DI È Î i i Ì fo È SCIENZE NATURALI EO EGONOMICHE! I PUBBLICATO - PER CURA DELLA SOCIETÀ DI SCIENZE NATURALI ED ECONOMICRE DI PALERMO VOLUME XXIX PALERMO ‘ OFFICINA SOUOLA TIPOGRAFICA Colonia Agricola S. Martino 1912 È bi i | . GIORNALE SCIENZE NATURALI ED ECONOMICHE — GIORNALE DI SCIENZE NATURALI ED ECONOMICHE PUBBLICATO PER CURA DELLA SOCIETÀ DI SCIENZE NATURALI ED ECONOMICHE PALERMO OFFICINA SCUOLA TIPOGRAFICA Colonia Agricola S. Martino 1912 REGOLAMENTO DELLA SOCIETÀ DI SCIENZE NATURALI ED ECONOMICHE DI PALERMO (approvato nella seduta degli 8 ottobre 1383) Art. 1. Il Consiglio di Perfezionamento creato con R. Decreto del 2 nov. 1864, in Inogo e vece del R. Istituto d’ Incoraggiamento per la Sicilia, assume da ora in avanti il nome di Società di Scienze Naturali ed Economiche. La Società intenderà all'incremento ed alla diffusione delle Scienza mate- matiche, naturali ed economiche, e delle loro applicazioni all’agricoltura ed alle arti. ; Art. 2. A tal fine nelle sue adunanze si farà lettura e discussione deile memorie che saranno presentate. Art. 5. Farà per mezzo dei suoi soci conferenze e letture pubbliche sopra argomenti delle scienze e delle applicazioni cui essa intende. Art. 4. Pubblicherà per le stampe i suoi proprii lavori con un periodico di cui stabilirà il programma particolare. Art. 5. Sulla richiesta delle autorità governative, provinciali e comunali, dietro deliberazione affermativa della società, potrà incaricarsi: a) di fornire alle cennate autorità le informazioni ed i pareri che le saranno richiesti. 6) di bandire concorsi a premi d'incoraggiamento e distribuirà i premi che saranno promessi per le materie di cui si occupa la Società. Art. 6. Potrà incaricarsi altresì di concorsi stabiliti da privati, purchè i premi siano consegnati prima della pubblicazione del concorso. VI REGOLAMENTO DELLA SOCIELÀ DI SCIENZE NATURALI ED ECONOMICHE Parte organica della Società Art. 7. La Società avrà tre ordini di soci: ordinarii, corrispondenti ed emeriti. Art. S. I soci ordinari dovranno risiedere in Palermo ed il loro numero è fissato a 21; dei corrispondenti, i residenti, non potranno superare il unmero di 25; il numero di quelli non residenti è illimitato. Il numero di soci emeriti è anch'esso illimitato. Art. 9. La società avrà un Presidente, un Vice-Presidente, un Segretario, un Vice-Segretario ed nu tesoriere, che saranno nominati fra i socii ordinarii ed emeriti residenti, per un biennio, e potranno essere rieletti. Riunioni Art. 10. La Società terrà sedute generali, pubbliche e straordinarie. La seduta generale avrà luogo nel mese di dicembre; in essa si renderà conto di quanto fu fatto nell'annata precedente e si discuterà il piano generale dei nuovi lavori e studi da trattarsi. Dal dicembre a tutto giugno, la società terrà una seduta pubblica ad ogni seconda domenica del mese, ove verranno lette le memorie presentate dai socii ed altre comunicazioni scientifiche importanti, e ne sarà pubblicato un resoconto in forma di Bollettino della Società. Le sedute ordiriarie e straordinarie private saranno fissate dal Presidente a norma del bisogno. Art. 11. Perchè una riunione sia legale in prima convocazione è necessario che sia presente la maggioranza dei 21 socii ordinarii presenti in Palermo; in seconda convocazione le deliberazioni saranno valide qualunque sia il numero: dei soci presenti. Art. 12. I soci corrispondenti non avranno voto quando si tratti dell’ele zione di socii di qualunque ordine e della elezione dei funzionarii. I socii emeriti avranno voto come i soci ordinari, tranne che nella scelta dei soci a qualunque classe essi appartengono. Art. 13. Le votazioni si faranno per alzata e seduta, meno quando si tratti di questione di personale, nel qual caso si faranno a voti segreti. Art. 14. Ogni socio per pubblicare lavori nel Giornale dovrà prima pre- sentarli alla Società, la quale ne approverà subito la stampa, ovvero potrà REGOLAMENTO DELLA SOCIETÀ DI SCIENZE NATURALI ED ECONOMICHE VII affidare lo esame ad una apposita commissione, per riferirne in altra seduta. Art. 15. Nel Giornale della Società possono pure pubblicarsi degli articoli di non soci, purchè siano presentati da un socio ordinario, ed approvati da una apposita Commissione. Funzioni delle cariche Art. 16. Il Presidente veglia all’esecuzioue del regolamento, sottoscrive gli atti accademici, la corrispondenza colle autorità costituite ed i privati ed i mandati di pagamento. Art. 17. Il Vice-Presidente sostituisce il Presidente ogni qualvolta questo è asssente o impedito: in mancanza anche del Vice-Presidente funzionerà il più auziano dei socii. Art. 18. Il Segretario compilerà i verbali, la corrispondenza, contrasse- gnerà le relazioni e tutti gli atti accademici, sopraintenderà alla pubblicazione del Giornale e del Bollettino, terrà in consegna archivio e biblioteca e nella prima tornata di ogni anno leggerà un rapporto col quale darà conto di tutti i lavori accademici dell’anno precedente, e questa lettura sarà pubblicata. Art. 19. Il Vice-Segretario farà le veci del Segretario in caso della sua assenza : mancando anche il Vice-Segretario funzionerà il socio più giovane dei presenti. Art. 20. I soci ordinari saranno scelti tra i corrispondenti residenti. La elezione dei soci ordinari e corrispondenti sarà preceduta da invito speciale del Presidente a tutti i soci ordinari, e sarà fatta in due tornate. Nella prima tornata si comporrà per ciascun posto vacante una lista di ‘ candidati, nella quale saranno compresi i nomi di quelle persone che nella votazione hanno riportato tre voti almeno. Questa votazione sarà fattta a schede segrete. Nella tornata snecessiva tutti i nomi della lista dei candidati saranno sottoposti alla votazione segreta, un dopo l’altro nell’ordine dei numeri ottenuti nella prima votazione, e nel caso di parità di voti, la sorte deciderà sull’ordine da adottarsi. Perchè un candidato possa venir eletto al posto vacante, dovrà ottenere la maggioranza assoluta, che non sia minore di otto voti, e tra coloro, che l’a- vrauno ottenuta s’intenderà eletto colui, che avrà riunito il maggior numero di voti. VII REGOLAMENTO DELLA SOCIETÀ DI SCIENZE NATURALI ED ECONOMICHE La parità sarà risoluta con una seconda votazione, e nel caso che la parità si ripetesse, resterà eletto l’anziano di nomina, e in pari data di nomina l'anziano di età. Non covseguendosi da alcun candidato il numero dei voti necessario, si procederà ad una nuova nomina con le formalità dianzi accennate, dopo tra- scorso il termine di tre mesi dal giorno della seconda votazione. Art. 21. La elezione dei soci corrispondenti non residenti sarà fatta nel seguente modo: In una tornata ne sarà fatta la proposta almeno da tre soci accompagnata da un rapporto sopra i titoli del candidato, il quale rapporto sarà consegnato al Presidente. In un’altra tornata il nome del candidato sarà sottomesso alla votazione. Art. 22. Potranno essere dichiarati soci emeriti i soci ordinari, che per età o per salute, o per occupazioni estranee, o per altri motivi non potessero: adempiere agli obblighi loro imposti. Art. 25. La elezione del Presidente si farà per mezzo di schede segrete ciascuna contenente un solo nome. S'intenderà eletto colui che avrà riportato la maggioranza assoluta. Nel caso, che nessuno abbia raggianto la maggioranza avrà luogo un secondo squittinio, nel quale si voterà sni soli dne nomi, che hanno rinnito il maggior numero di suffragi. Colle stesse norme sarà fatta la elezione del Vice-Presidente, del Segre- tario, del Vice-Segretario, e del Tesoriere. Tali elezioni saranno fatte di regola rel mese di Dicembre. Se per rinun- zia, o per altra causa, si procederà ad altre elezioni nel corso del biennio, gli. eletti dovranno durare in Ufficio pel tempo stesso, che rimaneva ai funzionari. cui vengono sostituiti. Obblighi dei Soci Art. 24. Sarà preciso obbligo di ogni socio ordinario d’intervenire nelle tornate periodiche della Società. I soci ordinari, che per un’intero anno non sono intervenuti alle riunioni senza aver notificato l'assenza alla Società saranno, sopra proposta del Presi- dente, passati a soci emeriti, se la loro nomina a soci ordinari data da più di 10 anni; in caso diverso l'assenza prolungata sarà considerata come rinunzia al posto accademico. REGCLAMENTO DELLA SOCIETÀ DI SCIENZE NATURALI ED ECONOMICGE IX Fondi ed amministrazione Art. 25. Le spese occorrenti saranno fatte sui fondi assegnati dallo Stato, Provincia, Comune e dai privati. Art. 26. La Società voterà annualmente il proprio bilancio. Art. 20 zione sino a tutte febbraio dell’anno susseguente, nel quale mese il Presidente . L'esercizio finanziario di ciascun anno si protrae per la liquida- presenterà il conto morale dell’esercizio-precedenfe accompagnato dal. conto finanziario del Tesoriere. La Società dopo l'esame di una commissione discuterà ed approverà il conto. Art. 28. H Tesoriere incasserà i fondi assegnati al mantenimento della Società e li verserà in una madre-fede apposita, o li terrà a conto corrente presso la Cassa di risparmio. Pagherà i mandati a firma del Presidente. Giornale Art. 29. Il Giornale della Società sarà diviso in volumi e formerà la con- tinuazione di quello del Consiglio di Perfezionamento. Le memorie dovranno essere tutte originali e regolate per spesa delle tavole conforme a quanto prescriverà la Società in base ai fondi disponibili. ===? Mo” Portati DIS Eleace dei Soci della Società di Sotenze Naturafi ew Economiche UFFICIO DI PRESIDENZA (1912-1913) Presidente — Venturi prof. Adolfo Vice-Presidente — Merenda prof. Pietro Segretario — Raffaele prof. Federico Vice-Segrelario — Checchia- Rispoli dott. Giuseppe Bibliotecario — Di Stefano prof. Giovanni Vice- Bibliotecario — Carapezza iug. E. Tesoriere — Macaluso prof. Damiano SOCI ORDINARII 1. Allery Di Maria Tommaso 11. Manfredi prof. Luigi Marchese di Monterosato 12. Merenda prof. Pietro 2. Angelitti prof. Filippo 13. Pagano prof. Giuseppe 5. Borzì prof. Antonino 14. Pagliani prof. Stefano 4. Caldarera prof. Francesco 15. Raffaele prof. Federico 5. Cervello prof. Vincenzo 16. Ruggieri Avv, Leonardo 6. Di-Stefano Teodosio 17. Spallitta prof. Francesco 7. Di-Stefano prof. Giovanni 18. Venturi prof. Adolfo S. Errera prof, Giorgio 19. Whitaker Comm. Giuseppe 9. Lazzaro prof. Carmelo 20. Zambonini prof. Ferenceio 10. Macaluso prof. Damiano SOCI CORRISPONDENTI 1. Albeggiani prof. Michele — Palermo 2. Albertoni prof. Pietro — Bologna 3. Ampola prof. Gaspare — Roma 4. Angelico prof. Francesco — Palermo ELENCO DEI SOCI DELLA SOCIETÀ DI SCIENZE NATURALI ED ECCNOMICHE . Arata prof. P. N. . Basile prof. Ernesto . Briosi prof. Giovanni . Bianchi prof, Leonardo . Bueca prof. Lorenzo . Caliri prof. Filippo . Cantone prof. Michele . Capellini prof. Giovanni . Carapezza prof. Emerico . Ceradini prof. Cesare . Checchia-Rispoli prof. Giuseppe . Ciofalo prof. Saverio . Corbino prof. Orso Mario . De Mattei prof. Eugenio . Emery prof. Carlo Fileti prof. Michele . Finocchiaro Aprile avv. Camillo 22. Foderà prof. Filippo . Folco prof. Carlo +emmellaro dott. Mariano 25. Gerbaldi prof. Francesco 26. Giardina prof. Andrea Guccia prof. Giambattista Grassi prof. Battista 29. Koerner prof. Guglielmo . Lanza dott. Domenico . La Rosa prof. Michele . Lojacono prof. Michele 5. Lieben prof. Adolfo . Mondino prof. Casimiro . Mineo prof. Corradino i. Minunni prof. Gaetano . Mattei prof. Oreste Mosca prof. Gaetano . Naccari prof. Andrea . Naquet prof. Adolfo . Oglialoro prof. Agostino . Oliveri prof. Vincenzo . Orlando prof. Vittorio Emanuele . Palazzo prof. F. C. . Pintacuda prof. Carlo ). Pitini prof. Andrea . Rattone prof. Giorgio . Riggio prof. Giuseppe — Buenos-Ayres — Palermo — idem — Napoli — Catania — Palermo — Napoli — Bologna — Palermo — Roma — Palermo — Termini-Imerese — Roma — Catania — Bologna — Torino — Roma — Cagliari — Palermo -— Palermo - Pavia — Pavia — Palermo — Roma — Milano — Palermo — Palermo — idem — Vienna — Pavia — Palermo — Catania — Palermo — Torino — Catania — Parigi — Napoli — Palermo — Roma — Roma — Palermo — Palermo — Modena — Palermo 49. 50. DI. 52. PO) dI. DIS DD. 56. DIA 62. 63. 64. 65. 58. 59. 60. 61. ELENCO DEI SOCI DELLA SOCILTÀ DI SCIENZE NATURALI ED ECONOMICHE Riccò prof. Annibale Righi prof. Augusto Roiti prof. Antonio Ross prof. Ermanno Salvioli prof. Giuseppe Scacchi prof. Eugenio Salemi Pace prof. Giovanni Sanso prof. Luigi Schopen ing. Luigi Soler prof. Emanuele Spica prof. Pietro Struever prof. Giovanni Tanzi prof. Eugenio Terracciano prof. Achille Torelli prof. Gabriele Tonelli prof. Alberto Trambusti prof. Arnaldo 4. Blaserna prof. Pietro . Paternò prof. Emanuele . Peratoner prof. Alberto — Catania — Bologna — Firenze — Monaco (Baviera) — Napoli — Napoli — Palermo — Messina — Palermo — Padova — Padova — Roma — Firenze — Sassari — Napoli — Roma -— Palermo SOCI EMERITI — Roma — Roma — Roma ie “e XIII INDICE GENERALE DELLE MATERIE CONTENUTE NEL VOLUME XXIX Anno {912 Regolamento della Società di Scienze Naturali ed Economiche di Palermo ò Pag. V Elenco dei soci ordinari, corrispondenti ed emeriti della Società di Scienze Naturalii ed Economiche. È : È 5 o o B 5 4 5 » xI MEMORIE Dr. E: Carapelle — Sul colera 1910-1911 in Sicilia e specialmente in Palermo bri per cal Dr. E. Carapelle — La diagnosi batteriologica del colera . . . è x . DOS G. Checchia- Rispoli — Sopra alcuni molluschi eocenici della Sicilia. 0 6 . DITO G. Checchia-Rispoli — Operazioai geologiche sull’Appennine della Capitanata . c > 105 MU. Gemmellaro — Ittiodontoliti del Miocene medio di alcune regioni delle Provincie di Palermo e di Girgenti . - c . o o . o : 6 . 6 LZ] Dr. M. La Rosa — Sul mutamento dell’attività di un campione di nitrato di uranio. » 157 Dr. M. La Rosa — Un elettroscopio a torsione per misure di radioattività . c >» 165 Dr. M. La Rosa — Sopra una esperienza di confronto fra la teoria della relatività e le concezioni meccaniche sulla emissione della luce . . . 0 5 c » 175 Dr. E. Carapelle — Sulle condizioni sanitarie dei comuni della Sicilia e specialmente di quelli del circondario di Termini È 5 E ; 5 È i : : ». 179 M. Gemmellaro — Ittiodontoliti eocenici di Patàra (fra Trabia e Termini Imerese). » 287 a_i ""A£4 Rai fans RO n PORRO IstITUTO D'IGIENE DELLA R. UNnIveERSsITÀ DI PALERMO DIRETTO DAL ProF. LurGr MANFREDI Sul colera del 1910-1911 in Sicilia e specialmente in Palermo OSSERVAZ/ONI EPIDEMIOLOGICHE pel Dort. E. CARAPELLE L’epidemia del 1910 e quella del 1911 in Italia, come è stata considerata da molti, ed a ragione, è ritenuta un episodio dell'epidemia che, con felice espressione del Polverini « avvolge come spira» l'Europa da ben 11 auni fune- stando or questa, or quella Nazione. Nel 1900 si ebbe una recrudescenza del colera a Calcutta, e subito dalle Indie cominciò un dilagare dell'epidemia sia ad Ovest verso il Giappone, ove giunse nel 1902, sia ad Est in Europa, ove penetrò in Russia nel 1905. La guerra Russo-Giapponese, gli sconvolgimenti politici della Russia, mentre ostacolarono ogni misura profilattica, fecero sì che ufficialmente poco si sapesse dell’andamento dell'epidemia. Nel 1908 le acque della Neva si trovarono infette, e da quell’epoca molte città Russe e della Galizia furono colpite dal morbo asiatico. Molto probabil- mente nel 1910 il colera fu importato in Italia dalla Russia. In questa prima fase del breve ciclo epidemico Italiano il colera è scop- piato con due focolai principali: il primo nelle Puglie, ed il secondo a Napoli. Ciascuno di questi due focolai è stato il punto di partenza di altri meno im- portanti, più ristretti costatati nella penisola ed in Sicilia. ho E. CARAPELLE Analizzando i dati epidemiologici per ciò che concerne il 1910 nna cosa risulta incontrastabile ed è che l'epidemia ha rivestito essenzialmente il carattere di una epidemia da « contatto » escludendo nel modo più assoluto l’origine idrica. Non può dirsi lo stesso della seconda fase della epidemia svoltasi nel 1911, in cui il colera assnme in Italia un carattere più diffusivo ed allarmante. Al presente mancano a me i dati sufficienti per giudicare della proporzione rag- giunta nelle varie provincie della Penisola, ma posso solo asserire con sicu- rezza che per lo meno in Sicilia il colera ebbe un carattere moltu invadente e trovò nelle acque il modo per raggiungere culmini allarmanti. La ragione per cui in Italia poi, malgrado da molti Comuni si fossero adottate rigorose misure profilattiche. nel 1911 si ripetè sn più larga scala l’epidemia la troviamo fo:se in quanto disse il Pottevin a mostro riguardo: « l'ésprit de la population, fàit d’un mèlange d’impulsitè méridionale et de fata- lisme orientel; insonciante devant le danger, mais fàcile è metre en dèfiance contre tont ce qui chocque ses habitudes on ses préjing6s, et prompte à se porter anx manifestations excessives, était aussi le contraire de ce qu’ on pent Qésires pour une action prophylactique qui doit se déronler avec méthode et dans la calme. » L'incoscienza di fronte ai danni, fn quella che travolse molte regioni nel baratro di una seconda epidemia, e se il Bordoni Uffrednzzi può vantarsi di aver potuto difendere Milano dalla invasione del morbo asiatico, è perchèivi esiste una coscienza igienica nel popolo; ed esiste una difesa sanitaria che non risulta di elementi improvvisati, ma è il frutto di nna organizzazione sa- piente, oculata, metodica costituita in tempi mormali. In altre regioni, come in Sicilia, non solo non erasi provveduto, ma neanche nella breve sosta invernale del 1911 si volle provvedere, ed a vero dire, la colpa questa volta non è da inferire tutta al governo, il quale dislocò nelle Provincie che destavano maggiori apprensioni i suoi migliori funzionarii ed ove promettendo, ove elargendo sussidii, cercò inutilmente di persuadere anche i più piccoli Comuni a mettersi in assetto di difesa ‘contro una possibile ripresa epidemica. E così il colera seguì le vie di mare e di terra servendosi talora di nna sola via, talora di tutte e due insieme, dasignando come agente di propagazione l’uomo che è, se non l’naico, almeno il più pericoloso. E qui mi piace di concludere col Bordone Uffreduzzi: « La scienza ha dato ormai quanto era necessario per difenderci dal \ SUL COLERA DEL 1910-1911 IN SICILIA wW È colera tanto che oggi giorno possiamo con piena coscienza osservare che non « vi è nessun'altra grave infezione che si possa combattere ed evitare altret- « tanto sicuramente, come questa, 4 condizione però, che tutti coloro che sono interessati nella lotta e cioè pubblico, medici ed autoritàcompiano bene, ciascuno per la parte che gli spetta. il proprio dovere.» & & Vediamo ora come si compertò il colera in Sicilia nel 1910 e nel 1911 Non mi sarei occupato dell'argomento se non vi fossi stato indotto dal fatto che ben pochi studii epidemiologici si sono avuti sulle ultime epidemie, laddove, moltissimi si sono preoccupati esclusivamente di migliorare la tecnica della diagnosi batteriologica. Argomento quest’ultimo che se effettivamente meritava l’attenzione degli studiosi, non perciò doveva far tralasciare lo studio dell’aa- damento dell'epidemia sempre proficuo di importanti rilievi specialmente in ordine all’indirizzo della profilassi, Nel 1910 il colera fu importato in. Sicilia presumibilmente per vie di mare da Napoli, e fu Palermo la prima città colpita; da Palermo poi si stabi- rono altri piccoli focolai disseminati evidentemente in dipendenza del traffico accentuato nella capitale dell’Isola. Così sopra sette Provincie ne abbiano sei colpite, con un totale di 504 casi e però sopra una popolazione totale di 3607557 si ebbe il 0,13 per 1000 abitanti. Il numero dei Comuni colpiti fn di 28 sopra 357 così distribuiti come nella seguente tabella: E. CARAPELLE SBrgE | Popolazione| Nota È Provincia | Comune dei £ (1) casi è Caltanissetta. 43303 14 | S. Cataldo. 17941 6 Valguarnera 13985 il | S. Caterina 8057 1 | Villarosa 12289 3 | Pietraperzia 12826 4 Resuttano 4858 1 30 Catania 149195 20 20 2 Girgenti . 25024 21 Porto Empedocle 11529 Racalmuto . 19938 z E: 9 Cammarata. 6495 3 Licata 22931 L Menfi. 10281 - Castrofilippo 4153 L 9 Aragona. 14215 E Palma Montechiaro. | 14330 L Villafranca. 2522 1 23 Messina 149778 1 | = 1 2 | S. Stefano Camastra © 833 3 2) Casi del mani- Pili 341602 232-|-164 (2) ( VERO S. Flavia 4789 1 Bagheria. 18329 1 Partinico 23668 1 399 Trapani 59452 6 N Monte S. Giuliano . 28939 8 Favignana . 6414 3 Alcamo . 51809 1 18 (1) Desunta delle cifre del censimento 1901. SUL COLERA DEL 1910-1911 IN SICILIA ECC. 5 Nel 1910 l’epidemia si estinse vfficialmente in gennaio 1911, senonchè agli ultimi di maggio 1911 essa ricominciò ed anche questa volta da Palermo, cioè proprio, da quella città in cui maggiormente furono messe in atto le più rigo- gose misure di profilassi. Quali le ragioni di questo ricomparire del morbo? Difficile è poterlo dire: lo stesso fatto si verificò in Russia ove il colera penetrò nel 1895, e terminò ufficialmente il 1906 11 di febbraio; otto mesi dopo rincomparve. Jakowlen, Zabolotuy, Zlatogoroff e Konlecha i quali seguirono l'andamento epidemiologico del morbo asiatico non-trovano neanche essi le ragioni per cui il vibrione colerico restò inattivo quasi un anno. Certo si è che l’epidemia comparve in Palermo il 21 Maggio, in giugno si diffuse ai centri intorno Palermo, ed arrivò fino a Trapani, in Luglio penetrò infine nelle provincie di Caltanisetta, Catania, Girgenti e Siragusa. Questa volta fnrono colpite tutte le Provincie, e sulla popolazione totale di 3607557 abitanti si ebbero 7854 casi cioè 2,08 per 1000. Il numero dei Co- muni colpiti fu di 160 sopra 357 vale a dire l’epidemia del 1911 infierì in più del terzo dei Comuni dell’intera Sicilia. Gli specchietti annessi servono a ckiarimento di quanto sopra ho dette. 6 E. CARAPELLE È 5 SII da E Comune 5 = Ri 5 = E E 3 E E a) ee SL ee 45 da e E ù si È 1 | Palermo Città . . .| 341606 11 769 | 1118 | 537 151 28 4 | 2618 Manicomio Vignicella . 259 44 305 2843 » Porrazzi. . | 18| 14 32 Villa di Salute Alongi 639 82 26 108 Carceri Aaa 3 39 10 52 Porto DEL IR 9 4 7 4 2 26 ZE MIRI MERA A 13247 6 44 $ 4 1 63 I SIM ontealeani Meg ne 23556 102 96 12 1 1 212 4 | Torretta Detto 4000 2 92; 5ElEBOrsetto MES: ARE 7859 1 1 6 | S. Giuseppe Jato . . 7235 17 20 DI 39. CA Capaci een 3387 1 4 5 8 | Montelepre. . . . 5732 2 il 13 | 16 9 | Castelbuono - . . . . 10761 | 10 21 31 10 | Termini Imerese. . 20633 13 8 15 5 31 11 | Trappeto (Balestrate) . 0153 13 13 4 | 30 12./s. Flavia . . i... 4789) JR SRO 2a IIS S 13 | Giuliana BRR CRU TRINO 3347 1 15 2 18 IA RU StIcaA i 1916 2 1 12 1 26 68 110 15 | Piana dei Greci. . . 8470 1 1 1 3 160 WEROCCATTEN ARE 2161 1 3 13 4 21 (rd Cari A SEO I AIR TEO SELE le AE 189 Corleo ne RR 16350 1 il 2 LISA Cipurre lo RREne 4185 3 3 (1) Eccetto per Palermo le popolazioni sono desunte del censimento 1901, non essendo giunte ancora quelle del censimento 1911. | N. d’ordine SUL CoLERA DEL 1910-911 IN Comune | Bagheria Belmonte Cefalù Î Bolognetta Isola delle Femine Ficarazzi S. Mauro Castelverde Bancina . Villabate Parco Partinico Contessa Entellina . Chiusa Sclafani . Ciminna Castronuovo Alia Trabia Totale SICILIA ECC. SI È z © © ® S ° Ss S z 5 Dì) È SORSESSSO; I Tp $ EV do | E 3 Gi SE 5 Sn) 2 SS) ss © S = (©) i S © ©) o Si & 09) 18329 16) 15 S 9 41 4931 lea 103 14518 36 8 2 46 2053 1 1 2 1002 4 4 3661 4 2 2 1 9 5891 16 fu 17 4468 1 2 3 4095 DANS 4 31 4715 10| 28| 98 23668 DA EETo 9 25 2646 4 4 7105 12 5 17 6265 ti 1 2 5037 3 9 12 6045 6: 6 12 5592 10| 10 1 2 618295 | 370 | 1021|1593| 774) 25| 8S1| 754159 E. CARAPELLE CA UD ALS Popolazione E; $ Gi EG E i 4 « 3 lo) S Catania 149295 234 | 415 | 138 20 | 807 MottaS.Anastasia 4336 3 2 5 Zafferana Etnea 5429 2 2 Acireale 35418 4 14 10 2 30 Acicatena 6549 2 6 8 Biancavilla 13358 1 5) 3 9 Viagrande 3737 1 1 Sperlinga 2188 1 1 Caltagirone 138064 1 3 1 5 Tremestieri 1489 2 2 4 Randazzo 11798 110 3 1 | 114 Misterbianco . 9525 1 11 1 14 Paternò 23453 4 37 13 44 Adernò 25859 46 | 109 1 | 156 Gravina 1733 1 1 Belpasso 96410 il 1 2 Bronte 20366 SO 5 Motta S. Paolo 1 1 frazione di Mot- ta S. Ana- Militello 11539 6 6 stasia. Calatabiano 5023 3 2 1 6 Castiglione 12998 6 2 9I 11 Giarre 26000 1 1 S. Gregorio 1784 1 1 Mirabella . 5932 1 1 Centuripe . 11511 il 1 2 Acicastello © 485 Il 1 2 S. Giovanni . 2720 1 1 Nicosia 16004 : 1 1 Riposto 9725 3 3 S. Maria Licodia 4101 3 3 Totale | 571959 242 | 638 | 321 45 |1246 SUL COLRRA DEL 1910-911 IN SICILIA ECC. 2° 2 | 9 s|gs[eralalale Popolazione E; $ s E a 5 E abc DIO CE 5 1 | Caltanissetta 43303 21 63) 16 1|101 2 | Riesi 14044 11 78) 16 105 S| Delia Ò 4680 4 4 4 | Terranova 22114 2) 2) 36/193] 65| 31/301 5 | Niscemi 14689 1 1 2 6 | Calascibetta 9022 9/3 5 7 | S. Cataldo 17941 i Tato) 7a $ | Acquaviva Platani 2593 14 13) 1 28 9 | Pietraperzia 12826 26.7 33 10 | Campofranco 3246 4 4 11 | Villarosa 12289 8 8 12 | Castrogiovanni 25826 2 1 3 13 | Marianopoli . 2688 il ti 14 | Sutera (Milocca) 3685 ili 1 121 15 | Butera . 6934 1 1 NR nl es 16 | Mussomeli 11202 DIS 5 17 | 8. Caterina 8057 i 1 2 18 | Serradifalco 10346 2 2 19 | Montedoro 4038 1 1 Totale | 232373 42|226|166/202| 71| 5|712 E. CARAPELLE G e 9 £ E 2 È E © È 5 (O) ai | <* | 3) © È 5 Si Girgenti . . . . . | 25024 | 1 15 7 14 1 38 Campobello-Licata . . | 11771 1 | | i 1 | Panicatii —. . . . >| 24564 1 5 1 1 8 | Casteltermini Srna 12938 5 4 18 DT 5 | Ravara ARESE IAOO 20398 | 1 9 20 30 SS 21200908 dog Mi 7 | Racalmuto . . . .| 19988 Bizet ee e 81 | Porto Empedocle . . 11529 | 19 | 126 18 19 1| 183 Seta A ORSI DIL Ros 03 5 9 69 Cammarata RO 6495 1 2 il 4 ! Calamona ci MN 1360 2 2 ea a (fel e Montallegro... . . 1968 1 1 IMpnebili ca a ol so 11154 1 1 2 S. Giovanni Gemini . 4165 1 il ETOTLCAM ER 11039 1 1 Palma Montechiaro . 14330 1 33 48 s2 IROVENIIRA) si ola (Sa 12244 1 8 6 15 Realmonte . . . > 2832 1 1 7 19 Caltabellotta . . . . 7214 1 1 Comu o ss 3171 2 2 Camastra Rie ie 1792 5 1 6 Totale 256262 102 14 37 | 374 87 198) S1| 788 Ì SUL COLERA DEL 1910-1911 IN SICILIA ECC. 11 = Q < © © SUINI È d Z| 1 | Messina dvi e | 14 Manicomio 25 | 23 2 | Milazzo 16422 10 10 3 | 23 3 |S. Stefano Camastra 5538 6 25.| 19 (50 4 | Stromboli 7 7 5 Lipari 15290 2 2 6 Mistretta 09 13481 1 17 9 1 28 ri Caronia 5484 1 2 1 4 8 Roccalumera. 5421 il 1 9 Motta d’Affermo . . , 2357 CE 2 ii 10 Piraino 4192 1 il 11 Floresta 1468 9) 2 12 Francavilla Sicula 5505 5 35 4 2 46 13 Novara Sicula 9683 2 2 14 Malvagna 1978 1 2 15 Pettineo 2760 4 4 16 Giardini 3782 11 II 17 S. Filippo del Mela . . + 4160 3 3 18 Reitano e 1439 1 1 19 Motta Camastra 2314 1 IL 20 Taormina 5 4951 1 i Totale 268698 39 47 90 57 S| 236 E. CARAPELLE © E © 2 à A S E È Sei a e e 1| Siracusa 32030 2 16 % 1 1 27 2 | Augusta 16402 1 3 4 3 | Ragusa Inferiore . 8550 14 d Di 5) 26 4 | Floridia 12067 13 d 16 5 | Santa Croce 6227 1 2 5) 6 | Vittoria 32151 7 7 7 | Canicattini 8856 1 1 8 | Avola 16264 8 8 9 | Ragusa 31922 i 3) 4 10 | Pachino 12376 1 1 a 11 | Palazzo Acreide 14840 8ÎA IG LARA 1| 94 12 | Modica 48962 2 4 7 37 50 13 | Sortino 11075 1 1 14 | Giarratana 3668 3 3 15 | Scicli 16277 4 1 5 16 | Spaccaforno 10767 tì 1 Totale 282434 3| 164 38 18 26 40 | 289 SUL COLERA DEL 1910-1911 IN SICILIA ECC. 19) 2 D E S 2 2 5 2 SINO 2 i MO SE (o | D Zi | ; | i 1|Trapani . 59452 | 4 29, 41 S1 5 14 || 16%. | 2 | Castelvetrano 24449 1 3 1 5 3 | Mazzara 20130) 1 0 SZ 5A NGN Le | | 4 C stellammare 19957 | 6 17 25 | n 3 Meo 51809 i 35 170 2 | 208 i 6 | Pantelleria 3619 4 1 5) 7 | Calatafimi 11426 1 Dal 4 do S| Gibellina 6262 1 1 9 | Marsala 57567 dale 1 6 10 | Favignana . 6414 1 6 1 8 1i | Marettimo 1 6 7 frazione di Favignana 12 | Paceco . 7126 2 1 3 13 | MonteS.Giuliano 28939 2 4 6 14 | Camporeale 9101 11 1 12 9 Salaparuta 3168 2 1 3 Totale 314419 7 76 286 115 7 15 504 CARAPELLE E. 14 666 GIFFIE FI99FI 8F0°0 € ELET FEFESE 0 0 0 ceL9 66819 8LE288 {fd600) i; 8280 86989 TIOGGI £000°0 G FL0°€ GITICE SPLIT #60°0 OT 081° GEGILE C6EGPI 860°0 T TOT ELEGSE TESI 160°0 L = si 2 Hi DI DL La Q RR RS de Ri e S| GEL SE SOS 2 3 | BS | gs8| BR) s8° 3g ge o © eis z| s Son SÙ o SLenE SE BE FARNE Rsa fora eninta Bo [Ege 2:55 TRURO OTG6I O IP oIeIog TuUNUIO ‘1061 09uomisItào [op equnse(g (1) 660896 LOGLET L06C82 608679 88926 cIPEOL LL62G6 * 1uederg BSNOVIIS OMmIo|ed VCHISSON Questo [t) 110:270) VpYassIuer]go (7) euorze]odog VIOUTAOTT SUL COLERA DEL 1910-1911 IN SICILIA ECC. 15 Dai dati precedentemente esposti si possono ritrarre i seguenti carto- grammi : EPIDEMIA COLERICA IN SICILIA 1910 TRAPANI o Dg i 4 Brio i E CATANIA - È TREES. ml 16 E. CARAPRLLE 1911 vo Ò 9°, no, 9, so: loto LL È 4 SL 0, a % 0° ELE 0, %, +, % 9 SIRACUSA SUL COLERA DEL 1910-1911 IN SICILIA ECC. 17 Da quanto ho esposto un fatto risulta inconfutabile ed è che nel 1910 e nel 1911 la diffusione dei germi colerici procedette dalla Capitale nelle varie provincie dell’Isola forse a causa delle comnnicazioni commerciali conforme- mente a quanto affermò Van Ermengen: « Les grandes courants humaines (pélerinages, émigration, foires etc.) présente an point de vue de la diffusion du choléra, une importance de premier ordre. » Facendo poi astrazione da Palermo la cui epidemia sarà più dettagliata- mente studiata risulta chiaro un altro fatto, ed è che nel 1910 1° epidemia fu eminentemente da contatto, fu molto limitata, ed in alcuni comuni si ebbero appena pochi casi sporadici. Quale origine poi abbiano avuto i casi del 1911 è impossibile accertarlo, forse i portatori di bacilli non vanno messi del tutto da parte, ad ogni modo sta di fatto che mentre nelle epidemie degli anni scorsi le diffusioni idriche mietendo innumerevoli vittime finivano col vaccinare le popolazioni, per cui la malattia non ricompariva ulteriormente, oggi la profilassi, imponendo il disastroso, ma benefico effetto di tale vaccinaziore, lascia che | epidemia si rinuovi a scatti, a periodi, coincidenti con quelle condizioni di tempo e di luogo che maggiormente permettono lo sviluppo del vibrione. Io non ho dati tali,da poter giudicare se Je epidemie nelle diverse Provincie della Sicilia nel 1911 sieno state tutte di origine idrica oppur no, ma dalle cifre su esposte sono indotto a credere, con ogni verosimiglianza, che in tutti quei Comuni dell’Isola di limitata popolazione ove si ebbe in ciascun mese più di un caso di colera al giorno, ed ove il cadere dell’epidemia coincise col taglio dell’acqua, ivi siasi avuto per quanto limitata, una diffusione idrica. Di tal genere dovettero essere le epidemie del Comune di Randazzo, Adernò (Prov. Catania) Riesi, Terranova, S. Cataldo (Prov. Caltanissetta) Alcamo (Provincia Trapani) Porto Empedocle, Licata (Prov. Girgenti). Per la Provincia di Palermo furono indubbiamente di origine idrica le epidemie di Belmonte Mezzagno e Monreale, mentre tra gli altri, nel Comune di Cefalù, ove le condizioni dell’acqua facevano temere e con ragione una diffusione a mezzo di esse, ivi il taglio opportuno, ordinato dal medico circondariale Dott. Andrea Calì, dirigente i servizi sanitarii della città, evitò il pericolo. < In Cefalù infatti come ebbi a rilevare in una precedente memoria, ben 25 pozzi si aprono su di uno stesso corso d’acqua sotterraneo. L’inquinabilità di questa acqua (Acqua Fiume) è data dal fatto che essa si origina e scorre 18 E. CARAPELLE nel sottosuolo della città, il sno inquinamento sarebbe stato esiziale in quanto serve al quasi esclusivo nso degli abitanti. Messa fuori di uso quest'acqua, tristamente celebre per le passate epi- demie, il colera in Cefalù, come dimostra l’accluso diagramma, assunse il carat- tere di epidemia da contatto: fi (7,001 Dr] (ZA 7 % 7 UBdi/z: a 00 I VAZOVANNILIATTRR NINA [I COCICETE AMET DAT DA Renna eos GEESAGERE nin i Non può dirsi lo stesso per l’andamento epidemico in Belmonte Mezzagno e Monreale ove l'infezione fu di origine idrica e merita la pena di trarne qualche rilievo. Belmonte Mezzagno è un piccolo paesello di appena 4931 anime; ivi a scepo potabile si attinge ad un pozzo la cui acqua proviene in massima parte da uno scolo superficiale di un burrone limitrofo, ed ove si scaricano anche le deiezioni! Date le relazioni del comunello con la città, verificatisi due casi di colera le cui deiezioni furono riversate nel burrone, l’esplosione tipo Amburgo in piccolo fu fatale! Per contro gli energici provvedimenti dell’autorità sanitaria Provinciale non si fecero attendere, il divieto del consumo dell’acqua fn immediato, in quel mentre io confermai l’inquinamento specifico da vibrione colerico, e la sostituzione con acqua di Scillato; trasportatavi da Palermo, valse ad estinguere immediatamente il morbo. È Il diagramma annesso illustra perfettamente quanto ho sopra esposto: CICEECH E SFREginiEE P PO SS ùSSèèààsdts ANNIE ANS Araneae Gil INNYTNISNYNSVE iu RRSNSSI FECENNNT SUL COLERA DEL 1910-1911 IN SICILIA ECC. 19 L'epidemia colerica in Monreale fu anche essa dovuta allo inquinamento delle acque, ma dal suo tracciato irregolare ciò non si desume tanto chia- rameute come per quella di Belmonte Mezzagno. Monreale fa uso di 7 corsi di acqua la massima parte originantisi nel sottosuolo della città. Di queste 7 acque ne trovai tre inquinate da vibrione colerico asiatico. Le mie analisi furono fatte il 2; luglio, ma sin dall'inizio dell’epidemia il direttore dei servizi sanitari in Monreate Dottor, Enrico Ca- lamida, con grande oculatezza aveva consigliato l’uso :delle acque bollite. Ed il tracciato così discostantesi da quello classico di Amburgo si deve appunto a queste ragioni : 1°_La massima parte della popolazione faceva uso di acqua bollita © di acque minerali. 2°—Non tutta la. popolazione faceva esclusivo uso di una sola acqua. 5° Queste non dovettero inquinarsi tutte contemporaneamente ma mano a mano che i casi originatisi per contatto trasportarono l’ infezione nei rioni ove fluiva un dato corso inquinabile. 4° — K principalmente, i rioni colpiti furono abbandonati, la cittadinanza atterrita si disperse nella campagva ed evidentemente a questi esodi corri- spondono gli abbassamenti del diagramma. Sta di fatto che quando i cittadini di Monreale si convinsero, in seguito alle mie analisi, che le acque erano inquinabili tutte ed inquinate alcune; quando queste ultime furono totalmente escluse dal consumo, e le altre furono adoperate sicuramente bollite. l'epidemia cessò in Inglio mentre appunto in- fieriva ancora in Palermo città (con 1132 casi, e 534 in agosto e 152 in set- tembre). Eppure non diminnì mai il traffico con Palermo che dista appena 20 mi- nuti di tramvia elettrica da Monreale, e. con i comuni limitrofi S. Giuseppe Jato, Parco, Partinico, S. Cipirrello, Trappeto ecc. che pur costituivano dei focolai di infezione coine si rileva dalle statistiche da me riportate. Quali fossero le condizioni delle acque di Monreale (i piccoli episodi attestano irrefntabilmente che esse erano inquinate, ed il mio reperto ana- litico non fu che una semplice conferma di laboratorio) lo attesta una bella relazione che il Dottor Enrico Calamida fece all’Ill.mo signor Prefetto della Provincia. x Da questa relazione stralcio qualche cosa che maggiormente avvalora la mia tesi: 20 E. CARAPELLE « Le acque che alimentano la popolazione di Monreale (23556 abitanti) sono le segnenti; « 1°—dcqua della sorgente di S. Rosolia. Sgorga a circa 2 Km. dall'abitato sul vallone di S. Rosolia detto anche della Monica, che rimane incassato tra i due camposanti il nuovo ed il vecchio adibito per il seppellimento dei colerosi. « Quest'acqua nna volta rappresentava un volume abbastanza considerevole, che si è venuto di anno in anno riducendo fino a diventare una irriseria quantità. « Inoltre le acque torrenziali, convogliate nel detto vallone, possono per la costituzione geologica facilmente permeabile della località, raggiungere la sorgente in discorso, la quale pertanto col periodo delle piogge è soggetta a notevoli e frequenti intorbidamenti arrivando alle pubbliche erogazioni ed a quelle private fango addirittura. E questo Zo potuto io stesso (Dott. Calamida) constatare in seguito alla pioggia torrenziale del giorno 16 agosto che produsse non pure intorbidamento deli’acqua, ma auche interramento di tutte le tubu- lature grandi e piccole. « L'acqua in discorso, dalla sorgiva condottata in ferro per un percorso di circa 300 m. vafino alla seconda urna di distribuzione da dove con doccionato in argilla, anticoe sdrucito arriva a Monreate. Durante questo percorso vi sono 49 nrne di distribuzione che subiscono frequenti e non mai abbastanza deplo- rate manipolazioni. « 2° — Acqua della sorgente Calcerano sgorga a circa 500 m. dall’abitato in contrada Capopiano e Venèro. Costituisce un piccolo volume che in certi anni di massima siccità é perfino completamente scomparso. Arriva ad una sola pubblica fonte. «3° — Acqua della sorgente Canale. Sgorga in mezzo all’abitato e preci. samente nel sottosuolo del Largo Canale sito nel corso Pietro Novelli. Quesia acqua condotta in doccionato ormai vecchio è scondizionato e quel che è peggio troppo spesso in contatto con le pessime fognature perviene a 5 fontanelle pubbliche. « 4° — Acqua della sorgente Arancio. Sgorga nel centro dello abitato nel largo Arancio, da 5 pubbliche erogazioni. « 5° — Sorgente Pompa. Sgorga a 14 m., di profondità in vicolo S. Fran- cesco nei pressi dell'Ospedale Civico e si eroga mercè pompa di estrazione ; vi passano sopra delle fognature scondizionate. « 6° — Sorgente Pozzillo. Sgorga nella via Veneziana a monte della Piazza Vittorio Emanuele, alimenta una sola fonte. SUL COLERA DEL 1910=1911 IN SICILIA ECC. 21 «7° — Sorgente S. Cristofaro. Ssorga nella Via Veneziano presso la sorgente del Pozzillo ed è di esclusivo uso privato. Dal fin qui esposto risulta evidente la inquinabilità delle acque, e per altro trovai specificamente inquinate da vibrione colerico le acque: Canale, Pompa e S. Rosalia. La prima ad inquinarsi fn l’acqua Canale come lo dimostra la relazione del Dottor Calamida: « Quest'acqua, infatti, si distribuisce al rione Giandino della Corte o Car- mine, al rione Ciambra, all’ex Monastero dei Benedettini (ove sono le scnoie comunali ed il Convitto Guglielmo), al Palazzo Arcivescovile, al Seminario ed all’ex Convento dei Cappuccini. « Il primo caso di colera ufficiale accertato batteriologicamente (9-IV-1911) fu in persona di certo La Mantia Salvatore, bidello delle scuoln elementari (site nell'ex Convento dei Benedettini), il secondo caso (9-VI-1911), il terzo il quinto (11-VI-1911) ed il sesto (12-VI-1911) si verificarono nell’ex convento dei Cappuccini. Le scuole appena allo inizio della epidemia furono tutte imme- diatamente chiuse. In questi locali fu alloggiato il giorno 23 giugno un distac- camento di Bersaglieri venuto per motivo di ordine in occasione delle elezioni politiche del collegio di Monreale, in pochi giorni si ebbero 8. bersaglieri colpiti da sintomi sospetti e per sette di essi lo accertamento batteriologico diede risultati positivi. < Il rione Giardino della Corte figura nella statistica dei casi di colera per 20 casi, i quali possono anche parere pochi se messi in rapporto con la popolazione abituale di quel quartiere, ma ove si consideri che rel giro di qualche giorno il Carmine rimase squallidamente deserto acquistano un valore impressionante anche in confronto di altri quartieri dove maggiore fuil numero dei casi, ma di gran lunga minore l’esodo degli abitanti ». L’acqua S. Rosolia da me pure trovata inquinata, si eroga nel quartiere Turba e S. Vito e si ebbero 23 casi nel primo, 32 nel secondo. Nè mancano esempi irrefutabili di contagio per consumo dell’acqua. 1° — Nell’albergo dei poveri ove malgrado la proibizione due ricoverati fecero uso dell’acqua ivi fluente (acqua di S. Rosolia) da un rubinetto del- l’anticesso, contaggiarono il colera e morirono entrambi. 2° — Nel RecIlusorio delle Orfane si ripetè il 27 Giugno lo stesso fatto su riferito in persona di due recluse ed anche quì si deplorarono due colpite e due decessi. Nè perciò nell’Albergo dei Poveri, nel Reclusorio delle Orfane si ebbero altri casi geneticamente connessi ai precedenti e dovuti a contatto. L’andamento epidemico in Monreale è illustrato dal seguente diagramma: MRS) III cresca EREPFREEREEER ESSERI TUREEENS CRERTARTII“ RE ne DICE REb: ALIENE EPS SELE Ea R CEE FEES RRENERENZENI | Ran oRr Ac cEREEPRSSS ERETERRERE CERERE [igor Erbe eri TERPposcerEk EEE bEER E UeHaee peo ei ESS on [RREERE erbe ERGIEELENNC IAA RE RESI POSSE EREELRE ECO [epr pa 1 aaa Fid SANE Gi sai [poi] SEASIRI TO CRA CRIS L'AZESES SUL COLERA DEL 1910-1911 IN SICILTA ECC. 95 Dopo tutto quello che ho esposto sono aniorizzato ad una conclusione: La diffusione idrica del colera sul modello, sul tipo di quella descritta da Koch e che si determinò in Amburgo, oggi non è più possibile che in determinate e speciali circostanze come fu quella di Belmonte Mezzagno (inquinamento di un pozzo) e là dove il corso d’acqua è unico. Ciò non toglie che, vuoi per le misure profilattiche, vuoi per le precau- zioni che ciascun cittadino adotta in tempo di epidemia, vuoi per la pluralità dei corsi d’acqua nsati a scopo potabile, il diacramma tipico di Amburgo resta sformato, ed in questo caso si può ragionare di diffusione idrica non più quardando un diagramma epidemico, ma solo in base ai risultati analitici delle acque fluenti nella località colpita. Non escludo perciò la diffusione del colera per contagio diretto con ammalatti, o con effetti d’uso, o con derrate alimentari inquinate ecc., ma questi veicoli costituiscono sempre la causa del minor numero dei casi. ‘Tous ces foyers épidémiques sont nès pour ainsi dire, sur place et ne sont guére ètendus an delà dn milien constitué par l’entounrage meme des malades,, (Von Ermengen). Vengo ora all’epidemia colevica di Palermo 1910-1911. Ed innanzi tutto considero questa epidenia come nnica con due episodi svoltisi il primo dal 16 Settembre 1910 al 10 gennaio 1911, il secondo dal 19 maggio al 7 Novembre 1911; date nfficiali le quali però, con ogni verosimi- glianza, non segnano nè l’inizio nè la fine precisa di ciascun periodo epidemico. La denunzia in Palermo non è considerata ancora come l’avviso all’Ufficiale Sanitario di un focolaio infettivo che riesce importante conoscere sia per la ‘statistica e per l'andamento epidemico, che sopratutto per la profilassi; qui la denunzia è sinonimo di trasporto al lazzaretto al quale si collega lo spauracchio dell’abbandono delle cure mediche con la conseguenziale morte. E purtroppo gli ammalatti o won ricorrono alla scienza del medico, o chiamano chi per fama si conosce essere condiscendente a non denunziare il caso sospetto. Pertanto cosa si fece nella triste evenienza del 1910? Ce lo dice il R. Commissario del tempo Cav. Francesco Gay che subito chiamò a combattere il terribile morbo in qualità di Notabile il Prof. Comm.re Luigi Manfredi Prof. d’Igiene nella R. Università il quale alla fiducia in lui riposta e dal R. Commissario e dall’intera cittadinanza, corrispose interamente “con la suna elevata cultura, con la spiccata competenza, con l’attività sua 24 E. CARAPELLE eccezionale, col sacrificio di sè stesso..... La lotta fu lunga, minuta, persi- stente, tenace, ma si vinse.,, In una dotta relazione dell’Ufficiale Sanitario Dottor Commendatore Ferdi- nando Lo Cascio trovo gli elementi per analizzare da vicino come fu impostata la profilassi intesa ad ostacolare l’espandersi del morbo asiatico in Palermo. Primo compito dell'Ufficio fu quello di stabilire la più rigorosa sorveglianza sulle acque potabili per cui con successive ordinanze fu indetto : 1° La chiusura obbligatoria dei pozzi (ordinanza 22 Agosto). 2° Furono escluse dal consumo le così dette acque basse originantisi nel sottosuolo abitato (ordinanze 22 e 30 Agosto 1910). 5° Fu fatto obbligo ai proprietari di sorgive la denunzia del luogo preciso della sorgente, il nome del custode cui era affidata la sorgente o il corso d’acqua, la percorrenza del corso e l'uso cui l’acqua era destinata (ord. 30 Agosto 1910). i 4° Fu ordinato il taglio delle acque S. Spirito (Ferreri,) Amato, Bova e Napoletani riconosciute non potabili per inquinamento generico chimico e batte riologico (ord. 20 Settembre 1910). 5° Furono tolte al consumo subito quelle acque che al punto di erogazione nelle singole abitazioni venivano riscontrate non potabili dal punto di vista chimico e batteriologico pur non essendo specificamente inquinate da vibrione colerico. Così furono “eseguite nei laboratori del comune 741 analisi di acque e solo in 52 si ottennero risultati di un contenuto batterico superiore a quello delle buone acque potabili, risultato batterioscopico che trovò sempre riscontro nel risultato chimico (eccesso di cloro, presenza di ammoniaca e di acido nitroso). Dagli stessi Laboratori Municipali fu fatta parecchie volte la ricerca del vibrione colerigeno nelle acque su indicate sospette, e specialmente in quelle delle abitazioni ove eransi verificati casi di colera, e sempre con risultato negativo. ,, 1l problema delll’alimentazione idrica della città del resto fu la preoccu- pazione principale dell’ Ufficio poichè, come rilevasi dalla citata relazione “Industria idrica di Palermo si svolge iu condizioni speciali per le quali lo inquinamento, tolto rare eccezioni, è sempre possibile. Infatti l’acqua non arriva quasi mai direttamente dalla sorgente al rubinetto dell’utente per opera di un’im- presa o di una persona, invece dai proprietari o gabelloti viene condotta dalla sorgente ad una prima tappa in grandi castelletti (Urne) in prossimità dei fabbricati a cui deve distribnirsi. Lì viene assunta da altri gabelloti che la SUL COLERA DEL 1910-1911 1N SICILIA ECC. 2I La (r] distribuiscono alle condutture secondarie, mescolandola al bisogno con altre acque e così manipolata viene condotta sino alle urne del fabbricato cui è destinata. “Lì l’acqua viene assunta da un’altro curatore che la distmbuisce secondo il bisogno od i capricci fra gli utenti dello edificio e ne cura le condutture interne; ciò soltanto non avviene per le condutture dell’acqua di Scillato a conta- tatore, avviene in parte per quelle di Scillato a misura, avviene ordinaria- mente nel modo su esposto per tutte le altre acque che costituiscono più della metà dell’alimentazione idrica di Palermo. « Queste condizioni veramente eccezionali e deplorevoli dell'industria idrica mentre rendono possibile l’inquinamento delle acque nelle diverse sedi di distribuzioni e manipolazioni, rendono anche intricatissimi i rapporti che si stabiliscono nelle diverse parti della conduttura e delle urne, sia per la proprietà che per la responsabilità dei servizii; cosicchè allo Ufficio d’Igiene era spesso difficile, riconosciuto inquinato un campione di acqua in una abitazione, accertare a quale corso o sorgente si appartenesse, anche per le contradittorie ed arti- ficiose informazioni degl’interessati e l'Ufficio era spesso costretto a tagliare le condutture dell’acqua inquinata. « Solo allora si presentava il proprietario o il gabelloto od il curatore, i quali venivano obbligati ai lavori di risanamento indispensabili. » Le ordinanze su indicate trovano quindi giustificazione in questo stato di cose anormali che fu affroxtato con piena coscienza per cui si potè sempre scoprire il pericolo ed apportarvi immedinti ea efficaci rimedi. « Per quanto concerne il suolo l'Ufficio si preoccupò di ridurre al minimo i pericoli dell’inquinamento sia ordinando un servizio di spazzamento più inten sivo sia colle disinfezioni continue, sia curando una più sollecita esecuzione degliespurghi di chiaviche pozzetti, fogne, fosse, acquedotti neri, ed nna migliore manutenzione delle latrine pubbliche e degli orinatoi. » Le abitazioni terrane d’ obbligo furono imbiancate col latte di calce (Ordinanza 23 Agosto 1910), e «le sostanze alimentari provenienti da luoghi infetti o sospetti e specialmente frutta o erbaggi venivano senz’altro respinte o distrutte. Per le sostanze in vendita si adottarono criterii rigorosi e restrittivi circa l'ammissione al consumo, specialmente per il pesce, la frutta, gli alimenti cotti, gli alcoolici, come si desume dal fatto che in soli due mesi si sequestrarono 1570 litri di vino, e vennero sequestrati e distrutti Kg. 183710, e 670 gr. di sostanze alimentari.» 26 E. CARAPELLE Fn proibita la pesca nel porto e sulle spiaggie in vicinanza dei luoghi a- bitati dalle fogne, furono proibite le feste: Per la disinfenzione stradale fn fatto largo uso del latte di calce fu resa obbligatoria alle lavandaîe la disinfezione delle lingerie sporche nel sublimato. Pu intensificata la sorveglianza negli opifici industriali, l’assistenza sanitaria in Città e borgate, la visita agli arrivi dei forestieri con sorveglianza domici- liare per 5 giorni, una speciale raccomandazione fu fatta ai mecroscopi per la vigilanza ed il controllo di tutte le denunzie di morte. « Il servizio di accertamento dei casi di colera veniva fatto nel seguente modo : « Avuta in qualunque modo la notizia del caso si recava sul Inogo indi- cato il medico di guardia dell'Ufficio centrale o del mavdamento accompagnato o non dall’Ispettore, e sempre da due cantonieri (Guardia Civica) per prov- vedere immediatamente all'isolamento del focolaio infettivo, e da un disinfet- tatore provvisto di una borsetta nella quale oltre a boccette con soluzioni con- centrate di sublimato, portava boccette sterili per prelevare campioni di feci, avendo anche all’uopo guanti di somma e chucchiai sterili. Accertato il so- spetto di colera, o avendone il caso tuite le probabilità si mandava subito o dall’ufficio centrale, o da quello mandamendale il servizio di disinfezione al sublimato per le disinfezioni nell'interno della casa e quello collaite di calce per le scale, anditi, cortili, superficie stradali, attorno all'abitazione infetta. « Si prelevava, sempre che era possibile un campione delle feci che ‘si mandavano al laboratoio medico micrografico; ed intanto dal sanitario e dai suoi dipendenti si raccoglievano tutte le notizie relative all’etiologia del caso in rap- porto con casi simili, al numero dei membri della famiglia, al loro mestiere, se erano tutti presenti, o se già alcuni si erano sottratti alle misure profilat- tiche, al probabile trafugamento di effetti d’uso specialmente della biancheria sporca, la qual cosa costituì nun fattore costante e pericoloso per il diffondersi della epidemia. « Per i provvedimenti relativi all’infermo o al decesso ed ai commoranti ecco come si procedeva: Anzitutto in attesa dell’accertamento si piantonava l’abitazione dove erasi verificato il sospetto, impedendo l’uscita di qualunque persona si trovasse in essa e l’entrata di altre, a meno che non accettassero di rimanere piantonate anche loro. « Per l’infermo, se era evidente la diagnosi di colera o se molto fondato il sospetto e le sne condizioni di resistenza lo permettevano, si ordinava; tranne SUL COLERA DEL 1910-1911 IN SICILIA ECC. 97 rarissime eccezioni di proprietà dell’ambiente, il trasporto all'ospedale di iso- lamento alla Guadagna. « Se l’infermo per la sua gravità mon era trasportabile, veniva affidato im- mediatamente alle cure del medico condotto della sezione, che si occupava dei provvedimenti successivi..... « Qualora veniva accertato che conviventi dell’infermo od effetti d’uso si trovavano in altra abitazione prossima o lontana, per questa abitazione veniva- no prese tutte le misure di isolamento e disinfezione e contumacia come per le case direttamente infette. Per questo lavoro d’indagine, che richiedeva gran- de abilità da parte di tutto il personale, si poterono, iu qualche caso sottoporre alla contumacia fino a 40 persone che avevano avuto rapporti con un solo ammalato di colera. » Autorità competenti e servizi organizzati furono quindi i fattori della li- mitatissima diffusione la quale si ebbe con ogni verosimiglianza per contatto diretto o per trafugamento di effetti personali appartenenti a colerosi come lo dimostrano i piccoli focolai disseminati nei vari quartieri. In totale l'epidemia ebbe la durata di 117 giorni con 252 casi, Manicomi esclusi, di cui 141 morti con due massimi l’uno il 16 l’altro il 20 Ottobre. Mentre nei Manicomi provinciali si ebb&ro 161 colpiti con 85 morti per cui in totale si ebbero 393 casi con 226 decessi. Il diagramma che qui riporto raffigura l'andamento dell’epidemia del 1910 in Palermo (Manicomi esclusi). E. CARAPELLE SS 1); 47 iz 7 TISORITI È CI n si SUL COLERA DEL 1910-1911 IN SICILIA ECC. 29 Dal diagramma risulta chiaro come mancò sempre non dico il carattere - dell'epidemia idrica tipo Amburgo, ma anche il carattere dell’infezione massiva che avrebbe fatto supporre l’intervento di un fatto nuovo oltre il se:nplice contatto. Nelle borgate i pochi casi furono tutti importati da gente che avendo avuto contatti con colerosi esulava dalla città per sottrarsi alla contumacia. Ed ho voluto richiamare l’attenzione degli studiosi su tutto quanto mag- giormenie interessava direttamente la profilassi adottata allo scopo di limi- tare la diffusione del colera, per far risaltare specialmente questi tre capisaldi: 1° L'Ufficio comprese tutta la grave condizione in cui si trovavano le acque potabili dell’agro palermitano e si preoccupò di garavtirle com ogni mezzo da un possibile inquinamento. 2° Questa garenzia si fece consistere nel pronto accorrere ai casi denun- ziati per cui seguiva subito: l’isolamento dell’ammalato, larga disinfezione e sopratutto vasta retata di persone che avevano avuto, o che per ragioni di parentela, amicizia, vicinanza si supponeva avessero avuto contatto coll’ammalato. 5° Data attiva profilassi la malattia si limitò a pochi casi sparsi nei diversi quartieri, ja cui origine (per la massima parte accertata) fu dovuta a trafugamento di effetti di uso appartenenti a colerosi, a contatto con amma- lati a consumo di derrate alimentari infette come pesci pescati clandestina- mente nel porto in vicinanza dello sbocco delle fogne. Ma dopo si bella vittoria della scienza tradotta nell’atto pratico, il Prof. Manfredi non si illuse che la città non avesse dovuto essere più visitata dal fiero morbo, e perciò egli lasciò all’Amministrazione civica, subentrata a quella Commissariale in febbraio 1911, tutto un elaborato programma di riforme igie- niche allo scopo di preparare all’Ufficio le migliori condizioni per fronteggiare un possibile rinnovarsi dell'epidemia colerica. Era un programma minimo giustificato dall’urvenza di mettere la città in assetto di difesa sanitaria per la primavera incalzante, programma che se fosse stato attuato per intero avrebbe forse tolto le indecisioni dei primi mo- menti al sopraggiungere del secondo periodo epidemico, facendo risparmiare da una parte sicuramente il grave dispendio cui andò incontrò la ciutà per il tumultuoso impianto di servizi che esistevano solo in modo limitatissimo, d'altra parte forse anche molti lutti. All’inizio dell’epidemia del 1911 vuoi per la stanchezza del lavoro prece- dentemente espletato, vuoi per la fiducia che si nutriva che « nuove invasioni coleriche mai più avrebbero destato le apprensioni e lo spavento cie afflissero 30 E. CARAPELLE i nostri antenati » (Aversa), vuoi per amore di fare cose nuove, differenti da quelle attuate nella precedente epidemia, tanto maestrevolmente fronteggiata dal Prof. Manfredi. vuoi sopratutto per ragioni di economie, il colera non destò allarmi e preoccupazioni. Se non che aumentando il numero dei casi si intese il bisogno d’intervenire e si tentò riorganizzare i servizî con personale avventizio, affatto inadatto alla bisogna e così si videro i disinfettatori correre in eleganti vetture al domicilio dei casi denunciati e quivi ordinare la disin- fezione ai facchini dei carri, e valeuti chimici presiedere alla manipolazione del latte di calce. il quale d’altra parte, serviva ad imbiancare i marciapiedi, mentre le fogne rigurgitavano d’immondizie, e nelle vie più Iluridi, senz’alcuna precedente spazzatura, il latte di calce veniva asperso su cumuli d’immondizie, che un po’ le bestie, un po’ gli uomini si incaricavano di rimettere allo sco- perto e trasportare per le vie della città. La marcia del colera era inesorabile, e sarebbe giunta chissà dove se la mano di ferro del Governo non fosse opportunamente intervenuta. Purtroppo la seria riorganizzazione dei servizi richiese del tempo, in generale furono seguite ls stesse norme profilattiche da me già esposte per l’anno 1910, ma la diffu- sione era tale che l’opera dei sanitarii non poteva aver altra mira se non quella di diminuire per quanto era possibile il numero dei casi, ed a questo vi si rinscì veramente bene quando si pensa che questa volta il colera tentò anche la via delle acque la quale fortunatamente gli fu preclusa evitando così il rin- novarsi delle epidemie passate. La lotta quindi in questi due episodi 1910 e 1911 fu differente, nel primo fu massimamente preventiva, nel secondo specialmente repressiva, ma il secondo periodo, sotto questo punto divista, segnò la: bancarotta dell’igiene la quale è scienza eminentemente pr'evertiva. Il ciclo epidemico del 1911 si iniziò il 20 Maggio per terminare 38 novembre, in totale si ebbe quindi una durata di 173 giorni con nn massimo nei giorni 25-24 Gingno, e 5 Luglio, il numero dei casi fu di 2601 (esclusi i manicomii provinciali e privatì) con 1316 morti. Nei Manicomii provinciali si ebbero 355 casi con 162 morti, in quello privato Alongi Stagno si ebbero 108 casi con 67 morti, onde in complesso si ebbero 3112 casi con 1545 morti. Riunendo in uno specchietto questi dati e confrontandoli con quelli delle decorse epidemie abbiamo: Si ECC. SUL COLERA DEL 1910-1911 IN SICILIA eqUuIN il GUT FO tel 90°0 9ET calo) LIL 910 COL TRI GEL IGT GAVUOIZUNF UOU OMalSI p. 019YJu ] E ce 001 007 eiuaprdo,] 01ddop ap opueredus a ‘ororia;ur 090d Ip opurrsot CG8T II U00 Q1990]eALI 18 []6| [0u oQo osp opuenb [CA QI9 GOL 92°0 Tel 08° GI LIST TUIOTS UL o PST 909178 VI6L TEG 909T7E OTGI FI9 STESLE GO8L GGP GOEITE 2881 60LG 6GEEESG ES8T TESE GL0006 LOST 9TOP ESETEI 9981 OGFI 0GCEsÌ SS8I 14395 GISSST POST POLE GOLOLT LE8T TRIONI ouoIrze]odo] OUT E) . Espongo quindi perchè se ne abbia . DI n . i » . 4 * ì ma ‘ A 4 Ù la i b , IN D LE DE n CA 4 sr i d D) NI \ = Ù \ "DI f fi n ru) n LA E. CARAPELLE © TRS À il diagramma generale dell’epidemie di Palermo del 1911 nn concetto d’insieme. ; sd PIORE Ca SUL COLERA DEL 1910-1911 1N SICILIA ECC. 99 La interpretazione del diagramma esposto non riesce molto chiara a chi non avendo seguito d’avvicino lo svolgersi della epidemia, volesse trarne dei criteri per giudicare della parte che ebbero le acque nella diffusione del morbo asiatico. Dal momento che da molti si è discusso su questo episodio epidemico alcuni considerandolo come prevalentemente di origine idrica, altri come esclu- sivamente da contatto vengo ora su questo punto della discussione richiamando quanto ho già detto per Monreale e per la distribuzione dell’acqua potabile in Palermo. Questa città è fornita di acqua di ben 35 sorgive di cui furono riconosciute inquinate da vibrione colorico ben 7 e cioè: Gesuitico alto: riconosciuta specificamente inquinata dal Dottor Vito Lo Bosco. (Ramo che va al Manicomio). i Gabriele (Sorgente Nixio), Maurigi, Trasselli-Florio, Guccia-Cam pofranco, Ambleri: riconosciute specificamente inquinate da me. Tasca: riconosciuta specificamente inquinata dal Laboratorio Micrografico Municipale. Per studiare la parte che ebbero le acque nella diffusione del colera bisogna cominciare le indagini da dove i corsi essendo puri possono dare dei ragguagli jnconfutabili. ( Epperò mi riferisco innanzi tutto a quanto avvenne nei manicomi provin- ciali, nella Villa di Salute Alongi-Stagno, nell’Albergo delle Povere (sez. Corso Calatafimi). Tre Istituti nei quali alio scoppio dell’epidemia eransi adottate le più rigorose misure di isolamento e dove fluiva l’acqua del Gabriele. Riferisco senz'altro i dati i quali di per sè sono abbastanza eloquenti: to] E. CARAPELLB Giugno » >» » su Manicomî provincialì Villa di salute Alonge Stagno Albergo poveri) sezione corso Calatafini 11 I | | I ___—_=—» Taglio acqua Gesuitico Il > Taglio acqua Rotolo (Derivazione del Gabriele) il 11 È 2 > sostituzione dell’acqua Gabriele con l’acqua di Scillato. —> Taglio acqua del Gabriele. SUL COLBRA DEL 1910-1911 IN SICILIA ECO. 35 Per chi sa leggere nelle curve epidemiche a me la cosa sembra molto chiara, specialmente per i due manicomî ove la invasione colerica scoppiò si può dire conten.poraneamente in quasi tutti i padiglioni, che erano zso/a?i tra di loro escludendo così l’idea del contatto, come si rileva dal quadro annesso : DI CARAPELLI: E. OITSnI] À i (Mit.]1199) FI SI|GI|IPOT6 [8 |L ‘9 [e |p [e (a |T 0g|6a sE La|pa Ge|te #6 ca 16 06! GI| ST) 2I| OL) SI) FI) EI) GI) TI) OT) 6 T UZU81][9T9AI0S Tp ojemosioq IL LI I * * InImoun G TL I GL E (© * QUINOp eIlOurIOJu] T|G T PT * 21pogsuo Ip o]jeuosloq J I GL 17 I tt * INpnmor ‘Z0S ‘] T I! 6 TG |I TT C o « T (LIL PG TIE |T (NEMI Quuop ‘209 7 IZZRIIOTJ | T T TO |EF|L |P |G IRE G riore auuop e "e Te TL TT ET | E (6 | e 6 6 T SEA | LTL OTTICI T I TL |K Ge GP |9| GT * * * tmimon ‘208 ‘9 I L_|T I * * TUlMON 0FVUOISUOT VELE ET L © + | ouuop ‘208 4 LIL E | _j6 |L GIG |M IG 6 E G FIGIG|E * *. * Iumurom ‘z0S ‘G T I T * IUIUIOf] QUOISSIUIMI T I FI |G G | (CIAD G|9 F SO LIO PRESE T T I T T 1 CL si iurmon iZ0S0p T T_|G T T TELIT | O QUUOP QUOISSIUTUI Y LIT IE 'G IE 8 FP 619 IE 6 SIT else 9 | 00 vlad: + mo :208 ‘6 <—. <— <- o][arIiquo, unbor ©II8P OIT9EI 010304 unbor eITOp OUSEI conjuser, enboe BI[®P OI]Se] Haim dooeno0ao SUL COLERA DEL 1910-1911 IN SICILIA ECC. 37 Nei Manicomi di Palermo si ebbe una percentuale di colpiti che supera quella del 1893 e si avvicina a quella del 1854 e 1885 come risulta dal seguente specchietto: < onsnIiS C < (ga LG QIQUIOAOI « QIquooIp g « oIquogjos GT * aIqogo eg] o1quiejjos 8T IUp A | RI eIurepido qpep ounumi ny ommootme” |! (1) < Ri < >) [S] OIquIooIip 8g « oIqopgo ca € oIquogjos Gg < oqsose JT * ojsose Te 01]SU] & [ep eImapido {jop erean(q [o ci — EPII GIL GEE EF8G TIGI 0e°G 06 191 C06E OTBT PIL ii L6 8CgI E681 SISI 0ET GcE TIGI G88T (7) 1987 TSE EG e8 16 9981 TEGT (era (cio T6E sISRII E8P 7a 89 GCT LE8T eimopido ]]op igrdjoo 10p %/y ION I}Id]0;) orddoos o]je Oonuy IQUIOA001%] SUL COLERA DEL 1910-1911 IN SICILIA ECC. 1CONll il mio asserto che nei due Man laro he riporto è chi D agrammi € Dei idrica. i origine l'infezione fn d DN NAMLNNT N Ò NN NN PE: tTEdT=ENN . z SRI I IN A\ ipa I i EX\ \i VENE "A | TI XV 888 | \ va NA NWKIWIN CNN i 1231507 VIFZEELZ] naz uasss 6, RRUNO id VIA 9ji0) Ri ANN NSÉ TEN Ja | \WM W2LE INA I NNNNE È AMI pf 40 E. CARAPELLE All’Albergo delle Povere (sez. Corso Calatafimi) il fatto è patente: il giorno 22 si ebbero di botto 11 casi, tagliata l’acqua e sostituita con quella di Scil- lato, l'epidemia cessa come per incanto. Ed è notevole un’altra osservazione: nelle dne sezioni di Poveri in Via Malaspina nella sezione nomini ove scorre acqua di Scillato non si ebbe alcun caso, in quella donne ove insieme all’acqua del Gabriele eravi condottata anche l’acqua di Scillato di cui appena conosciuto il pericolo si fece esclusivo uso, non vi furono che solo dune casi e nulla più. Eppure nella suddetca sezione nomini le condizioni igieniche, sebene relativa- mente lodevoli, pure lasciavano molto a desiderare in confronto di quella della sezione donne di Corso Calatafimi e di Via Malaspina. Se consideriamo i casi che si ebbero nel corso Calatafimi ove fluiva esclu- sivamente acqua del Gabriele come lo attesta il reclamo pubblicato nel N. 176 del Giornale cittadino L'Ora, dal N. civico 350 in su, la dove cioè non arriva l’acqua di Scillato si ebbero dal 9 giugno al 1° Luglio in totale 19 casi, mentre dal 350 in giù dove cioè fluivano insieme all’acqua di Scillato anche altre acque si ebbero appena 6 casi. Bastava solo seguire questo inizio minaccioso del colera per convincersi che non il solo contatto doveva essere la causa del vedere allineati in corso Calatafimi 19 casi in 20 giorni tra una popolazione di qualche migliaio di a- bitanti e sono d’accordo col Bandi che di fronte a certi particolari epidemio- logici, agli effetti pratici, rappresenta una superfetazione la ricerca del vi- brione colerico nell’acqua, era solo sufficiente il dato ‘statistico! che per l’i- gienista non deve rappresentare un numero indicante un caso di più! ma deve consistere nella espressione di un fatto che bisogna interpretare e spiegare, in modo convincente. Ed ora diamo uno sguardo al 1° tracciato lineare della epidemia di Pa- lermo seguendo le frecce che indicano il taglio delle acque: ad ogni taglio vi è nna caduta nel numero dei casi. Ciò si vede meglio ancora nel diagramma a canne d’organo ove mi ri- ferisco alla sola epidemia di Palermo. 1Y TTHEIWEN a maemo cuseni: Het e ire PRETORIA II ENERITNET S Luci bari tifi We ì Rc ERP N Pif + PRA IGN ARIE 1Nee SIR PIE + RPS HEAR) IA TIRI By ASL Miei GIAMMAI | PIANI PAR EL IRE N rtiprifit , pr Soa Las Pi LL Aa) ml ped 0 = oa paper a sa = ke; x Da 7a 7, aper ci) bet ona FEES man DA “pit CA e ren ARS E ST rss i RE SI RR I Se n isan iii diari appia parete > cale Sira CIME, $ 3 ie Mi etna dalia A rn see i agi TI i È dro e eta Fa e; { i Ù ie de IST sE Dar RE Sl dle VELIA 5 DI ID ++ gs de Ò H edargia gni ue RAS e I I SETE pete por darci + SE AP SUE LIES. DMI SERI REST SIA sai «peroni st inanegzze ri pi Tie SPELL ASTI AA RR SI CO SOI CNS SRO TE SUR DIL È n 3 st DAL'ORRIOI Bho DE 10 As SAN LR I ID A FERRE - good perire petto è i n IR dep VSS OSCAR VIRA I L A i H Re e) Se azione ni iii pi ; e wi : MErÈ eri grit nr ETC intente «Pr — if destin ri ia ILE PEPE inpor; SERE EL + bei ima nt RI i RIE IR RI I FUf nfrnfiripproner i pulito iii pe Coi EX NES ZIOI AE EEA o E° | 5 «2: 2 Giai posare aa CITI Di CAME d È DITE to E A fo hi fanti ERI ELE e Le vat È © rela . i temere sprone E uu PCR e ll ARNO A i suaneni È È Risate animate alieni; primaria acini rp Cimini È pat; È DA Ù I Marie Bedi oi n @ “ iaitimn tie css n LA LADA dl asti RO "a ceri Tu tea copra doro Lorimratone » di portatori di bacilli 4726 > » di contumaciali batteriologicamente negativi Totale 5555 esami. LA DIAGNOSI BATTERIOLOGICA DEL COLERA ESAMI DI ACQUE 2 = ESS SE | Ricerca v. col. ELL E | COMUNE 32 SS 0 S : © E [a] s D Positiva |Negativa | E 2 A 3 Ro Palermo . 97 $1 52 47 50 2 Caccamo . 5) SN 3 5 | S. Giuseppe Jato 6 2 4 4 Misilmeri 5 d 5 5) Isola delle femmine 3 | 1 1 6 Monreale 10 8 to) 4 6 ‘ Belmonte Jai 2 2 9 $ Petralia Soprana 4 9 Partinico 18 6 6 18 10 S. Mauro Castelverde . 2 1 | 2 11 Castelbuono 2 2 ie) Giuliana . 1 1 13 Cefalù 4 4 14 Termini . 2 2 15 Bisacquino . 14 14 14 16 Lercara . 1 1 17 Ustica 48 DIS 17 31 (1) 15 Chiusa Sclafani . 3 3 19 S. Cristina Gela . 1 1 20 Roccamena . 4 4 21 | Carini. 3 3 22 Trabia 2 2 23 Castronnovo 3 3 24 Roccapalumba. 1 1 25 | Aliminusa . 3 3 26 Sciara. al Il 27 Montemaggiore 3 3 28 Altavilla È ali 1 Totale 258 131 81 57 158 s1 (1) di cuni 7 positivi per il tifo e 24 per il b. coli. 64 E. CARAPELLE In totale: Analisi fatte 258 di cni: 151 esami chimici generici SÌ» batteriologici generici 246. > » specifici e di questi 57 furono positivi per il vibrione colerico 158 » megativi >» » » 24 » » per il-b. tifico 7 » positivi » » » Le 96 analisi fatte per Palermo vanno così ripartite : Acque potabili Corsi di Acqua esaminati in totale 19 (1) Campioni esaminati per il v. colerico in totale 86 di cui spec. inquinate : 6 ò 5 : : ; c 5 . 40 Sorgive . È ; : . ; : 5 5 : ò 10 Serbatoi e ricetlacoli . 3 ; è , i È ; 16 Rubinetti. 6 2 Castelletti } . 7 ; c ; o . o o 56 IR OZZIoNINO P È 2 È 1 . ; " 3 3 2 Ù Corsi irrigui Uorsi d’acqua irrigua esaminati in totale 6 (2) Campioni esaminati in totale. . . ò . 3 o il di cni riconosciuti specificamente inquinati . ; o 3 T 4797 Totale dei comuni che richiesero esame di acqua 27. Analisi esegnite 161 di cni in solo 149 fu ricercato il v. colerico o altro inquinamento specifico; di esse si trovarono. positive per il vibrione colerico . . o 5 10 negative » » » 3 x ; . 108 positive » b. tifico . c 5 . . 3 Ti negative DD » i ò ò ; 6 È 24 149 (1) Gesuitico alto, Gabriele (Gabriele, Cuba e Nixio) Scillato, Maurigi, Napolitani, Tras- selli-Florio, Conti-Florio, Guecia-Campofranco, Ambleri, Airoidi, Ciaccio-Martinez, Conti- Lauriano, Bonanno-Tortorici, Schiera, La Rosa, Bova, Amato, Bordonaro, Sferracavallo. (2) Mare Dolce, Favara (Villabate) Conche in contrada Bandita, Vallone del Parco, Vallone Fico, Corso Demaniale del Parco. LA DIAGNOSI BATTERIOLOGICA DEL COLURA 65 Dei campioni esaminati 12 erano di sorgive 16.» » pozzo 50 » » cast. Ti» >» fontane 2» >» serbatoi 10.» » origine sconosciuta 161 Riguardo agli esami delle feci debbo osservare: che sconoscevo la pro- venienza del materiale di esame se apparteneva cioè ad un ammalato in atto, ad un convalescente o ad un contumaciale, per conseguenza nel numero dei reperti positivi per il colera vauno compresi forse molti portatori, mentre nel numero dei contumaciali vanno compresi molti convalescenti, poichè con giusto criterio i sanitarii si preoccupavano in preferenza di conoscere quando potevano dimettere dal lazzaretto nn coleroso, o se potevano lasciar libero un contuma- ciato. Per lo più solo le feci dei primi colpiti venivano esaminate per la dia- gnosi batteriologica, per i seguenti casi i sanitarii si dirigevano col criterio clinico. Non mi fu mai possibile vincere ia malafede dei funzionari civili dei comuni, ed anche di qualche sanitario, obblicandoli a dirmi se trattavasi di caso sospetto, di individuo guarito o contumaciato! ad ogni modo nella colonna dei colerosi negativi ho riportato in carattere ordinario le analisi che mi risultano indubbiamente come fatte su feci di convalescenti, in grassetto quelle in cui il labora- torio fi in disaccordo con la clinica. Questi casi ho cercato sempre con ogni cura mettere in rilievo per la importanza che essi hanno dal punto di vista scien- tifico, come pure nella colonna dei portatori sani ho riportati solo quelli sui quali io non ho alcun dubbio per notizie fornitemi dai dirigenti i lazzaretti. Le analisi fatte mi permettono alcuni rilievi di una certa importanza : CONFEZIONAMENTO E TRASPORTO DEI CAMPIONI. — Spesso chi invia un campione di feci non pensa che quel materiale deve essere oggetto di una ricerca delicatissima per cui adopera allo scopo barattoli poco o punti puliti. Mi è occorso di ricevere infatti dei materiali fecali nelle stesse bottiglie nelle quali lo Stato rimetteva ai comuni del sublimato in polvere debitamente me- scolato a cloruro Sodico. Questi barattoli contenendo ancora tracce di sublimato facevano sì che l’insemensamento ripetuto anche parecchie volte e con grande quantità di ma- teriale restasse addirittura sterile. Altre volte i campioni mi arrivavano dopo parecchie ore di viaggio per 66 E. CARAPELLE cui entravano in fermentazione putrida con sviluppo di gasiqueli all’apertura della bottiglia proietiavano fnori il materiale fecale con violenza, con gravi pericoli per l’ambiente e per il personale addetto agli inscmensamenti. Altre volte le feci putrefatte si mostravano piene di larve di mosche. — Inutile dire che in questi casi quasi sempre la ricerca fn nesativa. Poche volte infine mi è occorso avere delle feci raccolte in seguito ad enteroclisma tannico per cui l’insemensamento restò sterile. Tutti questi rilievi non devono sembrare di poca importanza quando si pensa che, dopo essere riusciti a stento a trasportare a lazzaretto un case sospetto, contro l’opinione dei parenti e delle autorità comunali che, clinici improvvisati, giudicano il caso tutt'altro che di colera, il laboratorio viene a smentire la clinica dando valido appiglio ai pregiudizii ed. alle dicerie. Sotto questo punto di vista quindi trovo commendevole e praticissimo il mezzo di cuni si servirono i Dottori Carbone e Pighini, e mi propongo di addot- tarlo qualora dovesse ripetersi la triste evenienza di una epidemia. Infine von finisco mai di raccomandare che il prelevamento delle feci sia fatto da persona che per moralità dia completo affidamento, spesso infatti mi è capitato di ricevere dall’ammalato di colera, al 2°-5° giorno di malattia, delle feci solidi! completamente negative, per sostituzione fatta con la connivenza del personale addetto alla bisogna. Oppure, ciò che capita spesso tra i contumaciali, le stesse feci vengono ripartite in diversi barattoli ciascuno portante un nome diverso. PRIMA INDAGINE BATTERIOSCOPICA — Aperto il barattolo si procedeva subito alla ricerca batterioscopica con dei preparati colorati col liquido di Ziehl di- lnito al decimo. Rare volte è occorso mettere in evidenza delle forme curve in grande quantità, disposte come sciame di pesciolini, e frattavasi sempre di feci dal caratteristico aspetto di «acqua di riso». Nell’epidemia del 1910 anzi, questo fatto impressionò non poco coloro che ricordavano ancora l'abbondanza e la disposizione caratteristica dei vibrioni nelle feci dell’epidemia del 1885. Nelle feci diarroiche o formate, non fu mai possibile trarre qualche giudizio, comunque probativo, in segnito al semplice esame batterioscopico. Ne risulta quindi la inutilità del tentativo il quale implica anche una perdita di tempo che è tanto più apprezzabile quanto maggiori sono le analisi da esperire. Convinto di ciò ho tralasciato sempre questo primo tempo specialmente quando nel materiale mancava l’aspetto di acqua di riso. MEZZI DI ARRICCHIMENTO.— La ricerca dovendo essere precisa, e spedita richiede un terreno nutritivo in cui sia facile l’arricchimento dei vibrioni a LA DIAGNOSI BATTERIOLOGICA DEL COLERA 607 preferenza, e ne permetta l'isolamento; a questo scopo sin dai tempi di Koch sono stati preconizzati diversi terreni nutritivi fra cui i più usati nelle recenti epidemie sono stati: | Acqua peptone (Dunham-Koch) Acqua salata Bile alcalina (Ottolenghi) Brodo di fagginoli (Londini) Acar comune Gelatina comune >» all’albuminato alcalino (Dycke) Agar al sangue alcalino (Dieudonnè) Acar fuxina (Londini) Qnesti terreni su per giù sono stati provati da tutti coloro che dovettero occuparsi della diagnosi batteriologica del colera, e mi dispenso dal mentovarli, in generale è un inno al terreno del Diendonnè, ed io mi ci associo, ma fino ad un certo punto. Tra i terreni liquidi l’acqua salata ed il brodo di fagginoli non mi hanno dato grandi vantaggi, la prima permette lo sviluppo dei vibrioni solo dopo ‘ un lungo soggiorno in termostato, il secondo non son riuscito ad ottenerlo limpido malgrado avessi segnito sempre fedelmente le indicazioni dell’antore, nè i saggi inficiati da me artificialmente mi diedero quello sviluppo caratteri- stico che riferisce il Londini nella sua memoria. La bile alcalina pregevole in quanto favorisce la selezione del vibrione colerico, ha l'inconveniente di essere verde-oscuro per cui non si discernono i lievi intorbidamenti, non si può apprezzare la pellicola superficiale, la reazione dell’indolo, e poi richiede una tecnica speciale per la colorazione dei prepa- rati per cuni si impiega un maggior tempo, che non per quelli fatti dagli arricchimenti con la comune acqua peptone la quale resta sempre, anche a gindizio dello stesso Ottolenghi, il migliore, il più squisito, dei terreni nutritivi per l'arricchimento dei materiali colerigeni. Tra i terreni solidi l’Agar comune si presta poco o niente affatto in quanto -la colonia del v. colerico non ha nulla di caratteristico per differenziarla da quella di altri microorgasmi, L’Agar fuxina. neanche ha il valore che vorrebbe attribuirgli l’autore, perchè non sempre i vibrioni assumono tale colorazione rosso rubino per cni facilmente richiamano l’attenzione del ricercatore. La gelatina sia comune, che all’albuminato alcalino ha l'inconveniente di 68 E. CARAP ELLE dovere essere tenuta ad una temperatura di circa 20° C. per cui lo sviluppo è lento per quauto le colonie sieno caratteristiche. Ma può occorrere ancora che prendendo il sopravvento dei soprafiti fondenti, il terreno in poche ore si rende liquido prima ancora che il v. colerico abbia potuto svilupparsi. L’agar Diendonnè, specialmente pregevole quando trattasi di isolamento . di vibrioni delle acque, secondo me, ha diversi inconvenienti quando trattasi non di feci dell’aspetto di acqua di riso per le quali ogni terreno è otttimo, ma di feci poltacee e diarroiche. A prescindere dalla sua preperazione, e dalla sua conservazione per breve tempo, è un terreno opaco, che spesso presenta uu sedimento il quale contri- buisce a rendere ancora meno estetico il terreno stesso. È difficile insemensarlo in modo che le colonie vengano staccate luna dall’altra, non permette lo studio col microscopio della colonia sospetta, mentre per coutro permette lo sviluppo di parecchi altri germi’i quali vengono così facilmente asportati nei prelevamenti insiemi ai vibrioni e le culture pure si ottengono solo dopo ulteriori passaggi. Il terreno Diendonnè menoma il valore di agglutinabilità del vibrione, e richiede 8 ore di termostato perchè si abbiano nes migliori casi le prime colonie - di vibrioni, mentre ze; casi più sfavorevoli nell'acqua peptone già dopo quattro ore dalla superficie del liquido si pussono isolare dei vibrioni in cultura pura o per lo meno tanto pura da potere essere utilizzate per i successivi saggi. Basandomi sul criterio che fosse il sangue quello che favorisce lo sviluppo dei vibrioni di preferenza nel terreno del Dieudonnè, volli provare allo scopo l’agar sangue di Nicolle, ed il terreno di Bordet e Geugu, ed ebbi infatti gli stessi risultati col vantaggio che essendo questi substrati nutritivi, rosso rutilanti permettevano meglio che su quello del Dieudonnè l’esame delle colonie. Restavano però fermi gli altri inconvenienti, per cui tentai @) nn agar semplice alcalino tanto quanto quello del Diendonnè, 2) un agar alcalino come il precedente, ma mescolato a parti uguali con siero di sangue. Ottenni così due t.rreni solidi, trasparenti che per la loro alcalinità favorivano come quello del Diendonnè di preferenza lo sviluppo del v. culerico ma non mi of= frivano vantaggi di tempo sull’acqua peptonizzata. Resta questa quindi sempre il miglior mezzo per procedere con sicurezza all’isolamento del v. asiastico. La prova del Bandi, cioè l’agglutinazione dei vibrioni al momento in cui essi si riproducono, è di grande aiuto alla diagnosi. Quando essa è positiva può farci risparmiare anche le ulteriori indagini, ma LA DIAGNOSI BATTERIOLOGICA DEL COLERA 69 quando è negativa non esc!ude che dall'acqua peptone possansi ancora isolare dei vibrioni agglutinabili, come succede specialmente per le feci dei portatori sani. INSEMENSAMENTO—Quando si tratta di feci dall’aspetto di acqua di risoun’ansa di materiale, un fiocchetto mucoso, sono sufficienti, se si tratta di materiali diarroici basta !/, cc. nella maggioranza dei casi, se formati bisogna emulsionarne una certa quantità in soluto fisiologico sterile ed insemensarne 1 cc. Adotto questa tecnica da quando mi successero i seguvnti fatti abbastanza istruttivi. 1.) Lo stesso materiale insemensato da due differenti punti fn positivo per la semina presa da un punto, negativo per l’altro. 2.) Campioni di due feci portatemi all'esame in due barattoli differenti con differenti nomi l’uno fu positivo per il colera, l’altro negativo, seppi poi che trattavasi di feci appartenenti alla stessa persona la quale, presumendosi sana, ed eludendo la scrveglianza del sanitario, dello stesso materiale ne aveva dato porzione ad altro contumaciato del lazzaretto. Ciò significa che nelle feci formate i vibrioni non sono disposti unifor- memente, e ad ovviare la pluralità degli insemensamenti è bene ricorrere ad una preventiva emulsione del materiale. TECNICA DELL'ISOLAMENTO — Ho preferito portare la semina sempre in piccoli Elermeyer contenenti 25-30 ce. di acqua peptone in tal modo si ha un alto strato di liquido, ma sopratutto una larga superficie per cui lo sviluppo è più rigoglioso che nei tubi da saggio. Dopo quattro ore di termostato già si può notare spesso la formazione di una esilissima pellicola. Senza inclinare la bevutina, e sollevando convenien- temente il tappo, si preleva un’ansa del liquido superficiale che si trasporta in altro matraccino analogo al precedente. o) Dopo 10-12 ore il vibrione è in cultura pura, 0 per lo meno è talmente puro da permettere i saggi biologici. SAGGI CULTURALI — Comprendo in questo la prova dell’indolo la quale non sempre è positiva, nè del resto è specifica, così pure la fusione della gelatina, lo sviluppo in latte ecc. non danno criterii sicuri per la diagnosi. SAGGI BIOLOGICI — Agglutmazione: non mi sono servito della prova agglu- tinante microscopica, come di quella originale del Dunbar, anche modificata dal Pollaci, di quella del Di Vestea, modificata dal Collodi, queste prove costi- tniscono dei dettagli di laboratorio, utili nelle ricerchè scientifiche ove si mette in rilievo anche l’abilità dello sperimentatore, ma quando devonsi dare al più breve tempo dei risultati sicuri, indiscutibili, quando contemporaneamente 70 E. CARAPELLE bisogna eseguire 100-150 analisi. e si è in pochi, uon si può perdere del tempo. Ho adottato quindi il sistema dell’agglutinazione m«croscopica. A questo scopo dall’Erlermeyer del 2° passaggio, con pipetla sterile, prelevavo 10 ce. di liquido, aspirando gli strati superiori e ripartendolo in due tubi da saggio sterili dei quali uno era tenuto per 2-3 minuti a 100 C. A questa cultura, distribuita in appositi tubicini, veniva aggiunto del siero agglu- tinante in modo da aversi la diluizione di 1:1500, 1:2000; 1 :53000; i controlli erano costituiti: a) di un tubicino, cen cultura senza aggiunta di siero; d) di nn tubicino con emulsione di vibrioie sicuramente colerico cui si aggiungeva il siero al limite massimo del titolo agglutinante. Le osservazioni si praticavano di 2 ore in 2 ore fino alla 8* ora, al mas- simo isaggi sì mantenevano 12 ore in termostato a 37° O. Si giudicavano positivi i casi in cui al fondo del tubo si radunava del deposito e la colonna liquida soprastante appariva limpida. I preparati colorati allestiti col sedimento del tubicino servivano a couferma della osservazione macroscopica. Ordinariamente l’agglutinazione si ha nelle prime 2 ore quando trattasi di vibrione proveniente dalle feci. BATTERIOLISI — L'altra quantità di cultura in acqua peptone aspirata e portata in tubo da saggio sterile veniva ripartita in quattro tubicini sterili dove, salvo in uno che veniva conservata per controllo, negli altri tre si aggiun- geva del siero batteriolitico nelle proporzioni di 1:500; 1:1000; 1:1500 oltre !/, goccia di complemento dal cuore di cavia normale, e si riponeva il tutto in termortato a 37° C. La batteriolisi d’ordinario si inizia dopo circa 20-50 minuti, ma capita spesso vederla ‘iniziare più tardi, dopo parecchie ore, 1n generale per la diagnosi basta osserzare l’inizio del fenomeno, il quale sicompleta a volte solo dopo 12-14 ore ed allora il liquido è limpido mentre il controllo si è maggiormente intorbidato per sviluppo accresciuto. La batteriolisi in vo fu da me eseguita per tutti i casi del 1910 paralle- lamente a quella in v//70, però mentre questa è altrettanto sicura che quella, la prova in v//r0, ha il vantaggio ancora di essere meno dispendiosa e meno faticosa. Come ho esposto adunque la diagnosi batteriologica di colera. nelle feci. è possibile nella maggioranza dei casi in solo 18-20 ore e cioè: LA DIAGNOSI BATTERIOLOGICA DEL COLERA 71 4 ore per il 1° arriechimento in acqua peptone. 12 (al massimo) per il 2° arricchimento. 2-4 (al massimo) per i saggi biologici. Mentre che nsando il terreno Diendonnè abbisognano: 6-S ore per il primo arricchimento. 12 ore per il secondo arricchimento. 2-4 ore per i saggi biologici. Ciò che importa che con l’acqua peptone si risparmia del tempo e si è altrettanto sicuri quanto col terreno Dieudonnè. ISOLAMENTO DI VIBRIONI DALLE ACQUE — Questa indagine non è sempre facile, e non ho seguito per essa sempre la stessa tecnica, la cui opportuuità ho vagliato invece caso per caso a seconda delle circostanze. PRELEVAMENTO DEI CAMPIONI —I campioni di acqua vanno presi in quantità pinttosto abbondanti (1-2 litri) ma anzichè 1-2 campioni ho preferito sempre non frazionare la massa totale di acqua prelevata, ma prelevare addi- rittura in punti differenti 5-6 campioni di 3-400 cc. ciascuno. Ed infatti i v. colerici uon sono delle sostanze solubili, per cui ogni parte aliquota del liquido deve contenerne, i vibrioni formano delle zoogle attaccate, appiccicate ai sostegni naturali offerti dalla roccia,-daldoccionato, dalla parete della vasca, che raccoglie l’acqua al Jimo ecc., solo di tanto in tanto, allargandosi la zooglea, porzione di essa viene trasportata della corrente per cui ne deriva il fatto osservato dal Bandi che è possibile l'inquinamento saltuario, e ad intervalli di nn acque- dotto. Oltre a ciò deve influire su questo fatto il meccanismo illustrato dal Celli nella sua memoria sull'acqua marcia di Roma per cui è possibile non solo l'inquinamento da valle a monte, ma anche, e specialmente, l'inquinamento intermittente di un doccionato. Ora prendendo più campioni in dosi refraite si ha l'opportunità di carpire i vibrioni in un volume di acqua più limitato, epperò più facilmente trattabile allo esame, mentre prendendo un’unico campione, per quanto grande, può darsi il caso che si prenda là dove non vi sieno vibrioni. Inoltre, tenendo conto della avidità di ossigeno da parte del v. colerico è consigliabile sempre prelevare i campioni dalla superficie del liqnido e dagli angoli morti ove è meno veloce il movimento. Spesso mi si è dimostrato utilis- simo, per la ricchezza del reperto, il raschiamento delle pareti della vasca serbatoio, o il limo delle conche di raccolta. Trattandosi di sorgive scoperte non ho mai preso campioni dai' punti battuti «dal sole. {az E. CARAPELLE Trattandosi di acque stagnanti come pozzi o cisterne è indifferente comunque sì prelevino i campioni poichè in essi l'inquinamento per lo più è massivo, e tale che difficilmente sfugge. Per acque fluenti da pubbliche fontane sarebbe consigliabile prelevare campioni in diverse ore della giornata, per acque fluenti da rubinetti è con- sigliabile raccogliere proprio le prime porzioni che per essere ristagnate nelle tubulature interne all'abitato, possono presentare un arricchimento in vibrioni. ARRICCHIMENTO — L’unico terreno nutritivo che si presta allo scopo è la soluzione di peptone clorurata che viene aggiunta all’acqua da esaminare per modo che si abbia la concentrazione voluta del !/, °/, di cloruro sodico el'1°/, di peptone. Di 4 ore in 4 ore è utile allestire dei preparati microscopici dagli strati superficiali del liquido in esame, ed appena vi si nota lo sviluppo di forme curve è bene ricorrere a tutti i mezzi di isolamento di cui si dispone : trapianti in acqua peptone, Agar sangue Diendonnè, agar e gelatina semplice, gelatina all’albuminato alcalino, agar fuxina. E così si continua l’indagine seguendo lo sviluppo di 6 ore in 6 ore. Utilissimo riesce qui l’agar sangue Dieudonuè, perchè mentre impedisce lo sviluppo dei saprofiti delle acque, favorisce invece l’arricchimento del v. colerico. La prova del Bandi non risponde bene in questi casi, perchè il titolo di agglutinazione è spesso molto basso nei vibrioni che provengono dalle acque. Ottenute le culture pure, ciò che richiede sempre non poca fatica, è bene studiarne anche i caratteri culturali ma sopratutto i: CARATTERI BIOLOGICI — L’agolutinabilità dei vibrioni isolati dalle acque è spesso a titolo molto basso. però ho trovato utile il passaggioin serie in acqua peptonizzata, o in peritoneo di cavia (metodoZlatogoroff) per aumentare subito questo titolo che arriva ben presto ai limiti di agglutinazione delsiero impiegato. La batteriolisi in vitro alcune volte è stata appena accennata tanto da lasciare perfino dei dubbi, ma con lo stesso artificio sopra esposto si è resa sempre evidente. Spesso sia l’agglutinazione, che la batteriolisi si sovo iniziate con molte ore di ritardo; ma ciò non toglie il carattere di specificità e la diagnosi si | può fare di sicuro. i TOSSICITÀ DEI VIBRIONI ISOLATI — Non ho potuto eseguire che saltua- riamente questa ricerca, in generale però d’accordo col Ravenna la tossicità non dipende dalla provenienza del ceppo colerico ed è varia, alcuni non ne LA DIAGNOSI BATTERIOLOGICA DEL COLERA 73 mostrano addirittura, altri la dimostrano alla dose da !/, a !, ce. altri a 2 ce. di cultura di 24 ore; in acqua peptonizzata si nota sempre però dimagra- mento dell'animale, perdita dell’appetito e caduta del pelo. Per quelle cavie che superano la infenzione questo stadio dura uva settimana in media e poi ritornano in condizioni normali. Il passaggio da cavia a cavia esalta subito la tossicità del vibrione. Un fatto degno di nota è che specialmente nel 1910 gli ammalati anda- vano a morte rapidamente, e le stesse forme cliniche non presentavano sempre il quadro classico del colera. Ebbi allora agio di provare alcuni b. coli isolati in casi seguiti da morte e propriamente ebbi per le mani un b. coli isolato dal Prof. De Blasi, direttore del Laboratorio batteriologico municipale in un caso in cui fu riscontrata una grave enterocolite emorragica, ed altri due stipiti isolati uno da un tal Basile e l’altro da un tal Tortorici (entrambi colerosi batteriologicamente accertati). Inoculai allora due lotti di 4 cavie ciascuno: l’uno con I cc. di cultura in brodo di 24 ore di vibrioni, l’altro con !/, cc. di cultura in brodo di 24 ore di vibrione e 0.1 di enltnra di b. coli. Dico subito che mentre tre cavie del primo lotto morirono in circa 22-24 giorni con perdita di peso, le altre morirono: due, in breve tempo; altre due nello stesso termine di giorni ma con grave deperimento organico e perdita del pelo. Gli innesti peritoneali e del sangue furono sempre sterili, da questa ricerca molto limitata si può arguire per altro che il b. coli come esalta la tossicità del b. tifico inoculato nel peritoneo di cavia i (Sanarelli) così esalta anche quella del vibrione colerico. 1° LOTTO Cavia 12-3-1910 25-3-10 6-4-10 14-4-10 16-4-10 1 cc. v. Basile gr. 310 310 320 vive 1 ce. v. Surdi 250 250. 250 910 muore 1 ce. v. Tortorici 250 250 230 230 220 " muore 1 ce. v. ritirato dall’Ist. vace. di Milano 200 200 150 170 muore 74 E. CARAPELLE 2° LOTTO Cavia 12-3-1910 25-3-10 6-4-10 12-4-10 17-4-10 0,5 ce. v. Surdi 0.1 b. coli De Blasi gr. 420 320 320 310 muore 0.5 ce. v. Basile 0.1 b. coli Basile 420 350 370 muore 0.5 ce. v. Tortorici +0.1 b. coli > i 420 350 330 300 z70 muore 0.5 ce. v. Milano H-0.1 b. coli Tortorici 320 320 300 280 271 muore Da tutto ciò che ho esposto posso concludere : Che la diagnosi di colera nelle condizioni più sfavorevoli si fa in 24 ore, nelle più favorevoli in 18 ore. Il miglior mezzo per fare la diagnosi è quello di servirsi dell’acqua peptone contemporaneamente alla prova del Bandi. Quando si tratta di feci dell’aspetto di acqua di riso basta l’insemensamento di nn fiocchetto mucoso, se le feci sono diarroiche basta ‘/, cc., se formate bisogna prima stemperarne una certa quantità in acqua sterile, ed insemensarne almeno 1 cc. Le prove agglutinante e batteriolitica se si iniziano con ritardo, non perciò non devono essere ritenute specifiche. Per le acque disorgive scoperte o fluenti in serbatoi o canali scoperti, ed accessibili, è utile il prelevamento di diversi campioni da dirvesi punti sempre superficiali ed ove non vi sieno forti correnti e non vi abbia battuto il sale. L'agar Diendonnè può dare utili servigi se insemensato dopo il primo arricchimento in acqua peptone. Se i vibrioni così isolati non agglutinano, 0 non subiscono la batteriolosi, prima di concludere per la loro non specificità, è bene farli passare ripetute volte per acqua-peptone o per peritoneo di cavia. In generale questi stessi criterii sono stati adottati dal comitato inter- nazionale d’igiene in Parigi. La tossicità dei vibrioni per la cavia non è sempre la stessa e forse una spiegazione di ciò si potrebbe avere nello studio oculato della flora fecale caso per caso. Ad ogni modo sembra che il b. coli aumenti questa tossicità per l’animale di esperimento. LA DIAGNOSI BATTERIOLOGICA DEL COLERA BIBBLIOGRAFIA Carbone e Pighini — Pathologia — N. 77..1912 Ottolenghi — Igiene Moderna 1910 Dieudonnè — Cent. fr. Backteriologie 1909 Londini — Igiene Moderna 1911 Bordet et Gengou — Annuales de l’Inst Post. 1906 Celli — Annali d’igiene sperimentale 1902 Pottwin — Bulb. de l’Off. international d’Hg. Pub. 1911 Ravenna — Pathologica 1912 Pulvirenti — id. id. Tanda — Igiene Moderna 1911 Bandi — L’idrologia, la climatologia, la terapia fisica 1911 Missiroli — L'Avvenire Sanitario 1911 Lumbroso e Geriui — Rivista critica di clinica medica 1911 Grixoni — Rivista critica di clinica medica 1911 Collodi — L’igiene moderna 1911 Pollaci — L’Ospedale di Palermo 1910 De Blasi — Atti della R. Accademia delle Scienze mediche 1911 Canalis — L’igiene moderna 1910 Zirolia — L’igiene moderna 1908 Bocchia — Cent. f. Back. Orig. Bd. 60 — < — Zeit. f. Hygiene Bd. LXIX Pergola -- Il Policlinico 1910 Ilvento — Cenf. f. Back. Originale 1911. IR Sopra alcuni molluschi eocevici della Sicilia per G. CHECCHIA-RISPOLI INTRODUZIONE Il Sistema eocenico in Sicilia, assai ricco di foraminiferi, è poverissimo di molluschi; tale povertà spicca poi maggiormente se si paragona la fanna ma- lacologica eocenica con le altre terziarie dell'Isola. Ma non solo è da lamen- tarsi la scarsità di tali fossili, sibbene anche il loro stato di conservazione, che per lo più è pessimo. I molluschi, salvo pochissime eccezioni, sono allo stato di modelli, o sono deformati o frammentari, perciò lo studio ne riesce tutt'altro che agevole. Non recherà quindi meraviglia se questo nostro lavoro comprende solamente la illustrazione di poche specie, il cui numero è veramente esiguo rispetto al grandissimo sviluppo delle formazioni eoceniche in Sicilia. Sulla scarsa fauna malacologica eocenica siciliana sono anche ben pochi gli stndi pubblicati, sicchè crediamo non privo di interesse il far conoscere quei molluschi che sono determinabili e che permettono di stabilire meglio i rapporti del nostro Eocene con quello di altre regioni del bacino mediterraneo. Nel materiale studiato si usservano specie appartenenti ai generi: Solex, Thracia, Mactra, Tapes, Crassatella, Lucina, Limopsis, Pinna, Fadula, Limea, Chlamys, Amussinm, Spondylus, Ostrea, Dentalinm, Trochus, Turbo, Nerita, Ve- lates, Scalaria, Ampullina, Sigaretus, Calyptraea, Turritella, Terebellum, Pirula, Voluta, Conus, ece.; ma di esse solamente venti permettono una determinazione specifica, mentre pel resto, a causa del cattivo stato di conservazione, si può solo indicare il genere. 78 G. CHECCHIA-RISPOLI Delle specie, di cui è stata possibile la determinazione specifica, nove e- rano già note, ed undici le credo nuove. Eccone intanto l’elenco: Ostrea cfr. angusta Desh. Chlamys monsregalensis n. sp. » Hoffmanni n. sp. » Boncheri Dollf. » himeraensis n. Sp. » biarritzensis d’Arch. » cfr. Livoniani Blanck. Amussium Zamboninit n. sp. fadula Di-Stefanoi n. sp. » normanna n. Sp. Limea cfr. tenuisculptata Cossm. Lucino (Miltha) gigantea Desh. Dentalinm (Laevidentalinm) acicula Desh. Nerita Carapezzai n. sp. Velates Schmideli Chemm. sp. Ampullina (Euspira) Schopeni n. sp. Calyptraea Brocchi n. sp. Turritella sulcifera Desh. Terebellum siculum n. sp. Conus Gemmellaroi n. sp. Il materiale di cui si parla in questa Nota, in parte esisteva nelle col- lezioni del Museo Geologico dell’Università di Palermo, in parte è stato da noi raccolto in questi ultimi tempi. Le varie località di provenienza sono: Dintorni di Monreale. — Questi dintorni sono quelli che hanno fornito il maggior numero di specie qui descritte. Esse provengono propriamente dal calcare bianco-giallognolo, per lo più tenero, della località detta Balzo del Gatto (sic. Vausu du Gattu), del quale ebbi ad occuparmi quando deserissi nel 1905 alcuni crostacei brachiuri di detto calcare (1). Per quanto riguarda i pochi cenni descrittivi di questa località mi rimando (i) Checchia-Rispoli G. Z Crostacei dell’Eocene dei dintorni di Monreale in provincia di Pa- lermo (Giorn. di Se. nat. ed econ. di Palermo, vol. XXV), 1905. SOPRA ALCUNI MOLLUSCHI EOCENICI DELLA SICILIA 79 al mio lavoro ora citato. Lo studio odierno dei molluschi riesce poi meglio a stabilire l’appartenenza al Luteziano di quella formazione. Delle nove specie descritte, tre erano già note e sono: ’)s7rea cfr. angusta Desh., Zimea cfr. fenuisculptata Cossm. e Velates Schmideli Chemn. Sp. e sei sono nuove, cioè: Radula Di-Stefanoi, E. normanna, Chlamys monsregalensis, Ampul- lina Schopeni, Terebellum siculum e Conus Gemmellaroi. Dintorni di Bagheria. — Le specie raccolte nei dintorni di Bagheria provengono tutte dal calcare bianco-cern]eo del Colle Incorvino, da noi rife- rito al Luteziano medio. Come già ho scritto, questo calcare è straordinaria- mente ricco di bene conservati foraminiferi, per lo più di grandi dimensioni, tra cui ricordiamo: Orbitolites complanata Lmk., Alveolina elongata d'Orb., A. milium Bose, Nummulites complanata Limk., N. laevigata Brug., N. crassa Boubée, Assilina spira de Ross., Orthophragmina Pratti Mich. sp., O.sella dArch., ece., oltre a varie specie nuove, che ho descritte e figurate in un mio lavoro, al quale pure riniando per quanto riguarda la geologia di quei luoghi (1). Del calcare del Colle Incorvino, oltre a vari frammenti non specificamente determinabili di Spordyl/us, Natica. Venus, ecc., possediamo cinque specie, di cui una sola è nota, cioè il Derfaltum acicula -Desh., e quattro sono nuove, cioè: Chlamys Hoffmanni, Amussinm Zamboninii, Nerita Carapezzai e Calyptrea Brocchii. i Dintorni di Termini-Imerese.—La formazione eocenica termitana, la cui ricchezza in foraminiferi è a tutti nota, ha fornito ben pochi molluschi e tutti in genere in cattivo stato di conservazione. I fossili più comuni sono i pettini, oltre a qualche Ostrea, Lucina, Venus, ecc. La parte più antica dell’Eocene di Termini-Imerese, rappresentata dai calcari bianco-cernulei luteziani della sommità della regione del Varcoco, sulla destra del Vallone Tre Pietre, è la più povera di molluschi, avendo finora fornito un solo esemplare, discretamente conservato, di Ve/a/es Schmideli Chemn. sp. I pettini invece provengono dagli strati calcarei intercalati tra le argille scagliose del Bartoniano. Anche per quanto riguarda la geologia dei dintorni di Termini-Imerese mi rimando, fra gli altri, al mio lavoro, che cito qui sotto, in cui ebbi ad occuparmene estesamente (2). (1) Checchia-Rispoli G. Za Serie uummulitica dei dintorni di Bagheria in pr. di Palermo (Giorn. di Se. nat. ed econ. di Palermo, vol. XXVIII), 1911. (2) Checchia-Rispoli G. Za Serie nammulitica dei dintorni di Termini-Imerese in pr. di Palermo (Giorn. di Sc. nat. ed Ecom. di Palermo, vol. XXVII), 1909. 80 G. CHECCHIA-RISPOLI Delle specie determinate, sono note, oltre al Velates Schmideli Chemn., già citato, la O/%/amys Boncheri Dollf., la C4/. cfr. Livoniani Blanck., mentre una la credo nuova ed è la Ch/amys himeraensis. Dintorni di Pachino. — Nelle collezioni del Museo. Geologico dell’Uni- versità di Palermo si conservano vari fossili provenienti dalla formazione eoce- nica dei dintorni di Pachino, in gran parte foraminiferi, echinidi. oltre a resti di crostacei (Brachiuri), qualche odontolite e pochi molluschi. Dell’Eocene di Pachino io mi sono occupato incidentalmente, in vari miei lavori, ed iu una Nota paleontologica a proposito dell’illustrazione di una nuova specie di cro- staceo appartenente al gen. Hepatiscus Bittn. (1). In questa Nota ho anche citato alenni fossili di quella formazione eocenica, cioè: /osculina pasticillata Schwg., FI. decipiens Schwg., Nummulites Gnuettardi d° Arch. et H., N. crassa Boubèe, N. (enticularis Fich. et Moll, Cidaris striato-granosa d'Arch., Echinolampas ellipsoidalis d’Arch., Conoclypeus conoidens Ag., Echinanthus sp., ecc. Questa nota di fossili prova che l’Eocene, della cui esistenza nei dintorni di Pachino il marchese Ant. De Gregorio dubitò, (2), esiste realmente in quella regione. Ritornerò ad occuparmi di quell’Eocene, tra non molto, avendo tra le mani lo studio degli Echinidi di quella regione, che sono abbondanti e ben conservati. I molluschi dell’Eocene di Pachino furono oggetto di studio del prof. G.G. Gemmellaro, il quale se ne occupò nel 1860, insieme con altri del Cretaceo superiore di quei luoghi (3). Egli citò varie specie; invece quelle da noi stu- diate sono poche: a parte alcuni modelli di 7700, Conus, Rostellaria, Crassatella, ecc. appena due specie abbiamo potuto identificare, cioè la Ch/amys biarritzensis d’Arch. e la Zucina gigantea Desh. Infine dalla formazione eocenica dei diitorni di S. Giuseppe Iato, in provincia di Palermo, proviene un buon esemplare di 7urritella sulcifera Desh., e da quella dei dintorni di Raffadali (Girgenti) un modello perfettamente ri- conoscibile di Ve/ates Schmideli Chemn. sp. (1) Checchia-Rispoli G. Sx di una nuova specie di «HepaTIScUS» dell’Eocene di Pachino in Sicilia (Giorn. di Sc. Nat. ed Econ. di Palermo, vol. XXV), 1905. (2) De Gregorio A. Fossili dei dintorni di Pachino. Tip. del Giornale « Il Tempo », Pa- lermo, 1882. (3) Gemmellaro G. G. Sopra varie conchigile fossili del Cretaceo superiore e Nammulitico di Pachino (Atti Acc. Gioenia di Sc. Nat. in Catania, ser. II, vol. XVI), 1860. SOPRA ALCUNI MOLLUSCHI EOCENICI DELLA SICILIA SI PARTE PALEONTOLOGICA Class. LAMELLIBRANCHIATA Gen. OsTREA sec. anct. Ostrea cfr. angusta Desh. 1824 Ostrea angusta Deshayes, Description des coquilles fossiles des environs de Paris, tom. I, pag. 262, tav. LVIII, Fig. 1-3, 1887 > » Cossmann, Catalogue illustré des coquilles fossiles de l Hocène des environs de Paris, fasc. 2, pag. 196, n° 18. Conchiglia allungata, strettissima, alquanto allargata inferiormente, appuntiti dal lato opposto. La valva inferiore, l’unica che possediamo, è nel mezzo più alta che verso il margine. La superficie, per quanto molto logorata, mostra ancora in parte le lamelle concentriche, di cuni era ricoperta. Dimensioni : ANZIO RR O A e e 60) PIITELRONARCLO=POStOLIOLO OO IRA Null’altro possiamo aggiungere alla descrizione di questa forma. Per quanto il sno stato di conservazione sia molto imperfetto, pure crediamo come assai probabile il suo riferimento all’Osfrea angusta Deshayes, l’unica delle Ostrea eoceniche che più le si avvicina. La forma sopratutto ed il rapporto fra lejdne 82 G. CHECCHIA-RISPOLI dimensioni giustificherebbero tale ravvicinamento, se lo stato difettoso della sua superficie non ci togliesse dall’alera parte ogni sicurezza nella determinazione. Località. Balzo del Gatto presso Monreale. Gen. SPONDYLTUS Linneo Nel calcare bianco-ceruleo del Luteziano medio di Colle Incorvino presso Bagheria, non sono rari i resti del gen. Sporndy/us, tutti però, purtroppo, allo stato frammentario. Fra questi vi souo due frammenti di valve superiori, che mostrano distinte le ornamentazioni delle superficie; essi appartengono con molta probabilità allo Sp.-mu/tistriatus Desh. ed allo Sp. rarispina Desh. Ma la mancanza delle orecchiette e lo stato ancora giovanile di queste due forme toglie ogni certezza alla di determinazione. Gen. CHLAMYS Bolten Chlamys monsregalensis n. sp. (Tav. I, Fig. 5,52) Conchiglia regolarmente ovale, equilaterale, discretamente convessa; l’apice è centrale, acuto all’estremità, triangolare. La superficie è interamente coperta di costole radiali, în numero circa di quaranta, forti, molto rilevate, strette, convesse e di tanto in tanto molto debol- mente nodulose, separate da intervalli concavi più larghi delle costole. Tanto le costole che gli spazi intercostali presentano delle sottili costiciue, più visibili verso il contorno palleale. Negli spazi intercostali, con una lente, - si osservano delle sottilissime e molto regolari strie di accrescimento. L’orecchietta posteriore, l’unica che sia ben conservata, è sviluppata, fles- suosa, presenta tre costole radiali, debolmente accennate ed inoltre delle sottili strie di accrescimento, parallele all’orlo esterno e molto regolari. SOPRA ALCUNI MOLLUSCHI EOCENICI DELLA SICILIA S3 Dimensioni: AUOZZO O MON OA e 30 IDIANLELFORAULOrOPOSTELIOrO RE E OO I Mio Località. Balzo del Gatto presso Monreale. Chlamys Hoffmanni n. sp. (Tav I, Fig. 3) Specie di medie dimensioni, orbicolare, tanto larga che alta, poco gonfia, inequilaterale. L’apice è subcentrale, acuto, poco prominente e non sporgente sulla linea cardinale. Essendo l’unico esemplare, che possediamo, imperfettamente conservato, così le ornamentazioni non sono visibili che in parte, verso il margine; mentre nel resto della superficie non si vedono che le tracce delle costole radiali principali. Quello che è però rimasto della superficie conchigliare è sufficiente per una diagnosi della specie. Le costole principali, in numero di venti circa, si vanno man mano ingros- sando dall’apice verso la periferia: esse sono convesse ed, alle loro estremilà mostrano la iendenza a suddividersi in due o tre costicine secondarie. Gli in- tervalli compresi tra la costole principali sono occupati da due o tre, ma più frequentemente tre, costole, anch’esse convesse. Però man mano che si passa verso le regioni anteriore e posteriore della conchiglia, finisce la distinzione tra costole principali e secondarie, diventando tutte della. stessa grandezza e gradatamente più piccole tanto che non lasciano che una impronta leggeris- sima sul modello interno. Tutta la superficie poi è ricoperta da numerose, sot- tili e regolari strie di accrescimento. L’orecchietta anteriore è molto più sviluppata della posteriore: però nien- f'altro possiamo dire di queste, essendo anche qui la superficie logorata. 84 G. CHECCHIA-RISPOLI Dimensioni : ATTO ZZA N A I RO ET NARO CINISI SOA TI SIR IE O ARE ETTITHTNROOII] Diametro Nantero=posteLIOL RN TIA Nonostante le condizioni dell’unico esemplare da noi posseduto, abbiamo creduto utile il descriverlo, perchèi suoi caratteri, che quasi completamente noi co- nosciamo, permettono di distinguerlo da altre forme di pettini vicini. Tra queste viene in primo luogo il P. 7eWihatcheffi d'Archiac. (= P. Nicolisi Vinassa (1), il quale, pur avendo una forma identica al P. MHoffmanni, se ne distingue per il maggior numero delle costole principali e per la forma del- l’orecchietta, che è allargata in alto, oltre la linea cardinale. Il P. Castellorum Oppenheim, che per la scultura della superficie ricorda molto l'esemplare in esame, se ne distingue per essere molto più alto che largo, per la forma obliqua e per quella delle orecchiette (2). Viene poi la C//amys Clarae Viola, dell’Eocene di Subiaco, il quale pure ha delle affinità con la 0. Hoffmanni, ma in quest'ultimo manca sopratutto l’elegante e regolare reticolato che si osserva nella C. Clarae (8). Maggiori poi sono le distinzioni col P. quinguepartitas Blanck. del calcare. nummulitico inferiore della Siria settentrionale. In queste le costole oltre ad essere meno numerose, sono più larghe ed arrotondate e suddivise in cinque costicine secondarie e presentano delle squame molto rilevate (4). Ohlamys Boucheri Dollfus 1887 Pecten Boucheri Dollfus, Coquilles nonvelles ou mal connues du terrain ter- tiatre du Sud-Onest (Bull. Soc. Bord., pag. 4, fig. 2). (1) Vinassa de Regny. Synopsis dei Molluschi terziarii delle Alpi Venete. P. I, Strati con Velates Schmideliana (Palaeont. Ital., vol. I., pag. 240, Tav. I, Fig. 24), 1896. (2) Oppenheim. Die Priabonaschichten nnd ihre Fauna, pag. 131, Tav. II, fig.9, 1900-01. (3) Viola. Sopra alcuni pettini del calcare a piccole nammuliti dei dintorni di Subiaco in prov. di Roma (Boll. R. Com. Geol. d’Italia, ser. IV, vol. I, fase. 3) 1909. (4) Blanckenhorn. Das Hocin in Syrien mit besonderer Beriicksischtigang Nord-Syriens (Zeitschy d. dentsch. geol, Gesell., XLII Bd.) 1890. SOPRA ALCUNI MOLLUSCHI EOCENICI DELLA SICILIA 85 1896 Pecten Venetorum Oppenheim (ex parte), Das A/fertii» der Colli Berici in Venetien, die Stellung der Schichten von Priabona und die Oligocine Transgression in alpinen Enrope (4. d. dentsch. g. Gesell., Bd. 48, pag. 45, Tav. II, fio. 16). 1900 Pecfer Boncheri Dollf. — Oppenheim, Bertrige enr Kenntniss des. Oligociin und seiner Fauna in den venettianischen Voralpen, pag, 269. 1908 » bro Dollf.— Fabiani, Paleontologia dei Colli Bevici, pag. 14%, Riferisco al Pecten Boucheri una valva destra di un pettine abbastanza conservato, e quindi di sicura determinazione. Esso per tutti i caratteri cor- risponde alla descrizione e alle figure date dagli autori su citati. Il P. Boncheri si riteneva specie oligocenica; ma a parte le grandissime relazioni di somiglianza di questa forma col P. veretorum dell’Eocene medio, esso, è stato anche rinvenuto nel Luteziano medio del Gazzo nei Berici. Località. Il nostro esemplare proviene dai calcari intercati tra le argille scagliose del Vallone Tre -Pietre presso Termini-Imerese(Bartouiano). Chlamys himeraensis n. sp. (Tav. I, Fig. 6, 60) Questa specie è rappresentata da una sola valva però ben conservata. Essa è di discrete dimensioni, equilaterale, poco convessa, con angolo apicale acuto ed apice appuntito. La sua superficie è ricoperta di numerosissime costicine radiali, sottili, acute, di ineguale grossezza, le quali, tanto verso la parte anteriore, che verso quella posteriore della valva, vanno facendosi sempre più piccole da ridursi a semplici strie radiali. La maggior parte delle costole si spinge sin quasi verso l’apice, che è liscio; ma fra queste ve ne sono altre, più piccole, in minor numero, che si arrestano e svaniscono verso la metà della conchiglia, come pure vi si osservano varie costole, che si biforcano a varie altezze. °86 G. CHECCHIA-RISPOLI Tutte poi sono finamente squamose, specialmente verso il contorno della valva. Gli interstizii tra le costole sono inegualmente larghi e profondi. Nella parte anteriore e posteriore della valva, vi è uno spazio triangolare nando, ma che alle lente si mostra finamente zegrinato. Orecchiette subegnali: l'anteriore più sviluppata della posteriore, triangolari, ricoperte di poche costole squamose, anche esse di ineguali dimensioni come quelle che coprono il resto delia valva, separate da larghi spazi finamente striati. Dimensioni: ALTEZZA OR PO II Ù . . mm. 16 Mn ahezza AE î o USO ii Lao Questa specie che per l'aspetto sembra a prima vista essere il P. mul striatus Poli, tuttora vivente, se ne distingue per nn maggior numero di costole e per essere queste più piccole, più strette, più acute e non troppo dissimili fra di loro per dimensioni, mentre nel P. mulistriatus vi è una netta distin- zione tra costole principali e secondarie; le prime poi, oltre ad essere. convesse, hanno la tendenza a suddividersi, verso il contorno della conchiglia. Un altro carattere distintivo tra le forme in esame ed il P. multistriatus è la diversa conformazione dell’orecchietta destra: questa, nella specie del Poli, è strettis- sima ed allungata, mentre nella C#/298 Rimeraensis è più corta, larga e rego- larmente triangolare. Nonostante questi caratteri differenziali, notevoli sono le analogie tra le due forme e con quasi certezza la CHI. himeraensis è la forma ancestrale della €. mu/fistriata, vivente tuttora nei nostri mari. Località. R.»® Varcoco a destra del Vallone Tre Pietre presso Termini-Ime- rese: essa proviene dalle breccinole calcaree a LZeprdocyelina intercalate tra le argille scagliose da noi riferite al Bartoniano inferiore. Chlamys biarritzensis d’Avchi ac 1846 Pecten biarriteensis d’Archiac, Description des fossiles recwillis par M. Thorent dans les couches d Nummulites des environs de Bayonne (Mem. S. G. F. (2°), II, pag. 210, Tav. VII, fig. 9). SOPRA ALCUNI MOLLUSCHI EOCENICI DELLA SICILIA 87 1900-01 CR2amys biarritzensis d’Arch. — Oppenheim, Die Priabonaschichten und ihre Fauna, pag. 152, Tav, XII, fig. 3-5 (cum Syn.). 1908 » » d’Arch. — Fabiani, Paleontologia dei Colli Berici pag. 146, Tav. V, fio. 3-4. 1911 » » d’Arch.—Boussac, Zfudes stratigrafiques et paléon- tologiques sur le Nummulitigue de Biarrite, p. 43;-(3, Tav. XVII, fig. 9, Tav. XXI, fig. 6. Riferiamo con sicurezza a questa specie un esemplare incompleto, ma dalla superficie ben conservata e corrispondente in tutto alle descrizioni ed alle figure date dagli autori per la forma, le dimensioni e le ornamentazioni delle costole. Località. Pachino (Eocene medio). Chlamys cfr. Livoniani Blanck. (Tav. I, Fig. 4) 1890 Pecten Livoniani Blanckenhorn, Das Eocîin in Syrien mit besonderer Be- rucksichtigung Nord-Syriens (Zeitschr. d. deut. geol. Gesell., Bd. XLII), pag. 351, Tav. XIX, fig. 1 a, d. Specie di forma suborbicolare, inequilaterale, poco convessa, con angolo apicale ottuso ed apice alquanto sporgente sulla linea cardinale. La suna superficie è ornata di circa 15 costole radiali, larghe, regolari, de- presse specialmente verso il contorno, che si fanno più deboli e più strette verso i lati anteriore e posteriore della valva, ove lasciano un piccolo spazio quasi liscio. Le costole sono liscie ed è solo ad un forte ingrandimento che su parte di talune di'esse si possono osservare le tracce di deboli costicine secondarie. Le costole sono separate da intervalli poco concavi, quasi pianeg- gianti, i quali sono più stretti delle costole. La superficie della conchiglia, specialmente verso il contorno, mostra delle sottili e regolari strie di accrescimento, ben visibili specialmente negli spazi intercostali e meno sulle costole. In un frammento d’un altro esemplare appar- 88 G. CHECCHIA-RISPOLI tenente certo alla stessa specie, le strie di accrescimento sono così rilevate, da rendere le coste quasi squamose. ; Le orecchiette sono piccole, ineguali, prive di costole e ricoperte unifor- mente di regolari e sottili strie di accrescimento. Dimensioni: Altezza MR I PRIA SASA P STE RIO AE VIRA AR SSGESTI TTI Mo) Lunghezza 3 >» SI Tra le numerose specie di pettini, che abbiamo paragonato con la forma in esame, quella che le sta più vicina di tutte è il P. Zivoriani Blanck. del- l’Bocene della Siria. La forma delle costole è identica; solo il numero di esse nella forma siciliana è minore di qualcuna. Questa circostanza, la forma un po’ più alta del P. Livontani, e la non perfetta conservazione dell'esemplare in esame, ci hanno fatto nascere dei dubbi sull’identità delle due forme ed è perciò che noi abbiamo riferito l'esemplare siciliano con dubbi a quello asiatico» Molti rapporti esistono pure tra il nostro pettine e il P. /gevigatus Miinsier in Goldfuss dell’Oligocene di Bindee Astrupp (1). D'altronde il P. Li- vonianus ed il P. laevigatus sono così vicini, che una volta la specie della Siria fu riferita, sebbene con dubbii, al P. levigatus (2), per cui noi teniamo se- parata la nostra forma da quest'ultimo per le medesime ragioni, che ci hanno obbligato a riferire con dubbi la nostra alla specie della Siria. Secondo il Sacco la denominazione di°P. /oevigatus Mister in Goldf. devesi abolire, perchè prima del 1835 essa fu usata da molti autori (Brown 1829, Zieten 1850, Alberti 1851, Decken e lo stesso Goldfuss 1832, Kloden 1834 ecc.) per nna forma triasica indicata sin dal 1820 da Schlotheim, ma senza la de- nominazioni binomia, cioè come Ostracifes, Plenronectites laevigatus. Quindi P. laevigatus Miinster, se è specie distinguibile dal P. m/ocericus Micht., secondo il Sacco, deve venire chiamato P. exlaevigatus (8). (1) Goldfuss. Pezrejacta Germaniae, IV, pag. 64, Tav. XCVII, pag. 6 a-b-e. (2) Fischer, d’Archiac et de Vernenil, Pa/dontologie de l'Asie Mineure, pag. 147 in Teh.& hatcheff, Asze Minenre. (3) Sacco F. I Molluschi dei terreni terziari del Piemonte e della Liguria, P. XXIV. Pectini dae, pag. 30, 1897. SOPRA ALCUNI MOLLUSCHI EOCENICI DELLA SICILIA 89 Nel materiale in esame, proveniente dalla stessa località donde proviene il P. efr. Zivontani, esistono numerose valve isolate di pettini, sfortunamente tutte allo stato frammentario e prive per lo più di una o di tutte e due le orecchiette. Questi esemplari, variabili pel numero delle costole e per la forma della conchiglia, si prestano male per una sicura diagnosi e riesce talora diffi- cilissimo a separarli fra di loro: essi sembrano appartenere tutti alla stessa specie. Se così fosse, la specie di Termini sarebbe una specie polimorfa; ma un tale polimorfismo, ripeto; si potrà stabilire solo quando sarà possi- bile possedere numerosi esemplari bene conservati. Località. Negli strati calcareo-marnosi della C.da Cucca presso Termini- Imerese, che rappresentano le parte più elevata della formazione eocenica termitana. gen. AmussIium Klein Amussinm Zamdoninii n. sp. (Tav. I, Fig. 1-2) Conchiglia di piccole dimensioni, sottilissima, poco convessa, suborbico- lare, alquanto più larga che alta, inenigvalve. Valva destra non molto convessa, ma un pò più della sinistra, quasi e- quilaterale, con angolo apicale ‘ottuso e sommità apicale appena sporgente sulla linea ‘cardinale, che è molto lunga. La superficie è ornata di sette ad otto costole radiali, rilevate, chesi ori- ginano ad una certa distanza dall’apice, che è liscio. Sottili al loro originarsi, si vanno facendo più grosse verso il margine palleale, ove si attennano gradatamente. Esse sono subequidistanti e separate da intervalli assai larghi, quasi pianeggianti. La superficie della conchiglia è coperta di fine strie d’ac- crescimento. Orecchiette grandi, inegnali; l’anteriore è alquanto più sviluppata della po- steriore. Esse sono coperte di strie d’accrescimento rilevate, parallele al margine dell’orecchietta, e presentano inoltre numerose costicine (radiali. La valva sinistra è più appiattita della destra e presenta un maggior nu- mero di costole; nell’esemplare in esame si contano circa 9 costole, meno 90 G. CHECCHIA-RISPOLI forti che quelle della valva destra, anch’esse sublequidistanti, le quali, come quelle della valva destra, partono ad una certa distanza dall’apice e si vanno attennando verso il margine. Le orecchiette sono grandi, inegnali, e pressochè identiche a quelle delle. valva destra e anch’esse ricoperte da sottili strie di accreseimento. Dimensioni : È ATTOZZA O A O IR OLO RI AIR AA GIBSITI TTI =) EMI HOZZA E RA NI RENT Seo ANO 4,2-5,3 Locatità. Questa bella specie è comune nel calcare bianco-ceruleo della regione Incorvino, presso Bagheria,jda noi riferito al Luteziano medio. Gen. RADULA Rumphius kadula Di-Stefanoi n. sp. (Tav. I, Fig. 8,80) Conchiglia ovato-oblonga, subequilaterale, subsimmetrica, poco obliqua e: poco convessa. Essa è ristretta superiormente. Il margine cardinale è appena sorpassato dall’apice appuntito e molto corto. La superficie è ornata di circa 50 costelle radiali principali, molto regolari, eguali, egualmente distanti, arrotondate e sepaiate da intervalli larghi. un po meno delle costole. Queste presentano nel mezzo un distinto solco lon- gitudinale, ben visibile specialmente con l’aiuto di una lente, il quale è stretto. e poco profondo. Gli spazi intercostali sembrano lisci, ma se si esaminano anch'essi con. una lente presentano tre sottilissime strie parallele alle costole. Delle oreechiette non è conservata che una sola, la posteriore, che è allungata, nettamente separata, un po’ callosa, e ricoperta da rade e poco- rilevate strie di accrescimento parallele al margine esterno della orecchietta. SOPRA ALCUNI MOLLUSCHI EOCENICI DELLA SICILIA 9L Dimensioni. ATO ZARE A IRA II RR NIN A IVO IDIAMOLrORITCLO POSTER RO I N II La Radula Di-Stefanoi è prossima alla Radula pretiosa Desh. (1), dalla quale però va tenuta distinta per la sua ornamentazione. Nella specie si- ciliana, come abbiamo detto, si osserva nel mezzo di ogni costola un solco o doccia, che manca nella /. preziosa; mentre nella f. Di-Sfefanoi manca negli spazi intercostali il reticolato, prodotto dalle finissime strie che s’in- crociano, il quale si osserva nella seconda. È bene anche osservare che nella forma parigina gli spazi intercostali sono più larghi delle costole. Infine nella £. preziosa l’orecchietta posteriore è ornata di costole, come il resto della valva, mentre nella forma nostra, la stessa orecchietta presenta solamente delle rade e sottili strie di accresciraento. Località. Balzo del Gatto presso Monreale. fadula normanna n. sp. (Tav. I, Fig. 7,70) Conchiglia ovato oblonga, poco obliqua, ristretta nella regione apicale, dilatata sul contorno palleale, poco e regolarmente convessa. La superficie è ornata di circa 40 costale radiali, forti, sporgenti. regolari, uguali, arrotondate, le quali sui lati anteriore e posteriore si fanno più sottili e più fitte. Esse sono separate da spazi coucavi, la cui larghezza è di poco inferiore a quella delle costole. L'orlo è crenulato in corrispondenza delle costole radiali. Queste sono coperte di squame forti ed elevate, largamente poste fra dî loro; sulle costole laterali le squame sono più avvicinate. (1) Deshayes. Description des animanx sans vertèbres deconverts dans le bassin de Paris tom. Il, pag. 64, Tav. 78, Fig. 16-19, 1861. 92 G. CHECCHIA-RISPOLI L’orecchietta posteriore, l’unica, che è conservata, è pure ricoperta di costole squamose. Gli interstizii fra le costole esaminati, anche ad occhio nudo, presentano delle strie fine d’accrescimento, oblique, regolari, molto avvicinate fra di loro, distinte: queste strie sono solo in parte visibili sulle costole a causa dell'usura; ma negli intervalli costituiscono un elegante ornamento. Dimensioni ; SATTA A I N A A TEA RR TE IO NI OE are) RRVONDIOVILTO CONAI SANTO e SS) SOTTVT TOSO) Diane ro BanTero=POSte ro RR O > 44 (2) La £. normanna pur mostrando alcuni rapporti con varie Radule eoce- niche, se ne distingue nettamente. Fra le più vicine ricordiamo la /. spalulata Lmk., la quale però ha la forma più arrotondata, un minor numero di costole, e le squame più avvici- nate e più rilevate; la specie di Munreale è più ovato-allungata, ha le costole più forti, separate da spazi più larghi e meno squamose (1). La £. papillifera Bayan, oltre alle sue minori dimensioni, ha le costole più piccole ed anche più squamose (2). Località. Balzo del Gatto presso Monreale. gen. LIMEA Broun Limea ctr. tenwisculptata Cossmanu 1887 Limea tenuisculptata Cossmann, Catalogue illustré des coquilles fossiles de lÈocène des environs de Paris, fasc. 2, pag. 150, pl. VIII, fig. 24-25. (1) Deshayes. Description des coquilles fossiles des environs de Paris, Tom. I, pag. 295, Tav. XLIII, Fig! 1-3, 1824. (2) Bayan. Mollusques tertiaîres, pag. 67, VDav. 9, Fig. 6, 1870. SOPRA ALCUNI MOLLUSCHI EOCENICI DELLA SICILIA 95 Riferiamo alla Ziyea fernisculptata Cossm., sebbene con dubbi, una piccola e graziosa lima, la quale vi corrisponde per tutti i caratteri sia delta forma, che delle ornamentazioni. Però, essendo l’unico esemplare aderente alla roccia, non ci è stato possibile di poter osservare la cerniera. Poichè tra i caratteri, che distinguono il gen. Zi2ea Bronn, il più importante è quello della cerniera, così per i soli caratteri esterni non ci sentiamo autorizzati a riferire con tutta sicurezza l'esemplare in esame alla specie del Cossmann. Le dimensioni dell’unico esemplare sono di mm. 4 per la lunghezza e di mm. 3 per la larghezza. Località. Colle Incorvino presso Bagheria. Gen. Lucina Bruguiére Lucina (Miltha) gigantea Desh. 1824 Zucina gigantea Deshayes, Description des coquilles fossiles des environs de Paris, pag. 91, Tav. XV, fig. 11-12. Questa specie è rappresentata da due soli modelli interni discretamente conservati. La loro determinazione è stata piuttosto facile, perchè paragonate con quelli che ho potuto ricavare direttamente da esemplari tipici della Luca gigantea Desh. del calcare grossolano del bacino di Parigi, vi corrispondono per le dimensioni, per la completa analogia delle impressioni muscolari e palleali, per la punteggiatura dell’interno delle valve e infine per la forma. Località. Pachino. 94 G. CHECCHIA-RISPOLI Class. GLOSSOPHORA Sottoclass. SCAPHOPODA Gen. DentALIUM (Aldrovande) Linneo Dentalium (Luevidentalinum) acicula Desh. (Tav. II, Fig. 6, 8a) 1864 Dentalinm acicula Deshayes, Description des animaux s. vert., ece., tom. II, pag. 202, Tav. I, fig. 31-32. 1888 > >» Cossmann, Cazal. illust. des. cog. foss. de l’Hocène des env. de Paris, fasc. III, pag. 11, n° 4. Riferisco a questa specie un esemplare di DerZelium, di piccole dimensioni debolmente arcuato, assai gracile, dalla superficie liscia ad occhio nudo, e mo- strante ad nn forte ingrandimento delle finissime strie di accrescimento. L’apertura terminale è semplice e senza traccia di fessure. La sezione trasversale è un poco ovale, per essere questa specie legger- mente compressa. Dimensioni. III ICAO CA Mia RO, VOR de e o ni 7 DIAMeLro ra lla ASA I O, III A VEUL OI OOIOT AO VO cole ME? DIINTI Località: Nei calcari bianco-cerulei con Orbifolites complanata, Nimmulites crassa, Assilina spira, ecc. della C.da Incorvino presso Bagheria. SOPRA ALCUNI MOLLUSCHI EOCENICI DELLA SICILIA 95 Sottoclass. GASTROPODA Gen. NeRITA Adanson Nerita Carapezzai nov. sp. (Tav. I, Fio. 9, 9,90) Conchiglia ovato-oblonga, gonfia, dalla spira corta e poco prominente, com- "posta di tre giri, di cui l’ultimo è grande ed abbracciante.' La sutura è lineare e poco profonda. La superficie è ornata di sottili e regolari strie di accrescimento, molto avvicinate fra di loro. Sulla columella la conchiglia presenta una larga -e convessa callosità, molto spessa. Il margine columellare presenta quattro forti denti, poco spor- genti e arrotondati. Il labbro esterno è un po’ spesso, ma non possiamo dire se esso è dentellato, perchè non siamo riusciti a liberarlo dalla roccia. Apertura boccale semilunare. Dimensioni: ATTOZZA NERO IO ER a RT INI IATONEZZA IRR i O ASINO ON RIT IA VEE Località. Nei calcari bianco-cerulei della C. Incorvino presso Bagheria. - Gen. VeLATES Monfort Velates Schmideli Chemn. sp. 96 G. CHECCHIA-RISPOLI 1786 Nerita Schmideltana Chemnitz, Conchy!. Cab. IX, pag. 130, Tav. XIV, Fig. 975-76. 1388 Velates Schmideli Chemn.—Cossmann, Catalogue illustré des coquilles fossile de lEocéne ecc., fase. III, pag. 92, n. 1. 1396 » Schmideliana Chemn.— Oppenheim,D ie Zocaenfanna des Monte Pos- stale bei Bolca im Veronischen, pag. 168, (cum syn.). 1905 » » Chemn. — Dainelli, Za fauna eocenica ai Bribir in Dal- mazia, p.II, pag. 14 (cum syn.). Possediamo alcuni esemplari di questa specie ben conservati ed un mo- dello interno ben riconoscibile. Queste specie, conosciuta da tanto tempo, è stata così studiata in tutte le sue variazioni, nella sua diffusione geologica e distribuzione geografica, che noi crediamo del tutto superfluo descriverla qui, tanto più che lo scarso ma- teriale esaminato non ci permette di aggiungere, alenna nuova osservazione a quelle già fatte. Località. Balzo del Gatto (Monreale). R.ne Varcoco a destra del Vallone Tre Pietre, nei calcari del Luteziano medio (Termini-Imerese). Ex-fendo Pietra Rossa presso Raffadali (Girgenti). Gen. AMPULLINA Lamarck Ampullina (Euspira) Schopeni n. sp. (Tav. Il, Fig. 3,92). Specie di grandi dimensioni, oblunga, conica, appuntita, ventricosa. Spira alta, e formata di 7 giri convessi, il di cui accrescimento è regolare. L’ ulti- mo giro è grande, globuloso e la sua lunghezza è uguale ai ?/, dell’intera lunghezza. Esso presenta una piccola fessura ombelicale. Apertura grande, quasi semilunare. La superficie, neì punti ove la conchiglia è conservata, presenta delle sot- tili strie di accrescimento, poco appariscenti. Nelle parte mediana ed inferiore dell’ultimo giro si osservano molte strie spirali. SOPRA ALCUNI MOLLUSCHI EOCENICI DELLA SICILIA 97 Dimensioni: ITNOTEZZA RI E IO IO NEONATI I PA E A IDTIIIOLO) anghezza in aSssi A INCISA SI » 69 Ho paragonato la forma in esame con le più grandi Nalzica s.'l. finora conosciute e l’unica che mostra delle analogie con la forma siciliana è la Na- fica (Euspira) Possagnensis Oppencheim. (1) Però l'A. Schoperi ha una forma meno appuntita e meno alta; i giri non sono così angolosi sopra la sutura come quelli della N. Possagrersis; inoltre mancano nell'ultimo giro di quest’ultima specie le strie spirali; è vero che questa è allo stato di modello, ma anche il nostro esemplare è nelle stesse condi- zioni per la massima parte, e quindi il paragone è perfetto. Località: Balzo del Gatto presso Monreale. Gen. CALYPTRAEA Lamarck Calyptraea Brocchi n. sp. (Tav. II, Fig. 5,50) Conchiglia ovato-rotondata, conica, depressa, dall’apice subcentrale ed appuntito. Le superficie mostra, specialmente verso la base numerose strie concentriche di accrescimento, regolari e sottilissime ed inoltre, qua e là, sul guscio si osservano delle pieghe irregolari dovute alle suture della lamina interna. (1) Oppenheim. Die Priabonaschichten und ihre Panna, pag. 197, Tav. VI, Fig. 13. 98 G. CHEGCHIA-RISPOLI Dimensioni ; REAL VT e ARE TOR nea ea io ST VANI IEVA72 E APATICO ARROSTO > MPORET I AR O OA A e TM e A La €. Brocchit per le sue piccole dimensioni, per essere molto depressa, per le pieghe delle superficie si distingue delle sue congeneri. La C. lame/losa Desh., che ha qualche rapporto con la forma siciliana, se ne distingue per l’assenza delle pieghe e perla presenza di numerose lamelle sporgenti, oblique, sviluppate specialmente verso la base della conchiglia (1). Località: Nei calcari bianco-cerulei della C. Incorvino presso Bagheria. Gen. TurRITELLA Lamarck Turritella sulcifera Desh. 1824 Turritella sulcifera Deshayes, Description des Coquilles foss., ecc., tom. II, pag. 278, Tav. XXXV, fig. 5-6; Tav. XXVII fig. 3-4 e Tav. XXXVII, fig. 19-20. 1888 » » Desh.—-Cossmann, Cal. 10/. des cog. foss., fasc. II, pag. ZERL 140 2 Specie di grandi dimensioni, allungata, appuntita all’estremità, dai giri con- vessi. I primi sono striati, ma a misura che la conchiglia si accresce, queste strie si cambiano a poco a poco in carene spirali poco sporgenti, inegnali, inframezzate da fine strie in numero di circa 15 su ogni giro: alla sommità essi sono acuti e taglienti e gli intervalli che li separano sono lisci. Si notano solamente delle strie longitudinali ondulose, prodotte dall’accrescimento. La sutura é un poco profonda; essa è quasi sempre accompagnata da un piccolo solco superficiale. i L’apertura buccale è quasi rotonda. (1) Deshayes. Description des coquilles fossiles des environs de Paris, +. II, pag. 32, Tav. VI, Fig. 5-7. SOPRA ALCUNI MOLLUSCHI EOCENICI DELLA SICILIA 99 L’esemplare da noi posseduto misura circa 1 decimetro di lunghezza e la sua larghezza è di circa 25 mm. Località. Ex-fendo Ginestra presso S. Giuseppe Iato. Gen. TEREBELLUM Lamarck Terebellum (Seraphs) siculum n. sp. (Tav. II, Fig. 1,2) Conchiglia sottile, di forma ovale, allungata, a profilo gonfio nel mezzo. Spira pressochè ricoperta dall’ultimo giro e mostrante appena l’inizio. Apertura allungata e stretta, specialmente nella parte posteriore, ove si chinde per l'applicazione del labbro contro la regione ventrale; anteriormente è alquanto slargata. Il labbro non è sinuoso, i Lato columellare liscio. Superfie liscia e mostrante delle sottili e rade strie di accrescimento. Dimensioni: AI TOzZA RA e RS a e rn e CIO — 47 (2) dalia ae pa 22 La specie in esame si distingue dal 7. sopitum Brander perla forma più accorciata e regolarmente ovale, per la spira più ottusa, per il labbro non si» nuoso e per l’apertura più stretta uella parte anteriore. Il 7. erafoides Cossims che pure è ovoide e ventricoso si distingue dalla forma siciliana, tra l’altro, per la culumella incurvata. Loc. Balzo del Gatto presso Monreale. 100 G. CHECCHIA=RISPOLI Gen. Conus Linneo > Conus Gemmellaroi n. sp. (Tav. II Fio. 4,40) Conchiglia spessa, allungata, di forma strettamente conica. Spira corta, ottusa,. composta di otto giri scalinati, i quali nella parte posteriore sono ornati di 3 a 4 strie uguali, regolari, equidistanti. L'ultimo giro è conico, c dal profilo leggermente convesso; esso è al- tissimo ed occupa i °/, dell'intera altezza. Apertura molto stretta, a margini paralleli: il labbro è rettilineo: la coln- mella è diritta. La superficie dell’ultimo giro é ornata di solchi spirali rari e posti a grande distanza fra di loro. Dimensioni: ANOZIA A RR Me SII SIR O LA SIOE MArShezza o e III OR IT. MAE STO O E NZ LI Loc. Balzo del Gatto presso Monreale. VI DI 8a SOPRA ALCUNI MOLLUSCHI EOCENICI DELLA SICILIA 101 SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA L Amussium Zamboninit Ch.-Risp. Valva destra ingrandita 14 volte Loc. Colle Incorvino (Bagheria). Eoce med. » » Valva sinistra ingr. 14 volte. Chlamys Hojfmanni Ch.-Risp. Grand. nat. Loc. Colle Incorvino (Ba- gheria). Eoc. med, % cfr. Zivoriani Blanch. Grand. nat. Zoc.|R.ne [Varcoco (Ter- mini-Imerese). Eoc. sup. > monsregalensis Ch.-Risp. Gr. nat. Loc. Balzo del Gatto (Mone reale). Eoc. med. » » Dettaglio della superficie molto ingr. » himeraensis Ch.-Risp. Gr. nat. Loc, R.ne Cucca (Termini-Ime» rese( Eoc. sup. fadula normanna Ch.-Risp. Gr. nat. Loc. Balzo del Gatto. (Monreale). Eoc. med. » » Dettaglio della superficie ingr. » Di-Stefanoi Ch.-Risp: Gr. nat. Zoc. Balzo del Gatto (Mon@a reale). » » Dettaglio delle superficie ingr 9-95 Nerita Carapezzai Ch.-Risp. Gr. nat. Loc. Colle Incorvino (Bagheria)e Eoc. med, 102 G. CHECCHIA-RISPOLI SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA II. Fio. 1-2 Zerebellum (Seraphs) siculum Ch.-Risp. Grand. nat. Loc. Balzo del Gaito (Monreale), Eoc. med. » 53-5a Ampullina (Euspira) Schopeni Ch.-Risp. Gr. nat. Loc. Balzo del Gatto | (Monreale). Eoc. med. » 4-4a Conus Gemmellaroi Ch--Risp. Gr. nat. Loc. Balzo del Gatto (Monreale). Eoc. med. » b-ba Calyptraea Brocchi Ch.-Risp. Gr. nat. Loc. Colle Incorvino (Bagheria). i Eoc. med. » 6 Dentalumacicula Desh. Gr. nat. Loc. Colle Incorvino (Bagheria). Eoc. med. >». 6a > >» lo stesso. Ingrandito dne volte. Cheecnia Rispori- Molluschi eocenici etc. Tau p.. HUBER.DIS.LIT. CheccHia RispoLi-Molluschi eoceniti etc. Taull R.HUBER.DIS. LIT. Osservazioni geologiche sull’ Appennino della Capitanata PARTE I. =. per G. CHECCHIA RISPOLI Il rilievo montuoso che contorna la Capitanata da nord-ovest a snd-ovest è costituito delle ultime propaggini dell'Appennino sannitico ed irpino e si estende dalla foce del torrente Saccione, che segna in parte il confine tra il Sannio e la Capitanata, sino al ponte di Santa Venere sull’Ofanto, di fronte ai monti della Lucania. Questo rilievo si dirige prima quasi da nord a sud con una serie di alture, che costituiscono i monti di Casalnuovo Monterotaro (m. 432), di Castelnuovo della Daunia (mn. 543), Monte Sambuco (m. 985), di Volturara Appula (m. 510), di Volturino (w. 735), Monte Pagliarone (m. 1050), Monte Cornacchia (m.1151) tra le sorgenti del Fortore e quelle del Celone e Monte S. Vito (m. 1015) presso l’orlo del piano pugliese; poi la catena piega alquanto a sud-est coi monti di Bovino (m. 647), Monte Salecchia (m. 933), di Sant'Agata di Puglia (im. 795), M. Celezza (m. 767), di Candela (m. 515) e arriva, come abbiamo detto, sino ai pressi di Santa Venere ai confini della Basilicata. Questa catena digrada rapidamente sulla pianura pugliese, che è, all’inizio, leggermente ondu- lata. Tia regione appenninica così descritta è formata quasi tutta interamente da terreni terziari, specialmente eocenici e subordinatamente da altri più recenti, in gran parte mascherati dalle successive formazioni quaternarie. 106 G. CHECCHIA-RISPOLI In questo tratto nessuna vetta raggiunge i 1500 metri; per altro l’Appen- nino è qui frastagliato per causa dell’erosione attiva, facilitata dalla graude disgregabilità dei terreni terziari. La parte esterna poi è incisa da larghe e profonde valli, che corrono parallele verso l'Adriatico, come quelle del For- tore, del Cervaro, del Carapella, oltre che da numerose minori, fra cni primeg- giano quelle del Celone, della Salsola, del Triolo, che sono tutti affluenti di destra del Candelaro. Con questa Nota iniziamo lo studio della regione appenninica, compresa nel circondario di Sansevero, per continuare poi, in successive note, l’esame di tutta la regione dianzi descritta. Già della formazione miocenica di questa parte di Appennino meridionale io mi sono occupato, parecchi anni or sono, in un mio lavoro dal titolo « Osservazioni geologiche Inngo la Valle del Fortore in Capitanata» (1). Il finme Fortore, dopo aver attraversato per un lungo tratto, dalle sue scaturigini, presso Montefalcone in Val Fortore (m. 954), sino all’incontro del torrente Cigno sulla sua sinistra e del Sente sulla sua destra, i depositi del Miocene superiore, continua ad incidere la sua ampia valle nella formazione eocenica potentemente svil:ppata d'ambo i lati del suo corso. La regione da me percorsa in questa prima ricoguizione nell'estate scorso comprende presso a pocoi territori dei paesi di Casalnuovo, Casalvecchio e Castel- nuovo. Essa è ocenpata interamente dalla formazione delle argi//e scagliose, le quali per i loro caratteri litologici sono perfettamente identiche alle argille contemporanee della Sicilia. Si ha, cioè, un complesso di argille dalla tinte più svariate, verdiccie, rossiccie, giallastre, cenerine, di color cioccolatta, facil- mente disgregabili all’esterno, donde il loro nome, alquauto sabbiose, talora molto ferrifere e contenenti arnioni di limonite. Le argille, che costituiscono la massa principale della formazione, contengono regolarmente stratificati ban- chi di arenarie rossiccie o gialliccie, strati dicalcari nummulitici di color bian- castro, breccinole nummulitiche con associazione di nuclei e lenti di selce per lo più scura. Qua e là le argille poi passano a marne bianchicce, o giallicce, fogliettate contenenti calcari marnosi, con impronte svariate di fucoidi, nemer- tiliti, ecc. Infine non mancano strati di mollasse. (1) v. Boll. Soc. Geol. Ital., vol. XXIII, 1904, OSSERVAZIONI GEOLOGICHE SULL’APPENNINO DELLA CAPITANATA 107 Calcari, arenarie e marne si trovano in tutti i livelli della formazione delle argille scagliose non solo, ma passono gradatamente dall’ una all’altra varietà litologica e si possono sostituire del tutto lateralmente. Così è che nei pressi di Castelnuovo e poco prima di arrivare a quell’abitato, percorrendo la strata rotabile S. Severo-Castelnnovo, predominano le marne ed i calcavi marnosi giallicci e bianchicci, mentre i calcari e le breccinole calcaree predominano del tutto a Pietra Montecorvino, il cui nome gli venne appunto perchè edificato sopra una gran rupe calcarea eocenica, nell’ ampia valle denominata Guado degli uncini. Tutto l’insieme così descritto ha nei luoghi in discorso una potenza rile- vante, che sorpassa in taluni punti i 500 metri. Questo insieme per la sua na- tura prevalentemente argilloso-schistosa potè facilmente corrugarsi in una serie di ondulazioni presso a poco parallele e dirette nell’insieme da nord-ovest a sud-est. Naturalmente, data la natura litologica della formazione, oltre alle pieghe principali, si osservano localmente pieghe e contorcimenti di variabili dimensioni e dirette in tutti i sensi. La pendenza generale degli strati però è ad Est. Verso il Tavaliere la formazione delle argille scagliose scende molto in basso e circa ad una quota variabile tra i 200 e i 250 m., presso a poco lungo nna linea che passa ad Ovest del Colle Chiancone, del Colle Crocetta, del Bove e per le regioni la Sgurgola e Dragonara sino al Fortore. Essa poi si pro- siegue al di là del Fortore nel Sannio. i Tale formazione verso Est al suo inizio e specialmente là dove assume la facies caratteristica argillosa somiglia alla sovrapposta formazione quaternaria. La ripetuta alternanza delle brecciuole, calcari, arenarie nella gran massa delle argille è messa in evidenza specialmente da tutti quei ripidi burroni che scendono nel Fortore. Così, p. es., percorrendo il vallone detto di Montalbano, che si origina ad Ovest di Casalnuovo Monterotaro e va a sboccare nel Fortore tra M. Majorana (m. 261) e Poggio Valle del Conte (m. 290), si può bene stu- diare tale alternanza e raccogliere i fossili. Questi d’altronde si raccolgono do- vunque sianvi breccinole calcaree e calcari sia nei dintorni di Casalnuovo, che in quelli di Casalvecchio e Castelnuovo. I fossili però non sono molto abbondanti e in massima parte sono forami- niferi; non mancano però sulle lastre calcaree, resti di corallari, colonie di briozoi, articoli di crinoidi, radioli di echinidi (Cidarzis) e dei piccoli Pecter. I foraminiferi, come ho detto, sono i più comuni e di questi solamente per ora possiamo dare la determinazione specifica, facendo notare che essi si rac- colgono associati sulle varie lastrette calcaree. 108 G. CHECCHIA-RISPOLI I fossili, che ora indicheremo. indicano l'appartenenza della formazione in esame all’Eocene e con molta probabilità al Bartoniano superiore preso in sen- so lato. Ecco intanto la lista dei foraminiferi: Alveolina festuca Bose, var. elongata d'Orb. » minuta Ch.- Risp. Plosculina decipiens Schwg. >» pasticillata Schwg. » dannica Ch.-Risp. (1). Operculina ammonea Leym. Heterostegina reticulata Rit. Nummulites biarritzensis d' Arch. » Guettardi d’Arch. » Boucheri de la H. » garganica Tell., var. samnitica Ch.-Risp. » sp. diverse non bene determinabili. Orbitoides Caroli Ch.-Risp. Lepidocyelina Tonrnoueri Lem. et Donv. » Morgani Lem. et Donv. Orthophragnima dispansa Sow. sp. » Douvillei Schlumb. » Canavarit Ch.- Risp. » sp. ind. Gypsina globulus Reuss ecc. Con gli studi di questa parte dell'Appennino meridionale si constatano gli stessi fatti, che da un pezzo abbiamo provato per varie regioni eoceniche della Sicilia, cioè la coesistenza di Ordifoides s. str.e di Lepidocyclinanell’Eocene (2). (1) La F/osculina dannica mihi ha una forma fusoide, accorciata e misura mm. 2,75 di lun- ghezza per mm. 1,40 di larghezza. Presenta una grande concamerazione iniziale rotonda e quattro giri di spira. La lamina è molto spessa; le concamerazioni secondarie sono schiacciate Spero quanto prima di descrivere questa forma insieme la fauna ora indicata fe con quelle che continuerò a raccogliere nella regione appenninica della Capitanata, in un unico lavoro. (2) Molto a malincuore sono costretto a spendere qualche altra breve parola intorno alla sezione geologica del Vallone Tre Pietre presso Termini-Imerese in Sicilia da me illustrata nel 1909 (v. Za Serie nummulitica dei dintorni di Termini-Imerese in pr. di Palermo, P.I, Il Vallone Tre Pietre, 1909). Il dott. R. Douvillè ha detto che la ripetizione dei vari livelli a OSSERVAZIONI GEOLOGICHE SULL’APPENNINO DELLA CAPITANATA 109 Queste ultime, per quanto riguarda l'Appennino, sono state di già rinvenute dal prof. Sacco e quindi le mie osservazioni non sono che la conferma delle osservazioni del predetto autore. Nei miei precedenti lavori anche ho cercato di Lepidocyelina dentro quel Vallone è dovuta ad accidenti tettonici in dipendenza dei pretesi grandi carreggiamenti in Sicilia (v. Sur la question des argiles écaillenses des environs de Palermo, in Cp. r. somm. d. séane. d. 1. Soc. Gèol. de France, 22 avril, 1909). Il Douvillè ha solamente affermato, ma non dimostrato;.io invece ho dimostrato con una Monografia speciale, accompagnata da fotografie e sezione, che lungo il Vallone Tre Pietre non vi sono punto delle: scaglie tettoniche, che si ripetono, ma che la successione dei vari membri è regolare e nor- male, come si sono convinti tutti i Soci della Società Geologica Italiana che {hanno preso parte alla escursione fatta nel settembre 1909 in quel. Vallone, in occasione del XXVIII Con- gresso Geologico Nazionale (v. Scalia S., Escursione a Termini-Imerese in Boll. Soc. Geol. Ital., vol. XXVIII, fasc. 3, 1909 e Crema C., Azurione della Società Geologica Italiana in Sicilia nel- Panno 1909, in Boll. R. Com. Geol. d’Italia, anno 1909, fase. 3°). ll prof. Haug nel suo importante Zruité de Géologie (LI, Les periodes géologiques, fase. 3°, 1911), ha tenuto conto solamente di quel che ha scritto un autore francese sopra tale questione, ma io ho il diritto di chiedere che si tengano anche in considerazione i risultati delle mie osservazioni assolutamente obbiettive. Debbo ripetere che nel Vallone Tre Pietre la successione dei vari livelli a Zepidocyelina non è punto dovuta ad accidenti tettonici; ivi mancano le pieghe. Il termine più alto della serie, quello indicato nella sezione con il n. 8 e che è rappresentato specialmente da calcari grossolani di color cenerino e di argille, in cui Zepzidocyelina, Orthophragmina, Nummulites,. ecc. stanno insieme, non si ripete punto in quella sezione, come sarebbe necessario, se i vari livelli fossero dovuti a ripiegamenti; uè questo termine elevato è del resto oligocenico. Esso è stato da me attribuito alla parte più elevata dell’Eocene o ad un livello di pas- saggio all’Oligocene, perchè gli elementi faunistici che contiene vissero quasi tutti nell’Eocene. Il chiariss. Prof. Sacco che ha visitato i luoghi ed ha studiato quelle faune, ha anzi attribuito questo livello al Bartoniano (v. Boll. Soc. Geol. Ital., vol. XXVIII, fasc. 3, 1909). Noto infine che tale livello eocenico più elevato non si trova punto in trasgressione sugli altri più bassi, come si vorrebbe far credere; esso invece è legato a questi dalla concordanza di stratificazione, dai graduali passaggi litologici, oltre che dai caratteri della fanna e tutto questo è facilmente constatabile sul terreno. È certamente deplorevole che altri insista a negare i fatti certi da me raccolli ed anche da altri confermati, con lo studio sul terreno, senza aver mai visitato î luoghi. Io ho sempro osservato con assoluta obbiettività e così non ho esitato ad ammettere che esistono Zepidocyclina nel Miocene e che intorno a Campofiorito l’Oligocene, che si trova in tra- sgressione sul Mesozoico, contenga dello Zepidocyclina, Orthophragmina e Nummulites. Ma non comprendo come mai questi fatti siano una conferma di quello che altro autore ha scritto: sull’esistenza di un preteso Oligocene nel Vallone Tre Pietre presso Termini-Imerese. I fatti da me osservati dimostrano quello che ho sempre sostenuto, eioè, che le Lepidocyelina si trovano oltre che nel Cretaceo e nell’Eocene, anche nell’Oligocene, nel Miocene e forse anche nel Pliocene inferiore, secondo ha detto il dott. R. Schubert. 110 G. CHECCHIA-RISPOLI raccogliere tutti i fatti concernenti la distribuzione geologica dei vari gruppi del genere Orbdifordes s. l., allo scopo di dimostrare come sia stato esagerato da qualche autore il valore cronologico di questo sruppo per la distinzione dei terreni che vanno dal Cretaceo superiore al Miocene. Credo bene perciò di riportare anche questa volta nuovi fatti raccolti da vari autori, a sostegno di quanto ho sostenuto e sostengo. 1.-Miogypsina. Questi foraminiferi, ritenuti ancora dai Sig. Douvillè, padre e figlio, esclusivi del Burdigaliano, secondo uno studio recentissimo del prof. D. Pantanelli, furono trovati nell’Oligocene di alcune località dell’Appen- nino settentrionale, rappresentate della Iogypsina complanata Schlumb., (1) mentre risalgono poi nel Pliocene, come ha dimostrato il dott. Schubert, il quale ha rinvenuto nel calcare pliocenico a Globigerina dell’ Arcipelago di Bismarck, due nuove forme, che egli descrive e ffonra coi nomi di Micgypsina laganiensis e M. epigona. (2). 2.—Lepidocyelina. Lo stesso dott. Schubert ha constatato la presenza di Le- pidocyclina con una nuova forma da lni detta Zep. epigona nelle marne a Globigerina di Capsu. Queste marne, secondo il suddetto autore, appartengono ad un giovane Miocene, se non addirittura al Pliocene. (3) 5. — Orbitoides s. str. Anche recentemente questi foraminiferi sono stati constatati nel calcare nummulitico luteziano di Mosciano presso Firenze. Tale ritrovamento è annunziato in una nota in calce al testo di un la- voro del Silvestri, che io non ho avuto tra le mani (v. Distribuzione geografica e geologica di due Lepidocicline comuni nel terziario italiano (in M. Pontificia Ace. d. N., vol. XXIX, 1911), ma che ho potuto apprendere da nn'antorecen- sione. Credo che egli attribuisca la provenienza di queste Orbifordes al rima- neggiamento. Nella descrizione geologica di questa parte di Appennino non si possono trascurare i depositi quaternari, che costituiscono le ultime diramazioni della (1) Pantanelli D. — Sull'estensione dell’Oligocene nell’ Appennino settentrionale (Atti della Soc. dei Natur. e Matem. di Modena, s. IV, vol. XIII) 1911. (2) Schubert R.— Uber das Vorkommen von Miogypsina und Lepidocyclina in pliociinen Globigerinen gesteinen des Bismarckarchipels (Separat-Adbruck aus den Verhandlungen der k. k. geol. Reichsanstalt, n.° 17 u. 18) 1910; — Die ossilen Foraminiferen des Bismarckarchi- pels und einiger augrenzender der Inseln (Abhand]. d. k. k. Geol. Reich., Bd. XX, Heft. 4) 1911 (3) v. Schubert, /av. cif. OSSERVAZIONI GEOLOGICHE SULL’APPENNINO DELLA CAPITANATA 111 catena e formano una serie di ondulazioni parallele, che vanno man mano digradando verso. il piano pugliese. Questi depositi marini che trasgrediscono sulla formazione eocenica, rag- giungono in taluni punti l'altezza di circa 200 metri ed anche più. Tutte le alture che si trovano sulla destra «del torrente Staina, affluente del Fortore, come quella su cuni è edificato Castel Fiorentino (1) (m. 201), il colle Mona- chelle (m. 210), il colle Moralda (m.175), la collina di Torremaggiore (m.158), quella di S. Paolo Civitate (mn. 181), il colle del Poticaro (m. 204), il colle di Ischia Greppe (m. 191), Coppa delle Rose (m. 146), Ripalta, ecc., sono co- stitnite da depositi quaternari marini, che hanno preso anch’essi parte agli ultimi sollevamenti della catena appenninica. A questo punto è bene notare che sulle carte geologiche antiche di questa regione, come anche su quella recentemente edita dal prof. F. Sacco (2), che comprende tutto l'Appennino meridionale, alla periferia dei terreni eocenici è segnata una fascia, talora abbastanza larga, di Pliocene inferiore o P7acez- ziano, che si presenterebbe con la solita costituzione subappennina, cioè mar- noso-argillosa con tinta grigia. Ecco invece quel che io ho potuto constatare. Lungo tutta la parte orien- tale di questa porzione di Appennino si osservano poggiare trasgressivamente sulla formazione eocenica i terreni qunaternari marini rappresentati, come ho sopra detto, da argille sabbiose giallicce e sabbie argillose associate in vari punti con banchi di sabbia gialla e zonule ghiaioso-ciottolose. Però lungo la bassa valle del Fortore, sulla sua destra, l’erosione fluviale ha tagliato alcune pareti a picco abbastanza alte, che permettono di osservare, come nella regione Dragonara, Ischia Greppe, ecc., delle argille più o meno sabbiose di colore cenerino le quali nella lor parte superiore passano gradatamente ad altre argille giallicce ed ai sabbioni del Quaternario. Tanto le prime che le seconde si connettono con le formazioni della stessa epoca, al di là del Fortore. Per quanto però la formazione delle argille cenerine non affiori che de- bolmente, purtuttavia questa, in tutta la Capitanata, assume un notevole svi- luppo sia per potenza, che per estensione. Tanto l’una che l’altra sono messe in evidenza dai numerosi pozzi che si scavano continuamente o alle pendici di quei monti o in tutti i punti del Tavoliere e maggiormente dalle trivella- (1) Celebre nella storia perchè quivi trovò la morte il grande Federico. (2) Sacco FE. — Z’Appennino meridionale. Studio geologico sintentico (Boll. Soc. Geol Ital., vol. XXIX), 1910. 4112 G. CHECCHIA-RISPOLI zioni fatte allo scopo di ricerche di acque sotterranee. Tutte queste escava- zioni per una profondità, che raramente sorpassa i 30 metri, sono fatte nelle argille sabbiose giallicce e nei sabbioni più o meno cementati; ma oltre questa profondità s’incontrono subito le argille cenerine, che da prima più o meno sabbiose, diventano. approfondendosi, sempre più compatte e meno sabbiose. Per formarsi una idea dello sviluppo che assumono queste argille, basti ri- cordare solamente che nell’ultima trivellazione eseguita a Foggia nel 1910 per conto del Governo dell’Ispettorato delle acque, a 30 metri di profondità dal livello stradale la trivella entrò nelle dette argille e a m. 225 di profondità essa vi lavorava ancora, tanto che si fu costretti a rinunziare al tentativo. (1) Ora mentre alcuni riferiscono nettamente queste argille al Pliocene, come il Sacco ed il Moderni, altri, come il Ricciardelli, riferisce le argille cenerine con tutti i soprastanti terreni ad un Postpliocene molto recente. (2) Le argille cenerine e quelle soprastanti giallicce contengono dei fossili, che qui noi terremo separati. Nelle prime il dott. Ricciardelli nello scavo d’un pozzo presso Torremag- giore, oltre a numerose impronte di piante, forse 4qusefacee, potò raccogliere, e determinare i seguenti fossili, che qui trascrivo integralmente: Ostrea stentina Payr., Anomia eplippium Lin., Pecten opercularis Lin. Nucula nuclens Linn., Limopsis anrita Sani, Sportella recondita Fischer, Syn- dosmia augulosa Renier, Cytherea rudis Poli, C. multilamella Phil, Artemis exoleta Linn., Corbula gibba Olivi, Cylichna truncata Mtg., Pingicula leptochila Brugnone, #ulima subulata Don., Cerithiunum scabrum Olivi, Nassa semistriata Brce.. C/leodora pyramidata Linn., Rotalina sp., Polystomella sp. Il predetto autore dice che tali fossili presentano un grado di fossilizza- zione simile a quello dei molluschi pliocenici delle colline di Pisa e di Siena. Nelle stesse argille poi io, sia nella regione detta Ischia Greppe, a destra del Fortore, presso il ponte di Ferro detto di (C/vate, sia in alcuni dei pozzi scavati in contrada Motticella a NE di Sansevero, ho potuto raccogliere altri fossili, che qui cito : Dorocidaris papillata Leske fabdocidaris rosaria Br. Ditrupa incurva Ren. sp. (1) Moderni P. — Note preliminari sul pozzo artesiano perforato a Foggia per cura del Ministero di A., I., e C., Roma 1910. (5) Ricciardelli M. — Sulla costituzione geologica dei dintorni di Sansevero (Boll. Soc. Geol.. Ital., Vol. XVII) 1898. OSSERVAZIONI GEOLOGICHE SULL’APPENNINO DELLA CAPITANATA 113 Serpula protensa Br. Ostrea edulis var. lamellosa Br. Clamys opercularis L. sp. » varia L. Sp. Nucula sulcatu Bronn. Pinna squamosa Gral. Oardinm mucronatum Poli » tubercutatum Lmk Venus multilamella Lmk. » fasciata Da Costa sp. Tellina distorta Poli Solenocurtus antigquatus Pultney Mactra subtruncata Da Costa Cuspidaria Depontaillieri Cossm. Corbula gibba Olivi Dentalinm variabile Desh. f.® sexcostulata » » » » octocostulata » novemcostatum Lmk. Natica millepunctala Lmk. » tectula Bonelli Ryngicula buccinea Br. sp. Cypraea (Trivia) europaea Mtg. Erato laevis Donovan Nassa pygmea Lmk. » Semistriata Br. » » », var. fotastriata Montrs. Cassidaria echinophora L. Murex brandaris L., ecc. Le argille gialliccie e le sabbie più o meno cementate immediatamente superiori alle argille turchine sono anch’esse fossilifere ma scarsamente ed in poche località. È in questa formazione e propriamente in una zona ghiaioso- ciottolosa intercalata tra le sabbie gialle che è stato ritrovato l’importante ed unico molare di Z/ephas antiguus Falc., conosciuto in tutta la Capitanata, e che io ho descritto parecchi anni or sono (1). I fossili che finora ho po- (1) Checchia-Rispoli G. — Sul Zlephas (Euelephas) antiguus Falc. nei dintorni di Sansevero capitanata) (poll. Soc. Zool. Ital., ser. II, Vol. I), 1900. 114 G. CHECGCHIA-RISPOLI tnto raccogliere in varii punti dei dintorni di Sansevero, Torremaggiore, S. Paolo Civitate, ecc. sono i seguenti: Rotalia Beccari L. Polistomella crispo Lmk. Nonionina tuberculata d’Orb. Myriozonm truncatum Poll. Cladocora coespitosa L. sp. Ostrea edulis var. lamellosa Br. ‘Anomia ephippinm L. Pecten lacobaeus L. Chlamys multistriata Poli, » varia L. » opercularis L. » prolea Sol. » pes-felis L. » quinqueradiata Montrs. » fexnosa Poli » milazzensis de Greg. » subclavata Contr. » hyalina Poli, var. semicostata Montrs. Mytilus mytiloides Bru. Modiola adriatica Lmk. Chenopus pes-pelecani L. sp. Scalaria scalaris Lmk. Colappa granulata Fabr. Riguardo all’età di quest’ultimo gruppo di strati, cioè delle argille sabbiose gialliccie associate con banchi di sabbie pure gialle e con zone ghiaioso-ciot- tolose, mi rimando al mio lavoro già citato avanti; per non ripetermi dirò sola- mente qui che esse sono sicurissimamente quaternarie. La presenza in detti strati dell’ E/ephas artiquus conferma tale riferimento cronologico, essendo questa specie caratteristica dei depositi quaternari antichi (S/cz/iazo Doderiein), secondo anche le recenti idee del Sig. Gygnoux, che da parecchi anni si sta de- dicando allo studio delle formazioni quaternarie dell’Italia meridionale (1). La determinazione precisa delle argille turchine sottostanti, che da taluni (1) Gygnonx M.,— Résultats generanx d'une étude des anciens rivages dans la Mediterrante occidentale (Annales de l’Université de Grenoble, tome XXIII, fasc. 1) 1911. . OSSERVAZIONI GEOLOGICHE SULL’APPENNINO DELLA CAPITANATA 115 furono riguardate come appartenenti nettamente al Pliocene, e precisamente nel recente studio sulla Puglia del prof. Sacco ritenute del tipico Piacerziano (1), e da altri invece ad un Post-pliocene del tutto recente, offre qualche difficoltà. I fossili contenuti in queste argille e la loro posizione stratigrafica fa certamente escludere l'appartenenza di esse al Pliocene classico, il quale, nella stessa provincia è largamente rappresentato dai noti tufi calcarei giallicci, molto fossiliferi, che a guisa di una fascia circondano il promontorio garganico da Est ad Ovest, cioè da Manfredonia ad Apricena ed oltre sino a Rodi garganico (2). Ma se rispetto ai tufi la fauna delle argille mostra un carattere di maggior gioventù per la graudissima proporzione di specie tuttora viventi, essa contiene però un certo numero di specie estinte, come: /abdocidaris rosaria Br., Di- frupa incurva Ren., Cuspidaria Depontaillieri Cossm., Natica tectula Bonelli, Nassa semistriata; per cui si ha che su trenta specie, cinque sono estinte. Ora in vista di questo fatto, della posizione di dette argille indubbiamente al di sotto degli strati ad Z/ephas antiquus e del grande spessore di esse (oltre 200 m. constatati finora mediante le trivellazioni), crediamo di non andare errati assegnando il loro posto nella parte più elevata del Pliocene, come si è fatto per altre argille coeve e relativamente vicine a queste descritte. Infatti nel 1892 i prof. Giov. Di-Stefano e C. Viola hanno studiato una successione di depositi pliocenici e postpliocenici nei dintorni di Gravina e di Matera, distinguendo, oltre ai tufi calcarei sabbiosi molto fossiliferi, un membro a questi immedia- tamente sovrastante costituito di marne ed argille marnose di color turchino con Zerebratula Scillae Seg. ed un altro a questo sovrapposto, formato di argille sabbiose e sabbie argillose associate con banchi di sabbia giallastra e conte- nenti una fauna quasi identica a quella dell'odierno Mediterraneo. Questi ultimi strati furono attribuiti dai suddetti autori al Post-pliocene, ‘ mentre le argille turchine con Zerebratula Scillae alla porzione più elevata del Pliocene. I tufi calcarei inferiori furono riferiti al Pliocene tipico. (3) Or non vè chi non veda la perfetta corrispondenza tra la serie descritta dai prof. Di-Stefano e Viola e quella da noi studiata: crediamo quindi che (1) Sacco F. — Za Puglia. Schema geologico (Boll. Soc. Geol. Ital. vol. XXX), 1912. (2) Checchia-Rispoli G. — Contributo alla conoscenza del Pliocene della Capitanata. (L'E- sceursionista meridionale, anno I, n° 1), Avellino 1965. (3) Di-Stefano G. e Viola C.— L'età dei tufî calcarei di Matera e di Gravina e il sotto piano Materino M. E. (Boll. R. Com. Geol. d’Ilalia, vol. XXIII), 1893. 116 G. CHECCHIA-RISPOLI anche alla parte più elevata del Pliocene debbano essere riferite le argille turchine più o meno sabbiose, sottostanti agli strati con Z/ephas antiguus, le quali formano il sottosuolo profondo del gran Zauvoliere di Puglia e non al Plio- cene inferiore, come vogliono alcuni, nè ad un Post-pliocene molto recente, come vogliono altri. (1) Palermo, maggio 1912 (finito di stampare il 1° Giugno 1912) (1) Il materiale paleontologico, di cui si parla in questa Nota, è conservato presso è Museo Geologico dell’Università di Palermo. Ittiodentoliti del Miocene medio di alcune regioni delle provincie di Palermo e di Girgenti PER MARIANO GEMMELLARO PREFAZIONE Il mio amico dott. G. Checchia-Rispoli con una breve Nota preventiva (1) e con una susseguente Monografia (2) di recente pubblicazione, ha descritto il grande sviluppo che assume il Miocene medio nella parte occidentale della Sicilia ed ha dato molte edinteressanti notizie sui caratteri di quella formazione. Questo Miocene medio, fossilifero, viene in parte separato da quella massa, prevalentemente compostadiargillescagliose, segnata nella regione come Eocene, sulla Carta geologica di Sicilia. Le località descritte sono quelle dei dintorni di Corleone, Campofiorito, Palazzo Adriano e Castronuovo in provincia di Palermo e dei dintorni di Bur- gio in provincia di Girgenti. Bisogna qui notare che tanto le arenarie e i calcari glanconitiferi di Cor- leone e Campofiorito, quanto i calcari grossolani a ZLepidocyelina di Burgio (questi ultimi segnati nella Carta geologica di Sicilia come calcari cloritici are- nacei identici a quelli di Corleone) erano già stati dal Baldacci autribuiti al Miocene medio. (1) Checchia-Rispoli G. — Sul Miocene di alcune regioni della Sicilia occidentale (Atti d. Soc. It. per il Progresso delle Scienze, IV Riunione, Napoli, 1910). (2) Checchia-Rispoli G. — Sl Miocene medio di aleune regioni delle provincie di Palermo e di Girgenti (Giornale Sc. Nat. ed Ec. di Palermo, Vol. XXVIII, 1910). i 118 M. GBMMELLARO Le argille mioceniche si sovrappongono per lo più ai terreni secondari, ma in certi luoghi, come Avviene a Campofiorito nella regione Giardinello, poggiano sopra una formazione che va riferita all’Oligocene (1). Nelle numerose escursioni geologiche fatte dal prof. Di-Stefano, dal dott. Checchia-Rispoli e da me in quelle contrade, furono da noi raccolti molti fos- sili tra cni bellissimi e copiosi denti di pesci, ai quali il Checchia accenna nei suoi precitati lavori. È Il prof. Di Stefano ha voluto gentilmente concedermi in istudio questi odontoliti, la cni illustrazione offre nn certo interesse, sia per conferma del riferimento cronologico di quei giacimenti, sia per la maggior conoscenza di varie forme fossili, delle quali alcune non ancora state rinvenute in Sicilia. Le specie che descrivo sono le seguenti, tutte note, che enumero, divi- dendole secondo le località e le formazioni in cui furono rinvenute: - 1° Dintorni di Campofiorito. (prov. di Palermo). (R.ne Balatella) Negli straterelli calcarei alternanti con le argille e mo- lasse di quella contrada: Trigonodon Oweni Sism. 2° Dintorni di Corleone (prov. di Palermo). a) (R.ne Madonna del Malopasso). Nelle arenarie associate con i cal- cari glanconitiferi di Corleone (tav. I, fig. 1): Carcharodon auriculatus Blainv. sp. Odontaspis cuspidata Ag. sp. » contortidens Ag. Oxyrhina hastalis Ag. » Desori Ag. Carcharias (Prionodon) Egertoni Ag. sp. Hemipristis serra Ag. Chrysophrys cincta Ag. sp. 5) (Rupe del Carcere; (tav. I, fig. 2) Poggio del Calvario; Rupe del Salvatore). Nei calcari alternanti con marne scistose e con strati di arenarie glanconitifere : Odontaspis cuspidata Ao. sp. Chrysophrys cincta Ag. sp. 3° Dintorni di Palazzo Adriano (prov. di Palermo). (1) Checchia-Rispoli G. — Su! Otigocene dei dintorni di Campofiorito, (Giorn. Sc. Nat. ed Ec. di Palermo, 1911). ITTIODONTOLITI DEL MIOCENE MEDIO ECC. 119 (R.ne Rocca di Salomone) (tav. II, fig. 1). Negli strati di breccinola cal- carea alternanti con argille più o meno sabbiose: Odontaspis cuspidata Ag. Sp. Oxyrhina Desori Ag. Chrysophrys cincta Ag. sp. Trigonodon Omweni Sism. 5° Dintorni di Castronunovo (prov. di Palermo). . Negli straterelli calcarei intercalati nelle argille di quella regione: Trigonodon Oweni Sism. 4° Dintorni di Burgio (prov. di Girgenti). (Cave di Garebbici) (tav. II, fio. 2). Nei calcari grossolani con Leprdocy- clina, Miogypsina, Cidaris (Cyatocidaris) avenionensis Desm., Echinolumpas hemt: sphaericus Ag. ete., in cui si è anche trovato un molare di Masfodon angusti- dens. Cuv.: Carcharodon auriculatus Blainv. sp. Odontaspis cuspidata Ag. sp. > contortidens Ag. Oxyrhina hastalis Ag. » Desori Ag. Hemipristis serra Ag. Chrysophrys cincta Ag. sp. » Sp. Trigonodon Oweni Sism. L'esame delle forme notate sopra conferma l’attribuzione al Miocene medio delle formazioni che le contengono; il che è anche confortato dalla presenza del Cidaris (Cyatocidaris) avenionensis Desm. nei calcari delle argille sotto- stanti aile arenarie e ai calcari glauconitiferi di Corleone e Campofiorito, negli strati simili di Palazzo Adriano ed in quelli di Castronnovo. In base ai dati paleontologici raccolti non credo però di poter giungere ad una più minuta distinzione stratigrafica del Miocene medio nel senso di potervi bene individuare il Langhiano. Bisogna riconoscere però che la sovrapposizione delle arenarie e dei cal- cari glauconitici, nonchè del calcare a Zeprdocyclina di Burgio, alle argille delle regioni esaminate, e i caratteri litologici dei due gruppi, forniscono delle ragioni in favore della distinzione dei due piani Elveziano e Langhiano. 120 M. GEMMELLARO Nella redazione del presente lavoro non ho voluto limitare la bibliografia alla semplice sinonimia regionale. Oltre agli autori che si occuparono di ittio- dontoliti siciliani, ho anche citato tutti quelli che descrivono e figurano le specie esaminate e che mi è stato possibile di consultare. Cito anche un lavoro di mio Padre (1) il quale, rarissimo, era fino ad ooci sfuocito all’ attenzione degli studiosi. Ss Le t=) Istituto geologico dell’ Università di Palermo; Giugno 1912. M. Gemmellaro. (1) Gemmellaro G. G.—Sugli squalidei fossili terziari della Sicilia în rapporto con quei viventi nel Mediterraneo (Giorn. del Gab. letterario dell’ Ace. Gioenia, fase. IV, Luglio ed Agosto, Catania, 1859). ITTIODONTOLITI DEL MIOCENE MEDI0 ECC. 121 ‘DESCRIZIONE DELLE SPECIE Subcl. ELASMOBRANCHII Ord. SELACHII Subord. ASTEROSPONDYLI Fam. LAMNIDAE Gen. CarcHARODON Miiller et Henle Carcharodon auriculatus Blainv. sp. (Tav. III, Fig. 1-14) 1818. Squalus auriculatus Blainville — Nouv. Dictionnaire d’ Histoire Nat., vol. XVII, pag. 384. 1853-43. Carcharodon auriculatus Agassia — Poiss. foss., vol. III, pag. 254, tav. 28, fio. 17-19. heterodon Id. — loc. cit., pag. 258, tav. 28, fig. 11-16. angustidens Id. — loc. cit., pag. 255, tav. 28, fig. 20-25; tav. 30, fig. 3. lanceolatus Id. — loc. cit., pag. 257, tav. 30, fig. 1. toliapicus Id. — loc. cit., pag. 257, tav. 30 a, fig. 14. megalotis Id. — loc. cit., pag. 258, tav. 28, fig. 8-10. disauris Id. — loc. cit., pag. 259, tav. 28, fio. 7. megalodon Sismonda (non Ag.) — Descrizione dei pesci e «dei crostacei fossili del Piemonte, pag. 54, tav. I, fio. 11-13. crassidens Id. — loc. cit., pag. 35 tav. I, fig. 32-33. productus Id. (non Ag.) — loc. cit., pag. 37, tav. I, fig. 25-29. angustidens Id. — loc. cit., pag. 36, tav. I, fig. 30-51. 1859. 1895. 1897. 1599. 1900. 1905. 1905 1910. 1910. 1912. 19102 M, GEMMELLARO . Carcharodon angustidens Gemmellaro G. G.— Aicerche sui pesci fossili della $ lanceolatus anriculatus » Stcilia, pag. 28, tav. 5, fig. 6. var. furgidus Id. — loc. cit., pag. 29, tav. 5, fig. 7-S. Id- -— Degli squalidei fossili terziarit della Sicilia in rapporto con quei viventi nel Mediterraneo, (Giorn. del Gabinetto Letterario dell’Accademia Gioenia, fasc. IV, pag. 6, Luglio e Agosto 1859). Costa 0. G.— Nnove osservazioni intorno ai fos- sili di Gassino ed illustrazione di alcune specie novelle, pag. 11, tav. I, fig. 10. Bassani — Contributo alla Paleontologia della Sar- degna. Ittioliti miocenici, pag. 19, tav. II, fio. 24-25. Bassani. — Avanzi di Carcharodon auriculatus sco- perti nel carcare eocenico di Valle Gallina ( Verona) (Acc. di Verona, Volume LXXI, S. III fase. I, con una tavola). De Alessandri — Pesce. terziari del Piemonte e della Liguria, pag. 7. tav. I, fig. 2, 2a. Priem. — Sur les poissons de l Eocène du Mont Mokattam (Egypte), pag. 216, tav. VII, fig. 7. Bassani — /fftofanna del calcare eocenico di Gas- sino, pag. 22, tav. I, fig. 36-39. Seguenza L. — Vertebrati fossili della provincia di Messina, pag. 63, tav. V, fig. 14-18. Pasquale — Revisione dei Selaciani fossili dell’ F- talia meridionale, pag. 6. Leriche — Les. porssons éocènes de la Belgique _ pag. 88, 130, 189, 208. angustidens » auriculatas Leriche. — Les Poissons oligocènes de la Belgique, pag. 289, tav. XVII. var. furgidus Id. — loc. cit., pag. 291 tav. XVIII. De Stefano — Pesci fossili di Bismantova, pag. 558, tav. XIII fig. 8-9; tav. XIV, fio. 4-7. sp. confr. angustidens Id.—- loc. cit., pag. 365, tav. XII, fig. $; tav. XIII, fio. 6-7; tav. XIV, fig. 1-2. ITTIODONTOLITI DEL MIOCENE MEDIO ECC, 123 Ho potuto studiare sette denti di questa specie. Quattro di essi provengono dalle arenarie glauconitifere della Madonna del Malopasso presso Corleone e tre dal calcare a Lepidocyclina delle cave di Gareb- bici presso Burgio. Dei quattro denti di Corleone, quello illustrato a tav. II fig. 1-2 è un dente laterale sinistro appartenente alla mascella superiore. Esso è piuttosto ricurvo all’indietro în modo che l’orlo anteriore è arcuato mentre il posteriore si mostra incavato. La forma della corona, triangolare, è svelta, l’apice è leggermente rivolto in fuori. Sulla faccia interna, convessa, la base dello smalto forma un angolo molto aperto; sulla faccia esterna, quasi piana, essa cammina parallela al margine inferiore della radice. Sulla faccia esterna lo smalte scende più in basso che nella faccia interna. La radice, incavata, presenta uno spessore maggiore di quello della corona; essa è più rigonfia nel tratto mediano ed ha le branche piuitosto arrotondate. Il piccolo dente laterale anteriore, solamente visibile, è distinto chiara- mente; esso è più largo che alto ed il sno orlo posteriore un poco arrotondato, forma un angolo ottuso con l'orlo anteriore del dente principale. Sulla superficie esterna del dente principale e specialmente nella parte centrale, si notano dei solchi verticali più accentuati in basso, verso la base dello smalto. Un altro dente, rinvenuto pure a Corleone nella stessa località di quello già descritto, (tav. III, fig. 3-4) è un po’ più piccolo del precedente. Esso è un dentelaterale destro della mascella superiore e ripete icaratteri dell'esemplare precedente. Se ne distingue soltanto, oltre che per le minori dimensioni, par avere la faccia esterna debolmente convessa e per essere un po’ più ricurvo all'indietro e col piccolo dente laterale posteriore uu po’ più sviluppato in rapporto alle minori dimensioni del dente principale. Gli altri due denti di Corleone (tav. III, fig. 5-8) hanno forma triangolare isoscele e si mostrano molto slanciati. La corona si eleva diritta, |’ apice è leg- germente ricurvo all’ infuori. La superficie interna è convessa; l’ esterna è quasi piana e un pò schiacciata ai margini. Questi dne denti in esame, oltre che della radice, mancano anche della porzione inferiore della corona. Li attribuisco a Carcharodon auriculatus Blainv. per le grande analogia che presentano coi denti anteriori già figurati e descritti di questa specie, però, data la loro cattiva conservazione e la mancanza della radice e di parte della corona non so se attribuirli alla mascella superiore 124 M. GEMMELLARO o alla inferiore di questo squalo. Ritengo più probabile che abbiano appartenuto alla mascella superiore, essendo nn po° meno gracili e più ottusi di quelli che fino ad oggi sono stati attribuiti alla mascella inferiore. Dei tre denti provenienti dal calcare a Lepidocyclina di Burgio (cave di Garebbici) il primo (tav. III, fio. 9-10) è un laterale destro della mascella superiore quasi identico a quello di Corleone già descritto (tav. III, fio. 3-4) da cui solo leggermente differisce per esser meno ricurvo e per mostrarsi un po’ più largo rispetto all’ altezza dalla corona. Questo esemplare manca dei denticelli laterali ma possiede tutti gli altri caratteri per riferirlo alla specie in esame. Gli altri due denti di Burgio (tav. III, fig. 11-14) mancano della radice e di parte della corona. Per la loro forma allungata, a triangolo isoscele e per gli altri caratteri comuni con i migliori esemplari figurati, sono a parer mio da ritenersi pure come denti anteriore della stessa specie. Il Leriche, nella sua Monografia sui pesci oligocenici del Belgio (1) riunì sotto it nome di Carcharodon angustidens Ag. e distinse dal Carchadon auriculatus Blainv. l’abbondante materiale da lui studiato (denti e vertebre) rinvenuto nella argilla oligocenica di Steendorp presso Boom. Secondo il detto autore i denti del Carcl. augustidens si distinguono da quelli del Carch. anriculatus per le loro più grandi dimensioni e, sopra tutto,. per la loro corona più slanciata e, nei denti laterali superiori, meno curva verso la fauce, nonchè per la loro radice meno sviluppata. Recentemente il De Stefano (2) sull'esame di due denti trovatinella pietra di Bismantova inclina alla separazione delle due specie. Da parte mia credo che il Carch. angustidens non costituisca una buona specie e che esso debba ritenersi sinonimo del Carclh. auriculatus Blainv. E questo per le segnenti ragioni: a) Ho potnto osservare denti di Carck. auriculatus, provenienti dallo. Eocene mvdio di Patara (Termini Imerese) di dimensioni maggiori dei denti miocenici che qui descrivo e che, secondo il Leriche, dovrebbero probabilmente riferirsi a Carch. angustidens. b) I denti che qui descrivo non presentano la corona più slanciata di quelli eocenici di Patara. Sono di forma piuttosto rigonfia e i laterali superiori sono abbastanza ricurvi indietro verso la fance. (1) Leriche M. — Zes poissons oligocènes de la Belgique (Mem. du Musde d’Hist. nat. de Bel. - gique, Bruxelles, 1910). (2) De Stefano G. — Pesci fossilr di Bismantova (Boll. Soc. Geol. It., Vol. XXX, 1912.) ITTIODONTOLITI DEL MIOCENE MEDIO ECC. 125» c) Non mi pare carattere differenziale abbastanza netto e preciso lo sviluppo relativamente minore della radice che il Leriche ha creduto osservare nel Carch. angustidens in confronto col Carch. auriculatus. Debbo poi far notare che la varietà accettata del Leriche sotto il ‘mome di Carch. angustidens var. turgidus Ag. la quale, secondo il detto autore, si distingue dal Carch. angustidens « per la forma più rigonfia e per avere la corona a volte abbastanza fortemente rigoufia alla base della faccia esterna e più larga e più spessa, e per avere i denticoli laterali meno sviluppati » dimostra come non esistano in realtà i già troppo scarsi caratteri differenziali che il Leriche ha creduto uotare tra il Carch. auriculatus e il Cerch. angustidens. Questa specie, abbondantissima nell’Eocene medio e superiore e meno abbon- dante nell’Oligocene, si è estinta nel Miocene medio. Sono d’accordo «col prof. Bassani nel ritenere che il Carc4. auriculatus, sebbene citato a volte nel Pliocene (Crag di Anversa, Pliocene toscano) non visse mai nel mare pliocenico ove fu sostituito dal vivente Carch. Fondelett Mill. et Henle. Il Carcharodon auriculatus Blainv. è noto in Sicilia nelle seguenti località: EocENE: Capo Castelluccio, Capo S. Andrea, Vallone Marica (dint. di Taor- mina); Pachino (Noto); Patara (dint. di Termini-Imerese) Col/ez. del Museo geo- logico di Palermo. MIocENE MEDIO: Patti (prov. di Messina), fide Seguenza; Calcare bituminifero di Ragusa (Siracusa). Colle. del Museo geologico di Palermo; Arenarie glauconi- tifere della Madonna del Malopasso (Corleone); Cave di Garebbici (Burgio). I sette denti illustrati e descritti fanno parte delle collezioni del Museo geologico e paleontologico dell’ Università di Palermo. Gen. ODONTASPIS Agassiz Odontaspis cuspidata Ag. sp. (Tav. III, Fig. 15-20 1833-43. Zamna cuspidata Agassiz — Poiss. foss., vol. III. pag. 250, tav. 37 a, fig. 43-50) DIO » denticulata Id. — loc. cit., vol. III, pag. 291, tav. 37 a, fig. 51-53. » » >» (0d.) dubia IA. — loc.cit., vol. III, pag. 295, tav. 37 a, fig. 24-26. 1846. > cuspidata Sismonda — Descrizione dei pesci e det crostacet fossili del Piemonte, pag. 47, tav. II, fig. 29-32. M. GEMMELLARO 1855. Lamna dubita Costa 0. G. — Atti Acc. Pont., vol. V, pag. 354, tav.9, fio. 16. 1579. » (Sphenodus) longidens Costa O. G. (non Ag.) — Voc. cit., vol. V, pag. 358, tav. 9, fig. 17. >» cuspidata Seguenza G.— Studi stratigrafici sulla formazione pliocenica dell'Italia mericitonale (Boll. Com. Geol. d’Italia) pag. 262. » (0d.) cuspidata Probst — Beitrige zur Kenntniss der fossilen Fische aus der Molasse von Baltringen, pag. 149, tav. II, fio. 59-62. » cuspidata Sauvage —- Etude sur les poissons des faluns de Bre- fagne, pag. 12, tav. I, fig. 15-16. » cuspidata Nicolis — Oligocene e Miocene nel sistema di Monte Baldo pag. 39, tav. II, fig. 5. 1886. Lamna (Od.) dubia Issel — Contributi alla geologia ligustica pag. DI, tav. I, fio. 16-17. 1859. Odontaspis cuspidata Bassani — Contributo alla Paleontologia della Sardegna. 1897. » 1900. » 1903. » 1908. » 1909. » 1910. > 1912. » Questa sì rinviene Ittioliti miocenici, pag. 25, tav. I, fig. 14, tav. II, fio. 10, 13, 16, 17. » De Alessandri — Pesci ferziari del Piemonte e della Liguria, pag. 11, tav. I, fio. 7 a, b, c. » Id. — Za pietra da cantoni di Rosignano e di Vignale pag. 37, tav. I, fio. 15. » Segunenza L. — Vertebrati fossili della provincia di Messina, pag. 56, tav. VI, fio. 14-15. » Pasquale — Revisione dei Selaciani fossili dell'Italia meridionale, pag. 10. » Trabucco—Cu/care di Acqui, pag.581, tav. XII, fig. 1-9. » De Stefano — Osservazioni sulla ittiofanna pliocenica di Orciano e San Quirico in. Toscana, pag. 561, tav. XVII, fig. 12, tav. XX, fig. 12. » Id.— Pesci fossili della Calabria meridionale, pag. 179, tav. IV, fio. 12-15. » Id. — Pesci fossili di Bismantova, pag. 388, tav. XIII, fio. 12-14, tav. XIV, fig. 31-37. specie è piuttosto abbondante sia nei dintorni di Corleone, ove nelle arenarie glauconitiche, nei calcari glanconitici associati ITTIODONTOLITI DEL MIOCENE MEDSO ECC. 127 e nei sottostanti strati calcarei alternanti con marne scistose e con strati di arenarie, sia nei calcari a Zepidocyelina di Burgio, sia negli straterelli di breccinola calcarea alternanti con le argille mioceniche dei dintorni di Palazzo Adriano (Contrada Rocca di Salamone). È rappresentata da denti di forma molto slanciata con superficie esterna piatta o lievemente arcuata e superficie interna fortemente convessa. La base della corona è cilindrica. I denti anteriori di questa specie sono lunghi, gracili, molto acuminati, hanno la faccia esterna della corona quasi piatta, l’interna fortemente con- vessa, l’apice rivolto in fuori. La base della corona è cilindrica, i margini non sono affilati. I denti laterali e posteriori invece sono meno svelti, a base più ampia e presentano i margini affilati in tutta la loro estensione. Tutti gli esemplari rinvenuti mancano della radice e dei tubercoli laterali. Sono pienamente convinto che il frammento di dente di Caltagirone de- scritto da mio Padre sotto il nome Zamra (04.) dubia, (Pesci foss. Sicilia, 1858, pag. 46 tav. 6, fig. 21) non può in aleny modo ascriversi alla specie in esame. Come è noto, secondo il Bassani, questa specie si estende dall’Aquitaniano al Pliocene inferiore, mentre il De Alessandri la ritiene essenzialmente oligo- cenica e miocenica. Il Leriche invece, considerando l’Odontaspis Hopei del Paleocene e del- l’Oligocene Belga come varietà dell’04. cuspidata, viene a dare a quest’ultima specie una estensione cronologica molto maggiore. Io credo che 104. Hopei debba tenersi separata dalla Od. cuspidata; ad ogni modo si consideri la Od. Hopet cone specie distinta, o come varietà della Od.cuspidata, certo dal punto di vista filogenetico quest’ultima forma è derivata da quella. Ho potuto osservare alcuni denti dell’Eocene medio di Patara (Termi- ni-Imerese) riferibili sicuramente alla 04. Hopei ed ho notato le chiare diffe- renze che passano tra questa specie e la Od. cuspidata. L’Odontaspis cuspidata Ag. sp. è nota in Sicilia nelle seguenti località: MiocenE MEDIO: Patti (prov. di Messina), fide Sequenza; Calcare bitumini- fero di Ragusa (Siracusa). Collezioni del Museo geologico di Palermo; Arenarie e calcari glanconitici di Corleone; Cave di Garebbici (Burgio); Contrada Rocca di Salamone (Palazzo Adriano). MIOCENE SUPERIORE: Rometta (Messina), fide Seguenza. I denti illustrati si conservano nelle collezioni del Museo di Geologia e Paleontologia dell’Università di Palermo. 128 M. GEMMELLARO Odontaspis contortidens Ag. (Tav. IV, Fig. 1-6.) 1855-45. Lamna (0d.) contortidens Agassia — Poiss. foss., vol. III, pag. 294, tav. 57 a, fig. 17-23. i DOME, » » acutissima Id —. loc. cit., vol. II, ‘pag. 294, tav. 37 a, fig. 35-55. 1946. Zamna elegans Sismonda(non Ag.) -— Descrizione dei pesci e dei crostacei fossili del Piemonte, pag. 46, tav. II, fio. 33-35. 1855. » contortidens Costa O. G.— Paleontologia del egno di Napoli, pag. 355, tav. IX, fig. 18. » » raphiodon Costa O. G. (non Ag.) — Voc. cit., pag. 357, tav. IX, fio. 28. >» Odontaspis elegans Costa O. G. (non Ag.) — loc. cit., pag. 357, tav. IX, fig. 30. 1858. Lamna (Od.) contortidens Gemmellaro G. G.— Ricerche sui pesci fossili della Sicilia, pag. 44, tav. I, fig. 15; tav. VI, fig. 18-20. 1859. > » » id. — Degli squalidei fossili terziari della Sicilia, in rapporto con quei viventi nel Mediterraneo, pag. T. 1365. Lamna elegans Schauroth. (non Ag.) — Verzeichniss der Versteinerungen im herzogl. naturaliencabinet zu Coburg, pag. 263, tav. 28, fig. 13. 1375. Odontaspis contortidens Seguenza G. — Studi paleontologici sulla fauna malacologica dei sedimenti pliocenici depositati a grande profondità, pag. 16. 1879. Lamna (0d.) contortidens. Probst — Beitrige zur Kenntniss der fossilen Fische aus der Molasse von Baltringen, pag. 144, tav. II, fig. 33-39. 1884. Odontaspis contortidens Nicolis — Oligocene e Miocene nel sistema di Monte Baldo, pag. 39, tav. II, fig. 5. 1886. Zama (Od.) contortidens Issel — Contributi alla geologia ligustica, pag. DT, tav. I, fio. 25. 1891. Odontaspis contortidens Bassani — Contributo alla Paleontologia della Sar- degna. Ittioliti miocenici., pag. 28. 1395. » » De Alessandri — Pesci lereiari del Piemonte e della Liguria, pag. 12, tav. I, fig. 8-8 a. 1TTIODONTOLITI DEL MIOCENE MEDIO ECC. 129 1896. Zamra contortidens Kissling E. — Die Fauna der Mitt. Oligoc. im Ber- ner-Jura, pag. 21, tav. I, fig. 25-25. 1897. Odontaspis contortidens De Alessandri — La pietra da cantoni di Rosignano e di Vignale, pag. 36, tav. I, fig. 14. 1900. » » Seguenza L. — / vertebrati fossili della provincia di Messina, pag. 59, tav. VI, fig. 15. 1903. » » Pasqnale—/revisione dei Selaciani fossili dell’ Italia meridionale, pag. 9. 1908. » » Trabucco — Calcare di Acqui, pag. 380, tav. XII, i fio. 10-15. _1909. » » De Stefano — Osservazioni sullaittiofauna pliocenica* di Orciano e San Quirico in Toscana, pag. 563, tav XVI, fig. 17; tav. XVII, fig. 11, 19, 20, 29. 1910. » » Id. — Pesci fossili della Calabria meridionale, pag. 180, tav. V, fig. 17-19. 1910. Odortaspis acutissima Leriche — Les poissons oligocònes de la Belgique pag. 261, tav. XIV, fig. 1-27. JOE » contortidens De Stefano — Sui pesci pliocenici dell’ Imolese, pag. 394, tav. X, fig. 8-10. 1912. » acutissima De Stefano — Pesci fossili di Bismantova, pag. 393, tav. XIV, fig. 38-44. Meno abbondanti della specie precedente, i denti di questa forma sono stati rinvenuti tanto nelle arenarie di Corleone quanto nelle cave di Burgio. Gli esemplari che io qui illustro ripetono in gran parte i caratteri di quelli della specie precedente (Odontaspis cuspidata Ag. sp.) dai quali però si distinguono per avere la faccia interna, convessa, percorsa da strie longitudi- nali più o meno ondulate, ben distinte alla base, che vanno man mano dimi- _nuendo di numero e disparendo quanto più si avvicinano all’apice. Anche in questa specie i denti anteriori si mostrano gracili e lesiniformi, mentre i-laterali, meno gracili, sono affilati ai margini. i Il prof. Bassani ha mostrato, basandosi sul confronto col fossile originale, -che Zamna undulata Sism., già da G. G. Gemmellaro e da lui stesso identi- ficata con Od. contortidens, deve invece riferirsi alla eocenica Odontaspis macrota Ag. sp.= Odontaspis elegans Ag. sp. Io divido pienamente il modo di vedere del prof. Bassani. Avendo avuto agio di poter confrontare i miei esemplari di Od. contorti 130 M. GEMMELLARO dens con un bel dente di 04. wacrota proveniente dall’eocene medio di Patara (Termini-Imerese) ho potuto anche rilevare le numerose differenze che distin- guono le due specie e che il prof. Bassani ha così lucidamente messo in evi- denza a pag. 14 della sua monografia sulla « /ff/(ofauna del calcare eocenico di Gassinio in Piemonte». Il dente di Patara mostra a differenza degli esemplari in esame, i margini laterali del cono taglienti per tntta la loro estensione e le strie della faccia interna spiccate, parallele, diritte ‘e continne mentre quelle dell’Od. conzortidens sono meno numerose, lievi, ondulate e interrotte. È noto che, da tempo, è stata riconosciuta dagli autori l’identità delle due specie Od. cortortides è Od. acutissima fondate dall’Agassiz. Così, sotto il nome specifico universalmente noto di Od. cortortidens, sono stateindicate anche le forme pria conosciute sotto il nome di 04. acufissima. Recentemente il Leriche riconoscendo, anzi meglio provando la identità. delle dune specie dell’Agassiz, le cita sotto il nome di 04. acufissima e questo in omaggio alle leggi della nomenclatura. L’Agassiz infatti, mella sfessa pagina della sua classica Monografia, descrive la Od. acutissima, poche righe prima della Od. contortidens; ma la figura dopo, benchè nella stessa tavola. Non si può certo dar torto al Leriche perla sua innovazione; a me sembra però che, trattandosi di una specie tanto comune e da tanto tempo nota col nome specifico di Od. contortidens la nuova denominazione, per quanto rigoro- samente giusta, sia solo adatta a generare confusione. Horse per questa considerazione il prof. Bassani nei suoi lavori ha pre- ferito mantenere per la specie in esame il nome di corfortidens. L'Odontaspis contortidens Ag. sp. ha una estensione cronologica che va dal- l’Oligocene al Pliocene superiore od anche a terreni più recenti (De Stefano), In Sicilia essa è nota nelle seguenti località : MiocenE MEDIO: Dintorni di Caltagirone e di Pachino. Collezioni del Mu- seo geologico di Palermo; Calcare bituminifero di Ragnsa (Siracusa). Collezioni del Museo geologico di Palermo; Arenarie glauconitifere di Corleone; Cave di Burgio. PLIOCENE: Colline attorno Messina; dintorni di Rometta e di Milazzo. Gli esemplari illustrati e descritti fanno parle delle collezioni del Museo geologico e paleontologico dell’Università di Palermo. ITTIODONTOLITI DEL MIOCENE MEDIO ECC. 131 Gen. OxYRHINA Agassiz Oxyrhina hastalis Ag. (Tav. IV, Fig. 7-12) 1833-45. Oxyrhina hastalis Agassia — Poiss. foss., vol. III, pag. 277, tav.34, fig. (?) Oxyrhina » » 5, 5-13, 15-17. leptodon Id. — loc. cit., vol. III, pag. 282, tav. 32, fig. 1-2, 4. xiphodon Id. — loc. cit., vol. III, pag. 278, tav. 33, fig. 11-17. Irigonodon Id. — loc. cit., vol. III, pag.279, tav.37, fio. 17-18. plicatilis IA. — loc. cit., vol. III, pag. 279. tav.37, fig. 14-15. retroflexa Id. — loc. cit.,vol. III, pag. 281, tav. 33, fig. 10. quadrans Id — loc. cit., vol. III, pag. 281, tav. 37, fig. 1-2. hastalis Sismonda — Descrizione dei pesci e der crostacet fossili ael Piemonte, pag. 40, tav. I, fig.42, 45-47 (non 41. 43, 44). xiphodon Id. — loc. cit., pag. 42, tav. I, fio. 51-52. plicatilis Id. — loc. cit., pag. 42, tav. I, fig. 48-50. hastalis Gibbes — Monograph of the fossil squalidae of the U. S., pag. 201, fig. 148-152. xiphogon Id.—loc. cit., pag. 201, fig. 153-154. plicatilis Id. — loc. cit.,.pag. 202, fig. 155-157. hastalis Costa 0. G.— Paleontologia del Regno di Napol, pag. 353, tav. 9, fig. 10-12. leptodon Id. — loc. cit., pag. 351, tav. 9, fig. 11. xiphodon Id. — loc. cit., pag. 352, tav. 9, fig. 7. Zippei Costa O. G. (non Ag.) —/oc. cit., pag. 351, tav. 9, fig. 8-9. plicatilis 1A. — loc. cit., vol. VII, pag. 47, tav. 6, fig. 5. brevis Id. — loc. cit., pag. 78, tav. 7, fig. 8-9. tnmidula TA. — loc. cit., pag. 78, tav. 7, fig. 10-11. Desorit Costa O. G. (non Ag.)—/oc. cit., pag. 75, tav. 7, fig.2; tav. 6, fio. 7. Mantelli Costa O. G. (non Ag.) — oc. cit., pag. 76, tav. 7, fig. 4. minuta Costa 0. G. (non Ag.) —vc. cit., pag. 81, tav. 7, fig. 52-58. 1895. G. MEMMELLARO Oxyrhina subinflata Costa 0. G. (non Ag.) — Voc. cit., pag. 77, tav. 6, » fio. $. hastalis Gemmellaro G. G.—- £zcerche sui pesci fossili della Stcilia, pag. 36, tav. 6, fig. 5. leptodon — Id. loc. cit., pag. 38, tav. 6, fig. 9-11. xiphodon Id. — loc. cit., pag. 37, tav. 6, fig. 6-8. hastalis Id. — Degli squalidei fossili terziari della Sicilia in rapporto con quei viventi nel Mediterraneo, pag. 6. Oxyrhina leptoaon Id. — loc. cit., pag. 6. > w v » xiphodon Id. — loc. cit., pag. 1. plicatilis Gervais — Zoologie ei Paleontologie francaise, tav. 75, fig. 9. » Probst — Lertrige zur Kenntniss der fossilen Fische aus der Molasse von Baltringen, pag. 129, tav. IL fio. 1-6. xiphodon Id. — loc. cit., pag. 132. tav. II, fig. 14-19. hastalis Nicolis — Oligocene e Miocene nel sistema di Monte Baldo, pag. 39, tav. II, fig. 3. quadrans Issel. — Contributi alla geologia ligustica, pag. 55, tav. I, fig. 10-11. hastalis Bassani — Contributo alla Paleontologia della Sardegna. Ittioliti miocenici, pag. 31, tav. I, fig. 3; tav. II, fig. 18-26. Oxyrhna hastalis De Alessandri -—- Contribuzione allo studio dei pesci ter- ziari del Piemonte e della Liguria. pag. 13, tav. I, fig. 9. » Id. — Za pietra da cantoni di Rosignano e di Vignale, pag. 34, tav. II, fig. 2. » Id. — Avanzi di Oxyrhina hastalis del Miocene di Alba, tav. I. » Vinassa—Pesci neogenici del Bolognese, pag. 81, tav. II, fig. 7-3. » Seguenza L. — / vertebrati fossili della provincia di Messina, pag. 46, tav. VI, fig. 23-28. ITT{[ODONTOLITI DEL MIOCENE MEDIO ECC. 133 1903. OxyrRina hastalis Pasquale — Pevisione dei Selaciani fossili dell’ Italia. me- ridionale, pag. 12. 1908. > > Trabucco — Calcare di Acqui, pag.379, tav.XII, fig. 17-22. 1909. » » De Stefano — Osservazioni sulla itfiofauna pliocenica di Orciano e San Quirico in Toscana, pag. 567, tav. XVI, fig. 2,4, 5, 6, 15, 16; tav. XVII, fig. 1; tav. XX, fig. 21. 1910. » » Id. — Pesci fossili della Calabria meridionale, pag. 183, tav. IV, fig. 3-5. 1911. » » Id. — Sw pesci pliocenici dell’ Imolese, pag. 395, tav. X, fio. 14, 15. 1912. » » Id. — Pesci fossili di Bismantova, pag. 406, tav. XIII, fio. 23-24; tav. XIV, fig. 60-66. Molti denti appartenenti a questa diffusissima specie sono stati rinvennti. tanto a Corleone quanto a Burgio. Un dente che io qui illustro (tav. IV, fig. 7-8) proveniente dalle arenarie glanconifere della Madonna del Malopasso presso Corleone, è simile in tutto @ quello, proveniente dalla formazione d’Isili, illustrato dal prof. Bassani a tav. II, fig. 26 della sua Monografia sugli ittioliti miocenici della Sardegna. Il dente di Corleone è privo di radice; i margini laterali della corona, acuti, taglienti e pellucidi, sono quasi eguali tra di loro; l’apice si mostra un po’ rivolto in fuori. La faccia interna è regolarmente convessa; quella esterna, quasi piana, mostra due depressioni laterali che corrono lungo i margini ed una plica mediana che, più evidente presso la base, si estende fino a due terzi dell’ altezza del cono dentario. Credo che questo dente debba avere appartenuto alla parte mediana della mascella dello squalo. Altri denti più piccoli (tav. IV, fig. 9-10) provengono pure dalla stessa località. Essi sono più acuti e slanciati del dente ora descritto e si mostrano mag- giormente ricurvi indietro. Sono denti appartenenti alla parte posteriore delle mascelle. Illustro qui (tav. IV, fig. 11-12) anche un dente proveniente dal calcare di Burgio, appartenente alla stessa specie. Esso è alto, slanciato, convesso sulla faccia interna, piatto sulla esterna. L’apice è leggermente rivolte in fuori; tutto il dente si mostra ricurvo indietro. Dune solchi corrono lungo i 134 M. GEMMELLARO margini della corona rendendo questi sottili e pellucidi. Sul lato esterno si nota nel mezzo, presso la base, una discreta depressione. Il dente di Burgio appartiene alla parte posteriore della mascella. Secondo i risultati dei più recenti studi (De Stefano) l’ Oxyrkina hastalis, scarsa nell’ Olisocene raggiunge il suo massimo sviluppo nel Miocene e si estingue nel Pliocene. In Sicilia questa specie è nota nelle segnenti località: MioceNE MEDIO: Dintorni di Patti e di Nizza; Dintorni di Pachino. Collezioni del Museo geologico di Palermo; Calcare bituminifero di Ragusa. Colleztoni del Museo geologico di Palermo; Arenarie e calcari glauconitiferi di Corleone; Cave di Burgio. MIocENE SUPERIORE: Contrada Scirpi (Messina). PLIOCENE: Contrade Scoppo e San Filippo inferiore (Messina); Dintorni di Leonforte. Collezioni del Museo geologico di Palermo. .Tutti gli esemplari illustrati e descritti si conservano nelle collezioni del Museo geologico e paleontologico dell’ Università di Palermo. Oxyrhina Desori Ag. (Tav. IV, Fig. 13-29) 1833-43. Oxyrhina Desorit Agassiz. — Poiss. foss., vol. III, pag. 282, tav. 37, fio. 8-13. Dr » leptodon IA. — loc. cit., vol. III, pag. 282, tav. 37, fig. 3-5. 1546. » Desorii Sismonda — Descrizione dei pesci e dei crostacei fossili del Piemonte, pag. 44, tav. II, fig. 7-16. » » hastalis TA. — loc. cit.. pag. 40, tav. I, fig. 41, 43, 44. (non ; 42, 45, 47.) » » minuta IA. — loc. cit., pag. 44, tav. II, fig. 36-39. » » isocelica Td. — loc. cit., pag. 43, tav. II, fig. 2-6. » Otodus . sulcatus Sism. (non Geinitz) /oc. cit., pag. 39, tav. I, fig. 34-36. » Oxyrhina complanata IA. — loc. cit., pag. 41, tav. I, fig. 39-40. 1549. » Wilsonii Gibbes—Monograph of the fossil squalidae of the U.S. vol. I, pag. 203, fig. 172-173. 1853. Ofodus salentinus Costa O. G.— loc. cit., vol.V, pag. 345, tav. 9, fig. 7. 1856. Otodus appendiculatus Costa O. G. (non Ag.) — Paleontologia del Regno ai Napoli, vol. VII, pag. 69, tav. 7, fig. 41-42. ITTIODONTOLITI DEL MIOCENE MEDIO ECC. 135 56. Oxyrhina Wilsonii Id. — loc. cit. vol. VII, tav. 7, fig. 12. . Otodus sulcatus Gemmellaro G. G.— £eicerche sui pesci fossili della Sicilia, pag. 34, tav. I, fig. 10. Lamna crassidens Id. — loc. cît., pag. 42, tav. VI, fig. 15-16. Lamna Lyellii IA. — loc. cit., pag. 45, tav. VI, fig. 17. » nequilateralis Id. — loc. cit., pag. 45, tav. VI. fig. 22. . Otodus sulcatus Gemmellaro G. G.— Squalidei fossili terziari della Sicilia etc., pag. 6. . Oxyrhina incerta Michelotti -— Etudes sur le Miocène infèrieur de l Italie septentrionale, pag. 144, tav. 14, fig. 10-12. » Winkleri Vincent — Description de la faune de l'étage landénien inforieur de Belgique, vol. XI, pag. 125, tav.j VI, fio. 3. » Zignoi Bassani — Nuovi squalidi fossili, pag. 2, fig. 2. Otodus Lawleyi Id. — loc. cit. pag. 4, fig. 3-5. » Lawleyi Sauvage — Etude sur les poissons des faluns de Bretagne, pag. 12, tav. I, fig. 12-14. . Oxyrhina Agassizi Issel. — Contributi alla geologia ligustica, pag. 55, tav. I, fio. 1-2, 5-9. » antegenita Seguenza G.-- Brevi cenni sulla geologia del Capo S. Andrea, presso Taormina, pag. 8. Lamna isomorpha Id. — loc. cit. pag. 8. > rectidens 1d.—Intorno al Giurassico medio (Dogger) presso Taormina, pag. 389. » omeomorpha Id. — loc. cit. pag. 389. . Lamna salentina Bassani — Ittioliti miocenici della Sardegna, pag. 22, tav. II, fig. 12, 14, 15. . Oxgrhina Desorit De Alessandri — Contribuzione allo studio dei pesci terziari del Piemonte e della Liguria, pag. 14, tav. I, fig. 10-10 a. . Lamna salentina Id. loc. cit. pag. 10, tav. I, fig. 6, 6 a. » » Id.—La pietra da cantoni di Rosignano e di Vignale, pag. 35, tav. I, fig. 13. » Desori Bassani — Ittiofauna delcalcare eocenico di Gassino, pag. 19, tav. II, fig. 24-58. s » Segrenza L. — / vertebrati fossili della prov. di Messina, pag. 44, tav. V, fig. 1-12. t=) 136 M. GEMMELLARO 1902. Oxygrhina Desori De Alessandri — Odontoliti psendomiocenici dell’ Istmo di Suez. pag. 15, tav. V, fig. 2-2 a, 3-3 a. 1905. » » (Agassiz) var. praecursor Leriche— Les poissons eocènes de la Belgique, pag. 128, 189. 1910. » > (Agassiz) Sismonda — Leriche — Les poissons oligocènes de la Belgique, pag. 275, tav. XVI fig. 16-31. 1910. » » (Agassiz) Sismonda, mut. andrica Leriche — Les poissons oligocènes de la Belgique, pag. 278, fig.78-87 nel testo. 1910. » » De Stefano — Pesci fossili della Calabria meridionale, pag. 182, tav. IV, fig. 6-9. 1912. » » Id. — Pesci fossili di Bismantova, pag. 399. tav. XIII, fi. 15-21. tav. XIV, fig. 45-57. Come è noto, i denti appartenenti a questa specie si distinguono da quelli dell Oxyrhina hastalis perchè sono molto meno larghi, più spessi e quasi semi- cilindrici. La corona poi, invece di essere diritta, si curva prima un poco in fuori per ripiegarsi in seguito in dentro. Spesso l’apice si ricurva nuovamente in fuori ed allora il profilo del dente prende un aspetto piuttosto ondulato che contrasta con la forma diritta e uniformemente rivolta in fuori, caratteristica dei denti dell’ Ox. hasfalis. La superficie esterna dei denti della Oxy7Wina Desori è piuttosto rigonfia, in Inogo di essere concava come nella specie precedentemente illustrata; specie presso la base dello smalto; ed invece dei dne solchi laterali che si notano nella Ox. hastalis, nella forma in esame si ha un solco mediano che ordina- riamente non si stende al di là della metà dell’altezza del cono dentario. I denti dell’ Oxyr/%za Desori presentano inoltre, talvolta, un piccolo rilievo alla base della corona, rilievo che venne spesso scambiato per una piccola orecchietta e che contribuì alla formazione di specieriferite a differenti generi. .La radice infine, nei denti di questa specie, si mostra incisa da un solco sul lato interno. d To illustro qui molti esemplari provenienti dalle arenarie glauconitifere di Corleone (Madonna del Malopasso), dal calcare a Zepidocyelina di Burgio (cave di Garebbici) e dalle breccinole calcaree contenute nelle argille mioceniche dei dintorni di Palazzo Adriano (Reg.ne Rocca di Salamone). Dei denti di Corleone i primi quattro, (Tav. IV, fig. 13-17) alti, slanciati; ITTIODONTOLITI DEL MIOCENE MEDIO ECC. 137 a profilo ondulato, a sezione quasi semicilindrica, forniti di nn solco mediano alla superficie esterna, sono denti anteriori della mascella superiore. Il quinto, piuttosto gracile e leggermente rivolto indietro sembra un dente laterale della mascella superiore (Tav. IV, fio. 13); ilsesto, (Tav. IV, fig. 19-20) in tutto simile a quello illustrato dal prof. Bassani a tav. II, fig.30 della sua monografia sulla /tXofanna del calcare eocenico di Gassino, è un dente laterale della mascella inferiore. Iustro anche, proveniente da Corleone, riferendolo alla specie in esame, un altro dente (tav. IV, fig. 21-22) che corrisponde bene a quelli figurati dal prof. Bassani sotto il nome di Zamra salentina O. G. Costa sp. nei suoi Zffioliti miocenici della Sardegna. Come è noto, lo stesso prof. Bassani ha pel primo nel 1899 riconosciuto che quella del Costa non era una buona specie, riferendo ad Oxyrhina Desori gli esemplari da lui stesso prima attribuiti a L. salertiza. Gli studi posteriori del De Alessandri (1) e del De Stefano (2) hanno con- fermato questa opinione del prof. Bassani. Il dente di Corleone è interessante perchè completo della radice la quale mostra un solco mediano sul lato interno. È ben visibile inoltre un leggiero rilievo alla base della corona, dovuto ad una estroflessione dello smalto. Questo rilievo che può facilmente scam- biarsi per un denticello laterale è stato causa, come ho già detto e come ha notato esattamente il De Alessandri, della attribuzione a specie e a generi diversi dei denti di questo tipo i quali invece non sono che denti posteriori del- VP Oxyrhina Desori. Assodato questo fatto, debbono anche riferirsi ad Oxyrhina Desori i denti siciliani descritti da mio Padre sotto il nome di Ofodus sulcatus Sismonda (3) perchè questa specie è stata riconosciuta identica (Bassani, De Alessandri) a Lamna salentina O. G. Costa e a sua volta quest'altra è sinonima della O.xrz- rhina Desori Ag. Dei denti provenienti da Burgio, tre (tav. IV, fig. 25-25) sono denti ante- riori della mascella inferiore e due (tav. IV, figo. 26-27) sono denti laterali della stessa mascella. Illustro infine (tav. IV, fig. 28-29) un dente anteriore della mascella infe- (1) De Alessandri G.— Odontoliti psenudo-miocenici dell’Istno di Suez, 1902. (2) De Stefano G. — Pesci fossili della Calabria meridionale, 1910. (3) Gemmellaro G.G.-- Ricerche sui pesci fossili della Sicilia, pag. 34, tav. I, fig. 10, 1858. Id. — Squalidei fossili terziari della Sicilia ete. pag. 7, 1859. 138 M. GEMMELLARO riore proveniente dalle breccinole calcaree intercalate nelle argille mioceniche- dei dintorni di Palazzo Adriano. To non mi indngerò qui a riferire le opinioni che intorno a questa specie ha espresso il Leriche nei suoi lavori già citati sui pesci dell'Eocene e del- l’Oligocene del Belgio. i Il De Stefano, al quale pienamente mi associo, ha già esaurientemente e con acuta critica (1) dimostrato che la priorietà della determinazione di questa specie spetta all’Agassiz e non al Sismonda, che le varietà istituite dal Leriche non sono accettabili e non hanno valore stratigrafico, chela sua estensione cronolo- gica si estende dall’Eocene medio atutto il Miocene e che verosimilmente i denti delle formazioni plioceniche enropee, noti col nome di OxyrRira Desori, appar- tengono alla attuale OxyrQina Spallanzanii. L° Oxyrhina Desori Ag. è nota in Sicilia nelle seguenti località: EocENE MEDIO: Patara (Termini-Imerese) Collezioni del Museo geologico di Palermo; Pachino (Noto); Promontori di Castelluccio e Sant'Andrea (Taor- mina). MiocenE MEDIO: Arenarie glauconifere di Corleone; Cave di Burgio; Brec- cinole calcaree nelle argille di Palazzo Adriano; Calcare bituminifero di Ragusa, Collezioni del Museo geologico di Palermo. Tutti gli esemplari illustrati e descritti si conservano nelle collezioni del Museo geologico e paleontologico di Palermo. Fam. CARCHARIIDAE Gen. CARCHARIAS Cuvier Carcharias (Prionodon) Egertoni Ag. sp. (Tav. IV, Fig. 30-52). 1853-43. Corax Egertoni Agassia — Poiss. foss., vol. III, pag. 228, tav. 36, fig. 6-7. 1846. Corax pedemontanum Sismonda — Descrizione dei pesci e dei crostacei. fossili del Piemonte, pag. 31, tav. I, fig. 19-24 (1) De Stefano G. — Pesci fossili di Bismantova, pag. 399. ITTIODONTOLIT DEL MIOCENE MEDIO ECC. 139 1878. Carcharias (Prionodon) similis Probst. Bettrage ur Kenntniss der fossilen Fische ans der Molasse von Baltringen, pag. 13, tav. I, fio. 12-19. 1891. » » pedemontanum Woodward — Catal. ofthe foss. Fish. in the Britsh. Mus., pag. 42. 1895. » » Egertoni De Alessandri — Pesci terziari del Pie- monte e della Liguria, pag. 16, tav. I, fig. 13, 13a. 1903. » » Pasquale — Revisione dei Selaciani fossili dell’ I- talia meridionale, pag. 16 tav. I, fig. 7-9. 1910. Carcharias sp. [cfr. C. (Prionodon) Egertoni] De Stefano — Pesci fossili della Calabria meridionale, pag. 185. tav. IV fio. 16-17. Questa specie è rappresentata da tre denti rinvenuti nelle arenarie glau- conitifere della Madonna del Malopasso (Corleone). La forma della corona è triangolare acuta. Mentre presso l'apice i denti in esame sono piuttosto gracili, presso la base si mostrano invece spessi e robusti. Tanto la faccia interna quanto l'esterna sono leggermente convesse; la prima però sempre in grado maggiore della seconda. Una leggiera e minnta seghéttatura si estende uniformemente sui margini della corona protendendosi | sino all’apice. Solo in nno degli esemplari in esame (tav. IV, fig. 30) la seghet- tatura marginale si mostra nn po’ più marcata presso la base del cono dentario. I tre esemplari rinvenuti mancano della radice e di parte della corona. Dalla comparazione dei denti siciliani con le figure date dagli autori e special- mente con quelle date dal De Stefano del Carcharzas sp. [c/r. C. (Prionodon) Egertoni Ag. sp.] risulta chiara ed evidente l’identità degli esemplari siciliani con la specie dell’ Agassiz. Poichè i denti descritti da mio Padre e che hanno qualche analogia di forma con la specie in esaine, sono stati giustamente riferiti dal prof. Bassani a generi diversi da quello cui appartiene la forma in istudio, sono in grado di affermare che oggi per la prima volta il Carcharias (Prionodon) Egertoni Ag. sp. viene citato in Sicilia. Non insisto sulle analogie di questa specie col Carcharzas (Prionodon) Lamia -Risso, già indicate dall’ Agassiz, dal Sismonda, dal De Alessandri, dalla Pasquale e dal De Stefano. Come è noto, il Carcharias (Prionodon) Egertoni è specie rara nel Miocene medio italiano. In Sicilia esso è stato rinvenuto nella seguente località : 140 M. GEMMELLARO MIocENE MEDIO: Arenarie glauconitifere della Madonna del Malopasso (Cor- leone). Gli esemplari illustrati e descritti fanno parte delle collezioni del Museo di Geologia e Paleontologia dell’ Università di Palermo. Gen. HEMIPRISTIS Agassiz Hemipristis serra Ag. (Tav. IV, Fig. 33-54) 1833-43. Hemipristis serra Agassiz — Poiss. foss., vol. III, pag. 237, tav. 27, fig. 18-30. >» >» » paucidens Id. — loc. cit., vol. III, pag. 288, tav. 27, fig. 31-33.- 1846. » serra Sismonda — Descrizione dei pesci e dei crostacei fossili del Piemonte, pag. 33, tav. I, fig. 17-18. 1349. » » Gibbes— Jonrn. Acad. sce. Philad. pag. 103, tav. 25, fio. 75-85. 1355. » » Costa O. G. — Paleontologia del Regno di Napoli, vol. V, pag. 344, tav. 9, fig. 3-4. 1856. » paucidens Id. — loc. cit., vol. VII, pag. 63, tav. 5, fig. 12 e tav. 7, fig. 30-35. » » minnins Id. — loc. cit., vol. VII, pag. 64, tav. 7, fig. 43-45. 1858. » serra Gemmellaro G. G. — fecerche sui pesci fossili della Sicilia, pag. 20, tav. I, fig. 6. 1859. » >» Id.— Degli squalidei fossili terziari della Sicilia in rapporto con quei viventi nel Mediterraneo, pag. 6. 1859. » » Gervais — Zoologie et Paléontologie francaise, pag.519, tav. 74, fig. 1-4. 1859. Hemipristis pancidens Gervais — loc. cit., pag. 519, tav. 74, fig, 5. 1878. » serra Probst — Beitrige eur Kenntniss der fossilen Fische aus der Molasse von Baltringen, pag. 143, tav. I, fig. 49-57. 1891. > » Bassani — Contributo alla paleontologia della Sardegna. Ittioliti. miocenici, pag. 38, tav. I, fig. 15. ITTIODONTOLITI DEL MIOCENE MEDIO ECC. 141 1895. Hemipristis serra De Alessandri —Pesci terziari del Piemonte e della Liguria, pag. 18, tav. I, fig. 16, 16a. 1897. » » Id. La pietra da cuntoni di Rosignano e di Vignale, pag. 32, tav. II, fig. 1, la. 1903. » >» Pasquale — Revisrone dei selaciani fossili dell’ Italia meridionale, pag. 13. 1908. » » Trabucco-— Calcare di Acqui, pag. 378, tav. XII, fig. 16. 1910. » » De Stefano — Pesci fossili della Calabria meridionale, pag. 186, tav. V, fio. 13-14. 1912. » » Id.— Pesci fossili di Bismantova, pag. 410 tav. XIII, fig. 25; tav. XI7, fig. 67-68. Si sono rinvenuti cinque denti appartenenti a questa specie di cni uno magnifico, proviene dal calcare miocenico a Zepidocyclina di Burgio; quattro rotti e privi di radice, provengono dalle arenarie glauconifere di Corleone. Tì dente di Burgio (tav. IV, fig. 33-34) è triangolare, frastagliato agli orli, ma non sino all’apice, largo alla base, acuto alla cima e curvo all’indietro. La faccia esterna è quasi piana, la interna è convessa. La base dello smalto scende più in basso alla faccia esterna che all’in- terna. Il sno margine procede lesgermente arcuato all’esterno mentre all’in- terno determina uno stretto angolo. La radice, spessa ed a branche robuste e leggermente disugnali, è incavata nel mezzo sul lato esterno, ove si mostra rientrante rispetto alla corona, mentre è molto sporgente sul lato interno ove, nel mezzo, presenta un forte rialzo solcato longitudinalmente. Su tutta la superficie della radice si notano delle rughe pliciformi longitudinali le quali sulla faccia esterna son separate dalla base dello smalto da un fascetta trasversale non plicata. L’esemplare descritto è un dente mediano della mascella superiore. I denti di Corleone mancano, come ho detto, della radice e di parte della corona. Non esito però a riferirli alla specie in esame per la loro forma e per la forte frastagliatura marginale che si arresta a una certa distanza dell’apice. Dagli studi e dalle scoperte più recenti fatte in Italia risulta che | Ye- mipristis serra Ag. è specie oligocenica e miocenica. In altre regioni essa apparirebbe anche nell’Eocene. Sebbene il Priem e il Bassani abbiano ritenuto che questo selaceo si 142 M. GEMMELLARO trovi anche nel Pliocene (/ide Lawley e Simonelli) pure il De Stefano (Pesci fossili di Bismantova, pag. 413) ne dubita, ritenendo che siano stati determi- nati come ZHemipristis serra, degli avanzi di denti di Mofidanus grisens. L’Hemipristis serra Ag. è nota in Sicilia nelle seguenti località: Mriocena MEDIO: Pachino; Monterrosso; Caltagirone, Collezioni del Museo geologico di Palermo; Arenarie e calcari glanconitiferi di Corleone; Cave di Burgio. Gli esemplari figurati e descritti fanno parte delle collezioni del Museo di Geologia e Paleontologia della R. Università di Palermo. Subcl. TELEOSTEI Ord. ACANTHOPTERI Fam. SPARIDAE Gen. CHARYSOPHRYS Cuvier Chrysophrys cincta Ag. sp. (Tav. IV, Fig. 35-43) 1833-43. Sphaerodus cinctus. Agassiz — Poiss. foss., vol. III, pag. 214, tav. 73 fig. 68-70. 1846. » » Sismonda — Descrizione dei pesci e det crostacei fossili del Piemonte. pag. 21, tav. I, fig. 1-4. 1855. » » Costa 0. G. — Paleontologia del Regno di Napoli, pag. 329, tav. 9, fio. 24. » anularis TA. loc. cit., pag. 328, tav. 9, fig. 21-22. 1858. » cinctus Gemmellaro G. G. — Ricerche sui pesci fossili della Sicilia, pag. 16, tav. I, fig. 4. » » intermedius TA. — loc. cil., pag. 15, tav. I, fig. 2. 1862. » cinctus, depressus, lens Costa O. G. Descrizione di alcuni fossili dell’isola di Pianosa ete., pag. 23-32, tav. II, fio. 2, 4-7,9. 4865. » irregularis Schanroth — Verzeichniss der Vestetnerungen im ITTIODONTOLITI DEL MIOCENE MFDIO ECC. 143 herzogl. Naturaliencabinet zu Coburg, pag. 263, tav. 28, fio. 15. 1875. Sphaerodus intermedins Segnenza G. — Brevissimi cenni intorno alla for- mazione terziaria dellaprovincia di Messina, pag. 262. 1874. Sparoides umbonatus Probst — Bettriige eur Kenntniss der fossilen Fische aus der Molasse von Baltringen. pag. 29, tav. III, fio. 17 e 24. 1879. Chrysophrys miocenica Bassani — Ricerche sui pesci fossili del miocene di Gahard, pag. 7, fig. 1-8. 1880. Sphaerodus annulatus Seguenza G. (non Ag.) — Ze formazioni terziarie, ) della provincia di Reggio-Calabria, pae! 50. » Chrysophrys cincta Sauvage — Efude sur les poissons des faluns de Bre- tagne, pag. 25. tav. I, fig. 1-6. 1884. » >» Nicolis — Oligocene e miocene nel sistema di Monte Baldo, pag. 40, tav. 2, fig. 14. 1859. » » Pollini — Sopra alcuni avanzi di pesci fossili terziari conservati nel Uuseo geologico della R. Università di Genova, pag. 90 fig. 4-6. 1891. » >» Bassani — Contributo alla paleontologia della Sardegna. Ittioliti miocenici, pag. 49, tav. IL fig. 2-9. 1895. = » De Alessandri — Pesci terziari del Piemonte e della Liguria, pag. 26, tav. I, fig. 24-25. 1897. » » Id. — Za pietra da cantoni di Rosignano e di Vignale, pag. 26, tav. I, fie. 5, D a. 1399. » » Vinassa—Pesci neogenici del Bolo gnese, pag. 84, tav. II, iau a 1900. « >» Seguenza L. — Vertebrati fossili della provincia de Messina, pag. 76, tav. VI, fig. 19-20 1902. » » De Alessandri — Odontoliti pseudomiocenici dell’ Istmo, di Suez, pag. 26, tav. V, fig. 8, 8 a, 3 Db. 1908. » » Trabucco — Calcare di Acqui, pag. 577, tav. XII fio. 25-28. 1910. » » De Siefano — Pesci fossili della Calabria meridionale pag. 139, tav. V, fig. 2-12. - 144 M. GEMMELLARO Ho potuto studiare nn centinaio di denti di questa specie, provenienti dalle arenarie glanconitifere di Corleone, dalle argille della stessa località alle arenarie sottostanti; dal calcare miocenico a Lepidocyelina delle cave di Burgio e dagli straterelli calcari intercalati nelle argille dei dintorni di Palazzo Adriano. La massima parte degli esemplari è costituita da denti molari (laterali interni) mentre in minor numero sono i canini (laterali esterni). I più grossi molari, di forma emisferica, spesso leggermente appiattita, mi- surano fino a 10 mm. di diametro e presentano una larga cavità interna. La loro radice è brevissima. In tutti gli esemplari esaminati si nota alla base dello smalto nina strozzatura o colletto, separante la corona dalla radice. Nei più grossi esemplari ho visto che sul colletto corrono delle pliche oriz- zoutali. Queste sono da distinguersi dalle fine strie verticali che spesso si scor- gono alla base della corona di aleuni molari di Okrysophrys cincta. Sono di accordo col De Stefano nel ritenere che solo la strozzatura più o meno appariscente dalla quale questi denti sono circondati alla base dello smalto debba ritenersi caratteristica di questa specie, mentre le pieghe verti- cali. e le pieghe orizzontali da me osservate in qualche grosso esemplare, non sono che caratteri dipendenti dallo sviluppo o dalla diversa posizione dei denti nelle mascelle. Neanche la colorazione bruno-rossiccia invocata dal De Alessandri, ritengo che sia caratteristica di questa specie. A mio credere la colorazione dipende unicamente dalle condizioni e dal mezzo in cui avvenne la fossilizzazione del- l’ittiolito. I denti siciliani provenienti dalle arenarie ‘e dalle argille di Corleone ‘sono quasi tutti di color nero lucente, quelli rinvenuti nelle cave di Burgio sono tutti rosso-giallicci come il calcare che li contiene, quelli trovati nelle breccinole di Palazze Adriano sono giallo-verdicci, simili nel colore alle brec- cinole stesse. Noto qui incidentalmente, come anche in tutti gli altri ittiodontoliti studiati in questo lavoro io abbia notato questa differenza di colorazione in rapporto alle roccie che li contengono. I canini della specie in esame sono numerosi, per quanto in minor grado dei molari. Sono più o meno conici, diritti alcuni, altri leggermente incurvati, provvisti di ampia cavità interna e diuncolletto più o meno appariscente. Su questo colletto, in alcuni esemplari, oltre alle pliche verticali notate dagli autori, ho potuto anche osservare delle finissime pliche orizzontali. ITTIODONTOLITI DEL MIOCENE MEDIO ECC. 145 Secondo il prof. Bassani questa specie è esclusivamente miocenica, esten- dendosi dall’Aquitaniano al Tortoniano. Il De Alessandri invece ritiene che essa, comparsa forse nell'Oligocene, abbia avuto estesa diffusione nel Miocene, estin- guendosi forse al principio del Pliocene. Basandomi su sicuri ritrovamenti fatti nei dintorni di Castrogiovanni e di Leonforte, posso affermare che la C4r7s0phrys circta Ag. sp. visse certamente nel Pliocene siciliano. Questa specie è nota in Sicilia nelle seguenti località. MiocENE MEDIO: Patti (prov. di Messina); Nizza (prov. di Messina) ide Sequenza; Calcare bituminifero di Ragusa, Collezioni del Museo geologico di Palermo. Arenarie e calcari glauconitiferi di Corleone; Argille di Corleone; Cave di Burgio ;- Breccinola calcarea nelle argille di Palazzo Adriano. PLIOocENE: Dintorni di Castrogiovanni e di Leonforte, Collezioni del Museo geologico dell'Università di Palermo. Tutti gli esemplari illustrati e descritti fanno parte delle collezioni del Museo geologico e paleontologico della Università di Falermo. Chrysophrys sp. (Tav. IV, Fig. 44) 1909. Sciaena sp. De Stefano — Osservazioni sulla ittiofanna' pliocenica di Or- 5 ciano e San Quirico, pag. 621, tav. XIX, fig. 5-6. (non tav. XVIII, fig. 53 e tav. XIX fig. 3-4.) Nel calcare miocenico a Zepidocyelina di Burgio è stato rinvenuto un dente (tav. IV, fig. 44) il quale corrisponde bene a quelli tra gli esemplari di Orciano e San Quirico illustrati dal De Stefano nel suo lavoro ‘ Osservazioni sulla tt- fiofanna pliocenica di Orciano e San Quirico,, con le figure 5-6, a tav. XIX del ‘detto lavoro. 1 Il De Stefano riferisce i suoi esemplari al Genere Sciaeza e li avvicina ai denti della vivente Scigeza aquila Risso. Esclude che essi possano appartenere al genere Umbrina che, d’accordo col De Angelis e col De Alessandri, ritiene debba radiarsi dai depositi pliocenici italiani e riferisce anche al genere Sciaena gli esemplari della Toscana illustrati dal Lawley sotto il nome di Umbrina Pecchioli. L’antore conforta la sua determinazione generica col confronto dei suoi 146 M. GEMMELLARO esemplari col materiale che si conserva nel gabinetto di anatomia comparata dell’Università di Bologna. Seguendo l'esempio del De Stefano, allo scopo di accertarmi della sua determinazione generica, ho voluto paragonare il dente in istudio conle magni- fiche preparazioni ittiologiche che, per opera del compianto prof. Doderlein e dei suoi collaboratori Riggio, Di Stefano Teodosio e Modena, sono ornamento del Museo Zoologico dell’Università di Palermo. Tanto più che avevo già notato una certa differenza di forma tra gli esemplari figurati dal De Stefano a tav. XIX, fig. 5-6 del suo lavoro e gli altri illustrati dallo stesso autore a tav.. XVIII, fio. 33 ed a tav. XIX, fig. 3-4. i Da questo confronto mi risulta che ildente di Burgio appartiene sicuramente ad uno Sparide e precisamente al genere C47ysophrys. Esso è un dente caniro molto simile per forma e dimensioni a quelli della vivente Okrysophrys coeruleosticta. Non può ascriversi al genere Scraena per la sua forma tozza e molto meno ricurva e slanciata. Dubito che gli esemplari figurati dal De Stefano con le fig. 5-6, a tav. XIX del suo precitato lavoro debbano anche ascriversia questo genere, mentre riconosco che gli altri esemplari figurati dallo stesso autore (tav. XVIII, fig. 33 e tav. XIX, fig. 5-4) possono bene riferirsi al Genere Scizeza per la loro. forma più slanciata, acuta e ricurva. Questi ultimi denti, salvo che per le maggiori dimensioni corrispondono. bone a quelli della vivente Scizeza aquila Risso. Il dente di Burgio è conico, tozzo, leggermente ricurvo all’ apice, a base pressochè circolare. Irregolari pliche, ora forti, ora leggiere si notano su tutto lo smalto estendendosi dall’apice alla base. Un leggiero costringimento simile ad nn colletto, cinge il dente a pochi millimetri dall’ apice. Nelle fio. 5 e 6 del De Stefano (op. cit., tav. XIX) mi è sembrato di no- tare pure questo colletto. L’esemplare figurato e descritto fa parte delle collezioni del Museo. di Geologia e Paleontologia dell’Università di Palermo. 1TTIODONTOLITI DEL MIOCENE MEDIO ECC. 147 Gen. TRIGONODON Sismonda Trigonodon Oweni Sism. (Tav. IV, Fig. 45-50) 1846. Zrigonodon Qweri Sismonda — Descrizione dei pesci e dei crostacei fossili del Piemonte, pag. 22, tav. I, fig. 14-16. 1355. Scarus? i Costa O. G. — Paleontologia del Regno di Napoli, Parte III, vol. VIII pag. 124, tav. XII, fig. 1l. 1875. Sargus Stoni Sauvage — Notes sur les poissons fossiles, pag. 632, tav. XXII, fio. 3, 4. 1879. Sargus Sioni Bassani — ficerche sui pesci fossili del miocene medio di Gahara, pag. 9, tav. V, fig. 13-14. 1880. » » Sauvage — Ztude sur les poissons des faluns de Bretagne, pag. 4. e 27. 1895. Sargus (Trigonodon) Oweni Bassani — Appunti di ittiologia fossile, pag. 6, ii hier 8109 AVA: 0) QUID I > » » De Angelis — Addizione all’ittiofanna fossile del Monte Titano pag. 3, fig. A, D. 1395. Sargus Oweni De Alessandri — Contribuzione allo studio dei pesci terziari del Piemonte e della Liguria, pag. 28, tav. I, fig. 27, 27a-27d. 1896. Zrigonodon Oweni De Angelis—INl 7rigonodon Oweni Sismonda e VP Umbrina Pecchioli ? Lawley nel Miocene della Sardegna. 1897. » » De Alessandri — Za pietra da cantoni di Fosignano e di Vignale, pag. 25. 1904. » » Priem — Sur les poissons fossiles des terrains tertiatres sunperieurs de l'Hérault, pag. 295. 1910. » >» De Stefano— Pesci fossili della Calabria meridionale, pag. 194, tav. V, fig. 15-16. Questa specie in Sicilia è rappresentata da denti che si rinvengono a Burgio nelle cave di Garebbici, a Corleone nelle arenarie glauconifere ed a Castronuovo nei calcari miocenici, marnoso-arenacei con Lepidocyclina e Cidaris aventonensis. 148 M. GEMMELLARO Sono. denti incisivi che non lasciano alcun dubbio nella loro determinazione specifica. A rav. IV, fig. 45, 46 di questo lavoro io illustro un dente completo, pro- veniente da Burgio il quale presenta i seguenti caratteri: Forma quasi rettangolare, più larga che alta, con uno dei lati minori più basso che l’altro. Faccia esterna dellacorona un po’ convessa, che mostra alla base numero- se e brevi strie verticali 6 pieghe distinte che si prolungano spesso fis quasi al margine superiore del dente. Faccia interna concava con pieghe presso la. base dello smalto e con interruzioni dello stesso che dal basso corrono fino al margine superiore. Questo è sottile, ma non tagliente. Orlo anteriore della corona di notevole spessore; meno spesso si mostra il posteriore. La radice è più ristretta della corona e mostra così all’interno che all’e- sterno, numerose strie longitudinali intersecate da poche trasversali, parallele alla linea leggermerte arcuata che separa la radice dalla corona. L’altro dente figurato (tav. IV, fig. 47, 48) proveniente anche esso da Burgio, ripete i caratteri di quello sopra descritto, ma il suo margine supe- riore si mostra irregolarmente logorato dall’usura. Non figuro gli esemplari rinvenuti a Corleone e a Campofiorito i quali, sebbene più piccoli di quelli figurati, mostrano identici i caratteri specifici. L’unico dentino, proveniente dai calcari marnoso-arenacei di Castronnovo (tav. IV, fig. 49-50) è piccolissimo, ma benissimo conservato. Deve essere un dente appartenente ad nn individuo molto giovine. Non accennerò qui alla controversia intorno al Genere 77/g0rodon lungo tempo dibattuta tra i naturalisti e lucidamente riassunta dal De Stefano a pag. 194 del suo lavoro “Sur pesci fossili della Calabria meridionale,, Sul parere conforme del Woodward e del Bassani, ritengo questo genere ben fondato, d’ac- cordo con quanto scrisse il De Angelis nel 1896. (1) Dalle ricerche fatte fino ad oggi il 77/gornodon Oweni Sism.appare carat. teristico del Miocene medio. In Sicilia questa specie è nota nelle seguenti località: MiocENE MEDIO: Pietra di Siracusa, Collezioni del Museo geologico di Paler- 20. Cave di Burgio; Arenarie glauconitifere di Corleone; Dintorni di Castronnovo. Gli esemplari illustrati e descritti fanno parte delle collezioni del Museo geologico e paleontologico dell’Università di Palermo. (1) De Angelis G.—// Zrigonodon Oweni e l Umbrina Pecchioli nel Miocene della Sardegna, 1896 TIODONTOLITI DEL MIOCENE MEDIO RCC. Hi e TEN, PUO VITA Leo M. GEMMELLARO - ITTIODONTOLITI DEL MIOCENE MEDIO ETC. TAV. |. FIG. I. CORLEONE - R.xe MADONNA DEL MALOPASSO - ARENARIE E CALCARI GLAUCONITIFERI CON ITTIODONTOLITI. 4 Ya FIG. 2. CORLEONE - RUPE DEL CARCERE - CALCARI GLAUCONITIFERI CON ITTIODONTOLITI. rn LU DCD 3 IODONTOLITI DEL MIOCENE MEDIO ECO. | M. GEMMELLARO - ITTIODONTOLITI DEL MIOCENE MEDIO ETC. TAV5 0105 FIG. I. PALAZZO ADRIANO - R.xe ROCCA DI SALOMONE-(I) CALCARI GROSSOLANI PERMIANI (2) ARGILLE MIOCENICHE CON STRATERELLI DI BRECCIUOLA CALCAREA CON LEPIDOCYCLINA ED ITTIODONTOLITI. FIG. 2. BURGIO - R.ne GAREBBICI - CALCARI A LEPIDOCYCLINA CON ITTIODONTOLITI. GEMMELLABO FOT. CL. HUBER MIOCENE MEDI 5 ECC ITTIODONTOLITI DEL 154 M., GEMMELLARO SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA III. Fig. 1-2. Carcharodon auriculatus Blainv. sp. Dente laterale sinistro della ma- scella superiore. (Corleone) 5-4. » S » » Dente laterale destro della ma- scella superiore. (Corleone) » Denti anteriori della mascella su- 5-8. > » » periore? (Corleone). 9-10. » » >» » Dente laterale destro della ma- i scella superiore. (Burgio) 11-14. » » >» » Denti anteriori (Burgio). 15-17 Odontaspis cuspidata Ag. sp. (Corleone) 18-20 » » >» » (Burgio) N. B. Tutti gli esemplari sono figurati nella orandezza naturale. M. GEMMELLARO - ITTIODONTOLITI DEL MIOCENE MEDIO ETC. Tav. Ill. CAMPAGNA FOT. u FOTOT. P. MARZARI & C. « SCHIO a Ea \ » \ A : & 1 5 E iù A È è SA ì î PI Miicii a E î Ù ; 5 - ui » Lia LI Tua ' pl ld À ù ì "i % n ® 4 n \ I î 6 i “ bo : Pa î 4, A 1 Ù - 7 "% La Ù i ° i lE a ' d ' \ ®.. n Deli RT É ) o La I TCISA SAR su A TCSIRC i è i hi c È ed] : Ti - : ù i / ATE 7 ven ' FEAR ; Î È 156 ni 9 Fig. 1-5. » » » M. GEMMELLAR® SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA IV. 4-6. » » 7-8. Oxyrhina hastalis Ag 13-14. » Desori >» RE a 3 18 » » » 19-20. » » » 21-22. » > » 25-25 > » » 26-27 > » » Odontaspis contortidens Ag. (Corleone) » (Burgio) . Dente della parte mediana della mascella, visto dai dune lati (Corleone) | Denti della parte posteriore della mascella. (Corleone) Dente.della parte posteriore della mascella (Bur- gio) i Dente anteriore della mascella inferiore, visto dai due lati. (Corleone) Denti anteriori della mascella inferiore. (Cor- leone) Dente laterale della mascella inferiore. (Cor- leone) Dente laterale della mascella inferiore (Corleone). Dente posteriore della mascella. (Corleone) Denti anteriori della mascella inferiore (Burgio) Denti laterali della mascella inferiore (Burgio) Dente anteriore della mascella inferiore, visto dai due lati (Palazzo Adriano) 30-32. Carcharias (Prionodon) Egertoni Ag. sp. (Corleone) 33-34. Hemipristis serra Ag. Dente mediano della mascella superiore (Burgio). 35-39. Chrysophrys cincta Ag. sp. Denti molari (laterali interni) (Corleone, 44. Chrysophys sp. (Burgio) Burgio e Palazzo Adriano). » >» Denti canini (laterali esterni) (Corleone, Burgio e Palazzo Adriano) 45-48. Trigonodor Oreni Sism. (Burgio). 49-50. » » N. B. Tutti gli esemplari » (Castronuovo). sono figurati nella grandezza naturale. M. GEMMELLARO - ILTTIODONTOLILI DEL MIOCENE MEDIO ETC. Tav. IV. CAMPAGNA FOT. FOTOT. P. MARZARI & C. - SCHIO di n) Sul mutamento dell’attività di un campione di nitrato di uranio? NOTA DEL port. M. LA ROSA Studiando l’attività di un vecchio campione di nitrato di uranio, lo potuto osservare certe anomalie, le quali, pure essendo fondamentalmente analoghe a quelle riferite da altri Autori, fanno conoscere nuovi particolari, che hanno speciale importanza per la spiegazioue di questi fatti, rimasta finora incerta ed attaccabile. In tale studio mi sono servito dell’elettroscopio a torsione descritto nella Nota precedente. In grazia della sua sensibilità ho potuto lavorare con molta speditezza e mettere in rilievo circostanze che con un apparecchio meno pronto mi sarebbero forse sfuggite. Ho preso mezzo grammo del detto sale, l’ho disciolto in una piccola quan- tità di acqua distillata ed ho ripartito la soluzione egualmente, per mezzo della bilancia, in dune delle vaschette di zinco che vanno introdotte nell’apparecchio di misura. Ho aspettato che l’acqua si fosse completamente evaporata, in modo da. ‘ottenere in ciascuna vaschetta nno strato di sale, di spessore piccolo e quanto più possibile nuiforme. Ho portato successivamente le due vaschette nell’apparecchio a dispersione, e ne ho paragonato le attività partendo sempre dal medesimo potenziale di carica, 150 volt, e leggendo il numero di divisioni di cui tor indietro l’ago in un minuto. I risultati ottenuti in cinque prove consecutive furono: *) Ricerche fatte nell’Istituto Fisico nella R. Università di Palermo. 58. SUL MUTAMENTO DELL’ ATTIVITÀ DI UN CAMPIONE DI NITRATO DI URANIO Vaschetta B; 140; 137; 138; 140; 141; media 139,2. » C; 157: 138; 138; 136; 140 » 137,8. Si può quindi ritenere, nei limiti degli errori, che con la detta divisione, si erano ottenuti due campioni della medesima attività. Potei subito accorgermi che esaminandoli nuovamente, in condizioni ap- parentemente ugnali, essi potevano accusare attività non fsolo diverse dalla iniziale, ma differenti fra loro, a seconda delle circostanze a cui ciascuno era andato soggetto. Così, la vaschetta B, rimasta per poco più di un’ora molto vicina ad un arco elettrico acceso, presentò alla prova, a cui fu tosto sottoposta, uwattività alquanto più piccola; la dispersione in un minuto risultò infatti espressa dai numeri: 109-0307709; mentre ripetendo la prova sulla vaschetta C, che era rimasta conservata sotto una campana di vetro, si ebbero i valori: ISS UE 1976 1159, Riesaminando dopo circa un’ora i medesimi campioni si trovò: Bi 126; 124; 127; 150; 126. CESSA 5191391361 riprovando, ancora dopo circa 30 minuti, il campione B si ebbe: 131; 151; 155; 154; sicchè questo in poche ore riprendeva all’incirca la medesima attività dell’altro. Così pure avendo tenuto per circa 10 minuti il campione B in una stufa a 100°, e avendolo esaminato dopo che si era raffreddato sotto una campana di vetro, si ottennero i seguenti numeri: INTRO OR 12.05 mentre C, esaminato snbito dopo, diede: 195/13 (59: Il debole riscaldamento, durato appena 10 minuti, bastava dunque a far diminuire l’attività del campione. Anche lo stato di umidità del sale aveva una notevole influenza sul- l’attività accusata; bastava infatti lasciarlo per pochi minuti in un ambiente secco, o in uno umido, per ottenere un cambiamento apprezzabile di questa. In un tempo più lungo i mutamenti diventavano più grandi. Così avendo lasciato per due giorni i due campioni dentro una campana di vetro esu acido solforico, si ebbero alla prova successiva i seguenti risultati: B: 114,5; 115; 116,5; 121; 122; (Gezio bi. s20p. dl, DOTT. M. LA ROSA 59 È notevole qui la circostanza che l’attività durante la prova crebbe per entrambi, all’incirca con la medesima legge. Riprovando le attività dei due campioni, dopo che B erarimasto per circa due ore esposto all’aria, e C per lo stesso tempo sotto una campana con un pò di carta bagnata, si trovò: Bi S4 00139: IC 1390149; CA A49: RIA I50: 152: 150) Anche nella prima di queste due serie si può riconoscere una tendenza a crescere, che manca nella seconda. Si può quindi affermare, che lo stato d'umidità del campione ha un'influenza notevole sul grado di attività da esso accusato, non solo, ma anche sul comportamento di questa col tempo; poichè mentre un campione umido presenta un'attività press» a poco costante -— al- meno in un intervallo di tempo ristretto — un campione secco presenta un’at- tività crescente da un minuto all’altro. Per stabilire bene quest’ultimo fatto, ho disseccato perfettamente il cam- pione B, lasciandolo per circa 20 ore su anidride fosforica; le attività che ess» accusò esaminato appena portato via dall'ambiente secco sono date da: 10289 4136133129: e riprendendo l'esame, dopo averlo portato fuori dell’apparecchio e tenuto al- l’aria per 10 minuti circa, diede: RIERRi25 6120061 23:001125) L'altro campione che, umido, era stato conservato sotto una campana di vetro, esaminato nelle stesse condizioni, diede: 145; 148; 146; 146; 145; 146. Si yede dunque, che partendo da un campione ben secco l'attività ac- cusata mentre esso rimane nell’apparecchio, che contiene aria non disseccata, cresce dapprima, poi tende a diminuire, ed infine deve tornare a crescere poichè in ultimo il campione umido accusa sempre un'attività maggiore di quella del campione secco. Se si parte da un campione non perfettamente secco, riesce facile, in breve tempo, di mettere in rilievo anche quest’ultima fase. Così avendo lasciato per una notte il campione B, già umido, sn acido solforico del commercio, ed a- vendolo esaminato il mattino, si trovò: L05069 SARO 801 026109 IT RES So Tutto procede come se due opposte tendenze fossero in conflitto; l’una che tende ad indebolire, l’altra ad esagerare l’attività accusata dal campione, col tempo questa finisce per avere ragione su quella. 60. SUL MUTAMENTO DELL'ATTIVITÀ DI UN CAMPIONE DI NITRATO DI URANIO Quest'ultimo rilievo induce a credere, che nell’anmento successivo di atti- vità accusato da un campione secco, goda una parte la durata di permanenza di esso nell’apparecchio di misura, per lo sviluppo di qualche emanazione. In realtà era questo il caso; me ne sono assicurato in due modi: Ho determinato la dispersione dell’apparecchio a vuoto ed ho trovato una perdita di 7,3 divisioni in 5 minuti. Ho introdotto dopo per 10 minuti il cam- pione C, che era rimasto una notte intera su anidride fosforica. Le attività accusate in questo intervallo furono: 135; 144; 148; 153; 155. (1) Tolto il campione ho aspettato circa 2 minuti (affinchè fossero cessate le correnti d’aria che disturbavano l’ago) ed ho determinato la perdita spontanea durante 15 minuti, leggendo ad intervalli di un ininuto. Ecco alcuni dei nu- meri letti : 18 EIA SI 2 e Le 5 essi mostrano che l'apparecchio, per la permanenza del campione, acquistava veramente proprietà radiattive temporanee. Ripetendo la prova sempre col campione C perfettamente secco, ho tro- vato durante 12 minuti conte misure successive dell’attività i numeri: 120; 152; 158; 163; 164; 164; 165; i quali mostrano che dopo circa 6 minuti questa raggiunge quasi il massimo; le dispersioni spontause osservate di minuto in minuto dopo la permanenza del campione furono: CR ze Sag 20 ib IS Lo la dispersione spontanea iniziale era di 1,3 divisioni circa per minnto. Da questi numeri si deduce, che la sostanza che rende attivo l'apparecchio, ha un periodo molto breve sulla natura della quale si può dare un giudizio dopo apposito esame (2) (probabilmente si tratterà di emanazione di torio o di attinio). (1) Il campione C presentava nun comportamento non indentico a quello dell’altro, per ciò che riguarda l'influenza del vapore acqueo sulla sua attività. Esso si dimostrava meno igro- scopico dell’altro. Probabilmente l’esposizione ai raggi dell’arco aveva prodotto in B delle alterazioni chimiche (anche per la presenza dello zinco) o allotropiche che lo avevano reso più igroscopico; ma spero di poter chiariro bene questo punto in uno studio apposito. (2) Non si può pensare che questa conducibilità residua fosse dovuta a joni rimasti in- dietro dopo l'allontanamento del sale e non ancora ricombinati; poichè in tutto il tempo che bisognava lasciare scorrere, perchè le correnti d’aria provocate dall’ apertura dell’ apparecchio fossero cessate,si faceva agire il campo elettrico, il quale era abbastanza intenso per produrre la corrente di saturazione in presenza del campione. DOTT. M. LA ROSA 61 Per assicurarmi, poi, che si trattava veramente di una emanazione, ho pro- ceduto in questo secondo modo: Ho aspirato dentro l'apparecchio di misura una corrente l’aria, passata sul sale e filtrata attraverso un tappo di bambagia; lo strumento accusava allora per un pò di tempo, una dispersione alquanto ‘più grande di quella normale. L’ esistenza di talune anomalie nel comportamento radioattivo dei sali di uranio — come ho ricordato in principio —è stata constatata da tempo. Meyer e Schweidler (1) studiando il comportamento di campioni di uranio metallico in polvere, di nitrato di uranio in cristalli o in soluzione e di altri corpi trovarono che la loro attività diminviva in seguito ad innalzamenlo della temperatura; così per un campione di uranio in polvere si trovò, che il tempo di dispersione di una data carica era 123 secondi inizialmente, diventava 245 s. a 100°, 480 s. a 145°, e ritornava lentamente a 124 s. dopo che il campione era lasciato per qualche tempo a temperatura ordinaria. Ulteriori prove sullo stesso campione diedero risultati qualitativamente analoghi, ma quantitativamente più piccoli. Risultati pure analoghi, ma meno appariscenti, diedero gli altri campioni esaminati. Tale comportamento fu da questi Autori attribbuito alla presenza di qualche emanazione, che scacciata dall'aumento di temperatura si potesse ripristinare lentamente. Gli stessi Autori (2) occupandosi della separazione dell’Ur. X dal nitrato _ di nranio col noto metodo di Crookes, trovarono che il nitrato di uranio cri- stalizzato dalla soluzione acquosa calda in forma di lamina compatta, presen- tava un comportamento radioattivo anormale: la sua attività, a partire dal momento della cristalizzazione decresceva, raggiungendo un valore ugnale a metà circa dell’originalein quattro o cinque giorni, senza poi tornare a crescere. Godlewski (3), in segnito, riuscì a precisare meglio questo fatto. Egli trovò che la diminuzione successiva di attività, col periodo sopradetto aveva luogo solamente se il nitrato, precipitato dalla soluzione acquosa con- servava la sua acqua di cristalizzazione, scacciando questa, l’attività si mostrava invece crescente col periodo di 22 giorni, caratteristico dell’UrX. Egli trovò ancora che lo stesso fatto si otteneva, non solo quando il nitrato di uranio aveva subito il trattamento per la separazione dell’UrX, ma anche quando veniva cristalizzato da nna soluzione in acqua pura. (1) Phys. Zeitsch. Bd. V. pag. 319, 1904. (2) Wien. Sitzsber. Bd. 113; II, pag. 1057 — 1904 (visto in sunto). (3) Phil. Mag. s. VI; vol. 10; pag. 49 — 1905. 62 SUL MUTAMENTO DELL’ ATTIVITÀ DI UN CAMPIONE DI NITRATO DI URANIO L’attività del sale, depositato con la sua acqua di cristallizzazione, decre- sceva fino a un minimo durante due giorni circa, poi come in tutti gli altri casi, tornava a crescere lentamente durante parecchi giorni. Però il tempo in cui il minimo veniva raggiunto, come anche la forma del diagramma dell’an- dawento del fenomeno, erano variabili e dipendevano da molti fattori; p. es. spessore della lamina di sale, concentrazione della soluzione iniziale ecc. È notevole il fatto, che, partendo da una soluzione e facendola lentamente evaporare, si osservava um’attività costante, finchè non si iniziava la cristalliz- zazione; appena questa era cominciata, l’attività cresceva fino ad un massimo, raggiunto quando il sale cristallizzava interamente; da questo momento si co- minciava a verificare la diminuzione di attività di cui sopra è parola. L’Au- tore credette di potere spiegare questo curioso comportamento nel seguente modo: Quando il nitrato di uranio comincia a cristallizzare, ’UrX, che è più solubile del sale rimanente, viene a raccogliersi nella soluzione non ancora cristallizzata, che così si arricchisce di questo componente. Siccome in generale la cristallizzazione comincia dal di sotto, il velo di acqua che infine rimane sulla superficie della tavoletta di sale cristallizzato è assai ricco di UrX, e l’intera massa si manifesta molto più attiva di prima, sempre rispetto all’irraggiamento 8, per l'assorbimento minore che questi raggi soffrono all’interno dello strato. Lentamente questa attività va diminuendo, e con periodo più piccolo di quello della trasformazione dell’UrX, per la diffusione di questo corpo dalla superficie verso la massa sottostante. Più tardi Leivin (1) avendo ripetuto le esperienze di Godlewski, ed avendo trovato, che in un campione secco di nitrato di uranio, privato per cristal lizzazione dall UrX, l’attività invece di crescere gradatamente — come era da aspettare, per la ricomparsa di questo corpo — diminuiva, manifestò il sospetto - che le anomalie: di comportamento presentate dai sali di uranio potessero dipendere da assorbimento di vapor d’acqua dall’aria atmosferica, sia per un’in- flnenza diretta dell’umidità sul processo di trasformazione, oppure perchè forman- dosi attorno al sale uno strato via via più spesso venissero trattenuti in misura sempre più grande i raggi emanati dalla sostanza. In uno studio successivo (2) il Leivin, approfondendo le ricerche, potè. convincersi dell’esattezza del sno modo di vedere. In una esperienza egli trovò che l’attività di un preparato di nitrato di uranio, che si trovava inizialmente in equilibrio radioattivo con l'UrX, si mante-- (1) Phys. Zeitschr. 7 Jarh. pag. 695 — 1906. (2) Phys. Zeitschr. 8 Jarh. pag. 129 — 1907. DOTT. M. LA ROSA 63 meva costante per tutto il tempo in cui rimaneva chiuso dentro di un essic- catore a cloruro di calcio (14 giorni), mentre cominciava a diminnire allon- tanando il cloruro di calcio, ed inuminendo il recipieate con acqua. L'attività 8, p. es., a partire da tale momento decresceva rapidamente durante quattro giorni, fino a raggiungere un minimo, poi tornava a crescere, passando per un massimo dopo altri 6 giorni, e finalmente tornava a decrescere, ma molto lentamente. La spiegazione di tale comportamento, secondo Leivin dovrebbe essere la seguente: Appena il campione secco viene portato in ambiente nmido, comincia ad assorbire acqua, la quale formando un velo alla superficie del sale arresta i raggi emanati dal corpo in misura tanto più grande quanto più grande diviene lo spessore dello strato liquido formato, con che l’attività accusata appare più piccola. In pari tempo, però, l’UrX, che nell'acqua è più solubile dell’altro componente attivo, si diffonde lentamente dal sale cristallizzato nella soluzione; gli strati superficiali liquidi vanno perciò diventando via via più attivi. Da un certo momento l’attività del campione pnò dunque crescere, e raggiungere un valore presso a poco uguale a quello del campione secco. Ma contro questa interpretazione, per altro assai semplice, sta un fatto, di cni lo stesso Leivin dà notizia; e cioè il comportamento descritto è lo stesso, tanto tenendo conto della sola attività e, quanto della sola «. Ora come si sa l’UrX non emette raggi x, e quindi la diffusione di questo «corpo nello strato liquido superficiale non può essere invocata per Spiccano l’accrescimento dell’attività «, che succede alla primitiva diminuzione. Nel caso delle nostre ricerche l’esistenza, direttamente provata, di una emanazione radioattiva, ci pone in grado di interpretarein maniera completa i fatti osservati (che sono sostanzialmente conformi a quelli ora riferiti). Quando il sale è secco, l'emanazione, che da esso continnamente si svolge, passa liberamente nell’aria e dà origine a fenomeni di radioattività indotta, che fanno apparire l’attività del campioue crescente con la durata di perma- nenza nell’apparecchio di misura. Quando il campione secco comincia ad assorbire umidità, si presonta meno attivo, sia perchè i raggi che esso emana subiscono un assorbimento parziale nel velo liquido che lo ricopre, sia perchè l’emanazione, in tutto o in parte, resta sciolta nel liquido stesso. Ma quando il campione si lascia dimorare per qualche tempo in ambiente ‘amido, il liquido si è già caricato di emanazione e dei prodotti radioattivi che ne derivano, sicchè l’attività del campione deve apparire, fin dal primo momento in cui viene esaminato, così grande come quella che manifesta un campione (CL SUL MUTAMENTO DELL’ ATTIVITÀ DI UN CAMPIONE DI NITRATO DI URANIO secco, dopo che sia rimasto per qualche tempo nella camera di jonizzazione dello strumento di misura. É evidente che se il campione umido non dà ema- nazione, o ne dà pochissima, la sua attività si deve conservare costante — al- meno per brevi durate — proprio come avveniva nelle nostre esperienze. Scacciando l’umidità col disseccamento, o con lieve riscaldamento, Vattività del campione dovrà tornare a decrescere, e dovrà diveniare più piccola quando si sia aspettato un tempo sufficiente, affinchè auche i prodotti attivi, generati dall’emanazione, siano quasi totalmente scomparsi. È per questo, che l’esposizione alla irradiazione di un arco per circa un’ora, produceva nn effetto più rimarchevole di quello avvertito dopo la per- manenza per dieci minuti in una stufa a 100%; quantunque la causa dell’in- debolimento fosse, come è verosimile, in enirambi i casi la stessa: il riscalda- mento. Se per poco si suppone che anche i campioni studiati dagli altri Autori avessero contenuto emanazione radioattiva (ciò che gli stessi Schlundt e Moore hanno sospettato e che si può ormai ammettere in base alla teoria della di- sintegrazione ed a numerose osservazioni,) si potrebbe completare la spiega- zione di tutti i fatti precedentemente ricordati, senza incorrere nell’obiezione a Leivin rivolta ,poichè com’è noto i prodotti generati dalle emanazioni radioat- tive conosciute dànno appunto tutte e tre le specie di raggi. La sola differenza essenziale fra i fatti superiormente riferiti e quelli da noi osservati non risiede che nelle durate diverse in cni i fenomeni si svolgono. Ma è evidente che il tempo durante il quale, p. es., l’attività di un cam- pione secco, portato in ambiente umido, diminuisce, non può affatto rivestire la forma di una costante caratteristica, poichè dovrà dipendere da tutti quei fattori che influiscono sulla rapidità con cui l’acqua viene assorbita; cioè igroscopicità maggiore o minore del campione per tracce d’impurezze o per ‘altro, grado di umidità dell'ambiente, peso totale di acqua disponibile nel vo- lume limitato in cui si sperimenta, peso e superficie del campione ecc. Riassnmendo: L'attività del campione esaminato cambiava sotto l’influenza dell’irradiazione di un arco elettrico, di nn debole riscaldamento, e dello stato di umidità dell’am- biente in cuni veniva lasciato. I cambiamenti osservati si possono attribuire alla igroscopicità del cam- pione e alla solubilità dell'emanazione, che da esso si svolgeva, nell’acqua assorbita. Ricevuta il 3 settembre 1912 Un elettroscopio a torsione per misure di radioattività NOTA DEL port. M. LA ROSA L’elettroscopio a foglie rimane ancora l’apparecchio più adatto per molte ricerche di radioattività. La sua caratteristica principale, quella di avere una capacità elettrica piccolissima, lo rende indispensabile in tutti i casi in cui o per la qualità o per la quantità del campione in esame, la ionizzazione sia così debole, che la corrente di saturazione resti inferiore a qualche unità dell’or- dine 10-!* ampere. Nelle sue forme ordinarie, che in fondo si riducono al tipo Exner, esso presenta alcuni inconvenienti: p. es. richiede l’uso di potenziali compresi entro limiti ristretti, ha una seusibilità piccola e non regolabile per i mutamenti di potenziale, richiede una lettura poco comoda e non molto precisa, a cansa del piccolo raggio con cui si misurano gli spostamenti angolari. Nella forma escogitata da C. T. R. Wilson, eletroscopio a foglia quasi-in- stabile, alcuni di tali inconvenienti sono corretti; infatti, regolando opportu- namente il potenziale del piatto e l’inclinazione dello strumento, si può mutare a piacere la sensibilità per i cambiamenti di potenziale, fino a raggiungere valori molto grandi. Da parte mia, ho adottato da tempo una disposizione alquanto diversa da quelle in uso, che unisce al pregio di una grande sensibilità altri vantaggi, come: possibilità di usare potenziali compresi in limiti molto più ampi, lettura a ri- flessione, facilità di impiego e di regolazione, ecc. La buona prova che ho potuto farne in occasione di alcune ricerche da #) Lavoro fatto nell'Istituto Fisico della R. università di Palermo. 166 UN ELETTROSCOPIO A TORSIONE PER MISURE DI RADIOATTIVITA' recente intraprese, mi incoraggia a darne qui nna breve descrizione, nella speranza che altri possa trarne utili servizi. L'apparecchio che ho fatto costruire è in fondo un ordinario elettroscopio a foglie, in cni però, invece di utilizzare il poso come forza antagonista alle azioni elettriche, si fa servire la coppia di torsione di una sottilissima fibra di quarzo. Esso perciò risulta, di due foglioline, o meglio laminette di circa 0,01 cm. di spessore, di alluminio con le faccie giacenti in piani verticali e le loro lua- ghezze in direzione orizzontale. La fig. 1, che è una proiezione orizzontale, mostra la loro forma e la loro posizione relativa, nel caso in cui l’angolo che esse formano sia 0°. Una di queste laminette, KK in figura, è fissa, e risulta di due parti riu- nite per mezzo di un archetto p di sottile filo di platino. Essa ha in totale la lunghezza di 7 cm. e lo spessore di 0,15 cm. L'altra di dimensioni poco più piccole, può liberamente girare attorno all’asse della fibra di quarzo a cui è sospesa e che in fig. si proietta in C. e r===@ 54 Rc8 P È i I due pezzi della foglia fissa sono sostenuti da colonnine, impiantate sopra una robusta base di forma circolare, provveduta di tre piedi a viti. Tali co- lonnine (altezza 6 cm. diametro 0,4) sono di ebanite, sormontate da cilindretti di ambra (altezza 1,5 cm. diametro 0,2), in cima a cui, dentro appositi tagli, sono infisse le parti della foglia. Sulla stessa base sono impiantate altre dune colonnine di ottone, altezza 28 cm., diametro 0,6, destinate a reggere la testa della sospensione. Queste quattro colonne sono disposte in modo che i punti d’incontro dei loro assi con la base sono i quattro vertici di un quadrato, che ha il suo centro coincidente con quello della base stessa. Le distanze degli assi di ciascuna coppia (diago- nali del quadrato) superano di poco, circa di 0,2 cm. la somma della lun- ghezza della foglia mobile e dei raggi delle colonnine metalliche. Tale di- sposizione permette, come vedremo, di rendere la foglia mobile quasi-instabile, cioè di far funzionare l'apparecchio come quello di Wilson. La testa della sospensione risulta di un tappo di ebanite, incastrato in un pezzo metallico che va assicurato alle colonne di ottone, e di un cilindretto DOTT. M. LA ROSA TO che passa a sfregamento per un foro praticato assialmente nel tappo stesso. Questo cilindretto è di due pezzi: il superiore è metallico e finisce con un bottone; l’inferiore, più corto, è di ambra e porta al disotto una piccola ghiera di platino, munita di due uncinetti, l'uno disposto assialmente, serve a sostenere il filo di sospensione della foglia mobile; l’altro laterale serve di attacco ad nn capo di un sottilissimo filo di platino, che ha l’altro capo legato alla foglia fissa. Questo filo stabilisce la comunicazione fra le dune foglie del- l’apparecchio, attraverso alla fibra di quarzo della sospensione, che viene resa conduttrice col metodo in uso per l’elettromstro di Dolezalek. La foglia mobile è attaccata con ceralacca in prossimità dell’estremo di un filo di quarzo (da non confondere con la fibra di sospensione) di 0,05 cm. di diametro e di 12-15 cm. di lunghezza. Fra il detto estremo e la foglia è avvolta nna rada e sottile elica di platino, di cni un capo forma l’uncino che sormonta il filo di quarzo, e serve a sospendere l'equipaggio mobile alla fibra di torsione, l’altro è attaccato alla fogliolina. All’estremo rimanente, inferiore del filo di quarzo è attaccato unv specchietto, il quale, allorchè l'equipaggio è a posto, viene a trovarsi al disotto della piattaforma di base (che è forata nella parte centrale) dentro una scatoletta cilindrica, munita di finestra, ed opportunamente fissata alla base stessa. In fine, sulla stessa base è impiantata una sonda per la carica delle foglie, essa gira attorno ad nn asse verticale e viene manovrata per mezzo di nun bottone di ebanite, che si trova al disotto della piattaforma. L’apparecchio viene chiuso dentro una custodia metallica, fornita in basso di un largo collare, che ya a riposare dentro l'apposito battente della piatta—- forma, su cui può venire fissata per mezzo di viti. Interponendo fra coliare e battente le necessarie guarniture, si può realizzare una chiusura a tenuta di aria, e si può mutare a piacere l’atmosfera dell'apparecchio, servendosi di nn rubinetto impiantato nella parte superiore della custodia. A questa ho dato varie forme, adatte a differenti scopi. Quella che ho adoperato nella prova di materiali debolmente radiattivi è rappresentata in sezione dalla ficura nella pagina seguente. Nella regione A della parete laterale è praticata un'apertura, con sportello a cerniera, di circa 120° di ampiezza. Per essa possono venire introdotte nel- l'apparecchio tre scatolette, che insieme formano no anello capace di adattarsi in tutto lo spazio M; in esse si pone il materiale da esaminare. In altri casi, come p. es. nello studio della ionizzazione prodotta dalle radiazioni emesse da materiali molto attivi, si può impiegare una custodia 68_ UN ELETTROSCOPIO A IURSIONE PEB MISURE DI RADIOATTIVITA” cilindrica, provvista di finestra all’altezza delle foglioline. La chiusura della finestra, p. es. con una laminetta d’alluminio di dato spessore, si può rendere ermetica, poichè i bordi della finestra sono forniti di premistoppa. Esaminiamo ora brevemente il modo di funzionare dello strumento ed i risultati a cui esso può condurre. S È senz'altro evidente che il funzionamento deve essere all’incirca lo stesso di quello degli elettroscopii tipo Exner. Scegliendo, però, la fibra di quarzo lunga e sottile si può dare all’appa- recchio una sensibilità molto più grande di quella degli strumenti simili che utilizzano la gravità. E si ha di più il vantaggio che la sensibilità dello strn- mento non va soggetta a grandi cambiamenti nelle diverse regioni della scala (come avviene per gli apparecchi a peso a causa della variabilità del braccio, poichè la coppia antagonista è proporzionale all’angolo di torsione, e quindi le variazioni dello spostamento angolare risultano direttamente proporzionali a quelle della coppia elettrica risultante. Un altro vantaggio notevole consiste, come fu detto, nella possibilità di im- piegare l'apparecchio dentro limiti molto ampi di potenziale e di mutarne la sensibilità. Infatti se la fibra di quarzo viene sottoposta ad una torsione iniziale sempre più grande, il campo di utilizzazione dello strumento si trasporta sempre più in alto nella scala dei potenziali (1). (1) Naturalmente quando si voglia usare l’apparecchio a potenziali molto più alti di quelli del snolo, p. es. qualche migliaio di volt, conviene cambiare la fibra di quarzo anziechè dare una torsione iniziale di parecchi giri. DOTT. M. LA ROSA 69 Se invece la fogliolina mobile nelia sua posizione iniziale forma con quella fissa un angolo convenientemente scelto, il campo di utilizzazione può venire abbassato. Con questi stessi ripieghi si può fare mutare la sensibilità che lo stru- mento possiede in un dato punto della scala dei potenziali. Infatti supponiamo che sotto un determinato potenziale la foglia mobile formi nn certo angolo ® con quella fissa; giriamo allora la testa della sospensione nel senso di far decrescere un poco la torsione. Evidentemente l’angolo ® dovrà crescere. Però a misura che ® cresce, diminuisce la repulsione fra le foglioline, mentre cresce l’attrazione fra la foglia mobile e le colonnine metalliche. Ora queste due variazioni delle azioni elettriche, in generale, differiranno fra loro, non solo per il segno, ma anche per il valore; l’una cioè predominerà sull’altra, e tutto dipenderà dal valore scelto di V e daquello di 9. Se V è ab- bastanza grande, facendo crescere 9, la variazione positiva dell’attrazione dovrà infine predominare; la torsione finale della fibra di sospensione dovrà risultare più grande, cioò © dovrà crescere ulteriormente. Ora siccome la coppia di torsione cresce solo proporzionalmente all’angolo di deformazione, mentre le azioni elettriche fra l’ago mobile e le colonnine, al crescere di © (cioò al diminuire del complemento), crescono con una legge più rapida, continuando a far crescere gradatamente ® l’equilibrio a certo punto può venir rotto; la fogliolina mobile devia allora bruscamente e tende a di- -sporsi nel piano degli assi delle dne colonnine metalliche. In vicinanza di tale posizione critica la foglia diventa quasi-instabile e l’ap- parecchio acquista una sensibilità molto grande, funzionando come l’elettro- scopio di Wilson. I valori del potenziale e dell’angolo per i quali la foglia diventa quasi-in- ‘stabile, dipendono evidentemente dalla torsione iniziale che viene data alla- fibra di sospensione (o dalla posizione iniziale dell'ago quando non vi è tor- sione); dunque è possibile adoperare l'apparecchio in queste condizioni di alta sensibilità impiegando un potenziale arbitrario. Per dare meglio un'idea dei risultati che l'apparecchio può fornire, traserivo qui qualche tabella di taratura. Per la carica è stata usata una batteria di accumulatori, le piccole irregolarità delle letture dipendono quindi in gran parte dalla variabilità del poteuzialo da elemento ad elemento. Le letture sono state fatte sopra una scala posta a 150 cm. di distanza «dallo specchio. Nelle tabelle esse sono espresse in angolo. 1° Caso: La foglia mobile si trova inizialmente a contatto con quella fissa; la torsione è nulla. ” De UN ELETTROSCOPICO A TORSIONE PER MISURE DI RADIOATTIVITA” Vv ® d Vv o) 8 0 09.0? 108 20,37 2.50 8 00,23” 09.23 116 32.27 2.49 12 09.50” 0.27 124 35.16 2.49 16 1.27 0.37 132 38. 5 2.50 20 2. 8 0.41 140 40,55 2.52 24 2.53 00.45 148 43,47 33 28 3.47 0.54 156 46,50 1.33 32 445 0:58 160 48,25 1.36 36 5AT 1.2 164 50, 4 1.38 40 6.55 1.8 168 51.39 1.42 44 8. 5 1.20 172 53,21 1.47 48 9.18 1.13 176 55. 8 1.56 52 10.33 1.15 180 57. 4 9 56 11.50 1.18 184 59. 4 1.11 60 13.9 1.19 186 60.15 1.28 64 14.28 1.19 188 61.43 1.32 68 15.48 1.20 190 63.15 1.38 76 18.31 2.43 192 64.53 144 s4 21.15 2.44 194 66.37 92 24. 1 2.46 195 89° circa 100 26.48 2.47 2.49 m DOTL. M. LA ROSA 71 oli Le colonne V, © » contengono rispettivamonte i potenziali in volt; g angoli di rotazione in gradi e primi; le differenze fra ciascun angolo ed il precedente. (1) BORRRIOHE i > xy. inizialmente piccolo, cresce rapidamente (l’attrazione delle colonnine metalliche per © —=0 è nulla, 40 3 i ‘e cresce con ©), quando ® supera 10° cresce sempre più lentamente, poi in un esteso intervallo —da 20° a 40° circa — si mantiene quasi costante. in- Questa tabella mostra che quando ®© è piccolo fine torna a crescere rapidamente, finchè si arriva ad un valore di © — vici- nissimo a 67°—in cui la foglia diventa quasi instabile; basta allora un pic- colissimo aumento del potenziale per portare l’ago quasi nel piano degli assi delle colonnine metalliche. In prossimità di questo valore critico di © l'apparecchio acquista una sensi- bilità grandissima. Se si fa decrescere gradatamente il potenziale, la foglia subisce rotazioni piccolissime in senso iuverso e solo quando il potenziale assume valeri note- volmente più piccoli di quelli precedentemente raggiunti, essa diventa instabile e ritorna bruscamente indietro, prendendo la posizione che sotto il potenziale attuale le competeva nella serie ascendente di letture. Così p. es. nel caso delle osservazioni trascritte, l'ago rimase fermo finchè il potenziale da 194 furidotto a 174 volt. Continuando a fare diminuire questo «elemento si osservarono i seguenti spostamenti, letti in m/m sulla scala, posta come sopra fu detto. V s V s 174 0 158 43 172 4 156 67 170 8 154 90 168 12,5 152 125 166 19 150 195 172 29,5 (1) Si tenga presente che nella tabella le V non crescono sempre dello stesso importo. 72 UN ELETIRCSCOPICO A TORSIONE PER MISURE DI RADIOATTIVIFA? Intorno a quest’ultima posizione l’ago diveniva nuovamente instabile, e con nn piccolo abbassamento del potenziale, riprendeva la posizione corrispondente nella serie ascendente. Segue da tutto ciò, che quando V supera nn certo limite l'ago ammette due posizioni di equilibrio stabile, così come avviene in altri apparecchi ana- loghi. La posizione a cni corrisponde il valore di © più grande è quella per la quale la sensibilità è più piccola. Un comportamento: simile si osserva se il filo di sospensione possiede una torsione iniziale. In tal caso è molto grande in prossimità di ®—= 0; a mi- AQ AV snra che © cresce, esso diminuisce alquanto, poi torna di nuovo a crescere tendendo all’infinito. Il valore critico di 9 —e quindi il valore corrispondente di V — dipende dalla grandezza della torsione iniziale; e propriamenteil primo- diminuisce mentre l’altra cresce. Se invece l’ago mobile forma inizialmente un certo angolo e, con la fogliolina fissa, l'angolo critico si avvicina sempre più a 90° e può perfino mancare. Così prendendo l’angolo iniziale di 70° circa si sono avuti i seguenti risultati : V ®, V 0, 0 0 68 8°, 4 16 00.23” | 76 3 40°.50 28 19.95" | s4 14°,31° 36 20, 8 92 160,53) d4 20,587 | 100 180.21 52 4923 108 18°.51 60 60.14 | 116 190.20” dove ©, si denotano le deviazioni angolari contate a partire dalla posizione iniziale dell’ago. 40, AV fino ad un massimo restando sempre finito e poi torna a diminuire. Come si vede, in questo caso è molto piccolo in principio; esso cresce ©): DI DOTT. M. LA ROSA NES] Se il valore di ©, si sceglie ancora più grande. il campo di variabilità di NONE SPARSA 5 SETTA (v diventa più ristretto e si sposta sempre verso valori minori. Dunque quando si voglia avere nna piccola sensibilità si deve adoperare l'apparecchio in queste condizioni. Infine per avere un’ideadella capacità elettrica dello strumento in condi- RR i SARRI 40 N zioni di media sensibilità basta conoscere che quando + corrispondeva a 29 AVI divisioni della scala per un volt (cioè in cifra tonda 0°.15’ per volt) la disper- O) 3,5 sione osservata era 3,5 divisioni cioè 99 volt al minuto; indicando quindi con tai C la capacità incognita, in nnità elettrostatiche, l'intensità della corrente di dispersione nelle medesime unità viene data da: da DG Il 29X300 © 60 Sapendosi che nell’aria ambiente si trovano presenti circa 15 joni per cm. (valore medio che risulta da numerose misure, p. es. quelle di Wilson) che il volume di aria sottoposta al campo era all’incirca di 1000 cm. e che —10 la carica di un ione è 3,4 X 10 si può porre: 3, 5. C —10 ON 000 Ponto da cui si ricava CA_H075 Questo risultato dimostra che la capacità dello strumento. rimane sempre dello stesso ordine di grandezza di quella degli apparecchi analoghi. Riassumendo: L'apparecchio descritto può abbracciare nella scala dei poten- ziali un campo molto più ampio di quello abbracciato dagli apparecchi ana- loghi, attualmente usati. La sua sensibililà, sotto un dato valore di V, può anche farsi variare dentro un largo intervallo, e può raggiungere valori così grandi, come quelli raggiunti nell’elettroscopio di Wilson o nei buoni elettrometri. Esso, infine, è di facile uso, e permette la lettura comoda e precisa coi metodi comuni di Poggendorff e Kelwin. 3 selfembre 1912 Sopra una esperienza di confronto fra la teoria della relatività e le concezioni meccaniche sulla emissione della luce. NOTA DEL port. M. LA ROSA In questo momento in cuila teoria della relatività va incoutro ad una crisi, suscita il più alto interesse la ricerca di un fatto, che possa servire di base per una decisione netta fra il secondo principio, contestato, di questa teoria e le concezioni meccaniche; le quali promettono di conciliare, senza rovinosi contraccolpi, l’ottica e l’elettromagnetismo col principio di relatività propria- mente detto, oramai impostosi a questi rami di scienza. I tentativi non sono mapcati. Di essi, e delle osservazioni che vi sono state rivolte, mi sono diffusamente occupato in un recente lavoro (1), che mi permetto di richiamare in questo “Giornale,, non tanto per le conclusioni pessimiste a cui dovetti pervenire circa il valore dei risultati finora conseguiti, quanto per attirare l’attenzione di chi possiede lunga preparazione sd abbondanza di mezzi, sopra una notevole proposta, che ebbi occasione di avanzare, poichè credo che essa sia sfuggita a moltissimi. Mi ha indotto specialmente in questa persuasivne una recente pubblica- zione del Sig. Tolman (2) — che è uno di coloro che più si sono occupati dell’im-- (1) M. La Rosa— N. Cimento, vol. s. VI, vol. III, fase. 4°, pag. 345 — maggio 1912. (2) The Phys. Rev. vol. XXXV pag. 136 agosto 1912—Duolmi molto che il mio lavoro sia sfuggito al Sig. Tolman, benchè io abbia avuto la cura d’ inviargliene copia, fin dallo scorso maggio. 176 SOPRA UNA TEORIA DI CONFRONTO FRA LA TEORIA DELLA RELATIVITÀ ECC. portante argomento — in cni non ho trovato un cenno del mio lavoro, benchè vi siano sostanzialmente contenute le medesime idee che eVbi allora occasione di esporre. Dopo aver messo in rilievo che la teoria della relatività e le teorie meccaniche prevedono risultati diversi per la propagazione delle onde in un sistema di mezzi in moto rispetto alla sorgente, proposi, in quel lavoro, di ripetere la celebre esperienza di Michelson e Morley con luce di sorgente non terrestre (megliu fra tutte il Sole), poichè da essa può scaturire la prova cercata. Dimostrai infatti, che mentre secondo la teoria della relatività tale espe- rienza dovrebbe nuovamente dare esito negativo, secondo il concetto fondamentale dell'ipotesi meccanica dovrebbe dare esito positivo. A base del mio calcolo introdussi solo le ipotesi seguenti: 1°) Quando una sorgente di luce ed nn sistema di mezzi, in cui le onde si propagano, hanno una velocità relativa (costante), la sola influenza che questa esercita sulla velocità di propagazione delle onde, secondo un osservatore 0 in riposo rispetto alla sorgente, è quella che risulta dalle esperienze di Fizeau 9 i 3 n° 1 (trascinamento col coefficiente ——). n° 2°) Nelle stesse condizioni, le velocità apprezzate da un osservatore 0, in, riposo rispetto ai mezzi, sono quelle che si ottengono componendo, con l’ordi- naria regola del paralleloorammo, le velocità viste dal primo osservatore con la velocità che questi — e perciò la sorgente — h? rispetto al secondo. Per tale via — secondo me semplice e diretta, poichè più viciva ai fatti d'esperienza — sono riuscito a concludere che fra le onde che viaggiano lungo i due bracci dell’appirato di Michelson, quando la sorgente non partecipi del moto della Terra, deve comparire esattamente la differenza di fase preveduta nella primitiva teoria di Lorentz. Ora da queste ipotesi si deduce facilmente: - 1) Che nel caso in cui le onde si propaghino in un solo mezzo di indice 1, le velocità viste da 0 si mantengono inalterate, quelle viste da 0, si ottengono componendo le prime con la velocità della sorgente rispetto ad 0, stesso. 2) Che quando le onde inconirano uno specchio, in quiete rispetto ad 0,, si generano onde riflesse i cui centri continuano a muoversi con la velocità stessa con cui i due osservatori vedono muovere la sorgente — e quindi 0 vede il centro dell'onda immobile nel punto dello spazio in cui fu emessa dallo specchio; 0, lo vede allontanare con la velocità V; snpposto che egli si trovi fra la sorgente e lo specchio e che veda avvicinarsi questa con la velocità V. M. LA ROSA 177 Queste conseguenze contengono evidentemente i postulati sulla propagazione delle onde, introdotti da Ritz nel sno brillante saggio di una teoria elettroma- gnetica dell’ emissione. (1) Sulla velocità delle onde riflesse, nelle dette condizioni, il Sig. Tolman (2) aveva fatto una ipotesi diversa, che risultò nettamente contradetta da una esperienza interfereuziale da Jui stesso realizzata. Per questo credetti di non dovermene occupare nel mio lavoro. Non tralasciai, invece, di esaminare a quale risultato poteva condurre l’ ipotesi proposta dallo Stewart (3), e trovai che si ha solo un cambiamento di segno nel risultato preveduto nel primo modo, quando, con quest’ Autore, si ammetta che le onde rifiesse sopra uno specchio in moto si comportino come onde provenienti dalla immagine mobile della sorgente. La recente discussione pubblicata dal Sig. Tolman ci apprende dunque questo solo di nuovo: che i fatti noti sull’ effetto Doppler sui raggi canali (il quale effetto con l’ipotesi di Stewar dovrebbe presentare un cambiamento di segno contradetto dai fatti) ci autorizzano a rigettare anche quest’ altra ipotesi, e che volendo restare nel campo delle dottrine meccaniche dobbiamo attenerci a quelle di Ritz, ovvero a quelle più ampie e più dirette che ci vengono sug- gerite da una esperienza fondamentale dell’ ottica nei mezzi in moto, e da un vecchio principio della meccanica classica. 18 Settembre 1912 Dall’Istituto Fisico della R. Università di Palermo. (1) Ann. de Chim. et de Phys. s. 8°, vol. XIII, pag. 145-1908. (2) The Phys. Rev. v. XXXI pag. 26-1911. (3) The Phys. Rev. v. XXXII, pag. 418-1911. MIO, $0;-7 NAGAI Le IstITnUTO D’IGIENE DELLA R. UNIVERSITÀ DI PALERMO DIRETTO DAL Pror. LuIicIr MANFREDI Sulle condizioni sanitarie dei comuni della Sicilia e specialmente di quelli del circondario di Termini per il DOTT. E. CARAPELLE Fin dal 1907, quando fui chiamato dal Prof. Manfredi ad assumere la ca rica di aiuto presso l’Istituto d’ Igiene, mi proposi di studiare le condizioni sanitarie dei Comuni della Sicilia; però il mio studio non potendo essere con- dotto a termine sulla guida di dati sperimentali, dovotte per forza essere basato sn! metodo statistico. Cercai quindi raccogliere un gran numero di dati con mna inchiesta fatta a mezzo di schede che a firma del Prof. Luigi Manfredi inviai ai Sigg. Ufficiali Sanitari dei Comuni. Le schede contenevano le seguenti domande: 1° Il Comune è fornito di acque potabili? (inviare copia della relazione dell'esame chimico-batteriologico dell’acqua col nome dell’ analizzatore e del laboratorio in cui fn esaminata l’acqua). A 2° In quale condizione trovasi la conduttura (coperta o scoperta, in ce- mento, in muratura, in ferro) e dove trovasi la sorgente (denominazione della località, distanza dal paese). 3° Allo scopo potabile si usano altre acque ? (pozzi, cisterne, profondità dei pozzi). 4° Esiste fognatnra ? (sistema statico o dinamico). 5° In qual modo si supplisce alla mancanza di un sistema di fognatura? 6° Si potrebbero dare dei ragguagli sulle malattie tifose dissenteriche, 180 E. CARAPBRLLE da B. coli, disturbi gastro-enterici, elmintiasi, e possibilmente rilevare dall’Uf- ficio qualche dato statistico per lo meno per la durata di nn decennio? Come si rileva le mie domande miravano tutte a stabilire per via in- diretta due condizioni essenziali e cioè, se si faceva uso di acqua potabile proveniente da falde profonde e ben condotte, e se il sottosuolo abitato pote- vasi considerare non eccessivamente inquinato. La somma delle notizie che mi proponevo di raccogliere mi avrebbero fatto ardito in un giudizio finale, di massima ben si intende, perchè sarebbe stato troppo voler pretendere di scen- dere a dei particolari. Ma se le schede respinte per indirizzo errato su 357 furono appena una decina, d’altra parte con mia meraviglia le risposte si ri- dussero a sole 53; le simpatie dei Sigg. Ufficiali Sanitarii non furono evi- dentemente interessate per un simile studio il quale dovette quindi arre- starsi perchè io stesso non trovavo in queste 53 risposte gli elementi per affermare delle verità di cui avevo convinzione morale e solo mancavano i dati su cui fondarmi. Colgo qui l’ occasione per ringraziare vivamente anche a nome dell’ Illustre: Prof. Manfredi quei 53 medici Ufficiali Sanitari, che, pioneri instancabili del progresso e della civiltà, non trascurarono di essermi utili nello svolgimento della tesi propostami. a Le schede furono mandate agli Ufficiali Sanitari e non ai sindaci, primo perchè trattavasi di una inchiesta a carattere privata, secondo perchè gli Uf- ficiali Sanitarii soli erano al caso di fornirmi meglio di ogni altro dei ragguagli sull’ ultima domanda la quale costituiva per me la chiave perla dimostrazione perentoria che acque e sottosuolo erano inquinati. Però in ciò fui deluso non solo per il numero esiguo di risposte raccolte, ma anche per il fatto che po- tetti raccogliere solo pochissimi dati: ordinariamente infatti in questi piccoli Comnni l’ ufficio municipale di statistica non funziona o funziona male. Alire malattie poi, come l’ elmintiasi sfuggendo alla necessità dell’ ainto del medico, non vengono notate, ed ogni ragguaglio su di esse pecca di esagera- zione in senso positivo o negativo specie se non raccolto con ponderata analis dei fatti. Ecco perchè le risposte ottenute su questo punto furono disparate, ed incerte a tal punto che ho creduto prudente non tenerne conto. Eppure a noi tutti non sfugge come l’ elmintiasi deve essere connessa ine- vitabilmente con l'inquinamento del suolo e questo con quello delle acque! Il lavoro non avrebbe potuto trovare nu adeguato svolgimento se il soprag- ‘giungere di nna epidemia coleriea non mi avesse data la opportunità di rile- vare di presenza alcuni dati su di un ristretto territorio (circondario di Ter- SULLE CONDIZIONI SANITARIE DEI COMUNI DELLA SICILIA ECC. IST mini Imerese) ma tali che permettono un giudizio completo per questi 16 Co- muni, e che si. può estendere a tutti gli altri della Sicilia senza temere di cadere in gravi esagerazioni; poichè dallo scambio di idee che ho potuto avere con colleghi incaricati dello stesso servizio di ispezione in altri comuni ho ‘ rilevato che è sempre la stessa nota che predomina: assenza di fognature, acque sospette! Fu merito del Pettenkofer quello di aver richiamato Vl attenzione dei ri- cercatori sulle condizioni del suolo, e comunque la teoria localistica non possa più reggersi alla luce delle scoperte recenti, pure bisogna convenire che essa schiuse nuovi orizzonti agli studi d’ igiene e nelle applicazioni pratiche fu fe- conda di ottimi risultati. « Nelle ricerche per scoprire le canse di molte epidemie, sia di grande « che di piccola estensione, l'indagine locale sulle possibili vie di passaggio « delle infezioni pei terreni e per le acque dovrà sempre accompagnare ed « anzi precedere ogni altra. « Gli studi sui terreni e sulle acque quali substrato di deposito, conser- « vazione e disseminazione di agenti infettivi, e quali vie di trasmissione di « essi da nomo ad uomo, da animale ad animale, e dall’ uno agli altri e vice- « versa, sono, d’altra parte, a considerarsi senza alcun dubbio per quelli che « promettono una più ricca messe di nuovi fatti per gli studiosi e un più ef- < ficace impulso al progresso dell’ Isiene pratica. (Pagliani) » Similmen'e il Barthelot diceva: « La terra è qualche cosa di vivente » però che in essa è votata alla trasformazione tutta la ingente massa di sostanza organica rifiuto della vita umana; ma guai se oltrepassiamo i limiti entro cui si verifica quest’ azione be- nefica ossidante! « Dal suolo noi ricaviamo in condizioni igieniche assai diverse, a secondo « delle materie e dello stato dei terreni da cui sono raccolte o che attraver- « sano, l’acqua per uso di bevanda e domestica. « Il suolo serve come fondo in cui gettiamo le basi delle nostre abitazioni, «’ariaiu esso circolante si ricambia continuamente con quella dell’ atmosfera «libera da noi respirata, l'umidità in esso conservata modifica variamente la « costituzione fisica del nostro ambiente, la sua stessa temperatura influerza « potentemente quella dell'ambiente soprastante che più direttamente ci cir- « conda. « Dalle condizioni del sottosuolo spesso dipende la salubrità in generale <« di ampie agglomerazioni di abitanti » (Pagliani). Nè mi fermo oltre a dimostrare la importanza grandissima che ha lo studio del snolo in rapporto a quello della acque, studio che si rende oltremodo neces- 182 E. CARAPELLE sario in Sicilia che purtroppo ha il triste primato della mortalità per tifo e malattie enteriche in generale. Le ultime epidemie coleriche ci insegnano qualche cosa in riguardo; ormai le antiche epidemie famose per le straggi che apportavano in breve volgere di teupo, restano a noi come ricordi più o meno tristi. Oggi invece assumono un carattere irregolare, persistente, l'indice della mortalità non. raggiunge gradi molto elevati ma la durata è lunga e spesso le misure di vigilanza si rallentano più che altro per stanchezza! In questo fatto vi contribuiscouo tutte le misure energiche di profilassi che speghiamo contro il nemico invadente, mentre contro le condizioni locali che favoriscono l’attecchimento, la resistenza, la riproduzione del germe, poco o nulla si fa di positivo. Per il tifo e per le varie forme di malattie infettive del tubo gastro intestinale tutto ciò è fuori di dubbio. Continuando questo stato di cose non vi è meraviglia che come sopportiamo endemico il tifo nelle nostre regioni, così vedremo stabilirsi endemico anche il colera ed ogni altra epidemia che nelle condizioni delle acque e del suolo trova le ragioni precipue di persistenza. i Per dare un'idea di ciò che è tifo e malattie gastro enteriche in Sicilia ho spigolato dai bollettini di causa di morte alcuni dati i quali più di ogni altro ragionamento sono da per sè eloquenti. SULLE CONDIZIONI SANITARIE DEI COMUNI DELLA SICILIA ECO. 183 Mortalità nei 43 comuni capoluoghi di Sicilia classificati per le sesnenti malattie (cifre assolute) ci TIFO Enterite, diarrea ecc. © o 2 |8|3\&|e\3\s|s|3|8|8|388 38338 2° |€|&|®/&|®|&|/S|®|2]/S(©|2/=3|S |] Ì - Caltanisetta | 43303) 16| 11) 34| 19 14 10) 10) 14) 15/211201 243 163 182/210/234|158|146 Piazza Ermerina 24379| 26| 29| 34| 39| 39| 30| 3 29| 23 166/115 174/122|140|168|150|125| 93 Terranova 22114] 20] 10| 9) 15] S| S| 1 17 21/168/152/196)122 190179 238| 143/169 Castrogiovanni 25826| 24| 24| 23| 10 14 9) 6 10) 22/114(106/137(125|116| 94/100) S2 93 San Cataldo 17941) 33| 24) 18| 27| 2| 4 —| 1 6'188/197|207|139|184/177|943 146/239 - Catania 149295) 76| 13) 58|131/201| 84) 86) 64| 95/669 /723/820|741|741|75|874 6 41629 Acireale 35418] 10) 10| 9 9 21| 46) 11| 17 11/137/120|141 163|133|139/131/113] 92 Caltagirone | 44879] 16) 7| 12) 5) 15) 11) 25) 11) 8/304237 236|229|295|300|224|261|231 Nicosia 16004| 10| 9 10| 2) 19 5 1 7 9) 79 57) S0| 35| 74| 51 19 54 45 Adernò 25859 3i—| 3| 2428 1 2) 2 8/387/228|349/333/269|271|266|268|278 Bronte 20865] 11) 5 5| 7 11| 7 10 8! 8|203)166|185|2.7|164|156|128/132/169 Giarre 26000| 13) 6| 9 5 8| 12) 2 6| 5| 79 (‘4| 73) 58| 73) 56) 56) 49) 42 Leonforte 19751) 4| | 14| 10| 10| 14) 3| S| 8132/107155 90! 89| 67| 73) 33| 77 Paternò 23453) 14) 9 2) 13| S| 7 7 10) 9|184/196/2:2/231/206|205|247|214|226 « Girgenti 25024| 10| 9) 11) 8| 14| 11) 5 8) 15|113|106) 97|104|122|119| 93|102/123 Bivona 4907|3] 2 -|{—-{—-| 1 1— |. 1) 37| 32] 23] 24| 21) 30) 27) 20| 24 Sciacca 20090| 31| 28) 31| 18) 34) 14 8! 11| 11/140) 98| 96) 74| 90/143) 35) 98) 94 Canicattì 24564| 19) 14 9| 11| 11) 5) 6 7) 2/247246/231|221|178/175 308/210/186 Favara 20398| 32) 28) 17 8) 9 10) 6 10) 151167/149/168|136/160/20<|20 |276/172 Licata 22931|106) 46| 18) 19) 25| 16) 16| 17| 14|145/183|169|14%/174|148|203|135|108 _ Messina 149778| S1| 57) 77) 46| 56) 59) 38) 58 40/435/349/583/469|356|436|401|367|276 Castroreale 10304). 1{—| 310) 4 3) 1| 2 —| 35) 131 34| 15| 31| 21| 16) 17| 29 Mistretta 13481| 3) dll 8| 2 61 1| 2) 4| 4| 65| 46| 48) 45| 46) 49| 44) 23| 27 Patti 11082) 5 2 11 4 3| 3| 1 6! 1 39) 26] 36| 41) 21) 26| 2:| 32) 25 Barcellona 24138 —|—-|— | 5| 3 4| 2 4—|—|- |115/121| 83|102/103) 67) 90 _ Palermo 309694| 71) 84/124| 48| 44) 53) 32) 42' 421039|1020 1007|1095/835|1179|10851988/994 Cefali 13273| 17). 6) 13| 16) 12) 12 6 141 8) 33) 19) 26| 19| 24| 30| 16| 16) 21 Corleone 14803] 6| 61 6) 1| 1/6 2 4 7| 95| 45| ..7| 61] 63| 59] 43] 47| 49 Termini 18650| 5 7| S| 6) 11) 11) 2) 12: 10) 63| 38; 48| 59| 34) 53| bi iS 71 Monreale 23778| — | — | 26| 19| 16) 19] 8! 12) 25} —|—| 87) 60| 76] 69) 77) 44) 77 Partinico 23729) 64) 44) 45] 41| 25) 16| 14| 40, 53/203|147/116|134| 96/142) 85) 72| 64 . Stracusa 32030| 38) 24| 14 27 30. 19) 14) 18] 7|143)100| 87/108|167|146/126/108) 85 Modica 48962| 37) 27) 20| 22) 37| 27| 22| 29| 15|273|240/222|174|186|189|210|208|127 Noto 2:564| 21| 8! 19) 26) 30) 19] 3| 14) 10|149/113/138| 90!128/147|120/124| 89 Comiso | 21978) - 8! 5l 2) 1|—| 1{-| 1|—|164| S2| 71| 61) 76/131|147|129;109 Ragusa 31922| 42. 17) 24| 36| 43) 20) 16) 10) 10297216 317234244 199285|267 177 Vittoria 32151) 10) 9 12-10) 37) 1 4 Il $ 1961841602 ;9|193|163/2041195122 : Trapa' 4 59452 40; 47} 33| 47| 43| 21| 14 26| 22|146|155 141/123/135/180 197 199 1137 Alcamo 51809110) 72) 53| 52| 38. 25| 19| 35) 23/215/200|319/331/268 325/219/179 164 Mazzara 20130| (6° 2 4 6 —| 4 3| 3 3|121/119/102/144 96) 82) 94/103 104 Castelvetrano 24449] 13' 10) 61 8 4 7 6) 7 6|144'130|123]121 100 138|116/10)) 93 Marsala 57567| +9 33 18 143 9 9 5| 14| 10 155|145|113/157 113/108/115!1:3 108 .S. Giuliano 28939| 15° 3) 4| 3) 9 10| 6| 10| 17/109 125 107 114) 80 86| 75 106) 67 I | | | | ti | Ì 184 E. CARAPELLE Morti in ciascuna provincia della Sicilia classificate secondo le seguenti malattie. (cifre assolute) TIFO ENTERITE DISSENTERIA ECO. Anno Caltanissetta Catania Girgenti Messina Palermo Siracusa Trapani Caltanissetta Catania Girgenti Messina Palermo Siracusa Trapani Popolazione 1888 |602|851| 1110 |394| 1632 |394/386| 1962 | 3076 | 2069 | 1435 | 2884 | 1610 | 1886 || 1889 568701 702 383] 769 |168/313) 1673 | 3189 | 1678 | 1343 | 3076 | 1657 | 1395 1890 |445/559| 874 |244| 670 |337|145| 1604 | 3693 | 1773 | 1563 | 3199 | 2044 | 1183 1891 |317|393| 562 |187| 436 [359/132] 2099 | 3598 | 2164 | 1552 | 3612 | 1244 | 1357 1892 |349|313| 470 |147| 352 |290|/168| 2254 | 3656 | 2256 | 1659 | 3185 | 2207 | 1159 1803 |326|284| 393 |176| 307 |214|113| 1764 | 3820 | 1926 | 1601 | 3081 | 2367 | 1111 1894 |341|338| 445 |139| 354 |271|110| 2186 | 3990 | 2258 | 1666 | 2356 | 2397 | 1468 2927901 1895 |403|430| 561 |227| 547 |297/187| 1722 ! 3744 | 1937 | 1577 | 3188 | 2413 | 1496 1896 |408|454| 592 |264| 709 |275/151| 2262 | 3821 | 2295 | 1870 | 3236 | 2385 | 1205 1897 |357|421| 474 |289 618 [298/201] 1808 | 3347 | 1729 | 1485 | 2549 | 2018 | 1291 1898 |305/312| 556 |276| 713 1899 |322;324| 526 |169} 588 [350|346| 1922 | 3904 | 2116 | 1408 | 2864 | 2172 | 13831 1900 [258/188] 562 |298| 477 |[328|292| 2267 | 4778 | 2255 | 2099 | 3811 | 3033 | 1612 dI (Le) I 8 fs D (=) SI D (6) (Ls) Ha NI xD) (50) rsa NI (an vo) (36) D DÌ -— I O DI (<>) fa H (UG) Dì SSI —-____ —@€@———+€6_ _—€_ —@— mio © 1901 |218305| 449 |220) 401 [217/208] 2112 | 3882 | 2192 | 1560 | 2898 | 2423 | 1494 1902 |229319| 345 |234| 424 |214|174| 2555 | 4670 | 2382 | 2177 | 3062 | 2643 | 1515 1903 Da 318 |201| 281 (2171159| 2082 | 4126 | 2173 | 1826 | 2885 | 2812 | 1657 1904 |189|570| 320 |189| 288 [292/153] 2314 | 4150 | 2272 | 1518 | 2622 | 2595 | 1349 1905 |122/329| 162 |156| 224 |183|114| 2252 | 4264 | 2390 | 1572 | 2956 | 2695 | 1442 3529799 1906 | 99/259) 128 |124| 167 |118| 81| 2305 | 4134 | 2459 | 1438 | 2665 | 2886 | 1225 1907 |155/292) 167 |175| 269 |131|135] 1884 | 3761 | 2332 | 1325 | 2360 | 2486 |-1261 1908 |172/347| 206 (135) 367 |122/127| 1839 | 2507 | 2015 | 1142 | 2505 | 1954 | 1063 SULLE CONDIZIONI SANITARIE DEI COMUNI DELLA SICILIA ECC. 185 E se da questi dati vogliamo trarne qualche cifra che rappresenti la mor- talità totale in Sicilia per tifo ed enteriti, facendone anche i relativi quozienti riferendo a 1000 abitauti abbiamo i seguenti risultati: 186 E. CARAPELLE Mortalità in Sicilia per tifo ed enterite, diarrea ecc. | TIFO | ENTERITE DIARREA ece. B cifre assolute | relative a 1000 cifre assolute relative a 1000 | ali 1888 | 2927901 3839 3.31 14872 5.07 1889 | > | 3954 1.35 14011 4.78 1890 | » 2874 0.98 15009 5.12 1891 > 2386 0.81 12626 5.33 1892 > 2089 0.71 16326 5.57 1893 » 1813 0.61 15640 5.33 1894 » 1993 0.68 (16321 5.57 1895 > 2602 0.88 16277 5.57 1896 5 2841 0.97 17284 5.90 1897 » 2858 0.97 13427 4.58 1898 » 2853 0.97 17621 6.01 1899 » 2620 0.88 15717 5.33 1900 » 2398 0.81 19355 6.61 1901 | 3529799 2018 0.56 16561 4.66 1902 > 1939 0.54 1.004 5.88 1903 > 1816 0.51 17061 4.85 1904 2 2001 0.56 12820 3.63 1905 » 1310 0.37 17511 4.96 1906 » 966 0.27 19112 4,56 1907 | > 1324 0.37 15379 435 1908 > 1476 0.41 14025 3.97” SULLE CONDIZIONI SANITARIE DEI COMUNI DELLA SICILIA ECC 187 Le cifre precedenti ci dimostrano innanzi tutto che la mortalità per ma- lattie gastro-enteriche provocate specialmente da coli e simili, batteri dis= senterici, paratifi ecc. tutte specie che vivono bene ed a lungo »relle acque e nel suolo è molto elevata, malgrado che il suo quoziente tenda a scendere, non così per il tifo, il quale risente rapidamente della benefica inflnenza della legge dell’88 ma l'attuazione incompleta della stessa legge perpetua nua con- dizione di cose la quale su per giù mantiene costante il tasso di mortaliià per questa malattia che provoca sempre gravi danni economici. Se diamo uno sguardo a quei pochi comunelli dove bene o male ho potuto racimolare pochi dati statistici ci accorgiamo subito che il quoziente di mor- talità per le malattie da me considerate è sempre abbastanza elevato. E tra quei Comuni da cui non ho potuto raccogliere che notizie sommarie (sono 45) solo 8 dicono rare le malattie del tubo grastro-enterico, mentre in tutti gli altri più o meno se ne nota la frequenza. Tali condizioni di cose va messa in relazione diretta con quella delle acque e del sottosnolo. 188 E. È sel È ai Aidone 1 od 3 1 Belpasso 51) 9 15) 9 Casteltermini 18 5 6) 6 4 8 6, 1 ‘Castrofilippo | 6 7 3 1| 2 il Girgenti 2 29 5 Castellammare Ilio 33 ‘Gibellina 2 5 S 4 21 61 4) 3 Partanna 11 8| 8 5| 2 2/MBa3 ENTERITE ecc. Aidone 13 81) 83.102 92| 76] 76] 66 Villalba S| 8 17) 9 13) 13 Belpasso 1 20 1 59 2 Casteltermini 95) 65 66/104 48) 52| 82 76) 67 Castrofilippo 16 14| 11) 12 14| 9) 4| 10 Girgenti 105 48) S4 84 Castellammare 58) S3| 50 Gibellina 69 93) 62) 40 53) 59 28 43 Partanna 105 115/189, 97 | 70| 81| 70) 68 SULLE CONDIZIONI SANITARIE DEI COMUNI DELLA SICILIA ECC. 189 Caltanissetta Marianopoli poco frequenti le malattie del tubo gastro-ent.® Montedoro frequenti » » Di a » S. Cataldo » » » » » » Villalba » » » » » » Catania Acireale ? » » Dio » Grammichele scarse » » » » » Mascali » » » » » » Nicolosi ». » » » » » Pedara rare » » » » » S. Michele di Ganz.® ? » » » » » Sperlinga frequenti » » Do » Vizzini » » » » » » Girgenti Cattolica Eraclea » » » DD » Caltabellotia » » » » » > Comitini » » » » » » Favara » » » S » » Lampedusa » » » DD » Licata » » » » » » Lucca Sicula » » » Rino » Porto Empedocle scarse » » > » Racalmuto frequenti » » » » » Ribera scarse » » » » » Sienliana » » » » » » Messina Limina — frequentissime » » » > » Mistretta © rare » » » » » Mirto frequentissime » » DÀ » Novara Sicula scarse » » DIO » Tusa : frequenti » » > » Palermo Alimena rare » » USO » Balestrate poco frequenti » » Dl » Bagheria rare » » DI LD » Carini » » » » » » Geraci Sicnlo » » » So » Misilmeri frequenti » » » » » Monreale » » » SARE) » Parco È » » » DI Una > S. Flavia poco frequenti » » Dicci » 190 E. CARAPELLE Ventimiglia rare le malattie del tubo gastro-ent.® Vicari » » » » » » Ustica rare » » DI » Siracusa Carlentini ? » » Sa » Rosolini frequenti » » DIA » Scicli rare » » » » » Trapani Alcamo frequenti » » DIS » Salaparnta non frequenti » » dd » Nelle tabelle seguenti ho radunato schematicamente tutte le notizie da me ricercate sulle acque e sulle fongnature. Da esse risulta che su 357 comuni solo 53 risposero; di questi 53: 24 sono provvisti diacqua potabile, 23diacquadaritenersinon potabilio perchè dichiarate tali da analisi, operchè sgorganti nell’abitato, o perché male condotte, o perchè su- perficiali, o perchè a poca distanza dell’abitato nbicate in terreni arati e concimati. 6 Comnri fanno esclusivo uso di pozzi e cisterne; mentre in altri 14 oltre le acque condotte si adoperano anche quelle raccolte in pozzi o cisterne. In 17 Comnni la quantità di acqua è sufficiente in 28 è insufficiente. Questi 53 Comuni fanno uso di 110 raccolte di acqua di cuni 104 di sorgive, 6 di cisterne; di queste potabili 51 non potabili 42, con giudizio sospeso 37; sufficienti 18 insufficieuti 63, abbondandi 14 con giudizio sospeso 15. i La massima parte dei Comuni è sprovvisto di fognatura dinamica solo 6 ne sono ferniti, e non temo di errare nell’affermare che quesi stessi 6 Comuni hauno un sistema di fognatura detto dinamico che è la vera pegazione dell’I- giene: sono spesso corsi senza pendenza, facilmente ostruibili, che non si puli- scono mai, che sboccano a pochi metri dell’abitato, che lasciano infiltrare il liquame nel sottosuolo sottostante senza permettere neanche che la benefica azione solare potesse in certo modo modificarne la composizione chimica e batterica. Nei rimanenti 47 comuni il sistema di smaltimento delle materie fecali è spiccio: la pubblica strada! malgrado si affermi la esistenza di qualche fogna fissa angusta e mal fatta. Eppure quasi tutti questi comuni hanno un pendio sufficiente per proveder al rapido e pronto smaltimento delle sostanze fecali cou opportuna canalizza- zione. Ma il soffio della civiltà in questi centri a cni spesso si accede per lunghe ore di carrozza e qualche volta la strada non è praticabile che solo dal mulo, SULLE CONDIZIONI SANITARIE DEI COMUNI DELLA SICILIA ECC. 191 il soffio della civiltà, dico, non viperviene, o se vi giunge, è l’eco lontana di cose che hanno del sibaritico; e si insiste in un modo di vivere che limita molto con quello delle bestie. Non è meraviglia se in tale miserande condizioni, mm tempi di epedemia si istituiscano cordoni sanitari ed ogni misura limitante la libertà personale. Allora sclo la coscienza di pochi intelligenti si risveglia, e trovandosi privi di acqua, fogne, pavimentazione stradale, buone abitazioni, macelli, cimiteri ecc. suscitano nell’animo ignorante dei popolari il pregiudizio, e sollevano le masse credendo così di difendere egoisticamente la propria vita. In uno slancio mirabile di socialismo igienico si grida: bisogna educarele masse! Certo è un gran passo combattere e vincere i pregiudizi; ma come far conprendere che le deiezioni e le immondizie non bisogna gettarle in istrada? O che forse, ci rispondono, dobbiamo accumularle iu casa? E se si richiedono bonifiche ai rappresentanti dei Comuni si ha la risposta nniforme: i bilanci sono esauti! Ciò è vero sino ad un certo punto, ma bisogna pur considerare che spese incongrue se ne fanno, e se le giunte amministrative fossero più rigorose negli esami, dei singoli bilanci comunali, e la politica si infiltrasse meno nelle questioni che agitano i municipi, date le grandi agevolazioni con- -cesse dal Governo, il margine per beu fare in prò dell'igiene vi sarebbe ed il risamamento risolvendosi in altrettanto benessere cittadino apporterebbe me g- giore aggiatezza per i singoli e per la nazione. E se in tanta miseria di cose, le epidemie si combattono e la mortalità si mantiene sempre bassa in paragone a quella che dovrebbe essere date le condizioni di fatto, lo dobbiamo sempre al clima, a questa primavera perenne che ci sorride in ogni angolo della fertile Sicilia, non a torto chiamata la perla del mediterraneo. 192 E. CARAPELLE ©gqsImu Da) GI | + CA | ca e Si 5 a = e] pioae | Ti n = n » 1521 » Cannoliechio » » 300 » 6 | Catania Acireale 35418 | Acqua Nuova si 2500 |ar. e ghisa = cist. Consolazione » » 5000 » 7 Belpasso 2640 - » = = —_ = cist. 8 Grammichele {15075 | Canzo no insuff.| — — = pozzi Portella no » _ = Canali si [potab. » _ — 9 Mascali 7545 | Nocella si suff (1)| — ghisa —_ cist. Fontanella no insuff. | 1500 » Nunziata 10 Nicolosi 3427 —_ _ - — — cist. il Pedara 3880 —_ —_ = —_ _ cist. 12 S. Michele di Ganzeria 4843 — no |pot. (?)| abb. | 200 |mur.e ar. —_ — (1) ora insufficiente per abbassamento di livello. SULLE CONDIZIONI SANIDARIE DEI COMUNI DELLA SICILIA ECO. 195 Materiale S S n f iS Sì = S Se fu fatta | Ss IS S È | iS -S analisi SS So È |di costruzione S x SÌ N ES = DS S <;S N - 3 5S S 2 S SS = SQ 39 Altri modi ù SS ù sj [SI Ù "mn D . n S SÌ = S = SN SÌ $S È Fognatura di smaltimento D ES S S S SS i ES SÈ delle materie fecali S S S SS iS Ò S SÌ iS 3 Ss _|_S i e 1896 | no si no |potab.| 15 | 1388 2 ghisa manca i paese in pendio » = » 1884 | no no no _ 53 | 7000 | arg. | ghisa » —_ » ì Sist. dinamico e | pozzi neri ass. ” > — 10) no no _ 4 500. | ghisa \ ghisa 1882 | — no no _ VAI ME — |parz. fognatura Î dinamica A 1596 | — » » = 10 | 7237 | — ei \ 1886 | — » » = 700 | — DIE 189 no si no |potab.| sujf. ) ghisa | ‘arg. | pozzi neri ass. paese in pendio > 3000 1860 | no si no » co) arg. | arg. —_ sul suolo abitato 3 —_ negli orti limitrofi paese in pendio —_ si rac. nei cortili delle case v antico| no si st |potab.| suff. | 1000 | mur. | arg. ghisa e arg. soi “4 Ù pozzi neri ass. paese in pendio 1880 | no no no — 50 150 | arg. | arg. — nei torrenti circost./[paese in pendio 196 E. CARAPELLE i = z e È o |Altreprov. d’ac. E È È Denominazione |/@ 5 Sp = o) E 2 E o Provincia Comune SF CASE s © E È a x 5 È del corso d'acqua | 5 Sa: SR = E - E SZ E EE 2 = z 13 | Catania Sperlinga 2188 | Beveratoio nol ? |insuff.| 800 S6 = I Monaco » ? 400 Mulicchia » Di 1500 Paglione > ? 1000 ) Cirino » ? 50) 14 4 Vizzini 17764 ee no » {1) = = cist. 15 | Girgenti Caltabellotta | 7214 _ » |non p.|insuff. pozzi e cist. 16 Casteltermini |12938 | Chirambo si |pot. (2)| abb. 7 chisa — —_ 17 Castrofilippo 4153 | Canale no sa). (?)| abb. 100 — —_ —_ i Margiovitale si |potab. » ‘300 Malato no pot. ()| > » Fico » » » » Tardoneto » » » » Ponfolio » » » 300 18 Cattolica Erac.| 8067 | Palermo » > |insuff.| 6000 | shisa —_ =. | Canalotto » » » » »” 19 Comitini 3171 | Voltano si |potab.| suff. | 2800 > —_ cist. 20 Favara 20398 | GiarriteHo si non p| — 1000 | » — 2 pozzi Canali si » — |nella. » 2A Girgenti 25024 | Rakalmari è [potab. |insuff.| 1400 _ _ cist. Bonamorone sil — » 1000 = 22 Lampedusa 2276 — —| — — — = _ cist. (1) L’acquedotto arriva fino a 2 km. dall’abitato ove è la fontanella di erogazione. (2) Castiglione—Gazzetta Siciliana di medicina e chirurgia 1908. (3) Oggi funziona \’acquedotto del Voltano. SULLE CONDIZIONI SANITARIE DEL COMUNI DELLA SICILIA ECC. 19% | SIENA AE S S Se fu fatta È SÌ Materiale 2 IS analisi SAS ÈS |di costruzione S D SUN S Ba S z SS < S DS EEE q o = è SS SE S S $ = Altri modi DI = S QUIS DN È È . . S S = S SÈ SS S È S Fognatura di smaltimento i = S iS NES ESS » S S delle materie fecali È ER SS D (da) TT SAI SS a a Sì X Sa GSS SS Sa S S S S è iS NS SI ia SS S S Sa) S S S = I ON » S S SAS + sulle strade pubbl.\paese in pendio pozzi neri assor. - ti > — sulle pubbl. strade » 1908 | si no st. | potab.| 70 |1300|ghisa| — = i » » 1879 si no no = 25 140 » — pozzi neri assor.|si raccoglie in cone. — » sulle strade pubbl.|paese in pendio 1886 | si SÌ s7 = 5 |7000|ghusa| -- |dinan. in parte zl > del paese — sulle strade pubbl. > 1873 | no n0 sl 2 2 200 | ghisa | — 1865 | no no no —- 15 |14000|murat.| ghisa dinamico = » pozzi neri assor. _ paese in pendio 198 E. CARAPELLE 5 > |Altre prov. d'acq. 2 me ® 6 ne) = | Denominazione | e S S Provincia Comune Ss E TO £ ® = ® , fel i >= (3) - me = | del corso d’acqua | 2 RU E £ =) È = G MRS 3 (SS È È ae e; = Ì © [rs] Ei Di 5) = 25 | Girgenti Licata 22951 | Fucile-Catena si [non p.|7 litri|12090 | ghisa _ cist. DI Lucca-Sieula 2646 —_ no » — [nella. » = — 25 Porto Emped. |11529 | Voltano si |potah.| suff. | — » Lo = Guaglia | Gioeni 26 Racalmuto 15988 | Raffo (1) sì [potab. | insuf.| 500 » — — I Fico no |pot. (?)| > 2000 » Piazza Fontana » |non p. » nell’a. » Madon. dei Malati] » » » ; > 300 Madonnetta » » » \ » Canale » » » p.di. » dallo Arbuliddo a 5 e 27 Ribera 10936 |Sciara sup. Ss | suff. | 800 » _ — » inf. » >» » 14000 » Ferita » » » — » 28 Siculiana 6810 | Calua » |potab.|insuf.| 7000 ’ i — 99 | Messina Limina 92291 | Canali » |nou p.| » |vicino —_ — = lab. (2) Gebbia » 5 » 5 a: Puntali » » » » a Vena » » » » — Fiurazzi » » > 3 => 30 Mirto 2049 = no » » 50 argo. —_ — i 31 Mistretta 13431 | Vendicanna. si [potab.| -— |6000 | ghisa — = (1) Le acque spesso fluiscono torbide. (2) Dalla sorgente alla erogazione (pochi metri di distanza) le acque scorrono in documento fatto con legale. SULLE CONDIZIONI S S Se fu fatta S = Si S S È pa X 9 = S SS analisi S Ses S S ® SCUSI RS $ è TS S E 2 S S SN iS 59 S ù = S ER E S 2 Pe SuSE SS È e: SS S Ss RS SS SS = N Q > DS Ò Si 1872 no no no — |0.150 |10000| ghisa 1897 si no no — 10 60 | glusa 1855 no no n0 —_ 4 |£4500| ghisa 1889 1895 no no no - 25 600 = 1872 no no no _ > » = 1879 | st si sî_ |. pot. 7 | 2000 | ghisa antico| no no no — 20 | 1500 |gh. m. le arg. ghisa |pozzi neri assor. = Arg . - T SANITARIE DEL COMUNI DELLA SICILIA ECC. 199 Materiale di coztruzione 55 Altri modi S Fognatura di smaltimento SS delle materie fecali È È parte in pendio parte in piano. — _ Alle porte dell’abit.| paese io piano antico acqued. —_ pendio e piano dinamica per | sulle strade pub. [paese in pendic poche vie dinamica = » È — [dinamica rudim.| in pubblici letami » —_ sulle pub. strade » = » paese in piano paese in pendio d’ordine N. Provincia Messina Palermo Comune Abitanti censimento 1901 E. CARAPELLE Materiale di costruzione pubbliche Altre prov. d’acq. Novara Sicula | 2683 Tusa 6106 Alimena 5236 Balestrate 5075 Bagheria 18218 Carini 139831 Geraci Siculo | 5021 Misilmeri 12819 Monreale 23778 S & Sato Denominazione |-£ DIS del corso da’equa E Ei De Neviera no] > — | 1000 Ziaccaria si |potab.| suff. | 7000 Timpaforca si » » 1000 Superiore si |pot. (?)|insnf. | 3000 Inferiore » » » » Vallecola » » <> » Canulello no| > » 150 Manco » » » 500 Ciaccanà » » » 100 _ si [potab.| suff. | 3000 Scillato si » 5 ESE S. Pietro no| > » 1500 Belvedere » » » » Giampaolo » » » » (17 Sorgenti) si » » = no|non p.j » |nella. S. Rosalia » >» |insuf.| 2000 Calcerano » » » 1000 Canale » » >» |en.l’a. Arancio » » » » Pozzillo » » » » S. Cristofalo » > » » ghisa Ta 2,3000 [ch. e arg. = arg = arg. e gh Si » arg. » >» » cist. e pozzi | MIO I RI Anno di costruzione 1898 1885 1901 1399 1904 Se fu fatta S S analisi S SS 3 |È SSIS SR S 3a Di SI -S S SS = RS S IS > S & S Q S S si no |potab. SI no |potab. 15 no no — no no — sujf no no — 1-9 si no |potab. 10 si si » = no no — 10 si st |potab.| 100 n0 no — 63 1800 1700 One Zona di prote: no no no no si si no no SULLE CONDIZIONI SANITAR!E DEI COMUNI DELLA SICILIA ECC. Lunghezza dell’acq. Materiale di costruzione fuori labit dentro Pabit. Fognatura Altri modi di smaltimento delle materie fecali 7000 2000 100 3000 3000 1000 5000 ghisa | ghisa arg. | ghisa ghisa » mur. el — argilla ghisa| — cem. | ghisa |dinamica e stat. argilla| >» ghisa| — ghisa | — mur. |argilla dinamica dinamica » dinamica sulle strade pubbl. nelle campagne cir. sulle strade pubbl. ‘com. in pendio paese in pendio paese in pendio 202 E. CARAPELLE sr D Sì Ei -. © |Altre prov. dacq. 2 pai rà a o 2 = Slo Denominazione |.£| 22 |£5 2 IRON E IO) Provincia Comune = a Cera ORE =) © i; 2 5 , del corso d’acqua | 3 | S@= | 2 8 S E ra <= esterni lista = 2 5 Z = E = DI 3 E 53 S E r 41 Parco 4725 _ » [pot. (?)| abb. [uell’a. ghisa - - 49 S. Flavia 4742 | Scillato si [potab.| suff- | — ghisa = - 43 Ventim. Sic. 4596 | Favara si » suff. | 1952 | ghisa _ — Fruscio no |non p.j — |nella — 44 Vicari. 4609 |(12 Sorgive) si » |insnf.|3,500 | gh. arg. - = 45 Ustica 1992 = —_ cist. cist. 46 | Siracusa Corlenti ni 8661 _ no|potab. | insuf. | — argilla = cist. 47 Rosolini 10462 | Campisini si » — |5000 | ghisa _ cist. 58 Scicli 16277 | S. Guglielmo e S.| si > — | 3000 — _ — Corrado 49 | Trapani Alcamo 51809 | Montelongo no |pot. (?)| insuf.| 5000 | ghisa — cist. ) 50 Castellammare |19957 | Cannolo nuovo no|uon p.| 1,4 —_ _ — pozzi del Golfo Crociferi si |potab.{ 10 2000 ghisa Pozzillo . no|]uon }.| — — — Acqua nuova » » = 2 Lee Porta » » È LS = DI Gibellina 6262 | Cannolicchio » [potab.| 2,4 — | arg. (1) _ cist. Matelaco sì |non p.| 1,5 _ =i 52 Partanna 14059 _ —| - — = cisterne | cist. 53 Salaparuto 3168 | Cuba no |pot. (?) ) 1468 | ghisa —_ _ > 13-70 Gianfala » > 855 » (1) I due acquedotti non arrivano all'abitato ma terminano con due fontanelle a 1500 m. dal comune. ‘ione Anno di costr 1900 1899 1891 15872 antico 1897 1892 1872 1850 | 1898 1866 1882 iOILe Zona di prote (Ve Ss. no si no no si no no si si Se ju fatta SULLE CONDIZ:CNI SANITARIE DEI COMUNI DELLA SICILIA ECC. analisi SS S S S KS = S DS (Sì Q si sI si si SÌ no ‘si si $i si si st no no » >» si no » >» no no no no ps SES RS | Sw Si ISSN a SÌ pot. | 200 — » 14 > 56 | 1752 pot. 10 | 3173 » 100 | 6000 » 100 | 4452 —_ 5000 5 - 900 non p. 2000 5) a Z 300 |ghisa| -- — 20 | 2000 8000 | ghisa| — Materiale di costruzione S IS ES IS Fognatura S N S a S S R = CS S = = D = È arg. | ghisa |din. che finisce in uneorso d’ae. irrigua che attr. l’abitato pozzi neri assor. » ghisa | din. in poche vie fuori dell’abit. pozzi neri ass. arg. | arg. a murat.\murat.| bottini mobili e e cem. pozzi neri ass. ghisa | ghisa | pozzi neri ass. ghisa Imurat.| dinam. in com. pozzi neri ass. murati >» dinam. in com. pozzi neri asso. murat.| arg. ghisa ghisa pozzi neri ass. pozzi neri ass. arg |ghisa —_ 203 altri modi di smaltimento delle èmatrie fecali sulle strade pubbj| paese in pendio = paese in pendio in vallata = » = » in pendio nelle camp. limit. | paese iv pendio latrine pubbliche = nell’abitato _ paese in pendio sulle strade pubbl » SULLE CONDIZIONI SANITARIE DEI COMUNI DELLA SICILIA ECC. 205 Ed ora passo ad intrattenermi più specialmente del circondario di Termini-Imerese. T comuni di questo circondario sono 16 con una frazione (S. Nicola) alla dipendenza di Trabia. Salvo Trabia e Termini in tutti gli altri comuni si accede per vie carrozzabili le cui distanze chilometriche sono: Stazione Altavilla ad Altavilla comune Km. 1 Termini a Caccamo DINA Termini a Cerda » 18 (Stazione di Cerda a Cerda comune) DICI Termini a Sclafani IBRIDO, » a Caltavuturo » 40 Stazione di Sciara a Sciara comune » D » Causo a Montemaggiore DIST » » ad Aliminusa » T » Roccapalumba a Roccapalumba comune not » » ad Alia comune » 9 » Lercara a Lercara comune (> 5 » Castronuovo a Castrounovo comune » 5 » Villafrate a Vicari Yo 18 » Valledolmo a Valledolmo comune » 10 Ed è da notare che a Sclafani più comodamente vi si accede da Calta- vuturo (Km. 4) per via mulattiera! Aliminusa e Montemaggiore sì trovano ancora in posizione più curiosa: entrambi i comuni dispongono di una stazione ciascuno Aliminusa della Sta- zione di Causo, Montemggiore di quella che porta il nome del comune stesso. In estate la stazione di Causo funziona solo per Montemaggiore e per Aliminusa, in inverno la via mulattiera è impraticabile ed a questi due Comuni deve accedersi da Cerda percorrendo Km. 26 fino ad Aliminusa, 29 fino a Montemaggiore. i Sia in inverno poi che in estate al Comune di Montemaggiore non vi si accede dalla stazione omonima malgrado essa fosse fornita perfino di una fermata di diretto! Questo insieme di fatti mostra chiaramente in qual modo e con quanta sollecitudine arriva la civiltà in quei piccoli Comuni. Riguardo alle acque le analisi da me eseguite diederoi seguenti risultati: 206 E. CARAPELLE E © E - 5 ° = = so ls N z È ST E SE e ep Lo c = DI S 2© ra 3a ° E - "i E SIRS ed GRIS aaa a a E = Ss ie Denominazione Do) So So 2 = 5 È 1 BA Coruna s | É a Sloan el ci 3 corsi d’acqua = 3 Bis) S) a = 5 & | E È Sh SSR ee È ZUNE È Z = | E e [Né SE ES] s sà E far 3 RS Sta RZ DD 2: Z N Se D a 1 | Alia 6030 i) Sarmata d.3000 a Ammucciata 600 mn. \ si ghisa | ghisa | fontanel. neo — Macaluso Vitello ) 15 Pantano alto » basso no » 105RMe= Colaianni Sanguisughe Gangilli no |\ 13 5 Pernice » Bai 122 \ cond. dra Capuana » 129 | — 2 | Aliminusu 1389 1 Sicli si 2000 » » » 10 | 20 3 | Altavilla 5562 2 Novara sì | 5000 | cem. | ghisa » 15 | 1050 Granatelli 4 | Caccamo 11274 | 3 |Acqua nuova si | 1009 |ghisa| arg. 8| 36 Piani si 4000 » » E) 9,5 180 Cammarata si 5000 » » » 9 60 5 | Caltavuturo 5758 2 Porcazzi no —_ » » » 8 180 Menta no - » » » S| 300 6 | Casironuovo | 5164 3 | Cannella no |nellal — | arg. » 16 24 Rabbato no » = » » 16 9,5 Kassar. si | 2000 | ghisa | ghisa » 12 36 n, delle colonie per c° c° SULLE C.NDIZIONI SANITARIE DEI COMUNI DELLA SICILIA ECC. 207 L Hi DSi ES 1 > 2° Di En En n 3 = Da) SI È 2 DI tai oi [= (=) = 3 8 RS 0 SN E SR ri i SITR S bn: se, 2 O) ° ( Si SD z & = |Gindizio desunto S 9 E ® Sì 2 = = ‘a 5 S D E ©. [anche dall’ esame 3 = i Coi ES a (©) = E tai (e) ® (a) 3) eno z © i [si x 2 2 ° 3 S » mi # O localistico ° DA pri la) =; a = ; E ni = al 3 = IS N N D Fai È ì f w E 2 = © Ò È ; L z £ la di /) < 5 (Si =) © i A [) A e 010,053 (0,0034' as ‘tracce [0,0081 26 13 13 | 0,428 | potabile 11 4 0 0 0 |0,0497|0,0028 | as. |tracce [0,0115 28 14 14 |(,526 | potabile 5 10 10 0 0 | 0,037 |0,0046| as as. |tracce 24 13 11 |0, 318 | potabile 20 40 0 2 0 | 0,056 |0,0042 [tracce |tracce |0,0027 29 18 11 0,5 [pot. RETE : VI 1 0. teggere bene la \polla. 10 20: 5 + 0 | 0,088 (0,0039 {tracce |tracce |0,0015 30 20 10 0,5 3 1 0 0 0 |0,067 [0.0038|] as | as |0,0054| 32| 15| 17|0,524| potabile 12 D) 0 0 0 |0,031 [0.0026| as | as |0,0076| 21| 18 3.| 0,44 | potabile 1 5 0 0 0 |0,028 |0,0010| as. [tracce |0,0070 | 15,5 5 | 10.5 | 0,297 | potabile 3 6 0 10 0 » » » as. |0,0054 20 13 7 |0,280 |torb. (0,3°/ di Si) potabile 500 70 0 20 0 » |0,0011| » abb. |0,0124 17 8 9 | 0,304 | » 0,048°/,, di Si) non potabile 18 0 4 0 0 | 0,011 |0,0012| as as. |tracce| 949 | — — |0.200 | potabile 0 0 2 0 0 {0,014 | 0,002 | as as |0,0015 13 5,8 7,1 |0,230 | potabile 140 40 0 18 |b. coli|0,0852 | 0,0025| abb. | abb. (0,0011 28 23 0 |0,776 | non potabile 10 | 110 0 10 0 | 0,042 |{0,0018|tracce | abb. |0,0021 23 17 6 {0,371 | non potabile 50 | 10 3 1 0 |0,042 [0,002 | as |tracce|0,0025| 24 | 10| 14 |0,389 |potabile - . d'ordine N 9 10 41 Comune Cerda 4922 Lercara 15414 Montemag- giore 6438 Roccapalum- ba 3479 (Regalgiofo- li frazione) Sciara > |P2289) n. dei corsi d’acqua Denominazione dei corsi d’acqua Agliastro Lamantia 1% » ge Chiappone S. Francesco Guerino De Pupo Corcaciotto Cannoliechio Santa Fara montagna Urso Baronessa Cicuta Orto Naso Fiorera E. CARAPPELLE . di costruz. Zona di protezione Luughezza dell’acq. no = x no = > no = 2 no = . no | 8000 | gh. e arg. » 7000 » » 9000 > (da con- » |1300) | drsò) no » | 2000 | ghisa » si da 4| ghisa |a » 2km. Di \ » » » » » » no 100 | arg. no 200 | ghisa » 300 2 Mater. di costruz. dentro l’abitato Sistema di erogaz. Quantità d’acqua per abitante Temperat. » fontanel. 10] — ghisa | fontanel. 7 |) 10,5 Arg. » = = ghisa | fontanel. 17 45,1 » > 16,5 Portata a n. 16 30 40 delle colonie per e? e n. sl 44 53 Fondenti Cromogeni DO Muffe 10 12 10 SULLE CONDIZIONI SANITARIE DEI COMUNI DELLA 00 0 Sost. Organ. 0,005 0,033./0,0002 0,22 tp] 0,0455 [0,0051 0,0033 0,035 {0,0022 0,049 [0,0041 0,0134 [0,0008 5% 0 0 | 0,042 0 0 0 0| > 0 Qi S SANO 0 0 0 Dil c 0 0 0 0 0 0 0,027 | 0,001 0 o | 0,014|0,0042 (0) (0) » 0 0 » 0,0099 0,0053 Ammoniaca 9/5 as as as as as » De 00 SD So = | = Zi Zi » » » » » D »d » » tracce » 0,0054 tracce |0,0072 tracce [0,0550 as. |0,0032 tracce as tracce | 0,011 tracce | 0,005 » 0,009 » 0,009 f. 18 10 SICILIA ECC. in g. f. peru, Dur, NI 10 | | pera temp. g. f VI SI 19 19 secco a 100 O, Res. 209 Giudizio desunto anche dall’esame localistico potabile non potabile potabile potabile 0,242 | potabile ; s 3 È ES Sp = E i E Sig 3 [RE eee So = iS =. [Denominazione Ss) do 52 E 5 a l© Comune E (2 dei Di E == Le, 5 G a 3 la 9 corsi d’acqua | = 5a = = Di & © TT Bri Cè DE IE O CEE A Ste e A e A E 12 | Sclafani 1024 4 | Fico ito) 12,3 Marcata » » Î ) 5000] ghisa | ghisa » 5 3,5 Straventa 4) » 12,5 > d) » 5 | Rose bevaio — —_ 15 | Vermini 18650 5 | Scamaccio no | 1000 | ghisa | ghisa | fontanel.|; 20 | 62,5 e arg.|e_ privati | 94.7 Favara no » » » » \ 21 382 Brucato no |(da con- 19,5 | 6300 darsi) 14 | Trabia 5601 2 | Scillato 10 Favara si 2-3 leun.inl — | fontanel.labbana| 19 6840(?) cem. 15 | Valledolmo 3799 2 | Sampieri si 3900 | ghisa | ghisa » - — 18 Rovitella si 2500 5 » » i = ea 16 | Vicari 4069 3 | Incassisi no 500 |ghisa » » | Ei (1) Fruscio nell’a-| — » » > \ S sorge bitato E nell’ ab. Acqua nuova | no 50 » > » pe: 2) Fico \'® 13 50 Fontana dell’oro S 16 80 SD Pioppo È 16 70» 210 E. CARAPELLE (1) tanta scarsa è la quantità che se ne è trascurata l’analisi, essa però è ritenuta (2) sorge in terreno adibito ed nso concimaio! delle colonie per c° c° mn. e SULLE CONDIZIONI SANITARIE DEI COMUNI DELLA SICILIA ECC. QLL CSI Si] ° 3 TE Sal sai © di ; a S = 3 En En si S z 3 Ea È 5 a È È È - ia S = =. |Giundizio desunto È 2 E © RI 2 zi = s 5 = E O) S. |anche dall’esame & = = = È Ie) ©) © E E s © z Sì localistico E = <; Qu a i = i x Ca N D tan ©, 3 a + a] (21 A di ; Ò dl a < 5 E 2 È Pei e a DA di SE ES E SI — — (0) 0 | 0,03 [0,0012| as as. [tracce 54 = — |0,423 | potabile _ _ 0 0 | 0,022 [0,0007 | as as. |tracce SA — |0,498 » 3 (0) 0 0 |0,0162|0,005 as as. |0,0009 22 17 5 | 0,313 » 0 0 0 0 |0,0213 (0,0033 | » ». |0,0012 21 13 9 | 0,285 » 12 1 0 0 | 0,010 |0,0023 |» > |0,0021 22 12 10 | 0,336 » 5 2 0 0 |0,0213 |0,0022 |» >» |0,0010 24 12 12 | 0,364 > 15 0 2 0 [0,039 |0,0053 |tracce | abb. |0,0135 15 11 4 |0,318 | non potabile 11 0 0 0 {0,085 (0,0051|» » |0,0059 37 17 20 | 0,730 » 10 1 0 0 | 00,89 |0,0047 | as as. |0,6048 lò 11 4 |0,315 | potabile (0) 0 (0) 0 | 0,09 [0,0007| as as |0,00: o — — |0,450 | potabile 0 0 0 0! 0,06 | 0,002 » >» [tracce 52 — = 1 1 0 0 |0,071 |6,0026 |. as as |0,0027] 38 16 22 | 0,632 » 10 0 0 0 | 0,049 |0,0025 (tracce [tracce |0,0086 33 19 14 | 0,494 | sosp. inquin.. 0,540 “ i E. CARAPELLE Dallo specchietto precedente risulta che di 16 comuni: 12 hanno acque potabili SR a » mescolate a non potabile. 1 ha acqua addirittura non potabile. Di questi comuni poi solo 5 hanno acque abbondanti, altri due le hanno appena sufficienti, metà, ben 11 comuni soffrono nna grave penuria. Si utilizzano in tut‘o 50 corsi di acqua e sono in progetto altri 8, questa cifra così elevata è l'indice della penuria di acqua, infatti, toltane Aliminusa, tutti gli altri comuni si alimentano con più di una sorgiva. Si utilizzano allo scopo le venuzze le più superficiali per cui sebbene alle analisi queste acque spesso hanno i caratteri della potabilità pure, in inverno, con le prime piogge si intorbidano e si inquinano. Le condutture sono quasi sempre superficiali, e se in argilla spesso sono route. I serbatoi, quando vi sono, non rispondono mai completamente allo scopo per cui vengono impiegati; difficile trovare nn serbatoio perfettamente stagno, ben protetto da contro aperture, ben accecato ecc., il serbatoio di Caccamo per esempio è quanto di più strano si possa immaginare: le acque siccome in massima piena trasportano delle torbide vorrebbonsi filtrare e si fanno quindi attraversare dall’alto in basso per uno strato di circa 50-60 cent. di ghiaia marina, senza alcuna stratificaziono, l’acqua che fuoriesce da tale presunto filtro, si versa in 2 pozzetti rettangolari i quali sono sottomessi al pavimento della camera ove trovasi collocati, e perciò coperti da botole in marmo, male connesse agli orli, attraverso i quali si infiltra il fango delle scarpe ed ogni altra lordura del pavimento. Da questo punto che potrebbesi chiamare un pozzetto di riunione, l’acqua viene convogliata in tre grandi vasche o serbatoi che trovansi nell’abitato. Le pareti esterne di queste vasche, hanno delle infiltrazioni da per tutto, intorno ad esse si accumula ogni specie di immondizie; sono munite di vani con grata di ferro attraverso cui entra ogni specie di polvere dalla più fine alla più grossolana; e per entrare nelle vasche e sorvegliare la distribuzione delle acque, il personale, a mezzo di scala a piuoli, vi accede dalle finestre il cui parapetto si trova a livello del. pelo dell’acqua. A Lercara si verifica un'altro fatto ancora più anormale: lontano circa 15-14 km. dall’abitato esiste uno stagno così detto gorgo di Carcaci. Esso vera- meute è originato da una grande quantità di acqua che si raccoglie in una grande falla in terreno argilloso. Il municipio invece di captare razionalmente, con buone opere indranliche, queste acque e magari utilizzarle in nn modo qual- SULLE CONDIZIONI SANITARIE DEL COMUNI DELLA SICILIA ECO 215 siasi volle invece riempire il baratro con pietrisco allo scopo di costituire una specie di filtro che avrebbe dovuto funzionare per filtrazione ascendente. Vi si scaricarono per circa ll mila lire di pietrisco calcareo e si portò il livello diesso a circa ‘/,, metro dal pelo d’acqua se non chela vassa colmata artificiale che misura circa 40 metri di diametro, fatta senza alcanà opera capace di garentirla a poco a poco ha sfiancato le pareti argillose della falla la quale perciò si è allargata ed il pietrisco ora trovasi a tre metri dal pelo dell’ acqua. In questo stagno vi è ogni vegetazione, esso serve a dissetare gli animali i quali vi immettono anche i loro escrementi e nei mesi di agosto, settembre, ottobre, cioè nei periodi di magra una pompa apposita attinge acqua da questo gorgo per mandarla all’abitato! Ed in estate poi il tifo e le malattie del tubo gastro enterico fanuo strage. L'elevata temperatura delle acque di Termini forse potrà mettersi in relazione con soffioni di vapori e di gas provenienti da grande profondità e siti sotto il suolo di Termini come è stato ritenuto dagli Ing. Baldacci e Perrone. Dei 16 Comuni del circondario di Termini, se ne togli Termivi, nessuno: è provvisto di fognatura, la strada pubblica è l’immondezzaio comune e le ci1- costanti campagne, e spesse volte anche le vie publiche, le latrine. A Termini stesso la fognatura non è completa, nè garentisce assolutamente il sottosuolo. Dopo tutto ciò entriamo ora nella questione economica. Gli inconvenienti rilevati, bisogna ora trovare i mezzi per rimuoverli e proporre il modo mi- gliore come riparare; l’igiene cesserebbe di essere scienza eminentamente pra- tica se non volesse interessarsi anche dei problemi economici. Da tutti questi comuni si solleva un coro di la:nenti: il coveruo ci abban- dona, non abbiamo mezzi, i bilanci sono esansti! Che il Governo abbia l'obbligo di provvedere ai bisogni più urgenti non vi ha dubbio, ma anche un po’ di buona volontà da parte delle amministrazioni ci vorrebbe. Lo stato ha fatto e molto, bisogna pur riconoscerlo, ha avocato a sè ser- . vizi di profilassi che gli son costati somme ingenti, lia concesso sussidi, ha favo- rito mutui ad un tasso minimo di interesse, ha messo a disposizione uffici tecnici per esami di progetti ed esecuzione di lavori di ingegneria sanitaria ecc, insomma, il governo centrale non si è mostrato inferiore al suo compito nello sforzo supremo del rigeneramento igienico dei centri abitati qualunque essi siano grandi o piccoli. Ma bisogna pur dirlo pochi municipi hanno saputo trarne profitto. 214 E. CARAPELLE Una delle cose costantemente lamentate è che buona parte del bilancio viene assorbita dalle spese per la istruzione pubblica. Forse fino ad un certo punto è vero, da noi di ogni contadino se ne vuol fare nn letterato, falsando così la norma del Baccelli: is&ruzre il popolo quanto basta, educarlo più che si può, Ma ad ogni modo le spese per la istruzione non esorbitano mai e non supe- rano pur tuttavia quelle stanziate per la publica igiene. Dunque se da esse se ne ricava qualche frutto, a maggior ragione da quelle per l'igiene se ne dovrebbe avere qualche vantaggio! Io ho voluto raccogliere i bilanci dei sedici comuni del circondario di Termini, e li alligo al lavoro, ma tanto per essere più preeiso riferisco qui alcuni dati. SANITARIE DEI COMUNI DELLA SICILlA ECC. SULLE CONDIZIONI aqui s gados Q3‘9IFESF 2II°p ev.Igap Is euros eqsonb as e4yo ‘orieuipiorags e1109e91[qqo eseds Toxdus nou 19peJur ‘osods e|]ap oggusa 09u00 I ‘08°'6208f TT eueISIj aed ourisot a[[ou agenTos 18g50F ‘TT aqeusadmi onodtAA euI09 Qd9AU 0ymjod oy nou 2Yo1ed 0194 ]e epuodsraroo nou opero 27uemea1gage eagio eqson® (1) 111609 Ge'GLEe 002 009 | QOTE 99‘60G97 9808831 0GI8LEFG 6097 do 999 RIA 00/0228 L81666 00T 008 | 009 L8°LG0L SISEETTI TGTERIS 66Le "OWTO,P SIA 09°9989 00‘8922 = OST | 096 09'FEOLT CO"E8SET TL'I8069 “109G 9 (CEN OIFECF | SITSGIE 006 09608 S8'EGFOSF | T9‘TLE6G 8608868 | — 0CG8T tt | TUTTO], “NT 00‘6E%E G0'9908 089€ GO'GLO6 GL'6297 Fe6L697 7401! "®© *Iegeps 00°#68 OT'CECE “= Te E OT'6LOL 09‘8928 9GTIELF {Hoda I IUIOS 00‘9668 TELO Gai OTTT EG T9Ie CIFLE9 T9'CCTE PLEE * vqum]edeo00 00/6366 TI‘FL89 = fe Gl'88691 08‘69018 66°11#98 8659 * 010199 eur9puo N B9‘GL6CI GL'91e9 Get ‘oe | osta 91TELCE C9'1E606 GLFO80GT | FIFEI tt 7 IMOIOT] 9L'UEE8 CF'ESTE = 00€ 00.7 TE'EGLII 66‘GE0GI 6268887 Fedi GRA DIO) 00°86E9 L9*9CTOT 006 (Si 0018 L9FOTOG 0EFOTTI EE'9LLS9 F9IG * * OAOUUOISEO GSTIEOT TO'EE8e 008 CEE 90'GEL0G 86/046 T#19108 (676 "7 QIMZuARI[eO 00CIFOL | IE:OES2I - oe (una Ga ‘+ omeoovo 00°L+0g 89°829 = a — osze 89'69031 SI'GIEL CE'9I6E68 G9ICE "%* VIIMAUINV LG C0LS EGICCI 09 0CF 0868 OCTOLO] FL'96CE T9'E1628 GREE 0° UEnUImI]y 701608 IL'26%% sa 006 0007 GL'8T28 L66408 G8'L680G 0809 Ce ARUITY 1 Î 11jsodmmo QuOIDI] 10d | Oppioae) 9 | OLIBUTIO]OA | 0901IIVAA[ CRESCA QUOISI,] @U01Z11) SI] | ITerouas UIIeJ IN LIDO) Jod od Ip QUUMIO() 0uISOY asodg osedg oequg | exoze|odod Ipuodig 216 E. CARAPELLE Da questo quadro risulta che le spese per l’istruzione costano in media ed in cifra tonda dalle 2 alle 3 lire per abitante all’anno, e che quelle per l'igiene costane di più e solo in casi rari la cifra stanziata per l'istruzione supera quella per l'igiene. Due altri fatti risultano ed è che certe volte vi è una forte discrepanza tra le entrate generali rappresentanti una discreta cifra e le spese per l'igiene abbastanza limivare. Dunque la cifra può essere assorbita in altri obblighi e di che indole. e di quale publica utilità, sarebbe bene indagare. Ma nella maggioranza dei casi: la cifra posta in bilancio per l'igiene è rilevante in relazione col comune cni essa si riferisce e detrattene le spese per medici condotti, levatrici veterinai ed ufficiali sanitari resta ancora un margine per ben fare, ed ognuno di questi comnni dovrebbe essere davvero nn diamante incastrato nell’aurea terra sicula. Questi bilanci hanno tutta l'apparenza della rettitudine, ma in fondo rac- chiudono, poi le scappatoie per storni di fondi ed opere... di private utilità. Le giunte amministrative dovrebbero meglio approfondirli mossi solo dal desiderio di far cosa utile al paese, e non favoritismi politici, e qui mi piace. riferire per ivtiero una lettera dell’ufficiale sanitario di Cerda, Dottor Gabriele Lo Presti, inviatami insieme allo schema del bilancio del Comune. Il Lo Presti, con quell’acume che lo distingue tra i colleghi della Sicilia. infetti così si esprime: «< Le restitnisco lo specchietto inviatomi, e corredato dai dati forniti da « questo Segretario Comunale. Aggiungo per conto mio qualche schiarimento:. «1° La somma stanziata nel bilancio 1911 per servizio samtario alla quasi « generalità degli abitanti, pulizia mortuaria, nettezza urbana, concimaie e « disinfettanti ascende a L 7026, non avendo alcuna attinenza alla salute pubblica 11260 | 08 Totale delle entrate ordinarie L. 39957 | 90 39957 |90 Entrate straordinarie » 1152 | » Totale delle entrate effettive L. 41109 | 90|- Movimento di capitali: alienazioni di beni e di diritti patrimoniali — affrancazioni L, riscossioni di crediti -- eredità — donazioni , mutui passivi . Totale movimento di capitali L. Contabilità speciali (partite di giro — stabilimenti speciali) L. 12080 |15 Totale delle entrate di competenze L. | 5309005 |05 » | 270780 |80)|. Avanzo d’ amministrazione TOTALE GENERALE delle entrate L. 00897 |85 || SULLE CONDIZIONI SANIPAR!E DEI COMUNI DELLA SICILIA ECO. 225 DISAVANZO D' AMMINISTRAZIONE SPESE DI COMPETENZA DELL’ESERCIZIO AL QUALE SI RIFERISCE IL BILANCIO Obbligatorie Facoltative ordinarie straord. | ordinarie | straord. Totale Spese effettive : oneri patrimoniali . 0 L. 1054 | 15 1054 | 15 spese generali . _ 2 » 5862 | 84| 2285 |89| 570 |> 8718 | 73 per la polizia locale ed igiene >| 9403 | 71 850 | >» 9753 (ZI per la sicurezza pub. e giustizia » | 1794 |» 50 | » 1844 | » per le opere pubbliche . » 3549 | 97 3549 | 77 per la istruzione pubblica . > 15813 |82 70] » 15883 | S2 per i culti . o 5 ; » 959 |50 959 | 00| per la beneficenza pubblica > 1341 |83 487 | 40 1829 | 23 Totale spese effettive L. 39779 !82| 2335 198° 1477 140 43593 In Movimento di capitali . 6 N e 0 0 ò c 51 (ID Acquisto di beni e di diritti patrimoniali—migliorie -affrancazioni » Mutui effettivi — eredità — donazioni . 0 0 o c 5 » Estinzione di debiti . È 6 c i; c : . . . » 224 | 59 Totale movimento di capitali L. Contabilità speciali (partite di giro — stabilimenti speciali) o s o » 12080 |15 Totale delle spese di competenza . ò o o 5 > 0 © o > Disavanzo d’amministrazione . 5 c o o 0 c o 6 ò » TOTALE GENERALE delle spese L. 52897 |85 E. CARAPELLE TOTALE DELLE SPESE PER LA PULIZIA LOCALE ED IGIENE L. 9753,71 così ripartite: Contributo per il servizio forestale L. Alle guardie campestri . . > Alle guardie urbane . - 5 » Corredo alle guardie camp. ed urb. » Sgombro e nettezza delle vie e piazze D) Paga all’ accenditore pubblico . » Spese, attrezzi e materiale pub. e ill. » Spese di acquisto di petrolio . » Al medico condotto . b o » All’ostetrica comunale. 5 5 » Contributo C. P. a carico del comune » Contributo C. P. a carico del medico » AI custode del cimitero Ò , » All’ufficiale sanitario . . o » Materiale disinfezione alle levatrici » Spese attrezzi macello È o > Fitto macello ò SUR 4 » Nettezza macello . 0 5 3 » Fondo per costruzione nuovo macello Spese, cimitero e casse mortuarie C) Spese, trasporto di cadaveri al cimit. » Spese, casse mortuarie per i poveri Spese, medicine ai poveri . . » Provvista neve per l’estate 1911 » TOTALE Obbligatorie Facoltative ordinarie | straord. | ordinarie | straord. oso 127 |71 2700 | » 1500 | » 100 | » 500 | » 600 | » 300 | » | 800 | » | 800 | > | 200 | > | 132 | » 132 | » 550 | » 200 | » 20 | » 200 | » 100 | » 12 o 200 | » | 100 | » 20 | » DR 9408 | 71 200 | » 150 | + 350 | » 940371] » N50 CON iti SI SULLE CONDIZIONI SANITARIE DEI COMUNI DELLA SICILIA ECC. 22, RIASSUNTO GENERALE DELLE ENTRATE E DELLE SPESE DEL BILANCIO DEL 1911 Comune di ALIMINUSA 228 E. CARAPELLE AVANZO D’'AMMINISTRAZIONE ENTRATE DI COMPETENZA DELL’ESERCIZIO AL QUALE IL BILANCIO Entrate ordinarie: rendite patrimoniali . 9 : È o È 3 RIU proventi diversi 9 A 3 ò , 5 5 SUO dazio consumo e tasse non afferenti a servizi pubblici.» tasse e diritti afferenti a servizi pubblici — diritti — com- participazioni — concessioni ecc. . o o ò » sovraimposta comunale sui terreni e fabbricati . 0 » Totale delle entrate ordinarie L. Entrate straordinarie: . Ù A ò È 5 5 5 » Totale delle entrate effettive L. Movimento di capitali: alienazioni di beni e di diritti patrimoniali — affrancazioni L riscossioni di crediti — eredità — donazioni. dico » mutui passivi . o o : o 5 o 5 o » Totale movimento di capitali DL. Contabilità speciali (partite di giro — stabilimenti speciali) . Totale delle entrate di competenze L. Avanzo d’amministrazione TOTALE GENERALE delle entrate L. 27913 | 61 4844 6963 12346 1432 80 47 43 50 50 13779 |10 12415 |87 L. 1718 | 54 ST RIFERISCE SULLE C}NDIZIONI SANITARIE DEL COMUNIDELLA DISAVANZO D’'AMMINISTRAZIONE SIC.LIA ECC. SPESE DI COMPETENZA DELI’ESERCIZIO AL QUALE SI RIFERISCE Spese effettive: oneri patrimoniali . 0 L. spese generali . . . » per la polizia locale ed igiene » per la sicnrezza pub. e giustizia » per le opere pubbliche : » per la istruzione pubblica . » per i culti . c o o » per la beneficenza pubblica » Tota'e spese effettive L. Movimento di capitali Acquisto di beni e di diritti patrìmoniali—migliorie—affrancazioni Mutui effettivi — credità — donazioni Estinzione di debiti . Contabilità speciali (partite di giro — stabilimenti speciali) Totale delle spese di competenza . Disavanzo d’amministrazione . TL, BILANCIO Obbligatorie Facoltarive ordinarie Totale 65 879 |61 52 3137 52| 03 10701 50 : 60 |» 90 942 |50 Da 9296 |54 SÙ 749 |50 08 405 |08 78 Totale movimento di TOTALE GENERAE delle spese 279153 | 61 TOTALE DELLE SPESE PER LA PULIZIA LOCALE ED IGIENE L. 10701,50 Spese per servizio postale Guardie campestri n. 3 Sgombro e nettezza Hluminazione pubblica Medico condotto . Levatrice à È 5 Monte Pensione medico condotto Per l'armadio fermaceutico ‘Custode cimitero . Pi Manutenzione cimitero Ufficiale sanitario Veterinario Spesa supplenza medico condotto Perla conduttura dell’acqua potabile » :E. CARAPELLE così ripartite : i Obbligatorie | Facoltative ordinarie | straord. | ordinarie | straord. 49 |23 1477 | > 20 | » 238 |30 1950 | » 450 | » 264 | » 150 | > 76 | » 30 | » 100 | » 60 | » 162 | 50 5674 | 47 TOTALE Ly| 5027 |03 5674 | 47 Totale 10701 |50| SULLE CONDIZIONI SANITARIE DEI COMUNI DELLA SICILIA ECC. 231 RIASSUNTO GENERALE DELLE ENTRATE E DELLE SPESE DEL BILANCIO DEL 1911 Comune di ALTAVILLA 232 E. CARAPELLE AVANZO D'AMMINISTAZIONE 1095.75 ENTRATE DI COMPETENZA DELL'ESERCIZIO AL QUALE SI RIFERISCE IL BILANCIO Entrate ordinarie rendite patrimoniali x . : $ ? . ST 1667 | 01 proventi diversi . c o 6 ò ò . : » 2504 | 04 dazio consumo e tasse non afferenti a servizi pubblici » 9016 | 44 tasse e diritti afferenti a servizi pubblici — diritti — com- partecipazione — concessioni ecc. . . o oi A 1160 | » sovraimposta comunale sui terreni e fabbricati . 0 5 16062 | 62 Totale delle entrate ordinarie L. 30410 | 11 Entrate straordinarie o ° 0 - 0 : . SUD Totale delle entrate effettive L. Movimento di capitali: ; | alienazioni di beni e di diritti patrimoniali — affrancazioni L. riscossioni di erediti — eredità — donazioni i 0 5] mutui passivi . È ” : 0 . . ò RZ IU] Totale movimento di capitali L. Contabilità speciali (partite di giro — stabilimenti speciali) . ò o Db Totale delle entrate di competenze L. Avanzo d’amministrazione . 3 L 5 È È i 7 î È » TOTALE GENERALE delle entrate L. 30410 3936 34346 39396 il 91 89|. SULLE CONDIZIONI SANITARIE DEI COMUNI DELLA SICILIA ECC. 235 DISAVANZO D'AMMINISTRAZIONE SPESE DI COMPETENZA DELL’ESERCIZIO AL QUALE SI RIFERISCE IL BILANCIO Obbligatorie |__ Facoltative ordinarie | straord. |ordinarie | straord. Leve Spese effettive: oneri patrimoniali . c L. 1727 |71 1727 | 71 spese generali . È È » 5946 |55| 2375 | 71) 10 » | 200 | » 8530 | 26 per la polizia locale ed igiene » 11819 (68, 200) >:| 50 |. 12069 (68 per la sicurezza pub. e giustizia » 10 |» » 10 | » per le opere pubbliche. > 1913 |08| » I 1913 108 per la ilkilzione pubblica. » 7212 |55| 200 | > 7312 | 55 per i culti . : è c » 483 | » » 483 | » per la bereficenza pubblica >» 1128 |80| » 50. |> 1178 |80 ‘Totale spese effettive L. 30141 137! 2773 |71! 110 | » | 200 |>» 33225 ‘08 Movimento di capitali . 6 . 6 . c . . o IUb Acquisto di beni e di diritti patrimoniali— migliorie — affrancazioni » Mutui effettivi — eredità — donazioni . 0 5 0 5 È » Estinzione di debiti . o 0 ò c 6 0 : o È » | 2217 (38 Totale movimeuto di capitali L. 2217 |58 Contabilità speciali (partite di giro — stabilimenti speciali). . 0 na 3903 | 89 Totale delle spese di competenza . o o . ° o . . o, Disavan o d’amministrazione . 0 . - o È o 0 . o, TOTALE GENERALE delle spese L. 39396 | 5 (Di 234 E. CARAPELLE TOTALE DELLE SPESE PER LA PULIZIA LOCALE ED IGIENE L. 12069.68° così ripartite: Obbligatorie Spese Guardie urbane e campestri L.| Contributo pel servizio forestale. . »| DI Spese manutenzione e servizio illum. Appalto della illuminazione . "ano | Servizio sanitario pei poveri. 0) » Contributo C. P. medici condotti . Salario becchini. . 5 . nio, Trasporto cadaveri . È . ne Manutenzione cimitero . : pu Casso da morto ai poveri. . 9.10 Stipendio all’Ufficiale sanitario . » Progetto d’arte sistem. di un orologio » Sussidio spaccio neve e ghiaccio . TOTALE Facoltative ordinarie straord. ] ordinarie straord. Totale 12069 94 SV SISI ue ELI) di AE SULLE CONDIZIONI SANITARIE DEI COMUNI DELLA SICILIA ECC. 235 RIASSUNTO GENERALE DELLE ENTRATE E DELLE SPESE DEL BILANCIO 1911 Comune di CACCAMO 236 E. CARAPELLE AVANZO,D'AMMINISTRAZIONE L. 4837,08 ENTRATE DI COMPETENZA DELI’ESERCIZIO AL QUALE SI RIFERISCE IL BILANCIO Entrate ordinarie: rendite patrimoniali . S , 7 6 o 3 JDb 40670 | 13 proventi diversi - o a . o c È . > | 11295 | 96 dazio consumo e tasse non afferenti a servizi pubblici » 22064 | 72 tasse e diritti afferenti a servizi pubblici — diritti com- partecipazioni — concessioni ecc, . c } 6 » 280 | » sovraimposta comunale sui terreni e fabbricati . o > 50597 |69 Totale delle entrate ordinarie L. 12908 | 50 Entrate straordinarie . 6 c 5 aa va zie ae, ” 1264 |36 Totale delle entrate effettive L. 126172 | 86 Movimento di capitali: alienazioni di beni e di diritti patrimoniali—affrancazioni L. 100 | » riscossioni di crediti — eredità — donazioni . . » mutui passivi . 5 3 - : o d . o » 9128 134 9228 | 34 Totale movimeuto di capitali L. Contabilità speciali (partite di giro — stabili nti speciali) . : oi Jbb 19427 | 48 Totale delle entrate di competenze L. | 154828 |68 Avanzo d’'amministrazione . P ; ; i ) : 3 4 A » 4837 |08 TOTALE GENERALE delle entrate L. 159665 | 76 N SULLE CONDIZIONI SANITARIE DEI COMUNI DELLA SICILIA ECC. 23 DISAVANZO D’AMMINISTRAZIONE SPESE DI COMPETENZA DELL'ESERCIZIO AL QUALE SI RIFERISCE IL BILANCIO Ubbligatorie Hacoltative | | ordinarie st.aord. | ordinarie | straord. Totale | Spese effettive: ai ti | DE | oneri patrimoniali‘. L.| 19503 /70| 2|> | 19528. | 70) spese generali . . ‘. »| 14747 |21|7386|62) 4249 |50| 200|.| 26683 33) per la polizia locale ed igiene » | 34287 [251608 || 70: | 35965 (21 per la sicurezza pub. e giustizia » 1360 | » 50. |» 1410 | > per le opere pubbliche c > 7212 | 84 7212 | 84 i per la istruzione pubblica . » 21681 |80 100 | » | 21781 | 80] per i culti . - G È > 5938 |47 1000 | > 6938 | 47 per Ja beneficenza pubblica » 3261 |64 615 | » 3876 |64| Totale spese effettive L. 123396. % Movimento di capitali . c . . d . . È o L.| Acquisto di beni e di diritti patrimoniali—migliorie—affrancazioni »| 100 | » Mutui effettivi -. eredità donazioni 6 ò ò o 9 ò » Estinzione di debiti 5 5 . o o c 6 . 6 . > (16741 199 Totale movimento di capitali L. 16841 |29} Contabilità speciali (partite di giro — stabilimenti speciali) È . o » Totale delle spese di competenza . o o a i . è . ò » 17427 (48 Disavanzo d’amministrazione 5 : c 5 c 0 o 5 LAMEALO TOTALE GENERALE delle spese L 159665 |76 | 238 E. CARAPELLE TOTALE DELLE SPESE PER LA PULIZIA LOCALE ED IGIENE L. 3596521 Contributo servizio postale Personale guardie campestri Personale guardie urbane . Stipendio ispettore pulizia Urb. Personale spazzatura Utensili spazzatura Personale illuminazione Utensili ed attrezzi illuminazione Consumo petrolio. Fiere e mercati Servizio sanitario poveri Cassa pensione medici Spesa per la vaccinazione . Custode cimitero . Manutenzione cimitero Trasporto cadaveri Casse morto poveri - Stipendio uff. Sanitario Spese ufficio sanitario di vigilanza Villetta comunale TOTALE L. così ripartite: Obbligatorie Facoltative ordinarie | straord. |ordinarie | straord. Totale 336 |21 (14826 | » | 2200 | » 468 | » 3200 | » | | 200 | > | 1840 | > 400 | » 2640 | » 650 | » 1720 | » 808 | » 23 |» 370 | > 1200 | » 726 | » 100 | » 300 | » 350 | » 70 | » 70 |» 1608 | » 1608 | » 34357 |21 34287 |21| 1608 | » 70 |> 35965 | 21 SULLE CONDIZIONI SANITARIE DEI COMUNI DELLA SICILIA ECC, 239 RIASSUNTO GENERALE DELLE ENTRATE E DELLE SPESE DEL BILANCIO DEL 1911 Comune di .CALTAVUTURO . 240 E. CARAPELLE AVANZO D’' AMMINISTRAZIONE L. 6200,25 ENTRATE DI COMPETENZA DELL’ ESERCIZIO AL IL BILANCIO Entrate ordinarie : rendite patrimoniali R 5 5 9 9 o Gr b, proventi diversi È È 7 3 A » dazio consumo e tasse non afferenti a servizi pubblici » tasse e diritti afferenti a servizi pubblici — diritti com- partecipazioni concessioni ece. o . c . » sovraimposta comunale sni terreni e fabbricati . 3 » Totale delle entrate ordinarie L. Entrate straordinarie . 5 ò È ò A o » Totale delle entrate effettive L. Movimento di capitali alienazioni di beni e di diritti patrimoniali —affrancazioni L. e riscossioni di crediti — eredità donazioni . 5 z >» mutui passivi . o ° . È . " Ò , > Totale movimento di capitali L. Contabilità speciali (partite di giro — stabilimenti speciali) Totale delle entrate di competenza » Avanzo d’ amministrazione TOTALE GENERALE delle entrate L. QUALE 8500 609 36861 61680 2910 64590 SI RIFERISCE 10 64590 |30 9370. | 86 73961 | 16 6200 | 25 80161 |41 SULLE CONDIZIONI SANITARIE DEI COMUNI DELLA SICILIA ECC. DISAVANZO D’'AMMINISTRAZIONE SPESE DI COMPETENZA DELL’ESERCIZIO AL QUALE SI RIFERISCE Spese effettive : oneri patrimoniali . o i dUb spese generali . : . » per la polizia locale ed igiene >» per la sicurezza pub. e giustizia » per le opere pubbliche È » per la istruzione pubblica . » per i culti . o 0 . » per la beneficenza pubblica » Totale spese effettive L. Movimento di capitali Acquisto di beni e di diritti patrimoniali—migliorie—affrancazioni » Mutui effettivi — eredità — donazioni Estinzione di debiti . IO BILANCIO Facoltative -Contabilità speciali (partite di giro — stabilimenti speciali) Totale delle spese di competenza . Disavanzo d’amministrazione . Obbligatorie ordinarie straord. | ordinarie | straord. Totale 7370 |25| 900 | » » 8270 |25 6337 |79| 5019 |16| 50 11406 |93 15144 |01|/2278 55. 100 17882 56 1061 | 71| 200 » 1261 |71 3282 |79| > » 3282 |79 15705 |28| 190 50 15945 | 28 841 |50| >» > 841 |50 2090 | 90| » » 2090 |90 51834 | 21! 8587 | 71° 200 60621 | 92 IL. » |10168 | 68 Totalo movimento di capitali L. 10168 |63 > 9370 |86 TOTALE GENERALE delle spese L. 80161 | 4L 242, E. CARAPELLE TOTALE DELLE SPESE PER LA PULIZIA LOCALE ED IGIENE L. 17522,86 così ripartite: — i Obbligatorie Facoltative ordinarie | straord. | ordinario | straord. Tolle Contributo forestale . o SORTI) 199751 Quardie campestri ed urbane . » | 5683 |50) | Personali nettezze publ. 3 spazzini »| 1647 Altrezzi pulizia urbana . 3 » 50 | Tlluminazione - : . È >| 1291 Illuminazione . c 5 . »| 180 Spese fiere e mercati . 5 x » 50 Servizio Sanitario ed ostretico . »| 2835 Contributo C. P. Medici . 5 >| 120 Servizio necroscopo per N. 2. » | = Spazzini ed un custode cimitero » | 1545 Casse mortuarie per i poveri. . .»| 100 Ufficiale sanitario : . o »| 150 Veterinario consorziale . . »| 800. Attrezzi macello . è a » 50 Preventivo malattie epidemiche. » 1278 |55 Riparazione conduttura acqua . » i 1000 | » Provvista di ghiaccio e neve . » 100 | TOTALE L.|15144 |01| 2278 |55| 100 17522 A SULLE CONDIZIONI SANITARIE DEI COMUNI DELLA SICILIA ECC. RIASSUNTO GENERALE DELLE ENTRATE E DELLE SPESE DEL BILANCIO DEL 1911 Comune di CASTRONOVO do 244 E. CARAPELLE AVANZO D'AMMINISTRAZIONE L. 1494,08 ENTRATE DI COMPETENZA DELL'ESERCIZIO AL QUALE SI. RIFERISCE IU BILANCIO Entrate ordinarie: rendite patrimoniali ; 6 è ò . 5 gr ID 1025 | > provventi diversi . ò , 3 6 - - Ò » 2976 |24 dazio consumo e tasse non afferenti a servizi pubblici (1) » 17690 | 14 tasse e diritti afferenti e servizi pubblici — diritti — com- partecipazioni — concessioni ecc. . È : c » 410 | >» sovraimposta comunale sui terrenì e fabbricati Ò » 33481 |42 Totale delle entrate ordinarie. L. 55982 | 80 Entrate straordinarie . È p 3 ; 3 6 » 4454 |58 4454 [58 Totale delle entrate effettive L. 60037 | 38 Movimento di capitali : alienazioni di beni e di diritti patrimoniali—affrancazioni L. riscossioni di crediti —- eredità — donazioni 5 È » mutui passivi . 0 - ° 0 0 5 0 x » Totale movimento di capitali IL. Contabilità speciali ( partite di giro — stabilimenti speciali). ” L. 7444 | S7 Ra. Totale delle entrate di competenze L. 67482 | 25 3 Avanzo d’'amministrazione . 3 h ò ; ò c È . 0 » 1494 (08 TOTALE GENERALE delle entrate L. 68976 | 33 (1) Nel bilancio 1911 in corso d’'approvazione per provvedere allo stanziamento di Li. 1500 per la ricerca delle acque potabili e Li. 1000 per spese prevenzione malattie epidemiche, si è dovuta elevare la tassa del ‘bestiame di L. 2500 SULLE CONDIZIONI SANITARIE DEI COMUNI DELLA SICILIA ECC. DISAVANZO D’ AMMINISTRAZIONE SPESE DI COMPETENZA DELL’ ESERCIZIO AL QUALE SI RIFERISCE IL BILANCIO Obbligatorie Effettivo ordinarie straord. | ordinarie | 'Straord. Totale Spese effettive : | Ù | Ì Oneri patrimoniali . Savona DI, 2512 | 99 5 9512 | 99 N He 18375) (85) (1300) 1 (3523) (50 13999 |35 per la polizia locale ed igiene »| 17268 (672836) > | 100 | - 20204 |67 per la sicurezza pub. e giustizia » 1445 | > 100 | > | 145 a | per le opere pubbliche . » 3366 | 41 | 3366 | 41 | per la istruzione pubblica . » 11804 |30) 200 | >| 100 |> A 80) 100 00 per la beneficenza pubblica > 2559 | 76| 200 | > 12104 | 30 3120 | » 2659 | 76 Totale spese effettive L. Movimento di capitali . - c 6 3 ù - 6 6 ID}.| Acquisto di beni e di diritti patrimoniali — migliorie — affrancazioni » Mutui effettivi — eredità — donazioni 0 o $ c o pi © ERO SIA OO na 02018 Totale movimento di capitali Contabilità speciali (partite di giro — stabilimenti speciali) Totale delle spese di competenza Disavanzo d’amministrazione . TOTALE GENERALE delle spese L I. 98 59512 | 48 2018 | 98 7444. | 87 68976 |33 246 E. CARAPELLE TOTALE DELLE SPESE PER LA PULIZIA LOCALE ED IGIENE L 20204,67 così ripartite: Contributo forestale Guardie campestri ‘Guardie urbane Spazzini N. 4. Spese utensili pulizia . Illuminazione pubblica Fiere e mercati Medico condotto N. 2. Levatrice condotta e supplente . Contributo ordinario ©. P. medici Vaccinazioni Servizio necroscopico 0 Manntenzione cimitero "Trasporti funebri appalto Casse da morto pei poveri . Ufficiale sanitario Veterinario Fitto terreni per concimaie Spese per misure preventive Spese per ricerca acqua potabile Premio provvista neve està TOTALE IL. Obbligatorie Facoltative ordinarie | straord. | ordinarie | straord. ei 456 | 67 4500 | » 1200 | » 1200 | » 15 |> 3180 | » 50 |» 2000 | » 450 | » 280 | » | 336 | » d |» 1212 | » 50 | » 2190 | » 100 | » 100 | » 200 | » 80 | » 17268 | 67 1000 | » 1500 | » 2836 | » 100 | » 100 | > 17268 |67| 2836 | » | 100 |» 20204 | 67 SULLE CONDIZIONI SANITARIE DEI COMUNI DELLA SICILIA ECC. RIASSUNTO GENERALE DELLE ENTRATE E DELLE SPESE DEL BILANCIO DEL 1911 Comune di CERDA 248 E. CARAPELLE AVANZO D'AMMINISTRAZIONE ENTRATE DI COMPETENZA DELL’ESERCIZIO AL QUALE IL BILANCIO Entrate ordinarie : rendite patrimoniali . . 5 o 9 " ò L. proventi diversi . c o é 7 5 0 c » dazio consumo e tasse non afferenti a servizi pubblici » tasse e diritti afferenti a servizi pubblici — diritti -- com- partecipazioni — concessioni ecc, . : 2 o » sovraimposta comunale sui terreni e fabbricati . 0 > Totale delle entrate ordinarie L. Entrate straordinarie . S 7 ò Ù 3 5 . > Totale delle entrate effettive L. Movimento di capitali: alienazioni di beni e di diritti patrimoniali—affraneazioni L. riscossioni di crediti — eredità e donazioni 6 0 » mutui passivi o . c o c : " 0 » Totale movimento di capitali L. Contabilità speciali (partite di giro — stabilimenti speciali) Totale delle entrate di competenze L. Avanzo d’amministrazione TOTALE GENERALE delle entrate L. 2057 4491 15556 154 18267 SI 80 RIFERISCE 40556 28 7501 48385 48385 38 38 76 76 i abitati SULLE CONDIZIONI SANITARIE DEI COMUNIDELLA SICILIA ECC. 249 DISAVANZO D’'AMMINISTRAZIONE SPESE DI COMPETENZA DELL’ESERCIZIO AL QUALE SI RIFERISCE IL BILANCIO | Obbligatorie Facoltative ordinarie | straord. | ordinarie | straord. Totale ‘Spese effettive: oneri patrimoniali . a L. 2357 |77 2357 |77 spese generali . c i » 6239 |75| 1400 | » 7639 |75 per la polizia locale ed igiene >| 11684 |(45. 57 (76 50)» 11792 (21 per la sicurezza pub. e giustizia n 10 | 45 10 |45 per le opere pubbliche È » 1725 | 51 1725 | 51 per la istruzione pubblica . » 11797 | 44 100 | » | 137 |55 12032 | 99 per i culti . o . 6 > 1237 | 50 1237 | 50 per la beneficenza pubblica » 1406 |39 170 | > 1576 |39 Totale spese effettive L. 36459 126! 1457 176! 320 |» ass 97 Movimento di capitali . 0 o : 0 o o . . L. Acquisto di beni e di diritti patrimoniali—migliorie affrancazioni » Mutui effettivi — eredità — donazioni . : . o 5 . ? Estinzione di debiti . : c ì : 0 : o . 5 > | 1940 (24 1940 |24 Totale movimento di capitali L. 40314 |81 ‘Contabilità speciali (partite di giro — stabilimenti speciali) : ò ò » 7801 | » Totale delle spese di competenza . ò . , ò 0 . o o » 48115 | S1 Disavanzo d’amministrazione . » 269 |95 TOTALE GENERALE delle spese L. 48385 | 76 250 E. CARAPELLE TOTALE DELLE SPESE PER LA PULIZIA LOCALE ED IGIENE L. 1174221 così ripartite: | Obbligatorie Facoltative SIE HO, Tetale ordinarie | straord. | ordinarie | straord. Contributo pel servizio forestale L.| 119 | 45 Personale delle guardie campestri >| 3339 | » Paghe al person.° nettezza viee piazze »| 200 | » Spese per l'illuminazione »| 1200 | » Servizio sanitario pei poveri »| 4800 | > Contributo ordinario della C. V. >| 264 | » 57 |76 Spese per la vaccinazione . : » 40 | > Servizio necroscopico e dei cimiteri »| 1150 | » Spese manutenzione cimiteri . >| 50|> Spese varie Ufficio sanitario di vig. »| 200 | » Spese per materiali di disinfezioni »| 100 | » Fitto Terreni uso letamai . n »| 92929]; TOTALE L11684 | 45 57 | 76 11742 |21| PA E SULLE CONDIZIONI SANITARIE DEI COMUNI DELLA SICILIA ECC. 20 Ve19) RIASSUNTO GENFRALE DELLE ENVRATE E DELLE SPESE DEL BILANCIO DEL 1911 Comune di LERCARA 252 E. CARAPELLE AVANZO D’ AMMINISTRAZIONE ENTRATE DI COMPETENZA DELL’ESERCIZIO AL QUALR SI RIFERISCE IL BILANCIO Entrate ordinarie : rendite patrimoniali 0 6 . c . : INTO 112 |76 proventi diversi A ì È " i x A 7 » 66 | 94 dazio consumo e tasse non afferenti a servizi pubblici » | tasse e diritti afferenti a servizi pubblici — diritti — com- | 79795 partecipazioni — concessioni ecc. . o ; . » ) SOA sovvaimposta comunale sui terreni e fabbricati . ò » \ d | Totale delle entrate ordinarie L. ‘ 97748 | 45 Entrate straordinarie: . o . 6 è o a o db 15935 158 A Totale delle entrate effettive L. 113684 | 03 Movimento di capitali: alienazioni di beni e di diritti patrimoniali — affrane. L. riscossioni di crediti — eredità — donazioni. 3 d » mutui passivi Totale movimento di capitali L. Contabilità speciali (partite di giro — stabilimenti speciali) o 0 o I 17210 | 69 Fosa ana i Totale delle entrate di competenze L. | 130894 |72 i Avanzo d’ Amministrazione . 5 Ò - A ò ù . . 5 » » » TOTALE GENERALE delle entrate L. 130894 | 72 SULLE CONDIZIONI SANITARIE DEI COMUNI DELLA SICILIA ECC. DISAVANZO D’'AMMINISTRAZIONE L. 234,71 SPESE DI COMPETENZA DELL’ ESERCIZIO AL QUALE SI RIFERISCE Spese effettive: oneri patrimoniali . MAMIORIU spese generali per la polizia locali ed igiene » per la sicurezza pub. e ginstizia » per le opere pubbliche . ‘ per la istruzione pubblica . » per i culti . o c 5 » per la beneficenza pubblica > Totale spese effettive L Movimento di capitali Acquisto di beni e di diritti patrimoniali—migliorie —affrancazioni » IL BILANCIO LI I 09 Mutui effettivi — eredità — donazioni Estinzione di debiti . Contabilità speciali [partite di giro — stahilimenti spec'ali Totale delle spese di competenza . Disavanzo d’ amministrazione . Obbligatorie Facoltative I | 3 ordinarie straord. | ordinarie | straord. | Totale 4617 |20| 2814 |25 | 7481 45) | Î Î 19046 |10| 6395 |91| s0|»| 267 || 25757 [01] 25033 |I6 | 288 |> | | | 25321 16] 1025 | >| 100)» | 11295 |» | I 10613 | 63 | 10613 |63, 25721 | 65 200 | » 25921 | 65 3268 | 95 3268 | 95 4955 | 99 15311 |18] 300 |» 6267 | 17 105706 | 02 L. | » | 7733 | 30 7733 |30 Totale movimento di capitali L. 113439 | 32 » 17210 | 69 » 130650 | 01 | » 944 71 TOTALE GENERALE delle spese L. 130894 | 72 | E. CARAPELLE TOTALE DELLE SPESE PER LA PULIZIA ED IGIENE L. 25321,16 così ripartite: Paga alle guardie Campestri Paga alle guardie Urbane. Corredo alle guardie suddette Contributo servizio forestale Spese per la nettezza pubblica . Spese per la illuminazione. Spese per fiere e mercati . Stip. Medico Condotto Stip. Medico supplente Stip. alla levatrice Contributo Cassa Pensione medici Paga personale del Cimitero Manutenzione cimitero Trasporto cadaveri al cimitero . Stip. all’ Ufficiale Sanitario Stip. al Veterinario Stip. all’ Inserviente del macello Utensili per il macello Contributo straord. C. P. medici TOTALE L L. Obbl:gatorie Facoltative ordinarie| straord. | ordinarie| straord. 3250. | > 2605 | » 200 | » | 261 | 52 4804 | 14 | 4000 | » 1000 | » 1500 | » 250 | » 450 | » 240 | > 1304 | » 50) | c 3652 | » 400 | » 432 | > 84 |» 100 | » 288 | ? Totale 25321 16 SULLE CJ)NDIZIONI SANITARIE DEI COMUNI DELLA SICILIA ECO. 255 RIASSUNTO GENERALE DELLE ENTRATE E DELLE SPESE DEL BILANCIO DEL 1911 Comune di MONTEMAGGIORE \iS) Di] Dì E. CARAPELLE AVANZO D'AMMINISTRAZIONE L. 8474,29 (rappres. dei residui) ENTRATE DI COMPETENZA DELL'ESERCIZIO AL QUALE SI RIFERISCE: IL BILANCIO Entrate ordinarie: { rendite patrimoniali . o o . È o d Do) __ 2237 |08 proventi diversi . 9 o È c 0 , 5 » 4104 | 63 dazio consumo e tasse nou afferenti a servizi pubblici » 3922 | 78 tasse e diritti afferenti a servizi pubblici — diritti — com- partecipazioni — concessioni ecc. . : 2 Ù » 20608 |25 sovraimposta comunale sui terreni e fabbricati . d DO 18654 |10 Totale delle entrate ordinarie L 49581 | 05 Entrate straordinarie: . 3 È dl A 4 5 3 » 12956 | 43 Totale delle entrate effettive IL. 62537 |4S Movimento di capitali: alienazioni di beni e di diritti patrimoniali —affrancazioni L. 2000 | » riscossioni di crediti — eredità — donazioni 0 ò » mutuifppassivi . ò o ò o o ò . c » Totale movimento di capitali L. 64537 |48 Contabilità speciali (partite di giro — stabilimenti speciali) . 6 c L. 13400 | 13. |! Totale delle entrate di competenze L. 77937 | 61 Avanzo d’amministrazione. . s 7 i . E i 5 3 » 8474 |29] TOTALE GENERALE delle entcate L 86411 | 90 i i | LO I N SULLE CONDIZIONI SANITAR!E DEI COMUNI DELLA SICILIA ECC. DISAVANZO D'AMMINISTRAZIONE SPESE DI COMPETENZA DELL'ESERCIZIO AL QUNLE SI RIFERISCE IL BILANCIO Obbligatorie Facoltative di ordinarie straord. ! ordinarie | straord. Totale Spese effettive: | oneri patrimoniali . o L. 4030 | 25 S 4030 (25) spese generali . . ‘». ‘»| 10826 |50!5410|35| 50|> 16286 |85| per la polizia locale ed igiene >| 12424 (25 3664| » | 200 |,» | 16233 52 per la sicurezza pub. e giustizia » 1580 | >» 50 | > 1650 | > per le opere pubbliche 6 » 2756 |71| 1000 | » 765 | 33 4522 | 01 | per la istruzione pubblica . » 19870 |30| 1000 | » 189 |» 10 | » 21069 | 30 per i culti + i è ò » 2250. | » 425 | 50 2675 | 50 per la beneficenza pubblica > 1481 |44| 384 |47| 200 |> 2015 (97 Totale spese effettive L. | 68518. 8 Movimenti di capitali . 5 : È Ù È S 5 o L. Acquisto di beni e di diritti patrimoniali—migliorie—affrancazioni » Mutui effettivi — eredità — donazioni . . . o : 0 »| 300. |» Estinsione di debiti . 5 È 6 l 0 ò 6 ò o »| 4193 (34 i ‘ Totale movimento di capitali L 4453 |34 Contabilità speciali (partite di giro—stabilimenti speciali) È c DARNE 1340 |90 ‘Totale delle spese di competenza ) ario RARE CILE ENEA SIANO) Disavanzo d’amministrazione, . o : . a . 5 . . è » TOTALE GENERALE delle spese L. 86411 |90 258 E. CARAPELLE TOTALE DELLE SPESE PER LA PULIZIA LOCALE ED IGIENE L. 16288,52 così ripartite: Obbligatorie Facoltative ordinarie | straord. | ordinarie | straord. Terga Contributo pel servizio forestale —L.| 164 |11 Personale guardie campestri e urbane » | 5710 | » Paghe al pers. perlo sgombro e nett.: | 900 | » Fitto terreni uso concimai pubblici »| 140 | » Spese illuminazione . o ò >| 1700! » Servizio sanitario poveri . 5 >| 400 |» Contributo C. P. medici . È >| 264 | » Spese medicinali pei poveri . >| 400 |» Servizio necroscopico e dei cimiteri » | 1465 | » Spese manutenzione dei cimiteri >] 400 |» | Spese caste da morto pei poveri » 50 |» Vigilanza igienica (uff. San. 150)» | 785 |41 Spese varie per l'Ufficio Sanitario »| 50 |» i 12424 | 52 Spese straord. pel risanamento igien. » 1500 | » Spese straord. per misure preventive » ; 400 | » Spese pei locali d’isolamento . » 100 | » I Spese conduttura acque potabili »|- 1000 | » Spese comm. giud. nomina Vet. » 200 | » Esumazione ordinaria dei cadaveri » 200 | > Contributo straordinario ©. P. medici » 264 | » 3664 | » Spese diverse provv. ghiaccio e neve » Premio macellai bottega paragone » 200 | » 200 | » TOTALE L. 16288 | 52 SULI:E CONDIZIONI SANITARIE DEI COMUNI DELLA SICILIA ECC. RIASSUNTO GENERALE DELLE ENTRATE E DELLE SPESE DEL BILANCIO DEL 1911 Comune dì ROCCAPALUMBA 260 E. CARAPELLE AVAMZO D’AMMINISTRAZIONE 1. 78€,15 ENTRATE DI COMPETENZA DELL’ESERCIZIO AL QUALE IL BILANCIO Entrate ordinarie: rendite patrimoniali . E ; c È : o IDE proventi diversi ò 5 n H 3 o h i » dazio consumo e tasse non afferenti a servizi pubblici » tasse e diritti afferenti a servizi pubblici — diritti — com partecipazioni — concessioni ecc, . 5 ò 5 » sovraimposta comunale sui terreni e fabbricati . 3 » Totale delle entrate ordinarie IL. Entrate di capitali: Totale delle entrate effettive L. Movimento di capitali . o TLT o 5 o o » alienazioni di beni e di diritti patrimoniali — affrancazioni > riscossioni di crediti — eredità — donazioni c ò 5) mutui passivi . Biala Rigi . . : ò o > Totale movimento di capitali L. Cotabiltà speciali (partite di giro — stabilimenti speciali . DI =, 67 91 Totale delle entrate di competenza L. Avanzo d’amministrazione 7 TOTALE GENERALE delle entrate L. RIFERISCE 21382 |18 132 |» 21514 | 18 2855 |29 24369 | 47 786 |15 25155 |62 SULLE CONDIZIONI SANITARIE DEI COMUNI DELLA SICILIA ECC. DISAVANZO D’AMMINISTRAZIONE 261 SPESE DI COMPETENZA DELL'ESERCIZIO AL QUALE SI SIFERISCE IL BILANCIO Obbligatorie Facoltative | ordinarie straord. | ordinarie | straord. | Totale Spese effettive: ù (isa | oneri patrimoniali . . L| 1693 |40 | 1693/40 spese generali . 5 3 >| 2026 | 74| 761 |27| 421 | » | 5209 \01 per la polizia locale ed igiene » 3161 |22 2000)» | 5161 22 per la sicurezza pub. e giustizia » | 181 | 53 181 |93 per le opere pubbliche c » 707 | 16 707 | 16 | per Ja istruzione pubblica . » 6249 |12| 100 | » 25 |» | 6374 | 12 per i culti . - - 0 » 828 | 20 226 | 50 1054 | 70 per la beneficenza pubblica > 893 | 52 200 | » 1098 | 52 Totale spese effettive L. 21476 86 Movimento di capitali L Acquisto di beni e di diritti patrimomali—migliorie—affrancazi ni » Mutui effettivi — eredità — donazioni » Estinzione di debiti . »| 823 |47| | Totale movimento di capitali L. 823 | 47 Contabilità (partite di giro — stabilimenti speciali) » 2855 | 29 Totale delle spese di competenza » Disayanzo d’amministrazione » TOTALE GENERALE delle spese L. 25155 | 62 262 E. CARAPELLE TOTALE DELLE SPESE PER LA PULIZIA LOCALE ED IGIENE L. 516125 così ripartite : Obbligatorie Facoltative ordinarie | straord. | ordinarie | straord. Tot |= — Contributo servizio forestale . DL. 6722 | Paga personale nettezza vie e piazze » | 200 | » O Spese illuminazione . à . »| 800 | » Servizio sanitario poveri (med. lev. » | 900 | » CO cassa pensioni . o »| 264 |» Servizio necroscopico (paga becchini) » | 630 | » Spese manutenzione cimitero . »| 100 |>» | Ufficiale sanitario y È 3 »| 200 | » 3161 922 Servizio san. per tutti gli abitanti > 1900 | » Provvista ghiaccio e neve . 6 » 100 | » 2000 | » | Ì i TOTALE L- B16I |22 SULLE CONDIZIONI SANITARIE DEL COMUNI DELLA SICILIA ECC. RIASSUNTO GENERALE DELLE ENTRATE E DELLE SPESE DEL BILANCIO DEL 1911 Comune di SCIARA 263 264 E. CARAPELLE AVANZO D’' AMMINISTRAZIONE ENTRATE DI COMPETENZA DELL’ ESESCIZIO AL QUALE SI RIFERISCE IL BILANCIO Entrate ordinarie: rendite patrimoniali . 3 0 : . . ASTI 1430 | » proventi diversi . 0 Ò o . 5 6 ò » 252 |50 dazio consumo e tasse non afferenti a servizi pubblici » tasse e diritti afferenti a servizi pubblici — diritti — com- partecipazioni — concessioni ece. . o c 5 » 11680 | > sovraimposta comunale sui terreni e fabbricati . ; » 8411 | 65 Totale delle entrate ordinarie IL. Entrate straordinarie. 5 = i i 5 È 3 È » 3041 |35 Totale delle entrate effettive L. Movimento di capitali : alienazioni di beni e di diritti patrimoniali—affrancazioni L. riscossioni di crediti — eredità donazioni . - . ” mutui passivi . o È c 0 o 5 . c » 20000 | » Totale movimento di capitali L. Contabilità speciali (partite di giro — stabilimenti speciali). o a Ile Totale delle entrate di competenze L. Avanzo d’ amministrazione . ò 3 5 0 ° . dg : n » TOTALE GENERALE delle entrate L. 20000 47311 47311 56 I I IE, OI fenice. iti i } ì 3 , SULLE CONDIZIONI SANITARIE DEI COMUNI Dg& LLA SICILIA ECO. 265 DISAVANZO D’ AMMINISTRAZIONRE L. 8419, 67 SPESE DI COMPETENZA DELL’ESERCIZIO AL QUALE SI RIFERISCE IL BILALCIO Obbligatorie Facoltative | ordinarie | straord. | ordinarie | straord. Totale ‘Spese effettive: | oneri patrimoniali 6 ci IU 1215 |06 1215 | 06 | spese generali . ; ; > 4294 |54| 3186 | >» | 25 |> | 7505 | 54 | per la pulizia locale ca igiene >| 5955 |IO] 144 |> 980 |> | 71079 (10 | i per la sicurezza pub. e giustizia » 276 | 03 276 | 03 | per le opere pubbliche . » 900 |? 8856 |48| 2000 | » 11756 | 48 per la istruzione pubblica . >»|- 3483 (50| 215 |> | 55 |» 3753 50 | per i culti . 6 3 6 » 655 | » 655 | » | per la beneficenza pubblica » 635 | 02 100 » 755 | 02 Totale spese effettive L. 32975 n Movimento di capitali . ò ò 3 5 b . 5 oi IU Acquisto di be di diritti reina » Mutui effettivi — eredità — donazioni . 0 0 c o . » Estinzione di debiti . »| 3390 | 10 Totale movimento di capitali L. 3390 | 10 Contabilità speciali (partite di giro — stabilimenti speciali) Giai a 2526. | 06 Totale delle spese di competenza . c . . - ò 6 0 è » IDisavanzo diam MINIStrazione RERER O VINTO SAI ON SOA VII > 8419 | 67 TOTALE GENERALE delle spese L 47311 | 26 266 E. CARAPELLE TOTALE DELLE SPESE PER LA PULIZIA LOCALE ED IGIENE L. 7079.10 così ripartite: Ubbligatorie Facoltative ordinarie | straord. |ordinarie | straord. Totale I Contributo servizio forestale . L.| 51 |10 Alle Guardie Campestri . o > | 2484 | > Sgombro vie e piazze . o 5 » 20 | > | Spese illuminazione . o è »| 800 | » | | Spesa fiera e mercati . 0 o >| 350 | » i Servizio sanitario per i poveri: » a — medico condotto. . . >| 1400 | » b— alla levatrice . ò o »| 350 | » Contributo IGLIESA 0 o c > fare a carico del Comune. 2 » 60 | » | b—a carico del Medico . È » 60 | » Manutenzione Cimiteri . ; 2] 100 |» | Spese casse da morto per i poveri » 30 | » Stipendio all’ uff. Sanitario. o 2] 200|» Spese materiali di disifenzione . » 50 | » 5955 | 10 Contributo straordinario C. P. . » 144 | > 144 | » Servizio ritto per la generalità » 800 | » | Sussidio al farmacista . c > 180 | » 980 | » ‘ TOTALE L. I 7079 | 10] SULLE CONDIZIONI SANITARIE DEI COMUNI DELLA SICILIA ECC RIASSUNTO GENERALE DELLE ENTRATE # DELLE SPESE DEL BILANCIO DEL 1911 Comune di SCLAFANI 267 268 E. CARAPELLE AVANZO D'AMMINISTRAZIONE L. 1208,14 ENTRATE DI COMPETENZA DELL'ESERCIZIO AL QUALE SI RIFERISCE IL BILANCIO Entrate ordinarie: rendite patrimoniali . . : . ; . ; L. 0832 | 54 Ì PrOVENti VALVErSI VARE 0 II II TRI 3 1630 150] | | dazio consumo e tasse non afferenti a servizi pubblici. » | 7053 | 16| tasse e diritti afferenti a servizi pubblici — diritti — com- | | partecipazioni — concessioni ecc. . 3 - . > 2008 | 65. |»! sovraimposta comunale sui terreni e fabbricati . - > | 24290 |73| i oggi Totale delle entrate ordinarie L. | 38871 |93 | Entrate straordinarie: . È o È 5 . SCARAGA LAI 201 (40 ° | PEfessizi È | | | Totale delle entrate effettive L. | 39073 |33| Movimento di capitali: | alienazioni di beni e di diritti patrimoniali—affrancazioni L. riscossioni di crediti — eredità — donazioni c è » mutui passivi . . x . 3 5 o 5 . DEGI Totale movimento di capitali L. | Contabilità speciali (partite di giro — stabilimenti speciali) . ò : L. Totale delle entrate di competenze L. Avanzo d'amministrazione . c È o 5 5 5 = 5 » TOTALE GENERALE delle entrate L. 39073 6691 46973 =1 “J 10 14 SULLE CONDIZIONI SANITARIE DEI COMUNI DELLA SICILIA ECC. 269 DISAVANZO D’'AMMINISTRAZIONE SPESE DI COMPETENZA DELL’ESEBCIZIO AL QUALE SI RIFERISCE IL BILANCIO Obbligatorie | Facoltative | ordinarie st.aord. | ordinarie | straord. Totale | Spese effettive: | | oneri patrimoniali È i » 3882 | 26 i | 3882 | 26 spese generali . ò 5 » 7245 |66| 4662 | 42 530) | 5° | 11947 |08| per la polizia locale ed igiene =| 9431 |02| 144 |> | | 9575 |02 per la sicurezza pub. e giustizia » 260 | » > 560 | » per le opere pubbliche 0 > 2700 | » | 200 | » 2900 | » per la istruzione pubblica . 5) 4504 |72| 125 |» 50 | » 4679 | 72| per i culti . ò ò è » 1205 | » | 500 | » 1750 | » perla beneficenza pubblica > 412 |[80| 150 | >| 110 |» 672 | 80 Totale spese effettive L. 35921 ' Movimento di capitali . ; . 6 0 : . . Li Acquisto di beni e di diritti patrimoniali—migliorie—affrancazioni » Mutui effettivi — eredità — donazioni . . 6 c 3 o » Estinsione di debiti . 3 0 o o È È 6 : , » | 4359 | 59 | Totale movimento di capitali L. 4359 | 59 Contabilità speciali (partite di giro — stabilimenti speciali î 5 o » Totale delle spese di competenza . o . c o . o o ò dA 6691 |77| | Disavanzo d’amministrazione . ” TOTALE GENERALE delle spese I. 46973 |24| E. CARAPELLE TOTALE DELLE SPESE PER LA PULIZIA LOCALE ED IGIENE Contributo forestale . 5 5 Lu ; | . A‘ Ò Il Per le guardie campestri ed urbane > Ogg. di cane. per l’Uff. di G. Camp. » Paga allo spazzino < 2 2 5 Spesa per illuminazione . 5 » Servizio sanitario ò : . > Contributo C. P. medici . c > Spesa manten. armadio farmaceutico >» Servizio necroscopico e dei cimiteri » Manutenzione cimitero È 7 » Spese casse da morto poveri . > Stipendio Uff. Sanirato 5 g » Spese materiali disinf. ed antisettici » Spese fiere e mercati . 0 5 » TOTALE L. così ripartite: Obbligatorie | Facoltative { ordinarie straord. | ordinarie az 9431 02 144 144 straord. Totale SULLE CONDIZIONI SANITARIE DEI COMUNI DELLA SICILIA ECO. RIASSUNTO GENERALE DELLE ENTRATE E DELLE SPESE DEL BILANCIO DEL 19î1 Comune di TERMINI-IMERESE (NO) Li) = DO E. CARAPRLLE AVANZO D'AMMINISTRAZIONE ENTRATE DI COMPETENZA DELL'ESERCIZIO AL QUALE SI RIFERISCE IL BILANCIO Entrate ordinarie: rendite patrimoniali . o 0 s o 0 ò L. 39015 | 47 proventi diversi . 5 ; a ò . ; È » 9057 | 74 dazio consumo e tasse non afferenti a servizi pubblici > 128000 | » tasse e diritti afferenti a servizi pubblici — diritti — com- partecipazioni — concessioni ecc. . 5 0 o > 2700 | > sovraimposta comunale sui terreni e fabbricati . é > 48836 | 70 Totale delle entrate ordinarie L. 227611 | 91 Entrate straordinarie: . s ; 5 5 È o È > 92933 |84| i Totale delle entrate effettive L. 320545 |75 i Movimento di capitali: alienazioni di beni e di diritti patrimoniali—affrancazioni L. 1000 | » riscossioni di crediti — eredità — donazioni o o » 2000 | » | mutui passivi . o . c , : . 0 G » 400000 | » Totale movimento di capitali L. 403000 | » Contabilità speciali (partite di giro — stabilimenti speciali) . RARE I. 81000 .| » Totale delle entrate di competenze L. | 804545 |75 Avanzo d'amministrazione . 0 7 È 0 ò . o o 5 SI 33763 |83 TOTALE GENERALE delle entrate L. | 838309 |58 | SULLE CONDIZIONI SANITARIE DEI COMUNI DELLA SICILIA ECC. 2753 DISAVANZO D’AMMINISTRAZIONE .SPESE DI COMPETENZA DELL'ESERCIZIO AL QUALE SI RIFERISCE IL BILANCIO Obbligatorie Facoltative ordinarie | straord. | ordinarie | straord. Totale Spese effettive: | oneri patrimoniali . G L. 27186 | 69 27186 69 | spese generali . 0 ; » 59801 | 8520031 |79|14306 |26| 500 | » 94693 | 90 | per la polizia locale ed igiene »| 81842 |88|104381| » | 200 | > 486423 |88 per la sicurezza pub. e giustizia > 850 | » | 5100 | » | 500 |» | 1600 | » 8050 | » per le opere pubbliche . » 22646 | 50 |17000 | » 4200 | » 43846 | 50 per la istruzione pubblica . » 55125 | 61 4136 | » 59261 |61 per i culti . c ci ò » 3839. | 64 5571 |20 9410 |84 per la beneficenza pubblica » 4714 | 12| 2365 |09| 3500 | » 10579 |21 Totale spese effettive L.' 255957 |29'448877!88!23657 | 46| 6500 | » | 739402 |63 Movimento di capitali . c c ò ò . . 0 . L. Acquisto di beni e di diritti patrimoniali—migliorie- affrancazioni »| 1000 | » Mutui effettivi — eredità — donazioni. . x . . b o » Estinzione ci debiti . o . , 0 o o 0 i : » |16906 | 95 Totale movimento di capitali I. 17906 | 95 ‘Contabilità speciali (partite di Cn) — stabilimenti speciali) _. . - » 81000 | » Totale delle spese di competenza . - 5 o s 0 0 Ò c » Disavanzo d’amministrazione . 5 o ò o . ò ò 0 . » | TOTALE GENERALE delle spese L. 838309 | 38 274 E. CARAPELLE TOTALE DELLE SPESE PER LA PULIZIA LOCALE ED IGIENE L. 486423,88 così ripartite: Contributo servizio forestale Personale guardie campestri Personale guardie urbane . Personale spazzatura . Utensili spazzatura Personale illuminazione Utensili e attrezzi illuminazione Consumo elettricità Servizio sanitario poveri Cassa pensione medici Spesa per la vaccinazione . Custode cimitero . Stipendio necroscopo . Manutensione cimitero Trasporto cadaveri Casse da morto poveri Stipendio Ufficiale sanitario Medicinali ai poveri Stipendio al Veterinario Risanamento igienico e profilassi Mantenimento e cura isolati Provvista acqua potabile Assegno al farmacista Medici ispettori cusiodi bagni . TOTALE L. Obbligatorie Facoltative ordinarie straord. ordinarie straord. Totale 29204 1076 264 1881 18 200 | » . ee SULLE CONDIZICNI SANITARIE DEI COMUNI DELLA SICILIA ECC. RIASSUNTO GENERALE DELLE ENTRATE E DELLE SPESE DEL BILANCIO DEL 1911 Conune di TRABIA 276 E. CARAPELLE AVANZO D'AMMINISTRAZIONE L. 3789,22 ENTRATE DI COMPETENZA DELL'ESERCIZIO AL QUALE SI RIFERISCE IL BILANCIO Entrate ordinarie: | | reudite patrimoniali : c È . 6 5 SUNLIDE 2957 | 50, | Î proventi diversi . ” : ” : 0 . È > 1719 | 55 dazio consumo e tasse non afferenti a servizi pubblici » 17363 | 94 tasse e diritti afferenti a servizi pubblici — diritti — com- partecipazioni —- concessioni ecc. . . . : » 225 | >. | sovraimposta comunale sui terreni e fabbricati i > 20986 | 36 | Totale delle entrate ordinarie L. 43252 |81) Eutrate straordinarie . ò , c Sure o È 5 5258 |80 Totale delle entrate effettive L 48511 |11 Movimento di capitali : alienazioni di beni e didiritti patrimoniali—affrancazioni » riscossioni di crediti — eredità donazioni . i 4 » mutui passivi . . 0 ò o GIO o . » Totale movimento di capitali L. Contabilità speciali (partite di giro — stabilimenti speciali) . o ò L. 6785 |19 Totale delle entrate di competenze L. 55296 | 30 Avanzo d’amministrazione . ° È 5 È 6 6 1 " i » 3789 | 22 TOTALE GENERALE delle entrate L. 59085 | 52 SULLE CLGNDIZIONI SANITARIE DEI COMUNI DELLA SICILIA ECC. (h9) CSI SI DISAVANZO D’AMMINISTRAZIONE SPES DI COMPETENZA DELL’ESERCIZIO AL QUALE SI RIFERISCE IL BILANCIO Obbl:gatorie Î Facoltative | “| ordinarie straord. ordinarie, straord. | Totale Spesa effettive: Ì | oneri patrimoriali . . L. 3894 | 69 | | 3904 | 60| | pi spese generali . 3 7 » 7704 | » | 4071 |11 50. |» | | | 11825 | 11 per la polizia locale ed igiene » | 14998 (60 436 | > U6CO | > | | | 17034 |60 per la sicurezza pub. e giustizia » 50 | » 29 | » | | | 75| > per le opere pubbliche È » 1725 |67| 1088 (95 2814 | 62 per la istruzione pubblica . » 13783 |05| 100 | » | 13883 | 05 per i culti . o c : » 1367 | 50 | | 1367 | 50 per la beneficenza pubblica » 1508 49 100 | » O 1608 | 49 | Sr | Totale spese effettive L. | 52003 | 06 Movimento di capitali -. . . . . c . o . 1.| Acquisto di beni e di diritti patrimoniali—migliorie— affrancazioni » | | Mutui effettivi — eredità — donazioni . 3 . . o " » | Estinzione di debiti . c o c o o : 3 c o >| 297 |27 | | Totale movimento di capitali L. 297. |27 Contabilità speciali (partite di giro — stabilimenti speciali). 0 0 » 6785 |19| Totale delle spese di competenza . . 6 . : c o } > » 59085 52. Disavanzo d’amministrazione . 5 î si 3 , È h È 5 » | ——_ni TOTALE GENERALE delle spese L. | 59085 | 52 } 278 n E. CARAPELLE TOTALE DELLE SPESE PER LA PULIZIA LOCALE ED IGIENE L. 17034,60 così ripartite: | Obbligatorie Facoltative ; ordinarie | straord. | ordinarie | straord. suine Contributo pel servizio forestale L.| 108 |60 Person. guardie camp. ed urbana » | 7660 | » | | Nettezza vie e piazze . ò È >| 100 |> | Spese illuminazione . ARA »| 3600 | » | 100 |» Servizio sanitario per i poveri . » a— Stipendio ai medici . d » | 2150 | » 1500 | » b — Stipendio alla levatrice . »| 150 |» Contributo C. P. medici . . »| 280|>| 386 |» Servizio necroseopico e dei cimiteri » 600 | » Spese manutenzione cimiteri . »| 200 |» Spese casse da morto poveri . 325 i i Vigilanza igienica (stip. U. sanitario) » 100 | » Provvista di ghiaccio e neve . » 100 | » TOTALE L.|14998 |60| 436 | » | 1600 | » 17034 | 60 SULLE CONDIZIONI SANITARIE DEI COMUNI DELLA SICILIA ECC. RIASSUNTO GENERALE DELLE ENTRATE E DELLE SPESE DEL BILANCIO DEL 1911 Comune di VALLE D’'OLMO 280 E. CARAPELLE AVANZO D’'AMMINISTAZIONE L. 3061,87 ENTRATE DI COMPETENZA DELL’ESERCIZIO AL QUALE SI RIFERISCE IL BILANCIO Entrate ordinarie: rendite patrimoniali 3 ; " o . ò su Ie 1164 | 67) proventi diversi . . . c 0 . . - » 3823 | 40 dazio consumo e tasse non afferenti a servizi pubblici » 21113 | 28 tasse e diritti afferenti a servizi pubblici — diritti — com- partecipazioni — concessioni ecc. . È ò 6 » 113 |> | sovraimposta comunale sui terreni e fabbricati . 3 » | 12467 |(05 Totale delle entrate ordinarie L. Entrate straordinarie . . $ ò G ò 5 3 » Totale delle entrate effettive L. Movimento di capitali . - . o . o : » alienazioni di beni e di diritti patrimoniali—affrancazioni >» riscossioni di crediti — eredità donazioni . . 3 » mutui passivi . ouio o . 5 d 6 c » Totale movimento di caditazi L. Contabilità speciali (partite di giro — stabilimenti speciali) . o gl dl Totale delle entrate di competenze L. Avanzo d’ Amministrazione . . ò 3 o È i 5 5 5 » TOTALE GENERALE delle entrate L. 40 80 84 VO PO I OE O, IR LO VERNO SP e sca ERA POPE _r__— —_ec——_ SULLE CONDIZIONI SANITARIE DEL COMUNI DELLA SICILIA ECC. DISAVANZO D’ AMMINISTRAZIONE LAS] (o 0) = SPESE DI COMPETENZA DELL’ ESERCIZIO AL QUALE SI RIFERISCE IL BILANCIO Obbligatorie Facoltative ordinarie straord. | ordinarie | straord. Totale Spese effettive : oneri patrimoniali. . 5 » 4184 |26 | 4184 | 26 spese generali . 6 o > 7100 | 70) 3256 | 72 10357 | 42 per la polizia locale ed igiene > 7002 (87 25 |> 7027 87 perla sicurezza pubblica e giust. » 658 | » | 100 | » 758 | > per le opere pubbliche . » 2061 |05| 581 |89 2642 | 94 ai aziole pubblica (=|\l 10850) 12] 282 [06 11138 |18 per i culti . : Ò ? » 2084 | 75 2084 | 75 per la beneficenza pubblica » 1669 | 89 1669 | 89 Totale spese effettive L. 99858 31 Movimento di capitali DL. Acquisto di beni e di diritti patrimoniali—migliorie—affrancazioni » Mutui effettivi — eredità — donazioni . 6 . . 5 0 » Estinzione di debiti . » | 6012 (36 Totale movimento di capitali L. 6012 |36 Contabilità speciali (partite di giro — stabilimenti speciali) » 5553 |84 Totale delle spese di competenza » 51424 | 51 _Disavanzo d’ amministrazione D TOTALE GENERALE delle spese L. 51424 dI £ {K9) 82 E. CARAPELLE TOTALE DELLE SPESE PER LA PULIZIA LOCALE ED IGIENE L. 7027,87 così ripartite: Contributo pel servizio forestale L. Paga guardie Campestri ed urbane » Spese illuminazione pubblica . » Spese fiere e mercati . 0 : » DO) Stipendio medico condotto (L. 500) Stipeudio levatrice (IL. 300) : » Contributo Monte Pensioni m. cond. » Paga ai becchini e custodia cimitero » Manutenzione cimitero ò . » Spese casse da morto poveri . » Stipendio ufficiale sanitario (1. 100) » Stipendio Veterinario (L. 100) . » Medicine e sussidi poveri . 0 » Provvista di neve o . o » TOTALE L. Obbligatorie Facoltative ordinarie straord. | ordinarie straord. Totale 452 7002 87 [i9) (SI) ” 70278| 7 LAS) D (O) SULLE CONDIZIONI SANITARIE DEI COMUNI DELLA SICILIA ECC. RIASSUNTO GENERALE DELLE ENTRATE E DELLE SPESE DEL BILANCIO DEL 1911 Comune di VICARI 281 E. CARAPELLE AVANZO D'AMMINISTRAZIONE L. 1814,96 » Position; ENTRATE DI COMPETENZA DELL'ESERCIZIO AL QUALE SI RIFERISCE IL BILANCIO Entrate ordinarie : rendite patrimoniali . c ; . c 5 o IU 4851 | 56 proventi diversi . . o . ò È 6 5 » 4926 |30 dazio consumo e tasse non afferenti a servizi pubblici » 11925 |56 tasse e diritti afferenti a servizi pubblici — diritti — com- i 1 4 4 4 partecipazioni — concessioni ecc. . c o . » 120 | » i soyraimposta comunale sui terreni e fabbricati . ci » 17617 | 26 E i Totale delle entrate ordinarie L 39440 | 69 Entrate straordinarie: . È 5 A i 7 5 5 dI 4676 | » I Totale delle entrate effettive L. 44116 | 69]. Movimento di capitali: : alienazioni di beni e di diritti patrimoniali—affrancazioni L. 300 | » i riscossioni di crediti — eredità donazioni . 5 i » mutui passivi . 5 a 5 6 5 6 e 5 » } i | SE Totale movimento di capitali L. 300 | » 300 | è î ‘ i | Contabilità speciali (partite di giro — stabilimenti speciali) . d - L. 6246 | 55 | Per o Totale delle entrate di competenze L. 50663 |24 | Avanzo d’amministrazione . 3 5 g 6 . 4 i 2 È » 3814 | 86! TOTALE GENERALE dellle entrate L. 54478 |20 LIO) (2) 1 SULLE CONDìZIONI SANITARIE DEI COMUNI DELLA SICILIA ECC | DISAVANZO D'AMMINIST RAZIONE SPESE DI COMPETENZA DELL'ESERCIZIO AL QUALE SF RIFERISCE IL BILANCIO Obbligatorie Facoltative ordinarie straord. | ordinarie | straord. Totale | Spese effettive: oneri patrimoniali SORIA DE 1971 |34) 500 | » 2471 |34 spese generali . A . » 4795 |è8| 4609 | » | 275 |» 150 | » 9529 CS perla polizia locale ed igiene >| 13647 522472 I4| 90). 16209 ls. per la sicurezza pub. e giustizia » 175 |63 40 | > | 215 (63 er le opere pubbliche. |. |» 1447 |50 î 50 |» 1497 |50 ho la istruzione pubblica . $ 12230 |80| 100 | » 50 » 12380 | S6| per i culti a » 117750) 150 | » 1527 | 50 per la beneficenza pubblica » 1314 (39 220/ >| 180/>|\ 1714 |39 Totale spese effettive L. 36760 ci 8091 |14° 595 >| 200!» Iso 16 Movimento di capitali . 5 . . d . ; ! o L. Acquisto di beni e di diritti patrimoniali—migliorie—affrancazioni » |? Mutui effettivi — eredità — donazioni . ò ò c . 3 » Estinzione di debiti A È s 5 E 7 ci 6 È » ? Totale movimento di capitali L. 2584 | 89 Contabilità speciail (partite di giro — stabilimenti speciali) . I 6 r 6246 | 55 MotaletdellegspesoRditicompetenza Ge A VOOR > 54478 |20 Disavanzo d’amministrazione . . 0 ? : o 0 . 3 0 » TOTALE GENERALE delle spese L. 54478 |20 286 E. CARAPELLE TOTALE DELLE SPESE PER LA PULIZIA LOCALE ED IGIENE L. 16209,66 Contributo pel servizio forestale L Personale delle GG. CC. ed urbane Corredo ed alloggio alle gnardie Paga al pers. per lo sgomb. delle vie Pagaal pers. perla illuminazione pub. Altre spese per la illuminazione Spese per fiere e mercati Stipendio al medico condotto Stipendio alla levatrice Stipendio al medico supplente pel congedo aunuale al titolare Contributo annuale alla cassa pen- sione per i medici Spese per la vaccinazione . Paga al custode ed ai becchini Spese di manutenzione dei cimiteri Spese per trasporto di cadav. al cimit. Spesa per casse da morto ai poveri Stipendio all’ Ufficiale Sanitario Stipendio al veterinario Paga all’ inserv. della Poliambulanza Spese per materiale di disinfezione da sommiristrarsi alla levatrice Contributo straordinario alla Cassa pensione per i medici condotti Spese straord. per misure preven- tive in caso di malattie epide- miche e contagiose . Spese per conduttura e provvista d’acqua potabile Riparazioni straordinarie al cimitero Fognatura al burrone sotto le mura Provvista di ghiaccio e neve TOTALE L. » » > » » così ripartite: Obbligatorie Facoltative ordinarie | straord. ordinarie | straord! 48 |52, 5284 | » | 40 | » 700 | > 540 | » 1150 | » 50 | » 2700 | » 500 | » 200 | » 160 | , 5» 940 |, 150 |, 60 |, 100 | 4 200 |, 700 |» CORPS 50 | » 280 | » 500 | » 1200 | » 92 | 14 400 | » 13647 52 PA 901 SPOT] VT LIRE N ST, CERO | Ittiodontoliti eocenici di Patàra (fra Trabia e Termini-Imerese) per MARIANO GEMMELLARO PREFAZIONE La regione Patàra, (tav. I, fig. a) ove sono stati rinvennti j fossili che formano oggetto del presente lavoro, è compresa fra Trabia e il corso del fiume San Leonardo, nei pressi di Termini-Imerese. Essa è costituita da calcari e marne bianche o grigio-scure, bene stra- tificate, elegantemente ondulate e talvolta contorte. Una bella sezione naturale del -giacimento si osserva lungo la rotabile ehe conduce da Trabia a Termini- Imerese, precisamente presso l’antico e pittoresco ponte sul finme San Leo- nardo. (1) I calcari marnosi e le marne bianche e grigio-scure di Patàra e di altri dintorni di Trabia, di Termini-Imerese, della stazione di Cerda ecc., sono sempre superiori alla grande massa delle argille scagliose con breccinole calcaree fossilifere, così estesa in quei luoghi. Solo la parte superiore delle argille scagliose alterna spesso con tali calcari o a volte vi penetra in forma di cunei in modo che non riesce netta la divisione delle due formazioni in Eocene medio. e superiore. (2) Questa separazione, oltre che per le già esposte ragioni stratigrafiche, non può farsi per le ragioni paleontologiche minutamente esposte dal dott. (1) Scalia S. — Zscursione a Termini-Imerese, Boll. Soc. Geol. It., pag. CLXXII, 1909. (2) Baldacci L.— Descrizione geologica dell'Isola di Sicilia, pag. 161, 1886. DIS D M. GEMMELLARO Checchia-Rispoli nei snoi lavori sul terziario di Termini-Imerese e Bagheria. Secondo il detto antore (Vota preventiva sulla Serie nummaulitica dei dintorni di Bagheria e di Termini-Imerese, Giorn. Sc. Nat. ed Ec. di Palermo, 1907) i calcari marnosi a fucoidi di Patàra e delle vicine contrade sono la parte superiore indivisibile della grande formazione delle argille scagliose e non ocenpano nell’Eocene rn posto elevato. Infatti st rinvengono in essi delle specie di foraminiferi (Nzmulites laevigata, N. crassa, N. scabra, N. lenticolaris, N. carvispira) che ne indicano le strette relazioni col Luteziano. Solo qualche spec'e di carattere più giovane (Nummulites contorta, N. budensis) può per- mettere di vedere nei calcari marnosi a fucoidi e nella parte superiore delle argille che talvolta sostituiscono, la porzione bassa del Bartoniano «zcforzm. Invece le argille scagliose inferiori, con i calcari associati, devono compren- dere anche il Luteziano superiore. Il prof. Sacco (1), che nel 1909 visitò questi luoghi, riferì pure all’Eocene medio la serie di marne grigie con calcari della R.®° Patàra. Non riporterò quì la lista dei foraminiferi determinati dal Checchia-Ri- spoli nel sedimento di Patàra e della contigna contrada S. Marina. A tale elen- co (2) bisogna ora aggiungere quello dei denti di pesci rinvenuti nelle brec- cinole calcaree del sedimento, che formano oggetto del presente lavoro. Questi ittiodontoliti in parte già da tempo esistevano nelle collezioni del Museo geo- logico di Palermo ed in parte sono stati raccolti dal prof. Di-Stefano, dal Checchia-Rispoli e da me in escursioni fatte su quei lnoghi. La piccola fauna che descrivo è costituita da pochi esemplari, ma la sua illustrazione credo sia interessante per la rarità delle specie che la costitui- scono.In Sicilia ancora, se si eccettuano le poche specie eoceniche descritte dal Se- guenza L., non era stato ‘studiato un gruppo completo, per quanto piccolo. di ittiodontoliti eocenici. Ho potuto determinare le secnenti specie ; Odontaspis macrota Ag. sp. » Hopei Ag. Lamna obliqua Ag. sp. Oxyrhina Desori Ag. Carcharodon auricnlatus Blainv. sp. Acrodus siculus n. sp. Ginglymostoma Priemi n. sp. (1) Sacco F.—In Scalia op. cit., pag. CLXX VIII. (2) Checchia-Rispoli G.—op. cz, pag. 19, nota 1. sei a iano attici i tettttattetta atei lt PERTETI Go SP IDTIODONTOLITI EOCENICI DI PATÀRA BOC. 9IG Phyllodus sp. CimolichtyS ? Sp. Chrysophrys sp. ll Ginglymostoma Priemi n. sp. viene da me separato dal Girglymostoma Pourtaui Priem, dell’Eocene medio di Egitto, insieme all’esemplare del Mokat- tam descritto dal Priem istesso posteriormente alla istituzione di quella specie e ad essa, secondo me, erroveamente riferito. L’Acrodas siculus ritengo sia specie nuova; ilcenere Acrodus anzi non era stato ancora rinvenuto in Sicilia. Tutte le altre forme specificamente determinate sone note in Sicilia e nell’Italia continentale. Lasciando da parte P/y/odus sp. e Crhysophrys sp., forme in base alle quali non si possono fare precise dednzioni cronologiche, e prescindendo cal frammento che io ho riferito con dubbio al genere Cimolicktys, esame delle specie elencate conferma il riferimento all’Eocene del giacimento di Patàra. Mangano le forme proprie dell’Oligocene e del Miocene, mentre tutte le specie determinate sono note nell’Eocene e tra di esse vi sono dei tipi veramente caratteristici, come Odortaspis Hopei Ag. e Ginglymostoma Priemi n. sp. = Girgl. Fourtani Priem (pars). i Che si tratti poi di Eocene medio, conforme al riferimento fatto dal Chec- chia-Rispoli sulla base dei foraminiferi, è confermato anche dal fatto che mentre alcune delle specie determinate mancano nell’Eocene superiore, tutte si rinvengono invece nell’Eocene medio. Finisco ringraziando il prof. G. Di-Stefano per la bontà avuta nell’affi- darmi il materiale paleontologico in esame e per gli autorevoli consigli di cni mi è stato largo nella redazione del presente lavoro. Istituto geologico dell’ Università di Palermo, Settembre 1912 M. GEMMELLARO 290 M. GEMMELLARO DESCRIZIONE DELLE SPECIE ELASMOBRANCHI Fam. LAMNIDAE Gen. ODONTASPIS Agassiz Odontaspis macrota Ag. sp. (Tav. I, Fio. 1-2) 1855-45. Ofodus macrotus (pars) Agassiz — Re:herches sur les Poissons fossiles, i vol. III, pag. 275, tav. XX.XTI, fig. 29, 297, 2972. 1833-45. Zamna elegans (pars) Id. — loc. cit., vol. INI, pag. 289, tav. XXXV, fio. 1-5 e tav. XXXVII a, fig. 59. 1855-45. Zamna Id. — /oc. cit., vol. III, pag. 369, tav. XL b, fig. 24. 1846. Zamna (0d.) contortidens Sismonda — Descrizione det pesci e dei crostacei fossili del Piemonte, pag. 48, tav. II, fig. 25-28. > >» undulata Sismonda (non Reuss)-—/oc. cit., pag. 47, tav. II, fig. 23-24. - 1849.» elegans Gibbes — Monograph of the Fossil Squalidae of the United States, pag. 196, tav. XXV, fig. 96-102. >». Otodus macrotus Id. — loc. cit., pag. 200, tav. XXVI, fig. 145-144. 1874. Otodus striatus Winkler — Mémotre sur quelques restes de Poissons du sistème heersien, pag.8 e pag. 24, tav. I, fig. 7-9. 1876. Zamna elegans Vincent — Description de la Faune de l étage Landènien inférieur ae Belgique, pag. 123, tav. VI, fig. 4. » Otodus striatus Id. — loc. cit., pag. 125, tav. VI, fig. 2. 18S5. Zamna elegans Noetling — Die Fauna des samliindischen Tertiirs, vole VI pag. 61, tav. I7, fio. 1-9. 1891. Odontaspis elegans Woodward — Notes on some Fisch— remains from the Lower Tertiary and Upper Cretaceons of Belgium ete., vol. VIII, pag. 105. ITTIODONTOLITI EOCENICI DI PATÀRA ECC. 291 1895. Odontaspis macrota var. rossica Iaekel — Untfer tertitire Selachier aus Sii- drassland, pag. 11 e 29, tav. I, fig. 8-17. 1596. » elegans De Alessandri — Ricerche sui pesci fossili del Pararà, pae. 7, fio. 1, 1a, 1b. 1599. » >» Woodward — Noges on the teeth of Sharks and Skates, from english eocenes formation, pag. 8, tav. I, fio. 15-18. » » » Td. — Voc. cit., nag. 9, tav. I, fio. 19-20. » » » Bassani — Za sttiofauna del calcare eocenico di Gassino in Piemonte, pag. 15, tav. I, fig. 1-17. » » >» Priem — Sur les poissons fossiles eocenes d’' Eqypte et de Roumanie, pag. 243, tav. II, fio. 7. 1900. » » Seguenza L.—/ vertebrati fossili della provincia di Mes- sina, pag. 491, tav. V, fio. 13. 1901. Odontaspis macrota Leriche — Sur quelques élèments nouveaux pour la faune ichtyologigue du Montien inferieur du Bas- sin de Paris, pag. 156, tav. V, fig. 13-15. 1902. » » Id.— Les poissons paléocènes de la Belgique, pag. 19. 1905. » » Id. — Les poissons éocènes de la Belgique, pag. 75, pag. 87 etc. 1912. » » De Stefano — Pesci fossili di Bismantova, pag. 380, tav. XII, fig. 5-7, tav. XIV, fig. 19-22. Riferisco a questa specie un piccolo dente privo di radice, la cui corona acuta e curva indietro, mostra i margini taglienti per tutta la loro estensione. La faccia esterna, lecgermente convessa, è liscia; l’ interna maggiormente convessa, presenta numerose strie parallele, diritte e continue, le quali, par- tendo dalla base si estendono sulla superficie della faccia, diventando man mano più lunghe quanto più con lo allontanarsi dai margini si avvicinano alla parte mediana della superficie. Le strie più lunghe però non raggiungono mai l apice del dente e svaniscono a due terzi dell’ altezza della corona. L’'esemplare in esame corrisponde con molta esattezza alla descrizione di questa specie che, sotto il nome di Odonzfaspis elegans Ag. sp., ha dato il prof. Bassani, e sopra tutto alla figura 4 della tav. I del noto lavoro del detto autore sulla « Zy/iofauna del calcare eocenico di Gassino in Piemonte ». Come è noto, il Leriche ha giustamente osservato che l’ Agassiz descrisse prima col nome di Ofodus macrotus i denti laterali di questa specie della 292 M. GEMMELLARO quale in seguito ha fatto conoscere identi anteriori col nome di Lamza elegans; quest’ ultima denominazione specifica deve perciò passare in sinonimia. Senonchè, siccome a parer del De Stefano (1) deve giustamente riterersi distinta Zamza macrota da OVaontaspis macrota= Odontaspis elegans, solo una parte degli esemplari di Ofodns macrotus Ag. io riporto in sinonimia e cioè quelli figurati a tav. XXXII, fig. 29, 29° 29” dall’ Agassiz, escludendo le altre figure della stessa tavola che formano il tipo della Lamra macrota Ag. sp. = Oltodus macrotus Ag. (pars). Come è noto alla Lamrza macrota Ag. sp. debbono associarsi anche le forme illustrate dall’ Agassiz col nome di Lanza compressa. Alla Odontaspis macrota deve a parer mio pure associarsi l’ esemplare figurato dall’ Agassiz a tav. XL. b, fig. 24 della sua classica monografia; nè trovo giustificata, d’ accordo col Leriche, la separazione che dei denti di questo tipo vorrebbe fare il Wood- ward distinguendoli da Odontaspis macrota col uome di Od. elegans. In Sicilia Odortaspis macrota Ag. sp. è già stata indicata dal Seguenza L. nello Eocene dei promontori di Castelluccio e di S. Andrea (Taormina). Dimensioni del dente : i Altezza della corona: mm. 8 Larghezza alla base: » 3 Spessore : DICI, Luogo di provenienza: Patàra (fra Trabia e Termini Imerese). Età: Eocene medio. L’esemplare illustrato e descritto fa parte delle collezioni del Museo geo- logico e paleontologico dell’ Università di Palermo. Odontaspis Hopei Ag. (Tav. I, Fig. 3-4) 1855-45. Lamna (Odontaspis) Hopei Agassiz—Recherches sur les poissons fossiles, vol. III, pag. 298, tav. 57a, fig. 27-30. 1846. » » dubia Sismonda — Descrizione dei pesci e dei cro- sftacei fossili del Piemonte, pag. 43 e 86, tav. IT fig. 17-22. Sio sea » Hopei Bassani — Ittiodontoliti del Veneto, pag. 26. > » » gracilis Id.-— loc. cit., pag. 25. (1) De Stefano — Pesci fossili di Bismantova, pag. 382. TA II TO RITO, ELI O n - ET EI LITE Si ITTODONTOLITI BOCENICI DI PATÀRA ECC. 293 1ST7. Lamna (Odontaspis) dubia (pars) Id. — loc. cit., pag. 25. » » » cuspidata (pars) Id. — loc. cit., pag. 23. 1885. Odontaspis Hopet Noeiling — Die Panna des samlindischen Tertiîirs, vol VI, parte III, pag. 71, tav. V, fio. 1-3. 1889. » cuspidata (pars) Woodward, — Catalogue of fossil fishes in the British Museum. pag. 368. 21896. d Hopei De Alessandri — Prcerche sui pesci fossili di Paranà. pag. 7, fio. 2. 1899. » ; » Bassani —- Za ittiofanna del calcare eocenico di Gassino, pag. 15, tav. I, fig. 18-23. 1900. » » Seguenza L.-— / vertebrati fossili della provincia di Mes- sima, pag. 490, tav. V, fig. 27-29, 1905. Odontaspis cuspidata Ag. var. Hopei Ag. Leriche — Les poissons éocènes de îa Belgique pag. 75 e pag. 119. 1912. >» —_Hopei De Stefano— Pesci fossili di Bismanteva, pag. 384, tav. XIT, fig. 1-4 e tav. XIV, fig. 25-50. Due denti di questa specie sono stati rinvenuti a. Patara; essi sone privi della radice e dei conetti laterali. La loro corona stretta e slanciata ha forma subulata ed è leggermente ricurva indietro. La faccia esterna, piatta, è leggermente convessa verso la base; la faccia interna è fortemente convessa. La superficie delle due faccie è completamente liscia. I denti in esame corrispondono perfettamente a quello figurato dall’ A- | gassiz a tav. 37a, fig. 30-50a della sua Monografia e alle descrizioni dei caratteri di questa specie già dati dal prof. Bassani e dal De Stefano nei loro lavori sulla ittiofanna di Gassino e sui pesci fossili di Bismantova. È nota la controversia esistente tra gli studiosi per stabilire se la Odon- taspis Hopei . costituisca una buona specie. Si sa che molti (Woodward) la credono sinonima di Odortaspis cuspidata Ag. sp., altri (Leriche) la riten- «gono una varietà eocenica di questa specie ed altri infine (Sauvage, Bassani, De Alessandri, Seguenza L., De Stefano) la credono una specie distinta. A me sembra che le differenze tra le due specie, tanto acutamente osser- vate dal prof. Bassani e confermate ed estese dal De Stefano, siano più che sufficienti per ritenere la Odontaspis Hopei distinta dalla Odontaspis cuspidata. In Sicilia la Odontaspis Hopei è già stata indicata dal Seguenza L. nei 294 M. GEMMELLARO giacimenti eocenici dei promontori di Castelluccio e S. Andrea (Taormina) Dimensioni del dente più grande: Altezza della corona: mm. ll Larghezza alla base; » 2/, 7 ted] Spessore: D 1 Luogo di provenienza: Patàra (fra Trabia e Termini-Imerese) Età: Bocene medio. Gli esemplari illustrati e descritti fanno parte delle collezioni del Museo geologico e paleontologico dell’ Università di Palermo. Gen. LAMNA Cuvier Lamna obligua Ag. sp. (Tav. I, Fig. 5-6) 1833-45. Ofodus obliguus Agassiz — Recherches sur les poissons fossiles, vol. III, pag. 267, tav. 31; tav. 56, fig. 22-27. Db» » lanceolatus Ia. — /oc. cit. vol. III, pag. 269, tav. 37, fig. 19-23. 1877 » » Bassani — /tfiodontoliti del Veneto, pag. 22. 1883. » obliguus —Dames— Veber ein tertiire Wirbelthierfanna von der Westlichen Insel des Birhet-el-Qurînim Fajum, pag. 145, tav. III, fig. 6. i 1889. Lamna obligua Woodward — Catalogue of the fossi Fishes in the British Museum, pag. 404. 1805. » » De Alessandri — Conzribuzione allo studio dei pesci terziari del Piemonte e della Liguria, pag. 270, tav. I fig: 5; Da. 1899. » » Bassani — /ttiofanna del calcare eocenico di Gassino, pag. 18, tav. I, fig. 32-55. 1900. » » Seguenza L. / vertebrati fossili della provincia di Mes- sina, pag. 499. tav. V, fig. 22-25. 1902. Zamna obliqua De Alessandri — Note di ittiolegin fossile, pag. 3, tav. XII, fio. 1-6. » Otodus obliguus Leriche—Les poîssons paléocènes de la Belgique, pag. 33. 1905. > » Id. — Les poissons éocènes de la Belgique, pag. 76, pag. 129. ITTIODONTOLITI EOCENICI DI PATÀRA ECC. 295 1912. Zamna obliqua De Stefano—Pesci fossili di Bismantova, pag. 373, tav. XIII, fio. 10, tav. XIV, fig. 8-13. 19,12 9006 » Id. — /ffrofauna fossile dell'Emilia, pag. 44, tav. I, fio. $S; tav. II, fig. 7. Si è rinvenuto un solo derte riferibile a questa specie. È un dente laterale, spesso, robusto, obliquo, con l’apice ripiegato lieve- mente in fuori, mancante della radice e che mostra solo in parte i due conetti laterali. La faccia interna della corona è convessa, la esterna è lievemente convessa con una forte depressione. triangolare presso il margine inferiore dello smalto. I margini laterali della corona sono ornati da una larga lamina tagliente che si estende dall’apice alla base. Il dente in esame corrisponde bene a quello descritto e figurato dall’ A- gassiz, sotto il nome di Olodus lanceolatus, a tav. 57, fig. 23, 23a e 23b della sua Monografia. È simile anche alle figure date dal Seguenza L., a tav. V. fig. 24a e 24b del suo lavoro sui pesci fossili della provincia di Messina. Sebbene il De Alessandri sia del parere che tali denti, descritti dal Se- guenza, n10n possano con sicurezza ascriversi a questa specie perchè mancanti di radice, pure io credo che, la presenza della caratteristica lamina marginale che contorna la corona e della depressione triangolare vicino al margine in- feriore dello smalto, nonchè i residuali frammenti dei conetti laterali ancora visibili negli esemplari del Segnenza, siano caratteri sufficienti per riferirli a Lamna obliqua. Riguardo al dubbio sollevato dal prof. Bassani (1) che Zamra Vincenti Winkl. sp. debba ritenersi sinonima della specie in esame, è mia opinione, basata sul confronto delle numerose fignre degli autori. che il modo di vedere dell’illustre paleoittiologo italiano sia ben fondato, nonostante le obiezioni sollevate dal De Alessandri a pag. 13 del suo lavoro « Note di ittiologia fossile » Infatti, essendo unanimi gli studiosi nel ritenere l’identità di Zamra obliqua Ag. sp. con Ofodus lanceolatus Ag. ed essendo tra le forme aggruppate sotto il nome di Zamra Vincenti Winkl. sp. alcune molto simili alle fignre tipiche dell’Ofodus lanceolatus, altre corrispondenti a quelle di Lamza obliqua, io non vedo la ragione di separare Lamna Vincenti da Lamna obliqua, nel senso ampio come oggi quest’ultima specie è generalmente intesa. (1) Bassani E. — Za ittiofanna del calcare cocenico di Gassino, pag. 18. 296 M GEMMELLARO Le piccole differenze rilevate dal De Alessandri potrebbero a parer mio provenire unicamente da differente sviluppo dei denti esaminati e da diversa posizione di essi nelle mascelle dello squalo. Tutto ciò, ben inteso, io esprimo con dubbio augurandomi che. futuri ri- trovamenti paleontologici possano in avvenire confermare la mia opinione. In tal caso Lamna Vincenti Winkl. sp. con la sinonimia riportata dal De Ales- sandri, (op. cit.) dovrà aggiungersi alla sinonimia della specie in esame. Nella sinonimia di questa specie ho incluso le forme illustrate da] Leriche sotto il nome di O/odus obliguus Ag. in quanto che anche a me sembra, se- guendo Bassani, Seguenza L., De Alessandri e De Stefano, che sia impossibile separare nettamente il genere Ofodus Ag. dal genere Lamza Cuv. (De Stefano, Pesci fossili di Bismantova, pag. 371) Credo pertanto, che il genere Otfodus fondato dall’Agassiz nel 1853-45, debba considerarsi sinonimo del genere Zamza istituito dal Cuvier sin dal 1817. In Sicilia Zamra obliqua è già stata citata dal Seguenza L. nel Cretaceo superiore? (calcari) e nell’Eocene (scisti) dei promontori di S. Andrea e Ca- stelluecio (Taormina). Dimensione del dente: Altezza della corona : mm, 12 Larghezza alla base : » 8 Spessore : DATO, Luogo di provenienza: Patàra (fra Trabia e Termini-Imerese) Età: Eocene medio. L’esemplare illustrato e descritto fa parte delle collezioni del Museo geo- logico e paleontologico dell’ Università di Palermo. Gen. OxYRHINA Agassiz Oxyrhina Desori Ag. (Tav. I, Fig. 7-8) 1853-45. Oxyrhina Desorii Agassiz—Recherches sur les poissons fossiles, vol. III, pag. 282, tav. 57, fio. 8-13. >» >» » leptodon Id. — loc. cit., vol. III, pag. 282, tav. 37, fig. 3-5. 1846. » Desorii Sismonda-— Descrizione dei pesci e dei crostacei fos- sili del Piemonte, pag. 44, tav. II, fig. 7-16. ITTIODONTOLITI EOCENICI DI PATÀRA ECC. 297 1546. Oxyrhna hastalis Id.— loc. cit., pag. 40, tav. I, fig. 41, 43, 44. (non 49, 45, 47) » » minuta Id. — loc. cit., pag. 44, tav. II, fig. 36-39. » » isocelica Id. — loc. cit., pag. 43, tav. II, fig. 1-6. >» Otedus sulcatus Id. — (non Geinitz) loc. cif., pag. 39, tav. I, fig. 34-36. >» Oxyrhina complanata Id. — loc. cit., pag. 41. tav. I, fig. 39-40. 1849. » Wilsonii Gibbes — Monograph of the fossil squalidae of the U. S., vol. I, pag. 203, fig. 172-175. 1853. Ofodus salentinus Costa O. G.—Paleontologia del Regno di Napoli, vol. V. pag. 345, tav. 9, fio. 7. 1856.» appendiculatus Costa O. G. (non Ag.)— loc. cit., vol. VII, pag. 69, tav. 7, fig. 41-42, 1856. Oxgyrhina Wilsonii Costa O. G.-— loc. cit., vol. VII, tav. 7. fig. 12. 1858. Ofodus sulcatus Gemmellaro G. G.—ucerche sui pesci fossili della Sicilia, pag. 34, tav. I, fig. 10. » ZLamna crassidens Id.— loc. cit., pag. 42, tav. VI, fig. 15-16. » » Lyellii Id.— loc. cit., pag. 43, tav. VI, fig. 17. » » inequilateralis Id. — oc. cit., pag. 43, tav. VI, fig. 22. 1859. Ofodus sulcatus Gemmellaro G. G.—Squalidei fossili terziari della Sicilia in rapporto con quei viventi nel Mediterraneo, pas. 6. 1861. Oxyrhina incerta Michelotti — Etudes sur le Miocène inféerieur de l' Italie septentrionale, pag. 144, tav. 14, fig. 10-12. 1876. » Winkleri Vincent — Description de la faune de l'étage landéniex inférieur de Belgique, vol. XI, pag. 125, tav. VI, fig. 3. IST Zignoi Bassani—Nuovi squalidei fossili, pag. 2, fig. 2. » Otodus Lawleyg Td. — Voc. cit., pag. 4, fig. 3-5. 1880. > » Sauvage — Ztude sur les poissons des faluns de Bretagne, pag. 12, tav. 1, fig. 12-14. 1886. Oxyrhina Agassizi Issel — a alla geologia ligustica, pag. 55, tav. I, fio. 1-2, 5-9. 1887. » antegenita 00; G.— Brevi cenni galla geologia del S. An- drea presso Taormina, pag. 3. » Lamna isomorpha Id. — loc. cit., pag. Sa 1887. Lamna rectidens Seguenza G.—Intorno al Giurassico medio (Dogger) presso Taormina, pag. 389. » » omeomorpha Id. — loc. cit, pag. 389. 298 M. GEMMELLARO 1591. Zamna salentina Bassani—/ttioliti miocenici della Sardegna, pag. 42, tav. II, 1895. Oxyrhina Desoriî De Alessandri — Contribuzione allo studio dei pesci ter- eiari del Piemonte e della Liguria, pag. 14, tav. I, fio. 10-10a. >» Lamna salentina IA. — loc. cit., pag. 10, tav. I, fig. 6, 6a. 1897. Oxyrhina Desorii Id. — La pietra du cantoni di Rosignano e di Vignale, pag. 35, tav. I, fio. 15. 1899. > Desori Bassani — /tfrofauna del calcare eocenico di Gassino, pag. 19, tav. II, fig. 24-58. 1900. » » Segnenza L.—/ vertebrati fossili della provincia di Messina, pag. 44, tav. V, fig. 1-12. 1902. » >» De Alessandri — Odontoliti pseudomiocenici dell’ Istmo di Snez, pag. 15, tav. V, fig. 2-2a, 3-3a. 1905. » > Agassiz, var. praecursor Leriche — Les poissons éocènes de la Belgique, pag. 128. 1910. » » De Stefano — Pesci fossili della Calabria meridionale, pag. 182, tav. VI, fig. 6-9. 1910. Oxyr/kina Desori (Agassiz) Sismonda — Leriche — Les poissons oligocènes de la Belgique, pag. 275, tav. XVI, fig. 16-51. 1510. » » (Agassiz) Sismonda mu. flandrica Leriche — op. ctt., pag. 2783, fig. /8-87, nel testo. 1912. » » De Stefano — Pesci fossili di Bismantova, pag. 399, tav. XIII, fig. 15-21, tav. XIV, fig. 45-57. 1912. » » Gemmellaro M. — /ffiodontoliti del Miocene medio di al- cune regioni delle provincie di Falermo e di Gir- genti, pag. 134, tav. IV, fig. 13-29 Di questa specie ho potuto studiare nn solo dente laterale, appartenente con probabilità alla mascella superiore dello squalo. L’esemplare rinvenuto è privo della radice e di parte della corona, mo- stra però sufficienti caretteri per ascriverlo alla Oxyr%iza Desori Ag. (1). (1) Come è noto il Tionare (Les poissons oligocènes ete., pag. 275) ritiene che gli esemplari tipici della‘ Oxyr4zza Desori siano gnelli pubblicati dal Sismonda (Deseriz. dei pesci e crostacei fossili del Piemonte, pag.44, tav. II, fig. 7-16) mentre quelli illustrati dall’ Agassiz (Peckerch. sur les poiss. foss. vol. ILL. pag.282, tav. XXXVII, fig. 8-13) non si può precisare se appartengano, 0 no, al genere Oxyrkina; in conseguenza è di opinione che spetti al Sismonda la priorità della determinazione specifica dell’ Ovyrkina Desori tipica. Molti altri paleoittiologi invece (Wodward VOTE PIETOSO LT" a rn eee ITTIODONTOLITI EOCENICI DI PATÀRA ECC. 299 La corona è triangolare, svelta, lesgermente curva indietro e discretamente compressa. La faccia esterna è piana, depressa nel mezzo e presenta in basso delle piccole pieghe; la faccia interna è convessa. L’ apice si flette leogermente in fuori; i margini laterali sono acuti e taglienti dall’ apice alla base. L’esemplare in esame corrisponde bene a molte delle numerose figure dei denti di questa specie date dagli antori e segnatamente a quei tipi che il Leriche (1) riunisce sotto il nome di Owyr/ma Desori Sism. mut. flandrica Leriche. > Come ho già detto in un mio precedente lavoro (2) io non credo accettabili le varietà di Oxyr/ina Desori proposte dal Leriche nei suoi bei lavori sulla ittiofanna del Belgio. Il De Stefano'(Pesci fossili di Bismantova, pag. 399 e seg.) ha già espresso la sua convinzione, da me pienameute divisa, che le diverse forme che presentano i denti dell’ Oxyr%iza Desori dipendano piuttosto dal- l'età degli individui e dal posto che occupano nelle mascelle. L'opinione poi del Leriche che le sue varietà siano caratteristiche di determinati piani geologici cade innanzi al fatto che il De Stefano nella Pietra di Bismantova ha riscontrato la associazione di tutte e tre le forme distinte da quel paleontologo e cioè; Oxyrkina Desori praecursor, O. Desori flandrica, Oxyrhina Desori tipica (Sismonda) e che io nell’ Eocene medio di Patàra ho rinvennto il dente in esame che presenta tutti i caratteri della Oxyr/iza Desori mut. flardrica Ler. la quale, secondo il Leriche, sarebbe caratteristica del- l’ Oligocene. Inoltre, a giudicare dalle figure e dalla descrizione del Seguenza (8) dei mina) mi sembra che anche in-quei giacimenti esista l'associazione delle forme distinte dal Leriche, riscontrata dal De Stefano nella Pietra di Bismantova. L'Oxyrhina Desori Ag., sotto varie determinazioni generiche e specifiche denti rinvenuti nell’Eocene dei promontori di Castelluccio e S. Andrea (Taor. Bassani, De Alessandri, Priem, De Stefano) credono che i denti pubblicati dall’ Agassiz ab- biano tutti i caratteri dell’ Oxyrhina Desori e non possano in aleun modo, alcuni tra essi, asso- ciarsi alla Odontaspis cuspidata. {o sono della stessa opinione di questi ultimi studiosi ed in conseguenza ritengo che al)’ Agassiz spetti la priorità della determinazione specifica di questa forma. (1) Leriche — Zes peiîssons oligocènes de la Belgique, pag. 278, fig. 78-87, nel testo. (2) Gemmellaro M.— Jffiodontoliti miocenici di aleune regioni delle prov. di Palermo e di Girgenti, pag. 138. (3) Seguenza L.— £ vertebrati fossili della provincia di Messina, pag. 44, tav. V, fig. 1-12- 300 M. GEMMELLARO è già stata citata da G. G. Gemmellaro (0/odus sulcatus, Lamna crassidens L. Lyelli, L. inequilateralis) e da G. Seguenza (Oxyrhina antegenita, Lamna iso- morpha, L. rectidens, L. omeomorpha) nel terziario di Sicilia. Seguenza L. la rinvenne anche nell’Eocene dei promontori di Castelluc- cio e S. Andrea (Taormina), io l’ho pure descritta nel Miocene medio di Cor- eone, Burgio e Palazzo Adriano. Dimensioni del dente : Altezza della corona: mm. 15 Larghezza alla base: di Spessore : » B) Luogo di provenienza: Paràra (fra Trabia e Termini-Imerese) Età: Eocene medio. L’esemplare illustrato e descritto fa parte delle collezioni del Museo geo- logico e paleontologico della Università di Palermo. Gen: CARoHARODON Miiller et risale Carcharodon auriculatus Blainv. sp. (Tav. I, Fig. 9-11) 1818. Squalus auriculatus Blainville — Nowo. Dictionnaire '@ Histoire Nat., vol. XVII, pag. 384. 1833-43. Carcharodon anriculatus Agassiz—Poiss. foss., vol. III, pag. 254, tav. 28, fig. 17-19. 305. » heterodon Id. — loc. cit., pag. 258, tav. 28, fig. 11-16. diga » angustidens Id. — loc. cit., pag. 255, tav. 28, fio. 20-25, tav. 30, fig. 3. 3 » lanceolatus Id. — loc. cit., pag. 257, tav. 30, fig. 1. >» » toliapicus Id. — loc. cit., pag. 257, tav. 50a, fig. 14. 2 » megalotis Id. — loc. cit., pag. 258, tav. 28, fig. 8-10. aa » disauris Id. -— loc. cit., pag. 259, tav. 28, fig. 7. 1846. » megalodon Sismonda (non Ag.) Descrizione dei pesci e dei crostacei fossili del Piemonte, pag. 34, tav. I, fio. 11-15. a) » crassidens Id. — loc. cit., pag. 35, tav. I, fig. 32-33. PRESTATA 1866. 1595. 1897. 1399. 1900 1905. 1905. 1910. 1910. 1912. 1912. ITTIODONTOLITI EOCENICI DI PATARA ECC. 301 Carcharodon productus Id. (non Ag.)—/oc. cit., pag. 37, tav, I, fio. 25-29. » angustidens Id, — loc. cit., pag. 36, tav. I, fio. 30-31. lanceolatus auriculatus . Carcharodon auriculatus S. Carcharodon angustidens Gemmellaro G. G.— Ricerche sui pesci fossili della Sicilia, pag. 28, tav. 5, fio. 6. var. lurgidus Id.—/oc. cit., pag. 29, tav. 5, fig. 7-8. Gemmellaro G. G.— Degli squalidei fossili ter- erari della Sicilia in rapporto con quei viventi nel mediterraneo (Giorn. del Gabinetto Letterario dell’ Accademia Gioenia: fasc. IV, pag. 6) Luglio e Agosto 1859. t Costa 0. G.—Nuove osservazioni intorno ai fossiti di Gassino ed illustrazione di alcune specie. no- velle, pag. 11, tav. I, fig. 10. Bassani — Contributo alla Paleontologia della Sar- degna. 1ttioliti miocenici pag.19, tav. II, fio. 24-25. Id. — Avanzi di Carcharodon aunricalatus scoperti nel calcare eocenico di Valle Gallina (Verona) (Acc. di Verona, vol. LXXI, S. III, fasc. I, con ona tavola). De Alessandri — Pesci terziari del Piemonte e della Liguria, pag. 7, tav. I, fig. 2, 2a. Priem — Sur les poissons de V Focene du Mont Mokattam (Egypte), pag. 216, tav VII, fig. 7. Bassani — Itliofauna del calcare eocenico di Gas- sino, pag. 22, tav. I, fig. 36, 39. Seguenza L. — /vertebrati fossili della provincia di Messina, pag. 63, tav. V, fig. 14-18. - Pasquale — Revisione dei Selaciani fossili dell Italia meridionale, pag. 6. anriculatus Leriche — Les poissons éocènes de la Belgique, pag. 88, 130, 183, 208. angustidens — Id. Les poissons oligocènes de la Belgique, pag. » 289, tav. XVII. var. furgidus IA — loc. cil., pag. 291, tav. XVIII auriculatus De Stefano — Pesci fossili di Bismantova, pag. 358, tav. XIII, fig. 8-9; tav. XIV, fig. 4-7. sp. confr. angustidens TA.— loc. cit., pag. 363, tav. XII fig. 3; tav. XIII fig. 6-7; tav. XIV fig. 1-2. 302 M. GEMMELLARO 1912. Carcharodon auriculatus Gemmellaro M.— Ztfiodontoliti del Miocene medio di alcune regioni delle provincie di Palermo e di . Girgenti, pag. 121, tav. IMI, fig. 1-14. 1912. » » De Stofano—/ttrofauna fossile dell’ Emilia, pag.39, tav. I, fio. 1-3; tav. II fig. 1. 1912. » angustidens Id. — loc. cit., pag. 40, tav. I, fig. 4 e 5, tav. II, fig. 2,3. Riferisco a questa specie un dente appartenente alla parte anteriore del- la mascella superiore. Esso è privo di radice e mostra solo in parte il piccolo dente laterale destro. Il piccolo dente di sinistra manca del tutto. La corona ha forma di triangolo isoscele, la faccia interna è molto con- vessa mentre la esterna è quasi piana e mostra una depressione nel mezzo, presso la base dello smalto. Nello assieme il dente è stretto e robusto, coi margini diritti e interamente dentellati. Lo smalto, sulla faccia esterna della corona, scende in basso verso la radice più che sulla faccia interna e forma, su tutte e due le faccie, un an- golo piuttosto marcato. Il dente in esame corrisponde esattamente con le figure 3, 5a e 3b date dal prof. Bassani nella unica tavola del suo lavoro “ Avanzi di Carcharodor auriculatus scoperti nel calcare eocenico di Valle Gallina,, e con molte illustra- zioni di denti omologhi fornite dal Leriche sotto il nome di Carcharodon angustidens Ag., nella sua Memoria sui pesci oligocenici del Belgio. Non starò qui a ripetere quanto ho già osservato in un mio precedente loyoro (1) riguardo all'opinione del Leriche di separare da questa specie le forme oligoceniche è mioceniche, raggruppandole sotto il nome di Carcharodor angustidens Ag. A mio giudizio e per le ragioni già esposte, la distinzione del Leriche ha scarso valore paleontologico; considero quindi Carcharodon angustiders Ag. sinonimo di Carcharodon aunriculatus Blainv. la cui estensione cronologica va dall’Eocene al Miecene medio. In Sicilia questa specie è già stata citata dal Seguenza L. nell’Eocene dei promontori di Castelluccio e S. Andrea e a Valle Marica (Taormina) Io l'ho pure rinvenuta nel Miocene medio di Corleone e di Burgio e nel calcare asfaltifero di Ragusa. (1) Gemmellaro M.— Jttiodontoliti del Miocene medio di alenne regioni delle provincie di Pa- lermo e di Girgenti, pag. 124. RITO, SES IE rea ITTIODONTOLITI EOCENICI DI PATÀRA ECC. 305 Dimensioni del dente : Altezza della corona : mm. 45 Larghezza alla base : » 92 Spessore : > ” DIBIDNO, Luogo di provenienza : Patàra (fra Trabia e Termini-Imerese). Età: Focene medio. l'esemplare illustrato e descritto fa parte delle collezioni del Museo geo- logico e paleontologico della Università di Palermo. Fam. CESTRACIONTIDAE Gen. ACcRODUS Agassiz. Acrodus siculus n. sp. (Tav. I, Fig. 12, 13, 15a) Riferisco al genere Acrodus e considero come appartenente a nuova specie un piccolo dente che presenta i seguenti caratteri : Sezione orizzontale alla base della corona, irregolarmente ellittica, mol- to compressa, con le estremità appuntite; sezione verticale Inngo l’asse maggiore largamente triangolare, coi lati leggermente convessi e la base piuttosto con- cava. Faccie convesse, coperte da strie pliciformi, rilevate, evidenti, ondulose, spesso ramificate e anastomizzate, a volte interrotte, separate da solchi lisci, irregolari. Queste strie pliciformi, più marcate nella zona mediana, partendo dalia base del dente si estendono fin quasi al margine di esso presso al quale si dilegnano al contatto con una larga fascia liscia e taglieute che lo contorna per intero. L'’apice è smussato, la radice manca. Benchè la maggior parte degli ittioloi consideri il genere Acrodus come unicamente secondario, pure io ritengo col De Alessandri (1) che questo genere abbia vissuto anche nell’ Eocene. (1) De Alessandri — Ricerche sui pesci fossili di Paranà, pag. 10, tav. I, fig. 5-5c. 304 M. GEMMELLARO Prescindendo dagli esemplari dnbbiosi raccolti dallo Schafhènt] (1) nell’ Eo- cene superiore di Baviera e dallo stesso antore distinti col nome di Acro4dus fleruosus, prescindendo dall’ Acrodus Gastaldi del calcare eocenico di Gassino, descritto dal Costa ma che il prof. Bassani (2) non crede spettante a questo genere, nonchè dall’ AMcrodus Emmonsi dubitativamente distinto dal Leidy (3), rimane sempre l’ Acrodus paranense De Alessandri (4) proveniente dall’ Eocene di Paranà, a provare, insieme al nnovo esemplare siciliano. 1’ esistenza nello Kocene del genere Acrodus. i Nè, a_parer mio, è da pensare che il fossile in esame possa riferirsi al genere Cestracion da cui si allontana per la forma della corona allungata in traverso, per la presenza delle caratteristiche pieghe forti, ondnlose e rami- ficate e per la presenza della evidente fascia marginale, tagliente. L' Acrodus siculus n. sp. offre analogia tanto con 1’ Acrodus minimus Ag. del Lias di Aust-Ctiff, quanto con la Acrodus acutus Ag. poveniente dal Grès di Tiibingen nel Wiirtemberg. Si distingue però dalla prima specie per la man- canza dei mammelloni alle estremità della chiglia mediana, e dalla seconda. per le forti pliche ondulose ed evidenti che mancano in quella specie. Il genere Acrodus Ag. nou era stato fino ad oggi mai segnalato in Sicilia. Dimensioni del dente: Altezza della corona: mu. 3. Larghezza alla base: DIACIHE Spessore : DAI Luogo di provenienza: Patàra (fra Trabia e Termini-Imerese) Età: Eocene medio. L’esemplare illustrato e descritto fa parte delle collezioni del Museo geo- logico e paleontologico dell’ Università di Palermo. (1) Schafhîutl — Stid-Bayerns Leth. Geog., 1863, pag. 224, tav. 64, fig. 2. (2) Bassani — La îttiofauna del calcare ecocenico di Gassino, pag. 26, Nota 2. (3) Leidy — Proc. Ac. Nat. Sc., 1872, pag. 163 — Id., Contr. to the ext. Vert. Fauna, 1873, pag. 301. x (4) De Alessandri — Loc. cit., pag. 10, tav. 1, fig. D-De. VE e © OVE OTO PPC Pn vee - giano Sag cn ITTIODONTOLITI EOCENICI DI PATÀRA ECC. 305 Fam. SCYLLIIDAE Gen. GinaLyvmostoma Miiller et Henle Ginglymostoma-Priemi n. sp. (Tav. I, Fio. 14-15) 1808. Ginglymostoma Fourtaui Priem (pars) — Sur des Vertebres de Vl Eocéne d' Egypte et de Tuniszie, B. S. G. F., pag. 413, fio. 2. Di questa nuova specie che io distinguo tra le forme riunite dal Priem sotto il nome di Genglymostoma Fourtaui, si è rinvenuto un solo dente incom- pleto di cuni è visibile solo parte della corona. Questa, poco spessa, mostra un cono mediano piuttosto inclinato il quale sporge ben visibilmente oltre le dentellaturo laterali. Queste sono di varia grandezza e piuttosto irregolari, tendono però nel- l’assieme a decrescere di misura quanto più, sui margini, si allontanano dal cono centrale. Sul margine ben conservato si contano otto dentellature; su quello rotto ne rimangono visibili soltanto quattro le quali frastagliano in basso il margine del cono mediano. Da un lato e dall’altro i margini della corona sono diritti e conferiscono ad essa una forma largamente triangolare. Il dente in esame corrisponde iolto bene a quello descritto ed illustrato dal Priem nel suo lavoro « Sur des Vertebrès de l Eocène d' Egypte et de Tu- niste » sotto il nome di Ginglymostoma Fourtauti Priem, e con quel fossile io lo identifico, mutando però in Genglymostoma Priemi n. sp. quella denomina- zione specifica. Questo perchè io considero il dente illustrato dal Priem nel precitato lavoro come appartenente a una specie diversa da quella fondata dallo stesso autore, col nome di Ginglynostoma Fourtaui Priem, nel suo precedente lavoro « Pazs sons fossiles del’ Eocène moyen d' Eggpte » (B. S. G. F., pag. 635, fig. 1-4, 1905). Infatti, mentre negli esemplari tipici di Ginglymostoma Fourtani il cono mediano è piccolo, diritto e non oltrepassa l’ altezza delle dentellature laterali 306 M. GEMMELLARO più piccole, nel Ginglymostoma Priemi la punta mediana nettamente oltrepassa il margine dentellato della corona. Inoltre il numero delle dentellature è minore in quest’ ultima specie e la forma della corona, piuttosto che a margini arrotondati, si\ mostra largamente triangolare, a margini diritti. È a notare che lo stesso Priem, nel sno secondo lavoro, rilevò già parte di queste differenze tra gli esemplari tipici prima descritti e gli altri rinvennti in appresso, differenze che a me sembrano tali da giustificare la istituzione di una nuova specie. Il genere Ginglymostoma viene per la prima volta citato in Sicilia. Dimensioni del dente; Altezza della corona: mm. 5 Larghezza alla base: pi Spessore >» » 309 Luogo di provenienza; Patàra (fra Trabia e Termini-Imerese) Età: Eocene medio. L’ esemplare illustrato e descritto fa parte delle collezioni del Museo geo- logico e paleontologico della Università di Palermo. TELEOSTEI Fam. LABRIDAE Gen. PHYLLODUS Agassiz Phylodus sp. (Tav. I, Fig. 16-17) Riferibile al genere P/hyodus Ag. si è rinvenuto un solo dente isolato, di forma piuttosto convessa, mostrante alla superficie delle rugosità irregolari, indubbiamente dovute all'usura. In sezione orizzontale questo fossile ha forma irregolarmente ellittica, allungata e presenta entrambi i capi molto ristretti, quasi appuntiti. | a ITTIODONTOLITI EOCENICI DI PATÀRA ECC. 307 Corrisponde bene alle illustrazioni di questo genere date dall’ Agassiz (1), dal Cocchi (2) e dal Bassani (5). Si tratta, a parer mio, di un dentino secondario di una specie apparte- nente al genere Piylodus Ag. Avendo rinvenuto un solo dente isolato, non ho creduto di potere con si- curezza procedere alla sua determinazione specifica benchè l’esemplare in istudio abbia rapporti coi denti omologhi di P%y7/0dus toliapicus Ag., del London clay di Inghilterra. Poichè, secondo l’autorevole giudizio del Sanvage (4) e del Bassani, (5) l'esemplare descritto da mio Padre (6) sotto il nome di Sphaerodus Aradasi G. G. Gemm., il quale offre qualche analogia col fossile in esame, va riferito .al genere Nummopalatus M. Rowault = Gen. Pharyngodopilus Cocchi, il dente in istudio è il primo del genere Ply/odus che viene rinvenuto in Sicilia. Dimensioni del dente : Altezza della corona : mm. 1!/, Lunghezza fra gli apici: » 6 Larghezza : DUO Luogo di provenienza: Patàra (fra Trabia e Termini-Imerese). Età: Hocene medio. SE L’esemplare illustrato e descritto fa parte delle collezioni del Museo geolo- gico e paleontologico dell’Università di Palermo. Fam. STRATODONTIDAE Gen. CimoLIcHTYs Leidy Cimolichtys? sp. (Tav. I, Fig. 18) Riferisco con dubbio a questo genere un frammento di dente isolato il quale offre molta analogia col fossile illustrato dal prof. Bassani a tav. IIIg (1) Agassiz — Rech. sur les poiîss. fossiles. vol. II, p. II. pag. 238. (2) Cocchi — Monografia dei Pharyngodopilidae, pag. 21. (3) Bassani — La iffofauna del calcare eocenico dr Gassino, pag. 36, tav. III, fig. 56, 65. (4) Sauvage — Poiss. des. fal. de Bretagne, pag. 23-25, 1880. (5) Bassani — Contributo alla Pal. della Sardegna — Ittioliti miocenici, pag.49, Nota 2. 1891. (6) Gemmellaro G. G. — Pesci fossili di Sicilia, pag. 13, tav. I, fig. 1 e tav. VI, fig. 1, 1598 308 M. GEMMELLARO fio. 7-8 del suo lavoro sulla ittiofanna eocenica di Gassino e riferito dal detto aufore al cenere Cmrolichtys Leidy. L'esemplare in esame ha sezione circolare, forma conica leggermente eurva e mostra delle leggiere strie che, partendo dalla base, svaniscono a metà dell’ altezza. L’apice è rotto. Le analogie del fossile siciliano con quelli di Gassino (Bassani) sono mag- giori che con quelli illustrati dal Leriche (Pozssons palèocenes de la Belgique, tav. IMI, fio. 5-8) sotto il nome di Zep:/ostens suessoniensis Gerv. Inclino perciò a ritenere piuttosto che si tratti di una specie appartenente al genere Uimolichtys e non al genere Zepidostens, pur non potendo siudicarne con sicurezza, auche per la cattiva conservazione del dente. Trattandosi di un dente isolato, sono note a tutti le difficoltà cui si va incontro nella determinazione non solo specifica ma anche generica dei fossili di questo tipo. Del resto, appartenga il dente in esame al genere Czimolichtys o al genere Lepidosteus ho creduto interessante illustrarlo per la maggior conoscenza della ittiofauna dello Eocene medio siciliano. Il genere Cimolichtys Leidy viene per la prima volta rinvennto in Sicilia. Dimensioni del dente: Altezza della corona: mm, 5 Diametro alla base: DA, Luogo di provenzernza: Patàra (fra Trabia e Termini-Imerese) Età: Eocene medio. , L’esemplare illustrato e descritto fa parte delle collezioni del Museo geo- logico e paleontologico delll’ Università di Palermo. Fam. SPARIDAE Gen. CHRYSOPHRYS Chrysophrys sp. (Tav. I, Fig. 19-20) Tre denti molari di varia grandezza e nell’assieome piuttosto piccoli sono da riferirsi al genere Chrysophrys. ITTIODONTOLITI EOCHNICI DI PATARA ECC. 309 Hanno forma emisferica lesgermente compressa e mostrano la superficie locorata dall’usura. Nell'esemplare di maggiore dimensione si vede un colletto che separa la radice dalla corona. Questo colletto ha una colorazione rossiccia che spicca al confronto col color bruno della corona. Non si vedono le distinte pliche verticali alla base che secondo l’Agassiz costituiscono una caratteristica della sua Chrysophrys cincta. Non credo possibile di eseguire una precisa determinazione specifica di questi denti che, simili a quelli di Gassino illustrati dal prof. Bassani (op. cet., pag. 40, ta- vola III fio. 21-41) possono venire ascritti a molte specie di CArysophrys dei depositi eocenici, oligocenici, mioceni e pliocenici, e dei mari attuali (Bas- sani, loc. ceit., pag. 40). | Il cenere CRrysophrys viene citato per la prima volta nell’Eocere siciliano. Dimensioni dei denti: Molare di maggiori dimensioni; diametro : mm. 3 So » » ; altezza: 3 IG Molare di minori dimensioni; diametro : DIS » »d » » o altezza 5 3 » “E Luogo di proverienza: Patàra (fra Trabia e Termini-Imerese) Età: Eocene medio. L’esemplare illustrato e descritto fa parte delle collezioni del Museo Geo- logico e Paleontologico dell’Università di Palermo. A ne SÌ i y ONTOLITI ROCENICI DI 312 M. GEMMELLARO Spiegazione della Tavola 1 Fig. 1-2. Odontaspis macrota Ag. sp. Esemplare visto dai due lati. > 3-4. » Hopei Ag. Due esemplari leggermente ingranditi. » 5-6. Zamna obliqua Ag.sp.Esemplare agrandezza naturale, visto dai duelati.. » fi -S. Oxyrhina Desori Ag.Esemplarea grandezza naturale, visto dai due lati. >» 9-11. Carcharodon auriculatus Blainv. sp. Esemplare a grandezza naturale, — visto iu profilo e dai due lati. 2 » 12-15. Acrodus siculus n. sp. Esemplare ingrandito, al doppio, visto di sopra e da un lato. > 13. » » n. sp. Dettaglio dell’ ornamentazione. » 14-15. Ginglymostoma Priemi n. sp. Esemplare a grandezza naturale, visto dai due lati. >» 16-17. Phyllodus sp. Esemplare a grandezza naturale, visto di lato e di | sopra. » 18. Cimolichtys? sp. Esemplare a grandezza naturale. » 19-20. Chrysophrys sp. Esemplare a grandezza naturale, visto di lato e ; di sopra. GEMMELLARO M. - ITTIODONTOLITI EOCENICI DI PATÀRA. FIG. A) R.nE PATARA. - CALCARI E MARNE BIANCHE E GRIGIO-SCURE. R. HUBER - DIS. E LIT. TAV. 3