GIORNALE SCIENZE NATURALI ED ECONOMICHE iaia ara viva aviaria aa iii dar ari I v a a ca Ar AR A tV ia x } va ‘a mes A ENT sai cf. () n” SUA, dA sr î pre # Ta » ss = sti at utag» n LI ’ È al a, i } s ( A , i + p Roe i 3 4 dat ; Li VA \ È) g ì ) È. AI l ; ) di . mi } y , ‘ " - ih Si a. Ò ri ua È A Pt a a E 4 Ca ri dad y i nh Î ua NL bat $i Pegi pri 4 Mg 1 3 SO RAI. | ; \ i Ù ear ia 07 P a J vd Pal VIa. dC e PI n°, hi È : LÀ sl 1 LI Ù ne} A LA = Ù ‘ - “ ni i > Va Pa SOTV.LICISI dtt Sai vi 3009 L# 3A Met, b. LAT si RI we" PELI IO Pe; Ni IA { Ù n po I te PARE, và GIORNALE SCIENZE NATURALI ED ECONOMICHE PUBBLICATO PER CURA DEL CONSIGLIO DI PERFEZIONAMENTO AL REGIO ISTITUTO TECNICO DI PALERMO Parte I. — Scienze naturali. VOLUME IX. — ANNO IX. PREMIATO CON DIVERSE MEDAGLIE via Celso, 3A. ni AIR eri Ls S ti ni si dI TL Aa uz si n a di x ». 4 dd . n x . # pe - » pe? $* pi Li Li dj ig 2 ‘ |A î é Ra * è o x » #%, ” "1 , k v I Sar # - o Pa D. 4 , - è a - — Bed i RAME SO, WEEI: iniztò at ddray -ciÉ6 Gite DI olaltoiazi Bgolatso “8 i »df 1% strdaa tilen Vipases0g: Ib.0 sostfgnrag ni: MU POI ROTA (ing itet) a per SI ad aloni canini. Robisti fon badoo) 51 Vita sie Veli dit. 1 LU) % Mt E È Lio de È x k ” Pa » sa Ei ; vr 3. * ) sp "7 TE > 4 D'edl Ù ” i . da i ; va, W NI, i) Li uu MA Vbgt soi Lì Pi RAI ‘0.0 Ln vid ic ) r ! AFIALZA TE TEN: a É pa Det È rac } 2 si XL, 9 oil iti altaleribaRO Mie. Tola “sdraio È SANI PIE PRI © “ag SIIT lor. iboV vendi È) Einagt = po "INR ce Rollb DÌ sv. Lit Abd se socio i ital de eni ROL ponte jb coda Ati ossia 1 nine ib, Lia VI 0 a LET 9 PRE IA A Li $ i + lb % Vaia e Lara ‘FTA aiar. fog fsb cwsisdf Mis sola "Rein u tisi iaia SURE, ron sità iaoleatBia sali a i A U ea . Pr SF bs ne » è : A i a È 4 . P € 4 3 7A x . . ù « d i » » sf La Ret i Y ” (2 ta Ù È \ de) + © ld INDICE GENERALE DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUESTO VOLUME IX. Parte I. Sull’equilibrio delle volte. Nota del Prof. Cesare Ceradini. ............ ...0.. Pac. 9 Avifauna del Modenese e della Sicilia, ossia catalogo ragionato e comparativo delle varie specie di uccelli che si rinvengono in permanenza o di passaggio nelle provincie di Mo- dena, di Reggio e nella Sicilia, per Pietro Doderlein. (Continuazione) ........ Po Nt) Ricerche sulla forza elettromotrice di polarizzazione, pel dottor Damiano Macaluso....» 9 Atti del Consiglio di Perfezionamento da gennaro a giugno 1873 .........0.%. a E Parte II. MEMORIE DELLA SOCIETA” DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI Macchie al bordo, osservazioni dirette e spettroscopiche fatte all’ Osservatorio di Palermo nel 1872 dall’Astr. agg. P. Tacchini. (Continuaz. Vedi vol. VIII, pag. 76)........ END IAT | HegionidelimasnesioNota:di Pr Tacchini. e: 00 +00 re svela eee SOL Sulla distribuzione delle protuberanze intorno al disco solare. Nota del P. Secchi. .... » 10 Macchie solari osservate all’ Equatoriale di Merz di Palermo nel mese di gennaro 1873 TV II ESSA ER e PIA E SSA SE » 16 Nota sulla corona solare durante gli ecclissi e sulle variazioni del diametro del sole. Nota A0l:PRSeE AD near ire BCERATÌ A et De » 17 Osservazioni sulle righe lucide f e d dello spettro cromosferico solare, e riflessioni sulla 6 visibilità spettroscopica delle immagini monocromatiche quando queste appariscono pro- jettate sopra uno spettro continuo, per G. Lorenzoni. (Continuazione e fine)...» PAG. Regioni del magnesio. Nota di P. Tucchini...........+.00000% So o ana OO Sulla precedente memoria del prof. Lorenzoni. Considerazione di P. Tacchini... ..... » Macchie solari osservate all’Equatoriale ce Merz di Palermo nei mesi di febbraro e marzo 1873 da P. Tacchini... 0. indi ei SIR SI NERI RI Rn IE » Macchie al bordo, osservazioni dirette e spettroscopiche fatte all’ Onano di Palermo nel 1872 dall’Astr. Agg. P. Tacchini. (Continuazione) ........ Pao ono see I Regioni del magnesio. Nota di P. Tacchini... ............000200001000 0 SER Disegni di protuberanze solari e loro spettri osservati a Roma e Palermo. Nota di P. Tac- Chinî:. 0.22 0 RR LITI LIRICO I alora e tt dI » Sulle righe di assorbimento del sodio e di altri metalli. Nota del P. A. Secchi... .... » Osservazioni dell’ecclisse solare del 26 maggio 1873, nota del P. A. Secchi. ..... BE DIO) Osservazione dell’ ecclisse parziale di sole del 26 maggio 1873 eseguita dal Prof. Respighi alla Specola del Campidoglio di Roma .............+0 0100000 notorio SEO Osservazioni dell’ ecclisse parziale di sole del 26 maggio 1873 fatte nel R. Osservatorio di Padova. NotatdilG: Lorenzoni. ent ate N te Bodo O dano Be Sulle Usservazioni dell’ ecclisse del 26 maggio 1873. Nota di P. Tacchini...... ida Singolare struttura di una protuberanza nel posto di un’ eruzione solare osservata a Pa- lermotenRomanta. eat n oeonte aeree) setole too Stele nistgie to (Furie s telai Met iehet= +? Macchie solari osservate all’ Equatoriale di Merz di Palermo nei mesi di aprile, maggio e giugno*4873, da” P°"Tacchtttco +00 = n ate sila teiene (eee Boo ia A) Osservazioni spettroscopiche del sole fatte nell’estate 1872 dal prof. T. Bredichin..... > Imagini spettroscopiche del bordo solare disegnate dal P. Secchi, Lorenzoni e Tacchini DOL'APOSIOTASUZIAO scatto e eee eee eee dare tata Pa TaDeriohe » Facola metallica senza macchie e senza fori osservata per una mezza rotazione solare. Notai PTC II MIO a eteratie i iaia dice 5009] Grande eruzione metallica osservata sul Sole nel luglio 1873 da P. Tacchini .. ..... D) Riassunto delle protuberanze osservate dal 23 aprile 1874 al 23 aprile 1873 dal P. Angelo MIO VERS aio ERE DIO O SItvO Gio. RIE o SI LAO e » Riassunto delle osservazioni delle protuberanze solari dal 4° gennaio al 22 aprile 1872, fatte (dal PA, Secchi. 0 i a N Suso nbolisfelate » Sur la relation existant entre les protubérances solaires et les aurores terrestres. Tradu- ction d’ une lettre adressée à M. le Prof. A. de la Rive par M. le Prof. P. Tacchini. » Observations sur la lettre de M. Tacchini par M. le Prof. A. de la Rive........ DIO ioni Nota di P. Tacchini alla lettera del Prof. A. de la Rive....... E i RA » Le regioni del magnesio e la 1474 K. osservate nell’estate 1873. Nota di P. Tacchini .. » Macchie solari osservate all’ Equatoriale di Merz di Palermo nei mesi di luglio ed ‘agosto 1873 "da PO Tacchini: reni n e he REZRE IRO, STIOS ATO rota ele cls 2102 Sugli spettri del ferro e di qualche altro metallo. Nota del P. A. Secchi........... » Relazione fra i massimi e minimi delle macchie solari, delle aurore boreali e della decli- nazione ‘magnetica; per E: Loomis. iii ont e e a aree esta re etere tao O) Indice delle Tavole delle Memorie degli Spettroscopisti Italiani Tavola XX. Immagini spettroscopiche del bordo solare del mese di maggio 1872. — XXI. Salla visibilità delle imagini monocromatiche. 37 A 95 96 97 112 114 115 118 1419 123 Tavola XXJHI. Immagini spettroscopiche del bordo solare del giugno 1872. — XXIII. Disegni cromolitografati di protuberanze solari. — XXIV. Immagini spettroscopiche del bordo solare del luglio 1872. —. XXV. Disegni cromolitografati di protuberanze e macchie solari. — XXVI. Disegni di protuberanze fatti in Italia e in Russia. — XXVII. Immagini spettroscopiche del bordo solare del mese di agosto 1872. — XXVIII. Disegni di macchie solari e spettri. — XXIX. Disegni cromolitografati di protuberanze e spettri. — XXX. Bordi solari cromolitografati e spettri del mese di luglio 1873. — XXXI. Disegni di protuberanze solari cromolitografati. BULLETTINO DEI. R. OSSERVATORIO AstRONOMICO DI PaLrenMmo 1874 N. 4. Gennaro 4873. Introduzione. G. Cacciatore ............... a iterereteselo a tesa PAGA Idem. Rivista, note ed osservazioni meteorologiche del gennaro 1873....... -soeto » ivi N. 2. Febbraro. Rivista, note ed osservazioni meteorologiche del febbraro 1873 ...... .3> 9 N. 3. Marzo. Rivista, note ed osservazioni meteorologiche del marzo 1873....... jo siete N. 4. Aprile. Rivista, note ed osservazioni meteorologiche dell’aprile 1873. ....... RESO N. 5. Maggio. Rivista, note ed osservazioni meteorologiche del maggio 1873.......... » 33 N. 6. Giugno. Rivista, note ed osservazioni meteorologiche del giugno 1873 ......... .> » 47 N. 7. Luglio. Rivista, note ed osservazioni meteorologiche del luglio 1873....... ... ELENCO DELLE CONFERENZE PUBBLICHE DATE IN PALERMO PER CURA DEL CONSIGLIO DI PERFEZIONAMENTO NELL'INVERNO 1873. I e II. Fisiologia elementare della voce e della parola e considerazioni Prof. Luicr FASscE sulla cura della balbuzie... ......... 0000000 III, IV e V. Sulla vita nel sistema solare e recenti scoperte sul movimento del sistema nello Spazio... ...0......00000. t a-Bitm » PietRo TACCHINI VI. Sull’analisi chimica spettrale. ........ clepraja ppi Vira + + ® EMAN. PATERNÒ VII. Le classi pericolose della società ...........0..2..» + + 3 SIMONE Cuccia VIII. I condimenti e le bevande in rapporto all'alimentazione. » . . . » SiMoNE CoRLEO 1X. Il progresso economico dell’operaio senza il socialismo... ... » Leon. RUGGIERI X e XI. La forza dei raggi solari... ....... 000000000 +00» 3 GIUSEPPE PISATI XII. Il matrimonio civile ed il religios0..........+..% e +0 ? SIMONE CORLEO XIII. La camorra ed i suoi effetti nelle varie classi... ..... « « + > Lo sTEsso PROF. Ai DI E Hatpan + SULL’EQUILIBRIO DELLE VOLTE Nota del Prof. Cesare Ceradini. Le proprietà delle curve delle pressioni esposte da H. Scheffler per le volte cari- cate di pesi, (Traité de îa stabilité des constructions, Paris 1864), si possono di- mostrare in una maniera più generale, come segue. Sia ABCD Tav. LI, fig. 1, nua volta caricata in equilibrio, Q la risultante del suo peso proprio e dei sopraccarichi, & la reazione dell’appoggio di destra applicata al punto a, e S quella dell’appoggio di sinistra applicata al punto d, O il punto d’in- contro delle direzioni di queste reazioni sulla direzione del peso @. Riguardate le rette 40 50 come le direzioni effettive delle reazioni dei piani di imposta, si determina la grandezza di queste forze conducendo per l’estremo Q della retta 0Q, che rappresenta il peso totale del sistema, la retta Q M parallela a d0 fino ad incontrare la retta 40 nel punto M; QM e MO rappresentano allora ri- spettivamente le intensità di S ed £ e conducendo da M l’orizzontale MN fino ad incontrare la direzione di Q, questa orizzontale medesima rappresenterà la reazione orizzontale della volta nel supposto stato di equilibrio, — Col far variare la posizione dei punti a, db ed O od anche soltanto di uno di essi, rimanendo però sempre a so- pra AB, è sopra CD ed O sulla verticale direzione di Q, si possono ottenere infi- piti sistemi diversi di reazioni, dei quali in generale un certo numero saranno am- missibili coll’equilibrio della volta che si considera, in quanto ciascun d’essi dia una curva delle pressioni che rimane nell’interno della volta, — Di questi diversi sistemi però uno solo può verificarsi nel reale equilibrio della volta ed è quello che sod- disfa al principio della minima resistenza, il quale stabilisce, come è noto, corri- spondere al vero equilibrio quello fra i sistemi possibili di reazioni a cui corrisponde ìl minor valore per le reazioni orizzontali. Giornale di Scienze Nat. ed Econ., Vol. IX. 2 10 SULL’ EQUILIBRIO DELLE VOLTE L'applicazione di questo principio allo studio del vero stato di equilibrio di una data volta deve necessariamente condurre a risultati qualche poco differenti nei due casi in cui si abbia o no riguardo alle proprietà elastiche dei cunei: però i fatti os. servati nell’equilibrio delle volte autorizzano a riguardare la curva delle pressioni ri- spondente alla reazione orizzontale minima nell’ipotesi di cunei incompressibili, come offrente un regime di equilibrio molto vicino al reale. Se la volta vien supposta formata di cunei infinitamente sottili ed inoltre viene sup- posta caricata con legge continua, una qualsiasi curva delle pressioni sarà una linea continua passante pei punti a e d d’applicazione delle reazioni dei letti d’ imposta, Ottiensi un punto c fig. 2, di questa linea corrispondente ad un dato giunto nm n, com- ponendo il peso P della porzione di volta AB mn, compresi i sopraccarichi, colla reazione R. Da questa composizione si ha la pressione agente sul giunto m n, e nel punto d’intersezione della direzione di questa pressione col giunto medesimo, si ha il punto c della curva delle pressioni. Ma se vi hanno dei carichi isolati sull’estra- dosso della volta, come p. e. il carico S in w, fig. 3, allora la curva delle pres- sioni presenta un salto in corrispondenza al giunto mx e rimane quindi costi- tuita da due rami separati ac. c, d. Se però la curva delle pressioni passa pel punto m, ovvero se il giunto mx è verticale, fig. 4, allora non si ha veramente discontinuità, ma soltanto un cambiamento di direzione. — Secondo Scheffler ( pa- gina 32, op. cit.) per effetto della elasticità dei cunei la pressione prodotta da un carico isolato si ripartirebbe su un certo tratto dell’estradosso secondo una legge che rimane indeterminata, in modo tale però che la curva delle pressioni diventerebbe anche nel caso di carichi isolati una curva continua, sostituendosi alle due bran- che ac c.d la linea continua a d c, ed o alla spezzata @ m d la linea continua adc,eb fig. 5. — Ammettendo questa maniera di vedere dello Scheffler, che ci sem- bra giusta, si può dichiarare che in ogni caso, esistano o no pesi isolati, la curva delle pressioni è sempre una linea continua. Nel caso in cui non vi siano pesi iso- lati, questa linea parte da un punto a su uno dei letti d’imposta ed arriva al punto b sull’altro letto, sempre rivolgendo la sua concavità verso il basso; nel caso invece in cui vi siano dei pesi isolati, essa può presentare dei punti di flesso analoghi al punto cx. In generale le direzioni delle reazioni corrispondenti ad un medesimo appoggio e appartenenti a due distinte curve delle pressioni hanno delle direzioni che si in- tersecano, possono però anche essere parallele ed anche coincidere. Relativamente a tutte le curve delle pressioni che si possono tracciare per una volta in un dato stato di carico, dimostreremo ora quanto segue: 1° Se due curve delle pressioni si intersecano i loro punti d’intersezione si tro- vano sulla retta £ ZF che congiunge i punti d’intersezione rispettivamente delle due reazioni di destra e delle due reazioni di sinistra; SULL’ EQUILIBRIO DELLE VOLTE 11 2° Se una delle curve delle pressioni interseca la retta E l’altra curva dovrà intersecarla nei medesimi punti in cui essa è incontrata dalla prima. Sia RS fig. 6, un sistema di reazione, RS, un altro. Sia E il punto d’interse- zione di R con R, ed Fil punto d’intersezione di S con S,. — Prima di dimostrare l’enunciato, premetteremo che se si indicano con » s 7, s, i bracci di leva di un punto qualunque M della retta E rispetto alle quattro forze RR, S S&S, fra tutti questi elementi hanno luogo le seguenti relazioni : VIZI Ss=S& Infatti se nel sistema di quelle quattro forze si inverte il senso d'azione delle due forze R,S, il nuovo sistema che si ottiene è in equilibrio e le due forze applicate in É danno una risultante eguale e contraria alla risultante delle forze applicate in P. Dietro ciò se si considera il punto M della retta E Y come un punto della dire- zione della risultante delle forze & ed R, si ha appunto &Rr= R, 7,5 e se invece lo si considera come appartenente alla direzione della risultante delle forze S e &, si ha Ss=S&, Ss Sia ora c fig. 7, un punto d’incontro delle due curve delle pressioni corrispondenti ai sistemi di reazioni RS PR, S, esistente sul giunto w n, siano P e P, i pesi delle due porzioni di volta A B mn e mn CD compresi i rispettivi sopraccarichi e siano ordi- natamente prr, pyss, i bracci di leva del punto c rispetto alle forze P RR, Pi SS,.— Considerato il punto c come punto della prima curva, sì ha: Pp= Pr; considerato come un punto della seconda si ha Pop= By n quindi digg = In modo affatto analogo si conchinde essere Ss= Sis dunque il punto c è un punto della retta £ F e rimane con ciò dimostrata la prima parte dell’enunciato, Per dimostrare la seconda parte supponiamo che il punto della prima curva delle pressioni corrispondente al giunto m » cada in c, punto d’intersezione di esso colla retta E F, fig. 8, e che il punto della seconda curva delle pressioni corrispondente al medesimo giunto, cada in c, punto diverso da c e siano ancora p ed x i bracci 12 SULL’ EQUILIBRIO DELLE VOLTE di leva delle forze PR rispetto al punto c, e po o i bracci di queste medesime forze rispetto al punto cg. — Ciò posto, considerato c come punto della prima curva delle pressioni si ha: Po considerato invece come punto della retta E F si ha pure Ri SRdAI quindi it,="Ppi Considerato poi il punto c, come punto della seconda curva delle pressioni si ha: Ti vo=Pp quindi R, _ _P __ Do È. Ta Yo Ma sul giunto m n» non vi può essere che un sol punto pel quale il rapporto delle distanze dalle direzioni di P e di £, sia eguale a i e siccome il punto c soddi- sfa a questa condizione così c, deve coincidere con c; quindi pp=p n=» — L’in- determinazione che ne nascerebbe nel. caso che il giunto 7» passasse pel punto di incontro di P con È, non è che apparente, poichè se il giunto passa per quel punto d’intersezione, non può contemporaneamente passare pel punto d'incontro di con Sh È per sè evidente che, se restando costante uno dei sistemi di reazioni degli ap- poggi corrispondenti alle due considerate curve delle pressioni, si sposta un sistema di reazioni parallelamente a sè stesso, la retta d’ intersezione £ F si trasporterà pure parallelamente a sé stessa. Dalle cose dimostrate ne derivano le seguenti relazioni di posizione per le curve delle pressioni corrispondenti a differenti sistemi di reazioni : 1. (Quando in due sistemi di reazioni le direzioni delle reazioni corrispondenti tanto all'appoggio di destra che all’appoggio di sinistra si intersecano fra di loro: a) se la retta E F fig. 9, interseca una delle curve, le due curve delle pressioni’ corrispondenti ai due sistemi di reazioni s’intersecheranno nei punti d’incontro della prima curva colla retta EF; b) sela retta £ F fig. 10, non interseca una delle curve, le due curve non avranno nessun punto in comune e una di esse sarà quindi compresa nell’altra; SULL’ EQUILIBRIO DELLE VOLTE 13 c) se la retta E fig. 11, è tangente ad una delle curve, essa sarà nello stesso punto tangente anche all’ altra curva, cioè le due curve saranno tangenti fra di loro nel punto in cui la retta E F tocca la prima curva. 2. Se i punti E F fig. 12, si confondono coi punti a e d, il che avviene quando due sistemi di reazioni sono supposti applicati ai medesimi punti dci letti d’imposta, le due curve delle pressioni non hanno altri punti in comune e la curva delle pres- sioni corrispondente al sistema di reazioni nel quale il punto O è più elevato, sta tutta al disopra dell’altra, 3. Se si passa da un sistema di reazioni ad un altro solo cambiando la direzione di una delle reazioni, p. e. la direzione della È, senza spostare l’altra, fig. 13, la retta E coincide con O d e la nuova curva avendo in comune colla data il solo punto %, si mantiene poi tutta al disopra o tutta al disotto di essa secondochè la direzione della reazione R si sarà alzata od abbassata sulla direzione primitiva. 4, Se dopo avere variata la direzione di una delle reazioni, della £ p. e, come nel caso precedente, avvicinandola alla direzione della Q, si fa variare anche l’altra nel medesimo modo, la nuova curva delle pressioni a, di fig, 14, sarà tutta al disotto della curva originaria ab; ossia:— se tenendo costante il punto O si passa da un si- stema di reazioni ad un altro avvicinando od allontanando le direzioni delle reazioni alla direzione della @, si ottiene una nuova curva delle pressioni che trovasi rispetti» vamente tutta al disotto o tutta al disopra della primitiva, non avendo con essa alcun punto in comune. — La retta £ F' passa in questo caso pel punto O e se ne ottiene la direzione facendo scorrere uno dei sistemi di reazioni parallelamente a sé stesso in modo che intersechi l’altro in punti come e f; la retta E passante per O sarà parallela ad efi 5. Se tenendo costante il punto O si fa variare la direzione delle reazioni avvi- cinandone una alla direzione della Q ed allontanandone l’altra, si ottiene una nuova curva che interseca la prima almeno in un punto; fig. 15. La retta £ F passa anche in questo caso pel punto O e la sua direzione viene determinata come nel caso pre- cedente, Se ai due sistemi di reazioni corrisponde la medesima spinta orizzontale, la retta E l' coincide colla direzione della Q. 6. Se il punto d'incontro delle direzioni delle reazioni di un appoggio in due si- stemi di reazioni trovasi compreso fra il piano d’ imposta e la direzione della @, mentre il punto d’incontro delle reazioni corrispondenti all’altro appoggio trovasi o sotto il piano d’imposta o oltre la direzione di Q, fig. 16, le due curve s’intersecheranno almeno in un punto determivato dall’ incontro di una delle curve colla retta £ A, Se le direzioni delle reazioni corrispondenti all’ appoggio di destra diventassero 14 SULL’ EQUILIBRIO DELLE VOLTE parallele, il punto 7 andrebbe ad infinita distanza e quindi E Y sarebbe parallela alla direzione di quelle reazioni. 7. Finalmente se un sistema di reazioni si sposta parallelamente a sè stesso fig. 17, la retta £ 7 va all’infinito e la nuova curva sarà tutta al disopra o al disotto della primitiva secondochè il sistema di reazioni si sarà innalzato od abbassato, In base alle proprietà delle curve delle pressioni ora esposte, si può facilmente di- mostrare quali sono i caratteri delle curve delle pressioni corrispondenti alla reazione orizzontale massima ed alla reazione orizzontale minima ammissibili coll’equilibrio di rotazione della volta: si noti intanto, che la reazione orizzontale corrispondente ai di- versi sistemi possibili di reazioni è tanto più piccola quanto è più acuto l’ angolo formato dalle direzioni delle reazioni e viceversa [a]. — Per brevità si farà in seguito talvolta uso della espressione curve separate dalla retta E F per indicare curve delle pressioni che si intersecano su questa retta. Per mettere in rilievo i caratteri delle curve delle pressioni corrispondenti alla reazione orizzontale massima ed alla reazione orizzontale minima procederemo per esclusione come segue: A) Ad una curva delle pressioni che si svolge interamente dentro la volta senza avere alcun punto in comune colle curve contorno non può corrispondere nè la mi- nima nè la massima reazione orizzontale. — Infatti sia ad una curva delle pressioni che sviluppandosi nell’interno della volta non ha alcun punto in comune colle curve contorno, esiano a0 dO le direzioni delle reazioni corrispondenti. Si potranno sempre scegliere su queste direzioni due punti E 7 tali, che la retta E F che li congiunge, intersechi la curva delle pressioni nei punti c cy Tav, II, fig. 18. Si potranno allora far passare pei punti E Y due sistemi di reazioni a 00, a, 0, d, tali che O, sia superiore e O, inferiore ad O, e ai quali corrispondano curve delle pressioni possibili, cioè che rimangono interamente dentro la volta: ora al primo sistema corrisponderà sempre una reazione orizzontale minore ed al secondo una maggiore che pel sistema a Ob, a cui corrisponde la curva data a db. B) Se una curva delle pressioni ha uno o più punti in comune con una soltanto delle curve contorno, trasportando il sistema di reazioni parallelamente a sè stesso alzandolo od abbassandolo, secondochè la curva si congiunge coll’intradosso o coll’estra- dosso, sì potrà sempre ottenere una nuova curva delle pressioni a cui corrisponda la stessa reazione orizzontale che alla data, ma che non abbia più alenn punto in co- mune colle curve contorno. Dunque le curve delle pressioni che hanno uno o più punti in comune con una delle curve contorno non ponno corrispondere nè al valor massimo nè al minimo della spinta orizzontale. SULL’ EQUILIBRIO DELLE VOLTE 15 C) Se la curva delle pressioni ha un punto in comune coll’intradosso e un punto in comune coll’ estradosso si potrà sempre, in base al n. 5, determinare una nuova curva a cui corrisponda la stessa reazione orizzontale della data, ma che noù abbia nessun punto in comune né coll’intradosso nè coll’estradosso. — Per particolari posi- zioni della data curva delle pressioni rispetto alle curve contorno, potrebbe darsi che la nuova curva uscisse o dall’ intradosso o dall’estradosso, allora si porterà di nuovo la curva dentro la volta con alzare od abbassare il sistema variato di rea- zioni. Dopo di che si possono applicare il ragionamento e la conclusione di A, D) Se una curva delle pressioni ha due punti in comune con una delle curve con- torno ed un terzo punto compreso fra i due primi in comune coll’altra curva, ad essa corrisponde o la reazione orizzontale massima o la reazione orizzontale minima possibile coll’equilibrio della volta, ed è la sola curva che goda dell’una o dell’altra proprietà. Infatti se si tiene conto che la curva delle pressioni non può intersecare un dato giunto che in un sol punto e se si indicano con e i punti in comune coll’intradosso con è quelli in comune coll’estradosso, subito si conchiude, che rispetto ad una retta E F che separi i due punti in comune con una delle curve contorno dal punto in comune coll’altra, la posizione di questi punti non può essere che una delle tre se- guenti : aj bo E> ss csi E SALE SUE Idem, Letter on Some Italian Birds, ibid. 1870, pag. 298. Mia (alafe eine toteto Idem, Leiter A replis Thom. Dott. Salvadori criticism of M. Saun- ders papir related Italian Birds in Ibis, 1870, pag. 298. Ue eietteto Idem, Letter fin Larus Atricilla. (Ibis, 1872, pp. 80-81). ia doo Idem, Letter fur FPrancolinus vulgaris (Ibis, 1872, pp. 80-81. Ao ibi Idem, Letter fur the caracleristic Circi a'ruginosi, cyanci, pallidi, und cineracei (in Ibis, 1873, pp. 232-534). e dea Baron Selys Delongchamps, Notes on varius Birds observed in Ila- lian Museums, 1866, (in Ibis, 1870, pp. 449-155). EN sarei * Savi prof. Paolo, Ornitologia Toscana, 22 edizione rifatta ed am- pliata in modo da comprendere l’intera Ornitologia Italiana, Mss. (Questo interessante lavoro era pressochè compiuto e pronto a pubblicarsi, come mi scriveva l’ autore, allorchè la morte ci rapî questo illustre e venerando scienziato. Epperò faccio calda pre- ghiera ai figli di tanto Uomo, acciocchè, inspirandosi ai sensi del loro patriottismo, vogliano affrettare la stampa d’un’ opera cotanto pregevole ed ambita da tutti gli scienziati). Lombardia in genere ... Lanfossi P. Notizie riguardanti la storia naturale dei crocieri nella Bibl. Il, t. 90, pp. 2360-24). i Et Idem, altre memorie Sopra l’albinismo e melunismo di una Loxia curvirostra, di una Fringilta Cisalpina, e sull'Erularipa rustica; idem su varie fringille del solto genere Linaria; su varie sorla di Molacille: intorno ai crocieri a doppia fascia, inserite nel Gior- nale dell’I. R. Ist. Lomb., nov. serie 1850, 1851, 1854, 1856. _ RIRISIRN Idem, Intorno alcune sorta di Muscicape, ed alcune specie appar- tenenti al gen. Iyppolais, ed al gen. Calamoherpe, negli Atti Soc. Il. Sc. Nat., vol. IV, pag. 70, e pp. 105-135 (1862) (1). PAVESCR te * Brambilla G. Z/enco degli uccelli che si l(rovano nella pianura del- l’Agro Pavese. Vavia 1864, di pp. 12. (4) V. per altre opere sulla Lombardia di questo e d'altri autori la pag. 9 dell’Avifauna. AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA i 47 Località Num. della specie TITOLO DELLE OPERE Bergamasco .......- . Maironi da Ponte G. I tre Regni della Natura nella prov. Berga- masca, nelle Mem. Soc. It., t. XIX, (1822). (v. altra opera dello stesso a pag. 10 dell'Avifauna). Veronese -eeeee+ss * Volta G. S. Descrizione del lago di Garda e de’ suoi contorni con osservazioni di storia naturale. (Ornitologia) Mantova 1828, in-8,° con 6 tav. in rame. nulle oca Seta Seta Pirona G. A. Vocî Friulani significanti animali e piante. Udi- ; ne 1854. E i Idem, Lettera intorno al Tetrao Paradoxus, negli Alti dell’I. R. Ist, Veneto, ser. III, vol. X, pag. 331 (1864). Veneto in genere st Nardo D.r Domenico, Osservazioni sui coslumi della fringilla în- certa Risso, fatte dal fu conte Nicolò Contarini. Venezia 1851, in-8° (Atti dell’Ist. Ven. 1850-51, pp. 207-212). (V. pure altre opere dello stesso a pag. 10). assiali eta sa 5 Contarini N. fu Bertucci, Prospetto degli uccelli sin ora osservati nelle Provincie venete ecc., nell'opera Venezia e sue lagune, vol. II. pp. 193-238. Venezia 1847. — RIC PACI IENE Idem, Cenno sopra îl passaggio degli uccelli nelle provincie venete ibid. pag. 239-244, a 259. SARI I On De Betta Ed. Sulla straordinaria ed accidentale comparsa di al- cune specie di Uccelli nelle Provincie venete, e sulle rispellive cause. Note ed osservazioni. Venezia 1869, pag. 32 in 8.° (in Alti R. Ist. Venelo delle scienze, vol. X, ser. 32, pp. 112-13 (1865). — 00000... * Idem, Alcune note în appendice ai maltcriali per una Fauna Ve- ronese. Verona (Alti dell’Acc. di Agricoltura di Verona, volu- me XLVII (1868). —_ ve. 34£ Ninni conte Aless. Pericle, Prospetto delle specie di Mammiferi ed Uccelli finora osservate nelle Provincie venete. Venezia 1866, di pag. 58, 1866. (Precedette l’ altro catalogo indicato a pag. 10 dell’ Avifauna). —_ aetataton Idem, (Sopra due specie di uccellì (Larus affinis et Numenius ha- stata) descritte come nuove dal conte Nicolò Contarini. Vene- zia 1873, in-8.° _— +... * Doglioni, Catalogo della raccolta zoologica di Ang. Nob. Dogliuni. Belluno 1871, in-8.° Modenese . .......... Caruccio prof. Antonio, Sopra un Ampelis garrula presa nel Mo- denese. Modena 41872. Nell’Annuario della società de’ Naturali- sti in Modena, anno VII, pagg. 119-125 (1). Bolognese e, Romagna. .. * Ginanni conte G. Storia delle pinete Ravennate. Uccelli, pag. 333-373 con tav. 1774. (1) Vedi per altri lavori ornitologici sul Modenese l’Avifauna pag. 9-40, ed i seguenti Cenni storici sui cultori della scienza ornitologica nella provincia di Modena. 48 AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA Località Num. della specie TITOLO DELLE OPERE Bolognese e Romagna . . . Monti €. De pendulino Bononensium , sive Remiz Polonorum, (Parus pendulinus). Nei commentarii t. II, p. 1, 1745, pag. 63-64. MOSCANAfta e tate ente «es * Passerini C. Frammento di lettera intorno alla Sylvia orphea, al Parus palustris ed al Strix Bubo nel Nuovo Giorn. de’ letterati, vol. VI, t. X, pag. 347, 1823. Benvenuti E. Lettera intorno al Falco Bonelli, alla Caccabis pelrosa ed alla Caccabis graeca nell’ Ibis, 1864, pag. 227. Giglioli H. Notes on the Birds observed at Pisa, and in îts Neigh- bourhood during the winter, Spring, and summer of 186% nel- l’Ibis, 1865, pp. 50-63. Idem, Letter on Bernicla ruficollis nell’Ibis, 1869, pag. 241. Savi Prof. Paolo, Voto su i termini ulili per il divielo di caccia nella provincia di Pisa. Pisa 1866, in-8.° pp. 53. (V. per altre Memorie ornitologiche del Savi e d’altri naturalisti, i Catalogo del Salvadori pag. LII). Roma. .......e000++ * Sclater Ph., List of Roman Birds, nel Zoologist, 1854, p. 4160-2164. Salvadori Tom. Letter on [he supposed existence of Plectrophanes nivalis on Mount Vetere, nell’Ibis, 1863, pag. 236-238. Tristram H. B. Letter on the same argument. Ibis, 1863, p. 364. Salvadori T. Letler on the same argument, nell’Ibis, 186%, p. 128. (V. per altre Memorie ornitologiche il succitato Catalogo del Salva- dori). Napoletano reo * Costa prof. Oronzio, Cenni zoologici delle specie nuove di animali discoperlti in diverse contrade del Regno nell’anno 1834. Na- poli, 1834, in-S° di pagg. 90. _ Idem, Fauna d’Aspromonte e sue adiacenze. (Uccellì), negli Atti dell'Ace. Sc. di Nap., vol. IV, pp. 70-73, 1839. _ RE Idem, Vocabolario zoologico corrispondente le vocî volgari con: cui nel Napoletano appellansi animali o parte di essi. Napoli, in-8.° di pag. 53. MIE a Beck, Nota sul passaggio aulunnale degli uccelli ne’ dintorni di Napoli (negli Annali dell’ Accad. degli Aspiranti Naturalisti, vol. II, pag. 256-258, 1844. Costa prof, Achille, Su Cucculus glandarius, Zin., negli Annali del- l’Acc. degli Asp. Naturalisti, terza serie, vol. VI, pag. 90. * 0000 0 0 0 0 _ RARE È Idem, SullAlauda alpestris, nota estratta dal Rendiconto della R. Ac- cad. delle Scienze fisiche e Natur. Fasc. 9°, settembre 1869, p. 149. SSA Idem, Notizie relative alla Fauna Italica. (Nel Rendiconto ibidem fasc. 20, febbr. 1870, p. 22. Accenna alla comparsa nel Napole- tano del Phalaropus lobatus, di un Anser albifrons e di un Tur- dus musicus in parte albino. Nizzardo BRL La Marmora A. Memoire sur deux Oiseaux de la Comtée de Nice, avec trois planches, nelle Mem. Ac. Sc. Tur., t. 25, pag. 253-261 (1820). AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 49 Località Num. della specie TITOLO DELLE OPERE Nizzardo ..... 2ee0.0+ * Verany T. B. Zoologie, ou Catalogue des animaux observé dans le departement des Alpes Maritimes. Oiseaux, pp. 10-25. Nice 1862. (V. altre memorie in Salvadori |. €.) Liguria ......- Ai Giglioli H. Letter on Cotyle rupestris, nell’Ibis 1863, p. 474. BA CSAR Suceo Alagni Griffi F. Di una specie di Hypolais nuova per l’Italia, nelle Mem. Soc. Ital: Sc. Nat.. 1. pag. 2, con tav. 1864. Sardegna n BIO TORO IO La Marmora A. Descrizione della Sylvia Sarda, della Sylvia con- spicillata, e del Sturnus unicolor, memoria letta all’ Accademia di scienze, lettere ed arti di Torino nella tornata 28 agosto 1819. (V. Temminck, Manuel, t. I, p. 205, 211, 135). — nteralistela sio Idem, Voyage en Sardaigne, la edit. Paris 1826; 2a edit. Paris 1839, Oiseaua, pp. 173-176. — ent Idem, Determination et description des different ages de l Aiyle Bonelli. Nelle Memorie della fì. Acc. Sc. Nat. di Torino, vol. 31, p. 100-124, tav. 1-2, 1834. uc MIO cuoo Genè G. Descrizione di un nuovo falcone di Sardegna (F. Eleo- norae) nelle Mem. R. Ace. Se. di Torino, 2a ser., t. II, pag. 41-48 con 2 tav., 1840. —_ socie Kuster H. E. Die Vogel der Insel Sardinièn. In Oken' s. Isis 208-231 (1835); 22 parte ibid. 732-39 (1821). —_ cats * Hausmann Alphred, Die Sylvien der Insel Sardinien. In Naumannia, 1857, VII, p. 40%. —_ POET cioe Brooke A. B. Mofes on the Ornithologie of Sardinia (In Ibis, a- pril 1873, p. 143-185). Prima parte di questo recente catalogo. Vedi per le altre opere relative alla Sardegna Avifauna nel Giorn. Sc. Nat. ed Econ. vol. V, pag. 143 e Salvadori Fauna Ital. (Uc- celli) Bibliogr. p. LV. LE SINIS RAEE Calcara Prof. Pietro, Osservazioni criliche al catalogo ragionato del gruppo di Malta, ed al quadro geografico ornitologico com. parativo di Antonino Schembri. Lettera inserita nella Gazzetta dei Saloni, anno I, n. 4, 1840. SM TIRI » +... * Medlycott W. Catalogue of the birds of Malta with their English an Maltese names. Sherborne 1860. MERA Wright Charles A. List of (he Birds observed in Ihe Islands of Malta an Gozo (in Ibis 1864, pp. 42-73, 137-157 (Stimabile pubblicazione per l’esattezza delle osservazioni). I ee Dia eo Idem, Appendix to hist. of Birds observed ditto, Ibis 1864, pagi- na 291.92. Mete age ietelalaiaiooì Idem, Second Appendix Lo a list. ditto, in Ibis 1865, I, pp. 459-466. Met Idem, Third Appendix to ditto, in Ibis 1869, pp. 245-256. IM ee ldem, Fourth Appendix to ditto, in Ibis 1870, pp. 488-493. Giornale di Scienze Nat. ed Econ., Vol. IX. ti N. della specie © 0 00 4 00 0 ® . 00 00 0 00 00 © 0 00 0 000000 ® 00 0 000001 0 00 Go e ‘e a (ele. ee le = 000 000 0 00906 AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA TITOLO DELLE OPERE Idem, A visit to [he Islet of Filfa on the south coast of Malta. Ibis 1865, pp. 435-40. Idem, Lista di Uccelli Maltesi, nel Repertorio di St. Natur. del dott. Gulia, alla parola Ghasfur che in Maltese significa Uccello. Malta 1862, pp. 160-274, in 8.° Sperling R. M. Some Account of an Ornithologisl's Cruise in the Mediterranean, nell'Ibis, 1864, pp. 268-290. Grant W. Birds found in Malla und Gozo wilh their Englisch, Mal- tese and Latin names. La Valletta 1866, in 8.° Sava A. Lucubrazioni sulla Flora e Fauna dell’ Elna e sull'origine delle caverne melle lave di questo Vulcano. Milano 1844. De Murs 0. Anatise de la Faune Ornithologique de la Sicile de M. A. Malherbes nella Rev. et Mag. de Zool., 1854, pp. 21-29. Graf Georg, Di un picchio Murajolo rinvenuto nelle vicinanze di Messina. Messina 1843, in 8.° Gozembach Teod. R. Beobactungen ber di vogel in der gegend în Messina and Ital. nel St. Gallischer bericht 1863, pag. 104. Ruggeri Ant. L’Uccellatore o Manuale di Ornitologia per la Sicilia- Messina 1869, in 8.° fasc. 4 di pp. 256. (Incompleto). Muth I. P. Di vòge! auf Sicilien. In Zoologie Garten, 1870, t. XI, pag. 143. (È questi il lavoro di un egregio giovane che frequen- tava volontario le mie lezioni, e che ripatriato a Frankfort, rias- sunse in elegante elaborato le cose da me esposte nei primi 2 fase. della presente Avifuuna). Doderlein Pietro, Alcune generalità intorno la Fauna Sicula dei vertebrati. Modena 1872, pag. 60 (parte II Classe degli Uccelli) Ins. nell’ Annuario della Soc. de’ Naturalisti, anno VI. Idem, Sul passaggio autunnale di alcune specie nordiche di Uc- cellì per l'Isola d’Ustica. Nota comunicata al |. Istituto di Perfe- . zionamento di Palermo nella seduta del 30 dicembre 1872, ri- prodotta in estratto nel Giornale Ufficiale di Sicilia del 3 dicem- bre 1872. Vedi per le altre opere ornitologiche sulla Sicilia il seguente Cenno storico intorno ai cultori della Sicula Ornitologia. AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 51 CAPITOLO IL, Cenno storico intorno le Opere ed i cultori della Sicula Ornitologia. L’ornitologia ebbe anche in tempi vetusti non pochi cultori in Sicilia, diretti ora a studiare i costumi degli uccelli indigeni, ora a conoscere quelli che vi erano di passaggio, ed ora a formar raccolte istruttive e dilettevoli; attalchè per nulla le si addice la mordace sentenza lanciata contro i suoi dotti da men coscienziosi scrit- tori, di poca operosità scientifica, e di non conoscere le ricchezze naturali delle proprie contrade. — Basterebbero le numerose memorie contenute nei XL e più vo- lumi degli Atti della società Gioenia, quelle inserite negli atti dell’ Accademia di scienze di Palermo, nei Giornali Maurolico, Faro di Messina, e delle scienze, lettere ed arti della Sicilia, quelle registrate nelle Effemeridi scientifiche e letterarie della Si- cilia, e nella Raecolta vecchia e nuova di opuscoli di autori siciliani, non menoché le splendide opere di un Cupani, di un Ferrara, di Recupero, e di Carlo Gemellaro, veri lu- minari della scienza, per rendere orgoglioso qualsiasi paese d’aver prodotto opere così pregevoli, e dato vita a scienziati cotanto venerandi e illustri, —E per vero, chiunque vorrà darsi il pensiero di scorrere la Bibltografia Sicula del Mongitore continuata dal Serio,—le Memorie per servire alla storia letteraria della Sicilia dello Schia- vo,—il Compendio della storia delle belle lettere italiane, latine e greche del Cur- della, — il Prospetto della Storia letteraria della Sicilia nel XVIII secolo dello Scinà,—la Bibliografia sicula sistematica del Nardone, — e da ultimo la Storia della Zoologia in Sicilia dell’ Alessi, del Bar. Bivona, e del Prof. Aradas, potrà di leggieri constatare quanta vasta serie di produzioni letterarie, archeologiche e scientifiche questa classica terra abbia tributato allo scibile umano, sì nel presente che ne’ secoli passati, Che se qualche appunto si avesse a volgere ai dotti siciliani de’ tempi andati, sarebbe unicamente quello di aver fatto lentamente progredire le scienze della na- 52 AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA tura, e d’ averle avviate in un senso, direbbesi, opposto ed indipendente da quello seguito dal contemporaneo mondo scientifico. —. Ne fu loro colpa: « Essendochè gli « scienziati in Sicilia, come giustamente osserva lo Scinà, erano per lo passato soli, « e senza guida nelle loro ricerche, e come dicesi Autodidacti ; e però ogni loro « passo era incerto e talvolta inutile; travagliavano assai e piccol frutto ne trae- « vano». SICchè essendo gl’ingegni a sè abbandonati e di ogni aiuto sforniti, e vasta » essendo la materia e nuova ed intricata, non è da maravigliare se rapidi non fos- « sero stati i passi di quelli nel coltivare la storia naturale di Sicilia, e questa non « avessero ad eguale perfezione recato che le altre scienze (1). » Senonchè in Inogo di biasimo, dovrebbero i Siciliani trarne vanto di maggior gloria ed onore, per aver saputo, col fervido loro ingegno, rapidamente emulare i progressi delle scienze naturali sul declinare del XVIII secolo, e produrre a’ tempi nostri, an- che nelle Zoologiche ed Ornitologiche discipline una copia, così notevole di pregevoli scritti ed osservazioni. — Il D Minà Palumbo che ne tessè un interessante cenno storico nel sno catalogo degli Uccelli delle Madonie, ce ne porge le più manifeste prove. Dal quale egregio lavoro, e da quello degli insigni storici e letterati che lo precedettero, presi animo di trarre alquante indicazioni onde render vieppiù evi- dente il mio concetto, e completare anche per questa parte la storia scientifica ed ornitologica della Sicilia — Fcco pertanto le principali opere che vi si riferiscono, di- sposte in forma di un semplice elenco cronologico, e solo corredate da alcune poche informazioni e notizie bibliografiche. 1200. — È d’uopo risalire sino al XIII secolo dell’èra nostra per rinvenire il primo autore siciliano che siasi di preferenza vecupato. di Ornitologia. — Fu questi Fepe- riso II Ineerarore E Re. pI Sica, Principe illustre e benefico, che in mezzo alle guerre ed alle vicende da cui fu attraversato il suo regno (2), trovò modo di scrivere un ben noto trattato di Falconeria, De arte venandi cum avibus, che fu poi accresciuto da suo figlio Manfredi; trattato mirabilissimo per il tempo in cui venne scritto, e pieno di helle osservazioni e di utili precetti. (Minà) Quest’opera trovasi stampata colla Falconeria di Tardif Venezia 1560, e Basilea 1567; e con quella di Alberto Magno, (Addita non nulla Alberti Magni sub nomine de Falconibus, Asturibus, et Aecipitribus, Augustae Vindelicoram 1576, in 8,9) — Scheider ne ha dato una edizione annotata ; Lipsia 1785-89, in 2 vol. in 4.° (Minà Palumbo, L c., p. 3. — Mongitore BID. sicula, tom. I, pag. 248; Nardone, 1. c., vol. IV, pag. 172). 1390. — A questi tenne dietro nel XV, un ArraLuccio d’Aragona scrittore Siciliano, che dissertò sopra alcuni uccelli patrii, ed in ispecie sopra un Falcone ch’egli no- mava Falco Saphir; specie che lo Schlegel nella sua Revue critique des Oiséaux d'Europe, Leide 1844, in-8,° pag. 18, credette poter conguagliare al Falco Eleonore Genè, — Quest'opera venne da me ricordata con annotazioni a pag. 37 dell’ Avifauna; (4) Scinà, Prospetto della Storia letteraria della Sicilia. Palermo 4824, vol. II, pag. 238. (2) Regnò dal 1497 al 1250 (Capozzo, Mem. tom. I, pag. 448). AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 53 senonchè quando scrissi il relativo articolo, io ignorava chi fosse questo autore, ed ove pubblicato avesse l’opera sua. Sfogliando di recente le Memorie per servire alla storia letteraria Sicula dello Schiavo, potei rilevare che un Artale d’Alagona, che sembra essere il medesimo, viveva precisamente in quell’epoca in Sicilia: ch'egli era un facinoroso Castellano, ribellatosi più volte contro il Re Martino I Duca di Montalbo (1); cui questi per indurlo a cedergli il castello d’Aci Reale e di Paternò, in cui l’Artale tenevasi chiuso in armi, avevagli temporaneamente concesso nel 1393 il dominio e |’ investitura delle due isole di Malta e di Gozzo; che poi gli ritolse nell’anno seguente, dopo le ultime fellonie del ribelle castellano (2). — È probabile che questo Signorotto ne’ momenti d’ozio siasi occupato di Falconeria, come era in uso nelle Corti d'allora, ed abbia a tal fine fatto menzione di qualcuno de’ princi- pali uccelli rapaci dell’Isola, Nei secoli che succedettero a questi non ne avviene d’incontrare verun scrittore Siciliano di rinvomanza che abbia in qualche modo preso a coltivare la storia natu- rale e 1’ Ornitologia. Forseché le incessanti guerre che insanguinarono la Sicilia in quei tempi, i tremuoti del 1456, 1542, 1536, 1500, 1613, ecc. che la devastarono, le frequenti carestie, le pestilenze del 1474, del 1522, del 1575, che ne spopolarono le belle contrade, avranno verisimilmente contribuito ad ingenerare codesta mani- festa decadenza delle scienze; attalchè ci è forza discendere in sino al secolo XVII per rinvenire altri autori che ritornassero in onore le zoologiche disciplive, 1650. — Tal fu verso la metà di quel secolo un Axprga Cirivo Messinese, il quale durante l’attiva sua vita, oltre varie memorie zoologiche De natura piscium et de natura elephantium ecc. edite a Messina nel 1653 in 4°, pubblicò nel 1650 varie lezioni de Venatione Heroum (an Herodionum?) Libri II, Messanae, in-4°; ed un altro trattato de Venatione et natura animalium stampato a Palermo nel 1654, in-4,° — Queste opere vennero qualificate dal Narbone come i primi vagiti della scienza Zoologica in Sicilia, ne” quali però l’ autore ragionò, come egli dice, in modo più poetico che scientifico, (Mongitore B:0/. Sic. tom. I, pag. 28. Narbone, vol. III, pag. 100). Comunque la cultura delle scienze naturali avesse subito intorno a quell’epoca un generale decadimento in Sicilia, tuttavia troviamo alcuni illustri uomini di lettere, citati dal Mongitore nella sua Sicilia ricercata, che nelle loro opere parlarono inci- dentemeote di Ornitologia Sicula e di uccelli. — Furono questi: 1558. — Il celebre storico Tommaso Fazzeuuo, giustamente chiamato il Livio della Sicilia, che nella sua Opera De rebus Siculis Panormi 1558, in-fol., accennò ora la esistenza in Sicilia di alcuni Falconi chiamati sacri (Decad. I, Lib, I, Cap. 4, p. 20), ora ricordò la notevole affluenza di Cigui selvatiei alla foce del Abiso, detto per ciò stesso dagli antichi fiume Eloro (dal Latino Olor Cigno), ora citò l'abbondanza delle Pernici per tutta l’isola, ed il pregio in cui vi si tenevano i Francolini, riserbati però (4) Regnò dal 1393 al 1402. (2) Vedi i Commentari d* Abila sulla Storia di Malta, ed in ispecie le Memorie di Domenico Schiavo, tom. I, parte 22 pp. 23-24 che ne parla a lungo. 54 AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA alle mense de’ titolati e de’ nobili, ed annunziò per ultimo l’esistenza di una razza di galli di meravigliosa grandezza nella città di Marsala. (Decad. I, Libr. 7, Capo È, pag. 152; Mongit. loc. cit., tom. I, pag. 220, 227, ecc.) 1653. — Nicoro' Sereerro di Racujo, che nel Mercato delle meraviglie della natura Venezia 1653, Loq. 3, pag. 255, confermò l’esistenza dei girifalchi detti sacri presso il monte Etna (Mong. I, pag. 218), e descrisse i costumi degli necelli acquatici, ed in particolare delle Oche, adoperate anche in quei tempi alla custodia de’ dome- stici, e rurali edifizî (Mong. II, 96, 218; Chiarelli discorsi prelim. pag. 1; Scinà tom. I, pag. 112). 1658-59. — Pracino Reina Messinese, che nell’Introduzione alle notizie istoriche di Messina 1658, pag. 16, e Libro 5°, diede contezza degli uccelli acquatici che abitano i pantani di Peloro, (Mong. I, pag. 230, II, pag. 187); ed accennò al costume, seguito per diletto dai fanciulli di quei tempi, di far combattere fra loro i Galli, e gli in- dividui maschi delle Quaglie. Ma fu particolarmente verso la fine del XVII secolo che si apri per la Sicilia una èra veramente fausta di operosità e di gloria scientifica, per la comparsa di alcuni valenti naturalisti che la fecero primeggiare nelle scienze e nelle lettere fra le più culte nazioni d'Europa. ‘ 1680, — Il primo fra questi fu un Francesco Russo che visse prima del Cupani in- torno il 1680. Questo erudito Zoologo lasciò un trattato manoscritto d’Ornitologia col titolo Breve descrizione di tutta sorta di Uccelli conosciuti nella Sicilia, così di canto, come di acqua e di rapina ecc. che passò, come dicesi, per le mani del Boc- cone, e dello Schiavo, e che trovasi ora depositato nella Biblioteca Comunale di Pa- lermo. (Vedi in proposito Schiavo, Mem. loc. cit., vol, II, pag. 485 Bivona, Storia Zoo- logica in effem. scientif. anno 1841, n. 79, pag. 8; Narbone, tom, III, pp. 106-160* Minà Palumbo, loc. cit., pag. 3), — In esso il Russo descrisse 145 specie diverse di Uccelli, indicandone il nome vernacolo Siciliano, il cibo, l’ordinaria stazione, e l’epoca in cui ciascuna suole apparire in Sicilia. Le aggiunte poste in fine «di questa me- moria, anzichè del Boccone, (come asserisce lo Schiavo, loc, cit., pag. 48, ed il Minà loc, cit. pag. 3), sono del carattere di Francesco Cupani, cosa che potei io stesso constatare, confrontandole con altri manoscritti di questo celebre naturalista, e che trovai pure annotata nell’indice stampato da Gasparo Rossi dei manoscritti della su- detta Biblioteca, Palermo tom. I, pag. 236; attalchè evvi qualche dubbio se cotale scritto venisse realmente in mano»del Boccone, 1690, — Al Russo s'agginnse quasi contemporaneamente Sivio Boccowe, eruditissimo Botanico, Minerologo, e Zoologo, che contribuì unitamente al Cupani a formare in Misilmeri il famoso Orto dei Principi della Cattolica, (Scinà, loc. cit, pag. 114, in nota), e che viaggiando per l'Europa scrisse moltissime opere scientifiche, annoverate in gran parte dal Mongitore Bd Sic., vol. II, pag. 227; in alcune delle quali e partico- larmente nel suo Museo di fisica, Venezia, 1697, in-4°, e nelle Ricerche ed osser- vazioni Naturali, Bologna, 1684, innestò parecchie note sugli auimali e sugli uc- AVIPAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 55 celli di Sicilia. (Mongit., loc. cit., pag. 222, 223; Chiarelli, Discorso prel. pag. 7; Bi- vona, Effem. n. 79, pag. 12). 1692, — Sul finire però di quel secolo comparve in Sicilia il maggior luminare di quei tempi, il famoso botanico e naturalista Francesco Cupani da Mirto, noto autore del Hortus Catholicus e del Pamphyton Siculum. — Sorto questo celebre monaco mentre ferveva ovunque in Sicilia l’amore per lo studio della storia naturale, e parti- colarmente per la Botanica, e l'Europa tutta vi teneva rivolti gli occhi attendendo il frutto di cotanti studî (Scinà, loc. cit., tom. I, p. 114), il Cupani che aveva approsa questa scienza da Nicolò Gervasi di Palermo, ed era preposto all’Orto botanico di Giu- seppe del Bosco principe della Cattolica, si pose alacremente sino dal 1590 a per- correre le varie regioni dell’Isola (1), e sovvenuto ne’ suoi sforzi da parecchi me- dici e speziali conterranei, e nelle spese dall’illustre suo Mecenate il Principe della Cattolica, pervenne a radunare ingente copia di piante e di materiali per la confe- zione del suo Pamphyton Siculum e a farli incidere in tavole di rame; talmente che alla sua morte avvenuta nel 1710, egli ne aveva già allestite 700 delle 1000 che intendeva produrre; tavole che insieme riunite, vennero a costituire una prima edizione postuma del Pamphyton pubblicata nel 1713, tre anni dopo la morte del- l’autore, Morto il Cupani, Giambattista Caruso illustre letterato e promotore di buoni studî in Palermo, dispiacente che il frutto di tante fatiche dovesse andar perduto, prese il pensiero di raccogliere tutte le carte del Cupani, e di consegnarle allo Speziale Antonio Bonanno da Palermo, studioso di Botanica, ed amico e scolare di Cupani; il quale accorgendosi che parecchie tavole incise del Pamphyton erano incomplete e maucanti di descrizione, sovvenuto dai principi della Cattolica e di Villafranca che somministrato avevangli i denari per la stampa delle nuove incisioni, prese animo a condurre a termine un’opera cotanto interessante e gloriosa per la Sicilia; lavoro la cui ripresa venne annunziata dal Mougitore ai letterati d’Italia col seguente manifesto e titolo assai più lungo di quello apposto alle copie originali del Cupani (2). (Mongit. loc cit., II App, pag. 101; Scinà, loc, cit., tom. I, pag. 115). — Senonehè mentre il (4) Viaggiò anche nell’Italia continentale particolarmente, ne’ contorni di Brescia. (2) Pamphyton Siculum sive Historia naturalis plantarum Siciliae. Continens plantas omnes in Si- cilia sponte nascentes, ‘et ecoticas eamdem incolentes, cum suis etymologtis, cerlis proprii generis no- lis, auctorum tum veterum, tum recentiorum synonimis, vernaculis linguarum nominibus descriptio- nibus, locis, usu, et viribus. Compluribus insuper stirpibus noviter adinventis, ei accurate descriptis, quas denotat asteriscus, locupletata, et demum aereis imaginibus circiter septingentis e vero tractis et graphice incisis, in quibus non solum plantae noviter adinventae, sed quacdam ab auctoribus tantum descriptae, vel male exculpiae enumerantur, illustrata. Huic accedit animalium Siculorumque fossi-- lium curiosissima selectio. Opus olim inchoatum ab adm. rev. P. Francisco Cupani tertii Ordinis S. Francisci S. T. M. ex oppido Myrti în Sicilia. Botanosopho sui temporis celeberrimo; nune vero perfectum, omnibus numeris absolutum, et in lucem editum summo studio et labore Antonii Bonanno el Gervasi panormitani. 56 AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA Bonanno attendeva all’alta impresa, venne anch'esso a morire nel 1719, e l’imperfetta opera, rimasta dapprima nelle mani del principe di Villafranca e di Caruso, venne pubblicata nello stesso anno sotto il nome del Bonanno, e costituì la 2? edizione del Pamphyton Siculum (1).— Risulta da ciò che si hanno in commercio due distinte edi- zioni del Pamphyton luna originaria dell'autore di circa 654 tavole, che comunque incisa anteriormente venne alla luce postuma nel 1813 sotto il nome proprio del Cu- pani (V. sotto il corrispondente titolo), e l’altra posteriore mozza, incompleta, di circa 168 tavole apparsa nel 1719, che passò sotto il nome del Bonanno. Mentre |’ Hortus Catholicus del Cupani, che contiene la descrizione del-giardino botanico eretto a Mi- silmeri dal Principe della Cattolica, vidde la luce a Napoli nel 1696 vivente l’autore, e voco dopo la morte di Nicolò Gervasi il vecchio, istitutore del Cupani, Il Pamphyton Siculum originario è opera oltremodo rara e preziosa, e perciò qua- lificata dal Brocchi come la più insigne rarità fra i libri spettanti alla Storia Naturale (Brocchi, in Biblioth. Ital., tom. 27, pag. 190). Di questa opera oggidi non esistono che 3 soli esemplari in Sicilia; uno in Palermo nella Biblioteca Nazio- nale, già dei PP. Gesuiti, l’altro nella pubblica libreria di Catania, e il terzo a Mes- sina presso gli eredi del P, Emiliano Guttadauro, — La copia che si conserva a Pa- lermo è divisa in 3 volumi in 4° piccolo, colla data Panormi 1713. Contiene 654 ta- vole impresse da un sol lato de’ fogli, prive di numerazione originaria a stampa, ed accompagnate da nomi volgari Siciliani o da una semplice frase latina. — Tutti tre i volumi sono preceduti dal seguente frontispizio (2); mentre sul secondo foglio sta il ritratto dell'Autore, alquanto però diverso da quello che si conserva nel convento di S. Martino, e da altro ritratto inciso posteriormente, che trovai preposto al frat- tato ms. sulla storia naturale del Cupani, posseduto dalla sudetta Biblioteca comunale; circostanze tutte che distinguono codesta edizione dalle tavole fatte posteriormente riprodurre dal Bonanno. Il primo volume ha 242 tavole pressochè tutte di piante; il secondo ne ha 262 pure di vegetabili, fra i quali spunta qualche rara figura di crostacei, d’insetti e di petrefatti. — Il terzo volume, riservato più particolarmente alla Iconografia di animali, risulta di 150 tavole, comprende varie figure di pesci, di rettili, di conchiglie, di echini, alcune piante, e principalmente 223 figure (nè già 88 come altri scrisse) di Uccelli; la prima delle quali rappresenta |’ Accipiter miula (Falco Buteo, Lin.), e l’ultima il Bubo Jacobi similis (Strix Bubo, Lin.). Queste figure sono accozzate insieme senza verun ordine sistematico, poichè a canto ad un Rapace si trova sovente disegnato un uccello acquatico o terrestre, laddove la (1) Vedi in proposito il prossimo articolo bibliografico sul Bonanno a pag. 59. (2) Pamphiton Siculum sive historia naturalis de animalibus stirpibus, fossilibus, quae in Sicilia, vel in circuita ejus inveniuntur, opus postumum, admodum Rev. Patris Francisci Cupani tertiis ordinis S. Francisci S. T. M., et Botanici inter primos sui secoli celeberrimi. Imaginibus aereis circiter se- ptingentis © vero tractis, et grafice incisis; sub auspiciis amplissimorum Catholicae et Villafrancae Prin- cipum de re herbaria optime inter Siculos meritorum. Panormi, ex typographia Regia Antonini E- piro, 1713, in 4°. picc. AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 57 stessa specie od altre affini s'incontrano in fogli separati e lontani, Esse sono anche disposte senza certa simmetria di stampa, giusta gli spazi lasciati dalle figure circo- stanti, a colmare i quali spazî vennero sovente incastrate imagini di oggetti estranei. Le figure però degli uccelli sono rozze ma in genere abbastanza riconoscibili, e facili ad esser determinate da un provetto ornitologo. Le denominazioni scientifiche annessevi, vennero sovente tolte dalle opere di Jonston e di Aldrovandi; altrevolte risultano di voci vernacole latinizzate dall’autore, coll’aggiunta anche dello stesso vocabolo volgare (ad es. Alaepicta vulgo (foemina); Linguinarum Rex; Viridacoelum majus, ecc.); op- pure constano di una breve frase latina che contrassegna i principali colori e le più caratteristiche forme del becco degli uccelli.— L’opera è evidentemente incompleta, ed era in attualità di composizione allorchè avvenne la morte dell'autore, mentre è chiaro che le tavole venivano incise a mano a mano gli oggetti pervenivano in potere di esso, mancandovi, come si disse, la paginatura stampata, che fu poi apposta a mano da un successivo possessore. — A questa opera però corrisponde in gran parte un altro trattato mss. dî Storia Naturale del Cupani, del quale è fatta parola nel se- guente articolo. î Nella biblioteca comunale di Palermo esiste però un’altra copia imperfetta del Pam- phyton in 2 soli volumi in 4° piccolo, contenenti in complesso 518 tavole, quasi tutte di piante, e perfettamente identiche a quelle della copia originale. — Anche queste tavole sono impresse da un sol lato de’ fogli, e munite d’identico frontispizio e del ritratto dell’autore, prive altresi di numerazione originaria, ma disposte in or- dine alquanto diverso di quelle. Fra esse notai pure alquante incisioni appartenenti al terzo volume dell’opera, che raffigurano oltre le solite piante, alquanti pesci, ero- . stacei, insetti e petrefatti; circostanza, che mentre distingue codesta copia dalle ori- ginali del Cupani, e da quelle del Bonanno, indica ad evidenza ch’essa risulta di un accozzamento arbitrario di tavole, scelte fra le originali dello strenuo naturalista, cui venne preposto il frontispizio ed il ritratto dell’ autore per darvi una forma più completa. — Il secondo volume di questa copia contenente 250 tavole, 21 delle quali raddoppiate, pervenne alla predetta Biblioteca per dono fattole da Francesco Macca- gnone principe di Granatelli, che ci dà notizia anche di tutta l’opera in una lettera al Pretore Sommatino, riportata nel tomo VI delle effemeridi sicule p. 253 (1833). (Narbone, III, pag. 94). Il Pamphyton Siculum del Cupani dopo la morte dell'Autore e del Bonanno, passò per le mani di parecchi naturalisti e bibliofili; e molti ne scrissero in proposito, sia per lodarne il contenuto, l’erudizione e le fatiche durate dall’autore a comporlo, ed a condurlo a buon punto; sia allo scopo di commentarlo, di perfezionarlo, e di ripubblicarlo; sia per narrare le vicende che subi in tempi posteriori, ed i tenta- tivi fatti da taluno per trafugarlo ed appropriarsene le preziose osservazioni (1); (1) Vedi Brocchi, in Bibl. Ital. vol. 27, 1822. — Maccagnone principe di Granatelli, in Lett. al Pretore Sommatino in Effem. tom. VI, giugno 1833.— Narbone, Biblioth. sicula sistematica, vol. II, pag. 94.—Bivona Dott. Antonino, in Centuria prima Sicularum plantarum, Prefatione, p. VI (1806). Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. IX. 8 58 AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA laonde a tenore di siffatte tendenze, venne quest’ opera interpretata e comentata or in un senso or in un altro. Tuttavia credo sia difficile di poterne dare notizie più esatte e coscienziose di quante ne porse l’illustre Scinà nei suoi prospetti della Storia letteraria della Sicilia, vol. I, pag. 119 non meno che il prelodato principe di Granatelli nelle Effemeridi Sicule, vol. VI; notizie cui mi attenni io stesso in que- sto breve cenno bibliografico, valendomi sovente delle stesse parole degli autori, per render più completo e più preciso il concetto che dobbiamo formarci di questo egregio lavoro (1). 1696. — Del Cupani si ha pure un Trattato di Storia naturale di 212 pagine in folio, che rimase manoscritto, ed è depositato nella predetta Biblioteca comunale di Palermo. Fu composto nel 1696, come risulta da una postilla inserta a pag. 55 ed a pag. 149 del ms., ed è autografo dell’autore. —In quest'opera, insieme a molte notizie intorno a piante, frutta, conchiglie, insetti e pesci di Sicilia, si trovano de- scritte circa 189 specie di uccelli dell’Isola. Il materiale relativo è in forma di zi- baldone, senza ordine veruno, tramezzato da annotazioni, da liste di piante, di ani- mali differenti, con cancellature, lacerazioni, e pagine vuote e mancanti; strappate forse posteriormente da mano ignorante o sacrilega — Il carattere è stentato, fram- misto d’abbreviature, ed oltremodo difficile a diciferare e leggere. Nelle 13 prime pagine si trovano descritti varî uccelli da preda, de’ quali sono indicate le proprietà, i pregi, l’uso in Falconeria, le qualità che deve avere un buon Falco, la malattie cui questi va soggetto ecc. Più sotto, sino alla pag. 67, sono illustrate altre specie di ue- celli, di ciascuna delle quali il Cupani indica il nome vernacolo, le qualità, qualche (4) Fra gli autori che tennero parola dell’Opera del Cupani sono principalmente da ricordare: 1707. Mongitore Ant., Biblioth. Sicula, vol. I, p. 40; id. 1714, vol. II, App. p. 4101. 1717. Giornale de’ ietterati d’Italia, per l’anno 1717, tom. XXIX, p. 397. 1752. Schiavo Dom., Memorie per servire alla Storia lett. di Sicilia, tom. I, p. 14, 23; tom. II, pag. 67. 1774. Haller Alb., Bibliotheca botanica Liguri, vol. I. 1785. Bohemero, Biblioth. scriptorum hist. nat., tom. I, part. 4, pag. 574, e part. 3, pag. 280. 1789. Chiarelli Frane. Discorso che serve di preliminare alla Storia nat. di Sicilia in Nuova raccolta di Opuse. siciliani, tom. II, p. 419. 1806. Bivona dottor Antonino, Sicularum plantarum Centuria prima in Prefatione p. VI. 1840. Rafinesque Smaltz. Caratteri di alcuni nuovi generi. Palermo, in Introd. pag. 3. 1822. Brocchi G. Batt., Notizie intorno il Pamphyton Siculum in Bibl. Ital., vol. 27, p. 190-202. 1824. Scinà Domenico, Prospetto della St. lett. di Sicilia, vol. I, pag. 113. 1833. Maccagnone Franc. Principe di Granatelli, Lettera, loc. cit., in Effem. Sic., vol. VI, pag. 253. 1840. Bivona Dott. Andrea, Prospetto delle Scienze nel XVIII secolo, in Effem. vol. XXVIII, n. 78, pag. 130, n. 79, pag. 4. i 1853. Minà Palumbo Franc. Catalogo degli uccelli delle Madonie, pag. 3. 1855. Narbone, Bibliografia sicula sistematica, Palermo, vol. III, p. 93- 1864. Brunet, Manuel du libraire alla voce Cupani, tom. 1, pag. 443. Oltre le semplici cita- zioni del titolo. AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 59 particolare carattere, ma principalmente i colori, le abitudini, ed i costumi; cui in- nesta di tratto in tratto alquante narrazioni, ed antiche favole, tratte da Jonston, da Gesnero, o da altri precedenti scrittori, giusta i difetti di quella età. Altre de- scrizioni di uccelli si riscontrano dalla pag. 69 alla 89, dalla 102-121, dalla 136 alla 144 del manoscritto, che termina con un lungo trattato intorno i fossili siciliani, già stampato dall’autore nel suo Hortus Catholicus. Al sudetto manoscritto venne posteriormente premesso un breve proemio in forma di analisi, scritto verso il 1820 del Palazzotto, che ebbe l’opera in mano come biblio- tecario della Comune; non meno che un indice Alfabetico degli uccelli descritti, che però non comprende tutti i nomi vernacoli usati dall’Autore. Decisamente quest'opera, come lo asserisce il Palazzotto non è finita ma da farsì, Sebbene imperfetta essa è non pertanto ammirevole, per il tempo in cui fu scritta, per l'immensa erudizione, per |’ esattezza delle osservazioni, e quel che è più, per l’immensa fatica durata dall’ Autore nel raccogliere, osservare, comparare, e descri- vere tanti svariati oggetti, senza guida, senza scorta, non avendolo preceduto che l’Odierna, il Russo, il Boccone e qualche altro men noto ornitologo (Palazzotto in mss.). — D'altronde esso corrisponde in molte parti alle figure di uccelli fatte incidere dal Cupani nel suo Pamphyton Siculum, cui serve in qualche modo di spiegazione. Per- lochè, come giustamente soggiunge il Palazzotto, sarebbe prezzo d’opra di trarne una copia, correggere gli errori di lingua, ordinare la materia, e render leggibile quello che a stento può capirsi, e pubblicarla. — Sebbene lo stesso Palazzotto in margine al suddetto Proemio avesse scritto di propria mano la copta è stata fatta, questa però non venne ritrovata fra le di lui carte, nè fu pubblicata; essendochè, come sì vedrà in progresso, il Palazzotto lasciò unicamente alla predetta Biblioteca un ma- noscritto ornitologico sotto il proprio nome, redatto un ordine ben diverso da quello seguito dal Cupani nel predetto lavoro, Nell’ ultima pagina però dell’incarto evvi una dichiarazione di certo La-Rocca e Gonzales, d’aver tratta una copia di codesto mss, ai 23 marzo 1831 e d’averne fatto omaggio al Dottor Francesco Cupani procuratore generale del Re presso la Corte di giustizia, dal quale l’ebbe l’attuale suo erede il signor barone Cupani. (Vedi in pro- posito di codesto mss. Scinà loc. cit. vol. I, pag. 119; Minà loc. cit. pag. 3; Narbone loc. cit., vol. II, pag. 62 sotto il nome di Miscellanee di storia naturale della Bi- blioteca comunale di Palermo lett. F_32). Lo Schiavo nelle sue Memorie loc. cit., t. II, a pag. 67, ed il Minà nel cenno sto- rico loc. cit.,, a pag. 3, citano un altro ms, del Cupani sugli uccelli di rapina, che ri- tengo possa essere un brano, o forse lo stesso ms. precedente, poichè tutte le parti- colarità annotate in esso dallo Schiavo, vi corrispondono pienamente. 1710-19, Al Cupani tenne dietro nella coltura delle scienze naturali il farmacista Axroxio Bonanno da Palermo, amico e discepolo del Cupani, che da molti autori viene designato quale continuatore dell’opera del maestro dopo la costui morte (Mongitore, Chiarelli, Scinà); mentre da altri si vilipende e si condanna quale malvagio plagio, 60 AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA che approfittando della propizia occasione di possedere i manoscritti del Cupani, abbia tentato, insieme ad un altro oscuro farmacista suo consanguineo (Niccolò Ger- vasi), dì procacciarsi gloria, detraendo possibilmente a quella dell'autore, coll’an- nunziarsi non già editore ma ampliatore e correttore: dell’ opera del suo maestro. (G. B. Brocchi nella Biblioth. Ital., vol. 27, pag. 190-202, 1822). Il fatto se pure potè essere vero, lo fu certamente per consentimento dell’ illu- stre letterato Giambattista Caruso (1), da cui il Bonanno si ebbe i manoscritti ed | i rami delle tavole del Cupani, e pel concorso de’ Principi della Cattolica e di Vil- lafranca che gli somministrarono i denari della stampa, e delle nuove incisioni, (Scinà, loc, cit,, pag. 114-15). Particolarità che risultano pure dal lungo manifesto con cui il Mongitore annunziò ai letterati d’Europa la ripresa di cotal lavoro (Mong. Bibl. Sic., tomo II, App. pag. 101 (1714) (2), e che doveva permettersi alla novella edizione del Pamphyton fatta dal Bonanno. Difatto nella Biblioteca nazionale di Palermo esiste una copia di codesta 2° edi- zione, senza però frontispizio, ma contrasegnata sullo schenale del libro dal nome del Bonanno, Essa contiene circa 198 tavole di piante, che a differenza della copia del Cupani, sono impresse in ambe le pagine di ciaschedun foglio, e numerate a stampa in ordine progressivo. Queste rappresentano figure di piante, ed alcuni pochi pe- sci, crostacei, insetti e petrefatti, e corrispondono esattamente a quelle del Pam- phyton originale; toltone qualche ritocco di alcune figure, e qualche modificazione di nomenclatura e di frase, più conformi, come s’esprime lo Scinà, a quelle dell’o- pera del Turnefozio, conosciuta dal Cupani solo allorchè apprestava il 2° supple- mento al suo Horthus Catholicus (Scinà, ibid., pag. 116). — Questi monchi esemplari del Pamphyton editi dal Bonanno, non sono gran fatto rari, e molti ne vide il Broc- chi presso il Bivona, che acquistati li aveva dagli eredi Chiarelli, mentre altri an- cora si conservano tuttora in parecchie librerie pubbliche e private di Catania di Messina, della Toscana, e della Germania. — (Brocchi, loc. cit.), Erroneamente però il Chiarelli (3) ed altri scrittori, giudicarono che le predette tavole costituissero un 4° vo- lume dell’opera del Pamphyton, mentre in realtà non ne sono che una copia alterata ed incompleta. All’infuori di codeste tavole esistono però nella Biblioteca comunale di Palermo 16 grossi volumi manoscritti in 4° di cose di Botanica del Bonanno, che come lo asserisce lo Scinà sono stati elaborati con tanto studio da questo dotto scienziato (Scinà, loc. cit., pag. 117) — Questi volumi dopo la morte del Bonanno appartennero alcun tempo allo speziale Gervasi, da cui passarono in mano di Francesco Chiarelli; (4) Fu caldo promotore delle belle lettere e della storia patria, e fondatore dell'Accademia del Buon Gusto in Palermo. (V. Scinà, I, p. 56). (2) V. indietro questo titolo o manifesto a pag. 55. (3) Nel Discorso Preliminare allo studio di Stor. Nat. inserito nella nuova Raccolta di Opuscoli di Aut. Siciliani tom. II, pag. 149. AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 61 e poi in quelle del Barone Antonino Bivona, dal quale ultimo li acquistò nel 1829 la Biblioteca comunale di Palermo. Non senza ragione si dovrebbe supporre, che il vasto materiale, contenuto in questi 16 volumi, sia stato almeno in parte tratto dai manoscritti del Cupani, il quale come lo affermano tutti gli storici contemporanei, con somma diligenza e con replicati viaggi per la Sicilia era andato raccogliendolo per l’intero corso di 25 anni. Che anzi codesta supposizione va tant’ oltre che il Narbone non si peritò di scrivere, essersi scoperto che quei manoscritti sono un parto legittimo del Cupani, il quale ne aveva pubblicato la traccia nel prologo del suo Hortus Catholicus. (Nar- bone, vol. III, pag. 94). Accusa che troviamo ancor più esplicitamente formulata da Francesco Maccagnone principe di Granatelli in una lettera al Conte Sommatino dn- torno ad un frammento del Pamphyton, da esso donato alla Biblioteca comunale di Palermo, nella quale dice espressamente, essere quei 16 volumi precisamente le tanto ricercate scritture del Cupani, che il Bonanno aveva tentato di far passare per sue; scoperta dovuta al dotto e perspicacissimo Barone Antonino Bivona che li ebbe in mano vivente il Chiarelli, e che fu il primo a riconoscere e divulgare codesta frode nella Prefazione alle sue Centurie di piante siciliane, rivendicando così al Cupani, dopo circa un secolo, un vanto che per lo innanzi gli era stato usurpato. (Bivona bar. Anton. în Siculorum Plantarum, Centuria prima. Panormi, 1806, pre- fatio, pag. 6; Francesco Maccagnone Lettera al Pretore conte Sommatino, in Effem, sic. vol VI, 1833, pag. 253). Io non mi farò certamente giudice di questa malaugurata controversia; dirò solo che i singoli articoli contenuti ne’ predetti 16 volumi, sono autografi del Chiarelli, disposti con un ordine alfabetico perfettamente regolare, che mostrano di essere stati elaborati con piena cognizione di argomento, e con un linguaggio decisamente erudito e scienti- fico, e differentissimo dalle singolari frasi italo-latine usate dal Cupani nelle sue opere manoscritte; dirò pure che in essi vhanno continue citazioni di Turnefort, di Morris, di Ray, e talvolta anche dello stesso Cupani. D'altronde quasi ad ogni singolo arti- colo vennero aggiunte altre postille e note scientifiche, fatte da autori diversi, (pro- babilmente dal Gervasi, dal Chiarelli, che li ebbero alcun tempo in possesso,) alcune delle quali anche posteriori ai tempi di Francesco Pasqualino (1795), la cui opera è pure citata. — Laonde sembrami molto verisimile, che comunque il Bonanno nella com- pilazione di questi 16 volumi siasi valso in gran parte delle opere e delle fatiche del suo Maestro, tuttavia deve anch’ egli avervi posto non poca cura, se non altro. a coordinare, riformare, completare l'immenso materiale che quegli aveva potuto la- sciare. — Ed a questa opinione trovo consenziente anche il Chiarelli, che nel discorso preliminare allo studio della storia naturale poc'anzi citato, soggiunse espressamente essere tanto Vincenzo Bonanno padre che Antonio suo figlio amendue autori di così insigne opera... è quali signori Bonanno si fecero ammirare per le celebri fatiche metodiche da essi compiute su quasi tutti è vegetabili di Sicilia, mamoscritto in 16 volumi in-4°, e per le molte scoperte fatte dal figlio Antonio, che decidono 62 AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA abbastanza del genio e delle cognizioni di questo non meno insigne nostro natura» lista. Venuti meno dal 1704 al 1719 i tre maggiori luminari delle scienze naturali in Sicilia, nè avendo più gli ingegni da cui pigliar norma ed accitamento, gli studî della natura decaddero in poi, non ostante le cure che si diedero alcuni dotti uo- mini e mecenati a sostenerli ed avviarli (Scinà, loc. cit., vol. I, pag. 112); per il che convien giungere sino verso la metà del secolo stesso per incontrare altri preclari soggetti che li ridestassero, e li ritornassero in onore. 1742, — E qui figura per primo Antonino Moverrore di Palermo (1) uno dei più operosi ed eruditi scrittori che vantasse la Sicilia nel secolo XVII. Questo celebre monaco nella sua Sicilia ricercata Palermo 1742, vol. 2, in 8°. dedicò varii capitoli a tramandare notizie su quanto vera di più raro nell’Isola, ed in particolare sugli oggetti naturali, sugli animali, sugli uccelli ecc. Difatti nel libro II, pag. 511 di co- testa opera, egli si fa a parlare in esteso delle Aquile, de” Falconi, delle Colombe, de’ Francolini, delle Gralle, delle Oche, de’ Corvi, e di molti altri volatili, innestando però in ogni singolo articolo un buon numero di maravigliose storielle e di fanfalu- che, proprie dell’indole dei tempi, 1708-14, — Questo scrittore si rese altresì benemerito alle scienze in genere per aver compilato una celebre Bibliotheca Sicula (2), che fu poi continata da Francesco Serio suo nipote (3), nella quale annunziò |’ esistenza di un gran numero di opere antiche, e di preziosi manoscritti, che senza l’indefessa sua fatica sarebbero forse andati perduti per la posterità. (Scinà, tom. I, pag. 253 e seg; Chiarelli, Disc. Pret. pag. 11). 1756. — Quasi contemporaneamente al Mongitore sorse in Sicilia un altro celebre collettore di scritti e di diplomi antichi, che fu Domenico Schiavo, duce ed anima della letteratura Siciliana, come lo chiama lo Scinà, il quale conpulsando con dili- genza le librerie e gli avanzi di alcune perdute raccolte di libri, potè venir in possesso di molti pregevoli manoscritti inediti di autori e naturalisti Siciliani, ap- partenenti in ispecialità all’Odierna, al Russo, al Daidone, allo Scilla, al Boccone, al Cupani ecc; manoscritti che annunziò e commentò nelle sue Memorie per servire alla storia letteraria della Sicilia, Palermo 1856, vol. 2. in 8°. (Vedi tom. I, parte V, pag. 13, tom. II, pp. 45, 67, 174; Scinà, vol. I, pag. 49; vol. II, pag. 222-4; Chiarelli discorso, loc. cit, pag. 14; Bivona, Efem. 1840, num. 79, pag. 7). Nè di ciò pago diede opera a raccogliere fossili ed altre produzioni naturali della Sicilia, che descrisse in una lettera indirizzata a Gian Franc. Seguier inserita (4) Nacque nel 1663. (2) Biblioteca Sicula sive de scriptoribus Siculis qui tum vetera tum recentiora secula illustrarunt etc. Panormi tom. I, 4704; tom. II, 1714. (3) Additamento alla Biblioteca Sicula del Mongitore ms. che si conserva nella Lib. Comunale di Palermo 5 vol. in 4e. AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 63 nella raccolta del Calogero, tom. II, Venezia 1756.— Uui il Seguier rispose con altro notevole scritto, indicante i modi da tenersi per compilare la storia naturale della Sicilia, e farvi la raccolta e la sistemazione degli uccelli; scritto che lo Schiavo in- seri nel tom. 2° delle predette sue Memorie, 1761. Anche un altro storico Siciliano Arcangelo Leanti da Palermo, nella sua opera, Lo stato presente della Sicilia, 1761. Palermo tom. I, pp. 158-252, enumera varie produzioni naturali dell'Isola, fra cui parecchi Uccelli, e fa parola delle caccie e delle pesche usate a suoi tempi. (Scinà, loc, cit., II, pag. 206; Bivona, Effem. num. 79 ag. 9). Stando alle notizie tramandateci dagli storici contemporanei, fu verso la metà di quel secolo che incominciò a prender voga in Sicilia la formazione dei Musei di Ar- cheologia e di Storia Naturale. — Si disseppellivano, si ricercavano ovunque con an- sietà gli oggetti, i monumenti antichi, si raccoglievano le produzioni della natura più strane e mostruose, per depositarle ed adornarne le private e pubbliche collezioni; alle quali si annettevano in appendice fossili, minerali, cristallizzazioni, e da ultimo animali ed uccelli impagliati; d’onde ne venne che la coltura dell’Antiquaria e della Storia naturale si fe’ a grado a grado così volgare e comune in Sicilia, che gli scritti delle persone più colte d’allora sentivano dello studio della natura, e che persino molti monaci pigliarono vaghezza di coltivare. (Scinà, loc. cit, II, p. 221). A questo felice risorgimento delle scienze naturali non è inverisimile abbia altresi contribuito un bel discorso sull’Utilztà della Storia naturale specialmente in Sicilia, recitato da Agostino Tetamo nell'Accademia del Buou Gusto (1) (Scinà, 1I, p. 225); non meno che la generale tendenza di que’ dotti a costituirsi in società accademi- ‘ che, ove dar saggio di letture istruttive e dilettevoli, porre in campo discussioni fi- losofiche e magistrali, far pompa di eloquenza, di dottrina, di erudizione, con mag- giore o minor giovamento della letteratura e delle scienze, E fu per tal guisa che si viddero sorgere in Sicilia alcuni celebri Masei di Anti- quaria e di cose naturali, che fecero epoca nella scienza, quali furono il Salnitriano (1730), il Martiniano (1744), quello di sì Nicolò l'Arena, il Museo de’ Benedet- tini di Catania, e quello che riusci a metter insieme in Messina un frate Pasquali sotto il modestissimo titolo di Museo de’ mendicanti, (Scinà, loc. cit, II, pag. 225), fra i quali tutti primeggiava il Museo del principe di Biscari organizzato in Ca- tania verso il 1756, cui niuno potè mai avanzare in ricchezza ed importanza. (Scinà, loc. cit, p. 221). — Dalla descrizione che il Principe stesso ne diede in una lettera, inserita dallo Schiavo nelle sue Memorie (vol. I, p. VI e vol. II, p. 43), risulta che oltre i preziosissimi vasi etruschi e le infinite suppellettili archeologiche, teratolo- giche e zoologiche che vi si conservavano, eranvi alcuni uccelli notevoli per singo- lare conformazione del becco e del corpo. (4) Sta ne’ Saggi di dissertazioni dell'Accademia del Buon Gusto, tomo I. Palermo 1755, p. 2441. 64 AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 1760. Quanto alle raccolte prettamente ornitologiche sorte in quel tempo, convien ricordare per primo quella che Giuserre Sinarra lasciò morendo nel 1768 in Noto sua patria, preparata, come-narra lo Scinà, alla maniera di Linneo (sic). (Scinà, Il, p. 225, 232; Minà, loc. cit, p. 3). 1779. Anche il cav. Giuseppe Gioeni, celebre letterato ed istitutore dell’Accademia delle Scienze in Catania, fu possessore di un rinomato Museo di Antiquaria e di Sto- ria vaturale, che poi legò alla patria università, ove era anche professore, nel quale figurava un buon numero di uccelli siciliani. Questo studiosissimo scienziato, siccome afferma il prelodato Scinà, non perdonava a spese ed a fatiche per raccogliere og- getti naturali dell’Isola, per istudiare i costumi degli animali e particolarmente de- gli uccelli, che a tal fine sorprendeva perfino nei loro nidi; sebbene nulla abbia la- sciato scritto intorno ad essi. (Scinà, loc. cit., Il, 245, III, p. 90; Bivona, Effem., | n 79, p. 10; Minà, loc. cit, p. 3; Narbone, loc. cit., p. 110). 1755-71. Nella stessa dotta città di Catania viveva pure in quell’ epoca il famoso Giuserre Recurero, cui per la vastità delle sue dottrine volevasi affidare la Cattedra della storia naturale in Catania. (Scinà, II, p. 241). Abbenchè questo egregio scien- ziato consacrasse di preferenza i suoi studi alla contemplazione de’ fenomeni vul- canici dell’ Etna, e ne intessesse una pregevolissima storia, che dal nipote fu pub- blicata postuma in Catania nel 1815 vol. 2 (v. Scinà, II, 239 e segg.; Espinosa nella Prefaz. del Vocabolario Sic. del Pasqualino, p. XXIII, tuttavia non omise di coltivare gli altri rami della Storia Naturale, e ciò con tale ordine e sistema, che dai con- temporanei fu proposto a modello pel modo di studiare le scienze naturali, (Scinà II, 239), Suo nipote Girolamo che dallo zio aveva ereditato il gusto per le scienze naturali, sostenne pure la Cattedra della Storia Naturale in Catania a vece del Gioeni, fece raccolta di molte produzioni zoologiche, imprese molte cose, ma niuna ne pubblicò. (Scinà, III, p. 90). 1780. E qui torna acconcio registrare il nome di un Fra Berxarbmo pa UcgIa, ri- nomato botanico e dimostratore di cotal scienza in Palermo; che fu il primo ad in- trodurre in Sicilia il sistema naturale di Linneo, per il che s’ ebbe da’ posteri il nome di Ristauratore delle naturali discipline. (Narbone, 1. c., III, p. 95). — Questo dotto monaco scrisse un’ opera de Regno Animali che rimase inedita. — Era dessa divisa in VIII trattati, nel terzo dei quali, risguardante la Classe degli Uccelli si contenevano molte particolarità intorno |’ Ornitologia Sicula. — Il suddetto trattato era poi a sua volta ripartito in 5 libri, che avevano per oggetto, il 1° De avibus rapacibus, il 2° de domestici, il 3° de aquatilibus, il 4° de nocturnis, il 5° de fa- bulosis; in ciascuno de’ quali la materia era disposta in ordine alfabetico in modo da formare altrettanti dizionari. (Scinà, II, pag. 232; IIL p. 102-104; Narbone, HI, pag. 95-100). 1785-90. A lato a Bernardino d’ Ucria figura pure un dotto grecista e filologo, sommamente benemerito alle scienze naturali, quale fa Francesco Pasauarino, che im- prese a compilare un Vocabolario Siciliano Etimologico, opera che; morto il padre, AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 65 venne continuata e pubblicata dal figlio Michele in 5 vol. in-4,° Palermo 1795, — In codesto egregio lavoro trovansi inscritti sotto nomi vernacoli Siciliani moltissimi animali, e principalmente Uccelli coi corrispondenti sinonimi italiani e latini usati da Gesnero, da Willughby, da Cupani, e da Linneo. (Scinà, II, 223), 1767.— Lo stesso autore scrisse pure altre memorie zoologiche fra le quali una a difesa delle Api, che da taluno si volevano distruggere e bandire dalla Sicilia, come infeste all’ Agricoltura!!!; memoria che trovasi compresa nella Raccolta degli O- puscoli di Autori Siciliani, tom. VIII, p. 105-292. Palermo 1767. (Bivona, Lffem. 79, p. 9. Scinà II, p. 223-227). Il Secolo XIX, secolo dei Lamarck e dei Cuvier, esordì in Sicilia con grande ope- rosità nelle scienze naturali. Gli scritti, Ie raccolte zoologiche, i Musei, le Acca- demie, già sorte sul declinare del secolo precedente, prosperavano, e si moltipli- cavano per ogni dove, ed insieme ad esse, vivissimo destavasi il desiderio ne’ sin- ‘goli cultori di coordinare o di descrivere metodicamente gli oggetti raccolti, per porre in luce la storia naturale della Sicilia. — È sì vero che questa instintiva ten- denza dello spirito umano diretta ad indagare ed a rendersi ragione de’ fenomeni ‘naturali e degli oggetti che ne circondano, allorché è sovvenuta da mezzi opportuni, si volge a benefizio della società, cui sa recare inaprezzabili vantaggi, ponendo non solo in mostra i prodotti e le ricchezze delle patrie contrade, ma additando so- vente anche il modo di trarne profitto, ed avvautaggiare l’ industria ed il commer- cio delle nazioni, — Ma quale infinita serie di contrarietà, di ostacoli è forza superare allo scienziato prima di poter conseguire i frutti delle sue fatiche, e condurre a termine il difficile compito che si è prefisso attuare! Quante volte la mancanza di ‘mezzi, di opportune occasioni, la sopravvenienza di fatali traversie, concorsero a mandare a vuoto inapprezzabili lavori di dottissimi uomini! e ciò con una insistente fatalità che pur troppo gravitò a lungo — e più che altrove — sui nobili sforzi dei dotti Siciliani! — Quanti preziosi lavori incoati fra essi, e non compiuti! 1789. Così è che vediamo un Anprra Ganro valente matematico Messinese racco- gliere con instancabile assiduità gran copia di produzioni naturali dell’ Isola, affa- cendarsi per compilare e dare alla luce la Storia naturale della Sicilia, ma sfor- pito qual’ era di mezzi e di lumi necessari a condurre a termine il suo lavoro, e stretto dal bisogno, vendere il suo Museo prima di poterlo descrivere, nè più oc- cuparsi di storia naturale (sic). (Scinà, II, 226, LI, pag. 99). 1800. Alla stessa impresa troviamo essersi del pari accinto Francesco Paoro Cata- reLi da Palermo, dimostratore addetto alla Cattedra di Storia naturale in questo Ateneo, occupata in allora dal Cancilla. Possessore qual era questi di una preziosa raccolta di manoscritti di naturalisti Siciliani, e di molte produzioni naturali dell’ I- sola, mirò sempre di mandare alle stampe la Storia naturale della Sicilia, che mai condusse a termine. (Bivona, Effem. 79, p. 10). (Scinà. II, pag. 248, III, pi 100).— Di questo autore ci rimasero alcuni manoscritti sopra gli Uccelli di Sicilia, da esso classificati giusto il sistema di Linneo, inanoscritti che il Palazzotto, ed il Rafinesque Giornale di Scienze Nat. ed Econ., Vol. IX. 9 66 AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA ben conobbero, ma che nè al Dottor Minà, nè a me, venne fatto di più rinvenire (Minà l, co Pi 4) AI suddetto Chiarelli appartiene un ottimo Discorso da esso recitato nell’ Acca- demia del buon gusto, e successivamente inserito nella Nuova Raccolta di Opu- scoli Siciliani tom. II, p. 119 (Scinà I, p. 117; Bivona Effem. 79, p. 11), che ser- vire dovea di Preliminare alla sua Storia Naturale della Sicilia, nel quale ac- cennando alle produzioni zoologiche e paleontologiche dell’ Isola, 1° autore enumera i varii uccelli indigeni che vi si trovano di stazione o di passaggio — Duole solo che questo egregio scienziato possa essersi reso complice, in qualche modo, del veri- simile plagio che il Bonanno tentò commettere dei 16 volumi manoscritti del Cupani, per aver espressamente dichiarato nel suddetto discorso, essere è signori Bonanno padre e figlio è veri autori di così insigne opera, avvalorando colla sua autorità un misfatto così riprovevole (1). 1801. — Anche il prelodato Giovanni Cavcita Professore nella R. Accademia di Pa- lermo ricorda nel 1° volume dei suoi elementi di Storia Naturale editi in Palermo 1801 tomi 3 în 8° vari generi e specie di uccelli, additandone il nome italiano, il latino, e la classaziòne giusta il sistema di Linneo; le cui frasi sono da esse ri- portate nelle pagine a destra del libro, mentre in quelle di fronte stanno le re- lative delucidazioni in italiano. (Scinà, III, p. 101). — Il Cancilla, a detta del Nar- bone, aveva altresì composto un bel trattato di Storia naturale Sicula che rimase inedito. (Narbone, l. c., III, p. 96). 1810. — Dopo il Chiarelli ed il Cancilla quegli che tenne maggiormente in onore le scienze naturali in Sicilia fu il celebre Americano Rafinesque Smaltz. — Venuto que- sti in Palermo nel 1804 a semplice oggetto di mercatura e di commercio, studioso ed intendente qual’ egli era di scienze naturali, concepi nel 1807 il pensiero di mandare alla luce, annotandole, le fatiche inedite del Cupani, del Bonanno, e del Chiarelli, sotto il novello titolo di Pamphysis Sicula. (V. Prefazione alla sua opera Caratteri di alcuni Generi; e Bivona, Effem. 79, p. 10), ma distornato da cotale im- presa, dopo varii viaggi fatti nell'Isola, pubblicò separatamente in Palermo l’ anno 1810 la nota sua opera Caratteri di alcuni generi di animali e di piante in-8.° nella quale a pag. 4 descrisse come nuove 14 specie di uccelli raccolte in Sicilia, parte delle quali irriconoscibili, o già note in iscienza. (Bivona, Effem. 80, p. 69; Salvadori, Fauna Ital., Uccelli. Introduzione, p. XIV). 1810. — Nello stesso anno il Rafinesque unitamente a Giuseppe Ortolani di Palermo diede alle stampe la prima parte di una Statistica generale della Sicilia. Palermo di pag. 48, nella quale dopo aver parlato dei quadrupedi, e degli animali dome- stici, e di altri di utilità e di divertimento, aggiunse un breve elenco di uccelli che più di frequente si colgono in caccia, e dei pesci che più abbondantemente vi (4) V. il relativo articolo sul Bonanno a pag. 59-61. AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 67 si pescano e si salano. Questo opuscolo esiste tuttora nella Biblioteca comunale di Palermo sotto il nome dell’ Ortolani. (V. anche Bivona, Effem. n. 80, p. 69). 1814. — Il Rafinesque consegnò pure nel giornale Specchio delle scienze, da esso diretto, Palermo, vol, II, p. 11, un bell'articolo sull’arrivo autunnale delle Lodole ne’ contorni di questa città. (V. Bivona, 1. c., p. 68-70; ed Avifauna, p. 12, 94.— In- gegno d’altronde versatissimo ed intraprendente qual egli era, tentò niente meno che di riformare l’intiero edifizio del sistema naturale innalzato da Liuneo, propo- nendo nelle sue opere Preciîs des decouvertes et travaux semiologiques, Palermo 1814, ed Analisi della natura 0 quadro dell'Universo e dei corpi organizzati, Pa- lermo 1815, una novella nomenclatura ed un metodo analitico di classazione, che egli ritenne esente da difetti, ma che però non fu accolto dai naturalisti. È innegabile che il Rafinesque abbia recato positivi vantaggi alle scienze naturali, facendo conoscere un gran numero di animali, e particolarmente di pesci propri dei mari della Sicilia, e che, svolgendo con attenzione i manoscritti del Cupani e del Chiarelli nella parte zoologica, abbia posto in luce molte osservazioni e scoperte che vi erano consegnate, coordinandole e riformandole in modo da farle apprezzare dai dotti contemporanei. Duole solo, come giustamente osserva il Bivona, che questo ce- lebre naturalista non abbia giammai dichiarato nelle sue opere la fonte d’onde trasse cotali nozioni, ed il prò che potè ottenere dalla lettura di quelli stessi manoscritti che pure egli voleva pubblicare, rendendo in tal guisa la dovuta giustizia alle dotte fa- tiche degli autori Siciliani che lo precedettero. (Bivona, Effem., n. 80, p. 71). —D’al- tronde è pur noto come questo scienziato abbia commesso non pochi errori nella determinazione di molti animali da esso pubblicati per nuovi, e come sieno poco e- satte le sue descrizioni, talchè con grande stento e dubbiezza sì riesce sovente a ri- conoscere le stesse sue scoperte, talune delle quali per avventura vennero anche ritenute come proprie da altri autori, (sic). Bivona, E/fem., n. 80, p. 71). — Comechè il Rafinesque sia stato in generale poco fortunato dal canto delle riforme ch'egli in- tese portare nello studio delle scienze naturali colle opere pubblicate in Sicilia ed in America, è però certo che queste, per il gran numero delle scoperte che conten- gono, e perchè influirono potentemente a diffondere all’ estero utili nozioni zoologiche intorno |’ Isola, segnano un’ epoca assai interessante nella zoologia Siciliana, e_ par- ticolarmente nell’ Ittiologia, da esso a preferenza degl’altri rami coltivata (sic). (Bi- vona, ibid., p. 70). 1820. — Partito il Rafinesque dalla Sicilia, l’Ornitologia Sicula trovò un attivo cul- tore nel Can.° Barpassare Parazzorto da Palermo. Questi succeduto al Chiarelli nel po- sto di Dimostratore di Storia naturale nell’ Ateneo di Palermo, scrisse verso il 1820 un trattato di Ornitologia Sicula sotto il titolo dî Materiali appartenenti alla Sto- ria naturale ed in particolare all’ ornitologia Sicula, con riflessioni e descrizioni parziali di uccelli, e de’ loro costumi; trattato che rimasto inedito, fu poi dallo stesso autore donato nel 1830 alla Biblioteca Comunale di Palermo, della quale era egli in progresso divenuto Capo-Bibliotecario, — In questa pregevole operetta sì trovano 68 AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA deseritti circa 200 uccelli indigeni, contraseguati da nomi latini, italiani, francesi; @ da corrispondenti citazioni delle opere del Russo, del Cupani, di Linneo, del Tem- minek e del Savi; cui l’autore premise un breve esordio, nel quale dimostra l’obbligo che corre ai naturalisti in genere di far conoscere le patrie produzioni, tocca dello stato delle scienze naturali in Sicilia, della difficoltà di studiare la zoologia e mas- sime l’ ornitologia senza opportuni libri e mezzi di confronto, atteso l’ esorbitante numero delle specie ornitologiche, e delle varietà che il clima, il tempo, il sesso 6 l'età sogliono impartire nella loro impennatura, — Codeste nozioni però nella prima parte del ms. non presentano già un rigoroso ordine sistematico, mentre dopo i gal- linacei tornasi a parlare degli uccelli d'albero, e dopo questi dei palmipedi, restan- done intersecata la narrazione da note, da cassature e da ripetizioni; laddove il testo della 2? parte, è coordinato in ordine alfabetico, con l'aggiunta di altre par- ticolarità che concorrono a completare quelle inserite nella parte precedente, (V. anche Bivona, Efem. n. 80, pag. 74-77). — Al suddetto trattatello tien dietro in forma di zi- baldone un quaternetto ir cui si trovano consegnate alquante note caratteristiche sulle varie classi animali, con cataloghi parziali di uccelli, di pesci, di molluschi, di insetti, di piante ecc. da servire apparentemente di base nelle lezioni orali di Storia natu- rale dell’autore; e da ultimo un altro catologo mss. in ordine alfabetico, contenente un buon numero di nomi vernacoli Siciliani, di piante e di animali, colla corrispondenza Linneana, tratti dal.dizionario Etimologico del Pasqualino. Particolarità tutte che at- testano la somma operosità e versatilità di questo valente scienziato, e le difficoltà ch’ egli incontrò a volerle pubblicare. Ed invero, codesti scritti sono interessantis- simi per la copia delle osservazioni ornitologiche contenutevi, riferibili in gran parte al circondario di Palermo, e però torneranno sempre di massimo giovamento a chiunque imprenderà a trattare la storia naturale della Sicilia; onde io stesso me ne valsi di frequente nella compilazione di questa Avifauna, annotando con opportune citazioni le singole nozioni tratte dall’ esimio autore. Il Palazzotto d’altronde fu il primo a segnalare l’esistenza in Sicilia dello Storno unicolore, ch’egli rinvenve sino dal 1818 nei monti Nebrodi sotto Gratteri, e ravvisò per novello, Ma avuto in mano l’opera del Temminck, trovò essere stato pervenuto nella relativa descrizione dal Cav. Alf. Lamarmora in una comunicazione da questi fatta nel giorno 28 agosto 1819 all'Accademia delle scienze di Torino; descrizione ripor- tata dal Temminck nel Manuale d’ Ornithologie 1820, t. I, p. 134, e successivamente riprodotta dal Bp. con figure nella splendida sua Zconografia della Fauna Italica, (Bivona, Effem. 80, p. 76). 1820.— Lo stesso autore nel 1826 pubblicò altresi una lettera Sopra un uccello (Fregilus graculus) singolare per abnorme conformazione del becco, prodotta questa da ipertrofia della mascella inferiore, lettera che venne inserita nel Giornale delle scienze di Palermo n. 38, ed esiste in copie a parte in-8° di pp. 24 con una tavola. (Minà I, c. 45 Narbone, HI, p. 105; Avifauna, p. 12). 1818. — Verso l’epoca stessa in cui il Palazzotto fioriva in Palermo, quella mente AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 69 potentissima che fa Domenico Sca”, come lo designa il Bivona, mandava per le stampe la Topografia di Palermo e dei suoi dintorni. Palermo, 1818, in-8,° — In essa l'Autore dopo aver discorso in genere sulle varie specie di animali che abitano il circondario di questa città, redige in forma di nota parecchi cataloghi di pesci di insetti, di molluschi, ed uno di 37 specie di uccelli indigeni, additavdone il nome scientifico, il Siciliano, e P epoca di passaggio. (Bivona, Effem. n. 80, p. 73; Minà, 1. Gy p. 3): cataloghi che vennero poi riprodotti dal Dottor Giovanni Schirò nella sua Topografia medica di Palermo, 1848, in-8° a p. 245. (Bivona, I. 6.5 Avifauna p. 12), 1824-27,— Di questo erudito Istoriografo, oltre parecchie memorie scientifiche e let- terarie pubblicate postume nelle effemeridi scientifiche della Sicilia pel 1839 (1), abbiamo ancora un Prospetto della Storia letteraria della Sicilia del secolo XVII.» Palermo 1824-27, in 3 vol. in-8% splendida opera, nella quale relativamente al sog- getto che ne interessa, si trovano illustrate con critiche note e riflessioni le opere de’ più eminenti scrittori siciliani che nel corso di quel secolo si distinsero nella col- tura delle scienze naturali. Queste note sono intersecate a luogo a luogo da giudiziose considerazioni sulle condizioni de’ tempi, sulle tendenze filosofiche dominanti, non meno che da erudite disquisizioni di storia naturale, scienza che l’autore prese appositamente a coltivare, onde prevalersene nella compilazione della prediletta sua opera storico- letteraria, Il libro dello Scinà d'altronde brilla per erudizione storica, imparzia- lità di giudizi, valor filosofico, limpidezza di dicitura, e perchè porge una giusta idea della coltura scientifica e letteraria della Sicilia nell’ epoca predetta, in guisa che fu pure una delle principali fonti da cui potei ritrarre io stesso i più autentici ma- teriali per la compilazione del presente cenno bibliografico sulla Sicula Ornitologia (2). 1820.— Fra i naturalisti che contemporaneamente allo Scinà posero amore in Pa- lermo alle scienze naturali ed in ispecie all’ ornitologia, dobbiamo notare un Micaene AzzareuLo valente tassidemista, che preparò molti uccelli Siciliani, e raccolse i ma- teriali per redigerne un catalogo ragionato; pubblicazione che venne impedita dal- l’immatura sua morte. (Bivona, Ecm. 81, p. 146; Minà, 1 c., p. 3), E per vero l’Azzarello, oltre una preziosissima raccolta di insetti che andò dispersa dopo il di lui decesso, possedette parecchie specie rare di uccelli, quali sono la Cicogna alba, l’Ardea candidissima, il Colymbus cornutus ecc. (sic) che si trovano di proposito ci. tate dal Palazzotto nel relativo suo Catalogo Ornitologico. 1824,— Anche i fratelli Giovanni e Paoro Mercanti di Castelbuono si occuparono in quel turno a mettere insieme una buona raccolta di uccelli delle Madonie, ed a darne la descrizione in iscritti che andarono smarriti dopo la loro morte (Minà, 1. c., p. 3). (4) Scrisse anche nel 1833 una lettera al B. Aut. Bivona intorno lo studio delle scienze naiu- rali, che fu poi stampata nel luglio 1839 nel n. 70 delle predette effemeridi Sicule (Narbone III, pagina 92). (2) Vedi il suo elogio scritto del Prof. Comm, Federico Napoli. Atti dell’Accademia di Scienze letter. di Palermo vol. I. 70 AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA Mentre in Palermo 1’ amore e la coltura delle scienze naturali assumevano di giorno in giorno un maggiore incremento e favore, un eletto stuolo di dotti Catanesi con- gregati nelle sale dell’Accademia Gioenia, testè fondata (1824), attirava l’attenzione di tutta l’ Europa, e colle splendide loro opere levava alta la fama scientifica e let- teraria di quella patria istituzione e della natia loro città. 1829,— Era fra questi un Francesco Ferrara da Trecastagne, paese prossimo all’Etna, valente mineralogo, già noto per la sua Storia generale dell’ Etna, Catania 1793-98, e per quella de’ ferremoti di Sicilia, Palermo 1821, che nel IX ed ultimo volume della sua Storia generale della Sicilia, edita in Palermo nel 1828, consacra al- quante pagine agli uccelli emigranti dell’ Isola, (Narbone, IM, p. 96). — Di questo scienziato abbiamo pure un Discorso intorno lo studio in vari tempi delle scienze naturali in Sicilia premesso alla sua Storia naturale edita in Catania nel 1813, e riprodotto per intero del Giornale fisico di Pavia pel 1817 e dalla Rivista enciclo- pedica di Parigi 1820; ed un altra Memoria sulla Natura e le sue leggi, desti nata ad introduzione di un’altra sua opera sulle Scienze naturali stampata in Pa- lermo 1829, in-8°, le cui particolarità porsero argomento di critiche osservazioni al barone Antonino Bivona. (Bivona, Effem. n. 82, p. 45 Narbone, I, c., III, p. 92). 1834. — Contemporaneamente al Ferrara viveva pure in Catania il Can. Cav, GiuserPE Avessi uomo venerando per somma erudizione, e per grande affabilità di costumi. (Bi- vona, Effem. 82, p. 11). Questo egregio scienziato pubblicava nel vol. XI, serie I de- gli Atti della Società Gioenia (1834) una sua Memoria da servire d’ introduzione alla zoologia del triplice mare che cinge la Sicilia, nella quale intesseva una suc- cinta storia della zoologia Sicula dai tempi Omerici insino all’ epoca sua, estenden- dosi in particolare sugli autori che si occuparono d’Ittiologia ; cui faceva seguire un caldo appello a’ suoi colleghi, eccitandoli ad elaborare una grande opera zoologica, che recasse a conoscenza tutti gli animali dell’ Isola, ed indicasse altresi i vantaggi che da cotale conoscenza fossero per risultare alla società (Bivona, Effem. 1. c., p. 82, p. 10), ed il suo elogio scritto dal prof. Andrea Aradas, (Atti Gioen: vol. XV, 1838). 1335.— Dopo l’Alessi il Chiariss, Dott. Gros. Ayrowro Garvaevi nella tornata del 28 giu- gno 1835 della predetta Accademia Gioenia, imprendeva a leggere un primo suo scritto per servire di Podromo alla Fauna Etnea, che fu poi inserito nel vol. XII, p. 25-57 de’ rispettivi Atti (1837), nel quale, dopo aver enumerati gli nccelli da esso riscontrati sopra quell’ igniromo monte, si faceva a discutere con molta erudizione e dottrina le particolarità inerenti alla struttura organica degli uccelli, e l’influenza che vi possono esercitare le condizioni fisiche delle alte regioni dell’ aria, e gli agenti e- sterni. — In codesta memoria il Galvagni, premettendo varie considerazioni fisiche sulle diverse regioni Etnee, nota che la regione pedemontana di questo monte offre gran copia di nccelli, di rettili e d’ insetti, ma pochi mammiferi; la boscosa più mammiferi ed uccelli; e la regione algente pochi uccelli e pochissime specie di al- tri animali. — Istituendo poi un paragone fra l’Etna, la Sicilia, l’Italia continentale ed i deserti dell’Africa, conchiude che in quel monte vivono la maggior parte degli ani- AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 71 mali dell'Isola, una parte considerevole di quelli della Penisola, ed una piccola parte, relativamente al numero gradissimo di animali, dei deserti Africani, (Bivona, £Yem. 82, p. 13). — Codesto argomento zoologico, da esso svolto e proseguito negli anni successivi, gli diede occasione a scrivere parecchie altre memorie intorno gli animali Etnei, nella IX delle quali memorie, inserita nel vol, XIX della Società Gioenia (1842), p. 245, descrisse gli Uccelli da preda diurni che vi appariscono, e particolarmente il Grifone, il Gheppio, il Grillajo, il Lodolajo, la piccola Aquila, lAstorre, lo Spar- viere comune, il Nibbio; e nella X Memoria accolta nel vol. XX de’ predetti atti, (1843), p. 162, notò altri rapacè diurni, e quelli da preda notturni. (Narb., III, pi 92— p.102-5), 1836.— Al fianco degli egregi scienziati testè nominati, troviamo in Catania Carmeo Maravigna, autore celebratissimo di molte opere su diverse branche delle scienze na- turali, il quale aspirando quasi a cogliere allori in tutti i tre Regni della natura, sebbene volgesse più particolarmente i suoi studi alla Mineralogia, prese ad illu- strare parecchi argomenti zoologici relativi in ispecie alla Malacologia nelle sue Me- moiîres pour servir a l’histoire naturelle de la Sicile, Paris, 1838, in-8.° ecc. che fanno fede della vastità delle sue dottrine anche in questa estesissima branca dello scibile umano. (Bivona, Effem. num. 82, pag. 15). 1824-37.— A coronare questo eletto manipolo di scienziati Catanesi, ci si presenta infine la veneranda figura di Carlo Gemmellaro, eruditissimo geologo, naturalista e professore di cotale scienza nella R. Università di Catania. — Oltre le numerosissime Memorie Geologiche, Paleontologiche, e Letterarie, da esso pubblicate ne’ varî volumi della Società Gioenia ed altrove, della quale Società fu lungamente Direttore, il Gem- mellaro, cui erano famigliari pressochè tutte le molteplici branche della Storia na- turale, venne in pensiero sino dal 1824 (epoca della fondazione della Accademia Gioe- nia) di elaborare in unione a’ suoi colleghi una completa storia topografica e fisica dell'Etna e de’ suoi contorni, nella quale fossero indicati tutti i corpi naturali che vi appartengono, considerati tanto nel loro insieme, che nelle minute loro particola- rità. Epperò nella seduta del 10 giugno dello stesso anno, egli ne faceva invito alla prelodata società in un Prospetto che venne pubblicato nel vol. I, pag. 19, dei re- lativi Atti (1824), e successivamente fra le Memorie sulla Sicilia del Capozzo tom. I, pag. 209, (1840), nel quale segnalava le suddivisioni e le diverse materie che vi sì dovevano pertrattare, affinchè ognuno de’ Socî si prescegliesse quella parte più ge- niale che credeva poter illustrare.— E a porgerne esempio, egli stesso dava alle stampe nell’anno medesimo parecchie memorie intorno la parte fisica dell'Etna, quali sono Sulle condizioni geologiche del tratto terrestre dell'Etna, Atti Gioenii, Ibid. vol. I, pag. 185, (1824); Sulla vegetazione di alcune piante a varia altezza di questo monte, ibid. vol, IV, pag. 177, (1827); sul suo confine marittimo, ibid., vol, IV, pag. 179, (1828); Sulla costituzione fisica della Valle del Bove, ibid., vol. XII (1825); SuMla struttura del gran cono dell'Etna, ibid., vol. XIV, (1857); Sulla vulcanologia del- l Etna, ibid., vol. XIV e XV (1858-59), ecc. — Indi volgendosi al Regno animale dava lettura nell’Aula Gioenia poco dopo la prolusione del Galvagni, ad una prima Memo- 72 AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA ria zoologica sull’annesso Golfo di Catania, ibid., vol. XII, serie I, pag, 59, (1837)» nella quale enumerava in via sommaria i principali animali che vivono in quei din» torni, tacendo degli uccelli; mentre nella seconda memoria letta ai 14 marzo 1839, ibid. vol. XV, (1839), illustrava più particolarmente gli animali marini inferiori, e le spugne. (Bivona, Efem. pag. 14; Narbone, LI, pag. 101).— All’infuori di questi lavori, l’infaticabile Gemmellaro nel Saggio di storia fisica di Cataniu e dei suoi dintorni (ibid., vol, V, ser. II, 1848), si faceva di bel nuovo a passare in rivista gli esseri in- digeni del territorio Catanese spettanti a tutti i tre Regni della natura, fra’ quali an- noverava una trentina di specie di Uccelli proprie della località, distinguendole, in ispecie domestiche ed in selvatiche. E fu per tal guisa che questa illustre schiera di dotti Catanesi si rese beveme- rita delle scienze naturali, non solo colla pubblicazione d’insigni e numerosi lavori, ma perchè servi di potente esempio ed incitamento a parecchi giovani concittadini che presero a coltivare la storia naturale, i quali venuti poi in fama di buoni natu- ralisti, concorrono oggidi, a tener alta nella Repubblica letteraria, la rinomanza scien- tifica di quella preclara città 1837.— L’Ornitologia porse pure argomento a que’ tempi a lavori poctici, dacchè vediamo un Marco Cosranrimi da Palermo? pubblicare nel 1837 in Poema didascalico sotto il titolo il Colombato, Palermo, 1837, con note di Storia naturale, nelle quali l’autore raccolse tutte le notizie che riguardano l'indole, la vita, e la propagazione delle Colombe (Narb., HI, pag. 105). 1840,—E qui torna in acconcio di ricordare il Bar, Anroxino Bivona Bervarpi di Palermo, dottissimo Botanico e conchiologo, cui è dovuta la scoperta della frode del Bonanno (1), che si dedicò principalmente a studiare natura coi principii del Bacone, descrivendo specie novelle e formolando cataloghi di Conchiglie e di Piante nelle sue Collettanee di storia naturale, alcuni dei quali cataloghi rimasero, incompleti per l’immatura sua morte.— Non meno che il di lui figlio Bar, Anprea Bivona, che erede dei talenti del padre ed animato dal suo genio di coltivare le scienze naturali, imprese a scrivere varie. Memorie sui progressi della zoologia in Sicilia nel secolo XIX, inserte nei numeri 78-82 del vol. VI, delle Effemeridi scientifiche e letterarie per la Sicilia (1840). — In questo egregio lavoro il Bivona seppe raccogliere tutto quanto rendevasi più in- teressante ed utile al rapido avanzamento della zoologia nazionale, disponendolo con molta arte e buon gusto in un bel quadro animato da maschie tinte e da forti concetti di amor patrio. (Aradas, Prospetto della zool., loc. cit.). — Il giornale delle Effemeridi avendo però cessato di comparire nel 1840, nè potendo il Bivona dar compimento al suo lavoro, questi venne ripreso e proseguito, con. altrettanta ernudi- zione e dottrina, dal chiarissimo Dott. Aradas attuale professore di Zoologia nell’Ateneo Catanese, il quale movendo dalla Storia Zoologica del secolo XIX del Bivona, la con- (4) V. indietro a pag. 61. AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 73 dusse, in varie branche, sino a noi (Atti della Società Gioenia, vol. I, II, ser. 2, pa- gine 368 e seg, 1845). Nè questi soli erano i dotti Siciliani che con indefessi studî e cogli importanti loro lavori attesero in quest’ultimo decennio a far progredire le scienze naturali nell’Isola, dappoichè vi troviamo contemporaneamente un Agamino Lovso erudito fisico e Segre- tario perpetuo della Società economica ed agraria della provincia di Catania, che trattò varie questioni intorno questa scienza; un P. Gregorio Barxapa La Via, che nelle sue Lezioni sulla pastorizia si occupò degli Uccelli domestici e principalmente del Gallo, deì Gallinacei, delle Anitre, del Pavone, del Faraone, de’ Colombi, indican- done l’indole, la varietà, il governo, le malattie, le curé ecc. (Giorn. Empedocle, fa- scicolo V; Narbone, II, pag. 103; — un Avessio ScieLiani noto per un discorso sull’ 2n2- fluenza della Storia naturale nei progressi della civiltà, Trapani, 1840, in-89 — un Dowenico Testa possessore di una ricchissima collezione conchiologica che andò di- spersa nell’ultima rivoluzione di Palermo; — un Sauvarore Scuperi dotto professor di Agronomia e di Economia politica ed autore di un Prospetto delle scienze e della let- teratura del secolo XIX, Palermo 1838; — un Gioseere Inzexsa, duce ed anima della Sicula agricoltura; — un Vincenzo Tineo, un Agostino Toparo ed un FiLiero ParnatoRe, onore dell’Italiana Botanica; — e tant’altri che qui sarebbe lungo il ricordare per le cui as- sidue fatiche, viddero la luce in Sicilia più opere scientifiche nel secol nostro che non ve n’ebbero in tutti i secoli andati, Mentre i dotti naturalisti di Catania e di Palermo davano opera a riconoscere e descrivere le naturali produzioni di quelle provincie, l’esimio Cav. Lusi Beyorr orga- nizzava a Messina una classica collezione di uccelli, e pubblicava la sua celebre Or- nitologia Sicula, Messina, 1840, in-8.° pag. 281.— E per vero abbenchè codesta bella branca delle zoologiche discipline fosse stata pertrattata in precedenza da valen- tissimi naturalisti siciliani, pure l’onore d’averne avviati gli studî in un concetto veramente scientifico, è indubbiamente dovuto al Benoit. Questo erudito cd altrettanto ‘cortese scienziato nell’eccellente suo libro, divenuto ormai troppo raro in commercio, seppe metter insieme tutto quanto di preciso e di essenziale si riferisce a questo soggetto, per guisa che pressochè tutti i successivi trattatisti a cotesta egregia fonte concorsero ad attingere le più fondamentali ed integerrime notizie. — Il Be- noit porge nella sudetta sua opera la descrizione di 270 specie di uccelli ch’ egli riscontrò di stazione o di passaggio nell’Isola, corredando ogni singola specie di una esatta nomenclatura. scientifica, di uomi vernacoli Italiani, Francesi e Siciliani, sì re- centi che antiquati, si Messinesi, che propri delle varie provincie, cui annesse una frase diagnostica semplice, concisa e tratta sovente dai migliori autori; non menochéè varie particolarità da esso personalmente constatate intorno i costumi, la stazione, la com- parsa, la frequenza, le differenze di abito e di età, delle singole specie.— Il sistema di classazione da esso prescelto è quello proposto dal Savi nella sua Ornitologia Toscana, modificato, come dice lo stesso autore, con quello del Temminck, — In tempi più re- centi il Benoit apprestò un’ Appendice mss, al predetto suo trattato, che gentilmente Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. IX. 10 74 AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA volle comunicarmi, contenente varie aggiunte e correzioni, nel quale figurano altre 8 specie posteriormente riscontrate in Sicilia; per guisa che il numero totale delle spe- cie ornitologiche da esso descritte, ascende a 278, 1843,— Il signor ALereno Marwerses venuto in Sicilia negli anni successivi, dopo aver percorso per uno o due mesi le più classiche località dell’Isola, pubblicò di ritorno in patria una Faune Ornithologique de la Sicile, Metz, 1843, in 8.° di pp. 242; ove non fece che ripetere, tradotte in francese, poco o nulla ricordandene la fonte, le osservazioni dell’esimio Messinese; cui aggiunse un notevole corredo di specie imma- ginarie, che, per analogia di stazione, egli suppose esistere in quest’Isola, ma che per certo non vi ha potuto riscontrare. 1845. — Reca pertanto sorpresa come l’eruditissimo signor H. E. Stiuksano nella stu- penda sua Relazione Accademica sui progressi dell’Ornitologia generale, pubblicata a Londra nel 1845, in-8.° (Zeeport on the recent progress ad present state of ornitology, London in Annal and Magas of Nat. History ecc.) e tradotta e riprodotta negli Annali delle scienze naturali di Bologna, tom. VII, ser, 22, gennaro 1847 e seg. dopo aver collaudato l’opera del Benoit, abbia potuto soggiungere in proposito le seguenti parole: « Lavoro di maggior pregio (di quello del Benoit) è la Fauna Ornitologica «+ della Sicilia del Malherbes, ove trovansi aggiunte altre 50 specie alla lista del « Benoit, formando un totale di 318 specie. — Quest'opera contiene delle particola- « rità assai interessanti intorno gli uccelli di quell’Isola, ed abbonda di importanti « osservazioni sulla distribuzione geografica delle specie, non solo in Sicilia, ma in « altre parti dell'Europa meridionale, e dell’Affrica settentrionale.» — Forse che per essere stata scritta in francese, idioma maggiormente conoscinto all’estero, quest'opera si ebbe una rinomanza cotanto antorevole presso gli scienziati d’ Europa, da essere anche attualmente a preferenza citata in confronto di quella più veritiera del Be- noit!.. E sì che tutti gli ornitologi che convennero in tempi posteriori in Sicilia eb- bero personalmente a convincersi dell’ inesattezza delle nozioni che vi sono conte- nute! (V. De Murs, in Rev. Mag. Zool. 1854, pp. 21-24; Salvadori, Fauna Atal. Introd, pag. XLIV). Per la medesima ragione non so capacitarmi con quale fondamento un altro dotto ornitologo siciliano, dopo aver dichiarata l’opera del Benoit la più completa che siasi pubblicata sugli uccelli di Sicilia, abbia potuto rimarcare esservi annoverati taluni uccelli sull’asserzione di straniero scrittore che mai visitò la Sicilia, mentre sanno tutti essere il fatto precisameute il contrariu!.. (Minà, loc. cit., pag. 5). — Sarei ol- tremodo giulivo qualora con questi qualsiansi cenni mi fosse dato rivendicare al dotto Messinese una parte almeno di quella giusta considerazione e lode che gli è dovuta. 1842, — E qui m'è d’uopo registrare con compiacenza, dappoichè Ja scienza non ha nazionalità, il nome di Madama Giawwerta Powsr, celebre naturalista Inglese, che viag- giò lungamente per la Sicilia, indagando, e studiando le mirabili sue produzioni na- turali, con quella intelligente perseveranza e sagacità di vedute, che è propria an- che del sesso gentile di quella eulta nazione. Ond'è che rilevando le peculiari bel- AVIFAUNA DEL MODENESR E DELLA SICILIA 75 lezze e rarità di ciascun paese, dopo avere sciolta le questione sull’artefice della con- chiglia dell’Argonauta, la Power offri nella sua Guida per la Sicilia, Napoli, 1842, in 8,9, fra parecchi cataloghi di animali e di piante indigene, uno di 264 specie di uccelli Siciliani, corredate del nome scientifico, del vernacolo Italiano, Siciliano, non meno che di qualche osservazione sulle località ove questi si rinvengono, lavoro ve- risimilmente compiuto sotto la dotta e gentile direzione del Cav. Benoit, 1842-51, Contemporaneamente al Benoit ed alla Power eccelleva in Palermo per dottrina, erudizione, ed incessante operosità seientifica Pierro Carcara Prof. di Storia naturale in questa R. Università. Questo illustre mio predecessore, versatissimo in ogni ramo delle scienze naturali, e già noto in scienza per i suoi lavori in conchio- logia vivente e fossile, che coltivava a preferenza delle altre parti, imprendeva sino dal 1831 a descrivere le particolarità topografiche e geologiche delle varie regioni ed isole sicule ch’egli andava successivamente visitando, cui opportunamente annetteva alquanti elenchi delle varie specie di animali e piante che vi aveva riscontrato, — E fu per tal guisa, che nelle sue Ricerche sulla storia naturale dei dintorni di Nicosia, Palermo, 1831, in-8°, ebbe a registrare un clenco di 25 specie di uccelli più ovvî ad osservarsi in quella regione. Altre 18 specie egli ne annoverava nella Descrizione dell'Isola d’ Ustica, Palermo 1842, da esso vedute nel suo breve soggiorno in quel- l’Isola, Dodici ne segnalava nella Descrizione dell'Isola di Lampedusa, Palermo 1847; e 26 in quella dell'Isola di Linosa, Palermo, 1851, in-8,° 1844,—Il prelodato autore pubbiicò pure in via di lettera alcune Osservazioni cri- tiche intorno il catalogo ornitologico ragionato del gruppo di Malta, cd il quadro geografico ornitologico di Antonio Schembri, inserite nella Gazzetta dei Saloni anno I, . num. 4 (1844), periodico semiscieutifico che in quel tempo vedeva la luce in Palermo, ma che fatalmente per quanto rifrugassi nelle pubbliche e private biblioteche, non mi fu dato di rinvenire. (Xarbone, II, pag. 106), — Il Calcara tentò eziandio di ri- fare un novello Pamphlyton Siculum sulle orme di quello del ‘Cupani. ed anzi ne pubblicò un primo saggio relativo alla conchiologia, Palermo 1845, che non ebbe ulteriore prosesuimento. (V. Aradas, Prosp. della Zoolog. Sic., Atti Gioen. vol. VII, ser. 2% pag. 105) (25 dell’Estratto). L'esempio dato da questi egregi naturalisti promovendo ovunque in Sicilia il gusto per le scienze naturali e per l’ Ornitologia, fece sorgere contemporaneamente altri valenti scrittori, fra’ quali giova ricordare: 1842,— Un Lorenzo Cocco Grasso, che scrisse un articolo intorno gli uccelli emi granti in genere della Sicilia, ed iu particolare intorno l’arrivo delle Lodole nella stazione autunnale, articolu inserito nella Fata galante. Palermo in-8°, 1842. (Nar- bone, II, p. 105). 1842. — Un Giorero Grar che diresse una lettera del dottor Scuderi su di un Pic- chio murajolo rinvonuto nelle vicinanze di Messina, 1842; e successivamente altra lettera al signor Landolina sopra ua’ Avvoltojo Grifone preso a Messina nella pri- mavera del 1842 (Messina). (Minà, 1, c.). 76 AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 1845, — Un Avrovio Screneri da Malta, che nel suo quadro Geografico comparato . delle Ornitologie di Malta, Sicilia, Roma, Liguria, Nizza e Contea di Gard, Malta, 1843, in-4.° assegnò una intera colonna agli uccelli Siciliani, (Minà, 1. c.). 1844, — Un Rogsrrro Sava che nelle sue lucubrazioni sulla flora e Fauna dell’ Etna e sull’origine delle caverne di quel vulcano. Milano, 1844, (Operetta tradotta in te- desco e pubblicata a Tubinga, ed epilogata dal Geografo Baldi nelle sue miscellanee) parlò di rettili, e di vari uecelli Siciliani, (Narbone, II p. 98). Nè solo ne’ centri maggiori dell’Isola prosperava 1’ amore e la coltura delle scienze naturali e deli’ Ornitologia, dapoichè troviamo anche nelle città minori altri scien- ziati contemporanei che le tennero in onore. 1841, — Tal fu un Ewawurne Taranto Russo di Caltagirone che in un suo discorso per V inaugurazione del Gabinetto di storia naturale di quella città. Caltag. 1841, in-4,° rassegnò in calce un elenco di 73 specie di uccelli di quel territorio, da esso pre- parati e donati al suddetto Gabinetto. (Minà, 1. c., Avifauna, p. 12). 1844, — Tal fu pure il Cav. Garrano Nociro di Girgenti che nella topografia della nata sua città, Girgenti in-4.° registrò un catalogo di 90 specie di uccelli di quei contorni, classati dal mio amico barone Giovanni Caruso, (Avifauna, p. 12; Minà, 1,.6+). Senonchè a completare l’onorata serie dei cultori di questa bella branca delle scienze naturali, mi resta ancora a parlare di due recenti naturalisti Siciliani cui la Sicula or- nitologia deve in questi ultimi tempi i maggiori suoi progressi. Sono d’essi in ordine di data il signor Martano Zuccaro Patti di Catania, ed il Dottor Fravcesco Miva” Panuaso di Castelbuono, 1544, — Il primo di questi, abile tassidermista e custode del Museo zoologico della R. Università di Catania, abbastanza noto per le numerose preparazioni ornitologiche esso fatte per quel Museo, imprese verso il 1844 ad illustrare alcune più notovoli specie di uccelli che comparivano di tratto in tratto nelle adiacenze di quella città, e principalmente ne’ pantani di Catania, e nel Biviere di Lentini, —.A tale oggetto egli pubblicava una prima lettera diretta al Prof. Alessandro Rizza di Siracusa, col. titolo Ricerche ornitologiche in Sicilia, Palermo 1844, in-8°, nella quale descriveva alcune varietà della Sylvia stapazina, del Vanellus cristatus, e porgeva alquante notizie intorno la comparsa in Sicilia, della Cicogna nigra e dell’ Erismatura leuco- cephala Bp. (Minà, 1. c., pi 6).— In altra lettera che intitolava Continuazione delle ri-. cerche Ornitologiche in Sicilia, accolta nel Giornale dell’Accademia. Gioenia e ripro- dotta in parte negli Atti Gioenii, t. I, serie 22, p. 145-148 (1844), esponeva varie osservazioni sul Valtur fulvus, sull’Aquila Bonelli, sull’'Aquila fulva, sui Falchi Ci-. nerarius, lithofalco, vespertinus, sulla Limosa rufa, sulla Sterna minuta, sulla Tur- nix Andalusica, sul Tychodroma phocnicoptera Tem. (Minà, 1. c., p. 6). — Alle quali aggiunse nello stesso anno un’altra nota Su d’un vago uccellino Siciliano (Sylvia atri- capilla), colto nelle vicinanze di Catania. (Atti Gioeni, t. I, serie 2°, ps 137-142 (1844)., Lo stesso Zuecarello nell’anno successivo dava alle stampe altre osservazioni 0r- nitologiche sui nidiacei del Falco Bonelli, su alcune varietà albine dell’ Emberiza AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 77 miliaria, e del Numenius phoepus, sul passo accidentale della Cicogna nigra e del- l’Anas Olor, e finalmente sull’abito giovanile dell’Ardea cinerea e su sette varietà risguardanti il sesso e l’età dell'Anas lewcocephala, comune ne’ pantani di Catania da. novembre a gennajo. (Atti Gioeni, t. II, ser. 2%, p. 321-335 (1846). Minà, 1. 6, p. 6), — Susseguite nell’anno 1847 da altre indagini sulla grande Ottarda, sull’ Ana- tra Casarca, sul Pelicano Bruno. (Atti Gioeni, t. III, serie 2°, pag. 431-427). Più di recente il Zuccarello, annunziò la comparsa presso Catania di un Lestris pomarinus (Atti Gioeni, t. XV, serie 1°, p. 267); e da ultimo il rinvenimento in Si- cilia di una Anas fusca (Atti Gioeni, serie 3°, vol, II, fase. 1, (1856); notizie tutte che lo rendono eminentemente benemerito della Sicula Ornitologia, 1847.— Il secondo di questi il Dottor Francesco Mwna'” Paumzo autore di molteplici pubblicazioni in pressochè tutte le branche delle scienze naturali, diede alla luce nel 1847 un interessante Trattato sugli uccelli delle Madonie, accolto negli Atti della Accademia delle scienze e lettere di Palermo vol. II, p. 1-32, e vol. III, p. 1-45 (1847), nel quale, dopo aver premesso un breve cenno storico intorno la Sicula Ornitologia, si fece ad illustrare 146 specie di uccelli propri di quella regione, citandone, oltre il nome scientifico, la sinonomia latina, l’ italiana, la siciliana, la frase specifica, la indicazione dagli autori che ne ricordarono la comparsa in Sicilia, e qualche partico- larità intorno i loro costumi; cui fece tener dietro un cataloghetto degli uccelli do- mestici dell’ Isola, ed un’altra noterella sulle specie sicule che egli potè riscontrare in abito albino, ed iuseri nella sua Storia naturale delle Madonie. A questo primo lavoro, il Minà negli anni successivi aggiunse un’ Appendice di al- tre 12 specie d’ uccelli da esso rinvenute nelle Madonie, inserita nel Giornale La fa- villa, n° 10 (1857) sotto il titolo Aggiunte al: Catalogo degli uccelli delle Madonie. A convalidare viemaggiormeute le sue osservazioni, il prelodato Antore ebbe cura di far disegnare, in un Atlante di 131 tavole in colori, le varie specie di uccelli da esso riscontrate ne’ contorni di Castelbuono, tavole, che per l’ingente spesa che importavane la litosrafia, non vennero pubblicate. Dopo il Benoit, il Zuccarello, ed il Minà altri naturalisti concorsero anche in tempi recentissimi ‘ad illustrare la Sicula ornitologia, le cui opere o memorie trovansi già indicate nella parte bibliografica di questo lavoro. Fra essi sono principalmente da ricordare. 1863, — Uno opuscolo del signor Tr. Gozempacx col titolo, Beobachtungen iber die vogel in der Gegend von Messina, inserito nel Il Gallischer Bericht, 1863, p. 104. Un altro del signor Muri G. C. die Vogel aus Sicilien nel Zoologischen Garten, 1370, p. 148, che come dissi è un riassunto fatto da un mio bravo scolare delle cose espo- ste nei'2 primi fascicoli dell’ Avifauna. 1861.— L’Uccellatore del signor Antonio Ruggeri di Messina. Messina, di pag. 256, in-8°, operetta nella quale }’antore descrisse le varie maniere di caccia usate in Si- cilia per ogni singola specie indigena, unitamente ad alcune generalità sui loro co- stumi, — Ottimo lavoro, come già notai, per lo scopo cui era diretto, ma che per circostanze particolari, non potè esser proseguito. 78 AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA Molte altre interessanti notizie sugli uccelli siciliani si trovano pure designate nell’Ornitologia Toscana del Savi, nel Manuale di ornitologia del Temminck, nel- I Ornitologia Europea del Degland e di Gerbe, nella Classica Iconografia della Fauna italica del Bonaparte, nella Fauna italica (Uccelli) del Salvadori, nelle Note dallo stesso e dal sienor Saunders pubblicate nel Giornale Ibis di Londra, e finalmente ne’ miei scritti; (V. indietro nella bibliografia a pag. 11-12 e 281-82) che possono dare una idea bastantemente esatta sull’ingente copia di lavori che vennero sin’ora alla Iuce sulla Sicula Ornitologia, Riassumendo pertanto quanto s’ è detto nel corso di questa Rivista bibliografica delle Opere ornitologiche sulla Sicilia, risulta che ne’ secoli anteriori alla domina- zione Normanna e Sveva (sec. XI, XI) gli studi ornitologici, del pari che quelli su- gli altri rami scientifici, giacquero in Sicilia affatto negletti, e solo vennero talvolta ricordate alcune poche specie più notevoli di uccelli ad oggetto di vitto e di cac- cia — Che soito il regno di Federigo I (sec. XIII) e ne’ tempi in cui prevalse il do- minio feudale dei baroni, gli uccelli e principalmente i rapaci si studiarono ad og- getto di falconeria. —Che più tardi, nel corso de’ secoli XIV, XV, XVI, decadute ancor maggiormente le scienze, sottentrò negli scritti degli autori l’idea del maraviglioso, dappoicht vi si trovano quasi unicamente citate quelle specie che si riferiscono a fatti singolari, ed a superstiziose leggende, o tutt’al più alcune specie di uccelli più usuali e domestici. — Sullo scorcio del secolo XVII, epoca del Russo, del Boccone e del Cu- pari, s'incominciò anche in Sicilia a tener conto delle loro diversità specifiche, ed a ricordere gli uccelli indigeni di stazione e di passo, additandoli però col solo loro nome vernacolo, In tempi nosferiori verso i primordî del secolo XVIII prevalse anche in Sicilia la, tendenza a formar raccolte ornitologiche speciali, a coordinare gli uccelli ne’ Musei, ad istudiarne le differenze di sesso, di età, ed a classificarli sulle orme delle opere. zooiogiche di Gesnero, di Jonston, di Willughby, di Aldrovandi.— La classazione ed il sistema di Liuneo si fecero strada in Sicilia sul finire del secolo XVII per opera di Bernardo da Ucria, del Pasqualino e del Chiarelli, — sistema che fu ben presto surro- gato dalle metodiche ripartizioni del Cuvier, del Temminck, del Savi iniziatevi dal Palazzotio, dall’Alessi, dal Galvagni, — e fu solo in questi ultimi anni, ed in particolare dalla pubblicazione dell’opera del Benoit in poi (1840), che l’Ornitologia sicula as- sunse quello speciale carattere di rigorosa analisi, per confronti e per citazioni, che è dote fondamentale della vera scienza, e che sola può condur questa nella via del progresso e della perfezione, AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 79 CAPITOLO IL. | Cenni storici intorno le Opere ed i cultori dell’Ornitologia nella provincia di Modena. Sembrerebbe quasi inverisimile che Modena, antica sede di classici studi, e patria di eletti ingegni e naturalisti, non abbia pur essa recato per lo passato qualche co- spicuo tributo alla scienza oruitologica; epvure per quanto da me, dal Tognoli e da altri egregi miei corrispondenti, siasi frugato nelle pubbliche e private biblioteche, e ne’ cataloghi d’antichi libri, non ne venne fatto di rinvenire verun manoscritto 0 trattato che avesse esclusivamente per oggetto la patria Ornitologia.— Il Tiraboschi, il Ricci, il Muratori e gli altri sommi scrittori di storia e di letteratura patria non ne fanno cenno, nè io dimorando a Palermo mi trovo in grado di porgere ulteriori e più espliciti documenti su tal proposito. — E per vero, fra i celebratissimi naturalisti che ebbero vita nelle provincie Modenesi, Antonio Vallisnieri il seniore si occupò di Bo- tanica e dell'origine delle fontane, Ramazzini de’ pozzi Modenesi, Vallisnicri il ju- niore dopo aver professato le scienze naturali in Padova, passò ad insegnarle a Li- sbona ove scopri e descrisse interessanti e sconosciuti pesci. Il celebre Spallanzani ne’ suoi Viaggi alle due Sicilie, Pavia 1792 illustrò unicamente alcune specie più comuni di Rondini, ed iniziò ne’ suoi opuscoli scientifici la questione sulla rapidità del volo degli uccelli. E comunque organizzasse contemporaneamente pregiate col- lezioni di Storia naturale a Pavia ed a Reggio sua patria, non fece veruna parola degli uccelli indigeni, Il dottissimo Ventura non ne diede pure cenno veruno nella sua Storia di Scandiano, e negli altri suoi Opuscoli scientifici, ne’ quali trattò a preferenza argomento di fisica e di geologia, Che se realmente qualche scritto re- lativo vidde la luce in Modena ne’ secoli andati, è molto probabile andasse smarrito coll’avvicendarsi de’ tempi, od isfuggisse, per lo meno, sepolto in polverosi scaffali, alle ricerche de’ successivi scienziati, Il primo che a mia cognizione siasi scientificamente occupato di Ornitologia nel Modenese fu l’eruditissimo professore di botanica Giovanni Brignoli di Brunhoff, che oltre ad un cataloghetto ornitologico ms. de’ contorni di Urbino, ove da prima tenne 80 AVIFAUNA' DEL MODENESE E DELLA SICILIA cattedra di agronomia, ne compilò un altro ms. per uso proprio di uccelli del Mo- denese, elenco che con somma cortesia e disinteresse, volle cedermi, poco prima della di lui morte, per agevolarmi l’attuale lavoro. Dopo di esso l’instancabile signor Lazaro Tognoli, mettendo a profitto le osserva- zioni ch’egli potè fare nel lungo esercizio dell’arte tassidermica, trovò il modo di raccogliere e notare ne’ suoi manoscritti tutto quanto riferivasi alla conoscenza ed alla illustrazione dell’Ornitologia Modenese, riformando ed ampliando successivamente coteste sue note a mano a mano vedeva accrescersi il materiale scientifico che a- veva sott'occhio, e perfezionandosi le sne indagini ed osservazioni. — E per. vero, fu principalmente per l’opera sua, e per le incessanti somministrazioni ch’egli facevami di uccelli preparati del Modenese, durante il mio soggiorno a Modena, ch'io potei met- ter insieme nel Museo di quella Università una abbastanza notevole collezione di uccelli indigeni, e completare anche in tempi posteriori le notizie ornitologiche inserite nel presente opuscolo. Il signor prof. Venanzio Costa, gia assistente al predetto Museo, ed il signor Luigi e Giuseppe Modena preparatori di zoologia in esso, cooperarono certamente, per la loro parte, ad arricchire con ottime preparazioni le suddette collezioni; senonchè il primo si diede più particolarmente alla coltura dell’Entomologia patria, che illustrò con una magnifia raccolta d’insetti, resa incorruttibile mercè uno speciale suo modo di preparazione; mentre il secondo passò meco ad organizzare il Museo di Zoologia e di Anatomia comparata di Palermo, ove confezionò le vaste e caratteristiche col- lezioni di Pesci e di Uccelli indigeni, che si conservano in codesto stabilimento, Dopo la mia partenza da Modena, il signor Prof, Bonizzi, libero docente di Storia naturale in quella città, valendosi del manoscritto del Tognoli affidatogli dall’ Au- tore, e dell’agevolezza con cui dal Prof, Canestrini mio successore venivagli consen- tito l’accesso nelle sale del Museo, ove era in serbo la collezione ornitologica. da me ordinata, riusci a compilare un elenco nominale di 228 Uccelli del Modenese (Mo- dena 1868, in-8.°), cui annesse alquante osservazioni attinte in massima parte dai inss. del Tognoli. Quanto a collezioni ornitologiche patrie, Modena anche:ne’ tempi andati ne posse- dette un buon numero, — Il primo che a mia cognizione ne avesse organizzata una a scopo scientifico, fu il dotto padre A. Caleffi da Modena, divenuto in progresso; di tempo Vescovo di quella Città, con esemplari preparati e somministratigli dal signor Ricordati di Correggio ; circostanza, che come giustamente osserva il Tognoli, com- prova non esservi stato in quei tempi verun tassidermita di vaglia in Modena, Più di recente il signor Marchese Achille Bagnesi mise insieme nel suo palazzo, una raccoltina pregevole per alcune specie rare, in gran parte somministrategli dal To- gnoli. — Altra preziosa raccolta venne quasi contemporaneamente organizzata in Mo- dena per le cure dei fratelli Conte Rangoni Testi, con uccelli vallivi in massima parte colti nella vasta loro tenuta di Novi, Il Dottor Carlo Boni fa pure possessore di una discreta raccolta di specie indigene, AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 81 avute in gran parte dal Tognoli, che poi cedette al nascente Museo civico di Mo- dena, del quale è attualmente il solerte Direttore. Anche il signor Flaminio Cappi ebbe cura di raccogliere alquanti uccelli indigeni; e meglio di esso il Conte Paolo Abbati Marescotti, nella cui raccoltina figurano al- cune rarissime varietà domestiche della Columba Livia, tenute in sommo pregio dai terganieri Modenesi per la singolarità delle tinte e della loro impennatura, Nè qui devo preterire di ricordare una pregevole collezione di uccelli indigeni ed esotici che conservavasi, innanzi al 1860, nel Collegio liceale dei pp. Gesuiti di S. Bar- tolomeo, Questa collezione, arricchita negli ultimi tempi di una magnifica serie di uccelli Brasiliani, inviati in dono dall’ Imperatore Don Pedro alla Principessa Maria Beatrice d’Este, appassionatissima cultrice delle scienze naturali, venne poi ceduta ed incorporata a quella del Museo della Regia Università Modenese; per cui alla mia par- tenza codesto gabinetto si trovò possessore di oltre 2000 specie di uccelli fra europei ed esteri, rappresentate da circa 4500 esemplari (V. Campori Informazione della Uni- versità di Modena. Modena 1861, in-8°, pag. 34). — Collezione che ritengo potrà ora essere notevolmente accresciuta per le solerti cure del prof. Ant. Caruccio che ne divenne di recente l’esimio direttore, Fra le collezioni ornitologiche sorte in questi ultimi tempi fuori di Modena, sono da ricordare: una piccola raccoltina posseduta dal signor Menotti di Carpi, un’ altra formata dal signor Ghirelli alla Mirandola con specie indigene di quei contorni, ed un’altra ancora messa insieme dal dottor Giacinto Barbieri di Nonantola, in ciascuna delle quali evvi qualche specie rara da osservare, Modena però in ogni tempo si distinse per l’indefesso amore portato dai suoi cit- tadinvi ai patrii stabilimenti scientifici, ch’essi attesero a nobilitare ed arrichire con incessanti e preziosi donativi. — Ed invero oltre gli egregi e benemeriti donatori da me segnalati nel Proemio di questo scritto, sono in obbligo altresi di rammentare fra quelli che contribuirono maggiormente ad accrescere le raccolte ornitologiche di quel Museo, il Conte Pietro Gandini, il signor D. Giacomo Rivi di Rondinara, il dottor Bede- schi di Casalmaggiore, il signor Giuseppe Savani di Modena, ed i distintissimi miei scolari ingegneri Carlo Pozzi, Ant. Righi e Giuseppe Vincenzi, i quali tutti, abbenché lontani, vollero pur continuarmi a prodigare le loro cure, e cooperare ai progressi della Patria Ornitologia, col cedere a me ed al Tognoli gli uccelli più rari che riu- sciva loro di cogliere nelle loro partite di caccia. — Si abbiano dessi anche in quest’in- contro le mie più vive azioni di grazia; e valgano queste ad attestar loro l’ affetto e la grata memoria ch’io serbo mai sempre di loro e delle cortesissime premure di tutti i Modenesi. Giornale di Scienze Nat. ed Econ., Vol. IX. IT] 82 AVIRAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA CAPITOLO IV. Aggiunte ed annotazioni alle specie di uccelli compenenti l’Avifauna del Modenese e della Sicilia. Addivenendo ora all’esame delle singole specie registrate nei precedenti fascicoli dell’Avifauna, ecco quali aggiunte e rettificazioni credo dovervi fare. 2. Vultur monachus, Lin, (V. Giorn. Sc. Nat. ed Econ., vol. V, fase, HI, IV, 1869, pag. 159 (e pag. 25 dell’estratto). Non mi venne fatto in questi ultimi tempi di procurarmi verun individuo di que- sta specie dalla Sicilia, nè di constatare la suna esistenza nell’isola. Tuttavia da al- cuni cacciatori di montagna si vuole farmi credere che essa viva ancora nelle mon- tagne centrali della Sicilia. In mancanza di dati più precisi giova però sempre ri- tenerla come accidentale e rarissima, 4. Neofron percnopterus, Savig. (V. Giorn. Sc. Nat. 1. c, p. 161 (e p. 27 dell’estratto). A conferma di quanto esposi intorno la comparsa e la nidificazione di questa spe- cie in Sicilia posso ancora soggiungere di averne avuto di recente altri soggetti per la raccolta del Museo. Uno di questi mi venne gentilmente favorito dal sac. Dome- nico Bartolotta d’ Isnello che lo trovò nidificante in quei dintorni, ed un altro gio- vanissimo e tuttavia rivestito della primitiva sua ptilosi bruna, dal signor Tenente Vincenzo Abre del 29° reggimento fanteria, che lo colse neile vicinanze di Termini e lo tenne vivente per vari mesi in casa.— Un altro superbo esemplare adulto ucciso + negli Abruzzi mi fu pure ceduto nel 1873 dal signor Martorana; con che trovasi con- validata l’esistenza di questo avvoltojo sui monti del Napoletano, posta in dubbio da qualche naturalista. Anche il Palazzotto nota ne’ suoi mss. essere il Capovaccajo (ch’egli noma in siciliano Mascalinu) uccello di annuale passaggio per la Sicilia in marzo, agosto e settembre, ove qualcuno sì trattiene tutta l’estate, Vola basso, ei dice, si pasce di conigli, di uccelli, di ranocchi e di serpi; però anche di tafani, sog- giungo, che coglie destramente posandosi sul dorso de’ buoi.—Venne alle volte preso anche a Malta giusta il signor Wright. | AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 83 6. Aquila mogilnik, Gn. (Aquila imperialis, Bechst). Giorn. Sc. Nat. loc. cit, p. 162 (pag. 28 dell'estratto), Il dottor Salvadori ritiene molto dubbiosa la comparsa di quest’aquila in Italia, e crede ch’essa limiti Je sue escursioni alle regioni settentrionali d'Europa. A tale pro- posito non farò che riprodurre per le provincie dell'Emilia la testimonianza del dotto prof. Bianconi di Bologna che mi assicura esservi stata presa più volte nell’alto Ap- pennino Bolognese; e per le altre regioni d’ italia quella del Savi, del Bonaparte, del Niuni, del Catullo, dello Schembri che la inserissero tutti nei rispettivi cataloghi orni- tologici dell’Italia centrale e settentrionale. —A queste indicazioni si potrebbero forse aggiungere le osservazioni del valentissimo ornitologo Von Heuglin che rinvenve l A- quila Moginik nientemeno che nell’Africa settentrionale e nel sud-est dell'Europa, (Heugl, Ornitol. Nordost Africa’s, p. 44); quella del capitano G. E. Shelley che la di- chiarò più comune nel basso che nell'alto. Egitto (Zbis, vol. I, ser. 2°, 1873, p. 40), dello Schlegel che la citò in Grecia, in Egitto, in Abissinia; non meno quella dell’e- simio signor ltoward Saunders che ne constatò l’esistenza in Ispagna (4bîs, loc. cit, p. 61), e finalmente la dichiarazione dell’eccellentissimo signor Wright, che notò es- serne stato preso un esemplare a Malta. Se non che ritengo non essere improba- bile che quaienno dei soggetti dell’A. Molginik, colti nelle suddette provincie meri- dionali d’Envopa e nell'Africa settentrionale possa appartenere all’Aquila. imperiale maggiore distinta dal signor Brehm sotto il nome Aquila Adalberti e figurata dai signori Sharpe e Dresser nella magnifica loro opera sugli uccelli europei, parte XVIII; specie che il Blasius e 1’ Heuglin, ed il dottor Finsch ed Hartlaub, ritengono piut- tosto equivalente all’Aquila rapax Temm., 0 naevicides di Cuvier— Ma a codesta spe- cie maggiore non credo punto riferibili gli esemplari colti nel Bolognese e nell’Ita- lia settentrionale. — Oltre a questi dati posso aggiungere ancora che il Museo di Mo- dena era, ed è forse tuttavia in possesso, di una vecchia ma caratteristica spoglia adulta di codesta specie (@mperzalis); appartenente alla collezione ornitologica par- mense del Conte S, Vitali. A fronte delle quali attestazioni, e sul riflesso che non tutti questi autori possano aver equivocato nella determinazione della specie, credo poter ritenere che realmente qualche individuo, di cotale Aquila forse giovanile, pervenga talvolta anche in Italia. — Del resto il Salvadori ha tutte le ragioni per sostenere, anche per consenso del Saunders, che la vera Aquila imperialis od heliaca del set- tentrione offra una dimensione minore dell’Aguila fulva 0 reale. — In Sicilia l'Aquila imperiale è tuttora ignota. 7. Aquila naevia, Briss. Giorn. Sc. Nat. 1. e», p. 163 (pag. 29 dell’estratto). Confermo anche per altri esemplari recentemente avuti essere la Naevia, ne già la Clanga o la Naevioides l'Aquila anatraia che si coglie alle volte in Sicilia; tanto più che il Benoit a differenza di quanto asserisce il Salvadori (Pauna Ital., Uccelli, pag. 7), annunzia non solo che essa nidifica in Sicilia negli alberi altissimi delle foreste, ma ne descrive il nido e le particolarità annessevi, soggiuvgendo d’aver egli 84 AVIFÀUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA stesso veduto uno di codesti nidi, a poca distanza dal quale sorgevano 7 nidi della Passera di campagna co’ suoi pulcini e colle uova, che i genitori non temettero di stabilire in prossimità alla dimora di quel formidabile nemico, (Benoit, Ormit., pag. 6). Questa singolare circostanza trovasi altresi riferita dal Malberbes senza che sia citato l’antore da cui la desunse (Malh.,, Faun. Ornith. Sic, p. 9). 9. Haliaetus albicilla, Leach. Giorn. Sc. Nat. 1. e., p. 164 (pag. 30 dell’estr.). È pure rara ma non mancante in Sicilia. Oltre l’esemplare ucciso a Carini, da me ricordato nel precedente mio articolo a pag. 30, altri 3 individui ne vennero colti pochi anni addietro nelle adiacenze di Catania, due dei quali viddi io stesso conservati presso il signor Zuccarello Patti, egregio tassidermista di quella città. 10, Pandion haliaetus, Cuv. ex Lin. Giorn. 1. e. ibid. (pag. 30 dell’estr.). È specie piuttosto comune in particolare ne’ pantani di Catania e presso il bi- viere di Lentini, Sembra che annidi fra i dirupi dei circostanti monti Iblei. — Ne ebbi parecchi esemplari, in epoche diverse, da Girgenti, da Mondello, e da altre lo- calità della Sicilia, che attestano la non rara sua comparsa lungo il litorale del- I Isola. 11. Circaétes gallicus, Vieill. Giorn. I. e.,, p. 165 (pag. 31 dell'estratto). Il Salvadori nel relativo suo articolo della Fauna Italica, pag. 13 rimarcava aver io affermato che questa specie s'incontra di semplice passo in Sicilia A vero dire io notai al pari di esso ch’essa apparisce generalmente in estate tanto nelle fore- ste di monte che di piano, tuttavia la dichiarai di semplice passaggio, poichè non mi consta ch’ essa abbia mai nidificato nell'Isola; particolarità che trovo d’altronde confermata dal Benoit e dallo Schembri, che la dichiararono del pari di passaggio e rara în Sicilia; non meno che dal Galvagni, che nella sua fauna Etnea annotò esser questi un pennuto rarissimo nel circuito dell’ Etna, visibile unicamente per breve spazio nelle stagioni di passaggio (Atti Gioeni, vol. XX, pag. 173); e final- mente dal Malherbes che la disse di passo accidentale nell’Isola. Mantenendo sempre l'opinione già emessa di essere questi nn uccello di semplice passaggio, tuttavia non lo ritengo cotanto raro in Sicilia quanto si crede, — Ne ebbi anche di recente un bel- l'esemplare dal Napoletano per le cure del signor Martorana. ? Buteo desertorum, Daud. Giorn. IL ci, p. 166 (pag. 32 dell’estratto). Non è improbabile, giusta il signor Heuglin, che questa specie, del pari che il Bu- teo ferox (B. rufinus, Rupp.) giunga accidentalmente in Sicilia; sino ad ora non ne ebbi indizio veruno, 14. Pernis apivorus, Cuv. ex Lin. Giorn. ibid. (pag. 32 dell’estratto). Confermo pienamente quanto scrissi sul passaggio in massa di questa specie per la Sicilia; ed aggiungo che durante il mese di maggio molti individui sogliono ap- pollaiarsi la sera ne” boschi e ne’ vecchi oliveti della provincia di Palermo; locchè AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 85 induce i cacciatori locali a convenirvi durante la notte, per cogliere a colpi di fu- cile quelli che sì trovano a loro portata. — Ma la caccia più singolare di codesto Falco si fa in Calabria sulle alture fra Palmi e Reggio. Giusta quanto scrive l’esimio Rug- geri nel suo Uccellatore p. 32 «l’ Apparizione primaverile di questi falchi suscita + una specie di frenesia a Reggio. Tutti i cacciatori del paese, armati di lunghissimi « schioppìi, passano le intere giornate sulle alture e fra le rupi, aspettando questi ue- « celli, i quali ad un lieve soffio di scirocco si mostrano da lontano, e sovente rat- : tenuti dall’incertezza del vento, si fermano ad aliare fra le nubi, lusingando l’aspet- « tativa degli agguati; ma dopo qualche ora si decidono a riprendere il loro viag- « gio abbassandosi per lo più a tiro di piombo, — Allora cominciano le fucilate, ed «un cacciatore solo arriva ad ucciderne in una giornata fino a trenta, che è il più « fastoso trionfo cui possa aspirare. — Alla gloria del ritorno succedono i regali, ed « in Palmi essenzialmente si va proprio alla follia per la carne di questi uccelli, che «in quella stagione sono grassissimi, ma puzzolenti e stomachevoli, Ciò non di meno « se ne regala non solo la carne, ma ben’anco il brodo per la zuppa. » — Il ripasso autunnale del Pecchiaiolo è meno abbondante in Sicilia, Nell'isola d’Ustica però av- viene sovente d’incontrarue degli individui, che ora appaiati, ora associati in pic- coli drappelli, transitano per le alture durante il mese di settembre, e si soffermano talvolta a pernottare sugli alberi più folti dell’Isola. ? Milvus aegyptius, Gras. (Milvus parassiticus Lath.). Giorn. p. 168 (p. 34 dell’estratto). Il signor Heuglin in una cortese sua lettera mi esterna il sospetto che anche que- sta specie possa accidentalmente avventurarsi in Sicilia. Fin” ora però non mi av- venne d’incontrarla in verun luogo. 18. Falco sager, Briss. ex Gesa: Giorn. p. 169 (pag. 35 dell’estratto). L’egregio dottor Salvadori nega l’esistenza di questo Falco in Sicilia e dice d’aver verificato, che gl’individui da me così denominati erano giovani del Falco commu- nis 0 Peregrinus. — Duolmi contradire il dotto amico, ma la sua verifica è al tutto erronea! — È mai possibile che un Falcone che offre i precisi caratteri da me no- tati nel corrispondente articolo a pag. 169, quali sono (la singolare robustezza ed il color grigio delle zampe; le penne del capo, della nuca e le copritrici alari tutte mar- ginate di rossigno; la coda listata di 7, 8 serie di macchie staccate, ovoidali, lio- nate; il petto, l’addome di color bianco-rossigno, interrotto da grandi macchie lon- gitudinali nero-brune di forma triangolare, che divengono distintamente occhiute sui fianchi e sotto le ali; le ali più corte della coda; e questa proporzionatamente più lunga di quella del Falco peregrinus ecc.) che codesto falco, dico, possa esser ri- ferito alla specie reale! — Si noti che questi caratteri corrispondono esattamente a quelli indicati dal signor Heuglin nella heila sua opera sull’Africa settentrionale, ove ebbe occasione di osservare cotanti individui ne’ suoi viaggi per quelle contrade. Io non vo’ ostinarmi a ritenere il mio Falco per un giovane del Sager, se così lo giu- dica il Salvadori; ma osserverò sempre che, per quanto variabile possa essere l’abito 86 \VIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA ciovanile del Falco peregrino, non avverrà mai che questi assuma tinte e caratteri così marcati cd eccezionali quali sono quelli da me segnalati nel predetto articolo. Ag- ciungo altresi ehe quand’anche cotali particolarità non avessero a corrispondere al vero Falco sager, si accosterebbero molto più a quelle di un giovane Falco Lanarius 0 di un Falco barbarus (opponendovisi sempre la tinta e la straordinaria dimensione della testa e delle zampe) auzichè a quelle di un Falco peregrino. — Attendo per- tanto l’arrivo di alcuni esemplari autentici del Falco Sager d' Egitto, cedutimi da un cortese amico, per risolvere definitivamente la questione, ? Falco lanarius, Lin. Giorn. 1. c., p. 170 (pag. 36 dell’estratto). Inclino a credere che anche il Falco lanarius var. Feldegii Schl., pervenga tal- volta in Sicilia del pari che qualche individuo del Falco barbarus; sospetto avva- lorato tanto dalle recenti comunicazioni fattomi dal signor Heuglin, quanto da quelle personali del signor Wright il quale, allorchè venne di recente a favorirmi a Pa- lermo, notò che un soggetto di cotale specie fu effettivamente preso a Malta. (Zbis, vol, I, p. 159). 19. Falco peregrinus. Briss. Giorn. ibid., (pag. 36 dell’estratto). Pare che una coppia di questa o di altra specie affine di falchi nobili, nidifichi annualmente fra le balze verticali del monte Falconara in Ustica; dal cui nido un ardito giovanotto, calandosi con funi, suole esportare ogni estate i novelli per ven- derli al primo acquirente del paese, o per mangiarseli. Non potei constatare fin’ora, dietro semplici indizi datimi su’ nidiacei implumi, la specie cuì essi corrispondono. — Apparterrebbero mai d’essi al Palco Eleonorae? Ho fiducia di poterlo verificare nella ventura stagione. 21. Falco Eleonorae, Gené. Giorn. 1. c., p. 171 (pag. 37 dell’estratto). La dotta osservazione del prof. Schlegel intorno questa specie e la probabile sua corrispondenza col Falco saphir degli antichi zoologi, venne pure da me ricordata nell’Avifauna sino dal 1869 a pag. 37; cui aggiunsi alcune considerazioni che da- rebbero a sospettare che il Falco stellaris, ritenuto dal Brisson quale omonimo del Falco saffiro, corrisponda maggiormente pei suoi caratteri al Falco sager anzichè all’ Eleonorae. Questo fatto verrebbe a constatare |’ esistenza del Falco saphir e quindi del corrispondente Falco Eleonorae in quest'isola; ma anche indipendentemente da ciò, ritengo molto probabile la stazione di questo Falcone nelle piccole isole cir- convicine alla Sicilia; cosa che trovo confermata da 0n Lord Lilford nel corrispon- dente articolo dell'Opera dei signori Sharpe e Dresser, parte XVI, p. 4. 23. Falco vespertinus, Lin. Giorn. 1. e, p. 172 (pag. 38 dell’estratto). il falchetto cuccolo passa di preferenza in aprile e maggio per la Sicilia, né già in marzo come per errore venne stampato nel testo, e sosta per lo più negli agru- meti, ne’ boschetti di olivi, e sui rami più alti di qualche albero isolato, ora a cop- AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 87 pie ed ora in masse così fitte da poterne abbattere parecchi individui d’ un solo colpo di fucile, come avvenne più volte a me stesso nella R. Villa Favorita. Molti soggetti ripassano pure in settembre per la Sicilia e per l’isola d’Ustica, ma non sem- pre in buon numero come nel passo primaverile, 20. Falco cenchris, Giorn. I. cy p. 173 (pag. 39 dell'estratto). Questo falchetto è di passaggio ed abbastanza frequente in Ustica in tempo di primavera e d’autunno, rarissimo invece durante )’ estate, in causa forse della pe- nuria di acque, e quindi di una generale scarsezza di vegetazione e di insetti che vi si avverte nella calda stagione. 29. Circus cineraceus, Naum. Giorn. l. c., pi 177 (pag. 43 dell'estratto). Questa specie è assai più rara in Sicilia di quanto mi credeva. Durante il corso di 8 a 9 anni da che dimoro in quest'isola, non mi venne fatto d’incontrarvi che tre soli individui, oltre a 2 avuti da Malta e da Napoli per recente invio. — Tanto il Salvadori (Fauna, pag. 26) quanto il Saunders (Zbis, 1873, p. 232) hanno segnalato alcuni buoni caratteri distintivi per riconoscere i giovani delle tre specie minori del genere Circus, dietro i quali caratteri ho potuto distinguere con maggior precisione i relativi esemplari esistenti nel Museo. Di fatto di tutti gli individui del Cinera- ceus posseduti dal Museo veruno è adulto, muvito cioè della caratteristica fascia 0- scura traversante l’alaf tranne un solo proveniente da Malta, favoritomi dal signor Wright. Tutti gli altri, sia per la lunghezza relativa delle ali, delle penne alari, e la smarginatura della 1° remigante, che dista di un pollice dal lembo inferiore delle grandi copritrici, come per la tinta delle penne dell’addome (bianco ruginosa, cioè con una zona brunastra longitudinale sul centro) mostrano appartenere ad individui giovanili della specie. - Tutto ciò addimostra che in Sicilia oltre ad esser abbastanza rari i giovani del Circus cineraceus, lo sono ancor maggiormente gli adulti. 28. Circus cyaneus, Giorn. 1. c., p. 176 (pag. 42 dell’estratto). Anche di questa specie gli adulti sono piuttosto scarsi, massime lungo il litorale settentrionale della Sicilia, non già presso Lentini, Catania e Messina, ove la specie è abbastanza comune, massime nelle epoche di passaggio, anche giusta il Benoit. — Di questa specie agevolmente riconoscibile alla maggiore sua dimensione, ed alla smarginatura della 4* remigante, il inuseo è fornito di parecchi esemplari giovani e di un solo adulto, gentilmente cedutomi dal signor Wright, cui invio i miei cor- diali ringraziamenti. 30. Circus Swainsonii, smith. (C. pallidus, Sikes). Giorn. loc. cit,, p. 177 (pag. 43 dell’estratto). Dietro più esatte indagini potei convincermi essere questa la specie del genere Cir- cus che più comunemente passa per la Sicilia. Ad essa spettano in massima parte le Albanelle che si predano in tempo di primavera e d’autunno lungo i litorali set- tentrionali dell’Isola; per modo che il Museo Zoologico di Palermo ne è a dovizia for- 88 AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA nito, — Anche il signor Wright nota che questo Falchetto, più meridionale degli al- tri congeneri, viene preso abbastanza frequentemente nell’ Isola di Malta. Perlochè la specie deve essere piuttosto ascritta alla categoria degli necelli migranti rego- ‘lari per la Sicilia, anzichè a quella degli irregolari, 32. Bubo ascalaphus, Ssav. Giorn. L. c., p. 179 (pag. 45 dell'estratto). Nalla posso soggiungere intorno l’ esistenza di questa specie in Sicilia e nel Na- poletano. — Dirò solo che il signor Martorana attesta sempre di averne egli stesso preparato nel 1854 un bell’individuo ucciso nella R. Villa Favorita, che andò per- duto nella rivoluzione di Palermo.— Nè ciò mi sembra improbabile, stante che tanto lo Schlegel, 1° Heuglin, quanto lo Schembri, dichiararono la specie avventizia dell’Eu- ropa meridionale; l’Heuglin inoltre la rinvenne presso Tripoli nell’ Africa settentrio- nale, ed il cap. Shelley in Egitto. — Non per tanto ritengo sempre dubbiosa la sua ‘comparsa in Sicilia, sino ad ulteriori prove. 54. Asio brachyotus, Gerbe (Otus brackhyotus Boie). Giorn. 1. è», p. 180, (pag. 46 dell’estratto). È la specie comunemente nota in Sicilia ed in Ustica sotto il nome di Cuccazzu. — Un gran numero di questi uccelli pervengono di passaggio nei mesi di ottobre e di novembre in questa amena isoletta, e s'appiattano ne’ folti macchioni del bosco o fra i più alti filari di fichi d’india. In cotale stagione essi sono oltremodo grassi e raggiungono sovente il peso di mezzo chilogrammo l’uno. Gli Usticani ne vanno ol- tremodo ghiotti e loro fanno un’attivissima caccia, sia per mangiarne le carni, o per trarne il brodo per la zuppa, che a dir vero non è di pessimo sapore. — Questo gufo ripassa per l’isola in primavera, ma in uno stato assai men florido e pingue di prima, 39. Scops Aldrovandi, Willugh. (Ephialtes Scops, K. BI.) Giorn. loc. cit., p. 180 (pag. 46 dell’ estratto). Anche questa graziosa specie di gufo giunge in grandissima copia nel mese di ot- tobre in Ustica, e si rintana di mezzo ai più folti alberi di carrubbe e di fichidin- dia. — È singolarissima la caccia che ne fanno gli Usticani. Valendosi dell’istinto che hanno questi uccelli di tenersi immobilmente appiattati nel più folto delle piante, essi lor si accostano con precauzione, e scortili, li uccidono con sassi, bastoni ap- puntati, spiedi, o con piccole schioppettate a brucia-pelo, cariche di semplice arena, ripetendo sovente anche il tiro, senza che talvolta questi stupidi uccelli, od i loro compagni rintanati a poca distanza, se ne mostrino impauriti, e tentino di fuggire. — Abbenchè non torni sempre agevole scoprire questi uccelli ne’ loro nascondigli, pure tanta ne è la copia in certe giornate in cui spira il levante, che i pratici cac- ciatori del paese giungono sovente a predarne da 20 a 30 individui per mattinata, 38. Noctua minor. Briss. (Athene noctua Bp.) Giorn. I. c., p. 182 (pag. 48 dell'estratto). È specie comunissima in Sicilia, massime nelle montagne centrali; mancante nel- . AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 89 l'isola d’Ustica. La varietà rossigna da me accenvata a pag. 48, ritengo possa ap- partenere ‘alla Athene pers ica Vieill. (Strix meridionalis? Risso). Quest'ultima suole incontrarsi qualehe rara volta nelle provincie meridionali della Sicilia, e giusta il Martorana anche ne’ contorni di Catania; mentre nell’isola di Malta sembra rimpiaz- zare, sebbene in iscarsa copia, la specie comune. (Wright). 39. Noctua passerina, Schl. (Glaucidium passerinum Boie). Giorn. 1. cit., p. 182 (pag. 48 dell’estratto). È specie che s’incontra alle volte nell’Italia superiore durante gli inverni rigidi, A mia cognizione non è stata mai avvertita nel Modenese. — Il dottor Salvadori nel corrispoudente articolo della Fauna italica, pag. 31, non meno che nel proemio di quest’ opera a pag. XLIV , nota ripetutamente, aver io affermato che nel Museo di Catania si conservano due individui di questa Strige presi in Sicilia, che poi egli esaminandoli personalmevte in Catauia verificò appartenere al Glaucidium pumi- lum dell’ America meridionale. La cosa è effettivamente vera; ma io non feci che riferire quanto con gentile sollecitudine mi venne comunicato per lettera dall’ esi- mio cav. Benoit di Messina; che a sua volta fu tratto *in inganno dal custode del Museo Catanese, mentre a me stesso veniva confermato il fatto in Palermo dal fra- tello del defunto preparatore Samonà, dal quale il Musso Catanese s’ebbe le suddette Strigi. — Ignoro se il signor Zuccarello Patti abbia realmente posseduto in carne 7 di queste Strigi, e se le abbia scorticate e montate come ebbe a dirlo al signor Saun- ders. (V. Ibis 1870, p. 298). So unicamente che l’autore di questa problematica mi- stificazione è pur troppo estinto, e che non vi è modo di rinvangarne la verità, — "Che sè la comune nostra bu ona fede venne traviata da inesatte informazioni, il Sal- vadori ha ben torto di ascrivermene la colpa, mentre io non poteva conoscere la sostituzione che operavasi nel Museo di Catania molti anni prima ch’io ponessi piede in Sicilia, né conoscere gli oggetti conservati nel predetto istituto, che per la prima volta io visitava in compagnia dell’egregio conte Salvadori, 40. Strix flammea, Lin. Giorn. ibid., p. 182 (pag. 48 dell’estratto), Ai sinonimi volgari siciliani di questa specie deesi aggiungere il singolar nome di facci d’omu con cui in Ustica ed in qualche altra parte della Sicilia viene dessa dinotata. Nell’interno dell’Isola però con questo nome vernacolo indicasi il Budo ma- ‘LiMUS, 41, Driopicus martius, Gerbe. Giorn. |. c., p. 183 (pag. 49 dell'estratto). Questa nordica specie, omessa e poi posta in dubbio dal Salvadori nella categoria degli uccelli siciliani (Fauna Ital., pag. XIX e XXIX), perviene effettivamente benché assai di raro in Sicilia, prova ne sia la riconferma che ne ebbi dal Benoit, dal Marto- rana, e da altri cacciatori di montagna, che pur sostengono trovarsi'alle volte nella regione nemorosa delle montagne centrali; ed anzi il signor Michele Auteri da Cata- nia, noto possessore di una bellissima raccolta di uccelli rari, attesta fra gli altri Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. IX. 12 90 AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA esserne stato ucciso un individuo alla sua presenza nei boschi dell’Etna e precisa- mente in quello di Zafferana, che egli poi ripose nella predetta sua raccolta. 43. Picus major, Lin. Giorn. I. e, p. 184 (pag. 50 dell’estratto). Si vorrebbe farmi credere che qualche soggetto del Picchio rosso maggiore si faccia vedere in autunno anche nell’isola d’Ustica e s'aggiri lungo le falde meridlonali dei suoi monti centrali ove crescono giganteschi alberi di Pino; circostanza che indiche- rebbe un'altitudine migratoria in questa specie; ma ne dubito. — L’interpretazione del vernacolo siciliano linguu longa di li turdi, che recò qualche stupore all’amico Salvadori (Fauna Ital., p. 37), con eui i siciliani dinotano questa specie, la desunsi, come già avvertii nel mio articolo dai mss, del Palazzotto, valentissimo Ornitologo del paese. Ben inteso che la coincidenza di queste 2 specie dipenda tanto per effetto di passaggio, quanto per il maggior numero degli individui indotti dalla annuale riprodua-. zione. La stessa spiegazione venne data anche dal Russo rapporto alla Linguinedda di turdi, che è l Anthus arboreus, all’ Arcirotta di turdi che è la Limosa melanura, ed alla Lingua longa di turdi, col quale nome viene anche dinotato il Yuna torquilla perchè, come egli serive, passa con li tordi in ottobre e ritorna în febbraio e marzo (sic), Russo miss. 44, Picus medius, Lin Giorn. |. è, p. 185 (pag. 51 dell'estratto). Ebbi torto di credere comune questo Picchio nella Romagna e nel Napolitano, e con- seguentemente di ritenere che i giovani del major ch’io ricevetti già tempo sotto cotale denominazione dai contorni di Napoli, appartenessero alla sudetta specie. Ciò risulta da un diretto confronto ch'io potei istituire dei predetti nidiacei con 2 esemplari giovani del Picus medius trasmessimi dal Salvadori e dall’ esimio prof. Paolo Savi poco prima della morte di quest’esimio scienziato. — Più di recente però altri esem- plari di consimili Pichi wecisi negli Abruzzi mi venivano ceduti dal signor Marto- rana, il quale persistendo a ritenerli appartenenti al Picus medius, per essere sotto cotal nome dinotati anche in varie classiche collezioni ornitologiche del Napoletano, mì indussi a studiarli con maggior attenzione. — E di fatto il Martorana non aveva torto; dappoichè poste a confronto le sudette spoglie colle descrizioni e colle ma- gnifiche figure date dal signor Sharpe e Dresser del Picus medius, tav. 50 e del Picus major tav. 36, potei pienamente convincermi che l’uno di essi apparteneva ad un Picus medius adulto, e l’altro ad un giovane Picus mujor. Von ciò resta provato che il Picchio rosso mezzano vive forse in iscarso numero ne’ monti boscosi del Napoletano; mentre rimane tuttora dubbiosa la sua esistenza in Sicilia, 47, Cuculus canorus, Lin. Giorn. |. e. pi 187 (pag. 53 dell’estr.). Il Cuccolo è del pari una delle prime specie migranti che ripassa in settembre per l’isola d’Ustica. — Potei d’altronde constatare che ‘alcune coppie si riproducono in estate in Sicilia ne’ boschi centrali dell’Isola, deponendo a preferenza le uova nei nidi delle cutrettole, e delle capinere.—Il Palazzotto nota a proposito di questa specie, che AVIFAUNA DEL MODENESE E ‘DELLA SICILIA 91 ‘essa muta lentamente le penne, talchè anche d’inverno, ei dice, si trovano nel cavo degli alberi dei cucculi quasi implumi per incompleta muta. Ignoro se da altri autori siasi fatta consimile osservazione. 48. Oxilophus glandarius, Bp. (Coccystes glandarius, Glog.). Giorn. l. c., pag. 188 (pag. 54 dell’estratto). È ricordato tanto dal Cupani che dal Palazzotto sotto il nome di Cuccu di passa di Barberia. Quest'ultimo lo descrive con precisione, ma lo riferisce erroneamente nl Cuculus epaticus. — Di recente ne venne colto un esemplare nel giugno 1872 nei vigneti del barone Caruso a Girgenti, ed un altro nell'aprile 1868 nelle vicinanze di Napoli, 51. Merops aegyptius, Forsk (Merops viridissimus, Swains.). Giorn. loc. cit, p. 190 (pag. 56 dell'estratto). L’egregio von Heuglin mi scrive esistere nella raccolta Ornitologica del principe Gu- glielmo di Wurtemberg un individuo di codesta specie, sotto il nome di Merops viri- dissimus Sw., coll’indicazione d’essere proveniente dalla Sicilia, Isnoro se altri eonsi- mili esemplari, oltre quelli accennati dal Malherbes e dall’Heuglin, sieno stati presi di recente in Sicilia, ove verisimilmente potrebbero giungere di mezzo ai numerosi stnoli del Gruecione comune; cosa che avvenne effettivamente a Malta, giusta le osservazioni del signor Wright. Dietro che, credo molto probabile che questa specie possa in breve ritrovarsi ed essere ascritta fra le accidentali della Sicilia. 60. Corvus corone, Lin. Giorn. Sc. Nat. ed Econ., vol. VI, fase. HI, IV, p. 188 (pag. 62 dell’estratto), Ritengo sempre che la cornacchia mezzana manchi in Sicilia; però il Martorana assicura che essa si rinvenga talvolta nel Napoletano, d’onde effettivamente me ne portò un esemplare. 64. Pyrrocorax alpinus, Vieill. Giorn. |. c., p. 190 (pag. 64 dell’estr.). Anche il Gracchio alpino che manca in Sicilia, esisterebbe secondo il Martorana, nel Napoletano. Egli ne vidde tempo fa un soggetto sul mercato. 69. Lanius excubitor, Lin. Giorn. 1. c., p. 193 (pag. 67 dell’estratto). Niun dubbio che questa specie abiti tutto i° anno nel Modenese; essa vi nidifica ‘ nella media e nell’alta montagna, e si rende alquanto più copiosa in autunno per gli individui che calano dalle Alpi; ed in vero tanto nel Museo di Modena, quanto in quello di Palermo sì conservano, da quella provenienza, individui di tutte le età. — In Sicilia non mi fu peranco dato di rinvenirvi un solo soggetto. Benoit però mi assicura che qualche raro individno si riscontri realmente in tempo d’ inverno nei boschi di montagna; cosa che mi venne confermata dal Martorana, ehe dice d’averne più volte avuto degli esemplari dall’interno dell’isola, 70. Lanius meridionalis, Tem. Giorn. 1. e, p. 194 (@. 68 dell’estri). Non ho mai incontrato fin’ora questa Velia in Sicilia, come aveva già dichiarato 92 AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA nel corrispondente articolo a pag. 194, né so che da altri vi sia stata rinvenuta. — Anche il Salvadori potè convincersi di recente ch’essa non vive nè manco in Sarde- gna (V. Fauna Ital., pag. 59). i 74. Sturnus vulgaris, Lin. Giorn. l. Gy p. 196 (pag. 70 dell'estratto). Gli Storni passano in primavera, e ripassano in grossi branchi in ottobre per l’isola d’Ustica, massime allorchè spira le scirocco che ne contraria il volo al mezzodi, e vi pernottano, sia appaiati che in massa ne’ folti alberi di carrubbe, o ne’ densi mae- chioni del bosco. Anche in Sicilia avviene lo stesso, e moltissimi branchi vi restano in tempo d’inverno vagando per le campagne centrali e meridionali dell’isola, ma non mi consta che la specie abbia mai nidificato nell'Isola. 75. Sturnus unicolor, La Marm. Giorn. Lc pi 197, (ps 71 dell’estr). Il Palazzotto fu il primo sino dal 1818 a rinvenire questa specie in Sicilia presso Gratteri alle falde delle Madonie, ed a riconoscerla per specie novella, ma prevenuto dal cav. Alberto La Marmora, (Mem. R. Acc. Torino, 1819, e successivamente dal Temmink Man. d’Orn., I, pag. 134 (1820) ), non si curò a pubblicarne la descrizione. Vive in molte località della Sicilia, ma non esiste in Ustica. 74, Pastor roseus, Lin. Giorn. 1. c., p. 198 (pag. 72 dell’estratto). Nella estate del 1870 ed in particolare nei mesi di maggio e giugno, una cinquan- tina di soggetti di questa leggiadra specie di Stornello apparvero nel Modenese, e ripartiti in piccoli branchi si aggirarono per alquanti giorni per le colline e per le campagne arborate della provincia. In quell'occasione l’egregio Tognoli, che mi fornì questa notizia, fu sollecito a coglierne parecchi belli esemplari, parte de’ quali ce- dette al Museo Zoologico di Palermo, fra cui un individuo in abito giovanile ucciso nel successivo ottobre a Freto, che ebbe certamente vita in prossima località. — Una con- simile apparizione ebbe altresi luogo nell’estate 1872, ed anche in quella circostanza il Tognoli potè procurarsi varî esemplari e dotarne parecchi istituti scientifici d’Italia, Oltre i soggetti da me ricordati a pag. 198 come colti in Sicilia, fra” quali un giovinissimo ucciso alle falde di monte Pellegrino, che fa supporre esser nato in luogo molto prossimo, potei accertarmi che questi uccelli passano alle volte anche nelle isole circostanti. Di fatto, i cacciatori di Ustica attestano che nell’estate 1871 e 1872 parecchi Storni rosei comparvero in questa isoletta, due de’ quali vi restarono pre- dati, — Anche nel Napoletano ed in particolare nell’ isola d’ Ischia avviene sovente di vederne passare qualche branchetto in tempo d’estate, per guisa che varii pri- vati collettori poterono agevolmente procurarsene le spoglie. 78. Passer salicicolus, Sp. ex Vieill. Giorn. 1. c., p. 200 (p. 74 destri). A seconda di quanto mi riferisce il signor Martorana, che dimorò parecchi anni a Napoli, sembra che questa specie viva abitualmente a Napoli in promiscuità col Passer Italiae. Certo è che un individuo ch'egli portò seco a Palermo e che mi fece AVIFAUNA DEL MODENESE R DELLA SICILIA 93 vedere, apparteneva indubbiamente alla Passera meridionale. — Egli mi narrò altresi che in una giornata d’inverno del 1871 egli trovò una notevole quantità di passere sarde o meridionali sul mercato di Napoli, recatevi in vendita dall’ interno della provincia; il che fa supporre che questa razza o varietà non limiti esclusivamente il suo soggiorno alle sole isole mediterranee, ma viva altresi in alcune provincie meridionali del continente. — I Passeri mancano del tutto nell’isola d’Ustica, 81. Pyrrhula vulgaris, tem. (Pyrrhuta ruticilla, Pall). Giorn. loc. cit., pag. 202 (pag. 76 dell’estratto). Uccisi jo stesso una femina di questa leggiadra specie in Ustica sulla fine del mese di novembre 1872, unitamente a varii altri uccelli propri delle regioni settentrio- nali d’Europa. Questo fatto m’ indusse a tenerne parola alla Società delle Scienze naturali ed economiche di Palermo nella seduta del 30 novembre suddetto, comu- nicazione che fu poi riprodotta in estratto nel Giornale Officiale di Sicilia, det 5 dicembre successivo num. 280. (V. in proposito l’articolo dell’ Accentor Alpinus nel- l’ulteriore parte di quest’Appendice). Ed il Martorana mi assicura che ogni anno uc- cidesi qualche soggetto di cotal specie nelle campagne del Napolitano, nel corso del mese d’ottobre. (continua) Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. IX. 13 RICEACHS SULLA FORZA ELETTROMOTRICE DI POLARIZZAZIONE PEL DOTTOR DAMIANO MACALUSO (Comunicazione fatta dal prof. E. Paternò). PRIMA PARTE Sulla forza elettromotrice del platino in una soluzione di acido cloridrico con traccie di cloro libero. Se in una soluzione di acido cloridrico, che contenga una lamina di platino, in troducono delle piccole traccie di cloro libero, la forza elettromotrice Pt | HC% su- bisce delle variazioni relativamente molto grandi, crescenti rapidamente verso un massimo , il quale può ascendere fino a 0,6 circa della forza elettromotrice di un elemento normale di Damiell. Per studiare e misurare questo fenomeno mi sono servito del metodo seguente: Tre bicchieri a, b, c, (fig. 1, tav. VU) pieni di soluzione acquosa di acido cloridrico puro formavano la pila su cui si eseguivano le misure. Questi bicchieri erano riuniti per mezzo di due sifoni pieni della stessa soluzione e chiusi alla loro estremità con carta pergamena. Nei due bicchieri a, c, erano introdotte due lamine di platino a, 6, le quali per mezzo dei fili 9, d, erano riunite all’apparecchio di misura. La soluzione del bicchiere c era saturata completamente con gas cloro. Alla soluzione del bic» chiere a si aggiungevano delle goccioline misurate della soluzione clorata del bic- chiere c, e si misurava quindi la variazione che per l'aggiunta di ciascuna gocciolina subiva la forza elettromotrice dello elemento così composto. (1) Queste ricerche sono state eseguite nel laboratorio di fisica chimica del consigliere aulico professore Gustavo Wiedemann in Lipsia. — Sento il bisogno di cogliere questa occasione per ringraziare il detto professore della gentilezza con la quale mi ha accolto nel suo laboratorio, concedendomi l'uso di tutti i mezzi scientifici di cui egli dispone ed essendomi ‘spesso largo dei suoi preziosi consigli. RICERCHE SULLA FORZA ELETTROMOTRICE DI POLARIZZAZIONE 95 Il bicchiere a conteneva 305 grammi di soluzione, Ciascuna delle lamine di pla- tino avea una larghezza di 19®% ed una altezza di 86%", La soluzione del bicchiere c era appositamente saturata sin dal principio con cloro, perchè ho potuto veri- ficare che la forza elettromotrice di una lamina di platino immersa in una tale soluzione è perfettamente costante. Ho potuto pure dipp.ùi vedere che quando anche la soluzione non sia completamente satura del detto gas, o che vi si faccia passare dell’aria, o anche dello idrogeno, la forza elettromotrice rimane costante, quando la quantità di cloro non è molto piccola. Il bicchiere 6 avea due scopi; di impedire cioè completamente il passaggio di pic- cole quantità di cloro dal bicchiere c nel bicchiere @, il quale passaggio avveniva facilmente nel caso che questi due ultimi erano legati direttamente insieme con uv sifone, e dippiù di aumentare la resistenza tra @ e /, in modo che nel fare le misure (col metodo di compensazione) una piccola corrente che passasse nell’uno 0 nell’altro senso fra le due lamine a e # fosse così indebolita da non potere esercitare che una polarizzazione insensibile. — Che ciò accadesse potei convincermene sperimen- talmente. Il bicchiere a era chiuso alla sua parte superiore con un turacciolo di sughero 7, che è rappresentato in sezione dalla fig. 2. Questo turacciolo era fornito di una sca- nalatura laterale attraverso a cui passava il sifone S, che serviva a riunire il bic- chiere a col bicchiere d, essendo chiusi con bambagia i piccoli interstizii che re- stavano fra il sifone, la parete del bicchiere ed il turacciolo. Attraverso a un foro praticato nel mezzo del turacciolo passava a sfregamento dolce un tubo # di vetro, che potea essere inalzato e lasciato a qualunque altezza. — Questo tubo alla sua parte superiore era chiuso completamente da un turacciolo di sughero attraverso al quale passava il filo di platino legato alla lamina e, dippiù un altro piccolo foro C di for- ma conica attraversava il turacciolo 7. Questo foro portava un piccolo imbuto è anche di vetro, che serviva pel passaggio delle goccioline di soluzione clorata, Queste goccioline erano introdotte nel bicchiere c nel modo seguente: dopo di aver fatto passare attraverso al piccolo imbuto ? un po’ di soluzione clorata in modo che la sua superficie interna, per dir così, potesse saturarsi di cloro, poneasi l’imbuto al posto sul turacciolo 7, dal disopra introducevasi con una bacchetta di vetro, che era restata a lungo nella soluzione di c, un po’ di liquido di questo ultimo vase, finchè una gocciolina si distaccasse dal di sotto dell’imbutino, cadendo nel liquido sottostante. Essendo tutto costante è chiaro che una gocciolina dovea avere sempre lo stesso peso, il che potei anche verificare. — Venti di tali goccioline pesavano in- sieme ventidue decigrammi, ossia una gocciolina pesava undici centigrammi, il che significa, poichè il liquido del bicchiere a pesava 305 grammi, che per la introdu- zione di una gocciolina della soluzione clorata la quantità di cloro libero contenuta nella unità di peso del liquido del bicchiere a era 0,00036 della quantità di cloro libero contenuta nella stessa quantità di liquido del bicchiere c. Le misure furono fatte come sopra è detto col metodo di compensazione. L°'ap- 96 RICERCHE SULLA FORZA ELETTROMOTRICE parecchio per ciò adoperato era il reostato di Wheatstone con le modificazioni sugge- rite dal Wiedemann (1). Il galvanometro era una bussola a specchio e scala, disposta in modo da avere una sensibilità tale da permettere le misure fino ad '/o circa della forza elettro- motrice della pila normale di Daniell.-— La pila normale con la quale paragonavasi la pila su cui erano fatte le ricerche aveva la disposizione indicata dal Wiedemann (2), Per non avere in essa alcuna polarizzazione erano state bollite la soluzione di solfato di rame cou del rame metallico, e la soluzione di solfato di zinco con del carbonato di zinco. Tanto la pila normale che la pila sottoposta alla esperienza erano compensate con una pila di Bansen di due elementi, Il mercurio delle vaschette dello interruttore unito al reostato era regolato in modo che la chiusura del circnito della pila a gas durasse una frazione di secondo, credo o Le misure erano condotte nel modo seguente: dopo aver saturato la soluzione del bicchiere c (prima bollita) con gas cloro vi si introduceva la lamina #8 di platino. — Questa unitamente alla lamina che dovea essere introdotta nel bicchiere @ era stata prima sottoposta al seguente trattamento, perchè potesse avere una superficie perfettamente pura. La si arvoventava dapprima nella fiamma di una lampada di Buusen, quindi la si bolliva con una soluzione di XCH40, in seguito con H,0, poi con Az HO, quindi di nuovo con 4,0, cd in fine con della soluzione di Z7C/ identica a quella adoperata nella pila a gas. Dopo ciò lavavausi dapprima con acido cloridrico, quindi con acqua ed infine con alcool ì bicchieri d, a, i quali venivano in ultimo riscal- dati fortemente e poi riempiti con la soluzione che serviva nelle misure, e la quale era stata anche prima bollita. —Ailo stesso trattamento dei bicchieri sottoponeaasi il sifone ed il tubo £. Tutte queste precauzioni, che potranno sembrare eccessive, mi furono necessarie per potere avere delle buone misure, dovendo in ciascuna nuova serie essere allontanata dalla lamina e dalla soluzione del bicchiere @ la più piccola traccia di cloro, avendo essa una grande influenza, per il che dovevo anche fare la preparazione dei due bicchieri 6 e c e della lamina £ in distanza dal punto in cui trovavasi il bicchiere c con la soluzione caricata di cloro, Munito quindi il bicchiere @ del suo turacciolo 7 col tubo £ e col sifone S ripieno di liquido, essendo il buco ove in seguito dovea mettersi l’mbntino è turato con bambagia, si disponeva la pila a gas come indica la figura 1 e si misurava la forza elettromotrice Pi | (CCH4- C+ CUH | Pt Faceansi diverse misure di tempo in tempo senza smuovere lo apparecchio, per (4) Wiedemann Galvanismus. Seconda edizione 1872, 1° parte, pag. 359 e 350. (2) Wiedemann, loco citato, pag. 342. DI POLARIZZAZIONE 97 vedere se questa forza elettromotrice restasse costante, cioè se traccie di cloro pas- sassero dal bicchiere c nel bicchiere a. Ecco due di tali serie di misure: In Pila normale Pila a gas Pila a gas =D per D=4109 L 512 320 62,5 512 321 62,7 5' 516 320 62,0 3” Il 460 286 62,2 460 286 62,2 5! 459 236 62,3 10' Nella prima colonna sono segnati i valori della Innghezza letta sul reostato da zero fino al punto in cui stava il ponte mobile (der Schieber) nel caso che nell’apparecchio di misura era introdotta la pila normale, nella seconda i corrispondenti valori pel caso che nel circuito introducevasi la pila a gas, nella terza i rapporti dei duo numeri, mella quarta il tempo in minuti primi che passava tra due misure della pila a gas. Fatta una tal prima serie di misure si metteva al posto l’imbutino 7, avendo prima tirato la lamina # fuori del liquido dentro al soprastante tubo #, e si versava una gocciolina di soluzione clorata del bicchiere c nel bicchiere 4 nel modo sopra indicata, Tirato quindi con cautela Io imbuto è al difuori del foro, con un piccolo tubo di vetro introdotto al suo posto si soffiava fortemente alla superficie del liquido senza toccarlo, per produrvi un rimescolamento e far sì che la goccia di liquido satnra di cloro si spandesse in certo qual modo nella soluzione di acido cloridrico senzachè accadesse alla superficie del tubo una condensazione del cloro della gocciolina satura di detto gas, che potea ancora trovarsi alla superficie del liquido del bicchiere, Dopo ciò introdotto il detto tubicino fino al fondo del bicchiere si soffiava dell’ aria per an certo tempo dando al tubicino diverse inclinazioni; allora abbassata la la- mina # nella soluzione si passava a fare le misure (1). (1) In alcune misure preliminari avevo creduto miglior consiglio di abbassare il tubo # fino al fondo del bicchiere e di inalzarlo dopo il versamento della gocciolina di soluzione elorata e del rimescolamento del liquido, anzichè di tirare la lamina # fuori del liquido stesso, ma mi ac- corsi che ciò avea una influenza disturbatrice, e che si ottenevano delle cifre più o meno grandi secondochè il tubo £ era restato più o meno a lungo nel liquido, specialmente nel caso del ver- samento della prima e seconda gocciolina, dipendente ciò con molta probabilità dalla condensa- zione del cloro alla superficie del tubo {, 98 RICPROHE SULLA FORZA ELETTROMOTRICE Queste misure erano fatte di tempo in tempo, finchè la forza elettromotrice cessava di abbassarsi, e tra l’una e l’altra misura si rimescolava di nuovo la soluzione, sof- fiandovi dentro dell’aria. Anche in questo caso potei assicurarmi che il soffiare del- l’aria nella soluzione non avea alcuna influenza disturbatrice. Augiungevasi quindi al bicchiere a una seconda gocciolina eseguivasi una nuova serie di misure come prima e così via Per impedire che nelle misure definitive delle forti differenze delle due correnti opposte potessero passare fra le due lamine a e # e polarizzarle sensibilmente avevo fatto diverse misure preliminari, cosicché nelle serie definitive qui appresso notate, conoscevo approssimativamente il punto in cui dovea essere fissato il ponte mobile (den Schieber) del reostato perchè il galvanometro desse un piccolo salto, ossia perchè solo una debolissima corrente passasse tra le due iamine. Nella prima delle seguenti serie di misure trovansi notati: nella prima colonna, segnata g, il numero delle goccioline di soluzione clorata introdotte nel bicchiere 4, nella seconda colonna i diversi valori della forza elettromotrice nei diversi tempi dopo il versamento di ciascuna gocciolina, o meglio dopo l’introduzione della lamina nel liquido che conteneva una nuova gocciolina di soluzione ciorata. I tempi corrispon- denti a questi valori sono notati nella colonna # ed espressi in minuti primi. — Nelle altre serie per brevità sono tralasciati questi valori ed è notato solamente il valore ultimo costante della forza elettromotrice dopo l’ introduzione di una nuova goccio- lina. Serie I 9 D= 100 è 0 61,8 cara 61,8 fini 1 97,0 l' » 97,6 2 » 07,7 4 » 58,0 3 58,0 7 2 51,0 1 48,2 » 46,5 3 » 45,2 5 » 44,2 — 44,2 8 3 42,4 l » 37,8 2 » 33,9 3 » 33,0 5) » 32,8 8 » 32,3 — 32,3 14 au eo pmi = © |a DI POLARIZZAZIONE D= 100 22.1 18,5 17,1 17,0 16,6 — 16,6 14,l 13,7 13,5 — 13,5 11,2 10,8 Ea 10,8 9,5 9,7 — 9,7 6,5 6,7 6,7 Tar 6,7 5,4 D,4 5,6 — 5,6 4,9 — 4,9 4,4 oz 4,4 Serie IL T_1000 62,2 57,8 44,2 26,7 15,6 11,6 Serie ITI D= 100 60,0 58,8 Ct 2 is ld ro > (c.°) 99 100 RICERCHE SULLA FORZA ELETTROMOTRICE D=100 i 50,0 dt 27,8 2 16,1 8 14,0 6 ud & nilo Serie IV. D=100 (iS 62,9 61,2 59,3 48,9 36,9 19,0 13,6 13,1 12,4 fà dò sc 0 vu © CT ka 4 bm S| ln >» Wo SnuL Prendendo i valori della prima colonna come ascisse e quelli della terza come or- dinate si sono descritte le curve della tav. VIII le quali sono tutte segnate con la let- tera A. Credo utile aggiungere anche la seguente serie di misure, fatta senza separare la Jamina dal liquido mentre si versavano le goccioline di soluzione clorata, cioè fatta in modo che la lamina di platino potesse assorbire il cloro primachè esso si diffondesse interamente nella soluzione. La curva corrispondente a questi valori si trova segnata nella tavola VIII colla let- tera B. Serie V. 9 D= 100 t 0 61,0 i 1 38,3 5 2 25,6 8 3 16,8 Sì 4 12,9 È 5 11,0 2 7 10,3 n [a 11 9,2 E 21 6,4 * DI POLARIZZAZIONE 101 È chiaro che siccome nella nostra pila le forze elettromotrici della lamina £ im- mersa in una soluzione di acido cloridrico completamente carica e della lamina « immersa in una soluzione dello stesso acido interamente priva o con piccole trac- cie di cloro libero agiscono in senso opposto, essendo quella della lamina « la minore, così una data diminuzione della forza elettromotrice dello intero sistema indica un corrispondente aumento della forza elettromotrice nel bicchiere a. Quindi se si vo- gliono i veri valori dello aumento della forza elettromotrice nel bicchiere a bisogna iv ciascuna serie sottrarre dal primo tutti i valori seguenti. — Così p. es. per la se- rie V gli aumenti della forza elettromotrice del bicchiere a sono i seguenti: g D= 100 0 61 — 61,0 = 00,0 1 61 — 38,3 = 22,7 2 61 — 26,6 = 34,4 3 61 — 16,8 = 44,2 4 61 — 12,9 = 48,1 5) 61 — 11,0 = 50,0 7 61 — 10,3 = 50,7 11 61 — 9,2 = 51,8 21 61 — 6,4 = 54,6 Dallo esame delle tabelle più sopra notate e dalle corrispondenti curve risulta che: a) La forza elettromotrice del platino in una soluzione di acido cloridrico con quantità piccolissime ma determinate di cloro libero non è una costante ma va crescendo col tempo fino ad arrivare ad un valore massimo (Serie 1), b) Col crescere della quantità del cloro libero nella soluzione di acido cloridrico la detta forza elettromotrice cresce rapidamente fino ad un certo punto dal quale in poi per l'aggiunta di nuove quantità di cloro resta quasi costante (Serie I a V). c) Se la lamina di platino trovasi immersa nella soluzione durante l’aggiunta del eloro, allora la forza elettromotrice cresce sin dal principio rapidamente, all’incirca proporzionalmente alle quantità aggiunte di cloro, avvicinandosi ad un massimo che resta costante per l’aggiunta di nuovo cloro (Serie V). d) Se però la lamina di platino viene immersa nel bicchiere dopochè il cloro aggiunto alla soluzione si è interamente diffuso in questa ultima, allora la forza elettromotrice per l’ aggiunta della prima o della seconda goccia di soluzione clorata cresce molto più lentamente che nel caso precedente, e solo per l’ aggiunta delle goccie seguenti segue lo stesso andamento indicato in c (Serie I a IV). A me pare che forse potremmo trovare la spiegazione di questi fatti ammettendo che la forza elettromotrice dipenda non dalla quantità di cloro libero che si trova nella soluzione, ma bensi da quella che è condensata alla superficie del platino, (Gornale di Scienze Nat. cd Econ., Vol. IX. aL 102 RICERCHE SULLA FORZA ELETTROMOTRICE che tanto il vetro del bicchiere quanto il platino della lamina esercitino sul cloro una attrazione superiore a quella del liquido e che questa attrazione sia pel caso del platino superiore a quella pel caso del vetro. Ciò posto quando la soluzione clorata viene prima in contatto con le pareti di vetro del bicchiere anzichè con la lamina di platino, la maggior parte di esso viene condensata fino a saturazione dalle pareti del bicchiere stesso, dalle quali il liquido non può più toglierla per trasportarla, per così dire, sul platino, mentrechè sul caso che contemporaneamente le superficie dei due corpi solidi vengono in contatto con la soluzione clorata allora ciascuna - di esse può alla sua volta togliere dal liquido una quantità di cloro proporzionale alla sua attrazione specifica per il detto gas ed alla sua superficie. — Dippiù dalle precedenti serie di misure e dalle corrispondenti curve risulta che solo nel caso della prima gocciolina si ha questa influenza, diciamo disturbatrice, del vetro, mentre ciò non avviene più nel caso delle goccioline seguenti, per l’aggiunta delle quali la forza elettromotrice cresce fino alla quarta o alla quinta e quindi rimane appros- simativamente costante. Or ammettendo sempre una diversa attrazione del platino e del vetro per il cloro si ricaverebbe da questi dati che mentre la quantità di cloro contenuta in una sola delle mie goccioline bastava a saturare allo incirca la superficie del vetro il triplo o il quadruplo era necessario per saturare la superficie di platino; e sic- come questa ultima nelle mie esperienza era 1%; circa di quella del bicchiere ha- gnata dalla soluzione, a superficie eguale ne avrebbe bisogno venti a trenta volte dippiù per saturarsi, ossia la forza condensatrice della superficie del platino pel cloro starebbe a quella del vetro del bicchiere da me adoperato come venti o trenta sta ad uno. È superfluo l’aggiungere che non voglio dare gran peso a questo ultimo numero. — Potrebbesi forse venire alla soluzione completa di questo problema col ripetere le stesse misure, facendo variare la superficie del platino, la superficie del cristallo, e la quantità di liquido del bicchiere. Lipsia, gennaro 1873. DI POLARIZZAZIONE 103 SECONDA PARTE Sulla forza elettromotrice di polarizzazione del cloro sviluppato elettroliticamente. $ 1. Nella precedente comunicazione abbiamo veduto come la forza elettromotrice di polarizzazione di una lamina di platino, immersa in una soluzione di acido clori- drico, che contenga del cloro libero, contro un’altra lamina di platino, immersa in una identica soluzione, ma priva di gas, é uguale a 62, essendo 100 la forza elet- tromotrice di una pila normale di Daniell, e che questa forza elettromotrice è in- dipendente dalla quantità del cloro sciolto nella soluzione, quando questa quantità non sia troppo piccola. Or ci occuperemo dello studio della forza elettromotrice di polarizzazione del cloro nel caso che questo sia sviluppato sulla lamina di platino elettroliticamente. Per il cloro (come anche per l’idrogeno, come appresso vedremo) ho trovato che: « La polarizzazione del cloro svolto elettroliticamente su di una lamina di platino è su- « periore a quella prodotta dal cloro ordinario, ossia svolto con un processo chimico: « essa va crescendo col tempo durante il quale la corrente polarizzatrice ha agito ed « arriva ad un massimo che resta costante. Il valore massimo della forza elettromo- « trice di polarizzazione di una lamina di platino, coperta di cloro elettrolitico, con- « tro una simile lamina priva di gas, sta al valore costante della forza elettromotrice « di polarizzazione di una lamina di platino carica di cloro ordinario, contro una « simile lamina priva di gas, all’incirca come 1,7 : 1, » Per brevità chiameremo appresso il cloro svolto con un processo chimico (peros- sido di manganese con acido cloridrico) cloro ordinario, ed il cloro svolto con la corrente cloro elettrico. 104 RICERCHE SULLA FORZA ELETTROMOTRICE $ 2. Apparecchio. Il voltametro con cui si faceano le esperienze consisteva in tre bicchieri a, db, c (tav. IX, fig. 1), ripieni di soluzione di acido cloridrico. Tale soluzione conteneva per 1 in peso di acido cloridrico concentrato 20 di acqua. Questa fu la soluzione adoperata in quasi tutte le esperienze di cui appresso è parola, e che noi chiame- remo soluzione normale. L'acido concentrato poi che serviva a fare questa soluzione era tale che per 10 molecole di 77 Ch ne conteneva 75 circa di 4,0. Quest’acido noi chiameremo per convenzione acido normale, La soluzione dei due bicchierini a e d veniva saturata con gas cloro. —I tre hic- chieri erano messi in comunicazione fra loro per mezzo di due sifoni (diametro 19®® circa, lunghezza dell’asse 105" circa) ripieni della stessa soluzione dei bicchieri, e chiusi alle estremità con carta pergamena. Essendo molto difficile riempire prima i si- foni di soluzione, e poi chiuderli con carta pergamena, senzachè qualche bolla di aria penetrasse in essi, diminuendone la sezione, e per conseguenza aumentandone la resi- stenza, trovai molto comodo il seguente metodo di riempimento, Chiudeva le due estremità (fig. 2) dei sifoni ancora pieni di aria con carta per- gamena, e poi tagliavo nel mezzo di quest’ultima, in una qualunque delle due im- boccature del sifone, una piccola crocetta, in modo che le quattro punte che risul- tavano formassero una specie di valvoletta, quindi s'introduceva nel sifone, facendo rialzare queste quattro punte della carta, un sottile tubo di cristallo, piegato presso a poco nella istessa forma del sifone, e che terminava in una punta finissima, la quale si portava fin nella parte più elevata del sifone; l’altra estremità di questo tubicino di cristallo era poi fornita di un tubo di catschiù col quale si aspirava, Così il sifone poteva essere riempito completamente di liquido, Abbassando e tirando con garbo questo tubicino fuori del sifone le 4 punte della carta pergamena si abbassavano, an- che da sè nel piano dell’apertura del sifone stesso, in modo di dare una chiusura di cui si potea essere contenti. Quautunque nelle esperienze seguenti il passaggio del liquido da un bicchiere nel- l’altro attraverso i sifoni non avesse alcuna influenza disturbatrice, pure fui obbli- sato ‘a chiudere i sifoni con carta pergamena, per impedire che i gas che si svilup- pavano nei bicchieri andassero a riunirsi in bolle nella parte media del sifone, in modo da aumentare la resistenza, e qualche volta da interrompere il circuito, il che avveniva quando non avevo ancora adoperata la detta precauzione. In ciascuno di questi bicchieri, a, db, c trovavasi immersa una delle tre lamine di platino a, 6, y di cui era la larghezza 1925, e la lunghezza 8622, Con una pila di Bunsen P di 6 elementi si facea passare una una corrente attraverso la soluzione dei bicchieri 6, c,in modo che del cloro si sviluppasse sullo elettrodo 4 e dell’idro- geno nell’elettrodo y. Per mezzo di un interruttore / veniva quindi aperto il cir- cuito della pila P e chiuso un altro circuito, che legava la lamina £ con la lamina a e con l'apparecchio di misura, è DI-POLARIZZAZIONE 105 L'apparecchio ed il metodo di misura erano gli stessi adoperati nelle ricerche di cui è parola nella parte prima di questo lavoro. Una modificazione erasi dovuta so- lamente tare per l’interruttore (Stromschliesser) che nell'opera del Wiedemann, Die Lehre von Galvanismus. Erste Bd. 21 Aufl., pag. 360, è indicato colla lettera /, onde poterlo adottare alle nostre ricerche. Questo interruttore che nella fig. 1, tav. IX, è segnato con la lettera Z, e che è rappresentato in projezione orizzontale dalla fig. 3, in projezione verticale dalla fig. 4, ed in sezione dalla fig. 5, consisteva in una tavoletta di legno orizzontale L ed in un’altra tavoletta 2 anche di legno inclinata un po’ sulla prima. Questa seconda ta- voletta potea girare facilmente intorno ad un asse orizzontale appoggiantesi a due piccoli sostegni s. Una molla mm serviva a tenerla nella posizione indicata nella fig, 4 e 5. Sulla tavoletta trovavansi fissate delle vaschette v, v°, 0” piene di mercurio, e munite di punte di rame d, d’, d”. Queste punte attraversavano la tavoletta L, e le vaschette alla parte inferiore, in modo che una delle loro estremità amalgamate restava in contatto del mercurio delle vaschette medesime, e l’altra estremità per mezzo di morsette potea essere attaccata ad un filo metallico dello apparecchio, — Due analoghe vaschette v' 0” trovavansi sui sostegni s. Sulla tavoletta infine erano fissate due grossi fili di rame 77°, 7,7, Il primo di questi fili 77° avea le sue due estremità piegate ad angolo retto, rivolte in giù ed amalgamate; lateralmente por- tava poi saldato un altro pezzetto di filo ripiegato in forma di uncino, la cui estre- mità anche amalgamata restava immersa nella vaschetta v'; siccome questa estre- ‘mità quasi coincideva con l’asse di rotazione della tavoletta l, così restava sempre immersa nella detta vaschetta, qualunque fosse la posizione di /. La estremità 7 del filo rr”, come si vede nelle fig. 4 e 5, restava immersa nella vaschetta v, finchè la tavoletta era nella posizione datale dalla molla. Se una forza qualunque, superiore alla tensione della molla, agiva salla estremità sollevata della tavoletta, questa pren- deva una posizione simmetrica a quella prima datale dalla molla, e mentre la punta r del filo di rame si separava dalla vaschetta v, la punta 7” veniva ad immergersi nella vaschetta v% Il filo 7,7," era poi così disposto sulla tavoletta 2 che una delle due estremità r,' pescasse sempre nella vaschetta v”, qualunque si fosse la posizione dello interruttore, e che l’altra punta 7, s'immergesse nella vaschetta v” solamente nel caso che la punta 7” del filo 77" venisse ad immergersi nella vaschetta v". — Il mercurio delie vaschette è" e 0”, c la lunghezza delle punte 7°, 7, era regolato in modo che la punta 7, venisse a toccare il mercurio un pochino prima della punta r", e che inoltre non vi si immergesse al di là di 1", in modo che la chiusura che succedeva in v e v” durasse assai poco. — L’abbassamento della tavoletta dello inter- ruttore si operava dandole un colpo con la mano, che veniva subito rialzata. Con un po’ di esercizio potea ottenersi che il tempo impiegato per questa operazione fosse abbastanza corto e costante. Tutto il tempo impiegato tra l’ ultimo istante di con- tatto della punta r col mercurio della vaschetta v ed il primo istante di contatto della punta 7” col mercurio in v” potei apprezzarlo approssimativamente in '/, 0‘ di secondo. 106 RICERCHE SULLA FORZA BLETTROMOTRICE Nella fig. 1, tav. IX, P rappresenta la pila polarizzatrice (6 elementi di Bunsen) N una pila normale di Daniell, la cui forza elettromotrice è presa = 100, p una pila di due elementi di Bunsen, con la quale, secondo il metodo suggerito dal Wie- demann (1), tanto la pila normale N che la pila a gas ab venivano paragonate (2), I l’ interruttore di cui sopra si è parlato, ZZ il commutatore che permette di pa- ragonare a volontà con la pila p o la pila N, o la pila ab, secondochè l’eccentrico di ottone e trovasi in contatto con la molla #' o con la molla w, G il galvanome- tro, & un pezzo del reostata. $ 3. Metodo di misura. Ciò posto ecco come venivano fatte le esperienze. Dopo di aver messo l’apparecchio in ordine, come è indicato nella fig. 1, essendo state le lamine di platino « e 6 arroventate e bollite con le soluzioni di cui è pa- rola nella precedente comunicazione, si osservava se una corrente apprezzabile fosse fornita dalla pila a gas ab. Se ciò non avveniva si chiudeva il circuito della pila polarizzatrice, segnando il tempo in cui questa chiusura avveniva, e quindi di tempo in tempo misuravasi la forza elettromotrice della pila a gas ab. Per rendere ciò più facile eransi già fatte delle serie preliminari di misure, in modo da conoscersi approssimativamente la posizione che dovea avere il reostata; dippiù siccome la forza elettromotrice di polarizzazione andava crescendo rapida- mente col tempo, così riusciva molto difficile trovare esattamente la posizione del reostata, per la quale il galvanometro, dietro la momentanea chiusura collo inter- ruttore, restasse perfettamente fermo: però io potei determinare, essendo tutte le resistenze, la pila di Bunsen p, e la pila normale N costanti, a quanti millimetri di errore nella posizione del reostato corrispondesse un dato numero di millimetri di deviazione della scala del galvanometro. Per ogni millimetro di errore nella po- sizione del reostato, ossia, nelle condizioni delle mie esperienze, per un errore nella misura della forza elettromotrice eguale ad oo di quella della pila Daniell, si aveano (4) Wiedemann Galvanismus, I, pag. 359 e 360, 1872, 2 Auf. (2) Credo utile qui notare che ho trovato vantaggioso di circondare il cilindro di carbone della pila p invece che con acido nitrico ordinario con acido nitrico fumante. Nel caso dell'acido ni- trico ordinario, specialmente se si fanno diverse misure una dietro l’altra, e se la pila è prepa- rata da lungo tempo la sua forza elettromotrice è un po’ variabile, il che viene indicato da ciò che per avere la compensazione con la pila normale devonsi prendere sul reostato delle resi- stenze diverse, mentre adoperando dell’acido nitrico fumante, quando anche la pila sia preparata da alcune ore, e si faceano diverse chiusure l’una dentro l’altra, la posizione del ponte mobile del reostato deve essere sempre la stessa per avere la compensazione. Ciò come è chiaro, serve a rendere più facile il calcolo della forza elettromotrice che si vuol misurare. Dippiù se qual- che volta nel fare diverse misure successive, con piccoli intervalli di tempo, della forza elettro— motrice della pila a gas non si avea il tempo necessario per fare l’intera operazione, allora ba- stava eseguire le misure col reostato semplicemente per la pila a gas e tralasciarla per la pila normale, e prendere poi per quest'ultima il numero corrispondente alla misura immediatamente o prima o dopo. DI POLARIZZAZIONE 107 due millimetri circa di salto della scala del galvanometro; allora, se nella prima chiu- sura si avea un salto inferiore ai 5®® nella scala del galvanometro, non si facea una seconda misura, ma sì pigliava il numero indicato dal reostato, a cui si aggiunge- vano, 0 da cui si toglievano quei pochi millimetri, che il piccolo salto della scala indicava; se però questo salto era superiore ai 52%, allora poteasi calcolare subito la nuova posizione che doveasi dare al reostato, colla quale rifatta la misura, non avveniva che raramente di aversi una corrente nella spirale del galvanometro, che potesse dare nna deviazione superiore ai 5", $ 4 Differenza tra la polarizzazione prodotta dal cloro ordinario ed elettro- litico. Le seguenti tabelle ci danno quattro serie di queste misure, fatte in modo che, dopo di avere ottenuto il massimo di polarizzazione per una di esse serie, tutto era lasciato al posto, e solo le lamine « e #8 erano tirate fuori della soluzione, arroven- tate e bollite nel modo sopra indicato, per spogliarle di ogni impurità, e quindi a- doperate per fare un’altra serie di misure. Il liquido elettrolitico dei bicchieri a e d non veniva cambiato. È anche da aggiungere che durante il tempo delle misure faceasi svolgere di continuo, sebbene lentamente, del eloro nel bicchiere a, per esser sicuri che la soluzione si mantenesse sempre satura di cloro chimico, Nella prima colonna di ciascuna serie sono segnati i tempi in minuti primi, trascorsi dal primo momento della chiusura della pila polarizzatrice sino allo istante in cui faceasi la misura corrispondente: nella seconda le forze elettromotrici della pila a gas, ossia le differenze delle tensioni elettriche delle due lamine a, #8, im- merse nella stessa soluzione di acido cloridrico satura di cloro, e cariche l’una di cloro ordinario , l’altra di cloro svolto su di essa elettroliticamente. La prima linea di ogni serie, per il tempo =0, ci dà questa differenza primachè sulla 6 fosse stato sviluppato del cloro elettroliticamente. Serie I. È D= 100 0' 0,0 2 2,5 4 2,9 6 » 8 a 1 10 ’ 15 » 20 2;9 24 4,7 108 RICERCHE SULLA FORZA ELETTROMOTRICE t Serie II: D=100 3,4 11,4 20,2 28,7 31,9 33,8 35,0 37,9 39,7 42,0 42,5 44,2 45,1 45,6 «D=100 0,3 3,8 4,4 4,7 4,4 8,1 15,4 31,6 32,6 3350) 35,0 36,5 38,3 39,2 40,5 44,0 44,8 45,3 46,2 23 106 141 216 D) POLARIZZAZIONE Serie III D= 100 1,0 4,5 5,0 5,1 9,6 10,2 13,2 16,5 23,1 28,0 31,1 32,4 33,7 35,1 36,6 37,6 39,0 40,4 42,1 43,0 44,0 45,6 46,1 Serie IV. i D= 100 0' 1,2 2 5,5 4 9,0 9,9 13,9 7 24,1 8 30,0 9 33,0 10 34,3 13 36,0 16 37,1 19 38,1 Giornale di Scienze Nut. ed Econ. Vol. IX. 109 110 RICERCHE SULLA FORZA ELETTROMOTRICE Pigliando i tempi come ascisse, e i valori delle forze elettromotrici come ordinate, si sono segnate le quattro curve (a), (0), (c), (d) della tav. X; delle quali la (a) corrisponde alle cifre della serie I, la (0) a quelle della serie II, e così via. Esami- nando le sopra notate tabelle e le curve corrispondenti troviamo che: 1) La polarizzazione di una lamina di platino, coperta con cloro elettrico, è supe- riore alla polarizzazione di una lamina di platino, coperta con cloro chimico. 2) Questa polarizzazione, nel caso del cioro elettrico, quando la soluzione è fresca, cioè non ancora attraversata precedentemente dalla corrente (Serie I), si mantiene costante per un certo tempo, e poco superiore a quella prodotta dal cloro chimico, (nelle condizioni delle nostre esperienze dai 20’ ai 24' circa) quindi cresce rapida- mente e si avvicina indefinitamente ad un massimo. Ora noi abbiamo trovato (vedi la parte prima) che la forza elettromotrice di pola- rizzazione di una lamina di platino, immersa in una soluzione di acido cloridrico, e carica di cloro ordinario, contro un’altra lamina di platino, immersa in una identica soluzione, ma priva assolutamente di gas, è uguale a 0,62D=d, essendo la prima elettro-negativa; dippiù da queste misure risulta che la forza elettromotrice di pola- rizzazione, di una Jamina di platino, carica di cloro sviluppato su di essa elettrolitica- mente, contro una lamina di platino, carica di cloro ordinario, ed immerse entrambe nella stessa soluzione di acico cloridrico, satura di cloro libero, può arrivare ad un valore massimo di 0,46D essendo la lamina su cui è condensato il cloro elettrico la elettro-negativa, quindi la forza elettromotrice di polarizzazione di due laminè di platino, immerse nella stessa soluzione di acido cloridrico, e delle quali però l’una è priva di cloro, e l’altra carica di cloro elettrico, può arrivare ad un valore massimo eguale a (0,62+ 0,46) D=1,08=d' Si avrà quindi: d'°d::108 : 62, add 3) La lamina immersa nella soluzione in cui sì è fatto sviluppare il cloro elettrico per un certo tempo, presenta una polarizzazione un pochino superiore a quella del- l’altra, immersa nel bicchiere colla soluzione satura di cloro chimico ; anche quando sia stata la corrente polarizzatrice già da lungo tempo interrotta (1), e la lamina arroventata e bollita con le soluzioni di cui sopra è parola, e che servivano a ren- derne perfettamente pura la superficie ; e tanto maggiore è questa differenza quanto più a lungo è stato il liquido precedentemente attraversato dalla corrente. Ciò ri- sulta dal paragone dei valori delle forze elettromotrici corrispondenti al tempo zero. Infatti nella serie II, le cui misure si riferiscono ad una soluzione già stata attra- versata dalla corrente polarizzatrice per 301', la differenza sopra detta ci è data da una differenza nella tenzione «elettrica delle due lamine eguale a 0,008D. Per la se- rie III quest’ultima differenza è di 0,010D, essendo già stato il liquido di d attraver- sato dalla corrente per 301'+ 216'= 517‘, e così via. (1) Ciascuna delle precedenti serie di misure era eseguita dopo un giorno della precedente. DI POLARIZZAZIONE 111 4 Quanto più a lungo è stato il nostro elettrolite attraversato da una corrente, tanto più breve in una nuova serie di misure è il tempo durante il quale la forza elettromotrice di polarizzazione del cloro elettrico si mantiene costante, ma incomin- ciata a crescere segue un andamento analogo a quello seguito nel caso della serie I, quando cioè la soluzione era fresca, ossia non stata precedentemente attraversata a lungo da una corrente. I fatti precedenti potrebbero dipendere da proprietà diverse del cloro, secondoché esso è stato svolto con un processo chimico, o con la elettrolisi, e di essi quelli no- tati nei numeri (3 e 4), ci indicherebbero che il cloro elettrico conservi queste sue particolari proprietà, non solo nel mentre è condensato sul platino, immediatamente dopo che è stato svolto, ma anche quando si trovi sciolto nella soluzione. Sembran- domi ciò poco probabile, volli esaminare se delle modificazioni, prodotte o negli elet- troidi di platino, o nella soluzione in cui essi erano immersi, potessero essere in tutto o in parte la causa dei fenomeni sopra notati. $ 5. Possibile influenza di mutamenti avvenuti negli elettrodi di platino. Per vedere se fosse stato il platino modificato per il passaggio della corrente po- larizzatrice, ripreparai gli elettrodi a e 4 col solito metodo, e li introdussi scambiati nei bicchieri, cioè, introdussi nel bicchiere @ la lamina che sin allora era restata nel bicchiere d, e nel bicchiere 6 quella che sin allora era restata nel bicchiere a, cioè non attraversata punto precedentemente dalla corrente polarizzatrice. Feci an- che un’ altra prova, adoperando nel bicchiere d una lamina di platino non ancora messa affatto in uso. Nel bicchiere d trovavasi una soluzione stata già lungamente adoperata. Tanto nella prima che nella seconda prova trovai fra le due lamine a e £ una differenza di tenzione elettrica eguale a 0,01D. La stessa differenza di tenzione elettrica avevo prima trovato adoperando le la- mine senza scambiarle nei bicchieri a e d. Il fatto quindi notato nel numero 3) non può dipendere da una modificazione avvenuta nel platino. L’istesso potei conchiudere per il fatto, di cui è parola nel numero 4), perchè avendo impiegato della soluzione fresca nel bicchiere d, ed uno elettrodo già lungamente adoperato (preparato puro però come al solito), in una serie di misure della forza elettromotrice di polarizza- zione trovai delle cifre quasi coincidenti con quelle della Serie I Dovetti conchiudere da ciò che delle possibili mutazioni, avvenute nella struttura della lamina immersa del bicchiere 6, per il lungo passaggio della corrente polariz» zatrice, non poteano essere la causa dei fenomeni ora in discussione. La modificazione quindi potea essere stata prodotta solamente nella soluzione. $ 6. Influenza dei tubi di condotta di cautschiù. Siccome il cloro chimico era stato condotto attraverso a tubi di vetro, legati in- sieme con tubi di cautschiù galvanizzato, così dubitai che, per l’azione del cloro sul zolfo in esso contenuto, si potesse formare per processi secondari dell’acido solforico; e che questo (benchè in piccole proporzioni) decomposto dalla corrente, potesse es- 112 RICERCHE SULLA FORZA ELETTROMOTRICE sere la causa dei fenomeni osservati. Provai infatti la soluzione dei bicchieri a e d con del cloruro di bario, e vi trovai delle traccie di acido solforico, mentre nella soluzione in cui ancora non erasi fatto sviluppare del cloro non se ne manifestò con l’istesso reagente la più piccola traccia. Fui costretto allora a rifare le mie espe- rienze, escludendo intieramente il cautschiù dallo apparecchio a sviluppo di cloro. In questo caso non trovai più con l’istesso reagente nella soluzione la minima traccia di acido solforico, ma il risultato delle esperienze fu identicamente lo stesso. Le piccole quantità di acido solforico non poteano quindi esserne la causa. $ 7. Influenza della saturazione col cloro. Intanto durante le diverse esperienze avevo potuto osservare che, mentre sulla la- mina 9 si svolgeva una grande quantità d’idrogeno, sulla lamina 4 non si avea quasi traccia di sviluppo di gas; solo di quando in quando qualche bollicina staccavasi dalla superficie del platino. Però qualche minuto prima che la forza elettromotrice di polarizzazione cominciasse a crescere rapidamente si vedea anche rapidamente crescere lo sviluppo del cloro alla superficie del platino, sebbene non arrivasse mai neppure ad * circa del corrispondente volume d’idrogeno svolto sulla lamina 7. Ciò potea dipendere da tre cause, o dal non essere la soluzione abbastanza sa- tura di cloro, quantunque avessi fattovene sviluppare sempre abbondantemente, qual- che volta per alcune ore di seguito ; o dal combinarsi del cloro col platino dell’ elet- trodo, formando cloruro di platino; o infine dal combinarsi dell’istesso cloro coi com- ponenti dell’acqua; e dico coi componenti e non collo idrogeno, perchè altrimenti si avrebbe dovuto avere sempre uno sviluppo di ossigeno, eguale in volume a metà circa del volume dell’idrogeno che sviluppavasi sul v Siccome una qualunque di queste tre cause, che potean produrre il diminuito svi- luppo del cloro alla superficie del platino, potea anche essere la causa dei risultati da me ottenuti nella misura della polarizzazione, così mi diedi ad esaminarle con que- sto riguardo. La prima ipotesi, cioè, che forse quando si facea svolgere con un tubo adduttore negli strati inferiori della soluzione il cloro in grosse bolle, le quali rimescolavano tutto il liquido, non si avesse una saturazione, tale quale potea aversi quando il cloro era sviluppato elettroliticamente in piccolissime bolle alla superficie del platino, e che ciò potesse essere la causa del crescere della polarizzazione dell’ elettrodo im- merso nella soluzione stessa, avrebbe potuto scartarsi, tenendo conto dei risultati della prima parte di questo lavoro, dai quali si ha, che la polarizzazione del platino. in una soluzione di acido cloridrico, che contenga del cloro libero sciolto, è quasi in- dipendente dalla quantità di cloro, quando questa non sia troppo piccola. Io volli ciò non di manco fare all'uopo delle altre ricerche. Adoperai perciò nel bicchiere 6 la solita soluzione di acido cloridrico, ma priva di clo- ro, Prima di far passare la corrente si ebbe per forza elettromotrice di a è 0,57D (1), (4) Si sarebbe dovuto avere in verità 0,620 (vedi la prima parte), però, quantunque tra i bic- DI POLARIZZAZIONE 113 essendo la lamina # la elettro-positiva. Appena però la corrente cominciò a passare, la forza elettromotrice cominciò a scendere rapidamente; dopo 1’, benchè la lamina #8 fosse ancora la elettro-positiva, pure la differenza non era molto grande, Per la ra- pidità con cui la forza elettromotrice diminuiva non mi fu possibile però fare una misura dopo 1’ della chiusura della pila polarizzatrice; dopo 2’ eran già diventate la lamina £ la elettro-negativa relativamente alla lamina a, e la forza elettromotrice costante. Questa andò quindi crescendo col tempo, come indica la seguente serie, Serie V. t DI=100 0’ — 57,0 2 + 4,3 3 4,5 6 4,5 15 4,5 20 4,8 25 5,3 27 6,5 30 9,2 32 11,5 36 18,2 40. 2A 55 36,5 70 40,2 85 41,4 105 43,3 200 45,5 La curva corrispondente a questa serie è la (e) della tav. X. Paragonando questa curva con la (a), che è quella ottenuta con una soluzione fre- sca, come in questo caso, cioè, non ancora attraversata dalla corrente, ma satura di cloro, troviamo che sebbene le due curve non coincidano, pure la differenza è rela- tivamente piccola, avuto riguardo che nel caso della (e) la soluzione era in principio quasi intieramente priva di cloro libero, mentre la differenza tra la curva (a) e (0), chieri a e bd se ne fosse introdotto un terzo, per impedire il passaggio del cloro in b, pure non si erano adoperate tutte le precauzioni necessarie per allontanare ogni piccola traccia di cloro dal bicchiere b, non avendo ciò alcuno interesse in questa serie di misure, e ciò potea produrre la differenza accennata, come abbiamo prima veduto. 114 RICERCHE SULLA FORZA ELETTROMOTRICE (0) e (c), (c) è (d), ottenute per il caso di soluzioni quasi egualmente sature di cloro, è molto superiore. Da questa esperienza però non risulta che una differenza nella saturazione della soluzione dei bicchieri (a) e (0) non potesse esser causa del fatto di cui è parola nel numero 3), cioè che una lamina preparata fresca e pura, immersa nella solu- zione che è stata lungamente attraversata della corrente, si comporta come elet- tro-negativa relativamente all’altra lamina, immersa in una soluzione identica e che. non è stata attraversata dalla corrente. Per decidere se realmente una maggiore sa- turazione della soluzione del bicchiere & potesse essere la causa di ciò, cercai spo- gliare la soluzione del bicchiere d della maggior parte del suo cloro, facendovi pas- sare lungamente una corrente di aria, sino a che la soluzione fosse quasi intiera- mente scolorata, sebbene conservasse ancora l’odore del detto gas. Anche in questo caso si osservò la stessa differenza di prima nella tensione elettrica delle due la- mine e e 8. Una differenza quindi nella quantità di cloro libero contenuto nella solu- zione di acido cloridrico, non può esser causa di alcuno dei fatti in discussione. $ 8. Influenza della formazione di cloruro di platino. Dopo ciò passai ad esaminare l’altra ipotesi, se la formazione cioè di cloruro di pla- tino potesse essere causa dei fenomeni di cui sopra è parola, quantunque credessi ciò poco probabile, essendochè in tutti i casi in cui i gas nascenti dalla elettrolisi attaccano gli elettrodi, formando dei prodotti solubili, non si ha polarizzazione, 0 questa è molto piccola. Cominciai collo esaminare se nella soluzione, che nei giorni precedenti era stata attraversata lungamente dalla corrente, si trovasse del platino sciolto: non ne trovai la più piccola traccia. Il fatto seguente mi assicurava anche che nelle mie esperienze non si potea avere formazione di cloruro di platino: i miei elettrodi, i quali erano delle lamine molto sottili (0,06% spesse), erano stati adoperati per parecchi mesi giornalmente a svi- luppare per diverse ore del cloro, come elettrodi di una pila di 6 elementi di Bunsen con un circuito poco resistente. Eppure essi non si presentavano punto attaccati, mentre avrebbero dovuto essere da lungo tempo, più che attaccati, distrutti, se il cloro svolto su di essi elettroliticamente si fosse anche in piccola quantità combi» nato col platino di cui eran formati. L’unica differenza si era che la loro superficie non era più lucente, come nel principio del loro impiego (1). Se però non si formava (4) Il Poggendorff (Pogg. Ann. Bd. LXI, pag. 603) avea osservato che, adoperando degli elettrodi di platino platinati per sviluppare del cloro elettroliticamente, questi elettrodi perdevano quasi in- teramente il loro involucro di nero di platino, per cui egli conchiude che il cloro sviluppato dalla corrente attacca il platino, e quindi non si può avere una polarizzazione. Questo fatto, che il nero di platino è attaccato dal cloro elettrico, potrebbe dipendere dallo stato di estrema divisione, in cui questo corpo si trova, ed è forse una conseguenza di questo fatto ciò che il Poggendorfî stesso ha trovato, cioè che la polarizzazione di una lamina di platino platinata è minore di quella di una lamina di platino lucente, quando su di entrambe si faccia sviluppare del cloro. DI POLARIZZAZIONE 115 del cloruro di platino in quantità notevole, potean bensì formarsene delle traccie pic- colissime, tali da sfuggire all’analisi chimica; e quelle traccie poteano forse essere la causa della differenza di tensione elettrica delle lamine immerse nei bicchieri @ e b. Avendo pero riempiti i detti bicchieri con soluzione fresca e satura di cloro, e provato che le lamine « e 8 in essi immerse non davano alcuna differenza apprez- zabile nella loro polarizzazione, versai delle goccie di cloruro di platino puro nel bie- chiere d. Non ottenni nessuna variazione. Feci quindi sviluppare del cloro elettrico sulla lamina 6, e coi valori della forza elettromotrice di polarizzazione ottenuti nei diversi tempi dopo la chiusura della corrente polarizzatrice, potei tracciare una curva, che era quasi coincidente con la (a). $ 9. Influenza della formazione di acido clorico e perclorico. Restava infine ad esaminare l’ ultima ipotesi, cioè se il cloro elettrico attaccasse l’acqua formando degli ossiacidi, A tal uopo neutralizzai con potassa la soluzione del bicchiere d, che era stata per molto tempo attraversata dalla corrente, e la evaporai a bagnomaria fino a secchezza, Pigliando quindi un po’ del sale asciutto ottenuto, e versandovi in un tubo di prova una goccia di acido solforico puro e concentrato, ebbi sviluppo di cloro, il che in- dicava con sicurezza la presenza o di clorato o di perclorato di potassa nel sale, ossia di acido clorico, o di acido perclorico nella soluzione del bicchiere d. La presenza di uno di questi corpi potea essere forse la causa di tutti i fenomeni, di cui sopra è parola. Per esaminare ciò, io pensai di aggiungere direttamente nel bicchiere 6 delle quantità di acido clorico o di acido perelorico, superiori a quelle che il passaggio della corrente avesse potuto lasciar formare, e che erano assai pic- cole. Se la presenza di piccole quantità di uno di questi corpi nel bicchiere d avesse potuto essere la causa dei fenomeni che noi ora studiamo, per la aggiunta di una maggiore quantità essi avrebbero dovuto mostrarsi, se non più, almeno egualmente spiccati, cioè, la differenza della tensione elettrica tra le due lamine a e 6, prima- chè £ fosse stata polarizzata dalla corrente, avrebbe dovuto essere maggiore che nei casi superiormente osservati, come anche la polarizzazione della lamina 6 avrebbe dovuto incominciare a crescere quasi subito dopo la chiusura della corrente, come avveniva per il caso corrispondente alla curva (d) tavola X. Niente di ciò però fu os- servato, Infatti avendo riempito i bicchieri @ e d con della soluzione fresca, e satu- ratala quindi con cloro, le due lamine @« e 6 non indicavano alcuna differenza di tensione elettrica. Versando quindi nella soluzione di d dell’ acido clorico, o del- l’acido perclorico, e saturando nuovamente con cloro, si avea nel primo caso una pic- colissima differenza nelle tensioni elettriche delle lamine @ e #8, uguale a 0,002 D, e nel secondo caso questa differenza restava eguale a zero (1), come prima dell’ag- giunta dell’acido perclorico. (4) Noi chiameremo sempre zero una forza elettromotrice inferiore ad ',s00 di quella della pila ‘ di Daniell. 116 RICERCHE SULLA FORZA ELETTROMOTRICE Facendo quindi polarizzare la lamina 4 con la solita corrente della pila 2} la forza elettromotrice della pila ab subì, nei diversi tempi dopo la chiusura della corrente polarizzatrice, le variazioni date dalle seguenti serie di misure: Serie VI. In è acido clorico. t D= 100 0' 0,2 2 2,0 4 DIa 5,5 3,2 7 3,2 10 2,8 20 3,5 dA 3,9 29 5,1 31 6,3 33 12,2 34,5 14,3 36 16,4 39 22,9 43 27,5 47 32,6 Serie VII. In è acido perclorico pa ———Tteoen”° i D=100 0' 0,0 1 1,0 5) 2,0 40 2,0 160 4,3 162 6,2 163 8,6 164 10,2 165 12,1 DI POLARIZZAZIONE parere t D=100 172' 21,0 130 33,0 190 37,4 200 39,6 213 43,1 233 45,0 253 46,0 283 46,8 La curva corrispondente ai valori della serie VI è indicata con HCh0, nella tav. X, In questo caso adunque si ha nua piccola differenza fra la tensione elettrica delle lamine « e # prima del passaggio della corrente polarizzatrice; questa differenza è molto minore di quella che si ha nel caso che si adoperi una soluzione, stata già prima lungamente attraversata dalla corrente. Dippiù la polarizzazione della lamina di platino su cui si sviluppa il cloro elettrico, anzichè crescere più rapidamente, cresce un po’ più lentamente che nel caso in cui la soluzione del bicchiere d sia fre- sca e senza acido clorico. Un risultato anche più netto è quello avuto con |’ acido perclorico; perchè non solo la sua aggiunta alla soluzione del bicchiere d non produsse nessun cambiamento nella tensione elettrica dei due bicchieri a e è, che era uguale a zero, ma anche la polarizzazione della lamina 6 si mantenne quasi costante per un tempo assai più lungo di quello, durante il quale essa restava costante quando la soluzione non con- teneva questo acido. La curva corrispondente ai numeri della Serie VII è stata in- dicata nella tav. X- con HCh0,, ed è stata segnata supponendo che l’origine delle coordinate sia stata trasportata di 100 unita sull’asse delle ascisse negative, e ciò per poterla far entrare nei limiti della nostra tavola. $ 10. Influenza della concentrazione della soluzione di acido cloridrico sulla polarizzazione. Escluse così tutte le superiori ipotesi non mi restava altro ad ammettere che i fenomeni in discussione potessero dipendere da una variazione avvenuta nella con- centrazione della soluzione, Mi diedi quindi a studiare quale influenza avesse il diverso grado di concentra- zione della soluzione sulla polarizzazione del platino pel cloro. Le seguenti ricerche mostrano come la polarizzazione del platino, immerso in una soluzione di acido clo- ridrico, satura di cloro libero, va sempre crescendo al crescere della diluizione, Queste misure furono eseguite coll’istesso metodo e disposizione dello apparecchio di cui sopra è parola. La pila a gas era composta di tre bicchieri a, d, c, ripieni Giornale di Scienze Nat. ed Econ., Vol. IX. 16 118 RICERCHE SULLA FORZA ELETTROMOTRICE di soluzione di diversa concentrazione, e riuniti insieme per mezzo di due sifoni, chiusi alle loro estremità con carta pergamena. Nel primo dei tre bicchieri @ si lasciava sempre l’istessa soluzione, nel terzo c una soluzione di diversa concentra- zione, nel secondo è una soluzione di concentrazione intermedia a quella dei due bicchieri estremi. I due sifoni erano riempiti ciascuno con la soluzione del bicchiere estremo, con il quale si trovavano rispettivamente in comunicazione. Lo scopo del bicchiere d e dei due sifoni si era quello di mantenere il grado di concentrazione delle due so- luzioni di a e di c costante durante il tempo delle misure, specialmente per il caso in cui la differenza di concentrazione era molto grande. Le lamine di platino erano immerse nei due bicchieri estremi, e per mezzo di fili metallici in comunica- zione collo apparecchio di misura. Esse venivano preparate col metodo altrove de- scritto, perchè la loro superficie fosse perfettamente pura. La soluzione dell’ acido cloridrico puro della massima concentrazione di cui io potei disporre era tale che per 10 molecole di 770% ne contava 75 di H7,0. Per brevità la chiamerò acido clo- ridrico normale. Con questa poi erano fatte le soluzioni più diluite. Nel caso di so- luzioni molto diluite, per non prepararne inutilmente una grande massa, e per evi- tare gli errori che si avrebbero avuto nel pesare piccole quantità di acido, errori che avrebbero avuto un grande valore relativo, faceansi due diluizioni. Per esem- pio: volendo diluire acido normale con 800 volte il suo peso di acqua distillata si faceva una prima diluizione di 10 grammi di acido con 400 grammi di acqua, e poi 41 grammi di tale soluzione si mischiavano con 760 grammi di acqua. La concentrazione della soluzione del bicchiere a, che restava sempre la stessa, era tale che per 1in peso di acido normale conteneva 20 di acqua. La lamina di platino immersa nella soluzione più diluita fu trovata sempre essere la elettro-negativa. Nelle seguenti serie di misure le cifre della prima colonna indicano la quantità in peso di acqua della soluzione per un peso di acido normale; nella seconda colonna sono dati i valori della forza elettromotrice di polarizzazione, direttamente misurata, della pila a dc, ossia le differenze delle tensioni elettriche dei bicchieri c ed a. Serie VILI. D= 100 u) 0 — 19,7 1 11,1 2 8,4 5 3,9 10 0,6 20 0,0 60 + 3,0 DI POLARIZZAZIONE 119 w D= 100 100 + 5,1 200 7,6 400 8,2 800 9,6 ovvero, supponendo che nel bicchiere a si fosse adoperato l’acido normale, non di- luito, la differenza di tensione elettrica tra le lamine dei bicchieri a e c sarebbero state le seguenti, che si ottengono aggiungendo 19,7 ai valori della colonna precedente. Serie VILI. bis w D=100 0 0,0 1 3,6 2 11,3 5) 15,8 10 19,1 20 19,7 60 22,7 100 24,8 200 27,3 400 27,9 800 29,3 La polarizzazione adunque del platino in una soluzione di acido cloridrico, satura di cloro, va diminuendo al crescere della concentrazione. Or nelle nostre esperienze per il passaggio della corrente polarizzatrice di nel liquido di 6 e c abbiamo da un canto il trasporto dell’acido verso il polo positivo, cioè l'aumento della concentrazione nel bicchiere d; dall’altro canto per la decom- posizione elettrolitica dell’acido, dalla corrente stessa prodotta, la diminuzione della concentrazione nel bicchiere d, relativamente a quella del bicchiere a. Se per un equi- valente di cloro sviluppato in d vien trasportato da c in dè una quantità di 70% mi- nore di un equivalente, è chiaro che la concentrazione della soluzione di & diventa minore di quella di a, e quindi la polarizzazione di una lamina di platino immersa in d deve essere maggiore di quella di una simile lamina immersa in a. Ciò dovea avvenire appunto nelle nostre esperienze per manifestarsi il fenomeno di cui è pa- rola nel numero 3) del $ 4. Per avere una conferma di ciò feci la seguente prova: Mi servii nel bicchiere è di una soluzione, che era stata attraversata per molte ore 120 RICERCHE SULLA FORZA ELETTROMOTRICE dalla corrente, contenendo il polo positivo della pila polarizzatrice. Misurai la forza elettromotrice di ad, essendo le due lamine @ e 8 preparate fresche, e la trovai e- guale a 0,018D, essendo la lamina #8 la elettro-negativa. Versai allora in d alcune goccie di acido cloridrico concentrato e la differenza di tensione elettrica delle due lamine a e 8 si ridusse quasi eguale a zero. Cavai via quindi parte del liquido di a, lo sostituii con acqua distillata e saturai di nuovo con cloro. Rimisurando la forza elettromotrice di ab ebbi 0,014D, essendo però in questo caso elettro-negativa la lamina immersa in 4 Anche a questa diminuzione di concentrazione del liquido di d, prodotta dal pas- saggio della corrente di , è da attribuirsi il fenomeno notato nel numero 4) del $ 4. Infatti, come appresso vedremo, quanto minore è la concentrazione tanto più presto comincia a crescere la forza elettromotrice di polarizzazione del sistema ab, dopo la chiusura del circuito della pila polarizzatrice (vedi $ 12). A questa causa però non possiamo attribuire il fenomeno principale di cui attual- mente ci occupiamo, cioè la grande differenza che esiste tra la polarizzazione pro- dotta su una lamina di platino dal cloro chimico e dal cloro elettrico. Infatti come risulta dalla Serie VIII, la differenza di tensione elettrica tra due lamine di platino, immerse in due soluzioni dell’istesso acido cloridrico, delle quali però l’una conten- ga %, © l’altra ‘40 in peso di acido, e sature di cloro, è 0,096D, mentre la dif- ferenza tra la tensione elettrica di due lamine di platino, polarizzate l’una con cloro chimico e l’altra con cloro elettrico è 0,45D, cioè quasi cinque volte maggiore, essendo la differenza di concentrazione dei due bicchierini @ e d è relativamente assai piccola, Essa non può quindi essere la causa della grande differenza che esiste nella pola- rizzazione prodotta sul platino dal cloro chimico e dal cloro elettrico. Le esperienze del $ 13 e $ 18 ci daranno poi una conferma netta di ciò. $ 11. Cloro attivo. Or poichè, secondo le precedenti ricerche, la energica tensione elettro-negativa del platino carico di cloro elettrico in una soluzione di acido clorico satura di cloro ordinario non può attribuirsi nè ad una mutazione diretta degli elettrodi di platino, nè a delle impurità del cloro, prodotte dalla presenza del cautsciù nei tubi di con- dotta, nè alla maggiore o minore quantità di cloro contenuto nella soluzione, né alla formazione di cloruro di platino, nè alla presenza di acido clorico o perelorico, nè ai mutamenti avvenuti nella concentrazione della soluzione dell’acido, dobbiamo con- chiudere che: « Il cloro svolto da una corrente sopra un elettrodo di platino può sviluppare « una tensione elettrica molto più intensa (negativa) che quella sviluppata dal « cloro ordinario. In questo rapporto esso si comporta relativamente a quest’ ultimo « come l’ ossigeno attivo (ozono), all’ ossigeno ordinario. La forza elettromotrice di « una lamina di platino carica di questo cloro attivo, contro una simile lamina ca- « rica di cloro ordinario, è circa, in valore massimo, eguale a 0,46 della forza elet- DI POLARIZZAZIONE 121 « tromotrice di una pila di Daniell, » Mentre ja forza elettromotrice di una lamina di platino carica di cloro ordinario, contro una simile lamina priva di gas, ed im- merse entrambi in una soluzione di acido cloridrico, è eguale a 0,62, Ora passeremo ad esaminare quale influenza esercita sulla formazione del cloro at- tivo la concentrazione e la temperatura della soluzione, da cui esso viene svilup- pato, e per quanto tempo lo stesso si mantiene in questo stato dopo la interruzione della corrente polarizzatrice. $ 12. Influenza della concentrazione della soluzione di acido cloridrico sulla for- mazione del cloro attivo. Per studiare una tale influenza adoperai nel bicchiere b una soluzione 10 volte più diluita di quella adoperata in tutte le precedenti esperienze, nel bicchiere a la ordinaria. Dopo di aver saturato con cloro misurai la forza elettromotrice e la trovai eguale a 0,065D. Quindi feci sviluppare su di d del cloro elettroliticamente, e mi- surai gli aumenti della forza elettromotrice nei diversi tempi dopo la chiusura del cir- cuito della pila polarizzatrice. Le cifre ottenute ci sono date dalla seguente serie. La curva corrispondente a queste cifre e la (7) della tavola X. Serie IX, t D= 100 0' 0,5 1 8,8 2 12,5 335 18,5 5,5 31,8 7 34,0 12 37,2 20 39,6 40 42,2 55 43,9 175 45,4 Paragonando le cifre di questa serie con quelle delle quattro serie del $ 4 troviamo che: « La polarizzazione del cloro elettrico salisce verso il massimo tanto più rapida- « mente quanto più diluita è la soluzione dell’acido cloridrico, però il valore mas- « simo della polarizzazione con cloro elettrico in soluzioni diluite è indipendente « dalla concentrazione. » Che la polarizzazione prodotta dal cloro ordinario cambia colla concentrazione si è precedentemente veduto ($ 10). 122 RICERCHE SULLA FORZA ELETTROMOTRICE Anche la seguente esperienza dimostra questa dipendenza della polarizzazione det cloro elettrico dalla concentrazione. Dopochè la forza elettromotrice di polarizzazione era salita fino al massimo (0,46D circa), essendo l’elettrodo di platino in una solu- zione ad 4», Si versò nel vase d dell’acido cloridrico concentrato. Allora la forza elettromotrice, subito dopo misurata, discese a 0,102 D. Si sostitui quindi parte della soluzione di.ò con acqua distillata, cioè si rese la soluzione più diluita, e dopo un pajo di minuti primi era la forza elettromotrice di polarizzazione risalita a 0,328D. Aggiungendo nuovo acido concentrato la detta forza discese a zero. « La concentrazione della soluzione di acido cloridrico si oppone quindi alla for- « mazione del cloro attivo. » Per confermare ancor cippiù questo risultato volli fare delle ricerche con dell’acido cloridrico concentrato. Riempii a tal uopo i due bicchieri @ e d con acido cloridrico concentrato, e saturai con cloro ordinario il liquido del bicchiere @. Fra a e d in- trodussi un terzo bicchiere con un secondo sifone, per impedire il passaggio del cloro dal bicchiere a nel bicchiere d. Avendo misurata la forza elettromotrice di ad si eb- be—0,518D. Chiusi allora la corrente di 2) ossia sviluppai del cloro elettrico su di 4, La forza elettromotrice di a è si andò avvicinando rapidamente a 0°. Dopo 2’ era già cambiata di segno e dava 0,004D, il quale valore conservò per tre ore continue, benchè lo sviluppo del gas cloro fosse abbondantissimo sin dal principio, cosicchè la soluzione del bicchiere d dopo 8’ della chiusura della corrente di P era tanto for- temente colorata quanto la soluzione del bicchiere a. $ 13. Influenza della temperatura sulla polarizzazione del cloro ordinario e del cloro attivo. Per studiare anzitutto l’influenza della temperatura sulla polarizzazione del cloro ordinario introdussi la lamina # nel bicchiere c, allontanando la lamina v e la pila polarizzatrice P. Il bicchiere c trovavasi immerso in un altro bicchiere più largo, pieno di soluzione di sal marino, e che venia riscaldato direttamente con una lampada a gas. Con questo mezzo poteasi ottenere che gli innalzamenti di temperatura in c fos- sero lenti e regolari, Fra i due bicchieri, in cui erano immerse le due lamine « e £, lasciai il terzo bicchiere d, per impedire che il bicchiere a subisse un’ influenza del riscaldamento del bicchiere c; il bicchiere @ era anche riparato dalla irradiazione calorifera della lampada, con cui c veniva riscaldato. In tal modo potei ottenere che, portando la temperatura del bicchiere c da 17° a 100°, la temperatura del bicchiere a non montasse che da 17° a 18°. Durante le esperienze una corrente continua di.gas cloro si faceva sviluppare mercè un tubo di vetro nel liquido di c. La prima colonna della seguente serie ci dà le temperature di @, la seconda le temperature di c, e la terza le forze elettromotrici dell’ intero sistema abc, corri- spondenti alle diverse temperature di c, ossia le differenze della polarizzazione della lamina @ e della #8, essendo sempre quella della 8 la minore, DI POLARIZZAZIONE 123 Serie X. temp. di a temp. di c D= 100 LT 17° 0,0 » 30 » » 40 » » 60 » ’ 70 ’ » 79 0,3 » 80 0,6 ’ 85 1,3 » 90 2,6 » 95 3,8 ’ 98,5 5,3 » 100 6,2 A 99°,5 la soluzione cominciava a bollire. Lasciandola seguitare a bollire la diffe- renza delle tensioni elettriche diventava sempre maggiore, e dopo 15’ di ebollizione era già arrivata al valore 9,6. Però levando via la fiamma, e lasciando raffreddare la soluzione fino a 98°, mentre in essa ci faceva sviluppare sempre del cloro, si ebbe 5,6. La curva ?' della tavola IX è costruita con le cifre della precedente se- rie, In essa le ordinate ci rappresentano un deeremento della polarizzazione prodotta dal cloro sulla lamina #8 nella soluzione riscaldata di c, le ascisse le temperature corrispondenti. Per il caso del cloro elettrico all’ apparecchio, disposto come prima, si aggiunse di nuovo la pila 7, un quarto bicchiere d, ed un terzo sifone che lo legava al bic- chiere c. Nel bicchiere d trovavasi la lamina, che era legata col polo negativo della pila, nel bicchiere c quella legata col polo positivo, su cui quindi si sviluppava il cloro elettroliticamente. Quando per una data temperatura # del liquido di c si era fatta una prima misura, si facea in modo che la temperatura restasse costante per un certo tempo, durante il quale si facevano delle nuove misure, per vedere se si trovassero delle differenze. La forza elettromotrice però restò sempre costante per una data temperatura. La temperatura del bicchiere a passò solo da 16° a 18° quando quella del bicchiere c era arrivata a 90°. 124 RICERCHE SULLA FORZA ELETTROMOTRICE Serie XI. temp. di a temp. di € D=100 16° a 18° 16° 46,1 » 21 44,8 » 25 43,2 » 25,5 43,0 » 30 i 40,8 » 31 40,4 » 40 36,0 » 50 29,2 » 60 22,0 » 70 16,0 » 80 11,7 » 90 2,8 » 93 1,2 La curva corrispondente a queste cifre è la # della tavola IX, Adunque « mentre la polarizzazione di una lamina di platino, carica di cloro or- « dinario, tra 17° e 100° soffre una diminuzione eguale a 0,06D, la polarizzazione « di una simile lamina di platino, carica di cloro attivo, tra 16° e 93° soffre una di- « minuizione eguale a 0,449D. » $ 14. Decremento della polarizzazione del cloro elettrico col tempo dopo l’inter- ruzione della corrente polarizzatrice, Per fare queste esperienze, polarizzavo come al solito la lamina di platino nel bicchiere è fino al massimo; aprivo quindi il circuito della pila polarizzatrice, ed eseguivo la misura della forza elettromotrice di polarizzazione della pila a gas ad, solo dopochè era trascorso un tempo é della interruzione della corrente di P, Ri- chiudevo quindi il circulto di P, aspettavo che la forza elettromotrice fosse risalita di nuovo al suo valore massimo, ed eseguivo allora un’ altra misura identica alla precedente, solo facendo variare il tempo # trascorso tra l’apertura del circuito di P e la misura della polarizzazione, e così via. L’unità di tempo fu in questo caso il secondo, Per potere regolare i movimenti dello interruttore in modo che, mentre il circuito della pila P restava interrotto, anche interrotto per un certo tempo restasse quello della corrente di polarizzazione, non potendo sorvegliare con l’occhio lo interruttore stesso, poichè obbligato a guardare dentro al cannocchiale della bussola, mettevo un foglio di carta sottile sulla vaschetta v” dello interruttore. Un contasecondi, messo vicino all’orecchio, mi permetteva di misurare il tempo. DJ POLARIZZAZIONE 125 Essendo il tutto preparato, mentre stavo a guardare dentro il cannocchiale della bussola, abbassavo con la mano la estremità sollevata dello interruttore fino a tro- vare l’ostacolo della carta, tenendo la mano sempre poggiata su quello, per non farlo tornare alla sua primitiva posizione; contavo frattanto un certo numero di secondi, e quindi facevo con la mano una pressione più forte sullo interruttore, in modo che la punta 7”, forando la carta, venisse a pescare nel mercurio della vaschetta vw”. — Avendo per un certo tempo tenuto l’orecchio molto attento alle battute dell'orologio, poteasi ottenere molto facilmente che gl’ incontri della punta 7” dello interruttore tanto con la carta, quanto col fondo della vaschetta v”, coincidessero con le battute del contasecondi. Trovato per tentativi il valore della polarizzazione di ab, dopo un certo tempo della apertura del circuito P, ripetevasi la misura altre due volte per vedere se le cifre coincidessero. Nella seguente serie sono date nella colonna £ i tempi in secondi, che passavano dall'apertura del circuito di P alla chiusura del circuito della corrente di polariz- zazione, nella seconda colonna i valori della forza elettromotrice di polarizzazione. Serie XII, É D= 100 0” 44,9 1 28,1 2 19,0 3 14,0 4 10,1 6 i 3,2 8 i 1,8 10 1,4 20 1,4 1% 10' = 4200” 1,0 La curva corrispondente a queste cifre è la A della tav. IX, Analoghe esperienze, fatte con una soluzione dieci volte più diluita, avendo però adoperato nel bicchiere a la stessa soluzione che precedentemente, mi diedero i va- lori seguenti : Serie XIII. Î D= 100 0” 45,3 1 30,0 Giornale dì Scienze Nat. cd Econ. Vol. IX. 17 126 RICERCHE SULLA FORZA ELETTROMOTRICE t D= 100 2” 26,6 4 22,7 8 18,3 16 12,6 24 7,8 5’= 300" 5,6 (1) La curva corrispondente a queste cifre è la B della tav. IX. È interessante osservare, paragonando le curve A e B, come la diminuzione della po- larizzazione col tempo succeda più lentamente per la curva B che per la curva A, « Quanto più quindi è concentrata la soluzione di acido cloridrico tanto più ra- « pidamente decresce la polarizzazione di una lamina di platino in essa immersa, « dopo l’apertura della corrente polarizzatrice. » Questo risultato coincide con quello sopra notato, secondo il quale tanto più diffi- cilmente e più lentamente si può ottenere il massimo della polarizzazione quanto più concentrata è la soluzione di acido cloridrico. « La presenza adunque di una quantità maggiore di acido cloridrico è causa di « una più rapida trasformazione del cloro attivo in cloro ordinario. » $ 15. Per causa del rapido trasformarsi del cloro altivo in cloro ordinario in un brevissimo tempo, lo stesso non dovrebbe poter polarizzare fortemente che 1° elet- trodo sul quale è stato direttamente svolto, e non dovrebbe poter passare in questo ‘ stato, per diffusione, nella soluzione che lo circonda, per andarsi a fissare sopra un’al- tra lamina in essa introdotta. L'esperienza confermò questa previsione. Avendo introdotto nel bicchiere d una la- mina è di platino, come polo positivo della pila P, ed avendola collocata a picco- lissima distanza dalla lamina 6, che non era più legata con la pila polarizzatrice, con opportuni cambiamenti nell’interruttore si dispose l'apparecchio in modo che si chiudeva il circuito di «8 immediatamente dopo l'interruzione del circuito di P. — La differenza di tensione elettrica tra « e 6 era prima dell’esperienza, e rimase sem- pre durante la stessa, eguale a zero, (4) Prima di aver cominciato a polarizzare con la corrente di P la lamina /, la forza elettro- motrice di ab, dovuta alla differenza di concentrazione, era 0,078D; alla fine delle misure la tro- vai eguale a 0,0562. Questa differenza probabilmente dipendeva dal fatto che per il lungo pas- saggio della corrente una porzione di acido dal bicchiere c era stata trasportata nel bicchiere d, come anche una porzione della soluzione di a era passata in d ed una porzione di quella più diluita di db in a.—Fra a e de fra de c non potei introdurre altri bicchieri ed altri sifoni, come anche dovetti adoperare in c della soluzione analoga a quella di a, per non accrescere troppo le resistenze. DI POLARIZZAZIONE 127 $ 16. Incremento col tempo, della polarizzazione prodotta dal cloro attivo quando dopo un certo tempo, durante il quale la corrente polarizzatrice è stata interrotta, la si chiude di nuovo, Con delle esperienze simili alle precedenti potei anche misurare come crescesse la polarizzazione del cloro elettrico col tempo, quando dopo una interruzione della corrente polarizzatrice per un tempo #, tanto lungo quanto sia necessario perchè il cloro attivo si trasformi in cloro ordinario, la lamina 6 venga di nuovo polarizzata con la pila P. In queste misure, come nelle precedenti, si apriva il circuito della pila P portando la punta ” fino al contatto della carta posta su vw”, e si facea trascorrere un tempo costante; quindi si lasciava l’interruttore libero, ossia si chiudeva la corrente pola- rizzatrice per un certo tempo variabile, ed infine sì misurava la polarizzazione. La difticoltà principale era solo quella di far sì che tanto il primo contatto della punta 7” con la carta di v°, quanto il ritorno di y dentro v, e quindi il contatto di 7” con il mercurio di v”, dopo aver traforato la carta che lo copriva, coincidessero esatta- mente con le battute stabilite dell’orologio. Con un po’ di esercizio però potea ot- tenersi ciò con sufficiente esattezza. Nella seguente serie di misure la prima colonna ci dà i tempi #, durante i quali la corrente P era restata chiusa, dopo di essere restata interrotta per un tempo costante, la seconda colonna le forze elettromotrici di polarizzazione nel caso della soluzione ordinaria e la terza nel caso della soluzione due volte più diluita. Nel primo caso la interruzione costante della pila polarizzatrice era di 12”, nel secondo di 20", È superfluo il dire che prima di fare ciascuna misura si aspettava che la lamina # fosse polarizzata al massimo, Dopo di aver trovato per tentativi un dato valore della forza elettromotrice, cor- rispondente ad un dato tempo #, veniva la corrispondente misura ripetuta per i tempi di chiusura più piccoli, quando cioè gli errori erano più facili, tre volte, e per i tempi più lunghi due volte. Le cifre qui sotto notate sono le medie di questi diversi valori, Serie XIV. É D=100 x 36,2 33,1 2 39,2 37,1 4 40,8 39,5 8 41,8 41,6 10 42,0 20 42,7 42,8 60 44,0 90 44,7 128 RICERCHE SULLA FORZA ELETTROMOTRICE Con le cifre della seconda colonna è stata costruita la curva aA’, e con quelle della terza la curva dB' della tav. IX. La curva AaA'cirappresenta quindi tutto lo andamento della polarizzazione pro- dotta su una lamina di platino dal cloro elettrolitico nel caso che la corrente polarizza- trice (dopochè la lamina è stata polarizzata fino al massimo) viene interrotta per 12”, e quindi richiusa di nuovo. Ciò quando la soluzione è ad *4. Se la soluzione è dieci volte più diluita, e la corrente polarizzatrice è richiusa dopo 20” di interruzione, l'andamento della polarizzazione sarebbe rappresentato dalla curva BbB' $ 17. Fermiamoci ora a paragonare questi risultati con quelli del $ 4, Dalla prima serie di misure del $ 4 (curva (a) tav. X) si ha che la forza elettro- motrice di polarizzazione del cloro elettrico è dapprima per un certo tempo (27° circa) costante, e quasi eguale a quella del cloro chimico e che quindi va montando, prima più rapidamente, e poi più lentamente, fino a raggiungere un certo massimo, Ciò potrebbe attribuirsi al fatto che col decrescere della concentrazione della so- luzione per il passaggio della corrente di P (benchè tal decremento fosse assai pic- colo nel tempo che la polarizzazione del cloro elettrico si mantiene costante) si ot- tenessero le condizioni favorevoli per la formazione del cloro, che noi abbiamo chia- mato attivo; se così fosse allora preparando una lamina fresca, ed introducendola in questa soluzione, la sua polarizzazione dovrebbe cominciare a crescere subito dopo la chiusura della corrente polarizzatrice. Noi invece però nella serie II (curva: (0)) troviamo che con l’istessa soluzione, con la quale il giorno precedente si era otte- nuto il massimo di polarizzazione, e che quindi dovea presentare la diluizione ne- cessaria alla formazione del cloro attivo, anche per un certo tempo (16' circa) la polarizzazione si mantiene costante, e poi arriva al suo massimo in un tempo abba- stanza lungo; l’ istesso avviene nel caso della serie III e così via. Dippiù il tempo, durante il quale la polarizzazione del cloro elettrico resta costante, va sempre di- minuendo nelle diverse serie, fatte con concentrazioni sempre minori, e infine quando la concentrazione è molto piccola, (serie XI, curva (7) tav. X), allora la forza elet- tromotrice comincia a salire subito, o almeno prima che sia trascorso 1’ della chiu- sura della corrente principale; in tutti i diversi casi però il massimo di polarizza- zione non si ottiene che dopo un tempo discretamente lungo. Intanto, secondo le esperienze del precedente capitolo, si ha che se la polarizzazione con cloro elettrico, di una lamina di platino è già arrivata fino al massimo, e poi con l'interruzione per alcuni secondi della corrente polarizzatrice è discesa fino al valore della polarizzazione prodotta dal cloro chimico, essa riprende rapidissimamente (in un tempo minore di 1') il suo valore massimo, quando la corrente polarizzatrice viene di nuovo chius@ Io pensai che si potesse trovare una spiegazione dei fenomeni surriferiti ammet- tendo che la quantità del cloro, che noi abbiamo chiamato attivo, non fosse che una piccola frazione della quantità del cloro svolto dalla corrente, tanto minore quanto maggiore si fosse la concentrazione della soluzione, e che questa modificazione par- DI POLARIZZAZIONE 129 ticolare del cloro avesse la proprietà di penetrare nei pori del platino e conden- sarvisi, In tal modo nel caso che gli elettrodi sono preparati puri; e le condizioni della soluzione tali che la quantità sviluppata del cloro attivo è assai piccola, questa viene allora ad essere tutta assorbita dallo elettrodo, e la forza elettromotrice di polarizzazione non può cominciare a crescere se non quando, essendo il platino in parte saturato, una porzione del cloro attivo possa restare alla sua superficie per darci una polarizzazione maggiore, e dico in parte saturato, perchè siccome dopo l' circa dell’apertura del circuito della corrente polarizzatrice il cloro perde la sua at- tività, come abbiam veduto, il massimo della polarizzazione del cloro elettrico non può ottenersi che col cloro attivo svolto nell’ultimo minuto prima della misura, Or noi troviamo che, dopo che la polarizzazione ha cominciato a crescere, son necessarie più che tre ore per ottenere il massimo. Ciò significherebbe che della frazione di cloro atto svolto dalla corrente polarizzatrice una parte vien sempre as- sorbita dentro i pori della lamina, e che questa parte va anche sempre decrescendo a misura che Ja lamina si avvicina al suo massimo di saturazione, quindi una parte sempre maggiore del cloro attivo, svolto nell'ultimo minuto prima della misura, re- sta alla superficie, per produrre una polarizzazione maggiore, e questa perciò si va sempre più avvicinando al suo valore massimo, Segue quindi da ciò che, nel caso che le condizioni della soluzione siano tali che una frazione maggiore dell’intera quantità di cloro elettrico sia formata di cloro attivo, essa non è da principio assorbita interamente dal platino, una parte può restare alla sua superficie, e quindi puossi avere che sin dal primo momento della chiusura della corrente principale la polarizzazione incominci a crescere ed anche arrivi più rapidamente al suo valore massimo. Dippiù se nello adoperare la lamina di platino a sviluppare del cloro elettroliticamente la si è polarizzata sino al massimo, posta vera la nostra ipotesi, il cloro dovrebbe restare ancora in gran parte ed a lungo condensato nei suoi pori, e quindi, anche dopo una lunga interruzione della corrente polarizzatrice, se la lamina venga di nuovo adoperata come elettrodo positivo nell’ elettrolisi di una soluzione di acido cloridrico, la sua polarizzazione dovrebbe crescere verso il mas- simo molto più rapidamente che quando essa sia interamente pura. Con la seguente esperienza potei convincermi che ciò appunto accadesse. Polarizzai sino al massimo la lamina #, ed interruppi quindi la corrente polariz- zatrice. Cavai allora la lamina dalla soluzione, la lavai con acqua distillata, l’asciu- gai con carta suga, e la lasciai esposta all’aria in un luogo senza luce per circa 18 ore. Dopo quel tempo la immersi di nuovo nella soluzione, nella quale il giorno precedente era stata polarizzata, e feci passare di nuovo la corrente polarizzatrice tra 6 ed «> La polarizzazione di # sali allora rapidamente verso il massimo, che raggiunse in un tempo, non solo molto più breve del tempo in cui fu ottenuto il mas- simo nel caso della serie II $ 4, che sarebbe il caso in cui la soluzione era appros- simativamente eguale, ma anche in un tempo più breve di quello in cui fu ottenuto il massimo nel caso della serie IX $ 12, quando cioè la soluzione era dieci volte più 130 RICERCHE SULLA FORZA ELETTROMOTRICE diluita, Le cifre ottenute sono qui sotto notate nella serie XV. La curva corrispon- dente è la (9) della tav. X Serie XV. t D= 100 l' 36,2 2 37,7 3 39,1 5 40,2 10 42,0 15 43,3 25 44,4 35 45,3 50 45,6 Questa esperienza viene in conferma della nostra ipotesi; essa ci mostra che nel caso che la lamina è stata già prima, per così dire, saturata con eloro, svolto su di essa elettroliticamente, anche dopo una lunga interruzione della corrente polarizza- trice ed esposizione della detta lamina all’ aria, essa mantiene nei suoi pori gran parte di quel cloro che vi è stato condensato, e nel caso che la si polarizzi di nuovo la sua polarizzazione raggiunge rapidamente il valore massimo, potendo in questo caso il cloro attivo restare quasi interamente alla superficie dell’ elettrodo, senza essere assorbito nei pori di esso in gran parte saturi del detto gas. Voglio qui ricordare che avendo qualche volta lasciato anche per 48 ore nella soluzione ordinariamente da me adoperata e satura di cloro una lamina di pla- tino preparata pura, ed avendola quindi adoperata come elettrodo positivo, la sua polarizzazione andò crescendo col tempo, nel modo istesso che se fosse stata pre- parata immediatamente prima, il che dimostra che il cloro ordinario, sciolto nella soluzione, non ha la proprietà di penetrare nei pori del platino per saturarlo, come può fare il cloro attivo. $ 18. Il cloro, che è penetrato dentro ai pori del platino, vi è trattenuto forte- mente, e riesce piuttosto difficile il poternelo allontanare completamente. Per avere ‘ un qualche criterio, benchè molto grossolano, della forza con cui esso vi è tratte- nuto, feci le seguenti esperienze: Polarizzavo la lamina fino ad ottenere il massimo: aprivo quindi la corrente po- larizzatrice per 5', e poi ritornavo a polarizzare, misurando gli accrescimenti col tempo della forza elettromotrice di polarizzazione. Nei cinque minuti primi di apertura della corrente Pla lamina £ era inoltre sot- toposta ai diversi trattamenti qui sotto notati, DI POLARIZZAZIONE 131 A) Lasciata per tutti i cinque minuti sopradetti nella soluzione, in cui si era prima polarizzata. B) Tirata fuori della soluzione, asciugata con carta suga e lasciata esposta all’aria per quattro minuti primi, C) Tirata fuori della soluzione, asciugata con carta suga, ed immersa per 4' in upa soluzione identica a quella adoperata nelle esperienze, ma senza cloro libero, D) Tirata fuori della soluzione, asciugata con carta suga, ed immersa per 4'in acido cloridrico concentrato, e privo di cloro libero. E) Trattata come nel caso C) con la sola differenza che la soluzione era bollen- te (101°). Fu lasciata bollire insieme alla lamina per 4 F) Lavata con H,0, asciugata, immersa in un tubo di prova già caldo, e che venne quindi riscaldato fortemente dalla parte esterna. G) Trattata come nel caso 7), con la differenza che il tubo fu anche chiuso alla sua estremità aperta con un turacciolo di sughero, e venne riscaldato finchè comin- ciò a rammollirsi (1). Le cifre ottenute per questi diversi casi sono notate nella seguente serie. Nella prima colonna si trovano i tempi, durante i quali la corrente polarizzatrice era stata chiusa, dopochè la lamina era stata trattata in uno qualunque dei modi sopra de- scritti ed in ciascuna delle diverse altre colonne le cifre trovate delle forze elettro- motrici di polarizzazione ab, corrispondenti a questi tempi, e per ciascuno dei casì sopra indicati. Nella colonna segnata 7 si trovano anche i valori della forza elettro- motrice di polarizzazione già dati nella serie XV, cioè i valori corrispondenti al caso in cui la corrente principale era stata interrotta per 18 ore, e che la lamina era restata esposta all’aria durante quel tempo. Serie XVL tempi A B C D E d; Sr 00 49,6 34,6 8,1 2 41,6 SION LZ 37,3 20,9 3 42,7 | 41,2 44,2 39,7 28,1 5 44,0 42,5 45,1 41,1 31,7 10 44,8 | 43,3 45,5 42 1 37,2 15 45,5 | 44,1 — 43,2 | 38,9 25 — 45,5 — 44,1 40,4 35 — — — 45,5 43,4 50 — — —_ _ 43,8 (4) Volendo riscaldare fortemente la lamina sottoposta all’esperienza, non la si arroventò di- rettamente sopra una fiamma, e si prese quindi questa precauzione di circondarla con un tubo 132 RICERCHE SULLA FORZA ELETTROMOTRICE Tutte queste diverse ricerche ci mostrano come il cloro, che è già una volta pe- netrato nei pori del platino, v'è trattenuto fortemente per un lungo tempo, e che an- che la immersione di questo metallo carico di cloro in una soluzione di acido clo- ridrico bollente non può da esso allontanare intieramente il gas condensato. Dippiù le esperienze segnate C) e D) ci mostrano, in consonanza con ciò che è stato tro- vato nelle precedenti ricerche ($ 12 e $ 14) che il trattamento della lamina di pla- tino con acido cloridrico concentrato diminuisce un po’ dippiù del trattamento con una soluzione diluita la proprietà della lamina di essere facilmente polarizzata, ossia la sua saturazione con cloro, $ 19. I risultati da me ottenuti in queste ricerche non si accordano con quelli avuti dal Lenz e Saweljew (1), secondo i quali la polarizzazione del platino pel cloro è presso a poco eguale a zero. Il voltametro del quale essi si servivano consisteva in due vasi, l uno posto dentro l’altro, e dei quali l'interno era di argilla porosa. Di questi due vasi l’ uno dove era immersa come polo negativo una lamina di platino, era pieno di acido azotico del commercio, che, come essi dicono nel loro lavoro, conteneva una non tra- scurabile quantità di acido cloridrico; l’altro dove stava come polo positivo un’altra lamina di platino, era ripieno di acìdo cloridrico anche del commercio e concentrato. Or nell’acido azotico sì per l’acido cloridrico che esso conteneva, sì anche per l’a- cido cloridrico che potea passarvi attraverso al diaframma poroso, doveasi avere ne- cessariamente sviluppo di cloro, e noi abbiamo veduto nella precedente comunicazione che delle traccie, anche piccolissime, di questo corpo sono più che sufficienti a darci una polarizzazione la quale è eguale a quella che si avrebbe con una soluzione sa- tura dello stesso gas; per conseguenza essendo la polarizzazione dell’elettrodo negativo eguale, o quasi eguale, a quella dell’elettrodo positivo, nessuna differenza potea essere trovata nella loro tensione elettrica. Il Lenz ed il Saweljew però pensavano che sul polo negativo non si dovesse avere alcuna polarizzazione, perchè l’idrogeno che il pas- saggio della corrente tendeva a sviluppare era subito assorbito dall’acido azotico, e che quindi la mancanza di differenza nella polarizzazione de’ due elettrodi indicasse che il cloro non produca nessuna polarizzazione sopra uno elettrodo di platino. La polarizzazione poi al polo positivo non potea essere che quella del cloro ordi- nario, come al polo negativo, non quella del cloro elettrico, essendo stato adoperato dell’acido cloridrico concentrato, e chiuso il circuito della corrente polarizzatrice s0- lamente per il tempo necessario ad eseguire una misura. di cristallo, per evitare qualunque dubbio sulla influenza dei gas della fiamma, che nelle parti più fredde poteano venire condensati dalla lamina. Nel caso G) il tubo era abbastanza lungo per- chè il turacciolo non venisse bruciato, e sviluppasse dei gas. In questi due casi la interruzione della corrente polarizzatrice invece di 5' durò da 8' a 9‘. (4) Ueber die galvanische polarisation und elektromotorische Kraft in Hydroketten — Poggern- dorff Ann. Bd. LXVII, pag. 497. DI POLARIZZAZIONE 133 Il Prof. Beetz (1) in alcune ricerche sulle pile a gas ha trovato che, la forza elet- tromotrice di polarizzazione di una lamina di platino platinata, carica di cloro ordinario, contro una simile lamina priva di gas, ed immerse entrambe in una soluzione di acido solforico è 46,2 essendo 100 la forza elettromotrice di una pila normale di Daniell. In altre ricerche (2) ha egli trovato che la forza elettromotrice di polariz- zazione di una lamina di platino carica di cloro svolto elettroliticamente da una soluzione concentrata o di acido cloridrico, o di sal di cucina, contro una simile lamina priva di gas, è in media 50,5. Noi possiamo solamente paragonare con le nostre cifre questa ultima del Beetz, e non l’altra, perchè trovata in condizioni interamente ‘diverse dalle nostre. Il numero 50,5 coincide quasi esattamente con quello da me trovato, quando la mia misura era fatta in condizioni identiche a quelle in cui eran fatte le misure del Beetz. lo infatti ho trovato in tal caso 51,8 (vedi $ 12 in fine), Or poichè nelle ricerche qui notate del sullodato professore l’acido cloridrico era concentrato, e la corrente polarizzatrice .si facea passare solo per quel tempo che era necessario per svolgervi sopra un po’ di cloro, così la cifra 50,5 non si può riferire che alla polarizzazione del cloro ordinario, $ 20. Riassumendo ora i risultati delle ricerche di questa e della precedente comunicazione abbiamo che: « La forza elettromotrice di polarizzazione di una lamina di platino, carica di « cloro ordinario, contro una simile lamina priva di gas, ed immerse entrambe in « una soluzione di acido cloridrico, non è punto zero, ma eguale alla metà circa della « forza elettromotrice di una pila normale di Daniell, essendo la lamina carica di « cloro la elettro-negativa. Questo valore però dipende dalla concentrazione della so- e luzione acida, e decresce al crescere di essa. Al di là di un limite molto piccolo è « indipendente dalla quantità di cloro che trovasi nella soluzione istessa. Essa va- « ria pochissimo collo innalzarsi della temperatura da 16° fino a 100°. « La forza elettromotrice di polarizzazione di una lamina di platino immersa in una è soluzione di acido cloridrico e carica di cloro elettrico, contro una simile lamina « priva di gas,è maggiore di quella della stessa lamina carica di cloro ordinario —Essa « va crescendo col tempo, ed arriva ad un valore massimo, che, per soluzioni poco è concentrate, è indipendente dalla concentrazione della soluzione. Questo valore mas- e simo è uguale a 1,08 della forza eletiromotrice di una pila Daniell, La concentra- « zione della soluzione e l’innalzamento della temperatura si oppongono alla forma- « zione di questo cloro che può dare questa maggiore forza elettromotrice, o che pre- « senta questa maggiore attività, « Perchè la polarizzazione di una lamina di platino, su cui si sviluppa del cloro (4) Pogg. Ann., Bd. LXXVII, p. 493. (2) Idem, Bd. XC, p. 42. Giornale dì Scienze Nat. ed Econ., Voi. IX. 18 134 RICERCHE SULLA FORZA ELETTROMOTRICE « attivo, arrivi al suo massimo bisogna che i pori del platino siano saturati di cloro, «e questa saturazione può solo avvenire quando il cloro è sviluppato elettrolitica- « mente su di essa. « Il cloro elettrico, che presenta le proprietà sopra esposte ritorna allo stato di « cloro ordinario in un tempo molto piccolo, all’incirca in un minuto primo, e ciò av- « viene tanto più rapidamente quanto più concentrata è la soluzione, » Voglio qui anche aggiungere che essendomi servito, invece che di un elettrodo di platino, di un elettrodo di carbone discretamente puro, su cui sì facea sviluppare del cloro elettroliticamente, trovai dei fatti analoghi a quelli. trovati collo elettrodo di platino. Dippiù dopochè il carbone era stato adoperato per un certo tempo come elettrodo, benchè esso fosse molto compatto, tanto da essere attaccato difficilmente con la lima, pure per l’azione del cloro elettrico si era in parte disgregato alla su- perficie, in modo che sul fondo del bicchiere trovai uno strato di più che mezzo mil- limetro di polvere finissima di carbone. (Il bicchiere aveva un diametro al fondo di 46%), Il carbone, che prima delle esperienze avea la forma esatta di un parallele- pipedo rettangolo, avea preso la forma data dalla figura 6 della tav. IX, in cui la linea ad indica il livello del liquido del bicchiere in cui esso era immerso, e la li- nea cd il livello in cui trovavasi l’ imboccatura del sifone, per cui passava la cor- rente, in modo che i punti che trovavansi sopra cd erano quelli su cui lo svolgimento. del cloro elettrico dovea essere maggiore. Spero in appresso poter publicare delle ricerche più esatte, che mi propongo di fare pel caso di tali elettrodi di carbone, unitamente alle ricerche che ho in corso sulla polarizzazione dello idrogeno svolto elettroliticamente da una soluzione di acido cloridrico, presentandosi in questo caso dei fenomeni quasi identici, ma in senso op- posto, a quelli che venghiamo di studiare pel caso del cloro svolto elettroliticamente. Lipsia, aprile 1875. DI POLARIZZAZIONE 1535 TERZA PARTE Sulla polarizzazione prodotta dall’idrogeno sopra una lamina di platino in una soluzione di acido cloridrico. $ 1. Nella precedente comunicazione abbiamo veduto che il cloro, sviluppato elet- troliticamente sopra una lamina di platino nella decomposizione dell’ acido cloridrico, presenta un’attività maggiore del cloro, che è dalla lamina stessa condensato alla sua superficie, assorbendolo da una soluzione di acido cloridrico, in cui esso trovasi di- *sciolto. Abbiamo inoltre studiato la influenza della temperatura e della concentra» zione della soluzione su questo stato particolare del cloro. Ora passeremo -a studiare le proprietà dell’idrogeno, sviluppato anche elettroliticamente sopra una lamina di platino nella decomposizione di una soluzione di acido cloridrico. Anche in questo caso, per brevità, chiameremo questo idrogeno idrogeno elettrico, per distinguerlo dallo idrogeno, che non è stato svolto elettroliticamente sulla lamina stessa, e che chiameremo idrogeno ordinario. Identicainente a ciò che è stato trovato per il cloro si ha che: « La polarizzazione prodotta dall’idrogeno svolto elettroliticamente su una lamina « di platino è superiore a quella prodotta dall’idrogeno ordinario, va crescendo col « tempo durante il quale la corrente polarizzatrice agisce, ed arriva ad un massimo « che resta costante. Il valore massimo della forza elettromotrice di una lamina di « platino coperta d’idrogeno elettrico, contro una simile lamina priva di gas, es- « sendo entrambe immerse in una soluzione di acido cloridrico, sta al valore co- « stante della forza elettromotrice di polarizzazione di una lamina di platino carica « d’idrogeno ordinario, contro una simile lamina priva di gas, all'incirca come 94:68, » 136 RICERCHE SULLA FORZA ELETTROMOTRICE $ 2. Apparecchio e metodo di misura. L'apparecchio ed il metodo di misura furono in questo caso perfettamente iden- tici a quelli adoperati pel caso dello studio della polarizzazione del cloro (vedi la parte precedente di questo lavoro $ 2 e 3). Solo un po’ modificata era la disposizione della pila a gas. Essa consisteva in quattro bicchieri a, 0, c, d, legati insieme da tre si- foni. Tanto i bicchieri che i sifoni erano ripieni di soluzione di acido cloridrico, che per uno in peso di acido concentrato (vedi la seconda parte) ne conteneva venti di acqua distillata, e che chiameremo soluzione normale. La soluzione del primo bic- chiere era saturata con cloro, e contenea una lamina di platino a, legata per mezzo di un filo metallico al commutatore (vedi fig. 1, tav, IX della parte precedente); una seconda lamina 6 era immersa nel terzo bicchiere c e legata con un filo allo inter- ruttore, che la metteva in comunicazione col polo negativo della pila polarizzatrice P (sei elementi di Bunsen) e con l’apparecchio di misura: nel quarto bicchiere in- fine trovavasi una terza lamina y di piatino, legata in modo fisso direttamente, per mezzo di un filo metallico, col polo positivo della stessa pila polarizzatrice P. Con tale disposizione la lamina 6 del terzo bicchiere c, sulla quale si svolgeva l’ idro- geno elettroliticamente, e la lamina a, immersa nella soluzione carica di cloro del primo bicchiere a, venivano a formare, nel caso che s’invertiva la posizione dell’in- terruttore /, una pila a gas. Adoperai una tale disposizione perché, come è stato detto nella prima parte, una lamina di platino, immersa in una soluzione di acido cloridrico carica di cloro, pre- senta una polarizzazione perfettamente costante. Il secondo bicchiere d avea sola- mente lo scopo di impedire il passaggio del cloro del bicchiere a nel bicchiere c. Dippiù nella soluzione del bicchiere d, in cui era immersa la lamina su cui si svi- luppava elettroliticamente il cloro, si facea passare una corrente continua di idro- geno, per impedire l'accumulo di quel gas nella soluzione, e quindi il suo passag- gio nel bicchiere c. Fra i bicchieri c e d non potei introdurne un altro, perchè in tal caso, dovendo anche introdurre un altro sifone, la intensità della corrente pola= rizzatrice veniva molto indebolita, È quasi superfluo lo aggiungere che in queste ricerche per ciascuna nuova serie di misure le lamine di platino venivano preparate con le stesse precauzioni, di cui è parola nelle due parti precedenti di questo lavoro. $ 3. Polarizzazione del platino con l'idrogeno ordinario. Influenza della con- centrazione, Siccome l’ idrogeno è pochissimo solubile nell’ acqua, o anche in una soluzione acquosa di acido cloridrico, e la piccola quantità che in questo liquido è disciolta, nel caso che la soluzione è esposta all’aria, viene ben presto abbandonata, così bi- sognava fare in modo che la soluzione restasse sempre satura del gas stesso, e che la lamina di platino in essa immersa potesse assorbirne anche essa fino a sa- turazione, DI POLARIZZAZIONE 137 Per ottenere ciò pensai che il metodo migliore si fosse quello di fare sviluppare dello idrogeno nella soluzione in cui stava immersa la lamina di platino, che ser- viva per le determinazioni, per un’ora circa prima di fare le misure, ed anche du- rante il tempo in cuì le misure stesse venivano eseguite. Il procurarsi una grande quantità, come in questo caso abbisognava, di idrogeno perfettamente puro non è molto facile. Dopo diversi tentativi trovai che il metodo migliore si era quello di svi- luppare l’idrogeno elettroliticamente, per mezzo di una lamina di platino ausiliare 3, diversa da quella che serviva per le misure, dentro la soluzione stessa in cui tro- vavasi immersa la lamina, di cui dovea studiarsi la polarizzazione, La lamina d ve- niva di continuo scossa nella soluzione, durante il tempo in cui essa serviva allo svi- luppo dello idrogeno, cosicchè questo gas si diffondesse in piccolissime bollicine in tutta la soluzione, in modo da presentare quest’ ultima un aspetto lattiginoso, come se fossevi sospeso un precipitato bianco. Fare delle buone misure non era molto facile, e qualche volta succedea che le cifre, ottenute in condizioni identiche, non concordassero completamente. Però con un po’ di cura potei arrivare ad ottenere questo accordo, La media di diverse misure della forza elettromotrice di polarizzazione dello idro- geno ordinario contro cloro ordinario, fissati entrambi sopra lamine di platino, ri- sultò eguale a 129,5 essendo la forza elettromotrice D della pila normale eguale a 100. Le più grandi differenze fra i diversi valori ottenuti non furono maggiori di 0,01D. Or nelle parti precedenti di questo lavoro abbiamo veduto che la forza elettro- motrice di polarizzazione di una lamina di platino immersa in una soluzione di acido cloridrico, identica a quella adoperata in queste esperienze e carica di cloro, con- tro una simile lamina immersa nella stessa soluzione, ma priva di cloro è 0,62 D; queste ricerche ci danno che la forza elettromotrice di una lamina di platino ca- rica d’idrogeno ordinario contro una lamina carica di cloro ordinario in una solu- zione di acido cloridrico della stessa concentrazione è uguale 1,295D; quindi la forza elettromotrice di polarizzazione di una lamina di platino carica di idrogeno ordina- rio, contro un’altra lamina priva di gas, ed immerse entrambe in una soluzione di acido cloridrico della concentrazione sopra notata, è ugnale a (1,295 — 0,62)D= 0,675D Tutte le cifre, che noi daremo nelle seguenti esperienze, esprimeranno sempre la forza elettromotrice di polarizzazione di una lamina di platino carica d’idrogeno in diverse condizioni, contro una lamina di platino priva di gas, cioè saranno le cifre ricavate direttamente dall’esperienza meno 0,62 D. Volli anche esaminare se in questo caso la concentrazione della soluzione eserci- tasse una influenza sulla polarizzazione prodotta dall’idrogeno su una lamina di pla- tino. 138 RICERCHE SULLA FORZA ELETTROMOTRICE Le misure furono condotte in modo identico alle ultime notate. Nel primo bic- chiere a la soluzione era sempre la normale (uno di acido per venti di acqua); nel bicchiere d si adoperava la stessa soluzione del bicchiere c, che era di concentra- zione diversa per ciascuna nuova misura; nel bicchiere d si adoperava una soluzione di concentrazione intermedia a quella del bicchiere @ e dei bicchieri c e d. Il primo sifone era riempito con soluzione mormadle, il secondo ed il terzo con soluzione iden- tica a quella del bicchiere c e d. Nella seguente serie si hanno nella prima colonna è le parti in peso di acqua, che conteneva la soluzione dei bicchieri c e d per una parte di acido, nella seconda colonna le forze elettromotrici trovate meno 0,62D, che è, come sappiamo, la forza elettromotrice di polarizzazione di una lamina di platino, carica di cloro ordinario, contro una simile lamina priva di gas, ed immerse entrambe nella soluzione normale dell’ acido cloridrico. Ciascuna delle cifre della seconda colonna è la media di diverse misure, Serie IL lA) D= 100 0 63,2 1 64,2 2 66,1 5 67,7 20 67,4 100 69,0 400 70,4 « Con la diluizione della soluzione cresce quindi la polarizzazione di una lamina « di platino carica di idrogeno ed in essa immersa, in modo analogo a ciò che ab- « biamo osservato per il caso del cloro, con la sola differenza, che una lamina di « platino in una soluzione di acido cloridrico è tanto più elettro-positiva quanto più « diluita è la soluzione se polarizzata con l’idrogeno, e più elettro-negativa se po- « larizzata col cloro. L'influenza però della concentrazione sulla polarizzazione nel caso dell’idrogeno è molto minore che nel caso del cloro, Infatti sostituendo all’acido concentrato una solu- zione in cui uno di acido sia unito a 400 parti di acqua si ha per il caso dell’idrogeno una variazione nella polarizzazione del platino eguale (0,704 — 0,632)D = 0,072 D, mentre per il cloro nelle stesse condizioni la variazione della polarizzazione del platino è uguale a 0,279 cioè 4 volte maggiore (vedi il $ 10 della parte seconda di questo lavoro). DI POLARIZZAZIONE 139 $ 4. Polarizzazione del platino con l'idrogeno elettrico. Per potere studiare la polarizzazione prodotta dello idrogeno elettrico su una la- mina di platino levai via la lamina è e legai la lamina 8 per mezzo dello inter- ruttore col polo negativo della pila polarizzatrice. Questa lamina era lunga 89,25 larga 19,©25 e spessa 0,065. ‘ Furono fatte, oltre alle serie preliminari, tre serie definitive, le quali diedero tutte l’istesso risultato, e delle quali per brevità ci limiteremo a dare la seguente. Nella prima colonna sono notati i tempi che correvano dal primo momento della chiusura della corrente polarizzatrice fino al momento in cui si misurava la forza elettromotrice di polarizzazione. I valori di questa, corrispondenti a quei tempi, sono notati nella seconda colonna. Essi sono, secondo ciò che abbiamo detto precedente- mente, i valori trovati direttamente meno 0,62 D, Serie II: É DI 100 0' 68,0 È 71,7 2 71,5 3 71,7 5 71,7 10 71,7 18 73,7 20 76,0 22,5 78,2 25 30,0 30 84,5 35 86,7 40 87,6 55 88,8 80 91,0 115 93,0 175 94,8 Pigliando le cifre della prima colonna come ascisse e quelle della seconda meno 68 come ordinate si è tracciata la curva (a) della tavola XIV, la quale quindi ci rappresenta gli aumenti della polarizzazione dello idrogeno nei diversi tempi dopo la chiusura della corrente polarizzatrice. Da queste esperienze si ricava che: « La polarizzazione prodotta dallo idrogeno elettrico su una lamina di platino è 140 RICERCHE SULLA FORZA ELETTROMOTRICE « superiore a quella prodotta dallo idrogeno ordinario; essa resta dapprima per al- « cuni minuti costante, e quindi cresce rapidamente verso un massimo, a cui si av- s vicina in fine più lentamente. » Credo utile qui aggiungere che avendo adoperato come elettrodo negativo una la- mina di platino della stessa larghezza, e della stessa lunghezza circa di quello ado- perato nelle superiori misure, ma un poco più sottile, cioè spesso 0,054, trovai l’istesso risultato, con la sola differenza che il tempo durante il quale la forza elet- tromotrice restava costante era più breve che nell’altro caso (10' a 12’) ed il mas- simo veniva raggiunto anche più celermente (40' a 50'), Il primo valore e l’ultimo, cioè il massimo, coincidevano esattamente con quelli trovati nel caso delle misure fatte con l’altra lamina. Cinque serie diverse, fatte con questa lamina, mi diedero sempre gli stessi risultati, $ 5. Le serie di misure di cui sopra è parola erano state eseguite senza che la soluzione fosse stata bollita e senzachè vi si fosse fatto sviluppare dello idrogeno prima di cominciare le misure, onde saturarla di questo gas. Dubitando che ciò potesse es- sere la causa del fatto che la polarizzazione restasse per alcuni minuti costante prima di cominciare a salire, provai a fare altre serie di misure con della soluzione bollita e quindi saturata con idrogeno, fatto svolgere in questa elettroliticamente per più di un’ora, per mezzo di un’altra lamina particolare, mentre però la lamina, che dovea servire per le misure, non si trovava nella soluzione. Immersa quindi quest’ultima la- mina nella soluzione, dopo di averla legata col polo negativo della pila polarizzatrice per sviluppare su di essa dell’idrogeno elettroliticamente, si ebbero risultati identici ai precedenti, Non così avveniva però se, mentre svolgeasi nella soluzione per mezzo della la- mina particolare di platino, di cui sopra è parola, lo idrogeno, che serviva a sa- turarla, si lasciava in essa immersa l’altra lamina, relativamente alla quale doveansi fare le misure, cioè la lamina sulla quale si dovea dopo sviluppare elettroliticamente lo idrogeno. La seguente serie ci dà l’andamento della polarizzazione di questo caso. La lamina di platino, relativamente alla quale si faceano Ie misure, era stata immersa per circa 90 minuti nella soluzione, in cui svolgeasi abbondantemente dell’idrogeno puro, prima di servire da elettrodo negativo. La sua forza elettromotrice di polarizzazione contro un’ altra lamina' immersa in una identica soluzione priva di gas, misurata prima di essere stabilita la comunicazione con la pila polarizzatrice, ero 0,67 D. Serie III: È D= 100 0' 67,0 84,2 2 86,3 DI POLARIZZAZIONE 141 ) D=100 3' 87,1 Du: 88,9 7 89,9 10 90,5 15 91,3 20 92,3 30 93,2 60 93,2 85 93,9 La curva (0) della tavola XIV ci fa vedere graficamente l'andamento di questi valori. Le cifre della prima colonna sono prese come ordinate, quelle della seconda meno 68 come ascisse. L’istesso risultato fu anche ottenuto se l’idrogeno, che serviva a saturare la so- luzione, in cui era immersa la lamina, che si adoperava per le misure, non era ot- tenuto con la decomposizione elettrolitica della soluzione stessa, ma sviluppato in una boccia a parte per l’azione dell’ acido solforico sullo zinco, e quindi, dopo di averlo fatto lavare in una soluzione di potassa, era condotto attraverso un tubo di vetro sino al fondo del bicchiere, dentro al quale sviluppavasi in grosse bolle. Devo qui anche aggiungere che avendo lasciato per 180’ la lamina di platino, primaché si facesse servire come elettrodo negativo in una nuova serie di misure, dentro la soluzione in cui si svolgeva l’idrogeno, anzichè per 90', come nel caso pre- cedente, legatala quindi col polo negativo della pila polarizzatrice si ebbero dei ri- sultati eguali a quelli notati nella serie IIL Dippiù adoperando l’altra lamina più sottile di cui sopra è parola, si ebbero dei risultati anche identici, con la semplice differenza che la forza elettromotrice di polarizzazione saliva dal valore 85 al valore massimo 94 in un tempo più corto (10' fino a 15’). Da queste misure si ricava che nel caso che la lamina di platino, prima di essere legata al polo negativo della pila polarizzatrice, trovasi immersa per un certo tempo nella soluzione in cui svolge lo idrogeno, in modo che possa condensare il detto gas nei suoi pori, se si fa quindi svolgere su di essa dello idrogeno elettroliticamente, la sua polarizzazione comincia a crescere subito, senza restare per un certo tempo costante, ed il massimo è raggiunto in un tempo più breve che nel caso che la la- mina trovisi intieramente priva di gas, $ 6. In queste ultime esperienze la lamina di platino avea condensato nei suoi pori l'idrogeno, che era prima disciolto nella soluzione. Volli esaminare se dei risul- tati diversi si trovassero nel caso che lo idrogeno, condensato nei pori della lamina di platino, fosse stato svolto direttamente alla sua superficie, Giornate di Scienze Nat. ed Econ. Vol. IX. 19 142 RICERCHE SULLA FORZA ELETTROMOTRICE A tal uopo lasciavo la lamina di platino legata col polo negativo della pila po- larizzatrice , finchè la polarizzazione avesse raggiunto il valore massimo; dopo ciò interrompevo la corrente polarizzatrice per 5’, tempo necessario come appresso ve- dremo ($ 11) perchè il valore della polarizzazione dello idrogeno elettrico scendesse a quello della polarizzazione dello idrogeno ordinario e quindi la richiudevo, misu- rando l’accrescersi della forza elettromotrice di polarizzazione col tempo a contare dall’ istante in cui erasi operata quest’ ultima chisura del circuito della pila pola- rizzatrice, La seguente serie dà i risultati avuti in questo caso: Serie IV. t D=100 l' 83,8 2 85,4 3 860,3 5 87,3 10 89,6 15 91,7 20 93,0 La curva (6) della tavola XIV è la curva corrispondente a questa serie. Paragonando i valori della serie III e IV e le curve corrispondenti (a) e (0) si vede bene che nessuna differenza si ha se l’idrogeno condensato sulla lamina di platino sia svolto elettroliticamente su di essa, o assorbito dalla soluzione in cui trovavasi disciolto 0 sospeso. $ 7. Idrogeno attivo, Paragoniamo ora questi risultati con quelli dati nella comunicazione precedente e che si riferiscono al cloro. Tanto per l'uno che per l’altro gas troviamo una no- tevole differenza tra la polarizzazione da essi prodotta sopra una lamina di pla- tino, nel caso che questa li condensi dalla soluzione in cui essi sono disciolti, ed in cui la lamina trovasi immersa, e quella prodotta nel caso che i gas si svilup- pino elettroliticamente alla superficie della lamina stessa. La polarizzazione che si ha in quest’ ultimo caso è per entrambi i gas, immediatamente dopo la chiusura della corrente polarizzatrice, pochissimo superiore a quella che si ha nell’altro caso, si mantiene per un certo tempo costante, e quindi va montando rapidamente verso un massimo. Come per il caso delle ricerche fatte col cloro si potrebbe credere che forse i mutamenti di concentrazione dell’acido cloridrico, cagionati dal lungo passaggio della DI POLARIZZAZIONE 143 corrente polarizzatrice, potrebbero essere la causa dei fenomeni sopra osservati. In fatti abbiamo nel $ 4 veduto che una lamina di platino carica d’ idrogeno è sem- pre più elettro-positiva quanto più diluita è la soluzione, ed il passaggio della cor- rente polarizzatrice tende appunto a diluire la concentrazione attorno alla lamina su cui si svolge lo idrogeno. Però dalla serie I risulta che, nel caso che l’idrogeno non sia sviluppato direttamente sulla lamina che si polarizza, adoperando una so- luzione che per una parte in peso di acido cloridrico concentrato ne contenga 400 d’acqua, invece di una soluzione che per una parte di acido ne contenga 20 d’acqua, la differenza tra le forze elettromotrici della pila a gas è appena (0,70—0,67)D=0,03D mentre che nel caso che si polarizzi la lamina di platino direttamente, cioè svolgen- do su di essa lo idrogeno elettroliticamente la differenza tra le forze elettromotrici della pila a gas in questo caso, e nel caso che l’idrogeno non sia sviluppato diretta- mente sulla lamina ma condensato dalla soluzione è uguale a (0,94— 0,68) D= 0,26D. Dippiù, se la differenza di concentrazione, prodotta dal passaggio della corrente po- larizzatrice, potesse essere la causa del fenomeno di cui sopra è parola, non si po- trebbe comprendere il comportarsi diverso della polarizzazione nei casi a cui si ri- feriscono le due serie di misure II e HI, L'identità del fenomeno nel caso della po- larizzazione coll’idrogeno e in quello della polarizzazione col cloro ci porta quindi ad attribuirlo alla stessa causa, in conseguenza dobbiamo anche per l’idrogeno elettrico ammettere ciò che abbiamo ammesso per il cloro elettrico cioè che : « L’idrogeno svolto da una corrente sopra una lamina di platino può sviluppare « una tensione elettrica molto più intensa (negativa) che quella sviluppata dallo « idrogeno ordinario. La forza elettromotrice di una lamina di platino carica di que- « sto idrogeno attivo contro una simile lamina priva di gas in una soluzione di acido « cloridrico è circa in valore massimo eguale a 0,94 della forza elettromotrice di « una pila di Daniell. » Mentre la forza elettromotrice di una lamina di platino ca- rica di idrogeno ordinario contro una simile lamina priva di gas, ed immerse entrambi in una identica soluzione di acido cloridrico è uguale a 0,68D. $ 8. Se una lamina di platino sia stata polarizzata o col cloro o con 1’ idrogeno elettrico fino al massimo, e siasi poi interrotta la corrente polarizzatrice per 5', la sua polarizzazione diventa eguale a quella ottenuta col cloro 0 con l’idrogeno ordi- narto. Richiudendo quindi la corrente polarizzatrice la forza elettromotrice di po- larizzazione comincia subito a crescere, senza restare più per un certo tempo co- stante, come nel caso che la lamina fosse stata immersa fresca nella soluzione; ed il massimo è ottenuto in un tempo molto più breve (vedi serie XV della seconda, e serie IV di questa terza parte). Una notevole differenza però abbiamo fra il compor- tarsi del cloro e dell’drogeno nel caso che la lamina, che si polarizza con uno di questi due gas svolti elettroliticamente, non è stata precedentemente sottoposta al- l’azione della corrente polarizzatrice. Infatti per il caso del cloro si ha sempre lo stesso risultato sia che la lamina si sottoponga subito all’azione della corrente po- larizzatrice, sin che essa si lasci per parecchie ore nella soluzione in cui si svolge del 144 RICERCHE SULLA FORZA ELETTROMOTRICE cloro ordinario, ed anche del cloro elettroliticamente con un’altra lamina, cioè l’an- damento della polarizzazione è sempre l’istesso; essa resta per un certo tempo, dopo la chiusura della corrente polarizzatrice, costante e di valore quasi eguale a quello della polarizzazione prodotta dal cloro ordinario; quindi va montando verso il suo valore massimo che raggiunge in un tempo più lungo che nel caso che sia stata già prima polarizzata fino all’istesso massimo, Per l’idrogeno invece abbiamo che se la lamina di platino, su cui si deve far svi- luppare il gas elettroliticamente, è sottoposta all’azione della corrente polarizzatrice immediatamente dopo la sua immersione nella soluzione, allora essa presenta un an- damento simile a quello del gas cloro, se però la si lascia per un certo tempo nella soluzione in cui si svolge lo idrogeno, prima di farla servire come elettrodo, allora, in modo opposto a ciò che avviene per il cloro, essa si comporta come se fosse stata già prima adoperata allo svolgimento dello idrogeno elettrico. La spiegazione di questa differenza si ha ammettendo che se il cloro attivo può essere assorbito dentro i pori del platino, il cloro ordinario non può restare che alla sua superficie, mentre che l’idrogeno tanto nello stato ordinario che nello stato attivo E essere assorbito dai pori del platino. $ 9. Influenza della concentrazione della soluzione di acido cloridrico sulla for- mazione dello idrogeno attivo. La disposizione della pila di polarizzazione per queste esperienze era identica a quella adoperata per il caso in cui fu studiata la influenza della concentrazione sulla polarizzazione dello idrogeno ordinario (vedi $ 3). L’acido cloridrico della massima concentrazione che potei adoperare era tale che per una molecola di HC% ne con- teneva sei circa di 474,0. Nella seguente tabella sono notate nella prima colonna i tempi, e nelle colonne seguenti le diverse serie di misure delle forze elettromotrici di polarizzazione cor- rispondenti e fatte con soluzioni di diversa concentrazione. Ciascuna di queste co- lonne porta alla sua parte superiore notate le parti in peso di acqua che erano unite ad una parte dell’acido concentrato sopradetto. DI POLARIZZAZIONE 145 Serie V. tempi + STE RESE poi puitielog n 0 0 1 5 20 dia 66,8 64,3 68,1 68,8 71,7 2 66,8 64,3 68,0 68,7 71,5 4 i 66,6 _ — _ 6 67,3 _ 70,5 69,0 —_ 8 68,0 65,1 73,1 _ — 10 69,7 64,6 74,1 70,0 TASCA 12 70,6 76,0 1i,l —_ 14 — von Ho 74,0 Go 16 71,4 — 78,2 76,4 | ma 20 71,6 — 79,6 19,1 76,0 25 = = = 84,1 80,0 | 30 72,0 64,6 77,0 86,0 84,5 | 40 712,4 65,5 77,1 88,1 87,6 60 72,8 — "a 92,7 DD | 80 = 65,4 — 95,4 91,0 100 tai == = 95,1 —_ | 120 — = IDO | _ 130 —_ n dis — = 175 — na) = —_ 94,8 330 72,9 — — = — Da queste cifre si ricava, identicamente a ciò che nella parte seconda di queste ri- cerche abbiamo trovato per il cloro ($ 12), che: « AI di là di un certo limite la concentrazione della soluzione si oppone al cere- « scere della polarizzazione, prodotta sul platino dall’idrogeno svolto su di esso elet- « troliticamente, ossia alla formazione dello idrogeno che noi abbiamo chiamato at- « tivo. » La differenza tra i valori massimi, a cui arriva la polarizzazione nei diversi casì sopra notati, non può dipendere da una forza elettromotrice prodotta dalla diversa concentrazione della soluzione, e che agisca in senso inverso di quella prodotta dalla polarizzazione, perchè i valori della polarizzazione per le diverse concentrazioni sono al principio poco differenti fra loro, $ 10. Influenza della temperatura sulla polarizzazione prodotta dallo idrogeno attivo sopra una lamina di platino. Per studiare questa influenza fu disposta la pila polarizzatrice identicamente come 146 RICERCHE SULLA FORZA ELETTROMOTRICE nel caso dello studio della influenza della temperatura sul cloro attivo (vedi la parte precedente $ 13). Polarizzai la lamina di platino, su cui si svolgea l’idrogeno elet- trolitico, fino al massimo circa, e quindi cominciai le misure, facendo una serie per le temperature ascendenti, ed una per le discendenti, e lasciando sempre la lamina sottoposta alle ricerche legata con la pila polarizzatrice, Nella seguente serie sono notati i risultati avuti. Serie VI. temp. di a temp. di c D= 100 16° 16° 92,9 » 20 92,9 » 30 92,9 » 40 93,9 » 50 94,0 > 60 94,4 » 70 95,1 » 80 99,1 D 90 95,7 D 98 95,7 » 90 96,0 » 80 95,5 » 70 95,5 ” 60 95,1 7 50 95,1 » 40 95,1 » 30 95,1 » 20 95,1 Da queste cifre si ricava che: « La temperatura non esercita nessuna influenza sulla polarizzazione prodotta « dallo idrogeno sviluppato elettroliticamente sopra una lamina di platino, » Il piccolo accrescimento, che si ha al cominciare della serie delle temperature ascendenti, forse in parte dipende da ciò, che si erano cominciate le misure quando il massimo non era stato ancora completamente raggiunto. Nella serie discendente però la polarizzazione si mantiene quasi perfettamente costante tra le temperature 20° e 98,9 i Questo è il solo risultato in opposizione con quello, che noi abbiamo trovato per il cloro attivo, nel quale caso la polarizzazione decresce rapidamente al crescere della temperatura, DI POLARIZZAZIONE 147 Il Beetz ha trovato (1) nella decomposizione elettrolitica dell’acido cloridrico che riscaldando l'elettrodo su cui si sviluppa l’ idrogeno la sua polarizzazione decresce, Questo fatto è in opposizione col risultato da me avuto; ma il Beetz nelle sue espe- rienze adoperò come corrente polarizzatrice la corrente fornita da un solo elemento di Daniell, la intensità della quale era molto indebolita da una forte resistenza, come egli stesso dice. Io volli esaminare se mettendomi presso a poco nelle stesse condizioni avessi avuto l’istesso risultato. A tal uopo polarizzai la lamina di platino con l’idrogeno svolto elet- troliticamente su di essa fino al massimo (0,93 D) con 6 elementi di Bunsen; esclusi quindi 5 degli elementi e ne lasciai un solo legato colla lamina di platino, la di cui polarizzazione discese a 0,852 e rimase così costante per 30' circa. Riscaldando al- lora il bicchiere, in cui essa lamina era immersa, ottenni la seguente serie di valori della polarizzazione per le diverse temperature accanto notate: Serie VII. temp. di a temp. di c D=100 16° 16° 85,6 » 30 85,1 » 40 83,5 » 50 81,7 » 60 80,4 ? 70 80,4 » 80 79,2 » 90 77,5 La polarizzazione adunque prodotta dallo idrogeno attivo sopra una lamina di pla- tino, mentre non subisce nessuna influenza per l'innalzamento di temperatura, nel caso che la corrente polarizzatrice è energica, (6 elementi di Bunsen), diminuisce al crescere della temperatura nel caso che la corrente è molto debole (un elemento Bunsen), $ 11. Decremento col tempo dopo l’ interruzione della corrente polarizzatrice della polarizzazione prodotta dal cloro elettrico sopra una lamina di platino. Le esperienze furono fatte in modo perfettamente analogo a quelle descritte nel $ 14 della parte precedente e che si riferiscono al cloro, con la semplice differenza che, come si è fatto per tutte le ricerche precedenti riguardanti lo idrogeno attivo, invece di riunire il bicchiere c, in cui sì sviluppava l’idrogeno elettrico, direttamente con un sifone con quello a, in cui si trovava la soluzione satura di cloro, si intro- (4) Pogg. Ann. Bd. 79, pag. 4107. 148 RICERCHE SULLA FORZA ELETTROMOTRICE duceva fra i due bicchieri un terzo bicchiere è con un altro sifone. La soluzione del bicchiere a era sempre la normale (uno di acido concentrato per 20 di acqua). Nel bicchiere c in una serie di misure fu adoperata della soluzione normale ed in un’al- tra serie una soluzione tale che per uno in peso di acido ne conteneva 4 di acqua. Nella seguente serie abbiamo nella colonna # i tempi in secondi, che passavano dal- l'istante dell'apertura del circuito delia pila polarizzatrice a quello della chiusura della corrente di polarizzazione, nelle tre colonne seguenti i valori corrispondenti della forza elettromotrice di polarizzazione; cioè nella colonna A quelli che si aveano adoperando la soluzione normale; nella colonna B quelli avuti con la soluzione cin- que volte più concentrata; e nella colonna c infine quelli ottenuti in una serie di mi- sure fatte sei mesi prima delle due precedenti, in condizioni quasi identiche a quelle in cui furono fatte quelle della colonna A. Serie VILI. Le curve corrispondenti alle cifre delle colonne A, B, C sono segnate nella ta- vola XIV colle lettere A, B, C. Dallo esame di queste cifre e delle curve corrispondenti risulta: a) Che la polarizzazione prodotta dallo idrogeno attivo diminuisce rapidamente col tempo dopo l’apertura della corrente polarizzatrice fino a ridursi all’incirca quella prodotta dall’idrogeno ordinario, b) Che tanto più rapida succede questa diminuzione quanto più concentrata è la soluzione dell’acido cloridrico sottoposta all’elettrolisi. Noi possiamo quindi qui, come per il caso del cloro, conchiudere che: « La presenza di una quantità maggiore di acido cloridrico è causa di una più « rapida trasformazione dell'idrogeno attivo in idrogeno ordinario. » Questo risultato va di accordo con ciò che abbiamo trovato nel $ 8 relativamente all’influenza che esercita la concentrazione sulla formazione dell’idrogeno attivo. DI POLARIZZAZIONE 149 $ 12. Riassumendo i risultati precedenti, che si riferiscono alla polarizzazione pro- dotta dallo idrogeno, possiamo conchiudere che: « La forza elettromotrice di polarizzazione di una lamina di platino carica di idro- « geno ordinario contro una simile lamina privo di gas, ed immerse entrambe in una « soluzione di acido cloridrico, oscilla fra 0,63D e 0,70D, secondo la diversa con- « centrazione della soluzione, essendo sempre maggiore nel caso che la soluzione è « più diluita. La lamina carica del gas e la elettro-positiva. « La forza elettromotrice di polarizzazione di una lamina di platino immersa in e una soluzione di acido cloridrico e carica di idrogeno elettrico, contro una simile « lamina priva di gas, è maggiore di quella della stessa lamina carica di idrogeno « ordinario. Essa va crescendo col tempo, ed arriva ad un valore massimo, che, « per soluzioni poco concentrate, è indipendente dalla concentrazione della soluzione, « Questo valore massimo è uguale a 0,94 della forza elettromotrice di una pila nor- « male di Daniell. « La concentrazione della soluzione si oppone alla formazione di questo idrogeno, « che può fare sviluppare questa maggiore forza elettromotrice, o che presenta que- « sta maggiore attività. La temperatura non ha alcuna influenza nel caso che la cor- « rente polarizzatrice è molto forte, ma fa diminuire sensibilmente la polarizzazione prodotta dall’idrogeno elettrico quando la detta corrente è assai debole. « Perchè la polarizzazione di una lamina di platino, su cui si sviluppa dell’idrogeno « attivo, arrivi al suo massimo, bisogna che i pori del platino siano saturati con « idrogeno, e questa saturazione può avvenire sia che si svolga lo idrogeno diret- « tamente sulla lamina di platino, sia che si svolga nella soluzione in cui la la- « mina è immersa, « L’idrogeno elettrico, che presenta le proprietà sopra esposte, ritorna allo stato « d’idrogeno ordinario in un tempo molto piccolo, all’incirca in un minuto primo, e « ciò avviene tanto più rapidamente quanto più concentrata è la soluzione, » Giornale di Scienze Nat. cd Econ., Vol. 1X. i 20 150 RICERCHE SULLA FORZA ELETTROMOTRICE QUARTA PARTE Sulla polarizzazione prodotta dal cloro e dall’idrogeno sopra elettrodi di carbone in una soluzione di acido cloridrico. $ 1. A queste ultime ricerche non ho potuto dare, per mancanza di tempo, uno sviluppo eguale a quello delle ricerche precedenti. — Credo pure utile il publicarle, perchè esse ci mostrano ancora una volta come i fenomeni da noi finora studiati dipendono quasi esclusivamente dallo stato particolare in cui si trovano i gas, svilup- pati nell’elettrolisi, anzichè da cambiamenti avvenuti nel platino, Gli elettrodi dei quali mi son servito erano di quei carboni di forma parallele- pipedica adoperati negli apparecchi per la produzione dell’arco voltaico. Il lato della base quadrata era 10®® circa ed aveano una lunghezza superiore all’altezza del liquido dentro il bicchiere, in modo che una buona parte restava fuori della soluzione, In questa parte era legato un filo di platino che la metteva in comunicazione con la pila polarizzatrice e con l’apparecchio di misura. I carboni prima di essere adoperati furono bolliti per alcune ore prima con del- l’acido nitrico, quindi con della potassa, poi con dell’acqua distillata, appresso con dell’acido cloridrico concentrato, ed infine con della soluzione di acido cloridrico di concentrazione identica a quella della soluzione adoperata nelle esperienze. $ 2. Polarizzazione con cloro. Si esaminò dapprima se una differenza esistesse tra la polarizzazione di un elet- trodo di carbone, e quella di un elettrodo di platino immersi nella stessa soluzione di acido cloridrico carica di cloro. La differenza trovata fu piccolissima, cioè infe- riore a 0,002D, e quindi trascurabile nel caso delle nostre' esperienze. Il carbone si comportava verso il platino come il rame verso lo zinco, cioè la polarizzazione del carbone era appena superiore a quella del platino. Ciò fu trovato in diverse DI POLARIZZAZIONE 151 misure fatte in giorni diversi (1). Quindi si passò a fare cogli elettrodi di carbone delle misure identiche a quelle fatte cogli elettrodi di platino, cioè si fece svilup- pare su uno dei due elettrodi di carbone del cloro elettrico in una soluzione di acido cloridrico carica di cloro, e la cui concentrazione era uno di acido per venti di acqua. Si misurò la forza elettromotrice di polarizzazione legando questo elettrodo così polarizzato con un altro elettrodo anche di carbone, immerso in una identica solu- zione anche satura di cloro, nella quale si era lasciato per un giorno circa, fa- cendo di quando in quando svolgere nuovo cloro nella soluzione, in modo che il car- bone potesse assorbirne fino a saturazione. Furono, come sempre, fatte delle misure preliminari, per potere quindi eseguire con precisione le misure definitive. La serie I ci dà una di queste serie definitive di misure. La curva (a) della ta- vola XIV ci rappresenta graficamente l’andamento di questi valori: Serie I, t DI 00 0 00,0 1 16,3 2 19,9 3 22,2 5 24,9 7 Dias 10 29,3 15 31,6 20 32,9 30 3859 50 34,5! 70 35,1 140 20501 Avendo aperto il circuito della pila polarizzatrice per 30” si ebbe per forza elet- (41) Il Beetz in una accurata memoria sulla forza elettromotrice delle pile a gas (Ueber die elektromotorische Kraft der Gase Pogg. Ann. Bd. 77) — trova che le forze elettromotrici di po- larizzazione del platino e del carbone per gli stessi gas non sono eguali, che quelle avute cogli elettrodi di carbone sono inferiori a quelle avute cogli elettrodi di platino, e che per un dato gas il rapporto della forza elettromotrice di polarizzazione nel caso di elettrodi di carbone alla forza nel caso di elettrodi di platino è costante, qualunque sia il gas. Questo rapporto è uguale a 0,4687. Ciò non sarebbe di accordo con ciò che io ho trovato, ma il Beetz nelle sue pile a gas adope- rava come liquido una soluzione di acido solforico, e ciò potrebbe esser causa della differenza dei nostri risultati. 152 . RICERCHE SULLA FORZA ELETTROMOTRICE tromotrice di polarizzazione 1,1. Dopo 1' di apertura della stessa corrente polariz- zatrice la corrente di polarizzazione era ritornata a zero. Dalle precedenti misure risulta che: « La forza elettromotrice di polarizzazione di un parallelepipedo di carbone carico « di cloro elettrico, è superiore a quella di un identico parallelepipedo carico di cloro « ordinario. Essa va crescendo col tempo fino ad arrivare ad un massimo, » Il fenomeno è identico a quello trovato per il caso delle lamine di platino, con la sola differenza che il massimo nel caso del carbone è inferiore al massimo nel caso del platino, ed il valore massimo della forza elettromotrice di polarizzazione di un pallelepipedo di carbone, polarizzato fino al massimo con cloro elettrico, con- tro un simile parallelepipedo di carbone polarizzato con cloro ordinario in una so- luzione di acido cloridrico, sta a quello avuto con due lamine di platino nelle stesse condizioni , come 35 : 46. Dippiù mentre col platino abbiamo che, se la lamina, prima di essere polarizzata, non ha potuto condensare del cloro nei suoi pori, la sua polarizzazione rimane per un certo tempo costante, prima d’incominciare a crescere, nel caso del carbone invece essa cresce subito verso il massimo; ossia nel caso del- l’elettrodo di carbone non è necessario, per essere assorbito nei pori di esso, che il cloro sia svolto alla sua superficie elettroliticamente (vedi $ 17 della seconda parte), ma basta che si trovi sciolto nella soluzione di acido cloridrico, in cui il carbone stesso si trova immerso, identicamente a ciò che avviene pel platino immerso in una soluzione di acido cloridrico, in cui trovisi sciolto dell'idrogeno. (Vedi $ 6 e 7 della terza parte). Devo aggiungere che anche in queste ricerche trovai l’identico fatto di cui è pa- rola nel $ 20 della seconda parte di questo lavoro in fine. Cioè il carbone, che era tanto compatto quanto l’altro adoperato in quelle ricerche preliminari, era stato sensibil- mente disgregato nella parte dove più energico era stato lo sviluppo del cloro, $ 3. Polarizzazione con idrogeno. Volli anzitutto misurare quale si fosse la polarizzazione di un elettrodo di carbone carico d’idrogeno ordinario. Per far ciò disposi la pila a gas, come nel caso in cui si adoperavano gli elettrodi di platino ($ 4 parte precedente). Mi fu impossibile avere, se non delle buone, almeno delle discrete misure, nel caso che facevo svolgere nella soluzione o dell'idrogeno elettrolitico, per mezzo di una lamina particolare di platino legata col polo negativo di una pila, o dell’ idrogeno ordinario fornito da un apparecchio a svolgimento di questo gas con zinco ed acido solforico. Mancandomi il tempo di esaminare quale si fossero le cause disturbatrici e di eliminarle, pensai di polarizzare direttamente il parallelepipedo di carbone con idrogeno, facendolo servire come elettrodo negativo, di aprire quindi la corrente po- larizzatrice per 5' e di misurare trascorso questo tempo la polarizzazione. Fatte due di queste misure ebbi come valore della forza elettromotrice di,pola- rizzazione dell’elettrodo di carbone carico d’idrogeno (che supporremo sia allo stato DI POLARIZZAZIONE 153 ordinario) contro un elettrodo di carbone carico di cloro, nell’una misura 1,354 D nell’altra 1,366 D. Siccome, per ciò che abbiamo detto nel $ 2 di questa parte, la polarizzazione del platino e del carbone pel cloro è nei limiti dei nostri valori e- guale , e siccome la polarizzazione di una lamina di platino carica di cloro contro una simile lamina priva di gas è uguale 0,62 D, così la forza elettromotrice di po- larizzazione del nostro elettrodo di carbone carico d’idrogeno (supponghiamo sem- pre ordinario) contro una lamina di platino priva di gas sarebbe eguale a mentre che, nel caso che l’elettrodo polarizzato con idrogeno ordinarsto sia di platino, la detta forza elettromotrico è eguale a 0,68 D, cioè un poco inferiore. È quasi superfluo l’aggiungere che questa ricerca merita di essere meglio eseguita. Cio fatto passai alle misure che più m’interessavano, cioè alle misure della polariz- zazione prodotta dall’idrogeno, svolto elettroliticamente sopra un elettrodo di carbone, che era restato per un certo tempo in una: soluzione in cui sviluppavasi dell’idrogeno ordinario. Le cifre ottenute sono le seguenti, che ci danno il valore della forza elet- tromotrice di polarizzazione di un elettrodo di carbone, carico di idrogeno elettrico, contro una lamina di platino priva di gas. La curva corrispondente è la (6) della tav. XIV. Essa è tracciata pigliando per ordinate i valori notati nella serie II, meno 74, cioè le ordinate ci rappresentano l’aumento della polarizzazione col tempo dopo la chiusura del circuito della corrente polarizzatrice. I tempi sono le ascisse. Serie II t D=100 2' 103,6 3,5 116,4 5 120,5 10 121,2 25 123,0 50 123,9 170 123,8 Da queste cifre e dalla corrispondente curva si ricava che: « La forza elettromotrice di polarizzazione di un parallelepipedo di carbone carico « d’idrogeno elettrico è superiore a quella di un identico parallelepipedo carico d’i- « drogeno ordinario. Essa va crescendo col tempo fino ad arrivare ad un massimo.» Il fenomeno è identico a quello trovato per il caso degli elettrodi di platino, con la sola differenza che nel caso del platino il massimo è minore che nel caso del car- bone, e le cifre avute nei due casi stanno all’incirca come 94:124, 154 RICERCHE SULLA FORZA ELETTROMOTRICE CONCLUSIONE Il fatto principale, che da queste ricerche risulta, si è che tanto l’idrogeno che il cloro nel primo momento in cui escono dal composto di cui fan parte (acido clori- drico), condensati su un elettrodo di platino o di carbone, danno in unione con una altra lamina di platino priva di gas una forza elettromotrice di polarizzazione molto superiore a quella degli stessi gas nelle stesse condizioni, ma allo stato ordinario, Una maggiore forza elettromotrice nel nostro caso non indica, secondo la teoria termica della elettricità, che un maggiore sviluppo di calore, prodotto dalla combi» nazione di uno dei due gas in parola con uno degli elementi del liquido, nel quale gli elettrodi sono immersi; anzi, essendo le resistenze costanti, le quantità di calore sviluppato stanno come i quadrati delle forze elettromotrici. Lo sviluppo di calore però cresce al crescere della intensità del processo chimico successo. È per questo che noi abbiamo creduto di chiamare i due gas, quando si trovano in tale stato, cloro attivo ed idrogeno attivo. Il cloro attivo e l'idrogeno attivo sotto questo aspetto sono paragonabili all’ 0ss?- geno attivo che si ottiene nella decomposizione dell’acido solforico, o all’ozono, con la semplice differenza che mentre l’ossigeno si può conservare per un lungo tempo in questo suo stato particolare, il cloro e l’idrogeno non vi restano che per un tempo assai corto. Se si volessero fare delle teorie un po’ ardite si potrebbe forse far dipendere tale differenza dalla diversa valenza dei detti gas, che permetterebbe per l’ossigeno l’ac- coppiamento stabile degli atomi oltrechè a due a due (stato ordinario) anche a tre a tre (ozono); mentre che per l’idrogeno e per il cloro l’unico stato di equilibrio possibile sarebbe quello dello accoppiamento a due a due, ossia lo stato ordinario. Gli atomi isolati appena usciti dal composto, prima di passare all’unico stato possi- bile di equilibrio stabile, ci darebbero l’idrogeno ed il cloro allo stato attwvo, Lipsia, luglio 1873. ATTI DEL CONSIGLIO DI PERFEZIONAMENTO DA GENNARO A GIUGNO 1873. Tornata ordinaria del 6 gennaro. — Presidenza del Prof. Commend. Corleo. Essendo il Consiglio in numero legale, il Presidente all'una pom. dichiara aperta la seduta. Il Prof. Cuccia ringrazia la Società per la ricevuta nomina di Socio corrispondente, e lo stesso praticano i signori Theis, Basile, Ceradini, Pisati, e Paternò. Il Presidente presenta una domanda del signor Ercole Porcasi trasmessa dalla Ca- mera di Commercio a questo Consiglio, per dare un suo giudizio sulla vernice a smalto, che il Porcasi dice essere di sua invenzione, per applicarla ai letti ed og- getti di rame. — Dietro discussione fatta sn di essa domanda, e le opinioni diverse espresse da alquanti Soci; il Presidente mette ai voti, se si debba o no accettare l’incarico proposto dalla Camera di Commercio. — La votazione risulta favorevole al- l’accettazione, quindi il Consiglio conferma la Commissione a tal uopo nominata dal Presidente per la disamina e per manifestare i suoi pensamenti sul processo Porcasi al Consiglio, che ne farà partecipazione alla Camera di Commercio stessa, Il socio Prof. Inzenga legge il sunto di un suo lavoro destinato a ricavare il mezzo di calcolare l’età delle piante, non dal numero degli strati concentrici, ma dalla mi- sura del diametro del tronco dell’albero, e si ferma con alcune considerazioni spe- ciali nell’età dell’olivo — Il lavoro dell’Inzenga è il risultato di numerose esperienze che pubblicherà per intero nel Giornale, mentre ora si è limitato ad un semplice cenno per prendere data di presentazione, Il socio Prof. Tacchini invita il Presidente a voler ringraziare il Ministero della Pubblica Istruzione, per le somme accordate nel 1872 alla Società degli Spettrosco- pisti, le quali servirono per le sue pubblicazioni nel Giornale del Consiglio. Presenta inoltre l’undecima dispensa delle Memorie degli Spettroscopisti, che con- tiene una nota del Secchi, relativa all’osservazione spettroscopica del passaggio di Venere, Un’altra nota dello stesso signor Tacchini sulle macchie solari e loro spettri, nella quale il socio combatte la teoria del Faye, che vuole considerare tutte le macchie indistintamente come effetto di turbini o vortici della fotosfera, Il socio Prof. Doderlein, propone al Consiglio di pubblicare in tavole litografate tutte le specie dei pesci del Mediterraneo. — La Società non respingendo la proposta Doderlein, ne fa una questione finanziaria, attesi i mezzi ristretti della stessa; in- tauto invita il Professore ad indicare in una seduta prossima il numero preciso delle tavole, e la spesa, per vedere se sia il caso di potersi accettare la proposta sud- detta, ovvero ridurla alle sole specie le più importanti e meno conosciute o male descritte, 156 ATTI DEL CONSIGLIO DI PERFEZIONAMENTO Tornata ordinaria del 16 gennaro 1873. — Presidenza del Professor Commendatore Corleo. Il Presidente apre la seduta all’una p. m. Quindi comunica una lettera del signor avv. Ruggeri, colla quale ringrazia il Con- siglio della sua nomina a socio corrispondente. La Commissione riferisce sulla domanda del signor Porcasi mandata al Consiglio dalla Camera di Commercio, e conclude, che la vernice smalto applicata da costui ai letti di rame, non ha tale importanza e tale novità da meritare uno speciale sussidio, perchè sian questi inviati alla Esposizione di Vienna per siffatta innovazione, Il Prof, Ceradini presenta una monografia sull'equilibrio delle volte, ne espone il sunto, e il Consiglio ne delibera la pubblicazione nel Giornale. Il Prof. Tacchini comunica nuove osservazioni astronomiche, delle quali consegna un sunto, perchè venga pubblicato nel Giornale di Sicilia, Il Prof. Doderlein recede dalla sua domanda fatta nella precedente seduta, di pub- blicare nel Giornale le tavole di tutte le specie dei pesci del mare mediterraneo coi loro relativi disegni, ed atteso le ristrette condizioni finanziarie del Consiglio, chiede soltanto di pubblicarne le specie ie più rare. — Il Consiglio vi consente. Tornata ordinaria del 16 febbraro 1873. Costituendo legale la seduta il numero dei sudetti socî intervenuti, il Presidente la dichiara aperta all’una p. m Il Presidente riferisce, come a seguito di accordi presi ultimamente col Commen- datore Luzzatti, Presidente la commissione d’ inchiesta, sia il caso di chiedere un sussidio annuale al Ministero di Agricoltura Industria e Commercio per sopperire alla spesa del Giornale. Si mette a’ voti lo affare, e si delibera di chiedere al suddetto Ministero L. 3000 annuali dell’anno corrente in poi, cioè per quest'anno, come sussidio straordinario, e per gli anni avvenire a stanziamento sul bilancio del Ministero medesimo, al quale si offrono cinquanta copie dell’enunciato Giornale. Il Prof. Gemmellaro espone alcuni importanti giudizî di scienziati intorno la sua Fauna del calcareo a Terebdbratula Janitor del Nord di Sicilia, e ne chiede la con- tinuazione nel Giornale, autorizzando la spesa per quattro tavole litografate. — Il Consiglio lo esaudisce. Il Prof, Tacchini fa novelle comunicazioni intorno i suoi lavori spettroscopici, i di cui risultati deggiono pubblicarsi nel Giornale, e chiede autorizzazione dal Consiglio di accompagnarli con una serie di tavole litografate, senza delle quali mancherebbe in gran parte lo scopo della pubblicazione relativa. — Taluni soci fanno osservare, pur convenendo della necessità delle tavole, che nelle attuali circostanze finanzia» rie del Consiglio non potrebbe supperire alla spesa; ma messa ai voti la dimanda ATTI DEL CONSIGLIO DI PERFEZIONAMENTO 157 del Prof. Tacchini è accettata sotto condizione, che il Ministero accordi le L. 3000 annue, di cui si fa cenno in questo verbale; riservandosi, nel caso negativo, di ri- solvere in vista della risposta del Ministero. Però avendo il Prof. Tacchini espresso il desiderio, che almeno per ora, sia autorizzato alla pubblicazione di due sole tavole, il Consiglio vi consente. Il Prof. Doderlein parla di una Società di Pescicoltura avente sede in Roma con succursali in taluni littorali del Regno. Questa Società vorrebbe stabilire succursali in Sicilia, con privilegi restrittivi, la per così dire, i pescatori delle coste marittime. Taluni socî fanno osservare, che ciò attenterebbe alla libertà della pesca, la quale per altro è già soggetta a certe leggi, e che lo scopo della Società potrebbe mirare ad un monopolio, nocivo ai pubblici interessi. — Il Doderlein adeguandosi a siffatte osservazioni crede che lo affare non meriti ulteriore discussione.— Il Consiglio non se ne occupa oltre. Il Prof. Inzenga espone com’egli intenda a continuare la pubblicazione nel Gior- nale della sua seconda Centuria di nuove specie di funghi ed altre conosciute per la prima volta illustrate in Sicilia, e chiede, che sia autorizzata la spesa necessaria per due tavole litografate. — Il Consiglio annuisce. Si dà lettura di un foglio in data $ febbraro corrente, inviato al Consiglio dal Presidente del Circolo Giuridico di Palermo, col quale chiede il cambio del nostro Giornale colla Rivista di legislazione e giurisprudenza, che quella Società pubblica sin da tre mesi, — Il Consiglio vi fa adesione, Tornata ordinaria del dà 11 maggio 1873. — Presidenza del Professor Commendatore Corleo. Essendo il Consiglio in numero legale il Presidente apre la seduta all’una p. m. Il Socio Prof. Piccolo, nella sua qualità di Tesoriere, presenta il conto d’ introito ed esito pel periodo dal 1° aprile 1872, al 1° aprile 1873. Il Consiglio nomina Rivisore il signor Socio Cav. Vanneschi, Il Presidente Commend. Corleo intrattiene il Consiglio della compilazione del Gior- nale, mostrando il desiderio, che in questo figurino regolarmente gli atti del Consiglio, i nomi dei membri del Consiglio stesso, le comunicazioni diverse dei socî, i sunti delle conferenze pubbliche, acciocchè nel mondo scientifico sia meglio conosciuto lo andamento della nostra Società di Scienze naturali ed economiche, la quale siede in seno al Consiglio stesso. Il Consiglio all'unanimità delibera, tia il Giornale da ora in poi contenga le cose anzidette. Il Prof, Fasce fa osservare come a provvedere al servizio della Giunta di Vigi- lanza sull’Istituto Tecnico, sia necessario di nominarsi tre membri straordinart che possano esser chiamati al bisogno, Il Consiglio nomina i signori Prof, Cav. Piccolo, Prof. Cav. Cacciatore, e Cav. Vanneschi, Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. IX. 21 158 . ATTI DEL CONSIGLIO DI PERFEZIONAMENTO Il signor Mondini, per mezzo della presidenza, ha fatto pervenire al Consiglio un suo lavoro relativo ad un nuovo barometro, e ad un nuovo termometro registratore a mercurio chiuso, Il Consiglio nomina per lo esame di tal lavoro una Commissione, Il Prof. Tacchini dimostra la necessità di continuare nel Giornale, fino a tutto giugno, la pubblicazione delle osservazioni e tavole spettroscopiche. — Il Consiglio consente. ; Lo stesso Prof. Tacchini dà lettura di una sua relazione sull’acqua caduta nel mese di aprile; ed il Consiglio delibera, che sia pubblicato momentaneamente nel Gior- nale di Sicilia, i Finalmente il Consiglio invita il Presidente ad insistere presso il Ministero di Agri” coltura, Industria e Commercio, onde ottenere il chiesto sussidio annuale, ai termini del rapporto già fatto a 20 febbraro ultimo. Tornata ordinaria del 1° giugno 1873. — Presidenza del Commend. Corleo. La seduta è aperta all’una p. m. Il Prof, Doderlein comunica una memoria intitolata: Sopra è caratteri distintivi delle specie mediterranee dei pesci del genere Centrolaphus. Il Prof, Tacchini comunica una memoria sulle osservazioni delle macchie. solari da lui fatte vel passato maggio sugli spettri metallici, nelle regioni del magnesio solare, e sull’ecclisse del 26 maggio stesso, osservato in Roma dal Secchi, Il Prof. Gemmellaro comunica una memoria sopra i fossili del lias medio di Sicilia con due tavole. Il Consiglio delibera la pubblicazione nel giornale delle su enunciate tre memorie. Il Presidente presenta una proposta de’ signori Corleo, Fasce, Tacchini, Gemmel- laro, Piccolo, Ceradini, Doderlein, Cacciatore, Vanneschi per nominarsi a Socî ordi- narî i signori Paternò Emanuele, Pisati Giuseppe, Cuccia Simone, ed Alfonso Ferdi- nando; ed a Socî corrispondenti i signori Federici Cesare, Sampolo Luigi, Traina Tommaso, Di Blasi Andrea, Albanese Enrico ed Arcoleo Giuseppe. Il Consiglio a norma del Regolamento delibererà nella ventura seduta. Tornata ordinaria del dà 8 giugno 1873. — Presidenza del Commend. Corleo. Indi, dietro le relazioni dei socî a norma del Regolamento, sono nominati all’una- nimità a Socî ordinarî i signori Paternò Emanuele, Pisati Giuseppe, Cuccia Simone, Alfonso Ferdinando, ed a Socî corrrispondenti i signori Federici Cesare, Albanese Enrico, Arcoleo Giuseppe, Di Blasi Andrea, Traina Tommaso, e Sampolo Luigi, Il Prof, Tacchini comunica alcune osservazioni sulle Aurore boreali; ed il Consi- glio ne delibera la pubblicazione nel Giornale, MEMORIE DELLA SOCIETÀ DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI ANNO 1873. ti i Ù hi hi HATE: al ù a Li di by RT AC Y i) > i i È Sata ta ne P NEREO: METTO Ni ° c* Ra ù Ni, d she fed n ANTI . È : tai g È ) dot È \ h i I - Ù% » f | , bi ‘ Ù ì x Li att, n =d* s + > î - Mace Pesi - «li . * x z 4% ì val] ® pei n” A i) edi Us si LP. ., eva i Li > gove F di MACCHIE AL BORDO OSSERVAZIONI DIRETTE E SPETTROSCOPICHE FATTE ALL’OSSERVATORIO DI PALERMO NEL 1872 DALL'ASTR. AGG. P. TACCHINI. (Continuazione. Vedi vol. I, pag. 123). bordo era formato di punte vive e fili staccati su di esse, e nuvolette con piccole alterazioni al bordo nel posto dell’altra macchia. Le osservazioni delle righe spet- trali non riescirono in causa del tempo cattivo. 2 marzo. Da 72° a 114° bordo con fiammelle lucenti corrispondenti alle facole e- stese del gruppo di macchie ancora visibili nel giorno precedente. Nello spettro si trovò solo magnesio vivo, ma le condizioni dell’aria erano infelicissime, 3 marzo. Da 122° a 132° due macchie con facole, abbastanza lontane dal bordo; nulla infatti di particolare fu notato in quel tratto collo spettroscopio. 4 marzo. A 125° una delle anzidette macchie è vicina al bordo e le sue facole formano precisamente il bordo in quella posizione, e poi scendono sino a 138, L’al- tra macchia a 131° era già tramoutato. Nei disegni di Lorenzoni troviamo fiamme vive da 122° a 135°. A 284° vi è un’altra macchia già fuori, ma nulla fu avvertito al bordo nel giorno avanti, che accennasse all'arrivo di detta macchia, A 91° altra macchia vicina al bordo con facole ancora distanti inferiormente e grandi facole superiormente fino a 60 gradi, così che vi era una serie da 60 fino a 138° di bellissime facole, che dovevano trovarsi sul bordo l’indomani, 5 marzo Da 67° a 144° protuberanze quasi continue, fenomeni secondarii in alto curiosissimi, e i getti più vivi corrispondevano al posto preciso della macchia, Nes- suna riga potè vedersi invertita all’infuori delle comuni, 6 marzo. A 90° si vedono indizii della macchia, ma nel disegno del Secchi nes- sun carattere corrispondente sul bordo. 23 marzo. A 307° macchia al bordo: da 306° a 310°, cioè contro la macchia, Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. IX. — 1873. 1 2 MEMORIE DELLA SOCIETA” belle punte vive alte 60" seguite da protuberanza nebulosa continua fino a 327°, Nello spettro di quei fasci di punte luminose notaronsi alla base la sola BC, le d, la 1474 K., e cinque righe fra le d e la F, che non feci in tempo a misurare, Nella riga F i fasci di punte presentavano degli ingrossamenti notevoli laterali verso le d. 30 marzo. A 96° macchia colle facole al bordo. Da 93° a 100° punte vive, e fili staccati in alto lucenti ad arco, 14 aprile. Da 315° a 325° punte vivissime e pezzi lucenti staccati all’altezza di 50”. Nello spettro si trovò al centro di questo tratto specialmente, le righe BC-Ba, quelle del sodio, la 1474 K., le dele quattro solite fra le d e la F. I caratteri del tratto erano corrispondenti a macchia, ma non si fece in tempo a verificare, e nel giorno seguente non si potè osservare: però nel giorno 17 vi era sul disco un gruppo di macchiette, che corrispondevano per rotazione a quel posto del giorno 14, 4 maggio. A 267°,5 centro di una macchia appena sortita dal bordo e le facole estendevansi da 265° a 270°, Da 264° a 274° bellissimi fenomeni di protuberanze, nubi e fili staccati: in quel posto vedevansi benissimo le d e la 1474 K., ma altre linee non scorgevansi, A 285° vi era una macchia già avanzata, la quale nel giorno precedente doveva essere proprio sul bordo o appena di là da esso, e infatti in quella direzione si eb- bero nel giorno 3 punte vive e pezzetti staccati lucenti in alto, 5 maggio. A 266 nuova macchia di seguito a quella del giorno precedente colla sua facola da 262° a 268°, ma è già un poco fuori. Da 261° a 270° punte vive e nubi, 12 maggio. Nella direzione 135° macchia con facole, ma un poco distante dal bordo e nulla si vide di straordinario nello spettroscopio. 13 maggio. Da 132° a 133° punte vive, e la macchia era appena tramontata. A 298° gruppo di due macchie abbastanza lontane dal bordo; però le facole che le accompagnavano arrivavano ancora al bordo da 293° a 300° Da 291° a 297° bel- lissime punte vive con fenomeni secondarii in alto. Alla base si videro le righe BC Ba e le db. In questo caso le macchie erano così distanti, che quei fenomeni così belli osservati al bordo, non potevano appartenere che alla sola facola, o ad altre macchie allora invisibili per proiezione. Il 14 si ebbe nuvolo, ma nel mattino del 15 si videro infatti le altre macchie so- spettate e che seguivano appunto quelle del giorno 13. 19 maggio, A 314° due fori in mezzo a molte facole e all’ angolo 305° altro fo- rellino con facole che si estendevano da 303° a 316°, ma avanzate così, che ne] giorno avanti dovevano essere sul bordo sebbene invisibili: e in quel giorno ap- punto (18) si videro in quel tratto punte divergenti vive da 311° a 316°, ove erano visibili le righe BC-Ba, il sodio, le d, la 1474 K., e le altre quattro fra le d e laF, In questo caso ad onta dei soli piccoli fori si ebbe uno spettro come per le mac- chie più grandi, È dunque o almeno sembra essere il materiale delle facole che in- verte le righe, DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 3 25 maggio. Agli angoli 306° e 316° due macchie, le quali dovevano essere vicino al bordo nel precedente giorno, nel quale si notarono allo stesso posto protuberanze filose con corrispondenti nubi al di sopra. A 91° vi era una macchia vicina al bordo, e già erano comparse al bordo punte vive e fili in alto lucenti, 26 maggio. Da 99° a 108° punte vive corrispondenti esattamente alle facole e fori visibili nel mattino precedente; segue poi una bella macchia. Avviene dunque al bordo occidentale ciò che si nota all’orientale, cioè le punte Incenti precedono e se- guono tanto il nascere che il tramontare delle macchie, A 266° macchia vicinissima al bordo, e intanto nulla di particolare, ma bordo normale. La macchia era preceduta da facola, che nel giorno precedente non aveva dato punte vive, ma solo dislivelli lucenti. Le alterazioni dunque lucenti al bordo 0 di punte o dislivelli sembrano così dovuti alla presenza delle facole che circondano o accompagnano le macchie, 5 giugno. A 276° macchia vicina al bordo con facole da 272° a 278°. Rialzi ne- bulosi e nube da 267° a 273° e piccolo fiocco a 281° 6 giugno. A 78° fiocchi lucenti e pennacchi in alto: il magnesio si elevava in quella posizione di 15”; ciò corrispondeva coi primi fori del gruppo di macchie che stava tramoòntando, 7 giugno. Da 78° a 90° bellissimi fenomeni di punte vive al bordo, fiocchi lu- centi staccati in alto e pennacchi filosi oltre a 60”: e in parte questo assieme di dettagli brillanti, cioè nelle posizioni 79° e 84° proiettavasi sopra di un nebbione marcatissimo che produceva un effetto magnifico. Alcuni fiocchetti lucentissimi fa- rono visti alzarsi e sorpassare il nebbione e poi sparire, ma lentamente, Tutto que- sto lavoro corrispondeva al posto del gruppo di macchie che doveva essere allora sul bordo e in prima attività. Nell’esame del magnesio si trovò che in quei tratti era vivissimo: ma non si potè fare l’esame delle altre righe, 9 giugno. A 287° macchia al bordo, a 298° altra macchia. A 288° punte vive ca- ratteristiche delle macchie, ma divergenti. A 300° punte ricurve vive convergenti, Le righe non si poterono osservare in causa della nebbia. 15 giugno. Da 66° a 90° cromosfera marcata a siepe viva, corrispondente alla mac- chia colle belle facole notate il giorno avanti, ma nulla di più marcato nella dire- zione della macchia: le punte vive sono dunque evidentemente delle facole. 17 giugno. A 104° macchia vicina al bordo, e la sua facola vi è già da 101° a 106°, Bordo con punte vive da 90° a 111°, estendentisi cioè molto all’infuori della macchia, e le punte staccate alte non corrispondono alla macchia, ma alle facole, che anzi nella direzione della macchia non vi ha che cromosfera dell’ordinaria strut- tura, ma solo più viva. Negli spettri di queste posizioni non potei vedere che le so- lite dell’idrogeno, la D° e le d. 19 giugno, A 302° macchia appena entrata sul disco con facola distinta da 299° a 305% punte vive in quel tratto di bordo, fili in alto e nuvoletta viva sopra la macchia, 4 MEMORIR DELLA SOCIETA” Da 264° a 270° punte marcate e più alte e vive a 267° ove erano anche normali al bordo e sottilissime: erano l’ annunzio d’ arrivo della nuova macchia visibile il giorno dopo e precisamente nella direzione 267°. In tutte queste posizioni vi era magnesio. 20 giugno. A 93° macchietta un po’ distante: bordo normale. 24 giugno. A 88° macchia poco lontana dal bordo. Da 84° a 92° protuberanze ne- bulose. A 279° altra macchia nelle stesse condizioni, e bordo normale; solo una pro- tuberanza nebulosa a 282° e bordo nebuloso a 276°. E ciò prova, che non sempre le facole che accompagnano le macchie danno punte lucide, ma che quando non vi sono punte lucide esse danno però protuberanze nebulose. 25 giugno. Il gruppo delle macchie del giorno avanti a 88° è in questo giorno pro- prio sul bordo, e quindi invisibile per proiezione. Nello spettroscopio si vedeva da 84° a 88° dei massi di fili sottilissimi ma tanto vivi da sembrare gialli e proprio nel posto 88° si vedevano a muovere come vere fiamme. Si notarono rovesciate le righe BC-Ba, ma solo nell’infima parte e su tutto il tratto, quelle del sodio un po’ più in alto ma solo nel posto dei fasci, e le so- lite 4 fra le d e la F. 26 giugno. A 259° nuova macchia al bordo, e si estende colle facole da 256° e 262°. Sul bordo non si ebbero che leggiere alterazioni senza lo splendore solito delle facole. 29 giugno. Da 244° a 249° facola al bordo con macchie e fori: bordo con qual- che punta marcata, ma dell’ordinario splendore. (continua) N. B. — Quando poi avremo finito di pubblicare questa raccolta di osservazioni delle macchie al bordo, daremo anche un quadro dei relativi disegni affinchè ognuno possa formarsi un giusto criterio, di ciò che abbiamo detto nella descrizione di ogni singolo caso. Crediamo che ciò tornerà molto utile, perchè spesso in queste cose val meglio vedere la figura, che leggerne una descrizione, che può essere interpretato in modi diversi relativamente a talune particolarità di forma e struttura. DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI d) Regioni del magnesio. Nota di P. Tacchini. Sin dal principio del mese di maggio 1872 si notò nelle osservazioni spettrali del bordo solare una frequenza insolita di tratti di cromesfera a fili sottilissimi e spessi e più alti delle ordinarie punte o fiammelle: anche la qualità della loro tinta aveva qualche cosa di speciale, invece cioè di essere del rosso cupo della cromosfera co- mune erano più vive e tendenvano al giallastro dorato. Riflettendo alle precedenti esperienze si pensò allora di esaminare le righe è lungo l’intiero bordo, notando tutte le posizioni in cui il magnesio era visibile. Come si vede nella tavola XX questa struttura filiforme marcata della cromosfera domina maggiormente nell’emisfero nord, ove occupa anche le regioni polari men- tre che al polo sud la cromosfera si mantiene sempre bassa. In accordo con questo fatto ci sembra, che stia l’altro fatto della visibilità dei vapori di magnesio, no- tati con molta frequenza in quel mese. » È ben vero che la variabilità del tempo impedi di raccogliere una serie conti- nua di osservazioni, cioè per parecchi giorni di seguito, ma anche da queste sole fatte nel maggio mi pare evidente la relazione, come il lettore può da sè verificare guar- dando la tavola, nella quale i tratti ove le righe del magnesio si potevano vedere invertite sono marcati alla base della cromosfera con una linea nera più grossa. Questa corrispondenza così marcata delle ragioni del magnesio colla struttura a siepe del bordo, dimostra chiaramente, che la visibilità delle righe d non è legata alla posizione del disco rispetto all’osservatore, ma sibbene alle speciali condizioni del sole in certe plaghe, che a noi si manifestano al bordo nei tratti suddetti. A con- ferma di ciò vediamo anche, come in alcuni casi, ad esempio nei giorni 6 e 29 mag- gio, il magnesio sia visibile quasi sull’intiero bordo, con continuità nella calotta nord, mentre ciò non avviene nel giorno 19 ove il magnesio è anche molto abbondante e la posizione del sole la stessa durante l’esame di dette righe nelle tre giornate sud- dette, Ciò non pertanto noi crediamo bene anzi vediamo ogni giorno come le condi- zioni dell’aria influiscano sul buon esito dell’osservazione, e anche la differenza dello strumento ha in ciò un’ importanza capitale: ma se in condizioni eguali di cielo e cogli stessi mezzi di osservazione e col sole alla stessa posizione, noi non troviamo la stessa distribuzione delle righe del magnesio, come è avvenuto per noi, allora con- viene concludere, che il vedere quelle righe dipendeva in quei giorni da condizioni speciali del sole, che in certi posti rendevano più brillante e facevano montare un po’ più alto, quello strato di magnesio, che si è visto anche negli ecclissi esistere alla 6 MEMORIE DELLA SOCIETA” base della cromosfera: questa attività maggiore se anche è generale su tutta la su- perficie solare, essa però è più marcata nelle località delle facole, per modo che le regioni del magnesio corrispondono a quelle delle facole, come dimostrammo sin da principio cioè al 1871, Oltre ciò devesi notare, che le righe è non erano sempre uni- formi, cioè egualmente lucide e larghe, ma invece erano sempre più lucenti e ri- gonfiate nei posti corrispondenti alle fiamme più vive osservate nella cromosfera. legata alla struttura della cromosfera. Noi quindi siamo convinti per l’esperienza, che se nel giorno 26 in una sola posizione si vide il magnesio e nel 29 invece in tren- tanove posizioni, ciò derivò da cambiamenti reali avvenuti alla superficie del sole. Perciò le condizioni di osservazioni restando le medesime, l’esame delle righe d, of- fre un mezzo molto facile di riconoscere il grado di attività nella cromosfera del sole. È certo però che le ottime condizioni dell’ atmosfera sono una condizione indi- spensabile per queste ricerche, e infatti in Italia nessuno è ancora riuscito finora a ripetere le osservazioni di Palermo, a vedere cioè l’inversione di quelle righe per tratti così lunghi e anche per tutto l’ intiero bordo, come riesci a me: mentre os- servazioni parziali di spettri brillanti in punti speciali del bordo , riescirono otti- mamente anche agli altri e ben prima di me. Si vede però, che per l’osservazione delle righe spettrali non conviene sempre l’u- sare lo stesso spettroscopio : infatti queste del magnesio con una forte dispersione si vedono molto meglio, come riesci al Secchi, avendo aggiunto ai tre soliti prismi an- golari un altro prisma a visione diretta: altre righe invece si vedono meglio con spettroscopii più deboli, come quelle studiate dal Lorenzoni. Ritornando ora alla tavola XX, si vede in essa che per molti tratti, ove il ma- gnesio era visibile, la cromosfera era conformata a fiocchi filosi e spesso divergenti locchè potrà ritenersi come un indice di speciale attività; ma non mancano dei casi, in cui il magnesio, era pure visibile nel posto di qualche protuberanza nebolosa e di qualche tratto a struttura ordinaria, nei quali casi però la vivezza delle righe è debole. Quando le righe del magnesio vedonsi alla base di una protuberanza nebulosa al- lora la nebulosità si presenta proprio come illuminata dal basso all’alto: è la pre- senza del magnesio che deve produrre questo effetto così sensibile nel posto ove una massa nebulosa ci riflette in parte i raggi luminosi che dal magnesio emanano, e qualche cosa di consimile dovrebbe avvenire anche per l’atmosfera solare se la po- tessimo separare come nelle ecclissi, E a questo proposito aggiungeremo come noi sino dal settembre 1871 trattando delle regioni del magnesio (1) abbiamo scritto quanto segue: (4) Vedi Bollettino del R. Osservatorio di Palermo, 1874, p. 130-134. DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI ri « Ora tenendo conto delle descritte regioni del magnesio e dei fenomeni intensi « che le accompagnano, si vede chiaro che ad una data epoca l’ intensità Inminosa « del disco solare può essere molto variata, con grandi differenze rispetto all’ in- volucro generale cromosferico. L’atmosfera solare allora non potrà considerarsi uni- formemente illuminata, ma vi saranno differenti coni più o meno larghi e lumi- nosi a seconda delle differenti regioni del magnesio esistenti sul sole: quindi nel caso degli ecclissi totali di sole, durante i quali 1’ atmosfera solare addiviene a noi visibile sotto forma di aureola, questo dovrà avere differente illuminazione, dovrà cioè presentarsi il fenomeno di pennacchi solari normali od anche inclinati al disco lunare, pennacchi che potranno abbracciare una grande estensione del- l’ordine di quella delle regioni del magnesio, e che non mancano nelle osserva- zioni dell’ecclissi solari, » Abbiamo detto che le righe del magnesio si vedevano solo alla base della cromo- sfera, per cui era quasi sempre necessaria una manovra speciale per arrivare alla visibilità di esse, cosa facile ad imparare come abbiamo mostrato altra volta. In maggio però abbiamo avuto un caso in cui vedemmo per la prima volta il magne- sio ad elevarsi a discreta altezza e persistente: fu nel giono 20 all’angolo 324°, ove trovavasi una pretuberanza nebulosa piuttosto e dalla forma comune: nelle è non si vedeva la protuberanza ma invece una lingua solo lucente che corrispondeva come all’asse del ramo principale curvato a destra della protuberanza, che era molto il- luminata. Perchè si possa meglio confrontare l’ intensità delle d colle condizioni di strut- tura del bordo diamo qui appresso il catalogo delle osservazioni fatte: i gradi indicano il posto ove il magnesio fu veduto, e le lettere l’intensità, cioè d debole dd molto de- bole, v vivo, vv molto vivo, vvv vivissimo. Non tutti i giorni contenuti nella tavo- la XX portano osservazioni del magnesio, e ciò in causa dell’aria cattiva. Così nei giorni 5, 7, 24, 30 vi fu una nebbia che impediva l’osservazione delle righe spet- trali: nel giorno 9 si ebbero nubi dopo finito il disegno, ed aria cattiva nei giorni 12, 13, e nel giorno 16 dominavano cirri, Regioni del magnesio, catalogo delle posizioni nel maggio 1872. POSIZIONI 4 maggio. 0°, 6, 12, 18, 24, 30, 36, 42, 48, 54, 60, 66, 72, 78, 84, 90 vv Numero 960, 102, 108 d, 114 d, 120 d, 126d, 138 d, 144, 150d, 270, Posizioni 354 d, 27 6 » 0°, 6, 12, 18, 24, 30, 36, 42, 48, 54, 60, 66, 72, 78, 84, 90vv 96, 102, 108, 114, 120, 126vv, 1320, 1384, 144v0, 150 vo, 156 d, 162 d, 180, 192 dd, 234d, 270d, 306, 3124, 336, 342, 348, 354, 39 $ MEMORIE DELLA SOCIETA” POSIZIONI 15 maggio 0°, 6, 12, 18, 24d, 30 dd, 42, 48d, 66d, 72, S4, 90, 96, 102, Numero 108, 114v, 120v0, 126, 132, 138d, 144v, 150 dd, 1560, 252 dd, Posizioni 258, 300, 306, 312 d, 318d, 3240, 330, 3360, 342, 348 d, 354. 35 malta 0°, 6, 18 dd, 24, 30, 36 dd, 48 dd, 54, 60, 660, 72, 78, 84,900 96, 1024, 1080, 114d, 120v, 1260, 1320, 138, 144, 1504, 156 dd, 330, 336 d, 348 d, 354. 29 18» 6° dd, 30 dd, 66, 72, 120 dd, 126, 312. 7 19709 30° dd, 42, 48, 54 dd, 60, 72, 78v, 84v, 90, 102 dd, 108d, 114v 120 d, 126, 138 vv, 144 vo, 168, 192 dd, 228, 234 ddd, 246 ddd, 264 ddd, 276, 282, 312, 318, 3240, 330, 336, 342, 348 d, 354 dd. 32 20 » 42° dd, 318 Uy 324 Ve 3 23» 0°, 6d, 36dd, 42v, 48, 78v, 84, 90v0, 964, 102d, 114w, 120 vv, 126%, 132, 138 dd, 306 v, 312, 318 dd, 348 d, 354 da 20 dota 78 d, 84d, 90v, 96v, 102 vo, 114 dd 1200, 126vv, 132, 318, 324, 11 26 » 36° ddd. 1 PARO) 0°v, 6, 120, 18, 30, 36, 42, 48d, 54d, 60, 664, 72vv, 78d, 84d, 90d, 1024, 10800, 114vv, 1200, 126vv, 132, 1380, 144 vv, 150, 156, 162 d, 174, 216, 240 dad, 300, 306%, 312, 318 dd, 324 dd, 330, 336, 312, 348, 354. 39 31 » 6° dd, 36, 42 d. 3 Il numero delle posizioni moltiplicato per 6 dà il numero dei gradi del bordo, sui quali si invertivano le righe d. Nei giorni dunque 6 e 29 si ottenne l’ inver- sione sopra 234 gradi, per due terzi cioè del bordo. La quantità del magnesio nella cromosfera va soggetta a variazioni fortissime ed a corti intervalli, come si vedrà dalle osservazioni che in seguito pubblicheremo : ed anche nella stagione d’ inverno ad onta del sole basso e delle condizioni del- l’aria quasi sempre puco favorevoli abbiamo avuto esempi marcati di visibilità e va- DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 9 riabilità di questo vapore. In prova di ciò riporteremo le posizioni notate nelle 4 giornate seguenti : 28 novembre 1872 — Numero delle posizioni 17 16 dicembre 1872 — » » 35 11 gennaro 1873. — » » 13 15 gennaro 1873 — » » 4 Le due giornate specialmente 11 e 15 gennaro 1873 erano di una chiarezza ec- cezionale per la stagione e intanto nel 15 si passa a un minimum marcatissimo, ciò che prova essere le variazioni reali, Ma l’osservazione poi che esclude ogni dubbio sulla realtà di tali variazioni sul sole è quella che riguarda la relazione delle re- gioni del magnesio con quelle delle facole, le quali facole sono nella stessa propor- zione e posizione visibili tanto a sole basso come nelle osservazioni meridiane, così che seguendo le regioni delle facole si può prevedere la maggiore o minore esten- sione del magnesio sul bordo. Noi qui per brevità riporteremo un solo esempio di questa relazione, ma assai significante. Nel giorno 4 maggio 1872 nel registro de- gli angoli di posizione notati sulla projezione solare, si trova la seguente nota « nel lembo occidentale il sole è tutto facolato incominciando da 0° fino a 150°, ove ter- mina con un bel gruppo di facole, ed un altro anche bello trovasi a 87°,» 0ra se il lettore guarda il profilo del giorno 4 nella tavola XX, vedrà che appunto il magnesio era visibile in quel giorno per tutto quel tratto occupato dalle facole ad eccezione di una sola posizione, a 132°, e che un rinforzo di luce corrisponde an- che dove le facole erano più marcate e vive. Esaminando poi i diversi tratti a magnesio continuo, si scorge subito, che alla presenza del magnesio corrisponde in generale la mancanza di protuberanza, com- pensata invece da un aumento nel numero, altezza e splendore delle fiammelle della cromosfera. Le osservazioni dunque del maggio 1872 ci dimostrano : 1° che le righe è possono vedersi invertite per la più gran parte del bordo solare; 2° che le regioni del magnesio corrispondono anche in questo periodo alle re- gioni delle facole; 3° che le variazioni del magnesio sono da ritenersi reali, corrispondenti cioè a vere modificazioni avvenute alla superficie del sole, senz’ escludere l’influenza delle 4° che la condizione che rende visibile il magnesio, tende ad aumentare sen- sibilmente 1’ altezza della cromosfera e il suo splendore, mentre il fenomeno delle protuberanze diventa più raro. Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. IX. — 1873. 2 10 MEMORIE DELLA SOCIETA” Sulla distribuzione delle protuberanze intorno al disco solare Nota del P., Secchi. I, Il seguente quadro essendo compilato come il precedente (vedi dispensa 62 1872) non ha bisogno di spiegazione. Soltanto farò osservare come in questo periodo siano divenute scarsissime le protuberanze ai poli. Vedremo per l’ avvenire a quali fasi vada soggetta anche questa variabilità. Devo avvertire però che questo massimo ai poli, ha seguito di alquanto quello delle macchie, e che le osservazioni fatte prima dal Respighi durante quel massimo non hanno dato che poche protuberanze in quella regione, talchè i due fenomeni non sembrano rigorosamente contemporanei. Troviamo infatti che il massimo delle mac- chie fu nella 3° decade di settembre 1870 e 2* dell’aprile 1871, mentre il massimo generale delle protuberanze fu dal 15 giugno al 15 luglio 1871. Il massimo delle protuberanze ai poli fu dal 16 luglio al 9 agosto 1871. Ma non si potrebbe da que- sto solo caso arguir nulla per l’avvenire, e solo risalta sempre più la necessità di tener dietro a queste ricerche. Lo studio della direzione delle protuberanze ci ha dato il seguente risultato per le seguenti 4 rotazioni, Positive ossia dirette ai poli num. 532 negative DONO E ERO TO » 167 in senso doppio o incerte ‘. » 346 Dal che rimane provata la prevalenza loro nel verso de’ poli. Alcuno ha parlato del modo di determinare tale inclinazione come se fosse cosa assai difficile, e che si do- vesse ricorrere ai moti di ascensione retta o di declinazione dello strumento per de- terminarla. Tutta questa difficoltà è immaginaria. Non occorre altro che riferire la loro direzione alla linea della cromosfera che qui figura come l’orizzonte solare, e senza ricorrere ai circoli è chiaro che si può a colpo d’occhio vedere se l’inclina- zione del getto è a destra o a sinistra, e riportarla colla sua direzione naturale sul disegno, Ove il disegno si faccia come noi usiamo sulla circonferenza di un circolo, basta solo nell’atto del disegno stare attento, se Ila protuberanza pende dal lato del disegno fatto, o da fare. Così ogni equivoco è impossibile, qualunque sia la posi- zione della protuberanza. Si è anche esagerata la difticoltà di disegnare le grandi DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 11 protuberanze quando eccedono la larghezza della fessura, cosa più facile ad acca- dere nei grandi strumenti, e si è supposto necessario disegnarle per sezioni suc- cessive. Benchè questo si possa fare, pure non è necessario: l’ aspetto e la forma generale della protuberanza si coglie molto facilmente mediante un piccolo moto dello strumento, con cui essa si percorre più volte da capo a piedi: così si ha una idea della sua forma generale, e si può misurare l’ altezza totale, sia col micrometro a lamina di cristallo, sia sulla proiezione del cercatore, come abbiamo detto altrove. Allora si fa il disegno per parti senza equivoco alcuno e con molta facilità, Nel quadro che viene qui appresso in cui si riassumono i risultati delle 4 rota- zioni, abbiamo aggiunto una divisione per le aree delle protuberanze. Intendiamo per tal indicazione il semplice numero risultante dal moltiplicare il valore della base per l’altezza, e siccome la unità che misura le basi è molto prossimamente doppia in valore lineare della unità con cui si valutano le altezze, così ogni protuberanza viene a valutarsi come fosse triangolare. Non dissimulo l’inesattezza di tal valuta- zione, e la rigetti pure chi vuole, io non la do che come una indicazione che trovo utile per la stima della estensione totale delle protuberanze. La tavola seguente rias- sume tutte queste aree dal principio delle nostre ricerche, TAVOLA RIASSUNTIVA dell’area approssimata delle protuberanze dal 23 aprile 1871 al 12 agosto 1872 Rotazione Arca Rotazione Area I 35,6 X 25,6 II 99,7 XI 29,0 III 45,4 XII 31,5 IV 35,4 XIII 26,8 V 35,0 XIV 30,2 VI 25,2 XV 30,2 VII 25,5 XVI 26,1 VII 20,5 XVII 22,9 IX 31,0 Prendendo queste cifre come misura approssimata dell’ attività solare, si rileva, che dopo le prime 5 rotazioni che finiscono in settembre 1871 vi è stata una grande diminuzione, con un novello incremento alla rotazione IX del dicembre 1871. Si è conservata dopo quest'epoca mediocre attività fino ad arrivare a un minimo nella XVI e nell’ultima (agosto 1872). La superficie delle protuberanze ha per unità di misura l’area di 128” quadrati. 12 MEMORIE DELLA SOCIETA” Riassunto delle osservazioni delle protuberanze solari dal 23 aprile al 12 agosto 1872. Emisfero Nord Emisfero Sud da 90° 80 70 60 50 Z0 30 20 10 da 0 10 20 30 40 50 60 70 80 a 80° 70 60 50 40 30 20 10 0 a 10 20 30 40 50 60 70 80 90 { Numero delle protuberanze ] Totale Rot. XIV. 4 2.8 8. 18,20) 20/417 13 14. 2323 18 .9 10. 5 3.4 216 XV. 1 MRO ISIN SITI A9N22, DATATI SZ 2 IL GI TE 229 XVI. Se IVI 8172925 DD: i290005,) DAINO, A 3 281 XVII. —_ 1 2 6 30 27 30 32 23 27 30 29 28 33 14 3 — — 315 Somma 85 15 43 83 9 85 97 SI 84 98 114 9% 76 41 12 8 6 | 1044 Numero delle protuberanze di altezza superiore a 5 unità (=40") Rot. XIV. eresse e Boe 16 MOCA SIA IA 20 e 102 xvi ZA III OO 11: 744 15 8 3 — — — 131 XVI. — — 1 9%10 17 4 12 10 NANI (28) II RN 146 XVII. — — — 53:16, 15 1% 1840 11 12 415 11 159 2 1 -— 143 Somma 1 — 5 26 46 54 41 47 37 40 49 72 49 38 15 2 — — 522 Altezza media delle proluberanze Rot. XIV. 3:83.05) (30) 452) AZ 552 SZ 5.4 4.7 5.9 4.9 5.4 5.4 1.9 3.0 3.5 | 42.44 XV. 1.5 1.5 3.5 5.9 6.8 5.8 5.6 5.1 58 49 5.7 5.6 5.9 6.4 5.1 2.0 35 — | 447 XVI. A60 0150 4150 58 2626 AN 516 5.2 5.6 6.8 5.1 45 44 3.7 2.0 4.0 4.33 XVII. — 1.5 1.7 2.6 5.6 6.3 4.7 5.0 49 4.1 4.9 48 49 51 41 50 — — | 3.65 Medie 1.7 2.0 3.2 4.5 5.0 5.7 5.0 5.2 5.2 SOS a 5:8 152 1553 DEVI RIA Larghezza media delle protuberanze Rot. XIV. 5.1 7.010.0 614 6.7 5.8 6.2 5.9 6.2 71.6 7.4 7.9 6.0 65 6.1 4.1 8.7 4.5 | 6.54 XV. 2.5 5.0 7.5 6.0 6.6 6.4 6.6 5.9 6.4 5.6 6.4 5.9 6.4 5.1 8.1 5.0 425 — | 5.55 XVI. 3.9 DS0) 14020053) (613) 5I9TE5RZ (SS 700) 6A 6.3 7.1 5.6 5.1 4.1 5,5 1.5 2.9 | 5.14 XVII. — 5.0 3.2 3.1 6.7 6.8 5.7 6.6 6.0 6.2 5.8 5.7 6.0 4.7 3.8 422 — — | 4.42 Medie 2.7 5.5 6.2 5.1 6.6 6.2 6.0 6.0 6.4 6.4 6.5 6.6 6.0 5.3 5.5 4.7 3.7 1.7 9.41 Area media delle proluberanze Rot. XIV. | 23.7 24.0 30.0 22,3 32.2 36.1 36.2 36.9 33.0 | 41.9 33.8 43.7 31.7 45.7 37.2 13.0 7.5 15.5 | 30.25 Move 7.5 7.5 25.0 34.4 51.5 40.8 40.6 32,3 379 | 31.7 45.2 41.4 41.6 35.7 43.6 20.0 15.5 — | 30.15 XVI. | 11.8 7.5 19.0 30.0 31.7 32.9 28.6 33.2 41.9 | 38.9 37.7 53.1 31.5 25.0 18.9 20.0 6.0 10.0 | 26.12 XVII. | — 15.0 10.5 16.4 41.1 49.6 28.9 33.5 31.2 | 31.0 29.9 27.9 32.0 25.6 16.2 232.0 — — | 22.87 Medie | 10.7 13.0 21.1 25.8 39.1 39.8 33.5 33.9 36.0 ! 35.9 36.1 41.5 34.2 33.0 28.9 19.0 7.2 6.4 | 27.35 Estensione delle facole Rot. XIV. — 5.0 — 2.6 5.7 6.8 7.2 7.2 6.3 4.8 8.5 7.0 5.0 4.7 8.5 5.0 3.2 2.5 | 5.00 XV. — — — — 3.5 6.7 8.2 7.5 7.2 5.9 7.1 7.5 6.2 4.0 8.7 7.5 15 — | 4.53 XVI. DICI 20 26 OSSO 6.1 75 6.8 64 74 5.4 1.5 4.5 3.0 | 5.66 XVII. 159 — — 3.5 5.6 6.8 7.0 8.1 7.9 6.2 8.1 7.6 5.9 5.9 5.7 50 — — | 4.71 Medie | 1.8 3.2/00/5 2.2 5.4 (657.5 1.7 TA! (51078 120559 (8/5 TA 40 ; Numero delle facole Rot. XIV. — 1 — 5 18 33 34 28 16 26 31 32 20 XV. — — — — 5 21 26 33 23 21 29 25 18 XVI. Ss 3 2 3 20 26 39 39 36 32 44 40 24 XVII. 1 — — 2 6 22 % 40 41 45 XI 38 24 Somma 6 4% 2 10 49 102141 140 116 124 151 135 86 DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 13 II, Il segnente periodo comprende 5 rotazioni complete dal 23 agosto al 31 dicem- bre 1872. La tavola I dà il numero de’ giorni in cui è stato possibile fare osser- vazione. Nell’ agosto e sui primi di settembre sono esse abbastanza numerose, ma nel novembre e dicembre sono assai scarse. Posso però assicurare che ciò devesi alla influenza della stagione, perchè nessuna giornata propizia si è mai perduta, e che al primo trovarsi un momento di cielo pulito si sono fatte le osservazioni. Ma per il buon risultato si esige aria pura come ho detto più volte, e i veli che han dominato molto negli ultimi mesi sono più pregiudiciali de’ grossi nuvoloni. Questi passano e degli intervalli si può pure profittare, ma i veli, durano fissi, e seguono il sole ostinatamente ed impediscono perfino di vedere la cromosfera. Per fare poi una osservazione completa ci vuole almeno un’ ora di sole chiaro, e ciò è ben raro in inverno nei periodi di stagione cattiva. La tavola IL dà il solito riassunto delle protuberanze e delle facole in numero, al- tezza, area ed estensione, e non ha bisogno di spegazione. Confrontando questi risultati con quelli dati nella comunicazione precedente (V. Atti 30 giugno 1872) risulta una manifesta diminuzione di attività solare non equi- voca soprattutto nelle due prime rotazioni, in cui le protuberanze sono state poche e piccole assai. Il numero totale è 797 distribuito in 71 giorni di osservazioni com- plete, lasciandone da parte 3 o 4 incomplete, il che equivale a 11,2 per giorno. La diminuita attività notata al fine del periodo precedente ha continuato ancora in questo, e solo sulla fine si è ravvivata un poco come pure sono in questo di- venute più copiose le macchie. La particolarità più interessante è che alle regioni polari esse sono state scarsissime, e solo in poche occasioni se ne sono osservate alcune; ma debolissime. Le granulazioni cireumpolari sono esse pure diventate tanto deboli che rare volte si sono potute registrare. L'area media è sensibilmente mag- giore che nel periodo precedente essendo 31,1 mentre nella precedente riusciva 27,6 (dopo ridotte quelle al medesimo modo di queste e corretto un piccolo errore di calcolo). Il numero diurno medio di quelle superiori a 40” è stato nell’ ultimo pe- riodo di 5,82 nel precedente 5,52. Onde pare che scemando il numero, l’altezza sia cresciuta. Questi aumenti sono dovuti agli ultimi due mesi novembre e dicembre. In alcuni giorni però il numero è stato assai limitato ed appena è arrivato a 6 0 7 compensandosi però nei giorni seguenti. Questo periodo di scarsezza non è stato però meno utile per le ricerche teoriche, e specialmente per la connessione delle macchie colle protuberanze, In questo in- tervallo di calma, i fenomeni si sono presentati meglio isolati e scevri da cause per- turbatrici: noi ne abbiamo pertanto profittato ed esporremo in seguito le nostre conclusioni. Qui per ora noteremo che stante questa calma il numero delle protu- 14 MEMORIE DELLA SOCIETA” beranze dritte è stato più grande, ed il trasporto delle fiamme o pennacchi idro- genici verso i poli è stato meno numeroso che nei tempi passati. I getti si sono spesso trovati accoppiati, e convergenti alla cima come per fare arco, ovvero di- vergenti, e le eccezioni alla regola sono state assai numerose, tuttavia queste ec- cezioni cadono tutte nella regione delle macchie che è la più perturbata. Al di là di 30° le eccezioni sono rarissime. Tuttavia noi non abbiamo voluto cambiare il no- stro sistema di spoglio, e così abbiamo trovato i risultati seguenti: Protuberanze dirette al polo ossia di segno + = 292 » all'equatore. 0». ==-89 Coppie opposte, ossia, +... ad =046 circa onde si vede che la legge continua, Anzi non sono stati rari i casi, in cui Ja colonna idrogenica diretta alla base in verso equatoriale ripiegavasi in cima al polo. Alcune protuberanze a zigzag fanno vedere un vortice spirale che le solleva, Sui filalmenti della cromosfera non abbiamo potuto riuscire finora a trovar legge fissa, ma la do- minante è sempre quella indicata già de’ fili diretti verso i poli, specialmente so- pra i 30 e 40, di latitudine, Ai poli vi è incertezza, o piuttosto indecisione di di- rezione. Ma la grande variabilità di questi fili non permette facilmente di fissare una legge, TAVOLA I. 00; AR CUI Giorni Totale Medii Date effettive delle osservazioni Rotaz. | Principio | di osserv. |delle prot. per di O: complete |nella rotaz. | un giorno L'aslerisco indica incompleta XVIII.| 13 agosto 25 299 12.0 Ag. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. 22. 24. 25. 26. 27. 29. 30. 31. Sclt. 1. 2.3. 4. 5. 6. 7.8, XIX 9 sett. 15 143 9.9 Sett. 11. 12.13.14.17.18.27*.28.29.30. Ott.1.2.3,5. XX. 7 ottob. 12 124 10.3 Ott. 7. 8*. 16.18.19.21.22.26.27. 30. Nov. 1.2.3. 4. XXI. 5 Nov. 11 121 11.0 Nov. 5. 7. 9. 15. 17. 18. 21. 22. 26. 27. 30. XXIII. 4 dicem. 8 110 13.7 Dic. 5. 10. 12*. 16. 17. 19. 20. 21. 23. DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 15 TAVOLA IL Riassunto delle osservazioni delle protuberanze solari dal 13 agosto al 31 dicembre 1872. Latitudine Nord Latitudine Sud da 90° 80 70 60 50 40 30 20 10 da 0° 10 20 30 40 50 60 70 80 a 800 70 60 50 40 30 20 10 0 a 10° 20 30 40 50 60 70 Numero delle protuberanze Rot. XVIII. 22. IAA CA 026300270023, 23 50 23 27 XIX. — 1 — 6 7 15 15 12 12 11 14 11 13 XX. I OA 8 12 AI IS 10 12 17 11 XXI. Da ici ia o 100 10 12 15 11 XXII — — 1 4 6 10 10 8 9 5 10 9 11 9 Somma COS ECG e si nni ni Altezza delle proluberanze. Unità di misura=4 millim. = 8" Rot. XVIII. 1.5 3.0 3.6 4.5 5.8 5.5 54 51 48 5.0 5.9 5.0 6.4 5.5 4.5 2.3 3.5 XIX.| — 1.5 — 43 11.8 6.8 4.7 4.8 5.3 4.6 4.9 61 5.4 5.6 5.0 20 — 2.0 XX. — 3.5 — 6.5 5.1 6.4 4.9 6.7 5.4 4.71 5.4 5.6 5.8 43 3.2 2.0 — 2.0 SO SA 520/031 560052 01, 95.4 5.9 6.0 5.8 5.4 3.6 1.5 1.5 — XXII. — — 1.5 45 6.3 5.2 64 5.7 48 | 4.5 7.5 6.0 5.7 5.0 4.0 3.5 3.3 — Medie 2.5 2.7 2.4 4.9 6.3 5.8 DA 5.9 5.2 4,8 5.9 5.8 5.8 5.1 4.1 2.2 2.4 2.5 9.48 Larghezza media delle protuberanze. Unità 1° = 16” Rol. XVII. | 5.0 7.0 5.8 7.4 7.2 6.7 6.7 6.9 6.3 5.6 7.2 7.4 6.6 6.6 42 — 40 70 XIX. — 3.0 — 7.0 2.9 7.0 5.6 7.5 7.8 6.8 6.3 7.6 4.9 6.3 4.7 2.0 — 15 XX. — 65 — 2.0 5.1 8.8 7.7 8.3 5.7 6.9 7.2 6.6 8.9 7.0 4.0 2.35 — 2.0 XXI.j 1.0 5.3 6.0 5.8 3.5 7.9 7.5 9.2 64 | 7.2 8.2 7.7 81 8.2 5.5 5.0 40 — XXI.| — — 5.0 7.0 6.1 6.3 6.8 54 6.7 7.9 74 7.3 6.3 6.2 7.3 7.0 5.5 — Medie | 3.0 5.4 5.6 5.8 5.3 7.3 6.9 7.7 6.5 6.9) 7.2 7.3 6.9 6.9 5.1 41 4.3 3.9 | 5.87 Arca media delle protuberanze. Unità = 8” x 16” dà Rot. XVIII. 4 13 23 29 44 41 34 38 28 38 45 41 471 41 18 — 9 19 XIX. — 18 — 26 48 51 31 36 42 39 34 61 29 37 25 16 — 12 XX. — 11 — 9 32 57 38 52 27 36 35 36 42 32 63 20 — 20 XXI. 8 21 8 26 46 42 41 49 36 40 37 46 61 57 22 22 30 24 XXII. — — 30 33 42 23 48 25 39 36 46 45 34 30 29 23 6 — Medic 6 16 20 25 42 43 38 40 34 37 39 46 43 39 31 19 15 16 | 31.1 Numero delle facole Rot. XVIII, — — — 2 6 22 33 38 30 SUC SE e XIX. i I) 23 27 26 18 8 2 — — — XX. — — — — 1 8 12 17 I 18 20 18 6 7 4 2 2 — XXI. — —- — — 4 12 15 18 12 18 20 14 6 1 — — — — XXII. — — — — 3 8 2 2 11 LAS VR E n Medie — — — 2 15 59 79112 % 10% 120 104 61 33 15 5 4 1 Estensione delle facole in gradi di circonferenza Rot.XVIIL| — — — 8.0 3.8 3.8 6.8 6.5 7.1 5.8 8.0 6.7 6.1 9.9 4.5 5.3 40 5.0 XIX. — — — — 4.0 5.3 6.7 6.1 7.6 6.0 8.3 7.0 6.0 5.0 40 — — — XX. —. — — — 3.0 7.0 8.35 6.8 6.9 6.5 8.6 8.6 7.5 8.6 8.210.0 3.5 — XXI. — — — — 5.2 71 8.3 7.8 6.1 6.2 8.0 5.7 7.0 30 — — —_ XXII. 2873 ST 4:6003:0 Mel 8.217.953 80 — + = Medie — — — 8.0 3.9 61 7.9 63 6.1 613108: 2/07 AN 630 72) 9 760317 9:0 Epilogo delle protuberanze di allezza superiore a 40” Rot. XVIII — — — 5 14 19 19 14 14 13 18 14 16 11 1 41 — — XIX. — — — 2 6 9 8 6 7 4 89 8 8 4 — — — XX. — — — 1 4 5 6 7 6 6 6 9 8 3 3 — — — XXI. — — — 2 1 4 5 8 6 5789871 —- — — XXII. ===> 2) 25° 6. 6 2 (ART [BE PV NI ins Somma — — — 1227 2 4 Ml 3% 32 HM 471 45 3 91 1 — — la 16 MEMORIE DELLA SOCIETA” Macchie solari osservate all’ Equatoriale di Merz di Palermo nel mese di gennaro 1873 da P. Tacchini, 1873 E |8 8383/28 = = [32 | 2|S8 Genn. 5 10 50 1 » 8 6 6 50 » 2 | 10 7 9 34 » Ù “i 8 9 36 1 » 7 9 7 92) 1 » 6 11 4 14 1 » 4 12 7 25 2 » 7 13 12 14 1 2 9 15 17 36 2 » 7 IO 0 »icl 19 17 12 47 2 » 8 24 10 42 1 » 7 30 10 ? 2 » 8 | 31 12 41 2 9 È In questo mese si fece speciale attevzione alla disposizione delle correnti foto- sferiche sulla penombra delle macchie, affine di potere verificare se un movimento interno turbinoso avesse luogo, come negli esempi riportati nella dispensa 11a rela» tivi alle macchie del giugno 1872. Anche in avvenire continueremo questo esame speciale tanto sulla projezione come nell’oculare a riflessione, per potere fissare con esattezza la frequenza delle macchie a turbine rispetto al numero totale delle mac- chie osservate. In tutte le osservazioni del gennaro, qui sopra riferite, in numero di 135, un solo caso abbiamo riscontrato, nel quale il moto vorticoso era discretamente palese, e ciò nel giorno 15. Quella macchia però nel giorno seguente non mostrava più il detto carattere, mentre nelle macchie del giugno 1872 la disposizione spirale delle cor- renti continuò per diverso tempo. Ciò prova che nelle macchie si può talvolta for- mare un movimento vorticoso sensibile, che può in taluni casi durar molto e in al- tri poco. DRGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 17 NOTA SULLA CORONA SOLARE DURANTE GLI ECCLISSI E SULLE VARIAZIONI DEL DIAMETRO DEL SOLE Nota del P, Secchi. Che la corona la quale cinge il sole negli ecclissi sia l'atmosfera di quest’astro, non è dubbio presso gli astronomi, ma quello che non è ancora certo per tutti, è qual sia la sua struttura. Essa si è presentata negli ecclissi sotto forme sì varie, che ha dato luogo a molte discussioni ed ipotesi. Le nostre fotografie fatte in Spa- gna nel 1860 furono appena credute perché non soddisfacevano alle idee degli astro- nomi di quel tempo. Ora però esse sono confermate dai risultati recenti che stabi- liscono un massimo di altezza di questa atmosfera verso i 40° di latitudine solare, il che dà alla corova l’aspetto di una stella quadrata circoscritta al disco avente una depressione principale ai poli e una secondaria all'equatore, — Le ultime foto- grafie di Lord Lindsay appena ci furono presentate dall’ illustre Lord, ed esaminate allo stereoscopio, che svegliarono in noi il concetto che l’atmosfera solare « non po- « teva a tutto rigore classificarsi come una semplice atmosfera (come de’ pianeti) « nel senso che per essa s’intenda uno strato tranquillo in equilibrio di densità de- « crescente coll’ altezza che circonda un astro;. ma solo che la sua condizione di « equilibrio dovea essere molto diversa da quella comune che dicesi statica. E che « quella del sole sarà in vece uno stato dinamico.» (Atti dell’Acc. de’ Nuovi Lincei 28 aprile 1872, e Comptes rendus e Bullettino dell’epoca). Proseguivamo quindi a far esporre il nostro modo di vedere sulla struttura di questa atmosfera, che era dipendente dalle forze di eruzione che regnano nel sole, e sollevano in alto i ma- teriali, e vi producono una circolazione tutta speciale, Come era naturale l’aspettarsi, vi furono oppositori, perchè la nostra teoria non si accordava colle loro idee e con quello che dicevano aver veduto, ad conta che noi avessimo cercato di spiegare queste diversità di aspetti. Non abbiamo replicato alle critiche, perchè sarebbe stato inutile non avendosi nuovi argomenti da allegare, Adesso però possiamo farlo: 1° perchè siamo appoggiati da una autorità competente Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. IX. — 1873. 3 18 MEMORIB PELLA SOCIETA” e de visu, che i nostri avversarii non possono rigettare non essendosi mostrata par- ziale per noi in altre circostanze; 2° perchè abbiamo i fatti per spiegare la forma quadrata della corona. L’autorità è l'illustre Janssen il quale fu testimonio della corona in ottime cir- costanze atmosferiche, ed ottime condizioni strumentali. Ecco come esso parla della stessa corona del dicembre 1871. « Ma limitandosi al mezzo coronale, è incontrasta- « bile che si presenta con delle forme singolari e che richiamano ben poco le forme « di una atmosfera în equilibrio. Ora io sono portato a credere che queste appa- « renze sono prodotte da strascichi di materia più luminosa e densa che viene por- « tata dalle regioni inferiori e va solcando questo mezzo agitato. » (Janssen, Mon- des, tom. XXX, p. 368, 27 febbr. 1873). Si avverta bene che io qui non voglio fare veruna rivendicazione di priorità, che sarebbe cosa puerile; perchè sono persuaso che si danno de’ casi in natura in cui le cose sono sì chiare che esse destano in tutti le stesse idee. Questa idea che io ebbi guardando le fotografie, dovette pure averla il signor Janssen guardando l’og» getto reale, (cosa che a me non fu concessa) e certamente molto meglio, Godo però di avere un sì distinto collega partigiano delle mie conclusioni, Così pure lascio a lui l’incarico di rispondere alle obiezioni fatte a me, e vedo che esso usa le stesse ragioni da me adoperate, cioè le diverse condizioni ottiche dello strumento. In quanto all’altra parte, cioè alle osservazioni che spiegano la forma quadrata della corona essa fu già da me più volte indicata dietro i miei risultati delle. pro- tuberanze; ma ora è anche più chiara, dietro la distinzione ben netta che ho sta- bilito tra le protuberanze idrogeniche, e le metalliche. Le prime arrivano ad altezze enormi, e dalla loro statistica risulta, anche colà ove non arrivano le macchie che cioè vicino a 40° di latitudine eliografica se ne hanno delle alte e assai persistenti per interi archi assai estesi di rotazione. Ciò risulta dallo spoglio fatto delle protu- beranze superiori a 2' e a 3’, Onde la regione di queste alte prominenze si estende più oltre al polo che non fanno le macchie, donde deriva poi la maggiore altezza nella stessa regione de’ getti idrogenici della corona e altre sostanze che la com- pongono. Perciò l’altezza della corona non sarebbe tanto in relazione colle macchie quanto con queste eruzioni idrogeniche. Così le eruzioni idrogeniche alzandosi a pre- ferenza in tale regione devono determinare delle correnti ascendenti e una circo- lazione che sarà variabile secondo il grado di attività del sole. Ma qui io non in- tendo ripetere ciò che ho già detto altrove, Solo avverto che anche qui quando emisi l’opinione che la cromosfera visibile non poteva essere il limite dell’ inviluppo gassoso del sole, venni grandemente contra- detto, ma in fine ora si è veduto che non avea poi tanto torto. Così pure spero che accadrà in un altro soggetto, quello cioè delle variazioni dei diametri solari, il quale (come già dovea aspettarsi), si tentò rilegare tra le illusioni e gli errori di osservazione, senza darci però la spiegazione delle particolarità da noi accennate per eludere tal causa. DEGBI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 19 Sapevamo benissimo che l’ osservazione del sole è difticile, e perciò non ci con- tentammo di poche osservazioni ma ne volemmo molte, e solo ci risolvemmo a pub- blicarle quando vedemmo dopo un anno la ricorrenza de’ minimi diainétti a certe posizioni dell'equatore solare. Saranno anche queste fasi dipendenti sempre dall’aria atmosferica? Sapevamo che ai due lembi l’osservatore è in diverse condizioni di luce, ma questa è una circostanza che influisce su tutte le osservazioni indistintamente e non ora sì ora no, E poi l’aria e il resto agirà egualmente a Roma e a Palermo? Ma queste difficoltà doveano risolversi mostrando altri anni di osservazioni, e non con frasi generali, In quanto poi all’ aver noi erroneamente asserito (come si pretende) che il dia- metro solare riesce diverso quando è preso al metodo spettroscopico, è facilissimo il dire che noi ci siamo sbagliati, ma non è altrettanto facile il provarlo. Forsechè allora eravamo oscitanti o negligenti in cosa sì importante, con osservazioni ripe- tute tante volte? Ovvero abbiamo falsato i risultati? Dicano questo francamente, e ne saremo contenti. — Ma non potrebbe esser invece che l’errore fosse dal lato di quelli che aveano già dichiarato che quel metodo era incapace di dar buoni risul- tati, e che essî non ne aveano ottenuto alcuno soddisfacente? Ma come va che ron essendo (per loro) possibile ottenere buoni risultati, ora poi vengono ad opporre à hioi questi risultati da loro ottenuti, come se fossero pur buoni a qualche cosa, perchè se non li credessero tali non li opporrebbero ai nostri? Il vero stato delle cose crediamo che sia questo, che i loro risultati sono vérà&= mente inconcludenti, ma che pure bisognava produrli per dire qualche cosa. Del ré- sto noi non ammetteremo mai che il diametro solare preso col nostro metodo spef- troscopico, quando si nota all’illumivazione della riga C possa esser identico a quello delle altre righe, perchè questa riga noi la vediamo staccata dall’orlo del disco di ben 4 secondi e talora di 5 e 6, anche dove non sono protuberanze. Onde di al- trettanto deve risultar diverso il semidiametro solare. Se altri con piccoli stramenti non riesce a ottenere questa separazione , la colpa non è nostra, ma de’ mezzi di osservazione, e per ciò è meglio non negare i fatti perchè non si è riuscito a cou- fermarli con mezzi insufficienti. Del resto la intensità luminosa della cromosfera è assai forte nelle vicinanze del disco, e una parte della sua luce deve influire sulla grandezza del diametro solare, e necessariamente si dovrà ammetter da tutti che il sole spogliato della eromosfera, al passaggio comune al meridiano dovrebbe ri- sultare più piccolo. E quindi al variare di questa aureola variare esso pure. Lascio poi a chi ha pratica di osservazione il giudicare se una cosa così delicata possa decidersi da semplici passaggi presi ad occhio e orecchio, e se il cronografo non meriti qualche fiducia di più, Che il diametro solare poi preso allo spettroscopio comune (cioè senza l’altro pri- sma anteriore alla fessura) risulti eguale al comune io lo credo; ma ciò fa contro i miei avversari, perhè in tal metodo si prende appunto il diametro colla sua cero- mosfera più viva essendo impossibile per le vibrazioni dell’aria distinguere in que- sto modo il vero orlo solare, come si fa col mio metodo. 20 MEMORIE DELLA SOCIRTA” Osservazioni sulle righe lucide f e è dello spettro cromosferico solare, e riflessioni sulla visibilità spettroscopica delle immagini monocro- matiche quando queste appariscono projettate sopra uno spettro con- tinuo per G. Lorenzoni. Qualche tempo dopo la pubblicazione della prima dispensa di queste memorie, nella quale sono esposte alcune osservazioni spettroscopiche da me fatte nel 1871, ricevetti dal prof. Young un opuscolo pubblicato in novembre del 1870 intitolato: Spectroscopic Notes, in cui, dopo la descrizione di una nuova forma di spettro- scopio, sono riferiti i risultati di osservazioni con questo eseguite sul bordo solare. In tali risultati è compresa la osservazione della riga che io ho indicato colla let- tera f e che lo Young vide prima di me. Ecco che cosa egli scrive alla pagina 7 a proposito di questa riga. « I desire to call special attention to 2581,5, the only «one of my list, by the way, which is not given on Mr. Lockyer’s. This line, which « was conspicuous at the eclipse of 1869, seems to be always present in the spec- « trum of the chromosphere, and shows the form of its upper surface or of a pro- « tuberance nearly as well, though of course not so brightly, as the 2796 line. It « has no corresponding dark line in the ordinary solar spectrum, and not impro- « bably may be due to the same substance that produces D, ». Queste parole se mi privano della compiacenza di aver veduto prima, mi permettono l’altra di non aver veduto solo, ciò che molte volte equivale al non vedere od al veder male, A dir vero credetti di avere veduto male quando venni a conoscere la posizione data da Young alla riga f, risultando essa alcun poco diversa dalla mia; ma non tardai molto a riconoscere la causa della discrepanza ed a mettere i due risultati in perfettissimo accordo. Ed ecco come. Fino oltre la metà del 1872 io determinai sempre la posizione delle righe lucide della cromosfera, servendomi della mappa di Van der Willigen: da questa posizione io deduceva poi la lunghezza d’onda con- frontando lo spettro di Van der Willigen collo spettro normale di Angstròm: così ho fatto colla riga fi Ora, per un piccolo errore aritmetico da me commesso nel confronto delle due mappe, la lunghezza d’ onda che io diedi per la riga f nelle DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 21 Astronomischen Nachrichten (Band 78, p. 291) è alcun poco maggiore del vero e quella inserita nel I volume di queste Memorie alla pagina 8 è errata ancora di più in causa di un grossolano errore di stampa. Fortunatamente i dati pubblicati alla pagina 11 del volume stesso bastano a ristabilire la vera posizione della f sullo spettro normale di Angstròm, poichè confrontando i valori di » e di n' corrispon- denti alla riga f con quelli che corrispondono alle righe e G si riconosce essere stata da me attribuita alla riga f una distanza da G eguale a = della distanza FG, ciò che corrisponde alla distanza di 11,7 millimetri dalla riga 36x e di mil- limetri 13,2 dalla riga [36] sullo spettro di Van der Willigen. — Coll’aiuto della ta- vola inserita alla pagina 8 dell’opuscolo di Van der Willigen (Nouveau Spectre de réfraction de la lumière solaire. Harlem, 1870) ho desunto alcuni valori del coef- ficiente pel quale si deve moltiplicare la distanza fra due righe espressa in milli- metri sullo spettro di Van der Will. per avere la differenza delle loro posizioni sulla scala di Angstròm. Con questi valori ho costruito una curva, e da questa ho ot- tenuto i coefficienti 5,27 e 5,10 pei quali devesi moltiplicare rispettivamente le di- stanze 36x — f= 11,7 ed f— [36] = 13,2 dello spettro di Van der Willigen per convertirle nelle corrispondenti distanze dello spettro di Angstròm. Ottenni così le due posizioni della f: 4533,31 — 61,66 = 4471,65 4404,26 + 67,32 = 4471,58 e la media = 4471,61 risultato sensibilmente coincidente con quello dato da Young per la riga 82 del suo catalogo inserito alla pagina 459 della bella opera di Secchi, intitolata : Die Sonne (Braunschweig 1872). — Questa posizione della f fu determinata con un cannocchia- lino spettroscopico, il cui ingrandimento non permetteva di vedere separate le due componenti la riga più rifratta delle d. Ultimamente (7 gennaro 1873) impiegando un ingrandimento più forte, potei confrontare direttamente la posizione della f collo spettro di Angstrom e la stimai a quattro decimi dell’intervallo compreso fra le due righe 4468,5, 4475,3 a partire dalla prima di queste, di modo che la posizione della f risulta così: 4471,22 Il medio fra questo e il superiore risultato porge 4471, 4, che è il numero stesso di Young. Resta così tolta qualunque discordanza fra il ri- sultato mio e quello dell’illustre Astronomo americano. Le mie osservazioni sulla riga f pubblicate l’anno scorso, mi portavano a conclu- 22 MEMORIB DELLA SOCIETA” dere, con buon fondamento secondo il mio avviso, che in favorevoli circostanze at- mosferiche la riga f si riscontra sempre nello spettro del bordo nelle regioni equa- toriali e manca od è inolto debole nelle regioni polari. Questa conclusione io la traeva da un buon numero di osservazioni fatte nell’ intervallo di tre o quattro mesi, le quali, se potevano bastare per affermare il fatto, non potevano ritenersi sufficienti per riconoscergli un carattere di assoluta costanza. Ond’è che il professore Respi-» ghi nella sua Nota V sulle osservazioni spettroscopiche del bordo e delle protu- beranze solari ecc. (Roma 1872) scriveva a pag. 17: « Avendo però il Lorenzoni « fatte queste osservazioni durante il periodo di grande perturbazione, sarebbe as- « sai importante, che queste preziose osservazioni fossero continuate per verificare < se anche nelle condizioni più normali, o di più moderata attività solare, persiste : la visibilità di queste righe per tutta la indicata zona, o se invece colla scom- « parsa delle grandi protuberanze nelle regioni polari, anche questa particolarità o « carattere della cromosfera si vada restringendo sulle zone o regioni più vicine « all’equatore », Appunto per fare questa verificazione io aveva divisato di conti» nuare tale genere di osservazioni anche nel 1872, ma esse non poterono in quest'anno essere nè molte nè molto buone in causa della ostinata contrarietà delle condizioni atmosferiche. Riferisco qui le poche annotazioni originali che potei fare. 11 gennaro 1872. La riga f si vede abbastanza bene: mi manca il tempo di fare su essa una osservazione completa, 12 detto. Anche oggi si vede bene la f. 13 detto. Dal mezzodi ad un’ora esame della f. In principio le condizioni dell’at- mosfera sembravano ottime, poi divennero meno buone. Fra 0" 30" ed 1h 35% il cielo era percorso da leggerissimi cirri. — La f si presentò mancante nelle regioni polari ed in un piccolo tratto del bordo occidentale presso all’equatore. 3 marzo, La riga f si vedeva oggi su tutto il bordo meno forse due decine di gradi presso i poli. In qualche punto essa era magnifica. 22 aprile. La riga f è appena sospettabile ad onta che la visibilità generale sia buona. 28 detto, Esaminato il bordo in 120° di posizione, dove si vedono due minime pro- tuberanze assai vive e molti filamenti, apparisce bene la f malgrado il cielo bianco, 18 agosto. Alle 4 pom. do una scorsa a tutto il bordo sulla f e trovo ch’ essa manca da 140° a 180°, da 350° a 30° e che altrove c’è dappertutto, 25 detto. Manca la f da 150° a 175°, da 335° a 5°: nelle altre parti c'è sempre. 29 detto. La f è bellissima in una protuberanza a 40° di posizione. i 30 detto, Esaminato il bordo sulla 7, trovai che mancava od era debolissima da 160° a 175° e da 335° a 355° e che c’era dappertutto altrove. Essa si vedeva su quasi tutta l’altezza della protuberanza situata in 215°, cioè per l’altezza di un mi- nuto circa. I 15 dicembre. Da 140° a 200° e da 330° a 10° manca la f: altrove esiste più 0 meno Viva. DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 23 23 detto. Riscontrai la f intorno all’equatore per un tratto di 40° o 50° all’ est e all’ovest, ma la visibilità non era buona in causa di una leggerissima nebbia dif- fusa in tutta l'atmosfera. 7 gennaio 1873. La riga f si osserva con estrema difficoltà. Trovo che sul primo lembo essa è alquanto più viva che sul secondo, e trovo pure la solita assenza od estrema debolezza nelle due regioni polari, 8 detto. La riga f manca da 350° a 30° e da 160° a 240°: altrove esiste. Dal complesso delle poche osservazioni, non mi parve emergere alcun fatto il quale mi obblighi a modificare quanto ho asserito nella mia prima memoria, ap- poggiato alle osservazioni del 1871. Ma a chi per poco consideri la natura di tali osservazioni e i risultati l’anno scorso pubblicati, apparirà chiaro non avere io vo- futo assegnare un limite assoluto alla zona entro a cui la fapparisce di preferenza, perchè la natura delle cose non lo permetteva, Infatti, ancorchè nel sole si veri- ficasse costantemente il medesimo fatto, le osservazioni, specialmente se in numero non molto grande, non potrebbero con tutta sicurezza convalidarlo a meno che non fossero tutte eseguite in condizioni identiche, cosa non facile a verificarsi, Ponendo il caso in termini, le variazioni d’intensità della riga f da un giorno all’altro pos- sono essere reali, ma possono anche dipendere da condizioni atmosferiche: nè in generale, sarà facile assegnare a ciascuna causa la porzione di effetto che le spetta, Se però le osservazioni non possono dare risultati sicuri circa la intensità assoluta della riga f nei vart punti del bordo, possono dirci qualche cosa volta per volta circa la sua intensità relativa. Ora quel che risulta indubbiamente delle osserva- zioni è, che la intensità della f è maggiore intorno all’equatore solare che presso ai poli. La sua intensità (prescindendo dai luoghi ove si presentano protuberanze) non cambia bruscamente, ma va diminuendo per gradi insensibili : talchè è impos- sibile assegnare con sicurezza il punto in cui questa intensità diventa nulla, E mi è avvenuto talvolta di non aver potuto assegnare verun limite, presentandosi la .f sebbene debolissima anche ai poli: tal altra invece non la trovai più a latitudini molto più basse dei 75° da me assegnati a un dipresso come limiti, Confrontando giorno per giorno la intensità della f sopra un lembo colla sua intensità sul lembo opposto, si doveva vedere se sui due lembi l’ampiezza dell’arco di bordo in cui è visibile la f fosse la stessa. Non ho trovato quasi mai questa eguaglianza, e ciò prova che la zona della sfera solare entro a cui apparisce la f non è limitata a due pa- ralleli geometrici ma è dove più, dove meno larga. — Parrà forse a taluno che io attribuisca soverchia importanza alle osservazioni di una sola riga, mentre il nu- mero delle righe lucide della cromosfera solare, che si possono vedere in pieno sole, va di giorno in giorno aumentando. Se però la f entra nella gran turba delle vi- sibili in pieno sole, e se quindi per tale rispetto essa non avrebbe diritto a veruna preminenza nelle osservazioni dello spettroscopista, essa merita tuttavia una spe- ciale attenzione pel fatto da me riconosciuto caratteristico della sua varia inten- sità nei differenti punti del bordo solare. Probabilmente questo carattere spetta a 24 MEMORIE DELLA SOCIETA” molte altre righe; ma finora non mi risulta ch’esso sia stato riconosciuto od osser- vato in veruna. Nella mia prima memoria ho detto di avere incontrato spesso nello spettro delle protuberanze più vive il rovesciamento delle righe 6. Il prof. Tacchini trovò da parte sua la presenza di queste righe lucide su lunghi tratti di bordo, e qualche volta anche sull’intiero bordo, ciò che lo indusse a fare diligenti ricerche in proposito e ad invitarmi a vedere se collo strumento da me adoperato si verificasse nulla di simile. Io non aveva mai veduto un marcato rovesciamento delle d nella cromosfera e, dubitando che ciò provenisse da difetto di attenzione, aderii di buon grado al desiderio del prof, Tacchini e nell’agosto scorso feci ogni sforzo per giungere al de- siderato rovesciamento. — Riferisco testualmente alcune note. 17 agosto 1872. Il cielo non è perfettamente puro. Esaminando il bordo sulla f, trovo in 60° il punto più vivo della cromosfera: ivi si vede pur bene la Hd rove- sciata. Esaminando accuratamente tutto lo spettro non trovai rovesciate che le sei Ha, Ds, H8, f, Hy, H3: sospettai il rovesciamento delle 9; ma non ne fui si- curo. 25 detto, Esamino sulle è il terzo quadrante dove la f apparisce più viva. Non mi accorgo di rovesciamento: tutto al più mi par di vedere un indebolimento delle righe nere. In 237° però mi accorgo che le d sono leggermente rovesciate ad una certa distanza dal bordo: esaminato questo punto sulla C vedo una bella nube so- lare. Conclusione delle osservazioni d’oggi: col mio spettroscopio è difficilissimo per non dire impossibile ottenere il rovesciamento delle d sul bordo, ad onta che la riga f sia visibile magnificamente, Invece non è difticile ottenerlo in una nuvola od in una protuberanza molto vive, 29 detto. In P= 40° vi era una viva protuberanza il cui spettro mi diede senza difficoltà alcuna ben 15 righe lucide fra le quali bellissime le tre del magnesio, Po- sta esattamente la fessura nel foco dei raggi d colla osservazione della protuberanza ora accennata, esaminai successivamente tutto il bordo solare sulle 6 stesse. Non posso dire di aver veduto nettamente l’inversione delle dè in nessun punto del bordo; per altro non tutti i punti del bordo si diportavano egualmente colle d, — Infatti in qualche regione e per buoni tratti di bordo mi parve di vedere un indebolimento delle 6 e sopra tutto mi parve di vedere il moto del sole dopo che il suo bordo era scomparso. Questa osservazione si riferisce principalmente al punto 250° e ad un tratto di forse più che 50° precedenti al suddetto punto e così pure per molti gradi intorno al punto 40° In quanto al punto 250° vidi poi che colà vi era una bella protuberanza e che il tratto di bordo precedente era tutto sparso di punte: lo stesso dicasi del tratto di bordo intorno al punto 40°, 30 detto. Alle 9% e 40% ho preso ad esaminare il bordo sulle d a partire dal pun- to 2159, In quel punto si vedevano piccoli brani delle è leggermente rovesciati an- che fuori del bordo solare. In quanto ad altre regioni, anche là ove la f era più viva, non sono riuscito a vedere più di ieri, Bisogna però notare che il cielo non DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 25 aveva tutta la desiderabile purezza. Dalle osservazioni d’ oggi e da quelle di ieri risulta che il magnesio si trova anche a grandi altezze nel seno delle protuberanze, 14 dicembre, Incominciai ad esaminare sulle è un punto del bordo solare preso a caso e mi parve di vedervi un principio d’inversione: se non che mentre mi di- sponeva ad ottenere il perfetto collocamento della fessura l’aria si guastò in modo da impedire le ulteriori osservazioni. 7 gennaro 1873. In P= 84° vi è una protuberanza in cui il rovesciamento delle b è manifestissimo: sul bordo questo rovesciamento mi apparisce in generale poco evidente, sebbene qualche cosa vi sia di sicuro. i 8 detto. Malgrado il cielo un po’ bianchiccio, ho creduto di vedere tracce di ro- vesciamento delle è, ma assai dubbie, nella regione compresa fra 60° e 90°, Questi risultati non troppo soddisfacenti m’ indussero a meditare sull’ argomento della visibilità spettroscopica delle luci monocromatiche, per vedere se mi fosse pos- sibile rendermi conto di essi ,e variando il modo di osservazione o lo strumento giungere a qualche cosa di meglio, Mi permetterò di esporre qui in maniera af- fatto elementare le idee che mi sono andato formando in proposito, senza alcuna pretesa di dire cose affatto nuove, e col solo desiderio che questo mio scritto possa giovare a chi per la prima volta si accinge ad adoperare il felespettroscopio. Guardando attraverso un prisma la fiamma di un lume ad olio, ciò che si vede subito non è già una immagine della fiamma, ma una larga zona di luce, la quale presenta tutte le gradazioni di colore dell’iride, Esaminando attentamente le varie regioni di questa zona, che dicesi spettro, non sì tarda a vedere nel verde una im- magine verdognola della fiamma specialmente marcata verso la base. Con maggiore difficoltà si arriva a riconoscere la esistenza di altre due immagini molto più deboli, poco distanti dalla prima, le quali insieme con questa sono dovute ai gas composti di carbonio che si svolgono nella combustione, mentre lo spettro della fiamma è dovuto alle particelle solide di carbonio incandescente, che s’innalzano nel seno della fiamma stessa e che per difetto d’ossigeno non possono convertirsi in combinazioni gassose. Introducendo nella fiamma una gocciolina di alcool contenente in soluzione un gra- nello di sale da cucina (cloruro di sodio) si vede nel giallo dello spettro apparire una brillantissima immagine gialla della fiamma, Alla fiamma del lume ad olio può in qualche modo essere paragonato il nostro sole. Il globo solare splende di luce vivissima e bianca, la quale perchè prodotta da particelle solide incandescenti o perchè prodotta da gas e vapori ad altissima pressione e temperatura, passando attraverso il prisma si dispiega in raggi di tutte le rifrangibilità e questi arrivando all’occhio dell’osservatore gli fanno vedere al di là del prisma uno spettro solare virtuale. Ma il globo solare è involto da uno strato abbastanza elevato di vapori e gas allo stato luminoso, i quali, presi separatamente danno raggi di poche rifrangibilità, Devono dunque esistere Iungo lo spettro solare (come nello spettro della fiamma) tante immagini virtuali di quell’inviluppo gassoso o vaporoso conosciuto sotto il nome di cromosfera, quante sono le rifrangibilità dis- Giornale di Scienze Nai. ed Econ. Vol. 1X.— 1873. 4 26 MEMORIE DELLA SOCIETA” tinte dei raggi emessi dalla cromosfera stessa. Se non ce ne accorgiamo egli è per- chè quei vapori o gas sono così debolmente luminosi in confronto della Ince di eguale rifrangibilità emessa dal globo solare, che questa nell’attraversarli non rimane sen- sibilmente affievolita, ovvero quei gas o quei vapori hanno una intensità luminosa eguale a quella della luce della stessa rifrangibilità emessa dal globo solare e al- lora, mentre questa è da essi intieramente arrestata, la sottrazione resta compensata completamente dalla luce emessa dai vapori o gas anzidetti. Noi ci accorgeremmo sol- tanto della esistenza di dette immagini, quando la loro intensità luminosa fosse mag» giore di quella del fondo su cui appariscono proiettate, oppure quando fosse mi- nore: nel primo caso si vedrebbero di visione positiva, cioè si vedrebbe realmente la luce da loro emessa: nel secondo caso si vedrebbero di visione negativa giacchè in questo si vede la luce emessa dal fondo resa più debole per l’assorbimento elet- tivo esercitato dal gas o‘vapore che manda raggi della sua stessa rifrangibilità, Diciamo è la intensità luminosa della immagine monocromatica, g la intensità lu- minosa del fondo spettrale su cui essa si proietta: a parità di tutte le altre cir- costanze, la visibilità della prima luce sarà tanto maggiore quanto più grande è il suo spicco sul fondo, cioè quanto più grande è la differenza é —%, e sarà tanto più piccola quanto più grande è la intensità 9g della luce emanata dal fondo, così che la visibilità spettroscopica della luce monocromatica potrà esprimersi colla frazione: i—-gq q A questa frazione daremo il nome di visibilità oggettiva, osservando che sarà nega» tiva per 2< gq e positiva per 1> «è Se lo splendore del fondo potesse venire variato a volontà, mentre resta costante Cas q il valore di é, si vede che potrebbesi colla continuata diminuzione di 9g fare prima negativa se è < 9g, poi nulla, poi anche positiva. Lo stesso accadrebbe se po- tesse venire aumentato il valore di è rimanendo costante 9, o se contemporanea- mente aumentasse è e diminuisse g. Collo spettroscopio si ottiene 1’ intento di far i ; ì variare il valore di “° quando 2 spetti ad una luce monocromatica e qg ad una q 7 luce bianca. Sia 7 (fig. 1) il foco principale del collimatore C, cioè quel punto in cui -suolsi collocare la fessura dello spettroscopio, sia £ il prisma, O l'obbiettivo del cannoc- chialino spettroscopico ed 7" il foco principale di questo. Indichiamo con f la di- stanza focale FC del collimatore, con f' la distanza focale OF" del cannocchialino, e supponiamo tanto il collimatore quanto il cannocchialino perfettamente acroma- tici onde poter adoperare gli stessi valori di f e di f' qualunque sia la rifran- gibilità dei raggi, Se il punto A di un oggetto AB (che generalmente è la porzione della immagine di un oggetto luminoso compresa nella fessura dello spettroscopio) DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI . 27 situato nel foco del collimatore invia su questo un cono di raggi di luce monocro- matica, attraversato che essi abbiano il collimatore assumeranno direzioni fra loro parallele e parallele ad AC, e direzioni fra. loro parallele avranno pure, quando, at- traversato il prisma, arriveranno sull’ obbiettivo, Al di là dell’ obbiettivo converge- ranno in un punto a situato sull’asse secondario Oa al quale essi erano paralleli ar- rivando sull’obbiettivo (*). In maniera analoga si comporteranno i raggi di luce mo- nocromatica inviati da un qualunque altro punto dell’oggetto sul collimatore ed in- fine avremo in 7° una immagine reale, rovescia monocromatica dell’oggetto. Indicando con Z la quantità di luce monocromatica emessa dall’unità di superfi- cie dell’oggetto, cioè lo splendore intrinseco della Ince monocromatica stessa, ed in- dicando con s l’area dell’oggetto, osserviamo che se la immagine avesse arca eguale a quella dell’oggetto, il suo splendore intrinseco 2" sarebbe lo splendore intrinseco I moltiplicato per un coefliciente 22 minore dell’unità dipendente dalla trasparenza dei mezzi attraversati dalla luce e dalle dimensioni dello strumento, cioè sarebbe u=mI Ma se l’area della immagine è «, il suo splendore intrinseco è si avrà dalla pro- porzione : quindi : A s im 1 Ù 9: Ma) L'era fede, e Ù Ù (Da Consideriamo ora l’oggetto come emettente raggi di tutte le rifrangibilità. Il cono di raggi bianchi, che ha per vertice A e per base il collimatore, si tramuta al di là di questo in un cilindro avente per asse la retta AC. Attraversando il prisma, ogni raggio di luce bianca si divide in un numero infinito di raggi di differenti co- lori; ma tutti i raggi della medesima rifrangibilità si comportano egnalmente ai raggi di luce monocromatica, cioè vanno a raccogliersi in uno stesso punto al di }à del- l’obbiettivo distante da questo di f'. Supponiamo che in a, vadano a convergere tutti i raggi della minima rifrangibilità ed in a, concorrano tutti quelli che hanno Ja massima rifrangibilità, in modo che 1’ angolo a O ar sia la dispersione totale del prisma che diremo D. Così i raggi delle rifrangibilità intermedie andranno a con- correre nei differenti punti dell’arco @, a, descritto con centro O e raggio OP=f', ed il punto A in luogo di avere per foco un punto solo, avrà per foco un arco di cerchio, e l’oggetto AB in luogo di avere una immagine perfettamente simile a sé, ne avrà un numero infinito, e queste immagini sovrapponendosi in gran parte da- (*) Nella figura è supposto che il prisma sia a visione diretta, e che il raggio AC sia quello che lo attraversa irrefratto. 28. MEMORIE DELLA SOCIETA” ranno luogo al così detto spettro, la cui area 6 starà all’area della immagine mo- nocromatica, come a dr = dar sta ad ab. E siecome a, dv = dar dr è sempre pic» colo in confronto di ay ar= dy dr, potremo porre bBra= ay0: ade Sia ora Q lo splendore intrinseco della luce bianca emessa dall’oggetto. Sarebbe lo splendore intrinseco g' della sua immagine, quando questa avesse area eguale a quella dell’oggetto, data dalla equazione q=mQ. Ma lo spettro ha un’area £, quindi supponendo la luce uniformemente distribuita sul medesimo, (per togliere ogni difticoltà a questa ipotesi basterebbe considerare la dispersione parziale del prisma in luogo della totale) il suo splendore intrinseco q sarà dato dalla proporzione : di cui: Ponendo ora: angolo a0b= ACB=d, che è il diametro angolare dell’oggetto sot- teso al centro del collimatore, abbiamo : Ay Ap * a=D:d@ e quindi: da cui: espressione della visibilità oggettiva di una luce monocromatica proiettata sopra uno spettro continuo, e questa visibilità sarà negativa, nulla o positiva secondo che Li > DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 29 Siccome è sempre D>d questi tre casi non possono presentarsi successivamente se non quando sia Z<@. Ciò appunto si verifica per la luce proveniente dall’idrogene allo stato luminoso che si trova alla superficie del sole. — Tagliando fuori dalla im- magine solare che si forma nel foco del canuvechiale o telescopio una strettissima banda col mezzo della fessura dello spettroscopio , nella riga nera C noi abbiamo l’immagine della banda suddetta in quanto essa è coperta d’idrogene: questo adun- que viene in tal caso veduto di visibilità negativa. Ponendo poi la fessura tangente all’immagine solare, la riga nera C diviene luminosa, cioè l'idrogeno si vede posi- tivamente in grazia della diminuita intensità del fondo, Se noi consideriamo per un momento come costante il rapporto A sì vede che la visibilità dell’idrogeno o di qualunque altra sostanza alla superficie solare dipende dal rapporto di o In quanto alla intensità Z della luce emessa dalle protuberanze, questa è diversa da protuberanza a protuberanza e perciò accade che alcune protuberanze sieno me- glio visibili di altre. Rispetto a @ osserveremo che sul disco solare essa è diversa nei differenti punti: infatti osservansi sul disco luoghi relativamente oscuri (macchie) nei quali quindi potrà essere visibile anche positivamente l’idrogene, e luoghi molto brillanti (facole) nei quali non potrà in generale aver luogo che una visibilità negativa. Considerando la intensità @ del fondo spettrale quando la fessura è tangente alla immagine so- lare, ricorderemo che la luce del fondo è in tal caso dovuta alla presenza dell’at- mosfera terrestre, la quale riflette la luce del sole colla massima forza nella dire- zione dei punti che circondano davvicino il disco solare e con forza minore nella direzione dei punti meno vicini. Infatti durante gli ecclissi totali, cioè quando la luna impedisce alla luce proveniente dal globo solare d’illuminare le molecole at- mosferiche che si trovano entro il cono d’ombra, il campo spettroscopico apparisce quasi perfettamente nero e solo illuminato dalla pallida luce della corona solare, Allora anche le righe lucide più deboli dello spettro della cromosfera e delle pro- tuberanze possono venire facilmente percepite dall’occhio dell’osservatore. E si com- preude, che tutte le circostanze atte a diminuire il potere illuminante dell’ atmo- sfera terrestre, renderanno più facile la visione delle luci monocromatiche inviate dalle protuberanze. Sarà quindi più intenso lo spettro atmosferico quanto minore è l’altezza del sole sopra l’orizzonte, quanto più l’atmosfera terrestre sarà pregna di vapori, e sarà tanto meno intenso, quanto meno alto e meno denso è lo strato di atmosfera, che la luce deve attraversare prima di giungere all’occhio dell'osservatore. Così si spiega il vantaggio che si ha osservando in latitudini basse e in climi distinti per la pu- rezza del cielo come quelli di Roma e di Palermo. Per avere una minore altezza dell’ atmosfera congiunta ad una sua maggiore purezza basta recarsi a fare le os- servazioni sulle alte montagne. Era quindi sommamente. plausibile il progetto del 30 MEMORIE DELLA SOCIRTA” prof. Tacchini di recarsi a fare osservazioni spettroscopiche solari sull’ Etua, ed è veramente deplorabile ch’ egli non abbia potuto mandare ad effetto il suo divisa- mento, perchè sarebbero già da oltre un anno conquistate alla scienza alcune di quelle nozioni che ultimamente il prof, Young potè attingere circa la costituzione fisica del sole salendo sul monte Shermar all’altezza di 2500 metri. 1 7 Ma noi possiamo ora supporre costante il rapporto — e ricercare in qual modo Q varii la visibilità delle luci monocromatiche al variare del rapporto x cioè al va- riare delle condizioni istrumentali. Intanto si vede che crescendo D, oppure dimi- nuendo d, od anche crescendo D e contemporaneamente diminuendo d, cresce la vi- sibilità e viceversa. In caso concreto, se noi moltiplichiamo D per m e dividiamo d per » abbiamo: ig DIO “a ae MM Ti — 1 q d @ D Re Insomma si aumenta la visibilità nell’ istessa misura, tanto che si moltiplichi per un certo numero la dispersione, quanto che per lo stesso numero si divida l’angolo sotteso dall’oggetto al centro del collimatore. Se la variazione di D e di d è in nostro arbitrio, noi non dobbiamo dimenticare Y ci che la visibilità soggettiva dipende oltre che dal rapporto 1, anche dalla chia- rezza delle immagini e dall’angolo sotto il quale esse appariscono all’occhio dell’os- servatore e che quindi non sarà reale il vantaggio portato alla visibilità colle con- venienti variazioni di D e d se queste rechino troppo danno alla chiarezza oppure riducano l'angolo sotto cui apparisce 1’ oggetto così piccolo da rendere impossibile la sua percezione all'occhio dell’osservatore. Prima pertanto di studiare gli effetti conseguenti alla variazione di De d, rife- riamo le espressioni della chiarezza e del diametro angolare in funzione degli ele- menti istrumentali dai quali pure dipendono D e d, La chiarezza dell'immagine che si forma nel fondo dell’occhio, è proporzionale alla quantità di luce che cade sull’unità di superficie della retina e questa quantità è proporzionale allo splendore intrinseco dell’oggetto, alla quantità di luce che prove- niente dall’oggetto entra per l’obbiettivo, ed inversamente proporzionale all’area della immagine che sì forma sulla retina. La quantità di luce che entra per l'obbiettivo è proporzionale al quadrato del raggio dell’obbiettivo, l’area anzidetta è direttamente proporzionale al quadrato dell’ ingrandimento prodotto dallo strumento, quindi la chiarezza ha la espressione: }- DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 31 dove « è coefficiente dipendente dallo splendore intrinseco dell’oggetto e dalle con- dizioni fisiologiche dell’occhio, m è la frazione di luce che, entrata per l’obbiettivo, arriva sulla retina (questo m può dirsi coetliciente di trasparenza) & è il raggio dell’obbiettivo, G è l'ingrandimento angolare istrumentale. Se con è indichiamo l’an- golo sotteso dall’oggetto al centro dell’obbiettivo, con A l’angolo sotto cui l’oggetto è veduto mediante lo strumento, abbiamo : A Gi SETA arÒ A - et Riportandoci alla figura 2 si vede che — =g ingrandimento del cannocchialino d spettroscopico e che SA uindi: JÙ p E, Ca 16 q O i R: a a, "n od anche 2 73 Cam 3 * ci DIM DO LICEI PIOT RS OO TAC (2). Abbiamo poi : A d FP si . . . . . . (3). Ritorniamo ora alla espressione della visibilità : Cri DD Last dindas I Geni e facciamo in essa crescere D: aumenterà 7 Di 1 nella ragione che sopra abbiamo detto — Aumentare D vuol dire aumentare la dispersione dello spettroscopio e ciò non si può ottenere che aumentando il numero dei prismi. In questo modo il Young è arrivato a fare le sue belle scoperte circa la eostituzione della cromosfera. Il suo spettroscopio consta di 6 prismi e mezzo di flint pesante, attraverso i quali passa due volte la luce inviata dal collimatore prima di entrare nel cannocchialino, su- bendo una dispersione quale si otterrebbe con tredici prismi, ciascuno avente l’an- golo rifrangente di 55°, Applicando questo strumento ad un cannocchiale di centi- metri 16,3 di apertura, egli ha potuto vedere nello spettro della cromosfera ed in varie volte, ben 103 righe lucide, il cui catalogo è riferito alla pagina 459 del- l’opera di Secchi: Die Sonne; anzi questo numero è stato da lui aumentato ultima- 32 MEMORIE DELLA SOCIETA” mente di molto, nella circostanza della sua spedizione al monte Sherman (*). Anche il prof. Donati ha costruito uno spettroscopio molto dispersivo, di cui è notizia nella dispensa 4° pag. 52 di queste memorie, e con esso egli potè vedere positivamente l’idrogene nel mezzo delle macchie. — Ma aumentando il numero dei prismi per au- meutare la dispersione si va a diminuire in proporzione il coefficiente wm della for- mola (2) e quindi la chiarezza delle immagini che si formano sulla retina. Così che non si può spingere la dispersione oltre un certo limite che non pare sia stato an- cora determinato. Veniamo a d. Essendo (vedi fig. 2) d=-=— dò si può diminuire d 1° diminuendo 2° diminuendo è 3° numentando f. 1. Se diminuisce 7, nell’istessa proporzione diminuisce d e diminuisce anche 4 (form. 3), di guisa che l'oggetto apparisce sempre più piccolo a danno della distinta visione. In quanto alla chiarezza parrebbe a primo tratto in seguito alla formula (2)' È 3 Ja ch’ essa dovesse aumentare notevolmente, ma ove si osservi che per solito pi: quantità costante o pressochè, si vedrà che la chiarezza non cambia. Diminuirebbe invece notevolmente se per ingrandire apparentemente l’ oggetto si aumentasse 9, cioè l'ingrandimento del cannocchialino. Ho voluto fare un tentativo in questo senso onde verificare se mai per avventura divenissero visibili positivamente od almeno negativamente alcune delle iminagini monocromatiche più cospicue della cromosfera solare. Perciò in luogo di applicare Io spettroscopio al cannocchiale solito, applicai davanti al collimatore una lente di pochi millimetri di diametro e di breve distanza focale e feci in guisa che il foco di essa coincidesse col foco del collimatore. L’im- magine solare che si formava nel foco di questo piccolo obbiettivo quando lo stru- mento veniva diretto al sole, era ridotta pressochè ad un punto, e guardata collo spettroscopio dava l’ apparenza di uno strettissimo nastro interrotto qua e là nei luoghi ove si sogliono vedere le righe nere di Fraunhofer da lacune oscure. — Que- ste lacune non erano manifestamente che immagini monocromatiche complete del sole vedute per visione negativa (‘’). Diminuendo ancor più il diametro dell’obbiet- tivo (ma meglio aumentando le dimensioni dello spettroscopio) si dovrebbe giungere a vedere positivamente almeno le più vive immagini monocromatiche della cromo- sfera, Se a misura che aumenta la visibilità oggettiva non diminuisse il diametro (*) V. Monthly Notices of the Royal Astr. Society, vol. XXXIII, pag. 248. (**) Non potei ottenere immagini nette e ben contornate in causa della forte aberrazione di sfe- ricità ond’ era affetta la lente da me impiegata. DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI dò angolare del sole ovvero la chiarezza della visione, si potrebbe forse in questo modo giungere a risultati molto importanii Chi sa mai che una volta o l’altra non si giunga per questa o per simile via, a vedere a colpo d’occhio la distribuzione al- meno all’ ingrosso delle varie sostanze che si trovano nella cromosfera anche da- vanti al disco solare? 2, Si può diminuire dè mediante la fessura (che è il metodo generalmente tenuto) perchè restringendo la fessura è lo stesso come sopprimere una porzione più 0 meno grande dell’ oggetto. Che così si aumenti la visibilità si riconosce facilmente quando si ponga mente al fatto che restringendo convenientemente la fessura le ri- ghe nere di Fraunhofer diventano meglio visibili, che diventano visibili certe linee lucide, le quali a fessura più larga riescono invisibili. Diminuendo d la chiarezza non varia, ma varia in proporzione 4 e ben presto giunge un momento in cui l’og- getto cessa quasi improvvisamente di essere visibile. Qui però dobbiamo fare una osservazione. La formola (1) è stata ottenuta supponendo l’area emettente luce bianca ecuale all'area emettente luce monocromatica. Ora dirigendo lo spettroscopio al bordo solare avviene talvolta che, essendo ò piccolissimo per sé stesso la minima larghezza visibile della fessura superi la larghezza della immagine monocromatica: allora la formola (1) cessa di essere vera. Perchè dunque la immagine monocromatica sia vi- sibile (oltre all’avere un sufficiente splendore intrinseco) bisogna che la sua larghezza sin per lo meuo eguale alla minima larghezza visibile della fessura. Quindi un van- taggio dei grandi rifrattori per le osservazioni della cromosfera. Altro vantaggio ge- nerale dei grandi rifrattori è il maggiore dettaglio con cui danno le immagini de- gli oggetti a cui vengono rivolti. 3. Aumentando f sì aumenta la visibilità, e se nella stessa proporzione si aumenta l'ingrandimento del cannocchialino, restano invariati la chiarezza ed il diametro an- golare come si scorge dalle formule (2) e (3). Il P. Secchi intravide il vantaggio conseguente all’aumento di f nel primo volume di queste memorie a pag. 57 dove dice portare credenza che, allungando il cannocchialino ed il collimatore si possano con pochi prismi ottenere fortissime dispersioni. È facile però a persuadersi che an- che per questa via si può andare poco innanzi. Infatti è evidente che a non voler recar danno alla chiarezza, bisogna che il collimatore sia in grado di ricevere tutta la luce inviatagli dall’obbiettivo attraverso la fessura e perciò il diametro del col- limatore deve stare colla rispettiva distanza focale in quello stesso rapporto in cui il diametro e la distanza focale dell’obbiettivo stanno fra di loro. Naturalmente io intendo parlare del diametro utile del collimatore cioè del diametro di quel circolo contenente i soli raggi che possono attraversare i prismi ed arrivare pel cannocchia- lino all'occhio. Se il primo rapporto è più piccolo del secondo egli è lo stesso come sopprimere una porzione di obbiettivo, se invece è maggiore è lo stesso come sop- primere una parte della superficie dei prismi: e nell’uno e nell’altro caso la chia- rezza ne resta danneggiata. Essendo dunque necessario che all'aumentare della distanza focale del collimatore aumenti anche il diametro di questo e quindi aumentino le | (iornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. IX. — 1873. 5 34 MEMORIE DELLA SOCIETA” dimensioni dei prismi, si va incontro alla enorme difficoltà di avere prismi delle con- venienti dimensioni, e alla rapida diminuzione di trasparenza del complessivo sistema di mezzi pel quale deve passare la luce. In conseguenza di quanto ho or ora detto io credo che, onde lo spettroscopio e il cannocchiale cui lo spettroscopio viene applicato formino un tutto organico che meriti il nome di felespettroscopio, bisogni sia almeno prossimamente soddisfatta la superiore condizione. Quando ciò abbia luogo sarà utilizzato tutto l’ obbiettivo del cannocchiale e tutta la superficie dei prismi e si potranno paragonare fra loro due telespettroscopii confrontando i valori dati per essi dalle formole (1), (2) e (3). Io mi accorsi molto tardi che il mio spettroscopio non soddisfaceva a questa condi- zione. Trovai infatti il diametro del collimatore essere presso a poco la settima parte della sua distanza focale, mentre il diametro dell’ obbiettivo è la quattordicesima parte della distanza focale rispettiva. Tornava dunque inutile una gran parte del prisma. Per non perdere tempo a ricercare presso i costruttori di strumenti ottici un collimatore conveniente, pensai di supplire alla meglio nella seguente maniera (*). Interposi fra la fessura dello spettroscopio e il collimatore una lente convergente di corto foco. Facendo in modo che la fessura cada al di là del doppio della di- stanza focale principale di questa lente, si ha al di qua una immagine reale, rove- scia, impiccolita della fessura, mentre i raggi emanati da questa immagine hanno una divergenza maggiore di quelli che partono dalla fessura. Si può impiccolire impunemente l’immagine della fessura fino a tanto che i raggi provenienti da que- sta arrivino a coprire tutto il collimatore: spingendo ancora lo impiccolimerto molti raggi cadrebbero fuori del collimatore con danno della chiarezza. Diciamo p la di- stanza della fessura della piccola lente convergente, p' la distanza dalla lente a cui si forma l’immagine della fessura, 9 la distanza focale della lente medesima e p il raggio del circolo su cui arrivano raggi dall’obbiettivo. Avremo (fig. 3)-le due equa- zioni : PIE na Tal TOMMRRET, OO, . È d dalle qual = alle qu ] PF p A p e poi: cnr. PAS RIT ed essendo 1 1 1 —-+— = avremo: p p P (*) Durante la stampa di questo scritto potei procurarmi un obbiettivo acromatico di circa 30 centimetri di distanza focale, che feci adattare allo spettroscopio a guisa di collimatore. Ho ot- tenuto così le immagini delle protuberanze nette e diritte come nello strumento primitivo, men- tre nel modo sopra indicato esse appariscono alquanto scontorte (per l’ aberrazione di sfericità) e rovescie. DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 35 r DE 1 1 DE pg t>5 È Essendo nel mio strumento: r Vo F = ed E = 28 i COLA abbiamo: R' Di =? e quindi p= 39 pleno L'immagine della fessura sottenderà quindi al centro del collimatore un angolo e la visibilità sarà Supponiamo che per una determinata luce fosse prima la visibilità eguale a 1 e quindi = 7 = 2: colla modificazione ora introdotta la visibilità diventa eguale a 3 Naturalmente, in seguito a quanto è stato detto di sopra, ho aumentato l’ingrandi- mento del cannocchialino onde avere per le immagini |’ istessa chiarezza e la me- desima grandezza apparente di prima. In tal modo sono riuscito a vedere la riga f anche quando le circostanze atmosferiche m’ impedivano assolutamente di vederla nel solito modo, e sono riuscito a confrontare direttamente lo spettro solare dato dal mio strumento collo spettro normale di Angstròm, tanta è la nettezza e la di- stinzione delle righe di Fraunhofer con esso visibili. La nuova lente non è però fissa in una determinata posizione. Col mezzo di una sega dentata e di un rocchetto essa può avvicinarsi alla fessura oppure esserne al- lontanata, mentre col mezzo di un simile congegno si dà la conveniente posizione al collimatore rispetto alla lente. Per tentativi si giunge allora ad ottenere la mi- glior possibile disposizione relativa delle varie parti dello strumento. Il nuovo adat- tamento è stato costruito nell’officina del nostro Osservatorio dal valente giovane Giu- 36 MEMORIE DELLA SOCIETA” seppe Cavignate, e potrebbe forse completarsi in modo da dare una specie di foto- metro delle luci monocromatiche. Supponiamo infatti che il nostro occhio sia idoneo a stimare quando due luci di intensità Z ed Z’ sono egualmente visibili: la egua- elianza di visibilità si otterrà variando convenientemente il valore di d e ad eguale visibilità avremo l'equazione: LI The= 0) di — 1 d’onde: ATA Q d' @Q TER to) d Basterebbe quindi trovar modo di poter determinare con sufficiente esattezza il rap- porto degli angoli d è d' per avere quello delle intensità Zed /'. Il primo di que- sti rapporti dovrebbe potersi determinare facilmente misurando gli spostamenti della lente necessarii per ottenere l'eguaglianza di visibilità. Un altro modo di confrontare le intensità di varie luci vedute collo spettroscopio, applicabile agli spettroscopii composti di doppio prisma a visione diretta sarebbe il seguente. Nelle Astronomischen Nachrichten (vol. 80, pag. 211) il signor E. Kay- ser di Danzig fa osservare, che nello spettroscopio composto con due prismi a vi- sione diretta, si può far variare la dispersione in modo continuo dal suo valore mas- simo, che ha luogo quando }e dispersioni dei due prismi si sommano, al suo valor minimo, che ha luogo quando le dispersioni stesse si sottraggono. Ciò si ottiene fa- cendo ruotare intorno all’asse di figura dello spettroscopio uno dei prismi a visione diretta rispetto all’altro, mentre alla fessura si dà una posizione tale che le righe Fraunhoferiane riescano perpendicolari ai lati dello spettro. Si può calcolare facil- mente la dispersione risultante in funzione degli angoli fatti dalla fessura colle di- rezioni degli spigoli dei due prismi, ed in funzione delle parziali dispersioni dei pri- smi stessi. Potendosi in tal modo misurare le dispersioni De D', che (a tutte le altre circostanze pari) rendono egualmente visibili due ]uci monocromatiche di in- tensità I ed I', avremo: Di inbtaiDo l, d' Q dia. ed Iil =D D Supposto che la intensità luminosa media della cromosfera cioè Z sia costante, potrebbesi anche misurare in qualche modo la intensità @ dello spettro atmosferico in differenti luoghi, a differenti altezze del sole sull’orizzonte ed in differenti tempi, Dalle considerazioni fatte fin qui, parmi poter concludere le probabili ragioni per le quali ì risultati delle mie osservazioni sulle righe del magnesio sieno stati poco soddisfacenti in confronto di quelli ottenuti a Palermo, DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI dtd 1. Il cielo di Palermo è più puro di quello di Padova, quiudi a Palermo si ha un . minore €. 2. L'obbiettivo di Palermo ha un diametro circa due volte e mezza quello dell’ob- biettivo di Padova e la distanza focale in proporzione, quindi la possibilità che la immagine dello strato cromosferico di magnesio riempie a Palermo la fessura che ha la minima larghezza bene visibile, e la impossibilità che a Padova avvenga altret- tanto. Forse questa è la principale ragione della non riuscita delle mie osservazioni, perchè a favore della sufficienza dello spettroscopio da me adoperato, depone il fatto che io ho veduto con esso rovesciate le d non solo in molte protuberanze, ma an- che in qualcuna delle nubi più vive, Se come è probabile una moderata diminuzione della chiarezza non è dannosa alla visibilità di oggetti molto luminosi, il metodo proposto dal prof. Donati alla pag. 54 di queste Memorie, di osservare collo spet- troscopio le immagini ingrandite dall’ ocnlare, dovrebbe per la osservazione degli spettri cromosferici essere preferito al metodo finora più generalmente usato, spe- cialmente quando non si disponga di grandi obbiettivi. 3. La dispersione dello spettroscopio di Palermo è tuttavia molto maggiore di quella dello spettroscopio di Padova. Quando le circostanze atmosferiche lo permetteranno, si vedrà se l’aumento di forza portato al nostro strumento colla modificazione so- praccennata, avvantaggi in proporzione la visibilità delle righe d nella cromosfera, In quanto alla condizione di eguaglianza del rapporto fra il diametro e la rispet- tiva distanza focale nell’obbiettivo del cannocchiale e nel collimatore, essa è sod- disfatta meno nello strumento di Palermo, ed anche in quello del P., Sechi, che non in quello di Padova, e si può quindi prevedere che ove in quegli strumenti si au- mentino convenientemente le lunghezze focali dei collimatori si otterranno risultati ancora più splendidi di quelli ottennti finora, Padova, 5 marzo 1873. Regioni del magnesio. Nota di P. Tacchini. La tavola XXII contiene le imagini spettroscopiche del bordo solare osservate da me e dal P. Secchi nel mese di giugno 1872, le quali addimostrano che anche in quel periodo mancarono costantemente le protuberanze nelle regioni polari, 38 MEMORIE DELLA SOCIETA” Riguardo al magnesio le osservazioni riescirono discontinue in causa delle sfavo- revoli condizioni dell’atmosfera, così che sopra 19 giornate di osservazione in tutto , il mese, solo 14 riescirono utili per lo esame delle righe 6, la visibilità delle quali è indicata nella tavola dalla linea nera più grossa alla base della cromosfera, come nel quadro del maggio, Nel mese di giugno ci fu dato più di una volta di vedere invertite le d su tutto l’intiero bordo solare, nei giorni cioè 17, 24, 26 e 29. A questa frequenza massima del magnesio, corrisponde un minimum di protuberanze, ciò che si verifica anche generalmente per gli altri tratti staccati, come si avverti nella nota precedente. Al- l’incontro la cromosfera è più marcata, cioè le sue fiammelle sono più numerose, più alte e più lucenti. Nella precedente nota a pag. 8, si disse che la quantità del magnesio nella cro- mosfera va soggetta a variazioni fortissime ed a brevi intervalli, e le osservazioni del giugno lo dimostrano chinramente, essendo esse fatte in condizioni atmosferiche pressochè identiche, cioè tutte egualmente buone, in modo che se il detto metallo fosse stato ad ogni giorno egualmente distribuito, eguale o pressochè eguale sarebbe stato il risultato ottenuto nello ‘esame delle righe d, Invece l’osservazione ci mostra tali differenze da potere conchiudere con tutta sicurezza per una differente distri- buzione ed intensità di questo metallo lungo il bordo del sole. Infatti nel giorno 1 esso fu visibile in cinque differenti tratti e tanto al polo nord che al polo sud, in complesso sopra 282 gradi del bordo: nel giorno 6 invece non riescii a vederlo che in una sola posizione nel tratto 75°-81°, ove innalzavasi a si- nistra di necordo colle fiammelle per un 15”, Cosi nel giorno 20 abbiamo il magne- sio per 306 gradi, e nel successivo giorno 21 per soli 90 gradi, e lo stesso dicasi pei giorni 24 e 25. Per una maggiore garanzia si usò la precauzione di verificare diverse posizioni dopo finito l’ intiero giro, onde assicurarci se le condizioni di 0s- “ servazione si erano conservate le medesime ovvero cangiate. In conseguenza di che tenuto conto anche del grado di visibilità della cromosfera e delle protuberanze, si ha tutta la ragione di conchiudere, che le differenze nel numero delle posizioni con magnesio in quei giorni, corrispondono a variazioni reali avvenute sul sole nell’in- tensità di quei vapori, che in talune giornate arrivarono a rendersi visibili per lo intiero bordo, mentre in altri mancarono quasi completamente. L'intensità luminosa delle righe 6 e la loro ampiezza non furono mai costanti, ma variavano e in accordo anche coll’intensità lumiuosa della cromosfera, per modo che le note abbreviate poste nel quadro per la cromosfera, servono in generale anche per le righe d, e dico in generale, perché si possono trovare posizioni in cui la cro- mosfera è viva e le righe d deboli o viceversa. Il grado di intensità luminosa delle b è dato posizione per posizione colle solite abbreviature, nelle quali si riscontra anche, che in taluni tratti di magnesio debole trovansi dei punti vivaci, che corri- spondono sempre nella cromosfera a speciali alterazioni, come facilmente può veri- ficarsi confrontando le figure colle note: in questi casi si hauno nelle righe i noti rigonfiamenti o ventri più o meno marcati. DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 39 POSIZIONI 1872 MOIO 1 giugno 0°vo, 6, 12 vv, 18, 240, 300, 3600, 4200, 48v0, 54, 60v0, 66, Posizioni 6 » 7 » Libia zi ica i VMBE, 20 72v, 78vvv e più alto al centro, $4vv0, 90, 96d, 102, 108, 114, 120.0, 126, 132 v, 138, 144, 150, 1564, 162d, 168, 174, 1804, 192 d, 198, 204d, 246d4, 252, 258, 264dd, 270ddd, 294, 300vv, 3067, 3124, 318ddd, 336 ddd, 348 d, 354 d. 78° a tratti ed elevato di 15” nel posto del fiocco a sinistra, 0%, 6, 120, 18, 24, 30, 36, 42d4,-48d, 54,.60v, 66vv, 72, 78v0, 84vvv al ‘centro, 90vvv, 96d4dd, 102 d, 108, 114, 120vv, 126, 138, 150, 156, 258d, 2704, 282, 288vvv al centro, 294, 312, 324ddd, 348 d, 354. 0°, 6, 12, 18, 24, 30v, 364, 42d, 48d, 600, 664, 72vv special- mente a destra, 75 vv, 84v, 90, 960, 102, 108 d, 1144, 120 dd, 126, 132vv, 138v, 144d, 150, 1560, 1624, 1684, 270 al centro, 276d, 282d, 300, 3064, 3184, 324d, 330, 3367, 342v, 348 d, 354 0°, 6, 12v, 18, 24, 30v, 36v al centro, 42, 48, 540, 60v a si- nistra, 6060, 72v, 78, 84%, 90, 96, 102 al centro, 108, 114, 120v, 126v, 132, 138, 144, 150, 1564 (v al centro), 1624, 168 d, 174, 1800, 186, 192 dd, 198, 204dd, 216d, 222 dd, 228 ddd, 234 dd, 240, 246, 252, 258d, 264 dd, 270, 276, 282d, 288v (vv al centro), 294d (va destra), 3004, 3060, 312 v, 3184, (0 a destra) 324 ddd, 330, 342 d, 342 d, 348, 354. 0°, 60, 12, 130, 24, 30, 36, 42v, 48, 544, 60, 66, 72, 78, 84, 90, 96, 10200, 108vv0, 114, 120, 126, 1324, 138, 144, 156 al centro, 162, 258, 264d, 270, 2764, 282, 288, 294 dd, 3004, 306v a destra, 312, 318, 330, 336, 342, 348, 354. 0°, 6, 12, 18, 247, 30, 36, 424, 48d, 54, 600, 660, 72, 78v al centro, 90 v, 96d, 1027 a destra, 1080, 1140, 120%, 126, 132, 138 d, 144, 162 d al centro, 1684, 204 dd, 210 ddd, 228 al centro, 252 d al centro, 258 d, 264 dd, 270, 276d, 282 ddd, 288, 2940, 300, 306v al centro, 312 d, 318 dd, 324, 330, 336, 3420, 348, 354. 0°, 6, 12, 18, 24, 30, .6, 42, 48, 54, 60d (val centro), 66, 72, 78, 84d, 90, 96d (val centro), 102, 108%, 11400, 120, 1260, 47 34 40 98 43 48 21 23 24 25 26 29 40 1872 MEMORIE DELLA SOCIETA” POSIZIONI 132, 138, 144, 150d, 156, 162v, 168, 174, 1804, 198 dd, 246d, 252d, 258dd, 264, 270d, 276dd, 288 ddd, 294d, 300, 306, 312, 318 dd, 324d, 330d, 336, 342, 348 d, 354. 12°, 72, 78dd, 34v, 90vv, 96, 102d, 108, 114, 120, 126d, 138, 288 d, 300, 306 da 0°, 6d, 12, 18, 24d, 30d, 36, 42, 48, 54, 600, 66, 72wv, 78w, 8400, 90 vv, 96vv, 102, 108 0, 1140 a sinistra, 120, 126 v, 132, 138, 144, 150 d, 156, 162, 168 d interrotto, 174d interrotto, 1804, 246 al centro, 252, 2584 a destra, 264d, 276, 282, 288, 294 v al centro, 300, 306 dd, 312 d (v a destra), 3184, 330 d, 336d a destra, 342 d, 348, 354. 0°, 6, 124, 18, 24v, 30v al centro, 36, 42, 48 d, 54, 60, 66, 72d, (va sinistra) 78, 84, 90, 96, 102, 1080, 11444, 120, 1260, 1320, 138, 144, 150d, 156, 162, 168 al centro, 1740, 180, 186, 192d, 198, 204d, 2104, 216d, 228d al centro, 2404, 246, 264, 270, 276 dd, 282 d, 288, 294 al centro, 300 a sinistra, 306 dad, 312, 318 v al centro, 324, 3304, 336, 342, 3480, 354. 6°, 12 d, 18 d, 24, 30, 36, 544, 60, 84, 907, 96, 102, 108d a destra, 114dd al centro, 120 dd, 1264, 252 a destra, 258, 264 dd. 0°, 6, 120, 18, 24, 30%, 36, 42, 480, 540, 60v0, 66, 72, 7800, 84000, 90, 96, 102, 1080, 114 vv, 1200, 12600, 132 vo, 138%, 144, 1500, 156, 1620, 168, 174, 180d, 186d, 192, 198d, 204d, 210v al centro, 216, 222, 228d, 234d, 240d, 246, 252vv il fiocco a sinistra per un’ altezza di 15”, 258, 264, 270, 276d, 282 dd, 288, 294, 3004, 306v al centro, 312, 318 d, 324, 330, 336, 342, 348, 354. 0° d, 6, 12, 180, 24d, 304, 36 d, 42d, 40v a sinistra, 54, 60, 66, 72, 780, 84, 90, 96, 102 v0, 108, 114v a destra, 1204, 126d, 132, 138 a destra, 1444, 1504 (val centro), 156, 162 d, 168, 174 ddd, 180 ddd, 186, 192, 198, 204 dd, 228 ddd, 234, 240 dd, 246 d, 252 d, 258, 264, 270, 276, 282 ddd, 288, 294, 3000, 306 d, 312 dd, 318 d (v al centro), 324 dd (val cen- tro) 330 ddd, 336 d, 342, 348, 354. Numero delle posizioni ol 48 56 19 60 59 DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 41 In dcuni casi l'osservazione del magnesio può riescire ad onta del cielo poco fa- vorevole, ciò che dimostra la mancanza o diciamo meglio il reale suo abboccamento ed indebolimento nei giorni in cui non si riesce a vederlo ad onta dell’aria buona, Uno di questi casi avvenne nel giorno 20 nel quale a cielo bianco sì riesci, come notammo più sopra, a vedere invertite le d sopra a 306 gradi di bordo, Anche in questo mese la presenza dei vapori di magnesio al bordo fu sempre in stretta relazione colla presenza delle facole, e nel giorno 23 se ne ebbe un esem- pio caratteristico. In detto giorno osservando il sole per projezione si videro distin- tamente facolati tre quadranti del bordo, cioè 0°-90°, 90°-180° e 0°-270°, mentre il quarto cioè 180°-270° era quasi del tutto privo di facole. Or bene se si guarda il profilo di detto giorno nella tavola XXIII, si vede che appunto il magnesio è con- tinuo da 0° a 183° e da 273° a 360°, e che nel rimanente quadrante si hanno solo le posizioni di magnesio, in perfetto accordo dunque coll’osservazione delle facole, Lo stesso potremmo ripetere per tutte le altre giornate, come mostrano anche le seguenti note generali che ricaviamo dai registri, Un tale accordo farebbe al lettore un’ impressione maggiore, se egli per trovarlo avesse dovuto passare per la trafila dei lavori da noi eseguiti, della riduzione cioè di differenti serie di osservazioni fatte con graduazioni differenti, che appunto noi abbiamo voluto conservare per ottenere la massima indipendenza, ad onta che ci costi maggiore fatica la riduzione. | Note relative aì giorni delle osservazioni spettrali del giugno 1872. 1 giugno, Bordo facolato, specialmente l’accidentale da 0° a 140°. 5. Aria cattiva. 6. Nessuna nota di tempo cattivo, anzi visione buona, dunque vero minimo. 7. Da 55° a 135° bordo marcatamente facolato e da 75° a 90° proprio distinte al bordo, 9. Il velo del cielo mentre tanto danneggiava oggi le osservazioni spettrali, favo- riva invece la distizione nella ‘projezione, ove le facole erano molte, lucenti e mi- nute, e la granulazione distintissima: questo abbiamo osservato altre volte, e quindi bisogna ben tener conto delle condizioni del cielo nei confronti giornalieri. 12. Aria pessima per spettri. 15. Facole abbondanti minute per tutto il bordo e su tutto il disco. 17. Bordo tutto facolato minuto e così sul disco e granulazioni distintissime : an- che coll’oculare a riflessione si vide una granulazione superba e facole lucentissime. 18, Continuano le condizioni del giorno avanti, 19. Il disco è oggi facolato dalla parte occidentale, 20. Cielo bianco. Belle facole al bordo, 23. Facolati distintamente tre quadranti cioè 0°-90°, 90°-180°, e 0°-270° il quarto cioè 180°-220° è quasi del tutto mancante di facole, Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. 1X. — 4873. 6 42 MEMORIE DELLA SOCIETA” 24, Bordo tutto facolato, cioè anche il quadrante pulito di ieri, ha oggi facole. 25. Questa mattina mi pare, che nella crosmosfera vi sia molta nebbia bassa sulle fiamme. Il magnesio fu osservato dalle 2° alle 3% p. m. 26. Tutto intiero il bordo è granulato distintamente di facole minute nebulose, mancano cioè regioni distinte di facole, forse appunto perchè la condizione è gene- rale. 27, Tutto il bordo era facolato come ieri: ma i cirri impedirono 1’ osservazione delle d. 29. Granulazioni distintissime e bordo facolato: le facole interne però sono più belle dalla parte di ovest. 30. Tempo cattivo, ma per projezione si vide che continuavano le condizioni di ieri, Le nostre conclusioni adunque della nota precedente nella dispensa prima. 1873, restano pienamente confermate dalle osservazioni del giugno, e solo abbiamo da ag- giungere, che nel mese di giugno la inversione delle righe d fu veduta su tutto l’in- tiero bordo, in corrispondenza ad una speciale condizione «della superficie solare a noi manifesta colla generale presenza delle facole, mentre a regioni limitate di facole corrisposero anche limitate regioni di magnesio. La visibilità dunque delle righe 6 non deve confondersi con quella di talune altre righe, come ad esempio le righe rosse BC-Ba, le quali corrispondono sempre ad archi assai limitati ed ai soli posti degli spettri misti o metallici o di eruzione, Terminerò questa mia nota colla seguente considerazione: questo stato partico- lare del sole, che ci rende visibile il magnesio, e così intenso, su tutta la sua su- perticie, e che dal maggio abbiamo veduto crescere ad un maximum assoluto in sul finire del giugno 1872, non avrà influenza alcuna sull’azione esercitata dal sole sul nostro pianeta? Le alte e straordinarie temperature osservate in diversi punti del globo in quell'epoca non potrebbero forse essere in qualche modo collegate ai fatti suddetti ? Per ora non si potrebbe dimostrarlo rigorosamente, ma nemmeno si può negarlo, e soltanto una lunga serie dl osservazioni potrà risolvere il quesito. DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 43 Sulla precedente memoria del prof. Lorenzoni Considerazione di P. Tacchini. Dell’importanza della memoria del signor Lorenzoni potrà facilmente da se giu- dicare il lettore: per me interessa però di fare rimarcare, come le conseguenze da lui ricavate rispetto al risultato da attendersi dall’ uso dei grandi refrattori nelle osservazioni di dettaglio delle protuberanze, vengano a confermare pienamerte, ciò che per esperienza abbiamo da molto tempo constatato si io che il P. Secchi, vale a dire (Vedi Memorie 1872, p. 32) che lo studio della cromosfera e dei minuti det- tagli e struttura delle protuberanze non può farsi utilmente che impiegando grandi refrattori e spettroscopii potenti. Non deve poi confondersi il vedere col veder bene, e diciamo questo perchè ultimamente abbiamo veduto annunziata con una certa im- portanza la riescita di osservazioni di protuberanze e eromosfera fatte con piccoli cannocchiali. Così nelle Monthly Notices dicembre 1872 il signor Cap. Tupmann pel riferire le sue osservazioni fatte con un telescopio di tre pollici di apertura e 40 di distanza focale, così incomincia l’articolo suo : « In order to view the hydrogen prominences on the limb of the sun, it has ge- « nerally been thought necessary to employ a somewhat large telescope fitted with «2 spectroscope of great dispersion. To show that this is a mistaken idea, I have « braught for jour inspection the small instrument with which the observations de- « tailed below were made » e nel numero 169 del giornal Nature gennaro 1873, il signor Pringle incomincia un suo articoletto colle seguenti parole: « In corroboration of Capi. Herschel’s statements regarding the mistaken idea of « high dispersive power being essential to succes in observations of solar promi- « nences, I beg to give a few results obtained by a direct-vision spectroscope of « dispersive power insufficient to separate D. » Con questi esperimenti si è certamente inteso di dimostrare, che le protuberanze e la cromosfera si possono vedere anche con piccoli mezzi, e ciò sta bene, quan- tunque non sia una novità per noi, perchè anche in settembre 1872 col prof, Dor- na abbiamo osservato la cromosfera e le protuberanze col piccolo cercatore di co- mete dell’ osservatorio di Torino. E dirò che non ci siamo curati di dirlo, perché non era a nostra cognizione, che qualcuno avesse negato la possibilità di tali os- servazioni. Ma se si confronta ciò che si vede in questi piccoli istrumenti con ciò che vediamo nei grandi refrattori, si potrebbe quasi dire che nei primi si vede niente, e quindi devono bene guardarsi coloro che inteudono di intraprendere delle osservazioni minute sulla protuberanza e cromosfera, dal confondere, come si disse prima, il vedere col veder bene, che loro non potrebbe riescire coll’ impiego di can- nocchiali molto piccoli, come quelli sopra citati. 44 MEMORIE DELLA SOCIETA” Macchie solari osservate all’ Equatoriale di Merz di Palermo nei mesi di febbraro e marzo 1873 da P. Tacchini, 1873 s \a|85|8s/f5 = (A = © (A DI E na = ua i cc Febbr. 20 16 82 1 » | 10 22 11 73 » » 9 25 14 ? » » | 11 26 8 63 1 » 9 Marzo 5 18 91 2 » | 13 6 17 96 » 4 | 11 7 21. |101 2 20014 8 20 ? » » | 11 15 7 36) 2 D 5 16 8 26?) 2 » 5 21 9 59 1 » 8 22 bj 56 » 1 8 3g ag > 6 24 8 35 1 1 7 25 5 69 » 1 6 28 8 69 1 » 8 ENTRINO he 2 30 | 10 |35) >» lt dt Anche in questi due mesi la stagione è stata assai poco favorevole all’ osserva- zione, come lo dimostra il numero dei giorni di osservazione, specialmente pel mese di febbraio, nel quale figurano quattro giornate solamente. La serie è quindi oltre- modo discontinua : però mi pare.che un maximum marcato abbia avuto luogo in sul principio del mese di marzo. In tutte le osservazioni qui sopra riferite in numero di 207 per le macchie, tre soli casi incontrammo, nei quali il moto vorticoso era discretamente manifesto, e ciò nei giorni 20 e 22 febbraro e 28 marzo. Nelle altre invece «dominava nella più gran parte un reticolato fotosferico, come rami di albero intrecciati, non essendo rego- lari le macchie, e la solita penombra radiata nelle regolari. In conseguenza tenuto cento anche delle osservazioni del gennaro, risulterebbe che su cento osservazioni sì trova in una sola il carattere di turbine interno nella macchia. DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI i 45 MACCHIE AL BORDO OSSERVAZIONI DIRETTE E SPETTROSCOPICHE FATTE ALL’OSSERVATORIO DI PALERMO NEL 1872 DALL'ASTR. AGG. P. TACCHINI. (Continuazione. Vedi pag. 4). 4 1° luglio, Nel precedente giorno fu notato a 97° la posizione di un foro con fa- cole, che dovevano arrivare sul bordo all’ indomani, e nel mattino del 1° luglio si trovò al posto cromosfera viva alta con getti lucenti al posto del foro, ove il ma- gnesio era vivissimo. 2 detto. A 100° macchie al tramonto con belle facole da 99° a 106°; bellissime punte vive e fili lucidi in alto sopra la macchia, e cromosfera viva con fiocchi da 93° a 108°. All’angolo 66° vi era ua altro gruppo, che nel seguente mattino doveva essere poco di là dal bordo, con facole da 60° a 69° le quali erano vicinissime al bordo: allo spettroscopio si trovò il bordo con fiamme marcate. A 288° macchietta di poco sortita colle sue facole al bordo: bordo con punte e fiocco lucente al posto di dette facole. 3. Protuberanze, nubi e punte lucide al posto del gruppo notato ieri all’angolo 66°, Quest’oggi si vedono le facole coi fori, che si estendono da 286° a 292° e cor- rispondono benissimo colle protuberanze del bordo vedute il giorno avanti, 4, All’angolo 81° macchia presso il bordo e che all’indomani doveva trovarsi ap- pena di la dal bordo, 5. A $81° cromosfera e fiamme marcate nel disegno di Secchi, 6. Da 78° a 93° facolato per l’indomani compreso un gruppo di 3 macchie. A 276° nuova macchia già sortita dal bordo, le cui facole sembrano arrivare al bordo: bella protuberanza nebulosa in quel posto. 7. Da 72° a 95 cromosfera a punte belle e vive, e fili staccati corrispondenti alle macchie e facole notate il giorno avanti, Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. IX.— 1873. 7 46 MEMORIE DELLA SOCIETA” A 253° macchie con facole, che il giorno avanti dovevano essere sul bordo, e pa- reva che anche in questo giorno arrivassero le facole al bordo. Bordo con punte vive e protuberanze e ieri fiamme vive. 8. A 274° nuove macchie di poco sortite dal bordo, e con stupende facole, le quali sì vedono assai bene sul bordo da 271° a 278°: cromosfera vivissima con fenomeni secondarii in alto (vedi Memorie, 1872, pag. 88) e nello spettro si notò magnesio, sodio, 5316, e cinque altre righe fra le d ed F. 10, Al sruppo dell’ 8 seguono altre macchie e fori più in alto con facole corri- spondenti alle fiamme 288° con spettro eguale al gruppo delle macchie meno il sodio, 11, A 112° gruppo di macchie con belle facole, che all'indomani doveva essere sul bordo. 12, A 114° fiamme magnifiche con trasformazioni, che descriveremo nelle tavole, e altre protuberanze tutte corrispondenti al gruppo notato il giorno avanti. Le righe osservate nello spettro furono BC-Ba, 6, sodio, 5316, e 4 fra 6 ed F. 15 luglio A 80° macchia con facole, che nel giorno seguente doveva essere di là dal bordo. Da 97° a 103° macchie, che dovevano essere sul bordo il giorno dopo. 16. A 80° cromosfera regolare: da 97° a 103° belle fiamme alte fino a un minuto, 17. A 2569,5 macchia, che nel giorno precedente doveva essere ben poco di là dal bordo, e oggi la sua facola tocca il bordo, ove sono punte vive caratteristiche delle facole, e bella protuberanza marcata da 255° a. 258° nel disegno di Secchi. 18, A 100° e 102° due macchie pel domani accompagnate da belle facole, 19. Da 94° a 105° belle punte, talune vivissime, corrispondenti al gruppo notato nel giorno avanti. Invertite le seguenti righe a 96°, BC-Ba, sodio, le d, 1474, e le solite 4 fra F e dD . A 273°, Macchia sortita da poco tempo, non si capiva bene se avesse facole sul bordo: sul bordo fili in alto abbastanza vivi, ma nulla nel giorno precedente. A 94° macchia pel domani, . 20. A 78° macchia al bordo con facole, bordo a fiamme vive, nube, e fili in alto, spettro BO, 1474, e le solite 4 fra d ed F. 21. A 78° trovasi al tramonto la bella macchia del giorno 7: bordo a fiamme or- dinarie, però variabili, e archi leggieri in alto: spettro brillantissimo, cioè BU-Ba, so- dio, 1474, solite » fra F e d, e le 4931, 4954, 5192, 5235, 5296, 5416, in tutto 23 righe, A 67° macchia pel domani ed un’ altra a 102°, 22. A 67° punte comuni, ma vive e con spettro misto, cioè BU-Ba, le d, sodio, e le solite & fra F e d. A 101° ecromosfera ordinaria con magnesio vivo. 23. A 269° facola con forellino centrale, che nel giorno avanti doveva essere sul bordo, ove non eravi che cromosfera ordinaria. 24, Da 88° a 98° facole con fori pel domani, DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 47 25. Da 87° a 93° belle fiamme, talune molto vive di '/ minuto e spettro misto, cioè B0-Ba, magnesio, sodio, le solite 4 fra F e d, 49564,5, 5316, 5194,4, 5232,2, 5254, 5261, 5268,7, 5348,5, ed altre 4 finissime fra F e d non determinate, in tutto 27. 26. A 74° macchia presso il bordo, colla sua facola sul bordo, che va fino a 76° 0 77°, all’indomani la macchia doveva essere di là dal bordo. Nel bordo da 72°a 78° cro- mosfera caratteristica cor fiammelle vive e pezzetti isolati: spettro, idrogeno Ds, magnesio, e le solite 4 fra F e da 27. A 234° bella mnechia già fuori, che nel giorno precedente doveva essere ap- pena di là dal bordo: e ieri a 234° si osservarono belle fiamme vive con nubi vive superiormente e nello spettro il sodio, magnesio, 1474, e le solite 4 fra d e F. 29. A 72° macchia vicina al bordo con facola sul bordo, che comincia a 69° da 66° a 75° getti vivi alti 50". 30. A 252° macchia già fuori bordo ed a 246° altra macchia che ieri doveva es- sere sul bordo o poco di là e ieri da 246° a 251° protuberanza viva e fili vivi in alto, A 263° e 267° altre due macchie, che ieri dovevano essere un poco di là dal bordo: e ieri appunto da 261° a 270° punte vive e fili vivi in alto, Essendo però vicine al bordo anche oggi, si trovano ancora in quelle posizioni fenomeni consimili, 5 agosto. A 261° macchia, che ieri doveva essere sul bordo, e ieri appunto sul 261° si notarono le BC-Ba, le d, 1474, le solite fra 6 e F, e tutte queste righe forti al centro della macchia, 6. A 246 macchia e facola al bordo: a 246° protuberanze leggiere laterali, 41. A 86° macchia al bordo e a 82° altra macchia: in quei posti si vedevano fiamme vive e fili in alto e nello spettro sodio, le d, 1474 e le solite 4 fra le d e le F. 12, A 284° fiocco vivo, ove vedesi BU e Ba, le d, 1474 il sodio e le solite 4 d F. A 239° foro con facole che ieri dovevano essere sul bordo 0 poco al di là: e ieri cromosfera a fiocchi e punte vive soltanto. 13, A 281° macchia con facole fino al 285° sul bordo, ove anche oggi vedevansi punte vive, nebulosità e nuvolette, 20 novembre, A 77° macchia che si avvicina al tramonto. 21, A 76° fiocco vivo. 26. A 80° gruppo di macchie al bordo, e al bordo fiamme vive laterali, 27, A 81° macchia pel domani e un’altra a 79°. A 239° macchia al bordo con fa- cola da 234° a 245°: nel bordo da 234° a 248° punte vive, fili vivi in alto e nubi, e nello spettro BC-Ba sodio, le d, 1474, e le solite 4 fra d e F, ed una finissima fra D*® e DI, 28 Da 74° a 81° belle fiamme vive e nubi corrispondenti alla macchia di ieri, delle quali una è ancora visibile appena sul bordo a 79, Nello spettro BO, d, sodio, la in- termedia fra D° D°, 1474 e le solite 4 Fd. 48 MEMORIE DELLA SOCIETA” A 241° Nuova macchia, che ieri doveva essere appena di là dal bordo, ove si ve- devano i fenomeni già descritti nel giorno 27, per cui si comprende così, che quelle fiamme e quello spettro misto erano dovuti alla presenza di due macchie una visi- bile e l’altra no. Continuano anche oggi fiocchi vivi e protuberanze da 234° a 240%, 29. A 238° macchietta di poco sortita; corrisponde ai fiocchi vivi di ieri, e oggi vi sono al suo posto sul bordo semplici protuberanze nebulose. 5 dicembre. A 241° macchia al bordo: al bordo qualche punta viva, nebulosità e fili in alto: ma aria cattiva. 18. A 96° macchia al tramonto colla sua facola sul bordo: a da punte vive e nello spettro BC, 1474, le d, e solite 4 fra F e d. 22. A 90° bella macchia, che doveva arrivare al bordo nel mattino appresso. 23. A 90° helle protuberanze, ma nebulose e quindi delle righe spettrali le comuni soltanto. 24, A:253° macchia al bordo di poco sortita, e nel bordo punte vive a 252° e nube filosa a 258°, residuo di bellissimi fenomeni osservati nel giorno avanti, e che precedettero la comparsa della macchia, mancando però lo spettro metallico; oggi il tempo cattivo non permise l’osservazione dello spettro, Regioni del magnesio. Nota di P. Tacchini. Nella tavola XXIV trovansi riuniti i bordi solari osservati allo spettroscopio nel mese di luglio 1872: le osservazioni di quel mese sono continue essendosi la sta- gione conservata sempre buona. Anche pel luglio 1872 continua la mancanza di pro- tuberanze nelle regioni polari: però in vicinanza del polo nord s’ incontrano taluni fiocchi e punte staccate, ciò che non si trova pel polo sud; il quale fatto dimostra esservi stata una differenza di attività nelle due calotte polari. Ad ogni bordo ab- biamo messo le linee nere marcate come nei quadri precedenti per indicare i posti, ove vedemmo rovesciate le linee del magnesio nelle giornate in cui le condizioni atmosfe - riche permisero di fare una tale osservazione. Nei giorni ove mancano le linee nere intieramente mancano le osservazioni in causa di cambiate circostanze atmosferiche o in causa di quelle condizioni di cielo, le quali lasciano bensi vedere le protube- ranze e la cromosfera, ma non il rovesciamento delle d. La tavola dimostra chiaramente che dal polo nord all’equatore la cromosfera fu sem- pre marcatissima e a punte vive, le quali corrispondono alla maggiore invasione dei vapori di magnesio, i quali al nord non hanno quasi mai mancato. In vicinanza del DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 49 polo sud la cromosfera è in generale più bassa che al nord, ciò che abbiamo rimar- cato anche in altre tavole, il quale fatto va di accordo colla minore frequenza del magnesio in quelle regioni. È interessante l’osservazione del giorno 21, la quale non dà magnesio al polo nord, mentre la si vide al sud: ciò che prova chiaramente, che la visibiltà delle righe d è poco o nulla influenzata dalla posizione relativa del disco ma che dipende da reale variabilità nella distribuzione e intevsità di questo metallo lungo il bordo solare: e in fatti in questo mese si potè vedere il magnesio al polo sud o assai vicino ad esso per ben 16 volte, Nei ciorni della massima estensione del magnesio, cioè nel giorno 18 in cui fu no- tato sull’ intiero bordo, e nei giorni 25, 26, 27, 28, 29 e 30, nei quali fu sempre abbondantissimo e visibile quasi sul bordo intiero, si trovò che anche la cromosfera era più marcata, conteneva cioè un maggior numero di punte lucenti, e per molti tratti a siepe alta e fitta, mentre le protuberanze erano poche e piccole, e manife- stamente nient'altro, che un’esagerazione della struttura generale della cromosfera, mancando completamente gli ammassi nebulosi e le vere nubi idrogeniche: è dunque evidente anche in questa serie d’osservazioni, che se per attività generale alla su- perficie dol sole dovesse ritenersi questa comparsa generale dei vapori di magnesio, essa in questi casi non corrisponderebbe ad un aumento, ma sempre ad una dimi- nuzione nel numero delle protuberanze: si direbbe, che distribuendosi l’azione erut- tiva su tutta la superficie del sole, si rendono assai poco possibili quelle parziali regioni di attività, sulle quali vediamo in altre cpoche inalzarsi belle protuberanze di ogni specie. Dovrebbe quindi essere anche meno probabile la formazione di molte ‘macchie: e infatti confrontando la curva della frequenza del magnesio con quella delle macchie sebbene non si scorga un rapporto marcato fra di esse, pure si vede che ai massimi del magnesio corrispondono minimi di macchie e viceversa: ma occor- rono lunghe serie di osservazioni per discutere con sicurezza queste cose, e quindi non diamo che poco peso a ciò che abbiam detto per questo primo confronto. In alcune giornate si vede chiaro, come la presenza di una protuberanza nebulosa interrompa la vista del magnesio. Nel giorno 1 (vedi la stessa tavola XXIV) ne ab- biamo bellissimi esempii. Infatti all'angolo 114° trovasi una protuberanza nebulosa, che interrompe appunto la visibilità delle righe del magnesio, e lo stesso dicasi del- l’altra agli angoli 252° e 258°, Nelle posizioni poi 78° e 84° abbiamo il caso di nna protuberanza nebulosa si, ma situata di là dal bordo, per cui le punte cromosferiche si vedevano egualmente e projettate sulla base della protuberanza, e in conseguenza la visibilità dellle righe d rovesciate non venne in qnesto caso alterata. Altri casi il lettore può trovare nella stessa tavola. Riguardo alle facole le osservazioni del lu- glio 1872 danno la solita corrispondenza colle regioni del magnesio, restando così confermato tutto quanto si disse nelle due precedenti note, e solo abbiamo da ag- giungere che le osservazioni del luglio dimostrarono, che la visibilità del magnesio su tutta la cromosfera può durare per più giorni di seguito, segnando così nn pe- riodo di speciali condizioni della superficie solare. 50 MEMORIE DELLA SOCIETA” Catalogo delle posizioni del magnesio nel luglio 1872. POSIZIONI 1872 “delle. 1° luglio 0°, 6, 12, 18, 24, 30, 36, 42, 43, 54, 60, 66, 720 al centro, PPSzon 78, 84, 96vv al centro, 102, 108, 120 d, 126 v, 132 d, 138 dd, 144, 150, 156, 162 da, 168dd, 174d, 264, 270d, 276 ddd, 318 ddd, 324 ddd, 330 d, 336, 342, 348, 354. 38 AO 0°, 6, 12, 18, 24, 30dd, 48d, 54d, 60, 66, 78, 84, 90, 96v, 102, 108, 114, 120, 126, 1324, 138 d, 144, 150 ddd, 156, 162, 246d, 252 d, 270 a sinistra, 294, 30044, 30644, 312 ddd, 318d, 324dd, 330 d, 354 d, 36: 4» 0%, 6dd, 12d, 18d, 24d, 48, 54, 60, 66 con una punta a sinistra alta 15”, 720, 78v al centro, 84d, 90, 90, 964, 102d al centro v, 108 dd, 114d al centro v, 120, 126, 132d, 138 dd, 144dd, 156, 162d, 168, 174, 180, 240 dd, 276, 282, 288, 300, 3064 al cen- tro, 336 d, 342 d, 348 dd, 354d al centro v. 37 6» 0°, 6d, 12d, 18, 30ddd, 36d, 42d, 48d, 54, 60v, 66, 72 ddd, 78v al centro, 84, 900, 96, 1024, 108 d, 114, 1204 al centro v, 126dd, 132 d, 162 d, 180 d, 186 dd, 252 d al centro v, 258, 264d al centro, 270, 276, 282 v al centro, 2884, 300, 3004, 336 d, 342, 348, 354. 38 7 >» 09, 6%, 18 al centro, 54, 60, 66, 72 Uy 78 (25 84, 90 Us 96, 102, 1084, 114d, 216 dd, 228d, 234d, 246, 252, 258, 264, 282d, 288, 294 d a destra, 3004, 306 dd, 336d, 3424, 348, 354. 30 Sito 0°, 18, 42 d, 48, 54d, 60dd, 664d, 102, 120d al centro, 244 a sinistra, 252, 258, 264, 270 v al centro, 276 vv, 282 val centro. 16 dl 0°, 6, 12, 180, 24, 30d, 36d, 42, 54, 60 dd, 66, 72 dd, 78, 84, 1020, 1080, 1140, 126d, 132, 138, 144, 156%, 168, 174, 180 dd, 330, 336, 342 348, 354. 30 12: ia 12 d interrotto, 18 interrotto, 30, 36, 42 d, 54, 600, 660, 72v con punta centrale di 15 secondi, 780, 84v al centro, 90, 96, 102v al centro, 108, 1140, 1204, 198d, 234ddd, 246 d, 252d, 258 v interrotto. 22 1872 DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI POSIZIONI 51 Numero delle 13 luglio 0°, 6d,; 12, 184, 240, 30, 36, 42, 48d, 54 al centro, 60 vo, Posizioni 14 15 17 18 19 20 21 660, 72, 78, 84, 960, 102, 108, 114, 120, 126, 138, 144d, 156 ddd, 162 a destra, 168 d, 174 interrotto, 192 d al centro v, 198 dd, 204, 210 d, 246 ddd, 276, 282 dd, 288 d, 294, 300d, 306 dd, 324 d, 342, 348, 354. 0° dd, 12 d, 54, 60, 72, 84, 90, 96, 108d, 114 d interrotto, 120, 126, 138 al centro, 150 d, 156d, 246 dd, 258, 270. 2760, 282 v a destra, 288, 294d, 300 dd, 306 d, 312, 318, 324d, 330, 3364, 342 dd, 348 dd, 354 dd. 0°, 6, 12, 18v, 24v, 30, 36, 42, 48%, 540, 60v0, 66 vv al cen- tro, 72 vv, 78, 84d, 90, 96, 102, 108, 1144, 120, 126 dd, 132, 138, 144, 150, 156, 162, 168, 174, 180 d, 1864, 192 d, 198d, 210 d, 216 d, 222, 234 ddd, 240d, 252d, 258, 276, 282d, 288 dd, 294d, 300d, 306, 312, 318, 324, 3300, 336, 342%, 348, 354. 0°, 6, 12d, 18, 24d, 30, 36, 42, 48d, 54, 60, 660, 72, 780, 84, 90, 96, 102, 108, 114, 120, 126 dd, 132 dd, 144 dd, 294d, 300 d, 324 ddd, 330 d, 336 d, 342, 348, 354. Ss, Sa, 0, ANAS A 04, 6000, 000, 7200, 7800, 8400, 900, 96, 102, 108, 114, 120, 126, 132 d, 138, 144vv, 1500, 1564, 162 d, 168 dd, 174 d, 180 dd, 186, 192 d, 198 dd, 204d,; 210d, 216d, 222, 228d, 234d, 240d, 246 dd, 252d, 258 d, 264dd, 270, 276, 282 v, 288 v, 294v, 300, 306, 312, 318, 324, 330, 336, 342, 348, 354. 0°d, 6 dd, 12, 18, 48, 544d, 60 dd, 66, 72, 780, 84d, 90d, 96 v interrotto, 102v, 1084, 1384, 144 d, 252, 282 d, 288 ddd, 342 d, 348 d, 354. 6°, 12, 18, 30, 36, 424, 540, 60, 72, 75, 84, 90, 96, 102, 108, 114, 234d, 270d, 276, 294d, 300d. 18°, 24, 42, 48d, 54, 60, 66, 72, 78v0, 84, 90, 96, 102 d, 108d, 114, 120 dd, 126d, 138 d, 144, 150, 156, 162, 168 d, 174d, 300 d, 42 32 55 32 60 23 21 25 (©, | N 1872 22 luglio 23 o 24 » 25 » 26 » 27 » 28 » 29 » MEMORIE DELLA SOCIETA? POSIZIONI 36°d, 42d, 480, 54d, 60000, 66000, 72vv, 78vvv, S4wvu, 90vvv, posizioni 9600, 102 d, 108, 114, 120.4, 126, 138 d, 144, 150, 156, 210d, - 246, 252 a destra, 276 d a destra, 318 fiocco a destra, 342, 348d, 0°, 6, 12, 184, 24, 30d, 36, 42, 48, 54, 60d, 66, 72wv, 78, 84 ddd, 90, 96, 102d, 108d, 1144, 120, 125d, 132, 138, 144dd, 150, 174, 186d, 246 a destra, 252 interrotto, 264 ddd, 270 ddd, 282 interrotto, 291 d, 324, 330 d, 336, 342, 348, 354. 6°, 12, 18, 24, 30, 42, 54d, 60d, 66d, 72, 78, 84 dd, 90, 102 ddd, 120 dd, 150, 156, 3004, 306 d, 318 d, 330d, 336, 342, 348, 354 0° 0, 60, 120, 18, 24, 30d, 36, 42, 480, 54, 60, 664, 72 d, 78, 84, 900, 96, 102 d, 108, 114, 1200, 126, 132, 138, 144, 150 d, 156d, 168, 174d, 180 dd, 186 dd, 198, 222, 228d, 282, 288 dd, 294 dd, 306, 324, 330, 336, 342, 348, 354. 0°, 6v, 120, 18, 24, 30, 36, 42, 48, 54, 600, 66, 72, 78, 84, 90, 96, 102, 1084, 114, 120%, 126, 132, 138, 144d, 150%, 156 d, 1624, 168, 174, 180, 186 dd, 192d, 198, 204d, 210, 2164, 222 ddd, 228 d, 234v, 240 vv, 246, 252, 2580, 264dd, 270d, 276d, 282 dd, 288, 294, 306, 312 dd, 324, 330d, 336, 342, 348, 354 i 000, 60, 120, 18 0, 240, 30, 36v, 42, 480v, 5b40vvv, 60vvv, 66vvv, 72vvv, 7800, 84 vvv, 90 vv, 96 vuo, 102vvo, 10800, 114, 120, 126, 132, 138, 144 vv, 150, 1560, 162, 174, 180, 192 d, 1984, 204 d, 2104, 216 d, 222d, 228, 23400, 240d, 246 vv, 252vv, 258, 264, 270d, 276 ddd, 282, 288d, 294d, 300, 306, 312, 318,.324 v, 330v, 336 v, 342 v, 3480, 324. 0°vv0, 6vv, 120, 18 vv, 24vv, 30, 36.44, 42, 480, 54v, 600, 66000. 72v, 780, 84, 90, 96, 1024, 1087, 114, 120, 1260, 132, 138, 144, 150, 156, .162d4, 1684, 174d, 1804, 186, 198, 204, 210, 216d, 228, 234, 240, 246, 252, 258, 264, 276, 282, 288, 294, 300, 30644, 312 v, 318, 324, 330, 336, 342, 348, 354%. 0°%vv, 6vv, 12 vv, 18.00, 24v0, 30vv, 36 vv, 42vv, 48 vv, 54 vv, 60 vvv, 660vv, 72vvv, 78vv, $4vv, 90vv, 96vvv, 102vv, 108vv, 27 40 25 58 57 DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 53 POSIZIONI 1372 RIESI 1140v, 120 vv, 126, 1320, 1380, 144, 1500, 156, 162, 174, 180, Posizioni 186, 192 <, 198, 204, 210, 216, 222, 228, 234d, 240, 246, 2520, 258 d, 264, 270 vv, 276, 282, 294d, 300, 306, 312, 318, 324, 330, 336, 342, 3480, 354. 58 30 luglio 0°vv, 6vv, 12 vv, 18, 24, 30, 360, 420, 48 vv, 54vvv, 60 vv, 66vvv, 72 vv, 78 vv, 84vv, 90 vv, 96v, 102, 1080, 1140, 120, 126 v, 132, 138 d, 144%, 150, 156 d, 162, 168 ddd, 180d, 240, 246 vv, 252 vv, 258, 270, 276, 282, 288, 324, 330d, 342 d, 348, 354 VV. 43 31. » 6°, 12 d, 36, 42, 48, 54 vvv, 60, 66, 72, 73, 840v, 90, 96, 114, 120 dd, 138, 156 d, 1684, 204, 2100, 234, 240, 246, 252 d, 258, In questo catalogo abbiam» diversi casì, nei quali oltre delle linee del magnesio invertite lungo la cromosfera, fu veduta anche attraverso alle 6 l’imagine di qual- che punta marcata della cromosfera stessa; sono casi però sempre rari, mentre nella grande maggioranza abbiamo le linee 6 semplicemente invertite con taluni rigonfiamenti o centri nel posto delle parti vive della cromosfera. In tutta la serie delle mie osservazioni non ho mai potuto vedere il magnesio molto alto, cioè nelle protuberanze, nei lunchi archi o nelle nubi, come riesci al P. Secchi e al Prof. Lorenzoni, i quali però non ottennero nei loro istrumenti la visibilità del magnesio al bordo nelle proporzioni e colla facilità del nostro, e lo stesso dicasi degli altri metalli. È ben difficile l’ammettere che in tanto numero di osservazioni io non abbia avuto mai sott’ occhio qualcuna di quelle protuberanze o nubi nelle quali essi avrebbero potuto vedere invertite le dette righe a grande altezza: la differenza di clima nemmeno può esserne causa, perchè Palermo è anzi in condizioni assai migliori di Roma e Padova: non resta dunque che la qualità degli strumenti, cioè la differenza degli spettroscopii, giacchè per Palermo e. Roma i cannocchiaii sono identici. Per l’esame dunque delle righe alte e deboli conviene usare spettroscopii a piccola dispersione e per le righe basse e forti conviene in. vece una combinazione che dia una forte dispersione. . Unitamente alle righe d si notò in quel mese anche il rovesciamento della riga 1474 di Kirchhoff, la quale si vede che in generale va di accordo con quelle del magnesio tanto per |’ estensione come per l’ intensità relativa. Sebbene detta riga io l’ avessi veduta invertita molte volte in occasione dello esame di spettri metal- Giornale di Scier.ze Nat. ed Econ. Vol. IX. — 1873. 8 54 MEMORIE DELLA SOCIETA” lici, pure lo studio di essa lungo 1’ intiero bordo non lo incominciai se non col 29 luglio 1872 (Vedi Memorie, 1872, p. 85) nel quale giorno soltanto mi accorsi, che di continuo s’ invertiva con quelle del magnesio, di maniera che in quella gior- nata la 1474 fu veduta in 59 posizioni, in 43 nel giorno 30, e 40 nel giorno 31. La visibilità dnnque delle 1474 riesce anche maggiore di quelle delle 6, ciò che abbiamo riotato in seguito altre volte, cioè a dire si trovano non di rado delle posizioni nelle quali il magnesio cessa d’invertirsi, mentre la 1474 si vede ancora lucida, 01- tre a ciò l'inversione della 1474 riesce anche più facile; e infatti quando il magne- sio è molto debole, allora oltre di vedere una o due righe soltanto delle d, occorre anche di ripetere il movimento dello strumento parecchie volte per vederle attra- verso alle righe nere, mentre la 1474 si vede subito rovesciata sebbene debole. Quando nelle righe d vi sono dei rigonfiamenti corrispondenti a punte lucide 0 vive protuberanze della cromosfera, allora anche nella 1474 si vedono eguali rin- forzi di luce, ma non così bene definiti, per modo che quelle punte che furono vi- sibili attraverso le 6, non lo furono sulla 1474, Se questa riga appartiene al ferro, allora si comprende benissimo la cosa, essendo i vapori del magnesio più leggieri. Disegni di protuberanze solari e loro spettri osservati a Roma e Palermo Nota di P. Tacchini. Nel mattino del 15 gennaio 1873 vedevasi al bordo occidentale un gruppo di mac- chie, una delle quali era vicino a tramontare all’angolo 72°, e le altre un po’ più alte e distanti dal bordo, dovevano arrivare su di esso nel mattino seguente. In quel giorno adunque non vi era sul bordo da quella parte, che una porzione delle facole che accompagnavano quel gruppo, quelle cioè vicine alla prima macchia pros- sima al tramonto. Nello spettroscopio infatti si trovarono all’angolo della prima mac- chia delle punte vive abbastanza e alte un 40", mentre nelle posizioni più alte nulla vi era di singolare: Su quelle punte vive vedevansi rovesciate le linee d assai vive e la 1474; le quali righe da sé sole non costituiscono un carattere speciale di eru- zione propriamente detta, giacchè abbiamo visto essere queste righe visibili anche su tutto il bordo. Attorno adunque di quella prima porzione del gruppo dominava una certa calma, altrimenti la sua facola già sul bordo avrebbe dato uno spettro metallico. Nel seguente mattino (16) riprese le ordinarie osservazioni del bordo, quando ar- rivai all'angolo 66° trovai già metà della posizione adorna di punte obblique lucen- DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 55 tissime, e sulla metà della posizione contigua due fiocchi e punte di una tal vivezza, che sembravano giallo dorate anziché rosse; e le punte fra i due fiocchi e la parte centrale del fiocco a destra intaccavano la fessura verso le D. Superiormente eranvi dei fili staccati variabili: l’ assieme di queste apparenze è rappresentato nella fi- gura 1 della tavola XXIII. L’altezza raggiunta allora dalle punte staccate era di 1 minuto circa, e l’arco del bordo era compreso fra gli angoli 66° e 72°, ma la parte più lucente era contenuta fra 69° e 72°, Nel mentre che si vedevano quei bellissimi fiocchi e fili lucenti attraverso della riga 0, le loro immagini erano contemporanea- mente visibili nelle altre righe rosse BC e Ba. Sicuro come io era di trovare in quella posizione uno spettro metallico dei più brillanti, strinsi subito la fessura e scor- rendo lo spettro trovai invertite le seguenti righe oltre dell'idrogeno e della D': B0-Ba di 6° b° b* 4943 doppia (Angstròm) 5031 doppia 5194 5229 ALA 5282 5265 5316 5889 5895 ed altre due fra le b e la 5316, che non vennero determinate, perchè si videro solo ad istanti e deboli. Lo spettro risultò così metallico e dei più belli, In questa prima osservazione fatta alle 10° e 52" il sodio era vivissimo nel fiocco a destra, e la F si presentava come una riga nera in mezzo a due biancastre ir- regolari e molto rigonfiate nel posto del fioccò centrale e di quello di destra della figura: nella Ds l’imagine era anche distinta e uguale a quelia della C. Alle 11° e 16% si fece di nuovo l’osservazione, e si trovò che il fiocco di destra erasi incur- vato verso quello di mezzo e formavano come un solo ammasso di fili incurvati e concorrenti al posto di mezzo come vedesi nella fig 2: la parte centrale però era di uno splendore singolare e si trovò che il sodio vi si mostrava per un’altezza di 15", mentre lateralmente non era più visibile. Alle 11" e 30” si ottenne il disegno della fig. 3, ed il sodio era limitato allo stesso posto e alto sempre 15": però le righe fra le d e la 5316 erano scomparse. Alle 11% 35” le forme delle protuberanze restano ancora pressochè le stesse, vedi fig. 4, ma il sodio non vedesi più che alla base della cromosfera nel sito solito: l'eruzione era dunque quasi cessata. Alle 12% e 10% si presentano nuove punte dorate ed una serie di fili sottili a piramide, come 56 MEMORIE DELLA SOCIETA” aspirati in alto al modo della fig. 5. Ristretta nuovamente la fessura, si videro molto nettamente le BC e Ba, le righe del sodio, e le solite quattro righe fra le d e la F. L'altezza era allora di 90”, e nei filamenti in alto notavasi un rinnovarsi continuo, ma quei fili non davano nel mio spettroscopio, che le righe dell’idrogeno e la D?, per cui lo spettro metallico sembrava limitato alla sola base. Quei fili dorati, che sono un indizio così sicuro dello spettro metallico, non arrivavano apparentemente fino alla hase della cromosfera, perché lo spessore di essa ne impediva la visibilità, come può giudicarsi anche dalle figure. Altre volte invece, quando quei getti lucenti sono più in avanti si possono vedere tutti intieri, ed anzi sembra in quei casi, che essi vadano anche più in basso intaccando la fessura verso D: e finalmente in altri casi si vede, che sono veramente dei pezzetti staccati e sospesi in mezzo al vapore d’idro- geno, All’Ih 22% la parte bassa è più compatta, ma sempre a fiamme convergenti al centro dell’eruzione, che dà ancora lo stesso spettro alla base; e i fili in altro mostra- vano una tendenza a ripiegare verso la sinistra, vedi fig. 6, come se fossero influen- zati da una corrente alta diretta dall’equatore verso il polo nord: ripiegamento che tante altre volte abbiamo osservato e descritto, e che dimostra chiaramente che quei fili d’idrogeno non s’innalzano nel vuoto come vorrebbero taluni, ma che invece at- traversano un mezzo abbastanza denso e dotato di un movimento proprio capace di cambiare la direzione di quei fasci a seconda dell’altezza a cui arrivano. Alle 2° 20% si presentany nuove fiamme spiccate, tre delle quali si vedevano pro- iettate sulla cromosfera , come lo indica la fig. 7 : in alto e lateralmente vi erano fili sottili, i quali in questa figura incominciano ad assumere il carattere di feno- meno secondario, Alcuni pezzetti staccati luminosissimi trovansi anche verso il centro della figura. Alle 2% 35% ha luogo un aumento nel numero delle fiamme lucide, le quali convergono sempre verso il centro formando quasi un sol gruppo, vedi fig. 8. Col rinforzare delle fiamme lucenti in basso, si videro farsi più lucenti anche i fa- sci. secondarii in alto. L’imagine del fiocco luminoso era visibile anche nelle righe. rosse BU-Ba, e la riga C presentava due rigonfiamenti in corrispondenza della disposi- zione di quelle fiamme, come mostra la figura, rigonfiamenti marcati anche sulla D?, sulle .d e sulla F. Il sodio però mancava, e così dicasi delle altre linee vedute da principio : il magnesio era al solito vivissimo e così la 1474, e le solite 4 fra 6 ed F erano anche helle, Le nubi della nostra atmosfera incominciarono a disturbare l’osservazione. i Alle 2% 53" si potè di nuovo osservar bene attraverso il largo delle nubi, e sì vide che le fiamme lucenti eransi fatte anche più alte, e su di esse un lungo fa- scio di fili sottili distintissimi si innalzavano piegando leggermente a destra fino al- l'altezza di 1' e 30", ripiegandosi poi di là marcatamente verso la sinistra fin oltre a 2 minuti nella maniera indicata dalla fig. 9. Esaminato il bordo solare per proiezione si trovò, che l’ultima macchia del grup- po, la più bella, era ancora visibile sul bordo, ma strettissima e debole, perchè in quelle condizioni per prospettiva non potevasi più vedere il fondo ‘nero della mac- DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 57 chia, ma appena una traccia della penombra ancora scoverta dalla parte del bordo, che era allora ridotto ad un filetto bianco sottilissimo, L’angolo della macchia risultò eguale a 70°, cioè nel posto preciso dei fenomeni descritti. Ecco dunque un bellis- simo caso di una macchia accompagnata da spettro metallico brillante, da una cro- mosfera vivissima con punte lucenti e fiocchi luminosi e fili alti al disopra di essa e concorrenti verso la verticale del centro della macchia, Nel seguente mattino (17) all’ angolo 71° vi era ancora un basso fiocco lucentis_ simo con fili in alto staccati per 75”; l’imagine del fiocco vedevasi anche nelle BC e Ba; la © presentava un rigonfiamento simmetrico pel posto del fiocco, e la F in- vece nua specie di spirale. Era evidentemente la continuazione dei fenomeni veduti nel giorno avanti, che si estendevano dietro la macchia a quella distanza, Un altro esempio bellissimo di queste emanazioni metalliche nel posto della mac- chia, che non costituiscono punto una raggiera divergente secondo la teoria del Prof. Faye, ma sibbene dei fasci di fili ripiegantisi anzi sulla macchia stessa, fu osser- vato dal Secchi nel giorno 7 febbraio 1873. In quel giorno egli m’inviò un tele- gramma avvisandomi dell’ eruzione, ma qui il cielo si mantenne a lungo coperto e nessuna osservazione si potè fare. In seguito poi il Secchi ci inviò le figure 15, 16,: 17, 18 e 19 della tavola XXIII e la seguente lettera: « Roma, 8 febbraio 1873. « Avrete ricevuto il telegramma che vi ho spedito ieri, per annunziarvi l’osserva- zione della grande eruzione, alla quale sono poi seguite le macchie comparse que-. sta mattina, È stata proprio una fortunata combinazione, che non mi aspettava, quelia di potere vedere ieri la prima ed oggi ia macchia attraverso buchi, che lasciavano le nubi nell’ orrido tempo che ci perseguita. « L’ osservazione è troppo importante per non darvene qualche ulteriore partico- lare. Nel mattino di ieri (7) il P. Ferrari mi avvisò che vi erano dei bei getti a levante proprio da $0 a 90 dal vertice nord. Essendo venuto il signor Da Schio per: vedere il sole, li osservammo insieme, e trovai due centri di eruzione. Uno di punte vive hasse a 81° e l’altro fatto a colonna ripiegato verso nord a 90° (vedi fig. 15 della tavola). Erano però molto diminuite in confronto a quelle che visto avea il P. Ferrari. Avendo incominciato il disegno dell’orlo e non potuto finire per le nubi, ad aperture di cielo che si ebbero più tardi, ritornai al disegno e riesaminai il lnogo del mattino, dopo che |’ ebbi finito, Ivi fui sorpreso da una delle più belle eruzioni che mai abbia visto. A 81° si ergeva una colonna filosa inclinata verso nord, che poi in alto si apriva in un magnifico gerbe di fili vivissimi e distintis- simi che si ripiegavano verso sud. A 89° un altra serie di fili, ma più deboli e più dispersi fra loro, si innalzavano e si voltavano un poco alla base verso sud, indi si ripiegavano verso nord, e si andavano ad intrecciare assieme con quelli dell’al- tro centro, (vedi fig. 16 e 17). Erano due vere fontane superbe. Al basso 1’ orlo era straordinariamente vivo, e tutto così Incido che potei aprire la fessura di 2 mil. limetri, 58 MEMORIE DELLA SOCIETA” « L'altezza era misurata nel disegno da 20 a 22 millimetri, cioè da 160” a 180", variando col tempo. Al principio poteva avere 60", poscia acquistò questo valore massimo ora detto. Strinsi subito la fessura per vedere le sostanze, e trovai vi- vissima la BC traccie della Ba, tutto il sodio e il magnesio rovesciato, e da d per E fin presso il sodio rovesciate tutte le linee nere principali dello spettro, ma così vive che non ho mai vedute tali. Le tre del magnesio erano non solo vive, ma un poco dilatate. Le nubi impedirono per qualche istante lo studio del resto dello spettro più refrangibile, ma in questa massa erano rovesciate, calcio, ferro, cromo, e la 1474 era straordinariamente viva e dilatata. Questo spettacolo durò da 1h 25% a 1° 35%, ma presto diminuì, I fili si dilatarono, restò solo viva la base ove molte righe si rovesciavano ancora, e in fine una nube coprì tutto fino a sera. Secondo la teoria vi doveva essere una macchia questa mattina, ma io per lo stato del cielo disperava di vederla quando rottesi le nubi verso le 10%, non una ma tre belle macchie sul posto stesso si sono presentate, e il loro mezzo, ove era grossa facola, corrisponde al centro dell’ eruzione principale. Ma capite bene che è diffi- cile dire se dalla facola o da uno dei fori di ieri usci il getto. Io lascio la cosa in sospeso. L’idrogeno vi era, ma non faceva grandi fiamme, I fili erano vivi e me- tallici tutti. Abbiamo dunque un caso ben netto in appoggio di ciò che andiamo di- cendo. Ho fatto lo spoglio dei casi precedenti e trovo una gran quantità di casì consimili. Il signor Spoerer ha anch’ esso notato le due specie di eruzioni, ma non fa distinzione negli spettri. « Secondo me l’idrogeno non può far macchia, e infatti come la farebbe, se esso si innalza sopra tutto, e dà righe lucide dirette sottraendosi dallo strato suo pro- prio assorbente, tanto che le sue righe si restringono fino sulle macchie ? Io credo che esso farà al più facole. Così pure faranno anche i getti vivi degli altri metalli, se si alzano molto dando righe lucide, non restando sopra di essi strato sufficiente a rovesciarli. Voi stesso avete veduto diretto il magnesio sulle macchie come il P. Ferrari ed io pure una volta, sicchè credo che 1’ eruzione di ieri veduta al mo- mento del getto da una stazione perpendicolare alla superficie eruttante, forse si sa- rebbe veduta lucida. L’ altezza precisa a cui vidi rovesciato il sodio, il magnesio , il ferro, ecc. non la posso precisare, ma al momento del massimo abbracciava cer- tamente tutta la protuberanza, perchè io ci passeggiava dentro colla fessura senza incomodo. Non così sul fine, ove il rovesciamento era visibile solo alla base. Sulla cima le linee erano interotte secondo che portavano i filamenti più vivi. Non cre- diate che i fili nelle figure sieno necessità di lapis, sono realtà di oggetto così fi- loso realmente. I disegni sono copiati dall’originale del P. Ferrari e sono precisi, » In questi due casi si vede dunque, che al tramonto di quelle macchie gli spettri metallici nel posto delle macchie furono brillantissimi, quindi l’ eruzione assai ener- gica, e che la cromosfera trovavasi rinforzata nel detto posto, con gruppi di fiamme metalliche ed idrogeniche convergenti verso 1’ asse della macchia nelle figure di Pa- lermo, ricascanti su essa in quelle di Roma. Ora diremo di altre osservazioni con apparenze diverse. DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 59 Nel giorno 12 gennaio 1873 arrivati nel disegno del bordo all’angolo 285° trovai delle punte lucenti seguite da fiocchi luminosi fino all’ angolo 297° come vedonsi nella figura 13 fatta alle 11% 24%, Superiormente vi erano auche dei fili lucidi staccati e il carattere di quel tratto di cromosfera ci avvertiva della presenza di uno spettro metallico. Esaminato lo spettro, si trovarono invertite le righe BC e Ba, tre del magnesio, la 1474, e le solite 4 fra le 6 e la F: questa inversione non era per tutto il tratto ma solo fra 288° e 294° e rigonfiate le righe verso il mezzo cioè a 291. Per projezione vedevasi una macchia di poco sortita accompagnata da facole, e fatta la misura si trovò il centro della macchia corrispondere all’ angolo 292° cioè al punto di maggiore intensità dello spettro osservato. Quei fiocchi luminosi erano pressochè normali al bordo, come vedesi nel disegno. Alle 2" sì esaminò di nuovo quella posizione e le particolarità del bordo erano diminuite come mostra la stessa figura 13, ma i fili staccati eransi elevati un poco più di un minuto, mentre nella prima osservazione arrivavano solo a 48”. Nello spettro oltre le righe vedute pre- cedentemente si trovarono invertite le righe del sodio nel solo posto di mezzo della macchia, ove anche le righe BC e Ba davano imagine. L’ eruzione aveva dunqne un centro marcato, che in questo caso corrispondeva colla direzione del centro della macchia. Queste due sole osservazioni si poterono fare in causa delle nubi. Dopo il 17 non si poterono riprendere le osservazioni che nel mattino del 24, e arrivati all’angolo 300°, vidi sulla sinistra della posizione un gruppo di punte do- rate alte appena un 15”: sicuro di trovarvi uno spettro metallico, strinsi la fessura e le imagini di quelle fiamme si videro subito nelle righe BC e Ba: esaminato lo spettro trovai invertite le seguenti righe: dI b° bs d* BC e Ba Sodio 5316 Angstròm IZ 5327,5 >» 9362,0 >» IVATO È 5269,0 » 5564,6 >» 9234,0 >» 5226,0 >» 5198,0 >» e le solite quattro fra le d e la F: ma tutto ciò nel posto soltanto occupato dal gruppo delle fiamme vive, cioè a dire da 297,9 a 299,5. Le linee Bc-Ba, il sodio, e le altre erano limitate alla base soltanto delle fiamme, mentre il magnesio occupava tutta l’altezza delle fiamme. Per proiezione si trovò, che all’angolo 298° era visibile 60 MEMORIE DELLA SOCIETA” una macchia di poco sortita dal bordo e corrispondeva al posto delle belle fiamme osservate come vedesi nella figura 12; il bordo in quella direzione era formato dalla facola della macchia, perciò quelle fiamme lucenti può ritenersi che appartenessero ad essa, e lo spettro metallico basso poteva derivare anche dalla facola, ma poteva bene estendersi anche sulla macchia, come lo fa sospettare la sua posizione centrale, giacchè se tutto il contorno della macchia fosse stato di eruzione, allora la facola avreb- be dovuto. dare uno spettro metallico più esteso. La regione nella quale era compresa la macchia si distingueva bene da 291° a 304° nel qual tratto sul bordo eranvi altri fiocchi di fili abbastanza lucidi ma di solo idrogeno, i quali nelle forme avevano an- cora il carattere di getti ma mancavano tutti di spettro metallico. Quello a 306° si prolungava interrotto in alto e si vedeva in rapporto con un gruppo o fiocco filoso trasparente, che trovavasi abbastanza di là dal bordo. Nel posto dunque della mac- chia non vi era una disposizione speciale nella cromosfera, ma soltanto la presenza dello spettro metallico descritto, e il magnesio più alto da rendere vivissime quelle fiamme. La macchia però essendo già abbastanza sortita dal bordo come vedesi nella. fi- gura 12, poteva darsi ancora, come notammo allora nel registro, che quello spettro metallico e quelle fiamme lucentissime appartenessero ad altra macchia vicina for- mante gruppo colla prima e ancora invisibile, Nel seguente mattino soltanto poteva ciò verificarsi, ma il tempo c’impedì l’osservazione, e continuò cattivo fino al 30: in quel giorno trovammo però che la macchia del 24 era appunto seguita da un’altra vicina, alla quale dunque dovrà con più ragione attribuirsi lo spettro metallico os- servato. Le fatte considerazioni però rimangono inalterate e soltanto si dovranno ri- ferire alla seconda macchia per ciò che riguarda l’inversione delle righe. Anche alle 12%, 43% si potè fare un’altra osservazione di questo tratto di bordo, il quale presentava allora delle fiammelle ordinarie soltanto, ma di splendore sempre eccezionale: il disegno è quello inferiore nella fig. 14. La figura 14 segnata 31 gennaio 1873 è un altro tratto di bordo, sul quale tro- vavasi un fiocco di fili in parte lucentissimi, e di un colore giallo dorato anziché rossi. Nel solo posto di detti fili si trovarono invertite le seguenti righe: Didi BC Sodio 5316 9282,5 5264,6 5275 5234 5198 e le solite 4 fra d ed F, oltre la D* e quelle dell’idrogeno. Abbiamo dunque il caso DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 61 di un fiocco isolato di fili normali al bordo e piuttosto convergenti, di poca altezza, senza alcun fenomeno secondario nell’ atmosfera sovrastante ad esso, che presenta alla sola base uno spettro metallico abbastanza bello. Nel mattino del 21 marzo 1873 era visibile in vicinanza del bordo occidentale una bella regione facolata senza macchie e senza fori: la parte più brillante della regione trovavasi compresa fra 89 e 97 gradi. La sua distanza dal bordo era tale, che nel giorno seguente questa regione di facole doveva trovarsi sul bordo. Nel seguente mattino osservai attentamente quella parte del bordo esaminandone accuratamente lo spettro dall'angolo 75° all’angolo 105°, La figura 10 rappresenta tutto quanto po- temmo disegnare attraverso alla C: talune di quelle protuberanze erano nebulose al centro, sfumate in alto e con qualche filo lucido laterale e alla base erano tutte abbastanza vive, e più in alto nella parte centrale loro, come dimostra abbastanza bene la stessa figura. Non tutta la regione era coperta di protuberanze, ma solo la parte sinistra, poi veniva il bordo libero con nubi leggiere a poca altezza, finalmente, la parte a destra era completamente libera, cioè cromosfera in apparenza ordinaria, Lo esame spettroscopico diede i seguenti risultati, che riferiamo per posizioni : 75°— 81° = idrogeno e D' 81 — 87 =-idrogeno e D* 87 — 93 = idrogeno, D5, db, 1474 K. e 4 fra deF. 93 — 99 =. idrogeno, D°, db, 1474 K. e 4 fra de F. 99 — 105 = idrogeno, D*. db, 1474 K, Le sole facole adunque senza macchia han dato luogo a protuberanze assai belle con spettro caratteristico, oltre che sulla posizione del bordo ove la nebulosità era di già sollevata in forma di nubi lo spettro era metallico, senza i fenomeni di una viva eruzione. Tutto questo ci sembra confermare quanto altre volte abbiamo detto: che cioè le facole rappresentano il primo stadio delle eruzioni solari, il cui risul- tato può limitarsi al solo miscuglio dei vapori metallici più elevati collo strato della cromosfera, fra cui primeggia per abbondanza il magnesio, che rende cosi luminosa la cromosfera stessa, il cui materiale nel posto della facola viene a modificarsi po- tentemente innalzandosi in forma di protuberanze, le quali poi si staccano e gene- rano le nubi ricascanti nello stesso luogo o in posti più distanti, restando nel po- sto della facola una composizione tutta speciale e variabile. Si comprende così he- nissimo come vi possano essere facole con protuberanze ed altre senza, aggiungendo ancora, che l’idrogeno sollevato viene anche da solo a formar facola, quantunque sempre debole come spesso si verifica coll’osservazione. Se quest’azione dall’interno all’ esterno del materiale caldo e più oscuro continuerà ed aumenterà in energia, allora dal semplice miscuglio dei materiali della fotosfera con quelli della cromosfera, si passerà poco a poco in alcuni casi e ben presto in altri alla dispersione di una porzione di essi materiali, e allora si avranno fori o macchie. Per ciò si avrà nel po- Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. IX. — 1873. 9 62 MEMORIE DELLA SOCIETA” sto delle macchie uno spettro metallico assai più brillante, che non sia quello che osservarsi può in una semplice facola senza macchia o fori, come l’osservazione ci dimostra. In tutta questa trasformazione non è necessario la sortita vera del materiale o- scuro, ma basta il semplice sollevamento, e in conseguenza tutto ciò che ha l’aspetto di eruzione in questo lavoro, vien fatto a spese di una porzione del materiale della fotosfera e della cromosfera, il quale dopo un tempo più o meno lungo ritornerà alle condizioni di prima, restando così quegli involucri nel loro assieme, inalterati, essendo le mrotuberanze e i così detti getti di eruzione non materiale nuovo erut= tato, ma porzione di quello stesso che da tanto tempo forma i detti involucri. Non si deve però intendere con ciò, che quegli strati o involucri debbano rimanere per sempre dello stesso spessore: col continuo raffreddamento dovranno prodursi delle continue modificazioni, che a lungo andare se ne potrà determinare |’ importanza coll’osservazione stessa, mentre in un intervallo di tempo così limitato come quello nel quale sonosi eseguite finora le osservazioni spettrali del sole tali variazioni do- vrauno essere insensibili, e il caso più probabile sarà quello di trovare perla cro- mosfera un valore costante per la sua altezza media, mentre si hanno dei casi di variazioni repentine locali o anche generali dipendenti da eccezionali periodi che ancora non conosciamo bene, perchè le osservazioni sono ancora troppo poche. Le osservazioni poi fatte durante gli ecclissi totali prima del 1868 non hanno alcun va- lore in questa questione, è cosa inutile cioè l’andar in cerca di quelle antiche osser- vaziovi per paragonare lo stato e l’altezza della cromosfera d’allora, con quella che vediamo adesso cogli spettroscopî. La quale, ripetiamo, può considerarsi che si man- tenga di uno spessore pressochè invariabile, per la ragione che le protuberanze, come sempre abbiamo cercato di dimostrare, non sono delle eruzioni, cioè dei nuovi am- massi di idrogeno ed altre sostanze eruttate, ma sibbene delle semplici alterazioni dei -materiali che già formano la cromosfera e la fotosfera, le quali alterazioni hanno spesso tutti i caratteri di una vera eruzione. Relativamente alle protuberanze, questa è l'opinione generale qui da noi; il signor Faye invece ha voluto considerare tutte le protuberanze come forti eruzioni d’idrogeno, e quindi egli dice: « que devient cet hydrogène incessamment projeté hors de la crhomosphéère, mais qui lui revient in- cessamment en retombant sur elle de toutes parts? Le seul aspect de ces effusions ènormes qui jaillissent du soleil de tous còtès montre que leur masse est une fra- ction très sensible de celle de la couche elle-méme d’où elles sortent. Dés lors l’è- paisseur de cette couche devrait en peu de temps doubler tripler, quadrupler par l’afflux de ces continuelles eruptions. Or cette épaisseur reste toujours la méme, tellée qu'on l'a vue sour la primière fois il y a trente ans, telle qu'on la voit et qu'onla mesure chaque jour depuis quatre ans, Il faut done qui l’hydrogène ainsi émis sans cesse trouve le moyen de rentrer sans cesse dans le soleil pour en ressortir de nouveau (1), » (4) Vedi Comptes Rendus de l’Accademie de Sciences, Paris, 10 mars. 4873, p. 598. DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 63 Preoccupato di ciò, l'illustre accademico pensò dunque di dare una spiegazione del modo col quale l idrogeno eruttato rientra nel sole restando così la cromosfera di altezza costante. Egli pose avanti allora la teoria che fa delle macchie altrettanti cicloni i quali trascinano in basso l’idrogeno della cromosfera, il quale abbandonato poi nel fondo della macchia risalir deve tutto all’intorno del ciclone dando luogo ad una serie di getti attorno alla stessa macchia. Con ciò il signor Faye crede mante- ‘nuto un giusto compenso fra l’idrogeno eruttato e quello rientraute per le macchie: ma è facile il capire che ciò andrebbe bene qualora le protuberanze idrogeniche non fossero mai scompagnate dalle macchie: invece l'osservazione mostra, che il numero delle protuberanze è di gran lunga maggiore di quella delle macchie, le quali pos» sono anche intieramente scomparire restando ancora numerose le prime, le quali appunto si mostrano anche nelle regioni ove non si vedono mai macchie, cioè in ‘vicinanza dei poli. Se dunque le protuberanze fossero eruzioni idrogeniche, come am- mette lui, cioè a dire delle vere correnti d’idrogeno che dall’interno salgono attra- verso la cromosfera per ricascarvi sopra, allora ritengo anch'io che in poco tempo la media altezza della cromosfera dovrebbe aumentarsi, ad onta delle circolazioni idrogeniche delle macchie: perciò se le osservazioni mostreravno che questo strato rimane di uno spessore pressochè costante ciò dimostrerà maggiormente, che la quasi totalità delle protuberanze non sono eruzioni, ma sibbene il prodotto di alterazioni . nello strato d’idrogeno formante la cromosfera e gli strati lucidi sottoposti; mate- riale che ritornando ad equilibrarsi non aumenta punto ma mantiene questi inviluppi delle stesse dimensioni, Le osservazioni del P. Secchi, del Prof. Respighi e le mie hanno già fatto ve- dere non esser vero che ai poli manchi il fenomeno delle protuberanze, ma che in- vece si presentano anche là in certi periodi belle e persistenti, e che in altri man- cano costantemente: basta un’ occhiata ai profili già pubblicati per persuadersene, In questi casi si hanno dunque protuberanze indipendenti assolutamente dal feno- meno delle macchie, giacchè non si potrebbe ammettere che l’idrogeno che scende, secondo la teoria del signor Faye, entro una macchia nelle regioni equatoriali, do- vesse nella circolazione trasportarsi, e sortire nelle regioni polari e presso il polo stesso. In conseguenza se anche nelle regioni delle macchie il compenso dovesse ve- rificarsi colla circolazione imaginata dal signor Faye, resterebbero sempre le calotte solari dove l’idrogeno andrebbe successivamente aumentandosi: e se ciò non si veri- fica, vuol dire appunto che anche là le protuberanze non sono eruzioni, come sem- pre abbiamo sostenuto e cercato di dimostrare sino dal principio delle nostre osser- vazioni, La teoria dei cicloni colla circolazione esposta dall’illustre astronomo fran- cese, è dunque in disaccordo coll’ assieme dei fenomeni protuberanziali i quali in conseguenza devono considerarsi legati a ben altre cause all’infuori della rotazione solare, la quale si mantiene sempre la stessa. Inoltre il signor Faye relativamente alla circolazione dei suoi cicloni aggiunge: « cet hydrogéne en remontant, soit eu hulles, soit en filets, d’ une profondeur double 64 MEMORIE DELLA SOCIETA? ou triple du rayon de la terre (elle est peut-ètre encore plus grande), sous l’action de la puissante gravité solaire, atteint bientòt et franchit la photosphére dans les régions, qui entourent le cyclone, c'est à dire dans les facules» dont les taches sont accompagnées ; il. penétre, entrainant avec lui les yapeurs métalliques des couches profondes, dans la chromosphère, avec une vitesse qui s’accélére encore (en vertu de son excès de température) et finit par jaillir au-dessus de la couche rosée en langue de feu; en flammes ou en protubérances, » È dunque evidentissimo che il signor Faye ammette possibile la presenza di uno spettro metallico soltanto nel caso della circolazione dell’ idrogeno nelle macchie, il quale risalendo trasporta i me- talli nelle facole che circondano le macchie stesse. Lo spettro metallico dunque non sarà possibile, che dopo formato il ciclone o macchia, e non in posti ove le macchie mancano. L'osservazione che noi abbiamo riferito del 22 marzo 1873 dimostra il con- trario, perchè in quel tratto vi erano protuberanze, getti, fiamme nubi, spettro me- tallico senza la presenza di macchia alcuna o ciclone, Ammettendo invece come noi il sollevamento dei materiali della fotosfera indipendentemente dalla rotazione so- lare, allora è chiaro che lo spettro metallico potrà osservarsi senza presenza di mac- chie, e potrà precedere di molto la comparsa di queste. Questo fatto si verificò appunto nel caso suddetto del 22 marzo. Nel registro trovasi per quel giorno la seguente nota relativa alla fig. 10 della tav. XXIII, « vedesi il bordo facolato minutamente, ma non macchia nè facole vive: si vede dunque che corrispondono alle belle facole no- tate ieri. Ecco un caso magnifico, che dimostra che senza macchie, ma solo con fa- cole si hanno quei bellissimi fenomeni e uno spettro di eruzione. Si stia dunque at- tenti per vedere se al ritorno di quel tratto da qui a 14 giorni esso porterà una macchia al bordo orientale » le macchie dunque se venivano formandosi in quella regione dovevano riescire visibili dal 4 al 5 aprile. Nel mattino del 3 si potè osser- vare il sole per projezione e dal bordo orientale fino a quasi metà del disco man- cavano intieramente le macchie: nel giorno 4 sì ebbe cielo coperto, ma nel mattino del 5 era visibile già un gruppo nuovo di macchia che subito giudicammo corri» spondente alla regione delle facole osservate dall’opposta parte nel mattino del 21 mar- zo. Le misure degli angoli dovevano dare il mezzo di verificare la coincidenza. Dagli angoli di posizione misurati ne ricavai le distanze polari corrispondenti, e trovai che la parte più brillante delle facole del 21 marzo era compresa fra le distanze polari nord 64° e 72°, e che i fenomeni veduti al bordo nel mattino segnente si estende- vano da 50° a 80° gradi di distauza polare. Il gruppo di macchie all’est del 5 aprile era situato fra 77,°5 e 80° di distanza polare dal centro della macchia al foro che l’accompagnava, e fra 76° e 81° tenendo conto della facola. Il gruppo dunque osser- vato nel 5 aprile stava entro i limiti dei fenomeni del 22 marzo, sebbene non edr- risponda colla parte più brillante di quelle facole: ma ciò poco importa, l’interes- sante per noi essendo quello di aver dimostrato, che in una regione solare prima si presentarono facole, che diedero protuberanze, nubi, getti e spettro metallico e DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 65 poi si formarono anche macchie. È dunque un processo intieramente inverso a quello incluso nella teoria del signor Faye. Alla pag. 391 Comptes Rendus 1873, il signor Faye nello spiegare la circolazione dell’idrogeno scrive che « il remonte ensuite, en vertu de sa légéreté spécifique au- gmentée sur son rechauffement, dans le couches profoudes; mais au lieu de sortir forcément, comme dans les cas du P. Secchi et de M. Tacchini, par l’ orifice de la tache, il passe à travers la région des facules qui bordent la tache et jaillit en flammes et protuberances aun-dessus de la chromosphére, bien loin de l’axe du tourbillon Tout cela est en parfaite conformité avec les faits connus. » Non mi occu- però qui del forcèment, giacchè il signor Faye ha riprodotto nei Comptes Rendus del 21 aprile un brano di un mio articolo sulla formazione delle macchie, il quale termina colle seguenti parole « elle s’effectue de l’interienr è 1° exterieur, non par l’etfet d’éruption violentes, mais par une assez lente désagrégation locale des cou- ches photospériques ». Invece cerchiamo di verificare se questa distribuzione di fiam- me e protuberanze attorno alle macchie sia in perfetta conformità coi fatti conosciuti, come asserisce l’illustre astronomo. Le figure già descritte delli tavola XXIII dimo- strano che mel posto delle macchie vi ha tutt’altro che regolarità di disposizione nelle fiamme idrogeniche e metalliche nel luogo delle macchie, come dovrebbe av- venir sempre se le cose si sapessero secondo la spiegazione data dal signor Faye. Infatti una macchia nel sole corrisponderebbe sempre ad un ciclone, quindi ad una discesa continua d’ idrogeno; il quale abbandonato a sè nel fondo, dovrebbe conti- nuamente risalire tutt’ all’intorno del turbine formando una corona di fiamme nel posto della facola che circonda la macchia: perciò quando una macchia arriva al bordo, l’osservazione allo spettroscopio non dovrebbe dare mai per risultato le forme ordinarie, che vediamo nella cromosfera allorquando mancano le macchie, ma dovreb- be trovarsi sempre nel posto delle macchie la serie delle fiamme speciali derivanti dalla circolazione, le quali dovendo trasportare altri materiali, lo spettro di quel contorno della macchia dovrebbè essere anche sempre metallico. Le fiamme e pro- tuberanze dovendo poi trovarsi così disposte a circolo, è chiaro che arrivate al bordo i maggiori gruppi dovrebbero per projezione apparire laterali, e tutti nell’ assieme come divergenti dal centro del gruppo. Ora noi abbiam veduto che può succedere il caso inverso, cioè a dire nel posto di una macchia si sono vedute belle ed alte fiamme alzarsi convergenti verso l’asse della macchia, ciò che sarebbe impossibile, qualora detto asse fosse quello del ciclone che ha prodotto la macchia e che la man- tiene. Ma ora citeremo un caso anche più speciale e decisivo. Nello stesso mattino del 22 marzo 1873, mentre nell’ arco da 69° a 105° si trovarono le protuberanze (fit. 10, tav. XXIII) con spettro metallico e senza macchia, più in basso vicino al bordo all'angolo 128° stava una macchia con una parte della sua facola sul bordo, come vedesi nella figura 11, ove trovasi anche il disegno di ciò che vedevasi in quella direzione precisa collo spettroscopio. Ebbene dove sono i getti, le punte in- clinate e le protuberanze attorno al turbine? Il disegno non ne presenta alcuna. 66 MEMORIE DELLA SOCIETA” Ove sono i vapori metallici degli strati profondi trasportati dall’idrogevo al disopra dello strato rosato? Nulla di tutto ciò, avendoci l’ esame spettroscopico rivelato la presenza del solo magnesio, elemento caratteristico delle facole, mentre nelle mede- sime condizioni di osservazione noi trovammo le belle protuberanze della figura 10, e uno spettro metallico nella semplice régione di facole da 87° a 99° gradi, Per questa macchia dunque troviamo un assieme di circostanze interamente contrario a quelle della macchia del 16 gennaio. Casi consimili si riscontrano più volte nel ca- talogo da noi pubblicato delle macchie al bordo, che renderemo più chiaro pubbli- cando tutti i disegni corrispondenti, giacchè in queste materie la descrizione tante volte è insufficiente a far ben comprendere ciò che si è veduto. Ma anche solo dai casi rappresentati nella tavola XXIII si vede come la forma, direzione e composi- zione chimica delle protuberanze nel posto delle macchie possano avere caratteri affatto diversi e quindi contrarii alla circolazione unica dell’idrogeno nell’ipotesi della formazione ciclonica delle macchie. In presenza dunque di osservazioni così chiare, e indipendenti da ipotesi e da idee preconcette, è egli possibile di accettare la teoria, che fa dei cicloni la causa unica delle macchie solari? secondo me certamente no, e le mie difficoltà esposte nella prima nota delle Memorie a questo riguardo riman- gono ancora le stesse, e anzi le continue osservazioni ne aumentano il peso. E non intendo qui parlare delle mie sole osservazioni, ma di tutte indistintamente, giacché in una simile questione, tutto deve tenersi in conto, per evitare di accordare troppa fiducia alle proprie, o peggio ancora di scegliere quelle che si adattano alle proprie idee escludendo le rimanenti. Il signor Faye ritiene però che 1’ osservazione delle macchie al modo ordinario non basti, ma che la sola fotografia possa dare risultati buoni. Veramente nel caso della quistione dei cicloni ci ha sorpreso un tale rimarco, giacchè chiunque metta l’occhio in un buon rifrattore del genere del nostro, coi con- venienti oculari, si persuaderà al momento, che la chiarezza e il dettaglio che si può vedere con tanta facilità nell’interno delle macchie, la fotografia è ancora ben lon- tana dal potere riprodurre: ad essa non resta finora che il vantaggio di una mag- giore esattezza per la posizione e i limiti delle macchie. Se dunque le macchie fos- sero il risultato unico di altrettanti cicloni, le correnti fotosferiche che rivestono la cavità della macchia dovrebbero presentare sempre nell’assieme una forma spirale: invece chiunque si metta ad esaminare le macchie coi mezzi necessarî anzidetti tro- verà, che ad eccezione di pochissimi casi, le macchie presentano sempre una penom- bra coperta di fili lucidi, correnti, grani o foglie come si vogliano chiamare, che scendono diritte dal bordo esterno al fondo: e ciò è tanto vero che appunto per l’abituale struttura diritta, quando capitano quei casi in cui la forma spirale esiste, se ne fa un rimarco speciale, e anche noi ci siamo presi perciò la cura di pubbli- care tali disegni, Nei mesi di gennaio, febbraio, marzo, aprile e maggio di quest'anno, sopra 547 osservazioni di macchie, in 6 sole trovammo indizio di moto vorticoso. Il numero dei casi a vortice perciò è così limitato da poterli con tutta ragione consi- derare vere eccezioni. Una osservazione dunque così semplice e frequente, che non DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 67 richiede apparecchi nè abilità speciale risulta di continuo evidentemente contraria al moto vorticoso nelle macchie solari, senza tener conto poi delle forme poligonali che non di rado si presentano per le stesse macchie. IÎ movimento vorticoso adun- que se si presenta nelle macchie dobbiamo considerarlo come un fenomeno secon- dario, che può presentarsi dopo formata la macchia ein alcuni casi può durar molto e in altri poco, come nella macchia del 15 gennaio 1873, che presentava in quel giorno una forma spirale discreta, mentre nel giorno appresso le correnti lucide ri- presero la loro direzione normale, cioè diritti e concorrenti al centro del nueleo, SULLE RIGHE DI ASSORBIMENTO DEL SODIO B DI ALTRI METALLI Nota del P. A. Secchi Per quanto io fossi sicuro del risultato di certi fenomeni da me osservati in alcune righe spettrali del sole, e della loro spiegazione, pure ho voluto fare qualche espe- rienza per ‘assicurarmene meglio. Ho dunque armato una forte pila di Bunsen di 50 elementi di grandi dimensioni, e uno spettroscopio forte (quello di un solo prisma di- retto con due lunghi cannocchiali) che mi fa vedere comodamente tutte le righe di Kirchhoff e alcune altre ancora, ed è di facile maneggio, ed ho voluto fare qualche esperimento comparativo tra lo spettro solare e quello di alcuni metalli, affine di le- varmi alcuni dubbî. Il raggio solare cadeva direttamente sulla fessura, e avanti a questa pure in linea retta cadevano direttamente i raggi de’ carboni, e i due spet- tri si aveano sovrapposti atteso la lunghezza notabile della fessura» Il primo dubbio, era assicurarmi se la dilatazione di certe righe nelle macchie pro- viene da vera nube di vapore metallico ad esse sovrastante. Perciò misi il sodio tra i due carboni elettrici, e projettando la luce di questo metallo sullo spettro solare, notai la ben conosciuta perfetta coincidenza delle righe, e il loro esser lucide quando il metallo è poco. Ma mettendone in quantità maggiore le righe del sole tornano oscure, si dilatano e diventano forti e molto più nere delle ordinarie. Crescendo 68 MEMORIE DELLA SOCIETA” ancora la dose si dilatano e diventano sfumate, proprio come in certe macchie, e appena resta un filetto lucido, che separa in mezzo le due zone così formate. Aumentando ancora il vapore e bruciando molto sodio avanti alla fessura, e guar- dando il sole attraverso di essa fiamma, si ha un fenomeno assai curioso, Le'righe nere si dilatano fortissimamente, una larghissima nube nera si forma a destra e sini- stra sfumata gradatamente fino a distanza di 30 in 40 volte le righe stesse, v. fig. 12, tav. XXV. In un istante ho veduto tornar lucide le. righe nere centrali e diffondersi e- normemente la nube, La fiamma del sodio veduta direttamente in altro spettroscopio presenta il fenomeno di una forte riga nera doppia in mezzo a nube lucida. Questi fatti non sono nuovi, ma mi suggeriscono molte idee sulla vastità della diffusione assor- bente del sodio, che non è stata avvertita finora, e che non si limiterebbe solo alle li- nee D'e D". Resta da ciò dimostrato, che l'allargamento delle righe nelle macchie è ben do- vuto al sodio, e che questo vapore non è poi molto abbondante, atteso la piccola dilatazione che osserviamo; poscia usando lo spettroscopio col prisma addizionale avanti alla fessura, ho rilevato nettamente. anche traccia della nube lontana e leg- giera che estendesi a grande distanza dalle righe principali, Alcuni miei altri dubbî erano sul ferro e sul magnesio. Molte volte io aveva ve- duto una riga illuminarsi tra le due vicine del magnesio d' e 6", onde fui tac- ciato di inesatezza nelle osservazioni, quasi avessi confuso questa riga con quelle del magnesio stesso. Ho quindi voluto vedere, che righe mi dava il magnesio. Comu- nemente non ho avuto che le tre d dd" e la 6" è comparsa qualche volta, è stata fugace ed è o del nikel o del ferro, che forse era nei carboni. Ma ho riveduto col magnesio un fenomeno bellissimo veduto già una volta nel sole in una eruzione, cioè il dilatarsi enormemente delle tre righe fino a toccarsi le due d' d"; e al- lora i loro orli sono diffusi assai. Questa dilatazione succede quando si brucia tra i carboni molto magnesio, e all’ atto della loro dilatazione comparisce la persiana dell’ossido di magnesio tra le D ed F. Questa dilatazione (aumentando Ia dose del magnesio) è seguita dal rovesciamento del magnesio sul vapore del magnesio stesso, e ogni riga del metallo si divide in due parallele separate da una linea nera finis- sima, proprio come accade del sodio. M. Cornu aveva già osservato questo fenomeno, ma sul sole è assai istruttivo. La coincidenza di questa grande dilatazione e sfumatura delle righe all’ esterno con la comparsa della persiana della magnesia, mi fa credere, che l’ ossido possa cotribuire anche a questa diffusione. Ed allora avremmo il caso di una ossidazione osservata nel sole nella prefata eruzione. Queste esperienze possono dunque. essere utili ed istruttive. ” In quanto alla riga posta fra le due d' e 0” essa è decisamente del ferro ‘0 di altro metallo con esso, ed è accompagnata da altre. Si noti bene che lo spettrosco- pio mio mi dava ben separata sul sole la 9” in due che sono assai vicine e si con- fondono negli spéttroscopii deboli, onde non può essere difetto dello strumento, che DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 69 confondesse le righe. Cioè lo stramento mio separava la 1654,0 di Kirchhoff dalla 1655,6 perfettamente. Appariva quindi visibile una riga al luogo 1652 dove l’ho ve- duta più volte nel sole, che aveasi col ferro. Realmente qui Kirchhoff non mette. li- nee, nè Angstrom, ma ne ho veduto tante altre, che mancavano nelle figure, che se questa mancava non mi sorprende affatto. Devo, però avyertire che il. mio era ferro comune, onde nel ferro chimicamente puro può mancare; ma la questione se col ferro o con altro metallo, si produca al posto suindicato la linea luminosa, che ho veduto nel sole, mi resta perfettamente risoluta , lasciando ai chimici la determinazione della sostanza, Ho cercato anche la riga della corona, 1474 K. sullo spettro. del ferro, ma inu- tilmente: l’ho cercata due volte, e fatta cercare al P. Ferrari e. anch'esso non ha trovata. Ciò più mi sorprende, perchè le due vicine 1467 e la 1463 si vedevano benissimo, anzi questa era visibilmente doppia, onde non posso incolparne lo stru- mento. La forza della pila mi pareva assai energica e nella sua pienezza: ma tut- tavia non concluderò nulla di, positivo, finchè non avrò ripetuto gli esperimenti con forza anche maggiore. Del resto che questa riga provenga dal ferro pone dei dub- bii anche Young. Appresso darò conto degli esperimenti fatti sulla luce e sul calore del nostro luminare, e per ora basti ciò che è stato conchiuso da un esperimento preparatorio. L'esperienza del sodio non ha bisogno di pila, essa può farsi bruciando il metallo direttamente avanti alla fessura, ma debbo avvertire, che non conviene scherzar troppo a lungo col vapore «di questo metallo, perchè è assai dannoso alla vista, e tre dei miei assistenti sì sono sentiti molto male negli occhi per la imprudenza con cui sono stati vicini alla fiamma di questo metallo, Roma, 18 maggio 1873. Osservazioni dell’ Ecclisse solare del 26 maggio 1873 Nota del P. A. Secchi, L'osservazione. di questo ecclisse ci ha servito per provare il nostro metodo di osservazione spettroscopica, il quale come fu descritto nelle Memorie (dispensa XI 1873) consiste nell’aggiungere allo spettroscopio comune un prisma avanti alla sua fessura posto a sufficiente distanza. Con questo metodo si può vedere non solo la cro- mosfera come linea lucida esterna all’orlo solare, ma anche l’orlo stesso del sole as- sai netto e definito come pure le macchie, le facote ecc., come si vedrebbe con un vetro colorato. I lettori delle nostre Memorie avendo ben compreso tutto ciò, non occorre, che qui. si esponga altro che i risultati ottenuti, Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. IX. — 1873. 10 70 MEMORIE DELLA SOCIETA” Armato pertanto lo spettroscopio col prisma addizionale e direttolo al punto d’in- gresso della Luna secondo il calcolo, all’accostarsi del momento d’ingresso vidi de- cisamente interrotta la linea rossa viva C che derivava dalla cromosfera ed era fuori del disco solare un 7 in 8 secondi di arco. Assicurato che me ne fui bene, ne diedi avviso all’assistente che stava al cronometro, il quale non scrisse il tempo, ma notò bene il luogo della sfera dell’orologio per paura di perdere il vero contatto. La li- nea rossa suddetta mi comparve perfettamente interrotta per un piccolo tratto da principio, che si venne poi allargando rapidamente: io andava accostando la riga all’orlo solare ritenendo sempre strettissima l’ interruzione. Così fu bene accertato, che l’ interruzione era dovuta alla Luna. Presto arrivò un momento in cui messa la linea rossa tangente al bordo del sole la vidi nettamente venir troncata dal vertice di una montagna lunare che in quel punto venne a mordere il lembo solare. Allora diedi il segno dell’entrata. Riscontrando dopo i tempi risultò, che l’orlo lunare fu visibile con sicurezza un- dici secondi prima del vero contatto. Durante l’ecclisse osservai se vi era nelle righe dello spettro veruna modificazione che provenir potesse da atmosfera lunare. Osservai soltanto: 1° Che il troncamento della riga non era deciso ma esso terminava in punta sfu- mata (come nella fig. 10 della tav. XXV). 2, Che la riga nera C pareva più larga sulla luna, che sul vivo disco del sole. 3. Il contorno delle montagne lunari si vedeva nel disco perfettamente, e molto quieto e meglio che al cannocchiale stesso di Cauchoix, coll’ offuscante ordinario, perchè l’aria era quivi assai vibrante. Non credo che queste cose provino indizio di atmosfera lunare, potendo l’assottigliamento della riga essere dovuto all’ obbliquità con cui la cromosfera era tagliata dall’ orlo della luna, e la maggiore dilatazione della riga sulla parte oscura essendo da attribuire alla mancanza di quella diffu- sione benchè piccolissima, che si ha sempre sul campo luminoso del disco. All’ uscita sorvegliai il fenomeno con pari attenzione, e trovai che nettissimamente si vide l’uscir della luna e il congiungersi istantaneamente dei due pezzi della riga rossa cromosferica tangente al bordo solare interrotta da una montagna lunare, fig. 11; al- lora diedi il segno del fine. Continuai appresso a vedere, fino a 25 secondi dopo, ben definita la linea nelle due sue parti, e anche dopo questo tempo la vidi interrotta fino a 47 secondi, quando essa apparve tutta viva e continua a distanza dal bordo di 15 in 17 secondi d’arco. La luna era dunque tutta uscita. Il fatto fondamentale era dunque verificato; ma era da confrontare questo metodo col metodo ordinario dei vetri offuscanti e con quello dello spettroscopio usuale, cioè senza il 2° prisma. Nou avendo modo di assicurare una buona osservazione allo spettroscopio col modo or- dinario, per questo secondo punto io profitterò delle osservazioni fatte appunto così dal signor prof. Respighi e pubblicate nella Gazzetta Ufficiale d'oggi, essendo che la distanza delle stazioni può affatto stimarsi senza influenza. Pel modo di osserva- zione ordinario darò i risultati ottenuti dal P. Rosa e dal P. Ferrari. Ecco pertanto il quadro comparativo: DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 71 Principio dell’ecclisse Fine dell’ecclisse i P. Rosa gh43m 75,9 930" 385,5 Metodo. consueto P. Ferrari —843 11,6 9 30 39,3 Spettroscopio particolare P. Secchi 8 42° 57,8 990 o Spettroscopio comune Prof. Respighi 8 42 35,9 931 3,4 Riferendo il mio risultato al medio di quelio dei due miei colleghi trovo, che io ho anticipato l’entrata di 115,9 e ritardata l’ uscita di 125, 2: ma il signor Respi- ghi ha anticipato sopra di me l’entrata di 215,9 e ritardata l’uscita di 125,3, il che porta sul metodo ordinario una differenza di 335,8 pel principio e di 24,5 per la fine dell’ecclisse. Queste differenze però erano da aspettarsi per tutte e tre le maniere : infatti nella maniera comune si sta sempre con qualche esitanza, e il principio non si può ravvisare se non quando la luna è già entrata un poco: e per il fine essa si perde di vista quando è tenuissima l’intaccatura per l’agitazione del lembo. Da me invece il lembo era quietissimo, e la linea cromosferica che si chiudeva era un criterio perfetta- mente sicuro. Per il metodo poi usato dal Prof. Respighi doveva aversi un ritardo maggiore perchè, infatti (come dice esso medesimo) non si può osservare che la chiusura o la rottura dell’anello della cromosfera sul bordo lunare: ora resta adesso dimostrato, che tra la base della cromosfera e l’orlo solare vi è una regione tenunis- sima, che è di struttura assai complicata. Vi è primieramente lo strato dei vapori metallici da me annunziato prima e poi visto negli ecclissi: poi a fessura larga si vede sempre una linea nera, la quale separa la base della cromosfera dell’ orlo solare, che io congetturo dovuta all’assortimento della cromosfera sopra se stessa, la quale li- | nea sparisce a fessura stretta. Quindi non è rigorosamente lo stesso il dire base della cromosfera e orlo del disco solare, quale veramente s'intende al modo ordinario, La maggiore durata dunque osservata dal Prof. Respighi è giusta e doveva aver luogo. Da questi fatti però apparisce ben chiaro, che in occasione del passaggio di Ve- nere si potrà far uso di tutti e tre i metodi suddetti di osservazione. Quello a spet- troscopio ordinario per avere un primo avviso, giacché il Respighi assicura avere veduto intaccata la cromosfera un minuto prima del contatto: indi si potrà intro- durre il 2° prisma avanti la fessura per avere il disco netto e determinare il vero punto di separazione della linea tangente al lembo solare veduto nettamente col mio metodo, mentre col comune esso non si vede, che ondulato raggiante e indeciso, Finalmente si potrà pel 2° contatto interno usare il metodo comune. La lentezza di Venere, darà tempo per fare i cambiamenti nello istrumento, pur- chè siasi l'osservatore impratichito prima. Così le osservazioni prismatiche non nuo- ceranno punto alle osservazioni comuni, LI Il metodo prismatico comune è molto più facile che il mio, ma questo credo che 72 MEMORIE DELLA SOCIETA” porti una maggior precisione nel risultato. Ma per potere essere sicuri del metodo da preferirsi sarà mestieri fare nuove osservazioni, le quali per disgrazia nou po- tranno aver luogo prima del passaggio di Venere, che in una sola occasione e questa troppo tardi forse, perchè gli astronomi possano profittarne. Soggiungo che quantun- que per comodità io abbia usato il prisma a visione diretta posto avanti alla fes- sura pure sarà meglio usare un prisma obiettivo; è difficile che i prismi a visione diretta siano abbastanza perfetti per quest’uso. Di 5 che ne ho provato, tutti del resto assai buoni, un solo è riuscito sufficientemente perfetto, e questo è del signor Merz. Roma, 27 maggio 1873. Osservazione dell’ ecclisse parziale di sole del 26 maggio 1873 eseguita dal Prof. Respighi alla Specola del Campidoglio di Roma. Dalla Gazzetta Ufficiale del Regno dello stesso giorno riproduciamo la seguente relazione : Quantunque quest’ecclisse per la sua piccolezza non presentasse per noi grande importanza, pure esso l’acquistava per l’esperimeuto che poteva farsi nell’ osserva- zione del medesimo collo spettroscopio applicato al cannocchiale, pel quale poten- dosi vedere il disco della luna proiettato sulla cromosfera qualche tempo prima del suo contatto col disco del sole, si poteva aver più esattamente questo contatto dal- l’istante, nel quale il bordo oscuro della luna avrebbe interrotto l’ anello luminoso rosso dato dalla riga lucida 0 alla base della cromosfera; e nello stesso modo si sa- rebbe ottenuto l’ultimo contatto dall’istante della formazione, 0 chiusura di questo anello per l’uscita del bordo oscuro della luna, Non avendosi nel punto di contatto protuberanze, ma soltanto la cromosfera ab- bastanza elevata con piccole punte o getti lucidi, si è cominciato a discernere bene il disco oscuro della luna soltanto un minuto circa prima del contatto, e quindi se- guirlo fino alla rottura dell’anello, o al primo contatto, che ha avuto luogo a 46° 30 dal punto nord nel bordo occidentale del sole a gh 42 355,9 tempio medio di Roma, Inoltrandosi il disco della luna su quello del sole, si è più volte misurata la di- stanza delle corna della fase oscura, deducendola dalla larghezza dello spettro oscuro proiettata sullo spettro luminoso del sole, e prendendo il corrispondente angolo me- dio di posizione delle corna stesse; e così si è potuto misurare la massima. fase che fu di 0,050 circa del diametro solare, ossia poco più di un mezzo digito, a 9% 72 circa. DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 73 Seguitando a misurare la distanza delle corna fiuo alla fine dell’ecclisse; si è os- servato l’ultimo contatto, o piuttosto la chiusura dell’anello della cromosfera a 10° di distanza dal punto nord nel bordo occidentale, ed a 9h 31" 35,4 tempo medio di Roma, persistendo per circa un minuto la visibilità distinta del disco oscuro della luna sulla cromosfera , la quale ivi pure non presentava che piccoli getti, o fili lucidi senza protuberanze. Questo primo esperimento della osservazione dell’ecelisse collo spettroscopio, che circostanze atmosferiche sfavorevoli m’impedirono di effettuare nell’ecclisse del 1870 e del 1871, è ora riuscito ottimamente, e spero che unitamente agli esperimenti che altri ne avranno fatto principalmente in quest’ultimo ecclisse, contribuirà ad accre- ditare questo modo di osservazione negli ecclissi di sole, e nei passaggi dei pianeti inferiori sul disco solare. In apposita relazione verranno minutamente discusse le indicate osservazioni, ed altre ricerche spettroscopiche fatte durante l’ecclisse, Roma, 26 maggio 1873, Lorenzo RespiGHI, Osservazioni dell’ecelisse parziale di sole del 26 maggio 1873 fatte nel R. Osservatorio di Padova. Fu osservato l’ecclisse col metodo spettroscopico e col metodo ordinario, Scopo delle osservazioni era di studiare i due metodi nei risultati n cui essi avessero condotto, Il dottor A. Abetti assistente ed il signor Chistoni studente di Astronomia osserva- rono al modo solito, il primo ad un eccellente rifrattore di Starke, il secondo ad un - cannocchiale, pure eccellente di Frannhofer. Il rifrattore di Starke ha 117 milli- metri di apertura obbiettiva e per la circostanza gli fa applicato un oculare nega- tivo che dà l’ingrandimento 87, con un elioscopio attraverso il quale l’immagine so- lare apparisce quasi bianca. Il cannocchiale di Fraunhofer ha 85 millimetri di dia- metro obbiettivo e gli fu applicato oculare negativo che dà l’ingrandimento 85, con elioscopio che colora l’immagine solare in giallo affumicato. Io osservai l’ecclisse al solito equatoriale di Starke munito di un ottimo spettroscopio a visione diretta di Hoffmann, col collimatore modificato come dissi nella memoria già pubblicata in que- sto volume. — Nel mio strumento, essendo 17 circa l'ingrandimento del cannocchia- lino spettroscopico, e 5, 5 il rapporto fra la distanza focale del cannocchiale e quella del collimatore, l’ingrandimento complessivo = 94 circa. Il primo contatto fu da me 74 MEMORIE DELLA SOCIETA” notato nell’istante in cui incominciò ad apparire rotto il filetto cromosferico, e l’ul- timo contatto lo notai quando questo filetto apparve ricomporsi. Dalla mia osserva» zione riportai il convincimento che il metodo si presta ad una grande esattezza e sicurezza, quando la fessura sia sufficientemente larga, la dispersione forte e forte sia pure l’ingrandimento. Avendo in precedenza calcolato col mezzo del Nautical Almanac il tempo del prin- cipio e della fine dell’ ecclisse, non che gli angoli di posizione corrispondenti, ogni osservatore potè con tranquillità attendere il momento dell’osservazione senza molta fatica. Ecco i risultati ottenuti: Principio dell’ecclisse Fine Lorenzoni 20% 352 585,8 t.m. di Padova 21b 48" 385,3 t. m. di Padova Abetti 20 36 9,9 » » 21 48 28,9 » » Chistoni 20 36 16,7 » » 21 48 14,3 o » In base a questi risultati fu istituita una certa discussione numerica, che forma argomento di una Nota inserita negli Atti dell’Istituto Veneto. Da tale discussione mi risultarono come probabili le seguenti due conclusioni : 1,a Probabilmente il raggio del circolo che costitisce la base apparente della cro- mosfera, come essa si vede nello spettroscopio sulla riga C, è alcun poco minore del vero raggio solare che si misura nelle ordinarie osservazioni. 2.2 Il circolo a cui si osservano i contatti nel metodo spettroscopico si avvicina al vero bordo solare, più di quello a cui i contatti stessi vengono osservati col me- todo consueto. Padova, 7 luglio 1873. G. LoRENZONI. Dalle osservazioni di Padova adunque si ha un confronto del genere di quello del P. Secchi, fra l’osservazione spettroscopica dell’ecclisse e l’ ordinario, e il risultato è anche il medesimo, come era facile di prevedere. Le condizioni di osservazione nei tre metodi, cioè col semplice cannocchiale, collo spettroscopio comune, e colla com- binazione Secchi, si possono rappresentare colla figura 9 della tavola XXV. Per bene comprenderla ricorderemo, che nello spettroscopio ordinario il bordo solare vedesi con indecisione per una serie di raggi, che a fessura tangente si presentano lungo lo spettro e si chiudono poco a poco nel mezzo al sortire del bordo dalla fessura, ovvero poco a poco si aumentano quando il bordo sta per entrare: non avendosi dun- que una linea netta fra il disco e la cromosfera, è chiaro che ciò corrisponderà nel caso nostro ad un aumento nel diametro solare, in confronto all'immagine tranquilla e così ben definita nella combinazione Secchi. Perciò nel momento dell’osservazione DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 15 dell’ ecclisse CD potrà rappresentare il disco solare veduto dal Secchi, e cd quello veduto nello spettroscopio ordinario, In conseguenza di ciò vi sarà una differenza nell’apprezzamento dei contatti, cioè col metodo Secchi si dovrà ritardare il principio e accelerare la fine. Il metodo ordinario poi darà un ritardo su tutti e due i metodi spettroscopici e un anticipo pel fine, corrispondendo in ambii casi Ja posizione della luna ai due archi interni intaccanti anche il disco minimo A B. L'osservazione di questo ecclisse ha confermato una tale considerazione, la quale porta anche di conseguenza, che la differenza dei tempi fra il metodo ordinario e lo spettroscopio comune deve essere maggiore di quella fra il metodo ordinario e la combinazione Secchi, come risulta chiaro dalla stessa figura, Tutte queste differenze sì trovano esistere nei tempi dati nei rapporti precedenti. Infatti pel principio ab- biamo : Secchi — (Rosa e Ferrari) = — 115,9 Lorenzoni — (Abetti e Chistoni) = — 14, 5 Secchi — Respighi = + 21,9 per la fine Secchi — (Rosa e Ferrari) = + 12,2 Lorenzoni — (Abetti e Chistoni) = + 16, 7 Secchi — Respighi = — 12,3 È dunque evidente, che il metodo ordinario dà una durata per l’ecclisse più lunga di quella ricavata coll’osservazione spettroscopica, come si vede anche che nella com- binazione Secchi, questa durata è minore di quella data collo spettroscopio ordinario, Conchiudiamo dunque col dire, che il diametro solare più piccolo si ottiene colla com- hinazione spettroscopica del P. Secchi, che raccomandiamo agli astronomi nell’osser= vazione del prossimo passaggio di Venere sul sole. P. TaccHinI, Singolare struttura di una protuberanza nel posto di un’ eruzione solare osservata a Palermo e Roma :Nel mattino del 21 aprile 1873 arrivato all’ angolo di posizione 129° trovai una protuberanza in parte vivissima e in parte debole, I fili Incenti vedevansi anche nelle righe BC e Ba e intaccavano la fessura verso D. L’assieme del gruppo è rappresen tato nella fig. 1 della tavola XXV. Esaminata con attenzione si vide chiaramente es- sere la parte debole formata da un fascio di fili finissimi ben distinti e avviluppati in un vapore tenuissimo; essi si innalzavano normali al bordo e contro di essi alla base vedevansi ben distinte le punte lucide della cromosfera: due pennacchi di una luce straordinaria figuravano più in avanti e scendevano un po’ sotto al limite della cromosfera, come indica la figura. Nell’ assieme dunque figuravano come tre piani distinti, quello dei fiocchi lucenti, quello della cromosfera e quello del fascio debole, 76 MEMORIE DELLA SOCIETA” il quale però sebbene debole non dava all’ occhio una impressione di tinta rossa, ma anch'esso tendeva al giallo d’oro, di un effetto sorprendente e che la figura è ben lontana dal far comprendere. Tutto ciò alle 8° 44%: alle 8% 47% vidi alzarsi a destra, quasi continuazione del maggior fiocco lucente dei fili lucenti a parabola fino all’ al- tezza di 2’, 45", che presto svanirono. Alle 8% 50% |’ imagine non era più visibile sulle BC Ba. Finito il giro del bordo, tornai a quella posizione e trovai invertite le righe BC, quelle del sodio, le b'b°090‘, la 1474 K., la 5264, 5272 e due fra 5194 e 5198 di Angstròm, e le solite fra le d e la F. Alle 9" 32" la parte viva era ridotta a poche punte divergenti alte 4% minuto. Per projezione trovammo al bordo una bella regione facolata compatta da 126 a 132 con tre fori: ma le osservazioni dei pre- cedenti giorni ci mancano e quindi noi non possiamo dire se in quel posto vi fosse macchia. Alle 3% 10” osservai di nuovo e trovai le sole punte della figura 2° con spettro metallico debole, cioè senza il sodio e le altre di Angstròom, ma solo la BG, 1474, le d, e le solite 4 verso F. La BC era tutta estesa alla posizione, mentre il sodio e le altre nella figura 1 erano ristrette alle basi dei pennacchi lucenti, Dopo mezza rotazione, comparve all’oriente una facola con due maechie e fori, che sembra corrispondere al posto dei fenomeni descritti, Contemporaneamente il P. Secchi osserva anche Iui la protuberanza e dopo reci- proche informazioni, mi mandò la seguente descrizione con figure. « La figura 3 rap- presenta l’ eruzione nel suo curioso aspetto di una radiazione viva chiara e filosa come veri raggi emergenti dal disco solare come un’ aurora e proiettati su fondo chiaro. Quando la vidi al principio erano assolutamente dritti ed alti almeno 80", ma quando feci il disegno già cominciavano a piegarsi e comparve una nube a de- stra, che ne occultò una porzione. Sotto vi erano facole e punti di macchie, Un otto minuti dopo tutto era svanito e ridotto alla meschina fig. 4. Alle 9° 55" erasi mo- dificata come nella fig. 5, era cioè sorto un altro getto. Questi andarono cambiando e prendendo varie forme una delle quali alle 10% 25® è la fig. 6 con getti a punte di spade ma bassi e non vivi. All’ 1° 35 si era molto ravvivata l’ eruzione e feci la fig. 7 ov'è visibile l’enorme getto alto 144" coronato di nube in cima, ma esso stesso era di struttura filosa, e a 1" 48" era affatto sparito. La riesaminai alle 4" 15%, e non trovai che i getti insignificanti della fig. 8. La forma della fig. 3 è la più curiosa ed interessante di questa qualità che io abbia veduto: quella specie di alba che era dietro ai raggi faceva un effetto magico e perdetti molto tempo a contem- plarla: erano poi raggi di uno splendore mite, quieto, e si delicato e così fino, che non li ho mai veduti così, La fase da voi delineata ha la stessa struttura caratte- ristica, ma si vede che essa corrisponde ad un tempo diverso. Erano alla base di questa luce rovesciati il sodio, tutte le righe del magnesio e la lucida fra le due più vicine dello stesso magnesio, e visibilissima la 1474 con molte altre del ferro nel verde, La BC pure era rovesciata e alcune del calcio Ma accorgendomi che la forma andava a svanire feci il disegno subito, il quale per conseguenza rappresenta una delle ultime belle comparse di questa incantevole scena, di cui voi avete goduto le prime e più belle. Questa coincidenza è importantissima. » DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 77 Macchie solari osservate all’ Equatoriale di Merz di Palermo nei mesi di aprile, maggio e giugno 1873 da P., Tacchini. = 2 = e |_E pi E de AiBnlagra E = 1873 SA IE AIR EPM PETE | "id Fi Ela e REC ET ae Aprile 2 10 67 » 2 9 ||Maggio 26 7 25 » 5 i È 8 70) » » 7 27 10 42 » » 5 5 bo) 39 1 > AR 28 13 249)...» 1 5 8 11 LEE » 6 30 14 52 » 1 7 9 3 399] > » bi) dl 14 53 » » 6 10 53 2 » | 12 Giugno 1 il 46 1 » 6 11 d7 1 » 5 5) 10 24 ’ » 6 10 55 1 » 5 7 8 17 » 1 5 7 65 » » 7 b) 4 29 » 1 5 4 10 2 » 5) y 4 16 1 » 4 9 ? , i; 4 12 1 » » » 1 9 48 Il » 9 14 » » ’ . 3 8 27 2 » 6 15 » » » » » 5 Ta Il 1 5 16 2 Si o » 2 6 37 1 Il 6 20 3 2 3 » 4 5) 8 1 » 5 21 3 7 » 1 4 4 17 1 Ù 6 22 3 5 » » 3° 3 12 » 1 4 23 4 VEE » 5 2 Il > ? 2 24 4 105) 1 . 4 1 6 . » 2 25 5 16 2 » 5) 1 2 » 1 2 26 5) 29 D 1 lo) » 4 » ? 1 27 5 26 1 p 7 » 6 Ù » 1 28 5 31 1 » ibi 2 9 » » 2 29 9 38 1 ’ 8 5 16 5) > 4 5) 6 37 3 » | 10 Anche in questo mese l’ attenta osservazione delle macchie non diede per risul- tato che un solo caso di turbine abbastanza marcato : in tutte le altre dominò sem- pre lo ordinaria disposizione delle correnti. Sommando le osservazioni fatte in que- sto primo semestre 1873, si ha: Giornale di Scienze Nat. ed Econ, Vol. IX. — 1875. 11 78 MEMORIE DELLA SOCIETA” Osservazioni di macchie Turbini osservati Gennaio 135 3 Febbraio © 49 2 Marzo 153 1 Aprile 96 1 Maggio 109 1 Giugno 92 1 Totale 634 9 cioè solamente l’uno e mezzo per cento delle macchie ci presenta l’aspetto di tur- bine nella disposizione delle correnti lucide della penombra. In questa serie di osservazioni di macchie solari sono caratteristici i due minimi avvenuti l’uno poco dopo la metà del maggio e l’altro alla metà del giugno, Dalle serie sì vede chiaramente, che le macchie solari si formavano a preferenza e quasi esclusivamente in un solo emisfero, quello cioè a noi opposto all’epoca dei detti mi- nimi. Questa localizzazione delle macchie in un solo emisfero è un fatto, che altre volte l'abbiamo osservato, e che dimosira, come la produzione delle dette macchie sia legata a cause speciali interne nella massa solare e fors’ anche esterne, e che ancora non conosciamo, ma indipendenti dalla rotazione del globo solare. Nel mi- nimo della metà del giugno si ebbe per due giorni il disco completamente man- cante di macchie e di fori e in quello del maggio si ridusse la cosa a soli 4 forel- lini nel giorno 21, Intanto mentre vi era maucanza assolata di macchie, le protu- beranze si presentarono abbastanza belle e namerose relativamente allo stato di calma in cui trovavasi il sole. Infatti nel mattino del 19 una sola macchia e piccola era visibile sul disco con due fori, ma le facole erano bellissime e numerose, fra le quali tre di un carattere tutto speciale e vivissime agli angoli 117°, 121° e 126°, In que- sto giorno il nebbione ci impedì l’osservazione delle protuberanze, ma nel giorno 16 con una sola macchia e sei fori, civè a minimo già marcato, trovatmmo belle pro- tuberanze, fra le quali una alta 2 minuti e mezzo, isolata e filosa, che si estendeva per due posizioni e mezzo, cioè per 15 gradi di bordo. Così nei giorni 14 e 15 gin- gno, nei quali mancavano completamente macchie e fori, sul bordo eranvi protube- ranze alte e vive; ed esaminando i profili della mezza rotazione dopo il minimo, s'in- contrano spesso protuberanze al bordo cecidentale, cioè appartenenti all’ emisfero senza macchie, come si vedono anche a ricomparire alternativamente ai due bordi a seconda della posizione relativa dei due emisferi, Da ciò se ne ricava la conse- guenza, che colle macchie si hanno anche le protuberanze, ma che queste possono formarsi senza di quelle, sebbene probabilmente in proporzioni minori, In questo modo potrebbe avvenire, che anche nei grandi periodi cessato il 72a- xzimum delle macchie, quello delle protuberanze si prolungasse per qualche tempo ancora, e quindi se le anrore sono come risulta dalle mie osservazioni, più in re- DEGLI SPRTTROSCOPISTI IPALIANI 79 lazione diretta colle protuberanze che colle macchie, ne verrebbe anche di conse- guenza, che i massimi delle aurore terrestri potrebbero in questi casi trovarsi spo- stati alcun poco dal maximum delle macchie e nel senso di un ritardo o prolun- gamento del maximum stesso, mentre nel 72222224 dovranno andare più di accordo. La serie delle osservazioni pubblicate dal Loomis nel fascicolo di aprile 1873 del- lAmerican Journal of sciences and arts di New-llaven viene a conferma di quanto si è detto sopra. Noi qui riproduciamo i tre quadri finali del Loomis relativi alle epoche dei massimi e minimi delle macchie solari, delle aurore e della declinazione magnetica ricavate dalle osservazioni fatte dal 1776 al 1872. Macchie soluri e declinazione magnetica. Pena. S a lola | DATA DEL MASSIMO | DATA DEL MINIMO | | SRTE a e i! MACCHIE SOLARI | TROIANI ! M_- D MACCHIE SOLARI DRITTE M-D | Î Ì 1778 | o) 2 10 1784 | 1784 | 0,0 1788,5 1787 So 1798 1799,5 BET, 1804 1805 + 1,0 1810 mancante 1816,5 18175 — 1,0 1823 I 1823,5 ci 06 lot E1820:5 cedo sl 1829b;x ii ortat 1833,3 mancante | i. 1837 1838 erro 1843,5 | 1844 2h 87 7a i 6: 1:70 A PESO OTT a gp ORA TRAM 1} 1860 I 1859,5 | +05 | 1867 1867 | 0,0 1870 1870,5 | Tr! 0,5 | dura | CCI Î CIRCHRCINCÌ ui ol art .az0rd pl 1% Declinazione magnetica e aurore. DATA DEL MASSIMO DATA DEL MINIMO | get. Lei vi | ei 7 DECLINAZIONE | DECLINAZIONE MAGNETICA: — | giga | Dis MAGNETICA AURTRE D_A bit olub nova mila0bio | oA4284n005| ie AZ84 sile G0 1787 1787,5 e ee T/A | 1798 So 1803 18045 | —1,5 | mancaote | 1811 | 1817/50?! 1818 inJ01t 965 1823,5 | 1823 ! 4055 1829 .inonli 10830 110 mancante | 1834,5 1838 I 1840 112,01 1844 1843,5 + 0,5 pie 18485 | 1850,5 — 2,0 1856 | 1856 0,0 I I RA 1867 0010 191867 0,0 | 0! 1870;50/0)71021870,5 0,0 | | 81001 | | [ Ì TTT ee e" m0_0oao0aRm0e@òmò_Hooe‘—e _ emo H> Sd DI he II a DIN DI dI o SI MACCHIE DIS NN © pi VI pd _ pù O O i © pr sù pv i pù FORI | ISOLATI da P. Tacchini. bi 5 _. e vu bi è U vu UU vU vu vu fù | fed pd 4 _ UU SU vv ùÙ è NUM»: DEI GRUPPI | 1873 Luglio 27 nei mesi di luglio ed agosto 1873 MACCHIE uma 00 ba DI SI (N Stò pporboPoDmpwuiì SD MACCHIE ISOLATE v © vu v fu vu vu vu pi ww v MII GUI iv è fed DI pa FORI ISOLATI NUM. DEI GRUPPI tia H> Sb Ot Sì DI Sì 00 > Uci Ot Ct = Gi Sì O SO GO SII | Anche per questi due mesi troviamo ripetuto il fatto avvertito nella precedente dispensa, cioè a dire che mentre un emisfero si conserva carico di macchie, l’altro ne è quasi del tutto privo, e quindi massimi e minimi alternati per una rotazione come dimostra appunto l’intiera serie di questi quattro mesi cioè, maggio, giugno, luglio ed agosto. DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 119 Le nuove macchie con indizio di turbine nella penombra furono 4 sopra 350 o0s- servazioni. In quella del 25 luglio il fenomeno era marcatissimo, e il disegno è ri- prodotto nella figura 9 della tavola XXVIII, ove si vede che le correnti tendevano a disperdersi in un doppio ciclone. Una tale disposizione si combinò dal 24 al 25 in questa sola macchia appartenente a un gruppo di sei macchie e 30 fori disposti in due linee parallele all'equatore e sitmate nell'emisfero nord. Nel seguente mattino (26) il vortice non esisteva più, ma vedevasi trasformato in correnti confuse, e la mac- chia era divisa da un bel ponte lucido, e così tutte le altre erano a reticolo disor- dinato senza il minimo indizio di turbinio, Nella stessa tavola XXVII abbiamo messo anche i disegni di due macchie osservate nel 21 luglio e nel 16 agosto, vedi fig. 8 e fig. 10, nelle quali il nucleo è diviso in molte parti da più correnti come vedesi nelle figure. Quella della figura 8 era al bordo orientale nel mattino del 17 all’an- golo 252; l’altra della figura 10 sembra essere la stessa macchia, ma mi manca una osservazione per poter decidere. Nel mattino del 20 agosto il nucleo di detta mac- chia era ancora diviso dai ponti in una maniera analoga a quella dei disegni; que- sta disposizione è dunque molto più duratura di quella dei vortici, mentre il con- trario dovrebbe avvenire, qualora le macchie altro non fossero che il prodotto di cicloni, nei quali anzi una tale divisione non sarebbe possibile. Sugli spettri del ferro e di qualche altro metallo Nota del P. A. Secchi. Nella nota pubblicata nella 5° dispensa delle Memorie 1873 io annunziai, che fra le numerose righe del ferro ottenute colla luce clettrica di una pila di cinquanta copie di Bunsen, non riescii mai a vedere la riga della corona degli ecclissi, cioè la 1474 K. Riscontrai dipoi, che anche il signor Joung aveva ammesso dei dubbi sul fatto, che questa riga appartenesse al ferro (American Journal of Sciences and Arts vol, IV, nov. 1872). Pensai dunque che era assai interessante il verificare se veramente questa riga appartenesse o no al ferro. L'importanza di questa riga ri- spetto alla costituzione della corona solare mi obbligava ad esaminare se per caso io fossi caduto in qualche errore nel ricercarla. In conseguenza io ho ripetuto di nuovo l’esperienza con tutte le cure possibili, La pila di 50 copie fu montata di nuovo: l’acido nitrico a 40 gradi e l’acido sol- forico con 8 volte il suo volume d’acqua. La forza della pila era tale, che poteva fondere circa 2® 50 di filo di ferro d’un millimetro di diametro. Con essa un appa- 120 MEMORIE DELLA SOCIETA” recchio di Foucault si rese in poco tempo inservibile, essendosi fusi i pezzi isolanti dell'apparecchio, di modo che si dovettero continuare le esperienze con un apparec- chio più semplice, analogo a quello di Foucault, ma regolato a mano. La luce del- l’arco prodotta dai carboni aveva un’ intensità compresa fra 1300 e 1400 candele steariche. i Noi abbiamo impiegato tre metodi differenti per ottenere l’arco voltaico del ferro: 1° con due coni di ferro; 2° con un cono di ferro al polo positivo ed un carbone al polo negativo; 3° con due goccie di ferro collocate in un piccolo incavo del carbone al polo positivo. L’arco ottenuto veniva osservato alla distanza di un metro con uno spettroscopio formato di un eccellente prisma di Hoffmann a visione diretta inter- posto fra due buoni cannocchiali di 0,65 di lunghezza focale, dei quali uno serviva da collimatore, e l’altfo all’analisi con un oculare che ingrandiva 36 volte. Questo spettroscopio mostrava tutte le righe delle tavole di Kirchkoff. Un eliostata riflet- teva i raggi solari nella lunghezza dello spettroscopio facendoli passare fra i poli me- tallici dell'apparecchio, di maniera che si poteva avere lo spettro solare e lo spettro dell’arco elettrico sovrapposti, e occupanti a volontà la totalità o solamente una parte del campo, e ciò senza far uso del prisma riflettore davanti alla fessura, Un micrometro a due fili paralleli, la distanza dei quali potevasi variare colla vite micrometrica, serviva a limitare una porzione determinata dello spettro per assicurarsi, se nell’intervallo compariva una luce qualunque, allorchè il sole era oc- cultato. Dopo di aver ben riconosciuto il gruppo in questione, le righe cioè 1363,1 1466,9 e 1473,9 e dopo di aver riconosciuto che la prima era doppia, si introdusse la luce elettrica per la fessura. Le due prime righe apparvero immediatamente e brillanti nel campo sovrapposte esattamente alle due righe nere della luce solare, ma la terza 1473,9 non si presentò affatto. Allora noi abbiamo ripetuto l’ esperienza parecchie volte, sopprimendo la luce solare e collocando l’osservatore in una completa oscu- rità, per studiare la parte media dell’intervallo dei fili, nella quale si era collocata la detta riga nera solare: anche in questo modo non si riesci a veterla. Temendo ancora di potermi ingannare sul gruppo delle righe, feci ripetere l’espe- rienza da altri osservatori, percorrendo tutto lo spazio compreso fra questo gruppo e il magnesio, e verificando un gran numero di altre righe, ma sempre senza alcun SUCCESSO. Questo risultato fu per me tanto più sorprendente in quanto che non solamente il signor Kirchkoff, ma anche i signori Angstròm et Thalen danno la posizione di questa riga, e la distinguono colla cifra considerevole 5, di maniera che dovrebbe essere un po’ differente delle due vicine. Essi pure adoperarono una pila di 50 ele- menti e constatarono un numero di righe eguale a quello da me veduto. Cercai dun- que di variare la qualità del ferro, impiegando del ferro di commercio di diverse provenienze. Le differenze erano ben sensibili: si vedevano comparire delle righe-dif- ferenti, e la fusione e la volatilizzazione del metallo si operava anche in modo sen- DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 121 sibilmente differente, ma la riga non comparve mai, così che bisogna conchiudere che se questa riga appartiene al ferro, essa si deve sviluppare in condizioni di tem» peratura che sono ancora sconosciute. In questa occasione feci anche delle esperienze sopra altri metalli, per vedere se questa riga si presentava, ma i risultati furono sempre negativi. Qualche rimarco potei fare sull’arco dei carboni, e non so se siano nuovi; ma non avendoli ancora riscontrati, li indicherò qui brevemente. L’arco voltaico dei carboni venne proiettato con un apparecchio Dubosq sopra di un quadro bianco al di cui centro stava un’apertura, dietro della quale avevamo col- locato un eccellente spettroscopio a visione diretta di Merz. La grandezza dell’ima- gine dell’arco formato fra i carboni era circa di 10 centimetri, di maniera che si poteva con tutta sicurezza esaminarne separatamente le diverse parti. Abbenchè la fessura corrispondeva al mezzo dell’arco, lo spettro che si formava era simile a quello del vapore di carbonio dato dal Morren, e a quello del cianogeno dato da Ruscoé. Vi erano però talune differenze, che credo bene di indicare. Dal rosso estremo fino al dilà della riga D, lo spazio era entieramente occupato da deboli scan- nellature, in numero di 5 senza righe brillanti, come nella unita figura: lo spettro del Morren in questo posto è assai differente. Nel giallo vi era bellissimo gruppo di 4 linee brillanti, proiettate sopra una zona luminosa la cui luce decresceva verso il verde, e offriva l’aspetto di un’ ombra che figurava come una colonna convessa. Io non ho veduto le altre due righe date dal Morren. Dopo veniva la zona verde, al principio della quale si trovavano tre righe vicinissime e fine, e un’altra isolata mn poco al di là del mezzo. La zona luminosa era sfumata come la precedente. Non sì videro però in questa parte le zone leggiere di Morren. La linea brillante del cen- tro non era così costante come*le altre. Veniva in seguito la zona blù, che si ac- cordava meglio colla figura di Rosco&, che con quella del Morren, Al principio di questa zona vi erano due gruppi superbi di linee vivissime, uno di 4 righe e l’altro di 6, collocate ad una distanza eguale al terzo di questa zona. Due zone sfumate più vive corrispondevano a questi gruppi, e la seconda andava decrescendo verso il vio- letto, Finalmente un gruppo magnifico di sei righe violette proiettato sul principio di una bella zona ritondata e sfumata verso l’estremità dello spettro. Le misure re- lative delle zone, espresse in giri di vite, sono le seguenti: Zona, gialla, ce nbaà rano Ale tant add SH IBTRO fabri ai rondo e a b095 MRI i tini aa eri etloo-019;00 argiolesiaatàa ef aule gaivtv aghe o de Intervallo fra i due gruppi blù . . . 7,50 Vi sono dunque delle notevoli differenze fra questo spettro e quelli che posseggo e perciò era interessante di farlo rimarcare. Ma ciò che più interessa, si è che al- Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. IX. —1873. 17 122 MEMORIE DELLA SOCIETA” ‘lorquando si analizzava lo strato luminoso vicino al polo positivo (senza compren- dervi il carbone) tutto lo spettro si copriva di righe finissime, di maniera che nel- l’insieme era rigato di linee parallele pressochè equidistanti, come sarebbe l’ombra di una colonna. Credendo di essere dominato da qualche illusione, feci vedere la cosa ad altri professori, i quali con me constatarono questa curiosa struttura dello spettro. Allorquando impiegavasi il grande spettroscopio solare, tutte le linee fine si mante- nevano; solamente vedevansi apparire come altrettante scannellature finissime con- cave, più o meno pronunziate 0 più o men vive, e formanti le scannellature più grandi dello spettro. Il polo negativo mostrava una numerosa serie di linee brillauti, appartenenti al- l’ idrogeno e ai metalli che si trovano accidentalmente nel carbone. Una goccia di acqua gettata sui carboni faceva comparire le righe dell’idrogeno e un gran numero di altre righe. Non ebbi tempo di paragonare tutte queste righe con quelle dello spettro solare: per ciò fare sarebbe stato anche necessaria un’altra disposizione del» l’apparecchio, Cercai poi di vedere, se con altre sostanze si riesciva ad ottenere lo spettro a ‘finissime scannellature come quello del carbone, e trovai che l’alluminio si presta a ciò magnificamente. Questo metallo allorchè si evapora sul carbone con una luce viva e calma, dà uno spettro formato di scannellature numerose, molto larghe, differenti da quelle del carbone, e che sono esse pure composte di finissime scannellature, pres- «sochè di eguale larghezza d’un capo all’altro dello spettro. Esaminando gli altri me- talli che aveva disponibili, ho constatato il rovesciamento completo delle righe del magnesio, che sembravano proiettarsi in nero sulle linee nere dello spettro solare. ‘Esse erano contornate da magnifiche bande diffuse, mal terminate e sfumate ai bordi, ‘Il tallio presentò non solamente il rovesciamento della sua bella riga verde, ma una ‘diffusione brillante laterale, quasi estesa come quella del sodio, della quale. parlammo mella citata nota. Il ferro però nou riescii ‘a. vederlo rovesciato. Questi fenomeni, che probabilmente non sono tutti sconosciuti dagli scienziati, pro- vano come siano complesse le condizioni nelle quali uno spettro determinato si pro- ‘duce. Studiati convenientemente da coloro i quali hanno più facilmente di me a loro disposizione la luce elettrica, essi potranno condurre ad importanti conseguenze sulla natura degli spettri degli astri, e sulla temperatura delle loro atmosfere. Rosso . Giallo Verde Bk DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 123 ‘. Relazione fra i massimi e minimi delle macchie solari, delle aurore boreali e della declinazione magnetica per E. Loomis. Nella precedente dispensa avendo fatto cenno del lavoro del signor E, Loomis in- serito nel numero di aprile 1873 dell'American Journal of Sciences and Arts, pub- blichiamo ora le tabelle finali di questa importante statistica. - I: | DATA DEL MASSIMO DATA DEL MINIMO DECLINAZIONE | DECLINAZIONE MACCHIE SOLARI SA SIRIA M_—_D MACCHIE SOLARI Carrano M_ D 1778 1777 + 1,0 1784 1784 0,0 1788,5 1787 + 1,5 1798 1799,5 — 1,5 1804 1803 + 1,0 1810 mancante usgicia 1816,5 1817,5 — 1,0 1823 1823,5 — 0,5 1829,5 1829 + 0,5 1833,5 mancante Mido, | 1837 1838 — 1,0 1343,5 1844 — 0,5 1848,5 1848,5 0,0 1856 1856 0,0 1860 1859,5 + 0,5 1867 1867 0,0 1870 1370,5 Tai 0,5 | dosso CORORO UIORORO I_L ———————_—____ —_—_——@ DATA DEL MASSIMO DATA DEL MINIMO MACCHIE SOLARI AURORE M_-A MACCHIE SOLARI AURORE MA 1778,5 1778 0,0 1784 1784 0,0 1788,5 1787,5 + 1,0 1798 1798 0,0 1804 1804,5 — 0,5 1510 1511 — 1,0 1816,5 1818 — 1,5 1823 1823 0,0 Ì 1829,5 1830 — 0,5 1833,5 1834,5 — 1,0 1837 1840 — 3,0 1843,5 1843,5 0,0 1848,5 1850,5 — 2,0 1856 1856 0,0 1860 1859,5 + 0,5 1867 1867 0,0 1870 Pi 1870,5 = 0,5 o .oseo + OMO Rivera 124 MEMORIE DELLA SOCIETA” IIL DATA DEL MASSIMO DATA DEL MINIMO DECLINAZIONE DECLINAZIONE MAGNETICA AURORE D_A MAGNETICA ADEURR ir, 1778 — 1,0 1784 1784 1787 1787,5 — 0,5 1799,5 1798 1803 1804,5 — 1,5 manca 1811 1829 1830 — 1,0 manca 1834,5 1838 1840 — 2,0 1844 1843,5 1848,5 1850,5 — 2,0 1856 1856 1859,5 1859,5 0,0 1867 1867 1870,5 1870,5 0,0 Setola int Il legame fra queste tre serie di fenomeni risulta dunque evidentissimo, e vogliamo credere che non potrà sfuggire anche all’illustre Faye, il quale nei Comptes rendus del 3 marzo 1373 scriveva: « Tant qu'on a ignoré la véritable nature des taches du soleil, on a pu leur at- tribuer toute sorte d’ influences mystérieuses, qui ont énormément contribué à en- tretenir, parmi les astronomes, le zéle pour ce genre d’observations, influences sur nos aurores boréales, action sur l’aiguille aimantée, relations intimes avec le monde des planétes, etc. « 0° est ainsi qu’ en Italie on s’est attachè à rechercher et à saisir de curieuses coincidences entre l’apparition des taches (par suite celle des protubérances) et les aurores boréales; en Allemagne, entre le nombre des taches et les variations de cer- tains éléments du magnétisme terrestre; en Angleterre, entre le nombre ou la gran- deur des taches ct les aspects des principales planétes, Rien de plus intéressant, en effet, que de saisir un lien cosmique entre les corps les plus éloignés, entre les phé- noménes les plus disparates, et de rencontrer sur le soleil, en dehors de l’attra- ction, de la lumiére et de la chaleur, un ordre de phénoménes dont la manifesta- tion retentit aussitòt jusque sur la terre et sur les membres encore plus éloignés de notre monde solaire, et réciproquement. « Ces brillantes hypothèses fléchissent quelque peu devant le fait, que les taches sont de simples cyclones comme les nòtres. » vedi Maggio 1872 1 pe 4 (240 (246 252 (258 (264 270 276 282288 294 300 (306 312 318 324 330 336 342 348 354 11.10 NE >) SE n° Rx PA ri DIR rn lr STEVE, e CSS] SS? 708 = | n Pea ln Ma EIA tese 9 Seni silla, ll Muli i i iis TÀ Ca 4 NOVE PANTINA cana Il n { 7. 9.18 ml DI DI a } dl cati che dis Lot Redi INS: ftt Mine ue È DL IAN NAfiR a PNRA VU. | VU 9.7 9.29 | —_— 7 iL —;_- —+ AU, - - lt i le - -- | CR Al ta 2 3 Jul se | Fa ij VAR Ba corna ll ca oli Da Ma ii li LA Salis lid re te N LURTT, U | ì | \ Leni x Fs | A Ù, hi 8.54 Wide A LA SE ULI aL TRN FORO i Va px; e Lui str ili AA sleezra ha sel par dutta LTPEPEPR OTT. CA LUCE CELA vai Lee Juuuagi uo nettroscopichedel Bodosolarosservate davo). Poche Tacchiuvuel eredi Maggi io 4872. 1218 24 30 36 42 48 54 60 66 72 78 |84|90|96 \102(108 114 120] (126132 (138 (144150 |156 |162 168 174, \180 1786 | 192 (198 1204 510 2/6 (222 \228 (234 |240 \246 252 258 264 270 1276 \282 | 288 (294\300 |306 |3/2 (318 224330 336 \342 348 ii NNO Va Lola E Y RPS IRPI OM ERRE PREIS] 7.7 LITIO VOS VIRICI O RONN NAPPA ICONA cienza eli FESNAR nr ESENEE Troia vo E Il gi i ill tb A Mr pet lA his di intra Ga AAA PRATO RAGA TITTI Li mitici rd MAS 400 td A, shut _ PARROT AE ORESTE PIA SE, EINES SO ALLE au d dk i) ili isti (85 5 T booster rernnto sint e 7.50 n Zi [Ade pr aid si ai reti DUAN 08 ti LULA Sk Gu] editi stri Mi titti tt PIIPTAPIOTOT LORA ci i EN BRR" VR rie: DS sar Lio sel rt TAVXX. uti tia Plipti all IERI SERI PTIRNTA Ja A ae it ld £ cati riti lA] Me PIVAMIBT IENA TETTI TIVI AMBRA MESS ESSA SI (1 TARA A TTI _— ess ” WACNO) A î) ì Lr) dtd ERESIA ica cr lira LAMA cile DE ROZZZ ITSSLI dal bl, mm Luptor DECO n pu VPI ITONNTI diro tal tia pediatri nto ll tr 354 11.10 ble bo rr See ENZIMA ARRE sa [cl spl di ditta Mili Mi, sue fui ta. = AN stre io rt FER AM sd a o, \ 27, f Aurelia lisi tate di E ul MIE nf ESE HF = ag ldstcat dae parita gal TEL LALA TA Big] | 8:56 Albina ieri BR 199 Mr Paste 10 (LETT. DINI 3 RA Meli irciaia: ai GA RO ltd dd lA Tr TSE A 150 1 a EA der a 9 Filnipii selon cririarz io nino rodi cile CASI APNEA [IFPI ING PMO 27 EMP NAPO PIE fas L O) do det È Î RUTT ì\ 0. Sl rereierude = SNESES si =#R elise ROL ITATZGES Ari Acacio pelare Mise blidioevi statini mr rta iii liti e lon® (NZ n = CRE Lai i Ì Il plan ici Bs PNNL VI tin Ae dip Aiibisliritasnttzio ces dic SAONA frei AV i e MAVI ic ET PES i SÈ AL au fe Thb E — ano uv, sat SEI oh EA 1a ciel, riti feliz EN ssi isf Lc Mt N Sia SA ia luci 120 Lr TSI #1. 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JAMUSL fili. adi All: lu NNW Sita WATT.CA ON TI ('PR\CPATRE TIPOTI AP9 7/20 AA d/ellalic data bo attesi A et, Ye Uda | QAS A d, | | ni 7 È { % : vali arci A ellira iedic, Prali cr lanituee Uli ns pieni Teceliry cardini ie Cudbildi cd mn i ili ini uri a liete MY Ww 7, 3 se bi TURBINE SNCIRETATTITA: (IPITARR ONT, A, VONTI NE POTTTE at iii Mit Il il er Z pe ‘' 7 i = T -% - - Z . Sy PERIOZA i 3 n VITTO: MEMO SIA ndr dat Pad RAAPNAUAUAA lla Aia DAG ACI WIBAANII ug Uke cagiva: Napa! = mr n “a 0 a | —_ TAV. XXIII dol TrSecchile TacchimiUuel MALI E diGiuguo! 1872 NO i, DI) o Juunaginivopeltroocopiche del'bordo solarceorservale ; 2 7 i È però on — e - — - 7 rr nn vani 7 TI DE 7 5 ia 24 szlas ! sa! 601 66 AMAMDCATAVM ATENA NANA ARI ALII II 210. 20eNa2z2\ 1224 | 234) \240\\246| 252) 2581) 2041470 SNSNE ALAIN 3.48 | P: Ve T 3 - H 7A edo AT AI ANG rt em 00 ct cede Mt I Nd pl dn ca ica a MANN CO CALCE PPTTILIS soreRo forata e RIT 7 AU RITTAO] To] Cr) or vRIN pol E a LI TN si ; NFL dire api enti temas SAU fa liucuodi rai PI DMNSZ AMBI PENTA API VOR IA TEATRI RO LIS ICH 5 P price a Mag cli rio pr ie PET MN TTAT PA ANALI rt IN 6 E AE Ms | 7 Du DU 7 v “ia rirao vd 3 25 i 4 Ù Ri È 84 s\, VAT © mia È vu vl GA = dì , PU siii cirio rit? ES Mt tt Atl gr AT dr tic crt i MAR bisi (INPS Rico pia Ai liti ili i N Del d E a RENIIZIONE siria? 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TAV.XXVI. 6 Agosto 1872. Î ICE fr. AL ia a iù, n LAA8 wi HM FA SZ | cv DE OA Ai \ NA\ 4 DI N Ù n il FA TdIa i I e —_—__ 1 e 2dAgosto 1872. A dirt Ah rds SI dh Ù 1, DI Il( pù A _99 one È Lit Frauenfelder, Palermo udi Agosto 1872. TAV XVI. (246252 258264 270 276 282 258 294 300 306 312 318 \324 330336 342/348 35% i = I Pe i Lo! 2. rà TE | | SNA n | | + — È Bo | Sil | Ot de Rene Misna a Clebi 90777 ACC LU4 | | >— LD ZH 9.50 NERA NE lecci pa na A ha — i “——__—__——__—_—_—r Jumagiuvopettrosco pichedelbordo solarvorservatvda!9 Secchi, Tacchino Sorenzo riluelneredì Ugoato 4872. en e. ae 430 rile lella tanzier==eeeie — rm —_—_ A Fra possi nera) 3 ù SE 42 48 St 60 66 72 [7818490795 /tox [709 A i20/ f26 1/92 198 144) 180 [166] 162168 1174100 1186 11921 1981 204) 2107 216/222) 228 234/240] 246 [252/258] 264/270 [276 1282 [288 [2941900 [906 \312 |319 1324 390 1336 3421348 5 S i ] imam) | 799 np [pel cl a ti sl n ei Cid i chat BET intra Tell È cnr safainedh EN LRPRRRE SR ERRORI A LASA ia Va sel i SILE, Ai citt dici ud st sin — n.25 e | TE di eri ] i E P|S e L | ar SIR ud x. î TE \ > CSI AA | 7 LP) a efrtini no CESGNERZIIRZERNA di E re rin IRR IN Mn NE AENESAR Lira MI aIMIA CIEL IA - price ilevant = = = | Cossa | des sr ii rta ie A ENT ria LET ML RARA MEV SPRROAPIIPA ZI: ANTICIPI POI MPI PRATT alici ili lt iii BICADNA dl sd dI MM) Aaa ici Milli] (532 I GA Î | ne | | | | | | | | I s I>——————&@—_—_—m——_—_—.—ththono:- _ Taty ANI Fiac RI c, È i È PRENTA TITOLI RAP PT RA GATTO CS O, riad giri ANAALA LATI PRIA I RESNAES PRE NESNIPERP IO, ARTICO TS AA fe ee © NES [82 pre g | Î 2 se _ NE A = i 7 | | x leucemie pa] ESSO L'OSTTS SEITE ENT NERE ZA ARE Sase ETRE M ESSA) a: drill ddr E: | 83. x n mn N lag O - co tai RTS) SCIIOA] IRR] ou 8 ESS O RO E I SRI I VE PRESS VV DE I I RIO OVATTATO DITE RESA fibra iI VO li al caliuibatunà pera ) E £ ini va EEE SO AS SONO SII OPE SSPRORE E OT NO PESTO) ZA A RE RR O 7 O O III MIL II O Mc ASAVI VITO POLTI POTTA EIIOII TONINO = IL] n | ee resi rt rt dra RR licia liano inner litri nati lana lo Readiprsi iui Aa ENI ir liz lara miti paul (PORTA |245 = ad NICEA on STL MR AVAIESIERESI GENOA E regi ll IN i eee para tira ER ila Deli ANN ZA e III la ROL. $ s.i2 » SET] <= NY pitt rr ten CI airineticit IEAPAI TX IPO TIC ICON VR TA VPI NO EAT ROTA, LIESRA CERI PIVIMPA CCI VON SETT N TOSI i bi i irrita I U DI R 225, n È è» £ TaTA: \NUI i, ZU Tibia i brit MaI EVA Nitti ire ai A ge calci ria ide Viti AA treni Cit lil Md, ilrduo Fees ITAL TAN È ss i ZIA 846 li 7 == = dati ; . 2 Pluto iaia ride SÙ “eb De ica tiri csi perio GRERZIERGZZA di ctu Pon — = = L - — TS law " [7.30 E È az 8.18 i ST== Nr Fa — bheESMM mile | i | RIE LTETE>RNRNAIO DANN REAZANZAZ IR ARA AMA ET i een I I TI RO PART ES SRI RESTI TN STEOITO DORIA e ao a Qu v a Col == a 93 iS ì 75] Ga snai ZShi TRAE RIAGZABABDI ERRE PRE ERE E RECIZERO PrEReE ZA FAZIENEZ ZZZ MA TA PEN EC VA RAC OVARO SE EI NI I ut lE id RSI ET IROIA, Prior RIMEFESNCNS: IRA VAAGAIZAA 0 185 Hi 845; f Fa = i TS fi al 9 ZIE Ab gICGodissgtanaz Soc EEE sei BZ ERREAZOZORI 3.10 R pN pe > Fr el ì = ZU ener EsEsZthAZZZAR.O*A stanare zizi Milena loda ipa stor NL RR lina eceta irreali BAEREN NAPO ANA pr |735 925] | lia. 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SAPRILE 1871 10°%467 P=130°-135 a-30” 20 GIUGNO 1871 8% 357 P=73°-79° a =400 20C honm 5 MARZO 1872 115 50" P=51° AR gio 13 MARTZ.0 1871 1111” P=270° a-33 3 LUGLIO 1871 823" P=1050-}}70 aepir orata 13 MARZO 1871 11°13" P=270°=a 70” 13 MARZO 1871 12° 107 P=270%a=70" 18 APRILE 1871 8° 30” P=39°-450 a=52”" e luf'e fi DA i SI LL I TORCE ne Rae ( BULLETTINO METEOROLOGICO DEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO N. 1—T— Vol. IX. Gennaro 1873 Il nostro Bullettino continua a veder la luce sotto i generosi auspici della Società di Scienze Naturali ed Economiche o Consiglio di Perfezionamento, formando parte dei volumi degli atti, che periodicamente vengono pubblicati da questo Corpo Scien- tifico, Gli studî e le osservazioni di Spettroscopia, per nuovo accordo tra il Consiglio e la Società degli Spettroscopisti Italiani, vanno anche compresi, ma separatamente, negli Atti sopradetti; per siffatta causa si è dovuto restringere il limite accordato al Bullettino; e non potendo nell’ attualità maggiormente estendere le nostre pub- blicazioni, esse non potran comprendere che le sole osservazioni meteorologiche. G. CACccIATORE RIVISTA METEOROLOGICA Basta dare uno sguardo alla curva barometrica del gennaro per formarsi una e- satta idea dell’ andamento della stagione durante esso periodo. Forti pressioni dal principio alla metà; e da questa alla fine tre onde di depressione successive: tempo bellissimo da una parte; burrasche e pioggia dall’altra. In ogni modo però il mese corse assai mite anche nel suo: maggior rigore; la temperatura fu dolcissima, e molto scarsa la pioggia sebbene ben distribuita. Il barometro, che negli ultimi giorni del dicembre, dopo varie burrasche che l’avean tenuto sotto la normale, riprendeva una considerevole altezza, toccati î mm. 764,90 nel giorno 31, col 1° gennaro diminuisce lentamente sino al giorno 4. Ciò avviene per l’avanzarsi del centro delle forti pressioni dall’ Italia sulla Svizzera, e ci rende variabili i primi giorni, con poca pioggia il 4 e il 5, Questo primo abbassamento di Giornale di Scienze Nat. ed Econ., Vo). JX. DI 2 BULLETTINO METEOROLOGICO lieve importanza e che lasciò il barometro sulla normale, è seguito tosto il 5 da un progressivo aumento nella pressione tale che prolungossi sino al 14, in cui arrivò all’altezza massima mensile di mill. 766,82. Durante questo intervallo di giorni il tempo, tanto da noi che altrove si daono bello con non interrotta successione di giornate magnifiche, Col 15 il barometro comincia a decrescere continuamente sino al 21; e dopo mil- limetri 24 di escursione tocca il minimo mensile. È questo il principio del periodo burrascoso del gennaro, — Sino al 17 il tempo fu sempre bello: il 18 si mette la corrente del 3° quadraute con pioggia, che piega al 4° il 19, ma che torna alla primitiva direzione il 20, rinforzando nel 21 con venti gagliardi, pioggia e mare mosso. — È il centro di una burrasca che partitasi il 18 dall’ Irlanda, pervenne a noi il 21 dopo aver compito un largo giro pel nord. — Dopo tale rapida depressione cresce il barometro sino al 24, ma tosto è nuovamente obbligato a calare per una seconda burrasca accompagnata da pioggia. — Dal 26 al 30 aumento di pressione, e dal 30 al 31 abbassamento di mill. 5 circa. In questo periodo tempo sempre cat- tivo e variabilissimo, e soltanto gli ultimi due giorni fecero eccezione ai passati. Riassumendo : le forti pressioni della prima metà del gennaro stabilitesi come bar- riera sulle nostre regioni impedirono sin qui la propagazione delle burrasche che si suecedevano nell’alta Europa; ma rotto l’equilibrio, si ha nella seconda metà l’in- fluenza diretta dei continui cambiamenti atmosferici che irregolarmente bersaglia- rono la superficie ed i mari europei. È notevole in questo mese la costanza delle correnti del 3° quadrante che raramente piegarono al 4°, ma anche questo fu con- seguenza delle forti pressioni già ricordate, che obbligarono le burrasche ad ampî giri e deviamenti, La media barometrica mensile superò di 3 millimetri la normale, come la men- sile escursione di mm. 24,09 fu maggiore ancora di quella sperimentata nell’ultimo dicembre, Variazioni barometriche in gennaro 1873 Giorni Massimi Giorni Minimi Escursioni 31 dic, 1872 764,90 1° genn 1873 764,25 coi 6,31 24,09 21 742,73 9,19 6,33 10,65 4,94 i 15700, 51 14 766,32 24 752,92 26 746,59 30 755,24 31 751,30 DEL Re OSSERVATORIO DI PALERMO 3 La temperatura, come di sopra si accennò, si mantenne assai dolce durante il mese; nè si sperimentarono forti esquilibri come lo mostra la regolare escursione . termometrica mensile di 7°,2: la media mensile superò la normale di 197 La pioggia del gennaro fu scarsa, e la quantità che se ne raccolse fu minore della normale di mm, 2,8. Quella raccolta nel passato anno fu di mm. 454,79, inferiore a sua volta alla normale annua di mm. 136,71, Una tale deficienza sembrerebbe straordinaria; e tale di fatto sarebbe se la pioggia nei diversi mesi non fosse stata ben distribuita come in questo. Pochissime variazioni subirono gli altri elementi me- teorici; e mai avvertimmo fenomeni sismici od aurorali, come frequentemente furono notati nelle stazioni italiane continentali, NOTE al mese di gennaro 1873. 1. Tempo variabile, mare calmo, venti regolari. 2, Cielo coperto ed a sera gocce, mare calmo, venti regolari, 3. Cielo coperto, piovigginoso a sera; mare calmo, venti regolari. 4: Piovoso nel mattino, variabile a sera; mare calmo, venti regolari, 5. Cielo variabile e pioggia nel mattino; sera bella, venti regolari, mare calmo, 6. Cielo coperto ‘vario, debole corrente polare nel giorno, mare calmo. 7. Bello nel giorno, a sera coperto, venti regolari, mare calmo. 8. Tempo bello, mare calmo, venti regolari. 9. Cielo nebbioso, mare calmo e venti regolari. Nella sera alone di Inna iridato 10. Cielo vario, mare calmo, venti regolari. 11 e 12. Tempo bello, mare calmo, venti regolari. 13. Cielo bello nel giorno, a notte coperto, mare calmo, venti regolari. 14. Cielo variabile, mare calmo, venti regolari. 15. Tempo bellissimo, mare calmo, venti regolari. 16. Cielo bello, ma variabile al tramonto, mare calmo, venti regolari, 17. Tempo bello, mare calmo, venti regolari. 18. Corrente del 3° quadrante, cielo coperto, pioggia, venti gagliardi, mare agi- tato. 19. Piovoso variabile, corrente del 4° quadrante, mare agitato, 20, BULLETTINO METEOROLOGICO Pressione sotto normale; cielo coperto, corrente intensa del 3° quadrante, mare agitato. Corrente intensa del 3° quadrante, cielo coperto piovoso, mare agitato. In tutto il giorno vento forte a colpi. Alta corrente del 4° quadrante, pioggia, mare grosso. Durante il giorno 080 forte. Giornata variabilissima con pioggia e venti forti, mare grosso. Corrente del 3° e 4° quadrante, pressione crescente. Tempo variabile, mare agitato. Nella sera 0S0 forte. Cielo coperto e pioggia. Corrente di 0S0, mare agitato. Corrente di Ovest intensa, pioggia, mare agitato. Mattino piovoso, pomeriggio variabile, sera bella. Mare calmo, venti deboli. Cielo coperto durante il giorno, sera bella. Nebbie, umidità forte, mare calmo, venti regolari, Corrente polare, tempo variabile, mare agitato, pressione crescente. Tempo bello, mare calmo, venti regolari. Cielo bello variabile, mare calmo, venti regolari. SE DL PI DEL Re OSSERVATORIO DI PALERMO» DI Osservazioni Ieteorologiche del Gennaro 1873, Il ; ci assimi © minimi A x Massimi Î Barometro ridotto a 0 X RIE AL l'ermometro centigrado e minimi DRS Ss b = Ù termometriei | | ghm_ Azb 5 3h 6h 9h 12h CO Ah A Dia PI ee 1 || 163.05) 762.40) 761.31) 761.33] 761.57| 761.18] 766.25] 761.18||t1.4 [16,4 [15.4 [13.5 112.5 [13.1 || 15.4 | 11:22 2 60.73! 60.20 39.51] d9.54 39.59] 59.46 61.28 59.46 (12.7 |14,9 [15.0 [13.7 |13.5 /12.8 [| 15.1 | 11.6 3 33.72] 38.28 d7.17 37.56 37.60 31,82 | 99.66 37.60 113.4 (14.9 [15.0 |13.8 |13.2 [12.8 !! 15.4 | 12.5 4 || 58.74! 59.02) 58.95) 5941/ 60.33] 6045 60.45] 57.511[13.1 [16.0 [15.0 [13.8 [13.4 1134 Il 15.0 | 12.4 5 || 61.46) 61.55) 61.33, 61.46) 61.68 62,12 62.12 60.45 ,,12.2 |14.4 14.6 |12.9 11.4 {10,8 || 14.86 | 10,8 6 | 62.32) 62.14 61.67] 62.22 62.12) 62.30 62.40! 61.67[|11.6 [14.0 [143 |128 {11.9 [12/0 || 184 | 104 7 62.55) 62.78 62.421 t2.54| 62.53) 62,95 62.95 62.00 (|12.8 |13.7 |14.1 (13.5 [13.1 [12,2 || 14.2 | 11.4 8 GIAUL 63.26! 62.65: 63.02] 63.20) 63,32] 63.401 62.68 111,9 [12.2 [14.0 |13.2 |11.9 [11.1 14.1 | 11.0) 9| 65.88] 63.760 63.04, 63.491 63.77) 63,64 63.90] = 63.02:(11.3 [13.1 [13.5 [12.0 {11.1 [10.4 | 13.8 | 102 | 64.30) 64.10] 63.05. 63.54) 63.49] 63/27] 64.60] 63.27//10.5 [12.9 [13.4 [12.0 [ito |to.s || 13:6| 921 63.79 63.40! 62.79; 63.00 03.27] 63.49] 653.79 62.79 ||11.1 |12.9 [13.5 [12.3 }11.1 [10,8 || 13.5 9.6 | | G4A0| 63.95] 63.96, fe.13 64.57) 65.18] 65.18 65.00 |111.0 |13.1 |13.5 |12.3 |11.3 )10.5 || 13,6 9.7 66.30] 66.41 65.81) 65.94) 66.56] 66.10 66.56] = 65.18||11.0 |13.8 [14.0 [12.0 [11.6 [11,3 || 142 | 96 66.28) 660.17) 65.45: 65.60 65.78) 65.67) 66.82 65.45 ||11.9 (13.8 [14.7 [13.4 [11.9 [11,9 14.8 | 10.6 66.28! 65.97! 63.74 65.70 65.66) 65.37] 66.30 65.37|11.9 |13.9 [13.8 |12.8 |12.2 |105 || 14.0 | 10.5 | 66.03] 63.61j 65.03] 64.68| 6442) 64.13) 66.20 64.13|[12.0 113.8 [14.1 |13.4 (11.1 111,3 || 14.2 | 99 61.37) 61.19) 60.02! 60.07| 60.06| 60.07 64.13] = 60.06:(13.7 [15.0 [15.9 [13.8 [12.6 [11.9 || 15.9 | 11.0 S7.87] 36.95. 56.13] 35.66] 35.26) 55.49 60.07! 55.01[13.2 [14.6 [13.1 |12.8 (12.8 [12/3 || 15.5 | 11.1 36.22] 36.23) 33.70) 55.69) 55.67] 55.63 56.531 53.49|(12.2 [14.1 |143 |129 {128 [126 || 14.8 | 11.7 51.86] 40.41) 4N.9% 46.99) 47.40] 47.08 55.63| = 46.99|[13.1 [13.9 [14.0 [13.1 |13.2 [13.1 || 14.1 | 11.6 | 4416] 43.33) 43.22) 44.600 46.12) 46.36 41.08] 42.73 |(13.5 [15.5 [14.4 |13.3 [12.2 {12% || 15.8 | 11.4 49.021 50.04 50.89) 51.181 51.65) 51.83] 54.851 46.36|12.5 [13.5 [13.3 |12.9 [12,7 (12.8 || 14.0 | 11.4 49.40] 49.51) 49.93. 30.52 31.34) 531.85; 322.59 49.30!113.4 (13.8 [12.7 [13.1 |13.0 [12.5 || 14.5 | 10.9 52.92] 52.60| 51.99| 51.48] 51.05) 50.12) 92.92 50.12 ;]12.9 [14.0 [14.9 |13.2 |13.4 |13.1 || 14.9 | 11.6 48.84| 45.25] 47.50) 47.2%j 47.08| 46.97 30.12 46.97 ||12.6 |12.3 {12,5 |12.2 |11.4 [11.0 || 13.5 | 10.6 | 46.95) 47.36 47.23) 47.71) 48.75] 49.10! 49.10 46.59 !|11.0 {10.5 |12.3 |10.7 |11.3 |10.8 || 12.4 9.9 50.02) 50.50j 50.27) 50.61) 51.16| 51.48 51.48 49.10 (11.1 [11,7 |12.7 |11.7 {11.0 |10.1 | 12.7 9.8 52.02) 34.85 51.35) 91.48. 51.89] 52.01 52.02 51.35|| 9.9 [11.4 [12.2 |11.5 |11.0 [10.1 || 12.2 8.9 52.27) 51.96! 52.01] 52.61) 53.69| 34.24 54.24 51.96 ]115.3 [15.4 |13.7 [12.8 |12.6 [12.2 || 13.9 8.7 30 55 24| 54.91] 54.63| 54.54] 534.51) 52.90 55.24 52.90 {11.0 {13,3 |13,6 [11.7 !11.1 [10,7 || 13.7 9.5 SI 52.56] 51.55) 50.64/ 30.62 50.57| 50.30 52.90 50.30 ||11.3 [15.2 [13.7 |12.5 [11.6 [11.6 || 13.7 | 10.5 M. 58.09! 57.78! 57.36! 57.46! 57.69) 57.68] 59.11 56.66 |12.11|13.63|13.93|12.79|12.11;11-73;j 14.29] 10.66 Osservazioni Meteorologiche del Gennaro 1873. | Tensione dei vapori Umidità relativa Stato del Cielo 9hmy 12h, 3h 6h, 9h, 12h (hm, 12h, 3h; 6h 9h (12h 9hm 42h 3h 6h 9h 12h 6.83: 7,89! 7.76) 8.12) 8.45] 7.02 67 | 65 | 59| 71 29 | 63 [[Cop. Cop. Cop. Bello Osc. Osc. 7.86! 8.25] 8.64 9.30! drti 8.87 68] 66 | 68/ SO! 74, S1/Cop. Cop. Osc. Osc. Osc. |\Osc.c.p. 7.60! 8.25| 8.96 9.37] 8.711 8.73) 66! 66 | 70| S0| 77 | 79 |Osc. Cop. Osc. Cop. Cop. Osc. 9.18] 9.93! 9.29/ 9.37] S.68| 8.65l 81 | 83 | 73) 80! 76) 76/0sc.c.p. Cop. |Osc. [Misto |Cop. Cop. 8.79! 9:00/10.22! 8.95] 8.02) 7.49 83 76 | 82| 80] 79] 77 Cop. Cop. Cop. Nuy. Bello |Lucido 8.531 8.79! 8.14| 8.42] 7.87| 8.26) S4 | 74 | 67] 77) 76] 28/Nuv. Cop. Nuv. Bello Cop. Misto 8.11] 7.82! 9.51] 8.28 7.93| 7.87 73| 67] 79] 72| 71! 74lcop. |Nuv. [Bello |Cop. {Cop. |Cop. 051 8.15] 7.08 8-46| 6.72] 7.02] 77/ 72 60 75 | 64 | 71|[Cop. Nuv Bello Cop. Lucido |Lucido | 8.13! 7.93] 7.32) 7-96! 7.45) 7.76) 81 | 70] 63| 76] 75 S2/NeDbb. Nebb. Nebb. |Nebb. |Osc. ose. i 7.38) 8.33! 7.69) 7.80| 7.11] 6.48 77] 751 67] 75) 73] 66nuv. |Cop. |Cop. |Nuv. |Lucido |Lucido | 1.61/ 7.41] 7.35, 7-18| 6.73] 6.61 76 | 67| 63] 67| 68) 68|Lncido |Bello |Nuv. |Nuv. |Nuy. |Bello | 1.8ì| 7.48| 7.66; 8.08 6.93, 6.56) 80 | 67 | 66| 75 70, 70//Bello Bello Cop. Misto Bello Lucido T-40) 7.63) 7.05) 7.96| 7.04 7.22, 75] 65| 60) 76° 69 72/lLucido |Bello Bello Bello Cop. Cop. | 8.05! 8.59] 7.24| 8.21 145] 7.60 77] 73 | 38] 72. 72) 74//Cop. Cop. Bello Uop. Nuy. CONAI 8.91, 8.36] 9-05) 8.73; 7.87| 7.09) 85 | 71] 77) 79) 74 75 [Bello Lucido |Lucido {Lucido |Lucido |Lucido | 9.34| 8.58] 8.23 8.84| 7.61 8.411 89] 75| 68) 77) 76) 84/[Bello Bello OMsc. Nuv. Bello Lucido 8:16| 8.32] 7-77) 8.42| 7.00) 7.19] 70) 65 | 58| 71 64 | 69 ||Bello Bello Bello Bello Bello Nebb. | 7.84| 8.28) 8.24] 7.50| 6.911 7.33 69| 67 | 74| 68] 62 68/Nebb. Nuv. Cop.c. p.|Cop. c.p.| Cop. Cop. | 8-44| 8.05) 6.93] 7.71 6.58| 7.41) 80| 67| 57) 69| 62] 63/0sc. Misto Cop. Nuv. Nuv. Nebb. | 7.02) 5.92! 6.48] 5.98! 6.93) 7.321| 63 | 50 | 54 | 53 | 61] 65]||Osc, Osc. Osc. Cop. Osc. Nuy. 154) 8.07| 7.42) 6.83| 6.24) 6.06] 65 | 62| 61; 60| 59| 57|Cop. Cop. Cop. 0)sc.c.p. |Cop.c.p.|Nuv. 6.82) 7.66 8.15] 7.53| 8.14) 7,65; 63 | 66| 72| 68] 74] 70|[Cop. Cop. Cop. Nuv. Cop. Cop. 7.11] S.73|) 7.29) 6.46! 6.52 6:46) 62 | 74 | 67| 58| 58| 60|Nuv. Cop.e.p. | Bello Nuv. Bello Nuv. 7.71} 8.01) 7.15] 8.15) 7.48] 7.62 69] 67|57| 72] 671 6s||Nuv. Nuv. Nuv, Cop. Nuv. O)sc.c.p. 7:59) 7:65| 8.26| 7.84| 6.84| 6.911 70] 7277] 24|67|7i|cop. [Cop |Osc. |Cop. |Cop.c.p. |Osc.c-p. 6.79) 7.21! 6.58: 7.73; 6.96| 7.20 69 | 76 ci 81| 70) 74|0sc. Osc.c.p. Cop. Cop.e.p. | Cop. Vsc.c.p. 1.79 8.44] 6.94] 8.02] 6.561 6.64| 79 | 82 | 63] 78| 67] 72|nuv. Cop. Cop. Cop. Bello Lucido 6.76 8.02| 8.44! 3.02] 7.37] 7.33) 74| 79 80] 79| 75 | 79|0sc. Osc. Use. Nuv. Bello Bello 9.16) 9.74! 8.79] 8.70) 7.59 7.84|| 80| 8$5| 75, 79] 70; 74|(Cop. Cop. Cop. Cop. Misto Cop. | i 8.00 6.87| 5.81 1.54 6.15) 6.42 81| 61 50 | 13 sa 66 ||Bello Nuv. Bello Nebb. |Bello |Cop. ||34]| 7.79| 8.33) 8.16| 8.02! 7.37) 7.37| 77) 74| 70 1 | 72 | 72|[Cop. Nuv. Cop. Bello Lucidv [bello | 1.881 8.12| 7.87) 8.05| 7.371 7.37)(74.5|70.0!66.4173.1169.5171.4 a, È I (es) BULLETTINO METEOROLOGICO Osservazioni Meteorologiche del Gennaro 1873, pre en curl \Evaporazione Gasparinj Forza del vento in chilometri Ozono | = | 7hnm., 3hs. ) 42hs. \Totale{{9hm. 12h, 3h Î 6h, 9h | 12h/ 7hbm { 9bm | 12hm 3hs , 6hs | 9hs | 12hs 1 0.60 | 0.80 | 0.60 | 2.00 || 7.4 | 44 | 5.4; 5.7 | 0.0 | 0.0|| 45; 2.0 2.0 7 Me I) 3.0 2| 0.25 | 0.60 | 1.50 | 2.35 (hr 6.5] 931812244] 4591 3.5 3.0 4,0 2.9 | 3.0 4.0 g\ 0.00 | 0.45 | 1.52 | 1.97 [1.4 | 6.1 | 3.0 | 0,9 | 4.3 | 6.9 6.0 | 3.0 3.0 4.0 | 3.5 | 3.0 3.0 *| 0,00 | 0.00 | 0.00 | 0.00 fl 6.5 | 0.0|5.2|40 [74/40] 60] 2.0) 40 4.0 | 40 | 4.5 9.0 2 0.00 | 0.00 | 0.53 | 0.33 | 6.3 | 3.6 | 4.8 | 4.7 | 5.8 | 8,3 6.0| 2.0 4.0 » 5.0 | 2.5 3.0 dl 0,35 | 1.40 | 0.13 | 1.88 || 5.6 [13,9 [12.7 | 0.0 [11.3 | 70] 65] 3.0 4.0 2.0 | 45 | 3.0 | 50 d| 0.17 | 0.73 | 0.30 | 1.12|1 48! 0,9 [I1.1 | 0,0 | 2.2 | 8.7 || 5.5] 2.0 1.5 2.5 | 3.0 | 2.0 4.0 SI 0.85 | 0.55 | 0.83 | 2.23 |{ 4.4 | 8.5 [13.3 | 6.0 [14.7 (10.9 || 6.0, 1.0 2.0 45 | 3.0 | 6.0 3,0 9! 9.17 | 0.65 | 0.50 | 1.32 (l 0.0 | 3.4 [12.5 [101 [8.9 | 7.4|| 60] 30 10 3.5 | 2.0 | 1.5 3.0 101 0.45 | 0.60 | 0.53 | 1.60) 8.7 | 0.0|54|6,8 | 7.4 6.2) 6.0| 30 1.0 4.0 | 2.0 | 1,5 5.0 sù 0.20 | 0.75 | 0.74 | 1.69 || 0.0 | 6.7 | 4.8 | 1.9 | 8.7 | 7.0] 40| 2.0 2.0 1.0 | 1.0 | 0.5 3.0 12 0.11 | 0.70] 0.80 | 1.61 {| 4.2 | 9.5 | 5.6 | 3.2 (11.1 {12.1} 1.5] 0.5 1.5 3.0 | 1.0 | 1.0 4.0 13 9.45 | 0.73 | 0.65 | 1.85 || 2.9 | 5.2 [12.5 | 4.6 | 7.2| 8.1] 40] 2.0 1.0 4.0 | 40 | 3.5 4.0 14 0.40 | 0.50 | 0.94 } 1.84 {| 2.5 | 2.0 | 7.8 | 2.3 | 6.8 | 414 6.0| 1.0 2.5 5.0 | 30 | 20 3.0 15|| 0.21 | 0.25 | 0.28 | 1.24 || 0.4] 7.2] 7.4 | 8.4 | 5.2 4.6] 6.0| 2.5 3.5 5.0 | 2.0 | 2.0 5.0 16)! 0,42 | 0.75 | 0.72 | 1.89 [{ 1.8 | 5.8 9.5 | 0,0 | 4.6 | 4.0 « 2.0 2.0 5.0) 2.5 | 2.5 3.0 47) 0.03 | 0.90! 0.80 | 0.73 |! 3.0 | 6.5 [13.7 [13.4 | 9.9 | 4.0|| 7.5) 3.9 1.5 4.0 | 1.0 | 2.0 2.0 18) 0.20 | 0.00 | 0.00 | 0.20 |{23.6 (14.1 (23.1 [14,8 [12.5 | 6.9] 6.0| 2.0 4.0 4.5 | 2.0 | 5.0 7.0 19) 0.00 | 0.00 | 0.77 | 0.77 {11.3 [38.2 [20.5 | 9,3 [16.5 [14.9] 9.0] 2.5 7.0 65 | 2.0 | 7.0 6.0 20) 0.73! 1.63 | 1.78 ) 4.16 [31.7 |35.3 /29.2 |201 |11.9 [15.4 |] 85 | 2.5 2.0 7.0 3.5 |) 5.0 5.0 21] 0.82 | 2.20 | 0.00 | 3.02 (23.3 [37.0 [37.4 (31.2 [25.0 |24.0 || 7.0) 2.0 3.0 6.0 | 3.0 | 4.5 3.0 {22} 0.00 | 0.00 | 0.49 | 0.49 |27.1 (21.3 [19.7 [17.7 | 3.0: 98| 9.0] 2.0 ) 15) 23) 40 3.0 23| 0.00 | 0.00 | 0.43:| 1.15 [42.7 |16.0 [32.4 ‘15.7 [19.6 | 8S5|| 85, 40 5.0 9.0 | 8.0 | 2.0 5.0 [24 0.70 | 1.05 | 0.80 | 2.55 || 8.1] 7.2 [13.1 [17.9 |17.7 |i6.1|| 6.0) 1.5 1.5 4.0 | 4.0 | 4.5 4.5 25} 0,25 | 0.10 | 0.00 | 0.35 [14.3 (E 171|841]|64|87] 9.0| 45 3.0 35 | 4.0 | 8.0 5.0 26) 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00 | 3.8 | 8.1 [23.5 | 4.3 [10.1 (22.9 || 9.0 1.0 5.0 8.0 | 3.0 | 45 6.0 27|| 0.00 | 0.00 | 0.50 | 0.50 |] 6.0} 7.5! 8.3 | 0.0 | 8.7 | 5.0|| 10.0) 1.0 4,0 Je | ID NDS 5.0 281 0.30 | 0.55 | 0.35 | 1.20 || 0.0 | 0.0 | 2.8 [12.3 (11.3 | 6.1] 7.0 1.0 0.5 2.0 | 10 | 1.0 4.0 29] 0.00 | 0.50 | 0.62 | 1.12 [18.6 | 9.9 [13.1 [10.4 | 8.5 | 3.2]| 7.5| 1.5 2.5 10 | 40 | 5.5 4.0 30) 0.58 | 0.90 | 0.92 | 2.40 || 3.0.183.8 [11.9 | 7.6 | 8.9 | 3.gl! 7.5| 1.5 3.0 55 | 2.0 | 15 3.0 34|| 0.43 | 0.75 | 0.00 | 1.18 {| 1.7 | 8A | 6.2] 2.3 | 6.0 J 8.1 || 6.5 2.5 1.0 3.0 | 3.0 | 0.5 5.0 M.il 0.29) 0.61! 0.62! 1.51 || 9.1 l10.4 [13.1 + 8.2 | 9.1 8.4 |] 6.6! 2.2 2.7 45 | 30! 3.3 4.2 Osservazioni Meteorologiche del Gennaro 1873. AA VE === DL I Pioggia, Stato Direzione del vento Direzione delle nubi in del millimetri! mare Im. 12h 3h 6h 9h 12b || 9h 12h 3h 6h 9h 12h alle 8 1 0SO NE SO (OXSKO) Calmo | Calmo )) » » D) » ) » 2 2 0SO ENE |ENE | 050 0s0 | 0s0 » » » |» » » » 2 3|| OSO NE ENE OSO OSO 0SO » » DA, » » ) 2 4| ESE Calmo | ENE N 050 (OJSKO) » » » NNE | » D) 2.63 2 9 0SO N NO No (0) | 0S0 NNE| » .| » » » » 1.27 2 6 oso ! N N Calmo | 0SO OSO N NO » » » » » 2 1 0s0 E NE Calmo | 0SO 0SO ) ) » ) » » » 2 8| OSO NE NE NE OSIO) (OSO) » » ) » » » » 2 9 Calmo | NE NE OSO | 0S0 SO) 5) ) » » » » » 2 10|| 0SO Calmo | NE NE | (ORTA) OSIO » » ) D) ) ) » 2 11 Calmo | NE ENE (UISKO] (OSIO) OSO )) » » » » N » LI 12 0S0 NE ENE 0sS0 (ONTO) OSO » » » » » » » T] 13) OSO 0 N (OSO) (OISKO) OSO » » » » » » » 1 14 0S0 050 NE 0S0 OSO (OSIO) » » » » » » D) 2 15) OSO E E (OXSIO] (OSTO) 0S0) ) » ) » » » » 2 16 OSO NE NE Calmo | (OSIO) OSO » ) » » » » » 1 17) ENE NE NE oso ONO OSO » » » » » » » 1 18]| 0SO 0s0 OSO (ONCO) CONO) USO » » SO SO | » » 2,22 2 19 SSO (0) 0 oso | 0S0 OSO NO | UNU| 0 (o) » ” 1.33 3 20] SO (OXSTO) 0sS0 (OSIO) (STO) so il» » )) ) » » » 4 21| 0SO (OSIO) 0s0 0S0 COXSCO) OSO || » 050) O0S0| » » ) 2.22 4 22) OSO (OSO) 0sS0 0s0 OSO oso | oNo| ono) ON! » » » 2.26 5 23) 0SO 050 0sS0 oso OSO 0sS0 0s0| oso) oso) » » » 4.00 4 24| 0 oso |oso |oso |oso | oso | 0 » » » » » » 3 sl oso |O0Ss0 .| 050 |0s0 | oso | uso oso| 0s0| 0s0| » » » 2.98 3 26 0 (0) (0) ONO (0) 0 » » » » ” » 6.99 3 27) OSO | 0S0 N Calmo | 0SO 0s0 » O) » » : » 1.53 3 |l28]| Calmo | Calmo | NE OSO (O}SKO) 0S0O » » » » » » L) 2 1291] NNE ONO NO 0 (USO NNE | N » » s » » 2 30 OSO N NE oso | 080 SO ) » » ” s » » 2 [at] oso oso |ENE |0S0 | 0S0 |0S0 1 » OSO| » » » » » 2 |M. f DEL Ri OSSERVATORIO DI L’ALERMO ban | Osservazioni Mieinomoloziche del Gennaro 1873, | Nuvole I EEN E AU Pre x wu Vol. Dei Dens. DEN Vol. | Dens, MassallVol.; Dens. Massa Vol. Deus. Massal Vol. De i Dens,, Massa TTT ill eo] 04|240]| 98) 0.5] 490/98} 0.5 | 49.0 | 15 | 0.5| 7.5||100) 0.3°| 50.0 [100 0.5 | so 2 60 4 | 24.0) 80 | 4 | 32.0 |100 5 | 50.0) 1000 5 | 50.0) 100 5 | 50.0 ||I00| 6 | 60.0 S| 100 5 | 50.0] 90 5 | 45.0 1100 550.0] 80 5|Zo0| 601 5]| 300100) 71700) 4ll 100 5 | 500] 80] 5| 40.0 [100 5500) 50 5 | 25.0) 98 6| 38.8|| SV} 6 | 480 3l 90 G|540] 60)/ 6|360|85; 6510) 20) 61120 2 3] 06 »| ni | 6 70 5 | 20.0 60 3| 30.030) 5450) 45) &4| 60) 60 5| 30.0] 50) 4| 200] 7 60 5 | sooll 20) s.|-1001 8| 3 24 90 3 | 475) 95 5| 475/180} 5|%00 Si 60 TEO SES OO SEZ CORO REG 66 860095 pula sil 40 2| gol 60) 2120/70 3 | 210) 80 246.0 100 4 | 40.0 {1100 4 | 400 | 10] 40} 4 | 160] 70) 4| 280; 70 4| 28.0) 40) 4 | 16.01) 20 Ml SUS OP pal 37 | 11l » diva gi Si 3] 25540) & | 160) 30) 4/|12.01 30 4| 12010 4| 40] 12) 10 4| 40] 150 4| 6.090) 4|360]) 50 5| 25.0] 4 SR MORTE UT UR 13 »| » N 40 | x| 5.00 15 & 6:01] (51) 4| 2.0) 98 6| 58.8] 0 5) 40.0] 14) 90) >| 450) 83 5| 42.51 8 | 132075 6|45.0)| 30 5| 15.090) 54501 13) 2 2. 04) » ) DISP RO AVOLA bone PI ATA |» ni dote 16 4 BUCO" 28 4| 32/90; 5450] 40) 5200) 2 ERO SON pal pio iS 4| 325 ESTA RE RIOT el & | CILS 18 3| 2480) 2160 is 90 3|270 20 5 | 100"95| 6570) 90 6| 550) 60 6| 36.0] 60) 5) 300 19|| 100 71700] 50 6| 30.01 85! 6 | 51.0). 40 6 | 24.04 20 5 | 10030) 3| 90 20] 100 3 | 50.0 100 5 | 50.0:100) 550.0] 70) 5| 350) 100 5|500//40| 5200 2ill 70) 5 | 350 | 60 3| 30.0); $3 6! 31.0 || 100 7|70.0;) 98 7| 68.640) 5 | 200 22) 601 63601 80 7| 56.0 98 7| 68.6] 25 6 | 15.0) 80 6| 48.098 6 | 59.8 23) 40 4 | 160] 90 6} 340: 12) 3) 6.00 30/5 15.0 5 4| 2.020) 5| 10.0 24ll 40 6|240| 30 6| 15.0 540) 5) 200) 60 6 | 36.0!) 40 5|20.0]|95| 6) 370 25) 90! 6|540] 98 6| 588 100) 6600) 90 6| 54.0 96 6 | 37.6 [100 | 6 | 60.0 26 100! 8 | 80.0] 100 8| $0.0 98 7) 68.6) 98 7) 68.6)) 80 6 | 48.0 (100 1 | 70.0 sl 301 6180) 60] 6|360!95| 6|570] 60] 5300] i 4| 46] »| | » 28 100| 35 | 50.0] 100 7) 50.0 100 5 | 30.0) 40 3 | 200) 5 SA SZISL NS NO 29 95/7665) 95 51 66.5 | 98 71| 68.6 | 60 7| 4.0! 50 5|25.0|| 70 4 | 28.0 30 55 5] 2.5] 40 5| 200! 8 5| 40| 40 3120] 4 4| 1.6|| 70 4 | 28-0 34) 80 4|32.0| 20 10.0 60) 6|36.0| 15 SLOTS ln » » || 10 4| 40 Al 56.5 29.3 Il 53.3 29.6 (64.00 34.4 |34.2 27.1 ||47.4 23.4 [152.3 27.0 Medie barometriche Medie termometriche 9h 12h , 3h 6h DI 12h | Comp. p. dec- 9h 12h sh fih | 12h Coup: p.dec. 1p.|760.54|760.29 159.82] 159.96|760.16|760.21 160.16)76) ga||1p-| 12-56] 14. 52| 15.00| 13.54 15.80 12.58] 13.49) 19.97 2) 63.35) 63.21] 62.69 63.02] 63.02| 63.10) 63.075°°"|| 2 | 11.62| 13.38) 13,92| 12.70| 11.82| 11.30 12.48} 3 | 65.59] 65.19 64.75) 64.87] 63.17] 65.16] 65-09) gq j7||3 | 11.38] 13.50 13.90 12.56| 11.62 14:00 12.32) 19.77 4 | 58.77] 57.88] 57.16] 56.62] 56.56| 36.48 57.25 «04 4 | 12.86] 14,28) 14.28! 13,20] 12.50| 12.24] 13.21| È || 5 | 48.99] 48.76] 48.71] 49.01] 49.45] 49.43 49.06/ 50.25|| 3 | 12:98| 13.82) 13,56) 12.94| 12:48| 12,36] 13. 01) 12,39 || 6_| 34.54] 31.36] 51.02] 51.26] 31-76[ 51.67] 51.431 °°°] 6! 11,27] 12.25) 13.05) 11.82) 11.43) 10.921 1147) °° | il Medie tensioni Media umidità relativa | 9h 12 sh, 6h 9h 12D Comp.p.dec. Î 9h 12h 3h, 6h | 9h 12h Comp. of ». dec. 1 p.| 8.05) 8.66] 8.97 9.02) 8.50) 8.16] 8.564 < gal1 p.| 73.0 | 70.8 (704! 782/7527410] 760, 73.6 2 8.04) 8.20] 7.95) 818| 7.42) 7.48] 7.889 %" Barometro dalle 6 ore di osservazione . . . .. 757.68 Forza del vento in chilometri. . + AIN È 9.7 Dai massimi e minimi diurni. . ......... 757.89 Vento predominante. . REA fe + +. -.0S0 dI Differenza. .... . 0.214 4 Termometro cenligrado . . . . ..»... +, 12.71 | Massima temperatura nel giorno 17... + + ++15.9 Dai massimi e minimi diurni . è 12.48 | Minima nel giorno 29... i... 8.7 |B n — eci) Escursione. iltrmometrica ala ao 1.2 || Differenza ...-.. 0.23 | Massimaaltezza barometrica nel giorno 14. . 766.82 ||| . : ——— | Minima nel giorno 2î1...... +» RI IA 742.73 ci TENSIONE dEIIVAPONI® ere po 0 I 7.18 Escursione barometrica . ........ E 24.09 || Umidità.relativagazi Fre: bi e andai E 70.9 | Totale Bvaporazione- Gasparin . ... 46.26 È Fvaporazione- Atmometro - Gasparin. . .... . 1.51 | Totale della pioggia . ..... «Mail 27.43 Serenilà.. i abc atonod djecsat id 8 MAD wi Massa delle nubi... .... PA e e 28.8 (i, Ozono #0. ARMI 35.010 SEE: 3.8 o aiar: i dA BULLETTINO METEOROLOGICO DEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO | _— ._ Febbraro 1873. RIVISTA METEOROLOGICA Dopo il breve periodo di sosta avvenuto in seguito alle due forti burrasche della seconda metà del gennaro, si rimette la stagione cattiva propria del mese. Difatti, come può anche rilevarsi dalle note, ad eccezione di tre, tutti i giorni trascorsero nuvolosi e coperti. La pioggia abbondantissima si divise in quattordici giorni, e spesso fu acompagnata da fieri temporali e da forti scariche. L’intiero periodo del febbraro presenta cinque onde notevoli di depressione, cor- rispondenti a cinque burrasche che più o meno toccarono la nostra stazione. La pri- ma di esse avvenuta nel giorno 1, aveva il suo centro all’est sul parallelo di Roma e sull’ Adriatico; da noi, per effetto delle pressioni circostanti e pel moto stesso della burrasca spira la corrente del terzo quadrante accompagnata da pioggia e gragnuola; ma sciolto il giorno 2 il centro di depressione, e salito il barometro , si mettono i venti del quarto quadrante spinti dall’altra burrasca che dall’Irlanda si propaga al sud-est. Nel mentre sulla Francia si avanza una terza burrasca, un altro forte centro di depressione si sviluppa al sud d’Italia, che obbliga il barometro a discendere dal giorno 4 al 6, toccando, dopo una escursione di parecchi millimetri il minimo mensile di 738,86, Al cominciare del giorno 5 si manifesta un furioso temporale di forza tale che è ben raro a succedere sotto il nostro clima. Nella sera precedente il cielo disponevasi a qualche cosa d’insolito, ed era oscuro e fortemente elettrizzato. A pochi minuti del mattino del 5 una forte scarica dà principio al tem- porale; a dieci minuti incomincia a piovere con tuoni forti, ma a lunghi intervalli. Alle quattro il temporale è nella sua massima intensità, e così dura sino alle undici, Poche persone ricordavano un fulminare più ostinato, i di cui danni sì estesero a vari punti della città, incendiando un magazzino di tessuti, penetrando in varie case mettendo in rovina e mura e mobilie, e producendo altri danni che per ventura Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. IX. 2 10 BULLETTINO METEOROLOGICO non si estesero a persone. Uno di detti fulmini dopo avere percorsi e danneggiati tre piani di una casa, entrando per un muro assai spesso ebbe la forza di rompere un grosso asse di ferro in una fabbrica di paste. Nel pomeriggio cessato l’ impeto della burrasca continua la pioggia assai copiosa sino al mattino del giorno 7 spinta dai venti del terzo e quarto quadrante. Il barometro, dopo il minimo già ricordato del 6, salisce rapidamente sino al 9, ma il cielo continua piovoso ed il mare agi- tato. {l giorno 10 comincia un nuovo abbassamento barometrico subordinato allo stato generale atmosferico di Europa, che offre due regioni a forti pressioni che abbrac- ciano l'Irlanda e l'Inghilterra l'una, il centro della Russia l'altra: fra esse è una zona di basse pressioni che dal golfo di Botnia si estende sino a noi. Mutate nei giorni seguenti le condizioni barometriche nell’alta Europa, nelle nostre stazioni il mercurio cala ancora sino al 13. Il tempo è sempre cattivo e piovoso; e non ostante il rapido aumento di pressione dopo il minimo del 13, esso non cambia sino al 17. Dopo questo giorno, spirando sempre la corrente polare che ha portato l’altezza del ba- rometro a 768"%,45 (775,37 al mare) si sperimenta nelia pioggia un periodo di tregua; ma il cielo persiste sempre nuvoloso. Dal 19 al 25 nuova onda di depres- sione, però entro i limiti superiori alla normale, e per effetto delle burrasche del- l’alta Europa; ma dal 25 al 28 il barometro colà rapidamente spirando lo scirocco, e nell’ultimo giorno coll’ovest-sud-ovest forte torna la pioggia. i La media barometrica mensile non differi dalla normale che di soli 0,9%37; ma la escursione mensile avvenuta in pochi giorni fu ben rapida e forte. Variazioni barometriche in febbraro 1873 Giorni Massimi Giorni Minimi Yiscursioni 1 749.40 fila 4 755,71 L 6 738,86 16,85 9 754,56 15540 13 739,56 15:00 19 768,45 28,59 23 758,29 10,16 25 760,90 Oi 28 741,50 19,40 La temperatura, ad onta della stagione continuamente cattiva e delle correnti fredde e delle nevicate ai monti, si mantenne normale e dolce, e ne è prova la mi- nima assoluta mensile di 6,°2. L'elemento che più degli altri scostossi dalla normale fa la pioggia, e difatti è DEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO 11 notevole la eccedenza di essa in millimetri 105,5 sulla normale, e che largamente valse a compensare la secchezza del gennaro, Ecco i dati relativi alla pioggia per questo periodo invernale, Pioggia raccolta Quantità normale Differenza Dicembre 1872 83mm,2 83m, 6 — (qum4 Gennaro 1873 270,4 TA — 420,8 Febbraro 1873 PIVA O) Gra 7 + 10529,5 Totale 281,8 21920, 5 + 6209,3 NOTE al mese di febbraro 1873. 1. Corrente del 3° quadrante, cielo coperto e pioggia con gragnuola alle 11 p. m. 2, Corrente del 3° quadrante come ieri, ma i venti son piegati al 4°. Mare agi- tato, pioggia. 3. Continua meno intensa l’alta corrente come nei giorni passati: tempo varia- bile; alle 7% p. m. leggiera pioggia, mare agitato, 4, Pressione decresciuta di 5,15 nelle ultime 24 ore, cielo coperto, e dopo le 9" p, m, piovigginoso. A mezzanotte vento forte a colpi, e lampi a sud-ovest. 5. A 10 minuti del mattino comincia la pioggia accompagnata da tuoni forti ma rari. Alle 4° m, la pioggia cade a torrenti, ed i fulmini spessi bersagliano la città, arrecando danno a case, magazzini, e ad una fabbrica di paste, ove vien rotto un grosso torchio in ferro. Il temporale dura colla medesima intensità sino alle 11° a. m. A sera continua il tempo piovoso. 6. Continua la burrasca sviluppatasi ieri con tanta forza. Pioggia continua e copio- sissima, venti del 3° e 4° quadrante, mare grosso. La pressione dopo aver toccato il minimo di 738,86 tra le 9 a, m. e le 12%, aumenta sensibilmente. 7. Nelle prime ore del mattino pioggia: poscia cielo coperto variabile. Pressione crescente, mare agitato, corrente del 3° quadrante. Dopo le 9" p. m. piog- gia leggiera che continua a mezzanotte. 8. Pioggia nel mattino, indi cielo coperto, mare calmo, venti regolari, 9. Corrente del 3° e 4° quadrante, pioggia, mare lievemente agitato, venti deboli. 10. Cielo coperto variabile, pioggia, mare lievemente agitato, venti regolari. Alle 105 45% s, tuoni a mare, +12 il, BULL'ETTINO METEOROLOGICO Uorrente intensa di ovest, pioggia, e poca neve ai monti. Mare mosso, venti gagliardi, 12. Continua la corrente fredda di ovest, e sulle montagne ha nevicato. Mare agitato; 1 (2°) 14 15. 16, 17. 13, 19, 20, 21, 22 23 24, 25, 26 27 28 la pressione diminmisce, Corrente del 4° quadrante, mare agitato, in tutta la giornata nevica sui monti, ed in città pioggia spesso mista a grandine ed a ghiacciuoli. Nella sera la pressione cresce, ma le altre condizioni meteoriche rimangono le stesse. Continua colla medesima intensità di ieri la corrente del 4° quadrante. Piog- gia, mare mosso, neve ai monti. La pressione aumenta sensibilmente. Nel mattino pioggia, indi cielo coperto, nord forte, mare grosso. Continua la corrente polare, venti gagliardi, mare mosso, Pressione forte, corrente polare, mare mosso. Ad 1° 30® s. pioggia e gragnuola per pochi istanti. La pressione è salita ad un estremo eccezionale : cielo coperto, venti regolari, mare meno mosso di ieri, Continua la corrente polare e la pressione eccezionalmente forte. Cielo coperto nel giorno, sera bella, mare calmo, venti regolari, Tempo bello, mare calmo, venti regolari, Cielo coperto, mare calmo, venti regolari, La pressione diminuisce; a sera nebbie. A mezzanotte lampeggia a N, vento turbinoso, mare calmo. Cielo variabile e verso mezzodi coperto e piovigginoso; a sera bello. Mare calmo,” venti regolari. Cielo coperto vario durante il giorno, a sera bello. Mare calmo, venti regolari, Cielo variabile, mare calmo, venti regolari, Forte abbassamento barometrico; aria sciroccale, cielo variabile, mare calmo, venti regolari. Corrente calda del 3° quadrante, venti gagliardi, cielo coperto e piovigginoso a sera. Mare agitato nel pomeriggio, pressione sempre decrescente, Sin dai primi momenti del mattino gran rovescio di pioggia; nel pomeriggio vento impetuoso di 0S0, sera variabile, mare agitato. Osservazioni Ileteorologiche del Febbraro 1873, DEL Re OSSERVATORIO DI PALERMO, 13 on 2 ° Massimi € minimi ; Massimi | Barometro ridotto a 0 Massimi è minimil. ‘Termometro centigrado e minimi ‘ghm . 120 3h 6 9h o 12h 9hm 12h 7 35 | 6h 9h 12h 1 || 750. 23] 15023) 750.48| 750.71) 751.25] 751.76 751.76] - 749.40||11.6 [12.9 [12.1 [11.6 !10.8. [10.1 || 13.0 9.4 2 S464 34.78) 54.591 54.81) 55.22) 53.13! 53.22 31.76 |(10.2 11.9 [12.6 [12.2 (11.0 '11.4 || 12.9 | 8.7 3 54 66] S4.GY| 34.57) 54.96] 53.70] 55.71 53.71 53,70;|13.8 |14.9 [14,8 |12.9 [12.0 {11.0 !! 15.2 | 109° 4 55.48! 54.85) 53.251 52.25] 51.91] 5056] 53.71 50.56 [|11.0 |12,8 [13.5 [12.6 [12.4 1134! 13.7 | 101 SÌ 45.18] 44.62) 43.92, 43.20] 42.80, 42.09] 50.56, 42.00 10.1 |12.2 112.8 [11.9 11.7 (11.3 | 13.0| 99° 6 39.29] 40.16" 40.831 43.08] 43.85) 45/011 43.01 38.86 ||11.0 [11.3 [11.0 [11.1 111.3 |10.8 || 52.4 | 10.1 1| 48.62) 48.76! 4856! 49.24 49.86] 31.03 | 51.03] 43.01|[11.0 |11,7 |12.7 |12.0 |11.7 [10.5 || 12.7 | 105 8 | 52.63: 52.90 52.901 53.11] 33.77] 53.84) 33.84| 51.03][11.1 |12.6 |13.7 |13.1 |12.2 [11.7 || 13.7 | 10.0 9 || 5247] 51.94 5091 50,951 51.06 51.12 54.56) 50.76;[10.6 |11.4 [11.6 [11.4 {11.0 | 9.5 || 12.2 9.5 10 || 50.26. 49.1 48.80} 4847} 4S.11| 47.47) 51.534 47.47 11.0 |12.3 |11.6 |11.0 [11.0 |104]|| 12.6| 9.0 11 || 46.83) 46.63 43.87! 44.10) 43.95] 43,32 47.47 43.32|(10.2 |11.0 {11.3 (101 | 9.5.| 9.5 11.3) 82 12) 42.61] 4201) 41.26, 40.90) 40.69] 40.24 43.32] = 40,24|[10.4 |11.3 [11.3 |10.4 | 9.5 | 9.0 || 11.4 | 84 13 || 39.94) 40.08" 39.95) 40.99! 42.31 421% 42.33] -— 39.561 9.0 | 86 | 90] 7.7] 7.583] 96) 70 14 || 44.99) 4564 4557! 46.78] 48.44| 4981) 49.81 4244|| 7.5 | 7.8|7.5|74)|69|6.5])| 8.6| 64 15 || 53.32/ 54.271 54.97) 56.25) 57.62) 58.52! 38.52| = 49.81]| 8.3 | 9.2| 9.0| 6.9 | 9.2|8.9| 94| 62 16 || 59.83] 60.10) 59.98] 60.46| 61.36! 61.80 61.80) 35.52] 9.6 110.7 |11.0 | 9.9 | 9.9} 87 11.0) 8.6 17 || 63.49) 64.09) 64.09) 6499) 6593] 66.20 66.28] = 61.80/10.0 [10,8 | 9.9] 8.1|84| 81] 11.0] 7.7 18 ||] 67.09] 67.05: 66.70) 66.97] 67.15) 67.25 67.25! 66,20] 98 [10.8 [11.3 [10.7 {10,8 | 9.7 || 11.3 | 79 19 || 68.23) 68.38 67.77) 67.92) 67.99 68.28] 68.45 67.25 1|10.4 |12.0 |12.8 [11.6 | 9.8 | 8.7 || 129] 87 20 || 68.30) 68.23 67.26] 67.19) 67.02] 66.85! 68.30| = 66.83||11.3 [12.4 [13.1 |11.9 {10.7 | 9.3 || 13.1 8.6 21 || 65.61] 65.04! 64.06) 63,80! 6: 63.26 66.85) = 63.26/| 9.8 [11.9 [12.2 [11.1 (10.4 | 9.3 || 12.4 | 8.3 22 || 6227| 61.83) 60.57| 6041! 60.05) 60.00 63.26] = 60.00||11.4 [12.6 |12.8 [12.0 {11.4 (11.1 || 13.1| 9.0 23 || 59.26) 59.17) 58.29) 58.70) 59.33] 59.46, 60.00) 58.29/112.5 [14.1 [13.5 [12.6 (11.6 [11.1 || 15.1 | 10.6 24 || 60.14| 60.19) 59.70) 60.17) 60.88| 60.67 60.88} 59.46/|12.0 [13.6 |14 6 |13.5 [11.9 [11.7 || 14.6 | 10.4 25 || 39.72) 59.75] 59.03] 59.151 59.39/ 59.61 60.9) 59.03 ||12.6 |14.t |14.7 |13.8 |12.9 [12.2 || 14.8 | 11.2 26 || 58.13) 57.12) 55.22) 54.701] 53.74] 52.08] 59.61 52.08 !/12.3 |15.5 [15.9 |14.9 |44.1 |14.6 || 16.0 | 11.0 27 || 48.30) 46.29) 43,67! 24531] 44.97) 44.12 52.03) 44.12|[15.2 |17.6 [17.4 |14.7 [14.7 [14.4 || 18.2 | 13.8 28 || 42.43) 43.16 43.56) 44.16 44.43) 445 44.56] = 41.50/12.3 |11.7 |14.3 |12.8 |12.8 [12.3 || 14.4! 11.0 M.|l 53.69) 53.58/ 53.07) 33.33] 53.59) 53.527 55.69] = 51.53|[11.09|12.32|12.49|11.61|11.16/10.72]| 13.07! 9.50 | | | | | “ (i spal | rio Ù I Pr Osservazioni Meteorologiche del Febbraro 1873. Tensione dei vapori Umidità relativa Stato del Cielo -----—<—_—_aa "77. —rr_r_É6mm_—ss rr Nor 9hm) 12h, 3h, 6h, 9h {2h (fim) 12h, 3h) 6h 12h 3h | 6h, 9h pio 9hm 12h 3h 6h 9h 12h Ill 7.48) 7.29) 6.70) 6.20 6.22] 6.75 73] 66 | 64| 61 | Di Osc. Cop.c. g.| Osc. Osc.c.p. | Cop. Cop. 2| 1.56] 7.50) 7.00 6.81| 7-20) 1.13| 81| 70|68|61|73/71[Cop:cp. Cop. |Cop.v. |Cop. |Cop. |Osc. 3 9 05 8.891 7.19] 6.67| 6.77 6.53) 77] 71 | 58 60 | 65 67 Cop. Misto |Nuv. Nuv. Nuv. Lucido 4| 7.37| 6.16 675) 7.59] 7.72] 6.63] 75 | 61|58| 70! 72) 58 |losc. Cop. Cop. Osc. Osc.c.p.|Osc. SI 8.09! 9.45! 9.08 8.81] 8:87/.8.57| 88) 89| $2| 85] 86| 83/[Osc.c.p. Cop. Osc. Cop. Osc. Osc.c.p. 6| 7.731 856] 832) 8.02| 7.79) 852) 79| 86185] 81|77] 88|losc. Osc.c.p. |Osc.c.p. |Osc.c.p. |0sc.c.p. |Osc.c.p. I TAt] 7.42) 6.461 6.47) 6,66| 7.21] 73] 7259) 61] 64| 76/Nuv. Nuv. Cop. Bello |Cop. Osc.c.p. 8 8.201 8.20] 7.23) 7.17) 7.59] 7.66]| 83] 75! 62] 64| 72 75||Cop. Cop. ose. Cop. Osc. Ose. 9] 8.57! 9.24] 9.18 8.32) 7.14 6.89/ 90 | 91 | 90 | 83 ti 78 ||0sc. Cop. Osc.c.p. | Cop. Bello |Bello #0] 7.81) 7.62! 7.34| 6.67] 6.53| 6.33] 79| 72| 72) 68/671 67|Misto |Cop. Cop. Cop. Cop. Osc. 11|| 6.81! 6.36! 6.03! 5.80] 5.61] 5.45) 73] 67) 60) 63 64 | 61 ||Cop. Cop. c.p.| Cop. Cop.c.p. | Cop. Cop. 12) 3.62) 8.51] 4.91) 5.62 4.90, 5.31) 60| 58 | 49| 60| 55; 62|Misto |Misto |Cop. Osc. Osc. Osc. 13) 5.75 6.33] 6.55] 6.53| 6.00 5.62) 67 | 78 | 80| 83° 77] 65|(Cop. Osc. Cop. Osc.c.p. |Osc.c.p. |Osc. 14] 5.57) 6.57] 5.57] 6.16| 5.93| 5.43 71 | 83| 71] 80, 79| 73|\Osc.c.p.|Osc. Osc.c.p. |Cop.c.p. |Osc. Osc. A5| 4.56, 5.41] 4.14] 5.14) 5.08| 4.20] 56 | 62 | 48| 68| 58| 49||Osc. Cop. Cop. Osc c.g. | Cop. Cop. 16 4.14| 4.73| 4.55] 5/47] 466) 4.96] 59| 49| 46] 60] 51 | 59|[osc. Cop. Cop. Cop. Cop. Cop. 17) 4.93| 5.21] 6.31| 6.55| 6.11] 5.74)| 53| 54 | 60| 81) 74| 71||osc. Cop. Cop. Cop. Nuv. Cop. 18|| 6.26/ 5.66] 5.47| 5.83| 3.77) 6.54| 69 | 59 | 53 | 61 | 60) 73 (Cop. Cop. Cop. Cop. ose. Cop. 19: 8.06] 7.65] 7.01) 7.34| 6.40; 6.75] 86 | 73 | 63| 72| 70| $0/(Cop. Osc. Cop. Nuv. Nuv. Bello 20 8.16) 1.53! 7.65) 7.27) 6.57) 6.11! 87] 70| 68| 75) 69) 70|Nuv. Nuv. Bello |Misto |Bello |Lucido 21) 7.43! 6 86| 6.98] 7.61) 7.18 6:93|| 83 | 66| 66] 76| 76) 79]|vebb. |Nebb. |Nebb. |Nebb. |Bello |Bello 22/1 8.62) 7.90 1.41 8.56| 6.84 PALI 83 | 72] 68] 82| 67] 71|(Cop. Cop. Osc. Bello Cop. Cop. 23] 8.02) 7.92/ 8.28) 8.33! 7.60] 8.02!| 74 | 66 | 72] 77] 74| SI [[Cop. Cop. Cop. Bello Bello Bello 2&| 8.08! 7.72| 8.00| 7.66! 7.77] 6.66 77 | 67|65|66|75| 64||Nebb. |Cop. Cop. Nebb. {Lucido |Lucido 25) O.14! 8.40| 9.48 9.22| 8.95] 8.47] 83 | 70) 76| 79| 80| 80]||Nuv. Misto |Cop. Nuv. Bello |Lucido 26|| 9.33] 9.22! 8.75! 7.43) 7.61] 7.61) 87] 73] 65|59| 63| 62/Misto |Nuv. Cop. Nuy. Bello |Cop. 27|) 8.26] 7.46 1.84| 8.95| 8.19| 8.37|| 64 | 50 ni Di 66 | 68 Cop. Cop. Osc. Osc.c.g. |Osc. Osc.c.p. 281) 8.38! 7.83| 7.82; 6.61] 6,31| 7.03]| 79 | 76 9 | 3 97 | 66||Osc.c.p. Dazicni Osc.c.p. | Cop. Cop. Misto Ml 7.69] 7.41! 7.16] 7.16] 6.82! 6.80 ear I | è esita 14 BULLETTINO METEOROLOGICO Osservazioni Meteorologiche del Febbraro 1873, Evaporazione Gasparin|| Forza del vento in chilometri Ozono i 7hm,, 3hs. , 12hs. Totale|[9hin. 12h 3h | 6h, 9h | 12h]/7hm ; 9hn | 12hm 31S bhs | 9hs | 42bs 1 1.27 | 0.35 | 0.00 | 1.62 || 5.2 [10.4 | 9.3 112.1 | 3.6 | 3.0 || 6.0; 0.5 3.5 5.0 | 5.0 « 8.0 21 0.00 | 0.00 | 0,88 | 0.88 (| 5.0 | 9.9 | &$ | 58 | 30 | 42100] 20| 6.0 5.5 | 45 50 | 40 7 0.97 | 1.85 | 0:80 | 3.62 lA 23.2 [12.7 [139/24 | 14 | 7.0] 1.0 2.0 S$ | 40 | 5.5 1.5 4 0,80 | 0.70 | 0.25 | 1.75 |) 3.9 | 2.0 | 5.6 | 0.0 | 2.8 j15.3 || 6.5 | 0.5 2.5 4.35 | 2.0 | 2.5 2.0 3 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00 {18.0 | 3.0 | 5.2 | 1.3 | 0.0 | 4.0 || 9.0| 6.0 8.5 8.0 | 5.0 | 6.0 5.5 5) 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00 | 28.6 [28.3 32,2 |24.2 [12.1 [17.3 10.0; 2.0 8.0 10.0 | 7.0 | 8.0 6.5 1 0.00 | 0.00 | 0.09 | 0.00 |122.5 111.5 (21.1 (16.7 | 3.6 | SA] 9.0] #0 2.5 5.8 340 73.57 mods 8! 0.00 | 0.70) 0.58 | 1.28 || 0.0 | 0.0 (197 | 81 |18| 25] 9.0, 1.5 20 5.0 | 2.5) 2.0 1.5 9 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00 |99 5/2 | 81 [104 | 8.5 | 60] 90| 2.0 5.0 8.0 | 6.5 | 6.0 3.0 0.00 | 0.00 | 0.70 | 0.70 | 2.2 [18.3 |19.3 | 2.6 | 3.6 | 6.6 |] 9.0) 20 2.0 50 4.0 3.5 5.0 1 000 | 0.00 | 0.00 | 0.00 {13.2 [26.1 [205 |18.5 [13.7 [12.1 7.0| 2.0 3.0 5.0 | 5.0 | 4,5 1.0 0.00 | 000 | 1.17 | 1.17 ||19.4 [16.4 {23.1 | 61|7.4|42]| 7.5] 40 2.5 7.0 | 2.0) 5.0 4.0 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00 || 4.6 | 2.0 [16.3 | 3.0 [23.4 | 4.8 || 7.0 1.5 6.5 7.0 | 5.0 | 7.5 1.5 0.00 | 0.00 | 0.00 } 0.00 || 1.2 | 9.3 [20.9 | 8.7 (12.1 [15.0 || 8.0| 40 2.5 « 6.0 | 8.0 5.0 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00 ||35.0 [22.6 |16.7 |33.3 [13.9 [20.9 || 90 40 6.0 CRAC EI NICO) 6.0 0.00 | 0.00 | 0.76 | 0.76 |{19.6 |22.1 |16.3 [12.0 | 3.2| 2.6 || 7.0| 3.0 3.5 6.0 | 30 | 4.5 4.0 0.29 | 0/65 | 0.30 | 1.44 || 9.5 |16.9 | 8.5 [11.3 | 3.244 || 7.5| 1.5 1.0 5.5 | 50) 25 3.0 0.10 | 0.75 | 0.60 | 1.45 || 5.8 [12.1 [193 | 5.3 | 00| 2.3) 5.0| 1.0 3.0 4.5 | 2.0 | 3.0 1.5 0.50 | 0.75 | 0.40} 1.65 [| 2.4 | 6.0 | 7.6 | 4.6 | 5.8 | 4.8 || 5.5 | 0.5 1.5 55 | 2.5 | 3.0 0.3 0.30 ! 1.00 | 0.60 | 1.90 || 0.0! 9.1 !10,3 | 1.6 | 6.0| 8.3 || 6.3| 40 2.0 3.5.) 3.0 | 2.5 | 015 0.80 | 1.10 | 1.04 | 2.94 || 2.6 {12.7 [12.3 | 4.6 | 8.9| 6.2) 60| 1.0 2.0 4.5 | 3.0 | 2.0 0.5 0.21 | 0.60 | 0.83 | 1.64 || 0.0 | 6.9 | 8.7 | 0.6 | 3.8 113.2 3.3 1.0 2.0 4.0! 3.3 4.0 1.0 23/1 0:77 | 1.30 | 1.65 | 3.722 || 0.0 | 70 | 8.9! 0.0 | 2.0| 2.8 || 5.0! 1.0 3.5 3.8 | 3.0 | 20 3.0 | 0.45 | 0.30 | 0.33 | LIO [16/79 | 54|68 | 40/52] 60 05 2.0 1.5 | 50 | 5.0 2.0 2511 0.10 | 0.75 | 0-75 | 1.60 [| 2.6 [14.3 (15.7 | 6.2 | 1.6] 0.0] 6.0| 1.0] 20 5.0 | 5.0 | 5.5 5.0 0.40 | 105 | 1.81 | 3.26 {| 0.0 | 8.1 (12.9 | 8.6 [14.5 ( 7.2]) 5.5| 2.0 2.0 25 | 25) 2.0 4.0 1.05 | 4.04 | 1.05 | 6.14 [28.9 |33.2 (41.3 [20.5 | 8.7 | 6.g|| « 1.0 4,0 35 | 30 | 2.5 4.0 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00 {18.0 {12.0 [13.1 {48.4 |17.3 | 3.3 || 6.0| 6.0 8.0 7.5 | 5.0 | 6.0 6.0 Mm.) 0:31 | 0.65 | 0,55 | 1.51 [10,50 [12.9 [15.4 |11.6 | 7.5 6.9 7.0| 2.2 3.7 54 | 4.0 | 44 3.8 | i | 1 ] | | | ] Il | i = = Osservazioni Meteorologiche del Febbraro 1873. NERE N Ù Pioggia, Stato Direzione del vento Direzione delle nubi in del millimetri! mare | 9hm. | 12h 3h 6h 9h 12h 9h 12h 3h 9h 12h alle 8 1 0s0 OSO OSO OSO OSO (OSO » (0) » : » » 3.89 2 2 ON0 ONO | No ENE oso OSO » 0 IRR » » 348 2 3 SO oso |0so ‘| oso |uso |uso || 050] oso) 050! » da 4 n ì 3 4 sO (OSIO) NE ,| Calmo | 0$0 NE D) » » D) » » » 2 S| NNO | SO NE OSO | Calmo | 0SO » » » » » » 55.23 5 ‘6 oso |! ono | 0 0) D) 0 (0) ono) 0 o) » » 27.37 6 | SUNESTO oso | 0S0 (OSIO) 0so oso » SO | » » » » 1,72 5 8 Calmo | Calmo | 0S0 | 0S0 (SCO) OSO » » » » » » 2.41 3 (9 NO E No 0 0 (OSIO) » 0SO| » » » » 17.49 3 0sS0 | so 0sS0 (OSIO) (OSIO) 0S0 ONO| oso| 0S0! » » » 0.94 3 SO 0 (0) 0 (0) OSO (0) 0 0 (0) » N 2.76 3 oso 0 0 (0) (OSIO) oso ;| 0 (0) (0) » D) » % NNO NNO (0) 0) (0) 0 NO oNo! 0 0 ) )» 17.5 3 0 ONO ONO (0) (0) (0) NO| | "a 7 Vol., bens. nai Vol. | Dens.jMassaf[Vol.jbens. Massa Vol. Dens, Massal Vol. Dens., Massà Vol. Dens. Massa 100 | 0.6 | 600 95) 06/570 100] 0.6 | 600100) 096| 600 70) 064.0] 70) 05 | 350 190 6 | 54.0 | 90 6 | 34.0 | 60 6 | 36.0) 90 5 | 45.0) 80) 5] 40.0 [[100 5 | 50.01 70 7|490| 50 6 | 30.0 || 40 6 | 240) 40 6|240]) 20) b| 12.0] » » » 100 4 | 400] 70 4 | 28.0 || 98 5 | 49.0 |) 100 4 | 40.0) 100} 6 | 60.0 [100 6 | 60.0 100 7| 700 90 5 | 45.0 [100 6 | 60.0 || 80 5} 40.0|| 100 7) 70.0 100 7, 700 100 6 | 60.0} 100 6 | 60.0 (100 770.0 || 100 7 70.0) 100 7 70.0 [100 1) 70.0 20 4| 80] 40 7) 28.0) 95, 7) 66.5) 10 S| 5.0] 98 6 | 588 |[I00| 6 | 600 98 5 | 49.0 60 5 | 30.0 (100 6 | 60.0] 90 6 | 54.0 || 100 6| 60.0 |100) 5 | 50.0 100 , 6 | 60.0) 80 5 | 40.0 |100 170.0) 90 6 | 54.0) 15 ò 750 (15) ap 5 2.5 s9| 6 |300] 60 6 | 36.0 |} 98 168.6] 60 1|42.0) 98 1|68.6|100) 7) 700 855 6 | 51.0] 90 7) 63.5; 98 7)|68.6)) 85 6|51.0|] 961 7|672)|90| 6540 sp 5250) 50 S| 25.0] 90 3 | 45.0 || 100 5 | 50.0) 100 3 | 50.0 |[100 4 | 40.0 90 763.0] 100 7) 70.0 98 1 | 68.6 || 100 770.0) 100 7| 70.0 [100 4 | 40.0 100 770.0) 100 6 | 60.0 |100 1| 70.0) 95 766.5) 100 1|70.0|100) 7) 700 100 7| 700] 90 71 63.0! 98 768.6; 100 7700) 60 7 42.0 || 80 6 | 480 100 6 | 60.0; 70 6 | 42.0} 98 6 | 58.8/) 85 6 51.0) 96 6 | 57.6 || 70 3.| 350 100] 6 60.0 | 70 | 6| 420% 98 7| 686] 90| 6|540) 40 5| 20095 5415 95 6 | 87.0! 85 6 | 51.0! 98 6 | 58.8 || 80 6 | 48.0 | 100 5| 50.0 || 98 5) 490 85 3 | 42,5 || 100 5| 50.0! 98 5 | 49.0] 40 6| 24.0) 30 5| 250 || 10 Lis zio 40 5 | 20.0] 20 9 | 10.0 | 15 S| 7.3)) 50 5 | 25/0:/|3 15 S| 25) » » » 100 1} 100) 90 2| 18.0 || 80 3| 24.0 | 100 3| 300) 10 #3 | 3.0] 15 3 4.5 60 4| 24.0] 90 5| 45.0 100 3 | 500] 15 S| 7.5) 60 5 | 30.0] 60 4 | 24.0 60 5) 30.0] 98 5| 49.0, 85 d | 42.5 4 ZO 6 4| 2.4| 6 4| 24] 50 3| 415.0) 80 4| 32.090 4 | 36.0) 40 3 | 12.0] » )» » » » » 20 4| 8.0] 50 6| 30,0: 70 6 | 42.0| 20 4 | 8.0 2 3| 0.6) » » > 50 4| 20.0 40 4 | 16.0! 95 4 | 38.0) 30 4 | 12.0 8 4| 32/80 5 | 20.0 90 5| 45.0] 90 5 | 45.0 100 1| 70.0 || 100 6 | 60.0|| 100 6 | 60.0 100 6 | 60.0 100 770.0] 100 7| 70.0 100 1) 70.0] 80 7| 56.0) 70 6 | 42.0 || 50 5 | 25.0 M.j{ 78.8 43.7 || 76.7 42.6 |200 94.0 (70.5 40.6 !!62.8 38.2 ||66.1 36.5 Il Medie barometriche- Medie termometriche 9h, 12h. 3h 6h 9h 12h| Comp. p.dec- 9h 12h, 3h 6h 9h 12h |Comp.p.dec. 1p.|731.96/731.84/731.30/751.19|751.19|731.03| 751.45,759,29|[1 p-| 11.34] 12.9%| 13.16] 12.24| 11.58/ 11.54] 12.12 1 2 | 48.61] 49.67] 48.40] 4897] 49,33| 49.69| 48.951150-20) 2°! 10.94! 11.86) 12.12| 11.72] 11.44| 10,58 1145; 1.78 3 | 43.14] 45.35) 45.12] 45.80] 46.60/ 4681| 45.50) »s 79|| 3 9.08] 9.58) 9.62 8.50| 8.52] 8.44| 89%) 9.67 % | 63.39] 63.57] 65.16) 65.47) 65.89] 66.08[ 63.60) °°-"|| 4 | 40.22| 11.34| 11.62) 10.44| 9-92| 8.90 10,60{ ; 5 | 61.60) 61.20| 60,33] 61.45] 60.62) 60,60| 60.77, ., ,g| 9 | 11.66] 13.26) 13. 56) 12-60| 11.64] 11.08] 12, 30) 13.22 6 | 49.62] 48.86] 48.08] 48.06] 42.71] 46.88] 48-19) °° 6 1 13.27] 14.93 14:87) 14.13] 13,87) 13.771 14.13) 95 Medie tensioni Media umidità relativa ", 9h 12h 3h 6h 9h 12h Comp. pi dec. 9h 12h 3h 6h 9h 12h Comp. p.dec 1p.| 7.91) 7.94] 7.24) 7.22) 7.36| 7.12 148, 7.341 P-| 78.8 | 71.4 | 65.2 | 67.4 | 72.0 | 704 | 709} 739 2] 7.89 8.21] 7.74) 7.33] 7.14] 7.33) 7.60" 2 80.8 | 79,2 | 73.6 | 71.4 | 70.6 | 76.8 15.4 | 3 5,66), 6.18] 5.50) 5.85) 5.50) 5.20) 5.65) , gs||3 63.4 | 69.6 | 61.6 | 70.8 | 66.6 | 63.2 | 66.2} 650 es 6.551 6.17) 6.20) 6.59| 5.90] 6.02 624) 994 69 6 | 61.0 | 58.4 | 69.8 | 64.8 | 70.6 65.7 | ° | 5 8.27) 7.76] 8.04] 8.28] 7.67| 7.42 (I 1.93||3 80.4 | 68,2 | 69.4 | 76.0 | 74.2 | 75.0 | 73.9 î 10.2 6 | 8.66 8.16] 8.14] 7.66] 7.37] 767 195) 6 76.7 | 66.3 | 65.0 | 63.7 | 62.0 | 63.3 | 66.5 È i Barometro Termometro Media evaporazione Gasparin E LI P iatasmni Dago 7 | a | Ri: | deo TE p.dec. È v9 % .48 p. 3. 1 .80, p. | i .3 .571 312012 0 | ‘£6.634718.06 i | t2.12) 15.14 9.82 9.81 20| 90 Di 0.26 | 0-40) 0.99 Il .2 s | 43.01 0.06 .24 .00 | 0.00 | 0.2 0.23 66.40 37.3 sit 53.57 || 4 | Ist 10.96 8.30) 17104 | ta 0.63 | 0.55 doni 0.84 2.38 .01) 5 .00 .90) 5 . È £ 2,20) 52.08) 57:23 | 45994 52-96 | & 16:20) 15-40 | 11:93) 40-22 ]l6 | 048 | 170 | 0095 2.67 3.134 pi @ BULLETTINO METEOROLOGICO Osservazioni Meteorologiche del Febbraro 1873. i i = = (77 CALICI ed ESNENNEe cea SN dolo 0a poroote Rusia Media forza del vento au DS) a co 0 Piu io ti sSuueo hi Medie dell’Ozono Age DD‘ o 9h | ID) fono: p. d. E pu ; 9hm I Asti ca I} 62.302,15 92|(1p-|10.8 6 | 46|35| £9148|2 19.93 112.23 2 126 |1 41 |64|59| 55),,|3 noi 30:28 Br ISSIÎA 3A (3A | 21 24 | 3 | 0735 8 [73 li 39372 : 5| 0.00 (5 | 43 35 35147) z1 (36 ‘61 19. 734 19. 15/6 15.6 |a Numero delle volte che si osservarono i venti | mid 9 Li DN ISEZIIZETO, NSOE lipipata = IISAOETESIIZICA I Gt WI I cocoppoosz vHeoerSSWwES scese E | Ese|ske|sse| s | sso|so|ose| o | ono Ni o| o|]o]|o|o NR E i e 1 1| o]|]o]|0]|0 G| dal 6% 6 0 pi #0=0 Qdc Dalida 1| 0]|]0]|0o]|0 o|0olgs|2| 00 4| 2 o| o|0o|0|o 0° ALBA o 0| & ol o|o0o|o POR E 0: |a? Per decadi Roe PORNO e TT 1 lorda 30 lana dg Aa [OP MRI MARCE TR 0 MORSE rali RAG AREA O aC 9 ero cio olio oa |aziko 660 | 24] Serenità media | Massa delle nubi | 9h | 12h (Comp. bee. 9h | 120 | 3h 0 26.0 | 26.0 | 199 ap.s || 19° 346 |42.8 [45.8 (41.8 ‘0 | 17.8 | 19.0 | 214209 || 2° lens 138.8 [67.0 [45.0 i eo | 19.9 || 3 [3518 [562 [61.2 lor. 00] 1458 | #54|-3134 199 || #0 [47/9 (39/0 las. [20.4 2 866 | 83.8 | 5L3) g7g 5 [IT4 [563 bat 11.9 ‘0 | 407] 233 | 2328 6 [6510 [134 ]i93 le27 Numero dei giorni is is Termometro cenligrado Ì Dai massimie minimi diurni. ....,.....4829 | Minima nel giorno 15 Tensione dei vapori, Umidità relativa Coperti |Con piog| Con MED] Vento forte] Lampi Tuonì È 4 5) 0 0 2 1 0) (1) h) 6) 0 i 1 1 (1) 0 3 % 1 2 0 0 1 0 4 1 0 0 0 0 0 0 2 0 2 0 1 0 0 1 2 dI 0 | 2 0 0 0 0 22 14 3 6) 4 2 1 1 Medie mensili Barometro dalle 6 ore di osservazione . . ... 753.46 Forza del vento in chilometri. . . Dai massimi e minimi diurni. . ..... Ro Atri 753,62 Vento predominante. Differenza . .... . 0.16 Li VISO ISTRUITI » + -11.56 | Massima temperatura nel giorno 27 . Escursione termometrica Differenza ...--.. 0.27 | Massimaaltezza barometrica nel giorno 18. ——— | Minima nel giorno 6 Lato scie e vai Escursione barometrica Sua danaro La e NOE Totale Evaporazione - INISRAIAIA My aporazione - -Atmometro - Gasparin. nerenerr 1.50 | Totale della pioggia . . . . . SIR een ae i. 25.9 momataal annce. sol gi 42.6 eee 0a 0 Il Direttore del R. Osservatorio G, CACCIATORE. BULLETTINO METEOROLOGICO DEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO ‘Marzo di 873. N“3/2 Vol: IX. RIVISTA METEOROLOGICA Dopo le ampie oscillazioni barometriche del febbraro, che corse cattivo e burra- scoso, in marzo, contrariamente a quanto suol d’ordinario avvenire, la stagione pro- cede più mite, la pressione ad onde più limitate, sebbene oscillante; e piuttosto re- golari tutti gli altri elementi meteorici. Difatti il barometro, dopo l° ultima calata avvenuta dal 25 al 28 dello scorso mese, dal minimo del giorno 1, che fu anche il minimo mensile, mano mano si rimette ad una altezza, dalla cui media, sebbene inferiore alla normale di 1,68 poco discostasi in tutto il mese. Delle molte burrasche succedutesi in questo periodo del marzo sul continente eu- ropeo, pochi furono gli effetti che noi risentimmo; e nessuna di esse, per quanto ne accenna la pressione atmosferica, passò col suo centro sulla nostra stazione. — Spe- rimentammo sì giornate di tempo cattivo; ma ciò è naturale avuto sempre riguardo alla stagione che correva. Ecco in breve i rapporti tra i fenomeni meteorici qui no- tati, e quelli dominanti nell’Europa. Alla mezzanotte del 28 febbraro al 1° marzo il centro. di una forte depressione barometrica abbracciava il mar Tirreno, e principalmente la nostra stazione, ove av- venne la minima pressione mensile: diradatosi però ben presto, e rialzante il ba- rometro sin dallo stesso giorno 1, il cielo dura cattivo sino al 4; e variando i venti dal terzo al quarto quadrante, nel mattino di quest’ ultimo giorno la pioggia cade più copiosa dei giorni precedenti, e mista a grandine accompagnata anche da sca- riche e sotto forma di temporale: nella sera il cielo si mette a bello, ed il baro- metro rialza sempre lentamente. In questo periodo varî furono i movimenti atmo- sferici nell'Europa, ma senza rapporto coi nostri. — Belli il 5 ed il 6; nel 7 leggiera depressione con venti deboli del quarto quadrante di poca durata; indi condizioni normali. — Nel giorno 8 il mercurio cala; e così segne lentamente sin al 13. Piog- Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. IX. 3 18 BULLETTINO METEOROLOGICO gia nel 10 e nell’11; variabile il 12 ed il 13, e piovoso il mattino del 14, — Que- st’ultimo periodo di variabilità della nostra stazione non ha riscontro colle molte bur- rasche che avvicendavansi sul nord e nord-ovest di Europa, ove le forti depres- sioui quasi giornalmente succedevansi le une alle altre. Il 15 la pressione qui tocca la massima altezza mensile; mano mano ne discende a cominciare dal 16 sino alla sera del 18. Questa depressione è dovuta ad una nuova burrasca che dalle coste della Guascogna, dove ritrovavasi il 15, attraversando tutta Europa va a dileguarsi il 20 sulla Turchia. In questo intervallo, e mentre la bur- rasca era più vicina a noi, spirarono i venti sciroccali, che alle nove di sera del 18 portano pure pioggia, ma di breve durata. Dal 20 al 24 tempo bello con pres- sione crescente: dal 25 al 27 nuova calata del mercurio, ed in quest’ultimo giorno e nel precedente pioggia, prodotta dal centro di basse pressioni dominanti sull’ A- frica settentrionale. I rimanenti giorni passarono belli ed in condizioni normali, Come si è veduto, tenuto sempre conto della stagione, il marzo da noi non è stato ‘nè rigido nè burrascoso. La lieve escursione barometrica mensile può dirsi eccezio- nale costando di soli mm. 11,42; nè i giorni piovosi e cattivi si prolungarono molto come spesso qui suole avvenire nei cambiamebti di stagione. Pertanto riproduciamo il quadro delle variazioni barometriche di questo mese. Variazioni barometriche in febbraro 1878 Giorni Massimi Giorni Minimi Pscursioni 1 74]um. 56 6 7531,93 111,07 7 751,14 AE 8 755,68 4,94 13 748,20 1,48 15 756,98 945 18 745,92 10, 25 755,99 Li 27 745,60 10,39 31 756,52 10,92 Anche la temperatura, accordandosi all'andamento della pressione, procedette con molta regolarità: non si ebbero giornate fredde come nemmeno calde; e questo ha molto contribuito a lasciare favorevole ricordanza del marzo. Nel medio mensile il termometro risultò superiore alla normale di 2°,25, Il totale della pioggia raccolta fu di mm. 60,8, risultato inferiore alla normale di millimetri 10,3. — Questo però non deve arrecare sorpresa alcuna allorchè si pensi alla straordinaria esuberanza di pioggia del trascorso febbraro, Pa ROOT fd . 2. de 4. 5. 6. 7. 8. CP 10. il. 112, 1 dI IUS 1 (SA1 DEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO 19 NOTE al mese di marzo 1873. Corrente del 4° quadrante, tempo piovoso, mare mosso. Corrente del 3° quadrante, pressione sotto normale, pioggia, mare calmo, venti resolari, Pressione crescente, tempo piovoso, mare lievemente mosso, nella sera venti deboli, Nelle prime ore del mattino il cielo si copre interamente, e dopo Ie quattro comincia a piovere copiosamente. Più tardi al gran rovescio di pioggia si unì la grandine, e poi vi furono due forti scariche. Alle 7° la pioggia era cessata; ma il cielo si mantenne durante il giorno da prima piovigginoso, poscia variabile, ed a tarda sera bello. Venti del 4° quadrante; ma il tem- porale venne dal 1° quadrante, Tempo bello, mare calmo, venti regolari. Nelle prime ore della notte umidità e rugiada abbondantissima. Tempo bello, mare calmo, venti regolari. Alle 6% p. m. bellissima Iuce zodia- cale. Sin dal mattino corrente intensa del 4° quadrante che cessa al tramonto. Cielo bello, mare calmo. Nebbie sparse e continue; venti deboli regolari, mare calmo. — Dalle 8 e mezza alla mezzanotte la luna fu sempre accompagnata da un magnifico alone di circa venti gradi, Cielo sempre coperto da dense nebbie; pressione decrescente, mare calmo, venti deboli, — Alone di luna. Cielo coperto, pioggia nella sera, venti deboli, mare calmo, Pioggia nel mattino, poscia cielo coperto variabile, mare calmo, venti regolari, Cielo coperto vario nel mattino ed alle 8 piovigginoso, a sera bello. Mare calmo, venti regolari. Corrente calda del 3° quadrante, cielo coperto vario, mare lievemente agitato, pressione crescente nella sera. Nel mattino pioggia; coll’alzar del sole il cielo si fa bello e la pressione rialza. Corrente di ovest, mare lievemente mosso, venti gagliardi, Tempo bello, mare calmo, venti regolari. 20 16, 17, BULLETTINO METEOROLOGICO Pressione normale, venti sciroccali deboli, mare calmo. Dopo le 9" p. m. nebbie, Corrente intensa di scirocco; pressione decrescente, temperatura elevata, mare agitato. A mezzanotte vento turbinoso con sbufti di NE. In tutto il giorno continua l’ intensa corrente di scirocco, che dopo le sette p. m. piega al 4° quadrante. Alle 9" cielo ‘oscuro e pioggia forte per pochi minuti; mare agitato, ‘Cielo variabile, corrente del 3° quatto mare agitato, Pressione oscillante per influenza di una intensa corrente del terzo quadrante, Cielo bello, venti forti durante il giorno, mare agitato, . Tempo bello, mare calmo, venti regolari. Tempo bello, caligine a mezzodi; a mezzanotte umidità con pioggia. Cielo variabile, pressione crescente, mare calmo, venti regolari. . empo bello, mare calmo, venti regolari, pressione normale. A mezzanotte ru- giada abbondante. Cielo variabile nel mattino, poscia coperto; pressione decrescente, mare calmo, venti regolari. Burrasca e pioggia dirotta; mare agitato, pressione decrescente. Giornata piovosa, venti forti del 1° quadrante durante il giorno, mare grosso La pressione aumenta, Pressione crescente, cielo bello, mare calmo, venti forti. Corrente polare. Tempo bello, mare calmo, venti regolari, Tempo bello; sul pomeriggio cielo coperto variabile, mare calme, venti rego- lari, Pressione leggermente decrescente, venti variabili del secondo quadrante, cielo coperto, mare calmo. _—_ ———__————___+y+-;y-tt---=«= «i «& ic5;;;-=--}-}jE—e««««“E[E{È«=«&“«« ii“ DEL Rs OSSERVATORIO DI PALERMO, Osservazioni Meteorologiche del Marzo 1873, 21 aa TESE no = 4 4 o Massimi e minimi 2 Massimi | Barometro ridotto a 0 ‘S lometrici. || Termometro centigrado E minimi | 4 P; rimometricei SLI ed, 3 ni PEER 9hm - 126 EI 6h 9h 12h 777 |otim 12677 3606, 9 126 I 1 i 143.88) 744.86) 746.58) 747.83] 747.96! 141.96) 721.56|(10.4 [11.1 [12.2 |12.2 112.0 fio 12.6) 94 | 2 47.22) 46.74) 45.26) 45.661 46.06) 46.21 47.96 45:26|(12:30|13:7 13.7 |131/|12,5:/12,2 || 14.5 | 11.0 || 3 || 46152] 4640) 4645) 4696] #7.92| 48.10) 43.10] 45.60 (11.9 14.6 [13.4 (12.8 [12,3 [11.51 14,8 | 11.3 || 4 || 4955! 50.03] 49.89) 50.68] 51.81) 51.59 51.81 48-10|(12.6 (14,1 [14,0 (13.1 |12/6 111.3 !! 14.7 | 11,0 | 5 || 51.60] 54/75) 51.43. 5185) (5219 52.35] 52.350 5143 (12,5 [13.7 (14.9 [13.2 (11.7 [114 |{ 15.0 | 109! 6| 5306 52sci 5244) 5208) 5202! 51.54] 33.231 (S4.54|12:5 (15/8 (164 (13.5 (126 [122 || 146 | 10.4 | 2 | stu50| 51,62 54.60| 52/19] 52.50) 33.02) 53.02! > SIA 14.4 (16.2 [154 [14.1 [13.7 [12,4 || 16.5] 11.8 |! 8 || 5479) 5541! 54.661 53458) 54.82) 54.90) 55.68) © 53:02|(12.8 [13.8 [143 [13.7 [13/1 (12/5 || 169 | 10.7 | 9 || 54.57] 54.56) 59.71) 53.36! 53.73) 33.15 34901 53.45 (12.7 |14,6 (15.2 [14.6 [13.7 [13.3 || 15.5 | 115 | 10 || S1.7%| 51.68| S0I16| 51S86| 5172] SI33) 53.13) 50.79 |I3.£ (16.0 |16.8 [14.7 1.0 (137 || 16.8 | 12.5 || 11.|| Srl) 50.70! 49.48] 49.89) 50.27] 50.48 31,98|./, 48:02./13.5 145.3. [15.5. 114.7 {43.9 [13.1 ||,145.6.| 12.7 12 || So.51| 5041) 49.96) 50.08] 50.47] 5048] SOSI! 49:33|(13,4 (14.9 [154 (14.5 |13:3 |12/6 || 158 | 12.4 | 13 |) 7940) 49.160 48.54) 4911| 50,55) 51.63 31,63] | 48.20.1158 [17/8 |18.8-|16.7, (15.6 {13.5 ||19.0.| 12.6 | 14 || 5273) 53.341 52.861 53.07] 55.06] 55.61] 85 61| 51.63|(14.6 (16.1 |16.4 (15/6 [13.8 [14/0 || 168 | 12.8 15 || 56.27) 56.49! 55.91| 55.94) 56.44| 56.18! 56:98| © 55.61.1143 |45/2 {15.9 [15/2 (43.7 |13.4.| 16.2.| 12.8 || 16 || 56.10 56.23] 56,02| 56.07] 56.42| 36.85 56.851 —53.45|/16.1 118.8 |18.8 [17.8 (15.2 118.2] 19.8] 13.4 | 17 || 5678] 56.52; 5525) 5673] 94.24) 92.11) 56.830 52.14|[20.4 [22.5 [22.7 |21.2 [20.7 {20.9 ||22.8.| 16.7 18 ì 48.960 47.45 2639) &47.21) 49,09! 50.12) 52.111 %5.92|020.2 (21.0 [20.1 |18.8 (15.2 [16.0 | 21.6 | 14.9 | 19 || 50,32) 50.28) 50.07] 50.54) 51.13; 50.90] 31.131 = 49.49||16.4 |17.9 |18.6/|16.7 [14.6 |14:9 || 18.9 | 14.4 | 20 || 29.88) 49.631 49.08) 49,30] 50.18] 50.07] = 50.90) 48.51|17.9 (20.1 [20.6 [18.6 [13.5 [13.7 || 20.5 | 13.6 | 21 || 49.67) 49.67] 4936) 49.31! 50.26) 50.32 50,321 © 49/31 [|15:5 [17/2 |17:3 |16.5(|15:2 [14.9 17.80) 133) 22 || si44&| SIA& 50,86) 50.74! 31.13] 50.90 SIAZI O 50.00 15.0 [15.8 [16.7 [15.2 [14.9 {14.4 || 17.0 | 13.4 || 93 || 50.98] 31.08) SIA7| 5145] 52.97) 55.57 88.57) 50.73/(14,9 |15,3 |15.50|15/0 [14.5 |13.2 || 16.2 | 13.2 |! 2% || 35.08| 55.50) 55.62) 55.68| 55.97] 55.99 55/99] 53.57/(15.2 (15.0 [15.5 [15.5 [14.9 [14.6 || 15.8 | 12.7 | 23 || 55.63] 55.54) 53.69] 53.57! 52.611 32.67 53.99 52.61 |[16/1 (1614 |16.7|16.5 [155 [15.5] 174] 13.4 | 26 || 49.94) 49.98) 48.44) 47.18| 47.54) 47.05 82 671, 47,03 (14.4 (133 [14.6 [14.8 [14.7 [14.0 || 15.5 | 13.2 27 || 47.25) 47.83) 48.12| 49.37] 50.59! 50.73 80.75) 45:60||14.0 |14:0 [14.0 |12.2 13.2 |12.9 || 14.7 | 14.6 | 98 || 51.60) 31.76" 51.80) 52.14, 53.40) 53.89 53.89/ 49/68/|14.0 [415.5 [15.5 |14.9 |13.7 [13.4 15:81 125 | 29 || 35.02) 55.22| 54.80) 55.16] 55.69] 56.00 56.00) = 5314][14.0 [13.0 |15.6 |14.9 [14.0 [12.4 || 13.7 | 11.8 | 30 || 56.22| 5644) 55.84| 35.90. 56.39) 66.52 86.52) 55/84/1137 |45.1 [15.2 [12.6 [12.4 (12,6 ;{/15.6,| 11.9 3I || 56.24| 5641) 55.32] 55.39) 55.47] 55.03 86.52 = 55.03||13.8 [14.9 [14.9 |14.6 [14.6 13.7 | 15.5 | 11.6| M. | 5171! 54.74) 54025) 51541! 52.12) 52.15 53 06) 50.27.|14.49|15.80|16.11|15.17|14.17/13.69;] 16.63, 12.44 Osservazioni Meteorologiche del Marzo 1873. | | Tensione dei vapori Umidità relativa Stato del Cielo i er i, -— de a Si | om, 12h) sh, 6h, 9b_, 12h {9hn 12h) 3h; 6h, 9h 112h]} 9hm 12h 3h 6h 9h o | 12h || 9|l 6.27 6.44) 6.53) 7.87) 7.07] 7.03 66 | 65 | 61| 74 | 67 | 69[Osc. Cop. Osc. Cop. Nuv. Nuv. | z|) 8-26 9.82| 9.43| 8.72! 8.02 8.20 718) 84| 811 781 74 | 77|/Osc. Cop. Osc.c.p. | Cop. Cop. Cop. z| 8.66] 8.91] 8.06 9.20| 9.03! 8.87) 83 | 72] 71) 84| S4| 88/(Cop. Cop. Osc.c.p.|0sc.c.p. {0sc. Nuv. 5|| 9.58 9.18) 7.98| 8.52 8.20] 8.14| 88 | 77 | 67| 761 75 | 81|(Cop. Cop. |Cop. |Nuv. |Nuv. Bello 6 9.08, 8.66, 8.07! 9.22] 8.26] 6.67] $S4 | 74 | 64) 82| 81 | 66|/[Bello Bello Bello Bello Lucido |Lucido 7 8.63 7.60) 8.551 8.94| 8.20] 8.20] 80| 65 | 711 77] 75| 77|Lucido {Lucido |Bello Bello Lucido |Lucido | gi 7.42| 8.04] 8.40] 9.05) 9.17) 7.72] 61| 59 | 65) 76| 79 12||Belo |Bello |Bello |Nuv. |Lucido |Lucido 9 8-70] 8.42) 8.18 9.17] 8.39] 8.20 79| 71 67| 79 75| 75|Nebb. |Nebb. [Nebb. |Nebb. |Nebb. Nebb. | 10|: 9-78 9.93|10.17|10.58 9.82] 9.41} 89| S0| 78] 86| 84 | 83 Cop. Cop. Cop. osc. Cop. Cop. | 11° 8.97/10.55! 8.33/10.13] 9.64] 9.82] 78 | 78| 59 | 81| SI; 84[Cop. Osc. Osc Osc. Cop. OSsc- | 12 10.54:10.11| 8.73, 9.81] 9.83] 8.90] 91 | 77 | 66 718 | 83 | 70/0sc.c.p. | Cop. Cop Cop. Misto Lucido | 13 8.34| 8.07) 8.14] 8.94 8.02; 7.90] 73) 6£| 63| 73] 71, 72||Cop. Nuv. Bello Bello Lucido |Lucido 9.82| 9.28] 7.79] 9.11| 9.261 9.87] 74 | 62|48| 65° 70 | 85/[nuv. Cop. |Cop.v. |Cop.v. |Osc. Osc. 14] 8.00) 7.34) 5.90) 6.70 G.S! 6.33 65 | 54|42| 50 59|53|Nuv. |Nuv. |Bello |Bello |Bello (Nebb. | dI 6.57, 8.07) 8.42) 7.88) 7.79 8.09! 57 | 63| 62| 61| 66| 71|[Lucido {Bello |Nebb. {Nuv. Cop. Lucido || 16) 8:63/10.81\11.10|10.85| 8.26] 6.07 63| 67| 69| 71| 64| 39|Lucido |Bello |Cop. |Nuv. Lucido |Nebb. | 17) 6.02| 7.43] 6.35) 8.78] 4.97] 4.94|| 34 | 37] 31| 47) 27| 27/Nebb. [Cop. |Osc Osc. |osc. . |Osc. | 18Î) 5/49) 8270) 7.57) 7.64] 8.71) 740] 31 | 47| 45] 47] 61| 55 (Cop. Cop. |0sc Nebb. |Osc. |Osc. | 19)) 7.49] 7.03] 6.78) 6.84| 7.02] 6.24| 51 | 46| 42| 48| 56] 49{lBello |{Cop. |Cop Cop. Bello |Bello 20 6.13] 6.72! 3.90) 7.27] 8.67] 8.67/ 44| 38|33|45| 66) 73|Nuv. Nuv. Bello |Nuv. Bello |Lucido | 21 8.69! 7.32) 7.28/10.06) 9.86 9:21 | 66| 50] 49| 72| 76| 73|Lucido |Bello Nuv Bello Bello Lucido | 22/ 9.79) 9.76/10.09/10.18[10.04/10.15) 77 | 73| 72 | 79| 79 83 |lBello |Bello |Cop. |Cop. Bello |Cop. 23) 9/75] 8.98] 3.99! 9.29] 8.94) 7.96 77] 69| 68/73] 73| 7I/INebb. |Cop. |Cop. [Misto Bello |Nuv. 24] 9/48: 9.29] 9.67[10.02! 9.38) 9.57] 73 | 73| 74] 77| 74) 77Lucido |Lucido |Bello Nuv. Lucido |Lucido 25 863/1157 9.31] 9.37) 8.21| 7.70|| 63| 83 | 66] 67] 63| 59|Nebb. Nuv. Cop. Cop. Cop. Cop. 26]| 9.00) 9.16! 9.54/10.07| 9.81) 9.90] 74 | 80| 77) S0| 78] 83/0sc.c.p.|Osc.c.p. |Osc. Osc.c.p. |Osc.c.p. |Osc. 27) 8.98) 9.12 9.23| 7.74| 8.15] 9.28) 76| 77] 78) 73] 72| 84|Osc. Osc. Osc. Osc.c.p. |Osc. Osc. 28 9.12} 8003 8,36! 9:38] 7.88 7.78 77 | 62| 67] 74] 68| 69[Bello |Bello [Bello [Bello (Misto |Bello | 29) 8.32| 8.16° 8.93| 9.72) 8.79] 7.68) 70| 64| 68, 77) 74 71fLucido |Bello Nuv. Bello Lucido |Lucido | 30|| 8.16 1.81| 8.26) 8.12] 8.49] 8.08|| 70 | 61 64 | 66 To | 34 ||Lucido |Misto Cop. Cop. Bello Lucido | 31 7.60) 8.07 9.05] 8.88! 8.88] 8.98| 65| 64| 71| 72 | 72 | 77|cop. |Cop. |Cop. |Osc. Osc. |Osc. m.\ 3.39) 8.67 3.35 8/97] 8.50! 8.15]/69.465.6/62.3170.5170.8170.7 i | 22 BULLETTINO METEOROLOGICO Osservazioni Meteorologiche del Marzo 1873, \Evaporazione Gasparini Forza del vento in chilometri Ozono il 7hm.y Shs. ) 12hs. Lotale]|Yhm. 12h sh 6h, 9h ; 12h) 7hm ; 9hm | 12hm 3hs |, 6hs 9hs | 12hs ll 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00 [13.0 [18.1 [17.5 123.7 | 9.7 [Ba 8.0: 0.5 | 5.0 $$ | 3.0] 45 | 50 0.00 | 6.00 | 0.00 | 0:00 | 7.6 |12:8 [225 (12.6 | 28 | &&|| 7.0] 4.0 3.0 30 » 7.0 6.0 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00 {| 3.5 18.5 [13.3 | 2.0! 14 1,2] 8.5 | 3.0 3.0 43 | 40! 3.5 2.0 0.00 | 0.00! 0.00 | 0.00 || 0.0 {22.6 {13.9 |H1.7 bk | 1.8 9.0 3.0 1.5 dD.9 3,9 3.0 0.5 0.00 | 1.20 | 1.65 | 2.85 | 4.7 [14.0 [11.7 | 0.0 [14.5 | 6.8 5.5 1.0 3.0 3.3 3,9 1.5 2.0 0.60 | 1.13 | 0.70.) 2.43]; 6.6 | 7.3 [11.5 | 3.8 | 2.4 | 0.0 || 3.5 1.0 1.5 5.0 | 3.0 3.0 1,0 i 0,70 | 1.90 | 1.50 | 4.10 [32.8 l14.5 |17.3 | 8.3 | 72/92] 6.0| 1.0. 2.0 3.5 | 2.0 5 1.0 | 0.45 | 1.30 | 1,28 | 3.03 |{ 2.2 {12.7 | 8.7 | 4.8 | 6.2; 0.0] 4.0, 1.0 4.0 LO LNINIONI ROSA 1.0 (10.42 | 0.50 | 4.35 | 2.27 [1 0.0 | 8.1 7.0 | 0.4 | 1.6 | 3.6 dò 0.5 1.0 4.0 3.0 2.0 1.0 {| 0.00 | 1.05 | 0.00 | 1.05 | 0.0 | 6.9 [| 8.9 | 4.6 | 0.0 | 1.7 6.0 1.0 1.0 2.0 2.0 2.0 3.0 1] 0.42 | 0.00 | 1.05 | 1.47 {40 |:8,0 [10.7 | 35 | 4&| 48] 5.5] 0.5 3.0 4.0 1.0 3.0 4,0 i 0.45 | 1.00 | 1.48.) 2.93 || 6.2 [11.7 [19.7 | 0.4 | 2.4 I 4.0 4.0) 1.0 2.0 9.0 1.0 1.0 3.0 i 0.67 | 2.50 | 2.60 | 5.77 [[16.3 |29.4 |45.9 | 8.9 | 3.0 | 3.9 || 5.0] 3.0 1.5 1.5 3.0 | 30 2.0 | 0.00 | 2.60 | 2.60 | 5.20 [115.2 [18.0 |23.7 {18.9 [17.3 | 7.0) 7.0] 5.0 4.0 4,5 3.0 | 3.0 3.0 0.50 | 1.80 | 1.80 | 4.10 || 9.1 (14.5 (13.1 | 5.6 | 7.4 | 2.4] 6.0| 0.5 3.0 SR LISIO 3.0 3.0 0.00 | 1.20 | 2.40 | 3.60 || 3.6 | 2.6 [11.1 | 3.3 | 44 | 0.0 9.5 2.0 2.0 2.5 1.0 2.0 1.0 0.85 | 2.40 | 2.59 | 5.84./| 3.8 | 9.0 (11,5 | 4.5 [13.3 [121 3.0| 10 0.3 1.0 0.5 1.0 0.5 1 3.00! 4.81 | 1.30 | 911 {24.2 (50.7 [44.7 (22.1 |20.0/| 9.7 || 2.0| 0.5 0.5 1.5 2.0 3.0 2.0 10.85 | 2.70 | 4.87 [13.42 (13.0 {10,9 [20.5 [12.9 | 5.2 | 3.9.) 5.0] 2.0 3.0 | %.0 ) 4.3 0.5 1.13 | 4.15 ) 1.98 | 7.26 [[30.9 (22.6 ‘39.6 | 8.4 | 7.0 | 8.1 4,5 1.5 2,5 2,0 2.0 2.0 0.5 1 1.02 | 1/65 | 1.25-| 3:92.l 0.0 (10.9 | 5.0! 1.6 | 24| 5.5) 60) 2.0 4.0 3.5 3.0 | 2.5 1.0 0.56 | 1.25 | 1.55] 3.30] 2.4 [14.5 | 7.8 | 7.9 | 2.81 0,0] 7.0] 3.0 3.0 4.0 4.0) 3.5 1.0 0.20 | 1.65 | 1.40. | 3.25 {| 5.4 [16.3 [15.3 ! 7.0 | 5.8 [15.5 3,0 1.0 4.0 4.5 9.0 3.0 1.5 0.70 | 1.35 | 1.75 |3.80.|| 4.2 [20,2 (141! 3.0 | 44 | 4.1.) 3.5) 1,0 1.5 1.5 3.5 | 3.0 3.0 i 0.30 | 1.70 | 2.17 | 4.17 |112.7 |25.2 |15.7 | 0.0 | 2.4 | 4.2 4.0 2.0 5.0 4.0 2,5 3.0 4.0 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00 || 4.0 | 7.0 | 3.8 25.6 [14.0 | 2.5|| 6.0 | 2.0 4.0 4,5 9.0 8.0 5.0 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00 [26.2 |22.9 {21.7 [15.3 | 34 [5A] 80 7.0 6.5 6.0 7.0 5.0 5.0 0.00 | 1.80 | 1.40.| 3.20 |(15.5. j19,9 (47,9 (12.5 [12.9 3.2 7.5 0 RUDI 6.0 4.0) 6.0 9.0 1.05 | 1.65 | 1.70 | 4.40 |! 6.2 j15.5 [it14| 4.6 | 3.6] 4.2] 6.0) 3.0 | 5.0 5.0 3.5 3.5 4.0 0.50 | 1.55 | 1.63 | 3.68 || 3.3 (13.7 |4L.1 | 3.8 | 2.8 | 3.&l 6.0| 2.5 3.0 5.3 4.0) 2.0 30 31! 0.02 | 1.50! 0.90 | 2.421] 7.6 [15.1 (16.5 | 4.0 | 24) 3,6 |] 6.0| 1.0 4.3 6.0 4.0 5.0 1.0 D.I} 0,47) 1.44! 4.30 703.21 Il 9.3 [16,0 [46.8 : 7.9 (6.2! 5.0 5.7 Za 3,2 Bee || O, Hr] 24 Osservazioni IMMeteorologiche del Marzo 1873. O ) Pioggia, Stato Direzione del vento Direzione delle nubì in del millimetri mare 9hm. 12h 3h 6h 9h 12h gli | 12h 3h, 6h 9h | 12h alle 8 Io 0 0 0 0 ONO » ONU| ONO, ONO| » » 2.29 3 2 0so |0oso |oso | oso oso | 0s0 » » » » » » 1.21 3 °|| NE SO (OSO) E (OSIO) (OSIO) ) ) » » » » 2,89 2 K Calmo | NO NO NO (0) (OSIO) NE » ) » ) » 22.69 3) || NNE NATI) NNE Calmo (OISTO) TONSTO) » » )) » » » » 2 6 OSO! NE NE NE 0 Calmo || > » » » » » D) 2, 7 ONO ONO NNO E TOISIO) oso » ) » » » » » 2 8|| ESE NE NE NE SO Calmo || > ) Da NO) » ) » 2 9 Calmo | NE ENE NE | 0SO NO » » » » » » » 2 10)| Calmo | ESE NO (ORIO | Calmo | OSO D) D) DIR) ) D) 1,34 2 SS0 NE NE NE (0) 0 ) » ) )) )) » 2.36 1 (USIO) ONO N NE oso OSO || » » )) ) » ) » 2 0s0 SO BIO) RIO) OSO (0) ) )) » D) » ) D) 1 0 (OSTO (ORIO 0 0 0 (0) (0) 0 (O) 0 » 1.52 3 i E ENE ENE E oso 0SO ) D) D) D) ) ) » 2 E E ESE ESE | S Calmo ) » » ) » » » 2 ESE SSO S Sisto) SE SSO » » » » » » » 1 | SSE SSE SO (OO) 050 » )) )) CLONI) » » 0,28 3 ) oso | 0 No oso | oso | 0s0 » » ii » » » 3 0s0 OSO SO NE | ENE (OTO) » » » ) ) ) » 2 Calmo | E E R (OSIO) SO » 50) ) » » ) » a E NE E E oso Calmo » ) DAMS ) ) » 1 NE NE NE ENE (WSKO) 0S0 » ) » ) )) )) ) 2 NE NE NE E (OXSTO) (OSIO) ) D) » )) » ) » 1 ENE NE ENE Calmo | 0SO (ONTO) D) ) » ) ) » )) 1 (STO) 0s0 ID ENE ENE 0S0 » D) » » » ) 22.01 2 ENE ENE NE NO 0S0 OSO » » » » )) )» 4,26. 7 NNO NNO N ICON 050 sO ) N N N » D) D 4 NE NE NE SE SO SO )) » ) » » » ) 2 NE NE NE NE (0XS10) 0sS0 » » )) ») » » » 2 ESE ENE E ENE 0SO OSO | » )) ) D) ) ) D) 2 n DEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO Osservazioni Meteorologiche del Marzo 1873. Nuvole EUR Je pc _ SR 9h —TÙ i ll Vol., pens. Massal Vol.) Dens.jMassa]Vo].; Dens.Massa | Vol. Dans. Massà Vol Dens., Massà Vol. Des massi il.100| 0.7| 700] 80) 06/480 /|100| 07/700) s0| 097560] 40) 05] 200|30) 05 450) 2 100 6 | 60.0) 90 6 | 34.0 (100 6 | 60.6 90 6 | 54.0 || 80 3 | 40.090) 5 | 450] 3) so 6 | 48.0] 60 6 | 36.0 [100 7| 70.0 | 100 6| 60.0][100) 6| 60.0||40| 5 | 200 4ll 90 71|630| 90 6 | 54.0 | 60 5 | 30.0] 40 6240 45 6220] 2| 5 | 40! 5| 10 S| 504 15 3 |:07.5) 45 CN SRI 51 40) » DEF he Uci |A ip 006 6» » ) » )» » 2 3| 0.6) 2 4| 0.8 » ) Ul Me Ò 7 > 5| 10] 10 5| 5.008 5| 40! 30 5 | 450] _» vi nifl.5.| 8| 40! 2| 80] 40 3| 12.0] 70 3 | 21.0) 100 3|300])| S0 3| 24.0 [100 3! 300 9 98 4 | 39,2 95 4 { 38.0 |] 98 4 | 39.2 || 100 4 | 40.0 90 4| 36.0] 90) 4 | 360 10| 30 3 | 24.0 || 100 4 | 40.0 (100 5 | 50.0 | 100 6 | 60.0) 98 6 | 58.8 {1100 5 | 50.0] 111 100 6 | 60.0| 90 3 | 45.0 || 95 5|475 70) 6|420| 50 sel 2s gal] (00 A 12) 60 5 | 30.0] 40 6 | 24.0 | 10 d9| d.0|] 4 4 1.6 » » ) » PISO kl 13|| 40 5|200| 70 3| 35.0) 90 5450) 6 5 | 30.0|| 100 5| 500100) 6600) tali 4o| 5 | 200] 20] 5]400/15) 5] 75) 4 &| 46 «| >| osso 21) 80 45) » » » 8 3] 2.4] 30 3| 90) 20 z| 8.0] 80 4| 32.0] » » )» 16 » » b)] 4 3 1.2 80 & 32.0 | 30 4 12.0 » » » 60 2 12.0 | 17] 90 3| 270] 98 4 | 39.2 1100 4 | 40.0 || 100 4 | 40.0 | 100 5| 50.0|100 | 6 | 600 18] 80 4 | 32.0. 90 5 | 45.0 [100 S| 500 100 > | 20.0 || 200 6 | 60.0 100} 6 600 19] 5 4| 2.0 60 6 | 36.0 | 90 6 | 54.0 || 60 5 | 30.0) 20 | 40 2 4 | xiol8 20) 25 5| 125] 20 4| 8.0] 10 2|] 20) 25 4 | 100] 2 4| 08] » » ) 24] » » » 4 2| 0.8! 30 4 | 12.0 ò 3 1.9. |. 05 FL NO VETO) SWITILAR SN 22] 5 4| 20] 8 5| 40| 60 4240 85 6 | 31.0 10 4| 40] 95 5 |0475) 23/70 321.0] 70 4| 28.0} 80 4 | 52.0) 50 4| 200 4 4 |-1.6|| 30 4 | 12.0] 24» » D) » » n RS 4 3.2 30 4 | 12.0 ) » ) » ) ) asl 50 2| 10.0] 40 4 | 16.0! 95 5 | 47.5] 80 5 | 40.0] 80 5 | 40,0 || 80 5 | 40.0] 26|| 100 6 | 60.0] 100 6 | 60.0 '100 6 | 60.0 || 100 7| 70.0) 100 7| 70.0 |{100 T7| 70.0 27|| 100 770.0) 100 7| 70.0 (100 7| 70.0| 100 7| 70.0) 100 7 | 70.0 |(100 $ | 80.0 28/10 4£| 40] 8 5| 40/15 5] 75) 40 S| 5.0) 50 5] 23.0] 5 4 | 2.0 29 » » » 15 5! 7.5 li 20 5 | 10.0] 10 3 3.0 ) ) » ) » » 30» » » 50 4 | 20.0 | 93 5|47.5| 70 5 | 35.0 4 4{ 16] » » » 31) 95 5| 475] 95 3| 47.5 98 6 | 58.8 || 100 5 | 50.0|| 100 5 | 50.0 |\100 6 | 60.0 3.|21.3 23.6 1l50.3 24.9 163.4 32.5 |56.6 28.6 ||45.8 23.9 ||43.8 22,5 Medie barometriche Medie termometriche Yh 12h. 3h | 6h 9h 12h | Comp. p.dcc. 9h 12h, 3h 6h 9h 12h | Comp.p.dec. 1p.|747.50|747.76|747.58|748.31|749.17|749.24| 748.27,29 go |1p-| 11.94 13.44| 13.64] 12.88] 12.22] 11.60| 12.60 13.26 2 | 53.13] 53.17] 52.65] 52.85] 52.96| 52.83] 52.93) 2 | 13.16] 14,88] 15.16] 14.12] 13.42| 12.82 13.91) 3.2 3 | 51.98] 52.02, 31.35] 51.62| 32.56] 52.88] 52.02) <> gg|| 3 | 14.32] 15.86) 16.40. 15.34] 14.06| 13.32 14.87) 2 | 52%41| 52,02] 51.56] 51.57] 52.21] 52.01] 51 ‘93/ S| A | 18.20] 20.06 20.16) 18.62| 16.24] 16.74] 18.33( 16-60 5 |52.50| 52.59] S2.14| 52.15] 52.59! 52.69 52.44, 5a gal 5 | 15-34] 15.94 16.34) 15.74| 15.00) 14.52! 15.46) ,, g 6 | 52.71] 52.84] 52.39] 52.52] 53.18] 53.20] 52.81) °‘°2|| 6 | 13,98] 14.63] 14.97] 14.33] 14.10] 13.13] 14.17| 14-82 Medie tensioni Media umidità relativa } 9h 12b 3h 6h 9h 12b Comp.p.dec. 9h 12h sh bh 9h 12h ,Comp.p.dec 1 p.| 8.37) 8.60 8.01) 8.71) 81] 778) 8.26) gol D-| 79.8 | 74.4 | 68.8 | 78.8 | 76.2 | 76.2 | 757/156 2 8.70) 8.91] 8.73] 9.57] 904| 8.67 8.940 2° | 77.4 | 70.6 | 68.0] 79.8 | 78.8 | 782/7554 3 8.65) 8.57) 7.80) 8.49 8.33 8.22 8.359 _9g3|3 | 7I4]| 640 | 56.2 | 65.4 | 698 | 720/664) 7, 4 6.82) 8.14| 7.60) 8.27 7.51| 6.66 750) :2904 | 44.6| 47.0 | 44.0 | 51.6 | 54.8 | 48.6 | 4846 °° 5 9.27] 9.38] 9.07] 9.78] 9.29) 8.92 9.29, ggg|l3 >| 712 | 69.6 | 65.8 | 73.6 | 73.0| 72.6 | 7100 } 71.6 6 8:53| 839] 889) 898| 8.67] 8.621 8.681 °9il6 | 7201680 | 70.8 | 737 | 723] 763 | 722 Barometro Termometro Media evaporazione Gasparin Massimi d Minimi : ta pesto | VITO i | Re | Ro | dn Sono. p.dec. A p. | 749.64).+ 6.39), p. 2} I) p. .00 | 0. .57) 3" | ‘54000701.82 | ‘5193759.16 2 15.661 HA 11.38) Mida 20 | 94 088) 097 2.58) 305 3 33.54! 30.76 LATI] OR O | 12.66) ,3 ce | 041 | 1.58] 1.90) 3.89), ; S3:01) 53.46 30.28) 50.50 || } | 2075 18.73 1160) 13.63 || È ri | 3.05 | 205 | 625) 5.07 5 53.40 541.24 5 .841 13.20) doex | 5 | 0.56 | 1.52 | 1/62] 3.68) 6 Sk:g0) 53.90 | Sl:os} S145Î S| 15470 16-16] 19:10) 12-65.l$ | 026 | 1:05 | 006 | 228 299 24 BULLETTINO METEOROLOGICO Osservazioni Meteorologiche del Marzo 1873. Î : , Quantità i | Medie dell’Ozono della pioggia Media forza del vento | Th 9h 12h NI 6h 9h Î 12h Comp. p. d. 9hm 12h ) 3h , 6h , 9h \12h |Com.p.d. || Ap. | 7.6 PIA 4.3 1 4.5 Ro i 4A } 3.3 1 art 30.32 Ip.) 6.2 |17.2|16.2/10.4 6.5, 5.8/10.4 8.5 ||,2 9.0 0.9 1.9 | 3.7 24|18|14 EA cani 2 8.3 | 9.9/10.7| 4.4] 3.5 2,9] 6,6% hi | | 3 3.3 2.0 2.1 |41 2.8 | 2.6 | 3.0 3.2 (2 6 3 0.281 4.16 3 |10.2 |16.3/22.6| 7.5 6.9] hh)11.3 12,9! \\ 4 4.0 14 1.7 | 2.2 14| 2.5] 09 2.0 (2° |4| 0.28 “| |15.1 |19.2|25.5|10.2/10.0 68/165) “SH 5 5.1 1.8 DÒ (3 | 4.0 | 901 A2.1 3.3 1 b) gori 26.27 5 5.3 (17.4|11.6|] 3.9 3. 5.9) 7.9) 9A 6 6.6 34 4.8 | 5.5 5.3 14.9! 3.8 4.9 (°° "61 26.27 *2*|16 10.5 |15.7|13.7|11.0|] 6.5 4.0|10.2) È | Numero delle volte che si osservarono i venti | | ì N NNE | NE| ENE | E ESE | SE |SSE|j S sso | SO | ose | 0 | ONO | NO | NNO|Galm.| Pred. | fp.j 0 2 4 0 1 0 0 0|0 0 1 12 6 1 3 1 OSO IPC ICI) 0 8 1 1 Di 0 0|0 0 2 6 1 2 fl 1 5 NE 3 1 0 h 2 2 0 (1) 0/0 1 3 9 7 1 0 0 0 (0}SK0) | & 0 0 1 4 2 4 0 Duo, 3 3 3 1 1 (1) 0 1 0S0 \5 0 (1) $ 3 I 0 0 0|0 (1) 1 8 0 0 0 0 3 NE 0S0 | (I (1) s 6 2 LI 1 0|0 (1) 3 10 0 (1) 1 2. 0 OSO | Per decadi | (Td. 0 > 9 II DIRT OSO | 2 1 (Ù) 5 3 4 4 (1) 2 3 U | 6 17 8 2 (1) (1) 1 | OSO LIES EE ON ET ORA CO AC CR SOR RT e RO e Tot.l 3 2 30 13 15 7 1 2 3 O 13 Da 15 5 5) 4| MM |. 0S0 | Serenità media | Massa delle nubi Î 9h , 12h | 3h ) 6h | 9h | I2h |Comp. Dec. 9h | 12h | 3h | 6h | 9h | 12h] Comp.i Dec. Il tp. | 24,0 | 33.0) 25.0 | 36.4 | 47.0 | 67.6 | 38.8 } ,a9 1p.| 102 [399 47.5 |39.6 |29.%4 |16.2 37,0 I 29.6 |-2 56.0 | S10 | 444.) 33.6| 46.4] 42.0 | 45.6) #5 || 2 ‘14,4 ‘19.0 [23.0 [29.2 {23.8 123.2 22.1 e 130 | 52.0! se&| 520) 684) 53.2] 72.0) 58.7) 5, ]|3 |26.0 [24.3 [22.8 (16.6 [21.6 [13.6 qa 2.1 UE 60.0 | 45.6 | 24.0 | 37.0 | 57.6] 47.6 | 45.3 A 4 |14.7 |25.9 135.6 [22.4 |23.0 |26.6 24.1 S 5 75.0 | 75.6 | 45.4 | 50.0) 80.2) 59.0 | 64.2} 523 5 6.6 | 9.8 E 24.9 | 9.4 (19.9 15.7 25.7 | 6 49.2 | 38.7 | 28.7 | 35.0 | 21.0 | 49221]» 4008 6. |30.3 |31.5 |42.3 [38.8 |36.1 [35.3 35.7 È 7” “io. ala Ai =" Numéro dei giorni Sereni Misti Coperti |Con piog| Con MILO forte) Lampi Tuoni }Grandine| Neve | Caligine 1p. 1 1 3 4 0 1 1 1 1 0 (U) 2 2 0 d 1 2 (1) 0 0 0 0 0 3 3 0 2 2 I 2 0 0 0 0 (1) 4 3 (1) 2 si 2 2 0 0 (1) 0 0 i 3 aida 2 Al 0 did 0 2 0 0 0 o | 0 1 | 6 3 (Ù) 3 2 (1) 1 0 0 0 0 0 ; Totale| 1% 3 | 1% 10 7 6 1 1 LI 0 1 4 b Medie mensili Barometro dalle 6 ore di osservazione . . . . . 51.74 Forza del vento in chilometri... + +. +. 10,2 Dai massimi e minimi diurni, . ...... 751.66 Vento predominante. . . . +. h . OSO Differenza . .... . 0.08 3 Termometro centigrado. . . . . +. . - 4 ++ +1%.89 | Massima temperatura nel giorno 17... . +. +422.8 Dai massimi e minimi diurni . È .- 14.53 | Minima nel giorno 15... 0. 94 4 — | Escursione termometrica .. . i... #0. 13. Differenza ...-.. 0.36 | Massimaaltezza barometrica nel giorno 15 . . 756.98 | 3 d ì ——— | Minima nel giorno 1 ...... = atei Cale RA.30 Tensione dei vapori... . . +++... MS. IS | Escursione d'arOMELti Cate 11.42 Umidità relativa . . .....-.. Pt Metto Et 68.2 | Totale Evaporazione- Gasparin . . . +. «Lr 98.59 Evaporazione-Atmometro - Gasparin. . . . . +. 3.21 | Totale della pioggia . ...... Let 60.75 SELENA e e VIa e Te Ste See E 48,8 Massa delle nubile citi dae RI bien 26.0 i OZONO", 2 o ee Re n e 3.9 I) Direttore del R. Osservatorio G, CACCIATORE. BULLETTINO METEOROLOGICO DEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO N. ‘Aprile 1873. RE LAVali O RIVISTA METEOROLOGICA Al mite marzo fa seguito l'aprile con caratteri assai perturbati; altrove esso fu molto cattivo e disastroso, da noi meno che in altri luoghi, ma non tanto da non poterlo ascrivere frai mesi più variabili del principio di quest'anno. Per confermar- sene basta dare uno sguardo alla enrva barometrica, ondeggiante dal principio sino alla fine. È ben vero che non sperimentaronsi forti sbilanci di pressione; ma è pure a tener calcolo della media mensile inferiore alla normale di mill. 2, ed alle con- tinue variazioni atmosferiche che non diedero tempo al barometro di compiere più larghe oscillazioni, e di pervenire ad altezze superiori al 757 millimetri. Comincia col 1° il tempo cattivo, ma non burrascoso, che continua anche il 2, ca- lando lentamente il barometro. Il 3 questo accenna ad un minimo di poca impor- tanza prodotto da condizioni locali, la forte pressione dominando sulla Francia e la Spagna. Sollevatasi un po” dal 4 al 5 comincia un nuovo decremento sino al 7. Oltre ai primi due giorni si ha anche pioggia il 3, il 4 ed il 6, In quest’ultimo sul Baltico stava una burrasca tendente ad avanzarsi sul mezzodiì: il 7 arriva quasi sul Veneto e sull’Adriatico; ma contemporaneamente spirando una intensa corrente del terzo quadrante, obbliga la burrasca stessa a piegare all’est:i forti venti agitano intanto il mare, e mantengono il cielo coperto. La mattina dell’ 8 il barometro è cresciuto, oscilla un po’ il 9, ma mantiensi stazionario sino all’ 11. In questo inter- vallo spira lo scirocco piuttosto gagliardo, con cielo variabile e mare agitato, sinchè nel mattino delle 11 piegando il vento al primo quadrante il eielo si fa oscuro è piovoso. — Il 12 il barometro cala, il 13 tocca un minimo dal quale si scosta di parecchi millimetri il 14: in questo intervallo cielo piovoso con corrente di nord. Il 15 bella giornata, ma il 16 nuova depressione e scirocco, e col minimo del 17 si mette la pioggia che dura sino al 20, sebbene in proporzioni scarse. Dal 21 al 30, Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. IX. 4 26 BULLETTINO METEOROLOGICO con qualche oscillazione intermedia, ha luogo la più ampia onda barometrica, del mese, col minimo mensile il 23, prodotta da due forti burrasche, l’una che girò dal NE al SE di Europa, e l’altra che segui, col centro sul Baltico nel giorno 27, In quest’ultimo periodo vi furono altri giorni di pioggia; ma nei due ultimi, piovosi anch'essi, il barometro perviene alla massima altezza mensile, Dal sin qui detto si argomenta facilmente la variabilità estrema dell’aprile; ma più di ogni altro colpisce il numero dei giorni piovosi, P di veramente straordinario non si trova in questo mese che il numero dei giorni di pioggia, mentre la quan- tità dell’acqua raccolta risultò di poco superiore alla normale. Infatti la media quan- tità di pioggia per aprile risulta dalla serie meteorologica del nostro Osservatorio eguale a 43 millim., e quella raccolta in questo mese fu di millim. 49, mentre nel- l'aprile 1855 raggiunse la cifra di 144", ma con soli 7 giorni di pioggia, — Nella nostra stazione il numero medio dei giorni di pioggia per aprile è di 8: nell’aprile di quest'anno se ne ebbero 19, cioè quasi il triplo; e in tutta la serie delle osserva- zioni udometriche i soli anni 1834 e 1839 hanno ciascuno nell’ aprile giorni 15 di pioggia Riguardo alla temperatura, confrontando il minimo di questo mese con quelli degli anni precedenti, nei quali si fecero osservazioni esatte al termografo, si vede che l’aprile 1873 è stato uno dei più caldi, come chiaramente lo dimostrano le seguenti cifre: Minime temperature del mese di aprile a Palermo. 1865 = + 6,5 nel giorno 1 1866 = + 8,4 » 1 1867 = + 8,l » 4 1866 = + 7,2 » 1 18609 = + 8,1 » (o) 1870 =. 4# 7,8 » 5 1871 = + 8,6 » I L6A20 = HR » 10 f 1873 =9let 5192 » 12 Nella quale serie il solo aprile 1872 è superiore nel minimo al 1873, mentre gli altri tutti danno temperature assai più basse. Si può dunque conchiudere che nell'aprile le notate eccezionalità riguardarono principalmente il numero dei giorni con pioggia, che ora rappresenta il massimo numero osservato, cioè 19, Ma questa circostanza è a desiderare che si rinnovi più spesso, perchè l’aprile piovoso corrisponde sempre da noi all’abbondante raccolto della campagna. > 12 13 14 15. 16 DEL R. OSEERVATORTO DI PALERMO 27 NOTE al mese di aprile 1873, Nel mattino cielo variabile e nebbie basse; alle 10» 30% pioggia per pochi momenti; indi dopo il mezzodi addensatesi maggiormente le nubi pioggia più abbondante. Mare calmo, venti regolari. Cielo coperto e gocce durante il giorno, Alle nove di sera pioggia e venti forti, Mare lievemente agitato, pressione decrescente. Cielo coperto variabile nel mattino, a sera piovoso. Vento forte, mare lieve- mente agitato, Cielo variabile coperto e pioggia nel mattino; venti regolari, mare calmo. Tempo variabile, mare calmo, venti gagliardi del primo e quarto quadrante. Corrente intensa del terzo quadrante; cielo coperto e dopo il mezzodi piog- gia; mare lievemente agitato. Cielo sempre variabile coperto; intensa corrente del 3° quadrante; mare agi- tatissimo, venti forti, Pressione crescente, venti e cielo variabili, mare agitato. Corrente di scirocco, venti gagliardi nel pomeriggio; cielo variabile, pressione decrescente, mare agitato. Corrente di scirocco; pressione regolare, venti del 2° quadrante, nebbie e mare lievemente agitato. Nel mattino pioggia; indi cielo sempre oscuro, mare agitato, corrente del 1° quadrante. Vapori, ed aria molto umida, Pressione decrescente; corrente polare intensa, cielo oscuro e pioggia. Venti gagliardi, mare grosso, La corrente polare oggi è più spiegata di ieri. Venti forti del quarto quadrante, pioggia, mare grosso e grandine nel mattino, La pessione abbassata di circa cinque millimetri dalla mezzanotte precedente, alle 9% p. m, rialza sensi- bilmente, Pressione crescente, cielo bello, corrente intensa di ovest durante il giorno, mare ancora agitato, Col rapido rialzar della pressione il tempo si mette a bello. Venti regolari, mare calmo, e verso la mezzanotte rugiada abbondantissima. Nuova depressione barometrica sotto l'influenza di una forte corrente di sei- rocco. Venti forti, temperatura elevata, mare agitato nel pomeriggio. 17 ld. 19 20 se — ° BULLETTINO METEOROLOGICO La corrente di scirocco di ieri continua sino alle prime ore del mattino di oggi con molta intensità, Alle 9 a. m. continuando l’alta corrente di sud, i venti bassi piegano a uord e rendono la temperatura più dolce, Nel po- meriggio l’aria è rinfrescata del tutto; la corrente ha cambiata direzione, il cielo è coperto, ed al cominciar della notte si ha poca pioggia. Mare lievemcute agitato. Corrente del terzo quadrante e cielo coperto. Alle tre p. m. leggiera pioggia. Mare lievemente agitato, vento forte. Corrente del terzo quadrante, venti gagliardi, cielo variabile e pio izeInDRA i nel mattino, mare lievemente agitato, Continua nel mattino la corrente del terzo quadrante, A mezzodi i venti pie- gano al primo quadrante e comincia la pioggia che dura sino al pome- riggio. La temperatura si fa. più dolce. Nella sera cielo bello e lampi ad intervalli. Mare lievemente agitato. Tempo variabile, cielo bello, mare calmo, venti regolari, . Forte decrescimento barometrico. Cielo coperto, mare calmo, nella sera venti deboli, Corrente di ovest, mare agitato, venti forti e pioggia. Continua la corrente di ovest; tempo variabile, mare agitato, pressione cre- scente. Corrente calda del terzo quadrante; cielo variabile, mare mosso; venti gagliardi durante il giorno. . Corrente polare, pioggia, umidità forte, venti regolari, mare mosso. Corrente fresca d’ovest, cielo coperto, venti gagliardi, mare lievemente agi- tato, pressione crescente. Intensa e fredda corrente di ovest; cielo variabile, pressione crescente, venti gagliardi durante il giorno, mare calmo. Corrente gagliarda e fresca di ovest, tempo piovoso, venti forti, mare mosso fuori. Continua la corrente fresca di ovest. Cielo variabile piovoso, mare mosso fuori, venti gagliardì, inni DET Ri OSSERVATORIO DI PALERMO, Osservazioni Meteorologiche dell’Aprile 1873, Barometro ridotto a 0° Massimi € minimi Massimi. 29 batometrici Termometro centigrado RC minimi. | a GIOIA tas ermometrici | 9hm 125 3h 6h 9h 12h Currie a ENTO, Gh_, 9 42h urina | 1 || 15655] 754.6175485) 755.42) 755.53] 755.42] 255.59) 253.00[(t4.6 [15.0 [13.7 [13.4 1134 [128 || 15.3) 125 2 55.37 53.16] 34601 53.861 533.66] 52.68 | 55.94) © 52.68||14:2 [14.7 [14.9 [14.7 [14.1 113.4 || 153 | 123 || 3 || 51.62] 51.46/. 50.65] 51.30) 51.93/ 52.17! 32.68 50.32 113 4 |14.0 |14.0 [13.1 [12.2 12.0 14.8 | 11,5 4 || 5193 5233] 51.87] 5243| 52.38] 5283 52.83 50.89|[13.5 [15/3 [1519 [14/6 [13/7 1132 Il 159 | 1151 S| 5225] 50.77) 51.28, 51.04] 51.59 51.21] 52.83, 50.31 15.2 [17.4 117.0 [16.9 (14.9 (13.5 (| 17.5 | 117° 6 50.56) 49.99 49:36 29,67) 50.18 50.18, 51.24| 19.36 ||15,8 16.7 [16.1 |16.4 ‘14.9 [14.8 || 16.9 | 13.1 1 zoogi 48531 41.85) 48.04| 49.93| 50:63! 50.63) 47.79/(17.0 |18.5 [18.9 [18.2 [16.7 [16.4 || 195 | 14.0| 8 || 55.12) 54.07) 54.19] 54.94) 35.68) 55.84| 35.84! 50.65|[16.1 |16.7 |16.1 |16.5 [141 [12.6 || 17 | 12.6 9 || 55304| 54.61) 533.38] 53.19) 53.48| 52.79 53.84 52:29)/15.0 [16.9 |19.7 |20.3 718.9 [19.2 ||-20/7 | 12/6 10] 35.051 54.28) 34.03] 54.30] 53.45) 55.63 56.151 =52.28/|16.7 [17.9 [15.2 [17.9 [17.0 |16.3 || 18.6 | 15.7 11 || 55.60) 553.39 55.08/ 54.61] 54.13) 53.42! 36.15 53.42|116.1 (16.5 [15.6 (15.3 15.5 [15.0 || 16.9 | 15.0 12) 51.62] 50.98 50.381 49.27] 48.41) 4724] 53.42]. 47.24|(13.1 |10.4 [11.7 (12.6 [11.1 }11.9 || 150] 92 13 |) 44.03] 4391) 43.44! 43.08) 45.353) 46.33) 47.24] 42.60112.2 12.6 [11.7 |12:8 [14.6 (14.7 || 147 | 10,5 | A || 50.75) 51.04 51261 51.74) 53.28 53.69 53.691 46.35 [116.5 [17.4 [17.1 (16.7 [14-1 [13.2 || 18.0 | 132) 13 |Ì 54.69/ 5691! 5639 54.58) 55.03) 54.53) 55.561 53.69/115,3 [16.2 [16.7 [16.4 |15-6 [14.6 | 17.0 | 12.5 |, 16 || 52.40) 51.30) 49.60) 48.44! 47.20] 46.97! 54,331 46.27|17.6 !21.2 [24.2 [22.5 (21.8 [22.7 || 242 | 1422 17 || 45.82) 46.78) 46.53| 46.98] 4S.4S) 48.70) 48.70] 43.70/20.7 [20.0 |21.3 [16.7 |17-1 |16.4 || 22.8 | 16.4 || 18 || 50-16) 50.16; 30.09] 50.70) 532.051 51.80) 52.901 48.70|(17.1 [19.7 (19.1 (17.6 {16.8 [16.2 || 198 | 15.9]! 19 || 52-45| 52.30] 32.23) 52.43] 53.91; 53.60 53.91! 541.80117.7 [19.1 |19.4 [18.2 116-4 |13.5 || 19,8 | 155! 20 || 53.37) 53.351 53.66) 53.79) 53.92) 53.54; 54.34] 52.50|118.7 (18.2 [15.0 |14.7 [14-6 [44.1 || 188] 141 || 20) 53-65) 53.81] 53.64| 53.59 5347) 5327 34.27] 52.85[[16.1 |16.6 (17.0 [15.9 |14-7 (132 17.3 | 13.2 | 22 || 31.48! 49,99] 47.53) 44.92! 44.53; 43.09 53.27]. 43.09/15.3 [16.4 [17.4 [16.9 [16.2 116.2] 177 | 124 | 23 || %1.84| 42.44| 41.87) 41.62) 44.71) 45.23) 45.23) 4017![19.4 |18.8 [20.4 |17.6 |17-3 |16.5 || 204 | 15.6 24 || 47.69| 48.39} 48.76) 4925) 50.22) 50.51| 30.51] 45-23([17.6 [19.5 |20.4 [18.8 |17.4 [17.3 || 207 | 158 |! 25 |l' 48.94| 48.08] 47.52] 47.92! 49.20| 49.64 50.51 = 47.23]|18.8 |21.6 |24.2 |21.8 [18.9 (179 || 2x2| 170]! 26 || 43.62) 48.75) 48.70) 49.03) 49.961 49.93 50.07! 48.03 116.4 [15.6 |14.0 [14,6 |144 [152 || 17.9 | 140 27 || 49.93! 50.11] 49.96] 50.6&| 52.01) 5313 © 53.13] 48.59[15.9 [14.7 [13.8 |12.5 [13.4 [13.8 || 16.0 | 124 28 || 55-33) 55.47 55.32| 55.77, 56.33] 56,53) 51.03| (53.13/(14.1/ [12.5 [149 (13.4 [13.4 (12.9 || 154! 124 || 29 || 55.82) 56.55| 56.50) 56.54 56.82) 57.20 37.20! 55.42/|14.7 [13.0 |14.4 [13.7 [13.2 {13.2 || 1471 1214 SNO RA MM Ria ai DIL] O Sa ee d È A 30 55.56) 55.46) 55.07) 54.95. 55.064) 5569 57.461 54.71 {115.0 [14,4 |14.3 [14.1 13.5 13.4 || 15.6 | 12.5 || M. || 51.59) 31.54) 5142] 51.12) 51.83) 51.79 33.29/ 49.53 SEITE 56|16.90 ETRE 14.94|17.96 fuse l Î Ù Il Osservazioni Meteorologiche dell’Aprile 1873. | | Tensione dei vapori Umidità relativa Stato del Cielo Ta gp n Rea ghm, 12h, 3h Gn, gh 12h 9înm, 12h, 3h, 6h, 9h 12h 3D_| 9h 12h | Al 8.68) 8.97! 9.43) 8.72! 8.52] 7.23 71] 70/81] 76 16; cop. |Osc.c.p. Cop. |Lucido {Bello || 2 7.87 8:36] 8.73] 8.821 7.61] 6.84 65] 67|69| 71/631 Cop: |: |Osc, do Osc.c.p. |Osc. Sl 8.68] 7.70) 7.64| 7.87] 7.S7| 8.41 76) 65| 64] 70) 72 Cop. Osc.c.p.|0sc.c.p.|Osc.c.p. |Misto || All 9.83) 3.16 7.46] 8.36] 86] 8.15] 85 | 63| 55 | 69 | 70 Cop. |Cop. {Nuy. . |Cop. |Nebb. | dI 7.63! 6.24! 5.30! 5.73] 6.81) 6.6] 59; 42] 36| 40] 54 Bello. |Cop. |Bello [Lucido |Lucido | 6 7.89| 9.31! 8.50] 7.53| 8.70] 8.13]| 59 | 66 | 62 | 54| 69 Cop. |Cop. |Cop. |Cop. |Bello | 7 8.47| 9.03) 3.93| 8.97) 8.91) S.&4| 59 | 57 | 55) S7| 63° Misto |Cop. Bello |Cop. Osc.c.p. S| 7.09! 6.98] 6.71] 8.06| 7.42) 7.29 52] 50! 49| 37] 62 Cop. Misto Cop. Lucido |Lucido | 9 9.23 9.46 8.17| 6.47! 6.28 3.15) 72) 66 | 48] 36| 39 Cop. Cop. Cop. Nuv. Lucido || 10/411.16] 9.54'10.75:10.79/10.23|11.22|| 79 | 62| 69| 71/711 Bello. |Cop. ose. Ose. ose. | 11/11.33:11.08| 993! 9.84|10.18 9.93] 93 | 7975/75] 78] Osc. |Osc. [|Osc. |Osc. |Ose. || 12| 6.46! 7.91! 693) 8.20] 6.85! 7.19) 58 | 85 | 68] 75 Te, Osc.c.p. |Osc.e.p. |Osc. Osc. Osce. | 130 2.86! SE 7.53) 8.08) 9.93! 9.48!) 74 | 53) 76] 73! 80 Osc.c.p. |Cop.c.p. |Osc. Cop. Cop. 14|110.06! 9:84 (10.02 10.00] 9.18! $. 15! 72) 67) 60] 71° 77 Bello Nuv. Bello Lucido |Lucido AS] 9.44 10.03/10,59/10.87/10.94/10.19| 73 | 73 | 75) 78| 83 Bello |Bello |Bello |Bello [Lucido 16] 0.36! 9.33| 9.28! 8.13! 9.13! 8.011 66| 50 | 42| 40) 47 Lucido |Nebb. |Nebb. (Cop. OSceRLII 17)) 7.09/10.02/19.68|10.00/10.72(10.1s|| 36 | 37 | 56| 71) 74 Cop. osc. Osc. |Cop. Misto 18) 9/34) 9.66110.23| 9.58! 9.18) 8.73| 64} 56|62| 64] 64 Cop. Cop. Cop. ‘Cop. Bello 19 8.54) 9.01] 8.62/40.55| 9.10! 8.99 67 | 53 | SI | 67 | 66 Nuv. Cop. Nuy \ucido |Lucido 20] 9.06; 8.70/10.27| 9.97/ 9.90) 9.18 56 | 56) 80; S0| SO; 77 |[Cop. Osc. Gsc.e.p. |Osc.c.p. (Bello Bello I 21) 8.36! 7.67/10.78| 9.74 8.50! 8.96) 61| 35) 73; 72] 68 19 [Bello Bello Bello Bello Lucido |Lucido | 22|| 7.82) 9.29! 9.51/10.15/10.2410. 05; 60| 67) 64) 71] 74) 73/0sc. Cop. sc. Osc. (Cop. Cop. | 25 10.401 8.35 9.05! 9.42! S.91) 9.20 62) 55 | 51| 635 | 61] 66|Cop. Cop. Cop. Cop. Cop. Cop. Î 24) 8.90/10.85) 9.40] 9.54! S.49| 8.26|| 59 | 64) 531 59| 57] 56/Nuv. Nuv. Nuv. Cop. Bello Lucido 2311 8.30]10.86/10.79(10.94/11.04/11.35|! 51] 37 | 48| 57| 68| 75|l0sc. Cop. |Cop. Nuv. Lucido |Nuv. 26|11.88|10 94 (10.59 10.22 9.31|10 18]| 85 | 83 | 89| 82| 76| 79fusc. |Osc. |Osc.c.p.|Osc. |Osc. |Osc.c.p. A 9.91] 1.81| 6.28 6.25| 7.48; 74 | 63 | 531 60] 53) 64|0sc. Cop. Cop. Misto |Cop. Nuv. 6.10; 5.73) 5.96 6:59 7.11] 7.11! 51 | 47 47] 57| 62| 64|\Cop. Bello Bello Nuv. Cop. Bello 50 6.03| 6.76! 6.81| 7 Ri 7.33! 6.931| 48 50 si 61 66 si Osc. |Gop. [Cop |Cop. INuv. |Cop. 30) 7.06) 6.51| 7.17} 8.77 717| 12) 33 | 78 | 62 6 # cop. Cop Cop. Nuy. Bello |Bello | m.il 8.68 3.0 8.75| 3.851 8.68) 8 1614 6I. so ,165.2(61.0|67 | f Ù Ù Ì —==aa === = n. = = BULLETTINO METROROLOGI04 Osservazioni Meteorologiche dell’Aprile 1873. | : : i . : IRA Gasparini Forza del vento in chilometri Ozono | Thn., 3hs. ) 12hs. jTotale[9hm, 12h, 3h Î 6h, 9h ) 12h// 7hm ; 9m } 12hm 3ns , 6hs | 9hs | 12hs H 0.40 | 0.00 | 0.00 | 0.40 |! 7,2 [11.5 | 3.0; 0.0 | 7.4 | 8.9 5.9 1.0 4,5 D.d 4.0 2.0 9.0 | 3! 0.00 | 0.90 | 0.00 | 0.90 |; 7.4 | 7.2 [12.3 | 2.7 |39.8 [25.3 5.5 1.0 4,0 6.3 3.3 2.5 8.0 | 0.35 | 120! 0.00 | 1,75 {| 2.4 (24.6 (33/7 237 !19.7 | 6.6 || 75| 0.5 4,0 6.5 | 6.0 | 5.0 9.0 4 0.00 | 155 | 320 | 475 |! 0/0 {18.5 [23.7 (129 | 50 | 40] 90] 45 3.5 5.3 1.0 | 2.0 3.0 | 2il 0,35 | 2.10 | 1.97 | 4.42 [17.7 [13.3 [20.5 | 5.2 | 4.293] 60| 30). 2.0 45 | 3.0 | 4.0 2.0 I} 6 0.38 | 1.75 | 1.65 | 3.78 [16.5 [18.3 14,5 | 5.9 [256 [14.0 6.0 4.5 2.0 590 |) 30 5.0 9.0 il Il 135 | #25 | 2005 | 7.65 [27.6 13314 (38/2 [215 [20.5 [16.8] 7.5] 25| 35 |50! 30) 25 4.0 8 0.60 3.30 | 207 | 5.97 IR 19,5 [27.0 | 9.1 (10.5 | 4.4 5.0 2.0 9.5 9.0) 3.5 3.0 2.0 [LO 0-23 | 1.45 | 4.49 | 6.17 |! 0.0 lis. 16.5 [22.1 |46|89| 20] 10) 2,0 43 | 25 | 15030 {10 0.46 | 1.90 | 2.21 | 4.57 | 14.5 (13.6 Iii 4.6 | 5.6 | 0.0 5.0 2.0 3.0 5.5 2.9 4.0 5.0 ita 0.00 160 | 0.87 | 2/47 [l15:5 [15.6 (13.7 [tr4 | 9.3] 87) 70) 40 60 8.0 | 35 | 40 7.0 11121 0.83 | 0.00 | 0.00 | 0.83 {21.7 [16.1 | 8.9 | 74 [16.3 123.3 || 7.5 5.0 8.0 10.0 | 5.0 | (6.0 5.0 1113 0.00 | 0.00 | 0/00 | 0.00 |37.8 [41.1 [34.6 [392 [23.5 (16.1 || 7.0| 40 9.0 9.0 | 9.0 | 10.0 5.0 IMG 0.00 | 2.65 | 1.76 | 4.41 [115.2 [37.0 [30.6 {17.3 | 7.2 | 5.0 || 10.0 2.0 3.0 6.0 | 4.5 3.0 1.0 iU1SÌl 0.84 | 1.80 | 1,59 | 4.23 || 7.6 [11.9 | 9.t] 64 | 0.000] 3.0] 10 3.0 3.0 | 40 | 55 3.0 16l 0.66 ] 3.65 | 6.63 [10.94 || 3.3 [18.7 [32.4 l25.4 [56.0 | 83) 70) 0.5 2.5 25 | 10 | 20 0.5 47) 2.72 | 1.35 0.29 | 4.36 133.0 |13.4 [26.2 [16.5 | 14 | 0.0 3.0 0.5 2.0 2.5 6.0 3.0 1.0 18] 0.41 | 2.25 | 145 | 3.81 |10.0 [19.4 [13.7 [12,4 [11.1 33.8 6.5 5.0 2.5 5.0 2.0 3.0 3.5 IT9]| 0.73 | 3.55 | 1.50 | 5.80 [27.6 119.6 (24.6 [12.7 | 7.9 | 8.4] 70| 3.0 2.00 | 3 | 2.50] 8.5 2.0 }|20 1.13 | 0.10) 0.00 | 1.13 || 7.4 | 8.4! 8.0 | 3.4 | 2.8 | 4.1 6.0 1.5 2.0 1.0 | » 6.0 9.0 ij2t]| 0.00 | 2.33 | 2.10 | 445 [12.7 (165 (11.5 | 3.9 [48 |4&1] 6.0 3.0 3.0 | 3.0 | 2.5 | 30 2.0 12211 0.35 | 1.75 | 2.00 | 4.10 |} 8.3 | S.7| 9.1 | 3.1 1.25 0.0 4.0 2.5 2.0 3.0! 1.5 2.0 3.0 {23 0.30 | 2.50 | 1.80 | 4.60 ||71.9 |31.4 [20.1 !50,0 |28.6 [253.8 5.0 2.0 2.5 4.5 d.9 » 60 24] 1.00 | 325 | 2.92 | 7.17 |[36.8 (25.4 [19.7 [10.9 [12.3 | 4.5 || 6.0| 4.0 3.0 3.5 | 3.0 | 30 3.0 |[25]} 0.53 | 3.95 | 2.90 | 7.38 {[27.8 [19.2 [14.9 (15.0 | 1.2] 0.0 || 45 | 40 20 2.5 | 10 | 20 3.0 {{26] 000 | 000 | 0,00 | 0.00 [18.1 |1%.7 ILCZL 3.9 0.0 ( 0.0 5.3 6.0 8.5 7.5 8.0 4.0 4.0 i/27|| 0.00 | 0.00 | 000 | 0.00 || 2.2 }ISA 124.8 |24.0 | 9.1 [12.4 5.0 4.0 3.0 7.0 3.0 3.0 7.0 28]| 0.38 | 2.45 | 3.18 | 6.01 || 6.7 |26.2 |28.6 (17.5 | 4.6 | 4.4 9.0 4.0 3.9 4.0 4.0 2.0 3.0 29/| 1.00 | 1415 | 2.14 | 3.29 133.0 136.4 !30.4 |13.0 | 5.0 | 3.2 4.1) 3.0 3.5 50 3.0 3.0 5.0 30] 0.00 | 1.66 | 1.40 | 3.06 [151 (33.6 |250 [23.0 [10.3 | 5.01 3.5] 40 3.0 35 | 2.5 | 30 | 4.0 t.| 0.47 | 1.81 | 1.66 | 3.94 [16.1 (20.1 120.3 |14.3 11.7 ) 8.8 | 5.8 2,9 3.6 5.2 3.7 3.6 | 4.0 } ! | Î | i 4 il | Osservazioni IMeteorologiche dell’Aprile 1873. CE ; i Pioggiay Stato Direzione del vento Direzione delle nubi il in del millimetril mare { ———_——_———_ ==) =————_—_ll —__—— | 9hmn. { 12h | 3h 6h 9h 12h 9h 12h 3 6h 9h; 12h alle 87 I ESE |NE oso |camo | oso | 0s0 » » I » » 3.23 1 I 21] ESE ENE E E SS0 SO » » » » » » 0.32 2 o) (OSLO) NO 0S0 ENE ENE INTO) » NO ee Sic D) » 4.72 3 4 Calmo | 0 NO ONO |oNO | 0s0 » » Melita) » » 0.32 3 2 NNE N No NO (0) USO ) » ) » ) » » 2 6 so‘ "oso ‘| oso: 0 0 USO » ) ) » » ) 0.32 2 il 7 050 | oso ISO SO oso OSO » OSO| 0S0) » OSO) » » 3 8 | oso |ono N S oso | 0s0 » » » » » » » 3 9 Calmo NE S NO IRIST INI) ) » ») » » » » 4 10) E ESE |E | ESE | ESE |Calmo || » » ) » » » » 3 {1 NE NE NE NE NE E » » pe de )» » 0.57 2 12! 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OSSERVATORIO DI PALRRMO 31 cora ici ica a: Tae = Tal Nuvole | Treno vi. 12h gar asa TRA IL == || ag pie De n ca ì Vol. bens. Nast Vol. Dens. Massa Vol. Deus Massa Vol. Deus. Massa Vol. Deus. Massà||Vol. De mai Il 20] 05/100] 60| 05/300 100] 06 | 600) $0| 05 | 4010] » »| » || 6| 04| 24| 2l 65 2130) s0 $ | 40.0 (100 6 | 60.0 | 100 ò | 50.0 100 | 0.6 | 60.0|100| 6 | 60.0 | Si 80 5 | 400] 90 6 | 54.0 (100 7] 700/10) 7] 700/10) 7] 70050 58 | 2501 4|l 100 5 | 50.0] 80 3 | 40.0| 70 5 | 35.0) 30 $ | 15.0] 80! 3|4.0|30| 5 | 15.0] Sl 70 4 | 25.0 20 4 80/70) 535/350) & EURI TOI IAA FOA CARE I CANDID 6l 12] 5) 60 90 71/6301 95 6 | 57.0) 60 5|30.0| 80| 6|4s0ol 2] 5| 10] 7| 100 5|50.0]| 50 4| 20.0 || 90 5| 450) 4 4| 16) 98 5| 490100) 6| 600] 8 ‘15 z| 60| 70 $ | 35.0 || 50 5|25.0|| 80 4|320| O ROL] RE ALITO CISTI 9] 50 4 | 20.0) 95 4 38.0 | 90 4| 56.0) 70) 5| 350) 30 #20) ) » 10) 30 4|120| 5 4| 2.0 9 5 | 47.5) 100 3 | 50.0|| 100 ò | 50.0 |100| 6 | 60.0 | di 98 3 | 49.0] 100 3 | 50.0 (100 6 | 60.0 100) 6 | 600 100 6 | 60.0 100 6 | 60.0 | 12) 100 7|700! 100 8 | 80.0 (100 7| 700100) 6500] 100 71|70.0|100} 7|700| 13 10 | 8|800]| 100 8|800/100/ g|s00|100) 81/800 98) 7|636070 6| 401 Li 15 3 4.3 5 ; Di I c 5 Del | 10 53) 5.0 ) ) ) } » ij | bj » )) » 6 2.4 |; 4 Dig n MEG 4 24112 4 0.8 | 16) » » » ) L) ) | 3!) 3] 90) 60 3 | 18.0] 9 6 | 57.0 100 5 50.0 | 17] 50 5 | 25.0| 80 5 | 40.0 (100 6 | 60.0 |) 100 6 | 600 80 6| 48.0 || 50 3 | 25.0 || Isl 50 5| 25.0 70 6 | 42.095) 7665) 60 3 | 300) 70 S| 35.0 || 10 3 | 5.01 19] 60 6 | 36.0/ 40 6 | 24085) 6 51.0| 30 6| 450) » » » || » ) ei 20) 95 A e 100 5 dna ea 6 Sao 100 6 solo 8 But zIDi & ale Dn | 24 45 È 15 1.9 1 19 5 53) 2 4 .8.| » ) 22] 100 | 4|.400] 70) 4| 280/100] “£| 400100) 4| 400] 80 #|sxolso] #|3s%0| 23 70] 5|350| 70 5| 35.0, 70) 6] 4.0]|-s0| 6]| 40] 80 6| 450/80) 6]|480| 24 40) 5 20.0 2 È sno, 30 5 13% 7 4 28,0| 6 I RCA p Medi 25 100 = =6|600/ 80 40.0. 80/5400) 40 5 | 20,0 | 30 20 | 2 100) 7 LÀ 10 1 i peo 10 17] UU 100 7| 70.0 100 7 10.0 100 i ina Ì 27|| 100 6 | 60. 8 61 6| 34.0) 50 6 | 30.0 | 60 5| 30.0] 40| 4| 16.0 2g 60| 530.0] 15 S| 7.3! 4 &4| 16] 20 4| 8.0) 9i 5415 || 10 4| 40) 29 100 6 | 60.0] 90 71 63.0) 60 7|420) 70 6| 4.0) %0 5|20.0]|60| 4| 240 30] 90! 6|540] s0 6| 48.0! 93) 7686] 25 6| 230] 8 5| 4olio|{ 4| 40 Ri} 62: 33.6 |[62.6 36.0 75.1 44.2 | 61.7 34.0 ||33.7 30.9 [1A 22.9 || | Medie barometriche Medie termometriche 9h , f3h . gh | 6h, gh | 120] Comp.p.dcc. gh; 12h, gh ] 6h } 9h | 12h | Comp.p.dec. 1p.|753.14|753.07|752.63 752.69|753.02/752.86] 752.90,7,, gg||1.p-| 14-14] 15.28] 15.10 16.56 13.60 1298] 14.26) ,, 2 | 52.49] 52,30] 51.76] 52.03] 52.94| 33.01] 752.42)‘°7-0% || 2° | 16.12 11. 34| 17.80] 17.86) 16.52| 1590] 16.87 1°-57 È 5 , È ‘ 3 | 51.36 51.23, 50.91) 50 66] 31.24| 51,05|251.07/,,9,91||3 | 1-64 tot] to 36° 14.N0 ts 13.88] 14.43) 16,39 4 | 50.78] 50.75] 50.40] 30.47] 51.11] 50.92] 750.734 4 | 18.36] 19.14] 19.80. 17.94) 17.34| 16.98] 18.34{ 5 | 45172] 48.54| 47.86) 1.46] 43.43) 48.35| 748.22, -ggg || 5 | 17.44) 18. 38/1 10: 38 18.20) 16.90| 16.22! 17 86) 46.00 6_| 53.06] 53.27) 55-11/ 53.39] 54.20] 54.50 153.591 61 15,22] 16.44! 13.66] 15.58: 13.70 [CATA I Medie tensioni Media umidità relativa | — 9h 120 31 Gh__ 9h 12h Comp.p.dec{l | 9h | 2h gh, 6h, 9h , 12h (Comp.p.doc] li pol 8/55) 07.98 7.710 7.94) 779) 736) 78%, gi p.| 722] 61.6| 610/652] 674 | 664 | 65474 2°) 817) 8.86 5.61] 8.34) 8.31| 805) 8.49) del 2 | 642/602 | 56.6 | 55.0 | 608 | 608 | 5966 623 || 3 9.03] 8.96) 9.06) 9.40} 9.42] 8.99) 9.18) gog3 | 720]|718 | 726/754) 776| 754/759) g74! I 4 8.78) 9.35) 9.82) 9.65) 9.61] 9.02 937 014 | 578 | 548 | 592] 664] 662] 642] 609) "4 | 5 1h) 9.530] 9.91 9.96 9.44] 9.57] 952, goal | 98.6 | 59.6 | 582/654 | 656 | 698 | 62.74 633 | 6 820] 7.56] 7.36] 7.821 7.47) 7.800 7.70} S6tl6 |6261614 | 60.6 | 676 | 662 | cs. 1 | 63.8 I sin si 7 = === |{ | | Barometro Termometro Media evaporazione Gasparin | | z £ at | : È LALgII Boi Li ra Milani i | RI PEN Do Cau p.dec. » 53.964» .62;70 p. ò i p. DA 4.15 03 | 2°" | 5393/792.95 | ‘S0,57(791.10 || a 13,624 17-19 | 13/604 12:75 12" | 0.50 | 3:53 | 2.49 5.62 i 1.03 3 53.21/ 48.660 3 16 32/ 12.08) 4 ce |'3 0.33 | 1.20 | 0.84 | 2,38 | 4 52,881 53-05 | 43.59) 48-63 | 4 | 21.08) 19-10) 4522j 043.65 || gi | 113 | BIG | 191 | 20) 3.76 5 S02T60 coig7 | ALT < || 5 20.061 14.80) 5 0. 276 | 236| 5536 | 6 5E.98) 32.87 5198} 48-83 116 | 159211799 | 12:68( 1974113 | Gs | 105 | 156 2.47) 10) | 32 BULLETTINO METEOROLOGICO Osservazioni Meteorologiche dell’Aprile 1873, ; ’ Quantità | » | Medie dell’Ozono dell pioglia Media forza del vento | Th 9h 12h SA 6h 9h | 12h|Comp. p. d. cp — 9hm 12h, 36h, 6h_, 9h |12h |Com.p.d. 1p.| 6.7 2.0 3.6 | 5.7 4.1)3.1 5.8 hh LA 1} 6.09 6.41 Ap.| 6.9 |15.4/18.6| 8.9 14.4 10.8 12,5 13.9 2 5.1 2.4 3.2 | 5.0) 2.9) 3.6 | 3.8 3.7 “|| 0.32 2 |13,3 |20.0|22.7|13.2/13.4 881152 3 3 6.9 3.2 5.8 | 7.2] 5.2 5.7] 4.2 9,9 È 41 3| 29.10 36.18 3° |19.6 |24.3/19.4|16.3 11.3|10./169) 16.3 “ 6.0 2.1 2.2) 43 | 2.9 | 93.4 | 2.£ 3.3 0.9:* |a] 7 ‘084 4. |16.3 |15.9/21.0|14.1|13.8/10.9/15.6 ò ALA IE 0 3.1 DIAMO Zed | 25] 3.4 3.3 ls 8 15 ss > 3.98 5 [25.0 [19 8/15.1 16.6) 9.6 6.915,67 {y 8 | 6 | 4.6 4.2 4.3! 54 4.1 13.0 4.6 4.3 KU 6l 5.37 6 115.0 |25.2/24.6|16.3] 5.8| 4.9/15.3) °° Numero delle volte che si osservarono i venti N NNE | NE| ENE | E ESE | SE [SSb| S SSO | S0| 0S0 | 0 | 0NO | NO NO Calm.| Pred. ip.) 1 1 1 3 2 D 0 0|0 1 1 I 2 2 % 0 (OXSLO) 2 1 0 1 0 2 3 0) 0|2 i) 4 | 1 2 1 0 0 0S0 il 3 1 (1) 8 3 1 0 () 0/0 0 1 b) 4 1 3 3 4 NE 4 LI 0 2 0 1 1 2 0 | 2 FS, bj 2 (1) (1) 1 1 SO 0S0 5 1 (L) 1 Li 3 0 0 0|0 (DOO 1% 4 0 0 0 2 OSO 6 0 1 LI 0 0 0 0) 00 0 1 6 | 18 0 0 I 2 0) Per decadi id. > I 032% 000 bi 5 0a d, È 0SO po 2 0 10 3 2 1 2 0 2 1 9 13 6 i 3 3 2 OSO 3 1 1 2 1 b) (1) 0 ()) 0 (1) 3 20 22 0 0 1 4 (0) Toul 5 2 14 7 11 6 2 0 4 3 17 52 32 4 7 4 | 10 0S0 Serenità media | Massa delle nubi 9h | 3h | 6h } 9h | 12h [Comp. Dec. (9h | 12h] 3h | 6h | 9h ) 12h] Comp.i Dec ip. | 330|: 12.0 | 37.2 | 44.0 | 62.8 | 37.2 } 39.3 1P.|28.2 |3%.4 |52.0 [35.2 [34.0 [20.5 34.1 31.9 2 58.6 | 5 16.0 | 37.2 | 38.4 | 59.6 | 41.3 | °° 2 118.8 ‘31.6 [42.1 |29.7 [31.8 (24.2 29.7 4 \| 3 374 32.8 | 36.8 | 40.0 | 46.0 | 38.5 } 10.6 3 40.7 |43.1 |45.5 141.5 |39.9 [34.4 40.9 36.3 I 4 49.0 18.0 | 30.0 | 49.4 | 67.2] 42.6 | © 4 |26.7 (34.2 149.3 [37.2 |28.8 [16,4 31.6 i b] 39.0 41.0 | 41.6 | 66.8} 62.0 | 49.2} 4.7 5° |32.2 |24.1 [25.9 [27.4 [16.5 |18.4 24.6 32.7 6 10.0 29.6 | 47.0 | 394 Î 956.0 | 34.2 \ 4 6 |54.8 |5I. LA 1417. 2 |33.0 |34.3 |23.6 40.7 r Numero dei giorni i" Sereni, Misti Coperti |Con piog| Con neb. | Vento forte] Lampi Tuoni tGrandinej Neve | Caligine 1p.| 1 1 3 4 2 2 0 0 0 0 0 2 1 2 2 1 1 | 2 0 0 0 0 0 3 2 0 3 (A 0 | 3 0 0 1 0 0 4 1 2 | 2 nt" 2 4 1 0 0 0 0 5 2 1 | 2 | 2 (U 2 0 0 0 0 0 6 1 1 3 4 0 2 | () 0 0 0 0 Totale] _ 8 7 5 | 19 5) dl dedi 1 0 ig QUO 0 Medie mensili Barometro dalle 6 ore di osservazione . . . . . 151.49 Forza del vento in chilometri... . +. 15.2 Dai massimi e minimi diurni, : ......... 151.41 Vento predominante. - . . +... +++». 080 | Differenza . ...- . 0.08 Pe At), I Termometro centigrado. . . L00044 15.99 | Massima temperatura nel giorno 16. . . . + + +4-24.2 Dai massimi e minimi diurni . .......... 15.67 | Minima nel giorno 12... 5 Escursione lermometrica . . . ... . . + È | Differenza ...... 0.32 | Massimaallezza barometrica nel giorno 30) . 757.46 K : ; Minima nel giorno 23... +. 740.17 Tensione dei vapori... ......... - 8.68 | Escursione barometrica . ... +... ..... 17.29 Umidità relativa . ... 640. si... 644 | Totale Mrpnemeione aGaspattfi SERA i 118.50 Evaporazione-Atmometro - Gasparin. . ..... 3.95 | Totale della pioggia... .. eee e 0 8,97 SErenita ti, pt, PIRO TAL LOSE +00 40,5 Massa delle nubi... ...,... o 5 33.6 OZONO: ne ve e Sitnilialio] Ratto 44 I) Direttore del R. Osservatorio G. CACCIATORE. BULLETTINO METEOROLOGICO DEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO N.5 — Vol. IX. |’ Maggio 1873. RIVISTA METEOROLOGICA Al pari che in altri luoghi anche qui continuò nel maggio la stagione variabile e perturbata; e se si guarda la curva barometrica del mese non si può a meno di non rimarcarvi una singolare irregolarità: entro limiti ristretti di dodici millimetri la pressione oscilla incessantemente, formando onde di brevissima ampiezza, le quali stanno in corrispondenza stretta colle vicissitudini atmosferiche del resto dell’Enropa. Confrontando poi i risultati barometrici del continente italiano coi nostri vi si trova un accordo perfetto; difatti le fluttuazioni della pressione ivi formarono otto culmini e sette depressioni, ed anche qui troviamo gli otto culmini e le sette depressioni nei giorni stessi e solo con qualche ora di differenza. Dal 30 aprile al 1° maggio, col tempo bello, la pressione aumenta alquanto per toccare un massimo poco differente da quello del giorno precedente; ma bento- sto una burrasca del quarto quadrante obbliga il barometro a discendere rapidamente nel giorno 3. Il 4 ed il 5, coll’aumento della pressione, il tempo si mette sul varia- bile; ma torna subito cattivo il giorno 6, con un secondo minimo il 7, Risalendo la pressione, il cielo persiste in cattive condizioni sino al 10; nel qual giorno rinfor- zando la corrente del 4° quadrante si ha una forte burrasca con scariche violente e grandine, Le condizioni locali nostre in questa prima decade furono in rapporto, come tutte nel mese; con quelle dell’alta Europa, ove, sull’Irlanda, ebbero centro due bur- rasche, l’una nel giorno 2, dileguatasi in seguito sul Baltico, l’altra il 6, scesa a di- leguarsi sul Mediterraneo e sul mar Nero. La terza burrasca, da noi notata dal 9 al 10, partissi pur essa dalla Gran Brettagna diretta al SE. La seconda decade presenta altre tre onde di depressione coi minimi nei giorni 14, 17 e 20. In questo periodo si ha soltanto pioggia nel giorno 20; alla diminuzione, barometrica del 12 al 14 corrispondono venti del quarto quadrante, che in quest’nl- Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. IX. 5 34 BULLETTINO METEOROLOGICO timo giorno piegano allo scirocco, agitando il mare e facendo crescere il termometro; ma tosto risalita la pressione il tempo torna bellissimo il 15; col 16 il cielo diventa nebbioso, e poscia variabile sino al 19 nel mentre aveva luogo la quinta onda baro- metrica: coll’altro minimo del 20 va unito un temporale che dura buona parte della giornata. In questo secondo periodo le fluttuazioni del nostro barometro erano pari- menti corrispondenti ai movimenti atmosferici europei: difatti il minimo del 14 ha riscontro colla burrasca che passò per Stockolm e Pietroburgo, dileguandosi al SE dell'Europa; quello del 17 coll’altra burrasca che dal 15 al 19 dalla Guascogna passò al NE; e finalmente quello del 20 col grande centro di depressione stabilitosi sul- l’Italia, e che produsse agitazione nel mare, principalmente all’Adriatico, e piogge generali, Nella terza decade si ebbero altri due abbassamenti barometrici coi minimi nei giorni 24 e 29, Il primo fu accompagnato da tre giorni di pioggia (23, 24, 25); il secondo con pioggia nel 29 stesso. Tali depressioni avvennero per influenza di altre due burrasche che manifestaronsi al solito al Nord, e che pervennero sino a noi. In quest’ultimo periodo il tempo si mantenne variabile, conservando pur sempre il carattere dell’intero mese. Variazioni barometriche del maggio 1873 Giorni Massimi Giorni Minimi Escursioni 2 75720,56 tà 4 74500,53 E Do 6 752,18 Di ; 7 747,27 , 0,37 12 757,64 i 10,33 14 747,31 7.10 16 754,41 “i 17 748,41 5,2 0 19 753,61 ca 6 20 746,25 86 i 23 754,89 6.92 25 747,97 DoD 27 756,22 631 29 749,91 n ci 31 754,25 ’ Confrontando i risultati mensili colle normali, si trovano queste differenze: per la pressione — 19,93; per la temperatura — 0,25; per la pioggia + 172%,8 in + 5 giorni, Tali risultati, e le basse temperature sperimentate nei primi giorni del mese diedero luogo a ritenere il maggio come più freddo dell’ordinario; difatti, un DEL Rei OSSERVATORIO DI PALERMO 3d minimo abbastanza sensibile vi fu, ma non eccezionale, come lo prova la segnente serie. 1865 = 9°,7 nel giorno 4 1868 = 149,0 nel giorno 12 1871 = 159,9 nel giorno 2 1866 = 12,2 » 2101369 ==0132 » 4 1872= 13,0 » 2 1867 = 12,2 » no 497003. 1370 » 3701873 =«1.1:6 ’ 10 Il minimo del 10 avvenne in occasione della pioggia di grandine nelle prime ore del mattino, fenomeno che ebbe luogo anche nel mattino del 9. — L’esuberanza della pioggia di 178, in cinque giorni piovosi di più del consueto, può benissimo far ritenere il maggio come piovoso, aggiungendolo così alla serie dei mesi prece- denti che furon piovosi anch’ essi, NOTE al mese di maggio 1873. 1. Tempo belio, mare calmo, venti regolari. 2. Cielo variabile, venti regolari, mare calmo. 3, Pressione rapidamente diminuita. Burrasca del quarto quadrante, pioggia, mare agitato, venti regolari. A mezzanotte lampi. 4. Tempo variabile, mare lievemente agitato, venti regolari. 5. Pressione crescente, cielo misto, a sera umidità forte, mare lievemente agitato, venti regolari. 6. La pressione decresce nuovamente; cielo bello, mare calmo, venuti regolari freschi. 7. Alta corrente di ovest-nord-ovest, cielo coperto, pioggia e mare agitato, venti forti di ovest principalmente a mezzanotte. 8. Corrente del quarto quadrante, tempo variabilissimo, pioggia nel mattino, mare agitato. 9, Pressione stazionaria sotto normale; tempo piovoso, corrente del terzo quadrante, mare mosso, venti forti. Nel mattino mista alla pioggia cadde molta gran- dine; a sera baleni in varie direzioni, 10. Ad un quarto del mattino forte burrasca con tuoni, lampi, pioggia e grandine. Corrente del 4° quadrante, mare agitato, cielo coperto piovoso, 11, Cielo coperto, corrente del quarto quadrante, mare agitato. Verso la mezzanotte umidità forte e nebbie. i 12, Tempo bello, venti del quarto quadrante durante il giorno, mare calmo. 21. 22, 23 24 25 26 27, 28. 29, 30 31 BULLETTINO METEOROLOGICO Continua nel mattino la corrente del 4° quadrante che nelle ore pomeridiane gira ad est. Il barometro abbassa, ma il cielo è Iucido, ed il mare calmo. Il barometro descresce sin verso le tre p. m.; poscia rialza. Calda corrente di scirocco, temperatura elevata, mare lievemente agitato nel mattino ed a sera calmo; venti forti nel giorno, a sera deboli. Giornata veramente bella; pressione crescente, temperatura dolce, venti regolari, mare calmo, Cielo variabile nebbioso, mare calmo, venti regolari. Nuovo abbassamento barometrico; calma predominante, cielo caliginoso, tem- peratura elevata, mare tranquillo, Durante il giorno cielo nebbioso; nel pomeriggio ovest forte, e poscia calma, Pressione crescente, mare tranquillo. Nel mattino caligine. Venti e tempo variabili, pressione decrescente a sera, mare calmo. Cielo coperto nel mattino: indi, addensandosi maggiormente le nubi, alle 11 e trenta minuti a m. gran pioggia accompagnata da tuoni lontani, e più tardi scariche. La pioggia cade copiosa sino a tarda sera; mare lievemente agitato, venti regolari. Alle nove p. m. la pressione cresce debolmente, Corrente di ovest; cielo variabile, mare lievemente agitato, venti regolari. Cielo coperto, pressione quasi stazionaria, venti variabili. Verso la mezzanotte fitta nebbia dapertutto ed umidità forte. Mare calmo, Tempo cattivo, pioggia, nebbie, mare lievemente agitato, pressione decrescente, venti regolari, Cielo coperto e pioggia nel maltino ed a tarda sera. Venti forti del 4° qua- drante, mare lievemente agitato, Nelle prime ore del mattino gran pioggia con tuoni e baleni; poscia tempo bello, mare calmo, venti regolari. Cielo lucido, mare calmo, venti regolari. Pressione crescente. Pressione debolmente decrescente a sera; tempo bello, mare calmo, venti regolari. Pressione decrescente, cielo variabile, aria calda, venti regolari, mare calmo, Corrente di ovest, tempo variabile, cielo coperto; alle sette ed alle otto p. m. pioggia per pochi istanti. Mare lievemente agitato. Corrente del quarto quadrante, cielo bello vario, venti gagliardi, mare lieve- mente agitato. Tempo bello, mare calmo, venti regolari, i n SIRO > «dl DEL Ro OSSERVATORIO DI PALERMO, Osservazioni Meteorologiche del Maggio 1873. Massimi | iL i assimi © minimi r - | N Barometro ridotto a 0° I nni) Termometro centigrado e minimi | NA : termometrici ife AEREI --T_- "00 SPORE -» e —____ nh i Shin 420, 3h Gb 9h, 12h [hm 126 735 | 60, 9h 12h | 131.08| 737,29) 736.831 756.92] 756.95] 757.03]|- 757.49] 755.25:/164 [15.7 [15.9 [14.0 (13.7 [13.4 || 160] 12.3 2; Bob! 55.64) 54.301 54.18: 34.01) 53.651 371.55) 53.47|(15.5 |16.2 [16.7 [16.2 [15.2 !/14.9 || 16.8 | 12.6 3 || 50: 33| 0 65! 30.62) 50.47) 48.59! 47.17) 53.63 47.47:|17.8 |18.6 |18.8 [16.8 [15.8 (15.6! 190 | 14.6 4 || 47.52" 4733) 47.06! 4159) 43.10] 48.28 48/28 45.53|(18.6 (195 [19.4 [15.0 [17.1 l16.1 !l 20.1) 16.6 S| 49.72] 49.99 50.08, 50.38] 31.53, 31.81 31.81 48.28 17.3 [17.4 18.2 16.4 19.6 |14.9 18.2 | 14,9: G|l 51.85) S1.61! S$5.191 s1.12) 51.08) 30.34 52418 50.34|16.7 |t6.4 [17.6 [17,8 115.6 (13.2 | 17.9) 16.3 | 7) 48.47) 47.93! 47.80! 45.21] 49.10! 49.03 30.54 47.27 (117.4 (18,5 |17.9 |16.8 (16.7 ig5.2 || 19.1 | 15.2 | 8 || 30.87) 51.08" 30.920 50.78) 30.69 50,60) SI.15° 49.01 15.6 |16.6 (18.5 [182 [17.1 [15.9 || 19.2 | 14.4 | 9 || so:so[ 59.64! 50.60 50.121 50.19) 50.121) 30.80] 49:58|\15.6 (17.0 |16.7 |13.9 MiA (169 17.4 | 14.4 || 10 30.95] 51.53 31.91) 3.37) 54.99 54-98 54 98 50.12;115.2 [15.3 [16.4 [13.2 [14.9 [14.3 || 16.9 | 11.6 || 11 | 35.20) S5.41 549%] 33.76) 36.69' 56.98 | 36.98] 546.77|\16.5 (17.2 [17/6 |16.1 [15.6 |15.3 || 18.5 | 14.0 || 12 || 56.59) 56.43! 56. 18) (5507 36.08’ 55.86 57.64| = 55.75/[17.3 |ts.6 [19.7 [18.2 [16.2 115.3 || 19.7 | 14.4.| 13) 54O9S| 5669 33. 16 52.96) 52. nl 51.36 55.86 30.561|19.7 (21.5 |21.1 [20.1 |18.0 (18.8 || 22.0 | 15.0 | 14 || 48,76] 48.46! 48. 201 48.50! 50.371 50.74] 50.74 1731[22.2 [26.4 [27.2 [27.3 [20.3 [19.1 || 27.3 | 18.6! Il 15 32.33] 53.45 53. 451 33.34 Nati SHAL! 54.41 50.74 [119.4 (19.1 [19.5 |20.1 |19.1 |1S.0 || 20.3 | 17.3 || 16 34.12| 54.31] 33.89] 53.70) 54.01 53.58 5441! 53.12]|19.2 120.7 [21.9 [22.5 120.3 149.4 |! 22.7 | 16.7 | 17 || 50131 50.28! 49.18) 49.37| 49.98 4972 53.58) 48.41 123.0 [27.2 |26.1 [24.9 [21.9 21.2 || 27.7 | 19.3 AS |) 39.75) 49.80) 49-79] 50.79! 52.04! 5269 52.69! = 49.72)120.1 (21. [22.2 [225 [19.2 118.0 |] 23.2 | 17.8 || 19 |) 53.09] 53.39] 53.61) 33.39) 534.30) 52.64! 53.61! 52.64120.9 (21.5 |21.7 [19.7 |18.8 [18.9 || 22.3 | 17.5 || 20 |) 50.13] 49.78 48.13) 47.46] 48.38! 48.46 | 52.64| 46-25 (119.4 (19.1 {18.5 |18.0 (15.6 [16.3 {| 19.5 | 15.0 | 21 |! 49.82) 50.73) 51.45) 51.74! 5229! 53.81) 53.81 48.46|19.0 (20,3 (20.4 [20.0 (17.7 |17.1 21.0 | 16,0 22] 54.72! 5470) 5418 sb5! 5445) 34.33 | 54.75 53.73 ]|18.9 [21.5 |20.7 [20.1 [18.8 (16.7 || 22.0 | 15.9 253 || 53.00| 33.28! 52.90! 5272) 53.01) 52.21 54.89 52.21 ;17.4 [17.1 [17.0 [16.1 [16.2 [16.4 || 18.2 | 15.2 || 24 | 50.04) 49.68] 49.46) 49.33) 49.95) 49.57 | 52.21} 48.74||18.5 [19.7 {20.3 |19.2 [17.9 [18.1 || 20.6 | 15.9 | 25 || 49.76 30.80; 51.02] 51.50! 53.20| 53.79. 33.79 47.97 (20.0 120.0 |21.2 |21.0 {18.9 [[S8.3 {| 21.6 | 16.8 26 || 54.600 55.16) 33.09) 35.21] 35.90: 33.9 35.94! 53.79//21.3 |22.8 [25.1 [23.0 |19.8 [19.1 || 248 | 17.1 | 7 5622' 56.12) 35.60) 55.36] 33.36] 55.15 56.22| 55.15|/19.2 [200 [20.7 |21.2 [19.4 [17.9 [| 21.2 | 17.1 | 28 || 53.31) 53.27! 52.94) 32.51, 52.87) 5240] 55.15) 52:40//23 6 (22.2 [22.7 [21.2 [20.0 (19.7 || 24.0! 13.4 | 29 || 50.99) 31.13] 51.12] 51.28! 52.01] 3221, 52.40 = 49.91][20.4 [19.7 [19.6 |18.9 [18.2 [17.4 || 21.2 | 17.2 30 || 32.98! 53.20| 53.28] 53.20. 35.96" 53425 34.231 51.45 {{18.9 (19.8 |20.4 [197 !18.2 19 20.6 | 16.4 3U | 53.64| 33.47) 53.57) 33.53! 53.99 33.99] 54.25| 52.68 [20.3 119.7 [23.0 [21.3 po 18. 9 23.6 | 13.8 M. || 52.16! 52.261 51.95, 52.06' 32.57! 52.43] 33.80 50,65 ['18,60/19,45/19.97|19.18/17.56/16.96/| 20.65 | 15.64 Osservazioni A etoorologiche del MLA 1873. | Tensione dei vapori Mic Umidità relativa Stato del Cielo : ghm) 12h, 3h 60, 9h, 12h Dim 120, 3h, 60, 9h 12h) 9hm 12h CI Fig 9h 12h 9 71.42 6.31! 1.46) 8.64: 1.88) 1.42 IRR | 72) 68 65 |Nuv. Bello Bello Bello Lucido |Lucido 3 1.39/ 9.09| 9.58! 9.76! 9.56) 9. 09;| 56, 66| 681 71! 74. 72 ((Nebb. Cop. Cop. Cop. Bello Nebb. gi 1 78/11. 60/11. 34 |10. 21j10.54/16.60; 58! 72) 71| 72| 79| sullose. Osc.c.p. |Osc. Cop. Cop. Nebb. 411.80) 10.671. Aogpi. 58! 11. 42/10. 831 74] 63 | 68] 751 79 SOllLucido |Lucido |Bello |Bello |Cop. Nebb.} olit!- 18 9.70! 9.3 9/43| 9:93] 9.69] 75) 66] 60] 68| 75] 76]|Misto |Cop, Nuv. Nuv Cop. Nuv. || 8.65 9.10! dh 72|10: 01] 9.45) 9.0%|| 61| 66 | 65 66 72| 70/Bello Bello Bello Nuv. Lucido |Bello Li 40. S4|1 10.57) 9.95] 8.98! 8.78] 10.851] 71 | 65 65) 63| 62 84 Osce. | Cop. Cop. Nuv. V. Cop. Ose C.p. 810 94;10.19| 9.03 20 7.89! 7.40] 83 72! 57] 62) 54 5 lose. Misto. |Cop. Cop Bello {Bello 97.64! AI 9.31] 7.96 8.06] 7.75) 58 | 63 | 66 39 | 65 | 61 Cop. Cop. Cop. Cop Cop. Msc. 10| 7.53) 9.27! 8.81} 8.S7| 8.41| S.61| 58! 71 6£|69| 671 72(Cop. |Cop. |Cop.v. [Nuv. |Mislo |Cop. 18.71; 105 8.731 9.21| 9.71|10.63] 62| 54 | 38|64| 74) 81|0sc. |Cop. |Cop. |Cop. |Ose. |Osc. 12 9.03; 7.76! 8.55; 9.08; 9.09, 7.94) 61| 49 | 52| 58; 66. 61 [Bello Bello Bello Bello Bello Lucido 115) 8.83)1 11.35/10:13|13.10 8.79 5:451| 52 | 60 54| 28° 57) 34|Bello Bello Lucido {Lucido {Lucido |Lucido 16 8.34|11.43) 8.40 7.03| 9.89/10.77,| 42 | 44|31| 26 56 | 66 Lucido {Lucido |Lucido |Lucido |Lucido |Lucido 15|11.46 12.09/11.78/11.78(12.09112.32)) 68 | 73 te 67! 73! SO|lLucido |Lucido [Bello |Lucido {Lucido |Lucido I6|11. 58111. 53|11.24/13.19112.24/12.98 70 | 64 | 57] 65) 69] 77/lvebb. |Cop. Nebb. |Nebb. |Bello |Cop. 17/10. 97/14.34/13.65| 8.69/12.60:11.70] 53 | 53 | 54| 37| 64, 62/Nebb. |Nuv. Cop. Nebb. {Bello |Nuv. 18]/12.53!13.13|10.64|14.51;10.28;10.73]| 72| 69| 54| 57| 62! 70|\Nebb. |Nebb. Cop. Lucido |Lucido |Lucido 19;(12.04|12.90|11.25/12.47|12.21| 9.62] G6| 68|58| 73] 75] 59/vebb. |Nebb. |Nuv. Nuv. Cop. v. |Misto 20|[12.95;12.83/12.01|11.58/10.12;10.06! 77 | 78 | 76 75| 77] 72|Ose. Osc.c.p.|Osc.c.p. |Osc. Osc. Cop. 1|| 9.1/10. 91| 12.34|10.08| 9.66 9.21|| 59 62 | 69] 58 | 64| 63/\Misto Nuv. Cop. Cop. Bello Nuv. | 22//10.68)10.77(11.41/11.42/11.68/11.16) 65 | 57 | 63| 63 | 72! 79 (Cop. Cop. v. |Cop. Cop. Bello |Nuv. 23|/11.61j11.78/12.13 11,75/11°41/11.83| 78 | 81 | S&| 86) 83] 85 (lose. Osc.c.p. |Osc.c.p. |Osc. Use. Osc.c.p. | 24|[12.39/12.47|14.75|11.50/11.50|11.52|| 78] 73 | 83] 70| 75) 75{[vuv. Cop. Cop. Cop. Bello |Cop. 23/13.57]13.04/14.19/13.52\12.51/11.03| 78] 75 | 76| 73| 77 | 70|Bello Bello |Bello Bello Lucido |Lucido 26|/13.75)12.91/13.67/12.52/11. :31|11.63| 73) 66| 65] 61| 66! 71[Lucido |Lucilo [Lucido {Lucido |Lucido |Lucido 27|11.74|12.44|12/93/13.09(13-41| 8.22 71 | 71/71 1 70 | 80 54{lLucido {Lucido |Bello Bello Lucido |Lucido 28//10.73;14.78/14.30/12.64|11.48| 9.46] 49 | 74| 70| 67| 66| 58 (Cop. Cop. Cop. Osc. Nuv. Bello 29|| 9.07}11. 49/11.78/11.77| 9.77/10.67 ol 68] 70, 72| 63; 72]vuv. Cop. Cop. Cop. Cop. Nuv. 30)) 9.27)10.85/10 84/11.25| 9.73] 8.81 63) 61; 66) 63| 64|Bello Misto Bello Cop. Bello Lucido 31|| 8.11/11.31|11.54/10, 65/10. 27) 7.26). to 66 | 55 | 36 | 60 | 44 ||Lucido |MNuv. Cop. Bello |Lucido |Lucido M.|/10.26,11.06|11.01|10.72'10 38; 9-84161.2|65.2(63.5/65.2/60.0) 68.4! ne i n) BULLETTINO METEOROLOGICO Osservazioni Meteorologiche del Maggio 1873. \Evaporazione Gasparin|| Forza del vento in chilometri Ozono Il Ì È « pre 3 E EVA — ee = | Thin, Shs. ) 42hs. {Totale [Rigne: 12h, 5h Î 6h, 9h ; 12h 7hmn ; 9hm | 12hm 3hs , 6hs | 9hs | 12hs 1 0.35 | 2.23 1.03 | 503 {12,5 [18.5 [13.7 | 6.0 {10.9 | 0.0|{ 3.5, 2.5 3.5 3.5 3.5 | 3.0 4.0 ni 0:97 | 050 | 123 | 2.72| 8.9 | 4.6 |165| 5.3 | 6240] 25| 2.0 2.0 3.0 | 2.0 | 30 4.0: gi 1.75 | 0.00 | 0.76 | 2.51 15.5 } 4.2 (17.3 | 3.0 138 [4.5.]] 5.0] 2.5 2.0 3.0. | 3.0 | 3.5 1.0 al 0.14 3.10 | 1.30 | 4.54 |! 3.1} S.1| 8.7 | 7.0 | 0.0 | 0.0 5.0 1.5 1.5 4.0 D) 9.0 - 4,0 {| i 0.55 | 2.10 | 1.37 | 4.02 [12.3 [13.5 [15.5 ]15.4 | 4.8 | 8.1 5.0 1.9 4.0 4.0 | 2.5 2.0 0.5 160.48 | 2.85 | 0/95 | 4.28 [13.9 (17.1 [13.5] 2.0 | 3.2|26|| 40 2.0 2.0 3.0 3.0 | 2.0 0.5 120) 155] 0.00] 2.75 | 34 130.3 [39.4 [17.6 [19.7 |30.0 || 8.5 | 1.0 2.0 4.0 | 2.5 | 3.0 9.0 8) 000 | 0.00 | 2,52 | 2.32 (1173 {11.9 |ILA [10.3 [16.5 0.0 || 100! 50 | 60! 35) 10] 20 | 35 0.00 | 0.00 | 0.66 | 0.66 |'37.0 [43.1 [37.2 [15.2 [25.4 | 2.5] 3.5 2.0 5.0 » 4.0 | 4.0 3.0 10 0.00 | 0.00 | 1/91 [1.91 |21.3 | 3.2 [20/7 [14.0 | 7.81 50100] 15 | 3.0 0 | 30) 35 1.5 113 0/34 | 2.46 | 0.96 | 3.68] 0.0 | 7.7 [235/36 |46| 0.0] 5.0] 15 2.0 4.5.| 2.5 | 3.0 4.0 12% 0.56 | 3.40 | 2/72 | 6.68 (14.0 (184 | 9 (159 |i5.6 | 5/7] 60| 20) 2.5 48° | (3000/30 D 13 0.93 | 4.40 | 1.80 | 7.13 [19.9 [16.9 {11.5 | 8.5 | 0.0 (201| 5.0] 30 | 10 1.5 | 1.3 | 05 | 6.0 lE 2.60 | 8.35 | 2.85 |13.S0 (123.3 [32.6 |27.0 | 1.0 | 3.3 | 2.7] 3.0| 0.5 2.0 1.0 | 0.5 1.0 3.0 15) 0.65 | 2:63 | 2.05 | 5.35|| 58 | 7.794] 5.2] 4032] 40] 3.0 3.0 DEA » » 16 0.40 | 2.35 | 1.83 | 4.60] 8.4 [11.9 | 7.2) 4.6 | 0.0 | 0.0 » » » » » n 3 171 0.95 | 3.751 2.01 | 6.71 || 0.0 | 4.9 | 3.6 | 8.5 | 0.0 | 0.0 » » » » » » ) 18 0.64 | 3.40 | 2.53 | 6.59 !10.6 | 1.0 {34.4 [20.9 | 0.0 | 0.0 » ) ) DER » » 19 0.93 | 2.75 | 2.30 | 6.00 || 0.0 | 6.1 {21.3 [10.3 | 0.0 | 8.8 ) » » » » ) » 20] 0.30! 0.00, 0.00 | 0.30 [14.7 | 6.3! 4.0 | 7.4 [27.0 | 8.4 » » O) DIRO » » 21) 0.43 | 3.20 | 1.82 | 5.45 [20.8 [13.8 | 8.7 | 7.6 | 8.758] » » » mr | | » » 122 0.63 | 3.20 | 1.49 | 5.32 [17.5 [14.5 | 5.0 | 4.2 | 0.0! 0.0]. » » DICO N MD » » 23] 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00 {12.1 [15.3 | 8.1! 8.5 | 0.0] 0.0] » ) » » ) » » 24| 0.00 | 2.40 | 1.55 | 3.95 [14.5 [28.0 (181 | 7.46 (11.7 [12.& || » » » » » » » 25)) 0.00 | 3.00 | 2.34 | 5.34 || 0.0 [10.9 | 3,6 | 5.4 | 1.4 |14.7)| D) D) » » » » {26} 0.56 | 345. | 3.15 | 7.16.]| 1.8 | 5.6 {27.8 /20.3 | 2.4 | 2.9 ) ) » » D) D) » 27 0.55 | 265 | 2.23 | 5.43 || 7.1 |13.9 (10.9 | 8.7 | 0.0 | 0.0) » D » » ») » » 28) 0.07 | 3.85 | 1.25 | 5.17 | 1 2 OA ARABIC) 2 0 )) ) » » ) ) » 29|| 2.00 | 4.30 | 2.05 | 8.35 3 4 4 3 3 4 ) » » » » » » 30)! 0.60 | 3.95 | 1.80 | 6.35 5 B) 4 3 1 2 ) » » » » ) » 31/| 0.90 | 2.85 | 2.30 | 6.05 0 2 2 2 di Jie ) » » » ) ) D) M.il 0.63! 2.53! 1.65 ! 4.80 112.0 [14.4 [14.5 8.3 | 6.6 5.6 EN | 2.6 3.3 2.8 2,9 3.7 | Osservazioni Meteorologiche del Maggio 1873. | . ra Vi Pioggia; Stato | Direzione del vento Direzione delle nubì in del I millimetri! mare 9hun 12h 3h 6h 9h; 42h 9h | 12h 3h 6h 9h) 12h || -- — [lalle 8 1 0 NE NE NE (OSLO) Calmo » )) » » » ) » 2 2| NE NE NE NE 0s0 | 0s0 » » » ) » » » 2 3 ONO NO (0) NE 0SO 0sS0 » » » » » » 0.57 2 4 NNE NE NE NE Calmo | Calmo ) » » » » » » 2 | S| NNE NNE NE NNE (OXSKO) so » N » » » » » 3 6| NE NE NE NE (USO) OSO » » » » » » » 2 ISO |. NO ono 0 (o) 0 » ONO) ONO| ONO| » » 2,25 2 8| ONO | oNO ono | 0 0 Calmo || NO | NO | » » » » 2,54 3 9 0S0 oso (0) 0 (ì) OSO ONO| ONo| 0 (0) » » 3.57 4 {10 No O) ono |oNo |oso | 0s0 NO | » NO! » » » 4.18 4 {1 Calmo | 0 NNO NO (OXSIO) Gaimo

)) ) Dro ) 1.78 È) 25) Calmo | NE NE NE 0S0 OSO » )» » podthas » 7.51 5) \|26]| SO I NNE NNE ONO no 0SO || » D) ) ) » » » 1 27] NE | NE ENE | NE Calmo | Calmo ) » D) D) » » » 2 (|28]] OSO NE ENE NE | (0) Calmo ) » )) » )) D) DI 2 |29| 050 oso | 0N0 | 0 0 NO » 0 » » » » 0.10 3 30) NO NO | N NO i 0S0 OSO » » » ) » » » 3 ;131] Calmo | NE 0 DI | (OXSKO) 0s0 » ) » )) » » » 2 DEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO in SIRIA del dti n tinto Nuvole | Ja 12h TARE È “i dî Ts " ira A Terra reg | len -- > TT—r - — = 2 | Vol., Dens. Massa! Vol. Dens.jMassafVol.) bens. Massu| Vol. Dans. Massù Vol. Dens. Massa Vol. Deus. Massa 33| 05175 | 2 04| 08 I 6| 04| 24) 2 | 03 | 0.6» » » || » » » | 20 3| 6.04 80 4 | 32.0 | 98 5 | 490) 60} 4| 240] 145 04] 6.0|))40! 021) 8.01 100 6 | 60.0{{ 100 6 | 60.0 100 6 | 60.0) 70) 6] 420 | 70) 535.010! 2200) » » » » » » || 4 4| 16) 10) 4&| 40) 95 4|35.0|30| 2) 6.0 50 5 | 25.0; 80 3 | 40.0]30; 3] 415.0] 40; 5200) 60; 5] 300|40! 5, 20,0] 5 5| 25) 15 SOTS |] #60 200] «I 80400 »|_»|lfdol. 2! 20] 100 5 | 50.0/ 90 6 | 340; 98 | 768.6) 40° Gi 24.0) 98 6| 38.8 |100|/ 7° 70.0] 100 7| 700% 50 3 | 25.01 95 S/475 70) £&| 2580) 6 S| 30/101 4| 40] gni 7 2] 9s 7) 68.6 || 98 263.6) 60/5 6 | 360) 9; 1| 66.510! 7700) 9) 7|686| 75 5 | 375 | 60 6 | 36.0) 40) 6260) 50 630.0 (90) 5 | 45.01 100! 6|60,0!% 80 ò | 40.0 || 96 6 | 57.6] 90) 6| 540! 100 5 | 50.0 |100 6 | 60.0 2 5 | 10 2 5| 10) 6] 3| 18] 15) 4 6.0 2 &{ 0.8 nl n» | 10 | 2 2.0 6 2 (TELI RAID » DELII Sepa | » » | )) D) Dl» » » | » | » D) » » » » | » nia If Men e Ed » » n| vw » | » » » DD) O) 4 4.0, »| ) DI » » DI RU Le». d0 20° 2|azol 80 4 | 32.0) 60 3| 18.0) 60 3 | 18.0! 18 3| 24190) 4| 36.0 ST ESINST 25 4| 100/60) 4| 240] 20 3| 6005 4| 20/130) 4 | 12.0 100 | 1 | 410.0] 60 3 | 18.0 || 70 4| 28.0] » ) ) » » ) vi leto » 90 218.0 90 3| 27.040) 4| 160) 30 4 | 12.0. 99 4 | 360150) 4 | 20,0 100; 660.0] 100 1| 700/100) 7700) 100 6 | 60.0) 2100 6| 60.0]90) 6 | 54.0 O; 31/250 Î 40 5| 20.0! 9 657.0] 75 6 | 450! 10 5| 5.040) 5 | 200 80 5 | 40.0] 60 5| 30098) 549.0) 98 5| 490) 4 4| 1.61) 40 | 4 | 16.0 100° 7) 70.0] 100 7| 70.0 100 7|70.0]|100) 7] 70.0 100 6 | 60.0 [190 : 6600 20) 310.0] 80 ò | 40.0 ; 93 3 | 41.3. 90) 3450 10) S| 5.090) 3 | 450 5 h) 2.5 | 15 b) 7.5 15 ò 71.5 10] 3 3.0» » D) pIlBRS) » vo » ) » » ) i » ) |» » DI | TR. » ) » ) » » | » » » » » i 6 4 24 || 8 2 TO ) » » | » » | 980 4) 392] 98 5 | 49.0 | 98 5490100; 5500.) 20 5 | 10.0 || 10 4| 4.0 25) 615.0] 80 6148070) 6420) 90 6| 540! 80 5|400]||z0| 5 | 20,0 10) 5| 5.0) 60 $ |125.05 140) 5t 50) 95 5 | 47.5 4 &| 1.6| » » » » | » » 30 5 | 15.0 !| 60 | 3 | 300) 2 3 0.6 » » » » » » ua 25.7 || 51.4 26.9 ! 54.7 30.3 |!44.8 23.6 |[33.5 17.8 ||39.7 19.6 Medie barometriche Medie termometriche —- _ -—- | — — — - 9h 12h. 3h } 6h 9h 12h Comp. pi dec. | 9h 12h 3h Gh 9h 12h | Comp.p.dec, 1p.|752.06|752. 19|751. 71|151.93|751.90/751.59 (731.33||1P-| 16-76] 17.48/ 17,30) 16.28) 15.48! 14,98] 16.46) 15 39 21 50.60] 50.56) 50.40] 50.72] 51.21| 51.05 7 0.13(73 2° | 16.10] 16.76) 17.42) 16.78] 15.74| 15.10) 16.314 15. 3 | 53.57] 53.69! 53.30) 53.30] 53.98| 53.71] 53.539 52.463 | 19-02] 20.56 21.02. 20.36) 17.84] 17.30] 19.36) 20.01 4 | 51.64| 51.51] 50.92] 50.95] 51.34] 31.42] 51 ‘35/ 4 | 20.52| 22.02) 22.08] 21.52) 19.16| 18.80] 20.68 .5 | 51.47) 51.84 51.74] 51.94] 52.78| 52.75] 52.094 «3 9, || 3 | 18.56 19 72 19:92 19.28| 17.90] 17.32| 18.78) 19.50 6 | 53.62| 53.73] 33.58/ 53.52] 54.02| 53.99 35,13)” 6 | 20,62] 20.70] 21.58] 20,88] 19/25] 18.23) 20.21 1° os == re ———@ 71,6 | 69.6 | 75.0) 70.4 | 742 | 744 | 72.5 } 68.2 6 | 1045) 1230] 1251) 1199] 11.01] 91] 11.284 11-99l6 57.8 | 68.0 | 65.3 | 65.3 | 66.3 | 60.5 | 63.9 Barometro Termometro Media evaporazione Gasparin | Massimi Minimi Ù rn ] LIL Rel go | Ta o Comp, p.dec. 1 p. | 753.76)--3 0e | 749.94 : ) 1 p.i| 0.75 È .32 3.76 3°" | ‘51,931792.85 | ‘/9301 19.02 |>” | is. 10) 18.06 1595) 13.89 20] 036|08| 141 2.39 3.07 3 55.13/ 51.83 3 1.56) .86 È 1.0 .24 | 2.0 7.33 n 33-15) S6.26| 3005; 50.03) 7 | 8 08) 22.32 1725) 16.56 | £ 0-63 | 2.45 | 176 ia 6.09 5 53.89. 50.22 5 ] .96 5 0.2 .36 AA .01 6 3i.d9) 34.30 | 595g} 51.39 ]1G LA iti 17.004 15.88 || è 078 | 3:51 | 213 | 6.424 5:22 40 BULLETTINO METROROLOGICO Osservazioni Meteorologiche del Maggio 1873. ; ’ Quantità » Medie dell’Ozono (Ria lipiNuRia Media forza del vento 7h 9h 12h | 3hsy 6h 9h Î 12h,Comp. p. d. { 9hm ;12h | 3b, 6h, 9h |12h |Com.p.d. 1p. | 4.2 | 2.0 PIREO ZIS O SISI 3.0 NE) x ||} 0.57 13.11 1p.|10.5 | 9.8|14.7] 75 5.1; 2.7| 8.4 12.5 2 7.6) 2.3 3.6 | 3.6| 2.7 | 2.9 | 3.5 3.8 } °° |2} 13. 24 2 (19.6 |21.1|24.4|11 9|14.5, 7. 8! 16.5 si î 3 4.6 | 2.0 2.1) 2.9) 1.9 | 1.9 | 43 28 (2 8 3 î 16.03 3 |12.6 |16.6|16.0| 6.8 5.5| 6.3, a 9.2 RIO) » DAD )) » » ) "° ||4 16. ‘03 4 6.7 | 6.0/14.1|10.3] 5.4 3.4 LISCI Ret ISBRNNIMER ) DAINO »' Wp ) n»? |P] 15. 33 15.43 5 |13,0 |16.5| 8.7] 6.6 DL 6.6| 9.3/ 93 PERO » DIANE » » » 6° U6l 0. ‘104 «16 D) Daevid PARONA Numero delle volte che si osservarono i venti | N NNE | NE ENE | E ESE | SE |[SSEj S sso | SO| ose | 0 |oN0 N NNO|Calm.| Pred. | lp.|_0 4 12 0 0 0 0 0|0 (1) 1 6 2 1 1 0 3 NE 2 ) 0 4 0 0 (1) 0 0|0 0 1 1 9 6 2 0 1 (0) (13 2 1 LI 2 3 (1) 0 0|0 3 2 5 2 3 2 1 3 OSO (4 p (U) 9 2 1 I 0 0|0 (1) 1 1 3 0 4 0 9 NE {5 2 0 il 0 (1) 0 0 0|0 O-|-3 7 3 0 0 3 5 NE 0S0 6 4 2 6 2 1 0 0 00 0 ] $ 4 2 5 0 (A OSO Per decadi 1d.| 0 4 16 () 0 (U) o 0 O) 0 2 15 11 vi 3 0 4 NE 2 4 1 10 4 | 4 1 0| 0 | Di 3 3 | 6 5 3 3 t| 12 NE | 3 3 2 13 DLL 0 0 (1) 0) 0 3 | 15 7 2 5 3 9 0SO |Tot.l 7 59 ORO Da) 1 ol olo | 3 DES 825 12 11 4 | 25 NE Serenità media | Massa delle nubi 7 Sh | 120 | 3h | 6h | 9h | I2h (Comp. Dec. | 9h | 12h | 3h | Gh | 9h | 12h] Comp.l Dec. Ip. | 59.0 | 47.6 | 52.4 | 63.6 | 520 | 58.0 | 35.4 } 16.6 1. |21.7 |26.6 |25.6 118. 21.8 [10,8 20.8 Î 29.4 2 21.4 | 344 | 29.0] 54.0) 50.2 | 38.0 | 37.8 4 9° 250.8 136.5 (44.5 REL 31.7 (38.2 | 38.0 a 3 71.6) 824 | 77.6) 790) 79.6 | 80.0 | 794 Ì 60.3 3 [1256 | 84 [127 (120 [102 |12.0 | 11.3 18.2 4 18.0 | 29.0 | 34.0 | 58.0 | 59.4 | 48.0 | 41.1) °° 4 |23.4 |34.4 /31.2 [19.2 [20.1 |24.4 25.0 A) 5 49.0 | 41.0 | 194 | 25.4 | 75.2, 46.0] 42.7) 56.3 || 3 29.53 |33 5 n 12.% |14.3 |282| 324 93.9 6 | 77.8 | 57.0 | 59.3 _30.8 | 82.7 | 91.7 | 69.9" 6 9.9 |22.8 |21.4 |23.6 | 8.6 | 4.0 15.4 % Numero dei giorni Sereni Misti Coperti |Con.piog Con LR Vento forle| Lampi Tuoni |Grandine{ Neve | Caligine 1 p. 2 1 1 1 0 1 0 0 (1) (1) 2 1 1 3 4 0 2 2 LI 2 0 0 3 4 0 1 0 1 1 0 0 (1) 0 1 4 2 0 3 il 4 0 1 ;I 0 0 2 5 LI 1 | 3 3 2 1 2 1 0 0 0 6 4 0 2 1 0 2 0 0 0 0 4 Totale| 414 4 | 13 10 8 6 6 3 2 0 4 Medie mensili Barometro dalle 6 ore di osservazione . .... 752.24 | Forza del vento in chilometri... +. 10.3 Dai massimi c minimi diurni. . ......... 752.23 | Yento predominante. . NE Differenza gr 001 È b, Termometro cenligrado. . . . .. 0... .. 18.63 | Massima temperatura nel giorno 16 . . . . +. .+27.7 Dai massimi e minimi diurni . ...4...... 18.15 | Minima nel giorno 12... 0.6.0, 11.6 ; Escursione termometrica . .. La 16.1 Differenza ...- .. 0.48 | Massima altezza barometrica nel giorno 30. . 757.64 A rei Minima nel giorno;23... +.» 1 è ee i 745.59 Tensione dei vapori... . . . .. Paros 10.54 | Escursione barometrita 64 12.11 Umidità relativa +... .0-,- 200 63.9 | Totale Evaporazione - Gasparin . . ....... 150.15 Pvaporazione-ALmometro - Gasparin. . .... + 4.80 | Totale della pioggia . .... 0 00 1 45.17 SEPTOMIA a I RI a A E 54.4 Massa delle nubi... ... RIE SIOE è 23.8 000). I ZI, PRIN AI A ARC E ALE Il Direttore del R. Osservatorio G, CACCIATORE. BULLETTINO METEOROLOGICO DEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO N. 6 — Vol. IX. Giugno 1873. RIVISTA METEOROLOGICA I risultati mensili del giugno presentano un accordo quasi perfetto colle medie normali, ed il solo elemento che da queste sensibilmente si differenzia è la pioggia, al cui difetto suppli largamente il maggio, e gli altri mesi precedenti. Il giugno può dividersi in due periodi, ben definiti del resto dall'andamento stes- so della pressione: il primo di essi, variabile ed incerto, durò dal principio sino al giorno 13; il secondo dal 13 al 30, con bel tempo quasi costante. Il barometro oscillò fra due estremi nou molto discosti lun dall'altro, cioè frai mill, 749 e 759: segnò durante tutto il mese cinque culmini e cinque depressioni, che ebbero al solito le loro corrispondenze collo stato generale atmosferico di Europa, Difatti durante la prima decade la pressione si mantiene oscillante; variabile lo stato del cielo; nei giorni 5 e 6 vi ha un po’ di pioggia, ed il barometro abbassa sino al giorno 8 con venti del quarto quadrante. Risalito il mercurio sino al 10, dal 10 all’ 11 subisce un nuovo decremento per influenza di una corrente del 3° quadrante che ci apporta pioggia nei giorni 11 e 12. Da questo punto il barometro salisce sino al 15 per mettersi ad nu livello superiore a quello mantenuto durante il primo dei sopradetti periodi. Le condizioni del cielo persistono sempre variabili sino al giorno 19 per una leggiera depressione avvenuta intorno al 18; ma poscia il tempo si mette a bello, e non si turba che il solo 26, nel quale, per le condizioni generali della pressione in Europa, speri- mentasi l’ultimo minimo barometrico del mese. Dal 26 al 30 il tempo fu sempre bello, Durante il mese nessun fenomeno straordinario avvenne degno di nota, Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. IX. 42 BULLETTINO METEOROLOGICO NOTE al mese di giugno 1873. 1. Pressione stazionaria, tempo variabile; alle 10 p. m. gocce; mare calmo, venti 2 di "i 6 7 8 9 10. 11, 12, 13 14 15, 18, 19, 20, 25, 26, 29, 30. regolari. Nella sera baleni, Cielo coperto vario durante il giorno; a notte bello. — Pressione lievemente decrescente, mare calmo, venti regolari. Pressione crescente, cielo variabile, mare calmo, venti regolari, Giornata variabilissima; pressione oscillante; nella sera aria calda, e a mez- zanotte sud-ovest forte. Pressione tuttora oscillante, venti deboli di NE, temperatura elevata, mare calmo, A 0% 30" ed alle 8h 45% del mattino pioggia di breve durata e qualche tuono. Nella sera nebbie e lampi. Cielo coperto ; nel mattino pioggia, mare agitato. Al tramonto si mette una calma assoluta che favorisce l’addensamento di fitte nebbie; le quali a mezzanotte tolgono la vista dei monti circostanti e delle campagne. Corrente del 4° quadrante, cielo variabile, mare agitato, pressione debolmente decrescente. Corrente del quarto quadrante, cielo vario, mare calmo, venti variabili, Pressione crescente; continua la corrente del quarto quadrante, cielo vario, neb- bie, mare lievemente mosso. Cielo vario, venti regolari, mare agitato, Corrente del terzo quadrante; poco dopo il mezzodi cielo interamente coperto con dense nubi e vento forte di ovest. Mare agitato; alle 4° p. m. piog- gia, più tardi un forte tuono. Pioggia nel mattino, corrente di ovest, borometro oscillante, cielo coperto , mare agitato, Cielo coperto, corrente del terzo quadrante e mare agitato durante il giorno, Sera bella, pressione crescente. Pressione crescente, tempo bello, mare calmo, venti regolari. 16, 17. Cielo variabile, mare calmo, venti regolari, Cielo coperto variabile, mare calmo, venti regolari, Cielo coperto durante il giorno, bello a sera; mare calmo, venti regolari. 21, 22, 23, 24. Tempo bello, mare calmo, venti regolari, Cielo coperto nel mattino, a sera bello. Mare calmo, venti del quarto quadrante, temperatura elevata. i 27, 28. Cielo bello, mare calmo, venti regolari, Cielo Incido, mare calmo, venti regolari, pressione sopra normale. Tempo bello, mare calmo, venti regolari, TRENI E aio Osservazioni Meteorologiche del Giugno 1873. DEL Ro OSSERVATORIO DI ALERMO, 43 Massimi | | ago ep i Barometro ridotto a 0° | VEN Tnli | Termometro centigrado e minimi il DI * DS x 3° nd termometrici hm i2h gh Sh gh 12% | Rei, Pao ana 1 | 753.99) 754.10] 754.08] 753.09) 754. lé| 756.03|| 756.92) 753.30((20.9 [21.1 [21.3 |20.7 ‘20.0 |is.6 || 21.6 | 17.9 | 2 || 52073] 32.551 52.021 32.02: 32.00) 31.60 54.03] = 30.60(20.9 (20.6 (21.2 |21.3 [19.7 (19.1 || 22.5 | 17,0 3 | 53.19] 53.38) 3518) S4.01| 56 3I| 5656) = 54.56 5120210 [21,8 [22,3 [22.5 [21.0 (198 ll 22.6 | 186 4 56.94! S4.47] SIT] 3441: d4. 15) di. 88] DI. 05! d4. 00) 21.3 [23.6 [22.4 |24.3 [23.6 ‘24.2 | 29.5 | 19.4 ò 56.83! 36.48/ 55.52, d4.ò4| 54 32, 48] Eh, 41 93.33 122.5. |23.9 y26.3 [23.6 (22.5 {21.2 || 26.8 | 20.4 8 || 3658) 53.131 53.96) 55.87) 55.88 53. 33 | 6.53! = 33.33|[22.1 [21.8 [21.2 [20.9 (20.6 [19.8 || 22.5 | 19.7 T|| 32.81] 32.50! S219! 51.74) 532.20) 52.03 ss. 33| 31.65|22.4 (21.6 [22.1 [22.7 [20.6 120.3 || 229 | 19/7 8 51.73: dI. SI, 31.49) dI.5s) 32.20; 52.08 32.20; 51.12,/21.0 [22.7 [23.6 [23.6 [21.1 120.6 || 24.0 | 18,2 9 392.41] 32 n! 32.79, 33.23) S4. 13: 34.13 54.73: 31.63)[21.6 (21.3 |21.9 |21.8 /20.4 [19.8 || 22.2 | 19.8 10 34.50! dò. 101 34.49] 53.56) 533. 11 53.26 33.92! 33.26 1120 6 |20.6 |21.5 |21.2 (20.3 (19.8 {| 21.8 | 18.2 11 50.16; 49. 29 49.73) 49.20) 49.49] 49291! 33.26] 49.20121.2 (22.1 |20.6 |20.3 |20.6 [19.7 || 23.1 19.0 12 49.96] 50. 59| 30.50, 30.79) SI. 63 91.33 | d2. 48.35 [[20.4 |20,% |22.0 (21.9 [20.1 119.8 || 22.3 | 18.1 13 || 51.88) 32.00 sI.63) 52.03} 52.81] 5347 53. 30.901|23.0 123 6 (24.8 [24.6 [21.9 (209 || 250 | 194 | AE | GASI| 55400 33.76 360%] 56.76) S7.05) 57. 53.41 (120.7 (22.3 [22.7 [22.8 [20.0 [19.1 || 23.0 | 19.1 15 37.57! 57.68! 37.53) 37.19 31.49 37 26 38. 36.68 (20.7 20.4 |20.9 |21 0 [20.3 [195 || 21.4 | 18.2 16 || 56.19) 56. 93] SIG 16) 36.60) 56.60) 36.03 97.5: 36.03 ||21.7 !21.5 (22.1 [23.3 121.0 /20.9 || 234 | 18.8 17 || 55.53! 56.19) 35.42) 54.87) 94.59 54.35 | 36 34.33 (22.8 [221 [21.7 |22.3 [21.6 {21.0 || 23.6 | 19.3 15 34.77) 5481, 04.92) 34.70) 35.53 33.532 | dI.DL 33.52|122 7 |22.7 |22.8 |22.8 {21.2 |20.6 || 23.7 | 20.0 19 35.48 53.07] 35.81) 5577] 96.01) 55.81) 56. 39.21 ||22.1 (22.3 22.2 (23.9 |22.1 |20.2 || 23.6 | 19.0 20 39.82 96.18) 55.90) 33.96 36.98 37.05 37.05 55.31 ||22.2-1220 [22.2 [23.0 [21.8 120.7 || 23.5 | 19.0 21] 57.83] ST.86| 375% 5749! 51.92) 37.91 3817; 36.95|222 (22.1 |23.3 [22.2 [222 [21.6 || 23.6 | 19.8 22 57.22] 937.34 56.72, 36.78 36.83, d6.6% 56.85| 39.90 [|22.7 |23.0 |23.4 |24.4 [23.0 121.0 || 24.6 | 19.9 23 56.13 56 001 35.74. 33.84! 56100 55.83 | d6.6%. 33.44.1234 123.4 |24.3 [24.5 [23.4 122.4i| 25.4 | 19.6 24 36 62] 36.27 55.91; 53.69) 56.16 36.28 | 36.95] 93.32 ||124.0 |24.5 |25.2 |26.6 |23.9 |23.4 26.6 | 21.6 | DS 54.70) 34.691 34.17! 34.00! 542% 533.59 36.28, 33.59 1124.8 126.0 [27.8 27.8 (24.3 (22.7 || 285 | 22.4 26 || 5246) 5242) 31.82) 5175] 52.12 52431 5350! 50.99/[25.7 [20.2 (269 (258 [227 |222 | 26% | 216 27 34.06 «L 54.23) 34 97 99.5Ì, 30,38 | dudò, 32.45 24.0) 23.9 24.6 34,9 |23.6 22.4 23.6 | 21.0 28 57.08) 574% 37.57) 57.59, 57.57) 58.62. ON.62 36,56 24.5 24.3 |24.7 |24.6 23.1 [21,5 || 25.5! 21.0 29 58.521 38.80) 358.49) 58.43] 38.51 | 38 29 Il 39.88 | 98.14 {124 3 (23.6 24.6 26.0) 24.1 22.2 26.0 | 20.0 30 38.07| 38.01 37.67] 5722. 57.22: 37.181 33.29! 57 1824.5. 24.9 25.4, 26.3 124.3 22 4 4 265.3 21.8 M. 54.84 ei 34.69 | 54.53 0%. -85) SI sso) 33.67 ||22.33|22.64|23.10|23.38/21.83]20.91]|24 12 | 19,59 I Ì I l Osservazioni iieieorologiche del Giugno 1373. | Tensione dei vapori Umidità relativa Stato del Cielo |a 12h, sh 6D 9h, 12h 9fim| 1 12h 3h, 6h, 9h 12h 9hm 12h Sie TRENIGI 9h 12h 8.73/10.42'19 65 ‘10.30 ti selanmall 47: 56/5 | 56 | 69; 74 |[Bello Nuv. Nebb. |Cop. Cop. Cop. 212. 49/13 3:99/14.61[12. 4:32.77/12 39, 68 | 78 | 781 651 75) Z5][Cop Cop. Cop. Cop. Bello Bello 315. 90/13, 80|13. 32|14.19, 14. 31/13. 66) 13 711/67) 70) 75 79 Cop Bello Bello Cop. Nebb. |Bello 414. 12 13 14,13.48|14 321 1.48!10 76 n) 61 | 67) 63/34) 4]ose Cop. Lucido |Cop. Use. Msc. 5 14 04 12. 7011 07, 14.35 13.40) 14. 61| 69 | 58 | 43) 66 66 78 (Cop Cop. Cop. Cop. Nebb. |Osc. 6 14.45 1425/14. 14 14.56(15.04114.26]] 73 | 73 | 79 81 83 83 O)sc Nebb. Osc. Msc. Cop. \Osc. 1 852/1047, ;10.94|11.72;11.66/11.31] 43| 56 | 56) 57] 64! 64|Lucido [Misto [Cop |Nuv [Bello |Nuy. 8/11.61;11.55 tea 8.61.11. 41/11,23| 62 36/50] 40) 60) 6|C0p. Nuv. Nuv. Bello |Lucido |Bello 9 11. 23'11.41 10.48;10.76 12. .11;11.95] 58 | 60| 54 | 55 | 71) 70 (Bello Nebb. Nebb. Cop. Bello Misto 10/13.60:13.20/1290,13.24 14.17|12.70/ 80| 7 | 68 71| 80] 74|[\obb. |Cop. {Nuv. {Misto [Bello |osc. 11/13 /06/12.47411.87/12.04 12:45/11.12| 10 | 63 | 66] 681 69, 6 Cop. |Cop. [Ose. |Cop. |Misto [Nuv. 12013.14;11.45111.06/12.19 12.16 11 81} 74 | 66 | 56] 62|69, 69/Cop. |Cop. |Cop. |Misto |Nuv. |Cop. 13/11.15/12.75|10.44/11.12) 9. 93/10.39]| 56 | 39 | 45 | 45° 51 | 36 |[Nuv. Osc. Cop. Bello |Nuv. Lucido 148.52) 9.11] Dal 6.55! 9.67! 9.01 47 | 46| 45| 32. 56| 35 {bello |Bello [Bello |Lucido |Lucido |Lucido 15|| 9.22'11.20'12 43/12.34 10 57 11 961 51 | 63 | 68 66 | 60| 71 (Bello Bello Bello Msc. Nuv. Misto 161/11.40113.21/12.47112.59 13.52/12.041| 59 | 69 | 631 59| 73] 66]|vebb. |Nebb. |Cop. |Cop. (Bello [Bello 17|113.60:14.67 14.29'13.7.,14.54|14.71] 66| 75 | 74| 68) 75 | 79|ose. Cop. Nuv. Cop. Nuv. Lucido A8|14.73 14.67/13.22/15.00:13.87:13 60| 72| 71) 64] 73/74! Tsllcop.v. |Cop. |Cop. |Cop. |Nuv. |Bello 19/113.26,10.67112.78 14.14 14 6712.4767 | 52| 64 67| 73 | 71|(Cop. Cop. Cop. Cop. Bello Lucido 20/12.39.13.70/12. 9716 32 14.65 14.091 62| 76 | 70| 69 75) 77(Lucido |Bello |Nuv. [Bello (Bello |Nuy. 21/(12.98113.66116.63/16.03;14.99 14. dio CE 69 | 78/81] 76| 74|lLucido [Bello |Nuv. |Bello, |Cop.|Bello 22/14. 56|45 32/15.48,16.06/16.24:13.12 15) 72) 71] 78; 82||Lucido |Bello Bello Bello |Bello Lucido 23|(14.03:15.72/15.3915.97 16 13 12.58 13 68| 69 | 75 | 64 iLucido |Bello Bello Misto |Bello |Lucido 24|16.65'14.63|14.63115 94 16.31 16.16 d; 64 | 611 62] 74] 75/lvebb. |Cop. Nebb. |Lucido |Lucido |Nebb. 25)(15. 107/14. 80112. 27|12. 27 11.66 12.48] 64 | 60. 424 | 44 | 52 | 6I |[Osce. Cop. Cop. Nuv. Bello Lucido 26|/15 46115.91/14.55!14,28!15.62.13.20]| 62 | 67) 62] 57| 77) 66/Lucido |Bello Bello cop. Bello Lucido 27/14. 9415. 00|15.88/15" 69|16.04:14.92| 67 | 68} 69! 67| 74 | 74 ||Nuv. Bello Bello Nuv. Nuv. Nuv. 28(12-1v 11.16|12.85,10.11/11.86 10/03 53 | 50 | 56| #8 | 56 | Sî [Bello [bello [Bello |nello [lucido [Lucido 29] 9.6014. ‘02111. 73'13,74 15.91) 12.01 43 | 65 si 60 Lucido {Lucido |Lucido )Lucido |Lucido {Lucido 30||12.65112,73]16.33 15.24 16.06, 14.26 54 PE 60 1} ||Lucido |Bello Bello Bello Lucido |Lucido M. PRA) 13. Sia -14, 13 38, 12. 1065 ife DC UCI ù 66 ‘6 69.2 [ i i ] » ALe 2 ARL SE ——— i | “| 44 BULLETTINO METEOROLOGICO Osservazioni Meteorologiche del Giugno 1873, (| Evaporazione Gasparinj Forza del vento in chilometri Ozono il !| 7hm., 3hs. , 12hs, Totale Shm., 12h, 3h | 6h, 9h 142h/7hm; 9hm | 12hm 3hs | 6hs { 9hs |12hs | LI 0.85 | 3.90 | 2.45 | 7.20 1 2 » 2 4 (1) urti » » » » » ) 20 0,05 | 245 | 1.85 | 4&35|| 4 | gal [aiin' Se 040 ko » » 40 | 55 | 2.0 1.0 z\ 0-50] 2.80 (183 | 5.450 2; 1 f 1 2] 0] 30| 3.0 2.5 2.5 | 2.0 | 1.0 1.0 #| 0.35 | 2.30 | 3.30 | 5.95 || 0 | PI TOGA C ATENA! 1 6 5.5] 5.0 3.0 » » 1.0 0.5 | | 1.70 | 0.50 | 2.05 | 4.25 NRE 2 0 1). 6.0| 1.0 2.0 4.0 | 2.5 | 1.0 2.0 16 0.45 | 3.05 | 420 | 770)) 2 | 3] 31 0| 0) 0 65/50 5.0 6.0 | 5.0 | 0.5 0.0 70.33 | 4.550) 207/6097) 3° 6 | 403] A] 50015 » 6.5 | 45 | 5.0 5.0 {S| 0.68 | 3.60 | 2.90 | 7,18) 24 2| 4| 3 0 1] 5.0, 50 | 35 » | 40 | 1.0 1.0 9] 0.40 | 4.40) 2/23 (7/03 || 20 60 (&| 25 dalai 358 c4 e (5 3.0 | 40 | 2.0 4.0 (10197 | 2.50) 185 | 632) 0| 3 3] 1| O| 41| 35 10 3.0 35 | £40| 30 2.0 11) 0.40 | 3.50 | 0.00 | 3.90 of 1] 5| 3 3] 1] 30| 3.0 1.5 4.0 | 45 | 40 6.0 (121 0.38 | 3.60 | 1.65 | sic0l 3| 3 3 2 1 1|| 5.0] 5.0 4.0 45 | 3.5 | 2.0 4,0 (13178 | 445 | 183773) &| | &| 2 2 1 5.5) 2.0 1.5 30 | 30 | 1.0 6.0 14 1.77 | 5.145) 3002/9948] ‘#| 3] 2] 20 004] 50] 1,5 4.0 45 | 20 | 2.0 4.0 15] 0,58 | 3.40 | 2.05 | 6.03] 2 2 2| 2 1 1|| 3.0) 3.0 2.5 5.0 | 45 | 15 2.0 {16 0.70 | 2.85 | 1.35 | 4.90|| 1 2 2a 1 2 20| 15 5.0 3.0 | 3.0 | 2.5 1.0 17] 0.85 | 2.30 | 1.89 | 5.04 | 1 3 alp 0| 0] 15) 10 1.0 3.5 | 2.0 | 0,5 0.5 (18) 0,36 | 2.35 | 1.95 | 4.66 2 2 2 1 2 {|| 25| 25 1,5 2.0 | 3.0 | 0.5 0,5 19] 0.80 | 3.35 | 1.50 | 5.65] 2| 2) 2| 2 0) 41) 2.0) 05 1.0 25 | 2.0 | 0.5 0.5 20] 0.90! 3.60 | 2.28 | 6.78 1 3 2 1 1 1 15| 10 2.0 2.0 2.0 1.0 0.5 [21] 0.47 | 3.40 | 2.65 | 6.52 || 5.1 [21.1 [165 | 8.3 | 3.14] 7.6) 3.0| 10 1.0 25) 10 | 2.0 0,5 22) 0.63 | 3.00 | 3.21 | 6.86 11,7 [14.2 [173 |13.5 | 1.0! 61} 20| 10 1.0 1.0 | 10 | 05 0.5 23 0,09 | 3.10 | 3.00 | 6.19 || 6.5 |18.1 [11,7 /10.3 | 0.0|%40|| 3.5! 10 3.0 3.5 | 3.0 | 0.5 2.0 24) 0.40 | 2.60 | 3.70 | 6.70] 5.8 [13.6 | 46 | 2.4 | 64/00] 40| 10 1.0 15 | 1.0 | 05 1.0 25) 0.00 | 3.75 | 3.25 | 7.20 || 4.6 (13.7 |19.3 [15.9 | 6.5 | 0.0] 3.0| 0.5 2.0 2.5 | 25 | 1.5 5.0 26|| 0.40 | 3.65 | 1.35 | 5.37 [11.9 | 8.7 {36.2 {15.5 |54[44|| 2.5 | 2.5 3.0 4.0 | 2.54 2.0 4.0 27) 1.68 | 3.40 | 2,55 | 7.63 || 9.5 /22.9 (13.9 | 8.3 | 1.700) 0.5 | 3.0 3.0 3.5) 40 | 2.5 2.0 28) 0.40 | 3.85 | 2.50 | 6.75 || 9.3 [19.3 [10.7 [15.1 | 0.0 | 5.8|| 3.5 | 3.0 4.5 25 | 20 | 1.0 3.0 29] 2.45 | 2.90 | 2.55 | 7.90 [12,5 j29.9 [12.7 | 9.7 | 0.6/ZA1]|| 3.0| 1.0 1.5 45 | 2.5) 0.5 3.0 30) 4.45 | 3.35 | 2.70 | 7.50 || 8.9 [14.8 [18.3 | 9.5 | 3.0.0] 2.0) 10 1.0 1.5 | 3.0 | 05 1.0 M.i 0.79 | 3.25 | 2.33 | 6.37 1.728 26|19 1011 | 35 | 2.3 2.6 34 | 3.0 | 1,5 2,2 Ì } ! i Osservazioni IMeteorologiche del Giugno 1873. agri: IE ; Pioggia, Stato Direzione del vento Direzione delle nubi in del millimetri mare 9hm 12h 3h 6h 9h 12h 9h, 12h 3h 6h 9h |, 12h alle 8 1 ENE NE NE | ne NE Calmo || » ) ) | » » » » 2 2 NNE NNE NE NE Calmo | 0SO » » » | » ) ) » 2 3|| NE NE NE NE OSIO) Calmo || » » pa vili FIdsGa) » » » 2 (4 Calmo | NE NE NNE | 0S0 |So » » DR » DE » 2 S|| NE NE NE NNE Calmo | 0SO D) Pig CORAL » » » 0.82 2 6| E NNE NE Calmo | Calmo | Calmo ) » ) ) » » 0.45 2 1 SO ONO (0) 0 ONO 0 » NO | NO | NO No ONO » 2 8 NO NNE (0) (0) Calmo | OSO » ONO| » » » » » 2 9| NNE No 0 NE (ORIO) SO » » » » » lo) » 2 10) Calmo | NE NE E | Calmo | SQ » » » » » » » 2 11) Calmo | NE I) oso | so SO ) Spa eo D » 4.00 3 12/0 (0) 0 N NE E (o) (0) O | » » » 0.19 3 13) 0S0 So OSO (OSXO) 0S0 OSO » » » » » » ) 3 14|| NO (0) (0) (0) Calmo | SQ ) ) ) » » » )) 2 15) ENE NE NE NE NE so ) ) » » » » ) 2 16) NE NE ENE NE (ORTO) SO » » » » » » » 1 17| NE NE NE NE Calmo | Calmo » » ) » » » » 2 t8| ENE NE NE E 0S0 (OSIO) » » » » » » » 2 | 19] NE NNE NE NE Calmo | 0SO » » » » » » » 1 ‘ 20|| NE NE NE NE 0s0 SO » » » » » » » 2 21|| NNE NE ENE NE NE oso » » » » » » » 2 i 22)| NE NE NE E oso oso » » Dei » » » 1 | 23)| NE NE NE E Calmo | SO )» » » » » » » 1 24|| NE NE NE NE NE Calmo || » » ) » » » )» 1 25) N 0s0 ONO ONO OSO Calmo » » » » » » ”» LI 26|| NE NE N E oso 0 » )) » » » » » 2 27|| ENE NE NE NE NE Calmo » » » » » » , )) 1 28|| NE NE NE NE Calmo | 0SO » » » » » » » b | 29|| NE NE NE ENE 0sS0 IO) » » » » » » » L | 30)| NE NE NE NE OSO oso D) » » » » » » | |M, i Ì DEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO 45 Osservazioni Meteorologiche del Giugno 1873. Nuvole na Eq 0] Di aL» rn —_ n —ié Vol., Dens. Mass Vol. Dens. MassalVol., Dens, Massa] Vol. Dons. Massa Vol. Dens., Massa Vol. Dens, Mass] | il 2] 02| 04 35) 0.4] 14020] 03) 6.0 9| o&| 360] 90| 05° 450 || 80°) 05 400) 2l 70 5|35.0| 75 4 | 30.0| 60 4|240| 70 5|350| »| ‘» Seui age [nzalo (i 3 60 5 | 30.0 5 4° 2:00 5 4| 2.0) 90 &| 36.0] 60) 318.0) 5 2 10 4ll 100 5|500]| 60 4| 24.0 » » » | 60 4 | 24.0100) 3 50.0 |[100 6 60,0 5 05 4 | 38.0; 98 5 | 49.09 5 | 45.0]| 98 549.0) 9, 3 285/100) 4 z00 6 100 6 | 60.0)| 100 1| 10.0 1100 6 | 60.0 |) 100 5 | 50.0) 98 3| 49.0|100| 5) 500 ll » »| » || 50 6 | 30.0] 60 6| 36.0) 40 3| 200] 5 S| 2.530) 6) 180 Sl 60 5|30.0| 40 5 | 20.0] 30 5|415.0| 2 &| 0.8) » » » || 10 4| 40 9 45 4 | 6.0] 60 2 12.0|) 60 2| 22.0)| 90 4 | 36.0) 15 3| 4550} £| 200 10] 80 2| 160] 90 $ | 45.0 |) 30 4 | 12.0|| 50 4 | 20.0 2 3| 0,6 |[100 5 | 50.0 11 80 4 | 32.0] 80 4 | 32.0 |100 770.0) 98 6 | 58.8|| 50 6 | 30.0 || 40 520.0] 12] 9g 6 | 58.8) 70 5| 35.0] 60 6 | 36.0|) 50 5 | 25.0)| 20 4| 8.0] 60 4 | 24.0 13Î Zo 5 | 20.0] 100 5 | 50.0! 70 6 | 42.0 8 4| 32] 20 5100] » » » A4ll 5 5 2.9 È) D*| 2.50]: 2 3 | 06] » » DAI 4) » ) » » » 5 8| 2] 46 10) 2] 20/10) 2] 20010) £|zo.0| 20) £| 8050] 4| 200] 16 50 3 | 15.0) 40 3| 12.0), 90 4 | 36.0|) 60 4 | 24.0 2 £4£| 0.8) 5 3 ds 17|| 100 5 | 50.0] 98 4 | 39.2) 30 4 | 12.0|) 80 5 | 40.0) 25 5| 412.5] » » » 18] 90 5 | 45.0! 90 3 | 45.0| 90 5 | 45.0] 95 5/47.5) 20 5| 10.0) 5 5| 2.5 19) 70 4 | 28.0 60 4 | 24.0! 95 5/47.5| 70 SN Za0.|f 2 3| 0.6) » Di h #ag 20 » )) » 15 5 7.5 | 30 5 | 15.0 8 3 24 4 3 1.2 || 30 4 | 12.0 24 » » » 10 5| 5.020 5 | 10.0)) 15 5| 75) 60 4| M0|| 4 4&| 1.6 22 » » » 5 5 2.5] 9 5 2.5 15 5 1.5 2 4 0.8 » » » 23)» » » 2 4| 0.8; 10 z| 4.0; 50 4 | 20.0|| 2 4| 0.8] » » » 2z|l 100 3 | 30.0 60 4 | 24.0 30 3 9.0 )) » ) » » » || 40 2 8.0 25,1 100 5 |50.0|| 70 4| 28.0: 70 5 35.0] 30 4} 1.0] 2 ò 1.0 » » » 26 » » » 10 5 3.0 Î 10 5 5.0 90 5 | 45.0 2 5 1.0 » » i cn 27 20 5 | 10.0] 15 5| 7.515 8] 75) 25 5| 12.5] 40 3 | 20.0 || 40 4 | 16.0 28 2 4 0.8 2 4 0.8 I 2 2 0.4 2 2 0.4 D » )) » » » 29 » » » » » )) I » » » » » ) » » )) » » » T) » &| 108. 2 4| 08] £ 4| 1.6 » » » » » » Pot44.s 20.3 || 45.2 18.7 139.9 19.7 |\49.7 23.0 ||24.5 10.9 ||28.3 13.0 | Ù | Medie barometriche Medie termometriche 9h, 12h 3h 6h 9h 42h] Comp. p.dec- 9h 12h | 3h 6h 9h 12h |Comp.p.dee,| Ip. 154,72|134.20|134.13|733.75|753.90/753.91| 754.10/753 go|| 1p-| 21.32| 22.20) 22.70) 22.52] 21.36] 20.38] 21.78) 04 35 53.21) 53.19] 52.98] 52.87] 33.24) 53.09] 53.09) /°°-VU|| 2° | 21.54| 21.60] 22.06| 22.04| 20.60| 20.02 21:31} î 5 52.88| 53.00] 52.99) 53.03] 53.64| 53.68] 53.21) », gg 3 | 21.20| 21.72 22.20. 22.12| 20.58| 19.80| 21.26) »4 go 4 | 55.70| 55.96] 55.76] 55.58] 53.90] 55.25] 55. 71 4 | 22.30) 22.16) 22.20) 22.94| 21.54| 20.68] 21.97( <°* 5 | 56.30] 56.43) 56.02) 53.96| 36.25] 56.05] 56.21) «g.qg|| 3 | 23-42] 23.80) 24.80 25.16] 23.36| 22.22] 23.80) »3 96 6 | 56.04] 36.23] 55.97) 55.97] 56.19| 56.621 536.17) 6 | 24,20) 24.381 24,84) 25.52| 23.56! 22.14] 24.11 23 Medie tensioni Media umidità relativa 9h 12b sh , 6h 9h 12h Comp.p.dec. 9h 12h 3h 6h 9h 121 Comp. pi dec.| 1 p.| 12,66 12.81| 12.67 13.12) 12.00) 12.64| 12.65) ,, 911 p.| 66.8 | 64.8 | 622 | 64.0 | 64.2 | 70.8 | 65.5 } 65.4 | 2° | 14.59] 12.18] 11.98) 11,84| 12.95] 12.29] 12.19) 2 63.2 | 63.4 | 61.4 | 60.8 | 71.6 | 70.8 | 65.2) 3 | 11.01) 11.40) 10.98) 10.85| 10.93| 10.86 uo) 12.29||3 592 | 59.0 | 56.0 | 55.2 | 61.0 | 63.2 | 589} 64.0 | 4 | 13.08] 13.38| 13.35) 13.96| 14.2î| 13.38] 13.56) ‘£-2%|% 65.2 | 67.4 | 67.0 | 67.2 | 74.0 | 73.6 | 69160” 5 | 14.66) 14.83] 14.88) 15.23| 15.07] 14.20] 14.81) ,, 333 68.0 | 67.8 | 64.6 | 65.2 | 71.0 | 71,2 | 68.0 | 64.9 6 | 1297) 13.80] 14.27) 13.82] 15-10| 13.06] 13.84 149316 | 56.01 60.8 | 61.0 | 56.6 | 69.8 | 65.6 | 617 ì Barometro Termometro Media evaporazione Gasparin : Rini CLI A 23.80) 55, ipo ia ; | AE Î La | da Corpi p.dec. P. : -69)2= p. 0 .66 p. | 0.69 | 2.39 | 2. 381 6: n Seite lin ie Mi dci .80 + 1.76 2.96 7 ì i 4 ; k BGN 95.65 | Si:3g) 59.32 /|% 2356) 23-26 | 19:29 19.99 ||} | QD | 299 | 179 | 5.40) 6.02 5 56.97. 55.44 5 DI.741 de 20.70 5 .32 | 3.17 2 6 | 6 37.19) 37.08 | 3566} 55.25 || è 23.961 25-85 | 51:08, 20-99 Il 1.28 | 343 | 232 | 7 1084 * vi 46 BULLETTINO METEOROLOGICO Osservazioni Meteorologiche del Giugno 1873, ; ’ Quantità | P Medie dell’Ozono ROTTA Media forza del vento \ 7h 9h 12h 3NS| 6h | 9h 12h Comp. p. d. i "{9bun 12h, 3b 6h, 9h |12h | Com. p.d. 1p.| 48 3.0 DI ILDN | 1.3 Î 1.1 2.1 39 1 0.151 0.97 1p.| 1.0 | 20) 1.6 16 0.8, 1.6, 1.4 1.8 2 | 4.1 3.4 4.0 | 48| 43 | 2.31 2.4 SEL va È 0.15 SEZ 1.8 | 4.0] 3.6| 20] 0.8 0.8! 2:91 d 3 |43| 29) 2742) 35/24/44] 35),,8 AI Ai 3.2] 2.2] 1.4] 1.0 22 Dal & 2 A:9 155) 2.1 3.0) 2.4 1.0) 0.6 1.8 42° [4] 0.00 indi 1 1.4 | 2.4] 2.0| 1.6| 0.8 1.0 15) Ù 5 |34]| 09] 16/22) 17 10|48| 187,5] 000) gggl5 | 6.7 (16.1/13.9/10.1 34 3.5) 9.0 10,0 DELE 2 2i6 Ino.6.i 28! 13.0 2.6 Rt9I Nd 013 0.00) O II6 110.4 19.1!18.4|11.6| 2.1] 4.1/11.0\ | Numero delle volte che si osservarono i venti ALIAS È cei | N |NNE|NE| ENE| E | ese|{SE|ssk| S| SsSO | so|0se| 0 | 0x0 | NO | NNo|Calm.| Pred. ip. 0 4 | 15 1 0 0 do) 0| 0 OA 4 (1) 0 0 (1) 5 NE 9 | 0 EA ‘908 A RO ARCI O NC CE GC SITO 0:03 le ale 3 0| 6 O E Sal ba 0 6 1 1 (1) 0| 0| 0 0 5 6 7 0 t] 0 2 0 4 | 0 | 16] AOP e eil 0| 3 NE 5 1 1 | 14 1 2 0 0| 0| 0 I) 1 5 O) 2 0 0 3 NE 6 | 1 1 | 16 2 ] (1) 0| 0) 0 0 | 2 5 (1) (Ù) () () 2 NP | Per decadi TROIE E E E e NE QUA TR OR i TRO RIC OOO ONE AI REC RTRAR O 1 | O cab Une 3 2 DI 301 pa nana () 05) pOelg0na)0 3 10 ohi 2 (1) 0| 5 | NE RA i RO a sr ps ne VOTI TARRA A A ANT i, na i | ; Serenità media | Massa delle nubi 79h ] i2h | 3h | 6h ) 9h | 12h [Comp. Dec. | 9h | 12h] 5h | Gh | 9h , 2h] Comp.i Dec, | Ip. | 34.6 | 45.4 | 65.0 | 18.4 | 31.0 | 43.0 | 39.6 } 13.1 tp. |50.7 23.8 |15.4 |36.0 [28.3 138.2 21.1 I 281 200) 45.0] 32.0] 44.0! 43.60 76.0] 42.0) 47.8 | “|a 122.4 1234 |27.0 |25.4 |11.3 (28.4 29.0 ; 3° | 53.8 | 47.0 | 51.6 | 18.8 | 78.0 | 70.0 | 58.2 } 56.6 3° |25.0 [24.3 [30.4 [25.4 |11.2 |12.8 21.1 I 90,8 4 480 | 39.4 | 33.0 | 37.4 89.4 | 92.0 | 54.9 | % |27.6 |25.5 /31.1 [29.8 | 5.0 | 3.2 20.4 Li 5 60.0 | 70.6 | 75.0) 78.0 86.8, 91.2 | 76.6 } 83.6! 5 16.0. (12.1 {12.1 | 94 | 5.3 | 1.9 9.5 1.0 6 | 95.6] 912] 9421 758° 916] 920] 9064 566 |22|28] 271.9] 42/32] 5 ; | Numero dei giorni | Sereni) Misti "i Copertì |Con piog Con neb.) Vento forte) Lampi Tuoni \Grandine Neve Galigine 1”. | 2 | PALA ASBI CL 2 1 0 0 1 2 |Asa ing 2 2 0 0 0 0 I) 3 DAN I LI | 2 0 1 1 1 (1) 0 0 4 Asi 3 1 | 0 1 0 0 (1) 0 0 0 5 4 | 1 Camino gici 1 0 0 0 0 0 0 6 5 0 dat sato bdo, at | 0 0 0 0 4 Totale] 16 | 9 SERE ROMAE, 3 2 OTTO 2 Medie mensili Barometro dalle 6 ore di osservazione . . . .. 754.76 | Forza del vento in chilometri . . ++ +++. 2.0 Dai massimi e minimi diurni. . ......... 754.76 | Vento predominante. . . . . 5008 Ta RRRIESACI I NE I} Differenza. .... . 0.00 | Termometro cenligrado. . < . . .. +... + + + . 22.38 | Massima temperatura nel giorno 25 . . . + + + .4+-28.5 Dai massimi e minimi diurni . ..........21.86 | Minima nel giorno 2... +0 17.0 | - == Escursione termometrica . .. .... pin baie: (199 Differenza ...-.. 0.52 Massima altezza barometrica nel giorno 29 . . 758.88 Minima nel giorno 12... 6. e 6 +++. + 748.99 Tensione dei vapori. . . .. natia baeo dt 13.01 Escursione barometrita LL 6.664 +. 10.33 Umiota rela iva Re afelio Vee 64.7 | Totale Evaporazione- Gasparin ......... 190.95 Fvaporazione-Almometro - Gasparin. . ..,. . 6.37 | Totale della pioggia . .... 00 816 | SEEN net AR E . 61.3 Massa delle nubi... ... BIANI : : 17.6 OZONO rie aa sud: 2.1 Il Direttore del R. Osservatorio G, CACCIATORE. BULLETTINO METEOROLOGICO DEL REAL OSSERVATORIO DI PALERMO N. T7— Vol. IX. | Luglio 1873. RIVISTA METEOROLOGICA Nello scorso mese facemmo notare come, cessata colla prima metà di esso la grande variabilità che predominò in tutta la primavera, si fosse nella seconda metà stabilito un periodo di calma, turbato appena qualche giorno dalla influenza di lontana burra- sca, e che il barometro appena avverti. Or nn tale periodo, nelle condizioni mede- sime, sì protrasse a tutto luglio, e solo con quelle differenze naturali prodotte dal- l’avanzarsi sempre più della stagione estiva. Poco invero avremo da dire del luglio, e quante poche variazioni durante lo stesso sieno avvenute lo mostra la deficienza delle note. Solo che una costanza simile di stagione, non essendo del tutto solita, ci ha indotto a far dei confrouti cogli anni passati per gli stessi mesi; e difatti noi troviamo una certa singolarità per quest’ul- timo luglio, che non è affatto inutile di far rimarcare. I nostri confronti abbracciano una limitata serie di anni, quelli cioè nei quali ab- biamo osservazioni termografiche esatte, che contano dal 1865 ad ora. Questa serie sebbene molto limitata pure ci serve benissimo; e difatti troviamo in essa i massimi sbilanci termometrici delle varie stagioni estive. Fatti i confronti troviamo : 1, Che la massima temperatura assoluta del luglio 1873 è la più piccola fra tutte quelle della serie, cioè di 30°,2 nel mentre negli altri anni si è arrivato molto al di sopra di detta quantità. 2. Che la minima di 21°,3 è la maggiore fra le minime temperature sperimentate negli altri anni nello stesso periodo del luglio; d’onde ne consegue che la escursione tanto diurna che assoluta del termometro essendo stata relativamente assai piccola, il caldo ha dovuto avvertirsi maggiormente, essendo risaputo che non sono tanto gli estremi termometrici quelli che fanno giudicare del rigore di una stagione, quanto 48 BULLETTINO METEOROLOGICO la costanza della temperatura, e la sua differenza colla normale; difatti la media mensile del luglio in parola superò la normale di un grado, e si mantenne tanto co- stante, che in media fra il giorno e la notte le escursioni del termometro non supe- rarono i 4°,4; quantità in vero assai piccola, e che determina in principal modo la singolarità del mese in esame. Il barometro mantennesi anch'esso assai quieto; qualche lieve ondulazione fu pro- dotta da cause lontane, e senza consegnenze per noi, tranne del giorno 21 che con un giro di venti dal NE pel Nord al SO il mare agitossi fortemente, Anche nella pressione, per lo stesso numero di anni sopra considerati per la tem- peratura, abbiamo notate alcune particolarità che è pur bene accennare. La media mensile barometrica in luglio fu la più grande di quelle osservate nello stesso mese per gli anni che son corsi dal 1865 al 1873; come pure la minima è a sua volta massima fra tutte quelle del periodo stesso, ciò che ci porta alla supe- riore conseguenza di escursione limitatissima, e che, essendo di mill. 7,20, è quindi la più piccola fra tutte le mensili escursioni notate. La serenità del cielo predominò costantemente, né mai una goccia di pioggia cadde a rinfrescare il suolo inaridito dal cocente sole di luglio, N, B. — Per guasti avvenuti all’anemometro la forza del vento per le prime quat- tro pentadi è data a stima preso il 9 come massimo, e 0 la calma assoluta. — Per le ultime due pentadi la forza stessa è data in chilometri come per l’ordinario, NOTE al mese di luglio 1875. Dal 1° al 20. Cielo sempre bello, mare calmo e venti periodici. 21. Cielo bello, ma durante il giorno venti forti di NE che piegano a Nord alle 9 p. m, ed indi a SO. Mare fortemente agitato. Dal 22 al 31. Cielo bello, mare calmo, venti periodici regolari. (e DEL Ro OSSERVATORIO DI LALERMO, Osservazioni Matngraleziohe del Lusi 1873. M. È i e A Massimi Barometro ridotto a 0 Massimi è minimi Termometro centigrado | «minimi pai. i Dad Ter PASTE nd di ti I termometrici 9hm_ 42h 3h 6h, 9h, 12h © [(0hm j12h 735 6h, gn a 1 || 156.17) 755.96] 755.99) 755.24] 755.97] 255.91) 75748] 795740265 [25.4 [26.8 [27.2 126.6 [243 | 27.7] 221 2 55.79] 56.04] 55.941 55.84; 36.09| 55.91 36.59 35.75 [126.4 |25.8 |26.1 [23.8 [24.6 123.1 || 26.7 | 23.1 3 55.83| 55.94] 55.68/ 55.43] 55.40] 55.53| 55.99 34.91 124.2 |24.2 [24.9 |24.8 [24.3 123.70! 25.8 | 22.5 4 || 55260 5533) 55.23) 55.08) 55.04) 55.19] 53.531 5&535][242 [24.6 (26.5 [25.7 [239 1224 Il 257] 224 |! ò 54.84] 54.62] 535.28 34.37 34.45, 94.63 || 93.30 94.00 24.8 |24.8 196.0 |26.1 125.9 22.4 || 26.2 | 22.0 | 6 54 88| 54.90! 54. 77 34.93] 53.46! 309,96! 55 96 54.06 ||123.0 |26.0 |26.0 |26.6 1249 4 26.7 | 21.3.|! 7 56.43] 96. nl 56.74! 56.50] 56.77) 57.21 97.21 53.70 [|26.0 |26.3 |26.7 [27.6 [25.6 [24.3 || 27.6 | 22.6 || bb) 56.71; 536.61! 536. 24] 59.78) 56.58) 55.46) 97.22 53.46 [26.1 [26.3 [27.3 [25.0 [261 [246.8 || 28.2 | 23.0 |! 9 || 3648) 5401) 53.66) 53.26! 53.40) 33.38 53.46 53.26126.9 |27.2 [27.6 [27.5 [25.2 [24.9 |] 28.2 | 24.0 || 10 52.50] 52.70] 52.70) 52. 59 53.22 53.68 | 93.064 51.20//26.6 |26.7 [27.2 [27.8 [26.1 |24.9 || 28.2 | 24.0 11) 53.78) 53.82) 33.82] 53.66) 53.93] 34.49 54.49 53.64 ||26.4 |26.6 |27.9 [28.4 [26.7 |25.8 [| 28.4 | 24.6! 12 54.77] 54.83 54.64, 54.69) 54.19| 54.56] 55.18 54.16 ||126.9 |27.5 [27.6 [27.9 [26.9 126.0 || 28,2 | 25.0 || 13 33.37] 53.09) 62.53] 32.42) 52.41] 52.70] 34.96 51.911|27.9 |28.7 [28.8 [29.6 |27.6 (26.0 || 30,0 | 25.0 [| 44 || 52.89] 63.21! 52.79! 52.78) 53.08! 53.43) 33.43 52.55 [126.7 [26.9 |26.9 [26.6 |25.7 [25.0 || 28.4 | 24.5 1ò 53.97/ 54.12! 54,23] 54.64| 55.35) 553.49] 9).49 33.43 [126.3 |269 |28,4 [27.8 |26.1 |24.6 || 28.7 | 23.4 | 16 || 55.69] 55.63) 56.31] 06.15) 56.57) 56.69; 56.69 53.31 ||26.4 !26.5 [26.1 |27.5 ‘24.9 [23.9 || 27.5 | 23.9 || 17 37.34) 57.31) 57.27) 57.37; 57.63] 57.61! 58.03 96.69 ;{26.0 |25.8 [26.3 [26.1 |25.1 [23.9 || 26.4 | 23.0 | 18 57.62] 57.57) 57.47] 97.02! 5723) 56.81! 98.27 36.81 |23.8 |26.3 |27.2 |27.0 |26.4 [25.1 || 27.9 | 23.2 | 19 55.93] 55.25] 54,39] 54.01) 53.961 5396 56.81 93.38 126.7 |26.7 |26.9 [267 [24.8 [23,4 || 27.9) 23.2 20 33.84 33.73) 5521 53.30] 53.85] 53.98! 53.98 93.10 |126.3 [26.5 [26.9 [27,9 [25,2 [23.3 || 28.3 | 23.0 || 21 d4.32|) 54.80] 34.091 54.89) 93.934| 53.78! 59.78 53.48 [26.7 [26.4 [26.1 |26,0 |25.2-|24.9 [| 26.9 | 23.2 || 22, 56.05| 36.20) 35 70 55.50! 56.02] 56.37] 56.37 59.30 |[25.0 [25,3 [25,7 {25.4 [24.5 (23.0 || 26.4 | 23.0 || 23 3631! 56.30) 35.83] 95.50] 5392) 55.93 56 SO! 059.48 ‘26.4 |26 6 |26.8 |27.0 125.2 [23.7 || 27.6 | 22.8) 24 34.97] 55.12] 54.73: 54 68 Ceti 93,0)3 56.28 54.50||127.9 |28.4 |30.2 [28.5 |25.8 [24.0 || 30.2 | 23.0 || 25 55.05] 55.09] 54.69| 54.86! 55.11 54.69! 39.98 94.05 127.9 [28.4 |28.9 |28.1 [26.1 [24.8 || 28.9 | 238 26 || 54.62) 55.45) 54.42| 54:32] 54.56! 54.42’ 55.00 54.00 :|26.9 |27 2 |28.2 [27.3 |26.1 [23.5 || 28.2 | 24.3 27 54.50) 54.45) 5436) 33.95] 54.38) 54.80) 34.80 53.75 [|26.0 |27.0 |27.8 |28.2 [26.7 |25.7 || 28.3 | 248 |! 28 34.88] 54.9% 54.68] 54.81, 55.14) 5542) 39.42 54.36 .:|26.6 |27.0 |28 2 |28.2 [26.9 [25.2 28.1! 24.6. || 29 5692) 57.07) 57.07 56.96] 97.47] 57.75 31:73] 93.42 {27.2 28.1 |28.8 |28.4 [26.7 [251 || 29.0 Î 24.8 || 30 58.331 58.14| 57.81] 57.62 57.87) 58.01 58.40) 57.58 (27. 2 |28.1 |28.7 |29.3 126.9 [25.5 | 29.3! 24.4 || 31 56.60) 5737) 57.21] 57.04) 5675) 5.71 58 15| = 56.62]|129.1 |29.9 [29.9 [29.0 {28.7 23.8 | 30.1 | 25.2 || M 55.32! 55.31! 55.16) 950.01! 53.27] 55 37 90.03 54.50 [!26.33|26.67]|27.32|/27.32/25 68,24.43;| 27.92 | 23.50 | Osservazioni Meteorologiche del Luglio 1873. | Tensione dei vapori | Umidità relativa Stato del Cielo g9Nm) 12h, sh 6h, 9h {2h [{9hm: 12h) 3h | 6h; 9h 12h] 9hm 12h 3h, 6h 9h 12h I 2l 13. 19,14. 59! 13.73 113.48:12.12/11.13] 60 | 61|53| 50 | 53 | 49 [[Cop. Cop. Nuv. Bello Bello Nuv. 312. 23113. 83/17. 58/17. 7613.05|18. 08 | 48 | 356] 69| 721! 79; 86 [Bello Bello Bello Bello Nebb. Osec. 315. 5316. 33116. 97|16 18/16. 2 15.53 74 | 74| 72 69 72| 71 [Bello Bello |Misto |Cop. Bello Cop. 5 1358/13. 41/15 0715.6213 .87!14.69|| 61 | 607] 66| 641! 72] 73{[Nuv. Bello Bello Lucido |Bello Bello 6 17. 0713. 16116. 33: 1449 16. 09; 13.48] 73 | 68 | 65 | 58| 73| 67]|[Lucido |Bello Bello Bello Lucido |Lucido i 1561113. 73! 116.33;17. 30117.63/15.08]| 66| 53 | 65/67/25] 71 Lucido !Lucido |Lucido |Lucido |Lucido |Lucido 8 14 80/14. 82: 118. 13| 13.04 17.68;16.901| 60 | 59 | 69) 66| 72! 74/Lucido |Lucido |Bello Lucido |Lucido |Lncido alte. .04:18.83 19, 10:20.96,19. iS|18. 84 721 74! 73/75] 77/ 81||Lucido |Bello Bello Lucido {Lucido |Lucido 10 16.46!17. 92 20.95 ;20 62/19. 10; 19. 28! 62 | 67 76| 76) 80) 82//Bello Cop. Nuv. Nuv. Bello Bello 1 118.44/19,55! ;20. 23 49.63 19. 91|IS. n 11] 75] 75] 70] 79] 80|Misto Misto Cop. Nuv. Bello Lucido || n 18.98:19.37/19.58 19.27119.ì 7% | 715 | 70] 67) 75, 74/(Lucido |Bello Nuv. Bello Bello Lucido || 7/19. 24,19. 08!49.93 13.80 20. 41,18. 59, 73) 76) 73| 67) 77, 735|lLucido |Bello Bello Bello Lucido |Lucido 3/16. 93] 16.08|18. 26) 19.71| (19. 96, 17. 20) 61 55 | 62] 64° 73| 69//lucido {Lucido |Bello Lucido |Lucido |Lucido 3 20 25/19.46)19. ‘46/19. 64/19. 71.19.90] 78] 74 | 74| 76 81] 84|[Bello Nuv. Nuv. Cop. Bello Lucido 317.92 ib. 28:19 08/18. 87;19.48 14.17! 70] 62) 66| 65 77| 61|[Lucido {Bello {Bello Bello |Lucido |Lucido 16|16.23/17 43|16.71/11.62/15.24 15361 63 | 689 | 66| 43| 65, 62[Lucido [Bello !Cop. {Lucido 'Lucido |Lucido 17|15. 89; 15.32|15.70/15. 1917. -10115.82| 64 | 62 2| 62) 73 | 72 Cop. Bello Nuv. Bello Lucido |Lucido 18|116.90117.74|19. 2548. 93/19.55,18.66! 68 | 70) 72| 71] 77! 79|[Bello Bello Nuv, Bello Lucido |Lucido tolto 30/16.30/16.66/17.66|16.40 13 94|| 62| 62|63| 68] 71| 75|Lucido [Bello {Bello {Bello |Misto [Misto 0|114.83;15.36/16.21/17.86/17.6S 14.09 59 | 61| 62| 64] 74| 66|[Bello Bello Bello Lucido |Lucido |Bello 21|13.70:12,20| 9.81|10.09|11. 33/10.33] 52 | 47 | 39| 41| 47] 44|[Bello {Bello |Bello {Lucido |Lucido |Lucido 22/|12.67|12.32/12.24/12.91(12.65/13.57) 54 | 51 | 50 54| 55; 65 [Bello Bello Bello Bello Bello Lucido 25 15.16;16.40 15.57,16 st 17.22 15.76 39 | 64| 59] 62] 72 | 753 {Bello Bello Bello Lucido |Lucido |Lucido 24/113. SÒ, 12.62|10.73/14.53'14 23:10.90|] 48 | 43 | 34] 50| 57] 49|Lucido {Bello Bello Bello Lucido |Lucido 25)|12.54/11.90/14.34114.66|16. 25/12. 411 45 | 41 | 48| 52 65| 54{[Lucido |Bello Lucido |Lucido |Lucido {Lucido 26|18.50]18.32/19. 57/19. 31:18. 3011840] 70] 63 | 69) 69 | 13 | 76||Lucido |Bello Nuy. Cop. Misto Nuv. 27//18.10|18.61|17.55 19.75116. 13] 72| 70) 63] 69] 76] 69[Bello |Bello Bello |Bello |Lucido |Lucido | 28117.49 18.88 17.20” 18. 62 67 | 71] 60| 65| 76 | 60 [Lucido |Bello Bello Bello Lucido |Lucido | 29|117.85116.38/16,60/18.53|19. 06. 15.51|| 67 | 58 bia (64 Te. 66 ‘Lucido {Bello Bello Lucido |Lucido |Lucido 30||15.10;17. -07|15.53 .59118 45117.07/12.76!) 56 5 3 | bi 52 [Lucido |Lucido {Lucido |Lucido |Lucido |Lucido 34|16.18113.22/15.72/17.21! 19. 79 14. 681 54 | 42 30 68 59 [Lucido {Lucido |Lucido [rende Lucido |Lucido || 633/62 5/63 311.01 68.5! 16.12 16.18|16.79 17.13/17.47' 15.57'63.3 TE Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. IX. 50 BULLETTINO METEOROLOGICO Osservazioni Meteorologiche del Luglio 1873. ji 1 : : i È | \Evaporazione Gasparinj Forza del vento in chilometri Ozono UIL Sala | ‘| 7hm., 3hs. ) 12hs. Totale Shm., 12h, 3h | 6h, 9h | 42h// 7hm ; 9hm | 12hm 3hbs | 6hs { 9hs | 12hs | 3 1.70] 330 | 385 | 8.85 | 8.5 [19.5 | 9.9 7.4 | 9.9 |oo| 491 05 | 45 | 200 20/05 | os | gl 9-33 | 3.65 | 2.63 | 7.15 |12.4 [17.7 |14.5/ 99 [0.0 | 48 || 2.0| 05 2.5 2.5 2.5| 1.0 0.5 | | 0.50 | 3:30! 2.60 | 6.40 |l 8.3 115.6 (174 |147 [19 | 35$ 2.0] 0.5 2.0 2.5 | 1.5) 4.0 0.3 Id 0.45 | 4.03 | 2.75 | 7:25 [15.6 [20,6 [14.9 [127 | #2|52]| 50| 10 55 | 49 | 5.0 | 3.0 1.0 {| 2] 0.45 | 3.75 | 1.78 | 5.98 [12.8 [18.7 [19.7 |14.7 | 3.4 {121]| 20| 1.0 2.0 4,9 4.0 1.0 1.0 1 6 247 | 345 | 2-40 | 8.32 [13.1 [10.1 |15.7 | 9.5] 36|72]| 45 40 3.3 3.5 | 2.0 | 1.0 | 0.5 | Li 1.35 | 3.70 | 2.43 | 7.48 [| 8.9 ‘13.3 [20.7 5.8 | 7.4 | 4.7 3.0 1.0 3.0 3.0 2.0 0,5 2.0 I SI 1.00 | 3.20 | 2.95 | 7.15 [io 16.3 |15.3 | 6.6 | 3.6 | 0.8 1,0 1.53 2.0 4.5 1.0 0.5 1.0 (| 0-95} 2.75 | 2.50 | 6.20 (160 (14.3 [11.1|99|78|0.0 20/ 0.5 4.0 2.0 | 5.0 | 2.0 4.0 TOI 0.50 | 3.75 | 2.13 | 6:38 |21.9 [269 [21.5 [15.5 | 00 | 0,0 35] » 3. 3.5 | 30) 20 | 10 11 0.57 | 3.50 | 2.62 | 6.69 [12.6 [19.7 [20.7 | 8.2 | 00| 29] 2.5| 10 4.0 3.0 | 3.5 | 1.0 1.0 (127 0.78 | 3,50 | 2.92 | 7.20 [10.5 [19.3 (17.3 [15.5 | 20|46 20| 1.0 4.0 2.5 | 2.0 | 0.5 1.0 113 1.18 | 3.50 | 2.93 | 7.61 || 0.0 | 8.3 /12.9 | 7.8 | 0.0 | 2.4 1.0 0.5 2.5 2.5 2,5 1.0 3.0 RA 0.87 | 3.05 | 2.40 | 6.32 ||12.1 [20.3 |14.9 {12.7 | 8.5 | 4.8 1.0 D) 2.0 2.0 3.5 » 2.0 (115|| 0.85 4.05 | 2.395 | 7.25 || 7.6 ‘18.6 | 9.7 |11.7 | 4.6 | 6.0 3.0 1.0 4.0 4.0 | 3.0 1.0 4.0 1116 1.59 | 3.75 | 3.06 | 8.16 |{[0.1 |26.2 [21.1 {14.3 | 6.2 [12.5 1.0 1.0 2.0 4.0 1.5 3.0 0.5 {17 0.84 | 2.95 | 2.64 | 6.43 |l 4.0 [21.6 |23.3 [16.5 | 3.6 | 7.5 3.0 2.0 2.5 3.0 | 2.5 1.5 0.5 1118) 0.86 | 3.65 | 2.00 | 6.51 [[15.7 [18.7 [14.9 | 6.2 | 0.54.53] 1.0| 10 4.0 3.0) 2.5 | 0,5 0.5 19 1.05 | 4.05 | 2.29 7.39 {10.5 |17.8 [15.5 |12.5 [16.1 | 8.4 2.5 0.5 4.0 2.0 2.0 1.5 2.0 | 20) 0.91! 2.35) 4.75 | 8.01 13.1 | 8.8 /145 | 9.9 | 5.6 | 6.8 2.0 2.5 1.0 1.0 1.0 1.0 0.5 21] 0.15 | 4.25 | 3.49 | 7.89 [18.1 {20.1 |18.7 (12.7 [14.8 [16.7 ||] 25 | 2.5 2.5 3.0 | 2.0 | 3.0 4.0 1122) 1.66 | 4.30 | 3.60 | 9.56 [11.5 [14.2 |12.5 |12.9 [15.6 / 6.2 4.5 0.5 4.5 9.0! 3.5 3.0 3.0 1123) 0.50 | 3.60 | 2.98 | 7.08 || 6.4 16.0 [13.1 ! 9.5 | 5.5 | 8.1 4.0 0.5 » 3.5 1.5 1.0 1.0 124 1.17 | 4.50 | 3.74 | 9.21 || 8.3 {16.3 [10,9 | 9.9 | 6.8 | 4.9 2.5 2.0 1.0 2.0 1.0 1.0 2.0 25) 1.31 | 4.45 | 1.90 | 7.66 || 6.2 [14.9 | 8.3 (11.7 6.5 | 4.3 1.0 1.0 2.0 1.0 1.9 0.5 1.0 26]| 2.40 | 3.35 | 2.15 | 7.90 [11.1 |27.8 16.9 17.3 | 8.1 ( 4.0 1.0 0.5 2.5 2.0 2.5 2.5 2.0 i127/| 0.60 | 3.50 | 0.00 | 4.10 || 3.0 [13.0 {11.5 | 8.5 | 2.9 | 4.0 || 1.0 | 4.0 2.5 2.0 1.0 1.0 1.0 28] 005 | 1.55 | 2.85 | 4.45 [17.5 [18.1 [12.9 (10.9 | 0.0 | 5.4 1.5 1.0 3.0 2.5 2.0 1.0 » 29] 1.65 | 3.45 | 3.55 | 8.65 [12.0 [17.1 [15.1 | 8.3 | 6.0 {12.4 2.3 1.0 2.0 2.5 2.0 1.0 05 30] 2.35 | 2.60 | 3.95 | 8.90 || 1.4 [18.4 [11.7 | 9.5 | 7.8 | 8.7 2.0 1.0 3.0 2.0 2.5 2.0 0.5 31 1.15 | 5.10 | 2.20 | 8.45 || 8.5 (11.53 [22.5 | 8.7 | 6.4 11,7 5.5 1.0 3.0 1.0 1.5 1.5 0.5 M.il 1.041 3.55 | 2.76! 7.33 11104 117.4 115.5 104 | 5.5! 59 || 2.51 1.3 2.9 1 G28A0- 24) VANO 14 Osservazioni Meteorologiche del Luglio 1873. WWE ) Pioggiay Stato Direzione del vento Direzione delle nubi in del millimetri! mare 9hm. 12h 3h 6h 9h 12h Yi 12h 3h Gh 9h o, 12h alle 8 1 NE NE NE ENE SO Calmo D) ) » |» » » » gr 2 NE NE E ENE Calmo | SE » » » » » » » [| 3 NE NE NE NE NE 0S0 ) D) » » » » » 2 4 NE NE NE NE USO oso » ) uaee ne » » » 2 dl NE NE NE NE SO) 0S0 » » » » » » » 1 6 NE i NE NE NE OSO STO) » » » » » » » I 1 NE NE NE ENE |S0 so » » pae Pinin » » ) 1 | 8| NE NE ENE NE NE SO » » » » » D+ » 1 i 9 NE NE NE NE ONO Calmo )) » » » » » » 4 10) NE ENE NE NE | Calmo | Calmo || » » » » » » > 4 11) NE NE ENE NE Calmo | SO » ) pas » » ”» { 12|| NE NE NE NE (ORIO oso || » » ) » » ) » 1 13) Calmo | NE NE NE Calmo | SO » » ) » » » » T] 14 NE NE NE NE 0S0 SO » » » » ) » » 4 15)| ENE NE NE ENE (ON) 0S0 » » » » » » » 1 16)| NE NE NE NE 0s0 So » » » » ) » ) 1 417 ENE NE NE NE CONO) SO (0) 0 » » ) » » 1 48|| NE NE NE NE (OSKO) SO ) » Dit 3» » » » 4 19) NE NE NE N (0) (OKSXO) » Thom 09) » D) » » { 20|| NE NE NE E so SO » » » » » » » 1 21|| NE NE NE NE N so » ) ) » » » » 2 22]| NE NE NE NE NNE so » » DIO » » » 3 23)| NE NE NE NE SO IO) N ) » » » » » 2 24)| NE NE NE NE oso SO » » ) » )) » » 2 25)| NE NE NE NE SO RIO) » )) ) D) » )) » 2 26|| NE NE NE NE NNE SO » » » » D) )) » 2 27|| NE NE NE E (OSKO) Io) » » » » » » » 2 28] NE NE ENE NE Calmo | 0S0 » » » » » » » 2 29.| NE NE ENE NE S so » » » » ) » » 2 30) NE NE NE NE SO SO » » » » » » » 2 31)| E NE E ENE 0sS0 050 » » » » » » » 2 tia nni a DEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO 51 Osservazioni Meteorologiche del Luglio 1873. Nuvole er a Jara peer ig uj_e Vol., bens. Massal| Vol. | bens, Massà Vol. Dens. Massa Vol. Dens. Massa Vol. Dens., Massa Vol. Des, Massa il Gul 03 | 13.0] 60/ 04&| 240|40| 0. 4 16.0 | 10| 02| 20] 6) 0 1.2 || 30) 0.4 | 12.0] 21 15 d| 75) 4 4| 1.6| 8 3.2 || 10 4| 40 40) 2 80|100| 5| 500 S| 10 5| 50 8 5| 40 50 $ | 23.0 || 60/5300 15) 5| 75/70) 5 | 35.0 4 30 6 | 18.0] 10 5| 5.0| 10 SUS » » | Dies 30 | (40416 DI » » » 2 4 0.8 2 4 0.8 || 2 4 0.8 » D) )) » pu È 6 ) ) D) » » ) D) D) D) » ) » » » ) Dj D) » 7 » » » » )» ) 2 4} 08] » » » » » » vi» » 8 ) » » 2 4 0.8 | 2 4 0.8 | » » DELI ) )) » » » D 9 10 4| 40 75 4 | 30.0 || 30 4 | 22.0) 40 4 | 16.0] 15 4| 6010) 4| 540 10) 50 6 | 300 50 6 | 30.0 |; 60 6 | 36.0) 30 4 | 12.0 DI » 0.4 $ x d 11 » D) » 10 | 4.0) 30 4 | 12.0|| 415 3/45 DI alii oi si ì 12) » » » 1ò 5| 7.5) 10 55.0) 4 2IRO:Ss » » » n Ri 13 » » » D) » Di .8 2 1.6 || » » » ) » » » » » Mela | S] Lol 25h ss. 1250205 100]090) Slot ssd 15 ) ) » ò 4 2.0 ! 15 4 | 6.0 ò 4 2.0 » » ) i Ù si 16 » » » 10 ò 5.0 | 65 6) 39.0 ) » » )» » » » » ») 7 60 5| 300] 15 5| 75420 5 | 10.0] 10 | 40 » » » || » » Ri 18 2 4 0.8 8 6) 4.0 i 40 4 | 16.0 15 3 4.5 » » » ») ») » 19 » » » 4 4 IGRIE ATI 4| 1.6) 10 4 4.0 || 50 4 | 20.0 || 50 5] 25.0 20 2 4 0.8 2 4 0.8 2 4 | 0.8 D) » » » » » 5 5 2,5 21 8 4 | 3.2 8 4| 32 4 4| 1.6 » » DIRI » » » » » 22] 2 5| 10 10 5| 5015 4| 6.0] 15 4| 6.0] 8 ae 1.) 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"84 IE 26.24] 26.36) 26.68) 27.04) 25.28) 23.92 25.92, 9 | 50.34] 53.50] 53.19/ 53:09] 53.47| 53.56] 55.36 35.69 bd) 26.78) 27.02) 27.54) 27. Di 25.36] 24.08 26,30) 26.86 | 6 | 56.14] 56.07] 55.93] 53.78] 56.03! 56.18| 56. ‘021 6 27.17] 27.88] 28. 60) 28.40 27.00 25.47 27.421 | Medie tensioni Media umidità relativa 9h 12h 3h 6h 9h Th _ € op. "e dec. 9h 12h 3h , 6h 9h 12h Comp.p.dec.| 1 p.| 14.64| 15.23/ 15.94) 15.51] 15.67] 14.58| 15.2 16.68 1 p.| 63.2 | 65.2 | 65.0 | 62.6 | 69.8 | 692 | 65.8 68.7 2 16.67) 16.97] 19.07] 19.31| 18.76] 17.77] 18. 101 2 66.2 | 660 | 71.6 | 70.8 | 76.6 | 77.6 | 71.5 { È 3 18.64| 18.05) 19.27) 19.26| 19.82] 17.62] 18.78 17.64 3 71.2 | 67.2 | 69.0 | 68.4 | 76.6 | 72.6 | 708 î 68.5 4 16.03) 16.47| 16.90) 16.37] 17.19] 16.01 16.504 4 63.2 | 64.6 | 65.0 | 61.6 | 72.0 | 70.8 | 66.2 Ù 5 13.49| 13.05| 42.50] 13.71| 14.3%| 12.61| 13.28 15.34 5 51.6 | 49.2 | 46.0 | 51.8 | 59.2 | 57.0 | 52.4 58.3 6 17.20) 17.08] 17.03] 18.62] 19.02| 15.39 17.39| x 6 64.3 1 61.7 | 58.5 | 64.3 | 71.8 | 63.7 | 64.1 i Barometro Termometro Media evaporazione Gasparin | Massimi Minimi i SRI LL : ni | st | ana amp: p.dec. | i 136.12)... 5495/22, ,e || 1 P- 2 22.42 p. | 0.79 | 3.61] a li ‘22 /gg) 150.01 33597119445 || 3 27. ‘784 27.10 22.98 22.70 2 | 125 I 557 2.68 710! 7.42 3 54.630 35 03.14 3 28.74 .30 | 0. .52 i È n desi 0570 | S316) seri 21.50) 28.17 2526) 23.880 1-00 | 5.55 | 2.95 10 1.16 5 56.1 D4.56) + ò 28.00 23.16 5 i : È | 6 56.59) 36.58 | 53/291 54.93 || 6 08.97! 2842 | 35683 2392 Îl5 | 1.37 | 3.26] 243] 7,08) 7-68 BULLETTINO METEOROLOGICO Osservazioni Meteorologiche del Luglio 1873. Medie dell’Ozono Quantità. | Media forza del vento | della pioggia * Th 9h | 12h | 3hsj 6h 9h | 12h Comp. p. d. 9hm ;12h 3h, 6h, 9h |12h |Com.p.d. 1p.| 3.0 0.7 ELIM 3.0) 1.3 | 0.7 24 7 23 LI 0.003 0.00 1p.|115 |18.4|15.2/11.9 4.3, 9.2 11.1 10.7 2 2.8 1.8 RON AZ II 2.4 (°° |[2} 0.00 *||2 |12.1 |16.2|16.9] 9.5] 4.5 2,5 10,3) K 3 |#9]| 09] 33|28] 29|09|22| 2417,09|8| 000) gool8 |86 |17:2/15.1/11.2| 3.0] 44) 9114 [CRI 1.6 2.1] 2.6) 1.9 | 1.5 | 0.8 i (AS Via IL 0.00 "" |l& 110.7 |18.6|17.9|11.9| 6.4 1:9/1231 È (3 [2.9] 13] 25/25) 1817/22 | 24,9 || 999? 0.005 (10.4 16.3 12.7|11.3 se 8.011.419 6 123] 14] 27120] 19045109) 18206 0.003 ‘Olé 19.3 |17.7/15.4|10.5] 5.2| 7.7/10.9) 1 Numero delle volte che si osservarono i venti N NNE | NE| ENE | E ESE | SE [SSE| S SSO | SO | 0SC | 0 | ONO | NO | NNO] Calm.| Pred. ip.| 0 0 18 2 1 0 i 0 0 (1) 1 5 0 0 0 0 2 NE |2 0 (0) 47 4 0 (0) 0 0 0 0 4 sI 0 1 0 0 3 NE 3 0 0 16 3 0 0 0 (1) (1) 0 3 9 0 0 0 0 bj NE 4 1 0 17 1 1 0 0 0 (I) (1) 5 4 1 (1) 0 (1) Li) NE 5 1 1 20 0 0 0 0 0 0 (Ù) 7 1 (l) 0 (1) 0 0 NE 6 | 0 | 1 18 3 3 0 0| 0| 0 0 6 4 0 0 0 (1) 1 NI Per decadi id. 0 0 | 35 6 1 ) 1) 0) 0 O) ò 6 O) 1 ) 0 5 Ng 2 1 0 39 4 A 0 (U) 0 (1) 0 8 9 LI 0 0 0 3 NE 3 1 2 38 d 3 0 0 0 0 (1) 15 h) 0 (1) 0 0 LI NE Tot 12 2 |106 3 b) 0 1 0 0 0 26 20 ARCA (1) 0 9 NE Serenità media | Massa delle nubi | 9h 12h sh 6h 9h 12h [Comp. Dec. 9h | 12h | 3h | 6h 9h 12h | Comp.i Dec. ip. | 770 | 83.2) 78.0) 83.6 | 866 | 59.2 | 77.9 î 82.7 tr.| 9.7 | 7.4 (10.0 | 7. 3.9 [19 L 9.6 19 2 88.0 | 74.6 | 81.2 | 86.0 | 96.6] 98.0 | 87.4 e 6.8 1122 | 9.9.| 5. 130.8 6.1 % 3 99.6 | 89.0 | 83.4 | 77.2) 97.6 (100.0 | 91.17 89.3 3 0.2 | 5.2 | 6.9 [10 1.1) 00 4.0 5.0 4 87.2 | 92.2 | 73.8) 93.0 | 90.0] 89.0 | 87.54 °° 4 6.3 | 3.8 (13.5 | 2. 40 | 5.3 6.0 s 5 95.0 | 93.2 | 932 | 96.2) 95.4 100.0 | 96.1} 97.9 5 2.6 | 3.2 | 2.11. 0.6 | 0.0 1.8 24 6 98.3 | 97.3 | 95.2] 860] 917] 93.3 | 936) 99 ||6 |07]12]|23/69]42]27 3.0 | È Numero dei giorni Sereni Misti | Coperti |Con piog| Con RD Vento forte| Lampi Tuoni }Grandine| Neve | Caligine 1p. 9 0 0 1 0 0 0 0 | 0 0 2 5 0 0 0 0 0 (1) 0 0 0 0 3 5 0 | 0 0 (1) 0 (1) 0 0 0 ;I 4 5 0 | 0 0 0 1 0 0 (1) 0 1 5 5 0 | 0 0 0 1 Ù) 0 0 0 0 li 6 0 0 () 0 0 (1) (1) 0 (1) 1 Totale] 31 0 | 0 0 1 2 (1) 0 0 0 3 Medie mensili Barometro dalle 6 ore di osservazione . .... 755.24 | Forza del vento in chilometri... . +... +... 11.0 Dai massimi e minimi diurni. .......... 755.26 | Vento predominante... 00. e +++ + NE Differenza. .... .0.02 îa si Termometro centigrado. . . . . . ......... 26.28 | Massima temperatura nel giorno 24 . . . . + + .4-30.2 Dai massimi e minimi diurni . 25.71 | Minima nel giorn» 6 dara cioe nl 21.3 ; Escursione termometrica . ...... ++... 8.9 Differenza ...-.. 0.57 | Massimaaltezza barometrica nel giorno 30. . 758.40 : . — Minima nel giorno 10... ... +++. +, 791,20 Tensione dei WADORI: tot Vette aloe ele . TA 6:55 Escursione Dbarometrica. ... +. MST E 7.20 Umidità relativa LL... 63.2 | Totale Evaporazione - Gasparin . ........ 226.58 Evaporazione-Atmometro - Gasparin. . ..... 7.32 | Totale della pioggia . ....... + STATS 0.00 SETTORIALI E 88.9 | Massa tele Udi: RR un i 9.1 OZ0N0 ARL RI E 2.1 Il Direttore del R. Osservatorio G, CACCIATORE. per ve. Sd TANSI i, AV qui iii 020 QUEIa io 091 QU 30 odo 4 de QI 268 Losa 360 il P_P2S Lam | I (| a es L) Di NSJEE sb _" \ Ù ly "I > 109 Abati. È PRI Co LA PePLAA È « er I 0 . ” TAV.VII. . Ù DI ta se vo dl “x A p x » » LI bd si a] ti sf SM _ ca » » -. 4 {1® \ id vigio s di Bj MR i DI St P , DA DI 1 (ai ’ . Hi U] e » è ‘ MOT, % . . ‘ Pa . 0, ,) de) Da dle . ' d i ù alveo SI ny Ù UO y “ + : < î Me, & Va | VII IMSA n : ana 70 e A VADE i SI a0* ni Doe ". i < v f . PI a Lbrd” è (i Ù ì i A, . ° . É . DI . it.Frauentelde "a der Palermo .d TAUe Reg pesi eda { 1 |A I LL FEET BL FERREE ERRE eo 350 RIA ER dI | CI | | | EI i E ne Re GI E SI DOS VI Spimnae Da 3 NOD UD 0 a | TOTI IU Loi ETTI MAR kl cp Re taglie) | DI3seanera So (VS Me TRANI EREDE ii EEISIESEZSURLE + DARA I Ga AG E I IN È e Pertele. rt Ta | - (FARNSEGENA Ju Va UEaaBRE) LI DI vo Re SALI N SCO O IZ OC GI Si LI dI Sb dI EL dI LI RA RE FS mae Ra i | reni Rsa So ABS 2 Ce sca lu è Soy È Uda Lena Dj I Ò È » Valy resi CORSE OA: ; ; F è ‘4 ia N VÉ Fog pa ' %. >” 1 = 00° 100 e” = - à a” A 2 Ta U pA ca . "