato- rio pel direttario ecclesiastico concedere nuovamente il fondo ad enfiteusi fra tre mesi, nelle stesse forme stabilite della presente legge; c) « Sarà espressamente stipulata la proibizione della subenfiteusi, la quale in tutti i casi sarà riputata nulla e come non fatta, ricevendo il subcanone la natura di una semplice rendita; d) « In ogni caso di divisione il canone seguirà la divisione del fondo enfiteutico. « Art. 24. Formato in questo modo il quaderno delle condizioni per ogni singola quota, sarà questo rimesso coll’articolo della perizia che lo riguarda, al Procuratore regio del Tribunale di circondario del luogo ove sono siti i beni. « Art. 25. Nel rimettere il quaderno delle condizioni al Tribunale, il Presidente della Commissione ne darà legale conoscenza al rappresentante del corpo morale pro- prietario: dopo di che la sua assenza nella subasta non sospenderà il compimento dell’enfiteusi, DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 89 « Art, 26. Sulle istanze del regio Procuratore saranno quindi aperte le subaste colle formalità prescritte dalle leggi di procedura nei giudizi civili per la vendita dei benj immobili dei minori, e salvi gli additamenti di decimo e di sesto, che dovranno es- sere preceduti da nuovi manifesti coll’intervallo di cinque giorni pria di celebrarsi la subasta in grado dei detti additamenti, « Art. 27, Entro i tre giorni posteriori all’aggiudicazione si potranno sperimentare i diritti di prelazione delle persone a cui competono per legge. « Vi saranno gli additamenti di decimo e di sesto anche contro il preferito. « Art. 28. Il verbale d’ultima aggiudicazione costituisce il titolo della parte; esso avrà virtù esecutiva. « Art. 29, Le spese delle subaste saranno a carico degli enfiteuti: le spese delle perizie per la divisione dei fondi in quote e ripartizioni a carico dei corpi morali. «I periti ripeteranno queste somme sulla liquidazione fatta dalle Commissioni cir- condariali omologata da ordinanza del Presidente del Tribunale di circondario, « Art. 30. Ove avvenga il caso che il pubblico incanto si dichiari deserto per tre volte sullo stesso fondo, la Commissione potrà procedere alla concessione in enfiteusi di esso fondo a privata trattativa, senza nulla immutare di quanto è disposto agli articoli 20°, 21° e 22° della presente legge. « Art, 31, Gli enfiteuti non potranno immettersi nel materiale possesso per effetto dell’ aggiudicazione, quando vi siano dei contratti di affitto incominciati a decorrere, purchè convenuti secondo le forme e per il periodo di tempo stabilito dalle leggi. « Gli affitti stipulati dopo la pubblicazione in Sicilia del decreto 18 ottobre 1860, e non ancora cominciati a decorrere quando sarà fatta l’enfiteusi, resteranno sciolti ipso jure colla fine dell’anno agrario in corso al tempo dell’aggiudicazione, restando a vantaggio dei fittuari i frutti attribuiti a quell’anno per patto, o in mancanza per consuetudine, « Art, 32. I fittaiuoli però, i di cui affitti dovranno essere rispettati a termini del- l’ articolo precedente, non solo non potranno opporsi alle operazioni che dovranno fare la Commissione e i periti per redigere il piano di divisione enfiteutica, ma sa- ranno tenuti di conservare sino alla fine dell’affitto tutti i segni divisorii che la Com- missione avrà creduto necessario di apporvi. « Art. 33. I diritti reali ed ipotecarii acquistati dai terzi restano salvi, malgrado l’allivellazione del fondo. «I creditori, e gli altri ai quali spettano tali diritti, eserciteranno però le loro ragioni preferibilmente sul fondo del canone, « Art, 34. Ritenendosi come sospesa l’enfiteusi durante il periodo degli affitti va- lidati dalle Commissioni, i corpi morali continueranno a percepire i convenuti fitti ed a pagare tutti gli oneri corrispondenti, « Durante questo tempo e salva la fatta limitazione, i nuovi enfitenti eserciteranno tutti gli altri diritti ed obblighi annessi per legge e per patto al dominio utile, « Art. 35, I canoni risultanti da queste enfiteusi, finchè non sia altrimenti prov- Giornale di Scienze Nat. ed Econ., Vo). VII, Parte II, 12 90 STORIA DELLA ENFITEUSI veduto con legge generale, saranno redimibili in una 0 più rate, a piacimento de- gli enfiteuti, immobilizzandosi a nome del corpo morale una rendita inscritta sul Gran Libro del debito pubblico italiano, uguale al canone netto. « Art. 36. Ogni altra legge in opposizione di questa è abrogata. « Ordiniamo che la presente, munita del sigillo dello Stato, sia inserta nella rac- colta ufficiale delle Leggi e dei Decreti del Regno d’Italia mandando a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato. « Dato a Torino, addi 10 agosto 1862. « Virtorio EMANUELE, « Raffaele Conforti. » (L) «N, 1203. — Vittorio Emanuele IL per grazia di Dio e per volontà della Nazione Re d’Italia. « Vista la legge per la concessione ad enfiteusi perpetua redimibile dei beni-fondi ecclesiastici in Sicilia in data del 10 agosto 1862, n. 743; e Sulla proposta del nostro Guardasigilli, Ministro di Grazia e Giustizia e dei Culti, di concerto coi Ministri dell’Interno e delle Finanze; « Abbiamo ordinato ed ordiniamo quanto segue: Articolo Unico. i « È approvato l’unito Regolamento in esecuzione della legge succitata, visto d’or- dine Nostro gal Guardasigilli, Ministro di Grazia e Giustizia e dei Culti. « Ordiniamo che il presente Decreto, munito del sigillo dello Stato , sia inserto nella raccolta ufficiale delle Leggi e dei Decreti del Regno d’Italia, mandando a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare. « Dato a Torino addi 26 marzo 1863. « Virrorio EMANUELE. « G. Pisanelli, » « Registrato alla Corte dei conti addi 10 aprile 1863. « Reg. 23, Atti del Governo, a c. 36. — Salvaja. « (Luogo del Sigillo) — V. il Guardasigilli: G. Pisanelli. « Regolamento in esecuzione della legge 10 agosto 1862 sull’enfiteusi redimibile dei beni ecclesiastici in Sicilia, « Art, 1. Gli Ordinarii diocesani, i Presidenti delle Corti d'appello e le Deputazioni provinciali delle provincie siciliane, fra dieci giorni dall’invito che ne avranno dai Prefetti, nomineranno gl’ individui che in virtù dell’ art. 4° della legge del 10 ago- DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 91 sto 1862 è loro attribuito di nominare per comporre la Commissione incaricata in ciascun circondario delle operazioni per l’enfitensi redimibile dei beni ecclesiastici nelle provincie suddette. « Le nomine, che trovinsi già fatte dopo la pubblicazione della legge, sono man- tenute. « Art. 2. Gli Ordinarii diocesani, i Presidenti delle Corti di appello, le Deputazioni provinciali, appena fatta la nomina di cui è parola nel precedente articolo, ne av- vertiranno le persone rispettivamente nominate ed anche il Prefetto della provincia ed il Sotto-Prefetto del circondario nella qualità di presidente della Commissione, « Art. 3. Ove gli Ordinarii diocesani non abbiano entro il detto termine di 10 giorni fatto uso della facoltà attribuita loro dalla legge di delegare un ecclesiastico per far parte delle Commissioni, la mancanza del componente ecclesiastico non im- pedirà la Commissione dall’esercizio delle sue funzioni, purchè sia costituita nel nu- mero prescritto nell’art. 4° della legge. « Art, 4, Il Prefetto, che deve presiedere alla Commissione che si raduna nel ca- poluogo della provincia, potrà o entro il termine sopraindicato dei dieci giorni, od anche nel corso delle sessioni ove il bisogno lo richiegga, delegare un Consigliere di Prefettura a rappresentarlo. « Art. 5. Il Ricevitore circondariale dei rami e diritti diversi (Ricevitore dema- niale) che pel sovracitato art. 4° della legge è chiamato a far parte della Commis- sione, in caso d’impedimento o di assenza verrà supplito da un funzionario del ramo finanziero da nominarsi dal Direttore generale dei rami e diritti diversi. « Art. 6. In mancanza del Prefetto o del suo sostituito, ed in mancanza del Sotto- Prefetto, le funzioni di Presidente della Commissione saranno esercitate dal Giudice delegato dal Presidente della Corte d’appello, ed in mancanza di costui dal Ricevi- tore demaniale o da colui che ne terrà le veci, « Art, 7. Se qualche membro non farà più parte, per qualunque causa, della Com- missione, sarà supplito con nuova nomina da colui o da coloro a cui la legge avea dato il diritto di nominarlo. « Art, 8. Ogni Commissione sarà assistita da quattro impiegati, cioè: da un Segretario, da un Vice-Segretario, da due Applicati, « Art. 9, Il Presidente destinerà il luogo edi giorni in cui la Commissione debba adunarsi, « Art. 10. Compiuta che sarà la nomina dei componenti la Commissione e la isti- tuzione della stessa, il Presidente farà pubblicare in uno dei giornali della provin- cia e nel giornale officiale di Sicilia i nomi dei componenti la Commissione, indi- cando il giorno ed il luogo in cui cominceranno le ordinarie sedute. « Art. 11, Il Presidente della Commissione chiederà alle Giunte municipali del suo circondario un esatto notamento di tutti i corpi morali ecclesiastici, e di tutte le 92 STORIA DELLA ENFITEUSI fondazioni o istituzioni, di cui è parola nell’ art. 1° della legge, esistenti in ciascun comune, con l’indicazione del nome e cognome del superiore o titolare 0 rappresen- tante del benefizio, prebenda, abbazia, prelatura, convento, monistero o altro qual- siasi ente morale contemplato dalla legge. « Questo notamento sarà sollecitamente trasmesso dalle Giunte municipali entro il termine di 30 giorni. « Art. 12. Ricevute le indicazioni sopra mentovate, il Presidente invierà a cia- scun superiore di corporazione ecclesiastica ed a ciascun titolare di benefizio o al- tro, per mezzo del Sindaco del comune ove abbiano essi domicilio, un modello di dichiarazione secondo l’annessa tabella A. « Manderà altresi a ciascun notaio dei comuni nel suo circondario, anche per mezzo del rispettivo Sindaco, i modelli giusta le annesse tabelle B e © per la formazione dell'elenco e del certificato negativo di cui è cenno nell’art. 7° della legge. « Siffatte tabelle saranno fatte poi tenere per lo stesso mezzo del Sindaco alla Commissione dai notai, dopo adempiuto a quanto da loro si deve. « Chiederà altresi il Presidente ad ogni percettore regio o esattore comunale lo estratto dei ruoli fondiarii circa la possidenza dei corpi morali i cui fondi devono darsi in enfiteusi. « Art. 13. Le dichiarazioni che perverranno dai rappresentanti ecclesiastici, di cui è parola nello articolo precedente, saranno annotate in un registro che a cura del segretario si terrà presso ciascuna Commissione, e si rilascerà ai dichiaranti rice- vuta a firma del Presidente e del segretario. « Ove si vegga che la dichiarazione manchi di qualcuna delle indicazioni che essa deve contenere a termini dell’art. 5° della legge ed a norma della tabella A, il Pre- sidente ne farà avvertito il dichiarante e lo inviterà a riformarla. Se questi a ciò si rifiuti, si esprimerà sul registro e nella ricevuta la indicazione mancante ed il rifiuto del dichiarante all’invito fattogli dal Presidente, e si riserberà a far decidere dalla Commissione, se la dichiarazione debba ritenersi come difettosa e se vi sia luogo all’applicazione della multa. « Art, 14. Scorso un mese dalla pubblicazione del presente regolamento, il Presi- dente della Commessione richiederà dai Sindaci che non li abbiano inviati gli estratti dei ruoli catastali, e gli clenchi ed i certificati negativi che avrebbero dovuto ri- cevere dai notai, e domanderà alle Giunte municipali la proposta per la sospensione dall’ufficio contro quei notai che abbiano mancato alla consegna suddetta, giusta ciò che è disposto dall’art. 8° della legge. «I Sindaci faranno altresi conoscere se i percettori regii o esattori comunali ab- biano corrisposto alle richieste loro fatte, secondo ciò che è accennato nell’art. 12° di questo regolamento. « Art. 15. Si farà esso Presidente trasmettere nel tempo stesso dalle Giunte mu- nicipali tutti i ragguagli che avran potuto queste raccogliere sui beni rurali di per- tinenza ecclesiastica esistenti nel rispettivo comune, con la formazione di apposito quadro, a termini dell’art. 9° della legge. DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 93 « Art. 16. La Commissione, sulla relazione che le sarà fatta dal Sindaco, e di cui è parola nel superiore art. 14°, provocherà contro i percettori regii o esattori co- munali, che avranno mancato alla trasmissione dei sopra mentovati estratti, le mi- sure disciplinari giusta le leggi ed i regolamenti in vigore, « Quanto ai notai, la Commissione, ricevute dalle Giunte municipali le proposte per la sospensione dall’ ufficio, di cui è cenno nel predetto art. 14° di questo regola- mento, pronunzierà deliberazione con cui attesterà il fatto di avere il notaio man- cato in tutto o in parte a quanto è dalla legge ordinato, e cotal deliberazione sarà trasmessa dal Presidente della Commissione al Procuratore del Re presso il compe- tente Tribunale circondariale. « Parimente nel caso in cui il Sindaco e la Giunta municipale manchino ai do- veri d’ufticio imposti loro dagli articoli 7° 8° e 9° della legge e del presente rego- lamento, potrà il Prefetto o il Sotto-Prefetto esercitare le facoltà che gli sono date dal capoverso dell’art. 138 della legge comunale del 23 aprile 1859. « Art. 17. Il Procuratore del Re farà intimare il notaio per mezzo di un usciere giudiziario a comparire innanzi il Tribunale a giorno ed ora fissa, accordandogli un giorno per ogni quindici miglia di distanza. « Il Tribunale, letta la deliberazione della Commissione ed intese le conclusioni del Procuratore del Re e la difesa del convenuto, se sarà presente, pronunzierà sen- tenza inappellabile, con cui sospenderà, se vi sia Imogo, dall’ ufficio il convenuto giusta l'art. 8° della legge, e per quel tempo che è dalle leggi stabilito. « La sentenza conterrà sempre la condanna del sospeso a tutte le spese del giu- dizio. « La sentenza sarà intimata al notaio dal Procuratore del Re per mezzo dell’usciere giudiziario, e dallo stesso Procuratore del Re se ne renderà consapevole la Camera notarile. Essa sarà resa esecutiva nei modi proprii del rito sommario, « Art. 18. Ove il Notaio domandasse, giusta l’art. 8° della legge, la revoca della sentenza di sospensione, il giudizio sarà a cura del Pubblico Ministero portato ce- lermente a termine sino alla cosa giudicata, e dal medesimo sollecitata la esecuzione nei modi legali prescritti nei casi di sospensione dagli uffici. « Il Procuratore del Re avviserà del risultato del giudizio la Camera notarile ed il Ministro di grazia e giustizia e dei culti, e farà inserire in un giornale della pro- vincia, e in mancanza nel giornale ufficiale di Sicilia, un cenno di detta sentenza, « La sospensione comincerà a decorrere dal giorno appresso della intimazione. « Art. 19, Nel caso sopraindicato la Commissione destinerà un altro Notaio che sulle minute notarili esegua le ricerche e formi gli elenchi o certificati prescritti a spese del renitente, ed adoprerà i mezzi coattivi dalla legge permessi nel caso di negata esibizione delle minute, i « Lo stesso farà per gli ufficiali di altri rami, colla intelligenza e per mezzo di altri ufficiali dal loro superiore autorizzati. « Art. 20. Pei Notai che abbiano rilasciato un elenco o un certificato negativo falso, 94 STORIA DELLA ENFITEUSI si darà luogo a procedimento penale sulla istanza della Commissione, la quale per mezzo del suo Presidente agirà come di dritto. « Art: 21. Oltre i dati che saranno apprestati dalle dichiarazioni dei titolari ee- clesiastici, dalle Giunte municipali e dai Notai, la Commissione avrà dritto di chie- dere, ove ne riconosca il bisogno per accertare la consistenza della proprietà fon- diaria, le occorrenti notizie a tutti gli Uffizii da cui stimerà poter attingere esatta contezza dei beni che dovranno censirsi. « Art. 22. Raccolte nei termini sopra stabiliti tutte le opportune notizie, la Com- missione prenderà in esame le dichiarazioni date dai rappresentanti gli enti mo- rali ecclesiastici, e le confronterà con tutti quegli altri elementi che saranno stati apprestati dai Notai, dalle Giunte municipali e dagli altri Ufficii a cui siasi la Com- missione rivolta, e rileverà se le fatte dichiarazioni corrispondano alla consistenza della proprietà ecclesiastica, e se siano strettamente conformi al tenore della legge. « Mancando la dichiarazione o trovata questa non veridica o non conforme al pre- scritto dalla legge, la Commissione emetterà la sua deliberazione. « Art. 23. La deliberazione suddetta sarà trasmessa dal Presidente della Commis- sione al Procuratore del Re presso il competente Tribunale circondariale, il quale farà intimare per mezzo d’un usciere giudiziario l'individuo denunziato dalla Com- missione a comparire davanti il Tribunale a giorno ed ora fissa, accordandogli un giorno per ogni quindici miglia di distanza. « Il Tribunale, letta la deliberazione della Commissione, ed intese le conclusioni del Pubblico Ministero e la difesa della parte se è presente, pronunzierà inappella- bilmente la sua sentenza, applicando la multa se vi sia luogo. « La sentenza conterrà pure la condanna del multato alle spese del giudizio, « Art, 24. La sudetta sentenza sarà intimata a cura del Presidente della Commis- sione per mezzo di un usciere giudiziario e diverrà esecutiva nei modi e tempi vo- luti dalla legge. « Art. 25. Tutti gli atti e le sentenze per tale oggetto, come altresi per le so- spensioni dei Notai di cui è cenno nei precedenti articoli, saranno distesi in carta non bollata. La sentenza definitiva però, in caso che contenga condanna, dovrà es- sere vistata per bollo e registrata. « Pei diritti da esigersi si osserverà il disposto dall’ art. 25° n. 19 e dagli arti- coli 28° e 29° della legge sul bollo. « Art. 26, Le multe che si esigeranno saranno versate nella cassa del ricevitore del registro; sovra la cassa del ricevitore sarà aperto un credito alla Commissione proporzionato al fondo speciale di cui è cenno nell’art. 6° della legge. « Art. 27, Raccolti tutti gli elementi che varranno a far conoscere l’effettiva con- sistenza della proprietà ecclesiastica, e formatisi gli occorrenti quadri, la Commis- sione determinerà quali fondi giusta l’art. 2° della legge debbano eccettuarsi dalla enfiteusi, ordinando all'uopo delle perizie ove gli elementi raccolti non saranno giu- dicati bastevoli a formarsi un esatto giudizio. DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 95 « Art. 28. Le perizie saranno anche senza istanza delle parti, ma a giudizio della Commissione, ordinate principalmente per quei terreni in cui esistono miniere già aperte o la cui esistenza sia accertata, benchè non siano in attività od aperte. s Le perizie saranno ugualmente ordinate per quelle terre in cui la esistenza delle miniere non sia accertata, ma che ne offrano sufficienti indizi, « Art. 29, Stabiliti i fondi che dovranno darsi in enfiteusi, la Commissione divi- derà gli stessi in tre classi per potere più comodamente assegnare il canone an- muale di ciascuno: a) Fondi di cui siansi convenuti gli affitti in danaro; b) Fondi i cui affitti siansi convenuti in generi; c) Fondi di cui non vi siano o non si conoscano i fitti pel sessennio stabilito dalla legge, dal 1° gennaro 1855 a tutto il 1860. « Art. 30. Pe’ primi farà un coacervo degli affitti durante l’indicato sessennio e ne prenderà la media; questa sarà confrontata con l’imponibile catastale, e si prenderà la media fra essi che resterà definitivamente per rendita lorda. « Art. 31, Pei fondi il cui affitto si sia corrisposto in generi, la Commissione do- manderà al Sindaco del comune, in cui dovrà farsi il pagamento, lo estratto del prezzo stabilito dal Consiglio comunale sulle dichiarazioni dei sensali per ciascun genere nel- l'epoca del suo raccolto per l’indicato sessennio dal 1855 alla fine del 1860. « Se nel comune non si trovino registrate tali dichiarazioni, esse saranno richie- ste a tre Sindaci di comuni più vicini, ed in caso di differenza tra le tre dichiara- zioni sarà ritenuta la media risultante dal coacervo delle tre. « Col prezzo dei generi così ricavato, la Commissione liquiderà il fitto d’ogni anno, e farà il coacervo dei fitti dei detti sei anni, provvedendo nel resto delle operazioni come nel precedente articolo. « Art. 32. Dalla rendita lorda di ogni fondo la Commissione dedurrà tutti i pesi «dovuti, i quali resteranno a carico del nuovo enfiteuta a sensi dell’articolo 12° della legge; dopo di che formerà i rispettivi quadri con la indicazione di ciascun fondo, della rendita lorda calcolata sul coacervo dei fitti e sul confronto catastale come nei precedenti articoli, dei pesi che si deducono per restare accollati all’enfiteuta, e fi- nalmente del resultato della rendita netta, «I detti quadri saranno notificati ai titolari ecclesiastici insieme al notamento dei fondi che restano esclusi dalla enfiteusi; e quindi saran discussi i reclami, e saran di nuovo notificati i quadri riesaminati nelle forme stabilite dagli articoli 13°, 14° e 15° della legge. « Art. 33, I detti quadri saranno altresi comunicati per 1’ esame al regio Procu- ratore del Tribunale del circondario, al Consiglio di Prefettura e alla Deputazione pro- vinciale, affinchè non avvenga che fondazioni laicali, escluse dalla legge, si confon- dano con le ecclesiastiche. « Art. 34. I quadri definitivamente approvati saranno pubblicati nel giornale uffi- ciale di Sicilia a cura del Presidente di ciascuna Commissione. Saranno pure affissi 96 STORIA DELLA ENFITEUSI innanzi alla porta del luogo ove la Commissione tiene le sue sedute, alla porta della casa municipale del comune ove sono siti i beni, ed alla porta della casa del Mu- nicipio del comune ove abita il superiore o il rappresentante del Corpo ecclesiastico proprietario. Queste affissioni saranno eseguite da serventi comunali a cura del ri- spettivo Sindaco, che ne invierà il corrispondente certificato al Presidente della Com- missione, « Art. 35. I reclami dei terzi, di cui si parla nell’articolo 16° della legge, dovranno essere presentati al Presidente della Commissione fra il termine di 20 giorni dalla data dell’affissione dei quadri, di cui è cenno nel precedente articolo; scorso il quale termine non saranno più ammessibili, salvo il diritto ai terzi di provvedersi innanzi ai magistrati competenti per lo esperimento delle loro ragioni, senza che ne venga interrotta l'esecuzione delle operazioni circa l’enfiteusi, « Dalle deliberazioni della Commissione intorno a siffatti reclami si ha il diritto del gravame alla Corte d'Appello giusta l’articolo 18° della legge. « Il Pubblico Ministero presso la Corte d’appello affretterà il giudizio, e terrà av- visata la Commissione del progresso e del termine dello stesso. « Art. 356. Le Commissioni regoleranno i loro atti prendendo per norma i giudi- dicati, dei quali avranno avuto comunicazione dagl’ interessati o dal Pubblico Mini- stero. « Art. 37. Per determinare il sistema delle divisioni dei terreni in quote di cui è parola nell’articolo 19° della legge, ogni Commissione chiamerà tre periti che co- noscano esattamente la figura e la natura dei fondi che debbonsi dividere. « A tale oggetto ogni Commissione domanderà tanto dai titolari ecclesiastici, quanto dalle Giunte municipali del luogo ove sono siti i beni, un notamento dei periti, che potrebbero avere le suddette cognizioni, e tra questi farà la scelta. I detti periti, tenendo presente la quantità del terreno resultante da quegli elementi che serviron di base alla formazione dei quadri, daranno i loro lumi alla Commissione per ista- bilire la divisione del terreno in quote, « Dovranno pure essere invitati-ad intervenire, se lo vogliano, in Commissione gli stessi titolari ecclesiastici, con facoltà di poter essi destinare loro speciali procura- tori, per apprestare tutte quelle notizie che crederanno intorno al sistema di divi- sione, « Art. 38. La Commissione darà le sue norme ai periti sul sistema di divisione, e destinerà il numero delle quote, la rispettiva quantità di terreno, i limiti e tutte le altre opportune indicazioni, « Art. 39. La divisione materiale delle quote per ciascun fondo sarà affidata dalla Commissione ad uno o due o al più tre periti di sua scelta, secondo l’estensione del terreno, imponendo ai medesimi un termine entro il quale dovrà essere compiuta, Questo termine non dovrà essere maggiore di trenta giorni pel fondo più esteso. « Art. 40. Fatto dai periti il piano di divisione con tutte le operazioni indicate negli articoli 20° e 21° della legge, la Commissione lo esaminerà per approvarlo e per DE] TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 97 ordinare agli stessi o ad altri periti le modificazioni che crederà convenienti, dopo le quali darà la sua approvazione con deliberazione che secondo l’articolo 22° della legge non andrà soggetta ad esame, La Commissione ordinerà allora ai periti di ap- porre i segni divisorii secondo il piano approvato. « Art. 41, Compiutasi la divisione in quote, la Commissione formerà per ciascun contratto enfiteutico il corrispondente quaderno delle condizioni, nel quale saranno esattamente descritte le particolarità del fondo giusta gli articoli 20° e 21° della legge, e saranno stabiliti i patti enfiteutici secondo ciò che è determinato dallo articolo 23° della legge medesima. « Espressamente sarà detto che ogni canone è redimibile a termini dell’articolo 35° della legge, « Art. 42, Ciascun quaderno di condizioni così compito sarà dal Presidente della Commissione inviato al Procuratore del Re presso il competente Tribunale circonda- riale, sulla cui istanza si procederà a tutte le formalità delle subaste sino alla de- finitiva aggiudicazione a termini degli articoli 25° e 26° della legge. « Gli avvisi per ogni operazione delle subaste saranno a cura del detto Procura- tore del Re pubblicati nel giornale ufficiale di Sicilia, e saranno affissi nei luoghi in- dicati dallo articolo 34° di questo regolamento ed alla porta del Tribunale, per mezzo di un usciere giudiziario che ne farà verbale. « Art. 43, Se succederà il caso previsto nell’ articolo 30° della legge, la Commis- sione, dopo l’avviso del Procuratore del Re presso il competente Tribunale circonda- riale, ammetterà le private trattative per concedere ad enfiteusi le quote per le quali sia stato deserto l’incanto. « Art. 44, Ove abbia avuto luogo devoluzione per sentenza passata in giudicato, ed il dominio utile sia stato riacquistato dal direttario, il Procuratore del Re presso quel Collegio che avrà pronunziato definitivamente sulla devoluzione darà conoscenza del giudicato al Prefetto della Provincia, il quale curerà che sia fra tre mesi nuo- vamente conceduto in enfiteusi il fondo con le forme stesse stabilite dalle leggi, « Art, 45. La Commissione. avverata, secondo le notizie raccolte nei quadri, l’esi- stenza d’affitti nei fondi soggetti ad enfiteusi, regolerà in couseguenza i patti del- l’enfitensi e il tempo dell’immissione in possesso dell’enfiteuta. « Art. 46. Tutte le spese dovute alla Segreteria del Tribunale ed agli uscieri, e quelle che occorreranno per le operazioni delle subaste, saranno liquidate e pagate dal nuovo enfiteuta prima di ricevere il verbale della definitiva aggiudicazione. Que- sto gli sarà consegnato dal Presidente del Tribunale dopo averne approvata la li- quidazione delle spese che sarà fatta dal segretario del Tribunale, e dopo essersi ac- certato della seguita soddisfazione delle somme, « Art. 47. Le spese per la costruzione ed apposizione dei segni divisorii saranno anticipate dai periti cui sia stato dato l'ordine d’ appalto. Essi faranno dalla Com- missione liquidare tali spese, non che tutti i diritti e le vacazioni loro spettanti tanto pel tempo impiegato nello apprestare ad essa Commissione le notizie sul sistema di di- Giornale di Scienze Nat, cd Econ. Vol. VII. Parte II, 13 98 STORIA DELLA ENFITEUSI visione, quanto per trasferte e per la materiale esecuzione della divisione stessa. Tale liquidazione sarà omologata dal Presidente del Tribunale senza formalità di giudizio; dopo di che sarà esecutiva a carico dei titolari ecclesiastici. « Art, 48. Ciascun membro della Commissione, ove si verifichi il bisogno di parti- ‘colari indagini e provvedimenti, ricorrerà all’Autorità di cui dipende o direttamente al Ministero, secondo i casi, facendo quelle motivate proposte che stimerà opportune. « Parimente ciascun membro della Commissione terrà mensilmente informata l’Au- torità, da cui direttamente dipende, dell'andamento delle operazioni di censuazione mediante un circostanziato rapporto che da detta Autorità sarà trasmesso al rispet- tivo Ministero. « Art. 49, Gl’impicgati che dovranno assistere alle Commissioni saranno scelti di preferenza fra quelli che trovansi in disponibilità, ed avranno il godimento di tutto o di parte dell’antico loro stipendio, ritenuto che vorranno essere preferiti quelli che erano addetti ad uffici di amministrazione dei beni di regio patronato od ec- clesiastici in Sicilia, sia che appartenessero a dicasteri disciolti finanziari od eccle- siastici, sia che appartenessero ad uffici dipendenti dai detti dicasteri. A tale og- getto i Presidenti di ciascuna Commissione richiederanno le occorrenti notizie dalle autorità da cui tali impiegati dipendono ed anche dai rispettivi Ministeri, « La destinazione di tali impiegati sarà approvata con decreto ministeriale, « Coloro che saranno chiamati a prestare tale servigio, riceveranno intero lo sti- pendio che avevano, ove sì trovassero di goderne parte, pel tempo che durerà l’in- carico a cui saranno chiamati. Essi riceveranno lo stipendio sopra certificato di ser- vizio rilasciato dal Presidente della rispettiva Commissione. e Finito il servizio di cui trattasi, il Presidente della Commissione, sopra delibe- razione della stessa, farà rapporto ai Ministri dell’Interno, delle Finanze, di Grazia, Giustizia e Culti, provocando i superiori riguardi a favore di coloro che abbiano dato prove di onoratezza, assiduità ed intelligenza. \ « Art. 50. Le spese occorrenti per l'insediamento delle Commissioni saranno anti- cipate dai ricevitori demaniali, salvo il rimborso da prelevarsi dal fondo delle multe, o in mancanza di questo, da altro fondo che sarà stabilito di concerto dai Ministri dell'Interno, delle Finanze, di Grazia e Giustizia e dei Culti, « Torino il 26 marzo 1863. « Visto d’Ordine di S. M. « Il Guardasigilli Ministro di Grazia e Giustizia e dei Culti e G. PISANELLI » ondi umero dei DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA Tav. A. Modello di dichiarazione dei titolari ecclesiastici, 99 « Il qui sottoscritto (a) nella qualità di (0), in adempimento della legge 10 ago- sto 1862, dichiara che il detto (c) possiede i beni rurali descritti nel seguente qua- dro, e dichiara in pari tempo di esser pronto a stipulare l’enfiteusi redimibile or- dinata dalla detta legge, eccettuandone quei beni rurali che per la stessa legge ne sono esclusi. QUADRO dei beni rurali che possiede il (d) nel territorio del circondario di (e). 2/3 bj 6 GU pOoTzo 490 VA3N] 14 = E S2 CIO 9 | 2 © Affitti dal 1° genna- 52 Estensione |S |@=/85| £ | SIA ro tA855 a tutto Sa in salme legali |® 159 SS £ | © | sj 1860 e loro titoli 32 mol2s/2s, 2 | S5/s o prove = —__—— Tra oS D ul | «n mi sio crt | D BS ora | “oi n a mod s\D>-| dot _v ® Ga Deals ° = [el E Ii Pd A a ess | S|oslz Sglss53|c|o|s/za325/5/2]o ci dia (“oa ESE Pa Las = & s|Csl Ss Solsslsg<|e/w [ses *|E/F|S5 E /m|Q D5O_a <|Z (05) Ì « Oggi in (9) (a) Nome e cognome del dichiarante. (5) Qualità del dichiarante. (c) Nome del corpo morale o luogo ecclesiastico, (d) 1dem. (e) Nome del circondario. ( (0) f) Se sieno siti in montagna, in collina, in pianura o in luogo misto, se sieno alberati in tutto o in parte, se ortalizii, seminatorii, destinati a pascolo, a vigneti, a sommacchi 0 altro. {g) Luogo e data della dichiarazione. (A) Firma del dichiarante. 100 STORIA DELLA ENFITEUSI Tavonbi Modello di elenco notarile. « Io qui sottoscritto (a) Notaro residente in (0) mandamento del circondario di (c) certifico che perquisiti gli atti e repertori, tanto miei, quanto di altri Notari da me tenuti in conservazione dal 1° gennaio 1831 a tutto il 1860, ho trovato i se- guenti atti traslativi di proprietà rurale a favore dei sotto indicati Corpi morali ed altri individui ecclesiastici indicati nella legge del 10 agosto 1862; e perquisiti gli atti e repertorii miei e quelli di altri Notari da me tenuti in conservazione dal 1° gennaio 1851 a tutto il 1860, ho trovato i seguenti atti di affitto rurale 0 di colo- nia parziale stipulati a favore dei sotto indicati Corpi morali ed altri individui ec - clesiastici indicati in detta legge, cioè: ATTI traslativi di proprietà ed atti di affitto o di colonia parziaria. 4L|5|6 7 | 8 9 [10 | 41 12 13 ” s o: _ Estensione | ._ ‘|Annuo| & Lele Nome del Comune| in salme legali 8| = |eRiestaglio_s DS) z |Sa| SA |S£ = | Sa =zs 6 i = 2 25 S e Te —— E ten ES —__£a =|F ES sg4s- g-| 8 fe 23 o |3|ad3 o os NE|2 [OG a S| | 20] a |.o@#3| della contrada Si Sio 52 e|5 5/5 (sO RUSSI = => > —_ «4° e loci ESE S5| 2 ove sono siti =| [= | & |84(Lire[(c.|8® 2, |& >, |K° © ||| || = Sa = <« 7 3 o/2CSNs|l Qi E ì fondi Elsls/alo|z| © = s|2/5|O|/RI 5 ° (d) nNAElsOo|O —— |<" || ———2@ @x | |cum-_____1nzmzmnt17ZT_T_——| | —|---|--|-|—-|.-|-_———_-——-—r-A-——-|--- « Rilasciato da me sottoscritto Notaro oggi in (e) (4) (a) Nome e cognome del Notaro. (5) Luogo di sua residenza. (c) Nome del circondario. (d) Se alberato in tutto o in parte, se seminatorio , ortalizio, destinato a pascolo, vi- gneto, sommacco od altro. (e) Luogo e data del rilascio. (f) Firma del Notaio e segno del tabellionato. DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 101 Tav. 0. Modello di certificato negativo notarile. « Io qui sottoscritto (a) Notaro residente in (0) mandamento del eircondariò di (c) dichiaro, che avendo perquisito tutti gli atti e repertorii, tanto miei che di altri notari da me tenuti in conservazione dal 1° gennaio 1831 a tutto il 1860, non ho trovato nessun atto traslativo di proprietà rurale, e dal 1° gennaio 1851 a tutto il 1860 nessun atto di affitto o di colonia parziaria stipulato a favore di alcun Corpo morale o altro individuo ecclesiastico indicato nella legge del 10 agosto 1862. « In fede di che ho rilasciato questo certificato negativo da me sottoscritto oggi in (d) (e) (a) Nome e cognome del Notaro. (5) Nome del luogo di residenza. (c) Nome del circondario. (4) Luogo e data del certificato. (e) Firma del Notaro e segno del tabellionato. e ESEMPIO DI CALCOLO per determinare per mezzo degli affitti la rendita lorda dei fondi da concedersi in enfiteusi redimibile. « Affitti del fondo dal I° gennaio 1855 a tutto il 1857, lire 3,000 annuali per tre anni sono . . . . . . . . CU) . . . . o . . . 0 Ù Li 9,000 >» « Affitti dal 1° gennaio 1858 a tutto il 1860, lire 3,860 annuali, per tre anni sono Ù . . Ù . . . . . . . Ù . Ù . . . Ù ® Li 11,580 » Totale LL 20,580 » « Diviso a sei anni il detto coacervo di lire 20,580 risulta la media fino ori cade pla aaa I) LI 3490 a « Imponibile risultante dal certificato catastale. + +. ++. +. IL 2 P1290%; Totale L. 6,342 » « Media delle due cifre che rimane per rendita lorda del fondo . IL 3,171 >» 102 STORIA DELLA ENFITEUSI (M)_ « Regno d’Italia — Ministero di Grazia e Giustizia e dei Culti — 3 Divisione — N. 57394, « Oggetto — Destinazione del Deputato signor Simone Corleo a Soprintendente delle Commissioni enfiteutiche in Sicilia. e Torino, addi 13 luglio 1863. <« Fatto tesoro il sottoscritto della cortese esibizione di S. S. Illma, oggetto della gra- dita lettera data a Salemi il 28 giugno scorso; e persuaso che a niun altro meglio che a Lei, promotore della legge sulla censuazione dei beni ecclesiastici in Sicilia, avrebbe potuto affidarsi la missione, alla quale S. S. per onore alla legge e per l’in- cremento dell’utile pubblico si è offerta, all’oggetto di spingere ed armonizzare le varie operazioni delle molteplici Commissioni enfiteutiche, non ha chi scrive indagiato a de- stinarla, siccome la destina a Soprintendente Generale delle cennate Commissioni in- sulari. « Nel porgerle di conseguenza lo scrivente le più veraci manifestazioni di ringra- ziamento per la personale proposta, cui di buon animo ha egli condisceso, si fa un dovere avvertirla di avere oggi stesso partecipato a tutti i Prefetti delle provincie siciliane la di Lei destinazione, perchè Eglino ed i Sotto Prefetti dei rispettivi cir- condarii, quali Presidenti delle singole Commissioni, nel riconoscerla nella qualità or conferitale, si prestassero a somministrarle tutte quelle notizie che sarà loro per ri- chiedere, e tenessero riguardo di quelle modifiche che in armonia alla legge e per l’utile del servizio potrebbero dalla S. V. venir loro suggerite. « Rimane pertanto S, S. Illma facultata di scegliere, ove lo giudichi opportuno, fra gl’impiegati in disponibilità quella persona o più ancora che stimerà necessa- rie ad assisterla da Segretarii, compiacendosi solo darne notizia a questo Ministero per l’ulteriore di ragione. « Il Ministro — Firmato: G. PisaneLLI « AS. S. Ilma, signor Simone Corleo, Deputato al Parlamento, Soprintendente delle Commissioni enfiteutiche in Sicilia, » DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 103 CAPO III. APPLICAZIONE DELLA LEGGE 10 AGOSTO 1862 E SVILUPPO DELLE MASSIME DIRETTIVE. $ 17 Prime difficoltà che s'incontrarono nell’applicazione della legge di enfiteusi. — Pretese di esclusione per taluni fondi, Egli è vero che la maggior parte degli enti morali ecclesiastici ubbidirono alla legge porgendo alle Commissioni le rispettive dichiarazioni coi prescritti lumi, ma molti di loro cercavano colle dichiarazioni stesse e con altri posteriori reclami sot- trarre dalla forzosa' enfiteusi i loro beni pescando nella legge medesima qualche ar- gomento per farneli escludere. Pochi furono i titolari ecclesiastici che in sul prin- cipio riconobbero la importanza della legge e sopra tutto l’interesse di loro stessi a farla tosto eseguire. Molti poi si pentirono, ma tardi ed inutilmente, di averne ostacolata la pronta esecuzione; poichè tardi ravvisarono che essa faceva crescere in media la loro rendita netta quasi al doppio; e peggio fu per loro il vedere che di tali aumenti fruirono soltanto quei titolari, i cui fondi erano stati censuati pria della legge della conversione in beneficio del Demanio, mentre tutti gli altri fondi, che pei loro ostacoli e cavilli non si erano ancora censuati quando si attuò la su- detta legge (23 luglio 1866), furon tutti concessi ad enfiteusi nello interesse del De- manio, meno quelli soltanto de’ benefizii parrocchiali, e perciò se l’ebbe il Demanio questo aumento di rendita, invece di averlo i detti titolari, Alcuni poi, non trovando nella legge verun pretesto per opporsi alla enfiteusi dei fondi che essi dichiaravano alle Commissioni, dicevano per lo meno non essere in loro facoltà consentire alla ordinata enfiteusi, od anche opponevano il divieto delle leggi canoniche, Le ragioni, per le quali si cercava far escludere dalla cersuazione un buon nu- mero di fondi, eran principalmente desunte dallo articolo 2° della legge, il quale aveva prescritto talune esclusioni col doppio scopo: 1° di non privare le Corporazioni religiose dei piccoli giardini annessi alle loro case ed addetti al loro uso ordinario, 2° di non porre nelle mani di enfiteuti i fondi al più alto grado beneficati, ovvero contenenti boschi e grandi valori di miniere, che avrebbero potuto esser tosto sfrut- tati ed anche distratti, Si cercava in primo luogo far comparire come orti e giardini inservienti all’uso ordinario dei conventi tutti quei fondi ch’essi tenevano in propria economia, quan- tunque non attaccati ai conventi stessi. — Ma questo era un ripiego che poteva es- 104 STORIA DELLA ENFITRUSI ser tosto scoverto per mezzo della ispezione locale, nè vi era alcuna quistione di dritto a risolvere. Era molto esplicito il senso delle parole adoperate nell’articolo 2°: destinati ad uso ordinario di conventi e monisteri; trattavasi soltanto di quegli orti, giardini e selve, attaccati alle case religiose, che servivano ai frati ed alle mona- che per il loro passeggio ordinario e per ricavarne l’erbe ortalizie e le frutta della loro tavola. Così queste difficoltà venivan tosto eliminate dalle Commissioni, che se- condo la ordinaria destinazione di fatto dei fondi stessi l’includevano nella censua- zione, 0 li escludevano, Una assai più larga apertura credevasi trovare nella ordinata esclusione dei fondi coperti in tutto o nella massima parte di alberi o di vigneti. Parecchi fondi eccle- siastici presentavano delle piantagioni diverse; ed alcune Corporazioni religiose, nello intento di escludere dalla enfiteusi i fondi di Ioro particolare affezione, allorchè. vi- dero approvata la legge della sudetta enfiteusi, affrettaronsi a farvi delle rapide col- ture ed a piantarvi piccoli arboscelli di ulivo, di mandorlo, e magliuoli di vite. Sorgeva quindi il primo dubbio: quanta parte del fondo deve essere coperta di alberi o di vigne, per poterlo ritenere beneficato in massima parte e per escluderlo dalla cen- suazione? — Inoltre i titolari ecclesiastici, allorchè conoscevano essere impossibile sostenere che la maggior parte del fondo fosse migliorata, ricorrevano al sotterfu- gio di farlo comparire come due fondi distinti, il beneficato ed il non, ad oggetto di abbandonare alla forzosa enfiteusi il meno possibile e ritenere almanco tutto il beneficato. Venuti questi primi dubbii alla Sopraintendenza generale, fu essa sollecita a farne relazione al Ministero ed a proporre i modi di risolverli; i quali furono adottati colla ministeriale di massima del 13 novembre 1863 (Documento N, $ 9, num. 2). Fu sta- bilito che si dovrebbe riguardare come unico fondo quello che era tenuto in unico af- fitto o in unica economia, e si dovrebbero ritenere come distinti quei fondi che, quan- tunque limitrofi, fossero stati separatamente affittati o tenuti in separate economie. Se poi il fondo, in tal guisa determinato, fosse coperto di alberi o di vigne in se- sto regolare per tre quarte parti almeno della sua totale estensione, allora soltanto avrebbesi dovuto eccettuare dalla legge della enfiteusi come beneficato nella mas- sima parte. Dopo queste ministeriali dichiarazioni, fu facile alla Sopraintendenza dare delle norme concrete e tassative, tanto per non far riguardare come alberi e viti i pic- coli nuovi piantoni ed i recenti magliuoli che erano stati in fretta collocati nei fondi dal 1862 in poi col chiaro disegno di farli esimere dalla enfiteusi, quanto per fare accertare per mezzo di periti di fiducia se fosse regolare il sesto di alcuni alberi antichi sparsi qua e là in alcuni fondi ecclesiastici, all'oggetto di determinare se veramente le tre quarte parti della loro estensione fossero con regolarità coperte. — Così fu tolto di mezzo questo primo appicco e fu fatta giustizia, con escludere dall’enfiteusi quei fondi che fossero veramente migliorati nella massima parte a mente della legge. DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 105 Un altro mezzo di esclusione volevasi ottenere, specialmente nelle provincie di Gir- genti, Caltanissetta e Catania, col dimostrare in certi latifondi la esistenza di mi- niere di zolfo o di altro minerale, o indizii evidenti di miniere. Intieri exfeudi si sarebbero, voluti sottrarre dalla censuazione, perchè in un punto o in un altre eranvi tali miniere o gl’indizii — Anche quest'altro dubbio dal Ministero di Grazia Giusti- zia e Culti, di accordo con quello «di Agricoltura Industria e Commercio, venne ri- soluto con ministeriale di massima del 10 agosto 1863 (Documento N, $ 9, num. 3). Fu ordinato che si distaccasse per mezzo di perizia e si escludesse dalla concessione enfiteutica tutto il tratto di terreno, nel quale si riconoscesse estendersi la miniera aperta o l’indizio, e si censuasse tutto il rimanente del fondo, Disposizioni consimili ebbe a dare la Sopraintendenza nell’altro consimile dubbio, cioè se vi fosse un fondo nel quale esistesse soltanto una porzione boschiva; in tal caso dovrebbesi distaccare con perizia la sola parte boschiva colle relative vie, al- l’oggetto di escluderla giusta l’articolo 2° della legge e sottoporre all’enfiteusi tutto il resto, Finalmente, sulla difficoltà per la negazione del consenso di alcuni titolari, e sul dubbio se essi dovrebbero essere proposti come multabili, sapientemente fu risposto dal sudetto Ministero dei Culti con nota del 14 ottobre 1863, in conformità alle 0s- servazioni della Sopraintendenza, che l’ assenso loro non è necessario secondo il Dritto pubblico siciliano; e perciò basta che essi somministrino colle dichiarazioni le notizie prescritte dalla legge, e non sono passibili di multa, quando anche non consentano, ovvero oppougano il divieto dei canoni, cioè della bolla Ambitiosae, la quale in Sicilia non ebbe mai esecutoria, perchè vi ostavano i dritti supremi di re- galia (Documento N, $ 7, num, 1). $ 18 Istruzioni della Sopraintendenza generale approvate dal Ministero. Passati alquanti mesi di prova e raccolte da tutte Ie Commissioni le principali no- tizie, la Sopraintendenza fu in grado di emettere Istruzioni circolari, all'oggetto di armonizzare le varie operazioni e di dare unico concetto alla seguela degli atti del- l’enfiteusi, affinchè le Commissioni partecipassero egualmente di quell’unico concetto e si regolassero in modo uniforme. Queste Istruzioni, divise in sedici paragrafi, fu- rono sottoposte al Ministero, dal quale vennero approvate con nota del 15 dicem- bre 1863; e quindi messe a stampa, furono diramate ai Presidenti delle Commis- sioni colla data del 24 dicembre 1863 (Documento N), Non occorre ripetere per filo e per segno le idee contenute in quelle Istruzioni, che si posson leggere nel su accennato Documento. Mi contenterò soltanto di esporre il loro disegno generale, onde ciascuno possa comprendere la influenza che ebbero ad esercitare sui lavori della enfiteusi, Lo scopo delle sudette Istruzioni, innanzi tutto, era quello di mettere in correla- Giornale di Scienze Nat. ed Econ., Vol. VII, Parte II. 14 106 STORIA DELLA BNFITEUSI zione gli articoli della legge e gli articoli del regolamento, ed applicare gli uni e gli altri ai casi determinati, per procurare una pratica comune ed uniforme, In secondo luogo era scopo delle medesime Istruzioni descrivere tutto il succes- sivo processo delle operazioni, all'oggetto di concatenare una operazione coll’ altra e di far chiaramente comprendere, non solo alle Commissioni, ma anche alle loro Segreterie che avrebbero dovuto preparare e coordinare i lavori, qual si fosse Vin- granaggio e la connessione tra i lavori medesimi, In terzo luogo le sudette Istruzioni avevano in mira di fornire alle Commissioni, ed a tutti coloro che dovevano mettersi in relazione con esse, una idea netta delle facoltà diverse che la legge ed il regolamento avevano alle Commissioni medesime attribuito. Faveilatosi prima del modo di comporre le Commissioni e le Segreterie, e dell’an- ticipazione delle spese per l'insediamento e scrittoio delle medesime, giusta le pre- scrizioni della legge e del regolamento che si sono esposte nel Capo precedente, si venne a trattare dei lavori preliminari incumbenti alla presidenza, ad oggetto di at- tingere tutte le notizie necessarie alla esatta conoscenza dei titolari ecclesiastici di ciascun comune, del loro patrimonio, estensione, confini, provvenienza, pesi, giudizii pendenti, affitti del sessennio 1855-60 e catasto fondiario, — ed in corrispondenza, dei doveri delle Giunte municipali, dei notari, dei percettori e dei titolari, a porgere in appositi moduli quelle stesse notizie, i Fu interessante dare un'idea di tutti i veri titolari ecclesiastici, ai quali era ap- plicabile la legge del 10 agosto 1862, affinchè nessuno di, loro fosse sfuggito dal no- tamento che se ne doveva compilare, ed affinchè non si fossero confuse colle opere di culto le altre opere di pura beneficenza laicale e le cappellanie di messe mera- mente laicali, i cui beni erano stati già esclusi dalla enfiteusi ($ 13). « Sono tito- «lari ecclesiastici, dicevasi nelle Istruzioni, tutti quelli che rappresentano o defini- « tivamente o provvisoriamente qualunque benefizio ecclesiastico, cioè: Vescovadi, Ab- « bazie, Prelature, Priorati, Dignità di capitoli e di collegiate, Canonicati, Masse co- « muni di distribuzioni corali, Parrocati e Benefizii semplici, non che qualunque Ret- « toria di chiesa, qualunque Cappellania non laicale, qualunque Opera di culto di- « vino, qualunque Congregazione ecclesiastica, qualunque Seminario diocesano, qua- « lunque Convento, Monistero, Collegio di Maria, o altra Casa religiosa. Si deve sol- « tanto notare che sono ecclesiastici e soggetti alla giurisdizione degli Ordinarii i « Collegi di Maria, le cui regole sono state approvate e riconosciute dalla Chiesa se- « condo le norme del Cardinal Corradini. Tutti gli altri Collegi di Maria, le cui re- « gole dalla Chiesa non sono state riconosciute ed approvate, sono laicali. Così è san- « cito nella risoluzione Luogotenenziale 15 agosto 1831, negli articoli 1° e 4° del re- « golamento Luogotenenziaie 21 luglio 1834 e nell’altra risoluzione della stessa Luo- « gotenenza 14 luglio 1852.» Questa precisa indicazione dei singoli enti ecclesiastici era ben rilevante in un momento in cui cercavasi pure di sfuggire alla legge di en- fiteusi facendo quistione sulla natura ecclesiastica o laicale dell'ente. DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 107 Raccomandavasi poi di non venire all’esame astratto della ecclesiasticità di dritto, la quale per taluni enti era stata in Sicilia oggetto d’interminabili e sofistiche con- troversie; ma dover riguardare soltanto la ecclesiasticità di fatto, cioè il possesso pubblico del carattere ecclesiastico in faccia alle autorità politiche, civili, giudizia- rie, municipali ed ecclesiastiche. Per distinsuere in fatto un ente laicale dall’eccle- siastico, si diede pure una norma sicura: giusta il decreto del 1° febbraro 1816 ed Istruzioni del 20 maggio 1820, tutte le opere pie laicali dovevano esser soggette ai rispettivi Consigli d’Ospizii provinciali; quindi la Commissione può tosto sapere dalla Deputazione provinciale, sueceduta al Consiglio d’Ospizii, se l’ente morale, della cui laicità si dubita, sia stato veramente tale, cioè se sia stato sotto la tutela o vigi- lanza del Consiglio di Ospizii e della suddetta Deputazione. Ciò per altro era con- forme al prescritto dell’articolo 33° del regolamento dell’enfitensi, Dopo di ciò, si diede una idea dei due diversi ordini di determinazioni ehe una Commissione dovrebbe emettere, cioè quelle tendenti ad istruire le pratiche, deter- minazioni interne e pur sempre revocabili secondo il bisogno — ed altre aventi il ca- rattere di vere deliberazioni nello interesse dei titolari ecclesiastici, o dei terzi re- clamanti, o dei notai contro cui dovrebbero provocarsi le pene per l'inadempimento della legge, deliberazioni che sarebbero state impugnabili soltanto nei modi dalla legse stessa proseritti. Le operazioni della Commissione furono divise in cinque periodi, cioè: 1, Il confronto di tutti gli elementi che la legge prescrive doversi esaminare per conoscere tutti i fondi, e specialmente quelli non dichiarati o mal dichiarati, c pro- porre quindi come multabili gl’inobbedienti.— In relazione a questa prima categoria di operazioni fu sviluppata la non necessità del consenso del titolare all’enfitensi, come è stata accennata nel $ precedente. Si fece anche notare che la multa deve esser do- mandata in somma maggiore o minore, secondo che il titolare sia costituito in mag- giore o minor dignità, abbia mancato a dichiarare pochi o molti fondi o soltanto alcuni accessorii, o se abbia persistito a niegare le notizie quando ne sia stato av- vertito dal Presidente. Come ancora si raccomandò di non proporre come multabili quei titolari, i quali, avendo mancato a far la dichiarazione, non avessero realmente dei fondi nel circondario della Commissione, 2. Dichiarare soggetti all’enfiteusi i fondi rurali ecclesiastici, ovvero escluderli. — Quanto a ciò si fecero le opportune avvertenze, col ricordo delle ministeriali disposi- zioni, intorno agli orti e case destinati ad uso ordinario dei conventi e monisteri, intorno ai fondi in tutto o nella massima parte piantati di alberi o di vigne, intorno ai fondi eve esistano miniere o indizii, ovvero boschi, giusta quanto si è narrato nel detto $ precedente. — Si fece anche conoscere la risoluzione emessa dal Ministero con nota del 20 novembre 1863 intorno ai fondi ecclesiastici che si trovassero sotto giudizio di espropriazione, i quali, sino a tanto che non fossero realmente espropria- ti, son sempre ecclesiastici e perciò censuabili, salvo a compirsi la espropria sul ca- none che se ne ricaverebbe. — Si dimostrò pure la censuabilità dei fondi che le chiese 108 STORIA DELLA PNFITEUSI posseggono in condominio con altri, sino a che gli altri condomini non vi si oppon- gano iniziando un giudizio per la divisione del condominio, 3. Determinare la rendita netta dei fondi assoggettiti all’enfiteusi e riconoscerne i pesi, — Si raccomandò intorno a questa operazione, oltre a tutto quello che è sta- bilito nella legge e nel regolamento, che non si desse fede alle semplici dichiarazioni dei titolari, ma si domandassero i titoli, specialmente per la determinazione dei pesi, servitù ed ipoteche; ed in difetto della loro dichiarazione se ne chiedessero le no- tizie dalla Giunta o da altri notabili individui del comune. — Sviluppato quindi il sistema tracciato dalla detta legge e dal regolamento per la intima ce per la pub- blicazione dei quadri, pei reclami dei terzi, per la loro decisione, e pei gravami se essi ne facessero alla Corte di appello, si diede una netta idea delle preziose fa- coltà che hanno le Commissioni per liquidare, e convertire occorrendo in denaro, tutti i dritti reclamati dai terzi, purchè prontamente liquidabili, come quelli che prov- vengono da un’epoca feudale, in cui si stabilivano con molta facilità dritti promi- scui di semina alternativa, di compascolo, di legnare ed altri simili. Meno le ser- vitù strettamente necessarie, come quelle di abbeverare, di passare per un dato fondo, che non possono in altra guisa surrogarsi, tutte le altre servitù e dritti promiscui, che inceppano e depreziano il libero esercizio della proprietà, debbono a giudizio della Commissione convertirsi in annua equivalente rendita. — Però la Commissione deve astenersi dal portar giudizio sui dritti indeterminati, eventuali, litigiosi, 0 non pron- tamente liquidabili: su di essi decidono i magistrati competenti. Di questi dritti si diede una chiara spiegazione. — Se però i terzi fra 20 giorni dalla pubblicazione del quadro non reclamassero alla Commissione, allora ! enfiteusi si dovrebbe com- picre, restando loro il dritto per l'esperimento delle loro ragioni. presso i detti ma- gistrati, e salvo a realizzare i loro dritti sul fondo del canone preferibilmente, co- me è detto nell’articolo 33° della legge e nel 35° del regolamento. 4, Dividere in quote i terreni censuabili. — A tal’uopo si raccomandò la scelta dei buoni periti sulle note che ne daranno i titolari e le Giunte. Si raccomandò altresi di evitare le servitù tra le quote e di assegnare alle stesse i confini naturali, per quanto fosse possibile. 5. Comporre il quaderno delle condizioni per la enfiteusi e farne eseguire la su- basta presso i Tribunali. — Una delle cose più rilevanti nella compilazione del qua- derno è il patto della immissione in possesso dell’enfiteuta, che devesi regolare in coerenza alla durata degli affitti pendenti, e questi debbono prima esser validati dalla Commissione a sensi dell’articolo 34° della legge. E siccome uno dei mezzi per ostacolare il compimento della enfiteusi, ovvero per dar lungo guadagno a qualche favorito fittajuolo, era quello di far comparire aftitti di lunghissimo periodo (ne com- parvero infatti sino a 36 anni), così nelle sudette Istruzioni si fece espressa racco- mandazione di non validare gli affitti che fossero stati convenuti per un tempo mag- giore di anni quattro se i terreni son coltivabili, e di anni tre se addetti a pascolo, Si ricordarono in proposito i decreti del 1° dicembre 1833, 31 agosto 1342 e 20 gen- naro 1845. DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 109 Finalmente colle sudette Istruzioni si fece espresso invito a tutte le Commissioni di porgere alla Sopraintendenza il rapporto mensile delle loro operazioni, $ 19 Disposizioni intorno alla esazione delle multe ed intorno alle spese di ufficio delle Commissioni e Sopraintendenza. La esazione delle multe divenne un oggetto interessante nel servizio della enfi- teusi dei beni ecclesiastici, Egli è vero che 7%o dei titolari ubbidirono alla dichia- razione prescritta dalla legge ($ 16), ma quelli stessi 54, che furono disubbidienti fornirono un buon contingente di multe, sì perchè essi erano dei più cospicui in di- gnità, ovvero avevano dei latifondi di gran valore, perlocchè furono multati col mas- simo della pena di L. 400; sì perchè taluni di loro possedevano terreni in molti cir- condarii di Sicilia, e qualcuno quasi in tutti, perlocchè riportarono una multa per ciascuna Commissione circondariale. Ora il servizio della enfiteusi in origine ebbe assegnato dalla legge questo speciale fondo delle multe (art. 6°); e soltanto nell’art. 50° del regolamento era stato previ- sto che se il fondo delle multe non bastasse alle spese d’insediamento e di ufficio delle singole Commissioni, avrebbero dovuto provvedere di accordo per supplirvi i Ministri dell’Interno, delle Finanze, di Grazia Giustizia e Culti. Intanto la real Finanza aveva dovuto incominciare un’anticipazione di spese a cia- scuna Commissione ed alla Sopraintendenza, prima pure che si esigessero le multe; dappoichè Je spese d’impianto e di serittoio eran necessarie sin dalla prima aper- tura di questi uflicii, inoltre abbisognò per talune Commissioni il fitto del locale e l’acquisto delle ine- renti mobilie: poichè la maggior parte delle Sotto-Prefetture, per ristrettezza di spa- zio del rispettivo. ufficio, non poterono accogliervi la Commissione di enfiteusi e la sua segreteria, nè anche in quel primo impianto poterono ottenere alquante stanze in qualsiasi convento, e quindi si dovette ricorrere agli aftitti e comprar si dovet- ‘ tero i mobili occorrenti. Quanto agli stipendii degl’ impiegati provvedeva direttamente la real Finanza in conformità della legge e del regolamento ($ 15). Diveniva pertanto assai rilevante l'ordinamento della esazione di tutte quelle multe, poichè si scorgeva che la loro cifra avrebbe coperto qualunque spesa d’insediamento, di scrittoio, di fitto e di mobili, sicché lo Erario sarebbe stato completamente rim- borsato di tutte le anzidette sue anticipazioni, nè sarebbe stato necessario provve- dere ad un supplimento con quel tale fondo, al quale alludeva il citato articolo 50° del regolamento. Ed infatti il servizio dell’ enfiteusi non diede il minimo peso alla finanza dello Stato, perchè le multe copersero effettivamente tutte queste spese. Anzi talune Commissioni, che ebbero un proprio fondo di multe alquanto più largo, die- dero rimunerazioni ai loro più diligenti impiegati, in compenso di servigi straordi- narii che non erano abbastanza retribuiti dai loro scarsi salari — E qui per inci- 110 STORIA DELLA FNFITEUSI dente sia detto che tutti gli stipendii, che lo Stato pagò agl’impiegati, furono pure largamente risarciti dagl’introiti del registro e di carta bollata delle singole aggiu- dicazioni enfiteutiche, siccome vedremo nel Capo V, allorchè parleremo dei risulta- menti della enfiteusi. Si riconobbe adunque la necessità di concentrare in unica cassa tutte quelle multe, acciocchè non fosse in libertà delle singole Commissioni impiegarle, senza prima aver rimborsato la real Finanza di tutte le sue anticipazioni. Difatti il ripetuto articolo 50° del regolamento considera come unico il fondo delle multe in faccia alla Finanza, all'oggetto che essa ottenga il detto rimborso; e perciò non era possibile lasciar le multe presso i singoli Ricevitori che le esigevano, poichè così ogni Commissione le avrebbe potuto spendere a suo talento, e specialmente a prò degl’impiegati e degli inservienti che non avrebbero mai cessato di chiedere gratificazioni. — Di ciò per altro un qualche esempio si era già veduto presso qualcuna delle Commissioni, anzi qualche Presidente si era fatto lecito di esigere egli stesso le multe, senza farle ver- sare presso il Ricevitore, come prescrive l’articolo 26° del regolamento, e ne aveva largito laute gratificazioni a’ suoi impiegati. Finalmente era pur da mettere a calcolo che parecchie Commissioni non avevano proprio fondo di multe, perchè tutti gli enti morali del loro circondario erano stati obbedienti; epperò la real Finanza non avrebbe trovato come compensarsi delle somme che aveva alle dette Commissioni anticipato per le spese sovra indicate, se non si fosse fatto unico fondo comune di tutte le multe, sul quale si sarebbero rimborsate le spese in generale di tutti gli ufficii delle Commissioni e della Sopraintendenza. Soddisfatte queste anticipazioni, quel che sarebbe rimasto del fondo speciale di cia- scuna Commissione, sarebbe stato a sua disposizione. Postisi quindi d’ accordo il Ministro di Grazia e Giustizia e Culti e quello delle Finanze, uscirono dalla Direzione generale del Demanio le Istruzioni circolari del 16 gennaro 1865, colle quali stabilita preliminarmente qual fosse la posizione del fondo delle multe giusta il sudetto articolo 6° della legge ed i citati articoli 26° e 50° del regolamento, fu.dichiarato-in massima che lo Stato s'intende estraneo tanto agli utili quanto agli oneri di questo ramo di servizio, e se ne affidò la direzione alla Sopraintendenza generale della enfitensi, Pertanto fu ordinato che i Cancellieri dei Tribunali, per ogni multa che venisse inflitta, dovrebbero spedirne i correlativi campioni, non altrimenti che si pratica per le multe giudiziarie, alle rispettive Di- rezioni Damaniali, le quali alla loro volta ne darebbero il carico ai Ricevitori dei luoghi ove riseggono i titolari ecclesiastici multati, La esazione sarebbe fatta dai sudetti Ricevitori, i quali verserebbero le somme nell’entrate dello Stato, e contem- poraneamente spedirebbero alle stesse loro Direzioni il corrispondente inventario dello esatto giusta un apposito modello. Ed alla lor volta le Direzioni manderebbero cotale inventario alla Direzione Demaniale di Palermo, la quale per mezzo di un suo Ricevitore farebbe versare le corrispondenti somme nella Cassa centrale delle multe. Questa Cassa sarebbe tenuta dal Ricevitore degli atti giudiziari di Palermo, il quale DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA tuitil di trimestre in trimestre darebbe conto alla sudetta Sopraintendenza delle somme presso lui concentrate, Dall’ altro canto le singole Commissioni in novembre di ogni anno manderebbero alla stessa Sopraintentendenza una nota preventiva in doppio delle spese che cre- derebbero bisognevoli pel loro ufficio. Essa approverebbe tal nota dentro i limiti del necessario, e dentro questi limiti i Ricevitori locali anticiperebbero alle singole Com- missioni le corrispondenti somme, Quindi i Ricevitori ne chiederebbero il rimborso dalla medesima Sopraintendenza pel tramite delle loro rispettive Direzioni, e que- sta lo accorderebbe, con apposite ordinanze, sul fondo delle multe presso il detto Cas- siere centrale. — Il Cassiere di trimestre in trimestre darebbe conto al Soprainten- dente dei rimborsi eseguiti, In pro dei singoli Ricevitori e del sudetto Cassiere centrale furono stabiliti degli aggi, tanto per le esnzioni delle multe, quanto per le anticipazioni alle Commissioni e pei rimborsi, Così questo servizio rimase regolarmente organizzato e si assicurarono le spese necessarie alle Uommaissione ed alla Sopraintendenza. $ 20 Inobbedienza alla dichiarazione — Multe proposte, deliberate, esatte. Si è già detto ($ 16) che non più di */ furono i titolari disubbidienti alla di- chiarazione prescritta dalla legge di enfiteusi. Tra 1436 titolari, dei quali si son concessi i fondi sino a tutte l’anno 1871, furono proposti multabili come inobbedienti num. 566, di cui però 70 furono additati in circondarii diversi, e taluni sino ad es- sere proposti per 9 multe da altrettante Commissioni circondariali, come i Monisteri di santa Caterina e di santa Chiara di Palermo che avevano fondi in altrettanti di- versi luoghi: sicché le muite proposte nello insieme sommarono a 668. Pure, non tutti quei 566 proposti come multabili eran veramente tali, nè avevan tutti disub- bidito alla legge; ma talvolta le Commissioni avevan ritenuto obbligati alla dichia- razione, o al consenso esplicito all’enfiteusi, coloro che non ne avevano l’ obbligo, e perciò domandarono la pena a loro carico; ma la domanda in tali casi giustamente dovette essere respinta, come osserveremo. E quindi i veri disubbidienti non sor- passarono il numero di 430, cioè i “o di tutti i titolari obbligati veramente a di- chiarare. Or giova notare in primo luogo a quali categorie appartennero a preferenza gli ubbidienti, ed a quali altre i refrattarii. Sul Giornale Officiale di Sicilia, sin dal 12 aprile 1864 io aveva esposto in un quadro queste diverse categorie. Eccole: 112 STORIA DELLA ENFITEUSI Avevano presentato la dichiarazione Avevano Erano ancora in pen- a tutto febbraro 1864 mancato denza di termini Vescovi ed esercenti potestà ordinaria» +. + 5 6 % al È a A dt i »]o Conventi e case religiose maschili + + + +» + !%o ‘/r0 20 Monisteri, Collegi di Maria e Reclusorii «+ ». + 7 VA ui Parrocati ed Arcipreture curate. + + 0 0» !%a VA Lg Beneficiati (e Canonitioto, eee no dc Chiese, Cappelle, Confratrie, Opere e legati di culto 54 % 1/5 Colle dichiarazioni che sopravvennero dopo il detto giorno 12 febbraro 1864 per tutti quelli che allora erano in pendenza di termini, e per gli altri pochi i quali dopo quell'epoca furono scoperti ed intimati a dichiarare, le soprascritte proporzioni tra gli obbedienti e gl’inobbedienti non si alterarono nelle accennate categorie. La maggiore obbedienza si è dunque trovata nella categoria Parrocati ed Arci- preture curate, quindi nell’ altra Conventi e Case religiose maschili. La maggiore inobbedienza nelle due categorie Vescovi ed esercenti potestà ordinaria — Moni- steri, Collegi di Maria e Reclusorii. Pur nondimeno è da notare che anche in que- ste due classi soltanto un terzo fu refrattario, è gli altri due terzi diedero le di- chiarazioni. I monisteri di donne, essendo regolati dai Vescovi, diedero gli stessi rapporti di inobbedienza dei loro Vescovi dirigenti. Fu principalmente l'Arcivescovo di Palermo che rese contumaci alla dichiarazione tutti i ricchi monisteri della sua residenza e delle altre città della sua diocesi, Talvolta le deputazioni di quei' monisteri e le ab- badesse avevano già deciso di dichiarare, e perfino riempirono i moduli, non solo per evitare le multe nei diversi circondarii ove avevano i beni, quanto anche più . per non lasciarli censuare senza i necessari lumi e con evidente loro danno; ma l'Arcivescovo (1) impedì la consegna di tali dichiarazioni, Narravami un rispettabile canonico della Cattedrale, deputato al monistero di santa Chiara di Palermo (2), che una sera la dichiarazione dei beni di quel monistero era stata già votata e scritta coll’approvazione dello stesso Arcivescovo. All'indomani giunse il contrordine di lui per non presentarla! Così quel debole vecchio era menato. — L’abbadessa del moni- stero di S, Giuliano di Palermo giunse per fino a mandare al Prelato la sua dichia- razione firmata, rassegnandosi a lui per doverla presentare o pur no; ma soggiun- geva che in caso negativo avrebbe desiderato essere indennizzata dei danni e delle multe, La dichiarazione però non fu lasciata arrivare alla Commissione, e ne segui- rouo infatti dei gravi danni nella enfiteusi di un latifondo che quel monistero posse- deva in condominio con privati ed altri enti morali, oggetto poi di serii litigi, come appresso diremo. (1) Giovan Battista Naselli. (2) Salvatore Mancino, gia professore di Filosofia nella R. Università di Palermo. DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA z 113 Ma quel ch’è più strano, l'Arcivescovo stesso di Palermo, che non volle dichiarare e che impedì i suoi dipendenti di dichiarare nel 1864, spiegò dal 1868 in poi una grande efficacia per fare aumentare le cifre dei canoni e sostenne anche una grossa causa (benchè con esito finalmente infelice come pur vedremo) per rivendicare alla sua Mensa tutti gli anmenti di canone che l’asta aveva prodotto nella enfiteusi dei suoi latifondi, Le ispirazioni che l’ Arcivescovo riceveva quanto all’ enfiteusi erano mutevoli! Ad onor del vero bisogna soggiungere che facilitò assai le dichiarazioni dei tito- lari ecclesiastici quella norma che la Sopraintendenza ottenne dal Ministero dei culti colla nota del 14 ottobre 1863, cioè non esser necessario il loro esplicito consenso all’enfiteusi secondo il dritto pubblico siciliano, e quindi non esser passibili di multa coloro, che anco non consentendo alla censuazione dissero alla Commissione tutte le notizie dalla legge prescritte ($ 17). Difatti un gran numero di dichiarazioni, special- mente delle superiore dei monisteri, furono accompagnate dalla espressa protesta che esse non assentivano all’enfiteusi per la proibizione avutane dai sacri canoni, o per- chè in loro come amministratrici non risiedeva la facoltà di alienare. Altri titolari consentivano sotto condizione che si adempissero insieme le prescrizioni delle leggi civili e canoniche, cioè sotto la condizione che vi accedesse pure il beneplacito pon- tificio, intendendo così fare omaggio alla deeretale Ambitiosae di Paolo Il, che in Sicilia non aveva avuto mai vigore di legge ecclesiastica ($$ 5, 17). Eppure, con tutte queste facilitazioni e larghezze e con tali misure di equità, vi furono 545, degli ecclesiastici che nogarono qualuaque dichiarazione amando meglio suscitare scandali ed imbarazzi. Ma in vero gl’imbarazzi caddero in loro danno nello eseguirsi la censuazione, siccome apparirà chiaro da quello che saremo per narrare in seguito. Se però quella misura di equità non si fosse adottata in linea di massima, le multe sarebbero state assai maggiori; e già parecchie Commissioni avevano propo- sto la multa ed altre inclinavano a proporla contro coloro che negavano l’ assenti. mento, del quale nel modello a stampa era stata data la formula. Onde, dopo la detta statuizione di massima, il numero dei multabili divenne più ristretto. Inoltre talune Commissioni prendevano il sistema di presentare al Tribunale co- me degni di multa anche quei titolari che, non avendo fondi rustici nel circonda- rio, avevano risposto col silenzio allo invito ch’ era stato loro spedito per dichia- rare. Ma anche questo era un errore che la Sopraintendenza dovette correggere; poi- chè la legge non aveva dato il dovere di dichiarare agli ecclesiastici che non pos- sedevano fondi rurali, e se essi, invece di rispondere all’invito cella dichiarazione negativa, preferivano di tacere, potevano essere tutto al più accusati di poca cor- tesia, ma non di disubbidienza alla legge e di punibilità. Fu questa una delle ragioni, per cui, tra le 668 multe, proposte come sopra dalle Commissioni, i Tribunali non ne menarono buone nemmeno una metà, cioè soltanto 299. Così i Tribunali rimediarono alla eccessiva durezza di tali Commissioni. Giornale di Scienze Nat. ed Econ., Vol. VII, Parte II, 15 114 STORIA DELLA ENFITEUSI Ma bisogna anche soggiungere per la verità che una gran parte di quelle 668 pro- poste di multa, per incuria delle regie Procure (le quali per legge ne avevano l’ob- bligo), non fu portata alla deliberazione dei Tribunali; e quando pur furono ema- nate sentenze interlocutorie che ammettevano a provare talune circostanze per ac- certarsi la culpabilità della mancata dichiarazione, le cause per lo più non venivano dai Procuratori regii riprodotte, non ostante le iterate avvertenze; come altresi parec- chie sentenze di multa, emesse in contumacia dei titolari, si lasciarono perimere per non averle loro notificato nel termine di legge. Perciò le multe deliberate si ridus- sero a 299 e non giunsero a 430, cioè ai %0, quanti erano presso a poco i veri multabili, come sopra abbiam detto. — Ciò si narra, uon per attribuire a quei tali funzionarii una volontaria mancanza, o un disprezzo della legge che infliggeva le multe, ma per cominciare sin d’ora a dimostrare (ciò che anco meglio sarà pro- vato dalla esposizione dei risultamenti) che la magistratura ordinaria, gravata di nu- merosi suoi affari, con difficoltà poteva attendere alle operazioni della enfiteusi, e fu un errore lo averla immischiata in qualche parte di tali operazioni, sicché la las- sezza ed i ritardi dovettero principalmente deplorarsi per la ingerenza del potere giudiziario. — Però si deve anche riflettere che, trattandosi di pene ad infliggere, non si seppe trovare miglior garenzia dello affidarne ai magistrati l’applicazione; quan- tunque essi per l’art. 6° della legge dovevano far base sulla deliberazione della Com- missione attestante il fatto della non prodotta dichiarazione. Con tutto ciò, fuvvi pure alcun Tribunale che volle elevarsi al di sopra della legge e non ostante il verbale della mancata dichiarazione, per frivoli pretesti di malat- tia, si fe’ lecito di assolvere la multa. Io dovetti quindi avvertire la regia Procura che ciò non era in facoltà del Tribunale — a lui la legge non dava facoltà di as- solvere, cioè di far grazie — che se l’esempio si fosse rinnovato, avrei dovuto rife- rirne al Governo per gli opportuni provvedimenti. Come ben si comprende, un’asso- luzione di quel genere in novembre 1863, quando la legge cominciava a mettersi in esercizio, era un affare vitale: i titolari, affrancatisi dalla minaccia della multa colla facile assoluzione, avrebbero negato di apprestare i lumi che sol da loro po- tevansi ottenere. Pure il mio avvertimento destò tanta ira, che se ne volle fare oggetto di una de- liberazione interna a mio carico sotto colore di lesa indipendenza del Tribunale; e non solo la si rassegnò al Ministero, ma la si volle pubblicare, insciente il Ministero, in un’autorevole giornale di Torino (1). Il che mi fece dare le mie dimissioni e mi avrebbe fatto veramente lasciare sin dal principio l’opera intrapresa, se il Ministro stesso personalmente non mi avesse per lettera assicurato delle disposizioni date con- tro l’autore di quella pubblicazione e non mi avesse distolto con nobili ragioni dalla rinunzia. « lo confido, egli scrivevami il 23 aprile 1864, che il giusto risentimento che ha potuto destarsi nell'animo suo dalla detta pubblicazione non possa spingerla (1) Za Legge. ani i i Slice iS dla dini Bin — DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA IL6 a persistere nella risoluzione di abbandonare il suo posto e privare il suo paese del beneficio della sua opera. Il vincere i privati risentimenti per nobili fini non è di tutti, ma io spero che mi sarà dato di poterla stimare anche per questo merito. L’opera ch’Ella ha impreso sarà di un grande beneficio per la Sicilia e per l’Italia; attenda adunque a compierla, e la consolazione che ne avrà, sarà largo compenso di tutte le amarezze che avrà potuto incontrare. » Non ho più dimenticato queste ultime parole, e le ho avuto presenti a mio conforto nelle non poche amarezze che questo delicato ufficio ha dovuto quindi innanzi fruttarmi, In ogni modo la mia fermezza produsse buono effetto ed un caso simile non si vide più rinnovato, Non si voleva durezza nello infligger le multe, come già si è dimo- strato per tutte le massime benigne che si erano fatte stabilire; ma non si voleva nemmeno la lassezza di lasciarle inapplicate o assolte, con privare così la enfiteusi della cooperazione che il titolare, nell’ interesse pubblico ed in quello ancora della sua chiesa, doveva darvi, Così pure si fe’ giusta resistenza alla. massima che qualcuno dei titolari disubbi- dienti voleva a suo schermo far prevalere, cioè di non esser tenuto alla dichiara- zione, perchè i fondi da lui posseduti eran quelli che la legge aveva escluso dalla enfitensi, Il giudice della esclusione non dev'essere il titolare stesso che si permette quindi non dichiarare ed occultare, ma è la Commissione creata ad hoc dalla legge, come sorge dagli articoli 2° e 4° della legge medesima e chiaramente è stabilito dall’art. 27° del Regolamento. Le 299 multe che furono, come si è detto, deliberate, diedero una somma di lire 70,000 circa; poichè per ordinario i Tribunali dovettero attenersi alla pena mi- nima di lire 200, e non molte furono quelle di lire 300, o di 400. Con tal somma sì pagarono tutte le spese di ufficio delle 24 Commissioni e della Sopraintendenza che la R. Finanza aveva anticipato in più di otto anni, non che alcuni fitti di lo- cali e spese giudiziarie per alcune rare succumbenze; come pur si diedero delle gra- tificazioni ai diligenti impiegati dalle Commissioni che avevano un maggior fondo pro- prio di multe, Sicché lo Stato non sofferse alcun detrimento per tutte le sudette spese, e soltanto pagò i rispettivi salarii, Quando si attuarono le due leggi di soppressione delle corporazioni religiose e di molti altri enti ecclesiastici (1866 e 1867), un buon numero di multe che erano state loro inflitte, sino alla cospicua cifra di lire 26,000 circa, non era stata an- cora riscossa dai Ricevitori. Ma il Ministero delle Finanze, riconoscendo la necessità che fosse concentrata nella cassa delle multe quella somma, senza di cui le dette spese di ufficii non si sarebbero potute mai rimborsare, ordinava con nota del 22 agosto 1868 che le Direzioni demaniali facessero procedere dai locali Ricevitori allo annullamento delle correlative multe nello interesse dei singoli enti soppressi, po- nendole a carico dell’Amministrazione del fondo del Culto come loro debiti plateali. E così fu assicurato il servizio della enfiteusi colla riscossione di quest'altra somma, a complemento dello intiero. 116 STORIA DELLA ENFITEUSI $ 21 Quadri dei beni censuabili — Inconvenienti gravi per la mancanza o per gli errori de necessarii elementi. L’operazione fondamentale e la più interessante delle Commissioni era quella della formazione dei quadri dei beni censuabili. Dovevano poi questi quadri servir di base ai contratti d’ enfiteusi; e pei latifondi dovevano prima servire di fondamento alla loro quotizzazione, poscia alla compilazione del quaderno dei patti di ciascun lotto, sul quale dovevasi convenire l’enfiteusi.—I detti quadri dovevano risultare dallo spo- glio di tutti gli elementi che si sarebbero raccolti presso le Commissioni, e che for- nir dovevano i titolari ecclesiastici, le Giunte municipali, i percettori ed esattori, i notai e qualunque altra autorità che dalle Commissioni stesse avrebbe potuto es- sere richiesta, in coerenza alle disposizioni degli articoli dal num. 5 al 13 della legge e dal num. 11 al 21 del regolamento. Però, prima di esaminare qual fosse stato l’andamento di questa operazione, è giusto farsi il concetto delle difficoltà naturali e volontarie che contro di essa sor- gevano. Trattavasi di penetrare nelle case degli enti ecclesiastici, i quali non erano ancora soppressi; e perciò le loro scritture, titoli e registri, non erano ancor venuti nelle mani del Demanio dello Stato. Dovevansi quindi ottener da loro i lumi con tutti i mezzi possibili, coll’autorità della legge, colla dimostrazione del loro utile, colla influenza dei buoni consigli, colla minaccia delle pene e colla moderazione nello usarne. I titolari, nella generalità, non erano propensi alla enfiteusi: già lo abbiamo notato ($ 5), dacchè la enfiteusi aveva perduto il suo primitivo carattere baronale, la Chiesa non aveva più l'interesse a fare di tali concessioni. Dippiù nel 1868, quando veniva ad attuarsi la legge della censuazione, l’antagonismo tra il Governo italiano e la Sede pontificia era molto avanzato, e perciò gli ecclesiastici credevano di fa- vorire la causa del Papa ostacolando dalla loro parte l’enfiteusi. Sorgevano ancora i soliti timori ($ 6) di dover perseguitare molti minuti enfiteuti per riscuotere i ca- noni e sembrava preferibile il sistema dei grandi affitti.— Tutto ciò produceva mal- volere nei titolari ecclesiastici; e quindi gli elementi, che essi soli potevano ben for- nire alle Commissioni, con grande difficoltà avrebbero potuto ricavarsi. Le influenze clericali giungevan pure qualche volta sino alle Autorità municipali ed ai notai, e perciò quei tali a malincuore prestavansi a dare la parte di elementi che era in lor potere. Oltrechè la infingardaggine concorreva pure a render difficile e lenta la compilazione dei quadri ed elenchi da loro rispettivamente dovuti; e la conseguenza ultima era pur sempre la inesattezza delle notizie. Altre difficoltà erano nella stessa natura delle cose e non dipendevano da malta- lento o da inerzia. Molti titolari non conoscevano con esattezza la misura dei loro fondi, ma tradizionalmente sapevano una determinata estensione che non avevano verificato giammai: perciò rivelarono quello che sapevano. Nel catasto le estensioni spesso non erano indicate secondo la realtà, perchè i fondi non erano stati vera- DEI TERRENI PCCLESIASTICI DI SICILIA 117 mente misurati all’epoca della catastazione; ma la quantità dell’intiero e dei singoli appezzamenti colle diverse loro culture era stata presa dagli atti di aftitto, i quali per lo più consecravano certe indicazioni tradizionali che non erano le vere, e tal- volta, in mancanza di affitti, era stata stabilita con un colpo d’occhio approssimativo dell’agrimensore. Anche in quanto ai confini, in quanto alla esistenza e numero di alberi e di viti, ed in quanto alle servitù, i titolari non sempre avevano l’esatte conoscenze; perocchè col tenere lunghi anni in affitto i loro fondi e non visitandoli mai o di rado, non erano al corrente di tutte le mutazioni che succedevano nei medesimi, non sapevano i nomi degli attuali confinatarii, e spesso eran tenuti di proposito nella ignoranza delle usurpazioni che si commettevano ai confini, o delle servità che i loro stessi fittaiuoli vi lasciavano introdurre con segni anche apparenti e manufatti. Come an- cora non si faceva lor conoscere il numero e qualità degli alberi e viti che talvolta da sè e più spesso per opera umana perivano, Laonde le loro dichiarazioni riesci- vano difettose o incomplete. Né potevasi sperare che venissero corrette per mezzo degli estratti catastali o de- gli atti di affitto, ove tutte queste mutazioni e particolarità non erano pur sempre indicate con diligenza, ovvero non era obbligo indicarle. Finalmente era pur necessaria nelle dichiarazioni la rivelazione dei pesi di cia- scun fondo, avvegnaché questi non potevano ordinariamente esser noti alle Giunte comunali, nè potevano sorgere dai cennati atti di affitto nè dal catasto; e soltanto gli stessi titolari, che annualmente li soddisfacevano e li sopportavano, potevano sa- perne la quantità, la natura, ed a chi fossero dovuti. Come del pari essi soli poteano ben conoscere a quali giudizii sottostessero i loro fondi e per quali cagioni. — Or furono ben pochi i titolari che rivelarono con esattezza tutti i pesi dei loro fondi, canoni, livelli, servitù, ipoteche e simili, non che le canse giudiziarie su di essi pendenti, quantunque il modulo A chiaramente ve l’invitasse. Per tutti quegli altri fondi, pei quali non fu presentata dichiarazione e la Com- missione dovette venirne a conoscenza per mezzo delle Giunte, dei notai o del ca- tasto, sì rese ben difficile o quasi impossibile avere esatta notizia di tutte queste particolarità, Nulladimeno, pei latifondi che dovevansi dividere in quote, essendo stata neces- sità ordinare le perizie, fu possibile rimediare in qualche modo. a questi mali; poi- chè almeno la estensione, i confini, la natura e numero delle piante, e talvolta an- che le usurpazioni, furono dai periti rilevate nella vera loro consistenza. Ma per tatti i fondi piccoli non si potevano ordinare singole perizie: non solo la spesa sarebbe stata enorme, ma anche il tempo per il compimento degli atti della censuazione si sarebbe indefinitamente protratto. La Sopraintendenza aveva raccomandato che nei casi di mancanza di dichiara- zione si prendessero informazioni dalle persone notabili del luogo (sarebbe stato l’u- nico rimedio possibile), ma ciò non sempre si eseguiva, nè sempre le informazioni 118 STORIA DELLA ENFITEUSI venivano esatte, nè era facile ai notabili del luogo sapere tante particolarità dei fondi altrai, Era pur troppo una enfiteusi forzosa, bisogna persuadersene, e perciò tutti questi inconvenienti erano inevitabili, Ma essi dovettero spiegare la sinistra loro influenza sui quadri dei beni censua- bili che le Commissioni redigevano. Perciò i quadri spesso riuscirono inesatti o per eccesso, oppure per difetto dei correlativi elementi. — Vi fu inesattezza per ec- cesso, allorquando la quantità del terreno fu rivelata in più dagli stessi titolari, ov- vero fu data in più dal catasto o dagli atti di aflitto, in base a tradizionali notizie che non confrontavano colla vera misura. Come pure fuvvi talvolta eccesso nel nu- mero degli alberi e delle vigne, perchè furono dichiarati quelli ch’esistevano un tem- po, senza tener conto di quelli che erano mano mano scomparsi, Tali inesattezze per eccesso nella dichiarazione della misura e delle piante, passando poscia dai quadri nei quaderni dell’enfiteusi, dovevano cagionare inconvenienti gravi, se pur non si avesse avuto l’accorgimento di evitarli; poichè davano dritto agli enfiteuti di chiedere in- dennizzamenti della non trovata estensione e dei mancati miglioramenti, Fuvvi inesattezza per difetto, quando viceversa l’estensione dichiarata era minore della vera, e così ancora il numero delle piante, o quando non furono rivelati i giu- sti confini attuali, le servitù esistenti, i pendenti giudizii e tutti i pesi afficienti il fondo. L’enfiteuta ricevendo un più di terreno, o una quantità maggiore di bene- ficii, non aveva ragion di parlare; quindi il dippiù andava perduto, nemmeno ve- niva a produrre eccitamento nella gara dell'asta, essendo preventivamente ignorato dalla generalità degli offerenti. All'incontro, la mancanza di dichiarazione dei con- fini, servitù, giudizii o pesi, dava ragion di molestia agli enfiteuti nel loro scopri- mento, e perciò i reclami di garanzia c d’indennizzamento contro il domino, Anche il catasto, colle sue inesattezze nei registri, o negli estratti che se ne spe- divano alle Commissioni, concorreva a non far determinare bene nei quadri la me- dia, da cui dovevasi cavare la rendita netta, non che la relativa tassa fondiaria. Nè i notai furon sempre diligenti nel dare i sunti degli atti di affitto e dei tra- sferimenti di proprietà in favore degli enti ecclesiastici. Alcuni esibirono spogli in- completi, e tacquero molti aflitti. Si scoperse tra gli altri che tutti gli affitti degli estesi fondi della Mensa Arcivescovile di Palermo furono dalle diverse Commissioni ignorati; ed alcune di esse, prima di tale scoperta, avevan dovuto piantare la ren- dita di parecchi latifondi sulla sola base dell’ imponibile catastale, il quale, come- chè antico, non segnava tutti gli aumenti che aveva avuto il loro reddito nel ses- sennio 1855-1860. E finalmente gli errori, che prendevano pure nelle calcolazioni i segretarii o i membri delle Commissioni incaricati della determinazione della rendita e della de- trazione dei pesi, venivano anch'essi ad accrescere la mole degl’inconvenievti nel com- pilamento dei quadri. È necessario aver presente tutto questo complesso di concause d’inesattezza edi DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 119 errore, in parte naturali ed inevitabili, in parte nate dal maltalento, ed in parte da incuria e da negligenza, per farsi una idea delle difficoltà che questa fondamen- tale operazione incontrava. E dopo tutto ciò, rimane lucida la conclusione che ciò che si è fatto di bene e quel che si è potuto esattamente stabilire in mezzo a que- sto spinaio, è dovuto al buon volere, alla intelligenza ed allo zelo dei pochi che si dedicavano all’improbo lavoro di purificare da tante inesattezze le notizie ricevute, per formarne dei buoni quadri, $ 22 Rendita confusa di fondi diversi per affitti complessivi — Affitti ignorati. Altre difficoltà erano pur venute ad imbarazzare la formazione dei quadri in ta- luni casi speciali. Spesso i titolari ecclesiastici, possessori di parecchi fondi, li affittavano in com- plesso con unico atto ed in una sola somma, nella quale non distinguevasi il red- dito di ciascuno. Coincidendo affitti di tal genere nel sessennio 1855-1860, come fare per prender la media di ciascun fondo nel modo dalla legge prescritto? Qualcuna delle Commissioni aveva preso la via più breve : ritenere come ignorato l’affitto particolare di ciascuno e fondare la rendita da portarsi all’asta sul solo impo- nibile catastale, dedotti i pesi. Però tal sistema, non solo non era giusto in sè pe- rocchè in realtà l’affitto non era ignorato, ma produceva una seria diminuzione di rendita. La catastazione in Sicilia era stata eseguita nel periodo 1840-1847 sulla base degli affitti anteriori, cioè dell’epoca in cui le terre davano un reddito molto basso. Invece le affittanze erano salite ad un grado assai elevato nel periodo che precesse il 1860. Onde lo scopo che la legge aveva avuto nell’ordinare la media tra imponibile catastale ed affitti del sessennio 1855-1860 era stato appunto quello di far entrare nella formazione di detta media i due termini estremi, il minimo ed il massimo, all'oggetto di risultarne una media vera. E per conseguenza lo appoggiare tutta la rendita sul solo catasto dava quasi costantemente una rendita minore. Il che poi, nello aprirsi l’asta, produceva un gran danno; perché i fondi di canone più basso del giusto fanno la maggior gola, e per quelli le coalizioni sono più facili es- sendovi un grosso guadagno a conseguire in vista di un modico canone, e quindi vi ha convenienza a dividere cogli altri attendenti una parte dell’utile e così allon - tanarli dall’incanto. "In generale, il danno che nasceva dagl’ignorati affitti del detto sessennio era que- sto: abbassamento del canone fondato sulla sola base dello imponibile catastale, im- possibilità di conseguire la vera media tra il termine minimo ed.il massimo; per conseguenza poi la prospettiva del maggior guadagno incitava alle coalizioni; ed in ultimo dalla subasta non ottenevasi che la minima rendita, con danno evidente del domino diretto e con illecita utilità di pochi monopolisti eufiteuti, Si sarebbe potuto prescegliere il sistema degli estimi, almeno in questi casì di affitti del sessennio inesistenti o ignorati, ovvero di rendita confusa per affitti com. 120 STORIA DELLA ENFITEUSI plessivi di fondi diversi. Ma gli estimi furono diffinitivamente scartati dalla censua- zione dei beni ecclesiastici per due ragioni: 1° perchè essi avrebbero cagionato enormi spese; 2° perchè la moralità di tutta la gran massa dei periti, che si sarebbe do- vuta mettere in movimento nei luoghi diversi dell’isola, da nessuno mai avrebbe po- tuto esser garantita. Le perizie, fatte di proposito per servire di punto fermo agli incanti, avrebbero facilmente favorito gl’ interessi di coloro che avevano desiderio di ottenere il fondo in enfiteusi. E quando, all’opposto, fossero riuscite assai alte al disopra del vero, non avrebbero pur giovato agl’interessi del domino diretto; peroc- chè l’eccesso del canone di base tarpa il volo alla gara, allontana gli oblatori e fa succedere la deserzione degl’incanti: onde poi la necessità di venire alla trattativa privata ed ai ribassi. L’uno e l’altro di questi due inconvenienti delle perizie sonosi veduti alla prova nella vendita dei beni ecclesiastici, per la quale il prezzo, lungi di esser fissato sulla base degli affitti, fu determinato dall’ arbitrio dei periti: la gara in media non è stata pur la quarta parte di quella che si ebbe coll’enfiteusi, Gli affitti conclusi in tempi anteriori ed innocenti rappresentano la sincera tran- sazione tra i due interessi opposti del proprietario e del fittavolo: perciò nella ge- neralità eguagliano con maggiore esattezza il vero reddito del fondo, depurato dalle spese di coltura e del loro legittimo interesse, Lo stesso catasto, quantunque preso da affitti di epoca lontana e più bassa, ha sempre il pregio di escludere gli arbi- trii ed il favoritismo peritale, che non si sarebbero mai potuti infrenare trattandosi di una operazione in grande, forzosa per parte dei titolari ecclesiastici e quindi da loro no» sorvegliata, e gratuita per parte dei membri delle Commissioni, i quali, gra- vati altronde dei loro ordivarii affari, erano nell’impossibilità di recarsi sui luoghi per vigilare le osservazioni ed i calcoli dei singoli periti, Tutte queste previsioni e ragioni fecero del tutto escludere la fissazione della ren- dita enfiteutica per mezzo dei periti, fecero preferire la media tra catasto (termine minimo) cd affitti del sessennio 1855-1860 (termine massimo), ed in mancanza di tali affitti, il solo imponibile catastale. Se da ciò fosse pur venuta una rendita mi- nore del giusto, la gara dell’asta avrebbe colmata la differenza, Intanto fuvvi qualche segretario di Commissione, incaricato dello spoglio delle di- chiarazioni dei titolari e degli elenchi notarili, che preferi far comparire come igno- rati gli affitti di quel sessennio, benchè fossero stati chiaramente indicati nelle stesse dichiarazioni e negli elenchi, fondando così la rendita sul solo imponibile catastale e rendendola molto più tenue. Pertanto la Commissione rimase ingannata, ed i qua- dri diedero canoni minori. — Questo danno non potè essere scoperto sin dal prin- cipio, ma si giunse a tempo per impedire che si moltiplicasse su larga scala essendo stato rimosso chi aveva così abusato; nè valsero le scuse che talvolta gli affitti di parecchi fondi fossero confusi in un solo, che talvolta non abbracciassero l’ intiero sessennio, e che perciò si fosse creduto giusto di non tenerne conto. Ed invero, la Sopraintendenza aveva già fatto avvertire a tutte le Commissioni che, se non esistessero 0 non si conoscessero i fitti di tutto il sudetto sessennio, ma di DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 121 un certo numero di anni, conveniva pur sempre di quelli far calcolo, e supplire per gli anni mancanti coll’imponibile catastale ripetuto per tante volte quanti erano gli anni stessi, all’oggetto di cavarne la media sessennale, e poi la nuova media tra questa e l’imponibile. Così Ja rendita partecipava pur sempre degli aumenti ultimi dei fitti, se non dell’intiero sessennio, almeno degli anni conosciuti, Quanto poi al caso speciale di cui si cominciò a discorrere sul principio di que- sto $, vale a dire della confusione della rendita di diversi fondi in unico affitto complessivo, il R. Ministero di Grazia Giustizia e Culti aveva approvato la massima che la Sopraintendenza avea comunicato a tutte Ie Commissioni, cioè che in tal caso, per trovare la rendita propria di ciascun fondo, altro non bisogna che dividere il fitto totale a’ predii singoli col rapporto con cui stanno fra loro i rispettivi impo- nibili catastali. E veramente, se la stessa legge dell’ enfiteusi aveva stabilito l’im- ponibile come uno dei due termini per cavarne la rendita media, niente meglio che servirsi di questo stesso termine per trovare la proporzione del reddito di ciascun fondo nell’affitto complessivo. $ 23 Fondi ecclesiastici in condominio con privati 0 con Opere pie. Occorreva talvolta un altro particolare caso che imbarazzava le Commissioni nella formazione dei quadri: era il caso non infrequente del condominio che avevano in qualche latifondo gli enti ecclesiastici insieme con proprietarii privati o con Opere pie. Questo condominio per lo più aveva origine dalle assegnazioni forzose che fe- cero le case baronali per liberarsi dei loro debiti in conformità alla legge 10 feb- braro 1824 ($$ 1, 6). I magistrati che furon deputati ad eseguire tali assegnamenti non preferiron sempre il sistema più saggio di evitare le pur troppo dannose co- munioni di proprietà; ma fissi gli occhi all’unico scopo di liberare i baroni dei loro pesi, non curarono di assegnare a ciascuno dei creditori la rata materiale di ter- reno che gli sarebbe spettata in ragione del suo credito; invece si contentarono di una perizia generale sull’intiero valore del fondo, ed attribuendone mentalmente la propria rata a ciascuno, crearono parecchi condomini di un solo latifondo e diedero al maggiore interessato il dritto di amministrarlo , col dovere di darne ad ognuno la sua parte. Così gli enti ecclesiastici, le Opere pie, i privati, furon collocati in- sieme in condominio, e per lo più l’amministrazione fu affidata ai detti enti eccle- siastici; perchè i crediti dei medesimi, specialmente dei conventi e monisteri che avevan mutuato denari a frutto alle case baronali, o esigevan da esse altre presta- zioni, eran quasi sempre i maggiori, Tali condominii da quell’ epoca sino all’ attuazione della legge 10 agosto 1862, quanto a dire per quasi 40 anni, non érano stati più disciolti; avvegnachè le leggi che allora vigevano, e quelle eziandio che ora imperano, ne rendon molto difficile la divisione, sì perchè con enti morali, e con minori che spesso vi possono avere interesse, la divisione dev’esser sempre giudiziale; sì perchè i gindizii di tal natura Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. VII. Parte II. 16 122 STORIA DELLA ENFITRUSI sono da sè lunghi, dispendiosi, e se vi ha mala volontà anche da parte del minimo interessato, non vi è possibilità di condurli a termine. — Si preferi adunque da quasi tutti gli enti morali e dai privati, che avevano ricevuto di tali fondi in condominio per assegnazione forzosa, rimanere nello stato di comunione sotto l’amministrazione del maggiore interessato. ) Ciò veniva pure a nuocere alla pubblica economia, perocchè con questo sistema rimanevano compartecipi dell’ammortizzazione e di tutte le conseguenze della poco fruttifera amministrazione di manomorta anche le stesse rate di condominio che 4 privati appartenevauo. Onde essi, per non subire le lungaggini e i dispendii di un giudizio di divisione, eran costretti a lasciar vincolati sotto l’amministrazione di un ente morale la parte dei loro beni ed a non poter godere dei vantaggi che vengono dalla libera circolazione e libera coltura della proprietà terriera. Essendo adunque arrivato il momento di attuare l’enfiteusi dei beni ecclesiastici, quei titolari o anche quei privati che avevano l’intenzione d’ impedirla, niente tro- vavano di meglio pel loro scopo che l’opporre alla Commissione lo stato d’indivi- sione in cui erano i fondi, il condominio che vi avevano o i privati stessi, o altri enti morali di natura laicale non soggetti alla legge della censuazione. — La Soprain- tendenza nelle anzidette sue Istruzioni (Documento N) erasiì occupata di questa pos- sibile difficoltà; ma essa allora non conosceva nè il numero reale di tali latifondi in condominio, né la loro importanza. Onde limitossi a consigliare alle Commissioni di dichiarare censuabili cotali fondi nella loro integrità, con animo di attribuire a ciascuno dei condomini la rata del canone che in proporzione gli sarebbe toccata, salvo ai medesimi reclamare presso la Comissione stessa per impedire la enfiteusi introducendo intanto il giudizio di divisione avanti il Tribunale, Ma coloro che avevano realmente la intenzione di ostacolare l’enfitensi non tarda- rono a rendersi opponenti contro di essa ed a slanciare una citazione per iniziare il giudizio di divisione; sicchè le Commissioni si videro tosto legate le mani, Nè valse che avessero assegnato a quei condomini un termine per condurre a compimento la iniziata divisione; poichè ben sapevasi che, scorso pure il termine, esse non potreb- bero realizzare la minaccia di concedere in enfiteusi l’intiero predio, mentre già si conosceva la contraria volontà dei detti condomini alla concessione della loro parte, Inoltre si vide allora che in questa condizione erano ben molti latifondi, quasi in tutti i circondarii dell’ isola. Ven’erano tali che pur si avvicinavano ad un mi- gliajo di ettare e che costituivano la speranza di tanti buoni agricoltori; perocchè in quello stato di amministrazione di condominio i terreni erano per lo più affittati a pascolo spontaneo ed in qualche parte alla semplice ruota della seminagione trien- nale delle granaglie, con tanto detrimento della pubblica utilità, Dovetti quindi occuparmi in serio della soluzione di questo problema, tanto che legalmente si potesse tagliar la radice a tutte queste obbiezioni e tosto si disammor- tizzasse la parte indivisa degli enti ecclesiastici. Ebbi dunque a considerare che col contratto di enfiteusi si concede all’ utilista un dritto reale sul fondo e che anche i DEl TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 123 la rata di condominio indiviso è un dritto reale che si può concedere in enfitensi: pertanto non è indispensabile consegnare all’ utilista la quota materiale, ma basta dargli la rata mentale del condominio in quella stessa proporzione in cui spetta a- gli enti ecclesiastici, sicchè esso si surroghi esattamente in loro luogo ed abbia quindi la loro rappresentanza e gli stessi loro dritti nel giudizio di divisione già incoato o da doversi incominciare. — Così ottiensi un primo vantaggio sociale, si disammor- tizza la rata mentale spettante alla Chiesa: perciò la divisione potrà farsi d’accordo tra i condomini tutti privati (salvo che in mezzo non vi sieno altri enti moralî laicali) e forse senza più il bisogno della divisione giudiziaria. Nel tempo stesso gli altri condomini non possono dolersi di alcun loro pregiudizio: essi rimangono nella me- desima condizione in cui si son trovati di fronte alla Chiesa, se voglion perseverare nello stato d’indivisione; e se vorrassi venire allo scioglimento del condominio da qualunque delle parti, si ha pure la sudetta più vantaggiosa condizione di poterla compiere di accordo senza lo strepito della lite, Soltanto era necessario determinare una cosa con esattezza, la rata mentale del condominio che dovevasi concedere in enfiteusi nella sua relazione coll’intiero, quindi fissarne con eguale esattezza il reddito colle norme stabilite dalla legge 10 agosto 1862 e dedurne la proporzionale rata dei pesi, per aver così la rendita netta che doveva servire di base all’asta. Siccome però quasi tutti quei condominii avevano origine, come si è osservato, da assegnazioni forzose, così era ben facile trovare il valore che si attribui allora all’intiero fondo e quindi la rata che se ne diede a ciascuno dei condomini indivisi, Onde quelle proporzioni astratte restavano pur sempre ferme, qualunque si fosse l'aumento di valore che pel beneficio del tempo o per altra qual- siasi ragione il fondo avrebbe potuto in seguito ottenere. Rimaneva pertanto ad in- dicare l’intiero fondo in misura effettiva, e presala come unità indivisa, determinare quante frazioni in valore astratto sarebbero appartenute all’ente ecclesiastico relativa- mente alle frazioni degli altri condomini, Rimaneva del pari a stabilire cogli affitti del sessennio 1855-1860 e coll’imponibile catastale la media del reddito dell’intiero fondo, e colle medesime proporzioni attribuire all’ente ecclesiastico la rata di red- dito che gli sarebbe spettata e diffalcarne la rata dei pesi ch’egli avrebbe dovuto pagare. Quel che sarebbe restato di netto sarebbe stato il canone che servir doveva per base dell’enfiteusi della sua rata mentale di condominio. Inoltre era necessario osservare che l’art, 19° della legge 10 agosto 1862 aveva assegnato alle quote enfiteutiche un limite massimo di ettare 100, e ciò anche nei soli casi in cui speciali circostanze consigliassero di toccare questo alto limite, Or sebbene non si trattasse per anco di concedere in enfiteusi la rata materiale spet- tante al titolare ecclesiastico, ma soltanto la rata mentale, e questa poi all’ atto della divisione avrebbe potuto esser maggiore 0 minore in estensione secondo il mag- giore o minor valore dei singoli appezzamenti, pure era facile riconoscere a priort nella gran parte dei casi che la detta rata mentale, a suo tempo, avrebbe data colla divisione del condominio una rata materiale molto superiore alle 100 ettare. 124 STORIA DELLA ENFITEUSI Se per esempio si trattasse di un latifondo che nell’intiero toccava le 1000 ettare, e se al condomino ecclesiastico ne appartenesse presso a poco una metà o anche più, era chiaro che nella futura divisione, qualunque pur fosse stato il maggior valore di qualche appezzamento, sempre la rata censuabile di lui avrebbe dovuto sorpas- sare di assai il limite delle 100 ettare. In tal caso sarebbe stato necessario suddividere la' rata mentale del condominio dell’ente ecclesiastico in tante altre rate mentali, di cui ognuna all’epoca della ma- teriale divisione non avrebbe potuto sorpassare quel limite. Nel caso su indicato di un latifondo di 1000 ettare, di cui una metà appartenesse alla Chiesa, sarebbe stato giusto formare cinque rate mentali di tal metà, ciascheduna presso a poco di un de- cimo dell’intiero in valore astratto; e quindi rendita netta e pesi si sarebbero attribuiti ad ognuno in proporzione. Ogni enfiteuta avrebbe ottenuto un decimo mentale del condominio indiviso con tutti i dritti e pesi corrispondenti. —E così i lotti mentali avrebbero dovuto sempre stabilirsi in relazione alla rata spettante all'ente eccle- siastico, talchè ognun di essi al tempo della materiale divisione non potrebbe mai superare il limite stabilito. Tutto ciò fu esposto dalla Sopraintendenza al Ministero di Grazia Giustizia e Culti; il quale con nota del 17 ottobre 1865 dichiarò di aver preso in serio esame l’e- spediente proposto e di averlo ravvisato ingegnoso non solo, ma pure legale, co- munque nella sua attuazione sembrasse soggetto ad ostacoli. Perlocchè in quel giorno stesso spediva lettera circolare ai primi Presidenti delle Corti di appello dell’isola per dar essi le norme in proposito ai Presidenti dei Tribunali. Nel tempo stesso in- caricava la Sopraintendenza di emettere le convenienti istruzioni alle Commissioni circondariali per lo esatto adempimento (Documento 0). Tali istruzioni furono emanate con nota circolare del 7 novembre di quello stesso anno, Fu ordinato che le Commissioni rivenissero sui loro deliberati, coi quali ave- vano dovuto sospendere l’ enfiteusi di quei latifondi per la opposta litipendenza della divisione giudiziale, e che invece deliberassero nelle su accennate forme la censua- zione della rata o rate mentali del condominio indiviso pertinente a! titolare eccle- siastico, disinteressando così gli altri condomini e sfuggendo il giudizio pendente di divisione; poichè in tal modo gli enfiteuti sì sarebbero esattamente surrogati in luogo della Chiesa e perciò sarebbero rimaste non mutate nè menomamente pregiudicate le posizioni del giudizio, Ì Divenne possibile in questa guisa sormontare la grave difticoltà e far censuare ben molti latifondi nella rata che vi possedeva la Chiesa, Qualche Commissione si mostrò restia a segnire questo sistema, e taluna giunse ad una ostinatezza, che il Ministero dovette avocare alla Sopraintendenza la forma- zione del quadro e del quaderno per una enfiteusi di siffatta rata mentale di con- dominio. In generale però la Sopraintendenza vigilò più specialmente la formazione dei quadri e la costituzione dei lotti mentali di tal natura. Nè avvenne affatto quel che taluni avevano mostrato temere, cioè che la concor- DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 125 renza avrebbe dovuto venir meno per l’enfiteusi di rate mentali di condominio, non potendo così l’enfiteuta arrivare immediatamente al materiale possesso del terreno e dovendo subire un litigio per la divisione. Il fatto provò che anche quei lotti mentali di condominio indiviso ebbero una viva gara, e spesso la rendita che si cra posta all’incanto fu duplicata ed anche più, come pei lotti mentali dell’ exfendo Brigadeci e di Castelluzzo in provincia di Caltanissetta, di Olivella in provincia di Siracusa, di Ferla e di Vanera io provincia di Girgenti, di Mwueli in quella di Trapani e di S. Margherita in quella di Palermo, — Anzi, dopo la celebrazione di tali enfiteusi, quella divisione buonaria, che cogli enti ecclesiastici da condomini non si era potuta eseguire in tanti anni, fa condotta a compimento tra enfiteuti e condo- mini tutti privati, egualmente interessati a sciogliersi e rendersi liberi l’un l’altro. $ 24 Reclami dei titolari — Ricorsi aì Tribunali e freno postovi dal Ministero, Il periodo dei reclami dei titolari ecclesiastici alle Commissioni coincise princi. palmeute negli anni 1864 e 1865, epoca in cui la maggior parte di essi non era stata ancora soppressa, nè temeva veramente di esserlo; anzi credeva che si fosse più presto sfasciata l’Italia, e perciò riduceva tutto ad interesse di prender tiempo, cioè ad ostacolare l’enfiteusi tanto che l’unità nazionale si fosse rotta e con essa la legge del 10 agosto 1862 e tutte le altre del regno d’Italia. È necessario avvertir ciò, perchè se si guarda la gran maggioranza dei reclami sporti dai titolari alle Commissioni, son pochi i ben fondati, pochissimi quelli che avevano il giusto scopo di far correggere l’erronee indicazioni dei quadri o ì falsi calcoli coi quali talvolta era stata stabilita la rendita ($ 21). Per lo più i reclami tendevano a fare esimere dalla ceusuazione i terreni senza una fondata ragione e spesso con ragioni non vere ed artefatte. Abbiamo notato sopra ($ 17) quali difti- coltà facevano sorgere i varii rappresentanti ccelesiastici per impedire la enfiteusi dei loro predii. Taluni in fretta e furia vi piantarono lo stesso anno 1862 buona quantità di magliuoli di viti e polloni di piante diverse, all’oggetto di farli comparire coperti di vigne e di alberi nella massima parte e porli così dal lato della eccezione. Altri si valsero del numero delle piante già esistenti sostenendo che esse erano tante, da dover fare ritenere il fondo come beneficato nella maggior parte. Altri cerca- vano di far escludere i fondi da loro tenuti in economia dicendo essere addetti al- l’uso ordinario del convento o del monistero. Altri finalmente, per il pretesto della esistenza d’indizii di zolfo e di salgemma, ovvero per la reale esistenza di qualche mi- niera o di qualche tratto boschivo in un punto del loro latifondo, pretendevano ec- cettuarlo per intiero dall’enfiteusi. Quasi tatti questi reclami, siccome è naturale comprendere, furono rigettati dalle Commissioni; e soltanto un piccol numero ottenne lo scopo della esclusione totale del fondo, ovvero della parte in cui fu accertato esistere il bosco, la miniera, o le- vidente indizio della miniera, secondo le norme diverse che erano state segnate dal Ministero e dalla Sopraintendenza ($$ 17, 18). 126 STORIA DELLA ENFITEUSI Pur nondimeno, per venire a capo della verità e per fare giustizia di tutti co- testi reclami, fu quasi sempre necessario ordinare perizie ed ispezioni locali. Il che non solo faceva scorrere il tempo, ma produceva pure un altro genere d’imbarazzi. Le spese delle perizie per tale oggetto erano state poste dal regolamento (art. 27) a carico degli enti ecclesiastici, siccome era ben giusto; ma essi dapprima niega- vano di anticiparle, e dopo fatta la perizia, ravvisando per lo più non essere riu- scita favorevole ai loro obliqui disegni, rifiutavansi recisamente a pagarle. Le Com- missioni liquidavano benvero i dritti dovuti in tal caso ai periti, ed i Presidenti dei Tribunali li omologavano con loro ordinanze esecutive; ma al momento della esecu- zione non mancavano i legulei per incoraggiare i titolari a resistere ed a fare in qualunque modo opposizioni, all'oggetto di trascinare in giudizio i periti, farli dispen- diare e stancarli. Questa manovra indisponeva i buoni periti ad accettare incarichi ulteriori, e così ottenevasi il fine prefisso di ostacolare per quanto fosse possibile la enfiteusi, Finalmente però colla perseveranza e con qualche severo esempio di esecuzione per il pagamento delle spese di perizia in virtù dell’ordinanza, si giunse a disani- mare i più riottosi dal seguire questo tortuoso sistema, ed intanto gl’infondati re- clami vennero rigettati. Raramente le Commissioni non accolsero i ricorsi sia per la esclusione dei fondi dall’enfiteusi, sia per la correzione della rendita, dei pesi, della estensione, della indicazione dei coufini ed altri simili, quando si presentarono con sufficiente giu- stificazione. E se pure qualche Commissione deliberò il rigetto di ricorsi giustificati perchè erano stati prodotti fuori termine, cioè dopo il mese utile assegnato dalla legge, la Sopraintendenza, a cui quasi sempre venivano portati i lagni, si adoperò a persuadere le Commissioni a fare esse le correzioni o le esclusioni ex officio senza tener conto del tardivo reclamo, in conformità al vero che sorgeva dagli atti e do- cumenti posteriormente acquistati. Piuttosto devesi deplorare che i reclami ben fondati per ottenere le correzioni furono assai pochi in confronto alla gran quantità degli errori che si erano intro- dotti nei quadri o per omissioni, o per assoluta mancanza di dichiarazione dei ti- tolari ecclesiastici, o per indicazione imperfetta dei notai e del catasto, o per fal- laci notizie venute anche innocentemente dagli stessi titolari e dalle Giunte comu- nali. La legge era stata longanime e preveggente: aveva dato tempo ai titolari che avessero mancato a dichiarare, che avessero omesso o anche sbagliato, a poter cor- reggere il malfatto ed a far rettificare i quadri per mezzo dei loro reclami, Se essi tutti si fossero serviti di questa preziosa facoltà, e se i loro reclami fossero stati rivolti a questo scopo, la maggior parte degli errori e delle diminuzioni di ren- dita, che poi dovettero rimpiangersi, sarebbe stata facilmente evitata. — Ecco un grave esempio. L’Arcivescovo di Palermo, non solo non fece la prescritta dichiara- zione, ma non mosse pur reclamo contro i quadri dei vasti suoi fondi che le Com- missioni diverse gli avevano intimato. Or siccome il notajo, presso cui conservavansi DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 127 gli atti di aflitto della Mensa, mancò a darne l’elenco, così la Commissione di (ir- genti non potè piantare la rendita sulla media del sessennio legale e dell’imponi- bile per l’ exfeudo Mintini o Risicchité sito nel suo circondario, ma dovette con- tentarsi del solo imponibile che era assai disotto agli affitti conclusi nel periodo 1855-1860. Alla notifica di un tal quadro, nessun reclamo dell’Arcivescovo: perciò la rendita divenne definitiva e formò base dell’asta. Il notevole guadagno, che ve- niva agli enfiteuti dal prendere il fondo per quel vile canone, fece tacere qualun- que concorrenza, ed intiero l’exfeudo fu così aggiudicato. Se lo interessato non di- chiarò sul principio, se la Commissione non ebbe innanzi i necessarii elementi, se alla notifica del quadro l’interessato tacque ancora, nessuno più era in grado di seo- prire pria dello incanto quella lacuna. A fatti compiuti, la Sopraintendenza, avendo richiamato gli elenchi delle censuazioni definitive, ebbe ad accorgersi della enorme disproporzione tra l’estensione del predio ed il canone: ma era troppo tardi; e fu allora che venne in chiaro la mancanza di notizia di tutti gli atti di aflitto della Mensa arcivescovile ($ 21). Continuando pur tuttavia sulle conseguenze della mancanza di reclamo dell’Arci- vescovo di Palermo, eccone un’altra non meno grave. La Commissione enfiteutica di Piazza, nel dover fissare la rendita e nel dover dedurre il peso della tassa fondiaria dovuta allo Stato pei quattro exfeudi di detta Mensa Granci, Sciortabino, Sciorta- binello e Nicola, dovette far capo dallo estratto catastale fornitole dal municipio di Castrogiovanni, nel cui territorio sono siti quei fondi. Ma nello estratto il co- pista aveva omesso una sola parola, cioè la parola Sciortabino, al numero donde in- cominciava la catastazione consecutiva de’ varii pezzi di quel latifondo: perciò tutta la rendita imponibile di esso rimaneva come un seguito della rendita dei diversi numeri del fondo precedente, cioè di Granci, ed in conclusione compariva Granci con un reddito assai maggiore del proprio, perocchè vi era compreso tutto quello di Sciortabino, e rimaneva senza sno reddito imponibile quest’ultimo, — Inoltre Scior- tabinello consisteva di due soli numeri, in uno la parola Sciortabinello e nell’altro la parola detto. Al numero seguente veniva la parola Nicola, principio degli altri numeri catastali di quell'altro latifondo. La Commissione legge così: Sciortabinello detto Nicola, perciò forma unica rendita di ambidue. — Va sui Inoghi il perito e ri- leva che Sciortabino non è Sciortabinello, e Vuno e l altro non sono Nicola; ma îptanto, non sapendo rimentare all’ origine dell’ errore, divide il reddito divenuto unico e l’unica tassa di Sciortadinello-Nicola ai tre distinti exfeudi., Ed in ultimo, Granci rimane con una rendita molto maggiore e con un peso di tassa fondiaria maggiore di quello che gli compete, Sciortabino Sciortabinello e Nicola rimangono tutti e tre con un reddito ed un tributo fondiario l'uno e l’altro diminuito di quello di Sciortabino già passato a Granci. Nessun reclamo per parte dello Arcivescovo alla notifica di tali quadri. Si va all’asta e tutti quattro i fondi trovano una buona concorrenza che aumenta di troppo il canone di Granci e porta al giusto livello il canone degli altri tre. Ma quando è il momento di pagar la tassa fondiaria, si 125 STORIA DELLA ENFITEUSI scopre tutto questo cumulo di errori nato dalla omissione di una sola parola; pe- rocchè Granci trova una tassa fondiaria minore di quella che gli fu imposta nel contratto di enfiteusi, e gli altri tre la trovano rispettivamente maggiore, in ragione del vero loro inponibile. E da ciò finalmente cause contro il Demanio (in cui favore fu operata la conversione enfiteutica) per indennizzamento della maggior tassa che i detti tre fondi debbon pagare. — Se l’Arcivescovo avesse reclamato su tutti cotesti errori di reddito e di peso, la Commissione ed il perito sarebbero stati illuminati e tosto si sarebbe scoperta la loro fonte in una omissione dell'estratto catastale. Bastano questi esempii per dimostrare di quanta importanza sarebbe stato il re- clamo dei titolari, se avesse avuto il giusto scopo di correggere gli errori e di dare le vere indicazioni. Laonde è necessario avvertire che il maggior numero dei litigi, da cui sono stati assordati i Tribunali dopo la celebrazione della enfiteusi, ha avuto origine da errori o da mancanza d’indicazione di confini, di alberi, di servitù, d’ipo- teche e simili, che sarebbero stati bene evitati, se i titolari avessero a tempo de- bito dichiarato, o almeno reclamato contro gli erronei ed imperfetti quadri. Essi invece reclamarono e con molta insistenza, ma solo, come abbiamo già notato, per fav’ escludere dalla censuazione i fondi che per legge non dovevano essere e- sclusi, ovvero per recarle ostacolo e differirla sino a che l’Italia non fosse più in grado di compierla. Oltre le sudette ragioni che mettevano innanzi per ottenere la esclusione, sape- vano anche cercarne altre più speciali a taluni fondi. Facevano nascere giudizii di espropriazione sui loro predii, mettendosi d’accordo con vecchi loro creditori per paralizzare la enfiteusi, come vedremo nel seguente Capo. Se in taluni terreni eran piantati sommacchi, volevano farli figurare come piante tali che avrebbero dovuto esimerli dalla censuazione; perlocchè fu necessaria una risoluzione di massima del Ministero in conformità allo avviso dello Istituto d’ incoraggiamento di agricoltura arti e mestieri in Sicilia e della Sopraintendenza generale dell’enfiteusi, colla quale risoluzione in data del 25 marzo 1864 fu dichiarato che i sommacchi non escludono dalla censuazione perché sono arbusti, e la legge tra tutti gli arbusti diede il pri- vilegio di escludere soltanto alla vigna come pianta di lunga durata e di maggiore spesa. Egualmente fu necessaria altra ministeriale dichiarazione di massima del 25 marzo 1865 per stabilire quali fossero i molini urbani che non dovevano concedersi a censo come facienti parte della città, e quali i molini rusticani veramente cen- suabili, che pure i titolari pretendevano escludere con farli comparire urbani. Quando poi videro rigettati i loro ingiusti reclami da tutte le Commissioni, le quali veramente sostennero con fermezza la dignità della legge, i più riottosi ri- corsero ad altro partito che lor veniva suggerito dai mestieranti di avvocatura cui piace preferire il loro guadagno ed il fugace nome al trionfo della legge e del bene pubblico. Il partito fu quello di ricorrere ai Tribunali citando a comparire innanzi a loro le Commissioni per sentir dichiarare non soggetti i fondi alla enfiteusi, La legge aveva dato ben chiaramente alle sole Commissioni l’ incarico delle ope- DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 129 razioni tutte dell’enfiteusi dei fondi ecclesiastici (art. 4°), tra le quali quella di di- chiararveli soggetti o di escluderli (art. 27 e 29 del regolamento). Ai Tribunali or- dinarii fu soltanto attribuita l’esecuzione delle subaste. Sarebbe stato quindi un gra- ve abuso e tutto il cammino della censuazione sarebbe stato inceppato, se fosse stato possibile condurre avanti i magistrati ordinarii ed involgere nelle lunghe more dei giudizii e nella incertezza dei loro esiti la quistione della censuabilità dei fondi ec- clesiastici. Io dovetti essere energico in questo argomento: da una parte proibii alle Commissioni di corrispondere a siffatte impertinenti citazioni e di comparire in giu- dizio: le Commissioni enfiteutiche non sono enti morali, non hanno rappresentanza giuridica, anzi la legge attribuisce loro la decisione in prima istanza su i reclami dei terzi; non possono quindi esser citati innanzi i tribunali. Dall’ altra parte rap- presentai al Ministero di Grazia e Giustizia come tale abuso andasse mettendo radici e qual ne era lo scopo: onde due Ministeriali disposizioni furono emesse in linea di principii il 7 aprile e 12 settembre 1864 ed altra in data del 14 ottobre 1865: colle prime fu dichiarato non competere ai titolari ecclesiastici reclamo presso i tri- bunali, ma soltanto presso le Commissioni, ed ove mai si credessero lesi, poter’ essi ricorrere al Potere esecutivo che ha la generale vigilanza su tutti i corpi costituiti dello Stato: coll’altra fu proibito formalmente agli uscieri giudiziarii di citare le Com- missioni a comparire innanzi i Tribunali e le Corti (Documenti P, Q, R). Intanto la Corte di appello di Messina con sentenza del 16 settembre 1864 con- fermò questo stesso principio che i titolari non han dritto di appellare ai magistrati ordinarii dalle deliberazioni delle Commissioni, Così fu precluso l’adito alle cavillazioni curiali e fu spianata la via al compimento dell’enfiteusi, $ 25 Oggetti principali dei reclami dei terzi e loro gravami alle Corti di appello. I terzi in picciol numero favorirono i disegni dei titolari ecclesiastici sporgendo reclami all’oggetto d’impedire la censuazione. Quei pochi che si apprestarono a tale scopo misero avanti o la litipendenza del giudizio di divisione, come già si è nar- rato ($ 23), ovvero un’altro genere di litipendenza, cioè la espropriazione del fondo ecclesiastico per loro antichi crediti. La più famosa di queste espropriazioni fu quella introdotta da Gaetano Filangieri, figlio del principe di Satriano e nipote di quel gran Gaetano Filangieri che scrisse la Scienza della legislazione. Egli, in virtù di un suo grosso credito giudiziario che avrebbe potuto benissimo realizzare molti anni avanti sugl’ immensi beni del Moni- stero Benedettino di S. Nicolò dell’arena di Catania, ed a preferenza avrebbe po- tuto realizzarlo dopo il 1854, dopochè il suo genitore cessò di occupare la Luo- gotenenza generale di Sicilia, preferi introdurre il giudizio di espropria al 1863 (quando già veniva ad attuarsi la legge della enfiteusi) sopra 42 latifondi del Moni- Giornale di Scienze Nat. cd Econ., Vol. VII, Parte II, 17 7 130 STORIA DELLA ENFITEUSI stero che valevano assai più del suo credito, e che se fossero stati censuati all’ asta pubblica in discreti lotti, come desideravano quelle popolazioni, avrebbero dato un sì alto contingente di canoni (soggetti pur sempre alla espropria) da restarne per dieci volte coperto il credito del Filangieri. L’ esito finale di questo giudizio fu contra- rio alla utilità pubblica ed alla legge dell’enfiteusi, come osserveremo nel seguente Capo. Tranne adunque cotesti pochi casi di connivenza tra i terzi ed i titolari eccle- siastici, tutti gli altri reclami, che furono esibiti alle Commissioni sulle istanze dei terzi, ebbero l’oggetto utile di far rilevare e mettere nei quadri i pesi diversi af- ficienti i fondi censuabili, come cauoni, servitù, ipoteche, dritti di condominio, di compascolo, di semina a turno ed altri simili, che i titolari non avevano rivelato, o avevano male indicato. Epperò le Commissioni, trovando giustificati cotali reclami, li accolsero quasi nella maggior parte. Fu in questa propizia congiuntura che le Commissioni spiegarono la preziosa fa- coltà che aveva loro accordato l’art. 17° della legge ($ 18), cioè quella di sciogliere tutti cotesti avanzi di dritti promiscui di compascolo, di semina a turno, di decime e duodecime in natura ed altrettali dipendenze delle concessioni baronali, con con- vertirli in rendita annua che veniva accollata agli enfiteuti come peso di ciascun lotto, detraendola dal canone dovuto all’ente ecclesiastico. Benchè il real Decreto del di 11 dicembre 1841 avesse ordinato lo scioglimento di qualsiasi promiscuità con asse- gnare terra effettiva in libera proprietà a ciascuno degli aventi dritto, pur non tutte coteste promiscuità erano state veramente sciolte. La Chiesa tollerava ancora sopra i fondi, che aveva ottenuto da privati, i dritti che vi esercitavano le case baronali, da cui un tempo i privati li avevano ricevuto. Nella provincia di Catania vi erano molti di questi fondi ecclesiastici soggetti al compascolo che vi esercitava la casa principesca di Paternò ed i suoi aventi dritto. Viceversa eranvi altri latifondi, che direttamente la Chiesa aveva acquistato da regie concessioni o da baroni, sui quali essa aveva permesso o pur lasciava che i comunisti o i singoli dei fondi limitrofi, per lo più suoi dipendenti, esercitassero il compascolo, la semina a turno, la rac- colta delle frasche e simili altri usi; e siccome quei tali o non si erano ancora av- valuti del sudetto Decreto del 1841, o per la difficoltà di provare il dritto e pel giudizio che dovevano sostenere non erano ancor giunti a conseguire lo scioglimento della promiscuità e la cessazione del loro uso col compenso di una porzion di terra in loro favore, così fu possibile terminare pacificamente parecchie di queste vertenze presso le Commissioni con convertire in rendita annuale il valore dei dritti ed usi che si scioglievano. Se vi è cosa a deplorare riguardo ai reclami dei terzi, quella è soltanto ch’essi non furono nel numero che avrebbero dovuto essere. Si è già notato ($$ 20, 21, 23) che le dichiarazioni dei titolari ecclesiastici ed i loro reclami o mancarono affatto, o non furono abbastanza esatti e completi in ciò che si riferiva ai dritti dei terzi sui loro fondi, La legge ed il regolamento avevano ben preveduto che le cose a- DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 131 vrebbero dovuto andar così, e perciò avevano espressamente ordinato che i quadri, dopo essere divenuti definitivi pei titolari, fossero pubblicati sul Giornale Ufficiale, ed accordarono a tutti gli aventi dritto un termine di 20 giorni per reclamare presso le Commissioni; come anche nel caso che essi si credessero lesi dai deliberati delle Commissioni, diedero loro l’adito al gravame presso le Corti d’appello, Però la en- fiteusi forzosa era di ordine pubblico, e non si poteva procrastinare indefinita- mente a comodo dei terzi che non avrebbero mai pensato a reclamare. La legge volle stimolare il loro interesse e volle al medesimo affidarsi per il pronto risveglio di tutti i loro dritti, che dalle dichiarazioni degli enti ecclesiastici erano stati ob- bliati. Ma se i terzi pure non reclamassero dentro il prescritto termine, l’art. 35° del regolamento stabili chiaramente che la enfiteusi avrebbe dovuto sempre compiersi, Ciò era conforme allo spirito ed alla testuale disposizione degli articoli 3° e 33° della legge, i quali, non ostante l’allivellazione del fondo, facevano salve agli aventi dritto le azioni di dominio, usufrutto, servitù, ipoteche, privilegi e tutte le altre azioni reali; ma questi dritti e ragioni avrebbero dovuto esercitarsi preferibilmente sul fondo del canone. Era dunque giusta la imposizione dei termini ai reclami dei terzi; e perciò era desiderabile che essi, prendendo interesse alle disposizioni della legge, reclamassero qualsiasi loro dritto in tempo utile e che all’epoca della pubblicazione dei quadri non si addormentassero, come molti sciaguratamente fecero, per insor- ger poi nel momento della celebrazione della subasta e per impedirla cogl’inopportuni procedimenti giudiziari, o anche peggio dopo l'asta celebrata per farla annullare, traendo così una grande catena di danni interessi e spese fra essi i titolari e gli enfiteuti, Rileveremo nel segnente Capo che i Tribunali e Ie Corti non si erano grandemente penetrati dello spirito delle sudette legislative e regolamentari disposizioni, e perciò diedero esagerata importanza ai dritti dei terzi in danno della enfiteusi quando anche costoro non avessero al dovuto tempo reclamato, anzichè prendere la via chiaramente tracciata dalla legge di realizzare tutti cotesti dritti sul fondo del canone a pre- ferenza, Tra i reclami dei terzi son degni di nota taluni per la loro specialità. L’ attua- zione dell’enfiteusi fece venire i gruppi al pettine: le irregolari antiche concessioni, che i titolari ecclesiastici si erano permessi di fare a beneficio dei loro amici e con- giunti senza alcuna delle sostanziali formalità prescritte dalle leggi del Regno e par- ticolarmente dal real Decreto del 1° dicembre 1833 ($ è), vennero tutte in chiaro con questa occasione, I possessori illegittimi ricorsero alle Commissioni ed anche alle Corti di appello sostenendo di un modo o di un altro la regolarità dei loro titoli, o almeno la prescrizione ottenuta col loro possesso. A siffatte pretese si fece ener- gica resistenza dalle Commissioni e dalle Corti. Ma dopo che furono emanate le leggi di soppressione delle corporazioni religiose e degli altri enti ecclesiastici, essendo più impossibile lo scandalo di veder rinnovate da parte dei titolari tali concessioni il- legittime e per lo più fraudolente, la Sopraintendenza propose al Governo, e que- 132 STORIA DELLA ENFITEUSI sti accettò, previo il favorevole parere del Consiglio di Stato, un’equo temperamento per lasciare i fondi ai possessori e regolarizzare il loro titolo mercè un’ aumento di canone in linea di transazione. Di ciò ci occuperemo nel Capo V tra i risultamenti della enfiteusi, Un’ altra grave quistione dovette pure esser risoluta dal Ministero in quanto al legittimo contradittore che dai terzi avrebbe dovuto esser citato avanti la Corte di appello nello sporgimento dei loro gravami. Scontenti i terzi del deliberato delle Com- missioni, specialmente quando avevano reclamato senza fondamento in legge, come ne’ varii casi su indicati, quasi per vendetta, si permettevano di citare le stesse Commissioni in persona del loro Presidente a comparire presso la Corte d’ appello. Se non si fosse occorso in tempo a reprimere questo mal vezzo, come si dovette già reprimer l’altro di veder citare dagli stessi titolari i Presidenti le Commissioni per sostenere i loro deliberati innanzi le Corti ($ prec.), la giurisprudenza a tal riguardo forse sarebbe stata assai varia. Difatti la Corte di Palermo aveva già emessa una sentenza, colla quale ammetteva che il titolare ecclesiastico menasse in giudizio il Presidente della Commissione, nella causa tra il Monistero dell’Assunta di Palermo ed il Presidente della Commissione enfiteutica di Caltanissetta (Documento R). Ed il Pre- sidente della sudetta Corte sosteneva francamente presso il Ministero di Grazia e Giustizia che la Commissione in persona del suo Presidente doveva rispondere al gravame dei terzi in faccia alla Corte. — Ma la Sopraintendenza fece rilevare lo sconcio che ne sarebbe venuto: un corpo deliberante non avrebbe più la sua liber- ta, se potesse essere astretto a difendere le sue decisioni avanti un magistrato su= periore ed a riceverne forse la condanna alle spese danni ed interessi; nè si era mai veduto che il magistrato di prima istanza potesse personalmente esser tradotto, qualunque pur fosse il grado suo, innanzi il magistrato di appello. — Il ministro Vacca con disposizione di massima del 14 gennaro 1865 (Documento $) fece ragio- ne alle osservazioni della Sopraintendenza e con molta saggezza stabili che il le- gittimo contradittore in Corte d’appello contro il gravame del terzo debba essere il medesimo titolare ecclesiastico. Così questa parte di procedura raddrizzossi, le Com- missioni più non furono citate e la giurisprudenza delle Corti divenne uniforme, Per ultimo è anche necessario far sapere che la pubblicazione dei quadri nello interesse dei terzi si fece a tutto il 1863 sul Giornale Officiale di Sicilia. Ma dopo tal’ epoca, siccome la ufficialità per gli atti giudiziarii era stata data a giornali speciali per ogni distretto di Corte d’appello, così il ministro Pisanelli dispose che i quadri bei beni censuabili per la provincia di Messina e distretto di quella Corte si pubblicassero sulla Gazzetta di Messina; quelli della provincia di Catania e di- stretto della sua Corte presso il Giornale della provincia di Catania, poi detto 22 Monitore; e tutti gli altri delle provincie di Palermo, Trapani, Girgenti, Caltanis- setta e Siracusa, dipendenti dalla Corte di Palermo, sull’anzidetto Giornale di Si- cilia nella stessa città di Palermo. DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 133 $ 26 Quotizzazione dei latifondi — Spese e difficoltà incontrate per difetto di mezzi — Rimedio datovi. Uno dei fini più benefici della legge 10 agosto 1862 era quello di distribuire a mezzani agricoltori la proprietà terriera, di guisa che coi loro mediocri capitali e colla loro stessa immediata industria e vigilanza potessero migliorarne e renderne stabile la produttività. Certamente l’ agricoltura in grande ha i suoi speciali he- neficii e vi sono i casi in cui essa è preferibile alla piccola agricoltura; ma tra la grande e la piccola vi ha la mezzana agricoltura, che riunisce quasi sempre i var- taggi dell'una e dell’altra e ne scansa molti difetti, In Sicilia erano i due estremi: latifondi ecclesiastici e baronali spesso superiori alle 1000 ettare, destinati allo affitto triennale o al più quadriennale, ed i piccoli ritagli di terreno, le così dette chiuse oppure vignali, che si suddividevano sempre più colla morte dei piccoli proprietarii, i quali amavano pur sempre lasciare a tutti i loro figliuoli una qualunque striscia della loro proprietà, coperta di qualche ventina di alberi o di qualche centinaio di viti. Riusciva pertanto imperfetta l’ana e l’altra coltivazione, quella perchè troppo grande, lontana dall’abitato, impari ai piccoli ca- pitali ed ai non grandi mezzi di coloro che potevano contrarre cotali affitti; l’altra perchè troppo piccola ed incapace a fissare l’agricoltore con serie speranze di suo miglioramento. Gli scrittori di agricoltura, quando parlano dei pregi della coltiva- ziove in grande e delle speciali utilità che in certi. Inoghi se ne ritraggono, non al- ludono alle sterminate lande che tra noi davano in affitto le Mense vescovili a solo 0g- getto di pascolo spontaneo e per esercitarvi soltanto in qualche punto la ruota trien- nale dei cereali. Dove l’agricoltura è fiorente, non si ha cognizione di sì vaste pos- sessioni, come né anche del loro opposto, cioè dei minutissimi frazionamenti, i quali sì veggono pur fra noi e sono per l’appunto la conseguenza del troppo accentramento della proprietà; perocchè quando essa è il privilegio delle poche manimorte o delle poche case signorili, quel poco che è lasciato possedere ai liberi coltivatori, si di- vide, si suddivide e sì frastaglia, per l’amore ch’essi tutti hanno ad un tal genere di preprietà agraria, Si fu perciò che l’art. 19° della legge dell’ enfiteusi prescrisse doversi prendere le 10 ettare come misura media dei lotti censuabili, e soltanto quando concorres- sero circostanze speciali, potersi pure celargare il lotto sino a 100 ettare come a limite estremo. Evidentemente volevasi favorire lo sviluppo degli agricoltori medii, pur lasciando a coloro che hanno capitali e mezzi acconci di poter prendere in en- fiteusi i lotti più grandi, ed anche di riunire parecchi lotti per comporre una più estesa possessione. Scendeva come conseguenza da cotesti normali principii che i latifondi superiori alle 100 ettare (e ve n’erano ben molti) dovessero dividersi per mezzo di periti in 134 STORIA DELLA ENFITEUSI distinte quote, in ognuna delle quali era pur necessario riunire, per quanto fosse possibile, tutte le condizioni favorevoli a costituire una distinta proprietà, come via propria, dritti di attingere acqua e di dissetare gli animali, casa separata o parte del casamento grande del fondo, e tutto ciò evitando nel miglior modo le reciproche servitù e segnando i naturali confini tra un lotto e l’ altro. Così ancora i fondi in- feriori alle 100 ettare dovevansi pur dividere, per giungere alla media approssima- tiva dell’ettare 10. Aveva inoltre osservato la Sopraintendenza che i terreni ecclesiastici più vicini al- l'abitato, ovvero ad altri fondi già censuati, facevano la maggior gola ai ricchi spe- culatori; perocchè erano quelli i terreni che si sarebbero potuti tosto rivendere con profitto ai minuti agricoltori suddividendoli in discrete porzioni e adattandoli alla loro capacità. Era quindi loro interesse spiegare efficacia sui periti, e potendo an- che su qualche membro della Commissione loro più favorevole, all'oggetto di otte- nere che quei tali latifondi venissero divisi in grandi quote, tanto che all’asta pub- blica i piccoli coltivatori non potessero ottenerli, e così cadute quelle quote nelle loro mani, potessero farne essi la rivendita con trarne il loro profitto. Questa osser- vazione fece concepire il giusto disegno di favorire in siffatti casi la mivuta agri- coltura. E siccome il detto art. 19° aveva indicato le 10 ettare come misura me- dia, e molti fondi distanti dall’abitato dovevansi per necessità lasciare in una mi- sura assai maggiore, — ve n’ erano di 20, 30, 50 e perfino 100 ettare, — così per ragion di compenso sì dovevano creare dei lotti assai inferiori alle 10 ettare: e se motivo vi era di stabilire cotali piccoli lotti, esso militava a preferenza pei terreni prossimi all’abitato o ad altri fondi già cevsuati e popolati d’inquilini, che presen- tavano le condizioni più favorevoli alla piccola coltura. Proposi dunque al Ministero di stabilire come massima a tutte le Commissioni che i latifondi ecclesiastici, i quali fossero in tali condizioni, si dovrebbero dividere in piccole quote, la maggiore non più di 5 ettare; e se mai le Commissioni avessero già approvato una divisione in lotti maggiori, si dovrebbero da loro rinviare sul luogo i periti per fare la suddivisione di ciascuno in tanti lotti minori. Questa ultima parte era necessaria, perchè la mia osservazione era frutto di esperienza: già gli speculatori, di cui ho parlato, avevano fatto approvare parecchie divisioni in grandi lotti di quei tali terreni da loro am- biti. Conveniva quindi non lasciar correre le divisioni in tal modo fatte e ritommarvi sopra per correggerle. — Con Ministeriale del 14 settembre 1865 fu adottata questa massima e tosto io la inculcai a tutte le Commissioni raccomandandone la stretta os- servanza. Non mancò qualcuna di esse a mostrarsene scontenta e mettere innanzi difficoltà, per non porre nuovamente la mano sulle quotizzazioni già fatte. Ma io fui fermo ed il Ministero, a cui pur si ricorse, fu più fermo di me; sicchè i riquotizzamenti do- vettero buongrado o malgrado essere eseguiti. Gl’interessati giunsero alla piccolezza di farmi aprire una guerricciuola da taluni giornali dell’isola e del continente, o ad osteggiare la mia candidatura nell’elezioni al Parlamento, Ma tali guerricciuole non DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 135 potevano mai abbattere in me il sentimento del dovere, nè il desiderio di giovare alla pubblica prosperità. Il regolamento nell’art. 37° aveva tracciato le norme con cui le Commissioni do- vevano scegliere i periti per le quotizzazioni: una lista di periti che conoscessero la topografia dei fondi doveva esser chiesta tanto ai titolari ecclesiastici, quanto alle Giunte locali: la Commissione avrebbe scelto tra i nomi da loro dati, Ma i ti- tolari raramente adempirono questo dovere, che sarebbe stato di pieno loro vantag- gio, poichè avrebbero allora risparmiato nella determinazione dei dritti con periti da essoloro proposti. Laonde le Commissioni spesso si attennero agl’ individui indicati dalle Giunte, e più spesso dovettero esse direttamente nominare, poichè i periti dei luoghi, o per influenze clericali, o per timore di non essere pagati, niegavansi ad accettare l’incarico: pertanto era necessario chiamare agrimensori o ingegnieri da altri Inoghi, I periti, dopo aver visitato e misurato i fondi, presentavano alla Commissione un piano di divisione insieme colla pianta, talvolta soltanto topografica e più spesso planimetrica. La Commissione approvava o correggeva il piano, e così essi andavano ad impiantarvi i segni divisorii, Dell’ abilità e della moralità dei periti in generale non si può fare grand’elogio, anzi sono stati non molti i periti veramente capaci ed onesti. Parecchi scrissero perizie e levarono piante, che negli archivii delle Commissioni restano a monumento perenne della loro ignoranza nell’arte dello scrivere, del conteggiare e del disegnare. La Sopraintendenza ebbe a trovare più di una volta dei lotti che non avevano ot- tenuto oblatori nè all’asta pubblica, né alla trattativa privata, e la ragione che si venne poi a scoprire era appunto quella che il perito sbagliando i calcoli aveva por- tato al ventuplo il canone, scrivendo per esempio come rendita annuale la cifra che esso attribuiva come prezzo al casamento, ovvero mal dividendo il canone netto del- l’intiero latifondo ai singoli lotti e caricandone la maggior parte ad un lotto solo, Alcuni periti diedero soltanto uno sguardo al fondo, o al più ne misurarono il pe» rimetro, e poi segnarono al loro tavolino tutta la materiale divisione, sicchè gli ac- cidenti del fondo non furono posti a calcolo e si videro talvolta vie disegnate in punti ove esistevano ripidi ed inaccessibili burroni, o quadrature di linee di confini ove af- fatto non potevano cadere. Molti poi non si recarono affatto sui luoghi a piantarvi i segni divisorii, pure redassero il verbale dell'impianto e si fecero tassare le cor- rispondenti indennità dalle Commissioni. Al tempo della immissione in possesso de- gli enfiteuti svilupparonsi tutti questi difetti che generavano confusione nel rico- noscimento delle quote, spesso per mancanza nella misura assegnata: onde pullulò un infinito numero di litigii, Altri finalmente lussureggiarono di preliminari scien- tifici e di enormi planimetrie per darsi dritto a più laute indennità. Ricordo un pe- rito che, dopo essere stato pagato per la presentazione di un piano di divisione di un fondo, eseguì la relazione dei 19 lotti ia cui lo aveva diviso, ciascuno non mag- giore di ettare 20, con una pianta planimetrica di si grande seala che non si po- 136 STORIA DELLA ENFITEUSI teva spiegarla senza riempire tutta una stanza, e pretendeva per questo lavoro un compenso di più che 4000 lire. Sarebbe stato necessario vendere il fondo a benefi- cio di lui, o almeno delegargli, per pagarlo, parecchie annualità del canone che dal- l’asta si sarebbe conseguito, î Questi inconvenienti non potevano sempre essere schivati dalle Commissioni, le quali non erano in grado di recarsi su i luoghi per le verifiche. Ed io feci quant’era in me per infrenare l’avidità di taluni periti (attirandomi anche le loro maledizioni) quando le Commissioni chiedevano il mio parere pria di liquidare i loro dritti e mi mandavano le loro piante e perizie. Si sarebbero in gran parte evitati tutti questi mali, se i titolari ecclesiastici che erano i veri interessati, o dopo la soppressione gli agenti demaniali, si fossero se- riamente incaricati di controllare le operazioni dei periti, e poi si fossero pacifica- mente messi di accordo con loro nella tassazione delle indennità. Ma al contrario, gli agenti del Demanio non se ne curarono mai, ed i titolari ecclesiastici, come pure alcune rispettabili Amministrazioni che possedevano latifondi di provvenienza eccle- siastica, non solo non controllarono mai ciò che i periti avessero fatto, ma al mo- mento della liquidazione delle indennità, e sopratutto quando il Presidente del Tri- bunale doveva omologarle, o all’atto della esecuzione per riscuoterle, saltavano fuori con opposizioni di ogni specie, e così trascinavano in giudizio i periti per istancarli e per iscoraggiarli ad accettare altri simili mandati in avvenire. Nasceva da ciò un serio imbarazzo al proseguimento delle operazioni enfiteutiche, Se i periti talvolta esageravano i loro lavori e chiedevano compensi non meritati, le Commissioni, i Presidenti dei Tribunali, la Sopraintendenza, facevano a gara per esaminare scrupolosamente le specifiche, pria che lor si consegnasse la ordinanza esecutiva. Impugnarla posteriormente con giudizii e protrarne l’esazione a tempo in- definito era un male assai grave, perocchè nessuno più dei periti voleva sobbarcarsi a tali condizioni; molto più che essi dovevano incontrare delle spese per recarsi sui luoghi e dimorarvi, per far costruire ed apporre i pilastri divisorii. Questo male si aggravava ancor più perchè, quantunque l’art. 47° del regolamento attribuisse virtù esecutiva senza formalità di giudizio alla ordinanza di omologazione resa dal Pre- sidente del Tribunale, pure i Tribunali e le Corti avevano sviluppato una giurispru- denza assai dubbia sulla materia e spesso avevano ordinato delle perizie per veri- ficare i lavori dei periti. — Pertanto, essendo arrivato il tempo di compiere in larga scala le quotizzazioni dei maggiori fondi, tutti i periti pria di accettare l’ incarico reclamavano un’ anticipazione, per potere occorrere alle sudette spese e forse an- cora coll’intenzione di porsi così al sicuro dalle quistioni di pagamento. Esposta al Ministero questa rilevantissima circostanza, che avrebbe potuto com- promettere il compimento della censuazione, ebbi da esso un potente aiuto. Il Mini- stero di Grazia Giustizia e Culti aveva fatto sul suo bilancio un risparmio di lire 30,000. In agosto 1865 egli lo pose a mia disposizione, incaricandomi di dare ai periti, sulla dimanda delle rispettive Commissioni, un’anticipazione proporzionata alle spese che DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 137 avrebbero dovuto sostenere, previa promessa scritta di restituirla alla Soprainten- denza per mezzo delle stesse Commissioni, allorchè sarebbero stati soddisfatti dei loro averi giusta la legge. Così il fondo delle lire 30,000 si sarebbe continuamente ricostituito e sarebbe stato sempre pronto per Ie nuove abbisognevoli anticipazioni, In questa guisa la grave difficoltà fu superata, Nel 1866 furono distribuite ai di- versi periti quasi tutte le 30 mila lire; e le quotizzazioni, come pur le apposizioni dei pilastri, furono spinte con grande alacrità Le somme furono poi tutte puntual- mente restituite, anche perchè in quel mentre i più riottosi corpi ecclesiastici re- starono soppressi e fu quindi il Demanio che dovette pagare i periti. Così il fondo intiero si ricostitui presso la Sopraindenza e ritornò al Ministero delle Finanze, al quale come risparmio era ricaduto. $ 27 Garanzia delle migliorie. Non si era preveduto con disposizione speciale né dalla legge, nè dal regolamen- to, il modo con cui gli enfiteuti dovrebbero garantire le migliorie esistenti nei di- versi lotti, acciocchè non possa avvenire il caso che essi, dopo averle sfruttato, o anche distrutto per loro particolare vantaggio, finiscano coll’abbandonare il fondo, ed il domino diretto non abbia come rivalersi del danno sofferto. Ma non tardò guari, nello sviluppo delle operazioni delle Commissioni, a farsi sentire il bisogno di una norma comune per regolare questa interessante materia, Nei latifondi vi erano raramente delle migliorie degne di esser conservate e ga- rantite. Pur nondimeno vi esisteva talvolta in qualche punto una discreta estensione di vigneto che serviva per fornire localmente il vino ai coltivatori; vi era qualche giardino di agrumi o di altre frutta nel luogo irriguo 0 più vicino al casamento, vi erano ben’anco piantagioni di pioppi e di altri simili alberi lungo i canali d’ac- qua. Talvolta non erano piantagioni fatte dall’ uomo, ma erano polloni spontanei di quercie di varia specie ed anche di alberi da frutto, che sparsi qua e là non costituivano un vero bosco, e perciò il terreno non era stato escluso dalla cen- suazione. — Ma nei piccoli fondi vi era quasi sempre una certa quantità di bene- ficii, come sommaccheti, fichidindia (opuntia), canneti, vigneti, alberi diversi che pur non coprivano tanta parte del terreno, da poterlo fare eccettuare dall’enfiteusi, Vi erano spesso delle vasche d’acqua, cisterne, incanalamenti artificiali, mura in- torno o siepi, casamenti con comodi diversi, i quali avrebbero potuto essere dete- riorati o per l'abbandono dipendente da mancanza di mezzi, o per maltalento, o per l'oggetto di fare altre momentanee speculazioni, In varii Inoghi di Sicilia, e specialmente ne’ circondarii di Cefalù in provincia di Palermo, di Patti in provincia di Messina, di Acireale in provincia di Catania, e di Piazza Armerina in provincia di Caltanissetta, si sogliono coltivare con gran successo ì nocciuoli (avellanum), il cui frutto costituisce uno dei capi principali di commercio di quelle popolazioni. Or questa pianta si coltiva in due modi ben diversi, o piavtan- Giornale di Scienze Nat. ed.Econ. Vol. VII. Parte II. 18 138 STORIA DELLA ENFITEUSI dola a certe distanze e dopo la coltura dei primi anni lasciandola imboschire in al- beri bene sviluppati; ovvero, ove il terreno sia più fresco ed il sottosuolo più u- mido, distribuendola in tanti gruppi, volgarmente detti macchie 0 troffe, e reciden- dola pur sempre in basso per tenerla nana col continuo getto di virgulti, i quali si lasciano giungere ad una sola abbondante fruttificazione, poi van mano mano recisi e si surrogano con virgulti novelli. Il primo genere di coltura è preferito nei luo- ghi montagnosi di Cefalù e di Patti, il secondo nelle fertili pianure di Acireale e di Piazza. — Pei noccioleti sviluppati in alto fusto non vi poteva esser dubbio: come coperti di alberi in massima parte, i relativi terreni venivano esclusi dall’enfiteusi, Ma pei noccioleti nani, che eccitavano la gola degli agricoltori di quei luoghi, sor- geva la quistione se essi dovrebbero riputarsi alberi, ovvero arbusti. Nel caso che si fossero ritenuti come arbusti, siccome la sola vigna tra tutte le piante di tal ge- nere aveva per legge il privilegio di escludere, così i fondi coperti di noccioleti nani avrebbero dovuto esser censuati. — Non ostante le opposizioni fatte presso il Ministero delle Finanze dalla Direzione demaniale di Catania e dalla Commissione pro- vinciale di sorveglianza destinata alla vendita dei beni ecclesiastici, che intendevano sottrarre dalla censuazione quei tali fondi e venderli, il sudetto Ministero con nota del 5 gennaro 1868, uniformemente alla proposta della Sopraintendenza, ritenne che i noccioleti nani son veramente arbusti e perciò non eccettuano dalla enfiteusi, Occorreva adunque per tutti cotesti fondi coperti d’interessanti migliorie stabilire un solido sistema di garanzia. In generale fu data una regola a tutte le Commissioni con nota ministeriale del 16 luglio 1864. Fu considerato che le Commissioni hanno piene facoltà nello stabi- lire il quaderno e debbono condursi come buoni padri di famiglia nel determinar- ne i patti. Perlocchèé, quando esse conoscono esistere nei fondi delle migliorie, deb- bono scrivere un’esplicito patto per il quale gli enfiteuti vengano obbligati a garan- tirle in uno dei quattro modi seguenti, cioè: o pagando in contanti l’importare delle medesime, o porgendo cautela sia con rendita sul Gran Libro del debito pubblico, sia con ipoteca sopra stabili, o finalmente eseguendo sul fondo in un termine ri- strettissimo tanti beneficii, che sieno almeno uguali al valore di quelli esistenti, Questa norma tanto rilevante fu generalmente seguita dalle Commissioni, meno quella di Patti, la quale (si venne a scoprire molto tardi ed a fatti compiuti) non pose mai questa clausola nei quaderni dei ben molti fondicelli di quel circondario, ove esistevano più o meno delle migliorie. Non si sa comprendere il perchè questa sola Commissione non abbia seguito il sistema che le fu raccomandato come a tutte le altre: essa non seppe addurre veruna ragione della omissione di questo patto, allorchè si venne in chiaro di tale costante mancamento, Però non sempre le Commissioni conobbero l’esistenza delle migliorie, o perchè i titolari e le Giunte non le rivelarono, ed il catasto non ne aveva tenuto conto av- vegnachè erano di un’epoca più recente, o perchè i periti non ne fecero relazione. In questi casi, che poi non furon molti, le migliorie rimasero non garantite. DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 139 Nulladimeno anche in questi pochi casi, e nelle censuazioni del circondario di Patti nelle quali l’ obbligo della garanzia fu sempre omesso, quando si ebbe cognizione dei danneggiamenti che gli enfiteuti permettevansi di fare, si diè consiglio dalla Sopraintendenza tanto al Demanio, quanto ai titolari interessati, di rivolgersi tosto al magistrato e domandare la immediata devoluzione del fondo colla condanna a tutti i danni ed interessi, in forza del patto comune di dover migliorare e non per- mettere alcun deterioramento sotto pena della devoluzione, $ 28 Validamento degli affitti in corso e patto della immissione în possesso. Alle Commissioni era stata attribuita dalla legge la facoltà di validare gli affitti in corso (art 34°), per poter regolare in corrispondenza il patto della immissione in possesso dell’enfitenta (art. 43° del regolamento). Questa facoltà nella sua applicazione diede molto da fare alle Commissioni, e non sempre l’applicazione fu esatta nè uniforme: dal che ebbe origine un grau numero di litigi diversi, i quali pure non furono giudicati dai Tribunali e dalle Corti con giurisprudenza costante, siccome nel seguente Capo osserveremo, L’art. 31° della legge aveva stabilito in massima generale che « Gli enfiteuti non potranno immettersi nel possesso per effetto dell’aggiudicazione, quando vi sieno dei contratti di affitto incominciati a decorrere, purchè convenuti secondo le forme e per il periodo di tempo stabilito dalle leggi. » Questa prima parte dello articolo gui- dava necessariamente a parecchie ricerche: 1° Vi è un affitto convenuto con contratto e cominciato a decorrere pria che si celebri l’enfiteusi? 2° Sono secondo le leggi vi- genti la forma del contratto ed il periodo dello affitto? La prima ricerca riducevasi a sapere in fatto se gli atti vi fossero, ed a calco- lare se, pria che l’enfiteusi sarà celebrata, essi potranno trovarsi in corso di esecu- zione. Ora i titolari ecclesiastici raramente dichiararono gli affitti da loro conve- nuti per l’epoche posteriori al 1860, I notai non erano obbligati a dar l’elenco, se non che per le affittanze del sessennio 1855-1860. Molto meno le Giunte comunali potevano sapere con esattezza cotesti aflitti posteriori alla detta epoca. Sarebbe stato dovere ed interesse dei medesimi fittaiuoli rivolgersi alle Commissioni come terzi a- venti dritto sui fondi (e veramente l'affitto dà dritto di godimento per un tempo determinato) all'oggetto di far riconoscere dalle medesime la validità dei loro con- tratti; e quindi ne sarebbe venuta come conseguenza la immissione in possesso degli enfiteuti dopo il periodo in quei contratti convenuto. Avrebbero essi avuto i 20 giorni di tempo dopo la pubblicazione dei quadri per chiedere dalle Commissioni il ricono- scimento dei loro dritto, giusta l’art. 35° del regolamento, Coerentemente a ciò, il Ministro di Grazia e Giustizia con nota del 7 dicembre 1864, sopra un caso avvenuto presso la Commissione di Catania, dichiarò che i fittavoli dei fondi ecclesiastici han dritto come terzi a reclamare innanzi le Commissioni enfiteu- tiche per la validazione del loro contratto, ed han dritto a gravarsi dai loro deli- berati presso la Corte di appello giusta l’art. 18° della legge. 140 STORIA DELLA ENFITEUSI Ma furono ben pochi i fittavoli che seguirono questo sistema; poichè essendo si- curi che i loro dritti non venivano mortificati per la mancanza di tal reclamo (la legge infatti agli articoli 3° e 83° aveva salvato qualunque dritto dei terzi non 0- stante l’allivellazione del fondo) preferivano di star silenziosi, ed aspettavano il mo- mento che l’enfiteuta venisse a mettersi in possesso per niegarglielo e batterlo in breccia col mezzo dei Tribunali. — Bisogna confessare che qui la legge lasciò una lacuna: si dovevano imporre delle pene ai fittaiuoli che a tempo debito non aves- sero fatto conoscere alle Commissioni i loro contratti; e se la pena fosse stata quella di perdere in tal caso il godimento del fondo dal momento della stipulazione del- l’enfiteusi, nessuno di loro certamente avrebbe mancato a reclamare. Si raccomandò dalla Sopraintendenza alle Commissioni di chiedere per ogni fondo al titolare ecclesiastico ed ai sindaci locali chi fosse 1’ attuale fittavolo, e di av- vertirlo ancora ad esibire il suo contratto per essere validato. Ma le cure che si diedero per tale oggetto le Commissioni, non furono sempre coronate di successo: molti affitti restarono ignorati, Una formula generica nei quaderni avrebbe potuto in tali casi risparmiare molti litigii. Vi si sarebbe potuto scrivere il patto che l’immissione in possesso dell’ en- fiteuta avrebbe avuto luogo alla tale epoca determinata, cioè al principio dell’im- mediato anno agrario che incomincerebbe dopo la stipulazione dell’enfiteusi, salvoché non esistesse a quell'epoca un affitto in corso, dipendente da contratto stabilito colle forme e per il periodo voluto dalle leggi. È vero che con questa formula generica gli enfiteuti non sarebbero stati sicuri della giornata in cui dovevano entrare in possesso; ma essi come interessati, assai meglio della Commissione, sarebbero stati in grado di sviluppare se esistesse l’ aflitto e se fosse stato convenuto colle forme e per il periodo regolare. Si sarebbero così evitate le quistioni che poi ricaddero sui titolari e sul Demanio, non senza danno dei medesimi enfiteuti; poichè questi ultimi, obbligati a prender possesso in un giorno fisso dal quale cominciava a correre il loro canone, andavano difilato a prenderlo: ma poi, sulla resistenza dei fittaiuoli che non intendevano punto cederlo, venivano condannati dai Tribunali a tutti i danni spese ed interessi, e quindi la chiamata in garanzia del domino diretto che ne sof- friva in ultimo tutte le dannose conseguenze. — Però le Commissioni, nei casi di tale specie, non ebbero sempre l’accorgimento di usare quella formula generica più si- cura. Negli affitti conosciuti dalle Commissioni (ammesso che il loro periodo fosse stato legale) conveniva calcolare se il loro termine sarebbe accaduto pria di cominciare l’enfiteusi, ovvero dopo. Dalla compilazione del quaderno, nel quale si doveva stabi- lire l’immissione in “possesso, sino al compimento effettivo dell’enfiteusi, ci correva ben del tempo; e talvolta per incuria delle cancellerie dei Tribunali e dei notai delegati, o per quistioni che sorgevano nel corso dell’incanto e degli additamenti, la censuazione definitiva protraevasi lungamente; sicchè si vide spesso che i qua- derni compilati in un dato anno servivano agl’incanti sino a due anni dopo. Si sa- DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 141 rebbe dunque dovuto prevedere, se gli affitti in corso all’epoca della formazione del quaderno, avrebbero potuto durare sino al tempo in cui l’aggiudicazione si sarebbe compiuta. 0 per lo meno sarebbe stato necessario sin d’allora usare la stessa for- mula generica di sopra accennata, cioè stabilire il possesso all’epoca della scadenza del corrente affitto, salvochè non fosse necessario rispettare un affitto nuovo comin- ciato regolarmente a decorrere pria di stipularsi 1’ enfiteusi — Ma quasi mai le Commissioni ebbero questa preveggenza, quantunque parecchie di esse ne fossero state dalla Sopraintendenza avvertite. Onde avvenne non raramente che il termine stabilito per prender possesso spirò prima che l’enfiteusi si fosse compiuta: perciò un affitto novello cominciò a decorrere (non potendo i fondi rimanere inaffittati), e quindi la censuazione andava a stipularsi col patto della immissione in possesso a tempo già passato, sicchè le quistioni sorgevano subito da tutte le parti: dall’en- fiteuta che aveva dritto ad un possesso anteriore e non poteva intanto averlo per lo affitto nuovo già cominciato a correre, dal fittaiuolo che si opponeva giustamente a rilasciarlo, e finalmente dal titolare, o dal Demanio come suo rappresentante, che non aveva da una parte il dritto di espellere il nuovo fittaiuolo, e dall’altra pre- tendeva il canone dall'epoca stabilita. La chiusura di tutto questo dramma era per ordinario la condanna ai danni interessi e spese che ricadeva sul titolare o sul De- manio, per non essere stato stabilito il possesso a tempo debito. Or se l’incaricato della subasta si fosse avveduto del patto del possesso la cui e- poca era già trapassata, o doveva necessariamente passare pria di compiersi l’ul- timo incanto, avrebbe potuto far evitare tutte queste quistioni rimandando il qua- derno alla Commissione per modificarlo, sia colla formula generale che facesse salvo il nuovo affitto, sia riconoscendo l’aftittanza novella e destinando l’immissione in pos- sesso al termine della medesima. Ma questo dall’incaricato dell’asta non fu fatto mai, Tutto ciò non sarebbe certamente avvenuto, se invece di farsi gl’incauti presso i Tribunali ed i loro delegati che poco badavano ai patti scritti nel quaderno, si fos- sero celebrati presso la Commissione stessa, la quale non poteva non avvedersi di essere trascorsa l’epoca da essa stabilita pel possesso; come anche se i titolari ed il Demanio avessero curato di assistere all’asta, perocchè essi conoscendo il novello loro affitto, avrebbero fatto pria modificare il quaderno e stabilire il possesso al giu- sto tempo. A tutto questo devesi pure aggiungere la malizia di parecchi fittavoli novelli, i quali misurando il tempo e ravvisando che, se l’asta si fosse presto compiuta, non ‘avrebbero potuto mettersi nel godimento del loro affitto e perciò questo sarebbe rimasto sciolto, con perdere essi i vistosi guadagni che per lo più con tali contratti sì erano proccurati, facevano ogni opera presso le Cancellerie dei Tribunali e presso i delegati, o presso tutti coloro che dovevano metter mano negli atti della censua- zione, per farli protrarre quanto più si potesse; facevano nascere degl’incidenti giu- diziarii, specialmente nei gradi di additamento; e così di un modo o di un altro ot- tenevano il loro scopo, che era quello di far prima entrare in corso il loro affitto e compiersi poscia la censuazione. Onde poi tutti i litigi di cui abbiam parlato. 142 STORIA DELLA ENFITEUSI Un'altro ordine di quistioni affacciavasi innanzi alla Commissione circa il periodo di tempo convenuto nei contratti di affitto e circa le loro forme. Un decreto reale del 1° dicembre 1833 aveva stabilito che i vescovi, abati e beneficiali, non potessero locare i loro fondi per più di 3 anni se per uso di seminerio, e più di 4 se per uso di pascolo: per un tempo maggiore sarebbe stata necessaria l’approvazione mi- nisteriale, salve le consuetudini locali per le provincie al di là del faro (Sicilia), Non vi era dunque dubbio che per cotesti titolari ecclesiastici le locazioni convenute per un periodo maggiore non avrebbero potuto riputarsi valide. Più tardi, cioè con un altro Decreto del 20 gennaro 1845, quella stessa disposizione fu estesa a tutte le Chiese in generale. Ma era osservabile che in quel Decreto non si dava incarico alla Luogotenenza di Sicilia per l'esecuzione. Aggiungevasi da ta- luni che quel Decreto in Sicilia non fu pubblicato, Quindi sorgeva dubbio se per tutti gli altri titolari ecclesiastici, e specialmente pei conventi e monisteri, si potesse pure ammettere cotesta proibizione di affittare oltre i 3 anni per la semina e dei 4 anni per il pascolo. Inoltre il sudetto Decreto del 1833 stabiliva che non si potesse procedere all’af- fitto novello, se-non dentro l’ultimo anno della gabellazione corrente, e sempre me- diante avvisi ed incanti pubblici. Si potevano dunque applicare coteste medesime regole a tutti gli altri titolari ecclesiastici di Sicilia, se il Decreto del 1845 non ebbe quivi alcun vigore? Dall’altro canto però i conventi ed i monisteri avevano nelle rispettive loro Co- stituzioni l’obbligo di affittare per non più di 3 anni e colle forme del pubblico in- canto. Quest’ obbligo era conforme alle disposizioni canoniche, le quali erano state in cotesta parte rispettate dal Governo del tempo. Infatti il Monistero di S. Michele di Mazzara otteneva nel 7 gennaro 1643 un reseritto pontificio per poter locare una volta sola cinque suoi exfeudi a 9 anni, e tal rescritto veniva esecutoriato in Re- gno il 23 aprile. Nè il rescritto pontificio si sarebbe chiesto, nè il Governo di Sicilia avrebbe accordato l’esecutoria, se la proibizione delle leggi canoniche non avesse esi- stito e se il Governo non l’avesse già riconosciuta. In ogni caso, vi era la disposizione del Codice civile che proibiva a qualunque usufruttuario locare i fondi per più di 9 anni (articoli 520 e 1400 del Codice delle due Sicilie), Onde al di là di tal periodo nessuno aftitto avrebbe potuto. essere ri- spettato, non essendo che meri usufruttuarii i titolari ecclesiastici, Vedremo nell’altro Capo qual fosse stata su di ciò l'opinione dei Tribunali e delle Corti. — La Sopraintendenza nelle sue Istruzioni (Documento N, $ 14) aveva consi» gliato alle Commissioni di non validare gli affitti al di là dei 3 o .dei 4 anni per qualunque titolare ecclesiastico in generale, secondo le prescrizioni dei reali Decreti 1° dicembre 1833, 31 agosto 1842, 20 gennaro 1845 e delle leggi canoniche. Le Commissioni si attennero per lo più a questo consiglio, Ma è notevole che quella di Catania, prescindendo di tutte le sudette disposizioni civili e canoniche e saltando anche la proibizione fatta agli usufruttuarii di affittare oltre ai 9 auni, giunse pure DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 143 a dichiarare validi taluni affitti per anni 36. Più che locazioni, erano coteste vere enfiteusi temporanee: vi era infatti il patto fondamentale di dover migliorare, con dritto di esigere alla fine il prezzo de’ benetizii. E giustamente le locazioni ad lon- gum tempus furono riconosciute quali enfitensi temporanee, soggette pure alle norme del R. Decreto 1° dicembre 1833, come dichiarava il Ministro di Grazia Giustizia e Culti al Presidente la Corte di appello di Palermo con nota del 31 luglio 1864, Quando però i Tribunali e le Corti incominciarono a presentare una giurisprudenza difforme su cotesti argomenti, le Commissioni rimasero maggiormente perplesse, e validarono in modi diversi gli affitti di cui poscia ebbero cognizione; se, per esempio, eran convenuti per 3 anni fermi e 3 anni di rispetto, cioè a volontà del fittainolo, dichiaravano validi i primi soli 3 anni e non gli altri 3; se erano pattuiti per più di 9 anni, li riducevano a 9, 0 pure a 4. Da ciò poi una infinità di litigii che per molto tempo tennero desta l’attenzione di tutti i Tribunali e di tutte le Corti del- l’isola. Bisogna convenire che la legge del 10 agosto 1862 ed il suo regolamento avreb- bero dovuto essere più chiari ed espliciti su cotesto argomento : si sarebbero evi- tate moltissime cause e dispendii, ed i fittainoli avrebbero meno speculato sopra questa lacuna della legge. Inoltre il detto articolo 31° aveva voluto di proposito riguardare gli affitti stipu- lati dopo il 18 ottobre 1860 (epoca in cui era stato emesso il Decreto prodittato- riale della censuazione forzosa) e per quelli aveva determinato che se non ancora fossero incominciati a decorrere quando si celebrasse l’ enfiteusi, resterebbero riso- luti ipso jure colla fine dell’anno agrario in corso. Or sembrò a tutti una evidente contradizione che, mentre l’affitto non avrebbe dovuto cominciare a decorrere, pur l’anno agrario si trovasse in corso. Questa espressione fu introdotta nella legge dalla Commissione della Camera dei Deputati. Però quel non ancora sembra essere stato fuori luogo, poiché togliendolo il senso sarebbe questo: gli affitti stipulati dopo il 18 ottobre 1860 e cominciati a decorrere pria che sì fosse celebrata l’enfiteusi, re- steranno sciolti ipso jure colla fine dell’ anno agrario în corso, restando a van- taggio del fittaiuolo è frutti di quell’anno che per legge o per consuetudine gli po- trebbero spettare. Ma essendo in quel modo passata dalle due Camere la locuzione, altro non rimaneva che cercare qual potrebbe essere il significato che le si dovrebbe attribuire, senza farla cadere nella sopra citata contradizione. Epperò il R. Ministero di Grazia Giu- stizia e Culti con foglio del 31 gennaro 1865, interpretando meglio una prece- dente sua nota, dichiarava essere stato intendimento della legge della censuazione mantenere generalmente gli affitti posteriori al Decreto 18 ottobre 1860 e doversi sciogliere quelli soltanto che non avessero cominciato a decorrere pria dell’aggiudi- cazione. Pur soggiungeva che tenendo presente il turno agrario che in Sicilia si suole osservare nelle locazioni, e pel quale, sebbene il fittaiuolo s’impossessi regolarmente del fondo a settembre, pure entra talvolta nel possesso di una terza parte sin da 144 STORIA DELLA ENFITEUSI dicembre dell’anno precedente per fare in questa parte di fondo le così dette mag- gesi, si comprenderà facilmente che il secondo comma dell’art. 31 volle prevedere appunto un tal caso; cioè, mentre in generale tutti gli affitti posteriori al 18 ot- tobre 1860 e non cominciati a decorrere quando si celebra l’enfiteusi debbono scio- gliersi ipso jure, pur nondimeno se il nuovo fittainolo, prima di entrare nel corso regolare della sua affittanza, avesse preso possesso della sudetta terza parte, chia- mata ferzeria, e l'avesse co’ suoi capitali e colle sue fatiche preparata, allora egli e non altri raccoglierà il frutto di questa terzeria, quantunque il suo affitto cessi ipso jure colla stipulazione della enfiteusi, Egli allora godrà dei soli frutti per legge o per consuetudine attribuiti all’anno agrario della terzeria, che realmente è dn corso, quantunque l’affitto regolare non sia peranco incominciato a decorrere. Questa ingegnosa spiegazione salvò dall’apparente contradizione il sudetto art, 31 e fece insieme rispettare la terzeria nella sola parte che le corrispondeva. $ 29 Quaderni — Bandi — Incanti pubblici — Termini di additamento. Il contratto d’enfiteusi doveva esser convenuto sulla base del quaderno. Perciò il quaderno doveva contenere due cose: la esatta descrizione del fondo o del lotto, ed i patti che regolerebbero l’enfiteusi. Se il fondo non fosse diviso in lotti, la descrizione dovrebbe intieramente corri- spondere al quadro intimato al titolare, già pubblicato dalla Commissione e dive- nuto diffinitivo dopo l'esaurimento dei reclami dei terzi. Pertinenza del fondo, con- trada, estensione, confini, casamenti, macchine, numero di alberi o di viti, acque, vasche, cisterne, mura, altri beneficii, canone netto, tassa fondiaria, altri pesi, ser- vitù, ipoteche, giudizii pendenti, dovevano tutti indicarsi nello stesso modo con cui nei quadri diftinitivi erano stati indicati. — Se però il fondo fosse stato diviso in quote, allora i confini, l’ estensione, la rata del canone netto, della tassa fon- diaria, dei pesi, il numero degli alberi, delle case, delle acque e di tutti gli altri beneficii, si dovevano indicare secondo la speciale particella della perizia che a cia- scuna quota si riferiva. Perciò talvolta le Commissioni, oltre alla sommaria descri- zione del lotto, aggiungevano la correlativa parte della perizia per ognuno: così gli oblatori avrebbero potuto conoscere con sufficiente chiarezza lo stato materiale di ciascun lotto, I patti dell’enfiteusi erano stati in massima generale stabiliti dall’ art. 23° della legge, cioè per regola i patti dovevano esser quelli del titolo IX del Codice civile allora vigente nelle provincie siciliane, ma colle seguenti modificazioni: 1° non più dovuta la prelazione nè il laudemio al domino diretto; 2° l’obbligo di riconcedere il fondo colle stesse norme, se mai fosse a lui ritornato; 3° proibita la subenfiteusi; 4° doversi il canone dividere colla divisione del fondo. — Tutte le Commissioni adot- tarono questi patti colle parole testuali dell’art. 23° nella compilazione dei loro qua- derni. i ° DRI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 145 Però esse, come buoni padri di famiglia, erano libere di aggiungere tutti quegli altri patti e condizioni che riputassero necessarii per assicurare il canone, l’esistenza dei beneficii ed il progressivo miglioramento del fondo. Stabilirono infatti l'obbligo di garantire le migliorie nei diversi modi che si sono indicati nel $ 27. Imposero il dovere di beneficare e spesso determinarono quali precise migliorie 1’ enfiteuta avrebbe dovuto eseguire, come per esempio la fabbrica della casa rurale, il disso- dameuto o lo spietramento di alcuni terreni adatti a coltura; o in generale fissa- rono la somma de’ beneficii a doversi fare e ne assegnarono il tempo. Determina- rono l’epoca della immissione in possesso, giusta quanto si è narrato nel precedente $. Espressero i varii patti che eran sanciti nel sudetto titolo IX del Codice civile delle Due Sicilie. Dopo la pubblicazione del nuovo Codice italiano, si attennero a quelli che esso adottò nel titolo della Enfiteusi, come più conformi alla legge 10 agosto 1862, anzi come realmente nati da quella legge e come conseguenze delle discussioni che si tennero nel Ministero di Grazia e Giustizia sul progetto ch’io aveva presentato alla Camera dei Deputati ($ 11). Infatti le proibizioni della prelazione, del laude- mio e della subenfiteusi, entrarono nel Codice italiano nel modo stesso che erano state introdotte nella legge del 1862. Come ancora .il punto capitale della redimi- bilità dei canoni a volontà degli enfiteuti, in opposizione all’ antica legge piemon- tese del 13 luglio 1857 sulla redimibilità forzosa, fu adottato siccome principio fondamentale nella detta legge del 10 agosto 1862, e poi ricomparve tal quale nel Codice italiano per le novelle enfiteusi, e nello art. 30 delle Disposizioni transito- rie per tutti i canoni antichi. La giusta idea d’introdurre nel nuovo Codice il con- tratto d’enfiteusi trasformato, ed il miglioramento di cotesto contratto con spogliarlo degli antichi e non essenziali suoi caratteri baronali, vennero appunto a rassodarsi dopo il sanzionamento della forma novella di enfiteusi che si stabiliva colla legge della censuazione dei beni ecclesiastici di Sicilia, Tra i patti menzionati dal Codice civile, le Commissioni scelsero per lo più i se- guenti: 1° il canone sarà pagato, non ostante qualunque diminuzione di fruttifica- zione per effetto di casi fortuiti previsti ed imprevisti; 2° se una considerevole parte del fondo perirà per qualunque siasi causa, il canone dovrà pagarsi laddove la parte rimasta sia bastevole a sostenerlo, ed ove non basti l’ enfiteuta avrà dritto alla proporzionale riduzione del canone, ovvero a dimettersi del fondo; 3° il tesoro tro- vato nel fondo enfiteutico apparterrà allo enfiteuta. Da principio le Commissioni, nello indicare la estensione del fondo o del lotto, op- pure nello additare la tassa dovuta allo Stato in correlazione all’ imponibile cata- stale, non avevano l’accorgimento di aggiungere una clausola colla quale avrebbe do- vuto assicurarsi il canone, quantunque la misura del terreno potesse per avventura non corrispondere a quella indicata, o la tassa anzidetta potesse esser maggiore di quella prevista per effetto di qualsiasi errore nella calcolazione ovvero nella indi- cazione dell'imponibile. Però molte cause si videro sorgere dopo le prime censua- zioni, perchè le misure reali non corrispondevano a quelle indicate nei quaderni, Giornale di Scienze Nat. ed Econ., Vol. VII, Parte II. 19 146 STORIA DELLA ENFITEUSI e già ne abbiam riconosciuto le ragioni ($$ 21, 26), i titolari e lo stesso catasto avevano indicato misure non vere, soltanto tradizionali, e spesso i periti o non mi- surarono veramente i lotti", o sbagliarono nella misurazione e nei calcoli; quindi, trovata mancanza di terreno al di là di un vigesimo, gli enfiteuti pretesero la corri- spondente riduzione del canone giusta l'art. 1465 del Codice delle due Sicilie e 1475 del Codice civile italiano. Fu d’uopo adunque avvertire tutte le Commissioni a met- tere nei quaderni la sopracennata clausola che assicurasse il canone, qualunque pur fosse in realtà l’estensione. Chi poteva veramente rispondere delle inesattezze dei titolari, del catasto e dei periti? Il canone non era stato stabilito in base di estimo e per un tanto ad ettara, ma invece per mezzo delle medie tra l’affitto ses- sennale 1855-1860 e l’imponibile catastale; onde, qualunque pur fosse stata l’esten- sione, la risultante su cui si fondava il canone era pur sempre la stessa. E per quel che riguarda la tassa fondiaria, gli errori nel calcolarla, ovvero nello indicarne il relativo imponibile catastale, non potevano mai alterare il reddito del fondo, e spettava agli offerenti all’asta informarsi bene dell’imponibile, che era altronde no- tato sui pubblici registri del catasto. Pur bisogna dire che la raccomandazione di usare queste clausole non riusci in generale efficace, poichè molte Commissioni avevano già spedito senza alcuna clau- sola i loro quaderni, e poche misero in pratica siffatto consiglio. Vedremo perciò nell’altro Capo quali furono le liti che intorno a tali argomenti si svilupparono. I quaderni si mandavano dalle Commissioni alla R. Procura del Tribunale, la quale faceva la sua requisitoria per destinarsi la giornata e l’incaricato all’ asta; e nel tempo stesso le Commissioni avvisavano il titolare ecclesiastico ovvero il Demanio acciocchè, se il volessero, assistessero all’asta. Ciò era prescritto dagli articoli 24 e 25 della legge; e sarebbe stato un gran bene se l’avessero fatto, perchè spettava a loro come interessati invigilare sulle coalizioni degli offerenti e sui monopolii. Ma essi nol fecero mai, e quando i Direttori delle amministrazioni demaniali si dolsero presso il Ministero dei dannosi effetti de’ monopolii, ebbi allora a far rilevare che avrebbero dovuto dolersi della loro stessa inerzia, perocchè non avevano invigilato le subaste, come la legge avrebbe voluto. I Tribunali tennero sistemi diversi quanto agl’incanti, taluni delegarono un giu- dice del loro seno, e talvolta ne’ principii della censuazione tutto il Tribunale in corpo vi presiedette: così fecero i Tribunali di Palermo, Patti, Mistretta, Nicosia, Caltagirone, Siracusa, Modica, e Sciacca, i quali quasi mai o raramente delegarono gl’incanti ad altri individui fuori del collegio. Invece i Tribunali di Messina, Catania, Girgenti, Caltanissetta, Trapani, Termini, forse perchè gravati di un numero molto maggiore di subaste sia per la quantità dei piccoli fondi, sia per la moltitudine dei lotti, ne ritennero a sè un certo numero e ne delegarono la maggior parte ai notari, ovvero ai cancellieri delle preture. A far ciò furono autorizzati dall’art. 825 del Codice italiano di procedura civile. Però queste delegazioni produssero molto ri- tardo ed altri gravi mali nel compimento della enfiteusi, come osserveremo nel Capo V. DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 147 Pria della promulgazione del sudetto Codice, le R. Procure s’incaricavano di far pubblicare i bandi degl’incanti sul giornale ofticiale del distretto della Corte di ap- pello già indicato nel $ 25, non che negli altri luoghi stabiliti dallo art. 42° del re- golamento, cioè nella residenza del titolare, nel municipio entro il cui territorio era sito il fondo, alla porta del Tribunale ed a quella della Commissione enfiteutica. Dopo essere entrato in vigore il novello Codice, gl’incaricati medesimi dell'asta si oc- cupavano di tali pubblicazioni, La Sopraintendenza dovette quasi sempre prestarsi come mezzo di trasmissione per tutte le inserzioni di bandi che si dovevano eseguire sul giornale in Palermo, non meno che già si era prestata per tutte le inserzioni dei quadri che si facevano per ordine delle Commissioni, Le spese per cotali inserzioni di bandi si dovevano pagare dagli enfiteuti ad asta compiuta. Fuvvi un periodo in cui dovetti efficacemente oppormi alle pretensioni di molti giornaletti delle singole provincie, che avevano ottenuto la ufficialità per gli atti am- ministrativi locali, e che volevano pubblicare ufficialmente i bandi per l’enfiteusi. In tal guisa si sarebbe assai ristretta la sfera della pubblicità, perocchè essi raramente uscivano dai limiti della loro provincia. Dovetti anzi fare ordinare dal Ministro di Grazia e Giustizia che i due giornali ufficiali pei distretti delle Corti d’ appello di Messina e di Catania mandassero costantemente i loro fogli alla Sopraintendenza, come già li mandava quello di Palermo, affinchè essa avesse potuto vegliare sull'andamento di tutte le censuazioni. Ed io non lasciai di leggere su cotesti fogli i singoli bandi, siccome innanzi aveva letto i singoli quadri pubblicati dalle Commissioni, per tener d’occhio e confrontare tra loro tutte le operazioni, Col sistema del Codice delle Due Sicilie la prima asta enfiteutica, a somiglianza di quella della espropriazione e della vendita degl’immobili dei minori, era sol- tauto preparatoria, e, perciò dopo di essa doveva sempre aver luogo un’ altra asta che dicevasi diffinitiva. Dopo quest’ altra, aprivausi i termini di additamento, cioè nei primi 10 giorni per coloro che volessero sopraofferire il decimo (giacchè la legge dell’enfiteusi ammetteva pure il decimo), e se in tal grado non vi fossero state of- ferte, negli altri 10 giorni per coloro che sopraofferissero il sesto. Se vi fosse stata offerta del decimo, dovevasi prima esaurire il correlativo incanto, e negli altri 10 giorni consecutivi vi era luogo all'aumento del sesto. Però la R. Procura del Tribunale di Sciacca aveva creduto che, quand’ anco non vi fosse alcuno che offerisse in tali gradi, sempre le subaste in decimo e sesto a- vrebbero dovuto intimarsi; e le intimò infatti, molto tempo dopo che l’asta diffini- tiva era stata compiuta. Il che diede origine a parecchie cause, nelle quali il Tri- bunale stesso di Sciacca e poi la Corte di appello di Palermo rilevarono l’errore del procedimento; e quindi esso non fu più ripetuto. Venuto nel 1866 il novello Codice di procedura, si omise la preparatoria, peroc- ché esso stabili una sola subasta. Però, quanto ai termini per gli additamenti di de- cimo e di sesto, era dubbio se si dovevano tutti restringere dentro i soli 15 giorni fissati dall’art. 680, o si dovevano stabilire giorni 15 per l’ aumento del decimo e 148 STORIA DELLA ENFITEUSI poi altrettanti per quello del sesto. La locuzione del sudetto art. 680 — nei quindici giorni successivi a quello della vendita è ammesso V aumento non minore del se- sto... In caso di più aumenti l'offerta maggiore è preferita — prestavasi veramente a far ritenere che i due aumenti sanciti dall’art. 26° della legge dell’enfiteusi dovreb- bero farsi dentro i 15 giorni successivi alla subasta. Se vi fosse stato aumento di solo decimo o di solo sesto fra i 15 giorni, sull’una o sull’altra base si sarebbero chia- mati gli offerenti ed il pubblico a licitare di nuovo; se però vi fossero stati insieme aumento di decimo ed aumento di sesto, sarebbe stato preferito quest’ultimo come maggiore. Così le aste ed i termini di additamento si sarebbero abbreviati con grande utilità della cosa pubblica; poichè tutte coteste formalità non servivano veramente a far crescere il canone sino al suo giusto livello, ma piuttosto a far rinfocolare i monopolii col tendere più volte i lacci contro coloro che sinceramente venivano al- l'incanto per ottenere in enfiteusi il terreno, essendo più semplice per costoro il battersi tra essi una prima volta, e poi se vi fosse aumento in uno dei due gradi anche una seconda volta, anzichè battersi quattro volte di seguito come si usava colle norme della Procedura del Regno delle Due Sicilie. Pur nondimeno il Ministro di Grazia e Giustizia, in proposito interpellato , statui con nota del giorno 8 maggio 1866 (Documento T) che dovrebbero scorrere 15 giorni per l’aumento del decimo, ed esaurito questo primo stadio, altri 15 giorni per quello del sesto. Inoltre, per impedire la esagerata gara, che soleva esser la conseguenza dei fal- liti monopolii, si era preso il sistema di far depositare presso le cancellerie dei Tri- bunali, ove dovevasi celebrar l’asta, una rendita sul Gran Libro equivalente alla ren- dita che si aumentava in uno dei detti due gradi. Ed il Ministro con quella stessa nota prescrisse doversi continuare tale uso, il quale aveva avuto origine dall'art. 56 della Legge sulla espropria delle Due Sicilie, e troverebbe tuttavia ragion di essere nello art. 672 del Codice italiano di procedura civile: l’uno e l’altro dispongono in- fatti che i sopraofferenti depositino a cautela il prezzo da loro aumentato. Queste disposizioni ministeriali furono generalmente mantenute. $ 30 Censuazione nell'interesse del Demanio — Passaggio della stessa sotto id Ministero delle Finanze. La legge del 7 luglio 1866, che soppresse le corporazioni religiose ed ordinò con- vertirsi a beneficio del Demanio dello Stato i fondi di tutti gli altri enti ecclesia- stici conservati, eccettuate le sole parrocchie, venne ad immutare profondamente lo andamento della legge 10 agosto 1862 sulla enfiteusi dei beni rurali ecclesiastici di Sicilia. Era conseguenza logica della soppressione e della conversione in prò del De- manio che la enfiteusi si compisse quindi innanzi nello interesse ed in confronto di lui, ad eccezione di quella soltanto che riguardava i pochi poderi appartenenti alle parrocchie. DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 149 ‘ Difatti coll’art. 11° della citata legge del 1866 fn stabilito così: « Salve le ecce- zioni contenute nei seguenti articoli, tutti i beni di qualunque specie appartenenti alle corporazioni soppresse dalla presente legge e dalle precedenti, o ad alcun tito- lare delle medesime, sono devoluti al Demanio dello Stato coll’obbligo d’iscrivere a favore del fondo per il culto, con effetto dal giorno dalla presa di possesso, una ren- dita 5 per 100 eguale alla rendita accertata e sottoposta al pagamento della tassa di manomorta, fatta deduzione del 5 per 100 per ispese di amministrazione, « I beni immobili di qualsiasi altro ente morale ecclesiastico, eccettuati quelli ap- partenenti ai benefizii parrocchiali e alle chiese ricettizie, saranno pure couvertiti per opera dello Stato, mediante inscrizione in favore degli enti morali, cui i beni ap- partengono, di una rendita 5 per 100, eguale alla rendita accertata e sottoposta come sopra al pagamento della tassa di manomorta « Se vi sieno beni, le cui rendite non sieno state denunziate e sieno sfuggite alla revisione degli agenti finanziarii nell’applicazione della tassa di manomorta, ne sarà determinata la rendita con le norme stabilite dalla legge del 21 aprile 1862 quanto ai beni degli enti non soppressi, e mediante stima quanto ai beni delle corporazioni soppresse. « Gli oneri inerenti ai beni, che non importino condominio, s’intenderanno trasfe- riti coi diritti e privilegi loro competenti sulla rendita come sopra inscritta. « Con legge speciale sarà provveduto al modo di alienazione dei beni trasferiti allo Stato per effetto della presente legge. » Ed in conformità a’ principii consecrati nel su riferito art. 11°, venne statuito nello art. 34° della legge stessa: « Le disposizioni della legge 10 agosto 1862 n. 743 continueranno ad essere eseguite nelle provincie siciliane. Le relative operazioni di censuazione saranno proseguite nell’interesse ed in confronto del Demanio. » Onde era chiaro che, dal giorno dell’attuazione della legge del 1866, le Commis- sioni non dovevano più intimare i moduli, i quadri e tutti gli altri loro atti, agli enti ecclesiastici, ma ai rappresentanti del Demanio, tranne soltanto i parrochi pei beni delle loro parrocchie, Perciò nel regolamento emesso per la esecuzione dell’anzidetta legge, e che porta la data del 21 luglio 1866, n. 3070, fu appositamente aggiunto il seguente « Capo VII — Della esecuzione della legge 10 agosto 1862, n. 743, nelle provincie siciliane. « Art. 64. Per cura della Soprintendenza generale delle Commissioni per l’enfiteusi dei beni rurali in Sicilia e a spese del Demanio deve essere compilato un elenco, diviso per provincie, dei beni soggetti ad eufiteusi a tenore dell’art. 1° della legge 10 agosto 1862, per i quali, al momento della pubblicazione della legge di soppres- sione, non intervenne ancora atto di aggiudicazione definitiva, « Art. 65. Le operazioni di censuazione dei beni compresi nello elenco sono pro- seguite a norma della legge relativa. « Però per le operazioni di censuazione di tutti i beni diversi da quelli designati al successivo art. 67 il Direttore demaniale ha facoltà : 150 STORIA DELLA ENFITEUSI « 1° Di delegare un suo rappresentante che surroghi nelle Commissioni circonda- riali l’ecclesiastico delegato dall’Ordinario della diocesi; « 2° Di presentare, nei modi e termini prescritti dall’art. 14 della legge 10 ago- sto 1862, le proprie osservazioni contro i quadri dei beni da censirsi; « 3° Di ricevere la intimazione e di prendere conoscenza degli atti emanati a se- conda degli articoli 13 e 25 dell’ anzidetta legge e di consegnare il notamento dei periti, di cui è parola nell’art. 37 del regolamento 26 marzo 1863 n. 1203. « Art, 66. Avvenendo, dopo la pubblicazione della legge, l’aggiudicazione di con- cessioni enfiteutiche di beni immobili appartenenti a corpi morali ecclesiastici non soppressi, il canone annuo sarà dall’enfiteuta dovuto e pagato direttamente al De- manio. Quest'ultimo poi inscriverà a nome del beneficio o corpo morale, cui apparte- nevano i beni, una rendita sul debito pubblico dello Stato corrispondente al reddito accertato e sottoposto a pagamento della tassa di manomorta, osservando per tale inscrizione le norme segnate agli articoli 58, 60, 61 e 62 del regolamento. « Art. 67. Dalle disposizioni degli articoli precedenti rimangono esclusi i beni ru- rali dei beneficii parrocchiali e di patronato privato laicale o misto e delle cappel- lanie laicali, i quali continuano ad essere censiti a norma della legge 10 agosto 1862 nell’interesse e in confronto degl’investiti o degli amministratori dell'ente morale, » Il tempo, in cui vennero fuori la legge ed il regolamento sopra trascritti, fu ap- punto quello in cui ‘gli atti preliminari delle Commissioni, cioè raccolta degli ele- menti, compilazione e pubblicazione dei quadri, definizione dei reclami dei titolari e dei terzi, erano già nella maggior parte compiuti; e perciò una minor quantità ne restava tuttavia a compiersi in confronto agli agenti demaniali, Ciò fa una buona fortuna; perocchè se la mole maggiore dei cennati atti avesse dovuto sorgere colla cooperazione delle dichiarazioni e dei reclami degli agenti del Demanio (uomini nuovi che allora allora venivano a prender possesso di tutta quella gran massa di beni da loro affatto sconosciuta, e che erano altronde gravati d’innumerevoli altri inca- richi, siccome era ben naturale in una si grandiosa trasformazione della proprietà ecclesiastica) sarebbe stato quasi impossibile aver da loro le notizie necessarie, ed i quadri si sarebbero dovuti abborracciare con lacune, imperfezioni ed errori cento volte peggiori di quelli che si ebbero per la renitenza parziale, la incuria, 0 le omis- sioni dei titolari ecclesiastici, Invece, a quell’epoca le subastazioni enfiteutiche salivano ancora verso il loro a- pogeo; dappoichè negli anni 1864 e 1865 si eran compiute le aggiudicazioni in quei soli circondarii le cui Commissioni erano state sollecite a preferenza, come quelle di Sciacca, di Catania, di Nicosia; ma le censuazioni in più larga scala di tatti i circondarii si operarono nei tre anni 1866, 1867 e 1868, decrebbero poi nei tre anni seguenti, Laonde i titolari ecclesiastici, conservati dalla legge di soppressione ed assogget- titi alla conversione dei loro beni in favor del Demanio, ebbero assai a pentirsi di avere ostacolato e ritardato nei primi 3 anni la censunzione dei loro fondi; peroc- DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 151 chè dal giorno 23 luglio 1866, in cui andò in vigore la sudetta legge, tutti gli au- menti, che l’ asta enfiteutica produsse al reddito dei loro fondi, appartennero allo Stato, ed essi non ne conseguirono altro che la rendita netta già sottoposta a tassa di manomorta ($ 17). Il primo esame, che per effetto della citata legge di soppressione e di conversione si dovette fare, fu quello di sapere se le censuazioni, per le quali le aste prepara- torie erano state celebrate prima del detto giorno in cui la legge andò in vigore, dovrebbero rimanere a beneficio dei detti enti conservati, insieme con tutti gli au- menti di canone che gl’incanti ulteriori in grado di additamento vi avrebbero ap- portato. Dimostrai dunque al Ministero che l’alienazione dell’utile dominio riguardo al titolare ecclesiastico vien compiuta sin dalla prima subasta e che i posteriori au- menti significano soltanto una quistione di spostamento tra un enfiteuta ed un altro; tanto vero che se le offerte additative fossero dichiarate nulle dai magistrati, il primo aggiudicatario resterebbe nell’ utile dominio, Da ciò la conseguenza che le censua- zioni, cominciate per mezzo di subaste anteriori al 23 luglio 1866, debbano attri- buirsi con tutti i loro consecutivi aumenti agli enti conservati. Il canone di tutte le altre, che dovrebbero iniziarsi da quel giorno in poi, si dovrebbe intestare a be- neficio del Demanio, meno soltanto quello dei beni parrocchiali che dalla conversione furono esclusi. Queste norme, riconosciute giuste dal Ministero, furono approvate. La Sopraintendenza sin dall'anno 1865 aveva preso l’ abito di compilare e sotto- porre al Ministero l’elenco di tutte le aggiudicazioni enfiteutiche, che avevano luogo presso i Tribunali e loro delegati, additando i singoli fondi, i loro lotti di uno in uno, i titolari ecclesiastici cui appartenevano, i comuni ove erano siti, la estensione, il canone che servi di base all’asta, il canone ricavato dall’ asta ultima, i pesi, il nome dell’aggiudicatario, la data dell’ aggiudicazione e presso chi fosse stata cele- brata. Questi elenchi, dei quali meglio si parlerà nell’ultimo Capo, riuscirono gra- ditissimi al Ministero. Epperò, dovendosi dividere in due categorie le censnazioni, cioè quelle cominciate pria del 23 luglio 1866 e le altre dopo di tal’epoca, le prime per attribuirne il canone agli stessi enti conservati ovvero all’ Amministrazione del fondo del Culto per gli enti soppressi, e le seconde per attribuirle al Demanio, meno soltanto quelle dei beni parrocchiali, così la Sopraintendenza compilò un elenco ge- nerale con cui abbracciò tutte le asgiudicazioni enfiteutiche iniziate in anteriorità al 23 luglio 1866, e di questo elenco forni copie al Ministero, alla detta Ammini- strazione del Culto ed alle singole Direzioni demaniali delle provincie siciliane per la rispettiva loro parte. Era conseguenza di cotesti nuovi principii che, siccome il Demanio veniva a rac- cogliere gli utili della censuazione dei fondi che si convertivano da quel giorno in- nanzi a suo vantaggio, così egli doveva pure pagarne tutte le spese, e particolar- mente quelle delle perizie per le quotizzazioni dei latifondi e per l’apposizione dei segni divisorii. Tali non piccole spese erano state già nella maggior parte sostenute dagli stessi titolari ecclesiastici conservati: essi quindi chiesero di esserne rimbor- 152 STORIA DELLA ENFITRUSI sati dal Demanio, ed il Ministero ben volentieri rese loro quest’atto di giustizia sulle analoghe proposte della Sopraintendenza. La innovazione che aveva luogo nel seguito delle operazioni della enfiteusi doveva produrre un cangiamento nella direzione ministeriale di questo ramo. Il Ministro di Grazia Giustizia e Culti, che si era sin’allora incaricato della esecuzione della legge, riconoscendo che, tranne il piccolo interesse dei parrochi, il Culto non aveva al- cuv’altro interesse nelle censuazioni ulteriori, cesse di buon grado la direzione di questo servizio al Ministero delle Finanze. Quindi tutto il correlativo archivio fu con- segnato alla Direzione Generale del Demanio e Tasse. Questo passaggio avveniva in settembre 1866. Il Ministero delle Finanze confermò la Sopraintendenza con tutti gli annessi po- teri in persona mia, mostrandomi segni di deferenza non minori di quelli che già mi aveva dato in tre anni il Ministero di Grazia Giustizia e Culti. Però da quel mo- mento il compito mio divenne assai più grave e più laborioso. Sino a tanto che l’in- teresse era dei singoli titolari ecclesiastici, i quali avevano altronde i loro consul- tori e difensori, spettava a me guidare la parte generale delle massime e la coor- dinazione de’ servizii, prender conto dello andamento delle operazioni di ciascuna Commissione, delle subaste presso i Tribunali e loro delegati, compilarne le stati- stiche, e uditi i reclami degli stessi titolari e dei terzi, darvi il corrispondente in- dirizzo. Ma poichè lo interesse divenne quasi tutto del Demanio, e non era spera- bile che gli agenti demaniali in quel grave momento delle prese di possesso (privi come erano di qualunque cognizione e senza loro interesse personale) potessero spie- gare tutto quello zelo ed efficacia, che sino a quel punto avevano esercitato più 0 meno i titolari interessati, cadde sopra di me questo grave peso di curare l’ inte- resse del Demanio nei singoli casi e di porre in chiaro, per quanto fosse possibile, tutti gli ordimenti precedentemente fatti sia in frode dell’ente morale, come le anti- che irregolari concessioni enfiteutiche, gli affitti ad longum tempus e simili, sia in danno del Demanio che doveva prenderne possesso, come gl’ illegali affitti nuovi, le alienazioni, i pesi diversi di cui si erano di proposito caricati i fondi nel pe- riodo della minacciata soppressione. — Io non posso dire che mi sia riuscito svilup- pare e raddrizzare tutte coteste irregolarità; ma ip tutto quello che ho potuto cono- scere, ho fatto il mio dovere. Si fu da quel momento che la Sopraintendenza dovette porsi in continua relazione colle Direzioni demaniali e poi colle Intendenze che le surrogarono. Il Ministero mi afidò sin d’allora la collaborazione e spesso la piena direzione delle ben molte cause che sorgevano contro il Demanio nelle censuazioni diverse per effetto dei tanti in- convenienti vecchi e nuovi di cui abbiam tenuto ragione ($$ 21 e seg.); come anche aftidommi la trattazione e la conclusione di molte ed interessanti transazioni : cause e transazioni di cui in seguito darò qualche idea, Al Ministero delle Finanze la materia della enfiteusi riesciva nuova, non solo per le massime che già si erano tutte stabilite a proposta della Sopraintendenza sotto DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 153 il Ministero di Grazia Giustizia e Culti, ma anche per difetto di conoscenza dei pre- cedenti delle singole pratiche che con quel Ministero erano state intavolate. Per un lungo periodo la Sopraintendenza ebbe a soffrire un ristagnamento nelle sue corri- spondenze, e gli affari che avevano bisogno della sanzione ministeriale cominciavano a paralizzarsi. — Era allora Scialoja ministro delle Finanze, Borgatti ministro della Giustizia e Culti, Ricasoli presidente dei Ministri, ed era pur nel Consiglio il com- pianto mio amico Cordova ministro dell’ Agricoltura. Mi diressi a loro con energia dimostrando la impossibilità che le cose andassero a quel modo e l’arresto che già ne veniva al cammino della enfiteusi, alla quale era da annettersi una grande im- portanza, come già lo provavano gli elenchi delle censuazioni compiute. Dissi chia- ramente che in tal guisa non avrei voluto più sopportare la responsabilità che avevo assunto innanzi al paese, ed avrei preferito ritirarmi. Questa mia dimostrazione pro- dusse nel Consiglio dei Ministri il suo buono effetto; ebbi da loro la promessa che sì sarebbe dato un migliore avviamento alla trattazione della materia; e già l’ono- revole Scialoja dispose che nella Direzione generale del Demanio questo ramo di ser- vizio si aggregasse a quella Divisione che potesse meglio guidarlo, — fu scelta la Divisione 62 — che uno de’ più intelligenti uffiziali, pratico delle cose siciliane, fosse in quella Divisione dedicato all’ esclusivo maneggio di cotesti affari, Vi fu desti- nato il signor Francesco Paolo Badami da Palermo (ora Capo di sezione) che io con piacere ricordo, perchè seppe egli rimettere in breve sulla buona strada le prati» che arretrate; e di allora le risoluzioni del Ministero delle Finanze non lasciarono più nulla a desiderare, in confronto a quelle che si ottenevano precedentemente dal Ministero di Grazia Giustizia e Culti, $ 31 Pericoli di abrogazione della legge della enfiteusi nella Camera dei Deputati, e conferme che essa finalmente ebbe. Un serio pericolo minacciò la legge della enfiteusi dei terreni ecclesiastici di Si- cilia in occasione che la Camera dei Deputati dovette occuparsi del progetto di legge presentato nel 1867 dal Ministero per la liquidazione dell’asse ecclesiastico. La Com- missione nominata dagli Uflicii in quella circostanza rifece di pianta il progetto; ed il deputato Ferraris nel $ 9 della sua relazione, esibita alla Camera il 27 giugno di quell’anno, diceva che la Commissione, a proposta dell'onorevole Accolla (siciliano) Commissario del III Ufficio, aveva opinato dover fare cessare le norme speciali della legge 10 agosto 1862 per unificarle con quelle generali della vendita dei beni già ecclesiastici. La correlativa disposizione era scritta nell’art. 16° del nuovo progetto così concepito : « Art, 16. I beni ecclesiastici nelle provincie siciliane, tuttavia non censiti, saranno venduti a norma della disposizione della presente legge, rimanendo a tal’uopo abro- gata quella del 10 agosto 1862. « Per quelli già censiti i censuarii potranno affrancare i canoni nel modo stabilito Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. VII. Parte II. 20 154 STORIA DELLA ENFITEUSI nella detta legge del 1862, ovvero pagandone il capitale per un decimo dopo un anno dalla pubblicazione della presente legge, per un altro decimo cogl’interessi corrispet- tivi al 6 per 100 dopo due anni, e per altri otto decimi nei successivi sedici anni in quote eguali e con gl’interessi scalari al 6 per 100. » Mi riserbo a dir le mie idee su questa proposta, dopo che esporrò i principali ar- gomenti che furono svolti nella discussione avanti la Camera nella tornata del 25 luglio 1867. Il deputato Nisco aveva creduto di aggiungere un emendamento al sudetto art. 16, nel senso che i beni demaniali, i quali non si erano potuti vendere colle norme della legge del 21 agosto 1862, dovrebbero censuarsi con quelle dell’ altra lesge del 10 dello stesso mese. Egli adunque, mentre la Commissione intendeva abrogare quest’ul- tima legge in Sicilia, riconosceva esser conveniente estenderla a tutta l’Italia pei 180 milioni di beni demaniali che diceva non essersi potuti alienare sin’allora colla ven- dita, Un altro diverso emendamento fu concertato fra i deputati La Porta, Tenani, Sella, Gravina, Botta e Calvino, col quale fu detto recisamente: « Resta mantenuta nelle provincie di Sicilia, e pei beni ai quali si riferisce, la legge 10 agosto 1862, nu- mero 743, » Questa proposta distruggeva completamente quella della Commissione. L'emendamento dell’onorevole Nisco, combattuto dal deputato Lualdi, non fu ap- provato. S'impegnò adunque la contesa sull’altro emendamento. Si deve però innanzi tutto notare che, tra quelli 6 anzidetti deputati, 4 erano siciliani; e gli altri 2, cioè Te- nani e Sella, non appartenevano alle provincie meridionali, Essi però avevano fatto parte della Commissione parlamentare d’ inchiesta che in maggio 1867 era venuta in Sicilia sotto la presidenza dell’onorevole Pisanelli, all'oggetto di studiare le con- dizioni della città e provincia di Palermo dopo i dolorosi avvenimenti del settem- bre 1366. La detta Commissione aveva presentato alla Camera la sua Relazione per mezzo del deputato Giovanni Fabrizi nella tornata del 2 luglio 1867, ed aveva fatto no- tare (adducendo le cifre che la Sopraintendenza Ie aveva fornito su i risultamenti dell’enfiteusi sino a quel tempo) che a migliorare sempre più lo stato economico delle provincie siciliane sicuramente varranno la provvida legge del 10 agosto 1862 sulla concessione ad enfiteusì dei beni ecclesiastici, di cui cominciano a sentirsi i benefici effetti, non che l’altra legge del 1866 sulla soppressione dei corpi reli- giosi e la conversione dell’asse ecclesiastico. La medesima Commissione non aveva mancato di rilevare i lamenti che da ta- luno aveva udito in Sicilia perchè non fosse stata sufficiente la suddivisione dei lotti e perchè troppi ne fossero rimasti in mano dei grossi proprietarii, alcuni dei quali usarono a questo fine mezzi diversi che riuscivano contrarii allo scopo della legge» Ma essa pure osservava che una metà dei 6882 lotti censuati sino al 1866 erano di ettare 10 incirca, piccioli lotti, di cui la maggior parte dovette cadere in mano di minuti proprietarii. ; DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 155 Quindi il veder sorgere nella Camera il Tenaui ed il Sella, membri di quella Com- missione, ambidue competenti e non sospetti, e più il Sella che non poteva essere accusato di poco amore all’ incremento delle finanze nazionali, fece tra i Deputati una assai favorevole impressione a vantaggio della legge dell’ enfiteusi. Perciò la parte principale in detta discussione fu lasciata da’ siciliani a quei due Deputati, Intanto il relatore Ferraris non fu men tenace nel combattere i loro argomenti. Il deputato Tenani rilevò dapprima il vizio degl’ italiani che non fan giungere a mezzo novembre ciò che in ottobre si fila, cioè l’imprudenza di distruggere una legge che era nel felice corso della sua esecuzione. Mostrò che l’idea di unificare, la quale prevalse nella Commissione, non doveva impedire il compimento di una legge che aveva avuto ragione e scopo tutto speciale. Si faceva poi a provare colle cifre alla mano che la censuazione era già compiuta per un poco meno della metà: delle 180,000 ettare dei beni censuabili sen’erano concesse sino a tutto il precedente anno 83,500 circa; altre 54,000 erano in corso di censimento nello stesso anno 1867, ed il ri- manente doveva appresso censuarsi. Finanziariamente poi, egli diceva, gli effetti furono secondo noì prodigiosi; e mostrò che la rendita di base all’asta era dupli- cata, Il deputato La Porta fece notare che i Ministri precedenti, i quali avevano presentato i progetti di soppressione e d’ incameramento dei beni ecclesiastici, a- vevan sempre scritto un articolo speciale per conservare alla Sicilia la legge della enfiteusi. Per altro, i canoni avrebbero potuto essere assegnati all’ Amministrazione del fondo del Culto per gli oneri ch’ essa doveva adempire. Finalmente la stessa Finanza dello Stato ricavava dall’enfiteusi assai più di quello che colla vendita a- vrebbe potuto conseguire. L’onorevole Rattazzi, allora presidente dei Ministri, disse che non avrebbe fatta opposizione a questo emendamento, se si fosse soltanto trattato di conservare, qua- l’era, la legge dell’enfiteusi per la Sicilia; quantunque, egli soggiungeva, dovrebbe essere uno il sistema in tutte le parti dello Stato. Il relatore Ferraris in primo luogo avvertiva che era stato un deputato siciliano, competente a conoscere lo stato dei bisogni dell’isola, il quale aveva proposto in Commissione l’abolizione della legge dell’enfiteusi. Soggiungeva ch’ erano già scorsi 5 anni da che questa legge era in vigore, e perciò chi ne avea voluto profit- tare, già ne aveva avuto abbastanza il tempo. Ma, per dare un colpo più forte, egli manifestava che due considerazioni principali avevano mosso la Commissione a proporre che fosse abrogata la legge del 10 agosto 1862, cioè la necessità di uni- ficare le leggi e di non far sussistere ancora dei privilegi in favore di talune pro- vincie, e più di tutto lo interesse di non togliere ai bisogni dello Stato la grande parte del patrimonio ecclesiastico siciliano che ancor rimaneva, sottraendola dalla vendita, Prese allora la parola il deputato Sella, il quale rilevavdo la impressione che ave- vano fatto nella Camera le osservazioni finanziarie del relatore, imprendeva in primo 156 STORIA DELLA ENFITEUSI luogo a dimostrare che una buona massa di fondi ecclesiastici siciliani, per effetto dell'art, 2° della stessa legge del 10 agosto 1862, rimaneva esclusa dall’enfiteusi e perciò soggetta alla vendita : erano tutti i fondi coperti di alberi o di vigne, gli aranceti ed oliveti di maggior valore, non che i boschi e tutte le miniere. Provava quindi che i 5 anni non erano stati bastevoli per condurre a compimento l’enfiteusi ed indicava le diverse ragioni dell’indugio. Infine spiegava anch’ esso la considera- zione più potente osservando che non sarebbe stato atto politico né prudente to- gliere adesso alla Sicilia ciò che poco prima le era stato conceduto. Come membro della Commissione d’inchiesta, sviluppava le varie cause del malcontento che ave- vano dato origine ai tumulti di Palermo, mostrava come in Sicilia tutto s’interpre- tasse in odio al Governo, e che dopo quei fatti e dopo la recente applicazione della legge che aveva imposto un dazio sulla coltivazione del tabacco, non sarebbe. stata sana politica, nè atto di buona finanza, venire intempestivamente a sopprimere, e nel bel meglio della sua esecuzione, la legge dell’enfiteusi, Volle pure prender la parola il deputato Sineo esponendo che anche la Sardegna trovavasi in condizioni simili a quelle di Sicilia, e che con la legge in discussione la enfiteusi non veniva proibita; perocchè in massima si era ordinata non la ven- dita, ma l'alienazione dei beni già ecclesiastici, e l’alienazione si sarebbe potuta eseguire dalla Commissione provinciale di sorveglianza mediante l’enfiteusi, Per altro, i canoni enfiteutici erano pur dei valori commerciali che lo Stato avrebbe potuto vendere a suo favore. Il relatore aveva compreso l’efficacia dell’argomentazione del deputato Sella e l’ef- fetto che già la Camera ne sentiva, onde egli venne ad attaccarlo con vivacità, so- pra tutto nella parte della politica. Criticò la popolarità che si vorrebbe acquistare concedendo privilegi a certe provincie con discapito delle finanze nazionali, Che quella legge fosse stata bene accolta da’ siciliani, non è un buono argomento, perchè è na- turale che i favori si accolgano con piacere. La quistione vera è quella di far’ en- trare nelle casse dello Stato, conservando l’enfiteusi, quei 100 milioni che darebbero i beni ecclesiastici di Sicilia se fossero venduti. Su di ciò l’onorevole Sella non si è spiegato. Per altro, la vendita colla dilazione dei 18 auni ha quasi tutti ì van- taggi della enfiteusi redimibile; ma ha dippiù il beneficio di far’entrare immedia- tamente nelle pubbliche casse il decimo del prezzo, e di anno in anno il rimanente colla fruttificazione scalare al 6 per 100, su di che la Finanza potrebbe conchiudere una buona operazione bancaria, Chiusa la discussione, fu messo ai voti l'emendamento sopra indicato che conser- vava in Sicilia la legge del 10 agosto 1862, e dopo prova e controprova fu accolto, Divenne esso l’art. 16° della legge che porta la data del 15 agosto 1867 n. 3848. Il combattimento fu vivo, ma il trionfo fu veramente segnalato per la legge del- l’enfiteusi, poichè è raro che una legge dopo 5 anni venga di nuovo giudicata dal Parlamento; e come è chiaro, essa fu ben giudicata da’ suoi effetti, Non debbo però lasciar di osservare per parte mia che gli argomenti messi in- DEI TERREN ‘ECCLESIASTICI DI SICILIA od nanzi per l’abrogazione di detta legge erano in sé stessi di poco valore. Il deputato Accolla, che ne aveva fatto la proposta alla Commissione, non era competente a de- cidere se già la legge fosse stata a sufficienza applicata: egli provveniva da Sira- cusa e conosceva ciò che si era fatto ivi, ed al più nel limitrofo circondario di Ca- tania. Egli non poteva in serio asserire che ne’ circondarii pur non lontani di Noto, Modica ed Acireale, la censuazione si fosse realmente eseguita; senza dire che negli altri punti di Sicilia, come Piazza, Terranova, Cefalù, Messina, a quell’epoca si erano fatte pochissime subaste; e pei tre circondarii della provincia di Trapani, come pei due circondarii di Girgenti e di Bivona, e per quelli di Termini e di Palermo, gl’in- canti erano appunto allora nel maggior vigore. Qual giustizia vi sarebbe stata a sop- primere tutt'insieme una operazione che tanto era costata, ed a lasciare compiuta l’enfiteusi in alcuni soli luoghi, a mezzo in altri, ed in altri non eseguita affatto? Considerare la legge dell’enfiteusi siccome un privilegio, era un errore, Essa avrebbe potuto essere applicata a tutta l’Italia senza ricorrere alla vendita, la quale non ha poi dato i frutti sperati. L’enfiteusi avrebbe fatto più prontamente liquidare il pa- trimonio ecclesiastico in canoni certi e determinati, garantiti dai fondi medesimi e dalle migliorie che tosto vi fa ciascuno utilista. E cotesti canoni, equivalenti in fondo a rendita sul Gran Libro perchè con rendita avrebbero dovuto affrancarsi, sarebbero Stati oggetto di buona operazione bancaria in favore dello Stato. Infatti il Ministro delle Finanze Cambray-Digny ebbe a confessarmelo in dicembre 1868 che assai me- glio sarebbe stato, se si fosse fatta subito coll’enfiteusi la liquidazione di tutti i beni ecclesiastici d’Italia. La legge della vendita che altro fece entrare nelle casse dello Stato, se non che il decimo del prezzo? Il resto va entrando nella sparuta proporzione di un diciot- tesimo per anno, tanto che non è da farne un serio conto. Intanto la vendita, per questo stesso che ha bisogno di un decimo del prezzo oltre le tasse di registro (somme tutte che il compratore deve levare da quelle che potrebbe destinare alla coltiva- zione del fondo), non ha avuto il concorso che ha trovato l’enfiteusi. Questa ha rad- doppiato la rendita che serviva di base all’asta, come le statistiche han dimostrato; e la vendita nemmeno ha prodotto un terzo di aumento in tutta la sua generalità, siccome pur le statistiche son venute a mostrarlo. Per ottenere un decimo imme- diatamente, perdere due terzi di prezzo e tutte le correlative tasse di registro, non è una buona operazione di finanza. Il paese ha dritto al suo miglioramento e la concessione in enfiteusi dei beni ec- clesiastici ha corrisposto meglio a questo scopo, perchè ha favorito i mezzani e pic- coli agricoltori, non chiedendo da loro che le sole tasse di registro immediatamente ed un capitale per poter coltivare: onde essi, nella speranza dei futuri migliora- menti, han fatto aumento al canone, e così restano legati dalla necessità di miglio- rare producendo un bene a sè stessi, al domino diretto ed all’agricoltura. Tutte queste considerazioni doveva aver presenti la Commissione, quando voleva abrogata la legge dell’enfiteusi in Sicilia; e se non credeva adottare questa forma 158 STORIA DELLA ENFITEUSI di alienazione per tutta Italia, non vi era ragione di toglierla alla Sicilia, alla quale per giustizia e non per favore era stata concessa, e ciò nel bel mezzo del suo svi- luppo, quando già tante spese erano state fatte per formare i quadri, per quotiz- zare, per aprire gl’incanti. Dire che 5 anni erano stati troppi per applicare la legge, era un volersi burlare della verità, un voler chiudere gli occhi su tutte le opera- zioni che si dovevano premettere, su tutte le difficoltà che si eran dovute incon- trare per fare approvare il regolamento, per impiantare le Commissioni e la Soprain- tendenza, per andare a togliere dalla casa altrui Ie notizie necessarie, per far giu- stizia su i reclami, per far le quote, per occorrere alle spese abbisognevoli, per fare aprire e condurre a termine gl’incanti presso 14 Tribunali e più di 500 dele- gati. Voler poi frustrare la Sicilia delle sue migliori speranze nell’apogeo medesimo della loro realizzazione, sarebbe stato un atto veramente ingiusto ed impolitico, come ben lo stigmatizzava il deputato Sella, La legge della enfiteusi, dopo aver vinta quella grave pruova nella Camera, non ebbe più verun’altra minaccia. Anzi essa fu nuovamente confermata coll’art, 9° della leoge 11 agosto 1870, alligato P, così concepito: « Resta mantenuta per le provincie di Sicilia la legge 10 agosto 1862, n. 743, » La detta legge fu dunque per tre volte confermata, colla legge del 7 luglio 1866, con quella del 15 agosto 1867, e colla su indicata del di 11 agosto 1870. $ 32 Trattative private — Diminuzione di canone în casì speciali — Fondi non potuti concedersi in veruna guisa. L'art. 30 della legge aveva previsto il caso della triplice deserzione degl’incanti ed aveva ordinato che in tal caso fossero restituiti i quaderni alla Commissione per mezzo del R, Procuratore del Tribunale, affinchè essa colla privata trattativa, e senza punto immutare i quaderni stessi, proccurasse di concedere in enfiteusi i fondi in tal condizione. Siccome apparirà dai risultamenti che esporremo nell’ultimo Capo, i terreni che non trovarono offerenti nelle aste pubbliche furono ben pochi, in con- fronto ai moltissimi che furono regolarmente censuati cogl’incanti. Per lo più la de- serzione ebbe luogo pei fondi piccolissimi, o pure per qualche quota che per ra- gioni affatto speciali comparve gravata di un canone assai superiore al suo reddito attuale. Inoltre in alcuni luoghi concorse pure alla deserzione delle aste enfiteutiche l’in- flusso clericale che faceva scoraggiare i piccoli ed ignoranti agricoltori col timore delle pene ecclesiastiche. A preferenza nel circondario di Patti ed in quello di Noto accaddero le deserzioni di molti piccoli fondi. Venivano quindi alle rispettive Commissioni i quaderni e dovevasi procedere alla privata trattativa. La Sopraintendenza con nota circolare del 3 gennaro 1866 aveva disposto che i Presidenti delle Commissioni dovrebbero fare annunziare dai sindaci DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 159 locali per mezzo di avvisi amministrativi in tutti i comuni del circondario |’ aper- tura della trattativa, indicando il fondo, l’ estensione, il canone ed i pesi, e desi- gnando la giornata in cui la trattativa doveva aver luogo. Nel giorno stabilito il maggiore offerente sarebbe preferito, ed in favor di lui la Commissione stipulerebbe il contratto d’enfitensi per mezzo di pubblico notaio. Se offerenti non si presentassero, si dovrebbero ripetere gli stessi avvisi un’altra volta colla indicazione di un nuovo giorno; ed anche per una terza volta, se la seconda trattativa riuscisse pure senza oblatori. Questo sistema toglieva ogni rea speranza a coloro che avrebbero potuto far non comparire all’asta pubblica gli offerenti, colla intenzione di prendersi il fondo in en- fiteusi senza concorso di altri nella privata trattativa. Inoltre era un freno salutare quello stabilito dal sudetto art. 30°, che il quaderno in tal caso non si potrebbe im- mutare: estensione, confini, canone netto, pesi, vie, servitù ed altro, dovevano ri- manere come erano stati disposti, giusta gli articoli 20, 21 e 22 della legge. Il fatto mostrò che anche le trattative private recarono un aumento al canone che serviva loro di. base. La maggior parte di tali fondi fn così censuata, ed in confronto furono pochissimi quelli che non si poterono affatto concedere, Per agevolare la concorrenza alle trattative private, si dovette far determinare dal Ministero che tutte le spese, fatte per la pubblicazione ed affissione dei bandi e pei verbali delle subaste pubbliche rimaste deserte, non dovrebbero ricadere sopra coloro che verrebbero a stipulare l’ enfitensi colla trattativa privata. Se tali spese sì fossero pur dovute pagare, sarebbero state di grave ostacolo al compimento della trattativa, perchè in tre incanti pubblici consecutivi le spese andavano più crescendo, Quindi con Ministeriale del 5 dicembre 1864 fu stabilito non doversi adoperare carta bollata nei verbali negativi d’incanto, non toccare dritti in tal caso agli uscieri per l’ affissione dei bandi; e coi Giornali Ufficiali si convenne non esser dovuta somma alcuna per la loro inserzione. Quantunque il maggior numero delle trattative avesse avuto il suo buono effetto, pure rimasero non ricercati quei fondicelli che non avrebbero potuto valere per una speculazione agraria, e quei lotti che non avrebbero potuto sopportare il canone loro assegnato. Per cotesti lotti si presentarono taluni che offerivano un cauone minore. Dopo l’esaurimento di tre aste pubbliche e di tre private trattative, cra giusto in- dagare il perchè tali terreni non trovassero oblatori al livello stabilito e si offerisse invece un canone minore. Spesso dalle indagini risultava che qualenno degli elementi, su cui la rendita netta era stata fondata, come l’imponibile catastale, o pure la media degli affitti dal 1855 al 1860, era stato a quel tempo assai elevato per l’esistenza di determinate miglio- rie nel fondo, per esempio di una vigna o di un giardino nella pienezza del suo sviluppo, ed ora quelle migliorie erano molto deteriorate per la vecchiaia, per la crittogama, o per l’abbandono: onde il canone del quadro era riuscito più alto di quello che adesso converrebbe. Talvolta pure la disproporzione del canone dipen- 160 STURIA DELLA ENFITEUSI deva da erronea distribuzione che il perito aveva fatto della rendita netta di un latifondo ai singoli lotti, caricandone qualcuno più di quello che meritasse in re- lazione alla sua topografia ed all’indole della coltura che potrebbe appartenergli, — Quando alcuna di queste cause si chiariva con prove indubitabili, la Sopraintendenza prendeva il sistema di fare accettare dalla Commissione l’ offerta che tra tutte si presentasse maggiore, e purchè in ogni caso non fosse minore di due terzi del ca- none assegnato nel quaderno, ma sotto espressa condizione che l’enfiteusi così con- chiusa sarebbe valida, qualora fosse approvata dal Ministero. Spediva quindi al Mi- nistero il contratto, spiegava le peculiari ragioni del ribasso e ne promuoveva l’ap- provazione. Con tal sistema si stipularono alcune enfitensi e si ebbero insieme suffi- cienti garanzie. Non ostante quest’ultimo temperamento, restavano pur tuttavia i piccoli fondi ed i lotti d’infima qualità, che affatto non erano chiesti. Proposi quindi al Ministero uno dei due partiti: o cercare di concederli in gruppi con un positivo ribasso di canone, rimanendo a cura degli speculatori farne poi le concessioni minute con pro- porzionato discalo, ovvero far dichiarare dalla Commissione che non sia più appli- cabile a quei fondi la legge dell’entiteusi, indi a che pei beni passati al Demanio si sarebbe fatta la vendita in base all’altra legge del 15 agosto 1867, cioè sul prezzo della perizia, colla quale naturalmente a questi fondi sarebbe stato assegnato il va- lor minimo che loro realmente competeva, — Fra i due partiti, con Ministeriale del 4 settembre 1869 fu accettato quest’ultimo (Documento U). Furono quindi invitate tutte le Commissioni per la dichiarazione della inapplica- bilità della Iegge 10 agosto 1862 ai fondi che si trovavano in coteste condizioni; e fu principalmente ne’ circondarii di Patti e di Noto ove se ne vide il maggior nu- mero. Le Intendenze finanziarie, alle quali si mandavano i correlativi deliberati, fu- rono pregate di procedere alla vendita, $ 33 Conversione în annua rendita delle prestazioni dovute în natura — Colonie perpetue. Con real decreto del 19 maggio 1864 (Documento V) il ministro Pisanelli volle dare alle Commissioni enfitentiche di Sicilia un altro incarico, cioè quello di ese- guire il decreto emanato ‘dal Prodittatore Mordini il 4 ottobre 1860 (Documento X) per la conversione in annua rendita delle prestazioni variabili ed invariabili dovute in natura sopra i fondi ecclesiastici. Abolite col sudetto decreto prodittatoriale le decime personali, rimanevano conservati tutti ì censi, canoni, ottene, decime, duo- decime, vigesime ed altre prestazioni fisse o variabili, in cereali, caci, olio, mosto e simili, che rappresentavano il canone dovuto sul fondo al domino diretto. Ed af- finchè si fissassero in annua rendita tutte coteste prestazioni, sì per poterle pron- tamente affrancare, sì per liberare la coltivazione delle terre dallo impaccio che dava la loro esazione in natura, ne fu ordinata la conversione. DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 161 Il sudetto Ministro dovette aver presente la facoltà che lo art. 17° della legge 10 agosto 1862 aveva dato alle Commissioni enfiteutiche, cioè di poter convertire in annua rendita qualunque dritto prontamente valutabile. E siccome l’ unica Giunta istituita col citato Decreto prodittatoriale non era in grado di compiere la vasta operazione del convertimento di tutte coteste prestazioni, ch’erano moltissime, anzi in tre anni e mezzo non ancora vi aveva posto mano, così il ministro Pisanelli, con- tando sulla buona riuscita delle operazioni affidate per ogni circondario alle sudette Commissioni, determinò alle medesime dar l’incarico di compiere siffatta conversione, Il Ministro si diresse alle Prefetture per dare alle singole Commissioni le istru- zioni occorrenti, La Sopraintendenza ebbe soltanto l’incarico dell’ alta vigilanza di questa operazione. — Le istruzioni riguardavano principalmente due cose: la compe- tenza delle Commissioni, e le spese necessarie per la formazione dei relativi ver- bali, di cui se ne dovevano fare cinque esemplari, uno per la segreteria della Com- missione, uno per il titolare, uno per il debitore, uno per il Governo, e l’altro per l’amministrazione del Demanio, Quanto alla competenza, facevasi notare che le Commissioni possono procedere alla conversione, semprechè non sia litigio sull’essere dovuta o meno la prestazione e sulla sua quantità, o sul criterio che regola la quantità. Essendovi uno di tali li- tigii, la Commissione rimette le parti ai Tribunali ordinarii. È lo stesso principio che fu sancito nel sudetto art. 17° della legge dell'enfiteusi. La Commissione giudica sol- tanto sull’equivalente della prestazione variabile o invariabile per convertirla in de- naro, prendendo a base le assise dei prezzi delle singole derrate e la quantità della prestazione nell’ultimo decennio, come venne prescritto dallo art. 3° del regolamento 18 ottobre 1860 in esecuzione del sudetto decreto prodittatoriale (Documento TY). Quanto alle spese, la Commissione le valuterà anticipatamente e le porrà a ca- rico in metà del titolare, ed in metà del debitore, Le Commissioni, sulle istanze o dei titolari o dei debitori, emanavano gli editti giusta il citato regolamento; e se gli enti morali non offrivano i loro titoli nel tri- mestre assegnato, deliberavano di sospendersi il pagamento delle prestazioni giusta l’art. 4° del regolamento stesso. La sudetta conversione diede molto da fare a talune Commissioni, perchè in al- cuni circondarii, come in quelli di Messina, di Castroreale, di Modica e di Cefalù, vi erano numerose prestazioni di tal natura. Spesso ancora mancavano gli elementi del decennio prescritto, per poter fissare la quantità ed il prezzo della derrata che do- vevasi convertire in denaro: perlocchè era necessario ricorrere alle perizie, Ne’ circondarii delle tre provincie occidentali, Trapani, Girgenti e Caltanissetta, vi erano le decime sui cereali e sui frutti di mandra, delle quali i rispettivi titolari, cioè i vescovadi di Mazzara e di Girgenti, parecchi canonicati di entrambe quelle cattedrali e molti parrochi ed arcipreti, domandavano dalle Commissioni la conver- sione, appoggiandosi ai ruoli esecutivi annuali in virtù dei quali solevano esigere tali decime dai singoli coltivatori dei terreni, o da quelli che vi facevano pascere Giornale di Scienze Nat. ed Econ., Vol. VII, Parle II. 21 162 STORIA DELLA ENFITEUSI la loro greggia, in base ad un estimo che se ne faceva ogni anno dai periti. Richie- sta in proposito la Sopraintendenza del suo avviso, ebbe a far rilevare alle rispet- tive Commissioni che in tal caso, oltre al litigio che già movevano coloro a di cui carico si volevano far convertire tali decime (i proprietarii dei fondi), mancava pure nei ruoli il debitore fisso, nè vi era costantemente il fondo stesso soggetto a deci- ma; perocchè i ruoli indicavano i coloni variabili di anno in anno, ora erano que- sti ed ora gli altri, secondo il sistema durgensatico siciliano di coltivare a cereali quei latifondi; e quando il terreno non si coltivava più a cereali, ma era tempora- neamente lasciato incolto per preparare il maggese, o pure se ne cambiava del tutto la coltura piantandovi alberi o vigne, la decima non più era dovuta, nè se ne com- pilava il ruolo. Epperò, i ruoli variabili sui quali comparivano soltanto gli eventuali coltivatori di cereali, ed ora un fondo ora un altro, non potevano servire di titolo contro i proprietari dei fondi stessi, di cui i singoli coltivatori non avevano alcuna rappresentanza. Forti di cotesti principii, le singole Commissioni di quei circondarii dichiararono in tutti i sudetti casi non trovar luogo a deliberare sulla chiesta conversione. Del che fecero risentimento i titolari ed i rappresentanti locali dello Economato pe’ beneficii vacanti; e le loro lagnanze giunsero perfino al Ministero di Grazia Giustizia e Culti, il quale volle pur chiedermi le ragioni per cui avevo dato un tale avviso alle Com- missioni. Ma le sudette ragioni erano talmente chiare e la competenza delle Com- missioni così recisamente circoscritta dal decreto prodittatoriale, dal regolamento e dal decreto reale del 1864, che nessuna cavillazione degl’interessati avrebbe potuto distruggere i principii sviluppati nel mio avviso. Era per questo che io non riputava affatto necessaria la presentazione che fece alla Camera il deputato La Porta di un apposito disegno di legge per dichiarare abo- lite le decime di tal fatta. Il titolo esecutivo dei ruoli, su cui esse si fondavano per isfaggire alla prescrizione trentennale e per mostrarsi in corso di percezione, non aveva per sè stesso alcuna efficacia contro i coltivatori annualmente variabili, i quali perciò non potevano rimanere perpetuamente soggetti al pagamento della de- cima convertita in annua rendita; e molto meno poteva averne contro i proprie- tarii dei fondi, i quali non avevan dato ai sudetti annuali coltivatori il mandato di pagare per loro. Essendo incompetenti le Commissioni a decidere su questo capitale punto di controversia, non sì sarebbe nemmeno potuto temere che i magistrati or- dinarii assoggettirebbero in virtù di titolo sì difettoso al pagamento di decima con- vertita in annua rendita né i singoli eventuali coltivatori, nè i proprietarii. Cotali de- cime erano quasi tutte sagramentali, cioè compenso dell’amministrazione dei sagra- menti che si pagava ai curati o ai vescovi; quantunque gl’interessati si fossero tal- volta sforzati a dimostrare che erano decime regie, provvenienti da speciale imposi- zione del conte Ruggieri. E tali pur fossero state, sempre si dovevano riguardare come tasse in beneficio della cura d’anime, ed il moderno regime non permetterebbe più l’esistenza di alcuna tassa in favore di chicchessia senza la votazione esplicita DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 163 del Parlamento. Sempre è certo però che non erano decime prediali, poichè se tali fossero state, si sarebbero pagate in ogni tempo, qualunque pur fosse stata la col- tivazione a cui si fosse destinato il fondo; e le avrebbero pagato i proprietarii, ov- vero i coloni per loro mandato. La conversione di cui abbiam tenuto parola fece un gran beneficio ai coloni per- petui, dei quali vi era buon numero nella provincia di Messina. L’exfeudo Pace dei Benedettini della Maddalena di Messina, l’exfeudo Gala dei Basiliani di Barcellona, l’exfeudo Campo Caggegi dei Cisterciensi di Messina ed altri latifondi, erano nella maggior parte della loro estensione coltivati e beneficati da piccoli coloni, i quali o col titolo scritto, o anche oralmente, avevano ricevuto da antico tempo i singoli appezzamenti dai rappresentanti del monistero, e di padre in figlio se li erano tra- smessi, o ne avevano fatto pubbliche alienazioni in favore di altri. Il monistero rac- coglieva da loro in ogni anno la metà del prodotto se era di cereali, di mosto, o di fronda di gelso, ed ordinariamente il terzo se era di olio, raccoglieva delle galline della seta, delle frutta; imperocchè tutte le piantagioni e colture erano state fatte dai coloni, e soltanto nel caso dei cereali il monistero dava loro le sementi. Con questo mezzo si beneficarono senza alcuna spesa dei titolari molti latifondi di quella provincia. Il raccolto di tali produzioni si faceva direttamente dai frati, ovvero essi lo davano in arrendamento, o come dicevasi in gabella, Tutti cotesti coloni domandarono la conversione in annua rendita delle rispettive prestazioni, per esser quindi liberati dalle continue guardie nell’epoche dei raccolti, e per acquistare insieme l’ indipendenza nelle loro coltivazioni. Non mancarono di quelli cui facevano desiderio cotesti fondi beneficati; avrebbero essi voluto indurre il Demanio a non riconoscere la validità, o almen la perpetuità di siffatte colonie, sia per mancanza di*titolo originario scritto, sia per difetto di poteri nei frati che le avevano consentito. Affacciaronsi ben’anche degli speculatori che avrebbero voluto profittare dei timori di quei poveri coloni, per estorcer loro una qualche porzione dei loro fondi colla promessa di garantirli e far loro approvare quelle colonie. Ma il Governo diè termine a siffatte maligne pretese e fece giustizia ai coloni sulla sola dimostrazione dei loro dritti fatta dalla Sopraintendenza, L’ antichissimo loro possesso era dimostrato, non solo dalle attestazioni municipali, ma anche da’ varii loro atti e pagamenti durante il lungo periodo. I conventi non avevano avuto proi- bizione di concedere a colonia perpetua o di locare ad longum tempus, anzi erano state queste riconosciute come vere enfiteusi dalla Prammatica del 31 agosto 1771 (Documento A), e soltanto dopo il real decreto del 1° dicembre 1833 le loro enfiteusi furono assoggettite a forme speciali sotto pena di nullità (Documento ©). Onde tutte quelle colonie anteriori al sudetto real decreto dovevano riguardarsi come enfiteusi, e la conversione delle variabili derrate in annua rendita era ben dovuta. Pertanto le Commissioni furon chiamate ad eseguirla, con contento generale di tutti i coloni, Soltanto una variazione venne fatta all’art. 5° del regolamento della Prodittatura dalla legge 28 luglio 1867, colla quale, in occasione di estendere alle provincie di 164 STORIA DELLA ENFITEUSI Venezia e di Mantova la legge di affrancazione del 24 gennaro 1864, fu prescritto che le conversioni dovrebbero farsi in tutto il regno sulla media del ventennio an- teriore, cioè dal 1848 al 1867; e perciò le Commissioni d’allora in poi dovettero ri- cercare il ventennio, invece del decennio, dei prezzi e della quantità delle derrate. Questa interessante operazione fu anche dalle Commissioni condotta lodevolmente a compimento, con evidente vantaggio degli agricoltori che acquistarono maggior li- bertà, e dei titolari che sfuggirono agli eventi delle variabili produzioni ed alle dif- ficoltà di guardarle. DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 165 DOCUMENTI DEL CAPO TERZO (N). « Sopraintendenza Generale delle Commissioni per l’enfiteusi dei beni rurali ecclesiastici di Sicilia, « Palermo, 24 dicembre 1863, — Num. 348. « Oggetto — Istruzioni suile operazioni prescritte dalla legge 10 agosto 1862 e dal regolamento 26 marzo 1863 per l’enfiteusi dei beni rurali ecclesiastici di Sicilia. « Ai signori Prefetti e Sotto Prefetti Presidenti delle Commissioni circondariali per l’en- fiteusi dei beni rurali ecclesiastici, ed ai signori Procuratori Regii presso i Tribunali cir- codariali di Sicilia. « Questa Sopraintendenza ha dovuto far trascorrere un certo elasso di tempo per potere aver presente un numero bastevole di casì pratici e di domande, sul quale ha creduto omai poter redigere un piano d’ istruzioni generali atte a facilitare e rendere uniformi le operazioni delle 24 Commissioni circondariali incaricate della enfiteusi dei beni rurali ecclesiastici di Sicilia, ed a metterle in armonia con quelle delle Autorità giudiziarie che dalla legge son chiamate a cooperarvi. Perciò lo scri- vente, prendendo a base la legge 10 agosto 1862, della quale ebbe egli l’onore di esser autore nel Parlamento, il regolamento 26 marzo 1863, nel quale per volontà del R. Ministero ebbe pure una cooperazione, e finalmente le varie risoluzioni Mini- steriali, e le speciali disposizioni date fin oggi da questa Sopraintendenza, verrà mano mano a riguardare tutto il corso delle operazioni enfiteutiche, per dilucidarle, coordinarle fra loro e risolverne i principali dubbii. E poichè le Commissioni non han tutte egualmente progredito nelle loro incombenze, essendovene talune bene in- nanzi, ed altre che sventuratamente, per circostanze del tutto ad esse non impu- tabili, non hanno ancora incominciato le stesse operazioni preliminari, perciò chi scrive stima giusto far principio sin dalle prime operazioni, e così andar di grado in grado risalendo sino alle operazioni ultime, affinchè ciascuna Commissione e ciascuna Autorità giudiziaria possa ritrovarvi tutti quelli schiarimenti che allo stato suo sono necessarii, « $ 1 Composizione delle Commissioni. — L'art. 4° della sopradetta legge e gli articoli 1° a 7° del succennato regolamento provvedono con sufficiente chiarezza alla composizione delle Commissioni, E poichè la composizione primaria di tutte le 24 Commissioni è già compiuta, quindi non occorre a questa Sopraintendenza di dare 166 STORIA DELLA ENFITEUSI ulteriori chiarimenti. Solamente è necessario rischiarare alcuni punti sopra l’even- tualità diverse di assenza, di traslocazione o di rinunzia de’ varii componenti. « 1, E prima, si fece dubbio intorno al caso che taluni Ordinarii diocesani si son negati a delegare l’ecclesiastico che lor concede la legge di nominare come membro della Commissione. Epperò l’ art. 3° del regolamento ben provvide che la Commis- sione si deve intendere legalmente composta, quando anche gli Ordinarii fra i dieci giorni dall’invito avuto dai rispettivi Prefetti non abbiano curato di delegare. Con ciò intanto non si esclude che eglino possano, quando che sia, nominare il loro de- legato, il quale entrerà a far parte della Commissione, in qualsiasi stadio di ope- razioni essa sia pure arrivata + 2, È nato anche dubbio, se mai in assenza di un Sotto Prefetto il Reggente che lo rimpiazza possa entrare nella Commissione e presiederla — Ma è ben facile os- servare che il Resgente rappresenta in tutte le sue funzioni il Sotto Prefetto, e perciò lo rappresenta nella presidenza della Commissione, Il che non sarebbe, qualora un qualunque funzionario venisse a surrogare provvisoriamente il Sotto Prefetto senza la qualità di Reggente la Sotto Prefettura: allora sarebbe luogo ad applicare l’art, 6° del regolamento, cioè, che in mancanza del Sotto Prefetto le funzioni di Presidente saranno esercitate dal Giudice delegato, « 3. Si è pur quistionato, se, essendo impedito il Ricevitore Demaniale, possa esser supplito da un impiegato burocratico del ramo finanziario che per grado sia assi- milato ad un funzionario della finanza. — Epperò l’assimilazione del grado non co- stituendo un vero esercizio di funzioni, ed essendo necessario che nella Commissione, a cui si attribuiscono poteri giurisdizionali e facoltà di decidere in prima istanza entrino persone esercenti autorità, e non impiegati di segreteria, quantunque per avventura assimilati in grado a’ funzionarii; tanto più che il Ricevitore Demaniale 8 chiamato a presiedere la Commissione in mancanza del Giudice delegato; quindi non si può ammettere che un impiegato di segreteria, assimilato ad un funzionario di finanza, venga a rimpiazzare il detto Ricevitore, « 4, L’art. 7° del regolamento prevede il caso che per qualunque causa uno dei membri non faccia più parte della Commissione, ed in tal caso attribuisce la fa- coltà di supplirlo con nuova nomina a ehi aveva l’originario dritto di nominarlo, — Or nei casi ordinarii di delegazione, cioè di un Consigliere di Prefettura delegato dal Prefetto, di un Giudice delegato dal Presidente della Corte d’appello, e di un ecclesiastico delegato dall’Ordinario, è necessario che le sudette Autorità deleganti stieno pur sempre attente e sollecite a nominare il rimpiazzo, appena abbiano la notizia del cessamento delle funzioni del loro delegato per. qualunque siasi causa, affinchè il servizio delle Commissioni non ne resti menomamente ritardato. In ogni evento il Presidente della Commissione dovrà tosto provvocare il rimpiazzo, quando non vi abbia immediatamente provveduto l’Autorità delegante. « 5. È pur da avvertire alle Deputazioni provinciali che nella scelta dei Notabili che debbono far parte delle Commissioni, e specialmente in tutti i casi di rimpiaz- DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 167 zamento, abbiano a nominare individui capaci, volenterosi, e tali che possano rise- dere nel capoluogo, ove la Commissione terrà le sue ordinarie sedute. Certamente la legge non ha inteso mai chiamare a questo importante servigio i notabili per sola ricchezza (i quali per lo più hanno opposti interessi), ma i notabili per pa- triottismo, per, sapere, per stima pubblica, e più di tutto per zelo di eseguire la stessa legge. Non si debbono poi obbligare individui che non possono risiedere nel capoluogo a fare dei continui viaggi; poichè, oltre il loro incomodo che sarebbe ben grave, non se ne potrebbe mai avere il servizio permanente ed attivo. Per questa ragione la Sopraintendenza Generale richiederà, unitamente al rapporto mensile delle operazioni della Commissione, un foglio d’intervento di tutti i membri della stessa, riserbandosi ad invitare i men diligenti a rinunziare la loro carica, qualora non possano sostenerla esattamente, con detrimento del pubblico servizio, o a farli di- chiarare dimissionarii volontarii, «$ 2 Composizione e servizio delle segreterie. — La pianta organica delle segre- terie delle Commissioni è fissata dall’art, 8° del regolamento: un Segretario, un Vice Segretario e due Applicati. Essi debbono a. preferenza essere scelti tra gl’impiegati in disponibilità, ed avranno durante il servizio l’intero loro stipendio, anche quando ne avessero avuto parte. Saranno pagati sul certificato di servizio del Presidente della Commissione; ed al termine del medesimo servizio, sopra deliberazione della Commissione, saran provvocati i superiori riguardi a favor di coloro che abbiano dato prove di onoratezza, assiduità ed intelligenza (art. 49° del suddetto regola- mento). « Da ciò segue: « 1. Che gl’impiegati chiamati a servire nelle segreterie delle Commissioni sono in servizio effettivo di attività, come gl’impiegati di tutte le altre Commissioni tem- poranee che godono dello intero stipendio (art. 17° della legge 11 ottobre 1863). « 2. Che non potranno affatto ricevere il pagamento sopra il semplice certificato di esistenza, come tutti gli altri individui tenuti in disponibilità, ma è necessario il certificato di servizio. Perciò i Presidenti delle Commissioni, avuta la nomina dei loro impiegati, sono in obbligo di avvertire le rispettive appoderazioni, da cui essi sono stati finora pagati, affinchè indispensabilmente e sotto la loro responsabilità esigano il certificato del servizio per ispedire ai medesimi i mandati di pagamento, « 3. Che niuno degl’ impiegati potrà rimanere lontano dal servizio senza un re- golare congedo entro i limiti stabiliti dalla sopracitata legge 11 ottobre 1863, sotto pena di esser dichiarati dimissionarii ne! caso contrario. « 4, Che quando un impiegato si trovasse a prestar servizio da provvisorio o da volontario in altra amministrazione dello Stato, e fosse quindi per decreto ministe- riale chiamato a servire nella segreteria di una Commissione, deve intendersi ce- duto il suo servizio provvisorio o volontario, poichè entra nell’attività del servizio presso la Commissione colla qualità che gli viene assegnata. « 5. Finalmente si raccomanda ai Presidenti delle Commissioni di spedire alla So- 168 STURIA DELLA ENFITEUSI praintendenza un rapporto mensile sul servizio effettivo degl’impiegati, salvo ad av- visarne immediatamente, se occorresse, le gravi mancanze. «$ 3 Delle spese d’insediamento per le Commissioni e per la loro segreteria. — Gli articoli 6° della legge e 50° del regolamento prescrivono che ogni Commissione abbia un suo fondo speciale, composto delle multe che si esigono dai titolari eccle- siastici disubbidienti alla dichiarazione voluta dalla stessa legge. Su questo fondo, che dovrà conservarsi presso i Ricevitori demaniali, lo Stato anticipa a ciascuna Commissione ed a questa stessa Sopraintendenza le spese necessarie pel loro rispet- tivo insediamento. — Intanto è importante raccomandare a tutte le Commissioni, e principalmente ai loro Presidenti, che curino il maggior risparmio in tutte le spese di questo genere. « 1, E primieramente è giusto cercare un luogo per la segreteria e per le sedute. ordinarie della Commissione, che non rechi allo Stato veruna spesa, o che gli re- chi la minore possibile. Facilmente in molti capiluogo si può trovare la capacità necessaria dentro lo stesso palazzo della Prefettura o della Sotto Prefettura, ovvero in qualche altro Inogo comunale o monastico, che si può economicamente ottenere. In ogni caso che sia necessario venire ad un affitto, è d’uopo renderne per lo Stato men gravose che si può le condizioni ed i riattamenti del luogo. « 2, La franchigia postale e telegrafica è già concessa a tutti i Prefetti e Sotto Prefetti, come anche a questa Sopraintendenza Generale: perciò non occorre da que- sto lato veruna spesa. «3, Tutte le spese di mobilia e di locazione di casa, laddove sieno necessarie, e tutte quelle di ufficio, van comprese nell’insediamento; e perciò i Presidenti le col- locheranno in questa categoria, e le domanderauno in anticipazione sul fondo sud- detto delle multe dal Ricevitore del Demanio, a termini del detto art. 50° del re- golamento, i « 4, Occorrendo per lo più che nei comuni grandi la Commissione sia allocata nel palazzo della Prefettura, e negli altri capiluogo più piccoli essendo sempre breve la distanza dalla Sotto Prefettura al luogo in cui siede la Commissione, non si può permettere, salvo un bisogno strettissimo, che si facciano spese per inservienti 0 per uscieri; mentre si può facilmente destinare a tali ufficii uno di quelli che sono addetti alla Prefettura o Sotto Prefettura, « 5. Per le spese di trasferta dei Notabili, che non riseggono nel capoluogo, di già il signor Ministro dello Interno ha raccomandato che si collochi nei bilanci pro- vinciali un’ apposita somma: ma è sperabile che tali spese non si rendano assai gravi, quando le Deputazioni provinciali avranno l'avvertenza, di cui fecesi menzione nel num. 5 del $ 1, cioé, di scegliere individui notabili per patriottismo, e tali che possano risiedere senza difficoltà nel capoluogo. «$ 4 Lavori preliminari della Presidenza. — Doveri delle Giunte municipali, dei Notari, dei Percettori, e dei titolari ecclesiastici. — Ciascun Presidente ha l’ob- bligo di preparare la materia, su cui debbono cadere i lavori e le deliberazioni della DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 169 sua Commissione. Gli articoli 7° a 9° della legge, e più particolarmente gli artico- li 10° a 15° del regolamento, determinano ciò che la Presidenza deve fare come lavori preliminari. Tali lavori sono: ‘« 1° Convocare la Commissione e fare stabilire le giornate ordinarie delle sedute, « 2° Far pubblicare in un giornale della provincia e nel giornale ch'è officiale per la Sicilia i nomi dei componenti la Commissione, coll’indicazione del giorno e del luogo in cui cominceranno le ordinarie sedute. s 3° Domandare dalle Giunte municipali l’ esatto notamento di tutti i corpi mo- rali ecclesiastici esistenti in ciascun comune, e di tutti quei titolari ecclesiastici che son descritti nell’art. 1° della legge, colla indicazione del nome e cognome del rappresentante. Tal notamento dovrà esigersi fra lo spazio di giorni 30 dal di della domanda. « E poichè su questo punto la Sopraintendenza generale ha dovuto osservare i inaggiori difetti, che poi son cagioni d’inesattezze nei lavori delle Commissioni e nelle sentenze di multa contro i renitenti alla dichiarazione, perciò il sottoscritto stima suo debito avvertire ai Presidenti delle Commissioni le seguenti principali norme, affinchè vogliano efficacemente inculcarle alle rispettive Giunte: « a) Sono titolari ecclesiastici tutti quelli che rappresentano o definitivamente 0 provvisoriamente qualunque benefizio ecclesiastico, cioè vescovadi, abbazie, prelature, priorati, dignità di Capitoli e di Collegiate, canonicati, masse comuni di distribu- zioni corali, parrocati, e beneficii semplici, non che qualunque rettoria di chiesa, qualunque cappellania non laicale, qualunque opera di culto divino, qualunque con- gregazione ecclesiastica, qualunque seminario diocesano, qualunque convento, moni- stero, collegio di Maria, o altra casa religiosa. « Si deve solo notare che sono ecclesiastici e soggetti alla giurisdizione degli 0r- dinarii i collegi di Maria, le cui regoie sono state approvate e riconosciute dalla chiesa secondo le norme del cardinal Corradini. « Tutti gli altri collegi di Maria, le cui regole dalla chiesa non sono state rico- nosciute ed approvate, sono laicali. Cosi è sancito nella risoluzione luogotenenziale 15 agosto 1831, negli articoli 1° e 4° del regolamento luogotenenziale 21 luglio 1834, e nell’altra risoluzione della stessa luogotenenza 14 luglio 1852, « b) I capitoli e le collegiate non sono rappresentati in massa, fuorchè nella sola distribuzione corale: in tutt'altro ogni canonico rappresenta il suo sirigolo be- neficio ed ha una prebenda a sè: perciò ciascuno deve essere annotato, affinchè sia invitato alla dichiarazione. Così non è dei conventi, monisteri, o altre case religiose, nelle quali il superiore rappresenta per ordinario l’intiera comunità. « c) Tutti i titolari ecclesiastici che esistono in un comune, abbiano o non ab- biano beni fondi, sieno o non sieno i loro beni soggetti all’enfiteusi, debbono esser dati in notamento dalle Giunte; poichè esse non sempre sono in grado di sapere, se i detti titolari, non avendo beni nell’ambito del comune, ne abbiano altrove; nè spetta ad esse giudicare, se i beni che quelli hanno debbono escludersi o no dall’ enfi- Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. VII. Parte II. 22 170 STORIA DELLA ENFITEUSI teusi. Il deliberare su di ciò spetta nnicamente alle Commissioni (art. 27° del regola- mento), « d) Oltre alla nota dei titolari ecclesiastici ch’esistono nel comune, deve ogni Giunta fornire alla Presidenza della Commissione un’altra nota di tutti quei titolari, che risiedendo in altro comune han pure i loro beni rurali nel territorio soggetto alla giurisdizione della stessa Giunta. Possono le Giunte attinger le notizie di tali tito- lari dai ruoli catastali, e specialmente dagli stati di sezione. Esse cercheranno d’in- dicare, se lo potranno, i nomi e cognomi di quei titolari, ed in ogni caso dovrau dire il luogo della rispettiva loro residenza. « €) Sopra tutto è importante non confondere tra i titolari ecclesiastici le opere di pubblica beneficenza, o le cappellanie laicali ed i collegi di Maria egualmente lai- cali, Imperocchè è occorso che intimati i loro rappresentanti a dichiarare, e non avendo risposto all’intima, sieno stati proposti ai Tribunali per l’applicazione della multa; ma i Tribunali, venuti in chiaro della loro natura laicale, han dovuto esimerli, con perdita di tempo della giustizia, perdita di fatiche delle Commissioni, e perdita di spese del pubblico erario.— Le Giunte hanno un mezzo facilissimo per sapere quali sieno le opere di beneficenza pubblica, gli stabilimenti pii, le cappellanie laicali. Per le precedenti leggi tutte queste istituzioni pie erano soggette ai Consigli d’Ospizii o direttamente, o per mezzo delle Commissioni di pubblica beneficenza. Ed oggi per la legge 3 agosto 1862 son soggette alle Deputazioni provinciali o direttamente, 0 per mezzo delle Congregazioni di carità. Si faccia dunque un confronto dei titolari ec- clesiastici colle istituzioni che soggiacciono alle Deputazioni provinciali, per esclu- dere queste ultime e non darle inutilmente in nota alle Commissioni, « 4, Dopo di ciò, ciascun Presidente dovrà mandare per mezzo dei Sindaci ai ri- spettivi titolari i moduli di lettera A, disponendo che siano intimati ai medesimi, e che gli sia trasmessa notizia della precisa giornata in cui siano state rilasciate le intime. « 5. Dovrà contemporaneamente ciascun Presidente inviare ai Sindaci del suo cir- condario un certo numero di moduli delle lettere B e (, affinchè i Sindaci l’intimino ai notari dei loro comuni, onde nel termine di un mese dalla fatta intima corrispon- dano alla consegna del rispettivo elenco, o del certificato negativo, giusta lo art. 7° della legge e 12° del regolamento. « 6. Chiederà altresi dai Percettori o esattori comunali, per lo stesso mezzo dei Sindaci rispettivi, gli estratti dei ruoli catastali di tutte le possidenze rusticane ec- clesiastiche site in ciascun comune. E qualora dai ruoli dei Percettori non risultino sufficienti lumi per poter conoscere i veri possessori ecclesiastici, i nomi delle con- trade, la estensione, la coltivazione ed i confini delle loro possidenze; dovrà richie- dere da’ Municipii gli estratti catastali degli stati di sezione. Che se tali stati per qualsiasi causa non esisteranno presso i Municipii, dovrà anche richiederli dalle ri- spettive Direzioni demaniali, essendogli fatta facoltà a domandare i lumi da qual- siasi Autorità in forza dell’art. 21° del regolamento. DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 7A «7. Dovrà anche il Presidente domandare dalle Giunte municipali un quadro di tutte le possidenze rusticane ecclesiastiche esistenti dentro l’ambito del loro comune, il quale quadro non occorre dire esser ben diverso del notamento dei titolari ec- clesiastici residenti o non nel comune, di cui è parola nel num. 3 di questo stesso $, Il quadro sudetto deve contenere, per quanto è più possibile, tutte le notizie circa ad estensione, coltivazione, natura di terreno, acque, alberi, fabbriche, macchine, fat- torie, miviere o loro indizii evidenti, ed affitti di tutti i fondi rustici pertinenti ai titolari ecclesiastici, riseggano o no nel comune. « Per compilare tal quadro potranno servirsi delle stesse categorie del suddetto modulo lettera A, aggiungendo in fine un’altra categoria per le osservazioni che po- tranno occorrere sopra ciascun fondo, « Quando le Giunte saranno restie ad obbedire nei termini loro assegnati a tutto ciò che alle medesime vien richiesto dalla legge, il Presidente della Commissione : funzionando da Prefetto o da Sotto Prefetto, spedirà un commissario a loro carico giusta le facoltà che gli son date dal capoverso dell’art. 138° della legge comunale, per come è stabilito nell’articolo 16° del regolamento, « 8. Il Presidente dovrà riceversi, e dovrà far registrare in apposito libro, le dichiarazioni dei titolari ecclesiastici, mano mano che gli perverranno o diretta- mente o per mezzo dei Sindaci, e dovrà rilasciare a ciascun dichiarante la ricevuta a firma propria e del Segretario, « Dovrà ancora avvertire, o direttamente o per mezzo dei Sindaci, i rispettivi di- chiaranti di tutte le mancanze che si trovino nelle loro dichiarazioni, e dovrà in- vitare i medesimi a riformarle. Qualora essi negherannosi alle riforme, farà men- zione sul registro proprio e sulla ricevuta della mancante indicazione e del rifiuto, con riserba di farvi decidere dalla Commissione ai sensi dell’ art. 13° del regola- mento. « Si debbono ritenere come dichiarazioni incomplete, e perciò debbono essere rifor- mate, tutte quelle che non indicano i confini del fondo, il comune o la contrada ove è sito, ovvero l’estensione, il numero preciso degli alberi o delle viti, delle case, delle macchine, o delle acque se ve ne siano, o che non indichino abbastanza se nel sessennio dal 1° gennaro 1855 a tutto il 1860 siano stati coltivati in affitto o in economia. « 9. Infine il Presidente, per compiere i suoi lavori preliminari, dovrà invitare le Giunte a rimettergli le proposte per la sospensione dei notari, qualora essi abbian mancato ai loro doveri entro il termine prescritto dalla legge. «$ 5 Idea generica delle facoltà istruttorie e delle facoltà deliberative appar- tenenti a ciascuna Commissione. — Per avere un'idea netta delle facoltà che com- petono a ciascuna Commissione entro l’ambito del suo circondario, e delle relazioni che può avere con altre Commissioni, ovvero con altre autorità, è giusto distinguere tutte le operazioni della Commissione in due classi: talune sono operazioni istrut- torie che servono ad istruire la materia, ed altre sono deliberative che servono a decidere sulla materia convenientemente preparata. 172 STORIA DELLA ENFITEUSI « Le stesse operazioni deliberative talvolta diventano basi di un’ istruzione ulte- riore per servire alle deliberazioni susseguenti. « Nella parte istruttiva le Commissioni debbono mantenere l’ordine delle operazioni che vien prescritto dalla legge, e debbono nel tempo stesso riunire le pratiche ap- partenenti a tutti i fondi dello stesso genere per abbreviare, il più che sia possi- bile, senza scapito della esattezza, i lavori. Non è lecito perciò mettere innanzi una operazione dalla legge destinata dopo, in quanto ad un medesimo fondo. « Ma in quanto ai fondi di specie diversa è giusto fare una differenza. Quelli, su cui non cade contestazione, e intorno ai quali si han tutti gli elementi da parte de- gli ecclesiastici, delle Giunte e dei notari, possono esser trattati prima di quegli al- tri che offrono dubbii o controversie, o che non sono abbastanza rischiarati per mezzo. degli elementi che la legge prescrive. Imperocchè è giusto avvertire che l’aspetta- zione pubblica, per il corso di tanti anni eccitata, vuole al più presto veder gli ef- fetti della benefica legge: al che si può soddisfare senza pericolo alcuno di offen- dere la giustizia, quando si compiono innanzi agli altri i lavori che riguardano i fondi non contestati e ben forniti delle necessarie dichiarazioni. « Ciò non importa che i lavori sopra tutti gli altri fondi si debbano preterire, o si debbano assolutamente riserbare al periodo ultimo, in cui siano totalmente com- piute le operazioni della Commissione su i fondi della prima specie. Ma soltanto è giusto distinguere queste due diverse specie di fondi per non imbarazzare le ope- razioni più semplici, che son necessarie in quelli della prima, colle operazioni più complessive e più minuziose che occorrono per quei della seconda specie. Così se- parate le rispettive operazioni, potranno procedere più regolarmente e raggiungere più presto il loro scopo. « Le deliberazioni della Commissione sono di due ordini. Talune, come ora notammo, fan parte dell’istruzione, e queste per lo più nou riguardano l’interesse dei titolari esclesiastici, nè dei terzi: perciò sono per propria loro natura inappellabili. Queste sono le deliberazioni, di cui non è necessario fare alcuna notificazione nè privata, nè pubblica. Altre però sono deliberazioni che riguardano l’immediato interesse dei titolari ecclesiastici o de’ terzi, e perciò debbono notificarsi per mezzo di usciere o pubblicarsi nei giornali. « In quanto ‘alle prime la Commissione deve far redigere i suoi verbali di sedute a firma del Presidente e del Segretario, giusta la regola generale stabilita nell’art. 4° della legge. Il Presidente poi, o i membri stessi della Commissione che ne sono spe- cialmente incaricati, danno esecuzione alle deliberazioni di tal fatta. « In quanto alle seconde è d’uopo suddistingnere due specie dl deliberazioni, cioè, quelle che si compiono dalla sola Commissione, e quelle che si formano colla riunione di due deliberazioni, una della stessa Commissione ed un’altra del Tribunale circon- dariale; come anche quelle che riguardano i soli interessi dei corpi morali ecclesia- stici, e quelle che riguardano i terzi. — L'economia di tutta la legge e del regola- mento è così fatta, che le deliberazioni riguardanti gl’interessi dei terzi, che van DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 173 compiute dalla sola Commissione, son sempre appellabili, ed il reclamo si porta in- nanzi alla Corte di appello. Quando però si tratta dell'interesse dei corpi morali ec- clesiastici, o di riunirsi una deliberazione della Commissione con una sentenza del Tribunale, allora son sempre inappellabili. Perciò le deliberazioni della prima spe- cie ammettono un tempo a reclamare dopo la notificanuza, e quelle della seconda specie non l’ammettono. « Infatti le deliberazioni intorno alle multe dei titolari ecclesiastici ed intorno alla sospensione dei notari, le quali si compiono con una deliberazione della Commissione attestante il fatto della mancata dichiarazione o elenco, e colla sentenza del Tribu- nale che applica ai medesimi la multa o la sospensione, non sono più appellabili, Come non sono appellabili tutte le deliberazioni della Commissione sui reclami sporti dai titolari ecclesiastici. Mentre all’incontro le deliberazioni della stessa sui reclami dei terzi son sempre suscettive di appello. « La esecuzione delle deliberazioni e delle sentenze, appellabili o no, che riguar- dano l’interesse dei titolari ecclesiastici o dei terzi, è sempre affidata al Presidente della Commissione, salvo la sola sospensione dei notari che rimane a cura del Pro- curatore del Re e della Camera notarile giusta l’ art. 17° del regolamento. Spetta quindi al Presidente sudetto estrarre le sentenze ed eseguirle con quella agevolezza di spese che vien fatta dall’art. 25° di detto regolamento. « $ 6 Delle pene che la Commissione provvoca contro i Percettori, Esattori co- munali e Notari. — Ricevuta dal Presidente della Commissione la relazione del Sin- daco, il quale attesti che i Percettori regii o gli Esattori comunali sonosi negati a fornire gli estratti dei ruoli catastali, o che hanno mancato a darli nel termine stabilito dalla legge, la Commissione ne prenderà conoscenza e provvocherà con ap- posita deliberazione le misure disciplinari contro i medesimi da’ superiori, da cui essi direttamente dipendono, siccome è stabilito nell’art. 16° del regolamento, s Parimenti, quando la Commissione per mezzo del suo Presidente avrà ricevuto dalle Giunte municipali le proposte per sospensione di notari, dovrà emettere de- liberazione, con cui attesterà il fatto che quei notari han mancato in tutto o in parte al rilascio dell’elenco o del certificato negativo; e tal deliberazione sarà tra- smessa per mezzo del Presidente al Procuratore Regio del Tribunale competente, affinché il Tribunale proceda contro di essi ai sensi degli articoli 17° e 18° del su- detto regolamento: sulla qual procedura lo scrivente non s’intertiene, appartenendo essa intieramente al Tribunale, ed essendo abbastanza delineata nei detti due ar- ticoli del regolamento, « In pari tempo la Commissione dovrà destinare un’altro notaro, che sulle minute notarili del renitente, ed a di lui spese, esegua le ricerche e formi gli elenchi o certificati prescritti, giusta l’art. 19° del citato regolamento. « Ordinerà parimenti che siano fatte le ricerche e sieno rilasciati tutti i certifi- cati, che gli altri ufficiali de’ varii rami non hanno voluto apprestare, essendo in facoltà della Commissione richieder notizie e certificati da qualunque altra Autorità, 174 STORIA DELLA ENFITEUSI per come prescrive i’ art, 21° del regolamento. Però in quest’ ultimo caso dovrà la Commissione dirigersi a' superiori degli ufficiali che si sono negati alla richiesta, e col loro ordine farà destinare altri ufficiali a dare i lumi ricercati. Si applica in questo caso per analogia la prescrizione del sudetto art. 19°, « Finalmente la Commissione dovrà fare istanza per mezzo del suo Presidente con- tro quei notari che abbiano rilasciato un elenco o un certificato negativo falso, af- finchè si apra a loro carico un procedimento penale; ed in tutto il corso del pro- cedimento la Commissione sarà rappresentata dal suo Presidente, « $ 7 Prima operazione della Commissione: il confronto di tutti gli elementi che la legge prescrive di esaminare per rilevare i fondi mal dichiarati 0 non dichia- rati, e proporre quindi per la multa gl’ inobbedienti. — La legge ordina che, riu- niti tutti gli elementi dalla stessa prescritti e raccolte tutte le opportune notizie, la Commissione dovrà confrontare le dichiarazioni fatte dai titolari ecclesiastici coi quadri apprestati dalle Giunte, cogli spogli degli atti notarili e con le notizie che risultano dai catasti, all'oggetto di rilevare se le fatte dichiarazioni siano veridiche (art. 22° del regolamento). Questo esame deve precedere a tutti gli altri, « Però è d’uopo in primo Inogo che il Presidente della Commissione invii tutti gli elenchi notarili e tutte le dichiarazioni dei titolari ecclesiastici, ove s’ indicano fondi rustici esistenti in altro circondario, ai Presidenti delle altre rispettive Com- missioni circondariali, affinché quelle nei loro esami possano tener conto anche degli elementi che provvengouo da fuori del proprio circondario; il che per altro è con- forme a quanto dispone l’ultimo alinea dell'art. 7° della legge. « Ciò fatto, ogni Commissione destina un relatore nel suo proprio seno per ese- guire tali confronti ed esami, e per riferirli, « Intanto circa alla natura delle dichiarazioni dei titolari chiesiastici è d’uopo te- ner presenti le infrascritte norme: « 1, Si è fatto dubbio, se mai sia valida una dichiarazione, nella quale il titolare, rivelando esattamente tutti i suoi fondi rurali per come la legge comanda, non di- chiari esser pronto alla ordinata enfiteusi, ovvero dica esservi pronto sotto l’espressa condizione che debba aggiungersi il beneplacito apostolico. — Questo dubbio è stato sapientemente risoluto dal signor Ministro di Grazia e Giustizia e dei Culti con nota del 14 or decorso ottobre, nnm. 83233, div. 3*, disponendo che sieno ritenute va- lide siffatte dichiarazioni, poichè la legge è sufficientemente obbedita, quando sì ap- prestano le cognizioni necessarie all’enfiteusi: il consenso dei corpi morali ecclesia- stici non è necessario, e deve ritenersi nulla e come non apposta la condizione del beneplacito apostolico, attesochè nelle provincie siciliane, per gli antichissimi dritti della suprema regalia e per quelli del regio patronato, di cui sì è fatta espressa ri- serba dal cessato Governo nel decreto del 1° dicembre 1833 intorno all’ alienazione dei beni ecclesiastici, non vi è affatto bisogno del beneplacito apostolico in tutti i casi di vendita, di permutazione, di enfiteusi dei beni medesimi, e così in fatto si è sempre eseguito. Tal ragione cresce ancor più, ed il consenso degl’individui rap- DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 175 presentanti ecclesiastici non è necessario, quando l’alienazione mercè un canone equi- valente redimibile si ordina per ragioni di utilità pubblica ed a tutti in generale, come nel presente caso, « 2, Non è però ammessibile la scusa di quei titolari ecclesiastici, che per sot- trarsi dall'obbligo della dichiarazione dicono non essere autorizzati dai loro superiori legittimi, ovvero di quegli altri, i quali, essendo sottoposti alla vigilanza o alla tu- tela di speciali Sindaci, Delegati o Commissarii pontificii, regii, ecc. credono non po- ter essere obbligati alla dichiarazione, se non coll’intervento di quelli stessi. Gli ar- ticoli 4° e 5° della legge mettono a carico del rappresentante ordinario del corpo morale l'obbligo di dichiarare, e dicono che esso non può scusarsi per la mancavza di pretesa autorizzazione. Perciò incombe al rappresentante ordinario del corpo mo- rale ottenere il permesso da’ suoi superiori nei due mesi di tempo che la legge gli accorda a dichiarare, ed è pur suo dovere proccurarsi tutti i lumi necessarii e l’in- tervento, se gli é bisognevole, del suo Sindaco, Delegato, Commissario, ecc. In di- verso caso il corpo morale ch’egli rappresenta non può esimersi dalla multa, « 3, È pur’anche necessario avvertire che a termini dell’art. 7° della legge ogni titolare ecclesiastico deve una dichiarazione distinta per tutti i fondi ch’ egli pos- siede nell’ambito di ciascuna Commissione circondariale, Qualora la dichiarazione di tutti i fondi sia stata da lui fatta complessivamente innanzi al Presidente della Com- missione del circondario ove egli è domiciliato, allora sarà divisa la dichiarazione in tante subalterne, per quanti sono i diversi circondarii in cui sono i beni, ed il Pre- sidente rimetterà a ciascuna di quelle Commissioni circondariali la dichiarazione che riguarda i fondi siti nel suo territorio, siccome è stato detto in principio di questo stesso $. In tal caso il titolare ecclesiastico non può esser proposto come multabile da nessuna di quelle Commissioni; poichè ha adempito alla dichiarazione in modo che possano facilmente le Commissioni circondariali interessate» averne la rispettiva conoscenza « Se però il titolare ecclesiastico non ha dichiarato presso nessuna Commissione, al- lora, avendolo invitato a dichiarare ciascuna delle Commissioni ove sono siti i beni, ed essendosi lui reso disubbidiente in faccia a ciascuna, deve ogni Commissione se- paratamente proporlo al suo Tribunale come inultabile; e quindi le multe divengono tante, quante son le dichiarazioni ch'egli doveva, cioè una multa per ogni Commis- sione circondariale. Ciò risulta dallo spirito del sudetto art. 7° ed anche dall’art. 6° della legge, poichè ogni Commissione ha dritto ad una distinta dichiarazione, e nella mancanza ha dritto a ripetere una multa, « Nel caso che le dichiarazioni si trovassero nou veridiche, perchè contrarie agli altri elementi raccolti, la Commissione delibererà sulla dichiarazione stessa, ritenen- dola come manchevole. Nel tempo stesso proporrà il titolare ecclesiastico per l’ap- plicazione della multa, indicando : « a) se egli sia costituito in maggiore o in minor dignità; « b) se abbia mancato di dichiarare pochi o molti fondi, ovvero se la dichia- razione sia mancante negli altri accessorii che la legge prescrive d’indicare; 176 STORIA DELLA ENFITEUSI « c) se la mancanza sia stata avvertita dal Presidente, se questi gli abbia fatto l'invito a riformarla, e se ciò non ostante, abbia egli persistito nella negativa, « Tutti questi elementi son necessarii al Tribunale per applicare la multa tra il minimo ed il massimo. « Questa deliberazione dovrà esser trasmessa dal Presidente al Regio Procuratore per le operazioni ulteriori appartenenti al Tribunale. « 4, Oltre di questo primo confronto, ve ne ha un secondo. Cioè, preso a base il notamento dei titolari ecclesiastici fornito in principio dalle Giunte, e raffrontatolo colle dichiarazioni ricevute, si debbon rilevare quelli che sono stati refrattarii a di- chiarare. Ciò però non basta per proporli immediatamente per la multa, ma è ne- cessario fare un altro esame; e questo raccomanda sopra tutto lo scrivente alla di- ligenza delle Commissioni, affinchè non avvenga il caso, come pur troppo è avvenuto, che individui o corporazioni laicali, ovvero titolari ecclesiastici che non posseggono affatto fondi rurali, sieno proposti per la multa e quindi il Tribunale, chiarita me- glio la loro posizione, debba rigettar la proposta. * Perciò la Commissione deve accertarsi veramente di ciò che sopra fu detto nel $ 4, nunm. 3, comma e, quanto a dire, che gli annotati come titolari ecclesiastici, i quali non han dichiarato, non sieno soggetti alla Deputazione provinciale o diretta- mente o per mezzo della Congregazione di carità; poichè, se ciò fosse, sarebbero in- clusi nella categoria delle Opere pie laicali, e perciò non avrebbero obbligazione di dichiarare, nè soggiacerebbero alla multa. La Commissione, per esser certa in que- sto interessante articolo, non si deve contentare delle avvertenze che il Presidente ne avrà dovuto fare alle Giunte municipali, come è stato detto nel luogo or citato; ma dovrà dirigersi alla Deputazione provinciale ed alle Congregazioni di carità, tutte volte che dal titolo stesso del corpo morale sorga dubbio che esso sia di natura pia lai- cale, come son per lo più i reclusorii, gli ospedali, i monti di pietà, le semplici mes- se, che per legge eran soggetti agli antichi Consigli d’Ospizii, ed ora per la detta legge 3 agosto 1862 alle Deputazioni provinciali. « Accertata bene nel sopradetto modo la natura del titolare ecclesiastico che non ha dichiarato, deve la Commissione assicurarsi dell’altro elemento necessario pria di pro- porlo per la multa, cioè ch’ egli possegga effettivamente dei fondi rustici di qual- siasi specie, senza di che il Tribunale nol potrebbe multare. A tale oggetto la Com- missione deve esaminare con diligenza i quadri somministrati dalle Giunte, gli elen- chi notarili, e principalmente i succennati estratti degli stati di sezione catastale, per rilevare se essi posseggano dei fondi rustici. E quando da tutti questi elementi non risulti di possederne, deve la Commissione esigere dai Percettori un certificato che quel tale titolare ecclesiastico non paghi nessun contributo fondiario rurale nè sotto nome proprio, nè sotto nome altrui. « Se da tutte queste ricerche risulta che il titolare ecclesiastico, il quale non ha dichiarato, non possiede affatto fondi rustici di nessuna specie, allora non può es- ser proposto al Tribunale come multabile, perocchè dalla legge egli non ha ricevuto DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 177 l'obbligo di dichiarare. Se al contrario risulta ch’egli possiede beni-fondi rustici, in- clusi o no nell’enfiteusi ordinata dalla legge, allora deve esser proposto per la multa, poichè è suo obbligo dichiarare quei fondi, e spetta solo alla Commissione decidere se i medesimi debbano escludersi dall’enfiteusi a sensi dell’art. 2° della legge e 27° del regolamento, nè può interloquirvi in verun modo il Tribunale. « Bisogna dunque per regola generale, ogni qualvolta si debba far proposta al Tri- bunale per multa contro a titolari ecclesiastici che mancarono intieramente a di- chiarare, accompagnar la deliberazione con una motivazione e con una indicazione sufficiente di documenti, che mostrino aver convinto la Commissione che quei tali rappresentanti ecclesiastici posseggano beni-fondi rurali soggetti o non all’enfiteusi, Come altresi, nei casi di quei titolari, sui quali potrebbe cader dubbio se entrino nella categoria delle opere pie laicali, è mestieri unire alla deliberazione la men- zione del certificato negativo della Deputazione provinciale, affinché non possa af- atto mettersi avanti l’eccezione della natura pia laicale del titolare che vuolsi mul- tato. — Così facendo la Commissione otterrà sempre la giustizia e le sue proposte per multa non saranno mai rigettate dal Tribunale. « 5° Ogni qualvolta però la Commissione dovrà proporre un titolare ecclesiastico per la multa a causa di totale mancanza di dichiarazione, oltre alle sopradette in- dicazioni, dovrà pure far conoscere le seguenti altre cose al Tribunale, cioè: « a) se il titolare sia costituito in dignità; « b) se ritragga dai beni rustici che omise di dichiarare una vistosa rendita; « c) se siasi adoperato colla sua influenza o colla sua autorità a sviare gli altri dall'esecuzione della dichiarazione voluta dalla legge. « Concorrendo tutti questi elementi, il Tribunale ha luogo ad applicare il massimo della multa, e concorrendone soltanto alcuni, ad applicare una multa sempre mag- giore del minimo, «$ 8 Dell’ applicazione delle multe, della loro esazione e dell’ impiego di tal fondo. — L’art. 23° del regolamento mette chiaramente a cura del Regio Procura» tore presso il Tribunale il promuovere e condurre a termine la condanna alle multe contro i titolari ecclesiastici disubbidienti alla dichiarazione. « Egli deve per mezzo delle Autorità da lui dipendenti far destinare un usciere giudiziario all’oggetto d’intimare l’individuo denunziato dalla Commissione a compa- rire avanti il Tribunale a giorno ed ora fissa, accordandogli un giorno per ogni quin- dici miglia di distanza. « Dovrà quindi spingere innanzi la causa, e dopo la lettura della deliberazione della Commissione, intesa la difesa della parte se è presente, dovrà fare le sue conclusioni, anche sull’applicazione della maggiore 0 minor multa in ragione della concorrenza degli elementi notati nel $ precedente. «Il Tribunale pronunzierà inappellabilmente la sua sentenza, applicando la multa se vi ha luogo, e condannando il multato alle spese del giudizio. «* Tutti gli atti e le sentenze che han Inogo in giudizii di tal fatta saran distesj Giornale di Scienze Nat. ed Econ., Vol. VII, Parte IL. 23 178 STORIA DELLA ENFITEUSI in carta non bollata. Però la sentenza diffinitiva, in caso che contenga condanna, dovrà esser vistata per bollo e registrata. I dritti saranno esatti dagli agenti finan- ziarii sugli stessi multati colle norme stabilite nell’art. 25°, num. 19, e negli arti- coli 28° e 29° della legge sul bollo, siccome prescrive l'art. 25° del detto regola- mento. « Il Presidente della Commissione avrà cura di far estrarre la sentenza di con- danna e di farla intimare per mezzo di un usciere giudiziario agl’individui multati, — Se la sentenza sia contumaciale, essi avranno i termini che la legge accorda per produrre le opposizioni (art. 250° e seg. del Codice di procedura nei giudizi civili), e le opposizioni, in caso che vengano prodotte, saran discusse e decise in Tribunale col medesimo rito. — Se però la sentenza sia profferita in contradittorio , diverrà esecutiva otto giorni dopo dell’intima. « Spetta quindi al Presidente spingere gli atti coattivi per la esazione delle multe nelle forme di legge, fino a che le somme saran versate nella cassa del Ricevitore del registro (Ricevitore demaniale). « Il fondo delle multe, che rimane presso il suddetto Ricevitore, è destinato in primo luogo, per espressa disposizione dell’art. 50° del regolamento , a rimborsare il pubblico Erario di tutte le spese che ha auticipato per l’ insediamento e spese di ufficio delle Commissioni e della Sopraintendenza Generale: si è perciò che di tutte le multe versate presso i diversi Ricevitori demaniali dovrà formarsi unico fondo. I Presidenti terranno notamento di tutte le multe che sono state esatte, come pure di tutte le somme che han prese in anticipazione dal Ricevitore del demanio per le dette spese d’insediamento e di ufficio. Parimenti terrà l’uno e l’altro nota- meuto il detto Ricevitore demaniale. — Questi notamenti saranno tutti riuniti in- sieme da questa Sopraintendenza Generale, affinchè il R, Governo possa ricavare il conto complessivo di tutte le spese d’insediamento e di ufficio anticipate dallo Stato per le 24 Commmissioni circondariali e per questa Sopraintendenza, e ne possa quindi prelevare il rimborso sull’intiero fondo delle multe ai sensi del sudetto art. 50° del regolamento. « Quello che resterà dopo tal rimborso sarà impiegato con deliberazioni delle ri- spettive Commissioni per gratificazione agl’impiegati che abbiano meglio servito nelle medesime e nella Sopraintendenza e che si trovino avere ristretti stipendii, o per altri usi di carità. L'impiego delle suddette somme sarà sempre fatto dopo l’auto- rizzazione superiore. «$ 9 Seconda operazione della Commissione: dichiarare soggetti all’enfiteusi è fon= di rustici ecclesiastici, ovvero escluderli. — Nel fare i confronti accennati nel $ 7, le Commissioni rileveranno contemporaneamente la vera consistenza e la coltivazione dei fondi che sono stati dichiarati, come altresì rileveranno tutti quei fondi, la cui di - chiarazione non fu fatta, e terran conto parimenti della loro consistenza e coltura. Questi rilievi, oltrechè servono a giudicare della veridicità delle dichiarazioni, o della loro totale mancanza, servon pure a far decidere, sei fondi, di cui si ha cognizione, siano da assoggettarsi all’enfiteusi, ovvero debbano escludersi, DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 179 « Seguendo le norme tracciate nel $ 4, le Commissioni dovranno anzitutto dividere in due categorie i fondi di cui han conoscenza, cioè, quelli su di cui si può pron- tamente giudicare, e quelli intorno ai quali son necessarie delle lunghe perizie o delle indagini per la mancanza di sufficienti Inmi, o per le contestazioni che vi esistono, I fondi della prima categoria potranno più prestamente esser giudicati dalla Com» missione, mentre per gli altri è d’uopo ordinare le perizie, eseguire le indagini, 0 aspettar l’esito di giudizii pendenti, s Su tutti i fondi rustici, che non entrino nell’eccezioni stabilite dall’ art. 2° della legge, la Commissione potrà pronunziare la dichiarazione di esser soggetti all’ enfi- teusi, « Però si deve riflettere che può avvenire il caso, anzi è avvenuto, di trovarsi qual- che fondo posseduto in condominio o da più titolari ecclesiastici insieme, o da uno 0 più di essi con altri proprietarii non ecclesiastici. Nel primo caso la Commissione deve concedere ad enfiteusi l’intiero fondo, e perciò lo dichiarerà tutto soggetto alla censua- zione ed opererà sullo stesso nell’interesse di tutti i condomini ecclesiastici, restando solo a dividere le rate del canone che risulterà, in proporzione alla quota del loro rispettivo condominio: perlocchè la Commissione deve solo accertarsi della quota che ne spetta a ciascuno. — Nel secondo caso la Commissione procede sempre all’ enfi- teusi del fondo, col proposito di attribuire a ciascuno dei condomini la rata propor- zionale del canone che gli apparterrà, Però gli altri condomini, come terzi interes» sati, han dritto, dopo la pubblicazione del quadro, di acconsentire, se lo vogliano, all’enfiteusi prendendosi la loro rata del canone, ovvero di promuovere la divisione giudiziaria del fondo per opporre alla Commissione, fra i 20 giorni di tempo che loro accorda la legge, la pendenza del litigio, Se quest’ultimo caso succede, la Commis- sione deve sospendere le ulteriori operazioni dell’enfiteusi, aspettando che si effet- tui la divisione giudiziale, senza pur lasciare di affrettarne |’ esito, con rivolgersi per tale oggetto al Pubblico Ministero, siccome è prescritto negli articoli 17° della legge e 35° del regolamento. « Può accadere un altro caso, come già è accaduto, che un fondo rurale ecclesia- stico si trovi sotto un giudizio di espropriazione. Che farà in tal caso la Commis- sione? dovrà eseguirne la enfiteusi, o dovrà aspettare, finchè venga terminato il giu- dizio, per censuare il fondo qualora non venga espropriato? — L’onorevole Ministro di Grazia e Giustizia ha ben risoluto un tal dubbio colla sua nota del 20 or pas- sato novembre, div. 3°, num. 93201. Non essendo stato ancora espropriato il fondo, è pur tuttavia ecclesiastico e perciò soggetto alla censuazione ordinata dalla legge 10 agosto 1862; molto più che gli articoli 3° e 33° di detta legge dichiarano che l’enfiteusi non pregiudica menomamente e lascia salvi tatti i dritti reali ed ipote- carii dei terzi, i quali però, secondo l’ultimo alinea del menzionato art. 33°, sì eser- citeranno preferibilmente sul fondo del canone. È vero che la legge sull’espropria- zione, tostochè è seguito il pegnoramento dell’immobile, proibisce al debitore di alie- nare il fondo in qualunque guisa o d’ipotecarlo; ma si deve riflettere che la Com- 130 - STORIA DELLA ENFITEUSI missione nel procedere all’enfiteusi non ha tratto dal debitore ecclesiastico ch'è sotto espropriazione, ma bensi da una legge eccezionale che ne inculca |’ enfiteusi, an- che malgrado del titolare istesso. Laonde la Commissione, finchè il fondo non è espropriato, deve continuare e compiere le operazioni enfiteutiche, — Pure in pen- denza delle operazioni medesime è giusto che il Presidente della Commissione inter- venga nel giudizio di espropriazione, se non altro, per far limitare l’azione del cre- ditore ipotecario a quella precisa quantità del fondo che è sufficiente a soddisfare il suo credito. Ed è anche giusto che nel quaderno delle condizioni, allorchè si giunga a mettere all’incanto le quote enfiteutiche, si dichiari la pendenza del giudizio di espropriazione sulle medesime, affinchè i nuovi enfiteuti ne abbiano la conoscenza per tutti gli effetti che dopo potranno accadere, «I fondi, che si debbono escludere a termini dell'art. 2° della legge, sono preci- samente divisibili in quattro categorie : « 1° Orti e case attenenti a conventi o monisteri, e destinati ad uso ordinario dei medesimi; « 2° Fondi in tutto o nella massima parte piantati ad alberi o a vigne; « 3° I fondi ove esistono miniere aperte o indizii evidenti di miniere; « 4° I boschi di qualunque genere. « Tutto ciò che non va compreso in queste quattro categorie, essendo fondo ru- stico appartenente ad un titolare ecclesiastico, non può affatto essere escluso dalla enfiteusi, i « Perciò si errerebbe, se si credessero esclusi i casamenti rustici e le macchine in essi esistenti, salvochè non facessero parte di uno dei fondi che sono designati nelle suddette quattro categorie, poichè in tal solo caso quei casamenti e macchine par- tecipano del privilegio della esclusione. « Sarebbe pure un errore l’escludere i molini esistenti fuori l'abitato, e molto più le terre ai medesimi adiacenti: dappoichè i molini fuori l’abitato non sono affatto fondi urbani, ma rustici, e non essendo punto compresi nelle quattro suddette ca- tegorie escluse, non possono giammai eccettuarsi. Tanto più che alla categoria 7° del modulo lettera A i titolari ecclesiastici debbono pure dichiarare le macchine esi- stenti nei loro beni rurali, ed i molini son precisamente macchine: onde la legge, non solamente non li esclude, ma con sufficiente chiarezza li sottopone alla regola comune dell’enfiteusi. « È stato pure un errore di taluni il credere che i beni rurali ecclesiastici di pa- tronato regio, oppure quelli che appartengono a beneficii ecclesiastici di patronato privato e laicale, siano non soggetti all’enfiteusi ordinata da questa legge. L’art. 1° è abbastanza esplicito e chiaro. I beni rusticani ecclesiastici di patronato regio sono tassativamente inclusi: così anche tutti quelli che appartengono a beneficii in ge- nerale. Nè monta che il patronato attivo risegga presso laici e privati, poichè la nas tura ecclesiastica del beneficio non si misura da colui che ha il dritto di nominare come patrono, ma da colui che deve esser nominato, e più dall’accettazione che ne DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 181 ha fatto la chiesa per mezzo delle bolle di erezione in titolo: cosicchè, se il bene- ficiato deve necessariamente avere la qualità clericale, il beneficio è per natura sua ecclesiastico, nulla importando che sia un privato ed un laico il patrono che debba presentarlo all’Ordinario, — Tali non sono le cappellanie laicali, di cui fa espressa eccettuazione l’art. 1° della legge; imperciocchè alla cappellania laicale può anche esser’eletto legalmente un laico, restando a cura sua far eseguire i pesi di culto di- vino annessi alla cappella, nè bisogna alcuna istituzione dell’Ordinario per metterlo in possesso. Altronde tali cappellanie, per le leggi vigenti in queste provincie, son soggette alle rispettive Deputazioni provinciali, surrogate adesso agli antichi Consi- gli d’Ospizii. — Quindi sarebbe grave errore reputare eccettuati dall’enfiteusi i fondi rurali appartenenti ad un beneficio ecclesiastico per la ragione che il patronato at- tivo del beneficio appartenga a privati ed a laici. « È anche necessario misurare attentamente la estensione delle quattro suddette categorie escluse, affinchè non sia luogo ad errare, ed affinchè sia uniforme il giu- dizio delle Commissioni, « 1, E primieramente può sorgere dubbio, se mai un fondo chiuso di mura, an- nesso ad un convento o monistero fuori l’abitato, ovvero ad una casa ove la cor- porazioue religiosa suole abitualmente villeggiare, debba sempre escludersi dall’en- fiteusi, quand’anche se ne percepisca un fitto e non serva all’uso ordinario della me- desima. . « 0r la legge su di ciò si esprime con molta chiarezza: bisogna che il fondo sia destinato all'uso ordinario della corporazione religiosa : il che importa, che quando il fondo, tuttochè chiuso ed attenente alla casa religiosa, sia abitualmente destinato all’affitto, alla colonia o ad altri usi, e non mai all’uso ordinario de’ religiosi me- desimi, non può affatto essere escluso dalla enfiteusi, « Quando però il fondo sudetto fosse in tutto o nella massima parte alberato, quan- tunque abitualmente dato in affitto, sarebbe sempre escluso, perchè entrerebbe nella seconda delle anzidette categorie, « 2, In quanto ai fondi totalmente alberati o piantati a vigne, la Commissione ha un mezzo molto facile per accertarsene; poichè per una parte dalle dichiarazioni de- gli ecclesiastici, dagli elenchi notarili, dai quadri delle Giunte, dai ruoli catastali, e da altre notizie economiche che può sul proposito attingere, raccoglie quanto ba- sta per sapere se un fondo sia in tutto alberato o piantato a vigneto; e per l’altra parte, se da tutti questi elementi non può giungere ad una tale certezza, il con- fronto del numero degli alberi o delle viti, per come risulta dai suddetti elementi, ritenuta la natura speciale di ciascuna coltivazione, è bastevole per far giudicare se il fondo sia in tutto coperto dagli alberi o dalla vigna, senza che vi sia biso- gno di ricorrere a speciali perizie. Imperciocché le perizie, se non siano di stretta necessità, non si debbono mai ordinare, per non gravare i titolari ecclesiastici di spese, particolarmente su quei fondi che la legge esclude dall’enfiteusi, Bisogna a tale 0g- getto tener presente che l’art, 29° della legge mette a carico dei detti titolari le 182 STORIA DELLA ENFITEUSI spese delle perizie che servono a dividere i fondi in quote ed a ripartirli. Perciò è necessario evitare, per quanto è possibile, il bisogno delle perizie in quei fondi che sono affatto esclusi dall’enfiteusi, salvochè non sì tratti di staccare da un fondo mag- giore una porzione che si deve includere nella enfiteusi, o che viceversa si deve escludere; poichè in tal caso la perizia serve pure a dividere il fondo in quote, e la spesa si deve caricare sul corpo morale ecclesiastico giusta il sudetto art. 29° della legge, e come saremo per dire più sotto al num, 3 di questo $. Con queste avver- tenze di risparmiare il più che sia possibile le perizie e di doverle ordinare alla stretta necessità, vogliono essere intesi i correlativi articoli 27° e 28° del regola- mento. « La legge eccettua pure i fondi nella massima parte alberati o piantati a vigne, Su di ciò si son fatti varii dubbi, i quali si riducono a sapere: 1° se si debba ri- tenere come unico fondo quello ch” è composto di pezzi diversi limitrofi, addetti a colture diverse e separabili; 2° sino a qual punto debba esser occupato da alberi o da vigne un fondo per dirsi piantato nella massima parte e perciò escluso. — In- torno a siffatti dubbii il signor Ministro di Grazia e Giustizia con sua nota del 13 novembre ultimo, div. 3°, num. 91230 si è piaciuto dichiarare, che si debba rite- nere come unico fondo quello che, quantunque addetto a colture diverse, è stato pure ordinariamente tenuto in una sola amministrazione agraria con unico affitto 0 con unica economia; che all’incontro si debbano ritenere come fondi separati quelli che sono stati ordinariamente mantenuti in separate amministrazioni agrarie con af- fitti o economie distinte; e che in ciascun fondo così considerato debbano per lo meno trovarsi tre quarti della sua estensione piantata ad alberi o a vigne, affinchè possa dirsi piantato nella massima parte a sensi dell’art. 2° della legge per essere escluso dall’enfiteusi. Laddove però l’ albereto o il vigneto non giunga sino a tale proporzione rispetto al fondo nel suddetto modo considerato, dovrà il fondo mede- simo concedersi ad enfiteusi nella sua totalità, insieme alla parte alberata ed alla vigna. «3. Non vi è nessun dubbio che debba essere escluso il fondo occupato per in- tiero da una miniera aperta o da indizi evidenti di miniera. Ma è sorta diflicoltà intorno a quei fondi, i quali nella loro grande estensione son coltivati in qualunque guisa, o son tenuti a pascolo, e che in taluni punti han delle miniere aperte o evi- denti indizii di miniere. E quindi si è detto: l’art. 2° della legge esclude dall’enfi- teusi quel solo tratto di terra, dove esiste la miniera o il suo evidente indizio, ov- vero esclude, per causa della miniera, tutto il resto del fondo? « A questo dubbio rispose ampiamente il R. Ministero di Grazia e Giustizia e dei Culti sull’uniforme parere di quello di Agricoltura, Industria e Commercio, con nota del di 10 agosto ultimo, num, 63217, div. 3* La estensione che occupa la miniera si deve separare mediante apposita perizia da tutto il resto del fondo, dovendo quella eccettuarsi dall’enfiteusi, e questo concedersi. La ragione di ciò è ben chiara : il punto di un fondo dove si apre una miniera, e tutto quel tratto dove essa si estende, ap- DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 183 punto perchè vi è l’esercizio della miniera, si distacca dall’amministrazione del re- sto del fondo, e costituisce per questo stesso un fondo a parte, che si affitta o si economizza con una industria separata, qual'è l’ industria mineraria. Quindi, benchè rimanga l’identità del nome originario dell’intiero fondo, l’amministrazione della mi- niera è ben’altra di quella del fondo destinato a coltura, son diversi i patti, le con- dizioni, l’epoche, le speculazioni, e diverse servitù si stabiliscono reciprocamente tra il fondo coltivabile e la miniera, La legge adunque, nello escludere i fondi ove esi- stono miniere, esclude propriamente il fondo stesso della miniera, il quale altronde è ben determinabile per mezzo della scienza e della pratica speciale che hanno in ciò i periti dell’arte, « Le spese di tali perizie appartengono ai corpi morali ecclesiastici in virtù del sullodato art. 29° della legge; imperocchè la perizia serve di base a determinare la quantità precisa del fondo che si deve ripartire in quote per l’enfiteusi, nè sarebbe possibile Ia divisione in quote, se prima non si eseguisse il distaccamento della miniera «4, I boschi di qualunque natura son pure eccettuati dall’enfiteusi. Lo scopo della legge si è di non frazionare i boschi, e di non concederli all’intiera libertà privata che potrebbe distruggerli. Se però un bosco è riunito ad un fondo coltivabile, come spesso accade in Sicilia che una porzione di un exfeudo sia lasciata a bosco, e l’al- tra sia coltivata, allora, per le ragioni medesime che si sono annunciate nel numero precedente, il bosco si deve considerare come un fondo a parte, e perciò devesi di- staccare mediante perizia dal fondo coltivato il quale si concede in enfiteusi, qua- lora non entra in verun’altra delle categorie escluse. Ed anche in questo caso, per identità di ragione, le spese della perizia devono pagarsi dal corpo morale eccle- siastico, « $ 10 Terza operazione: la determinazione della rendita netta dei fondi assog- gettiti all’enfiteusi, ed il riconoscimento dei loro pesi. — Stabiliti i fondi che si deb- bono concedere in enfiteusi, la Commissione procede a determinare la rispettiva ren- dita netta. Per giungere a tale scopo bisogna pria fissare la rendita lorda, poscia riconoscere i pesi; e fattane la deduzione dalla detta rendita lorda, rimane la ren- dita netta, « Gli articoli 10° e 11° della legge, e 29°, 30° e 31° del regolamento, non che lo esempio di calcolo unito al regolamento medesimo, mostrano con chiarezza sufficiente il metodo che si deve tenere, e le basi che son necessarie, per istabilire la rendita lorda di ciascun fondo, 7 « Fatta la divisione dei fondi in tre classi: « 1° di quelli che ebbero affitti in denaro nel sessennio dal 1° gennaro 1855 a tutto il 1860; « 2° di quelli che ebbero durante tal periodo delle aflittanze in generi o in der- rate; « 3° di quelli che in detto periodo non ebbero affitto alcuno; 184 STORIA DELLA ENFITEUSI « la Commissione prende per li primi la media degli affitti del detto sessennio giu- sta l’esempio di calcolo, e per li secondi procede a stabilire il prezzo dei generi o delle derrate con domandare al Sindaco del comune, ove doveva effettuarsi il pa- gamento, le mercuriali dei prezzi di quei generi o derrate all’ epoca del rispettivo pagamento, e ciò all'oggetto di valutare in denaro i cennati fitti, e quindi prenderne la media come nel caso primo. Presa la detta media degli affitti del sessennio, la confronterà coll’imponibile annuo catastale, e prenderà di nuovo la media fra essi, che resterà definitivamente per rendita lorda del fondo, siccome è chiaramente di- mostrato nel suddetto esempio di calcolo. « L'articolo 31° del regolamento prevede il caso, che presso il Municipio, ove do- veva farsi il pagamento del fitto in generi o in derrate, non esistano le mercuriali dei prezzi di quei generi e derrate all’epoca in cui dovevano pagarsi, e dispone che in tal caso le mercuriali siano richieste a tre Sindaci dei comuni più vicini, ed in caso di differenza fra le tre mercuriali, sia ritenuta la media risultante dal coacervo delle tre. Se ne’ Municipii più vicini non esistano, si passerà agli altri sempre tra i più vicini, sinché si abbiano i tre elementi per formarne la media « Pei fondi di cui mancano gli affitti nel suddetto periodo, sia che non se ne sieno fatti realmente, sia che dagli elementi sopra indicati che la Commissione ha rac- colto non risulti di esservene stati, o risultando pure tali affitti, la Commissione non trovi negli elementi medesimi quanto basti per determinare la somma annua, o la quantità del genere o della derrata dovuta per fitto, essa si atterrà solamente al- l’imponibile catastale, e fisserà quello come rendita lorda senza altre ricerche, « Egli è principalmente perciò che la legge ha dato ai titolari ecclesiastici l’ ob- bligo della dichiarazione, perchè essi conoscono e posseggono a preferenza di ogni altro gli atti de’ proprii affitti, ed è loro interesse esibirli alla Commissione insieme colle loro dichiarazioni, affinchè non perdano il vantaggio che potrebbe risultare alla detta rendita lorda dalla media degli affitti di maggior somma, che possono essere stati convenuti nell’anzidetto periodo sessennale. « La Commissione, allorchè non le risulti dagli elenchi notarili e dagli altri elementi la veridicità della somma degli affitti che han dichiarato i titolari ecclesiastici per l’anzidetto periodo, dovrà domandare dai medesimi la esibizione delle copie degli atti di aftitto, affinchè sia provata, almeno con questo mezzo, in difetto degli altri elementi, la veridicità della loro dichiarazione. Quando essi si negheranno ad esibire le suddette copie infra il termine che la Commissione ha assegnato, si procederà alla fissazione della rendita lorda sul solo imponibile catastale. « Dopo di ciò, la Commissione procederà a riconoscere tutti i pesi che gravitano sopra ciascun fondo da concedersi in enfiteusi. « In questa operazione possono avvenire difficoltà ben notevoli, specialmente nel caso in cui i titolari ecclesiastici non abbiano dichiarato; imperciocchè è ben raro che dagli elenchi notarili e dai quadri delle Giunte si possano desumere tutti i pesi che esistono nei fondi da concedersi; e perciò è necessario in tal caso avvalersi delle DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 185 facoltà accordate dall’art. 21° del regolamento per chiedere da altre Autorità tutti i lumi che son bisognevoli per accertare la totale consistenza della proprietà eccle- siastica, la quale consistenza non si accerterebbe davvero, se insieme non se ne co- noscessero le ipoteche, i canoni, le servitù e tutti gli altri pesi. « Per conoscere le ipoteche che pesano sui fondi ecclesiastici i quali si debbono censuare, la Commissione per mezzo del suo Presidente domanderà dai Conservatori delle ipoteche i certificati corrispondenti in carta libera, Col confronto di tali cer- tificati la Commissione potrà rilevare le vere ipoteche esistenti da un trentennio a questa parte, e così potrà persuadersi della veracità delle medesime quando fossero state dichiarate, come anche potrà conoscere le non dichiarate. « Per quanto alle servitù, ai canoni ed a tutti gli altri pesi, è necessario non fer- marsi alla sola dichiarazione del titolare ecclesiastico, quando vi sia, ma si deve do- mandare dal medesimo la ostensione dei titoli di servitù, canoni e altri pesi, o per lo meno la indicazione della data, de’ notai o altri uffiziali pubblici, presso cui esi- stono i detti titoli, affinchè si possa commettere alle Giunte municipali del comune’ ove sono i titoli, la verificazione di quei pesi, della loro cifra e delle loro condi- zioni, « Quando però non si abbiano le dichiarazioni dei corpi morali ecclesiastici, o non si possano avere da essi le indicazioni anzidette, allora la Commissione potrà rivol- gersi al Sindaco, all’intiera Giunta, ovvero ad altra qualunque persona del luogo, per attingere queste indicazioni, e per mezzo della verificazione dei titoli, se sia possibile, cercherà di venire a capo della quantità e natura dei pesi. « Finalmente quando, fatte tutte queste ricerche ed indagini, non sarà possibile riconoscerli, la Commissione farà pubblicare sul giornale ch’è ufficiale per la Sicilia» e sopra uno dei giornali della provincia ove è sito il:fondo, un avviso, con cui in- viterà i creditori e gli altri aventi dritti reali sul medesimo a presentare i loro ti- toli, con espresso avvertimento che se infra il termine dalla Commissione assegnato non li presenteranno, allora tali loro dritti non saranno inclusi nel quaderno delle condizioni che la Commissione formerà per la censuazione del fondo, e perciò avrà luogo ciò ch’ è disposto dall’ art. 33° della legge, cioè che i loro dritti resteranno salvi, malgrado l’allivellazione del detto fondo, ma essi dovranno esercitare le loro ragioni preferibilmente sul fondo del canone, ed in conseguenza di ciò dovranno pri- ma rivolgersi contro i titolari ecclesiastici per esaurire il valore dei loro dritti sul fondo stesso del canone. Un tale avviso dovrebbe in questo caso pubblicarsi insieme col quadro dei beni da concedere, affinchè gli aventi dritti, come terzi, abbiano il termine dei 20 giorni assegnati dall’art. 35 del regolamento per presentare le loro ragioni, « Dalla rendita lorda come sopra fissata si devono dedurre i pesi dovuti e la tassa prediale, per darsene il carico al novello enfiteuta. Così prescrive l’ art. 12° della legge e l’art. 32° del regolamento. La tassa prediale si deve prendere per come è dovuta allo Stato nell'epoca della valutazione dei pesi, lo dice testualmente la legge, Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. VII. Parto Il. U 186 STORIA DELLA ENFITEUSI rimanendo a carico dell’enfiteuta qualunque utile o danno delle future variazioni della ‘tassa medesima. Quindi non possono includersi in detta tassa tutte le sovrimposte ‘comunali e provinciali, perchè non son dovute allo Stato, nè se ne possono esclu- dere tutte quelle varie partite, che sotto denominazioni diverse di fondo comune, fondo speciale, strade, decimo di guerra, dritto di esazione, ecc., formano il con- tingente complessivo che è dovuto allo Stato nell’epoca della valutazione. — Tutti gli altri pesi annualmente dovuti in denaro si detraggono, insieme alla suddetta tassa prediale, dalla rendita lorda, e quel che resta costituisce la rendita netta, » Però occorre che i pesi non sieno dovuti in denaro, ma in derrate o in generi; o pure consistono nell’esercizio di talune servitù, come quella di pascere, di legnare, «di abbeverare, di passare e simili. Intorno ai pesi di tal fatta è da tenere la re- gola che, se essi sono certi e prontamente liquidabili, e se le servitù non sono stret- tamente necessarie, dovranno convertirsi in annua rendita a giudizio della Commis- sione, siccome prescrive l’art. 17° della legge. Se però sono pesi incerti, eventuali, non prontamente liquidabili, o litigiosi, o pure le servitù sono indispensabili, allora la Commissione dovrà lasciare tali pesi come sono, solché per farne la deduzione della rendita lorda, dovrà pur farne la valutazione mediante perizia o con qualun- que altro lume che stimerà più bisognevole, all’oggetto di detrarre dalla detta ren- dita lorda un’annua rendita che può essere equivalente ai suddetti pesi. Se i terzi si trovassero lesi o dalla conversione in annua rendita di tutti i pesi certi e liqui- dabili prontamente, o dalla valutazione in rendita di tutti gli altri, che la Commis- sione avrà dovuto operare, hanno essi i 20 giorni di tempo accordati loro dalla legge per reclamare presso la Commissione dopo la pubblicazione e l'affissione dei quadri, ed hanno anche la facoltà di sravarsi presso la Corte di appello dalle deliberazioni che la Commissione emette sui loro reclami. Le norme, che si debbon seguire nella conversione in annua rendita dei pesi certi o prontamente liquidabili, son quelle stesse, di cui si parlerà più sotto nel $ 11 intorno alle deliberazioni che si debbono emettere sui dritti che si reclamano dai terzi, « Per ridurre tutti i suddetti pesi ad un valore annuo, all’oggetto di farne poi la detrazione dalla rendita lorda, la Commissione potrà attinger lumi dalle persone pratiche del paese dove le servitù si esercitano, o si pagano i pesi; dovrà doman- dare le mercuriali pei generi e per le derrate al Municipio ove debbono pagarsi; e dovrà finalmente ordinare delle perizie per estimare il valore di quei pesi o servitù che non si possono per altri mezzi apprezzare. Sempre però è giusto che la Com- missione si fornisca di bastanti elementi o per atti pubblici, o per notizie autore- voli, o per perizie, all’oggetto di valutare con esattezza il denaro annuo che si dee detrarre dalla rendita lorda in compenso «i tali pesi. « Può intanto occorrere un altro caso, cioè che i pesi dovuti dal titolare eccle- siastico sul suo fondo siano indivisi con altri pesi dovuti da qualche altro condo- mino del fondo medesimo. In tal caso la Commissione, dovendo procedere all’ enfi- tensi del fondo intiero, fino a che non le venga opposta la pendenza di una divi- DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 187 sione giudiziale del condominio, o di altra qualunque correlativa lite, siccome si è notato nel $ 9, detrarrà dalla rendita lorda i pesi per intiero senza farne divisione alcuna, e così costituirà la rendita netta dell’intiero fondo, salvochè i Tribunali, se procederanno a dividere il condominio, divideranno anch'essi la rata rispettiva dei pesi. $ 11 Della notificazione e della pubblicazione dei quadri, dei reclami dei tito- lari ecclesiastici e dei terzi presso le Commissioni, e dei modi di esitarli. — La Commissione, dopo aver dichiarato quali sono i fondi soggetti all’enfiteusi, dopo aver determinato la loro rendita lorda, dopo aver riconosciuto i loro pesi, e dopo aver fatto la detrazione del loro valore dalla suddetta rendita lorda, fissando così il netto della rendita, passerà alla formazione dei quadri giusta l’art. 13° della legge e 32° del regolamento. I quadri debbono contenere la indicazione di ciascun fondo coi con- fini, la contrada ed il comune ove è sito, la rendita lorda calcolata nel modo sopra- scritto, i pesi che debbono restare accollati all’ enfiteuta, colla loro valutazione in denaro se non sieno dovuti in denaro effettivo, e finalmente il risultato della ren- dita netta. « Non è necessario aspettare fino a che si compiano i quadri di tutti i fondi da censuarsi nel circondario o nel comune, per passare alla notificazione; ma è lasciato alla prudenza della Commissione riunire un certo numero di fondi, specialmente quelli che offrono minore difficoltà alla censuazione, e quelli che appartengono ad uno stesso corpo morale, per procedere insieme alle notificazioni ed alle pubblicazioni volute dalla legge. « Per maggiore chiarezza i quadri si debbono disporre in forma categorica, ed è giusto riunire in un sol modulo tutti i fondi da censuare appartenenti allo stesso corpo morale. I quadri così formati saran notificati per mezzo di usciere mandamen- tale ai rispettivi titolari ecclesiastici a cura del Presidente della Commissione, che potrà incaricarne i rispettivi Sindaci, Le spese dovute agli uscieri per le suddette notificazioni, siccome facienti parte delle spese di divisione dei fondi, sono a carico dei titolari ecclesiastici giusta l’art. 29° della legge. Tali spese saranno anticipate dagli uscieri medesimi, ed avranno essi dritto di ripeterle sulla liquidazione che ne farà la Commissione, dopochè sarà omologata dal Presidente del Tribunale del cir- condario, I detti quadri saran distesi e notificati in carta non bollata, come è stato statuito di accordo tra i Ministri di Grazia e Giustizia e della Finanza a sensi della nota del 20 novembre ultimo, num, 94191, div. 3% « Contemporaneamente i medesimi quadri dovranno esser comunicati dal Presidente della Commissione al R. Procuratore presso il Tribunale, al Consiglio di Prefettura per mezzo del Prefetto che lo presiede, ed alla Deputazione provinciale per mezzo del Prefetto medesimo, Queste Autorità dovranno presentare alla Commissione le loro osservazioni, se ne abbiano a fare, acciocchè non avvenga che fondazioni laicali, escluse dalla legge, siano confuse coll’ecclesiastiche, siccome avvertesi nell’art. 33° del re- golamento. 188 STORIA DELLA ENFITEUSI « I titolari ecclesiastici avranno un mese utile dal giorno della suddetta notifica- zione per presentare i loro reclami al Presidente della Commissione sui quadri for- mati, e chiederne la riforma. I loro reclami debbono essere motivati ed anche mu- niti di documenti, se i motivi del reclamo li esigono. Non possono essere ammessi nè reclami, nè documenti, che non siano in carta da bollo o col visto per bollo. Il Presidente della detta Commissione dovrà rilasciare ricevuta del reclamo, « Qualora non si sieno sporti reclami infra il suddetto termine, la Commissione ‘comproverà con suo verbale la non esistenza dei reclami. Perciò il Presidente deve per una parte farsi rimettere l’originale ‘atto della seguita notificazione, e per l’al- tra parte deve esser sollecito a riunire la Commissione per comprovare la non esi- stenza dei reclami, tostochè sarà scorso il suddetto termine utile. «I fondi che sono stati esclusi dall’enfiteusi saran pure notificati ai rappresen- tanti dei rispettivi corpi morali. Però, se i fondi di un corpo morale ecclesiastico saranno in parte inclusi ed in parte esclusi, allora la notificazione si farà in unico ‘atto con quella dei fondi inclusi, come prescrive l’art. 32° del regolamento. Se però si tratta di dover solo notificare i fondi esclusi, allora il Sindaco per ordine del Presidente della Commissione ne farà dare l’avviso in iscritto all’ interessato, me- diante una nota in carta libera a firma sua. « Se vi sono reclami, la Commissione deve esaminarli, A tale oggetto destinerà tra i suoi membri un relatore per ciascun reclamo, e fattasi la relazione, delibererà so- pra ognun di essi. Se occorrerà di riformare i quadri, colla deliberazione stessa ese- guirà la riforma. Se occorrerà di escludere intieramente dall’enfiteusi un fondo che indebitamente vi era stato incluso, lo escluderà e colla stessa deliberazione annul- lerà il quadro corrispondente. Se infine il reclamo sarà inammessibile o malfondato, lo rigetterà, e confermerà il quadro primitivo. « Se il Procuratore Regio, o il Consiglio di Prefettura, o la Deputazione provin- ciale, faranno delle osservazioni in tutto o in parte contrarie su qualcuno dei qua- dri, e se le osservazioni coincidono col reclamo del titolare interessato, la Commis- sione può prenderli in esame insieme, e vi deciderà con unica deliberazione. Ma se questa coincidenza non avviene, la Commissione deve sempre deliberare sulle con- trarie osservazioni di quelle Autorità, e deve alle medesime comunicare l'esito delle sue deliberazioni, affinchè esse ne abbiano conoscenza, e possano rivolgersi alle Au- torità superiori, laddove persistano nelle stesse osservazioni. :« Le osservazioni delle suddette Autorità non sospendono le operazioni dell’ enfi- teusi, come pure non le sospendono i reclami dei corpi morali ecclesiastici, « La deliberazione che annulla un quadro, o lo riforma, o lo conferma, deve es- ser di nuovo notificata al titolare ecclesiastico che aveva reclamato colle stesse norme sopra descritte. « Nel solo caso di annullamento di un quadro le spese della prima e della se- conda notificazione non andranno a carico del rappresentante del corpo morale ec- clesiastico, ma la Commissione delibererà che sieno pagate sul fondo delle multe. Però tal pagamento sarà eseguito dopo la superiore approvazione, DEI TERRBNI ECCLESIASTICI DI SICILIA 189 « Nell’atto stesso che si notificano i nuovi quadri o i quadri confermati, dovrà farsi la pubblicazione dei medesimi nel giornale ch’è ofticiale per la Sicilia a cura del Pre- sidente della Commissione, come pure se ne dovrà fare l’affissione nei luoghi stabi- liti dall’art, 34° del regolamento, cioè alla porta del luogo ove la Commissione tiene le sue sedute, alla porta della casa municipale del comune ove sono siti i beni, ed alla porta della casa municipale del comune ove abita il rappresentante o il supe- riore del corpo ecclesiastico proprietario, qualora esso abiti in un comune diverso da quello ove risiede la Commissione, o dove sono siti i beni. Per abitazione si deve intendere il domicilio legale, «I serventi comunali a cura del rispettivo Sindaco devono eseguire cotali aftis- sioni, delle quali lo stesso Sindaco ne invierà il certificato al Presidente della Com- missione. Deve però il detto Presidente dar le opportune disposizioni, affinchè la pub- blicazione sul giornale e le anzidette affissioni non avvengano con gran distanza fra di loro, poichè dal giorno ultimo della detta pubblicazione o delle affissioni dovranno correre i 20 giorni utili pei reclami dei terzi, di cui parlano l’art. 16° della legge e 35* del regolamento. « Tali reclami devono essere presentati in carta da bollo al Presidente della Com- missione per mezzo di notificanza di un usciere mandamentale. I documenti in ap- poggio dei reclami debbono contemporaneamente depositarsi ad istanza della parte reclamante presso il segretario della Commissione. Non si ammettono documenti, se non sieno legalmente registrati. ‘ « Scorsi ì 20 giorni e non avvenuto alcun reclamo di terzi, la Commissione com- proverà ciò con apposito verbale, nel modo stesso che si è detto di sopra per la non esistenza dei reclami dei titolari ecclesiastici. « Qualora vi sieno reclami di terzi, la Commissione destinerà un relatore per cia- scheduno, e udita la relazione in una delle più vicine sedute, delibererà sugli stessi. Se si domandano dritti certi, liquidi o in qualunque modo prontamente valutabili, e se la Commissione determina di doversi fare dritto alla domanda, fisserà i dritti pretesi nel loro effettivo valore convertendoli in un’ annua rendita, e quindi li ac- collerà al futuro enfiteuta, facendone la detrazione dalla rendita netta che in allora era stata fissata: così la medesima rendita resterà ridotta per l’ accrescimento di un nuovo peso. « L’art. 17° della legge dà alla Commissione facoltà molto preziose , poichè l’au- torizza a convertire a giudizio suo i dritti certi, liquidi, o prontamente valutabili, in rendita annua da accollarsi all’enfiteuta. È interessante che le Commissioni sap- piano servirsi con giustizia ed intelligenza di queste facoltà. Poichè lo scopo della legge è quello di sciogliere dai vincoli pregiudizievoli alla libertà del commercio i fondi ecclesiastici che si debbono concedere in enfiteusi, senza offendere con ciò la giustizia commutativa. Ciò importa la pronta valutazione dei dritti che si preten- dono, e la conversione in annua rendita a giudizio della Commissione, Molti di quei dritti sono avanzi, di un’ epoca feudale, o di una civiltà che metteva ancora duri 190 STORIA DELLA ENFITEUSI ceppi alla libertà del commercio e della coltura. Tali sono nella maggior parte Je serviti non strettamente necessarie. — Son necessarie quelle di abbeverare, o di pas- sare per un dato fondo, allorchè non si possono surrogare in altra guisa. — Ma tutte le servitù non strettamente necessarie a favore di persone o di altri fondi domi- nanti vincolano il fondo serviente, ne depreziano positivamente il valore, impedi- scono la ‘sua libera coltura, lo rendono assai meno commerciabile. Si è perciò che la nostra legislazione ha avuto sempre in mira di commutare servitù siffatte in una rendita annua; e nelle nostre provincie sin da’ priucipii di questo secolo fu conve- nientemente provveduto sul dritto di far convertire le anzidette servitù in un ca- none redimibile. Perciò il suddetto art. 17° dispone che la Commissione converta a giudizio suo in annua rendita da accollarsi all’enfiteuta i dritti di tal natura. « Solamente la legge vuole che la Commissione non s’inoltri a giudicare sui dritti non liquidabili prontamente, o indeterminati o eventuali, o in qualunque modo di- venuti oggetto di un litigio, « 1° Sono non prontamente liquidabili tutti i dritti, la cui liquidazione per con- vertirli in annua rendita non ha elementi pronti a poter esser fatta. Perciò, se esi- stono le mercuriali che determinano i prezzi correnti dei generi o delle derrate, al- lora la liquidazione dei dritti in generi o in derrate può farsi prontamente. Se col- l'attestato uniforme di più periti può liquidarsi il valore di una servitù, o di un al- tro qualunque dritto reale, la Commissione deve servirsi del sudetto attestato uni- forme per farne la pronta liquidazione, — Se al contrario non si abbiano pronte le mercuriali per istabilire i prezzi dei generi o delle derrate, se la servitù o altro dritto reale non possauo essere liquidati mediante un estimo concorde di periti, o se la confusione e la discordanza delle perizie faccia vedere che non sì possa con pron- tezza liquidarli, allora la Commissione deve astenersi dal decidere e deve rimetter le parti al giudizio dei Tribunali competenti. « 2. Sono dritti indeterminati quelli, la cui natura o la cui quantità non sia sut- ficientemente accertata, in modo che possa farsi questione sul loro esercizio e sulla estensione del medesimo. Quando si pretendono dritti di tal sorta, e dai documenti sorge di esser fondata la pretesa, la Commissione deve parimenti astenersi dal giu- dicarvi, ed invece deve rimettere le parti ai Magistrati competenti, « 3, Sono dritti eventuali quelli, i quali non sono fissi, ma si possono esercitare sotto determinate condizioni che dipendono da alcune combinazioni speciali, in modo che non si possa avere una ragione fissa annuale per misurare la quantità del loro esercizio ed il loro effettivo valore. Non appartiene alla Commissione decidere sopra dritti di tal sorta, ma ai Giudici ordinarii, ai quali essa deve rinviare le parti. : 4, Sono litigiosi i dritti, sui quali cade attualmente in qualunque maniera una pendenza giudiziaria davanti a qualsiasi Magistrato. Però è necessario che nel re- clamo che si presenta alla Commissione oppongasi un litigio pendente, non mai un litigio che si potrebbe incoare in avvenire, o pure uno che sia stato precedente- mente deciso con sentenza definitiva, ancorchè non passata in giudicato, salvo so- DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 191 lamente il caso che contro una tale sentenza sia stato interposto l'appello nelle forme e nei termini di legge. Quando si oppone la pendenza di un litigio, la Commissione deve sospendere il suo giudizio, finchè i Magistrati, avanti a cui pende la lite, non l'abbiano deciso, « Nullameno è dovere deila Commissione, in tutti questi casi in cui deve rinviare le parti innanzi ai Magistrati ordinarii e in cui deve aspettar l'esito del loro giu- dizio, affrettare il giudizio medesimo con rivolgersi di proposito al R. Procuratore presso il Tribunale, ed al Procuratore Generale presso la Corte di appello ; poiché non è difficile che si oppongano dritti litigiosi o incerti all'oggetto di paralizzare le operazioni enfiteutiche della Commissione, lasciando per lungo tempo pender la lite senza curare di esìitarla. In tal caso la legge dell’enfiteusi dei fondi ecclesiastici po- trebbe esser elusa per lungo tempo, e perciò è dovere della Commissione di affret- tare tali giudizii facendo le opportune pratiche presso il Pubblico Ministero. « Spetta però alla Commissione osservare innanzi tutto, se i dritti litigiosi, even- tuali, indeterminati, o non liquidabili prontamente, che dai terzi si pretendono, ab- biano sufficiente fondamento; poichè non basta il vedere che tali dritti sieuo pre- tesi per dover subito la Commissione dichiararsi incompeteute e rimettere il giudi- zio ai Magistrati ordinarii: bisogna che ciò che si pretende sia ducumentato e che abbia un fondamento sufficiente. La Commissione non deve entrare nella quantità e nel valore del dritto che si pretende, allorchè egli è di tal natura incerta, nè deve entrare nel merito del litigio, allorchè il litigio esiste; ma quando il dritto di na- tura incerta è cavilloso ed infondato, o quando il litigio non esiste, allora la Com- missione rigetta il reclamo, perchè non vi è materia, sulla quale i Tribunali devono decidere, nè vi è necessità di rinviare le parti alla loro decisione. Come anche la Commissione deve osservare, se mai il litigio pendente, o il dritto di natura o quan- tità incerta, non abbia influenza diretta, nè relazione immediata colle operazioni en- fiteutiche ordinate dalla legge; poichè se la enfiteusi può eseguirsi, senza che re- stino menomamente pregiudicati tali dritti incerti o litigiosi, o pure se colla soprav- venienza del nuovo enfiteuta il litigio dovrà considerarsi come estinto, e tale che re- car non può pregiudizio ai dritti del terzo, allora la Commissione deve dichiarare che non ostano i dritti incerti o litigiosi reclamati, e quindi ordinerà che le ope- razioni dell’enfiteusi abbiano il loro corso. « Se i terzi non avran reclamato dentro i 20 giorni utili che la legge accorda ai medesimi, i loro dritti reali o ipotecarii non restano perciò estinti, poichè lo art. 33° della legge e l’art. 35° del regolamento dispongono che i loro dritti rimangano salvi malgrado l’allivellazione del fondo, Le conseguenze del non fatto reclamo sono que- ste due: « 1° Che i terzi, non avendo in tempo reclamato, non possono più impedire che si compiano tutte le operazioni dell’enfiteusi; « 2° Che resta ai medesimi aperto l’adito presso i Magistrati ordinarii per l’espe- rimento delle loro ragioni, le quali però dovranno preferibilmente esercitarsi sul fondo del canone: è testuale disposizione del suddetto art. 33° della legge. 192 STORIA DELLA ENFITEUSI « Quando però sono stati fatti i reclami in tempo utile, la loro notifica sospenderà di pieno diritto le semplici operazioni dell’enfiteusi, fino a che la Commissione non avrà deliberato sui reclami medesimi, o fino a che non saranno decisi i dritti liti- giosi, avendo la Commissione dichiarato di attendere la loro decisione, « $ 12 Del gravame innanzi la Corte d'appello contro le deliberazioni della Com- missione. — Ai terzi è aperto l’adito al gravame presso la Corte d'appello: ciò ri- sulta dagli articoli 17° e 18° della legge e 35° del regolamento. I titolari ecclesia- stici non hanno questo dritto, sì perchè la Commissione è incaricata dalla legge di rappresentare i loro interessi, sì ancora perchè coll’asta pubblica nell’incanto delle quote enfiteutiche innanzi il Tribunale si livellano tutte le possibili minorazioni che in qualunque modo abbiano potuto aver luogo per le deliberazioni rese dalla Commis- sione. I terzi, che non si trovano nelle condizioni medesime, non solo hanno il dritto a reclamare presso la Commissione, siccome l’hanno i titolari ecclesiastici, ma han pur dritto a gravarsi contro le deliberazioni della Commissione sui loro reclami presso la Corte di Appello. « Allorchè una Commissione ha deliberato contrariamente in tutto o in parte so- pra un reclàmo di terzi, il Presidente della stessa dovrà fare notificare la delibe- razione ai terzi reclamanti per mezzo di un usciere mandamentale, a cui darà l’in- carico per organo del Sindaco locale. Le spese di tal notificazione saranno antici- pate dall’usciere, come per la notificazione che si fa ai titolari ecclesiastici, rima- nendo ad essi il dritto di esserne pagati dagli stessi reclamanti, qualora si acquie- tino alla deliberazione della Commissione che li condanna alle spese, o pure qualora essi soccomberanno nel gravame che ne abbiano portato entro gl’infrascritti termini di legge davanti alla Corte di appello. In caso che nel gravame non soccomberanno, gli uscieri saranao rimborsati di tali spese sul fondo delle multe, previa delibera- zione della Commissione ed autorizzazione superiore. — Non occorre notificare le de- liberazioni della Commissione che fanno pieno dritto ai reclami dei terzi, perocché in tal caso basta riformare in corrispondenza il quadro dei beni da concedersi. « Però le forme, con cui deve esser prodotto e giudicato il gravame dei terzi, son quelle del giudizio sommario (art. 18° della legge). Ed oltre a ciò il Pubblico Mini- stero ha l’obbligo di affrettarne il giudizio presso la Corte; imporciocchè in pendenza di tal giudizio le operazioni dell’enfiteusi devono rimaner sospese, come ha ben ri- soluto il R. Ministero di Grazia e Gitistizia con nota del di 8 novembre 1863, div. 32, n. 89197, ed è sempre giusto in conseguenza evitare il caso ben facile che si fac- ciano comparire reclami di terzi all'oggetto solamente di attraversare e procrasti- nare le operazioni dell’enfiteusi, « Stando dunque allo spirito della legge, che vuole il più presto condotti al loro termine i gravami dei terzi contro le deliberazioni della Commissione, e che perciò ordina doversi eseguire le forme de’ giudizii sommarii, ne segue: « 1° Che i termini ad interporre il gravame contro le deliberazioni della Commis- sione sono di giorni 15 da quello, in cui le dette deliberazioni sieno state notificate, giusta l’art. 892° delle leggi di procedura ne’ giudizii civili; DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 193 « 2° Che il gravame dovrà esser giudicato dalla Corte senza procedura e con rito sommario tra le prime udienze, « Affinchè il suddetto gravame possa sospendere le operazioni dell’enfiteusi è d’uopo che sia non solamente intimato ai titolari ecclesiastici, contro i quali si pretendono glì speciali dritti, ma che sia notificato al Presidente della Commissione per tenerne il ‘debito conto, In caso diverso la Commissione continuerà le operazioni enfiteutiche, : Finalmente è obbligo del Pubblico Ministero presso la Corte d’Appello di tenere avvisata la Commissione del progresso del giudizio e del termine dello stesso (ar- ticolo 35° del regolamento). Ciò serve affinchè la Commissione regoli i suoi atti pren- dendo per norma i giudicati, dei quali avrà avuto comunicazione (art. 36°) E quindi la Commissione modificherà i quadri in conformità ai giudicati medesimi, se vi sia luogo a modificazione. — Gl’interessati possono anche, se lo vogliano, comunicare alla Commissione in persona del Presidente i giudicati da loro ottenuti nella Corte d’ap- pello. « $ 13 Quarta operazione della Commissione: la divisione dei terreni censuabili in quote. — Compiuti in questo modo i quadri definitivamente, la Commissione passa a dividere ed a formare le quote di ciascun fondo censuabile. Gli articoli 19° a 22° della legge e 37° a 40° del regolamento provvedono intorno a quest'altra opera- zione, « A tale oggetto essa per mezzo del Presidente domanderà dai titolari ecclesia- stici, e dalle Giunte municipali del luogo ove sono siti i beni, un rispettivo nota- mento dei periti che potrebbero esattamente conoscere la figura e la natura dei fondi che debbonsi dividere. Nel domandare questo notamento fisserà il termine, entro cui le debba esser dato. I titolari ecclesiastici riceveranno tal domanda per mezzo del Sindaco del luogo ove riseggono, il quale certificherà al Presidente della Commis- sione di aver fatto rilasciare ai medesimi l’anzidetta domanda. Qualora nel termine assegnato i detti titolari ecclesiastici non facciano giungere al Presidente della Com- missione il notamento che dai medesimi si richiede, la Commissione procede innanzi, e sceglie i periti sul solo notamento che le deve esser rimesso dalle Giunte. Quando però abbia l’uno e l’altro notamento insieme, farà in ambidue la scelta di tre pe- riti, i quali saranno invitati per mezzo dei Sindaci del luogo ove riseggono ad in- tervenire innanzi la Commissione nel luogo ordinario delle sue sedute a giorno ed ora fissa. « Dovrà pure il Presidente della Commissione fare invitare per mezzo dei rispet- tivi Sindaci i titolari ecclesiastici, onde intervengano, se lo vogliano, essi o loro spe- ciali procuratori, nello stesso giorno ed ora, per dare alla Commissione tutte quelle notizie che crederanno opportune intorno al sistema di divisione, « La Commissione inviterà i periti a dare tutti i lumi che saranno necessarii per istabilire la divisione delle terre in quote, tenendo presente la quantità del terreno risultante da quegli elementi che servono di base alla formazione dei quadri, I lumi che si debbono richiedere versano principalmente sui seguenti punti: Giornale di Scienze Nat. ed Econ., Vol. VII, Parte IL 29 194 STORIA DELLA ENFITEUSI « 1. Natura di ciascun pezzo del terreno, e coltivazione di cui più propriamente è suscettibile, « 2, Quali potrebbero essere i confini più naturali per formarne un certo numero di quote, avendo sempre riguardo che l’art. 19° della legge stabilisce come esten- sione media di ciascuna quota le 10 ettare, pari a salme 5, bisacce 2, tumoli 34 della misura legale siciliana, e che si possono anche stabilire delle quote maggiori sino a 100 ettare, quando ciò sia consigliato da speciali circostanze di agricoltura o di pastorizia. I confini più raturali sono le cime dei monti o dei colli, l’imo delle valli, i torrenti, o altri confini ch’esistono sul luogo, «3. Dove propriamente sono site le sorgenti d’acqua, e qual corso facciano lungo il fondo, all’oggetto di potere stabilire i dritti di abbeverare e di attinger acqua e. le vie, e così evitare, quanto più sia possibile, le reciproche servitù fra gli enfi- teuti, - «4, Nel caso che vi sieno alberi o vigne, in qual modo si possano comodamente dividere in una o in più quote per l’interesse dell’agricoltura o della pastorizia che si dovrà nelle medesime esercitare. « 5. Se vi siano casamenti, come si possano comodamente dividere alle diverse quote, come si debbano designare le vie in corrispondenza, per accordare il benefi- cio della casa nl numero maggiore di enfiteuti colle minori servitù possibili fra di loro, « 6. Se vi sieno macchine, fattorie, o stabilimenti, come si possa tutto aggregare in una quota il terreno che bisogna, le acque e le vie che sono necessarie per l’eser- cizio della macchina, della fattoria o dello stabilimento. « 7, Come si debbano ripartire i pesi riconosciuti, la tassa prediale ed il canone netto in ragione di ciascun pezzo di terreno, all’oggetto che ogni quota possa avere una rata dei pesi che appartengono all’intiero fondo, in proporzione al suo speciale valore ed alla coltura di cui è suscettibile. « Avuti tutti questi lumi dai periti, o dai titolari ecclesiastici ove intervengano a darli, ed anche con altri mezzi economici che la Commissione potrà scegliere, si dovrà proporre dagli stessi periti il piano della divisione in quote colla indicazione della quantità di ciascuna, dei punti principali che dovranno servire da confini, delle vie, delle servitù reciproche, colla divisione dei casamenti se ve ne sieno, e final- mente colla determinazione della rata dei pesi corrispondenti a ciascuna quota. «Se la Commissione crederà necessaria la formazione di una pianta topografica per procedere più esattamente alla divisione in quote, ne incaricherà i periti, de- stinando loro un ristretto termine per eseguirla e presentarla, « La Commissione può accordare ai periti fino a 30 giorni di tempo per eseguire il piano della materiale divisione, destinando uno, due o tre dei periti medesimi per tale oggetto, secondo la maggiore o minore estensione del terreno giusta l’art. 39° del regolamento. Nei detti 30 giorni deve pure comprendersi il tempo per la for- mazione della detta pianta topografica, lInddove sia creduta necessaria. DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 195 « Finalmente la Commissione, esaminato il proposto piano di divisione con tutti gli accessorii, lo approverà, o pure ordinerà agli stessi, o ad altri periti, di modi- ficarlo secondo le norme che dovrà a proposito essa indicare. Il che fatto, la Com- missione stessa con apposita deliberazione approverà il piano intero di divisione, e quella deliberazione non va soggetta ad esame. « Conformemente all’approvato piano di divisione sarà dato l’incarico dalla Com- missione stessa ad uno 0 più periti di apporre i segni divisorii. Il che dovrà essere eseguito nel termine più ristretto che la Commissione stimerà di assegnare, « I fittaiuoli dei fondi, che debbono dividersi, non sì possono opporre a che i pe- riti facciano in quelli le loro operazioni per redigere il piano della divisione e per collocarvi i segni divisorii; anzi essi son tenuti di censervare esattamente i segni medesimi sino al termine del loro affitto, come è ordinato nell’art. 32° della legge, « Tutte le spese dovute ai periti per dritti e vacazioni loro spettanti per il tempo impiegato nello apprestare alla Commissione le notizie sul sistema di divisione, per le trasferte, per la materiale esecuzione della divisione stessa, per la pianta topo- grafica se vi sia stato luogo, per la costruzione dei segni divisorii e per la loro ap- posizione (spese queste ultime che i periti stessi dovranno anticipare giusta l’art, 47° del regolamento) saranno tutte pagate dai titolari ecclesiastici sopra un’apposita li- quidazione che ne farà la Commissione ad istanza dei periti, e che dovrà essere omo- logata dal Presidente del Tribunale senza formalità di giudizio, La detta liquidazione così omologata, ove non sia stata economicamente pagata dai detti titolari ecclesia- stici, sarà notificata ai medesimi sull’istanza dei periti per mezzo di un usciere man- damentale, e senz’ altro diverrà esecutiva a loro carico nei tempi e modi stabiliti dalla legge. Tutto ciò è prescritto dall'art. 29° della legge e 47° del regolamento, «$ 14 Quinta operazione della Commissione : comporre il quaderno delle condi- zioni per l’enfiteusi di ciascuna quota, ed inviare tutti è quaderni al Procuratore del Re per la subasta. — Finalmente la Commissione prepara il quaderno delle con- dizioni per la subasta di ciascuna quota. Gli articoli 23° a 25° della legge e 41° a 42° del regolamento dispongono l’occorrente per tale oggetto. « Prima di stendere il quaderno delle condizioni, la Commissione per mezzo del suo Presidente dovrà accertarsi se vi sia un affitto nel fondo che si deve censuare. A tale oggetto farà invitare per mezzo del Sindaco del comune, ove esistono i fondi, i rispettivi fittaiuoli per esibire gli atti dei loro affitti. Nel caso che essi si neghino, la Commissione si procurerà la conoscenza dell’epoca in cui furono contratti tali af- fitti, del giorno del loro cominciamento e della loro durata, cercando i corrispon- denti lumi negli elenchi notarili ch’essa possiede, ovvero domandandoli dai Sindaci; i quali in ogni caso dovranno avvertire i fittaiuoli che se non verrà stabilito nel quaderno delle condizioni di doversi rispettare il loro affitto, siccome prescrive l’ar- ticolo 45° del regolamento, e non sarà regolata in corrispondenza la immissione in possesso del novello enfiteuta, si esporranno a tutti i pericoli di un giudizio, poichè gli affitti validati dalla Commissione son quelli che sospendono l’enfiteusi (art. 34° della legge), 196 STORIA DELLA ENFITEUSI « Dopo che la Commissione avrà ricevuto tutti i lumi bisognevoli per la conoscenza degli affitti dei fondi da censuare, osserverà secondo le disposizioni dell’art. 31° della legge, se gli affitti siano stati stipulati prima della pubblicazione in Sicilia del de- creto 18 ottobre 1860, e se siano stati convenuti nelle forme e per il periodo di tempo stabilito dalle leggi vigenti, « A tal uopo è necessario tener presente che col decreto 1° dicembre 1833, con altro del 31 agosto 1842, ed altro del 20 gennaro 1845, è stato prescritto che gli ailitti dei beni rurali ecclesiastici non possono celebrarsi per un periodo maggiore di anni 4 se i terreni sono coltivabili, e di anni 3 se sono addetti a pascolo; che tali affitti non possono rinnovarsi più di un anno prima di spirare l’affitto corrente, che è nulla la contrattazione di un affitto per un periodo maggiore del sopradetto nello interesse di coloro che succedono al locatore nel godimento dei beni addetti al beneficio. Nel caso però che l’affitto fosse stato convenuto prima dell’anno in cui deve spirare l’affitto in corso, e sia stato cominciato ad eseguirsi, colui che succede al locatore non ha più dritto di farlo dichiarare nullo. Con queste norme la Com- missione vedrà, quali sieno gli affitti validi e per qual durata debbano rispettarsi. Terrà come nulli gli anni di affitto convenuti al di là de’ periodi soprascritti nel- l'interesse degli enfiteuti che succedono ai titolari ecclesiastici locatori. E parimenti terrà come nulli gli affitti convenuti prima dell’anno in cui doveva spirare l’affitto in corso, salvo il caso che si preveda e si abbia come certo di dover cominciare ad essere eseguiti all’epoca in cui si celebrerà l’enfiteusi, Finalmente terrà come nulli tutti gli atti di affitto, in cui non sieno intervenuti i rappresentanti necessarii della corporazione ecclesiastica, o nei quali non sieno state serbate le formalità e le au- torizzazioni volute dalle rispettive loro speciali regole e dagli usi su di ciò invalsi nelle nostre provincie. «In quanto poi agli affitti che siano convenuti dopo la pubblicazione in Sicilia del decreto 18 ottobre 1860 è necessario ritenere, che se essi sieno regolari per le forme e per il periodo di tempo permesso dalla legge, e se sieno già in corso allorchè dovrà celebrarsi la enfiteusi, allora debbono essere rispettati a’ sensi del sudetto art. 31° della legge. Se però non avranno incominciato a decorrere, quando avrà luogo la subasta ultima dell’enfiteusi, allora dovranno ritenersi come sciolti ipso jure colla fine dell’affitto ch’è in corso, e perciò la Commissione dovrà ritenerli come non avvenuti, e nel quaderno delle condizioni dovrà solamente dichiarare che sia rispet- tato l’affitto in corso. « Emerge da tutto ciò che la Commissione dovrà far rispettare tutti gli affitti cor- renti per lo periodo di tempo che dalle anzidette leggi è permesso. Degli affitti, che non si prevederanno poter cominciare a decorrere pria dell’epoca dell’enfiteusi, non do- vrà rispettarne nessuno. Dovrà poi ritenere come nulli e non convenuti tutti gli anni di affitto che sorpassano i suddetti periodi di tempo permessi dalla legge. «Il quaderno delle condizioni dovrà essere redatto per ciascuna quota, e dovrà contenere ; DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 197 « 1° La indicazione del fondo col nome della contrada e del comune ove è sito; « 2° Il titolare ecclesiastico a cui appartiene; « 3° La estensione della quota in ettare e frazioni di cttare; « 4° [ confini ed il numero dei segni divisorii; « 5° I casamenti con una loro sommaria descrizione, le acque e le macchine, se ve ne sieno; « 6° Le vie, i dritti di attingere acqua, o di abbeverare; e tutte le altre servitù attive o passive che vi possano essere; « 7° La rata della tassa prediale dovuta allo Stato; « 8° La rata degli altri pesi che gravitano sulla quota, ed a chi sieno dovuti; « 9° La rata del canone netto che servirà di base alla subasta in favore del ti- tolare ecclesiastico; « 10° Se vi è affitto corrente da doversi rispettare, ed in qual giorno avrà luogo la immissione in possesso dell’enfiteuta; « 11° E finalmente i patti della enfiteusi che dovranno essere i seguenti : « a) l’obbligo di migliorare il fondo e di non permetterne la deteriorazione, « b) l’obbligo di pagare al titolare ecclesiastico il canone che risulterà dalla su- basta con denaro corrente in regno nel giorno 31 agosto di ogni anno, o in altro giorno giusta l’uso del luogo ove è sito il fondo, « c) la pena della devoluzione del dominio utile a favore del titolare ecclesia- stico per notevoli deteriorazioni del fondo, o per mancato pagamento del-canone in un triennio consecutivo, nel qual caso si darà luogo a nuova enfiteusi, « d) che il canone si dividerà seguendo le divisioni del fondo enfiteutico, « e) ch’è proibito concedere il fondo stesso in subenfiteusi, e che se mai si sti- polasse, dovrebbe ritenersi come non fatta, ed il subcanone conserverebbe la natura di una semplice rendita, »f) che riman proibito qualunque dritto di prelazione e di laudemio in favore del domino diretto nel caso di vendita o di altre alienazioni, « g) che la tassa prediale e la rata dei pesi descritti nel quaderno delle con- dizioni rimangono accollate all’enfiteuta, e che non vi è luogo a compenso o a rifazione per qualunque incremento 0 decremento possa avere in avvenire la detta tassa pre- diale, « h) che la ‘quota enfiteutica sarà aggiudicata al maggiore offerente nella su- basta definitiva, salvi gli additamenti di decimo e di sesto, <« i) che l’enfiteuta dovrà pagare tutte le spese occorse per la subasta, prima, che riceva dal Presidente del Tribunale il verbale dell’aggiudicazione definitiva che costituirà il di lui titolo esecutivo, « k) finalmente il canone risultante dalla subasta sarà redimibile in una o più rate a piacimento dell’enfiteuta, immobilizzando a nome del corpo morale direttario una rendita iscritta sul Gran Libro del debito pubblico italiano uguale al canone. «I quaderni delle condizioni così formati (e che per maggiore uniformità sarebbe 198 STORIA DELLA ENFITEUSI meglio metterli a stampa) dovranno unirsi in un solo fascicolo per tutte le quote di uno stesso fondo, e così uniti dovranno trasmettersi dal Presidente della Commissione al R. Procuratore presso il Tribunale all'oggetto di procedere alle subaste. « Nel tempo stesso che si farà l’ invio di detti quaderni al R. Procuratore, do- vranno i rispettivi titolari ecclesiastici essere avvisati dal Presidente della Commis- sione, per mezzo dei loro Sindaci, del suddetto eseguito invio del quaderno delle condizioni. Se poi essi non interverranno nella subasta, ciò non impedirà che l’en- fiteusi si compia, siccome è stabilito nello art. 25° della legge. I Sindaci dovranno certificare al suddetto Presidente di essersi rilasciato tale avviso ai titolari eccle- siastici rispettivi, « Si raccomanda pertanto che i quaderni delle condizioni per le quote di uno stesso fondo siano spediti insieme in unico fascicolo al R. Procuratore, per potersi proce- dere contemporaneamente alla loro subastazione. « Come pure si raccomanda alla prudenza delle Commissioni e de’ Regii Procu- ratori di non far mettere giammai all’asta un piccol numero di quote, e principal- mente nei primi incanti, affinchè non succeda una gara immoderata e dannosa alla stessa agricoltura. Perlocchè è d’uopo aver l’occhio a riunire insieme un certo nu- mero di quaderni relativi a quote di fondi diversi, per poter dividere gli attendenti sopra una più larga estensione d’incanti, « $ 15 Delle subaste, dell’enfiteusi a trattativa privata, e della immissione in pos- sesso degli enfiteuti. — Il R. Procuratore del Tribunale è incaricato dalla legge di far aprire le subaste, e di curare tutte le formalità necessarie sino all’ aggiudica- zione definitiva, come è prescritto dagli articoli 26° e 27° della legge e 42° del re- golamento. Egli perciò farà in primo luogo determinare dal Tribunale il Giudice, in- nanzi a cui dovranno aver luogo le subaste, non che il luogo, il giorno e l’ora. « Gli avvisi per la subasta preparatoria e per la definitiva dovranno essere pub- blicati nel Giornale Ufficiale per la Sicilia a cura del Procuratore del Re. Dovranno pure essere affissati per mezzo di usciere giudiziario, che ne dovrà redigere verbale, alla porta del Tribunale, alla porta del luogo ove la Commissione tiene le sue se- dute, alle porte delle case municipali del comune ove son siti i beni da censuare, e del comune ove son domiciliati i titolari ecclesiastici. Tali pubblicazioni ed avvisi precederanno le rispettive subaste di un tempo eguale a quello ch'è stabilito per la vendita dei beni immobili dei minori. — Del pari dovranno essere pubblicati ed affissati gli avvisi per gli additamenti di decimo e di sesto dopo ]’ aggiudicazione della subasta definitiva, e dovran precedere di soli 5 giorni i termini pei rispettivi additamenti, La mancanza di oblatori per tali additamenti si farà costare per mezzo di apposito verbale. Tutte le altre formalità son quelle stesse stabilite dalla legge per la detta vendita dei beni immobili dei minori. « Nel caso che la subasta preparatoria sia deserta per mancanza di attendenti, si dovranno riunovare gli avvisi e le pubblicazioni coll’assegnazione di un altro giorno per la nuova subasta; e se questa sarà di nuovo deserta, si rinnoveranno una terza DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 199 volta. Rimanendo deserto l’incanto anche per la terza volta, il Procuratore del Re dovrà darne avviso al Presidente della Commissione, rimandandogli il quaderno delle condizioni delle singole quote che non hanno avato oblatori, affinchè la Commissione proceda alla stipulazione dell’enfitensi a trattativa privata, per come prescrivono gli articoli 30° della legge e 43° del regolamento. « Il suddetto art. 30° dà facoltà alla Commissione di procedere alla enfiteusi a trattativa privata, solchè non si immuti nulla di quanto è disposto agli articoli 20°, 21° e 22° della legge. Uioé, non si devono immutare il piano della divisione delle quote, la rata proporzionale del canone, dei pesi e della tassa prediale dovuta allo Stato, che deve accollarsi all’enfiteuta di ciascuna quota, le vie, i dritti di attingere acqua e di abbeverare. Perciò nella trattativa privata ogni quota dovrà essere con- servata nella sua integrità, per come fu definitivamente approvata nel piano di di- visione, e dovranno del pari essere rispettate tutte le condizioni stabilite nel qua- derno, « La Commissione collettivamente, o per mezzo dei singoli suoi membri, potrà fare invitare gli oblatori alla trattativa privata, servendosi a tal uopo o degli stessi ti- tolari ecclesiastici interessati, o delle Giunte municipali del Inogo ove sono siti i beni, o di altre sue particolari relazioni. Però è sempre giusto che la privata trattativa sia annunziata al pubblico almeno nei comuni del circondario della Commissione per mezzo di affissi che i Sindaci potranno fare eseguire per ordine del Presidente della stessa innanzi alla porta della casa municipale, ed in altri Inochi che eglino stime- ranno opportuni. « La trattativa privata sarà fatta senza formalità, non lasciando però di preferire il maggiore offerente. La Commissione potrà addivenire a qualunque pattuizione, purchè non leda alcuna delle condizioni stabilite nel quaderno. L’atto di enfiteusi sarà celebrato dalla Commissione stessa coll’enfiteuta innanzi un pubblico notaro. « La trattativa privata dovrà ripetersi in tempi successivi, finchè non avrà otte- nuto il suo effetto. Finalmente la Commissione farà a questa Sopraintendenza, per rassegnarsi al Ministero, una relazione di tutte le quote che colla trattativa privata non han potuto concedersi in enfiteusi, affinchè sian prese dal R. Governo le oppor- tune risoluzioni, « Il nuovo enfiteuta dovrà fornirsi del titolo esecutivo, senza di cui non potrà im- mettersi in possesso della sua quota: il qual titolo consiste nella copia in forma esecutiva del verbale di ultima aggiudicazione se l’enfitetsi sia stata celebrata col- l'incanto presso il Tribunale, e nella copia in forma esecutiva dell’ atto enfiteutico se sarà stata celebrata presso un notaro dopo la trattativa privata. Il Presidente del Tribunale consegnerà il suddetto titolo esecutivo all’enfiteuta dopo avere approvato la liquidazione di tutte le spese occorse per la subastazione, comprese quelle delle pubblicazioni sui giornali, degli affissi e di tutti gli atti uscieriali (la quale liqui- dazione dovrà eseguirsi dal Segretario del Tribunale) e dopo essersi accertato che l’enfiteuta abbia soddisfatto alla Segreteria del Tribunale tutte le suddette spese se- 200 STORIA DELLA ENFITEUSI condo la liquidazione da lui approvata. Le quali spese saranno quindi distribuite a chi son dovute dallo stesso Segretario sotto la vigilanza del Regio Procuratore. — Del pari il notaro consegnerà il titolo esecutivo al nnovo enfiteuta, dopo ch'egli ab- bia pagato tutte le spese di pubblicazioni, affissi ed ‘atti uscieriali che occorsero per intimare le subaste, non che le spese dell’atto enfiteutico. « Il nuovo enfiteuta in virtù del suddetto suo titolo esecutivo potrà immettersi nel possesso della sua quota di terreno all’epoca fissata nel quaderno delle condizioni, la quale epoca, siccome è stato sopra avvertito, dovrà corrispondere a quel giorno, in cui dovrà cessare, o dovrà tenersi come ipso jure cessato, l’affitto corrente. Egli quindi ha dritto di espellere colla forza giudiziaria e nei modi stabiliti dalla legge chiunque voglia impedirgli la sua immissione in possesso all’epoca stabilita. Ciò im- porta che il di lui titolo avrà virtà esecutiva, siccome è prescritto nell’art. 28° della legge. « $ 16 Del rapporto che ciascuna Commissione dovrà fare mensilmente intorno alle sue operazioni. — L’art. 48° del regolamento dà l’obbligo a ciascun membro della Commissione di tenere mensilmente informata l'Autorità da cui direttamente dipende, di tutto l'andamento delle operazioni di censuazione mediante un circostanziato rap- porto, che da detta Autorità dovrà esser trasmesso al R. Ministero. « Talune Commissioni, presiedute da Sotto Prefetto, han creduto che il detto rap- porto si debba da esse rimettere al Prefetto della Provincia. — Or non occorre dire che ogni Commissione è indipendente dalle altre, e che il Prefetto Presidente della Commissione circondariale che risiede nel capo provincia non ha maggiori attribu- zioni di quelle, che appartengono ai Sotto Prefetti come Presidenti delle rispettive Commissioni circondariali. — Dappoichè il R. Governo ha stabilito in Sicilia una So- praintendenza Generale su tutte l1é Commissioni, è chiaro che l’Autorità, da cui di- rettamente dipende ogni Commissione sia adesso questa Sopraintendenza, alla quale debbonsi rimettere i detti rapporti mensili, affinchè essa li trasmetta colle sue osser- vazioni al Ministero. . « Però sino al presente, bisogna dirlo, sono state poche le Commissioni che hanno adempito a questo loro dovere; e lo scrivente ha rilevato questo difetto, non solo nelle Commissioni che forse per mancanza d’ impiegati sono state meno attive, ma auche in talune che sono state assai diligenti e sollecite nello spingere innanzi le operazioni dell’enfiteusi, forse non essendo esse ben persuase ancora che il Governo, non solo vuole la pronta esecuzione della legge, ma vuol conoscere ed invigilare tutte le operazioni che dalle Commissioni si eseguano, sì per dirigerle con uniformità fra di loro, si per risolvere i dubbii che potranno occorrere, sì per raccoglierne tutti i dati statistici che son pur troppo preziosi pel pubblico interesse. E per tali oggetti il Governo ha voluto istituire da presso alle Commissioni questa Sopraintendenza Ge- nerale. « Spera dunque il sottoscritto che da questo mese in avanti nessuna più delle Com- missioni mancherà al proprio dovere, e che non si abbia più a lodare la diligenza di Commissioni singole, mA di tutte le Commissioni, DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 201 « Affinché però il rapporto mensile possa esser condotto colla maggiore esattezza ed uniformità possibile, il sottoscritto ha disposto un modello diviso per categorie, di cui ha spedito una copia, insieme con una nota rischiarativa, a ciascuna Uom- missione nel di 14 or decorso novembre num, 174, inculeando che alla fine di ogni mese sieno analogamente riempite le rispettive categorie, e fra i quattro giorni del mese seguente sia spedito il modulo così riempito a questa Sopraintendenza. « E siccome l’art. 48° del regolamento obbliga ciascun membro della Commissione alla compilazione del suddetto rapporto, perciò dovrà esser firmato da tutti i mem- bri della medesima. Se alcuno di essi sarà dissenziente dagli altri, farà un rapporto separato. « Insieme al detto rapporto il Presidente dovrà rimettere a questa Sopraintendenza il foglio d’intervento dei membri della Commissione alle sedute che han dovuto aver luogo nel corso del mese, non che una relazione sul servizio degl’impiegati della Se- greteria, essendo anche interesse del R. Governo conoscere ed apprezzare la diligenza degli uni e l’operosità degli altri. « Il Sopraintendente generale, Deputato al Parlamento « Firmato : Simone (orbro. » (0). « Regno d’Italia — Ministero di Grazia Giustizia e Culti. — Direzione generale per gli affari di culto. — 3° Divisione. « Firenze, 17 ottobre 1865. — Num. 18817. « Oggetto — Sull enfiteusi della quota di condominio spettante ai corpi ecclesia- stici su’ fondi da essi posseduti con proprietarii privati, « Al signor Sopraintendente Generale delle Commissioni enfiteutiche in Palermo. « Colla pregevole nota del 7 luglio ultimo la S. V. Illma rilevando come nel caso che fondi rurali dichiarati da titolari ecclesiastici sien posseduti da’ medesimi in condominio con proprietarii privati, e vogliano costoro come terzi interessati pro- muovere il giudizio di divisione, debbano sospendersi le operazioni enfiteutiche sino allo espletamento del giudizio di riparto, e considerato come, allo scopo di esimere tali fondi dalla censuazione, sia invalsa l'usanza d’iniziare con una citazione un tal giudizio, che più non si spinge, a danno della censuazione della rata di condominio spettante al corpo morale, ha proposto come rimedio di farsi la censuazione all’asta pubblica della cennata rata di condominio indiviso, e di farsene anche mentalmente la divisione in quote, ove il condominio ecclesiastico fosse esteso, « Sull’espediente da Lei suggerito ha versato questo Ministero il più serio esame, e comunque esso nella sua attuazione paja dovere incontrare degli ostacoli, pur tut- tavia non può lo scrivente che ravvisarlo ingegnoso non solo, ma pure legale. Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. VII. Parte II. 26 202 STORIA DELLA ENFITRUSI « Sicchè adottandolo in principio, ha oggi stesso il sottoscritto spedita ai Primi Pre- sidenti presso le Corti di appello in Sicilia la Circolare seguente : « Non pochi fondi rurali dichiarati da titolari ecclesiastici sono posseduti da’ me- desimi in condominio con altri proprietarii privati. « Nelle Istruzioni emanate in dicembre 1863 circa l'adempimento della legge 10 agosto 1862 venne inculcato alle Commissioni di procedere sempre in tai casi all’en- fiteusi del fondo col proposito di attribuire a ciascuno de’ condomini la rata pro- porzionale del canone che gli fosse spettata, e ciò allo scopo di non ritardarsi il censimento di tali fondi nel caso possibile dello assenso de’ condomini privati. « Se non che ove questi, come terzi interessati aventi dritto dopo la pubblicazione del corrispondente quadro di promuovere invece la divisione giudiziaria del fondo stesso, ed opporne alla Commissione fra i 20 giorni assegnati dalla legge la pen- denza del giudizio, intendessero a tal partito attenersi, è volontà della legge che debba la Commissione sospendere le ulteriori operazioni enfiteutiche sino all’ esple- tamento della divisione giudiziale. « Però con rincreseimento si è osservato che in simili casi, allo scopo di esimere i fondi dalla censuazione, si slancia una citazione a dividere, la quale si mette ap- pena a ruolo presso il 'ribunale del Circondario, e più non si porta avanti; cosicché non vi essendo più interessato a proseguire e compiere il lungo giudizio di divisione, ed apprestando la legge i mezzi per non far perimere l’istanza di divisione, non vi è modo alcuno come far censuare le rate di tali fondi appartenenti agli enti eccle- siastici. « Intanto ii sottoscritto, a spingere più che sì possa le operazioni relative alla sa- lutare legge 10 agosto 1862, ed a rimuovere tutte quelle difficoltà che potessero arre- starne lo svolgimento, dopo maturo esame ha considerato che il condomino di un fon- do, comunque possieda in comune e s'ignori sino alla divisione quale sia la parte del fondo di cui dovrà avere l’esclusivo possesso, non è a contestarsi ch’ei non ne sia pro- prietario, e possa disporne a piacimento in tutti i modi dalla legge consentiti, « Ammesso ch’ei ne è proprietario e possessore, ne segue che può egli alienarla e di conseguenza enfiteuticarla; può in un solo individuo trasferire il condominio, lo può quando il voglia in più persone tramandare o indivisamente o a rate di- stinte, o semplicemente per quota, di cui si menzioni solo la quantità, salvo a de- terminarsi nella divisione, che altrimenti non potrebbe effettuarsi che con l’ inter- vento di tutti gli enfiteuti, quale materialmente la terra da attribuirsi a questa quota. « Ha inoltre lo scrivente riflettuto che nulla osta a che il condominio, ove sia esteso e debba concedersi a più in enfiteusi, possa mentalmente dividersi. « Solo in questa ipotesi dovrebbe badarsi a non concederlo in massa a più indi- vidui, ma a ciascuno una parte separata e distinta, e a non accennare ad estensione o quota di terra, ma ad una parte determinata della quota di condominio spettante al corpo morale o ente ecclesiastico, come a dire un decimo, un vigesimo della terza DEI TERRENI RCCLESIASTICI DI SICILIA 203 parte od altra che sia del condominio proprio di quel dato corpo morale ecclesia- stico. Ciò eviterebbe nel primo caso che nella divisione i cessionarii si abbiano del fondo una parte indivisa che resti tra essi comune, e renda necessaria una seconda divisione. — Nel secondo perchè essendo ignoto quale la quantità di terra che po- trà venire attribuita per sola quota di condominio al corpo morale, non potrebbe cen- sirsi quota di terra, ma quota di condominio, « Per le svolte compendiose considerazioni, il sottoscritto nel proposito di dar ri- medio al lamentato inconveniente viene a dichiarare che ove si trovino de’ fondi posseduti indivisamente in condominio tra corpi morali ecclesiastici ed individui par- ticolari, possa procedersi all’ enfiteusi della sola rata di condominio indiviso spet- tante al corpo morale, sostituendo così l’enfiteuta in quegli stessi dritti di condo- minio che appartengono al corpo ecclesiastico e possa anche, ove il condominio della Chiesa fosse esteso, mentalmente dividersi in più quote, onde più enfiteuti occorrendo ne divengano condomini, « Del che mentre lo scrivente va a dar comunicazione alle Commissioni circonda- riali dell’ isola per curarne lo adempimento, si affretta rendere avvertita la S. V. Illma a che si piaccia restarne intesa, e farne cenno ai Presidenti de’ Tribunali di circondario per servir loro di norma nelle evenienze che potessero sorgere. « Tutto ciò lo scrivente comunica alla S. V. IIma perchè ne abbia conoscenza, e voglia al terapo stesso dirigere le oecorrenti istruzioni alle Commissioni tutte circon- dariali per curarne lo adempimento. « Nè in questa occasione crede tacerle chi scrive, com’ei rimanga soddisfatto della intelligenza ed impegno mostrati dalla S. V. Illma nello scopo che la salutare legge 10 agosto 1862 non abbia a trovare inciampi al suo completo svolgimento. « Pel Ministro « Firmato: CastELLI, » (P). « Regno d’Italia. — Mipistero di Grazia e Giustizia e dei Culti. — 3° Divisione, « Torino, 7 aprile 1864. — Num. 24815, « Oggetto — Per un reclamo contro le Commissioni enfiteutiche di Termini e di Terranova. « Al signor Sopraintendente generale delle Commissioni enfiteutiche in Palermo. « Da monsignor Arcivescovo di Palermo si è fatto presente a questo Ministero il corredo delle ragioni, per le quali egli ed il Capitolo di cotesta Cattedrale deter- minaronsi a tradurre in giudizio le Commissioni enfiteutiche di Termini e Terranova. « Il sottoscritto, avendo tenuto nella debita considerazione quanto dal Prelato si è rilevato, non che quanto erane dalla S. S. Illma fatto conoscere, ha oggi scritto al Procuratore Generale presso cotesta Corte di Appello, manifestando esser suo avviso 204 STORIA DELLA ENFITEUSI non poter le Commissioni esser tradotte in giudizio, epperò invitandolo a dar le op- portune istruzioni a chi di ragione. « La S. S. Illma potrà apprestare al predetto magistrato tutti quegli elementi e notizie che crederà del caso. « D'Ordine del Ministro — Il Direttore superiore « Firmato: A. Maurr, » (Q). « Regno d’Italia. — Ministero di Grazia e Giustizia e dei Culti. — 3° Divisione. « Torino, 12 settembre 1364. — Num, 23236. « Oggetto — Pei ricorsi contro le deliberazioni delle Commissioni enfiteutiche. « Al signor Sopraintendente generale delle Commissioni enfiteutiche in Palermo. « È stato chiesto a questo Ministero se ai titolari ecclesiastici spettasse dritto a ricorso contro le deliberazioni delle Commissioni circondariali istituite dalla legge 10 agosto 1862 per l’enfiteusi dei beni rurali delle chiese, nel caso che esse Commis- sioni avessero soggetti alla concessione enfiteutica fondi che dovrebbero essere esclusi, « Il sottoserttto, tenendo presenti le disposizioni della legge, dichiara, che il dritto a portare reclamo contro le dette deliberazioni alla Corte d’appello è solo conceduto ai terzi, e non ai titolari ecclesiastici, giusta gli articoli 16°, 17° e 18° della legge suddetta; e che ai titolari eeclesiastici non altro è consentito, che il portar reclamo alla Commissione medesima per essere esaminate le osservazioni che sui quadri ad essi titolari notificati potrebbero occorrere, e ciò giusta |’ art. 14° e 15° della legge medesima. n « Dichiara altresì il sottoscritto non essere vietato espressamente dalla legge il por- tar richiamo al Governo contro l’operato di una Commissione; ma tal richiamo non poter mai sospendere il corso delle operazioni della censuazione, ma poter essere preso dal Governo del Re in quella considerazione che si crederà convenevole alla vigilanza che al Potere esecutivo è riserbata di esercitare su tutti i Corpi costituiti dello Stato. « Si partecipa ciò a S. S, Illma per sua intelligenza e regolamento, avendo curato il sottoscritto che tal determinazione fosse portata a conoscenza di tutte le Com- missioni. « Il Ministro « Firmato : PIsANEBLLI, » DEl TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 205 (R). « Regno d’Italia, — Ministero di Grazia e Giustizia e de’ Culti, — Direzione Ge- nerale per gli affari di culto — 3° Divisione. « Firenze, 14 ottobre 1865, — Num. 18817. « Oggetto — Sul gravame ad istanza dell’ Abbadessa del monistero dell’ Assunta, « AI signor Sopraintendente generale presso le Commissioni enfiteutiche in Palermo. «I provvedimenti da Lei promossi con la nota 4 agosto scorso num. 1637 nello scopo di arrestare le conseguenze e prevenire la ripetizione del mal fatto di cote- sta Corte d’appello che ammise e giudicò sul gravame interposto dall’Abbadessa di cotesto monistero dell’ Assunta contro una deliberazione della Commissione enfiteu- tica di Caltanissetta traducendo in giudizio il Presidente della medesima, furono da questo Ministero emanati con nota 30 mese stesso diretta al Procuratore generale presso la cennata Corte. «I sensi di quella nota sono i seguenti: « « Con grave sorpresa e rincrescimento è venuto a notizia del sottoscritto come avendo l’Abbadessa di cotesto monistero dell’Assunta giudicato d’ interporre appello contro la deliberazione della Commissione enfiteutica di Caltanissetta che rigettò un suo reclamo tendente ad escludere dalla censuazione le terre in contrada Derà pro- prie del monistero suddetto, e citato il Presidente della Commissione medesima a comparire nanti cotesta Corte, abbia la Corte stessa in di lui contumacia sulle uni- formi conclusioni della S. S. nella qualità di Pubblico Ministero ammesso lo appello in parola, ritenuto legalmente fatto il reclamo della Badessa e rinviato alla Commis- sione il merito della vertenza. « Sul proposito parrebbe essersi scritto e disposto abbastanza per non essersi do- vuto incorrere in simili abbagli. « Rammenterà la S. S. Illma come per le note del 7 aprile e 12 settembre 1864 sia stato formalmente dichiarato non potere i titolari ecclesiastici chiamare in giu- dizio le Commissioni enfiteutiche nanti le Corti di appello per sentir revocare le loro deliberazioni, essendo vietato d’intimare un corpo giudicante a comparire innanzi ad un altro, ma solo appartenere ai titolari ecclesiastici il dritto di ricorrere ammi- nistrativamente al real Governo contro le deliberazioni anzidette. « Terrà memoria la S. S. come per l’altra nota del 14 gennaro ultimo num. 726 partecipata ai Procuratori generali e primi Presidenti delle Corti d’appello in Sici- lia per farne notificazione a’ Presidenti de’ Tribunali compresi nel circolo della re- lativa Corte, fosse stato specificato spettar solo a’ terzi la ragione del gravame con- tro le deliberazioni delle Commissioni presso la Corte di appellazione, di cui all'art, 35° del regolamento 26 marzo 1863; e come i terzi medesimi non potessero citare le Commissioni perchè corpi gindicanti, ma doversi bensi il loro gravame discutere con la contradizione degli stessi titolari ecclesiastici, « E dopo tante reiterate ed esplicite dichiarazioni con maturità di consiglio ema- nate, sorprende, giova ripeterlo, ch’abbia cotesta Corte sulla di Lei requisitoria am- 206 STORIA DELLA ENFITEUSI messo e giudicato sull’appello della Badessa in parola, in contradizione d’ altronde della giurisprudenza delle Corti ch’ avean già riconosciute ed accettate le massime all'uopo prescritte, come infatti la Corte di Messina avea dichiarato inammessibile un gravame di taluni titolari ecclesiastici contro la Commissione di Castroreale, e che cotesta Corte di Cassazione avea pur anco non ha guari riconosciuto nell’inte- resse della Commissione di Catania, dichiarando che le Commissioni enfiteutiche come corpi giudicanti non posson mai essere tradotte in giudizio. « E più sensibile è riuscito il rincrescimento del sottoscritto da che il Vescovo di Cefalù facendo suo pro della decisione di cotesta Corte, determinossi a citare il Pre- sidente della Commissione di Caltanissetta a comparire innanzi cotesta Corte per sen- tir revocare un suo deliberato, esempio che da altri in seguito sarebbe imitato, ove la mano governativa non giungesse a darvi riparo. « Epperò fermo restando in tutte le sue parti il risoluto nelle succennate note del 7 aprile, 12 settembre anno scorso e 14 gennaro ultimo, num. 24815, 73236 e 726, ove il Presidente della Commissione in parola sarà per fare opposizione alla indi- cata decisione di cotesta Corte, non potendo le stesse essere sostenute dalla Com- missione stessa rappresentata da patrocinatore per non competere ciò ad un corpo giudiziario, è pregata la S. S. Ilma nella qualità di assumerne il sostegno, come di argomento di ordine pubblico, affinchè la decisione profferita venga revocata per mancanza di parte contradicente, la quale non può esser mai la Commissione o il suo Presidente, e per mancanza di dritto ne’ titolari ecclesiastici a ricorrere innanzi alla Corte contro i deliberati delle Commissioni, « Quanto poi agli uscieri addetti al Tribunale di Caltanissetta Giuseppe e Calogero Marchesa che, in opposizione alle replicate avvertenze state lor fatte per mezzo di quella R. Procura, arbitrò l’uno di rilasciare citazione al Presidente di quella Com- missione ad istanza della Badessa del monistero dell’ Assunta, e l’altro di citare il Presidente stesso ad istanza del Vescovo di Cefalù, il sottoscritto ha in giornata di- rette le opportune pratiche presso cotesto primo Presidente per provocare a loro carico le convenevoli misure disciplinari. » « Questo funzionario pertanto ha risposto alla lettera inviatagli; ha assicurato che l'ammissione del gravame in parola ebbe origine da che per rilevanti accidenti non erano state portate a notizia della Corte le determinazioni sull’obbietto da questo Mi- nistero emanate. Promise che da oggi innanti verranno puntualmente eseguite; e quanto agli uscieri fratelli Marchesa, dichiarò che andava a provocare le convenienti misure di rigore a loro carico, tutte le volte constasse essere stati prevenuti dal R. Procuratore di Caltanissetta a non rilasciare citazioni a comparire in giudizio ai Presidenti delle Commissioni enfiteutiche. « Ciò lo scrivente si pregia partecipare alla S. V. Illma in soddisfacimento della citata nota 4 agosto, e di riscontro all’altra del 7 settembre num. 1832. « Pel Ministro « Firmato: CastELLI. » DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 207 (S). « Regno d’Italia. — Ministero di Grazia e Giustizia e de’ Culti, — 32 Divisione, « Torino, 14 gennaro 1865. — Num. 726, « Oggetto — Se le Commissioni enfiteutiche possano essere citate in giudizio dai terzi che reclamano contro le deliberazioni delle stesse. « Al signor Sopraintendente generale delle Commissioni enfiteutiche in Palermo. « Si è chiesta a questo Ministero la soluzione di un quesito, cioè, se le Commis- sioni istituite ne’ cìircondarii di Sicilia per la censuazione de’ beni rurali ecclesia» stici giusta la legge del 10 agosto 1862 possano essere citate in giudizio da’ terzi che abbiano interesse a gravarsi delle deliberazioni dalle stesse emanate, secondo il disposto degli articoli 16° e 17° della legge medesima. « Lo scrivente, prese in considerazione le ragioni che per la parte affermativa e per la parte negativa si sono dalle varie autorità arrecate, ha dovuto rilevare le seguenti particolarità : « La legge, mentre da un canto ha negato ai titolari ecclesiastici la facoltà d’im- pugnare le deliberazioni delle Commissioni altrimenti che ricorrendo alle stesse nello scopo di essere riesaminato l’argomento, ha lasciato però ai terzi la facoltà, non solo di rivolgersi alle Commissioni medesime, ma di poter altresì portar reclamo contro le deliberazioni che fossero della competenza delle Commissioni stesse alla Corte di Appello. « Nel demandare la legge alle Commissioni la potestà di convertire in annua ren- dita i dritti certi, liquidi, o in qualunque modo prontamente valutabili, è ben evi- dente aver la legge voluto che le Commissioni circondariali assumessero realmente per tale oggetto le funzioni di giudici, epperò esservi per l’oggetto un giudizio che eseguesi in primo grado dinanzi le Commissioni, ed in secondo grado dinanzi alle Corti di appello. « Ammessa la qualità di giudicato, quantunque in via amministrativa in prima istanza, alle deliberazioni delle Commissioni, non solo non vedesi alcun legale fon- damento perchè possano le Commissioni essere tradotte in giudizio, ma un tal pro- cedimento sarebbe contro le leggi di organamento giudiziario, e contro quelle di pro- cedura, non essendo ormai, come forse in altri tempi lo era, permesso che il giu- dice decidente abbia ad essere, non altrimenti che l’attore, costretto a stare innanzi al giudice di grado superiore, nel modo stesso come non potranno essere tradotti innanzi alle Corti d’ appello quei giudici che avessero deciso sul merito dei dritti litigiosi ad istanza de’ terzi, secondo il caso preveduto nel primo alinea dello stesso articolo 17 della legge. « Accertato questo primo capo, lo scrivente non dissimula la forza di ciò che po- trebbe opporsi, cioè che chiamata in giudizio una Commissione, il giudizio somma- rio che deve aver luogo innanzi la Corte di appello (secondo l’articolo 18), si com- pirebbe senza contradittore, il che sarebbe contro gli articoli 497 e seguenti delle leggi di procedura che in Sicilia sono ancora in vigore. « Si è da taluno proposto che in questo caso s’invitasse il Pubblico Ministero a 208 STORIA DELLA ENFITEUSI far da contradittore in giudizio: ma si è in contrario osservato, che ciò non sa- rebbe secondo la legge, la quale secondo le statuizioni del regolamento del 26 mar- zo 1863 non altra parte intese demandare a quel funzionario in tali giudizii, che di affrettarne il corso (articolo 35 del regolamento); si è osservato altresì non potersi al presente caso estendere il Regio decreto del 27 ottobre 1825 perchè fu per esso al Pubblico Ministero affidata la parte principale ne’ giudizii che riguardassero beni di R. patronato, e di tal natura non tutti sono i beni colpiti dalla legge di cen- suazione; per esso sarebbe stato mestieri di una legge, perchè quella disposizione eccezionale potesse essere applicata al caso di cui è parola. « Ora lo scrivente ha considerato che la legge del 10 agosto 1862, nell’atto che intese ridonare al libero commercio i beni che agli enti ecclesiastici appartenevano mercè la enfiteutica concessione, non intese certamente statuire la spoliazione degli enti stessi, ma conservò a questi tutte le attribuzioni inerenti alla proprietà, se sene eccettui l'utile dominio. Volle infatti la legge che i titolari dichiarassero esser pronti a stipulare l’enfiteusi (articolo 5, alinea e), che ad essi si notificassero i quadri (articolo 13), che essi potessero, occorrendo, reclamare contro la formazione de’ quadri stessi (art. 14), che ad essi si desse legale conoscenza de’ quaderni delle condizioni rimessi al Tribunale (art. 25), nè fu vietato ad essi di assistere alle subaste. « Fino a tanto adunque che non avvenga la effettiva separazione de’ due dominii ed il trasferimento del domino utile nell’enfiteuta, i terzi che pretendono dritto sui fondi spettanti alle manimorte, non possono aver per legge altro contradittore, se non il corpo morale ed il titolare ecclesiastico; nel modo stesso che il titolare ec- clesiastico e non altri è il legittimo contradittore ne’ giudizii che puramente po- tessero aver luogo nel caso previsto dal citato alinea primo dell’anzidetto art. 17, « Perchè adunque possa seguirsi una norma costante negli occorrenti casi, lo scri- vente mavifesta esser suo avviso, non doversi citare in giudizio le Commissioni dai terzi reclamanti, ma piuttosto doversi citare i rappresentanti de’ corpi morali, « Si manifesta ciò a S. S. Illma per sua intelligenza e perchè si piaccia darne notizia a tutte le Commissioni incaricate delle concessioni enfiteutiche dei beni ec- clesiastici, « Il Ministro « Firmato: G. Vacca, » (T). « Regno d’Italia. — Ministero di Grazia e Giustizia e de’ Culti, — Direzione Ge- nerale per gli affari di culto. — 2° Divisione. « Firenze, 8 maggio 1866. — Num. 7382. « Oggetto — Soluzione di quesiti sulla censuazione enfiteutica de’ beni ecclesiastici. « AI signor Sopraintendente generale delle Commissioni enfiteutiche in Palermo. « Oggi stesso è stata comunicata ai Procuratori Generali del Re presso coteste Corti di appello la ministeriale seguente : DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 209 « Indi alla ministeriale del 5 febbraro ultimo, mercè la quale venne da questo Mi- nistero dichiarato che le subaste per la censuazione de’ beni rurali ecclesiastici do- vessero aver luogo con le formalità prescritte dall: legge 10 agosto 1862 combinate con quelle della novella procedura civile circa alla vendita degl’ immobili dei mi- nori, il Sopraintendente generale delle Commissioni, a chiarire taluni dubbii che aves- sero potuto sorgere nell’applicazione del principio stabilito, e ad evitare che un’ in- terpretazione diversa avesse potuto esser cagione di difforme procedimento, avvisò con nota circolare comunicata a’ Procuratori regii e Presidenti di cotesti Tribunali di circondario di elevare sull’argomento delli quesiti, e nel tempo stesso motivando risolverli. « Discordando alcuno de’ cennati Presidenti uella soluzione data dal Soprainten- dente generale a taluno di tali quesiti, ha egli trasmesso a questo Ministero copia dell’anzicennata circolare accompagnata da una sua relazione, contenente i motivi che a contrario pensamento lo avevano indotto, e provocato all’uopo le governative dichiarazioni regolamentari, « Il sottoscritto, dato il giusto apprezzamento alle osservazioni de’ cennati funzio. narii, e messe in confronto ed armonia le statuizioni della legge 10 agosto 1862 e del regolamento 26 marzo 1863, nonchè quelle del novello codice di procedura ci- vile del regno, dopo maturo esame, avvisa comunicare alla S. V. i dubbi elevati, e le dichiarazioni di questo Ministero perchè voglia tenerne avvertiti i Procuratori regii e Presidenti de’ Tribunali di circondario dipendenti da cotesta Corte di appello per loro norma. 1° Quesiro.— Deve pubblicarsi ed affiggersi unico bando per l’unica asta enfiteutica, che dovrebbe secondo le novelle leggi celebrarsi, ovvero debbono pubblicarsene ed affiggersene più d'uno? « In questo primo quesito il Sopraintendente generale ha ritenuto doversi il bando pubblicare ed affiggere una sola volta, ricavando forse l’unicità dell’inserzione dal penultimo capoverso dell'art. 831° del codice di procedura civile. « Però sul proposito non sono a confondersi due cose fra loro diverse e distinte, la pubblicazione cioè per affissione, e la pubblicazione del bando medesimo per in- serzione nel Giornale Ufficiale. Tanto nel procedimento dell’espropriazione forzata, quanto nell’altro che traccia le forme a seguirsi nella vendita di beni immobili dei minori, il bando è sempre unico (art. 667, 827°, cod, proc.), unica ne è la pubblica- zione in ambedue i procedimenti (art. 668° capoverso, n. 827). Al contrario doppia anche in ambedue i procedimenti è la pubblicazione del bando per inserzione nel giornale (art. 668° capoverso 3% art. 827° capoverso 2°). Dunque questa doppia pub- blicazione per inserzione nel giornale non occorre argomentarla dall'art. 831°, ove d'altronde parlasi della rivendita in danno dell’aggiudicatario inadempiente, che è cosa del tutto diversa dalle subastazioni in grado di aumento; essa è testo preciso Giornale di Scienze Nat. cd Econ., Vol. VII, Parte II. 27 210 STORIA DELLA ENFITEUSI dell'art. 827°, articolo che fa parte della sezione del Codice di procedura civile, nella quale è detto delle forme della vendita dei beni immobili de’ minori, «Ed anzi è da notarsi che siffatto bando dovrà ripetersi tutte le volte in cui si. presenteranno delle offerte di additamento di decimo e di sesto; conciossiachè l’ar- ticolo 26° della legge 10 agosto 1862 vuole che gli additamenti di decimo e di se- sto siano preceduti da nuovi manifesti, oggi detti bandi, i quali devono ripetersi dove sia luogo a subastazione in grado di aumento. È ciò ben ragionevole, percioc- ché le offerte in grado di anmento producono lo effetto di doversi procedere a nuovi incanti, i quali traggono la necessaria conseguenza di doversi eseguire quanto è pre- scritto nell’art. 681° del codice di proc. civ. tranne il termine di cui è parola nel- l’ultimo capoverso di esso art. 681°, al quale vuolsi sostituire l’altro speciale del- l’art. 26° della legge 10 agosto 1862. ato « 2° ()uesito — Quanto è il tempo che deve necessariamente passare dalla pubblicazione ed affissione del bando alla subasta? « Se l’art. 26° della legge 10 agosto 1862 rinvia alle formalità prescritte per la vendita de’ beni immobili de’ minori è necessaria conseguenza doversi adottare il termine di 10 giorni indicato nell’art. 827° della procedura civile, articolo che fa parte della sezione in cui è detto della vendita degl’immobili dei minori, e non quello di giorni 30 stabilito nell’art. 668° per l’espropriazione forzata. e Relativamente poi al deposito l'art. 827° rinvia all'art. 669°, e in quest’ultimo è prescritto che le inserzioni vanno giustificate colla presentazione de’ giornali, da consegnarsi infra tre giorni nella cancelleria, «È soluzione dunque del 2° quesito che la distanza della pubblicazione ed affis- sione alla celebrazione dell’asta, giusta le spiegazioni date dal Sopraintendente nella ricordata sua circolare, dev'essere quella di 10 giorni, e gli esemplari del giornale, ove si fa la pubblicazione e il processo verbale dell'affissione devono essere deposi- tati entro tre giorni nella cancelleria, « 3° Quesito. — Deve l'offerente aver depositato în denaro nella cancelleria a’ termini dell'art. 672° alinea 3° lo importare approssimativo delle spese dell’incanto del- l’enfiteusi e della relativa trascrizione, e devono perciò tali spese stabilirsi nel bando? « Poichè la quistione in quanto concerne le spese del registro venne risoluta dalla ministeriale del 29 settembre 1864, bisogna quanto al resto considerare l'art, 26° della Iegge 10 agosto 1862 vuole che per la censuazione de’ beni ecclesiastici se- guansi le formalità prescritte per la vendita dei beni immobili de’ minori, « L'art. 831° del codice di procedura civile stabilisce che per la vendita di tali beni debbono osservarsi le disposizioni de’ varii articoli che parlano dell’espropria- zione forzata ai quali rinvia, e tra questi evvi l’art. 672°, di cui è sanzione dovere DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 211 qualunque offerente aver depositato in denaro nella cancelleria l’importare appros- simativo delle spese dell’incanto, della vendita e relativa trascrizione nella somma stabilita nel bando. « E non è a ritenersi che l’art. 46° del regolamento 26 marzo 1863 contenga una disposizione contraria a quella del 2° capoverso dell’ art. 672° stante che essi ac- cennano a due cose distinte e diverse. : Quest'ultimo riguarda il deposito dell’importare approssimativo delle spese d’in- canto che debbesi fare in cancelleria da chiunque intenda essere ammesso ad offe- rire, mentre che l’art. 46° del regolamento parla della liquidazione diffinitiva e del- l'integrale pagamento di tali spese. — Il primo accenna il caso, in cui non si è an- cor fatta l’aggiudicazione, il secondo è quello in cui l'aggiudicazione è già fatto com- piuto. L’uno vuole che per essere ammesso ad offerire si depositi l'ammontare appros- simativo delle spese d’incanto, l’altro richiede che eseguita già l’aggiudicazione, si faccia la liquidazione diffinitiva di tali spese, c non si consegni il verbale dell’ag- giudicazione al nuovo enfiteuta, se prima costui non abbia soddisfatto tali spese. « Lo stesso dicasi quanto alle spese di trascrizione. Ed in vero, il ricordato ar- ticolo 672° nel suo secondo capoverso dice: qualunque offerente deve aver deposi- tato l’importare approssimativo delle spese della vendita e relativa trascrizione nella somma stabilita nel bando. E se è dunque vero che l’esecuzione dell’art. 672° venga imposta dall’art. 26 della legge 10 agosto 1862, conseguenza ne è che l’of- ferente debbe, oltre alle spese approssimative dell’incanto, depositare anche quelle della trascrizione. Nè vale il sostenere che il deposito di tali spese non sia neces- sario, perchè la legge 10 agosto 1862 non l’abbia ordinato come necessario. La ne- cessità della trascrizione non vuolsi ricercare nella lesge speciale sulla censuazione degl’immobili rurali ecclesiastici, ma nella legge generale che riguarda la trasmis- sione della proprietà, cioè nel Codice civile, « La legge 10 agosto non parlò di trascrizione, perchè quando essa fu sancita forse dubitavasi che fosse in Sicilia la trascrizione assolutamente necessaria per dirsi la proprietà trasferita in quanto a’ terzi, ma da che il novello Codice del Re- gno d’Italia, facendo sull’obbietto una felice innovazione al Codice del 1819, stabili la necessità della trascrizione pei trasferimenti della proprietà degl’immobili a qua- lunque siasi titolo, fosse pure gratuito od oneroso (art. 1832°), sancì nell’ art. 1342° che i trasferimenti di proprietà nou trascritti non hanno alcun effetto riguardo ai terzi che a qualunque titolo avessero acquistato legalmente conservando dritti sul- l’immobile, o che all'incontro seguita la trascrizione, non può avere effetto contro l'acquirente alcuna trascrizione ed inserzione di dritti acquistati verso il precedente proprietario, quantunque l’acquisto risalga al tempo anteriore al titolo prescritto, la trascrizione della sentenza di aggiudicazione per la quale si attua la concessione en- fiteutica dei fondi rurali ecclesiastici è necessità di legge. « Pertanto questo terzo quesito va risoluto nel senso di dovere qualunque offe- rente accompaguare la sua offerta del deposito nella cancelleria dell’importare appros- 212 STORIA DELLA ENFITEUSI simativo delle spese dell’incanto, della vendita e della relativa trascrizione, in quella somma che sarà sul bando indicata giusta il 2° capoverso del num. 672 della Pro- cedura civile, « 4° Quesito. — Deve l'offerente a termini dell'art. 672° capoverso 3° e 4° aver de- positato in denaro o in rendita sul debito pubblico dello Stato al portatore èl decimo della rendita ch'egli offerisce, salvo ne sia stato dispensato dal Presidente del Tribunale, o dall'ufficiale delegato per l'asta, secondo l'art. S31°? « L'importanza di un tal quesito, dalla cui soluzione dipende attingersi o no lo scopo che la legge 10 agosto 1862 si prefisse, somministra serio argomento a con- siderare. « Il deposito di cui è parola nel 3° capoverso dell’art. 672 ha un prosieguo nel- l’art. 677. Quel deposito, poichè è deposito di prezzo, si ritira dal compratore giu- stificando avere integralmente soddisfatto il prezzo del fondo aggiudicatogli, e adem- piendo ie condizioni della vendita, « Nell’enfiteusi non ci ha prezzo. Se nella vendita, pagatosi il prezzo dal compra- ‘tore e fattosi dal venditore la tradizione del fondo, il contratto si termina e nulla rimane a fare; nell’enfiteusi all’incontro, compito il contratto, rimangono perpetua- mente in essere gli obblighi annualmente ricorrenti dell’enfiteuta sino all’infinito. Però sarebbe questa una cauzione che non avrebbe mai termine, perpetua, siccome per- petuo il contratto nel suo svolgimento. « Ma dov’ è questa legge che nell’ enfiteusi di fondi rurali ecclesiastici imponga questa cauzione? E se la legge non evvi, chi mai, tranne il potere legislativo, po- trebbe aggiungerla? D'altronde una legge che siffatto obbligo imponesse all’enfiteuta sarebbe sorgente di danni gravissimi, e tale da frustrare lo scopo cui mirò la legge 10 agosto 1862. « Essa allontanerebbe gli offerenti, non permettendo il loro interesse di sobbarcarsi ad una obbligazione così gravosa che durerebbe perpetuamente; allontanerebbe dalla censuazione i medii e piccoli agricoltori, i quali oltre alla possibilità di fare le spese d’incanto, della vendita, della trascrizione e del registro, possono avere un capi- tale per coltivare e migliorare le terre, e non un secondo per vincolarlo perpetua- mente come cauzione, distrarrebbe una parte non piccola de’ capitali degli agricol- tori, che affluirebbero a migliorare ed accrescere la produzione dei fondi rurali ec- clesiastici tolti alla manimorta, per impiegarsi e vincolarsi nella cauzione; annulle- rebbe i benefizii della subastazione, dando agio a pochi offerenti d’intendersela fra loro, e ad organizzare un monopolio a solo loro profitto. i « Per siffatte considerazioni questo Ministero a soluzione dell’esposto quesito av- visa potersi ritenere dispensato il primo offerente dall’ obbligo del succennato de- posito. DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 213 «5° Quesito — Pria che scada il termine di 15 giorni per l'asta in grado di de- cimo, e pria che scada l’altro egualmente per l'asta in grado di sesto, deve es- sere annunziata con un bando la detta scadenza di termine giusta l'art. 679, il quale nella specie è applicabile? « Per la ministeriale 31 gennaro 1866, num. 141, per la quale vennero espresse talune norme a seguirsi nell’applicazione del nuovo Codice di procedura alle for- malità delle subaste enfiteutiche, venne dichiarato il principio di doversi adottare la legge comune in ciò che dalla speciale legge 10 agosto 1862 non fosse stato con- tradetto, e viceversa seguire le eccezionali statuizioni di siffatta legge in quanto avesse voluto sabilire norme diverse, « L’art. 26° della legge suddetta esige che un manifesto o bando preceda la su- basta in grado di additamento, ma tace se debbasi annunziare con bando la sca- denza del termine legale. Ma poichè per tutt’altre formalità dalla legge 10 agosto non pretese eccezionalmente rinvia alle statuizioni della legge comune, e questa all'art. 679 impone anche obbligo al Cancelliere del Tribunale, ove l’aggiudicazione sia seguita, di far inserire nel giornale, o ne’ giornali in cui fu pubblicato il bando per l’incanto, il giorno in cui scade il termine per l’aumento, così è chiaro che deb- basi per bando annunziare la scadenza del termine per l’asta in grado di decimo, come in grado di sesto. « 6° Quesito, — La subasta enfiteutica dei beni ecclesiastici può delegarsi dal Tribunale ed a chi? « Le subaste debbono delegarsi o ad un Giudice del Tribunale, o ad un Cancelliere di Pretura, o ad un Notaro. — Siffatta delegazione è testo dell'art. 825°, col quale nella nuova Procedura civile s’inizia la sezione relativa alla vendita de’ beni immo- bili de’ minori, alla quale rinvia l’art. 26° della legge 10 agosto 1862. « 7° Quesito — A chi spetta far eseguire la pubblicazione e l'affissione de’ bandi? « Il bando che deve precedere l'aggiudicazione diffinitiva è prescritto dall’art. 827°, quindi se l'art. 825° dice potersi le subaste delegare, e l’art., 827° vuole il bando si faccia dall’uffiziale incaricato della vendita, e nel procedimento in ispecie dal de- legato per la subasta della censuazione, ragione vuole doversi ritenere che per cura dello stesso uffiziale si pubblichino od affiggano gli altri bandi che succedono le su- bastazioni in grado di additamento. « Si piacerà la S. V. accusare ricevuta della presente nota e dar notizia delle fatte comunicazioni. «Il che ho a grado di comunicare alla S. V. per sua opportuna intelligenza ed uso conveniente, « Pel Ministro « Firmato: CASTELLI » 214 STORIA DELLA ENFITEUSI (U), « Ministero delle Finanze. — Direzione Generale del Demanio e delle Tasse. — Num. d’ord. gen. 82067, div. 16487. — Risposta alla nota delli 30 luglio 1869. — Num. 2008. « Firenze, 4 settembre 1869. « Oggetto — Vendita de’ fondi non concessi ad enfiteusi. « Alla Sopraintendenza generale delle Commissioni enfiteutiche in Palermo. « Ritiene anche il sottoscritto che fra i due partiti proposti colla nota in mar- gine distinta conviene adottare di preferenza il primo, la vendita cioè dei fondi che non si sono potuti concedere in enfiteusi nè co’ triplici incanti, nè colle trattative private. « Cotesta Sopraintendenza generale pertanto è pregata di promuovere una delibe- razione dalle Commissioni enfiteutiche che dichiari non più soggetti alla legge 10 agosto 1862 i fondi di cuì sopra, e poscia di rimettere copia della deliberazione stessa alla Direzione demaniale, nel cui compartimento sono posti i fondi, per le opportune disposizioni di vendita secondo le norme tracciate dalla legge 15 agosto 1867. « Il sottoscritto gradirà un cenno di risposta sull’eseguimento della presente. « Per il Direttore Generale « Firmato: Seark. » ‘ (V), « IZ Num. 1783 della Raccolta Ufficiale delle leggi e de’ decreti del Regno d’Italia contiene il seguente decreto : « Vittorio Emanuele II per Grazia di Dio e per volontà della Nazione Re d’Italia, « Veduto il Decreto del Prodittatore di Sicilia del 4 ottobre 1860, col quale, mentre si abolirono le decime personali, si dichiararono redimibili tutte le prestazioni do- vute agli enti morali ecclesiastici facendosene la conversione in danaro se vanno soddisfatte in derrate. « Veduto il regolamento 18 ottobre 1860, col quale in esecuzione del decreto Pro- dittatoriale succitato si segnarono le norme per la conversione in denaro delle pre- stazioni avanti accennate; « Considerato che affine di agevolare l’eseguimento del decreto e regolamento sud- detti, è conveniente che la Giunta istituita per dar opera alla conversione delle prestazioni di cui trattasi risegga in ogni Capoluogo di circondario ed è necessario sieno fatte altre modificazioni allo stesso regolamento; i « Sulla proposta del Nostro Guardasigilli, Ministro di Grazia e Giustizia e dei Culti, « Abbiamo ordinato ed ordiniamo:. 1 « Art. 1. In Sicilia le otteune, le decime, le vigesime, i censi, i canoni ed altre prestazioni variabili od invariabili dovute in derrate ad enti morali ecclesiastici, DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 215 dovranno essere convertite in annua prestazione redimibile in danaro in forza del Decreto Dittatoriale 4 ottobre 1860, anche quando i debitori non prescelgano di e- seguirne tosto l’affrancamento a norma della legge 24 gennaro 1864, num, 1636, « Il prezzo delle suddette prestazioni, affine di effettnarne la conversione in da- naro, sarà determinato giusta il disposto dai due ultimi alinea dell’art. 6° della legge sovracitata. « Art, 2, Le attribuzioni affidate dal Decreto Dittatoriale 4 ottobre 1860 ad una special Giunta residente in Palermo, saranno esercitate in ciascun Capoluogo di cir- condario dalle Commissioni ivi istituite dalla legge 10 agosto 1862, num. 743, e Art. 3. Il termine stabilito dall’art. 1° del regolamento 18 ottobre 1860 annesso al Decreto Dittatoriale 4 ottobre stesso anno per la consegna a farsi dagli enti mo- rali creditori, è rinnovato e decorrerà dalla promulgazione del presente regolamento. « Art. 4. Potranno i debitori in qualunque tempo fare la dichiarazione al Pre- fetto e Sotto Prefetto, od alla Commissione circondariale, delle prestazioni da essi do- vute e domandarne la conversione, « Art. 5. La pubblicazione accennata nell’articolo 5° del regolamento avanti indi- cato si farà nel Giornale Ufficiale della Provincia in cui sono situati i beni, ed in difetto nel Giornale Ufficiale che si pubblica in Palermo, « Ordiniamo che il presente Decreto, munito del Sigillo dello Stato, sia inserto nella Raccolta ufficiale delle Leggi e dei Decreti del Regno d’Italia, mandando a chiun- que spetti di osservarlo e di farlo osservare. « Dato a Torino addi 19 maggio 1864. « Firmato: Virrorio EMANUELE « G. Pisanelli, » (X). « Num, 228. Decreto col quale si aboliscono le decime personali, si dichia- rano redimibili tutte le prestazioni dovute agli enti morali ecclesiastici, facen- dosene la conversione in denaro se vanno soddisfatte in derrate. —È seguito dal regolamento. «4 ottobre 1860. « In nome di S. M, Vittorio Emanuele Re d’Italia, « Il Prodittatore in virtù dell’autorità a lui delegata, « Considerando che la Sicilia è un paese eminentemente agricola, e che di con- seguenza uno dei mezzi più efficaci onde avviarla a quell’ alto grado di economica prosperità, di cui Dio e la natura l’han fatta capace, quello si è di svincolarne la proprietà fondiaria; « Considerando che una parte non piccola del suo fertilissimo contado ritrovasi soggetta a svariatissime prestazioni, dovute ai corpi morali ecclesiastici sotto i nomi di ottene, decime, vigesime, censi, canoni e simili, e che prestazioni siffatte lo sono per lo più in generi; 216 STORIA DELLA ENFITEUSI « Volendo preparare l’affrancamento di tali proprietà territoriali, senza recarsi il minimo detrimento alla Chiesa, anzi avvantaggiandola con assicurarle il godimento de’ suoi attuali redditi, e preservarla inoltre dalle spese di amministrazione e da tutte le eventualità, a cui la sobbarcano la sterilità dei ricolti, la malafede dei de- bitori, la negligenza dei suoi preposti e la variabilità dei prezzi delle derrate; « Sulla proposizione de’ Segretarii di Stato della Giustizia, delle Finanze e del Culto; « Udito il Consiglio de’ Segretarii di Stato; e Decreta e promulga: « Art. 1. Le decime personali sono abolite. « Art, 2, Le ottene, le decime, le vigesime, i censi, i canoni, e tutt’altre presta- - zioni variabili ed invariabili, che sino al presente si riscuotono dagli enti morali ecclesiastici, sono dichiarate redimibili al 5 per cento. « Art, 3. Quelle tra esse prestazioni che vanno soddisfatte in derrate, prima che ne segua la reluizione, saranno convertite in danaro, « Art. 4. I debitori che vorranno esercitare il dritto di affrancazione, non potranno altrimenti farlo che impiegando il capitale corrispondente all’annua prestazione iorda di ritenuta nell’acquisto di rendite di egnal valore, inscritte nel Gran Libro del De- bito pubblico della Sicilia, da intestarsi a favore dell’ ente morale ecclesiastico, a cui apparteneva la prestazione reluita; e l’affrancamento si avrà allora per compiuto, quando il debitore ne avrà offerto al rappresentaute legittimo dell’ente creditore lo analogo certificato a firma del Direttore generale del Gran Libro; ed in caso di ri- fiuto, dal momento in cui di questo certificato ne sarà stato fatto legale deposito. « Art, 5. È istituita una Giunta: per dare opera alla conversione delle prestazioni di cui trattasi. La medesima sarà composta dai signori Francesco Calcagno, Consi- gliere della Corte Suprema di Giustizia con le funzioni di Avvocato Generale, da Pre- sidente; Salvatore De Luca, Giudice di Gran Corte civile, destinato a servire nella stessa Corte suprema; e Nicolò Musmeci, Giudice di Gran Corte criminale, destinato a servire presso la Gran Corte civile di Palermo, « Art. 6. Il modo di procedere, la forma degli atti da compilarsi e la loro effi- cacia legale, saranno determinate da un apposito regolamento. « Ordina che il presente decreto, munito del Sigillo dello Stato, sia inserto nella Raccolta degli Atti del Governo, mandando a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare. « Palermo, 4 ottobre 1860. « Il Prodittatore « Firmato: MorpINI « Il Segretario di Stato della Giustizia : Scrofan: — Il Segretario di Stato della Fi- nanza: D. Peranni — Il Segretario di Stato del Culto: Gr. Ugdulena. DEI TERRENI ECCLESIASTICI DI SICILIA 217 (Y). « Regolamento per la conversione in denaro delle prestazioni dovute in generi ai corpi morali ecclesiastici. - « Art. 1° Fra tre mesi dalla pubblicazione del presente regolamento gli Arcive- scovi, i Vescovi, i Priori, gli Abati, e tutti in generale i titolari de’ beneficii ec- clesiastici con cura di anime o senza, in sede piena, il Direttore generale dei Rami e Dritti Diversi per le Prelature ed i benefici ecclesiastici in sede vacante, le Depu- tazioni delle Maramme, gli Amministratori delle Chiese parrocchiali, ed altre quali sì fossero, e finalmente i Superiori di tutti i singoli conventi e monisteri, nessuno eccettuato, dovranno consegnare all’ Intendente del rispettivo circondario una lista di tuite le ottene, decime, vigesime, escluse le personali, perchè già abolite, non che censi, canoni, e tutte altre prestazioni dovute annualmente in generi al corpo mo- rale ecclesiastico da ciascuno di essi rappresentato o amministrato, accompagnan- dola, quanto alle prestazioni variabili, con le perizie debitamente approvate, su la cui base furono riscosse dal 1850 al corrente anno 1860, e quanto a tutt’altre pre- stazioni, coi corrispondenti titoli e documenti. « Art. 2° Le liste da presentarsi in forza del precedente articolo dovranno indi- care: « 1, Il numero d’ordine. « 2, Il nome, il cognome, e il domicilio del debitore, « 3. Il nome ed il sito del fondo, sul quale è dovuta la prestazione, «4, La qualità e la quantità della prestazione medesima. « 5. Tutte quelle osservazioni che saranno stimate opportune. « Art. 3° Ciascuno degì’ Intevdenti, tra un mese dal di in cui gli sarà stata pre- sentata la lista, richiamerà dalle Cancellerie de’ Municipii, ove il debitore è tenuto a consegnare la prestazione, i corrispondenti certificati delle assise imposte nel corso dell’ultimo decennio dagli aboliti Decurionati, e riunendo questi documenti alla li- sta, ne farà sollecito invio alla Giunta, che col decreto dei 4 del corrente mese è stata incaricata di dare opera alla conversione, « Art, 4° Sc nel trimestre assegnato ai corpi morali ecclesiastici per eseguire la presentazione delle liste, i medesimi omettessero questo lor dovere, o le presentas- sero sfornite dei documenti prescritti, le prestazioni dovute all’inadempiente reste- ranno di pieno dritto sospese, salvo qualche raro caso d'eccezione, in cui la Giunta per validi e ben ponderati motivi avesse a giudicare opportuno di assegnar loro un nuovo e perentorio termine che non potrà mai esser maggiore di due mesi, « Art, 5° La Giunta, a misura che perverranno le liste anzidette, ne ordinerà la pubblicazione per via di un editto da affiggersi per quindici giorni a cura dei Sin- daci rispettivi nei comuni, ove sono domiciliati i debitori, alle porte delle case mu- nicipali, bastando pei debitori, il domicilio dei quali fosse ignoto, che l’editto venga inserito nel Giornale Officiale della Sicilia, Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. VII. Parte II. 28 218 STORIA DELLA ENFITEUSI « Con l’editto medesimo i debitori, e gli amministratori o rappresentanti legittimi dei corpi morali ecclesiastici, saranno intimati a presentarsi alla Giunta, o perso- nalmente, o per mezzo di procuratori speciali tra due mesi improrogabili, da cor- rere pei corpi morali ecclesiastici e pei debitori il cui domicilio è conosciuto dal decimosesto giorno dalla data dell’affissione, e per gli altri debitori dal quinto giorno dalla data del giornale, salvi i termini stabiliti dalle leggi di procedura civile per coloro che si ritrovassero assenti dalla Sicilia. « Art. 6° Nel termine consecutivo di altri due mesi, la Giunta ritenendo da un lato le prestazioni fisse in conformità dell’annuo ammontare lordo di esse, e quanto alle variabili traendone la media dalle perizie decennali, coacerverà dall’altro le as- sise corrispondenti, e su questi dati sicuri procederà alla conversione, e ne sten- derà verbale, il quale considerato come un atto di pura e semplice conversione, avrà sotto questo solo riguardo la forza di cosa giudicata e tutti i privilegi di titolo au- tentico ed esecutivo, « Art. 7° Se le parti interessate saranno presenti, la Giunta le inviterà a soscri- vere il verbale. In. caso di loro assenza, o diniego, basterà che ne faccia menzione, « Art. 8° La non comparsa degl’ interessati non sarà mai di ostacolo alla conver- sione, né il corrispondente verbale potrà essere impugnato in linea di opposizione, o altrimenti. Solo resteranno salve alle parti le azioni e l’ eccezioni che potevano loro competere tanto in petitorio, quanto nel possessorio, in ordine alla prestazione prima che fosse stata convertita, da sperimentarle innanti i magistrati competenti, « Art. 9° La Giunta terrà le sue sedute nel locale della Direzione generale dei Rami e Dritti diversi. Sarà suo Segretario cancelliere il Capo del 1° officio della Di- rezione medesima, e il Direttore generale avrà cura di destinare ad assisterla quel numero degl’impiegati di sua dipendenza che gli verrà richiesto, e le fornirà inol- tre, sul suo fondo mensuale pei gasti, tutti quei generi di scrittoio di cui gli verrà fatta dimanda. « Art. 10° I verbali di conversione saranno stesi in cinque originali, uno dei quali sarà consegnato al Direttore generale dei Rami e Dritti Diversi, un altro al Rappre- sentante del corpo morale interessato, il terzo al debitore della prestazione, il quarto al Governo, e l’ultimo sarà conservato nella Segreteria della Giunta. « Palermo, 18 ottobre 1860. « Approvato : Morpini « Il Segretario di Stato della Giustizia « Scrofani, » (continua) UN QUESITO SULLA STATISTICA CIVILE PER GAETANO VANNESCHI. (Discorso letto alla Società di Scienze Naturali ed Economiche nella tornata del 29 gennaro 1871). I. Presento alla Società, della quale ho l’onore di far parte, un quesito sulla Stati- stica civile, che tuttavia non ha avuto una soluzione comunemente accettata, Egli è quest’esso: « Quale sia veramente la definizione della Statistica civile, per rinvenirne il campo e tracciarne i limiti? » Gli scrittori stranieri ed italiani hanno dato le seguenti. La lista ne è ben lunga; ma io non farò che accennarle, con qualche osservazione, conchiudendo con un mio particolare avviso, che sommetto alla Società. Ecco la lista, nella quale premett@il nome dell’antore. 1. Achenwall. — La Statistica è la cognizione profonda della situazione rispettiva e comparativa di ciascuno Stato, L’ Autore quindi fa derivare la parola Statistica dalla parola Stato, e ne fa una scienza dello Stato. Per situazione rispettiva par che intenda il movimento e le forze di un singolo Stato in senso assoluto; per situa- zione comparativa il confronto di questo movimento e di queste forze in uno Stato, in sè stesso e ne’ varii periodi della sua esistenza, o col movimento o con le forze di un altro Stato, o di altri in un’epoca determinata, 2. Heuschling. — La parola Statistica trae la sua origine etimologica dal sostan- tivo latino status, preso in doppio senso: d’una parte status situazione ; dall’altra status scilicet-civilis respublica, stato sociale, stato politico. Per conseguenza la pa- rola Statistica significa, secondo la sua etimologia, situazione dello Stato, e per esten- sione, conoscenza di questa situazione; conoscenza dello stato, come. dicono gli Ale- manni Statistisk, Staatshunde, Staatenkunde, da Staat e Kunde, conoscenza, nozione, 220 UN QUESITO È una definizione logica. 3. Schloezer. — La Statistica ha per fine di far conoscere tutti gli oggetti di cui si compone la potenza di uno Stato, aggiungendo che la Statistica è la storia in ri- poso, e la Storia la statistica in movimento. Dalla prima parte di questa definizione chiaro risulta, che l’Autore seguendo l’idea di Achenwall, riguardo ‘alla situazione assoluta e rispettiva degli Stati, poichè in essa non si parla di si/uazione comparativa, volle con modo bizzarro ed ingegnoso fare una distinzione tra la Storia propriamente detta e la Statistica; ma a me sem- bra ch’egli non previde clie col suo modo di separarle venne ad assegnar loro gli stessi obbietti, con la sola differenza che alla Storia impresse una funzione dinamica, ed alla Statistica una funzione, direi, statica. Ognun vede Vinesattezza di questo pensiero: dappoichè la storia toglie a descri- vere tutt’ i fatti, che avvengono nel mondo o in una parte di esso, senza distinzione di specie; mentre la Statistica, come scienza dello Stato, preso in doppio senso, occu- pasi, a preferenza, della numerazione e descrizione del complesso degli elementi della società civile, ne’ suoi rapporti economico, morale e politico. 4, Sinclair. — La Statistica ha per fine di attestare la somma di felicità di cui goda una popolazione ed i mezzi di aumentarla, Questo Autore parlò di mezzi per ottenere il fine del miglioramento della condi- zione di un popolo, d’una nazione. Fece un passo di più: fece della Statistica, alla quale Achenwall e Schlòezer avevano assegnato un ufficio meramente descrittivo ed arido, una scienza operativa. Però, egli aprì un campo indefinito quando pretese che tutta la felicità di una popolazione potesse essere abbracciata dalla Statistica. Al- lora questa dovrebbe arrivare a conoscere gl’interni ed esterni godimenti degl’ in- dividui, per indagare quali cose gli rendano più o meno felici, e poscia addizionare aritmeticamente i singoli dati raccolti, e cavarne la somma del grado di felicità ge- nere. Singolare ipotesi, anche astrazion fatta dalla speciale natura dei godimenti ma- teriali e morali, che sono, generalmente parlando, relativi e non assoluti. Inoltre, io credo che in questo caso la Statistica riuscirebbe meglio ne’ suoi intenti. quando gingegnasse di riconoscere le piaghe che affliggessero l'umanità, piuttosto che i go- dimenti di lei, 5. Schubert. — La Statistica ha per oggetto di presentare la situazione attuale dei popoli civilizzati, sotto il rapporto della loro vita interna ed esterna, e delle loro rispettive relazioni. 6. Playfair, — La Statistica consiste in ricerche sulle materie politiche degli Stati, e la geografia non è che una parte della Statistica. Restringere l’ufficio della Statistica alle sole materie politiche è lo stesso che e- scluderne gli altri fini, cioè l’economico ed il morale : pensiero che mostra nel suo Autore una preoccupazione alla quale sacrificò la scienza, 7. Balbi. — La geografia politica si contenta de’ risultati generali, mentre la Sta- tistica ne viene alle particolarità. SULLA STATISTICA CIVILE 221 Come ben si vede, l'Autore assegnò lo stesso campo alle due discipline, indicando la prima come una sintesi e la seconda come un'analisi, Dunque per lui la Geografia e la Statistica, in sostanza, non sono che mere de- scrizioni, in forma diversa, della cosa stessa. Puossi conceder ciò per l’una, non per l’altra. La Statistica oltre all’ufficio di descrivere, ha quello di conoscere le cause del modo di essere degli uomini e delle cose, o di suggerire i mezzi d’ immoglia- mento delle condizioni degli Stati. È questo il motivo per eni si è detto, che la Sta- tistica è una scienza sui generis, mentre la Geografia è mera arte. 8. Guerry. — La Statistica consiste nella enumerazione metodica di elementi va- riabili, con determinazione delle medie, escludendo la Geografia e le descrizioni, Qui par che spunti il principio matematico, che. appresso si vedrà accolto da al- tri scrittori, i quali lo ridussero a sistema, in antitesi allo storico, abbracciato da altri alla lor volta. Questi due principii, io credo, che possano concorrere a vicenda allo scopo della Statistica, senza che l’uno escluda l’altro. 9. Guillard. — La Statistica è la scienza che si compone di tutte le osservazioni suscettibili di essere ridotti in termini medii espressi in numeri, Ecco il principio matematico proclamato ad alta voce e senza restrizioni, 10. Peuchet. — La Statistica, abbandonando il linguaggio dei numeri di difficile in- tellisenza, si attiene ne’ suoi lavori al discorso descrittivo comune. Qual contraddizione tra il Guillard ed il Penchet! 11. Dufau — La Statistica è la scienza ehe insegna a dedurre, da termini nume- rici analoghi, le leggi della suecessicne dei fatti sociali, Questa definizione, per lo meno, fa aperto il senso logico della scuola matematica, 12. Moreau de Jonnès, — La Statistica è la scienza dei fatti sociali, espressi in termini numerici, 13. Garniîer venne nella stessa sentenza, 14, Racioppi. — La Statistica è lo schema metodico di tutte quelle manifestazioni della sociale attività, che essendo capaci di quantità possono esprimersi in numeri» Moreau de Jonnés, Garnier e Racioppi, come si vede, seguono la scuola matema- tica, Il Racioppi, però, ha il vantaggio sopra gli altri due, di determinare, cioè, a suo modo, come si tratti di quartità e non di qualità, mentre quelli non lasciano intravedere questa distinzione. Ma in qual maniera si possono apprezzare le sociali manifestazioni, senza conoscerne la qualità? Poche cose buone potranno avere mag- gior valore di molte cose cattive! 15. Napolcone I. — La Statistica è il budget delle cose. Il grande imperatore volle pur esso dir la sua parola su tale argomento. Per esso la Statistica sarebbe un’arle eclettica, in tutta l’estensione del motto. La società civile sarebbe una grande con- tabilità, nella quale dovrebbe figurare lo stato attivo e passivo di ogni cosa suscet- tibile di risultati analoghi. Bisogna convenire che vi sia dell'ingegno in questo suo modo di vedere, 222 UN QUESITO 16. Legoyt. — La Statistica è l’arsenale delle scienze economiche. Questa definizione non è certamente degna del direttore della Statistica ufficiale francese, d’un uomo infine che ha dritto alla stima comune, per le molte opere pra- tiche pubblicate sulla Francia. Ma, astrazion fatta dell’ uso improprio della parola arsenale, è egli accettabile la esclusione delle scienze morali e politiche, nel senso della Statistica? 17. Lavolée.— La Statistica è l’ausiliaria indispensabile di tutte le scienze; è la luce che rischiara tutti i problemi. L’Autore non isdegnò da un canto di togliere alla Statistica ogni autonomia, e di farne invece l’ancella di tutte le scienze. Siffatto concetto è per altro erroneo, giac- chè se si possano in esso concetto includere le scienze di osservazione, non lo si può per le speculative. 18. Dupin. — Per conoscere la poteaza delle nazioni fa d’ uopo attingerla dalle loro forze produttive, delle descrizioni delle quali deve incaricarsi la Statistica, Dupin aveva rinvenuto la scienza non ancora ben definita: egli voleva sovvenirla logicamente assegnandovi, è vero, il campo della potenza delle nazioni; ma restrin- gendone nel tempo stesso l’espressione alle sole forze produttive, non accennò che ad una parte della scienza, se però non voglia credersi, come osserva il Romagnosi, che per forze produttive non avesse inteso il complesso degli elementi tutti che com- pongono la civiltà degli Stati, 19, Quetelet. — La Statistica si occupa di uno Stato, per un periodo determinato; non riunisce che gli elementi, i quali appartengono alla vita degli Stati, procura di render comparabili tutt'ì fatti che possano registrarsi, L'opinione del principe viveute della scienza, della quale qui è motto, reca un gran peso nella bilancia della questione. Però , egli, lasciò indefinita la teoria dei fatti, quali costituiscano veramente la vita degli Stati, E qui mi sia permesso di rapportare come nella Comissione centrale della Stati- stica del Belgio siasi discussa siffatta questione. Quivi il signor Malon, a 6 ottobre 1841, depose una proposizione tendente a non racchiudersi nel quadro de’ lavori da eseguirsi per cura del governo, che i fatti suscettibili di essere tradotti in cifre e tutt'altri che non offrano nulla d’ipotetico, escludendo quelli che appartengano più particolarmente alla Statistica descrittiva. Il signor Quetelet emise in proposito l’o- pinione, che convenga di fare entrare nel quadro della Statistica tutt’i fatti sociali a qualunque ordine che essi appartengano, qualunque sia la forma sotto la quale si presentino. I signori Perrot e Visschers parlarono nello stesso senso. Il signor Dupec- tiaux, relatore, diede spiegazioni sulla maniera con cui una sotto-commissione aveva ravvisato la missione della Statistica: sotto il punto di vista scientifico, essa aveva creduto di dover abbracciare tutti fatti sociali, secondo l’idea del signor Quetelet, ma sotto il rapporto amministrativo, il quadro non comprenderebbe che ciò che fosse suscettibile di essere constatato dal governo. Dopo queste spiegazioni, il signor Ma- lou dichiarò di ritirare la sua proposizione. SULLA STATISTICA CIVILE 223 Or qui sorgono due ordini di Statistica, cioè, lo scientifico e amministrativo; sistema per altro riconosciuto, e già ammesso in Belgio; ed in effetto della Statistica scienti- fica è presidente il Quetelet, e della amministrativa è direttore l' Heuschling, Que- sto sistema ha la sua ragione d’esistere, rappresentando l'una la teoria, e l’altra la pratica. 20. Remer. — La Statistica è la scienza della costituzione di uno Stato, 21. Mannert, — La Statistica è l’esposizione delle forze dello Stato, Di queste dune ultime definizioni Ja prima è erronea, la seconda è troppo astratta. 22. Schnabel. — La Statistica è l’esposizione scientifica di ciò che esiste, per ser- vire allo scopo del Governo, Qui osservo, che se la Statistica possa servire allo scopo del Governo, certo che può anche essere utile ai privati, là dove specialmente l’iniziativa privata sia pro- clamata come un principio salutare, siccome p. es. in Inghilterra: d’altronde avrebbe limiti relativi ai bisogni del governo, 23. Hassel. — La Statistica è l’esposizione scientifica degli Stati, giusta la loro con- dizione e l’interna cd esterna attività. Quest’Autore segue la tracce dello Schurbert, come al numero 5 di questa lista, 24, Nardi. — La Statistica è la scienza, che insegna a ricercare e ad esporre si- stematicamente le condizioni presenti dello Stato. Tale definizione è pure alquanto astratta. 25, Cagnazzi. — La Statistica è la perfetta conoscenza dello stato attuale delle cose, che risguardano il benessere della società e dei suoi componenti. Siffatta definizione è più concreta della precedente; ma essa non ci dice in che consista il benessere della società. 26. Gioia. — La Statistica è destinata a descrivere tutti gli oggetti in ragione delle loro qualità. Essa deve descrivere a preferenza gli oggetti relativi alla sussi- stenza degl’individui, cioè, alla produzione, al compartimento ed al consumo delle pubbliche ricchezze. Che a fine di descrivere siffatti oggetti è obbligata a prender nota di tutto ciò che nel mondo fisico e morale influisce in un modo qualunque su- gl’individui medesimi, Non occorrono spiegazioni per ravvisare l’immensità di questo principio rispetto agli oggetti che la Statistica dovrebbe aver cura di descrivere. Taluni scrittori im- pertanto hanno creduto che in questi termini la scienza perda la parte più nobile del suo ufficio, quella appunto di svolgere i fenomeni della vita sociale, per ricer- carne il concetto del suo buono o cattivo stato, e le ragioni in bene ed in male, che vi abbiano influito sia direttamente sia indirettamente. Ma io non do la mala voce al rinomato Autore di non avere, cioè, conosciuto questa verità; poichè egli stesso addita la filosofia della Statistica come la cognizione ragionata delle norme generali per ricercare, dei principii per giudicare, degli usi a cui servono gli ele- menti relativi allo stato delle nazioni, 27. Say. — L'ufficio delle Statistiche è transitorio, anche supponendole eccellenti, 224 UN QUESITO cioè, veraci nel momento in cui furono distese, perchè non sono più tali nel mo- mento in cui vengano consultate; il loro oggetto, segue l'Autore, riguardar deve so- lamente le attualità non durevoli, ossia la menzione delle sole circostanze transito- rie, e sovente alterabili. L’illustre economista non assegnò con chiarezza e precisione il fine per cui le sta- tistiche si facciano, e nelle sue opere non seppe vedere, come fondamento di quelle, che la sola economia politica. Say non fu seguito da alcuno nè in Francia, nè al- trove; anzi quella che taluno chiamò sua scuola fu rigettata come falsa, specialmente in Italia, i 28. fomagnosi, — La Statistica è la esposizione dei modi di essere, e delle produ- zioni interessanti delle cose e degli uomini presso un dato popolo. Nell’alta mente del filosofo italiano questa fu ravvisata come una disciplina com- plessiva e generale, la quale non appagasi di notizie parziali e disgiunte, e com- prender deve gli elementi costanti ed i variabili, per rieavarsi il concetto dello stato economico, morale e politico di un dato popolo, ovvero il suo modo di sussistere, la sua operosità e cordialità, il suo grado di civile libertà e di sicurezza: tutti fini congeniti, che non potrebbero separarsi senza snaturarli, Tralascio qui di parlare della norma direttrice, per determinare gli oggetti da rintracciarsi per la formazione delle statistiche civili giusta lo stesso Romagnosi, Di ciò trattai a lungo ne’ miei poveri Elementi di Statistica, pubblicati nel 1859, 29. Ferrara. — La Statistica deve limitarsi allo studio degli effetti, che si risen- tono dagl’individui componenti un dato popolo: una buona statistica, egli dice, con- siste nel cercare e formulare i sommi fenomeni, in cui si possa leggere ad evidenza il compendio de’ beni e de’ mali individuali, Il Ferrara par che escluda ie cause degli effetti prodotti; ma ciò, secondo me, debbe intendersi quale un modo di operare, perchè dagli effetti possa risalirsi alle cause, 30. De Luca. — La Statistica è l'esposizione in quantità numeriche, ed in quadri o prospetti, dei modi di essere degli uomini e delle cose di un dato paese; è in sostanza la esposizione dello stato fisico, morale, economico e politico di un dato popolo. Risorge in questa definizione il principio matematico, combinato coll’idea di Ro- magnosi; meno per lo stato fisico, per cui l’autore si avvicina al Gioja, piuttosto che al Romagnosi, x 31. Maggiore-Perni. — La Statistica appartiene alle sociali discipline, è l’animato e prospettivo linguaggio del progresso sociale, cioè l’esposizione numerica degli stati naturali-umani e di rapporto in antitesi fra di loro e nella loro invariabilità e perpe- tuità di essere. Quindi il concetto principale è lo stato in antitesi; la materia: la natura, l’uomo, i loro rapporti. Ad ogni stato in antitesi, per i tre elementi che costituiscono la materia, corrisponde un’esposizione statistica, la quale abbraccia non solamente lo stato, ma i mezzi che concorrono e i risultati statistici, che sono gli effetti da cui SULLA STATISTICA CIVILE 225 risulta lo stato in antitesi, e da cui rilevasi se la natura e l’uomo nei loro rapporti siano nello stato di progresso o di regresso, di popolazione o di spopolazione, di ricchezza o di miseria, di malattia o di sanità, di dottrina o d’ignoranza, di servitù o di libertà, ecc. Questo concetto, viene a confermare 1’ altro del De Luca, ma si svolge più filosoficamente, e getta gran luce sul vero scopo della Statistica, II, Or fra queste divergenti definizioni io mi sono appigliato a quella del Romagnosi, come a guida di un mio particolare svolgimento; e per venirne a capo dettai al- l’uopo una definizione ne’ termini seguenti, cioè : l’ufficio della Statistica civile es- ser quello d’indicare il grado d’incivilimento in cui sì trovi un dato popolo, convi- vente in dato territorio ed in date circostanze, L’incivilimento, secondo ci apprende lo stesso illustre Autore, nella sua classica opera sull’Indole ed i fattori dello incivilimento (riducendo in epitome tutta la sua trattazione) risulta dalla competenza o dall’azione e reazione di due forze ignote: la natura esteriore e lo spirito umano, che producono un risultato indecomponibile, noto, percepito dalla coscienza. Questo risultato costituisce le idee, L’incivilimento si definisce quel modo di essere della vita di uno Stato, mercè del quale va effettuendo le condizioni di una culta e soddisfacente convivenza, Si dice modo di essere della vita di uno Stato, perchè i popoli nascono, crescono e muojono al pari degl’individui. Si dice va effettuando, perchè l’essenza della civiltà consiste nel movimento, per via del quale si progredisce. Si dice le condizioni di una culta e soddisfacente convivenza, perchè il fine del- l’incivilimento è conforme a quello della società. Il fine della società consiste nel reale perfezionamento e nella felice conservazione. Questo fine si attinge dallo incivilimento , per mezzo della culta e soddisfacente convivenza, L’incivilimento costa di tre elementi: dell'elemento morale 0 popolo, dell'elemento economico o territorio, dell'elemento politico o governo. Il primo riguarda le persone, il secondo le cose, il terzo la tutela delle persone e delle cose. L’incivilimento viene: Preparato e stimolato dalla natura; Ingerito ed avvalorato dalla religione; Radicato ed alimentato dall’agricoltura; Secondato e tutelato dal governo; Esteso e perfezionato dalla concorrenza; Consolidato e canonizzato dall’ opinione; Mantenuto e sanzionato dalla natura. Giornale di Seienze Nat. ed Econ. Vol. VII. Parte II. 29 226 UN QUESITO La natura prepara l’incivilimento, facendo gli uomini perfettibili, e lo stimola per mezzo dei bisogni che loro infonde. La religione ingerisce ed avvalora lo incivilimento, con la speranza e coi timori della vita futura; inculcando agli uomini a fare ciò che non avrebbero mai fatto senza questa speranza e questi timori. L’agricoltura radica l’incivilimento, legando gli uomini al suolo, e lo alimenta for- nendo i mezzi di sicura sussistenza. Ella, appagando i bisogni, che riguardano l’utile, sviluppa le tendenze relative al vero, al buono ed al hello, Il governo seconda l’incivilimento lasciando agire gli uomini e sgombrando gli osta- coli, che si oppongono al loro progresso; lo tutela difendendo la società dagl’individui che attentano alla di lei esistenza. i La concorrenza estende e perfeziona l’incivilimento, destando l’emulazione prediale, industriale, mercantile, letteraria, L'opinione lo consolida e canonizza, divulgando la necessità e l’utilità della sociale comunanza. Finalmente la natura lo mantiene, perchè se non fosse conforme alla natura, pe- rirebbe. L’incivilimento percorre quattro periodi dei Tesmoferi, dei Maggiorenti, delle città e delle nazioni, Nel primo governavano i sacerdoti, nel secondo i capi di tribù, nel terzo e nel quarto i principi o il popolo, o entrambi. Incontra due scogli la barbarie e la corruzione. Or io conseguentemente pensai che l’incivilimento in ultima analisi consista nella maggior soddisfazione dei legittimi bisogni e delle giuste esigenze dell’ umana spe- cie, e che è questa soddisfazione che la Statistica prende di mira, I bisogni legittimi e costanti dell’umana specie, sono, secondo io ho scritto, ed or rassegno a questa onorevole Società: I, La consociazione; II, La riproduzione; III, La sussistenza; IV. La conservazione; V. Il sapere; VI, Il sentire; VII, L'equa libertà e sicurezza. Il soddisfacimento di questi bisogni della vita umana, io credo, forma appunto il principio direttivo della Statistica; e fissa gli oggetti del suo studio poichè la conso- ciazione non può avverarsi senza il territorio, ed avverata forma la popolazione; la riproduzione fa emergere il movimento della popolazione; la sussistenza risponde allo stato economico; la conservazione allo stato sanitario; il sapere allo stato in- tellettuale ; il sentire allo stato morale; l’ equa libertà e sicurezza, allo stato po- litico: oggetti tutti di alto interesse sociale, connaturali ed omogenei nel punto di SULLA STATISTICA CIVILE 227 vista della Statistica, che senza riguardarli nella intrinseca loro natura, per sapere tutto ciò che in essi esiste, si limita a sceverare quelle parti estrinseche, che hanno una diretta influenza sull’incivilimento de’ popoli, il che sempre si risolve nella mi- glior soddisfazione de’ bisogni legittimi dell’umana specie, e nello appagamento delle giuste esigenze di lei, Or a questi bisogni ed a queste esigenze corrispondono, secondo me, le sette parti della Statistica, le quali sinteticamente enumerate e pur ridotte a sommi capi, sono le seguenti: I, Il territorio e la popolazione in numero; II. La popolazione nelle variazioni del numero; II, Lo stato economico; IV, Lo stato sanitario; V. Lo stato intellettuale; VI. Lo stato morale; VII. Lo stato politico. Gli umani bisogni, essendo invariabili e costanti nella loro rispettiva essenza, pos- sono essere più o meno soddisfatti in modi diversi; ma non mai cambiano di na- tura. Questo più o meno di soddisfazione è ciò che dà la misura del grado d’inci- vilimento di uno Stato, ed è esso appunto che forma il compito della Statistica. Ho detto che gli umani bisogni sono invariabili nella loro rispettiva essenza, va- riabili ne’ modi di soddisfazione. Valga un esempio, fra’ molti che se ne possano addurre, a chiarire l’argomento, L'uomo sente istintivamente il bisogno di comunicare con altro uomo, Egli soddi- sfa a questo bisogno, che è insito alla consociazione, primieramente nello stato di semplice natura, con emissioni vocali indeterminate, col gesto, e poscia con parole convenzionali, — Comincia un certo movimento di corrispondenza tra uomini, che non sono gli uni e gli altri presenti; s’inventano i segni meccanici, ovvero i geroglifici o la scrittura, che si tramandano da un punto all’altro d’una provincia, d’ un re- gno, di varî regni, di un punto all’altro del globo. — Osservate che il bisogno è sem- pre quello della comunicazione! — Ma la scrittura col crescere della civiltà trovò un libero ed immenso svolgimento nella stampa. — Il bisogno di comunicare fu più am- piamente soddisfatto, ma non cangiò natura! — Dall’altro canto avemmo bandiere e fiaccole sulle torri o altri segni convenzionali, per trasmettere il pensiero a certe di- stanze in ogni ora. Poi il telegrafo ad asta visuale; oggi il telegrafo elettrico ter- restre o sotto-marino: forse verrà un giorno in cui questo ultimo sorprendente ri- trovato della fisica sarà ecclissato da altro più stupendo e meno atteso. — Il biso- gno è, e sarà sempre lo stesso; il mezzo di soddisfarlo solamente ha variato e va- rierà indefinitivamente, per appagarlo più agevolmente, più rapidamente, e più di- lettevolmente! Dunque la Statistica ha un punto immutabile di partenza, per camminar pari passo coll’infinito corso dei varii modi di soddisfazione degli umani bisogni, esigenze e ten- 228 UN QUESITO denze, che vogliano chiamarsi; in una parola, per seguire il progresso dell’incivili- mento mondiale. Questa mia teoria fu accettata in Belgio dall’Heuschling, citata senza giudicarla da’ varî scrittori, fra cui il notissimo prof. Attilio Zuccagni-Orlandini; sollevò qual- che dubbio nella mente dell’egregio prof. Girolamo Boccardo, il quale nel suo Dizio- nario della economia politica e del commercio, così ne scrisse: «I fenomeni relativi alla popolazione sono per sè medesimi di tale e tanta im- portanza, che furonvi statisti i quali limitarono alla indagine di questi fenomeni quasi esclusivamente lo scopo della Statistica. Senza seguire esattamente questo me- todo un valente statistico italiano (son sue parole) il signor Gaetano Vanneschi, nei suoi Elementi di Statistica, prese la popolazione come il punto vbbiettivo del suo pregevole lavoro (ripeto le sue parole) facendovi convergere ogni altra ricerca. Laonde per lui la Statistica comprende sette distinte parti, cioè : il territorio e la popo- lazione in numero; la popolazione nelle variazioni del numero; lo stato economico; lo stato sanitario; lo stato intellettuale; lo stato morale ; e lo stato politico. — Noi (egli prosegue) non entreremo in una particolare discussione intorno a questo modo di considerare la Statistica, ed alla accennata sua partizione, Forse il fare della popolazione il centro a cui convergano, come altrettanti raggi, tutte le altre mate- rie della statistica, ha il vantaggio di dare alla scienza una più completa unità di sistema; forse ha l'inconveniente di obbligare a negligere ed a considerare troppo leggermente non pochi argomenti meritevoli di essere studiati a parte ed indipen- dentemente dalle loro relazioni con la popolazione. Ma quel che è certo si è, che nes- sun’altra parte della Statistica ha agli occhi del filosofo una importanza pareggia- bile a quella che alla popolazione appunto si riferisce. » Comunque cortesissime, a mio riguardo, sieno le parole dell’egregio scrittore, pure esse mi consigliano una giustificazione, innanzi al corpo scientifico del quale ho il pregio di far parte, ed al quale in questo momento rassegno le mie idee, sopra l’im- portante argomento della statistica civile. Permettetemi adunque questa giustifica- zione. Due illustri scrittori, già per me citati, Melchiorre Gioja e Giandomenico Roma- gnosi, hanno formato in Italia, può dirsi, due scuole diverse in fatto di Statistica; l'una che comincia dalle cose per venirne agli uomini, l’altra da questi per andare a quelle; l’una che vuol conoscere tutto ciò che esiste nelle cose, l’altra che ama di conoscerne quanto basti per lo scopo prefisso. Per esempio, il Gioja ha ammesso come parte integrante della Statistica lo stato fisico; il Romagnosi lo ha escluso come parte integrante, e lo ha incluso come parte affine. Gioja quindi nel suo trattato, che in- titola Filosofia della statistica, introduce il lettore nella località e spazio delle pro- duzioni e de’ consumi ossia topografia, cioè, terraquea, idraulica, atmosferica; alle quali cose fa seguire le variazioni nelle spese e ne’ lavori pubblici, ne’ regolamenti e nelle leggi per elementi topografici: Romagnosi nelle sue classiche Questioni sw- ordinamento delle Statistiche, dice di esservi veramente una topografia stati» SULLA STATISTICA CIVILE 229 stica, ma questa dovere avere un aspetto diverso da quelle delle geografie e geo- logie; non avere gli espositori delle Statistiche pensato che se la geologia, la bota- nica e la zoologia hanno il loro oggetto materiale comune colla Statistica, esse però hanno il loro oggetto logico e tecnico che le distingue e le qualifica o le simme- trizza in una data maniera; consistere ogni scienza nel conoscere ciò che vogliamo sapere nelle cose, e non nel conoscere tutto ciò che esiste nelle cose; questa di- stinzione, non conosciuta dagli statisti, aver gettato nei loro prospetti un aftastella- mento nocivo, nell’atto che ha fatto trasandare lo aspetto proficuo: conchiude che se nella geografia, nella geologia, nella botanica noi incominciamo dalla natura este- riore per venire alla mente dell’uomo, per lo contrario nella Statistica, noi dob- biamo incominciare dalle esigenze dell’uomo, per venire a’ mezzi di soddisfazione più o meno preparati e somministrati dalla natura. Ma pur troppo la scuola di Romagnosi non ha vinto l’altra del Gioja, chè questa invece è stata seguita dagli scienziati e dai pratici italiani, ed è stato molto se il Boccardo si è limitato ad esprimere soltanto un gentile. dubbio, pur convenendo, col suo talento non comune, dell’utilità di far convergere i raggi della sfera statistica sull'uomo, come a loro centro. Ciò che ho detto dello stato fisico, riparando sotto lo scudo dell’illustre Romagnosi, valga per ogni altro argomento affine alla Statistica. Conchiudo. Sulla questione generale dell'andamento delle Statistiche e della defi- nizione della materia i Congressi internazionali, che sonosi riuniti in Brusselle, Pa- rigi, Vienna, Londra, Berlino e Firenze, non hanno sparso alcuna luce sulla bisogna, avvegnachè la norma sovrana della Statistica civile, riconosciuta necessaria già dal Romagnosi, e cou essolui posteriormente dal Neuzinger, dal Quetelet, dall’ Heuschling, e da varii altri sommi scrittori, è stata sfuggita da’ detti Congressi, per la difficoltà di sciogliere i nodi complicati della questione. Quanto a me ritengo, come ho scritto in una Nota, relativa a’ Congressi stessi, che quando si mira ad un fine, la prima cosa a farsi sia quella di fissare con pre- cisione i caratteri distintivi di quello, perchè non lo si confonda con altri, ed il ri- manente non sia che una risultante logica di una giusta premessa. FINE DELLA PARTE II DEL VOL, VII, 1871. i COMUN gttus SUIVLIRE Zan anzi di - (N } N dl c I ad 1 WIVTAV L'HESSPATO 1114” I Vate pa" dI? LA CE «00 AO toto lisi da Ti si ri; g1OTA nisvodi s)20nf ami sata «rie tI edo tti 0% Gita minare dia) 71n12 olioD7 iNAffaojao 13 o107A nea wigoi “ A eg ilary 30540 lea emnatt. È ila oral i {Posnsd rigolunai al dI nin nia 0 desi) 1 | braun posa suini a anigoi Monte ato sb cao ps vvrsad i a eo Sio Fa presi dn pedata ngi fs piatt sal ii; arci ila d sd Rena lr 110) pila (ioni Barros RISx Mietto a p+Abia rara sele Latkstanibire d puigiatanit ani Pali AMG EEE dista legni ni0ia20 0007 votalezizàite na' gine vB Te vai agelineseot 0385) ditigfivo3) PP. ua “dro cotanr iii nda) ‘an Mita nidi alano cio và 0 Lori "edo fit nali avea’ al 1% x Giò Ri Mole DZ et Aia ni ‘Mligroio agi o.0 bea Ep lt dala tia agran ib, brr pile tpesel lavato a ME oa aert nt siiro. ifeptisiafim pone » 3 MISLORZI OI Cao ab dpi TI it Ligraicesdee S «di 03 (tori agata FTA NITTO ig itatagti 33 mitgiiote e. Lora etti ARDA 39% rain "atta ped; ui os parve > ibi f e PI f dei nera ire | (AMATE date Ta pica 3 3 Ù Lai È Pat soy È puntò Dial ii gr rate ol ki, it ipa (ja ftt adi at PARC LA ai o E RItNL n 0 î Ri Tr all DA 1 pi Er) FIONRE È. i iicasi Lit Frauenfelder Palermo Tit Frauenfelder Palermo. TAV. II Lit. Frauenfelder, Palermo \uit. l'rauenfelder, Palermo. TAV.V. Lit Fravenfelder, Palermo. Ing° Tacchini Agostino dis? Lit Frauenfelder. Palermo ECCLISSE TOTALE DI SOLI osservata alerranova il 22 Dicembre 1870 Dolo; 276 ‘ 306 Osservazioni di protube csolari faltal RO 13 MARZO 1871 IIhIl"P= 270°%a=33" 21 MARZD.1871 II 26" P=83°-92%a=1'12" 13 MARZO 1871 IIb 13" P=270%a=70. 13 MARZO 1871 I2h|O" P=270%a=70" 15 MARZO 1871 91-39" P=65%a= 46" 9 h m = o MARZO 1871 1230" P=120 Il MARZO 1871 120. 15 MARZ0 1871 9h 53" P=1l4%a=44" 15 MARZÒ 1871 1197" P=240% 2=82" 15 MARZO 1871 IIbII® P=245%a=30" IPROTUBERANZE SOLARI 15 MARZO 1871 II" 13" P=202%3=42" 17 MARZO 1871 Ir 35% P=342%a=120" 22 MARZO 1871 Ih20" È P=1BB0 2=54" 15 MARZO 1871 II» 20% P=270°a=20" ; 1 24 MARZO 1871 II 20" IB MARZO 1871 1545" P=342%a=|l2" P=114%a:36" ISMARZO 1871 II»30" P=8249a=77" ‘© 25MARZDI87I Ilb 30" P=228% a=77" IBMARZO 1871 10"59" P=240°%a=89" 19 MARZO 1871 10% 8" P=39°-51%a=55" 27 MARZO 1871 14 15" 27 MARZD 1971111379 P=2820a=36" RESPIRARE Ib MARZO 1871 1)r 12" P=281°-289%3=40" 21 MARZO 1871 10% P=6%a=63" 28 MARZO 1871 II» 45" P=3°-2103=30" D ISMARZO I971 II 15" P=276° 2=66" 24 MARZO 1871 12513" P=2790-297%a=1' 40" || 6 MARZO 1871 119257 P=29402=35" MARZO 1871 10438” P=18/a=44” | | | Ù | | 27 MARZO 18/1 12% 30% P=1I7°-|32%a=38" Macchini dis - . . . L ' à n 3 . - ù » . S " 5 x È . ° x 6 E bi ' S . x x ‘ a a . Cl N _ À A , î a Ò s È 1 t, - x Siri - . È x a . Par L ®.» » x, e Di È 3 È CERO ». 5 DELLI S c: Òi tI RE y i) sà . ad ved «GI i ‘ ARIA A “a TR be WORDS RE Seli IONI È Ù 0-20 O A sit 7/2 i SOA I} : i Ì € tp sedii cli 1704 è PALE CAI I] È Î Lt ‘Od 7, LI \Lteltrode ‘50 st =" (Alzi i L Peltrods 7 I af | | | i.| nn ss Li | S SURI S STES] S IS ti (Sla 3 NIES a US ì BINIE È È SES SI STAR SINSAR SUOLRIOR SIOE Ì bad = NJ 1 =i nani | Ì medii Plettrodi tb larghi Elettrodi CRE \ È ip: DD Cc 0 J5 = h9 I. Oachuwu. 2 228 234 240 _246 | LAUUNI DIA ne ine I. 'Caccel fermo da 5) Sa le wvalorio di (©) È Le alle a a, ceranze solari ) sservartoni di prolub O 294 300 306 na Oa f cl fermo da È DS fa (4 È È d DI atte al N. GG 1 18 solari f 150 e 14% TELA 138 Osservazioni di prolul u08=0 #H089-£0£9=d w77 48 TLST ONONIA72 u815® SoS6-Lo04=d wFé 48 TL8T ONONIA 07 ws 48 1.87 0ID9YN 02 a99=® Go89-0E9 =d wutî uz IL8T ONONIO #7 MELE o557005=d wEg 46 TLT ONANIO 07 wES 48 «0832 7059-8069 =d «07 064-0€4=d. wSE 49 TL8T ONANIO 02 u€6=® 018-054=d wSt 48 TL8T ONINII 02 o96— 079=d w8748 FLY ONANIA 07 u86=® 008-07/=d w6E48 TL8T ONINIO 07 «u8F® 059-0545=d w€6 48 TZ80 ONANII 07 IUYIOS IZNVYTERLOVE u8€=® €00]-0501=d u0ESE So0TT-S0501=d w6646 FL8T ONONII II w86 48 TZ8T ONANII IT n€6=® 0€07-a56=d wZ} 48 TL8T ONINII 77 «GI ® 097 d TL8T DIDOVINcT "06 =® oS6f-008T=4 w97407 TL8T T'ITUdYS 84 0 060-E07450=d w#7748 TL8T ONANII-+#7 16932 057-06E=d4 w0€48 I58I d'IIHdY 87 169 ® oil SET=d wE5401 FL8T ATIUdY S u00(=® o€0k-ohH"d w0%7 401 IL8} a'IIEHdY S OI u08=® 0156 -—097=d w048 TL8T ONONIO 12 AX ANI MSI 01629 2) A57U PP 0UNYIT TUVTOS FTZNVUNENI 0Hd MIOTUBERANZE SOLARI SF PALERMO 21 LUGLIO 1871-79» Bulletino del mese di Mlgosto 18TI. i O O N ERMO 21 LUGLIO 1871 810" P=68%-75° a-150" 8 LUGLIO 1871 P=1089-117° 2828” 23 LUGLIO 1871 8% P-5595-6B0 a=61" | 9 LUGLIO 1871 P=78° a-96% a db e d e 26 AGOSTO 1871 P=600 a-SUî gnam gnam c ) | ILLUGLIO1871 P-3489 a-84" I I Bho" gr 28” - b c F à D 3 LUGLIO 1871 823° P=1050-117° a=65" | | i De ar00 I i ITTUGLIO 1871 P=3060 2-53" 28AGOSTO 1811 P-609 9-39" 81457 23 AGOSTO 1971 P. 649 a=-93" 85107 RNA Frrntilelth I x reo alle i] SE PIEREOITO nell () IGN UTI gn. del Oservazionigdi protulleranze selartfatle al ROservatorio diTalermoda P Dacdini alta Pra “5 dina SEE el e Fa ZE deri Dar le te pit aria: Tit và Liìt Frauenfelder , Palermo ratto retti dra N lege Arai te A n {44 | 4150 | 456 | Immagini speltroscopiche del bordo;solare disegnatenel R.Osservatorio di Padoval'41 Dicembre1871 da.G Lorenzoni VO TIA LL Lett — TT. + L CS , Palermo. Faauenfelder lie XXIII HI lit Frauenfelder, Palermo Î I. STEREFUM SPECIOSUM. I.ARCIRIA PUNICEA. TAV. XXIV. L | Lit Frauenfelder, Palermo I.BOLETUS PANORMITANUS. II.B.AETNENSIS. TAV.XXV. bus,Wilrzburé. Lit. Frauentelder , Palermo TAV.XXVI. abus,Wurzburs Lit. Frauenfelder, Palermo CRSITI OUIIA]E q' Ip|apuoneIg JU] pre vai Lat OSSERVAZIONI DELLA RIGA f NELLO SPETTRO DEL BORDO SOLARE FATTE NEL R. OSSERVATORIO DI PADOVA Agosto 1871 Ottobre Novembre Dicembre 26 27 Di 30 7 24 E 25 28 29 30 ò 21 2 10 " 12 DPN l cele otrtrcsirtoom int SS 1 4 I 1 i i 1/40 DOSE CRCR ZIE TI TIENI ITA CISNZIV, 21 PIE III IO IO TII, UM III MII MI o=ovest. e=est, I=prino lonbo, I- secondo lembo. D PN- distanza polare nord. PROX p) " o) ) ; TeTù) Immagini di una Ilessa prolube Tala diseguale nel NR Orvcivalorio di Sadova, 1 RICdS ( | d du 25 Agosto 1871 da G.LORENZONI. è 6 Imm. ( VITTEITZA DI Imm. f Lmm. Iv. e) @/ XKOTENUZOVUU. 19L uglio 1871 dl NIN SA OM Ì un: AE gif (RR il [AEM] | SO 2 13 Agosto 1874 ERGONO I PZ PA 14 Agosto 18T1 Padova 2 | da pere È IO) N) ) va R,- i ma ni Le k wa a ‘ 5 roluberanze solari osde ivale a Jalcimo;OMoma e Uadova nel Luglio cdl Agosto ISTI da TOR cechi e fon 12 Luglio 1871 12 Luglio 1871 ‘°Kuglio187 È 18:Luglio18TL $ Luglio 18 me | sos | 260 |Uos0. | 120 ] toe Si “] “a = a = ] clio! 7 (8Luglio 1871 buglioli 18.luglio 1871 JOLuglio 1871 19tuglo 1871 == 1Otruglio IST1 19Luglio1871 sl | | a il I{ + | | | I BI: I 2 n] Si $120. È 5 Tr là 9.50, 20 9A 3 T | È (201 || 126 5 2 2 90. | 96 Lee 108 156 | 162 102. | 108. | 114 | 120. |\126 | 240 282 | 288) || 294 342 | 348 PATDON i 5 Falemo — ALI BR IRT ER IPO TOTI IR. VADA RI III ETTI INDICI TIE VIRSIONI ESSO CO, AAVITT ABOI OL- 00 AOOIDOL AEON Read LoL SSBIRILIIES: "ii POMODORI RIESI GEL EGR IRA Sin VA BREST x PISA | delli LESS ATTREMPL VERA ZIA atte MP}70987,4 \bxj A = Li “a = Roma a dillisidisi foi li ata al Laglio — AA n pi SEY Ù 2a ii E Tlermo Lume! a liti caldi I dsdtersadil scalo RO EEC MEAZZA IBPI N ESA OPP IT UN SOLI PANI ONORI O ENI A tt ERE ESSA PIU IA OPA DOGS IOMANNRA INR ETA TAI EEA GIA AI. ocsilie ge > SEZBTETO, © Len >» I Pa! FIGA or SEN Min lira rta BI SI f Delphi dh Sl dabo (rs (FECE FAIR (ODO UO ON NES 0 CESON I MV 7; siede Mies dirvi tici arri Ntriiirititini lesi Polli] Sai IRE. BRA dildo! — sd A rr til Airone Î\ fd PEPPE) FIERO ISS e, S | Re 2 | snc RR O I lr NA lezl PEA IE LOI 19 ER ESSI SALI DEDE AM esita a) Bitti tti sirio Elie riniri debiti | VA AA La Apri pra BUIBRERE "= RARA RIONE CA RIVA NONA RAR GORI" SMR“ Der C » $ ù td” DESe z E ri x ii baia ETA stre = asa Li n \Y ‘% x 3 ”- \ \ N i I 4 \, Y\ =