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SCELTA

DI

CURIOSITÀ LETTERARIE

INEDITE 0 RARE

DAL SECOLO XIII AL XVII JPOXDAT.A. E DIRETTA.

DA

FRANCESCO ZAMBRINI

DISPENSA CCXXII

Prezzo L. 10 . ^ lI (f^

'-^Ih

Di questa SCELTA usciranno otto o dieci volu- metti all'anno; la tiratura di essi verrà eseguita in numero non maggiore di esemplai"! 202: il prezzo sarà uniformato al numero dei fogli di ciascheduna dispensa, e alla quantità degli esemplari tirati: sesto, carta e caratteri, uguali al presente fascicolo.

Ditta Romagnoli Dall'Acqua.

DISPENSE STAMPATE

DOPO LA PUBBLICAZIONE DEL CATALOGO'

Giugno 1884

200. Storia di Campriano contadino, a cura di ,

Albino Zenatti . . . " . . . . . . . . L. 5.

201. I due primi libri della Storia di Merlino, ri-

stampati per cura di Giacomo Ulrich . . » 12.

202. Cronaca Bolognese di Pietro di Mattiolo, pub-

blicata da Corrado Ricci » 14.

203. La Buca di Monferrato, lo Studio d'Atene e

, il Cagno, poemetti satirici, per cura di L. Frati » 12.

204. Celli G. B. Lezioni Petrarchesche, per cura di

Carlo Negi'oni . , . . » 11.50

205. Trissino G. Giorgio. La Sofonisba, per cura'

di Franco Paglierani . \ » 4.

206. Feste pel conferimento del patriziato Romano

a Giuliano e Lorenzo De' Medici, per cura di

Olindo Guerrini » 5.

207. Itinerario di Lodovico Varthema, nuovamente

posto in luce da Alberto Bacchi della Lega » 12.

208. Statuto inedito dell' arte degli Speziali di Pisa,

per cui-a di Pietro Vigo » 3. 59

209. Il Dialogo di .Salomone e Marcolpho, per cura

di E. Lamma » 4.

IL

LIBRO DEI COLORI

SEGRETI DEL SECOLO XV

PUBBLICATI^

DA

0. GUERRINI E C. RICCI

JBOLOOISA

Presso Romagnoli Dall'Acqua 1887.

Edizione di soli 202 esemplari per ordine numerati

N. 82

BOLOGNA - SOCIETÀ TIP. AZZOGCIDI

^^^€^'^- -oj! '^- -oj -y^'-o

PREFAZIONE

I.

La critica d'arte, all'estero come in lUilia, ha preso e va prendendo oggi uno sviluppo tanto più conside- revole quanto più si è andata e si va spogliando del ciarpame retorico cui si il nome pomposo di estetica o filosofia dell'arte.

L'inizio della nostra storia arti- stica era solido e severo nei ricettari del Genuini, nelle note del Ghiberti, neir autobiografìa del Cellini, nel- r opera immensa del Vasari. La base delie considerazioni era per ciascun artefice la tecnica e la bellezza della forma rispetto ai tempi e ai luoghi.

I molti errori in che caddero, per inesperienza o mancanza di notizie, non toccano la bontà del loro sistema.

Ma come decadde l' arte, decadde ben presto la critica, e fu sostituita da una metafisica inconcludente. L'ac- cademia penetrò in quella, come era penetrata nella letteratura e nella vita, e passarono anni ed anni senza che gli studi in quella regione dello scibile avanzassero di qualche passo. Non mancò nei due secoli scorsi qual- che storico municipale che scrivesse e vantasse la vita e il valore degli artisti suoi compaesani, non mancò chi mostrasse buoni intendimenti, co- me il Baldinucci; ma tutti questi scrittori non isfuggirono alla regola comune e la parte biografica scris- sero più fidati alle tradizioni che ai documenti, e del calore giudicarono accademicamente con poche iperbo- liche frasi divenute di moda.

Sulla fine del settecento, in gra- zia del serio indirizzo dato agli

studi in genere dal Baccliini, dal Muratori, dal Tirabosclii, dal Maffei e da molti altri, la critica e la storia dell'arte fecero un passo a bastanza notevole col Lanzi, col Cicognara, col D'Agincourt, col Rosini, con Amico Ricci, e parecchi altri che non mancarono d'un certo indirizzo e di buone vedute.

Il loro difetto fu di voler far troppo. Non si tennero paghi allo studio d'una sola epoca artistica e d'un solo artefice. Non misurarono le loro forze. Vollero abbracciare, percorrere un lato intero dell'arte e anche tutta, come il D'Agincourt, e non poterono quindi fare opere se non imperfettissime.

Intanto, in scienza come in let- tere e in arte, si venivano a poco a poco stabilendo due forme di critica e due serie di critici, che oggi si definiscono coi nomi di accademici e positivisti. I primi continuarono e continuano le k)ro logomachie sul

bello, sul vero e sul buono, spez- zando l'arte in rinasci'nienti e mezzi rinascimenti, in decadenze e soste immaginarie e false. Gli altri s'ac- corsero che dal secolo XI al secolo XVI non fu che una sola progres- sione, per quanto varia, e si diedero corpo ed anima a cercar documenti e argomenti tecnici e storici, a defi- nire le scuole e a considerarne la fisiologia e le formule. Messi su quest' indirizzo, fecero e fanno tuttora molto bene alla storia artistica il Milanesi, il Cavalcasene, il Morelli, il Frizzoni, il Venturi, il Toschi, il Cantalamessa ed altri pochissimi.

II.

La critica positiva oggi ricerca tutti gli argomenti che la possano aiutare nel suo lungo , faticoso e difficile lavoro, e non sappiamo se alcuno abbia finora intravveduto tutto l'utile che le può provenire dalla pubblicazione di libri simili a questo.

VII

Tutti sanno che una volta gli artisti non si procuravano, come oggi, i colori già preparati per dipin- gere, in molti negozi d'una città. La fatica di preparare i colori era allora la prima, cui si dovevano assogget- tare gli artefici ammessi nello studio 0 nella bottega d'un maestro, e poiché al maestro importava molto che le tinte e le mestiche non fos- sero difettose e non riuscissero, a lungo andare, fatali al lavoro com- piuto e al suo buon nome, crescendo o screpolando^, la fatica fu giudi- cata sempre di grande delicatezza e di grave responsabilità.

Nessun pittore sfuggì da quel tirocmio. Giotto come Raffaello, Ma- saccio come il Perugino, tutti in- somma cominciarono dal preparare colori.

Questo lavoro, diremo cosi, chi- ìnico presentava molte utilità, di cui ci basterà notare le principali. Pri- ma di tutto, lentamente suggeriva

vili

ai giovani artisti molti espedienti neir impiego dei colori e molta cono- scenza del loro valore rispetto ai toni; garantiva, se non in tutto, in gran parte la durevolezza dei dipinti, oggi malamente fidata agli ignoti facchini d'una drogheria; contribuiva, a seconda delle diverse ricette o se- greti, a metter molte varietà e distin- zioni fra il colorito d'una scuola e quello d' un'altra; finalmente salvava r umanità, cui incombono tante altre sventure,, dai dilettanti di pittura non meno terribili dei filodrammatici o delle ragazze che pestano sul piano- forte la Stella confidente.

Ij' arte della pittura fino a tutto il secolo XVI è stata un vero segreto.

È noto che il Bandinello pregò Andrea del Sarto a fargli il ritratto appunto per iscoprire il modo d'usare i colori e imparare qualche cosa sulla mistura delle tinte. Andrea se ne accorse, trovò maniera di deludere la curiosità di Baccio, e narrò pub-

lilicamonte la mal riuscita astuzia (li costui, che fu giudicata, più meno, una cattiva azione.

Oggi anche i profani comprano da per tutto colori e, purtroppo, li adoperano senza misericordia.

III.

Al critico d'arte non può sfug- gire l'importanza di tutto ciò. Il solo fatto che in ogni scuola o bot- tega si preparavano i colori per le opere che vi si dovevano eseguire, basta a rendere indisj)ensabile lo studio progressivo di questi ricettari. Ogni maestro possedeva segreti cer- tamente noti a molti altri artisti, ma ne possedeva sempre alcuni speciali o trovati da lui medesimo o appresi da chi li aveva scoperti o nella bot- tega ove continuavano per tradizione, come si ha in vari passi del Cennini.

È naturale che a lungo andare, per ia comunicazione e la f ratei-

lanza che passava fra i pittori, quei segreti venissero lentamente a diffon- dersi e a farsi notori. Il Vasari infatti nella vita di Agnolo Gaddi, scrive degli avvertimenti del Cennini : « Non fa bisogno ragionare, essendo oggi notissime tutte quelle cose che costui ebbe per gran segreti e raris- sime in que' tempi. »

Ma come parecchie ricette e me- stiche in processo di tempo diventa- vano conosciute, parecchie nuove erano a poco a poco tentate e occul- tamente operate dai nuovi artisti, con- tribuendo così a uno sviluppo chi- mico continuo della scala cromica fermatosi ai nostri giorni o diventato mestiere, con grave danno dell'arte, tranne forse per pochi artisti inglesi che oggi ritornano alle pratiche ed alle ricerche intelligenti dei vecchi maestri.

Migliaia d'esempi di nuove incette si potreijbero suggerire, cercando negli storici dell' arte.

XI

Il Vasari crede ad esempio che Margaritoiie fosse il primo a consi- derare quello che bisogna fare quando si lavora in tavole di legno e continua : « Fu egli l' inventore del modo di dare il bolo e mettervi sopra l'oro in foglie e brunirlo. » È vero che tutte queste cose erano state fatte assai prima di Margari- tone, ma la testimonianza dello sto- rico aretino resta a provare quale fosse appunto l'attività degli artisti nella ricerca di nuovi elementi tecnici.

Leonardo, l' uomo universale per eccellenza, non lasciò intentato que- sto importante argomento dei colori e delle mestiche, quantunque non gli tornasse a buon fine. Il Vasari insiste anzi nel rimproverarlo per questo: « Imaginandosi di volere a olio colorire in muro, fece una composizione d' una mistura grossa per lo incollato muro, che conti- nuando a dipingere cominciò a colare (li maniera, che in breve abbandonò

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vedendola guastare. » E dopo aver detto che tentò modi st^^anissimi nel cercare nuove composizioni per dipingere e vernici per mantenere le opere fatte, racconta che il qua- dro della Vergine che fu di Baldas- sarre Turini da Pescia, Datario di Leone X, « sia per colpa di chi lo ingessò 0 pur per qrielle sue tante capricciose misture delle 7nestiche e de' coloìH » si guastò senza ri- medio.

Da queste stesse parole si com- prende intanto che il Vasari non sa- peva in che le capricciose Tnisture delle mestiche e de' colori usate da Leonardo consistessero e se al Vasari, che tanto s'occupava d'arte e di tecnica d'arte, erano ignote, c'è ben ragione di credere che fossero veri segreti fuori che per certi scolari del maestro.

Anche il mite Raffaello tentò ricette senza buon successo. « Se non avesse, nota lo storico descri-

XIII

vendo la Trasfigurazione, in que- st'opei*a quasi per capriccio adoperato il nero fumo da stampatori, il quale, come più volte si è detto, di sua natura diventa sempre col tempo più scuro ed offende gli altri colori coi quali è mescolato, credo che que- st'opera sarebbe ancora fresca. »

Dunque, oltre a regole tecniche generali, è lecito cercarne alcune peculiari a ciascun artefice e conse- guentemente di ciascuna scuola. Ces- sato un po' r orgasmo estetico, la critica si è data ad anatomizzare le forme pittoriche. Ha studiato l' indole degli artisti, varia nelle varie regioni; ne ha indagato le origini e le modi- ficazioni seguite ad influenze esterne, ha scoperto certe linee simpatiche e inconscie proprie dello spirito dei singoli maestri; ha guardato nei paesaggi di fondo la natura del paese, ha fatto tesoro dei valori del colorito.

Lo studio di questi trattati dei colori, fatto in larga scala e con

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coscienza, darà un altro mezzo di speculazione. Ogni pittore o, se si vuole, ogni scuola aveva qualche tinta chimicamente speciale. Qualora si cerchi, con l'aiuto dei ricettari, di determinare le sostanze che la compongono, si avrà forse un altro filo per girare nell'immenso labirinto della storia artistica.

Con l'aiuto di lenti a bastanza forti, per un esempio qualsiasi, è intanto stato possibile accorgersi che negli azzurri, apparentemente uguali, usati dal Francia e dal Perugino, entrano sostanze ben differenti. Non pretendiamo di dare la nostra opi- nione come un mezzo infallibile e perpetuo di ricerche e di scoperte. Noi diciamo semplicemente agli stu- diosi : « Neil' esame che voi fate di un'opera cercate la qualità dei colori e anche questo mezzo qualche volta vi potrà tornare di qualche utilità. »

XV

IV.

La preparazione dei colori era tutt' altro che facile. Il Vasari , scri- vendo, che per eccezione lo Stamina imparò « nello spazio di molti anni non solamente il disegno e la pratica dei colori » ma diede saggi di pit- tui*a notevoli, lascia pensare che la pratica de' colori per lo più costasse lunghe fatiche. Infatti lo Stamina, come Lorenzo de' Bicci , fu molto ac- curato nell'attuazione dei secreti e il suo affresco sul Palazzo di Parte Guelfa fatto per la vendita di Pisa ai Fiorentini nel 1 406 durò e in parte dura non ostante l'aria, le pioggie e l'esser volto a tramontana.

Date quindi tutte queste difficoltà e questo interesse degli artisti nel preparar i colori, era facile che a qualcuno d' essi venisse la voglia di scriverne e svelarne i secreti. Come si scrissero i secreti relativi alle arti

dell' adornamento del corpo, e della cucina, ed alle arti , affini alla pittura àeìYorefìceì^ia, della tm^sia, del mu- saico, del dipingere i vetri ecc. è naturale, diciamo, che non mancas- sero anche i trattatisti dei colori.

Opere di simile natura esistono inedite in varie biblioteche e alcune antiche e recenti si trovano anche a stampa.

Però dobbiamo confessare che que- sto genere di studi è stato più colti- vato all'estero che fra di noi. Trat- tati sulla natura dei colori, sulla loro proprietà , sul modo' di comporli e di usarli ecc. ecc. scrissero Pierre de Saint Omer, ShefFer, Guglielmo Lin- ton, il French, l'Andre ws, Giovanni Ashley, Teodoro Fielding, l' Eastlake, il Pittakys, Eduardo Muston, l'Har- ry, Edmondo Barber, il De-Massoul, il Moore, Ernesto Schulz, Arclais de Montamy, il Gautier, il Watin, Davy, il Didron, Carlo Hayter, Roberto Boy, il Brougniart, il Boyle, Giovanni

XVII

Burnet, Federico Reimann, il conte Caylus e parecchi altri di cui dimen- tichiamo o ignoriamo i nomi.

Ma fi^ tutti i citati ben pochi si sono dati allo studio dei ricettari antichi, ed hanno pensato di pubbli- carli 0 ripubblicarli. Il Muratori, sempre sapiente indagatore, ne com- prese r importanza e produsse nel tomo II delle sue Antichità italiane qualche saggio d'antiche ricette. Altri stampò i trattatelli d' Eraclio, di Teo- filo, di Archerio, di Simone Porzio, del Tilesio ecc.

Fra gli italiani, che scrissero sui colori e stamparono antichi segreti per tinte o mestiche, possiamo regi- strare avanti tutti il Cennini, che dettò il notissimo Trattato della pit- tura edito dal Milanesi; Lodovico Dolce cui si deve il dialogo nel quale si ragiona delle qualità, diversità e proprietà dei colori (15G5); il Va- sari in alcuni capitoli della sua in- troduzione alle Vite: Antonio Carac-

dolo, di cui si trova Le livre de quatre couleurs stampato a Parigi nel 1759; Alberto Guidotti che trattò particolarmente delle vernici della China e del Giappone usate in Francia e in Inghilterra (1784) ; il Beltramini autore dei due discorsi Della mestica e della pittmm stam- pati ad Imola nel 1796; Lorenzo Marcucci col noto libro pubblicato in Roma e annotato da Pietro Pal- maroli sull'esordio di questo secolo Saggio analitico-chimico sopra i colori minerali e mezzi di procu- rarsi gli artefatti, gli sìnalti e le vernici ed osservazioni sopra la pratica del dipingere ad olio tenuta dalle scuole fiorentina, veneziana e fiam^tninga , e finalmente qualche memoria del Bizio intorno a speciali colori, come la porpora, la lacca verde ottenuta dal caffè ecc. Anche sopra arti affini, quali la miniatura, il musaico, i vetri dipinti ecc., non man- cano, come abbiamo detto, segreti spe-

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ciali. Sulla miniatura Demetrio Sala- zaro pubblicò in Napoli un vecchio ricettario, che fu ristampato con molte correzioni dal Lecoy de la Marche; rispetto al musaico abbiamo i tre trat- tati dei sec. XIV e XIV editi dal Milanesi, e pei vetri, fra gli altri, un trattatello edito dal Lisini in Siena nel 1885.

Abbiamo citati questi nomi non per ostentare una facile erudizione, ma soltanto per mettere in maggiore evidenza l' importanza del nostro li- bro, che riempie la gl'ave lacuna che si trova fra il Genuini e i cinque- centisti. Non ci siano pertanto rimpro- verate le dimenticanze e l' inesattezze che il cultore di simili studi può ri- scontrare fra. queste succinte notizie.

11 codice che ha servito alla pre- sente edizione, appartiene alla R. Bi- blioteca dell' Università di Bologna e

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si trova tra i Manoscritti col n^ 2861. Da quel che si legge nelle carte di guardia, si ha che, pare nel secolo XVII , il codice fu di un tal Giovanni Battista Nozzi, il quale numerò le carte e le trovò 240. Poi, verso la metà del secolo scorso, fu comprato dal P. Giovanni Grisostomo Trom- belli , celebre abate di San Salvatore in Bologna, probabilmente per conto dell'abbazia, ricca di molti libri e manoscritti. All'epoca dell'invasione francese il nostro Codice, come quasi tutti quelli dell' abbazia suddetta , fu trasportato a Parigi nella Biblioteca Nazionale di cui porta ancora il bollo rosso ; poi ritornò con gli altri (pur- troppo non con tutti ! ) e riprese nella Biblioteca di S. Salvatore il suo nu- mero 165. Coir ultima soppressione degli ordini religiosi pervenne alla Biblioteca dell' Università di Bologna dove rimarrà , speriamo, al sicuro da nuove emigrazioni o pericoli.

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Il Codice consta di 241) carte, nu- merate al i-ecto da mano dello scorso secolo, più due carte di guardia , una al principio, l'altra alla fine. Il Xozzi che le numerò per 240, tenne conto di una numerazione della stessa mano che vergò il codice, che si vede an- cora apparire qua e all' angolo in- feriore destro al recto delle earte : numerazione imprecisa che lo indusse in errore. Delle 249 carte, sono bian- che quelle numerate 39, 40, 59, 60, 72, 73, 74, 87, 88, 89, 90, 91, 92, 93, 94, 134, 223, 224, 225, 220, 227, 228, 246, 247, 248 e 249. La prima carta è bianca al recto, segnata solo colle iniziali I. G. B. N.. che sono il segno di G. B. Nozzi. Le carte 58 , 71 , 86 e 222 sono ])ianche al rove- scio. La carta 245 contiene un prin- cipio d'indice, di mano assai tarda, che comprende solo le prime 22 ricette.

II codice misura mill. 150 X 110, contiene quasi sempre 15 linee per

pagina (qualche volta una di j)iù o una di meno, ma assai di rado) con richiami alla fine d'ogni quinterno, con rubriche ed iniziali rosse senza ornamenti , scritto con inchiostro leg- germente sbiadito in qualche pagina , e con carattere (jfuasi rotondo, chiaro ma con parecchie abbreviazioni, che deve -essere circa della metà del se- colo XV. Rilegato in carta pecora, porta scritto sul dorso di mano del passato secolo, della stessa mano che numerò le carte « Segreti per colori. M. S. del secolo XV. » Il codice è inedito. Solo Michelangelo Gualandi nelle sue « Memorie originali italiane risguardanti.le Belle Arti » Serie III, pag. 110, ne stampò alcune righe del principio e della fine, ed una ricetta « A mollificare l'osso » dove in cin- que righe introdusse dieci mostruosi errori di lettura, evidente dimostra- zione della nessuna pratica del Gua- landi In cose paleografiche. Il che, se ci consola, pensando che il libro

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sfu^rgi allora ad una pubblicazione che sareblie stata uno strazio, non ci fa troppo coraggio nell' accettare con fiducia la lezione delle altre a)se antiche contenute in quelle « Me- morie ».

VI.

Evidentemente questo non è un ti'attato originale, ma una compila- zione. Lo stesso compilatore lo con- fessa quando nell'intestatura del libro settimo dice = secundura Magi- strum Jacobuììi de Tholeto = e forse sono citazioni del trattato spa- gnuolo le frasi = et quidam Ispa- nus dixit mihi = e =: frate Gio- hanne me disse = che s' incontrano in quel libro. Non è tuttavia difficile che il compilatore, certamente pra- tico della materia di cui trattava, abbia inserito qualche ricetta di sua invenzione e molte altre raccolte dalla pratica più che da trattati an-

tecedenti. l)t>l resto lo stile è sempre quello e le ricette latine sono di ([uello stesso clie dettò le italiane. Il metodo di esposizione , la lingua stessa, mal velata dal grosso latino che noi diamo con tutti i barbarismi, i solecismi, gli idiotismi e gli spro- positi del testo, è sempre quella. Poca attenzione occorre per vederlo chiaro.

Compilazione dunque , poiché , d'altronde, in queste cose non s'in- venta che di rado ; ma compilazione fatta da uno solo, con un metodo solo. E se anche l' esemplare da cui traemmo la presente stampa fosse una copia e non l' originale , come anche noi stimiamo, certo il copista non fu colpevole di gravi altera- zioni ; tutt" al più modificò l' orto- grafia, se pure la modificò. In ogni modo noi siamo sempre del parere che ripetiamo, cioè che il compilatore fu uno solo il quale acconciò le di- verse ricette in uno stampo suo \)ar-

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ticolare e che scrisse verso la metà del secolo XV. Al che, per gli inten- denti non fa ostacolo il veder qual- che volta ricordato il legno brasile, saj)endosi troppo bene che il legno, notissimo in Europa nel secolo XV, diede il nome al paese nel quale se ne trovò gran copia. Quando Cabrai approdò a Porto Seguro nel 1500, da molto tempo il legno brazil tin- geva in rosso le stoffe degli europei. L'Asia ne mandava in quantità.

Ma chi fu il compilatore? Con- fessiamo candidamente non solo d'i- gnorarlo, ma di non poter fare nem- meno qualche plausibile ipotesi in proposito. Nessun colophon ce lo dice, nessun indizio ce lo fa sospettare. Ora troviamo romanesimi spiccati come cocciole d' ora per gusci d'ova, concola per catino, insinente per insino ecc. Ora abbiamo misure na- poletane come rolulos, terzarulo, o monete bolognesi come i bolognini della seconda ricetta ecc. Altrove

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abbiamo « doi anconitani de fino ariento. » In un luogo si vuole « meza libra de rena de Val d'Arno » e in un altro si ricorda che le calamite « inveniuntur in montagna Sancii Berardi. » Non mancano parole e forme inbubbiamente indigene della Valle del Po, venezianismi e persino francesismi spaccati. Che concludere dunque? E sono accenni e ricordi di troppe regioni per trarre argomenti a favore d' una sola ! Preferiamo con- fessare ingenuamente che non sap- piamo e non sospettiamo nulla. Il carattere stesso, oltre che probabil- mente è di copista, non testimonie- rebbe tutt' al più che in favore del- l'Alta e Media Italia. Troppo larga regione, come si vede, per acconten- tarsene.

Comunque, lasciando ad altri le induzioni , se vorranno farne o se si potrà farne coli' aiuto di altri codici, se ce ne sono, finiamo coli' avvertire che il manoscritto della Universitaria

di Bologna è scritto tutto dalla stessa mano, meno poche ricette alla fine di qualche capitolo, scritte di mano contemporanea al codice ma di cal- ligrafia più lunga e più esile. Le ru- briche di queste ultime ricette fu- rono scritte con inchiostro rosso ora- mai sbiadito e che deciframmo col- r aiuto della lente; mentre quelle scritte dalla prima mano sono ancora splendidamente rosse e fresche come di ieri; il che almeno fa testimonianza favorevole alla bontà delle ricette del nostro compilatore.

Olindo Guerrini Corrado Ricci

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IL LIBRO DEI COLORI

Incipit tratatus de multis et diver- sis azurris naturalibus fiendis.

Et PRIMO DICEXDUM EST DE COGNI- TIOXE SPETIE ET NATURA SUBSCRIPTI LAPIDIS LAZULI EX QUO FIT AZUR- RUM NATURALE, SIVE AZURRUM UL- TRAMARINUM. Et DICAM DE PRO- BATIONE IPSIUS LAPIDIS.

Ad cognoscendum qualitatetn et natur ram honoi^m lapidum ah aliis, sive a nialis.

Sappi che lo lapis lazuli é una petra de minerà che vieni ultra mare. Molti la vendino in polvere e alcuni la vendino in pezi integri; e sonno de più ragioni ed è multo più fina una pietra che un' altra. Alcune petre sonno de collore pavonazo, alcune de colore

violato scuro e tiene la sua vena de rosso e in alcuni de li suoi canthoni ha la terra rossa e non è la dieta preta troppo splendente, quasi ad modo de smalto. E se la sua vena fusse biancha, o vero fusse in qua e in alcuna gocia de bianco e sia tenera a rompere , queste cotale prete non sonno troppo fini perchè non se ne po' cavare oltra a la meza de buon azurro e a mercatare queste cotale prete se ne scapita in grosso; in però non se ne vole impaciare che qualunque non ha bona pratica. Molti dicano che lo lapis lazuli optimo è una preta che celestri- neggia e pare che tenga in uno colore violato cum sentille de vene d' oro e ha misture de prete bianchetto ed è asa' ben dura a romperla. E nota che questa è la sperienza de sapere quale sonno bone e quale sonno rei. Prima toUi uno pezo de le diete prete e metila in nel fuoco e farla ben info- care de vantagio ; poi il tra' fora e las- sala frodare da stessa, e quando sarà refredata, se la dieta preta sta in uno colore che non smortisca, è bona. Ma

se migliorasse collere che lo mantenga, è perl'octa e bona. Ma quele che mu- tano la bellezza dal primo collore , è da considerar in quanti gradi se mutano; per che ce sonno de quelle che quanto più smontano tanto sonno più fini. E poniamo che lo smontare non procedesse da la quantità de la terra de la preta, ciò é che quello cotanto che tene de azurro è de bona natura. Ma se proce- desse da le misture che sonno cum la preta, non di meno è da fare la defi- rentia per lo callo, imperhò che ren- derla meno. E questo se cognosse quan- do è stato in el fuoco non torna tuta d' uno collore, ma in alcuno luoco se mantieni meglio che in uno altro. Ma se devenise che la preta perdesse tutto el colore suo, questa tale preta, da qua- lunque parte fussero cavate, non sonno de ultra mare e non sonno fini, e per consequentia non ne poresti cavare azurro ultramarino perchè lo suo fun- damento, ciò è la preta, non è de ultra mare. E ben che fussero de ultra mare, possino tenere tanto poco de sostantia ciie non seria da impaciarsive. Imperhò

che faresti la spesa senza utili alcuno. E li prezi de le diete prete in ne le parte de Ytalia, comunamente comba- tino da li doi ducati infine a cinque la libra, e secondo che sonno più o meno belle.

Ad cognoscendum azurrum Alvnaneum, sive Teothonicum, ab alio; et aliquam notitiam i'psius lapidis ex quo fit ^ìredictum azurrum Almaneum.

Sappi che lo azurro de Lamagna è de più maineri secondo che elio è ma- nifesto a chi de esso ha alcuna notitia e sperientia. Imperhò che sole bavere in sé, la preta clie se ne fa el dicto azurro, parte de vena camillina e parte terra e de collore croceo; e sonno fran- gibili a romperle cum l'ognia, e quilli sono più nobili azurri de Lamagna che se trovino e soglino essere più penetrabili e trasparenti. A chi tiene ben gli occhi fissi in questo, la espe- rientia multo più dotrina che altra cosa. E li prezi loro in partibus Ytale combatono da li 12 boloernini la libi'a

a li vinti boi. e por insino 30 boi. la libra, quando l'ussaro avanta^iati in colore e in aparentia. E sapi che li prozi de li azurri tracti e affinati, co- niunamente combatino da uno ducato in fino a 3 ducati la libra e più e meno, secondo che sono belli.

Incipit pratica ad extraheìidum azur- runi de lapide lazuli et ipsum affi- nando.

Duplex est azurrum, sive naturale et artificiale : et ipsorum vero affinatio in modo assignatur isto. Accipiatur la- pidem istum qui est mineralis et ignia- tur post lavationem lexivij inter pru- nas ignitas : postea extinguatur in per- l'ecto et acerrimo aceto albo. Postea frange ipsum cum malico in ferrea ancudenea et elige bonas partes et subtiliter terrantur in mortareo hereo optime coperto ne vapor eius evalescat. Et cum fuerit peroptime tritum, ponatur in patella terrea et desuper pone aquam calidam sive lexivium calidum cum modico molle abluto, et ipsum azurrum

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manibus fricando vel cum baculo ut exeat azurrum afinatum; et nota quod predicta aqua efficitur viridis colloris. Postea cola per pannum lineum in la- vella terrea bene vitriata: post aquam, sive lexivium, quod melius est, effunda- tur, et pulvis lazuli in lavella residens. Postea ablue dictum lazurinum cum aqua tepida et non nimis calida, in por- fido, donec salsedo lexivii exeat et per- mitte ipsum azurrum ad umbram sic- cari in bursia camussi. Et nota quod si non est boni colloris, vel tendens ad pallorem, dequoque in pulverem dedu- ctum in bono lexivio vel aqua pura, postea per pannum cola et impone ali- quantulum aluminis jameni, vel glasso, et missce cum tuo azurro jam affinato et per hoc dat bonum collorem et augu- mentabitur in pondere.

Modus autem ponendi dictum pulve- rem ipsius lapidis in pastillwm.

Accipe de mastice lib. unam, ragia pini collata lib. mediam et de sapone ca- prino vel aretino lib. mediam, cera nova

lib. duas, vernicis liquide lib, duas, olei seminis lini onciam 1. Primo funde ce- ram et saponem in olla vitriata, postea pone ragiam et pulverem masticis, po- stea vernicis et oley et cum spatula misce ut incorporantur. Postea tenta si fuerit eottura et spissum, dico, ponendo guttam unam in aquam : si firmatur, bene est; si non, coque ut dum firmatur. Quo viso, cola per pannum lini in quo- dam vaso pieno aqua clara et frigida et serva. Quando volueris eo uti, acipe tantum de dicto pastillo quantum de pulvere lapidis, et incorpora mineram tuam in subtilissimam pulverem redu- ctum cum predito pastillo Postea mite dictum pastillum cum dicto pulvere mistura in quodam vase vitriato et in dicto vase sit aquam claram usque ad medium vel tribus digitis ad plus supra pastillum, et dimite stare in dita aqua per 15 dies, et quanto plus, tanto me- lius. Postea extrahe dictum pastillum de dieta aqua et habeas lescivium bonum et forte et cum ditto lescivio, aliquan- tulum calido, extrahe azurrum de dicto pastillo pT ipsum manibus fricando in

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alico vaso vitriato et paulatim de dicto liscivio calido desuper mitendo et quando videbis azurrum, extrahe de per se et mite in alio vase vitriato et sic continua donec habeas alios duos azurros varia- tos, non ita bonos quantum primum et de- monstrabitur per experientiam. Et cum dicto liscivio facias aliquantulum bulire quemlibet sortem de per se et cum uno coclareo acipias spumam suuavis et in- geniose, et quando erit sic operatum, permicte sic stare per diem et noctem donec totum azurrum petat fundum. Postea sepera liscivium ab azurro cum spongia et ablue dictum azurrum cum Clara aqua donec omnis salsedo liscivii exseat et permicte possare donec azur- rum petat fundum: postea eice aquam suprastantem et dictum azurrum per- micte sicari ad humbram. Postea con- serva eum in corio agnilino vel aretino et cave ne a,yev nimis tanget eum. Sunt quidam qui de sola mastice et coUolbnia faciunt pastillum et sias quod pastillos faciunt per multos et diversos modos et meliorem unum quam alterum et magis breviorem. Et intellige ({uod

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azurrum ultra marinuqi debet aliinaii per eapitellum et non per pa.stillunij quia grossum est et non ponderosuiu. Nullo modo extrahitur pastillo nisi bo- no capitello, sapone romano infecto, et dictum azurrum ultramarinum, vel Al- maneum, vel Ispaneum vel de Lombar- dia aportatum, affinatur hoc modo per viam capitelli. Acipe lescivium de cine- l'ibus crebellatis et sit bene clarum ; in quo disolve sap(jnem romanum in bona quantitate ut sit bene vischosum; in quo pone mineram tuam in subtilissi- mum pulverem reductam; postea ad ignem fatias aliquantulum bolire tatias et euni move piane et moderate cum spatiila. Postea, paulatim effuso capitello, invenies azurrum pulcherimum in tun- do vasis atfinatum: postea eum lava cum pura aqua ut auferatur ab eo vi- scositas et postea colabis per pannum lineuni et habebis azurrum valde natu- ralem.

Aliiim pastilluin sic fìt.

Summe ragia pini optime sicce on- cias 0, niasficis oiK-ias (> . cov*^ nove

oncias 2, olei seminis lini oncias 4. Hec omnia pone super ignem et fac per omnia ut supra habuisti in alio pastillo. Et quando vis dictum pastillum cuni pulvere incorporare, subito acipe dictum pastillum de aqua et ipsam ducas per manus multum bene, perunta manus de oleo lini ; et si dictum pastillum bene estenderetur, bene est; si non, reitera de- cotionem donec se possi bene extendire et ducere per manus sicut cera. Tunc habeas porfidum et undem unge cuni oleo lini et desuper pone dictum di- tum pastillum extensum super dictum porfidum, sicut splanata, et aspergas su- bito de dito pulvere lazuli desuper et ipsum manibus incorporando donec u- nam lib. dicti pulveris incorporetur cum sexdecim untijs dicti pasiillj. Et hoc facto, pone dictum panem pastilli cum pulvere incorporato in aquam fri- gidam in quodam vaso vitriato et per- mite stare, ut supra in allo pastillo non tam bono, et sequere ut supra. Et nota quod si vis ipsum collorare, acipe modi- cum aque artentis et intus in ipsa aqua pone aliquantulum de virzino bono. Tamen non est de arte azurrorum.

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A rara re l'oro fir lo lapis lazuli.

Accipe dictum lapidem mineralem azuiTinum et eum frange in ancudenea, sive in mortare hereo coperto, et pone ipso in quodam vase ut sit de aqua frigida et videbis venas aureas habentes et illud est bonum. Et si vis aurum, accipe ipsum paulatim paulatim.

A fare azurro bono e afinarlo per via de pastillo.

Recipe de lapide lazuli quantum vis et eum pista in mortareo hereo valde bene et caute ; postea macina ipsum in porfido eum clara aqua quantum po- tasi ut veniat subtile quasi sine tactu, quia melius operabitur. Deinde dimicte eum sicari.

Modus ponendi supra dictum azurrum in pastillum.

Summe per omni libra lardi, libram unam ragia pini et untiam unam pe- gule spagnole Postea habeas oUam unam

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multum netidam a pinguedine. Deinde mitte lardum dictum in ditta olla ad colandum et quando colatum fuerit, tunc mite ragia pini munda et mistica bene ut incorporantur. Postea impone de su- perdictam pegulam spagnolam et in simul incorpora valde bene ut deveniat sicut aqua; deinde impone desuper ali- quantulum olei comunis vel seminis lini, postea remove ditam ollam ab ingne semper mistando cum baeulo dum refri- giatur. Et quando vis mitere dictum pul- verem lapidis lazuli in hunc pastillum, accipe tanto de dicto pastillo quanto de dicto lapide in pulverem redutto, de- inde recipe dictum pastillum et mite eum ad ignem ad liquefatiendum in quodam vase vitriato; et cum liquefa- ctum fuerit ad modum aque, tunc im- pone lapidem tuum et mistica bene cum uno baeulo, postea sepera eum ab igne et dimite sic stare a sero usque ad mane vel plus. Deinde calefac eum ad ingnem ut deveniat quasi liquidum et habeas ad ignem ollam unam aque ple- nam, dico quod aqua sit tepida; et non calida et in ipsa olla cum aqua tepida

mite alquantulum dietimi pastillum. Po- stea habeas eatinum unum vitriatum cum aqua calida et mite intus dictum pa- stillum, semper misticando, et quando pastillum deficit de azurro, renova sem- per aquam magis calidam. Et nota quod si pastillum frangeretur , cave ne tu misticas , sed dimite ipsum stare ali- quantulum et sepera aquam a pastillo et desuper pastillum impone de alia aqua magis ealida per supradictum mo- dum et mistica. Et nota quod quando azzurrum mutat colorem statim sepera aquam azurinam in alio vase et erit aliud azurrum et erit minoris pretij quara primum. Et si vis retornare alia vice in pastillo i)er modum supraditum ve- niet ut primum azurrum. Et intelige, quando tu acipias azurrum secundum , extmctum de pastillo, tu potes eum re- mictere alia vice in pastillo; veniet tibi meliorem azurrum. Et nota quod omnes pulveres lapidum lazulorum ut mictan- tur in pastillum, deficiunt et callant per medium et si vis extrahere penitus azur- rum de pastillo , fac eum bulire in lexi- vio dummodo pastillus deveniat albus,

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postea acipe azurrum illum et eum quo- que per hunc modum. Aceipe primum catinum et sic reitera cum aliis et cola in uno alio catino per unam petiam spissam panni lini albam et aceipe aite- rum catinum netidum e poi mena la dita peza suso per li fondi e tuto lo azurro bono uscirà fuori, per che se se stringesse, in- traria in la pezza, e poi mettilo in quello che sia colato con la pezza e poi lo lassa possare insino che è tutto al fundo. Poi gietta via l'acqua et fallo bulire con liscia chiara tanto che bolla uno poco, poi giettalo in uno catino et lassalo possare tanto che vada al fondo, poi cava la liscia fuora dextramente et 1 n g e n i o s e cum una spongna , poi mecti dentro de 1' aqua chiara e misti- calo bene, poi lassa possare, e cava fora l'aqua per lo modo che cavasti la liscia, poi lascialo seccare a l'ombra et servalo in bursia.

A fare azurro ultramarinum per alium modum.

Tolli della petra minerale de lo lapis lazuli, la quale tene de vene d'oro

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ed è di follure cillistrino e quella è la più fina; de la quale pietra ne farai tre sorte. Prima, elleggie le più necte e le più belle, le quale non tengono de spetie de alcuna altra petra overo de terra. Se- cundo, elleggie la mezana sorte. Tertio, elleggie quelle che avanzano, che è la terza sorte e metti omniuna da per se e poi metti quelle che tu vuoi lavorare in uno crugiolo e coprilo cum una te- gola et mectilo al fuoco de carbonj overo in lo forno caldo tuto uno di e poi ammortalo cum aceto forte, poi lo pista di uno mortaro de bronzo ben coperto; poi lo stamegna ben sotilj et poi pone lo azurro in uno catino vi- triato cum aqua pura e rimenalo cum mano e cum uno bastoni et lassalo re- possare. Poi cava l'aqua con una spogna moderatamente, poi torai lo azurro et macinalo sopra uno porfido molto bene; poi lo porai in aqua pura, in uno catino ; poi lo lassa repossare per spatio d'uno patre nostro, poi mecti quella aqua in uno vaso di vetrio netto. Imperhò che lo azurro sotilissimo è quello che ro- marà al fondo, e quello azurro più grosso che te romarà, atritalo bene una al-

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tra volta corno prima, et poi cava l'aqiia azurra et mectila da parte e fa corno prima; poi la trita de novo et cusì farai tante volte infino a tanto che c'è niente de azuro e quando tu haverai poste tutte l'aque da per se, lassale ben possare che tutto lo azurro vada al fondo e l'aqua remanga chiara de so- pra. Poi cava l'aqua cum la spogna corno è di sopra ditto e quando l'averai tutta cavata, molto ben lava lo dito azurro cum lo ranno da capo, tepido, et reme- nalo molto bene cum lo bastone et lassa possare; poi cava la liscia corno l'aqua et lassa secare a l'ombra: et questa è verissima preparatione.

Pratica a fare pastillo per cavare lo azurro de lo dicto lapis lazuli.

Piglia ragia de pino oncie viij , pece greca oncie iiij , mastice oncie meza , olio de semi de lino oncie ij, poi tolli uno pignatto vitriato e pollo sopra a uno tre- piei cum lo foco socto lento e chiaro , e conio comincia ad esser caldo, mectice prima l'olio de semi de lino e lasselo

uno poco scalilaro , poi ce iK)ne la [ìoce '^veca. spolveriz;xta e incor[>ora molto bene cum 1' olio , misticando cimi uno bastoni per insino che sera cotto; che lo cognoseerai in quando sera cotto, al signo de l'altro pastillo. Poi lo cola corno l'altro, e quando sera freddo in l'acqua, mecti la pignatta al fuoco, come facisti prima, e quando comincia a scaldarse, toUi oncie 4 de semi de lino e poi meti el dicto pastillo, e quando sera ben di- sfatto, meti vi una oncia de trementina, sempre menando bene. Poi tolli la pi- gnatta e, così bolendo, mectivi oncie viij de polvere de la dieta petra, ben sotili, a poco a poco, ne la pignatta, sempre bolendo competentimente. Poi gietta lo pastillo neir acqua fredda e necta , in uno catino; e quando sera freddo, ongniti le mano cum olio de lino e tolli lo pastillo e tiralo in qua e in con mano comò pasta. E quando l'averai ben me- nato , remetilo in la sua aqua e las- salo stare alcuni , e ongni li muta r aqua doi o 3 volte , e in capo de 5 di tolli lo pastillo e cum Taqua de mele calda : ciò é , tolli x mesure de aqua

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cliiara e una de mele e bolla la decima parte de hora una, e schiumala bene, poi la cola cum panno de lino ed è fatta. E lava lo dicto pastillo cum la di- eta aqua de meli calda e cava lo azurro la prima volta. La seconda volta sia uno poco più calda e la terza uno poco più, comò ne l'altra pratica. E sapi che la prima volta è grande fatiga a cavarlo, in la seconda meglio e in la terza me- glio. La ragion è che omni volta l'aqua è uno poco più calda : ma guarda che non fusse in tuto tanto calda che lo pastillo se dissolvesse ; e se purre ocu- risse , aiutalo getando supra 1' aqua fredda. E abbi cura che la prima aqua sia tepida, la seconda più , la terza più, imperhochè altramenti non lo caveristi mai.

A fare azurro e afinarlo bene.

Torrai la petra lazuli e pistala in uno mortaro di bronzo più cautamente che tu poi, a ciò non stìnta; e quando sera ben pisto, se questa polvere bavera colore verde, sci è da macinare sopra

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lo marmo, o porfido, cum lo mele chiaro e bello e bianco. Ma se non tene de colore verde, macinalo cum acqua go- mata ben forte sopm [wrfido, tanto che venga quasi impalpabile, ad modo de onguento ; de poi lo metti in uno catino vetriato e metice di sopra tanta quan- tità d' aceto forte de vin bianco che la materia venga coperta e mistica bene e lassa cosci stare per 4 o 5 bore. Da poi ne cava lo aceto cautamente e lava la materia cum acqua frescha 3 o 4 volte, o per insino che se schiare: da poi inchina lo catino al ragio del sole che n' escha totalmente 1' acqua. De poi se vole aconciare el dicto azurro in questo modo. Tolli una pignatta nova cum uno poco de ragia de pino e uno poco de cera nova e uno poco d' olio comuno e uno poco de vino a tua descritione, e tucte queste cose incorpora cum lo dicto azurro per modo che vegna liquido corno mele; e cola prima la dieta matheria cum panno de lino, poi la pone sopra a lo azurro, a poco a poco, incorporando bene cum uno bastone : e fa elio magiormente habunda

la dieta matheria die non mancha, per- chè se mancasse alcuna parte, lo azurro se perderla; e alhora pone la dieta ma- theria cum lo azurro incorporato, sopra uno panno de lino grosso e raro de trama e sia humido, e ponilo al catino de l'aqua chiara pieno. Alhora tene el dicto panno da ongni capo cum mano e lo azurro in mezo del dicto panno e va menando el panno in e in qua corno volesti crevellare in fra doi aque, e alhora la dieta matheria se vole are- colare per uno panno frugato, che ve- gna corno pillole, e la terra e la fecia vada tucta in fundo del catino, e alhora sera signo che lo azurro sera ben pur- gato ; e la dieta adunatione de lo azurro se vole porre in uno panno de lino fru- sto, seperato in qua e in là, et adu- nalo tucto insiemi e mai se vole ces- sare de menare le mano per lo dicto azurro e rimarà optimo e buono azurro in el panno; e subito remitilo in uno vaso necto, a poco a pocho; e volse in- corporare cum lo dicto azurro de 1' olio comuno, tanto che sia ben liquido e quasi tutto olio, e stando sopra al foco.

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mei ice uno jìoco de sapone bianco molto ben asotigliato e bactuto per doi patri nostri. Alliora fortemente pone el ca- pitello, insiemi li roini»e, e poi, quando sera ben cotta la dieta matheria, in uno saclietto facto de pelo cavallo admodum stacia e sempre sfregando cum mano overo cum doi bastone. Dapoi pone in el sachetto el capitello e sfregalo si che tucto lo azurro escha fuora. De poi lava et dicto azurro cum lo capitello facto de sermenti, e facto questo doi o 3 vol- te, metilo a seccare a 1' ombra corno a te piace; e quando sera ben secco, se non havesse in tutto bello collore, farai in questo modo, comò segui tara de socto.

A dare bono et bello collore a lo azurro quando ìwn /tesse ben collorito.

Reccipe parecchi ova e falli tanto ìx)llire che diventano duri. De po' apri li dicti ova per mezo cum uno cortello et leva via el torno giallo et impe lo albumi duro de li dicti ova de polvere ben sotili de sale armoniaco, et de poi copri con V altra parte de li dicti ova

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et ligali ben che non se aprino et polli in una pignatta vitriata nova per una noeti, in loco che sia ben humido, et la matina haverai l' aqua facta del sale armoniaco. La quale porai sopra a lo azurro in tanto che sia tutto coperto da la dieta acqua et renderalli beletis- simo collore et dopio pregio che prima; et seccalo a l'ombra et serbalo in saculo de curamj in una scatola, et fa che senta meno haiere che poi.

Pratica a sapere fare la preparatione de lo azurro et porlo in lo pastillo per afinarlo.

Accipe la preta de lo lapis lazuli che habia vene d' oro, et quanto è de più puro collore e necto da 1' altre mi- sture, tanto è migliore et de più per- fecta sorta. Lo poi ponere in uno coccio et lassala tanto stare sopra al fuoco de carboni che doventa ben infocata et ros- scia et, cosi infocata, gietala in lo aceto forte, et così farai 3 o 4 volte, omni volta reinfocandola et spingendola in nuovo aceto bianco, perchè lo calcina me-

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glio per poterla pistare et redurla in polvere. E se lo lapis lazuli non fusse de perfeeta sorte, non se vole infocare perché perderia lo collore. E sappi che è multo meglio torre lo lapis lazuli pisto e reduto in polvere perchè se vede meglio de che colore 1' è. Ma se sonno im pezi, se voglino pistare nel mortaro de bronzo, coperto molto bene per che la povere non valesca al vento. Poi lo macina sopra al porfido e quando sera ben sotilissimo, lasselo seccare e, quando è secco, lo poi macinar cum liscia overo cum draganti, per che lo fa più palpa- bili, et lasselo secare. Et questo è quanto a la preparatione de lo dicto lapis la- zuli.

El triodo a fare el pastillo et affinare la dieta -preparatioìie de lo lapis lazuli sopra dicto.

Recipe oncie 3 de ragia de pino, oncie 1 de pece spagnola, oncie 1 de olio de semi de lino e mecti omni cosa al fuoco in una pignatta vitriata, a bu- lire pianamente; e tanto bolla che, gie-

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tandone una goccia in aqua IVedda e poi pigliandola cum li dela bagnali, non se apicha a le deta: alliora è cocta. E cosci calda tolla dal fuoco e subito co- lala in uno panno e ricogliendolo in uno catino d' acqua fredda; e quando el pa- stillo è ben indurato, ongniti le mano cum r olio de' semi de lino e piglia la dieta compositione e tirala in e in qua come se fa el vischio, poi lo reduce ad modo d' im pane ; e conservare el poi longho tempo, o voli in aqua o senza acqua: e questo basta alla com- positione del pastillo.

El modo da incorporare la sopradicta petra pista in lo pastillo per affi- narla optimamente.

Summe de la polve de lo dicto lapis lazuli , per onine libra oncie X de lo dicto pastillo e mectilo in una pignatta vitriata e fallo tanto scaldare che sia per bollire. Alhora folli lo dicto lapis in polvere e metilo a poco a poco in la pignatta e misticalo bene insiemi cum uno bastone e gietalo così caldo

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in uno catino d'acqua fredda; i)0i on- diti lo mano cum V olio de' semi de lino, come facesti la prima volta e tiralo molto bene a ciò se incorpora bene ; poi lo reduce corno uno pane e rimetilo in uno catino d' aqua fredda e chiara e poilo tenere quanto voli ; ma vole al- manco stare per 15 di naturali. Et que- sto basta in quanto a la incorporai ione de la polve.

El modo da cavare la dieta 2ìolve de lo pastillo per affinarla.

Quando volli cavare el sopradicto azurro del pastillo, pone el dicto pa- stillo in uno catino vitriato et metivi de r aqua tepida , e vole esser tanta aqua che stia 4 deta sopra al pastillo, e lassalo cuscì stare per dire X patter- nostri. Poi sparge via quella aqua e metice de l'altra aqua calda e fa cuscì 3 0 4 volte tanto che el pastillo se scalde de dentro; poi tolli doi bastoni longhi mezo bracio e grossi uno deto, polliti et necti per tucto e tondi in capo, e cum questi bastone se vole re-

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menare el (lieto pastillo ne la dieta acqua ealda e re voltando quello dentro de fora cum li dicti bastoni, e tanto farai e uscì, scambiando l' aq^ua calda, per infìno che lo azurro cominciarà ad hu- scir fora del pastillo; e quando l'aqua è ben piena de azurro, voita quella aqua azurra in uno altro catino, reti- nendo el pastillo nel fondo del catino cum li dicti bastone; poi li rimecte suso de l'acqua più calda, e tanto fa cu- scì che n' escha fora tucto lo azurro. Et quando tu vederai uscir fora el cina- raccio che è di collore smorto, metilo da parte in uno altro vaso perchè non è bono appresso quello de prima. Mecti la prima lavatura 3 o 4 volte nel ca- tino e altratanto nel secondo e tucte r altre nella terza sorte. El primo sera più pieno de collore ma non sera così sutili; il secondo bavera assai buono collore , ma non comò el primo ; e el terzo sera de color bianchetto e sera sutilissimo. Poi mecte ciascuno da per e ca varai 1' acqua, e poi purga lo azurro cum gli ova sbactuti cum una rama de fico e impasta lo dicto azurro

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cuni essa liscia tanto che la liscia n' escha chiara, renovando spesso la dieta liscia, e poi lo pone a secare a r ombra dove non vi vada polve e serbalo in saculo camusij.

Pratica a fare azurro de la Magna, o vero azurro TJwdesco, o vero azurro Spagnolo e afìnarlo opportunamente.

Tolli de lo lapis minerali de collere de smalto o vero de coUore crocio e rompilo bene e acapalo da l'altre mi- sture et mundutii, poi lo pista molto bene in uno mortaro de bronzo coperto, per modo che non sfiuta e non vada la polvere a l'aiere, poi lo staccia cum una stacia subtili; poi tolli liscia for- tissima e chiara, facta de cenere re- cotta, cum la quale lava la polvere de lo ditto lapis in fino a quatro o cinque volte e coglie tucta la lavatura in uno catino e lassa ben scolare la liscia da lo azurro che starà in lo fondo de lo catino. Poi tolli del mele molto ben netto e bianco e vieni macinando lo dicto azurro cum lo dicto mele a pocho

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a poco in su lo porfido, per modo che vegna solili. Et come sera tutto maci- nato bene, babbi 4 o 5 catini vitriati, poi metti el dito azurro in uno catino, nel quale stempera el dicto azurro cum liscia forte, remenandolo bene cum mano, e quando sera bene stemperato e tu, presto presto, scola in uno altro vaso e cuscì seguita lo lavare per in- fine ne vieni la liscia chiara; e lassa romanere lo azurro grosso al fondo, e de novo remacina quello grosso che t' è romasto al fondo , corno prima ; e comò è macinato, metilo insiemi cum lo primo e lavalo tucto insiemi, comò da prima ; e conio tu l' haverai ben lavato, lassalo reposare per uno pater- nostro, poi scolalo pianamente in uno altro catino, poi lava tante volte che se ne cava lo sotile e poi de novo macina el grosso, se te piace, come di sopra è dicto, e tucto lo ricoglie in- siemi, grosso e suctili, cioè el primo, el secondo et el terzo. E da poi che r ài molto ben lavato, tanto che n'esca la liscia chiara, lassalo ben scolare da la liscia, poi lo metti in una pignatta

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viti'iata e medivi sopra de lo aceto forte e bianco, tanto che lo azurro stia coperto, e tanta quantità de sale coni- muno che sia suttìcienti, e lassa cussi stare per doi di naturali e poi scola el dicto aceto in uno catino, e comò è scolato, lavalo a tre o a quatro aque chiare, e tuete quelle aque bucta in su lo aceto che cavasti prima de lo azurro, a ciò se vi fusse ninna cosa bona, la quale mecti insiemi cum lo buono. Da poi sepera lo azurro buono dal arrosso in questo modo. Tolli uno pignatto novo vitriato, nel quale mecti el dicto azurro ; poi tolli liscia ben calda quanto se li possa soffirire la mano e habi del sapone raso ben sottili cum lo cortello, e vole essere tanto che sia per omne libi*a de azurro meza oncia de sapone; e mistica tute queste cose insiemi. Poi babbi uno sachecto cum lo quale tu volte e travolte molto bene le diete cose per insino a tanto che facia una bona schiuma. De poi scola la dieta pignatta in uno catino, caute, timndo suso la schiuma cum uno cochiaro. In fini romane solamente lo grosso, e da

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poi tolli la dieta schiuma et de novo lo rimecti in una altra pignatta cum uno altro poco de liscia nova et fa el simili commo da prima; poi scola nel primo catino el grosso che te remane, remacinalo una altra volta e fa commo prima; poi vieni lavando quello che è in nel sapone cum liscia ben chiara et netta; poi tolli uno pignatto vitriato, cum orina, et fa bullire la dieta orina ne la quale mecti per omni libra d' a- zurro meza oncia de goma rabico et schiumalo molto bene e metili dentro alcuna cosa odorifera. E quando ha bu- lito, levalo dal fuoco, et comò è refre-. dato e tu vi mecti dentro lo azurro e lassalo cusì stare per una nocte, e poi scola via la ditta orina, e poi pone a sciugare lo dicto azurro a l'ombra, e apre el dicto azurro spesso cum uno bastone, poi lo ripone in uno sachecto de corami innanti che sia in tutto fornito de sciu- gare, e menalo ben per mano : overo tu lo pone in una viscicha de bove la quale sia attuata in questo modo. Farai stare la visica in lo aceto e sale per una nocte e servalo bene e haverai a- zurro simili a l' oltramarino.

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A fare azurro per via de pastillo.

Tolli ragia de pino oncie iij, pece greca once 1, e pista la pece e mistica omne cosa cum olio et metilo a bullire a poco a poco, e mectilo in una pignata vi- triata in fino a tanto che sera cotto; e questo se cognossce in questo modo. Tolli una gocia de la dita compositione e gietala in l'aqua fredda e se non se apiccha a li deta che siano bagnati, è cocta. Poi quando è cotta, tolli uno ca- tino vitriato cum aqua fredda e cola la dita compositione in questa aqua cum uno panno, spremendo e retor- cendo cum uno ligno fesso, che tutto vegna fora del panno, e lassalo indurare jino pocho ne l'aqua. Poi, quando voli operare el ditto pastillo, rescaldalo uno poco e tolli per omne meza libra de pastillo una libra d' azurro , ciò è la petra. Pista in polvere sotili e mista insiemi la polve al pastillo, molto bene incorporando; poi lo lassa stare per 8 di naturali ; poi tolli uno catino vitriato e metice dentro de l'aqua tepida e metti

Si- lo pastillo in questa aqua e lavalo molto bene corno se lava lo vischio , tirando e remenando in qua e in cum mano , e guarda che tu non lo rompi ; e cusì farai in fino a tanto che l'aqua deventa azurra, renovando spesso l'aqua. Alhora pone quella aqua azurra da parte, poi tolli uno altro catino cum l'aqua che sia uno pocho più calda che l'altra prima, e mecti dentro lo pastillo e fa comò prima intanto che diventa azurra: e serbala da parte conio prima; e farai cuscì in fino a tanto che l'aqua non diventa più azurra e metti omne aqua da per se, coperta, e lassala tanto possare che lo azurro sia andato al fondo ; poi cava tutta 1' aqua cum una spogna cautamente, che lo azurro non se mova. Poi che sera cavata tucta. l'aqua, lassa seccar lo azurro nel fondo del catino e conservalo: e sappi che lo primo è perfecto azurro e vale cinque ducale l'oncia; lo secondo vale mancho e così lo terzo.

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Ad fatu'mhiin nz-umiiu imi' itiaiifi cmtn.

Accipe lapis lazuli bene multunupie mimdum a terra et a superfluitate et maxime a marehesita, et sit coloratus colore violatij, et ipsum tere in mor- tario brunzi, postea macina super por- fìdiim sive marmorem suctiliter. Postea desicha ipsum, deinde fac pastillum ex istis rebus : videlicet , sume prò una libra dicti lapidis, uncias quatuor cere nove et tantumdem colofonie et untias quatuor pice navalis et untiam unam incensi pulverizati, et unam ollam habeas vitriatam in qua liquefac ceram, super quam pone untias 5 olei seminis lini. Sed primo non ponas nisi medie- tatem dicti olei lini et aliam partem serva: deinde pone omnes alias res, pulverizatas, que pulverizanda sunt, et quando erunt distrute sive disolute, tunc cola per pannum lineum in uno vase vitriato sicut est lavella, in quo sit aqua Clara et frigida. Tunc sume pastillum cum pulverem lazuli et pone in marmore et simul bene incorpora

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unum cum reliquo. Signum vero per- fette incorporationis est quando trando pastillum cum iilanibus, frange. Tamen debet incorporari ad modieum. Proice qualibus ad quantitatem unius castanee et tunc ex omnibus fìat panis unus et permicte stare diebus ter aut quatuor. Et quando vis exthraere azurrum, ex- trahe ipsum cum callida aqua ita tamen quod unus proiciat aqua super manus tuas et tu move pastillum lavando ipsum et aqua cadat in vase vitriato, seperando aquam, terram et mutando tantum quod plus non colloretur, et permitte posare et sepera aquam et cola azurrum per pannum subtile et permitte sicari et erit factum.

Ad fatiendwm azurrum 'per alium modum.

Summe lapidem lazurrinum libram unam et eum tere bene et cribra per pannum lineum. Postea tere eum sub- tiliter in porfìdo et permicte siccari. Deinde accipe pecem grecam et picem navalem, olibanum, masticem et ver-

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nicem annarij et ceram no vani nuindam 2, 4, 2, oleum comune 2, 1. Omnia ista fundantur in patella et fortiter in- corporentur. Postea habeas parasidem unam aque dare plenam et cola per pannum omnia que intus fusisti, scilicet in patella , et tunc aeipe de oleo et unge tibi manus et acipe ea que in paraside posuisti et due bene ad ignem ac sieetur cera. Postea paulatim incor- pora dictum pulverem lazurinum et perniile dita massa stare ad modum palle per 3 aut 4 dies, et tanto plus, tanto melio erit. Deinde accipe unum vas cupum et magnum ut sit vitriatum et intus pone dittam pallam et infunde de aqua calida. Deinde remove eum cum baculo de ligno et due fortiter, quousque aqua fuerit bene colorata col- loris azurri et sepera illam et pone de nova aqua calida et fac sicut prius et mite in alia paraside et sic reitera dummodo aqua venit colorata. Et si tibi videtur quod remanserit de azurro in ditta palla, accipe de comuni lescivio quasi bulito et miete desuper palla et due ibrtiter et reiK)ne in tertia lavatura

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cum alia aqua azurra. Postca , quando aqua erit clara, proice illa ut nil re- maneat et lune coperias parasides dictas cum stamenia ad solem et dimicte si- cari et hoc non debetur facere nisi per tempus clarum.

Modus faciendi grossuni azurrwn.

Summe lapis qui dicitur viterola de Lamanea et est ad instar pumicis. Tere ipsum, sine aliquo licore, subtiliter. Tunc recipe modicum terbentine et cere nove et pice navalis et pone ad lique- fatiendum. Quando erunt liquefacta , tunc miete intus pulverem dicti lapi- dis et move baculo ut sint bene admi- sia ; et inde habeas aquam calidam et accipe misculam , sive baculum et move tantum quod azurrum exiat, mutando semper aquam et secuando ad partem; et permicte sicari et serva in bursia corj.

Ad. fatiendum azurrum Alamaneuin.

A fare azurro comò de Lamagna , tolli la rasscia quella parte che tu vole,

so-

cio ò quella rassia che vene de Lama- gna, la quale è corno petra. Rompila in su lo marmo e macinala molto bene , poi tolli gomma raltico e doi parte più che la gomma de aqua, e stempra la dieta gomma e cum quella aqua gom- mata stempera la dieta rasscia; e quando sonno bene incorporate e tu tolli ranno forte facto de cenere de sciermenti e lava lo dicto azurro cum esso ranno doi o 3 volt€ , poi lo lassa andare al fondo e sepera lo ranno e lassalo sec- care ed è facto.

Ad extrahendum sol. 1 aurum de lapide lazulì.

Ahvve lo lapis lazuli e tritalo bene subtili in su l'ancudini overo in mor- taro de bronzo , o voi , spolverizalo in porfido, metendolo ad infocare prima nel foco. Poi conio è ben trito, tolli per omne libra de la dieta polve, una oncia de mercurio vivo e miscola insiemi cum la dieta polvere ben de vantagio. Poi tolli panno de lino che non if;ia troppo ficto, overo una stamegna et, in ([ua- lunqua tu voli, mectivi dentro le diete

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cose, ciò è la dieta polvere cum lo ariento vivo, e spremi la dieta peza a ciò n' escha lo argento insiemi cum r oro : poi pone lo dicto ariento in uno crugiolo e pollo al foco. Lo argento an- darà via in fumi e el sole remarà in lo fondo.

Ad fatiendum azurrum et cognoscen- dum locum uhi nascitur.

Tolli lo lapis lazuli, lo quale è petra che viene de Organia, de paese de Tar- taria, e la se cava la dieta petra de le montagne che sonno in quelli paesi, e se trovano zaffiri et altre petre pre- tiose. E ancora se cava la dieta petra in le parte Damasco e in le parte, de Cipre e la gente de quelli parte, che sonno Tartari e infideli, la chiamano in loro lingua agiara ciò è petra de azurro. E quando voi lavorare la dieta petra, prendila, e se la dieta petra fusser in zuppi grossi, meeti i peze nel fuoco che arda da omne parte e lassali stare nel foco per x hore e fa che habia bene el foco da omne pane ; e se più

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la lasserai stare nel foco, più se alfì- narà. E se tu la mecte in una pignatta, ancoi-a se affina melglio in questo modo. Tolli una pignatta non vitriata e mecti de intorno de' carboni, e la pignatta vuole essere forata nel fondo cum spessi bugi e cum alcuni bugi de intorno. Poi poni in la dieta pignatta bugiata li pezi de lo dicto lapis grossi e la dieta pignatta vole esser sospesa in uno trepei. Poi che sera la dieta petra ben cocta e ben infocata per lo dicto spatio, habi liscia forte, facta de cenere de Cerro o de cenere da vetrio, ciò è soda. Tanto megliore sera la liscia se tu vi pone de 1' una e de l' altra ce- nere aita e cum uno pochetino de cal- cina viva ; e fa liscia chiara e necta quanto piìi poi. Poi, cuscì calda, mecti la petra in lo dicto ranno freddo e lassa stare per 3 dj , poi sepera la dieta liscia e lassa resciugare la dieta petra, poi la pista in uno mortaro de metallo e fa polvere più subtili che poi ; e se la dieta polvere tenesse d' oro, farai cum lo argento vivo comò è di sopra dicto ; e comò è ben staciato, che sia

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ben subtili, mectila in una concila d' aqua fredda e mista bene cum una mescola necta bene, e poi la lassa ben reposare in quella aqua che la polvere sia ben andata al fondo e omne cati- vità rimarrà de sopra, e sepera 1' aqua da la polve cum una spogna piana- mente, che non movi la dieta polvere o dicto azurro ; e se vedesci che non fosse ben depurgato, lavalo una altra volta a lo dicto modo, e comò sera ben depurgato, lassalo sciugare, poi lo macina in su lo porfido cuscì d'asciuto, quanto più poi, a poco per volta ; e se te fusse fadiga a macinar d' asciuto, m etico uno poco d' aqua. Poi che 1' ài macinato subtili, metilo in uno vaso de terra vitriato, largo e piano e sten- diyilo suso e lassalo sciugare bene ; poi lo aremacina in lo dicto porfido et stacialo che sia ben subtili. Poi se vole darli la concia cum lo pastillo, cioè cum questa maestra. Tolli oncie 1 de ragia biancha, oncie 1 de incenso, oncie 8 de pece greca, oncie 1 ^ de tremintina, oncie 1 de olio de semi de lino. Se voi fare magior quantità, fallo secondo questa, proportione. Poi babbi

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uno tegami vitriato e pollo al foco sulli tre pej e fa fuoco de bragia e non de fiamma. Prima mecti in lo dicto tegami Y olio e lassalo uno poco scal- dare, e poi la pece greca, e mescola insiemi cum una mescola necta ; e quando la pece è ben disfatta, metivi la rasina e vene sempre miscolando, poi lo incenso, poi la trementina e mista e fa che lo foco sia molto tem- perato a ciò non se acenda dentro; poi levalo dal foco e colalo cum uno canavacio ad modo d' uno colatoro. Poi tolli uno catino de terra vitriato e fallo mezo d' aqua chiara e fredda e mecti quello canavacio sopra a lo ca- tino, poi cola e metivi suso quella deco- tione che è in lo dicto tegami e fa bene colar dentro in questa aqua. Poi- ché r ay colata tucta, cavala de 1' aqua e ponila in loco che non se imbrutti. E se voi affinare una libra de azurro, tolli doi libre de questo pastillo e anco comportarà una oncia de azui-ro più ; poi tolli uno tegami necto, vitriato e ponilo al foco temperato e mitivi on- cie 1 più de pece greca e bastaratti per farne magior quantità e metivi

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dentro l' olio e la come de sopra e lassalo strengiar adagio. Poi leva lo tegami dal foco e, così caldo, metivi su la polvere de lo lapis lazuli e mista bene ; e quando sera ben incorporato, prima che se freddi, babbi una concila d' aqua fresca e metivi in su questa materia, cosci calda, che bay nel te- gami, e tucta la materia andarà al fondo e arapicarassi insiemi ; e comò è ben arapicata, cavala de l' aqua e rimenala per mano comò pasta, tirando e distendendola bene ; poi la pone ne l'aqua del catino e se s' apicha a le mano, ongiti le mano cum 1' olio de semi de lino e lassa star in la dieta aqua per 6 dj, mutando l'aqua d' estate doj volte al dj e de inverno una volta. E quando voi cavare lo dicto azurro, toUi uno catino vitrio e metivi dentro el dicto pastillo et habi aqua tepida e lassa re- scaldar el dicto pastillo e comprimilo cum una miscola, e vienlo spremendo ; e quando lo pastillo è ben disfacto, metivi uno poco d' aqua più calda, o vero rescalda quella aqua medesima in qualche vaso, e così cum quella me- desima aqua calda lo lava 8 volte ; poi

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lassa refredare e el pastillo riniarà de sopra e l' azurro andarà al fondo, e tene coperta la dieta aqua a ciò non vi vada alcuna brutura; poi cava l'aqua de sopra, insiemi cum lo pastillo, pia- namente, che r azurro che è in lo fondo non se muova ; poi pone quell' aqua a scaldare e ritornala sopra a lo azurro e lassa poi reposare e el pastillo ari- verà a sommo : poi sepera la dieta aqua e falla bulire e ritornala bulita sopra lo azurro al dicto modo e cava fora el pastillo se poi, che è bono per cha- var de li altre azure e riponilo in loco netto e sappi che el primo azurro è più fino, lo secondo meno, lo terzo manche; e serbali in saculo camusci o vero in albio de terra vitriato.

Modo affinare el pastillo se caso fttsse che te venisse arso che non ne uscisse r azurro . Pratica a rac- co ticia rio.

Tolli uno pagnolo e metivi dentro aqua fredda e ponilo al foco, e quando è calda, metivi dentro lo pastillo arso, e corno se cominza a rescaldarse ca-

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vaio fora e babbi uno tegami vitriato e pollo al foco e motivi dentro el pa- stillo e dalli el foco lento e giongivi sopra del pastillo queste cose. Se fussero in fra lo azurro e lo pastillo libre doi, folli oncie 1 de cera nova, oncie 1 de olio de oliva, oncie 1 de trementina e miscola omne cosa bene insiemi cum lo pastillo e leva el tegami dal foco e metivi dentro aqua fredda e lassalo refredare, poi lo rimena e extiralo come prima; e se se apicasse a le mano, on- giti le mano cum olio e per questo modo lo riconciarai; e cavane poi lo azurro conio di sopra e sera fino azurro.

Modo da fare el pastillo per lavorare una de queste prete quando fusse più fina de vantaggio più che l' altre.

Pilglia oncie 4 de ragia bianclia e oncie 8 de pece greca, oncie 1 de tre- mentina, oncie 1 de mastice, oncie 1 de olio de semi de lino e questo ado- pera per una libra de la dieta petra d' azurro e fa la pratica comò di sopra.

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Incipit secundus tractatus de multis azurris per artifitium fiendis et

ARTIFICIALITER FACTIS. Et PRIMO DICENDUM ET VIDEXDUM EST DE PRO- BATIONE AZURRORUM, SI SUNT NA- TURALIA DE MINERÀ, AN ARTIFICIA- LITER FACTA.

Modus cognoscendi azurncm ultrama- rinum ab artificiale -per eayperien- tiam et esamen.

Accipe pulverem minere eius aut paruni de azurro extraeto de minerà et eum pone super laminam ferri igni- tam et nitidam absque erugine. Si non inutaverit collorem, optimum est. Si vero revertit ad nigredinem, parum valot. Si vero affalsatum est , cinis

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smortua efficietur. Si vero revertatur ad albedinem, artificialiter factum est.

Alio modo cognoscitur per experieU' tiam.

Pone aliquantulum de azurro in manu tua, aut pone in scutella, et de- super infunde aquam claram et frica cum digitis postea subito. Si aderet per manus rimulas aut per scutellam, azurrum illud valde pulcrum et bonum est. Aliter, non.

Ad faciendum azurrum per artifìcium.

Abbeas libram unam limature heris, et tantumdem salis armoniaci, aut pa- rum minus, et solutum sit sai in aqua tartari, sive oleo; deinde cum aqua ista fac lutum de viride heris et miete in cucurbita vitri coperta et sigillata ad modum factum elembicum cecum et dimitte sub fimo calido quindecim die- bus. Postea extrahe quod est intus et miete in crugibulo et miete in loco fusionis discoperto tantum ut fundatur.

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Deinde extrahe et ciim refrigidatum fuerit, ducas super lapidem cum oleo, sive aqua tartari et permicte siccari et habebis azurrum. Et si vis illumi- nare ipsum, mitte verzinum abrasum in vino albo et collora, ut babuisti in alia recepta de azurro naturale.

Ad faciendum azurrum per artifìcium.

Tolli parte quatro d' una petra ul- tramarina che se ebiama mercurio e volse solimare secondo el loro modo, ciò è che se vole tenere in su la pia- stra infocata e acesa per spatio d' uno pezo a ciò che se possa spolverizare. Poi tolli doi parte de sale armoniacho e una parte de solfano e macina bene omne una da per se e poi le mistica bene e mectile in uno vaso de vetrio e lutalo cum luto de sapientia o vero philosophico, e lassa secare. Poi lo mecti in lo fornello e dalli el fuoco mode- rato ; e (juando tu vederai uscire el fumo biancho per la bocca del vase, non fare più foco, e quando è freddo, rompe lo vaso cautamente e troverai buono azurro.

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Ad faciendum azurrum artificialem.

Summe de lapide pillerò marmoreo et tantundem, ad extimationem, de flore mectalli quo tintores utuntur, et tere simul bene et fac deinde bullire in vino riibeo bono et pone ad solem ut sicce- tur. Postea iterum tere, adendo de di- cto flore et sicca ; deinde iterum tere et sicca ; postea accipe de viride ere et de indico et bene simul tere. Deinde habeas lac calvisej, aliter vocata amido, et simul misce donec color tibi placet et pone ad solem ut siccetur et erit factum.

Ad azurrum faciendum..

Recipe vitrioli romani libram unam, salis nitrij libram mediam, cinabrij on- cias 2, aluminis rocce oncias 3, salis armoniaci onciam 1, auri piumenti on- ciam 1, viridis eris onciam unam et quodlibet per se terratur subtiliter, de- inde insimul corporentur, et postea pone ad distillandum per elembiccum.

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primo cum h^ne lentissimo, et aecipe aquam primam per se donec erubescat elembiccum. Tunc remove aquam illam per se et collige aquam aliam per se, seilieet secundam aquam, et seias, ut supra dixi, ignis primus esse debet lentus per 6 horas : deinde auge for- tini ignem donec alembicum albescit et non amplius mictet fumum rubeum qui in vase apparebit. Tunc dimite fri- gidari et supradicta aqua est fortior quara aquam mundi, nam hoc aqua solvit et corrodit et in aqua rediget omnia que sub celi sunt, videlicet la- pides et mectalla, et est alba et clara sicut aqua fontis et si calefit emitet fumum rubicundissimum, durum et for- tem, et ideo serva eam bene obturata. Et cura vis azurrum tacere, aecipe se- cundam aquam quam servasti et in ea disolve viridem eris et tene eam in vase vitri et aliquantulum calefac ad ignem, in modum orifici, quia citius disolveretur; et disolutum desuper pone de calce Jovis et evapora aquam et in fundo vasis invenies azurrum valde pulcrum. Et si vis eum pulcriorem

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quasi azurrum ultramarinum in apa- rentia, accipe limaturam eris vel octoni subtilissimam et pone in predicta aqua et fac ut supra ut disolvatur et diso- lutam superpone calcem Jovis et fac ut supra et habebis azurrum meliorem quam Alamaneum ; et in aparentia et in collore est sicut azurrum ultramarinum. Et si in ista aqua disolveris marchesi- tam ut supra, pulcrum pavonatium in- venies. Et si disolveris in ea ferrum limatum et in tali aqua posueris es ustum, invenies colorem rubicundum qui vocatur minius.

Ad faciendum azurrum.

Accipe calcina marmorina o vero travertina in petra viva libre 1, verde ramo libre 1, sale armoniaco libre 2 et macina omne cosa subtili e impasta cum aqua vite in modo de una pasta de pane durecta, poi pone la dieta compositione in uno panno de lino grosso e forte e ponilo socto lo litami per spatio d' uno mese. De po' el tra' fora, essendo tornato duro in forma de

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petra ; e non tornando duro, lassalo tanto stare sotto lo litanie caldo che diventi duro e de poi lo pista subtili e macinalo in marmo, subtili. Poi tolli per omne libra de la dieta composi- tione, oncie 2 de fiore de guato e ma- cina de compagnia e sborfandoli cum uno poco d' aqua vite e incorpora bene insiemi. Poi lassa sciutare e serbalo in saculo de camosscio che non stia a r ayre.

A fare azurro.

Tolli sale armoniaco lib. 2, limatura de olone lib. 2 e fa solimare sei o 7 volte e pone lo azurro che é in fondo sopra uno marmo, steso, in loco humido e disolverasse in aqua cilistrina, e el simile fa del sale armoniaco, e agiugni insiemi e imbevirà lo azurro de sopra ditto sopra el marmo e imbeverarasse presto, e pollo a secare. E sappi che se fare de omne metallo, ma l'octone e lo ramo è più digno e cum manche spesa ; e el dicto azurro vale ducale 4 la libra.

Ad fatiendum azurrmn.

Accipe sale armoniaco oncie 1, verde ramo oncie 6 e macina queste polve ben subtili cum oleo de tartaro sopra marmo ; poi lo pone in uno vaso vi- triato e lassalo stare alcuni dj e tro- verai lo verde ramo convertito tucto in azurro asai bello.

Modus fatiendi azurrum.

Recipe testas ovorum gallinarum bene lotas et mitte in olla nova et luta luto sapientiae et calcina. Deinde tere subtile super lapidem. Tunc accipe indicum bene mundum et liquefactum cum aqua comuni et cum isto colore misce super lapidem, terendo dictam calcem paulatim paulatim , quousque habeat collorem bonum. Si autem non habes dictum colorem indici, loco ipsius pone spumam guati tintorum. Eodem modo fac ut supra et scias quod quando guatum bulit in caldarea tintorum, de- bes spumam auferre et miscere cum

ÙO

diclis testis ovorum et poste<a .sicca et serba.

Ad azurrum faciendum.

Summe salnitrij affinati, limature octonis, salis armoniaci, sulphuris vivi, ealcis vive, (um oncias 1. Pro quolibet terantur que terenda sunt et pone in olla vitriata et superpone acetum abal- bum fortissimum ut supra notet pulve- ribus et luta ollam luto sapientie et pone sub fimo diebus 5 ; deinde macina ipsum et repone in bursia camusscì.

Ad faciendum azurrum per alium, mtìdum.

Tolle unam dragmam indici et bene molle et habeas multum lac turtuma- gli et simili misce et bene incorpoi-a et pone ad solem et dimitte sicari et re pone.

Ad azurrum faciendum.

Invenies marmorem, sive traverti- num colloris albissimi et quoquatur in

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furno in panni lini lutato luto sapien- te. Deinde accipiatur cals et ponatur in aqua et lavetur ter vel quatuor; postea accipe indicum et lavetur in aqua et calx illius aque potetur, deinde siccetur in umbram et iteretur operatio donee collor tibi placeat.

Ad azurrum faciendum.

Recipe marmorem albissimum et alla ipsum in igne per diemque noctem, et cum calcinatum fuerit, super alium marmorem subtile tere. Deinde recipe spumam indici, sive guatj quam in cal- dana tintorum est, et imbibe predictum pulvererem fortiter, et cum siccum fuerit, iterum imbibe et hoc ta,mdiu facies donec collor azurri tibi placeat et sica et cum opus fuerit, tolle et utere ipso.

A fare azurro artificiale.

Accipe sale armoniaco parte 1, ver- de ramo parte 2, biacha parte meza. Spulverizali bene insiemi e impasta

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cuin olio de tartaro e pone omne cosa in uno vaso de vetrio alutato al modo filosofico. Poi che è secho lo loto, po- nilo in lo forno del pane quando el pane se coce. Poiché sera cocto el pane 7 volte, aera facto.

A fare azurro bono.

Summe lo terzo d' una libra de cal- cina raarmorina o travertina et oncie 4 de verde ramo et oncie doi de sale ar- moniaco, poi macina omne cosa insiemi cum aceto forte e biancho ad modo d' uno sapore, poi lo mecti in una am- polla bene turata et mectila a l'ayere per tre di et tre nocte ; poi la socterra e fa che habia aqua, vento e sole e avere e lassala stare per spatio de 6 mesi e fa che ella partecipa de lo in- verno e de la state, e in capo de sei mesci, 0 circha, cavaràla fora e rompila e trovarai lo azurro del quale te ne alegrarai ; e macinalo sotili in marmo cum liscia forte e pollo in uno vaso vitriato e lassa posare tanto che vada al fondo, poi sepera la liscia e lavalo

un altra volta cum liscia dolce dolco e chiara e fa comò prima. Poi lo lava cum aqua chiara e fredda, poi lo lassa possare e lo azurro bono andarà al fondo e el grosso starà per l'aqua ad modo d' uno endico ; e cava fora quella a<iua cilistrina cum una spongna per modo che non conturbi lo azurro che è al fondo e lassa secare a 1' ombra e haverai azurro bello e bono, e serbalo in corami che non senta ayere.

Ad azurrum fatiendum.

Recipe verde ramo oncie 6, sale armoniaco oncie 1, giersa cruda oncie 1 e macina cescum subtili da scinto, poi le mista insiemi e imbevera le diete polvere cum aqua de tartaro che l'aqua sopravanza a le diete polvere, e mecti omne cosa in una ampolla e obtura bene la bocca de 1' ampolla e legala in lo collo e apiccala al fumo sopra a la catena per alcuni dj e trovarai lo a- zurro, el quale macinalo bene e serbalo.

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Ad faciendum azurrum feriale.

Ut habeas azurrum feriale per mu- rum , recipe ampulla vitrij et intus pone tantum de pulvere travertinj bene trituratj et subtilj ut dimidiam sit, et desuper pone acetum fortissimum di- stillatum per elembicum ut vas sit plenum et os eius optime sigillatum, et pone sub fimo aut venacia per unum mensem, postea extrahe et habebis a- zurrum, quod tare et serba.

Ad faciendmn azurrum.

Summe laminas argenteas subtilis- simas et liga ingeniose super vaporem aceti fortissimi in olla, ita quod rema- neat unius digiti de vaeuitate inter acetum et laminas, et coperi bene ol- lam ut non respiret et pone eam in loco callido ut est fimus aut venatia per unum mensem; et descoperias et videbis azurrum super laminas, que frica et rade et repone dictas laminas ut supra et sic reitera, donec consu-

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mentur ; et si non habes laminas ar- genti, loco ipsius pone laminas octoni et fias ut supra, sed non ita pulerum.

A fare azurro.

Accipe parte 1 de solpho vivo et parte doi de vitriolo romano spolveri- zati subtili e parte doi de argento vivo e mecti le sopradicte polve in una am- polla bene incorporate e cocilo come lo cinabrio, e quando sera cocto farà fumi azurro. Alhora tolli via el foco e quando sera freddo, macinalo e serbalo.

Ad azurrum faciendum.

Summe oncie doi d' argento vivo, oncie tre de solphino et oncie quatro de sale armoniaco e macina ben subtile lo solfo e lo sale predicti. Poi tolli una ampolla che habia el collo longo et in- lutala cum luto de sapientie de fora, grosso uno deto dal collo in giù e las- salo sciuctare. Poi mecti queste cose sopra diete in nel ampolla e obtura la bocca de l'ampolla cum suvera e las-

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.Sili in el mezo un foro picolino : poi mecti questa ampolla in uno pignatte novo, non vitriato, quasi pieno de ce- nerà, che sia coperta sino al mezo del collo da la dieta cenerà, e poi poni la dieta pignatta al foco de carbone e dalli el foco lento lento, da prima per 4 bore ; poi lo vieni crescendo per infino a tanto cbe vederai uscire de la dieta ampolla furai bianco o vero fumi azurro. Albora subito levali el foco e lassa re- Iredare, poi rompe l' ampolla e macina lo azurro in porfido subtili, poi serbalo in loco senza avere e barai bono azurro.

Ad faciendum azwrum.

Accipe alumj de rocho, vitriolo ro- mano , salnetrio, ana oncie 1 e stilla per lambicco , poi serba l' aqua bene obtui-ata; poi torrai calcina de cociole d'ova e macinala cura la dieta aqua stillata e lassa secare e così farai 3 o 4 volte; poi torrai aceto fortissimo e per omne libi'a d' aceto torai oncie 5 de verde ramo e macinalo cura lo dicto aceto : poi lo pone a stillai'C per lara-

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bieco e cum quello aceto stillato imbe- vera e macina la sopra dieta calcina 3 o 4 volte: poi lo secca e serbalo in bursia corij et haverae bello azurro e così porai fare cum la calcina del tra- vertino 0 marmo: ma la calcina delle cocciole è meglio.

Ad azurrum faciendum.

Ahbeas ampulla de puro cupro et pone intus calcem de albo marmore, ita ut dimidia sit et adibe acetum album fortissimum ut piena sit, et eam pone in callido loco copertam optime, per unum mensem. Postea extrahe et ma- cina dictam massam , adendo sibi de color indici et repone et est factum.

Ad azurrum faciendum.

Tolli orina e mectila in uno vaso de terra vitriato e el vaso vole essere per metà. Poi tolli piastre de ramo a modo de caldare, grosse, e mectili in ayere che stia discosto da la orina doi deta, et obtura el vaso e lassa stare a

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UMiiiMic de (lui mese e vederai sopra le lumini lo azurro. E se tu le vorai radare, se ponno radare. E se tu le vo- lesseie lassar stare tanto che tucti ven- gano frangibili, e' Tarasse in secte mesi.

A fare azurro.

Recipe verde ramo oncie 2, sale armoniaco oncie 1 , biacha oncie ^ , spulvezati insiemj, e impasta cum olio de tartaro e pone tute (lueste cose in uno vaso de vetrio lutato de luto phi- losophico e metilo in lo forno del pane. Quando sera cocto el pane o 7 volt«, e' sera facto.

A fare azurro.

Tolli indico, verde i-amo ben ma- cinato et babbi molto lacle de torto- maglio e macina ben insiemj , poi lo pone al sole a seccare bene, poi lo lava et è facto bono azurro.

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A fare azurro de argento.

Havve oncie 3 d'argento e oncie 1 de ramo e fondi insiemj e fanni piastre sutilissime e polle sopra a lo vapore de l'aceto, sospese, in uno vaso ben co- perto che non possa evaporare. Poi lo pone socto lo litamj ben caldo per 30 dj e lo azurro remarà atacato a le la- mine e levalo via. Poi reitera la pra- tica per insino le laminj scranno bone.

Ad fatiendum azurrum.

Recipe salis armoniaci oncias 1, vi- ridis eris oncias 3. Confìtiantur simul cum tartari aqua , donec molle fiat ut pasta vel modicum plus, et ponatur in fumo calido in vase vitrio pero ti me obturato et stet ibi per aliquos dies et invenies azurrum bonum et reserva in vase plonbato, si ve saculo camusij.

Ad idem per alimn modum.

Accipe oncias 2 rami combusti et onciam 1 sulphoris et onciam 1 feccis

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vini et terantur omnia et impastentur cuni burina distillatam per filtrum tribus vicibus ; vel impasta cum aceto albo forti; postea pone in aliquo vase vitriato et bulliat ad ignem et commisciatur bene. Postea elleva et pone in vitreo vase. Os eius obtura et dimicte stare ad solem per 15 dies et invenies azur- rum et si non fuerint celiati burina sive aceto, dimicte in fumo posi extra- ctionem panis.

Ad idem per alinm formam.

Summe limaturam ramj subtilis- simam libram 1 , calcis vive oncias 3, tartaii pulverizati subtiliter et calcinati, quia melius erit quam crudi, oncias 5, terre viridis oncias 4, salis armoniaci onciam 1. Omnia confice insimul cum acen'imo aceto albo ut sit ad modum paste, et potius magis spisse, et pone in vase ^itrio vel terreo vitriato, per- optime obturato ut non respiret et pone sub equino fimo vel venatias et ibi maneat bene coperto per 3 vel duos pedes circum circha, per 15 dies; de- mum extrabe et trita bene eum in

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porfido et repone in bursia camusi. Et scias quod hoc azurrum magis boniim est per muros in calcina quam in aliis rebus.

A fare azurro 'per muro in calcina.

Havve calcina de marmo ben sotili e canida, e metila in una pignatta vi- triata nova, tanta che sia meza o mancho più tosto che più, e sappi che la cal- cina vole essere freschissima e bene sotili. Poi empi la pignata de fortissimo aceto rosso o bianco, poi copre la dieta pignatta cum luto che non respire, poi la pone sucto lo litami de cavallo, overo socto la venacia, per uno mese o 40, dj naturali , poi descopre el vaso e tro- verai de sopra azurro bono per muro e bello, e de socto fecia, ciò è calcina, la quale gieta via.

A fare azurro per via d'aqua forte.

Tolli vitriolo romano libra 1 , sal- netrio afiinato libra meza , e cinabrio oncie 4 e tucte queste cose macina

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ben suhtilissiinj e i>oi le mista insiemi molto bene e polle in una boccia e distillale per lambicco, prima cum lento foco, e coglie la prima aqua per intìni che lo lambico se comincia a far croceo 0 vero rosigiare. Alhora remove l'am- polla e mectinie una altra e tura bene le iunture che non spirano e coglie l'altra aqua e la prima gietta via che non vale niente a questa opera e alhora cominza a fare uno poco maggior foco che prima e fa che l'ampolla re- ceva bene i fumi da la bocia grandi per fino che tu vedi che ne vieni. Serva questa aqua bene turata che non respire, e questa aqua è bona da fare azurro bono quasi simili a lo azurro oltramarino: et è bona ancora da dorare omne la- voro.

Prima , se tu voli fare azurro, tolli calcina de stagno e metila in uno vaso de vetrio, o vero vetriato, e de sopra repone de la dieta aqua forte dieta de sopra, tanto che sopra avanze mezo deto de sopra a la calcina , e lassa stare cosi tanto che la calcina sia ben andata al fondo e ben colorita. Poi se-

para 1' aqua e troverai azurro bono e bello : del quale azurro venderai ducati 5 d'oro la libra.

E se tu volesci fare la calcina de stagno, tolli de lo stagno e pollo in uno vaso de terra e metilo al foco e las- salo desfare; et corno è disfatto, non finare mai de mistarlo per infìno a tanto che se fredda e non lo lassare apiare insiemj e sera facto calcina cum la quale poi fare el dicto azurro. An- cora poi fare la dieta calcina de stagno in uno altro modo. Tolli limatura de stagno e polla in una olla vitriata e de sopra ce pone aceto distillato per lambicco e copri bene la dieta olla e polla sub fimo e lassa tanto stare che lo stagno e aceto siano disoluti; per- chè se convertirà in polvere subtilis- simo, quasi senza tatto e cum questo poi fare el sopra dicto azurro.

E se tu volesce dorare ferro o al- tro, tolli la cosa che tu voli dorare e invernicala e lassa sciucare, poi designa "quello che te piace in la dieta vernice; poi vi mete de sopra de la dieta aqua e scalda al foco ; poi comò è ben calda,

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sfrega cum panno de lino e vira do- rata bello.

Recipe liscivium forte et indicum quantum vis et macina eum cum dicto liscivio et pone tantum emdicum se- cundum vis ut sit coloratum. Videlicet, si vis ut sit magis coloratum , pone magis indicum ad macinandum cum dicto liscivio frigido; demum facias dictum liscivium bollire cum dicto in- dico per spati um unius miserere et postea extrahe ab igne et inmediate pone in eo unum modicum aluminis rocci pulverizati et misce et dimicte frigidari dummodo tepidum fìat et quasi frigidum; demum pone eum in petia linea et frica super pellem camusciam et fiat azurrum ; et sicca ad meridiem aut ad ignem et quando erit sica, frica manibus et reduce eam ad morbi tatem et e it facta pulcram pellem turchinam.

•s^--

Incipit tertius capitulus de azurris fiemdis de herbarum succis, quibus utuntur in carta, super minia et

IN TELA ET IN GISSO. Et PRIMO VI- DELICET :

Ad facievdum azurrwn ex succo her- barum.

Primo collige in principio mensis julij illos flores violatos qui nascuntur in campis et ex succo eorum impleas unam ampullam vitream et desuper infunde l'orteni aoetum vel orinam usque ad summum et sit opti me copertam et pone sub fimo aut sub acervo calcis vive vel sub venatias per 15"* dies; postea extrahe et invenies azurrum factum.

- 72 -,

Ad idem, de azurro herharum.

Collige flores azurrinos qui vocantur oculos pulcini et fac eos buUire cum aceto et cum pagina pulverizata et alu- minis roci, ita quod vasculum non possit aspirari. Postea coUabis per pannum et habebis bonum collorem azurrinum et poteris servare per totum annum flores siccos.

Super eodem, de herharum azurro.

Reccipe fiore de peselli salvatice e toUi solamente quello fiore che è de dentro in suso l'altro fiore, el quale è pavonazo scuro e quelli pista e cavani lo sugo e incorpora lo dicto sugo cum biacca e haverai coUore cilestro dura- bili. È provata.

A fare la peza azurra de sugo derhe.

Tolli de le pomellj de la chacabassia e sfregali bene in uno panno de lino grosso e bianco , non novo , da omne

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lato de la pezza. Poi tolli uno catino pino de orina, poi pone questa pezza sopra a questo catino per modo che non tochi l'orina e lassala stare 3 o 4 dj e poi la leva e sera diventata azurra. E quando la voi operare, tolli uno poco de quella peza e metila in una cocia e metice uno poco de aqua gomata e lassa stare a mollo per uno misererò e poi lo spremi e cum quella spremi- tura dipenge quello che te piace in carta sopra a li minij e altrove, e sera bello collore.

A fare azurroper altro modo cum sugo.

Summe stercho canino biancho e spolverizalo ben sotilj e stempralo cum orina ad modo de collore e cum questo stercho stemperato cum orina, scrive, dipenge quello che tu voli e lassalo sechare. Poi tolli lo sugo de li granelli d'ellebe e pollo cum lo penello sopra le lettere e fogliami della mistura dello sterclio e subito diventara collore azurro bello. E se misti el dicto sugo cum lo stercho e cum l' orina e mistica bene insiemj, vira azurro ut supra.

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Corno se macina lo azurro por adope- rare a penna e fare corpe.

Accipe lo azurro e mectilo in una scudella vitriata e poi mectivi del mele ben necto e incorpora ben insiemi. Poi macina el mele insiemj cum lo azurro supra marmo o porfido e macinalo tanto che venga quasi senza tacto : e quando sera ben macinato, aremetilo in quella scudella e lavalo più volte cum aqua tepida, e poi che sera ben lavato cum l'aqua tepida, lavalo cum aqua chiara e da r una volta a 1' altra lassa andar lo azurro al fondo e tanto continua che sia ben lavato, purificato e necto. Poi tolli lo dicto azurro e metilo a mollo in ranno da capo, necto e chiaro, in uno vaso de vetrio comò è uno bi- chiere e lassalo stare per spatio de 7 dj, e omne doi o 3 mutali lo ranno novo. Poi lo lava molto ben cum aqua frescha e chiara e lassalo sciugare a l'ombra, in loco che non vi vada pol- vere. E se tu el voli adoperare per fare corpe, distemperalo cum colla de

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rotaglie de camoscio bianco e starà

1(0110.

Ad isk'fHpi'rare azurro per scrivare.

Reccipe de qualunque sorta de azurro te piace e macinalo legiermente, cum chiara d'ova preparata e lisciva da capo, sopra porfido; poi mectilo in lo cornecto. E conio elio é ben reposato e tu giecta via quella liscia e chiara e cosci fa 3 o 4 volte e l'ultima volta gieta via la liscia e lasselo ben scolare e lasselo seccare. E quando tu lo voraj operare, mectice uno poco d'aqua gomata e mi- sticalo bene ; e corno è ben possato , gietta via quella aqua gomata e metice de la nova e doperalo. Alcuno lo tem- pera cum chiara e aqua gomata. Ma se tu lo conciarai cura chiara, se vola renovarla quasi omne dj, perchè, stan- doce troppo, fa lo azurro negro. E se tu ce misti de la bruttura de le orechie, lo fa più corrente asai. E alcuni dicano che metendo de l' a^iua gomata in lo azurro deventa nero e dicano che se de' macerare in liscia facta de cenerà

Te- de Cerro o cener recocta e distempe- rarlo poi, quando sera sciuto, cum chiara e torno d'ovo; e questo lo fa più bello e più lucente e più pino.

El modo de afinare li azurre quando fussero grossi.

Se tu avessi azurri che non fussero necti, tolli lo dicto azurro in l'orina a molli per spatio de uno mese o più , poi lo lava cum aqua chiara e distem- peralo corno di sopra e vira necto e bello.

Ad idem.

Accipe lo azurro e temperalo cum chiara d' ovo e draganti sbatuti ben insiemi e ben incorporati l' uno cum l'altro e con quello tempera el tuo azurro.

Ad purgandum azurrum.

Si azurrum esset nimis terrestre, sic purgatur. Recipe cinerem candidum

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et niundum et totidem de viva calce et sit bene alba , et acetum et aquam equaliter et mite in vase novo et mundo et fac simili cum cineribus et calce bulire. Postea permite infrigidari et clarificari et cum tali liscivio lava azurrum et sias quod post talem lava- tionem azurrum apparebit nigrum ; et deinde lava cum vino albo dictum azur- rum nigrum et permicte sicari, deinde pone eum in coculeam cum aliquantulo aque gumate per quartam partem.

Ad colorandum azurrum.

Reccipe verzinum et subtile rade cum vitro et pone rasuram illam in Clara ovj preparata, per diem et noctem ita quod rasura illa sit coperta a dieta Clara, cum modico aluminis rocci pul- verizati. Deinde colabis hec omnia cum peiia panni linj alba et cum predicta Clara colorata temperabis azurrum.

Ad ìnultiplicandum azurrum.

Tolle azurrum cum modico ceruse et misce simul et distempera cum

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Clara ovij et si vis magis clarum, miete plus de cerusa et multiplicabitur.

Ad colorandam azurrum optime.

Invenies oleum amamgdolarum ama- rum oncias 3 et totidem oley olive et pone in lapideum vasem et fac bullire cum azurro sine fumo per 7 horas et sic ter vel quatuor facies. Postea ablue cum liscivio tepido, deinde cum frigida aqua et clara , ut sit bene mundum ; postea sicca et coloratum erit congrue et tempera eum quomodo vis.

Ad fatiendwm endicum.

Reccipe guatum in herba et eum pista valde bene subtiliter et fac pal- lottas sicut poma. Postea recipe per omni libra dicti guati ontias duas salis comunis et ontias tres sulpliur vivi et onciam unam aluminis rocci ; deinde bene trita omnia simul et misce cum dieta herba. Postea pone omnia in uno vase rameo cum aqua clarissima et stempera ad modum salse non nimis

claiv; pustca pone supor ij?nom claruni el tìic tantum .«tare ut voniat ad moduni pa^te; jx)stea pone super unam tabulani et t«nde aliquantulum subtile. Hinc ad modicum, incide cum gladio ut tibi placet et mite sicari et erit factum indicum finum.

A(f fatietìdum indicum.

Tolli once doi de gesso subtilj e macinalo con X once de guato secco, ciò è el fiore, e macina ben subtilj e poi ce mistica uno poco de albume d'ova, ciò è chiara d' ova preparata e incorpoi-a omne cosa ben insiemi, poi el pone a sciugare al sole, e quando è seccho, fanni pezi comò te pare. E nota che quando tu el macini, mectice uno poco d'alumi de rocho disoluto in af^ua e sera bono e bello indico.

A fare bello indico.

Reccipe partem unam floris guatj qui flos colligitur in caldarea tintorum quanto guatum dequoquatur, et ipsum

bene coque in pilla terrea donec pero- ptime comburetur. Postea tere eum subtile , deinde accipe terram albam qua utunt pelliparij et pulveriza et tolle de ea partes 5 et bene missia cum pulvere predicto guati. Postea cum aqua clara omnia simul coniunge super lapidem ad modum colloris de indico. Extende super tabulam politam et di- mite aliquantulum sicari ad solem , postea fac parva frustra et iterum di- mite sicari ad solem. Hoc .facto, acipe de primo composito et fac unum bro- dium aliquantulum currens et impone ipsa frustra ut imbibantur, deinde ex- trahe et sica ad solem vel ad ignem; deinde, si non est satis coloratum, rei- tera, donec videtur tibi. Postea sicca et serva quod factum erit.

A fare indico.

Tolli gesso macinato subtilmente per terza parte e fiore de guato per sesta parte e mistica e macina bene insiemi tanto che vengha ad modo de pasta,, che habbia bono collore. Poi tolli

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aqua allunata cuin alumi de rocho e reintridi questo gesso e fiore de novo cum la dieta aqua alumata , eum più fiore de guato novo, tanto che sia corno una farinata. E nauti che tu ce niecti r aqua alumata , se vole stendare lo gesso e lo fiore in uno marmo, o vero sasso vivo , in fino che è ben secho ; poi se vole reintridare de novo cum la dieta aqua alumata. Poi lo stende e lassalo secare si che sia ben secho e ripollo.

A fare indico per altra via.

Reccipe fiore de guato e impasta insiemi cum orina e aceto forte e fanne uno migliacio e secalo al sole. E se elio bianchigiasse, metice più fiore de guato e cusi fa tanto che habbia bello coUore ; poi ne fa peze e fornisscelo de secare e sera facto.

Ad fatiendum eiidicum et confìtionem eiìis.

Primo sciendum est quod grana istius coUoris fit de quadam herba que

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vocatur guatum et illa herba co(|uetur in vase donec nil de substantia rema- neat, deinde disicatur et diversis no- minibus nominetur et in diversis par- tibus confìcitur; et quasi azurrum est.

A fare indico.

Tolli gesso curato, macinato subtili e mistalo cum fiore de guato e tanto lo vieni macinando che sia comò pasta intrisa brodosa, per modo che habia bono collore. Poi tolli alumi de rocho e distempralo in l'aqua calda, poi rein- tridi de novo lo dicto gesso e fiore cum la dieta aqua alumata per modo che sia comò una farinata liquida e lassalo cuscì stare per infino che se cominzia a stregnare. Poi lo stende e lassalo educare. Poi de novo lo intridi cum la dieta aqua alumata e fior de guato e de novo lo stendi in una ta- vola de noce, o asse ben polita, o marmo, o petra ben polita, e lassalo quasi se- care. Poi ne fa li pezi a tuo piacere e lassalo fornir de secare e sera bono indico.

S3

.1 far indicho alio modo.

Ahvve fiore de guato e amido ben canido, e impasta insiemi cum orina preparata e stillata per filtro e cum aceto bianco e forte , tanto de 1' uno quanto de l'altro, e fanne uno migliacio e secalo al sole; e se vinisse che non fusse ben colorito, metivi più fiore e tanto vi ni mecti che habia bono e vivo collore, ed è facto.

A fare indico per altra forma.

Tolli guato in herba e pistalo bene e mectilo al sole in uno vaso e fa che lo sole li dia de continuo; e lassalo stare più dj e orane di lo bagna cum orina per infìno a tanto che invermi- nisce e farà vermini grossi, de collore azurro. Poi tolli quelli vermini e pi- stali e tranne el sugo per uno panno de lino non troppo strecto. Poi lassalo reposare per se medesimo , e comò se comincia a stregnare e tu ne fa una fooacia comò so Ux^-o jiasfn. non troppo

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grossa e medila a secare: e quando tierà apresso che secca, che lo sugo se tirarà bene , e ne fa i pezze comò te pare e lassali compire de secare, ed è facto.

Incipit quartus capitulus de fiendis viridibus ramis et de viridibus factis cum erbarum succis in di- VERSis MODis. Primo:

Ad f attendimi viridem ramum.

Accipe fecte de ramo subtilissimi t't mectile in uno vaso e poi lo pone socto lo litami de eavallo, socto terra, in loco humido, socio 3 palmi, e lassalo stare 30 o 40 dj. Poi el tra' fora e sborfa molto bene cum aceto fortissimo le diete lamine , poi le ritorna socto quello litami in quello vaso e stiano ben coperte per spatio d'uno mese e sera facto verde ramo.

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Avirdem di herem fatiendum.

ToUi uno catino de ramo cum uno coperchio che li stia sogillato e inpe lo catino de fortissimo aceto , poi lo copri cum lo suo coperchio e lassalo stare per 60 dj socto terra, che habbia caldo e humido. Poi tolli fora el vaso e rade via el verde ramo che se teni al fondo. Poi remectili suso quello aceto e tornalo al modo di sopra e fa simil- mente, per infìno a tanto che lo catino ne mena.

Ad fatiendum viride^n ranmm.

Summe le piastre de ramo e sos- pendile sopra a lo vapore de lo aceto forte, in una pignatta coperta cum creta, ben obturata che non spire. Poi lo pone in lo litami, o vero venacia al tempo de vendemia, per spatio de 15 dj. Poi apre la dieta pignatta e troverai el verde ramo che sera apicato a quelle piastre e rade via quello e poi lo torna al modo sopra dicto.

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Ad viridem ì-nmam fatiendum.

Habbi ramo subtilissimo e l'anni peze de meza oncia o d'una oncia l'uno, e aconciale in uno vaso vitriato cum sale comuno, ciò è uno stratx) de la- mine e uno de sale; poi inmpe lo vaso d'aceto forte e copri lo vaso cum luto de sapientia e mietilo socto terra per uno mese, in loco humido e callido, e sera facto bono verde ramo.

A fori' ci'ixh' d(i diiK'tiijKrri' m yesso.

Tolli oncie 5 de forte aceto bianco, poi tolli batitura de ramo, vitriolo ro- mano ana e uno poco d'alumi de rocho, e macina omne cosa insiemi e lassalo secare; e quando tu lo voraj operare, stempralo cum aqua gomata e sera bono verde.

Ad viridem fatiendum.

Invenies auripiumentum et iudicum de Ba^adon et tere bene cum aqua et

ciim resideril, tere cum aqua gumata fiet viridem. Et si libi placet , acipe de auro piumento et tere et simul missce de biacha et de indico et fac ut supra et erit viridis.

Ad idem.

Tolle viridem presimum et tere cum aqua et dimite sicari et deinde tempera cum aqua gumata. Et si vis magis cla- rum, impone aliquantulum auri piumenti et congrue collorabitur.

A fare verde hono cam spingerhino.

Recipe granelli de spino gerbino quando sonno ben mature e metili in uno vaso de vetrio e amaccali bene cum le mano e metili al sole e lassali stare tanto che leve suso li grappi e quelle venacie. Poi li cola e premili bene e gieta via quella venacia e grappi: e se lo dicto sugo fusse una libra, me- tice doi quatrini d'alumj de rodio spol- verizato, poi lo pone al sole in vaso de vetrio ben serrato e lassalo stare

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;> o 4 dj, e ornili dj lo mistica 3 o 4 volte molto bene atorno e per spatio de tempo. Se secasse, distempralo cum ranno da ca])o, chiaro, cum uno poco de gomma.

A fare verde.

Havve indico e macinalo cum zafa- ramj asso e cum uno poco de biacha e uno poco d'aqua gomata, e cum quella aqua gomata macina le sopra diete cose e vira verde.

A fare verde.

Tolli sugo de lierba morella et in- corpora cum terra bianca la quale usa li piliciarj e mistace uno poco d' aqua gomata e sera verde.

A fare verde chiaro per miniare, op- timo.

Recipe li gilgli azurrini scuri e pi- stali bene e tranni lo sugo. Poi tolli alumj de rodio disoluto in aqua e in

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(|uesta aqua alumata ce bagna le peze bianche de tovaglie doi o 3 volte e omne volta le asciuga a 1' ombra. Poi bagna la dita peza in lo dicto sugo 6 o 7 volte e omne volta la pone a sciugare a l'ombra molto bene e poi la conserva in bossola ben serata a ciò non vegha l'aiere. Et quando la voraj operare, tolli uno poco di quella peza e metila a mollo in aqua gomata in una coccia, tanto che stia coperta da la dita aqua, e lassa stare per spatio d'una nocte e poi la preme molto ben e rimenala in la cocia a ciò lo colore escha fora. E se te piace, per farlo più lustro, la poi porre a molle in chiara d'ovo prepa- rata e usalo per miniare o fare fogliame

in carta.

A fare 'oerde scuro.

Ahve grani de spingerbino che non siano troppo maturi e pistali e cavane lo sugo e poi fa similmente comò è di sopra dicto in l'altra recetta da verde chiaro.

01

A fare verde.

Tolli mirra e metila in uno vaso vitriato e impe lo vaso d' aceto forte bianco. Per spatio de alcuni dj questo aceto farà fiore de sopra, e quello fiore è bono verde ramo e fino.

A fare verde bono.

Ahvve mele e aceto forte ana^ el tuo volere, e incorpora molto bene in- siemi. Poi lo pone in uno vaso de ramo ben coperto; poi lo pone socto lo litamj ben caldo e stia in loco dove el sole ferisci forte ; e fa che lo vaso stia socto lo litamj uno pei per omne verso e lassalo cosi stare per 15 dj. Poi lo cava fora e trovarai tucta la matheria con- vertita in verde ramo bello , in grado perfecto.

A fare verde azurro.

Summe azurro nostrano e zafferami ben mollo in aqua chiara e atritalo

sopra lo marmo cum lo azurro e in- corpora bene insiemj tanto che vengna bello verde, e lassa secare a l'ombra e distemperalo cum aqua gomata. Et se te piace, tu poi torre in loco de zaffe- rami quella terra gialla, tenta cum lo sugo de spino gerbino, e vira verde, o vero cum lo sugo de spincerbino.

A fare aqua verde da dipengiare in panno.

Havve fagioli maturj e metilj in uno sachetto de canavaccio ben forte e mitilo a stringere e tranni lo licore. Mitilo a bulire e lassalo disimare per mità; poi li pone uno poco de polve de alumi de rocho e tolo dal foco e sera bono e bella tenta.

A fare verde azurro naturali.

Tolli azurro de qualunqua sorte voj ben subtilj e metilo a mollare in aqua dolce. Poi tolli de lo verde ramo fmo e macinalo cum aqua dolce ben subtilj, poi li meti tanto zaiFaramj che diventa

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verde sfur») , poi lo pone in uno cor- notto di vetrio e mistalo bene. Poi lo lassa reposare che vada ben al fondo, la quale aqua te remarà di sopra a lo verde ramo chiara, coilorita in verde; la quale aqua verde se vole seperare da lo dicto verde ramo cautamente. Poi tolli el tuo azurro mollificato e sepera via quella aqua quanto più poi, et de po' tolli la dieta aqua verde e gietala sopra a lo azurro e incorpora ben l'uno cum l'altro, remenandolo ben cum lo deto, e averai verde azurro per- fecto e mantirà lo colore. E quando fusse seco e tu lo volesci operare, gie- tali de la sopraditta aqua verde e mo- lifiea lo verde azurro cum lo deto; e se fusse debili, distempralo cum gentili gomma e sera perfetissimo verde azurro.

A fare verde bono.

Tolli li acini del pero citrino, ma- turi al tempo de .... (1) e frani lo sugo. Poi tolli al tra tanto vino bianco e mi- li) Lacuna bianca nel ms.

stica insiemi e fa bulire per mila. Poi tolli alumj de rocho in polvere el tuo parere e gietalo suso quando bolle e misticalo uno poco. Poi lo leva dal foco e pollo a fredare , e comò è reposato e fredato, e tu lo cola e serbalo in uno vaso de vetrio e usalo a dipengiare.

A far verde alio modo.

Tolli la fiorata del guato e seccala in polve , poi la stempera cum aqua gomata e cum uno poco d' alumi de rocho e sera bono verde.

A fare verde.

Ahvve verde ramo e macinalo cum forte aceto molto ben subtilj. Tolli el ditto verde ramo cum lo aceto macinato e metilo in uno matone novo el quale habia una concava in mezo e lassalo stare tanto che la humidità e lo aceto sia andata via , ciò è che lo matone habia bevuto quella humidità; e così continua 4 o 5 volte e omne volta reintride el dito verderame cum novo

in liu ii>rii>>uut); e qiu>Ui se oliiuiiia la purj^atione de lo verde ramo. E anco .se fa la dita purgationc cum lo ranno facto de cenere recotta al modo de sopra. Poi tolli de lo dito verde ramo depurgato, mistalo cum uno poco de biaceha, o vero uno poco de oro piu- mento, e dis^temperalo cum aqua gomata, e vii'à Ik'IIo verde e bono.

.1 fare verde.

Recipe semina spini cervinj matura et miete eas in caldario et tantumdem aceti forti et albi, secundum quantum est pondus semina predictorum, et fac devenire usque ad medium, Postea cola cum pezia panni lini et eum pone in vitriato vase ; et cum vis operare, folle de ipso et utere ad beneplacitum tuum.

Ad virideni fatiendum.

Summe aceti albi forti quantum vis et in eo pone viridem ranmm in pul- verem, subtilis reductum, etaliquatulum pulvis aliiminis rorhi ed modieum zaf-

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ferami et modioum succi ruvite et ali- ci uantulum pulvis giimme arabici et in aceto permite stare per 5 dies, et deinde misce cum eo aliquantulum ce- rase et efficitur color magis viridis.

A fare verde chiaro per minij, provato.

Reccipe de mense martij violaruni et pista bene et extrahe succum in una scutella vitriata et impone aliquantulum aluminis rocci optime triti et misce simul, Postea recipe pezias panni lini albissimi et non nimis subtiles et in- funde eas in dieta scutella ter vel quatuor, et tanto plus tanto melius, et prò qualibus vice sicca eas ad humbram ; et cum vis eas operare, stempera aqua gumata.

A fare giallo belitissimo pili che oro- piumento o giallolino de Lamagna.

Tolli granelli de spingerbino quando sonno ben mature e tranni lo sugo e serbalo in una ampolla de vetrio ben turata e lassa e usi stare per 15 dj. P]

(Hiainiu lu lo volai operare, tulli ranno (la capo, forte, chiaro e bello, e per omne mezo de ranno trilli una oncia (l'alunii (le rocho in polvere e tallo bollire in- siemi cum lo ranno per uno paternostro in uno vaso vitriato. Poi tollo dal foco e lassa refredare ; poi toUi per onine hichiero de ranno alumato el terzo d'uno bichiero de lo dicto sugo e in- corpora bene insiemi cum lo dicto ranno alumato clie diventarà ad modo d'una afjua verde scura e lassa stare cosi in- corporato una noe te e più. Poi tolli terra biancha ben subtili, la quale opera li piliciare, e incorpora cum lo dicto i*anno verde, a poco a poco, in un vaso, conio é una scutella, cum lo deto, e tanta terra vi meti che vemgna duretta ad modo de pasta e sempre mistica cum lo deto quanto poi e pollo a secar al sole. E se te paresse, tu poi dargli doi o 3 bangni cum lo dicto ranno verde a ciò che vengha più bello e cum più vivo collore; et distempralo cum ranno chiaro e allratanta chiara prepai'ata e cum polvere de gomarabico e lassa stare insiemi doi note e cum ({uello lo

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dislenipera. E se tu lo vorai operare, el dicto giallo, nante che sedie, ciò è quando tu lo fai che è fresco, tolli de lo ditto ranno verde e mistavi poco poco terra biancha e dallo dove te piace e rimarrà giallo belitissimo. E sappi che lo dicto sugo ó bono tutto Tanno ed è migliore stantìo che fresco ; e se se in- durassi, mistali uno poco de ranno a ciò diventi morbido.

A fare uno bello e naturali verde, provato.

Tolli verde ramo e macinalo ben subtili cum aqua, poi lo secca, poi tolli de lo sopradito giallo e mistica cum lo dito verde ramo, ciò è le tre parte de verde ramo e una de giallo e vira nobili verde durabili. E poi mistare più e meno giallo comò te pare perché , comò più giallo vi meti, più chiaro vene.

A far uno verde scurissimo ; probata.

Havvi indico e macinalo ben sotili poi incorporalo cum uno poco de lo

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sopradii to giallo ed è facto: e distein- paralo cum chiara o aqiia gomata.

A conciar verde azurri o azurri qìmndo /'ussaro (jrossci.

Havve lo verde azurro o azurro e melilo in una peza de panno de lino slretta e lavalo in una scutella d'aqua frescha e chiara; e corno l'ai ben lavato, lo colore andarà al fondo , e quando sera ben repossato, gieta via l'aqua de sopra, poi li mecte uno poco de mele bianco e netto e mistica bene, per in- sino a tanto che farà una schiuma. Poi lo macina in porfido molto bene, poi lo pone in uno vaso vitriato e lavalo cum aqua tepida tanto che l'aqua n'esca chiara , poi lo lava cum liscia tepida, poi cum l'aqua frescha doi o 3 volte, poi lassalo ben repossare. Sepera via quella aqua ben cautamente, poi lo di- stempara cum chiara d' ova preparala o cum colla de branche de rilaglie de corami e starà bene.

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A felice tentura verde da scrinare.

Recipe libre doi de verde ramo abru- seiato et fanne polvere subtili e polla a distillare a lambico et serva 1' aqua ed è bona da scrivare et da tegnare filo etc.

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Incipit distintio quinti capituli de laccis et pavonatiis fiendis in

DIVERSIS MODIS, ET VERZINIS. Et PRIMO, videlicet:

A fare laccha bona e bella.

Tolli libra 1 de cimatura de grana de rosato e mectila in ranno fortissimo, tacto de cenere, la quale usa li tintore, in una pignatta vitriata nova, e polla al foco a bullire e bolla pianamente per spatio de doi paternostri. Poi mecti" ei ranno e la cimatura per uno colla- toro netto de panno de lino e premilo forte cum mano si che tucto el l'anno esca fora, e poi repone el dicto ranno a bullire de novo senza a la cimatui'a, e bolito, el gieta sopra a la cimatura che è in lo collatoro e preme forte el

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colatoro cum mano siche tutto el ranno escha fora bene, e ripollo da parte e la cimatura gietta via, et lava molto bene el collatoro che non vi rimangha veruno pelo de la dieta cimatura. Poi tolli oncie cinque d' alumi de rocho spolverizate subtili e metilo a poco a poco per volta in el dito ranno per infino che el ranno se strenge, che lo conoscirai quando el dito ranno tuto quasi se converti in una schiuma grossa in fino al fondo; e mai se vole finare de mistare el dicto ranno cum uno cochiaro netto per infino che se fredda bene e che se strengha. Poi meti el ditto ranno stretto in lo dito collatoro lavato e cola tucto lo ranno e la laeha remarà de dentro; e lassala tanto stare in lo dicto collatore eh' ella se seche bene. Poi la pone in una catinella de terra vitriata piena d' aqua fredda e chiara e rimenela e sfregala bene cum le mano tanto che se disfacia et tutta quella schiuma che vene a summo da principio, se vole gietar via cum una penna: e lava ben lo colatoro e ripone suso questa aqua ove hai stemperato

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la lacha e 1* aqua chiara uscirà fora , insiemi eum lo aliimi e questa se chiama la purgation de lo alumi. E quando la dieta lacha sera quasi scinta e tu la tra' del dicto colatoro e cum uno col- tello largo la spiana in una tegola nova e lassala seccare, a l'ombra, e nante che se forniscila de secare fauni li itezi a tuo modo e lassa secare ed é facta. E sappi che quanto se fa quella purga- tioni de lo alumi , tanto è piti bella , più viva, e melglio. E noia «questo se- creto, che se tu voli che la lacha habbia più vivo collore e mai non perda , quando la dieta cimatura bolle, metice tanta assa fetida quanto una castagna e starà bene.

A fare lacha per altro modo.

Reccipe cenere ricotta e fa capitello e fanne ranno (la quale cenere usa li tintore) e serbalo necto e chiaro. Poi pone a bullire el dicto ranno in una pignatta vitriata, e quando el ditto ranno bolle, metice una cuppa de calcina viva che non sia disolta, poi la cola cum uno

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panno stretto et tolgli lo ranno, netto e bello. Poi tolli doi petitti de questo ranno e metilo in una pignatta nova vitriata e metice meza libra de cima- tura de grana mistando molto bene. Poi la pone al fuoco chiaro e falla bollire tanto che le tre parte revengna 1' una. E quando è rentrata per terzo, e tu ce pone tre once d'alumi de rocho; poi lo fa bullire tanto che arentre per terzo: poi la cola per uno telo de staccia in uno vaso vitriato, poi la pone in uno matone novo el quale habia uno con- cavo in lo mezo e metice la dieta lacca a poco a poco, se non ce capire tu- cta , e lassala stare per spatio de 5 bore e poi la cava e così farai per insino che tu n' ài. Poi la pone in una lavella a fornire de secare al sole ben caldo e quando è per secarse, stendila in suso una tavola ben polita; e quando è ben secca fauni li pezi al tuo piacere.

A fare lacclia per altra via.

Tolli calcina viva e metila in uno vaso a bullire cum tanta aqua che so-

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pravantia a la calfina doi deta e mi- stila bene ciim uno bastone e bolla per spatio de 3 ave marie. Poi lassa fre- dare per una notte, poi destilla per filtro la ditta aqua che è sopra a la calcina e in questa aqua pone el ver- zino raso subtilmente, e fa che lo ver- zino stia coperto da la dieta aqua. Poi tolli fiore de farina o vero amido in polvere e metilo in la ditta aqua dove é el verzino e mistia molto bene in- siemi e lassa cusi stare per una nocte. Poi sepera la dieta aqua cautamente e de quello amido o vero fiore de farina ne fa una pallocta come se fusse pasta, e polla a seccare in lo forno quando è tratto el pane, o più tardo, per modo che non se abruscia, e lassala ben se- care. Poi la reintride cum la sopradi- cta aqua del verzino, poi la lassa re- posare e gietta via quella aqua e della pasta ne fa pallotecti ad modo de avel- lane e polla a sciùgare a l'ombra dove non vi vada polvere altra bruttura ed è facta.

E se tu volesci fare che la dieta laccha habbia vivo e perfecto collore,

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tolli cimatura de f osato e polla a bol- lire in la sopradicte aqua de calcina e tanto bolla che arentre per metà; poi la cola e in la dieta aqua pone a molle el verzino e sequita la recieta al modo de sopra.

A fare virzino da fiorir i minij, hotio.

Reccipe calcina in petra e fanne polve e metila in chiara d' ova e rime- nela bene cum uno bastone corno se concia la chiara per lo cinabrio, e lassa possare. Poi sepera via la sciuma e di- stilla quella chiara per filtro. Poi tolli del verzino, raso subtili cum vetrio o vero cum la raspa, e metilo de dentro in la dieta chiara stillata e lassalo stare a molli doi dì; e vole essere tanta chiara che lo verzino sia coperto , ed è fatto

Ad idem, alio modo.

Ahvve calcina viva e metila a molle in uno vaso cum tanta aqua che sopra- vanza a la calcina 3 dete e rimenela

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cum uno bastone molto bene per insino a tanto che tu veghi che la calcina sia bene disciolta: poi la lassa possare per doi e colglie l'aqua chiara e bella. Poi toUi de lo verzino raso e pollo a mollo in la dieta aqua per spatio de 3 ; poi lo pone al foco a bollire per la mità e mancho, poi li pone uno poco de alumi pisto e uno poco de comma arabico et tolo dal foco e lassa possare. Poi lo cola, quando sarà freddo, cum una peza de panno de lino e sarà bello verzino.

A fare verzino per altra via.

Havve verzino e radilo subtilment,e e metilo in uno vaso vitriato a mollo cum tanta orina fredda e porificata da le fecce che copra el verzino. Poi ce pone alumi zucharino parte 2 et per terza parte biacha e uno poco de gom- ma pista e lassa stare a mollo doi dì. Poscia la cola cum una pezza e pollo a secare, poi la distempera cum aqua gommata e sera fatto bello verzino.

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A fare e coìiservare lo verzino in polvere.

Summe verzinum et subtile rade et pone in parascide et de supra infunde claram ovi preparatam ita quod cope- riatur verzinum, et impone de supra aliquantulum de lumine rochi ita quod non fatiat spumam ; et deinde mite u- nam aut binam guctam mellis et per- mite stare per unum diem naturaJem. In secunda vero die addas aliquantulum de cJara ovi rupta et abrade super de predicto alumine , ut prius fecisti , ita quod non fatiat spumam et sic faties per tres vel quatuor dies. Postea cola cum pettia munda panni lini et miete in coculea et dimite siccari ad solem. Postea abrade de coculea et serva pul- verem et cum vis operari, miete de dieta pulvere in coculea cum lexivio ad mollificandum et fac velie tuum.

A fare pavonazo cum sugo de herbe.

Accipe peze de panno de lino grosse e non siano nove, bianche, come è peze

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(le tovaglie e peze de coltrice a.-.-; p..i tolli alumi de rocho e disfallo in 1' a- qua bolita. Poi lassa fredare e in quella aqua alluna le peze e bagnale molto bene; poi le scinga a l'ombra, poi tolli lo sugo d' una herba che se chiama gi- losia e in quello sugo bagna le peze più e più volte, e da una volta a l'al- tra lassale sciugare a l'ombra bene e conservale in loco che non li dia ba- vere, comò é una scatolla. E quando la vorai operare, tolli uno poco de quella peza e melila a mollo in una coccia cum aqua gomata e lassa stare per spa- tio de una bora, poi la spremi e con quella dipengie.

Ad fatiendum collorem brasilium.

Reccipe verzinum sive brasilium et rade et pone in aqua gumata ita quod coperiat verzinum, in vase vitreato, per diem et noctem, postea pone ad bul- liendum donec tertia pars consumetur. Postea pone intus de alumine rocci et bulliat pariter, postea pone de forti a- ceto albo quantum fuit tertia pars aque

no

et bulliat pariter, postea cola et serba bene turatum.

Ad fatiendum verzinum per aliam fortnam.

Abeas verzinum rasum et mitte in Clara ovi preparata per duos dies. Po- stea cola eum cum pezia panni lini gutatim super matonem novum et fac manere donec siccatur. Postea cum cur- teilo elleva diligenter et repone et cum vis eum operare, mollifica cum aqua et scribe quicquid vis.

A fare collare de grana cum verzino.

Tolli verzino raso subtili et rnetilo a mollo in ranno da capo, forte bene, quanto te paia che sia bastevile, per spatio de 3 dì. Poi lo fa bullire al fuoco lento in uno pignatto vitriato per in- fino a tanto che sia consumpta la quarta parte, poi poni subito uno poco d' alumi zucarino e uno poco d' alumi de rocho spolverizato , poi lo mistica cum uno bastone bene, e poi lo lassa frodare e

Ili

poi lo stilla per filtro e ripollo ben tu- i-ato e haverai bono collore de grana.

A fare el verzino al fuoco.

Tolli meza oncia de verzino raso sublile, poi tolli tanto vino biancho quanto co[ti*a el dieto verzino, poi lo l>one in uno pignat«llo vitriato novo e lassalo mollare per spatio de uno di naturali. Poi tolli una otava d'alumi de rocho e altratanta gomma arabico spolverizata ; poi lo pone in lo dicto pignatello dal verzino e lassalo stare uno altro di; poi lo pone a bullire al foco e quando serra arentrato per mità poi lo lassa fredare, poi lo cola cum una peccia de panno de lino e serbalo in ampolla de vetrio ben turata e serra bono.

A fare verzino bono, provato, optimo.

Reccipe vercino collombino subtil- mente l'aso e metilo a molli in ranno da capo, fortissimo e chiaro, tanto che lo dieto ranno avantia sopra al verzino

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3 o 4 detii, e lassalo stare a molle in in uno pignattino vitriato doi di natu- rali. Poi li mete una bona piccicliata de cimatura de grana . e fa che se mol- lifica bene ; poi lo pone al fuocho a bui- lire per mità; poi tolli uno poco d'alumi de roccho e uno poco de gomma rabico in polvere e uno poco de assa fetida e lassa buUire per doi miserere piana- mente, a ciò non se sparga per la schiu- ma che farà. Poi lassalo refredare e co- lalo cum una pezza e serbalo in am- polla ben turata.

A fare el virzino al sole.

Tolli el verzino e radilo subtili, poi lo pone in una coccia de pessci grande, overo vaso de vetrio, cum tanto vino vermilglio quanto che copra el dicto verzino e lassalo mollificare per uno di e una nocte a 1' ombra, in loco che non li dia lo sereno. Poi lo me- lerai al sole ben caldo e lassalo stare 3 o 4 bore. Poi tolli alumi de rocho e uno poco de gomma e pista subtili r uno e r autro: poi lo meti in lo dito

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vei"zino, [ioì lassa stare al sole el diete verzino 3 o 4 dì, ma la noct€ fa che non stia a lo sereno. Poi lo cola e serbalo in una ampolla ben tui'ata a ciò non se mortificha, e serra bono.

A fare verzino alio modo.

Recipe verzino raspato ciim la ru- spa, cum vitrio, e metilo in una scudella vitria. Recipe verzinum et rade cum vitrio et postea tolle c<»cleam et pone in ipsa cum lingno rupta, cujus me- dietas sit aqua clara, et permite per unum diem et unam noctem. Hoc facto, tolle ipsum et cum panno cola et ex- prime in aliam cocleam et inmise tantum alumem scabis quantum est unum gra- num ciceris. Postea pone adsolem et permicte scicari. Deinde serva et cum volueris operari tolle aliquantulum aque chicche et distempera bis cum ea aqua et opera.

Ad fatiendium coloretn pavonatium.

Tolli fiori torchi, i quali nascano in lo grano quando spiga, et tranni lo sugo.

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Poi fa a modo di sopra in 1' altro pa- vonazo cum le peze, ed é fatto.

A fare collare pavonazo perfetto per operare in muro.

Havve terra gialla e ben neeta da altre misture e ponila in uno vaso bi- stugio 0 altro vaso che arestia a foco e mecti lo dicto vaso cum la dieta terra a cociare in fornace de matoni o vetrio. E sappi che se tu lo mecti de sopra a la fornace, vira uno collore commo ci- nabrio rosso; e se tu mecti lo dicto vaso in fundo de la fornace, in loco che habia più caldo, vira uno collore pavonazo e bello. E volse lassare stare el dicto vaso in la fornace, da principio quando se acende foco, per infìno che se sforna la dieta coctura.

A fare verzino bellitissimo e durabili.

Tolli cenere de feccia e fanne liscia bene chiara quanto tu poi, e se tu farai la dieta liscia cum vino bianco è me- glio che a farla cum l'aqua cumuna, ma

'xiiin- uìia e Ixiiia. Poi tolli verzino ben raso subtili, la quantità che voli e pollo a mollo in la dieta liscia per modo che lo verzino sia coperto da la liscia e non più, e lassa cusci stare per di uno e una nocte. Poi lo pone al foco in uno pignatino vitriato e lassalo bollire per terzo, cioè che arentre la terza parte: poi li pone tanto gomarabico ben pisto quanto te paia che sia bastevili e las- salo bulire uno poco poco, poi ce pone uno poco de alumi de rocho ben subtili e subito lo leva dal foco e lassalo re- fredare e reposare: poi lo cola, cum pan- no de lino e serballo in una ampolla ben turata e le fecce gietta via.

A fare pavonazo chiaro e lucido per operare in carta, cioè fare scatole e pergamene.

Prima campegia le pergamene e scattole e altre cose simili de cinabrio cum acqua gomata distimperato e lassa sciutare. Poi tolli verzino raso e pollo a mollo in chiara d' ova ben fratta o di- K'ituta e cIiImi-m. scn/M sdiiiini;». fariio

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che lo verzino sia coperto da la dieta chiara, e lassa stare per doi na- turali. Poi separa lo verzino da la cliiara, et de quella chiara collorita darai 3 o 4 mane sopra a lo lecto de lo cinabrio e omne volta lassa sciutare a r ombria e haverai pavonazo chiaro e laudabili. E sappi che a le diete par- chamene non se li vole dare gesso de niente de fora, ma solo dare lo cina- brio in carta schietta corno sta, perché se tu li daessi lo gesso, lo verzino lo faria crepare per amore de la chiara. E sopra al dicto pavonazo pòi fiorir cum li altre collore e dipengiare corno a te pare e piace, ed è probata.

A fare lacha bona.

Accipe orina d' homo quella quan- tità che voy e mectila in uno vaso per spatio de X dì, poi la poni in una pi- gnatta e falla tanto bollire che non facia più schiuma. Poi ne fa lixìa cum cenere forte, poi tolli gomma de lac- cha cruda e pistala minuta corno pa- nico, poi la poni in uno pignatto novo

vitriato, poi vi poni de la dieta liscia de hurina che sia ben chiara e necta e miscola ben cum uno bastone e fa che la hurina, o vero la dieta liscia, sia calda quando la poni sopra a la gomma. E commo è ben mista, poi ne cava fora quella liscia pianamente, cosi colorata, e metila in una concha vitriata; poi tolli alumi de rocho ben subtili e stempe- mlo cum aqua; poi de questa acqua alu- mata ne poni in questa concha dove è la liscia gomata e collorita : e quando tu vede che se comincia a pigliare, non ve ne mectare più. Poi tolli quella che è aranpsa e mectila in una pezza a modo de uno colatoro e apicala ad alto e lassala scolare. Poi tolli quella scola- tura e rimectila in su la pintola dove arimase la gomma e mista bene. Poi ne la cava e fa commo facesti prima ; poi reitera un' altra volta e così ne fa de 3 sorte. La prima è migliore, la se- conda meno, la terza mancho. E sappi che la liscia vole essere fortissima, facta de hurina e de cenere recocta e me- ctela sopra a la gomma in uno torce- fecio, o colatoro, de panno de lino, poi

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ve mecti suso lo ranno ben caldo più volte, poi r aluma e secala, e quello che te rimane nel colatoro ancho secalo da da parte, ed è facto.

A fare laccha ut supra,per altro modo.

Summe gummam Iacee libras 5 et eam pista et cribella cum spisso cri- bello et demum habeas orinam huma- nam pausatam per XX dies et stillatam per filtrum, et habeas unum caldareum parvum et pone ad ignem cum supra- dicta hurina,^et quando videbis spumam, habeas capitem foratam 1 miscolam per- foratam et cum ea proice spumam que supenatat urinam. Et quando urina erit bene despumata et callida, habeas oncias 3 aluminis rochi spulverizati et pone in burina et iterum fac bullire et de novo buliendo acipe spumam cum predicto capite, et quando erit bene spumata et optime clara, accipe gummam Iacee setaciatam et pone intus cum burina alumata, semper miscendo ad lentum ìgnem per spatium trium miserere. De- .mum eleva ab igne et pone in uno vaso

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ligneo nitido. Pos^tea toUe oncias 6 ver- zini subtillissime spolverizati cum raspa, aut pisto in brunzi mortario et pone ad ignem in parva olla vitriata cum modica aqua et fac bulire dictum ver- zinum. Postea cola eum in vaso per petiam lineam subtilem et spissam et dimicte infrigidari per unum diem na- turalem. Demum acipe hurinam aluma- tam quam est in vase ligneo predicto et pone intus hec aqua cocta cum ver- zino et colata, et insimul bene misce. Postea habeas libras 2 aluminis rochj et pone in aqua clara, ut sit aqua in quantitate duarum metatellarum, et fac bulire insimul. Postea pone hanc aquam alumatam intus in orina et misce bene et permicte pausare per unum diem. Demum cola per alium diem et dimiete sicari; et quando erit apud sicitatem, fac de ipsa frusta ad libitum et per- micte ad isicitatem duredinem. Et nota quod poteris componere laccha isto mo- do de pluribus lapidibus et diversis spetiebus, silicet de quo fit color cri- musinus, de sanguine draconis, de grana, de vermiculis, de minio, de verzino et de floribus herbarum.

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A fare laccha per altra fonyia.

Reccipe burina humana et ponas in olla nova vitriata et pone ad igneni et lac bene coqui ; et dum bullit, acipe spumam que facit cum aliquo baculo et tantum bulliat quod medietas consumi- tur. Postmodum pone intus gumma Iac- ee et bulliatur aliquantulum , gumara- bici parva quantitate et modico etiam aluminis zucharini vel aluminis roccj. Quando bulito per spatium bunius bore , fatias banc materiam colare per pan- num lineum raduni et permite pausare in vase vitriato et laccba petit et ibit ad fundum. Quando facto, proice uri- nam que supra laccba erit, taliter quod non proicias lacba. Postea permite laca sicare, non ad ignem neque ad solem, per se ipsa, et erit bona et perfecta lacba.

Tolli verzino raso cum vetrio o cum la raspa, la quantità che tu voli: Et se

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la raditura fusse pieno uno hichiero, tolli la mità de lo dicto verzino e pollo da canto e 1' altra mità mieti a molle in tanto ranno da capo, che lo verzino sia ben coperto da lo dicto ranno et lassa stare a molle per lo spatio d'una nocte. Poi lo pone a bullire al foco temperatamente, et comò ha bulito per una ave maria, et tu tolli de quello verzino che reservasti et mettivini so- pra a quello, che bolli a poco a poco, et cusi continua per infìni che n' ai sempre, staendo uno poco da una volta al altra. Et comò non n' ài più, e dicto verzino sia arentrato per mità, et tu tolli tanto alumi de rocho quanto te pare bastevili et metivilo dentro et mistalo uno poco e sia ben spolverizato, et su- bito poi lo leva dal foco e lassalo repo- sare bene et fredare bene. Poi lo cola per panno de lino raro, solamente per quello che n' esce da , senza aspre- mere le fecce de niente. Et poi lo pone in una ampulla de vetrio ben obturata et polla al solle ben caldo per uno di 0 doi, e sera bello e perfecto verzino da scrivare. Et se tu lo volesti più

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scuro, metice, quando bolli, fiuanlo uno cece de calcina viva e sera facto.

Recipe una oncia de verzino raspato cum la raspa o cum vetrio, e tolli el terzo del dicto verzino et mectilo a mollo in tanta acquaviti quanto stia ben coperto, per lo spatio de uno naturali, et mectici uno quatrino de alumi de roccho pista, et poi lo pone al foco et bolla per uno paternostro et colalo et serbalo in una ampolla, et lo verzino ancora reserba. Poi tolli el resto de questo verzino, quelli altri doi terze, et pollo a mollo in aceto ben chiaro et ponce uno quatrino, o più, de alumi et uno quatrino de goma rabico, et lo aceto vole essere uno bono mezo bichiero. Et lassalo stare a molle per octo 0 dece di et poi ce repone a mollo el verzino che restò de l' aqua vite , sopra a li altri doi terzi, al sole, et poi ce agiungi uno altro quatrino de alumi spolverizato et lassalo stare al sole in uno vaso de vetrio per 4 o sei di, et

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poi lo repone in una ampolla, collato clied' è. Et (quando lo voi-ai adoperare, tolli una parte de quello verzino de acqua vite, che sarà giallo quasi, et mi- staio, et amistalo cum la decima parte de r altro verzino de lo aceto e scrivi cum esso e sera bello. E se lo voi più scuro, più verzino d'aqua viti ce pone; et Io voi chiaro, ce ne pone meno. Et se tu farai in questa forma, sera mel- glio a fare dicto verzino: videlicet. Tolli el verzino raso come de sopra, poi tolli uno bechiero de aceto et bolla per spatio de uno patre nostro et me- ctice dentro 2 o 3 quatrini de alume pesta, perché, bollendo lo aceto, 1' alu- me se consuma et liquefasse meglio; et se non se liquefasse tucta, non fa nienti. Poi ce poni a molle lo verzino et la gomma et polla al sole per 8 o 10 dì, et colalo, et sarà bello, et mistalo cum r altro verzino de aqua vite che vera chiaro o scuro, comò tu hai hauto de sopra.

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A fare collare nero per fedo.

ToUi uno orciolo d' aqua de scotano et metilo a bolire tanto che calli la quarta parte, et mectice una bona scu- tella de loto de rota et falla callare doi deta, et poi ce pone de lo vitriolo romano pisto 3 once, et 3 once de galla pista, et quando ce mecti queste cose, fa bollire tanto che calli doi deta.

Tolli libra una de panicella et mec- tila a bollire cum uno broco de lisciva forte, tanto che calli quatro deta, et raecti dentro ciò che voi che sia giallo. Et se tu voli che questo giallo sia verde, tolli una scutella de seme de ghebbi et uno poco de verderamo spolveri- zato, et colalo per panno et mecti den- tro quello che fu giallo et sera verde.

A fare perfecto collare de grana car- dinalesco cum virzino etc.

Tolli una libra de virzino et ra- spalo, o vero taglialo a traverso minuto quanto se pò, et mectilo a bollire in

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a(]ua piovana chiara , o vero aqua de fiume, ciò é che sia mezo broco, et fallo bollire tanto che se sceme per mità; et innante che leve la caldara dal fuo- co, babbi una libi*a d' alumi de roco et fallo bollire per uno patrinostri et sarà virmiglio ; et levalo dal fuoco et lassalo fredare tanto che tu ce possi tenere la mano, et mectice dentro aceto bianco. Et se tu el voli cardinalesco, non ce niectare aceto, ma mectice lisìa forte et hai'ai tre colore. Et se voli che quello colore de prima deventa violato, remecti quello che romane al fondo de la cal- dara a bolire ne la più forte lisia che poi bavere et fa clie calle le doi parte et sera perfecto violato etc.

.4 fare laccha.

Recipe una oncia de laccha cruda, overo grana, et mectila in uno pignatello et mectivi suso urina d'homo, o vero ran- no, tanto che sia coperta la dieta laccha, et falla bollire al foco temperato meza bora, senza fumi: et come bolle, sem- pre mestala. Poi che ha cosci bollito.

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lolli meza oncia de alnmi de Marocho et meza oncia de sai gemmo et maci- nali bene cum ranno et mectilo ne lo pignatello nanze che romangna de bol- lire; poi la leva subito dal fuoco et lassalo fredare. Poi tolli una lavella et uno petito di orina d' homo reposata, o vero de ranno forte, et caccialo suso in la lavella et mistica omne cosa insiemi et remenala molto bene cum uno ba- stone et polla per XV in loco che non ce vada polvere, et remistalo omne sera et omne matina. Et in capo de 15 bave uno sachetino de panno de lino et colalo, et quello che romane in lo colatoro pollo suso una tegola nova e ben necta, et li la secha de bocto al ombra et haverai lacha fina, et reponla in una scatola et fanne pezze et etc.

A fare laccha per altro tnodo, per mi- nij, fìna.

Recipe cimatura de scarlacto de grana fìna et mectila in uno vaso vi- triato et de sopra ce pone tanta orina d' homo che la cimatura sia coperta

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per doi dota do sopra de la orina d'ho- mo, et polla bene coperta cum uno panno in loco che non vega aiere, et lassala costì stare tanto che dieta ci- matura se im marcisca et sia fragida. Et quando sera ben fragida, scola via quella orina bene et poi macina la cima- tura molto bene, e quando sera ben macina, coprili sopra una peza de panno de lino ben subtili et averai laca fina etc.

A fare lacha.

Recipe panno, o veramente cima- tura de grana, ma el rosato, o panno de grana, è migliore perché ha più substantia, et mecti in lescivia de ce- nere de fava, e questa liscia vole essere forte. Et fa cosci octo o dece volte , sempre mectendo dentro la cenere, et colala che sera fortissima; et in la dieta liscia poni et dicto collore corpo. Tolli ahimè de rocho et mistica cum la dieta lacca et polla a secare et è facta. Et sappi che la cenere se fare de cenere de cerro, o vero de fecia de vino etc.

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A fare lacha per altro modo.

Recipe libra una de gomma, la quale porai in liscia fortissima fin che bolla, et lassala disfare bene. Poi habi tre zayne d' acqua tepida in la quale sia doi oncie de alumi de rocho; ma prima mecti r aqua in una concola grande et de sopra buterai la liscia bulita, et lassa stare cusci doi di. Poi tolli una zaina et piglia questa gomma et aqua e liscia et polla a colai'e in una sachecta de tela et lassa uscire fora, et la lacha ro- marà al fondo.

In'CIPIT DISTINTIO SEXTI CAPITULl AI)

purpurinos et colores aureatos fatiendum: et ad scisas atque

MORDENTES AD AURUM PONENDUM. Et PRIMO, AD FATIENDUM PURPURINUM AUREUM.

A fare jmrpurino, scilicet colore de oro.

Reccipe argento vivo e stagnao vi- netiano ana et tuo volere, et liiiuefae ad ignem in siniul et diniite infrigi- dari. Posila macina omnia insimul ; postea toUe ampullam vitream et luta eam cum luto pliilosofìco et dimite sie- eari. Deinde pone intus dictas res et pone in furnello cum lento igne, et ne OS ampulle claudatur: et cum desine- rit lacere fumum, subtrahe ignem et cum fuei'it friddam, frango ampulla et

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invenies purpurinum nobilem, qtiem ma- cina super porfìdum subtile et stem- pera cum aqua gummata et utere.

A fare purpurino per altro modo.

Tolli egualmente ariento vivo, stam- gno romano, e fallo strugiare insiemi. Quando è freddo, macinalo bene subtili. Poi tolli solfo vivo, sale armoniaco ana, cioè quanto fu l'argento vivo e lo sta- gno, e macina omne cosa bene subtili insiemi. Poi tolli una boccieeta e me- ctive dentro le diete cose; poi la inlota cum loto de sapientia e mettila in lo fornello e falli el foco de carbone lento e non obturare la bocca de la boccia e quando non fumarà più, levali el foco; e quando è freddo, rompi la boccia et troverai el purpurino.

A fare collare d'oro bello per altra via.

Avve stagno batuto , solpho vivo , argento vivo e sale armoniaco, tanto de r uno quanto de 1' altro; poi metti omne cosa in una ampoljp, et inlutala cum

luto de sapiontia et serra la bocca della ampulla cuiii una suvera; poi fora la suvera cum una lesina in lo mezo e polla al foco e falla tanto stare e cociare temperatamente che per lo bugio escha lo fumo giallo. Alora tolli via lo foco e lassa fredare e rompi V ampolla et tro- verai lo purpurino bello e bono; e di- stemperalo cum aqua gomata ed ado- jteralo a fare minij ed altre eosf.

^-1 /'are purpura secondo la quantità che voi.

Havvi once I de sale armoniaco , once una et mezo de solpho, once 1 d'argento vivo e once 1 de stagno, poi tolli una boccia cum lo collo basso basso e inlutala cum luto de sapientia per in- fino al collo. Poi tolli lo stagno e lo argento vivo e incorporalo insiemi al fuoco, poi lo macina cum le altre cose sopradicte e metili in nella boccia e polla in lo fornello e falli lo foco de carbone e sia chiaro: e quando tu vedi uscire el fumo, continua lo foco e las- salo stare per infino che tu vedrai

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uscire uno signo atorno a la bocea ad modo d' argento e lassa fredare, poi lo conserva. E quando lo vorai oparare, tolli questo porporino e macinalo ; poi lo pone in la ghievella cum aqua gomata e lavalo doi o 3 volte cum dieta aqua gomata e starà bene. Sappi che porta asai aqua gomata e dàlia sopra li col- lori e altri minij.

A fare collore d'oro per altra forma

Tolli once doi de stagno e metice dentro una libra de argento vivo, e comò sono bene incorporati insiemi, me- ctice doi once de sale armoniaco ben trito e mistica bene insiemi in uno vaso de vetro, comò seria uno orinale, e me- ctilo al fornello e falli lo foco tempe- rato per uno di e mezo. Poi lo leva dal foco e lassa fredare e trovarai col- lore d'oro bello e cum lo quale pote- rai scrivare, e distemperalo cum chiara d'ova rupta bene.

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A fare collare (foro bello e bono.

Tolli uno ovo de gallina e falli uno bugio picolo e cava fora la chiara e lo ventello lassa in la coccia ; poi lo impe d'argento vivo e serra quello bugio cum colla ; poi lo pone socto la gallina covante per spatio de 30 di naturali e haverai colore d'oro, e distempralo cum aqua gommata.

Ad fatiendum fregios aureos cum pe- rielio.

Recipe armoniacum et incide minu- tatim cum curtello et pone in forti aceto albo, vel in orina, ad mollifican- dum per noctem , vel diem. Postea ma- cina eum cum aliquantulo dare ovi et fatias flores cum penna , vel scribe su- per aurum cum pennello et fac fregium et quidquid vis. Et cum siccum fuerit, aliquantiilum sattage et pone aurum et preme manum super aurum, et cum cajttum fuerit aurum , habeas de bon- bage, vel pedem leporis , et due super

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aiiriiim et tolle auruni non captum. Et si volueris facere fregium, vel flores auri, cum penello super figuras, adde aliquantulum et de ocra.

A mecte?'e oro senza lustro in suso li collore.

Havve incenso, gumma biancha e zuccaro candio ana e macina le predicte cose insiemi e stemprale cum aceto forte 0 cum vino e fallo tanto liquido che non se abombola ; e vuole essere ben remenato tanto che scurga bene da lo pennello e dallo dove voi porre r oro ; e quando è scinto, ponci suso l'oro e fermalo cum lo bambagio; e quando haverai premuto bene, sfregalo cum lo bambagio e l'oro remarà necto e bello,

A metter oro in su li libri, ciò è in su le carte.

Avve chiara d'ova rupta cum liei lacte, molto bene. Poi forai tanto goma- rabico quanto una avellana, subtil mente

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spulvciizaiu, e metilo a mollo in la dieta cluai*a. Poi torai imo poco de zaferani integro e metilo a molli in la dieta chiara per lo spatio d'uno naturali. Poi tolli un poco de spogna, e bagnala in la dita compositione , o vero cum uno penello, e gratalo dove tu voli me- tere l'oro subtilmenti e subito meete l'oro e poi lo ferma eum bambagie, poi Io lassa ben sciucare e brunisce cum dente e sera lustro.

De auraìido panno, vel tela.

Summe armoniacum et pone in mo- dica orina et ibi stet per noctem. Postea conficitur cum cerusa et modico melle et tunc ponitur dieta ascisa uno die et alio die pone aurum, et etiam valet ad ponendum aurum in carta.

De auro collore ad aurandum.

Habeas gummam amangdolarum et crocum et molle in mortario et recol- lige in vase vitreo et pone insta ignem ut calefatiat. Postea misce de clara ovi

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fracta et pinge ubicumque volueris et erit color aureus.

A fare mordente da mectere oro in muro.

ToUi osso calcinato e subtili maci- nato cum colla dolce, conio colla de carta, poi lo lassa seccare. Poi che è ben secho, remacinalo de novo cum olio de semi de lino e fallo uno poco du- retto. Poi tolli uno poco de vernici li- quida e incorporala cum lo sopradicto osso; poi li pone uno poco de croco, quanto li dia collore , e vole essere uno poco duretto. E quando voli mectere l'oro in muro, la calcina conviene es- sere secha; poi pone lo mordente non troppo grosso e lassalo stare 5 o 6 di, poi mecto suso 1' oro.

A scrivare de argento.

Pilglia marchasita che tengha de argento e macinala in porfido ben sub- tili cum aceto forte; poi lavala e pu- rificala bene cum l'altro aceto, poi la

difjtempra cuiu aqua gumata, e scrivi quello te pare,

A fare collore de argento bello e bono.

Tolli stamgno limato, argento vivo, ana parte dei, pisto bene cum guma- rabico humcottato in aqua e scrivi quello te piace cum esso e lassa seca- re, e poi le porai brunire.

A mectere a oro omne corpo.

Avve tartaro atreamento, ariento vivo e sale, e distempera omne cosa cum forti aceto- e scaldalo uno poco al foco. Et quando tu voli dorare, pone uno poco d'aqua in uno vaso, ciò è de la sopradicta aqua, tanta che copra ciò che tu ce giette.

Ad fatiendum aureum collorem prò scribendo.

Reccipe succum celidonie et pone in anipulla vitrea et bene clausa. Po- natur sub timo equino, aut venatia, et

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ibi maneat per mensem. Postea extra- hatur et moUetur aliquantulum de au- ropiumento cum ipso licore et remitatur in fimo per quindecim dies. Tunc erit purificatus. Quando autem vis seribere, miete aliquas guctas dicti licoris in co- clea , aut cornetto , deinde pone unum folium am'i fini et liquefac insimul, po- stea scribe cum penna quod vis, et quando erunt sicce, burnias.

Ad fatiendum literas auratas.

Summe gissum cum quo ingissatur tabulas et ocrea 1 cum aqua saccatoris timgunt fìlum et modicum melle et Clara ovi bene rupta cum spungia aut aliter , et omnia ista insimul macina per magnum spatiura. Deinde tolle mo- dicum de sorde aurium et macina in- simul ita quod currat scribendo. Deinde scribe ubi vis et dimicte siccari. Postea pone aurum de super et ferma eum cum bombige, et quando fu erit siccum, burnias cum dente lupino, vel vitule lactentis, vel mule, aut bovi, vel cum lapide aut tebbella.

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Ad scribendum aurum cum caliamo.

Tolle aqua cinabrij, salnitrij et unum granum salis comunis ana, et unum fo- lium auri fini, quem pone in una co- clea simul cum predittis rebus in seco per noctem, et in mane scribe et erunt pule he rimo.

Ad fatieti(l((iii aquam ad aurandurn.

Habeas tres orciolos aque et libram mediani aluminis rocci et untiam unam tasi albi calcinati et viridem ramum quan- tum est faba et manipulum unum salis comunis et bene ad invicem pistentur et tantum bulliat quod deveniat ad me- dietatem vel plus, et cum aqua illa pinge quod vis.

,1 fare scisa da mectere oro.

Abeas gissum subtilem quantum est nux et macina cum aqua clara et fatias eiuu aliqualiter sodum. Postea recipe bolum armiuium quantum est faba et

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macina eum de per se cum aqua clara ; postea missce cum preditto gisso. De- inde habeas collam nobilem distimpra- tam et mite intus quantum necessarium est. Post modum, pone intus aliquantu- lum zucliari albi et aliquantulum fectie auricularum et predieta insimul macina. Et scias quod colla debet esse taliter quod in macinando se adhereat porfido aliquantulum. Et quando vis operare, pone eam super callidum cenigem ut bene liquescat. Et nota quod si colla staret aliquibus diebus in vascillo di- stemperata , esset melius et levius ; et quando ascisa esset nimis grossa super cartam, rade eam ut sit bene equalis et subtilis; et quando vis super eam au- rum ponere, balnea cum aqua clara et pone aurum et firma cum bombice. Et cum siccum fuerit bene, cum dente burnias; et si esset nimis dulcis, pone in aqua quando mictis aurum, pone desuper ascisa , vel cum aqua , aliquan- tulum dare ovi et bonum erit.

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,4 fare xcixa fti'i- nìrcfnri' oro.

Recipe iiriiiuuiaeu ei macinalo senza aqua: poi tolli sugo d'alglio e maeina Io arinoniaco cuni lo ditto sugo e me- ctice uno poco de bolarmino. E quando fusse secco, se vole remacinare cum lo dicto sugo; e dallo doi voi, poi mete r oro.

A fare el profilo doro cum scisa.

Tolli gesso subtili e macinalo cum chiara d'ovo che non sia rupia di- batuta, e' metice uno poco de mele ro- sato e alcuna goccia de colla dolce a tua discretione, cum uno poco de scar- catura de orechie, e poi la li profili e altro; e quando è secco, ansiace suso uno poco e subito mette Y oro e calcalo uno poco cum lo bambagie, poi lo bru- nisse e sarà lustro e bello.

A fare lettere doro, provata e vera.

Avve oro fino e macinalo in porfido cum alumi de rocho molto ben subtili ,

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poi recolgli el dicto oro e alami maci- nati molto bene e melilo in una scu- della de vetrio. Poi lo lava più volte cum aqna tepida e poi cum la fresca e omni volta lassa possare a ciò l'oro se ne vada in fundo. E quando 1' oro sarà ben purificato e netto, lassalo se- care ; e quando lo vorai operare , di- stempralo cum aqua gomata e scrivi quello te piace e lassa secare e poi lo brunisse, parendoti.

A scrivat^e oro cum penna, ut supra.

Havve oro fino in folglio e mistalo cum mele bianco in una scudella. Poi lo macina in porfido, o vero macinalo in porfido cum sale comuno molto bene subtili, poi lo lava cum aqua tepida ad modo de smalto e sequita comò di sopra.

Ad idem per aliam viam.

Tolli uno poco de gomma bianca e bella e chiara e metila a mollo in una coccia cum uno poco d' aqua rosata i»er

H3

spatio d* uno di naturali, o nocte. Poi toUi una scudella vitriata ben necta e unge la dieta scudella cum la dieta gomma liquefatta. Poi tolli oro fino in lolglio e mietalo euni la dieta gomma ; poi lo pone a macinare ben subtili e lavalo come tacesti de sopra, tanto che sia ben lavato, purificato e necto ; e lo distempra cum aqua gomata ut te certiorem feci in aliis receptis, ut supi-a.

A fare scisa per brunire e porrp oro.

Havve gesso subtili, quanto una noce, e uno poco de cinabrio quanto li dia collore , e quanto seria doi fave d' aloe pattico, e macina omne cosa cum aqua cliiaia in porfido e in marmo, tanto che sia sutilissima. Poi la lassa secare, poi la macina de novo cum aqua go- mata e chiara d'ove la mità più che l'aqua gomata, e uno poco de mele ro- sato e quanto una fava de zucharo can- dio, e macina molto bene insiemi omne cosa e, macinando, mectice uno poco de bructura de orechio , e macinata che sera, metila in lo corneto e lassala pos-

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sare per spatio de doi o tre ; poi gietta via tutta quella schiuma ch'ella manderà di sopra, poi l'adopera ra- dendo la parte grossa, poi ansciando, e subito mete l'oro e brunissce.

A fare scisa bona e breve per mettere oro.

Pilglia colla gentili che sia dolce, cum uno poco de gesso subtili e uno poco de zafferano e macina omnc cosa insiemi. Poi lo pone dove voli e lassa secare : poi, ansciandoce, mecti l' oro e brunissce.

A fare colore d' oro da scrivare cum penna, in carta e in tela.

Tolli stangno, argento vivo, ana, el tuo volere. Prima pone lo stangno in uno crugiolo a fundere, e quando sera ben fuso, buttace dentro lo argento vivo e mistalo molto bene cum uno bastone e incorporali bene insiemi e vira ad modo de polvere. Poi butta questa polvere in una scutella, poi folli

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solfo e alinvtanto siile armoniaeo eciiial- luonte, quanto fu lo sopra ^cripto ar- gento vivo, e pista menuto ben subtili e miscola insiemi omne cosa e metila in una boccia alutata dal collo in giuso, e obtura molto bene la bocca cum uno coperchio de ferro e disopra obtura cum luto de sapientia. Poi la pone a bullire al fuoco per infìno che le hu- medità de le diete cose siano piallate via e consumate cum fuoco temperato. Poi lassa ft'edare e rompe lo vaso e trovarai collere d'oro bello e bono. E quando tu vorai seri vare, tolli de la dita mistura e macinala cum chiara d' ovo ben subtili , poi la pone in uno cornecto e scrivi: poi ajwiremnno lu- stre e belle.

A niectare oro in carta cum litera.

Tolli gesso subtili e macinalo cum colla non troppo fort«, poi ce pone uno l)oco de bolo arminio e uno poco de candio e uno poco de zucaro rosso e imo poco de mele rosato e macina in- siemi e dallo (love voi: o (piando ò

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secco, rade le parte grosse e ansiace suso e subito mete l' oro, poi brunissce.

A fare scisa da brunire e porre oro.

Havve uno poco de gesso ben trito, poi tolli la quarta parte de colla de carte e polla a mollo cum l' aqua. Poi macina omne cosa insiemi cum uno poco de minio e sera bona.

A fare mordenti da metere oro in fi- gure, in panno, in petra, in Ugno, in gesso e in calcina o muro.

Recipe litargirio, verde ramo e uno poco de ocria e macinale cum uno po- cho de olio de seme de lino e cum uno poco de vernice liquida e incorpora molto bene insiemi; poi la comò se fa per mectere oro.

A fare una aqua da doì'are omnia.

Summe Marchesitam auri, quam optime tere super porfìdum cum aceto acerrimo et inde bullant ut fiant sicut

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sala. Postoa distilla per elembicum et exibunt tres a«iue. Cum prima scribitur in carta; cum secunda, que est rubea, scribitur in tela, aut ferro, vel in j^isso et, ea sicca, t'rij^atur cum panno aspero et fiet aurum pulcrum et lustrum ; cum t«rtia vero aqua, que est nigra, scribi- tur super vitrium et, ea sicca, fricatur cum acerrimo et aspero panno et fiet aunim nolnlissinuim.

A far*' scisn pt'r metere oro in carta e per brunire secondo ruso thodesco.

Invenies gissum subtilem et cretam albam equaliter, et bene tempera cum Clara ovi que sit rupta cum fici lacte et ea tempera ad usum scribendi, et scribe quid vis in carta prius cum dente polita, et permicte siceari et inde rade rudes partes. Deinde toUe claram cum eroe ho colora tam et cum penello, pau- latim, super mite clai-am et postea sta- tim super mite folium auri aut argenti et firma eum modicum cum bombace et permite sicari ; et sicco, purifica cum panis mulica prius cum dente polita et peroptime manebit.

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Ad auricellam purpuream fatiendam

Auricellam purpureum habet collo- rem. Sed bulli acquam bene et capte- facta, auricellam liquefac intus et frica fortiter, et frica per stamineam in pa- raside vitreo, et iterum bulli aquam similiter ut prius fecisti et prò bis vel ter. Cola acqua illam et sic fìlo croci et gummi in testa ovi et calefac super pru- nam et feceris bis vel ter. In sequenti die, aquam predictam, cum resedit, bene iterum cola per stamenea et colata tem- pera, et in carta pone et scribe. Inde permitte sicari. Postea tolle armoniacum et ipsum fortiter tere cum urina et misce aliquan tulum de cinaprio ; postea super auricellam, cum penello vel pennam, quod vis scribe, et permitte sicari. Hoc facto, tolle fblium auri et digito parum vidat et ad maximam druge foleum et super armoniacum pone et cum digito ferma bene, postea cum lapide, et noli fricare ; et cum panis mulica purifica. Hoc fac semel, vel bis, demum sublini capum auricelle cum laccba vel cinabri et cla- rius erit.

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A(f idem, alio modo

Siimme lac ficus et misce cum clara rubificata cum cinabrio, et, quando vis, scribe in carta et permitte sicari. Deinde super pone succum et noli fricare, sed cum lapide firma et cum pane levis purifica.

Ad faticìidum aquam azoch ad deau- randiim pen)ias strutii et alia, valde pulcherrime.

Primo fac stratum salis comunis in urinali et super pone azoch vuaium et super pone alembicum cum capite valde ma^num, et sit orinale bene longum et destilla aqua lento igne , post ea sena. Et cum vis operari , tolle de dieta aqua, cum qua madefa- tias pennam strutii ab utroque latere et dimicte bene sicari et sic fatias bis. Tertia vice, balnea et non sicces, et su- per eam sic balneatam extende Mia solis ab, utra(iue parte et onde ad ignem et scurla, quia tota ibi penna efficitur aurea.

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A fare scisa da porre oro in carta, et in orane altro luogo.

Recipe colla de carta et mectili uno poco d' aqua chiara et lassala stare tre a l'ombra. Poi la pone al sole tanto che diventa tucta putrefacta et marcia et palorita, et se manchasse l'aqua, agiongnicine. Et quando è ben disfacta, fa polvere de tegoli o di coppi rossi non tracotti, o vero gesso subtili et misticale insiemi e poi dalla ove tu voli, subtili, et de sopra pone l'oro et lassa secare. De poi lo imbrunisce con uno dente porcino o cavallino etc.

A ferrruire V oro in owine drappo che voi.

Recipe fele de secco al fumo et distemperalo cum gomarabico et scrivi ove tu voli ; et comò è quasi secco, pone sopra r oro et sarà bello, etc.

Incipit distintio septimi capituli de cinabriis fiendis et multis aliis diversis colloribus, et de mistu- ris collorum et ad collores di-

STEMPERANDUM , SECUNDUM MaGI- STRUM JaCOBUM DE ThOLETO. Et

primo: ad FATIENDUM cinabrium.

Ad cinabrium faciendum.

Reccipe argento vivo parte doi, sol- pharo parte una. E prima disfà lo sol- pho , de po' ce pone lo argento vivo e misticali bene e redulli in polvere. De poi lo pone in una ampolla lutata da luto de sapientia insino al collo, poi 4a pone sopra le cinige per insino a tanto che le humidità sieno andate via. Poi serra la bocca de la ampolla cum lo bombagio e dalli lo foco uno poco

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grande per insino che la materia monta apresso al collo de l' ampolla e sia ben rosso : de po' li tolli lo foco e lassa fredare. E fatto.

Ad faciendum cinabriwm.

Summe lihram 1 sul[>huris vivi cum una libra argenti vivi et quatuor un- tias stangni et pone in crisole bene obturato cum luto sapientie et quoque tam diu quod cultellus non blueatur a foraminibus crugibuli et habeas cina- brium bonum.

Ad idem, alio ììmdo.

Accipe sulphur vivi libras tres et pone in una paraside et coperi eam bene cum alia paraside et fac subtus ignem, et quando est liquefactum , pone intus unam libram mercurij et incorpora bene mistando dummodo induratur; et quando frigidum fuerit, macina eum bene su- per marmorrem et pone eum pulverem in una bocia et claude os botie terra et fac suctus unum modicum ignis, et

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(|uando audes quod ellovatur in tantum (luod iinpleat totani bociam, tunc re- niove ab igne et dimite frigidari; de- indo frange bociam et erit einabrium perfeetum.

Ad faciomhim cinabìniim.

Tolli una parte de argento vivo et doi parte de solfo giallo e necto e bene macinato, \)0\ pone omne cosa in una bocia , et incoprila legiermente cum luto de sapientia. Poi la pone in lo fornello et dalli da prima el foco li- giero et copre la bocca de la bocia cum una tegola, e (|uando tu vedrai lo fumi giallo, continua lo foco per infino che vedemi uscire el fumo rosso o verme- glio. Alora foli via lo foco e quando sarà freddo trovarai bello cinaprio.

Ad idi' III, alio modo.

Habeas unam ampullam vitream lu- tata de luto sapientie usque ad sum- mum colli. Deinde recipe partes duas sulforis albi et bone triti et partem u-

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nam argenti vivi. Postea pone in am- pulla sopradicta et fac de earbonibus ignem lepidissimum et circa eam cum quatuor lapidibus, et pone ampullam desuper et coperi eam cum tegula et sepe discoperias; et quando videbis fu- mum lividum , coperi dummodo videbis exire fumum rubeum, Tunc tolle ab igne quia factum erit.

A fare collore giallo per fiorire in oro in carta.

Reccipe uno poco de zafarani e uno poco de biaccha e stempera insiemi cum aqua gomata et la lassa cusì stare, a ciò se incorpora, per una mez' bora, e sera fatto.

A fare hiancho bellitissimo.

Tolli cociole d'ova et vetrio bene pisto et misticali insiemi, et poi la pone in uno vaso de terra e mectilo in una fornace per uno naturali ; poi lo cava torà et serbalo. Et quando lo vorai ope- rare, macinalo molto bene in marmo et distemperalo cum aqua gomata.

- 15Ò

A fare cinahrio brevimente.

Abeas libram 1 plumbi et mediam libram mercurij et quatuor partes sul- foris gialli et omnia insimul acriter tere et pone in vase terreo ad ignem per horas 14, et erit factum.

A fare camilìina.

Tolle cinabri um azurrum et ceru- sam et macina insimul. Et si esset ob- scurum, miete plus de cinabrio et de azurro, et bonum erit.

A fare colore violato.

Prima tolli uno poco de indico et uno poco de cinabrio et uno poco de cirusa et macina ben sutile e distem- pera e vira fino violato.

A fare collore per porre sopra letara de l'oro in carta.

Summe virzinum abrasum et pone in cornee to cum tiinta ovorum clara

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preparata ut coperiatur, et climite ma- nere ad solem per unum diem. Postea exprime eum et serva in ampulla vi- tria bene obturata; et quando neeesse est, utere in li profili de la lectra de la rossecta de 1' oro.

Ad fatiendum incarnatuni per incar- nare figuras.

Tolle sinopiam et cerusam et miete ubi vis incarnare; et cum siccum fuerit, tolle nigrum et reinvenias oculos et alia membra et illumina cum cerusa viva et supercilia sinopia et nigrum insimul et erit brunum. Luciula fiet de nigro et puntum album, et in mascillis umbra de sinopia rubea et bene stabit.

Ad incarnandum crucifìxum.

Abeas ocream et cerusam et ali- quantulum de terra viride et misce si- mul et pone in crucifixo. Et cum sicum fuerit, reinvenias membra cum nigro facto de carbone et misce cum eo ali- quantulum de sinopia et expleas opus

culli cerasa et fac sicut tibi videtur. Pilos làc de sinopia et carl»(»iic misto et insimul piste.

Ad faciendum incarnatum.

Capia-s indicum mistuiii cuiu auii[>iu- iiiento et fiet colorem viridein. Ocrea et album insimul incorporata, veniet incarnatio.

Iti' Ili, aliiis color vanillllnus.

Scias qnod ponendo cerusam cum verzino erit color camillinus: et si vis facere violatum , pone aliquantulum de azurro: et si volueris facere viridem, pone inodicum indici et aui-ipiumenti et tìet viridem.

-1 fare l' arzica bona e bella.

Piglia libra una de herba gualda, la quale opera li tentore, e tagliala bene minuta, poi la pone in uno vaso vi- triato, o vero stagnato, e metice tanta aqua che copra la dieta herba e l'alia

15S

tanto bulire che torni per mità, e se mancassi 1' aqua , arigiognicine quanto bolla e non più. Poi tolli once doi de travertino molto ben macinato, o vero doi once de biacca e meza oncia de alumi de roccho ben subtiii; poi mete tute queste cose a bulire in lo dicto vaso subitamente, nante che 1' aqua se fredda e mete queste cose a poco a pocho, tuttavia remenando l'aqua, e leva dal foco; e quando sarà presso che fredda, e tu ne cava via l' aqua. Poi tolli uno matone, novo, cavato in mezo e metice dentro lo colore de V arzicha e lassala reposare molto bene dentro, poi la pone in su una asicella ben po- lita a secare ed è fatto.

A far biacha.

Tolli lamine de piombo e metile di sopra a lo vapore de lo aceto fortissimo in uno vaso, e coprilo bene cum luto, e metilo socto lo litami per doi mesi. Poi rade la matheria che è la biacha che tro varai sopra a le lamini e fa per lo sopradito modo per insino che sono consunte.

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Avve calciiui de litargirio cum piombo confectato insiemi al loco e sera minio.

A far pasta da scolpire omìie lavoro ciò è figure, medaglie e far forme.

Piglia biacha e mastice e pone la mastice a mollo in tanta aqua chiara che stia coperta, per spatio d'una no- cte. Poi impasta la dieta aqua cum la dieta biacca dura ad modo de pasta e menala bene per le mano. E quando vorai scolpire, un<;ite le mano cum lardo bene, e menala bene per mano, poi imprompta quello che tu voi e lassai secare e vira necto e polito; e poila fare venire de quello colore che tu voli mistando insiemi cum la j)asta.

Recipe once una de draganti et me- dili a mollo in tanta aqua che se co-

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prino per spatio de uno et una no- cte, et poi tolli una libra de biacca et macinala cum lo dicto draganti mollo, et poi lo indura ad modo de una pasta et menalo molto bene per mano et mi- stace uno poco de mele bianco a ciò non crepe, et ungite le mano cum di- cto mele et fa che sia ben remenata e poi impronta quello te piace et vira necto e bello ; et poila fare venire de che collore tu voli , mistando cum essa el dicto colore. Et comò tu hai impron- tato, se vuole incolarla cum colla de camicia et lassa sciugare, et, quando sera bene sciucta et tu la polisce cum uno matofFo de banbagio et vira lustra corno uno osso.

Item, alius color (1).

Tolle viridem et cerusam et fac ve- stimentum vel folium, postea umbra

(1) Qui nel ms. è una trasposizione dovuta senza dubbio al copista che s'imbrogliò e, saltate parecchie ricette, le inserì di poi. Questa ricetta infatti e le seguenti dovrebbero seguire quella che ha per titolo « Item, alius color camillinus . > come si deduce da alcuni richiami , cancellati poi dallo stesso copista.

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onni viride puro, postea profila cum nigro vel virzino, deiiide illumina cum cerusa et sic poteris lacere de omnibus colloribus. FA quando vis facere flores cum azurro, pone aliquantulum de vi- tulo ovi; et quando rosas, pone unum acinum salis.

Ad faciendum alium colorem camil- Unum.

Azurrum cum albo misto est color camillinus. Cum auripiumento est vi- ridis pulcer. Cum zafaramino est etiam viridis et cum sanguine draconis, aut lacca, erit color purpureus.

Ad faciendum collorem rosatum opti- mum et pulcrum.

Recipe lac untiam unam cum dimi- dia, et tantumdem ceruse et macina cum oleo seminis lini et cum clara ovi preparata et pone in carta. Et si vis magis coloratum et optimum, acipe tan- tumdem grane et macina insiinul ot habebis.

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Ad fatiendum colorem perseum.

Habeas auripiumenti et lac, de u- troque tantum, et insimul macina cum Clara preparata et habebis.

A fare la rosecta per tniniare.

Tolli travertino subtilmente pisto e tanto alumi de rocho quanto fu lo tra- vertino et altratanto virzino raso e me- cti lo virzino a bulire cum ranno forte e quando bolle , mectice le sopradite cose e fa bolire che arentre per mità et poi lo cola per una peza rareta et haverai bella rosetta.

Ad fatiendum quendam aquam que est bona ad ponendum super figurìs et alìis miniis.

Abeas oleum aloe , oleum seminis lini , et vernice liquida, de uno quoque tantum, et hoc fatias simul, bulire et repone in ampuUa et quando opus est, unge figuras aut minios ; dico ipsis de-

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sicatis ol non auto. VA eruiit lustre et pulcherrinie.

A fare olio (ì>' sciìii do Uno.

Pilglia uno ([uarto de semi de lino, necta e pura, e amaeliala uno poco; poi la pone in uno vaso al foco et cum uno cochiaro la vieni mistando. Poi va più volte in lo fondo del dito vaso cum lo ditto cochiaro e falli spatio che se li possa infundare la granatella; et volse imborfarla cum uno poco d' aqua a ciò divente morbida. Poi la mecte in panno de lana forte e polla a li frescoli e u- scirà fu ora l' olio.

A fare vernice liquida.

Tolli gomma de gineparo le doi parte et olio de semi de lino e fa bu- lire insiemi cum foco temperato e chiaro. E se te paresse troppo sodo tu ce pone più olio predicto e guarda che la flamba non se li aprenda per che non lo jio- riste spingiare, e se purre la spingesse, viria negra e brutta. E bolla per meza bora e sei-à facta.

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A fare vernici liquida per altro modo.

Recipe libre 1 de olio de semi de lino e metilo in una plgnata nova vi- triata. Poi tolli mezo quarto de alumi de rocho spolverizato e altratanto mi- nio e cinabrio subtili macinati e meza oncia de incenso ben trito, poi mista omne cosa insiemi e ponile in lo dito olio a bulire insiemi, mistando cum uno bachetto. E quando 1' olio ha lo bollo per volere prosperare de fora, habi aparichiato una altra pignata vitriata e metila apresso quella de lo olio per modo che quello che se spande vada in r altra pignatta a ciò che l' olio non se spanda in terra , e in quello modo la levare el bolore 3 o 4 volte di so- pra , ed ongni volta retorna quello che va di sopra in su quella di socto che bolle. Facto questo, acende l' olio da lo lato dextro cura una paglia apresso de essa , ma lassa ardare 1' olio un poco dal canto di sopra , per modo che la pignata non arda de dentro per troppo caldo , altramente 1' olio puzarìa. Et

185

quando tu acendi l" olio cum la paglia, remove la pignata dal foco e lassa ar- dare tanto che tu dichi tre patri no- stri. Poi aramorta l'olio cum uno co- verchio de ligno e mitilo sopra a la pignata ; e aramorto che 1' è, remove lo coperchio perchè el fumi escha fora, poi ritornalo al foco, poi cosi fai-ai :i volte e sera fatta.

Ad purgandiim cerusam.

Abbeas cerusam et eam pone in ol- lam mundam et miete super ignem, semper movendo cum baculo dictam cerusam et efficitur alba.

Ad fatiendum colorem de cimatura pamiorum. Cuius coloris erit, talein colorem hahebis.

Pilglia calcina viva et cenerà reco- cta tanto de 1' una quanto de 1' altra e fa lisia per capitello, e tolli la liscia necta e bella poi la pone in uno vaso necto e fa bullire: e comò bulli, me- ctice la cimatura de quel collere che

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t»i voli , e quando liavei'à bulito tanto che sia arentrata per terzo, e tu ce pone uno poco de alumi de rocho a tua discritione, poi la cola e polla a sciugare in una tegola pollita o vero in una tavola e distendila; e quando sera quasi scinta, fanni li pezi a tuo piacere ed è facto.

A fare aqua da dìpengiare in panno de lino o de seta.

Ahvvi once 2 de sale armoniaco, once 2 de sale gemmo, once 1 de sal- nitrio e pista omne cosa insiemi, poi le metti a lambichare e serba l' aqua al bisogno e porai dipengiare suso in omne panno che tu voi.

A fare aqua gialla da disignare e di- pengiare in panno de lino o de lana.

Tolli alumi de rocho once 1 , zafa- rami 2, e uno poco de liscia e fa bu- lire queste cose insiemi quanto che calli per terzo, ed è facto.

!»>7

Colla da fare Ouine forma che tu voli per yietare figure.

Havvi bolarminio, fiore de farina cum aqua chiara, e incorpora tanto che sia duretta e fa che forma tu voli. E ancora el solphano fa quello medesimo, e sia solo disfatto.

A fare gesso suntili.

Piglia la chiavarda del gesso lucido e metila a mollo in uno vaso, si che r aqua stia di sopra al gesso, e miscola molto bene omne di 3 o 4 volte, e in capo de 5 tolli mia stacia e cola fora l'aqua: e se tu la triti, sera più subtili. De poi fanne pagnetti e mectile sopra coppi novi, o vero matone, a ciò che se scingano. Poi la ripone e fino che se scingano guarda non vi vada polvere altra bructura, e sarà bello ifesso subtili.

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A fare una finestra de carta caprina che parerà vetrio naturali.

ToUi una pelle de capretto o mon- tone, 0 d' una capra, e macirala e depe- lala senza calcina e radila subtilissima- mente. Poi toUi una dragma de mele spumato e necto e mistalo cum octo o X chiara d' ova bene dibatuti insiemi cum lo mele ad modo se dibacte la chiara per lo cinabrio. Poi mecti la dita pelle a mollo in la dieta chiara e mele, e spremila cum mano in la dieta compositione e poi la lassa stare a molle in la dieta chiara per doi o tre hore al più. Poi la tira fora e apichala ben stesa ad uno telare e lassala sciu- gare e fa che la sia bene tirata. Poi la dipenge come te piace e lassa sciu- gare bene li colori. Poi la invernica da uno lato, ciò è da lo lato de li colore, e polla a sciugare al sole temperato e aparerà de vetrio.

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Ad idem per aliam formane

Ahvvi carta de capretto o montone rasa subtilmente e bagnala in aqua te- pida , poi la stende in suso lo telaro e lassa sciugare. Poi la dipenge e lassa sciugare. Poi tolli olio de semi de lino uno poco caldo e dallo di sopita a la dita carta e lassa sciugare e sera corno vetrio in aparentia.

Ad idem, in panno lini.

Havvi panno de lino ben polito e fitto e pollo in su lo telaro ben tirato e steso. Poi tolli chiara d'ova ben di- batuta, poi seperala da la schiuma e mistace per lo terzo de aqua de gom- ma, poi la sopra a lo dito panno cum una spongia tanto che lo panno sia bene trapasato per tucto, e lassa sciugare. Poi la dipengie cum gli ochi, 0 comò voi, e lassa sciugare. Poi li una altra mano de la dita chiara e aqua gomata e lassa sciugare. Poi li la Airnice liquida e sera comò proprio yetrio.

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A fare aqua da tagliare el vetrio.

Tolli vitriolo che nassce per li mura e fanne aqua a lambico e serbala bene turata. Poi tolli vitriolo romano e pi- staio bene e fanne aqua a lambico e serbala bene turata. Poi tolli sale ar- moniaco e fanne aqua a lo lambico e serbala bene. E quando la vorai ope- rare, tolli de le ditte aque de omne una tanto e mistale insiemi e disegna lo vetrio cum dita aqua e tagliarasse dove sera bagnato cum dita aqua a tuo piacere. Et ancora, se tu volesse tal- gliare vetrii, o spechi grandi farli pi- coli, tolli uno diamante fino e disegna cum la punta de lo dicto diamante in su lo spechio e subito lo mecte in aqua e erompirasse subito percotendo lo ve- trio dextramente dovi tu haverai toc- cho cum lo diamante.

A fare terra da getare omne suttili cosa.

Reccipe terra da fare pignatti sta- ciata subtili, parte 20; sale comuno

171 -

parto una. Poi tolli mezo bochale d'a- qua e falla bulire, poi ce pone quello sale a disfare, poi lo lassa fredare, poi impasta la terra cum la ditta, aqua sa- lata e fanni pane e metila a cociare tanto che tornano rossi ad modo foco; poi la strita et staciala de novo e im- pastala de novo cum la dieta aqua sa- lata. Poi tolli la cosa che tu voli get- tare o formare, in loco pollito o piano, e tolli uno cierchiello e mecti dentro la cosa che tu voli formare, poi mecti suso la dieta terra e calcala bene; poi la lassa seccare a lento foco, poi gieta la tua fantasia e vira necta e bella.

A fare pasta da impromptare che a- resta a foco.

Tolli schaglie de ferro e pumice e pista bene omne cosa insiemi; poi im- pasta cum chiara d'ova ben dibattuta; poi imprompta quello che tu voli e lassa secare adagio e diventerà, duris- sima e arestarà a foco.

A fare pasta eum la quale poi fare el bene e el mah; et poi disigillare

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e sigillare omne letera e poi im- j)romptare quello te piace. Diventare durissiìna poi che haverai impron- tato, e poi farla vinire de quello collore che tu voli, ponendola a sechare.

Piglia gomma draganti e gomara- bico ana , e mecti tucti queste cose in tanta aqua che stiano a molli per 2 o 3 hore, poi pistale bene in uno mor- taro che siano bene piste , poi tolli li- bre 1 de biacha per omne oncia de le diete gomme e incorpora omne cosa in- siemi comò pasta. E se tu la voi ca- nida e bianca, non ce metare più niente. E se tu la volesci d'altro colore collo- rita, mistace quello collore che te piace ben subtili e mista bene a ciò se in- corporano r uno cum 1' altro e poi te unge le mano cum olio de ruvita , o olio de semi de lino, o olio de aman- dole amare; poi piglia questa pasta e menala molto bene intra le mano, e comò è ben menata , porai impromptare quello che te piace. Et quando la vo- lesse mantinere liquida, dieta pasta, me-

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ctila in una foglia de colo e sempre starà morbida per omne tempo.

A fare sapone moschato.

Habbi uno vaso della capacità che tu voi , facto di bona terra e sia ben grosso a ciò la possanza de la calcina non lo rompa ; e apresso del fondo vole essere uno bugio el quale se convene serrare cum uno spinello e, dal canto dentro, nante el bugio, se vole metarce uno tagliere e sopra al tagliere se vole metarce una faldella de capeccio che copra el fondo del vaso, e sopra al ca- pecio, nante al bugio, mectice uno poco de peza rada. Poi tolli doi parte de ce- nerà de bagno e una parte de calcina viva, poi la incorpora cum la cenerà, poi la pone sopra a la peza che è so- pra al capecio in lo vaso, e distendila bene per tutto. Poi tolli aqua piovana secondo che è la cenerà e mectila in el va^o in doi o 3 fiate, perchè eUa bolle e resciugase e vole essere tanta aqua che stia sopra la cenerà doi deta 0 manco ; e quando non bolle più , lassa

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ìslare ciisi tiieta una iiocte e la malina cava la spinella e lassa colare el capi- tello; e quando n' ài cavato uno bocale, remitilo di sopra al vaso e vira uno poco brutto; e questo fa doi o 3 volte e r ultima volta lassa uno poco repo- sare. Poi lassa colare, e se venisse troppo forte, calca uno poco la cenerà del vaso perchè la stopinella vole gie- tare a filo, a ciò che lo capitello ven- gna necto e bello. Poi che lo capitello è tutto vinuto, che la cenerà sia senza aqua , tolli meza brocha d' aqua e me- tila sopra a la cenerà che è in lo vaso, e colata che sera , remectila 3 o 4 volte suso in lo vaso e l'ultima volta reco- glie el capitello chiaro. E se voi sapere quando lo capitello è facto fino, se co- nosce in questo modo. Tiene uno ovo frescho de sopra. Se lo ovo va al fondo non è fino, e se sta a galla è fino. De- poi tolli 9 bocali de questo capitello e uno rotulo de sego de cervo o de va- cha, che sonno libre 2,2 nove, e fallo ben strugiare al foco e ben bolito me- tarlo in questo capitello e sempre re- menalo per spatio de meza bora, poi

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lo lassa possare una notte o più; e se tu ce voli metere musco o altre cose odorifare, pulverizale bene subtili e me- tili sopra al sego che è in lo capitello e misticalo bene de vantaggio, poi Io pone a reposare, poi lo pone al sole a ciò che se afina meglio e restrimgie- rasse per modo che lo porai apalotare, ed è facto.

A faro 1(1 f'fiynphora bona.

Tolli libram 1 masticis et pone in duabus libris aceti stillati et pone in palla rotunda clausa, sub fimo, per 3 dies. Postea pone ad solem et obtura bene eius os , propter pluvias in estate, per 30 dies, et invenies massam con- gellatam et habebis camphoram nobi- lissimam.

A fare borace alixandrina.

Recipe alumi de rocho e l'anni pe- zuoli de meza oncia 1' uno o circha , poi li pone in una pignatta vitriata, poi li pone di sopra de lo lacte tanto che

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lo lacte avanza di sopra a l'alumi doi deta e omne li rimuta el lacte per in sino a octo di, tanto che tu veghi a la lingua che te paia dolce. Poi tolli merolli de ossa de bovi e altratanto olio d' amangdole e metile in una pi- gnatta a disfare e poi lo cola e mectile di sopra a la ditta pignatta de lo alumi e lacte, e fa che lo dito olio e merolle sopra avanzano 3 deta. Poi la pone al sole per 3 mesci cioè giungno, luglio e augusto e guarda non li piova vada polvere. E fatto.

A preparare el cinahrio per adoparare a pernia e fare corpi.

Piglia del cinabrio la quantità che voi e macinalo molto bene asciuto in marmo o in porfido e poi lo macina cum aqua chiara, o vero cum ranno da capo, quanto sia ben subtili, quasi senza tatto, e lassalo secare in su lo marmo, poi lo mecti in lo cornetto e lavalo molto bene cum ranno chiaro e forte, tanto che sia bene netto. Poi de novo el lava cum aqua chiara , tanto che tu crede che ne sia ben uscito quello ran-

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no. Poi ol lassa quasi secare, poi lo lava de novo cum aqua calda e lassalo posare e quasi seccare , poi metice so- pra chiara d' ova preparata con zafe- rami e cum rami de fico triti, e fallo tanto liquido che scorgha bene per la penna scrivendo. E se tu el voli per fare corpi, metice uno poco de rosso de ovo insiemi cum la chiara. E se tu el voi per scrivare o fiorire, non ce metare Io rosso de l'ovo. E per farlo che non facia schiuma e lustro, metice uno poco de scaccatura de orechie, e se fusse troppo lustro, gietta via quella chiara e metice de la nova dove non sia zafarami brutura de orechie; e se se indurasse che non scorisse per la penna, metice doi gocie d'aqua rosa. E se volesi che la chiai*a non puza, metice dentro uno poco de risagallo o de canfora, e ciò è m la chiara.

A 'preparare azuro per fare corpi e

ppy fili opera r*' a p^nna.

Accipe lo azurro e motila in una scudella vitriata , poi ce meti del mele

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ben netto e incorpora bene insiemi. Poi macina lo mele cum lo azurro so- pra marmo, e tanto più sera macinato, tanto vira più fino e migliore. Poi lo remetti in quella scudella e lavalo cum aqua tepida tanto che 1' aqua n' escha chiara; poi lo lava cum aqua frescha e da r una volta a 1' altra lassa andare lo azurro al fondo et tanto continua che sia ben lavato e purificato. Poi lassa sciugare lo azurro, poi lo mecti in mollo in ranno da capo, netto e forte, in uno vaso de vetrio come è uno bi- chiere, e lassalo stare per spatio de 7 , e omne li muta el ranno. Poi ce meti del novo, poi lo lava cum aqua frescha e lassalo sciugare a l'ombra, in loco che non vi vada polvere. E se tu el voi adoparare per fare corpi , di- stempralo cum colla de carta caprina, 0 vero colla de ritalglie de camosscio bianco scamosciato e starà bene. E se tu el voli per operare a penna, o per minij, distempralo cum aqua gommata e cum chiara d' ovo preparata e starà bene.

A prepantì'i' la hiacha pei' dipetigiare.

Tolli la hiacha e lavala più volte cum a(]ua calda. Poi tolli doi {granelli (lo gomai'ahjca chiaro e 3 j^ranelli de incen.so biancho e macinali molto bene cum uno poco d'aqua chiara. Poi ce metti la hiacha lavata e macina omne cosa insiemi, poi la racogli e mitice tanta aqua gomata quanto te pare che comporta; e se fusse tropo dura, me- tice uno poco d' aqua ehiai-a e stara bene.

A prepaì'are el verfìe ramo da dipen- f/iare.

Havvi verde ramo e macinalo cum fortissimo aceto molto bene, poi lo pone. Poi fa uno cavo in uno matone novo e pone el dito verde ramo in quello concavo, per insino a tanto che lo ma- tone havem surbito quello aceto, e cosi continua 3 o 4 volte, omne volta rema- cinando lo verde ramo cum lo aceto. Poi tolli uno poco de gomarabico e ma-

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Cina insiemi; e se tu lo volesci più chiaro, macinace uno poco de zalulino et congrue colorabitur.

A preparare l' oropiumento per fare corpi.

ToUi oropiumento et macinalo da siucto, E sappi che è duro a macinarlo. Per macinarlo presto, macinace insiemi cum esso del vetrio e macinarasse pre- sto; e come è ben macinato, distem- pera cum aqua gomata e trolo d' ovo rosso.

Ad fatiendum aquam gumatam.

Summe aquam claram in ciato vitri cum gumarabico triturato et fac ali- quantulum calefacere ad ignem, donec sit bene liquefactum. Deinde serva in ampulla et utere.

Ad distemprandum prasminum.

Accipe prasminum et eum tere cum pura aqua et permite sicari; et cum

181

M> M|M,aie, tempera cum iuiiia g'um- mata. Et si vis eiim magis claruni, pone Clini eo de auropiiimento et con- grue colorabitur.

Ad dislritipranduni. nùiiium.

Habeas miniiiin et tere cum aqua pura et mitte in vase: et cum resederit, separa aquam optime. Deinde tempera cum aqua gummata.

A distempì'are el zallulino.

ToUi del zallulino la quantità che voi et macinalo in porfido cum orina frescha subtilissimamente e poi lo lassa secare. Poi lo rimacina de novo cum aqua chiara e lassa secare e poi lo di- stempra cum aqua gummata e cum uno poco de rosso d'ovo.

A distemprare la rossecta.

Piglia de la rossecta e macinala bene cum aqua gummata et indopiasse comò li altri collore. E quando è dura, stemprala cum aqua chiara.

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A preparaì'e el zafarcmiL

Abbi zafarami et melilo in la tua cocia a mollo cum chiara preparata e lassala stare a molle per 3 bore e sera bello zallo.

A distemprare lacha per far corpi.

Tolli la laccha e macinala cum a- qua gommata e cum doi o tre granelli de incenso bianco e chiaro; e quando se indurasse, stemprala cum aqua chiara.

A preparare le terre /per adoprare in muro o in calcina.

Sappi che la terra pagonaza e terra verde e omne terra da dipengiare in muro, se macina prima da secco e poi cum aqua chiara molto subtilmente. Poi se lassa sechare, poi se distempra cum aqua gummata ben tenace, o vero cum r ovo, cioè chiara e rosso misto e dibatuto ben insiemi, e cum lingno de fico sminuzato in l'ovo. E cum esso di- stempra tucte le terre e starà bene.

183

.4 campegiare e fare fogliami.

Se tu voli fare fogliami , campeggia prima de quelli collore che tu voli e lassali sciucare bene de vantaggio.

Se tu campeggio de verde, la pezola de lo giglio è l'ombra sua e el zallu- lino è lo suo relevo.

Se tu campeggie de azurro, l'ombra sua è la pezola pavonaza e la biaccha è el suo relevo.

Se tu campeggie de rosso, el suo relevo è el verzino.

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An LAI'IDKS ANri.I.ORrM COMPONEXDOS,

S(;iL10ET GEMMAS PRETIOSAS , CLAR AS

P:T LAUDABILIS COLLORIS. ET MARGA-

RITAS, RUBINOS ET BALASCIOS, QUE

SUNT ARTIFITIALES ET NON NATU-

KALES POTERIS ITA COMPONERE CITO

ET FACILE.

t

Recipe de bono lapide qui vocatur alabastrum costantinopolitanum quan- lum vis, et illuni primo ignias ut igni- tum feiTum et extingue in acetuni al- bum acerrimum. Postea tere in brumzi mortaiio subtiliter et totum pone in oleo lini, ve! olive, ubi stet 3 diebus, vel plus. Postea pone in cucurbita et stilla per elembicum; cuius distilatio- nem colige et serva. Et cum autem vis colorare, pone in ipsa aqua quem colo-

180

rem vis et perpetue tenebit colorem. Nam si vis habere zafirrum , intus pone azurrum ultramarinum. Si vis babere smaralgdum, intus pone viridem herem. Si vis habere topatium , intus pone oleum vittolorum ovorum gallinarum et [misce?] quequidem aqua fiet cum interposito collere 3 diebus rasine alumi zucarini vel seaioli : deinde aquam eo- loratam cola per pannum lineum spis- sum et subtilem et idem fac quid vis. Nam congela iuxta ignem ut veniat ad duritiem paste et de tali pasta tolle portionem et incide ad quam formam vis lapidem, vel coppam, sive vasem, bene buliendo cum olive oleo, vel oleo seminis lini, aut oleo amangdolarum amarum in freventi sole ad desicandum super asidem politam, et erunt tam- quam vere et naturales et hoc habeas prò magno dono et utilitate.

Sic fiunt de cristallo lapides picti con- trafacti ut topatij, zafìrri etc.

Abeas libram 1 cristalli optimi et tere in mortario et cribra ut sit subti- liter pulverizati. Postea pone 5 lib. os-

187

sum cervinuin combustum usque ad al- bedinem perfectam. Si vero non poteris babore cervinum ossimi, habeas bovi- nuni ossum, sive bufFalinum. Deinde lolle salis alcali lib. 5 et subtiliter tere et eommisce bene insimul et hunc pul- verem pone in forti olla coperta et luto sapientie lutata et pone in fornace vi- trialoi'um ubi stet quinque diebus vel secptem ad plus, et illic fundatur vi- trium. Postea superpone de bono azurro et insinuil stempera et fìet color cili- strinus et confizias zaftrros grossos vel parvos quos actabis cum pelra que vo- catur smiraglius. Si vis habere topa- tium, pone de supra crocum. Si rubinos elaros, pone cinabrium. Si obscuros, pone verzinum. Si granatas pone ver- zinum sive oricelle aut rose. Si iaspi- des, pone exustum de auripiumento : nani quod fit de vitro, fit de cristallo ut predictum.

Ad fatiendum inargaritas.

Accipe vitrum cristallinum lucidis- simum et subtiliter pulveriza quantum potes et incorpora cum albumine ovi

188

et spuma lumace ; et de illa massa for- ma perlas cum formis ut sit bene ro- tunda et perfora cum una seta porci. Deinde pone eas in uno vase cupo, ad ignem, tantum quod fiant albe. Postea extingue eas cum clara aqua et erunt pulcherrime.

Ad fatiendwn pulcras scutes de cri- stallo.

Habeas lapides vivos cristallinos , sive marmorinos, albos et de ipsis fac calcina de quo vis. Deinde accipe de ista calcina albissima rodulos 6, tartari usti rodulos 2 et sai alcali rodulos u- num et pone in fornace vi tri et ibi fac fundere et poteris facere scutellas et quodcumque volueris et erunt pulcre ut cristallus. Et si pingis de croco ferri et calefatias ad ignem picturas, erunt sicut aurum finum.

Ad ruhinos componendum.

Tolle alumis rocci 2, 1 , salis nitri 3. 1 (1) et pulveriza subtiliter insimul.

(1) La cifra 1 forse significa unciits.

1S9

Deinde accipe verzinuni bulitum in vi- num ad medium et cum dicto vino im- pasta et incorpora dictos pulveres ad modum sapoi-is et pone in vaso vitrio cum parvo igne ut siccetur et in unam massam reducetur, et leva ab igne et dimiete stare per 7'" dies et invenies ma- theriam in modum paste bene colora- tam , et tao, aut forma, quod vis ad li- bitum.

Ad /atiendum balasoios.

Aecipe lapidem cristalli puri et ha- beas unam palectam ferri concavam et ea miete lapidem et fac subtus ignem bonum. Et cum fuerit ignita tota pa- lecta cum lapide intus, habeas claram et frigidam aquam surgentem et proice unam guttam super dictum lapidem; postea suaviler repone ad ignem, et habeas sanguinem draconis finum, pul- verizatum subtiliter, et fatias ex eo u- nam maxam et unge lapidem et remite ad ignem ut palecta veniat rubea cum parvo igne. Deinde elleva ab igne et permite frigidari insta ignem; et cum

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fuerit quasi frigida, frica eam cum pet- tia panni lini accerrimi et bene erit facta.

Ad fatiendum pulcras perlas tamquam vere et laudabilis coloris in apa- rentia.

Habeas lapides pisscium de capiti- bus , pulverizatos suctiliter et incorpora cum albumine ovi, ut pasta. Forma po- stea et fac ut sit bene rotunda. Post perfora cum seta porci, per quod fora- men pone setam equi et dimite ut ad solem siccentur. Demum coque eas in lacte recenti et dimicte fridare in loco sine vento et pulverem, donec in du- ritiem convertantur.

Ad fatiendum margarita^ sive perlas tamquam naturales et optim,af! et veras, sine dubio.

Summe mater perle, sive perlas minutissimas aut lucidum illud quod est in conchiliis perlarum et pulveriza subtilissime _ et de eo pulvere acipe

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liartt's dnas et i)arteiìi 1 albissiiiiam gumainraliicam pulverizatam et misce cum aqua roris. Demum informa optinie et desieca ad humbram et ante quam niultum indurescant, perfora cum seta porcina et dimite fortiter durescere. Postca poli piane cum quo poliunt au- rifices lapides. Postea acipe tasum al- bissimum et lac fìci et pone in eo lacte dictum tasum pulverizatum e dimicte ad^serenum in vasculo mundo et disol- vetur. Postea miete perlas tuas in seta caballi, aut in filo, et calefac bene eas ad ignem ; postea merge eas in tali di- solulione et eleva et dimitte sicari. De- mum, iterum calefac dictam disolutio- nem et sumerge et desica et sic landiu reitera, donec habeas perlas luccidissi- mas. Deinde sepelias eas in furfure or- deatio per duas horas et frica optime cum panno. Et quidam Ispanus dixit mihi ut eas in succo limonum solverem novem recottam et siccetur et cumglu- tinetur cum glutine limatij et sint sicut pasta et formentur. Postea accipe fru- stum carnis veteri et marce, tauri, et (|i\ i,].. fiiwfiirn et faota fnvfa in rni-ne.

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colloca pei'las in singulis foveis et rei- imge carnes et liga perfecte ne vaporet l'unium perlarum et in fumo bene assa et sint bone ad comedendum et erimt bone et perfecte. Sed si forte erunt ni- mis aduste, da comedere columbo per diem, vel plus et erunt lucidissime.

Ad fatiendum perlas grossas de nd- nutis.

Tere parvas margaritas in mortario brunzi subtiliter. Bemum accipe citosi- tatem citrorum et distilla per fìltrum et de urina .et de aqua tasi quantum est tertia pars aque citri et impasta dictum pulverem cum hac aqua ita quod deveniat sicut pasta et dimicte per tres dies ad solem. Postea cunglutina dili- genter et depone super vitruni et forma margaritas ad libitum cum oleo mu- scellino. Postea perfora cum porcina seta, per quod foramen pone setam equinam et dimite ad solem donec si- centur. Demum pone in ventre piscis bucefalli , eiectis interioribus , et sue , sive cuscias ventrem, et fac inde pa-

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stillnm et coque et exerge et invenies lapides duros : et friea eas cum l'urlare ordei In panno, fortiter. Demum da eol- lumbo, ve] ^allo, eomedere per dieni 1 vel amplius, sicut videtur, et iterum IVica cum furl'ure ut prius. et erunt lu- cidissime.

Ad tnaryaritas , sive perlas, clarifi^

Cd ìXihis.

Accipe perlas et lava fortiter in a- qua limpidissima, in panno mundissimo, et tune acipe saponem ultramarinum et disolve in aqua et lava ut supra.

Ad fatieìidum smira Igdum de cristallo.

Habeas cristallum et miete in alu- mine perdies duodecim, postea coque in viride ere et erit smiraldius nobilis in aparentia ut esset finum. Et sic po- teris habere zafirrum et omnes lapides pretiosos. Secundum colorem quod vis, miete cristallum et fac in supra dicto modo et habebis omnes lapides pretiosos contrafaetos.

194 -

Ad fatiendum crisoUtum de cristallo,

Tolle cristallum et miete in alumine per 25 dies. Demum coque in auripiu- mento et apparebit crisolitum.

Ad fatiendum ambra.

Accipe cinerem fecie et fac lisci- vium eum aceto albo fortissimo 3. De- inde fac eum buUire per medium ut revertatur et iterum cola per dictuni cinerem et fac eum quiescere ut sit bene clarum. Demum acipe ovorum, vi- tella prò rubeis et albumina prò albis, et perente bene et permitte per 3 dies ad solem quiescere, donec fiant pudride. Deinde tolle dictum acetum eum dictis ovis in uno vase vitrio et pone ad ignem et fac bullire, et per omni ovo mitte % aque vite et mellis ana et croci stemperati 3. 1, mirre 3. 5, gum- me ceresarum 3.5. Stringentur ea, et omnia sic preparata fac bullire per u- nam horam et miete frigidari et forma ambra ad libitum tuum et fora eam

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rum porcina seta et postea un|,^^ ea Clini olio semini lini. Demuni, quando sint siece , iin^^e ea eum liquida vernice et permitte sicare et erunt pulcheiriine.

.1'/ ambra fatiendum.

Tolle albumina ovorum gallinarum et cum spunj^ia tantum perdi ute ne aliqua spuma appareat, et mite ali- quantulum aluminis rocci et colofonie optime pulverizati , gume cerese, et per [«innum cola et pone in ampulla bene clausa et lutata, et pone in olla aque piena et lac bulire per unam horam. Demum pone ad refrigidare ad serenum ut siccetur: postea involve in panno li- neo et pone sub lìmo per 3 dies. Postea erit liquida qua poteris ducere in ma- num, et forma ambra et qnicquid vis aliud et cum formabis ea, unge tuas manus comuni oleo et foi-a ea et pone ad siccandum et erunt facte.

Ad idem.

Habeas album ovorum ruptum in modiini ad loniperundum cenabrium el

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miete in ampulla ut impleatur et in aceto accerrimo fac bulire donec con- gelatur. Demum frange ampulla et for- ma ambra.

Super eodem.

Piglia arsenico cristallino, alumi de roccho bene pisto, ana, e distempera queste cose cum chiara d' ova rucpta bene. Poi mecte queste cose in uno budello de castrone bene necto e fa bullire tanto che diventa sodo. E quando el vorai adoparare e indolcirlo, fa bu- lire lo dicto budello cum aceto bianco, poi forma li ambra a tuo piacere. Se tu le voi fare gialli, mistace del zafa- rami e remista bene insiemi in polvere, poi lo cola cum panno de lino e cocilo comò è dicto di sopra. E se le voi ros- sce, mista cum la chiara del cinabrio, cum li sandoli in polvere e fa come è di sopra dicto. E se le voi verde, tolli verde ramo e mista cum chiara e fa corno di sopra. E se le volesce azurre, tolli azurro e fa per lo modo sopra dicto.

l'.'T

Ad iflfim ut supra.

Abeas ovuiuiu clara purificata et coagula lento igne et l'ac ambra. Postea dimite ipsam sicare ad solem et poteris tacere de quolibet colore vis colorare ; pone intus colorem. Secundum formam rotundam debet coagulari.

Ad calcinandum cristallum.

Capias pecios cristalli parvos ut ca- stanea et ipsos bene lava et desica. Demum pone in igne reverberationis donec rubiscentur, postea proice in a- qua frigida et ita fac 4 vel 5 vicibus , deinde pista quia calcinatum est. Et idem modo calcinabitur smiriglium.

Ad fìocandum cristallum.

Tolle cristallum et calefatias eum valde fortiter et proice in aqua frigida et ipse frange et reduc in pulverem; et, eo pulverizato, recipe de ipso par-

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Ics 5 et partem 1 de tartaro calcinato et partem 1 de sale alcali et funde insimul donec tartarum et sai alcali consunientur ; et ibi colora ipsum de quo collore vis colorare, si placet, et fac de ipso opus tuum.

Ad fntienduni cristalluin contrafactum.

Habeas album triginta ovorum et 2. 2 salis comunis et bene spumatum. Pone in ampullam ut bulliant donec reducatur ad tertiuni et iterum replea- tur ampulla et in ea ponatur 2. ij , et iterum buliatur ut desicentur et pone ad refrigerandum et forma quic vis. Cum oleo erunt ambra et sine oleo a- parebit cristallum.

Ad molifìcandum cristallum.

Accipe aluminis roci et tere bene super marmorem cum fortissimo aceto. Deinde pone in vase vitriato et fac bu- lire donec desicetur. Hoc facto extrae et iterum tere et sic fac vicibus 5. Po- stea pone in ampulla vitriata sub fimo, donec solveatur. Deinde aqua que su-

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pernatet proiciatur et tane pol^ris dare collorem cristallo et formare quicquid vis.

Id fatiendum lapides pretiosos cantra- fnctos de n'istallo.

Abbeas aluminis rocce, aluminis zu- carini, vitrioli romani, salis copertiim, o)ia, et tere l)ene simili et pone in u- rina colata et clara et diluito ut disol- vatur et poteris colorare cristallum. Pro zafirro pone azurriim, prò smiralgdo IK)ne viride es, prò rubino cinaprium, prò balasoio bi-asilem sive strupio, prò iacinto celeste pater azurri, prò ama- Btito exoricella et sic poteris habere omnes lapides ponendo colorem. Me- mento tamen quod cristallus et colores debent resolvi ad modum coloris et mi- scere et congelare; deinde bulliant in modum lapidum.

A mollificare el cristallo per modo che j)orai improntare e tagliare come cera.

Recipe et cristallo fino e metilo a molle in sangue d' agnello o de vitello

200

quando se amaza, e poco starà che sera morbido. E corno sera freddo, retornarà duro e lustro come prima.

Questa è una opera acuita fdosoficale, ciò è fare coralli grossi de limicoli, in questo modo.

Accipe quella quantità che tu voi de li coralli picoli e pistali tanto e pol- verizali tanto subtilmente che paiano essere senza tatto. De poi tolli el sugo de li limoni che sia ben depurgato in questa forma. Tolli lo sugo e prima lo distilla per uno panno de lana grosso, e questo fa 3 o 4 volte. Poi lo distilla per filtro tanto che sia bene chiaro, poi impasta cum lo dicto sugo la predita polvere in uno vaso de vetrio, e comò sono bene incorporate' e imbeverate de vantagio, fa che ce sia tanto sugo che avanze sopra a la dita polvere doi o tre deta. De poi tu vederai che produrà di sopra una certa graseza o licore grosso. Piglialo e pollo da parte in uno vaso neto, poi tolli le polvere e lassale secare tanto che tornano dure ad modo

d" uiiii j»a.>ia uno poco durelta, de la quale pa^ta forma li coralli grossi, o forma vasi, o imagine, o cavalli, o fi- gure, o branchi de coralli, o quello che te piace, e ix)lle in loco dove non sia polvere, furai , vento, sole e lassa alquanto secare: ma prima che siano fornite de secare, ungile cum quella graseza o licore che reservasti, de poi lassale seccar bene in tucto e bavera opera polita e bella e vera e de bono guadagno.

A ftirr ri'rniri' liijipiida hoitfi.

Ahvvi libro doi d'olio comuno et doi libre de semi de lino fresca e fa bullire insiemi in una pignatta vitriata tanto che calla per mità. Poi la mecte in uno altro vaso vitriato, comò uno pignato, poi havvi uno tre pei e diso- pra vi mecte la dieta pignatta e falli de socto el foco chiaro. E comò comenza a bullire, e tu ce pone 30 o quaranta spighi de alglio mondato e ben alanato sutili, poi ce pone uno poco de alumi de rocljo a discretione e lassa bulire e

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cociare. E se voi sapere quando è ben cocta, tolli una penna de gallina e ba- gnala in la dieta cocitura. Se la. penna viene pellata e cocta , é facta ; e levala dal foco e nante che se fredda mectice una libra de vernice da scrivare, ben pista, a poco per volta, e sempre vieni mistando intorno cum uno bastone. Poi, quando sera quasi fredda, e tu la cola cum una stamegna; poi quando sera fredda, mectice sei o 8 albuma d'ova ben dibatuti e chiara, comò se fa per lo cinabrio, e mista bene. Poi la mecti uno al sole e mistala ad omne bora e serbala al fresco e starà bene.

A fare cmahrio.

Abbi argento vivo e doi parte de solpho bianco o giallo, e incorporalo, lo solpho, ben trito, cum l'argento e pollo in una boccia lutata de luto de sapien- tia e lassa sciutare. Poi la pone nel fornello e falli foco ligiero e copre la boca del vaso cum una tegola e spesso lo scopre e ricopre. Quando tu vedi vu- scii'e el fumo giallo, sera apresso die

5n:ì _

liifiu, e la>>alu laiiiu .slaie e dalli lo foco che faccia lo fumi rosso, quasi pa- vonazo. Ahlora toli via lo foco e lassa fredare ed è facto fino cinabrio.

A fare de cento perle ima bel fa perla boìia de vantagio.

Tolli sugo de limoni i quali siano mezanamente maturi e mectilo in una sculella vitriata e distillalo per lingua buina e fa che non vi possa andare polve, fumi , altra bructura. Poi pone lo dicto sugo in uno vaso de ve- trio, corno è una tazza, poi medi in lo dicto sugo quanti perii che tu voli e siando le diete perle ben necte da omne loto e sallaveza, e lassale stare ben coverte per spatio die siano bene mollificate. Da poi le remove dal sugo e lavale bene cum aqua chiara, bene scrillente, per modo che non remangha nisciuna verdeza a le perle. Poi le^im- pasta cum aqua de lumache, la quale se fa in questo modo. Tolli le lumache e mciiidale bene e mectili in una scu- lella vitriata. Poi li pone suso uno poco

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de sale ben trito a ciò depurga omne baviglia; poi li pone suso uno altro poco de sale armoniaco e lassale stare cusì per uno di e una nocte e poi le pone a stillare per lambico; e de que- sta aqua usarai a la tua opera. Poi babbi doi peze de vetrio ben polite in cescheduna palma de le mano e cum li dicti peze de vetrio le ritonda dex- tramente , o vo' fare una o doi o 3 perle o quanto voli. E quando le diete perle scranno ben retonde , mectile in una seta de porcbo ben necta e forale prima cum uno filo de argento o cum una seta de cavallo longha, e mecte queste perle in meze de doi scudelle de vetrio suspese suso in la dieta se- tuia de cavallo , per tal modo che le diete perle stiano in mezo de le diete doi scudelle in aiere, suso in le diete sete, che le diete perle non tochano in nisciuna parte e le diete scudelle siano bene serate insiemi. Poi le pone al sole a seccare , e quando scranno duri , tu le pone suso de la polve de lo smiri- glio cum uno canavaccio. Poi toUi se- mola d' orzo e mista cum le diete perle

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e polvere, e sfrega de novo molto bene cum lo dicto canavaccio e scranno lu- stre e belle.

Ad fatiendum zaffirrum et ipsum afi- nando et coloramìo.

Accipe cristallum vel lapidem tran- sparentem et quod vis accipe et eos calefac fortiter. Demum estingue in aqua frigida pluribus vicibus , postea pistentur. Deinde tolle totidem de sale alcheli et insimul funde et postea pone in furnum et adde secum parum de zaffirro. Et si vis quod fiet viridis, adde parum de mineo. Et nota de callamita femina aliquis dicit quod facit rubeum transparentem. Et scias quod dicti la- pides inveniuntur in montagna Sancti Berardi et sunt perfecti et boni et cri- stallini tamquam de propria minerà.

A fare collare d'oro.

ToUi ranno e ocria, ana, e macina cum oleo de semi de lino. Poi ce mista uno poco de verde ramo e de nero e

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macina insiemi. Poi lo pone in uno pignatino al foco, e quando cominza a bolire, levalo dal foco e lavoralo dove voi e sera in collor d'oro.

A porifìcare el zafìrro.

Ahvve el zafirro e lavalo cum lo sale e aceto e poi lo tieni a mollo nello aceto forte per 6 , e omne di li muta l'aceto, e tanto fa chuscì che lo loto o scista vada via ed è facto fino.

A fare vetrio rosso.

Tolti libra 1 de ramo e fundilo, e quando è fuso mectice once 4 de piombo e lassalo bene incorporare e bufalo in r aqua fredda e vira minuto comò gra- nelli de grano. Poi lo trita più, se poi; poscia lo mecte nel vetrio e vira ve- trio rosso da fare patrenostrl e altre lavore. Item, nota, la limatura del ramo messa nel vetrio, fa rosso, ma vole poco foco ; e lo simili fa lo minio e la biacha.

.1 mocter oro in vrtrio.

Tolli veliche de veUiu subtilissimi, che sieno de vetrio cristallino, polite e necte e cocto quanto più poi, e rom- pilo corno a te piace e nietivi suso l'oro vero. E che frate (xioahnne me dis.se, per apiccare bene 1' oro al vetrio se voleva torre aqua de borace, quella borace ali- sandrina che adoperano li orifici, e cum quella apicare l'oro in su lo vetrio, la quale aqua lo fa apichare bene. ?] quando hay apicato el dicto oro in su lo vetrio bianco, polo in su la bocha de la for- nace, cioè dove stay a lavorare, in facta forma che se scalde. Poi babbi cura , comò è seccho : poi debbta el tuo vetrio aparichiato nella fornace in su lo quale voi mectere l' oro. Nel quale vetro vole essere miscelato crocum ferri subtilissimo de archimista; e questo vi vole essere dentro a ciò che facia lo lecto a r oro che parerà piii collorito. Poi cava de la forma , cioè quella quan- tità de vetrio che voi e scaldala in su lo marino dovo lavorc i Iticliici'o o fa

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presto. Poi la piglia cum lo ferro che piglio li bichiere e pone suso la peza dove è l'oro e pone l'oro a la parte de socto, cioè fa che sia atramendoi queste vetrie, poi le pone ne la fornace a stendare cum uno altro ferro e stende quella peza de l' oro si che sia ben stesa e ben apiccata. Cavela fora e me- tila di sopra a fredare dove mecti li altri vetri , poi l' adopera al tuo lavoro come te pare.

A dipengiare li vetrij cum li smalti de omne collare che tu voli, corno sono tazze 0 altre lavore de vetrio.

Tolli i smalte che tu voli adoperare e fa che sieno ben tenere e corrente, e pistali in su lo marmo o porfido nel modo che fanno li orifìci. Poi lo lava e pollo nel tuo vetro nello modo che lo voi porre; poi lo lassa ben seccare. Poi lo pone in su l' orlo della camera dove se freddano li bichieri, dal lato dove se cavano i vase frede e a poco a poco lo spigni ne la camera , verso lo foco eh' escie da la fornace ; e babbi

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cura che non li metesci troppo presto a ciò per tropo caldo non scopiassce. Poi che vede che è ben caldo, tolo con lo pontello e apiccalo al pontello e pollo a la bocha de la fornace e a poco a poco li el caldo metendolo dentro. E quando tu vedi che i smalte lucano e che sonno ben stesi e apicati , cavali fora e pone a fredare nella camera, ed è facto.

.1 fare vetrio incarnato.

Accipe libre cento de vetrio bianco e metilo a cociare nella fornace; poi toUi libre octo de maganese pisto, de quello arso; poi tolli libre 8 de sale alchali e mistica cum lo dicto maganese e mect^ le diete cose in uno testo nella caldara ad imbiancare per uno di e mi- staio bene cum uno (1) ferro poi ca- valo fora e pistalo e fanne polvere. Poi

(1) Qui fu tagliatii una carU della quale rimane il margine interno Ma al tt-sto non manca nulla e la mancanza della carta ^ anteriore o c<^nt«mporanea alla copia. Infatti nel marcine ch« rimane, si legrge - ro- cat - della stessa mauo che sciidse tutto il libro.

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loi 3 libre de questa materia e mecte sul vetrio , cioè in x libre de vetrio, e mista bene cum lo ferro e lassalo afì- nare. E se fusse troppo scuro, metivi dentro vetrio bianco; e se fusse troppo chiaro, agiongivi de la dieta matheria e sera bono e perfecto.

A fare vetrio giallo per patrenostre o ambre.

Tolli piombo libre 1 , stagno libre doi e fundi e calcina e fa vetrio per patrenostre.

A fare zallolìno da dipcyigiare.

Havve libre doi de questo stagno e piombo calcinato e doi libre de questo vetrio da patrenostri e doi libre etiam de minio e meza libra de rena de Val d'Arno sotilmente pista e mecti in for- nace e fa affinare e sera perfecto.

Jncipiunt collores musaici. Et primo ad fatiendum niateriaìn musicarum.

Accipe plumbum et stagnum, ana, lib. 1, et funde insimul et calcina cum

sale coninìuni (|Uous(|iio t'norii lotum jMilverizatuin ad fiirnuni reverboratio- nis. Post funde. Cui adiun^e pondus 8ui tartari crudi et pulveriza et iterum jiìisce de sale comuni et pone in turno reverberationis per diem natui-alem. Postea lava idem sai eum aqua com- muni callida, post redde aliud sai et iterum calcina ut prius, et sic fac tam- diu quod sit calx alba. De quo accipe lib. 1 , de vitro albo lib. 7 , et onc. 1 ossum calcinatum, et omnia insimul misce et pone in patella vitri et fac lundere e stet ita fusum in fusione per tres dies et cum virj^a ferrea vide si sit bene de<jrestum et comistum et erit musaicum, seu vitrum album intus et t?xtra, quo poteris comjwnere omnes alios colores vitreos in tali forma. In octo libris supra diete matherie pone onciam 1 zattirri pulverizati et misce bene simul cum vir^rha ferrea et cum fuerit bene fusum, proba cum modico si fuerit in colloro azurri; quod si non esset, adde modicum de zfitiirro et stet in fusione quo uscjue habeat Itonum collurt'm. Po-Jicji |>i-(tico (>i (M"it in (ni'iiia

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quo volueris. Custode autem a vento quando proicis.

Alius modus musaici.

Tolle cristallum libram 1 et pone ad ignem , et cum fuerit ignitum proice in aquam ardentem in qua sit desolu- tum pulvere aluminis rocci, et ita ex- tingue 6 vicibus. Post, pulveriza super porfidum et misce cum eo ter tantum de cerusa pulverizata et pone in olla ut sit semipiena et coperi et luta et pone ubi decoquitur soda, et ibi stet tantum sicut soda. Et cum infrigidatum fuerit , invenies materiam tuam, prepa- rata ad recipiendum omnes coUores quos volueris.

Ad faciendum, m^usaicum croceum in colore auri.

Capias de dieta matheria preparata et pone cum ipsa onciam 1 croci ferri et misce cum ea 8 libris de dieta ma- teria preparata et alba, et stet quous- que sit in collore auri. Si non fuerit,

adde adhuc de dicto crocho ferri et certe fiet ut aurum.

Si autem volueris facere musaycum riibenm, pone in dieta materia alba onciam 1 alcucu, 1 es ustum in octo libris diete materie et fiet rubeum. Si autem volueris facere musaycum ni- grum, funde unciam 1 (1) Martis et unciam Jovis et proice desuper sul- phur pulverizatum et fiet nigrum valde bonum.

Ad fatiendmn musaicum rvheum.

Accipe partes 3 de dieta materia alba et partes 1 calcis letitie, 1 solis, et partem 1 cineris brasilii et partes tres salis gemme pulverizati et misce omnia simul multum bene super por- fidum et pone fusioni in una patella vitri in fumo vitri et stet per 4 vel 6 horas. Demum extrahe et habebis ru- beum musaicum.

(1) Qui, e accanto al ^tri* della linea seguent*', sono i spgni astroUgici e alchimistici dei due pianiti e metalli. Segni che non trovandcsi più nelle moderne tlp(graflt'; si ouimettono.

Ad fatiendmn niusaicum rosatum.

Tolle partes 3 de dieta materia et partes 5 calcis letitie, 1 solis et partes 2 cineris pencholimi, 1 es ustum et calcinatum et partes 3 salis gemme et pulveriza omnia simul et l'ac ut supra fecisti.

Ad fatiendum niusaicum granatum.

Habeas 3 partes diete materie et partem 1 calcis solis, 1 auri et partem mediam de maneriaci et partes 1 salis gemine et fiat ut supra.

Ad fatiendmn musaicuni azurrum.

Tolle partes 3 diete materie et par- tes 2 cum dimidia azurri ultramarini et partes 3 salis gemme et fiet.

Ad. fatiendum musaicum viridem.

Capias partes 3 materie diete et partes duas cum duabus oncis magis

calcis Martis et partes 3 salis gemme

ot lìot.

Ad fatiendum crisofitum , idest vitrum rdìlornfiiiii in collore ov.ri. videlicet:

'l'olle de liictii inaleria puries 5, Sa- turni arsi partes x, salis jjremme par- tes X et pone omnia insimul in turno ])er 5 horas et fiet.

^•%^^^'%^-%^

IXCIPIUNT DIVERSI COLLORES QUIBIS VA- SARIJ UTUNTUR PRO VASORUM PUL- ( KITUDINE, PER ORDINEM DICENDUM. Ph' PRIMO;

A fare bianco fino de marzachotto.

Accipe libre iiij de stagno cocto, o stagno calcinato, e libre ij de marza- chotto e libre ij de petra e once iij de termgietta, ed è provata per dipengiar vase.

A fare biancho el vaso cocto senza di- pentura, se tu voi che lo dicto vaso sia biancho e necto.

Habeas libre cento de terragietta macinata sutilmente cum aqua e cum libre vinti de Jove spolverizato: e ma-

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Cina tucto insiemi, poi mecti cum aqua liquida e larà bianche.

A fare biancho de vetrio.

Tolli libre 5 de stagno e libre 3 de petra fucara de la Mersa e libre ij de bono vetrio. E se lo voi corregiare che sia più bello, tolli una libra meno de la dieta petra.

A fare bianco per mectare azurro.

Ahvve libre 8 de marzachotto e li- bre 5 de petra e libre 4 de stagno.

A fare biancho per azurro.

Piglia libre 5 de vetrio biancho e libre 3 de petra e 4 libre de stagno.

A fare biancho per azurro.

Tolli libre ij de marzachotto, una libra de petra, una libra e mezo de stagno.

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.1 fare biancho.

Havvi libre 6 de sta{?no, libre 3 de petra, libre 4 de marzachotto.

A fare biancho per azurro sutili spia- mito.

Recipe nella pila libre 4 de marza- cbotto, libre 2 de petra, libre 3 de

stajriK».

.1 fare biancho per dipengiare certe (oUore divisati corno te pare.

Ahvve libre 6 de marzachotto, libre 9 de stagno, e libre 3 de petra.

A fare biancho per tnetare azurro spianato.

Tulli libre G ile .stagno calcinatoi, libre 3 de petra e libre 4 de marza-

eliortii.

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A fare biancho.

Piglia libre 6 de marzachotto, libre 8 de petra e libre 9 de stagno fornito.

A fare Manco per azurro.

Tolli libre xij de marzacbotto e li- bre xij de petra , e libre xiij de stagno facto.

A fare biancho per azurro relevato.

Ahvve libre xx de stagno, libre x de marzachotto e libre xij de petra.

A fare biancho per azurro relevato.

Havve libre 5 de marzachotto fino, libre 6 de stagno cum piombo e libre 4 de petra.

Ad affinare i bianchi duri a focho.

Reccipe libre 6 de taso cocto e once 1 de manghanese.

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.1 fare giallo el vaso.

Tolli solo la terragietta liquida e sera zallo, e guarda che la terra non tenga de ramo che lo farebbe verdeg- giare.

A far giall'i da rltriuro (loniro.

Ahvve libre 6 de terragietta e dot libre de petra de la versa (Aversa?) e doi libre de tufo de quello de Civi- teUa (l).

A fare verde el vaso.

Piglia loppe de le rame e macinale subtili e farai verde bello.

A fare verde per invetriare.

Tolli libre xij de terragietta e libre 6 de petra e libre 1 e un oncia de ramina.

(1) Qaale CÌTÌtella? In Italia si contano 25 co- roani o frazioni di cornane di qoedto nome.

OO'i

A fare verde de vantaggio.

Tolli libre 4 de stagno, libre 2 de marzacliotto, libre 2 de petra e once 4 de ramina.

A rnecter azurro a perielio.

Ahvve libre 1 de marzachotto, once 1 de zatfirro, once 3 de petra, e se non fundcisse , vi mete uno quarto de stagno venitiano.

Ad idem. A fare az.iirro per mectare a penello.

Havve libre x de marzachotto, libre doi de petra, libre 1 de azurro, once 1 de smalto e se non fundesse, mectivi once 1 più de smalto.

Azurro per operare a perielio.

Tolli once 4 de marzachotto, once 1 de petra e tre quarti de azurro.

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A:i(rro da pene fio.

Capias librai! XII de marziinhotto, libre 4 de petra, libre I de azuro e una oncia de smalto fornito.

A fare azurro rplecato a modo fìo- n'ììtiiìo.

Piglia libre xij de marzacboto, libre 1 de petra, once 1 de smalto e una li- i>ra de azurro.

Mecti ne la pila per lo bianco li- bre 5 de stagno scharso, libre 4 de marzachotto, libre ò de petra.

Per mertnre a pene//o.

Avve libre 1 de marzachotto, once 1 de azurro, doi o tre once de petra, meza oncia de sai gemmo.

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A fare azurro relevato per rnectare a penello.

Tolli libre 7 de marzachotto, once 18 de petra , once 6 de azurro, once 3 de smalto azurrino.

A fare azurro violato.

Avve libre 4 de marzachotto, libre 1 de petra, libre 1 de azurro, once 1 de manghanese; e se non fusse tanto vio- lato, metivi meza oncia più de man- ganese.

A fare colloide de azurrino bono.

Havve 18 once de ahetta, once 12 de petra, once 1 di azurro fino.

A fare azurro suhtili spianato.

Tolli once 18 de stagno, once 6 de azurro e sei once de marzachotto.

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.1 COCttirC, 'i/r\-/ i;//r/,i/l)'/\ attillilo O

piombo.

Pif^lia libre C de piombo e libre 25 de staj^^no e medilo in Ibrnello de re- verberationo.

Tcrrn per ('ociarr vasi rodi.

Tolli lil>re 2 de terra secelia lavo- i-ata e libre 3 de peira macinata pro- vata.

A fare collore da cUpengiar vasp, come vose damasco o de ìnayollica.

Ahvve once 2 de petra focara , once 1 de piombo, once 2 de crocho de Mar- te, idest crocho de ferro; e vole foco temperato ; e once 3 de marzachotto ben purgato.

A fnrP nztirro da jii-iìcfìo.

Tolli libre xij do marzachouo, li- bre 1 de azurro, lilire doi de petra e lUKJ quarto de smalto vermifi^lio.

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A fare zallo bello per minij o altro.

Recipe doi anconitani de fino ariento e medili in uno crugiolo e mettili a fondare e fa fuoco a vento. Poi, comò sono fusi , metice solfaro giallo ben pi- ste, e mista bene insieme ; e quando è brusciato el dicto solfaro, aragiongivini più , e cusi fa tanto che el dicto ariento sia ben corupto. Poi cava la matheria del crugiolo e gietala in canale de fer- ro; e quando è fredda e tu la pista, poi la macina in su lo porfido. Se non se macinasse bene, ciò è che non fusse tanto brusciata, iterum lo ritorna al foco in lo dicto modo, e tanto fa così che tu lo possi macinare subtilissima- mente. Poi che è ben macinato la dieta materia cum 1' aqua chiara, folli ocria francese e pistala e polla in su una pa- lecta de ferro e fa che sia tanta che arivi a tre once e sei donai , o vero denarati, o derate de sale communo arso, e mista insiemi e scalda la dieta terra in suso lo ferro cum lo sale arso per infino a tanto che tome rossa. Poi la

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macina cum lo dicto arienlo in una piastra de octone, o voi in uno bacili piano de olone , cum Y aqua chiara quanto più subtili poi. Lassa siucare, e quando lu voi adoperare, distenipralo cum aqua gomata e adoprala dovi te piace e haverai bello giallo per dipen- giare e fiorire in nero, bianco, azurro, e in verde, e doi voi, altrove.

A fare aqua da disolcare perle ecc.

Recipe sale armoniaco libre doi et distillalo per lambicum et reduc in a- quam et eam serva in ampullam tura- tam et pone in dieta aqua perlas et convertuntur in aquam etc. Hec est aqua disolutionis margaritarum etc.

.1 l'ili' p'*rf'^ luitìirnli o quasi.

Recipe perle e pistali subtilmente , poi le pone in la sopradicta aqua a di- solverle et pone a zelare la dieta aqua cum le perle solute in la cenere calda. E quando l'aqua è quasi andata via e le perle remangano nel fondo del vaso,

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et tu lo cava fora et ponli in albumi d'ovo ben dibatuta conio per cinabrio, et intridi le diete perle cum la dieta chiara ad modo de pasta bene incorpo- rata; et habi le forme et fanne perle et lassale secchare et falli forare et poi le pone a bollire in olio de seme de lino et poi le toglie et caciaie in lo gozo ad uno picioni per 5 bore et rin- chiudi el picione in loco che lo possee bavere et poi cavali et stropiciali in lo remolo et poi in lo panno de lino. Et in loco de le perle, anco se ce pone la matre perle è bona , et farai perle belle etc.

Item, le forme de fare diete perle veglino essere d'argento Ano et dorate ad modo de quelle de ciaravotana, ma piccolini. Et anco ce sono multi che le fanno forate ació possine poi mectare una seta de porco per mezo el bucio, a ciò siano piti facili a forare, etc.

A fare stiicho pei' fare coralli can- tra facti.

Recipe corno bianco de bo e rom- pilo et mectilo a mollo in ranno forti

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por spatio (le XV di, \m lo fa bollire al foco tanto che torni molle ad modo de colla et per modo che se colarà cum panno de lino o stiimejrna. Et collato che sera, tolli cinabrio subtilissimo et ben macinato de vantajrio et incorpora cum la dieta colatura ad modo de pa- sta et fauni paternostri cum le forme, corno le perle de sopra , et poi li fa bollire in olio de semi de lino et las- sale seccare. Et se tu radesti el corno sopradicto cum uno vetrio, et poi lo meetesti a molle in lo modo sopradicto, et moUifìcarasse in modo che lo colarai più facilmente, et fa comò de sopra et haverai coralli contrafacti et belli etc.

A fare collore d'oro per pegnare vose de terra, prima vitriati.

Recipe argento puro calcinato et abrusciato cum alume de arsenico, sol- phoro, parte tre de calcina, gusce de ova parte una, tucta cum chiara d'ova. Mestica cum sugo de cilidonia e distem- pera cum gomarablco et pigne li vase inante che se cocano.

Incipit distintio opctavi cap. de tin- tis ad tixgendum pannum , setam et pellem ix camussium et multa

ALIA. Et DE CAMUSIJS FIENDIS PER MULTOS ET DIVERSOS MODOS. Et PRIMO AD TINGEXDUM CAMUSSIUM.

A tegnare caprecte in verzino.

Reccipe li caprecte e lavali e pre- mili bene cum le mane, tanto che sia bastevole. Poi tolli once nove de ver- zino ben pisto et metilo in vintiquattro bocali d' aqua comuna e 1 bocali d'aqua de calcina viva: la quale calcina se vole spengiare cum uno poco de liscia de cenerà de vite, cioè mezo bichiere de quella liscia; e quando lo vede che conienza a lumare, e tu ce mecti tre bocali d' aqua de calcina e mecti nel

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dicto verzino e lassa bulire tanto che manche el terzo. Poi lo cola e tolli li caprecte e stendili tucti, uno sopra al altro; poi tolli once quatro de alumi de rodio cum quatro bocali d' aqua e metti lo alumi a disfare in dieta aqua al foco , e corno l' aqua è diminuita tanto che sia tepida , e tu ne de questa aqua a le pelle cum uno penello da tucti doi li late de la pelle, una volta , ligiermente. Poi le pone a sciu- gare a 1' ombra tanto che se scingano per mità; poi tolli el dicto verzino e fallo bulire per uno quarto de bora, poi lo leva dal foco e tolli once 1 de fingreco e once 1 de semi de lino pi- sto bene insiemi e metilo in nel aqua del verzino, e lassa refredare che ven- gna tepida , poi ne a le pelle doi o tre volte per pelle e omne volta le lassa sciugare che siano pastose a la mano e non siano sedie in tucto. Poi le mecte a la storta e a la stroppa. E se più le voi piene de collore, quanto più li darai la tinta,, tanto veranno più cupi e mectile a sciugare al vento o al aiere dove non habiano sole e me-

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c'tilt* a La stroppa e fallo morbide, E anche chi volesse più pieno collore, tolli uno torlo d' ovo e mectilo in que- sta a<iua de verzino e stempera insiemi e mectilo per maestra in nella tenta e V iranno beletissime.

A tegnare caprecte in vermiglw.

Tolli pelle de caprette alumate e lavale bene, tanto che n' escha lo ala- mi, e per omne dosina de pelle tolli X once de verzino pisto o raspato cum raspa e pollo al fuoco cum quella aqua che te pare che sia bastevile per le pelle. Ma il consueto è questo, che per omne oncia de verzino vole tre bocali d' acqua : e lassalo tanto bulire che el verzino diventi quasi negro. Ahlofa le- valo dal foco e lassalo posare per una nocte e la matina aparerà uno certo panno, e quello levalo via ligiermente perchè faria macinare la pelle. Poi tolli ima catinella e motivi una parte de questa tinta e metila da parte; poi tolli r altra mità e metivi dentro a bagnare lo pelle a una a una : poi le concia

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bene cum mano , cioè remmanale e spremile bene cum le mano, poi le cava fora e medile in su una corda a sciuttare a l'ombria, senza vento e sole, e quando scranno apresso che scinte, e tu le rimecte in questa medesima aqua , o 'in tinta , a una a una , comò prima, e cavale legiermente e non le torcere, e polle a sciugara al modo de sopra: e quando sono apresso che scin- te, tu le rimena per mano molto bene. E per sua maestra, tolli doi once de alumi de leccia e metila in una pignata vitriata e fallo tanto bulire che calli per metà, o più. Poi tolli de questa aqua per sua maestra e poi quella pri- ma intenta che reserbasti e mistace uno poco de quella aqua maestra e mi- scola bene insiemi e fanni el saggio in su le mano. Se tu vede che non agia asai collore e tu vi ne gionge uno poco più , e guarda non vi ne mectisse troppo perchè te darla la tinta troppo cupa. E quando la tinta sera tepida, vieni bagnando le pelle cum una spo- gna da tucti doi li cante: poi le pone così sgociolante in su una corda a sciu-

^are senza vento e senza sole, perchè le faria incrudire troppo. E quando sonno apresso che sciutte, e tu le stende bene cum le mano e cum la stroppa, tanto che siano ben morbide. E questa è la migliore pratica e maestra che se facia per tegnare.

A tegnare montone in vermiglio da lo lato de la canie, per fare scajye.

Avve le pelle e lavale e storcile e rimenale molto bene a tre o quatro a- que ; poi toreele molto bene a la stroppa a ciò n'esca quella aqua bene. Poi babbi uno cavalecto e distendile molto bene cum una costa d" asino , non che taglie, e spremile bene; poi le stende in una corda e lassale sciugare uno poco, poi li la stroppa e poi le di- stende in la funa e lassale sciugare. E poi che è sciutte, e tu li la stroppa 0 la steccha , tante volte che sia bene sciucta, a ciò la tenta no'n passa la pelle. E per omne dozina de pelle de montone, toUi nove once de virzino ben trito e metilo al foco cum

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doi metadelle d' aqua per oncia de ver- zino e fallo tanto bolire che advenga per mità. Poi lo pone in uno vaso de terra vitriata e coprilo bene che non sfiate, poi lo cola e rimecte la feccia che rimane al foco cum dece metadelle d' aqua e fa bullire tanto che mancha più che la mittà. Poi comenza a tim- giare queste pelle cum questa ultima aqua de fecie e dalini due mano de questa ultima aqua e rimista le fecie e, da una volta e l'altra, lassale sciu- tare, e la terza volta tu li la stroppa e aprele bene. Poi che sonno ben aper- te, e tu li el primo collore questa terza volta e dalglini doi mane, e quando sono apresso che scinte, stropale ligier- mente cum mano/Poi, la quarta volta, tu vi ni mecte per dozina una meta- delia e uno terzarulo de ranno in lo collore per sua maestra, e alcuno ce metti , per far più lustrenti e più pieno el colore, doi torli d'ova; e quando sono scine te, e tu le tengne cum que- sta tenta che hai dato dentro la maestra. E quando sonno scinte, e tu le stroppa ligiermente e sono fatte.

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.1 teynare montoni in vermilglio dal canto del pelo per fare scarpe.

Abbi le pelle ben lavati e divolte (la la calcina. Poi tolli once (juatro de galla ben pista e l'alia Umto bolire che arentre per terzo. Poi la lassa devenire tepida e in questa aqua g'allata niecti le i)elle e storcile bene, poi ce la lassa stare per una nocte e poi le tira Cuora e polle a seiutare, e quando sonno a- presso che scinte e tu le stroppa e stecchale. Poi tolli una oncia d' al unii de rodio per pelle e fallo bulire in uno padelocto cum una bocalecta d' aqua : poi mecti le pelle a mollo in questa aqua aluinata e spremile e storcile bene si che n'esca via (jnella a([ua molto bene. E poi tolli de la calcina in petra, che non sia disciolta, e metila in una catinella e metive tanta a<iua che so- pravance uno deto e mista bene che se disolva tucta de vantagio, poi lassala riposare. E comò è ben riposata per una nocte, e tu li leva via uno certo solo o panno che la calcma produrà di

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sopra a l'aqua, poi tolli doi bocali d' aqna fresca e mectila in uno pade- lecto. E quando bolli e tu vi pone den- tro doi onci de verzino ben pisto e fallo bollire tanto che manchi la mitade e mectivi uno poco de gommarabico pisto e levalo dal foco; e corno è te- pido, e tu tolli le pelle e coscile de in- torno intorno per modo che lo lato de la carne vegna di fora, e lassa el collo scoscito e per quello collo scuscito vi metti la intenta e manegiala e rime- nala molto bene de vantagio in qua e in cum la intenta 4 o 6 volte, tanto che la intenta agiungha per tutte le pelle. E se tu vollesci lo collore più pieno, metivi per sua maestra, la de- rieta volta, uno torlo d' ovo ben sbatuto e metilo in la dieta intenta a poco^'a pocho, tanto che te paia che sia pieno ; poi lo mecte in la pelle e dalli bene de intorno de e di qua, remenando la dieta pelle. Poi che sono tente e tu le liscia in uno banco polito cum lo vetrio e sono facte.

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A tangere pelle de socnffo i,> rcrt/iiglio. Itone e belle.

Havvi le sellini e lavale bene cum r aequa chiara e lassale succare. Poi tolli once 3 de alami de rodio per ce- scuna scliina e fallo bollire; e quando è tepido, che sia ben disfacto, danni doi 0 tre mane per sehina. Poi tolli per omne schina libre 1 de galla ben pista e medila a bolire un poco e lassala refredare tanto che tu ce posse patere la mano. Poi mecti questa aqua gallata in una bigoncia e menerai la schina molto bene per quella aqua e lassala stare cusd un di e una nocte che se molla bene. Poi la pone a sciucare e insinentre che se sciuca e tu le palme- già a ciò diventano morbide. E quando è ben sciuta, tolli once 3 de verzino per cescuna sehina, ben pisto, e per omne oncia de verzino metivi doi bo- cali d'a^iua, e poi ce medi doi bichiere de aqua de alumi de fecia e polla in lo verzino quando è cocto, poi ce mecti meza oncia de gomarabico. Poi mecti

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questa tinta in uno vaso de veti'io nelo quanto poi , poi tolli quello ibndaecio de verzino e mectiee dentro 3 bichiere d' aqua e fallo bollire tanto che manchi la niitade e cum questa aqua del fon- daccio comencia a tegnare in su la schina cum uno penello, o vero una spogna, e fa che la tenta sia tepida e cusì vi ni tante volte che sia asai, , e non ce mectare troppo alumi de fecia, che è sua maestra, a ciò non havesse troppo collore. E quando tu li darai la tinta, lassa sciugare per omne volta, e quando è facta e tu la mena cum mano e poi cum la stecca-, dal canto de la carne, che divienta vorbida ed è facto.

A teynare in vi^rmiglio.

Tolli meza libra de sandoli é meza libra de robbia e fa bulire insiemi cum aqua comuna per intìno divengha più che la mità. Poi ce mecti meza foglieta de ranno de capo per sua maestra. E, più pino lo colore, mectiee una zupa de calcina viva e fa bullire tanto che

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arentre por tertio, poi nutrica lo pelle ]»tM' teiriiaiv (^oino in le altre recepte.

A tognari' in verzino bcllitissimo.

A>)bi libre 1 de verzino columbi no ben trito e metilo a molle in aqua chiara per spatio de doi di , poi lo me- cte in uno caldaro de 3 o 4 bocali a bullire, tanto che calli per terzo. Poi ce medi doi once de calcina viva e 3 once de alumi de rodio, e se el collore fusse chiaro, mectice doi once de fino greco: e se lo volesti più pieno, mectice una fogliecta de ranno bollo e sera bono collore.

A legnare la pelle in collore de pavo- tiazo bellitissima e bene.

Prima tolli la pelle concia in ca- moscio e bagnala doi o 3 volte in l' a- qua chiara e remenala e storciala. Poi tolli doi once de alumi de rocho e me- ctilo in doi bocali d' aqua comuna e falli levare el bolore. Poi la lassa fre- dare. Poi tolli la dieta pelle e bjignala

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in la dieta aqua alumata e lavala e storcila bene ; poi la pone a sciucare a l'ombra, poi tolti doi once de verzino ben pisto e metile in uno caldaro cum 3 bocali d'aqua e fallo tanto bollire che arentre per terzo; e poi tolli la dieta pelle ben scinta e stendila bene. Poi tolli el verzino che sia tepido e dallo sopra a la dieta pelle, soctile, cum uno penello o spogna, e metila a sciu- pare a r ombra e senza vento. Poi che è scinta , dalli doi altre mane de lo di- ete verzino, e sempre, da una mano a l'altra, lassa seiutare. E de poi tolli una zuppa de calcina viva e metila in una peza de panno de lino e legala bene ; poi tolli la dieta peza e bagnala in quello verzino che te rimase, e comò tu la bagni, cusì la vieni spremendo in lo dicto verzino quello che ce n' u- scirà. Poi tolli la pelle e daraili una altra mano e lassa sciugare e sarà pa- vonaza e bella. E se tu volesci tegnare più che una pelle , tolli per omne pelle doi once de alumi e doi once de ver- zino e tanta aqua quanto fu dicto sopra, e fallo tanto bulire.

Huv\i radice de nerba spagnola, alias dieta sanguinarella , che li fan- ciulli se la mectano al naso, o vero a la lingua, per fare uscire el sangue. Poi tolli una mectadella de aceto forte de vino bianco e melivi dentro de questa radice pista bene, e fa tanto bullire che manchi la mità. Poi mecti questa tinta in una catinella e, quanto è tepida, ver- rai tingendo le pelle e dalini tante mane che habia bona tinta, e de questa radice fanne polvere perché è bona tu- cto r anno per tegnare. Poi che le pelle sonno scinte, menale per le mano a ciò diventano morbide.

.1 tcngnfire oaprt'fio in verde.

Tolli de quelli grani o acini clie fa questa herba, o arboi'e, che se chiama olivella e alcuno la domanda fìoria, e chi la chiama oriola, che fa la folglia conio r orbaclio e fa la folglia in cruce in su la rama, e in capo ce fa parechi

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grani corno pepere nigri e sonno corno acini, o pipere, de hellola e sonno ma- ture nel mese de setempre. Colglie de li dicli granelli once 1 per pelle, poi tolli parechi ramictini de fico, tenere, et talgliali in frustri menuti, poi di- stempera cum doi scudelle d'aqua la dieta olivella e bene sbactuti insiemi , e poi pone a bullire dieta aqua per imo quarto d' hora , poi la pone a fredare tanto che diventi tepida. E nante che tu faci bulire , metice dentro uno bi- chiere d'aceto forte, e comò sera divi- nuta tepida e tu de questa intinta a le pelle doi o tre mane, tanto che sia ben tenta. E se le voi più cupi, mectivi più de quelli granelli e vira verde chiaro e bello.

A tegnare pelle in verde.

Accipe semina spini cervini matura et miete in caldano et tantumdem for- tis aceti, scilicet quantum est pondus semina predictorum, et fac ut buliat pariter. Demum cola cum peza alba lini panni et eum pone in vitriato vase.

ur,

Va cum vis oporaiv, accise lu'llas et da super eas collorem illum cum penello et veniet virides et potes servare di- ctum collorem, sive intintam, per to- tum annum bene clausa.

A tegnare la pelle in verde.

Tolli del pero citrino quando sonno mature e tranni el sugo. Poi tolli vino bianco, bono e grande, e metilo in quello sugo, cioè per omne pectito de sugo dot de vino, e fa bullire insiemi tanto che calli per mitade. Poi tolli uno de lepore, o uno penello, o uno poco de spogna, e bagna in quello sugo e tegne le pelle una volta o doi secondo che te pare che habia vivo collore. Per omne volta vole essere scinta senza sole e senza vento,

A fare tenta verde da tegnare panno, o refe, o seta.

Recipe alumi de rocho e metilo a struggiare in una caldara, e fallo bul-

lii'O tfiììto r-lie «^ flo^tniLn;» 1i<mi»' : poi

lo leva da lo foco e lassalo refredare tanto che tu vi possci patere la mano. Poi ce mecti dentro lo panno, o seta, 0 refe, e lassalo stare per uno di e una nocte, poi lo tira fora e lassalo bene sciucare. Poi tolli uno poco de verde ramo e fallo bullire in la dieta aqua e poi la leva via , e quando l' aqua sera diventata tepida e tu vi mecti lo panno e manegialo bene cum mano e pollo a sciucare. E se tu li darai uno altro ba- gno cum uno poco d' alumi de rodio , vira cum più vivo collore. E se più cupo lo volesci, mectivi più verde ramo.

A tegnare pelle azurre.

Summe prò qualibet pelle onc. 1 de indico et eum bene macina cum forti aceto, et prò qualibet onc. indici unam foglietam aceti, et infunde penellum aut leporis pedem et da super pellas. De- mum sica eas sine sole, deinde desuper alteram vicem dicta,m tintam et per- mite sicari et erunt pulcherrime. Et si facies bulire aliquantulum dictum ace- tum cum dicto indico, venient tibi mul- tum magis dare et collori s piene.

U7 -

A teynare la pelle in nero.

ToUi la pelle concia in scotano e radila bene dal canto de la carne. Poi tolli una piimice e puniiciala bene, jk)ì toUi chiare d'ova e dalli dal canto che tu hai puniiciato e lo lassa sciugare; poi babbi lo nero fino e dallo cum lo penello sopra a la dieta chiara d'ova che desti sovra a la pelle, e polla a sciugare. Poi babbi la maestra incorpo- rata cuna r olio e dàlia sopra a lo nero cum lo penello e polla a sciugare a l'ombria. Poi la rompe a la torta, poi la rompe a la stecca e sera morbida comò seta e la sua maestra sci è aqua de calcina viva mista cum olio com- muno.

A fare tenta nera per tegnare pelle, cioè tenta da calzolare fina, senza ferro.

Ahvve uno caldaro d'aqua de sco- tano frugata e falla tanto bullire che calli quatro deta. Poi ce mecti de lo lozo de rota e bolla tanto che calli doi

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deta; e quando sera freda, cum questa aqua tu porai tegnare la pelle e omne bora sera più fina tenta.

A tegnare capreeti in nero fini e belli.

Tolli le pelle e lavale molto bene a 3 o 4 aque , poi torcele e spremile bene a la stecca o a la stroppa, tanto che n' esca bene quella aqua , poi le stende in suso una corda a sciugare. E per una dozina de pelle de caprette tolli once doi de verzino trito e fallo bollire tanto che manche per mità, poi lo leva dal foco e quando sera tepido e tu li comencia a dare el collore e premili bene cum le mano e, da l' una volta e l'altra, lassale uno poco sciugare e cosci fa 3 o 4 volte; poi la quarta volta pone in nella tinta che hai tinti li capretti, uno poco d' aqua de calcina viva, che sia ben chiara, e questa è la sua maestra e tinge la quarta volta e polli a sciugare. E quando sono apresso che sdutte e tu li la stroppa tanto che sieno sciutte e poi tolli un poco d'olio cum una spegna e dallo a li

capretto quanto ne ponno portare. Poi li la stroppa a ciò l'olio penetra bene le pelle. Facto questo, e tu rein- goluppa onine pelle da per corno uno pane e lassa stare cusi per una nocte : poi la stroppa de novo e di- stendile a l'ombra e sonno facte. E sappi che quanto più le remorbidarai cum le mano, tanto piti scranno morbidi e cusi con la stroppa.

A tegtiare montonf n f-aprpttp in iipro, belli e boni.

Piglia la pelle de capreto e de mon- tone e lavala e storcila tanto che n'e- sca r ac^ua chiara. Poi tolli galla ben pista, che tu senti a la bocha che sia forte, e metila in uno pignato e lassa bullire. Poi lassa fredare che divente tepida, poi tolli la pelle e gallala bene, eh' ella sia bene gallata , poi lavala bene cum l'aqua fresca e torcila bene che n' esca quella aqua. Poi tolli tenta da calzolare, cioè lagri mento (l), e mecti

11) 0 l' agrimtnio dal frane, agre'ménti Vedano dotti in calzultTÌa

250

la pelle in la sopradita tenia e lassala mollare per spailo de 4 bore, poi la lava molto bene, tanto che n'esca l'a- qua necta e chiara. Poi tolli liscia e uno poco d' olio e bagna la sopradita pelle e vira morbida ad modo d' una seta.

Modo de conciare pelle cum lo pelo e senza pelo, ciò è pelle de cerco, o de lupo, 0 de tasso, o de lotrie, o de capretti, o de capra, o d'altri aniniali; ed è concia prohata.

Recipe pelle scorticate a stagione. Non sieno de bestie che habiano insa- nità e sieno secche senza sole o vero alquanto insalate, e metile in una tina d' aqua e lassale stare li dentro per spa- tio de 5 naturali a ciò lo carnacio sia ben macero; e in fra questi 5 re- nova r aqua doi o tre volte a le diete pelle per la puza che fanno. Poi le cava fora e lassale scolare, e scolate che sonno, pune l'una sopra a l'altra in el banco da scarnare (pelo cum car- ne, intende bene). Poi excarna le diete

pelle conio le [kh-v e [»oik- cioci runa sopra a l' altra a ciò non te ven^^ano guaste cum lo cortello: e scarnate che sono, levale dal banco e lassale scolare bene. Poi toUi uno barile d'aqua e falla bulire e in questa aqua pone libre 4 de sale ; e corno el sale é disfacto bene, e tu la lassa reft'edare tanto che di- venta tepida; e in questa aqua tepida nietice mezo pane de formento e me- nalo bene per le mane tanto che sia ben disfacto. Poi mecti in la dieta aqua farina de grano, ma è meglio d'orzo, cioè quella farina che te pare bastevile e che l'aqua da la farina sia uno poco spessa. La prima volta sappi che la fa- rina non vuole essere staciata sta- mignata , ma vole essere con la remola corno ella viene dal molino. Facto que- sto, essendo l'aqua tepida cum la dieta farina, mecti dentro le diete pelle ad una ad una, e menandole bene cum mano, senza extirarle; e fa che lo car- naccio sia de socto , ben steso l' una pelle sopra a l'altra, e lassale stare in questo modo dentro per spatio de doi dì. l>!ipoi lo tira fora o lassale ben sco-

lare per spatio de mezo giorno e la sera le remecte in ne la dieta aqua e lassacele stare dentro 3 di e mistale bene, e in capo de 3 altre di fate purre a questo modo e remetile purre de den- tro e lassale stare per spatio de sei in tucto, e questi altre doi de sopra; e questo se fa perché el pelo se ferma meglio. De poi le tra' fora de la dieta concia e polle a sciugare a l' ombra per spatio d' una nocte, poi le pone ordina- tamente l'una sopra l'altra in tabole o assci da scarnare e poi scarna conio te pare, e scarnate che sonno, scruna- tile bene. Poi tolti alumi de roccho che sia in peze e non in polvere che è me- glio, e mecti per xij pelle de lupo, o de cervo, o simili a queste, xij libre d'alume de rodio, che omne pelle ne venga ad bavere una libra : e 24 petitti d'aqua che vengano doi petitti per pelle e lassa bene disfare lo alumi al foco in questa, aqua e fa che l'aqua non bolle cum lo alumi. Poi ce mecte den- tro quatro libre de sale e corno è ben disfacto, lassa tanto refredare l'aqua che venga tepida. Poi mecte in com-

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fotione le diete pelle e per omne pelle li uno petitto de la dieta aqua eum lo diete alami e sale, e menandole bene per mano in nella dieta aqua tepida per spatio de uno miserere, extirandole et manegiandole ad una ad una bene suetesopra ne la dieta aqua; poi l'ago- luppa e ponle eum la dieta confetione e ponile da parte e eosi la a tueti. L'avanzo de le pelle e l'avanzo de l'aqua che te remane, o vero eonfetio- ne, gietala sopra a le diete pelle e fa ehe le pelle sieno stese in la tina, r una sopra a 1' altra , e lassale stare dentro per spatio d' uno e d' una nocte. E sappi che se sono pelle pi- collini , conio è pelle de capretto, le doi pelle vogliano una libra de alumi. E de poi tirale fora e lassale scolare per spatio de mezo dì, poi recoglie la dieta scolatura eum questa altra aqua ehe e' è advanzata de le pelle e ripolla da parte. E poi per affinare perfeeta- mente le diete pelle, tolli farina de grano, ma è meglio de orzo, clie sia afiorata , ciò è quella farina che te pare che sia bastevile, e stemprala eum l' a-

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qua de lo alami che rescivasti da parte, e sia ben misticata la dieta farina cum la dieta aqua ad modo d' una pasta de fritelle; e poi in dieta pasta ee meete IG ova cum le coze e cum tucti chiare e vintelli, e rompili bene insiemi e metice uno bichiere d'olio, o manco clie inh , e mistica bene insiemi ; poi fa che la dieta aqua sia uno poco calda prima che tu ce mecte le diete cose e mistica omne cosa bene insieme. Poi folli le diete pelle ad una ad una e indopiale per mezo, cioè che lo pelo venga per de dentro e el carnazo sia de fora e a ciò che el pelo non se ha- bia troppo ad imbrutarse de la dieta concia, e metile in la dieta concia, o vero piuta , e sia competentemente li- quida e mecti dentro le pelle ad una ad una e fa che siano bene impastate de la dieta piuta e pone 1' una sopra a l'altra. E se te avanza de la dieta piuta, gietala sopra a le diete pelle e lassale stare per spatio de uno di e una nocte. Poi tirale fore e polle a sciu- pare al sole, o a l'ombra che è melglio, e guarda bene che non le stirassce per

veruno modo per infino clie non sonno sciiiehte. E quando seranno sciuchte, sl'rejjrale bene sopra ad una steclia de nierollo l^en tagliente, faeta a quello niistiero, a ciò che la farina se ne ca- gia tucta: poi le scarna cum lo cortelo ben tagliente e serullale bene cum una vengastra, poi le remena bene cum mano a ciò che diventano morbide. E sappi che questa concia è meglio d' a- prile e de magio che in tutto 1' anno, e anco de setenbre e de octobre. E sappi che per le pelle picole, corno sonno d'agnelli, o de volpe, se vogliono conciare cum la mestra de le grande, cum tucti i modi supradicti. E sappi che la concia de le pelle senza pelo se vole tenere tucti li modi sopradicti, salvo che vogliano essere peliate le di- ete pelle e in calcina, e poi li la concia ordinatamente comò quelle dal pelo: ma vogliono essere più remenate assai cum mano, perchè levano più bella trrana.

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Concia per una pplle.

Havve alume de rocho in polvere once 2, doi ova bene dibatuti, poi toUi uno bono pugno de farina, ciò é el fiore, e tanto sale quanto bastasse per insa- lare una libra de carne e tanto olio quanto condisse una menestra e una bona foglieta d' aqua calda , e mecti in la dieta aqua prima lo alumi ben subtili, poi la farina e poi el sale e miscola bene: poi mectice li ova e l'olio e mista bene. E quando l' aqua è calda, mecti dentro la pelle depilata e mane- giala bene e strocila bene, traendola e remitendola in la dieta aqua calda ; poi premila e remenala in la dieta aqua calda, poi lassala stare per una nocte 0 4 bore almancho, poi la tra' fora senza astirarla e polla a sciugare e remenala bene a la stroppa; poi la pumicia da r uno lato e 1' altro ed è facto.

Ad camussium fatiendum.

Summe pellas depilatas in calce et sint bene lotas in aqua. Demum habeas

calidani juiuaui v\ in oa pone prò qua- lil)«»t polle onc. 5 aluminis roclii et tantumdem de pasta levata eum farina de frumento et fac ut farinatani et in- tro miete pellas et de hinc inde din manibus misce et perniicte per unani noctem, deinde extrahe et sica ad hum- briaui et remena ad torquam.

A fare camoscio cuni nervo o senza nervo, cioè scamosciato da omne parte.

Tolli uno linj^no reti indo e grosso quanto è la eossa e longo quanto l' homo e al muro apponiate come fanno li con- ciatore da corrame. E se volesci fare una pelle de capretto, subitamente in uno tolli la pelle che sia frescha e polla in suso questo ligno e cum una costa de cortello per forza de braccia li leva via el pelo e lo nervo. E se fusse una pelle grande, falla stare in calcina, conio fanno li conciatore quando le vogliano conciar per corame, e poi r apoggia al dicto ligno e per forza de la costa li leva lo nervo, poi la lava

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bene da la calcina. Poi tolli 3 fogliette d'aqua e in la dieta aqua ce pone una oncia e meza d'alume de rocho e mezo .pugno de sale comuno e mecti l'aqua al foco che se disfaccia le diete cose e poi ce pone uno poco d'olio e levalo dal foco. E quando è tepida l'aqua, e tu ce pone uno ovo ben dibatuto bene e mistalo bene in la dieta aqua poi ce mecti la pelle 4 o 5 volte, e da una volta a l'altra lassala uno poco sciu- gare e l'ultima volta lassala bene sciu- gare. Poi la mecte a lo lavello o a la stroppa ed è facto.

A fare camoscio senza grasso.

Ahvve lacte, fiore de farina e olio lavato cum ranno da capo a ciò le pelle non vengano machiate, e mista omne cosa insiemi cum aqua calda e mecte le pelle in la dieta aqua per 3 e poi le revolge da 1' altro lato per 3 altri di, poi le pone a sciugare e non le stirare, e quando sonno sciuchte e tu li la stecha e stroppa.

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A favo f-anum'iù hoiìo.

Piglia p«'r c'fsfuiia [n'Wv uiR-t- ;> ile fiore de farina e uno biehiero de lacte e una oncia de butiro e uno poco d'olio e uno poco de pane de formento e di- stempi*a omne cosa insiemi cum uno poco de ranno da capo molto bene a ciò le diete cose se incorporano insieme. E se fusse poca concia, non ce agion- giare se non de lo ranno chiaro e lassa stare per 5 naturali, poi le pone a sciutare e dalli la stroppa.

A fare cainoscio breinmente.

Reccipe once 1 de sapone bianco e stempralo cum lo ranno, poi mecte le pelle in lo dicto ranno per spatio de quatro di e poi le pone a sciutare, poi le stira a la stecca e scranno bianche e morltide.

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A fare camoscio che sia bianco e mor- bido corno una seta.

Tolli grasscia de porco e strugila in uno pignatto; poi tolli aqua calda e distemprala cum farina, poi ce mecti la dieta grasscia e mista bene insiemi ; poi tolli uno altro vaso e stendice le pelle, poi tolli uno bocale de lacte e mecti sopra a le diete pelle, poi mecti la dieta concia e fa che le pelle sieno ben coperte da la concia e lassa stare per 5 e scranno bianche e morbide.

A fare camoscio che aresti morbido sempremay.

Ahvve lacte, farina d'orzo, olio la- vato cum lo ranno, a ciò le pelle pi- gliano morbideza e mista omne cosa insiemi cum aqua tepida; poi ce pone le pelle più volte e lassandole apresso che sciucare da una volta a l' altra. Poi le pone a sciutare a l'ombra e dalli la stroppa.

2.51

.1 fiir>' rtììiio.seio clip arcstia a V aqua.

Tulli 4 u\a [tei- pt-lle e lacte assai, ciò è uno bono bieliier per pelle, e uno poco d'olio molto ben menato insiemi, e poi ce mecti le pelle a molle per spatio de 7 e omne le remena subtusopra una volta e polle a seccare e dalli la steccha.

.-1 scamo^'->"r'' ì'' ]>t>ìlp.

Havve le pelle e mcuiie a mollo in l'aqua per 5 o 6 poi le pone a mollo in l'aqua tepida per una nocte, poi le leva via da la dieta aqua e levali via el pelo per forza d' una costa de ca- A-allo, poi le sciaqua cum aqua chiara molto bene, e poi le pone a scollare uno poco. Poi toUi alumi de rocho e sia ben subtile e doi ova per pelle e farina ben stacciata cum uno poco de formento e mista bene insiemi cum aqua calda ad modo de pasta da fritelli e poi ce mecte le diete pelle per spatio (It^ :i , peti le tira fora e lassale quasi

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sciutare, poi tolli remola e mistala cum aqua calda bene, poi ce pone le diete pelle per 3 altri , poi le scinta bene senza astirarli e dalli la steccha ed è facto.

Ad camussium de cm'ta caprina fa- ciendmn.

Accipe cartam pecudls et eam unge oleo communi et due cartam inter ma- nus fortiter. Postea distempra . saponem cum liscivo capitis tepido et intromicte dictam cartam et multum due manibus quousque perficiatur et etiam due ad torquam, sive steccam,

A fare camoscio de carta pecorina.

Havve la carta e mettila a molle neir aqua per 3 naturali poi tirala fora e lassala quasi sciugare per mità e non la stirare de niente. Poi la pone a molle nell' aqua tepida in uno vaso e mistace cum quella aqua tepida una pugnata de remola e mista bene omne cosa insiemi e lassa euscì stare per doi

ili, i»c»i la liiii l'ora e lavala a dui u 0 aque, o tante che sia bene lavata e spremuta. Poi tolli uno vaso e fallo più che mezo d'aqua, poi ce pone tanto alumi quanto tu credi che sia bastevile, secondo la quantità che tu voli fare e uno ovo o dui dilmtuto e falla ordina- tamente. In prima mecte l'aqua in una pignatta e talla scaldare al foco, poi mete dentro lo alumi, e quando lo alumi sera disfatto bene, e tu la lassa tanto fi'edare che sia tepida. Poi la mecte in una concila necta, poi li mecte uno poco de tormento dismolglio e uno ovo o doi e mista bene la dieta aqua alu- mata cuni le diete cose , p<ìi ce mecte dentro la carta sopi-adicta e remenala bene in la dieta decoctione e poi lassa stare per 3 di e fa che la dieta carta stia ben coperta da la dieta concia e stia in loco che non vi vada polvere altra brutui-a; i>oi cava torà la dieta carta e spremila bene, poi facti da capo e remenala iKMie intra le mano e poi la pone a sciutare a l'ombra e non la stirare per veruno canto e poi li la stecca: è fatto.

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A fare camoscio de carte pecorine scri- tte o de carte de capretti scripte.

ToUi le carte scripte e metile a molle in aqua in uno vaso, tanto che siano bene coperte. Poi tolli una petra de calcina o doi, secondo la quantità de le carte, e melila in la dieta aqua e lassala bene sciogliare e stare uno naturali. Poi le sfrega cum la dieta aqua cum mano, o vero tu le sfrega cum calcina soda di sopra a la scri- ptura, e poi che sono andate via le letere, meteraile nella concia comò è dicto di sopra de la caria caprina non scripta.

A fare camoscio honissimo.

Piglia la pelle bene scarnata dentro e de fora, e poi la creta tucta do farina cum aqua ad modo de pasta da fare cialde e lassala stare alcuni dì, cioè per 3 0 più , poi la lava bene e mectila in una concha. Poi babbi una pignata nova vitriata e impila d' aqua e polla

2<>?>

al fuco, cioè mecti uno mezo d'fuiiia [tov polle e niecti una oncia e meza d'alumi de rocho per pelle; poi mecti lo dicto alunii a disfare in la dieta pi- },niata e poi ce pone altratanto sale co- muno, e corno sono ben disfacti e tu leva dal foco la dieta pignata e mecti l'aqua alumata e salata in una concha, e conio la dieta aqua e divinuta tepida e tu ce mecti 3 o 4 ova per pelle, bene dibatuti, e mistali bene cimi la dieta aqua, e poi li mecte uno poco de tor- mente disfacto bene cum la dieta aqua e mectice uno poco d' olio cioè manco eh' el quarto d' una foglietta per pelle e mistica bene omne cosa insiemi. Poi ce pone le pelle e menale bene per la dieta concia, e passati i tre di, cava fora le diete pelle e spremili bene ad una ad una, poi le remena per mano ad una ad una ordinatamente, poi le pone a sciutare in loco che non habiano sole, vento, fumé, e ponele a la stroppa o stecca.

A fare concia in camoscio bona et ocra et probata.

ToUi le pelle stagionate e non siano de bestie insane, e sieno le pelle sec- che e melili in uno mastello d'aqiia a molle per tre dì, poi le lava molto bene in lo dicto mastello da omne im- mundità che le pelle havessaro. E comò sonno ben lavate, gietta via quella la- vatura, poi tolli calcina nova e viva; polla in lo dicto mastello e distempera la dieta calcina cum aqua molto bene, e comò la calcina è bene disfatta e disolta e che ella sia bene bro- dosa e liquida, et tu ce pone dentro le diete pelle ad una ad una, sempre re- menando la dieta aqua e calcina, e las- sala stare a molle li dentro per 3 di o 4, e più 0 meno secundo le pelle, e per infino a tanto che se pelano bene. Et omne di , o vero omne doi al più le cava fora una volta da la dieta aqua e calcina e polle sopra a lo dicto ma- stello per una bora a scolare , poi le ritorna déntro in lo mastello comò

- 2>',7

I»nina, e corno se pelano bene et tu le pone a scolare in una cavij;lia molto bene per doi bore. Poi babbi uno i-avallecto da doi pei et mettice suso le diete pelle ordinatamente, l'una so- pirà l'altra; poi tolli uno bastone re- tratto in forma d'una costa de cavallo et manda giuso el pelo cum lo dicto bastone molto bene a pelle per pelle. Poi che sonno ben peliate, remectile a molle in lo dicto mastello, dove te rimase la dieta aqua e calcina, per spatio de 16 o 20 di , e omne capo de doi di le re- mena molto bene in la dieta aqua cal- cinata. De poi IG o 20 di et tu le cava fora e [tortale a 1' aqua corrente e la- vale e spremile molto bene a ciò la calcina escha fora. Et comò sonno 'ben lavate e necti, tolli lo dicto mastello e gietta via quella aqua e calcina e la- valo per modo cbe sia ben necte et mectice tanta aqua tepida chiara quanto tu crede che le pelle possano bene stare a molle: poi ce pone dentro tanto de remola grossa che la dieta aqua tepida vemgna uno poco spessa; poi tolli le diete pelle ben lavate e metile dentro

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in la dieta aqua remolata ad una ad una e cosi le lassa stare per 3 di ; poi le cava fora e lavale molto bene a l'aqua corente a ciò tucta la remola vada via, poi portale pelle ben lavate ad una scala, o vero ad una caviglia, poi tolli le diete pelle ad una ad una e dalli lo toreholo e premile bene che non ce rimagna niente d'aqua, e quanto seranno meglio spremute e toreholate, tanto più bianche viranno. Et se in lo torcolare, le pelle facessero alcune ve- sciche, apuntale e forale cum uno acho a ciò la pelle se possa bene scolare da la aqua. E comò le pelle sonno bene scolate ad una ad una e bene spremute de vantaggio, stendile cum le mano per tuta' la pelle ad una ad una e pone r una pelle sopra a l' altra bene distesa al collo, a le branche e per tucta la pelle. Poi tolli lo dicto mastello ben necto, cum tanta aqua tepida quanto tu poi comprehndare che le diete "pelle possano ben ricevare e innanze più aqua che no. Poi tolli una oncia de alumi de rodio ben pisto, cum altratanto^ de sale pisto, a misura e non a peso, e

iiieza oncia do goniarabieo bono pista, poi pone lo diete polvere in lo dicto mastello dove è la dieta aqua tepida e romistale bene a ciò se disolvano; poi tolli le diete pelle ad una ad una bono stese e metile in la dieta aqua tepida dove sonno disolute le diete polvere, spremendole e remenandole bone , a ciò pigliano meglio quella aqua alumata et cuseì fa a polle por pelle. E comò le pelle sono bene remenate et inbeverate, e tu le pone a scolare per una bora e ricoglie la scolatura sopra a l' altra aqua che te romase de le i)elle; poi tolli farina a- fiorata tanta quanta te pare bastevili a le pelle e distempra la dieta farina cum la dieta scolatura de le pelle che reservasti e di stemprala per modo che sia comò pasta da fare tritelli. Poi pone in la dieta pasta una oncia d'olio per pelle, o vero uno ovo per pelle, e sappi che quando tu distempre la dieta fa- rina, la scolatura vole essere tepida e non calda, e mistica bene insiemi. Poi tolli le diete pelle ad una ad una e metile in dieta pasta o eompositione e

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lassale slare per 3 di naturali al più , poi tolli le pelle opino le venghaiio, senza extirarle de niente e polle in su una corda a secare a l'ombra. E corno se venghano secando, cuscì le vieni sti- rando, poi le pone a la steccha e re- menale bene per mano a ciò levano più bella grana e diventano più morbide, ed è facto. Et sappi che omne pelle de capretto, o simili a quelle, vogliano lo alumi e le altre cose al peso dicto de sopra. Et se l'ussaro pelle de castrone, o capro, 0 altre simili, vogliano 3 oncie de alumi per pelle, et cuscì 3 once d'olio o vero 3 ove per pelle et una oncia et mezo de gomarabica; e sequita la recepta a lo sopradicto modo etc.

A tegnare sirìco o draippo roselo.

Tolli una libra de sirico e 4 once de sapone e metilo in uno caldaro cum aqua e bolla per infìno che vede apa- rere lo sirico ad modo de stelluccie. Da poi trailo fora e lavalo bene in aqua chiara per infìno che lo sirìco sera facto bianco e scolalo bene e torcilo cum

mano. Da poi lo stende. E questo se la (juando lo sirico non è cocto; ma poi toUi once 4 de alumi in uno altro vaso pieolo, eum la bolitione, e strujjrllo in aqua chiara. Como è structo, tolli uno altro vaso maj^iore e impilo de aqua chiara e mecti dentro lo dieto alumi e poi ce pone lo dicto sirico e stia li dentro tre di e tre nocte; poi lo lava e ri menalo bene in aqua chiai'a torcendolo bene cum mano, tanto che quello alumi escha fora. Poi tolli uno caldaro cum aqua chiara e t<^lli 3 once de verzino trito e fallo bollire tanto che arentra per terzo. Poi reimpe Io dicto vaso d' aqua chiara e bolla de novo, tanto che calli uno deto; poi le-, vaio dal foco e parte per mezo la dieta aqua de verzino, e in una de queste parte ce pone lo dicto sirico e lassa stare per infìno che se retreddi ; de poi lo torce cum mano, poi lo repone in l'altra aqua che reservasti e sia tanto calda che tu ce possce patere la mano ; poi lo scola e torcilo e stendilo al sole e sera bello.

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A tegnare sirico croceo, o vero giallo, o refe.

Havve una libra de sirico con 4 once de sapone e bolla tanto che fac- cia lo sopradicto signale de stellucie. Da poi disteinprak) cum 4 once d'ai limi corno è dicto di sopra e mecti dentro lo sirico e stia a molle per uno na- turali. Poi tiralo fora e non sia reme- nato ne la dieta aqua, lavato, ma sia tracto fora e steso al sole per modo che non se intrichi; poi folli doi libre de herba roccia, ciò è panicella, e me- tila a bullire in caldaro per insino che sia ben cotta e confectata. Poi folli uno vaso e metice aqua chiara e altra- tanta aqua de la cocitura de la dieta herba cocta, e tucti doi quelle aque sieno ben calde che tu ce posse patere le mano, poi mecti dentro lo sirico e stia a molle per 3 o 4 bore, poi lo torce, poi doi o 3 altre volte mecti lo sirico a molle in la dieta aqua cotta e sia ben calda senza altra mistura , poi lo stende a sciutare.

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. l tcgnare sirico pavonazo, o refe.

Vlivve once 4 de sapone e cocilo corno è di sopra dicto che apare certe stt^llucie e sia lavato in aqua chiara e poi sia steso; e poi toUi uno vaso cum aqua chiara e meetice doi libre de ro- j^ollo ]tor una libra de sirico, se lo ro- {Tollo (• buono. Se non fusse troppo bono, melicene tre libre e fa ben bol- lire cum lo sirico in uno caldaro per doi ore e sia lo foco temperato: e poi lo pone a fi*edare e poi torcilo bene e metilo in uno panno de lana bene ne- cto e stringilo bene e cuscì Io lassa stare per 3 di; poi lo lava bene in aqua chiara e torcilo bene e poi lo stende a l' ombra, e corno è sciutto, me- tilo in uno panno de lino ordinatamente strecto.

A tegnare sirico violato, o re/e.

l'olii doi o tre libre de rogello e partilo per mità e una parte sia messo in aqua a bullire cum lo sirico e bolla

per una hora; poi tira l'ora lo sirico e sia steso e revoltato ; da poi sia messo r altra mità de rogello a bollire insiemi cum lo sopradicto, per infino che are- manga uno poco d' aqua. Poi levalo dal foco e stia lo sirico in quella poca d' aqua a refredarse per uno natu- rali, poi sia torto e lavato in aqua chiara e pollo a sciucare a l'ombra, poi metilo in uno panno de lino agul- lupato, competentemente strecto, comò è dicto de sopra.

A tcgnar sirico negro, o refe.

Piglia libre meza de galla bene a- machata e cocila in uno caldaro cum aqua, che sia cocta bene, poi mecte dentro lo sirico a bullire in nella dieta aqua gallata per meza hora , poi lo tira fora e pollo a sciutare al sole o al vento; poi folli tre brocche de tenta da calzolare e una broccha de quella aqua gallata e folli doi pecci de loto de rotta e mista omne cosa insiemi e fa bullire per una hora. Poi lassala re- fredare et molto bene reschiarare e poi

supera questa aqua chiara da le fecce in uno altro vaso e in questa aqua chiara mecte una oncia e meza de vi- triolo ben pisto e pollo a bullire; e conio ha buUito per uno quinto d' bora e tu ce meeti mezo bichiero d'olio co- muno, poi ce mecti lo sirice a bullire per meza bora; poi toUi via dal foco e lassalo cusì stare per uno e mezo, poi tiralo fora e lavalo in aqua chiara e torcilo bene, poi lo stende al sole ; e questa tenta dummentre ch'ella dura è buona per tegnare. E sapi che lo si- rico deve essere semj>re cocto, e se non fusse cocto non se porla legnare, e co- dio in lo modo sopradicto cum lo sa- pone; e quando lo sirico non fusse co- cto, se cognosse in questa forma da lo sirico che è cocto. Se vole mectare lo sirico a la bocha e masticarlo uno ikkjo e fa che sia bagnato cum la saliva e di poi lo sfrega cum li deli, e se quella parte ])agtìata sti-ido, non ò cocto.

•1 ^".1 .^....,-/..

Prinm fa lo sirico giallo cum pani- cella, conio è di sopra dicto de lo sirico

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giallo, poi tolli una libra de .sirico, once 4 de indico e metilo in uno caldareto cum poca aqua a bullire per meza bora o manco. Poi tola dal loco e coprila per mezo di cum uno panno ; e se l' in- dico non fusse desfato, atritalo cum li deta in la dieta aqua e lassa reschia- rare ; poi sepera l' aqua chiara da le fece, poi mete la dieta aqua in uno vaso che sia bono da tingiare ; e quando tu vole tegnare, tolli la dieta aqua in- dicata e metila a scaldare. Havi, poi che è calda, una zuppa, corno uno ovo, de calcina viva e meza libra de mele per libra de indico e poi mecti in la dieta aqua la terza parte de quella cal- cina, e quando sera più calda, mecti l'altra terza parte, e quando sera per bollire, metice l'altra vanza, e alora re- move la dieta aqua dal foco, perchè, se bollisse, uscirla fora del caldaro; e mecti la dieta bullitione in uno vaso e stia bene coperta ad modo d'uno stufo; e quando sera tanto fredda che tu ce possce patere la mano, pianamente me- ctice lo dicto sirico giallo e bagnato in nel aqua chiara prima, e ben spremu-

i(t. Poi In meli in la dieta aqua indi- cata e calda pianamente, e se havesjse poco collore, de novo lo remecti in la dieta tinta e cusi poterai fare più fiate eum la dieta aqua, per infino che du- rerà se tu la conserve. E quando tu volesti legnare, renova la calcina e lo mele e non in tanta quantità quanto lirinia.

.1 teynare lo sirico verde seuro.

Ahvve lo sirico tento in coUore pa- ^ unazo, o vero violato, e tracto che l'hai t'oiti, tingilo in lo ahimè, poi lo tegne cum la panicella corno è dicto de sopra in lo colore giallo, e cosci tinto, farai corno è dicto di sopra in lo colore verde et haverai verde scuro.

A tengnare lo sirico in turchino, o refe.

Tolli lo sirico cocto e lavato conio è dicto di sopra de la cocitui-a de lo sirico, cosci bianco e cocto senza alume, conio è dicto di sopra; mectilo in la dieta aqua indicata e haverai Wllo tur- chino.

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A toijnare in roselo.

Havve per omne li})ra de refe once 3 de alumi de rodio ben trito e mecti lo dicio aliane in uno vaso cum l' aqua al foco; e corno ha buUito uno poco, e tu vi mecti dentro lo refe e levalo dal foco e lassa cuscì stare lo refe nel bagno per infino che se fredda , poi lo tira fora e lavalo bene per insino che n' esci r aqua chiara. Poi toUi once 1 de verzino in polvere, o raso, o raspato cum la raspa e metice suso de l' aqua e fallo bollire per una bora e meza. Poi lo leva dal foco e colalo cum uno panno de lino, poi pone la dieta colla- tura e bullire, e quando sera per bol- lire e tu ce pone lo dicto refe e lassalo bullire per una bora. Poi cava fora lo dicto refe e pollo sopra uno bastone che se scinta ; poi mecti in lo dicto bagno che t' è aromasto uno bichiero de ranno fortissimo per cescuna libra de refe e mista bene lo dicto bagno a ciò se incorpora cum lo ranno ; poi tor- nali lo dicto refe e ponilo a bullire per

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uno (luai-to (l'hora e poi lo pone a seiii-

-i tey ilare refe in vcrzoiu.

'Folli verzino e cocilo in aqua tanto che te paia che sia basttìvile ; poi tolli lo refe e gallalo bene e poi lo lava a l'aqua chiara, poi lo aluma e lassalo quasi sciutare; poi scalda lo verzino e mecte a tegnare lo refe più volte in la dieta tenta e scingalo bene a l'ombra.

.1 tegnare refe in roselo.

Ahvve uno poco de robbia bene pista e nietila in uno poco de ranno facto de cenere de vite e fallo bullire e mecti lo refe a bullire in lo dicto ranno per una peza; poi lo leva dal foco e pollo a sciutare. Como è scinto, e tu lo alu- ma, poi lo pone a bullire in uno poco de verzino ben cocto cum aqua e ranno misto insiemi, poi Io sciuca al vento, senzM -"'". " -"'"' i"'llo.

280

A tegnare in nero lo refe.

Toll'i fuligini, raditura de caldaro, o ferri bene aruginati, e fa bullire queste cose in vino vermiglio più che per mità ; e quando sera divinuto tepido, e tu ce pone lo refe ben collato e sciu- cho, più volte in essa tinta, e vira bello refe nigro.

A tegnare guarnello, o seta, in nero.

Ahvve una libra de limatura de ferro, once 2 de galla bene pista , once 1 e meza de vitriolo romano, scorze de mele granare, scorze de radice de noce; poi" tolli once 2 de verzino ben trito, poi tolli aceto bianco forte e fa bullire orane cosa insiemi tanto che torna per quarto, e poi lassa fredare. Pone la dieta decotione al sole per 3 o 4 , e omne la mista 8 o x volte, poi la cola: e quando tu vole tegnare, mecti a bulire la dieta decotione e me- tice la seta, o panno, a bullire dentro per uno quarto d' bora e poi la scinta

H r ombra, e conio più ce la melerà, piti s<' farà !>ona o piii fina.

.1 'in 1(1 il ijc.iii ncllu.

Tolli ^alla ben pista libre 5 e polla in aqiia calda; poi ce pone libre x de jù^nolato; poi ce pone libre 5 de vi- Iriolo romano ben pisto e mista bene insiemi multo bene e lassa stare per una nocte, e sei*à bono.

A tegiiar Cosso in verde.

Capias acetum acerrimum, viridem ereni subtilissimum , et pone in dicto aceto, et intus pone ossa alba in aliquo vase bene coperto et aliquantulum ca- lefac et efficietur viridis.

A legnare l'osso in rosscio.

Tulle \t'rzinum rasum et pone in olla vitriata, et intus pone de burina et de liscivio, et intus pone de ossis, et fient rubeis.

28:?

A tegnare pelle in hretino cìdaro.

ToUi 12 bocali d'aqua e once 3 de galla bene pista e fa tanto buUire che arentre per terzo, e poi la cola e tolli once 5 de vitriolo romano e metilo in la dieta aqua gallata e poi tegne le pelle. E se volesci bertino scuro rnetice uno bocale de liscia, uno bichiero d'olio, e mecti a bulire; ma non vole bulire el vetriolo.

A fare inchiostro hono e da scrivare.

Tolli uno bocale de vino bianco grande e bono, e once 4 de galla ama- chata bene, e una manciata de scorze de mele granare seche, e una manciata de scorze de ornello fresco, raso cum lo cortello, e una manciata de scorze de radiche de noce fresche ; poi tolli once 2 e mezo de gomarabico e mistica omne cosa insiemi cum lo supra dicto vino e fa stare per 6 o 8 al sole e omne le mista 4 o 6 volte molto bene; poi ce pone doi once e mezo de vi-

■>'ì-:ì

triolo romano e mistalo spesso e stia cosci per alcuni di. Poi el pone al foco a bullire per spatio d' uno miserere e lassiilo fredare e poi lo cola e metilo doi di al sole: e se ce mecti poi uno poco d^aluini de rocho, farallo piti lu- stro assiii e vira perfecto e bona in- tinta da scrivare.

A tegiiar ossi bovini, buff'alini e cor prini, dentro e di fora, in omne colore.

Abeas de forti aceto et ossa miete intus et ibi di miete stare per secptem dies. Demura fac bullire cum alio aceto usque ad medium, et quem colorem vis colorare, pone i^jtus cum ipsis ad bulliendum. Deinde pone intus cum ossis aliquantulum de sale armoniaco et dimite tantum bullire quod habeat illum colurem intus et extra.

A tcg ìlare bosso in nero.

Recipe bussum et eum permicte in oleo cum sulfure per unam noctem et

284

postea permicte bullire per horam imam et fiet nigriim ut carbonem.

A tegnaì^e ossa in verde.

Tolli l'osso bene pollito e metilo in uno vaso pieno de ranno e de lacte de capra e de verde ramo ben subtili , e copri bene lo dicto vaso e mectilo socto lo lìtame per spatio de x , e sera facto verde dentro e de fora.

A fare colla che tene aqua e' olio.

Ahvve vernice liquida once meza, biacca cruda, calcina viva e bene bianca e chiara d' ova ana once meza, et in- corpora insiemi a incolla quello che tu voli.

Mirabilis colla ad cristallum, gemmas, et super j^etram, vel lignum.

Accipe ceruse et confìce cum ver- nice bene et incolla quicquid vis et di- mite secare ad solem.

! / fdtii'iiihiiii f'olldia ad (ji'iiintns re- tinouìds.

Suine vitrioli pulverizati partes 2, iiiasticis [jartein 1 , picis partem 4 et insimul disknnpra et erit colla for- tissima.

.1 fari' l'-dHi: .r , . .i-ici.

Tolle terra gialla dal spillali ed uno poco d' oropiumento in polvere e uno poco de calcina viva e uno poco de vernice liquida e mecti onine cosa in uno pignatino e mista molto bene sopra al foco et incolla, cusi calda, quello che te pare.

A fare colla pei' li vase per altro modo.

Tolli vernice liquida, cerusa, e uno poco de boUarminio perchè sia piti te- nace e macina omne cosa insiemi e incolla quello che te pare.

286

A fare (•olla jìcr ìignami.

Ahvve pece greca parte 2, polve de matone e uno poco de mastice e macina bene insiemi , poi incolla cum uno ferro infocato quello che tu voli.

A mollificare l' osso.

Tolle sale comuno, vitriolo romano, ana, e macinali insiemi molto bene, poi distilla per lambico e serva l'aqua di- stillata bene turata. E quando vorai mollificare l'osso, o corno, o avorio, metilo in la dieta aqua per spatio de 5 bore e molificarasse che porai im- promptar quello che tu voli e indura- rasse comò prima.

A fare colla de pescio.

Tolti ossa de luccio et de omne al- tro pesscio grandicello e sechali ; poi li spolveriza in lo mortaro de bronzo, e poi mecti la dieta polve in una pignata nova cum tanta aqua che te paia che

- 287

sia bastevile a li dicti os.sa, o polve, e falla bollire lauto che sia ben liquefa- eta; poi tocca quella aqua. Se t^rrà insiemi è bona ed è facta. Poi la leva dal loco e colala cimi uno panno de lino e lassa fredare: poi ne fa li peze e polla a scinirare ni vento senza polve.

Ad ingessanduni kibulas causa pin-

q>''nr1i.

.Vc(i|)c labulas et super eas da ter vel quatuor vicibus cum colla bene cal- lida: ab una vice ab alti-a permite si- cari aliquantulum et ultima vice per- niile sicari valde bene. Postea habeas gissum pulverizatum et bene macina- tum et sit subtile et distempera cum aqua tepida et da super asideni cum sticca et permite sicari. Quo facto, rade eum gladio, scilicet partes grossas; de- inde habeas gissum subtile cum colla Clara bene et non nimis forte, et da super gissum positura decies , si expe- diens fuerit, cum penello; et desicato, eum subtilissime rade si vis. Demum designa cum carbone dolci aut de salce,

28»

autdevite; et si non consentiret tibi, habeas pennam anseris et sepera ni- gredinem carboni. Et si vis ponere au- rum, habeas bolarminium subtilissimum et macinatum eum clara ovi fratta et distempera eum aqua pura, videlicet ciim uno ciato aque per unam horam et tempera ipsnm bolarminium subti- lissimum et da ubi vis ponere aurum, nec dum bina vice sed multoties , usque octo vice, adendo seniper bolarminium ut grossus multipliciter, et sic habebis intentum balneando eum aqua clara ubi vis ponere aurum, bina vice. Sed po- sito auro, memento stare per unam horam ; et demum burnias ipsum aurum.

Ad ynolliflcandwin ossa.

Pone ossa in liscivio facto de calce viva et cinera recotta cma, et maneant per diem novem. Tunc habebis passa- dutilem ad libitum, et si vis colorare, impone quem colorem vis, et retucta in forma, lineas eum oleo lini et dimi- ote sicari per 7 dies in equi fimo.

yl (rijmtr i(i pelli' m t'i'i'tli'.

Tolli granelli de briigno che hanno le spini del mese de setembre e metile in uno- catino e piatale bene e lai^salo bollire e levare suso quelli venaeioli corno se fa co' lo vino , al sole per 3 di. Poi sepera lo licore necto da la venacia e poi tolli alumi de rocho e uno poco de burina e el dopio de l'o- rina de aceto forte, bianco, e disfà lo alumi in lo dicto aceto e urina; e quando è ti-eddo, e tu alunia le pelle cum lo dicto aceto e burina alumati; e quando sonno quasi scinte e tu li el bagno cum quello vino de le brugne e scintale a l'ombra, e comò più li darai, più bello collore haveranno e haverai bona tenta verde per tegnai'e pelle de camosscio.

.1 rof/nosriarp In ìnma fidila.

La iKìuia della galla se cognossce .vf è minuta e se è crespa e se è soda denti-o e a[)ara polverosa.

290

A cognosciare lo bono vitriolo.

La bontà de lo vitriolo se cognosse se è cillistrino de dentro, e de fora ben granoso.

Reccipe caseio de qualunque ragio- ne, che sia vecliio mediocramente e ra- dilo subtilmente conio se rade la carta, o vero tu lo pialla bene subtili. Poi tolli quella radetura e metila a mollo in aqua chiara per uno di , poi cola via quella aqua da la radetura cauta- mente; poi tolli altratanta aqua calda, 0 manclio, quanto quella ch'hai getato via, e de dentra a la dieta aqua calda ce pone la dieta raditura e remenala cum mano molto bene, conio se mena la pasta da pane, e tanto la remena in la dieta aqua calda che n' esca tucta la graseza che ha el caseio, et vieni mutando spesso spesso l'aqua: poi la reduce e fanne uno pane e metilo in uno vaso cum aqua chiara che lo dicto

291

pano stia sempre a molle. E quando lo voi adoperare , tulli de quello pane la quantità che voi e incorporalo bene cum uno pochetino de calcina viva in suso uno asse bene polito e cum uno pistello de li'rno li compìglia insiemi. Poi ce a{i:iongi uno poco de gesso sta- tiate e ri mena da capo omne cosa in- siemi per gran spatio, ed è diventata colla de cascio per incolare lignanii e vasa. E operala più frescha che poi, lìorchè fa migliore presa.

.1 farp tenta verde et rossa et pavonaza a teguare ossi . juiniù. rffi et ciò che voli etc.

Recipe aceto bianco fortissimo quan- to voi et pollo in uno vaso vitriato et mecte suso bactitura de ramo et lima- tura de ramo ben colorito rosso, vi- triolo romano, alumi de rocho et uno poco de verde raino. Omne cosa sia bene macinato et mista cum lo aceto et stia cusi per 7 o 8 di et nocte, et questo aceto diventa bona tenta verde per tegnare seta, osso, panno lineo et

292

altre cose et per clepegnare. Et se in questa cocitura mecterai osso crudo o cotto et faraicelo bolire et de poi stare per uno spatio de mese, diventarà verde in perpetuo. Nota che la bactitura de lo ramo fresca fa miglior tenta. Et così se fare de lo colore rosso comò è dicto de lo verde et pavonazo cum lo cinabrio, o minio et verzino et mecte a tengnere omne cosa che voi e tigni- rallo bene. Et simili se fare de r oropiumento in giallo et fa comò de sopra. Et se voi, in loco de lo aceto ce pone r horina humana etc.

FINE.

1 \ 1 ) 1 ( !•:

Incipit tratatcs de multis et divkr-

SIS AZrBRIS XATURALIBUS FIESDIS. Et PRIMO niCESnCM EST DE COOSITIOSE 8PETIE ET XATTRA SCBSCRIPTl LAPI- DIS LAZCLI EX QUO FIT AZURKl'M SA- TITRALE, 81VE AZURRCM CLTRAMARI-

NUM. Et dicam de probatione ipsics

LAP1D18 Pag. Ò

Ad cognoscendum qualitatem et na- turam honorum lapidum ab aliis, sire a malia •>

Ad cognoscendum azurrum Alma- neum, aive Teothonicum, ab alio; et aliquam notifimn ipgiug lapidia ex quo ftt predictum azurrum Al- maneum - 6

Incipit pratica ad extrahendum azur- rum de lapide lazuli et ipaum affi- nando - ~

Modus autmn ponendi dictum pulve-

rem ipsius lapidis in pastillum . _ S

Aliuiii pastillum sic flt _ 11

A cavare l'oro de lo lapis lazuli . . _ 13

A fare aturro bona e aftnarlo per via

de pastillo ^ l'i

Modus ponendi supra dictum azurrum

in ixisUlìum 1'

294 -

A farf n::urro ultrainarinum per

alium madmn Pag. t6

Pratica a fare pastillo per cavare lo

azurro de lo dicto lapis lasuli . . 18

A fare a,surro e aflnarlo bene . . . 20

A dare bona ed bello collare a lo azurro

quando non fusse ben collorito . . 23

Pratica a sapere fare la preparatione de lo azurro et porlo in lo pastillo per aflnarlo 24

El modo a fare et pastillo et a/ftnare la dieta preparatione de lo lapis lasuli sopra dicto 25

FA modo da incorporare la sopradicta petra pista in lo pastillo per affi- narla optimamente 26

El modo da cavare la dieta polve da

lo pastillo per affinarla 27

Pratica a fare azurro de la Magna, o vero azurro Thodesco, o vero azurro Spagnuolo e aflnarlo oppor- tunamente 29

A fare azurro per via de pastillo. . 33

Ad fatiendum azurrum per aliam . viam ^ 35

Ad fatiendum azurrum x^er alium

modum ^ 36

Modus faciendi grossum azurrum . . 38

Ad fatiendum azurrum Alamaneum . 38

Ad extrahendum sol. 1 aurum de

lapide lazuli 39

Ad fatiendum azurì'um et cognosc&ìi-

duvi locum ubi nascitur . . . * . 40

Modo affinare el pastillo se caso fusse che te venisse arso che non ne uscisse V azurro. Pratica a rac- conciarlo 45

Modo da fare el pastillo per lavorare una de queste prete quando fusse più fina de vantaggio più che l'altre ,. id

TsripiT SEC'Cxnrs TK \'

\/.rrri» per artikitiim kiksuis kl \i:tificiai-iter fa<'TI8. Et primo di- " f.jfdum et videsncm est de proba- tioxe azcrrorl-m. si scst katcralia

DE MISERA. AS ARTIFICIALITER FACTA. Paff. 47

Modus coifiìoscendì aziirrum ultrama- rinum ab artificiale per experien-

tiam et esainen - 17

.4/10 modo cogno8citur per experien-

tiam n ^^

Ad faciendum azurrum per ariiflcium 48

Ad faciendum azurrum per artiflcium 49

Ad faciendum azurrum artiflcialem . ^ 50

Ad azurrum faciendum _ 50

Ad faciendum azurrum _ :">-

A fare azurro ■">:'•

Ad fatiendum azurrum -VI

Modus fatiendi azurrum - -M

Ad azurrum faciendum ,

Ad faciendum azurrum per alium

modum 55

Ad azurrum faciendum - 50

Ad azurrum faciendum _ 5<>

A fare azurro artificiale - 5ti

A fare azurro bono _ 57

Ad azurrum fatiendum _ 5*<

Ad fnciindum azurrum feriale 5vt

Ad faciendum azurrum _ 5!i

A fare azurro |>i

Ad azurrum faciendum '*^

Ad faciendum azurrum _ "il

Ad azurrum faciendum ...:.. _ ti-j

Ad azurrum faciendum _ ti2

A fare azurro _ 'i't

A fare azurro _ 'vS

A fare azurro de argento t>4

Ad fnfiendifm azurrum *H

i iliuiii moduìii .... "t

296 -

Ad idem per alinm formnm .... Pag. A fare murra per muro in calcina . A fare azurro per via d'acqua forte

Incipit tertius capitui.us de azuhris

FIENDIS DE HERKARUM SUCCIS, QUlUtlS UTUNTUR IN CARTA, SUPER MINIA ET IN TELA ET IN 0IS80. Et PRIMO VI- DELICET

Ad faciendum azurrum ex succo her-

barum

Ad idem; de azurro herbarum ...

Super eodevi, de herbarum azurro .

A fare la peza azurra de sugo d'erbe A fare azurro per altro modo cum

sugo

Come se macina lo azurro per adope- rare a penna e fare carpe .... Ad istemperare azurro per scrivare . El modo de aflnare li azurre quando

fussero grossi

Ad idem ,,

Ad purgandum azurrum

Ad colorandum azurrum. .....

Ad, multiplicandum azurrum ....

Ad colorandum azurrum optime . .

Ad fatiendum indicum

Ad fatiendum indicum ,,

A fare bello indico

A fare indico

A fare indico per altra via .... ., Ad fatiendum indicum et confltionem

eius ,,

A fare indico

A fare indicho alio modo

A fare indico per altra forma ...

Incipit quartus capitui>us de fiendis viridibus uamis et deviridibus fa- ctis cum ekharu.m succis in diversi» Monis. Primo :

65 66 66

71 72 72

72

73

74

75

76

76 76 77 77 78 78 79 79 80 81

81 82 83 83

85

Ad faliendìim viritìetii rnminii . I' '_'• ^'

Arirdem di herem fiitii'nduin

Ad fatiendum viridem nimmii ...

Ad viridem rnmuin fatiendum

A fare verde da dipengiare in gesso ^ ^T

Ad viridem fatiendum - ^

Ad idem - •**

A fare verde bona cum spingerbino . « B-i

A fare verde - '^"^'

A fare verde '"'

A fare verde chiaro per miniare, o/i-

timo - ^■'

A fare verde scuro - "'

A fare verde '^'l

A fare verde bono .... i'I

A fare verde azurro - "1

A fare aqua verde da dipengiare in

panno '■'-'

A fare verde azurro naturali ''-

A fare verde bono - '"

A far verde alio modo - W

A fare verde - 9*

A fare verde !•'

Ad viridem fatiendum

A fare verde chiaro per minij, pr

rato

.1 fare giallo belitisaimo più che <-

piumento o giallolino de Lamagim A fare uno bello e naturali verde,

provato

A far uno verde scurissimo ; jtrobnta US A conciar verde azurri o azzurri quan- do fussaro grossa - 9f>

.1 fare tentura verde da scrivare . . - 100

IsriPIT niSTISTlO QnSTI CAlMTri.I I>E I.Af.'CIS ET l'AVOSATIIS FIESUIS IN IM- \-ERSlS MOIM8, ET VERZISIS. Et PKIM".

vioei-ickt: '■''

298

A fare laccha hona e beila l'i»g- l*'l

A fare lacha per altro modo .... 103

A fare laccha per altra via .... 104

A fare virsino da fiorir i minij, bono 106

Ad idem, alio modo , KMi

A fare verzino per altra via .... 107 A fare e conservare lo versino in

polvere 108

A fare pavonazso cum sugo de herbe 108

Ad fatiendum collorem brasilium . . 109 Ad fatiendum vérzinum per aliam

formam 110

A fare collare de grana cum verzino 110

A fare el verzino al fuoco 111

A fare versino bono, provato, optimo 111

A fare el verzino al sole 112

A fare versino alio modo 113

Ad fatiendium colorem pavonatium . 113 A fare collare pavonazo perfetto per

operare in muro 114

A fare verzino bellitissimo e durabili 114 A fare jìavonaso chiaro e lucido per operare in carta, cioè fare scatole

e pergamene 115

A fare lacha bona 116

A fare laccha ut suj)ra,per altro modo 118 A fare laccha per altra forma ... 120 (Recipe un'oncia de versino...) ... 122 A fare collare nero perfecto .... 124 A fare perfecto collare de grana car- dinalesco cum virsino etc 124

A fare laccha 125

A fare laccha x>er altro modo, per mi- nij, fina , 126

A fare lacha 127

A fare lacha per altro modo .... 128

Ini ipiT msnxi; ...... t .ìi-itui-i \iì

ITRIM-KISOS KT f'OI.ORES AUREATOS

t atiexoum: et ad scisas atqi'e mor-

KEXTE8 AD AURCM POXENDl'M. Et PRIMO, AD FATIESDUM PURPURISUM

AUREL-M Pag. 129

A fare purpttrino, scilicet colore de

oro 129

A fare purpunno per altro modo. . 130 A fare collare d'oro bello per alfrn

via 130

A fare purpura secondo la quantità

che voi _ 131

A fare collare d'oro per altra forma 132

A fare collore d' oro bello e bona . . « 133 Ad fatiendum fregio» aureo» cum pe-

nello - 133

A mectere oro senza lustro in suso li

collore 1 14

A metter oro in su li libri, ciò è in

su le carte 134

De aurando panno, vel tela .... 135

De auro collare ad aurandum ... « 135 A fare mordente da mectere oro in

muro i:<»i

A scrivare de argento \''>'>

A fare collore de argento bello >■ lumo « lri7

A mectere a oro omne corpo .... , 137 Ad fatiendum aureum collorem prò

scribendo IHT

Ad fatiendum literas auratas ... _ V>

Ad gcrihendum aurum cum caliamo . 139

Ad fntiendam aquam ad aurandum . « 139

A fare scisa da mectere oro .... 139

A fare scisa per mectare oro. ... 141

A fare el profilo d' oro cum scisa . . 141

A fare lettere d' oro, provata e vera . 141

A'Scrivare oro cum penna, ut supra 142

300

Ad ideili per nliam viam '^iig- H'-i

A fare scisa per brunire e porre oro ., 143 A fare scisa bona e breve per mettere

oro ., 144

A fare colore d' oro da scrivare cum

penna, in carta e in tela .... 144 A mectare oro iti carta cum litera . ,. 145 A fare scisa da brunire e porre oro. ., ' 146 A fare mordenti da metere oro in fl-

(]ure, in panno, in petra, in liyno,

in gesso e in calcina o muro ... ,. 146 A fare un acqua da dorare omnia . 146 A fare scisa per metere oro in carta

e per brunire secondo V uso tho-

desco ., 147

Ad uuricéllam purpuream fatiendam ,, 148

Ad ideili, alio modo ., 149

Ad fatienduìn aquam azoch ad deau-

randum pennas strutii et alia valde

pulcherrime 149

A fare scisa da porre oro in carta,

et in orane altro luogo 150

A fermare l'oro in oiiine drappo che

voi 150

IkCIPIT DISTINTIO SKrTIMI CAPITULI DE CINAHRIIS FIENDIS ET MUI.TIS ALIIS DIVERSIS COLLORinUS, ET 1>E MISTL'RIS COLLORUM ET AD C'OLI^ORES DISTEM- PEKANDUM , SECUSUUM MaGISTRU.VI

.Jacobum de Tholeto. Et primo:

ad fatiendum cinabkicm 151

Ad cinabrium faciendum 1.51

Ad faciendum cinabrium 1.52

Ad idem, alio modo ,, 152

Ad faciendum cinabrium , 1.53

Ad idem alio modo 1.53

A fare collare giallo per fiorire in oro

in carta 154

^{.>\

A fare hinncho beUitissin :■ l")i

A fare cinabrìo hrecimpi" IV)

A fare camilUim l'>">

A fare colore riohi> 1 •">•"'

A fare collere per jthiir xnj, in Ui'iiu

de l'oro in carta ^ lóò

Ad fatìendiim incarnatum per incar- nare fìguras l'i'i

Ad incarnanditm cruciflxum !"><>

Ad faciendìim incarnatum l'>~

Item, alias color cainillinus 1">T

A fare V arzicn bona e bella 1">"

A far biachn 1">'^

A fare minio brievemente l")!'

A far pasta da scolpire omne lavora ciò è figure, medaglie e far forno

(Recipe once una de draganti) . ~ 159

Item, nliiis color n 160

Ad faciendum alium colorem camil-

linum - 161

Ad faciendum collorem rosatum op- timum et pulcrum _ llil

At fatiendum colorem perseum W2

A fare la rosecta per miniare ... _ lb"2

Ad fatiendum quendavi aquam que est 162 bona ad ponendum super figuris

et aliis miniia . . - 162

A fare olio de semi de lino .... _ 163

A fare vernice liquida 16S

A fare vernici liquida per altro modo ,. 164

Ad purgandum cerusam 165

Ad fatiendum colorem de cimatura pannorum. Cuius coloris erit, talem

colorem ìinbebis 16."3

A fare aqua da dipengiare in panno

de lino o de seta ........ 166

A fare aqua gialla da disignare e di- pengiare in panno de lino o de lana 166 Colla da fare omne forma che tu voli

j„r iihl'irr p.jiirr Hi7

302

A fare gesso suctili

A fare una finestra de carta caprii

che parerà vetrio naturali. Ad idem per aliam formam . Ad idem in panno lini .... A fare aqua da tagliare el vetrio A fare terra da getare omne suttili cosa

A fare pasta da impromptare che a- resta a foco

A fare pasta cum la quale poi fare el bene e el male, et poi disigillare e sigillare omne letera e poi im- promptare quello te piace. Diven- tar d durissima poi che haverai im- prontato , e poi farla vinire de quello collare che tu voli, ponen- dola a sechare

A fare sapone moschato

A fare la camphora bona

A fare borace alixandrina

A preparare el cinabrio per adopa- rare a penna e fare corpi ....

A preparare asuro per fare corpi e per adoperare a penna

A preparare la biaca per dipengiare

A preparare el verde ramo da dipen- giare

A preparare V oropiumento per fare corpi

Ad fatiendum aquam gumatam . . .

Ad distemprandum prasminum . . .

Ad distemprandum minùOit ....

A distemprare el zallulino

A distemprare la rossecta

A preparare el sa far ami

A distemprare lacha per far corpi .

A preparare le terre per adoprare in muro o in calcina

A camp-, II, ir,' ,? f,,,-,' fogliami . . .

Pag. 167

1(>S

169

169

170

170

171

171 173 175 175

176

177 179

179

180 180 180 181 181 181 182 182

182 183

Al) L.APIDE8 ASCLLORCM COMHOSFSIIOS. SeiUICET OKMMAS PRETIOSAM. f-I,AHAS KT LACDABILIS COLl.OKIS. Et MAKUA- RtTAS, RUBINOS ET BALASCIOS. Qt'E 8UST ARTIFITIALES ET XOS SATURA- UES POTERIS ITA COMPONERE CITO ET FACILE Pag- !'*'>

Sic fiunt de cristallo Inpides picii con-

trnfncti ut topatij, zaftrri e.tc. . . _ 186

Ad fatiendum margaritas 187

Ad fatiendum pulcra» scutes de cri- stallo 1S8

Ad rubinos componendum ISS

Ad fatiendum balatcios 185>

Ad fatiendum pulcras perlastnmquam vere et laudabilis coloris in apa-

rentia - 1'*'

Ad fatiendum margarita» site perlas tamqunm naturales et optimas et

verns, sine dubio . . . , 1!"

Ad fatiendum perlas grossas de mi-

nutis 192

Ad margaritas, sice perlas, clnrifl-

candas - 138

Ad fatiendum smiralgdum de cristallo ^ 190 Ad fatiendum crisolitum de cristallo _ 194

Ad fatiendum ambra _ 191

Ad ambra fatiendum _ 195

Ad idem 1^

Super eodem - 196

Ad idem ut supra _ 197

Ad calcinandum cristnllum .... _ 197

Ad flrnììdìim cristallum _ 197

Ad !/nfitìiiìum cristallum contrafactum > 198 Ad ìiìolìfìr<uidum cristnllum .... _ 198 Ad fatiendum lapides pretiosos can- tra factos de cristallo 1 '■'

A mollificare el cristallo per modo che porai improntare e tagliare

304

Questa è una opera ociilta fìlosnfìcnlp, ciò è fare coralli (/rossi de ti pi- coli, in questo modo Pftg'- ^^00

A fare vernice liqquida bona , '201

A fare cinahrio '202

A fare de cento perle una !> e Ila perla

bona de vantaqio '202

Ad fatiendum aaffirrum et ipsum afl-

nandum et colorando 205

A fare collore d' oro 205

A poriftcare el saflrro 206

A fare vetrio rosso 206

A mecter oro in vetrio '207

A dipengiare li vetrij cuvi li smalti de oìiine collore che tu voli, corno sono tazze o altre lavore de vetrio 208

A fare vetrio incarnato , 209

A fare vetrio giallo per patrcnostre

o ambre 210

A fare zallolino da dipengiare '210

Incipiunt collores musaici. Et primo

ad fatiendum materiam musicarum 210

Alias modus musaici 212

Ad faciendum musaicum croceum in

colore auri 212

Ad fatiendum musaicum rubeum . . 213 Ad fatiendum musaicum rosatum , . 214 Ad fatiendum musaicum granatum . 214 Ad fatiendum musaicum azurrum. . 214 Ad fatiendum musaicum viridem . . 214 Ad fatiendum crisolitum, idest vitrum

colloratum in collore auri, videlicet 215 Incipiunt diversi coIjLOres quibus va- saeij utuntur pro vasorum pul^crl-

TUDINE, PER ORDINEM DICESDUM. Et

primo: 217

A fare bianco fino de marzachotto . 217 A fare biancho el vaso cacto senza di- pentura, se tu voi che lo dieta vaso sin biancìio e necto ,. 217

305

^1 fitre hUincho de vetrio Pag. 218

vi fare bianco per mectare azurro . 218

.1 fare biancho per azurro ^ 218

.1 fare biancho per azurro _ 218

.1 fare biancho 219

.1 fare biancho per azurro sutili

apianato _ 219

A fare bianco per dipengiare certe

collare divisati corno te pare ... 219 A fare biancho per melare azurro

spianato 219

A fare biancho ., 220

A fare bianco per azurro ^ 220

A fare biancho per azurro relevato . 220

A fare biancho per azurro relevato . ., 220

Ad affinare i bianchi duri a focho . 220

A fare giallo el vaso 221

A far giallo da vitriare dentro ... 221

A fare verde el vaso _ 221

A fare verde per invetriare 221

A fare verde de vantaggio _ 222

A mecter azurro a penello 222

Ad idem. A fare azurro per mectare

a penello 222

Azurro per operare a penello 222

Azurro da penello , 223

A fare azurro relevato a modo fio- rentino 223

A fare azurro 223

Per mectare a penello 223

A fare azurro relevato per mectare a

penello 224

^1 fare azurro violato - 224

A fare collare de azurrino bono . . _ 224

A fare azurro aubtili spianato ... ,. 224 A cociare, idest calcinare, stagno e

piombo ~ 22.5

Terra per cociare vasi, rodi .... _ 225 A fare collore da dipengiar vase, come

vase il<i manco o de mngoUicn . . . ~ 22ò

30G

A fare azurro da penello

A fare zallo bello per minij o altro . A fare aqua da disolvare perle ere. . A fare perle naturali o quasi . . . A fare studio per fare coralli con-

trafacti

A fare collare d'oro per pegnare vase

de terra, prima vitriati

Incipit distintio opctavi cap. de tin- tis at tingendum pannum, 8ktam et pei.lem in camussium et multa ALIA. Et de camusijs fiendis per

MULTO» ET DIVERSOS MODOS. Et primo ad TINGENDUM CAMUSSIUM . .

A tegnare caprete in verzino ....

A tegnare caprete in vermiglio . . .

A tegnare montone in vermiglio da lo lato de la carne, per fare scarpe .

A tegnare montoni in vermilglio dal canto del pelo per fare scarpe . .

A tengere pelle de sovatto in vermi- glio, bone e belle

A tegnare in vermiglio

A tegnare in versino bellitissimo . .

A tegnare la pelle in collare de pavo- nazso bellitissima e bene ....

A tegnare in rosscio le pelle ....

A tegnare caprecte in verde ....

A tegnare pelle in verde

A tegnare la pelle in verde ....

A fare tenta verde da tegnare panno, o refe, o seta

A tegnare pelle asurre

A tegnare la pelle in nero

A fare tenta nera per tegnare pelle, cioè tenta da calzolare fina, senza ferro

A tegnare caprecti in nero fini e belli

Pag.

■225

227 227

228

22ft

231 231 233

235

237

239 240 241

241 243 243 244 245

245 246

247

247 248

307

A tegnaì-e montone o caprette in nero,

belli e boni Pag. 249

Modo de conciare pelle cimi lo pelo e senza pelo, ciò è pelle de cervo, o de lupo, o de tasso, o de lotrie, o de capretti, o de capra, o d' altri animali; ed è concia probata. . . 250

Concia per una pelle 256

Ad camussium fatiendum _ 256

A fare camoscio cum nervo o senza nervo, cioè scamosciato da omne

parte 257

A fare camoscio senza grasso ... ., 258

A fare camoscio 259

A fare camoscio brevimente .... :S9 A fare camoscio che sia bianco e mor- bido corno una seta 260

A fare camoscio che aresti morbido

sempremay 260

A fare camoscia che arestia a l'aqua 261

A scamosciare le pelle 261

Ad camussium de carta caprina fa-

ciendum 262

A fare camoscio de carta pecorina . ., 262 A fare camoscio de carte j)ecorine scripte 0 de carte de capretti scri- pte ., 264

A fare camoscio bonissimo ., 264

A fare concia in camoscio bona et vera

et probata ^ 266

A tegnare sirico o drappo roscio . . 270 A tegnare sirico croceo, o vero giallo

f> refe ., 272

A tegnare sirico pavonazzo, o refe . 273 A tegnare sirico molato, o refe ... 273 A tegnar sirico negro, o refe .... 274 A tegnar sirico verde, o refe .... _ 275 A tegnare lo sirico verde scuro ... ., 277 A tengna re lo sirico in turchino, 0 refe 277

- 308 -

A feonare in roselo Pfig- '^~^^

A tegnare refe in verzino 279

A legnare refe in roseto « 279

A tegnare in nero lo refe ,, 280

A tegnare guarnello, o seta, in nero. ,. 280

A tegnar guarnello ,, 281

A tegnar V osso in verde 281

A tegnare l'osso in rosscio , 281

A tegnare pelle in bretino chiaro . . 282

A fare inchiostro bona e da scriva re ,, 282 -A tegnar ossi bovini, buffalini e ca- prini, dentro e di fora, in ovine

colore , 283

A tegnare bosso in nero ,, 28S

A tegnare ossa in verde ,, 284

A fare colla che tene aqua e olio . . , 284 Mirabilis colla ad cristallum, genimas,

et super petram, vel lignum ... ,, 284 Ad fatiendum coll.iin ad gemmas re-

tinendas 285

A fare colla per vasa 285

A fare colla per li vaseper altro modo 285

A fare colla per Ugnami 286

A mollificare V osso 286

A fare colla de pescio 286

Ad ingessandum tabulas causa pin-

gendi 287

Ad molliflcandum ossa ,, 288

A tegnar la pelle in verde ,. 289

A conosciare la bona galla ,, 289

A cognosciare lo bono vitriolo ... 290 A fare tenta verde et rossa et pavon- naza a tegnare ossi,- panni, refi, et

ciò che voli etc ,, 291

'210. Storia Siciliana di anonimo autore scritta in dialetto nel Sec. XV, pubblicata a cura di Stefano Vittorio Bozzo (Parte 1.* Prefazione) L. 7.

211. Quattro Poemetti Sacri dei Secoli XIV e XV

a cura di Erasmo Percopo -

212. Viaggio in Inghilterra del Card. Rossetti a cura

di Giuseppe Ferx'aro » 5.

lM3. Rime varie di Curzio da Marignolle con le notizie intorno alla vita e costumi di lui , scritte da Andrea Cavalcanti, e raccolte da Costantino Arlia ...» 5.

214. Il Sacco di Volterra nel MCDLXXII a cura di

Ludovico Frati » G. ."n

215. Gli Spagnuoli e i Veneziani in Romagna, do-

cumenti pubblicati da Cori-ado Ricci . . . » 14.

216. Diario di Gaspare Nadi, a cui-a di C. Ricci e

A. Bacchi della Lega » 13.

217. La Caccia degli Uccelli di Vincenzo Tanara,

per cura di Alberto Bacchi della Lega . . » 15.

218. La Guerra di CamoUia e la Presa di Roma,

rime del secolo XVI, a cura di Francesco

Mango , » 5. 50

219. Lamenti storici dei secoli XIV, XV e XVI, a

cura di Antonio Medin e Lodovico Frati . » 9.

220. Una Confraternita di giovanetti Pistoiesi a

principio del secolo XVI, a cura di Pietro

Vigo » 4.

221. I drammi di Antonio Marsi pubblicati da

I. Palmarini. Voi. I . . . » '^

IN CORSO DI STAMPA

Storia Siciliana d* anonimo autore scritta in dialetto nel Sec. XV, pubblicata a cura di Stefano Vittorio Bozzo (Parte IL* Storia).

bella Camilla, poemetto inedito Piero da Siena, a cura di Vittorio Fiorini.

Testi inediti di antiche rime volgari, messi

in luce da Tommaso Casini. Voi. II.

(xyneyera delle Clare Donne, di Sabadino de- gli Aricnti, a cura di C. Ricci ed A. Bacchi DELLA Lega.

Viaggio da Venezia a Costantinopoli di Tom- maso Alberti, nel 1609, a cura di Alberto Bacchi della Lega.

Narrativa della prigionìa di Ercole Fantuzzi,

a cura di Corrado Ricci.

Palmarini. I drammi pastorali di Antonio Marsi. Voi II.

Canti del sec. XVI sulla battaglia di Bavenna,

a cura di C. Ricci

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