[US Di SSA AT e: Heig le. rr) . RE AREAS SIA De ZIA BERE: IR rà SHE at tar 3 SI La soa ata 4 C ca 4 id: E Des BAL | ei PIER agona SEE "TA a Dè; dro Boston Society 0 of Natural i =='_=== — E_R-©M [N In UuLvmanoQ. | Recetved NQ: V| \ 0 Ò SE Li 49, mo \ xi Ò SÒ HARVARD UNIVERSITY pia ln] tI LIBRARY OF THE Ch MUSEUM OF COMPARATIVE ZOOLOGY Bought July I0,1942 RE NATURALISTA SICILIANO GIORNALE DI SCIENZE NATURALI ANNO DICIASSETTESIMO i 1a, Stabilimento Tipografico Virzì 1905 wi U CRA: ud DA i) LES Pa VALGGII LOI OX DA.EUA tela AMICO TA ITA VATI es ART ra Ce a La Tavola I verrà unita al 2° fascicolo. ANNO XVII 1904 N. 1. ADAGNAmMento annuale A Seo e Le Wrenumerosseparatocconi tavolette. e e ge RS » » » senza >» Rf pc I MAR E » 1,50 ———+-——— Gli abbonamenti cominceranno dal 1° di agosto di ogni anno. SL Indirizzare tutto quello che riguarda l’Amministrazione e Redazione al Sig. Enrico Ragusa in Palermo, Via Stabile, 103. —————— Gem La responsabilità d’ ogni qualunque idea espressa negli articoli del periodico spetta esclusivamente al suo autore. Sommario del N. 1. Ragusa E.— Osservazioni su alcuni Coleotteri di Sicilia, notati o omessi nel nuovo Catalogo dei Coleotteri d’ Italia del Dott. Stefano Bertolini (Siena 1899) pag. 1 De Stefani T. — Osservazioni e notizie sui culicidi siciliani (continua) . . . » 9 Vitale G.— I Cossonini siciliani— Nota VIII (cont.). . ..° 4.0...» 14 Ragusa E. — Note lepidotterologiche (con tavola) . . . . ee 18 _ Catalogo ragionato dei coleotteri di Sicilia Gay sor gn di 21 2555 Pubblicato il 1° agosto 1904 PALERMO Stabilimento Tipografico Virzì 1904 Vv IPPPPITTIATITTITTTITTTTTIITIIFIFAIFIVIFIFFAFMA MANARA AARAANANAAAAAAAAARAAARAAAAARAEERAEARAAARARAAFAAAAAAAFAAAAFAAAAAFAFAAAAAARTET AEREA FE TE FFTTTTCTTTtTto Ragusa Enrico — Direttore resp. ZIPUELILLTAEETAARE RENDE LEGRALRERAERE DERE VIREEEVELE VERTE RR[ LKR LKRKEKERE LKR (LELE LERELERELERLORREVEBNERESb(LKKOK(p(KK(LKELKLKALILIELIELLERELLLARELERR VI TRO LLRLLOARALILI DELIRI TARIo= (TTITITTICITITITITIIIK SITI (CR GLLITKIO CELITLLINIOETILI LOCI CLLOTVILIONE LOOK LIO OOCOT SEO CKRP CETO IITILITT RENI LIO TOLI CLIL O INVITI LIS U IST O ISO VIII COI LIVE TIRI LKIO FILLINIIVITI TIE VEBRELV LIBRI BB BIDEN TI BIL VERI KU BKVA KA LERERKBTK ETTARI VE REL K ORE DEE DELE K DEV CKKK RIDEVA BtKDREEKEtt ARR RITI RIgRiAi ANNO XVII. 1904 E È ann 9f£47«—7—<_*_-<*<-<*—<—< SD II NNISSINMSIDSMNISISNSTDISSISISNSINSNINSINTNIA IL NATURALISTA SICILIANO SINIS NISSAN Osservazioni su alcuni Coleotteri di Sicilia, notati o omessi nel nuovo Catalogo dei Coleotteri d’Italia del Dott. Stefano Ber- tolini (Siena 1899). La var. Corsicana della Cicindela campestris L. è di Corsica e non è mai stata trovata in Sicilia, dove anche è assai problematica l’esistenza della Cicindela dilacerata Dej. Perchè non citare pure la Sicilia come habitat della C'icindela cir- cumdata Latr. e della var. imperialis Klug. ? La Cicindela littoralis var. Ragusae Failla è sinonimo della var. Bar- thelemy Dup. Non ritengo si sia trovato in Sicilia il Megodontus caelatus var. Dal- matinus Duf., ed il Carabus scabriusculus var. Lippei Dej. Ho ripetuto essere assai dubbia la provenienza di Sicilia della var. Siculus Ragusa, del Carabus auratus. La Clivina ypsilon var. scripta Putz. è di Sardegna e non di Sici- lia (1). Il Bembidium lusitanicum Putz. non so da chi sia stato trovato in Sicilia. Tachys insularis Ragusa è sinonimo della var. elongatus Dej. del 6i- striatus Duft. Tachys unicolor Ragusa è var. del haemorrhoidalis Dej. La var. flavocinctus Suffr. dell’Agonum marginatus L. è di Sardegna, non di Sicilia. Non mi è riuscito di trovare in nessuna opera da me posseduta, nè nella monografia del genere Calathus (Putz. Ann. Soc. Belg. 1873) un Calathus signaticornis Chd. che il Bertolini cita di Sicilia. Dissi già che ritenevo erroneo il citare il Luemosthenes conspicuus Walt. come di Sicilia. (1) Nat. Stc., Anno II, pag. 245, Ai pese Non ho potuto riscontrare in altre pubblicazioni che il Dichirotri- chus rufithorax Sahlb. sia stato trovato in Sicilia. Non so chi trovò il Gynandromorphus etruscus Q., il Chlaenius ni- gricornis F. e la var. melanocornis Dej. in Sicilia. La Lebia var. Destefanii Ragusa va radiata, essendomi convinto che la macchia sulla sutura delle elitre causata dalla piegatura delle ali che dopo la morte dell’insetto col tempo scompare totalmente. Della Cymindis angularis Gyll. e suturalis Dej. dissi già che dubitavo fossero state trovate in Sicilia, essendo la prima della Svezia, Finlan- dia e Siberia e la seconda dell'Egitto e Siria. Brachynus humeralis Ar. ed incertus Brul. dubito che siano mai stati trovati in Sicilia. Bertolini cita di Sicilia un /Mydroporus? Clarki Woll. che non trovo nella monografia del Dr. Seidl. nè nel catalogo di Berlino. La war. siculus Ragusa del Canthydrus notula Er. fu dal Seidlitz posta in sinonimia. La mia var. Seidlitzî del C'ybister senegalensis Aub. non è ancora stata trovata in Sicilia. Il Philyhdrus rectus Sahlb. non trovo chi lo cita di Sicilia. Il Paracymnus Schneideri Kuw. è omesso, non so però se a ragione, avendolo il Kuwert descritto dal Caucaso e Sicilia (7). Laccobius regularis Rev. Non mi risulta che questa specie siasi tro- vata in Sicilia, vive invece da noi la var. subregularis Rottb. del scutel- laris Motsch. che il Bertolini cita d’incerta località. Che io sappia, nessun autore cita di Sicilia la var. albescens Rott. dello scutellaris Motsch. Il Limnebius similis Baudi si conosce solamente di Sardegna, in Si- cilia si è trovata solamente la var. uncigaster Kuw. Il Cercyon arenarius Rey. non mi risulta essere stato trovato in Sicilia, nè il Megasternum calabricum Kuw. Ochtebius submersus Chev. De Bertolini la cita di Sicilia, mentre fu descritta di Corsica ed Algeria; egli cita pure il maculatus Rey. che manca nel catalogo di Berlino perchè specie di Tunis, ed inoltre la var. meri- dionalis Dej. del marinus Payk. che non so da chi fu citata di Sicilia ma che può benissimo trovarvisi. Heterocerus nanus (ené. Il De Bertolini seguita a citare questa spe- cie di Sardegna, come di Sicilia, mentre dissi già nel mio catalogo ra- gionato, che fu un errore del Kuwert il citare la Sicilia invece della Sardegna. Non so poi donde provenga la citazione dell’Heter. intermedius Ksw. come di Sicilia, mentre è specie di Berlino. (a) ——— _OoO — Nel mio cat. rag. citai la var. moesta Heer. dell’Aleochara sangui- nea L. ma non la specie, che Bertolini cita pure di Sicilia. Nei miei cataloghi è citata una Oxypoda ambigua Fauv., dovea invece stamparsi ambigena Fauv., come è citata dal De Bertolini. Egli nota l’Oxpoda recondita Kr. da me notata al 1881 di Sicilia, mentre poi nel mio catalogo ragionato dissi che era altra specie, e non cita la Si- cilia per la Oxypoda formosa Kr., alternans Grav. ed haemorrhoa Sahlb. Ocyusa picina A. Non so dove il De Bertolini abbia trovato citata di Sicilia questa specie. L'Atheta gracilenta Er. che troviamo notata fra le Aleounota Thm. è specie assai rara trovata in Francia, Austria e Germania, e non mai citata di Sicilia. Alobrechta puncticeps Thom. Eccetto il Bertolini nessun altro cita questa specie di Sicilia. Atheta euryptera Steph. Specie che nessuno cita di Sicilia. De Bertolini cita di Sicilia VAtheta liturata Steph.= nigritula Gyll. che non era stata citata da altri ed omise la nigritula Grav. che vive da noi. Aloconota Eichhoffi Scriba è sinonimo di aegyptiaca Motsch. La Tachyusa agilis Baudi fu descritta di Cipro, ma trovasi pure in Bosnia; non è stata ancora trovata in Sicilia ; lo stesso dico della 7a- chyusa ventralis Fauv. che non conosco. Il Tachynus Lederi Epp. è sinonimo del Rumeralis Grav. Il Quedius curtus Er. non lo trovo citato di Sicilia, dove invece si rinvenne la var. coeruleipennis Fauv. È omessa la var. brunneus Ragusa del Quedius molochinus Grav. non ancora trovato in Sicilia, ma che il Bertolini cita. Bertolini cita l’ Ontholestes tessellatus Four. (nebulosus F.) di Sicilia, che è specie piuttosto nordica, ed omette invece il murinus L. che vive in Sicilia. i i Perchè del sinonimo Siculus Aub. del Pseudotarsius pedator Grav. farne una specie a parte, mentre si sa da tempo che sono una sola specie ? Il Tasgius ater Grav. non è ancora stato citato di Sicilia , invece vive da noi la var. planipennis Aub. Il Philonthus dimidiatus Sahlb. non lo trovo citato di Sicilia da al- tri e dubito si trovi da noi. Perchè farne una specie del Phi/onthus mimulus Rottb. ch’ è sino- nimo della maritimus Motsch. ch’ è solamente varietà della thermarum Aub, e non specie distinta come la nota il Bertolini ? BP: 0h TRS Non trovo nei cataloghi il Bisnius (Neobisnius Gangelb.) libanicus Saulcy che il Bertolini cita con dubbio di Sicilia. Il Medon macropeplus Kr. è sinonimo del nigritulus Er. e non va- rietà. L'Astenus uniformis Duv. è una var. del tristis Er. Stenus Hospes Er. Non lo trovo citato di Sicilia da altri. Bledius furcatus O1. Tanto nel mio catalogo ragionato quanto nel mio catalogo dei Coleotteri di Sicilia per errore si stampò /uscatus OI. invece di furcatus Ol., la varietà di questa specie è Skrimshiri e non Skrimshiranus Curt. come è citato dal Bertolini. La var. del Bledius fossor Heer è funestus Epp. e non funestatus co- me è stampato nel mio catalogo. Il Platysthetus rufospinus Hoch. viene da me erroneamente citato nei miei due cataloghi per rufospinosus. Dei tanti Oxytelus che si trovano in Sicilia il De Bertolini non cita di Sicilia che il solo speculifrons Kr. Del Trogophlocus Mannerheimi Kol. si conosce ai Sicilia la var. pla- giatus Kiesw. non la specie tipica. Non trovo da altri citato di Sicilia il Planeustomus elegantulus Kr., esso si conosce solamente di Creta. Anthobium nitidicolle Baudi. Dissi già nel mio catalogo ragionato, come nel catalogo di Berlino, per errore di stampa, fu messa la Sicilia come patria di questa specie, invece della Stiria. Il Zibus adustus Reitt. è sinonimo del Aiedeli Fairm., come dissi già nel mio catalogo ragionato. Non so chi abbia citato di Sicilia il Tychus var. dichrous Schm. del niger Payk. Dissi già nel mio Cat. ragionato come il Mastigus palpalis Latr. e dalmatinus Heyd. non siano mai stati trovati in Sicilia. Nessuno che io sappia ha citato la Silpha carinata var. Italica Kiist. come di Sicilia, ed il Peltinus velatus Rey. L’Orthoperus picatus Mrsh. è omesso. Il Saprinus puncticollis Kiist. è varietà del cribrellaticollis Duv. 0- messo dal Bertolini. Nel mio catalogo fu omesssa la var. subtilis Schm. del rugifrons Payk. citata nel mio catalogo ragionato. La Temnochila tristis Muls. dissi già che il Reitter snpponeva trat: tarsi di una 7. coerulea Ol. non ancora colorita. Nel Nat. Sic. An. XIII pag. 74 dissi poi che è specie d'America, e va tolta dal Catalogo dei Coleotteri d’Enropa. RA io Il genere Microctilodes Reitter è sinonimo del genere Cercomorphus Perris (1). NXenostrongylus Deyrollei Duval. Nessun altro la cita di Sicilia. Il Rhizophagus punctiventris Baudi è sinonimo del bipustulatus F. La Triplax Ragusae Reitt. è una varietà della ruficollis Lac., non un sinonimo. È stata omessa la varietà unicolor Ragusa del Cryptophagus fascia- tas Kr. Dell’Afomaria gutta Steph. si è trovata in Sicilia la var. rhenana Kr. ma non ancora la specie tipica, mentre la bdicolor Er. è di Stiria non di Sicilia. Il Phalacrus brunnipes Bris. è della Francia meridionale, non trovo chi l'abbia citato di Sicilia. Il Thorictus laticollis Mots. è specie dell’ Ungheria e Caucaso, non è stata citata di Sicilia, nè il Zoricatus Payr. ne è la varietà. L’Holoparamecus caularum Aub. non lo trovo citato da altri di Si- cilia. L’Esarcus cribatus Reitt. citato dal Bertolini sotto il sinonimo di A- beillei Anc. dissi già nel mio catalogo ragionato che è specie descritta di Sardegna e non di Sicilia, come erroneamente fu citata nel catalogo di Berlino. La Langelandia erigua Perris è di Corsica e Sardegna, non di Si- cilia. | La Synchita humeralis var. separanda Reitt. non la trovo citata di Sicilia da altri. Anommatus basalis Reitt. Di Sicilia non si conosce che la sola mia varietà Rocellae. Delle Coccinellidae dirò a suo tempo nel mio catalogo ragionato. L'Attagenus rufipennis Mls. non è una varietà del bifusciatus Rossi, ma un semplice sinonimo. Non trovo citato da' altri come di Sicilia 1’ Aphodius serotinus Panz. L’Aphodius cinereus Muls. var. dello scrofa F., il Bertolini lo cita due volte di Sicilia, prima come specie e poi come varietà. Dell’Aphodius dilatatus Reiche, ho citato la sola varietà ampliatus Reitt. e non la specie. La var. dilatatus Schimd. dell’Aphodius alpinus Scop. nei cataloghi è citata di Stiria non di Sicilia. (1) Nat. Sîc., Anno I, Nuova Serie, pag. 142, o Lo Psammodius scutellaris Muls. è sinonimo del laevipennis Costa e non del ptlicicollis Er. non ancora citato di Sicilia da altri. La varietà nitidus Jekel del Geotrupes laevigatus F., citata dal Reit- ter di Sicilia fu da me omessa perchè allora le Bestimmungstabellen XXIV erano in corso di stampa. Il Geotrypes Hoppei Hagmb. È specie nordica e nessuno, eccetto il Bertolini, lo cita di Sicilia. Riguardo al Geotrupes Sardous Er. dissi già che non sapevo su quali dati il catalogo di Berlino l’avesse citato di Sicilia, Il mio Pentodon punctatus Vill. testudinarius è una mostruosità, non varietà; e lo stesso dirò della PhRy/lognathus cephalothes Dej. che è mo- struosità del Szlenus F., e non» varietà come é citata dal Bertolini. Perchè citare la Polyphylla Olivieri Lap. di Sicilia, mentre si sa che detta specie fu riconosciuta dal Kraatz, come nuova che egli denominava Lagusae ? Dissi nel mio catalogo ragionato che la Julodis Onopordi F. citata di Lampedusa riportata dal Bertolini fu poi identificata per la var. Koe- ningi Mannh. della pilosa F., specie che a torto Bertolini cita di Sicilia. Dissi già (cat. rag.) che l’Ancylochira cupressi Germ. fu citata di Sabina presso Lecce e non di Sicilia. Dalle ricerche fatte non mi risulta essersi trovato in Sicilia 1’ An- tharxia midas Kiesw. L’Acmaeodera Levrati Chev. è sinonimo della %virgulata M. e non specie propria. i L’Armaeodora virgulata Ill. var. flavovittata Luc. non mi risulta ci- tata da altri di Sicilia. Cylindromorphus subuliformis Mun. e non sabuliformis come per er- rore si stampò nei miei due cataloghi. Bertolini omise la mia var. Siculus del Hylochares dubius Pilen. L’ Etater pomonae Steph. non lo trovo citato da altri di Sicilia e così il Cardiophorus bipunctatus F. L’Agriotes aequalis Schw. nel catalogo Bertolini figura due volte a pag. 69 linea prima e poi linea 28. L’ Helodes Tournieri Kiesw. è di Sardegna non di Sicilia. Non mi riesce trovare la £hagonycha convericollis Frm. citata di Sicilia. Il Malthinus geniculatus Ksw. non credo sia stato citato di Sicilia. Non trovo citate da altri di Sicilia il Malthodes cruciatus Baudi e quadrispinus Ksw.; la prima è di Sardegna, la seconda di Spagna. Cor- = Mia ressi già nel mio cat. rag. queste due citazioni che figuravano nella pri- ma edizione del catalogo Bertolini. Nel mio catalogo bisogna correggere il Malthodes larinatus in la- ciniatus Kiesw. e nel cat. rag. lacinatus in laciniatus. Antholinus sericans Er. non lo trovo citato da altri di Sicilia. Il Sphringinus (non Spinginus, come erroneamente venne stampato ‘ nel mio catalogo) sanguinicollis Ab. è il constrietus auct. che il Bertolini citò due volte come specie distinta. Non trovo citato di Sicilia da altri V Attalus tristis Luc. Mi riesce nuovo citato di Sicilia il Ma/achius Barnevillei Put., così il Paratinus femoralis Er. e l’Henicopns scutellaris F. Il Divales variegatus Luc. non si è ancora trovato in Sicilia ma solamente la var. crythromelas Kiist. e la var. nigricollis Ragusa, che il Bertolini omette. Perchè citare di Sicilia il Lobonyx aeneus F. che non trovo citato in altri cataloghi e che Schilsky (1) dice comune in Spagna Nord Africa e presso Perthuis (Francia) ? È pure omessa la var. Faillae Ragusa del Divales flavescens Genè, e la citazione Sicilia pel maculipernris Schilsky = haemorrhoidalis. Come il Bertolini si domanda (?) cosa sia il Dasytes setosus Walt. cosi io mi domando perchè citare di Sicilia questa specie, descritta di Spagna, e posta in quarantena nel catalogo di Berlino. Psilothrya cyaneus OI. Schilsky (loc. cit.) dice che la var. e. trovasi in Sicilia. Ora siccome egli non descrive che le var. a. d. c. d. così cer- tamente egli alludeva alla var. d, che è la fulminans Schil. che io ci- tai, ma che il Bertolini cita solamente di Lazio. Divates cinctus Gené var affinis Schil. è di Corsica e non di Sicilia come citai ed il Bertolini riportò, mentre omisi la var. 4 notatus Schils. e ephippiatus Schils. non riportata dal Bertolini ed entrambe citate di Sicilia da Schilsky. Bertolini pone il Dasytes /lavescens Genè fra i Divales. Haplocnemus chlorosoma Luc. è d’ Algeria, non si conosce d’Europa così pure il Zongulus Schils. Haplocnemus m litensis Schil. Bertolini lo cita due volte, una di Si- cilia e Malta ed un’altra di Malta. È specie esclusiva di Malta. La var. obscuripes Schil. è var. del Siculus Kies. non del melitensis. Omisi que- (1) Kiister Die Kifer Europa's XXX Heft. pag. 54. TIR sta specie nel mio catalogo, mentre l’avevo citata nel cat. rag. dicendo che si doveva descrivere nel Kister XXXIII mentre si pubblicò poi nel fasc. XXXIV, ‘altra var. del Siculus è flavipes Schil. non fulvipes come erronea- mente fu stampato nel mio catalogo dove omisi Vacutangulus Schils. Danacaea imperialis Gené. Dissi (1) che tutti gli esemplari così de- terminati furono dal sig. Schilsky riconosciuti per distineta Luc. D. citrina Proch. Non si trova in Sicilia; gli esemplari così deter- minati dal Proch. erano invece cusanersis Cost., come lo erano pure tutti i Poupillieri Bris. determinati dal Prochàzka, e così bisogna togliere an- che questa specie da quelle trovate in Sicilia. D. ambigua Muls. e misella Baudi (2), dissi già (1. cit.) che bisognava toglierle dalle specie esistenti in Sicilia. Omisi nel mie catalogo l Opetiopalpus scutellaris Panz. e lo Spaeri- cus gibbioides Boiel. da me citate nel cat. rag. Il Mezium sulcatum F. non si conosce ancora di Sicilia. Non trovo citato da altri il Pfinus (Bruchus) dicincetus Sturm. Ptilinus aspericollis Muls. è sinonimo dell’asperulus Gemm. La Lasioderma bicolor Schauf. è var. del haemorrhoidalis Il. e non specie propria come la citai nei miei cataloghi. Lasioderma apicatum è sinonimo di Lasiod. bubalus Fairm. che Ber- tolini cita come specie propria. Tanto nel mio catalogo ragionato, quanto nel catalogo per errore fu stampato Cis striatus Mell. invece di striatulus. La Zophosis v. Sicula Mot., a mio parere, va radiata dai cataloghi. L'’Erodius v. Deste/anii Fail., come già dissi nel mio cat. ragionato, è sinonimo del L/’eizrolerii Sol.; il siculus Sol. e vicinus Sol. sono varietà del neapolitanus Sol. La Pachychila Servillei Sol. non fu citata di Sicilia da altri, la sola var. pygmaea Gené lo fu. i Non trovo citata da altri la Tentyria taurica Tausch. che Bertolini cita con dubbio di Sicilia. (1) Nat. Ste., Anno II, Nuova Serie, pag. 259. (2) Due esemplari trovati a Trapani nel giugno 1881 e donatimi dallo stesso Baudi furono da lui stesso determinati per var. misella Baudi, tanto il Prochàzka quanto il Schilsky riconobbero in essi la D. picicornis Kiist.; ora siccome il Schilsky nel fascicolo XXXII die Kifer Europa’s, dice che la misella Baudi gli rimase ignota, così io dubito che questa non sia altro che un sinonimo della picicornis Kiist. ai 2h L’Hidrosis crenatocostata Redt. si conosce solamente di Lampedusa. Non trovo la Tagenia obliterata Sol. citata di Sicilia, nè il Microte- lus Lethierry Rh. che Bertolini cita dell’isola di Lampedusa. Bertolini omise fra le Asida la porcata Fab. di Lampedusa e la Sy- riaca All. i La Pimelia undulata Sol. si conosce solo di Sardegna. Perchè dubitare che lo Scleron armatum Walt. viva in Sicilia, men- tre è specie tanto caratteristica e citata da tutti quelli che raccolsero coleotteri in Sicilia ? Non trovo l’Opatrum v. elevatum Brull.; il melitense Kiist. è sinoni- mo del sabulosum L. Del porcatum F. di Sicilia si conosce la sola var. validum Rott. Non trevo citata di Sicilia da altri la Platydema Dejeani Lap., la Palorus Ratzeburgi Wis., e VErclus sulcipennis Mls. Non credo si trovi in Sicilia il Centorus procerus Muls. Bertolini omise l’ Heliotaurus distinctus Cast. trovato a Lampedusa. Perchè citare la Mordella Aradasiana Patti, che non si sa cosa è ? Nessuno ha citato 1 Hapalus bimaculatus L. di Sicilia. Dissi già come il Pic dubitasse della provenienza di Sicilia dello Anthicus scaurus Fairm. e Chobanti Pic. L’ Oedemera pusilla Costa, dissi. già che è di Napoli non di Sicilia. Dei Curculionidi in poi, dirò a suo tempo nel catalogo ragionato. Se i coleotterologi Italiani rilevassero le inesattezze del sudetto ca- talogo, per quello che riguarda le loro regioni, se ne potrebbe avere una nuova edizione certamente più esatta. ENRICO RAGUSA. Osservazioni e notizie sui eulicidi siciliani Nello studiare alcune plaghe malariche della Sicilia non ho fermato solamente la mia attenzione sulle zanzare del genere Anopheles; ma ho voluto occuparmi anche, come studio faunistico, di quelle del genere Culex, tanto più che un quadro complessivo dei culicidi (Culicidae) di ‘ Sicilia nessuno lo ha pubblicato fino ad ora. Però in queste note non posso dare che alcune notizie preventive, dovendo ancora compire la determinazione delle specie. Il primo autore che abbia menzionato un culicide siciliano è stato Il Nat. Stic., Anno XVII. 2 a il Robineau-Desvoidy, il quale nel 1827 notò un Culex siculus R. D. (1). Dopo molti anni lo Zetterstedt indicò il Culex pipiens L. (2) e il Bigot nel 1860 un Culex calopus Mgn. (3). Altri culicidi sono stati citati dal prof. M. Bezzi e da T. De Stefani (4), i quali ne hanno enumerato sei specie; però il prof. E. Ficalbi è quello che ba più estesumente illustrati i culicidi della Sicilia. Per lo studio delle zanzare siciliane le sue pub- blicazioni debbono servire di guida (5); egli nelle Venti specie di zanzare italiane ne enumera undici dell’isola, escludendone il C. calopus Mgn. ci- tato dal Bigot, come specie dubbia e forse corrispondente al suo C. ele- gans, e il C. siculus R. D., perchè malamente caratterizzato e impossibile a riconoscere. Bezzi e De Stefani (1. c.) avevano di già notato il C. cantans Mgn. sulla fede dello Zetterstedt; ma il Ficalbi l' omette pure non avendolo mai raccolto nelle campagne messinesi, dove egli esercitò le sue cacce, nè io sin oggi l’ho trovato in altre campagne di Sicilia. Il dott. Insinna e l'ing. Manzella (6) citano l’Anopheles superpictus Grass., che è sinonimo di A. albitarsis Lich., al qual nome spetta la priorità; il dott. Minà-Palumbo (7) riporta nelle sue pubblicazioni qual. che specie di già citata dai precedenti autori; infine nel Secondo contri buto allo studio della Malaria în Sicilia (8) si nota il Culex mimeticus Noè , (trovato al vallone Tonnarazzo in provincia di Messina) che era (1) J. B. RoBineAU-Desyomy — Essai sur la tribù des Culicides. (Mem. soc. hist. nat. III, 1827), Paris. (2) J. W. ZeTTERSTEDT — Diptera Scandinaviae ete., v. VII, 1848, Lundue. (3) J. Brcor — Diptères de Sicile (Ann. Soc. Ent. de France, 3. Ser., T. 8, 1860), Paris. i (4) M. Bezzi e T. De STEFANI — Enumerazione dei Ditteri fino ad ora raccolti în Sicilia (Nat. Sic., A. II (N. S.) n. 1-3 1897), Palermo. (5) Cito solamente le due ultime pubblicazioni del Ficalbi sui Culicidi , nelle quali è contenuto tutto quanto anteriormente egli fece conoscere sulle specie di questa famiglia : 1. E. FicALBI — Rivisione sistematica della famiglia delle C'ulicidae europee (Bull. Soc. Ent. Italiana. A. XXVIII, 1896), Firenze. 2. Venti specie di Zanzare (CuLicipaE) italiane, 1899, Firenze. (6) A. Insinna e E ManzeLLA — Contributo allo studio della malaria in Sicilia. (Atti per la Soc. della Malaria, v. III, 1902), Roma. (7) F. Mixà-PaLumpo — Contribuzione alla fauna entomologica della Sicilia (Nat. Sic. v. VI, 1886-87), Palermo. i -_ Bibliografia sicula di Sc. Nat. (1. c.), 1896. (8) Bolt. d. Soc. Siciliana d'Igiene, A. VI, 1903, Palermo. N Lal solamente noto da Grassano in Basilicata e Sezze in provincia di Ro- ma (1). * xv» * Dopo questo cenno storico sommario riferirò quelle poche osserva- zioni personali che ho potuto fare su tali ditteri. Come è saputo, le larve del genere Aropheles e quelle del genere Culex conducono una vita acquatica alquanto differente. Mentre gli a- nofeli preferiscono le acque limpide e tranquille, le larve dei culici si adattano in generale a condizioni, direi, meno esigenti; esse si curano poco della limpidezza delle acque, anzi certe specie pare si compiacciano di abitare con predilezione là dove queste sono poco pulite e non sem- pre riposate. Nelle cloache scoperte, nei canali di espurgo, in acqua corrotta, le larve di Culex spathipalpis Rnd. e del Culea hortensis Fic. sono così abbondanti che in pochi minuti se ne possono raccogliere mi- gliaia. Però le stesse specie le ho ritrovato anche comuni in acque lim- pide e tranquille, come in quelle di molte vasche dei giardini dell’agro palermitano. In generale le larve degli anofeli si rinvengono in acque pulite e punto mosse; ma se ne trovano anche in quelle lentamente scorrenti. In via eccezionale se ne possono trovare in acqua corrotta; ma in que- sto caso è da ritenere o che l'alterazione di questa sia avvenuta dopo la deposizione delle uova e che le larvette poi vi si siano adattate o che alcune specie possano prosperare, tanto in acque limpide che in guaste (2). Nelle cacce ai culicidi ho avuto cura di raccogliere gli insetti non (1) Il dott. G. Noé conobbe per primo questa bella specie e ne descrisse la fe- mina nel Bull. d. Soc. Ent. Italiana, A. XXXI, 1899. Nella sua Contribuzione allo studio dei Culicidi ne ripubblicò la descrizione sotto il titolo: Una nuova specie di zanzara (Ibid., An. XXXII, 1900). (2) In contrada La Piana (La ehiana) tra i comuni di Roccella e Lascari, in provincia di Palermo, io e l’ ingegnere Manzella, abbiamo incontrato, nell’ agosto del 1902, un piccolo stagno con acqua corrotta per sostanze organiche in putrefa- zione, nella quale erano comuni le larve di Anopheles albitarsis Lich. Il 28 agosto 1903, nel letto del vallone Forgiatello, presso Balestrate, in una pozzanghera feti- dissima non più larga di un metro e nella quale era in putrefazione anco un ta- rantolino ( Ascalobotes mauritanicus Bp.) io e il dottore Simoncini, trovammo anche abbondanti le larve Anopheles albitarsis Lich. insieme a moltissime altre di Culex modestus Fic. SARO dl solo allo stato perfetto, ma anche a quello di larva. Nella raccolta di queste ho dovuto costatare che il retino di velo o il cola-brado usato da alcuni entomologi sono poco adatti allo scopo se non si tratti di pe- scare in luoghi a sponde elevate, nel qual caso bisognerà usare i due utensili attaccati all'estremità di un bastone. Le delicatissime larve dei culicidi tratte fuori dall’ acqua in questo modo risentono grandemente dei disturbi che loro si apportano, specialmente nel passaggio ai vasi di trasporto. Io uso di un altro metodo semplicissimo, che ha anche il van- taggio di non recare molestia alle larvette. Debbo dire che l’ho appreso dal mio compagno di caccia dott. A. Insinna e che l’ho trovato ottimo. Si cattura la larva per mezzo di un cucchiaio da tavola , lasciando in questo un po’ d’acqua e riversando con cura il tutto nelle bottiglie. Così l’animaletto non viene messo mai fuori dell’acqua, non soffre e può giun- gere più facilmente a trasformarsi. Pel trasporto di queste larve, più che di tubi di saggio o di boc- cali a bocca larga, io"mi servo di bottigliette bianche ordinarie, depresse sui lati, con l’apertura stretta, della capacità di 200-400 grammi, le quali sono più facili al trasporto. In questo, l’acqua contenuta in uno spazio ristretto riceve meno scosse e quindi gl’insettucci meno urti e sobbalzi. I tubi e i boccali di discrete dimensioni si possono usare, se messi però in un paniere da portare in mano. Nelle bottigliette io metto delicatamente le larve con l’ acqua che ho raccolta nel cucchiaio; quando sono ripiene per circa metà le chiudo con un turacciolo di sughero, al quale è fissato un piccolo tubo di vetro pel passaggio dell’aria e le ripongo. Giunto a casa col bottino della gior- nata, riverso, sempre con molta cura, il contenuto delle bottigliette ne- gli acquarii, cioè in grandi bicchieri o in bacili già preparati, nei quali l’acqua viene lentissimamente cambiata col farne cadere della nuova goccia a goccia, lasciando sfuggire il sopravanzo per un tubicino situato al fondo ad altezza voluta in modo che il livello deil’acqua si mantiene costante. L’ apertura superiore del tubicino la copro con una reticella di ottone. In qnesti acquarii si devono mettere un po’ di fango, delle conferve, delle Zemna , foglie secche e verdi e delle alghe. Quel sedi- mento che suol rinvenirsi in ottobre e novembre nelle acque morte delle vasche non più usate per l'irrigazione dei giardini è certamente il ma- teriale più adatto per l'allevamento delle larve di culicidi, specialmente di quelle di Amopheles (1). Negli acquarii un po’ grandi immergo anche (1) In mezzo gli ammassi di conferve delle acque in riposo, si deposita un detrito composto di molte cose eterogenee, come foglie secche e verdi trasportatevi 49) — un vaso con piante acquatiche vive. In tali condizioni ho quasi sempre condotto a bene i miei allevamenti (1). Via via che le larvette si cambiano in ninfe, le tolgo dagli acqua- rii col solito cucchiajo, con un vetrino da orologio o meglio ancora con una pipetta ad estremo largo e le passo in piccoli vasi coperti da una campanina. Ottenuti gli insetti perfetti, li separo dal piccolo vaso con un cartoncino che interpongo tra questo e la campanina e dopo uno o due giorni li fo morire nei vapori di benzina, come consiglia il prof. Fi- calbi. Però il metodo che preferisco e trovo più pratico è quello di met- tere le ninfe in tubi di vetro di tre centimetri di diametro e di venti- cinque di lunghezza, aperti alle due estremità, delle quali quella che deve servire da fondo è ben chiusa da un turacciolo di sughero e l’al- tro da un leggiero tappo di bambagia. Per circa metà questi tubi con- tengono acqua sino allo sviluppo dell’insetto perfetto, ottenuto il quale li vuoto, togliendo il turacciolo di sughero e richiudendo l’apertura con bambagia. Così mi resta l’insetto isolato, che faccio poi morire col so- lito sistema. Se nel tubo si trovano varie ninfe che si cambiano in im- magini non sincronicamente, allora o passo l’acqua in un altro tubo o faccio passare la sola immagine ottenuta in questo, che capovolto pongo su quello di allevamento. Per mantenere i tubi diritti io li ripongo in un boccale a bocca larga, anche quando siano vuoti d’ acqua, sino a tanto che l’insetto perfetto si è del tutto asciuttato e ben costituito. (continua) T. DE STEFANI-PEREZ. dal vento, avanzi di insetti annegati, spoglie di insetti acquatici, muffe, polvere ed altro : fra questi viluppi le larve di anofeli non fanno mai difetto. Ogni volta che s'incontrano acque in simili condizioni, si può ritenere che esse albergano quasi sicuramente larve di anofeli. Basta raccogliere il sedimento e riversarlo in un ba- cino ripieno a metà d’acqua per veder guizzare e venire alla superficie molte larve di anofeli, oltre a una grande popolazione acquatica. (1) Solamente due volte ml è accaduto di non poter giungere ad allevare le larve di Anoph. albitarsis, che ho raccolto molto adulte a Fiumefreddo. Questo po- trebbe anche attribuirsi all'uso di acquarii nei quali avevo primo allevato altre larve di anofeli. Il prof. Grassi nei suoi allevamenti ha costatato lo stesso fatto per le larve di Anoph. claviger; però le ragioni con le quali egli lo spiega non possono valere per il mio caso perchè negli acquarii da me usati, nei quali l’acqua si cam- bia di continuo , non si forma mai quella pellicola composta di bacterii , protozoi, muffe, ete... che può impedire la respirazione delle larve. Tutti gli allevamenti primaverili ed estivi mi sono sempre riusciti sino ad ot- tenere da larve giovanissime l’insetto alato; i due che invece mi sono falliti riguar- dano larve di anofele raccolte in ottobre. Si potrebbe supporre che l’abbassamento di temperatura abbia avuto un’ influenza nociva su queste larve. Forse in natura Inolte altre subiscono la stessa sorte per l’identica ragione, Geom. VITALE FRANCESCO I Cossoffini Siciliani Nora VIII Nell’intraprendere uno studio monografico della Tribù dei Cossonini fin oggi raccolti in Sicilia, non possiamo tralasciare un breve cenno su le vicissitudini sistematiche attraverso le quali passò la detta Tribù, dal giorno in cui affacciossi sul teatro della Scienza, ad oggi. Tralasciamo dal parlare del periodo, diciamo così, caotico, in cui ad esempio sotto la denominazione generica di Curculio (Punteruolo), si comprendevano dal Latreille, insetti disparatissimi quali il Dryophthorus lymexylon, il Balaninus crua , il Cionus alauda , ecc......, quantunque il genere Cossonus fosse stato fondato di già (1) dal Clairville e dallo stesso Latreille rispettato (2) nelle due specie, la tipica il C. linearis ed il chlo- ropus oggi passata nel genere Eremotes. Un tale periodo non può dare che un'idea fugace degli sforzi erculei a cui si sottoponevano i varii si- stematici, per ravvicinare in una maniera qualsiasi i pochi (tale agget- tivo va considerato in relazione allo strabocchevole numero oggi esi. stente) insetti allora conosciuti. Ma a quel periodo, che pur ebbe potenti scienziati (3) successe, per conseguenza necessaria, l’epoca classica della sistematica entomologica. Stefano Geoffroy-Saint-Hylaire, nel principio del secolo passato, fa- cendo tesoro delle osservazioni di alcuni naturalisti che lo precedette- ro (4) con l’ala poderosa del suo ingegno, intravide l’unicità nel piano di organizzazione de’ vertebrali, e tale idea trasfuse al suo compagno di viaggio in Egitto, al Savigny, che tosto genialmente l’ applicò agli (1) Il Clairville, fin dal 1798 ha pubblicato la sua Entomologie helvétique, in cui i- stituiva il genere Cossonus a la pag. 53. (2) Il Latreille nell’opera classica, Histozre générale et particulire des eruslacés et des insectes, Paris 1806-7, vol. VI, divide la sua famiglia 29% Curculionidae,in 13 generi, dal 181 Brentus, al 195 RAynchaenus. Il gen. 188 è il Cossonus, il quale avea per caratteri distintivi (molto grossolani): antenne a marxa, con una sola articolazione, la nona. (3) Bastino i nomi di Linneo, Geoffroy, Fabricius , Olivier, Latreille, Panzer, Clair- ville, Cuvier, Herbst, Paykull, Illiger, Dumeril, Kirby, Gyllenhall.... (4) Buffon, De Maillet, Robinet ed altri...... SV E invertebrati (1). Con questo dottissimo entomologo la sistematica degli artropodi entrò nel tramite del metodo naturale di classificazione, tale come con il Jeussieu era entrata la botanica. Ma le vedute del Savigny non trovarono subito buona accoglienza, quantunque un altro dottissimo naturalista ne avesse ampliato il cam- po (2). Pietro Andrea Latreille, fedele seguace del sommo Cuvier, creava pel primo le famiglie zoologiche, e dava a la scienza una completa clas- sificazione degli esseri animati, secondo il metodo naturale di aggrup- pamento (3). Diamo qui appresso un’idea del piano di classifica adottato dal Latreille, il quale può dirsi il vero fondatore del metodo naturale di ordinamento per gl’insetti. Il Latreille divide tutti gli EsAPODI od INSETTI che formavano la sua 48 classe degli animali, in due sezioni: 12 Aptera; 2* Alata. Nella sezione 1% riconosce tre Ordini: 1° Thysanura; 2° Parasita; 3° Siphonaptera; nella 2* sezione invece ammette due grandi divisioni: 1a Elytroptera; 2* Anelytra. L'ordine Thysanura contiene due famiglie 1° Lepismenac; 2* Po- durellae. L'ordine Parasita, è formato anco da due famiglie: 18 Mandibu- lata; 2% Syphunculata. Finalmente l ordine Siphonaptera è costi- tuito dal solo genere Pulea. La divisione Elytroptera fu sucdivisa in 3 Ordini: 4° Coleoptera; 5° Orthoptera; 6° Hemiptera; invece la divisione Anelytra fu bipartita 1° Quadripennia; 2° Bipennia. L'ordine Coleoptera venne formato da 5 gruppi (4). 1. Pentamera; 2. Heteremera; 3. Tetramera; 3. Trimera; 4. Monomera. Compongono il gruppo Pentamera, 6 famiglie e cioè: 1. Adephagi; 2. Brachy p- tera; 3. Serricornes; 4. Clavicornes; Palpicornes; 6. Lamelli- cornes. Il gruppo Heteremora si compone di 4 famiglie : 1. Melaso- ai 2. l'axicorn'es 5. Stenelytra': 4. Trachelides. dl 3° eruppo (1) V. Savigny (De).—Théorie des organes de la bouche des Animaua Invertébrés et articulés compris par Linné sous le nom d’Insectes. Paris 1816. (2) Il Latreille, nell’op. più sotto citata, dice: « M. Sacigny a repandu de vives lu- mières sur la classe des Annellides. Son travail et celui de M. Cuvier sont la base du mien.» (v. pag. 21). (3) V. Latreille, P. A. — Familles naturelles du règne animal. Paris 1825. (4) Il Latreille impropriamente li chiama sezioni, come se tale nome non fosse stato da lui già adoperato per la divisione generale della intera classe, = dg = Tetramera, è costituito, da insetti che hanno 4 articoli a tutti iî tarsi (1) e vien diviso in 7 famiglie, vale a dire: 1. Rhyncophora; 2. Xylo- phagi; 3. Platysoma; 4. Longicornes; 5. Eupoda; è. Cyclica; 7. Ciavipalpi. Il gruppo 4° Trimera, componesi di tre famiglie: 1. Aphidiphagi; 2. Fungicolae; 3. Pselaphii. Finalmente il Gruppo 5° Monomera contiene il solo genere C/ambus Fischer. Il 5° Ordine Ortoptera venne anche esso diviso in 3 gruppi senza nomi (2) 1° Gruppo; 2° Gruppo ; 3° Gruppo. Compongono il 1° gruppo 4 famiglie: 1. Forficulariae; 2. Blattariae; 3. Mantides; 4. Spec- tra. Due famiglie soltanto formano il 2° Gruppo, e cioè : 1. Gryllides; 2. Locustariae. Nel 3° Gruppo infine trovasi l unica famiglia degli AGridibes L'ordine 6°, ultimo degli Elytroptera, venne spartito in due grup- pi: 1. Heteroptera; 2. Homoptera, in tutto 5 famiglie, due negli Hete- reptera, Geocorisae e Hydrocorisae, e tre negli Homoptera; Cica- dariae; Hymenelytra e Gallinsecta. Gli Anelytra Quadripennia furono riuniti in 3 Ordini: 1. Ne- vroptera; 2. Hvmenoptera; 3. Lepidoptera. L'Ordine dei Nevroptera contiene 4 famiglie divise in due gruppi: Subulicornes e Filicornes ; le famiglie del 1° Gruppo sono: 1. Libel- lullinae; 2. Ephemerinae; quelle del 2° Gruppo invece sono : 1. Pla- nipennes; 2. Plicipennes. L'Ordine 2° Hymenoptera, venne anch’ esso diviso nei gruppi: 1. Terebrantia; 2. Aculeata. Il 1° Gruppo contiene 2 famiglie: 1. Se- curifera; 2. Pupivora; il 2° Gruppo, ne contiene invece 4: 1. He- ‘terogyna; 2. Fossores; 3. Diploptera; 4. Mellifera. L'ultimo ordine degli Anelytra Quadripennia, e cioè quello dei Lepidoptera, fu suddiviso in tre famiglie 1. Diurna; 2. Crepuscula- ria; 3. Nocturna. Compongono la divisione degli Anelytra Bipennia, due Ordini: 1. Rhipiptera; 2. Diptera. I Rhipiptera non contano che due soli ge- neri Stylops e Xenos, invece i Diptera sono suddivisi in due gruppi con 9 famiglie e cioè: 1. Nemocera; 2. Tanystoma; 3. Notocantha; 4. Athericera; 5. Pupiparae. (1) V. Latreille P. A.—Op. cit. pag. 384. (2) Il Latreille è vero che non dà alcun nome ai detti gruppi (sezioni), ma nella nota posta al piede della pag. 410 dice: On pourrait aussi diviser cet ordre d’ aprés le nombre des articles des tarses, et l'on aurait encore des TRIMER ‘S, des TETRAMÈRES et des PENTAMÈRES. Sali ee Dato così un fugace quadro del metodo Latrelliano , restringiamo il nostro dire alla Tribù che ci occupa. La Famiglia dei Rhyncophora in quella classificazione conta 5 Tribù, quali 1. Bruchelae; 2. Anthribidae; 5. Attelabidae; 4. Bren- tides; 5. Curculionites. La Tribù 5* vien poscia suddivisa in due sotto-Tribù, i Brevirostres e quella dei Longirostres (1), e fra questi ultimi furono posti gl’insetti allora conosciuti, facienti oggi parte della Tribù dei Cossonini, però il Gen. Dryophthorus è stato posto lontano dagli altri Generi Cossonus e RAyncolus. In effetti, il primo vien riunito ai generi, « che non hanno forti uncini alle gambe, con le antenne di 10 « a 11 articoli distinti, di cui gli ultimi tre, almeno compongono la cla- va » (2): mentre gli ultimi due son posti fra i generi che hanno « le «gambe sempre terminate da un forte uncino. Le antenne composte «con otto o nove articoli, di cui l’ultimo formante la clava » (3). Non discutiamo tale disposizione per non ripetere tutte le osserva- zioni, che ne han mosso i varii sistematici che si son succeduti, e chiu- dendo la lunga sì, ma necessaria parentesi, riprendiamo la nostra via. Per lunga pezza gli entomologi non fecero buon viso al metodo na- turale nella classificazione degl’insctti, e seguitarono col metodo Lin- neano; basta citare Olivier, Germar, Schònherr. Suffrian,.... ecc. Ed un tal metodo errato dovea presto portare lc sue cattive conseguenze, sic- chè da un eccesso nell’altro si cadde. Alla eccessiva sinteticità confu- sionista, successe la spinta meticolosa analisi, e come insetti diversis- simi erano stati pria compresi nel mede»imo gruppo generico così poi forme specifiche simili si descrissero due o pur tre volte con nomi dif- ferenti, ed i sessi della stessa forma giovarono per costituire due for- me tipiche di specie differentissime (sic)! E si continuò così fino ad oltre la metà del secolo scorso. Ma Lacordaire, Jekel, ed altri raccolsero l’idea lanciata dal Savigny, e ampliata dal Latreille, sicchè oggi la siste- matica entomologica, al pari di quella di tutti gli altri animali e dei ve- getali, guidata dal metodo naturale, percorre trionfalmente i vasti oriz- zonti della scienza verso i limiti remoti della filosofia naturale. (continua) (1) Il Latreille non adopera tale parola che nelle osservazioni che fa a pag. 397 dell’opera citata, infatti così si esprime: Dans les charansonites longirostres , ou ceux de cette division etc. (2) V. Latreille P. A.—Op. cit. pag. 393. (3) loc. cit., pag.. 395. Il Nat. Sic., Anno XVII 3 sala i NOTE LEPIDOTTEROLOGICHÉ o_o_eo_— Gonepteryx (Rhodocera) Cleopatra L. gen. aest. Italica Gerh. Debbo alla cortesia del Prof. Stefanelli la comunicazione di alquanti esemplari g'9 e Q2 di questa bella varietà chè mi permisero di tro- vare fra gli esemplari tipici della mia collezione, alcuni esemplati si- ciliani che vi corrispondono perfettamente. È nuova per la Sicilia. Chrysophanus (Polyommatus) Dorilis Hufn. Failla cita il Mann che la raccolse a Valle Corta presso Morreale e disse che lo Staudinger l’ esclude della Sicilia, ora è accertato che questa specie vive in Sicilia avendone avuti tto esemplari 239 ed una o, raccolti dal sig. Georg Kriger nel maggio scorso alla Ficuzza (tra la Scala a Mezzojuso). Drymonia Chaonia Hb. Questa bella specie, nuova per la Sicilia; fu presa in molti esem- plari nell’aprile dell’anno scorso alla Ficuzza dal sig. Georg Kriiger, che me ne cedeva otto esemplari, da lui presi battendo le giovani quercie. Il Conte Emilio Turati al quale la comunicai mi scriveva: « aderr. grigia molto bella. La specie varia molto, tanto che ne ho nella mia rac- colta delle aberr. quasi bianche nei fondi. Bisognerebbe vederne di più per poter dire se è forma locale stabile da poter descrivere.» Notodonta Trepida Esp. Ho avuto due splendidi esemplari di questa specie dal sig. Georg Kriiger che li presi nell’aprile dell’anno scorso alla Ficuzza battendo il Quercus Ilex. È nuova per la Sicilia. Polyphaenis sericata Esp. var. Viridata Ragusa (Tav. I, fig. 1) Dobbiamo la scoperta di questa bellissima varietà al signor Georg Kriger che ne ha arricchita la mia collezione di varii esemplari. = 1005 Il primo esemplare che n’ebbi lo comunicai al Conte Emilio Turati che mi scriveva: « Polyphaenis sericata Esp. — Un po’ più verde degli esemplari da me confrontati nelle collezioni di Milano, Parigi e Zurigo, forse perchè più fresco. I disegni sono un poco più minuti; corrisponderebbe ad un esemplare che ho nella mia raccolta, sotto il nome di var. gallica Stgr., mandatomi dal fu Staudinger stesso, nome, che però, non trovo conser- vato e nemmeno segnato fra i sinonimi nell’ ultima edizione del cata- logo. Avendone ora una bella serie di esemplari si vede subito che trat- tasi di una varietà nuova assolutamente distinta dalla sericata che pure abbiamo in Sicilia. È sempre un poco più piccola di quest’ultima ed a prima vista si direbbe trattarsi di una specie nuova, se nonchè studiandola attenta- mente vi si riscontrano tutti i disegni e macchie come nella sericata , dove però sono più marcati, mentre nella viridata sono assai distinti e più minuti (come dice anche il Turati). La linea ondulata basilare che attraversa l’ ala superiore è di un purissimo bianco come pure quella apicale, mentre sono nere e grigie nella sericata. Tanto il torace quanto tutte le ali superiori sono ricoperte di squa- mette di un bel verde carico che con le due linee bianche sopra de- scritte, caratterizzano questa stupenda nuova varietà.» Dicycla Oo L. Nuova per la Sicilia e scoperta al Lupo, presso la Ficuzza, nel giu- gno dell’anno scorso dal sig. Georg Kriiger che me ne inviava varii e- semplari. «Dicycla 00 L. var. Renago Hw. Ebbi assieme al tipo anche qualche esemplare di questa bellissima varietà, anch'essa nuova per la Sicilia. Plusia Chrysitis L. var. Nadeja Obth. È nuova per la Sicilia e ne ho molti esemplari della collezione Failla ora di mia proprietà. ue; gl Plusia aurifera Hb. Nuova per la Sicilia, ne posseggo tre esemplari uno dei quali preso a Palermo nel mio giardino. Il sig. Fritz Zickert di Napoli, mi diceva che ne trova i bruchi nel novembre sul Finocchio. Syntomis phegea L. ab. Krugeri Ragusa (Tav. I, fig. 2) Stupenda aberrazione scoperta nel giugno scorso dal sig. Georg Kriiger sulle montagne presso la Ficuzza, ed al quale mi fo un vero pia- cere di dedicarla. Essa si distingue dal tipo per avere la macchia basi» lare bianca delle ali superiori riunita con la terza macchia, così da for- mare una mezza luna. Ne posseggo una bellissima serie di esemplari donatemi dallo scopritore. In alcuni esemplari le antenne sono tutte ne- re. Gli esemplari dove le duc macchie non sono riuniti o lo sono appe- na, si distinguono dalla tipica phegea, per la forma allungata dalla terza macchia. Syntomis phegea L. ab. Cyclopea Ragusa (Tav. I, fig. 3) Posseggo un esemplare di questa aberrante specie, avuto dal ca- rissimo amico Kriiger, che si distingue facilmente da tutti gli altri, per avere le ali superiori totalmonte nere e quelle anteriori con la sola macchia grande basale, alquanto impiccolita. Va posta fra l’aberr. Cloelia Bkh. é l’ab. Iphimedia Esp. Queste due nuove abderr. furono dal Kriiger trovate in una zona al- quanto ristretta tra la Busambra ed il monte Carcaci. Nei boschi presso Ficuzza non vola che la, Phegea tipo. Sciapteron tabaniformis Rott. var. Rhingiaeformis Hb. Ebbi dall'amico Teodosio De Stefani Perez dei rami di pioppo che mi diedero varii esemplari della tipica tabaniformis, da me già posse- duta di Catania; ed alcuni esemplari di questa bella varietà che se ne distingue per avere le antenne ochracee ed il giallo dei cerchi addomi- nali che non sono interrotte. Anche il Kriiger me ne inviava un bellissimo esemplare preso al Lupo (Ficuzza) nel maggio e due esemplari presi nel luglio scorso. ENRICO RAGUSA. 7 SARA CATALOGO RAGIONATO DEI C06rEOTRTE Ere DISTEITLEIA (Cont. ved. Anno II Nuova Serie, N. 9-10-11-12) (Xi CURCULIONIDA£ © OTIORRHYNCHINI Otiorrhynchus Germ. DoprcastIcHuUSs Suer. consentaneus Boh. . È nuovo per la Sicilia e ne posseggo sette esemplari trovati sulle Madonie. A questa specie devesi riferire il Dalmatinus Gyll. citato dal De Bertolini. I miei eseniplari per molti anni portarono questo nome, e poi « specie da collocarsi presso Dalmatinus » indi Dal- matinus var.? e finalmente il Dottore Carl Dawiel, al quale lo comunicai, mi scriveva che era realmente il consentaneus Boh. (2). rhacusensis Germ. (3) Citata dal De Bertolini e dal Vitale ( Bonanno in litt. Palermo) (2) anche il Baudi me la notò, ma io du- bito che sì tratti invece della varietà seguente. Il Rot- tenbere la trovò fra cespugli di quercie sotto Nicolosi. var. siculus Dej. . . Si distingue dal tipo per avere la superficie delle elitre ricoperta di granulazione più piccola, e allineata, as- sai più regolarmente. Ne posseggo quattro esemplari da me trovati molti anni or sono, nel maggio a Nicolosi, battendo |’ ellera che copriva un vecchio muro. var, nigripes Ragusa var. nov. Nella stessa località ne trovai due esemplari con le gambe intieramente nere invece che rosse, e tutti (1) Questa parte del mio catalogo mi è stata resa assai più facile, con l’aiuto del catalogo sinonimico e topografico dei Curculionidi di Sicilia del sig. Francesco Vitale. Nat. Sic. 1892-93. (2) Il Dod. pruinosus Germ. citato dal Vitale (in litt. Bonanno) e la var. turgidus Germ. eitata dal De Bertolini, dubito che si trovi in Sicilia, sono specie di Carinzia. (3) Perchè non chiamarla ragusensis (da Ragusa in Dalmazia)? —- DOSE hanno poi le squamette delle quali sono ricoperte le elitre con un riflesso cupreo, sensitivus Scop. . . Questa specie si è trovata in Italia, ma che io sappia non in Sicilia. Vitale la citò perchè la trovò notata nel catalogo del De Bertolini del 1872, il quale non la nota in quello del 1899. sabulosus Gyll. . . Non posseggo ancora questa specie citata di Sicilia da varii autori, dove non è difficile sia stata trovata es- sendo una specie piultosto meridionale. aurifer Boh. . . . . È una delle specie più comuni in Sicilia e da molti ci- tata. Ne posseggo un gran numero d’esemplari trovati alla Favorita, Ficuzza, ed altre località. L’ho trovata specialmente in inverno sotto le pietre ai piedi degli alberi; Rottenberg la trovò sotto Nicolosi. Vitale (1) la trovò nel maggio e giugno comunissima su le foglie della Vitis vinifera L. nel messinese. Lefebvrei Gyll. . . Stierlin nelle sue Bestimmungstabellen (1883) la cita e- sclusiva della Sicilia e così è notata nell’ultimo cata- logo di Berlino; non la posseggo, il Baudi mi scri- veva di averla trovata in Sicilia, però me la notava come una vartetà dell’aurifer Bohm. var. morulus Boh, . Anche questa varietà che si distingue dal tipo per minor grandezza e per la quasi mancanza di squamette sulle elitre, non è rara, la posseggo in più esemplari. Fu citata di Sicilia da molti autori ed il Baudi e Vitale l’hanno in collezione. meridionalis Gyll.. . Posseggo varii esemplari di questa specie . citata dal Baudi, da me trovati nel maggio alla Ficuzza. Fu- rono per varii anni nella mia collezione sotto il nome di corticalis Luc. (2), ma il Dott. Karl Daniel, al quale la comunicai, mi scriveva che non erano che una leg- giera varietà della meridionalis. sulphurifer Oliv. . . Vitale riferendosi allo Schònheer la cita di Sicilia, ma non la possiede, nè io l'ho mai vista. De Marseul nella monografia la cita di Sicilia. orientalis Gyll. . . È citata di Sicilia dal De Marseul e nei cataloghi. Lo Stierlin nelle sue Bestimmungstabellen dice che la de- scrizione dello Schònherr non è abbastanza esatta per potere riconoscere l’insetto. Non la posseggo. . (1) Gli Otiorrhynchidi (Lac.) Messinesi. Nat. ,Ste., Anno X, 1890-91. (2) La notai al Vitale che la citò nel suo catalogo generale sinonimo-topografico dei Rincofori Siciliani (Atti dell’Acc, Dafnica di Acireale, vol. VII, 1899-1900), na e vehemens Bohm.. . Ritengo assai dubbia |’ esistenza di questo coleottero in Sicilia, citato dal Dè Marseul e nei vari cataloghi, mentre lo Stierlin la dice specie dell’Alta Italia e Ti- cino. griseopunctatus Bohm. De Bertolini è il solo che cita questa specie alpina di Sicilia. niger F.. . . . . Anche questa specie credo sia stata citata a torto di Si- cilia, mentre pare vi sì trovi la varietà seguente. var. rugipennis Bohm. Nei cataloghi è citata di Sicilia. Non la posseggo nè l’ho mai vista. haematopus Bohm. . Credo, come molte altré specie citate di Sicilia, che que- sta specie non siasi mai trovata da noi. È specie delle Alpi Svizzerè e del Tirolo. morio F.. . . . . Ne posseggo un solo esemplare di Sicilia, ma disgrazia- tamente privo dell’etichetta della località d’origine. var. ebeninus Gyl. . È citata di Sicilia nei cataloghi. Non la posseggo. atroapterus De Geer. È specie del nord Europa, ed a torto credò citata di Si- cilia dal De Bertolini. plumipes Germ. . . Lo stesso sì può dire di questa specie conosciuta della Carinzia. necessarius Stierl. . Non capisco come mai quiesta specie descritta di Unghe- ria, il De Bertolini Ta ciù di Sialià affaber Fairm. . . . È comunissima e citata da quasi tutti gli autori. Ne ho molti esemplari irovati specialmente sotto le pietre sul Monte Pellegrino e nei dintorni di Palermo. Rot- tenberg la trovò pure a Catania. pseudomias Hoch. . De Bertolini nel suo nuovo catalogo cita questa specie della Svizzera e Caucaso, come di Sicilia; ignoro dove attinse tale notizia (1). DoryMERUS Seidl. pupillatus Gyll. . .E citato dal Vitale perché secondo Schònherr trovasi in Sicilia. Ciò è probabile essendo specie meridionale. Non la posseggo. difficilis Stierl. . . . Non so doveil De Bertolini abbia trovato notata di Sici- lia questa specie, che egli cita nel suo nuovo catalogo heteromorphus Rottb. Questa specie che non posseggo fu scoperta sopra Nico- (1) Vitale cita lO. singularis L. perchè citato dal Romano sotto il sinonimo di pi- cipes F. benchè si trovi in tutta Europa, io ritengo sia prudente aspettare che realmente si trovi in Sicilia pria di notarla. TL 4 losi in unico esemplare sotto una pietra al piede di una quercia. austriacus F. . . . De Bertolini la cita di Sicilia, non la posseggo, nè credo si trovi da noi. Nella monografia del De Mar- seul è citata la Silesia come una delle patrie di que- sta specie, suppongo da ciò, l’equivoco. corruptor Host. . . De Marseul la cita di Sicilia (Giraffa Germ.), mentre lo Stierlin descrisse la varietà seguente come siciliana. var. ornatus Stierl. . Vitale la possiede, ma io non l’ho ancora trovata. armatus Bohm. . . È comune e la posseggo in numerosi esemplari da me presi a Nicolosi dove la trovò pure il Rottenberg. L'ho avuta anche dalla provincia di Messina dal Vitale (1), che la dice comunissima dal maggio al luglio. distingue dal tipo per la mancanza delle squame sulle var. romanus Boh. . S elitre. Ne posseggo due soli esemplari avuti da Mes- sina dal Vitale che li raccolse a Salice sui Populus. var. minor Vitale (*). È citata dal De Bertolini , che la trovò notata dal Vi- tale (2). lugens Germ. . . . È specie comune e da tutti citata. Rottenberg la trovò comune sotto le pietre a Catania e dice di averne preso presso Nicolosi sulla Genista aetnensis una forma più piccola e stretta. La posseggo in numero trovati nel maggio a Nicolosi, Messina, Palagonia, e nell'ottobre sulle Madonie. Vitale la dice comunissima sull’Aspho- delus ramosus. sulcatus F. . . . . Non posseggo ancora questa specie che il Vitale trovò non rara sulla Vitis a Calamara e Castanea nel Mes- sinese (3). (continua) E. Ragusa. (*) Ot. romanus var. minor. Più piccolo del tipo, con le elitre più tondeg- gianti posteriormente. Pronoto più sferico non bis-conico. Squamosità delle elitre assai fitte. Lungh. 4-4 '/, mill. Franc. VITALE. (1) Per errore di stampa nel Nat. Sie. Anno X, pag. 32: Vitale, Gli Otiorryncehidi, questa specie fu citata come ornatus Bohm. (2) Contribuzione allo studio della Entomologia Sicula. I Rincofori Messinesi (Atti della R. Accademia Peloritana. Anno XV, Messina 1901. (3) Non tengo conto della vitis Gyll. e ligustici L. citate dal Romano, riportati dal Vitale, e la prima del De Bertolini. “a er ANDU AN:ZI —+0_ Per gli abbonamenti al periodico e per gli annunzi nella 48 pagina della copertina dirigersi al Sig. Enrico Ragusa Via Stabile, 103, Pa- lermo. Prezzo degli avvisi nella 4% pagina della copertina del Naturalista Siciliano : Pagina intera L. 10, mezza pagina L. 5, un quarto di pagina L. 8, un ottavo L. 2. Hanno pagato l'abbonamento i signori : Luigi Failla-Tedaldi, Dr. Karl Daniel, Prof. Andrea Fiori, Lucas von Heyden, Prof. P. Stefanelli, Teodosio De Stefani-Perez, Francesco Vitale, Georg Kriiger, Comm. Francesco Varvaro-Pojero, Marchese Allery di Monterosato, Gerold & C.° Si pregano i Signori Soci che non hanno ancora inviato l'importo dell'abbonamento a mettersi sollecitamente al corrente. a Il sig. Georg Kriiger, Ficuzza (Provincia di Palermo), offre 100 co- leotteri in 50 specie per L. 12, 50.—50 Carabidi in 25 specie (con Ca- rabus Faminì etc.) per L. 25.—50 Lepidotteri in triangoletti di carta in 25 specie per L. 25, preparati L. 30. Garentisce che questi lotti valgono secondo i prezzi dei cataloghi da 4 e 5 volte di più. Il Prof. Andrea Fiori (Via Belle Arti 8, Bologna) desidera esaminare materiale italiano, di località ben precisata, della famiglia Dyticidae ; specialmente le piccole specie e sopratutto gli Hydroporus. Il sig. Mario Naldi, Capo Ufficio della Banca d’Italia, Cuneo (Pie- monte) desidera entrare in rapporti di cambio con altri coleotterologi. Il signor Gustave Chagnon Boîte postale N. 186, à Montreal (Ca- nada), desidera cambiare coleotteri americani contro Longicorni, Bupre- stidi e Lamellicorni, europei ed esotici. Il signor A. L. Montandon Filaret, Bucarest (Roumanie), offre delle bellissime specie, delle sue cacce di quest’ anno, di Coleotteri, Lepidot- teri, Emitteri, etc., a prezzi modicissimi, ili i iui KI 0, TNT. tItttte ui KW i Wi WWFÉFéFK JJ Kg JK A 00/00 C iiiiiiiiiji{j{F”àF( ui iui 5 5 5 5 }5 5 5555 hi ii ki { i { / IO 6 SOFBINVETKVEDOTULITBEHVEVKDONVEKKEMAOTENKHAETARKLOTEVIDARKOAKTAERABKAEKOBKRBREDIKABRRRKKATKEDKKKOKDOKRARRARRARKKIRERELAEKORTARKARRUBKUKKKAEDAVEATRARKKKKKKKKRK DEKKRARVARKRKKRKKKKAnKKROKKAKKRKIVAKKAKKAKRKKKKAKKAKK{KRATKXTKAKKDIKKARAAtAKIvANKAKIRARITtANINTAtIAIATAtATIALIKAtIDIRIRTtARnti REI FI VAC LILILILILITAIIAIATE: ANNO XVII 1904 N. 2-3. CONOR AE ENEA O E N a ce n LU TS La 18 — Un:i-numerosseparatognp "favole. 0 RO n a e » » » senza » e AR OIL Se i 0. REI e mg Gli abbonamenti cominceranno dal 1° di agosto di ogni anno. Indirizzare tutto quello che riguarda l’Amministrazione e Redazione al Sig. Enrico Ragusa in Palermo, Via Stabile, 103. — ——— t00%0-___m. La responsabilità d’ ogni qualunque idea espressa negli articoli del periodico spetta esclusivamente al suo autore. Sommario dei N. 2-3. bokl:S:Benmellni —Corrispondenca <<... Lia pas 20 G. Gianelli — Syntomis Phegea aberr. sermaculata — . . ..... 0... >» 25 Vitale G. — I Cossonini siciliani— Nota VIII (cont. e fine) . . . . ... » 26 Ragusa E, — Note lepidotterologiche .. ...... . +... Score) 42 De Stefani T. — Osservazioni e notizie sui culicidi siciliani (cont. e fine) STE Ragusa E.— Coleotteri nuovi 0 poco conosciuti della Sicilia (continua) . . . » 49 —_ Catalogo ragionato dei coleotteri di Sicilia (cont.). . . . . . » 55 dp Biefani — Lettera al'Sig. E. Ragusa” 0.0.0. 0. +00 o + a » 60 Ia iografia a recoasioni io anna» 61 E. R.— Necrologia . . . I e i © GE E. Ragusa — Catalogo dei Coleolieri di Sicilia Golindi) aeree pe a pi YEGEEe-- Pubblicato il 1° settembre 1904 PALERMO Stabilimento Tipografico Virzì 1904 FIAININRININAVIRIVETERIRINRVRARVAKOLINEVKKNIVRIVIANIOREURERIO ARKURINRARENRINKORINKORIRKORAdROXEBKKRRIRRORIKRARRBABERORERORRRRENBbRRaRLORIELARORRARaDERnDaEOR DegcanRoRE detenere Tp uu gg i KKdKFKFFÉéFéiiÉK .KÀKKFéFÉ ÀKFKÉÀ it KKKikKKiKKKKÉFÉéiéiéFéÉ qui iii KS SUILLINIITIIREEVIRELELIAVABIRERNRLENBEELKRBRKRAREBKRGRELEKRRNKKRBRKABRKRKBRERNBRKKKLEKAVRRKKKRKKKRKKRRRA DREERDROBRREVARNENRNE TONE RKROEKR(EREKKKRRKABR(KBEBEDDKKBBRKggBK a DE gBgaKggR(ggKagRgEvRgRaBggK ERRE gEREÈna ARLARUUERARI FARA RAR(ARESI TERA RERUNi IVRRIIRILIERRKETEAEI ERRE ZI SAREI, fivaci.e ANNO XVII. 1904 N. 2-3. PA -—%*<-<-<{ k5-<-—-<---- IL NATURALISTA SICILIANO PI Riceviamo dall’illustre Dott. Stefano Bertolini la seguente cartolina postale dalla quale con piacere trascriviamo il brano seguente : Onorevole Sig. Enrico Ragusa — Palermo. Egregio Signor Collega, La ringrazio sentitamente del Naturalista Siciliano favoritomi, e più ancora dell’iniziativa da lei presa di rettificare gli errori ed omissioni che si riscontrano nel mio catalogo. Se în ogni parte d' Italia un fervente coleotterologo volesse seguire il suo esempio, egli renderebbe un gr.inde servizio alla patria entomologica , e în pari tempo affretterebbe la comparsa di un' edizione ben più corretta e più completa. Questo sarà il compito di qualche giovane animoso cui cale di offrire ai colleghi una quida ben più corretta della mia. ———_ st_=hee=— f—_& Donnaz, 15 agosto 1904. Carissimo Ragusa, Ho il piacere dì farti sapere che anch'io quest'anno rinvenni una nuova ed importante aberr. della Syntomis Phaegea L. Essa completa la serie delle aberr. di questa specie, facendo passag- gio dal tipo alla aberr. Iphimedia Esp. e ti sarei grato se tu potesti pub- blicarla subito, nel tuo giornale « Il Naturalista Siciliano ». Ti ringrazio e ti saluto. Aff.mo amico GIACINTO GIANELLI Syntomis Phaegea L. aberr. Sexmaeulata Gianelli Si distingue dal tipo per aver tre sole macchiette bianche su cia- scuna delle ali superiori e per l’ assenza completa delle macchie nelle ali inferiori ; essa dovrà essere collocata fra 1’ aberr. Cyclopaea Ragusa e l’aberr. Iphimedia Esp. Questa aberrazione venne da me trovata a Donnaz, regione Cigna- sco, in Valle d’Aosta, verso la fine di giugno. (Collezione Gianelli). Il Nat. Sic., Anno XVII, 4 — 26 — Geom. VITALE FRANCESCO I. Cossonini; Sieilnltiafat Nora VIII (Cont. e fine v. N. preced.) La Tribù dei Cossonini, la quale s’impernia sul genere antichis- simo Cossonus, creato dal Clairville per le due specie linearis Fab. e ferrugineus Clair. fu costituita da lo Schònherr nel 1833; però questo grande entomologo, seguendo il modo di vedere del Latreille, metteva pure fuori il genere Dryophthorus, col quale formava l’ultima famiglia, la 108, dei Dryophthorides. Il paziente coleotterolego svedese, riu- niva ai due generi già noti (il Cossonus.Clair, ed il fAyncholus Steph.) (1), altri 9 generi (2), di cui soltanto due, il gen. Mesites, ed il gen. Phloeo- phus, conteneano insetti della fauna europea. Più tardi l’Jekel, nel lavoro di superba filosofia entomologica, pre- sentato alla Soc. Ent. de France (3), esponeva il concetto, che la Tribù dei Calandrides, la V, dovesse anco comprendere il genere Dryoph- thorus, mentre la Tribù dei Cossonidi, dovesse quella immediatamente seguire. Ma così non credè il Lacordaire: difatti nell’opera classica, Ge- nera des Coléoptères, divideva la sua LXXXII Tribù dei Cossonides in 4 gruppi, cioè (4): Gruppo 1° Dryophthorides; 2° Pentarthrides ; 35° Lymantides ; 4° Cossonides vrais. I generi che contavano rappresentanti nella fauna europea erano: (1) Lo Schénherr, come il Germar riteneva tale genere fundato dal Creutzer. (2) I generi costituenti la Tribù dei Cossornzdi, la IX, dello Schònherr sono: 620 Amorphocerus; 621 Cossonus; 622 Porthetes; 623 Mesites; 624 Phloephagus; 625 Rhyncholus; 626 Catholethrus; 627 Proeces ; 628 Eumycterus; 629 Lymantes; 630 Mycroxylobius. (3) Jekel H.—Recherches sur la classification naturelle des Curculionides, Paris 1864, pag. 540. (4) Lacordaire T.— Genera des coléoptères. Tomo VII, pag. 319-348. Paris 1864. ergnra, Dryophthorides : Dryophthorus, Choerorrhinus. Pentarthrides : Pentarthrum, Amaurorrhinus. Lymantides : Aparoprion, Cotaster, Raymondia. Cossonides vrais: Cossonus, Mesites, Phlocophagus, Rhyncholus, He- xcarthrum, Eremotes. Come si scorge facilmente, in pochi anni ben altri otto generi erano stati aggiunti, per le scoperte avvenute nella fauna Europea, a quella difficile Tribù, e i cinque generi allo Schéònherr noti, erano diventati ben tredici. Però la costituzione della Tribù, nel modo come l’ avea i- deato il Lacordaire, venne ben presto attaccata da la critica, e special- mente il suo terzo gruppo, Lymantides. Il Bedel, il geniale autore della Fauna dei Coleotteri del Bacino della Senna, ne tolse per primo il genere Aparoprion, il quale non a- vea, al pari di tutti gli altri «gli «mczni (1) (crochets) all'angolo apicale « esterno delle tibie » (2) per disporlo nella Tribù dei Curculionini , costituenti (meno il gen. Myniops) la Tribù degl’Hylobiini, del nuovo Catalogo di Berlino. Il Seidlitz nel 1891 ne tolse ancora il genere Cotasfer, ed il genere Raymondia (Alaocyba) (3); il primo lo mise nella Tribù degli Hylobiini vicino al genere Aparoprion, ed il secondo, lo pose infine a la Tribù degli Erirrhinini, vale a dire vicinissimo a quella di cui stiamo per occuparci, dei Cossonini. A tale disposizione , integralmente adottata dal nuovo Catalogo di Berlino (4), furono mossi alcuni appunti, principalmente dal Desbrochers. Questi trova, ad esempio che il genere Raymondia (Alaocyba) ha pochi rapporti di affinità, coi generi Sharpia e Geranorhinus coi quali è stato posto, nella Tribù degli Hylobiini, mentre ha molti punti di rassomiglianza col genere Cotaster, come ha chiaramente dimostrato lo (1) Il traduttore del Dizionario delle scienze Naturali, all’art. Zsetti, dice che i tarsi dei coleotteri finiscono in gancetti di forma variabile. Tale nome, non mi sembra ben a- datto quanto quello di «reni, per tradurre il vocabolo cerochets. V. Dizionario delle Scienze Naturali, Tomo XIII, pag. 239, 2% colonna. i (2) V, Bedel L.—Faune des coléoptères du bassin de la Seine. Paris 1888, pag. 75. (3) Il Bedel prima, e dopo di lui, gli altri entomologi hanno messo in sinonimia il gen. Raymondia Aubé, al g. Alaocyba Perris. (4) V. Heyden-Reitter-Weise— Catalogus coleopterorum Europae, Caucasi et Armeniae rossicae, Berlin 1891, lo stesso Lacordaire, e dal quale ora si trova cosi lontano (1). Trova altresì che era necessario avvicinare il genere Cataster al genere Or- tochaetes col quale « a plus d’un rapport » (2), ed esprime infine il pa- parere che i generi Geranorhinus e Coniatus « qui ont le mèéme genre «de vie et des rapports intimes, pour le systeme de vestiture et de « structure des divers parties » (3), formassero come volea il Bedel (4) una tribù intermedia fra le Hyperides e gli Erirrhinides. Il Desbrochers dà poi una tavola dei generi appartenenti a la Tribù Cossonides, che comprende 9 generì, e cioè : 1. Dryophthorus; 2. Choe- rorrhinus; 3. Amaurorrhinus; 4. Pentarthrum; 5. Cossonus; 6. Rhopalome- sites; 7. Mesites ; 8. Phloeophagus; 9. Rhyncholus, lasciando da parte il genere Aphyllura Reitt. che gli è rimasto sconosciuto. In tal modo egli riuniva in unico genere Ph/oeophagus Sch., i generi Codiosoma Bedel e Caulotrupis Woll. e sotto il genere RAyncholus Steph. i generi £hyncho- lus Steph.; Brachytemnus Woll.j; Eremotes; ed invece inalzava all’altezza di genere, il sotto-genere AAopalomesites Woll. Il Reitter poi, nel 1898, qualche modificazione l’apportò ancora alla classificazione della su citata Tribù, riducendola nei termini precisi della correlazione naturale con i seguenti generi. 1. Dryophthorus Sch.; 2. Choerorrhinus Fair.; 3. Amaurorrhinus Fair.; 4. Codiosoma Bedel.; 5. Caulotrupis Woll.j 6. Cossonus Clair.: 7. Mesites Sch.; 8. Aphyllura Reitt.; 9. Phlaeophagoides Abeille; 10. Eremotes Woll.; 11. RAyncholus Steps. Dei suddetti 11 generi, 5 vengono suddivisi in sottogeneri, e cioè: il gen. Mesites Sch. che comprende il sub-gen. Mesites s. str. e Rhopa- lomesites Woll.; il genere Eremotes Woll. che si compone del sub-gen. Eremotes s. str. e Brachytemnus Woll., ed il genere &RAyncholus Steph., che abbraccia, i sub-generi Mexrarthrum Woll.; Stereocorynes Woll. e Khyncholus s. str. Dei su citati 11 generi la Sicilia ne ha rappresentati ben 7, e cioè i gen. Dryophthorus Sch., Choerorrhinus Fair., Amaurorrhinus Fair:, Co- diosoma Bedel, Mesites Sch., Eremotes Woll., RAhyncholus Steph. (1) V. Desbrochers des Loges I. — Tableau dychotomique des Curculionides d' Europe etc. Le Frelon. Anné II, pag. 69 e seg. (2) Id. Op. cit. pag. 76. (3) » » » 70 in nota. (4) V. L. Bedel — Faune des coléoptères du bassin de la Seine. Paris 1888, pag. 75, — 9 Gl’insetti appartenenti a questa Tribù, sono tutti ospitati da piante in istato di decomposizione, vale a dire che lc larve di essi, si trovano nelle parti fradice dei varii vegetali, per lo più arborei. Di molte for- me specifiche di tali insetti si conosce completa la loro vita, e noi spi- golando qua, là, pel vasio campo della Biologia entomologica, daremo man mano che ne capiterà l’occasione, tutte quelle notizie che ci saran possibili, sempre rispetto a le forme che si riscontrano nel nostro paese. I Cossonini, sono per lo più degl’insetti al di sotto della grossezza media, anzi molti sono addirittura piccoli. Essi si riscontrano in tutta l'Europa, dal settentrione al meridione, spingendosi fino a la Siberia oc- cidentale, al Caucaso, all’Algeria ecc...... Tale vastità di habitat dipende, secondo noi, dal fatto che tali insetti vivendo per lo più, a lo stato lar- vale, nei tronchi secchi, cariati ed in via d’ infradiciamento , di molti alberi, vengono qua, là, facilmente trasportati, vuoi da le onde o dalle correnti marine, vuoi incoscientemente dall'uomo per mezzo del legname da costruzione che da un paese all’altro si scambia. Anco in tali insetti troviamo la predilezione d’una forma specifica per una data pianta, o di un dato genere per una speciale famiglia bo- tanica. Così potremo citare l'esempio del Choerorrhinus squalidus Fair., che lo si trova da noi costantemente nel legno fradicio soltanto del Ficus caricae Lin. (1), del genere Cossonus che predilige i Populus, e Così via..... TAVOLA SINOTTICA DEI GENERI DEI COSSONINI SICILIANI Tribù Cossonini. Wollaston. Trans. Ent. Soc. Lond. 1873, pag. 477. Insetti di forma cilindrica a tinta eguale, variabile fra il nero rossastro, al rosso ruggine. Vivono quasi tutti nei legni secchi, delle contrade meridionali. 1. Tarsi tetrameri, essendo il basilare dell’onychium a lo stato rudimen- tare : È : : è x : ; - 3 . 2 (1) Da quasi tutti gli autori è stato osservato tale insetto nel legno fradicio del Fico. Solo il Perris cita anco l’O/mo, come pianta che ne ospita la larva, e la Querce. SN — Tarsi pentameri per lo sviluppo dell’articolo basilare 1. Dryophthorus Sch. 2. Occhi normali . . 3 A : ; 3 — » nulli o aa ress ati da [calli demo le rubi 3. Amaurorrhinus Fairm. 3. Elitre con costole longitudinali . ? 2. Choerorrhinus Fairm — Elitre senza costole ma regolarmente striato-puntate . : 4 4. Scutello distinto, sebbene talvolta piccolo . È 5 — Scutello nullo : { i; ; 4. Dodici Bedel. 5. Episterne metatoraciche Larguto Rosito differente nei due sessi 5. Mesites Sch. — Episterne metatoraciche lineari. Rostro eguale nei duc sessi. 6 6. Rostro di forma quadrata o quasi. Occhi prominenti 6. Eremotes Woll. — Rostro » » —sub-conica, Occhi non salienti 7. £Ayncholus Stepb. 1. Genere Dryophthorus Schònherr, 1826. Metamorfosi. Perris, Ann. Soc. Ent. Fr. 1856 — Redtembacher, Fauna Austr. 1872— Bargagli, Boll. Soc. Ent. Italiana 1883-87—Confrontare, Lacordaire, Gen. des Coleopt. T. VII—Kaltenbach, Die Planz aus der Klas der Insec. 1877. Questo genere, che fa perfino eccezione nella famiglia de’ Curculio- nidi per i tarsi pentameri, ha inoltre il funicolo antennale composto da 4 articoli. Lo Schònherr, come fu detto avanti, lo staccò dai Cossonidi e fu in ciò seguito dal Bedel (1), il quale ne fece la 28% Tribù dei Dry- ophthorini. Le forme specifiche appartenenti a tal genere sono po- chine 4 o 5, e solo una trovasi in Europa, il D. corticalis Payk. (2) che si rinviene sotto le cortecce degli alberi vecchi e cariati. (1) V. Bedel L.—-Faune des coléoptères du Bassin de la Seine. Paris 1888, pag. 192 e seg. (2) Quantunque ii Fabricius abbia creato il nome Zymexylon nell’ istesso anno del Paykull (*), per la stessa f rma specifica, pure il nome dell’entomolog» inglese deve a- verne la precedenza, giacchè l’opera del Fabricius (**) riporta più volte il testo del Pay- kull. (*) Monogr. Curculion., pag. 47. (**) Entomologia systematica, pag. 420. end D. corticalis Payk., 1752.—Allungato di color nero fuligine, opaco, coperto di incrostazioni grigie, o rossastre; antenne e zampe brune o rossastre. Rostro robusto, allungato. Scapo lungo quanto il resto dell’an- tenna. Protorace ristretto agli angoli anteriori, cosparso di punti grossi, rotondi. Elitre assai più larghe del protorace; strie larghe, come. solchi, punteggiate ; interstrie cuneiformi , strette; 5% e 7% saldate in dietro a guisa di carena verso l’estremità dell’elitra. Episterne metatoraciche in- distinte. Tibie strette, lineari, tarsi esili.—Lungh. 3 3 ‘/, mill. 2. Genere Choerorrhinus (1) Fairmaire 1857. Metamorfosi. Perris, Larves des coléoptères 1876.— Note. Desbrochers, Le Fre- lon 1892.— Bargagli, Boll. Soc. Ent. Italiana 1883-84.—Reitter Best. Tab. 1898. A prima giunta gl’ insetti appartenenti a questo genere possono scambiarsi con quelli del gen. Dryophthorus, ma se ne distinguono facil- mente, oltre che per il numero dei tarsi, 4, anco pel furiicolo anten- nale composto nel presente genere di 5 articoli. Oltre a ciò altri carat- teri ben precisi, ne mostrano la differenza. Si compone il sudetto genere d’una sola forma specifica, il C. squa- lidus Fair. che abita i vecchi tronchi cariati di Ficus ed eccezional- mente di U/mus (Perris), di Populus (Lostia), di Quercus (Bargagli). C. squalidus Fairmaire, 1857. — Allungato di color rosso-bruno, o nero-fuligine, opaco. Rostro breve, spesso, piano, finmamente punteggiato; occhi neri piccoli poco sporgenti; antenne corte, esili, a clava poco in- grossata; fronte larga, arrotondata. Protorace tondeggiante, ristretto alle due estremità, con un collare cilindrico all’estremità anteriore, ed una fossetta larga posteriormente. Elitre più larghe del protorace, costulate, con serie longitudinali di anelli salienti, separate da spigoli stretti. Ti- bie larghissime, distintamente allargate da la base all’apice, tarsi 4, corti depressi. Lungh. 2—2 !/, mill. (1) Il Lacordaire nella nota posta in piede al VI volume dell’opera Genera des To- léeoptères, pag. 621, segna il Chaerorrhinus Chevr., e dice che il tipo (/anosimanus Chev.) è originario dell’Algeria e sembra avere molti rapporti con gli Elytrodon.. 22 7 ga 3. Genere Amaurorrhinus Fairmaire 1860. Note — Bedel, Ann. Soc. Ent. Fran. et Bull. 1856 — Bedel Rev. d’Entom. 1890. Croissandeau, Natur. Sicil. 1896.—Sinonimia. Mesoxenus Woll ston 1861. Monografia. Reiter, Bestm. Tab. V Theil. 1898. — Desbrochers, Le. Frelon 1892. L’Am. Bonairnei Fair., è l’ unica specie esistente in Europa (1), ed ha di particolare il funicolo antennale di 5 articoli, e la mancanza quasi completa degli occhi, quantunque alcuni individui si riscontrino all’ a- perto. Il Bedel ne ha dato una critica minuziosa dei caratteri specifici di tale insetto, dimostrando come fossero illusorii tutti quelli messi avanti; sicchè ne deduceva che delle varie s.ecie se ne dovesse invece fare una sola (2). A tale conclusione ne venivano poscia il Reitter (3) ed il Crois- sandeau (4). 1. A. Bonnairei Fair. (5) 1860.—Castaneo-scuro, nitido. Rostro pun- teggiato, testa quasi liscia; antenne or tenui, or forti. Occhi rappresen- tati da tracce di granulazioni dietro le scrobi (6). Protorace fortemente e densamente punteggiato. Elitre quanto il protorace o poco più larghe con serie di punti piani ma bene appariscenti, non striate, lisce, lucenti come se verniciate. Lungh. 3 mill. (1) Il Desbrochers riteneva che l'A. genuinensis Fair. fosse specie differente del Bon - naiîrei che Lui per il primo fece conoscere di Corsica, ma il Bedel pria, e poscia il Reit- ter, con minuta osservazione li riuniscono. (2) V. L. Bedel—Ann. Soc. Eut. de France, 1885, p. CKXxIV. (3) V. Reitter E. — Bestimmungs-Tabellen der Europiischen Curculionidae. V Theil. Cossonini und Calandrini. Paskau 1898. (4) V. Croissandeau I.— I Naturalista Siciliuno, Anno 1896, pag. 120. (5) Il Fairmaire avea scritto Bonnadrii, evidentemente errando, giacchè il naturali- sta cui veniva tale forma dedicata era M. Bonnaire. (6) La figura 37 della T. IV data dal Croissandeau nel Naturalista Siciliano è di- fettosa, giacchè dà alla specie due occhi ben distinti ed alquanto prominenti, lo che è errato, SIR 4. Genere Codiosoma Bedel 1885. Note. Desbrochers, Le Frelon 1892. — Bargagl', Bol. Soc. Ent. Ital. 1883-84 — Reitter, Best. Tab. 1898. Il genere ristretto nei limiti assegnatigli dal Bedel, e riconosciuti esatti dal Reitter, è costituito da una sola specie (C. spadix Bedel) nota da antico (Herbst 1795) e che era stata da lo Schònherr compresa nel genere /’A/oeophagus da lui istituito. Il Desbrochers mette tale genere in sinonimia col PA/oeophagus S. e col Caulotripis Woll. a torto secondo noi, giacchè uno dei caratteri importanti, che tal fiata può assurgere anco all'altezza di genere, è al certo, lo sviluppo, o la forma dell’ epi- sterne metatoraciche. Tale forma specifica, d'un vasto habitat, da la Cur- landia a l'Algeria e Madera, è rara per numero d’individui, e si ritrova specialmente presso le spiaggie nelle vecchie intavolature. C. spadix Bedel 1885.— D'un bruno lucente. Rostro meno largo e più lungo della testa, poco più lungv nella 9 che nel x. Antenne tenui o medie, funicolo di 7 articoli; clava ovoide. Protorace sub ovale, forte- mente puntato, guarnito di peli inclinati. Elitre ovoidali, con peli gri- giastri eretti; punti delle strie grossi e profondi; interstrie con punti pic- coli, disposti in serie longitudinali, e rugose. Corpo tutto provvisto di pelugine. Lungh. 3 mill. 5. Genere Mesites Schònherr 1826. Note. Desbrochers, Le Frelon 1892-98.— Reitter, Best. Tab. 1898. Metamorfosi, Fairmaire, Ann. Soc. Ent. de France 1859. — Perris, Ann. Soc. Ent. de France 1856.— Perris Ann. Soc. Linnen. 1859.—Bargagli, Boll. Soc. Ent. Italiana 1883-84. Genere antichissimo istituito da lo Schònherr nel 1826, per 3 spe- cie, di cui una forma, il 7ardy Curt. viene oggi a costituire il sub-gen. Rhopalomesites Wollaston. Alle specie note allo Schònherr, soltanto una se ne è aggiunta, l’aquitanus Fairmaire, essendo le altre (cribratus Fair., akbesianus Desbr., corsicus Desb.) sinonimi di quelle già note, perchè di quelle poche diverse. Gl’insetti appartenenti a questo genere vivono in gran parte nell'Europa australe, ma le isole Canarie offrono un nu- Il Nat. Sic. Anno XVII. 9) cap: mero non indifferente di forme specifiche, come ebbe a constatarlo il Wollaston. Le larve di tali insetti abitano i legni in decomposizione, mas- sime quelli che imputridiscono sotto l’ azione dell’ acqua marina. Gli alberi ospitanti quelle /arcette, sono le Euforbie, i Lauri, i Pini, i Salici, gli Ilex. La Sicilia conta una sola specie, il: M. pallidipennis Schonherr 1826 (1). Molto allungato, di color rosso- bruno, con le elitre alquanto giallastre. Rostro cilindrico, allungato, stretto quasi metà della testa, antenne mediane, robuste, scapo più corto del funicolo, clava terminata a cono. Protorace in forma di cono allungato, pianeggiante superiormente ; finamente ed egualmente punteggiato ; ri- stretto in avanti, tondeggiante; largo e rettamente tagliato indietro. E- litre non più larghe del protorace, lunghe due volte quello; interstrie convesse, meno larghe delle strie che sono finamente punteggiate; punti a forma di quadrato trasversale. Cosce e tibie del 9° angolose all’ in- terno. Lungh. 4—5 mill. 6. Genere Eremotes Wollaston 1861. Note. Bedel, Ann. Soc. Ent. Fr. 1885.— Desbrochers, Le Frelon 1892.—Reitter, Best. Tab. 1898. Metamorfosi. Kaltenbach, Die Peflan. aus der KI. der Ins. Stuttgard 1877.—Perris, Ann. Soc. Ent. Lyon 1876.—Bauduer, Pet. Noùv. ent. 1869— Redtembacher, Fauna Aust. 1872.— Bargagli, Bol. Soc. Ent. Ital. 1883-84. Questo genere, che è stato accettato o respinto dai vari entomologi, oggi si trova con dimora stabile, per i caratteri precisi ed importanti assegnatigli dal Reitter, il quale lo suddivise perfino in due sottogeneri Eremotes s. str. e Brachytemnus Woll. Il Bedel ed il Desbrochers ne fa- cevano una sezione del gen. f/yncholus Steph., e cioè la sezione degli insetti a rostro largo e corto (2), che unita alla prominenza degli occhi, (1) Il Bargagli evidentemente cadeva in errore, quando considerava il M. aquitanus Fair. simile al pallidipennis Sch. (non Perris), trascinato dalla osservazione del Perris, il quale avvertiva nel suo lavoro su gl’ dnsetti del Pino marittimo , che la larva da Lui abbondantemente trovata ad Archachon fosse quella del M. pallidipennis Sch., meutre era quella di una nuova specie descritta dal Fairmaire nel 1859 sotto il nome di M. agui- tanus Fair. (2) Bedel dice : ....... 6. Rostre aussi large et tout au plus aussi long que la téte (Eremotes Woll.) Desbrochers scrive... 7, Rostre de forme presque carrée, presque aussi longe que la tète. Yeux proéminents. 9, — 35 — ed alla striatura delle elitre, costituisce un assieme di caratteri suffi» ciente a stabilire il genere. TAVOLA SINOTTICA DEI SOTTOGENERI 1. Funicolo antennale di 6 articoli . . . . . Brachytemnus Woll. — » » = » sele i Eremates: Nol Il genere Eremotes Woll. è, rispetto agli altri generi della Tribù dei Cossonini, il più ricco di forme specifiche, contandone ben 14 europee divise, come si disse avanti, in due sottogeneri. Le larve di tali insetti abitano, come quelle fin quî studiate, i legni cariati, vecchi, in decom- posizione, delle Querci, dei Faggi, degli Abeti, degli Olmi, degl’Ippoca- stani, dei Pioppi, dei Castagni, degli Aceri, e così via. Tra le specie Europee, la Sicilia ne conta soltanto una, da noi per primi trovata nel legno di Noce fradicio, in quel di Naso. E. punctatulus. Bohemann 1826. — Allungato , cilindrico, di color variabile fra il rosso-bruno, ed il castagno-oscuro. Rostro di forma quasi quadrata , largo quasi quanto la testa; occhi sferici prominenti. Proto- race conico, arrotondato ai lati, finamente punteggiato. Elitre cilindri- che, con strie nette sul dorso, confuse ai lati; interstrie visibilmente punteggiate. Tutto il corpo finamente pubescente, come se fosse coperto da sottile pruina. Lungh. 2.5 a 2.8 mill. Sub-gen. Brachytemnus Wollaston. Metamorfosi. — Perris, Ann. Soc. Linn. de Lyon. 1876, pag. 411. B. submuricatus Sch. — Insetti color rosso-bruno. Rostro un po’ più largo che lungo, a guisa di muso, spesso. Elitre con costole spinose molto salienti, distintamente in serie; interstrie convesse e lisce, legger- mente punteggiate, con punti disposti in scrie, oc 7. Genere Rhyncholus Stephens 1831. Note. — Wollaston, Trans. Ent. Soc. Lond. 1873. — Bedel Ann. Soc. Ent. Fr. 1885.—Desbrochers, Le Frelon 1892.—Reitter, Best. Tab. 1898. Metamor- fosi. — Rupertsberger, Biol. Kaf. Eur. 1880.— Heeger, Beitr. zur Naturg. der Insect. 1851 56,.—Kaltenbach, Die Pfl. aus der Klas. der Insecten, 1872. — Bauduer, Pet. Nouv. Ent. 1869.—Perris, Larves des Coléopt. 1876. Sino- nimia. — Cossonus (s.-g, Rhyncholus) Schòn. 1896. — Phloeophagus (s. str.) Schòn. 1838.—(A44 partem) Hexarthrum Woll. 1860.— Eremotes Woll. 1861.-- Syntomocerus \Voll. 1865.—Stereocorynes \Voll. 187?. Il genere come è oggi ridotto, si compone di un gruppo di insetti più o meno cilindriformi e di statura piccola (2 !/,—-3 mill.). Si trovano per lo più riuniti in colonie fra la scorza ed il legno dei vecchi alberi, nei ceppi in decomposizione. Attaccano tanto le es- senze dolci, Popolus, Tillia, Ficus, Abies, come le essenze forti Quercus, Aesculus ecc. Sono insetti di abitudini notturni ed escono dai loro na- scondigli al cader de la sera. Dopo le forti piogge, che ne hanno inumi- dito i loro rifugi, escono anche durante il giorno e si mettono ad asciu- gare sui muri esposti al sole. Quivi abbiamo noi raccolto, il &Ayncholus culinaris Germ., assieme all’Amaurorrhinus Bonnairei Fair. Il genere nelle condizioni in cui è oggi ridotto, conta solo in Eu- ropa 8 forme specifiche, divise in 3 sottogeneri ( Hexarthrum Woll. — Stereocorynes Woll.—LRhyncholus s. str.). Le forme specifiche che da noi ritrovansi, appartenendo a due dei tre sottogeneri indicati, daremo qui la tavola distintiva dei sottogeneri stessi : 7. Genere Rhyncholus Stephens 1851. Rostro di forma subconica. Occhi non salienti. SOTTOGENERI 1. Funicolo di 6 articoli soltanto. Elitre con asperità, viste di profilo, sui fianchi posteriori . ; : : , 1° Hexarthrum Woll. -— Funicolo di 7 articoli. Elitre senza asperità nei fianchi posteriori 2. AES ta 2° Clava antennale troncata, soltanto pubescente all'estremità * 2° Stereocorynes Woll. “n » subpiriforme, pubescente da la base 3° Rhyncholus Steph. Le forme specifiche che fin’ oggi sono state raccolte in Sicilia, ap- partengono al 1° ed al 3° dei sudetti sotto-generi, ed eccone la tavola analitica. 1. Funicolo di 6 articoli (sub gen. Hexarthrum Woll.) 1° culinaris Germ. — Funicolo di 7 articoli (sub gen. RAyncholus Steph.) . i 2 fl è 2. Protorace molto più lungo che largo. 9* interstria rilevata, come una crespa saliente posteriormente . 3 2° cylindricus Bohm. — Protorace appena più lungo che largo. 92 interstria non rilevata po- steriormente . = î © È E . 5° gracilis Bohm. (1) CATALOGO DEI COSSONINI SICILIANI 1. Genere Dryophthorus Schònherr 1826 Curc. Disp. pag, 352. D. corticalis Payk. 1792. Mon. Cure., pag. 41 — Zymexylon Fabr., 1799; Perris (biologia), Ann. Fr. 1868, pag. 245. Tronchi e ceppi di vecchi alberi : Z/edera, Alnus, Quercus, Pinus, Populus (Perris), Castanea (Kaltenbach), etc. L’ insetto scava delle gal- lerie nell’alburno in decomposizione. Da noi si ritrova nel legno fradi- | cio del Ficus caricae Lin. Sicilia, Messina Castanea, Naso (Vitale). Tutta l'Europa, Sicilia (Grohmann..... Reitter). 2. Genere Choerorrhinus Fair. 1857. Ann. Soc. Ent. Fr. pag. 743. C. squalidus Fair. 1. c.— brevirostris Chev. Rev. Zool. 1860, pag. 137— dn- trusus Rey, Echange 1895, pag. 50. Nei tronchi vecchi e fradici di Ficus (Perris, Lostia, Vitale), di Po- pulus (Lostia), Ulmus (Perris) Quercus (Bargagli) (!) (1) Il Ragusa i. litt. ci aveva notato anco il Rhyneholus angustus Fairm., il quale, è sinonimo del gracilis Rosenhauer. = 8 + L’insetto scava delle gallerie nel legno, e le sue larve, di color bianco. sudicio, penetrano, tortuosamente nella parte più giovane del legno i- stesso. La trasformazione avviene in posto, in mezzo ai detriti prodotti da le larve, e gl’insetti perfetti, restano nascosti in tutto quel fradi- ciume. Sicilia (Bert. Reitt. Desbr.) Messina (Vitale). Europa meridionale, Francia (Fair., Rey), Corsica (Desb.), Algeria (Chevr.), Siria (Desb.), Grecia (Reitt.) Sardegna (Lostia), Italia (Bargagli). 3. Genere Amaurorrhinus Fairmaire 1860. Ann. Fr. pag. 629. A. Bonnairei Fair. 1860, Ann, Soc. Ent. Fran. pag. 629—Bewickianus (1) Woll. Ann. Nat. Hist. 1860 pag. 451. —mnarbonensis Ch. Bris. Cat. Grenier, pag. 115.—crassiusculus Fair. Stett. Zeit. 1869, pag. 232.— genuensis Fair. Ann, Mus. Genova, 1883, pag. 757.— Lostiae Fair. Ann. Mus. Gen, 1883, pag. 797—constrictus Reitt. Deut. ent. Zeit. 1884, pag. 98. Nel legno secco o cariato di Abies (Vitale). Sicilia (Ragusa, Baudi), Messina {Vitale). ‘Tutta Europa, Madera (Wollaston). 4. Genere Codiosoma Bedel 1885. An. Seine, VI, pag. 198. C. spadix Herbst. 1795, Kàaf., VI, p. 256, pl. 78, fig. 11. — piceum Steph. 1831—sculptum Gyll. 1838.- scalptum Schoòn. 1843.—pilosum Bach, 1854. Nelle vecchie intavolature, specialmente vicine al littorale. Sicilia (Failla, Ragusa). Dal Baltico fino all’Algeria, Siria (Desb.). 5. Genere Mesites Schòn. 1826, pag. 323. M. pallidipennis Bohemann, in Schéòn. loc. cit. pag. 323.—corsicus Desbr. L. dl. Nei vecchi tronchi di /inus rigettati su la spiaggia dalla marea (Perris). (1) Il Reitter mette come specie tipica il Bewikianus Woll., ma erroneamente. Il Fairmaire, istitutore del genere , lo creò per la forma Bonnaîrei ed ha quindi il diritto di priorità, tanto più cbe la descrizione da Lui data, è apparsa prima della descrizione data dal Wollaston. ib) Le larve di tali insetti, che spesso si riscontrano in gran numero su lo stesso tronco, si trasformano in posto, e compiono tutte le loro metamorfosi in 10 ad 11 mesi, tale come i fAyncholus. Anco in un tronco infisso nel mare furono raccolti a Licata tali insetti (F. Re). Sicilia (Ragusa), Licata (F. Re). Europa—Francia (Perris), Italia (Bert.), Corsica (Desb. Reitt.), Bar- beria (Fair.) Algeria (Desbr.) Caucaso (Reitt.). 6. Genere Eremotes Wollaston 1861. Trans. ent. Soc. pag. 396. E. punctatulus Bohemann 1838. Sch. Gen. Curc. IV, pag. 1073.— punctula- tus Reitt. 1887, -Deut. ent. Zeit. pag. 125. Le /arve di tale insetto vivono nell’alburno di parecchi alberi; Ca- stanea, Acer, Ulmus, Populus. Alnus, Quercus (Perris, Ann. Soc. Fr. 1873, pag. 89); Zél/lae (Rouget); Hedera (H. Brisout); Iuglans (Vitale). Sicilia, Messina (Vitale). Europa; Francia (Perris); Germania (Bedel). Italia (Bed. Bert. Reitt.) Algeria (Desbr.), Siria (Desbr.). Sub-Gen. Brachytemnus. B. submuricatus Schònherr 1838. Gen. Cure., p. 1073. — RR. simum Che- vrolat. Le larve di tale insetto vivono nel legno dei Pioppi, dei Salici e dell’Ontano (Perris, Ann. Soc. Linn. di Lyon 1875, pag. 89, 1876, p. 411) Sud-Europa, Francia, Corsica (Reitt.)., Italia (Bert.), Sicilia (Baudi). 7. Genere Rhincholus Stephens 1831. Sub-Genere Hexarthrum Wollaston 1860. H. culinaris Germar 1824. Ins. Sp. Nov., pag. 306—eai9guus Bohm. 1858. — cribripennis Griell. 1858, — ferrugineus Waltl.— siculus Rag. Nell’alburno di diverse essenze silvane — Castagno d’ India, Spino- bianco Ciriegio, Olmo (Perris), Faggio, Tiglio (Bellevoye) Abete (Vitale). Sicilia. — Palermo (Ragusa), Messina (Vitale). Europa media e meridionale, Francia (Bedel) Caucaso, (Bedel, Reit- ter), Turkestan (Reitter). — 40 — Sub-Gen. Rhincholus s. str. R. cylindricus Bohemann 1838, p. 1060.—turbatus Reitter 1887. —grandicol- lis Brisout Cat. Grenier 1867, pag. 195, Nell’alburno dei Pini (Perris), nell’Olmo (Damry). Sicilia (Bert.), Palermo (Ragusa). Sud-Europa. Francia m. (Desbrochers), Corsica (Desbr.) Italia (Ber- tolini) Caucaso (Reitter). R., gracilis Rosenhauer 1847, pag. 200. —angustus Fairmaire, Ann. Soc. Ent. 1859, pag, CLXIV. Fra la scorza ed il legno vivono le larve. Attacca l' Olmo (Damry), il Pioppo, il Fico, il Leccio (Lostia). Sicilia —Palermo (Ragusa). Sud-Europa— Francia m. (Fairm.), Spagna (Rosenh.), Italia (Bert.), Algeria-Siria (Desbrochers). gen BIBLIOGRAFIA CONSULTA 1. Latreille P. A. — Histoire générale et partirulière des crustacés et des in- sectes. Paris 1806-7. . Savigny (De) — Théorie des organes de la bouche des animaux invertébrés et articulés. Paris 1816. 3. Latreille P. A. — Famille naturelle du régne animal. 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Questa velatura è prodotta da fitte squamette verdastre che ricoprono totalmente le sottostanti nere. Io ritengo che tale aberrazione debbasi incontrare in primavera assieme agli individui tipici, dei quali la mia raccolta è ricca, mentre di questa aberrazione non ne ho che soli quattro, tutti grandi esem- plari; fin ora non l'ho riscontrata nei piccoli ab. Pyrenaica Gr. = ab. minor Failla. Pygaera Anastomosis L. È nuova per la Sicilia; ne ebbi dal signor Georg Kriiger, un esem- plare 0° ottenuto nel giugno scorso da crisalide importata da Piana dei Greci alla Ficuzza È la sola specie di Pygacra che io posseggo di Sici. lia non essendomi ancora riuscito di trovare l’Arachoreta S. citata dal Failla, che Mann disse di avere trovata in due esemplari, uno a Mor- reale, l’altro all’Orto Botanico di Palermo. Thalpochares Dardouini B. Avendo avuta questa specie dall’ Ungheria, ho potuto convincermi che l’esemplare che trovò il Failla a Lampedusa (oggi nella mia colle- zione) e che gli fu determinato dallo Staudinger per 7. Dardowvini B. non è altro che la 7. velox Hb. poco rara in Sicilia. Siccome la Dardouini ha in sinonimia velox Tr. è possibile sia successo questo equivoco; in ogni modo per ora conviene togliere dalla fauna Sicula la Dardowini. (continua) E Ragusa, Osservazioni e notizie sui eulicidi siciliani (Cont. e fine ved. N. preced.) * * * Il clima di Sicilia è favorevolissimo allo sviluppo dei culicidi. Al- cune specie vi sono domestiche in date stagioni (1), altre può dirsi che vi volano tutto l’anno. Così nella sempre mite stagione invernale sici- liana non è raro il caso di esserne punti anche nel mese di gennaio, che rappresenta per l'isola la media di più bassa temperatura (2). Gli Anopheles ordinariamente compariscono ben presto e fra questi l’Anopà. claviger F. vola sin dagli ultimi giorni di aprile. Alcune specie dei due generi perdurano abbondanti sino ad autunno inoltrato (3). Il periodo veramente attivo di questi ditteri in Sicilia comincia coi primi giorni di maggio, e, se in aprile la temperatura è un po’ più e- levata dell’ordinario, anche negli ultimi di questo mese; ma essi diven- tano abbondantissimi in giugno e in luglio. Dopo la prima decade di agosto però, pur essendovi un grande numero di questi insetti, non se ne costata più l'abbondanza dei mesi estivi precedenti. Il bel tempo o meglio la prolungeta siccità, costante nell’estate siciliana, ha fatto pro- sciugare molte pozzanghere e pantanelli, mentre le poche acque sta- gnanti sì sono coperte di uno speciale velo, il quale non permette più alle larve dei culicidi di venire a rifornirsi d’aria al pelo dell’acqua o sono divenuti i frequentatissimi abbeveratoi di animali di pascolo er- rante. Questi, entrandovi liberamente, le rimescolano di continuo in modo da renderle sinanco inadatte alla vita acquatica degli stessi Culex. Se la stagione asciutta si dovesse prolungare ancora per qualche mese, la vita dei pochi graditi insetti si restringerebbe ai fiumi, agli stagni, alle (1) Il Culex elegans Fic., comunissimo, è forse il più domestico di tutti; esso si sviluppa nelle abitazioni in qualunque serbatoio d’acqua non appena questa ri- mane per qualche giorno in riposo. (2) Così avviene col Culex pipiens L. (3) Sono comuni in ottobre e novembre larve e insetti alati di Anoph. elaviger F., Culex hortensis Fic., Culex pipiens L. Culex spathipalpis Rond. sig vasche. In settembre tutte le località adatte alla vita dei culicidi riac- quistano le condizioni necessarie alla prosperità di questi insetti, che ritornano a pullulare. Il periodo di bel tempo, che in autunno segue in Sicilia alle prime piogge, è loro molto favorevole; se queste sono però eccezionalmente durature, allora i culicidi in autunno saranno molto scarsi o mancheranno quasi del tutto. Inoltre sono favorevoli a tali insetti le condizioni idrografiche del. l’isola, essendovi i corsi d’acqua tutti a regime torrentizio. Le larve degli Amopheles e dei Culex possono trovarsi in compa- gnia; ma questa comunanza è più apparente che reale. Con attenta os- servazione possiamo accertarci che le larve dei due generi non si me- scolano mai e che la loro vicinanza è assolutamente casuale. Le larve di C'ulex, specialmente in quei luoghi dove sono numerose, si possono osservare tanto su gli orli dell’acqua che verso il centro di essa dove si trovano libere, cioè senza essere a contatto con un corpo galleggiante. Quelle di Anopheles invece preferiscono di tenersi spesso in vicinanza degli orli dell’acqua e ricercano ordinariamente un appog- gio con la loro estremità addominale. È comune quindi il trovarne vari esemplari attorno a una foglia caduta nell’acqua, attorno ai rami o ai fusticini di piante acquatiche vive o a qualunque altro oggetto galleg- giante. Questa sola differenza di costumi è per se stessa sufficiente a te- nere scparate le Jarve dei culici da quelle degli anofeli; ma altre abitu- dini ed altri caratteri sui quali è inutile d’insistere qui, contribuiscono grandemente a far distinguere le due larve. A proposito di costumi, è notevole quello che ho osservato nelle larve dell’Anopheles claviger F. Queste non solo se ne stanno a contatto degli oggetti o sono addirittura distese con tutto il corpo sulle foglie cadute e affioranti l’ acqua, in modo da essere appena bagnate; ma si dispongono anche l’ una accanto l’altra, separate da breve intervallo, tutte alla stessa altezza e rivolte nella stessa direzione ; così perfetta- mente allineate, navigano con la foglia, secondo che il vento muove questa per lo specchio d’acqua. Credo che tale costume sia comune a tutte le larve degli anofeli, perchè quelle dell’Anoph. albitarsis, tenute in schiavitù, si ordinano l’ una accanto l’ altra lungo le pareti dell’ ac- guario, con le quali vengono a contatto per mezzo delle appendici e- te È iii tianaa dai 3 /-RS streme dell'addome. Tale fatto non l’ ho osservato fra queste larve in libertà, che non ho trovato naviganti su foglie secche o altro corpo. Ho raccolto larve di Anoph. albitarsis il 23 agosto 1903 in un fos- satello d’ acqua limpidissima, riparata dai raggi diretti del sole, dentro una grotta sui margini del torrente Forgia presso Partinico, inondata regolarmente dalle piene del torrente. Altre larve di questa specie ho trovato nello stesso mese dentro l’acqua di un pozzo profondo circa cin- que metri, nella regione Margi presso Cinisi. Insetti perfetti ho raccolto numerosi in quelle vicinanze nelle abitazioni dei contadini e nelle stalle. Si è scritto che le larve del dittero Dixa Mg., appartenente ad una famiglia (Dixidae) ben differente da quella delle Culicidae, siano le più rassomiglianti a quelle di. Anopheles. Nel fatto invece esse presentano differenze notevoli anche per l'occhio di un profano di entomologia. O1- tre alla loro speciale abitudine di piegarsi ad ansa sugli orli dell’acqua- rio, alla lunghezza maggiore, al parallellismo dei lati del loro corpo, ai loro movimenti differentissimi ed alla loro sottigliezza, queste larve at- tentamente osservate, anche senza l aiuto di una lente, si distinguono facilmente da quelle di anofele per i seguenti caratteri. Le larve di a- nofele hanno corpo più robusto, con i lati di questo convergenti verso dietro ; gli anelli anteriori lateralmente provvisti di lunghi e rigidi peli ramificati; l'estremità anale ornata di un ciuffo di peli anche essi rami- ficati e il torace molto sviluppato ; infine sulla parte antero inferiore della testa mostrano bene gli organi rotatori, che sono costituiti da pic- ooli ciuffi di peli molto fitti. Tutti questi caratteri macroscopici mancano nelle larve del genere Dira. Un altro carattere differenziale tra le due larve è dato dal fatto che quelle del genere Dixa procedono nell'acqua con rapidi movimenti serpentini, facendo funzionare da propulsore la parte anteriore del loro corpo, mentre gli anofeli procedono movendo quella posteriore. In Sicilia si conoscono fino ad ora tredici culicidi bene accertati, dei quali tre appartenenti al genere Anopheles e dieci al genere Oulex, cioè: Anopheles claviger Fab., A. albitarsis Lich., A. bifurcatus L., Cu- lex mimeticus Noè, C. elegans Fic., O. hortensis Fic., O. pipiens Linn., C. impudicus Fic., C. modestus Fic., C. spatipalpius Rnd., C. penicilla- ris Rnd., C. annulatus Schr., C. richiardi Fic. e Tale numero di specie potrebbe sembrare troppo esiguo per la Si- cilia, però deve rilevarsi che questi due generi, in confronto ad altri ditteri, non sono composti di numerose specie nè in Europa nè fuori; e le ricerche dei culicidi nell’isola, d'altronde non possono dirsi compiute. * * * Delle specie del genere Amopheles la prima a comparire è l'A. cla- viger Fabr. = A. maculipennis Meg. che perdura per le stagioni prima- verile, estiva ed autunnale. Nel mese di luglio essa subisce un certo arresto nella sua moltiplicazione; negli ultimi di questo mese e nella. prima quindicina di agosto diventa assai rara, sebbene non sincronica- mente. Pare che a questa specie si sostituisca, dagli ultimi di luglio in poi, l'A. albitarsis Lich.=A. superpictus Grass. che diventa comunissimo in tutte le regioni malariche dell’isola. L’avvicendamento di queste due specie sembra di essere periodico in alcune regioni della Sicilia, però in altre non si osserva. In queste ultime, sebbene raro, vi si incontra sempre l’Amopheles claviger Fabr. Forse tale fatto è in relazione col genere di coltura delle regioni, per- chè ho dovuto constatare che nelle campagne a coltura di cereali, nelle quali gli alberi sono rarissimi e le sponde dei torrenti e dei laghetti non ombreggiate, l'A. claviger si incontra nei primi mesi della stagione da aprile a luglio, mentre dagli ultimi di luglio in poi non vi si rin- viene invece che lA. a/bitarsis. Nelle acque ombreggiate delle contrade a coltura intensiva lA. claviger si nota per tutta la stagione a prefe- renza dell'A. albitarsis. Deve attribuirsi a questa ragione il fatto che il dott. Insinna e lo ing. Manzella a Fiumetorto, dalla metà di agosto in poi, trovarono pre- valenza delle larve di A. superpictus su quelle di A. claviger (1. c. pp. 10-11). In agosto gli attacchi di febbre primitiva sono più rari che negli altri mesi della stagione malarica. Quanto affermo, sebbene non sia stato, per quanto ne so, rilevato nè da medici nè da studiosi del problema malarico, pure, almeno nelle grandi tenute siciliane esclusivamente col- tivate a cereali, pare che sia vero; da una specie di inchiesta che ho fatto informandomi con proprietarii agricoltori, con borgesi e con me- dici rurali ho dovuto convincermi che molte probabilità militano in fa- vore di questa affermazione. Questo contribuisce a rendere più verosi- mile l'ipotesi che a ciascuna specie di anofele possa essere assegnata Su — la funzione di trasmettere questa o quella delle quattro varietà sin’ora note del parassita malarico o che la diversa frequenza delle febbri nei varii periodi di una stessa stagione, o tra le varie stagioni di uno stesso anno, possa essere legata, oltre che a non poche altre contingenze, an- che al fatto del differente modo di succedersi delle. specie di anofeli. L’Anopheles claviger F. è comune in quasi tutto l’agro palermitano. Le sue larve si trovano abbondantemente pressochè in tutte le vasche dei nostri giardini e se una porzione della campagna prossima alla città può dirsi immune per l’ avvenuta bonifica del Fiume Oreto fatta ese- guire scrupolosamente dal Comm. M. Benso prepostovi dal comune, lo stesso non può dirsi pel resto; infatti io ho trovato larve di Anopà. cla- viger nel torrente di Passo di Rigano e ne ho trovato specialmente co- muni nelle vasche dei giardini negli ultimi di ottobre e in novembre, cioè allora quando comincia ad essere sospeso l’inaffiamento degli agrumi e l'immissione dell’ acqua nelle vasche. La poca acqua che in esse ri- mane diviene tranquillissima e molto adatta alla vita degli anofeli. In due vasche contigue, separate da un muretto comune veniva immessa sempre dell’acqua corrente in una sola. Ho potuto constatare che le larve dell’Anop. claviger mancavano del tutto in questa, mentre erano assai comuni sulle conferve dell’altra. L'Anopheles bifurcatus L. non Vl’ ho mai incontrato nello stato lar- vale nè In quello di insetto perfetto. Lo noto solamente, perchè citato dal Ficalbi, che lo rinvenne a Messina. Pare che questa specie sia la meno comune tra gli anofeli di Sicilia. Fra i due periodi primaverile-estivo e estivo-autunnale o meglio, tra la notevole diminuzione dell’Anoph. claviger e la comparsa dell’A- noph. albitarsis, pare si interponga un altro breve periodo nel quale le due specie di anofeli diventano meno frequenti. Allora, cioè in agosto, avvengono pochi attacchi di febbre primitiva. In questo periodo di ri- poso pare che la moltiplicazione degli anofeli subisca una sosta, forse per causa dei forti calori estivi; è questo un fatto comune ad altri in- setti e di già noto. Se si dà uno sguardo alle statistiche di morbilità e mortalità ma- larica, si trova in generale che i decessi sono più numerosi in agosto; tuttavia questo mese non è notato come più morboso di giugno, di lu- glio o di settembre. Le statistiche non indicano sempre se si tratta di febbri primitive o recidive; può supporsi quindi che la mortalità mala- du Las rica di agosto sia dovuta alle conseguenze della infezione anteriormente presa. Dobbiamo aggiungere che nel breve periodo transitorio tra la comparsa di una specie di anofele e l’altra, in alcune regioni si ha un minor numero di casi di febbre primitiva, anche perchè il contadino, dopo il raccolto, cioè al principio di agosto, abbandona i campi a col. tura estensiva così estesi in Sicilia, e non vi fa ritorno che dopo le prime piogge: Per chiarire meglio la diminuzione dei casi malarici primitivi pos- siamo trovare anche un’altra ragione nel fatto che i colpiti di febbre primaverile-estiva, appena si ammalano lasciano generalmente i luoghi malarici e ritornano a casa per curarsi. Così poco alla volta la campa: gna resta quasi priva di malarici; gli anofeli quindi trovano un campo molto ristretto per infettarsi e infettare, e l'epidemia subisce un piccolo arresto. Al sopraggiungere dell’autunno però i guariti, o meglio coloro che si credono guariti, ritornano alla campagna e gli anofeli allora si trovano in condizioni più opportune per raccogliere gli emosporidii ma- larici e inocularli all'uomo sano. Una delle ragioni per cui i contadini, dopo la raccolta del grano sì tengono lontani dai feudi, va anche ricercata nel metodo di rotazione agraria per la quale in Sicilia quasi nessun lavoro estivo si esegue nel terreno a cereali. In quella stagione sarebbe quasi impossibile di vin- cere la compattezza del suolo con la zappa o l’ aratro a chiodo da noì generalmente usato. Per lavorare il terreno, e specialmente certi terreni, bisogna aspettare le prime piogge, per le quali i lavori campestri rice- vono un grande impulso, mentre la malaria acquista pur essa forza e vigore. Questa rotazione agraria potrà solo essere modificata quando, ese- guite le bonifiche, l'agricoltore senza alcun timore potrà soggiornare pe- rennemente sui luoghi ed avere a propria disposizione macchine adatte per vincere la resistenza del suolo e romperlo con minor sudore della sua fronte. Possono concorrere ancora altre ragioni alla diminuzione dei casi malarici primitivi nel mese di agosto e dovrebbero essere ricercate da chi si occupa in modo speciale del problema malarico. Nessun altro meglio dei medici rurali, che stanno presso le regioni malariche e si trovano in contatto continuo con i contadini, i più e- sposti al flagello, è al caso di potere indagare tutte le cause e il modo di diffusione del male, T, DE STEFANI-PEREZ. — 49 — COLEOTTERI NUOVI 0 POCO CONOSCIUTI DELLA SICILIA di ENRICO RAGUSA Carabus (Eurycarabus) morbillosus F. var. viridulus Ragusa var. nov. È meno comune della var. ServiZlei Sol. dalla quale si distingue per le elitre tutte d’ un bel verde smeraldo, con i bordi verdi dorato. Solier descrivendo (1) la var. Servillei la disse d’ un cupreo meno rosso che l’alternans e pare non conoscesse esemplari a tinta verdastra. Ne posseggo una bella serie d’ esemplari di Palermo (Monte Pelle- grino, Favorita), Castelvetrano e Ficuzza. Harpaloderus (decipiens var.) Janus Reitt. (2) Posseggo due esemplari di questo coleottero dei dintorni di Paler- mo, descritto dal Reitter come specie ruova della Spagna. Amblystus tenebrosus De}. var. Solieri De). Si distingue dal tipo specialmente per avere, al 5° e 7° intervallo della punta delle elitre, una breve linea di punti. Ne possggò un solo esemplare trovato nell’isola di Ustica a Tra- montana (Gorgo Salato) il 26 settembre 1886 dal Prof, G. Riggio. Bertolini lo cita della sola Liguria. (1) Solier Ann. Soc. Ent. Francia 1835, pag. 118. (£) Bestimmungs Tabelle Eur. Col. XLI Heft. pag. 102. Il Nat. Sic., Anno XVII. ri 5) Harpalus dimidiatus Rossi Trovai nel maggio alla Ficuzza tre esemplari di questa specie nuova per la Sicilia, conosciuta di Piemonte, Trentino, Veneto, Toscana e Sar- degna. Cymindis canigoulensis Fairm. var. Chaudoiri Fairm. Ebbi dall'amico Vitale tre bellissimi esemplari di questo interessan- tissimo coleottero esclusivamente siciliano. Furono trovati nel messinese, in contrada Scala e Calamarà , nel- l'ottobre e novembre scorso. Io ne possedevo un solo esemplare in buono stato, donatomi dal Baudi e raccolto in Sicilia dal De Marchi, ed un altro esemplare mu- tilato, raccolto da un giovane entomologo nel messinese. Rettifico ciò che pubblicai nel numero passato riguardo alla Cy- mindis angularis e suturalis, cioè che erano con dubbio da notarsi di Si- cilia, mentre nel Nat. Sic. Anno XI, p. 165, dissi che Baudì vide la pri- ma di Sicilia, e la seconda esiste nella mia raccolta. Nat. Sic. XV, pa- gina 139. Zuphium baeticum Daniel I Zuphium che erano nella mia raccolta sotto il nome di Chevrolati Rttr., sono invece il daeticum Daniel, nuova specie descritta (1) nel 1898. L’autore dice che il numidicum Luc.. Boccagei Oliveira e Faillae Reitter, sono specie assai vicine, e ritiene il PazZZae identico al Boccaget, mentre il numidicum si distingue da queste due specie solamente per una punteggiatura più fina e per il corsaletto che è indistintamente pe- loso ed assolutamente diverso dal C'hevrolati che il Marseul avea posto in sinonimia. Riguardo al Z. unicolor Germ. di Sicilia, consiglia mettere questa specie fra le varietà della Chevrolati, a testa tutta d'un testaceo chiaro: ora siccome la Chevrolati non è ancora stata trovata in Sicilia, io ri- (1) Coleopteren-Studien IT. Miinchen 1898, pag. 24 a 30. (N: a tengo che l’ unicolor sia stata invece il daeticum mal descritta dal Ger- mar, come lo fu la vibex Motsch. che metterei anche qual sinonimo di quest’ultima specie. Nella mia raccolta figura una bellissima serie di Z. Faillae Reitter, e Z. baeticum Daniel, tutti provenienti dalla Ficuzza (Ciacca di Mezzo- giorno e Niviera, alla Busambra), dove il sig. Georg Kriiger li trovò sempre in località umide, sotto pietre fortemente attaccate al suolo, as- sieme ad un piccolo ragno giallognolo del quale certamente i Zuphium si nutrono. Trovando questi ragni si può essere sicuri che a breve di- stanza sì troveranno anche dei Zuphium, dove invece mancano, non vi sono Zuphium. Sotto una sola pietra ove erano un'infinità di questi pic- coli ragni, il Kriiger trovò 83 Zuphium Faillae (i soli che abbia trovati), mentre il Z. baeticum è meno raro ed il Kriiger ne raccolse abbastanza. Ocyusa (Consya) nigrata Fairm. Bertolini la cita del Piemonte e Sardegna, per la Sicilia è nuova e fu trovata quest'inverno in unico esemplare dal sig. Georg Kriiger, alla Ficuzza, che volle arricchirne la mia collezione. Aleochara curtula (oeze E specie comune in tutta Italia, ma di Sicilia non si conosceva an- cora. Ne posseggo due esemplari uno dei dintorni di Palermo ed un altro trovato dal Vitale presso Messina a Colla il 10 gennaio 1904. Notothecta (Kraatzia) laevicollis Rey. Questa specie era conosciuta della sola Gallia meridionale. Ne ho avuto dal sig. G. Kriiger dalla Ficuzza sei esemplari trovati d’inverno, assieme alla N. inflata Fauv. tanto comune in Sicilia. L’ ebbi determi- nata dal sig. Dott. Max Bernhauer al quale la comunicai. Athneta (Earota) Reyi Kiesw. Ebbi questa rarissima specie, nuova per la Sicilia, dal sig. Georg Kriiger, che me ne inviava una dozzina d’ esemplari raccolti nella sua stanza, alla Ficuzza, dentro le scatole degli allevamenti di bruchi. Se- condo il Bertolini è conosciuta dalla Toscana, dall’Italia centrale e me- ridionale. Ganglbauer la dice (1) rarissima. Tachyporus macropterus Steph. var. Abner Saulcy Ho trovato questa varietà nuova per la Sicilia, in pochi esemplari nei dintorni di Palermo. Si distingue del tipo per avere sulle elitre una grande macchia giallo-bruna. Mycetoperus Baudueri Muls. var. piceolus Rey Questa varietà si distingue dal tipo per il corsaletto bruno a mar- gini più chiari, le elitre rosso-brune, la radice delle antenne i palpi e le gambe d’ un rosso giallo chiaro. Sarebbe nuova per la Sicilia ed an- che per l’Italia. N’ ebbi un esemplare dall’ amico Vitale che lo prese a Messina (Colla) il 7 agosto dell’anno scorso. Mycetoporus clavicornis Steph. E nuova per la Sicilia, ne trovai un esemplare a Palermo, d'’ in- verno, sopra il muro della terrazza in casa di mio fratello. Quedius (Microsaurus) crassus Fairm. — Sarebbe non solamente nuova per la Sicilia, ma anche per l’Italia, non essendo citata dal De Bertolini. L'ho in unico esemplare raccolto LI sulle Madonie anni or sono. E specie rarissima. Quedius hispanicus Brnh. Questa specie nuova per la Sicilia, sembra poco rara alla Ficuzza, avendone avuti una dozzina d’esemplari del sig. Georg Kriiger che ve li raccolse d’inverno. (1) L. Ganglbauer. Die K:ifer von Mittel-europa. Band II, pag. 175. Quedius xanthopus Er. Ebbi un esemplare di questa specie nuova per la Sicilia dall'amico Luigi Failla che certamente l’ebbe a trovare nelle vicinanze di Castel- buono. E specie poco rara. Staphylinus picipennis F. Specie nuova per la Sicilia e da me posseduta in unico esemplare, trovato alla Ficuzza e donatomi dall'amico Georg Kriiger. Philonthus apenninus Fiori Assai interessante sembrami la scoperta in Sicilia di questa specie, conosciuta dall’Emilia, Ne ebbi due esemplari dalla Ficuzza dal signor Georg Kriiger quest'inverno. Philonthus fuscipennis Mannh. E nuova per la Sicilia. Ne ebbi due esemplari della Ficuzza rac- colti dall’ amico G. Kriiger, ed uno dei dintorni di Palermo trovato da me stesso. E specie comune. Philonthus varius Gyll. Ebbi della Ficuzza dal sig. Kriiger, un esemplare di questa specie nuova per la Sicilia, dove non si era trovata che la var. bimaculatus Grav. Altro esemplare l’ ebbi donato dal sig. Teodosio De Stefani che lo prese a San Martino presso Palermo il 13 giugno 1882. Philonthus varius Gyll. var. nitidicollis Boisd. Questa bella varietà nuova per la Sicilia, ed anche per l’Italia, mi fu donata in unico esemplare dal sig. Georg Kriiger che la trovò alla Ficuzza. Si distingue dal tipo per avere le elitre sino alla base, la su- tura ed il bordo rosse. SR 2, Leptacinus parumpunctatus Gyll. var. rubricollis Reitt. Ne ho sette esemplari dei dintorni di Palermo. Nella mia raccolta figura come varietà del L. parumpunetatus, mentre nel catalogo del Bertolini è messo come varietà del sardous Fiori, ed è citato di Sicilia. Stenus asphaltinus Er. È nuova per la Sicilia, e la posseggo in due soli esemplari avuti dall'amico Vitale, che li trovò nel messinese, uno a Colla il 5 ottobre, ed un altro a Ringo il 16 ottobre 19053. Il Dottore Antonio Porta nella sua Revisione degli Stafilinidi italiani (1) pag. 32, crede che si trovi non comunemente in tutta Italia. Stenus providus Er. i Presi nei dintorni di Palermo d’inverno sopra un muro, un esem- plare di questa specie nuova per la Sicilia. Il Dr. A. Porta la cita del Trentino, Piemonte, Alpi marittime, Sardegna. Stenus melanarius Steph. Questa specie, nuova per la Sicilia, fu trovata presso la Ficuzza in primavera dal sig. Georg Kriiger che me ne inviava quattro esemplari. Il Dr. A. Porta la cita del Trentino, Piemonte, Emilia, Sardegna, Lazio, Toscana. Stenus (Mesostenus) fuscicornis Er. Si conosceva d’Italia, della sola Sardegna (Dr. A. Porta loc. cit.), ne presi un esemplare a Palermo sopra un muro, nel novembre scorso. (continua) (1) Rivista Coleot. Ital., Anno II, n. l a 3. CATALOGO RAGIONATO DEI COlro resi Ss LORENA (Cont. ved. num. preced.) —_—___16>e ARAMMICHNUS Gozis, cribricollis Gyll.. . È la specie più comune di Sicilia e si trova citata da tutti. Rottenberg la dice comune sotto la corteccia de- gli ulivi, ed assai variabile nella s2ultura delle testa e corsaletto. La posseggo in numero, avendola raccolta ovunque in Sicilia. Vitale la dice comune sotto la corteccia degli alberi fruttiferi. var. terrestris Mar. Non posseggo questa varietà che è citata di Sicilia e si distingue dal eribricollis per il solco rostrale che si prolunga sulla fronte. striatosetosus Boh. . De Marseul citandola come varietà della crebricollis la dice propria di Sicilia. Ne ho pochi esemplari avuti dal Vita!e, dalla provincia di Messina. Vitale e Baudi me la notarono come varietà del cribricollis. sulcirostris Boh. . . Vitale la possiede ed il Baudi pure, a me manca. Vi- tale la trovò dall’ ottobre al marzo nelle screpolature della corteccia dei Pinus. Il De Marseul e Stierlin la citano di Dalmazia. scabrosoides Stierl. . Ne posseggo due soli esemplari trovati alla Ficuzza. Lo Stierlin descrivendo'a nel 1877 disse di averla avuta di Sicilia dal sig. Jekel. Baudi pure la trovò e me la notò come varietà del su/cirostris. pustulatus Vitale . . Posseggo cinque esemplari di questa bella nuova specie, sono tutti dell’agro messinese e li ebbi dall'amico Vi- tale, che la descrisse nella Rivista Coleotterologica I- taliana, Anno I,.1903, a pag. 22. comparabilis Bohm. . Citata da varii autori, la posseggo in moltissimi esem- plari trovati specialmente alla Ficuzza dove è comune. umbilicatus Stierl. . Fu descritta di Sicilia, ed è buona specie; Baudi me la citò come specie, nel catalogo di Berlino figura come varietà, e così pure in quello del Vitale, La posseggo. e 6 — elatior Stierl. . * . Questa specie fu descritta di Sicilia. Ne posseggo pochi esemplari che debbo alla gertilezza dell'amico Vitale, che ne volle arricchire la mia raccolta. neapolitanus Stierl. . Non posseggo questa specie descritta di Sicilia e Napoli. Nella mia collezione alcuni esemplari della puZcheZ2us, portavano erroneamente questo nome. pulchellus Stierl. . . Fu descritta di Sicilia e ne posseggo varii esemplari. “_ Baudi me la notò ed il Vitale la cita di Castanea dove ne trovò un esemplare nel maggio 1888. Jjuvencus Gyll. .. . Ho pochi esemplari di questa specie e l’ebbi sotto il si- nonimo di tomentosus Gyll. da Messina dal Vitale che la trovò a Castanea (Messina), setulosus Stierl. . . Specie descritta di Sicilia che non posseggo ancora. TouRrniIERIA Stierl, scopularis Hoch. . . Non posseggo questa specie notatami dal Baudi e che Vitale possiede di Sicilia. TyLopERES Schònh. Dejeani Boh. . . . È citata nel catalogo di Berlino ed in quello del De Ber- tolini. Vitale non ne tenne conto nel suo catalogo; ed io credo con ragione, giacchè fu certamente un errore di stampa il citare Sî. invece di St. essendo questa specie descritta dalla Stiria. TRrocLoRRHYNcHUus Schm. phasma Rott. . . . Questa specie che non posseggo fu scoperta nel cavo di una vecchia quercia sull’Etna sopra Nicolosi (1). (1) Vitale cita una specie (?) trovata dal Baudi, e che questi a me pure notò nell’e- lenco delle specie che raccolse in Sicilia, ora siccome la collezione del Baudi trovasi al Museo di Torino, scrissi al Prof. Camerano, il quale mi rispose: « nel catalogo mano- scritto della collezione Baudi che noi possediamo v’è solo questa indicazione Zroglorrkyn- chus sp. n.? (Sicilia), ma non risulta da chi sia stato raccolto nè in che località. Nella collezione neppure si trovano maggiori indicazioni. Ho dato uno sguardo all’insetto che porta queste incerte indicazioni: si tratta di insetto più piccolo delle altre specie di Troglorrhynchus che possediamo, ed ho anche qualche dubbio sul genere. In questo mo- mento occupatissimo e con ciò è impossibile procedere ad uno studio minuto. Più tardi la cosa potrà farsi e le darò maggiori ragguagli ». SS, PDA Stomodes Schònh. tolutarius Boh. . . Specie della Crimea che fu ridescritta di Sicilia dal Tour- nier sotto il sinonimo di puncticollis. Non la posseg- go ancora. elongatus Hoch. . . Posseggo un solo esemplare di questa specie, nuova per la Sicilia, lo trovai sulle Madonie molti anni or sono nel luglio. Stierlin nella sua monografia dice questa specie forse identica al tolutarius. Ora il mio esem- plare così determinato, non ha sulle elitre fra le linee di punti, altri punti tanto grossi quanto quelli delle linee, come dovrebbero essere nell’ elongatus; invece ha dei punti finissimi, come sono descritti nel pun- cticollis, ma, per appartenere a questa specie, man- cano i grossi punti sul corsaletto. Bisognerebbe ripren- dere questo insetto in numero per stabilirne con cer- tezza la determinazione. Peritelus Germ. HomorHyTHMus Bedel planidorsis Seidl, . Non posseggo ancora questa specie descritta dalla Fran- cia meridionale e che il Baudi trovò in Sicilia. hirticornis Herbst. . Vitale lo raccolse sui noccioleti di Tortorici nell’ aprile, lo posseggo in molti esemplari trovati nel maggio nei boschi presso Castelbuono ; è specie comune in tutta Europa. grandis Desbr. . . . Descritto di Sicilia nel 1888. Baudi mi scriveva di pos- sederlo di Sicilia ed averlo avuto dal Vitale. Ne ho un gran numero d’ esemplari determinati dallo stesso Desbrochers. Cremieri Boh... . Trovo questa specie citata di Sicilia dal Seidlitz che disse averne visto un esemplare di Sicilia nella collezione dell’Aubè (1). Non la posseggo. Vitale omise citarla. PERITELUS 1. Sp. Grenieri Seidl. . . Non posseggo ancora questa specie che varii autori ci- tano di Sicilia, ed il Bertolini riporta. LI (1) Berl. Ent. Zeit. 1865, pag. 341, Il Nat. Sic., Anno XVII, 8 RIT gn Lostiae Desb. . . . Bertolini la cita di Sardegna ed anche di Sicilia. Non la posseggo. Fu trovata nell’ agosto in Sardegna dal sig. Lostia e descritta nel Frelon nel vol. II, pag. 88 e non nel vol. I, pag. 81 come disse lo stesso Des- brochers nella « Table Alphabetique » del vol. 6° del Frelon. flavipennis Duv. . . È il subdepressus Muls. descritto dalla Francia meridio- nale e che il Bertolini cita «di Sicilia, mentre credo che la sola varietà seguente siasi trovata da noi. var. siculus Seidl. . Non posseggo questa varietà della specie precedente, de- scritta di Sicilia sopra un esemplare della collezione del sig. Fairmaire, e citata da varii autori. Essa si distingue specialmente per le elitre più larghe, le ti- bie posteriori più allungate ed all’angolo posteriore ri- coperte di setole gialle invece di nere. Kraatzi Tourn. . . Fu descritta di Sicilia nel 1865, ma nè il Vitale nè io la possediamo. Dubito vi sia stata confusione con al- tra specie vicina. Seidlitz nella sua monografia (1) la cita con dubbio e si domanda a qual genere appar- tiene. parvulus Seidl. . . Fu descritta di Toscana. È citata dal Vitale (loc. cit.) che la trovò sui monti Cicci nel messinese. Bertolini la cita dell’Italia centrale della Corsica e Sicilia. Io ne ho nove esemplari trovati dal Vitale nel gennaio e marzo scorso a Scalazzo (2). Vitalei Desbrochers. . Descritta, nel Frelon, vol. II, pag. 7, di Messina ove la scoprì il Vitale sui monti Cicci. Ne posseggo una doz- zina d’esemplari trovati tutti dal Vitale nel gennaio a Colla. albicans Hoch. . . Non la posseggo, nè credo esista descrizione di Peritelus sotto questo nome. Vitale la cita con dubbio (3) per- chè la trovò notata dal Bertolini. Non trovo questa specie citata dal Seidlitz e Stierlin, nè nel catalogo di Berlino, nè in quello di Gemminger e Harold, (1) Berl. Ent. Zeit. 1865, pag. 275. (2) Bertolini erroneamente nel suo catalogo segna un Perztelus Nalicus Desbr. che non esiste, vi è invece un P. Italicus Mars. il quale è sinonimo del pareulus Seidl. (3) Nat. Stc., Anno X, pag. 38. Sat a Reitteri Vitale (1). . Scoperto il 12 dicembre 1901 a Castroreale Bagni, sotto : la scorza di un olivo. Ne ho 15 esemplari cedutimi dal Vitale che li trovò nel Messinese. muscicola Str. . . Descritta di Corsica (muscorum Desbr.) È citata dal Vi- tale perchè il Baudi gliela notò, ed a me pure scrisse di aver trovato in Sicilia una varietà di questa spe- cie. Bisognerebbe verificarla al Museo di Torino e ve- dere cosa sia. Merra Duval latiscrobs Desb. . . Specie descritta di Corsica e citata dal Vitale come tro- vata in Sicilia dal Failla. Io la posseggo in unico e- semplare. sicula Desbr. . . . Fu scoperta in Sicilia dal Failla nel bosco di Castelbuono e descritta nel 1892 (2). lo non la posseggo ed il solo : esemplare scoperto è posseduto dal Desbrochers. exiguus Stierl. . . . Specie descritta di Sicilia (3) non è rara a Palermo sotto le pietre. Io ne ho pochi esemplari. Baudi me la notò. Pfisteri Stierl. . . . Altra specie esclusiva di Sicilia assai comune nei din- torni di Palermo d’inverno setto le pietre, specialmente sul Monte Pellegrino dove l’ho raccolta abbondantemen- te. Baudi la notò. microphthalmus Seidl. Non posseggo questa specie siciliana che Baudi mi notò, senza indicarmi in quale parte dell’ isola l’ abbia tro- vata. Holcorrhinus Schoaherr siculus Seidl. . . . Non posseggo questa specie che ritengo rarissima non essendo stata ritrovata ed ignoro in quale provincia della Sicilia sia stata scoperta. Fu descritta come va- rietà del parvicollis, sopra esemplari esistenti nelle collezioni del Dott. Hampe e Dott. Kraatz. (continua) E. Ragusa. (1) Rivista Coleot. Ital. Anno I, pag. 23. (2) Le Frelon. Vol. II, pag. 4-5. (3) Mitt. Schw. ent. Gesell. Vol. 6, 1883. Bestimmungstabellen IX, pag. 108. 26) Caro Ragusa, La tua idea di fondare in Roma un Museo Nazionale nel quale do- vrebbero , per lasciti generosi, essere conservate le collezioni italiane semplicemente di Arfropodi, mi. ha sempre sedotto; ma l’ho anche cre- duta di difficile attuazione specialmente per la difficoltà di trovare nel nostro paese i mezzi pecuniarii necessari. Il Governo, invero, potrebbe dare un po’ di aiuto, e .il momento mi sembra assai opportuno per la fortunata occasione di trovarsi alla P.I. un Ministro intelligente e desideroso di potersi rendere sempre più utile al paese; ma le speranze maggiori dovrebbero essere riposte nella generosità privata ad esempio di quelia fondata recentemente a Berlino dal Dott. G. Kraatz e di altri pochi volenterosi; il Kraatz, oltre all’ a- vere acquistato una casa per uso del Deutsche Entomologische National - Museum, ha con testamento assicurato ad essa i mezzi di sussistenza. Credi tu, caro amico, che tra noi si troverebbero di simili generosi ? Se col tuo entusiasmo credi di sì, io ti esorto a portare avanti la tua bella idea a mezzo del tuo diffuso « Naturalista Siciliano » e con tut- t'altri mezzi che crederai del caso; se tu sei capace di far spuntare un Dott. Kraatz italiano ed altri generosi come coloro che si sono uniti a lui, egregio Ragusa, sarai degno di lode quanto colui che con la sua lar- gizione volle conservare alla Scienza un materiale preziosissimo. È un fatto, che se in Italia abbiamo i Musei universitarii, i Diret- tori che vi sono preposti oggi non tengono a farla da' conservatori, essi mirano piuttosto a crearsi un nome nella Scienza e delle collezioni non sì dànno cura, queste quindi vanno in malora e quelle dei privati, dopo la loro morte, non avranno sorte migliore. I collezionisti adunque ac- coglieranno favorevolmente la tua proposta, ad essi sarà certamente di Ti f ge soddisfazione il sapere che il frutto dei loro studii, le loro raccolte ver- ranno conservate e custodite scrupolosamente. Il Deutsche Entomologische National-Museum ha lo scopo di riunire e conservare in unico locale, sotto la cura di un custode a vita, le col- lezioni entomologiche tedesche, chi aderisce a questa istituzione deve obbligarsi a lasciare ad essa, dopo la sua morte, le proprie raccolte e volendo, la propria biblioteca ed anche, sempre pel miglioramento del- l’Istituto, delle somme; in tal modo verrà conservato un materiale scien- tifico che in caso diverso andrebbe perduto o per lo meno, sparso in diversi musei senza garenzia e di nessun utile agli studiosi. Si, caro amico, la tua idea è ottima e mi vado persuadendo che può passare nel campo pratico. Se in Germania hanno istituito un tal Museo, perchè qualche cosa di simile non può farsi anche da noi? Propugna adunque questa idea della quale mi hai parlato tante volte e se un piccolo dono può essere favilla d’incoraggiamento agli al- tri, io, sin da ora, impegno la mia modesta collezione Imenotterologica siciliana e quella Cecidologica europea pel Museo Nazionale Italiano de- gli Artropodi. Il tuo T. DE STEFANI. Bibliografia e recensioni » st <— TT Bezzi M.-—-Intorno ai generi Pelethophila Hagenb. e Chiromyia R. D. (Atti della Società Italiana di Scienze Naturali, vol. XLIII-1904 — Milano). L’A. si intrattiene a rettificare la sinonimia di questi due generi di dit- teri facendo notare che il nome Pelethophila Hagenb. è da collocarsi in sino- — (I nimia di Psila Meigen e che il genere Chiromyia R. D. deve essere conservato per ragioni di priorità per quel gruppo di specie, rappresentato dalla vera . Musca flava di Linneo. Fissa quindi la sinonimia del genere e quella delle spe- cie relative. Silvestri F. — Nuovi generi e specie di Machilidae (Redia, vol. II, fa- scicolo 1°, 1904 — Firenze). L’ A. in questo suo studio ci dà la descrizione di un nuovo genere e di due nuove specie di questa famiglia di insetti ; il primo lo chiama Machiloi- des; le specie le indica col nome di Machilis alternata e M. meticulosa; dà i- noltre un prospetto dei generi e infine una tavola analitica per la determina- zione delle specie italiane. Trotter A. — Osservazioni sugli Acarodomazii (Bullettino della Società botanica italiana, 1904 — Firenze). L’A. porta un piccolo contributo all’elenco delle piante acarofile con due specie sfuggite in quello ricchissimo di O. Penzig e C. Chiarbrera. Perez I. — L’Étude des Xy/ocopes (Actes de la Société Linnéenne de Bordeaux, Tom. LVI, 1901). L’A. in questa pubblicazione rivede le specie del genere Xylocopa e dopo avere discusso i diversi caratteri indicati da alcuni autori per distinguere le specie dell’antico continente e dell’ America, conchiude col dire che quelle del primo hanno per regola lo spazio triangolare della faccia posteriore del torace molto ristretto e anche cancellato; le specie americane invece a corsaletto tron- cato presentano un triangolo così esteso come quelle a corsaletto arrotondato. Continuando il suo esame il sapiente autore viene a parlare della parte anteriore o declive del primo segmento dell’ addome che nelle Xylocope pro- priamente dette è più o meno depresso e concavo; nelle Coptorthosoma in al- cune specie invece, questa concavità prende uno sviluppo straordinario e viene a formare spesso una specie di caverna scavata nell’interno del segmento, ma essa non si osserva mai nei maschi. Questa specie di camera è ordinariamente abitata da numerosi acari di grossa taglia che trovano colà un sicuro riparo. Il signor R. C. L. Perkins crede che questi acari siano parassiti dell’ape che li porta, l’A. invece ritiene che gli acari annidati nella camera del primo seg- mento si servono dell’animale come veicolo per farsi trasportare nell’ambiente dove trovano di nutrirsi, cioè nei loro nidi. — 63 — L’ A. continua fissando alcuni caratteri diagnostici e spiegando la strut- tura di alcune parti e dando infine la descrizione di 90 specie europee e afri- cane, asiatiche e americane tra le quali 8 nuove per l’ Europa e 1’ Africa, 13 per le asiatiche, 15 per le americane. — @Espèces nouvelles de Mellifzres ( Procés verbaux des séances de la Sociétè Linnéenne de Bordeaux, Tom. LVII, 1902 et LVIII, 1903). L’A. descrive circa 170 nuove specie di mellifere di diversi paesi, tra le quali ne riscontriamo sei nuove per la Sicilia, cioè: Anthophora Stefanii, An- drena emarginata , A. panurgina, A. heterodora, Halictus brevicornis e Pro- sopîs soror. — De l’Attraction exercée par les couleurs et les odeurs sur les in- sectes (2° Mémoire) (Mémoires de la Société des Sciences physique et naturelles de Bordeaux, T. III, (6. Serie—1903). In questo studio 1’ A. dimostra con numerose esperienze che gli insetti, contrariamente all’opinione più comune, non sono attirati dal profumo dei fiori solamente, ma anche dal loro colore; combatte quindi l’opinione di F. Plateau e le di lui esperienze che reputa sbagliate e riassume le relazioni che hanno gli insetti coi fiori che li nutriscono nelle seguenti cinque proposizioni : 1. A distanza, gli insetti non possono essere guidati verso i fiori in massa che per gli effluvi odoranti che essi spandono e che le correnti d’ aria tras- portano. 2. Alla distanza dove la corta vista di questi piccoli esseri può esercitarsi, questa interviene e li dirige con precisione vers) la sede del nettare che essi ricercano. 3. Per i fiori isolati, il solo colore, in generale, li rivela agli insetti. L’o- dorato interviene, a corta distanza, per confermare o infirmare questa impres- sione. 4. Il profumo può non coesistere col colore , o il colore coincide talvolta con un profumo non gradito; l’ odorato allora, a brevissima distanza, rettifica la nozione che la vista ha fornito. 5. Infine vi sono dei casi ove il profumo è isolato, come il nettare da dove esso emana (fiori senza perianzio petaloidi, pannocchie femminili di salice etc.). L’odorato, allora, può intervenire solo. i È bene rimarcare, come diversi autori hanno di già fatto, e ciò si può rr- levare lo stesso dalle mie osservazioni, che l’odorato, se è solo, potrà bastare a condurre gli insetti sino al nettare che essi ricercano. Questo lavoro è seguito da un’appendice diviso in due note. Nella nota 4 l’A. si domanda: L’ape bottinatrice è essa fedele ‘ad una specie di pianta de- terminata? Premette quindi alcuni chiarimenti in cui dice che Loew aveva designato col nome di oligotropi le api che non visitano che i fiori di un tipo determi- nato, e col nome di politropi quelle che si diriggono sopra fiori di tipo diversoi, cita ancora l’opinione di Ch. Robertson e quella di F. Plateau e dopo di averle ‘ discusse conchiude che la fedeltà delle api in genere, ad una specie di pianta non ha nulla di assoluto, benchè essa sia molto frequente, La nota B tratta dei pretesi errori commessi dagli Imenotteri visitanti fiori; e l'A. ritiene, che gli esempi addotti per dimostrare questi casi sono in- sufficienti a darci una spiegazione e che quella proposta da Plateau, la visione imperfetta delle forme, non è sufficiente, anzi |’ A. ritiene che le sensazioni che la vista procura all’insetto visitando i fiori, quella che le fornisce i più mi- nuti dettagli, quella che determina i più piccoli suoi atti, è la percezione della forma. TS. NECROLOGIA Apprendiamo con sommo dolore la morte dell’ illustre sig. Ernst Brenske, avvenuta a Potsdam il 13 agosto scorso all’età di 60 anni. Il Brenske era ben noto per i suoi lavori sulle Melolonthidae; la sua morte è una grave perdita per l’entomologia. Sia permesso a noi che l’ebbimo per molti anni amico e corrispon- dente, inviargli l’ultimo Vale. E. R. | Ragusa Enrico i» Direttore resp. ANNO XVII IL NATURALISTA SICILIANO TAV.I Polyphaenis var. viridata. Ragusa. Syntomis. ab. Krùugeri Ragusa ab. ciclopea Ragusa. | Xanthomus Muls. * pallidus Curtis pellucidus Muls. aemulus Kiist. fusculus All. parvulus Lucas nanus Kiist. intersparsus Kiist. Nalassus Muls. * dermestoides Illig. quisquilius F. dryadophilus Muls. Catomus Allard. pygmaeus Kiist. juncorus Kiist. agonus Muls. siculus Kiist. tagenioides Kiist. * consentaneus Kiist. Allardius Ragusa. oculatus Baudi Alleculidae Alleculini Hymenorus Muls. *# Doublieri Muls. Prionychus Solier. Heryx Stephens. lugens Kiist. Bellieri Reiche Mauritanicus Muls. ater F. * subsulcatus Fairm. Madonie. — "i Gonoderina Gonodera. Muls. Cistela V. metallica Kiist. Isomira Muls. paupercula Baudi ferruginea Kiist. melanophthalma Luc. semiflava Kiist. murina v. maura Fabr. genistac ltottb. v. evonymi Fbr. Gerandry us Rottb. aetnensis Rottb. Etna-Madonie. Mycetcchara Bert. Ernocharis Thom. linearis Illig. Podonta Muls. italica Baudi Cteniopus Solier. Proctenius Reitt. luteus Kiist. Heliotaurus Muls. distinetus Cast. Lampedusa. Omopblus Solier. Odontomophlus Sol. armillatus Brull, * sr, e l4 infirmus Kirsch lepturoides Fbr. betulae Kiist. pilosellus Kirsch * dispar Costa * melitensis Baudi fallaciosus Rottb. Omophlus i. sp. longicornis Bert. rufitarsis Leske Amerinae Curtis hirtus Seidl. picipes Fbr. Megischia Sol. curvipes Brull. Lagriidae Lagriini Lagria Fabricius. atripes Muls. hirta L. Apteronympha ÉSeidl, glabrata Oliv. Melandryidae Tetratomini Tetratoma Fabricius. fungorum F. Tedaldii Reitt. Madonie. Eustrophus Latreille. dermestoides F. Malta. * * Orchesiini Orchesia Latreille. sepicola Rosenh. minor Walk. maculata Muls. Melandryini Dircaeina Abdera Stephens, quadrifasciata Curt. Phloeotrya Stephens. granicollis Seidl. Madonie. Conopalpina Conopalpus Gyllenhal. brevicollis Kr. Madonie. Mordellidae Scraptiini Scraptia Latreille. fuscula Miill. ophthalmica Muls. Trotomma Kiesenwetter. pubescens Kiesw. Mordellini Tomoxia Costa. biguttata Gyll. * * Mordella Linné. bipunetata Germ. sulcicauda Muls. Ragusae Emery v. Ragusae Schilsky fasciata F. aculeata L. v. vestita Emery v. viridescens Costa Stenalia Mulsant. testacea Fabr. brunneipennis Muls. bisecta Baudi Mordellistena Costa. Mordellistena i. Neuwaldeggiana Panz. nana Motsch. parvula Gyll. episternalis Muls. v. intersecta Emery brevicauda Boh. micans Germ. grisea Muls. v. minima Costa pumila Gyll. var. deficiens Muls. stenidea Muls. Perrisi Muls. confinis Costa Tolida pulchella Muls. Muls. Anaspidini Pentaria Mulsani. badia Rosenh. ESS (ZI sp. Catania. Anaspis Geoffroy. Geoffroyi Miill. v. quadrimaculata Costa v. cruciata Costa v. testacea Ragusa . discicollis Costa . bipunctata Ragusa maculata Four. v. pallida Marsh. frontalis L. ruficollis F. v. Emeryi Ragusa nigripes Bris. pulicaria Costa subtestacea Steph. incognita Schil. Nassipa Emery. flava L. Spanisa Emery. labiata Costa Larisia Emery. Truquii Baudi Revelierei Emery Chevrolati Muls. Silaria Muls. brunnipes Muls. varians Muls. v. collaris Muls. scapularis Em. Rhipiphoridae Rhipidiini Myiodes Latreille. Myiodites auct. subdipterus Bos. Rhipiphorini Rhipiphorus Fabricius. paradoxus L. v. apicalis Gr. v. macularis Gr. Emenadia Laporte. flabellata F. * praeusta Gell. Meloidae Meloini Meloé Linne. Proscarabaeus St. proscarabaeus L. punctatus F. cyancus Muls. v. Siculus Baudi autumnalis Oliv. v. Heydeni Esch. Meloé s, str. brevicollis v. algiricus Esch. erythrocnemus Pall. | tuccius Rossi © sulcicollis Latr. v. corrosus Baudi v. scabricollis Br. cicatricosus Leach purpurascens Germ. aeneus Latr. rugosus Marsh. bilineatus Arag. v. scabritisculus Brandt Baudueri Gren. luctuosus Brandt murinus Brandt Lyttini Zonabris Harold. Mylabris auctor. variabilis Pallas v. fasciata Fues. v. lacera Kust. v. disrupta Baudi v. Guerini Chev. v. mutabilis Mars. v 4-punctata L. melanura Pall. 4-maculata Latr. v. Schreibersi Reiche * flexuosa Oliv. ++ impar Thunb. impressa Chev. v. stillata Baudi v. Ragusae Pic 10-punctata F. Coryna Billbg. distincta Chev. v. sicula Baudi v. Billbergi Gyl. Lytta Fabricius. Cantharis auct. vesicatoria L. Cabalia Muls. segetum F. Bassii Lap. Madonie. Zonitidae Zonitis Fabricius. Bellieri Reiche nana Ragusa immaculata Oliv. praeusta Fab. v. flava Tausch, v. unicolor Ragusa Euzonitis Sem. 6-maculata Oliv. v. bipunctata Ragusa fulvipennis Fabr. aurichoma Esch. bifasciata Schw. v. Palumboi Ragusa 4-punctata F. Nemognatha Illiger. * chrysomelina Fabr. * v. nigripes Suff. Leplopalpus Guérin. * rostratus Fabr. Hapalus Fabricius. Hapalus s. str. Ri ge Favorita. Cerda. Castelv. bimaculatus v. Caruanae Proch. bipunctatus Germ, v. nigritarsis Ragusa Stenoria Muls. * apicalis Latr. Malta. Sitaris Latr. muralis Foerst. humeralis Fab. Solieri Pecch. v. tibialis Ragusa Pyrochroidae Pyrochroa Geoffroy. Kiesewetteri Fairm. Anthicidae Euglenini Euglenes Westwood. Xylophilus Curt. Olotelus Muls. pallescens Woll. . pruinosus Ksw. flaveolus Muls. neglectus Duv. Aderus Westw. populneus Panz. pygmaeus De G. boleti Marsh. Anthicini Notoxus Geoffroy. brachycerus Fald. monocerus L. mauritanicus Laf. excisus Kiist. excisus Truqui siculus Laferté trifasciatus Rossi cornutus F. v.“armatus Schm. lobicornis v. serridens Reitt. Mecynotarsus Laferte. serricornis Laf. rhinoceros F. Amblyderes Laferte. scabricollis Laf. Formicomus Laferté. pedestris Rossi v. atratulus Reitt. latro Laf. canaliculatus Laf. Tomoderus Laferté, compressicollis Mots. Anthicus Paykull. Leptaleus Laf. Rodriguesi Latr. Stenidius Laf. * vittatus Luc. (Cyclodinus Muls.) coniceps Mars. debilis Laf. Pantelleria. humilis Germ. v. nigrinus Zett. v. Lameyi Mars. Bremei Laf. minutus Laf.: v. lateralis Kiist. v. blandulus Baudi Siciliae Pic floralis F. formicarius Goeze quisquilius Thom. instabilis Schm. v. semiruber Pic v. sabuleti Laf. * ophthalmicus Rottb. longicollis Schm. transversalis Villa tenellus Laf. longicollis Schm. longiceps Laf. dichrous Laf. Ragusae Pic velox Laf. 4-guttatus Rossi hispidus Rossi antherinus L. v. Syriae Pic laeviceps Baudi v. cruciferus Ragusa v. lucidipes Pic bifasciatus Rossi tristis Schm. niger Oliv. fuscicornis Laf. v. picicornis Rey ochreatus Laf. subsericeus Pie Lucasi Laf. fenestratus Schm. v. submaculatus Pic v. nigricans Pic fumosus Lucas Genei Laf. Eonius Thm. sanguinicollis v. ruficollis Schm. * * — 79 Aulacoderus Laf. Frivaldeskyi Laf. Ochthenomus Schmidt. punctatus Laf. unifasciatus Bon. tenuicollis Rossi Oedemeridae Sparedrus Serville. Orsinii Costa Castelbuono. Nacerdes Schmidt. melanura L. Anoncodes Schm. viridipes Schm. azurea Schm. Asclera Schmidt. Ischnomera Steph. xanthoderes Muls. haemorrhoidalis Schm. coèrulea L. Oedemera Olivier. melanopyga Schm. sicula Dej. podagrariae L. Schmidti Germ. brevicollis Schm. v. tibialis Schm. * tristis Schm. * unicolor Schm. nobilis Scop. coerulea L. atrata Schm. flavipes F. barbara F. virescens L. lurida Marsh. Probosca Schmidt. virens F. Stenostoma Latreille. *# coeruleum Pet. rostratum T. Phythidae Salpingini Rhinosimus Latreille. planirostris F. aeneus Oliv. Mycterini Mycterus Olivier. curcu.ionoides F. Cyclopidius Seidl. umbellatarum P. pulverulentus Kiist. v. Siculus Baudi Curculionidae Otiorrhynchini Otiorrhynchus Germar. Dodecastichus Stierl. consentaneus Boh. * rhacusensis Germ, * * X* * Pa Va v. siculus Dej. scabrosoides Stierl. v. nigripes Ragusa pustulatus Vitale * sensitivus Scop. comparabilis Bohm. * sabulosus Gyll. umbilicatus Stierl. aurifer Boh. | elatior Stierl. * Lefebvrei Gyll. * neapolitanus Stierl. v. morulus Boh. pulchellus Stierl. meridionalis Gyll. juvencus Gyll. * sulphurifer Oliv. tomentosus Gyll. orientalis Gyll. * setulosus Stierl. * vchemens Bohm. Tournieria Stierl. * griseopunctatus Bohm. * niger F. * scopularis Hoch. PUR rugipennis Bohm. Tyloderes Schònh. #* haematopus Bohm. :- * Dejeani Boh. morio F. v. ebeninus Gyll. Troglorrhynchus Sch. atroapterus De G. plumipes Germ. AMO ir necessarius Stierl. Stomodes affaber Fairm. , Schonherr. pseudomias Hoch. : * tolutarius Boh. Dory:mernu'stSeidl. _g 7 - puncticollis Tour. i elongatus Hoch. pupillatus Gyll. : difficilis Stierl, Perielae * heteromorphus Rottb. SE austriacus F. Homorhythmus Bedel * corruptor Host. v. ornatus. Stierl. armatus Bohm. * planidorsis Stierl. hirticornis Herbst. randis Desbr. v. romanus Boh. 5 : i * Cremieri Boh. v. minor Vitale lugens Germ. Peritelus i. sp. sulcatus F. * Grenieri Seidl. Arammichnus Gozis * Lostiae Desb. * flavipennis Duv. cribricollis Gyll. subdepressus Muls. v. terrestris Mar. * v. siculus Seidl. * Kraatzi Tourn. sulcirostris Boh. parvulus Seidl, striatosetosus Boh. VEL PAT STALZIT Mc NOS LA l 35 darete a re SITE (3 SIRURLINBNINSENKBKANANHABEBAAKARKNKKATDKKKKKAKKBABKKKKKKKKKKKKKKAKEKKKKKKBKBKKKARORATKAnKKKTKKKKKRARKTAKKTKKORKATINKNtABKAnKRDKngAnARDA DARI RAARAnKBRATATARANIRHtAnATArKARARKnNAA [ha ANNUNZI — e. Hanno pagato l'abbonamento i signori : Conte Amilcare Anguissola, Dott. Ed. Graeffe, J. Escher-Kiindig, Dott. F. Roccella, Vittorio Ronchetti. Si pregano i Signori Soci che non hanno ancora inviato l'importo dell’abbonamento a mettersi sollecitamente al corrente. Il sig. Georg C. Kriiger — Bosco Ficuzza (Prov. Palermo )— offre le specie seguenti, e fa con piacere agli abbonati del Naturalista Sici- liano delle spedizioni d’insetti a scelta: VELDEVINELIVENIILELIVARKABELELK(KKANKKK TAKE TIRKKEEVI VA KITE NtA LATE TA TTI LIRA KRTAATI IILTITTI Zuphium baeticum Daniel US ; DS Pedius Siculus Levr. 3 7 3 è » Dichirotr. v. chloroticus De]. . : ; » DI ND dI DI | Agrotis faceta Tr. i 10 - i L. Leucania Sicula Tr. . z S : » Celaena vitalba Frr. È ; 7 ; » Syntomis ab. Kriigeri Ragusa . ì 3 » | 50 Lei bo 2 Prezzi per ogni esemplare, inappuntabilmente preparato di prima qualità. Il sig. Fritz Zickert, Napoli, Via Nunziatella 6, offre, a prezzi ri- dottissimi, lepidotteri dell’Italia meridionale, ben preparati e di primis- sima qualità con numerose rarità e aberrazioni nuove. Desidera anche fare dei cambii, però soltanto contro materiale di prima qualità. Il sig. Sanitàtsrath Dott. Fleischner, a Brùnn. ( Moravia) si mette ‘ a disposizione degli entomologhi Italiani per determinare dei Liodes, ed anche fare dei cambii, con specie di Liodes rare del suo paese. U VILTELILETETANATI VURTENILRERTARENIANIARINILIANAAIAAIAKIALKNI{KIADINRI DIA RRARILIANII VILLETLLTETILLTATIVIRIAANTI died Si vende una piccola collezione Siciliana di mostruosità in coleotteri. Per condizioni e chiarimenti dirigersi a! sig. Luigi Failla-Tedaldi ——Ca- stelbuono (Sicilia). Chi volesse cedere le flore Italiane del Parlatore, Gussone, ecc. è pregato farne offerta all’ing. Camillo Camperio, Corso Porta Vittoria, 13 Milano. uiiiiiiiigiiéiéié«Féiqqu fd WWW WWW WWW KW KW WWW E WWFWFWFWWéWWWWEWFWWWWFWJWEWEEJEWEWFWWFWFWFWFWFWFWFWFWFEFEFWEWCKK KCA CKKK CCC CKTC VUE UE CERTt VINLELBALEREERIRAIATITATETILIRAAVINKATANIAIOKKKArKAKATI “i rTTFTFéWéFéWIF FW WWW W» RR nt I E RA E E I pen sm {Vena co Gli abbonamenti cominceranno dal 1° di agosto di ogni anno. Indirizzare tutto queilo che riguarda l’Amministrazione e Redazione al Sig. Enrico Ragusa in Palermo, Via Stabile, 103. Cei La responsabilità d’ ogni qualunque idea espressa negli articoli del periodico spetta esclusivamente al suo autore. Sorarinario del. N.'4; Pingeler R.— Die Entwicklungsgeschichte von Agrotis (Episilia) faceta Tr. pag. 65 Zickert F. — Contributo ad un catalogo delle Zigene dell’Italia meridionale con descrizioni di varietà ed aberrazioni poco note. . . . . . . » 67 Fiori A. — Due nuove specie di Malthodes Kies. della Sicilia . . . DET Mace Vitale F.— Osservazioni su alcune specie di Rincofori Messinesi. Nota II (cont.)/ well Fiori A. — Lettera al Sig. E. Ragusa. . . .... .. I AE Ragusa E.— Coleotteri nuovi 0 poco conosciuti della Sicilia continua) Lc 94 Porta A. — Lettera al Sig. E. Ragusa . . . ia. » 92 Riggio G. — Contributo alla Carcinologia del cr Nota sopra "= quanti crostacei nel mare di Messina (con 3 tav.) (cont) . . . » 93 ISTE Pubblicato il 1° novembre 1904 PALERMO Stabilimento Tipografico Virzì 1904 STININILINIITTILIAVITTILIATIIANINRIVELXTIVENKINIARINRANECKBRIAIORENRENEKRKKORERKBRAT ARA ORA RKKRKOKARKBRALKKNKELKNKKXKARK KIKKA RE BEBTRRORIKKARALKDKKKKnKKRKnnKR KA DtKrKstret titti VILTATIBILILILELIEITLI LA KILI RIA R SERIA TE ANIRETIRTIRTIXKIAVKALKNKERILENERIBKILBRKREARRARERKKRKBKNBARKRARERK(RKERBKKKREBBRANEKEBBKKENEKEKKKKKRKIA RARO RN CARO NURUKLERRRA RENEE GK RECKK (EER OE È (RADI g( RK Kr RDK BR (A RK DER ER KE (RR (RK DVR vBK IDEE E RT RIvRitA KIKA KTRKET ERA DIL ER ARI ERA RKRKI RE EKR OA Ria DELnÀ = = PREFIIIVAFIEPOIATI TH VA LASIL CATIA PARERI CASE ANNO XVII. 1804 N. 4. MA___—__-°T—_—Ty_t—rFTCTK[Kyyryoo ooo < nnrnrn nr nn nAnrnrrrrrrNAANSNINISSSINANNIISSMSIIMSISPDMPISI SSNSNISISIINISSINA IL NATURALISTA “SICILIANO ___-—<***_--*_-- SO A voler rigorosamente dedurre, da le osservazioni superiormente e- seguite, la vita di tale insetto, pare che desso, compia le sue metamor- fosi in soli 5 mesi, e cioè dal giugno all'ottobre; dapoichè nel maggio, appena terminata la copula, avviene la deposizione delle uova e gl’in- setti perfetti appaiono al più tardi in ottobre, per nascondersi e sver- nare fino alla primavera. Le nostre osservazioni si effettuarono anco nel senso della ricerca delle piante che taie insetto può attaccare, ed abbiamo costantemente osservato che non si trovano mai in posti ove non sono vicini gli ulivi; anzi il più gran numero raccolto , lo fu sotto gli ulivi in cui cresceva il Lupinus. Supponiamo quindi, e continuere- mo le nostre ricerche in tal senso, che le larve di tale coleottero vivono nelle radici dell’ulivo. 4. Sitona v. melithensis Reitter. Wien. Ent. Zeit. XIII, 1894. Il 7 marzo 1901 nel falciare in un prato di Sulla, Hedysarum coro- narium a Passo-Badia, ebbimo ventura di raccogliere un elegante Sitona, che per la sua forma, e per la doppia fascia su le elitre, ci era com- pletamente nuovo. Tornati a casa abbiamo tosto cercato diagnosticarlo con l’aiuto dei lavori dello Allard (1), e del Bedel (2) e confrontarlo con la ricca colleziono da noi posseduta dei Brachyderini europei, ma non abbiamo potuto venire a capo di specificarlo , sì che lo credemmo in- dubbiamente una specie nuova, che battezzammo subito S. bdifusciatus, in causa delle due fasce elitrali. Ma pria di deciderci a render pubblico tal nome, abbiamo chiesto il parere di altri amici entomologi. Tutti ce lo rimandarono come sp. n.? e solo il Reitter ci diede il nome esatto, avendone Lui, pochi mesi, pria diagnosticato alcuni esemplari provenienti da Malta. È una elegante e distintissima forma variabile della Sitona virgata, Fiihr. che il Reitter aveva prima ritenuta specie distinta (3), disponen- dola vicino la cylindricollis Schòn., ma che poscia mise come varietà della S. virgata Fihr, nel 4° Gruppo Convericollis Stierl. La specie tipica, variabilissima e sparsa sopra un'estesa area geografica, dà luogo a molte variazioni, ed è stata più volte descritta con diversi nomi an- (1) Allard E. — Notes pour servir à la classifications des coléoptères du genre Sitone. Paris 1864. — Remarques sur le genre Sitones. Berlin. Entom. Zeits. XIII. (2) Bedel L.—Faune des coléoptères du Bessin de la Seine. Paris 1882-88. (3) Reitter E.—Entom. Zeît. XIII, Jahrg. III, Heft. 1894. e — che da lo stesso autore. Il Desbrochers, la descrisse sotto il nome di ar- gentata e Faillae (1) quest’ ultima, sopra esemplari di Lampedusa rac- colti dall'amico Failla. La v. melithensis Reitt., è stata da noi rinvenuta in molte lacalità, Castanea, Faro, Lentini, Gornalunga, ma in nessun posto in abbondanza. Di Licata ce ne ha regalato qualche esemplare il valente entomologo Prof. Filippo Re. Trovandoci in argomento, rettifichiamo il nostro catalogo ultimo, nel seguente modo. S. virgatus Fihr.—Sic., Mess.—Sch. De M., Hey., Vit., Fa., Minà. Faillae Desb.—Sic.--Desb., Reitt. argentatus Desb. v. melithensis Reitt.—Sic., Mess.—Vitale, Re. (continua) Egregio Sig. Ragusa, Casinalbo, 15 settembre 1904. Le idee esposte del Prof. De Stefani e sulle quali Ella ha richia- mata la mia attenzione, sono molto generose e meritano lode ed inco- raggiamenti. Io però sono un poco scettico a questo riguardo e quando sogno, mi attacco più all’ utile che al bello. Il possedere in Italia un grande Museo entomologico ove i forestieri, ed una o due volte all’ anno anche gli abitanti di Roma, possano andare ad ammirare delle grandi collezioni è una cosa molto bella; ma un Museo ove tutti possano stu- diare tali collezioni, illustrandole, sarebbe anche utile: perciò un tale Museo non dovrebbe esser lontano da una ricca Biblioteca. Ma tanto il Museo che la Biblioteca sarebbero di ben poco vantaggio, se non vi fos- sero studiosi, e sono questi appunto che sono troppo scarsi in Italia. Il De Stefani, col proporre l'istituzione di un grande Museo entomologico, mira da un lato al decoro della Nazione, dall’altro all’utile della scienza; ma quest’ultimo intento verrà raggiunto in ben scarsa misura, se non (1) Desbrochers J.—Naturalista Siciliano, Anno VI, 1887, pag. 160. Il Nat. Sic., Anno XVII. 1l si ottiene un aumento nel numero dei cultori della scienza medesima. In Italia per solito i Musei servono di decorazione e ciò è nello stesso tempo causa ed effetto della scarsità di studiosi: il Museo Civico di Ge- nova ha una sola sala che serve veramente di decorazione; tutto il resto serve per studiare; e da Genova si ha il maggior numero di studiosi e forse 1 migliori. Il mio sogno sarebbe molto più modesto, ma forse più pratico; esso mirerebbe per prima cosa ad aumentare il numero degli studiosi : il Museo verrebbe dopo o si svilupperebbe contemporaneamente. Che in Germania esista un Kraatz che impianta a sue spese un Museo ento- mologico è cosa ammirevole, ma che noi italiani non osiamo sperare, non perchè manchino in Italia i ricchi generosi, ma perchè sono troppo scarsi i riechi entomologi. Cerchiamo che lo studio dell’Entomologia si al- larghi e forse col tempo si troverà fra essi qualche mecenate. Da 22 anni insegno nella scuola e posso assicurare che il numero dei giovanetti che ardono al sacro fuoco entomologico non è piccolo; ma poi nei più prende il sopravvento la macchina fotografica, ed il cielismo o la caccia col fucile, o l'alpinismo ; poi viene il tempo dell’amante (o peggio delle amanti) ed il fuoco, già prima illanguidito, si spegne. Pa- recchi però ne ho anche conosciuti che avrebbero continuato a racco- gliere e studiare se non fossero intervenute difficoltà finanziarie sia per conservare la collezione, sia per procurarsi i libri per poterla studiare: a qualcuno dei più tenaci è accaduto che, con un'attività eccezionale, ha potuto procurarsi i mezzi di studio, ma allora poi tanto del suo tempo si è trovato impegnato, da non restarne che ben poco disponibile per lo studio. Io sognerei che in ogni Museo del Regno si formasse una collezione regionale, sulla quale potessero i giovani addestrarsi allo studio; e tale collezione potrebbe esser formata gratuitamente colla cooperazione di tutti i raccoglitori della regione, ed essere man mano rinnovata dagli stessi, giacchè studiare senza rompere non è della natura umana. Lo Stato, e per esso il Museo, dovrebbe aver cura della conservazione della collezione, e fornire un locale nel quale gli studiosi possano valersi della collezione stessa, senza abusarne; perchè pur troppo nell’età in cui si comincia anche l'abuso è da prevedersi. A Bologna p. e. una simile col- lezione, è già in via di formazione. Sognerei l’istituzione di una Biblioteca entomologica, e per ora credo che una sola basterebbe in Italia, purchè fosse veramente accessibile a tutti, SIE Ed anche questo mi sembra si potrebbe ottenere con poca spesa : a Modena p. e. la Società dei Naturalisti possedeva moli giornali scien- .tifici a Lei pervenuti in cambio delle proprie pubblicazioni : i soci po- tevano valersene, ma il bibliotecario non sempre aveva tempo, non sem- pre sapeva trovare ciò che si domandava. Ora la collezione di libri è passata alla Biblioteca Estense e quando sarà ordinata, credo che tutti potranno valersi di quel materiale, giacchè quella Biblioteca è ammessa al cambio colle altre del Regno. Forse molte altre società scientifiche del Regno lasciano ammuffire i loro libri: perchè non si potrà ottenere che li diano in dono, ovvero in deposito alle Biblioteche dello Stato ? Ed allora mi sembra che con poca spesa si potrebbe, o riunire tutto questo materiale in una sola Biblioteca, (sia pure la Nazionaie di Roma), ovvero scegliere tra le sparse membra le parti necessarie a formare una collezione di libri entomologici il più possibilmente completa, dalla quale (una volta che ne fosse pubblicato il catalogo) potrebbero gli stu- diosi, col mezzo delle Biblioteche locali, rivhiamare le opere o gli opu- scoli che loro sono necessarii. Una volta che l’idea avesse un principio di attuazione, credo si troverebbero privati ed enti morali che dareb- bero mezzi per l'incremento di una tale raccolta. Il sogno di un vasto Museo Nazionale entomologico si presenta alla mia mente come ultimo termine, come corollario necessario ad un pe- riodo di attività del quale io potrei vedere il principio, ma non certa- mente la fine. Esso potrebbe sorgere come appendice ad uno dei tanti Musei (a Roma od altrove poco importa). Esso potrebbe intanto avere il suo inizio coll’impianto di una collezione nazionale della quale fareb- bero parte gli esemplari raccolti e studiati gratuitamente dai singoli collezionisti nelle diverse parti del Regno, ed il materiale proveniente da piccole collezioni private che possono pervenire in dono da persone (e non sono poche) che dopo un periodo di attività entomologica , cre- dono dedicare altrimenti il loro tempo e la loro energia. Parti non va- ste di tale collezione dovrebbero essere inviate in esame (per tempo non lungo) a quelle persone che intendono di studiarle e che offrono suffi- cienti garenzie di saperne fare buon uso. Ovvero anche piccole parti potrebbero momentaneamente essere inviate ai Musei regionali, quando questi, sotto la loro responsabilità, le richiedono per uso di qualche stu- dioso che cooperi alla collezione del luogo. Se poi più tardi a tale Museo, impiantato sotto gli auspicii di una forma cooperativa, giungessero in dono collezioni aventi un'importanza storica pei tipi che contengono, ovvero se lo Stato trovasse modo ed RP. es opportunità di aggregare a questo Museo tutte o parte delle ‘collezioni aventi importanza storica già esistenti nel Regno; queste ‘collezioni do- vrebbero essere conservate a parte nè dovrebbero esser cedute in esa. . me, se non alle persone che intendono farne oggetto di studio nei lo- cali del Museo medesimo. Eccole, egregio sig Direttore, le mie idee relative al soggetto che Ella ed il Prof. De Stefani propugnano pel bene dell’ Entomologia : se Ella le trova accettabili, pubblichi pure la mia lettera nel suo giornale; in caso diverso ponga liberameute nel cestino, che nessun reclamo ri- ceverà dal di Lei Dev.mo A. FIORI. RI COLEOTTERI NUOVI 0 POCO CONOSCIUTI DELLA SICILIA di ENRICO RAGUSA ——_0___ (Cont. ved. num. preced.) Cicindela campestris L. var. affinis Dej. Presi al volo nel maggio sulla sabbia a Balestrate, due esemplari di questa varietà non ancora citata di Sicilia. Essa sì distingue dal tipo per la mancanza in parte, delle macchie bianche delle elitre, in uno e- semplare siciliano manca la prima e seconda macchia umerale e la ‘ba- sale, nell’altro solamente quella basale. Spero ritornare a Balestrate onde verificare se tale varietà è acci- dentale o locale. Cicindela campestris L. var. pontica Motsch. Posseggo due esemplari di questa varietà presi in primavera alla Favorita presso Palermo. Si distingue facilmente dal tipo: per la picco- "FA — 85 lezza delle macchie che quasi scompariscono col .punto mediano senza la macchia nerastra. D'Italia il Bertolini la cita di Lazio. Cicindela trisignata Dec). var. siciliensis Horn. Ho trovato comunissima questa varietà nell’ aprile a Porto Empe- docle, dove vola sulla sabbia in riva al mare, a centinaja. Ne ho pure di Menfi e di Catania. Nel mio catalogo ragionato figurò come v. sinuata Fab. che il Ghiliani citò di Catania, e che va tolta dalla fauna di Si- cilia, come pure la trisignata Dej. tipo. Cicindela aphrodisia Baudi. var. lJluctuosa Ragusa var. nov. Questa bellissima varietà si distingue dal tipo pel suo colorito ne- rastro, mancante assolutamente del riflesso cupreo che si osserva nella specie tipica, dalla quale differisce come la barbara Cast. dalla littoralis F. che a torto, secondo me, è stata posta in sinonimia. La ritengo una buonissima varietà, e per convincersi della stabilità basta vederne delle lunghe fila di esemplari tutti uguali’ fra loro, come esistono nella mia raccolta, e che hanno più dritto ad un nome che molte altre varietà di minor importanza. La var. luctuosa si trova a Mondello, presso Palermo , nell’ agosto, che vola sulla sabbia a destra, vicino le roccie che lambiscono il mare, in una località assai ristretta. Cicindela flexuosaFabr. var. lurida Dej. L’ illustre W. Horn nella monografia delle Cicindele, dice che biso- gna ascrivere alla /urida tutte le varîetà con poche macchie bianche, e dice che sono assai meno frequente gli esemplari dove mancano le quat- (1) Bestimmungs-Tabellen 23. Monographie der Paliarktischen Cicindelen von W. Horn und H. Roeschke. ee tro macchiette dorsali. Ora io di questi ne ho parecchi trovati nel mag- gio del 1887 a Licata. De Bertolini non cita questa varietà. -Blechrus laevipennis Luc. Figurava nella mia raccolta come glabratus Duft (1) e ne debbo la determinazione al sig. Holdhaus che volle rivedere tutti i miei Blechrus di Sicilia. L’ ho trovato comunissimo a Palermo e dintorni quasi tutto l’anno (2). Il B. confusus Bris. che l’autore descrivendolo citò di Sicilia, è si- nonimo di questa specie. Blechrus Abeillei Bris. Posseggo pochi esemplari di questa piccola specie nuova per la Si- cilia, trovati nei dintorni di Palermo sulle mura. Uno dei miei esemplari proviene da Pantellaria, ga me trovato nel maggio, ed allora (3) citato per Bb. mauras Sturm. Bertolini la cita di Liguria. Blechrus minutus Mots. Posseggo molti esemplari di questa specie che non era ancora stata citata di Sicilia e manca totalmente fra i coleotteri d’ Italia del Berto- lini. L'ho trovata specialmente nel maggio, nei dintorni di Palermo (Re Bottone), sotto le pietre e sui muri. Blechrus minutus Motsch. var. exilis Schaum. Fu da me citata come varietà del g2abratus Duft., si trova assieme (1) I Blechrus citati dal Vitale nel Boll. Nat. Anno XXV N. 4-5, sotto i nomi di glabratus e maurus, sono invece il lacripennis e l Abeillei. (2) Reitter (nella D. Ent. Zeit. 1900) Revision der Coleop. Guttung Blechkrus de- scrive il B. fulvibasis Reitt. ewcorialensis Br. e corticalis Duft. come specie. Bertolini nel suo Catalogo (Addenda) pag. 121, li cita come subspecte. (3) Gita entomologica all’ Isola di Pantellaria, Bull. Soc. Ent. Italiana 1875, pag. 238-250. Si ARP al tipo, ma più rara e d’inverno. Bertolini la cita come specie, mentre è varietà della specie precedente. Aleochara.curtula Goeze. Nell'ultimo numero di questo periodico, pubblicai qnesta specie co- me nuova per la Sicilia, mentre era già stata da me citata sotto il si- nonimo di fuscipes Grav. Fui tratto in errore dal catalogo dei Coleotteri d’Italia, dove il Ber- tolini cita questa specie prima come curtula e poi come fuscipes, men- tre quest’ultimo nome va posto in sinonimia. Astenius (Sunius) latus Rosh. Bertolini per l’Italia la cita della sola Corsica. E nuova per la Si- cilia e ne ebbi un solo esemplare dall'amico Georg Kriiger, trovato in primavera alla Ficuzza. Pselaphus globiventris Reitt. (1) Questa specie nuova, fu trovata in unico esemplare fra un sacco di terriccio raccolto nel Bosco della Ficuzza e portato a Palermo nel no- vembre scorso, dal mio carissimo amico il Dottor Georg Dieck di Mer- sebourg, che gentilmente vollo cedermi tutti i coleotteri che assieme vi trovammo. Leptinus testaceus Miiller È nuova per la Sicilia e fu scoperta dal signor Francesco Vitale a cui debbo il solo esemplare esistente nella mia raccolta, da lui trovato a Calamarà 1’ 11 dicembre 1903. Ablattaria laevigata F. Ebbi un esemplare di questa nuova specie per la Sicilia, trovato dall’amico Vitale il 25 settembre del 1903 a Scala nel messinese. L’esemplare è assai grande e quasi il doppio d’un esemplare della Dalmazia che feci venire per confronto; siccome la punteggiatura n’ è (1) Wiener Ent. Zeit. XXIII. II Heft. Mirz 1904, pag. 46. uguale, così non posso nell’esemplare siciliano riconoscere la var. meri- dionalis Gang]. (1) nè la gibba Br. perchè mancano sulle elitre, che do- vrebbero essere meno densamente puntate, i grossi punti. Colon griseum Czwal. Posseggo tre esemplari di questa specie nuova per la Sicilia, uno trovato da me, anni fa in primavera sotto una pietra, nei dintorni di Palermo, e due (3 e &) avuti da Messina dal Vitale, che trovò, il a Scala il 19 aprile, e la 92 a Colla, il 9 novembre 1904. Secondo il Bertolini, d’Italia si conosceva solamente del Trentino e dell’Italia settentrionale. Liodes punctulata Gyll. Dissi nel mio catalogo ragionato che possedevo la vL. calcara; Er. con la var. picta Reiche; avendo ora comunicati tutti i Liodes di Sicilia, della mia raccolta, all’illustre Sanitàtsrath Dottore A. Fleischer a Brunn, egli trovò che tutti i miei esemplari notati sotto questo nome, erano invece la L. punctulata Gyll. (litura Steph.) specie nuova per la Sicilia. Liodes punctulata Gyll. var. maculicollis Gang]. Posseggo pure esemplari di questa varietà, che secondo il Dottore Fleischer, non è che una aberrazione di colorito (2), e si distingue dal tipo, che ha il corsaletto intieramente nero, per averlo nero bordato di rosso. Sarebbe nuova per la Sicilia, ed anche per l'Italia. La L. carcarata Er. e la var. picta Reiche per ora, sono da togliersi dalla fauna di Sicilia. Parmulus densatus Reitt. Vitale (3) trovò non raro a Corsari questa specie che egli ritenne (1) Die Kéfer von Mittel-europa. Vol. III erste Hiilfte, pag. 191. (2) Egli ritiene lo stesso della mia var. dipunctata, della Heydeni Ragusa. (5) I Coleotterì messinesi Boll. del Nat. A. XIV, N. 6 pag. 56 dove sono pure ci- tati il Serzcoderus lateralis Gyll. trovato comune in primavera a Calamarà, ed il Tricho- pterix intermedia Gillm. rarissime a Colla, entrambi nuovi per la fauna sicula, DEMARE E nuova per la fauna sicula, mentre era già stata da me trovata alla Fi- cuzza e pubblicata nel Nat. Sic. XII, p. 28. Cryptophagus (Micrambe Thoms.) villosus Heer. Ebbi questa specie nuova per la Sicilia dall’ amico Vitale che ne raccolse un esemplare il 26 marzo 1904 al Faro presso Messina. Bertolini pone questa specie come sinonimo della Vini Panz. Setaria sericea Muls. Questa specie citata dal Bertolini del Piemonte, Sardegna e Corsica, fu trovata anche in Sicilia dal sig. Francesco Vitale che me ne inviava due esemplari raccolti a Colla (Prov. di Messina) il 5 giugno 1903. Atomaria fuscicollis Mannb. Ho trovato nei dintorni di Palermo un solo esemplare di questa specie nuova per la Sicilia, ma comune in tutta Europa ed anche nel- l'America. Atomaria mesomelas Herbst Nuova per la Sicilia. Ne ebbi due esemplari dall’ amico Vitale che li raccolse a Lentini il 24 ottobre dell’anno scorso. Lathridius (Coninomus Thoms.) nodifer Westw. Anche questa specie, che secondo il Bertolini era conosciuta dal Trentino, Toscana, Liguria e Corsica, fu trovata in Sicilia il 9 luglio 1903 a Casino (Prov. di Messina) dall’ amico Vitale che me ne donava un esemplare. Corticaria olympiaca Reitt. È nuova per la Sicilia e ne dobbiamo la scoperta al sig. Francesco Vitale dal quale ne ebbi un esemplare trovato al lazo di Lentini il 24 ottobre 1904. Il Bertolini la cita dell'Emilia, Sardegna e Corsica. Corticaria serrata Payk. È conosciuta dell’Italia, ma non di Sicilia. Ne posseggo due esem- Il Nat. Sic. Anno XVII. 12 ZE) = plari dei dintorni di Palermo ed uno della Piana di Catania, dove, lo trovò Vitale il 25 ottobre dell’anno scorso. Heterhelus solani Heer Nuova per la Sicilia, l’ ebbi dall’ amico Luigi Failla che la trovò presso Castelbuono. Era conosciuta di tutta Italia e pare sia specie co- mune. Psammoecus bipunctatus F. Il 24 ottobre dell’ anno scorso essendosi l’amico mio Vitale gentil- mente offerto di fare per mio conto un'escursione al lago di Lentini, fra le molte buone specie che vi raccolse, m’inviava pure due esemplari di questa specie nuova per la Sicilia. Psammoecus bipunctatus F. var. Boudieri Luc. Assieme al tipo, il Vitale, trovò pure un esemplare di questa gra- ziosissima varietà, oggi nella mia collezione. Airaphilus arcadius Reitt. Questa bellissima specie nuova per la Sicilia fu trovata quest’ in- verno alla Ficuzza dal sig. Georg Kriiger che me ne inviava una serie d’ esemplari raccolti nel dicembre e gennaio sepra pannocchie di alte pannie nella località di S. Isidoro, vicino una sorgente sulfurea presso Lupo. Monotoma brevicollis Aub. Questa specie citata dal Bertolini solamente di Sardegna e Corsica, è stata rinvenuta in molti esemplari nello scorso settembre sotto un gatto morto, dal mio amico il Conte Amilcare Anguissola che volle ar- ricchirne la mia raccolta con varii esemplari. Limnichus incanus Kiesw. Avendomi il mio amico Vitale donati alquanti esemplari di questa specie nuova per la Sicilia, ne comunicai due esemplari all’ estero, che de Mag ui PS ga mi furono determinati uno per incanus Kiesw. e l’altro per sericevs Duft. e così li determinai al mio amico che li citò fra i suoi coleotteri mes- sinesi (1). Ora avendo ristudiato questi insetti, trovai che il creduto sericeus era pure l’incanus, e così bisogna togliere per ora, il sericeus dalle specie rinvenute in Sicilia. Botriophorus atomus Muls. Il 24 ottobre dell’anno scorso ebbi quattro esemplari di questa pic- colissima nuova specie per la Sicilia dall'amico Vitale trovati nell’escur- sione fatta per me a Lentini. Secondo il Bertolini si conosceva del Ve- neto, Emilia e Sardegna. Ischnodes sanguinicollis Panz. È nuova per la Sicilia e ne ebbi donato un esemplaro dall’ amico Luigi Failla Tedaldi che lo prese il 17 maggio 1903 ad Aquilea in Si- cilia. Bertolini cita questa bellissima specie del solo Tirolo meridionale, ma è indubitabile che debbasi trovare in altre parti d’Italia. Betarmon quadrivittatus Ragusa Il sig. F. Vitale nell’Anno II, N. 2, pag. 44, della Riv. Coleott. It. crede che questa specie debba riferirsi alla bisbimaculatus Sch. Posso assicurare che la quadrivittatus è tutt’ altra cosa, essa diffe- risce dalla bdisbimaculatus oltre per minor grandezza, per la testa e corsaletto intieramente neri, per la forma e grandezza delle macchie u- merali ed apicali delle elitre, totalmente diverse da quelle della Ddisbi- maculatus. Atelestus brevipennis Lap. Dobbiamo la scoperta in Sicilia, di questa curiosissima specie all’e- (1) Bol. del Nat. Anno XXIV, N. 8 dove pure per errore del tipografo si vedono figurare fra gli Anthrenus un cadaverinus Hoffm. ed un duodecimatriatus Schr. (duode- cimstriatus), che mancano fra gli Hister dove andavano posti. Il Saprinus specularis Mars. ivi citato dal Vitale come nuovo per la Sicila, è in- vece lo speculifer Latr. per come ho potuto accertarmi. — 92 — gregio agronomo Vitale, dal quale ne ebbi molti esemplari trovati presso Messina, a Santa Teresa nel maggio scorso. Secondo il Bertolini si conosceva di Corsica e Sardegna. Himatismus villosus Haag Il sig. Edmund Reitter nella Wiener Ent. Zeit. XXIII, V Heft, pa- gina 83, cita questa specie trovata a Creta dal sig. Martin Holtz, come nuova per l’ Europa, mentre il Dottore Carlo Escherich (Nat. Sic., An- no XII, pag. 275) l'aveva già trovata nell'isola di Linosa. Helops tomentosus Reitter nov. sp. Ebbi comunicati quattro esemplari, di questa specie nuova, dal Pro- fessore Giacomo Coniglio Fanales, che li trovò nel luglio scorso sotto la corteccia di un Pinus Pinea, in un suo podere in contrada Madonna della Via a Caltagirone. Questa specie sarà descritta dal Reitter in uno dei prossimi numeri di questo periodico. (continua) r/r AI Chiarissimo Sig. Enrico Ragusa PALERMO. Camerino 24. 10. 1904. Egregio Signore, Apprendo con vivo piacere la sua idea di fondare in Roma un Museo Nazionale Italiano degli Artropodi. Con entusiasmo io accolgo la sua idea, e la diffonderò per mezzo anche della « Rivista Coleotterologica. Italiana ». Io pure impegno fin da ora la mia molto modesta collezione di Coleotteri, e tutte le opere e periodici ch’ io posseggo sugli Artropodi pel Museo Na- zionale. Gradisca i distinti saluti Professore Antonio Porta. A — Dott. G. RIGGIO Gontributo alla Gareinologia del Mediterraneo. I. Nota sopra alquanti crostacei nel mare di Messina _—— = In occasione della prima assemblea ordinaria e del Convegno del- l’Unione zoologica italiana, che ebbe luogo in Bologna il 24-27 settem- bre del 1900, ebbi ad enumerare, in una nota preventiva, il cui sunto fu pubblicato nel Monitore zoologico italiano (1), 22 specie di Crostacei, provenienti dal mare di Messina ed avute dal Dott. E. Sicher, nel tempo in cui era Professore a Catania. Avrei dovuto in seguito portare a termine e pubblicare il lavoro in esteso, aggiungendovi altre osservazioni fatte su nuovo materiale a- vuto da Messina e da Palermo; ma molteplici circostanze, superiori ed affatto indipendenti dalla mia volontà non me lo hanno permesso, ben- chè il lavoro fosse quasi completo. Ora, colla ripresa della pubblicazione del « Naturalista Siciliano », del quale fui assiduo e fedele collaboratore, non credo di ritardare ul- teriormente la pubblicazione relativa ai soli Crostacei di Messina ricor- dati allora, riserbandomi di pubblicare in seguito il risultato di altre ricerche fatte sopra materiale avuto posteriormente da Messina e anche da Palermo, e facenti parte delle Collezioni del Gabinetto di Storia na- turale del R. Istituto tecnico di Palermo. Ed ora, dopo questa necessaria spiegazione e ringraziando l’amico Direttore sig. E. Ragusa, che ha voluto accogliere il mio modesto la- voro, eccomi alla esposizione delle singole specie. Dal Gabinetto di St. naturale del R. Istituto tecnico di Palermo. Settembre 1904. G. RIGGIO. (1) Riggio G., Contributo alla Carcinologia del Mediterraneo (Sunto). Rendiconto della prima assemblea ordinaria e del Convegno dell’ Unione Zoologica italiana in Bo- logna, 24-27 sett. 1900. Monitore Zoologico italiano, Au. XI (Suppl.) die. 1909. — 94 — ENTOMOSTRACI COPEPODI Fam. Argulidae Argulus purpureus, Thor. (Carus p. 290 (1). TPav::15 if. l642; Binoculus bicornutus, Risso, Hist. nat. des Crustacés des environs de Nice. Paris, 1816, pag. 170. Agenor purpureus, Risso, Hist. natur. de 1’ Europe meridion. V, Crustacgs, Paris, 1826, pag. 139, tav. V, fig. 28. Argulus purpureus, Thor., Riggio, Contr. alla Care. del Medit. Monit. Zool. ital. An. XI, (Suppl.) dic. 1900. Questa specie, abbastanza interessante e caratteristica, benchè fosse stata descritta da Risso fin dal 1816 col nome di Binoculus bicornutus, e poi di nuovo descritta e figurata nel 1826 col nome di Agenor pur- pureus, pure non è ricordata da Milne-Edwards nella St. natur. dei Cro- stacei (2). Hope, nel Catalogo dei Crostacei italiani (3) riporta come ri- feribili a due specie distinte, i due nomi attribuiti dal Risso alla me- medesima specie. Egli, a pag. 45, riferisce il Binoculus bicornutus al ge- nere Apus; mentre, a pag. 38, colloca l’Agenor purpureus alla fine dei Poecilopodi. È strana, a prima giunta, la somiglianza di questo animale coi Rincoti del gen. Aelia, dovuta evidentemente al notevole sviluppo dello scudo cefalotoracico, che copre posteriormente tutto l’ addome ed è diviso profondamonte in due lobi,"che ricordano a prima vista le emi- elitre di questi animali. Confesso che fu appunto questa la mia impres- sione quando vidi per la prima volta nell’alcool questo strano crostaceo. L’Argulus purpureus è specie che vive sopra i pesci o sopra altri crostacei. Il Carus gli dà per ospite il Carana dentea. Il Dott. S. Lo Bianco (4), Conservatore della Stazione Zoologica di (1) Carus V. J., Prodrom. faunae Mediterr. vol. I Stuttgart, 1884-85. (2) Milne-Edwards, Hist. natur. des Crustacés, Paris 1834-40. (3) Hope, Catalogo dei Crostacei Italiani, Napoli, 1831. (4) Lo Bianco S., Notizie biologiche riguardanti specialmente il periodo di matu- ità sessuale degli animali del Golfo di Napoii. In Mitteilungen aus der Zool. Station zu Neapel. Achter Bande, Berlin 1898. Sgr: Napoli, riferisce di aver trovato in maggio una Q di A. purpureus con uova mature attaccata sopra un’Anilocra che a sua volta vive sul Pagellus mormyrus ed altri pesci. Dice rara la specie. Per parte mia non cono- sco con precisione su quale specie di pesci siano stati trovati i 4 esem- plari avuti dal Sicher. A Messina intanto questo animale vien chiamato Pulici dì Luvaru, ciò che fa supporre giustamente che esso viva sul Fravolino (Pagellus erithrinus), chiamato appunto Luvaru in siciliano, o per lo meno con più frequenza sulle specie del genere Pagellus. La qual cosa sarebbe confermata, anche dal fatto riferito dal Dr. Lo Bianco. Sul proposito debbo ancora aggiungere che a varie riprese ho avuto occasione di osservare a Palermo parecchi individui di Caranx dentex, ma su nessuno di essì ho avuto occasione di osservare l’Argulus in pa- rola, ed è questa la prima occasione in cui vedo animali di questa specie. Proporzioni dei 4 ind. di Messina. 10 20 di 40 Lunghezza totale.: ... 17 mm. 170-mm. 12,0 mm. 11,5 mm. Larghezza massima. . 90 » 9.0 6,0 >» 6,0 » Diametro delle ventose 2,2 >» 2,2» 1 Sa Tassa MALACOSTRACI ANFIPODI Fam. Phronimidae Phrosina semilunata, Risso (Carus p. 423). Questa specie, benchè non molto rara, non è tuttavia ricordata dal Carus dei mari della Sicilia. Essa intanto fu riportata dai mari siciliani fin dal 1842 dalla signora G. Power, in un elenco di Crostacei annesso alla Guida per la Sicilia (1). Il Dr. E. Sicher ne ebbe due esemplari da Messina, ed io stesso , nel 1895, ne ebbi parecchi esemplari pescati nel Golfo di Palermo, insieme al noto Cicerello (Ammodytes tobianus). Es. di Messina. Eungh: tok. mm: 26 » » Zi la » 21 (1) Power G., Guida per la Sicilia, Napoli 1842, p. 334. — dig —- Phronima sedentaria, Forskal (Carus p. 423). d Bivonia culicina, Cocco A., Su alcuni Crostacei dei mari di Messina. In Effemeridi Siciliane, Tomo I, Palermo 1832 con tav. f. 3. Questa strana forma di Anfipodo, la di cui femina s’introduce e vive nel corpo dei Pirosomi e dei Drphyes, insieme alla sua progeni- tura, pare che sia piuttosto frequente nel mare di Messina, da dove ne avevo già avuti parecchi individui. Però, mentre le femine si mostrano abbastanza frequenti i maschi appariscono piuttosto rari, giacchè sopra 11 esemplari speditimi dal Dr. Sicher non ho trovato che un solo ma- schio. 1 La specie fu citata per la prima volta di Sicilia dalla Power (L c. p. 334) e successivamente dal Claus. Di recente anche il sig. Campa- gna, preparatore nell’ Istituto Zoologico di Palermo, ne ha raccolto al- quanti bei esemplari nelle acque del nostro Golfo.— Secondo il Dr. Lo Bianco (l. c.) raggiunge la maturità sessuale dal novembre all’ aprile; d'inverno essa vive alla superficie dove si pesca facilmente, in estate discende nelle acque profonde. La Bivonia culicina, descritta e figurata dal Cocco (1. c.) deve evi- dentemente riferirsi a questa specie, e per lo sviluppo notevole delle antenne interne ed esterne e per le sue piccole dimenzioni deve rite- nersi un maschio. Dimensione Le 10 © lungh. tot. da 22 mm. a 34 mm. Il o » » der » Fam. Flatiscelidae Eutyphis ovoides, Risso (Carus 1. c. p. 424). Fra le 3 specie del genere Eutyphis descritte dal Claus (1), è que- sta la più nota e la più conosciuta, essendo stata descritta dal Risso fin dal 1816 fra i Crostacei di Nizza. Fu ricordata la prima volta di Si- cilia (Messina) dalla signora G. Power (1. c.), e poi dal Claus nella sua monografia. Un solo esemplare. Lungh. tot. 17 mm. (continua) (1) Claus C., Die Platysceliden, Wien, 1885. Ragusa Enrico — Direttore resp. ui GRiggio, dis. Fig. 8 12 Serao es es È (0) ) AS ilo, vi A De % SIE \ \ US; i 1 x 20 Melo) < 5, - | “i e LUAE PGI a l i iS: È N L LO \OZ4® FRI S, [9 Mira. LR” Les] posti di VALI (I La Ret tan Peri Le n - scs tex 7 DS b: se, Che - z è Ai DR ti de LO rag > AS > see (85 gute Sei * “ bt — [rs TT 5{ 939 9 555 6;é;WWWWé. JK. L ANNUNZI — e. — tan ala Si pregano i Signori Soci che non hanno ancora inviato l'importo dell'abbonamento a mettersi sollecitamente al corrente. Hanno pagato l’abbonamento i signori : R. Piingeler, Ing. A. Curò, Marchese Dott. Giuseppe Rangoni, Fritz Zickert, Giacomo Coniglio Fanales, Agostino Dodero. Il sig. Luigi Failla-Tedaldi, Castelbuono (Sicilia) offre esemplari di Polyphaenis xanthochloris a L. 10 e Celaena Vitalba a L. 5. WI. $6 CT. Si è pubblicato il Primo Volume (470 pagine) del Catalogo Ragio- nato dei Coleotteri di Sicilia di Enrico Ragusa per Lire 25. i Guido Pons, Raccoglitore e preparatore Naturalista, Socio della So- cietà Entomologica Italiana — Firenze, Via della Chiesa, 71 — si offre per raccolte e preparazioni di animali vertebrati ed invertebrati della fauna italiana. Collezioni determinate per insegnamento. Collezione di Eutomologia Applicata e di Biologia. Il sig. Alex. Neuschild Berlin SW. 48, ha ottenuto da crisalide, da lui raccolte in Corsica, la stupenda Argynnis Elisa, specie che manca in quasi tutte le collezioni. Egli la vende al pajo per 7 Mark. Per gli esemplari presi al volo 5 M. La signorina Maria Rihl a Zurigo V, spedisce i bozzoli della Grae2/sîa Isabellae, per 50 Mark la dozzina. cit iii Mine rt È stata testè pubblicata l’intera opera di pag. 186 formato 8° gr., con 11 tavole del Glossario Entomologico, redatto da Luigi Failla-Tedaldi, corredato del registro Latino-Italiano delle voci citate. Franco di posta in tutto il regno L. 5. Rivolgersi atla Direzione: Bollettino del Naturalista—Siena. [IGVGCITIO RI KVE CU TV RICERE VICE CU VO TIVI VER LI VUOTO LI LULU CODICI VRO COLI V LG LOCK CICLI LOCO CR CVO SORU LOR VR URI COLO COLE LOL COLUCCI SOLO SKR( TIR VOOR CEO CER E COCO COCO COLOSSO OPE CCC COLI E ROERO CO ROe UO, L iii ici E E 5 FF F WWWF.’ ”. 7ÉÉ$.É.É_É.ÉÀ.KÀ.ÌKITKTTWI 000 0/00 0 JSJSJSJCJC;6];] ;,;] GC ,],]4LLG GK CK. .K((.V(((([(((TC(K((T(TIVCKCKVTICLL.T uu TIT... <,5,,6,,,,00) = Lei ECZO vadano zanna pia ANNO XVII 1904 N. 5. £ Abbonamento annuale (St 4iffy pi a Lea — = Un‘mumerelasparato con tavole. bf a RO » » » senza » RA SEI ALO ANNE Te VO pe A Ole Re oi cale O MI - | | dn Gli abbonamenti cominceranno dal 1° di agosto di ogni anno. Indirizzare tutto quello che riguarda l’Amministrazione e Redazione al Sig. Enrico Ragusa in Palermo, Via Stabile, 103. ———__-oe——_ La responsabilità d’ ogni qualunque idea espressa negli articoli del periodico spetta esclusivamente al suo autore. Sommario del N. 5. Reitter E. — Una nuova varietà della Akis spinosa L. . . . +... pag. 97 Zickert F.— Dysauxes Punctata (ab. et var.) Ragusaria Zkl. . . <.< > 97 Ragusa E.— Catalogo ragionato dei coleotteri di Sicilia (cont.) . . . Ti 3 98 Vitale F.—Osservazioni su alcune specie di Rincofori Messinesi. Nota II ole )» 101 Ragusa E. — Note lepidotterologiche (con tavola) . . . . . +. +... . » 108 De Stefani T. — Lettera al Sig. E. Ragusa . . . » VED Riggio G, — Contributo alla Carcinologia del Modi ir Nota sopra dll quanti crostacei nel mare di Messina (con 3 tav.) (cont.) . . » 11° asse Pubblicato il 1° dicembre 1904 i 1 i PALERMO Stabilimento Tipografico Virzì nia i iii SAIRINEERELIVALERABEBEEGERBABREGERERRELURRRRELERERIAERCORLUORORLERVORKERREREREBOARRABGUNE{LKKEKKLKRKSEERKLCGKBEggKRRRDA®EgRRREvEREDEA DEREK KKAKKKKKgK(REREREnEKRERBvEBEDEgREDEgIRRREgRvDDDTE RE RIDE ERI R((KE (EEE ARERRE RAMA RKKKNEKKLE LE LEvE DETTARE FITIICITILITINIVIVITITIVIVVKKI{KT(KK{VILVTRIVITTKCICKLITKKTK( TKIVIT ERCOLE CKLKC(TULTO VIVO VCO LOCI OVIVCKROTVOCTCTCROOVK[XC[(KVOCK((CRCCT TOXIC OTO EKC(KK (CK (OICR IGNOTI VIT ZIO cegl SIROTIÀ RI LEANRO VARE MERO, ET PERITI BOT E RRCACISSNOLE ANNO XVII. LALA MT ££_*>-<-<-- SSIDSA<*<***_-< ——©«-- IL NATURALISTA SICILIANO NO >*£**-_-<---<--*_<-<--<-<-x-.--< DANS _—- Una nuova varietà della Akis spinosa L. A&%is spinosa var. Ragusac Reitter. È più piccola della forma tipica, più tozza e sulla superficie più piana, con le costole delle elitre uguali e fortemente pronunziate, l’an- golo posteriore del corsaletto nel g° si distende appena in una punta. Tanto la superficie quanto il disotto sono opachi. Long. 16-17 mm. Ebbi comunicata questa nuova varietà dal signor Enrico Ragusa di Palermo, che l’ebbe dall’ isola di Linosa, ed al quale mi fo un pia- cere di dedicarla. EDMUND REITTER. ZO —-__ Dysauxes Punctata ab. (et var?) Ragusaria Zkt. = ae Verso la fine del mese di maggio ultimo catturai nei dintorni di Napoli due esemplari femina della Dysauxes Punctata ab. Famula, Frr., che deposero complessivamente 45 uova. Allevai i bruchi che ne schiusero, con lactuca sativa, ed ebbi a re- gistrare un allevamento soddisfacente, trovandomi a principio del mese di luglio in possesso di 41 crisalidi perfettamente sviluppate. Dopo una diecina di giorni i primi esemplari principiarono ad uscirne, ed ottenni il seguente risultato del tutto inaspettato : gl FI. ab- Famula Prr; d&g 69% var. Hyalina Frr.; 2 ab. Servula Berce; e dd aberrazione che si scosta sensibilmente dalle pre- cedenti, e che qui appresso descrivo ; Il Nat. Sic. Anno XVII. 13 T_I9902E Nei due sessi le ali anteriori sono di colore bruno-chiaro lievemente tendente al giallognolo; le macchie bianche che si riscontrano nel tipo mancano del tutto. Mantenendo un esemplare sopra un fondo nero si rileva che il punto, nel quale il tipo porta la macchietta bianca più grande, quella, cioè, verso la metà del margine esterno, è in questa nuova aberrazione di colore oscuro, perchè trasparente. Le ali posteriori nei due sessi sono anche trasparenti con margine più o meno largo del medesimo colore delle ali anteriori, e soltanto di colore giallo ocra al margine interno. Torace bruno; zampe, addome come il tipo. Questa nuova aberrazione é da collocarsi fra l’ab. Famula e la var. Hyalina. Differisce dall’ab. Famula per le ali posteriori trasparenti e per la succennata macchia anche trasparente al margine esterno delle ali anteriori. Dalla var. Hyalina differisce per la totale assenza delle macchiette bianche delle ali anteriori. Questa aberrazione; che pubblicai e descrissi nella « Entomologische Zeitschrift », XVIII, N. 20, sembra non essersi finora trovata in altre località. Nella Sicilia, dove l’ab. Famula e la var. Hyalîina non sono rare, non è stata finora rinvenuta, ed è con vero piacere che ho dedi- cato questa nuova aberrazione all’egregio amico Enrico Ragusa. Sono ora in grado di aggiungere che volendo indagare sulla sta- bilità o meno dell’aberrazione di cui si tratta, feci accoppiare la v. /a- mula 3 con l’ ab. Ragusaria Q e viceversa, e la var. Hyalina ΰ con l’ab. Ragusaria 2 e viceversa. Il risultato di questi quattro accoppia- menti mostrò una forte tendenza di ritorno all’ab. Famula. Osservai in- tanto che buona metà degli individui di questa seconda generazione differisce per il colore bruno nerastro delle ali, anzichè bruno-chiaro , nonchè per il margine più largo delle ali posteriori. Non sono intanto in grado di precisare se questa diversità deve attribuirsi alla rapidità dello allevamento, oppure se essa è abituale alla seconda generazione, quantunque, tenendo presente la vita del bruco in natura , l’ esistenza di una generazione autunnale sembra poco probabile. Napoli, Ottobre 1904. FRITZ ZICKERT. ——-=>> > %a3————_ ro RE E e 190 CATALOGO RAGIONATO DEI CORRO RrTEREeDpireSICELT A (Cont. ved. N. 2 anno corr.) o CZ=MET_o Chaerocephalus Chevr, (1) hyperoides Ragusa nov. sp. (*) Posseggo una sola Q di questa nuova specie da me trovata molti anni or sono nelle vicinanze di Palermo. Dcbbo al sig. Desbrochers des Loges l’ a- vermi fatto osservare le differenze che la distinguono dalla giganteus Fairm. inermis Boh. . . . Questa specie fu citata dal Vitale che l’ebbe notata dal Baudi. Gli esemplari così determinati nella mia rac- colta erano invece la nuova specie Siculum Ragusa. (#) C. hyperoides Ragusa. Oblongus, brunneus, dense cinereo-pubescens. An- tennis pedibusque totis rubris. Oculis prominentibus. Rostro medio im- pressis. Prothorace criberrime punctulatis. Elytra striato-punctata. Pe- des elongati, femoribus anticis dente obtuso armatis. Long. 6 mill., lat. 4 mill. Questa specie si avvicina al giganteus Fairm. dal quale differisce oltre che per la struttura differente del funicolo delle antenne che sono intieramente uni- colori; per il protorace che è finamente e densameute punteggiato nel Ayperot- des, mentre è sparso di grossi punti nel giganteus; per le elitre unite, senza coste, mentre nel giganteus Q si trovano sempre delle traccie di coste; per le tibie arcate in dentro nell’esemplare Q da me posseduto. Ho messo a questa specie nuova il nome di Ayperoides perchè somiglia pel colorito delle elitre all’Wypera intermedia Boh. (1) Pria di continuare gli altri generi di Curculionidi debbo notare che omisi il Do- dicastichus geniculatus Germ., citato dal Vitale nel suo Primo Supplemento ai Rincofori Siciliani, Atti e Rendiconti dell’ Accademia Dafnica di Acireale, Vol. X, 1903-04; questa specie fu nota di Sicilia dal Reiche, ma essendo specie piuttosto nordica , io dubito si trovi da noi, e ritengo debba essere stata altra specie. :- 100 — Ritengo dubbia l’esistenza in Sicilia di questa specié descritta del Caucaso ma trovata pure nell'Europa me- ridionale (imbellis Mars.) (1). Baudii Stierl. (2) . . Questa specie fu scoperta in Sicilia dal Baudi. Ne pos- seggo due esemplari che avevo in collezione come specie nuova vicino dell’alternans Fairm. Anche Des- brochers des Loges al quale li comunicai me li ri- mandò con questo nome. I miei esemplari li trovai nel giugno 1886 a Castrogiovanni. Siculus Ragusa nov. sp. (*). Posseggo quattro esemplari di questa specie nuova (193 99), che furono tutti da me trovati molti anni or sono nelle mie gite entomologiche in Sicilia, ma disgraziatamente mancano le etichette dell’epoca e della località dove li trovai. Mylacus Schònherr nitidulus Vitale (3) . Scoperto il 28 gennaio 1903 in unico esemplare a Campo Inglese presso Messina, battendo le fascine d’ erica e citiso poste a disseccare. Non la posseggo. (continua) E. Ragusa. (#) Sicilus Ragusa. Oblongus, brunneus sat dense, cinereo-pubescens, an- tennis pedibusque tot s obscure rubris. Frons punctiforme impressa. O- culis prominentibus. Rostrum crassum breviter sub-quadratum. Anten- nae gracilis , parce setulosae. Protorar profunde foveolatus, interstitiis criberrime punctulatis. Elytra striato-punctata. Pedes valde elongati, fe- moribus inermibus, tibiis anticis villosis, tarsis elongatis, parum dila- tatis. Abdomen dense punctatum, pubescens. Long. 5 mill., lat. 3-5 mill. Questa specie si avvicina al Zanosimanus Chevr. dalla quale si distingue specialmente per la fronte non fortemente impressionata, marcata d’una semplice fossetta puntiforme; per il protorace che è più finamente e densamente puntato, sprovvisto della linea longitudinale saliente e liscia; per le tibie anteriori che sono in dentro lungamente ciliati. (1) 2° Supplémeut à la Monographie du genre Elytrodon. Le Frelon 6 Vol. pag. 601, (2) Mittheilung der Schweizer entom. Gesell. Mai 1892, pag. 363. (3) Rivista Coleott. Italiana. Anno II, N. 5, pag. 126. 10h » Geom. VITALE FRANCESCO =‘ OSSERVAZIONI SU ALCUNE SPECIE di RINCOFORI MESSINESI —_— 001 >00_____k Nota II (Cont. ved. num. preced.) 5. Rhinocyllus v. Olivieri Megerle (1) Sch. Gen. Sp. Cur. Vol. 3, pag. 148. Il tipo &. conicus Froelich (2), comunissimo nelle nostre contrade, subisce facilmente delle variazioni, e noi facilmente troviamo la v. la- tirostris Latr. assieme al tipo, in grande quantità, invece ciò non ci era mai accaduto per la v. d del Capiomont, l’Olivierî del Megerle; e sì che noi cacciamo da circa 5 lustri e di /. conizcus ne abbiamo raccolto oltre 4000 esemplari. Si fu solo il 13 maggio 1903 che visitando le ca- latidi di Galactites tomentosa Moench, nella contrada Piano della Monaca, nella vallata del Ritiro, abbiamo potuto raccogliere un esemplare di questa graziosa varietà, mentre un ragno stava trasportandola via. L’insetto nostro, risponde ad litteram a la diagnosi che ne dà il Ca- piomont, e che, per far cosa grata ai poco esperti in tali minuzie, qui riportiamo : Var. b — Minor, niger, umbrino-pilosus, tomento pallido variegatus, pulvere fino viridi indutus, corpore saepius minus convero. Rhinobatus Olivieri Megerle in litt. Ehinocyllus Olivieri Gyll. in Sch., III, p. 148, n. 3. Lixus odontalgicus Oliv., Ent., V, 83, p. 282, n. 304, pl. 30, fig. 456. (I) Lo Schoenherr ed il Gyllenhall dicono essere tale varietà del Megerle, mentre tutti gli altri entomologi lo dicono del Gyllenhall. (2) Tutti gli autori precedenti al Bedel ritengono tale specie del Gerbi, sotto il no- me di antziodontalgicus, mentre tale nome posteriore di due anni a quello del Froelich deve essere posto in sinonimia, — 102 — Patria: Europa meridionalis et intermedia, Algeria (1). In Sicilia tale insetto era stato trovato nelia provincia di Siracusa contrada Aerdina dal Rottenberg (2) e dopo di Lui nessun altro lo cita, Come tutti i Rhinocyllidi, è proprio delle Carduacee, pare anzi secondo il Bedel (3) che le larve di questa Sotto-Tribù vivano esclusi- vamente nelle calatidi (capitules) delle Composte, al pari di quelle del gen. Larinus. Secondo il Bertolini (4) in Italia tale varietà è stata rac- colta in Lombardia, Piemonte, Sardegna e Sicilia, mentre non ne dà al- cuna indicazione precisa il Catalogo di Berlino (5). Sul Cardus nutans Lin., fu trovato ad Arcidosso presso il Monte Amiata, tale insetto, se- condo il Bargagli (6), quantunque lo dica proprio della Germania e della Francia. 6. Stolatus crinitus Bohm. Quantunque non sia stato da noi ancora trovato tale insetto, pure crediamo far cosa grata agli studiosi, notandolo di Sicilia e dandone ap- presso la diagnosi che ne da Dr. Waltl de Passau nell’/sis Vol, VI 1838, pag. 468, indicandolo sotto il nome di Larinus hirtus Helfer. Nessuno dei varii cataloghi da noi consultati e posseduti lo cita, sebbene l’unica indicazione che si trovi nell’ Isis sia : Sicilia. Non sappiamo come mai il Catalogo di Berlino, così accuratamente redatto dai suoi valenti scrit- tori, non ne parli, quantunque largamente citi i varii paesi in cui fu rinvenuto tale insetto, nelle due forme criritus Boh. e Nicolosi Muls. Ecco la diagnosi del Waltl.—Larinus Hirtus Helf.: « Totus pilosus, marginibus thoracis et elytrorum lineaque subsuturalis « albidis.» — Long. 7, larg. 3.5 mill, Habitat Sicile (7). E quasi identica ne è la diagnosi che ne dà il Capiomont: « Larinus crinitus Sch. Rostre plus ou moins épais; élytres sans bande « longitudinale sur le troisiòme intervalle; téguments de couleur variable, ja- « mais blanc de lait, enduit pulverulent de couleur jaune ou jaune verdatre, « brun ou ferrugineux (gris par exception dans deux espèces). Bande la- (1) Capiomont—Monographie des Rhinocyllides. Paris 1873. Ann. Soc. Entom. Fran. pag. 293. (:) Rottenberg Barone— Bestrige sur Coleopteren-Pauna von Sicilien. Berlin 1870. (3) Bedel L.—Op. cit. pag. 89 e 272. (4) Bertolini St.—Op. cit. Siena 1904, peg. 94. (5) Heyden-Reitter-Weise—Op. cit. pag. 595. (6) Bargagli P.—assegna biologica dei Rincofori Europei. Firenze 1883-84, pag. 109. (7) Waltl de Passau — Materiaux pour servir à l'étude des coléoptères de Turquie, — Isis. Tale lavoro è succintamente riportato nell’Abeille. Tom. VI, 1869, pag. 33 a 66. — 109 — « térale du pronotum distinete, mais pas brusquement arrétée à son bord « superieur, tibies antérieur arrondis tout au plus coupes droît au bout de « leur cOté eaterne, sans dilatation; premier article du funicule des anten- « nes plus grand que le deuxieme; sillon du rostre superficiel ou nul; ro- « stre non transversalement déprimé à sa base; carène mediane nulle ou « sarrétant à la hauteur de l'insertion des antennes; teguments herissés de « longues soies blanchdtre; carèòne médiane nulle . . . crinitus Sch. (1) Pare che tale insetto abbia un’area di distribuzione geografica va- stissima, in effetti in Europa lo si trova in Ispagna, nella Transilvania, nella Russia meridionale, nella Francia, in Turchia, ìn Austria, in Ita- lia, ed in quest’ultimo paese, in molti posti, cioè : Alpi Giulie, Toscana, Italia meridionale, Liguria, Veneto (2). L'unica indicazione di piante su cui è stata raccolta quella forma specifica la troviamo nel Redtenbacher , il quale dice che Hampe la raccolse su l’Inula (3). 7. Gronops lunatus Fab. S. Ent. 1775, pag. 148. Se la cattura d’un nuovo e gaio insetto, è capace a colmare di gioia l’animo di un entomologo, credo che giammai siasi trovata gioia eguale a quella che ebbimo, allorquando raccogliemmo il primo (e fin’ora pur troppo l’unico) esemplare di questa graziosissima forma specifica. Si fu il 19 gennaio 1903, alle ore 11 in cui avvenne tale cattura. Guardavamo quella incosciente e bellissima bestiolina, come si può guardare un oggetto caro ed amato; temevamo di perdere il tubetto in cui era riposto e perciò pal- pavamo ogni istante la tasca in cui era messo; lo tenevamo stretto stretto fra le dita ad ogni impressione nervosa, e pareva che volesse scappare. E ne avevamo ragione! Era una bella ed elegante cattura, la di cui im- portanza estetica non la cedea a la scientifica; era una perla per la nostra collezione, come era un acquisto per la geografia entomologica. È spe- cie nuova per la fauna Sicula, quantunque il Bedel la dica di quasi tutta l'Europa. Questa forma specifica, vecchissima (del 1775) si presenta con ca- ratteri siffattamente chiari e costanti, che la fanno facilmente ricono- scere a prima vista; perciò conta pochissimi sinonimi. (1) Capiomont.—Monographié des Larinus, Ann. Soc. Ent. de France 1874, pag. 59, (2) Bertolini S.—Op. cit. (3) Redtenbacher — Fauna Austriaca, 1877 42 edizione, — 10t — Lo Schònherr (1) la dice d'Europa, mentre il Latreille (2) la dice dei luoghi sabbiosi presso Richemond in Inghilterra; Allard la cita della Francia, Germania ed Algeria (3). In tutto il bacino della Senna l’ ha trovato il Bedel (4), e a le Canarie il Wollaston. Il Redtenbacher dice che in Austria si trova sotto le pietre (5), ed il Bertolini per l’Italia cita due località, Corsica e Sardegna (6). Nulla si sa de le sue abitudini, e solo il Bargagli nota (7): « Il «Damry nell’isoletta di Laveggi, presso la Corsica, lo trovò in gran nu- «mero sopra un Euforbia.» L'esemplare da noi raccolto fa oggi parte della collezione del signor Enrico Ragusa al quale con piacere lo donammo, come pegno di rico- noscenza pegli aiuti ricevuti. 8. Hypera cyrta Germar, Magaz. Zool. 1821, Vol. IV, pag. 345. Questa rara ed elegante specie, nota da lunga pezza per la Dal- mazia e la Sicilia (turbatus Bohm.) deve avere al certo , o dei periodi molto distanti d’apparizione, o dei periodi di brevissima durata, o poca fecondità. Non sappiamo spiegare diversamente, come noi, che abbiamo la coscienza di avere costantemente, pertinacemente, nojosamente forse anco, cacciato per ben 22 anni, non avevamo potuto ancora catturare tale bellissima Hypera. Si fu solo il 23 maggio del 1903, che ebbimo la fortuna di raccogliere, in due contrade alquanto distanti del villaggio di Castanea, e verso i 400 in sul livello del mare, due esemplari di tale in- setto. D’allora in poi ne abbiamo ritrovato qua, là parecchi individui, ma sempre in condizioni altimetriche e topografiche identiche a quelle in cui catturammo i primi individui. L’ Hypera cyrta è un elegantissimo insetto, distinguibile facilmente dai congeneri, per la dilatazione dell’estremità esterna delle tibie ante- riori, pel pronoto molto inclinato in avanti, per le inters:rie finissima- mente zigrinate e per la punteggiatura alquanto spaziata delle elitre. Tale insetto variabilissimo nei suoi caratteri specifici, è stato descritto (1) Schoenherr C. J.— Genera et species curculionidium, Paris 1829. (2) Latreille P. — Storia naturale, generale e particolare dei crostacei c degl’ insetti. Vol. VI, Venezia 1820. (3) Allard T.— Revision des Curculionides Byrsopsides, Berlin 1870. (4) Bedel L. — Op. citata. (5) Redtenbacher L. — Fauna Austriaca, Wien 1849, (6) Bertolini S. — Op. cit. (7) Bargagli P. — Op. cit. pag. 86, — 105 — con un'infinità di nomi, « sans jamais avoir celui qui lui revenait » come nota il Capiomont (1), anzi « M. Bohemann, après l’avoir décrite sous sa « vraîi denomination, l’avait décrite une seconde fois sous celle de Phyt. turbatus». Schònherr, che lo pose nell’ Ordo secundo — Gonato- ceri, Legio prima—Brachyrhynchi; Gruppo VI — Molytidi; Genere 261-PAytonomus, al N. 17 cyrtus Germ., lo nota de la Dalmatia (2). Il tipo che il Bohemann chiamò turdatus proveniva da la Sicilia e dal. l'Ungheria. Il Capiomont ebbe tale forma da la Sicilia, Dalmazia, Illiria, Grecia ed Ungheria (3). Il Reiche la nota fra gl’ insetti raccolti in Si- cilia dal Bellier de la Chavignerie (4), ed il Bertolini che pria la disse d’Italia (5) la segnò poscia per la Sicilia soltanto (6). Nel catalogo di Berlino troviamo la seguente indicazione : cyrta Germar. Cap. 500 . : : : Hus dUR turbata: Boh. :S. 6. 2. 356... i i ; Si.. Gr. {0 Il Baudi ce la notò nell’ elenco dei Curculionidi da lui raccolti in Sicilia, e finalmente il Petri la dice d’Italia, Balcani, Erzegovina, Asia e Creta (8) dandogli per sinonimi, seriata Megerle i. 1. turbata Bohem. Il primo esemplare da noi raccolto si fu in contrada Bucceri, sopra una foglia bassissima di Quercus robur L., ed il secondo, in contrada Portella, sopra una piantina di Anchusa italica Retz. in fiore. Erano en- trambi freschissimi e perfetti. Gli altri esemplari che abbiamo poscia catturato nell’ottobre e novembre, nelle canalette della strada comunale o sui muri esposti al sole erano molto sciupati o guasti. Da ciò possia- mo dedurre che l’ insetto compie le sue fasi biologiche dall’ ottobre al maggio, in quanto che la femina depone le «uova appena fecondata nel- l'ottobre, e le Zarve, nate poscia, han tempo di passare nell’ autunno lo (1) Capiomont G.—Réviston de la Tribù des Hyperides Lac. Ann. Soc. Ent. Fr. 1867 pag. 501. (2) Schonherr C. J. — Op. cit. (3) Capiomont A. G. — Révision de la Tribù des Hyperides Lac. Ann. Soc. Ent. Fr. 1867, pag. 500-501. (4) Reiche L. — Coléoptères de Sicile recueillis par M. E. Bellier de la Chavignerie. Ann. Soc. Ent. Fr. 1860. (5) Bertolini S. — Op. cit. Ann. 1877, pag. 170. (6) » » » » 1904, > 9. (7) Heyden-Reitter-Weise — Op. cit. (8) Petri K. — Bestimmungs-tabellen der curopiiischen Colcopteren XLIV. Heft. 44. Cure. 6 Theil, Hyperini Paskau 1901 pag. 7. Il Nat. Sic,, Anno XVII, 14 — 106 — stadio larvale, incrisalidarsi nell'inverno ed apparire imagini in fine di primavera. Dei suoi gusti fitofagi non abbiamo notizia veruna. 9. Hypera oblonga Bohm. in Sch. Gen. Spe. Cur. t. VI, p. 569. Si fu sopra un g’, proveniente da la Sicilia che il Bohemann sta” biliva nel 1847 la sudetta specie, e fino al giorno in cui il Capiomont redigeva l’accurata monografia su la tribù delle Hyperide, cioè fino al 1867, nessun altro esemplare di tale grazioso insetto si era ritrovato, tanto che il. Capiomont avvertiva: «je n’ai vu que le type de cette é- « spece. C'est un male qui provient de Sicile et qui appartient à M. Che- « vrolat » (1). Ed è su tali indicazioni del Bohemann e del Capiomont, che tutti i cataloghi generali han citato l’oblorga di Sicilia, dal De Marseul ai si- gnori Heyden e C. Data la rarità quindi di tale insetto, diamo qui la diagnosi del Ca- piomont (2). 26. Hypera oblonga Bohemann in Schònherr. Mas. Niger, squamulis cinereis et fuscis mixtis vestitus; antennis ferrugi- neis, articulis funiculi 1-2 subaequalibus ; rostro brevi, crasso, sub- recto; thorace confertim obsolete punctulato, antice posticeque subito angustato lateribus valde rotundato ampliato, dorso canaliculato ; e- lytris profunde punctato-striatis, interstitiis subconrexis, alternis cinereo fuscoque maculatis. Jong. mill: ars 4o mill Mas. : Ph. oblongus Bohemann in Schénherr, t. VI, p. 369. Femina: Ignota. Questo elegantissimo insetto, fu da noi catturato il 20 dicembre 1902, in contrada Murazzo, in quel di Curcurace. Era nella cunetta della via comunale e cercava di guadagnare il ciglione superiore, risa- lendo la parete. In quel sito circa 340 m. sul livello del mare, tutta la vegetazione circostante era boschiva, con Eriche, Querci, Corbezzoli, Ca- stagniì oltre le comuni erbacee ed i soliti suffrutici. La diagnosi su ri- portata, risponde perfettamente all’esemplare catturato, differendo solo (1) Capiomont G.—Op. cit. pag. 545, (2) Loc. cit., pag. 544, = 10% — nella statura un poco, misurando il nostro esemplare, 8 mill. di lun- 9 D " 1 i ® D i ghezza per 3 ‘/, di larghezza massima. 10. Phytonomus v. rufus Bohm. in Sch. Gen. Sp. Curc, II, p. 402. Questa varietà, la sola che il Capiomont abbia rispettato, fra le molte forme in cui il punctatus Fab. si modifica, si distingue per la pic- ciolezza, ed il colore dei tegumenti e delle scagliette, essendo d’un rosso ferruginoso. Un esemplare catturato ad Orleans, ed appartenente al si- gnor De Marseul era alquanto più grande del tipo, il quale veniva da Genova. i Possediamo alcuni esemplari di questa caratteristica varietà, nuova per la Sicilia raccolti sempre d’inverno e nei terreni boschivi della zona mediana fra i 400 ed i 600 m. Alcuni individui sono talmente colorati in scuro, da non distinguersi chiaramente le macchie scure, di cui sono cosparsi gl’intervalli impari delle elitre. 11. Phytonomus contaminatus Herbst. Kifer, VI, pag. 276, n. 248, tab 81, fig. 5, 1795. Questa vecchissima forma specifica, nota solo per la Germania, la Russia e la Dalmazia, con la cattura da noi fatta nelle nostre contrade, di 5 csemplari per giunta, viene d’un tratto sbalzata nelle regioni me- ridionali, avendo come ponte di passaggio, l'Umbria, regione in cui era stata, precedentemente a noi, trovata (1). Gli esemplari tipici provenivano da la Germania, e tale indicazione ci dà lo Schònherr nel suo, Genera et species ecc. (2). Tale importante specie fu da noi raccolta il 3 aprile 1903 in con- trada S. Raineri, presso la cittadella di Messina, falciando le erbe del rilevato dal tiro a segno (parapalle). Il Petri, che ringraziamo vivamente per averci determinato tale insetto, lo pone assieme allo striatus Sturm. fra i Phytonomus longirostris, nel gruppo del meles Fab. rispondente nelle sue linee generali al Sub-gen. Dapalinus del Capiomont, al quale il Pe- tri giustamente unì, il maculipennis Fairm.; dal Capiomont disposto nel Sub-gen. Tigrinellus Cap., ed una nuova specie il tenuirostris Petri (3). Tale specie nuova per la Sicilia, per quanto vecchia, non è stata studiata dal lato biologico, non avendo noi riscontrato in nessun lavoro di Bio-entomologia alcuna notizia che la riguardi. (continua) (1) Tale indicazione, Umbria, ce la dà il Catalogo del De Bertolini, a pag. 90. (2) Schònherr J. C.—Op. cit. pag. 374. (3) K. Petri — Op. cit. pag. 25. = {og NOTE LEPIDOTTEROLOGICHE Papilio Podalirius L. gen. aest. Zancleus L. Il signor Kriiger trova che l’ opinione emessa dal Failla Tedaldi che tutti i Podalirius della generazione estiva non siano Zancleus non è esatta, giacchè tutti gli esemplari che s'incontrano dalla fine di giu- gno in poi sono tutti Zancleus, ma siccome nei dI l'addome non è tutto di un bianco puro come nelle 92, così è facile confondere l’ a- berrazione coi Podalirius tipici. Alla Ficuzza s'incontrano dal giugno a tutto agosto. Papilio Machaon L. Il sig. Georg Kriiger mi scrive dalla Ficuzza, che egli ha fatto le seguenti osservazioni su questa specie: Gli esemplari da. lui raccolti a Catania già alla fine di febbraio ed in altre località nel marzo ed aprile, appartengono ad una forma non ancora descritta e ch> egli si ris:rva di studiare attentamente quando ne avrà un maggior numero di esemplari. In giugno, in Sicilia, gli esemplari che s'incontrano sono quelli che più si avvicinano al tipico Machaon L. Dalla fine di luglio a tutto settembre s°’ incontra la piccola forma denominata da Hiibner aber. Sphyrus, ed è nella medesima epoca che s'incontrano i veri tipi della gen. aest. Aurantiaca Staud. Nell'autunno è facile prendere l’aber. Rufopunctata Wheeler che non è stabile, ma varia nell'avere talvolta sulle ali posteriori le macchiette arancioni marginali non solamente nella prima macchia lunulare, ma anche nella seconda e terza, e talvolta in tutte e sei, come pure invece che nelle macchie lunulari, dette macchiette arancioni appaiono sul bordo interno della fascia marginale. Dalle osservazioni fatte dal sig. Georg Kriiger le varie forme del Machaon di Sicilia vanno divise nel seguente modo: Dal febbraio all'aprile, s'incontrano gli esemplari di una varietà nuova che sarà descritta appena schiuderanno le crisalidi possedute, che attual- mente svernano. — 109 — Nel giugno, abbiamo la quasi forma tipica del Mackaon L. Nel luglio c'imbattiamo in una forma intermedia fra il Machaor L. ed il Sphyrus Hb. e l’aber. Aurantiaca Staud. Nel settembre, troviamo solamente i tipici assai piccoli esemplari della vera ab. Sphyrus, ed anche esemplari grandissimi della aber. Ru- fopunetata Wheeler. Pieris Rapae L. Quasi tutte le varietà descritte di questa specie, s'incontrano in Si- cilia, solamente nulla possiamo precisare sulle varie forme, non avendo il mio raccoglitore sig. Kriiger, avuto il tempo materiale di studiarne le apparizioni. Egli però mi ha promesso in avvenire di riservarsi il tempo necessario onde approfondire lo studio di questa specie con le sue varietà e colmare il vuoto esistente. Egli sarebbe assai lieto se i colleghi di Sicilia volessero coadiuvarlo inviandogli delle crisalidi di questa ed altre diurne. Melanargia Pherusa B. Alle località già conosciute dove apparisce questa bellissima specie siciliana, dobbiamo aggiungervi la Rocca della Busambra da dove il Kriger me ne inviava tre esemplari presi nel giugno invece del maggio. Certamente l’ habitat di questa specie deve essere assai più esteso in Sicilia, di quello conosciuto, e bisognerebbe a tal uopo fare delle ri- cerche. È assolutamente escluso che essa abbia due generazioni per come asseriva il Pincitore Marott (1). Satyrus Semele L. ab. 2 Triocellatus Ragusa Tawdb fig. E Nella mia raccolta fra gli esemplari di Satyrus var. Algirica Oberth. (varietà che per molti anni ha figurato nella fauna di Sicilia come var. Aristaeus Bon.), posseggo quattro esemplari assai distinti per avere sulle ali superiori tre macchie (occhi) pupillati, invece di due, dette macchie sono riprodotte al di sotto delle ali. In tre di detti esemplari il terzo occhio è cieco, cioè mancante di pupilla. Questi quattro esemplari da me posseduti, provengono dalla colle- {1) Giornale di Scienze Naturali ed Economiche di Palermo, anno 1879, vel. XIV, pag. 53. = HigGe zione Failla, e furono presi nei dintorni di Castelbuono , ed il Failla nelle « aggiunte e correziori» del suo Catalogo dice: « Abbiamo incon- trato talvolta qualche esemplare di qnesta specie la quale offre nelle ali superiori un occhio sopra numerario intermedio , in mezzo ai due normali, più o meno grande ». Io la ritengo una aberrazione abbastanza importante per darle un nome. Il Dott. A. Spuler (1) dice che spesso la macchia ocellare delle ali superiori dei 79, è confusa e può anche mancare. Epinephele Lycaon Rott. ab. 0° Biocellatus Ragusa. Taw: dg: 2. Posseggo un solo esemplare di questa bellissima aberrazione, che si distingue dai tipici 7g per avere sulle ali superiori due macchie in- vece di una, come nella 9. Benchè provenga dalla collezione Failla e fu preso nei dintorni di Castelbuono, pure nel suo Catalogo, il Failla non credette citarlo, men- tre costituisce una aberrazione abbastanza importante, che bisogna ri- cercare per stabilire se è una aberrazione costante. Rihl (2) cita que- sta aberrazione alla quale nessuno aveva ancora dato un nome. Agrotis Comes Hb. ab. Non-marginata Lucas Ebbi dal mio carissimo amico Luigi Failla Tedaldi un esemplare di questa bellissima aberrazione presa nei dintorni di Castelbuono l’an- no scorso. Fu descritta a pag. 402 degli Annali di Francia 1903 e la figura 2-a Tav. V riproduce fedelmente l'esemplare siciliano, che è dunque uguale ai due presi dal sig. Daniel Lucas il 18 giugno 1902 in Vandea. Essa si distingue dal tipo per la quasi totale mancanza della fascia marginale nera sulle ali inferiori. Le ali superiori che sono d'un grigio chiaro, concordano con l'ad. Adsequa Treitschke. Ii signor Lucas dice di aver osservato negli individui di A. Comes fn (1) Die Schmetterlinge Europa’s, Vol. I, pag. 43. (2) F. Riihl. Die Palearktischen Gross—Schmetterlinge, Vol. I, pag. 597. i — ill — delle regioni meridionali, che la fascia marginale nera delle ali inferiori tende ad attenuarsi, mentre si espande spesso al punto d'invadere quasi tutta l’ala inferiore negli individui dell'Europa settentrionale. Gli esempiari siciliani della mia raccolta sono invece normali e non presentano differenza dai tipi nordici. Agrotis Multangula Hb. var. Dissoluta Stgr. Posseggo in unico esemplare questa varietà per la Sicilia. L’ebbi dal mio amico Luigi Failla, anni or sono, senza indicazione nè d'epoca nè di località, ma certamente da lui preso nei dintorni di Castelbuono. Agrotis Rectangula F. Specie nuova per la Sicilia. Ne ebbi un esemplare dall’amico Luigi Failla che lo prese in giugno a Cacacidebbi. Agrotis Forcipula Hb. var. Bornicensis Fuchs. Questa varietà nuova per la Sicilia fu presa dal Kriiger alla metà di giugno sulla Rocca della Busambra (1) a quasi 1000 metri di altezza all’esca di fichi secchi. Peccato che questa località manca di capanne e case, così che l’ entomologo, è costretto a vita nomade, giacchè certa- mente vi saranno molte altre novità da scoprirvi nuove per la Sicilia 6 per l’Europa. Agrotis Nigricans L. ab. Rubricans Esp. Ho nella mia raccolta quattro esemplari di questa varietà nuova per la Sicilia e mi furono dati dal Failla che li prese a S. Ippolito nel. l'agosto del 1891. (1) La Busambra è una ripidissima roccia presso la Ficuzza di metri 1615, — ape 5 Pachnobia Rubricosa F. I primi esemplari di questa specie nuova per la Sicilia, furono presi all’esca di fichi secchi, già al 9 gennaio scorso, dal mio raccogli- tore Kriiger alla Ficuzza, assieme ad una infinità di Xylina Semibrun- nea ed altre specie comuni. Alla metà di febbraio era poco rara sui fiori dei Salici, ma erano sempre esemplari guasti. Mamestra Chrysozona Bkh. ab. Caduca HS. Nel luglio 1903 Kriger fece un giro dalle Madonie, da Castelbuono, a Petralia Sottana. Essendo senza alcuna guida, egli la sera del 29 smar- riva il cammino, e si trovò obbligato di procurarsi un giaciglio sotto ana roccia presso il Piano della Battaglia, per passare la notte. Con una piccola lanterna egli andava dietro alle Nottue, e fu così che trovò questa aberrazione nuova per la Sicilia. Hadena Sordida BK]. Nello scorso maggio e giugno il sig. Kriiger prese all’ esca presso Ficuzza quattro esemplari di questa specie nuova per la fauna siciliana. Euplexia Lucipara L. Questa bellissima specie è nuova per la Sicilia. Ne ebbi un esem- plare dal Failla senza indicazione d’ epoca nè di località, se non erro però mi disse averlo preso al refletore a S. Guglielmo. Leucania Unipunctata Hw. Specie distintissima nuova per la Sicilia, che esiste in unico esemplare nella mia collezione senza indicazione d’epoca, di località e se preso da me o da altri. Caradrina Ingrata Stgr. Assai interessante è la scoperta in Sicilia di questa specie cono- sciuta solamente dalla Palestina. Il sig. Piingeler al quale ne debbo la determinazione, mi scrisse che solamente la grande confusione che ha regnato in questo gruppo, hanno potuto lasciare sfuggire l’esistenza di — li3 — questa specie in Sicilia, anche per la sua somiglianza alla variabilissima qnadripunctatu, mentre è specie ben distinta per le marcate differenze organiche, ed egli poteva assicurarmene la determinazione esatta. Ne posseggo due esemplari. i Caradrina Minor Kalchb. Avendo comunicati esemplari di questa forma al sig. Piingeler egli mi faceva osservare che lo Staudinger la riunì alla Selînî B. perchè vi aveva erroneamente posta la Noctivaga Bell. come varietà. È probabile che siano esemplari piccoli di una generazione estiva dei paesi meridio- nali, quesito che potrebbe spiegarsi solamente con l’ allevamento delle uova, cosa che in Sicilia non dovrebbe essere di difficile riuscita. Caradrina Terrea Frr. Altra nuova specie per la Sicilia, che era già ricca di rappresen- tanti di questo difficile e numeroso genere, Ne ebbi esemplari presi dal sig. Kriger al Lupo nel maggio scorso. Taeniocampa Gothica L. Altra aquisizione nuova per la fauna di Sicilia che dobbiamo all’a- mico Kriiger che la trovava comune in febbraio al Lupo presso Ficuzza. Taeniocampa Gothica L. var. Gothicina HS. Il sig. Kriiger prendeva assieme al tipo anche questa varietà nella medesima epoca e località. Orthosia Ruticilla Esp. Questa specie comunissima al Lupo, è nuova per la Sicilia, ed il Kriger ne prese moltissimi esemplari assai variabili nel febbraio scorso. Orrhodia Erythrocephala F. ab. Glabra Hb. Questa aberrazione, per la Sicilia nuova, fu presa, in unico esem- plare all’esca nel gennaio scorso, presso la Ficuzza; certamente sarà più comune nel novembre che è la sua epoca d’apparizione. Il Nat. Sic., Anno XVII, 15 = 114 — Polyploca Diluta F. Ebbi a suo tempo dall'amico Failla un esemplare di questa specie nuova per la Sicilia, presa nel settembre a S. Guglielmo, ed ora ne ho avuti altri due esemplari presi dal Kriger alla Ficuzza nell’ ottobre scorso. Gli esemplari siciliani sono più oscuri di quelli della Germania. Hybernia Leucophaearia Schiff. Questa nuova specie per la Sicilia, fu trovata dal sig. G. Kriiger nel febbraio scorso in quattro esemplari presso Lupo alla Ficuzza. Nola Togatulalis Hb. E una delle più belle specie di Nola che mancava ancora alla Si- cilia, essa fu presa presso Lupo nel giugno scorso sul tronco di una quercia. Hylophila Bicolorana Fuessi. Nell’ interesse biologico credo di non dovere tralasciare di far sa- pere che nella mia raccolta esiste un’esemplare di questa specie, preso presso la Ficuzza alla fine di settembre dal sig. Kriiger; esso si distin- gue dagli esemplari presi nel giugno per minor grandezza. Si sapeva fin oggi, positivamente, che questa bellissima farfalla, a- vesse una sola generazione. Ora è accertato che in Sicilia, essa ha an- che, benchè rara, una seconda generazione autunnale. Sesia Doryliformis O. ab. 2 Unicolor Ragusa. Fra i molti esemplari di Doryliformis presi al Lupo presso la Fi- cuzza dal Kriiger, trovai un esemplare & assai distinto per minor gran- dezza e per il colorito oscuro dell’addome, al quale mancano totalmente gli anelli gialli e rossi. Anche le ali anteriori sono assai più oscure, e vi mancano le squamette rosse, avendo solamente la vena della base in- terna appena rossastra. Le tibie posteriori invece di essere totalmente rosse, sono invece nere, con le sole spine e spatole appena rosse. Il sig. R. Piingeler al quale comunicai il mio esemplare, mi scrisse —_——___u — 115 — che questa forma aberrante si trova pure spesso nella Ceriaeformis Luc, d’Algeria, ma anche solamente nelle 99. (continua) E. Racusa. Monti di Renna, 15 Nov. 1904. Caro Ragusa, Ho ricevuto qui a Pizzenti, sulla scoscesa e selvaggia cresta del Volo dell'Aquila dove mi trovo per ragioni culturali, it N.4 del tuo Naturali- sta Siciliano; trovo in esso la lettera del prof. Fiori a proposito del Mu” seo Nazionale degli Artropodi e quest’ argomento , come comprenderai di leggieri, è per me molto lusinghiero per tornarvi sopra un tantino ancora. Io, caro amico, non sono un entusiasta, anzi credo che lo scetticismo sia la nota predominante del mio carattere, non sono più un giovane, e pure di tanto in tanto qualche sogno viene ad infiorare la mia psiche. L’egregio prof. Fiori, ha ragione di dubitare che l’idea di un Museo Nazionale per gli Artropodi, possa, în Italia, vedersi tradotta in pratica; ma se tutti gli studiosi dei piccoli esseri, sì compenetrassero dell'importanza di esso, perchè con le forze di tutti il sogno non potrebbe diventare realtà ? Una delle ragioni di impedimento all'attuazione della nostra idea, il prof. Fiori la trova mella scarsezza di studiosi di Entomologia e questa povertà crede doverla attribuire allo sport che attira la gioventù da un lato, da un altro l’attribuisce a ragioni finanziarie. Secondo me, per î giovani che vogliono, la prima ragione non sì regge perchè chi è animato dal fuoco sacro può studiare e trovare nello stesso tempo come divertirsi; trovo invece molto valida la seconda, perchè, quando mancano i mezzi non ci è fuoco sacro che non si spenga. Ma l'egregio prof. Fiori crede forse che questi mezzi i volenterosi pos- sono averlì dai Musei regionali aggregati a quelli universitarii ? Io credo di no ! L'esempio di quello di Bologna è rara avis, mentre negli Istituti Zoo- logici universitarii ai giovani principianti di Entomologia si dà poco, anzi nessuno incoraggiamento. L'indirizzo moderno degli studii zoologici universitarii crede di potere fare a meno dei musei, o meglio, alcuni professori considerano questi mu- sei come semplice raccolta di inutili modelli, AUorchè negli Istituti Zoo- — 116 — logici, dove predominano queste idee, (e în Italia la cosa è troppo frequente) un giovane mostra tendenza per le collezioni entomologiche, viene accolto con un certo risolino canzonatorio quasi a dirgli : ma andate là con que- ste vostre sciocchezze, fate il piacere! E così quella doccia fredda lo al- lontana dalle collezioni, dagli insetti e contrariato forse anche dallo studio. Se lo studio dell’ Entomologia, limitato una volta alle formole linneane, oggi non può più sostenersi, non può negarsi che in essa la Biologia trova un grande ausilio per giungere alla delimitazione dell'entità specie anche intesa nel senso delle teorie evolutive. Ma io non intendo qui discutere la complessa quistione della forma- zione della specie, ho solamente voluto accennarne qualche cosa per dire che î giovani e moderni biologi preposti alla direzione degli Istituti Zoolo- gici, dovrebbero fare altra accoglienza ai giovani che ardono al sacro fuoco entomologico. Io, attribuisco la scarsità degli studiosi di Entomologia, quasi esclu- sivamente alla scoraggiante accoglienza che i principianti trovano nei mag- giori nostri Istituti Zoologici. Or così essendo, è mai possibile la formazione di collezioni regionali in questi istituti ? A me pare di no, e trovo più pratica la formazione di un Museo Na- zionale sulla base anche di un piccolo sussidio che darebbe il Governo, tanto per cominciare, e con l'aggiunta di piccole oblazioni di privati amanti dello studio e del decoro del paese. Il prof. Fiori dirà che sogno; ma questo sogno è bello e vorrei che tutti î miei colleghi potessero farlo del pari. Trovo invece molto esatta la di lui idea intorno alla formazione della biblioteca entomologica, al deposito delle biblioteche private in una pubblica dove resterebbero sino a tanto che il Museo Nazionale degli Artropodi ab- bia ricevuto un qualche incremento. Per concludere, la questione, secondo me, si riduce a questo: trovare il modo onde il diverso materiale dai singoli entomologi raccolto non vada perduto , e possibilmente poterlo conservare în unico locale accessibile agli studiosi. Continuiamo a discuterla questa questione, uniamo le forze di tutti gli entomologi italiani e vediamo se sarà mai possibile di riuscire a qualche cosa di veramente pratico, utile e decoroso. Accetta î miei saluti e credimi Tuo aff.mo T. DE STEFANI, — 117 — Dott. G. RIGGIO re ecli=a=i Gontributo alla Gareinologia del Mediterraneo. I. Nota sopra alquanti crostacei nel mare di Messina (Cont. v. N. preced.) ISOPODI Fam. TAaoteidae Idotea ectica, Latr. (Carus, p. 448). Due esemplari tipici da Messina con parassiti sotto le lamelle ad- dominali.—Benchè non scarsa, non sembra la più frequente del genere a Palermo.—Lo Bianco (I. c.) la dice comunissima nel Golfo di Napoli, con uova ed embrioni in gennaio. Dimensioni 42 e 48 mm. STOMATOPODI Fam. Squillidae Lisiosquilla eusebia, Miers. (Carus p. 464). Squilla eusebia, Risso, Hist. natur. d. crust. des envir. de Nice p. 115, Paris 1816; id. Hist. natur. Europ. Merid. V, Crustacés p. 87, tav. IV, fig. 15. id. id., Nardo G, D., Annotazioni illustranti 54 sp. di Crostacei Podottalmi, Eudottalmi e succhiatori del Mare Adriatico p. 217 a 843 con 4 tav.—In Memor. del R. Istit. Veneto di Sc. Lett. ed Arti, vol. XIV, p. II, 1869. (pag. 328 sp. 45, t. XIV, fig. 7). id. id., Riggio G., Contr. alla Carcin. del Mediterr. in Monit. Zool. ital., an. XI (suppl.), dic. 1990. La L. eusebia, pur presentando l’abito generale delle Squille, se ne allontana alquanto per alcuni tratti, ragion per cui ne è stato fatto un nuovo genere. Risso la descrisse pel primo e ne diede la figura; più tardi la ri- trovò Nardo nell’ Adriatico e ne diede anche lui descrizione e figura. — 118 — Nè Milne-Edwards (1), nè Heller (2) la riportano del Mediterraneo, ben- chè così esattamente fosse stata indicata dal Risso di Nizza. Secondo Nardo la L. eusebia prima che dal Risso, sarebbe stata indicata dell’A- driatico dal Chiereghini sotto il nome di Cancer mantissillus (Chier. sp. 56 f. 71). Conosciuta di Nizza, di Napoli e dell'Adriatico non era stata finora indicata dei mari di Sicilia; ciò prova che si tratta di specie real- mente rara e che resta intanto limitata per noi al solo mare di Messi- na, dove, secondo mi ha fatto sapere il Dr. Sicher, è conosciuta col no- me di Sprea imperiale. Il Sicher ne ebbe un primo esemplare nel gennaio del 1897 lungo 60 mm., ed un secondo, più piccolo, nel febbraio 1898, lungo 29 mm. SCHIZOPODI Fam. Eupnausidae Euphausia intermedia, Riggio. Tav, II, fig. 3-6. Euphausia intermedia, Riggio, Contributo alla carcinologia del Mediterraneo (Sunto). Rendiconto del Convegno dell’Unione Zool. ital. in Bologna, 24- 27 sett. 1900—Monitore Zoolog. italiano. Anno XI, (Suppl.) dic. 1900. Corpo robusto e proporzionatamente grande. Scudo cefalotoracico pianeggiante , rialzato nel suo 3° anteriore in una leggiera cresta sporgente appena in avanti in un piccolissimo rostro ottuso all'estremità e che non raggiunge nemmeno la base degli oc- chi; ai due lati invece sporge in due gracili, ma forti punte, legger- mente rialzate e dirette un po’ verso l’esterno. Nel suo aspetto ge- nerale lo scudo apparisce, nella sua parte anteriore, come appiattito e provveduto di 3 punte rivolte all’ innanzi. Il suo margine infe- riore è armato di una piccola spina, posta un po’ più indietro della metà di detto margine. Gli occhi sono assai grandi ('/, circa del cefalotorace), con peduncolo assai corto, ma sufficientemente mobili, globosi, emisferici, e di co- lore bruno assai marcato. Dei tre articoli basali delle antennule i due primi son quasi uguali fra loro, il distale è il più corto e sostiene i due flagelli lunghi e fili- formi. (1) Histoire naturelle des Orustac6s, Paris, 1834-40. (2) Die Crustaeen d. siidlichen Europa, Wien, 1863. — 119 — LI La scaglia antennale (scafocerite) è mediocre, laminare, lunga quanto il telson; essa raggiunge la base del 3° articolo basale delle antennule ed ha il margine esterno liscio, diritto e terminato da una forte punta, il margine interno è convesso e setoloso. I due articoli basali dell'antenna sono cilindrici, subeguali e appena più corti della cor- rispondente scaglia, col flagello lungo e filiforme. Addome superiorm. convesso, liscio, coi segmenti quasi uguali fra loro, meno il 6° che è il più corto di tutti e manca di spina preanale. Telson allungato, stretto, terminato in punta acuta all’ estremità e sol- cato superiormente nella sua parte anteriore; nel 4° posteriore si mostra diviso ed articolato, e provveduto, in corrispondenza di tale articolazione, come in altre specie, di due appendici articolate (spine subapicali), assai sviluppate e fortemente ricurve allo esterno, con punta acuta che oltrepassa l'estremità del telson divergendo da un lato e dall’altro. Lamina esterna degli uropodi appena più lunga del telson , (escluse le appendici), ed un po’ più lunga e larga dell’ interna e colla estre- mità distale terminata esternamente in una breve punta ottusa. Nulla posso dire riguardo alla colorazione, avendo ricevuto gli ani- mali in alcool e completamente sbiaditi. Questa specie, che ritengo novella, non corrisponde a nessuna delle specie descritte da Sars (1), e nemmeno con quelle descritte più tardi dal Dott. Ortmann (2). Essa evidentemente deve riferirsi al 2° gruppo stabilito da Sars, nella sinossi del genere Euphausia. La E. intermedia per certi rapporti si avvicinerebbe alla £. splendens, Dana e alla E. Murrayiî, G. O. Sars, e propriamente starebbe fra l’una e l’altra specie. Differisce dalla pri- ma per la statura maggiore e per la posizione della spina del margine inferiore dello scudo che nella splendens sta nel mezzo; e dalla seconda principalmente per la posizione della spina cefalotoracica che nella Mur- rayi sta nella metà anteriore del margine dello scudo cefalotoracico, men- tre nell’intermedia è collocata nella metà posteriore. Differisce altresi dalla E. gibboides, Ort. con cui presenta qualche rassomiglianza, per la posi- zione della spina che in quest’ ultima sta nel mezzo, e sopratutto pel rostro rudimentale e per l'assenza della spina preanale. (1) G. O. Sars, Report on the Schîzopoda collected by H. M. S. Challenger, Zoo- logy, XIII, 1885. (2) A. Ortmann, Decapoden und Schizopoden der Plankton expedition , Kiel und Leipzig, 1893. So copie Nella piccola spedizione fattami dal Prof. Sicher trovai 7 esemplari ben conservati della specie in parola; per lo che pare si tratti di spe- cie piuttosto frequente e probabilmente superficiale, ma finora non rimar- cata. Della stessa specie ebbi pure qualche anno addietro 2 ind. pure da Messina, raccolti dal sig. Marco Cialona pel Gabinetto di Storia na- turale dell’Ist. tecnico di Palermo, dove in atto sono conservati; però allora non potei occuparmi di essi e restarono indeterminati. Non ho vi- sto finora individui del mare di Palermo. Proporz. di tre indiv. proven. da Messina. Lungh. tot. dall’estr. del rostro alla estrem. del telson ‘.. . 29.5 mm, 29.0 mm, 27.5 mm, > UEHo*sSCUdO. tn enne 8.0 » 8.0 » TD> » o dell'addome «toe 22.0 » DILLO 20.0 >» » del 6° segmento addomin. 3.0 > 30 > 3.0. » 3 elMielso nt ee, 4.5 » 5.0 » 4.6 » » della lam. est. d. uropodi 5.0 >» iodio 5.0 » » » » int. » 4.4 » GI, 4.4 » » della scaglia antennale . — 5.0 > 4.5 >» Diametro rocehi ‘SS St. Tdi 1.8 » 16 Fam. Lophcesastridae Lophogaster typicus, Sars. (Carus p. 470). Questa interessante e graziosa specie non era stata ancora indicata dei mari di Sicilia, quantunque a dir vero non dovrebbe esservi rara a giudicarne dai dieci esemplari speditemi dal Dr. Sicher. Dall’ esame di essi ho rilevato qualche leggiera differenza fra di loro e col tipo, ri- guardo alla disposizione delle spine terminali del telson. Del resto essi si distinguono assai facilmente per le caratteristiche sporgenze dello scudo cefalotoracico, per gli occhi quasi nascosti da una ‘espansione laminare dello stesso, e pel colore rosso mattone caratteri stico dei loro occhi. Il maggiore degli individui di Messina misura 25.5 mm., il minore 19 mm.; meno due individui mutilati, gli altri sono in buono stato. Ritengo la cattura fatta superficialmente o a piccola profondità, ma non posso precisarla per mancanza di dati. Il Carus come località me- -diterranee cita solamente Tolone e Napoli (Staz. Zoologica). (continua) Ragusa Enrico — Direttore resp. ANNO XVII IL NATURALISTA SICILIANO TAV. III. » 9) 1 ATE ù sie] OST MEN STI NL) : Foa 1. Satyrus Semele ab. Triocellatus Ragusa Seli cd ARE NORRIS ni — i > de a I 2. Epinephele Lycaon ab. 6. Biocellatus Ragusa d) Le Ta “A AI , i SIE Hei [2° IMIOIOÈ LI b ca Vit DSL Ren 344 nivTea at SMITH OOO rn I ANNUNZI + @-.-— — Si pregano i Signori Soci che non hanno ancora inviato l'importo dell'abbonamento a mettersi sollecitamente al corrente. Hanno pagato l’abbonamento i signori : Marchese Antonio De Gregorio. Si è pubblicato il Primo Volume (470 pagine) del Catalogo Ragio- nato dei Coleotteri di Sicilia di Enrico Ragusa per Lire 25. A. G. Razzanti, V. R. Margherita 35, Livorno (Toscana), desidera Coleotteri e Lepidotteri paleartici ed esotici, specialmente Caradidi, La- mellicorni, Buprestidi, Cerambicidi e Macrolepidotteri. Entomologisches Jahrbuch. 14. JahRrgang. Kalender fiir alle In- sectensammler auf das Jahr 1905. Herausgegeben von Director Dr. 0. Krancker, Leipzig, (Lindenstr. 2, lII). Francenstein & Wagner, 1905. Preis: M. 1.60. Il Prof. Antonio Porta. Università Camerino (Macerata), desidera esaminare materiale Italiano, di locaiità ben precisata, di Tricophiini, Habrocerini, Hypocyptini, Tachyporini e Bolitobiini. Rivista Coleottorologica Italiana — Organo mensile per la siste- matica generale dei Coleotteri. Abbonamento annuo Italia L. 5 » » Estero » 6 i iv i WF uh 660 CO 00 RC Le Frelon — Journal mensuel d’Entomologie descriptive exclusive- ment consacré à l’ ètude des Coléoptères d’ Europe et des Pays voisins —Directeur-Rédacteur J. Desbrochers des Loges à Tours (Indre et Loire). Abbonamento 8 fres. all’anno. È stata testè pubblicata l’intera opera di pag. 186 formato 8° gr., con 11 tavole del Glossario Entomologico, redatto da Luigi Failla-Tedaldi, corredato del registro Latino-Italiano delle voci citate. Franco di posta in tutto il regno L. 5. Rivolgersi atla Direzione : BoMettino del Naturalista—Siena. SIPUUFRETETTETIELIAIAIAIVININENITEARTATREAKEOREARARNANINKETKRAKAKKRKNIARKARRVRABIRRRANRORIRORIARRANRARNAKKKRENABEKARAVARAANARRARIRIRERERENVARARKRRIRIRRORARARIRININIRRKBARARIRARBRBKARARORKTKRKORERAAREREnKAD VATERARANROREVARIRIRANIO TIRATI RADI RIntRKKKItIndERRA NERA LIT AtATATAIRBERRIRRiATE ZIIREUITATITERLERRARARIRIAAERANITARIRABIRARERARIBIRARRARERERIRRRRRI iii FÉ À i qui Ki JFK FK JJ JJ JJ J JJ J JJ 8 I6S SUARLRLEAERELE SS 323 EDEVEREIOLARRAREREERRASALILARERRGRIOAKLEREREREKKLKLKLKLRERALOLELKRARERERELK(KLENRUARALO(i LB LALKKBA®ARERLKALKLELK®RENIKAKKKKVAVARREAIAKLEKKV ARRE TKLKvERERvTTEYLS ANNO XVII 1904 N. 6. ‘Abbonamento annuale ci. i REA APART... Li 12 — Wossimiuetorseparato;eonitayolo kat, e ARIE RR » » » senza » E RR RE ATO Ce Gli abbonamenti cominceranno dal 1° di agosto di ogni anno. Indirizzare tutto quello che riguarda l’Amministrazione e Redazione al Sig. Enrico Ragusa in Palermo, Via Stabile, 103. — er La responsabilità d’ ogni qualunque idea espressa negli articoli del periodico spetta esclusivamente al suo autore. Sommario del N. 6. Dodero A. Sulla validità specifica della Bathyscia De Stefanii Rag.. . pag. 121 De Stefani T. — Noterelle sparse di Entomologia oe___ Nota II (Cont. ved. num. preced.) 12. Phytonomus v. tigrinus Bohm, in Sch. Gen. Sp. Cur. t. II, pag. 377. Il Ph. pastinacae Rossi, rinvenuto da altri in Sicilia, offre una infi- nità di variazioni, sì importanti talora, da trarre in inganno perfino i più accurati entomologi, facendoli dubitare della identità specifica, onde, altri nomi, e susseguente complicazione sinonimica. Basti dire che il Ca- piomont, per alcune variazioni di statura, colorazione e tomentosità, di- staccò dal pastinacae Rossi, ben distinte forme, creandone, come i vari descrittori che non aveano potuto comparare i varii tipi, o specie, l°O- livieri Cap., il tigrinus Bohm., l’albicans Cap., ed il sejugatus Bohm. Sono desse invece delle varietà più o meno importanti per la fis- sità dei caratteri, e noi, al pari dei moderni sistematici ritenendoli per tali, li studieremo in conseguenza. La v. tigrinus Bohm. che si distingue dal tipo, come dice il Capio- mont, «par sa forme un peu plus courte et un peu plus trapue, et par « la couleur des teguments et des écailles qui les recouvrent (d’ un noir de « poîx) » (1) era stata raccolta in Sicilia dal Baudi, ma senza alcuna in. dicazione specifica; noi però possiamo ora tassativamente fissare due lo- calità del Messinese, in cui vennero catturati due esemplari della su ci- tata varietà: 15 ottobre 1900. — Contrada Ospizio territorio di Rocca- lumera, sotto le scorze d’un vecchio pero: --22 giugno 1902— Contrada Misericordia territorio di Casalvecchio, falciando in un prato di trifoglio. Questa forma d’Hyperide ha una vasta area di distribuzione, giac- (1) Capiomont G.—Op. cit. pag. 182. V Nat, Sic, Anno XVII, 17 = gp chè , oltre che da la Gallia, da dove provenivano i tipi del Dejean, la si rinviene pure in Algeria (Capiomont), Francia meridionale, (Cap. Be- del), Austria (Hirsch), Italia (Bertolini), Inghilterra (Bedel), Grecia (Hey- den-Reitter-Weise), Corsica e Sardegna (Bertolini) e Sicilia (Baudi, Vitale); insomma in tutta l'Europa come dice il Petri. Su la biologia di tale insetto si conosce ben poca cosa. Fin dal 1875 il Regimbart (1) annunziò che in Francia tale gaia specie si raccoglieva in agosto nelle ombrelle del Daucus carota, e d’allora tutti gli entomologi han copiato fedelmente tale notizia, in mancanza di osservazioni proprie. In fatti il Bedel dice (2): « Coteaux secs, friches, etc. Dans les capitules du Daucus carotta (carotte sauvage)! Èté.—A. C. Ed il Bargagli ripete (3): « In agosto trovasi, come molti altri insetti, ne.le ombrelle del Dau- «cus carota, quando il frutto è ancor verde. Regimbart (a) Ora con licenza dei su lodati scrittori, non crediamo assolutamente nella possibilità di ritrovare i primi stadii biologici di tale insetto nel Daucus; giacchè gl’insetti appartenenti a tale piccolo gruppo, attaccano tutti le Leguminose, specialmente il Trifolium, Vl Hedysarum, l'Onobry- chis, l’Astragalus e così via. I posti poi, ove noi abbiamo trovato quei due esemplari, escludono la vegetazione del Daucus ed invece mostra- vano varie Leguminose vegetanti Inoltre il 2° esemplare, preso sui Trifolium in giugno era freschissimo, come se fosse uscito allora dal pupario, e lì non vi si trovavano piantine di Daucus. 13. Notaris scirpi Fab.—Ent. Syst., I, 2, p. 405. Segnaliamo questo genere, nuovo per la Sicilia, dietro condiscen- denza del distinto amico, prof. Re di Licata, il quale ha voluto permet- terci l'esame dei C'urculionidi contenuti nella ricca collezione di Co- leotteri siciliani che possiede, ed in massima parte da Lui raccolti a Li- cata. In detta collezione abbiamo osservato varii esemplari della forma specifica sopra notata, e che oggi segnaliamo come un acquisto impor- tantissimo della fauna sicula. A dir vero la vasta distribuzione geografica di tale insetto, non fa (1) Regimbart M. — Métamorphoses du Phytonomus rumicis. Feull. d. G. N. 1875 p. 100. (2) Bedel L. — Op. cit. pag. 260. (3) Bargagli P. — Op. cit. pag. 100. ? — 131 — destare meraviglia alcuna per la sua scoverta da noi, ma invece me- raviglia reca, la completa sconoscenza di esso, per la nostra fauna dopo che le nostre contrade, hanno avuto la fortuna, di essere state visitate in tutti i tempi ed in tutti i luoghi, da molti entomologi e da solerti rac- coglitori. È lo scirpi un insetto noto da lunghi anni (1792) ed è stato rac- colto in molti paesi del continente Europeo. Fabricius e Latreille lo di- cono di Francia, lo Schònherr d’ Europa; il Bedel oltre che di tutto il bacino della Senna, anco dell’ Europa, la Siberia, l’Amour; il Redtem- bacher d'Austria; il Rossi dell’ Etruria; il Bertolini del Trentino, e del- l’Italia, comprese le due isole Corsica e Sardegna. Pochissime notizie dei suoi costumi. Latreille lo dice, proprio dello Scirpo (1); Olivier l’osservò anco su- gli Scirpus presso Parigi (2); ed il Rossi più specificatamente, dice: (3) « Habitat in paludibus, an in Scirpo maritimo ?... Ego saepius inveni sub arboreum cortice in locis paludosis ».. È un prezioso acquisto per la nostra fauna. 14. Rhyncholus culinaris Germar, In Sp. Nov., 1824, pag. 306. La scoperta di tale insetto, nuovo per la fauna siciliana, è stata già da noi annunziata nei precedenti numeri di questo periodico (4), e quindi qui non dobbiamo altro ricordare, che, fino a tanto che ulteriori indagini non facciano assodare la spontaneità di tale specie, sarebbe prudente considerarlo come specie importata. Difatti essendo venuto fuori dal tronco d’ un Abete, certamente importato dall’ Austria, (Carin- zia, Carniòla, ecc.) bisognerebbe ritrovarlo in condizioni meno dubbiose di importazione. E giacchè trattiamo di un Cossonine, ci piace osservare che anco il Rottenberg citò, nel 1870, un £Ayncholus, il reflerus Bohm., come da Lui trovato a Nicolosi, ma che d’ allora ad oggi nessun altro catalogo cita, nè alcun raccoglitore ha notato. su gi’ insetti quindi di facile tra- sporto, sarebbe bene avere dati molteplici e positivi, pria di accertarne la loro stabilità nella fauna d’un paese. (1) Latreille A.—Op. cit. pag. 110. (2) Olivier — Entomologie. Tomo V, pag. 94. (3) Rossi P. — Fauna etrusca ete. Livorno 1790, T. 1°, pag. 118 (4) Vedi il nostro lavoro sui Cossonini Siciliani, Anno XVII, 1904, N, 1-2-3. — 132 — 15. Ceutorrhynchus italicus Brisout. Abeille, T. V, 1866, p. 463. Il primo esemplare di questa graziosa e caratteristica forma speci- fica, lo abbiamo avuto in regalo, dal giovane e studioso naturalista si- gnor S. Nicotra, per averlo raccolto all’Orto Botanico nell’està del 1902. Però il giorno 10 dell’ottobre di quell’anno, in una escursione fatta, a Monte Cicci abbiamo avuto il piacere di catturare due esempiari di tale importante specie, mentre altri due esemplari presero arditamente il volo con nostro sommo dolore. Erano tutti posti sul pilone in fabbrica che sovrasta la sommità di quel colle, circa 600 m. sul livello del mare, a godere il sole meridiano, assieme ad altri microcoleotteri. Il descrit- tore della specie lo citava d’Italia, il nome specifico era abbastanza e- vidente, ed infatti esso era stato raccolto in Piemonte. Venne poscia trovato in varii posti dell'Europa meridionale, e tale indicazione la for- nisce il nuovo catalogo di Berlino, mentre il Bertolini cita solo il Pie- monte. È specie nuova per la Sicilia e ne ignoriamo completamente i co- stumi, la vita, la estensione geografica del suo habitat. 16. Ceutorrhynchus melanostietus Marsh. Ent. Brit., p. 282, 1802. Nei cataloghi dei Curculionidi siciliani, da noi redatti, abbiamo tra- sandato di citare tale specie, come raccolta in Sicilia, e ciò , erronea- mente, perchè fin dal 1869 il Rottenberg lo citava, come raccolta a Gir- genti e Lentini (1). Però d’allora nessuna altra indicazione abbiamo, po- tuto trovare nei varii cataloghi, ed il Bertolini si esprime con la frase generica <« tutta Italia » (2), come il Bedel, che su le generali dice « Eu- «rope septentrionale e moyenne » (3). Ma nel 1903, nel riordinare i Vur- culionidi doppii della nostra raccolta, abbiamo trovato alcuni esemplari, che, diversi da le specie classificate ed esistenti in collezione, si avvici- navano, ad alcuni individui. del lycopi Gyll. avuti molti anni fa di Ger- mania. Dubitando sul vero stato civile di quegl’insetti, l’abbiamo inviati al valentissimo amico Dr. A. Schultz il quale subito ce li rimise col bel nome « melanostictus Marsh. ».. È tale insetto da lunga pezza noto, ed è stato catturato in quasi tutti i paesi della vecchia Europa. Si conosce dall'Inghilterra, anzitutto, e poscia da la Francia, l’Austria, la Germania, l’Italia, il Belgio, ecc... (1) Rottenberg.—Op. cit. (2) Bertolini. S.—Op. cit. (3) Bedel L.—Op. cit. — 133 — Gli stadii biologici di tale insetto sono noti da gran pezza. Jacquelin Duval lo raccolse sul Lycopus europaeus Lin. (1) in Fran- cia, mentre Mathieu (2) su la stessa pianta lo catturava in Austria. Più tardi il Frauenfeld (3) ne scopriva la larva su la Mentha sylvestris Lin., presso il Prater (Vienna), e più tardi ancora su la Mentha acquatica ne raccoglieva l’insetto, il Brisout. « Le CeuthorAynchus melanostictus habite « la menthe acquatique et le Lycopus europaeus, comme chacun sait » (4). ‘E sul Lycopus lo vidde anco il Kaltenbach (5), ed il geniale Perris (6). Di quest’ultimo ci permettiamo riportare un piccolo tratto d’ una delle sue artistiche e dotte promenades entomologiques : « Plus loin s’offrent sous mes pas de beaux pieds fleuris de Matri- « caria chamomilla à còté desquels je m’assieds. Rien dans les calathides, « mais en ouvrant une de ses tiges je constate dans le canul médul- « laire la présence d’une larve de Curculionite. Ce fait nouveaux pour « moi excite ma curiosité. Le jour de mon départ j'enlève, avec une « petite motte de terre, un pied de Matricarîa pourvu de nombreuses « tiges, je l’installe chez moi dans "unSpetit pot à fleurs, où de fréquents « et légers arrosements doivent le mantenir frais pendant quelques « jours, et je place ce pot dans un grand vase à parois vernissées en « étalent les tiges. Je suppose que les larves quitteront la plante pour « s’enfoncer en terre et qu’elles tomberont presque toutes dans le vase. « Les choses, se passent en effet ainsi, je recueille plusieurs larves que «je dépose sur la terre dans de petits pots, elles ne tardent pas à dispa- « raître, et trois semaines aprés je trouve éclos des Ceutorhynchus ru- « gulosus. Presque en méme temps j’ obtiens le méme insecte d’Anthe- « mis nobilis trouvés à Mont-de-Marsan. « Ce Ceutorhynchus appartient à un petite groupe d’espèces qui ont «le méme dessin sur les élytres, ce sont: campestris, rugulosus, chrysan- « themi, molitor ; je suis convaincu que toutes se développent dans les « Camomilles. « Le melanostictus leur ressemble, il est vrais, mais il est plus al- « longé et sa larve vit et se transforme au collet de la racine du Ly- « COpus europaeus. (1) Duval J.— Genera des Coléoptères d’ Europe Tomo IV, pag. 51. (2) Mathieu L.— Catalogues des Coléoptères de la Belgique, 1858, pag. 234. (3) Frauenfeld — Bedtrag zur Kerm. der Insect.....Wien 1868, pag. 943. (4) Brisout de Barneville—Bwullettin de la Soc. Ent. de France. Année 1873, p. CXLII. (5) Redtembacher L.—Op. citata. (6) Perris E.—Promenades entomologiques, Annales de la S. Ent. de France Annés 1873, pag. 71-72 e seg. — 134 — « L'hypothèse que je viens d’émettre n’ est pas hasardée. Tout en « tomologiste observateur a pu remarquer que, dans bien des cas, les «insectes vivant sur des plantes du méme genre, ou de la méme fa- « mille, ont entre eux des rapports analogues à ceux des plantes elle- « méme, de telle sorte qu'on peut souvent à priori rapprocher les uns « des autres. J'ai donné, en 1863, quelques notions à ce sujet è propos « des moeurs des Apion comparées à leur forme et à leurs couleurs, et «je pourrais les étendre à bien d’autres genres ». (continua) Dott. G. RIGGIO —_—_te——- Gontributo alla Gareinologia del Mediterraneo. I. Nota sopra alquanti crostacei del mare di Messina (Cont. v. N. preced.) DECAPODI Fam. Peneidae Amalopenaeus elegans, Smith. Taw.-11;:£0.13.1a 120: S. I. Smith, Report on the Crustacea. Part I Decapoda. Bull. of the Mus. of Compar. Zoology at Harvard College vol. X, n.1, Cambridge, 1882, pag. 87, tav. XIV, fig. 8-14 e tav. XV, fig. 1-5. Gennadas parvus e intermedius ?, Spence-Bate, Report on the Macrura colle- cted by H. M. S. Challenger. Zool. XXIV, 1888 (pag. 340, tav. LIX. G. parvus; pag. 343, tav. LVIII, G. intermedius). id. id. (Amalop. elegans, Smith.) Wood-Mason and Alcocque, Natur. hist. notes from Indian marine survey Steamer Investigator. Indian deap-sea dredging—Ann. and Magaz. of natur. hist. ser. 6%, vol. 7, 8, n. 38, 46, 1891, pag. 189, 286. Amalop. elegans, Sm., Ortmann, Decapoden und Schizopoden der. Plankton - Expedition. Kiel und Leipzig, 1893, p. 27. — 135 — Amalop. elegans, Smith, Riggio, Contrib. alla Carcin. del Mediterraneo. In Monit. Zool. Ital. An. XI (Supp.) Dic. 1900, p. 20. id. id. Sm. Menticelll e Lo Bianco, Sullo sviluppo dei Peneidi del Golfo di Napoli. In Monit. Zool. ital., An. XI (Supp.), Dic. 1900. id. id. Lo Bianco S., Le pesche pelagiche abissali eseguite dal Maia nelle vicinanze di Capri. Abdruck aus den Mittheilungen aus d. Zool. Station Zu Neapel. 15 Bd., 3 Heft, 1901. id. id. id. ie pesche abissali eseguite da F. A. Krupp col Yacht Puritan nelle adiacenze di Capri ed in altre località del Mediterraneo. 1. c. 16 Bd., 1, n. 2 Heft, 1903. Un bel caso di rinvenimento di specie del Nord-Atlantico nel mar di Messina è certamente quello dell’Ama/openaeus elegans, Smith. Separando i Crostacei avuti da Messina, in mezzo ad altre specie pure interessanti, notai sei piccoli macruri, dei quali a prima vista non seppi rendermi conto, non somigliando essi a :nessuna delle specie me- diterranee a me note. Fatte le opportune ricerche, trovai con sorpresa che essi corrispondevano all’Amaloperaeus elegans, Sm., raccolto dal Blake sulle coste orientali degli Stati uniti d'America. Titubai dapprima, ma esaminate attentamente le figure e la descrizione data dallo Smith, do- vetti convincermi della perfetta identità degli esemplari di Messina colla specie americana. Facendo altre ricerche, trovai che il Wood-Mason (l. c.) mette in sinonimia dell’ Amalop. elegans il Gennadas parvus descritto da Spence- Bate fra i crostacei dello Challenger; della stessa opinione si mostra pure l’Ortmann (1. c.), il quale inclina a ritenere le due specie di Bate, G. parvus e intermedius, come identiche all’ Amalopenaeus, la seconda però dubitativamente. Ho voluto anch’io prendere in esame la questione, confrontando le figure e le descrizioni di Bate coi Crostacei di Messina ed ho dovuto convincermi della loro grande rassomiglianza coi Genn. parvus ed inter- medius del predetto autore; il quale, forse, sconosceva la descrizione di Smith quando fece le sue. Dal canto mio devo confessare che sono pie- namente di accordo riguardo alla corrispondenza dell'A. elegans col G. parvus, ma mi resta qualche dubbio sulla corrispondenza coll’interme- dius, col quale mi pare di rilevare qualche differenza, però di non grande importanza. Date queste corrispondenze e la larga diffusione che ne risulta per questa specie di cui mi occuperò più tardi, mi pare opportuno ripor- tarne la sommaria descrizione, desumendola dai miei esemplari e da quella eccellente datane dallo Smith. — 136 — DESCRIZIONE. Specie di piccola mole. Corpo esile non molto compresso, anzi piuttosto tondeggiante , decre- scente gradatamente in grossezza nella parte posteriore. | Scudo cefalotoracico carenato e provveduto di caratteristiche solcature, che meglio di qualsiasi descrizione si vedono nella fig. 13 tav. II. La sua O larghezza è quasi uguale all’altezza. La spina branchiostegale è as- sai piccola e la carena che sta dietro di essa è meno pronunziata della carena gastro-antennale e gastro-epatica, che si prolunga poste- riormente con una distinta carena cardio-branchiale. Fra le carene gastro-antennale e branchiostegale vi è un largo solco epatico-anten- nale, il quale gira posteriormente al di sotto ed in avanti della re- gione branchiale. Vi è inoltre un leggero solco gastro-frontale ed un altro molto profondo gastrico e gastro-epatico, come nel Benthe- sicymus Barteletti, Smith. Il solco cervicale è ugualmente profondo, corre pel dorso come il gastrico e solo per breve tratto dietro di es- so, si dirige in basso e posteriormente, e facendo una regolare curva in avanti, circonda la regione epatica per raggiungere il solco dello stesso nome. Una leggiera carena dorsale corre per quasi l’intera lunghezza dello scudo cefalotoracico, sviluppandosi maggiormente in avanti dove sorge in una vera cresta lamellare , che si prolunga in avanti in un breve rostro dentiforme, il quale raggiunge appena la metà dei peduncoli oculari; un simile dente, ma meno robusto, limita posteriormente la cresta. Fra le due punte della cresta, nei miei esemplari, si con- tano da 13 a 14 esilissimi dentini, visibili appena colla lente, distin- tamente visibili al microscopio, ai quali si attaccano una serie di corte ciglia che s'interpongono fra i due denti; ciglia consimili ri- vestono la parte anteriore del rostro, meno la porzione dentiforme. Questo carattere non è stato rilevato forse dallo Smith, giacchè non ne parla affatto nella descrizione di questa specie. Gli occhi coi peduncoli oculari (tav. II, fig. 14) sono assai caratteristici. Gli occhi sono mediocri, dello stesso diametro dei peduncoli e di colore bruno. I peduncoli, lunghi e ricurvi, sono provveduti nella super- ficie dorsale di una caratteristica sporgenzai dentiforme, anterior- mente alla quale si trova una piccola macchia”pigmentacea bruna. I peduncoli dell’ antennula sono il doppio {del peduncolo oculare e .del e 4 ye l'occhio presi insieme. Il primo articolo è depresso e scavato supe- riormente per accogliere l’occhio, porta in avanti un ciuffo di peli volti posteriormente ed è lungo quanto i due primi presi insieme. Tutti sono fortemente ciliati. I flagelli sono ‘quasi uguali, ma nel g' il superiore è frequentemente più grosso alla base, dove en- trambi sono ciliati. La scaglia antennale (tav. II, fig. 15) misura assai meno della metà del carapace; la sua larghezza presa alla base sta tre volte circa nel- l’intera lunghezza. Il margine interno della scaglia s’ incurva e si restringe verso l’ estremità, che è stretta e arrotondata, ed oltre- passa appena la piccola spina terminale del margine esterno. Il fla- gello è gracilissimo e più lungo dell’animale. I pezzi boccali, pur somigliando a quelli dell’ affine Benthesicymus, pre- sentano qualche cosa di caratteristico e degno di nota. La mandibola (tav. II , fig. 16) è breve e con superficie larga e quasi liscia. I palpi mandibolari (sinafipodi) sono assai grandi e arrivano fin quasi alla metà della scaglia antennale. Il 1° paio di mascelle (t. II, fig. 17) ha il processo o lobo protogn. super. largo e provveduto di forti denti alla estremità distale; il processo protog. infer. ristretto gradatamente ed irto di forti spine nella sua metà anteriore. L’endognato (palpo) è allargato nel mezzo e ristretto ed allungato nella sua porzione distale, dove è provveduto di lun- ghe setole. Il 2° paio di mascelle ha i suoi quattro lobi protognatali decrescenti gra- datamente in lunghezza e larghezza, eccetto il quarto, che è il più largo. L'endognato (tav. II, fig. 18) è largo nel mezzo, fortemente con- vesso in avanti e indietro e termina assottigliandosi quasi repenti- namente all'estremità distale, dove è provveduto di 3 setole diritte rivolte in avanti, e due ricurve all'indietro e inserite un po’ più in basso. L' esopodo (scafognato) è laminare, concavo nel margine in- terno, convesso all’esterno, e tutto marginato di fitti e lunghi cigli. Il 1° paio di piedimascelle somiglia a quello del Benthesicymus Barteletti, ma ne dîfferisce notevolmente l’endopodo e l’esopodo. Il 1° ha l’ar- ticolo prossimale che non raggiunge l’estremità del lobo distale del protopodo, ed ha il margine interno lungamente setoloso. Il 2° e 3° articolo differiscono poco in lunghezza, essendo il 3° o distale un poco più lungo del secondo; entrambi sono marginati di lunghe setole. L'esopodo è un poco più lungo dell’endopodo, non segmentato, lamel- Il Nat. Sie., Anno XVII, 19 — 138 — lare, assottigliato ed arrotondato all’estremità e con ambedue i mar- gini setolosi. Il 2° paio di piedimascelle (tav. II, fig. 19) è molto caratteristico e completa- mente diverso di quello dello affine Benthesycimus. L’ischio è brevissimo; il meropodite, che è il pezzo più caratteristico, è più lungo del carpo e del propodo presi insieme; è lungo il doppio della propria larghez- ! za e termina con un largo e sottile lobo arrotondato all’ estremità, la quale oltrepassa l’articolazione del carpo. Questo è lungo quanto I è largo il meropodite, e meno del doppio della propria larghezza; il propodite è un poco più corto del carpo, ma più largo di esso; il dattilopodite è circa due terzi del propodo, e quasi il doppio della i i propria larghezza, ottusamente appuntito, ciliato sui margini, ed ar- mato di una forte spina ricurva alla estremità. L’esopodo è sottile, raggiunge quasi l’estremità del carpo ed è distintamente multiarti- colato quasi fin dalla base alla estremità distale. L’epipodo infine è piccolo, ovato, e porta una dendrobranchia relativamente larga. Il 3° paio di piedimascelle (fig. 20) (piedimascelle esterne) raggiunge quasi l'estremità della scaglia antennale ed è lungo quanto il 1° e 2° paio di zampe toraciche presi insieme. L’ischio misura un terzo circa del- l’intera lunghezza e circa il triplo della sua larghezza; il meropodite è largo nel mezzo ed è lungo */, circa dell’ischio: si restringe gra- datamente in avanti, dove è largo quasi quanto il carpo, che è ap- pena più corto del meropodite e largo solamente /, di esso; il pro- podo è lungo quanto il carpo, ma un poco più stretto di esso; il dattilo è un poco più largo del propodo e lungo circa la metà, colla estremità distale triangolare, armata di una sottile spina appena più corta del segmento stesso, I margini del dattilo sono armati di setole spineformi assai lunghe, i margini interni degli altri seg- menti sono guarniti di lunghe setole ciliate, gli esterni di scarse e corte setole semplici. L’ esopodo è mediocre , sottile, multiarticolato fin dalla base, oltrepassa l’ischio, ma non raggiunge l’estremità di- stale del meropodite. L'epipodio è lungo !/, circa dell’ischio. Il 1° e 2° paio di zampe toraciche son quasi uguali in lunghezza ; il 1° paio raggiunge quasi l'estremità dei peduncoli antennali, il 2° paio vi arriva stentatamente. Gli articoli corrispondenti sono quasi della stessa lunghezza, eccetto i carpi, che sono un poco più lunghi nel 2° paio; però l’ ischio, il meropodite ed il carpo sono più sottili nel 2° paio. Le chele sono pure simili, ma un po’ più lunghette nel pri- mo paio, coi dattili sottili e curvi all'estremità; esse sono ricoperte di fascetti di corte setole e sparse di lunghe e fitte setole e ciglia, E RE 9 NI E E I — 139 — Il 8° paio di zampe è assai più lungo del 2° paio e l’oltrepassa di tutta la lunghezza delle chele; l’ischéo somiglia a quello del 2° paio, ma è più gracile; il meropodite è il doppio del carpo e assai sottile; il carpo è appena più corto, ma leggermente più grosso del merus e legger- mente ingrossato alla estremità distale; la chela somiglia a quella delle due prime paia, ma i dattili sono proporzionatamente un poco più lunghi. Il 4° e 5° paio di zampe sono quasi uguali, assai sottili ed un po’ più lunghe del 5° paio ; il 5° è un po’ più sottile del 4°; entrambi poi sono sparsi di lunghe spine setoliformi, meno dei dattili, che sono quasi lisci, lunghi, leggermente ricurvi ed acuti. L’ addome, compreso il felson, è quasi il doppio del carapace, largo e ton- deggiante superiormente ed in avanti, assai compresso nella parte posteriore. I primi cinque segmenti sono lisci, solo il 6° presenta una leggera carena dorsale, che corre quasi per l’intera lunghezza, ed ha il margine inferiore ciliato. Il felson è quasi */, del 6° somite, triangolare allungato, ingrossato alla base, con un solco longitudinale sopra, ed un altro più corto ai due lati, presso la base; la sua estremità distale è stretta, quasi tronca, con una spina per lato ed una serie di ciglia piumose nel mezzo, di cui i mediani sono più lunghi. La lamella interna dell’ uropodo è un po’ più lunga del 6° somite, l’ esterna è quasi '/, più lunga dell’interna, ed ha la sua estremità ovata prolungata oltre la ro- busta spina con cui termina il margine esterno. I protopodi delle appendici addominali sono forti e quasi tutti simili; le Nei lamine esterne sono molte lunghe e sottili, e le interne delle 4 pàià posteriori sono più corte e sottili delle esterne. Le appendici (pe- tasma) del 1° paio dei 0° consistono in una sottile lamina divisa da imperfette articolazioni in 3 porzioni, e sono attaccate per mézzo di una base ristretta, sotto la quale si trova un largo processo ovale. g inoltre il 2° paio di pleopodi porta un’altra appendice sessuale breve, laminare, arrotondata all’estremità e ciliata nel margine po- steriore. Lo Smith non parla del colore, e negli esemplari ricevuti dal Dott. Sicher era completamente scomparso.—Fortunatamente ho ricevuto più tardi due esemplari quasi freschi da Messina (vedi oltre), che presenta- vano ancora un bel colorito rosso corallo. Wood-Mason dice che il G* parvus è di color lacca carico. — 140 — Il Lo Bianco, che ha osservato numerosi esemplari, dice che gli a- dulti sono di color rosso corallo, e che nei giovani tale colore è limi- tato al solo cefalotorace, ai piedi chelati, ai pezzi boccali, ed un po’ an- che alla porzione dorsale dei segmenti addominali, mentre il resto del corpo è trasparente. Proporzioni in millimetri Esempl. amer. Esempl. di Messina cf Q Q dt Q CEE Lunghezza totale ... . . . 29,7 40,5 39,5 230. 1520:0 | Tal 9,0986190 » del cefalotorace incl. il rostro 9,7 135 12,9 8,5 7,5 7,0 7,0 > della scaglia antennale . . _ 6,4 6,8 4,5 3,5 do 3,6 Larghezza id. 1(0 RNA PAC —_ 2,5 DOTI 1,4 1,2 132 —_ Lunghezza dell’addome . . . 20,0 27,0 27,0 14,5 12,5 120. 12,0 >“del 160somitetad=- ui. 5,0 6,2 6,7 4,5 4,0 3,5 3,8 Altezza id. 10 PRA 2,5 3;9 3,2 2,0 1,9 1; 1,8 Lunghezza del telson . . . . -- _ 5,0 3.0 2,8 2,4 2,5 Lo Smith, che pel primo fece conoscere la specie di cui ci occu- piamo , riporta sei casi di pesca fatta a profondità variabili dalle 457 alle 1632 braccia (832-2937 m. circa), con cattura di 9 indiv. più o meno imperfetti, e qualcuno ridotto a soli frammenti. Tali catture furono fatte dal Blake, durante la crociera del 1880, lungo le coste orientali degli Stati Uniti d'America. Uno di tali individui mostrava 2 denti sulla cre- sta rostrale. Lo stesso Smith riporta 3 altri indiv. (una 9 e 2 gd), avuti dalla Commiss. di pesca degli St. Uniti da Bloch Island nel 1880 e 1881, da profondità rispettivamente di 372,388 e 770 braccia (669,699, 1386 m.). Più tardi, nel 1884, lo Spence Bate, fra i Crostacei dello Challen- ger, descriveva le due specie nuove Gennadas parvus e G. intermedius, senza accennare menomamente all’Amalopenaeus, al quale somigliano grandemente. Tale rassomiglianza veniva fatta rilevare più tardi, nel 1891, dal Wood-Mason, il quale, enumerando i Crostacei raccolti dall’Investigator nell'Oceano Indiano, riportando il Gennadas parvus, (1. c. n. 38, p. 189) dice di ritenere assai probabile la sua corrispondenza colla specie dello Smith, e tale dubbio emette ancora più tardi in occasione di altra cat- tura (1. c. n. 48 p. 286). (continua) — 141 — NOTE LEPIDOTTEROLOGICHE ee (Cont. ved. N. preced.) Pieris Rapae L. var. Manni Meyer. Posseggo due esemplari siciliani di questa varietà che il sig. Piin- geler ritiene appartengano, uno ad una prima generazione ( Manni Meyer), e l’altro alla seconda generazione (Rossti Stef.). È nuova per la Sicilia. Melanargia Japygia Cyr. Tutti gli esemplari esistenti nella mia raccolta compresi quelli della collezione Failla, appartengono tutti alla tipica Japygia che è variabilissi- ma. In nessun esemplare ho riscontrato i caratteri che presenta la var. Cleanthe già citata di Sicilia. Episema Glaucina Esp. ab. Tersina Stgr. Il Kriiger prese alla Ficuzza nell'ottobre scorso degli esemplari della var, Dentimacula Hb. che formano il passaggio a questa altra a- berrazione nuova per-la Sicilia. Episema Glaucina Esp. var. Dentimacula Hb. Questa varietà nuova per la Sicilia fu presa alla Ficuzza in varii esemplari nell'ottobre scorso, alcuni dei quali formano il passaggio al- l’aberrazione Hispana B. Episema Glaucina Esp. ab. Hispana B. Questa b>llissima aberrazione nuova per la Sicilia fu trovata nel l’ottobre scorso in varii esemplari del sig. G. Kriiger alla Ficuzza di- - ind notte, alla lanterna. La forma tipica che io presi, pure nell'ottobre, alla Navurra, non è stata ancora trovata alla Ficuzza. Dasypolia Templi Thnb. Questa è una delle più importanti ed inaspettate scoperte con la quale il sig. Georg Kriiger ha arricchito la fauna della Sicilia. Posseggo tre stupendi esemplari raccolti nel novembre scorso alla Ficuzza, ed è la prima volta che questa specie nordica si trovi al di qua delle Alpi di cui prediligge le cime, ed è una grande rarità. Milliére nel II Vol. della sua eccellente Ic. da pag. 351 a 354 la descrive è la figura a Tav. 87, 3-7, e dice che il bruco vive sull’ Hera- cleum sphondium L. (sphondilinum), specie che in Sicilia non si trova, ma abbiamo invece da noi l’Heracleum cordatum descritta dal Gussoni difatti, come abbondante ai piedi della Busambra ed alle Madonie. Il Milliére dice che questo lepidottero schiude alla fine di settem- bre ed ai primi di ottobre, mentre in Sicilia il Kruger lo raccolse in novembre, ed i tre esemplari da me posseduti variano nel colorito , di un grigio alquanto più scuro degli esemplari nordici, ed anche dalla figura che ne dà il Milliére. Dichonia Aeruginea Hb. Secondo il Curò era stata trovata in Sicilia la var. Mioleuca HG. che nel catalogo Staud. è notata con ? di Sicilia. Il Kriiger nello scorso novembre ne prese un bellissimo esemplare tipico alla Ficuzza che fa ora parte della mia raccolta. Orrhodia Veronicae Hb. Questa specie nuova per la Sicilia, fu trovata nello scorso febbraio al Lupo presso Ficuzza, in due esemplari, dal signor Kriger. Essi va- riano alquanto della tipica Veroricae, ed il signor Piingeler, che li vide, ritiene ne siano una aberrazione. Thalpochares Ragusaria Frr. Esiste in unico esemplare nella mia raccolta, disgraziatamente senza indicazione di località nè d’ epoca d’apparizione. Sarebbe nuova per la Sicilia. — 143 — Tephroclystia Abbreviata Stph. Ebbi dal Kriiger due esemplari di questa specie nuova per la Sici- lia, che egli prese alla Ficuzza nell’aprile scorso all’esca. Chemerina Caliginearia Rbr. Questa bellissima specie, nuova per la Sicilia, fu seoperta in unico esemplare alla Ficuzza (Lupo) nel febbraio scorso di notte sui fiori del salice. Syntomis Phegea L. ab. Nigricornis Alph. Il sig. Kriiger trovò comune sulla Busambra, questa aberrazione, che non era conosciuta che del Caucauso, ma io credo che debbasi rin- venire altrove. Si distingue dal tipo per avere le antenne intieramente nere. Hepialus Syivina L. Avendo comunicati al sig. Piingeler tutte le diverse forme esistenti nella mia raccolta sotto il nome di Sy/vina, Lupalina, Hecta ed anche l'esemplare della collezione Failla, dallo Staudinger a suo tempo, deter- minato per Amasinus HS., risulta invece trattarsi di unica specie della Sylvina. (continua) E. Racusa. Pel Museo Nazionale degli Artropodi -——_—ee-—_. Constatiamo con soddisfazione che l’idea del Museo Nazionale per gli Artropodi va sempre più acquistando favore, anzi valenti naturalisti vorrebbero che questo Museo non dovrebbe abbracciare i soli Artropodi ma tutte le collezioni di. Storia Naturale; sul proposito riportiamo una = id — lettera del prof. Silvestri, alla quale facciamo plauso riserbandoci nello stesso tempo di interloquire più tardi sulla nuova proposta. FE. Ragusa (Dalla Rivista Coleotterologica Italiana, N. 12, 1904). A1 Prof. A. Porta Camerino. Portici, 26, XI, 1904. « Egregio Collega, « Ho letto con molto piacere nell'ultimo numero della Rivista Co- leott. Italiana, la Sua adesione alla proposta del signor Ragusa di fon- dare in Roma un Museo Nazionale nel quale dovrebbero, per lasciti gene- rosi, essere conservate le collezioni italiane di Artropodi, ed io pure pie- namente vi aderisco osservando però che non dovrebbe trattarsi soltanto di un Museo Nazionale per le collezioni di Artropodi, ma di un Museo Nazionale di Storia Naturale, come lo hanno ormai tutte le nazioni ci- vili del Mondo, compresa la Spagna e le Repubbliche dell'America me- ridionale. Credo che tuttii veri naturalisti dovrebbero far plauso ad una simile proposta e adoperarsi a raggiungere lo scopo. A tal uopo sarà bene che nella prossima adunanza dell’Unione Zoologica Italiana venga trattata questa cosa, che avrebbe dovuto essere oggetto di studio già da tempo per parte di essa, affine di promuovere, insieme alle altre So- cietà italiane di Scienze Naturali, un movimento nel Paese favorevole all’ istituzione del Museo Nazionale, così da indurre il Governo a dare i fondi necessari.» Dott. FILIPPO SILVESTRI Prof."di Zoologia nella R. Scuola Sup. di Agricoltura in Portici Ragusa Enrico — Direttore resp. Par DEUPSA SIE PIELI ARIE CF LIAETIPRESARARSLA BRE RISITI paganti at attrito Na SGAPEa Ibi pANIAADIPIRRIIDIAi AI tego esere FICTICIMMENERBISARSTISiCITtDItti svn iMIIttt; 141 re * PES RRDALI sitibithati up agri! CATS ge AGLA Bitti = pedi -_ ms Landi ma Free von i pae [ETTRLA TELI VRRRT i La DE tutt hi | 2 ) £ 2UTELILRE SERIE ALIVE PEN IA RK ERE TERA LE LEER IBRA RIN AEREE RIE LI ORE VI KIKKA RITAI IITTEETIVITTHTI HIHI IIIITIEERITI IILEERETETITITIHILANI ILLLILETELILITILITIATTAKIAIII TIEILETTIRAT TO ANSE 4 _ ANNUNZI È Agli abbonati che non hanno inviato l’importo del Naturalista Siciliano (L. 12) . sarà sospeso lo invio del . detto Giornale dal prossi- | mo numero in poi. da Direzione. ELI TIINILLIO iii 5 5,T.....({1J}1J19,,, 6660000000000 uu ALE 5 LLLEVERIEREGREREENE VORO DEBSTARILERRERERREREREREREERANERABVA REN TANK (I VER EKEKK KDE RL EDO ODE vaD Dt AKtAtA fr LITTILI LI MITITITRTITTAI MATTA TI (KICK CITI(LI(ICICILIRIICITLLICICOLTCOCOLTOTLOCILCT IONICO [IVO CKONTRICOLTIOCVO TELI CK [VOOR O IVKTT TO VIT (VIN IT OKI PU KCCI (VICO IONI IVI III] IIFITINIENIANINTERIEREREINEEIRENEARARAGIAAAEIAAAEANAAREEEAFAAEAAAAREAAAAARAAAAMAZAAAMMNAAEAAAAANAAAAMANNAAAOAAAAMOAAAAFEAARAAAAAAAAAAAAAFAFE ANNO XVII 1905 N. 7-8. ADIRIEEENtO A ago dI n AO TIA I ge ee UTREBEBBBOrO: SEPATADO CON BEVONO me » » » senza » AR SRO RR —S—en Gli abbonamenti cominceranno dal 1° di agosto di ogni anno. Indirizzare tutto quello che riguarda l’Amministrazione e Redazione al Sig. Enrico Ragusa in Palermo, Via Stabile, 103. = niro Dues' La responsabilità d’ ogni qualunque idea espressa negli articoli del periodico spetta esclusivamente al suo autore. Sommario dei N. 7-8. E. Ragusa — Catalogo dei Lrpidotteri di Sicilia. . . . . pag. 145 Vitale F.—Osservazioni su alcune specie di Rincofori ai No n II (fine). » 165 Ponzo A. — La flora psammofila del littorale di Trapani (cont.) . . . . » 193 De Stefani T.— Nota biologica sull’ Apion violaceum Kirby. . . . . .. » 177 Riggio G. — Contributo alla Carcinologia del Mediterraneo —I. Nota sopra al- quanti crostacei nel mare di Messina (con 3 tav.) (cont.) . . » 179 De Stefani T. — Cecidii e substrati inediti per la Sicilia. . . . . .. . >» 186 —_ Ancora due parole sul Museo Nazionale degli Artropodi. . . » 187 ibi Bibbografia" esteso nt Per Re) 189 3592 Pubblicato il 1° febbraio 1905 PALERMO Stabilimento Tipografico Virzì 1905 STAMANITUADINOIKOINITAVAINNITITALIKOIRITNINTANINITATARKNINITOKRBKOTEREARRBHNRANRATBATABRATOKKAKIKKKKKRKKAKAKTANIRAKKAKARKARATEBAKKRARKKKDKKKKKKKATKKK{RKKTBRKKVARATAKKATAAKKAKKARAKcKKKKENKKKE VARIA LELITKK DA DRUERAKKAAKBARRARKTAAKARKA,KTAKKKKKKKAK{TKATAtAKKAKAtKAtAtKKtAttItAtAAtAKKAtAtis ANNO XVII. 1905 N. 7- 9. MM____—___—-—— —<—© 7; -— - DAN ___—-—-—<->— <» 333. (5) >» » » » » » — 166 — 18. Mecinus circulatus Marsh. Ent. Brit. 1802, pag. 274. Nell’ ultimo decorso gennaio, in una splendida giornata che facea seguito a parecchi giorni di pioggerella noiosa ed incessante, in una passeggiata a la spianata di S. Ranieri, presso la cittadella, in un muro di cinta, ed esposti al sole abbiamo trovato varii insetti, fra cui il Me- cinus su citato. Fu per noi una grata sorpresa, tanto più che noi l'’ a- vevamo ingiustamente trasandato nell’elenco dei Rincofori siciliani, es- sendo stato tale insetto raccolto altra volta da noi, e notato come si- ciliano in qualche importante pubblicazione. Si fu nel 1869 che il Rot- tenberg, lo raccolse nella nostra isola (1) ed il Bedel riporta tale sta- zione, là ove, parlando della sudetta specie, dà l’elenco di tutti i paesi europei, che l’han fornito agli entomologi (2). È anco questa una vecchia forma specifica, che il Marsham descri- veva nel 1802 d’Inghilterra, ma che in seguito è stata ritrovata in paesi più meridionali, come la Francia, le Provincie Renane, il Trentino (3), l’Italia, la Spagna, la Sicilia. Pare che fosse però comunissimo nel bacino della Senna (4). La biologia di quest’insetto, oggi ben nota, ha dato luogo a delle contradizioni stridenti, fra distintissimi e valenti entomologi. Il Dufour credea che abitasse i rami vecchi di Querce (5), scam- biando l’asilo d’ibernamento, con la culla. Il Perris quantunque lo rac- cogliesse su 1’ erbe « en fauchant » (6) pure riteneva « sa larve ligni- « vore vivant dans les pommiers etc. (7)». Però alquanti anni dopo, lo stesso autore, assicuratosi da esperienze molteplici della incsattezza della opinione innanzi emessa, in quel capolavoro di eleganza di stile, di serietà di scienza, e di elevatezza di vedute che intitolasi, Promena- des entomologiques, scriveva : « Une allée herbeuse présente des nombreux pieds de Plantago lan- « ceolata ; plusieurs ont au collet de la racine un larve, qui dott étre «du Mecinus pyraster ou circulatus, d° aprés mes observations anté- (1) Rottenberg R.— Op. cit. pag. 74. (2) Bedel L. » DO SY (3) Tale stazione ci è indicata dal Bertolini nell’importante lavoro, Contribuzione alla fauna Trentina dei coleotteri. V. Boll. Soc. Eut. Ital. Firenze 1894, Anno 26°. p. 371. (4) Bedel L.— Op. cit. (5) Dufour L. — Métamorphoses de divers Coltoptères. Ann. Soc. Ent. Fran. 1854, pag. 649. (6) Perris E.— Nouvelles excursions dans les grandes Landes, Lyon 1856, pag. 147. ()o >. (>= 0p. (cit. — 167 — « rieurs » (1). Contemporaneamente il Brisout de Barneville (Henri) nella seduta della Società Entomologica Francese, (il 27 agosto 1873) presen- tando in comunicazione una nota, sul lavoro su citato del Perris dice: «Jai toujours pris le Mecinus collaris au printemps en fauchant le Plan- « tago major dans les prairies de Chaton; il n’est donc pas étonnant qu’on « puisse rencontrer la larve du circulatus au collet du plantain » (2). Ed il Perris ancor più tardi, nell’ immortale lavoro di biologia co- leottorologica, nel parlare del Mecinus circulatus nettamente asserisce che vive: «sur le Plantago lanceolata ; la larve se développe au col. « let de la plante » (3). Il nostro amico, Bargagli, dottissimo in questi studii di Biologia, fa osservare, che quell’insetto « nei dintorni di Firenze si trova non di rado «in gennaio, dentro i gambi di Arthemisia, che gli servono di stazione « d'inverno » (4), quantunque aggiunga tosto, e non sapppiamo per quale induzione scientifica; « forse dopo avere anche ospitato antecedentemente la « larva » (5). E non possiamo chiudere queste poche nozioni, senza citare un’ul- tima, recisa, asserzione del Bedel, che si trova in un suo lavoro assai ricco di notizie etologiche. Plantago. lanceolata L. collet. Mecinus circulatus Marsh. e come conclusione osserva : « Les larves du genre Mecinus Germ. (comprenant les Gymnetron «Sch. et les &hinusa Steph.) attaquent les Scrofularies, Verdbascum, Cel- « sta, Antirrhinum, Linaria, Scrofularia, Veronica) et les Plantaginées « (Plantago); elles vivent soit dans les capsules, soit dans les tiges ou «au collet de la plante» (6). 19. Apion Kraatzi Wencher. Berlin. Zeit. (1859), t. III, pag, 275. Questa elegante, caratteristica specie, distinguibile facilmente da le congeneri per la forma del pronoto, e per quella delle elitre (« pas plus (1) Perris O.— Promenade entomologiques. Op. cit. pag. 80. (2) Brisout H.— Bollettino della Soc. Ent. Fran. Anno 1873, pag. CLXIII. (3) Perris E.— Larves des Coléoptères, Lyon 1876, pag. 391. (4) Bargagli P.=Op. cit. pag. 139. (5) » » = » Bia > » (6) Bedel L. — Relevé d’observations éthologique faites sur les Miarus et les Mecinus, Ann. Soc. Ent. Fran. 1884, pag. 221. — 168 — «large à la base que le pronotum, à épaules nulles, obovoides, avec «leur plus grande largeur un peu aprés le milieu ») (1), nota per la Francia, la Spagna, l'Algeria secondo il Wencher (2), per il Piemonte, col Bertolini (3), è un vero acquisto per la fauna sicula, tanto più che l'abbiamo trovata piuttosto comune in parecchie contrade del Messinese, oltre i 300 m. d’elevazione. | È, questa forma, molto rara negli altri paesi, ed è, quantunque rac- colta in paesi disparatissimi e distanti, pure d’un habitat ristretto a le contrade meridionali. Non è notata dal Bedel pel bacino della Senna, nè per le due isole di Sardegna e Corsica, giacchè il Baudi non ce ne fa menzione, ed il Lostia, il coscienzioso ed infaticabile raccoglitore sar- do, non la cita. Il notissimo Raymond, la raccolse in Provenza su la Genista horrida, secondo le indicazioni che ci dà l’Aubé, e nient'altro su le sue abitu- dini conosciamo. Da noi si raccoglie costantemente e solo sul Cytsus tré- florus della zona montana, dal febbraio al giugno, ma la sua abbondante comparsa è nel marzo. Iì Raymond dubitava che le larve di tale insetto si nutrissero dei semi di quella leguminosa, e noi a la nostra volta, appena ne abbiamo raccolto i primi esemplari, pure pensammo che nei legumi del Cytsus si dovessero trovare le larve, ma..... fin'ora siamo stati delusi nell’aspet- tativa. Continueremo per gli anni avvenire a cercare i primi stadii di quel grazioso insetto, portando le nostre ricerche sui fiorellini o su le radici, giacchè nei semi non li abbiamo ancora trovato. 20. Apion sedi Germar. Mag. Ent. 1818, III, p. 49. L'importanza delle continue ricerche entomologiche in un dato pae- se, appare maggiormente, allorquando le forme specifiche ritrovate rei- terate volte , assicurano della spontaneità d’ una forma, e collegano in modo certo le varie stazioni, sviluppando, i limiti dell’ habitat od inte- grandoli. Ciò si può ben dire per lA. sedi. Questa forma, nota per le parti settentrionali dell'Europa, e per qual- che paese delle parti medie, fu da noi scoperta or sono 4 anni, nelle nostre contrade, e la sua comparsa ci parve così anormale, così strana, (1) Wencher J. A.—Monographie des Apionidesi L. Abeille 1864, pag: 174. (2) » » » » » » » » (8) Bertolini S.—Op. cit. pag. 102, LL) — 169 — che non abbiamo voluto annunziarla di un subito, amando meglio ac- certarcene con ulteriori ricerche; ed oggi che siamo sicuri dell’ esi- stenza di tale forma, avendone raccolti alcuni esemplari (4), in diverse contrade, l’annunziamo agli studiosi, sicuri di far cosa grata a coloro che occupandosi di geografia entomologica, seguono con interesse la di- stribuzione geografica dei varii insetti. Noto (tale Apion) da la Germania fin dal suo apparire, fu poscia raccolto in Francia in varii posti, abbondantemente nel bacino della Senna, ed anco in Italia. Però erano sempre delle stazioni settentrionali quelle in cui si rinveniva o per lo meno, medie, mentre la cattura da noi fatta lo spinge in pieno meridione dell'Europa, e fa sperare di rinvenirlo nelle contrade dell’Italia peninsulare e delle nostre maggiori isole. L’A. sedi Ger. è un insetto di poca attrattiva estetica; somiglia mol- tissimo all’A. hRumile Germ. da cui oltre pel colorito, bronzato nel pri- mo, scuro nel secondo, sì distingue altresì per la testa stretta, il pronoto arrotondato ai lati, e la punteggiatura molto forte fra le strie più strette. È stato trovato : in Germania (Germar, Schénherr), in Francia (Schònherr, H. Brisout, Aubé, Perris, de Gaulle ecc. ), in Inghilterra (Thomsen), in italia (Bertolini). La sua biologia è stata studiata da parecchi valenti entomologi. Aubé lo dice del Sedum reflerum (1), il Perris del S. acre (2), il De Gaulle dei S. album, reflerum e serangulare (3), il Wencher del S. album e reflerum (4), il Buddeberg del S. reflerum, del telephium , dell’ acre ece. (5). Pare che la larva viva e si sviluppi nel midollo dello stelo di quelle piante, e l’insetto perfetto venga fuori da piccoli fori che si apre nel gambo semi-legnoso. Noi lo abbiamo sempre raccolto falciando su le erbe pratensi in aprile e maggio. (1) Aubè—Op. cit. (2) Perris—Op. cit., però in una rettifica che fa, nella seduta del 27 luglio 1864 alla Società En. de Fr. dice: Je rectifie done mon indication, mais j” ajoute que M. Wencker la rencontré sur le Sedum sexangulare que n'est qu'une variété de Vacre. (3) De Gaulle — Les Apions de France et les plantes dont ils sont parasites — F. J. N. 1875, pag. 159. (4) Wencker — Op. cit. (5) Buddeberg — Jahrb. Nassau. Ver. f. Nat., 38, pag. 90. Il Nat. Sic. Anno XVII. 22 — 170 — TAVOLA DICOTOMICA DELLE SPECIE SICILIANE DEL GEN. Anisorrhynchus Schénherr. Elitre uniformemente piane a superficie eguale, con puntini e gra- nuli poco accentuati e senza rughe, strie od Altro Io RON e ROTTE TO 0 nona Ciusa pa Elitre con costole rilevate e solchi più o meno stretti, interrotti da rugosità o da protuberanze ineguali, e superficie sempre più o meuo on- CESAREA IM MO MO A i I. Secondo articolo del funicolo antennale, transver- sale, largo, sub-cylindrico quasi quadrato . . 1 bajulus OI. Secondo articolo del funicolo antennale sì lungo che largo, evidentemente conico, leggermente armrotondato rar lati. #0 io 00 ATI SAanrrrB0oh TAVOLA DELLE VARIAZIONI 2. Costole delle elitre poco salienti, strie appena distinte, superficie quasi eguale a rilevamenti poco sviluppati, irregolarmente disposti; pu- bescenza pallida a strisce ondulate. . . . . Sturmi Bohm, Costole salienti, con solchi regolari ma senza pun- teggiatura chiara nel basso dei solchi, che so- no granulati; interstrie regolarmente convesse, Boga, interrotie. e, sub-eguali,. i. > > |. Vi Verbi Bol Costole salienti; solchi distintamente punteggiati, Costole interrotte da numerose e forti. rughe transversali, con le cavità riempite da peli ful- Vic Vus ee Ti EM e CAN ii BI e Costole in N. di 3 per ogni elitra, molto salienti, larghe, quasi lisce; solchi granulati spessamente ma senza pubescenza; sutura un poco elevata v. carinicollis Fair. 3. Protorace punteggiato poco profondamente, se- gnato d’una impressione ai lati della linea me- diana. Elitre ad interstrie piane e densamente coperte da granuli appiattiti. . . . . . . monachus Germ. Protorace rugosamente segnato, ornato da ogni lato d’ una striscia arcuata pubescente. Inter- strie delle elitre alquanto convesse, più. forte- mente granulate , . ... . . rg 10 «Sele Bol =Ma Dobbiamo rettificare, mentre ci si presenta il destro, un errore nel quale, per inavvertenza tipografica, siamo incorsi nel nostro ultimo catalogo dei Rincofori siciliani. Abbiamo cioè riportato al bajulus Oliv,, le due varietà, barbarus Bohm., e catelunatus Desbr. dello Sturmi Bohm. Il dajulus Ol. forse non esiste in Sicilia. Il carinicollis Fair. da noi creduta specie tipica, è poi una varietà dello Sturmi Bohm., e la citiamo su l’assicurazione del Baudi; invece è specie del Marocco. DI dI BIBLIOGRAFIA CONSULTATA . Allard E. — Notes pour servir à la classification des Sitones. Paris 1864. » — Remarque sur le genre Sitones. Berlin 1869. » Révision des Curculionides Byrsopsides. « 1870. . Bier G. A. — Traduction du tableau analytique du genre Otiorrhynchus, Paris 1864. . Bargagli P. — assegna biologica dei Rincofori europei. Firenze 1883-84. . 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Palermo 1904. — 173 — La flora psammofila del littorale di Trapani di Hntonino Ponzo In una mia precedente nota (1) ho accennato in linee generali ai caratteri biologici più salienti che la vegetazione trapanese presenta ; ma in uno studio intieramente preliminare d’ un esteso territorio molti particolari sfuggono e delle lacune debbono ancora riempirsi. Per sop- perire a ciò, mi son prefisso di trattare in particolare le varie associa. zioni di questa flora e comincio con occuparmi della psammofila litto- ranea. Queste mie ricerche sono biologiche; in esse miro ad esaminare le relazioni che esistono fra le piante viventi nelle sabbie e l’ambiente stesso; ne studio l’aspetto e struttura, e ne seruto le possibili cause. Molti insigni botanici si sono occupati di tali argomenti e fra questi potrei citare Gerhardt (2), Graebner (3), Warming (4), Buchenau (5), Giltay (6), Flahault (7), Ascherson (8), Sernander (9), Marloth (10), Erikson (11), Massart (12), ece.. Ma non devesi escludere che ancora molto è da ag- giungere, per cui non credo inutile questo mio modesto contributo. (1) A. Ponzo, Contri. alla conoscenza dei caratteri biologici della flora trapanese. Pa- lermo, tip. Sciarrino, 1200. (2) J. Gerhardt, Handbuch des deutschen Diinenbaues. Berlin, 1900. (3) P. Graebner, Studien iiber die norddeutsche Heide. Bot. Jahrb, XX, 1895. — Dre Heide Norddeutschlands. Leipzig 1901. (4) E. Warming, De psammofile Vegetationer î Danmark. Vidensk. Meddelelser na- turh. Forening Kjòbenhaun 1891. (5) Fr. Buchenau, In/uence des hautes altudes sur le fonctions (Comptes rendus, Pa- ris, CXI, 1890. (6) E. Giltay, Anatomische Eigentiimlichkeiten in Bexichung auf klimatische Umsttinde. Neederl. kruidk. Arch. 1886. (7) Ch. Flahault. Distribution des vegetaua dans un coin de Languedoc. Montpellier. 1893. (8) P. Ascherson, Hygrochasie und zwei neue Fille dieser Erscheinung. Ber. Deutsch. bot. Ges. X, 1892. (9) B. Sernander, Fjdllvaxter i barrskogsregionem. Bih. k. Sv. vet. Akad. Handl. XXIV, 1899. (10) Marloth, Das stidostliche Kalahari-Gebiet. Bot. Jahrb. VIII 1887. (11) J. Erikson, Studier éfver Sandfloran i stra Skane. Bihang-Svenska Vet. Akad, Handl. XXII 1896. (12) Massart, La biologie de la vegetation sur le littoral belge. Bull. Soc. royal, de bot. de Belgique XXXII, 1893. — 174 — Il littorale trapanese è esposto : parte al nord, parte a nord-ovest, parte ad ovest; non può dirsi estesamente sabbioso, anzi tutt’altro. Così nel lato di ovest predominano i terreni argillosi inondati e la zona delle saline, che si estende fino a Marsala; qui molto limitati sono invece i tratti intieramente sabbiosi, come presso la torre di Marausa. Lungo la spiaggia di nord ovest e nord, questi ultimi si trovano sì più estesi, ma sono interrotti da affioramenti di roccie calcaree littoranee cerulee o grigio-rossastre dell’ Elveziano ; sicchè qui il littorale si presenta quasi intieramente sabbioso da Trapani fino alla tonnara di S. Cusumano, ed a spezzoni fra Bonagia e monte Cofano. Non si formano dune di notevole altezza, e se qualche sollevamento si produce, questo non supera i 1-4 metri. La mancanza di alte dune dovrà riferirsi all’ esposizione di una buona parte del territorio trapa- nese a venti di diverse direzioni; nè il littorale è al riparo da quelli che spirano in senso opposto alla sua esposizione. Così le sabbie presso Trapani, che guardano a nord-ovest, sono sottoposte anche ai venti di sud-ovest e sud-est; da ciò qualunque formazione di alte dune è impos- sibile perchè se il vento che viene dal mare le favorisce, gli opposti le distruggono; e i piccoli sollevamenti succitati si mantengono perchè: 0 al riparo dai venti di sud per qualche muraglia, cui spesso si addossa- no, 0 per ostacoli anche della stessa vegetazione, percui il vento, urtando contro qualche piccolo cespuglio, p. e. di Ammophila, lascia cadere i granelli di sabbia, che trasportava, i quali, accumulandosi, formano dei piccoli rialzi. Le sabbie trapanesi sono popolate : 1. Da specie esclusive delle sabbie marittime, cioè: Ammophila arenaria, Sclerochloa maritima, Agropyrum junceum, Cyperus capitatus, Juncus ambiguus, Pancratium maritimum, Cynomorium coccineum, Eu- phorbia Peplis, Eu. Paralias, Polygonum maritimum, Atriplex Tornabeni, Cakile maritima, Silene nicaeensis, Polycarpon alsinaefolium, Convolvulus Soldanella, Echium maritimum, Ononis variegata, Medicago marina, Lotus creticus, Eryngium maritimuni, Echinophora spinosa, Orlaja maritima, Dio- tis candidissima, Plantago crassifolia. 2. Da specie, che pur non allontanandosi dal littorale, non sono esclusive delle sabbie, cioè : Sporobolus pungens, Polypogon maritimum, Lepturus incurvatus, L. filiformis, Carex nervosa, Triglochin Barrellieri, Euphorbia terracina, Emex spinosa * Atriplex portulacoides, Salicornia fru- ticosa, Salsola Soda, Thymelea hirsuta, Matthiola tricuspidata, Silene colorata (forma crassifolia), Alsine procumbens, Sagina maritima; *Statice — 175 — densiflora, St. Smithii, Plantago commutata, PI. ceratophylla, Medicago lit- toralis cylindracaca, Melilotus indica, M. compacta, *Lotus cytisoides, *Ca- chrys echinophora, *Crithmum maritimum, Senecio crassifolius. #8. Cine- raria, Anthemis secundiramaea, A. maritima, Inula crithmoides, Asteriscus maritimus *Calendula maritima, C'entaurea sphaerocephala. NB.—Le specie controsegnate con * vegetano nei terreni ghiaiosi e pietrosi del Ron- ciglio. Non includo Statice monopetala, St. ferulacea, Salicornia amplexicaulis , S. herba- cca, Cressa cretica, perchè queste piante, proprie dei terreni argillosi marittimi, non si estendono, ‘per quanto abbia visto, nelle sabbie. 3. Da specie non esclusive del littorale, cioè : C'ynodon Dactylon, Polypogon monspeliensis, Lagurus ovatus, Stipa tortilis, Avena hirsuta, Bromus maximus, Hordeum murinum, H. maritimum, Arundo Phragmi- tes, Glyceria permixta (Puccinellia permixta var. concolor Lojacono), Bro- mus fasciculatus, Scirpus Savi, Sc. Holoschoenus, Juncus acutus, J. mari timus (1), J. bufonius, Asphodelus fistulosus, Iris Sisyrinchium, Salsola Kali (2), Rumex bucephalophorus, Papaver Rhoeas, Glaucium flavum (3), Alyssum maritimum, Erythraea spicata, E. pulchella, Anagallis coerulea, Plantago Coronopus, Medicago Histria, Trifolium fragiferum, Tr. campe- stre, Lotus edulis, Daucus Gingidium, Thapsia garganica, Scabiosa mari» tima, Bellis annua, Chrysanthemum coronarium, Scolymus hispanicus, Hyoseris radiata, Sonchus oleraceus, S. tenerrimus, Picridium vulgare, Carlina gummifera. La distribuzione di queste piante non deve ritenersi ’uniforme ; se molte alofite esclusivamente psammofile hanno la prevalenza e trovansi lungo quasi tutto il littorale , altre invece, specialmente le non littora- nee, sono più abbondanti ove la vegetazione è più rigogliosa e la sab- bia è più ricca di sostanze e materia organica; di quest'ultime solo. qual- cuna, come Thapsia garganica, Scolymus hispanicus, Picridium vulgare ecc., si estendono anche sulle nude sabbie. Quest’associazione littoranea assume diverse facies, secondo le spe- cie che predominano. nelle varie località. In alcune ha il sopravvento la Euphorbia Paralias, sola, o. accompagnata al Pancratium maritimum; in (1). Questi due Juncus, malgrado ritenute generalmente proprie del littorale, si sono raccolte in qualche regione interna, come nel Mantovano, nelle terme euganee, ecc. — (Fiori e Paol. FI, anal. d’ It.). (2) Anche questa specie vegeta nel Mantovano, nell’alveo del Reno presso Bologna, e nel nord-America, p. e. è infesta ai campi. (3) Si è internato a Verona, Mondovì, Acqui, Val di Scrivia, presso Bignano (Mar- telli), ecc, — 176 — altre lAmmophila arenaria ; in altre ancora la Crucianella maritima , ecc.; ove le sabbie sono un po’ sottomesse ed umidette, crescono rigo- gliosi i varii Juncus e la: Carex nervosa, che formano fitti cespugli; ove infine le sabbie, durante l'inverno, sono completamente inondate, allora vegeta la Salicornia fruticosa. Alquanto notevole fra tutte, è la zona dei Juncus e Carex, in mezzo ai cui cespugli alberga una vegetazione piuttosto ricca e svariata, co- stituita specialmente da Statice Smithii, Polypogon monspeliensis, Gly- ceria permiata, var. concolor Loj., Plantago crassifolia , Senecio crassifo- lius; Bromus fasciculatus, Sporobolus pungens, Erythraea spicata, Triglo- chin Barrellierì, Lotus creticus, ecc., e da una microflora primaverile rappresentata dalle seguenti specie più importanti : 1. Juncus ambiguus ; ha fusti e foglie filiformi ed è alto appena 54 cm. 2. Anagallis coerulea var. parviflora; è alta appena 4-5 cm., ha il fusto gracilissimo, semplice, eretto o ascendente, le foglie piccolissime lunghe 3-4 mm., ed i fiori con corolla cerulea uguale al calice lunga 3 mm.; il colorito generale è più pallido del tipo. 3. Scirpus Savi ; ha fusti capillari alti circa 2-3 cm., e le foglie setacee filiformi semicilindriche, lunghe 3-4 cm., oltre la guaina. 4. Plantago Coronopus var. pusilla (Moris); ha scapo alto 3-5 cm e foglie carnosette, lineari strette, spesso quasi filiformi, intiere e lun- ghe 34 cm. 5. Sagina maritima; ha fusto capillare alto circa 4-8 cm. e foglie carnosette lunghe 5-6 mm. 6. Erythraea pulchella; anch'essa è generalmente minuta e di di- mensioni che oscillano da 4 a 10 cm. T. Polypogon monspeliensis ; è filiforme, alto appena 3-4 cm. con spiga ovale piccolissima (7 mm.), ed ha foglie sottili. Questa forma pre- coce è notevole perchè detta specie, nella stessa località raggiunge in generale l’altezza di circa 15 cm., e specialmente in mezzo ai cespugli dell’ Juncus è alta anche 48-50 cm., compresa la spiga, che è lunga 1-8 cm. 8. Rumex bucephalophorus ; è quasi nano, con rami decombenti lunghi circa 4-5 cm., e con foglie piccole carnosette. Un'altra località notevole del littorale trapanese è il Ronciglio. Que- st’isolotto, formato da una lingua di terra, si trova di fronte alla città di Trapani e costituisce il braccio sud del porto omonimo, prolungato con una scogliera arteficiale; è separato dalle terre adiacenti per un — 177 — condotto di saline. Una buona parte del suo substrato, più che di sab- bia pura, si presenta ghiaioso e pietroso, ricco di detriti marini traspor- tativi dalle onde del mare, tantopiù che in vicinanza del Ronciglio, fino a molti”anni addietro i bastimenti e le navi si scaricavano della zavorra. La sua vegetazione è ricca e svariata; fra le sue piante più comuni è da notare: Frankenia intermedia, Convolvulus althaeoides, Medicago litto- ralis, Astragalus baeticus, Melilotus compacta, Vicia leucantha, Anthemis secundiramaca, Hyoseris radiata , Juncus acutus, Asphodelus fistulosus, Avena hirsuta, Bromus maximus, Matthiola tricuspidata, Chrysanthemum coronarium, Hordeum murinum, Sonchus tenerrimus , Alsine procumbens, Polygonum maritimum, Beta maritima, Lagurus ovatus, Lotus edulis, La- vatera arborea, Picridium vulgare, Ecballion elaterium, Statice densiflora, St. Limonium, St. Smithii, Cachrys echinophora, Daucus Gingidium, D. Bocconi, Eryngium maritimum, Senecio Cineraria, S. leucanthemifolius, S. pigmaeus, S. crassifolius. Diotis candidissima, Calendula arvensis, C. ma- ritima, Lotus cytisoides, L. creticus, L. commutatus, Atriplex portulacoi- des, Salicornia fruticosa, Suaeda fruticosa, Cynomorium coccineum, Echium plantagineum, Agropyrum junceum, Arundo phragmites, Stipa tortilis, Lepturus filiformis, L. incurvatus, Lolium multiflorum, Orobanche crinita, Scolymus hispanicus, Imula crithmo:des, Mesembryanthemum nodiflorum, Pancratium maritimum, Glaucium flavum, Alyssum maritimum, ecc. Nelle sabbie presso la torre di Marausa, esposte ad ovest, è degna di nota qualche siepe formata da cespugli di Atriplex Halimus, Inula crithmoides, Mesembryanthemum acinaciforme (inselvatichito), Lycium eu- ropaeum in mezzo a cui alloggiano Eryngium maritimum, Glaucium fla- vum, Matthiwola tricuspidata, Cynodon Dactylon, Agropyrum junceum, Spo- robolus pungens, Lotus creticus, Delphinium longipes, Centaurea sphaero- cephala, Alsine procumbens, Anthemis secundiramaea. (continua) —_—_-@t+e__——_6 Nota biologica sull’ Apion violaceum Kirby. Di quei simpatici coleotterini che sono gli Apion si sa che alcune specie causano speciali deformazioni su diverse piante a spese delle quali vivono le loro larve. Il genere Rumex ne alimenta qualcuna e dal £. acetosella L, si ot- Il Nat. Sic., Anno XVII. 29 — 178 — tiene l’Apion sanguineum Deg. che dà luogo ad una galla radicale grossa come un pisello; ma nè la pianta, nè il curculionide si trovano in Si- cilia, invece vi è comune l’Apion frumentarium L. (nec Hrbst). e l'A. humile Germ. che ipertrofizzano il picciolo e la nervatura mediana delle foglie di £. thyrsoides Desf. e di . patentia L. Dal R. conglomeratus Murr. e &. thyrsoides Desf. ottenghiamo in Sicilia anche l’Apion minia- tum Germ. che causa una deformazione sulle loro foglie come la specie precedente; quest’Apion in altri paesi si ottiene anche dal £. nemorosus Hayn. L’ egregio Ing. Agr. F. Vitale che studia con vero amore i curcu- lionidi del messinese, ha trovato l’Apion violaceum Kirby in contrada Calamarà sui Rumex, egli però non indica su quale specie; ma questo Apion non deve essere tanto esclusivista e probabilmente deve causare i suoi cecidii su diverse specie di Rumex; a ritenere questo mi conforta il fatto che il Wencker lo dice comune sul £. obtusifolius L., sul A. cri- spus L., sul £. conglomeratus Murr., sul R. nemorosus Schrad., il Perris lo trovò sul R. acetosa L., ed il Dietrich sul A. patentia L., quest’ Apion quindi nel messinese potrà causare i suoi cecidii sul Rumex ducepha- lophorus L., tanto comune in quelle contrade. Io l'ho ottenuta frequen- tissimo dalle deformazioni del Rumex pulcher L. Gli Apion che si conoscono sin’ oggi come produttori di cecidii sui KRumex si riducono a troppo poco, tanto più che questo genere dei cur- culionidi nella fauna paleartica è rappresentato da numerose specie, circa 226; considerando inoltre che un buon numero di esse si sono più comunemente trovate su questo genere di piante, come per esempio l'A. olosericeum Gyl1., VA. rubens Steph., VA. hidrolapathi Kirby. , lA. burdigalense Wencker, VA. semicyaneum Muls. ed altri non pochi e da supporsi che si devono trovare non poche altre specie cecidogene. Molti dei cecidii di questi coleotterini non sono noti perchè i rac- coglitori di insetti in generale non ricercano che questi esclusivamente; d'altronde i cecidii di alcune specie sono piccolissimi, poco appariscenti . e possono facilmente sfuggire alle ricerche; ma oggi che i cecidologi si sono moltiplicati e che la loro attività ha saputo arricchire di preziose osservazioni questa parte delle Scienze Naturali, non sarà difficile di scoprire molti altri Apion deformanti i Rumex e che sin’ oggi ci erano sconosciuti con tal costume. | Uno di questi è l’Apion violaceum Kirby a cui ho accennato sopra e la di cui biologia non era nota. Questo leggiadro Apion sul Rumex pulcher L, in Sicilia dà luogo ad E riad ipertrofie irregolari, per lo più piccolissime lungo il fusto e sui rami laterali; tali ipertrofie consistono in piccoli rigonfiamenti fusiformi sui rami più giovani e in piccolissimi e semplici sollevamenti con apertura crateriforme sul fusto più robusto. La piccola ipertrofia ha l’ apertura in forma di cercine ispessito che circonda un bucolino di immissione nel midollo della pianta e che credo sia il punto da dove la larvetta, dopo schiusa dall’uovo deposto sull’epidermide, siasi introdotta nell’ in- terno. Spesso una pianta è grandemente invasa da queste deformazioni, così che i bucolini vengono a costituire delle filiere lungo tutto il fusto e i rami secondarii. Da queste stesse aperture il cecidozoo perfetto vien fuori durante la vegetazione della pianta. La larva dell’Apion violaceum Kirby è piccolissima, bianco lurida e sì trova, in fondo all'apertura sul midollo dei rami, piegata in arco in piccole camere larvali capaci tanto da contenerla appena. L’insetto perfetto l’ho ottenuto da piante fresche raccolte a Sciacca e Corleone in maggio, giugno e luglio. Da questo cecidozoo ho avuto come parassiti, negli ultimi di giugno e primi di luglio, pochi esemplari del Pteromalus larvarum Nees. e in numero ancora minore, anche nei primi di luglio, l'Euritoma rosae. T. DE STEFANI-PEREZ. _—— _—————Òe=Zoboc==——-——— Dott. G. RIGGIO = == Gontributo alla Gareinologia del Mediterraneo. I. Nota sopra alquanii crostacei del mare di Messina (Cont. v. N. preced.) L’Amalopenaeus fu ricordato nel 1893 dal Dr. Ortmann fra i Cro- stacei raccolti dal Plankton , riferendovi i Gennadus parvus e interme- dius del Bate. Nel 1897-98 ebbi anclv’io la sorte di studiare 6 esemplari di questa piccola e graziosa specie, pescati a Messina e speditimi gentilmente dal Prof. E. Sicher, allora a Catania, insieme ad altre specie; però senza — 130 — nessuna precisa indicazione riguardante l’ epoca ed il luogo di cattura. Avuto riguardo al discreto stato di conservazione dei diversi individui, ritengo che essi siano stati pescati superficialmente, o per lo meno a poco notevole profondità, anche perchè mancano ai nostri pescatori i mezzi per vere pesche di fondo, e non vanno in generale oltre i 200 o 300 metri, raramente più (1). In tale opinione mi conferma il fatto di avere avuto nello aprile 1901 due individui freschi e coloriti della specie in parola provenienti pure da Messina da pesca pelagica, e speditimi dal sig. Marco Cialona insieme ad altre specie di crostacei, di cui mi occuperò a suo tempo. Debbo aggiungere però, che se a Messina l’Ama/openaeus ad. è stato pescato alla superficie, a Capri, da dove lo hanno avuto il Prof. F. S. Monticelli e il Dott. S. Lo Bianco, lo fu invece a grande profondità come per lettera mi è stato comunicato dallo stesso Prof. Monticelli. Ciò conferma la notevole variazione della distribuzione batimetrica di questa interessante specie. Infatti le catture del B/ake nell'Atlantico danno una profondità va- riabile da un minimo di 457 braccia (822 m.) a un massimo di 1632 braccia (2937 m.); quelle della Commissione di pesca vanno da un mi- nimo di 372 a un massimo di 770 braccia; mentre le pesche fatte dal Plankton e riportate da Ortmann, dànno profondità variabili da 0 (su- perficie) a 400 metri pel Capo verde, e un massimo di 1500 metri pel mare di Sargasso. — Se poi, come ritengono Wood Mason e Ortmann, e come inclino a credere io stesso, i Gennadas parvus ed intermedius di Spence Bate sono identici all’ Ama/openacus elegans, la distribuzione ba- timetrica sì estenderebbe allora dalla superficie ad una profondità mas- sima di 3050 braccia, cioè di 5490 metri circa !—Tuttavia, osserva bene il Dott. Ortmann, per profondità così notevoli resta sempre il dubbio se l’animale sia stato pescato proprio a quella profondità, ovvero sia en- trato, o siasi semplicemente attaccato alla rete durante la salita, per cui sarebbero utili ulteriori e più precise ricerche in proposito. Del resto si ammette anche che gli animali abissali vengano oc- casionalmente alla superficie per riprodursi, come lo prova il rinveni- mento di larve pelagiche superficiali appartenenti a specie decisamente abissali; a meno che non si ammetta il trasporto delle sole uova o delle larve. (1) In aprile 1901 ho avuto da Messina, in mezzo ad altii crostacei provenienti da pesca pelagica superficiale, due esemplari freschi di Amal. elegans di un bel color rosso corallo, di cui uno era g” e misurava mm. 24, l’altro era una Q di mm. 30. — 81 — Infatti, mentre gli Ama/openaeus adulti sono stati pescati presso Capri ad una profondità di oltre m. 1000, le forme larvali sono state rinvenute nel planktorn superficiale e profondo del Golfo di Napoli dai Dott. Lo Bianco e Monticelli, che ne hanno fatto oggetto di speciali ricerche alla Stazione Zoologica di Napoli, come risulta da una comu- nicazione fatta dai predetti Monticelli e Lo Bianco al primo Convegno Zoologico del settembre 1900, (1) e da notizia datami per lettera dal Dott. Monticelli, e come potei verificare io stesso alla stazione di Na- poli per gentile consentimento dei predetti Signori Monticelli e Lo Bianco, che hanno potuto seguire così lo sviluppo di questa forma, e ciò prima ancora che la conoscessero allo stato adulto. L’ Amalopenaeus elegans riesce interessante altresì per la sua larga distribuzione orizzontale, la quale comprende l’ Atlantico col Mediter- raneo, e riferendovi il G. parvus ed intermedius, anche l'Oceano Indiano. Di recente poi l’Amalopenaeus elegans è stato largamente pescato nel Golfo di Napoli, presso Capri ed in altri punti del Mediterraneo, du- rante le crociere fattevi dal signor F- A. Krupp colla nave Maia e col Yacht Puritan armati appositamente per pesche abissali. Il Dr. Lo Bianco, dai risultati che dà nelle relazioni intorno alle due importantissime cam- pagne, trae delle conclusioni assai importanti intorno a questa specie. Il Lo Bianco, prima di allora, avea trovato solo le larve di Ama- lopenaeus nel plankton superficiale e. profondo fino a 200 metri, senza però averne rinvenuto l’adulto, che fu conosciuto solo quando io l’ebbi da_Messina e lo comunicai ai sig. Monticelli e Lo Bianco. Ora, in seguito alle ricerche della Maia e del Puritan, non avendo il Lo Bianco trovato mai la forma adulta nelle pesche superficiali o di piccola profondità, ma sempre in quelle profonde superiori ai 1000 metri fatte dalle due navi predette, ne conclude che l’Amalopenaeus sia specie tipicamente abissale; la quale compiuto il suo sviluppo a piccola profondità, se ne scende nel suo abituale habitat di profondità. Questa conclusione fatta dal Lo Bianco nella relazione della Maia, è confermata pure in quella del Puritan, che più largamente pescò l’Amalopenaeus , sia allo stato larvale che adulto, e questo alle maggiori profondità raggiunte, la qual cosa gli fa anche supporre che la specie sia una delle forme più frequenti delle profon- dità mediterrance. In quanto alle forme adulte superficiali raccolte a Messina, ritiene che vi siano state trasportate in seguito ad emigrazioni (1) Monticelli Fr. Sav. e Lo Bianco S., Sullo sviluppo dei Peneidi del Golfo di Napoli (note riassuntive). In Monit. Zool. Ital., dic. 1900 p. 23 - Amalopenacus p. 27, LI — 182 — passive, per opera delle correnti profonde. Così, ora, possono dirsi quasi complete, ad opera del Lo Bianco e del Monticelli, le nostre conoscenze bioiogiche intorno all’Ama/lopenaeus nel Mediterraneo. i L' Amalopenaeus elegans è specie novella per la fauna del Mediter- raneo, inquantocchè è la prima volta che viene constatata la sua pre- senza in questo mare; tuttavia è facilmente ammissibile che non sia la prima volta che vi sia stato pescato, ma che pescato, sia stato trascu- rato, o più facilmente non riconosciuto. Sarebbero perciò utili ancora ulteriori ricerche sulla sua diffusione nel nostro mare, sebbene è da credere verisimilmente che debba esservi frequente, come suppone il Lo Bianco.—Ignoro l’epoca precisa della prima pesca, però la spedizione mi venne fatta in principio del 1897; i due individui avuti di recente da Messina sono stati presi in aprile, e li ho trovati in mezzo ad altri Crostacei provenienti da pesca pelagica; i primi ad. avuti da Monticelli e Lo Bianco furono presi presso Capri a 1000 m. circa di profondità. Aggiungo ancora che per le catture del G. parvus fatte dallo Challenger sono citati vari mesi dell’anno, meno febbraio, aprile e novembre; Smith e Ortmann non danno epoche di cattura. Oltre quelle riportate, non ho altre notizie di pesche fatte nel Mediterraneo; è possibile che identificata ormai la specie possa venire riconosciuta in altre località del nostro mare, però le sue dimensioni piuttosto piccole la fanno facilmente confondere con altre specie, ove non si esamini attentamente—Le ricerche da me fatte finora nel mare di Palermo sono riuscite infruttuose, ma non è da e- seludersi la possibilità di rinvenirlo una volta o l’altra. Aggiungerò in fine che le dimensioni degli individui del Mediter- raneo sono minori di quelli oceanici. Il maggiore degli esemplari di Messina misura 30 mm. ed il minore 19; fra quelli riportati da Smith il maggiore misura mm. 40,5, ed il minore, 29, 7; mentre, se si conside- rano identici Amalopenaeus e Gennadas, la specie raggiungerebbe i 50 e 52 mm. Il maggiore degli esemplari ricordati da Lo Bianco nella re- lazione del Maia misura 25 mm. Sycionia sculpta, M. Edw. Un solo esemplare. E specie comune che vive a piccola profondità e lungo i litorali. Secondo Lo Bianco si riproduce da luglio a settembre. Fam. Sereestidae Fra i crostacei di Messina, speditimi dal Dr. Sicher, si trovano due — 183 — individui maschi di Sergestes, riferibili manifestamente a due specie di- stinte. Una, senza a'cun dubbio, corrisponde al S. robustus, Smith; Val- tra, che non corrisponde esattamente a nessuna delle specie a me note, riferisco al S. arachnipodus, De Natale (ex Cocco). Sergestes arachnipodus, De Nat. (ex Cocco). Tav. EV,ifige 1-7: _Q Acheles arachnipodus, Cocco A., Su alcuni crostacei dei mari di Messina. Lettera al Dott. Leach, in Effemeridi scientifiche e letterarie per la Sici- lia. Giugno 1832, pag. 240 e tav. fig. 1. Q Sergestes arachnipodus , Cocco, De Natale G., Descrizione zoologica di una nuova specie di Piojaria e di alcuni crostacei del porto di Messina, con poche considerazioni gener.li sulla natura delle appendici aculeiformi delle piante e degli animali. Messina, 1550, opusc. 16° con 2 tav. pp. 31 e app. id. id., De Nat., Hope Fr. Gugl., Catalogo dei Crostacei italiani e di molti altri del Mediterraneo. Napoli, 1851. id. id. id., Corus V.J., Prodromus faunae Mediterraneae. I Stuttgart, 1884. cd id. id. De Nat., Riggio, Contributo alla Carcinologia del Mediterraneo, in Monitore Zool. ital. An. XI (Suppl.) Dic. 1900. o In una mia nota preventiva (1), ho riferito con dubbio al S. arach- nipodus, De Nat., il più piccolo dei due Sergestes avuti da Messina, per- chè, oltre la difficile identificazione di questa specie, non ben definita dal Cocco, e meno ancora dal De Natale, avevo notato qualche ras- somiglianza di assieme col S. magnificus, Chun (2), anch’ esso, per la scarsezza dei caratteri dati dal suo autore, di non facile determinazio- ne; ed anche perchè il mio esemplare mancava di qualche sua appen- dice. L’esemplare in parola corrisponde nei tratti generali all’ Acheles a- rachnipodus, descritto e figurato da Cocco, e che alla sua volta non è altro che il Serg. arachnipodus, mal descritto e peggio figurato dal De Natale (3), il quale dice bensì che era stato scoperto dal Cocco, ma senza (1) Contributo alla Carcinologia del Meditarr. Monit. Zool. 1900. (2) Chun C., Die pelagische thierwelt in grosseren meerestiefen und ihre Beziehun- gen zu der oberflachenfauna. Bibl. Zvol. I Heft 66. p. 5, Cassel. — Crostacei pp. 25-35. Serg. magnificus, Neapel, 800-1200, m. p. 33, tav. 4. (3) Per quante ricerche avessi fatto a Palermo non mi era riuscito, prima d’ ora, di poter consultare l’opuscolo del De Natale pubblicato a Messina. Ciò ho potuto fare per la squisita cortesia del Prof. L. Nicotra dell’Università di Messina, il quale, possedendo — 184 — accennare alla descrizione datane dallo stesso A., e nemmeno alla fonte. Solamente a pag. 22 parlando delle chele rudimentali di questo animale, dice in nota che appunto perciò il Cocco ebbe a chiamarlo Acheles. Hope (l. c.) riporta tre specie di Sergestes di Sicilia cioè : S. atlan- ticus, M. Edw., S. arachnipodus, De Nat. e S. Edwardsii. Il Carus giu- stamente non riporta quest’ultima specie per la quale Hope non dà al- cuna indicazione, mentre d’altra parte il S. Edwardszi è stato descritto dal Kròyer posteriormente alla pubblicazione ci Hope. Mancandomi per ora dati di fatto più precisi, e non potendo per conseguenza discutere in modo esauriente la questione, mi limito alla descrizione dell’esemplare in parola, nella speranza che tale descrizione possa riuscire utile, sia per precisare meglio i caratteri da attribuirsi al S. arachnipodus , al quale credo si debba riferire, sia per evitare, per quanto è possibile, la creazione di nuovi nomi colla probabilità di al- largare le già complicate sinonimie, sia anche per aprire l’adito a nuove e più serie ricerche sull’argomento (1). Intanto, convengo coll’Hansen (2), col Konig (3), col Senna (4), sulla difficile e quasi impossibile identificazioue della specie del De Natale ; però altrettanto parmi non si possa dire di quella del Cocco, che fu la prima che io ebbi presente, quantunque anch'essa lascia una qualche incertezza. Anzi, confesso che se ho riferito il Sergestes di Messina al- l’Arachnipodus non è stato per vero e proprio convincimento, chè non è possibile del resto nel nostro caso, ma più che altro per intuito, data la provenienza e la rassomiglianza che Vl esemplare in parola presenta colla figura data dal Cocco, che a me pare meno fantastica di quella data dal De Natale. Tutto ciò spiega la mia incertezza di allora, diminuita, se non scom- parsa ora del tutto per la esclusione del S. magnificus, Chun, riferito al S. arcticus, Kr., dal Dr. Hansen (I. c.). il lavoro del De Natale, per darmi modo di poterlo consultare, ne fece dono alla Biblio- teca di Messina, dalla quale potei averlo per mezzo delia Bibl. Nazionale di Palermo. Di ciò rendo pubbliche grazie al Prof. Nicotra. (1) Non entro qui in discussione intorno alle specie siciliane del genere .Sergestes, perchè mi mancano ancora gli elementi sufficienti per farlo , e che son dietro a tentare di raccogliere. (2) Hansen H. J., On the development and the species of the crustaceans of the genus Sergestes, in Proc. Zool. Soc. London, 1896. (3) Konig A., Die Sergestiden des Ostlichen Mittelmeeres 1890-93 , in Denkschrift d. K. Akad. d. Wissenchaft. Wien, Bd. LXII, 1895. (4) Senna A., Le esplorazioni abissali del Mediterraneo del R. Piroscafo Washington nel 1881.-II Nota sui Crostacei Decapodi. Firenze, Ricci , 1903. fe. a tenne cita bu tartariet iii (12, ea Lie x — 185 — Forse, dato il dubbio, insieme alla descrizione, bisognerebbe cam- biare il nome alla specie. Ciò pel momento e con un solo individao, mutilato per giunta, non mi pare nè utile, nè opportuno, e perciò con- servo provvisoriamente il nome adottato, sperando di ritornare, possi- bilmente presto, sopra questo argomento, con più copia di materiale, che in atto vado raccogliendo da Messina e da Palermo. A questo modo darò anche agio ai più competenti di me di potersi pronunziare sulla entità di questa specie, che potrebbe così, coll’attuale descrizione, venire accettata e conservata col nome proposto dal Cocco. DESCRIZIONE. g Corpo allungato, gracile, compresso e con una specie di gobba nella parte media del pleon, in corrispondenza del 53° e 4° segmento. Scudo compreso 2 e */, volte nell'intera lunghezza del corpo, escluso il ‘—telson e gli uropodi; la sua maggiore altezza, che cade un po’ oltre la parte mediana è il doppio della lunghezza. Superiormente è li- scio e convesso ; nella sua parte anteriore si rialza appena in una esilissima cresta prolungata in un brevissimo rostro, che finisce in delicata ed esile punta ottusa, leggermente ricurva all’imbasso. E- sistono vari solchi nello scudo, ma non posso dire se siano naturali o dovuti a contrazioni prodotte dall'alcool. Oftalmopodi mediocri, diretti obliquamente all’esterno ed in avanti; di- stesi sull’articolo prossimale del peduncolo antennulare, non ne rag- giungono la metà; gli occhi son piccoli, neri, ed un poco più larghi del corrispondente peduncolo. Il peduncolo basale dell’antennula è più corto dello scudo. I suoi tre ar- ticoli sono lunghi, cilindrici, subeguali e decrescenti gradatamente in grossezza e appena in lunghezza. Il prossimale è il più grande, pia- neggiante superiormente e privo di vera e propria depressione ocu- lare; i due articoli successivi sono quasi uguali in lunghezza e gros- sezza, il distale però è appena più corto del mediano. Ciò a differenza di quanto si osserva nella descrizione e figura dell’Acheles di Coc- co, che potrebbero essere inesatte, a giudicarne anche dalla dia- gnosi latina data dal De Natale , nella quale è detto appunto che il terzo articolo antennale superiore è più corto del secondo (1). Dei due flagelli il maggiore è rotto e si nota semplicemente un lungo (1) Articulo tertio pedunculi antennarum superiorum breviore quam secundo. Il Nat. Sie., Anno XVII 24 — 186 — e grosso articolo di base, che decresce all’ estremità distale, dove sta attaccato un brevissimo tratto della vera porzione flagelliforme, completamente mancante. Il minore è piccolo, corto e conformato come nei maschi delle specie affini (tav. IV, fig. 2). Esso è formato da quattro forti articoli basali, dei quali 3 brevi, il 4° (distale), è un poco più lungo dei primi tre artic. presi insieme ed è fortemente arcuato. Dal 3° articolo si stacca una forte spina assai ricurva, la quale raggiunge l’ estremità anteriore ricurva del 4° articolo, for- mando con esso un vero e proprio organo di presa. La breve por- zione flagelliforme è gracile e termina con un ciuffetto di peli. Lo scafocerite (tav. IV, fig. 3), (scaglia antennale) è lungo */, dello scudo, e supera appena l’articolazione fra il 2° e 3° articolo antennulare. Esso è stretto e rotondato in avanti e si allarga gradatamente all’indie- tro; ha il margine esterno quasi diritto, e manca di vera e propria punta alla estremità distale, che è rotondata, e che insieme al mar- gine interno, è fittamente e lungamente ciliata. L’ articolo distale del peduncolo antennale è grosso e cilindrico : il flagello, anche qui è rotto completamente nel lato sinistro, e ne esiste solo una piccola porzione nel lato destro. (continua) = ew _ Cecidii e substrati inediti per la Sicilia. I -—odepo— Acer campestre L. — Galla rossastra, epifilla, più o meno pubescente, situata sulle nervature, specialmente all’ inserzione del picciolo con la lamina. Ostiolo ipofillo 3 Eriophyes macrochelus Nal. In giugno e luglio alla Ficuzza (Palermo). Euphorbia bivonae Steud. — Cecidio terminale, formato da quattro a cinque foglie sovrapposte e abbracciantesi, simulante un bottone fusiforme ad estremità acuminata e racchiudente diverse larvette di color giallo-rosso . - : 5 È : Perrisia. Ir aprile alla Favorita (Palermo). Silene italica Pers. — Internodii rigonfiati e fusiformi Gelechia cauliginella Schmd. In maggio alla Ficuzza (Palermo). Lt ty e Urospermum picrioides Desf. — Ipertrofia del fusto o dei rami, più o meno vistosa. : 3 ; è Aulax urospermi Kieff. In aprile, maggio e giugno alla Favorita (Palermo). Da questa galla ho ottenuto i seguenti parassiti : Beatomus rufomaculatus (Walk) D. T. in giugno. » pyrrhogaster Walk. id. Decatoma strigifrons Thoms. in maggio. Euritoma sp. ? id. Eryngium tricuspidatum L. — Ipertrofie rameali causate dalla » Lasioptera eryngii Vallot. amethystinum L. id. id. Adenocarpus commutatus Guss.— Il Dott. Zodda del R. Orto Botanico di Messina trovava, sulle colline attorno quella città, questa pianta con le foglie invase da un crineo bianco su l'una e l’altra pagi- na, disposto a piccoli ciuffetti e formati da lunghi filamenti ri- torti e aggrovigliati fra loro. In mezzo a questa massa di peli cespugliosi si trova un Eryophyide che, per lo stato di dissecca- zione in cui ho ricevuto i saggi, non era più ngssiale determinare. In està sulle colline vicine a Messina. Vicia dasycarpa Ten. — Nel mese di aprile e maggio alla R. Villa La Favorita presso Palermo, ho trovato comunissimi i fiori di que- sta pianta atrofizzati; la loro corolla era quasi scomparsa e sul misero talamo si trovavano quattro o cinque larve giallo-d’uovo di una cecidomide . È : ; 3 Perrisia. Trifolium pratense L.—Foglioline stendo verso l’alto con le due metà del lembo combacianti e leggermente crespe, un piceolo tratto attorno al nervo mediano appena ipertrofizzato e clorotico. Perrisia trifoliù Fr. Lòw. Lungo i bordi del torrente Bracco allo Zucco, in giugno. T. DE STEFANI-PEREZ. tt. - ANCORA DUE PAROLE sul Museo Nazionale degli Artropodi <= Ho letto con piacere la lettera che il prof. Silvestri della Scuola Agraria di Portici ha diretto al prof. Porta di Camerino; questa lettera — i88 — plaude alla proposta Ragusa, ma la modifica nel senso che il Museo Nazionale non dovrebbe essere per i soli Artropodi, ma per tutte le col. ezioni di Storia Naturale. La nuova proposta del Silvestri è certamente lodevolissima ed è da sperare che possa tradursi in fatto; osservo però che i mezzi necessarii per un simile Museo sarebbero tali che solo il Governo potrebbe fornirli, e qui appunto casca l’asino; mentre trattan- dosi dei soli Artropod: forse si potrebbe fare un maggiore assegnamento sulla generosità privata; d’altronde esiste già una collezione centrale di Vertebrati all’ Istituto Superiore di Firenze diretta dall’illustre e infati- cabile prof. Giglioli, che non risparmia cure per ben conservarla ed arricchirla sempre più. Secondo me dal Governo non si potrà sperare che qualche piccola sovvenzione, e con questa e i mezzi che vorrebbero fornire i privati non si potrebbe venire a capo di un Museo Nazionale di Storia Naturale ; mi pare quindi più pratica quella del Museo degli Artropodi, i di cui collezionisti e studiosi si preoccupano grandemente alla sorte delle loro raccolte. Tutto al più si potrebbe proporre che gli Artropodiì venissero aggregati al Museo dei Vertebrati di Firenze, il quale dovrebbe essere autorizzato ad accettare i lasciti giusta le disposizioni dei donatori, ov- vero, giusta un programma che si dovrebbe stabilire a priori e al quale Istituto e oblatori dovrebbero sottostare: Scopo della proposta Ragusa è precisamente quello di non fare an- dare perduto un materiale scientifico che in Italia il privato non sa a chi poterlo affidare un giorno, e molte collezioni vengono perdute pre- cisamente per questo fatto. Sul proposito citerò alcuni casi, e per re- stringermi a quelli, dirò così, che ho sotto mano, noto la collezione del sac. Romano di Termini, quella del Palumbo di Castelvetrano, 1’ altra del Brugnone di Palermo che sono andate tutte distrutte. Insisto quindi sulla proposta Ragusa come più attuabile e urgente. Mi auguro intanto che questo concetto del Museo Nazionale possa trovare tanti fautori per quanto l’ azione collettiva divenga veramente attiva e profittevole. T. DE STEFANI. [3022 TESE S 3 — 189 — Bibliografia e recensioni PERIODICI Bulletin trimestriel de la Société De Borda. Dax—Premier trime- stre 1904, Contiene : Liste des Membres de la Société de Borda au 1° Avril 1904. Sociétés Savantes avec lesquelles la Société de Borda échange son Bul- letin. Publications recues par la Société de Borda. Service fait par la Société de Borda. Composition du Bureau de la Société. Procés-Verbaux des Séances. G. Beaurain—Le portail de l’Eglise de Mimizan étudié dans ses rapports avec l’histoire du Costume et de Mobilier au Moyen Age, avec des figures par l’auteur (Suite et Fin). Saiut-Jours—Etangs et Dunes du Bassin de Soustons. E. de M.—Les Collections de Henry du Boucher, ancien Président de la Société de Borda. Observatoire de la Société de Borda — Observations des mois de Janvier, Février et Mars. Bnlletin de la Société des Sciences Naturelles de l’ Quest de la France—2e Série--T. II[—2e Trimestre, 1903. Contiene :—Extrait des Procés-verbaux des Séances. Germain Louis—Etudes sur les Mollusques terrestres et fluviatiles vivants des environs d’Angers et du département de Maine et Loire (suit et fin des Gastropodes). Davy L.—Bibliographie géologique, minérologique et paléontologique du Nord-Ovest de la France (Bretagne, Basse-Normandie, Maine, Anjon et Vandée). Extraits et Analyses. Id,—5° et 4° Trimestres, 1903. Extrait des Procés-verbaux des Séances. Baret Ch.—Notes pour servir a la Minéralogie de la Loire-Inferieure. Bureau Lovis—Rapport à M. le Directeur du Service de la Carte géolo- gique détaillée de la France—Feuille d’Angers (Campagne de 1908). Bonjour Dr. Samuel—Faune \épidoptérologique de la Loire — Inferieur, 2e partie : Microlèpidoptéres. — 190 e Bureau Louis—Notice sur la vie et les travaux de l’abbé Jules Dominique. Extrait et Analyses. Extrait des statuts et Réglement. Table des Matiéres. Bollettino del Naturalista—An. XXIV. N. 8. 15 Agosto 1904. Siena. Contiene: Cozzi Sac. Carlo —Appunti di flora varesina. Bernardi Ilio—Il Tropidonotus natrix L. nel Livornese. Longo Prof. Andrea—Sull’inerociamento dei venti costanti (cont.). Vitale Geom. Francesco —I coleotteri messinesi (I nota) (cont.). Brusina Prof. Spiridion:—La zoologia nel giornalismo. \ Notizie di caccia e pesca—Invenzioni e scoperte—Insegnamenti pratici — Notiziario—Nomine, promozioni, onorificenze, premi—Tavola necrologica — Ri- chieste ed offerte. Rivista Italiana di Scienze Naturali — An. XXIV. N. 7 e 8; 1904. Siena. Contiere : De Blasio prof. Abele -Le labbra dell’uomo. Lucifero Armando — Mammalia calabra (cont.). Bacci Pietro E. e Bernardi Ilio 1 Molluschi (cont.). Brunelli Gustavo—La metamorfosi degli insetti e la filogenesi dei coleot- - teri, (cont. e fine). Perlini Renato—Elenco dei Lepidotteri proprii soltanto all’Italia, (cont.). Rivista bibliografica. Zoologischer Anzeiger—Bd. XXVII. N. 25 e 26 Juli 1904. Contiene : Faussek prof. V.—Viviparitàt und Parasitismus. Ssinitzin D.—Uber einige neue und wenig bekannte Organe der digene- tischen Trematoden Javicki C. (v.)—Zur Kenntnis einiger Stiugetiercestoden. Enderlein Dr. Giinther —Phthirocoris, eine neue zu den Henicocephaliden gehòrige Rhynchotengattung von den Crozet — Inseln und Sphigmocephalus nov. gen. Weltner prof. dott. W. — Die spongien im International Catalogue of Scientific Literature. VI Internationaler Zoologenkongres in Bern. Ergiinzungen und Nactrige zu dem Personalverzeichnis zoologische Anstalten. Personal —Notizen. Literatur. Proceedings of the Academy of Natural Sciences of Philadelphia— vol. LV. Part. III. October, November, December. 1903 (1904). Contiene : Brown, A. E.—Note on Crotalus scutulatus Kenn, gd RITTER I — 191 — Pilsbry, Henry A.-A New American Genus of Arionidae (Plate XXVIII). Rehn, James A. G., and T. D. A. Cockerell-A New Genus of Stenopel- matinae (Orthoptera) from®New Mexico. Crawley. Howard—The Polycystid Gregarines of the United States —Se- cond Contribution (Plate XXX) Montgomery, Thomas H., Jr. — Supplementary Notes on Spiders of the Genera Lycosa, Pardosa, Pirata and Dolomedes from the Northeastern United States (Plate XXIX). Stone, Witmer — Racial Variation in Plants and Animals, with Special Reference to the Violets of Philadelphia and Vicinity (Plates XXXI-XXXIX). Bilgram, Hugo—Inclusions in Quartz. Keeley, Frank J.—Inclusions in Quartz. Rehn, James A. G.-—Studies in Old World Mantidae (Orthoptera). Chapman Henry C.—On a Collection of Anthropoids. Brown, Arthur Erwin—On a Collection of Anthropoids. Moore, J. Percy—Descriptions of. Two New Species of Polychaeta from Wood’s Hole, Massachusetts (Plate) XL). Fowler Henry W.— Descriptions of New, Little Known and Typical A- therinidae (Plates XLI-XLIV). Fowler, Henry W.—New and Little Known Mugilidae and Sphyraenidae (Plates XLV, XLVI). é Conklin, Edwin G., Ph. D.—The Cause of Inverse Symmetry. Fowler, Henry W.—Descriptions of a New Lantern Fish. Vanatta A. G.—A List of Shells Collected in Western Florida and Horn Island, Mississippi. Schaeffer, Charles, M. D.—Minute on Death of. Calvert, Philip P. Ph. D.—Ganglia of. Odonata. Filsbry, Henry A. — Mexican Land and Fresh-water Mollusks (Plates XLVII-LIV). Pilsbry, Henry A.—A New Hawaiian Limnaea. Moore, J. Percy. Ph. D. — Some Pelagic Polychaeta New to the Wood”s Hole Fauna (Plate LV). Report of the Recording Secretary. Report of. the Corresponding Secretary. Report of the Librarian. Report of the Curators. Reports of the Sections Officers, Councillors., etc., 1904. Council, 1904. Elections during 1903. Additions to Museum. Index to Species and Genera, — 192 + Marcellia—Rivista Internazionale di Cecidologia. Ottimo periodico bimestrale che si occupa esclusivamante di Cecidologia. È redatto con somma cura dal Prof. A. Trotter della R. Scuola di Viticoltura e di Enologia di Aveliino (Italia). I quattro fascicoli del V. III di già usciti nel 1904 contengono diversi la- vori importantissimi del Trotter, Bezzi, Stegagno, Roncal, Kiister, Kieffer, Destefani Perez e Cecconi. Redia—Giornale di Entomologia. Vol. I. 1903-Portici. Questo primo volume pubblicato per cura del Prof. A. Berlese è comple- tamente redatto dal Prof. Filippo Silvestri con un lavoro dal titolo Contridu- zione alla conoscenza dei Termitidi e Termitofili dell’ America Meridionale. In questa pubblicazione di 234 pagine con sei tavole doppie, l’ egregio e attivo autore ha saputo presentarci tutte quelle osservazioni personali che egli, col suo grandissimo zelo, potè fare sulla famiglia dei Termitidae e sugli insetti che con essi coabitano o che profittano di alcune parti dei loro nidi, nell’Ar- gentina, Uraguay, Paraguay; Brasile e Chile. In questo lavoro che è una bella e buona monografia l’A., oltre la parte sistematica, ci dà non poche notizie biologiche tanto sui Termitidi non che sui Termitofili, facendo contemporaneamente conoscere un buon numero di specie nuove. Parla della struttura dei diversi nidi che figura nel testo, in ultimo con- sidera i Termitidi in rapporto all’agricoltura e all’uomo. Venendo quindi a parlare dei Termitofili egli fa osservare che intorno a questi animaletti sud-americani esistevano pochi lavori sistematici. Schiòdte descrisse due curiosi generi di Staphylinidae : Corotoca e Spi- *achta del Brasile; Lych Arribàlzaga descrisse tre specie pure di Staphilinidae dell’ Argentina; Casey alcuni Termitofili del Panama, e Wasmann una specie del Venezuela ed un’altra del Brasile. L’A. oggi ci presenta un buon numero di altri Termitofili non per anco conosciuti prima e rappresentati da Gamasidae (Acari), Sarcoptidae (Acari), Stiodesmidae (Diplopoda), Lepismidae (Thysanura), Coccidae (Hemiptera), Termitomastidae (Diptera), Sarcophagidae (Diptera), Formicidae (Hymenoptera), Apidae (Hymenoptera), Aleocharinae (Coleoptera), Pselaphidae (Coleoptera). Parla quindi delle relazioni che i Termitofili hanno con gli ospiti e con- chiude facendo di essi una divisione in gruppi a seconda i rapporti che hanno con gli albergatori, distinguendoli in Alloicoxeni, Parassitoxeni, Cleptoxeni Synoicoxeni, Euxeni. a BERE LS Ragusa Enrico — Direttore resp. TW P NARO > 5a gl "| < CES x O Sali (5) ©) ©) lo < 1 È ; 5 2 O do ha À 7a NA < i = = id sl 3 WEST O aio (70) puagi® )_. 3 < ira 2 SO = na) È È De, [29 ere (©U 3 e Si 4 Leo a a po (to) ECO x ><>”*Yybkx EZÈINÈÈ d NN ANNO XVII. vara ay ‘ LA : gia I sie c $ X + grip ERETTA quettia IAS ; I e eee È Rs ari DE n Figi A tar. Dia AT TRI: O. ii DI LI [Da SOLBRERUEREATELIELELERRELE LA AEREA LELE LERRAR(CKAELELKKKRERA LEEBEREKKLARRELO LEVE RKABKvKKKKKA RE (KKRRRREKK vv RRogKRRA(KK DARE RK VA BK RNA RK EER D ERRO DK DARE( KE E RvERRKRERA DEA RNERERERURE (} ANNUNZI Si pregano i Signori Soci che non hanno ancora inviato l'importo dell'abbonamento a mettersi sollecitamente al corrente. Hanno pagato l'abbonamento i signori : Prof. Antonino Ponzo. Si è pubblicato il Primo Volume (470 pagine) del Catalogo Ragio- nato dei Coleotteri di Sicilia di Enrico Ragusa per Lire 25. M. Ch. Fagniez, à la Motte d’Aigues (Vaucluse) offre: Anophthal- mus suturalis, Hacqueti, hirtus, Speiseri, Severi, Targioni , Mayeti, Bru- jasi, var. Magdalenae, Orpheus, Trophonius, Bucephalus; Aphaenops Pluto, Tiresias, Cerberus, Apfelbecki; Autroherpon Ganglbaueri, Hoermanni; Asta- gobius angustatus; Parapropus Ganglbaueri; Isereus Xambeui; Diaprysius Serullazi; Anillocharis Ottonis; Leonhardella angulicollis; Leonhardia Hilfi; Troglodromus Bonafonsi; Batyscia galloprovincialis, etc., contro altri rari coleotteri cavernicoli e hypogei. RN RESET Re EI OR I È stata testè pubblicata l’intera opera di pag. 186 formato 8° gr., con 11 tavole del Glossario Entomologico, redatto da Luigi Failla-Tedaldi, corredato del registro Latino-Italiano delle voci citate. Franco di posta in tutto il regno L. 5. Rivolgersi alla Direzione: Bollettino del Naturalista—Siena. A. G. Razzanti, V. R. Margherita 35, Livorno (Toscana), desidera Coleotteri e Lepidotteri paleartici ed esotici, specialmente Carabidi, La- mellicorni, Buprestidi, Cerambicidi e Macrolepidotteri. Entomologisches Jahrbuch. 14. Jahrgang. Kalender fiir alle In- sectensammler auf das Jahr 1905. Herausgegeben von Director Dr. O. Krancker, Leipzig, (Lindenstr. 2, lII). Francenstein & Wagner, 1905. Preis: M. 1.60. iii uu i Ki FK JK KK KÉK Ki. éFEéWWWE* TE W$ÀÀk£'KK.K.KITKKKTKTKTKKTKKKKKKKKKK5K5K5K56GK 665 645 645 Kt WWWF €W*éKW$ÉK 'ÀKÀKKKKKKK (O CK KKCE CL TTUCUCOT WWW. iii iii WWW FF, I iii. III si SANLERERREREERELEDERERELEALKEAREELAVERERKKSBERELILAREKALESBREKKKREBEKKLERKRRELERERRERK KEEL KE RRVAKKLKRERKKKKEBRVKKRK BOLLERRREREE BERE RTE RELA RE KO (RE &D ERE RR ADELE EKRR VEE I ARRE DEooÌ È santiago A_N E E hh ththTht<. i { ihih 1 ANNO XVII 1905 i N. 9. TERI IPER CI Li MIE RS I E IAT I O Dn Wornumero separato egnitavolero co no lie eV eo » » » senza» PIO ROSIE TE POL Reni I TO Gli abbonamenti cominceranno dal 1° di agosto di ogni anno. Indirizzare tutto quello che riguarda l’Amministrazione e Redazione al Sig. Enrico Ragusa in Palermo, Via Stabile, 103. —rimrstrt:®®-osì La responsabilità d’ ogni qualunque idea espressa negli articoli del periodico spetta esclusivamente al suo autore. Sommario del N. Q. Vitale F.—Contributo a lo studio dei Coleotteriì di Sicilia. I Coccinellidi (cont.) p. 193 Ponzo. A. — La flora psammofila del littorale dî Trapani (cont.) . . . . » 201 Riggio G. — Contributo alla Carcinologia del Mediterraneo —I. Nota sopra al- quanti crostacei nel mare di Messina (con 3 tav.) (cont.) . . » 208 MAGA Pubblicato il 1° aprile 1905 PALERMO Stabilimento Tipografico Virzì 1905 AV A a et a a Mi ENO Age RA i SA 7 » 7iprerio + PINTO x 7 G iiéwéiviiic uu K KKKKKKKK KK KW KW WF FÉKFKkKFKkÉéFéFÉF$ F I KÒKÉ KÉF WÒÉW/KÀÀK./TTKKIIT 95h 6 Cè6®€®( 5 E é éWéWWFWFWéW€WéWéWWWéW-5--<-XxXrrrrr- "n Ma Geom. VITALE FRANCESCO Contributo a lo studio dei Coleotteri di Sicilia. P/COCCINELLIDI Non è con la pretesa di fare un lavoro originale e d’ importanza (giacchè non ci sentiamo da tanto) che imprendiamo ad enumerare le numerose specie e le ancor più numerose varietà, dei Coccinellidi fino oggi raccolti e segnati di Sicilia, ma solo col vivissimo desiderio di con- tribuire anco noi, con scarso e rozzo materiale a la costruzione di quel colossale edifizio che nomasi, Entomologia Sicula. La famiglia dei Coccinellidi, non offre, al pari di altre famiglie di Coleotteri, difficoità immense per picciolezza di forme e di sta- tura, per variabilità di organi, per complicazione di strutture ecc. ecc.; niente di tutto ciò. Gl' insetti a questa famiglia appartenenti, sono fa- cilmente riconoscibili a prima vista, per la loro sub-globosità, apparendo come semi-sfere ambulanti. Tutti ciò possono constatare, conoscendo tutti la comunissima Coccinella dai 7 punti, Coccinella septempunctata Lin., la tanto gaia damigella (papuzzedda, Santo Nicola, in siciliano), che si rinviene ovunque, su le piante invase dagli afidi (furmichedda in siciliano), ed a cui (Coccinella) i nostri ignorantissimi agricoltori attribuiscono, a torto però, di essere la progenitrice di tutta quella miriade d’insettolini, men- tre invece essa ne è la distruttrice, in quanto che ne fa largo e copioso cibo, sia a lo stato di /arva che a quello d’imagine. Al di fuori di que- sta infondata accusa, gl’ insetti in parola, godono d’una speciale simpa- tia, ed invece di destare ripugnanza, come in generale tutti gl’ insetti, quelli sono con piacere accostati, toccati, carezzati da tutte le persone, e specialmente dai bambini, dalle giovanette;......... dalle più semplici e dalle più gentili anime. Forse la loro forma, abbastanza facile e sim- metrica, la mancanza di lunghe antenne, e di esili arti ambulatorii, la picciolezza degli organi boccali, la lucentezza e la nitidità del corpo, la pulitezza, la gaiezza, la variabilità dei colori, insomma molte e molte Il Nat. Sic., Anno XVII 25 — 94 delle su citate condizioni, vuoi isolate, vuoi concomitanti, rendono quelle utilissime bestioline, attraenti, interessanti..... simpatiche. Per l’entomologo tali insetti sono dei Coleotteri dai tarsi costituiti da 3 articoli e perciò 7rimeri. Questo solo carattere, basterebbe a far conoscere a prima giunta, i Coccinellidi, ma noi completeremo tale diagnosi aggiungendo, che sono; dal corpo semi-sferico; da le antenne corte e spesse; dei palpi terminati a falce; dal corsaletto più stretto che largo, intero cioè senza solchi la- terali o mediani da le elitre ricoprenti l'addome, tozze, tonde, liscie, da le ali sviluppate ed atte al volo (1); da le zampe brevi, retrattili; da- gli occhi rotondi, sporgenti; da la forma generale d’una piccola testu- gine. La scala cromatica offre pochi colori a quegl’ insetti, giacchè oltre il predominio del rosso, del giallo e del nero, con un po’ di bianco, non vi appresta altre tinte; giammai il verde, il bleu, il violetto, l’indago, l'azzurro, il celeste, vale a dire i colori più simpatici e più gentili. Però ad onor del vero dobbiamo dire che di quei pochi colori di cui si a- dornano, ne tempestano sì vagamente le elitre ed il corsaletto special- mente per le punteggiature, le striature, le macchiette, i geroglifici ecc., da riescire artisticamente belli e gai. La maggior parte di tali insetti sono utili all’ agricoltore, dapoichè sono afidifagi, vale a dire che si nutrono sia a lo stato di larva che a lo stato d’imagine degli afidi, di quegli insettolini cioè affini a la temi bile Phy2oxera de la vite, appartenente quindi all’ordine nocevolissimo degli Emitteri, i quali afidi, sviluppandosi prodigiosamente su le parti tenere delle piante, fiori, foglie, radici, gemme, frutta ,.... ne soffocano lo sviluppo e le uccidono dissanguandole. Poche specie sono fitofage; cioè si cibano dei vegetali, danneggiandoli leggermente. Una caratteristica di tali insetti è la facilità con cui subiscono le variazioni di colorito nella stessa forma, sicchè, se poche sono le forme tipiche, molte invece riescono le varietà, e queste talvolta sì diverse dal tipo, da stentare di avvicinarle a quello, se le forme intermedie non ne mostrassero i graduali passaggi e l'affinità. Noi crediamo che tale pro- prietà che hanno i CoccineZlidi , dipenda da la facilità con cui s' inero- ciano fra di loro. Sono infatti numerosissimi i casi di unione completa fra due forme (1) Va da sè che escludiamo da tale prerogativa la Oynegetis impunctata Lin, e qualche altra specie che ne fanno eccezione, — 195 — specifiche, o fra varietà di specie differentissime, e noi ne abbiamo dal nostro canto osservata qualcuna. Non è questo forse un chiaro indizio della instabilità della specie nei Coccinellidi ? non indica forse ciò la in- completa fissità specifica di tali insetti ? come quelli che essendo i meno evoluti, si risentono ancora della mutabilità delle forme ? Certamente se mezzi e tempo ci permettessero di seguire per pa- recchie generazioni la perpetuazione dei prodotti ibridali, potremmo il- luminare, tale lato di biologia entomologica, ed apportare ancor più dati positivi al problema Darwiniano dell’ evoluzione; ma auguriamoci che altri entomologi o meglio ancora, che Istituti scientifici, provvisti di mezzi e tempo, piglino a cuore tale voto, onde risolvere sì importante quesito. Un tale augurio, venne anch'esso or è più di un secolo, espresso da un illustre scienziato , il Latreille (1), ma allora gli studi biologici, erano sopraffatti da quelli di sistematica; oggi invece che, su la scorta di Per- ris, tali studi sono coltivati maggiormente, noi lo ripresentiamo. Possa la nostra voce trovare eco nel mondo entomologico. Diamo qui appresso la lista dei Coccinellidi fin’ oggi raccolti nelle nostre contrade, e poscia ne completeremo, per quanto è in noi, il cata- logo sinonimico-topografico, per la Sicilia. Per tale pubblicazione ci sia- mo giovati dei cataloghi del Romano, del Ghiliani, del Rottenberg, del Reiche, del Bertolini, del Failla, del De Stefani, del Ciofalo, dell’Heyden- Reitter-Weise, e così via, mentre tutti i nostri insetti sono stati riveduti, e classificati dall’Illustre Entomologo sig. Enrico Ragusa, al quale man- diamo i nostri più affettuosi ringraziamenti. Messina li 15 Gennaio 1905 Geom. VITALE FRANCESCO. (1) « Tali specie (Coccinellidae) sono numerosissime , ed è anzi molto difficile , per «non dire impossibile, fissare in modo preciso i loro caratteri. Un gran numero di tali « insetti, considerati come specificatamente differenti , sono distinti gli uni dagli altri, « soltanto per alcune diversità di colori, o pel numero più o meno grande delle macchie. «Tutte esse specie avendo, sotto gli altri aspetti, presso che identità, ne viene che gli « individui di sesso e di specie diverse, hanno pochi o presso che nessun ostacolo che si «opponga ad unioni in apparenza disparate; da tali mescolanze risulta un gran numero «di varietà, di cui si fanno specie. Sarebbe un’esperienza curiosa quella di prendere al- « cune coccinelle di diverse specie e di differenti sessi, di forzarle, con la privazione dei « relativi individui d’altro sesso, ad unirsi con altri; d’ allevare il frutto di tali coppie « straniere, onde sapere fino a qual punto l’insetto perfetto che nascerebbe da tale me- « scolanza, si scosterebbe da quelli che gli avrebbero dato il giorno» —Latreille. Storia naturale generale e particolare deî Crostacei e degl’ Inseiti. Vol. VI, Venezia, 1820, pa- gine 353 56. — 196 — Famiglia Coccinellidae. Sezione Phythopagae. Genere Epilachna Redtembacher. 1. chrysomelina Fab.— Abbiamo raccolto questa forma tipica, e ben distinta nell’ottobre a Raccuja battendo le Querci, ed in gen- naio a Messina, presso la Stazione Ferroviaria sulla Mormodica Elaterium L. È specie vecchia per la fauna sicula e molti au- tori la citano. È comune altresi in Italia. Genere Lasia Mulsant. 2. 24-punctata Lin. — Questa comunissima forma specifica, è da noi raccolta in contrada Scala nel maggio ed aprile, battendo le Querci, o le Eriche. Di Sicilia la citò primo il Reiche, e poi il Bertolini. Sezione Aphidiphagae Genere Rhizobius Stephens. 3. litura Fabr. Non raro. In contrada Calamarà nell’ ottobre abbiamo raccolto parecchi di tali insetti, sotto le tegole o le pietre. Molti cataloghi lo indicano di Sicilia, e lo dicono frequente. 4. subdepressus Seidl. Rarissimo. E specie nuova per la Sicilia, e ne abbiamo catturato un solo esemplare il 12 giugno testè decorso. Il valente entomologo Ragusa, nel rimandarcelo con la detta determinazione, ci segnava il desiderio di volerne molti esem- plari. Genere Scymnus Kugelann. 5. minimus Rossi-—Rarissimo. Alcuni esemplari raccolti nel giugno a Scala, ce nell'agosto e settembre a Curcurace, battendo le Querci. Il Ragusa ce lo rimise sotto il nome sinonimico di capitatus F.., e sotto il nome di parvula Illig. lo cita il Romano. Sotto il no- me di minimus Rossi, lo cita il Failla, mentre il Bertolini nel Catalogo del 1872 lo segna sotto quello di capitatus. — 197.— . suturalis Thunb. — Rarissimo. Un esemplare determinato dal Reit- ter, e raccolto fin dal 1896 a Bucceri. È noto da molto tempo di Sicilia; il Romano lo cita (discoideus Illig.) ed il Bertolini lo riporta sotto lo stesso nome nel catalogo del 1872, ed ora sotto il nome di suturalis. . pallidivestis Muls.—Comune su le Querci, dal marzo al novembre. Si trova nella zona dei colli, Scala, Bucceri, Calamarà, Campo Inglese. È specie nuova per la Sicilia, ed il Ragusa, che ce lo ha determinato, ce ne richiese varii esemplari per la sua col- lezione. . punctillum Weise. — Rarissimo. Ne possediamo un solo esemplare, raccolto a Scala il 21 maggio decorso. È citato dal Bertolini nel catalogo del 1872, ma in questo ultimo del 1904, non è ri- portato. . frontalis Fab.—Il più comune del genere. Ne abbiamo centinaia di esemplari raccolti nelle varie contrade, e specialmente su le Carduacee. Eccettuato l’ultimo catalogo del Bertolini, nessun altro di quelli da noi posseduti lo cita. Il Ragusa ce ne richiese molti esemplari. . Vv. 4-pustulatus Herbst.—Rarissima varietà da noi raccolta in due soli esemplari in contrada S. Giuseppe (Curcurace) sopra la Galactites tomentosa Moench, il 15 maggio decorso. È nuova per la Sicilia, ed è nota in Italia, soltanto per il Trentino. . Apetzi Muls. — Non raro. Il Ragusa che determinandolo ce ne do- mandò varii esemplari, lo possedea in soli due individui. Di Sicilia lo cita soltanto il De Stefani come frequente in parec- chi posti delle vicinanze di Palermo. Non sappiamo come il Bertolini nol citi nel suo ultimo catalogo, quantunque lo dica di Toscana, Liguria, Veneto, Piemonte, Lazio, Sardegna, Napo- letano, Calabria. . Kiesenwetteri Muls. — Non raro. Questa elegantissima e caratteri- stica specie, nuova per la Sicilia, la raccogliamo nei mesi pri- maverili sul lato Sud, e nei mesi autunnali verso il lato Nord- Ovest. Il Ragusa non la possedea, e noi gliene abbiamo inviato varii esemplari. È nota d’Italia soltanto, delle due grandi isole, la Sardegna e la Corsica. . pulchellus Herbs.—Rarissimo. Un solo esemplare raccolto fin dallo inizio delle nostre cacce, e non troviamo nessun’ indicazione, nè di località nè di epoca. È specie da antico nota per la Si- — 198 — cilia, ed il Romano la cita sotto il nome di Coccinella quadrilu- nata Illiger. 14. bipunctatus Kugel. —Raro. Nei mesi invernali riesce alquanto diffi- cile, trovare qualche esemplare di tale specie, nei detriti che otteniamo battendo le fascine d’erica poste a disseccare. È spe- cialmente nelle eriche della contrada Colla, che ne raccogliamo di tanto in tanto qualche individuo. È un insetto già da lunga pezza noto di Sicilia, ed il Romano lo cita al N. 28 sotto il nome di Cl. diverrucata. Genere Hyperaspis Redtembacher. 15. reppensis Herbst.— Comune. Raccogliamo tale elegante insettolino nei mesi primaverili ed estivi, battendo le piante silvane nelle contrade Scala, Catarratti, Bucceri, Calamarà, Campo-Inglese, Curcurace, ecc. ecc...., o nei mesi invernali al piede delle piante disseccate di Cynara, Carduus, Galactites ecc... lungo la spiag- gia e specialmente su la spianata di S. Ranieri. È noto da lungo pezzo della Sicilia essendo citato dal De Stefani (1882). 16. campestris v. concolor Suffr. — Non raro. Possediamo qualche e- semplare di tale importante varietà, raccolto nel dicembre del 1903 a S. Ranieri. È nuova per la Sicilia ed al Ragusa che ce ne chiedeva parecchi esemplari per la sua collezione non ne abbiamo potuto inviare che un solo individuo. Genere Chilocorus Leach. 17. similis Rossi. — Comune. Raccogliesi facilmente tale insetto su la chioma dei limoni, in està, ove anco vive a lo stato di larva, o sotto le scorze degli alberi in inverno. È noto da lunga pezza da la Sicilia, e lo citano quasi tutti gli autori che hanno cac- ciato nella nostra isola. 18. bipustulatus L. — Comune come il precedente ed anco al pari di quello, noto da vecchia data. Genere Exocomus Redtembacher. 19. 4-punetulatus Lin.—Comune. Si trova su gli ulivi, e crediamo, che ad esso, debba riportarsi l’ insetto descritto dal Romano nella sua memoria del 1841 (1), in cui dice: « Tutta di color nero (1) Romano B.-Degl'insetti che danneggiano gli ulivi in Sicilia. Palermo 1841. — 199 — « rossiccio, la testa e gli occhi neri, l’ elitre con due macchie « flessuose , rosse, ben distinte in ciascuna ; l’ addome inferior- « mente fulvo con una macchia nera nel mezzo che giunge al « secondo anello.» E la figura che ne dà (7, a, b, c) è abbastanza esatta. Il Romano dice però che tutte e due le Coccinelle che lui descrive appartengeno a la Coccinella propria (Coccinelle propre) di Latreille. Il Latreille invece nell’enumerazione delle 43 specie di Coc- cinellidi non parla di tale forma, ed învece nel IV Gruppo dello MMiger, al N. 41 segna la Coccinella quadripustulata Lin., corri spondente a la Coccinelle tortue à 4 points rouges di Geoffroy ; a la Coccinelle à 4 points rouges De Geer: a la Coccinelle qua- driverrucata di Fab. La descrizione poi di tale forma è esatta- mente eguale all’ Exrochomus 4-pustulatus Lin., e la var. c dal Latreille citata, corrisponde a la var. floralis Mots. appresso se- gnata. È questa su citata, una forma nota da antico per la Si- cilia, e tutti gli autori la citano. 20. v. floralis Mots. —- Rarissimo. Un solo esemplare raccolto il giorno 8 ottobre a Catarratti, battendo le Querci ed i Castagni. Il salo catalogo del Bertolini (1904) lo cita di Sicilia, e non sap- piamo da chi fu raccolto. Il Ragusa nol possiede e ce ne ri- chiese varii esemplari. Genere Micraspis Redtemb. 21. 16-punctata v. 12 punctata Lin.—-È varietà vecchia per la Sicilia, avendola il Bertolini fin dal 1872, segnalata. Il Ragusa la pos- siede ed il Baudi ce ne donò un paio d’individui da lui rac- colti nelle nostre campagne nel 1895. In Italia è stata segnata pel Lazio, Veneto, Toscana e Liguria. Non sappiamo perchè nell’ultimo Catalogo 1904, non la segni più il Bertolini. 22. phalerata Costa.—L’abbiamo di Lentini in quantità, raccolta il 28 ottobre decorso anno, attorno al Biviere , nelle rocce calcari. Della Sicilia la citano il Bertolini 1872, il Failla, il De Stefani, il Reitter, —900 2 Genere Coccinella Linneo. Sub-gen. VIBIPIA Muls. 23. 12-guttata Poda.—Piuttosto comune su le piante boschive nella pri- mavera. Da antico tale forma è conosciuta di Sicilia e la se- gnalano varii autori. Sub-gen. MyrrHA Muls. 24. 18-guttata v. formosa Costa. —Questa bellissima varietà, nuova per la Sicilia, si rinviene da noi raramente nel maggio in contrada Scala e Catarratti. Il Ragusa non la possedea, nè alcun cata- logo la riporta di Sicilia. Il Bertolini dice nel suo ultimo cata- logo (1904) che si trova nel meridione d’Italia, senza precisarne le regioni. Sub-gen. PROPILAEA Muls. 25. 14-puncetata Lin. — Non rara. Abbiamo raccolto parecchi individui di questa forma specifica, in contrada Tremonti, battendo le Querci verso l’imbrunire nel giugno. Da molti anni è stata se- gnalata per la Sicilia, e varii autori la citano. 26. v. tetragonata Laich. — Non rara. Di questa interessante varietà, nuova per la fauna siciliana, il Ragusa ce ne richiedeva pa- recchi esemplari, giacchè non la possedea, e nessun raccoglitore l’avea precedentemente raccolta, nè alcun catalogo notata. È nota d’Italia, per la Sardegna e la Toscana soltanto, e quindi la nostra stazione, oltre che segna il limite più meridionale, fa intuire che nelle provincie calabre o nel napoletano, tale va- rietà potrà facilmente rinvenirsi. 27. v. conglomerata Fab.—È questa un’altra varietà nuova per la Si- cilia, e che si raccoglie raramente, assieme al tipo nella pri- mavera su le piante boschive. Ci venne richiesta dal Ragusa in vari esemplari, non possedendola da la Sicilia. È nota dal- l’Italia, per essere stata raccolta in Piemonte, Lombardia e To- scana. (continua) — 201 — La flora psammofila del littorale di Trapani di Hntonino Ponzo (Continuaz. ved. Num. preced.) Le sabbie, silicee, sono più o meno aride e contengono calcio in vari rapporti. Da qualche saggio fatto col comune calcimetro ho visto che in alcune località esse sono fortemente impregnate di calcio, con- tenendone da 80, 4 °/, a 84, 4 °/, e scarsissime di altre sostanze, fra cui lo stesso ossido di ferro; qui la vegetazione è limitatissima e costi- tuita da poche specie, quali Euphorbia, Eryngium, Agropyrum, Pancra- tium, Scolymus e qualche altra. In altre località, come fra Bonagia e Cofano, ne contengono in minor quantità (circa il 73 °/;), e sono un pò più fertili e anche più ricche d’ossido di ferro; oltre le predette specie vi vegetano: Convolvulus Soldanella, Plantago C'oronopus, PI. ceratophylla, e non manca l’Asteriscus maritimus. Ancor più fertile e con materia or- ganica in discreta quantità è il tratto umidetto ad Juncus e Carex. La spiaggia ghiaiosa del Ronciglio in generale contiene circa il 17 °/, di calcio, ma è molto ricca di materia organica, di ossido di ferro, di fo- sfati, di potassio ecc. Minime quantità di calcio troviamo in alcune lo- calità lungo il littorale di ovest, come presso la torre di Marausa, ove la sabbia, siliceo-ferruginosa e molto ricca di materia organica, ne con- tiene appena il 5 °/,- Il rigoglio della vegetazione psammofila trapanese sta in rapporto diretto colla fertilità del substrato, nè il calcio esercita un’ influenza importante ; l’Eryngium maritimum, la Matthiola tricuspi- data, l’Agropyrum junceum, vegetano tanto nelle sabbie che contengono l’84 °/, di calcio, quanto in quelle che ne contengono appena il 5 °/;- Lo stesso dicasi per Inula crithmoides, Lotus creticus, Centaurea sphae- rocephala , le quali, mentre abitano in un suolo sabbioso, ove il calcio è in minime tracce, trovansi, presso il littorale di nord, rigogliose an- che su un acquedotto ad archi, che, essendo costruito di tufo calcareo, è impregnato e reso umido per l’acqua, la quale, filtrando attraverso i suoi pori, è certo calcifera. Lungo il littorale sabbioso predominano le erbe, sia annue, che sono il 51 °/, di tutte le specie, come: Sclerochloa maritima, Euphorbia Peplis, Cakile maritima, Polypogon maritimum, Silene colorata, Sagina mariti- Il Nat. Ste. Anno XVII. 26 — pa ma, ecc.; sia perenni, il 36 °/,, come: Ammophila arenaria, Agropyrum junceum, Eryngium maritimum, Statice densiflora, Echinophora spinosa, Pancratium maritimum, ecc. I suffrutici costituiscono solo il 10 °/,, con Crucianella maritima, Diotis candidissima, Crithmum maritimum, Sene- cio Cineraria, ecc.; e i frutici, con Atriplex Halimus e portulacoides, Pas- serina hirsuta, Salicornia fruticosa, appena il 3 °/; Come carattere quasi costante, tanto nelle erbe, che nei suffrutici e frutici, i cauli sono cespugliosi (Senecio C'ineraria), prostrati o decom- benti (Medicago marina, Atriplex Tornabeni), sia nelle specie esclusiva- mente maritime, sia nella generalità delle piante non littoranee; di que- st’ ultime solo qualcuna mantiene, eccezionaimente, in parte un porta- mento eretto, p. e. Scolymus hispanicus. Nelle erbe vivaci gli organi sotterranei sono rappresentati gene- ralmente da rizomi, che in alcune specie raggiungono notevole lunghezza (nello Sporobolus, p. e., si prolungano continuamente in modo che un solo individuo può occupare un'area alquanto estesa); soltanto qualche pianta, come il Pancratium è fornita di bulbo. Qualche specie (Senecio crassifolius e Polypogon monspeliensis) che sulla nuda sabbia ha i cauli decombenti o ascendenti e li mantiene bassi, in mezzo a cespugli di al- tre piante (Juncus acutus e maritimus) invece li ha eretti e molto più sviluppati. La radice, in tutti i tipi, è costantemente lunga, per lo più a fit- tone, ramificata (raro semplice) e con ramificazioni laterali che assu- mono diverse direzioni. Le radici di Picridium vulgare e di Senecio cras- sifolius, p. e., sono lunghe non meno di 40 cm. in individui a cauli alti appena pochi centimetri; negli stoloni di Ammophila sono lunghe più di 49-50 cm.; nella CaXkile le verticali sono lunghe circa 40-50 cm., mertre le ramificazioni orizzontali raggiungono e superano i 90 cm.; lunghe circa 60 cm. sono nella Diotis; non meno di 40-45 cm. nel Dau- cus Gingidium; di 70-80 cm. nella Salsola Kali, mentre i cauli di que- st ultima sono spesso lunghi 12-15 cm.; più di 90 cm. e circa 1 metro sono nell’Atriplex Tornabeni ; ancora maggiori lunghezze si hanno in piante suffruticose e fruticose. I bulbi di Pancratium, da cui partono radici grosse fibrose, con diametro di circa 25 cm. e lunghezza di più di 30-35 cm,, sono approfonditi a non meno di 15-20 cm.; e quelli di Iris Sisyrinchium a circa 10 cm. Le radici di Sclerochloa maritima, Cyperus capitatus, Am- mophila, Agropyrum junceum, Cynodon, si presentano lanuginose per peli filiformi, specialmente nel tratto superiore che segue ai cauli o ai ri- zomi, cui spesso aderiscono i granelli di sabbia, che, p. e., nell’Ammo. — 203 — phila è impossibile staccare senza lacerare il manicotto che abbraccia l’asse della radice. Nella maggior parte delle piante le foglie (e talvolta anche i fusti) hanno il colore verde glauco, sia in ambe le facce (.Scelerochloa maritima, Agropyrum junceum, Cakile maritima, Euphorbia Peplis, Eu. Paralias, ecc.), sia nella sola pagina inferiore (Bellis annua, Picridium vulgare, Hyoseris radiata, Sonchus oleraceus, S.tenerrimus, ecc.); per lo più sono glabre, sebbene non manchino le pelose o pubescenti, e sono più o meno carnose. In molte specie, come: Senecio crassifolius, Cyperus capitatus, Polygonum maritimum, Crithmum maritimum, Plantago ceratophylla, le foglie hanno uno spessore di circa 1 ‘/,-2 mm.; in altre, come A/yssum maritimum, Silene crassifolia, Lotus cytisoîdes, Iumex bucephalophorus, Echium maritimum, Ononis variegata, Cakile maritima, Senecio Cineraria, l'hanno di circa 1-1 ‘/, mm.; in altre ancora, come Bellis annua, Picridium vulgare, Chrysanthemum coronarium, Plantago commutata, Medicago ma- ritima di '/,1 mm. A foglie glabre, cuoiacee sono: Euphorbia Para- lias, Eryngium maritimum, Crucianella maritima. A foglie non carnose nè cuoiacee: /yoseris radiata, Sonchus oleraceus e tenerrimus, Medicago Histrix, Erythraea pulchella e spicata. A foglie pubescenti, tomentose e lanose sono: Bromus maximus, Matthiola tricuspidata, quest’ultima con peli ramificati dicotomicamente ; Medicago marina, Diotis candidissima, Senecio Cineraria, con un feltro di peli lunghi, filiformi, unicellulari o pluricellulari; Lotus cytisoides, con peli sericei; Al/yssum maritimum, con peli argentini; Atriplea Tornabeni, argentino-squamosa; Alsine procum- bens, Silene nicaeensis, Calendula maritima, pubescenti glandolosi, que- st'ultima a peli pluricellulari conico allungati e capitati; Plantago cera- tophylla, con peli ispidi formati da 3-4 cellale, di cui la basale, grande e sferica, è immersa per metà nell’ epidermide, e le altre , cilindriche, sono più strette e più lunghe verso l’apice, ove l’ultima è piccolissima e acuminata; Echium maritimum, anch'essa peloso ispida; Glaucium fla- vum, con peli pluricellulari arrotondati all’ apice, Asteriscus maritimus, con peli pluricellulari uniseriati a cellule slargate a nodo nei punti d’u- nione e sempre più strette e più lunghe verso l’ apice, ove l’ ultima è acuminata, ecc. La forma delle foglie non offre nulla di caratteristico, nè negl’individui di specie non proprie del littorale, che si sono impian- tate sulle sabbie marittime, hanno subito delle modificazioni degne di nota. Non mancano specie a foglie intiere, nè altre a foglie lobate, den- tate, incise, pennato-partite e composte. A foglie lineari, piane o accar- tocciate, sono : le graminacee, Carea nervosa, J. bufonius, ecc., a foglie — 201 — squamiformi: Passerina hirsuta, Crucianella maritima; nei Juncus acutus e maritimus, Scirpus Holoschoenus, ecc. sono lunghe, cilindriche o semi- cilindriche; afilla è la sola Salicornia fruticosa, e temporaneamente afille, cioè nel periodo estivo, le Statice. Dal punto di vista anatomico mi limito ad annoverare i caratteri più evidenti delle foglie di alcune piante. Agropyrum junceum. Ha la pagina superiore delle foglie attraver- sata da numerosi solchi, che la rendono striata longitudinalmente ; 1’ e- pidermide inferiore, priva di stomi e colla parete esterna molto ispes- sita, ha le cellule, cilindriche, disposte in serie longitudinali e colle pa- reti laterali strettamente ondulate ; l’epidermide superiore invece, colla parete esterna non ispessita, ha le cellule più grandi e turgescenti, spe- cialmente nei solchi, ove è ricca di piccoli peli conico-allungati. Inter- namente predomina il tessuto sclerenchimatico, interrotto dai fasci', di sposti in ogni sporgenza della pagina superiore e sotto i solchi ; e dal parenchima verde, che segue solo il contorno dei solchi ed abbraccia i fasci di quest'ultimi. Ammophila arenaria. Ha anch'essa le foglie fornite di numerosi sol. chi (circa 6-7) longitudinali nella pagina superiore; le cellule epidermi- che della pagina inferiore, ove mancano gli stomi, sono cilindriche, di- sposte in serie longitudinali, a pareti spessissime e, specialmente le la- terali, strettamente ondulate. Predomina internamente il tessuto scleren- chimatico; ì fasci sono disposti come nella specie precedente e il paren- chima verde segue solo il contorno dei solchi. L’ epidermide superiore ha cellule piccole e a pareti non ispessite; è ricca di piccoli peli conico- allungati, unicellulari. Sporobolus pungens. Presenta ricca di solchi la sola pagina supe- riore. L’epidermide inferiore, colla parete esterna molto ispessita, ha le celluie disposte in serie longitudinali, cilindriche, a pareti laterali stret- tamente ondulate, alternantesi con altre, che sono molto schiacciate e a lume stretto; gli stomi qui non difettano e sono inegualmente distri- buiti in ogni serie, cioè in alcune pochissimi e in altre in maggior nu- mero, separati l’un dall'altro per una sola cellula epidermica cilindrica; ciò in correlazione al sovrastante parenchima verde. La pagina supe- riore, che si presenta ricca di emergenze papillari, per lo più arroton- date, molto fittamente addensate sulle sporgenze interposte ai solchi, e di lunghi peli unicellulari immersi nei solchi, ha le cellule epidermiche, poste sotto dette sinuosità, grandi, vescicolari (cellule bulliformi di Duval- Jouve) ce a parete non ispessita, le quali si continuano con un tessuto “0, Perna Ie fra ne I — 205 — acquifero, sviluppato fino alla pagina inferiore. Il tessuto sclerenchima- tico è situato sopra e sotto ogni fascio vascolare fino all’epidermide in- feriore, ove si estende anche sotto il parenchima acquifero; i fasci va- scolari sono circondati da una guaina di cellule clorofillacee grandi e di- sposte a rosetta; il resto del parenchima è verde. Sclerochloa maritima. Ha le foglie fornite di solchi longitudinali nella sola pagina superiore; l'epicermide della pagina inferiore, ove mancano gli stomi, ha cellule più grandi e più alte di quelle della pagina supe- riore; anche la loro parete esterna è molto ispessita e un po’ increspata. Tutto il parenchima interno è verde, solo interrotto dai fasci vascolari e dai fasci sclerenchimatici, posti sopra e sotto i vascolari e sotto ogni solco. Glyceria permixta. Presenta, come nelle precedenti specie, le foglie con numerosi solchi nella sola pagina superiore. Le cellule epidermiche sono esternamente papilliformi; quelle dell’epidermide inferiore, fornita di stomi, hanno le pareti ispessite e un po’ ondulate; le cellule epider- miche della faccia superiore , poste sotto i solchi sono grandi e bulli- formi. Il parenchima è quasi tutto verde; solo è interrotto dai fasci va- scolari, dai sclerenchimatici, posti sotto i vascolari e sotto i solchi, e da un parenchima incolore a cellule grandi, ricche di contenuto acquoso, posto sopra i fasci vascolari, nella parte superiore delle sporgenze. Polypogon monspeliensis. Anche qui la foglia, nella pagina superiore, è attraversata da solchi longitudinali, le cui cellule epidermiche sono grandi e bulliformi. Il parenchima é tutto verde, interrotto solo dai fa- sci vascolari, accompagnati sopra e sotto da altrettanti fasci scleren- chimatici, e da 2-3 serie di cellule grandi, incolore, a contenuto acquoso, interposte tra il fascio vascolare e lo sclerenchima superiore. Le cellule epidermiche della pagina inferiore, ove non difettano gli stomi, non hanno le pareti ondulate. Bromus maximus. In questa specie, i solchi, che trovansi nella sola pagina superiore delle foglie, non sono molto profondi. L’epidermide, in ambe le pagine, ha parete esterna non molto ispessita ed è fornita di stomi. Tutto il tessuto interno è un parenchima verde, interrotto solo dai fasci vascolari, accompagnati, sopra e sotto, da altrettanti fasci va- scolari. È rivestito di peli lunghi conico-acuminati. Cyperus mucronatus. Le cellule epidermiche delle foglie a parete e- sterna molto ispessita e cuticolarizzata, eccetto nella pagina superiore piana o scanalata, mancante di stomi, ove sono più arrotondate , nel resto, viste in sezione trasversale, si presentano cilindriche e di diversa — 206 — altezza, in modo che qui l’epidermide non è piana, ma sinuosa e quasi solcata longitudinalmente con sporgenze arrotondate ottuse; gli stomi, con cellule stomatiche piccolissime, essendo collocati in fondo a tali sol- chi, sono infossati. Il tessuto fondamentale è acquifero a cellule grandi e incolore; lungo il contorno delle foglie, fuorchè nella pagina superiore piana o scanalata, si trovano i fasci vascolari disposti in due serie e sono circondati ciascuno da due o più strati di cellule clorofillacee a forma di guaina; i fasci della serie più vicina all’epidermide sono più piccoli, più avvicinati fra loro in modo che i rispettivi parenchimi verdi sì toccano formando quasi una serie continua, e sono separati dall’epidermide per altrettanti fasci sclerenchimatici. Carex nervosa. L' epidermide della pagina superiore ha le cellule grandi, alte ed a contenuto acquoso; l’epidermide inferiore, al contrario, le ha piccole, arrotondate ed a pareti ondulate; in entrambi la parete esterna è molto ispessita e cuticolarizzata; gli stomi mancano nella pa- gina superiore. Il tessuto fondamentale è un parenchima verde, inter- rotto da grandi lacune e attraversato da fasci vascolari, separati dal- l'epidermide inferiore da altrettanti fasci sclerenchimatici. Juncus acutus. Le cellule epidermiche hanno le pareti ispessite di cui specialmente l’ esterne, con spessore uguale all’ altezza delle stesse cellule. Il parenchima verde, costituito da molti strati di cellule (circ: 6-7) palizzatiformi, segue il contorno delle foglie ed è interrotto da fasci sclerenchimatici a forma di triangoli isosceli, che sono in contatto col- l'epidermide. Il restante parenchima è incoloro ed è formato di cellule grandi, arrotondate e ricche di contenuto acquoso ; è attraversato da molti fasci vascolari disposti in più serie e aiternantisi con grandi la- cune. Gli stomi sono in corrispondenza al parenchima verde e non of- frono nulla di notevole, essendo allo stesso livello dell'epidermide. Polygonum maritimum. Le cellule epidermiche, un po’ protuberanti a papilla e arrotondate esternamente, sono grandi, ricche di contenuto acquoso e a parete esterna ispessita e cuticolarizzata. Gli stomi, le cui cellule sono molto piccole e poste al livello inferiore delle epidermiche, si presentano infossati e sono distribuiti in ambe le facce. Tutto il meso- fillo, quasi omogeneo, ha le cellule grandi, clorofillacee e nello stesso tempo turgescenti-acquifere; quelle della periferia sono un po’ più al. lungate. Euphorbia terracina. Tutta l'epidermide ha le cellule protuberanti a papilla, con parete esterna ispessita e cuticolarizzata; spesso è ricca di antocianina, Gli stomi, distribuiti in ambe le pagine e con dotto stoma- * sosti — 207 — tico stretto, sono un po’ infossati per un’ anticamera uguale allo spes- sore della parete esterna delle cellule epidermiche. Il mesofillo è paliz; zatiforme sotto l'epidermide, anche, sebbene meno accentuato, nella pa- gina inferiore. Atriplex Tornabeni. La lamina fogliare ha struttura bilaterale. L’e- pidermide, ricca di peli squamoso argentini, ha cellule grandi, a parete esterna non molto ispessita, e ricche di contenuto acquoso ; gli stomi, non molto numerosi e distribuiti in ambe le pagine, hanno dotto sto- matico stretto e sono un po’ infossati. Sotto l'epidermide, in ambe le pa- gine, il parenchima è incoloro, acquifero, mentre il clorofillaceo è lo- calizzato, come in Atriplex Halimus (1), nella zona centrale. Salsola Soda. Ha epidermide formata di uno strato di cellule pic- cole a parete esterna non molto ispessita, e ricca di stomi distribuiti su tutta la foglia. Il mesofillo è clorofillaceo, palizzatiforme sotto l’epider- mide, di cui segue il contorno ; il resto è un parenchima acquifero a cellule grandi e turgescenti. Lotus creticus. L'epidermide presenta cellule grandi, acquifere, a pa- rete esterna non molto ispessita; è ricca di stomi un po’ infossati, con dotto .stomatico stretto , e localizzati su ambe le pagine. Il mesofillo è quasi tutto verde e nello stesso tempo ricco di contenuto acquoso; ha le cellule più allungate e più addensate sotto l'epidermide, specialmente nella pagina superiore. Crithmum maritimum. Gli stomi, un po’ infossati, sono distribuiti su tutta la foglia. Il mesofillo è verde e palizzatiforme lungo il contorno delle foglie, interrotto solo dai canali escretori; il restante è incoloro e acquifero. Scabiosa maritima forma divaricata (Fiori e Paol.). L’epidermide ha cellule grandi, turgescenti e con parete esterna ispessita e cuticolariz- zata. Gli stomi sono posti allo stesso livello della superficie epidermica. Il mesofillo è verde e palizzatiforme sotto l’epidermide di ambe le pa- gine, eccetto sotto il solco centrale della pagina superiore, ove è inco- loro, acquifero come il restante parenchima. Senecio C'ineraria. Le cellule epidermiche della pagina superiore so- no grandi e a parete esterna molto ispessita e cuticolarizzata, mentre quelle della pagina inferiore sono molto piccole e a parete esterna non ispessita perchè protette dal fitto feltro. Il mesofillo è tutto verde e nello stesso tempo turgescente ed acquifero, di cui i 3-4 strati superiori (1) Volkens, Die Flora der cigyptisch arabischen Wiiste 1887. — 208 — sono formati da cellule grandi, cilindrico-allungate ed occupano i 2-3 dello spessore fogliare; gli altri 2-3 strati inferiori hanno le cellule più arrotondate. Gli stomi mancano sulla pagina superiore. Calendula maritima. L’epidermide di ambe le pagine, ricca dei peli ghiandolari già detti, è formata di uno strato di cellule a parete esterna non molto ispessita. Il mesofi]lo, tutto acquifero e nello stesso tempo clo- rofillaceo, coi granuli di clorofilla addensati maggiormente nel centro delle cellule, si presenta : ora omogeneo, colle cellule più o meno allun- gate; ora con accenno a struttura dorso-ventrale. Gli stomi sono distri- buiti su ambedue le facce e trovansi allo stesso livello della superficie epidermica o appena sporgenti. (continua) + ot) Dott. G. RIGGIO Gontributo alla Gareinologia del Mediterraneo. I. Nota sopra alquanti crostacei del mare di Messina o =IZIO (Cont. v. N. preced) Avrei voluto a questo punto descrivere le diverse appendici boc- cali della specie in esame; ma possedendo un solo esemplare non ho voluto mutilarlo soverchiamente, limitandomi alla descrizione delle sole parti visibili; ritenendo d’ altro canto che la descrizione che son dietro a fare sia sufficiente per la ulteriore identificazione della specie. Se in seguito avrò la fortuna di trovare qualche altro esemplare, colmerò questa lacuna, descrivendo i pezzi boccali, i quali del resto, per quanto è lecito supporre, non possono differire gran fatto da quelli delle specie affini. Il sinafipodo della mandibola, ben visibile, è lungo e biarticolato , coi due articoli stretti ed appiattiti; disteso raggiunge quasi la metà del grosso articolo distale del peduncolo basale dell’antenna. L'articolo distale è un quarto circa del prossimale, ed entrambi sono ricca- mente guarniti di lunghe setole nel margine inferiore, specialmente del corto articolo distale. =— 209 Il 2° pato di piedimascelle (tav. IV fig. 4), è conformato esattamente come nelle specie affini. Il 1° articolo è breve, i due successivi 2° e 3°, rivolti in avanti, sono robusti e di uguale lunghezza; il 4°, volto nor- malmente all'indietro, raggiunge, piegato, il 3° anteriore del 3° ar- ticolo; il 5° e il 6° sono gracili, e quest’ultimo (6°) circa ‘/, del pe- nultimo (5°). Interamente distesi oltrepassano la metà dello scafo- cerite, e superano di tutto il 6° articolo e di circa ‘/, del 5°, il grosso peduncolo basale dell’ antenna. Tutti gli articoli, e specialmente il 5° e 6° sono fittamente ricoperti di peli e di esili spine. Il 3° paio di piedimascelle è mancante nell’animale descritto. Però, ag- giungo subito, che nello stesso recipiente ove trovavasi il Sergestes arachnipodus insieme ad altri crostacei, trovai due frammenti di ap- | pendici, che non seppi allora a quale di essi attribuire. Di recente ricevetti da Messina un giovane Sergestes vigila, St. di 18 mm., completo, benchè un po’ sciupato, in istato di Mastigopus, assai so- migliante nel profilo ed aspetto generale al .Sergestes avuto prece- dentemente da Messina, benchè assai più piccolo. In esso i vari ar- ticoli del 3° paio di piedimascelle mostravano una stretta rasso- miglianza coi corrispondenti articoli dei frammenti ritrovati, che mi apparvero così indubbiamente appartenenti al Sergestes arack- nipodus, e riferibili appunto al 3° paio di massillipedi di questa specie. Tali frammenti comprendono una piccola parte del 2° articolo (prossimale), il 3° e il 4° interi, molto grandi e quasi identici ai cor- rispondenti del S. vigilare, e il 5° molto allunzato e sottile, quasi intero in uno dei frammenti, rotto alla estremità distale nell'altro: in quello quasi intero il margine esterno presenta 11 piccoli den- tini, di cui 4 più grandetti, quasi equidistanti fra loro e compren- denti in mezzo i più piccoli. Disgraziatamente nessuna. traccia ho trovato del 6° articolo, il più interessante e caratteristico, e quello, che in questo caso avrebbe potuto dare le norme più sicure per la identificazione della specie. A proposito di queste appendici, il De Natale (l. c.), nella sua descrizione del S. arachnipodus di Cocco, dice appunto « i piedi ma- scellari prendono tale sviluppo che li fa rassomigliare ai piedi am- bulatori, e veri piedi sono essi più che organi di masticazione e di presa.» Il 1° paio di pereopodi disteso raggiunge l'estremità del peduncolo ba- sale dell'antenna; è gracile e scarsamente provvisto di peli, e per Il Nat. Sic., Anno XVII. 27 — 210 — la sua conformazione corrisponde a quello delle specie affini, com- preso l’apparecchio prensile posto fra il carpo ed il propodo. Il 20 paio di pereopodi è più lungo del 1° paio di quasi tutto il propo- dite: disteso raggiunge quasi l’estremità del peduncolo antennulare. È gracile anch'esso, sparso di pochi peli e setole, e termina, come nelle altre specie del genere, con una piccolissima chela provve- duta di un ciuffo di peli alle estremità delle due branche, di cui una più corta. Il 3° 4° e #° paio di pereopodi mancano. L'addome o pleon, escluso il telson, è una volta e mezzo circa più lungo dello scudo. I due primi segmenti, uguali fra loro, hanno la loro linea dorsale un po’ al di sotto di quella dello scudo; i due succes- sivi, 3° e 4°, che sono anche i più grandi, si rialzano e s’incurvano formando come una specie di gobba assai caratteristica, la quale poi si abbassa in corrispondenza del 5° segmento, che è il più pic- colo, e continua con profilo decrescente nel 6°. Quest’ ultimo seg- mento è il più lungo, fortemente compresso, leggerissimamente ca- renato, e termina posteriormente in larga punta tondeggiante e brevemente ciliata, come pure ciliati ne sono i margini inferiori. La sua lunghezza è un po’ più del doppio di quella del 5° seg- mento. Telson (tav. IV fig. 5) mediocre, appena più corto del 6° segmento, ri- stretto, leggermente scanalato nella parte superiore e decrescente gradatamente nella sua porzione distale, dove termina in punta ot- tusa rotondata, coi margini e l’estremità fittamente guarniti di lun- ghe setole ciliate ai margini. Le lamine interne ed esterne degli uropodì (tav. IV fig, 5) superano di molto l'estremità distale del telson: l’interna di circa ‘/,, l'esterna quasi la metà della propria lunghezza. I margini di entrambe sono fittamente guarniti di lunghe setole ciliate, le quali, osservate al mi- croscopio, appariscono quasi delle vere penne colle barbe. Il mar- gine esterno della lamina esterna degli uropodi è ciliato fin poco oltre la metà e manca di spina alla estremità distale, che è arro- tondata. Le appendici addominali (pleopodi) non hanno nulla di notevole : Il pri- mo basipodite è lungo e stretto, gli altri decrescenti gradatamente in lunghezza; il primo di essi porta appendice semplice, lunga, ci- liata e internamente all’ estremità superiore (prossimale) porta at- taccato il petasma; tutti gli altri portano appendici biramose assai lunghe e coi margini provveduti di lunghe e fitte ciglia. L' "etici de) eda E° Vedi e e ia rid d ‘dl d,1 did Arie x SR I cadi 4 I a Les A 2 e. kw a : — 211 — Il petasma (tav. IV fig. 6), si avvicina notevolmente per la sua confor- mazione a quello del S. arcticus, Kr., e più particolarmente a quello del S. robustus, Smith. Come in quest’ ultima specie è formato di tre porzioni. La prima più esterna è allungata e digitiforme, con una espansione laminare nella sua porzione prossimale e con un forte uncino all’estremità distale. La porzione mediana più grande, oltrepassa la prima di metà circa della propria lunghezza e termina alla estremità distale con tre branche ricurve, di cui una breve ed inerme, le altre due il doppio circa più lunghe di questa; di esse una è inerme e bipartita all’estremità, l’altra porta un fitto gruppo di denti un poco prima dell’estremità appuntita. La terza porzione è laminare, e termina in punta acuta e leggermente ricurva alla sua estremità distale, e si unisce col suo margine interno diritto alla corrispondente lamina del lato opposto. Il 2° paio di pleopodi (tav. IV fig. 7), oltre i due rami ordinarii porta una forte appendice sessuale allungata ed arrotondata all’estremità distale dove è guarnita di forti spine, due delle quali più grandi delle altre, sono poste alla metà del margine anteriore. Nulla posso dire intorno alla colorazione di questo animale, che era completamente scomparsa nell’ esemplare conservato in alcool. Il Cocco, (v. nota) dando la colorazione del suo Achelo, dice che ha la parte anteriore ed i primi tre segmenti addominali tinti sul dorso di rosso scarlatto con punti raggianti di color sanguigno ; in tutto il resto ha colore perlato. Nessuna indicazione posso dare sulla cattura e sull’epoca del rin- venimento, nè saprei azzardarmi a fare supposizione alcuna in pro- posito; ma date le possibili condizioni ordinarie di pesca a Messina, è lecito pensare che non può provenire da grandi profondità, se pur non sia stato pescato, come credo più facilmente, alla superficie : la qual cosa mi pare possibile, poichè, pur trattandosi certamente di specie di mare profondo, potrebbe essere di quelle liberamente va- ganti entro limiti piuttosto larghi di profondità, e trasportata poi alla superficie da correnti profonde, come del resto pare che spesso succede a Messina e altrove. Da ciò l'apparente rarità. Infatti tanto il Cocco, come il De Natale, dicono che l’Achelo vien gettato dalle onde sulla spiaggia di Messina ed è poco comune, =" Dimensioni Lungh. totale dell’estremità del rostro all’estr. degli uropodi mm. 30 » » » » del telson » 20 » dello scudo . ; ; 3 ; : : A ; 3a Altezza » 3 : £ . > : ; 4 : annie; Lunghezza dell’oftalmopodo compreso l'occhio . 1 AU » totale del peduncolo basale dell’antennula . 3 > (SI » del 1° art. (prossimale) » » È : >) » del 2° » (medio) » » i 5 » $i » del 3° » (distale) » » 3 : » 159 » della scaglia antennale (scafocerite) 7 3 ato » dell'addome escluso il telson ; 5 , » 145 » del 1° segmento addom. (presa sul profilo dor sale) SE 2) » » 120 » » » » » » 155 » » 30 » » » » » » 2,1 » DITO » » » » » » 2,4 » > ROC » » » » » >» (Uls8 » » 6° » » » » » » 4,8 Altezza "Bo BO » » » » » » 3 » > 000 » » (massima). A ; > 950 » # UDO » Dad 5 i 3 : ; > ZO Lunghezza del telson. . . ; È ; ; » 4 » della lamina interna degli sono compr. l'art. basta -Qba » » esterna » » » gi HT OSSERVAZIONI. — Come ho premesso in principio, l’animale che ho descritto sotto il nome di Sergestes arachnipodus, Cocco, non corrisponde completamente a nessuna delle specie di Sergestes a me nota, ma pre- senta, come è naturale, relazioni maggiori o minori con le varie specie del genere- Intanto, il fatto dello straordinario sviluppo dei piedimascelle ester- ne, nel mentre lo fa riferire al secondo gruppo stabilito da Hansen (1. c.), permette anche di separarlo nettamente da tutte le specie del primo grup- po, che sono le più numerose; quantunque anche con esse presenta, per vari rapporti, qualche rassomiglianza. Infatti, per la forma del petasma, si avvicina all’arcticus ed al robustus, ma se ne allontana subito per al- tri caratteri: dal primo per la conformazione diversa del peduncolo ba- LAI Me bra i È — 213 — sale dell’antennula e per la mancanza di spine tanto all’estremità dello scafocerite, come all’estremità distale della lamina esterna degli uropodi; dalla seconda, per la forma affatto diversa degli articoli del peduncolo antennulare e per la diversa conformazione del telson. Relativamente al petasma però è lecito supporre che mano mano sì studieranno e si conosceranno meglio le forme veramente adulte, i rapporti aumenteranno, e le differenze relative alla sua forma si rende- ranno sempre meno sensibili. Passando poi alle specie del 2° gruppo, esso somiglia nell’ aspetto generale al S. Edwardsti, Kr., ma se ne distingue facilmente per la con- formazione del peduncolo basale dell’antennula, che in quest’ultima spe- cie ha l’articolo distale più lungo del medio ; per la forma dello scafo- cerite, sprovvisto di spina all’estremità distale, e per la forma del flagello, non che di quella del petasma stesso. La specie con cui offre maggiore affinità è certamente il Serge- stes vigilax, St.; ma anche da questa specie differisce per diversi carat- teri, benchè disgraziatamente manca il 6° articolo del 3° paio di mas- sillipedi, il quale potrebbe dare delle indicazioni assai interessanti, e forse decisive. Intanto fra le più notevoli differenze col S. vigilar adulto de- scritto dal Senna (1. c. p. 287), noto: anzitutto la forma affatto diversa del petasma e dell’appendice sessuale del 2° paio di pleopodi; differisce altresì per la lamina esterna della ripidura che ha il margine ciliato appena un po’ oltre la metà, per la mancanza assoluta di dente all’ e- stremità dello scafocerite, non che per la diversa conformazione del pe- duncolo basale dell’antennula e relativi flagelli. Restano poi le altre specie del gruppo, ma alcune di esse sono mal definite, e per altre mi mancano gli elementi sufficienti per fare un con- veniente raffronto. Da quanto ho premesso, risulta evidente che la forma descritta è manifestamente ed indubbiamente adulta, e che a mio parere non cor- risponde esattamente a nessuna delle forme veramente adulte descritte finora, e perciò, fino a prova contraria, e per evitare la creazione di nuovi nomi in questo genere, che ne è già assai ricco, conviene conservargli il nome proposto dal Cocco e dal De Natale (1). Ove poi si credesse, an- (1) È opportuno ricordare qui, che mentre il Kénig, (1. c. p.1) a proposito della let- teratura, dichiara non potere coi soli caratteri dati dal Carus identificare la specie del Cocco, più avanti a p. 13, a proposito del .Sergestes oculatus, Kr., dice che avendo il prof. Grobben pescato a Messina dei Serg. oculatus, il S. arachnipodus potrebbe essere iden- — 214 — che per ulteriori indagini, di doverla riferire al S. vigilax, St., in questo caso si dovrebbe ritenere come forma assolutamente adulta l’esemplare che ho descritto, e l’adulto descritto dal Senna si dovrebbe considerare come uno stadio assai inoltrato di Mastigopus. L’esemplare descritto da Cocco, per le dimensioni e pel colore nero degli occhi, sarebbe anche esso forma adulta. Del resto, pur lasciando ai più competenti di me di dire l’ ultima parola in proposito, non posso esimermi dal soggiungere che confron- tando i caratteri della colorazione dati dal Cocco pel suo Acheles arach- nipodus, colla precisa colorazione indicata dal Lo Bianco pel S. rubro- guttatus, V. Mason, mi nasce fortemente il dubbio che più che altro, la specie del Cocco possa appunto corrispondere con quest’ ultima specie; x la quale recentemente è stata pescata nel Mediterraneo dal Puritan e riportata e figurata dal Lo Bianco nella relazione relativa a questa cam- pagna .(I. e. p. 180,.tav., Wfie. 14). NoTA — Riporto sommariamente, per quel tanto che possono interessare, i caratteri assegnati da Cocco al suo Acheles arachnipodus : « Compressissimo, molle ed arcuato, lungo un pollice e 6 od 8 lince, compresavi la coda, largo 3 linee e !/, 0 poco più. Cor- saletto invece di rostro con una cortissima punta. Occhi mediocri, neri, sostenuti da pe- duncolî alquanto lunghi ingrossati. Antenne superiori semplici, lunghe un pollice e due linee e portano alla basc altre due appendici sviluppate, alle volte poco visibili. Pedun- coli di 3 articoli, il basilare dilatato scavato superiormente e coi margini ciliati, il me- dio più corto dell’ estremo. Le antenne inferiori di color roseo 3 volte più lunghe del corpo, sono sostenute da grossi peduncoli bi articolati, l’estremo dei quali è quasi 3 volte più lungo del basilare. Le scaglie laterali oblunghe, carenate coi margini sparsi di lun- ghe ciglia giallognole, hanno tre punti rossi disposti longitudinalmente su ciascuna di esse. I piedimascellari inferiori sono ripiegati in modo da ricoprire la bocca. I corsori termi- nano in punta assai acutamente, il primo ed ultimo paio sono degli altri assai più cor- ti (1). La parte anteriore ed i primi tre segmenti addominali sono tinti sul dorso di rosso scarlatto con punti raggianti di color sanguigno; in tutto il resto ha colore per- lato. L’addome è composto di sei segmenti, l’ ultimo dei quali è più lungo col margine inferiore rotondato. Le squame codali sono oblunghe, carenate coi margini forniti di lunghi peli di color giallo sbiadito : le estreme più lunghe di tutte le altre e la media triangolare, assottigliata, acuta, solcata e di tutte la più corta. 1) Nella figura del Cocco, e quindi nella descrizione è chiaro lo scambio del 1° pereopodo g q I! Il col 30 piedimascelle. Per questo particolare corrisponde meglio la figura data dal De Natale. tico ad essi, ciò che è lo stesso che ritenerlo identico di S. Edwardst. Il Dr. Thiele, in una recentissima pubblicazione (Ueber einige stieliiugige Krebse von Messina. Abdruck aus den Zoologischen Jahrbiichern. Suppl. VIII, Jena, 1905) ri- tiene il S. arachnipodus, De Nat. riferibile al gruppo arctieus e lo avvicina al S. disst- mulis, Bate. I TTI E n Fiorita A A 0 SARCE — 215 — Sergestes robustus, Smith. Tav. Il, fig. 8-12. Sergestes robustus, Smith. S. I., Report on the Crustacea. Part I Decapoda. Bull. of the Mus. of Compar. Zoology at Harvard College, vol. X, n.1, Cambridge, 1882, pag. 97, tav. XVI, fig. 5-8; ibid. Rep. Crust. Albatross Unit. States fish Comm. t. VIII, fig. 3. Sergia robusta, Sinith, Caullery M., Crustacés Schizopodes et décapodes. in Re- sultats scientif. de la Campagne du Caudan dans le Golfe de Gascogne. Ann. de l’Université de Lyon. Paris, 1896. Sergestes robustus Adensamer Th., Decapoden gesammelt auf S. M. S. Pola in den Jahren 1890-94: in Denkschr. Akad. Wien Math. Nat. CI. 65 Bd., 1898. id. id. Riggio G,, Contributo alla carcinologia del Mediterraneo. In Monit. Zoolog. italiano, Anno XI, (Suppl.) dic. 1900, p. 20. Sergia robusta, Smith, Lo Bianco S., Le pesche abissali eseguite da F. A. Krupp col Yacht Puritan nelle adiacenze di Capri ed in altre località del Mediterraneo : in Mittheil. a. d. Zoolog. Stat. zu Neapel, 16 Bd., 1 u. 2 Heft, 1903. Riferisco a questa specie l’altro dei due Sergestes avuti da Messina. Confesso che dapprima fui perplesso sulla sua identificazione; ma dallo esame comparativo dei suoi caratteri, dovetti convincermi della per- fetta corrispondenza specifica. Trattandosi intanto di specie nuova pel Mediterraneo, credo oppor- tuno di darne la figura e la sommaria descrizione, deducendola dall’ e- sermplare di Messina e da quella dello Smith. gd Corpo forte, robusto, assai compresso. Cefalotorace fortemente compresso : la sua massima altezza presa al 3° posteriore è il doppio di quella presa alla base delle antenne. Lo scudo è convesso superiormente e dalla sua parte anteriore sorge quasi repentinamente un piccolo rostro triangolare allungato, assai sottile. Gli oftalmopodi sono circa */. dello scafocerite ; il diametro degli occhi è la metà circa della loro lunghezza. Il peduncolo basale dell’antennula, assai caratteristico per questa specie, è forte e robusto, e supera lo scafocerite di quasi tutto l’ articolo distale; l'articolo prossimale è un po’ meno della metà della scaglia — 216 — antennale, e misura quasi quanto gli altri due presi insieme : alla parte superiore è fortemente incavato per accogliere l'occhio; i due articoli successivi (medio e distale) sono grossi e lunghi il doppio della grossezza e decrescenti in lunghezza. Dei due flagelli (tav. II fig. 9) il superiore è più lungo e provveduto di una forte porzione basale, dalla quale si stacca la perte filamentosa del flagello , che è circa il doppio del cefalotorace. Il flagello inferiore, assai più cor- to, è costituito da un lungo e gracile articolo basilare, leggermente ricurvo, e lungo la metà circa dell'intero flagello, seguito da una serie di pochi altri articoli decrescenti gradatamente in lunghezza e grossezza fino all'estremità. Alla metà circa dell’articolo di base sorge una robusta appendice digitiforme, provveduta di un lungo e forte ciglio all’ estremità e di un gruppetto di ciglia consimili presso la base. Davanti all’ appendice maggiore sorgono due altri denti minori rivolti anche essi in avanti. La forma dello scafocerite (tav. II fig. 10) differisce alquanto da quella della figura data da Smith, poichè invece di allargarsi verso la base, come mostra la figura di Smith, si restringe gradatamente, mostrando la sua massima larghezza verso la metà. L’estremità distale è ar- rotondata e termina con una forte spina nel margine esterno ; il margine interno è convesso , e insieme alla estremità, lungamente ciliato. La sua lunghezza è la metà circa del carapace misurato lungo la linea dorsale. Tralascio, per brevità, la descrizione delle appendici boccali, si- mili, del resto, a quelli delle specie affini e di non grande impor- tanza nella identificazione della specie attuale. Il 2° paio di piedimascelle, (tav. II fig. 11), disteso, non raggiunge la e- stremità dello scafocerite e non differisce da quello delle specie af- fini. Il 3° paio, mancante nell’ esemplare di Messina, disteso, rag- giunge l’ estremità dello scafocerite ed è forte quasi quanto il 3° paio di pereopodi: tutti i suoi 5 segmenti sono quasi eguali, solo il dattilo è un poco più corto degli altri, e tutti armati di esilissime spine. Il dattilo è sottile, composto di circa 5 segmenti e terminato con 2 o 8 spine. (continua) Ragusa Enrico — Direttore resp. , ri LA 4’ I n fa : x i Rare, LL Ln ni III il ANNUNZI LA ss __r__mu Si pregano i Signori Soci che non hanno ancora inviato l'importo dell'abbonamento a mettersi sollecitamente al corrente. Si è pubblicato il Primo Volume (470 pagine) del Catalogo Ragio- nato dei Coleotteri di Sicilia di Enrico Ragusa per Lire 25. M. Ch. Fagniez, à la Motte d’Aigues (Vaucluse) offre: Anophthal- mus suturalis, Hacqueti, hirtus, Speiseri, Severi, Targionii, Mayeti, Bru- jasi, var. Magdalenae, Orpheus, Trophonius, Bucephalus; Aphaenops Pluto, Tiresias, Cerberus, Apfelbecki; Autroherpon Ganglbaueri, Hoermanni; Asta- gobius angustatus; Parapropus Ganglbaueri; Isereus Xambeui; Diaprysius Serullazi; Anillocharis Ottonis; Leonhardella angulicollis; Leonhardia Hilfi; Troglodromus Bonafonsi; Batyscia galloprovincialis, etc., contro altri rari coleotteri cavernicoli e hypogei. Il Sig. Mario De Stefani, Via Alloro N. 49, Palermo, otfre : Chaetocarabus Lefeburei Dej... .-.. .. +. L. 5.00 Carabus morbill. v. Servillei Sol. ... ..- .:...*»- 0.80 » FRamini:Deji LU e OR) o Nebria. andal. v. barbara Ghd:3. ie 00 Poecilus crenulatus Dej. . . . ARE ene Poli e ICE) Bradycellus obsoletus v. LMbnoLICUE Dej. ii Sd 00 Licinus granulatus v. siculus De]. SaS AVA Danacaca :cusanensis Costa ea 00 Psilothrix-protensus:Gené..; (O ue 0050 Melryris-erabulata Pur O Stenosis angustata Herbst. |... . . .. è» 0.40 Cossyphus*insularis Lap. diese a 0 Timarcha pimelioides H. Schàff. . . . . . .» 0.40 Chrysomela ‘atra:M=:Sehaffi vi SS Collezione di 24 Carabidi in 16 specie per L. 8. — Collezione di 80 coleotteri in 50 specie per L. 20. iii Kg KW FWFKWFKFKFéFéFÉFéÉFÉéÉF’ KIT K{IiK$I {Ki W$KWéFWéÉFÉFÉF‘ KIÌ.KIKI{II'KKKTIKIKIKIKITKK KW 6 6 6666666666 66 6S6JShS6 ( ( (O 000 RO CROCE VET ERLUOCT I I EJ TTTILTIIIIUI’GT.TT.<» 230 Riggio G. — Contributo alla Carcinologia del Mediterraneo —I. Nota sopra al- quanti crostacei nel mare di Messina (con 3 tav.) (cont.) . . » 237 DE RIBlOgrara lei PReRRONE SC ig RR RAR 0: AC O ONE ALE DIE MPN i O DISSE uiiéiiéiéiiéii{iFé guru gu JK ' di KKKKFKFWFWFWFWFWFéFWF--£-r 1905 MA © --- N. 10. DISNIISAIS_ -l L(--rr- IL NATURALISTA SICILIANO DAI“ DAN 7 DA - Cureulionides de Sicile de la collection du Dr. Stierlin Otiorrbynchus aurifer Dahl. (2) » morulus Schh, Arammichnus neapolitanus Stierl], » striatosetosus Schh. » scabrosoides Stierl. » recticollis Germ. » umbilicatus Stierl. » pulchellus Stierl. Meira microphthalma Seidl. » Pfisteri Stierl, » exiguua Stierl, » Vittalei Dbr. Elytrodon inermis Boh. Phyliobius subdentatus Schh, » siculus Stierl. » longipilis Schh. Metallites modestus Stierl. » viridipubens Mars. Leucodrusus sicanus Chevr. Eustolus Kahri v. siculus Dbr. » florentinus Chevr. » armipes Schh. » Faillae Desbr. Polydrusus neapolitanus Dbr. Eusomus ambulans v. limosus Rossi Brachyderus siculus Fairm. Sitones vestitus Waltl. » variegatus Schh. Strophosomus hispanus v. comatus Dej. Caulostrophus albicriniger Tarn. Brachycerus cirrhosus Schh, » Wagneri Tourn. » v. mauritanicus OI. » albidentatus Schh. » siculus Schh. » Chevrolati Schh. Minyops scrobiculatus Schh. » sinuatus Germ. Anisorhynchus siculus Schh. Liosomus serobifer Rott. Cotaster exsculptus Germ, Myorhinus Steveni Schh, » siculus Kr. Thylacites variegatus Luc. Tanymecus siculus Tourn. Hypera philanthus OI. » crinitus Schh. » parcus Gyl. » plagiatus Redt. Pachytychius Picteti Tourn. (1) Nell’interesse della fauna di Sicilia, abbiamo pregato il Dottor Stierlin di volerci comunicare l’elenco dei Curcolionidi di Sicilia da lui posseduti, elenco che egli subito ci ha inviato, e che crediamo utilissimo di pubblicare. (2) Abbiamo lasciati i nomi di autori per come ce li segna il Dottor Stierlin. Il Nat. Sie, Anno XVII. 28 Pachytychius haematocephalus Gyll. var. Smicronyx Wenkeri Tourn. Bothynoderus flavicans Fahr. Cleonus ocularis F, » Helferi Chevr. Lixus bidens Cast. » Lefeburei Schh. » ferrugatus Ol. » conicicollis Schh. Larinus glabrirostris Schh. » Pellegrinus Ragusa » longirostris Schh. Acalles denticollis Schh. » Bellieri Reiche » variegatus Schh. » Rolleti Sckh. Torneuma Rosaliae Rottb. Tychius thoracicus Boh. » abductus Tourn. » sorex Tourn. » pygmaeus Bris. » neapolitanus Tourn. Hypactus hypaetrus Tourn. Miccotrogus capucinus Schh. Sibynes unicolor Tourn. » lateralis Perris » sellatus Luc. Gymnetron simus Muls. Nanophyes siculus Schh. » nitidulus Hoffmannsegg » Chevrieri Germ. Coeliodes guttula PF. Ceutorrhynehus urens Schh. » austriacus Bris. » echii F. — 218 — Ceutorrhynchus triangulum Boh. » gallicus Chevr. » perturbatus Schh. » granulicollis Thoms. » algiricus Bris. Baris spoliatus Schh. » Stierlini Tourn. » prasinus Schh. » analis Schh. Apion Wenkeri Bris. » Germari Waltl. » difforme Germ. » tubicen Wenker » rufirostre F. » laevicolle Kirb. » nigritarse Kirb. » frumentarium L. » violaceum Kirb. Mesites pallidipennis Sehh. » curvipes Boh. Rhynchites betulae L. » betuleti F. Cyphus atricornis Muls. Anthribus areolatus Schh, Urodon pygmaeus Schh. » orientalis ‘Dbr. Mylabris pisi L. » lentis Sehh. ». tristiculus Schh. » rufimanus Schh. » jocosus Schh, » histris Schh. » Stierlini Allard » foveolatus Schh. » anxius Germ. » villosus F. _——_ =0->__ SIRO PI RR" MIRA PESARE) ? — 219 — Geom. VITALE FRANCESCO Contributo a lo studio dei Coleotteri di Sicilia. I COCCINELLIDI (Continuaz. e fine ved. Num. preced.) Sub-gen. THEA Muls. 28. vigintiduopunetata Lin. — È forma da parecchi lustri nota per la Sicilia, ed il Romano la cita fin dal 1849. Non è rara nelle no- stre contrade e si raccoglie nella està sui Noci. Sub-gen. SYNHARMONIA Gangb. 29. conglobata Lin.—Comune. La catturiamo sempre nell’està, battendo i roveri della mezzalina, Tremonti, Ciaramita, S. Licandro, ed offre da noi delle variazioni numerose. È nota di Sicilia e la citano oltre il Romano, il Failla, il Ciofalo, il Bertolini ecc. 30. Iyncea v. 12-pustulata OI. -— Rarissima. Ne possediamo nn solo e- semplare raccolto nella decorsa està, battendo i Noci. È nota della Sicilia da molti anni, ed il Ragusa ne possedea parecchi esemplari. 31. 14-pustulata Lin.—Comune. La raccogliamo nell’inverno nei detriti dei boschi, sotto le fascine d’aria poste a disseccare. È nuova per la Sicilia, ma il Ragusa la possedea di già. In Italia la si è rinvenuta in diverse contrade del Piemonte a la Sardegna. 32. 7-punctata Lin.—La più comune di tutte le Coccinelle. Si riscontra ovunque ed in tutti i mesi. Nota di Sicilia da lunghi anni, è comune in tutte le Provincie. Ricordiamo che in una gita su l’ Etna nel 1878, ne trovammo una quantità straordinaria, alla sommità del vulcano, lontano da qualsiasi vegetazione, aggrappata ai blocchi di lava. — 220 — Sub-gen. ApALIA Muls. 33. 10-punctata Lin. — È questa la Coccinella che offre da noi il più gran numero di varietà. É comune su le Querci, e noi la pos- sediamo di Forno, Catarratti, Colla, Scala , Linata, Tremonti, Annunziata, Campo-Inglese ecc. ecc. È nota della Sicilia aven- dola citata il De Stefani ed il Ciofalo (variabilis) ; il Bertolini la cita soltanto nell’ultimo catalogo. 34 v. lutea Rossi.—Varietà rimarchevolissima, e nuova per la Sicilia, Il colorito giallo invade tutte le elitre, ed il corsaletto, ove sì trovano pochi punti neri. Il Ragusa ce ne richiedeva 10 e- semplari, che non abbiamo potuto inviargli, possedendone noi soltanto uno, raccolto a Tremonti il 12 maggio del decorso anno. Per l’Italia è nota soltanto di Piemonte e Toscana. . v. 4punctata Lin.— Altra varietà nuova per la Sicilia, e simile a la precedente, da cui si differenzia per 4 puntini neri che ha su la metà delle elitre, due per lato. Le due isole del Medi- terraneo la possiedono assieme al Piemonte ed alla Toscana. Da noi è rara e la troviamo a Scala ed al Tono. 36. v. humeralis Scop.—Non rara. Altra bella e distinta varietà nuova per la Sicilia, facilmente riconoscibile dalle due macchie rosse lunulari agli omeri, spiccanti sul nero ebano delle elitre. — Il Ragusa ce ne richiese varii esemplari. D'Italia si conoscea del Piemonte ed Emilia; la Sardegna la possiede. . v. 10-pustulata Lin. — Rara. Questa varietà riconoscibile dalle 10 macchie rotonde e rosse, sul fondo nero delle elitre, è nota di Sicilia, citandola il Bertolini. Noi l'abbiamo trovata in Messina nell’inverno del 1903, ed a Colla il 22 aprile 1904. 38. v. bimaculata Pont.—Rara. Somiglia a la humeralis, ma distingui- bile per la posizione ed il colorito delle macchie. Il Ragusa la possiede, e la cita di Sicilia il Bertolini nel suo ultimo catalo- go. Noi l'abbiamo catturata a Tono nell’agosto. . bipunetata L. — Comune. L’ abbiamo da Tremonti, Campo-Inglese Catarratti, Linata ecc. Col Romano la citano di Sicilia, il Ber- tolini, Failla, De Stefani, Ciofalo ecc. Però crediamo che non sia molto comune, giacchè il Ragusa, quantunque la possedesse, ce ne richiese parecchi esemplari. 40. v. 6-pustulata L.—Varietà rara e nuova per la Sicilia. Fu raccolta DL DI I Ce | (56) o) — 221 — nel giugno battendo i Noci in contrada Gravitelii. È facilmente distinguibile alle 6 macchie rosse su le elitre nere. In Italia la si rinviene in molte contrade, dal Piemonte a la Calabria. 41. v. 4-maculata Scop.—Rarissima. Assieme a la precedente e da que- sta facilmente distinta per la mancanza delle due macchie rosse post-elitrali. È anco nuova per la Sicilia ed il Ragusa ce ne chiese alcuni esemplari. In Italia la si è osservata nel Trenti- no, nel Piemonte, in Corsica e nel Napoletano. Genere Hippodamia Muls. Sub-gen. ADONIA Mals. 42. variegata Goeze. — Rara. È una bella forma, e si trova da noi su le piante da fiori infeste di ApAidi. Ne abbiamo raccolto nel decorso giugno due soli esemplari a Ganzirri. Il Reiche la trovò negl’insetti raccolti in Sicilia dal Bellier. Il Bertolini la cita nel 1872 e nel 1904; e così il De Stefani ed il Ciofalo. Il Ra- gusa ne possedea pochi esemplari, e ce ne richiese alquanti. 43. v. carpini Four.— Rarissima. Possediamo un esemplare di tale va- rietà raccolto nel giugno 1895, in contrada Calamarà e non ne abbiamo più potuto trovare. È specie di già nota di Sicilia ed il Bertolini la cita (1904). 44. v. constellata Laich. — Non rara. Questa elegante varietà, nuova per la Sicilia, la raccogliamo in contrada Sinnaro, sulle piante di Anguria, invase dagli Aphidi. Il Ragusa ce ne richiese varii esemplari, che glieli abbiamo spedito. Nota in Italia dal Tren- tino, Toscana e Settentrione d’Italia, la nostra scoperta la spinge all'estremo del Meridione d’Italia, e fa sperare che la si ritro- verà nelle Calabrie o nel Mezzogiorno. Porremo termine a queste brevi notizie, con il catalogo sinonimico- topografico delle Coccinelle fin'ora trovate in Sicilia, secondo i lavori da noi consultati. — 222 — Famiglia COCCINELLIDAE Sectio Phitophagae Genere Epilachna Redtembacher. 1. chrysomelina Fab. Sic.-Mess. Ro(a), Bert.(b), Failla (c), De St. (d), Ciof. (e) Bert. (f), Vitale. 11-maculata Redt. Costae Weise. 2. Argus Lin. Sic. Bert. (f). Genere Lasia Muls. Sub-coccinella Huber. 3. 24-punctata Lin. Mes. Vitale. globosa Schneider Sic. Bert. (b-f), Reiche (g). Sectio Aphidiphagae Tribù Rhizobiini. Gen. Coccidula Kugelann. 1. scutellata Herbs. Sic. Ro. Bert. (b-f.). 5-punctata F. melanocephala Zsch. bipunetata Gmell. testata Zsch. 5. rufa Herbs. Sic. Bert. (b-f). pectoralis F. testacea Kimman rosea Mars. Gen. Rhizobius Stephens. 6. litura F. Sic. ovunque Ro. Bert. (b-f).-Fa., De St., Cio., Vit. lividus Oliv. A someloides Herbs. testaceus Fab. pallidulus Muls, fasciatus F. — 223 — Aurora Panz. hypomelaenus Marsh. lineatellus Muls. nigriventris Thoms. marinus Muls. 7. v.discimacula Costa Sie. Bert. (b-f), Fail. 8. sub-depressus Seidl. Mess. Vitale. Tribù Scymnini Gen. Scymnus Kugelann. 9. ferrugatus Moll. Sic. Hert-A(f). analis Fabr. ruficollis Oliv. 10. haemorroidalis Herbst. Sic. Bert. (f). analis Rossi parvulus Illig. Sic. Ro. capîtatus Fabr. Sic. Bert. (b). auritus Westmm. fulvifrons Steph. 11. minimus Rossi Sic. Bert. (b-f), Fa. 12. sub-villosus Goeze Sic. Bert) fasciatus Foure. transverse pustulatus Muls. 13. suturalis Thunb. . Sic. Bert. (f) Vitale. discoideus Illig. Sic. Ro., Bert. (b). atriceps Steph. 14, pallidivestis Muls. Mess. Vitale nanus Muls. 2 lividus Bold. 15. ater Kugelann Sic. Ro. (1) celer Weise 16. pnanctillum Weise Mes. Vit. minimus Payk. Sic. Bert. (b) 17. biguttatus Muls. v. anomus Muls. Sic. Bert. (f) SE 18. nigrinus Kugelann Sic. Bert. (f) ate» Thunberg morio Payk. (1) Il Bertolini nei suoi cataloghi non cita tale specie dal Romano notata fin dal 1849, — 224 — 19. frontalis F. Sic. Mes. Bert. (f), Vitale bimaculatus Mots. 20. v. 4-pustulatus Herb. Mess. Vitale ? spectabilis Fald. 21. Apetzi Muls, Sic. Mes. Bert. (b), De St.,. Vit, 22. interruptus Goeze marginalis Rossi Sic. Bert. (b) bimaculatus Herbst. frontalis Panz. rufipes Fab, morio Fab. 23. v. laetificus Weise 24. Levaillanti Muls. Sic. Bert. (b-f), Heyd. 25. Kiesenwetteri Muls. Sic. Mess. Bert. (b-f), Vitale 26. v. siculus Weise Sic. Heyd., Bert. (f) 27. sannio Weise Sic. Heyd., Bert. (f) 23. pulchellus Herbst Sie:-Mes: fr Bert (0), VI: 4-lunulatus Iig. Sic. Ro., Bert. (b) 29. bipunctatus Kugel. Sic.-Mes. Bert. (f), Vit. biverrucatus Panz. Sic. Rox) bisignatus Bohm. bipustulatus Mots. affinis Payk. Gen. Clithostethus Weise. 30. arcuatus Rossi Sic.-Mess. De ‘Stefà Resti) Gen. Pharus Muls. 91. setulosus Chevr. Sic. Bert. (f) (1) Non sappiamo come il Bertolini nel catalogo del 1872 non riporti tale speeie per la Sicilia. (#) Rarissimo. Segnaliamo questa elegantissima e tipica forma, per un esem- plare raccolto dal prof, Filippo Re, nelle nostre campagne nel maggio del 1902. Egli che lo possedea in molti esemplari raccolti a Licata, se ne volle gentilmente disfare per arricchire la nostra collezione, e di ciò gli rendiamo i più sentiti ringraziamenti. Di Sicilia lo nota il solo Catalogo dei signori De Stefani e Riggio. \ È ss — 225 — Gen. Hyperaspis Redt. 32. reppensis Herbst. Sic.-Mes. De St., Vit., Bert.-(f) Motschulskyi Mul. pseudopustulata Muls. o bipustulata Tbhunb- Q nigra Zsch. od rcantocephala Quens- 33. v. marginella F. Sic. De Stef. Hoffmannseggi Grav. Sic. Reiehe, Bert. (f) (1) histeroides Fald. simulata Chevr. 34. campestris Herbs. Sic. Bert. (f) frontalis Schn. 35. V- concolor Supp. Mes. Vit. 36. Bellieri Chevr. Sic. Bert. (f) Gen. Platynaspis Redt. 37. luteorubra Goeze Sic. De Stef., Bert. (f). villosa Fourec. Sic. Bert. (b). quadrinotata Dufour quadrimaculata Rossi bipustulata Dum. quadriguttata Brhm. pubescens OL. Sic. Ro. bisbipustulata Illig. Sic. Ro. quadripustulata Kugel Gen. Chilomenes Chevr. 38. vicina Muls. Sic. Heyd., Bert. (f). Gen, Chilocorus Leach. 39. similis Rossi Sic.-Mes. Bert. (f), Vit. renipustulatus Sch. Sic. Ro., Ciof. mediopustulatus Sehr. abdominalis West. cacti Scop- (1) Il Bertolini nell’ultimo catalogo (1904) esclude tale varietà da la Sicilia; perchè ? Il Nat. Sîc., Anno XVII 29 40. 41. 42. 43. 44. 46. AT. 48. 49. bipustulatus Lin. fasciatus Mill. frontalis Thunb. 4-pustulatus Lin- 4-verrucatus F. lunulatus Zsch. cassidioides Donav. varius Schr. . tbericus Mots. v. floralis Mots. unicolor Schauf. haematideus Costa. octosignatus Gebl. desertorum Gebl. desertus Motsc. . 16-punctata Lin. v. 12-punctata Lin. suturata Goeze 18-punctata Fuels. 16-punctata Four. 11-punctata Gmel. 12-punctata Steph. phalerata Costa 16-guttata Lin. 12-guttata Poda bis-sex-guttata F. — 226 — Sic. ovunque Ro., Reich., Bert. (b). Fa., De St., Cio., Bert. (f), Vitale. Gen. Exocomus Redt. Sic. ovunque Ro., Reich., Bert. (b), Fa., De St., Cio., Bert., (f), Vitale. Sic. Hey Bert, (f): Sic.-Mes. Bert. (f), Vit. Gen. Brumus Muls. Sic. Bert. (f). Sic. Bert. (b), Heyd. Gen. Micraspis Redt. Sic-Mes. Bert. (b); Mit: Sic .-Lentini ho., Rert. (b), Fa:, De.St,, Hey., Vit. Gen. Coccinella Linneo. Sub-gen, Halyzia Muls. Sic. Bert (f). Sub.gen. Vibidia Muls. Sic.-Mes. Bert. (b), Fa., Bert. (f), Vitale. Sub-gen. Myrrha Muls. 50. /8-guttata Lin. Sic. Bert. (f) ornata Herbst. 51. v. formosa Costa Mes. Vitale Sub-gen. Sospita Muls. 52, 20-guttata Lin. Sic. Bert. (f). Sub-gen. Propylaea Muls. 53. 14-punctata Les. Sic. comune Ro., Bert. (b), Vitale, Bert. (f). conglobata Ill. Sic. Ro. tessulata Scop. conglomerata Laich. o4. v. tetragonata Laich. Mes, io La tessulata Weis, angularis Sajo palustris Sajo dd, Vv. conglomerata Fab. Mes. Vit. suturalis Weis. Friwaldskyi Sajo Sub-gen. Thea Muls. 56. 22-punctata Lin. Sic. Ro., Reiche, Bert. (b), De St., Cio. Vit., Bert. (f). punctata Lin. Sub-gen. Harmonia Muls, 57. Doublieri Muls. Sie. Bert. (b) (1). Sub-gen. Synharmonia Gangb. 58. conglobata Lin. Sic. Bert. (b), Vit., Bert. (f). 18-punctata Scop. Sic.-Mes. Vitale. impustulata Illig. Sic. Ro. (1) Il Bertolini nel catalogo del 1872, specificatamente segnava, la C. Doublieri Muls. come di Lig. Sic. Sard.; come va che nell’ ultimo suo catalogo (1904) non la cita, che ‘ di Cor'ica, Lazio e Sardegna ? — 228 — 59. v. impustulata Lin. Sic.-Mes. Fa., Vit. viridula Hamp. specularis Bon. rosea De Geer. nigra Crois. 16-punctata Scop. 60. Zyncea OI. v. 12-pustulata Ol. Sic.-Mess. Ro., Fa., Ciof., Vitale. Sub-gen. Coccinella s. str. 61. /4-pustulata Lin. Sic. Reiche, Cio., Vit. variabilis Fair. leucocephala Gmel. 14-maculata Pora 14-quttata Dond. 62. 7-punctata Lin. Ste. ovunque Ro., Reich., Bert. (b-f) Fa., De Stef., Vit. 63. 5-punctata Lin. Sic. Bert. (b-f). 64. /1-punctata L. Sic. Ro., De St., Bert. (8). colloris Pavyk. Sub-gen. Aphideita Ws. 65. obliterata L. Sic. Bert. (b-f). M-nigrum F. pallida Thunb. obsoleta Schn. sexnotata Thunb. Sub-gen. Adalia Muls. 66. /0-punctata L. Sic. tot. De St., Bert. (f), Vit. variabilis F. Ter.-Im. Ciof. 67. v. lutea Rossi Mes. Vitale. 68. v. 4-punctata L. Mes. Vit. 69. v. humeralis Schall. Mes. Vit. pantherina Deger. 70. v. 10-pustulata Lin. Sic.-Mes. Bert. (f), Vitale. obliquata Reich. SIG. Bert. (b). consolida Weise. 71. v. bimaculata Pont. Sic. Mes. Bert. (f), Vitale. bipustulata Herbst. an ULI zo sa la e De 72. 73. T4. 75 76. 78. IC 7 LI È — 229 — bipunctata Lin. Sic. tot. Ro., Fa., De Stef., Cio., Bert. (f),Vit. bioculata Say. | dispar Schn. v. 6-pustulata Lin. Mes. Vit. v. 4-maculata Scop. Mes. Vit. Sub-gen. Semiadalia Crotch. 11-notata Schn. Sic. Reiche. V. 9-punctata Pour. Sic. Ro. Gen. Hippodamia Muls. 18-punctata Lin. Sie. Ro. trinacris Foure. padana Muls. 14-punctata Donor. 13-punctata Steph. v. 7-maculata Degeer Sic. Ro. segetalis Niez. Sub-gen. Adonia Muls, 79. variegata Goeze Sic. tot. De St., Bert. (f), Vit. mutabilis Scriba Sie. Reiche, Bert. (b), Ciof. similis Schr. 13-punctata Four. affinis OI. laeta Fab. 80. v. carpini Fourc. Sic.-Mes. Bert. (f), Vit. 9-punctata Scop. arenariae Sajo biconstellata Sajo. 81. v. constellata Laich. Mes. Vit.. obversepunctata Schr. mediopunctata Sajo Species incerte sedis. 1. Coccinella 9-maculata ? Ro. 2. Scimnus includens Kirsch (1) Bert. (b) Fa. 3. Coccinella 18-punctata v. pustulata Linn. Ciof. 4. Hyperaspis ? Ciof. (1) Questa specie, che il Kirsch segnala d’Egîtto nel Répertozre de L’Abeille 451, non crediamo che esista in Sicilia, — 230 — La flora psammofila del littorale di Trapani di Hntonino Ponzo (Cont. e fine ved. num. preced.) —— oe > Plantago ceratophylla. Le sue cellule epidermiche, piuttosto grandi, non hanno una parete esterna molto ispessita. Il mesofillo è clorofilla- ceo e con elementi ovali allungati lungo il contorno della foglia, men- tre nel centro è sempre più incolore, acquifero e con elementi più grandi. Lungo i margini, i lobi sono percorsi da fasci di sclerenchima, i quali all’ apice confluiscono ed emergono a forma di piccolissimo cono pun- gente. Gli stomi sono localizzati su tutta la superficie. Riepilogando sui caratteri anatomici più salienti di questa flora psammofila, si osserva che: 1. Le cellule epidermiche sono disposte in un solo strato (raro in due, come in Eryngium maritimum), e variano di dimensioni, essendo in alcune specie piccole e in altre piuttosto grandi; spesso abbondano di contenuto acquoso e in qualche pianta contengono altre sostanze, che hanno l’ufficio di arrestare forse una parte della luce (autocianina) o di regolare l’evaporazione (tannino); sono di uguale grandezza in ambedue le facce e lungo il contorno delle foglie, o più piccole tanto nella pa- gina inferiore (Carex nervosa), quanto nella superiore (graminacee); hanno la parete esterna di vario spessore e cuticolarizzazione ; nelle piante glabre, specialmente estive, la presentano generalmente ispessita e cu- ticolarizzata, nelle pelose invece sottile; sono talvolta protuberanti a pa- pilla e arrotondate esternamente. In moltissime specie è notevole un ri- vestimento esterno ceroso (Eryngium, Agropyrum, Crithmum, ecc.); il rivestimento peloso può essere più o meno denso, e in quest’ultimo caso forma un fitto feltro bianco o cenerino che avvolge, sia tutta la pianta (Diotis, Medicago marîna), sia la sola pagina inferiore delle foglie (Sene- cio Cineraria); peli acquiferi si hanno in Hatriplex e Mesembryanthemum, e ghiandolari con secrezione vischiosa in altre già dette. 2. Gli stomi, nelle piante con foglie a struttura isolaterale o bi- laterale, sono distribuiti su ambedue le pagine e trovansi: o allo stesso livello esterno dell’epidermide, o un po’ al disotto, sia per il maggiore spessore della parete epidermica esterna cuticolarizzata, sia per la po- — 231 — sizione delle cellule stomatiche, molto piccole, collocate allo stesso livello inferiore delle epidermiche. Nelle piante con foglie a struttura dorso- ventrale, invece, sono generalmente localizzati o nella sola pagina in- feriore (Senecio Cineraria, Carex, Cyperus mucronatus), o nella sola su- periore (aleune graminacee, Euphorbia Paralias, Passerina). 5. Il tessuto meccanico e sclerenchimatico è discretamente svi- luppato in tutta la vegetazione , sia che accompagni i fasci vascolari, sia che formi attorno a questi una guaina (alcune graminacee), sia che si trovi in fasci sparsi nel mesofillo, specialmente sotto l’epidermide (Jun- cus acutus e maritimus). In qualche graminacea, p. e., (Ammophila) è sviluppatissimo un ipoderma scleroso. 4. Carattere generale del mesofillo è 1’ abbondanza di contenuto acquoso e la piccolezza dei meati o spazî intercellulari. In molte piante esso è tutto clorofillaceo e nello stesso tempo turgescente e ricco di so- luzione acquosa ; solo in alcune si presenta nettamente differenziato in clorofillaceo e acquifero, quest’ultimo collocato nella parte centrale della foglia, eccetto in Atriplex Halimus e Tornabeni, ove si trova sotto l’epi- dermide, mentre l’assimilatore, visto in sezione trasversale, forma una fascia nel mezzo delle foglie. Lo sviluppo del mesofillo determina la carnosità, carattere predo- minante in tutta la vegetazione, tanto che le specie grasse costituiscono un contingente di più del 65 °/, di tutte le piante psammofile. Questa carnosità si osserva tanto nelle specie esclusivamente psammofile e alo- fite, quanto in quelle che si estendono nelle sabbie da altre stazioni, ove non sono affatto carnose (Sonchus tenerrimus e oleraceus, Scabiosa maritima, Bellis annua, Alyssum maritimum, ecc.); e si nota, sia nelle piante che vegetano durante il periodo estivo, sia in quelle che limi- tano la loro vita al periodo invernale e primaverile. Detta struttura si è spiegata mercè l’azione del sal marino, e a tal riguardo sono note le esperienze di Lesage (1), per cui non è da sorprenderci la carnosità an- che dei Sonchus, Bellis, ecc., ordinariamente non tali. Schimper (2) ha sostenuto che il sale ha azione deleteria nell’ organismo vegetale e per evitare il suo grande accumulo e attutirne la sua azione nociva, le piante (1) P. Lesage, In/luence du bord de la mer sur la structure des ferilles Compt. rend. des sc. de l’Acc. des sc. t. c. IX. n. 5). Reckherches experimentales sur les modifications des feuilles chex les plantes marit. (Revue gen. de bot. II, 1890). (2) Schimper, Ueder Schutamittel des Laubes gegen Transpiration. (Sitzungsber Akad. Berlin 1890, II).— Die indo-malayische Strandflora—Jena 1891. — 232 — sertono il bisogno di premunirsi contro una forte traspirazione. Questa teoria è molto discussa; anzi alcuni fatti dimostrano il contrario, come afferma Diels (1), il quale nelle sue esperienze, ha anche dimostrato non sostenibile l’asserto dì Stahl (2), che cioè un effetto nocivo del clo- ruro di sodio nelle piante si osserva nel danneggiamento duraturo del- l’intiero apparato stomatico. Contro la teoria di Schimper stanno inoltre i risultati recentemente ottenuti da Sanna (3), che cioè le alofite pre: sentano nelle loro ceneri una grande quantità di cloruro di. sodio, ac- cumulatosi anche in individui impiantati su terreno in cui si ha tracce di questa sostanza, e che spesso si trovano alofite rachitiche su un suolo povero di sal marino, mentre viceversa rigogliose in plaie molto salse. Per queste ragioni si deve ammettere che nelle alofite il cloruro di so- dio è necessario e non nocivo; potrebbe essere dannoso alle piante non alofite, ma la loro presenza in terreni salsi dimostra che lo possono sop- portare; in caso contrario non potrebbero vegetarvi o resterebbero ra- chitiche e morrebbero prima della fioritura o fruttificazione. La quistione della traspirazione nelle alofite sembra invero molto complicata; ad o- gni modo una spiegazione riguardante la carnosità la credo più atten- dibile nel fatto che la soluzione salina, introdotta nella pianta, evapo- randosi molto più lentamente che non l’acqua pura, produce un accu- mulo, per cui viene a modificarsi la struttura del mesofillo. Possiamo noi, uella struttura carnosa di questa vegetazione, specialmente nelle specie, che vegetano soltanto durante il periodo, in cui la sabbia‘è ricca e fortemente impregnata d’acqua, riconoscere un spiccato carattere xe- rofilo ? in quest’ ultime piante un immagazzinamento sarebbe fuor di luogo, tanto più che in esse non troviamo alcun carattere che possa e- vitare una forte traspirazione. Ciò però non deve escludersi in modo assoluto specialmente per le specie estive, ove è sviluppato un speciale tessuto acquifero, come in Salsola Soda, la quale anche estirpata dal ter- reno, può prolungare la sua vitalità per parecchi giorni. I caratteri xeromorfi si trovano accentuati nelle specie che ve- getano durante il periodo estivo, determinando, fra le xerofite e le dette alofite, una grande analogia, dovuta alla maggiore secchezza cui que- st'ultime sono sottoposte nei mesi caldi. Si sa che le sabbie, come tutti (1) Diels, Stoffwechsel und Struktur der Halophyten. (Jahrb. wissensch. Bot. XXXII, 1898). (2) Stahl, Einige Versuche diber Transpiration und Assimilation. (Bot. Zig. 1894). (3) Sanna, Influenza del sal marino sulle piante. Le Staz. sper. agr. it. XXXVII, Modena, 1904). — 233 — i terreni molto disgregati, nell’estate perdono facilmente l’acqua, conser- vaudola solo in limitata quantità negli strati sottostanti, mentre dalla loro superficie, di giorno, irradiano molto calore. Io stesso ho potuto notare questa forte irradiazione calorifica con qualche osservazione fatta in lu- glio, ed ho visto che lo strato sabbioso superficiale, verso le ore 15,’ raggiungeva e superava la temperatura di 45-50°, mentre quella dello ambiente, all'ombra, era di circa 28°. Lo sviluppo notevole del sistema: radicale, specialmente in lunghezza, permette a queste alofite di usu- fruire dell'umidità, che sempre persiste nelle sabbie sottostanti, come io stesso ho potuto constatare (1), anche avendo estirpato, in agosto, qual- che pianta (p. e. Statice densiflora) con tutte le radici, le quali erano intieramente umide. Le sabbie però, se col sole si riscaldano fortemente, nello stesso tempo si raffreddano facilmente, tanto che hanno una dif- ferenza rimarchevole fra la loro temperatura diurna e quella notturna; di tale proprietà usufruiscono le piante, specialmente le basse e cespu- gliose, le quali, al far del giorno, si presentano abbondantemente irru- giadate. L'esistenza di questa limitata umidità non esclude che dette alofite sentano il bisogno di premunirsi, con svariati mezzi, contro una forte traspirazione, come ci ha dimostrato la loro struttura anatomica; infatti: Euphorbia Peplis, pei suoi fusti completamente sdraiati sul terreno ha le foglie, ricche di antocianina nell’epidermide, giacenti e strettamente applicate sulla sabbia, per cui protegge il suolo da una forte evapora- zione. Eu. Paralias ha le foglie disposte verticalmente e avvicinate, colla pagina superiore, ai fusti, offrendo all’ azione Juminosa e calorifica la pagina inferiore fornita di cuticola ispessita e mancante di stomi. Crità- mum maritimum ha i segmenti fogliari, lineari e carnosi, diretti verti- calmente in su, in modo che la luce e il calore agiscono, sulle loro facce, di profilo e non direttamente; questa è la specie, che, più delle altre, attraversa tutti i mesi estivi in pieno rigoglio, tanto che fiorisce in settembre. Le foglie di Juncus acutus e J. maritimus, lunghe, cilin- driche e simili ai culmi, hanno stessa disposizione più o meno verticale. Identica disposizione verticale troviamo nelle foglie di molte altre piante, (1) Da una certa quantita di sabbia, da me estratta colla massima precauzione a circa 15-20 cm. di profondità, ne ho pesato 10 grammi, che ho rinchiuso in una stufa e sottoposto per tre ore aila temperatura di 109°, poscia l’ho ripesata ed ho notato che aveva perduto 300 milligrammi di peso, equivalente all’ acqua che conteneva. Facendo la percentuale detta sabbia presentava il 3 °/, di umidità. Il Nat. Sic., Anno XVII. 30 — 234 — come Erythraea, Atriplex portulacoides, ecc. In estate le tenere foglie basali del G/aucium flavum sono riunite fra loro e presentano i lobi pie- gati a coppa, in modo che, per evitare il più possibile l’azione diretta del sole, questi quasi si adagiano l’un sull’altro, lasciando scoperta solo circa metà della pagina inferiore di ogni lobo, mentre hanno tutta la superiore coperta dal lobo soprastante. Le foglie di Eryngium maritimum sono piegate ed increspate in modo che le loro due pagine non sono per intiero influenzate direttamente dai raggi solari. Nella Senecio Cineraria le foglie illanguidite, sono piegate nel senso del nervo mediano e presentano i lobi opposti avvicinati fra loro, per cui risentono maggiormente l’azione calorifica colla pagina inferiore, ben protetta dal feltro. La Calendula ma- ritima è intristita, cessa la fioritura, presenta appassite la massima parte delle foglie, mantenendo generalmente il solo ciuffo apicale, ove que- st’ ultime sono verticali, molto avvicinate fra loro e relativamente più piccole. Nel Lotus creticus le toglie, oltre ad essere avvicinate al caule per la loro direzione quasi verticale, hanno le loro foglioline piegate lungo il nervo mediano. In Anth:mis maritima le foglie che persistono, sono piegate longitudinalmente, disposte quasi verticalmente e molto addensate fra loro a ciuffo; ecc. Le graminacee alofite estive, cioè: Am- mophila, Agropyrum junceum, Sporobolus, ecc., come è noto, hanno la proprietà di arrotolare le foglie nel senso della loro lunghezza in modo da esporre all’azione della luce e del calore la sola faccia inferiore. Que- sto avvoltolamento del lembo, che viene a toccarsi, superiormente, coi due margini, determina la formazione d’un canale dentro cui la circo- lazione dell’aria è molto limitata ed ostacolata, anche per la presenza, sulla faccia superiore, di peli (Sp ;robolus), ed offre una diminuzione della superficie evaporante, tanto più che alcune specie (Ammophila, Agropy- rum) mancano di stomi nella pagina inferiore (1). (1) Questo avvoltolamento fogliare fu spiegato da Duval-Jouve per l’azione delle cel- lule bulliformi che si trovano alla base dei solchi, le quali, gonfiandosi e restringendosi, determinano l’ apertura e la chiusura delle foglie. In seguito Giovannozzi (Z movimenti igroscopici delle piante, in N. Giorn. bot. it. n. s. v. VIII, aprile 1901), avendo osser- vato che, togliendo con un ago le cellule bulliformi e facendo essiccare la sezione così mutilata, il movimento avveniva nella stessa maniera, concluse che esso è dovuto al pa- renchima fogliare, il quale, dilatabile e restringibile, costringe la foglia a ripiegarsi nel senso del minore spessore e resistenza, cioè verso la pagina superiore, ove ci sono i sol- chi e le cellule bulliformi a pareti sottili e facilmente comprimibili. Io però, dalle varie osservazioni fatte nelle predette graminacee, credo che, pur ammettendo in parte quanto Giovanozzi dice, debba riconoscersi in questo movimento un’azione importantissima alla — 2395 — Nello Sporobolus pungens e nella Carex nervosa, che hanno 1’ epi- dermide inferiore delle foglie fornita di stomi, detto accartocciamento obbliga quest'ultimi a chiudersi, poichè le pareti ondulate delle cellule epidermiche , nel distendersi, esercitano una pressione sulle cellule sto- matiche, il cui turgore in estate è diminuito. * xo Dal punto di vista geografico questa vegetazione alofita presenta : specie e forme poco diffuse, sia in Sicilia (Cynnomorium, Statice densi- flora, Senecio C'ineraria, Lotus commutatus), sia in tutta la penisola ita- liana (Agrostis nitens, molto rara, Plantago ceratophylla, Cachrys echi- nophora), sia in tutta la regione mediterranea (Atriplex Tornabeni, Jun- cus ambiguus, Calendula maritima); e specie estese e quasi cosmopolite, come: Avena hirsuta, Hordeum murinum, Bromus fasciculatus, Rumex bucephalophorus, Papaver Rhoeas, T'hapsia garganica, Hyoseris radiata , tensione ed elasticità dell’ cpidermide inferiore. Durante il periodo in cui le foglie sono ricche d’acqua, il parenchima interno è molto turgescente e, reagendo contro la forza elastica dell’epidermide inferiore, costringe la foglia a stare aperta; ma diminuendo que- sto turgore, detta elasticità ha il sopravvento, determinando l’ accartocciamento. Infatti staccando l’epidermide inferiore a qualche foglia p. e. di Agropyrum, subito vediamo come questa epidermide, libera nel suo movimento, immediatamente si avvoltoli; incltre volendo aprire una foglia già chiusa, p. e. di Ammophkila. dobbiamo esercitare una forza, spesso rilevante, per vincere l’azione elastica dell’epidermide inferiore, cosa che non sarebbe ne- cessaria se questo movimento fosse determinato dal parenchima, che in tal caso è floscio ed illanguidito. Dippiù noi vediamo che questo avvoltolamento è accentuato nelle piante, le cui cellule epidermiche della pagina inferiore hanno le pareti strettamente ondulate, e ciò non nelle sole. graminacee. Infatti Carex nervosa accartoccia le foglie verso la pa- gina superiore, ove mancano i solchi e le cellule bulliformi, e le cellule epidermiche sono molto più grandi, più alte e con pareti di uguale spessore a quelle della pagina inferiore; in quest’ultima invece le pareti sono strettamente ondulate e dotate, quindi, di grande elasticità. Nel Polypogon monspeliense, invece, che non presenta queste pareti ondulate» non si osserva accartocciamento. Il fatto osservato nell’Avena pratensis dal Giovannozzi, più che appoggiare la sua deduzione, viene a sostenere il mio asserto. Infatti egli, avendo tolto ad una sezione di foglia di quest’ultima pianta, tutta 1’ epidermide della faccia esterna, ed avendo portato detto preparato, così mutilato, in un essiccatore, vide che esso si muoveva in senso op- posto a quello normale. Ciò dimostra, a parer mio, che il parenchima esercita sì un’ a- zione mediante il suo turgore, ma questa è reazione all’elasticità della epidermide infe- riore , la quale, mentre mancando è causa nelle foglie di movimenti anormali, da sola le obbligherebbe a stare sempre accartocciate. 2 d30.— ece., che si elevano anche a oltre 1000 metri di altezza. Altrove (1) ho dimostrato i rapporti esistenti fra tutta la flora trapanese e quelle: spa- gnola., greco-orientale e dell’Africa boreale; ed ho affermato che una ‘maggiore affinità esiste in primo luogo colla ‘spagnola, poi coll’africana. In queste relazioni l’associazione psammofila, presa a parte da tutta la restante vegetazione di questo territorio, apporta un lieve spostamento, avendo maggiore affinità, per quanto di minime differenze, colla flora africana ; infatti il 90 °/, delle sue piante sono comuni coll’ Africa bo- reale, 1’ 89 °/, colla Spagna e l’ 85 °/, colla flora greco-orientale. Però questo spostamento è dovuto soltanto al gruppo delle psammofile esclu- sive, le cui specie, tolte le endemiche Juncus ambiguus e Calendula ma- ritima, sì ritrovano per intiero nella Tunisia e Algeria, mentre Atriplex Tornabeni e Lotus commutatus mancano nella Spagna e nelle regioni greco-orientali, Triplachne nitens e Dactyloctenium aegyptiacum nella Spa- gna e Echium maritimum, Daucus Bocconei e Anthemis maritima nella regione greco-orientale. L'’affinità tra questa flora psammofila e quelle della Sardegna e Cor- sica è rimarchevole solo per la presenza in quest'ultime del Cynnomo- rium e della Statice predetta; però vi mancano: Calendula maritima, Lotus commutatus, Daucus Bocconei, Echium arenarium, Agrostis nitens, Dactyloctenium aegyptiacum, Cachrys echinophora. Quindi concludo affer- mando che la relazione tra questa associazione psammofila, propriamente detta, e l’ africana boreale è maggiore anche di quella colle limitrofe regioni siciliane e italiane. La causa l’ ho accennata nel predetto mio lavoro sulla flora trapanese. La località più notevole di questo littorale sabbioso è il Ronciglio, ove vegetano la maggior parte delle specie più importanti, come il Cyn- nomorium, il Senecio Cineraria, la Statice densiflora, ecc.. Queste specie per qual causa vegetano sul littorale trapanese ? Il Cynnomorium, p. e. fino a moltissimi anni addietro era raro e quasi viveva in una sola lo- calità di detto isolotto; ma di anno in anno si è reso sempre più ab- bondante, finchè ora non manca in nessun appezzamento di terreno. È da escludersi, quindi, l'ipotesi che possano attribuirsi ad avanzi d’ una antica vegetazione ora scacciata, tantopiù che il Ronciglio è di forma- zione recente e nulla ha da fare colle epoche geologiche passate; piut- tosto è da ritenersi che si siano introdotti da tempo relativamente non lontano e forse per mezzo della zavorra che, come più sopra ho detto, (1) Ponzo A., La flora trapanese, tip. Sciarrino, Palermo 1900. — 237 — le navi scaricavano in prossimità di questo isolotto, per cui le onde ma- rine riversavano sulla spiaggia i detriti c con essi tutti quei semi che per caso vi ci fossero trovati. Tale origine fu data da Gussone all’ Astra- galus massiliensis, ora scomparso; stessa origine io riconosco come causa importante, che ha reso ricca e svariata la vegetazione del Ronciglio. e ___—————_——_- ZZZ) Dott. G. RIGGIO Gontributo alla Gareinologia del Mediterraneo. I. Nota sopra alquanti crostacei del mare di Messina -0_G=IMeade (Cont. v. N. preced.) Il 1° paio di pereopodi, l’ unico esistente nell’ esemplare di Messina, per poco non raggiunge l'estremità della scaglia antennale ; il 2° paio raggiunge quasi l’estremità dei piedi mascellari esterni, e termina con piccola ma distinta chela, colle estremità delle due branche provvedute di un fitto ciuffo di setole, di cui molte seghettate ai margini; ciò ho potuto osservare direttamente, avendo trovato, in mezzo ad altri pezzi, il frammento di questa zampa (tav. II fig. 12). Il 3° paio di pereopodi è quasi esattamente come il 2°, ma assai più lungo; il 4° paio raggiunge quasi l'estremità dei carpì del 3°, ed è robustissimo e composto di 4 segmenti, mancando apparentemente il dattilo; il 5° paio infine è un po’ meno della metà del 4° ed ha il medesimo numero di articoli. L'addome, escluso il telson, è quasi il doppio del cefalotorace ed è assai compresso e rotondato sul profilo dorsale, ma presenta un leggero solco in ciascuno dei primi quattro segmenti, quasi insensibile nel 1° e 2°, ben distinto nel 3° e nel 4° (1). Il telson è assai più corto del 6° segmento ed è appiattito ed appuntito all’estremità, ed ha un solco piuttosto profondo sopra ed ai lati, e (1) Sul proposito lo Smith esprime il dubbio che tale solco possa essere l’ effetto della contrazione determinata da Alcool forte. Il trovarsi tale solco nell’ esemplare di Messina farebbe credere di trattarsi di carattere vero e proprio. Tuttavia non mi posso pronunciare in modo assoluto sull’argomento. — 238 — 3 o 4 esili spine ai lati del solco. La lamella interna degli uropodi è un poco più lunga del telson ed ha l’estremità lanceolata; la la. mella esterna è quasi ‘/, od ‘/, più lunga dell’interna ed ha il mar- gine esterno diritto, forte e provveduto di un robusto dente posto ad un terzo dalla estremità distale, che è stretta ma rotondata. Il petasma corrisponde esattamente alla figura ed alla descrizione data dallo Smith per l'esemplare americano, e somiglia notevolmente a quello della specie da me precedentemente descritta. Le appendici addominali (pleopodi) sono lunghe, laminari e fortemente ciliate : la 1*, un poco più corta della 2*, che è la più lunga; la 3* e 4% decrescono gradatamente ; la 5% è assai corta rispetto alle altre, misura appena la metà circa della prima, ed ha il propo- dite relativamente più grosso degli altri. Lo Smith tace sulle appendici addominali; però a giudicare dalla figura, la 5* è appena più corta della 4* e sottile come. questa, mentre nell’esemplare di Messina ne è assai più corta e proporzio- natamente un po’ più grossetta. Non so a che cosa attribuire tale differenza, se cioè ad una mo- struosità, o piuttosto ad un errore materiale del disegno. Il colore del S. robustus, che non è indicato da Smith nè da al- tri, ci vien fatto conoscere ‘ora del Lo Bianco (l. c. p. 82) che ha avuto a sua disposizione individui freschi di color rosso corallo molto vivo, con riflessi cerulei, e molto più intenso sul cefalotorace e sui pezzi boccali; alla base dei pleopodi si nota poi una macchia rossa molto oscura, che secondo il Lo Bianco potrebbe essere un organo fosforescente. Occhi nerissimi. Negli esemplari più piccoli il colore rosso del corpo è più pallido. Proporzioni Es. di Messina Es. del Blake 0) ST Lungh. tot. dall’estrem. del rostro all’estr. delson mm. 41,0. mm. 65,0 » del cefalotorace lungo la linea dorsale >» 12,9 >‘ 1955 » dell’addome . È i ì | È "SA 0) » — Altezza del carapace anteriormente (minima) . 2 SÒ s°° db » » posteriormente (massima) RO FO) dA Lungh. degli occhi coi peduncoli oculari . ; > 109,0 du ao » della scaglia antennale . A ; ‘ don DJ 11958 » del 6° somite addominale . . È : #7 050 ». 10,0 Altezza » » , N } » 4,0 » _ ic Ra ara ala Bat a mit DA d + si ai si 4 =. A — 239 — Es. di Messina Es. del Blake (0 o Lurgh. del telson . . i: 3 i sio emi I » della lamella interna dell’uropodo ? PRON SR O » So » » esterna » ? > MEN GioAI » 12,0 » dell’art. basale (protopodite) del 1° pleop. » 4,0 >» — » » >». ...del 29, 3°, 49, 5° pleopodo » 3,0 >» — » del 1° pleopodo . 3 . ; 3-0 O a » a 2° » 3 ° : x ? 28 10,0 su » » 30 » È a 3 3 : » Da » —_ » #40 » ? ° : : 2 » 7,0 » — » » bo » ° a 5 5 È » 4,0 » = Questa bella e grande specie di Sergestes fu descritta nel 1882 dallo Smith (l. c.) sopra esemplari pescati nell’ Atlantico dal Blake e dall’ Al- batross, a profondità variabili fra 372 a 2500 braccia. Più tardi fu pe- scata nel golfo di Guascogna durante la campagna del Caudan a prof, di 800 (5 es.), 1200 (1 es.), 2200 (1 es.) metri, e fatta conoscere dal Caul- lery 1.065). Nel Mediterraneo fu pescato la prima volta durante la spedizione del Pola, della marina austriaca nel 1890-94, presso l'isola di Creta a 1165 metri di prof. Nel 1897-98 ebbi l’esemplare di Messina, del quale ignoro le precise condizioni di pesca, ma al più potè essere pescato colle nasse insieme ad altri crostacei eduli a non oltre 2 o 300 metri di profondità, se pur non fu pescato alla superficie, portatovi da qual- che corrente di fondo; però il suo stato di conservazione mi fa iucli- nare pel primo modo di pesca. Di recente infine è stato pescato due volte durante la spedizione del Puritan in num. di 5 esempl., di cui uno di 55 mm. presso Capri a circa 2000 m., e 4 da 35 a 40 mm. presso le Eolie a 2500 m. circa, e fatti conoscere dal Dott. S. Lo Bianco nella sua splendida relazione sulla campagna del Puritan (1). (1) Debbo alla cortesia del Prof. F. Raffaele, Direttore dell’Istituto zoologico della R. Università, di aver potuto consultare il lavoro del Lo Bianco, e gliene rendo le do- vute grazie, — 240 — Fam. Pasipnaceidae Pasiphaea sivado, Risso. Pasiphaea sivado, Risso, Riggio, Contributo alla Carcinologia del Mediterraneo. Monit. Zool. ital. Suppl.) Dic. 1900. x E specie mediterranea ben nota e caratteristica, e sono pochi gli autori di Carcinologia che non la citano. La P. Savignyi e brevirostris, M. Edw., e probabilmente anche la P. neapolitana Hope, sono sinonimi di questa specie. Essa fu fatta conoscere la prima volta da Risso, fra i crostacei di Nizza, sotto il nome di Alpheus sivado, e poi fu riscontrata in altre località da altri autori. Il Carus non la ricorda di Sicilia, ben- chè fin dal 1842 la signora Jeannette Power nella sua Guida per la Si- cilia a p. 333, l'avesse ricordata fra i Crostacei di Messina. Di recente è stata riportata di Catania dal Magri (1), che ne dà una breve diagnosi, e da informazioni assunte, la ritiene pescata colle nasse a profondità non superiori ai 200 metri, senza escludere con ciò la pos- sibilità della pesca superficiale ; e più recentemente ancora di Messina dal Thiele (2). Il Maia ed il Puritan, nelle recenti campagne, l’hanno pescata nel Golfo di Napoli, presso Capri tra 1000 e 2000 m. di prof., ed il Lo Bianco la ricorda nelle relative relazioni (1. c.), ritenendola batibica per non averla pescata a profondità minori (3). Leach (4) l’enumera fra i crostacei inglesi; ed il Wood-Mason e l’Alcock fra quelli dell'Oceano indiano, dove l’Investigator, nel mare di Andaman, ne ha pescato 2 esemplari o alla profondità di 200 braccia, e dei quali il Wood-Mason dà i caratteri sessuali in confronto di un e- semplare 9” proveniente dal Mediterraneo, e posseduto dal Museo Indiano di Calcutta (5). (1) Magrì Fr., Primo contributo alla conoscenza dei Crostacei decapodi abissali del Compartimento marittimo di Catania. Atti Accadem. Gioenia di Sc. naturali in Cata- nia. Ser. IV, vol. XVII. (2) Thiele Joh., Ueber einige stielaugige Krebse von Messina. Abdruch Zool. Jahrb. Suppl. VIII, Iena, 1905. (3) Sarebbe opportuno verificare se gli esemplari pescati siano perfettamente identici all’ordinaria P. sévado, o se per caso non presentino qualche relazione colla P. reapoli- tana, Hope, onde potere stabilire l’autenticità o meno di questa specie. (4) Leach W. E. Malacostraca podophthalma britanniae, tav. XXXVII © fig. 3. (5) Wood-Mason and Alcock, Natur. bistor. notes ecc. Annals and Magaz. of natur. hist., 6% ser. vol. 11, n. 62, febbr. 1893, pag. 161. it i Dn — 241 — Fra i macruri mediterranei la /. sivado si riconosce facilmente per il suo corpo assai compresso , pel rostro piccolo, dentiforme, e legger- mente ricurvo, pel colorito bianco perlaceo , non che per le caratteri- stiche 8 forti spine seghettate ai margini (2 est. più robuste, e 6 interne più piccole), oltre 2 assai più piccole poste sopra le due esterne, che guarniscono l'estremità distale ricurva del telson, e valgono a distinguerla dalla P. tarda, Kr., scoperta di recente nel mediterraneo dal Lo Bianco (1. c.), la quale ne ha 14 ed il margine con insenatura, anzichè diritto (1). Pur ritenendo superflua una minuta descrizione, mi pare opportuno ricordare che negli esemplari di Messina, la disposizione dei pereopodi corrisponde esattamente a quella indicata dal Milne Edwards per la sua P. Savignyi cioè : prime due paia robuste ed armate di lunga chela a punte fortemente ricurve; il 5° paio lungo, gracilissimo, liscio; il 4° corto col penultimo articolo riccamente provveduto di forti spine uncinate; ho notato inoltre che l antepenultimo articolo di questo stesso paio è provveduto anch’ esso di spine nella sua metà anteriore o distale, come sarebbe appunto nella /. neapolitana; il 5° infine, più lungo del 4°, ma meno del 3°, coll’ articolo distale breve, laminare, coll’ estremità libera rotondata e lungamente ciliata. Noto pure che il 1° paio di pleopodi non è semplice, ma presenta, oltre il ramo esterno normale, una breve e larga lamina interna arrotondata alla estremità distale, dove è provveduta di lunghissime ciglia. Degno di nota parmi ancora il seguente fatto. Posseggo oltre una ventina di esemplari di /, sîvado, di cui 3 indubbiamente femine per- chè portano uova, gli altri debbo ritenerli pure tali, perchè in nessuno di essi ho potuto riscontrare notevoli differenze, e molto meno l’appen- dice maschile descritta e figurata da Wood-Mason (l. c.). Secondo questo autore i maschi differiscono dalle femine per la loro forma più gracile, per la piccolezza della spina post-frontale che è solamente la metà circa di quella apicale della femina e per le pleure addominali più corte, laddove nella femina sono più lunghe e piegate internamente, in modo da costituire una vera e propria tasca incuba- toria per le uova. La maggior differenza starebbe nell’appendice maschile posta nel 2° paio di pleopodi, di forma laminare ed armata all’estremità distale di una doppia serie di spine setoliformi ricurve, poste l’ una di (1) Nel mediterraneo esiste una terza specie, la P. sicula, da me descritta nel. 1896; ma d’allora nessun altro indiv. pare sia stato pescato, o per lo meno non è stato notato. Ma questa specie, affine alla P. princeps, si distingue subito per la sua notevole dimensione. Li pia. = fronte all’ altra: l'anteriore con 6 spine, comincia a metà del margine interno, l’interna con 4, comincia in corrispondenza dell’ intervallo fra la 3* e la 44 spina della serie anteriore (1). La P. sivado è anche notevole per la sua larga distribuzione oriz- zontale e verticale. La distribuzione batimetrica varia infatti dalla su- perficie a circa 2000 m. (Puritan), per cui il Lo Bianco la ritiene bati- bica. Però, se tale deve ritenersi, non lo si può certo in modo assoluto, poichè, date le altre circostanze di pesca, cioè le frequenti pesche su- perficiali di Messina, sia pure nella corrente, quelle di Catania a circa 200 m., quella dell'Oceano indiano a 360 circa, non che quanto afferma il Risso, che la dice comunissima nelle spiaggie ghiaiose di Nizza, è da ritenere che la P. sivado, benchè d’ ordinario batibica, non sia tipica- mente abissale, ma piuttosto fra quelle liberamente vaganti entro limiti batimetrici assai estesi. Dal Dr. Sicher ricevetti in due riprese (1897-98) n. 15 esemplari, con dimensioni variabili da 31 a 59 mm., di cui 3 con uova (2). Più tardi, in aprile 1901, ne ho ricevuto altri 11 esemplari direttamente da Messina, ottenuti da pesca pelagica superficiale nella corrente. Lungh. tot. dall’estr. del rostro all’estr. del telson mm. 59 mm. 50 mm. 38 ». del carapace dal margine anter. frontale » 20 » 17 » 11,5 » del 6° somite addominale . : : > 40: or » .. del telsoni!" | $ - : : : » (DS 6 Spessore massimo . ; : 1 . 5 SI0L:4 33858. Pe (continua) - emi Bibliografia e recensioni —-ofapo—- PERIODICI Rivista Coleotterologica Italiana —An. II. N. 7; 1904— Camerino. Contiene : M. Gortani e G. Grandi — Le forme italiane nel genere At- telabus. A. Carret — Escursioni e cacce entomologiche in qualche valle del Pie- monte. Antonio Dott. Porta—Recensioni. (1) Nella figura però parrebbe fra la 22 e la 32. (2) E possibile che qualche esemplare fosse dì Catania. VERE PEREZ VS dt | È: re e. n — 243 — Bestimmungs—Tabelle der europiiischen Coleopteren; LIII Heft. — Tenebrionidae, III Theil. In questa terza parte il Prof. Edmund Reitter tratta di cinque sottofami- glie di Zenebrionidae della Fauna poleartica cioè dei Lachnogyini, Akidini, Pedinini, Opatrini e Trachyscelini. Deutsche Entomologische Zeitserhift—Iabrg. 1904, 2° Heft. Contiene : Hans Gebien—Revision der Pycnocerini Lac. J.. Weise — Synonymische Bemerkungen zu Gorham, Biologia Centrali- Americana. Vol. VII—Coccinellidae. J. Gerhardi—Neuheiten der schlesischen Kiferfauna aus dem Jahre 1903, Id.—Eine neue deutsche Kifer-Art. F. Hartmann—Neue Riisselk:fer aus Ostafrika. E. Hintz—Zur Kenntnis des Trichodes Kraatzi Reitt. Walther Horn — 4 neue Cicindeliden gesammelt von den Herren Oscar Neumann und Baron von Erlanger auf ihrer Expedition vom Roten Meer zum Nil. Id. Zur Kenntnis der Cicindeliden—Fauna von Kamerun und seiver Hin- terliinder. Id.—-Ophryodera rufomarginata var. cireumcinctoides. Ia. Megacephala Ertli. J. Weise—Einige neue Cassidinen und Hispinen. G. Vorbringer-Sammelbericht aus Ostpreufsen. J. Schilsky-Synonymische Bemerkungen zur Gattung Bruchus L. J. Weise-Synonymische Bemerkungen ilber Hispinen. Id.-Neue Literatur. E, Wasmann S. J.-Homopteren—Fauna von Ceylon. G. Kroatz—Allgemeine Angelegenheiten. G. Kroatz, L. von, Heyden, W. Koltze, H. Roeschke, W. Horn — Das Deutsche Entomologische National-Museum. Le Frelon, giornale mensile d’Entomologia descrittiva. Il N. 1 comparso il 19 settembre 1904 contiene la contiuuazione della Fauna dei Coleotteri della Francia e della Corsica (Carabidi della Tribù dei Lebiidi e delle Tribù vicine). Wiener Entomologische Zeitung — L'ottavo fascicolo del XXIII Iahrg pubblicato il 15 ottobre 1904. Contiene varii articoli intorno a diversi Coleotteri del Reitter, del Flei- scher, del Miiller, del Breddin, un articolo del Leander Czerny su un nuovo genere di Ditteri (Cremifania) e la sistematica e la diagnosi delle Ochthiphi- line. — 244 — Miscellanea Entomologica, rivista entomologica internazionale. Nel numero 7-8 del 12° anno 1904 troviamo la continuazione e fine della Contribution a la Faune entomologique des Pyrénées orientales del V. Mayet, la continuazione del bel lavoro dello Stierlin: Tableaua analitique des Rhyn- chophores européens; la continuazione dell’ altro non meno importante lavoro del Vachal: Etude sur les Halictus. Bullettino della Società entomologica italiana, Ann. XXXVI, Trim. I-II, 1904. Nei resoconti delle adunanze del 1° maggio e del 5 giugno troviamo che il prof. Berlese parla su alcune interessanti modificazioni morfologiche degli Acari Mirmecofili e sulla loro biologia. Il march. Bargagli dice che nei semi della Cassia occidentalis L.? proveniente dall’Eritrea si sviluppa numeroso il Caryoborus pallidus Ol.; quest’insetto, a differenza dei suoi congeneri che si trasformano dentro i semi, costruisco nn follicolo nel quale si rinchiude la larva per subirvi le metamorfosi. Il Dott. Del Guercio parla intorno ad una nuova specie di Szpha. Il march. Bargagli svolge un suo argomeuto intorno alle larve di Sitona. Il prof. Stefanelli descrive una forma nuova della Lycaena Escheri Hb. Il sig Ruggero Verity segnala la cattura dell’ Ochrostigma melagona BKh. e parla quindi della rarità e di forme nuove di altri lepidotteri nei dintorni di Firenze. Il prof. Passerini parla sullo straordinario sviluppo di Amphimallus ochra- ceus nei boschi di Scandicci presso Firenze. TSI NECROLOGIA Il 16 aprile ora scorso, dopo brevissima malattia, cessava di vivere in Madrano (Trentino) nella non grave età di 73 anni il valente coleot- terologo Dott. Stefano De Bertolini. Con Lui sparisce una delle più belle figure di scienziato e di uomo, ma che riviverà sempre nelle Sue numerose e illuminate pubblicazioni entomologiche. Ragusa Enrico — Direttore resp. svga La zgl dt, IBE a ANNUNZI Si pregano i Signori Soci che non hanno ancora inviato l'importo dell'abbonamento a mettersi sollecitamente al corrente. Si è pubblicato il Primo Volume (470 pagine) del Catalogo Ragio- nato dei Coleotteri di Sicilia di Enrico Ragusa per Lire 25. Il sig. Tito Cavagnaro, Livorno (Toscana) domanda in cambio delle Conchiglie fossili e viventi. Il sig. Giuseppe Meloni, Preparatore a Lanusei (Sardegna), offre delle pelli di Mammiferi ed Uccelli preparati per essere montati, egli caccerebbe se richiesto Zettili e Insetti di tutti gli ordini. Accetta cambi, Tirelli Cav. Avv. Adelchi, Roma (Ministero del Tesoro), cambia co- leotteri laziali con coleotteri europei, specialmente cavernicoli. Il Prof. Antonio Porta. Università Camerino (Macerata), desidera esaminare materiale Italiano, di locaiità ben precisata, di Zricophiini, Habrocerini, Hypocyptini, Tachyporini e Bolitobtini. A. G. Razzanti, V. R. Margherita 35, Livorno (Toscana), desidera Coleotteri e Lepidotteri paleartici ed esotici, specialmente Carabidi, La- mellicorni, Buprestidi, Cerambicidi e Macrolepidotteri. Il sig. Michele Morici, Castelbuono, offre la rara Arvicola Nebrodensis in alcool a L. 2, È stata testè pubblicata l’intera opera di pag. 186 formato 8° gr., con 11 tavole del Glossario Entomologico, redatto da Luigi Failla-Tedaldi, corredato del registro Latino-Italiano delle voci citate. Franco di posta in tutto il regno L. 5. Rivolgersi alla Direzione: Bollettino del Naturalista—Siena. i. iii iii i uu i W WFé,WéWWWWFWFFWFWF..'WWWFWWWWéWWUWWWéWWGGJéGéWécWWocJcoJoJ}k]}], CC C.C, CC (COCCO RIT TOIFETTtTAtTITDE ILELEELLENTELELIATETETATENILILKKIVIVKKKiX{KARKAKEENKKARELAKKK{KKKKTKREKE BRANI NRARORIKKARKROKORARIKKEXKKARARORINRANORKRARKRKRBRARARROKKRAEROKOKKAKETERORAKARKrKRKRKKKRREKKKROTKRREBRERERANKOKKRENRRKRABEnKARANKAKERRRERKAKARKBERKNVARARANKA KIA RARI LIAKKR KR KAKA LRKKtRARKRIRKKAVARARAtARi si iii 5 5 5 hhth.hhhihihkTT$ 555,5} i694J6J{5)) {Ke ri cei i î SIELUIRIOLALIVINBNLKAVIBIOLERARICRRENRENILEOKELITARKRRRBRRKKRIARARERIVRERRERIRARA DIARI DOGANALE BORKGRKARGLARBRSOARRRELARREGIOKORRANACGERGNRAR LORA REDOgRA RIA TARIBIGEpIgDARa ANNO XVII 1905 N. 11. Aibbonamentotannualet ee ATI n aL. 18 — Un®numero separato con tavole. or e ORO PI PR — » » » senza >» AR AO RI ION OI È, BO dt Gli abbonamenti cominceranno dal 1° di agosto di ogni anno. Indirizzare tutto quello che riguarda i’Amministrazione e Redazione al Sig. Enrico Ragusa in Palermo, Via Stabile, 103. 0A RAFFTTEERSIÀE La responsabilità d’ ogni qualunque idea espressa negli articoli del periodico spetta esclusivamente al suo autore. Sommario del N. 11. De Stefani T. — Note su alcuni Batraci della Sicilia . . . . . . . pag. 245 Checchia-Rispoli G. — IZ genere Arbacina trovato la prima volta vivente in A I deco ca Babtta ca e Dr Di Bi _ Un nuovo rinvenimento di Lepidocyclina nell’ Eocene della Sicilia » 253 Riggio G. — Contributo alla Carcinologia del Mediterraneo—I. Nota sopra al- quanti crostacei nel mare di Messina (con 3 tav.) (cont.) . . » 254 DD. Bibliggafia e recensioni... 0.020 dl 1 e lita e 268 Pubblicato il 1° giugno 1905 PALERMO Stabilimento Tipografico Virzì 1905 GOCCULEEEGEUGAGORARAUKURKARURKAK((KK(((TTARKNNAREKEKEL(LEDKgKEn(L{ (DK (n (a DID RODE 0 (KDE DK 0g E0KK 0 RK gr ÈRKR( 04 g(Ì (RRDERNRRASEDEERERERERIRK®RENRERR ARRETRARE TERRI RRDERTATa OLTALRTTREROz SUINUDIDADIGULATIINDTANRABDASRAATANBBNETOBRO BONDONE NE ANNINAROOOBOOEDANAINITIOONINTOOORIAENOO N DEGNA REIT ANO ROB DERARBANA CERO RON OOO ARO TOO EROLOGVENRABIODODGNTORORPOOGOOEOLIERORORERBOG(ERASIONA GIA BNOGNOOONO DO DI DHOTNOBARA NANI IRNO00A alla a i a PE si uri [ri vat ti CCIE ape sat manosson "Pt La Wilitioz, ro —rSppuopprnenz ana ANNO XVII. 1905 N. 11. MAS **- «<--> - XX --**-*_><°*-<£©£-<«--<°- x‘ - IL NATURALISTA SICILIANO ___« «©“*£-—-<°-<£>-<-<£-C-<>-<<<%X*>-£-£>-—-<°“Y£_-_--<-—-<-- DDA Note su alcuni Batraei della Sicilia. I Batraci in Sicilia costituiscono un gruppo di specie molto ristretto; in tutto, di bene accertate, non se ne possono enumerare che sette, cioè: Discoglossus pictus Otth., Hyla arborea L., Bujo viridis Laur., Bufo vulgaris Laur., Rana esculenta L., Rana arvalis L., Rana agilis Thomas. Il Prof. Pietro Doderlein cita dubbiosamente il Bombinator igneus Laur. (1) che sin’oggi non è stato accertato. Io a questi anuri non ho da aggiungere che qualche varietà del- Hyla arborea ed ho redatto queste note solo per indicare alcune parti- colarità osservate nei girini di qualche specie che non ho riscontrato nella letteratura consultata. Il Discoglossus pictus Otth. è comunissimo in tutti gli stagni, i tor- renti e le vasche, e può dirsi che esso non abbia preferenza per spe. ciali località perchè lo si riscontra, sempre comune, tanto al monte che al piano. Da uova deposte da questa specie il 13 marzo, ho ottenuto i gio- vani girini il giorno 18 e 19 dello stesso mese; altre deposizioni mi hanno dato presso a poco gli stessi estremi con una differenza di uno o due giorni; in media lo svolgimento dell'uovo dura una settimana. I girini usciti dall’involucro gelatinoso, restano quasi immobili al fondo dell’ac- qua e giacenti di fianco per due o tre giorni; ma verso il quarto 0 quinto giorno essi, sebbene lentamente, si muovono con faciltà, ma a- mano di starsene agglomerati in piccoli gruppi e di tenersi lungamente fermi sulla parte più sollevata d’una foglia caduta al fondo dell’ acqua o sulla sommità d’una pietra sommersa. Dopo una settimana circa i giovani girini sono divenuti discreta- mente robusti e nuotano per lo specchio d’acqua in tutti i sensi in cerca (1) P. Doderlein — Fauna sicula. Palermo 1881. Il Nat. Sic. Anno XVII. 31 — 246 — di nutrimento. Essi si alimentano di sostanze vegetali ed animali, ma preferiscono queste ultime alle prime, e i girini della botta (Bufo vulga- ris Laur.) che si trovano in loro compagnia divengono, nel periodo di trasformazione, le loro vittime più comuni. Ciò almeno ho dovuto costa- tare tenendo in schiavitù nello stesso acquario le due specie. In alcune vasche ho osservato questi girini raspare con la boccuc- cia sulle pareti dell’ acquario, come se su di esse trovassero attaccate sostanze alimentari, e questo lavoro spesso lo eseguiscono in modo ca- ratteristico e speciale: Cominciando da sotto il pelo dell’ acqua o dal fondo della vasca appoggiano la boccuccia sulle pareti di essa e lenta- mente, sempre con la testa verso l’ alto, vanno scendendo o salendo in linea retta, giunti al fondo o alla superficie lestamente guizzano in altra direzione ber ritornare a rifare lo stesso lavoro; lavoro che ese- guiscono pure lungo i gambi delle piantine acquatiche. Anche i girini di Bufo vulgaris Laur. tenuti in ischiavitù hanno lo stesso costume. Tra i non pochi girini di Discoglossus pictus che ho raccolto ho tro- vato, nella primavera del 1903, quattro esemplari affetti di metacroma- tismo. Questo stato patologico nei girini di Discoglossus credo che non sia stato ancora indicato e perciò ne faccio menzione: Uno di questi soggetti è di un bianco-gialliccio, ma nello stesso tempo una numerosa punteggiatura di pigmento bruno è sparso su tutto il corpo; sulla coda però esistono delle chiazze completamente scolorate. Gli occhi sono neri. La parte ventrale è ricca di punti argentei e solamente il contorno delle membrane labiali sono nere. In minor proporzioni che sulla parte ven- trale, si notano sul dorso punti argentei. L’esemplare tutto è molto trasparente tanto da essere visibili l’ap- parato intestinale e il circolatorio. Un altro di questi esemplari presenta sul dorso un'intensa colora- zione giallo dorata che si estende un po’ sulla coda; questa su ambo i lati, in prossimità della membrana natatoria, è segnata da una linea di macchiette nere disposte in catena interrotta da areole bianche. In un terzo esemplare la colorazione giallo-dorata del dorso si estende su tutto il corpo, meno del ventre che è molto ricco di punticini argentei. Il quarto soggetto tende ancora più al giallismo; sul dorso e sulla coda si osserva qualche sperduto punticino nero e rari punticini argen- tei non che una velatura verdastra, sul ventre sono i soliti punticini argentei. — 247 — SA UN L’ Hyla arborea L. o viridis Laur. è specie piuttosto ovvia in Sici- lia; ma più che il tipo vi è comune una forma molto caratteristica e che non trovo da nessuno autore indicata. Questa varietà si differisce dal tipo perchè la fascia bruno-violacea dei lati del corpo non comincia dalle narici, ma dall'angolo posteriore dell’ occhio e manca quindi completamente sul muso; per questo fatto la chiamerei incompleta. Altri caratteri differenziali non ne ho trovato; il colorito generale è variabilissimo come nel tipo, ma gli individui cui mancano le fascette sul muso costituiscono il numero maggiore delle ile di Sicilia, se fra 50 esemplari quattro sono simili al tipo, tutti gli altri verranno a costituire la novella varietà incompleta. Ma in questa specie noi troviamo altre varietà: In una spedizione di non pochi esemplari gentilmente fattami dal Prof. A. Russo dell’ Università di Catania, ne ho trovato non pochi il di cui colorito presenta una variazione notevole; dal verde smeraldo nsensibilmente la tinta sempre oscurandosi, diviene di un color bruno- castagno sul dorso. Gli individui così coloriti si avvicinano alla varietà fusco-maculata del Camerano o Hyla sarda del Bonelli, ma se ne distin- guono per alcuni particolari come dirò in appresso. In Sicilia si trova anche comune la varietà Savignyi Boulenger che si distingue dal tipo per la mancanza dell’ angolo fasciale saliente in vicinanza della regione inguinale e per avere la fascia dei lati del corpo molto poco sviluppafa. Altri esempiari hanno questa fascia di separa- zione tra la regione dorsale e ventrale molto ridotta, cosi che dall’an- golo posteriore dell’ occhio giunge appena alla ascella, essi rientrano nella varietà meridionalis Boulanger. Gli esemplari che si avvicinano alla varietà fusco-maculata hanno il colore delle parti superiori bruno-castagno, ma mancano della mac- chiettatura bruna e mancano sempre della fascia tra le narici e l’ an- golo anteriore dell’occhio; in alcuni esemplari così coloriti manca spesso l’ angolo inguinale della fascia in modo che essi possono rientrare ora nella var. Savignyi ora nella var. incompleta, ma la var. Savignyi Boul. è sinonimo di H. sarda Bon. e di 7. fusco-maculuta Cam. La varietà intermedia Boulanger, sono di opinione che non può man- tenersi perchè la maggior parte delle raganelle di Sicilia presentano la parte inferiore del torace e la regione golare colorite di gialliccio, di — 248 — verdastro o di bruno, colorazione punto costante non solo, ma che si riscontra spesso nei maschi, rara nelle femmine. Tutte le raganelle siciliane, appartengano esse al tipo o alle varietà, hanno l’orlo del mascellare superiore orlato di bianco. A me pare che nell’ isola VHyla arborea L. o viridis Laur. è rap- presentata : 1° dalla forma tipica a colorazione generale varia: cioè verde più o meno intenso, gialliccia, bruna e cenerina, avente la fascia di se- parazione tra la regione ventrale e dorsale intiera o più o meno inter- rotta e che ha origine alle narici e coll’ angolo inguinale saliente sem- pre presente. 2° dalla var. incompleta n. var. Con lo stesso sistema di colora- zione, ma con la fascia bruno-violacea dei lati del corpo che piglia ori- gine dall’ angolo posteriore dell’ occhio, mentre manca assolutamente il trattino fasciale tra l’angolo anteriore dell'occhio e le narici, e coll’an- golo inguinale presente. 3° dalla varietà Savignyi la quale ha lo stesso sistema di colora- zione, ma manca in essa l’ angolo inguinale nella fascia dei lati del corpo. 4° dalla var. meridionalis che si distingue dal tipo e dalle altre va- rietà per la fascia laterale del corpo molto ridotta che partendo dalle narici giunge appena e non sempre alla regione ascellare. NIZ Se La comunissima botta (Bufo vulgaris Laur.) di cui la femmina in Sicilia, come è saputo suole acquistare dimensioni straordinarie come in nessun altro paese, è conosciuta in tutta Europa. I suoi girini soglionsi incontrare numerosissimi nelle pozzanghere, nelle vasche, nei fossati e altrove. Nel febbraio del 1903 mi sorprese il fatto di trovarne non po- chi di colore differenttssimo dai normali, cioè completamente carnicini e trasparentissimi, essi non presentavano di nero che una lineetta sul margine dei foglietti labiali ed una molto leggiera nube sulla gola. Casi di metacromatismo negli anfibii anuri se ne conoscono diversi come nel Bombinator igneus Laur., nel Pelodytes punctatus Daud., nel- l’Alytes obstetricans Wagl., nel Bufo viridis Laur., nella Rana muta Laur., nella fana temporaria L. e nella Rana esculenta L., così che il caso dei girini di Discoglossus pictus Otth. da me più avanti notato e quello dei girini di Bufo vulgaris Laur. che vengo di citare, sono dei nuovi esempi che è bene registrare. rin 249 — Oltre a questi carnicini o isabellini che dir si vogliono, in quella numerosa popolazione di girini di bufo volgare ne ho raccolto due e- semplari affetti di tefrismo cioè, di un colore cenerino-bruno che appa- rentemente li faceva rassomigliare più a girini di Discoglossus o di rana; ma l'apertura del sacco o cavità branchiale (spiraculum) posta a sini- stra del corpo li faceva subito riconoscere per quelli di un bufo. Tutti i girini isabellini da me osservati, a giudicare dalla loro di-' mensione, dovevano essere della stessa età, e ciò mi fa supporre che provenissero da un solo parto perchè mi pare più logico ammettere che l'anomalia fosse avvenuta nella deposizione di una sola femmina anzi- chè ammettere che dalle uova di diverse madri fossero spuntate alcuni girini normali ed altri anormali e che tutti poi fossero comparsi nello stesso periodo di tempo. Questi isabellini avevano gli occhi rossi come i veri albini e non accennavano a nessuna sofferenza, essi si mantennero sempre Vispi sino a trasformazione completa, mettendo regolarmente le loro zampette; que- ste sono perfettamente bianco-latteo e sprovviste di pigmento. Anche la coda si è regolarmente riassorbita, ma il piccolo residuale moncone che per, pochi giorni perdura in essi nello stato di rospetti si è colorito in nero, ed è anche comparsa una sottilissima linea mediana bruna sul dorso e sulla testa, ma che si perde prima di giungere alla coda. Giunti all’ età di piccoli rospi e credendo di metterli in condizioni più favorevoli, io ho lasciato liberi nel piccolo giardino dell'Istituto Zoo- logico questi animaletti, dopo alcune settimane però non ne ho trovato più alcuno e ignoro assolutamente la loro sorte. T. DE STEFANI-PEREZ. —_ ee Il gen. Arbacina trovato vivente la prima volta in Italia. —_ 9 Occupandomi della revisione sistematica degli Echinidi del golfo di Palermo, esistenti nel Museo Zoologico della nostra Università, tra il materiale indeterminato esistente in collezione, ha richiamato la mia at- tenzione una piccolissima ed elegante specie di Echinide regolare, che — 250.— non ho esitato subito a riferire al gen. Arbacîna Pomel. Poichè si tratta di una specie trovata ora la prima volta in Italia, credo opportuno se- gnalarne sin da ora la sua presenza, riservandomi di descriverla det- tagliatamente in seguito in un prossimo mio lavoro insieme con gli altri. Finora questa piccolissima specie, che non raggiunge mai più di 9 mm. di diametro, era stata indicata solamente dal Gauthier nel golfo di Oran in Algeria e da lui descritta col nome di Arbacina Pallaryi: (1) da accurate ricerche che ho fatto non risulta che sia stata indicata in altre località. Se non che l'ottimo stato di conservazione del nostro materiale, quantunque preparato a secco, permette non solo la completa conoscenza della specie, ma di stabilire definitivamente i caratteri del gen. Arbda- cina, così abbondante allo stato fossile, e i rapporti con i generi che più gli si avvicinano, essendo finora mancati i caratteri del sistema buccale e quelli del sistema anale. Il gen. Arbacina fu stabilito su specie fossili dal Pomel, per alcuni piccoli echinidi regolari, confusi una volta col gen. Psammnechinus e *pri- ma anche col gen. Echinus (2): esso fu caratterizzato dalle zone pori- fere poste in un piccolo solco e dai pori non disposte ad arco, ma so- prapposti quasi in una linea diritta; e per i tubercoli, che ornano le placche, circondati da una granulazione tutta particolare, di cui il prin- cipale carattere è la presenza di tre grossi granuli allineati al di sopra di ogni tubercolo primario : esso fu distinto dai Psammnechinus special- mente perchè queste presentano i pori disposti ad archi di tre paia. Il Gauthier in seguito ha creduto di trovare altri caratteri diffe- renziali dai Psamnechinus nella forma delle placche genitali dell’ appa- recchio apicale, più allungate e penetranti più sensibilmente nelle aree interambulacrali e nei pori genitali più grandi e allungati. Ora grazie al rinvenimento di abbondanti esemplari da noi fatto della piccola Arbacina, possiamo completare la diagnosi del genere, ag- giungendo ai caratteri suddetti, un'altra serie più importante di carat- (1) Gauthier — Contribution a l'étude des Echinides fossiles : III. Observations sur le genre Arbacina Pomel. (Bull. Soc. Géol. de France, serie III, vol. 25, pag. 840, tav. XXIV. fig. 9-13) 1897. (2) Pomel— Classification méthodique et generale des Echinides vivants et fossiles, Pa- ris, 1883, — 251 — teri, che varranno in avvenire a tenere bene distinto questo genere dai Psamnechinus. Infatti mentre questi ultimi presentano la membrana buc- cale interamente coperta di placche, disposte come squame di pesci, in guisa da renderla solidissima, nel gen. Arbacina è nuda, delicatissima e sopporta solamente dei piccolissimi pedicellari oficefali o buccali. Riguardo all’apparecchio apicale, mentre nei Psammnechinus la placca centro-dorsale è assente o perduta tra le numerose placchette che sono venute ad ornare la membrana periproctale, nelle Ardacina persiste an- cora la placca centro dorsale, che riempie quasi interamente lo spazio circoscritto delle placche basali, e l’ ano si apre in mezzo a due altre piccolissime placchette comprese nello spazio lasciato libero dalla centro- dorsale in corrispondenza degli interradii 1 e 5 (ved. fig. 1). I Psamnechinus si differenziano inoltre dagli Arbacina per la strut- tura della placca madreporica, poichè mentre nei primi i pori idrofori sono piccolissimi ed occupano quasi tutta l’intera superficie della placca, nei secondi sono limitati invece su di una piccola sporgenza della placca madreporica e sono molto più grandi e poco numerosi (ved. fig. 3). Fig. 1. Apparecchio apicale, notevolmente ingrandito. Fig, 2. Una placca genitale, molto ingrandita. Fig. 3. Placca madreporica, molto ingrandita. Fig. 4. Una placca terminale, molto ingrandita. Rapporti del gen. Arbacina con alcuni generi affini. —I generi più affini sono il gen. Cottaldia Desor, fossile nel Cretaceo e nel Terziario (1) e il gen. Prionechinus Ag. vivente (2). Nel primo l’ uniformità delle di- mensioni dei tubercoli è al suo massimo : essi formano delle serie oriz- zontali distinte sulle aree ambulacrali, inoltre il peristoma è piccolo ed infossato. (1) Desor — Synopsîs des Echinides fossiles, pag, 113, 1858. (2) Agassiz — Report of the Kchinoùdea , dredged by H. M. S. Challenger during the Years 1873-1876, pag, 109. — 252 — Li Questo genere finora non è stato ritrovato vivente; A. Agassiz con dubbi, da lui stesso riconosciuti, vi ha riportato una piccola specie delle Isole Fiji, cioè la Cottaldia forbesiana Ag. (1). Questa specie però, tra gli altri caratteri, si differisce dai Cottaldia, perchè i tubercoli non sono di uniforme grandezza, carattere principale e distintivo del gen. Cottal- dia. L’ Agassiz nota inoltre l'affinità della C. fordesiana con la specie fossile Psamnechinus monilis Desm. (= Arbacina monilis); ma questa af- finità che può derivare dalla facies speciale dei tubercoli nella specie delle Isole Fiji, scompare se si tien conto che la membrana buccale, è coperta da dieci larghe placche che circondano l’apertura buccale e che la membrana anale è coperta da un certo numero di placche di forma irregolare, nel centro delle quali si apre l’ ano. Due caratteri adunque che non si osservano sul gen. Ardacina ; resta quindi incerta la posi- zione generica di questa specie ed è senza buone ragioni che il Gauthier la riferisce al gen. Arbacina (2). Nel recente trattato di zoologia concreta dei signori Delage ed Hé- rouard, il gen. Prionechinus Ag. passa in sinonimia col gen. Ardacina (3). Il gen. Prionechinus però presenta dieci larghe placche nella membrana buccale, con altre irregolarmente disposte e nell'insieme con una dispo- sizione che ricorda quella dello Psammnechinus miliaris Miiller, ed il si- stema anale è ricoperto di un certo numero di placche come in C' for- besiana ; inoltre la sproporzione fra i tubercoli primarii e quelli secon-. darii è grande ed il numero di questi ultimi è piccolissimo. Questo ge- nere presenta infine due paia di pori su ogni placca ambulacrale, invece di tre e le spine schiacciate, mentre nel gen. Arbacina sono regolar- mente assottigliate e portano da sei a sette scanellature longitudinali, larghe, le quali alla lor volta portano delle strette e regolari striature trasversali, parallele fra di loro (4). È evidente come questa fusione di generi sia derivata dall’ imper- fetta conoscenza del gen. Arbacina. Riassumendo possiamo dire dunque con sicurezza che finora in tutti i mari della terra, non si conosce che una sola specie, che attesta che il gen. Arbacina non si è estinto al tramonto dell’èra terziaria, ove visse ricco di specie, ma che esso continuò a vivere durante il quaternario (1) Agassiz — loc. cit., pag. 112, tav. VI, fig. 15-17. (2) Gauthier — oe. cit., pag. 831. (3) Delage et Hérouard. Les Echinodermes, tom. III, 1903. (4) Agassiz A. — loc. cit., pag. 109, tav. VI, fig. 11-14 e tav. XL, fig. 43-44. — 253. — e che vive attualmente in due punti del mare. mediterraneo, cioè nel Golfo di Oran in Algeria e nel Golfo di Palermo in Italia, nei bassi- fondi coralligeni della zona temperata calda. GIUSEPPE CHECCHIA-RISPOLI. ——_-t.qo(©+.. Un nuovo rinvenimento di Lepidocyclina NELL’ EOCENE DELLA SICILIA (NOTA PREVENTIVA) Credo interessante di segnalare all’ attenzione di coloro, i quali si occupano dello studio dell’ importante gruppo delle Orbitoidi, un terzo rinvenimento di Lepidocycelina nell’ Eocene della Sicilia, oltre a quelli già indicati da noi in un’altra Nota inserita nella « Rivista Italiana di Paleontologia » (1). La località da cui provengono gli esemplari della -orbitoide, che forma l'oggetto di questa breve Nota paleontologica, è la R.r»e Marchesa presso Sciacca: l’ Eocene di questa regione non è che una parte di quello del Monte S. Calogero, portata in giù da uno spostamento ver- ticale. Secondo l’Ing. Baldacci questa formazione, ricca in alcuui punti di nummuliti ed orbitoidi, si riferirebbe all’Eocene inferiore (2): ma dalle specie delle nummuliti da noi studiate essa si deve riferire piuttosto all’ Eocene medio, come vedemmo nella precedente Nota. Fra le orbitoidi della R.re Marchesa, oltre a quelle a concamerazioni rettangolari (0. dispansa, O. Pratti) e a quelle a maglie esagonali (0. aspera), ve ne sono altre a concamerazioni ogivali, secondo il tipo di struttura delle Lepidocyclina. Queste ultime molto abbondanti, raggiungono talora grandissime (1) G. Checchia-Rispoli. — Osservazioni sulle Orbitoidi (Rivista Italiana di Paleon- tologia, anno XI, fase. 2) 1905. (2) L. Baldacci. — Deserizione geologica dell’ Isola di Sicilia, pag. 84, 203 e segg., 1886. Il Nat. Sic., Anno XVII 32 = du dimensioni: da un frammento ben grande di una di esse, si può argo- mentare che l'esemplare non dovesse avere meno di 80 mm, di dia- metro. La specie è piatta, sottilissima, alquanto più gonfia nel mezzo, ove presenta un largo mammellone. Essa verso la periferia va gradatamente assottigliandosi. Il suo maggiore spessore è nella parte centrale e non oltrepassa i 4 mm. nel frammento più grande a 40 mm. di distanza dal margine, ove lo spessore è di 0,5 mm. appena. La superficie è fittamente coperta di fini tubercoli. Da alcune sezioni di frammenti, e come appare anche in modo e- vidente ad occhio nudo su di un esemplare eroso, si scorgono le con- camerazioni equatoriali secondo la disposizione e la forma delle squame dei pesci cicloidi. Trattandosi molto probabilmente di una specie nuova, proponiamo per essa il nome di Lepidocyclina selinuntina Checchia, riservandoci di illustrarla quanto prima, insieme colle altre lepidocicline eoceniche della Sicilia. Il materiale di cui si parla in questa breve Nota fa parte delle collezioni del Museo geologico dell’ Università di Palermo e fu raccolto dal prof. Giov. Di-Stefano. G. CHECCHIA-RISPOLI. —_—_————_————t»><{}ne____ Dott. G. RIGGIO Gontributo alla Gareinologia del Mediterraneo. I. Nota sopra alquanti crostacei del mare di Messina = 0-00 (Cont. v. N. preced.) Fam. Acantnepnyridae Acanthephyra purpurea, M. Edw. (Tav. IV; fig. 12-15 e tav. V; fig. 1). ? Ephyra haeckelii, Martens, Ueber einige ost-asiatische siissvasserthiere ) in Arch. Naturg., Jg. 54, vol. I., sec. Thiele J., Ueber einige stieliugige Krebse von Messina, Abdr. a. d. Zool, Jahrb. Suppl: VIII, Jena, 1905. — 255 — Acanthephyra purpurea, M. £dwards, Compte Rendu sommaire d’ une explo- ration zoologique faite dans l’Atlantique a bord du navire le Travailleur, Comp. Rendu 2° sem. tom. 93, pag. 933 (in nota), 1881. Miersia Agassizii, S. J. Smith, Report on the results of dredging ecc. during the summer 1880 by the steamer « Blake » Report on the crustacea. Part I Decapoda. Bull. Mus. Comp. Zool., vol. X, Cambridge, 1882, pag. 67, tav. 11, fig. 5-7, tav. 12, fig. 1-4. Acanthephyra purpurea, M Edwards, Recueil de fig. de Crustacées nouveau id. id. id. ou peu connus, 1883. Agassizii, Smith, United states comm. of fishes and fisher. Report of the Commission for 1885, pp. 667 e 668, tav. XV, fig. 1, 6, 6a, 7 e tav. XVI, fig. 2. purpurea, A. M. Edw., Spence Bate, Report on the Crustacea collected by H. M. S. Challenger. Macrura vol. XXIV, 1888 (pag. 733, tav. 124, fig. 13. id., M. Edw., Ortman A., Decapoden und Schizopoden der Plankton- Expedition. Kiel u. Leipzig, 1893, p. 43. id., M. Edaw., Caullery M., Crustacées Schizopode et Decapode. Result. scientifiques de la Campagne du Caudan dans le Golfe de Gascogne 1895. Ann. de l’Univers. de Lyon, 1896. Agassizii, Smith. S. I., Riggio, Contributo alla Carcin. del Mediterraneo (Sunto). In Monitore Zool. Ital. An. XI (Supp.) Dic. 1900, p. 19. purpurea, M. Edw., Lo Bianco, Le pesche abissali eseguite da F. A. Krupp col Yacht Puritan nelle adiacenze di Capri cd in altre località del Mediterraneo. Abdr. a. d. Mitth. a. d. Zool. Stat. zu Neapel, (1. c.) 1903. Un'altra grata sorpresa ebbi, quando, in mezzo ai crostacei spedi- timi dal Sicher, notai un bello esemplare 9 di Acantephyra , che non tardai a riconoscere per lA. purpurea, M. Edw. = A. Agassizii, Smith dell'Atlantico, e nuova per la Sicilia e pel Mediterraneo. Esaminando l’esemplare di Messina, ebbi a notare da un canto, una notevole somiglianza coll’A. sanguinea, Wood-Mason (1) dell'Oceano in- diano, dalla quale però differisce per il rostro che è un poco più lungo e più sottile in quest’ ultima specie; e dall’altro, qualche leggiera diffe- renza colla specie tipica dell'Atlantico , specialmente per la forma e (1) Wood-Mason and Alcock, Nat. hist. notes on the results of indian deep-sea dredging. Ann. and Magaz. of nat. hist., serie 6, vol. 9, n. 53, Maggio 1892, pag. 35 con fig. — 256 — proporzione del rostro, per cui apparisce quasi intermedia fra le due specie predette. Parmi opportuna pertanto la formazione di una var. da distinguersi col nome di mediterranea. Ed ecco ora la descrizione della specie in parola, della quale ho ri- cevuto un secondo esemplare maschio dalla medesima località. Corpo piuttosto grande, allungato, compresso. Scudo cefalotoracico un po’ meno largo che alto , liscio, superiormente rotondato, appena carenato nella parte anteriore dove sorge il ro- stro, che è lungo e sottile, quasi retto, ma con profilo ascendente e gradatamente assottigliato in punta acuta all’estremità. Ha 9 denti sopra e 5,6 sotto; i primi due denti, posti alla base del rostro, sono assai piccoli ed appena visibili ad occhio nudo, specialmente il primo, e più vicini fra loro degli altri, che sono più grandi ed ugualmente spaziati. Il rostro è manifestamente più lungo del ce- falotorace, ed un po’ meno del doppio della scaglia antennale. Peduncoli oculari brevi con occhi piccoli, emisferici e neri. Però in un secondo esemplare avuto fresco in aprile 1901, pure da Messina, gli occhi erano di un bel colore azzurro carico. Peduncoli antennulari brevi, ‘/, circa dello scafocerite; l'articolo basilare, che è il più lungo e incavato superiormente per accogliere gli oc- chi, è armato di una piccola spina nel suo angolo anteriore inter- no. Il flagello super. esterno è più lungo dell’interno ed un po’ meno del doppio della scaglia antennale, ed è grosso e compresso nella sua porzione prossimale, che è solcata esternamente; l’inf. interno, appena più corto dello esterno è tutto ugualmente gracile e filiforme Scafocerite grande, */, circa dello scudo, col margine esterno ingrossato e diritto, l'interno laminare e curvo; la sua larghezza presso la base è !/, circa della lunghezza, nella porzione distale decresce gradata- mente e termina con punta acuta e sottile; il flagello, sostenuto da un lungo e grosso peduncolo basale, è assai più lungo dell’ intero animale, il rostro compreso. Gli organi boccali somigliano, a parte qualche leggiera differenza, a quelli dell’ A. Agassizii descritti e figurati da Smith (1. c. tav. XI e XII, fig. 5-7 e 1.4). Nessuna differenza si nota nelle mandibole, salvo qualche piccola modi- ficazione, forse individuale, nella disposizione dei denti. Il /° paio di mascelle (tav. IV, fig. 13) corrisponde pure abbastanza e- — 257 — sattamente, compresi i due forti denti della porzione distale del- l’endopodo. Così pure corrisponde lo sviluppo maggiore degli ultimi denti del lobo protognatale superiore. Noto qualche diversità nel profilo del lobo protognatale inferiore, se pure essa non è dovuta al disegno. Il 2° paio di mascelle (tav. IV, fig. 14) corrisponde pure in gran parte, tanto nella forma e disposizione dei lobi protognatali, quanto in quella dell’ endopodo; quest’ultimo però nell’esemplare di Messina, stando almeno alla figura dello Smith, assume una forma più de- cisa e caratteristica ed un rivestimento più fltto di setole ciliate alla estremità. È da notarsi ancora qualche differenza nel profilo dell’ endopodo ch’ è quasi tronco superiormente e quasi diritto nel margine posteriore dell’ esemplare mediterraneo, mentre è ricurvo in quello dell'Atlantico (vedi fig. l. c., tav. XII, fig. 3). Il 1° paio di piedimascelle (tav. IV, fig. 15) corrisponde pure nella con- formazione generale alla figura che ne da lo Smith (I. e. tav. XII, fig. 4), meno il profilo dell’estremità distale dell’exopodo che è as- sai più assottigliato e sporgente, e ricorda piuttosto quello della Miersia gracilis (vedi fig. 1. c. tav. XII, fig. 10), non però così ac- centuato come in quella. Qualche leggiera differenza notasi ancora nel 2° paio di piedimascelle, mentre nessuna se ne nota nel 3°. I pereopodi sono piuttosto gracili e deboli e provveduti di exopodi; essi crescono gradatamente dal 1° al 4° paio; il 5° è appena più corto del 4°. Il 1° ed il 2° paio hanno chele ben sviluppate: quelle del 1° paio sono un poco più corte ma più robuste di quelle del 2°. Le branche delle chele terminano all’estremità con forti denti, dei quali è più robusto quello del dattilo, che è inoltre fortemente dentato nel margine interno, mentre il margine interno del propodo è sem- plicemente ciliato. Il 3° e 4° paio differiscono appena in lunghezza, ed hanno il margine posteriore del meropodite spinuloso, il propodo assai più lungo del carpo, ed i dattili brevissimi, molto gracili e terminati in punta acuta. Caratteristica è 1’ estremità distale del 5° paio di zampe, in cui il propodo è grosso e terminato in punta ottusa, rivestita di lunghe setole ciliate, assai più lunghe e fitte all’ estremità, dove formano un vero ciuffo che nasconde quasi il corto dattilo; sul margine in- terno, commisti alle setole, stanno dei lunghi denti finamente se- ghettati nel margine interno. Il dattilo è corto e grosso e termina — 258 — con un forte e lungo dente all’estremità distale; altri denti si tro- vano sul margine interno, e tutto ciò come nell’A. Agassizii tipo. Inutile dire che simili particolarità si osservano al microscopio. L’addome è allungato e fortemente compresso, rotondato superiormente nel 1° segmento, manifestamente carenato negli altri. A_ partire dal 3° segmento, la carena si prolunga posteriormente in una spina as- sai robusta nel 3° e debole nel 4°, 5° e 6°, e specialmente nel 4° dove la spina è meno pronunziata, ma pure esistente e ben visi- bile. Il 6° segmento è più lungo degli altri, ma la sua lunghezza non raggiunge il doppio di quella del 5°, e la sua altezza è un po’ meno della metà della sua lunghezza. Il telson è lungo una volta ce mezzo circa del 6° segmento; è largo alla base e si assottiglia gradatamente alla estremità; superiormente pre- senta un leggero solco che lo percorre per tutta la sua lunghezza, e porta nella metà posteriore (distale) 8 paia di piccole spine mar- ginali, oltre 5 o 6 poste all’estremità quasi tronca. I pleopodi non presentano nulla di rimarchevole ed hanno un ben svi- luppato protopodite e le solite due appendici remiformi che sono manifestamente disuguali nel 1° paio e subeguali nelle altre 4 paia, e coi margini fittamente ciliati. Una speciale conformazione notasi nella lamella interna del 1° paio di pleopodi (tav. V, fig. 18), la quale, oltre all’ essere notevolmente più corta della esterna, ne differisce assai anche nella forma. Essa infatti risulta di una por- zione laminare larga di forma ellittica assai allungata, colla estre- mità ottusamente arrotondata, e di una piccola appendice digiti- forme mobile, la quale supera per un buon tratto l’ estremità di- stale della porzione laminare. ‘Confrontando questa disposizione con quella dell’appendice corri- spondente figurata da Smith, si nota una certa differenza, poichè nel- l’ esemplare americano la porzione laminare è decisamente di for- ma ovale e l’ appendice digitiforme ne supera di poco l’ estremità distale. Tale differenza devesi probabilmente attribuire al sesso, poi- chè l’appendice figurata da Smith appartiene ad un o, mentre quella da me esaminata, appartiene ad una femina. Infatti in un 2° esem- plare cd’, pure da Messina, la forma dell’appendice si avvicina mag- giormente a quella disegnata da Smith, ma però l’appendice digi- tiforme non raggiunge l’ estremità distale della porzione laminare. JI margini; sono fittamente ciliati. Colore dell'animale fresco, rosso corallo carico, — 259 — PROPORZIONI Q St Lungh. tot. dall’estrem. del rostro all’estr. del telson mm. 94 mm. 82 » dello scudo escluso il rostro } 3 © Db BRn i 616 » del rostro . i È : ; ; è #29) » 26 » dello scafocerite . È . . A LARA ITER Largh. id. - - : » 4 CAI Lungh. del 5° somite addominale . : 3 SEO SEO » ani 00 » » . é ; daent10 »'09 Altezza » >» » » È ) 3 VITI) A) Lunghezza del telson : ; ) ; : sa LI) » 12,5 i 9 È Denti del rostro ‘ ; : . : ; gi E L'A. purpurea fu sommariamente descritta nel 1881 da A. Milne- Edwards sopra una femina pescata dal 7ravailleurs nell’Atlantico a 2590 m. di profondità; poco più tardi (1882) lo Smith, ritenendola nuo- va, la descrisse minutamente col nome di Miersia Agassiziù sopra ma- schi dragati pure nell'Atlantico, dal Blake. In seguito fu pescata, sempre nell'Atlantico, dall’ Albatros, dallo Challenger, dal Plankton, dal Caudan, dal National, a profondità assai variabili da 0 a oltre 4000 met. circa di profondità. Nel 1897 ne ebbi un primo esemplare Q da Messina, che ignoro come sia stato pescato, ma certo non oltre 200 o 300 metri, e più tardi un secondo esemplare c° pure di Messina, ma quest’ultimo fresco, colorito e proveniente da pesca pelagica superficiale, Ultimamente ne è stato pe- scato dal Puritan, fra Capo Corso e Monaco a circa 2000 metri di pro- fondità, un esemplare di 72 mm. e riportato da Lo Bianco (l. c.). ; Da quanto precede risulta come lA. purpurea sia da annoverare fra le specie più diffuse del genere, e ciò tanto nel senso orizzontale, quanto in quello verticale. Per questa ragione lo Smith, non la ritiene specie usualmente a- bissale, ma liberamente nuotante, in modo da poter salire alla superficie o scendere a notevole profondità, ciò che sarebbe, secondo questo au- tore, confermato dalla struttura generale dell'animale e dalla conforma- zione degli occhi. Per la storia di questa specie è utile ancora di ricordare, che il — 260 — Thiele (1. c.), in una recentissima pubblicazione sopra crostacei di Mes- sina, emette l’opinione che l’Ephyra Haeckeli, Martens possa corrispon- dere all’Acanthephyra Agassizii, cioè alla purpurea. Pel momento non ho elementi sufficienti per potermi pronunciare in proposito. Il Caullery (l. c.), a proposito di 3 esemplari di questa specie pe- scati dal Caudan, a 800 m., dice che essi differiscono dal tipo, perchè le zampe toraciche, non sono orlate di lunghi peli, ma presentano so- lamente delle spine regolarmente spaziate sul meropodite, e il telson guarnito di 12 paia di spine. Acanthephyra rectirostris, Riggio n. sp. Taw.Vo de. Mr. Acanthephyra rectirostris, Riggio, Contributo alla carcinologia del Mediterraneo. Rendic. 1% Assemblea ordin. Unione Zool. ital. in Bologna 24-27 settem- bre 1900. In Monit. Zoolog. italiano, Anno X, (Suppl.) dic. 1900, p. 20. id. id. Lo Bianco S., le pesche abissali eseguite da F. A. Krupp col Yacht Puritan nelle adiacenze di Capri ed in altre località del Mediterraneo. Abdr. a. d. Mittheil. a. d. Zool. stat. zu Neapel, 16 Bd., 1 e 2 Heft, 1903. id. id., Thiele Joh., Ueber einige stieliugige Krebse von Messina. Abdr. a. d. Zool. Jahrbùchern. Suppl. VIII, Jena 1905. Corpo piccolo, allungato, tondeggiante. Carapace *'/, circa della lunghezza dell’ animale escluso il rostro, poco più alto che largo, liscio e tondeggiante superiormente. Il suo mar- gine anteriore è armato di due robuste spine: quella orbitale o an- tennale limitante inferiormente? l’insenatura omonima, e la dranchio- stegale limitante a sua volta, nella parte inferiore, l’insenatura an- tennale. Rostro un po’ meno lungo del torace e nettamente distinto da esso, sot- tile, retto, appena rialzato alla punta che è fortemente acuminata, e che supera di poco l'estremità dello scafocerite. Superiormente è armato da 8 a 10 spine, di cui le prime tre (prossimali) assai pic- cole e più avvicinate fra loro; inferiormente se ne contano da 5 a 6 8-1 : 7 ; : 10 1 i I quattro esemp. esaminati hanno rispettivamente LI 2 Di Di SE io ’ LI Peduncoli oculari (tav. V, fig. 2) brevi, grossi, assai mobili con distinto tubercolo laterale e con occhi piccoli di color bruno castagno, con ocello e una stretta fascia pigmetacea. re — 261 — Peduncoli antennulari (tav. V, fig. 3) grossi, piuttosto brevi ed incavati superiormente per accogliere 1’ occhio. L’ articolo prossimale è un poco più lungo degli altri due presi insieme: il distale è il più corto dei tre. Dei due flagelli, il superiore esterno è ingrossato alla base per un tratto che non raggiunge l’ estremità distale dello scafoce- rite, un po’ prima della quale diventa sottile e filiforme. In corri- spondenza del tratto ingrossato, è fittamente guarnito di lunghi peli, che nascondono quasi la base dell’ altro flagello, che è gracile fin dalla base. Siccome i flagelli sono rotti all'estremità in tutti i quat- tro esemplari, non è possibile precisarne la lunghezza esatta. Lo scafocerite (tav. V, fig. 4) è un po’ meno lungo del rostro, ed ha la forma di una lamina di bisturi; ristretta e leggermente incurvata alla estremità distale, si allarga gradatamente fin presso la base. Il suo margine interno è quasi dritto, sottile e interamente ciliato; il margine esterno è diritto, grosso e liscio, e termina in avanti con una forte e robusta punta ricurva verso l’interno. Il flagello manca in tutti i quattro esemplari, ed il suo peduncolo basale è grosso, ci- lindrico ed un terzo circa della corrispondente scaglia. È lecito però supporre che il flagello sia più lungo del corpo. Gli organi boccali somigliano notevolmente a quelli dell'A. purpurea, salvo qualche leggiera differenza che ricorderò. 3 Le mandibole (tav. V, fig. 5) hanno lo psalistoma o processo ventrale fortemente convesso e armato di 8 a 10 forti denti, fra i quali uno nel mezzo assai più robusto e sporgente degli altri. Il processo mo- lare ha la superficie interna leggermente incavata, coi margini fit- tamente denticolati. Il sinafipodo è triarticolato , coll’ articolo me- diano più lungo e ventricoso e col prossinaale più corto. I margini di questi due ultimi sono scarsamente ciliati; mentre sono fittamente ciliati quelli del largo articolo distale. Il 1° paio di mascelle (1° siagnopodo) (tav. V, fig. 6) ha il lobo protogna- tale superiore (distale) ricurvo e fortemente armato di una ventina di robusti denti seghettati sui margini; il lobo inferiore (prossimale) è largo ed ottusamente triangolare e coi margini fittamente coperti da setole ciliate. L’endopodo è largo, col margine esterno ricurvo e l'interno ondulato ; porta poche lunghe setole ciliate poste: uno o due all’estremità e due presso di essa; in corrispondenza di queste due ultime si notano, sopra una piega, due forti ma corte setole den- tiformi, come nell’A. purpurea. Il Nat. Sie., Anno XVII. 33 — 262 — Il 2° paîo di mascelle (2° siagnodo) (tav. V, fig. 7), ha il lobo distale (su- periore) del protognato assai sviluppato e profondamente diviso in due lobi disuguali; il lobo prossimale (inferiore) è poco sviluppato e assai rientrante. I margini di entrambi i lobi sono guarniti di fitte e lunghe setole piumose. L’endopodo o endognato ha una for- ma abbastanza caratteristica: esso è largo inferiormente e ristretto quasi bruscamente in alto, e coll'estremità diretta in avanti e prov- veduta di un gruppo di langhe setole piumose. Lo scafognato è largo e laminare, coi margini quasi paralleli; è tronco obliquamente nella porzione distale e arrotondato nella prossimale :i margini sono fit- tamente e lungamente ciliati. Il /° paio di piedimascelle (3° siagnopodo) (tav. V, fig. 8) somiglia assai nell’assieme a quello dell'A. Agassiziîà, ma ne differisce per la for- ma dell’endopodo, che è proporzionatamente più grosso e coll’arti- colo basale, che è più corto e più largo degli altri due, che sono subeguali, per l'estremità distale dell’ exopodo che è meno assotti- gliata e per la forma un poco diversa dell’epipodio branchiale. Il 2° paio di piedimascelle (1° gnatopodo) (tav. V, fig. 9) è piediforme, col carpo corto, col propodo lungo e col margine esterno ricurvo e ric- camente provveduto di robuste setole aculeiformi. Il dattilo, che è assai breve, è anch’esso fortemente armato come il propodo. Gli al- tri articoli nulla presentano di notevolmente diverso. L’exopodo è lungo e flagelliforme, e l’ epipodio porta una fillobranchia a forma quasi di mano. I piedimascelle del 3° paio, o piedimascelle esterne (2° gnatopodo) (tav.V, fig. 10) sono lunghe e gracili raggiungono ed oltrepassano di poco il terzo ant. della scaglia antennale; dei tre articoli il prossimale è il più lungo ed è incavato nella porzione posteriore ed ingrossato in quella anteriore; l'articolo mediano è il più corto ed ugualmente grosso, mentre il distale è un poco più lungo e termina, assotti- gliandosi gradatamente, in punta ottusetta. I tre articoli sono fitta- mente rivestiti di peli piuttosto brevi. I pereopodi non differiscono gran fatto da quelli dell'A. purpurea. Le due prime paia (tav. V, fig. 11, 12) terminano con pinza didattila un poco più lunga nel 1° paio, più corta e più robusta nel 2°, Le e- stremità delle due branche delle chele sono armate di denti forti e ricurvi: più forti però nel dattilo. Il margine interno dei dattili è anch’ esso armato di una fitta serie di dentini; i quali sono più fitti, più minuti e su tutto l’intero margine nel dattilo del 1° paio — 263 — (fig. 11); sono più forti, ma più scarsi e solamente nella metà an- teriore in quello del 2° paio (fig. 12). Il 3° e 4° paio di pereopodi (tav. V, fig. 13 e 14) non presentano nulla di notevole; entrambi finiscono con un dattilo lungo, sottile e leg- germente ricurvo, terminato all’estremità da un lungo dente affilato e ricurvo. Assai caratteristico è invece il 5° paio di pereopodi (tav. V, fig, 15 e 15a), il quale del resto ricorda assai il corrispondente dell'A. Agas- sizîi. Esso ha il propodite grosso, lungo e fittamente ciliato ai mar- gini; nella metà anteriore del margine interno è armato inoltre di forti e veri aculei mobili e seghettati ai margini, ed un fitto ciuffo di lunghe setole ne guarnisce l’ottusa estremità distale, in modo da nascondere quasi il breve dattilo; questo è corto e largo, terminato in punta ottusa, armata di un forte dente ricurvo e di 4, 5 denti più corti sul suo margine interno, oltre le lunghe setole, che insie- me a quelle del propodo, concorrono a ricoprirlo e nasconderlo. (continua) n n = ‘Se e Bibliografia e reeensioni —-og=epo—- PERIODICI La Feuille des jeunes naturalistes. Il N. 410 del 1° dic. 1904 contiene la fine dell’ « Excursion botanique et zoologique aux environs de Lilla pour l’étude des fossés de quelques chateaux del René Schodduyn »; un bell’ articolo del sig. Fernand Meunier: « Contri- bution a la faune des Helomyzinae de l’ambre de la Baltique »j e un artico- lo : « La Mante religieuse dans la Vallée de la Meuse » del prof. Vuillemin. Broteria — Rivista des Sciencias Naturaes do Collegio de S. Fiel (Por- togallo). Col 25 novembre 1904 è comparso il IV fascicolo che completa il terzo volume di questa interessantissima pubblicazione ; in essa troviamo la Mono- graphia das Orobanchaceas Portuguezas redatta inappuntabilmente dal signor — 2604 — José d’ Ascensao Guimaraes. L’ egregio autore comincia col fare la storia di questa famiglia di piante, seguita con la loro distribuzione geografica , dice della loro utilità e dei pregiudizi intorno ad esse delle quali dà alcuni nomi volgari portoghesi; quindi parla lungamente della loro Morfologia e Fisiologia e viene alla classificazione e descrizione delle varie specie riscontrate nel l’or- togallo. Ne enuinera solamente 20 alle quali intercala un buon numero di va- rietà e di forme. Questo lavoro di 200 pagine circa è inoltre illustrato da ben 14 bellissime tavole in fototipia che lo rendoro viemaggiormente pregevole. In questo stesso volume troviamo la biografia di Brito Capello valente it- tiologo portoghese morto nel 1879 e l’elenco delle sue pubblicazioni. Il prof. Mendes d’Azevedo C. continua con i Microlepidotteri i Lepidotteros de Portugal e dà inoltre una Revista biennal de Lepidopterologia pel 1902-03. Il sig. Luisier pubblica una Revista de Bryologia pel 1903, e il Dr. J. Rick i Fungos do Rio Grande du Sul. Jl prof. I. S. Tavares con quella attività che tanto lo distingue dà la Descripgao de tres Crcidomyias hespanho'as novas cioè Stefuniella salsolae che causa i suoi cecidii sulla Salsola vermiculata L., var. microphylla Mocq.; Rho- palomyia hispanica che altera i gambi dell’ Artemisia herba-alba Asso; Rhopa - lomyia Novasi che produce anche essa su l’Artemisia herba-alba i suoi cecidii. Descrive inoltre due altre cecidomie cecidogene: Descripeao de duas Ce- cidomyas novas e cioè una Perrisia Bragancae che altera le foglie del Tha- lictrum glaucum Desf. e l’altra la Ahopalomyia Valerii le foglie del Junipe- rus oxycedrus L. Il valente botanico e cecidologo dà inoltre la descrizione di un nuovo ci- nipide (Descripcao de un Cynipide novo) che chiama Timaspis lusitanicus la di cui larva produce l’ ingrossamento del caule e dei rami di Crepis taraxra- cifolia Thuill. var. pectinata Wk. In questo volume troviamo inoltre dello stesso Tavares la descrizione di un Castagno gigantesco di Beira nella matta do Fundao e Alcaide , il quale misura una circonferenza di ben 13 metri e 30 cent. e un diametro di 7 metri. Bullettin de la Societé Entomologique de France N. 15, 1904. In questo bollettino troviamo la descrizione di un nuovo genere e nuova specie di coleottero ipogeo di Francia di Abeille de Perrin Stettitia balseten- sis ; il Dott. Chobaut descrive un Rhipidius Guignoti n. sp. della Francia e da la tavola dicotomica dei Ahipidiini; il sig. D. Lucas da la descrizione som- maria del bruco di Orthosia Witzenmannii Stdnf. ; il signor R. Vérety parla della scoverta del Parnara Nostrodamus F. in Toscana e il slg. Villeneuve dice della caitura di alcuni nuovi ditteri per la Francia. Id. id., N. 16: Il sig. Abeille de Perrin vi descrive una Batyscia Jeanneli n. sp. e B. Elgueae n. sp.; il Dr. Chabaut descrive un Thorictus Peyerimhoff n. sp. una Mordelkistena arabica n. sp. tutte e due coleotteri dell’Arabia; il sig. A. L. Clément fa conoscere una nuova aberrazione di Carabus auratus F. che inti- tola var. Labittet in omaggio al sig. A. Labitte; il Dott. P. Marchal riferisce sull ’invasione sempre crescente del Chrysomphalus dictyospermi var. minor Berl. nel bacino mediterraneo e sulla biologia di questa cocciniglia. Prof. Filippo Silvestri — Contribuzione alla conoscenza della meta- morfosi dei costumi della Lebia scapularis Fourc. con descrizione dell'apparato sericiparo della larva (Estrato dal « Redia », Vol. II, 1904) Firenze. L’autore in questa sua pubblicazione di circa 16 pagine e ricca di nume- rose figure litografate in cinque tavole ci fa conoscere le metamorfosi della Lebia scapularis la quale si allontana non poco da quello degli altri Carabidi, infatti in questa specie abbiamo una vera ipermetamorfosi non solo, ma la co- struzione di un bozzolo setigero da parte della larva che serve anche come riparo alla ninfa. La secrezione della seta non viene data da organi speciali ma dai tubi malpighiani che versano i] loro secreto nell’intestino posteriore. H. Schouteden — Escursione del Dott. Achille Tellini nell’Eritrea (An- nales de la”Société Entomolegique de Belgique T. 49°). Il Dott. A. Tellini che fu nell’Eritrea dall’ottobre 1902 al febbraio 1908, tra le sue cacce raccolse uu certo numero di Hemitteri che inviò poi al sig. Schouteden, il quale le determinava nel modo seguente : Sphaerocoris ocella- tus Klug, Callidea Dregei Germ., Alphocoris indutus Stal., A. liroides Germ., A. lirinoides Germ., Bolbocoris rufus Westw., Scotinophera fibulata Germ., Mecidea Tellinii n. sp., Siacoris n. sp. (senza descrizione), Dorpius typicus Dist., Halcostetus apicalis H. Sch., Veterna abissinica Leth., v. sanguineiro- stris 'Thunb., Diplosis hastata F., D. cordofana Mayr., D. acanthura Westw., Aeliomorpha natalicola Stal., Ael. simulans Stal., Eysarcoris inconspicuus H.- Sch., Carbula abdominalis Sign., Gynenica Tellini sp. n., Durmia Mulsanti Stal., D. vittiventris Reut., Agonoscelis versicolor Thumb., A. sansibarica Har., A. puberula Stal, Bagrada hilaris Burm., Stenozygum variegatum Fieb., St. poecilum Dall., Nezara Heegeri Fieb., N. viridula L. e var. torquata F., Me- nida maculiventris Dall. ?, Piezodorus rubrofasciatus F., Aspongopus vidua- tus F. e var. unicolor H.-Sch.. Scantius abyssinicus Bol. Dysderus supersti- tiosus Fabr. — 266 — T. De Stefani-Perez — Nota su due cecidii inediti (Estratto della « Mar- cellia » Riv. int. di Cecidologia, v. III, 1904). I.’ autore in questa nota descrive il cecidio della Tephr.tis megacephala Low. e la biologia di questo raro muscide conosciuto solamente di Sicilia, fa conoscere anche la galla o cecidio del Mecinus barbarus Gyll. coleotterino che deforma il rachide della Plantago serraria L. Antonio Berlese — Apparecchio per raccogliere presto e in gran nu- mero piccoli artropodi (Estratto dal « Redia », vol. II, fasc. 19, 1904). 1,’ autore descrive e figura un apparecchio di sua invenzione utilissimo e molto pratico per la raccolta dei piccoli artropodi; si tratta di un imbuto che concorre in un tubo di vetro con alcool e questo imbuto è circondato da ac- qua calda da 60° a 100°. Sopra l’imbuto si dispone una specie di vassoio dl rete-metallica sul quale si mette tutto quel materiale difficile o poco pulito da ricercare come muschi, foglie marcite, legni putrescenti, humus, sostanze in decomposizioni, deiezioni animali ed altro sempre ricchi di vita animale. Sia perchè questo materiale va perdendo della sua umidità e gli animaletti che lo popolano tendono ad abbandonarlo, sia perchè gli animaletti sono attratti dal sottostante calore, è certo che tutti procurano di guadagnare la rete metallica e vi passano attra- verso cadendo nell’imbuto metallico da dove, tanto per l’inclinazione delle pa- reti dell’imbuto, quanto perchè queste sono molto riscaldat» dall'acqua bollente, precipitano nel tubetto ad alcool da dove poi si raccolgono. Questo apparecchio del prof. Berlese me ne fa risovvenire un altro de- scritto e adoperato dal fu prof. A. Palumbo (1) il quale corrisponde benissimo allo scopo di poter raccogliere prestissimo e tutti gli Artropodi che si trovano nelle sostanze sopradette ; esso consiste nel riporre in una cassetta ermetica- mente chiusa il materiale che si vuole esaminare, questa cassetta è fornita sul coperchio di un buco ehe può chiudersi con un turacciolo di sughero, un altro buco a livello del fondo è praticato su uno dei lati e in modo che ad esso sì può adattare un tubo di vetro aperto alle due estremità di cui una immette fissato alla sua volta in un turacciolo di sughero in una bottiglia a grossa pancia. Or se in questa cassetta così preparata , si versano dal buco praticato sul coperchio alcune gocce di bensina e poi si tura, è certo che tutti gli esseri che si trovano nel materiale colà rinchiuso, scapperanno verso l’u- nica uscita che il raggio di luce loro addita e andranno invece ad imprigio- narsi nella bottiglia a larga pancia; questa è adattata in modo che essi en- (1) Augusto Palumbo,—Sulla caccia dei coleotteri (Rivista Italiana di Scienze Na» turali, 1892. Siena. "TAerren — 267 — trando non possono più tornare indietro e un secondo tubo adattato al turac- ciolo permette che in essa l’aria circoli liberamente. Questi apparecchi poi, tanto quello del Berlese che quello del Palumbo sono suscettibili di tutte le modificazioni che si desiderano e ognuno può a- dattarli a seconda il proprio scopo. Essi intanto sono utilissimi e di grande applicazione pratica. Mayr Gustav. — Hymenopterologische Miszellen III (Estratto del k. k. zoologisch-botanischen Gesellschaft in Wien, 1904). L’A. si occupa primieramente della revisione del genere Ormyrus in Eu- ropa e descrive diverse specie nuove, come 0. Destefanii della Sicilia, O. Wa- chtli raccolto a Fiume e in Dalmazia, e per alcune specie indica i cecidii da cui si sono ottenuti questi parassiti; in seguito descrive anche alcune speeie di Calcicide e Proctotripidi nuove tra cui Ew-itoma infracta, Eur. timaspidis, Xenocrepìs pura, Plutothrix Porsteri, Mesidia pumila, e infine descrive una nuova specie di Formicide, Euponera (subgen. Mesoponera) sulcigera e fa al- cune osservazioni sulla Carebara Sicheli Mayr. Da Silva Tavares Joaquim. — Synopse das Zoocecidias Portuguezas (Estratto da <« Broteria », vol. IV, 1905). L’ egregio A. in questa sua bellissima pubblicazione illustrata da 14 ta- vole splendidamente riuscite in fototipia e che accrescono importanza all’opera, descrive più di 400 cecidii del Portogallo, cioè tutto quanto sin oggi si cono- sce di quel paese. ]l lavoro è preceduto da alcune osservazioni e dalla breve bibliografia relativa ai cecidii portoghesi. Da questa si rileva che ben pochi si sono occupati dei cecidii del Portogallo e se ne togli le poche specie indi- cate dal Kieffer e dal Trotter le conoscenze maggiori sono state fornite dal Tavares che con zelo grandissimo e profonda conoscenza va sempre più illu- strando le produzioni naturali del suo bel paese. Le descrizioni dei cecidii sono chiare e precise e di molte specie vengono indicati i locatarii; il lavoro tutto poi è radatto con grande accuratezza. Ghigi Alessandro. — Osservazioni sulla alimentazione dei nidiacei del passero. L’ egregio A. che ha preso un grande interesse per la nuova legge sulla caccia in Italia, in questa sua nota vuol dimostrare come la persecuzione ac- canita ed inconsulta fatta al passero non sia punto giustificata; dalle sue os- servazioni risulta che nell’ epoca di riproduzione il passero è più un uccello insettivoro che granivoro e quindi il permetterne la caccia incondizionata sa- rebbe un male; egli crede che la legge dovrebbe permetterne la caccia sola- — 268 — mente in quelle epoche dell’ anno in cui questo uccellino si manifesta nocivo alle culture agrarie. Marchal P.— Recherches sur la Biologie et le Développement des Hy- ménoptères parasites. La Polyembryonie spécifique (Arch. de Zool. expér. et gén., 1904). i Id. — Observation biologiques sur un parasite de la Galèruque de l’Or- me, le Tetrastichus xantomelanae Rond. (Bull. de la Soc. Ent. de France, N. 4, 1905). Nel primo lavoro l'A. ci fa conoscere la biologia dell’ Ageniaspis (Eneyr- tus) fuscicollis parassita di microlepidotteri del genere Hyponomeuta, dell'A. testaceipes parassita del genere Lithocolletis, e del Polignothus minutus, pa- rassita della Cecidomya destructor e C. avenae. Questi mieroimenotteri depon- gono nell’ uovo delle loro vittime un solo uovo, il quale a tempo opportuno darà origine invece a tutta una popolazione di parassiti. L’uovo dell’oste, pur essendo inquinato da un corpo estraneo, si svilupperà regolarmente e giungerà all'esclusione, ma la larva conterrà nella cavità generale del corpo l’uovo ne- mico che si sarà ingrossato e allungato in forma di un vero cordone; questo corpo è costituito di una serie di corpi muriformi isolati gli uni dagli altri che costituiscono altrettanti embrioni usciti da un solo uovo. Le osservazioni del Marchal dimostrano inoltre che questa divisione d’un uovo è divenuta normale in alcuni imenotteri e che la poliembrionia non di- pende dalla sezione dell’uovo, ma dalla quantità di materiale nutritivo. Nella seconda pubblicazione il Marchal, continuando le sue osservazioni su gli imenotteri parassiti, ci fa conoscere come procede il Tetrastichus can- tomelaenae Rond. nell’ attaccare le uova della Galleruca, dell’ Olmo della so- stanza dei quali il piccolo imenotterino pare essere molto ghiotto. L’insettuc- cio fissandosi sull’ alto di un uovo di Galleruca con 1’ uovopositore lo perfora e quando lo ha ritirato sulla piccolissima apertura praticata, esso poggia la sua testa e comincia a lambire l’umore che cola dalla ferita; quest’operazione ri- pete diverse volte sullo stesso uovo. Per le continuate osservazioni dell’A. risulta che il Tetrastichus trova un interesse individuale nei bucherellare l’uovo di Galleruca, ma che ciò non e- sclude il suo parassitismo e che esso si serve del suo ovopositore tanto per succhiare un po’ di umore dall’ uovo, quanto per deporre nell’uovo di Galle- ruca il suo a modo di altre Chalcididae. Todi x Lo MI ira 1) È AA ARI CEARERL FATELA IOVTUGLESUPNPARA FI SISSA ARICHOA URRA LI I ERI SETVIALLET KELLERERGABARTTSTA LISI ALETATKARALARATA CK ARKGKKALARKLONOERGE RE VOGEV TALES REA TAt Ag ATL LITE vos ESCTTITITITITILICUITIITISTIN CITI (ICI (ICCICICI COGI (CIC(C(CI CIT ITI(CO(CISICCIVICI((TITI(ICOCICICCCOCIOCINCICIVI(ISCIT(CKTCIRI (COLI CITI CILCITTCOTOCCICITATITI(T((TICKICITOTICITCINTICTITISISATO ANNUNZI —_ —_+*——%@—+——- Il N. 12 del Naturalista Siciliano verrà spedito solamente a quei Signori che hanno pagato le 12 lire dell’ abbonamento annuale dal 1° agosto 1904 a tutto luglio 1905. Il signor Josef Sever, Entomologo. Salita al Promontorio n. 10, III a Trieste offre per L. 16,50, 21 specie di coleotteri del valore, secondo cat. Reitter, di L. 72, 50. Esso spedisce un esemplare d’ogni specie seguente contro rimborso: Laemostenus Schreibersi, Anophthtalmus Bilimeki, Hacqueti, hirtus, var. spectabilis, dalmatinus, var. Halmai, Leptoderus Hohenwarthi, Astagobius angustatus, Propus sericeus, Oryotus Schmidti, Mirklitei, Aphaobius Milleri, Heydeni, Anthroherpon Ganglbaueri, Bathyscia Khevenhilleri , Freyeri, montana, Hoffmanni, insignis, Morimus Ganglbaueri. Si è pubblicato il Primo Volume (470 pagine) del Catalogo Ragio- nato dei Coleotteri di Sicilia di Enrico Ragusa per Lire 25. Il sig. Tito Cavagnaro, Livorno (Toscana) domanda in cambio delle Conchiglie fossili e viventi. Il sig. Giuseppe Meloni, Preparatore a Lanusei (Sardegna), offre delle pelli di Mammiferì ed Uccelli preparati per essere montati, egli caccerebbe se richiesto Rettili e Insetti di tutti gli ordini. Accetta cambii. Tirelli Cav. Avv. Adelchi, Roma (Ministero del Tesoro), cambia co- leotteri laziali con coleotteri europei, specialmente cavernicoli. Il Prof. Antonio Porta. Università Camerino (Macerata), desidera esaminare materiale Italiano , di locaiità ben precisata, di Tricophéini, Habrocerini, Hypocyptini, Tachyporini e Bolitobiini. A. G. Razzanti, V. R. Margherita 35, Livorno (Toscana), desidera Coleotteri e Lepidotteri paleartici ed esotici, specialmente Carabdidi, La- mellicorni, Buprestidi, Cerambicidi e Macrolepidotteri. WE 5 E E WE JJ ,.;,;J IéEWéFWFEWéWEF T"WKF€WWF<éWWé..J.'/({TII.KII 8 uu ur rr i KWWKWFWFWFWFWFWÉFWFWFWFWFWFWéFWFWWWWWWWWWEWEWEFWFEFEFCCCCC.°'...I’’.'.((J(($ TV (VIVE TO CC[[ [I VTTSTCITTVYYTTTCICETTTTTVTTTTTIETESTTTTTVTYLTEEUELLT VRRGRERLELEEUITEVELLTINKEVIBIRKCK(LEORENDAREGLEOA0RGLOLOTEnAERERIRREKORKDRaRKARI BA LKRBBE”B((r(DRE BRA LEREREnERAgEnEKnK RR ORA RRRABEBLI(RR RNA RARI LIOE ALURELEEELO EER ERA BEE EERERRARii ì Uci Matt A "; Vit st iii hh 55 F é J 6 (0, 0000. 0C((CTTIILIT = ANNO XVII 1905 N. 12. IL NATURALISTA SICILIANO =__’a——a—_aetzne= DINA RO STU 1 la POR pesi FORNARI Uniiamaro: separato; tor tavole Vino O N go ma » » » senza » 8710: Tapi SIRO SS ERE NZ O TI dad IATA va RO —d ci te Gli abbonamenti cominceranno dal 1° di agosto di ogni anno. Indirizzare tutto quello che riguarda l’Amministrazione e Redazione al Sig. Enrico Ragusa in Palermo, Via Stabile, 103. ———___ ve La responsabilità d’ ogni qualunque idea espressa negli articoli del periodico spetta esclusivamente al suo autore. STATION d'el' N.12. Fiori A. — Sull’importanza della scultura, quale carattere diagnostico nella classifi- cazione del Bythinus ed altrì Pselaphidi . . . . . + . pag. 269 De Stefani T. — Una nota su tre cecidii siciliani . . . . . +.» » 272 Riggio G. — Contributo alla Carcinologia del Mediterraneo —I. Nota sopra al- quanti crostaceî nel mare di Messina (con 3 tav.) (cont. e fine) » 274 Ragusa E.— Coleotteri nuovi 0 poco conosciuti della Sicilia . . . . +. +. » 288 DEE Pubblicato il 1° luglio 1905 PALERMO Stabilimento Tipografico Virzì 1905 GF ulivi ug WWW JJ] ] 660, VT 0.08] iii 5 5 II I-<>— 7 6,7 5, DR Altezza id... id. id. 3 MINO, - 3700) 35 5 2,8 Lurgh. del telson ; 7 : «3f® ri 6,8 6 6 E 10 10 8 9 Denti del rostro ; : } SEGRE: - 6 6 53 Do Di questa nuova forma di Acanthephyra, sinora esclusiva del Medi- terraneo, ho ricevuto da Messina quattro soli esemplari 9, in buono stato di conservazione, meno le antenne che sono completamente mancanti in tutti e quattro gl’ individui. Di essi non mi è possibile dare precise notizie biologiche, ma ritengo si tratti di specie liberamente vagante pescata alla superficie od a piccola profondità, ma di cui bisogna an- cora precisare meglio la distribuzione batimetrica. Intanto il Lo Bianco (1. c.) nella recente campagna del Puritan, raccolse due giovani esem- plari di 18 mm. che dubitativamente ascrive a questa specie; di essi, uno fu pescato presso Capri con 2400 metri di cavo, e l’altro presso le Eolie con 2500 m. Ciò farebbe supporre che si tratti di specie ordina- riamente abissale. Anche il Thiele (1. c.) ne enumera due esemplari, a- vuti pure da Messina. È con certa titubanza che ho descritto questa Acanthephyra come nuova, stante la sua rassomiglianza coll’ A. acantithelsonis, Sp. Bate , e specialmente coll’A. sica dello stesso autore, ma parmi che differisca tanto dall'una quanto dall'altra, sia per la dimensione, come, e più, per gli altri caratteri. Differisce dalla prima principalmente per il telson assai più lungo delle lamine esterne della ripidura ed armato di 20 spine per lato, pel rostro assai più corto del carapace, diversamente armato e più corto CLI, RE i al CO. — 277 — dello scafocerite; e dalla seconda pel corpo assai più piccolo, per lo scudo completamente liscio e privo affatto di carena, pel rostro più corto del carapace e completamente distinto da esso, pel telson appena più lungo del 6° somite del pleon, e per la forma un po’ diversa della sca- glia antennale, ed infine pel 3° somite del pleon , fortemente convesso e carenato, e con punta proporzionatamente più forte. Fam. Pandalidae Pandalus martius, M. Edw. Tav. II. fig. 8-11 Plesionika (Pandalus) Sicherit, Riggio, Contributo alla carcincl. del Mediter- raneo. Monit. zool. ital. Anno XI, Supp. Dic. 1900, p. 20. Avevo preparato anche la descrizione di questa specie, ma dopo le indicazioni sinonimiche e la descrizione minuta datane di recente dal Dr. Senna, nel lavoro precedentemente citato sui Crostacei del Washing- ton, parmi superfluo ripeterne i caratteri e le citazioni; mi limiterò per- tanto a ricordarne qualche tratto generale, riferendomi specialmente al- l'esemplare di Messina, da me posseduto. Questo Pandalo si distingue facilmente dalle specie congeneri, pel corpo piuttosto slanciato, per lo scudo allungato, alto quasi quanto largo, leggermente carenato a partire dal suo 3° anteriore, e prolungato in un lunghissimo rostro munito superiormente di pochi denti nella sua porzione basale, e liscio completamente in tutto il resto. I denti, secondo gli esemplari esaminati dal Senna, variano da 5-8-9-10; nell’ esemplare di Messina sono 10, di cui 6 assai piccoli e avvicinati fra loro, indietro, e 4 più grandi e spaziati, in avanti. Il margine inferiore invece è fina- mente seghettato per tutta la sua lunghezza. L'occhio è grande e globoso e con peduncolo assai corto, in modo da sembrare quasi sessile. Lo scafocerite è appena più corto dello scudo, e l'antenna è assai lunga e filiforme. | I pezzi boccali non differiscono essenzialmente da quelli delle altre specie di Pandalus, e nulla avrei da aggiungere intorno ad essi oltre quello che ne dice il Senna. Solamente ho da notare qualche partico- larità intorno ai denti dello psalistoma delle mandibole. Il Nat, Sic. Anno XVII. 35 — 278 — Relativamente a questi pezzi, il Senna, nella sua descrizione (I. c., p. 309) dice che lo psalistoma del P. martius è provveduto di 6 denti anzichè di 5, come nel P. narwal. Ciò mi sorprendeva, e nel tempo stesso mi faceva sospettare un mio possibile errore, avendone io contato sola- mente 5, ma nella mandibola destra (tav. II fig. 9 a 98). Tornai a ve- rificare, e trovai lo stesso numero 5. Allora volli osservare la mandi- bola sinistra, ed in questa trovai 6 denti, appunto come dice il Senna; il quale certo ebbe sott’ occhio una mandibola di questo lato : ciò po- teva significare, o che il caso mio fosse un’eccezione, ovvero che si pos- sono trovare tanto 6 come 5 denti, od anche che l'apparente eccezione fosse la regola; però non potevo fermarmi sopra alcuna di tali dedu- zioni, limitandosi la mia osservazione al solo esemplare di cui potevo disporre. In cambio mi proposi di osservare il fatto sui Pand. narwal, pristis ed heterocarpus, di cui già disponevo di alquanti esemplari ed altri ne potevo avere, essendo, specialmente i due primi, assai comuni a Pa- lermo. Ecco ciò che ho constatato in proposito. Sopra oltre un centinaio di esemplari di Pand. narwal esaminati, come caso ordinario ho trovato nello psalistoma della mandibola sini- stra 6 denti e in quello della destra 5, coi denti esterni più grandi in ambo i casi; solamente cinque volte trovai 5 denti nei due lati, dieci volte 5 denti a destra e 7 a sinistra, due volte 7 denti a sinistra e 6 a destra, una volta 7 a sinistra e 4 a destra, ed una volta per uno 6 e 6,6 e 4 4 e 5, rispettivamente a sinistra e a destra. Lo stesso fatto constatai anche nel P. pristis, in cui, sopra oltre una sessantina di esemplari esaminati, ho trovato pure come caso ordi- nario 5 denti nello psalistoma di destra e 6 in quello di sinistra; tre soli casi con 5 denti in ambo i lati, nove con 5 a destra e 7 a sinistra, ed uno infine con 6 denti per parte, in ambo i lati. Nel P. heterocarpus invece, come dirò più avanti, ho trovato, come caso ordinario 5 denti per lato nei psalistoma di destra e di sinistra, e solo qualche volta 6 in quest’ultimo lato. Aggiungerò ancora che in tutte le mandibole osservate vi è diffe- renza nella disposizione dei tubercoli dei processi molari, poichè, men- tre a sinistra si trovano appunto i tre denti tubercoliformi ricordati dal Senna, a destra si trova un margine sporgente con diversi piccoli tu- bercoli dentiformi (7-8), mediocremente sviluppati, più qualche tubercolo nella restante superficie ellittica, e che costituiscono, colla corrispondente di sinistra, un’ eccellente superficie triturante. — 279 — Qualche leggiera differenza, forse individuale o dipendente dai di- segni, ho potuto notare in qualche altro pezzo, come ad es. l’endopodo (tav. II, fig. 11) del 2° paio di mascelle, che a me pare più stretto ed allungato di come mostra la figura del Senna, ma tali differenze, leg- gere per se stesse e di pochissima importanza, non vale la pena di ri- cordarle. Caratteristico parmi il protopodite (tav. II, fig. 10) del 2° paio di piedimascelle, che è assai grande ed uguaglia quasi in lunghezza i quat- tro pezzi precedenti, escluso però ìl carpo, e che ha tutto quanto il mar- gine interno guarnito di lunghe e forti setole, frammezzate di forti e robusti denti; all'estremità distale di questo pezzo si articola per tutta la sua larghezza un corto ma largo dattilo, rivestito anch'esso sul mar- gine libero di lunghe setole, frammezzate di denti come nel propodo. L’addome o pleon è compresso ai lati, e compreso il telson, è circa il triplo dello scudo. Il telson, stretto e lungo, ha quattro spine all’ estremità, le due e- sterne più grandi ed inserite più in alto, 3-4 piccole spine sui margini laterali, ed è appena più corto dell’uropodo esterno. I rami della ripidura sono lunghi e stretti, l'esterno più lungo del- l'interno e con ben distinto dieresis, in corrispondenza del quale pre- senta distalmente due spine sul margine esterno, che è cigliato come l'interno, ma con ciglia brevissime. Dimensioni 2? Lungh. totale compreso il rostro che è rotto . 7 . mm. 94 + id. del rostro (la porzione esistente) . : . : >» 27 + id. dello scudo . È ; _ È 3 2 A O Altezza id. . . È 3 a . : ; LUTTO Larghezza id. A . . i 5 ; È ; >. 09,6 Lungh. dell'addome . : . è i 5 : » 50 id. dell’occhio col RETI, b : ; . : >» 4 Diametro maggiore dell’occhio (obliquo) . : £ : #05 4,0 id. minore id. (trasverso) ) 7 7 MRO. Lungh. dello scafocerite . : 7 * I . : #01 Largh. (massima) id. ; ; È i F : i f Lungh. del 6° somite Hacginala' È . . \ 7 s II id. del telson ; . P . i ; ‘ » 12 id. dell’uropodo esterno Can art. basale) : ì >» 13 id. id. interno 3 È i, i È A » 10 — 280 — Il P. martius apparisce specie piuttosto frequente e con larga di- stribuzione orizzontale, essendo stato dragato la prima volta nell’Atlan- tico dal Travailleur, e figurato e fatto conoscere da Milne-Edwards; più tardi fu riscontrato nel Mediterraneo e nell’ Oceano indiano. La distri- buzione batimetrica conosciuta finora varia da 400 a 1200 (Travail- leur) metri di profondità. Nel Mediterraneo è stata finora trovata 3 volte. La prima nel 1881 dal Washington, che ne dragò ben 15 esemplari a profondità variabile da 508 a 823 metri, ma fatti conoscere solo di recente (1903) dal Senna; più tardi fu raccolto nel Mediterraneo orientale dalla spedizione del Pola, ed in ultimo a Messina un solo esemplare. Di esso, al solito, iguoro le precise condizioni di pesca, ma non è improbabile che possa provenire da pesca pelagica superficiale, trascinatovi da correnti di fondo, come spesso succede a Messina. Pandalus heterocarpus, Costa. P. heterocarpus, Costa, Riggio, Monit. Zool. ital. Dic. 1900. Dopo la descrizione del Costa (1) e quella più recente e più minuta del Senna (2), è inutile di ricordare ancora i caratteri di questa spe- cie, del resto assai facilmente riconoscibile fra le specie mediterranee del genere Pandalus, sopratutto per la disuguaglianza dei pereopodi del secondo paio, di cui il sinistro è il doppio del destro. Mi limiterò solamente a dire che da quanto ho potuto osservare dallo esame di numerosi esemplari, il rostro presenta, come è stato già notato dal Senna, una certa variabilità, tanto nella sua lunghezza rela- tiva, quanto nel numero dei denti, i quali variano più spesso da 16 a 17 sopra e da 18 a 20 sotto; questo numero però può scendere nella parte superiore, non solo fino a 12, come ha notato il Senna, ma anche . TIAGO 23) VARI fino a 11, come ho potuto constatare in un indiv. che aveva 15) infe- riormente non ho trovato nessun esemplare con meno di 15 denti, ma ho trovato spesso il num. 20 e due volte quello di 21 e 22 Be :. (1) Costa A., Ann. del Museo Zool. di Napoli, fasc. VI, pag. 89, tav. II, fig. 3. (2) Senna A., Le esploraz. abissali del Mediverraneo del R. Piroscafo Washington nel 1881, II Crostacei decapodi, Firenze 1903. LÀ = e gi E Ne — 281 — Posseggo un esempl. © di questa specie, con uova in istato di avanzato sviluppo, raccolto in gennaio di quest'anno, lungo mm. 70 e col rostro assai breve ed appena ‘/, più lungo dello scudo e con 13 denti sopra e 18 sotto. Una certa variazione ho potuto notare anche nel numero dei denti dello psalistoma delle due mandibole, destra e sinistra, che ne hanno d’ordinario 5 d’ambo i lati, ma non è raro il caso di trovarne 6 nello psalistoma della mandibola sinistra. Sopra 63 individui di cui ho osser- vato le mandibole, 48 presentano il caso ordinario, cioè 5 e 5, in 9 e- semplari ho trovato bensi 5 denti a destra ma 6 a sinistra; 3 volte poi, ho anche constatato solamente 4 denti nello psalistoma di destra e 5 nel sin., e 3 volte infine il caso contrario, cioè 4 denti a sin. e 5 a destra. Aggiungerò infine, che avendo confrontato numerosi esemplari di Pand. heterocarpus, coi Pand. longicarpus, A. M. Edw. e P. sagittarius, A. M. Edw., figurati da questo autore in Rec. fig. de Crust. nouv. 1883, ho dovuto constatare una rassomiglianza notevole, per cui non sarei lon- tano dallo associarmi all’Adensamer, nel ritenere queste due specie i- dentiche alla specie del Costa ; però sarebbe utile un più diretto con- fronto, o almeno la descrizione minuta delle due forme predette. La que- stione sarà certamente risolta dal Bouvier nella 2* parte dell’opera in- trapresa col M. Edwards, sopra i Decapodi raccolti dal Travailleur e dal Talisman (1), che è sperabile veda presto la luce. Il P. heterocarpus deve ritenersi specie piuttosto comune e di non grande profondità; questa infatti pare che oscilli fra i 300 o 400 metri o poco più, ma talvolta anche assai meno, giacchè il Lo Bianco l’ ha trovata comunissima all’ epoca della riproduzione sulla secca di Gajola nel Golfo di Napoli, alla profondità di 35 metri (2). Da Messina ho ri- cevuto un solo esemplare, quello cioè che ricordai nel 1900. Di Catania la cita il Magrì (3), ma la dice rarissima. A Palermo, dopo gli esem- plari rinvenuti nel 1894, poche volte ho avuto occasione di notarne in (1) A. M. Edwards et E. L. Bouvier, Expedit. scientif. du Travailleur et du Tali- sman pendant les années, 1880, 81, 82, 83— Crustacés décapodes. Premiere partie Bra- chyoures et Anomoures, Paris, Masson, 1900. (2) Lo Bianco S., Notizie biologiche riguardanti specialmente il periodo di matu- rità sessuale degli animali del Golfo di Napoli. Mitth. a. d. zool. stat. zu Neapel 13 Bd., 4 Heft, 1899. (3) Magrì Fr., Primo contributo alla conoscenza dei Crostacei abissali del Compar- timento marittimo di Catania.— Atti Acc. Gioenia di Catania, Ser. 48, vol. XVII, 1904. — 282 — cérto numero, ma forse perchè non ho fatto sufficienti ricerche; in que- stanno infatti che ho visitato più spesso il mercato, ho dovuto consta- tarne una certa frequenza, se non una vera abbondanza, come pei P. narwal e pristis, che sono assai frequenti non solo, ma anche abbon- danti sul mercato di Palermo; ed è stato appunto in mezzo alla prima di queste specie, che ne ho trovato, più spesso nell'inverno di questo anno (spec. dic. e genn.), ripetute volte numerosi esemplari con grande prevalenza di femine con uova di color verde pallido, mature o quasi, e talvolta colle larve in istato di Zoea, tuttora attaccate ai pleopodi. Queste specie si pescano nel nostro mare in diverse località, ordi- nariamente colle nasse ed a profondità di 150, 200 metri, e di rado ol- tre i 300. Il P. hReterocarpus inoltre è stato pescato dalla spedizione del Pola e riportato da Adensamer (1. c.). Però ancor prima, nel 1881, era stato dragato durante la campagna talassografica del Washington , di- retta dal Prof. Giglioli e dall’Amm. Magnaghi, ma i di cui risultati sui crostacei Oxicefalidi e Decapodi sono stati conosciuti assai tardi, nel 1902 e 1903, ad opera del Senna, colla pubblicazione precedentemente citata. Nota. — Pandalus n. sp.? Il 6 dicembre dello scorso anno 1904, cer- cando in mezzo ad una cesta di Pandalas narwal e P. heterocarpus, mi venne fatto di trovare un Pandalus, che pei suoi caratteri non corri- spondeva a nessuna delle specie mediterranee finora conosciute di que- sto genere, non solo, ma per quanto abbia potuto osservare, coi mezzi che ho a mia disposizione, a nessun’ altra delle specie a me note del genere. Una certa somiglianza presenta col Pand. acanthonotus, Smith, ma anche da questa specie differisce abbastanza. Il Pandalo in parola ha corpo mediocremente lungo, rostro piuttosto breve, affilato, rialzato dolcemente in alto nella sua porzione anteriore ed appena più lungo dello scudo, ch’è tondeggiante superiormente e con. leggera carena nel suo 3° anteriore. Il rostro ha 14 denti sul margine superiore, dei quali 10 posti indietro e avvicinati fra loro, e crescenti gradatamente in grossezza dall’indietro all’innanzi; di essi 5 stanno sulla carena dello scudo, e di questi, î primi tre articolati e mobili; seguono: poi, a breve distanza, altri 4 piccoli denti, ugualmente spaziati i tre pri- mi, il 4° assai vicino al penultimo e prossimo all’ estremità distale del rostro. Inferiormente si contano 6 denti subeguali, che cominciano ap- pena al di là del 10° dente del margine superiore. Lo scafocerite è lungo e stretto, e raggiunge, colla sua estremità distale, il 3° dente inferiore del rostro. — 283 — Il colore generale era bianco rosato con macchie aranciate sparse; una di tali macchie, a forma di ferro di cavallo, stava sulla porzione su- periore mediana dell'addome; altra macchia simile notavasi all’estremità distale del 6° somite addominale, del quale occupava la parte superiore ed i lati, e si estendeva alla base del telson e sui pezzi basali degli u- ropodi. I flagelli delle antennule sono lunghissimi, specialmente l’ esterno, e anellati di bianco e di giallo. Le antenne mancano. I pereopodi del 2° paio sono eguali, terminati con chela abbastanza ben sviluppata e munita di vari ciuffi di setole, e con 17,18 articoli nel tarso. Indico provvisoriamente questa forma come Pandalus sp. riserban- domi di meglio esaminarla e descriverla minutamente in seguito; e se mi risulterà realmente novella, propongo fin da ora per essa il nome di Pandalus subtilirostris. Dimensioni Lungh. tot, (estr. rostro, estr. telson) : . mm. 73 » del rostro A ? ; è b : ci 5°) » dello scudo 9 : È . i 5 > 1 » scafocerite : ; È ; ; , » 18 » del 6° somite addom. ; : 4 . Xe g » telson (rotto all’estr.) . ; È LATO] Denti del rostro . : . 5 spiace : » o Fam. Latreutidae Lysmata seticaudata, Risso. È specie assai caratteristica e facilmente riconoscibile, anche pel suo bel colorito rosso, listato di bianco. Di essa ebbi da Messina un solo, ma bello esemplare. È specie del resto assai frequente anche a Pa- lermo ed in tutto il Mediterraneo ; secondo il Lo Bianco essa sarebbe comunissima nel Golfo di Napoli, e con uova ed embrioni nel mese di giugno, — 284 — Fam. Seyllaridae Un bello esemplare di PAyZlosoma forse di ScyMlarus arctus. Fam. Salatheidae Galathea squamifera, Leach. Specie frequente e rappresentata da un bello esemplare. BRACHIURI Homola spinifrons, Leach. Specie comune. 4 Esemplari, 2 ad., 2 giov. Portunus pusillus, Leach. Un esemplare mutilato. Nota.—Prima di chiudere queste note debbo correggere un errore di diagnosi nel quale sono incorso involontariamente, e di cui mi sono recentemente accorto. Durante l’ esame e la descrizione dell’Euphausia intermedia, avevo notato una grande rassomiglianza colla Nyctiphanes norvegica, Sars; ma siccome, per una strana fatalità i pochi esemplari che ebbi a mia di- sposizione, mancavano tutti del settimo pereopodo rudimentale, ne pos- sedevano cioè solamente sei paia, così non mi fermai ulteriormente sul genere Nyctiphanes ; e ciò anche perchè esso non era stato riscontrato ancora nel mediterraneo, e mi pareva assai difficile, che una specie es- senzialmente nordica, potesse essere così comune nel Mediterraneo, come l’ha riscontrato più tardi il Lo Bianco nel Golfo di Napoli (1). Esclusa a questo modo la Nyctiphanes, non restava che il gen. Euphausia, e non potendo i miei esemplari corrispondere naturalmente con nessuna delle specie note del genere, la descrissi, pur titubando, come nuova, per lo meno pel Mediterraneo. (1) Ricordo anche di avere comunicato a suo tempo la specie alla Stazione zoolo- gica di Napoli, ma non ebbi notizie soddisfacenti. si È l'inà d vo | A e — 285 «— Avendo recentemente ricevuto alquanti esemplari meglio conser: vati della specie in parola, e presili in esame, dovetti constatare con mia grande sorpresa l’esistenza del settimo pereopodo, per cui venivano ap- punto a riferirsi al genere Nyctiphanes, e precisamente alla N. norvegi- ca, Sars, recentemente riconosciuta dal Lo Bianco nel Golfo di Napoli e a Messina, e più recentemente ancora è stata di nuovo constatata dal Thiele (1905) fra crostacei raccolti nello stesso mar di Messina. Constatato così l’errore, ne faccio subito la correzione, per la quale Euphausia intermedia, Riggio è = Nyctiphanes (Meganyctiphanes, Holt e Tattersall) norvegica, Sars., e quanto ho scritto sulla prima va riferito na- turalmente alla seconda. Spiegazione delle —— _*e_____& TAVOLA II. 6) do Lr Argulus purpureus, Thor. id. id. » 3. Euphausia intermedia, Rig. = Nycti- DI phanes norvegica, Sars. È > 4 id. id. ; ì : Pa; * D id. id. ‘A dt id. I. id. id. » 8. Sergestes robustus, Smith. . 2 ML id id. dp Re id. id. ; . - + it: id. id. 3 30.12: id. id. A : | Il Nat. Sic., Anno XVII, tavole Veduto di sopra. id. di sotto. Vista di lato. id. di sopra. Scafoceriteve antenna. Antennula. Telson. g° ingrandito due volte. Porzione basale dell’ant. Scafocerite di destra. 3° paio di piedimascelle. Estr. del 2° paio di per. 36 — 286 — Fig. 13. Amalopenaeus elegans, Smith. . » d » Fig. 14. id. id. 15% id. id. 16. id. id. dr, id. id. 18. id. id. 19: id. id. 20. id. id. TAVOLA III. L Sergestes arachnipodus, De Nat. DM CIO: id. Sdi id. 4, id; id. bs dd: id. bid. id. I ROIA, id. 8. Pandalus martius, M. Edw. Sad: id. Spia, id. IO. (ad. id. dl hadi id. ; A : : 12. Acanthephyra purpurea, M. Edw. Q . 13, . dd. id. dl. id: id. 15... ida id. Scudo cefalot. ved. di lato, Occhio sinistro. Scafocerite. Mandibola. Mascella del 1° paio. id. del 2° paio (endognato). Piedimascelle del 2° paio. id. del 3° paio. c' ingrandito. Antennula porz. anter. Scafocerite di sin. Piedimasc.d,2°paio (prop.) Telson e uropodi. Petasma. Pleopodo del 2° paio. Q Gr. nat. Mandibola destra. Psalist. della mand. sin. Piedimasc. d. 2° paio(prop.) Masc. del 2° paio (endogn.) Gr. nat. Mascella del 1° paio. id. del a2° id Piedimascelle del 1° paio. aaa PIE, I Si Ì; 2. 3. 4. 5) 6. Ti: 8. 5: 10. dale 19, 15. 14. 15 e 15a 16 e 164 17: 18. — 287 — TAVOLA V. Acanthephyra rectirostris, Riggio id. id. id, id. id. purpurea, M. Edw. Fem. ingr. 2 volte. Occhio, Antennula. Scafocerite di destra. Mandibola. Mascella del 1° paio, ide‘ del'2% id) Piedimasc. del 1° paio. id. del:2* cid, id. del. 3°* : id, Pereopodi del 1° paio. id. del 2*° id. id, dela Sid. id. del:4*id. id. del:-:D*- id: Telson. Pleopodi del 1° paio. Appendice del 1° paio di pleopodi della 9. ® — 288 — COLEOTTERI NUOVI 0 POCO CONOSCIUTI DELLA SICILIA di ENRICO RAGUSA — -__ o— Calosoma inquisitor L. var. funerea Ragusa var. nov. Ebbi l’anno scorso dall’ amico Georg Kriiger dalla Ficuzza otto e- semplari di C'. inquisitor L., che io non possedevo ancora di Sicilia. o (Gli esemplari siciliani tendono ad essere più piccoli, di quelli del continente. i Assieme a detti esemplari, mi inviava uno della mia var. coeruleum, ed un altro di una varietà nuova, completamente nera, che io chiamerò funerea. Demetrias atricapillus L. In Sicilia abbiamo finora solamente questa specie. Il D. monostigma Sam. (unipunctatus Germ.), che ho pure citato nel mio catalogo ragionato, | era invece questa specie. Metabletus Ramburi Pioch. var. Myrmidon Fairm. Questa bellissima varietà fu descritta nel maggio 1859 (Dromius Myrmedon) (1) sopra esemplari trovati a Béziers dal sig. Pellet. Non è solamente nuova per la Sicilla, ma anche per 1 Italia. Ne posseggo un esemplare rinvenuto nel giugno scorso a Messina, dal carissimo amico Francesco Vitale che volle generosamente donar- melo. È una scoperta interessantissima, visto che quest’ insetto non era conosciuto che dei Pirenei orientali. (1) Bull. Ann. Francia 1859, p. 103. — 289 — Philonthus frigidus Kiesw. Bertolini citò questa specie del Trentino, Piemonte e Sardegna. È nuova per la Sicilia, e la posseggo in unico esemplare dei din- torni di Palermo, dove la trovò l’està scorsa il Conte Amilcare An- guisola. Ne debbo la determinazione al sig. Dr. Max Bernhauer. Hypocyptus Pirazzolii Baudi Questa specie, descritta del Piemonte, è nuova per la Sicilia, e fu trovata il 24 novembre del 1904 a Colla nel Messinese dall’amico Fran- cesco Vitale, che me ne inviava due splendidi esemplari. Hypocyptus laeviusculus Mannh. È nuova per la Sicilia, e l’unico esemplare esistente nella mia rac- colta fu trovato nella Piana di Catania il 26 ottobre 1903 dal signor Fr. Vitale. Leptacinus formicetorum Màrk. E specie nuova per la Sicilia, e Bertolini la cita del Trentino e del Piemonte; ne ho preso qualche esemplare, sotto le pietre, in primavera ed autunno, nelle vicinanze di Palermo assieme al L. datychrus Gyll. Lathrobium apicale Baudi Questa specie nuova per la Sicilia, lo è pure per l’ Italia, essa fu descritta di Cipro nel 1857. Ne posseggo un esemplare trovato dal Vitale il 2 giugno del 1903 a Castanea presso Messina. Achenium Reitteri Ganglb. Posseggo qualche esemplare di questa specie descritta di Sicilia e Dalmazia e che sarebbe il depressum Er., non depressum Grav., che è specie pure citata di Sicilia, ma che io non posseggo ancora. — 290 — Scimbalium pubipenne Fairm. Questa specie, nuova per la Sicilia, Bertolini la cita del Lazio e della Corsica; ne posseggo un esemplare trovato dall’amico Vitale nella Piana di Catania, il 26 ottobre 1903 in un’ escursione fatta per mio conto, Compsochilus curtipennis Fauv. Ebbi dalla Ficuzza, dall'amico Georg Kriiger, un esemplare di que- sta specie, nuova per la Sicilia, e che viene ad accrescere il numero delle specie, che nella fauna Italiana, la Sardegna (Cat. Bertolini) e la Sicilia hanno in comune. Liodes algirica Rye. Il Dott. Fleischer mi scrive da Briinn, che avendo ricevuta dal Britisch Museo di Londra, il tipo della Liodes algirica Rye, ha potuto convincersi che non è altro che un esemplare giallo della mia Heydeni, che viene considerata come aberrazione di colorito , dell’ algirica già stata descritta nel 1875; così abbiamo L. algirica Rye, ac. Heydenîi Ragusa , ac. bipunctata Ragusa. Quest’insetto pare non sia tanto raro in Francia, Spagna ed Alge- ria, da dove il Dott. Fleischer ne ha ricevuti numerosi esemplari. Il Dott. Fleischer mi scrive inoltre, che avendo avuto agio di os- servare grande materiale della Liodes fuscocineta = picta Reiche, della Francia, si è potuto pure convincere che i miei esemplari erano ben determinati, e non appartengono come egli mi aveva osservato (1), alla litura Steph., ma invece alla calcarata Er. Carcinops 14-striatus Steph. Ebbi un esemplare di questa specie, nuova per la Sicilia, dall’ a- mico Francesco Vitale che lo trovò il 1 maggio 1903 a Messina. Bertolini la cita della Sardegna e Corsica del Veneto, Emilia, La- zio e Calabria. (1) Nat. Sie., Anno XVII, p. 88. i È ? .. - d x Y \ PL pasti ga (DE CI Ò È sa = ns 4 MEMO y è A ei ET e E + asti PERE RE LL PRIDE IRE e VIT Sg ne 1 PI RE BE ANA TE MERI TE POSE TT ASI De L — 291 — Saprinus Pelleti Marsh. È nuovo per la Sicilia, e ne ebbi un esemplare trovato a Messina l’11 aprile 1904 dal Vitale. Rhagonycha nigritarsis Brull. Nel mio catalogo ragionato dubitavo dell’esistenza di questa specie in Sicilia, mentre ne ho avuti numerosi esemplari nel marzo 1904 dal sig. Georg Kriiger che li raccolse alla Ficuzza. Chironitis irroratus Rossi. var. Lophus F. Il signor Theodor Steck citò di Sicilia (1) il Cheironitus hungaricus Herbst, che io riportai nel mio catalogo ragionato, dicendo di averne di Lampedusa. Fui tratto a ciò in errore da un esemplare comnpica- tomi dal sig. Steck che confrontava perfettamente con la serie da me posseduta. Avendone ora ricevuta una nuova serie da Castelbuono rac- colti nel luglio, ho ristudiato gl’insetti, e mi sono convinto che sono in- vece tutti, la varietà /ophus del comunissimo èrroratus, che si distingue dal tipo per avere le elitre quasi totalmente gialle, con le parti spor- genti dello scutello della testa, la superficie del corsaletto ed elitre, spruz- zate di verde metallico, con il disotto solamente in parte oscuro. L'hungaricus per ora va tolto dalla nostra fauna. Potosia incerta Costa. var. hypocrita Ragusa var. nov. Posseggo due esemplari di qnesta bellissima nuova varietà dell’ în- certa Costa, che differisce dalle altre varietà, per avere tutto il di sotto di un bel verde-oscuro lucente. Li ho avuti dall’ amico Francesco Vitale, che li raccolse il 23 giu- gno del 1904 a Cavaliere presso Messina. (1) Mittheilung der Naturf, Gesell, Bern. 1886. — 292 — Anthaxia aurulenta F. Debbo alla generosità del Dott. Giacomo Coniglio Fanales, l’ avere arricchito la mia raccolta con questa stupenda specie, nuova per la Si- cilia, e da lui trovata, in unico esemplare, il 26 aprile 1905 in contrada Madonna Via (Caltagirone). Helops tomentosus Reitt. Avendo il sig. Edm. Reitter studiata meglio, la specie da me co- municata e che egli riteneva nuova ed alla quale aveva dato il nome di tomentosus, sì è convinto trattarsi invece della gibbithorax Gemmin- ger, che è specie già conosciuta della Sicilia. Otiorrhynchus setulosus Stierl. Posseggo ora questa specie descritta di Sicilia, in pochi esemplari, trovati d’inverno sotto una pietra presso un pino nella R. Favorita di Palermo. Otiorrhynchus rigide-pilosus Daniel nov. sp. Posseggo pochi esemplari, di questa specie uuova, da me. trovata alla Ficuzza, e che il Dr. Karl Daniel pubblicherà nella sua « Minchner Koleopterologische Zeitschrift » quanto prima. Peritelus sicanus Daniel nov. sp. Fra il materiale spedito all'illustre Dr. Karl Daniel, per esami- narlo, vi erano sette esemplari di questa grossa specie nuova, che egli denominava Sicanus, e che pubblicherà pure (loc. cit.), quanto prima. Ne posseggo buon numero d’ esemplari da me raccolti sulle Mado- nie nel mese di giugno, ed anche nei boschi presso Castelbuono nel mese di maggio. (continua) Ragusa Enrico — Direttore resp. ì G i | -d ta tania a aa A ae ai Bur ni en 4s E II SET f SIZ_LNIA Ne SL SIL NANA SIL Ù Ù ZL PSI) VIE ANIGA.3 } I Ù u SAELNCTINCEENI NATI ISI LI IAA SIL sIz PIREO ITA DIRE VERI VASI VPIIICS L TAV ETA STRETTE CI OA RC TA (Sa) Se) VS Xe IS CFISTTANOZIST Ho TFISTTISTTIS SES 2IS x INDICE; dei lavori originali contenuti nel volume XVII. DEL NATURALISTA SICILIANO Bertolini S. — Corrispondenza, p. 25. Checchia-Rispoli G.—Il genere Arbacina trovato la prima volta vivente in Italia, p. 249. » Un nuovo rinvenimento di Lepidocyclina nell’Eocene della Sicilia, p. 253. D. T. — Bibliografia e recensioni, p. 61, 189, 242, 263. D. — Necrologia. p. 244. De Stefani T. — Osservazioni e notizie sui culicidi siciliani, p. 9, 43. » Lettera al sig. Ragusa, p. 60, 115. » Noterelle sparse di Entomologia, p. 124. » Nota biologica sull’ Apion violaceum, p. 177. » Cecidii e substrati inediti per la Sicilia, p. 186. » Ancora due parole sul Museo Nazionale degli Artropodi, p. 1837. » Note su alcuni Batraci della Sicilia, p. 253. » Una nota su tre cecidii siciliani, p. 272. Dodero A. — Sulla validità specifica della Bathyscia De Stefanii Rag., p. 121. — 294 — Fiori A. — Due nuove specie di Malthodes della Sicilia, p. 74. » Lettera al sig. E. Ragusa, p. 81. » Sull’ importanza della scultnra, quale carattere diagnostico nella classificazione del Bythinus ed altri Pselaphidi, p. 269. Gianelli G. — Syntomis Phegea aberr. sexmaculata, p. 25. Ponzo A. — La flora psammofila del littorale di Trapani, p. 173, 201, 230. Porta A. — Lettera al sig. E. Ragusa, p. 92. | Piingeler R. — Die Entwicklungsgeschichte von Agrotis (Episilia) faceta Tr., p. 65. R. E. — Necrologia. p. 64. Ragusa E. — Osservazioni su alcuni Coleotteri di Sicilia, notati o omessi nel nuovo Catalogo dei Coleotteri d’Italia del Dott. Stefano Bertolini, pag. 1. » © Note lepidotterologiche, p. 18, 42, 108, 141. » Catalogo ragionato dei coleotteri di Sicilia, p. 21, 55, 99. » Coleotteri nuovi o poco conosciuti della Sicilia, p. 49, 84. 288. > Catalogo dei Coleotteri di Sicilia, p. a p. 73. » Catalogo dei Lepidotteri di Sicilia, p. 145. Reitter E. — Una nuova varietà della Akis spinosa L., p. 97. Riggio G. — Contributo alla Carcinologia del Mediterraneo — I. Nota sopra al- quanti crostacei nel mare di Messina, p 93, 117, 134, 179, 208, 237, 254, 274. Silvestri F.— Pel Museo Nazionale degli Artropodi. Lettera al Prof. A. Porta, p. 144. Stierlin Dr. — Curculionides de Sicile de la Collection du Dr. Stierlin, p. 217. Vitale F. — I Cossonini siciliani. Nota VIII, p. 14, 26. » Osservazioni su alcune specie di Rincofori Messinesi. Nota II, p. 77, 101, I29, 165. _ Contributo a lo studio dei Coleotteri di Sicilia. I Coccinellidi, pa- gine 193, 219. Zickert F. — Contributo ad un catalogo delle Zigene dell’ Italia meridionale con descrizioni di varietà ed aberrazioni poco note, p. 67. » Dysauxes Punctata (ab. et var.) Ragusaria, p. 97. ÙU ” a s o da ba “iero Rivera per AIA CIRIE POT a ; - CIBBONVRIDANIVIVVIRITVIBTUSIRATARITTVITAVIKKTABHRONKRROSKKDABKARIKALKKKAAIAtRAKKKKAKKAKKKIAKKTKKKKAKKKKKAKKnKAKKKAnAtKAAKTRRATIDAAATARIKIAKKKAKKTKAiKKKTAKAnnAtntk ANNUNZI Il N. 12 del Naturalista Siciliano verrà spedito solamente a que Signori che hanno pagato le 12 lire dell’ abbonamento annuale dal 1° agosto 1904 a tutto luglio 1905. 6 Il signor Josef Sever, Entomologo. Salita al Promontorio n. 10, IL a Trieste offre per L. 16,50, 21 specie di coleotteri del valore, secondo cat. Reitter, di L. 72, 50. Esso spedisce un esemplare d’ogni specie seguente contro rimborso: Laemostenus Schreibersi, Anophthtalmus Bilimeki, Hacqueti, hirtus, var. spectabilis, dalmatinus, var. Halmai, Leptoderus Hohenwarthi, Astagobius angustatus, Propus sericeus, Oryotus Schmidti, Mirklitei, Aphaobius Milleri, | Heydeni, Anthroherpon Ganglbaueri, Bathyscia Khewenhiilleri, Freyeri, = montana, Hoffmanni, insignis, Morimus Ganglbaueri. 5 Si è pubblicato il Primo Volume (470 pagine) del Catalogo Ragio- 5 nato dei Coleotteri di Sicilia di Enrico Ragusa per Lire 25. i Per causa di decesso si vende una grandissima collezione Paleon- tologica che comprende dei fossili di tutti i terreni di Francia, raccolti con cura, determinati ed annotati. Indirizzarsi al signor J. Bossasy 18, Boulev. René — Levasseur. Ze # Mans. Il sig. Cesare Mancini Corso Ugo Bassi 4, Genova, desidera cam- biare Coleotteri e Imenotteri con altri coleotteri specialmente Scarabdeidi, che accetterebbe occorrendo indeterminati. ui ru IK{