r ) é N $ $ ( I Eb0/ Fan 191883 ZIULLILILIKIKONNITVTUTKIKIKKTAKKIKIVKNKEKKKKKKKKKKKKKKKKKKKSKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKCRKKKKKKCKRKKKKOKKKKKOKKKRKKKKDKKKRKKKRKKKKKKGKKKRKKKKKKKKRKRKKKRKgKKKKKGgKKKKKKKKKUERELKR(KORKTKKKKKKgKRRERKKKKKKKRRERLARvKKKKEKRKKKGKKKKRKKDEKK(KOKKKK(KKERERKRKKKKREKt(L(KETitt.KE KIKKA toa 5 ANNO I 1 OTTOBRE 1881 N. i IL NATURALISTA SIGILIANO GIORNALE: DI SCIENZE NATURALI senta SI. PUBBLICA OGNI PRIMO DI MESE una ABBONAMENTO ANNUALET IRE LS SI. A E AT 8 AGIO CIO ERI ERI MONO PT o PRESE'COMBRESITNELICUMONE BASTARE 0 dle rta en eg ile dt RR RM N OA I e n ae EN RIME RTISEBARIIO: DON TAVOLE ie 4 o e TR ma; SENZA RAVOLR: eta CENT. 80 GLI ABBONAMENTI COMINCERANNO DAL 1° DI OTTOBRE DI OGNI ANNO Indirizzare tutto ciò che riguarda |’ Amministrazione e Redazione al sig. ENRICO RAGUSA, in Palermo, Via Stabile N. 89. SOMMARIO. DEE NUM: La Redazione — Ai Lettori. Marchese di Monterosato — Conchiglie del Mediterraneo. n E. Ragusa — Coleotteri nuovi 0 poco conosciuti della Sicilia.p | M. Lo Jacono — Studi sopra piante critiche, rare, 0 nuove della Sicilia. Marchese Di Gregorio—Su! Titonio di Aquileja ed il Coralliano delle Madonie. E. Ragusa. — Un Papilio Machaon, Lin. lillipuziano. [o] PALERMO Stabilimento Tipografico Virzì 1881 ZIULIILTTWALIKLEEHHKELKELKKKKKKIKKTKHKKKKKKKKKKKKEKKKKKKEKKKKKKKKLKKKKKKKKKKKKKKKTAKKKKKKKKKKAKKKTKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKAKTAKKKKKKKAKKKKKAKKKKKKKKTKAKKAKKISSIRKEKKsUAreKKrAKoATaze UUILKIHRVAHLLKTTVLITVABKKKKKKVKKKKKKKAKKKVKKALKTKKKEKKKKKAKKKVKKRKKKKKKKKKKKKKKKKSKTKKKKKKKKKKVKKKKKKAtKOKKCKKVEKKKKKKKKKKKDKOKKKKKKEKKMUKLKVOLKKKKKKKLUKKUKKKLKKLKKVEKKKEbKVKKKKKKKKKKKKKKXKEKLKELKKKKKHERKKKoKKcaAKKoKKOCoKEpOKKUUKKKKKKKKKKKKKKKKKKTRKKCKKKKKKto. {LA (E#SILIESHIOT SIIMOAVAUIIIBIIDIVHTANKKNVIVITISORINANAVAENVIDIOTIDTNKTAKKAKITITRUDTINAVKKLKTKKKOKETRDKNKKAKKAKAKKKRDIVOITRDKKAKKNKKKKKKKKTRRTKKIKKKKAKVKKKKKKTRDKELKAKKKKASKKKKKKIATKKKKKKKKKAtiTa \d ANNO I. 1 OTTOBRE 1881. NEC ANIISISINNSINSISSSISSISIIININSINII IL NA NATURALISTA SICILIANO PL_—_<_{X TX _*_*<*_**.-<-«xx<-<--<*_--<--- ATLETTORI Al vigoroso sviluppo economico che si svolge in Sicilia, è com- pagno un vivace risveglio intellettuale, e con l’ampliarsi delle industrie e dei commerci vi cresce pure l’amore alle arti, alle lettere ed agli studi scientifici. Noi modesti ma caldi amici di questi ultimi, udiamo ogni giorno nomi di uomini egregi, di giovani volenterosi che nei diversi centri dell’isola sì dedicano attivamente allo studio dei vegetali, o a quello dei terreni, esplorandone sia i resti fossili, sia gli organismi viventi che vi abitano; e ci venne il pensiero che sarebbe sommamente utile di offrire a tutti questi studiosi un mezzo facile e pronto di far noti i risultati dei lavori ai quali attendono. Ammesso tale risveglio di studi, è incontestabile l importanza e l'opportunità d'una eo di per ora almeno mensilmente, dia conto di quel che si è fatto, si è scoperto, si è studiato, rendendo agevole a tutti gli studiosi dell'Isola di dar pubblicità ai loro lavori, che altrimenti, o non sarebbero noti, o per lo meno dovendo richie- dere l'ospitalità di giornali lontani, non avrebbero il vantaggio del- l immediata pubblicità, perdendo quindi il merito della freschezza , spesso molto importante nelle quistioni di priorità. Nell’intraprendere a pubblicare questo periodico scientifico dal titolo Il Naturalista Siciliano, noi non risparmieremo la nostra operosità e faremo del nostro meglio perchè esso riesca l’ eco più fedele dei giornalieri progressi delle scienze naturali e viviamo sicuri che non gli mancherà l'appoggio non solo degli studiosi di Sicilia, ma ben anco di quelli del continente, sullo aiuto dei quali anzi facciamo grande assegnamento. Per poter meglio soddisfare al nostro compito ci siamo proposti di dividerci il lavoro; così la parte conchiliologica sarà diretta dal Marchese Allery di Monterosato, la parte geologica dal Marchese An- tonio De Gregorio Brunaccini, e dal sig. Giovanni De Stefani; la zoo- logica dal sig. Giuseppe Riggio; dell’ entomologica si occuperanno i signori Enrico Ragusa, Teodosio De Stefani, Luigi Failla Tedaldi e della Botanica il sig. Michele Lo Jacono. La Redazione, CONCHIGLIE DEL MEDICERRANEO PEL MARCHESE DI MONTEROSATO ARTICOLO PRIMO La Feutlle des Jeunes Naturalistes (1) contiene un articolo di Mr. Dautzenberg redatto con molta esattezza sulle conchiglie trovate a Cannes dai MMrs. E. e A. Dollfus. Mr. Dautzenberg ha avuto la bontà di mostrarmi prima della pubblicazione di questo articolo la maggior parte delle sue specie per determinarle, circostanza, che lo stesso gentilmente ha voluto far rilevare nella nota, che precede la lista delle specie. Però siccome in questo numero se ne trovano tre che io ripudio dal nu- mero delle specie Mediterranee, così ho pensato fare le seguenti osservazioni. Le tre specie sono: 1. Puncturella noachina, L. 2. Purpura lapillus, L. 3. Bela turricula, Mtg. La prima di queste specie è Nordica e secondo recente esame fatto da me, in seguito alla pubblicazione di Mr. Dautzenberg sulle conchiglie di Cannes, è una gio- vane Fissurella gibba, Ph., conchiglia littorale e comune in tutte le nostre coste e specie da lui anche enumerata col nome di /. gibberula, Lk. La seconda è appartenente alla fauna del Nord d’Europa, e si estende sino alle coste del Portogallo, Canarie, le Azorre ed il Senegal, ma che non penetra nel Mediterraneo, malgrado che sia stata citata delle isole Baleari. La terza è Nord-Atlantica ed Artica, come tutte le specie del genere Bela e non è Mediterranea. Alle conchiglie raccolte a Cannes dai MMrs. Dollfus, io ne posso aggiungere qualche altra. Conchifera 1. Ostrea obesa, Sow. . Reeve — Conch. Icon. (Ostraea) 1871, t. xxxm, f. 84 (bene). (1) Paris 4881, N. 429, pp. 117 a 121. PO A Reeve non dà habitat, ma cita la collezione Hanley, dove io ho esaminato il tipo figurato che è proveniente da Cannes. È una specie vicina, ma pur distinta dell'O. stentina, Payr., alla quale giustamente compète il vocabolo distintivo di obesa, pel suo rigonfiamento nella valva superiore. Le denticolazioni sono più accentuate ed il colorito, roseo e violetto sui bordi delle denticolazioni, sembra caratteristico. Esemplari consimili si trovano a Palermo adagiati sull’ Zaliotis lamellosa, Lk., e li. ho pure ricevuti da Civitavecchia. Abbiamo dunque tre stazioni di questa forma sin’ ora poco conosciuta: Cannes, Civitavecchia, Palermo. 2. Scacchia elliptica, Sc. La distribuzione di questa specie è oramai accertata in quasi tutti i punti del Mediterraneo. A Cannes è stata trovata da Mr. J. Depontaillier. 3. Scrobicularia Cottardi, Payr. Cannes (Depontaillier). Gastropoda 4. Chiton olivaceus, Spengl. =. Steulus, Gray. Monts. — En. e Sin. parte II, p. 5. Cannes (Depontaillier). C. Mediterraneus, (Gray ms.) Reeve. Reeve — Conch. Icon. (Chiton), t. xxn, f. 157 (Medit.). Monts. — En. e Sin. p. 11 (incluso nel C. Aissot). =? C. affinis, O. G. Costa. — Esercitazioni Acc. degli Aspiranti Naturalisti, pole poeieiano vi (Napoli SÌ ela dal C. Rissoi, Payr., specie nominata come di Cannes da Mr. Daut- zenberg, per la scultura concentrica e rugosa (nel C. Azssot è cancellata nelle aree laterali e nelle valve terminali), per le proporzioni più strette e colorazione sbiadita. Cannes (Depontaillier); Nizza (Hanley); Isole Baleari (Hidalgo); Sicilia, in varie località (coll. Calcara, Monts.); Napoli? (O. G. Costa); Alessandria e Tangeri (Ponsonby). C. furtivus, Monts. Montis. — En. e Sin. p. 18 (Palermo). Cannes (Depontaillier). 1. Ce laevis,;(Penni) Mis. Var. minor. Monts. — En. e Sin. p. 18 e 19 (Palermo). Cannes (Depontaillier). (1) Non C. affinis, Issel, che è una specie del Mar-Rosso. EA e: A queste specie se ne potrebbero aggiungere molte altre di minore importanza e son sicuro che con assidue ed accurate ricerche le specie di Cannes sarebbero altrettanto numerose quanto quelle di tutti i punti delle coste di Provenza. Faccio inoltre rilevare le differenze fra alcune denominazioni di Mr. Dautzen- berg e le mie. DAUTZENBERG MoNTEROSATO C. gibba, Olzoi. Loripes fragilis, Sc. L. divaricatus, L. (1). M. cornea, Polti. SMREDIEeLL os: A. lupinus, Pol. F. gibba, PA. N. Josephinia, Asso. Clanculopsis cruciatus, L. Corbula inaequivalvis, Mtg. Diplodonta fragilis, PA. Lucina commutata, PA. Mesodesma donacina, Lk. Syndosmya alba, Wood (2). Artemis lincta, Pult. Fissurella gibberula, Zé. Natica olla; M. des Serr. Trochus cruciatus, £. T. Jussieui, Payr. C. Jussieui, Payr. Rissoa calathiscus, Laskey. Chemnitzia pallida, PA. Cerithiopsis scaber, Olivi (3). Cerithiopsis scaber, var. Cerithiopsis afer, Brusina. Defrancia linearis, Mtg. D. purpurea, Mtg. (4). D. corbis, Michaud. Pollia pusio, £. Pisania D’Orbignyi, Payr. Pisania leucozona, PA. Cyclops pellucidum, sso. Alvania cimex, L. Turbonilla striatula, L. Cerithiolum Latreillii, Payr. Cerithiolum Jadertinum, £Lrus. Cerithiolum scabrum, Otto. Homotoma linearis, Mtg. H. Philberti, Michaud. H. corbis, Michaud. Pisania maculosa, Zé. Pollia D’Orbignyi, Payr. Pollia bicolor, Cantr. Cyclonassa pellucida, isso. (1) Per questa specie credo che la denominazione di Mr. Dautzenberg sia più corretta della mia per le ragioni che lo stesso adduce in una sua nota (p. 118). 2) La forma Mediterranea è diversa di quella dei mari del Nord ‘ed è più cor- rettamente nominata : S. Renieri. (3) La forma descritta da Olivi come delle Lagune Venete, corrisponde a quella descritta da Danilo e Sandri, col nome di Cerithium afrum. La forma grande, è il C. Latreillii, ben descritto e figurato da Payraudeau ed al quale si attribuiscono altri nomi che non competono, fra cui quello di C. lima, Bruguiére, il cui tipo è della Guadalupa. (4) Non è la vera H. purpurea, la quale manca al Mediterraneo. Questo diffi- cilissimo gruppo di specie merita una particolare attenzione. COLEOTTERI NUOVI 0 POCO CONOSCIUTI D ELICANSTGRE TA: DI ENRICO RAGUSA Cicindela littoralis var. lugens Dahl. (Lavo1sfic.d) Anni fà nel mese di luglio cacciando presso Palermo a Mondello, presi sulla sabbia vicino al mare, una bellissima varietà della Ziftoralis, avente la terza mac- chietta, o punto biancastro dell’elitra, riunito col quinto che trovasi il più vicino alla sutura delle elitre, in modo da formare un (7) sette. Il povero Barone di Rottenberg trovò pure questa varietà in unico esemplare, e col sette solamente sull’elitra sinistra; menzionandola nel suo lavoro sui coleotteri di Sicilia (Berl. Ent. Zeit. 1870) non ne dà il nome, ma dice solamente che Schaum la cita. Il signor René Oberthur, il fortunato acquirente della magnifica collezione di Carabicidi del Barone di Chaudoir, mi scrive averla trovata in detta collezione col nome di var. lugens Dahl. Io trovo che trattandosi di una varietà tanto distinta, non si dovrebbe ometterla nel catalogo delle specie Europee. C. littoralis var. aphrodisia Truqui. L’istesso giorno, nella medesima località presi pure due esemplari, di questa bella varietà scoperta dal Truqui nell’isola di Cipro, e che confrontata con degli esemplari di quest’ultima località, avuti dal Cav. Baudi, per nulla ne differisce. Cymindis fascipennis Kist. (Tav fe25) È questa una graziosa specie molto vicina della var. lineola della C. axillaris, trovata fin ora in Francia (sulle rive del Mediterraneo), ed in Spagna (Carta- gena), che possiamo aggiungere alla fauna siciliana, avendone trovato un esem- plare nel 1873 sulle alture delle Madonie (Piano della Battaglia) (1700 m.) che allora credetti come quanti 1’ ebbero comunicata, una nuova specie. (C. Nebro- densis m. in litt.) ROBE. JRE Studiata oggi attentamente con la monografia di questo genere, del Barone di Chaudoir, (Berl. Ent. Zeit. 1873) mi soho convinto che ha tutti i caratteri ivi descritti e che distinguono la faseipennis. Chlaenius vestitus var. Oreteus Ragusa. nov. var. (Lavori cao) Questa bellissima varietà, creduta anche una nuova specie da quanti l’ebbero da me comunicata, pur non di meno al momento di pubblicarla, non posso de- cidermi ad elevarla a specie, non sembrandomi sufficienti i caratteri che la di- stinguono. Non ne posseggo che due soli esemplari raccolti al fiume Oreto presso Pa- lermo, ed entrambi offrono tutti i caratteri del vestitus Payk. ma se ne distin- guono per l’assoluta mancanza del disegno giallo che dovrebbe ricoprire 1° apice delle elitre, che hanno alla loro volta il margine appena colorito di giallo, con le gambe in gran parte nere, invece di gialle come il tipo. Poecilus cupreus var. Reichii Waltel. Da attento esame fatto, risulta che tutti 1 P. cupreus Linn. trovati in Sicilia, sono invece la var. Reichii. Gli autori che scrissero d’avere il cupreus di Sici- lia, 10 credo si siano ingannati, almeno tutti gli esemplari da me veduti, (e non sono pochi, essendo l’insetto poco raro) appartengono tutti alla var. Zeichit e non ho mai trovato nè visto il tipo. Philhydrus Agrigentinus Rottb. (Tav. I. fig. 4.) Nella lista dei coleotteri da me raccolti all’isola di Pantelleria, e pubblicata nel Bull. Ent. Ital. Anno VII, figurava il PAWAydrus politus Kust. che raccolsi ab- bondantemente nel lago dell’isola, e che comunicato allora all’illustre de Kiesen- wetter, lo ritenne una bellissima nuova specie, alla quale in seguito di ciò , 10 imposi il nome di P. Cossyrensis m. in ltt. Studiatolo trovo che è la caratteristica specie Agrigentinus, scoperta dal Rot- tenberg nel 1869 presso Girgenti. E una specie facile a riconoscersi per le spe- ciali macchiette triangolaii vicino agli occhi, e per la finissima punteggiatura che ricoprono il disopra dell’insetto. Adelops Destefanii Ragusa. nov. sp. (Tav. I.. fig. 5 e 6) Brunneo-testaceus, oblongus, postice attenuatus, parum converus, strià su- turali fere nullà, elytris laevis, pubescentibus, antennis gracilis, tarsis marts 5-articulatis. Long. mill. 2 12. PO DSS Di un bruno testaceo, ricoperto di una pubescenza abbastanza forte di un grigio- giallo. Le antenne non sono lunghe, arrivando appena alla base delle elitre, con l’ottavo articolo assai corto. Il torace molto convesso. Le elitre sono quasi senza stria suturale, ed è uno dei caratteri che la fà distinguere facilmente dalle specie vicine, oltre la sua grandezza. Deve prendere posto vicmo al farsalis Kiesw. al quale rassomiglia molto per la grandezza e la pubescenza, ma ne differisce per le antenne meno lunghe nella specie siciliana. E il solo rappresentante, di questo ricco genere, finora trovato in Sicilia, e l'ho scoperto nel mese di gennaio anni sono, alla Navurra presso Altavilla, ove ne raccolsi quattro esemplari sotto le pietre. Dedico questo nuovo Adel/ops al compagno fedele delle mie escursioni, al si- gnor Teodosio De Stefani, in segno di riconoscenza per tutte le belle specie delle quali ha voluto generosamente arricchire la mia collezione. Eretmotes Palumboi Ragusa. nov. sp. Convexiusculus, brunneo-testaceus, nitidus; antennis ferrugineis; fronte de- pressa, cordiformis, puncetata, lateribus suberecta ; prothorace punctato, ante scutellum foveolato, lateribus pubescentibus; elytris subtiliter punctatis, striis dorsalibus prima integra, secunda et tertia abbreviatis , lateribus pubescen- tibus. Long. 2-3 mill. Arrotondato, convesso, bruno rossastro, lucente, densamente puntato con le antenne ferruginose; la fronte leggermente rivoltata ai bordi; il protorace è tran- sverso convesso, con gli angoli prominenti, e vicino ad essi, una fossetta subtrian- golare molto distmta allungandosi in una impressione oblonga, è tutto ricoperto al lati, e là dove i punti sono più marcati, di una pubescenza giallo-setosa ab- bastanza lunga. Le elitre sone più larghe del torace, e molto più larghe che lunghe, assai con- vesse, con tre strie dorsali delle quali la prima è intiera, la seconda interrotta ai due terzi dell’apice, e la terza alla metà delle medesime; sono ricoperti di una punteggiatura finissima con dei peli simili a quelli del corsaletto sparsi lateral- mente e terminando quasi in un ciuffetto alla base. Le gambe sono ricoperte della medesima pubescenza del corsaletto ma è più corta. Somiglia molto all’Zbericus Bris. dal quale differisce per la pubescenza e la punteggiatura delle gambe. Scoprimmo questa interessante specie, assieme al Cav. Baudi, nel bosco della Ficuzza nel maggio scorso; la ripresi pure nei boschi presso Castelbuono. Vive con una formica nera sotto le pietre. L'ho dedicata al mio amico il Professore Augusto Palumbo, di Castelvetrano, al quale la fauna siciliana deve molte specie interessanti. Meglio A Agrypnus Himerensis Ragusa. nov. sp. (Tav. I. fig. 7 e 8). Nigro-piceus, breviter tenuiterque, cinereo-pilosus ; fronte antrorsum im- pressa; protorace, confertim lateribus confluenter punctato ; elytris punctato- striatis, interstitiis punctatis; pedibus rufescentibus Long. 28-30 mill. lat. 6-8 mill. Nero bruno, con le antenne e le gambe rossastre, rivestite d’ una pubescenza corta. Le antenne col secondo articolo metà del terzo, che è un poco più stretto del quarto. Il protorace convesso densamente punteggiato ed i punti assai più mar- cati sui margini, più lungo che largo, presentando longitudinalmente sul disco una strisc'a elevata che termina presso il tubercolo con una leggiera limea incavata; i lati sono arrotondati, carenati posteriormente quasi nei due terzi, con gli angoli acuti. Lo scutello è infossato. Le elitre sono un poco più larghe del protorace, convesse, striate, con le strie puntate e gl’intervalli finamente punteggiati. Il disotto è meno scuro del disopra. Questa nuova specie, di un genere nuovo per l'Europa, rassomiglia all’A. n0- todonta Latr. (che trovasi al Senegal, nell’ Egitto meridionale, in Nubia e forse in tutta l Africa intertropicale) ma ne differisce oltre che pel colorito assai più scuro, per la punteggiatura degl’intervalli delle elitre, per la forma del corsaletto meno convesso e più allungato, con gli angoli più corti, e per la forma delle elitre pure meno convesse. Questo insetto vive a Termini Imerese nell’agosto e settembre. Lo vidi per la prima volta nella collezione di Baldassare Romano nel 1870, ove figurava col nome di Agrypnus conspersus De)., ma lo ritenni allora um’insetto esotico; nell’Agosto scorso lo rividi nella collezione del Prof. Ciofalo, il quale dicevami non essere l’insetto raro, tanto che i ragazzi si trastullano a farlo saltare, chiamandolo vol- garmente « arriminagghia ». Mi fu impossibile di scoprirne, ma giorni dopo per mezzo del Sacerdote Carmelo Palumbo, m’ebbi dal Prof. Ciofalo il tanto desiderato insetto in sei magnifici esemplari. Credo utile di tradurre un brano di lettera direttami dal Dottor Candèze riguardo a questa interessantissima scoperta. « Il vostro Agrypnus è eccessivamente interessante. « Assai curioso come habitat, ma il fatto è comprensibile, trovandosi in Africa «una specie assai vicina della vostra, V A. notodonta , Latr. assai sparsa dal « Senegal all’ Egitto. Non se ne sono ancora trovati in Algeria, nemmeno nella « zona sahariana, non dubito però che un giorno se ne trovino a Tripoli che « possiede qualche forma tropicale. La scoperta d’ un Agryprus in Sicilia è un « fatto che mi fece immenso piacere di conoscere, è un fatto nuovo, ma che non « deve sorprendere vista l’esistenza del genere, nelle vicine coste mediterranee, com- « presavi la Siria, dove rinviensi VA. judiacus R. Conoscevamo già della Cri- ve SL «mea una forma intieramente asiatica }’ Al/aus Perreysi, che è pure dell’India, « ece. ». Di queste sorprese la Sicilia meglio esplorata, chi sa quante ce ne riserva e dobbiamo solo sperare che aumentando il numero degli entomologi siciliani, queste scoperte vengan fatte da noi, anzichè dagli stranieri. (Continua) ’ —_——_T_T—*TNIANASNSZS_ 7 —__ STUDII SU PIANTE CRITICHE RARE 0 NUOVE DELLA FLORA DI SICILIA Aira Todari Tin. ined. in Herb. H. Reg. Bot. Pan. Top. Adn. ad Ind. Sem. H. Bot. Pan. ann. 1859. M. Lo Jac. Veget. Is. Eolie A. divaricata Top. et Jorp. pl. exsice. (an Pourr. in Act. Toul?) Dopo avere esaminato sul vivo un gran numero di piante delle varie località come di Ficuzza, di Mirto (Tod.) ete.; coltivate le piante prodotte dai semi da me raccolti sul cono di Stromboli, ed averle confrontate con le diverse forme della A. caryophyllea Lin. che noi ci abbiamo dalle località montuose della parte Set- tentrionale della Sicilia ove nei luoghi arenosi elevati ed aprici questa pianta è oltremodo copiosa, io sono indotto a credere che la A. Todari pochissime differenze presenta colla A. caryophyllea, onde possa meritare una distinzione specifica. Se guardiamo la pianta dei luoght ombrati, ed umidi come di S. Guglielmo al Capo dell’Acqua (Castelbuono, suolo arenoso), o di Ficuzza all’Acqua della Balata (Pizzo Nero) noi troviamo le pannocchie molto ampie a rami allungati, dai peduncoli, e dai pedicelli che superano da 5-6 volte la lunghezza delle spighette, e tutti for- {emente divaricati, e la pianta del tutto priva come le glume, del colorito porporino roseo. Se vediamo però le forme dei luoghi solatii, che addippiù presentano le pannocchie a rami eretti e contratti, poco o nulla divaricati, i pedicelli più abbre- viati, li culmi lunghi pochi pollici e tutte le parti vivamente colorate noi non tro- viamo più alcun distintivo per riconoscere la A. Todari dalla caryophyllea. Que- ste piante sono del tutto simili alle forme dell’Europa settentrionale e temperata, come di Svezia, di Olanda, etc. Non c'è dubbio che se la A. caryophyllea si conservasse sotto la forma testè cennata e quale generalmente è descritta dalli vari autori, con i culmi bassi li rami fiorali eretti e quasi fastigiati sino alla maturità, i pedicelli brevi le spicule approssimate, la forma di Ficuzza, di S. Guglielmo, di Mirto (Tod.),per li LEO rami tricotomi dall’origine della inflorescenza stessa, tutti sino ai pedicelli forte- mente divaricati, ’ Azra Todari sarebbe egregiamente distinta dalla caryophyllea. Ma fra l’una forma e l’altra vi sono tutti gli stadi imtermedii. Del resto sia nel- l’una sia nell’altra forma nè la struttura delle glume nè quella delle palee nè le scabrosità di queste, che occupano la parte inferiore delle palee, nè le proporzioni delle areste offrono caratteri differenziali, nè tampoco è di rilievo il colorito delle glume e di tutte le parti, che dipende come chiaramente ho veduto dalla esposi- zione. Onde riassumendo, per le piante di Mirto, di Ficusza (Acqua della Balata) di S. Guglielmo (Capo dell’acqua) che sono le forme le quali sono state ritenute giustamente distinte dalla caryopAyllea, noi potremmo dire siccome Tineo stesso segnava sulle schedule di quelle di Mirto, che differiscono per la pannocchia am- pia per i peduncoli allungati che superano da 2 a 6 volte la lunghezza delle glume, e fortemente divaricati. Le altre forme di Stromboli, e degli altri luoghi aprici arenosi di Castelbuono Acqua della Sempria e Bosco non possono assolutamente separarsi dalla specie Linneana. Il Prof. Hackel al quale io rimetteva le piante dell'Acqua della Sempria, dubbioso se avessi da ritenerle per la specie del Tineo, mi scriveva che non vedeva in esse che una mera forma della caryophyllea. Del resto anche Gussone nel citare le stesse località di Stromboli etc. dove si trovano queste forme che traggono in ambiguità, mostra di averle conosciute e ritenute del tutto identiche alla caryophyllea. Se poi la A. Todari volesse specificamente esser distinta, credo nel leggere la diagnosi della caryophyllea nella Flora Francese del Grenier e Godron, che il nome del Pourret di A. divaricata rappresentando probabilmente la stessa nostra pianta, dovrebbe in tal caso essere preferito per le leggi della priorità. Le specie A. aggregata Timer. e A. multiculmis Dumort. (A. caryophyllea var. multiculmis Schultz Herb. Norm. N. 584) più che la nostra A. Todari, me- ritano essere distinte dalla A. caryophyllea, e ritenute come buone specie. L’A. aggregata del sig. Gautier della località Couzieeres (Rhòne Francia) non è la specie del Timeroy ma una forma del tutto quasi identica alla A. Todarti. Hordeum Winkleri ITack. Oesterr. Bot. Zeitsch, 1877 p. 49 M. Lo Jac. PI. Sic. rar. exsice. N. 981 UH. secalinum Pers. Guss. Jc. et Descript. Plirar p. 58 tab. 11! Prodr. fl. Sic. I p. 143 et. FI. Sic. Syn I p. 63 (non ScHREB.) H. Secalinum ScureB. B. annuum WiLLKk. et Lance Prodr. Fl. Hisp. vol. I p. 103 H. maritimum Wiru. BertoL. ParL. Fl. Palerm. p. 244-246 et FI. Ital. vol. I p. 522 ex parte! H. Gussonianum Parl! in obs. in calce diagn. H. ma- rum il. ce. Della identità di questa specie che fu dapprima notata dal Gussone nella sua opera Icon. Descript. ete. ed illustrata nella tavola 11 di questa opera sotto il nome di 77. secalinum Pers. (non Schreb.), colla specie spagnuola distinta dallo Hackel sotto il nome di Winkleri non ho alcun dubbio, avendo avuto dal Chia- rissimo autore i saggi da lui stesso raccolti in Ispagna a Villafranca del Vierzo (Leon) e poi avendo egli stesso veduto le piante da me raccolte in Ficuzza. Sul riguardo alla pianta di cui ci occupiamo c'è da osservare che il Gussone ll = sotto il falso nome di secalinum di Pers (non Schreb.) fu primo ad illustrare nelle sue Ic. PI. Rar. questa specie che distinse dall’altra molto affine VA. mari- timum; poi nel Prodromo e nella sua Flora Sicula Syn. egli venne a far rilevare i caratteri che la distinguono dal maritimum, sebbene nella sua diagnosi siccome fa osservare il sig. Hackel egli riporta, forse per un /apsus calami, delle frasi inesatte che valsero certamente a confondere per qualche tempo col maritimum quel che tanto bene egli avea rilevato nella sua figura delle Plantae Rariores. Non pertanto basandosi sulle osservazioni del Gussone, il Parlatore sin dalla pu- blicazione della sua Flora Palermitana (1845) e poi nella Flora Ital. (1848) mostrò di avere conosciuto l'odierno Winkleri, e per la figura Gussoneana e per l'esame dei saggi, e nell’istesso tempo che per le proprie vedute egli riuniva il secalinum di Guss. all’. maritimum Wirth. (FI. Pal.; FI. Ital.) egli avvertiva che qualora la forma che col Gussone egli notava, volesse ritenersi una specie distinta, biso- gnava dell’7. Secalinum di Gussone, costituire una nuova specie sotto il nome di H. Gussoneanum. Onde a rigore io credo che l H. Winkleri per i dritti di priorità debba mutare questo nome per quello che Parlatore diede alla specie pre- sentata oggi da Hackel. Sotto qual si voglia nome la pianta in parola è una ben distinta specie che al contrario del maritimum che da noi si trova nei luoghi essenzialmente marittimi come a Lentini, Casteldaccia, Mineo, (Piano dei Margi), cresce copioso formando dei prati di una singolare bellezza nelle parti montuose, essendo esso sinora co- nosciuto dai soli luoghi di Zieusza ove io lho raccolto come al Cueco (1879) nel piano dell’Abbeveratura a 1000 e pochi metri sul mare, e lì presso nei prati montuosi di Casotta (6 Junio 1880). Melica Cupani Guss. Suppl. ad Prodr. p. 17, et FI. 20 Svn 141, (ex parte) ParL. Fl. Palerm. (ex parte) FI. Ital. vol. I var. breviflora ParL. l. c. Tin. in Herb. Hort. Reg. Bot. Pan. M. Lo Jacono PI. Sic. rariores exsicc. Num. 6. La forma tipica è molto diffusa nelle montagne le più elevate dell’Isola. Essa è una specie delle regioni australi del Mediterraneo, essendosi trovata anche nel- Africa Boreale, e dovendo ritenersi, siccome ora dirò, propria anche alla parte meridionale di Spagna. La specie affine la M. nebrodensis sembra propria delle regioni più temperate, essendo abbastanza rara in Sicilia, e spingendosi sino in Germania nel Palatinato Bavarese (secondo i saggi dell’Erbario Schultz) ed anche in Francia secondo Gren. et Godron. La var. breviflora presenta sufficienti carat- teri per distinguersi anche specificamente dal tipo. Se non le consento questo tale titolo ora, si è per sottostare al parere dell’Egregio sig. Professore Hackel che non ha creduto riconoscervi caratteri tali da permettere la instituzione di una novella specie — Però ritornato allo studio di questa forma rarissima, credo utile notare quali siano le differenze che passano tra essa e la Cupani, ag- giungendo alcune osservazioni sul valore di esse. Diremo da principio che fra la M. nebrodensis Parl. e la M. Cupani pas- sano positive differenze, onde queste due piante sono ritenute specie distintissime; però su quella principale della quale tanto Gussone che Parlatore fanno risaltare Mme 5 / l’importanza, cioè dei caratteri che presenta la paglietta inferiore, in quanto al modo precisamente come i peli la rivestono, pare che non ci sia tanto da fidare perchè nelle forme della Cupani che ora citerò, questo indumento è variabile. Trovo infatti che nel tipo i peli sono sparsi ugualmente, siccome gli autori riferiti dicono, tanto sul dorso che nel margine; nella varietà breviflora, questi peli sono nume- rosissimi nei margini ma molto meno copiosi sul dorso, nel mentre in una pianta di Spagna, evulgata dai signori Huter P. et Rigo sotto il nome di nebrodensis mancano assolutamente i peli caratteristici sul dorso e si limitano nei soli mar- gini. Era facile che pel caso della pianta in quistione i signori prelodati cades- sero in errore, seguendo i precetti del Parlatore; però alla maturazione delle spi- ghette le palee della M. nebrodensis sono tuberculate e scabre, mentre così mai si trovano nella Cupani e sue forme. Fatta astrazione di questo carattere secon- dario le differenze più salienti della varietà breozflora, possono riassumersi: nella densità dei cespiti che formano una quantità di culmi robusti, fermi, eretti, profon- damente scanalati, nella vagina delle foglie supreme molto allungata, alquanto turgida che ravvolge sempre la base della pannocchia, onde è questa massime pria della comp'eta antesi in gran parte inclusa, mentre l’apice della parte lami- nare (in quelle di Spagna massimamente) supera per un certo tratto l’apice della pannocchia. Questa è tutt'altro che semplice, ed unilaterale, anzi mostra il salien- tissimo carattere di un’abbondante produzione di ramettini, e questi rami svolti per tutti i versi dell’asse principale rendono la pannocchia densissima, composta, e non unilaterale. Le spighette sono numerosissime, le parti di cui essi sono composte sono più piccole del tipo, però le loro proporzioni sono identiche colla M. Cupani (secondo Hackel nella M. Cupani la gluma inf. è 6-7 ®.®., gl-super. 9 ®."., palea infer. 8 ".,".; nella varietà le stesse sono 5; 5; 8; 7;) Le glume non sono insensibil- mente attenuate, l’esterna è molto larga, è ovale, tutti e due dai margini larghissimi membranacei, verso l’apice quasi bruscamente si attenuano, divenendo acuminate. Le nervature della gluma esterna sono poco visibili, tutte le parti non presentano quel colorito porporino-violetto, anzi sono straminee, e argentine. All’ unico fiore fertile succede un corpuscolo pedicellato risultante da 2 pa'ee, informi, vacue, accartociate, la cui forma è di un piccolo cilindro obconico troncato all’apice. Delli caratteri che presenta questo corpuscolo, Boissier si avvalse per stabilire le differenze. che pas- sano tra la dubbia sua M. Rumilis di Spagna, con dubbio ritenuta uguale alla breviflora dal Parlatore, e la Cupani; ma io credo che è azzardoso lo stabilire differenze specifiche su questo composto di organi rudimentarii che nell’ asse fiorifero delle Graminacee in generale e delle Meliehe in ispecie, secondo il suo maggiore o minore grado di evoluzione, o di estenuamento, è più o meno accor- ciato ed imprime di conseguenza delle variazioni nel numero delle palee vacue, e nella forma di esse, sia in diverse piante sia nelle spighette dello stesso piede. Nella M. Cupani esiste un solo fiore fertile, li altri due sono sterili e ridotti l’uno ad una paglietta di diversa forma della paglietta fertile che si accartoccia attorno ad un rudimento di palea formando tutte e due il corpuscolo obconico al quale accennammo. Anche ciò si osserva nella var. brevtflora, ma nella pianta tipica MB] po avviene delle volte che fra il fiore fertile ed il corpuscolo si sviluppa un’altra pa- glietta anch’essa vacua, ma salvo le proporzioni ridotte essa è del tutto simile del resto alla paglietta fertile Questo accorda con quanto dice il Boissier della stessa IM. Cupani, Hackel dice invece che in questa come nella ARumilis tutte le pagliette sterili sia 2 sia 3 hanno tutte la stessa forma troncata e sono riunite per formare il corpuscolo il quale è piriforme nella M. Rumilis, oblongo-cilindrico nella Cupani. A mio senso tutti e due possono aver ragione, poichè pur mancando quella paglietta simile alla fertile che io ho visto nella pianta tipica, può esistere una 5 paleola che fa parte del corpuseolo e che allora ha la stessa forma delle altre vacue, essendo essa in un ordine superiore e perciò interamente modificata e rudimentaria. Comun- que sia, non è in questi organi che si possono attingere i caratteri specifici nelle Graminacee in generale e certo nel caso presente. Le differenze della varietà in quistione hanno tanta maggiore importanza, in quanto questa si trova riprodotta quasi a pelo in altre regioni, mostrando così di avere non già un carattere me- ramente locale, ma invece di vera specie con estesa area geografica, poichè nella pianta evulgata dai Signori Huter P. e Rigo nel viaggio del 1879 in Ispagna sotto il nome di M. nebrodensis si deve riconoscervi quasi la perfetta nostra M. Cupani breviflora. Il carattere della paglietta e dei suoi peli risultando adunque fallace, è neces- sità stabilire quelle norme per le quali potere riconoscere meglio le dette forme e nell’istesso tempo notare quali variazioni l’indumento presenta nelle stesse ; di- stingueremo perciò la : Melica Cupani Guss. Suppl. ad Prodr. p. 17 et FI. Sic. Syn. 141 ex parte. ParL. FI. Palerm. ex parte. Fl. Ital. var. breciflora Park. 1. c. Tin. in Herb. Fl Reg: “Bot6Panti!M, Lo Jaò, Pl: Sie. fam exion. IN: 6 Coespite denso culmis validis erectis rigidis, vagina foliorum summorum tan- tum ampliata basi paniculae occultante, apice laminae ipsam superante, panicula densissima, ramulis numerosis (rhachi adpressissimi) composita, aequale non se- cunda! gluma inf. ovata acuminata parce laeviterque nervata, sup. magis an- gustata acuminataque, utraque margine latissime nitidissime membranaceis, palea inf. undique longe ciliosa pilis marginalibus plus quam in dorso copiosioribus, (sic ut dorsum fere nudum apparet) paleis vacuis binis rudimentariis, in corpu- sculo obconico apice truncato convolut s, spiculis concoloribus, nitidissime argen- teo-stramineis. In sarosis calcareis montosis elatis aquilonem spectantibus, in M. Busam- bra loco dieto Coste del Cappone legi 16 Junio 1878. var. malacitana Mini M. nebrodensis Hurer P. ET Rico PI. exsicc. ex Hisp. Ann. 1879 N. 765 (non Part. !) Habitu omnino praecedentis vaginis infimis glabratis, palea inf. ad margines longe ciliosa dorso nuda, laevissima ! obscure 3-5 nervata, paleis vacuis 2-8 in corpusculo obl-cylindrico apice truncato convolutis. In locis lapidosis rupestribus Sierra Prieta parte sept. 1000 m. supra su- es. ih perf. mari in Regno Granatense Prov. malacit. I. P. Rico Iter. Hisp. Ann. 1879. Se poi si volesse, come io credo che riuscisse più consonante al vero, ritenere la M. Cupani breviflora una specie distinta, questa dovrebbe chiamarsi M. Ti nei, da chi prima la distinse nelle sue schedule, e la forma di Spagna sarebbe perciò una varietà della medesima da chiamarsi var. malacitana, il cui carattere essenziale si è d’avere la paglietta nuda sul dorso. La M. Nebrodensis dell’ Er- bario Norm. Schurz N. 772 cent. 8(M. ciliata ScnuLtz FI. Pfalz 536. M. glauca ScuuLtz) di Nerscheim (Palatinato Bavarese) è del tutto identica alla pianta del PARLATORE, rara da noi, di cui ho sott'occhio l'esemplare originale. Knautia hybrida CouLtER. Dips. p. 30 D. C. Prodr. IV, p. 650, A. integri folia Bert. FI. Ital. II, p. 32 incl. var. 8 Guss. FI. Sic. Syn. I, p. 170 fo- liis nimis integris !) Scab. integrifolia Lin. D. C. FI. Fr. Scab. lyrata Lam. Ill. X. diodon PrEsL. et RoeM et ScH. Syst. veget. vol. 3 p. 371, X. bidens SierH. Fl. Graec. Borss. Fl. Orient. 3, p. 127 Trichera mutabilis ScaRAD. Dietro osservazioni fatte sulle piante vive raccolte in Sicilia sul littorale meri- dionale, trovò che sul proposito della A. integrifolta, si debba ritornare alle idee del Coulter, ritenendo questa siccome meno che una forma occasionale della Kn. hybrida. In un ristrettissimo angolo di terreno ho raccolto nei terreni aridi e so- leggiati, delli individui a foglie quasi tutte indivise, che per questo spiccato carattere io credei rappresentassero la vera integrifolia degli autori, poichè sim allora tutto quanto noi avevamo veduto in Sicilia, non poteva meritare tale nome, presentando ora più ora meno le foglie divise, ma li promiscuamente con questi individui a foglie intere o quasi, che erano quelli che per la loro bassa statura, la sem- plicità del loro fusto mostravano essere individui macilenti, perchè nati tutti af- fastellati, raccolsi altri esemplari robusti, ramificati ed a foglie lirate, che mi per- suasero come questo carattere della divisione delle foglie sia vario ed incostante nella specie ed in generale in tutte le specie di Dipsacee, onde è necessità non solo scancellare dal numero delle specie la A. integrifolia, ma anche smettere Vi dea che questa sia una varietà costante, e dovendo ciò fare, dobbiamo adottare per questa pianta polimorfa il nome di An. Aybrida del CouLTER coi sinonimi di Berr. e De CanpocLLe. In quanto ai sinonimi da me addotti di A. diodon e di K. bidens SigrH già per quest’ultimo CouLTER avea (1. c.) stabilito l’identità colla pianta pubblicata da lui sotto il nome di Aybrida; ma risorgendo nuovamente il dubbio se la pianta della FI. Greca fosse specie distinta, e se il carattere delli denti dell’involucello, d’onde questa forma trasse il nome, sia carattere valevole, dirò per mie speciali studì su questa famiglia che quest’organo nella parte che risponde al lembo, non può meritare specificamente che limitato valore. L’involucello nelle Dipsacee è per noi un vero caliculo e diremo giustamente con Gaeriner, un calice esterno perchè col fiore esso ha una grande attinenza 1° perchè sta immediato al calice proprio, nell’ordine dei verticilli, poi perchè se non risulta composto di un ugual numero di parti per quanto ne mostra il vero calice, è iso- mero col resto del fiore che ha una struttura tetramera. Nelle Anautie linvolu- cello è compresso (anceps); ma ciò non oscura interamente la sua struttura e i due spigoli sebbene compressi sono pur visibili, sia nelle quattro fossette che si alter- nano con queste, sia nelle 4 areste (lembo libero delle brattee) in forma di denti più o meno salienti che lo coronano. Nella XK. diodon la faccia dell’involucello che ha subito la compressione è per- corsa da una leggera prominenza, è questo lo spigolo più o meno obliterato che appena per un punto visibile lascia scorrere il suo apice libero nel lembo, ma questo rudimento di aresta è tanto poco saliente di fronte alle due areste delli due lati alterni con questi, che si ritengono come nulli, ed in vero l’involucello sem- bra bidentato. Nella hybrida tipica i denti degli spigoli compressi che percor- rono la faccia dell’involucello sono appena più scorrenti nel lembo, ma sicco- me i denti alterni laterali sono in proporzione più allungati anche in questo caso l’involucello potrebbe dirsi bidentato. Del resto sebbene due sono i denti che prevalgono sugli altri, (i laterali), fra questi, e quelli obliterati delli spigoli faciali scorrono connessi per una tenuissima porzione di lamina foliacea, altri denticciuoli che collegano in un lembo appena evidente li uni all’altri gli angoli, e che presentandosi più o meno dissociati o più o meno sporgenti rendono il ca- rattere basato su questa porzione di organo, incostante e recano oscurità nelle descrizioni. Nelle Anautie e nelle Cephalarie del numero dei denti non come nelle Scabiose e nelle varie sezioni di questo genere non c’è da farne assegna- mento. Eryngium crinitum Presl. Del Prag. Eryngium amethystinum var. dilatatum Brot. E. dilatatum Guss. et Auct. FI. Ital. (non Lam!) E multifidum Guss. Prodr. non Sibth. et Sm.) I Il Chiariss. Boissier fu il primo ad avvertire che la pianta di Sicilia, non chè quelle d’Italia australe non fossero VE. dilatatum del Lamarck che sembra esclu- sivo di Spagna. La pianta di Spagna di Pucho (Sierra Nevada) di Huter P. Rigo PI. exs. Hispaniae è rappresentata fedelmente infatti dalla figura del Delaroche. Le differenze tra VE. dilatatum e l’amethystinum sono troppo note, aggiungerei non pertanto alcuni caratteri differenziali salienti notati dal confronto di saggi au- tentici. L'E. dilatatum è gracile nell’aspetto, ha foglie quasi tutte radicali che formano una densa rosula, le cauline sono tutte ridotte allo stato di brattee, sono brevi, di- rebbonsi palmate se il picciuolo per come avviene nelle superiori, venisse a man- care, ma questo più o meno brevemente manifesto mostra la divisione essere pen- nata come nelle radicali. I capitoli sono pochi, molto appiattiti, l’assieme della in- florescenza non ha un carattere spiccato per come si è nell’ E. amethystinum in cui i molti capitoli assumono una disposizione corimboso-paniculata. Mancano nel dilatatum le spine supplementari che partono dalla precisa base delle foglie involucrali e quasi dall’apice dei peduncoli per come si è in quelle di Sicilia, mentre invece le spine che guarniscono queste foglie involucrali stesse, seguendo i loro margini si spingono sino ad 1]8 della loro lunghezza. Il colorito delle piante è variabile a secondo delle località in cui esse provengono. a L’E. amethystinum di Croazia (TaieLENS! RicHTER!) ha un fusto alto da 3 a 4 decimetri vestito di grandi foglie dalla lunga guaina intera nei margini o appena guarnita un pollice al disopra della sua inserzione di tenui spine pari a cigli. Le radicali sono del tutto bipinnatisette o subpinnatifide, le inferiori sole presen- tano i segmenti alla loro volta setti o per lo più divisi in 3 lacinie alla loro estre- mità. Tutti i margini sono guarniti di spinule. Mano mano poi sino a mettà del fusto le foglie vanno ingrandendosi e là sono alia loro volta pennate, ma massima- mente sono notevoli per la flaccidità delli segmenti lunghissimam ente dilatati in una lamina larga da 2 a 3 centim. in cui le nervature partenti sin dalla base del picciuolo scorrono parallelle. Le lacinie sono allungatissime e divaricate. Le fo- glie che occupano la mettà superiore del caule direbbonsi 3 0 5—sette accennando ad una nervazione palmatifida, ma che non è se non un’apparenza derivata dalla circostanza della mancanza del picciuolo o perchè la lamina si stacca subito dalla parte peziolare che abbraccia il fusto sotto forma di guaina o perchè li segmenti hanno una base comune di inserzione e sono molto avvicinati. L’ assieme della inflorescenza è un ricco corimbo, le foglie imvolucrali sono validissime le esterne munite propfio alla base di spinule che mancano nei loro margini. I capitoli sono ‘ovoidei o quasi conici, tutta la pianta è tinta di vivo azzurro. Le piante di Ri- mini (Caupisi), Sorrento (KraLIK), Bari (Bruni) dei Monti di Caserta (Guss) pre- sentano delle differenze da quelle di Croazia ma si riconoscono sempre come for- me dell’amethystinum. Maggiori differenze presentano quelle di Sicilia. Esse in- fatti in tutte le loro parti sono più robuste, le foglie cauline nella loro circoseri- zione hanno circa da 8 a 11 pollici di lunghezza e quelle dalla cui ascella par- tono i rami fiorali non ne contano meno di 3 non tenendo conto nell’uno o nel- l’altro caso della parte vaginale, tutte le partizioni della lamina sono appiatite, ed i suoi margini dappertutto muniti di spine valide e non innocue, mentre nelle piante di Croazia le spine non sono pungenti, hanno più il carattere di cigli. Del resto i caratteri fiorali, se non vogliamo tener conto delle lievi differenze nelle pro- porzioni tra i petali ed i sepali e nella forma dei sepali stessi o delle squame nella porzione inferiore del calice che sono in questa di Sicilia molto svilup- pate, non presentano distinzioni notabili. Credo dietro quanto accennano i signori WiLLkomm e Lance nella Flora di Spagna dover ritenere la pianta di Sicilia la specie che il PresL chiamò £. crinitum e seguendo gli stessi autori assegnare a questa il sinonimo di E. amethystinum var dilatatum del Brorero (Phyt. lusit. fig. 14) che io non conosco. Peucedanum nebrodense Nym. Syll. 153, et Consp. FI. Eur. p. 287. Ptero- selinum nebrodense Guss. Syn. FI. Sic. I p. 356. Zmperatoria Chabraei Guss. Prodr. I p. 868 (non Spr. nec Bert.) Pastinaca selinoides Vis? Questa rarissima umbellifera fu da me raccolta in frutti nei primi giorni di set- tembre dell’anno passato nei luoghi elevati dell’altipiano delle Nebrodi e precisa- mente nella località intesa Costa dell’Oro non lungi dallo Sparviere, ove in quel- l’epoca quando tutto è secco anche negli elevati monti bruciati dai calori estivi, ass'eme all’ Artemisia camphorata Vir. costituisce la scarsa vegetazione dei = luoghi sassosi piani ove si accamula un magro strato di suolo argilloso. La tarda fioritura di questa pianta in una epoca quando in generale la nostra Isola, e le Nebrodi in ispecie non attirano i naturalisti l’avea reso, dacchè Gussone l’ebbe pel primo descritto, un soggetto quasi sconosciuto, e la mancanza dei frutti dal Gussone stesso ignorati non avea permesso stabilire il valore generico di questa pianta. Ora dal loro esame ho potuto rilevare che eliminata ogni affinità col genere Palimbia (Chabraei), Imperatoria, per come Gussone nel Prodromo e BerTo- LONI (Fl. Italica) riteneano questa pianta, col Nyman essa non si può separare dal vasto genere Peucedanum. Il genere Pteroselinum secondo fondato dal RercHENBAcH (Flora Germ. escurs. 453) non presenta alcana solida base per distinguersi dai veri Peucedani ai quali io riferisco la specie del Gussone. Infatti si sa che le variazioni che presentano le vitte nelle faccie dei mericarpii che spettano alle commissure, sia per la loro lunghezza, sia per la loro direzione, e pel posto che occupano in questo piano, sia anche pel loro numero, hanno luogo anche nelli stessi frutti di un medesimo in- dividuo, e che la loro appariscenza dipende dal maggiore o minore sviluppo delle cellule che formano questi canali oleo-resinosi, e dallo spessore dello strato che li ricopre. Le specie del Genere Pteroselinum siccome | intendeva REICHENBACH presentano nel loro abito una disparità tale che di leggieri si può giudicare che il carattere preso in considerazione è al massimo grado artificiale. Sotto il nome di Palimbia ora gli autori comprendono una o due sole specie che si allon- tanano dai Peucedani e rientrano piuttosto nel genere Ferla. Adunque sembra che genericamente lo Pfteroselinum nebrodense sia da ritenersi un vero Peuce- danum. Per i caratteri specifici che qui appresso fo rilevare sembra anche do- versi ritenere questa specie distinta dalla Palimbia Chabraei (Aver. vETER.) e ciò anche contro l'opinione del BerroLonI. Noi non abbiamo sott'occhio buoni esem- plari della P. Chabraei, abbiamo però buoni saggi del Peucedanum petraeum KocH (Fiume SrRroBL ) che dal BerroLoNI per forti motivi è creduto identico della P. Chabraei della Pastinaca selinotdes di Vis. In questa pianta noi non sappiamo vedere in alcun modo la specie delle Nebrodi abbenchè fra tutte le al- ire specie di Peucedani di Europa sia questa, quella che maggiormente si appros- sima per l’abito alla nostra. Ecco la descrizione fatta su piante vive e su una quantità di piante fruttifere raccolte sulle Nebrodi nell’anno scorso. Radix lignosa crassa tortuosa profunde descendens, caulibus numerosis coespi- tosis foliis radicalibus longe petiolatis, petiolis, crassiusculis in vaginam tenuem dilatatis, limbi circumseriptione oblonga, foliolis sessilibus ovatis, pinnatisectis, segmentis subcuneatis pinnatifidis, in lobulos obtusos plerumque 3-partitis , cau- linis valde polymorphis perpaucis , petiolis late dilatatis plerumque in lacinias integerrimas aristatas divisas, laciniis persaepe satis elongatis linearibus summis limbo orbatis ; ramis firmis gracilibus longissimo tractu nudis, erectis, vix sul- catis, umbella inaequaliter radiata involucro destituta, umbellularum radiis coadu- ZZMRR= natis, floribus parvis condensatis, petalis extus insigniter rubellis, phyllis involu- cellorum filiformibus subulatis, radiis in fructu contractis, fructibus ovalibus vel tantum oblongo-ellipticis, mericarpiis compresso-planis ovato-ellipticis, marginibus membranaceis nitidis angustissime cinctis (juga commisuralia) jugis dorsalibus 8 versus apicem prominulis inferne omnino obsoletis sub lente tantum manifestis vittis 4 filiformibus, fuscis, interjectis (vittae, marginales saepe versus medium fru- cti evanidae) commisuralibus omnino carentibus. Opopanax Chironium Koch in D. C. Prodr. 4 p. 170 Guss. FI. Sic. syn. I. p. 301. Boissier distingue lO. orientale dall’O. Chironium, di cui ce n’è una esatta fi- gura nelle Ilustr. di Gouan, per aver quest’ ultima specie il frutto dai margini più angusti delle vallecule, queste visibilmente 3-vittate , con 12-14 vitte nella faccia commisurale, i fiori gialli, il lobo terminale delle foglie indiviso. L’O. orien- tale a cui si assegna la figura della Flora Greca, ha invece i margini dei meri- carpii che superano per la loro larghezza lo spazio interjugale, le vallecule 1-vit- tate, la commissura con 6-7-vitte, i fiori aranciati, il lobo terminale 3-setto. La pianta di Cipro (Sintenis) è ben l Op. orientale, ma non è la pianta di Sicilia. La descrizione di Gussone si riferisce al comune O. Chironium. Con ciò non intendo contradire l’ esistenza della specie sudetta in Sicilia, ma sinora tutte le piante delle svariate località che io ho osservato si riferiscono all’O. Chironium. Questa pianta comune in Sicilia è abbondante nelle contrade montuose, e sulle Nebrodi specialmente nelle praterie che stanno sulli versanti N. O. dirimpetto le valli formate dai Monti di Isnello e di Collesano, allo Sparviere, alla Colma Grande ete. ove è gregario, e succede nella fioritura, al Prangos ferulacea allietando da Luglio sino ad Agosto quelli alpestri luoghi coverti di un manto del più bel ran- ciato. = RSS 7 SUL TITONIO DELL'AQUILEJA E IL CORALLIANO DELLE MADONIE MEMORIA PALEONTOLOGIA ANTONIO DE GREGORIO I fossili seguenti provengono per la maggior parte dal calcare titonico di Con- trada Aquileja e Ruccazzu tra Isnello e Castelbuono, dalla zona a Terebratula ja- nitor così stupendamente illustrata dal Prof. Gemmellaro. Non mi trattengo qui della giacitura, nè tampoco della stratigrafia poicchè gli appunti presi nella mia rapida escursione vengono pubblicati nel Bullettino del Club Alpino It. nè giova ripeterli. / [fon Dirò solo che di grande importanza è lo studio di questo nuovo bacino titonico, sì perchè contiene qualche specie che non si trova nei dintorni di Palermo ; sì ancora, e maggiormente, perchè è intramezzato da banchi di coralli i quali pos- sono fornire preziosi documenti per determinare le relazioni fra il coralrag del Giura superiore e il Titonio. Tanto più che se ne ha un riscontro nella fauna del monte Cavallo già così bene studiata e descritta dal Pirona, ed ora dal D’Acchiardi. Vi ho unito anco i corallari da me ritrovati a Pedagni, località molto vicina all’Aquileja, e taluni altri raccolti sulle alte Madonie a questi ultimi somigliantis- simi; e ciò per tre fatti di molto rilievo, che non ho però ancora bene appurato. 1. Im cima a pizzo Antenna fra un banco di coralli ho rinvenuto un frammento di gasteropodo nel quale mi è parso riconoscere la /tieria Cabaneti MatH. 2. Tra i medesimi strati coralliferi, sì di Pedagni che delle alte Madonie mi è parso intravedere qualche piccola jrudista. 8. Nel titonio dell’Aquileja ho rinvenuto qualchecorallario similissimo a taluno della zona di sopra notata. Si tratta insomma di sincronizzare la fauna corallina di Pedagni-Madonie al titonio dell’Aquileja,o agli strati sottostanti al medesimo, ovvero infine (come le os- servazioni precedenti tenderebbero a dimostrare) a una zona del titonio superiore finora non conosciuta in Sicilia. Io sono naturalmente ben lungi dal voler qui risolvere tali quistioni disponendo di criterì troppo scarsi fondati su poche specie in cattivo stato, e su osservazioni fatte di sfuggita in una escursione alpina. Pochi giorni sono ero andato per fare una nuova e più accurata ispezione delle Madonie, ma per le ragioni esposte nel mio lavoro sulle argille scagliose di Ca- stelbuono dovetti desistere. Devo per ora adunque limitarmi ad un catalogo ragionato delle specie rin- venute. Esso comprende in massima fossili del titonio dell’ Aquileja, pochissime del titonio di Valata Alloro — Per le ragioni esposte di sopra ho ereduto inoltre aggiungervi quei pochi corallari raccolti a Pedagni e sulle Madonie osservando le varie località, senza però toccare della loro sincronizazione. Intorno a questi ultimi devo soggiungere : 1° non si tratta che di poche spe- cie, però di gran diffusione e sviluppo ; infatti la Ceriopora sicula n. sp. e la Septastrea colturensis D’ Acch, si trovano dappertutto; 2° il loro stato di conser- vazione non lascia giudicare con sicurezza della loro identificazione, che non può esser basata se non che sull'esame di parti minute e delicate, prime ad alterars i. | Ceriopora ? sicula n. sp. —Variamente globulosa, massiccia, a strati concen- trici, struttura interna molto simile a quella delle Fenestelle p. e. la retiformis di un piano immensamente più antico. É comune dappertutto sulle Madonie. Ne ho preso esemplari proprio sulla cresta più alta, a Pedagni e su a valle Nasca (Montagna Gal fina). Ha qualche analogia con la C. Zandrioti Micn.— Appar- tiene probabilmente a un genere nuovo che potrebbe ben portare il nome di Ne- brodensia. 50682 * Astrofungia cidariformis n. sp. Globulosa, massiccia, a strati concentrici pun- teggiati, con calici equistanti da rassembrare a impronte di aculei. Non vi si di- stingue columella, ma qualche setto raggiante. —Alla parte inferiore è appianata e dà l’aspetto del g. Comoseris. Non ho che un esemplare di questa interessan- tissima specie che per la forma dei calici e la loro disposizione richiama la Zsa- strea explanata Epw e per la faccia inferiore impiantata alla roccia la Comoseris irradians Epw. È un fossile enigmatico nel quale, forse troppo arditamente ho creduto ricono- scere un genere nuovo. Loc. Ruccazzu. * Anabacia orbitulites Lamour. sp. aff. Piccolo incerto esem plare. * Latimaendra orbitulites D’Accn. * Losmophyllia subcylindrica Mic®. (in D’ORB). » retorta Micn. sp. aff. Loc. Valata Alloro. * Stylina irradians D'Accn ? Esemplare di forma digitata, di resto identico. Loc. Aquileja. Pizzo Antenna. * Stylina Delucii Epw. Polipaio subarrotondato; dimensione dei calici quanto , quelli della St. nicoensis D’Acch. però assai più ravvicinati. — Bordo dei calici spesso e levigato, poco saliente; distanza dall’uno all’altro uguale a quello della Diplocenia italica D’Acch. I setti non si vedono; circa 50 costolette esterne negli interstizì attorno a ciascun calice. Loc. Aquileja. * Stylina tabulosa GoLp. sp. Un esemplare di forma quasi identico alla figura di Michelin. I setti però non si vedono sicchè resta dubbia la determinazione. Loc. Aquileja. | Stylina sp. Loc. Portella piano Battagliella. * Rhipidogyra Aquileae n. sp. Piccolo e dubbio esemplare che rammenta as- sai la Stylogyra flabellum Mich. | Rhipidogyra sp. Loc. Portella Battagliella, Fossa Pilata. * Thamnastrea cristata GoLp. sp. Due piccoli esemplari. alquanto somiglianti alla microsolena porosa Lamour. Di aspetto affatto fungiforme, similissimi alla Th. ungiformis Edw dell’oolite inferiore di Charcolomb. Loc. Pedagni. | Cladophy!la laevis Micn. sp. (in Edw. e Schaf.) Ne ho un masso tutto pieno; i polipai sono più o meno bislunghi, dendriodi, isolati. Loc. Pedagni. | Septastrea colturensis D’Accn. sp. aff. E la specie più comune, nell’aspetto è identica; però alterata e di non sicura identificazione. Forma dei grandi banchi sulle alte vette. Loc. Pedagni, Pizzo Palermo e Carbonara. " CyalhophyIlum cylindricum Scnar ? Se Loc. Pedagni. Pizzo Antenna. | Rabdophyllia Phillipsi Epw. Non se ne vede che la parte estrema essendo del resto impiantata nella roccia. Resta quindi una specie dubbia. Loc. Pedagni. * Cryptocoenia colturensis D’Accn ? Loc. Aquileja. | Cryptocoenia sp. Loc. Pizzo Carbonara. * Itieria Cabaneti MarH. — Un grande e magnifico esemplare di Aquileja, uno più piccolo e alquanto dubbio di Pizzo Antenna. Grande magnifico esemplare. Loc. Pizzo Antenna. * Nerinea Hoheneggeri Pret. * » » » Oppeli Gemm. — Giri piani, alla sutura posteriore rigonfi e subno- dulosi, all’ anteriore granulosi; sei funiculi spirali di cui due cre- nulato-granulosi. Uno degli esemplari somiglia molto alla fistulae- formis. Schloembachi Gemm. — Designo con questo nome due forme distinte che ben si possono considerare come due specie nuove: a) F. Intusunispinosa—Giri stretti fortemente angolati e nodulosi; alla sezione parallelogrammici con una grossissima piega spiniforme alla parete basilare, e una piccola alla columellare; columella solida non forata. b) F. Praevenusta — Tubercoli spinosi non continuantisi in tutti i giri, ma negli ultimi limitati alla parte posteriore dei medesimi comparendo in avanti un filo di piccole fossette quadrato-rettangolari che ricorda la Wosinskiana Zeusch. i Suessi Gemm. — Bellissimo esemplare quasi intiero, con giri scavati in mezzo, gonfi alle suture; l’ultimo alla base conoideo. Gemmellariana N. Sp. — Tre pieghe alla columella ; giri angusti , scavati profondamente , alla sutura prominenti e carenati, ultimo breve, alla periferia molto angolato. Alla sezione giri palmati con tre pieghe interne, una esterna. Pudica Gemm. — Parecchi individui di sicura determinazione. conulus Per. — Abbondante; ne ho estratto io stesso varì esemplari. carpathica ZFuscH. — Molti individui di sicura determinazione. Staszycii ZEuscH. — Comunissima. erycina Gemm. — (1865 Nerin. Ciaca di Palermo). moreana D’OrB. — Due esemplari di cui uno grande. cochlea Gemm. — F. unilirata con un cingolo liriforme spirale mar- catissimo. nana GEMM. pseudobruntrutana Gemm. * Nerinea Meneghini Gemm. * * * * ++ * Clymene D’ORB. subeylindrica D’ORB. n. sp.—-Grande conchiglia digiteforme , bislunga, levigata, con giri alla sezione piuttosto ampi con una grossa piega alla parete colu- mellare e un’altra pure grossa alla esterna dirimpetto ad essa, una terza basilare con l'estremità volta in fuori. La parete anteriore ha un piccolo bordoncino che lascia nei modelli interni un solco spi- rale distintissimo—Columella non molto spessa e, pare, non forata; non si può però asserirlo essendo spatizzata. Potrebbe forse dirsi dalla forma dei setti tetrapetala. Cryptoplous piramidalis Munsr. — sp. Varì esemplari fra cui uno enorme. » umbilicatus D'’OrB. — Specie rara di Favarotta. Pseudomelania Dezignoi Gemm. » sp. Loc. Pizzo Antenna. Cerithium Zeuschneri Gemm. » tilhonicum Gemm. — (Somigliante molto alla f. 18 tav. 15). Trochus sp. — Turbinato, con spira brevissima, apertura larga, eretta, piru- liforme. Turbo Curioni Gemm. — E una delle specie più comuni ma che si trova sem- » pre sconservata e con una dimensione maggiore degli esemplari tipo; resta quindi incerta la determinazione. ( Callopoma) Virgilii n. sp. — Elegante conchiglia, non umbili- cata , delfinuliforme ; con spira breve, sutura molto canalicolata, estremità ottusa; solchi spirali larghi, profondi, equidistanti sub- granulosi, uguali agli interstizi; ultimo giro angolato con carena subnodulosa. Nerita Savii Gemm. Pileulus aequicostatus Gemm. — (In collez.) Elegantissima conchiglietta con costolette regolarissime, equidistanti. granulatus Gemm. — Rarissima specie di cui non si conosceva che un esemplare; il mio è conservatissimo. nebrodensis n. sp. — Di aspetto rude, indeciso, convesso al dorso, apice arrotondato, simmetrico, posteriore; apertura angustissima, labbro interno finamente dentato. * Natica rupellensis D’OrB. — Bellissimo esemplare con strie spirali regolari subcancellate. * Purpuroida Lapierrea Buv sp. — * Zittelia crassissima Zitt. — Spira piuttosto prominente, solchi spirali regolari profondi con rilievi non granulosi, labro arcuato semplice; dimen- sione maggiore di quelle finora conosciute. * Petersia costata Gemm. — Due individui di cui il più giovane rassembra im- mensamente al Cerithium tithonicum GeMmM. PR SE * Terebratula isomorpha Gemm. — Moltissimi esemplari. moravica GLoEK. — Jolem. ; » Battagliai Gemm. — » * Rhynchonella auricolata Gemm. » f. triplicata Prc. (ex variabi ScHLOT.) Oltremodointeressante è l’esem- plare di questa specie che ho estratto io stesso dalla roccia, perchè per la prima volta ritrovato in Sicilia. È dissimetrico, ha infatti nella commissura quattro spigoli mediani uguali, quindi da un lato un altro assai lungo come di consueto, (e che perciò dico spigolo primario), seguito da altri tre rapidamente decrescenti l’ultimo dei quali si vede appena ; dall’ altro lato seguono sette spigoli regolar- mente decrescenti l’ultimo dei quali pure quasi non si vede. I primi due di essi stanno invece del primario, segno di uno stato d’incom- pleto sviluppo—Ha analogia con la lacunosa ScHLOT p. e varians ScHLOT Ss. p. (Terebratulithes) di resto però è affatto identico alla triplicata (specialmente in Schaf. e David. var.) Loc. Auccazzu. * Diceras Escheri Dr Lor. * Lima Chaperl Gremm. * Pecten erctensis Gemm. e Dr BLas. È » cordiformis » » *» Oppeli » » È » arotoplicus » » Mi» Zittoli » » (Affine al membranaceus NiLs) * Arca sp. ind. Del tipo della soluntina Gemm. Loc. Ruccazz * Fimbria subclathratoides Gemm?— Due esemplari con umboni meno sporgenti della citata e con lamine radiali cancellate da rassembrare a un pro- tocardium. * Pterocardia cochleata Quenst—Comunissima. Loc. Aquileja. Valata Alloro. * Pecten Taramellii n. sp. Rammenta l’Avicula Carolinae Gemwm. è però più piana, con coste radiali assai più numerose, regolari, e senza strie concentriche appartiene del resto a tutt’altro genere. L’ ho dedicata all’insigne geologo di Pavia. Loc. Ruccazzu. * Placunosis Histrix Gemw. * Plicatula? Ruccazzi n. sp. Piccola ed elegante conchiglia ostreiforme del tipo della multicostata ForBes. A metà in ogni interstizio nasce una costa spuria che alla periferie rivaleggia con le principali. Presso a questa qualche costa si fa squamosa. Loc. Ruccazzu. Ostrea protosyphax n. sp. Interessantissima pel facies eminentemente tretaceo L10908 che ha, come quella che tanto somiglia alla syphax di cui prende il nome. * Alectryonia tithonica n. sp. Non ne conosco che un frammento submodello. Appartiene al tipo della macroptera ; è strettissima , bislunga con commissure regolarissime a zig-zag—Superficie del modello liscia. Alectryonia Gemmellari De GreG.—Penniforme, carenata, dritta, solo all’estre- mità contorta, tutta fortemente e regolarmente angolata e seghettata. E di forma così singolare che ben merita portare il nome del grande * illustratore del Titonio Siciliano. * Cidaris dicosma Gemwm. var. pyriformis—Con granuli in serie radiata, estre- mità anteriore sfusata. Prosopon Reussi GeMmm. * Pycnodus nsp? —Affine al P. pyriformidens Gemm., se ne distingue per la superficie tutta finamente punteggiata di macchiette bianche. nre ——__ue”Iil©6{trr.. ll UN PAPILIO MACHAON LIN. LILLIPUZIANO (Tav. I, fig. 9) Nel’agosto scorso raccolsi nel giardino del mio grande Albergo a Catania, sulla Ruta, diversi bruchi del P. Machaon. Ritornando a Palermo tolsi ad uno di essi, dopo l’ultima muta, le foglie delle quali si nutriva e con mio sommo piacere, dopo pochi giorni il bruco attaccatosi alla scatola, s’incrisalidò, e dopo parecchie settimane si schiuse (prima degli altri che erano stati nutriti a sufficienza) in un bellissimo P. Machaon lillipuziano che si osserva a tav. 1, fig. 9. L'espansione alare di questo insetto misura 42 mill., mentre negl’individui nor- mali è sempre dai 70-80 mill. Enrico Ragusa. v/ 9, /55 5 TTLUHVETVUDUKHTRIKTKKXAAVEVEVVELEHSTIVKKKKKVVKVEHTETIETIOTAKKAVUEVIKTRETRTMKKTKAKALKVIRKTETELODKKMKKKATKVKIVIKEKKEEDRRKAKKAKKATKKKKItIKTELDTIKKSKAGiKAIerKHHKttKAKKAKAnKiosAHze * O) ANNO I 1 NOVEMBRE 1881 IL NATURALISTA SICILIANO GIORNALE DI SCIENZE NATURALI pae”. «9a SI PUBBLICA OGNI.PRIMO DI MESE ABBONAMENTO ANNUALE E MT A MES I I Ig I MEL SRI ALAN ERI RASSEGOMPRESI NELL FONIONE POSFALE) 000 Bet e LIO A i TRE RS I II MIO E LN NZ ARCO SPA ae) PS MERO SEPARATO, CONIPBANDIE: 1 I IT IR » SENZASIANOE See STA n UR ENI GLI ABBONAMENTI COMINCERANNO DAL 1° DI OTTOBRE DI OGNI ANNO Indirizzare tutto ciò che riguarda l’ Amministrazione e Redazione al sig. ENRICO RAGUSA, in Palermo, Via Stabile N. 89. SOMMARIO DEL NUM. 2. L. Bucca.—/! Monte Gargano. Brevi cenni geologici. 4, i G. Gianelli.— Venti giorni in Sicilia. Note di un Lepidotterofilo. E b; T LILETITEFCHVETCCLHSELLETESCEGTE{KONEELECKKCK\IROROTTESKTATO KIA TEKKOLERUKTAKErCKLEGEKKKORKLETKKKKKKaCKRELDERtEES OS OgR dC KRA LR EvOLEKKtTARErERiRtR DTA RK KTA KE RECRA VINTA vIANizz . Ragusa.—Note su alcuni Lepidotteri Siciliani. III !=% . De Stefani. —Osservazioni entomologiche fatte sul territorio di Sciacca e Tr descrizione di un nuovo Tachytes. TT, 4 Ragusa.—Coleotteri nuovi 0 poco conosciuti della Sicilia. TIT y . Lo Jacono.—Criterit sui caratteri delle Orobanche ed enumerazione delle nuove specie rinvenute in Sicilia. si PALERMO Stabilimento Tipografico Virzì 1881 SILELTLTETTALKTKKTEILITENCEGERKOCKTELKEGCELENGECERGECECKRECEEEcOCOREEgEEROr I. TRERtECCgCr(KCERERRERELErRELILILKI SUTTTLVLTVLTTTNTTTITILUITEMTTVVKTKVITEKTIKKKIKVIKTKKKKAKKKKKKEKKKKLKKKKCKKTUKKKKCCO®TOVKKKKKKKt®KKOKKKKKKKKUCKKKCKKKKTOKKKKKKFKKDKKKKKKKKKDEKDKKCKKLOKKKALKCKDRoOKKSKKKKODKOStKKOrArKKtRDUKKSKKEK®UKKAKKoKKKDUKKKKKKKEKRKOKAKKKKELULKKKAKKKVKKKTKKKKAKKTRKTKKKAKKKIKLEDKKKIKKKKKnKeti Lr 2 i dia x so (5° ANNO I. 1 NOVEMBRE 1881. N. 2. AAN—T_-TC-_-<-r----<-_*-<-_-<-<-<--*>-<°>-<-_-£_-<**--<>-<*<>-<-<-->-<£- IL NATURALISTA SICILIANO DOD ann DSAANANANIIIIIAIITT_T” *°'-r_-r_-eev_—_ SI PUBBLICA OGNI PRIMO OI MESE o ABBONAMENTO ANNUALE OTTONE ILE OA CIA e MD AR ME BASSECOMERESICNELE E NIONE POSTALE 0 LAS LI 9 PRES e REIT ee DRENUMERO SEPRRATO: \CONFAVOLE de RC It ITL Api BEE » SENZAE TAVOLE: deg TESE RT i GENTOO GLi ABBONAMENTI COMINCERANNO DAL 1° DI OTTOBRE DI OGNI ANNO indirizzare tutto ciò che riguarda l Amministrazione e Redazione al sig. ENRICO RAGUSA, in Palermo, Via Stabile N. 89. SOMMARIO DEL NUM. 3.. Marchese di Monterosato — Conchiglie del Mediterraneo. M. Lo Jacono.—Criterii sui caratteri delle Orobanche ed enumerazione delle nuove specie rinvenute in Sicilia. . Failla Tedaldi—.Vota sulla Blemnocampa Melanopygia Costa. . Ragusa.—Coleotteri nuovi 0 poco conosciuti della Sicilia. . Fauvel—Momalota' leporina nov. sp. . Riggio—Protozoi e Protofiti. Differenze ed affinità. . Ragusa—Notizie. Cav. Senoner—Cenni Bibliografici. Recenti pubblicazioni. Map>tre P è PALERMO Stabilimento Tipografico Virzì 1881 VILISKKTEEKKKILELELICKKITIKKKKKKKKKKTVKECKKKKKK\CELCEGKCTOLKKKKKKKTEKKKrKKKRKKKKOKKKKRKRKCORKTKRK VO KRKOKOCSKEr(L(KKE(KEUCCOLKEGECEGRSEOGEKCEErOOGROcEUggrgepEgvRgEKERRgggaggKDERKKRKRKvveKCKgRRgo(cgRgt(rKCKgKECOKEKRKKE, (GK LKR OR LR KR KRK,KRLRKKKEKRKRKKKKKETEKKKKKtKTKKKKKK (KAKA KKAi= IITLUITLITKAITKITVKTIKITUKKTKKINKKTKKKKKKKKKKKKKKKKKKXKKVIVKKKKKKAKJKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKAKKKKKKKKKKKKKKKKEKKKSKELKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKK{KK{KTtKKKKKKKrto 5 G ui ANNO TO 1 DICEMBRE 1881. Ni 9. IL NATURALISTA SICILIANO CONCHIGLIE DEL MEDITERRANEO PEL MARCHESE DI MONTEROSATO ARTICOLO SECONDO Le conchiglie del mare coralligeno di Sciacca furono altra volta oggetto di una mia pubblicazione, intitolata : « Poche note sulla Conchiologia Mediterranea » (1). Sono già scorsi sei anni e molte specie sono da aggiungere e molti errori da cor- reggere, che vorrei far rilevare nella presente nota, aggiunzioni e correzioni, che del resto, in altre occasioni e sopratutto nella mia Enumerazione e Sinonimia (2) sono in parte riassunte (3). Brachiopoda 1. Terebratula affinis, Calc. (Isole Eolie). = T. vitrea, Lk., var. minor, Ph. (Foss. Siciliano e Calabrese). i = T. vitrea, Lk., var. minor, Monts.—Poche note ecc. p. 4. Preferisco il nome dato dal D." Calcara perchè stabilito sopra di un tipo vi- vente. Le opinioni sono divise circa a separare questa forma dalla 7°. vitrea, specie abbastanza conosciuta dei nostri mari. 2. Terebratulina caput-serpentis, L. (Mari d'Europa). Monts.Al. c. p. 4. Abbondante sull’Oculina virginea. 5. Megerlia truncata, L. (« In Pelago Norvegico. »). Monts.Al. c. p. 4. La indicazione di habitat data da Linné non è stata confermata. Abbondan- (1) Palermo 1875, brosciura di 15 pagine di stampa. @) Estratto dal Giornale di Scienze Naturali ed Economiche , Vol. XIII, Pa- lermo 1878, (3) N. B Le specie marcate da un * non sono incluse nelle « Poche note ecc.» 2550 2 tissima assieme alla precedente e alla var. monstruosa di Scacchi. Questa de- formità è stata elevata al rango di specie, ma è soltanto prodotta dal raccorcia- mento del peduncolo, che, come nelle Anomiae, obliga la conchiglia a riprodurre tutti gli accidenti del corpo su cui aderisce. In questo caso, il buco che dà pas- saggio al peduncolo trovasi nella valva inferiore invece della superiore , ciò che sarebbe una importante differenza se negl’ individui poco deformi, il buco non osse frapposto tra l’una e l’ altra valva. L’ apofise ed i cirrì sono identici nelle due forme. 4. Platydia anomioides, Sc. e Ph. (Mediter.). — P. anomioides, Sc. e Ph., e P. appressa, Forbes. —Monts. 1. c. p. 5. Scarsa sull’Oculina come le due seguenti specie. Branchie trilobate. 5. P. Davidsoni, Eud. Deslong. (Mediter.). Monts.—l. c. p. 5. Branchie bilobate. 6. P. seminulum, Ph. (Trapani). = Terebratula seminulum, Ph.—Moll. Sic. I, p. 97, t. 6, p. 15. — Orthis Neapolitana, (non Sc.) Ph.—Moll. Sic. II, p. 69. = Argiope seminulum, Monts.Al. c. p. 5. = P. seminulum, Monts.—Journ. Conchyl. 1879, p. 307, t. 13, f. 3 (Med.). Branchie circolari. 7. Crania turbinata, Poli (Napoli e Sicilia). — C. anomala, (non Mull.; Nord-Atl.) Monts.Hl. c. p. 6. Lo stesso habitat degli altri Brachiopodi. Conchifera 8. Anomia aculeata, Mtg. (Britannica). — A. ephippium, L., var. aculeata, Monts.—1]. c. p. 6. 9. Ostrea cochlear, Poli (Nap. e Sic.). Monts.—l. c. p. 6. Una piccola varietà albina attaccata al corallo. 10. Spondylus Gussoni, O. G. Costa (Nap. e Sic.). Monts.—l. c. p. 6. Sull’Oculina. 11. * Pecten opercularis, L. (Europeo). Specie di altre zone ed anche coralligena. I frammenti ottenuti appartengono alla var. Andouinit, Payr. 12. P. commutatus, Monts. (Med. e Atl.). — P. Philippii, (non Michelot.; foss. mioceno) Récluz (Medit.). Monts.—l. c. p. 6. Valve separate di tutte le età. 13. * P. Bruei, Payr. (Corsica). Specie dei fondi coralligeni. II o 14. * Pecten sp. Frammenti di una nuova forma simile per le proporzioni al P. Bruei, ma di una scultura diversa e composta di piccole e regolari asperità assai caratteristi- che a numerosi raggi non bifidi come nel precedente. 15. * P. pes-felis, L. (Medit.). Valve piccole. 16. P. inaequisculptus, Tib. (Medit.). = P. fenestratus, Forbes (Mar-Egéo).—Monts. 1. c. p. 7. = P. Philippii, Acton (Napoli). = P. inaequisculptus, Monts.—Boll. Malac. Ital. 1880 p. 52. Numerose valve. 17. Lima Loscombii, G. B. Sow. (Britannica). Monts.Al. c. p. 7. 18. Limea nivea, Brocc. (Foss. subap.). = Lima elliptica, Jefr. (Britannica). Monts.—l. c. p. 7. 19. * LZ. subauriculata, (Mtg.) Jeffr. (Britannica). Poche valve assieme alla precedente. 20. * ZL. subovata, Jeffr. (Medit., Atl. e Nord-Atl.). Rarissima a Sciacca. Trovata altrove. i 21. LZ. crassa, Forbes (Mar-Egéo). = L. Sarsti, Lovén (Norvegiana). Monts.Al. c. p. 7. Abbondante come in tutto il Mediterraneo. 22. Avicula Tarentina, Lk. (Taranto). Sulle piante coralligene. 23. Modiola phaseolina, Ph. (Foss. Palermitano). Monts.—l. ec. p. 7. 24. Dacrydium hyalinum, Monts. (Medit.). Monts.—l. c. p. 7. 25. * Modiolaria marmorata, Forbes (Britannica). Questa e le due precedenti, scarse. 26. Crenella arenaria, H. Martin ms. (Coste di Provenza). Monts.—l. c. p. 7. 27. C. pellucida, Jeffr. (Guernesey). = Limopsis pellucida, Jeffr.—Ann. and Mag. N. H. 1859, p. 12, t. II, f. 6. = C. pellucida, Monts.Al. c. p. 7. Rarissima a Sciacca; locale ma abbondante a Palermo. La C. pellucida, rassomiglia alle embrionali conchiglie del genere Zimea, ma non ha indizio di orecchiette, visibili nelle Zimaee di ogni età. Rammenta per la forma la C. decussata, Mtg., dei mari del Nord, ma è assai più piccola, i becchi sono incurvati ed è liscia invece di striata. Gli esemplari adulti non eccedono un mil- limetro e mezzo nella loro maggior lunghezza. La presente specie è una delle = ora meraviglie della nostra fauna, tante sono le perfezioni che racchiude in così pic- colo volume. Se s’impiega la lente di Stanhope sì vedono ben distinte le erenel- lature della cerniera e la cavità obliqua che serve per ricevere le cartilagini. Os- servata poi con un microscopio la struttura appare cancellata. 28. Nucula sulcata, Bronn (Foss. terz. Italiano). Monts.—l. c. p. 8. 29. N. nucleus, L. (Med. e Atl.). Monts.Al. c. p. 8. 30. N. Ageensis, Forbes (Mar Egéo). — N. tenuis, (non Mtg.; Nord-Atl.) Monts.Al. ‘c. p. 8. Juv.= N. perminima, Monts.—l. c. p. 7 (Sciacca). Ho potuto ora accertarmi che la mia N. perminima, non è che lo stato gio- vane della N. Ageensis. Esemplari di tutte età mi hanno convinto dell’ errore nel quale ero incorso. 31. Lembulus commutatus, Ph. (Medit.). = Leda (Lembulus) commutata, Monts.Al. c. p. 8. Le tipiche specie di Zeda abitano i mari del Nord ed hanno un rostro più pro- dotto; che mostra internamente un piccolo e lineare deposito calcareo , il quale serve per facilitare la divergenza dei due sifoni. Le specie del tipo Mediterraneo mancano di questo carattere ed ho creduto quindi separarle in un sottogenere pel quale si può adottare il nome di Lembulus, Leach, citato da Risso. Questa specie è variabile e presenta varie forme locali. Nel mare coralligeno di Sciacca è abbreviata e tumida più che nelle altre località. 32. Yoldia tenuis, Ph. (Foss. Palermitano). = Leda (Yoldia) tenuis, Monts.A1. c. p. 8. Abbondante come in tutti i mari d’Europa. Specie coralligena ed abissicola. 33. Y. oblonga, Jefîr. (Algeriana). = Leda (Yoldia) oblonga, Monts.—l. c. p. 9. Poche valve. Coralligena ed abissicola. 34. Silicula tumidula, Monts. (Palermo). = Phaseolus tumidulus, Monts.—l. c. p. 9. Rarissimo. Trovato anche raramente in poche a'tre località. 85. Limopsis tenuis, Seguenza (Fondi coralligeni di Messina). = L. anomala, (non Eichw.; foss. terz.) Monts.Al. c. p. 9. Poche e piccole valve. Citata anche di altre località, con altri nomi. 86. Arca tetragona, Poli (Nap. e Sic.). Monts.—l. c. p. 9. Abbondante in esemplari per lo più d'storti a causa delle ristrette cavità delle roccie coralligene. 37. A. lactea, L. (Med. e Atl.). = A. lactea, var. Gaimardtii, Payr.—Monts. l. c. p. 9. Ordinariamente specie littorale; casualmente coralligena. (Continua). Legge CRITERI SUI CARATTERI DELLE OROBANCHE ED ENUMERAZIONE DELLE NUOVE SPECIE rinvenute in Sicilia PER NEO SS TO (Cont. v. Num. prec.). Tutti questi individui non solo pel colorito ma anche per la forma dei se- pali oltremodo variabili non presentavano tra di loro alcuna precisa ana- logia (1). Per concludere, se da un canto dobbiamo riconoscere la variabilità della colorazione non’ solo negli scapi di una stessa specie, ma nei fiori sino al- l’estrema punta dello stilo, dall'altro ci sembra essere perentoriamente por- tati a stabilire che la causa di questa variazione è ancora uno dei tanti punti oscuri della storia delle Orobanche, un problema che spetta tuttora ai fisio- logi il risolvere. E se a prima vista possa sembrare probabile l’ipotesi da molti autori venti- lata, e quasi tacitamente accettata ,. che la diversità degli umori e le so- stanze fornite al parassita dal soggetto sul quale è impiantato, debbano in- fluire su questo diverso modo come capricciosamente variano le tinte de- gli scapi e dei fiori delle Orobanche, ora con tutta asseveranza, in se- guito ai fatti citati, ci sembra dovere asserire, che nessuna prova esi- (1) Nel mio scritto citato annunziava questa forma sotto il nome di Orob. Bory, avendo ogni ragione di ritenere che la Orob. grandiflora dei signori Bory e Chaub. illustrata nella Flora del Peloponneso non fosse la vera Orob. speciosa, siccome da quasi tutti gli autori è stato ritenuto. E siccome il principale distintivo di que- sta forma in rapporto all’ altra è la piccolezza di tutte le sue parti, e dei suoi fiori, ho creduto per una logica naturale eliminare il nome del Bory per togliere ogni confusione. Ma ora ho trovato che la grandi/fltora del Bory deve assoluta- mente ritenersi identica alla Orob. Tommasinii del Reichenbach, ed è sotto questo nome che si deve designare questa nuova forma rinvenuta da me nel nostro agro. Li esemplari dell'O. speciosa della Provenza sensibilmente differiscono dalla no- stra speciosa, e moltissimo poi dalla O. Tommasinii, per come ho potuto giudi- care dai saggi gentilmente comunicatimi dal sig. G. Gautier di Narbona. <= bd = stendo di queste influenze delle matrici sui parassiti, anzi essendovene molte che provano il contrario, tale ipotesi è del tutto infondata e deve rigettarsi. Nella mia prima memoria raccolsi molti dati che provano che variando la essenza della pianta nutrice non varia punto la struttura del parassita; dai dati presentati in questo scritto si può rilevare, che anche ammettendo la differenza della nutrice, non varia il colorito di un parassita il quale è ca- pace di vegetare indifferentemente su un vario numero di nutrici di generi e di specie disparatissime; e viceversa su piante nutrici indubitatamente di identica essenza specifica, possono crescere parassiti, non solo da ritenersi di specie differente, come più volte abbiamo detto dell’ Orob. crinita e del- lOrob. densiflora di Salzm. sul Lotus cytisoides, ma anche specie di paras- siti identiche senza rapporto alcuno con la natura della matrice, nella colo- razione degli scapi e dei fiori. Ed a sostenere il primo asserto dicemmo al- lora che il Lotus eytisoides produce tre forme distintissime di Orobanche, e pel secondo ora ne fan fede l’Orobanche Hederae Vauch., differente di co- lori pur vegetando sull’Edera tipicamente l’istessa, l’ Orob. speciosa su due piedi di Vicia Faba del tutto identici, le molte variazioni di colorito dell’Oro- banche Tommasinii vegetanti sul Lathyrus, quelle infine testè osservate (per parlare di specie siciliane) dell’Orob. Alerandri sulla Satureja graeca. Il campo delle ipotesi è latissimo, e aperto a chiunque; ci permetteremo azzardarne una del resto rigorosamente basata sui fatti ora citati. Provato che una stessa nutrice dà origine a tre forme diverse, due senza dubbio ri- tenute specie distinte (l’ Orob. crinita Viv. e ll Orob. densiftora Salzm. sul Loto); provato che una stessa nutrice dà origine a due forme identiche per la struttura organica, ma differenti per la colorazione di questi organi, val quanto dire dà origine a due varietà di una stessa specie: sembra doversi arguire che le varie forme, quasiechè non avessero nesso alcuno (se non quello materiale che le lega alle matrici) colle diverse piante su cui vege- tano, nel loro svolgimento non seguono che quello impulso inerente al loro proprio modo di essere. Noi non possiamo ammettere una tale divergenza negli effetti, quando vediamo le cause essere del tutto identiche, ed ugual- mente intense. Che una pianta del tutto simile possa agire in modo limitato in certe forme tanto da alterare solo i colori degli organi, ed in altro caso che possa agire potentemente in altre, tanto da modificare la conformazione degli organi stessi, questo è un fatto che non può in alcun modo capaci- tarci. Conveniamo non pertanto, come accennammo da principio pria di dimo- strare le ragioni che rigettano l'ipotesi dell’interferenza delle nutrici sul modo di essere delle Orobanche, che l inconstanza capricciosa della colorazione delle Orobanche, che è un fenomeno che in niun caso si rinviene in tutte le altre piante colorate, e che costituisce una delle quistioni più oscure della fisiologia di questi parassitì, deve avere qualche altra causa, onde ne deriva la diversità di composizione dei succhi e dei principii coloranti dei paras- Pic siti, che resta ancora a rintracciarsi. Nel frattempo per imprendere un la- voro monografico tal quale il genere urgentemente lo richiede, fa di bisogno d'incominciare per costituire delle basi solide per l'ammissione dei caratteri e la stima del loro valore. Qualunque la causa si fosse è certo che il colo- rito venendo a variare, questo non può essere un carattere valevole che in certi limiti. Il calice anch'esso è soggetto a gravissime modificazioni, oscura ne è anco la ragione nè valgono le ipotesi a spiegarla (1). Anche di que- st'organo non c'è da fare alcun conto. Ciò posto ci sembra che per le anomalie che questo genere ci presenta, messo in confronto con quanto avviene nelle altre piante, e per il suo per- fetto distacco da ogni altro gruppo naturale, sia logico il vedere in tuttociò un climax particolare presiedere allo svolgimento delle forme di questo gruppo, e perciò non è possibile nella sistematica circoscrizione dei gruppi, nella de- finizione dei limiti che passano tra una forma ed un’altra, il procedere con quelli stessi criterii che sono imposti dalla diversità delle forme stesse quando si viene alle definizioni dei caratteri che distinguono ogni altro genere di vegetali. Noi dicemmo che per effetto della loro eccezionale costituzione, e del loro parasitismo, nelle Orobanche quella serie di organi che seguono lo svolgimento degli assì, e che sono gli apparecchi essenziali della vegeta- zione, viene a mancare. In forza di questo fatto eliminati questi organi che per la loro differente modificazione altrove tanto agio apprestano alla reco- gnizione delle specie, una stretta ed imbarazzante analogia deve risultare (1) T calici delle Orobanche hanno i caratteri di vere brattee, questo non può dirsi per quello delle Phelipaeae, che nei casi sinora da me osservati per la sal- datura dei due sepali rappresenta una cupula fessa in 4 o 5 lacinie, o per la sal- datura dei pezzi che lo costituiscono, che si spinge sino all’apice, si presenta come in alcune Cistanche quasi intero o appena dentato. L’aderenza dei sepali nè po- steriormente nè dal davanti può dirsi completa in alcune Orobanche, è una tenue adesione, variabile nel grado, nei diversi fiori di uno stesso individuo; il vero ca- lice gamosepalo è un’eccezione, e se esiste in qualche specie, dubito che persista tale in tutti gli individui. Non intendiamo con ciò pretendere di negare a questi due sepali l’indole calicina, sebbene in certi casi abbiamo visto questi sepali essere allontanati dalla corolla per un certo tratto del pedicello, questi sono anche delle anomalie; intendiamo però rilevare per l’uso da tenere nella sistematica che se i due sepali nelle Orobanche morfologicamente sono tali, per la loro estrema variabilità di conformazione hanno più i caratteri di brattee che di sepali, e come brattee non possono meritare alcun interesse nel modo come si atteggiano, per la circo- scrizione dei margini principalmente. Le Phelipaeae che oltre ad un vero calice, hanno le due bratteole laterali, principalmente per questi caratteri debbono non essere confuse colle vere Orobanche, per non parlare degli altri a nostro senso molto valevoli, di cui a suo luogo terremo discorso. gp e tra le forme delle Orobanche. Ma che perciò forse in queste organizzazioni meno perfette, diremmo, deve disconoscersi quel particolare modo di essere, e l'essenza specifica? A nostro senso qui non sono molti i caratteri, che in complesso imprimono alle specie il loro facies, bensì limitati a pochi, e questi pochi da ritrovarsi in certi tali organi, in modo che è necessità seguire per riuscire a quella naturalezza, che è scopo precipuo delle defini- zioni, quel climax naturale loro proprio, rinunziare ai criterî generalmente stabiliti e seguirne dei particolari, dei proprî per le Orobanche stesse. Ad apprezzare queste minime differenze si richiede tatto, se sul vivo poi le distinzioni saranno facili, perduta la pianta la sua vitalità si capirà di leg- gieri che la difficoltà di rilevare i lievi distintivi di una forma è grande. E per queste difficoltà che si sperimentano venuti in contatto con questo tri- stissimo genere, per questa impossibilità anzi di interpretare questi oscuri organismi che si venne, quasi per dispetto, a negare che le Orobanche po- tessero rappresentare qualche cosa di simile a qualsiasi altra specie di piante. Quando si sarà ben basato sulle nozioni generali del gruppo, quando i criterii saranno adattati al suo andamento speciale, noi sentiremo la neces- sità di contentarci di una minima dose di caratteri per costituire una specie. Ma questo tipo specifico costituito, noi non potremo considerarlo tipicamente riprodotto in tutti i suoi individui, è necessità anche l’ ammettere che sino a certo limite esso può variare. Sembra che ciò che in generale avviene al- trove nelle altre piante nei loro organi vegetativi, nelle foglie, nelle brattee ecc., le quali possono mutare il loro contorno, variare nelle proporzioni e ciò senza che la loro facies, ed i caratteri tipici subissero alcuna modificazione (onde noi li teniamo nel conto di mere variazioni individuali), nelle Oro- banche ciò avvenga nei calici e nel colorito di qualsiasi parte del vegetale a preferenza. Anche in questo caso dobbiamo modificare le idee generalmente seguite; guardando con indifferenza le variazioni che uno degli organi fio- rali viene a presentare, o quei caratteri del colorito degli organi tutti, abben- chè a questo invero sappiamo che in tutte le altre piante si affigge un va- lore che spesso supera quello specifico, Questo modo di considerare le cose, potrà sembrare paradossale. E davvero si potrebbe trovare ispirato al più grande artificio questo sistema che ora abbiamo manifestato che nell’istesso tempo che suggerisce da un canto una minuta analisi, ed una grande im- portanza ai lievi caratteri degli organi, dall altro nega alcun riguardo alla forma dei sepali ai colori degli organi. Ma il metodo è ispirato alla natura stessa delle Orobanche, è perciò naturale, come l’ osservazione sull’ aperta campagna mi ha insegnato. (Continua). ria an piolam o SULLA BLEMNOCAMPA MELANOPYGIA COSTA La storia di questa Tenthredinidae non è conosciuta che a mettà, e benchè de- scritta e figurata per la prima volta dal prof. Costa, i suoi costumi, la meta- morfosi ed il primo stato larvale ci sono ignoti. Grazie alle osservazioni e sco- perte di questo anno sono in grado di completare la biologia di questo insetto interessante dal doppio punto di vista scientifico ed agrario. Da parecchi anni la coltura a frassini del territorio di Castelbuono è stata af- flitta dalla sorprendente comparsa di miriadi di larve di tale insetto, il quale va sempre progressivamente guadagnando terreno con grave danno di quella indu- stria agraria, che conta fra le principali in quella contrada. Sin dal primo ap- parire io insieme al mio amico dott. F. Minà-Palumbo ci accinsimo all’opera per istudiare questa specie per noi nuova, e particolarmente per additarne i mezzi atti a distruggerla, su di che eravamo continuamente interpellati. Il nostro primo pensiero fu quello di raccogliere le larve, e mandarle a valenti specialisti onde avere qualche ragguaglio sulla identità della specie. Infatti mi diressi con 1’ esi- mio André di Beaune, con il dott. Heylaerts di Breda e con altri; il primo di essi mi dava alcuni ragguagli sulle abitudini e trasformazioni delle Tenthredini- dae in generale, delle quali la nostra ne differiva gran tratto, ad esempio: le due generazioni dallo stesso accennatomi mancano affatto, non avendone che una sola, e l’altra, che gl’insetti perfetti schiudono quindici giorni dopo di aver subita l’ul- tima metamorfosi, è ugualmente erroneo e contrario alle abitudini della nostra Blemnocampa. Mi manifestava nello stesso tempo la grande difficoltà che si aveva nel determinare l’insetto sull'esame della sola larva, per la grande affinità di ca- ratteri che hanno fra di loro le numerose specie di questa grande famiglia; m’in- citava frattanto ad ottenere l’insetto perfetto, il solo che avesse potuto chiarire il dubbio. Per due anni di seguito essendo andati a vuoto i miei tentativi di allevamento artificiale, non potei soddisfare il suo desiderio, che era in pari tempo il mio; però, nel principio dell’anno in corso ottenni con sommo piacere l’insetto perfetto, che fui sollecito spedire al sullodato André ad oggetto di avere il nome specifico; proponendomi di colmare una lacuna entomologica col pubblicare in seguito una estesa notizia particolareggiata sui costumi e la metamorfosi dell’ insetto in di- SCOrso. ; Il signor André dopo il mio invio, in data del 9 aprile dell’ anno corrente mi scriveva fra le altre le seguenti parole: « Ho ricevuto la vostra lettera e la sca- EN 5 AI tola contenente le Tenthredinidae, ed ho riconosciuto che essa è la Blemnocampa melanopygia Costa. Il vostro insetto mi ha fatto gran piacere in quanto che man- cava nella mia collezione. Sarebbe interessantissimo di dare una notizia sui co- stumi e la metamorfosi di questo imenottero per completare la storia sinora scono- sciuta del medesimo.» Dopo queste indicazioni e dietro suo desiderio gli diressi in una lettera alcune notizie sommarie riguardanti la metamorfosi e le abitudini del pernicioso insetto, manifestandogli nello stesso tempo che io avrei reso di pub- blica ragione, per come ne avevo il dritto, una scoperta che a me ed al dottor Minà-Palumbo apparteneva. Con mia meraviglia sento che il sig. André sin dallo scorso giugno ha presentato alla Società Entomologica di Francia quattro note imenotterologiche, di cui una si occupa appunto dei costumi e della larva della Blemnocampa melanopygia. Ignorando quanto in essa trovasi detto, perchè non ho sotto gli occhi che il solo annunzio apparso nel 2° trim. degli Annali della pre- detta Società, e riflettendo che scarse ed incomplete devono essere quelle notizie che io brevemente gli fornii, mi permetto di presentare la descrizione che da molto tempo ho fatto della larva, facendo sempre omaggio a quella di lui, e tutto quanto è ad essa relativo: danni arrecati, mezzi tentati per distruggerla, senza volere per- tanto entrare nella quistione di priorità. Premessa questa parte storica ed esplica- tiva dell’argomento comincio col trascrivere la descrizione dell’insetto perfetto, che sì trova nella grande opera: Species des Hyménopteres d'Europe et d’Algerie per d’André, affinchè non riesca monco il mio lavoro, che faccio precedere dalla sinonimia dallo stesso riportata : Lin. Blemnocampa fuscipennis Fallén. Tenthredo fuscipennis Fallén 1807 (100). T. luteiventris KI. 1818 (67). T. Monophadnus luteiventris Hty. 1837 (71). Monophadnus melanopygius Costa 1860 (42). Blemnocampa fuscipennis Thoms. 1871 (282). Addome nero, col 1° segmento macchiato di nero sul dorso e all’estremità. An- tenne, testa e torace neri. Zampe testacee, con le anche e la base dei femori neri. Ali un po’ affumate. Nervature e stigmi neri. Addome testaceo più o meno mac- chiato di nero di sopra. Lungh. 7. Espans. alare 15”. André. Species des Hy- mènopteres d’ Europe ec., tom. I, pag. 315, 1881. Il Costa ne dà questa breve diagnosi. M. Niger, nitidus, abdomine pedibusque rufo-aurantiis, illo segmentis dorsalibus primo et ultimis duobus nigris; alis fuscescenti hyalinis, venis carpoque brunneis. (Costa Fauna del Regno di Napoli). Questo ultimo aggiunge : raccolto nelle adiacenze di Reggio nel mese di giugno, raro. Intorno alla rarità di questa specie mi piace riportare un periodo del dott. P. Magretti. « Due individui della Blemnocampa fuscipennis Fall. potei raccogliere nell'ultima località suddetta (Bergamasco) verso la fine d’aprile. Questa specie non venne per anco citata nell’ Italia : la credo anche abbastanza rara. (Resoc. della Soc. Ent. Ital. 1881). Le predette descrizioni più che sufficienti a fare riconoscere la specie, mi per- SERE metto estenderle un poco anche a comodo degli agricoltori, ripetendo alcuni ca- ratteri generici o di famiglia, talvolta inevitabili nelle descrizioni. Testa nera, ornata da una serie di ciglia tutta all’intorno (forte ingrandimento) colle mandibole dentate, acute all’apice e ciliate esternamente. Occhi prominenti, globulosi. Antenne filiformi, di nove articoli, leggermente incrassate all’apice, av- vicinate, inserte sul fronte, e sparse da una frangia di peli. Il primo articolo por- tato da un peduncolo, più robusto del secondo e quasi globulare; il secondo uguale al primo, ma più ristretto ; il terzo il doppio più lungo del quarto, questo sino all’ultimo diminuendo successivamente in lunghezza; l’ultimo arrotondato all’apice. Torace sessile (carat. di fam.) sparso da incavi profondi nella parte superiore, i quali lasciano tre prominenze o lobi distinti, il primo posto anteriormente è sol- cato nel mezzo, gli altri due laterali: offre ino'tre due calli vicino allo scutello di colore più chiaro. Addome giallo di miele di otto segmenti, col 1° macchiato di nero superiormente e all’estremità, questa ultima macchia è talvolta poco distinta particolarmente nelle femine, l’ ultimo terminato da una armatura genitale nera. Addome della femina più grande. Zampe gialle, con due speroni all’estremità della tibia, sparse di peli ruvidi, corti all’intorno. Tarsi di cinque articoli, con una spina terminale; il primo della lunghezza dei due seguenti, il quarto il più breve, l’ul- timo terminato da due uncini è lungo quanto i due anteriori riuniti. Ali un po’ affumate, con certi riflessi rossi e violetti quando si guardano in traverso, attra- versate da robuste nervature nere, stigma nero; le anteriori hanno due cellule ra- diali, quattro cubitali e quattro discoidali. Larva adulta 14-17,9® di un verde chiaro nelle prime età, con una linea va- scolare, un’altra subdorsale ed i pseudopodi molto più intensi del colore del fondo; la prima linea è più nettamente tracciata negli individui giovani. È subcilindrica, piana nella regione ventrale, insensibilmente attenuata all'estremità. Testa distinta, di un verde più carico, inclinata, globuloso-schiacciata, posteriormente attenuata, più piccola degli anelli seguenti, ornata da due -puntini laterali prominenti che sono gli occhi, e colle mascelle nere. Nelle prime mute è di un verde pallido, ad- diviene gradatamente più cupa nelle ultime. Glabra, con leggiere rughe trasver- sali sul dorso, incisioni poco distinte, però vicino ad internarsi nel suolo la larva prende l’aspetto di quella (credo) della mosca carnaria, che si sviluppa nelle so- stanze animali in putrefazione, e la segmentazione si fa allora più distinta. Ha undici paia di zampe, di cui tre squamose, le altre paia a guisa di tubercoli mu- niti di ventose sono i pseudopodi tutti atti alla marcia. L'ultimo però, l’anale, è molto più piccolo e coi tubercoli più avvicinati. Subisce parecchie mute (4-5), le spoglie delle quali sì veggono appese in gran numero sui rami e sui tronchi degli alberi, a cui danno un aspetto assai curioso. Talune di dette mute, le ultime particolarmente, sono pericolose per l’animale, pe- rocchè molti soccombono in tale cambiamento. I loro cadaveri come le loro spoglie vengono presi e trascinati da certe formiche o da altre specie, solite abitare nei tronchi del frassino, e non mi fu per altro dato mai di osservare, che queste assa- lissero le larve viventi, anzi le ho spesso vedute passare sui loro corpi, che for- ZAN mano sui tronchi uno strato fitto e continuo, senza che loro recassero il minimo male; quindi l’azione delle formiche, che si vuole invocare da taluni per la pre- tesa protezione accordata all’agricoltura, e che io recisamente nego, si riduce sem- plicemente, per quanto ho sempre osservato, a missione di becchini. Nella ultima muta le larve scendono dai rami e dai tronchi degli alberi di cui si son nutriti, giunte al suolo cercano con agitazione in tutti i sensi un piccolo crepaccio o fes- sura per penetrarvi, quando la superficie è continua se lo scavano da loro; in certi crepacci di mura a secco ne ho vedute migliaia le une sulle altre accumu- late. Nel suolo s’infossano a pochi centimetri, si accorciano considerevolmente, si tapezzano un bozzolo di terra e seta, e vi passano la nuova esistenza di nimfa sino alla vegnente primavera. In questa stagione sì trasformano in insetto alato, il quale va a portare i suoi guasti al frassino, deponendo sulle foglie le uova, che danno immediatamente origine alle larve, e così ricominciano il ciclo biolo- gico. In altri termini; in primavera si hanno gl’ insetti perfetti, si accoppiano, e la femina depone le uova lungo la nervatura mediana delle foglie del frassino ; le larve che nascono immediatamente spogliano le frondi, sino a tanto che s’in- ternano per passarvi allo stato di ninfa tutta la stagione e l’inverno seguente sino ai primi albori della primavera. Come si vede non ha che una sola generazione. Lo sviluppo delle larve ha luogo dai primi di aprile sino alla prima quindicina di maggio, obbedendo alla nota legge di altimetria: le prime a comparire nel piano indi in luoghi più elevati; precisamente quando cominciano a spuntare le foglie del frassino, di cui rodono il parenchima, e lasciano intatti i soli vasi o nerva- ture, ciò che dà un aspetto strano, autunnale alla campagna. Tale sfrondata pre- matura obbliga la pianta a rimettere nuove foglie, che non tardano a spuntare verso la fine di maggio, allorquando le larve sono interamente scomparse. Attac- cano in via generale un solo albero: Fraxinus oryphylla var. brachycarpa, sol- tanto come si è detto nelle foglie, producendo danni incalcolabili, perchè fa man- care o venir meno la produzione della manna, che si ottiene mediante incisioni trasversali praticate nel tronco. L'effetto fisiologico prodotto può paragonarsi alla recisione dei polmoni che si farebbe ad un animale, poichè si conosce da tutti, che le foglie dei vegetali non hanno altro che questa funzione: sono gli organi essenziali della respirazione. Molti alberi sono in tal modo periti. Quando si trova devastata una regione, ed il nutrimento non è più sufficiente a nutrire le numerose legioni, assaltano altri alberi o cespugli in prossimità al frassino, li spogliano similmente, ma una grande quantità perisce, sì pel nuovo nutrimento, che per altra causa. In qualche contrada, devastati i frassini, hanno ag- gredito il congenere Amolleo, (F.ornus) che fornisce al commercio la manna più pre- giata e di più valore; ma tali danni sono limitati, almeno per ora, ed insigmificanti. L’olivo, che insieme ad altri alberi a coltura mista, si associa ai frassini in quella contrada, vi è fortunatamente risparmiato. Spesso ho veduto questo prezioso al- bero zeppo di larve; sul tronco, sui rami, sulle foglie, ma queste restano intatte, giacchè non tardano a farsi cadere dall’alto appena avranno punzecchiato una foglia, essendo questo nutrimento, come appare, non confacente alla loro indole, alla Se loro organizzazione. Più volte standomi a giacere sotto uno di tali alberi ho go- duto lo spettacolo di una sorta di grandinata, che formano le larve quando si lasciano cadere al suolo, che verdeggia dei loro corpi. In quanto a rimedî molti ne sono stati proposti e provati, ma con pochi risul- tati. Qualcuno ha tentato l’uso del petrolio emulsionato con l’acqua, ma oltrecchè di essere d’impiego difficile e dispendioso, non produce un’ azione energica sulle larve. Qualche coltivatore empirico ha appeso in varî punti degli alberi dei cardi selvatici, sperando col succo amaro di questa pianta allontanarle; questa pratica, che mette in uso contro altri insetti nocivi, non ha prodotto l’effetto, che 11 buono agricoltore si prometteva; anzi sono state rosicchiate insieme alle foglie del fras- sino. Più razionale invece è stato il metodo seguito da taluno, di spalmare il col- letto dell’albero colla sostanza puzzolente nota nel commercio sotto il nome di bleck, scuotere poscia gli alberi per far cadere al suolo le larve, ed impedirle in tal modo la salita. Sembra a prima giunta che questo mezzo dovesse essere di effetto certo e sicuro, però più ragioni lo rendono quasi nullo. Le larve che salgono e scen- dono pel tronco, restano appiccicati dalla sostanza sopradetta, formano una su- perficie continua coi loro corpi, che permette ai nuovi arrivati di potere passare senza ostacoli dal tronco alle foglie; inoltre dopo poche ore che è stata adoperata la sostanza del bleck s'indurisce, in modo che riesce facile il passaggio su di essa. Stando poi alle abitudini piuttosto polifaghe della larva, ancorchè buono ed ec- cellente ne fosse il metodo, non varrebbe a distruggerle completamente, ed in tal caso sarebbero forzate ad aggredire altre colture. Con poco criterio si è parlato da taluno di elettricità, mediante una forte sca- rica di una pila posta in comunicazione coll’albero e così fulminare l’insetto. Per rispondere a cotesti signori diremo, che due ostacoli si oppongono a questa appli- cazione: la dispersione del fluido elettrico per la terra, e la difficoltà di potere isolare un albero. Per riuscire allo scopo altri mezzi furono provati dallo scrivente, ma bisogna confessarlo, ebbero gli stessi risultati di quelli fin qui adoperati. Riflettendo quanto malagevole sarebbe stato l’uso degli insetticidi liquidi, fra cui la soluzione di sa- pone nero che mi era stata consigliata dal d’André, rivolsi la mia attenzione alle polveri. E prima di tutto adoperai la calce, che spolverava di buon mattino sui corpi inumiditi delle larve, fondando sulla nota reazione e proprietà caustica di questa sostanza, anzi per accrescersene l’ effetto feci uso una volta di aspergere con acqua i rami infesti, dopo di che li spolverai con calce; contro ogni mia aspettativa nè l’uno nè l’altro metodo corrisposero alle mie speranze. Furono da me parimenti adoperati lo zolfo , il solfato di ferro e di rame in polvere, nè si ebbero esito migliore. Pare che il mezzo migliore da adoperarsi, benchè non esente da difficoltà, sia quello di scuotere fortemente i rami zeppi di larve, raccoglierle in una tenda sot- tostante e scacciarle; esso però deve praticarsi in tutti i luoghi simultaneamente ed a più riprese, per esempio ogni due o tre giorni, per distruggere le nuove ge- nerazioni, o quelle rimaste dalla precedente operazione, DIE OE Ed ora come spiegare la moltiplicazione di questa Tenthredinidae per lo in- nanzi non avvertita? Si possono invocare i soliti argomenti di deficienza di uc- celli insettivori, di coltura, di clima? Il certo si è che uno esquilibrio nelle re- lazioni di animali fra di loro ha dovuto produrre una causa, ma non ci adden- triamo nel campo delle ipotesi facili ad immaginarsi, e difficili a provarsi. L. FAILLA TEDALDI. —_ = = ——_ COLEOTTERI NUOVI 0 POCO CONOSCIUTI DELLAISTEETERA DI ENRICO RAGUSA (Cont. v. Num. prec.). Carabus auratus. Lin. var. Siculus Ragusa nov. var. Nel 1869 m’ebbi in dono dal farmacista Zuccarelli in Catania, una bottiglia ripiena di coleotteri raccolti a Lentini, fra i quali trovai un bellissimo esem- plare del Carabus auratus Lin. che si avvicina molto alla var. Lotharingus Dej., ma è assai più stretto, con le costole delle elitre quasi cancellate ed il corsaletto più stretto; ha le gambe brunastre, le antenne nere, meno i quattro primi articoli che sono brunastri come le gambe. È assai strano che questo insetto siasi trovato in Sicilia, mentre manca su tutto il continente meridionale Italiano e non rinviensi in Italia, secondo il Dott. Pirazzoli (vedi I Carabi Ital. Bul. Ent. Ital. Vol. III, pag. 315) che nel Trentino, e la var. Honorati Dej. nel Nizzardo. Anisotoma Heydeni Ragusa. nov. sp. Convexa, subovata, nitida, testacea. Caput nigrum, punetatum; antennarum articulis 4 ultimis nigrescentibus. Thorax nigro-castaneus, lateribus ferrugi- neis, angulis rotundatis, disco punetato. Scutellum triangulare, nigro-casta- neum, punetatum. Elytris striato-punctatis, disco testaceo, sutura limboque la- terale nigro-castaneis. Pedes testacei, femoribus 3° ad apicem dentatis, tibiis arcuatis. Long. 2-3 mill., lat. 1-2 mill. TR Convesso, subovato, nitido, testaceo, con la testa nero-castanea, finamente punteggiata, con le antenne ferruginose alla base, con gli ultimi 4 articoli verso l'estremità bruni, ed il primo articolo più piccolo degli ultimi tre. Ml corsaletto è nero-castaneo finamente punteggiato come la testa ed ha ai bordi laterali due macchie ferruginose ben distinte. Lo scutello è anch’esso nero- castaneo e punteggiato. Le elitre sono d’ un testaceo pallido con la sutura nerastra , i bordi laterali macchiati nero-castanei e sopra ogni elitra otto strie di punti ben marcati. Le zampe sono tutte d’ un testaceo più pallido delle elitre. Il g differisce dalla 9 per il colorito assai più scuro e per avere i femori posteriori ornati di un dente e le tibie di una spina. Questa nuova bella specie si avvicina alla picta Reiche d’ Algeria per il suo colorito, ma ne differisce per le strie delle elitre che sono tutte di uguale punteggiatura, per il dente del femore posteriore, che la distingue oltre dal- l'essere più piana, anche dall’ornata Fairmaire. Ne posseggo un individuo con la testa, il corsaletto, lo scutello, le elitre e le gambe tutte d’un testaceo pallidissimo, che se non è un esemplare im- maturo potrebbe ben formare una varietà ben distinta. L’ho raccolta dal Marzo al Maggio sui muri esposti al mezzogiorno nelle ore mattutine, ma credo debbasi ricercare come le sue congeneri sulla sab- bia, in riva al mare, o presso ai fiumi ed ai torrenti (Vedi Notes sur les Anisotoma del sig. Decaux di Neuilly sur Seine, nella Feuille des Jeunes Naturalistes N. 122 Décembre 1880). Dedico questa bella specie al sig. Capitano L. von Heyden, in segno di riconoscenza per la bontà avuta determinandomi molte delle più difficili spe- cie da me raccolte in Sicilia. Cartodere pilifera Reitter. Questa interessantissima specie da me scoperta sul Monte Pellegrino e descritta dal signor Edmund Reitter (Revision Lathrid. 1875, pag. 334) so- pra uno dei sei soli esemplari che trovai allora, è comune nel Novembre e Dicembre sotto le pietre dove non è facile scoprirla per la piccola statura (1 mill.) e per il suo colorito di un rosso scuro testaceo. Questa specie è distinta da tutte le specie conosciute, per la sua pube- scenza fina, sparsa, setulosa, visibile sopra tutto il corpo. La Cartodere elegans Aubé , con questa sola specie ha gl’interstizî alterni rilevati. Come spiegare che fin oggi non si è trovata che in Sicilia ed al Giap- pone ? Io sono sicuro che ulteriori ricerche faranno trovare questa specie in altri siti, non essendo la Sicilia in tali rapporti commerciali col Giappone da poter ideare che questa specie sia stata importata. Io l’ho trovata piut- tosto comune al 15 di Novembre di questo anno in una escursione fatta alla Navurra, presso Altavilla, ed essendo conosciuta l’epoca dell'apparizione sarebbe possibile e di alto interesse, trovare cone e dove vive la larva, = 604 Rhizotrogus Nebrodensis Ragusa. Nel Catalogo dei Coleotteri d’ Europa dei signori Stein e Weise figura a pag. 85, dopo il Riz. Sassariensis Perris, un Rhiz. Nebrodensis Ragusa. Nella seduta pubblica tenuta il 23 Settembre 1872 a Siena dalla Soc. Ent. Ital. mostrai fra le specie nuove da me raccolte sulle Madonie anche questo Rhizotrogus, che mi promettevo di pubblicare più tardi. Ne presi un centinajo di esemplari allo Sparviero sulle Madonie, ai primi di Luglio 1871 e comunicatolo a molti dei miei corrispondenti quasi tutti lo ritennero invece lAmphimalus ater Fabr., meno il signor Desbrochers des Loges che lo credette allora il fuscus Scop. Mulsant lo descrisse dopo per Amphi. Logesi, ed io ne ho visto i tipi appartenenti al fù sig. Georg Metzler di Francoforte s. M. con l'etichetta ma- noscritta del sig. Mulsant, e che non erano altro che gli esemplari da me raccolti sulle Madonie. Bisogna dunque togliere il nome di Nebrodensis Ragusa dai Rhisotrogus Muls. e metterlo in sinonimia dopo Amphimalus Logesi. Muls. Attalus Parietariae Er. Nell’eccellente monografia dei Malachidi di M. E. Peyron, pubblicata nel Vol. XV (1877) dell A beille di de Marseul a pag. 148 l’autore non conoscendo VA. Parietariae Er. ne riproduce la descrizione datane dall’Ertckhson, e giu- stamente combatte l’ idea del Kiesenwetter (Berl. Zeit. 1866, 27) che la cre- dette una semplice varietà della ulicis Er. Io posseggo una dozzina d’ esemplari della Parietariae da me raccolte al- l’Isola di Pantelleria, e cinque esemplari dell’Uliess d’Andalusia, donati dallo stesso Kiesenwetter, e sono pienamente d’accordo col sig. Peyron che que- sta bella specie si avvicina invece al mio A. Panormitanus (1) al quale ras- somiglia moltissimo meno il colorito delle elitre assai differente, ed il color delle zampe. Va dunque posta vicino a questa specie, della quale passo a notare le differenze che ne distinguono il maschio, ch’era sconosciuto. E più piccolo della femmina, con il disegno in forma di croce, sul torace assai più marcato, e con la fascia aranciona appena accennata sui bordi.— Le elitre sono verso l’apice meno dilatate. (Continua). (1) Nella mia descrizione a pag. 282 del Vol. III del Bul. Ent. Ital. là dove di- cevo che le due macchie colorano la base delle elitre, si legga invece, apice delle elitre. HOMALOTA LEPORINA FAUVEL NOV. SP. A première vue cette petite éspèce a le faciès , l’'aspect mat, la couleur, la pubescence jaunàtre trés fine et serrée, enfin la ponctuation de Vl 0Oxy- poda ferruginea Er., mais elle appartient aux Momalota du groupe d’analis, ou elle prend place à còté de la caotfrons Sharp (simillima Sh.). Elle s’ en distingue par sa taille ordinairement d’un tiers plus petite, son corps mat, à pubescence jaunàtre bien plus fine et plus dense, sa couleur plus claire, ordinairement jaunàtre au corselet et aux élytres (parfois presque entiéère- ment flavescente chez les individus moins matures de coloration), sa pune- tuation générale bien plus serrée surtout au corselet et aux élytres ou elle est très finement ruguleuse; les antennes courtes, à articles bien plus courts rappellent celles d’exz/is; elles sont plus ou moins ferrugineuses, avec la base, les pattes, la marge apicale des segments et l’anus testacés; la téte, assez brillante n’est pas impressionnée sur le front; le corselet à les còtés moins arrondis ainsi que les angles postérieurs qui sont simplement obtus; il y a une simple fossette basilaire sans trace de sillon discoidal; la base est cou- pée plus droit; les: élytres sont plus petites , plus etroites, pas plus larges ni plus longues que le corselet à leur milieu, ce qui leur donne une forme transverse; le g a le 7° segment tronqué en dessus, assez brillant et ob- tusément anguleux en dessous.—Long. 1 millim. Cette Homalota trés distinete a été découverte en Sicile près de Palerme par M." Enrico Ragusa, qui me l’a généreusement donnée ainsi que beau- coup d’autres coléopteres intéressants de son pays. ALBERT FAUVEL. Osservazione. — Questa piccolissima specie non è rara sul Monte Pelle- grino sotto le pietre, dove vive in società, dal Novembre al Marzo. Io l’ho comunicata a moltissimi dei miei corrispondenti sotto il nome di HMomalota talpa Heer, per come mi fu determinata dallo stesso Fauvel, assieme a molti altri Stafilinidi di Sicilia il 27 Giugno 1872. Debbo però aggiungere che lo stesso sig. Fauvel più tardi mi scriveva H. talpa=noov. sp.? Che io sappia la 7. talpa non è stata finora trovata nella nostra Isola, e tutti coloro che posseggono questa specie come di Sicilia possono quindi cambiare il nome di ta/pa in quello di H. leporina Fauvel. E. Racusa. — 660 — PROTOZO1 E EROE DIFFERENZE ED AFFINITA’ Fin da tempi antichissimi Filosofi e volgo distinguono i corpi naturali in pietre o minerali e viventi od organizzati e questi in piante ed animali, donde la creazione dei tre Regni della natura; però so il volgo sa distinguere questi corpi non ne sa apprezzare le differenze ed i rapporti, non solo, ma forse anche si stupirebbe nel sentir dire che le piante sono affini agli animali e che fra gl’infimi esseri di questi regni vi sono tali rapporti di parentela da non poter facilmente distinguere gli uni dagli altri; che anzi esistono certi esseri minimi per i quali si è imbrogliati, se si debbono applicare i caratteri dell'animale o del vegetale. Spetta al sommo svedese Linneo lo avere data la definizione scientifica di questi corpi, indicandoli nella sua opera “Systema naturae,, con brevis- sime frasi diagnostiche cioè: lapides crescunt, vegetabilia crescunt et vi- vunt, animalia crescunt, vivunt et sentiunt; frasi le quali vennero più tardi modificate dal Gmelin, il commentatore di Linneo, in un senso un poco più largo cioè : lapides corpora congesta nec viva, nec sentientia; vegetubilia cor- pora organisata et viva, non sentientia; animalia corpora organisata et viva, et sentientia, sponteque se moventia, accennando con ciò fin d’ allora che il solo e precipuo carattere differenziale risiede nel movimento spontaneo e nella sensibilità, e quindi nella presenza del sistema nervoso; caratteri cui si è dato un gran peso, ma di cui vedremo in seguito la reale importanza. Noi in questo articolo non discuteremo dei caratteri differenziali fra i corpi bruti ed i viventi, perchè la mancanza della vita nei primi e la pre- senza di essa nei secondi li differisce abbastanza bene; quantunque se stiamo ai criterii di qualche naturalista moderno, passando gradatamente agl’infimi avremmo anche qui dei punti di contatto e non vi sarebbero veri ed assoluti caratteri differenziali, poichè tutte le proprietà che si riscon- trano nei corpi viventi esistono pure nei corpi bruti. Posteriormente i naturalisti, credendo fermamente di segnare i limiti pre- cisi fra i due regni, ampliarono e definirono più specificatamente i carat- teri differenziali fra le piante e gli animali , traendoli principalmente (1) dal modo di nutrizione, (2) dalla natura degli alimenti, (3) dalla respirazione, (4) dalla composizione chimica, (5) dal movimento spontaneo volontario e (6) dalla facoltà di sentire; questi caratteri a norma della loro importanza si po- trebbero dividere in due serie cioè : caratteri organici o vegetativi, e carat- teri animali ; organici sarebbero i primi quattro, animali gli altri. Premetto fin da ora che se questi caratteri reggono appena per piante ed animali di organizzazione elevata, pure anche in essi sostengono poco la critica, e scompaiono poi del tutto quando si tratta degli infimi esseri di questi re- gni. Dirò di più che sino a che non si conoscevano perfettamente gli es- seri inferiori, questi caratteri potevano reggere sino ad un certo punto ed essere più o meno buoni, ma coi mezzi ottici attuali, conosciuti bene gli es- seri microscopici di ambo i regni, questi caratteri diventano assolutamente insufficienti o nulli. Oggigiorno difatti vista l’ insufficienza di questi caratteri si è voluto ri- correre ad altre differenze ; così lo Schiff ha trovato i movimenti comples- sivi, ossia la reazione reciproca delle parti, il Gegenbaur ha creduto im- portante la sua unicellularità per le piante rispetto agli animali, ed il Ro- bin infine ha voluto trovare un carattere differenziale nella reazione col- l’ammoniaca; però anche tutti questi caratteri come vedremo in seguito non sciolgono punto la questione, che anzi la intricano di più. Noi discuteremo in seguito questi varii caratteri, anche negli animali e vegetali superiori, ma brevissimamente e come punto di partenza e ci fer- meremo più particolarmente sull’importanza di essi negli infimi dei due regni dove troviamo certi esseri pei quali il naturalista è in dubbio di ricono- scervi l’animale o il vegetale. Già il Gmelin stesso precluse la via a questi fatti, quando nel com- mentare il Systema naturae, esponendo i caratteri distintivi dei tre regni, disse, questi caratteri convenire tutti in certi esseri inferiori distinti col nome di Zoofiti: quorum limites concurrunt in Zoophytes, epperò se non precisò bene i limiti e credette di trovare i confini nei Zoofiti si fu perchè allora non si conosceva il mondo degli esseri microscopici, che costituiscono lo scoglio del naturalista e che oggigiorno sono il precipuo soggetto degli studii di parecchi illustri scienziati moderni; non per questo dico ha mi- nore importanza la sua idea che preludiava i fatti posteriori e che am- metteva di già la possibile fusione dei due regni nei loro punti estremi. Oggigiorno noi sappiamo che la più infima forma sotto cui si mani- festa la vita organica è il protoplasma, ciò tanto in un regno come nell’al- tro; difatti che cosa sono una Monera, una Ameba, uno Scizomiceta, un Bacterio, se non altro che semplici ammassi di materia protoplasma- tica? Ora è noto per legge organico-morfologica che gli esseri quanto più affini sono nel loro originario sviluppo, altrettanto maggiore è il loro grado O di parentela; quindi se il protoplasma ci rappresenta il vertice o punto di partenza, da cui provengono per successive differenziazioni, le due linee di- vergenti costituenti i due regni dell’impero vivente, so il protoplasma è la forma prima con cui si manifesta in essi la vita e ci si presenta sempre cogli stessi caratteri, è evidente il dire, anzi è una conseguenza logica, che questi esseri saranno tanto più distinti quanto sono più elevati in organiz- zazione (differenziati), cioè quanto più lontani saranno dal punto di partenza, e che queste differenze, diventeranno mano mano meno sensibili finchè scom- pariranno del tutto quando arriveremo agl’ infimi esseri dei due regni, in altri termini quanto saremo più vicini al punto di partenza. Sta il fatto però di una maggiore complicazione organica negli animali di organizzazione più elevata in confronto dei vegetali, ma ciò ripeto scomparisce colla sempli- ficazione degli organismi, nel monozoa e nel monofita, mentre è massima ed evidente nel polizou nel polifita. Aggiungerò ancora che le maggiori difficoltà si riflettono su certi esseri infimi, per i quali tanta è la difficoltà di riconoscervi i caratteri dell’ ani- male o ‘del vegetale , che il Prof. Haeckel di Jena ha proposto di ereare per essi, un novello Regno detto dei Protisti, collocandovi tutti quegli es- seri che non presentano caratteri decisi di animali o piante, idea però non completamente nuova, poichè anche il Bory Saint-Vincent aveva proposto un regno Psicodiario, e più recentemente, ma prima di Haeckel, un natu- ralista inglese John Hogg proponeva pure un regno intermediario sotto il nome di Proctotisti, corrispondente precisamente a quello di Haeckel. Vediamo adesso quali sono questi esseri infimi dei due regni cioè: 1 Pro- tozoi, ed i Protofiti ed esaminiamo sommariamente qualcuno di essi per vedere sino a qual punto arrivano le loro affinità e per comprendere meglio quello che diremo in prosieguo. Prendiamo ad esempio la Morera, una delle più infime forme del regno animale : essa risulta semplicemente di un ammasso di materia protopla- smatica (sarcode), contrattile, azotata, priva di membrana, di fibre, e di cle- menti nervosi, essa però alla parte periferica dà origine a taluni prolun- gamenti distinti col nome di pseudopodi (falsi piedi), i quali servono al mo- vimento ed alla prensione dell’animale. Consideriamo invece un Protofita, un Myxomiceto p. e. e lo troveremo costituito, come la Monera, di protoplasma privo di struttura e di forma, mancante di membrana, ma azotato e contrattile e che dà origine pure a pseudopodi che servono alla locomozione nei primi tempi della vita di que- st’essere. Basta questo esame superficiale per mostrare quanto grande sia l’affinità 4 gode fra questi esseri infimi; esame che potremmo continuare, ma cogli stessi ri- sultati, però, per brevità di spazio e per non fare inutili ripetizioni ci con- tenteremo di questi esempii, aggiungendo semplicemente alcuni nomi di mi- crofiti e di microzoi più notevoli perchè più discussi. Fra le piante infime troviamo i Desmidiacei, le Diatomee, le Volvocinee, i Myxomiceti, gli Schi- zomyceti o Bacteri, e fra gli animali, i Moneridi, gli Amebidi, le Grega- rine, i Foramniferi, e tutta la interminabile schiera degli infusori. Però devo aggiungere che questa distinzione ammessa da alcuni non è accettata da altri; così il Claus nel suo trattato di Zoologia, pur non ac- cettando esplicitamente l’idea di Haeckel pei Protisti, tratta separatamente ed esclude dai Protozoari, una quantità di esseri inferiori, dei quali se molti sono decisamente vegetali, altri sono veri animali. Però recentemente il De Lanessan (1881) accetta questa distinzione collocando fra gli animali anche le Monere, le Amebe, le Gregarine ed altri esseri infimi; ciò che prova pre- cisamente la grande incertezza e disparità di apprezzamenti. Ed ora a rendere più chiaro quanto abbiamo detto fin qui, passiamo ad esaminare partitamente i varii caratteri che si danno come differenziali e vedremo, invece di differenze, esistere delle marcatissime analogie, in hase precisamente di quanto abbiamo superiormente accennato. Modo di nutrizione e natura degli alimenti. —Trattando della nutrizione come carattere differenziale, fra piante ed animali, si suol dire che in que- sti ultimi abbiamo la presenza di una cavità speciale (stomaco) dove si com- pie il primo atto della nutrizione cioè la digestione, e che nei vegetali man- cando quest’ organo manca la funzione preparatoria ossia la digestione; in altri termini, l’animale deve preparare da se il suo alimento, mentre il ve- getale lo deve trovare bello e preparato nel suolo. Questo carattere , che potrebbe avere qualche importanza negli esseri superiori non ne ha affatto negli esseri inferiori, animali e vegetali, poichè in essi la nutrizione av- viene allo stesso modo. Essi prendono i materiali per la loro evoluzione e riparazione, traendoli dal mezzo in cui vivono, cosicchè tanto nel microfita che nel microzoa l’assorbimento si effettua per un fenomeno d’imbibizione e di cosmosi, seguito da una modificazione poco conosciuta della materia assorbita in contatto colla materia protoplasmatica. Per quanto riguarda poi la natura degli alimenti è stato detto che gli animali sì nutrono sempre di sostanze organiche, preparate dai vegetali e questi invece sempre di sostanze inorganiche, che organizzano per fornire agli animali; si dice pure che gli alimenti per i vegetali devono essere belli e preparati, essere cioè liquidi od aeriformi. E qui basterebbe citare semplicemente il fatto del parassitismo vegetale 'egea per distruggere completamente queste asserzioni; ma abbiamo di più: quando si sa che la Dionaca e la Drosera afferrano gl’insetti per nutrirsene, come lo provano Ie belle esperienze del Will, del Morren e del Darwin, e prima di essi del D.r Curtis, del viaggiatore Bartram e dal giardiniere Knight ; le quali fanno cadere questo carattere come assoluto anche per le fenero- game; difatti è ormai fuori di dubbio che parecchi generi di piante, appar- tenenti principalmente aila famiglia delle Droseracee, e studiati dai sud- detti autori, posseggono una vera digestione; è vero bensì che non hanno cavità digerente, ma di questa neanche tutti gli animali ne sono provve- duti, mancando di vera cavità digestiva i crostacei rizocefali e varii el- minti parassiti. AI fatto poi di una digestione in piena regola, potrei ag- giungere ancora che la cavità viene ad essere provvisoriamente formata dal chiudersi delle due mezze foglioline che rinserrano l’insetto nella Dionaea e più particolarmente dallo insaccarsi delle foglioline della Drosera, come è stato osservato da una Miss Treat di New Jersey e più tardi confermato dal Darwin. Vediamo intanto brevemente quelio che avviene e prendiamo ad esempio la Dionaea muscipula. Lo sue foglie sono infatti delle vere trappole d’insetti, le loro estremità essendo costituite da due lobi armati di spine sui margini, ed ognuno di questi lobi munito di tre spine le quali sono circondate da glandole; ne avviene che appena un insetto si posa sulla foglia, questa irri- tata dal contatto, avvicina repentinamente i due lobi trattenendo fortemente l’insetto nella sua cavità. Questo fatto era citato come semplice prova del- l’irritabilità di questa pianta; più tardi però, quando venne osservato atten- tamente il fenomeno, si vide che dalla superficie interna dell’organo, dalle glandole che abbiamo notato, veniva secreto un succo particolare analogo al succo gastrico, il quale serve precisamente a produrre una specie di scomposizione , di digestione, in seguito alla quale i prodotti vengono as- sorbiti ed i rosti rigettati; dunque si era in presenza di una vera digestione. In seguito a questi fatti le osservazioni e le esperienze si moltiplicarono, ed il Prof. Delpino di Genova diede la prima probabile classificazione di organi di piante ritenute a funzione carnivora, perlocchè il numero di queste piante crebbe ed oggigiorno sappiamo che buona parte della famiglia delle Droseracee : Drosera, Aldrovanda, Drosophyllum, Dionaca; delle Utricula- rineae, Utricularia, Pinguicula, non che altre piante come la Sarracenia , la Darlingtonia, il Nepenthes ecc. si nutrono in questo modo, anzi alcune di esse private dall’alimento azotato deperiscono. Questi fatti han dato campo al più celebre naturalista inglese il Darwin, di scrivere il suo bel libro: “ In- sectivorus plants., Sembrami quindi che bastino questi dati per distrug- gere la decantata differenza relativa al modo di nutrizione ed alla natura SERA degli alimenti, dal momento che troviamo piante che non solo si nutrono di materie organiche, ma che anche le digeriscono. Aggiungerò ancora che la nutrizione, in ultima analisi, non è altro, che lo scambio molecolare fra la materia organica e la materia organizzata; essa si compie nello stesso modo nei due regni e mediante l’assorbimento oosmatico , la materia penetra nel protoplasma, il quale la modifica e la incorpora alla sua sostanza cioè l’assimila, in seguito il protoplasma emette o rigetta certi principii, in altri termini disassimila: ciò è quello che av- viene in tutti gli esseri organizzati e precisamente negli esseri inferiori , protozoi e protofiti, senza differenza di sorta. Respirazione. — Anche di questa funzione si è voluto fare un carattere differenziale creando un’ antagonismo funzionale fra i due regni, dicendo che mentre, l’animale assorbe ossigeno e rigetta anidride carbonica, la pianta invece assorbe questa e rigetta ossigeno, trovando in ciò ragioni di equi- librio, poichè se da un lato gli animali viziano l’aria, le piante invece la purificano. Però oggigiorno è provato che le piante in generale respirano al modo degli animali ed il fatto dell’assorbimento dell’anidride carbonica deve esser con- siderato come dipendente dalla nutrizione, poichè l’acido carbonico secondo al- cuni, attraversa in parte il vegetale ed esce dalle radici indecomposto per andare al suolo per compiervi importantissimo ufficio, coadiuvando l’assorbi- mento della pianta. Alla respirazione del vegetale, come a quella dell’ani- male, va congiunta inoltre la produzione di un certo gradodi calore che qual- che volta viene accompagnato da manifestazione luminosa; nel qual fatto noi troviamo un legame di più fra i vegetali crittogami ed i protozoari; la fo- sforescenza infatti è stata notata dal Fabre e dal Tulesne in varie specie di Agaricus e di Rhizomorpha; questo fenomeno poi è comunissimo nei Pro- tozoari, nei Celenterati ed altri animali inferiori; che questo fenomeno di- penda dalla respirazione viene provato dal fatto che la fosforescenza cessa quando il vegetale si toglie all’azione dell’ossigeno. Asggiungerò ancora che una quantità di Bacterii ed altri funghi micro- scopici assorbono esclusivamente ossigeno, e se mancano di questo gas de- periscono e muoiono ; potrei qui continuare con questi esempi, ma verrei ad uscire troppo dai confini che mi sono prefissi. Dunque rispetto alla respirazione troviamo affinità anziechè differenze, giacchè le piante respirano precisamente al modo degli animali, e non solo questo fatto si osserva nelle piante inferiori come le crittogame, ma anche nelle fanerogame. (Continua). GiuseppE RiGGIO, NOTIZIA Il signor Cavaliere Adolfo Senoner, Bibliotecario dell’I. e R. Istituto Geo- logico di Vienna, mi ha trasmesso per il mio giornale delle note Biblio- grafiche su quanto si è pubblicato nell’Impero Austro-Ungarico, riguardante le Scienze Naturali durante l’anno 1880. Nel ringraziare l'illustre Cavaliere Senoner dell onore che mi ha voluto conferire scegliendo il mio periodico per la pubblicazione di una rivista tanto importante, fò sapere che pubbli- cherò sempre tali scritti con una paginazione a parte, onde alla fine dell’anno poterli riunire al Volume, o farne un Volume separato. Ho ricevuto e sottoscritto con piacere i progetti degli Statuti di una nuova Società Francese d’ Entomologia che si fonda a Caen, sotto il patronaggio dell’illustre Albert Fauvel, l’autore della Fauna Gallo- Renana. Il solo nome del Fauvel è già una guarentigia per la riuscita della nuova Società, alla quale auguriamo lunga vita e prosperità; siamo sicuri per lo scopo ch essa si prefigge, sarà gradita non solo a tutti gli entomologi di Francia, ma pure a quelli d’Italia, che vorranno concorrere con il loro obolo d’associazione (L. 12 annue) a provare sempre più, che anche nel nostro paese vi sono degli amici sempre pronti per la diffusione delle Scienze Naturali. Nella lettera circolare ricevuta si parla della pubblicazione di una Rivista mensile e che oltre dei lavori ordinarî, s’' intraprenderà una Fauna Entomo- logica ed un Catalogo degli insetti della Francia. Abbiamo ricevuto con la interessantissima XIII Lista di Coleotteri messi in vendita dal sig. Edmund Reitter a Médling presso Vienna, il prospetto onde continuare la interrotta pubblicazione della Wiener Entomologische Zei- tung cessata nel 1864. Con questo nuovo periodico del quale il comitato della Redazione non po- teva essere meglio composto, essendovi i signori Ludwig Ganglbauer, Med. D» Franz Lòw, Josef Mik, Edmund Reitter e Fritz Wachitl tutti autori ben conosciuti dal mondo entomologico per le loro eccellenti pubblicazioni. Noi vediamo che l’entomologia non ha mai avuto tanta vita attiva come in questo momento , e non possiamo che plaudire alla buona idea dei nostri colleghi Viennesi ed associarci con piacere ai 12 fascicoli che usciranno ogni anno e non costeranno che sole Lire dieci. EnRrIco Ragusa Dirett. resp. MMIINIIIIIIIIN'NNI/AANAN fenni PisuioGRrARIOI ZOOLOGIA Il D.' Fitzinger dà (Imp. Accad. di Sc. Vienna) i risultati de’ suoi studi sulle diverse forme dell’ Ursus arctos , se queste siano solamente va- rietà di una sola specie, ovvero siano diverse specie. Dopo aver definito le opinioni dei diversi naturalisti che si sono occupati di questo tema, Fitzinger osserva non doversi formare una specie dietro la struttura dello scheletro e nominatamente del teschio , se non vi sono associati altri ca- ratteri costanti del corpo —e poi conclude esser 1 Ursus niger ed U. ar- ctos due diverse specie distinte, così come lo sono U. collaris U. aureus, il quale ultimo è identico all’ U. formicarius e longirostris. Il Sig. Herman ha raccolti gli scritti del def. Petenyi e riferisce (Ter- meszetrajzi fiizetek, Budapest.) sui vesperzili dell’ Ungheria —che sono: Ve- sperugo noctula, pipistrellus, Vespertilio murinus , Vesperus discolor , Ple- codus auritus , Miniopterus Schreibersi, Rhinolophus hipposideros, ferrum equinum. Il Dr Lorenz dà (Soc. di Sc. nat. Coira) notizia di esser stati trovati in Svizzera diversi camosci bianchi; per impedire la distruzione di tali albin0s, il governo ha proibito severamente la loro caccia. Il D'. Schiavuzzi dà (Soc. adriat. di Sc. nat. Trieste) aggiunto ed emende al suo elenco degli uccelli dell’ Istria. LIE ne] Il Sig. Csatò parla (Term. fùz. Budapest) della Pyrrula major nella Tran- silvania, dando i caratteri distintivi di questa e della . europea, per far conoscere essere in errore quegli ornitologi, che confondono queste due specie. Il Sig. Madarasz dà notizia (I. c.) di una aberrazione appartenente all’ al- binismo parziale della Curduelis elegans uccisa in Ungheria. I negozianti di uccelli e i cacciatori la ritengono per una specie distinta; essa non trovasi mai in compagnia col solito Carduelis, vive solitaria, e anche i giovani hanno la gola bianca. Nell’acquario di Berlino trovasi un raro individuo di corvo bianco, preso nella Turingia; —esso è del tutto bianco neve, piedi e becco son rossastri, occhi focosi. A Coira fu ucciso un albino di Y ringilla citrinella. Il Sig. Pelzeln fa (Soc. botan. zool. Vienna) osservazioni su alcuni uccelli dell’Egitto (tra Ladò e Alberto Nyanza)—questa fauna concorda in 'gene- rale con quella del limitrofo Sudan, ma offre anche alcune nuove forme come Eremomela hyporantha, Jeteropsis (n. g.) crocata ete. La società ornitologica di Vienna continua a far conoscere nel suo gior- nale l’avifauna, specialmente quella della monarchia Austro-Ungherese, e ha già dati risultati di alto interesse—nel corso di quest’ anno troviamo, fra molti altri, nel detto giornale un articolo del sig. Kolaczy sugli uccelli utili e dannosi viventi nell’Austro-Ungheria, con indicazione dei danni che re- cano; poi in un altro enumera i parassiti che vivono sugli uccelli, essi sono I Olfersia Ardeae che vive sul Botaurus stellaris, \ Olf. Courtilleri, pa- rassita sul Trachypetjs minor, la Cenchridobia Eggeri sul Tinunculus alau- darius, la Calliphora azurea che in stato di larva trovasi nei nidi delle rondini; poi il Pulex gallinae, fringillae, hirundinis ete. che Taschenberg riu- nisce tutti nel P. avium, anche l’ Ocanthia lecturalis e Vl Oc. Hirundinis, che, ritenuta identica all’antecedente, trovasi nei nidi degli uccelli, poi e- numera i pidocchi, gli acari ed altri dei quali vengono infestati gli uccelli. Sulla avifauna della Erzegovina dà ragguagli importanti il Capitano Bayer; —sull’avifauna della Moravia e del Riesengebirge in Boemia ci dà dati il sig. Talsky;—dati biologici della Petrocincla saratilis e cyanea dà il sig. Ker- meny;—Madaras parla di un ibrido che ha dei caratteri di Hirundo rustica o cochirica, forse anco della rufula,_—descrive anche un’aberrazione della .S?- bilatrix sylvicola (griggio-verdastro, la striscia al di sopra degli occhi, la gola e la testa bianco-verdastra);—il sig. Nancarrow dà alcuni dati sulla nidificazione di alcuni uccelli nell’Australia; —Il sig. Tschudi dà notizia di una Camoherpe luscinoides presa nei dintorni di Salisburgo, la quale specie apppartiene al- l'Europa meridionale.—il sig. Czatò, parlando dell'Aquila nocvia della Transil- — = vania nota che questa specie conduce una vita del tutto diversa che in al- tri luoghi. Essa vive qui in pianura, su prati mancanti di alberi. Gli in- dividui nati colà non portano pel solito un abito macchiato.—il Conte Mar- schall dà un elenco degli uccelli dell’Austro-Ungheria che vivono pure nel Kaschemir;—seguono poi dati bibliografici e piccole notizie. Il Direttore Slcindachner fa (Imp. Accad. di Sc. Vienna) un’ enumera- zioue descrittiva di pesci nuovi o rari che si trovano nel Musco impe- riale di Vienna; fra i molti havvi un Cyclopterichthys n. g. vicino al Cy- clopterus e che forma un anello di congiunzione tra i gruppi Cyclopterina e Liparidina;—nota poi esser Sebastes capensis identico al S. oculatus;—vi- vere il Gobius zebrus nell'Adriatico presso Zante ete.—Il sig. Steindachner descrive anche alcuni pesci di mare dell’Africa. Fra i molti, sono nuove spe- cie : Scorpaena senegalensis, Chaetodon Hofleri, Sargus Pourtalesii ed altri; nota esser il Sparacon natnal identico con Temnodon saltator;—descrive poi alcuni pesci fluviatili dell'America meridionale, fra cui Dentex canarien- sis, n. sp. Scopelus n. g., Heideri, Parachela Breitensteinii n. g. n, sp., Schedophilopsis spinosus n. g. n. sp. etc. Il Direttore Marchesetti descrive (Soc. Adriat. di Sc. nat. Trieste) una escursione fatta ad un banco di coralli a Gedda ; enumera i diversi ani- mali che vivono intorno a questi coralli come Pinna negrina, Mytilus va- riabilis, Lethriscus mahsena, Gastrocheus Ciaculeatus, poi le madrepore Se- riatopora, Lofoseris, le Astree, Fungid, Cubipore, Diadema Savigni, V Am- phocanthus siganus, Pterois volitans, Synanceja verrucosa, Ostracion cubi- cus, etc. All’occasione d’una revisione dei cimiteri a Dresda, furono aperti anche alcuni sepolcri e il D" Reinhard si diede: a cercare quali insetti vivano su cadaveri già da diversi auni sepelliti. Esso, dando la notizia (Soc. botan. zool. Vienna) di queste osservazioni, dice che la Conicera atra vi si trova in grande quantità , poi 1’ Alysto fuscicornis , il Ehyzophagus parallelo, collis, l Homalota divisa, Trichonyx sulcicollis, anche un Iulus fu veduto. Indecisa resta la questione in quale modo questi insetti pervengono nel feretro. Il Prof. Brauer diede nella Società per la diffusione delle scienze natu- rali di Vienna lettura sugli insetti che succhiano il sangue, con speciale ri- guardo della conformazione della bocca, nota il Ahyachoprion penetrans, Phlebotomus papalasis, Glossina morsitans, pulci, pidocchi, cimici etc. Il sig. Friwaldsky descrive (Term. fùz. Budapest) alcuni nuovi coleotteri, un Trechus caverniculus della Croazia, affine al micans, Ochthebios montanus di Mehadia, al dicolor ed Anthrenus incanus di Fiume al molitor; e poi de- scrive (l. c.) alcuni nuovi coleotteri raccolti dal Merk nell'Europa orien- La (23: tale e nell’Asia minore, questi sono: Anophthalmus turcicus, Licinus Mer- kli, Lederia anatolica, Lethonymus difformis e alcuni altri. Il sig. Leder dà (Soc. bot. zool. Vienna) una lista di coleotteri del Cau- caso. 1 Il Prof. Gredler (1. c.) descrive alcuni coleotteri dell’ Egitto superiore, un Afeuchus simile al laticollis, un Bruchus simile al quadrimaculatus etc. Il sig. Ganglbauer (I. c.) dà la tabella analitica degli Oedemeridi. Osserva che l’Anancodes meridionalis è probabilmente identico al viridipes; e che 3 la Nacerdes austriaca è stata sin ora confusa coll’ Anoncodes dispar, e la Xanthochroina n. g. è affine al Xanthochroad. Il sig. Reitter dà (1. c.) una tabella analitica dei coleotteri europci e no- minatamente delle Cistelidee; Georyssidee e Thorictidee; per Cystelide l’autore intende i Byrridi enumerati nei diversi cataloghi; fra le specie nuove troviamo : Curimus caucasicus, Myrmecobius pruinosus, Apharia n. g. meli- tophila, la forma del corpo dell’Apharia è come quello del Myrmecobius ed è simile anche al Vochrotus.— Reitter descrive (Soc. di sc. nat. Briinn) alcune nuove specie di Clavicorni dell'Australia, del Messico, così Conotatus nitidis- simus del Messico, Ischaena fovercollis di Giava, Peltoschema n. g. filicornis dell'Australia, Diplocoelus piliger della Nuova Zelanda, Clinidium apertum dell’ Hymalaya, Corticarium Steinheili di Bogota ete. — Reitter dà poi un prospetto dei generi e delle specie della famiglia dei Scaphidoidei della sua collezione, e vi descrive anche alcune nuove specie, come Scaphicoma longipes, Scaphidium coronatum, Scaphium ferrugineum. ete. Il sig. Moczary descrive (Term. fùz. Budapest) diversi nuovi Imenotteri —Amasis similis che assomiglia al Kriperi, Hylotoma syriaca affine al me- lanochroa, Monophadnus laponicus, Tenthredo balcana, Alianthius caucasicus Dolerus hìspanicus simile al lateritius, Macrophya albima cula (Ungheria) simile alla M. puncto-alba; M. marginata (Dalmazia), M. tbialis (Mehadia) vicina alla M. albocineta ete. Il sig. Mouschler dà (Soc. bot. zoo]. Vienna) un prospetto della fauna dei lepidotteri del Surinam. Il sig. Rogenhofer (I. c.) descrive un nuovo microlepidottero della fami- glia dei Gelechidi—Telcia Wachtlii prodotto dalle galle della Cecydonomydia, Tamaricis sul Tamarix articulata, raccolta presso Alessandria e allevata a Vienna. Il sig. Kreithner (I. c.) descrive una nuova specie di ecdophora.—P. Ste- boldiella—presa dal Siebold in Bilbao nella sua propria stanza, —simile alla P. pseudopretella. Il Prof. Killiass fà (Soc. di se. nat. Coira) un elenco dei lepidotteri del can- SI tone dei Grigioni con indicazione delle rispettive località , altezza sopra il livello del mare, e diverse osservazioni. Osserva p. e. che Inogeryon è una varietà locale della I. statices; parla anche di una singolare aberrazione della Callimorpha dominula,sulle ali superiori della quale la serie interna delle macchie è ridotta a due, e in tutto il terzo esterno dell’ ala havvi una grande macchia pallida, la linea longitudinale al corpo inferiore è più larga del solito etc.; Il sig. Madarassy (Term. fiiz. Budapest) descrive tre nuovi ditteri del- l'Ungheria: Elliptera hungarica, differente dall’omissa pel suo colore, Gym- nosoma ramulosa assai somigliante alla rotundata e Tricyphona livida. Il Prof. Mick descrive (Soc. bot. zool. Vienna) alcuni ditteri raccolti da Krone nell’ Auckland, fra cui sono nuove specie Dicranomyia insularis , che si distingue dalla vicarians solo pel suo colorito, Dicr. Kronei, simile al dumetorum, Trichocera antipodum. Simulium verans sembra molto simile al Sim. hirtipes dell’Europa.—Indi il sig. Mick descrive alcune nuove specie del genere Clinocera dell’ Austro-Ungheria, fra cui darbatula, assai simile alla dDipunctata, plectrum, simile alla stagnalis, Storchii assai somigliante alla appendiculata ete.—e per ultimo dà dettagli sul modo di preparare i Dit- teri.—Finalmente troviamo delle osservazioni sulla collezione del dott. Gobert di Mont de Marsan, nella quale trovansi molte specie descritte dal Perris, e descrive poi alcune nuove specie di detta collezione: Laucania hispanica, Aricta Goberti, Tdeuchophorus simplex, Trichonta hamata e il maschio della Trichonta obesa. Il sig. Brunner de Wattenwyll fa conoscere (1. c.) che la coltura ha grande influsso sugli insetti nominatamente sulle Locuste, la di cui vita dipende dalla vegetazione del rispettivo territorio, — la fauna presente non offre più il carattere di prima. Così nei dintorni di Vienna vi sono alcuni luoghi che presentano una fauna del tutto diversa dai luoghi limitrofi, i quali proba- bilmente rappresentano una fauna autoctona del paese. Presso Felixdorf, piccolo villaggio poco distante da Vienna, trovansi alcuni ortotteri che man- cano sui prati limitrofi e anche più distanti, come l’Oedipoda variabilis , Gampsocleis glabra, Stenobothras nigro-maculatus, caratteristici sono Steno- bothrus brevicollis e Gomphocerus antennatus. Il sir. Horvath descrive (Term. fiiz. Budapest) alcuni Emitteri nuovi, Lethacus dalmatinus della Dalmazia, affine al cribratissimus, Plintisus meha- diensis di Mehadia, simile al major, Pachytoma punctigera della Siria si- mile all’Orthocephalus signatus e probabilmente anche a quella specie del Fieber, etc. Il D: Daday dà (I. c.) i risultati dei suoi studi sull’ apparato di circola- SR I ziono nei pseudoscorpioni. parla sul punto centrale propulsatorio, della sua composizione istologica, dell’ attività fisiologica dell’ apparato propulsatorio etc. Il Conte Kayserling dà (Soc. bot. zool. Vienna) la continuazione del suo elenco degli arachnidi dell'America, fra essi havvi un Azilia n. 9g. assai so- migliante, quanto all’ aspetto esterno, alla Zilla, Cyrtognatha n. g. vicina alla Tetragnatha cd Eugnatha, Liocranoides n. g. ete. Il DI Loew (1. c.) dà dei dati biologici e sinonimici dei /silod? e'in par- ticolar modo della Ahinocola succineta e Livia juncorum; —deserive anche alcuni Plytopticecidei prodotti dai Phitopus, di cui si conoscono per ora 30 diverse forme su circa 300 specie di piante. Il sig. Valle descrive (Soc. adriat. di sc. nat. Trieste) una nuova specie del genere Stellicola parassita su un Pterocides griseum longespinosum pescato nel golfo di Costantinopoli — gli organi boccali di questa specie, Kosman- niana rassomigliano al Lichomolgus;—poi dà un elenco dei crostacei parassiti dei pesci dell'Adriatico con sinonimie, e un altro elenco dei pesci sui quali vivono i rispettivi entomocrostacei. Il Prof. Mich. Stoffich nella continuazione della fauna dell'Adriatico (I. c.) dà l elenco de’ crostacei, sui quali giù nel 1879 il prof. Stalzo ha dato un dettagliato lavoro. Il sig. Hirc dà (soc. bol. zool. Vienna) un prospetto della fauna malaco- logica del Carso liburnico. Fra le nuove specie descritte troviamo Pomatias Hirci, Pom. cessini, Pom. Stossichii, Helix Vucotinovicii e Bithinella croa- tica. Il Di Bergh (I. c.) descrive alcuni nudibranchi del Giappone, come Chro- moardoris Myenzelleri, Homoidoris n. g. (all’ aspetto assomiglia all’ Archi- dorides) japonica, Artachoea n. g. (quanto alla forma del glande e alla strut- tura interna si avvicina ai Cadlini), rubida. Il sig. Blaschka dà (Soc. di sc. nat. Isis. Dresda) lettura sugli Opistho- branchi, sul loro sviluppo, nutrizione etc. con dimostrazione su modelli di vetro. Il Prof. Brusina- dà nel giornale “ Vienca , di Zagrabia in lingua croata dei cenni biografici del P. francescano Kuzmzic morto nel dicembre scorso a Ra- gusa e di cui si hanno dei cataloghi delle conchiglie marine, terrestri e fluviatili. Troviamo accennati fra i molti Hyalina Kutschigii, H. circumlineata, Clausilia Sandrii, le quali vengono sempre raccolte morte nel mare, trasportate dalla corrente marina del Sud, senza che sia conosciuto il luogo della loro dimora. Crede il Brasina, che le tre dette specie unitamente alla Dreissena polimorpha, vivano sui monti del Montenegro e dell’Albania, donde vengono ME di ESS nel lago di Scutari, da questo nel fiume Rojana e da qui finalmente nel mare fin oltre Ragusa. Enumera poi le specie più interessanti raccolte nella sabbia dell’isola Lacroma, come Lachesis minima, Mangilia Scossiciana, Ceri- thiopsis bilineata, Alvania aspera e altre per lo più nuove per la fauna adriatica. Osserva poi che la H. Kleciaki dovrebbe nominarsi H. Cucescens poichè scoperta e descritta dal Kustchig. Delle specie dedicate dal Brusina a Kuzmic sono una Clausilia, una Emarginula, una Scalaria, una Melanopsis fossile e poi una Auzmicit nuovo genere invece di Iphigenia. L'A. infine, dà alcuni cenni sulle spedizioni per studiare le faune delie profondità ma- rine in generale e in ispecie di quella del Challenger e deplora che nel- l’Austria-Ungheria non vengano organizzate tali spedizioni, dovendosi invece accontentare di quello che pescano i comuni pescatori o tutto al più di quello che pescano i naturalisti stessi a profondità assai inconeludenti. Il sig. D.' Marenzelle (Soc. bot. zool. Vienna) descrive alcune nuove- specie di Holothurie del Giappone e della China, colle quali il numero delle specie conosciute viene accresciuto da 4 a18. Fra queste meritano esser menzionate: Chèrodota japonica, che appartiene ad un tipo con corpo cal- careo in forma di sigma, poi Ankyroderma Roretzii, Colochirus inornatus in cui la posizione della serie dei piedi è del tutto cancellata. Il sig. Blaschka (Soc. di sc. nat. Isis. Dresda) diede lettura sullo svi- luppo dei Craspedati con dimostrazione su individui nell’ alcool e su modelli di vetro. Il D.' Drasche descrive (Soc. bot. zool. Vienna) una nuova specie di Ecki- noderme del Giappone, Echiurus unicinctus. Il D.' Lorenz (l. c.) descrive un nuovo Distomm rinvenuto in un elefante africano — Dist. robustum. Il sig. Taranek parla (Soc. r. boema di sc. Praga) sugli fizopodi d’acqua dolce della Boemia, della loro distribuzione geografica etc. Le località in cui vivono questi animaletti sono le acque correnti, le acque ferme, gli sta- gni, le torbiere, le paludi, i pozzi etc. Nelle acque correnti vivono nomina tamente Arcella vulgaris, Centropyxis aculeata, Trinema enchelys , diverse Diflugidii;—nelle torbiere vi si trova una speciale fauna di £zopodi, prin- cipalmente Hyalosphenidi, Euglepidi, Nebelide; troviamo descritta una nuova Hyalosphenia— H. turfacea assai simile alla H. elegans, poi un Cerythion dubium n. g. n. sp., di struttura e confermazione come le Nebelide. Un carattere particolare hanno anche gli stagni, le paludi, in cui vivono Co- chliopadium bilimbosum, Pseudodioflugia gracilis, Centropyxus ecornis, Sphenoderia lenta, Nebela bohemica n. sp. ete. ZOOLOGIA SEOSSREE Il Prof. Laube dà (I. KR. Istituto geologico Vienna) notizia di due corna di stambecco rinvenuti nel Lehm nei dintorni di Praga. Questa scoperta è d’in- teresse perchè fatta unitamente a resti di renne, dal che ne segue esser lo stambecco vissuto nel diluvio antico. — Laube fa menzione anche di un osso di cavallo traforato alle due estremità e con traccia di tagli longitu- dinali — uno dei documenti più antichi dell’esistenza dell’uomo in Boemia. Il Sig. Kittl descrive (l. c.) alcuni denti con frammento di mascella supe- riore di Listriodon splendens, rinvenuti nei depositi sarmatici a Nussdorf presso Vienna. 3 Il Sig. Vacek descrive(l.c.) un teschio di H7yotherium Meissneri trovato nelle marne sabbiose griggie della molassa inferiore d’ acqua dolce nel Cantone S. Gallo;—il teschio ha la forma assai vicina al Licotyles americano or vi- vente. Il sig. Hochstetter fornisce (I. Acc. di se. Vienna) dati geologici e topografici della caverna detta Keutzberghéhle presso Laas nella Carniola. In questa giacciono molti scheletri dell’Ursus spelaeus, dalla qual giacitura si può de- sumere esser gl’individui morti sul luogo stesso, ove furono trovati, proba- bilmente cacciati dalla furia delle acque nelle parti più alte della caverna. Oltre i detti scheletri d’orso si trovano anche qui e lì ossa del Gulo bo- realis, Canis lupus, Hyena e Felis spelaca. Il sig. Fuchs dà notizia (I. R. Ist. geol. Vienna) di un dente ritrovato negli strati del Belvedere presso Mistelbach nell’Austria inferiore. Questo dente fu riconosciuto appartenere ad un Chalicotheriam, del quale nella monar- chia austro-ungherese non furon sin ad ora trovati resti alcuni. Aaup di- stinse due specie trovate nelle sabbie di Eppelsheim—Chal. Goldfussi e Chal. antiquum; il dente summentovato assomiglia molto a quello d’un Chal. an- tiquum. Il Prof. Vetter dà (Soc. di sc. nat. Isis Dresda) minuti schiarimenti sullo scheletro e sulle squame del genere Gyrodus dello scisto litografico di Kichstadt. Il sig. Kramberger divide (I. r. Ist. geol. Vienna) gli Scopeloidei come segue, Famiglia: Scopeloidei sotto Saurodonti Con denti striati: Genere Saurocephalus, Saurodon, Sphyraenodus, Hyp - sodon Con un solco longitudinale: Genere Solenoden — denti lisci: Genere Enchodus. Il sig. Rzehak presenta dei dati (1. c.) sulla fauna del Rolhliegend in Mora- via; fauna assai povera e che comprende: Pulaconiscus moravicus n. sp., che corrisponde al Pal. Volizu,— Pal. Katholitzkianus n. sp. che sembra esser affine al P. Blainvillei, — Pal. promptus n. sp., che appartiene al gruppo del P. heussi, Anaglaphus insignis n. g. n. sp. Acantodes gracilis v. mi- crocanthus, anche un Branchiosaurus moravicus, ete. Del grandioso lavoro del Prof. Fritsch— la fauna del carbone a gas e del calcare della formazione permiana della Boemia — è uscito il terzo fasci- colo che comprende la famiglia delle Nectridee coll’ Urocordylus scalaris, Keraterpeton crassum, delle Limnerpetidee con Limnopeton medestum, Lim. laticeps, macrolpis, elegans, obtusatum, dubium e difficile. Le rispettive descrizioni sono illustrate con figure intercalate nel testo e su 12 tavole; il materiale che ha servito a questo tanto importante lavoro trovasi in superbi esemplari nel patrio museo di Praga, diretto dal detto Professore. Dobbiamo osservare che all’ autore fu conferito dalla società geologica di Londra il premio di Lyell, oltre tante altre onorificenze. Per incontrare il desiderio di molti gabinetti e musei, egli ha riprodotti gli originali illustrati nel- l’opera mediante galvanoplastica e le copie sono riuscite di tal finezza da poterle studiare in tutto dettaglio sotto un microscopio. ù Il sig. Prof. Peters dà (I. r. Istit. geolog. Vienna) notizia di un Tri- onyx stiriacus, trovato nelle miniere di carbon fossile di Eibiswald in Stiria. Il D.' Hilber (l. c.) dà una lista delle conchiglie rinvenute nella sabbia miocene della Galizia orientale. Fra le molte sono nuove le specie Nassa Tietzei, Murex Pauli, Cerithium Bronniforme, Venus Sobieskii, nell'opera del D.r M. Hoernes trovasi descritta sotto v. marginata, Cardium praepli- catum, una Monodacna del gruppo del C'. plicatum, sarmantico e a quest’ul- timo anche affine etc. Il D' Bittner (Beitr. z. Paleoontologie con Oesterreich-Ungarn der Mojsi- sovies und Neumayr) descrive alcuni echini fossili dei depositi cocenici del- l’Istria e della Dalmazia (nuove specie Pygorrhynchus Taramellii, Espa- tangus dalmatinus, Echinolampas istrianus ete.), ed altri dell’Italia supe- riore (n. sp. Caratomus obsoletus, Parabrissus n. g. pseudoprenaster, Toxo- brissus Lorioli, Lovenia Suessi etc.) ge Il D' Mojsisovies presenta (Istit. geolog. Vienna) dei dati sulla fauna degli strati triassici di Mora d’Ebro in Spagna ed enumera i cefalopodi raccolti in questi da Vernewil; fra questi sono d’interesse le nuove specie Trachy- ceras hispanicum, ibericum affine all’ antecedente e molte altre, e osserva che gli strati a Trach. hispanicum della detta località appartengono alla regione inferiore dell’étage norica. BOTANICA Il Sig. Steiger dà negli scritti della società di scienze naturali di Briinn un prospetto della flora del distretto di Klobocek in Moravia; esso ci dà dei dati sulla costituzione geologica del rispettivo territorio (zona dell’arenaria carpatica corrispondente al flysch oligocene superiore), a cui segue l’enu- merazione delle piante, coll’osservazione che da un anno all’altro cambian- dosi il carattere dei boschi e dei campi, vanno cambiando di luogo e del tutto perdendosi molte piante, le quali prima vi allignarono, così p. e. da pochi anni non esiste più la Zesperis matronalis, non più la Senebiera coronopus, non più l’Anchusa officinalis, non il Cyclamen europacum e molte altre. Il Sig. Czizek descrive (e. c.) un ibrido di Rumor, il Rum. obtusifolium aquatieus—il quale fu trovato in pochi esemplari fra inumerevole quantità di Rum. pratensis, presso Monetz in Moravia , in straordinaria grandezza di più di 1 metro. Il D'. Simkoviez descrive nel giornale ungherese Termeszetrajzi fii- zetek un suo viaggio botanico fatto in Transilvania nei monti Bihar e Schuler;—ci dà la lista delle piante raccoltevi, fra cui sono d’interesse al- cuni nuovi ibridi, come Verbascum vi dobense (Verb. austriaco x blattaria), Carduus biharensis (Card. acanthoidi x candicans), Senecio subnebrodense (Sen. nebrodense x viscosus), Hieracium subnigrescens (Hierac. alpino x ni- grescens) ed altri. Il D'. Beck presentò all’Imp. Accademia di scienze a Vienna una mono- grafia del genere Znula, in cui descrive nominatamente i numerosi bastardi ‘sin ad ora poco conosciuti del detto genere Inula, con i caratteri distintivi delle piante madri. Queste sono in numero di 21 specie con 14 bastardi, fra cui si contano come nuove /Inula pseudogermanica (In. germanica x sali- Wie cina) In. Savii (In. spiraeifolia X salicina), In. Portensehlagi (In. candida Xx conyza?) In. setigera (In. bifrons X thapsoides). Il Prof. Bruegger dà negli scritti della Società di scienze naturali di Coira una enumerazione descrittiva degli ibridi della Svizzera; fra le nuove forme troviamo: Oxytropis campestris X lapponica (Ox. rhaetica), Potentilla alpestri Xx frigida (Pot. Hegetschlugeri) Pot. aurea X minima, Alchemilla fissa x pentaphylla, Sagina saratilis X procumbens, Sempervivum alpinum X arach noideum, Semp. Wulfeni x tectorum ( Semp. Comollit) Hieracium biennis Barkhausia ete. etc. Nel Giornale dell’Associazione Forestale che si pubblica a Vienna troviamo una enumerazione descrittiva delle Querce dell’Impero austro-ungherese, e viene notato che non solamente il suolo e l’ età degli individui cambia la forma, ma anche la fruttificazione adulterina, così che Seguir disse esser impossibile trovare in un bosco di querce nei paesi meridionali due esem- plari di quercia perfettamente simili. Troviamo descritti Quercus peduncu- lata, robur, cerris, pubescens, conferta (da Berenger ritenuta per una forma della Q. pyrenaica) poi ilex, coccifera, suber e pseudosuber. Il Prof. Simony dà negli scritti della società per la diffusione delle scienze naturali a Vienna, un prospetto della vegetazione dei deserti africani; —fa menzione della rugiada e delle acque sotterranee, che sono i principali ele- menti per la vita delle piante; e dà poi le più importanti piante che ve- getano nel deserto, Palmo, Acacie, Ephedra, Aristida obtusa, Lecanora escu- lenta, la tanto singolare Welwitschia etc. etc. Il Sig. Prant]l dà negli scritti della Società botanico-zoologica di Vienna una enumerazione delle Felci raccolte nel 1853 dal prof. Schmarda al Ceylon. Boll e Thuemen dànno negli scritti della società adriatiea di scienze na- turali di Trieste la seconda enumerazione dei Funghi del Litorale con ispecial riguardo di quelle specie che vivono parassite su piante utili; fra le nuove specie si contano: Torula cistina sul C'istus monspeliensis, Oidium mespi- linum sul Mespilus germanicus, Pestalozzia oxyridis sull’Oxyris alba, Phyllo- sticta fuscozonata sul Rubus idaeus etc. Il Prof. Voss dà (Soc. bot. zool. Vienna) un prospetto sistematico dei fun- ghi della Carniola pubblicati da Scopolî con un cenno biografico dello stesso. Il Prof. Rathay nel dare (1. c.)irisultati delle sue osservazioni sul Coema miniatum dice che è una forma di Aecidium del Phragmidiu. Ed egli ha 0s- servato che nell’estate poco dopo che i rosai erano attaccati dal sopracitato fungo apparve anche il Phragmidium subcorticium, come pure nell’autunno quando si mostrò sugli stessi rosai questo Phragmidium e nella susseguente Lic Tra primavera vi apparve il detto Coema. Su rami recisi dal rosajo attaccati dal Cocma e su cui non si trovò traccia alcuna del detto Phragmidium si svilupparono gli Uredospori appena tenuti per otto giorni in una stanza umida; i detti Coemi furono riconosciuti dal Rathay per una generazione di Aecidium, avendo egli osservato su di essi gli Spermogonii e i Gonidt; gli Spermogonti appartenenti ai Coemi trovansi pel solito sulla superficie delle macchie dei Coemi e non contengono parafisi. — All’Imp. Accademia di scienze di Vienna il dotto Prof. Rathay ha presentato un lavoro sugli Spermogonii degli Aecidiomyceti. In esso troviamo l’ osservazione che gli Spermogonii evacuano il loro contenuto anche senza la cooperazione della rugiada o della pioggia, a tempo asciutto, caldo o al sole; questi Spermogonzi producono nella loro cellula non solo gelatina e spermatina, ma ben anche dello zucchero, in forza di questo segregano acqua, la quale produce un rigonfiamento della gelatina contenuta in quelli, e con evacuazione dalla cellula degli Spermogonti. — Alle osservazioni fatte dal LRathay servirono Gymnosporangium conicum (parassita sul Sorbus aria e Puccinia suaveolens che vive sul Cirsium arvense. Il Barone Thuemen tenne (nella Soc. p. 1. diff. d. S. Nat. Vienna) una lettura sui funghi che attaccano i diversi animali bovini, pecore, pesci, rettili, in- setti, c un’ altra lettura anche sulle piante che in diversi tempi passati e in alcuni luoghi ancor presentemente servirono per stregherie , supersti- zione etc. , fra le molte la Mandragora, Vl Aspidium Baromezi, Artemisia vulgaris, Allium victorialis, Eutada Purshaena ete. e parlò anche delle stre- ghe stesse. Tl D". Drude parlando (Soc. di S. Nat. Isis a Dresda) della flora della Sas- sonia osserva che la flora di un dato paese dee distinguersi in un cata- logo sistematico e in una flora geografico-biologica ; il primo deve com- pararsi ad un dizionario, quanto più breve, più preciso, tanto meglio per la scienza; inutili sono le lunghe descrizioni di specie principalmente quando trattasi di un piccolo territorio, tali descrizioni appartengono alle mono- grafie, così pure non è da tener conto delle sinonimie ete.—Nella seconda parte devesi aver riguardo alla forma della vegetazione, ad un catalogo delle specie che rinvengonsi in tali formazioni, regioni etc. e con indica- zione del numero delle specie, se comuni o rare, se disperse ete.; d’ inte- resse sono anche le osservazioni fenologiche. Dobbiamo far parola di un giornale botanico, che pubblica il prof. Kanitz in Klausemburg in lingua ungherese.—Il 4° vol. 1880 contiene articoli di sommo interesse che dànno nozioni sulla flora dell'Ungheria, ma pur troppo questo giornale fuori della sua patria trova pochi lettori, essendo la lingua de ben poco conosciuta. In questo volume del 1880 troviamo fra i molti ar- ticoli : una enumerazione delle Bucillarie osservate nella Dacia da Z'omò- svar,,—un articolo sulla Clorofilla di Schaarschmidt, il quale dà poi unitamente a Tamas una enumerazione delle Alghe della Transilvania;—Janka dà una clavis analytica delle Romulee europee, — Mika tratta della Pistillaria pu- silla ete—-Importante è una rivista di lavori botanici intrapresa nella Ger- mania, Francia, Inghilterra etc. Il Prof. Pancic ha pubblicato in lingua serba un opuscoletto “ Il giardino botanico a Belgrado 1881 , in cui parla del bisogno d’un orto botanico, che mancava alla Università fino al giorno d’oggi. — Già nel 1863 Pancic fece voti che venisse istituito un orto botanico—nel 1875 finalmente furono in- cominciati i lavori, ma questi vanno assai lentamente—l’orto dee occupare un area di 24,000 m. q.—fin adesso furono eretti due locali pel giardiniere e pel servo, una serra, un acquedotto —le piantagioni sono fatte secondo il sistema di Hooker e Bentham Genera Plantarum — havvi a fabbricarsi ancora il museo, la scuola, una serra per le Orchidee e Palme, a pian- tarsi un arboreto ete. Desideriamo che Pancic possa godere ancor tanti anni di perfetta salute per vedere effettuato del tutto il suo desiderio in inte- resse della scienza. Il D°. Molisch ha presentato alla I. Accademia di scienze di Vienna un lavoro sul deposito della calce carbonata nel tronco dei legni dicotili, calce ch’è cristallina, di struttura concentrica nella Andona e di struttura radiata nell’Acer. Il D'. Reinitzer ha (1. c.) dato i risultati delle sue osservazioni sulla tran- spirazione delle piante, e da essi ne segue che questa transpirazione porta piuttosto del danno alle funzioni delle piante, eccettone il processo di li- gnificazione delle pareti cellulari; —per mezzo della transpirazione vengono apportate alle piante certe sostanze inorganiche del suolo, delle quali esse nell’autunno al cader delle foglie si liberano, e perciò si dee considerare la transpirazione quale causa dell’influsso che la costituzione del suolo ha sulla composizione della cenere delle piante. PHYTOPALEONTOLOGIA Il Prof. Engelhardt dà (soc. di sc. nat. Isis.) Dresda una lista delle piante fossili di Grosseth in Boemia, le quali trovansi nell’arenaria terziaria d’acqua dolce e fra le quali mancano del tutto le conifore;—dà anche un’enumera- RAS: | zione descrittiva delle piante di Liebotitz, in Boemia, le quali appar- tengono pure all’ epoca terziaria, e presentansi sotto forma di quarziti di acqua dolce. — Su questi giace uno strato argillo-sabbionoso (strati di Saaz ) strato che consta di sabbie quarzifere bianco giallastre e d’ un’ ar- gilla schistosa sabbionosa — nella quale trovansi dei filoni di carbon fos- sile, ma di poca entità. — Fra le nuove specie di piante che ci descrive Engelhardt troviamo Myrsine coriacea, affine alla M. africana vivente, — Paliurus Geinitzi, Diachenes Novackii, Symplocos pectschirnensis un po’ similo al S. parschlugiana, Celastrus Laubei assai simile alla vivente C. scandens, Carpolithes sphoeicus il qual frutto o seme appartiene probabil- mente ad una Myrica.—Finalmente negli scritti dell’I. R. Istituto geologico di Vienna Engelhardl dà una lista delle piante dell’ argilla di Preschen, (Boemia), fra le quali come nuove specie troviamo: Ftcus preschensis, Bhy- tisma Feroniae, Persea Heeri, Benzoin antiquum ete. Il sig. Wentzel dà (Imp. Accad. di sc. Vienna) un lavoro sulla flora dello scisto terziario a diatomee di Sulloditz (Boemia), la quale appartiene al- ki etage aquitanien. — Anche sulla flora del tufo basaltico di Warnedorf Wentzal dà un lavoro (I. R. Ist. geol. Vienna). Fra le specie nuove per la flora della Boemia trovansi Potamogeton Seifhennersdorfensis, Myrica longifolia, Carpolithes Seifhennèrsdorfensis, Celastrus Ungeri ete. Il sig. Conwentz (Soc. di sce. nat. Danzica) dà notizia sui legni fossili che rinvengonsi nel diluvio di Kadorf (Prussia). Questi legni appartengono al Rhizocupressinoxrylon uniradiatum. — Essi prima della loro fossilizzazione erano attaccati da un Agaricus melleus, il quale cagionò la loro decom- posizione , in causa di che sono di forma fibrosa. In questi legni si sono internate molte radici di piante, i di cui semi trovaronsi sul tronco ancor vivente e che sono della stessa specie, ma fra queste radici trovansi anche quelle di un ARizoalnorylon inclusum.—I legni sono di formazione terzia- ria e derivano dai vicini depositi di carbon fossile. Il Vice Direttore Stur (I. Accad. di sc. Vienna) fornisce dati morfologici sulle Calamarie, le quali offrono materiale importante per gli studj sullo svi- luppo della vegetazione, principalmente per la loro vita geologica assai prolun- gata. Stur descrive le Calamarie e osserva che si è dato ai diversi rami di esse diversi nomi (AsteruphyMites, Annularia, Sphenophyllum, Volkmannia) secondo la forma delle foglie; descrive la struttura delle Calamite di Neupaka (Boe- mia), Chemnitz (Sassonia) e di S. Etienne (Francia), osserva che queste piante nel Siluriano e nel Carbone erano sviluppate al più alto grado, e che la loro struttura assomiglia a quella dei tronchi di Calamiti carbonizzati dell'Inghilterra e che forma il carattere principale degli Equiseti viventi, SE nai ma che manca nei Gymnospermi.—Stur dà poi (l.c.) anche una contribu- zione alla flora silurica dell’ étage H.—h. in Boemia. Le rispettive piante sono Thallofite marine (Chauvinia Scharyana, Lessonia Bohemica, Sporochnus Krejci, Fucus Nowacki; la più interessante è la Hostinella hostinensis, che potrebbe esser ritenuta quale abitatrice della spiaggia del maro o d’acqua dolce. Il sig. Taranek dà (r. società boema di sc. Praga) una enumerazione delle Diatomee d’acqua dolce dei terreni terziarj di Warnsdorf (Boemia);—le roccie caratteristiche di questa località sono principalmente tufi basaltici, in cui trovansi impronte di foglie, di muschi, resti di Coleotteri ( Omalium Buprestis Fricii) vi furono trovati anche resti di Accratherium tetradacty- lum, di Anthracotherium ete.—Le Diatomee di questa località trovansi solo sulla superficie delle impronte di muschio e in quelli strati nei quali tro- vansi resti di piante.— Ove mancano piante, mancano anche le Diatomee Le specie più caratteristiche sono Melosira arenaria, M. distans e varians; le Eunotie (urcus, Veneris ) sono in alcuni punti talmente abbondanti da formare un sottile strato di Diatomee; la £un, pectinalis è pure comune i questi tufi basaltici, ma non nella forma tipica del Hymantidium pectinale, bensì quale varietà //ym. undulatum; poi trovansi ancora Cymbella Ehren- bergi, Nitzschia amphioxys ed altre. Nell’annuario botanico di £ngler troviamo una rivista dei lavori Phy- topaleontologici pubblicati in questi ultimi anni in Germania, Italia, Fran- cia, Inghilterra, ete. etc. ete. e scritta dal Prof. Geyler; questa rivista è classificata secondo le formazioni geologiche (Siluro, Carbon, Trias, Jura, Creta, ete.) e a ciascuna opera sono aggiunte delle osservazioni critiche. Senoner. RECENTI PUBBLICAZIONI EMTOMOLOGISCHE NACHRICHTEN Heft XXI e Heft XXII, novembre 1° e 15 1881. Heinr. Gradl, aus der Fauna des Egerlandes. D.' Rudow, einige neue Pimplarier. O. Schmiedeknecht, iber einige deutsche Vespa-Arten. I. D. Schreitmueller, zur naturgeschichte der Sesia megillaeformis. Zur Speziesfrage. W. v. Reichenau, biologische Notizen ilber Macrolepidopteren. Ioséf Mik, zu E. Girschner’s “ Dipterologischen Studien ,. Alexander Mocsàry, drei neue Hymenopteren. LE NATURALISTE Que Année N. 63 e 64 lo e 15 nov. 1881, Facultè des Sciences Mammiféres nouveaux d’Algerie (Suite). G. Rouy, Remarques sur quelques Plantes de la flore frangaise. Albert Granger, Les Coquilles rares (Suite). Societé francaise d’Entomologie Le nouveau Laboratoire de Zoologie Marine de Banyuls-sur-mer. G. Rouy, Lettre. Offres et Demandes—Nouvelles—Livres Nouveaux. Académie des sciences, Séance du 3, 17 et 24 Octobre. Mammifères noveaux d’Algerie (Suite). G. Rouy, Remarques sur quelques Plantes de la flore francaise. C. F. Ancey, Descriptions de Coléoptères Nouveaux. C. F. Ancey, Coquilles nouvelles ou peu connues. Bibliographie Une nouvelle Mission d’exploration en Indo-Chine. Offres ot Demandes—Nouvelles—Livres nouveaux. ata (569 ZIUTUITAVITTETKVIELIRELHTKAIKSETTALTTAHiKAKKKAKHKKKTATITIAEKTAKTKAKTAKKKKKKKKKKKKAti SZ pUAaDaa ITIFUNANU TUTTO TIOTOOKCO HOT ONCOKOTCOtOMtCOTOOOTtONODC Do CrtCOcOT OC OKCOOtO KON COOKCOCCn Coco tOOONtECCONON OO ONTAKAN UAN TEONEOKCCKCCTOKOOKONEOTTAAOROATATAAO CHE toAtoTONTOIONAtOtOATAtIAIAniIIoiot ANNO I 1 GENNAIO 1882 IUTTLETTLITTLETINITHKHIKKITHKIRKKKKKKKKKKKETKKIKAIKKIKKKKKKKKKKKAKTKAKKKK:ssstHAKKKIKACKsA ns N. 4 IL NATURALISTA SICILIANO GIORNALE DI SCIENZE NATURALI ——_e.-®-- SI PUBBLICA OGNI PRIMO DI MESE ABBONAMENTO ANNUALE ITALIA . PAESI COMPRESI NELL’UNIONE POSTALE ALTRI PAESI . : UN NUMERO SEPARATO, CON TAVOLE » SENZA TAVOLE. CARE GLI ABBONAMENTI COMINCERANNO DAL 1° DI OTTOBRE DI Indirizzare tutto ciò che riguarda |’ Amministrazione e è NERTS »_ 9 » 10 Rega po CENT. 80 OGNI ANNO Redazione al sig. ENRICO RAGUSA, in Palermo, Via Stabile N. 89. SOMMARIO DEL NUM. 4. . Di Stefano Nuove specie titoniche (continua). |\ . Riggio—Protozoi e Protofiti. Differenze ed affinità. - Kraatz_Polypylla Ragusae nov. sp. . Baudi— Note Entomologiche (continua). . Curò—Micropterigine Italiane. nuove specie rinvenute in Sicilia (continua). F. Minà Palumbo—Ditteri Nocivi al frumento. Notizie. Cenni Bibliografici. A | PALERMO Stabilimento Tipografico Virzì 1882 . Lo Jacono.—Criterii sui caratteri delle Orobanche ed enumerazione delle GILUITKITINIIAITEKITAKKHKVITKITRKKKAKKKKKKKKKKKKKKKHKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKAKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKAKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKRAKKKKKKRKROKABKKKKHKKKKKKKKKAKERKKKKKKKKtioni È U VALUUKITVKKHNBKITUKKVAKKTKKTTKKKHKKKKKKKIKKKKKKKTVKKOKKKIKCKTKKKTRKOTKKKKKKKKKKKKKKKKKKKTKKKKKKKKKDKOKKODORKOOKKKKKOKAKKROKOKKGKKKKKUKKRDKKKKOKKAKOKAKKRKOGAXKKKAKKKABRLKKKKRKKKKAKKKKKEKKBKKKKKKKKKKKKKKLKLKNIRKAKoKAtKRAKKKABBRKBKKKKKKKKELAVtELKKKLKtEKKBKRLKEKLUtKKKKntiBtLAtKosi ANNO I. 1 GENNAIO 1832. N. 4. IL NATURALISTA SICILIANO AANNNANIISS *r*<_-_--<>__--<-<-*-<--<-<< NUOVE:SPECEESEETONICHE PER GIOVANNI DI-STEFANO La fauna malacologica del 7'tonio siciliano è stata sì ampiamente illu- strata dal Professore G. G. Gemmellaro, che, a dir vero, resta ben poco da fare; nondimeno, è tale la ricchezza di fossili in questo insieme di strati, che accurate ricerche danno sempre l’agio di ritrovar nuove specie. Ed io ho la fortuna di poterne qui descrivere talune, e portare così un modesto tributo all’intiera conoscenza paleontologica di questa importantissima età. Tali specie provengono dai calcari del Titonio inferiore, con facies di gasteropodi e coralli, di varj luoghi della Sicilia, e si trovano tutte nel Museo di Geologia e Mineralogia dell’Università di Palermo. GFAESTROPODA- PROSOBRANCHIATA BUCCINIDAE Petersia, Gemmellaro. Il Professore K. A. Zittel, nel suo volume “ Die Gastropoden der Stram- berger Schichten (1), fatte alcune osservazioni sul genere Petersia , con- chiude che tal nome debba rigettarsi, perchè su questo gruppo di specie era stato anteriormente stabilito da Etallon (2), il genere Chilodonta, tut- (1) Palacontologische Mittheilangen ecc., zweiter Band, dritte Abtheilung; Cas sel, 1873. (2) Mémoires de la Société d’ émulation du département du Doubs ; Corallien du Haut-Jura; II, pag. 63. = $14 2 tochè molto imperfettamente fondato. Or, non c'è dubbio che, in quanto al nome, Etallon abbia la precedenza; ma egli stabilì così male questo genere, servendosi di tre specie, delle quali, una, —la Chilodonta clathrata, Et.— va riferita ai Trochidi, e tacendo dell’ esistenza del canale anteriore, che mise il Professor Gemmellaro nella necessità di nuovamente descriverlo , di compierlo e fondare il nuovo genere Petersia, con quella chiarezza e precisione che nessuno può disconoscere. Ed infatti, lo Zittel, obbligato ad emendare il genere Chilodonta adopera su per giù la diagnosi del paleon- tologo siciliano; sicchè io credo, che, per amor di esattezza, sia meglio ritenere il genere Petersia, solidamente e compiutamente stabilito , che il genere Chilodonta, monco e confuso. x Petersia Etalloni, Di-Stef. (Tav. IY fig. 1.) Lunghezza dell’ esemplare figurato SAR VE E ga VALAIRLUI Tue paia Nei SOL Larghezza dell’ultimo giro in rapporto alla lunghezza della con- chiolta tar fee na e n Vo SL ECORNORO DI RIONE NR IE Altezza dell’ultimo giro in rapporto alla lunghezza della conchi- CA AO e RE EE e MT O ar n Conchiglia piccola, spessa, un po’ ventricosa; con la spira corta e for- mata da quattro giri convessi; l’ultimo dei quali, grande e rigonfiato, forma molto più di metà dell’intiera conchiglia. L'apertura è ovale allungata; ter- mina avanti con un piccolo canale rivolto al dorso e obliquamente troncato, ed alla parte posteriore con una sinuosità canaliforme, che si prolunga infuori. Il lato columellare è calloso, semplice ed un po’ escavato; il labbro spesso, incrassato dentro e munito di denti grossolani. La conchiglia è ornata di grosse coste longitudinali, intersecate da forti pieghe trasversali. Questa specie, per la forma, non ha affinità con altre Petersie; per gli ornamenti si avvicina un po’ alla Petersia costata, Gem. ; però ha le co- stole più forti, più allungate sull’ ultimo giro, e le pieghe trasversali più rilevate. 4 Trovata a Termini-Imerese, sulla montagna del castello. VPetersia conica, l)i-Stef. (Tav. IV. L) Lunghezza dell’ esemplare figurato . . . . . . .... 0,160, Larghezza dell’ultimo giro in rapporto alla lunghezza della con- la ae e Piuiio ce ei SOLI Altezza dell’ultimo giro in rapporto alla lunghezza della conchiglia 0,73. Conchiglia piccola, spessa e conica. La sua spira è formata da quattro giri quasi piani; dei quali, l’ultimo è grande e fortemente angoloso in fuori. L'apertura termina avanti con un piccolo canale rivolto indietro e obliqua- mente troncato, ed alla parte posteriore con una sinuosità canaliforme. Il lato columellare è calloso e munito di due forti pieghe; il labbro ne porta anche due; sicchè l'apertura mostra una forma raggrinzata. La conchiglia è ornata di grosse coste longitudinali; e, quantunque gli esemplari siano un po’ sciupati, bisogna ritenere che fosse ricoperta da forti strie trasversali, perchè se ne scorgono talvolta delle leggiere traccie negli spazj intercostali. Questa specie ha qualche rassomiglianza, per la forma, con la Pefersia Nebrodensis, Gem.; ma se ne distingue dall’ essere più conica, dall’ avere l’ultimo giro angoloso e dalla diversa dentatura della bocca. Trovata a Termini-Imerese, sulla montagna del castello. CYPRAEIDAE Cypraea, Linneo. Finora, ch'io sappia, non si erano trovate cipree negli strati titonici. Se comprendiamo, infatti, con l’antico nome di Cypraea tutti i sottogeneri con cui si è voluta formare la sottofamiglia delle Cypracinae, avremo, nei ter- reni mesozoici delle varie regioni del globo, diverse cipree, delle quali nes- suna va più in giù del Cretaceo inferiore. VCypraea Gemmellaroi, Di-Stef. (Tav. IYfis. 3.) Lunghezza: dell'esemplare figurato. (LU... .0. 0. 0a +0. 26mm Monza: 100 a Me Ren SIZE: Conchiglia liscia ed ovato-globosa, con l’apertura stretta, centrale e leg- Bia. germente arcuata ; che termina avanti con un cortissimo canale, obliqua- mente troncato, e dietro con un canale corto e rivolto al dorso. Il lato co- lumellare ed il labbro sono provvisti di grossi denti; dei quali, quelli del labbro, benchè spezzato, sono chiaramente visibili dalle impressioni lasciate sul calcare che riempie l’apertura. Trovata a Termini-Imerese, sulla montagna del castello. Y.Cypraea tithonica, Di Stef. (Fav. IVfig. 4 e 5.) Lunghezza del più grande esemplare figurato. . . . . Tarshorzast n ù È T1Qmmn. SI e I e n) Questa bella specie è piccola, liscia ed ovato-globosa; leggermente ap- piattita sotto ed un po’ gibbosa. sopra. Ha l’apertura centrale, molto stretta, diritta; che termina avanti con una lieve sinuosità canaliforme, che non sporge infuori, e dietro con un corto e piccolo canale. Il lato columellare ed il lab- bro sono provvisti di piccolissimi denti. Trovata a Termini-Imerese, sulla montagna del castello. (Continua) ——— + T_o92°3xa_ ___ ERO T0 Z0306 5 PRO) DIFFERENZE ED AFFINITA’ (Cont. v. num. prec.). Composizione chimica—Anche per la composizione chimica si volevano fare differire le piante dagli animali, ritenendo le piante come essenzial- mente costituite di tre fra i principii chimici organici, cioè Ossigeno, Idro- geno e Carbonio, mentre gli animali avrebbero avuto una composizione quaternaria, possedendo oltre a questi elementi un quarto elemento, l’azoto; perlocchè si diceva, gli animali avere composizione chimica quaternaria e ab: le piante composizione chimica ternaria mancante cioè di azoto; si aggiun- geva di più, che certe sostanze erano proprie, esclusive degli animali, altre dei vegetali. Però questi caratteri grazie ai progressi della chimica son divenuti di nessun valore, giacchè tutte le sostanze che l’analisi svela nei vegetali le svela pure negli animali, e se queste sostanze non sono talvolta asso- lutamente identiche sono però sempre affini. Difatti noi troviamo l’azoto in un gran numero di piante e specialmente nei semi e nelle radici. Però abbiamo questo di particolare, che mentre negli animali abbondano com- posti quaternari nei vegetali abbiamo principalmente predominio di sostanze ternarie; ciò non toglie però che nei vegetali troviamo sostanze azotate e negli animali sostanze ternarie carboniose, esempio ne siano tutte le sostanze grasse. Così per esempio, le sostanze albuminoidi che si sono ritenute come ca- ratteristiche dei tessuti animali si riscontrano pure nelle piante, infatti la fibrina, la caseina e lalbumina che sono i prototipi delle sostanze albumi- noidi si trovano pure nelle piante, così quella sostanza particolare estratta dai cereali e che è conosciuta sotto il nome di glutine è il rappresentante della fibrina nel regno vegetale detta perciò fibrina vegetale; un’ altra so- stanza che si riscontra nei legumi (fagioli, lenti, piselli ecc.) e che va di- stinta col nome di legumina rappresenta precisamente la caseina per cui vien detta caseina vegetale, e finalmente un’ altra sostanza speciale che riscontrasi nelle mandorle ed altri semi oleaginosi e detta da ciò amandina, corrisponde all’albumina per cui dicesi albumina vegetale. Diremo ancora che tutta la grande serie dei funghi abbonda di azoto, ragion per cui riescono un alimento prezioso; prendiamo ancora altre piante inferiori, i fermenti per esempio e li troviamo con forti proporzioni di azoto; al contrario poi abbiamo animali che ne scarseggiano ed in questo caso abbiamo le Spugne: le piante dunque contengono le stesse sostanze che si trovano negli animali. Si è ritenuto inoltre che certe sostanze fossero esclusive del regno ve- getale, come per esempio la celleiosa e la clorofilla , ma tanto l’ una che l’altra sono state riscontrate negli animali inferiori; così la cellulosa rin- viensi nella tunica di certi animali dette Ascidie, appartenenti alla divisione dei molluscoidi, e conosciuta col nome di tunicina; la clorofilla è stata ri- trovata pure in alcuni animali inferiori, come ad esempio l’ Idra, la Bo- nellia, gli Stentori, e per converso la vediamo mancare nei funghi. Che dire di più quando sappiamo che una specie di fecula è stata riscontrata nel tuorlo dell’uovo, e che lo zucchero è tanto abbondante nel fegato di tutti gli animali ed anche nel tuorlo d’uovo ? ri — Passiamo adesso a discutere le altre proprietà della seconda categoria e che si sono ritenute come esclusive dell’animalità; di quest’ ordine sono come abbiamo premesso la contrattilità ed il movimento, la sensibilità, e l’ istinto dei movimenti appropriati allo scopo: cominceremo con uno di questi. Contrattilità e Movimento —Di questi due caratteri si è creduto poterne fare il baluardo che separa nettamente il vegetale dall’animale, e tanto era radicato questo errore, che per lungo tempo furono credute piante le co- lonie sedentarie di polipi, e ciò fino a che il Peyssonel non ne ebbe rive- lato la natura essenzialmente animale. Ma più tardi si venne a conoscere e si ammise il fatto, che la contrattilità ed il movimento osservansi nelle piante ed in modo abbastanza sensibile, sia al principio della loro esistenza (zoospore) sia al termine del loro sviluppo. La contrattilità, che è quella proprietà del protoplasma di accorciarsi e di allungarsi e di dare dei pro- lungamenti, è attributo comune della materia organizzata, quindi l’ osser- viamo tanto nei vegetali che negli animali, così è evidente, nel |plasmodio dei Myxomiceti, come nelle spore della Vaucheria, ed analogamente nel sarcode della Monade e dell’ Ameba; in questi esseri vediamo su di- versi punti della periferia prodursi dei prolungamenti (pseudopodi) che in seguito scompaiono, per formarsi di nuovo più tardi; dunque noi possiamo dire che la contrattilità è proprietà comune ai due regni, e che può es- sere influenzata o distrutta mercè gli stessi stimoli elettrici, chimici o meccanici. Conseguenza della contrattilità è il movimento. I microzoi lo eseguono sia col cigli vibratili sia coi pseudopodi; queste proprietà le notiamo pure in grado anche eminente in molte crittogame come i Myxomiceti, le Oscilla- rie i Bacteri: e questo per gli esseri inferiori e per il movimento di luogo. Se poi passiamo ai vegetali fanerogami, considerandone i movimenti par- ziali dirò: chi è adesso che ignora i svariatissimi movimenti che si produ- cono in essi, sia per sottrarsi agli stimoli sia per altre cause? chi non co- nosce ormai i movimenti direi ritmici della Lupinella sensitiva o Desmo- dio oscillante (Desmodium gyrans)? chi non sa i movimenti della sensitiva (Mimosa pudica), e del Girasole (Helianthus annuus)? e della Drosera, e della Dionea pigliamosche (Dionaca muscipula) per prendere gl’ insetti? e del Ne- penthes per aprire e chiudere le sue anfore? chi non sa quali artifizii ado- perano la Vallisneria spiralis ed altre piante per compiere le loro nozze, e quanti fiori non fanno dei movimenti per facilitare la loro fecondazio- ne? Il Pouchet non esita a dire che le piante come gli animali sono for- niti della facoltà di muoversi; si obbietterà che sono movimenti prodotti da cause fisiche o chimiche, ma a noi ci basti sapere che il fatto esiste ed è indubbiamente constato. Med E A questo punto ci cade a proposito dire qualcosa del movimento ap- propriato allo scopo, ammesso dal Bernard anche nelle piante; difatti, quando noi vediamo la zoospora dell’Alga fatta libera dalla cellola madre, muo- versi liberamente e nuotare dirigendosi verso la luce, quando vediamo gli anterozoidi dei Fucus, sfuggire dal loro inviluppo, slanciarsi verso la spora, urtarla, imprimendole un movimento rapido e fecondarla, quando vediamo dico questi fatti e tanti altri che si potrebbero citare, si può ben dire che questi movimenti sono appropriati a scopo determinato. Il Bernard stesso non esita a chiamare tali movimenti volontari istintivi, come si chiamerebbero precisamente quelli dell’Acineta (Acineta mystacina), infusorio appartenente alla sezione dei tentaculiferi; la quale, appena trovasi vicino a qualche in- fusorio, slancia i suoi tentacoli verso di esso per trattenerlo, ed applicar- visi fortemente, formando ventosa, affinchè attraverso di essi tentacoli la sostanza dell’infusorio passi nel suo corpo per nutrirsene. Si potrebbero moltiplicare questi esempii, ma bastano i citati per pro- vare che nelle piante come negli animali, troviamo non solo il movimento, ma il movimento determinato ad un fine; in altri termini il movimento istintivo. Ci si potrebbe obbiettare che la sede:del movimento è la fibra muscolare eccitata dall’ elemento nervoso, e che tanto 1’ uno che l’ al- tra mancano completamente nei vegetali superiori e nei microfiti, ma si risponde facilmente anche a questa obbiezione, facendo osservare che un gran numero di animali, specialmente i microzoi, mancano pure di qualsiasi trac- cia di elementi muscolari e nervosi. Aggiungerò ancora, che si sono ritenuti come attributi differenziali, le cavità pulsatili o vacuoli contrattili degli infusori, ma oggidì anche questi sono stati indubbiamente dimostrati nel protoplasma vegetale, giacchè sono stati descritti vacuoli contrattili nelle zoospore di varie specie di Chaeto- phora e nelle macrozoospore dell’ulotriv zonule e dello Stigeoclonium stel- lare ed altri; dunque anche questo carattere sarebbe un segno di affinità anzicchè di differenza. Sensibilità.-- La sede precipua della sensibilità risiede come tutti sanno nella presenza dell’elemento nervoso, e va congiunta colla facoltà di rea- gire agli stimoli. A questo punto viene spontanea la dimanda, se tutti gli animali siano provveduti di sistema nervoso e se la facoltà di sentire ri- siede esclusivamente in esso ? e se sì, come si fa ad ammettere in tutti gli animali la sensibilità e negarla alle piante, mentre sappiamo che in un gran numero di animali inferiori, non si può riconoscere, almeno coi mezzi attuali, già abbastanza potenti, nessuna traccia di elemento nervoso? D’al- tronde oggigiorno dalla generalità dei fisiologi, si ammette, spiegandolo di- E geo versamente, un certo grado di sensibilità, analoga a quella degli animali, anche nei vegetali; lo stesso Bichat lo ammette senza esitare, il Bernard, Hartmann l’ammettono anch'essi, anzi quest’ultimo va più avanti e chiama cosciente la sensibilità delle piante.—Varii esperimenti provano questi fatti; così vediamo che l’ elettricità fulmina le piante come gli animali, mentre i narcotici li paralizzano o gli uccidono. Passiamo più particolarmente ai protoorganismi dei due regni; in essi non troviamo differenza di sorta, giacchè tanto negli uni come negli altri, manca qualsiasi traccia di elemento nervoso, ci presentano gli stessi carat- teri, e reagiscono nello stesso modo ai diversi stimoli; così sotto l’ azione dell'oppio il loro movimento diventa più lento, la luce sembra produrre in essi gli stessi effetti, ed infine sotto l’azione degli stimoli anestetici li ve- diamo addormentare. Passati brevemente in rassegna questi caratteri passiamo ad esaminarne alcuni ammessi recentemente da illustri scienziati, ma che anch’essi hanno poca stabilità. Primo fra questi è il movimento complessivo 0 reazione reciproca delle parti, ammessa ultimamente dal Prof. Schiff e di cui si è fatto un grande sostegno per l’animalità. Consiste questo carattere nel fatto, che eccitando una parte qualsiasi di un’animale tutte le altre parti si muovono e rispon- dono all’eccitazione producendo il movimento complessivo dell’animale, d’on- de il nome al fenomeno. Questo carattere che a prima giunta colpisce per la novità, se può reggere per gli animali superiori, cessa pure e scompare nei minimi esseri, pei quali ci mancano buoni mezzi di osservazione, e nei quali manca altresì il sistema nervoso, base di questo fenomeno. Inoltre la reazione che offrono ai reattivi i protorganismi di ambo i regni, non dif- ferisce per nulla e ci mostra gli stessi fenomeni; abbiamo di più : eccitando fortemente la sensitiva, essa non solo muove la fogliolina eccitata, ma en- tra tutta in convulsione; inoltre se si mette una goccia d’acido solforico sulla radice di questa piantolina vedremo tutte le foglioline mettersi in movimento : non ci troveremmo dunque in questo caso in presenza dei movimenti com- plessivi ? Altro carattere è stato pure escogitato dal Gegenbaur, ma non con miglior fortuna. Questo scienziato ha voluto trovare l’unicellularità come limite fra i due regni, dicendo che tutto ciò che è unicellulare è indizio sicuro di pianta; ma anche questo carattere è di poca importanza poichè abbiamo una quantità di esseri dichiarati come animali, e che sono unicellulari; e tanto è ciò vero che posteriormente lo stesso autore, nella sua anatomia comparata, pur ammettendo questo carattere, lo fa con molta riserba, In fine anche il Robin ha cercato di risolvere la questione, ma certa- mente senza miglior risultato. Questo autore ha affermato, che | ammo- niaca è un reattivo capace di fare distinguere le piante dagli animali mi- croscopici; dapoicchè questa sostanza scioglie i composti azotati e non scio - glie i non azotati. Questo però è un dato abbastanza incerto, giacchè sap- piamo che tutte le forme protoplasmatiche vegetali od animali sono azo- tate, e ciò per proprietà generale del protoplasma; quindi non sarà possi- bile neppure in questo modo una distinzione sicura fra animale e piante; anzi è proprio il caso di dire coll’Huxley che per certi esseri è una pura convenzione ascriverli ad un regno piuttosto che all’altro. A completare finalmente il quadro delle affinità fra microfiti e microzoi di- remo brevissimamente del come avviene in essi la riproduzione, e come, anche in questa funzione troviamo pure il massimo grado di affinità. La generazione scissiparà comunissima in molti infusorii la riscontriamo pure comune nei vegetali inferiori; la gemmazione ugualmente, è sparsa nei due regni, così l’osserviamo nei Celenterati e nelle Spugne dove ha un ufficio importantissimo ; similmente questo modo di riproduzione riscontrasi nei vegetali inferiori p. e. nel Dematim pullulans; anche la conjugazione, quel modo di riproduzione, per cui due individui si fondono, prima di moltipli- carsi, è stata osservata dal Balbiani nel Paramoecium bursaria e da altri autori in altre specie d’ infusori; questo modo, d’altronde abbastanza raro, è stato notato da varii osservatori nelle Alghe, nei Funghi e nelle Muco- rinee ; la formazione intracellulare o endogenia , comunissima nei vegetali inferiori (funghi, licheni), si riscontra pure, benchè raramente, anche negli animali inferiori; la stessa riproduzione sessuata in quegli esseri nei quali esiste, mostra pure la più grande affinità; e finalmente anche la genera- zione alternante, quella per cui un essere passa per diverse forme, prima di tornare a quella da cui è partito, cioè dalla madre, osservasi nei due regni; difatti essa è spiccatissima nei Celenterali, negli Elminti, nei Mollu- scoidi ed anche nei Protozoari; nei Protofiti pure riscontransi in alcuni Fun- ghi, in varie specie di Puccinia ecc. Da quanto abbiamo detto risulta che fra piante ed animali non abbiamo veri caratteri decisivi, ed assoluti, specialmente nei protorganismi dei due re- gni, dove i caratteri dati sono assolutamente insufficienti, ed anzicchè dif- ferenze abbiamo la più grande affinità ed analogia, ed il solo mezzo come poter distinguere e classificare con qualche probabilità di riuscita, un pro- tofita od un Protozoa, è quello della moltiplicità dei caratteri, e dell’ affi- nità relativa di questi esseri con altri di organizzazione già nota, e di cui sì è stabilita precedentemente la sede nell’uno o nell’altro regno. RA land Coneluderò quindi col Claus dicendo: non esservi nessun carattere che ci possa fornire un criterio perentorio che permetta di stabilire una linea di demarcazione fra i due regni. Animali e piante partono dallo stesso punto. La sostanza contrattile (protoplasma), può seguire bensì nel suo sviluppo delle vie divergenti, le quali nelle prime fasi della loro evoluzione parteci- pano ancora molte volte le une delle altre, e che intrecciandosi vicendevol- mente non lascian vedere realmente le loro differenze caratteristiche, che ne- gli organismi più perfetti. Potremo dire quindi, ancora una volta, che fra protofiti e protozoi non vi sono caratteri differenziali, ma bensì caratteri di affinità ed analogia. Palermo 25 Nov. 1881. GIiusEPPE RiGGIo, POLYPHYLLA RAGUSAE KRAATZ NOV. SP. Piceo-brunnea, thorace nigro-piceo, angulis posticis obtusiusculis, clypeo- maris angulis anticis rectis, elytris haud squamoso-marmoratis, albo-squa- mosis, linea juxta-suturalis albo-squamosa. Long. 13 !/,-15 mill. Femina latet. Patria Sicilia (Dom. Ragusa). Cette belle espece à été confondue avec tort avec la Olivieri Cast. de Perse; elle est facile à connaître par les élytres non marmorées de taches blanches. La Polyphylla Boryi Brullé de Grèce peut perdre la plupart des taches blan- ches, mais la Pol. Ragusae n’est pas du tout une Boryt sans taches. Je me fais un vrai plaisir de dedier cette belle espèce è mon ancien ami Ra- gusa qui s'est livrè avec tant de succés à l’étude des Coléoptéres de Sicile. (CH IRORAVARIIA, Osservazione.—Questa specie per tanti anni da tutti creduta la Olzozeri, non è rara nella provincia di Trapani ove il maschio è facile catturarsi al volo du- rante l’està. La femmina è assai rara e si distingue facilmente dal maschio, oltre che per la forma delle anienne non pettinate, per la forma ed il colorito del post-epistoma che è assai più largo, molto meno sporgente, e bruno scuro invece di bianco; an- che per i femori e le tibie specialmente delle gambe posteriori che sono il doppio più larghe di quelle del maschio. E. RAGUSA. = a al NOTE ENTOMOLOGICHE In seguito ad un’escursione fatta nella decorsa primavera in Sicilia, d’onde rapportai copiosa messe di Coleotteri e di una grande quantità di essì sta- timi inviati da Corrispondenti italiani per esaminarli, ho intrapresa la loro determinazione, cominciando dal principio, cioè dai Cicindelidi e Carabici. Spero far cosa accetta e non del tutto inutile facendo note ai colleghi ita- liani ed in particolare a quelli di Sicilia, che furono verso di me larghi di cortesie e favori, quelle osservazioni che vado riscontrando a misura che mi inoltro nello studio delle famiglie che esamino e che reputo possano es- sere di qualche interesse pelle indicazioni di località e vantaggio pell’ ordi- namento delle loro collezioni. Cicindela littorea Forsk, ricevuta in dono dal Prof. A. Palumbo, che pre- sumo raccolse presso Mazzara o Trapani; fra i diversi esemplari uno varia pella macchia mezzana laterale più sviluppata e congiunta col punto medio dorsale che trovasi verso il quarto posteriore di esse. Notiophilus rufipes Curt. Ficuzza e Castelbuono, sp. da aggiungere alla lista dei Coleotteri siciliani edita dal sig. Enrico Ragusa. Calosoma inquisitor Lin. un esemplare catturato alla Ficuzza, caduto pro- babilmente da un olmo scosso; questo individuo è perfettamente identico a quelli che ho di Piemonte e di Germania, forma tipica della specie. Nella stessa località rinvenni un altro esemplare , gradito dal sig. Ragusa, che nella citata sua lista enuncia come varietà della specie; non l'ho sott’occhi, ma dal colorito piceo oscuro o nericcio non puossi rapportare alla var. ecu- preum Motsch. che pare più diffusa in Europa. Reicheia sp? un individuo sotto un sasso profondamente interrato nei ho- schi della Ficuzza, forse identico a quello designato col mio nome nel ci- tato Catalogo suppletivo del sig. Ragusa. Fra le specie a me cognite quella a cui maggiormente s’avvicina si è la A. palustris Sauley, ma ne differisce essenzialmente pelle antenne più robuste, pel torace più lungo e le elitre relativamente più allungate ; il contorno di questo vedesi solo ad un forte ingrandimento sottilmente addentellato , assai meno che nella praecor, la quale ha il loro margine più largamente spianato ed è di statura più grossa. Quattro anni fa in un bosco di faggi sui monti che sovrastano a Camerata nell’Abbruzzo rinvenni sotto un sasso profondamente interrato un esemplare di Reicheia che ravviso identico a questo di Sicilia, benchè forse men pic- RUSS colo, al quale diedi nella mia collezione un nome specifico desunto appunto dalla robustezza relativa degli articoli delle sue antenne. Dyschirius globosus Herbst, trovato dal Capitano L. De Marchi verosi- milmente nei dintorni di Mistretta. « clypeatus Putz. piuttosto abbondante nell’ alveo sabbioso dei torrenti di Trabìa, Termini e Cerda, in compagnia del D. nitidus Dej., che d’ordinario in Sicilia è di statura piuttosto forte, assai lucido, ha le strie delle elitre fortemente impresse sul dorso e punteggiate, la terza assai abbreviata alla base: trovasi anche a Catania. « angustatus Putz, Mistretta, Capitano De Marchi. « rugicollis Fairm., piuttosto abbondante sulle sponde dell’ Anapo presso Siracusa, dove rinvenni anche il D. aeneus De). che varia talora pel torace un po meno quadrato, più arrotondato ai lati e leggermente attenuato al- l’apice, un esemplare varia pell’ elevazione frontale troncata da un impres- sione trasversale. « impressus Putz., alcuni esemplari a Marsala in terreno paludoso presso il porto, ove oltre il Pogonistes gracilis, trovavasi pure il Pogonus viridanus Dej., che pella costanza della forma caratteristica del suo torace stento ad ammettere debba considerarsi come varietà del chalceus, non piuttosto come distinta specie. « attenuatus Putz. sp. algerina da aggiungere al Catalogo delle europee, giacchè ne rinvenni tre anni fa alcuni esemplari sulle rive del Jenil presso Granata in Andalusia, li ravvisai ben conformi alla descrizione data di que- sta specie dal Putzeyss. Aetophorus imperialis var. ruficeps Genè, un es. presso Siracusa. Dromius bifasciatus Dej. presso Termini e Castelbuono, anche Mistretta, Capitano De Marchi. Apristus subaeneus var. reticulatus Schaum, Sicilia dal Ghiliani e da me rinvenuto presso Cerda. Calathus glabricollis Dej. trovato presso Misilmeri dal sig. Albera, con- forme a quelli di Toscana, dell’Abbruzzo e delle Calabrie, che pei suoi spe- ciali caratteri e principalmente pella scarsa punteggiatura. della base del to- race non esito a rapportare a detta specie. is Anchomenus lugens Duft. lungo l'Anapo presso Siracusa, Platyderus ruficollis Marsh. presso Castelvetrano. Del genere Acinopus cinque fra le specie registrate nel Catalogo Stein et Weise trovansi in Italia e vivono in Sicilia, cioè subquadratus Br. ambiguus Dej., picipes Oliv., elongatus Luc. e megacephalus Rossi, per le quali, onde ben separarle, vuolsi una certa serietà d’ esame, a cui giova oltremodo il dotto ed accurato lavoro su questo genere edito dal Piochard de la Brule- rie negli annali della Società Entomologica di Francia, annata 1873 a pagi- na 259 e seguenti. Alle sunnominate specie son d’avviso una debbasi aggiungere, non ancor VE descritta, di cui rinvenni alcuni esemplari presso Castelbuono ed uno re- cato di Sicilia tempo fu dal Ghiliani: ad essa a motivo del suo torace corto e trasversale pongo il nome di brevicollis : niger, subcylindricus, capite me- diocri, pone oculos vix angustato , epistomate arcuatim modice emarginato, poro pilifero utrinque unico munito; mandibula dextra supra haud excisa : thorace latitudine dimidio fere breviore, lateribus leniter rotundato, basin versus modice attenuato, basi utrinque breviter et concinne unistriato : cor- pore subtas parce longeque piloso, thoracis pleuris abdomineque subtiliter sparsimque punctatis. Long. 13-15 mill. Caratteri distintivi di questa specie sono il corpo mediocremente allungato e cilindrico, statura pari ai men grossi individui del subquadratus e del- l’ambiguus, capo un po’ men largo del torace, in egual modo in ambo i sessi, poco ristretto dietro gli occhi, epistoma leggermente smarginato ad arco, a lembo anteriore sottile, munito alle due estremità d’ un solo poro setifero; orlo superiore della mandibola destra non smarginato od incavato ma solo lievemente depresso nella sua metà anteriore, come nell’elongatus, pilipes e megacephalus: torace d’un terzo all'incirca men lungo che largo, alquanto arrotondato ai lati ed attenuato verso la base, meno però che nel megace- phalus, la sua massima larghezza è verso il quarto anteriore, d’onde sì ri- stringe a curva sino all'apice, sensibilmente più che nell’ ambiguus, il suo margine laterale è alquanto depresso verso gli angoli posteriori, quasi come è descritto pell’ elongatus e pilipes, le due impressioni basali sono più net- tamente impresse che nelle specie congeneri, costituite d’ un breve solco , retto, perpendicolare alla base, mentre nelle altre specie tali impressioni sono più o meno obliterate e debolmente accennate, senza contorni netti e per lo più in direzione obliqua alla base del torace : elitre mediocremente lunghe, conformate press’'apoco come nell’ambiguus e picipes, colle strie ben im- presse e gli intervalli debolmente convessi : piedi piuttosto robusti, neri 0 picei, tibie talvolta brune, tarsi rossigni o ferruginei, trocanteri dei piedi posteriori e loro femori senza visibile punteggiatura ad eccezione dei soliti pori piliferi; peli dei piedi e del disotto del corpo piuttosto lunghi; punteg- giatura delle pleure toraciche e degli anelli dell'addome fina, poco impressa e scarsa, sul secondo e terzo anello disposta quasi per serie trasversali , ultimo anello dell'addome nella femmina un po’ meno nitido che nel maschio senza traccia di pieghette o rughe lungo i suoi margini laterali, soltanto l’orlo apicale un po’ rilevato. Nel maschio i quattro primi articoli dei tarsi anteriori sono dilatati, un poco meno quelli dei tarsi intermedii, pur rima- nendo il loro secondo articolo tanto largo quanto lungo : i medesimi tarsi nella femmina sono esili, ad articoli piuttosto allungati. L'A. brevicollis, che per aspetto e forma assai s’avvicina all’ambiguus ed al picipes, pella struttura dell’orlo superiore della mandibola destra fa parte della divisione in cui il Piochard pone il grassator Coq. d’Algeria, l’elonga- tus Luc. ed il piltpes Pioch., tre specie che in natura non conosco. Bal: SE A nessuna d’esse però credo possa il bdrevicollis rapportarsi, conciossia- chè il grassator è di corpo relativamente corto e quasi quadrato, consimile di forma al sabulosus Fabr. pure d’ Algeria, che trovai in alcune collezioni ritenuto per grassator; tanto in questo come nell’elongatus il maschio avrebbe il capo assai grosso, più od almeno quanto il torace, mentrechè nel breoi- collis esso èin ambo i sessi eguale e men largo che il torace. Dall’elonga- tus in particolare, che dal sovra citato Catalogo risulta trovarsi anche in Sicilia, il brevicollis differisce per statura minore, elitre meno allungate, men sottilmente striate, cogli intervalli non onninamente piani, non decisamente cilindriche nel maschio, ma egualmente un poco arrotondate ai lati in ambo i sessi, nonchè pell’ ultimo anello ventrale senza pieghette o rughe lungo i margini nella femmina, infine pella struttura dei tarsi intermedi nel maschio che sono solamente di poco men dilatati che gli anteriori, i quattro tarsi an- teriori molto più gracili nella femmina. Si riconosce dal pilipes Pioch., descritto sovra un solo es. femmina delle Isole Baleari, pel torace trasversale e più corto, pella punteggiatura del corpo al dissotto scarsa e poco impressa, solo alquanto forte sul prosterno, sui fianchi del metatorace e sulla base centrale del primo anello addominale , sulle quali parti non appare nè più sensibile nè più lunga la villosità che sui piedi, Devo infine osservare che la struttura caratteristica del torace del brevi- collis precipuamente delle ben impresse lineette basali, che non trova riscontro in alcuna specie congenere non parmi sarebbe stata negletta nè dal Fair- maire che descrisse il cylindraceus sinonimo dell’elongatus, nè dall’ accura- tissimo Piochard riportando i caratteri di detta specie e descrivendo il pt- lipes. Riguardo poi ai pori setiferi delle estremità laterali dell’epistoma, dei quali il Piochard non fa menzione, rimarcai che ne portano un solo per parte l'am- mophilus, giganteus, sabulosus, brevicollis e megacephalus, che sono invece due nell’ambiguus, subquadratus e picipes. Fra le specie italiane facilmente è riconoscibile il megacephalus dalla forma dell’epistoma, che è più profondamente smarginato all'apice che nelle specie congeneri, dimodochè lascia scoperta la membrana d’attacco del labbro alla nuca, gli angoli anteriori sono molto più sporgenti ed acuminati, l’orlo su- periore della mandibola destra è più uniforme; il capo notevolmente più grosso nel maschio, nel qual sesso il prosterno offre la singolarità d'essere rigonfio e sporgente a guisa di tubercolo nella sua parte anteriore. L'A. ambiguus si distingue principalmente dal subquadratus e picipes pel torace più attenuato posteriormente e pei piedi rossi; la punteggiatura del corpo al dissotto è leggiera e poco densa, manca sui trocanteri e sull’ orlo inferiore dei femori dei piedi posteriori, meno però i soliti pori piliferi, nel che particolarmente differisce dal subquadratus: pei piedi più robusti, i quat- tro tarsi anteriori più dilatati nel maschio e pell’ ultimo anello dell’ addome ES HA un pò increspato o pieghettato nel senso del suo lembo posteriore partico- larmente distinguesi anche dal picipes. Maggiore difficoltà incontrai nel separare con sicurezza il subquadratus dal picipes, che hanno entrambi pressochè identiche forme ed aspetto, mas- sime pel torace in entrambi quasi quadrato, inquantochè i precipui caratteri che il Piochard fa risaltare per distinguere le due specie, cioè la maggior robustezza dei piedi nel primo che nel secondo, gli articoli dei quattro tarsi anteriori più dilatati nel maschio e la maggior forza e densità della punteg- giatura nella parte inferiore del corpo, in particolare la presenza di questa sui trocanteri posteriori e lungo l’orlo degli stessi femori più appariscente presso la serie dei pori piliferi, non mi offrirono sufficiente stabilità e co- stanza da potere per tutti gli individui esaminati averne sicuro criterio onde attribuirli all'una piuttostochè all’altra specie. In vero i piedi benchè normalmente siano un pò più corti e robusti, spe- cialmente i femori nel subquadratus e nell’ambiguus, che nel picipes, tuttavia a seconda degli individui tale differenza è spesso ben poco apprezzabile : quanto alla dilatazione maggiore dei tarsi del maschio nel subquadratus, mi vennero sott occhi alcuni individui di Piemonte e dell’ Umbria appartenenti al picipes, in cui i detti tarsi son ben dilatati e sovratutto ben di poco meno gli intermedii che gli anteriori, tutte le femmine poi sì dell'una che dell’altra specie offrono pressochè d’egual forza rughe o pieghe concomitanti il mar- | gine laterale dell’ultimo anello dell'addome. Rimane il carattere che fa spic- care il Piochard riguardo al subquadratus della punteggiatura nella parte in- feriore del corpo più forte e più densa che nell’ambiguus e picipes : tale ca- rattere mi si offerse bensì assai distinto in esemplari di Grecia, ma s’affie - volisce di già in quelli di Calabria e meno sensibile appare in quelli di Si- cilia, nei quali la punteggiatura dopo ben attento esame pare d’alquanto più marcata che nell’ ambiguus, molto meno però da poterli per ciò solo ben scernere dai picipes. Un più sicuro carattere di distinzione fra subquadratus e picipes e che rav- visai costante in tutti fra i molti individui esaminati rinviensi nella posizione in cui trovasi la smarginatura dell’ orlo superiore della mandibola destra, che nel subquadratus del pari che nell’ ambiguus trovasi fra la metà ed il terzo anteriore della lunghezza di detto orlo e corrisponde alla metà poste- riore dei lati del labbro, mentre nel picipes essa è sempre più all’ indietro, cioè sul terzo posteriore dell’orlo della mandibola, è d’ ordinario men larga e corrisponde al fianco dell’epistoma; quest’esso inoltre nel picipes è più pro- fondamente smarginato all’apice, la smarginatura ha i lati meno curvi, co- sichè appare un pò angolosa nella metà, nel subquadratus invece la smar- ginatura dell’epistoma è meno profonda e forma una sezione di arco. Nel brevicollis Vl epistoma è ancor meno smarginato che nelle or tre no- minate specie, la smarginatura è regolarmente arcata. Ho rinvenuto VA. subquadratus presso Termini, la Ficuzza e Castelbuono, il picipes presso Palermo, a Termini ed a Trapani, il sig. Albera mi diede il megacephalus preso a Misilmeri, quest'ultima specie però sembra più ov- via in Toscana ed in Sardegna, l’ambiguus pare proprio della Sicilia. (Continua). FLAMINIO BAUDI. -—— —e==33e===>0——— Il mio collega ingegnere Curò di Bergamo m’ invia alcuni brani di un suo lavoro sulle Zinee Pterofore ecc. d’ Italia, ancora inedito, che formerà la sesta ed ultima parte del suo: « Saggio di un Catalogo dei Lepidotteri italiani, » in corso di pubblicazione nel Bullettino della Società entomologica Itrliana. La nota che segue tratta delle: MICROPTERIGINE ITALIANE Le Micropterigine costituiscono un piccolo gruppo fra i Microlepidotteri, affatto distinto dalle Tinee, alle quali furono da alcuni entomologi impropriamente riu- nite. Esse si possono caratterizzare come segue : Caput superne hirsutum, oculi magni orbitis superioribus late nudis, palpi labiales breves, palpi maxtllares plicati, 6-articulati; Laustellum breve. Ala- rum anter. et poster. venae similis; alae poster. piloso-squamatae. Se ne conoscono una ventina di specie europee, di cui una quindicina fanno parte della nostra fauna. Furono tutte raccolte in un solo genere: Micropterye Hb., ma, secondo Frey, converrebbe suddividerle in due.— Questi graziosi animaletti, le cui metamorfosi ci sono ancora poco note, hanno volo diurno e fanno la loro apparizione in pri- mavera o d’estate. S’incontrano talvolta in gran numero sui fiori delle Scabiose, Caltha palustris, ranuncoli e altri. Micropterygina (1). Gen. Micropterya Hb. Calthella L. — Nel piano apparisce in aprile e maggio; fra i monti e nella re- giore alpina, anche solo nel luglio e agosto. Abbondante in tutta l’Italia, sui fiori della Caltha palustris e altri—ÈÉ probabile che la larva viva su que- sto vegetale. Incontrasi im quasi tutta l'Europa. i Isobalella Stgr.— È probabilmente solo varietà della precedente. Staudinger la scoperse in luglio in sito cespuglioso, presso Macugnaga in Piemonte. (1) Per la sinonimia consultasi il Catalogo di Staudinger e Wocke 1871. ana io1 A Aruncella Sc.—Estate; sui fiori delle praterie umide. Piano, Alpi sin oltre 2000 m. È stata osservata in varie parti dell’Italia settentrionale e meridionale. — Larva tuttora ignota.—Europa centrale, Russia sett. occ. v. Atricapilla Wo.—Forma alpina osservata da Wocke allo Stelvio, sul versante austriaco, che probabilmente s’incontrerà anche dalla parte valtellinese. Nora. La Turinella Hb. 377, citata dal Ghiliani (Elenco dei lepidotteri degli Stati Sardi, pag. 78), probabilmente si riferisce all’Aruncella Sc. Seppella F.—Cespugli di mirti Aprile; e a... In varie parti d’Italia (Toscana, Sicilia ecc.; rara).—Bruco ignoto? Francia, Inghilterra. Aglaella Dup.—Maggio, giugno; sulle siepi in fiori; vola al levare e al cadere del sole. Abbondante nel Nizzardo. Credo che non se ne conoscano le me- tamorfosi.— Francia merid. Myrtetella Z.— Zeller la scoperse in maggio sulle siepi di mirto e 1’ erica, nei dintorni di Livorno e a Montenero (Toscana). Bruco ignoto. — Ungheria merid. orient. Paykulella F.—Primavera; sui fiori e siepi. Colli, valli. Sembra rara nell’Italia settentrionale e piuttosto frequente nella meridio- nale e in Sicilia. —Larva ignota? Dalmazia, Francia meridionale. ? Rablensis Z.— Stett. e. Z. 1868. — È propria della Carniola che, geografica- mente, fa parte dell’Italia. Rothenbachii Frey.—Italia centrale (Wocke). Alpi di Valtellina (?) Larva ignota. Svizzera (Primavera). Anderschella H. S.—Primavera (piano), estate (Alpi). —Sui fiori. È stata osser- vata in varie parti d’Italia (rara). Bruco sconosciuto.—Europa cent., Dalmazia, Bitinia. Aureatella Sc. — Primavera (piano), estate (monti). È frequente in quasi ogni parte d’Italia sui fiori del bianco spino e della Spiraca aruncus. — Larva ignota.—Svizzera, Europa cent. e sett. Completella Stgr. — Un solo individuo gd’, scoperto da Staudinger nell’ Isola di Sardegna (Berl. e. Z. 1870). Wockei Stgr. — È propria dell’Italia centrale e della Grecia. — (Staudinger Hor. 1870). Fastuosella Z.—In varie parti d’Italia; vola in aprile. Il bruco mina le foglie dell’avellano e probabilmente anche quelle del Quer- cus pubescens. Gran parte dell'Europa temperata. Dalmazia, Asia minore. Semipurpurella Stph. — Mann raccolse questa specie alla fine di maggio in un querceto presso il Castello di Romeo in Toscana.—Bruco ignoto ?—In molte parti d’Europa. Nora. Ghiliani nel suo Elenco cita fra le Micropterigine del Piemonte ecc. anche le seguenti, non accennate nel Catalogo di Staudinger e Wocke : Donzelella Dup. (Maggio, cespugli, Spezia, rara), la quale da Dupanchel viene ascritta alle varietà della M. Sparmanella D. poi la: Pfeifferella Hb. che appartiene al genere Antispila Hb. e quindi alle Elachistidae. 2.0 E CRITERI SUI CARATTERI DELLE OROBANCHE ED ENUMERAZIONE DELLE NUOVE SPECIE rinvenute in Sicilia PER NEREO Sea (Cont. vedi i Num. prec.). Ciò stabilito direi se mi fosse lecito usare un termine poco proprio al sog- getto ma che si adatta all’idea, che nelle Orobanche si dovrebbero conside- rare le cose un tono sotto di come si fa per le generalità delle famiglie, e cominciando dai generi, ritenere più che sufficienti i caratteri che circosceri- vono il gruppo delle Phrelipaeae e separarli dal genere Orobanche, così an- che il genere Cistanche, salvochè (ciò che a mio senso non è) fra Phe- lipaea e Orobanche non passassero delle forme intermedie che per necessità allora annullerebbero il valore dei gruppi (1). Seguendo le basi assegnate, (1) Con quella riserva che implica la conoscenza avuta anzitempo di uno scritto che il sig. Beck è in via di pubblicare sulle Orobanche Austriache, mi è lecito forse il manifestare in questo scritto la mia opinione sul genere Phelipaea, che dissente da quella del Beck. Questi in seguito che io avessigli confessato che vedea in questo genere tutti i requisiti per costituire un gruppo naturale da non con- fondersi colle vere Orobanche, mi rispondea che io non conoscevo forse quelle Orobanche che per il colorito dei fusti ecc. (come nella Orob. coerulescens Steph.) di una tinta azzurrognola propria delle Phelipaede, presentavano una transazione tra i due generi. Io conosco l Orob. coerulescens dalla figura del Reichenbach, per quanto questa abbia il colorito delle Phelipaeae in verun modo è possibile il confonderla con queste. Questa tinta che è propria delle Phelipaeae, e che io ritene- va dapprincipio esclusiva di questo gruppo, se si ritrova nella O. coerulescens non può indurre a considerare questa specie, come una specie ambigua, ed un passaggio dalle Orobanche alle Phelipacae. Molti altri caratteri esistono, che non si ritro- vano nelle Orobanche. E qui che bisogna usare criterii particolari ed in confor- mità al gruppo; noi non possiamo pretendere molto per la definizione dei gruppi, sic- come dissi. I caratteri dei calici delle Orobanche, sono ben differenti di come si ritrovano nelle Phelipaeae , in nessuna specie che io sappia, ho visto nelle Orobanche la presenza delle bratteole, la conformazione della corolla che il si- gnor Beck non saprebbe di certo assomigliare ad alcuna Orobanche, il carattere della capsula secondo Grenier e Godron, l’abito infine, sono tante ragioni che an- corchè non bastassero a formare un gruppo naturale, artificialmente dovrebbero mantenerlo, per aiutare la difficile circoscrizione in un gruppo sì intricato. Ma la divisione è pur troppo naturalissima. —, il — considerati esattamente i caratteri fiorali delle specie, nella forma della co- rolla principalmente, che sia detto, è molto variata, per come del resto lo nota giustamente il signor Beck (sebbene le forme siano difficili ad essere carpite, salvo che non si fosse dotato di sufficiente tatto) allora si troverà che una gran quantità di tipi sono ingiustamente confusi; mentre diligente- mente diminuendo il grande interesse affisso alle forme del calice, della di- versità del colorito, cose che colpiscono a prima vista e solo per un esame rozzo, un maggior numero di forme elevate a specie, giustamente verreb- bero ad essere eliminate, e ridotte a mere varietà o a forme di cui è neces- sità tener conto fondendole in una diagnosi complessiva, anzichè separata- mente, tanto sono alle volte le mezze tinte che dipendono da uno stesso tipo (1). Allorquando sarà possibile stabilire con precisione i caratteri di valore reale, quando ci saremo assolutamente affrancati dall’ incubo dell’ ipotetica influenza delle nutrici, la presenza di due o tre forme sopra una stessa pianta non ci potrà meravigliare, ed anzichè abbandonarci a dei fantastici commenti, e con idee preconcette disconoscere le differenze reali, sebben lievi delle (1) Oltre ad una variazione, diremmo di prim’ ordine, nel colorito delle Oro- banche che affetta tutta la pianta e che per varie mezze tinte passa dal color por- porino al giallastro, ve ne sono di un grado più lieve. Chi ha un po’ di pratica nel genere avrà potuto rimarcare che i fiori presentano in generale un colorito uniforme, mai vivace, che diremmo è il colorito primario, uno strato di base, sul quale viene a stendersi un’altra tinta. Questo colorito primario, nonchè quello delle vene che quasi mai mancano nei fiori, sembra debbesi ritenere poco variabile ed io per quel poco che ho visto, non esiterei a fidarmivi, ed a ritenerlo suffi- ciente a svelare un’essenza specifica. Non così è l’altra tinta che raramente manca e che partendo dalla base e dal dorso della corolla a guisa di sfumatura viene a sovrapporsi alla tinta primitiva e ad irrorare quasi il fiore di una tinta che varia in una stessa specie dal roseo al porpora più intenso o come in quelle specie a fiori straminei o pallidi ocracei, di una tinta che giunge al rosso mattone. Di que- sto colorito non c'è da tener conto, varia da un individuo all’altro meravigliosa- mente, per l'intensità per l'estensione viene ad occultare o ad imbastardire il co- lore nativo. Le strie anch’esse si rendono più intense. Sembra però, dico ciò con riserva per ora, che la nuova tinta non si estenda che nell’esterna superficie delle corolle, e che il colorito interno della corolla serbasi immutato, e perciò più tipico e costante. Ciononostante deve tenersi conto che il colorito primitivo, indipenden- temente dal secondario, subisce le modificazioni dal rosso porporino al giallastro nelle forme dette clorotiche. Su questo fenomeno, indipendentemente dalla parte fisiologica di cui è oscurissima la causa, c'è ancora da studiare per i progressi della sistematica.——Sono variabilissime per il colorito la Orob. A lerandri, la O. speciosa, ela O. Tommasinti, ed in generale tutto quel gruppo di specie tanto affini di cui la O. minor e la O. Hederae sono il tipo. Po PA varie forme, o malamente apprezzarle, avremo agio di considerare quel fatto siccome la mera espressione, in primo, della affinità di queste due o tre forme fra di loro, come si è nel caso delle Orob. densiflora e Orob. crinita del Loto (perchè ordinariamente molte specie affini prediliggono certe date piante nutrici, sia della stessa famiglia o dello stesso genere), secondo, sic- come la manifestazione della legge che come per ogni altra pianta impera sopra tutte le altre alla distribuzione geografica delle specie di Orobanche, cioè quella di una primitiva creazione specifica, o delle influenze di clima ece. La presenza di uno di questi parassiti sulla nutrice per quanto intime siano le relazioni fra i due organismi, non può avere altro significato. Il parasitismo è il modo di vivere, e l'elezione delle matrici diremmo che è lo adattamento delle specie alle condizioni imposte dalla misteriosa legge che ne regola rispettivamente la diffusione geografica. Io credo che le matrici non possono considerarsi diversamente per le Orobanche , che come le di- verse qualità di suolo, sarebbero per ogni altra specie di pianta. Non è dagli elementi costitutivi del substratum che dipende l installazione delli vegetali in determinate regioni, abbenchè è vero che le stazioni delle specie sono in gran parte determinate dalla natura dei terreni pei quali le varie piante in gene- rale presentano decise predilezioni. Ora non ci sarebbe dubbio a considerare la importanza della natura delle nutrici all’istesso modo come si è per la na- tura dei terreni, le nutrici determinano adunque la stazione, l’abitato è de- terminato da cause superiori assolutamente indipendenti, ed a noi ignote. In questo caso l’asserzione nostra è inspirata al fatti che sono generali alla di- stribuzione di ogni organismo, onde non la crediamo errata. Sembra che si è in forza di questo fatto che in gran parte dipenda quella maggiore o minore facoltà che le molte specie si hanno di potersi adattare e crescere su un gran numero di piante disparate. Queste tali specie che con Vaucher diremmo vagabonde, e che indifferentemente si attaccano a svariate nutrici, sono quelle istesse che hanno una vasta area di distribu- zione; questo adattamento è adunque in ragione diretta dell’area di distribu - zione geografica. Quelle specie endemiche di circoscritte regioni mostrano per contro al mi- nimo grado ridotta la facoltà di adattamento e vegetano su determinate spe- cie di vegetali spesso anch'essi circoscritti. In generale anche sembra possa ritenersi che il limitato adattamento sia in ragione diretta del grado di iden- ticità dei parassiti. In molti casi sembra però che la vasta diffusione delle specie non implica una lata facoltà di adattamento; sarebbe così infatti per alcune specie che nascono sui Cisti le quali limitate a crescere su queste piante possono riscontrarsi ovunque sparse per la regione mediter- ranea ove le Cistinee abbondano e sono sempre alla loro portata. È così per molte specie che crescono sullo Sparzio, sulle Ginestre, sulle Calycotome 0 i Citisi (1). L'esistenza delle Orobanche densiflora testè da me ritrovata in (1) Le Orobanche hanno limiti geografici precisi. Esistono quelle sporadiche, Trani Sicilia sulle radici del Lotus cytisoides, l’Orobanche tanto simile alla comune Orobanche delle Fave la Orob. Tommasinii, oggi rinvenuta da me nel nostro agro, che cresce in Istria e che sembra sia diffusa sino in Grecia (perchè c'è da ritenere che essa sia l’istessa di quella che il Bory e Chaubard chia- marono Orobanche grandiflora), sono chiari esempî e conferme di quella legge che primeggia su ogni altra causa e che è la primitiva distribuzione delle specie. Sui monti molte nuove specie c’è da constatare, e da aggiun- gere alla Flora siciliana ; i materiali sott'occhio mi fanno avvisato che fra queste forme con sicurezza una buona parte, rappresentano quelle istesse che sono proprie della flora dell’ Europa temperata, la loro presenza in Si- cilia ci dimostra chiaramente che a dispetto della natura delle matrici sulle quali qui ci è dato rinvenirle, subito che le condizioni di clima, di terreno ecc. vengono a mutarsi, mano a mano che ci portiamo nelle nostre alte montagne sulle Nebrodi, sulla stupenda schiena dei monti del Valdemone che scorrono a traverso la Sicilia dalla parte settentrionale, le forme dei climi analoghi estramediterranei tipicamente vengono a comparire ai nostri occhi, ed a con- vincerci della perfetta autonomia di questi strani parassiti. (Continua). rn DITTERI NOCIVI AL FRUMENTO Non passa un anno senza lamentare i danni prodotti dagli insetti ora in una coltivazione ora in un’altra; nell'anno che corre i maggiori lamenti sono stati per la granicoltura, perchè essendo stata un’ annata di cattiva produ- zione, i coltivatori al solito ne hanno incolpato le meteore e gli insetti, e su questi han rivolto più l’attenzione. In Sicilia, nella Sardegna, nelle Calabrie, e nel Barese si è osservato che una larva attaccava il frumento ora nelle radici, ora nel colletto , ora nel culmo, or nell’ ultimo internodio vicino la spiga, e dal volgo coltivatore si è supposto, che una sola specie era nociva e produceva tutto quel male. Il frumento è attaccato da molti insetti, ma io qui richiamo l' attenzione sopra i soli ditteri, che sono stati quelli che han fatto maggior male; dan- done un semplice cenno. ma non son molte, pochissime sarebbero cosmopolite. Il centro più ricco di spe- cie è il Bacino Mediterraneo e precisamente le regioni più australi. Le specie nell'Europa media sono poche, queste se scendono in latitudini più basse, non si ritrovano che sulle alte montagne. Quelle Mediterranee hanno un’ area limitata al settentrione, dall’Occidente all’ Oriente si estendono in ragione diretta sino ai limiti asiatici. Nel Caucaso, nell’Imeretia, nella Kachetia, e nelle pianure Kirghiso- Songariche avvi un numero considerevolissimo di specie endemiche che accen- nano ad un altro centro di creazione importantissimo. L'Africa Boreale e la Pe- nisola Iberica australe è la patria delle Cistanche. Nella discriminazione specifica si va con sicurezza alla esclusione delle specie desumendola a priori dalla indi- cazione della patria. ey pen Cecydomia frumentaria Rnd.=cerealis Rnd. olim. 1861. Rondani—Di alcune specie d’insetti dannose 9. 1866. Rondani—Sugli Ins. parass. della C. frumentaria—Arch. Zool. IV. F. 1. L’insetto perfetto è esile, bruno nereggiante, colle antenne moniliformi, colle ali brune, pelose frangiate, con quattro nervature longitudinali nere, la pe- nultima delle quali nasce dall'ultima posteriore, lontana dalla base alare: le gambe sono lunghe, bruno-pallide. Il maschio ha le antenne più lunghe for- mate di articoli subglobosi, e più lo addome terminato da organi copulatori abbastanza sviluppati ed eretti, mentre la femmina li ha brevi, e con arti- coli più ovali. Le larve vivono in società nelle parti inferiori del culmo, e si trasformano in crisalide tra la guaina delle foglie, ed il culmo del frumento, hanno due generazioni nell’anno, nella primavera, e nell’autunno. Il frumento attaccato presenta un triste aspetto, tarda a spigare, e granisce difficilmente. Cecydomia tritiei Ltr. 1870. Cappi. — L’Entom. per tutti 132. 1874. Rondani.—Degli Ins. noc. e loro parass. Ord. Muscari 7. È un moscherino di colore pallido, colle ali trasparenti, e cogli occhi molto grossi, provvista la femmina di una specie di terebra sottilissima , fora la spiga e vi deposita l’uovo, la‘larva rode gli organi sessuali del fiore, la spiga non si sviluppa ed i granelli spesso abortiscono ; le larve si crisalizzano nella spiga, in taluni anni il danno prodotto da questa specie è positivo, è probabile che avesse una generazione. Cecydomia destruetor Say. Questa specie non è stata trovata ancora nella Sicilia, ma è molto dan- nosa ai seminati delle biade nell'America Settentrionale, ove si crede impor- tata dalle milizie ausiliarie europee, e se ne incolpano i soldati Assiani, per cui si chiama Mosca d’Assia, Mosca tedesca. Cecydomia cerealis Winersts. Questa specie è molto differente dalla cerealis di Rondani, che poi cambiò il nome in frumentaria per evitare una confusione. Di questa specie non co- nosco il costume, e non è a mia cognizione di essere stata trovata in Italia. Tripeta signata Mgn. 1864. Rondani.—D’alcune specie d’insetti dannose 7. L’insetto completo ha il corpo nero , colla fronte, le antenne, due linee b, laterali del torace, e lo scudetto gialli; gambe coi femori neri, e le tibie gial- lastre: ali con cinque fascie nereggianti oblique appoggiate al margine an- teriore, le due più presso all’apice sono congiunte insieme anteriormente, e quella che trovasi nel mezzo è la minore di tutte. La larva vive solitaria nel primo o secondo internodio dello stelo erbaceo del frumento , lo stelo attaccato spesso si rompe col vento, mai la spiga viene a compimento. Chlorops Herpini Guer. 1874. Rondani.—Degli Ins. noc. e loro parass. 7. sio Questa specie non è molto rara, la larva vive negli steli di varî cereali graminacei, in alcuni anni è molto dannosa. Chlorops lineata Fbr. 1859. Rizza, C. infestans.—Nota sulla mosca del frumento, Siracusa. 1872. Rondani.—Nota sul Clorope lineato, nella Campagna I, 286. 1874. Rondani.—Degli Ins. noc. e loro parass. 7. La larva di questa specie fu infesta ne’ campi di frumento nel 1858 sino al 1860 tanto nella Provincia di Catania, che in quella di Palermo, partico- larmente in Ganci e nelle Petralie. Ha il corpo nerastro superiormente, giallo verdiecio al di sotto, le antenne tutte nere, la fronte giallastra con un triangolo nero sul vertice : il torace ha superiormente alcune linee longitudinali pallide, che dividono la tinta bruna, come in grandi fascie, lo scudetto collocato dietro al torace, ed alla base dell’ addome è giallo con due punti neri ai lati della base: il petto ed i fianchi sono verdastro-giallicci con macchiette e punti neri : l'addome sul dorso ha la tinta oscura separata (nel giovine) da linee pallide trasversali alla commissura degli anelli. Le femmine depongono le uova nello stelo del frumento ove termina la guaina della foglia superiore, le larve rodono il culmo formandosi un ca- naletto nel quale discendono gradatamente sotto la guaina sino allo sviluppo completo, indi si trasformano in crisalide, e dopo dieci o dodici giorni ne escono i moscherini. Camarota cerealis Rnd. 1873. Rondani.—Un altro nemico delle biade—nella Campagna II, 25. 1874. Rondani.— Nuove osserv. d’Ins. fitofagi— nel Bull. Soc. Ent. Ital., An. IV. Questo moscherino ha il corpo nero, il capo giallo con un largo triangolo nel vertice scuro e lucido. Antenne colla base gialliccia, e coll’ ultimo arti- colo maggiore nero, come la setola superiore. Ali un poco brune special- mente al lato anteriore, bilancieri bruni: gambe giallastre coi femori più o meno largamente nereggianti alla base: tibie anteriori quasi affatto gialle, le intermedie e posteriori con un anello nericcio, mediocremente largo nel mezzo, tarsi tutti giallicci. La larva vive come la specie precedente dentro i culmi del frumento , e talora insieme, questa specie fu trovata in Francia dal Macquart e ricono- sciuta nociva al frumento, ma quando il Rondani la trovò in Italia ne pub- blicò la classificazione. Anthomya sepia Mgn. 1864. Rondani.—Specie d’insetti dannose 8. Nello stato perfetto è distinta per le vene alari, delle quali sette corrono nel senso della lunghezza, e cinque brevi trasversali ed oblique, di cui due verso il mezzo, e tre presso la base delle ali congiungono tra loro le lon- gitudinali. L’insetto è di un colore nereggiante colla faccia a rifiessi bian- SE9 7 ee castri, le ali brune, le squame sotto alari bianche, ed i bilancieri giallastri. Si distingue da parecchie congeneri pel colore bruno più carico dello spazio alare interposto alle due vene longitudinali del lato anteriore, e per una fa- scia sul dorso dell’addome di un nero più intenso, che corre dalla base al- l'apice coi margini poco decisi. Questa specie è frequente ne’ campi biadati, la larva è molto nociva, vive nello interno del primo internodio , o nel secondo del culmo del frumento, sta colla testa in alto, e rade circolarmente gli strati interni, ritirandosi a poco a poco al di sotto per trovare alimento migliore. Questa specie si trova nell’Italia ed in Sicilia. Conoscendo che circa duodeci ditteri sono nocivi al grano in erba, l’agri- coltore domanda, come si conosce il frumento attaccato dalle larve, e come si distruggono ? Il frumento infestato dal suo nascere non si sviluppa, resta gracile, il culmo è terete, basso colle foglie poco sviluppate, e tendenti al giallognolo, talora ricciutelle da un sol lato, spesso l’ultimo internodio sotto la spiga ha una lineetta prodotta dalla larva, e spesso la spiga è contorta, biancastra, più bassa delle altre, i granelli sono atrofizzati, e talora abortiti: in un campo è facile dal colore conoscere le piante ammalate. L’unico rimedio è quello di svellere le piante inferme prima che le larve sl trasformano in crisalide, perchè è difficile per la loro piccolezza di acca- lappiarle nello stato perfetto. Se la specie ha due generazioni una primaverile e l’altra autunnale, allora bisogna distruggere le larve nelle due epoche, per impedire che le femmine depongano le uova. È di grande necessità bruciare o raccogliere le stoppie che spesso con- servano le uova per la generazione primaverile; è anco necessità di dare più lavori alla terra, perchè talune larve, o nello stato di crisalidi, passano nella terra tutto l’inverno, onde svolgendo la terra, e mettendo le larve, o le crisalidi al contatto degli agenti meteorici, molti muojono, o sono distrutti da altri insetti o animali. Nell'opera della distruzione sono ausiliari dell’agricoltore gli insetti paras- siti, e spesso sono questi che moderandone lo sviluppo mantengono l'armonia della natura. Per la Cecydomia frumentaria Rnd. sono parassiti vespari, la Epimeces Canestrini Rdn, Platygaster Generali Rnd, Laesthia litigiosa Rnd.—Contro la Cecydomia tritici Ltr. i vespari Coleocentrus, spicator Gour., Platygaster inserens Ww., muticus Nees., puncetiger Nees., scutellaris Nees., tipulae Ww., Pteromalus micans Hrtg. Contro i Chlorops Herpini Guèr, e lineata Fbr. ivespari Alysia nigra Olv., e Pteromalus micans Olv., e se le ricerche saran ripetute, il numero de’ parassiti sarà probabilmente aumentato. Mina’ PaLUMBO, INORIZ:IESI La Deutsche Entomologische Zeitschrift di Berlino pubblica nel fascicolo testè ricevuto i nomi dei signori D" Adler, Prof. Dalla Torre, Prof. Giov. de Gribodo, von Hagens, von Halfern, von Heyden, Fr. Koch., H. Kolbe, F. Kowarz, D." G. Kraatz, Presid, Reinhard, von Roeder, D." Rudow e Tisch- bein i quali hanno già sottoscritto (obbligandosi al pagamento annuale di 10 mark) per formare una Sezione Imenotterologica e pubblicare esclusiva- mente dei lavori imenotterologici. Questa notizia siamo sicuri farà gran piacere agli studiosi italiani che si occupano di questo importante ramo dell’entomologia, e cercheranno con il loro numero di rendere possibile l'attuazione di questa eccellente idea. La vista scientifico-industriale, che si pubblica in Firenze sotto la direzione dell’Illustre Prof. Conte Guido Vimercati, col novello anno aggiunge un’altra ru- brica interessantissima alle sue colonne. Essa si occuperà di tutte le publicazioni che saranno fatte sulla fauna italiana, delle osservazioni fatte «di cose naturali, e darà un sunto delle escursioni scientifiche che verranno eseguite in Italia; metterà gli avvisi di vendita di oggetti riguardante la storia naturale, inserirà le corrispondenze scientifiche, l’indicazione di ciò che verrà trovato più utile per for- mare e conservare le collezioni. Tutte le notizie che possono avere un interesse generale, verranno stampate in tre lingue: inglese, tedesca e francese. Per questa nuova rubrica il giornale piglierà anche il titolo di Giornale del Naturalista. Noi non dubitiamo quindi che, questa interessantissima pubblicazione, che per ben 13 anni ha incontrato il favore di molti lettori, sarà oggi maggiormente ac- cetta agli studiosi delle discipline naturali. Il Dottor Otto Sechmiedeknecht di Gumperda, col primo del prossimo febbraio incomincerà la pubblicazione d’una monografia con tavole sulle Apidae della fauna europea, publicando pel primo il genere Nomada. A quanto ci promette l’autore, questa nuova pubblicazione non sarà meno im- portante di quella del sig. André, AISIISISTTTILITIT: ” 7) 7, ‘, %, o ” 7) 7, 4 o LADA >, >, » » 7 7, DIG 4 PLATA VADA BI DDA BBD BI DIBINAINBI41A1414 14444444 11414444444 1ASELSESbzi OI RR RR RRARSSSSISSS SI SSNSS SL ÈSSSANAÀ ASS SSIS SI SSSSISSL LS SSSSISSILISSISSITSSIIITLILISSNSTAA Cenni Pieiograrioi ENTOMOLOGIA M. Ed. André ha di già portato a compimento il primo volume della sua opera illustrata Species des Hyménoptéres d' Europe et d' Algerie. Egli in questo volume ci dà la descrizione di tutte le Tentredinidi sim oggi cono- sciute comprendendole in 47 generi. Tratta inoltre ampiamente della parte generale e ci ragguaglia sul modo di formare le collezioni dicendo della caccia agl’ imenotteri, della loro preparazione e conservazione, della distri- buzione geografica e della redazione d’un catalogo. A tutti questi dettagli aggiunge ancora la bibliografia delle principali opere che trattano special mente degli imenotteri d’Europa e quella delle opere fondamentali per le mosche a sega, ed un glossario esplicativo latino-francese con la termina- logia inglese e tedesca. È questo volume il principio di un’opera pregevolissima per se stessa, di somma importanza per i provetti imenotterologi e di non poco utile per i principianti. Alle Tentredinidi faranno seguito le Formiche, redatte dal fratello del- l’autore sig. Ernest, il quale ne ha di già pubblicato il primo fascicolo; in seguito verranno le Vespe. Se all’autore non verrà meno l’ardore che ha dimostrato nel pubblicare il primo volume della sua opera, avremo in un tempo relativamente breve, Re (SI uno dei più pregevoli lavori d’Entomologia che sia comparso in questi ul- timi anni. Il Dottor O. Schmiedeknecht, ci dà nell’ Entomologische Nachrichten di Stettino (Heft. XXII 1881) la descrizione di diverse vespe tedesche, che fa precedere di alcune osservazioni sulla Vespa Austriaca Panz. e sulla Vespa Sassonica Fabr. Egli dice che, sulla Vespa Austriaca da lungo tempo è regnata una grande confusione, mentre essa non è una specie distinta, ma deve ritenersi come varietà della rufa Linn. ed anche Schenck, nel suo scritto (Die deutschen Vesparien 1861) è di questa opinione. L’autore va anche all’idea di sepa- rarla dal genere Vespa, creando il sottogenere Pseudovespa, imperocchè questa specie manca di operaie e come tale differisco dalle altre congeneri; essa secondo l’opinione emessa da Morawizt, vivrebbe come i Psithyrus fra i Bombus, cioè a spese delle altre vespe. L’ autore, ritiene ancora la Vespa Sassonica e Norvegica Fabr. come la stessa specie dicendo che una non può essere che varietà dell’altra; Schenck è anche di questa opinione, e l’autore avendo avuto dei nidi della Vespa Sassonica, ne ottenne tanto questa specie quanto la Norvegica. In fine, fon- dandosi su alcuni caratteri, emette l’opinione che, col tempo la Norvegica potrà acquistare il valore d’una specie. i Il sig. Henrich dà un elenco degli Antophili osservati da lui nel 1880 nei dintorni di Ermanstadt nella Transilvania; sono 51 specie fra le quali il raro Psithryus rupestris, la Coeleoria tricuspidata, C. fissidens e la C. apiculata specie proprie dell'Ungheria ete. Lo stesso sig. Henrich dà anche una semplice enumerazione degli Aracnidi della Transilvania in numero di 133 specie. Una fauna d’Aracnidi dell'Ungheria fu pubblicata anni fa dal distinto aracnologo C. Herman di Budapest, dalla quale Henrich estrasse quelle specie appartenenti alla Transilvania. Il Dottore Elvezio Cantoni pubblica (Bul. Soc. Ent. Ital. III, IV) 72 specie d’aracnidi raccolti dal nostro Dottore Francesco Minà Palumbo alle Madonie in Sicilia e ci fa notare fra queste 1’ Acantholophus echinatus Lucas nuovo per la fauna d’Italia e 36 specie nuove per la Sicilia. I felici risultati di questo lavoro del D". Cantoni, fatto con tanta esattezza, ci dimostra di quale interesse sarebbe una collezione di Ragni di tutte le zone alti- ds ap metriche della Sicilia, onde poter sempre meglio vedere i rapporti della fauna Sicula con quella dell’Africa meridionale. Le specie nuove per la Sicilia sono : 1. Epeira marmorea Clerck. 19. Dysdera Cambridgii, Thor. 2. E. ceropegia, Walck. 20. Filistata testacea, Latr. 3. E. acalypha, Walck. 21. Micrommata ligurina, C. L. 4. E. diodia, Walck. Koch. 5. Singa semiatra, L. Koch. 22. Artanes margaritatus, Clerck. 6. Zilla x-notata, Clerck. 23. Philodromus aureolus, Clerck. 7. Meta segmentata, Clerck. 24. Misumena truncata, Pall. 8. Theridium sisyphium, Clerck. 25. XAysticus acerbus, Thor. 9. Th. pictum, Walck. 26. X. horticola, C. Koch. 10. Lithyphantes Paykullianus,W alck. 27. Tarentula pulverulenta, Clerck. 11. Asagena phalerata, Panz. ; 28. Trochosa cinerea, \Fab. 12. Lorosceles erythrocephala, C. L. 29. Ocyale mirabilis, Clerck. Koch. 30. Oxyopes lineatus, Latr. 13. Dictyna civica, Lucas. 31. O. ramosus, Panz. 14, Amaurobius claustrarius, Hahn. 32. Heltophanus flavipes, Hahn. 15. Tegenaria partetina, Fourer. 33. H. aeneus, Hahn. 16. Histopona torpida, C. L. Koch. 84. Ballus depressus, Walck. 17. Textrie coarctata, Duf. 95. Obistum muscorum, Leach. 18. Drassus cerdo, Thor. 36. O.stmile, L. Koch. È comparso recentemente un nuovo lavoro di Milliere intitolato: Lepi- dopterologie. È diviso in sette fascicoli che formano un volumetto di un gran lusso tipografico, e costituisce un vero gioiello per ogni lepidetterologo. Contiene la descrizione di numerose specie nuove, la maggior parte delle quali estratte da memorie e periodici scientifici in diverso tempo pubblicati, accompagnato da 12 tavole splendidamente illustrate , e corredate da nu- merose osservazioni che spargono molta luce sulle specie anche note e da lui prima pubblicate. L'autore di cui non si saprebbe abbastanza lodare il merito, non l’ha posto in commercio ma è stato dallo stesso donato ai nu- merosi amici, pei quali è doppiamente gradito e tenuto in pregio per il ri- tratto che il medesimo ha posto in fronte all’opera sua. Abbiamo ricevuto in dono e letto con interesse un nuovo lavoro del Chiar. Professore A. Costa da Napoli intitolato “ Relazione di un viaggio BRCiE.. Dn sulle Calabrie per ricerche zoologiche fatto nella state del 1876. Napoli 1881, L'estensione di questo lavoro non permettendoci di farne che una rapida analisi, siamo costretti a rimandare il letttore a quelle pagine. Nella prima parte l’autore si occupa diffusamente della narrazione del viaggio, dei luoghi visitati, fra i quali gl’ interessanti monti e boschi della grande e piccola Sila, boschi prima da lui non esplorati a cagione delle tristi condizioni di sicurezza pubblica dei tempi andati, sieguono altre circostanze di fatto che non mancano d’ interesse per l’ esploratore che volesse percorrere quelle contrade. In questa relazione dove non vengono risparmiate osservazioni sopra vari rami di Storia Naturale, le maggiori hanno tratto all’Entomologia, che ha fruttato all’ autore la scoperta di molte specie nuove, ed ha dato agio di fare preziose osservazioni sopra altre di già conosciute. Le specie nuove che egli cita come risultato di tali ricerche, si trovano descritte nella parte seconda del suddetto lavoro, a cui fa seguito una tavola che ripro- duce fedelmente le imagini di 14 specie nuove scelte fra le più interes- santi di cui noi offriamo più sotto la lista unitamente alie altre descritte. In ultimo dà l’elenco di tutte le specie trovate in ordine ai vari compo- nenti la classe degli insetti, e percorrendoli non si può fare a meno di giudicare favorevolmente sulla ricchezza della fauna di questa parte dell’I- talia meridionale più volte dall’autore esplorata. Ecco intanto l’elenco delle specie nuove descritte: Bruchinus bisigniferus; Ophonus zigzag; Elater coe- nobita; Lampyris brutia ; Haplocnemus variolatus ; Cantharis crassicornis; Ancylopus testaceus; Forficula (apterygia) apennina; Forficula (apterygia) silana; Forficula (apterygia) laminigera; Priocnemis ophthalmicus; Pompilus rufithorax; Hoplocampa calceolata ; Chalcis discrepans e strigulosa; Heme- rophila serraria; Macropterna foveicollis; Carabus Lefeburei var. — A questa lista seguono preziose note sulle specie seguenti conosciute: Cucujus haematodes, Erich.; Emphytus carpini Hart.; Blennocampa cine- reipes Klug.; Aphadnurus tantillus A. Costa.; Chlalcis (Sispes) biguttata, Spin.; Chalicodoma luctuosa Dours; Metapterus lincaris A. Costa; Harpactor hae- morrhoidalis Fab. var.; Conops vittata Fab.; Ptychoptera albimana Fab. Abbiamo ricevuto l’ultimo numero del Bullettino del Naturalista Collettore che si pubblica a Siena. È un notiziario mensile che accresce sempre più d’importanza e riesce utilissimo a tutti e noi lo raccomandiamo ai natura- listi. L'abbonamento è di L. 2 annue per l'Italia, e L. 3 per l'Estero. 13 SQONIE Abbiamo ricevuto il 16 Dicembre il primo numero della Wiener Entomo- logische Zeitung. È una pubblicazione inappuntabile sotto tutti i rapporti, ed il primo nu- mero contiene : Bruer, Dr. Fr., Ucber die Verwandtschaft und systematische Stellung der Blepharoceriden. Ganglbauer, Ludw., Beitrige zur Synonymik der europàiischen und cau- casischen Cerambyciden. — Ueber Leptura oblongomaculata Buq. und L. trinsignata Fairm. Low, Dr. Franz, Ueber eine noch unbeschriebene Eschenblattlaus. Osten-Sackon C. R., Synonymica concerning exotic dipterology. Mitis Henr. v., Beitrag. zur Falter-Fauna von Bosnien. Litteratur. Notizen, Correspondenz. <> >_> BOTANICA S. Eminenza il Cardinale Dott. Haynald dà nel Giornale Botanico Un- gherese del prof. Kanitz di Klausenburg la descrizione di un nuovo Cerato- phyllum— Cerat. pentacanthum che si distingue dal platyacanthum, Spinis singulis teretiusculis in singula facie fructus visendis! — Questa nuova specie di Ceratophyllum fu osservata assieme ad altre di questo genere, di MyriophyUwn, Potamogeton, Najas minor, ete., nello stagno che trovasi nel giardino episcopale di Koloesa. Il sig. Reissenberg aggiunge alle osservazioni meteorologiche (Soc. di Sec. nat. Hermanstadt) fatte negli anni 1879 e 1880 ad Hermanstadt anche le osservazioni fitotermologiche. Qui troviamo la prima fioritura nel feb- braio del Galanthus nivalis, Tussilago farfara, Helleborus purpurascens , Daphne mezereum, Erythronium dens-canis ete. ——eaneet—— ERRATA-GORRIGE ERRORI Pag. 28 Linea 17 jacalator n 42 n n 5) n n n mn mn mn mn mn 65 n RR ri Nell'ultimo Numero (83) del giornale, nei Cenni Bibliografici del Cav. Senoner, furono trascurate le ultime correzioni in modo da rendere un’errata corrige in- dispensabile. 2 nigro puntulatus ,» escavato 3 Metatoforox 5 testaceus 18 assez brillant: 4 1850 Pag. 2 Linea 46 hyporantha n n n mn 3 n n n n D) n n mn n n n mn » n n n mn n n t) 4 n mn n n n mn » mn mn n n n» »n mn 5 n n 6 n mn mn » n mn n mn n mn » Ieteropsis 6 Sleindachner 21 Ciaculeatus 22 fungid » Ceubipore » Savigni 29 Alysio » parallelo collis 27 albima cula 80 Mousehler 36 Pecdopora » Sieboldiella 37 Siebold 22 Tdeuchophorus 10 Phytopticecidei 18 Stoffich 22 cessini 26 Myenzelleri » Homoidoris CORREZIONI Jaculator nigro-punctulatus excavatus Metatorace testaceo assez saillant 1581 hypoxantha Icteropsis Steindachner biaculeatus fungie Tubipore Savignii Alysia parallelocollis albimacula Mòoschler Oecophora Seeboldiella Seebold Teuchophorus Phytoptocecidei Stossich Cessini Marenzelleri Homiodoris Pag. n n ” mn 7 Linea 14 Marenzelle n mn 37 Psedodieflugia 12 Licotyles 536 Moisovies 18 vi dobense 19 subnebradense 6 Hegetschlugeri 26 Boll e » Hieraciam biennis Bar- khausia etc. etc. 2 Emtomologische Marenzeller Pseudodiflugia Dicotyles Moisisovies vidabense subnebrodensis Hegetschweileri Bolle e Crepis biennis (Barkhausia) X taraxacifolia etc. ete. Entomologische 9, (EE SÌ ZIATNOVGHEENEK HLIVEVIOTINTTAKOVGHVHGVMGTALKTKKKOTAVKVOAKKKATNKKLVVIDEDONKKKVKITEODAGKKKVIKKTONKKAKTTIVIK®UKLATKKOKKEKKKKAKKHVKHENKKKAKKHTOKKKKKKKKKKKKKKKKKKeLsKIristPtatioteertgze UIRIEZZMEI ANNO I 1 FEBBRAIO 1832 N. 5 IL NATURALISTA SICILIANO GIORNALE DI SCIENZE NATURALI LI iI SI PUBBLICA OGNI PRIMO DI MESE ABBONAMENTO ANNUALE TRAMA NA AP n LEI RAR I PAESI RESI NELLE UNIONE POSTA Rn e I DATI LITI ZA A NIE I Ea a EE IR RT UNERUMERO:SEPARATO:NGON, TAVOLE SES LETI NI LE » SENZA NI VOLI N RIE RO I IAT Ai CENT. 80 GLI ABBONAMENTI COMINCERANNO DAL 1° DI OTTOBRE DI OGNI ANNO Indirizzare tutto ciò che riguarda |’ Amministrazione e Redazione al sig. ENRICO RAGUSA, in Palermo, Via Stabile N. 89. SOMMARIO DEL NUM. 5. Marchese di Monterosato- Conchiglie del Mediterraneo. !“> © G. Di Stefano--Nuove specie titoniche. (cont. e fine). Vit 17 M. Lojacono--J)ue nuove specie di Erodium in Sicilia. E. Abeille de Perrin—Suppléement à la Monographie des Malachides d’ Eu- rope et des Pays ‘voisins. F. Baudi—-.\ote Entomologiche (continua). v PALERMO Stabilimento Tipografico Virzì 1882 IUULUETCELCECELKCETKCKONVESCTTRCRORC[COCUESCRCUCRCUEECRCOCUE®CRCECUTOenTERPvigecErDeRERereRtUrCOrCERCERtErCrtEgt Nt (K(t (CR TRCRC”C(CR (CC [CKVOGGtoCPtKC[C[tNU[CKOTC[SECECKRKRCKCKUKLOCKGKVEVONUCKCVE DUCE VOLECPCUC(VOVRUTECRUCEREDERCEVFCKUECCURCEO TORU RE CERERE CUETERRERERRL VITI TETERt UETERLTILIKIVIVEULTIKIRILKVEHEKEKKKKUKCKECKOKKKK TALE LKRRKKKKKKLG{CORKEKK GK NALKKKKRAGKALKRKKKKKKKKDELKNKOLK,KKKKKKRKGKCKKRKKKK,KRGKKKRKGRERERKKKKRKKKKRK[KKRKCK[KEGTRKKKKRK{KK RK OKCKKELEKERKEEOEEO SKK KRKKRK(RKKKEKORKTKK(KgKKKK [RK KKRRKKK LELE RKELKEKKKELEtKKKKKKtKtKEg SI STINUILITAVIATTVINITLVINIKKITUTKKKKKKVIKKTKKTKKKKKKKKKKKKKKAKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKATKKKKKKKKKKKKAKKKKKKKKKKKKKKKKKCKKKKKKKKKKKLKKKKKKKKKKKoKKKTKKKKKKoKKÉ IL NATURALISTA SICILIANO CONCHIGLIE DEL MEDITERRANEO PEL MARCHESE DI MONTEROSATO ARTICOLO SECONDO (Cont. v. num. prec.). 88. Arca pulchella. Reeve (Medit.). = A. imbricata, (non Bruguiére; sp. esotica) Poli (Nap. e Sic.). = A. clathrata, (non Defr.; foss. terz.) Monts.—l. c. p. 9. Comune in tutii i fondi coralligeni ed anche a Sciacca assieme alla specie se- guente sull’Oculina. aditoscabra; Pole (Napz e :Sic;): Monts.—l. c. p. 9. 40. A. obliqua, Ph. (foss. Calabrese). Monts.AIl. c. p. 9. 41. A. pectunculoides, Sc. (foss. di Gravina). = A. (Cucullaea) pectunculoides, Monts.—l. c. p. 9 Scarsamente. Si trova abbondante e ben sviluppata nelle zone lammare e coralli- gena di tutto il Mediterraneo. 42. Lepton nitidum, Turt. (Britannico). Monts.—1. e. p. 9. Scarso come in tutto il Mediterraneo. 43. Neolepton sulcatulum, Jefîr. (Guernesey). = Lepton (Neolepton) sulcatulum, Monts.l. c. p. 9. 44. Montacuta bidentata, Mtg. (Britann.). Monts.—l. c. p. 9. 45. * M. substriata, Mtg. (Britann.). Valve separate in poco numero. 46. Kellia suborbicularis, Mig. (Britann.). Monts.—l. c. p. 9. = Bornia inflata, Ph. (Siciliana). 47. Zoe pumila, S. Wood (Foss. del Crag). eni (O) te S. Wood—Crag Moll. IV (1851), p. 124, t. XII, f. 15 a-b (Kella). =? Kellia pumila, Monts.—]. c. p. 9. = Zoe pumila, Monts.—En. e Sin. p. 9 (Siciliana). = Lasaea pumila, Jefir—Proc. Zool. Soc., 1881, p. 699 (Medit. e Atl.). Poche valve a Sciacca, ma trovata in altre località Siciliane. Citata anche come specie Atlantica nella Baja di Biscaglia. Il genere Zoe, Monts., mostra una cer- niera di una differente conformazione di quella di tutti i generi conosciuti, com- ponendosi di due denti sporgenti e ricurvi, che simulano due orecchiette. Io non vedo alcuna analogia tra la cerniera del genere Zoe e quella della Lasaea, dove ora è classificata dal Signor Jeffreys. Zoe, è stato usato anteriormente (1840) da Philippi, per un genere di Crostacei e non vi sarebbe alcuno inconveniente a la- sciarlo nella nomenclatura dei molluschi, ma per non ovviare alla regola, si do- vrebbe sostituire altro vocabolo. 48. * Axinus fleruosus, Mtg. (Britann.). 49. * A. granulosus, Jeffr. ms. 1869 (Med. e Atl.) Monts. — Not. Conch. Med. 1872, p. 21 (il solo nome; come di Palermo). ='A. granulosus, Monts.—Not. conch. di S. Vito in Journ. Conchyl. 1874, p. 251 (descritto come del Medit.). = Verticordia (sottog. Laevicordia) orbiculata, Seguenza ms.—Atti Acc. Reale sc. fis. e matem., Giugno 1876 fasc. 6 p. 9 (Foss. di Messina). = A. granulosus, Monts.—Conch. foss. M. pell. e Ficarazzi in Atti Real Comitato Geolog., Roma 1877 (estratto) pag. 5 (Foss. di Ficarazzi). — A. orbiculatus, Jefir. — Proc. Zool. Soc. London, June 1881, p. 702 (Med. e Atl.). Nella mia descrizione sono assegnati i principali caratteri della cerniera e della superficie della conchiglia. La descrizione del Prof. Seguenza non dà maggiori dettagli ed è posteriore. Ritengo più conveniente non cambiare il vocabolo di gra- nulosus con quello di orbiculatus, che potrebbe confondersi con Vl Axnopstis or- biculata del Prof. G. O. Sars (Norvegiana), e con l’Axinus orbicularis, S. Wood, fossile del Crag. 50. * A. Croulinensis, Jefir. (Britann.). Poche valve e frammenti colle seguenti specie. 51 * A. intermedius, Monts. (Palermitano, viv. e foss.). Riferito da M." Jeflreys al giovine stato di una varietà dell’ A. eumyarius, M. Sars, ciò che non è ben trovato. Numerose valve di tutte età trovate a Pa- lermo, sulle quali io ho accuratamente studiato, mi dimostrano lo stato adulto ed uma forma costante del tutto diversa dell’ A. eumyarius, anche Palermitano. 92. A. oblongus, Monts. (Pal., viv. e foss.). = ? Kellia transversa, Forbes (Mar Egéo). Monts.—l. c. p. 9. Specie distintissima, ma riferita ed assimilata da M." Jeffreys al giovine stato dell'A. ferruginosus, col quale non trovo verun rapporto. L’A. oblongus, è tale quale fu già descritto da me ed ha caratteri suoi proprii che non confrontano con gli esemplari giovani dell’A. ferruginosus, che sono comunissimi. DÒ. ero de . Axinus cycladius S. Wood (Foss. del Crag). Monts.—l. c. p. 9. Kelliella miliaris, Ph. (Foss. Palerm.) — Moll. Sic. II, p. 36, t. 14 f. 5 ( Venus). Kellta abyssicola, Forbes (Mar Egéo). Monts.AI. e. p. 10, Kelliella abyssicola, (M. Sars) G. O. Sars (Norvegiana). Cardium minimum, Ph. (Palermitano). Monts.Al. c. p. 10. 56. * Cypricardia lithophagella, Lamk. («... les mers d’Europe? ») — C. Rentieri, Nardo (Adr.). ? = Coralliophaga setosa, Dunker (Adr.)—ved. Grube, Die Msel- Lussin ecc. 1869, p. 47, £. 6. 57. C. Guerini, Payr. (Byssomya).—Mol. Corse p. 23, t. I, f. 6 (Corsica). Venerupis Romani, Calc. (Palermo). = C. lithophagella, var. Guerini, Monts.—l. c. p. 9. Abbondante nelle cavità delle rocce coralligene. Della prima forma, una sola valva. 08. Chama circinata, Monts. (Medit.). = C. gryphoides, (non L.) Monts.A1. c. p. 10. = C. circinata Monts.—Boll. Malac. Ital. 1880, p. 247. Specie coralligena e distinta a forma orbicolare e a lamelle continue invece di imbricate. La cerniera e le impressioni muscolari mostrano dei caratteri specifici ad essa particolari. Il confonderla con le altre nostre specie a titolo di varietà dextrorsa e sinistrorsa e ridurle ad una sola non dimostra delle medesime. 09. 60. 61. 62. 65. Astarte fusca, Poli (Nap. e Sic.). Monts.—l. c. p. 10. A. sulcata, Da Costa (Britann.). Monts.—l. c. p. 10. * A. triangularis, Mtg. (Britann.). nedrurpartita, Pla. (Sic): Circe minima, Mtg. (Britann.). Monts.Al. c. p. 10. Questa e le precedenti tutte scarse. 64. 65. 66. 67. 68. Venus Casina, L., var. globosa, Montis. (Medit.). Monts.—Il. c. p. 10 e Boll. Malac. Ital. 1880, p. 247. V. effossa, Biv. (Sic.). Monts.—l. c. p. 10. Sazxicava rugosa, L. (Eur.). Monts.Al. c. p. 10. * Gastrochaena dubia, Penn. (Britann.). G. Pol, Ph..(Napie- Sie) Xylophaga dorsalis, Jonston (Britann.). Monts.Al. c. p. 10. (Continua) un accurato esame — 100 — NUOVESPEGIE SITONICHH PER GIOVANNI DI-STEFANO (Cont. V. Num. prec.) NERINAEIDAE Itieria, Mathéron. Itieria pulcherrima, Gemmellaro, sp. inedita. (Tav Ivi, lav 028). Lunghezza del più grande esemplare figurato. . . . . . . 69m, Larghezza dell'ultimo giro in rapporto alla lunghezza della con- CHIPMA: Ro STO ERE E I Altezza dell’ ultimo giro in rapporto alla lunghezza della conchi- Oa RI Ra I e OE ANDOLOSPILAlen tc AI e 0 I Conchiglia discretamente allungata, conica, un poco pupoide e con istretto ombellico. La spira, che si svolge in un angolo leggiermente concavo, è formata da giri corti, poco convessi, ornati di pieghe nodose trasversali, che tendono a svanire nell’ultimo giro, e limitate, inferiormente, dalla chiara fascetta del canale. L’ultimo giro è grande, rigonfiato e convesso sopra; l’a- pertura compressa ed allungata, ristretta avanti e dietro, e munita di tre pieghe semplici; una sul labbro e due sulla columella. Questa specie ha molta analogia con la /tierza Norma, Gemm., ma se ne distingue perchè più allungata e meno pupoide, e per l’ultimo giro meno rigonfiato. Ha pure qualche somiglianza con la Itieria Moreana, d’Orb., sp.; ma è pupoide, più corta, con i giri molto più stretti e ornati di un mag- gior numero di pieghe nodose. Trovata presso Favarotta, nella provincia di Palermo. — 101 — Itieria parva, Di-Stef. (Tav. IV, fig. 9.) Lunghezza dell'esemplare figurato. . . . . ...... 13m, Larghezza dell’ultimo giro in rapporto alla lunghezza della con- ao Ao E A RR N Altezza dell’ultimo giro in rapporto alla lunghezza della conchi- A Ma O ea le SUN Ate dae PENTA JT Specie piccola ed ovato-globosa; con la spira cortissima, formata da cin- que giri molto stretti e convessi; dei quali, l’ultimo, grande e rigonfiato, forma più dei tre quarti della conchiglia. L’ apertura è ristretta anterior- mente in un piccolo canale, ed arrotondita posteriormente; porta due pieghe piccole ed ottuse; una sul labbro e una sulla columella. I giri sono ornati in lungo da sottilissime strie, avvicinate fra di loro. Questa Iteria, per la forma e per gli ornamenti, mi pare che non possa confondersi con altre specie giurassiche. Trovata a Termini-Imerese, sulla montagna del castello. NERITIDAE Nerita, Linné. Nerita Orlandoi, Di-Stef. (Tav. V, fig. 10.) Y Lunghezza dell’esemplare figurato .. . . .. .... .. « 18m, LARE I De Adi e Na le RESA e e Conchiglia spessa ed obliquamente ovato-globosa; con la spira formata da quattro giri lisci e divisi da suture lineari. L’ ultimo forma quasi l’iu- tiera conchiglia, ed è ricoperto di fine strie d’ accrescimento trasversali. L’apertura è semilunare; un po’ arrotondita avanti ed acuminata dietro. Il lato columellare porta una callosità spessa e convessa, provvista, al mar- gine, di cinque denti rilevati e bifidi; il labbro è spesso e marginato. Essa mostra delle traccie di colorazione, perchè |’ ultimo giro è grigio con istrie trasversali più oscure. Questa specie ha qualche affinità con la Nerita Spadae, Gemm.; ma ne differisce per la forma meno globulare e più ovata, e, sovratutto, pei denti che porta al lato columellare. Trovata a Termini-Imerese, sulla montagna del castello, — 102 — V. Nerita Ciottii, Di-Stef. (Tav. V, fig. 11.) Lunghezza dell'esemplare figurato 0. RA ni Taraliezza vs: atea ea O AV PA Conchiglia piccola, obliqua, ovale e spessa; con la spira corta e formata da tre giri convessi, divisi da suture lineari. L’ultimo giro è grande, leg- germente angoloso ed ornato di molte rugosità trasversali e ondulate; tra le quali si osservano finissime strie, anch'esse trasversali e ondulate. L’a- pertura è semilunare; la columella provvista di una callosità spessa, con- vessa e munita di piccoli denti. Il labbro è spesso, e con una piccola piega nella parte posteriore. Questa specie, pe’ suoi distinti caratteri, non può confondersi con altre nerite giurassiche. Trovata a Termini-Imerese, sulla montagna del castello. Neritopsis, Grateloup. Neritopsis himerensis, Di-Stef. (Tav. V, fig. 12 e 13). Lunghezza del più grande esemplare figurato . . . . . . . 19, Larghezza: >. cel fiero pr E N a I Conchiglia trasversalmente ovale; con la spira cortissima e formata da tre giri che crescono rapidamente; dei quali, l’ultimo forma quasi l’intiera conchiglia. Essa è ornata in lungo di diciassette costole convesse, con le quali se ne incrociano altre trasversali, in maggior numero, formando dei piccoli tubercoli ai punti d’incrociamento. L’apertura è quasi rotonda; la co- lumella escavata, ed il labbro provvisto di una piega nella parte posteriore. Questa specie è vicinissima alla Neritopsis decussata, Minster, in Gold- fuss; ma ne differisce per la forma un po’ diversa, per la columella esca- vata, per le costole longitudinali e trasversali più ravvicinate tra di loro e in numero maggiore, e per la piega del labbro. Per la forma è assai vicina alla Neritopsis Meneghinii, Gemm.; ma se ne separa nettamente per la piega del labbro e per gli ornamenti, mancando, sovratutto, delle cinque grosse coste longitudinali. Trovata a Termini-Imerese, sulla montagna del castello. — 103 — Pileolus, Sowerby. le” Pileolus Buccae, Di-Stef. (Tav. V, Fig. 14.) Altezza dell’esemplare figurato . . . . . . Barsliezza aa mm mm Conchiglia piccola, conica,a contorno ovale-rotondato e con l’apice eccentrico indietro. È ornata di molte costole raggianti, distinte, ineguali; tra le quali se ne scorgono altre, in numero variabile, fine, ma distinte ancor esse. Il contorno è leggiermente plicato dalle sporgenze delle costole maggiori; la bocca è grande e semilunare; il lato columellare un po’ arcuato. Alla parte posteriore ce’ è una callosità liscia e lievemente convessa, limitata da una leggiera depressione. Questo pileolo ha delle analogie, per gli ornamenti, col Pileolus radia- tus, d’ Orb.; ma è diverso, per hè ha le coste maggiori più grosse ed in minor numero , il contorno poco plicato, il lato columellare senza denti e la forma più tozza. Trovata a Termini-Imerese, sulla montagna del castello. Neritina, Lamarck. a VNeritina tuberculosa, Di-Stef (Tav. V, fig, 15.) Iiimohezzakdell'esemplare4. 00%. (aa a E rape 1 IRR MERO GAZA I RO, e I io SENIÀI SIE I EEE Conchiglia grande e sigaretiforme; con la spira piana, formata da tre giri; l’ultimo dei quali, grandissimo, forma quasi l’intiera conchiglia, ed è angoloso superiormente, nella sua prima metà. L'apertura è grande e se- milunare; la columella molto concava, incrostata da una larga callosità e ar- rotondita posteriormente. Il margine columellare è un po’ arcuato alle estre- mità. La superficie di questa bella specie è rivestita di uno strato corticale oscuro con macchiette bianche, ed ornata di molte costole longitudinali, più chiare verso il margine del labbro; alcune delle quali, nella loro parte po- steriore, sono provviste di tubercoli bianchi, che svaniscono molto prima —- 104 — di giungere al labbro. Esse costole son fatte plicose dall’incrociamento di forti strie trasversali d’accrescimento. È vicina, per la forma, alla Neritina Nebrodensis, Gemm.; ma ne differisce perchè più accorciata e provvista di costole e tubercoli, e per l’ultimo giro angoloso. Trovata sulle alture di Billiemi, presso Palermo. TURBINIDAE Turbo, Linnè. Turbo punctatus, Di-Stef. (Tav. V, fig. 16.) Wiungltezzaydollesemplares SR O pro Larghezza dell’ultimo giro in rapporto alla lunghezza della con- chiolfa. feta 01 RO I I N A AI Altezza dell’ultimo giro in rapporto alla lunghezza della conchi- alati Dio e Le Sie LS AA daro UN PRE Questa bella specie è piccola, pupoide, ovale. La sua spira è formata da quattro giri lisci e molto convessi; dei quali, l’ultimo è anco convesso sopra. La bocca è arrotondita. I giri hanno delle leggierissime e indistinte pieghe trasversali. La conchiglia mostra traccie di colorazione, perchè è lucente ed ornata di moltissime linee oscure, spirali, che sono formate dalla successione di finissimi punti, stretti fra di loro e spesso chiaramente visibili ad occhio nudo. Questo turbo, e per la sua forma e pe’ suoi ornamenti, mi pare netta- mente separato da tutti gli altri giurassici. | Trovato nei dintorni di Carini, presso Palermo. Trochus, Linnè. Trochus billiemensis, Di-Stef. (Tav. V, fig. 17.) Lunghezza dell'esemplare x. 80. re Ao Larghezza dell’ultimo giro in rapporto alla lunghezza della con- chica; pl alia AIR, I I Altezza dell’ultimo giro in rapporto alla lunghezza della conchi- Pa: PRAIA SANA DAMORE PITT PO PA E i i LI, — 105 — Conchiglia conica, appuntita, più larga che lunga. La spira si svolge in un angolo leggiermente concavo, ed è formata da sei giri poco convessi ; dei quali, l’ultimo è fortemente angoloso in fuori, carenato e concavo sopra. Tutti i giri sono ornati di costole tubercolose, trasversali, e di molte rughe longitudinali. L'apertura non è apparente. A. giudicare dalla concavità che mostra la parte superiore visibile del- l’ultimo giro, la conchiglia dev'essere ombellicata. Essa, per gli ornamenti, ha somiglianza col Trochus crassicosta, Buv.; ma se ne distingue dall’ essere più larga che lunga, e dall’ avere l’ultimo giro molto angoloso e concavo sopra. Trovata sulle alture di Billiemi, presso Palermo. Palermo, Dicembre 1881. ——__———————_- € @«e-=e DUE NUOVE SPECIE DI ERODIUM EINUSIGHSLS Erodium glauco-virens Mini M. Loj. PI.Sic. rariores exsicc. Cent. V.N.472 Herba elata, undique pallidissime viridi-glaucescens coespite e ipsa basi ramis longis validissimis (1-2 pedal.) emittente, ramis internodiis longis crassis firmis late diffusis, petiolisque longe retrorso-hispidis. foliis amplis plus minus adpresse hispidulis, radicalibus quam supremis minoribus, circum- scriptione ovatis, exacte trilobis vel aliquando subquinquelobis, lobis aequa- libus, sinu lato obtuso separatis, grosse tricrenatis obtuse lobulato-crenulatis, lobulis brevibus ovatis apiculatis setulis (sub lente) brevibus terminatis, cau- linis mediis quam infimis longius petiolatis, majoribusque subconformibus, sed grosse acuteque lobuiatis, summis floralibusque satis glabratis palmato- trisectis, segmentis cuneatis profunde trifidis terminale maximo, omnibus in- cisis, partitionibus ultimis parce elongatis acutatis, apiculatis, conspicue piligeris, stipulis majusculis rufo-scarioris margine hyalino-albescente prae- ditis, ovatis obtusis vel tantum oblongis, floralibus reniformibus, pedunculis foliis valde superantibus (1 decim ‘/ long.) sparse patule ciliosis subgla- bratis, floribus 5-8, pedicellis gracilibus glaucis refractis, sepalis oblongis fusco-viride nervatis (sub lente), secus nervos breviter subadpresse hispidu- lis, (pilis ad basin calycis copiosioribus) sensim in mucronem breviusculum — 106 — nudum desinentibus, undique glandulis aureis conspersis, petalis pallidissime coeruleis (ratione plantae parva) carpidiis immaturis glaberrimis (7 cent. long.) siccis parte seminifera stipite gracili acutissimo fultis, ad apicem bi- fossulata fulvo-adpresseque pilosa, rostro parte tortili 4 cent. longa in- ferne subrecta dein in spiris adscendendo sensim amplioribus (12 circa) ad- pressis contorta, ibique rufo-strigosis pilis albis longis intermixtis, cauda exilis curvato-inflexa rostro aequilonga. In sabulosis ad vias in cultis, prope Balestrate inveni Aprili 1881. Nessuna forma delle tante che presenta il poliformo £. laciniatum Cav. ha le foglie perfettamente trilobe. Abbiamo sott’ occhio la forma genuina del CavaniLLES che cresce in Sicilia raccolta dal 'T'opaRo che rispondo esatta- mente alla tavola 43, f. 3 delle Dissertazioni sue, invocata concordemente da tutti gli Autori. Non è d’uopo rammentare che questa presenta le foglie lungamente peziolate pinnatifide colle lacinie incise o alla loro volta pro- fondamente fesse, per provare una cosa pur troppo evidente, cioè che la nostra pianta per i caratteri già notati delle foglie inferiori, e per tutto il resto rifugge da ogni confronto colla vera pianta genuina del laciniatum. Pur troppo però dal tipo per innumerevoli transiti potremmo giunger forse sino a riscontrare qualche forma che sta vicino al nostro. Le forme di cui la sistematica giustamente ha tenuto conto e che di re- cente abbiamo visto elevate a specie da chiarissimi Autori, che con ogni ragione basandosi più che sul numero dei caratteri sulla costanza di essi, e sulla loro tipica perpetuazione per sostenere il loro valore specifico, non sono poche. Noi conosciamo lE. soluntinum di Tod. Tralasciando inutili dettagli, di- remo che in questo le foglie radicali sono a circoscrizione quasi intera, tutte le parti superiori sono caratteristiche addippiù per la loro glabrizie. L'E. involucratum di Kze (WLLxk fl. Hisp.) è un che di differentissimo che sicuramente deve autorizzare i futuri sistematici a ritenerlo ben distinto dal laciniatum. L’E. affine di Tenore dalla descrizione della Sylloge per le foglie sinuato- pennatifide per le lacinie lineari sta pur vicino all’£. lacimiatum; se guar- diamo invece i saggi di Tineo ingiustamente determinati col nome di Te- nore vedremo invece che esse spettano alla specie che qui segue, secondo noi VE. Cavanillesù di WII. Siamo in dubbio per VE. cinerascens Mor. (Moris ? Nym., Syll. et Con- spectus F]. Eur.) il nome si adatterebbe alla nostra pianta, ma non sap- piamo cosa sia il cinerascens, nè abbiamo potuto rilevare chi ne è l’autore. — 107 — La quistione si restringe dunque a sapere se sia l'Rispidum di Presl. poichè non sappiamo di altre forme del laciniatum già pubblicate. L'E. hispidum di Presl. sarebbe VE. affine di Ten.? Se lo è o non lo è poco c’'impurta, perchè |’ affine di Tenore dissimo che è diverso dalla no- stra pianta, e l’Rispidum di Presl. per quanto si rileva dalla Syn. del Gus- sone non ha di diversità dall’£. laciniatum che l’indumento. Sorpassando sui dettagli degli organi, la nostra specie si distingue egre- giamente da tutte le specie che abbiamo esaminate. Per la sua statura e robustezza, rimarchevole sul vivo nei luoghi natali ove lussureggia nei ter- reni di profonde sabbie quali sono quelli dei celebri vigneti di Balestrate! per il suo fogliame ampio, di un verde lucidissimo e quasi glauco per il colorito dei fiori leggermente cerulei. L'abito è singolare, caratteristico, e se i miei ricordi sono esatti, esso ram- menta una qualche forma lussureggiante dell’. chixm, nell’istesso tempo che oscuramente non si saprebbe dire per quali caratteri rammenta |’ E. Botrys Bert. L’analogia dell’abito in certo modo coll’ E. chiun, ci avea spinto ad in- vestigare tra le specie a questo affini. L'E. murcicum di cui evvi la figura nella Dissert. IV del Cav. (tab. XCII, pag. 1) ci illuse a prima vista, ma il murcicum non è che una forma dell’£. chium, e la nostra pianta non può confondersi con questo per tante ragioni. Per l'affinità coll’ £. Botrys fummo un momento incerti se la nostra pianta non rappresentasse una qualche forma ibrida della specie del Bert. con una qualche altra forma del lacinzatimm, poichè promiscuo nelle medesime località crescea la forma dell’ £. Botrys che è il Gasparini. Ma a questa ipotesi fa ostacolo, prima, la completa assenza di forme del laciniatum (qua- lora non si volesse avere per tale l £. Cavanillesii Wx. stesso); poi l’ os- servare che lE. Botrys Gasparini che per noi rappresenterebbe una specie bene installata, ovvia nella nostra Isola, è lù molto scarso. Mentre se real- “ mente il nostro £. glawco-virens sarebbe un ibrido delle due, dovremmo avere incontrato dapprima | £. laciniatum, in decisa preponderanza poi lE. Botrys rispetto ad un prodotto avventizio eventuale, quale si vorrebbe credere il nostro glaucovirens che non abbonda, ma è molto più comune che VE. Botrys. Erodium Cavanillesii WLLK. pl. Haloph., p. 539. Cut. FI. Matrit. p. 212 E. pulverulentum 2. hispanicum DC. Prodr. (teste WLLK.) Geran. pulve- rulentum Cav. Dissert. V, tab. 125, p. 1 (an Desr.?) E. Tinei Mint inced. E. affine Tix. ined. (non Ten. nec Guss.). M. Loj. Fl. Sic. rar. exsicc. Cent. V, n. 473. — 103 — Herba praeter caulos rubrida, undique obscure nitide virens, coespite ramis numerosis elongatis adscendentibus emittente, ramis subtus indumento parco pilis longiusculis retrorsis sparsis constante, conspicue glabratis superne gla- bris ac pruinoso-glaucescentibus internodiis paucis (3-4) praelongis, foliis radicalibus numerosis longiuscule petiolatis (more ramorum fere glabratis) non validis, strictis, cireumscriptione ovato-oblonga, pinnatisectis, segmentis oblon- gis basi cuneatis plerumque trifidis, vel subpinnatifidis, lobulis ovatis apiculatis piliferis (oculo armato), caulinis summisque basi cordatis triangularibus ovatis acutis fere palmatisectis, lobis magis angustatis acutioribus, floralibus sub- conformibus vero dissectis, laciniis tenuibus linearibus acutissimis, stipulis oblongo-ovatis acuminatis, summis floralibusque ovato-rotundatis, omnibus fulvo-scariosis, margine late albido-hyalinis, pedunculis folio valde superan- tibus (4-6 centim. longi) floribus (4-6) pedicellis gracius fusco-glaucescen- tibus fultis, sepalis oblongis apice abrepte mucronatis, ibique longiuscule pi- liferis ad nervos breviter adpresseque hispidulis, glandulis aureis crebre adspersis, petalis mayusculis pulchre intense violaceis sepalis duplo supe- rantibus, carpidiis 5 cent. longis, maturis parte seminifera stipite acutissimo lineari fulta, undique dense adpresseque pilosis, pilis rufulis rostro (tortile) 1 cent. '!» longo fere per dimidiam partem longitudinis laeviter spirale, dein in spiris 9-12 adpressis, adscendendo sensim ampliatis contorto, ibique ad- presse hispido-strigosis aliis pilis satis longis intermixtis, cauda rostro ae- quilongo, arcuata inflexa. Indumentum foliorum praesertim summorum, parcissimum brevissimum pilis minutis crispulis sparsis (vix sub lente manifesti) constans. In sabulosis ad vias ac in cultis simil cum praecedente, legi prope Ba- lestrate. Aprili 1881. Anche questa pianta è una forma distintissima dell’ £. laciniatum che si distingue per la scarsezza dell’indumento, che consiste (visto colla lente) di brevissimi peli sparsi nelle parti inferiori, che poi vengono a mancare del tutto tanto nei fusti che nelle foglie superiormente collocate ! E per il carattere della glabrizie o meglio per la natura particolare dello scarsissimo indumento, che ci siamo riportati all’E. Cavanillesii di WiLLK. (FI. Hisp., p. 539) e con tanta maggiore asseveranza persistiamo a ritenere la nostra pianta la stessa della specie del WiLLKomwm, in quanto che l’os- servazione di questo Autore (in calce alla diagnosi 1. c.) fa benissimo ri- levare le differenze che noi stessi rilevammo, osservando la figura CXXYV, n. 1 del CavaniLLes; la nostra pianta all’ istesso modo come Wir.LKomm dice delle sue, è distinta precipuamente per le foglie maggiormente dissette e per la maggiore angustezza delle lacinie ! — 109 — L’E. Cavanillesii (E. pulverulentnm Cav.) fu distinto dal WiLLKomwm, dal- PE pulverulentum di Dese. per avere questa specie la radice perenne, per essere crassa e carnosa; ciò che starebbe bene. Ora la pianta di WiLLKkomm e questa di Sicilia, dal fatto che differisce per l’ estrema dissezione del lembo foliare dalla figura dell’ E. pulverulentum del Cav., deve ritenersi anche essa una specie distinta ? Per non mancare di osservanza alle profonde vedute dell’Illustre Autore, e tenendo presente il polimorfismo della specie tipica l’£. laciniatum, alla quale questa nostra pianta, con più late vedute seguendo l’ opinione del Borssier (FI. Orient., vol. I, p. 893) al postutto potrebbe riannodarsi, noi non osiamo presentare una nuova specie, ma è giusto che si sappia, le os- servazioni del WiLLKowmw, le nostre, hanno stabilito che le nostre piante non sono esattamente quelle che Cav. figura alla tavola CXXV. In caso di- verso dovrebbe alla nostra specie imporsi il nome di £. Tine? che è quello setto il quale noi ritenemmo la pianta, subito che ci accorgemmo che essa era lE. affine di Tineo (non TEN.). Un'altra quistione resterebbe poi ad espletarsi riguardo ai sinonimi del Propr. De CANpoLLE nota nell’E. pulverulentum di Descr. due varietà che lui dubita fossero due specie confuse, la var. x. tunetanum (VE. pulveru- lentum di Desr.) la var. f. Rispanicum (VE. pulverulentum di Cav.). Wiut- komm lasciò il nome di £. pulverulentum per quello d’ Africa, e quello di Spagna divenne il suo £. Cavanzllesti, ciò che sta bene. Ma provato che esiste una terza forma a foglie dissette (le superiori, notisi sem- pre) e diciamo anche a pedunculi multiflori (4-7) che così è la nostra, fatta astrazione del sinonimo di £. pw'verulentum di Desr. ascritto dal DO. nella sua var. £ che per la radice perenne crassa carnosa, non do- vrebbe riferirsi nè alla var. x nò alla var. £, si può riferire nella sino- nimia dello £. Cavanillesit, V E. pulverulentum var. hispanicum come fa WiLLKomwm, o invece deve ascriversi alla specie del WiLLgomm la var. 2. tune- tanum? È un dubbio che resta a sciogliersi, e perciò non crediamo che per quanto a noi consta, potessimo dire più di quanto abbiamo detto, che la nostra pianta è PZ. Cavanillesit, una modificazione dell’ £. pulverulentum del Cav. (non del Drsr.), senza discutere ciò che ne crede DE CANDOLLE. M. Loszacono. — 110 — SUPPLEMENT À LA MONOGRAPHIE MATLACEZIDES DE UROPE CET. DESTRANSNOISINS Depuis que M. Peyron a publié dans l’Abeille de M. l’Abbé de Marseul une bonne Monographie des Mal/achides d’Europe, cette famille s’est enrichie de nom- breuses découvertes. M. de Kiesenwetter dans le voyage au Caucase de MM. Leder et Schneider, M. Fairmaire et moiméme dans les Annales de la Société Entomologique de France, avons fait connaitre des espèces inédites appartenant a cette famille. Je viens aujourd’hui apporter encore un contingent de nouveautés et de re- marques destiné à enrichir de plus en plus l’histoire des Malachides. Jai été mis à méme de produire ce supplément par de précieux matériaux : MM. Desbrochers des Loges et von-Heyden n’ont pas craint de me confier la révision de leurs col- lections in integro. M. Sédillot a bien voulu aussi me communiquer toutes les captures de la Brùlerie en Syrie et en Espagne. Un ami, qui a chassé pour moi en Syrie, m’a donné plusieurs espèces curieuses, fruit de ses intelligentes recher- ches. Enfin M. Ragusa m’a envoyé d’intéressants Malachides de Sicile, M." Will d’Erlangen, d’autres des Baléares et M." Retowski, d’autres enfin de Crimée. Je viens offrir à mes collégues la primeur de ces chasses et de ces musées. Pour rendre mon travail plus clair, je le diviserai en deux parties: Description des espéces nouvelles, puis Remarques sur les sexes, sur les caractéres des esp èces, sur leur place dans la classification ou leur habitat. DESCRIPTION D’ ESPÈCES NOUVELLES I. Malachius flammeus Ab. Taille:4 à 4 1, mill. Fulvo-rufus, vertice, medio thoracis, macula scutellare et parte pedum aeneis. J Mat, un peu plus brillant sur la tète et le corselet; couvert d’une trés fine pubescence blanche, parsemée sur la tète et les élytres de longues soies noires hé- rissées; corps assez allongé. Téète à peu près de la largeur du corselet: front lé- gèrement impressionné transversalement, légèrement bisillonné entre les yeux, ca- rèné entre les antennes, épistòme fortement saillant au point de contact avec le — 111 — front, transversalement creusé en avant; entièrement jaune, sauf le vertex qui est d’un bronzé verdàtre , ainsi que le sommet des mandibules; la couleur bronzée s’arrèéte au dessus des antennes et s’ avance à peine au milieu sans atteindre la ligne qui passe par le point d’ insertion des antennes. Palpes jaunes. Antennes dépassant à peine le premier tiers des élytres ; 1" article fortement épaissi, ter- miné carrément et arqué par dessous, 2®e pyriforme et nodiforme, 3. égalant le 1.e”, échancré par dessous et renflé au bout, 4.®e de méme forme, mais plus court, o.eme et 6. profondément creusés par dessous, 7.2 et 8.2 de moins en moins, les suivants filiformes; elles sont jaunes avec les 2 1.e"s articles tachés de métallique par dessus. Corselet à peu près carré, à angles très-arrondis, rouge-jaune avec une bande métallique occupant moins du tiers de sa surface et s’étendant sur le milieu de son disque, de la base aux trois quarts antérieurs, où elle est terminée d’une manière arrondie. Elytres d’un roux jaune, entières au sommet, ornées d’une tache triangulaire autour de l’écusson, et dont la base atteint ou dépasse le milieu de la base de chaque éIytre. Epimères mésothoraciques jaune-pàle. Dessous du corps meétallique, les segments ventraux bordés largement de jaune. Pattes jaunes, sauf l’extréme sommet des cuiesses antérieures , la 2.° moitié des intermédiaires , les deux tiers des postérieures , et tous les tibias qui sont métalliques. Tarses plus ou moins tachés de cette couleur. Q Antennes plus minces et plus courtes, simples avec leurs 4. et 5.emes articles à peine échancrés par dessous; front et épistòme beaucoup moins inégaux. Syrie, sans autre indication. (P. de la Brùlerie) 4 exempl. Ressemble à 1" vue au Coccineus Walt., dont sa couleur la différencie tout de suite. II. Malachius opacipennis Ab. Taille 2 1/ mill. Viridi-aeneus, opacus, brevis, ore, antennarum parte, thoracis angulis an- ticis, genubus maculaque apicali elytrorum croceis. g' Inconnu. Q D'un verdatre foncé bronzé, à peine brillant sur Je corselet, mat sur les ély- tres qui sont fortement ruguleuses, couvert d’ une vestiture blanche fine et cou- chée , et hérissé de long poils noirs ; forme courte et trapue. Front transversa- lement impressionné au dessus des antennes; épistòme et labre jaunes, la couleur foncière descendant entre les antennes jùsqu’a la base de 1’ épistome, où elle est tronquée carrément. Palpes bronzés. Antennes à articles courts et épais, le 1. renflé au sommet, 2.° nodiforme, 3.° à 5.° allongés, paralléles, les suivants plus courts, subtriangulaires, les derniers filiformes; elles sont métalliques avec le des- sous des 6 1ers articles plus ou moins taché de fauve. Corselet transversal avec les angles très arrondis, les antérieurs nettement tachés de fauve-jaune; surface. très convexe. Elytres courtes et larges, entièrement rugueuses, ornées d’une tache i re d’un jaune fauve au sommet, cette tache triangulaire, obliquement coupée en avant Epimères mésothoraciques concolores bordés de jaune. Ventre avec les segments gtroitement bordés de jaune. Pattes métalliques avec les genoux assez largement jaunes. Ceèdres du Liban (Syrie). Je n’ignore pas le danger quil y a à décrire des espèces de ce genre uniquement sur des Q. Mais celle ci me parait très claire par ses divers caractères et son ha- bitat est très précis. Je ne connais l’opacus Kierw. que par sa description; mais sa taille relativement grande et ses angles thoraciques concolores le distingueront tout de suite de l’opacipennis. Quant aux autres espéces du genre, aucune d’el- les ne peut ètre comparée à la mienne. III. Malachius Limbicollis Ab. Taille: 3 1), mill. à 4. Viridi-Caeruleus nitidus, thorace viridi-aeeneo, flavolimbato. g' inconnu. Q Corps assez allongé , couvert d’ une courte pubescence grise, entremélée de longs poils noirs hérissés. Front légèrement fovéolé entre les yeux; devant de la tète jaune, la couleur métallique s'avangant entre les antennes jusqu’un peu au- delà de leur base, où elle est terminée carrément ;'extrémité des mandibules et dernier article des palpes noirs. Antennes à articles moniliformes, allongés, le 1. peu épaissi, le 2.e plus court, mais près de 83 fois plus long que large, le 3.° de la mème longueur que le 1.2", le 4.° plus court, ces deux articles un peu élargis au sommet, les suivants allongés; dessous des 7 1.eS articles plus ou moins jaune. Pronotum aussi long que large, élargi par devant, avancé au milieu, angles très arrondis, còtés peu arrondis, base droite rebordée; disque convexe avec deux ca- rènes longitudinales oblitérées le parcourant dans toute sa longueur; la pubescence suit ces carènes et les dessine assez nettement en 8° y heurtant, comme chez les Danacaea. Coòtés étroitement bordés de rouge, cette couleur suivant le contour des angles postérieurs et s'avancant plus loin le long des angles antérieurs, de fagon A couvrir les 2 tiers du sommet du pronotum. Elytres ruguleuses, dilatées ar- rondies, au bout avec leur sommet portant une tache jaune arrondie. Epiméres mé- sothoraciques pàles. Segments abdominaux bordés de jaune. Pattes métalliques , tarses jaunes à dernier article noir, les postérieurs un peu rembrunis. Jai vu 5 exemplaires identiques pris par de la Brùlerie et M. von Heyden en Espagne à Saboguelro. Cette espèce est très voisine du Macer Kiesw. outre que la patrie est fort dif- férente, on la reconnaitra facilement à plusieurs signes: la forme du corps est moins allongée, le labre n’est point noir, non plus que les premiers articles des palpes, le 2. article antennaire est du double plus long, les tarses sont de cou- leur claire, etc. — 113 — Je vais maintenant la comparer à toutes les autres espèces possédant un pro- notum à còtés jaunes. En dehors de ses earactères propres, elle se distinguera à première vue, savoir: Des marginellus, iridicollis, marginicollis et Abeillei par la bordure étroite de son pronotum; Du capricornis par ses antennes relativement courtes; Des insignis, Hispanus , dilaticornis et cornutus par ses antennes simples, ni flabellées, ni dentées, à 5. article normal; Des maculiventris, Sardotis, carinifrons et caeruleus par son 2. article an- tennaire allongé, non nodiforme; Des Palaestinus et fucatus par son corps brillant; Enfin du faustus par son corps relativement allongé et ses antennes métalliques an moins par dessus. IV. Malachius Heydeni Ab. Taille 5 3/, mill. Viridi-oeneus, capite antice et antennarum basi flavis, thoracis angulis an- ticis elytrisque rufis, macula cirea scutellum elongata excepta viridi-aenea. o Vert-bronzé brillant, À peine visiblement pubescent, sauf sur le corselet hérissé de longs poils noirs dressés. Corps assez allongé. Front marqué d’une fossette profonde; terminé en avant par deux faisceaux de poils jaunes; épistòme avec une forte saillie trilobié en arrière, séparé du front par une profonde ri- gole transversale; devant de la tète jaune jusqu’au bord inférieur de 1’ msertion antennaire, la couleur foncière s’avancant entre les antennes jusqu’à 1’ épistome. Palpes et extrémité des mandibules noirs. Antennes à 1." article fortement ren- flé et dilaté de la base au sommet où il est tronqué arrondi; 2. plus large que long, fortement dilaté et prolongè en dessous, tronqué à la base, arrondi sur sa tranche externe, recourbé en avant à son angle antéro-externe qui est arrondi, évidé sur la tranche du sommet; 3. plus court que le précédent, aussi large, prolongé fortement en dessous en lame renflée recourbée en arrière, assez épaisse et à angle antéro-externe arrondi; ces 3 articles fortement pubescents de jaune; 4. triangu- laire, épaissi au sommet et évidé par dessous; 5.° simplement triangulaire, trés allongé; 6.° et 7.° plus courts, évidés par dessous et aigus inférieurement au som- met; 8.° subparallèle, épais; 10.° et 11.° très allongés et minces, le 10.9 paralléle, le dernier très aigu; elles sont d’un noir métallique avec le dessous des 7 1ers articles jaune. Corselet transversal à angles très arrondis, les antérieurs portant une grande tache jaune. Elytres rouges avec une tache juxta scutellaire métalli- que, n’atteignant pas les épaules à sa base et prolongée étroitement jusque vers la moitié des élytres. Fpimères mésothoraciques jaunes. Segments ventraux mar- ginés de carné. Pattes bronzées, sauf les tarses qui sont plus ou moins jaunàtres, Q inconnue, — 114 — Je n’ai vu dans la collection von Heyden qu’un seul 5 de cette magnifique espéce, sans indication de patrie. Dans le tableau de M. Peyron, elle se range dans la subdivision qui renferme uniquement les rubidus et carnifex. Elle diffère des deux par la structure ab- solument différente de ses 1.e"s articles antennaires. V. Malachius falcifer Ab. Taille: 41% mill. Viridi-coaerulescens, ore, 7 antennarum articulis infra, tarsis anticis, tibiis partim iisdem genubusque flavis, nec non macula apicali elytrorum. g' Très allongé, parallèle, vert bleuàtre brillant, à fine pubescence grise, mélée de longs poils noirs hérissés. Front profondément concave entre les antennes, dé- primé entre les yeux avec une fossette ponctiforme. Devant de la tète jaune jus qu’au front, la couleur métallique coupée carrément en avant, partout également! pointe des mandibules et extrème sommet du dernier article des palpes no rs, le reste jaune. Antennes très minces , atteignant ou dépassant la moitié du corps, noires avec le dessous des 7 1.e"s articles jaune; 1." article épaissi, tronqué car- rément à la base et obliquement au sommet, avec ses angles externes droit à la base, aigu au sommet, un peu plus large au sommet qu’ à la base, 2 fois et demie au moins plus long que large, assez fortement arqué-échaneré par dessous; 2.e très court, très élargi au sommet, 3.e de la longueur du 1. parallèle dans sa 1.ere moitié, triangulairement élargi dans la 2.9 4.9 à 8.° subégaux au précé- dent, les suivants plus allongés; 4.° et 5.° très échanerés par dessous, aigùement dentés au sommet, 6.°, 7.8 et 8. à angle antéro-externe fortement avancé en pointe aigue. Corselet plus large que long. Elytres parallèles, 3 fois et demie plus lon- gues que larges, plissées et repliées au sommet, avec le bord du pli supérieur garni d’un faisceau de poils noirs, escorté de quelques autres cils noirs aussi; le des- sous de ce plì muni d’ un appendice noir, dirigé en bas; angle apical obtus et largement taché de noir. Epiméres mésothoraciques jaunes. Segments de l’abdomen bordés de jaune. Pattes métalliques avec les genoux jaunes, les tarses antérieurs et l’extrèmité des tibias de la méme paire jaunes aussi, tarses intermédiaires ta- chés de jaune, les postérieurs presque entièrement sombres. Q Front plus légèrement impressionnè, dessous des yeux jaune, antennes sim- ples à articles beaucoup moins allongés. Elytres entières au sommet. J'ai acquis cette espèce du Caucase de M. Reitter sous le nom d’Armentacus, qui ne peut lui convenir, puisque ce dernier est plus grand que le gericulatus, dont il ne parait différer, d’après M. Peyron, que par quelques légers signes. Je l’ai vue aussi de Hongrie dans la collection von Heyden. Elle ne peut ètre assimilée au genzculatus, qui a les élytres tachées de rouge, la forme bien plus trapue, les antennes du màle tout autrement conformées. Dans le tableau du monographe, elle se range dans la subdivision créée uniquement — 115 — pour l’elegans, qui est beaucoup moins allongé, a ses antennes relativement plus épaisses et surtout le 1.e" article de ces organes plus court, plus large et non creusé en dessous chez le d. VI. Malachius (Chionotopus) 6-plagiatus Ab. Taille:3 à 3 1, mill. Obscuro viridi-aeneus, ore infuscato, macula duplici humerali et alia api- cali rufis. d' Parallele, mat, verdaàtre obscur, plus bronzè sur le corselet, couvert d’ une fine villositè blanche. Front déprimé entre les yeux, bisillonné près de l’insertion des antennes; épistòme rougeàtre obscur. Antennes A 1.°" article court, épaissi de la base au sommet, 2. nodiforme, transversal, 8.° triangulaire, aussi long que large, à angle du sommet arrondi, 4.8 subégal au precedenti, plus évidé extérieu- rement, 5.° à 10.2 longuement flabellés, les lamelles minces, une fois et demie plus longues que la tige mème des articles. Corselet finement coriacé-ruguleux , très transversal, à angles très arrondis. Elytres aussi larges que le corselet, sub- paralléles, ruguleuses ; ornées, outre la tache apicale, qui est petite et arrondie supérieurement, de deux taches rouges-orangées aux épaules: la 1." subarrondie, séeparce de la base de l’élytre par un espace qui égale son diamétre, plus rappro- chée du bord externe que de la suture; la 2.° petite et allongte , placée un peu plus bas que l’ autre, entre celleci et le bord externe de l’ élytre, qu’ elle atteint; cette tache s’ allonge parfois de facon à couvriv le bord près de la moitié de la longueur de l’élytre. Les élytres sont plissées au sommet et repliées par dessous; de l’intérieur du pli sort un mince appendice sombre recourbé en dedans comme une faulx; le repli se développe en forme d’appendice, à la facon des £bdaeus, et se recourbe par dessous pour finir par une pointe aigue sous la suture. Ce repli est noir au bout et sur sa tranche interne. Epimères, pattes et ventre concolores, ce dernier ayant ses segments finement bordés de rouge. Q Antennes simplement dentées comme celles de l’Rumeralis è; élytres à peine élargies postérieurement, simples au bout. Cette remarquable espèce a été rapportée de Jéricho (Syrie) par de la Brùlerie. Ses 6 taches et ses antennes flabellées la distinguent aisément des trois autres Chionotopus. (Continua). E. ABEILLE DE PERRIN. NOTE ENTUMOLOGICHE Il. Calathus Pirazzolit Putz. Di questa specie, che credo rara nelle collezioni italiane e poco conosciuta e che sinora ritenevasi propria dei monti del Piceno rice- vetti alcuni esemplari dal Dottore Andrea Fiori, che li raccolse sull’Alpe di Soc- — 116 — ciso (Reggiano). Lo stesso sig. Fiori rinvenne pure nel Modenese il Zuphium Chevrolati, nonchè parecchi esemplari dell’ Olisthopus anomalus Perris, specie che credevasi propria soltanto della Corsica; anomalo certamente nel genere pella sua piccola statura e pella forma del torace, che s’ approsima a quella d’ alcuni Dromius. Harpalus sabulicola Panz: tutti gli individui che vidi di Sicilia differiscono da quelli dell’Italia continentale pel torace più largo, più arrotondato ai lati verso il quarto anteriore e pegli angoli posteriori più appuntati : in questa varietà il ma- schio è più lucido, la femmina assai più opaca. Bradycellus lusitanicus Dej. Ficuzza; Castelvetrano A. Palumbo, Mistretta L. De Marchi, esemplari identici a quelli di Spagna. Vidi inscritta questa sp. in al- cune collezioni di Sicilia col nome di Br. cognatus, sp. che di Sicilia non vidi: vi esistono inoltre il Br. distinetus Dej. Castelvetrano A. Palumbo ed il verbasci Duft. Castelbuono; Mistretta De Marchi. Acupalpus meridianus var. salinus Acqua de’ Corsari Albera : A. piceus Rott. Catania e Castelvetrano ; Mistretta De Marchi, specie questa che m’occorse pure di vedere designata con altri nomi. Trechus rufulus De]. bella specie ovvia in molte regioni della Sicilia, che trovai misconosciuta nelle collezioni, talvolta designata col nome di rubens, sp. più bo- reale, come il 7°. obtusus denominato rufulus. Anophtalmus siculus n. sp. rufo-testaceus, subdepressus ; capite in fronte transversim impresso, antennis validis ; thorace subcordato , latitudine tanti- sper breviore, basin versus sensim attenuato , ante angulos posticos breviter sinuato, hisce minutis, leviter porrectis, acutis; elytris latis, capite cum tho- race vix triente longioribus, ovatis, apicem versus paullulum ampliatis, late- ribus parum arcuatis, basi apiceque suboequaliter fere rotundatis, late mar- ginatis, dorso planatis, striis quatuor internis profunde impressis, subintegris, tribus primis vix perspicue punctulatis, externis sensim tenutoribus postice punctulatis, summo apice obsoletis, singulo punctis duobus majoribus im- presso, une ante quadrantem anticum in stria tertia, alterum pone medium in interstitio secundo. Statura Trecho palpali affinis, capitis thoracisque structura A. dalmatino con- similis, at antennis longe validioribus, elytris aliter exculptis, brevioribus, ad hu- meros multo latioribus magisque rotundatis nec non statura minore praecipue di- stinctus. Rosso-ferrugineo, mediocremente lungo, poco convesso. Capo e torace di forma simili al dalmatinus, il primo però ha sul davanti del fronte ben marcata una depressione trasversale che pare separarlo dall’epistoma; antenne assai più robuste che nelle specie congeneri, di poco oltr.passano in lunghezza la metà delle elitre e sono assai villose del pari che i piedi; ai lati del capo non si scorge apparenza di occhi. Torace alquanto più largo al suo terzo anteriore che lungo, quasi cor- diforme, arrotondato ai lati anteriormente, quindi gradatamente attenuato con leg- gera curva, che r.volgesi vicino alla base in una breve sinuosità, angoli poste- — 117 — riori minuti, alquanto prominenti, poco elevati, acuti; impressioni basali piuttosto larghe, un po’ oblique, piuttosto larghe e profonde, linea longitudinale media forte, ben impressa, intiera sino all’estrema base, anteriormente abbreviata al li- mite dell’impressione trasversale che è assai debole, margini laterali alquanto lar- ghi e rilevati, disco poco convesso. Elitre all’ altezza degli omeri d’un terzo più larghe che la base del torace, quindi debolmente ampliate con pochissima curva sin presso al quinto posteriore, cogli omeri molto arrotondati, alquanto declivi ai lati, piane sul dorso, il loro margine dalla base del torace sin verso 1’ estremità tutto egualmente largo, in forma di canaletto ad orlo leggermente rilevato ; tre prime strie profondamente impresse, non visibilmente punteggiate, la quarta pure ben impressa e visibilmente ben punteggiata nella sua metà posteriore, le seguenti gradatamente meno impresse, colla punteggiatura quasi solo visibile posterior- mente, queste accorciate verso l'estremità, le quattro prime invece intiere sino all’api- ce, la suturale continua lungo l’orlo posteriore congiungendosi colla linea circonflessa esterna, tutta egualmente ben impressa; alla base le due prime strie si riuniscono in una depressione puntiforme, inoltre i soliti due puuti, l’ uno anteriore nella terza stria, l’altro dopo la metà sul secondo intervallo sono grossi e profondi. I tarsi dei piedi anteriori nell’esemplare esaminato non sono dilatati. Fra tutti gli AnopAhtalmus che conosco distinguesi principalmente pelle an- tenne relativamente poco allungate ed assai robuste, e villose, pelle elitre d’ un ovale più accorciato e più tozzo alle estremità, cogli omeri molto arrotondati, de- presse sul dorso, a strie su esso profonde, intiere, le tre prime quasi senza visi- bile punteggiatura. L’ A. Doriae ed il GAiliantt sono più grossi, con antenne assai più gracili e più lunghe e le loro elitre sono diversamente scolpite ; così pure il Caranti, che, benchè d’eguale statura, ha pure le antenne meno robuste, le elitre men larghe e le strie interne meno impresse; il Z'argionit è più piccolo e più convesso. Non conosco in natura il Bruckit, ma dalla descrizione rilevo molte notevoli differenze sia nella statura, che nella forma delle antenne e nella struttura delle elitre i cui omeri sono descritti angolosi e le strie interne punteg- giate, non che pella forma del torace che nel siculus relativamente è più largo e più arrotondato nel suo terzo anteriore. Nella serie metodica delle specie parmi debba prender posto fra il Curanti ed il Raymondi, coi quali ha maggior affinità pella forma del torace, dei quali ha le elitre più largamente ovate, più corte e più fortemente striate. Descrissi questa specie sovra un esemplare comunicatomi dal Signor Ragusa, che mi scrive provenire dalla collezione del Dottor Plason di Vienna, con dubbia indicazione della sua località d’origine, cioè o d’una caverna dei dintorni di Mes- sina, ovvero dalle vicinanze di Castelbuono ; è la specie indicata col solo nome del genere nel primo Catalogo dei Carabici di Sicilia del Signor Ragusa. Nei boschi della Ficuzza a più d’un kilometro di distanza dalla montagna, sotto un sasso profondamente interrato rinvenni i residui d’un Anophtalmus, coi quali potei ricomporre e riunire il capo ed il torace col ventre; le due prime parti con tre articoli dell'antenna destra mi fanno arguire trattarsi della stessa specie, avuto — 118 — riguardo alla loro struttura, però ai lati del capo dietro l’inserzione delle antenne scorgesi una debole traccia d’occhi in una trasparenza cornea, oblungo-ovale, di tinta testaceo-pallida, a contorni ben definiti, senza apparenza di reticolazione. Tachys apristoides Rott. vive anche presso Termini (Riotorto di Trabia). Bembidium rectangulum Duv. Rive dell’Anapo presso Siracusa: B. vulnera- tum Dej. Misilmeri Albera e varietà di Siracusa colle elitre brune, a macchia posteriore obsoleta: B. minimum Fabr. Catania e Siracusa; var. normannum Dej. Marsala: B. Sturmii Panz. Castelvetrano: B. ambiguum Dej. dintorni di Palermo, Albera: 2. fulotpes St. presso un torrente fra Termini e Sciara: 2. nobile Rott. combustum Mèn. Dall’ esame d’ un es. ricevuto dal Rottenberg e di parecchi rinvenuti presso i torrenti di Trabia e di Cerda, confrontati con quelli di Cipro e della Russia mer. ritengo che il nobile sia identico al combustum. B. nitidulum Marsh. comune presso i torrenti e le fontane in tutte le località di Sicilia da me percorse ed abbondantemente raccolto in altre località dell’ isola dai Signori De Marchi ed Albera. Il non vedere citata questa specie così volgare nell’ isola, come in tutta Italia, dal Barone di Rottenberg nella sua Fauna dei Coleotteri di Sicilia (Berliner Ent. Zeitschrift 1870) mi dà a credere che il citato autore abbia preso il nitidulum pel stculum Dej. ed a questo rapporti come va- rietà gli esemplari men colorati, per lo più nelle sole elitre, col nome di proe- stum Dej. nec Duval, che inoltre in conseguenza di tale errore il Sig. Ragusa, nel primo Catalogo dei Carabici di Sicilia 1880, rassegna pure sulla fede e pro- babilmente in seguito a determinazione avutane dal Rottenberg, il solo siculum, inscrivendo poi nel Catalogo suppletivo il nitidulum dietro mia comunicazione. Il genuino sieulum Dej. sembra specie poco ovvia, dacchè pochi soltanto ne raccolse tempo fa il Ghiliini ed alcuni soltanto ne vidi nella collezione del Ca- pitano De Marchi che pure cacciò molto in Sicilia, nella quale collezione eranvi pure dei nitidulum scolorati inscritti per siculum var. proeustum. Il B. stculum si distingue dal nitidulum pella statura alquanto più grossa, il corpo un po’ più allungato, pel capo cosparse di fina e rada punteggiatura sui lati del vertice al disopra degli occhi, la quale manca affatto nel nitidulum ; pel torace anterior- mente assai meno dilatato, gli angoli posteriori meno sporgenti all’infuori, le fos- sette basali meno profonde, le elitre meno arrotondate ai lati. Del siculum non vidi esemplari scolorati, abbondano invece quelli del nzt1dulum, nei quali sovente le elitre sono di tinta più o meno giallognola, a questi ritengo debba ascriversi la var. proeustum Dej. citata in seguito al stculum dal Rotten- berg. Rassomigliante a questa varietà è il proeustum Duv., i cui caratteri distin- tivi il citato autore fa accuratamente risultare, instituendone il paragone anche col decorum Panz., specie questa colla quale piuttosto il vero siculum ha molta affinità ed a cui viene paragonata dal Duval. Il proeustum Duv. oltrechè in Si- cilia vive anche in Calabria. Sia per crossezza che per forma è assai variabile il nitidulum: nell'Italia set- tentrionale e media, massime nelle regioni montane è assai più piccolo di statura, di colorito ver'e più intenso, ha il torace un pò più corto e largo, le elitre più — 119 — piane sul dorso; per contro nelle regioni meridionali, come Calabria e Sicilia (an- che Cipro), nonchè negli esemplari che vidi dell'Agro romano e dei versanti me- ridionali dell’ Appennino toscano e ligure, esso è di più forte statura, di tinta spesso tendente al ceruleo, massime sulle elitre che non di rado appaiono un poco rossigne nella loro regione posteriore levigata; è più lucente, ha il torace un pò men largo e le elitre sembrano spesso più lunghe. Nelle frequenti grada- zioni dall’una all’altra forma occorrono individui coi femori più o meno imbruniti. B. ripicola Duft. piuttosto abbondante nelle ghiaje dei torrenti presso Trabia, Termini e Cerda. B. adustum Schaum presso Siracusa col varium OI. Tachypus nebulosus? Rossi : rinviensi in varie località dell’Italia continentale, in Sicilia lo trovai presso Cerda, il Signor Albera a Misilmeri. Rapporto con dubbio questa a mio avviso distinta specie al rnebulosus Rossi, perchè realmente non s’addice alla descrizione breve e vaga che il Rossi ne dà, massime alle pa- role elytra loevia; peraltro trattandosi di specie non rara anche in Toscana, ed avendone gia da tempo veduti esemplari designati con tal nome nelle antiche collezioni del R. Museo di Torino, è da presumere che a questa specie abbia vo- luto alludere il Rossi. Dissi che lo considero come specie distinta, e ciò malgrado il contrario avviso dello Schaum, che (in Berliner Ent. Zeitschrift I, 1857, pa- gina 150) opina doversi considerare solo come varietà del caraboides, e come si- nonimo di questo è designato nei Cataloghi, avvegnachè nei molti esemplari che ebbi sott'occhio riconobbi costanti in esso i seguenti caratteri, che nel loro com- plesso paionmi altrettanto valevoli a ritenerlo per specie propria, quanto possono esserlo quelli enunciati pel festtous e cyanicornis, viventi pure in Italia, onde distinguerli dagli affini loro. Il 7. nebulosus è di statura più forte del caraboides, proporzionalmente più allungato, principalmente nelle elitre, che tali anche appaiono per essere nella loro metà anteriore meno arcate ai lati, cogli omeri meno depressi, più angusta- mente arrotondati, essendo la base di cadauna elitra meno obliqua; il torace an- teriormente è, anche ritenuta la proporzione della statura, visibilmente più largo che nel caraboides; la punteggiatura del capo e della base del torace è più forte ed assai meno fitta, come lo è pure più grossa quella delle elitre e più rada. Per alcuni di questi caratteri sta al carabotdes nella stessa correlazione che il Rossti al pallipes. Il Rossit Schaum vive non solo in Sicilia ma anche in altre regioni dell’Italia continentale, come Calabria, Toscana, Emilia ete.; anzi ne rinvenni un individuo presso Courmayeur alle falde del Monte Bianco, per nulla dissimile da quelli che rapportai dai dintorni di Siviglia e di Cordova. Il 7. pallipes Duft. fu trovato al Piano dei Greci dal Signor Albera. Hydroporus formosus? Aubé: riferisco con dubbio a questa specie due indi- vidui raccolti presso Castelvetrano, i quali per forma di corpo e punteggiatura paionmi conferisecano con due esemplari ricevuti con questo nome dal Dottore Kraatz; variano peraltro da essi pel colorito del torace in cui il color rosso dei = 90 = lati di esso in uno si prolunga sul disco, gradatamente restringendosi così da for- mare una striscia trasversale media rossa, attenuata nella metà, nell’ altro il to- race è rosso, lievemente ombreggiato d’ oscuro nella metà dell’ orlo anteriore e lungo il posteriore ; le macchie nere delle elitre sono minori. Entrambi distin- guonsi dal Zepidus sia pel corpo meno allargato nella metà, che pel disegno delle elitre, nonchè pel colore del torace, che anche nelle varietà meno oscure del /e- pidus vidi sempre nero. Rimarchevole inol're è in questi siciliani il maschio, le cui antenne hanno gli articoli 5, 6 e 7 leggermente conici, compressi e sensibil- mente più larghi dei contigui. Tutti gli H7ydroporus che vidi di Sicilia e quelli ricevuti da alcuni corrispon- denti col nome di boeticus Schaum a mio avviso non sono che varietà del Ce- resyi Aubè in cui le macchiette nere del torace sono più appariscenti. H. memnonitus Nicolai var. incertus Aubè Misilmeri e Mistretta. Agabus chalconotus Panz. rascolto in quantità presso Misilmeri, Albera. Gyrinus urinator Ill. Di questa specie assai comune in Sicilia fu raccolta in molti esemplari, presso Milazzo, dal Capitano De Marchi una varietà assai singolare d’ aspetio pel corpo al disopra opaco, di tinta più o men bruna o di colore castagno oscuro, in essa scompare la bella tinta bronzata del labbro e della parte anteriore del capo, quella di rame lucente sullo scudetto, nonchè gran parte delle striscie longitudinali delle elitre, le serie, di punti riescono totalmente obli- terate sul disco e solo vedonsi le laterali e qualcuna talora all’ apice. Di questa varietà ebbi gran tempo fa alcuni esemplari dal Solier, presi nelle adiacenze di Nizza marittima, col nome di vartabilis Sol. riportata nel Catalogo Gaubil; ben- chè ommessa nei recenti Catalogi, parmi che debba venir ricordata, attesa la sua grande discrepanza dal genuino urtnator. G. distinetus Aubè Mistretta De Marchi. I Gyrinus di Sicilia che vidi denominati opacus per me sono natator. Orectochilus villosus Mull. In un torrente lontano alcune ore di marcia da Castelbuono raccolsi un certo numero di una varietà di questa specie che pella punteggiatura delle elitre è quasi intermedia fra il oz/losus ed il Bellieri, da en- trambi distinta pella villosità delle elitre non grigia, ma fulvescente , più gros- solana e sensibilmente più lunga, cosicchè sembra più copiosa. Hydrobius ovatus Reiche Siracusa. Laccobius Revelieri Perris, vive non solo in Sicilia sec. Rottenberg, ma fu anche rinvenuto presso Roma dal Capitano De Marchi. (Continua) FLaMmiN10 BAUDI. Enrico Ragusa, Dirett. resp. am è | È EST] VOLCUITERTTNSVETTOITNTOSCOFKTETUOTTCCTKRTKSCESCOCETOKOKVCKTtOSSOKoKTATOKCGKUTTOKKCOTCOKTOVACOTRTUKODVOKKRTOSODOOKKTUKOrKDOKKETERCOKoKURUNOGKCUGUUKVicKKKKKETKOVCEDUSUOKOREOCOvCOTERUOLOVtKEDEnTOKVOKTRUOTAVONKEETKKKKKKKEDKKGALKOKERTACKOVKKKKTYATIOCEKKREAKALEKKrKKKEstTtKKtATKiig: 19, 188 $ ANNO I 1 MARZO 1882 N. 6. IL NATURALISTA SICILIANO GIORNALE: DISSGIENZE NATURALI St PUBBLICA OGNI PRIMO DI MESE ABBONAMENTO: ANNUALE TE RASO FRI SA PERORO POP RI CRI RIE LE MSA COAST VISSE MOR e sal RIONI RISE si reato Er0ESig COME RESINELIZONIONE POSTALI IA TIE I e po A I E SIR ARE MIA TARRA RA IR ir IO AR OO e PI IAGESO e 0) PRENDI ROSSERARA DONO AVORBO I ae ER e » SENZANGEAN DIRE LIL DIST CENT. S0) (GLI ABBONAMENTI COMINCERANNO DAL 1° DI OTTOBRE DI OGNI ANNO Indirizzare tutto ciò che riguarda I’ Amminisirazione e Redazione al sig. ENRICO RAGUSA, in Palermo, Via Stabile N. 89. SOMMARIO DEL NUM. ‘6. G. Whitaker--Su//a migrazione degli uccelli principalmente in Stcilia. F. Baudi— Vote Entomologiche (continua). M. Lo Jacono.—Criterii sui caratteri delle Orobanche ed enumerazione delle nuove specie rinvenute in Sicilia (continua). E. Abeille de Perrin-Supplément à la Monographie des Malachides d'Eu- rope et des Pays voisins (continua). A. Curò--Pteroforine e Alucitine Italiane (continua). E. Ragusa—.NVotizia. T. De-Stefani-Cenni Bibliografici. — —, © ni - x _ PALERMO Stabilimento Tipografico Virzì 1882 VUMINMICAHAHAHIOMIHIHTFAHA KIMI VATTTARTAITARIVUNIDOTAOAISOTIDOITOMIKMIUAVIIOUEAMOTAViIAKTAKIKAIOOKIOKKTAOAOtIORtIIOTONHKAIONITAHAONAToNOOKTotOntUotiOotKOKrOOtVIiTantonoiottTotitnttAetiintatIioiaitAitntisitnit DULUFAFELIVIVIERIGAIAVESHSSRIGRGEREKTTOKKKAiVARGCORTORTAMATKALEDIHOORTBOTOKKAVIVAGUVIHKDRMDOLAVAVIVALiSiTETHOMKAKKVIRAGRHBBRKKKNKAKATKATENKITELHCKMAUAAATALKtItiKsttAAMAAKAtiCa ANNO I. 1 MARZO 1882. N. i AA <—««{<**£*_<*>_*_-<-<**-*-<-<*>-<*<--- IL NATURAL ISTA SICIL IANO DOTT << _-_-<_--<--<*<°>-<-*>-<>--<--<*>--<-<>--<-<*>-<-<-<*>--<*_-*>->-° -<_---- SULLA. MIGRAZIONE*=DEGLI. UCCELLI SPECIALMENTE IN SICILIA La migrazione degli uccelli è un argomento che è stato sempre più o meno involto nel mistero, e riguardo al quale, anche adesso, dobbiamo con- fessare che abbiamo, relativamente, poche cognizioni positive, o per dir meglio, sul quale molto ci resta ancora ad imparare. Consci di questa scarsezza delle nostre conoscenze sulla materia alcuni Signori in Inghilterra, onde ottenere delle informazioni esatte e sicure sulle cose che riguardano quest’interessantissimo argomento, ebbero pochi anni addietro la felice idea di impiantare delle Stazioni in diversi punti del re- gno allo scopo di raccogliere un insieme di osservazioni sull’andare e ve- nire etc. degli uccelli di passaggio. Il risultato sembra essere stato coronato da successo, e non pochi interessanti e preziosi dettagli furono forniti dalle statistiche che si sono potute comporre in questa guisa, attesochè non meno di 645 relazioni furono registrati nel corso di un solo anno. Ignoro se questo esperimento sin stato mai tentato altrove, ma non esito un momento a dire che se per caso venisse istituito in Italia, oppure in tutta l'Europa Meridionale, la Sicilia apparirebbe come una delle princi- pali, se non anche la più importante Stazione del Mediterraneo. Grazie alla sua posizione geografica, posta come un ponte naturale fra i due Continenti di Europa ed Africa, e con i grandi vantaggi che le danno un clima dolce e mite, ed una vegetazione ricca e perenne, e con quella varietà che possiede nelle condizioni della sua topografia, la Sicilia deve essere un ricovero molto favorito dai viaggiatori aerei, almeno per qualche tempo come luogo di sosta. Essa offre all’Ornitologo un fertile campo di osservazione, ed una vasta sfera di studio al Naturalista, non superata forse da nessun altro paese. Prima però di entrare in particolarità sulla migrazione degli uccelli in Sicilia, credo utile di far precedere alcuni cenni generali sull’ argomento della stessa. — 122 — La migrazione, come ognuno sa, non è limitata ai soli uccelli, perchè alcuni quadrupedi, pesci, ed insetti hanno pure i loro periodi di viaggio, ovvero viaggiano occasionalmente; ma di questi fatti non occorre trattare qui, dovendoci limitare alla migrazione dei viaggiatori alati. Molti, anche fra quelli che non si potrebbero chiarnare osservatori su- perficiali, attribuiscono i periodici viaggi degli uccelli ai semplici bisogni fisici loro imposti dalla natura, come per esempio quelli di temperature adatte, di nutrizione, e di nidificazione, ma nessuna di queste ragioni, se accuratamente pesate, può spiegare questo fenomeno imponente; e bisogna quindi rimontare ad un’altra ragione, cioè ad un istinto potentissimo, e su- periore a qualunque altro che gli uccelli posseggono, ciò che del resto non è che un altro espediente della natura diretto alla conservazione delle spe- cie, ed al mantenimento di un giusto equilibrio nell’ economia degli esseri viventi. Abbiamo, credo, una buona prova di questo nel fatto che la maggior parte degli uccelli veramente migratori, quando essi sono tenuti in gabbia, giunto il tempo della loro migrazione abituale, mostrano una grandissima ansietà ed inquietudine, e spesso muoiono, sebbene noù abbiano avuto con- tatto con altri uccelli della loro specie, e quando anche non si è verifi- cato alcun cambiamento dell'ambiente, o nella loro alimentazione, che pure aveano servito a mantenerli benissimo per diverse settimane prima di quel- l’epoca. L’irresistibile potenza di quest’istinto è ben dimostrata dal fatto che esso può superare anche il fortissimo istinto dell’affezione materna, poichè spesso avviene che gli uccelli adulti lasciano i loro figli esposti a morire di stento quando essi non sono ancora in istato di accompagnarsi con loro, quando arriva l’epoca della partenza. Questo stimolo meraviglioso, o forza istintiva, è il punto capitale della migrazione, e quello che più ci sorprende, perchè quando prendiamo in considerazione le attitudini al volo che gli uccelli posseggono, il fatto che essi possono eseguire questi lunghi viaggi non ha nulla di sorprendente in se stesso. Del resto basta un semplice sguardo gettato sopra una Carta Geografica per mostrarci che un uccello migratore potrebbe , volendo, an- dare dall’estremo Nord dell'Europa fino all’estremo Sud dell’Africa, quasi in linea retta, passando per lo Stretto di Gibilterra , ec quindi fermandosi per riposare a piacere, senza i pericoli delle traversate per larghi tratti di mare. Un altro istinto veramente sorprendente è quello che guida questi uc- celli da un punto distante da un altro di migliaia di miglia, in modo da — 123 — far credere quasi che essi abbiano una bussola nel cervello, la quale li diriga colla stessa precisione colla quale il marinaio naviga nell’Oceano. Ho fatto cenno dei poteri di volo che gli uccelli posseggono, e forse non è inopportuno di dire qualche parola intorno a questo, ed intorno a quello squisito meccanismo della natura che è l’ala dell’uccello. Nessun ingegno umano avrebbe mai potuto inventare un istrumento sì perfetto per lo scopo cui serve, così leggiero e forte a un tempo, cos) grande quando è spiegato, e così compatto e raccolto quando non viene adoperato. Ci possiamo far un’idea dell’ enorme forza delle ali quando si pensa che i grandi muscoli pettorali che producono i loro movimenti, pe- sano più di tutti gli altri muscoli insieme, e formano non meno della se- sta parte circa del peso dell’intiero corpo, ed ancora di più nel caso di molti uccelli di grande volo. La forma dell’ala e la sua grandezza in proporzione al resto del corpo, varia secondo l’uso pel quale è destinata; così gli uccelli che trovano il loro cibo nell’aria hanno bisogno di un’ala molto diversa di quella degli uccelli che vivono nell’acqua nutrendosi di pesci etc. La velocità del volo dell’ uccello naturalmente varia secondo la confor- mazione dell’ala, e delle penne in genere: per esempio, le ali lunghe ed acuminate, con forti penne e corte piume, permettono un volo rapido e so- stenuto, mentre che ali piccole e arrotondate, con piume molto sciolte, sono adatte soltanto per un cammino lento. La rapidità colla quale alcuni dei nostri più veloci uccelli, grandi vola- tori, possono traversare i regni dell’aria, ha qualche cosa di sorprendente. La Rondine (/7irundo rustica), secondo calcoli fatti, vola con una velocità di circa 90 miglia all’ora, mentre il Rondone (Cypselus apus) può fare quasi il doppio! Anche molti dei nostri più lenti uccelli sono molto più celeri di quello che si potrebbe immaginare, ed alcuni di essi possono compiere 30 miglia all'ora, senza apparente sforzo. Si narra che il Ke Enrico II di Francia avesse un falcone che messo in libertà un giorno a Fontainebleau, fosse stato ricatturato l indomani a Malta; com’ anche di un altro falcone che fece il viaggio dall’ Andalusia fino all’isola di Teneriffe, una distanza di 250 leghe, in 16 ore! I lunghi viaggi dei piccioni viaggiatori sono troppo ben noti per aver bisogno di esser qui rammentati. In quanto alle specie di uccelli più piccoli, abbiamo prove bastanti della loro forza di volo dal fatto che spesso essi vengono incontrati in alto mare a centinaia di miglia dalla terra, per esempio la Lodola comune (Alauda a arvensis) e la Cincia grossa (Parus major) sono stati tutti e due incontrati a distanze di 900 miglia e più lontane dalla terra. Con la conoscenza che abbiamo dei grandi poteri di volo posseduti dagli uccelli, non dobbiamo dunque sorprenderci tanto del semplice fatto della migrazione quanto del meraviglioso istinto che la dirige. A. proposito della migrazione dobbiamo rammentare la teoria che una volta fu adottata da alcuni naturalisti eminente, tra i quali lo stesso Gilbert White, che alcuni dei nostri uccelli migranti, specialmente fra le rondini, sieno ibernanti. Alcuni anche giunsero ad asserire che le rondini si tuffano nell’acqua e rimangono immerse nel fango del fondo fino a che vengono svegliate dai calori della primavera; ma possiamo rimandare quest’idea nelle regioni del romanzo, senza fermarci a discuterla. Solo facciamo osservare che questa singolare idea dovette venire senza dubbio generata dal fatto che alcune volte esse, verso l’epoca della partenza, sono state viste sparire d’un tratto sotto le ripe dei fiumi o laghi, come se si fossero immerse nelle loro ac- que, mentre non hanno fatto altro che andare a ficcarsi fra i bassi arbusti delle ripe, per pernottarvi. Però quanto all’ibernazione delle rondini, e di qualche altra specie, è a dire che, sebbene non si possa affermare in un modo assoluto che essa possa durare tutto l’inverno, pure vi sono molte incontestabili prove della sua esistenza, e che quindi gli uccelli passano talvolta per questa fase transitoria di vita, come avviene per altri animali. Gli uccelli migratori devono essere divisi in due classi: una di migranti veri, i quali fanno i loro viaggi periodicamente e con regolarità, pigliando sempre la stessa strada; l’altra di semimigranti, o migranti occasionali, i quali passano semplicemente da un luogo ad un altro, che spesso è poco distante dal primo, spinti da qualche urgente bisogno; cosicchè nè l’epoca, nè la direzione del viaggio hanno nulla di determinato in precedenza. IÒ da notare anche il fatto che alcuni uccelli appariscono in paesi, nei quali erano prima sconosciuti, dopo l’introduzione di un nuovo sistema di agri- coltura; per esempio, la pernice venne per la prima volta avvertita in al- cune contrade della Scozia dopo che vi furono seminati grani; ed anche il Crociere (Loria curvirostra) comparve in Inghilterra dopo che vi fu estesa la coltivazione dei meli. Il passero comune ha seguito pur’esso il progresso della coltivazione del grano nella Russia Asiatica, a misura che essa sì è estesa verso il Nord e l’Oriente. Questo piccolo uccello , introdotto pochi anni addietro nell’Australia, si è moltiplicato tanto, che è divenuto un vero flagello pei proprietarî di terreni, e dai giornali di quest'ultimi tempi ap- <= 105 prendo che si sono fatti dei passi per impedire la sua troppo rapida mol= tiplicazione. La regolarità della comparsa delle diverse specie in certi dati luoghi è molto marcata, sebbene le vicissitudini climateriche spesso perturbino i viaggi, facendoli anticipare o ritardare secondo le circostanze; ma anche in questo caso la differenza non è che di pochi giorni. Le prime specie migranti che arrivano in un paese sono generalmente le ultime a partirne e viceversa; alcune viaggiano di giorno, altre di notte, alcune in grossi o piccoli branchi , in altra gli individui viaggiano isolati o a coppie. Tutti han potuto osservare le schiere compatte e regolari di alcuni dei nostri più grandi migratori, talvolta a forma di semicircolo, tal- volta in forma di una semplice fila, ovvero della lettera V. Gli uccelli migranti volano per lo più ad una altezza considerevole, ma qualche volta scendono più vicino alla terra, specialmente quando il tempo è burrascoso. Nei viaggi più lunghi essi si approfittano delle diverse cor- renti dell’ aria, volando alto o basso, secondo le circostanze; perchè come è ben noto i venti possono produrre delle forti correnti a distanze diverse dalla superficie terrestre. Gli uccelli che volano a stento eseguiscono una buona parte dei loro viaggi a piede, mentre alcune delle specie acquatiche compiscono i loro viaggi volando e nuotando alternativamente. Ritornando ora alla Sicilia, la quale come abbiamo già detto, offre tanti vantaggi dalla varia sua topografia, col temperato suo clima, e con la sua florida vegetazione, è naturale che la sua avifauna sia molto estesa e va- riata. L’ ottimo mio amico il Prof. Pietro Doderlein nel suo bel lavoro sulla « Avifauna del Modenese e della Sicilia, enumera non meno di 315 spe- cie di uccelli sin’ora avvertite nella Sicilia; mentre secondo i migliori or- nitologi, l’avifauna Europea tutta è composta di 580 specie circa. Di queste 315 specie non più di 40 sono veramente stazionarie. Le altre vengono dallo stesso Doderlein divise come appresso: Semastazionarie D@rio 46 Migranti estivi e nidificanti .. . . . 0. . . 53 Td anvesnalit 0 209 ARA pai 31,009 Di passo! regolare: MW B2 Mete e oz TORE MO Ave nitizioni Se Res ii 0 Uta 39 Acadenta le see alato etere — 126 — Le provincie meridionali ed orientali dell’isola vengono frequentate dagli uccelli di passaggio molto più che non lo siano le provincie settentrionali; ciò che non è strano, perchè nella migrazione vernale gli uccelli che ar- rivano dall’ Africa sulle coste della Sicilia proseguiscono il loro viaggio verso il Nord lungo la costa, sia dal lato meridionale, sia dall’ orientale, invece di andare in linea retta a traverso le alte montagne del centro del- l'isola. Lo stesso si è anche verificato nell'autunno, quando gli uccelli mi- granti, arrivando sui due punti estremi nel Nord della Sicilia, si dirigono verso il mezzogiorno , seguendo la costiera, come fecero quelli della pri- mavera. Il littorale meridionale, specialmente nell’ epoca del passaggio primave- rile, offre un largo campo di studio pel fenomeno della migrazione, grazie all’ingente numero e varietà degli uccelli che arrivano dal continente afri- cano; mentre nell'autunno e nell’ inverno i numerosi laghi e paludi delle provincie orientali e meridionali ricoverano un’ infinità di uccelli acquatici di tutte le specie. E le valli e contrade boscose che sono protette dalla ca- tena dei monti centrali, ricettano innumerevoli specie di uccelli terrestri fino a quando il tiepore primaverile non l’induca a partire pel settentrione. Benchè il carattere generale della Ornitologia della Sicilia è essenzial- mente Kuropeo, pure per effetto della sua vicinanza all’ Africa, essa può annoverare fra i suoi migranti non poche specie assolutamente africane, le quali raramente vengono avvertite in contrade più settentrionali. La direzione della migrazione vernale della Sicilia in genere sembra es- sere da S.S. E. a N. N. O. e viceversa nell’autunno, sebbene questa è al- quanto soggetta a modificazione dai venti che dominano all’epoca del pas- saggio. A questo proposito il Colonnello Irby serive in una recente sua pubblicazione sull’ Ornitologia dello Stretto di Gibilterra, che quivi le mi- grazioni, sia vernali che autunnali, si verificano ambidue quando sotfia il vento di levante, il quale sembra esser più propizio alla traversata. Il me- desimo autore dice che la maggior parte degli uccelli terrestri passano di giorno e non di notte; e credo che lo stesso si avveri in Sicilia, almeno per quanto riguarda i migranti terrestri estivi. Secondo il Colonnello Irby il passaggio degli uccelli per lo Stretto di Gibilterra nell’ autunno è molto meno cospicuo di quello della primavera, sia che esso venga eseguito di notte, sia che gli uccelli prendano un’altra strada di ritorno, sia che essi passino senza fermarsi. Questa differenza fra la comparsa degli uccelli in primavera ed in autunno è molto rimarche- vole in Sicilia, dove alcune specie compariscono in grandissimo numero nel- luna ed in pochissimo numero nell'altra di queste stagioni. Locchè è spie- — 127 — gabile col fatto ormai ben accertato, che il grosso della migrazione prende al ritorno una strada diversa da quella dell’andata. Si osserva inoltre che le isole limitrofe alla Sicilia, ricettano spesso molti di questi uccelli migranti, segnatamente sotto la predominanza di alcuni speciali venti, che per essere troppo impetuosi, non permettono loro di fer- marsiì sulla nostra isola. Dopo il semplice confronto che ho fatto tra alcuni dei caratteri della migrazione sicula e quelli di Gibilterra, non mi sembra fuori proposito di accennare alla grande importanza che potrebbe avere, per l'avviamento de- gli Studi Ornitologici, l'impianto di alcune Stazioni nel Mediterraneo, e se- gnatamente nei due luoghi anzi cennati, ove le osservazioni del passaggio degli uccelli, in particolar modo, potrebbero essere accuratamente registrate e paragonate le une alle altre. Prima di chiudere questa breve rivista dei fatti che riguardano la mi- grazione degli uccelli, voglio anche esprimere la speranza che l’ardore ma- nifestatosi negli ultimi anni per le ricerche delle scienze naturali, dopo i brillanti risultati ottenuti dai naturalisti nostri contemporanei, valga ad in- coraggiare tutti quelli studî che possono condurre ad illustrare più comple- tamente questa fase della vita degli uccelli, che è uno dei fenomeni più rilevanti nell'economia della natura. Gius. I. S. WHITAKER; NOTE ENTOMOLOGICHE (Cont. v. num. prec.). Limnebius simplex n. sp. ovatus, niger vel nigro-piceus, palpis, tibiis tar- sisque dilutioribus, nitidus, elytris parce, infra mediocriter pubescens; mento plano, nitidulo, subtillime puncetulato; capite subtiliter et modice crebre, tho- ruce elytrisque parcius puncetulatis ; elytris apice recte truncatis ; pedibus in utroque seru simplicibus, tarsis parce villosis. Mas abdominis segmento ventrali seeto glabro, apice utrinque leviter emar- ginato, medio in lamellam rectam, brevem, apice truncatam , infra haud vel obsolete canaliculatam produeto. Foemina mare vix paulo minor, abdominis segmentis ventraltbus quinto sertoque apice recte truncatis, hoc parum lae- vigato. Pella forma del corpo, massime pella struttura del torace e delle elitre ha grande — 128 — affinità col truncatellus, però,i due sessi sono meno dissimili fra di loro, il ma- schio d’assai poco più grosso della femmina, lo è meno che in detta specie. Il corpo in ambo i sessi è press’a poco della stessa forma, convesso, ovale , legger- mente attenuato posteriormente, relativamente però più corto, colle elitre più ret- tamente troncate all’estremità. La punteggiatura del capo è più profonda, fina e mediocremente densa, quella delle elitre nel maschio pare un poco più forte; il mento è nitido e vi si scorge una tenuissima e scarsa punteggiatura. Il maschio ha il sesto anello ventrale costruito quasi come nel #runcatellus, ma la sua pro- tuberanza media apicale è assai più corta, non inclinata al basso, appena cana- colata sulla sua superficie inferiore: i piedi hanno i femori solo leggermente ingrossati, le tibie rette e semplici come nella femmina, queste ed i tarsi parca- mente villosi. La femmina distinguesi da quella del #runcatellus oltre ai carat- teri comuni ad ambo i sessi, pel quinto e sesto anelli ventrali che non sono smarginati alla loro estremità, ma tronchi quasi in linea retta, il sesto in parti- colare è assai meno nitido che nel truncatellus, leggermente punteggiato ed al- quanto villoso. 1 Il Z. simplex pare che in Sicilia tenga il luogo del #runcatellus; ne vidi rac- colti dal sig. De Marchi, lo rinvenni presso Termini, la Ficuzza, Castelbuono e Castelvetrano ed è la sola specie del genere che ebbi ad esaminare di Sicilia. Helophorus intermedius Muls. Dalla descrizione dell’ autore e da esemplari ricevuti di Francia non so in esso ravvisare differenza dall’ 7. alternans Géné di Sardegna, Sicilia ed altre regioni d’Italia: questo secondo nome credo debba avere la priorità. Hydrochus grandiecollis Kiesw. Gli esemplari di questa specie raccolti in Si- cilia dal Capitano De Marchi sono identici a quelli che rinvenni anni sono in Sardegna e combinano a parer mio esattamente colla descrizione dell’autore, (Berl. Ent. Zeitschzift 1870 Beiheft von Heyden Ent. Reise p. 73) massime in ciò che riferisce dei suoi esemplari di Corsica. Ho motivo di presumere che nelle collezioni di Sicilia sianvi alcuni errori di denominazione riguardo alle specie di questo genere, poichè vidi 1’ 7. grandicollis designato per foveostriatus, questo per angustatus, l’angustatus per nitidicollis. Del foveostriatus, di cui ebbi anni sono un es. di Sicilia dal Rottenberg, rin- venni alcuni individui presso Siracusa e parmi con ragione il Bedel recentemente lo consideri solo come una varietà dell’angustatus Germ. Di Sicilia ancor non vidi il nitidicollis. Buona parte delle specie del genere OeAkthebius che raccolsi in Sicilia e quelle dell’isola, che ebbi agio ad esaminare nelle collezioni non sono le stesse che come siciliane sono registrate nei Catalogi, perlochè dubito che anche per esse siano incorsi errori di denominazione, tantopiù non trovandosi in quelli accennate spe- cie che vi sono assai ovvie. Ho di Sicilia VO. quadrifossolatus Waltl consono alla descrizione tradotta che ne trovo nell’Abeille (tomo VI 1877, p. 14); il bicolon Germ, ovvio in diverse regioni dell’isola; il di/ficilts Muls. di Siracusa e Castel vetrano; il pygmaeus Fabr. comune a Siracusa col foveolatus Germ.; il marinue di Castelbuono e Siracusa; il lanuginosus Reiche, non chè l’impressicollis Lap. specie ultimamente ben definita dal Bedel; infine il margipallens Latr. è ovvio presso Castelvetrano. Del resto in Italia trovansi molte specie di questo genere, cioè granulatus Alpi marittime e Sardegna; exculptus ibid.; gibbosus Piemonte , Alpi mar. e Tirolo; margipallens Piemonte, Emilia, Sicilia; marinus Sardegna, Sicilia ed un es. nei detriti raccolta sul Po presso Torino in occasione d’una piena; pygmoeus e bicolon. tutta Italia, var. rufomarginatus Sardegna; impressicollis Piemonte, Sicilia, Sardegna; 4 fossulatus Sicilia ; ecgaratus Piemonte, Roma, Sardegna; oeratus Piemonte ed Apennino bolognese; fossulatus Sicilia e Sardegna ; /oveolatus co- mune in Piemonte, Emilia e Sicilia; corrugatus Liguria; metallescens Alpi pen- nine, raro; difficilis Sicilia e Sardegna; Ribernicus Italia superiore e media, Sar- degna; lanuginosus Calabria e Sicilia. A queste vuolsi aggiungere una specie non ancor descritta, di cui rinvenni parecchi esemplari nell’ Apennino bolognese presso Porretta ed altri ne ebbi in- viati recentemente dal signor Guido Carrara, da esso raccolti nel Lucchese; cioè Ochthebius opacus n. sp. nigro-suboeneus, parum nitidus, ovatus, capite thoraceque crebre rugosis, opacis, illo inter oculos bifoveolato hoc transverso, postice utrinque exciso, dorso medio canaliculato et utrinque bifoveato, late- ribus fortiter impresso; elytris basi subquadratis, sat convexis, crebre puncta- to striatis, interstitits crenulatis, seriatim in striis albo-villosis, dorso medio ad quadrantem anticum arcuatim simul impressis, basi suturam secus gibbosis, pedibus rujo-testaceis, tarsis palpisque picets. Di statura e forma consimile al dicolon , di poco più grosso, ma più largo : ne differisce pel capo e torace intieramente opachi, a punteggiatura appena sen- sibile ma densamente rugosi; ha fronte depresso, appena marcato il solco trasver- sale che lo separa dall’epistoma : il torace è pressochè della stessa struttura, ma un po più largo, cioè le sue ali laterali sono molto più dilatate, dietro di esse è più profondamente intagliato ai lati, il solco longitudinale medio sul disco è più corto, l'impressione arcata davanti la base o poco o quasi non sensibile : le elitre sono più larghe alla base, i loro lati nella metà anteriore molto meno arcati, quasi retti, gli omeri al di sopra più prominenti, ciascun elitra presso la base lungo la sutura è elevata in una gibbosità oblonga, molto più forte e più circo- scritta che nell’impressicollis, le due gibbosità sono posteriormente limitate da una impressione comune in linea curva; i punti delle strie sono più grossi ed intac- cano i lati degli intervalli, che sono assai poco convessi e quasi più stretti delle strie, dai punti di queste emergono serie di peli bianchi depressi, assai più visi- bili che nelle specie affini : le elitre sono d’un colore bronzato, poco lucente. L’O. impressicollis Lap. è molto più nitido, d’un bronzato piuttosto lucente, ha pure due leggiere elevazioni sulle elitre presso la base lungo la sutura, ma queste sono poco elevate e non susseguite da alcuna impressione trasversale, le strie sono formate di punti meno approssimati fra loro e gli intervalli sono più larghi e piani. — 130 — Del genere Z7ydraena alcune specie rinvengonsi in Italia, fra le quali la testa- cea in Sardegna e la riparia che è rara in Piemonte. Assai comune in tutta 1’1- talia superiore e media è la nigrita, che però va distinta da quelle che vidi pro- venienti dall’ Europa boreale e media pella statura ordinariamente più grande, pel torace un po’ più allungato, più fortemente punteggiato, le elitre ed il corpo in complesso più lunghi. Affine e somigiiantissima alla forma italiana della rigrita sia pella statura e l’aspetto che pella struttura del torace e la scoltura delie elitre è la H7. spinipes n. sp. della quale perciò stimo superfluo dare una diagnosi latina, bastandomi lo esporre i principali caratteri pei quali dalla nostra nigrita si può riconoscere. Ha corpo al di sopra più nitido, il capo ed il disco del torace men densamente pun- teggiati, l’estremita delle elitre più troncata nella femmina; sul metasterno emer- gono due spazii longitudinali elevati lucidissimi , piuttosto larghi, obliquamente un po’ convergenti fra loro, mentre nella nigrita detti spazii sono lineari e più stretti, quasi paralelli fra loro. Il maschio in particolare ben si distingue pell’ul- timo articolo dei palpi ingrossato angolosamente nella metà lungo il suo lato m- terno, mentre lo è appena visibilmente nella nigrita, inoltre ha le tibie poste- riori munite verso la metà del loro margine interno d’ un dente conico o forte spina; le t:bie anteriori e medie sono mutiche perlochè distinguesi dalla dentipes in cui tutte le tibie sono dentate e che ha sole sei strie o serie di punti sul dorso delle elitre. La spinipes trovasi, ma di rado, in Piemonte, negli Apennini di Porretta, al Gran Sasso d’Italia, ne rinvenni una femmina in Sardegna ed una in Sicilia presso Lentini. Della H7. angustata ho un esemplare di Calabria di statura normale e tre delle Alpi marittime assai più piccoli. La gracilis e la producta vivono in Piemonte ed a Porretta, la prima varia talora pel margine delle elitre piuttosto esiguo e poco dilatato, colle elitre sempre testacee o rossigne. Infine ho di Piemonte un ind. per caduna specie della pulchella e della pggmaea. Cyclonotum orbiculare Fabr. comune in tutta Italia, comprese Sardegna e Si- cilia; in quest ultima isola tutti gli esemplari che raccolsi nelle diverse località percorse e quelli che vidi di Sicilia nelle collezioni tutti debbonsi riferire all’ or- biculare non all’rispanicum che trovo so'o citato nei Cataloghi siciliani, i quali riguardo a questa specie verosimilmente caddero in errore di determinazione. Il C. orbiculare varia bensi molto di statura più o men grossa, ma conserva sempre la sua forma quasi di mezza sfera, mentre l’Aispanicum, che sinora mi occorse soltanto di Spagna, è normalmente più grosso, più curvo trasversalmente sul dorso e precipuamente più allargato; ha la punteggiatura del corpo un poco più forte e più profonda, sulle elitre scorgesi non di rado un’ apparenza di leg- gerissime solcature longitudinali, segnatamente in fine si distingue pei femori dei piedi interm «dii densamente punteggiati e villosi, mentre poco lo sono nell’orbi- culare. N Alle specie di Cereyon enumerate nel Catalogo Ragusa, come viventi in Si- — 1381 — cilia, si aggiungano le seguenti : C. obsoletus Gyll. dintorni di Palermo Albera; unipunctatus Lin. L. De Marchi; flavipennis Kùst. Palermo Albera, Sicilia Ghi- liani, la rinvenni anche in Sardegna; erytAhropterus Kuùst. Sicilia e Sardegna; nigriceps Marsh. Palermo, Albera. Alla lista dei Carabici viventi in Sicilia vuolsi aggiungere lo Sphodrus mau- ritanicus Luc. che vidi nella collezione del Prof. Augusto Palumbo, da esso irovato presso Castelvetrano, e Amara fervida Coq. raccolta presso Palagonia; questa, d’aspetto consimile alla dalmatina Dej., principalmente se ne distingue pelle impressioni basali del torace meno profonde, non che pel grosso punto im- presso alla base della stria scutellare delle elitre e che ne segna il termine, men- tre detto punto non esiste nella da/matina in cui la striola scutellare prolungasi sino alla base dell’elitra. A pagina 84, puntata di Gennaio di questo periodico, ho citato del Genere Platyderus il solo ruficollis Marsh. ora da recenti comunicazioni del Capitano De Marchi, unitamente ad esemplari del ruficollis ebbi agio ad osservare un esemplare del canalieulatus Chaud., dei dintorni di Mistretta, riconoscibile da quello pella statura maggiore, il corpo più ovale, il torace ad angoli posteriori più arrotondati, coll’orlo basale più smarginato. Detto es. è di color fulvo chiaro, probabilmente poco maturo. (Continua). FLAMINIO BAUDI. «= ————__T rie +77 CRITERI SUI CARATTERI DELLE OROBANCHE ED ENUMERAZIONE DELLE NUOVE SPECIE rinveriute in Sicilia PER VE Log CONO (Cont. vedi i Num. prec.). Da quanto abbiamo annunziato, di leggieri si rileva che il metodo sinora usato nella definizione delle Orobanche è insufficiente a far risaltare le vere differenze che passano tra le varie piante, che ai principii usati bisogna sostituirne altri, e che questi che si propongono sono basati su considerazioni che affettano partico- larmente i diversi modi di conformazione della corolla. Bisogna ora meglio precisare i nuovi criteri nel modo di considerare quest’or- — 132 — gano; giustificare in una parola il metodo che si propone, e tanto più sentiamo la necessità di spiegare meglio le nostre idee perchè in molti casi dissentono da quelle che il sig. Beck ci ha gentilmente partecipate. Quest’ organo se guardato nello assieme, come corolla gamopetala, mostra po- chissime diversità, e salvo per un monografo, delle variazioni che a prima giunta sombrano di minima importanza. È impossibile infatii definirla di altro modo che corolla campanulata, aggiungendo per alcune Vepiteto di ventricosa, o di stru- mosa, o campanulato-tubulosa. Ciò in quanto al tubo; per il lembo che con sin- golare pertinacia in tutte è più o meno conforme, non c'è da dire, se non che è più o meno /abiato, e che queste labbra sono il superiore bilobo, 0 più o meno smarginato, l’inferiore 3-lobo. Alle volte la parte posteriore del lembo vien detta galea, ma questo termine vien malamente applicato, e per V arbitrio con cui si adopera non dà un’idea esatta della forma che il labbro superiore viene ad as- sumere. Le due ripiegature alla fauce della porzione inferiore del lembo che sem- pre esistono, e che si distinguono col nome di plicae, gibba variano nella gran- dezza e nella forma, specificamente con certezza meriterebbero esser considerati, ma è 'un carattere impossibile a verificare sul secco. Di queste piegature a mio senso bisogna tenerne conto genericamente nel modo come sono rivestite, se guarnite di peli o glabri. Nessuno sinora ch'io sappia ha notato che la costanza di queste ripiegature coperte dalla fitta villosità nelle PRe- lipaeae costituisce uno dei più sicuri caratteri distintivi di questo genere, dalle Orobanche che le hanno sempre sprovviste di ogni indumento. Convenendo adunque di questa estrema analogia di forme, in niun modo però po- tremmo ammettere che tra queste vi sia identità assoluta; bisogna spingere più oltre l'esame, vedere dippiù. Fatta astrazion» del colorito delle corolle, della con- sistenza, non sarebbevi alcuno che non sapesse fare una distinzione fra le co- rolle della O. Spartii, dell'O. Galii, dell'O. cernua o dell’Hederae... Per quali cose si verifica in queste un effetto tanto evidente? Queste differenze esistono, ma quali sono? È difficile non già a constatarle ma a precisarle nelle definizioni. Se esse esistono è necessità tenerne conto. È in queste lievi discrepanze che bisogna fissarci ; se altri caratteri gravi non ne esistono , tutto il valore deve attribuirsi a questi pochi che rimangono, i quali per la loro costanza ottengono non un mero valore specifico bensì un valore di sezione, del tutto primario. Esaminiamo il tubo. Sappiamo che per effetto di una glandula, o disco che cinge alle volte ugualmente la base dell’ ovario o che è Umitata alla parte ante- riore del foro, ove si rende più o meno prominente, la base del tubo corollino al punto della sua inserzione si presenta gutturosa, o come in altri termini vien detta ventricosa, e tanto più o meno così in quanto maggiore o mnore è lo svi- luppo di questa glandula. Questo carattere è chiaramente manifesto nel gruppo della O, Spartii, in minor grado in quello ove sta la O. speciosa DC; in altre il disco o glandula è obsoleto, non cade sotto i nostri sensi, sebbene per come più oltre diremo fisiologicamente Vemissione nettarifera esista, ed analizzati i tes- suti del punto indicato, essi si trovano in fatto modificati, le cellule sono spe- — 133 — cializzate costituendo un tessuto nettarifero nel senso come egregiamente il Chia- rissimo BonnieR Vha definito (Ann. Sc. Nat. Ser. VI v. Néctaires) senza che dasse luogo a diversificazione morfologica di sorta, salvo ad imprimere alle parti glandulose una tinta particolare di colore aranciato. Stando così le cose, noi si- stematicamente non possiamo trarne partito, tanto più che del carattere del disco noi non ce ne avvaliamo pel disco in sè stesso, bensì per l’altro carattere che esso imprime alla forma del tubo corollino al punto della sua inserzione. Il tubo adun- que è ventricoso alla base, ma per lo più non lo è. Il tubo può essere campanulato come nella O. speciosa, nella O. Galti, nella O. Epithymum, nella O. Rapum.—In alire è stato detto tubuloso-campanulato o decisamente è tubuloso. Diremo ora di questa forma ambigua che ha dei due tipi, e che è la più difficile ad interpetrarsi e ad esser precisata per la cognizione specifica, affrettiamoci però subito a dire sul riguardo alle corolle dette tubulose che c'è da distinguere due tipi principali quello della. O. cernua, O. cumana ed O. coerulescens; e poi quella dell’Hederae e qualche altra specie. Nel primo caso la porzione inferiore del tubo sin quasi alla sua mettà è rigonfiato, mentre poi nella mettà superiore si ristringe dalla base per espandersi sino al lembo a guisa di corolla campanulata. Questo carattere non può trascurarsi, della sua importanza ne fa fede il risultato che si ottiene prendendolo per base di classi- ficazione. Il gruppo del’ O. cumana non può nè deve confondersi con alcun altro come sinora si è fatto , quasicchè vi fosse la mancanza o l’ impossibilità di ri- trarne i caratteri differenziali. Nell’altro gruppo dell’ O. rederae dell'O. glaber- rima Guss; O. stenantha n. sp. il tubo della corolla è conformato ben diversa- mente, la porzione inferiore è perfettamente tubulosa, poi va insensibilmente ri- stringendosi sino all’espansione del lembo; il diametro a questo punto è manife- stamente minore di quello della base della corolla. Qui non è il luogo di dire come nella O. cumana che la corolla è ventricosa alla base, e ristretta verso il suo centro; perchè il restringimento per quanto sensibile sotto il lembo, si fa dalla base all’apice insensibilmente. È necessità non pertanto avvertire che a giudicare di queste conformazioni bi- sogna procedere con cautezza. La corolla nelle Orobanche per essere persistente, subisce colle evoluzioni del frutto alcune modificazioni che ne alterano la forma originaria e precisamente il tubo. Se noi esaminiamo infatti quest’ organo dopo lantesi, a causa delle pressioni che la capsula che volge alla sua maturazione imprime sulle pareti, troviamo che in generale la porzione del tubo che la av- volge si è molto ingrandita, essa è rigonfia, nel mentre al disopra del livello della capsula, là ove questa specie di stiramento nei tessuti non è stato avvertito, per la disseccazione loro, questa porzione del tubo sembra ed è realmente sempre più ristretta, presenta una strozzatura tal quale si ritrova nell’O. cernua. Ma la dif- ferenza sta in ciò che nell’ O. cernua, O. cumana questo ristringimento è reale perchè ha avuto luo go originariamente, mentre altrove è un effetto meccanico che sì presenta in un modo analogo, ma che deve cautamente non confondersi con l’altro, onde in sistematica il caso dell'O. cernua, è necessità tenerlo presente, e — 134 — dargli quel valore che giustamente merita, mentre altrove se vogliamo tener conto dello ristringimento, dobbiamo però aggiungervi che è un caso che avviene alla dis- seccazione della corolla, dopo l’antesi infine. L’esame della corolla perciò è indi- spensabile che sia fatto sul vivo; il vero stato delle cose sul secco è difficile ad interpetrarsi. È superfluo il dire che nelle corolle campanulate, là ove il tubo è dilatato con- siderevolmente come nella O. Spartii o in tutt’altri casi ove questa forma di co- rolla esiste, e non c’è contatto tra le pareti del tubo, e quelle dell’ovario crescente, la forma del tubo è immutata , ed in ogni tempo presentasi nel suo stato origi- nale. E così nell’O. Galit ed affini, nell’O. speciosa, nella O. Rapum. Sinora sotto la dicitura di corolla campanulato-tubulosa sono state comprese anco quelle specie colla corolla dal tubo ristretto verso |’ apice, anche per questo come per lO. cernua ete. si deve instituire un gruppo a parte. Avremmo perciò da considerare: 1° un gruppo a corolle decisamente campanulate, fra le vere tubulose poi un gruppo a corolle turgide dalla base sino alla loro mettà, un altro a tubo ristretto insensibilmente sino all’apice. Procedendo nello stesso esame delle corolle, diremmo che esiste un terzo gruppo (diciamo così senza pregiudicare il grado di affinità che esiste fra le tante specie che hanno questo carattere comune) ove i due tipi di corolla si confondono, per costituire una co- rolla che vien detta tubuloso-campanulata, per la quale effettivamente non esi stono migliori termini per definirsi, sebbene noi li stimiamo pur troppo insufti- clienti. È di grande importanza riconoscere poi il modo come viene a conformarsi il tubo al punto dove comincia ad originarsi il lembo, e precisamente sulla limea dorsale che nelle varie specie è più o meno incurva a cominciare dalla base sino all'apice. Fatta astrazione di questo incurvamento che come si disse deve stabi- lirsi in rapporto della deviazione dell’ asse fiorale stesso, la linea dorsale segue un corso proprio; essa può segnare dalla base sino all’estremità del labbro supe- riore una curva non mai interrotta (O. Galii, O. Rapum), o invece dopo avere segnato una parabola sin verso l’ apice, la linea in modo abrupto, o quasi in- sensibile segue poi un corso orizzontale. I lobi, è superfluo il dirlo nell’un caso o nell’altro, sono sorretti, spianati o reflessi, ma ciò non ha effetto alcuno sulla linea dorsale, nè altera le forme tipiche che essa viene ad imprimere ad ogni co- rolla. Con quella riserva che mi deve suggerire la gentile partecipazione che il Si- gnor D."e Beck mi fece di un suo lavoro inedito sulle Orobanche austriache, dirò che è su questa delicata modificazione che il Sig. BECK viene a costituire i gruppi associandovi anche i caratteri che risultano dal modo di conformazione dei lobi stigmatici, che egli ha molto bene caratterizzati. A mio senso le divisioni del Beck su queste basi, riescono naturali, e se il carattere del dorso del tubo nei suoi due modi di presentarsi è concomitante con le varie costruzioni dello stilo, da lui assegnate ai suoi gruppi, la disposizione potrà riescire pratica, e facilitare la ricognizione delle specie. Ma se così non fosse, se l’un carattere non rispon- — 135 — desse all’altro, ciascuno dei due da solo non basterà a costituire un gruppo. Noi veniamo di provare per lo studio delle specie siciliane le divisioni del Beck, ab- biamo tentato sulle basi da lui esposte di distribuire le tante forme che abbiamo avuto fra le mani, ma a dirla schietta non siamo riusciti alla loro ricognizione. Nè il carattere del dorso della corolla nè quello dello stilo si prestano ad essere carpiti sul secco, per come per disgrazia generalmente si è obligati a studiare que- sto difficile genere; il difetto della divisione del Beck è la sua impraticità.—Ab- biamo del resto potuto convincerci, che se la linea dorsale è caratteristica nelle Orobanche , non è ciò che più facilmente colpisce e che dà al fiore V impronta tipica pel quale se ne distinguono le varie forme. Onde noi rifiutiamo alla confor- mazione del dorso della corolla ogni valore primario, ed adottiamo quello della forma del tubo, come carattere dominante ; abbiamo unito il primo poi a quelli della forma generale del tubo, nel caso come in quei fiori a corolla campanulata, distinguendo così la O. Spartit, dalla O. speciosa e dalla O. Galii. Per quelle specie poi a corolla rigorosamente tubulosa, per quella sintesi che abbiamo potuto formare nello studio incompleto del Genere, ci pare che in tutte è uniforme la con- formazione della linea dorsale, onde non ci sarebbe luogo a distinzione. Passiamo ora a quelle forme ambigue ove le due forme tipiche di corolla sono confuse in una terza forma difficile a definirsi detta tubuloso-campanulata. Una grandissima quantità di specie rientrano nel gruppo eterogeneo che si è sinora ritenuto sotto questa infausta rubrica. Non crederemmo andare errati se diccssimo che su questo modo di corolla, tut- tora un’esatta idea non è fissata, e che gli Autori non sono ancora di accordo nel modo di definirla, e che noi stessi su questo riguardo esitiamo quasi a for- mulare un nostro parere che non coincide con quello che tanti illustri Autori hanno formulato. Nel dire tubuloso-campanulata parrebbe doversi intendere che il tubo non è tanto ristretto per meritare questo nome, nè tanto largo per meritare il nome di campanulato, è adunque un mezzo termine, e non e’ è luogo invece a supporre che la corolla per una certa porzione fosse conformato a tubo, e poi assumesse la forma campanulata, onde nello stesso tempo potesse meritare tutti due gli epiteti. Intanto chi si applichi un pò ad esaminare le figure del ReIcHENBACH potrà facilmente rilevare che in molte specie (1) le corolle sono disegnate in modo come non si veggono in nessun libro descritte. Indipendentemente di molte sinuosità singolari che quasi a caso si veggono interrompere il tubo, fa meraviglia l’osser- vare che al punto d’inserzione della corolla esiste (su quelle figure) un ristringi- (1) Le specie che maggiormente attirano l’attenzione per una forma di corolla bizzarra sono la O. Teucrii, Laserpitii, elatior, loricata, fava, Salviae, Bueckiana, pyrrha, Fròhlichii (cfr. Ic. Flor. Germ. et Helvct., vol. XX). — 136 — mento sensibilissimo e protratto per un discreto tratto, che viene a rappresentare un perfetto tubo. Per lo più poi a questo tubo si fa seguire un marcato rigon- fiamento che ci richiama precisamente quel gozzo che dicemmo esiste nelle co- rolle delle O. Spartit etc. e che proviene dalla glandula del toro; al di là, alla corolla si è data una forma per lo più campanulata. Non esiterei a ritenere questi singolari disegni delle libere riproduzioni alle quali, mi dispiace dirlo, pur troppo l’Autore citato si lascia andare nelle Orobanche , non solo, ma generalmente in tutti i suoi disegni, se non avessi anco rilevato in certi disegni del Sig. BecK (forse schematici? ) più o meno le precise cose del RelcHENBACH. Ciò mi fa re- stare dubbioso, sebbene per il fatto che le descrizioni dei predetti Autori non al- ludono in alcun modo alle forme da loro disegnate (e tale omissione non sarebbe supponibile) e perchè nè da REUTER nè da altri queste forme sono mai state messe in evidenza, noi dovremmo del resto animati dalle proprie esperienze ritenere che i due Autori siano caduti in qualche errore. Pur lasciando al Sig. Beck il tempo di addimostrare nelle sue pubblicazioni imminenti, in termini precisi i risultati dei suoi studîì su quest’organo interessante per la classificazione nelle Orobanche, e chiarire questo punto che tuttora ci sembra alquanto oscuro, in termini cate- gorici diciamo però quel che noi abbiamo osservato sul vivo e sul secco, ed a quali conclusioni noi siamo stati condotti per le proprie esperienze : 1.° Che il gozzo (gutturum ReicnB. gibbum Avcr. ALIoR.) che esiste alla base di molte corolle risponde a quella porzione del ricettacolo, ove i tessuti si sono fatti glandulosi, prendendo una forma di glandula, che si rende più o meno pro- minente al punto di inserzione delle foglie carpellari nella parte anteriore del fiore là ove esiste la loro sutura, e che il maggiore o minore sviluppo del gozzo di que- sta glandula è in ragione diretta dello sviluppo. 2.° Che il disco o porzione nettarifera in altri casi cinge tutta la base dell’ova- rio, senza localizzarsi come nel caso precedente, ed allora essa non si rende in niun modo evidente in molti esempiì, se non per la diversificazione dei tessuti che superficialmente si veggono istologicamente mutati, per la tinta giallognola che vengono ad assumere. Per questa esterna apparenza della superficie nettari- fora si rileva che sino a certo punto anche le foghe carpellari sono modificate nei loro tessuti, che per un certo tratto l’ovario partecipa in molte specie della stessa tinta gialla e glandulosa del disco. Quando la glandula non assume forma al- cuna, la corolla non può risentirsi di alcuna modificazione alla sua base, quando il disco o la porzione nettarifera è obsoleta, la corolla è priva di gozzo. 8. Le espansioni nettarifere non affettando che la precisa base del toro al punto di inserzione dell’ovario non possono influire a mutare la forma della corolla che al preciso punto della sua origine. (Continua) — 137 — SUPPLEMENT À LA MONOGRAPHIE NELLA CEEDES PRbUR:OD:ExyED-D.E- Si PAS: VOLSENS (Cont. V. Num. prec.) VII. Anthocomus gratissimus Ab. Taille: 2 1], mill. Cyaneo-violaceus, ore, antennis, tarsis omnibus, tibits anticis, intermedia- rum dimidia parte postica, macula basali humerali, maculaque magna ad di- midiam elytrorum partem testaceis; macula apicali rubra. g' inconnu. Q Allongé, noir bleuàtre brillant sur les élytres, violacé sur la téte et le cor- selet, presque glabre, à vestiture blanche très fine et très rare, ayant de plus de courts poils noirs demi couchés sur les còtés du bout des élytres. Front bombé, irès Iégèrement sillonné sur le vertex, bisillonné en avant. Epistòome et palpes iestacés. Antennes plus courtes que la moitié du corps, testacées, à 1." article renflé, 2.° assez court, subglobuleux, 3.° à 4.° triangulaires, le 3.2 plus long que les suivants, 6.2 à 9.2 aigùment dentés au bout, la pointe de la dent tournée en avant, 10.2 de méme forme, mais à angle émoussé, 11.° ovalaire allongé à pointe aigue. Corselet subtransversal, relevé en arrière. Elytres très allongées, parallèles, A points extrémement fins et très distants; marquées de 3 taches sur chaque élytre, les 2 1.eres testacées, la dernière rouge. La 1.ere est située à la base méme de l’élytre, dont elle couvre la moitiè laterale; elle se continue et descond le long du bord pour se lier à la 2.2; celleci est placée sous les épaules , transversale ment dessinée, s’ avance jusque près de la suture où elle est terminée d’ une manière arrondie; elle est assez large, un peu échanerée à son bord supérieur, et sinue use a son bord inférieur, qui atteint presque la moitié de l° élytre ; tache apicale ar- rondie, à limites vagues par dessus. Epimères mésothoraciques concolores; ventre aussi. Pieds noirs; 1." paire à dessous des cuisses, genoux, tibias et tarses jau- nes; 2.° palre à genoux, tarses et tibias jaunes, ces derniers bruns à la base à peu près sur leur premier tiers; 3.8 paire n’ayant que les tarses et l’extréme som- met des tibias jaunes. Cette espèce et la suivante ont été récoltées en Syrie, sans indication plus pré- SEMI cise, par un ami qui ne s’occupe pas d’ Entomologie, si ce n’est par obligeance et que je prie de recevoir ici mes chaleureux remerciements. La couleur des diverses parties du corps du gratissimus ne permet de le con- fondre avec nulle autre espèce. VII. Anthocomus semipolitus Ab. Taille:2 1, mill. Niger, sat nitidus, thorace aeneo nitidissimo , capite quoque, ore obscuro, elytris magna macula triangulari et alia apicali sanguineis ornatis. © inconnu. O D’un noir assez brillants sur les élytres, corselet et tète à reflets à peine ver- dàtres, extrèmement brillants. Front bi-impressionné au bord antérieur; labre, liseré antérieur du front et pointe du dernier article des palpes testacé-obscurs. Antennes courtes, atteignant les épaules, noires, à 1." article subcylindrique, à peine renflé, 2.2 nodiforme, pas très court, 3.° un peu plus long, triangulaire à pointe émous- sée, 4.2 subézal au précédent, mais en triangle aigu, 5.° un peu plus long, de méème forme, 6.2 à 10. très aigùment dentés, avec la pointe de la dent arquée en avant, dernier ovale oblong. Corselet transversal. Elytres dilatées de la base au sommet, finement coriacées, presque glabres, mais ayant pourtant une courte et rare pubescence blanche couchée; ornées de 2 taches rouge-sang, la 1.°"e grande, subtriangulaire, placée au dessous du calus huméral, remontant le long du bord latéral jusqu' la base de l’élytre et s’allongeant aussi dans le bas, pour rejoin- dre, réduite à un très mince liseré, le long du bord latéral, la tache apicale; droite à son bord supérieur sur la moitié externe de sa largeur, arrondie et arquée en suite jusqu'à son bord inférieur, de facon A dessiner au dessous de l’écusson une grande tache noire triangulaire ; irrégulièrement échanerée dans le bas, qui est situé A peu près à la moitié de l’élytre. Tache apicale assez mince et large, bion- dulée irrégulièrement à son bord supérieur. Epimères du mésosternum d’ un testacé obscur. Segments abdominaux finement bordés de carné. Pattes concolores. Syrie. Ses pattes et antennes concolores, son corps brillant et surtout ses articles an- tennaires dentés ne permettent de la confondre ni avec le fasciatus, ni avec le bicinetus. IX. Axinotarsus alticola Ab. Taille: 3° 21), mill. Q 3 mill. Cyaneus, nitidus, ore, antennis, thorace lateribus, elytrisque apice flavis, tibiis, tarsisque anticis, testaceis, antennarum dimidia parte in femina infuscata. g Noir brillant, avec les élytres d’un bleu métallique, à fine pubescence grise avec des poils noirs hérissés. Front déprimé , avec un sillon transversal assez profond; noir, sauf le dessous des yeux jaune ; épistòme et labre ]aunes, ce der- — 139 — nier taché de noir; palpes et mandibules noirs. Antennes de la longueur de la moitié du corps, jaunes avec le 1.2" article noir; celui ci obconique, un peu épaissi au sommet, 2.° court, nodiforme, 3.2 deux fois plus long que le précédent, ob- conique, 4. plus court et de méme forme, les autres subeylindriques. Corselet très convexe, transversal, un peu plus étroit à la base, trés étroitement bordé de rouge sur les còtés, cette bordure un peu plus large vers les 4 angles. Elytres ayant leur 5.° postérieur jaune, plissées et repliées au sommet, tronquées carré- ment au bout, le dessous du pli supérieur muni d’une petite épine noire, dirigée en bas, et le pli inférieur muni au bord apical d’un appendice noir bilobé. Epi- mères mésothoraciques pàles. Segments de I’ abdomen bordés de jaune. Pattes noires, avec les tarses jaunes, ceux de la dernière paire beaucoup plus foncés, et les tibias antérieurs jaunes, intermédiaires bruns et postérieurs noirs. Q Epistòome, labre et bord antérieurs du front jaunes; parfoìs pourtant le labre est plus ou moins taché de noir. Front plus égal. Antennes plus épaisses, plus courtes, rembrunies des la base par dessus et entierèment è partir de leur moitié. Bordure du corselet réduite à une tache le long des còtés aux angles postérieurs. Elytres entières au sommet avec leur tache beaucoup plus petite. Ehden (Syrie) Découvert par P. de la Brùlerie. Espèce évidemment très voisine du marginalis, dont elle diffère par la colo- ration des bords du corselet, ce segment plus lisse, retréci vers la base, à bord supérieur relevé. Les antennes sont aussi plus épaisses, surtout chez la 9. X. Antholinus (Attalus) Tenietensis Ab. Faille: 1 ‘trà 2V, mal. Niger, disco thoracis elytrisque nigro aeneis, ore, tarsisque anticis pallidis, thoracis marginibus rubris. d' Allongé. Bleu verdàtre un peu métallique sur les élytres et le milieu du cor- selet, brillant, couvert d’une pubescence blanche couchée, parcimonieusement hé- rissé de poils noirs, souvent glabre. Front longitudinalement impressionné sur le vertex, bisillonné en avant; épistòme et labre jaunes, une tache noire sur ce der- nier ; palpes à dernier article noir. Antennes dépassant notablement la base des élytres, noires avec les 2 à 4.*5 articles tachés de fauve ; 1. article obconique , 2.° assez court, 3. allongé, 4.2 à 10.2 subtriangulaires; 11.° allongé. Corselet un peu plus large que long, légèrement retréci en arrière, faiblement impressionné A la base, rouge avee une grande bande longitudinale bronzée-bleuàtre, en gé- néral bien limitée et occupant plus du tiers de la surface du corselet, mais par- fois se dilatant à la base et au sommet et se fondant peu à peu. Elytres dilatées de la base au sommet où elles s'arrondissent séparément, très finement ruguleuses, concolores au bout. Epimères mésothoraciques pàles. Abdomen à segments bordés de flave. Pattes noires, avec les tarses antérieurs pàles. 9 Front plus égal. Devant de la tète plus obscur. Fort de cèdres de Teniet-el-Haad (Algérie), en fauchant près de la maison — 140 — forestière en mai. Récolté par MM. Ancey fils et Bedel, en mème temps que VA e2- notarsus ecaudatus Peyr., qui y était plus abondant. Distinct de tous les autres Antholinus par les élytres concolores à 1° extrèmité; du labilis en particulier par sa téte plus grosse, ses élytres plus unies, son cor- selet avec une grande bande, ete. et du lateralis par sa taille bien moindre, son corselet plus arrondi à la base, etc. Se rapproche un peu de l’Axinotarsus ecau- datus, qui, par paranthése, me semble aussi distinct des autres Axinotarsus que des Antholinus; mais se reconnait à 1.01 vue à ses élytres brillantes. XI. Attalus perforatus Ab. Taille: 21), à 2 3, mill. Nigro-aeneus, antennarum basi, thorace (macula discoidea excepta), elytro- rum sutura, marginibus laterali et apicàli nec non macula laterali, pedibusque flavo-rubidis. d' Large et court, brillant, hérissé de poils pàles. Front légèrement sillonné sur le vertex, bisillonné entre les antennes; épistòme et mandibules roux obscur, labre noir, palpes métalliques. Antennes très épaisses, dépassant la base des ély- tres, à 1.2" article cylindrique , 2.2 nodiforme, 3.° triangulaire, 8 fois plus long que le précédent, 4.° triangulaire, denté, les suivants très fortement dentés, à peu près aussi larges que longs, sauf le dernier qui est allongé; les 2.eme à 4.° articles sont rougeàtres et les autres plus sombres. Corselet très transversal, aussi large que les élytres, portint une grosse tache médiane arrondie et placée un peu en avant. Elytres larges et courtes, très déprimées et enfoncées le long de la su- ture, couvertes d’une forte ponctuation, qui devient fovéolée et très rugueuse dans la dépression ]juxta suturale, cette sculpture s’évanouissant au sommet des élytres; elles sont métalliques sauf les 4 cinquièmes postérieurs de la suture qui sont jaune- rougeàtre; cette couleur se dilate au sommet de facon à occuper largement l’apex, et remonte tout le long du bord latéral en formant vers le milieu une large tache qui s'avance jusqu’à la moitié de la largeur de 1’ élytre. Ventre métallique pale, tournant parfois au rougeàtre. Pattes rougeàtres avec le dessus des cuisses un peu meétallique. i Q Antennes n’ atteignant pas la base du corselet, à articles obtusément dentés à partir du 6.*; celui ci et les suivants très courts. Bòne (M. Desbrochers des Loges). Cette remarquable espèce forme avec la suivante et le Semifogatus un petit groupe parmi les Atfa/us vrais. Mais ses antennes fortement pectinées et sa ponc- tuation rugueuse l’ en séparent à première vue. Elle a méme un faciès exotique se rapprochant de celui de certains C'ol/lops. XII. Attalus coloratus Ab. Taille:="23 mila a -Eineo-viridis, antennarum basi tibiisque testaceis, thorace flavo-marginato, — dl — elytris metallicis, sutura, margine laterali maculaque transversa obsoleta flavis. g' inconnu. Q D'un bronzé verdàtre, couvert de poils gris demi couchés et hérissé de poils noirs. Front très obsolètement impressionné sur le vertex; extrèmité de l’épistome et du labre rougeàtres; palpes très sombres. Antennes relativement longues, dé- passant les épaules, très minces, à 1 article renflé , oblong, 2. très court, 3° plus court que le 1.2", 4.2 à 7.° légérement obconiques, les suivants très allongés; elles sont sombres avec leurs 4 1.e"s articles jaunàtres. Corselet très transversal, A angles très arrondis, les postérieurs beaucoup plus largement; disque très con- vexe, entièrement métallique, sauf le pourtour qui est inégalement bordé de flave, cette bordure plus large aux angles postérieurs. Elytres couvertes de points assez fins, inégaux et peu serrés; d’un bronzé verdàtre, sauf une tache placée au quart antérieur de la suture, cette tache mal limitée s’ étendant transversalement sans rejoindre toutefois le bord externe qui à cet endroit est jaunàtre, couleur qui se pro- longe un peu vers le bas; la suture elle méme est étroitement jaune depuis la tache jusgu’ à la convexité apicale. Ventre noiràtre à segments bordés de testacéè. Pat- tes j)aunes, sauf les 2 tiers de la base des cuisses antérieures , et la presque to-. talité des cuisses des deux autres paires. Iles Baléares (M. Will d’Erlangen). Distenct de l’espèce précédente par sa ponctuation, la couleur de sa villosité et ses antennes simples; plus voisin du Semitogatus, dont il s’élo'gne par sa pon- tuation plus subtile, ses antennes très allongées et la disposition de ses couleurs.. En effet outre celle du corselet, il est à remarquer que les variétés très colorées du semitogatus ont toujours la suture obscure, c. à. d. le contraire de ce qu'on observe chez le coloratus. Enfin tous les semitogatus que j} ai vus avaient le ventre rouge, indication qui a été omise dans la description de M. Peyron. N.B.M. Will avant bien voulu me communiquer 5 autres exemplaires de VA ttalus coloratus, toujours des Baléares, j’ai constatè la fixité de coloration de cette espèce, que son tatouage peu limité me faisait croire à tort variable sous ce rapport. — En outre j'ai eu la connaissance du g', qui a des antennes si remarquables qu’ elles valent la peine d’ètre minutieusement décrites. Voici du reste le signalement de CENSENEE Attalus coloratus Ab. g'. Taille: 3 1/, mill. Corps un peu plus parallèle que la 9; coloration générale identique, sauf que la tache latérale et la tache suturale des élytres ont moins de développement et ne tendent nullement à se réunir. Tète plus large; yeux plus saillants. Antennes démesurément longues, atteignant À peu près l’ extrémité des élvtres : brunes avec leurs 4 1.®S articles plus pàles; très minces; 1." article obconique, pas bien long, 2.° court, subnodiforme, 3.° un peu plus court que le 1.°", subanguleux à& ses deux tiers externes; 4.° plus long, un peu dilaté près du sommet externe; 5.° un peu plus long, coudé brusquement au còté interne, en angle obtus à ses 2 tiers externes ; 6.° plus long, presque droit intérieurement, très anguleux extérieurement; 7.° subégal en longueur, mais plus mince, évidé à son còté interne, anguleux de méme à l'externe; 8.° à 10,° — 142 — très allongés et très minces, arqués intérieurement, subanguleux extérieurement avant le sommet; dernier manque. Tibias postérieurs droits et minces. Les antennes de ce & ont une forme si exceptionnelle qu'on ne peut les com- parer à celles d’aucun autre Attalus. (Continua). PTEROFORINE E ALUCITINE ITALIANE Le Pteroforine comprendono un gruppo affatto distinto , fra i Lepidot- teri, caratterizzato da forme snelle, corpo gracile, gambe lunghe, ali stret- tissime ; le superiori generalmente bipartite e le inferiori tripartite in fa- langi munite di frangie in guisa di piccole penne. Il solo genere Agdistis ha tutte le ali integre. Le larve, hanno il nu- mero normale di piedi (16), e vivono generalmente su piante erbacee, ro- dendone le foglie oppure le gemme, le capsole seminali o gli steli. Le Pteroforine, che gli entomologi suddividono in molti generi, si so- gliono caratterizzare come segue : Corpus longum, gracile; Capnt laevigatum, frons convexa; ocelli nulli ; antennae breves, filiformes; palpi maxillares nulli, labiales mediocres vel breviusculi; haustellum longum, nudum. Alae angustae ; anter. aut bifidae aut integrae, poster. sub tripartitao. Larva sedicim pedibus instructa. PTEROPHORINA Gen. Agdistis Hb. Frankeniae Z.—Zeller scoperse questa specie in agosto nei dintorni di Mes- sina. È propria anche della Spagna meridionale. Il bruco vive sulla Frankenia pulverulenta. ù Meridionalis Z.—Dallo stesso entomologo scoperta d’estate nei dintorni di Siracusa, fra cespugli di tamarici. Mann l’osservò anche nel Palermi- tano.—Larva ignota. Heydenii Z.-- Estate; sulle mente. Catturata da Mann in Corsica (Ajaccio). Si troverà certamente anche nel Nizzardo e in Liguria. Il bruco vive sulla Euphorbia spinosa e l’ Atriplex halimus. Francia meridionale. Adactila Hb. (Hubneri Z.)—Estate; luoghi erbosi in località montuose. Se- — 185 — condo Zeller, in Sicilia. Ghiliani la dice non rara nell'interno della Sardegna. Larva, sul Chenopodium fructicosum. Germania, Polonia, Ungheria ecc. Paralia Z.—Scoperta da Zeller in maggio e luglio, nei dintorni di Catania e di Siracusa.—Il bruco vive sui tamarici. Questa specie appartiene pure alla fauna della Grecia. Tamaricis Z.—Estate. Nelle paludi dei dintorni di Siracusa, da Zeller; in Toscana (Livorno ecc.) da Mann. Certamente anche nel Nizzardo ecc. Bruco sul Tamarix gallica e T. germanica. —Spagna, Francia, Germ. merid., Persia. Nora. Milliére scoperse recentemente nei dintorni di Cannes tre nuove spe- cie appartenenti al genere Agdistis. Non è improbabile che l’ una o l’altra possa osservarsi anche sul littorale Nizzardo ece.; eccone i nomi: Statices Mill. (Cat. rais. III, pag. 375, pl. II). Ha da 3 a 4 apparizioni; il bruco vive sulla Statice cordata. Lerinensis Mill. (It., pag. 376, pl. II). Ha pure parecchie apparizioni. An- che questa larva s'incontra sulla Statice cordata. Satanas Mill. (It., pag. 377, pl. II). Apparisce in luglio. —Bruco ignoto. Gen. Cnaemidophorus Wallgr. ERhododactylus F,—Primavera , estate. Giardini, macchie nei boschi ; colli, monti. Non rara in quasi ogni parte d’Italia. La larva divora le gemme delle rose.—Gran parte dell'Europa centrale e meridionale. Armenia. Gen, Platyptilia Hb. Ochrodactyla Hb.—Ghiliani la cita come rarissima, in giugno, nelle pra- terie e boschetti della Collina di Torino. Bruco, nei steli del Tana- cetum vulgare.—Europa centrale, Russia, Armenia. Gonodactyla S. V.-—Dalla primavera all’autunno. Praterie, piano, Alpi. In molte parti d’Italia.—Larva nei steli della Tussilago farfara.—Europa centrale e settentrionale. Farfarella Z.—Italia, secondo il sig. conte E. Turati. — Francia merid., Germania ece. Zetterstedtti Z.— Giugno, luglio; praterie e boschetti; monti, Alpi. Piemonte (Ghiliani), Carniola (Mann), Stelvio 2500 m. Il bruco vive nei steli di varie specie di Senecio. — Europa centrale e settentrionale. Nemoralis Z. v. Saracenica Wo.—Forma più piccola e più scura del tipo, stata osservata dai Signori Conti Turati, in agosto, sui monti di Vil- — 144 — lalba in Brianza. Essa è indicata come proveniente dalla Slesia, nel Catal. di Staudinger.—La larva vive nei steli del Senecionis saracenici. Tesseradactyla L. Fischeri Z.—Primavera, estate; pascoli e praterie; piano, Alpi.—Toscana, in aprile da Mann; Tirolo meridionale. Alpi di Val- tellina (estate). Bruco sul Gnaphalium dioicum e altri. —Europa cen- trale e settentrionale, Persia. Metzneri Z.—Staudinger la catturò a Macugnaga in Piemonte. Credo sia stata osservata anche nelle Alpi dello Stelvio in Valtellina Larva ignota. —Alpi, Ungheria, Turchia. Gen. Amblyptilia Hb. Acanthodactyla Hb.—Estate, autunno; siepi, erbe; piano, monti. Non rara in quasi ogni parte d’Italia. —Il bruco vive sugli Ononis, Stachys e altri. — Europa cent. e sett., Russia merid., Grecia, Armenia. Cosmodactyla Hb.—Estate, autunno; siti erbosi; piano Alpi. In Lombardia non rarissima. Secondo Mann anche in Corsica. La larva, stando a Frey, vive prima sulla Stachys sylvatica poi, nei semi dell’Aquilegia vulgaris. Germania ecc., Scandinavia, Russia. (Continua). ASIGURO! ——__ Ce mtmOn-* eee ————T — SS TIZEA. Lal Avendo nel Gennajo scorso comunicato un esemplare del mio Agrypnus Himerensis all’illustre D. Sharp, il quale desiderava confrontarlo ad altre specie africane, questi mi scriveva da Thornbhill “ c’est dien la méme espèce quune de mes espèces de El hedjaz, Arabie ,, ecco dunque che dopo que- sta interessante comunicazione dello Sharp il D." Candeze ha ben ragione di credere che un giorno questa specie deve anche trovarsi sulle coste di Tripoli. Enrico Ragusa. 727 BAN E 4RBILELZAZAZIL/E15 1402 54E4EZ4ARAELENZIZILILLIL L4L444R4A/5/ CMIMESEGELCILLLE LALA PA KILEAAMPSPLAASSLLAPAGEAIASAIGISIOSZALALZASAAAZAA nd Renn PisuioerarICI Diversi entomologi ci han detto di questo o quell’altro insetto come pa- rassita delle vespe, ma nessuna delle loro osservazioni può dirsi completa: il Dottor Chapman negli Annali and Magazine of natural History, pub- blica un articolo su questi parassiti; un altro ancora più recente ne è stato scritto dal Signor Erné nelle Mitheilungen der Schweizerischen Gesellschaft, io però non |’ ho letto e non so quindi quanto di interessante possa con- tenere. Il lavoro più completo che io conosca si è quello dei Coléoptéres parasites des Vespides di M. Aug. Rouget, che per le bellissime osserva- zioni di cui è ricco apporta non poca luce nella scienza. L'autore dà principio al suo interessantissimo lavoro con belle osserva- zioni sulla rarità degli insetti: egli dice, che la rarità assoluta in questi piccoli esseri sembra non esistere; ed invero, se da una parte si tien conto dell’ esiguità degli insetti, dell'estensione del paese che essi abitano, dello difficoltà di scorgere le specie piccolissime, dei nemici e di altre cause che in grande numero li distruggono ed infine della necessità, per gli in- dividui a sesso differente, di avvicinarsi in un tempo brevissimo, siamo costretti, per comprendere la possibilità della conservazione della specie, che a noi sembra la più rara, ad ammettere l’esistenza di più migliaia di individui d’ogni specie, in una località ristretta. Se da un altro canto consideriamo , che certe specie credute rare per lungo tempo sono state trovate in grande numero dagli entomologi, allor- chè hanno scoverto le condizioni di loro esistenza, noi siamo forzati a con- chiudere che sarà lo stesso, allorchè si conosceranno queste condizioni, per le specie che oggi credonsi rare. Mo La rarità degli insetti quindi è semplicemente apparente. Ma, considerando la rarità da un altro punto di vista, noi possiamo avere la rarità annuale, la rarità relativa, la rarità locale. I coleotteri parassiti dei vespedi, di cui ampiamente si occupa il signor Rouget, offrono evidentemente i diversi modi di rarità indicati. Così non sarà facile il trovarli, se non quando si conosceranno le abitudini di que- sti coleotteri, il loro genere di vita, le specie di vespidi con le quali essi si trovano ed i costumi di queste; ma fortunatamente tutte queste cir- costanze ce le fa conoscere il sig. Rouget, ed i coleotteri in parola pos- sono facilmente essere scoverti. Essi però saranno sempre rari, messi in confronto con altre specie fitofage che vivono a spese di vegetali largamente sparsi. Da molto tempo si conoscono le specie di vespidi con le quali vivono i coleotteri che vi sono parassiti, e se questi insetti si trovano ancora rari nelle ‘collezioni, ed è poco conosciuto il loro modo di vivere, è facile avvisarne la ragione. Si deve attribuire primieramente all’ insufficienza, e, con spe- cialità dal punto di vista pratico, alle incomplete indicazioni contenute nelle opere entomologiche, ed alle difficoltà materiali inerenti alla ricerca di questi insetti, cioè, alle punture dolorose cui si espone colui che, senza prendere le precauzioni necessarie, si attenta toccare un nido di vespidi. Pria di entrare a parlare dei parassiti, l’autore, espone brevemente le particolarità più importanti della vita sociale delle vespe, insistendo prin- cipalmente su quanto si rapporta, di una maniera più o meno diretta, alla ricerca o alla biologia dei loro parassiti. I parassiti bisogna ricercarli tanto sulle vespe allo stato d’ insetto per- fetto, quanto nei loro nidi ben popolati; le ricerche fatte su nidi che hanno perduta la popolazione riescono pressocchè infruttuose, senza dire che nulla si osserva dei costumi di questi parassiti. — Le società delle vespe si mantengono soltanto durante la bella stagione. Queste so- cietà acquistano tal volta proporzioni considerevoli ed i loro nidi servono d’abitazione alle vespe e di culla alla loro prole. La costruzione di questi nidi viene dal Signor Rouget divisa in due periodi: uno, il principio del vespaio messo su per l’opera d’una sola femina o vespa madre, che ripa- rata in qualche remoto angolo ha sostenuto i rigori invernali e con la bella stagione ha dato principio alla moltiplicazione della sua specie; l’altro pe- riodo lo considera dalla comparsa delle operaie che intraprendono l’ingran- dimento del nido e la cura delle larve, mentre da questo momento in poi la femina fondatrice non si cura più della sua prole e solo attende alla deposizione delle uova. agi, ee Il nido, nato in piccolissime proporzioni ha oggi attinto un grande svi- luppo; le operaie lavorano alacremente e eostrette ad ingrandire la cavità ove il nido trovasi collocato, si vedono venir fuori cariche d’una pallotto- lina di terra che vanno a gettare lungi dal nido; altra volta trascinano fuori delle pietre mille volte più pesante di loro e non potendole traspor- tare al volo, l’abbandonano appena fuori del nido; ma esse incontrano anche sul loro cammino delle pietre che non possono assolutamente rimuovere, allora le minano scalzandole dalla terra che le sostiene, e così le fanno di- scendere sin sotto al nido. La vespa fondatrice in principio dà luogo ad operaie soltanto; i maschi e le femine non compariscono che molto più tardi, verso gli ultimi di agosto ed i primi di settembre; essi una volta usciti dal nido più non vi rientrano, il loro ufficio è quello dell’ accoppiamento , dopo poco tempo del quale il maschio muore e la femina procuratosi un luogo dove potere svernare aspetta il ritorno della primavera onde dar principio ad una novella colonia. Le vespe non sembrano molto sensibili al dolore. Il Sig. Rouget, che ha verificata l’osservazione fatta da Swammerdam, dice, che, tagliando a metà l’addome di un calabrone, questo continua a mangiare del miele, il quale si vede colare dalla ferita via via che dall’insetto viene assorbito. Le notizie più importanti però che ci dà il Signor Rouget sono allor- quando tratta dei parassiti. — Egli dice per primo del Quedius dilatatus, Fabr., parassita della Vespa crabro, Linn. Questo insetto accidentalmente sì rinviene fuori dei nidi di questa vespa: i luoghi dove allora lo si può trovare con più probabilità sono, sotto la corteccia degli alberi dove i ca- labroni ed altre vespe vengono a posarsi, fra i detriti dei vecchi alberi e nella cui cavità trovasi un nido di questa vespa dell’anno precedente. Per trovare il Quedius dilatatus in queste condizioni allo stato d’ insetto per- fetto l’epoca adatta corre dal 15 maggio al 15 giugno, mentre se si vuol trovare la larva o la ninfa bisogna ricercarlo prima di quest'epoca; è però, allorquando i nidi sono ben popolati, ricercando fra essi se ne può fare larga raccolta, e l’ autore preferisce questo metodo di caccia che gli ha procurato gran numero di insetti perfetti, sebbene, anche allevando le larve, abbia ottenuto il 94 % d’insetti perfetti. Questo parassita, secondo l’ autore, non si nutrisce della larva dell’ ime- nottero, ma per i fatti osservati, si è portati a credere che esso si nu- trisca invece delle dejezioni delle vespe; infatti ha trovato le larve di que- sto stafilinide numerosissime nelle dejezioni accumulate sotto al nido e dentro le cellule, ove il coleottero entra, appena ne esce la vespa allo stato perfetto. e Moog Un altro parassita della Vespa vulgaris, Linn. e germanica Fabr. è il Ehypiphorus paradorus Linn. la cui larva evidentemente si nutrisce di quella della vespa. Questo parassita è stato osservato dal Signor Rouget nei nidi delle vespe dal due agosto al venti ottobre. Hampe 1° ha trovato all’aria libera dalla fine di luglio alla fine di ottobre; le cacce quindi che potrebbero dare miglior frutto sarebbero quelle di agosto, settembre e prin- cipio di ottobre. Il R. paradorus presenta molte varietà che l’autore descrive, e parlando della deposizione delle uova, egli emette l’ipotesi che esso le deponga nei luoghi dalle vespe frequentati, come i fiori, le foglie ed altri luoghi; la piccola larva che ne esce si attacca al corpo della vespa la quale la trasporta nel suo nido. Un fatto simile è stato osservato da Fabre per la Sitaris hu- meralis F. parassita di un altro imenottero. Un terzo parassita di questi imenotteri è il Xenos vesparum Rossi, del gruppo degli Stylopidi, per il quale gli entomologisti moderni sono in pieno disaccordo, se questo gruppo debba far parte dell’ ordine dei Coleottori o pure debba costituire un ordine speciale sotto il nome di Strepsipteri o Rhi- pipteri. Il X. vesparum vive nel corpo delle poliste dove esso subisce le sue metamorfosi. Onde impadronirsi di questo parassita, è necessario pro- curarsi l’imenottero nel quale esso alberga e che ad una certa epoca del- l’anno lascia vedere la parte anteriore del parassita locato nel suo corpo. Le vespe invase da un insetto del gruppo degli Stylopidi vengono dette sti- lopizzate (stylopisées); esse sono meno vivaci dell’ ordinario ed amano stare lungamente ferme : si riscontrano specialmente in questo stato verso la fine di luglio e quelle che ne sono affette sono le femine e le operaie. Per pro- curarsi questo parassita bisogna raccogliere o le vespe isolatamente od i loro nidi con la popolazione e chiuderli in una gabbia di rete metallica ove le vespe possono facilmente nutrirsi con pezzettini di zucchero cristal- lizzato. La femina del X. vesparum non esce dal corpo della vespa, bisogna quindi ricercarvela aprendo l’addome del paziente con un piccolo scalpello o con uno spillo. I nidi delle vespe si riscontrano in luoghi variabilissimi : in piena terra, nei buchi di vecchi muri, sotto i tetti delle case, all’aria libera, dentro i tronchi degli alberi, attaccati agli arbusti, dentro alle buche delle rocce ed in altri luoghi; ma siccome il trovarli non è facile e richiede una lunga pratica, è sempre meglio per essere agevolati nelle ricerche, di rivolgersi alle persone estranee all’ entomologia che, per loro occupazioni, sono usi passare le giornate in quei luoghi frequentati dalle vespe: costoro, meglio di altri, possono conoscere il sito ove esiste un nido di vespa. rag I nidi della Vespa crabro si trovano ordinariamente lungo le sponde dei corsi d’acqua e dei fossati ove sono piantati dei salici, i cui tronchi pre- sentano delle cavità, specialmente nell’alto. Questi nidi si rinvengono an- cora in altre località, ed un modo pratico di trovarli si è quello di rivol- gere l’attenzione alle vespe, mentre danno la caccia agli insetti, osservando la direzione del loro volo allorchè hanno ghermito la preda, così, seguen- dole, si può giungere al sito del loro nido. I nidi della Vespa vulgaris e germanica nascosti in luoghi diversi si pos- sono più facilmente riscontrare nei lati coverti d’ erbe delle vie poco fre- quentate, soprattutto nei pendii esposti a Sud e Est. Attaccati alle pietre, ai muri, ai ramoscelli degli arbusti, si trovano facilmente i nidi della Po- listes gallica e diadema. Semplicissimi sono i metodi dell’ autore tenuti per impadronirsi dei pa- rassiti nei nidi delle vespe. Sola precauzione da prendersi, allorquando i calabroni sono numerosi e la temperatura elevata, si è di garentire le mani ed il viso dalle punture; per le mani il Sig. Rouget ha usato un semplice paio di guanti di pelle, per la faccia una maschera molto semplice, che senza essere imbarazzante come quella degli apicultori, corrisponde benis- simo all’ uopo; per ricercare i nidi della Vespa vulgaris neanco fanno bi- sogno questo precauzioni. La maschera consiste nell’ adattare attorno alla testa una rete di velo nero a maglie piuttosto larghe, la quale è mantenuta lungi dal viso, per non esporre alle punture le parti più prominenti di questo, da tre cer- chetti d’acciaio del diametro di circa 26 Cent. (ottime le bacchettine usate per le corazze delle signore). Questi cerchietti possono sostituirsi con ra- moscelli di legno flessibili. Il metodo tenuto dall’autore onde ricercare i nidi dei calabroni consiste nel far passare per un foro praticato in un turacciolo di sughero ben gros- so un tubo di vetro di 15 a 20 Cent. di lunghezza e di 15 mill. di larghezza: questo turacciolo solidalmente si fissa ad una delle estremità del tubo. Scoperto un nido si adatta alla sua entrata il turacciolo di su- ghero in modo che il tubo di vetro resti fuori del nido, avendo cura di chiuder ben bene con terra od altro tutti gli spazii che potrebbero restare liberi tra il turacciolo e le pareti dell’ entrata; così ai calabroni non deve restare altro passaggio che il vano del tubo. In questo modo è facile po- tere uccidere tutte le vespe che per questo unico passaggio verranno fuori. Onde costringere ad uscir fuori quei calabroni che si ostinano a restar den- tro, s’irritano introducendo nel nido un ramoscello flessibile. Allorquando LI sì è sicuri che il nido è stato spopolato, si scopre e si ricercano i parassiti, Regio ec Per i nidi della Vespa vulgaris bisogna ricorrere ad un altro metodo. Qui ci troviamo in presenza d’un gran numero di vespe, che è impossibile uc- cidere una per una, perciò l’autore ha messo in opera il metodo usato dal Dottor Sichel, apportandovi però qualche piccola modificazione. Questo metodo consiste nell’introdurre, nel condotto che precede l’interno d’un nido di questa vespa, un morso di bambagia o di stoppa insuppata in un liquido antisettico, ed è ottima la benzina, indi con della terra umida si chiude ben bene l’ entrata. Se queste operazioni si fecero la sera dopo il tramonto, per operare bisogna attendere l'indomani mattina, se invece si operò di buon mattino, dopo circa mezz'ora può procedersi alla scoverta del nido. Ma non tutte le vespe sono rientrate la sera; alcune preferirono passaro la notte nel calice di qualche fiore ed ora col giorno ritornano all’ abita- zione; fortunatamente esse non saranno molte, ma bisogna ucciderle, cat- turandole con la rete. Prima di dar principio all’estrazione del nido è bene accertarsi che tutte le vespe sono intorpidite; e questo si verifica, osservando se dietro il tu- racciolo di bambagia si trovano ancora delle vespe vive; in questo caso bisogna ripetere l’operazione. Venuto il momento d’operare, si scopre il ve- spajo e si ricercano i parassiti sul luogo od a casa, portando via il nido. L'autore parla inoltre del materiale usato dalle vespe nella costruzione dei loro nidi e di moltissime altre particolarità, conchiudendo con alcuni cenni su altri parassiti di questi imenotteri e con una nota supplimentare, dove è data una tavola delle vespe sociali che abitano la Francia, redatta dal D.r Puton. Giunto a questo punto, bisogno confessare che sono ben lungi dall’ aver data una completa rivista; lo spazio che mi è concesso non permetteami estendermi come avrei voluto, ed io domando venia all’ egregio autore se non ho saputo far notare completamente il vero merito del suo bel libro. T. DE-STEFANI. Enrico Ragusa, Dirett. resp. LE a 19, /853 OTLILTATRELELILIRISELTOCCVECECERCKCHKELERKASgEKEKKKEKKKKKKKKKKKKKTKKKKKKTT(rKKKKKKKTKKKKKKKKAKKKNItTTIKKKtKiKLe SSUEULITESILINSITKCKKLIKELIRRKKLLUTKKKRKKKKKTKKKTKKLUKKUAKtKKKKKKEKKKKKKKKKKKKKKKKEKKTKKCKKROVKKKKKKLKKKUKKKUKKKKKKKKKCKKKKKKKErKKAKKKKCLKKRKEXKKKrKROKaragRKKTELKKLKTAtTi STUNVIIBINNVALHHIIATHVITTRIVVKWIHHINKKKHKBIKKKKLKKRNTKKKIKKRKKKKKKITAKKKKKKTTKKKVKKEKKAKKEBLKKKKKKKKKKKKKKDAKKKKKKKKAXKKItKDAKKKKKTOKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKTEKKKKKKTEKKAKKKKKKKers TANA VANTAVA COGNATA MACGATI VA VAOMUMOVICRIAKMMRTARTMTTAATAUMVUAAHATIATINAAMOOAHOVAIUAITANIOTOIOOTOSIIAOATTANINUAti HE ANNO I 1 APRILE 1882 NOUS IL N MI URALISI A SI IT TANO 200 —- LS SI PUBBLICA OGNI PRIMO DI MESE ABBONAMENTO ANNUALE POET REED SERE a OO RELA EIA IAN SIRIO ACE FORI VARIA Rie a E Lo Si PESIZCOMPRESPREBSE UNIONE POSEADERI PLAN e I ALT RI SR IE SER Alle BRIGITTE ANI CASSA BRE E SERRE LO 1) BEE) SEPARRTOZCONO DAVOLI RE N O I A » SENZA: "TDAVOLES TOS LR O io ato CENT. 80 GLI ABBONAMENTI COMINCERANNO DAL 1° DI OTTOBRE DI OGNI ANNO Indirizzare tutto ciò che riguarda l’ Amministrazione e Redazione al sig. ENRICO RAGUSA, in Palermo, Via Stabile N. 89. SOMMARIO DEL NUM. 7 E. Abeille de Perrin-Supplément a la Monographie des Malachides d'Eu- rope et des Pays voisins (continua). A. Curò--Pteroforine e Alucitine Italiane (continua). T. De-Stefani—/menotteri nuovi 0 poco conosciuti della Sicilia. D.' P. Magretti—/Di alcune specie d'imenotteri raccolte in Sardegna. M. Lo Jacono.—Criterii sui caratteri delle Orobanche ed enumerazione delle nuove specie rinvenute in Sicilia (continua). D." L. Facciola—Pesci nuovi 0 poco noti dello Stretto di Messina. Cav. A. Senoner—Cenni Bibliografiet. L. Failla Tedaldi—/Motiztie. 7 PALERMO Stabilimento Tipografico Virzì 1882 PIAAIAAFARIAIARAAARARIERARIRAAARAEERAAARANA AAA AIAR SAULINATTTENIEIRILIAAI Pari ST Vi Di » Agna YA cp pete ANNO I. 1 APRILE 1882. Neto. PAN PAN DIN __-<«X£*-<-<-*-<«-- IL NATURALISTA SICILIANO DI X-<*_*-<-*-<->->_-<**_-<-<--*--<£-<--<-<--- DOD °° _*__-xX£°_-<-££--- D. L. muralis; subspec. Bruggemanni. Quest'ultima subspecies è una forma di passaggio dalla sottospecie neapolitana alla fusca. Il grup- po C forma una sezione insulare della L. muralis. » D’interesse è la definizione che il De Brediaga ci dà della specie e sot- tospecie, della varietà e sottovarietà, egli dice : Il concetto specie coordinarsi col concetto genere cosicchè sarebbe un concetto astratto e relativo. In quanto al sistema dei rettili e degli amfibii, A. proporrebbe di considerare quali caratteri diagnostici della sottospecie le deviazioni morfologiche ere- ditarie fra gli individui di una specie, come pure le deviazioni nella forma esterna degli integumenti; le diversità di colorito dell'animale formerebbero gli elementi della diagnosi delle varietà e sottovarietà. Il sig. Direttore Steindachner descrive (Acad. di Sc. Pagellus Vienna 1882) alcune nuove specie di pesci delle Isole Canarie : Bellotti, Cynoglos- sus canariensis e goreensis, Mugi Hoefleri, poi anche un Paraphoxinus Ghetaldii trovato nelle caverne presso Popovo nell’Erzegovina. Il sig. Letzner descrive (Soc. di Breslavia 1881) alcune specie di Feronia fra cui una Feronia (Haptoderus) sinuata n. sp. delle Alpi di Salisburgo e delle Alpi Pennine (Macugnaga); osserva poi che alla fine del 1880 il numero dei coleotteri rinvenuti nella Slesia ascese a 4280 specie, dalle quali sono però a sottrarsi 4 specie cioè : Monotoma scabra, M. picipes, M. quisquiliurum M. quadricollis, M. brevipennis riconosciuta per una varietà della picipes e Mon. flavipes che è una varietà della longicollis. Il Sig. de Heldreich parla (Soc. dei Natur. Berl. 1881) di una Chryso; mela che trovasi assiderata nelle fessure dei muri della Chiesa e del Con- vento di S. Elia sul Monte Elia a 600 m. di elevazione nell’Isola Siphnos. Questa Chrysomela è la Chrys. americana, che nell’Attica vive sul Rosma- rino.—Heldreich la trovò anche nell’isola di Paros sul monte Elia ad una elevazione di 500 m., anche nelle fessure dei muri della Cappella Elia in grande abbondanza, ma in nessun’ altra località nè nell’ Isola di Paros né in quella di Siphuos essa è stata riscontrata. Il D Wocke dà (Soc, Breslavia 1881) una lista dei Lepidotteri raccolti da lui sullo Stelvio, vi sono date delle osservazioni critiche ete.; fra i molti troviamo Pamphila Comma; questa forma alpina è più grande e di co- Pd lore più oscuro di quella della pianura, questa forma fu dal Mayer Diirr nominata v. catena, il quale nome deve essere preferito perchè quello dato dallo Staudinger si riferisce alla forma della Lapponia. È erroneo quanto scrive Frey ed altri, di Coronilla varia unitamente alla Zygaena pilosella , bruco che trovasi ad un’ altezza di 4-6000 più metri trovansi alcuni esem- plari che appartengo: o alla forma alpina nubigena, un maschio ha la estre- mità delle ali posteriori di color nero, dovrebbe appartenere dunque al- l’aberr. Pluto di Staudinger. Il bruco della Coleophora tritici n. sp. viene descritto dal Prof. Lindemann (Soc. dei Nat., Mosca 1881) e riconosciuto devastatore del grano. Il Dottor Joseph (loc. cit.) dà dei cenni biologici dell’ Actora aestuum, dittero che vive sulla spiaggia del mare del Nord del Helland e Sylt, fu veduta ondeggiare sulla schiuma delle onde, la larva simile a quella della Scatophaga stercoraria vive sul Fucus gettato sulla spiaggia. Il D.r Joseph descrive (1. ec.) poi un Enchytraeus cavicola scoperto in una grotta presso Potiskavez nella Carniola e che da lui fu anche trovato nello stomaco del Proteus anguinus. Il Prof. Csoker parlò (Soc. bot. zool., Vienna 1882) di un parassita: Che- racanthus gracilis D. rinvenuto nello stomaco di un porco, conosciuto sino adesso solo come parassita d’un Lupus. Il Sig. Czerniawsky continua (Soc. dei Nat. Mosca 1881) il suo lavoro “ Materialia ad zoographium Ponticam comparata , dove troviamo la lista descrittiva dei vermi; fra le nuove specie troviamo Capitella prototypus in cui assai spesso vive come endoparassita una curiosa Gregarina ancriforme* cioè l’Ancora minuta (n. sp.); poi la Cap. intermedia coll’endoparassita Ain- cora valida (n. sp.); poi Paraspio (n. g.) decoratus. Il D.r Drasche presentò alla Soc. bot. zool. (Vienna 1882) un suo la- voro “ Revisione della collezione dei Nematodii esistenti nel Gabinetto Imp. “ dietro gli esemplari originali di Diesing e di Molin con 4 tavole. , Il Prof. Milachovich dà l enumerazione (Soc. di Mosca 1881) dei mol- luschi terrestri e fluviatili dei dintorni di Mosca, fra questi vi sono delle forme che appartengono alla fauna alpina, altre alle provincie boreali; troviamo date delle osservazioni sulla distribuzione geografica. 1Ò singolare il carat- tere di questa fauna di Mosca che manca del tutto delle grandi specie di Helix (H.pomatia, nemoralis, arbustorum, hortensis ete.); questa mancanza è rimarchevole perchè nelle altre parti della provincia boreale meno in- fluenzate dalla vicinanza del mare, alcune di quelle specie sono assai co- muni come la nemoralis, l’'Rortensis, l’arbustorum. Come nuova specie tro- viamo descritte solo una Valvata durealis, ma hannovi diverse varietà, come lg: Fruticola sericea, v. Gevstfelstiana, fr. v. plana, che si distingue dalla forma tipica per la forma della conchiglia più depressa, per l'ombelico più aperto e per la sutura più profonda. — Chondrula tridens v. migrata; Succinea Pfeifferi v. borealis, ete. Il Sig. Pelseneer (Soc. malacol. di Brusselles 1881) descrive la fauna del littorale del Belgio, enumera le Aphrodite, le Nereidee, Syllidee, (ad una Syllis, l’ autore crede poter riferire quel verme che fu osservato dal Rutot su un’ ostrica (loc. cit.) e di cui ne avevano fatto menzione sin dal 1863 Auzout e Voye), Arericolidee, le quali divorano la sabbia per estrarne le materie organiche, e le loro dejezioni formano quei piccoli mucchi che assai spesso ed in gran quantità si trovano sulla spiaggia. — Sul proposito del Lepas anatifera osserva che l’anno scorso ne fu ri- gettata sulla spiaggia una gran quantità di ogni età e dimensione (alcuni individui misuravano persino 1 metro). Si fa anche cenno della favola a cui si dà credito tuttora, da certe popolazioni del Nord, che il Lepas nasce dalla schiuma che si forma sui frantumi delle navi o sui tronchi dei vec- chi alberi rigettati dal mare. Fra i Cefalopodi troviamo citata la Sepia ru- pellaria rinvenuta per la prima volta sulla costa del Belgio; in quanto alle gigantesche dimensioni attribuite a certi Cefalopodi, queste sono a ritenersi per favole, come pure riguardo ai danni che potrebbero arrecare all’uomo. Pelseneer dice che il calamaro supera qualche volta i 70 cent. in lunghezza; un esemplare raccolto nel Mediterraneo che si conserva nel Museo di Mont- pellier è lungo 1.80 m.; alcuni Ommastrephes misurano 1. 20 m., fra al- cuni Architeuthis (princeps, monachus etc.) della Terranova ne furono tro- vati da 5-6 m. in lunghezza. Si fa menzione poi di un gigantesco Ancyo- nidium gelatinosus di 25 cent. di larghezza, 30 di lunghezza e 15 di altezza. Parlasi poi dell’ Asteracanthion rubens v. violaceus col suo colore caratteristico che alcuni Autori considerano quale specie distinta. Poi l’ A. fa menzione di una colonia di Plumularia falcata lunga un piede e di colore di ciocco- lata oscura; di alcuni superbi cespiti di Antennularia antennina di 25-30 cent. in lung. Infine lA. dice di aver trovato un magnifico esemplare di Cha- lina oculata lunga 25 cent. con numerose ramificazioni e la sostanza di questa spugna era profondamente crivellata dalle punture di una Aphrodite aculeata. Cav. A. SENONER ES Ep NOTTZEIO: Psychidae nuove Nel recente lavoro del cav. Milliere “ Lepidopterologie , troviamo la de- scrizione di una Psyche Heylaertsii, fedelmente riprodotta in tutti i suoi stati, trovata da me in Sicilia alle Madonie, di cui offro una sommaria descrizione. Il bruco di un grigio carico, ha 16 zampe, le squamose lunghe, robuste, testacee ed anellate di bruno; le membranose corte, grigiastre ed impro- prie alla marcia. La testa è marcata di un tratto nero in forma di Y, le mandibole sono nere ed i palpi biancastri, questi anellati di nero. I primi tre segmenti sono ricoperti da una larga placca squamosa, che si prolunga inferiormente da ogni lato, con numerosi punti e disegni di forme diverse; il 12° anello porta una doppia placca cornea oscura e lucente. Questa specie si avvicina non solo alla Viadrina Stygr., ma anche alla Viciella Schiff e alla v. Stetinensis Hering. Il suo follicolo è diverso da tutti quelli conosciuti di /'sychydae, assomiglia alquanto a quello di Ura- ensis Frey; è composto di seta e grani di sabbia agglomerati, e ricoperto da pagliette e talvolta di piccoli frammenti di legno; è lungo nel 0° da 35 a 40". Il bruco è polifago, arriva a denudare dalle erbe gran tratti di terreno, l’imagine si ha in agosto e si trova ad un’altezza di 1700 ». Le ali sono grandi, intiere, arrotondate nei margini, di un grigio oscuro un poco fuliginoso. Le superiori hanno 12 nervature, le inferiori ne fanno vedere 8. La base delle quattro ali, il torace e l’addome sono di un gri- gio rossastro talvolta oscuro, con le frange più cariche che le ali. Le an- tenne hanno le laminette rossastre e finiscono in punta acuta all’estremità dello stilo che è bruno. Il torace e l'addome sono molto pelosi, questo sor- passa appena le ali inferiori. La 9, relativamente piccola, è d'un giallastro chiaro, sparsa irregolar- mente di alcune macchie brune trasverse. Le antenne sono invisibili ad occhio nudo, le zampe piccolissime; il corpo poi è ricoperto da una pelurie biancastra assai corta. L. FAILLA-TEDALDI. EnRIco Ragusa, Dirett. resp. III VLAN nni ZIUILIKIKIISHIKAKIKILILKAKKKKK{K{KKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKUCLKACKKKKKKKKKKKKKORKKKKKKKKKKCKRKKKCKKKKKORKRKK(KKKKKKRKKKRKRKRKKK,KCKCKRKKKKKgKgKgKgKRKgKgKKIvEgKKKKRKKOR OR ERKEDRE®CcOUUGOCEGcOGgOvER(CORErOrEr(rGR(gKKKgErO,KKKRKRKRKKKKKKKKKKKKKK(KKELKDKRKBK(KKT (KO KKELRAE(stTRDaRRIttà paz ANNO I 1 MAGGIO 1882: N. 8. IL NATURALISTA SICILIANO GIORNALE DI SCIENZE NATURALI _ si . lane e _ ST PUBBLICA OGNI PRIMO DI MESE ro ABBONAMENTO ANNUALE E A E I A ARE A EA RAIN ZIO 6 SO A TT Boa. Brest aripra SONEL E TONE RA I I e Pa ei Pai ESTAS ARES CRON CORTE NESTA Aol 1 STR MO AO ABS E ER PIE PR DA e A e VE 10) UN ‘NUMERO SEPARATO, CON TAVOLE... . FR E e RE » SESIZAONTIO VO MES IT A Oni CENT. 80 ‘GLI ABBONAMENTI COMINCERANNO DAL 1° DI OTTOBRE DI OGNI ANNO Indirizzare tutto ciò che riguarda |’ Amministrazione e Redazione al sig. ENRICO RAGUSA, in Palermo, Via Stabile N. 89. SOMMARIO: DEL NUM. 8. M. Lo Jacono.—Criterii sui caratteri delle Orobanche ed enumer riso: delle nuove specie rinvenute in Sicilia (con tavola) (continua). N } E. Abeille de Perrin—Swupplément à la Monographie des Malac rides d'Eu- rope et des Pays voisins (fine). Alfred Preudhomme de Borre—Lettres sur les Nebria de la Sicile. E. Ragusa—Osservazioni ed aggiunte sulle N febrie di Sicilia. March. De Gregorio Contribusione ai coralli Giuresi di Sicilia. Dott. L. Facciolà—/escrizione di due specie di pesci del genere Oxystomus viventi nelle acque di Messina (con tavola). V|} G. Riggio-Grampus Griseus G. Cuo. nel mar fog "mo. E. Ragusa--Nuovo catalogo dei coleotteri di S. A. de Marseul. V (9 PALERMO Stabilimento Tipografico Virzì 1882 VILIELTLITATETLVKLTLKTKKKHKAKKKTKKLKKKKKKTKKK{KKKKKKKKKKKKKKKKKKKKACKKKAKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKLEKKKLKLKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKi ITLIVITLITTLITATKLELKTKTEXKKKKKKKLIKKKKKTAKKKKKKKKKKKKKKKKKKKTKKTAKKTKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKATKKKKKKKKKKTKKKKKTKKKKKKtKniÉs ACUINITNITUITAILITATKSIAKTEITKITAKKKKKKKKKKKKKAKKKTKKKKKKKKKKKKKTKKKKKKKKBKKKKKKKKKKKKK{KKKKKKKKKK SEKELETKEVOKKKKOKKKKKKKEKKKKKKKCKKKGKKKLKKKKKKKCKKKKKKKKTKKKATi e IENE LA. a VETRO DA È IR, ® ANNO I. 1 MAGGIO 1882. N. 8. DOS T_T_°_-«*_-«**-----<--*----**-<-<-- PO °%°<{. XX _-rrr IL NATURALISTA SICILIANO DILLO *-<*-*<*--<*-<-*--<-<£-<<**-*_-<-<-<-*_*-<*-<-*>-*--*£--*°;-5-:-_--r.r-_ CRITERII SUI CARATTERI DELLE OROBANCHE ED ENUMERAZIONE DELLE NUOVE SPECIE rinvenute in Sicilia PER Mr Lo TECO NO (Cont. vedi i Num. prec.). * NES Qualunque si fosse l’importanza dei caratteri ed abbenchè per principio incon- cusso risultasse che ogni maggior valore deve affiggersi agli organi fiorali e fra questi a quelli destinati alla riproduzione, pure nella sistemazione di qualsiasi gruppo di piante come massima generale è stabilito che nessun carattere da solo può avere un valore assoluto, nè può bastare ad una circoscrizione naturale. Dal complesso di varî caratteri, dalla loro costanza e simultaneità, si può solo costituire un gruppo di forme na'urali. Nel caso delle Orobanckhe è più che mai necessario sottostare a queste norme, l’assenza di molti organi ristringe la cerchia dove i caratteri possono attingersi, nell’ istesso tempo che la estrema analogia di struttura degli organici obbliga a procedere con grande accuratezza per carpire quelle poche differenze che esistono negli organi restanti. Se altrove questi troppo giu- stamente sono ritenuti appena di valore specifico, ciò non può pregiudicare la giustezza dei criterì nel caso delle Orobanche. Mostrerà tale metodo invece che nelle varie famiglie è impossibile il procedere sistematicamente col medesimo ritma, onde i criterì debbono modificarsi, ed essere inspirati all’ essenza stessa degli organismi che si prendono in esame. Tutte queste piccole differenze nelle Orobanche debbono essere prese in con- siderazione simultaneamente, le nostre definizioni dei varì tipi, come ora vedremo sono fondate su tale concetto. È dal complesso di queste tenue discrepanze che ne risultano questi tipi che esistono anche pel laico come pel botanico, in modo evidente. Il tipo della O. Spartiti, della O. minor, della O. Rapum ete., rispet tivamente avrà per noi un valore di sezione. Le forme che concorrono attorno a questo tipo dell’O. Spartiî per tutti i loro caratteri svelano una grande affinità, a tal punto che si rende difficile la loro discriminazione specifica, e che alcune specie dapprima erano confuse sotto unico nome. Se ciò da un lato prova quanto è ardua la loro ricognizione specifica, rilevasi dall’altro che sotto il punto di vista sin- tetico, il nesso tra le forme è facile il desumere quanto sia intimo, e perciò quanto naturalezza debba presentare il gruppo, tanto più che mancano tra questo gruppo e quelli che vi stanno immediati, quelle forme ambigue che rendono difficili le distinzioni, collegando un gruppo ad un altro. Come altro esempio abbiamo la O. Rapum. È questo un altro tipo che si compone di poche specie, a nostro senso da non confondersi nè con la O. Spartit, nè con il gruppo della O. ca- ryophyllacea che gli sta vicino, nè con altri. Convergono tanto la O. Spartiti, che l O. Rapum per un carattere comune, la corolla campanulata; e vago per quanto come abbiamo provato si fosse questo termine, e lato il senso del gruppo a cui esso sinora è stato applicato, non vi ha dubbio che sotto questo titolo per facile intuito si discerne quel gruppo, che sta in dualità con altro delle tubulose, in senso lato anche esse ritenute sotto questo nome, e che perciò bisogna cautamente non distruggere questa idea sintetica più o meno naturale, che indica addippiù le più strette affinità che passano fra i due gruppi, anzichè tra gli altri della O. minor, O. hederae, O. cumana etc. Convenendo dell’evidenza di tipi distinti nelle Orobanche, noi abbiamo creduto presentarli tali quali essi sono in natura, addippiù abbiamo creduto, onde più chia- ramente spiegare quale concetto noi diamo a queste divisioni, imporre a ciascuna di esse il nome di quel tipo che abbiamo presunto. Ciò facendo stimiamo es- sere conseguenti ai criterì sviluppati. Il proporre un tipo come noi lo intendiamo non è l’istesso che proporre una sezione, nel senso che generalmente si dà a que- sta partizione del genere. Stabilendo infatti come tipo la O. Spartit, il concetto del gruppo modellato su una precisa specie e più ristretto e definito, perchè am- mette il necessario concorso di tanti caratteri per quanto sono quelli che per la definizione specifica si sono presi in considerazione. All’inconveniente al quale si andrebbe incontro seguendo questo sistema, cioè alla creazione di una soverchia copia di gruppi, sì può riparare solo consentendo nelle definizioni ad una oculata ammissione di quelle tali modificazioni di alcuni organi di cui si conosce esattamente il valore, tenendo addippiù quanto mai pre- sente l’abito delle forme, che ovunque è la più sicura guida per le naturali di- stribuzioni. Del resto se altrove la soverchia creazione di sezioni è un difetto, qui non lo è, anzi è necessità che qui le divisioni fossero .più numerose per la intelligenza dei tipi ed è conseguenza dei criterì da noi esposti, che essendo stati sottili nelle analisi, con l’istesso metodo procedessimo nei concetti sintetici, adoperando quello stesso climax che ci servi nella ricognizione dei caratteri specifici. Noi non crediamo con ciò aver diffinitivamente sistemato le Orobanehe, però nutriamo fiducia che le basi della divisione generica non possono in altro modo venire interpetrate, e che se le definizioni potranno meglio esser trattate e corrette, i tipi proposti non potranno essere mutati, nè sconosciuti, perchè sono chiari e distinti in natura. — 71 — PHELIPAEA Dresr. (excl. Ph. coccinea ad Anoplanthum Bie- bersteini amandanda) AucT. RECENT. (excl. Sect. Cistanche HoFFsc et Link. genus pr. costituendum) GREN. et GopR. FI. de Fr., v. II, p. 624 CesaATI Pass. et Gig. Comp. FI. Ital. p. 334. Sect. Trionychion WALLR. Gen. Orob. p. 58. ReuT. in D. C. Prodr. v. XI, p. 4. C. A. MEYER in Ledeb. FI. Alt. 2, p. 460. WiLLK. et LANGE brodrxblzghisp: va IL p.6020 Bormss EL. Orient. v. 4; p. 495; Orobanche species Linn. et AucT. VET. Character ess. generis. Flores bracteolati, calyx gamophyllus regularis cupula- tus 4 v. 5-fidus, corollae tubus gracilis (in nostris) basi post anthesin auctus , membranaceus, ovario arcte cingens, supra germine valde constrictus ibique usque ad apicem plus minus campanulatus, labium super. convexum, infer. planum pro- pre faucem plicis duobus oblongo-linearibus plus minus barbatis praeditum, ovarii discus obsoletus, placentis conniventibus (nempe facies interna carpelli tota ovulifera), capsula apice solum dehiscens. Herbaesaepissime ramosae, undique co- lore chalybaeo praeditae, floribus aliquando (infimi praesertim) manifeste pedicel- lati, plerumque coeruleo-chalybaeis, violaceis, vel azureis, rarius stramineis v. lacteis. Indumentum breve, viscidulum. Ph. panormitana Mini Ph. ramosa REUT. Ph. stricta Moris » emarginata HeLDR. » Muteli ReUT. » coerulea ViLL. » Gussoneana Min. » Olbiensis Coss. » lavandulacea REICH. OROBANCHE Lin. (excl. gen. Phelipaea et spec. nonn.) C. A. Meyer in LepEeB. fl. Ross. II, p. 315. Orobanche Sect. Osproleon War. Orob. diasc. 20. VAucH. Monogr. ReuT. în D. C. Prodr. Welt po do GREN. et GoDpr., vol. II, p.620. WiLLK. et LANGE FI. Hisp., vol. II, p. 620. CEsATI Pass. et GiseLLI Comp. FI. Ital., p. 390. Character ess. generis (1). Calyx disepalus, sepalis lateraliter positis, di- stinetis hine antice aut rarius postice connatis, corolla campanulata v. plus minus late tubulosa, ad faucem plieis binis glabris (nunquam piliferis!) elevata, la- bio super. saepe galeaeformi. Ovarium antice glandula hypogyna praedito v. su- pra disco plus minus continuo obsoletoque insidens, placentis distinetis secus li- neam dorsalem carpellorum divisis, capsula valvis basi apiceque cohaerentibus, in medio hiantibus(septicide-dehiscentibus). Herbae scapo simplicissimo (nunquam ra- moso !) floribus valde sessilibus, varie coloratae, saepissime sordide lutescentes, purpurascentes, vel plus minus rubridae, pallide albescentes , rarissime (in sola Sectione Cumanae more Phelipaearum undique chalybaeae), indumento plus mi- nus brevi, semper glandulis capitulatis, viscido, constante. (1) Diagnosis ad species Europaeis redacta. —- 172 — CONSPECTUS SECTIONUM I. CampanuLatar. Insertio filamentum exracte basilaris vel vie a basi (1 m. 1) protracta, corollae magnae v. maximae plus minus late campanulatae antice saepe conspicue ventricoso-inflatae. A. Spartium Mu. Flores maximi, corolla ampla late campanulata basi antice saepissime ventricosa, fauce lata, a dorso usque ad apicem laeviter arcuata declivis. — Antherae ochroleucae stigma aurantiacum v. sanguineum, Scapi robusti crassissimi. Herbae undique lurido-ferrugineae v. rubridae, indumento sordido pilis densis rufis (ad bracteas copiosissimo) constante, praeditae. Co- rollae siccae nunquam membranaceae nec diaphanae. O. Spartii Guss., 0. condensata Moris, O. Todari Mu, O. sicula Mai, O. Satyrus Denor. var. longibracteata Min, O. cruenta Bert., O. lutea Mini. (Hic spectant O. reticulata WaLLRr., O. Sprunneri ReuT., O. variegata ReicaB., 0. foetida Desr., O. Benthamit 'T.-LaAGR.). B. Speciosae Min. Sepala parte libera longe setacea tenuia, basi fere membra- naceo-hyalina; corollae speciosae basi gibbosae membranaceae siccae diapha- nae, amplae campanulatae , eleganter purpureo-reticulatae , linea dorsalis a basi valde curvata, dorso laeviter usque ad apicem protracta, declivis, limbo amplo. Stigma amoenissime roseum, flores confertissimi. O. speciosa D. C. O. Tommasinit Reicn. (O. pallidiflora Wimwm. et GraBow. a me non visa, verisimiliter haecce sectione spectat.). C. Galium Mia. Spica laxissima flores pauci sparsi undique glanduliferi v. eglan- dulosi, corolla surrecta campanulata, dorso laevissime curvata, linea dorsalis versus apicem abrupte declivis, labio super. galeato subintegro, inferiore parvo manifeste breviore, filamenta a basi satis recessa , stigma atrosanguineo vel fusco-aurantiaco, a) Sepala libera subintegra, corolla glandulifera, undique pulchre reticu- lato-venosa, bracteae rigidae. O. Alerandri Tix. b) Sepala lata antice basi contigua, corolla eglandulosa conspicue nervosa, bracteae membranaceae laxissimae. O. Gal Sw. (Hic pertinent O. Epithymum, O. Haensleri, O. Scabiosae, O. Cirsii et forte O. anthirrina (mihi incognita). In duae ultimae corollae paullo am- pliatae vix campanulatae dicendae e basi ad apicem constrietae, magis ad formam tubulosam accedunt, DI Il. — 173 — Rapum Mur. Sepala latissima, corollae magnae e basi ad apicem aequilatae sensim campanulatae, a dorso usque ad apicem laeviter curvatae, labio supe- riore integro, valde concavo, galeato, inferiore breve acuto 8-loho superiore longiore. Antherae albidae diu persistentes. Scapi maximi basi valde in bulbo incrassati. Flores sordide carnei v. triste lutescentes, sicci fere marcescentes, O. carnea Guss. (Hic spectant O. Rapum TuÙuiri. 0. thyrsoidea MoRIS). TupuLosae. Flores plus minus tubulosi aliquando exacte cylindracet a basi usque ad apicem sensim constricti v. (in O. cumana et O. cermua) inferne usque supra germine inflati dein sensim campanulati (more Phelipacarum) vel e basi tantum ampliati (vulgo tubul-campanulati) sensim usque ad limbum tantum constricti, nunquam ventricosi, filamenta semper a basi satis recessis, saepe fere in medio tubi affixa. Grex vastissima aegre in sectionibus naturalibus dividenda, species inter se valde affines, sectio Minores cum Secttone Hederae conneetunt. Glaber- rimae cum Hederae quoad facie omnino conveniunt, sed ob formam co- rollae tubi, genitalia exserta, ac glabritie facile distinetae. Crinitae a re- liquis pluribus notis habituque proprio omnino recedunt. Minores Mu. Flores parvi (11-13 mm. longi) ex sicco conspicue diaphani plus minus horizontaliter arcuati, corolla tubulosa versus medium per evo- lutionem germinis dein dilatata, postea supra germine constrieta, plus minus flexa velomnino genuflexa (in O. pubescente) sub fauce satis ampliata, linea dorsalis a basi usque ad apicein aequaliter parabolica.—Scapi gracili, sepala plerumque a basi brevissime ovata, subito plus minus angustata. O. amethystea THuILL. O. Salisit REQ. O. Picridis VaucH. O. pumila KocH. O. pubescens D’'Urv. O. arcuata F. W. ScHuLTz. Hederae Mu. Flores (quam in Sectione praecedente majores) plus minus sur- recti, corolla e basi lata versus apicem adscendendo magis dilatata (vulgo tub-camp.) linea dorsalis aequaliter declivis, laevissime parabolica. (Sepala ludunt angusta fere ut in Minores v. latissima more O. Galzi. Scapi saepissime robusti ac elati. Spicae saepissime longissimae ac multiflorae, flori- bus usque ad apicem semper valde condensatis. Grex vastissima characteribus certis difficillime definienda, species inter se quam maxime aflines, occurrunt siquidem aliae facie propria donatae ac characteribus firmis distinctissimis peregregiae v. g. 0. denudata Moris, O. australis Moris, 0. thapsoides Mint. O. littoralis Guss. O. Chironit Mur. O. Hederae Vaucu. O. canescens PRESL. denudata Moris. australis Moris. thapsoides Mini. sabulicola Mrar, SOS C. Glaberrimae Mu. Corolla horizontaliter arcuata anguste tubuloso-cylindrica e basi usque ad faucem sensim angustata, limbo parvo lobis fere conniven- tibus (lobi in O. glaberrima praesertim), exigui, genitalia conspicue exserta, antherae acute mucronatae, parvae pallide ochroleucae. Herbae undique exi- mie glabratae. O. glaberrima Guss. O. Yuccae. BERT. O. stenantha Mini. O. bicolor BERT. D. Crinitae Mini. Flores parvi numerosissimi (10-18 m. m. longi) ut in Mino- res in spicam comosam, confertam densissime imbricati, corolla atrosanguinea horizontaliter incurvata, dorso laeviter arcuata, labii parvi, superior infimo paullo superante incumbenteque, argute eroso-denticulati. Scapi firmi me- diocri, basi valde bulboso-incrassati, squamis elongatis angustissimis , longu tractu densissime vestitis, flores sicci in parte superiore aterrimis fere spha- celatis, ad basin colore plus minus castaneo tincti. O. crinita Viv. O. sanguinea PrEsL. O. nebrodensis Tix. » var, maritima Min. n “. Cumanae Mini. Corolla e basi ad apicem inflata, supra germine constricta, dein laeviter campanulata (more PheZpaearum) limbo parvo vix expanso , lobis minutis subintegris paullo inaequalibus. Sepala scariosa subcolorata. Co- lor plantae undique violaceo-chalybaeus, flores amethystei conspicue glabrati ac scariosis. Habitus Phelpaearum. (Flores in O. cumana valde surrecti, in O. cernua conspicue parabolici basi nitide-albescentes ac opaci). O. cumana WALLR. O. cernua LoEFL. V 1. Phelipaea Panormitana n. sp. M. Loyac. Pl. rariores exsicc. Cent. V n. 460. PA. ramosa flore albo Tin. in Herb. Horti Reg. 3ot. Panorm. Ph. Mutelii HELDR, (non REUT.) PI. exsicc. ex Graecia. Ph. albiftora Mini (olim, non GREN. et. Gopr.) in Cent. IV n. 400 PI. sic. rar. exsicc. (in parte cum PA. emarginata confusa ac evul- gata). cnostra sabato Ph. scapo robusto, plerumque ramoso, v. simplice undique flavescente; ca- lyce longiuscule campanulato , laciniis valde acuminatis, bracteolis fere lon- gitudinis laciniae, corollae limbo ampliato, dorso fere acute convexro lobis labii super. inter se remotis, inferioris lateralibus patentissimis intermedti reliquis majore, omnibus e basi ovata obtusissimis, vix denticulatis , corolla lanata pallide straminea colore laevissimo carneo suffusa. Scapus robustus subtortuosus ramosus v. e ipsa basi saepe ramosissimus, pu- milus v. elatus, pubescens undique flavescens, spica ampla, densissima, obtusa, speciosa, squamae et bracteae florales ovato-acutae calycem aequantes v. vix bre- viores, calyx longiuscule campanulatus, flavidus, laciniae calycinae 4 angustissi- mae longe acuminatae, bracteoiae lineares usque ad altitutidem sini calycis fere protractis, corolla supra germine constricta, ad maturationem valde aucta ac mem- branacea, subhorizontaliter flexa, tubo deli fere subito dilatato-campanulato, pa- rabolico usque ad productionem labii superioris declivis e lateris compressissimo, dorso acute convexo ad limbun conspicue ampliato , labium super. rectum pla- num, lobis juxta apicem reflexis, undulatis acutiusculis inter se subremotis (non conniventes) lobis labii infer. subaequalibus, lateralibus fere divaricatis. Stamina sub constrictura tubi affixa, glaberrima, antherae valde rotundatae, breviter mucro- nulatae, secus suturas dense villigerae, stylus pallide cerinus. Color floris albido- stramineus intus ad faucem intensior luteolus, gibbi albidi, lobi corollini versus marginem persaepe laeviter pallideque roselli. Longit corollae 18-20 m. m. In collibus calcareis apricis ac in herbidis maritimis copiosa ad radices Leguminosarum de Syngenesiacarum parasitica, circa Panormum legi alli Cia- culli (aprile 1879) al Cast-Ilazzo sopra Monreale , alla Torretta ad rad. Hypo- chaeridis, et in herbidis a Capaci. | Questa distintissima specie, si avvicina alla PX. emarginata; non ha alcuna relazione né con la PR. ramosa, nè colla Ph. Mutelit con le quali spesso era stata confusa. Moltissimo sì avvicina poi per l’abito a quella pianta di Grecia che mi ebbi comu nicata gentilmente dal sig. D.'e Ep. HackeL che di mano dell’HeLD- REICH porta sull’etichetta il nome di Ph. Mutelit, colla aggiunta fattavi dal si- gnor D."e Beck di var eurisiphon. Dietro esatto confronto ho trovato che la P. panormitana ne differisce per le lacinie del calice pù streite alla base, per le bratteole più lunghe che giungono quasi ad uguagliare il calice che è meno mem- branoso; essenzialmente poi se ne allontana per la forma della corolla, non già attenuata in tubo ristretto sino sotto l’origine del lembo, bensi ampliata sin dalla costritiura (sopra l’ovario), per i lobì super. attenuati acutati, molto profondi, per li inferiori triang-ovati, abbastanza grandi, più larghi alquanto degli superiori, per il colorito della corolla bianco-lattea (non violacea !, per la sua densa pube- scenza. La PA. Mutelit eurisyphon è una pianta che per tutti i riguardi non deve avvicinarsi alla vera PR. Mutelti e che deve costituire una specie propria ben definita sotto il nome imposto dal Beck di P%. eurisyphon (sub. Oroban- che). SUPPLEMENT À LA MONOGRAPHIE DES N ALA SEETDES D*EU RODE ‘ET: DES TP AVNSENOTSINS (Cont. e fine. V. Num. prec.) NOTES *SYNONYXMIOVESSEPR ADERES )Ù Cyrtosus semimarginatus Fairm. Jai vu un type dans la collection von Hey- den. Il ne diffère en rien du lavilabris Walt. , var. angusticollis Luc. II. Malachius Hispanus Perris. Décrite par Perris sur un seul 8 de Madrid, cette splendide espèce a été reprise par M. Ancey fils le 6 Juin sur la route de la forét des Cédres, près Teniet-el-Haad (Algérie). M." R. Oberthur en a capturé aussi 2 9 à Lambessa (Prov. de Constantine). Voici le signa- lement de la 9: Taille 5 1/, mill. Coloration générale du d’, plus grand que lui; impres- sions de la tète semblables ; palpes d’ un brun-rougeàtre, plus foncés au sommet, au lieu d’étre noirs. Antennes plus longues que la base du cor- selet, dentées en scie à partir du 3. article; les 4 1.9S jaunes en entier, sauf le 2.° qui est noir en dessus; les autres parfaitement noirs. Base des fémurs antérieurs roussàtre. Elytres arrondies au sommet. III. Malachius Gethsemaniensis Ab. Jai retrouvé cette espèce dans les chasses de la Brùlerie; mais elle n’était encore représentée que par un g'. Je pro- fite de cette occasion pour faire remarquer que dans ma deseription imprimée aux Annales de la Société Entom. de France 1881 (p. 106) on a omis après le mot é/ytres celui de rouges, ce qui peut préter à une ambiguité, bien que l analyse des dessins verts des élytres fassent supposer que le fond est de couleur différente et que cette couleur doive étre nécessairement rouge. IV. Malachius insignis Buq. Cette belle espèce, signalée uniquement d’Algérie, se retrouve en Orient, sans que je puisse en indiquer la station précise. Deux sujets de la collection Marquet portaient en effet cette suscription. Ces 9 sont remarquables en ce que toutes deux sont d’une couleur métallique de cuivre rouge, telle que je n’ai rien vu d’analogue dans les variations d’au- tres Malachides. V. Malachius marginieollis Luc. Indiqué aussi seulement d’ Algérie , il a été pris à Jéricho par de la Brùlerie, VI. Malachius palaestinus Peyr. M. Peyron, qui a décrit cette espèce sur une Q, trouvée par M. Costa, hésite sur sa patrie et doute si c'est l’Egypte ou la Palestine. Pourquoi alors lui donner un nom qui équivaut à une af- firmation?—Cette témérité a été pourtant ratifiée par la constatation d’un habitat certain: de la Brùlerie a pris un certain nombre de Palaestinus à Jéricho. M. Peyron a été moins heureux dans ses suppositions en plagant le Palaestinus parmi les espèces à élytres repliées et laciniées au bout chez les g° et il devra ètre transporté d’un bout du tableau du monographe à l’autre. Voici en effet le signalement du yz. Pareil à la 9, sauf les points suivants: front convexe-gibbeux entre les antennes; celles ci atteignant et dépassant méme un peu la moitié des ély- tres; 1.2" article fortement renflé de la base au sommet, 2. court et cupu- liforme, 3.8 et 4.° renflés et obconiques, les suivants minces et prolongés en pointe an sommet. Elvtres aussi entières au sommet que chez la 9. VII. Sphinginus (Attalus) coaretatus, Er. France: l’Esterelle (Reiche), Toulon (F. Aubert), Apt (Abeille).—Sicile (Ragusa). VIII. Attalus chloroticus Fairm. Je ne puis comprendre pourquoi dans la mo- nographie cette espèce a été placée parmi les Ebaeus: non seulement elle n’en partage nullement les caractères génériques; mais ses élytres fortement séetosellées empèchent de prime abord qu’ on ne la prenne pour un £ baeus, dont aucun ne présente cette disposition. IX. Attalus semitogatus Fairm. M. le Cap.® Defargues en a pris en France (Hyères) un sujet près du bord de la mer. X. Attalus erythroderus Er. Signalée ]jusqu’ici comme propre aux iles de la Mé- diterranée occidentale , cette espèce a été retrouvée en nombre en France (Nice) par M. von Heyden, le 30 avril. XI. Charopus nigricans Peyr. M. Peyron a décrit cette espèce sur une seule Q prise par moi A Jaffa. Cet unique sujet aurait-il été noir par un séjour prolongè dans de la sciure de bois imbibée d’ alcool? J ai retrouvé dans les chasses de la Brùlerie plusieurs 9 identiques à la mienne, mais pré- sentant une coloration moins extraordinaire : elles sont d’un vert sombre brillant, de plus elles sont couvertes d’ une très fine villosité blanche, le tout à peu pres comme chez le C. ritidus; elles proviennent de Mar Saba. Ces diverses particularités sont évidemment à rectifier dans la description de l’auteur. XII. Troglops marginatus Walt. Notè dans la collection Defargues comme pris aux Pyrénées, probablement aux Pyr. orientales, où il serait remonté de- puis l’Espagne. XIII. Antidipnis Ogieri Fairm. Jai vu dans la méme collection un sujet re- marquable en ce que la bande noire a envahi toutes les élytres qui sont entièrement de cette dernière couleur. XIV. Ebaeus] ater, Kiesw. M." Peyron déclare dans sa monographie qu'il faut, sans aucun doute, réunir cette espèce au flavicornis Er. Je regrette infine- Paine ment de ne pas connaitre le g° de later qui sans aucun doute, présen- terait' des signes très caractéristiques. Mais } ai recu derniérement une $ typique, qu'il est impossible d’assimiler au flaotcornis : sa taille est bien plus faible: 2 mill. au lieu de 2 3/, mill.; cuisses antérieures et intermédiaires noires, sauf le dernier tiers des 1°"es et les genoux des secondes; yeus beau- coup plus proéminents; antennes presque entièrement brunes et à articles plus courts; corselet moins transversal et plus arrondi au bord antérieur; ponctuation de ce segment serrée et bien visible; enfin élytres à sculpture très dense et assez profonde, au lieu d’ ètre éparse et superficielle. Mon sujet provient de Vienne, (Autriche). Récapitulation des espèces étudiées dans le meémoire qui précéde: * (Les espèces nouvelles sont marquees d’une asterique). Cyrtosus semimarginatus Fairm. Malachius fluammeus Ab. » opacipennis Ab. » limbicollis Ab. » Heydeni Ab. » falcifer Ab. » Hispanus Perris. » Palaestinus Pevr. » Gethsemaniensis Ab. » insignis Buq. » marginicollis Luc. Chionotopus 6-plagiatus Ab. * Anthocomus gratissimus Ab. » semipolitus Ab. * Axinotarsus alticola Ab. Sphinginus coaretatus Er. Antholinus Tenietensis Ab. Attalus chloroticus Farm. » semitogatus Fairm. » perforatus Ab. » coloratus Ab. » convolvuli Ab. » Ragusae Ab. » erythroderus Ir. Pelochrus Pallidus (Muls.) Ab, — 179 — Ebaeus bulbifer Rolen. » Mediterraneus Ab. » ater Kiesw. Hypeboeus tenutcollis Ab. Troglops marginatus Walt. Charopus nigricans Peyr. Antidipnis Ogieri Fairm. E. ABEILLE DE PERRIN. ——=" >< _—__& LETTRES SUR LES NEBRIA DE LA SICILE Monsieur et cher collègue, Aujourd’hui qu’un organe de publicità mensuelle est consacré à l’histoire naturelle si intéressante de votre île, j espère qu'on voudra bien y accueil- lir les observations que des matériaux entomologiques siciliens permettent de faire, méme au loin. Occupé en ce moment è une étude de révision sur les Nebria du Musée Royal d’ Histoire naturelle de Belgique, j’ ai pu, gràce à plusieurs envois faits par vous dans ces dernières années, étudier un nombre très considé- rable d’exemplaires siciliens de ce genre, appartenant aux deux espèces: N. andalusiaca Rambur (barbara Chaud.) et N. brevicollis Fabr. Genéralement d’une teinte plus noire que la N. brevicollis, la N. anda- lusiaca trouve dans la forme des còtés et des angles postérieurs du cor- selet son caractère distinetif essentiel; le còté, fortement arrondi, voit sa courbe s'arréter en arrièere un peu avant l’ angle, dont elle reste séparée par un petit trajet rectiligne, d’où il suit que l’angle est absolument droit. Tandis que, chez la N. dDrevicollis, la courbe se poursuit sans brisure jus- qu’ à l’angle, ou au moins très près de l’angle, qui est ainsi un peu obtus. Quand on étudie les exemplaires algériens et marocains de la N. anda- lustaca, ce caractère s°y rencontre au maximum; mais les exemplaires si- ciliens ont le segment rectiligne postérieur à la courbe beaucoup plus court qne les exemplaires africains, et Jen ai trouvé un bon nombre où il était tellement raccourci que j' aurais pu les classer presque aussi bien parmi les N. brevicollis. L° étude des matériaux que vous m’ avez procurés, me porte méme à dire que les N. andalusiaca de la Sicile sont en quelque sorte, en comparaison des exemplaires barbaresques ct andalous, une tran- sition, un passage à la N. drevicollis. — 180 — Vous serez sans doute mieux è méme que moi de marquer la répartition des deux espèces dans la Sicile. La plupart de vos envois m’ont été faits avec la seule indication “ Sicile., Cependant, comme il vous est arrivé heureusement aussi de m’ en expédier avec des indications plus précises , Jai constaté que, dans tout ce que j'ai recu sous l’étiquette “ environs de Palerme, , il n°y a que des N. andalusiaca, telles que je viens de les in- diquer. Au contraire, dans les envois portant les indications “ Castelbuono ,, et “ Monts Madonie, ,, les N. brevicollis sont en quantité assez notable. Peut-étre l’altitude des localités joue-t-elle ici un ròle ? Je remarque aussi que les exemplaires siciliens de la Nebria drevicollis sont généralement un peu différents de cette espèce, telle qu'elle se trouve ici et dans l'Europe centrale, et qu’ils ont des caractères propres è les faire rapprocher, si pas assimiler, d'une forme des parties occidentales de la pé- ninsule hispanique, depuis longtemps distinguée par feu M. Putzeys, et que M. le Professeur Paulino de Oliveira, de Coimbra, a publiée en 1876, sous le nom de variété erica (Voir Revista da Sociedade de Instrucgao do Porto, 1882, p. 101). C'est à dire qu’ils ont un bord latéral assez épais, très-saillant, une ponetuation très-forte et très-grossière dans la large gout titre que forme ce rebord, et des angles antérieurs plus saillants, Mais ils diffèrent des nombreux exemplaires portugais de cette variété que j° ai sous les yeux, en ce que leur coloration est d’un noir de poix foncé, ja- mais du brun de poix plus clair que je remarque chez ceux ci. Deux autres espèces du genre Nebria se sont rencontrées parmi les co- Igoptères de vos envois: N. complanata L., 3 exemplaires; et N. psammodes Rossi, 2 exemplaires. L’une et l’autre sans indication précise de la località. ALrrRED PrEUDHOMME DE BorRE. Bruxelles, le 15 avril 1882. AL Chiarissimo Signore Stig. Enrico Ragusa Via Stabile, 89—Palerme. Osservazioni ed aggiunte sulle Nebrie di Sicilia In risposta alla mia nota sui Carabidi Siciliani pubblicata il 10 settem- bre 1880, il sig. René Oberthur m'inviava una lunga lettera con delle os- — 181 — servazioni ed aggiunte interessantissime, riguardante le specie rinvenute in Sicilia ed esistenti nella collezione del Barone di Chaudoir. Sulle Nebrie Andalusiaca e brevicollis ecco quanto mi scriveva il genti- lissimo collega di Rennes: “ Voila où je ne m’y reconnais plus. Aucune Nebria ne porte le nom de “ brevicollis dans la collection de Chaudoir. Pourquoi ? je l’ignore; la forme “ que nous nommions bdrevicollis est étiquetée par lui Sicula Chaud. (nom “ inédit je suppose bien, car je n’en ai trouvé trace nulle part.), Leggendo ora la lettera direttami dall’ illustre de Borre, mi ricordai di quanto mi scriveva il sig. Oberthur, ed ho creduto utile di riportarlo, co- me pure di potere affermare quanto crede il sig. de Borre , cioè, che la Nebria che trovasi nelle vallate della Sicilia, è sempre lAndalusica, men- tre quella che incontrasi sui monti è invece la Qrevicollis. Inguanto alla determinazione di queste due specie nella collezione Chau- doir, ecco quanto mi dice il seguito della lettera del sig. Oberthur: “ Voici son rangement. ,, “ Barbara Chaud; Sicile (Gory) et Algérie. “ Sicula Chaud; Suède, Autriche, Dalmatie, Paris, France mèrid., Pé- “ loponése, Imerithie, Constantinople, Grèce, Dalmatie, Sicile, (Parreyss). “ Andalusica Ramb.; Espagne et Portugal. “ Done vous n’auriez pas en Sicile VAndalusica Ramb., mais Ia barbara « Chaud., et la drevicollis Fab. serait Sicula Chaud., ,, Abbiamo dunque nella collezione del distinto movografo l’Andalusica di Sicilia, che il sig. de Borre chiama “ une transition, un passage à la N. brevicollis, , notata come N. barbara; mentre la N. brevicollis, della quale il de Borre dice pure “je remarque aussi que les exemplaires siciliens de la N. brevicollis sont généralement un peu différents de cette espèce, telle qu’el- le se trouve ici, porta il nome di Sicula Chaud. Proporrei dunque di notare la N. Andalusica di Sicilia come var. dbar- bara Chaud. e la N. drevicollis come var. Sicula Chaud. Faccio seguire la nota delle Nebrie di Sicilia. Nebria complanata. L., comune in riva al mare in tutta l’isola. N. psammodes. Rossi, ne ho tre soli esemplari presi a Castelbuono presso le fiumare. N. psammodes var. Schreibersii. Dej., comunissima a Castelbuono , Termini, Lucco, S. Martino presso Palermo, luugo i corsi d’acqua ove vive sotto i sassi. N. Genei. (Dej) Gené. Esistono di quesia specie esemplari come Siciliani nella collezione di Chaudoir, dubito però, che questa specie fin oggi conv- sciuta solamente della Sardegna, viva anche in Sicilia. È OO N. brevicollis var. Sicula Chaud. Non rara sui monti delle Madonie, alla Busambra, ed altri monti dell’isola, ove vive sotto le pietre. N. andalusica var. barbara Chaud. Comunissima in tutti i giardini e le vallate dell’isola, specialmente in quelle della Conca d’oro. N. Jockischii, Sturm. Il Dr. Schauffuss mi scriveva di possedere di Si- cilia, questa specie alpina. N. Kratterii Kollar. Questa bellissima specie fu trovata in Sicilia dal Bellier de la Chavignerie nel 1859; a me fin oggi non è riuscito di ritro- varla. N. tibialis Bon. Il sig. de Hopfgarten possiede questa specie come di Sicilia. E. Ragusa ima a CONTRIBUZIONE AI CORALLI GIURESI DI SICILIA © ZICZACIA (N. GEN.) GULIAI DI GREG. Ziczacia n. g. Propongo questo nuovo genere per il fossile singolare, che son per de- scrivere. Ometto la definizione, perchè si può rilevare dalla diagnosi del medesimo, nè potrei farla esatta formulandola su una sola specie. A qual famiglia appartenga non saprei dirlo con sicurezza, perchè per molti carat- teri richiama quella dei favositi e dei cheteti, per altri quella delle cellepore. Zicezacia Guliai De Greg. Grosso polipaio (il mio esemplare è lungo 15 cm. largo e alto 80 cm.) formato di polipieriti numerosissimi, angustissimi, serrati, saidati per le pareti, che esternamente solo si appalesano per rilievi sulciformi in taluni ‘ . (1) Nella mia nota sul Titonio di contrada Aquileja sfuggirono parecchi errori di stampa, perchè, trovandomi allora al Congresso geologico di Bologna, non potei correggere le bozze. — 1859 — tratti paralleli fra loro, in altri variamente diretti, ai quali fanno capo tenui e numerosissime traverse a zigzag, che finiscono all’estremità in pro- tuberanze coniche pustuliformi. A guardarne con buona lente la sezione trasversa, mostrano un foro subesagonale , circondato da tre strati, di cui specialmente i più esterni tendono a divenire addirittura orbicolari. La distanza di un foro all’ altro non arriva a un millimetro. I detti strati sono per lo più tre, l’ultimo di essi tocca e quasi si fonde coll’ultimo del polipierito vicino; vedremo di seguito a che sono dovuti. Tra taluni polipieriti si nota sovente un piccolo poli- pierito interposto : un punto nero, che è un piccolo foro, e attorno ad esso varî strati. La sezione longitudinale ingrandita mostra anch’ essa un’ clegantissima struttura. Ogni polipierito è munito di numerosissime traverse lineari che formano un angolo, il cui apice, coincidendo col foro mediano, è da esso troncato. Or tali traverse sono generalmente ravvicinate due a due, e nella in- tersezione suddetta si uniscono e saldano formando un altro angolo laterale, che guardato dalla sezione, rassembra un aculeo vuoto dentro. Rapporto alle pareti dei polipieriti stanno dunque tali traverse come le barbe ad una penna, e prese isolatamente rammentano talune Graptoliti (Climaco- graptus typicalis Hall). Quando poi la sezione non coincide con l’asse dei polipieriti, tali tra- verse non si vedono interrotte, ma continuantisi parallelamente due a due e assai meno angolose, in taluni punti anzi, dove essa coincide con lo pareti, quasi piane e orizzontali. Le estremità esterne dei polipieriti infine finiscono in piccole cupole co- niche forate all’apice. Dalle osservazioni di sopra si rileva che i polipieriti sono formati inte- ramente di esili traverse a imbuti con un buco apicale subesagonale. Sono queste disposte a coppia, e nello spigolo interno del foro si saldano due a due con un angolo acuto analogamente al Graptolithus priodon Bronn. Gli strati circolari, che si osservano nelle sezioni trasverse (strati che attorniano i fori mediani) sono dovuti esclusivamente alla intersezione delle traverse imbutiformi, e però variano a secondo ove cada la sezione. I caratteri sopra esposti non si possono osservare che spalmando que- sta (preventivamente ben limata) con acido cloridrico, quindi lavandola per bene con acqua pura, e immediatamente guardandola con una lente di forte ingrandimento. Loc. Piano di Nuci presso Castelbuono. — 184 — Ded. Questa specie così interessante, singolare e di vago aspetto è ben degna di portare il nome del grande naturalista maltese il signor Guvino Gulia, cui l'ho voluto dedicare in riconoscenza delle cortesie fattemi e in omaggio al suo sapere. Marca. DE GREGORIO. I ee] n: — DESCRIZIONE DI DUE SPECIE DI PESCI DEL GENERE OXYSTOMUS \ VIVENTI NELLE ACQUE DI MESSINA NOTA DEL DOTTOR LUIGI FACCIOLA’ (con Tavola). Rafinesque (1) introdusse nella famiglia dei Leptocephalini un nuovo ge- nere con una specie, che caratterizza come segue. Gen. Oxystomus. Corpo compressissimo e molto lungo, capo piccolo, ma- scelle acutissime e dentate, coda acutissima. Oss. Questo ed il seguente genere (Helmictis) sono di quei pochi pesci che contengono specie sprov- viste totalmente d’ale, ma che non di meno non tralasciano d’ essere veri pesci. Sp. n. 374 Oxystomus hyalinus, Mascella inferiore più lunga della su- periore, corpo jalino, linea laterale quasi non visibile, tre ordini di picco- lissimi punti neri sotto il ventre. Oss. È lungo meno di un piede, composto di una sostanza gelatinosa, e trasparente, ed i suoi occhi sono situati sopra l'angolo della bocca, sono neri, circondati di un’iride argentina. Bonaparte (2) annovera cotesta specie tra i pesci d'Europa. Canestrini (3) in mancanza di ulteriori e più esatte notizie intorno ad essa crede di non potere stabilire con certezza il detto genere e si limita a riportare le diagnosi originali. In quest'anno io riuvenni nello stretto di Messina due specie di Lepto- (1) Append. all’Ind. d’Ittiol. Sic. (2) Catal. met. Napoli, 1846. (3) Pesci (Fn. d’Italia). — 1355 — cephalini, le quali mentre non possono convenire nè col genere Leptoce- phalus nè col genere Helmichthys concordano coi caratteri assegnati dal Rafinesque al suo genere, tranne che per la presenza di pinne. Ma l’ os- servazione che fa l’autore a questo riguardo può ritenersi come inesatta , poichè essendo esse poco sviluppate non appariscono distintamente. Del resto nelle descrizioni del Rafinesque, come riflette il Costa a tal propo- sito, si nota una certa imperfezione che è figlia della fugacità con cui egli studiò gli oggetti naturali. Ixitengo una delle due specie essere quella de- scritta dall’ autore , l’altra parmi non conosciuta. Di esse io diedi già un cenno nel n. 7 di questo giornale, ma allora non potei darne quell’ esten- sione che conveniva. Premetto intanto alla loro descrizione i caratteri del Genere Oxystomus Raf. Corpus valde elongalum, compressum, filicaudatum. Pinna dorsalis conspi- cua, membranacea, prope caput èicipiens, atque simul analis, vix adparens, ad caudam confluentes. Caput parvulum. Os rostratum, denticulatum. Bran- chiarum fissarae sub gutture sese conjungentes. Il corpo è nudo, trasparente, molto allungato, compresso, poco alto, po- steriormente affilato. Il capo è piccolo, ma non meno elevato della porzione del corpo che gli sta immediatamente dietro. Delle due mascelle l’inferiore è alquanto più lunga della superiore e a bocca chiusa non oltrepassa 1’ e- stremità di questa. Esse formano un rostro corto ed acuto. Ambedue sono armate di denti. Questi mancano nelle altre parti della bocca. L'occhio è piccolo e posto lateralmente. Le rime branchiali riunisconsi inferiormente in una sola apertura. La membrana branchiostega è priva di raggi. Le branchie sono al numero di 4 (?) per lato, e formate da una mem- brana continua, non divisa cioè in lamelle. Le pinne pettorali sono appena accennate e quasi impercettibili ad occhio nudo. La dorsale nasce sulla nuca ed è ben distinta, ma priva di raggi. Il tubo digestivo corre dritto lungo il margine inferiore del corpo mantenendo un aspetto uniforme. Dap- prima esso è incompletamente racchiuso entro i tegumenti e non mostra allo scoperto che la parete inferiore; ma a misura che si va in dietro di- viene sempre più esterno ed infine resta semplicemente addossato al mar- gine inferiore del corpo, in guisa che l’ano non è un orifizio della cute , ma sì bene di un tubo poggiato su questa. Esso si apre poco più in avanti dell’ estremità posteriore del corpo. Essendo questa assottigliata come filo, l’anale e la porzione corrispondente della dorsale sono appena indicate e confuse con la codale in un filamento assai delicato. In parecchi individui — 186 — delle due specie il corpo verso la porzione posteriore ristretta presentava una specie di giuntura che non mi pare accidentale e può paragonarsi al ri- lassamento delle fibre di una verga nel punto in cui viene ad essere pic- gata senza rompersi. Stimo che ciò dipenda dal piegarsi che fa la coda per qualche scopo vitale, forse per stimolare la femmina durante | emissione delle uova. È in quel punto che la coda facilmente rompesi in questi ani- mali allorchè vengono estratti dall’acqua. Lo scheletro del capo è formato di pura cartilagine jalina. Mancano i pezzi opercolari e invece una duplicatura della pelle serve a chiudere la fessura branchiale. Allo stato fresco scorgonsi attraverso i lati del corpo linee inclinate e riunite ad angolo, con l'apertura rivolta in dietro, lungo la linea laterale, perciò parallele tra esse al di sopra e al di sotto di questa linea. Dopo l'immersione in liquidi indurenti a queste linee corrispondono alla superficie del corpo solchi. Intanto se si osserva al microscopio la fac- cia interna della cute, negli spazii compresi tra due linee o solchi sco- pronsi dei fascetti muscolari attaccati coi loro due estremi a due specie di pliche o bordi salienti del tessuto connettivo omogeneo della cute, le quali pliche o bordi formano appunto le linee parallele. Essi fascetti mu- scolari sono perciò corti, diretti nel senso della lunghezza del corpo ov- vero trasversalmente alla direzione delle linee parallele come i gradini di una scala portatile contro le due aste laterali di sostegno. Fra un fascetto muscolare e l’altro esiste un intervallo libero. L’interno del corpo è occupato da una sostanza molle, sarcodica, in mezzo alla quale decorre il fascio assiale. Questo si compone di tre tubi di aspetto quasi uniforme e sono l’aorta, la corda e il midollo spinale, ognuno dei quali contiene cellule d’indole diversa. Le vertebre sono rappresentate da delicate bacchette lamelliformi, ristrette in punta alle due estremità, poste l’una dopo l’altra su ciascun lato e in senso trasversale al tragitto dei detti tubi che abbracciano con la loro lunghezza. Ciascuna di esse è libera, non congiunta cioè per le due estremità superiore ed inferiore a quella del- l’altro lato; vi sono perciò due cordoni assai delicati di tessuto connettivo che passano su tutte le lamelle in senso longitudinale e servono a trattenerle . in sito sulla corda. Queste disposizioni non si rivelano che al microscopio. 1. O. hyalinus Raf. O. margine inferiori corporis punctis nigris in tres ordines dispositis or- nuto. Il corpo è trasparentissimo e d’aspetto gelatinoso, talchè lascia travedere gli organi interni, come il tubo digestivo e l’asse cerebro-spinale che sono Lg a di color bianco opaco. Più stretto dapprima va allargandosi più in dietro, indi comincia a restringersi prima del cominciamento della seconda metà della intiera lunghezza e va a terminare sempre più assottigliandooi in un piccolo filamento della grossezza di un capello. La sua massima altezza va compresa circa 22 volte nella lunghezza totale ed è 3 volte più grande della spessezza. Il profilo della fronte discende con mediocre declivio. La mascella superiore è alquanto incurva verso l’ estremità ed ha il margine dentario concavo, l’inferiore è dritta, più debole, ristretta in avanti e più obbliqua. Nella prima si contano 11 denti acuti per ciascun lato, diretti in linea quasi verticale; il primo di essi è posto alquanto più in dietro della estremità della mascella, è il più lungo e dista dal secondo più che non facciano gli altri tra loro. I denti inferiori sono al numero di 8 o 9 per lato, più lunghi, più acuti e diretti obbliquamente in avanti, il primo è posto sull’estremità della mascella, ravvicinato verso la base al compagno e un po’ divergente da esso in alto, incurvo con la punta rivolta in dietro, gli altri sono dritti. La lingua è mediocre ed ha il margine anteriore ro- tondato. Lo squarcio orale non va al di là del margine anteriore degli oc- chi. Questi sono piccoli, posti sull’angolo della bocca, con iride argentina e pupilla nera. Il loro diametro cape quasi 3 volte tra il loro margine an- teriore e l’estremità del rostro. La fessura branchiale è obbliqua e il suo angolo superiore si trova nel mezzo dell’altezza che ivi presenta il corpo e dista dal margine posteriore dell’ occhio quanto il margine anteriore di questo dalla punta del rostro. La dorsale comincia assai bassa, s’innalza più che altrove in corrispondenza della parte più elevata del corpo, ove può raggiungere un’ altezza di 2 millim., indi si riabbassa, ma più lentamente che iu avanti e va a disparire sulla coda. L’asse rachidiano è alquanto più vicino al margine superiore del corpo che all’inferiore, specialmente in die- tro. Il tubo digestivo dapprima un poco più ampio va restringendosi in die- tro e termina presso la base del filamento caudale, ne! punto che corri- sponde al principio del 48° posteriore del corpo. Il margine inferiore di que- sto, compresa la coda, è notato da tre serie di punticini neri che cominciano dalla gola. Dapprima la serie inferiore o media risulta di più punti assembrati, mentre le due serie laterali sono formate di punti posti regolarmente l’uno dopo l’altro; indi la prima diviene pure semplice e i punti delle serie la- terali si ravvicinano di più che al principio e tanto quanto quelli della media. Il filamento terminale della coda nereggia. Si rivelano inoltre al microscopio punti neri posti l’uno in seguito all’altro lungo la metà supe- riore delle linee parellele inferiori del corpo. Di questa specie io ebbi finora tre soli individui, il più lungo dei quali — 188 — misura 22 centim. Essi furono presi ai Ganzirri, uno in gennaio e gli altri in marzo. I pescatori li distinguono col nome di Spatuleddi a cuda longa. Fig. 1. Il pesce di gr. nat. » 1.a Capo ingrandito coi denti. 2. O. Rafinesquii n. sp. O. margine inferiori el superiori corporis e linca punctis nigris approxi- matis confecta notato. Il corpo è trasparente come quello della specie congenere, ma n° è un po meno elevato , in guisa che la sua massima altezza comprendesi circa 36 volte nella intiera lunghezza. La sua maggiore altezza si trova nel 3° anteriore della lunghezza ed è 2 volte più grande della spessezza. Il ro- stro è simile a quello dell’ altra specie. Sul margine superiore dell’ estre- mità ottusa della mascella s'impiantano due denti incurvi rivolti in dietro; dopo un piccolo intervallo libero seguono circa altri quattro denti acuti per lato, non rigidi come i primi, ma pieghevoli e membranosi. Sull estre- mità acuta della mandibola esistono pure due denti incurvi, ravvicinati, un po’ più corti dei superiori; seguono altri cinque denti molli como in alto, ma alquanto più lunghi. La lingua è mediocre, La fenditura della bocca giunge fino al margine inferiore dell’ occhio. Questo è un poco più grande che nell’altra specie, cosicchè il suo diametro cape 1 ‘ volte tra il suo margine anteriore e la punta del rostro. Esso è posto sopra l’angolo della bocca, ha l’iride argentina e la pupilla nera. La fessura branchiale posteriormente è rotondata e il suo angolo superiore dista dall'occhio quanto questo dall’ estremità del muso. La dorsale è come nella prima specie. Il tubo digestivo in dietro non restringesi pari passo col corpo ed ivi esso co- stituisce la metà dell’altezza di questo. L’ano è posto più in avanti dallo estremo posteriore che nell’ altra specie, poichè la distanza che corre tra questi due punti è circa la 21° parte della totale lunghezza. Lungo la base della dorsale e il tubo digestivo esiste da ciascun lato una serie di picco- lissimi punti neri, i quali sono talmente ravvicinati che ad occhio nudo mo- stransi come lince. Gli uni partono dalla gola, gli altri dalla nuca. Sugli angoli delle linee parallele del corpo notasi un’esigua macchietta dello stesso colore. Il filamento caudale è meno sottile di quello della specie suddescritta ed è tinto di nero alla base e all'estremità. Questa seconda specie parmi meno rara che l’altra, di cui porta lo stesso nome volgare. N’ebbi parecchi esemplari presi in questo inverno nella lo- — 189 — calità summentovata. Dedicaila in segno d’ omaggio all’ insigne naturalista che ne fondò il genere. Fig. 2. Il pesce di gr. nat. » 2a. Capo ingrandito coi denti. sfaeLdo—_______ GRIP EE (GR. RISSOANUS F. CUV.) NEL MAR DI PALERMO In una dotta comunicazione fatta dal Chiarissimo Prof. S. Richiardi del- l’Università di Pisa, alla Società toscana di Scienze naturali, sono esposte alcune importanti particolarità osteologiche riguardanti uno scheletro di Grampus griseus, acquistato a Palermo dallo stesso Professore, e fra le altre cose sono rilevati taluni fatti riguardanti più particolarmente le formole dentarie dei teschi appartenenti al Museo Zoologico di Palermo; alle quali cose, senza nulla togliere, a quanto disse l’ egregio Prof. Richiardi, posso ag- giungerne altre riguardanti i pezzi del Museo di Palermo, le quali var- ranno, a mio credere, a confermare le conclusioni dell’ Illustre Professore della cui personale amicizia grandemente mi onoro. È noto che fino a poco tempo addietro il Grampus griseus era stato pe- scato nel Mediterraneo solamente nelle vicinanze di Nizza ed un indivi- duo ad Algeri; però da quanto rilevasi dallo Elenco publicato recentemente dal Prof. E. H. Giglioli (1) bisogna aggiungere le località citate dallo stesso cioè: Genova e l’Isola di Capri nel Mediterraneo, Chioggia e Zara nel- l'Adriatico, ed ultimamente nell’estate del 1879 e nella primavera del 1881 ne furono presi sei individui nelle tonnare del mar di Palermo, 4 cioè nel 1879 e 2 nel 1881, dei primi fu salvato solamente il teschio, dei secondi l’intiero scheletro ; di essi un teschio ed uno scheletro si trovano al Mu- (1) Prof. Enrico Hillyer Giglioli. Elenco dei Mammiferi, degli Uccelli e dei Ret- tili ittiofagi appartenenti alla fauna italiana e Catalogo degli Anfibi e dei Pesci italiani. Firenze 1880. 8° — 190 — seo Zoologico-Zootomico di Pisa, e formano più particolarmente il soggetto della nota del professore Richiardi e gli altri sono stati acquistati pel Museo Zoologico-Zootomico di Palermo dal Chiarissimo Prof. Î’. Doderlein direttore dello stesso Musco. Aggiungo altresì che lo stesso Prof. Doderlein ricorda benissimo che nei primi tempi della sua venuta a Palermo, circa nel 1865 in estate vide sulla marina di Palermo 3 grossi individui di questa specie, però siccome erano in uno stato di putrefazione piuttosto avanzata, e mancando all’Uni- versità di locale adatto per tali preparazioni, per essere allora il Museo in via di formazione, non fu possibile di farne acquisto per le relative pre- parazioni. Si è dello scheletro e del teschio del Museo di Pisa di cui il prof. Ri- chiardi dà la sommaria descrizione, deducendone delle importanti conclu- sioni rapporto all’identità delle due specie Grampus Rissoanus, F. Cuv. e Gr. griseus G. Cuv. creduti da taluni come specie distinte ; però siccome nella descrizione dello scheletro di Pisa, si nota qualche differenza con quello di Palermo, la quale venendo in certo modo a confermare le dotte conclusioni del sullodato Professore ho creduto bene di renderle di pub- blica ragione. La colonna vertebrale che nello scheletro di Pisa è costituita da sessan- tanove vertebre in quello di Palermo ne conta settanta; da che ne risulta, che essendo indubiamente identici gli scheletri di Pisa e di Palermo, è evidente che il numero delle vertebre è variabile e di poca importanza nella identificazione delle specie, locchè viene a confermare maggiormente l'opinione del Prof. di Pisa. Un'altra differenza notasi pure nel numero delle ematoapofisi, le quali sono venti nello scheletro di Palermo, mentre sono ventuna in quello del Mu- seo di Pisa; le quali ematoapofisi mentre nello scheletro di Pisa comin- ciano alla trentanovesima-quarantesima vertebra, in quello di Palermo sor- gono invece alla quarantesima-quarantunesima. Ho altresì trovato un’altra notevole differenza, la quale non do come assoluta, ma invece con molta riserba, e sta nel numero delle costole che invece di dodici sono undici nello scheletro di Palermo. In seguito il Prof. Richiardi dà le misure dei teschi di Pisa e di uno di quelli di Palermo, perciò credo utile aggiungere pure i diametri antero posteriori degli altri tre teschi di Palermo che sono i seguenti cioè: 0,m. 520, 0,. 530, 0,". 535; contemporaneamente dà pure le formole dentarie dei due teschi di Pisa e di tre di quelli di Palermo, ma non dà la formola . . 0) x è * wu del teschio dello scheletro che risulta la seguente: 13, Però qui mi è duopo — 191 — soggiungere, che è verissimo quanto asserisce il Prof. Richiardi, che nel mascellare superiore del teschio appartenente allo scheletro di Palermo si osservavano tre cavità alveolari; ma queste da quanto mi è stato dato di osservare in seguito alla ulteriore preparazione dei teschio, si limitavano alle sole gengive, o per meglio dire, alla grossa mucosa orale, che non era stata tolta quando fu visto il teschio del Prof. Richiardi, e quando per la successiva pulitura delle ossa dovetti levare questa membrana, osservai come nell’ osso non fossero rimaste che leggerissime e quasi nulle le im- pronte alveolari; posso aggiungere ancora che in due dei tre teschi rimasti al nostro museo, sui mascellari superiori destri si notano delle leggiere de- pressioni alveolari, cioè 5 in un teschio e 4 in ua altro ed in quest'ultimo si nota pure una leggiera impronta alveolare anche a sinistra. Questi fatti varrebbero, anche a mio credere, a confermare sempre più l’idea della caduta dei denti in questi animali, ce ciò in seguito a quanto pare, alla »ro- duzione di depositi di sostanza ossea, iquali riempiendo successivamente la cu- vità alveolare verrebbero a spingere il dente in avanti, facendolo successiva- mevte cadere, ciò che verrebbe provato in certo qual modo, dalla persistenza delle cavità alveolari nella mucosa orale. Se poi non si volesse ammettere cotesta ipotesi, bisognerebbe credere certamente, che, almeno per i teschi di Palermo si fosse trattato di denti piuttosto piccoli, i quali poco dopo formati sarebbero caduti, per mancanza di solida radice,.e di poca aderenza alla cavità alveolare. La qual cosa, unita pure all’osservazione del Chiarissi- mo prof. Richiardi, verrebbe a provare la somma varietà, nelle dimensioni che assumerebbero i denti decidui della mascella superiore. Un altro fatto emer- gerebbe infine da coteste osservazioni, che cioè la produzione di questi denti decidui sembra più frequente a destra anzicchè a sinistra. Concludendo dirò che queste particolarità aggiunte a quelle osservate dal Ki- chiardi verrebbero sempre più a confermare le dotte conclusioni emesse dallo stesso nella sua eccellente nota cioè, la poca importanza del numero assoluto delle vertebre e delle ematoapofisi, non che della formola dentaria anch'essa molto variabile e quindi la identificazione delle due specie Grampus Ris- sounus F. Cuv. del Mediterraneo e Gr. griseus G. Cuv. del nord, in unica specie. Chiudo questa nota col ringraziare pubblicamente il mio Direttore si- gnor Prof. Doderlein del gentile permesso accordatomi di far note le par- ticolarità riguardanti i pezzi del Musco di Palermo cui mi onoro di appar- tenere. Palermo Aprile 1882. G. Ricgro, — 192 — NUOVO CATALOGO DEI COLEOTTERI DI S. A. DE MARSEUL Col Num. 254 e 255 (27 Marzo, e 23 Aprile 1882) il Sig. de Marseul pubblica nel suo giornale d’entomologia l’Abeille le prime 48 pagine di un nuovo catalogo dei coleotteri del vecchio continente. Trovando in esso alcune specie Siciliane, omesse nella prima parte del mio catalogo dei coleotteri di Sicilia, (10 Settembre 1880) come pure, spe- cie recentemente descritte ed appartenenti alla fauna della nostra isola, che non vi figurano e molte sinonimie interessanti per l’entomologia Sici- liana credo utile darne qui un breve cenno. Fra le specie che omisi di citare. nel mio catalogo trovo: Leistus Re- velierei Muls., di Sicilia e Corsica; Brachynus clongatus Tourn., B. joenius e B. Siculus Patty. Mi sfuggì di notare il Brachynus elongatus descritto dal Tournier come di Messina, avendolo trovato marcato nel catalogo di Stein e Weise (1877) di Piemonte! Riguardo alle due specie pubblicate dal Patti, (nec Patty) negli atti della Società Gioenia di Catania 1844, trovai le diagnosi così insufficienti per riconoscere queste due specie, che credetti opportuno, per non imbrogliare sempre più la sinonimia, di non metterli nel mio catalogo. Da aggiungere vi sarebbero inoltre da me non notate: Cymindis axillaris v. meridionalis Chaud., C. puncetatissima Mots., e Lebia (Lamprias) cyanoce- phala v.? cacruleocephala Chaud. Da togliere invece: Masoreus rotundipen- nis Reiche sinonimo dell’Aegyptiacus Dej., Harpalus pumilio Dej., è la Q dell’H7. rotundatus Dej., H. rotundicollis Fairm., è una varietà dell H. dif- finis Dej., H. vio'aceus Reiche var. dell’azureus F., H. Siculus Dej., var. del punctato-striatus Dej., Dichirotrichus chloroticus Dej., è sinonimo del- l’obsoletus Dej. Platyderus notatus Coq., di P. calathoides. Dej., e la Feronia (Poecilus) vicina Levrat., di quadricollis Dej. Il Sig. Marseul mette l’Apucalpus piceus Rottl., fra gli Stenolophus, men- ire l'Autore (Berl. ent. Zeit. 1870) lo descrisse per Acupalpus. Le specie non citate dal Marscul sono il Carabus auratus var. Siculus Ragusa, (Naturalista Sic. N.° 3 Dicembre 1881); Reichewa Baudit Ragusa, (Cat. coleot. di Sicilia Agosto 1881, e Baudi Nat. Sic. N.° 4 Genn. 1882); Chlaenius vestitus var. Oreteus Ragusa, (Nat. Sic. N.° 1 Ottobre 1881); e Acinopus brevicollis Baudi, (Nat. Sic. N.° 4 Genn. 1882). ExnRICO Racusa. EnRICO Ragusa, Dirett. resp. 49, /883 ln..\\/ Wi i{q{ququuu ul uri 1005 ANNO I 1 GIUGNO 1882 N. ‘9. IL NATURALISTA SICILIANO GIORNALE DI SCIENZE NATURALI see. — ST PUBBLICA OGNI PRIMO DI MESE PS ABBONAMENTO ANNUALE TERRA RIA ZA DC E A RARO) pi Cas EEE MI PAESI COMPRESI NELIZUIMONE POSTALE GL ST I Me TA ESRI RES RE PETER AO CIARA IRIS OS RR E IR i CINENUMEROOSEPARAPO; CON TAVOLE Sp a RR UA » SENZA: TAVOLE (Re ATA LL IR ONTO GLI ABBONAMENTI COMINCERANNO DAL 1° DI OTTOBRE DI OGNI ANNO Indirizzare tutto ciò che riguarda |’ Amministrazione e Redazione al sig. ENRICO RAGUSA, in Palermo, Via Stabile N. 89. SOMMARIO DEL NUM. 9. Dott. L. Facciolà— Descrizione di una specie di Scopelus del mar di Mes- sina (con tavola). & , | . M. Lo Jacono.—Criterii sui caratteri delle Orobanche ed enumer ‘azione delle nuove specie rinvenute in Sicilia (con tavola) ) (continua).V. Corrado Cafici—Descrizione di una nuova specie del genere Cochiicisa. ae C. F. Ancey—Sur la Faune conchyliologique terrestre du pays des Somalis. L. Failla Tedaldi—Sopra una singolare aberrazione dell Arge Pherusa B. A. Senoner, G. Riggio—Cenni Bibliografici. E. Ragusa-—otizie. PALERMO Stabilimento Tipografico Virzì 1882 ZIIITIITITIAIKVEKIKILILKLKKKKKKKKKKLKKKKKKKKKKTKKKLKKKKCKLKKKLKKKKKKKERACKATENKILICKEKOLK,TARORECKKECKKKKCTERKITÀ STILUUUITITITIVIITFTNKAKTHENIKVKHKTTKKKKKKKKIDKAVKKTKKHKKKKKTHKKKKKKKKKKKAKKKKKKKKKVKKHKTKLKKVKKKTKKKKKKKDKKKKKKKKKKKKKKKKKKKAKKKKKKAKAKKKKKKKAKKKKKKKKAKAKKKKKKAKKKKKKKAKKKentii ANNO I. 1 GIUGNO 1882. N. 9. AO 7T-«-<**-<<**©——*--<**—*-*<*-*-<*-*£>—-<£<>—-<*£*--_—<--£>-<**_->-<>-<-—-<--x IL NATURALISTA SICILIANO PIT" DIO «**<*****-**_-<**-<**-* *<**-*--<*°— —<_-r.rrrr DESCRIZIONE DI UNA NUOVA SPEGIE DI SCOPELUS DEL MAR DI MESSINA PEL DO EGLI RPACCIORA:! (con tavola). Diedi nel 7° numero di questo giornale, insieme ad alcuni altri pesci, una breve notizia sopra un nuovo Scopelo da me rinvenuto nelle acque di Messina e lo chiamai allora Scopelus acanthurus. Considerando poi che vi sono altre specie dello stesso genere che portano spine sulla radice della coda, pensai di dovere abbandonare quel nome specifico; ed ora che mi fo a descrivere più convenientemente cotal pesce, amo intitolarlo al nome del professore Pietro Doderlein dell’ Università di Palermo in omaggio al suo sapere e all'amicizia di cui mi onora. Scopelus Doderleini n. sp. Il corpo è allungato e compresso. Il suo profilo dall’estremità del muso all’origine della 1% ala dorsale forma una leggiera curva, la quale si ab- bassa in avanti più che in dietro ed ha la maggior convessità al di sopra della fessura branchiale; dal principio della detta ala discende dolcemente in linea retta fino alla codale. Il contorno inferiore del corpo segue un andamento analogo. La sua più grande spessezza trovasi verso la regione della nuca ed è ‘ della massima altezza. Questa è !; della lunghezza de! pesce, esclusane la codale. Il capo è schiacciato. La sua lunghezza, presa dall’ estremità del muso al margine posteriore del subopercolo, comprendesi 3 volte nella lunghezza del corpo, toltane la codale, ed è * di più della propria altezza. Lo spazio infraorbitale è quasi piano per due scaglie subellittiche ivi esistenti, alle quali s'interpone in avanti la carena frontale, ma staccandole scopresi al di — 194 — sotto un’incavatura. Gli occhi toccano il profilo, sono grandi, circolari, con iride argentina, alquanto offuscata sulla porzione antero-superiore. Il loro diametro entra poco più di 3 volte nella lunghezza del capo ed è uguale allo spazio interorbitario nella parte più larga. Essi distano dall’ estremità del muso un poco più di metà del proprio diametro. Il contorno orbitario su- periore prolungasi in una spina diretta in avanti. Vi sono due narici per lato , tra esse molto ravvicinate, una anteriore più piccola e circolare ed una posteriore allungata e verticale. Il muso è ottuso. Lo squarcio della bocca è mediocremente obbliquo e comprende i * della lunghezza del capo. L’intermascellare ha il margine dentario leggermente convesso e termina in dietro rotondato. La distanza che separa esso margine dal contorno in- feriore dell’ occhio non è che 5 del diametro di questo. La mascella in- feriore è un poco più corta e più stretta della superiore; ha forma el- littica allungata e la sua larghezza è ' della lunghezza. I due margini liberi taglienti delle ossa articolari» sono molto ravvicinati e si toccano so- lamente in dietro. La distanza che corre tra lo spigolo che ne risulta e il bordo dentario della mandibola è ' del diametro dell’ occhio. I denti pa- latini son poco sensibili, meglio al tatto che alla vista; un poco più appa- riscenti sono quelli del mascellare superiore; meglio sviluppati mostransi sul contorno della bocca; quelli delle ossa faringee sono i più grandi, di- sposti a raspa. 1 raggi branchiosteghi compressi a lama di coltello e ri- curvi. La fessura branchiale è ampia, posteriormente tagliata a semicer- chio ; tra le due branche della mandibola essa si avanza fino al 4° aute- riore della lunghezza. Il preopercolo ha il margine ascendente incurvato obbliquamente in avanti e ben rotondato in basso. Esso è liscio. Gli altri tre pezzi opercolari non hanno alcuna obbliquità e sono interamente squa- miformi e tra essi saldati. L’opercolo ha l’ angolo postico-superiore poco prominente ed ottuso, l’ angolo postico-inferiore quasi retto e poco spor- gente; il seno o incavo che ne sta in mezzo leggermente profondo. Nella sua porzione superiore è segnato da strie parallele. Il subopercolo ha il margine posteriore ben ritondato e i due margini anteriori riuniti ad an- golo in guisa che presenta quasi la figura di un settore di cerchio; esso è liscio tranne alcune strie verso la porzione inferiore del margine libero. L’inter- opercolo è di figura triangolare; il suo margine inferiore è rotondo e pro- lunga così la curva del subopercolo. Nel punto di questa continuazione è un’incisura. L’ angolo postico-inferiore dell’ opercolo dista dal margine po- steriore dell’occhio quanto questo margine dall’estremità del muso. Lo spa- zio tra la porzione inferiore del margine ascendente del preopercolo e il punto più vicino del contorno dell’ occhio eguaglia il diametro di questo. SOS Gli archi branchiali sono posteriormente angolati in guisa che presentano una porzione inferiore più lunga ed una porzione superiore. L’arco esterno porta sul margine anteriore o concavo una serie di setole rigide dirette in avanti, le quali si fanno gradatamente più lunghe verso l’angolo e sono al numero di 21. Al microscopio mostransi armate di punte coniche spiniformi, delle quali sono due o tre più robuste all'apice. Sull’arco branchiale seguente di tali setole osservansi alcune poche e corte solamente all’angolo, quasi perchè nel primo in questo punto sono più sviluppate, e si hanno invece brevi cilii, i quali si ripetono nei due archi consecutivi. Il cominciamento della 1% ala dorsale trovasi nella metà anteriore de) pesce non esclusane la codale e risponde appena più in dietro della base delle ventrali. Il suo termine è alquanto più vicino all'estremità della coda che al muso. La sua lunghezza è di poco minore dell’altezza e -cape 7 //2-8 volte nella intiera lunghezza del pesce. L’ altezza poi eguaglia quella del corpo. Il suo 1° raggio è delicato, spiniforme, di metà più corto del 2°; questo è anche la mezza parte della lunghezza ‘del 8°, i più lunghi sono il 3°, 4°, 5° e 6°. La 22 dorsale dista dalla 1% quanto la lunghezza di que- sta; essa è oblunga, appuntata all’ estremità e men alta del diametro del- l'occhio. Al microscopio si rivela costituita da un gran numero di delica- tissimi raggi fittamente congiunti. Sulla porzione del margine del dorso compresa tra queste duc ali sono l’un dopo l’altro circa cinque piccoli lembi membranosi, biancastri, di figura rombica. Osservati al microscopio risultano di tessuto dermico. Le ali pettorali sono molto allungate, strette ed acu- minate. Abbassate sorpassano l’origine dell’anale c tal fiata giungono fino al terzo medio di quest’ ala. Esse sono poco men lunghe del capo e com- prendonsi quasi 4 volte nella intiera lunghezza del pesce. Le venirali ar- rivano fino all’ano e sono in lunghezza !/ delle pettorali; la loro base dista da quella di queste ali quanto la propria lunghezza. L'ala anale prende origine 1e1 mezzo della lunghezza del pesce, in direzione del termine della 1: dorsale; è lunga quanto le ventrali e poco men che alta; il suo 1° rag- gio è in lunghezza metà del 2°; questo è quasi la terza parte del seguente, i più lunghi sono il 3°, 4° e 5°. L’ala codale è distintamente forcuta, col lobo inferiore più lungo del superiore. I raggi delle ali, eccetto la 2% dorsale, sono tutti articolati, nessuno cseluso , e il loro primo segmento o basale è sempre più lungo degli altri. Quelli delle pettorali dividonsi in due assai presso la radice, in guisa che la porzione di stelo unico è brevissima e quasi indistinta; ciascuno dei due steli suddividesi poi in due rami. I raggi ventrali sono doppii fin dal principio, ciascuna delle due metà si divide in due branche e poi in quat- nin tro. I raggi della 1° dorsale risultano anch’ essi di due metà longitudinali saldate in alto in unico stelo; il solo ultimo raggio nasce con tre steli , ognun dei quali scomponesi prima in tre e indi in sei rami. I raggi della 2° dorsale sono semplici, inarticolati cioè e indivisi. I primi quattro raggi dell’anale sono semplicemente doppii; ciascuna metà dei due raggi seguenti dividesi in due rami, negli altri ognuno di questi rami sudd.videsi in altri due. I raggi codali si restano doppii per tutta la lunghezza. Le squamme sono piccole, sottili, c aderiscono assai bene al corpo. Quelle della linea laterale sono allungate, poste verticalmente, subellittiche avendo i loro margini superiore ed inferiore rotondati; nel mezzo del margine po- steriore hanno un’incisura; segue a questa sulla lor faccia esterna un ca- naletto che porta ad un forame centrale. Esse sono inoltre segnate da strie arcuate nel senso della lunghezza, alcun poco flessuose e che vanno a di- sparire verso la porzione posteriore dello squamma. Il loro margine radi- cale, meno in quelle che stanno molto in avanti, ha quattro seni: ne ri- sultano tre lobi, di cui il medio è più prominente; il ventaglio si compone di quattro raggi. Le squamme che stanno ai lati di queste che formano una serie longitudinale sono di figura pentagona, col margine radicale più o meno sinuato concentricamente striate. Quelle che aderiscono ai lati del ventre sono più grandi. Quelle del margine del dorso hanno un solo seno. Sui pezzi opercolari mostrano diversa grandezza e sono pure concentrica- mente striate. La linea laterale comincia dall’angolo superiore dell’opercolo, è dappri- ma leggermente inarcata con la concavità in su, indi corre in linea retta fino alla codale. Essa risulta dei detti canaletti scolpiti sulle squamme della scrie longitudinale. L’ano si apre un poco più vicino all’estremità del muso che all’estremità della codale. 1* D. 15, 2*D. numerosi, P. 14, V. 8, A. 14, C. 28 compresi 1 piccoli IR 167 Sql Cer89: Il corpo splende di argentino su di un fondo marrone. L’interno della bocca è scuro-violetto. La guancia argentina. Gli opercoli sono bleuastri con lucentezza metallica; questo colore è più intenso sul subopercolo e di- pende da una pellicola nerastra che ne tappezza la interna faccia. Il ven- tre inferiormente è castagno. Sui lati della gola, dietro la fessura bran- chiale, esistono due chiazzette bianco-argentine, separate sul profilo dal co- lore scuro del ventre; un’altra macchia biancastra splendente sta nel mezzo della base delle ventrali; altre due sono ai lati dell’ano; dall’origine del- SSFToN a l’anale poi alla radice della coda corre sul profilo una fascia dello stesso colore delle dette macchie. Tutte le pinne sono biancastre trasparenti. La estremità del superior lobo codale e talvolta anche quella dell’inferiore ne- reggia. Quattro macchie argentine al di sotto della mandibola, due un poco più in dietro del suo estremo anteriore e due presso la parte posteriore, traspariscono attraverso le ossa articolari. Dei punti lucidi accerchiati di nero ornano il corpo con la disposizione seguente. Uno splende innanzi al margine anteriore degli occhi. Due stanno immediatamente dietro il mar- gine discendente del preopercolo. Uno è innanzi la base delle pettorali ; sulla stessa linea verticale sono altri due, uno in basso e uno in alto; quest’ ultimo è assai vicino alla linea laterale. Una serie longitudinale di tre per lato comincia dalla gola. Indi se ne osservano quattro disposti a semicerchio. Seguono cominciando dietro la base delle ventrali altri quat- tro per lato in linea curva in modo da formare tutte e otto uno spazio ellittico. Indi altri quattro montano sui lati del corpo in linea obbliqua d’avanti in dietro; di questi i primi tre sono più ravvicinati, l’ultimo è in contatto con la Jinea laterale. Dopo un breve intervallo se ne vedono sui lati del profilo del ventre altri sei che comprendono la lunghezza dell’ a- nale; ad di sopra dell’ultimo di essi stanno in direzione obbliqua altri due punti, di cui il superiore è più discosto e immediatamente al di sotto della linea laterale. Dopo un altro breve intervallo, ed ora cominciano ad essere più piccoli e più ravvicinati dei precedenti, seguitano sui lati del profilo 9 punti, dei quali il sesto dista dal settimo più che non gli altri tra loro. Un ultimo punto si sta nel mezzo della radice della coda da ciascun lato. Questi punti sono infossati nel derma e brillano attraverso le squamme. Essi risultano, come nelle altre specie, di una sostanza trasparente, mucosa, appartenente all’ epidermide, e di uno strato di pigmento che tappezza la piccola cavità. La loro formazione parmi analoga a quella del cristallino dell’occhio. In un esemplare la cavità addominale mi offrì: uno stomaco a piccolo cul-di-sacco, di color bruno-turchinastro tranne la branca pilorica che è biancastra; a questa attaccate due appendici cieche lunghette; l’ intestino corto e stretto; due ovarii allungati, eguali, con uova piccole, biancastre; tra essi e in avanti una vescica natatoria semplice, appena allungata e quasi sferica; il peritoneo parietale di castagno fosco. Nello stomaco con- tenevasi un gambarello, preda ordinaria degli Scopeli qui viventi. Le otoliti erano mediocri, subovoidali, con una faccia esterna piana e una faccia in- terna alquanto convessa. In questa specie le ali pettorali somigliano per la loro lunghezza a quelle dello Scopelus Bonapartii Cocco. Ma il corpo compresso, la forma se- micircolare della fessura branchiale ec la mancanza di obbliquità dei pezzi opercolari bastano da per sè sole a distinguernela a primo aspetto. Essa è rara, in due inverni io n’ ebbi una ventina di esemplari, di cui il più lungo ha 8 centim. I pescatori li chiamano pisc? diavuli, insieme alle altre specie. Spiegazione della tavola X. Pig. TlpesceVdiker: nat: s 2. Squamma ingr. della linea laterale (regione media). aio I ni del'ironco. » 4 Pezzi opercolari di gr. nat. a preopercolo. . d opercolo. c subopercolo. d interopercolo. —_—__——_—_——————= >, 1 a—_—_——_—_—_—__6 CRITERI SUI CARATTERI DELLE OROBANCHE ED ENUMERAZIONE DELLE NUOVE SPECIE rinvenute in Sicilia PER Mi. LuOoOJfsSOL9 (Cont. vedi i Num. prec.). 2. Phelipaea emarginata HeLpr. in D. C. Prodr. vol. XI, p. M. Losac. PI. Sic. rar. Cent. IV, cum PA. panormitana \WhValbitora Mini olim non GREN. et Gopr.) confusa ac evulgata. Ic. nostra tab. VIII, fig. 1. Ph. scapo plus minus valido simplict v. ramoso spica elongata (2-5 pollice.) acutiuscula, floribus magnis speciosis, calyce cupulato antice sinu laevi era- rato, tubo corollino horizontaliter arcuato, limbo amplo, dorso convexo facie — 199 — infer. plana 3-plicata, labiis obtusissimis obtuse undulatis, gibbis candidis vil- losissimis valde prominentibus. Scapus plerumque crassus plus minus elatus longo tractu hypogaeus ad basin in pseudo bulbo paullo incrassatus, ramosus v. ramosissimus (rami elongati) v. simplex, undique pubescens, coerulescens; squamae perpaucae, spicae elongatae saepissime acutatae, flores numerosi, magni, conferti, speciosi, calyx brevissime camp-cupulatus, laciniae e basi triangula, lanceolato-acuminatae, bracteolae linea- res subulatae, calycis tubo paullo superantes, corolla 213 poll. ad 1 pollice. longa e basi laeviter arcuata subhorizontaliter patens, supra germine valde constrieta, dein sensim laeviter ampliata, dorso convexa, facie infer. plana profunde 8-pli- cata, lobi labii super. contigui, marginibus paullo reflexis, labium infer. superiore aequilongum, lobis subaequalibus ovatis obtusissimis, lateralibus a medio distan- tibus parce minuteque undulatis, faux corollae gibbis duobus candidissim.s ob- longis elevatis, tubus corollae extus pubescens pallide azureus, intus intense amoenissime azureus venis rectis obscurioribus notatus, filamenta ad constricturam tubi affixa, glabra, antherae fere globosae secus suturas loculorum parce villigerae stylus rectus, pallide coeruleus, juxta apicem inflexus, stigma profunde bilobum, lobis supra planis ovato-ellipticis exacte contiguis tantum lateraliter complanatis, capsula magna globoso-ovata formae et magnitudinis Asphodelt ramosi paullo excedens! wi. vi In collibus herbosis apricis propre’ Panormum ad radices variaram Legumino- sarum ac Syngenestacarum parasitica, Ciaculli, Torretta, Carini, M. Gallo, Capaci, propre locum Z/oresta dicto vulgatissima. Aprili-Maio. Anche questa specie distintissima era stata confusa o colla PR. ramosa o colla Ph. coesta e trovavasi nell Erbario Tixeo associata alla PA. Mutelit. La gran- dezza dei fiori, la forma della spica, la robustezza degli scapi, la loro taglia sono caratteri sufficienti a distinguerla. BorssieR ingiustamente riunisce sotto la PA. ramosa, molte delle specie del ReuTER e del GriseBACH, è una opinione del tutto erronea e precipitata, Le attuali cognizioni sulle Orobancke non permettono più adottare questo procedimento. Dall’esame delle figure da noi date è facile ve- dere che le differenze colla PA. panormitana che le sta la più vicina, sono pur iroppo notevoli. 9. Phelipaea Gussoneana Mini. P/. coesia Guss. non REUTER nec ReicHENB. Ph. rufescens Mini in contrib. FI. Sic. ann. 1878 (non GRISEB.). Ph. scapo simplici recto, statura mediocre (vie palmaris) undigue amoene chalybaeo molle puberulo, spica confertissima obtusissima calyce ex sicco sub- — 200 — membranaceo nitido glabrato , postice latissime sinuato, erquisite multiner- vato, lacintis subulato-setaceis, corolla patula, limbo amplissimo , lobis late ovatis obtusis conspicue ciliatis, amoenissime cyanea, gibbis lacteis, antheris barbatis. Herba undique pulchre eyanea, scapus crassiusculus, validiusculus pleramque simplex v. inferne tantum ramulis vix evolutis praeditus, parce squamatus, spica parce elongata obtusissima, bractene calyce aequantes, tubus calycinus cupulatus fere diaphanus, nitide nervatus postice sinu lato exarato, laciniae e basi triangula Jineari-subulatae bracteolae tubo calycis vix superantes, corolla paullo surrecta , supra germine constricta (15 m.m. longa) ultra stricturam paullo incurva dein late campanulata, dorso arcuata, limbo amplissimo, lobis labii supremi parce re- flexis, ovatis, infimi superioribus latioribus e basi lata ovatis obtusis, marginibus conspicue ciliatis, faux gibberis oblongis candidissimis elevata, stamina glabra tan- tum sub constrictura tubi affixa, antherae niveae undique valde lanuginoso-bar- batae. v. v. In elatioribus montosis. Zewsza sulle basse rupi alle falde settentrionali di Busambra ad radices Rumici triangulari parasitica, (legi ann. 1878-81). S. M. del Bosco (Tin!) Polizzi al Salto della Botte (Tin!) Toccata Grande (Cozzo della Mufera aliorum) Madonie ‘Tin! in saxosis al Piano della Battaglia di Petralia (M. L.! Junio 1881). Secondo ReicHENBAcH (Ze. Fl. Germ. et Helo.), la sua Ph. coesia è diversa dalla omonima del REUTER e dei Signori GRENIER e Gopron. La prima è nativa delle Provincie Russe orientali, la seconda è dell'Europa medio-occidentale. Alla Ph. coesia ReicuB., Borssier applica il nome di PA. lanuginosa C. A. Mev. ritenendole identiche cose. ReicnenpacH alla PR. coesta del ReuTER ritenendola diversa dalla sua pianta russa da il nome di PA. Reutertana della quale dà la figura nelle sue Zcones (tab. 218). La pianta di Sicilia siccome del resto avanti di noi Gussone faceva osser- vare, è diversa da quella del ReicnenpacH , alla quale deve restare il nome di coesta. Se l’asserzione del Boissier che essa sia identica alla PA. lanuginosa non fosse esatta la pianta di Francia, e forse di tutte le località dell’ Europa media assegnatele dal ReuTER sarebbe poi la PX. Reuteriana.—La nostra è diversa completamente da quest’ultima per come abbiamo giudicato dalla figura citata del RECHENBACH; deve dunque assumere altro nome. Noi nei contributi alla FI. di Sic. (ann. 1878) credemmo dapprima potesse es- sere l’istessa cosa della P%R. rufescens del GrIiseBAcH, e saremmo portati a cere- derlo tuttora se il Borssier nella FI. Orient. con un segno! non avesse riportata la specie cel GriseBacn sotto la PA. Mutelti, dalla quale la specie siciliana sta mille miglia lontana ; onde alla nostra rufescers di allora, alla coesia di Gus- IM sonE, abbiamo imposto il nome del nostro immortale Botanico , senza pregiudi- care l’oscuro significato della PA. Reuteriana , così singolarmente figurata nel- l’Icones del REICHENBACH, e della vera coesia del ReIcH. che noi non conosciamo se non dalla figura la quale a dire il vero per 1’ abito ed il colorito si avvicina molto alla pianta siciliana tanto amica delle più alte contrade dell’Isola. 4. Phelipaea stricta Moris mss. in Herb. FI. Atl. Desr. (1846), Reur. in D. C. Prodr. v. II, p. 7, Orobanche stricta Moris et BERT. fl. Ital. v.-VI, p. 450. O. coerulea Moris Stirp. Sard. El. 1, p. 35, Moris fl. Sard. v. 3, p. 240 (sub Phelipaea). M. Losac. Contrib. FI. Sicil. ann. 1878. CesatI Passer. et Gis. , Comp. FI. Ital. p. 335. PA. stricta exsicc. Huet. DE Pav. (ex arenosis Feudo Nobile, prope Terranova (Siciliae) sic ex MoRIs ipse! Ic. MorIs 1. c. tab. CII (optima!!) Ph. scapo elato strieto plerumque tortuoso, spica longissima pauciftora sensim usque ad apicem longe attenuata acutissima , floribus subpedicellatis remotis infimis remotissimis fere sparsis, laciniis tubo calycis duplo superantibus an- gustissime triangularibus subito longe setacets, corolla angusta ratione plan- tae paroula, limbo parvo lobis omnibus ovato-acutis intermedio reliquis paullo latiore. Scapus elatus saepe tortuosus in parte inferiore vix in caudice bulbiforme tenui- ter radiculoso, incrassatus, spica usque ad 22 centim. longa more PA. lavandu- lacea pyramidata sensim usque ad apicem (ante florescentiam saepissime como- sam) attenuata acuta, floribus paucis remotis infimis valde distantibus sparsissi- mis, brevissimeque pedicellatis, squamae florales calyce breviores, tubus calycinus subregulariter cupulatus vix coriaceus, laciniis tubo duplo longioribus, anticis reliquis paullo superantibus, dorso exquisite nervatis, angustissime triangulis su- bito longe subulato-setaceis, bracteolae tubo paullo superantes, corolla surrecta , more congenerum basi aucta, d in constrieta anguste tubulosa , dorso carinata , subtriquetra, subtus plana triplicata ratione plantae parvula, limbo parvo, lobis labii super. reflexis, ovato-acutis, inferioribus conformibus paullo latioribus, 2 la- teralibus intermedio vix angustioribus, filamenta prope stricturam tubi affixa gla- bra, stigma secundum C7. Moris bilobum, lobis orbiculatis, orbiculato-retusis v. retuso-bilobis. v. v. In arenosis maritimis a Feudo Nobile prope Terranova sec. Cel. Moris ex Huer de Pav. PI. sic. exsice. Im montosis Zimpe di Marfa juxta speciminum in Nebrodibus a Tineo lectum; et in apricis collibus prope Palermo a Chiarandà ubi rarissima legi ann. 1881. La figura del Moris non può dare un’ immagine più fedele della pianta che descriviamo, che si conosce per ora di poche località: delle Madonie (Timpe di Marfa) raccolta da Tineo, e di Palermo stesso ove è rarissima, crescendo sporadica in individui isolati. La località che riportiamo in fede del Moris, LE A- RENE MARITTIME di Feudo Nobile—in vero è del tutto differente da quella ove Tinko trovò questa pianta sulle Madonie; Zampe di Marfa essendo una delle alte vette delle Nebrodi che stimiamo deve elevarsi circa 7400 m. sul mare presso Terranova di Sicilia ove la PA. stricta è stata ritrovata da Huer de Pav. Una stessa pianta non potrebbe vivere in condizioni sì disparate! Come va ciò non sa- premmo dirlo. La PA. stricta rassomiglia più che ogni altra alla P%. coerulea Vir. mas- sime per il calice e la forma delle lacinie. 5. Phelipaea coerulea C. A. MEyYy enum. cauc. 104. ReuT. in D. C. Prodr. 11, p. ‘5. Gren. vet Gopr.CEl- de Br. vol. Ipod Mana ei LANGEUFI. Hisp..vol. IL pi 267=M. Lo Jo. veg. is. Eolie4tOz0b coeruléa ViLL. Bert. Fl. It. v. 6, p. 449. O. purpurea Jaca. Ph. Scapo simplicissimo, spica cylindrica acutata floribus majusculis, sur- rectis ari adpressis, squamis floralibus dorso carinatis, lacintis calycinis longe subulato-setaceis, corolla tubulosa non curvata, limbo parce explanato, lacintits angustatis acutis subulatis , staminibus paullo a basi tubi recessis, antheris acute apiculatis. Sorpassò sulla descrizione di questa pianta comune in Europa per quanta rara in Sicilia, non essendomi conosciuta che dalle Isole Eolie. È una specie che si distingue da tutte le altre nostre specie per lo scapo semplicissimo , pei fiori e- retti molto grandi, per le lacinie calicine lungamente subulate come nella Ph. stricta. (Continua) — wa s—— FAUNA SICILIANA DESCRIZIONE DI UNA NUOVA SPECIE DEL GENERE COCHLICOPA NOTA DI CORRADO CAFICI Cochlicopa Alleryi Testa oblongo-subventricosa, minutissima; fragillima, diaphana, nitidissima, leviter corneo-lutescente; spira brevi; apice obtuso, sicut mamillato ; anfrac- tibus 5 convexiusculis, omnibus praeter quintum lente evolutis, quinto rapi- i dissime crescente—sutura sat impressa duplicataque separatis; ultimo 314 al- titudinis fere superante, apertura oblonga, superne angulata; columella sub- verticali, basin non attingente, sicut subtruncata; peristomate recto , acuto; margine externo arcuato, marginibus callo tenui junctis. Conchiglia oblonga, un poco ventricosa, piccolissima, di un’ estrema de- licatezza, trasparente, lucente, di color corneo pallido; spira breve; apice molto ottuso, leggermente mamillonato; anfratti 5, mediocremente convessi, separati da una sutura ben pronunziata cinta inferiormente da una seconda linea imitante una scanalatura suturale ; dal primo al quarto lentamente crescenti, l’ultimo grandissimo si accresce rapidamente e da solo uguaglia e quasi supera i 3]4 dell’altezza; apertura oblonga, superiormente angolata; columella quasi verticale, terminante prima del bordo columellare in guisa da sembrare interrotta; peristoma retto, tagliente; margine esterno arcuato, bordi congiunti da un callo sottile. i LIE i ERA O I CPN AR de OST o IO E n Pt seo ie Enoplesza*dellapertiinator: MI. ela ca i Lg Abita Nociforo presso Vizzini. Ho raccolto questa graziosa specie nella state dello scorso anno in pic- ciol numero di esemplari tra le foglie marcescenti di un canneta. Mi è grato dedicarla al Marchese Allery di Monterosato, dotto e passionato il- lustratore delle conchiglie del Mediterraneo. La Cochlicopa Alleryi appartiene al sottogenere Ferussacia, ed è la specie più piccola sino ad ora conosciuta, e appunto per la sua piccolezza diffi- cilissima a trovarsi. Lo sviluppo straordinario dell’ultimo anfratto , il quale da solo forma i tre quarti della lunghezza dell'intera conchiglia, e conseguentemente la e- strema lunghezza dell’apertura, sono i due caratteri che a prima vista la fanno distinguere dalle altre specie di questo sotto-genere che si rinven- gono in Sicilia; sicchè io non saprei trovare non solo nella fauna siciliana ma neanche in quella del continente italiano e dell’Algeria, ove le £Ferus- saciae assumono uno sviluppo considerevole, una sola specie a cui poterla rassomigliare. Il signor Bourguignat nella “ Malacologie de ’Algérie , suddivide tutte le Ferussaciae propriamente dette in tre gruppi ben distinti sotto i nomi di Folliculiana , Proceruliana e Hohenwartiana prendendo a tipo di ciascun gruppo le tre specie: F. folliculus, F. procerula, F. Hohemwarti. Secondo questa divisione, adottata dalla maggior parte dei malacologi, — 204 — la Cochlicopa Alleryi apparterrebbe al gruppo delle Hohemwvartiana, for- mato di specie che abitano sopratutto il continente italiano. Aggiungo da ultimo alcuni brevi ragguagli intorno alle specie siciliane del sotto-genere erussacit sino ad ora conosciute. 1.° Cochlicopa Vescoi, Bourguignat, (Ferussacia) Amén. malac., t. I, pa- gina 203, 1856—Achatina folliculus, var. Vescoi, Benoit—Achatina folliculus, Philippi, Pirajno. Specie comune in tutta la Sicilia. 2.° Cochlicopa abromia, Bourguignat, Malac. Algér. V. II, pag. 45, PI. HI, flg. 29-31. Secondo Bourguignat questa specie dell’ Algeria vive anche in Sicilia. Però, ch'io sappia, questa asserzione non è stata sinora confermata nè dal Benoit, nè da altri naturalisti siciliani. 3.0 Cochlicopa lamellifera, Morelet, Test. nov. Algér., in Journ. Conch., pag. 358, pl. IX, fig. 13, 1881.—Achatina lamellifera , Benoit, Il- lust. Sist. Crit., tav. V, fig. 28; e Nuovo Catal. ecc. pag. 83 1882. Benoit per il primo ha segnalato sin dal 1862 questa specie come vi- vente nell’isola di Alicuri. Ultimamente anche il Dott. Westerlund (Fauna Europ. Moll. Extramar.) la novera tra le specie che vivono in Sicilia. Non vedo perciò con qual fondamento il Sig. Bourguignat ne metta in dubbio l’esistenza nella nostra isola, ove pure vivono altre specie di questo sotto- genere comuni colla fauna dell'Algeria. 4. Cochlicopa Biondiana, Benoit, Illus. Sist. Orit. tav. VIII, fig. 5. Questa specie è citata dal Benoit come vivente nel feudo del Principe Petrella presso Palermo. Io l’ho raccolta a Siracusa fra i detriti dell’ A- napo. 5. Cochlicopa Rizzeana, Benoit, Ilus. Sist. Crit. tav. VIII, fig. 10. Vive secondo Benoit, a Palermo e nella piana di Catania. Abita la pro- vincia di Siracusa, avendola trovata fra i detriti dell’Anapo. 6. Cochlicopa Bourguignatiana, Benoit. Ill. Sist. Crit. pag. 341, tav. VIII, fig. 5 (mala). — 205 — Vive nelle campagne di Palermo (Benoit) e sulle Madonie, donde pro- vengono gli esemplari della mia collezione. 7. Cochlicopa thamnophila, Bourguignat, Mal. Algér., pag. 69, pl. IV, fi- gura 41-44. Riporto questa specie nel novero delle siciliane sull’assicurazione del si- gnor Bourguignat; poichè non ho notizia che nell’isola nostra sia stata rac- colta da altri. 8. Cochlicopa Alleryi, Cafici. Nociforo presso Vizzini. Certamente questo catalogo è ben lungi dal dare un’idea completa delle specie del sotto-genere Ferussacia che vivono in Sicilia; ed io son sicuro che se ulteriori ricerche verranno fatte il numero di esse si andrà grada- tamente aumentando. Vizzini, Maggio 1882. SUR LA FAUNE CONCHYLIOLOGIQUE TERRESTRE DU PAYS DES SOMALIS Dans le cours de deux explorations faites par M. G. Révoil, ce voya- geur a récolté quelques espèces de mollusques terrestres, cn petit nombre à la vérité, mais qui me semblent présenter un grand interéèt à cause de la distribution géographique de ces étres. Cette faune me paraît a peu- pròs complètement indépendante par ses caractéres de celle de l’Abyssinie, et les formes que l’on y trouve se rapprochent beaucoup plus de celles que l’on rencontre à Socotora et dans le sud de l’Arabie. Le pays parai- trait du reste, relativement assez pauvre. Les coquilles du pays des Somalis, que j'ai pu me procurer, portent des noms de M. J. R. Bourguignat, je ne sais sil les a publiés déja, dans tous les cas, je pense, vu la rareté de ses ouvrages, et le petit nombre d’exemplaires qui en sont généralement tirés, rendre service aux conchy- liologistes, en donnant une description détaillée des espèces que j'ai entre les mains, eu leur conservant, sauf pour une seule, les noms de Mr. J. R. Bourguignat. en 1. Buliminus (Petroeus) iatireflexus, Reeve. (est è cette espece, à mon sens, et non au B. Candidus, Lam., qu’ il faudrait rapporter les spécimens récoltés par M. G. Révoil, mon opinion du reste, n’a rien d’absolu, car je ne connais le £. latire/exus, que par la descri- ption et la figure, le péristome de ces exemplaires est largement refléchi, et arrondi, nullement rebordé de fauve è l’ intérieur de l’ouverture , qui est privée è sa partie columellaire de la grande dent aigiie terminant le pli qui se trouve è cette partie; la coquille est d’un brun clair, et plus pe- tite que celle du B. Candidus, Lam. Buliminus (Petroeus) Revoili, Bourg. Long. 36; lat. 20; long. apert. 17 mill. Testa nitens, loevigata, pallidissime cornea aut lactea, solidiuscula, spira rotundato-conica, apice acuminata ; anfr. 8 12, modice crescentibus, vix rotundatis, sutura lineari parum impressa separatis, sublente striis obliqua- tulis incrementi obsoletissimis instructis; ultimus minus quam dimidiam to- tius partem occupans, infra rotundatus et rimatus, rimatione longa, umbi- licum falsum efficiente ; apertura leviter ascendens, oblonga, emarginata, columella plicam internam obliquam latam sed parum prominentem for- mante; peristomium album, rotundatum et extus expansum, latum, margi- nibus callo crasso, continuo junctis. Montagnes des Gonzalis-Ouarsangueles vallées du Darror et Karkar, au nord du pays des Somalis. Cette belle et grande espèce estintermédiane entre les B. labiosus Mill. (—Yemenensis, Palad.), et B. labrosus, Lam., de Syrie, mais se rapproche davantage par sa forme générale, du premier, dont elle diffère pourtant par son ouverture. Elle est du reste, beaucoup plus grande que les deux. Buliminus (Petroeus) lamprodermus, Morelet. Cette espéce est du premier voyage M. Révoil, mais bien qu’ elle pro- vienne, j'en ai maintenant la certitude, du pays des Somalis, j’ ignore sa localité exacte. Le sommet en est moins aigu que celui du 5. labiosus. Buliminus (Rachis) Moreletianus, C. F. Ancey. Long. 18; lat. 11 12; long. ap. 11 mill. Testa solidula, subnitens, turrita, perforata, candida et pallide brunnea, cum strigis irregularibus brunneis longitudinalibus ; anfr. 8 112, ad peri- pheriam tantisper rotundatis, sutura impressa separatis, subobliquis confer- tisque striis sculptis; spira regulariter acuminata; anfr. ultim. ad periphe- riam rotundatus, aliquando fascia unica diluta et confusa circumdatus, nul- lomodo ascendens. Apertura fere recta, sinuata, ad basim canalem simu- lans, oblonga-emarginata, basi subanguiata; columella plica unica, parum — 207 — valida, introrsum directa, fere verticali instructa; peristomium acutum, sim- plex, ad columellam umbilicum parvum reflexione semitegens. Méme localité que le Bul. Revodi. Cette coquille m’ a été envoyée sous le nom de Limicolaria Revoilia, Bourg; mais elle ne me parait présenter que trés-peu de rapports avec les espèces de se genre; elle a tout a fait l’aspect général de certains Bu- limulus du Pérou, surtout du B. striatus, King, auquel elle ressemble pour la constitution du test, la sculpture, et la disposition des conleurs, mais sa forme est plus allongée, sa spire plus acuminée, et la forme de l’ou- verture ressemble à celle du Bulimulus virgulatus, Fér.; seulement elle est plus rétrécie et plus anguleuse è la base, moins large d’ ouverture, et la columelle est plus droite, et pliciforme. L’ombiiic est aussi plus grand. Le Buliminus (Rachis) albatus, Fér., d’ Arabie, me parait, bien qu’ il existe entre les deux coquilles des differences qu’ il est dès lors facile de comprendre, rattacher cette forme au groupe auquel il appartient. Ne pouvant done conserver le nom de M. Bourguignat, je suis heureux de dédier cette espéce è M. A. Morelet, de Dijon, bien connu par ses tra- vaux sur la faune africaine, en reconnaissance de la peine qu’ il a bien voulu prendre pour nommer d’aprés sa riche collection, des coquilles qu'il ne m’aurait pas été aisé d’identifier sans son aide bienveillante. M. Révoil a aussi trouvé un genre très intéressant de Cyclostomides, que je n'ai malheureusement pas sous les yeux, mais qui est intermédiaire entre les Lithidion auxquels il ressemble par sa forme déprimée , et les Otopoma. Voici la description du genre Acvozlia. Coquille deprimée, solide, à còtes spirales nombreuses et aigiies; spire mediocrement elevée, sommet, ob- tus. Région ombilicale entièrement recouverte par une forte et large callosité. Ouverture oblique; peristome refléchi. La taille est celle du Cycl. Deshayesianum, auquel elle ressemble un peu. Outre la ev. Mine-Ed- warsi, Bourg., j/en connais une seconde espèce que je ferai connaitre plus tard. C. F. AncEy. — 208 — SOPRA UNA SINGOLARE ABERRAZIONE Del ARGE RETE RS SIR Avendo raccolto nel principio del trascorso mese molti esemplari della specie siciliana : Arge Pherusa, unitamente alla varietà Plesaura Bell. e a molte altre forme transitorie, ebbi il piacere di notare in uno di essi una aberrazione del tutto nuova, che ci piace far conoscere ai nostri colleghi. Tralasciando le forme intermedie agli amatori di varietà, avidi sempre di nomi nuovi, dirò che la var. Plesaura, quale venne istituita dal Bellier per la prima volta, distinguesi dal tipo per l’assoluta mancanza delle mac- chie ocellari (absque ocellis) che ornano il margine esterno sì nel disopra che nel disotto delle seconde ali, le quali oscillano di numero nei molti individui esaminati, formando una scala transitoria dal tipo alla varietà, non tali però da dover battezzare con nomi nuovi talune delle modifica- zioni ricordate. La particolarità offerta dall’individuo da me catturato (8 maggio) e che sott.pongo ad esame è veramente rimarchevole a doppio riguardo, e forse siamo in presenza di un soggetto ermafrodito. Le ali superiori sono uniformemente conformate, non vi si scorge la ben- chè leggiera differenza, mon così le ali inferiori che sono invece molto dissimili fra di loro. L’ala sinistra per deficienza degli ocelli caratteristici appartiene alla var. Plesaura, essa inoltre è di un terzo più piccola della destra, che è fornita di ocelli e di grandezza normale. Avendo riguardo che l’ab. Plesaura si manifesta tanto nei d' come nelle 2 e che altre parti dell’insetto sottoposte ad esame non mostrano alcuna differenza, non ardisco asserire se sarebbe questo il caso della fusione di due sessi, a togliere il qual dubbio gioverebbe l’esame degli organi genitali, facendo sacrifizio dello raro specimen di cui ho tenuto parola. Questo insetto, a meglio farlo riconoscere sarà riprodotto in una delle tavole venture. Palermo, 1 giugno 1882. L. FAILLA-TEDALDI. RAADANALRISARAALZALARIAALZARAIA II LIS ARTI MI MIt Mimi (miti pei ini tti iimi iti) iiatigiiviimi(mi( imita DATI v l n NISSSSI AANSSNSSNSISNAISNINSINSANI NA NANLANI DI Sio a O) TOMO IU VOLO O ORTO RI PCI ll) few p IBLIOGRAFICI Reitter E. dà l’enumerazione (Soc. bot. zool. di Vienna 1881) dei Pselafidi e Scydmaenidi raccolti dall’Appl nella Siria e che trovansi nel Musco im- periale di Vienna; sono 22 specie delle quali la maggior parte nuove.—Esso descrive poi (Soc. di sc. nat. Briinn. 1881), i Dermestidi della sua propria collezione, fra cui trovansi 70 specie nuove appartenenti ai generi Atta- genus, Hadrotoma, Trogoderma, Cryptorhopalum ete. del Brasile, dell’Abis- sinia, Africa etc. Il sig. Ganglbauer dà (I. c.) un prospetto diagnostico dei coleotteri eu- ropei e in specialità dei Cerambycidi; esso fa menzione del lavoro di Schiòdte soprai Cerambycidi della Danimarca, i quali vengono divisi in 6 gruppi (Prionini, Vesperini, Asemini, ete.), caratterizzati dietro le parti boc- cali e gli organi di stritolazione e dei pori sulle antenne e pur anche per i caratteri delle larve. (Veggasi il suo scritto : sulle metamorfosi dei Ce- rambycidi). Ganglbauer divide i Cerambycidi in due sotto famiglie dietro la forma- zione della testa delle larve, cioè : in Cerambycidi (Anaulacnemitae) ed in Lamitae (Metaulacnemitae); i primi vengono divisi in tre gruppi:in Leptu- rini, Cerambycini e Prionini; di questi tre gruppi ne viene dato un pro- spetto diagnostico delle rispettive specie. (Una tavola rappresenta la testa delle larve). Il sig. Schaufuss descrive (1. c.) alcuni coleotteri raccolti da lui alle Ba- leari, fra essi havvi un Phylax balearicus che trovasi nelle collezioni sotto il nome di Micrositus semicostatus. SSA Gli Aracnidi ed i Miriapodi raccolti dallo Schaufuss alle Baleari sono descritti dal Koch (I. c.); fra le nuove specie havvi un’Epeira mimula, si- mile all’ Ep. adianta; un Chiracanthium occidentale, somigliante al Cher. Letochae, un Geophilus tenellus, un Julus inconspicuus etc. Il sig. Rogenhofer descrive (I. c.) una nuova Nyceteloide rinvenuta sulla Tamarie articulata presso Alessandria (Egitto), Sarothripa nilotica affine alla Nola cuculatella, e di cui trovasi un esemplare nel Museo imp. sotto il nome di Grapholita pharaonana, Koll. Il sig. M6schler (1. c.) dà la lista delle Geometre e dei Microtteri del Surinam; vi sono descritti diversi nuovi generi (Ligonia, Blechroma, Neo- phrida etc.) e molte nuove specie (Zsemalophora meridionalis, Botis perclu- dalis, Orobena lemniscalis ete. Il prof. Mick descrive (1. c.) un nuovo dittero dei dintorni di Bolzano, cioè Diaphorus Gredleri, che rassomiglia al Diaph. lugubris; poi descrive una Dicranota Reitteri di Arco, che si distingue dalla D. ruficornis per le sue antenne nere; descrive inoltre una Lasiopa Mannti di Trieste, che as- somiglia alla Z. calva, ed in seguito fa conoscere avere il genere Clinocera delle specie che, dovrebbero esser cambiate in generi; egli ne propone 7 nuovi, cioè Phacobalia, Eucelidia, Philolutra ete., di cui ne dà il prospetto siste- matico e diagnostico , osserva poi avere Schiner posto la Milarimorpha a principio fra gli Empidi, aver poi creduto questo un errore e la mise fra i Leptidi:—Mick però crede che la Hilarimorpha appartenga senza dubbio fra gli Empidi, almeno finchè si sarà scoperta la forma della larva; afferma poi esser questo genere il rappresentante di un gruppo proprio, che egli nomina Hilarimorphinae, affine alle Hybotine e sarebbe a confrontarsi la Hilarimorpha colle Bombylide e colle Therenide. Il sig. Osten Sacken dà (1. e.) l'elenco degli scritti entomologici del de- funto distinto ditterologo Rondani. Il sig. Meyer fa (I. c.) osservazioni critiche su alcuni GSi raccolti dal Riedel all’ isola di Sumba, la di cui avifauna era sino al presente quasi del tutto incognita. Il signor Pelzelo dà la lista degli uccelli mandati al Museo imp. dal Dott. Emin Bey dall'Africa centrale. P. Gredler dà (Soc. min. zoolog. di Regensburg), quale supplemento alla fauna degli Amfibi del Tirolo altre notizie; così fa menzione di un Podarcis muralis di color rosa pallido, occhi vivaci rossi, corpo trasparente come un Proteo “ di estrema bellezza , dice il Gredler; poi di un Tropidonolus natrix di estrema grandezza; di una sua var. bulsanensis Gredl. di un color non ancor veduto, che si può dire un Leuco-melanismo, tutta la parte superiore SR na ai lati è di color nero oscuro, così che le macchie normali nere si pos- sono vedere solo alla luce del sole; su questo fondo nero appariscono quà e là macchie di 1-3 millim. in grandezza, di color bianco neve; la parte inferiore è di color grigio acciajo e ai lati trovansi delle macchie bianche; la parte inferiore della testa è di color bianco etc. Sul Bombinator igneus vengono dati alcuni particolari fisiologici. Il sig. Miillner, descrive (Soc. bot. zool. Vienna 1881) alcuni ibridi del genere Carduus rinvenuti nella bassa Austria, sono: C. hRamuloso x acanthoides, pseudohamulosus Schur; C. crispoxnutans—polyacanthos Schleich ;= Stangii Buek; C. acanthoidixnutans=orthocephalus Wall.j C. acanthoidix crispus Asch.;— Aschersonianus Ruhm.; C. nutantidex floratus=Brunneri D6ll. Il sig. Hampel continua (Soc. di sc. nat. Chemnitz 1881) a dare l’enu- merazione delle Alghe dei dintorni di Chemnitz; vi si trovano descritte di- verse specie di Diatomacee, Chlorophyllacee. Il Prof. Kanitz, dà nel suo giornale botanico, scritto in ungherese, un elenco sistematico delle piante della Rumenia, e addipiù l’elenco delle piante d'Europa tratte da un manoscritto rilasciato dal def. Prof. Griebach, sotto il titolo di Reliquiae Griesebachianae, flora europea, fragmentum, a cui si unisce un prospetto diagnostico dei generi. Già da lungo tempo è cosa nota, trovansi delle piante che tramandano una luce fosforescente. L. Criè (Rev. scientifique. Paris, Mars 1882) fa men- zione d’un Tropaeolum majus, il quale durante un temporale in està era in pieno splendore fosforescente; la Schistostega osmundacea dà una luce verdastra; sommamente fosforescente sono i funghi; così l'Agaricus olearius, che vive ai piedi degli ulivi in ottobre e novembre e su i tronchi della quercia, dà una bella luce di colore arancio , e la sede di questa fosfore- scenza trovasi ordinariamente nella superficie dell’ hymenium; V'Agaricus Gardneri vive sulle foglie morte di una Palma nana al Brasile, essa dà una luce brillante verde pallida, simile a quella delie grandi lucciole; l' Ag. noctiluca di Manilla dà uno splendore bianco ; l Ag. ignevs dell'America splende in color bleu; anche le foglie della Phytolacca decandra dànno qualche volta uno splendore bleuastro; il Polyporus citrinus che trovasi sui tronchi del Salice e della Quercia e lAuricularia phosphoracea, che vive sui tronchi, che cominciano a putrefarsi, e così pure la Xylaria polymorpha che rinviensi in vecchi tronchi, tutti tramandano una bella luce. RINO O Il sig. Rzehak fa parola (Soc. di se. nat. Briinn. 1881) di alcuni pesci fossili rinvenuti da lui nella formazione terziaria carpatica della Moravia ; fa menzione di una piccola Clupea Velettina; di un Gasteronemus conosciuto sinora solo dal monte Baldo e che vive tuttora nelle acque dell’ Asia. Poi dà (I. c.) notizie storiche del genere Meletta ; descrive la M. sty- riaca, grandisquama, sardinites, Sahleri, Parisoti ete. poi le nuove specie M. Heckeli, praesardinites, ed osserva esser fuor di dubbio che queste due ultime specie M. vulgaris e Sardinites si trovino in rapporto di discendenza fra esse. Il sig. Zwanziger nel giornale “Carinthia,, di Klagenfurt 1882, dà conto di un invio di piante fossili della miniera di carbone di Trifail nella Stiria, al Musco di Klagenfurt; in questa collezione di piante trovansi fra molte al- tre: Sequoia Langsdorffi Ung. (rappresentante della Seg. sempervirens or vivente nella California): Glyptostrobus europeus Heer (affine al Glypt. he- terophyllus della China meridionale); Barksia longifolia Ett. (che assomiglia alla D. serratula della Nuova Olanda), Cinnamomum Rossmissleri Heer (che corrisponde al C. ceylanicum del Ceylon) ete. Nello stesso tempo Zwanziger fa menzione dei resti animali stati trovati a Trifail, così Amchitherium au- relianense Ow. Trionyx styriacus Pet., Barbus Sotzkianus Heck. e altri. Nel detto giornale “ Carinthia ,, troviamo date anche delle notizie su alcuni resti fossili di piante rinvenute nelle marne a Cypridine a Siegels- dorf in Carintia ; Zwanziger fa menzione d’ una foglia di Podocarpus ta- xites Ung. (il Podocarpus vive ancora al presente nella Nuova Olanda, Nuova Zelanda e Tasmania, alcune specie formano arbusti, altre alberi di 20-25 m. d’altezza), poi di alcune foglie di Myrica hakeaefolia Ung., Myr. ignitum Ung., altre di Fagus Dencalionis Ung., Diospyros anceps teo Pinus hepios Ung. etc. Il Prof. Sterzel dà (Soc. di sc. nat. Chemnitz 1881) un prospetto della flora della formazione carbonifera della Sassonia; vi descrive poi anche al- cuni resti di due insetti nuovi rinvenuti nella detta formazione, cioè: Llat- tina (Etoblattina) lanceolata, che somiglia alla Blattina (Anthracoblattina) Remigii e Termes (Mixotermes ?) lugauénsis; finalmente osserva il Paleojulus dyadicus Gein. non esser un Julus, ma bensì una felce della famiglia delle Marattiacee. Fu pubblicato il vol. VI della grandiosa opera di Barrande € Système silurien du centre de la Boheme , Acephales , e nello stesso tempo anche gli Extraits del detto volume. Dà i risultati dei suoi studi sui generi de- os a gli Acefali siluriani della Boemia, sulla distribuzione verticale dei generi e delle specie di questi acefali, delle varietà di essi e delle connessioni specifiche degli Acefali tra ln Boemia e gli altri paesi. Carlo De-Stefani, dà (R. Ist. geol. Vienna 1882) una lista di fossili retici delle Alpi Apuane, come Pecten Foipiani, Avicula gregaria, Ana- tina Bauldassari e ne descrive alcune nuove forme come Anomia Hoff- manni, Mytilus Stoppani, Myacites Béchei ete. Enumerando alcune specie di Bactryllium, De-Stefani osserva avere già da lungo tempo Heer rite- nuti i Bactryllium per Diatomee, ma dopo suoi speciali studii avere trovato appartenere quelli ai teropodi, fra i quali Cuvieria e Hyalaea, offrono grandi affinità. Le Diatomee aver valva silicea, i Bactryllium aver come i Pteropodi valva calcarea ete. Dobbiamo far menzione esser stata conferita da parte della società geo- logica di Londra al Direttore del R. Istituto geologico di Vienna, sig. Ca- valiere de Hauer la medaglia d’ oro di Wollaston, e ciò per le numerose e pregiate sue pubblicazioni geologiche. Dobbiamo congratularci immensa- mente di questa onorificenza designata al cav. de Hauer; sono ben pochi gli scienziati che posseggono questa medaglia; in Austria il Direttore Hauer ne è il primo e l’unico. Dalla detta società geologica fu conferita al Barone Ettingshausen, Pro- fessore di botanica all’Università di Graz, una parte della rendita del ca- pitale Barlow-Jameson per i suoi lavori phytopaleontologici. SR. Manuale Ittiologico del Mediterraneo. Il chiarissimo Prof. Doderlein ha testè pubblicato, pei tipi del Giornale di Sicilia, il primo fascicolo della parte seconda del suo lavoro sui pesci, intitolato a giusta ragione “ Manuale Ittiologico del Mediterraneo. , Il solo nome dell’ Illustre Professore che ne è autore, ci sarebbe arra sicura dell’importanza ed utilità di questa pubblicazioae, la quale, d’altronde si raccomanda abbastanza pel suo contenuto. pd Benchè sia vero, come dice lo stesso Doderlein, che non vi fosse scar- sezza di opere generali di Ittiologia, come ne fan fede il capolavoro di Cuvier e Valenciennes, e quello più recente del Giinther, non che di sin- goli trattati che illustrino faune locali, tuttavia si risente il bisogno di un’o- pera che comprenda tutto e supplisca quello che manca negli altri libri, evitando delle lunghe e talvolta noiose ricerche; ed è a questo cui prov- vede precisamente il libro del Doderlein, il quale con questa pubblicazione viene a colmare una lacuna nella scienza ittiologica, la quale mancava, spe- cialmente per i pesci Italiani, di un libro che riassumesse tutto quanto ri- feriscesi ad essi. Difatti il dotto professore nella prima parte del suo lavoro “ Bibliografia Ittiologica, , ci dà un esteso e dettagliato elenco di opere e memorie it- tiologiche principalmente riferibili al Mediterraneo, che per quanto riguarda gli autori Italiani può dirsi quasi completo; e non v'ha certamente chi sco- nosca quanto sia importante la conoscenza della letteratura scientifica dei pesci, per cui riesce utilissima la paziente e non meno difficile opera del Doderlein. Però dove l’Illustre Professore si distingue maggiormente si è nella se- conda parte della sua opera “ Enumerazione sinottica delle specie , in cui al Bibliografo si sostituisce lo scienziato , il naturalista, il quale alla dot- trina accoppia un’assiduità ed una scrupolosità tutta propria, quale rilevasi nella enumerazione delle lunghissime e talvolta intricate sinonimie, la di- sceverazione delle quali richiede lunghissime e pazienti fatiche. ‘Uno dei principali vantaggi dell’opera sta nella sua giudiziosa disposizione in quadri sinottici, la quale se da un lato, a prima giunta potrebbe tacciarsi di produrre un poco di perdita di spazio, presenta dall’altro il grandissimo vantaggio dell’evidenza, potendosi abbracciare in un sol colpo d’occhio tutte le particolarità riferibili alla specie cioè: nome scientifico, sinonimia, nomi volgari, data di ricorrenza, caratteri, ecc. Il Doderlein col ricco materiale Ittiologico raccolto nel Museo Zoologico della nostra R. Università, e coi molti anni di pazienti ricerche vd osser- vazioni in proposito, era quegli, che meglio di tutti poteva immaginare e portare a compimento un’opera di tanta mole ed utilità; quale opera, non esitiamo a dirlo, se riesce utilissima ai provetti cultori d’Ittiologia, è asso- lutamente indispensabile per coloro che ne cominciano lo studio; e se è di somma agevolezza per lo scienziato, lo è altresì per colui che stugia i pesci per il profitto materiale che si può trarre da essi cioè, per l’industriale, il pescicultore. Questo primo fascicolo comprende la sottoclasse degli Epibranchi ed il Sei primo sottordine degli Zlasmobranchi Selacoidei e di tutti questi son dati per esteso i caratteri delle sottoclassi, ordini, famiglie, generi e specie, delle quali ultime, adottato il nome scientifico per dritto di priorità, sono enu- merati per ordine di data i varii autori che le citarono; in seguito ed in colonne distinte vengono la sinonimia, i nomi volgari italiani ed esteri, Ve- poca di apparizione, e di prolificazione, la frequenza, ecc., e tutto ciò in modo così completo come non riscontrasi in altro libro. Il secondo fascicolo sarà costituito dagli Elasmobranchi Batoidei, e sarà redatto analogamente al primo, avendo il Doderlein già pronto il Mano- scritto, e se ancora non ne è stata cominciata la stampa, è perchè lo stesso attende in questo momento alla pubblicazione di altro lavoro ittiologico in- torno ai Serrani del Mediterraneo; ma fra non guari ne sarà iniziata Ja pubblicazione. Prima di chiudere questo articolo, sentiamo il dovere di dire una parola di lode alla benemerita Società di Scienze naturali ed economiche ed al R. Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio ; la prima per avere pro- pugnato caldamente presso il Ministero il lavoro del Doderlein, ed il se- condo per avere accordato un sussidio per la stampa, dietro riconosciuta la importanza scientifica ed industriale dello stesso; però vogliamo sperare che il KR. Ministero non s’arresti nella via presa e voglia benignamente conti- nuare tali sussidi, aftinchè il Doderlein possa proseguire la sua impor- tante pubblicazione, la quale, è desiderabilissimo, venga tosto ultimata ; e così facendo il R. Ministero si avrà certamente il plauso di tutti coloro che si occupano di scienza. Questo diciamo francamente perchè convinti dell’utilità dell’opera e del favore da essa incontrato fra gli scienziati italiani ed esteri. G. Ricero. ekmee NOSTEZAIZE] La collezione dei Carabici europei ed esotici di Putzeys è stata rega- lata dai figli di questo compianto scienziato, alla Società Entomologica del Belgio; ma essendo divenuti insufficienti i locali addetti all’entomologia, sarà collocata nella succursale del Museo Reale di Bruxelles con le altre colle- zioni della Società e del Musco. — 46 — Il Dr A. Puton nel 1° Numero della “ Revue d’Entomologie , di Albert Fauvel sotto il titolo di Pioggia di Corisa, scrive: Si sa che al Messico gli emitteri acquatici del genere Corisa sono così abbondanti che si fa del pane con le loro uova; se nell’antico continente questi insetti sono meno numerosi, pure si possono in date circostanze incontrare in grande abbon- danza. Infatti, in una lettera ricevuta ultimamente del Sig. Capitano Ba- lassoglo, trovo questi dettagli interessanti: “ Durante un temporale, presso il forte Izguis (Turkestan), le Corisa, delle quali vi mando dei campioni cadevano dall’aria a migliaja, come una pioggia, ed aveano estinto il fuoco preparato per cuocere il mio desinare da cacciatore; vi era inondazione di Corisa e la mia carrozza da viaggio ne era riempita. , La Corisa in questione è l’assimilis Tieb. * *_* Il D Raoult raccomanda per uccidere gl’ insetti di servirsi dell’ acido solforico che si ottiene bruciando dei fiammiferi. Egli dice che oltre che questo metodo impedisce agli insetti di restare con le zampe contratte ed in posizioni poco naturali, come restano, impiegando la benzina e il clo- roformio, il colore giallo si conserva benissimo senza diventare bruno come succede spesso nei Necrofori, nel Pelobius tardus, nelle Coccinelle hiero- glyphica Hurmonia, margine-punctata etc. ete., oltre chè assorbe l’umidità e previene la decomposizione che ha per risultato il passaggio dal giallo al bruno. Esso raccomanda di non uccidere gl’insetti riscaldando la botti- glietta sulla fiamma di una lampada, essendo questo un sistema peggiore de- gli altri per fare cambiare i colori e si può facilmente farne l’esperienza con una Chrysomela fastuosa, viva o morta, che dal verde passa subito al- l’azzurro. — > —_ ERRATA-CORRIGE Nel Fascicolo di Aprile a pag. 33, linea 13, ove leggesi Lellenmaier si legga Lettenmaier ed a pag. 34, linea 12, ove leggesi Zrautschold si legga Trautschold. E. R. Enrico Ragusa, Dirett. resp. 11/9, 1885 52 SI ANNO I 1 LUGLIO 1882 FI DEESLO, IL NATURALISTA SICILIANO GIORNALE DI SCIENZE NATURALI soa. —____ SI PUBBLICA OGNI PRIMO DI MESE — po ABBONAMENTO ANNUALE TE ET STE EN, SILE ARGENTI ME MIA RIE Ei NOE O ca] I PAESINCOMPRESI NBBEZUNIONE POSFALE xp 2 LT a pa RE PRESI IR II tg ARNONE URI, TGR LITRO IWUNGNUMERO I SEPARALOS. CON FAVOLA e SID » SENZASIRAVO RR e O a RO earn ENTEOS GLI ABBONAMENTI COMINCERANNO DAL 1° DI OTTOBRE DI OGNI ANNO Indirizzare tutto ciò che riguarda |’ Amministrazione e Redazione al sig. ENRICO RAGUSA, in Palermo, Via Stabile N. 89. SOMMARIO DEL NUM. 10.. M. Lo Jacono.—Criterii sui caratteri delle Orobanche ed enumerazione delle nuove specie rinvenute in Sicilia (con tavola) (continua). Marchese De Gregorio—Su talune specie e forme nuove degli strati terziari di Malta e del Sud Est di Stctlra. E. Ragusa__Sulla Sesta cruentata Mann. D. Régimbart—Description d’une nouvelle espéce de Gyrinus de Sicile. E. Ragusa_Coleotteri nuovi 0 poco conosciuti della Delia: E. Reitter—/)apsa acuticolle nov. sp. E. Ragusa—/ettificazione. L. Failla Tedaldi—/nsetti commestibili, sacri, medicinali, ete. E. Ragusa—Malachius Heydeni Ab. 9) PALERMO Stabilimento Tipografico Virzì 1882 STONVNIKVIIAITLITAUITATIVITMAKTETAKITAKKKLKKAKKKTKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKTKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKXKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKAKKors WF 'KKKEWFWWFWKWFWF---<--<°-<-<-< IL NATURALISTA SICILIANO nale NERO SAREI DIE ANNIISIIAIINSISIISISISIISINIIAISIISSSSISSSIDA CRITERII SUI CARATTERI DELLE OROBANCHE ED ENUMERAZIONE DELLE NUOVE SPECIE rinverniute in Sicilia PER Mr LOTASCOSOTIO (Cont. vedi i Num. prec.). 6. Phelipaea ramosa C. A. Mey. in LepEB. FI. Alt. II, p. 459 et Auct. NoxnuL. Orobanche ramosa Guss. (ex minima parte!) Pl. nana REICHB. (NOE). ie El Ger. a primo intuitu abunde distincta. In fruticetis maritimis in Insulis. Aeolicis rarissima Aprili 1877. Distintivi di questa bella specie sono il colorito tanto dei fiori quanto. dello scapo (superiormente) tendenti al rosso giallastro, una spiga ampia e delle più vi- stose, abbenchè i fiori che la compongono sono pochi; però questi sono dei più grandi nel genere, e quel che più li distingue è la grandezza dei lobi laterali del labbro inferiore, grandi tanto quanto il lobo mediano inferiore , onde questi non solo sono più grandi relativamente a questo, ma anche in rispetto a tutte le altre specie d’Europa hanno una grandezza assoluta. I lobi del labbro superiore sono largamente deflessi nei margini, le parti inferiori irsute quasi scabre all’ esterno sul dorso, nell’assieme formano un labbro quasi a forma di galea che supera ap- pena in lunghezza il labbro infer ore.—La base dei filamenti è villosa nel solco interno che questi si hanno proprio alla base, ed in ciò somigliano a quelli de la O. condensata.—Siccome mi faceva osservare il Sig. D."e Beck di Vienna la O. Todari è maggiormente affine alla O. Haensleri ReuT., anzi questi mi espri- meva l’idea che le due potessero essere la stessa cosa.—Ma io avvertii il Sig. Beck (che non poteva giudicare esattamente la pianta che 10 gli avea comunicato , stante l’ essere un piccolo brano di uno dei due individui che posseggo) che la forma della corolla e precisamente i caratteri di forma e dimensione del labbro inferiore erano totalmente differenti di come si è nell’Haensleri, che per quest’'or- gano si avvicina più al gruppo della O. Galit che a quello della O. Spartiti a cui appartiene la specie che mi sono pregiato di dedicare all’Egregio Prof. AGo- stino Toparo esimio cultore della Flora di Sicilia e mio benevolissimo maestro. (Continua). SU TALUNE SPECIE E FORME NUOVE DEGLI STRO SEERZIARPDRINATZIE SEDE SUD ESTDESIORZEN conchiglie conservate nelle Università di Valletta e di Catania Conus Mercati Brocc. f.° melitensis De Greg. * L’ Università di Valletta possiede molti grossi modelli a spira immen- samente abbreviata, columella troncata e contorta, ultimo giro conico con un angolo anteriore di 35°, anteriormente alquanto strangolato, e, posterior- mente al detto strangolamento, rigonfio, ch'io non so identificare del tutto con la specie del grande Bassanese. Conus Russeggeri (Hauer.) De Greg. (1848 Die von Russegger aus Afrika und Asien mitgebrachten fossilien... Freund. d. Natur. IV Band. p. 313.— Pereira C. Puschi Michtti, (partim) pag. 26, tav. VIII, fig. 5, 6. — Tchihatcheff. Geol. As. Min. V. 3, pag. 61.—(Conus) sp. Fuchs Nota sull’età degli strati terziari di Malta. Boll. Com. geol., 1874, p. 9). Ne ho esaminato moltissimi esemplari, tutti con spira assai prominente e gradata presso a poco uguale all’ultimo giro; quest’ ultimo conico e sfusato, più o meno spesso, con |’ asse columellare abbreviato.—La spira varia pure ma più di rado: qualche esemplare 1° ha un po’ abbreviata, taluno assottigliata, anche più dell’esemplare, tav. VIII, fig. 6 di Pereira da Costa, e affetta una forma caratteristica, che ho detto Var. strombopsis. Gli altri sono presso a poco di forma simile alla fi- gura 5 (tav. VIII, in Pereira), ma hanno la spira di forma ancora più svelta e più cilindrica. Annettendo a questa forma gli esemplari di Baden, di cui parla Hòraes * In quanto alla Nomenclatura adottata rimando il lettore al mio lavoro Fauna di S. G. Ilarione. 22IR RESA (loc. cit.) e di Portogallo (Pereir. loc. cit.), si vede di leggicri quale grande estensione occupi, e fa meraviglia come generalmente sia stata trascurata anche da insigni paleontologhi; mentre è da me per la prima volta por- tata al grado che le spetta. Avuto riguardo al suo grande sviluppo, io eredo che si possa ben considerarla come specie distinta; però atteso le analogie sopra notate e il non averne esaminato che modelli, fra cui non ho potuto discernere limiti netti, ne rimango alquanto perplesso. To ritengo che fossili conservati in talune collezioni col titolo antidillu- vianus Lamk. var. sieno da riferirsi al Russeggeri. È vero infatti che questo richiama molto talune varietà di quello, e allo stesso gruppo ap- partiene però nell’ antdilluvianus tipo (Lamk., vol VII, pag. 576. — Enc. Méth., tav. 347, fig. 6 etc...) la spira è sempre assai meno prominente che nel Russeggeri. Siccome l’estratto dell’opuscolo del Russeggeri è rarissimo, voglio ripor- tare qui le parole con cui è questa specie descritta a pag. 313 (Berichte ib. d. Mitheil. v. Freund. d. Natur. 1848): “ Conus n. sp. Mit. sehr schmaler Shale und ungewòhnlich wet vorste- hendem Gewinde, Man schligt vor ihn zu Ehren des Entdeckers C. Rus- seggeri zu neunnen., La provenienza è di Kudh in Karamania da uno strato a Buccinum primaticum Brocc., Ancillaria glandiformis Lamk., Dentalium elephantium L. sp. È per un eccesso di scrupolo che ho voluto riconoscere nella specie di Malta il Conus Russeggeri, specie non ben determinata e poco nota, e per- chè mi è parso ciò utile per la sinconografia dei terreni. Del resto il Conus Russeggeri, così definito, si può ben ritenere come specie nuova. Un esemplare, del medesimo, pure allo stato di modello, si conserva nel- Università di Catania e proviene dal tufo calcareo di Melilli. Cancellaria f*. plurimixta—De Greg. Testa ovata, solida, elegans, axilariter costata, minuteque filosa, spiraliter, funiculata; costis, quam interstitiis, prominulis vero rotundatisque; filis axi- laribus satis subtilibus, partim obsoletis; funiculis regularibus, notatis, inter duos maiores uno minore interposito; varicibus 2 in ultimo anfractu prae- ter illam labri externi; anfractibus gradatis, prope suturam angulatis satisque excavatis; apertura elliptico lanceolata, non declivi sed verticali; labris èn- crassatis, externo late eleganter 16 sulcato; interno antice 3 plicis (ex quibus mediana minore) practer illam ex margine antico columellari incrassato ef- formata ornato; umbilico conico, angusto, profundo, columellae oppostto. I 6A notspiiao — 219 — An. È assai simile all’umbilicaris Broce. in Nyst (Conch. tert. tav. 28 fig. 8) ha però l’umbilico minore e la forma meno svelta, per la quale si assomiglia invece alla pap/osa Doder. (in Coppi tav. 1 f. 29);—si distingue infatti da questa solamente per l’ornamentazione diversa—e più ancora alla Michelini Bell; si distingue però anche da questa per le suture più scavate c le coste più rare. Per tali caratteri si riannoda alla spin:fera Grat. (in Horn), da cui si differenzia per la forma meno svelta, l’apertura più verti- cale, l’umbilico minore. Dalla C. Strozzi Pecch. (Nuov. foss. arg. subap.) si separa agevolmente pei funiculi più numerosi e meno prominenti e per le coste più risentite. Ma forse più che a ogni altra si assomiglia alla C. wmbilicaris Broc. Var. subcanaliculata Grat. ha però l’umbilico minore di questa, ec immensamente minore di quello dell’umbilicaris tipo. Atteso le sopranotate analogie e differenze ho creduto molto utiie con- trassegnare il nostro esemplare con un nome particolare. Elevarlo a specie non mi è parso, non avendone esaminato che un solo, ma piuttosto desi- gnarlo come una forma distinta, che potesse di seguito ritenersi come tale ovvero annettersi ad una delle specie sopra enumerate. Loc. Monterosso, argille sabbionose. Cassis Guliai De (Greg. (tuberosa L. aff.) Ne ho esaminato due modelli dell’università di Malta ed uno grande di quella di Catania, proveniente dal tufo calcareo di Siracusa, quest’ultimo largo ben 129 m. con una profondissima impronta di varice dirimpetto l’a- pertura. Nella detta impronta si notano otto impronte di denti, nel labbro esterno però più numerosi. All’angolo periferico dell’ ultimo giro si note una carena tubercolosa. La spira è conoide e in gran parte introrsa. An- fratti angusti, planulati. Il guscio pare abbia dovuto somigliare moltissimo a quello della tuberosa, e senza dubbio al medesimo; tipo appartiene. Le differenze che si possono notare dal modello consistono nella spira più svolta e più regolare, i denti del labbro esterno più numerosi, i cingoli tuberculiferi meno accennati, la varice penultima più avvicinata all’ aper- tura, cioè più sul petto che di fianco (V. Pref. Fauna di S. G. Harione). Anal. Di specie affini potrei citare tra le fossili la mammillaris Grat., che nel terziario recente assume un’aspetto simile alla nostra (non però identico), ma nell’antico un aspetto assai dissimile (V. Fuchs Vicent.), e tra le viventi 90 la madascariensis Lamk. (V. Kiener Purpurif. p. 7 tav. 2 fig. 2 etc.), la cornuta du. (oc: cit. p. 9. tav.-2 fig. 3 eto...); dla rufab......,. na pad tutte la sopra citata tuberosa. (Gualt tav. 41 — Lin Gmelin — buccinum— pars VE p. 3473 en. love. (cit. jp. 4'-—-<--—- PS bMAENEDIE D'ABISSINIA DESCRITTI DA EDM E REFENE:R a MOdlins, presso Vienna Il Sig. Vice-Console Achille Raffray ebbe la bontà di cedermi per la mia collezione i Scydmaeni delle sue cacce di questi ultimi due anni. Fi- nora ne conosco 25 specie che ho cercato di descrivere brevemente nel presente lavoro. CONSPECTUS GENERUM SCYDMAENIORUM ABYSSINIAE I. Prothorax lateribus postice acute marginatus. Oculi prothoracis mar- gini longe distanti. 1 Palpi maxillaribus articulis duobus ultimis conjunctis globosis. Fronte bifossulata, fossulis postice convergentibus:. . . . . Chevrolatia Palpi maxillaribus articulis duobus conjunctis ovalibus, articulo ul- timo brevi, conico, minus perspicuo. Fronte laevi: Neuraphomorphus. II. Prothorax lateribus haud marginatus. A. Oculi prothoracis a approximati, caput temporibus parvis aut- Melia sr 4 : anna sota de OCYALACHUSÌ B. Oculi protoracis margini Tugna distanti; caput temporibus elongatis , collo magno constrictum. Trochanteribus posticis simplicibus; antennae porrectae, articulo pri mo supra apice vix sulcato, (clava quadriarticulata :). . Euconnus. Trochanteribus posticis valde elongatis; antennae subfractae, articulo primo supra apice sulcato, articulis septimo , octavoque parvulis an- gulis externis apicalibus oblique truncatis, clava triarticulata: Eumicrus. 1. Chevrolatia breviceps n. sp. Elongata, rufo-testacea, pallido pubescens, palpis pedibusque dilutioribus, capite brevi, latitudine vix longiore, oculis magnis nigris, prominulis, temporibus dense flavo pubescentibus longiusculis, collo brevi, fronte utrinque sulcata, sulcis postice convergentibus, vertice inter sulcam im- presso, fronte prope oculos punctulata; antennis robustis, thoracis basin minus superantibus, articulis: 2 quadrato, 3-8 levissime transversis, 9-11 praecedentibus minus latioribus, 9, 10 trasversis, 11 ovato, lati- tudine parum longiore ; prothorace oblongo, postice parallelo, antice angustato; laevi, ante basin transversim sulcato, ante scutellum et prope lateribus breviter carinulato; elytris thorace latioribus, elongatis, sub- tilissime punctulatis, basi biimpressis, impressione interna subrotundata, externa elongata; pedibus gracilibus, femoribus apice subclavatis, Tong: 6, Neuraphomorphus nov. gen. Gen. Euconno et Neurapho intermedium; palporum maxillaribus articulo ultimo minimo, breviter conico, minus perspicuo, libero ; capite ut in gen. Euconno, collo distineto, oculi prothoracis margini distanti, tem- poribus magnis. Protorax subcordatus , lateribus postice acute margi- natus. Coxae posticae distantae. 2, Neuraphomorphus adustus n. sp. Oblongus, nitidus, fulvo-pubescens, rufus, dorso elytrorum dilutiore, an- tennis palpis pedibusque testaceis, capite subrotundato , thorace non angustiore, laevi, oculi distincte granulati, temporibus magis pubescens, collo constricto; antennis thoracis basin attingentibus, tenuibus articu- lis: 1 latitudine parum longiore, 2 oblongo, sequentibus paululum an- gustioribus , 3-7 oblongim quadrato, clava minus abrupta, quadriarti- culata, articulis tribuspenultimis subaequalibus globoso quadratis , ul- timo ovato; prothorace subcordato, laevi, antice sat convexo, lateribus magis pubescens, postice carinatim marginato, ante basin transversim sulcato, sulco extus profundiore , ante scutellum plicula brevi tenuis- sima minus perspicua instructo ; elytris ovalibus, thorace latioribus, elongatis, obsoletissime punctulatis, basi indeterminate biimpressis, im- i Qgaet ni pressione interna parva, minus perspicua, externa majore, suboblonga, cello humerali elevato, subplicato; pedibus gracilibus, femoribus apice clavatis. Mas. ì°emoribus anticis incrassatis, pone medium latissimis, oxtus rotundatis, tibiis anticis ante medium dente obtuso armatis, pone dentem leviter incrassatis, sensim apicem versus angustioribus. Long. 1 9 mm 6 9 fd . Generalmente la punta delle elitre è debolmente abbrunita. 1. Scydmaenus (Stenichnus) perpusillus n. sp. Minutissimus, rufus, nitidus, subglaber, antennis palpis pedibusque te- sticeis, capite oblon®n-o\uto, laevi, oculi nigri, sat fortiter granulati, prothorace subcordato, capite latiore, latitudine fere longiore, sat con- vexo, laevi, ante basin transversim tenuiter su!cato, sulca vix perspicue foveolata , elytris thorac. latioribus, ovalis, parce obsoletissime pun- ctulatis, parum convexis, basi vix impressis, plica humerali distincta, elongata, recta Long. vix 0,8" Gen. Euconnus Thoms Tutte le specie d’Abissinia che finora conosco, appartengono. alle vere forme del Subg. Enconnus in sp. ed hanno sempre la clava di quattro articoli. Si dividono nel modo seguente: I. Prothorax basi quinquefoveolatus * a Prothorax conicus, foveola basali intermedia parva et minus impressa. Capub'thorace:'hayd ‘anpustiors o. . ... e 0. E. barbatus: b Prothorax globosus , foveolis tribus intermediis magnis, aequalibus. Caput thorace angustior. Major; antennarum articulis 5-7 quadratis. E. quinquepunctatus. Parvus; antennarum articulis 3-6 transversis. E. quinqueimpressis. II. Prothorax basi fortiter bifoveolatus et utrinque prope angulos posticos foveola parva; elytrorum sutura antice obsolete subimpressa: E. imaguncula. Minutissimus; elytrarum sutura aequali:. . . E. imitamentus. * Le piccole foveole oblonghe che si trovano al disotto del margine dei bordi laterali non si contano essendo comuni a quasi tutte le specie. — 244 — III. Prothorax basi fortiter bifoveolatus, prope angulos posticos haud im- pressus aut plicatulus. i A. Antennarum clava lata, maxime abrupta, articulis duobus penultimis transversis, Caput thorace vix angustior: . . . . . E. stuporis. B. Antennerum clava sat angusta, parum abrupta. Caput thorace angustior, a Ferrugineus aut rufocastaneus, antennis concoloribus. Prothorax globosus, dorso in mare geminato impressus; coleopteris basi thorace vix latioribus ; antennarum articulis duobus penultimis quadratis . ca ita be ele Le e 0 EIN Pessoa Prothorax coleopteris distinete angustior, latitudine longior; antenna- rum articulis duobus penultimis leviter transversis:: E. samharaeus. b Nigropiceus, elytris nonunquam abscure rubris. Major; antennis ferrugineis, concoloribus: . . . . . E. aethiops. Minor; antennarum clava obscure picca: . . . . . EF. pullatus. IV. Prothorax basi haud foveolatus: . . . ... . E. imparatus. 1. Euconnus barbatus Rttr. Ent. Monatsblaetter, Berlin, II, 1880, 167. Rassomiglia all E. elaciger, ha però il corsaletto sul davanti meno dentato e la base del medesimo con 4 e sullo seudetto una visibile quinta foveola. 5. Eaconnus quinquepuctatus n. sp. Rufus, fulvo-pubescens, palpis pedibusque testaceis; capite magno, thorace angustiore, laevi, temporibus margineque apicali magis dense pube- scens, oculi magni, fortiter granulati, antennis thoracis basin vix at- tingentibus, robustis, articulis : 3 transversis, 4-7 subquadratis, clava valde abrupta quadriarticulata, articulis tribus penultimis subquadratis; prothorace subgloboso, laevi, ante basin fortiter trifoveolato et foveola augusta parva utrinque ante angulos posticos, lateribus magis dense pubescens; elytris thorace parum latioribus, oblongo-ovatis , obsoletis- sime punctulatis, basi impressis, impressione extrorsum divergente, callo humerali oblongo, prominulo. Long. 1.5" Vicinissimo all’ E. barbatus, il corsaletto è quasi rotondo, non conico, le fo- veole basali più grandi e più profonde quella del mezzo è più debolmente inca- vata mentre la clava antennaria è meno fortemente allontanata. 6. Euconnus quinqueimpressis n. sp. Dilute rufus, fulvo-pubescens, palpis pedibusque testaceis, capite thorace angustiore, laevi, oculi fortiter granulati, antennis thoracis basin at- — 245 — tingentibus, articuli 3-6 transversis, clava valde abrupta quadriarti- culata, articulis 8-9 subquadratis, 10 leviter transversis, ultimo ovato; prothorace latitudine vix longiore, antrorsum paulo magis attenuato, convexo, basi profunde trifoveolato et foveola angusta parva utrinque ante angulos posticos; elytris thorace latioribus, ovalis, obsolete pun- etulatis, convexis basi impressis, impressione extus divergente, callo humerali elongato, elevato. Long. 1-1". Assai più piccolo dell E. quinquepunctatus, il corsaletto è sul davanti più stretto che alla base, le elitre sono più corte, con la punteggiatura più visibile ma più debole, la sutura è dietro lo scutello leggermente schiacciata in lunghezza. 7. Euconnus imaguncula n. sp. Parvulus, rufo-testaceus, fulvo-pubescens, capite subrotundato, thorace angustiore, laevi, temporibus marginecue apicali magis dense pubescens, antennis thoracis basin fere attingentibus, articulis 3-7 temuissimis, transversim quadratis, clava quadriarticulata, maxime abrupta, magna, articulo octavo subquadrato, nono decimque leviter transverso, ultimo praecedente fere angustiore, breviter ovato; prothorace latitudine lon- giore subgloboso, antrorsum parum magis attenuato , laevi, lateribus rotundato, basi fortiter bifoveolato et foveola angusta parva utrinque prope pliculam ante angulos posticos; elytris ovatis, obsoletissime pun- ctulatis, convexis, thorace latioribus, basi impressis, impressione ex- tus divergente, plica humerali tenui sat brevi instructis, sutura pone humeros subimpressa. Long. 1 mm. Mas. Clypeo apice in medio breviter acuteque cornuto. AVE. Mdklini poco somigliante, con le antenne più fine ed il funicolo un po’ più largo, il corsaletto dà alla base 4 faveole dei quali gli interni sono rotondi e grandi e gli esterni lunghi e stretti. 8. Euconnus imitamentus n. sp. Minutissimus rufo-testaceus, fulvo-pubescens, palpis tibiis tarsisque palli- de flavis, capite subrotundato , thorace angustiore , laevi, temporibus margineque apicali magis dense pubescens, antennis thoracis basin vix attingentibus, articulis 3-7 tenuissimis, clava maxime abrupta, qua- driarticulata, articulo octavo leviter, nono decimoque fortiter transverso, ultimo praecedente fere angustiore, breviter ovato; prothorace latitu- — 246 — dine longiore, postice rotundato, antrorsum magis attenuato, laevi, basi fortiter bifoveolato et foveola angusta minutissima utrinque ante an- gulos posticos; elytris ovalibus, thorace latioribus, parum convexis, obsoletisime punctulatis, hasi ievius impressis, inmressione extus di- vergente, plicula humerali brevi, sutura pone scutellum vix impressa. Long: 0,75 mm. Alla specie precedente assai somigliante, ma più piccola, gli articoli del funicolo delle antenne più quadrato, e la sutura dell’ elitre non è dopo lo scutello incavata Ho presente un solo esemplare , forse femmina, il di cui clipeo è semplice. 9. Euconnus stuporis n. sp. Rufo-testaceus, fulvo-pubescens, capite magno, thorace haud angustiore, rotundato, fronte medio fortiter oblongim impresso, oculi mediocribus, subtilissime granulati, antennis thoracis basin haud attingentibus, ar- ticulis 3-7 parvulis, tenuis, subtransversis, clava magna, maxime abrupta, articu!îs tribus penultimis leviter transversis, ultimo breviter ovato, praecedente fere angustiore; prothorace subgloboso, latitudine vix di- stincte longiore, antrorsum paulo magis attenuate , basi bifoveolato, utrinque prope lateribus haud plicatulo, elytris thorace latioribus, ova- tis, sat convexis, obsolete punciulatis, basi levissime impressis, impres- sione extus divergente, plica humerali brevi, minus elevata. Long. LO nm Di Kobbo. 10. Euconnus impressicollis n. sp. Rufus aut rufo-ferrugineus, nitidus, fulvo-pubescens; capite thorace an- gustiore, laevi, subrotundato , oculi mediocribus , distinete granulatis, antennis gracilibus, thoracis basin superantibus, articulis 3, 4, 6,7 qua- dratis, 5 suboblongo, clava parum abrupta, quadriarticulata , articulis tribus penultimis subquadratis, ultimo oblongo-ovato, apice acuminato; prothorace subgloboso, basi fortiter bifoveolato, utrinque prope lateri- bus haud plicatulo, elytris ovalibus, thorace minus latioribus, leviter convexis, parce obsolete punctulatis, basi parum impressis, impressione extus divergente, plicula humerali brevissima, humeris vix elevatis Long. 1,5 mm. Mas. Prothorace dorso in medio profunde geminato impresso, margine impressioni antice subdentato; femoribus anticis apicem versus fortiter incrassatis extus rotundatis. Di Geralta e Kobbo. 11. Euconnus samharaeus n. sp. Rufo-castaneus, fulvo-pubescens, palpis pedibusque rufis; capite subrotun- dato, thorace angustiore, laevi, antennis thoracis basin paulo superan- tibus, articulis 3, 4, 6, 7 quadratis, 5 latitudine parum longiore, clava leviter abrupta, elongata, articulo octavo subquadrato, nono decimoque levissime transverso, ultimo oblongo-ovato; prothorace subcordato , la- titudine longiore, convexo, laevi, basi fortiter bifoveolato, utrinque prope lateribus haud plicatulo, elytris oblongo-ovatis, thorace parum latioribus, sat convexis, minus perspicue punctulatis , basi impressis, impressione extus divergente, plica humerali elongata, elevata. Long. 1,3 mm. E differente dalle specie seguenti per il colorito più chiaro e dall’impressi- collis per il corsaletto più lungo. 2. Enconnuus aethiops n. sp. Piceo-niger, fulvo-pubescens, oblongus, antennis tibiisque ferrugineis, palpis tarsisque testaceis; capite rotundato, thorace angustiore, laevi, oculi subtiliter granulati, antennis gracilibus, thoracis basin superan- tibus, articuli 4, 6, 7 quadratis, 3,5 suboblongis, clava quadri-articu- lata, parum abrupta , elongata, articulis tribus penultimis quadratis , ultimo elongato-ovato, apice acuminato ; prothorace fere globoso, co- leopteris vix aut minus angustiore, basi fortiter bifoveolato , utrinque prope lateribus haud plicatulo; elytris ovalibus, parce subtilissime pun- ctulatis, basi breviter leviterque impressis, impressione extus diver- gente, plicula humerali brevi; prope suturam pone scutellum obiongo subdepressis. Long. 1, 5 mm. Assai facile a riconoscersi per il suo colorito nero; dalle specie seguenti diffe- rente per la sua forma del corpo più grande e più stretta e per le antenne uni- colori. (Continua), — ite COLEOTTERI NUOVI 0 POCO CONOSCIUTI DELLA SICILIA DI ENRICO RAGUSA Hydroporus baeticus Schaum. Il cav. Baudi nelle sue note Entomologiche pubblicate in questo periodico a pag. 120 dice “ Tutti gli Zydroporus che vidi di Sicilia e quelli ricevuti da alcuni corrispondenti col nome di Baeticus Schaum a mio avviso non sono che varietà del Ceresyi Aubé in cui le macchiette nere del torace sono più appariscenti. , Avendo ora studiato attentamente gli 7. daeticus della mia collezione trovo che essi concordano perfettamente con la descrizione che ne dà Schaum nel Berl. 1864, 109. Elongato-ovalis, depressiusculus, supra pallido-testaceus, protho- racis lateribus subrectis, basi nigro bimaculata; elytris lineis 5 li- neolaque erterna hinc inde confluentibus Long., 3, 6 mill. Si distingue dal Cerisyiì per la forma del corsaletto che ha i lati quasi dritti ed è assai debolmente arrondito sul davanti, l’angolo che forma con i lati delle elitre è più grande. Riguardo al colorito, oltre le due macchiette nere del torace che sono più appariscenti, gli esemplari siciliani hanno pure tutte le altre differenze, cioè le linee interne riunite, e la quinta non solamente interrotta nel mezzo, ma anche che si avvicina di dietro della linea marginale e nello stesso tempo della quarta linea; la sutura si allarga avanti l'estremità. Il petto e l'addome sono neri. pe Questo insetto fu descritto dal Schaum sopra individui presi in Andalusia, da noi vive presso Castelvetrano (Palumbo) ed io stesso lo raccolsi abbon- dantissimo nel lago dell’isola di Pantelleria ove ne presi pure due esem- plari che sono la varietà acuminatellus Fairm. Herophydrus (Hiydroporus) Guineensis Aubé. Trovai in soli quattro esemplari questo coleottero nel Maggio scorso al lago di Lentini e mi fece l'impressione che ne scriveva il Perris, Soc. Ent. Fr. 1864, 277, cioè quella di credere di aver trovato un nuovo Zyphydrus. Debbo alla gentilezza del Sig. D." Régimbart la determinazione di questa — QUA interessante bestiolina alla quale egli aggiungeva le seguenti sinonimie = Hydroporus ferrugineus Luc. = barbarus Schaum. == hyphydroides Perris. I due primi furono trovati in Algeria, l’ultimo in Corsica. Hydrocanthus notula var. Siculus Ragusa. (Tav. XI, fig. 4). L’insetto siciliano differisce da quelli d’Egitto per la fascia gialla del cor- saletto che è assai più larga, e per la mancanza assoluta sulle elitre delle tre scrie longitudinali di punti profondi, posti irregolarmente e che sono in- vece lisce e lucenti. Dal mio carissimo amico il D.re G. Dieck, ebbi dopo il di lui viaggio in Sicilia, un esemplare di questa piccola, interessante e graziosa bestiolina, da lui presa al lago di Lentini. — Sapevo che l’insetto era stato descritto dall’Erichson sopra individui d’Egitto, e che de Saulcey e Reiche sopra altri individui presi in Siria, l’aveano figurato e descritto di bel nuovo col nome di diophthalmus (Soc. Ent. Fr. 1858, 641, tav. 22), e mentre nell’ ultimo catalogo di Stein (1877) questo insetto ha anche per patria la Sicilia, d’altra parte il Bertolini nel suo catalogo dei Coleotteri d’Italia (1872) l’omise. Negli ultimi giorni di Maggio scorso avendo fatto diverse escursioni al lago di Lentini assieme al mio amico Sig. Luigi Failla, riuscimmo in poche ore, passando la retina sulle sponde del lago di catturare quest’ in- È la sola località in Sicilia ove l'ho trovato, ed è dif- setto in quantità. ficile il prenderlo, avendo |’ insetto l’istessa proprietà saltatoria delle Al1- tiche. Cybister binonatus Klug. Le scoperte entomologiche di questi ultimi anni ci provano sempre più la probabilità che la Sicilia era unico continente con 1° Africa, ed infatti anco quest'anno il lago di Lentini ci ha dato un bel contingente a questo materiale doppiamente interessante visto pure dal lato geografico; fra que- ste scoperte primeggia questo Cybister, specie tanto distinta e bella, presa nel Maggio scorso assieme alla seguente. Questo insetto vivo, è uno dei più belli coleotteri europei, ed al sole le sue elitre sembrano di un velluto verde scuro sulle quali risaltano tanto bene i due grossi punti rossi ed i lati del corsaletto dello stesso colore. Non credo sia raro. Cybister Senegalensis Aubé. Così la Sicilia è il paese più ricco in Cybister, avendo tutte le specie europee e mentre i Cybister Africanus Lap. ed il virens Mill. trovansi — 250 — sparsi nella più gran parte dell’isola, noi li ritroviamo al lago di Lentini che finora è la sola località che possiede tutte e quattro le specie ove se- condo me vivono: il C. Africanus comunissimo. il C. virens meno comune. il C. binotatus raro. il C. Senegalensis rarissimo e che si prende sulle sponde movendo le piante acquatiche che vi crescono sotto le quali tiensi nascosto. Hymenoplia Sicula, Blanchard. Reduce dalle Madonie ove ho fatto un’ escursione entomologica per otto giorni, sono lieto di notare fra gl’insetti catturati un esemplare di questa interessante specie presa al volo sulle alture di quei monti. La sua appari- zione' è dunque, dal Maggio nei piani, in Luglio sui monti. Trascrivo un brano di lettera ricevuta oggi (15 Luglio) dall’ illustre E. Bellier de la Chavignerie e che riguarda questa specie. “ Je viens de lire avec beaucoup d’intérét dans le dernier Numéro du Journal: IZ Natura- lista Siciliano vòtre travail sur les Coleotteri Nuovi o poco conosciuti della Sicilia, et je viens vous dire que j’avais dejà rencontré en Sicile, pendant l’ excursion que je fis-dans votre beau-pays en 1859, l’un de ces insectes. Il s'agit de l’Z/ymenoplia Sicula Blanchard, dont je capturai plusieurs exem- plaires dans la partie peu élevée des Madonie, durant le mois de Juillet. Cette chamante petite espèce se tenait pendant le jour, fixée immobile è l’extrémité des tiges de quelques graminées. Elle figure sur le catalogue des Coléopteres que j’avais rapportés de Sicile, publié dans les Annales de la Société Entomologique de France, Année 1860, pag. 717., Gnorimus 10-punctatus var. veiutinus Ragusa. Una delle più belle varietà che io conosco, è quella tutta di un nero vellutato con i dieci punti biancastri e che trovasi assieme al tipico 10- punctatus Helfer sulle Madonie, e che la mia vecchia guida Peppe, (che accompagnò anche il Bellier de la Chavignerie nel 1859) chiamava vellu- tini, nome che trovo adattato e che conservo. Non so il perchè, nessun en- tomologo abbia battezzata questa varietà tanto distinta, come pure che nes- suno abbia fatto menzione della variabilità del colorito della fascia di sopra del penultimo anello addominale differente quasi in ogni esemplare. Questo Gnorimus fin’oggi non è stato trovato che sulle cime delle Mado- nie nei tronchi morti dei Faggi ove vive dal Giugno all’Agosto. Zonitis bipunctata, Ragusa. Con questo nome nel Numero 2 del Naturalista Siciliano (1° Novem- bre 1881) descrissi una Zonitis da me scoperta in Sicilia; il nome di %- punetata è stato ora dato ad un’altra Zonitis di Damasco, che il Sig. Aug. Chevrolat pubblica nel Bull. Ent. della Soc. di Francia (11 Gennaio 1882). Siccome il nome di dbipunctata farebbe così doppio impiego ed avendo la specie Siciliana la priorità, proporrei per la specie del Sig. Chevrolat il nome di Z. Chevrolati. Pachytychius Lucasi Jekel. Nel maggio 1881 al Passo del Rigano dal mio amico sig. Teodosio De- stefani venne preso questo grazioso insetto, che egli colla sua solita libe- ralità volle donarmi. È una specie nuova per la fauna curopea, non es- sendo stata fin’ oggi trovata che in Algeria, paese del resto che ha molti Tijchius in comune colla Sicilia. Cryptocephalus marginellus Ol. Posseggo questa graziosa specie in unico esemplare raccolta nei boschi presso Castelbuono, ove sembra rarissima, mentre non è difficile battendo gli alberi di trovare una bellissima varietà 9 che io chiamerò pictus. È più robusto del marginellus senza quella linea corta gialla dentro al bordo su- periore dell'occhio; lo scutello, invece di nero, è giallo pallido bordato di nero ; le elitre sono ricoperte di punti ben marcati, non dispersi, ma in linee più o meno dritte, con la bordura laterale gialla, non interrotta e con le macchie apicali d'un giallo d’oro, che ricoprono quasi un quinto di tutte Lefchire: Vive sulle querce nei boschi della Ficuzza e di Castelbuono nel mese di Maggio. Cryptocephalus pallidocinetus Farm. Anche questa specie nuova per la fauna europea, fu da me trovata as- sieme alla precedente, della quale per me non è altro che una varietà d' il signor de Marseul nella sua Monografia dei Criptocefali (Abeille 1875) dopo di averne data la descrizione dice: “ Ressemble en petit au margi- nellus, mais la bordure latérale des élytres n’ est pas interrompue et les stries ponctuées sont bien plus régulières et plus fortes , il est en outre dépourvu de taches interoculaires jaunes., Tutti caratteri che ha il mio pictus e che formerebbero ora il passaggio dal marginellus al pictus e da questo al pallidocinctus dell’Algeria (Batna) e di Sicilia. (continua) DESCRERIION D'UNE NOUVELLE ESPECE D’' APION DE SICILE Apion murinum Everts nov. sp. (Tav. XI, fig. 1). Oblongum-converum nigrescente subliliter cinereo-pubescente, pronoto parum aeneo-micante, rostro haud recurvato, antennis prope primam tertiam partem insertis, brunneo-nigrescentibus. Pronoto fortiter punctato ; interstitàis pun- ctis valde majoribus. Elytris laeve striatis punctatis ; densiter cinereo-pube- scentibus interstitiis subtilissime rugosis. Oblong, convexe, noiràtre; pubescence cendrée assez mince; aux elytres au contraire assez serrée mais indistinctement en series. Rostre plus for- tement pointillé que chez l’Apion Seniculum, noir un peu brillant, moins courbée, aussi long que la téte et le pronotum; antennes inserées près du 1. tiers, bruns-noiràtres. Pronotum subtransversal, un peu plus court que chez l’Apion Seniculum, paraissant un peu elevé au bout antérieur, caracte- risé surtout par la couleur un peu brouzée, et les forts points non den- sément placés avec les intervalles distinctement chagrinés à cellules arron- dies; une fosette étroite anto-scutellaire. Elytres oblongues 2 ‘ au moins aussi longues, plus larges à leur base que le pronotum, convexes, un peu arrondies sur les cotés, assez finement striées-ponctuées ; interstries très finement chagrinés. Dessous du corps et pattes noires à pubescence très mince. Cette espèce est facile à recònnaitre à la ponctuation et la couleur bronzée au pronotum et la pubescence presque invisible du pronotum, mais très serrée sur les elytres. Elle se place entre lA. Simile Kirby et le Seniculum Kirby. Longueur 2 ‘3 millim. Je décris cetto espèce si caractéristique sur une simple femelle de Si- cile communiquée par M". Enrico Ragusa de Palerme. La Haye, 10 Juillet 1882. Ep. EvERTS. Apion Ragusae, Everts (1). (Tav. XI, fig. 2). Ovatum, totum grisco-pilosum , rostro longiore, fortiter deflexo , leviter punctulato, antennis subbasilaribus, fronte profunde in for- mam V excavata; thorace fere levi sparsim pilis albis deflexis, ely- tris late striatis vix punctulatis. Ressemble un peu è lA. confluens, mais elle est beaucoup plus grande et entièrement pubescente, de manière qu'elle semble étre totalement gri- sàtre. Le rostre est très long, très courbé et très finement ponctué. Antennes à poils fins. Le front montre une impression en forme d’un V cet des poils blanchàtres entre les yeux. Le corselet est presque sans ponctuation mais parsemé de poils blanchàtres. Elytres avec des stries larges, mais presque pas ponctuées; intervalles avec une double ligne de poils blanchàtres, très indistinctement ponctués; avec une forte loupe on apergoit que les inter- valles sont très finement chagrinés. Pattes noires avec de poils blanchatres. Longueur près de 2 !lr mm. Elle doit étre placée après lA. Ivoelofsi. Je dédie cette espèce au zèlé entomologiste de Palerme M." Enrico Ra- gusa, qui m’a communiqué une seule 9 de cette espéce si caractéristique. Apion viridicoeruleum, Everts. (Tav. XI, fig. 3). Ovatum, rostro nigro longiore fortiter deflero; capite coeruleovi- ridi micante in formam V escavato, antennis subbasilaribus, robu- stis tenue pilosis. Thorace viridescente coeruleo, leviter et sparsim punctulato. Elytris obscure cyaneis late striatis vix punctulatis. In- terstitiis singulis binis pilorum lineis ornatis. Pedibus nigris pilis albescentibus. Cette espèce a tout è fait l’habitus de l'A. confluens, mais elle est beau- coup plus petite et reconnaissable à première vue par la couleur bleu- verte du corselet et la couleur bleu-foncé des élytres, ainsi que par les poils blanchàtres parsemés sur tout le corps. Longueur un peu plus de 2 mm. (1) Il Signor D." Everts descrisse nel XXII Tijdschrift voor Entomologie, cin- que specie nuove del genere Apton fra le quali due specie che furono da me sco- perte in Sicilia; credo utile riprodurne le descrizioni. — 254 — Elle doit étre placée après l’ A. Ragusae. C° est encore Mr Ragusa de Palerme, quia eu la fortune de trouver cette espèce aux environs de cette ville. ELENCO DELLE SPECIE DI APION DI SICILIA DA ME RACCOLTI E POSSEDUTI Pomonae Fabr. opeticum Bach. ochropus Germ. cyaneum Degecer. detritum Muls. Ragusae Everts. viridicoeruleum Everts. insolitum Desbr. fuscirostre Fabr. semivittatum Gyll. flavofemoratum Herbst. urticarium Herbst. aeneum Fabr. Astragali Payk. dispar Germ. pubescens Kirb. Curtisii Curtis. murinum Everts. fulvirostre Gyllh. rufirostre Fabr. Viciae Payk. Apion Herbst. dentipes Gerst. laevicolle Kirb. Ononidis Gyllh. assimile Kirb. Trifolii Linn. nigritarse Kirb. tenue Kirb. virens Herbst. Pisi Fabr. Aethiops Herbst. gracilicolle Gyllh. angustatum Kirb. vorax Herbst. miniatum Germ. frumentarium Linn. rubens Steph. Malvae Fabr. violaceum Kirb. Hydrolapathi Kirb. humile Germ. A questo elenco bisogna aggiungere l'A. stolidum Germ (?) che Rotten- berg nel suo catalogo, scrisse di aver preso a Palermo, come pure lA. var. croccifemoratum Gyllh. preso sulle querce a Catania. E. RAGUSA. — 259 — CRITERII SUI CARATTERI DELLE OROBANCHE ED ENUMERAZIONE DELLE NUOVE SPECIE rinvenute in Sicilia PER NE GDGOTFACSTIO (Cont. vedi i Num. prec.). 13. Orobanche Sicula Mini. O. Spartii forma ex Tin. in Herb. O. spica densissima, bracteis floralibus pilis crispis ferrugineis densissime obtectis, sepalis plerumque integerrimis, angustis subulatis, parvulis, corolla tubuloso-campanulata (non strumosa nec inflata, dorso fere usque ad apicem labii superioris recta!, lobis rectis truncatis infimo tantum brevioribus, lobo intermedio labii inferioris lateralibus parvis divaricatis plus quam duplo ma- jore, filamentis bastlaribus parce glandulosis. Scapus robustus elatus crassus, basi in rhizomate caudiciforme tenuiter imeras- satus, ibique squamis latis glaberrimis dense imbricate vestitus, squamis succes- sivis villosioribus, spica densa, longa, bracteae florales longitudinis corollae, dorso densissime crispo-villosae pili (ex sieco) ferruginei, (non more O. Spartii, sordide albescentes; sepala ratione florum parva integerrima anguste subulato- setacea ! usque ad originem limbi corollini protracta, villosa obscure nervata , corolla tu- buloso-campanulata e basi ad apicem regulariter ampliata, dorso fere recta (non curvata nec in labio galeiformi producta), labio super. plano obtuso fere abrupte truncato subintegro laeviter denticulato, recto ; labio infer. lobo intermedio valde dependente, rotundato-spathulato, integerrimo, lateralibus parvis 1 minoribus pa- tentibus-divaricatis, filamenta fere omnino basilaria juxta insertionem intus paul:o dilatata cilioso-glanduligera (non villosa) versus apicem magis glandulosis, anthe - rae valde apiculatae ad suturam villigerae, stylus glandipilus, stigmatis lobi erassi, colori... Herba habitu omnino O. Spartii sed forma corollae, indumento, sepala, valde aliena, magis ad Orob. platystigmam approximanda. In sylvaticis, Valdemone (locus specialis non indicatus) Junto. Questa pianta è molto simile alla O. Spartit per tutti i riguardi. La forma della corolla però è del tutto dissimile e dalla Spartt e dalle altre dello stesso 20 gruppo, essa deve dirsi fubuloso-campanulata, e per tale fatto svelerebbe piuttosto un’affinità col gruppo della O. Galii. Ma l’ abito, nonostante le altre non lievi differenze che la allontanano dalla O. Spartiti, come a dire la qualità dell’indu- mento, la forma dei sepali, non permette discostarla nè dal gruppo, nè dalla Spartit. È questa una mera forma abnorme e occasionale della specie di Gussone, o sa- rebbe piuttosto la O. platystigma di ReicuB. colla quale essa per la corolla ha una grande simiglianza? Non saprei deciderlo. 14. Orobanche lutea Mini. O. Spartiti Guss. var. lutea in syn. FI. Sic. vol. IT, p: 267. M.Loyac. ‘Contrib. El.Sic., ann. 187/8075007 tti REICH. Ic. ReicHn. Ic. Fl. Germ. et Helv., tab. 218 (optima!) O. scapo plerumque humili, spica breve, bracteis ovato-triangularibus bre- vibus corollam subaequantibus, sepalis parvis integris triang.-acutis, corolla latissima (sub fauce 14 m.m. lata!) abbreviatissima, tubo omnino destituta vulgo campanulata (16-17 m.m. longa!) intense lutea (nec straminea, nec flavescens more formae chloroticae congenerum) labio superiore altero satis prevalido (quoad magnitudinem) sed aequilongo, vel tantum illum superante subintegro, lobis ratione inferiorum majusculis, labto infimo òbscure 3-lobu- lato, lateralibus parvis (3 m.m. latis!) intermedio brevi rotundato, omnibus brevissime denticulatis, filamenta basi plana ibique dense lanata exacte bast- laria, ovario styloque undique valde glandipilibus (v. v. et stc.). Species valde distincta, quoad formam floris magis ad O. condensatam, quam ad O. Spartii accedens. Indumentum omnino ut in O. Spartii sed undique co- piosior, ad squamas copiosissimo. In sylvaticis, in dumetis umbrosis nemorum. Ficuzza alla macchia di Zin- garo sulla via delle Quattro Finaite a sinistra salendo, rarissima. (Jun. 1878). Questa pianta riportata da Bivona sotto il nome di var. lutea, della O. Spartii, ha tutti i titoli per costituire una distinta specie. Non sì è per il suo colorito però (che giova rammentarlo non è quello che abitualmente addimostrano le forme clorotiche delle varie specie) che crediamo elevare questa pianta al rango di specie, bensì per i caratteri che abbiamo più sopra notati che riguardano gli organi i più interessanti in questo genere. — La figura del RercHENBACH dà una imagine fedelissima della nostra pianta e per l’abito e per la forma e per il co- lorito ! 15. Orobanche Satyrus DeNOT. Prosp. FI. ligust. ined. Bert. FI. It. vol. VI, p. 446; Reur. in D.C. Prodes ol XL dd ie Cesati, Passer. et Gibelli Comp. FI. Ital., p. 230, var. ligulata Miani. O. undique valde lanuginosa, squamis floralibus e basi anguste ovata triang. lanceolatis linearibus longissime acuminatis rigidissimis, corolla duplo supe- rantibus, basi valde rufo lanatis, apice breviter bifidis! glabratis submembra- naceis evidenter multinerviis, supremis conspicue comantibus, corolla brevi cam- panulata, labit inferioris lobis parvis subaequalibus stylo stigmaque insigniter glandulifero (sec Bert. recte hirsutum !) Scapus crassiusculus pedalis et ultra, basi in pseudo bulbo tantum accretus, squa- mae inferiores latae glabratae, caulinae remotissimae, spica longa, flores inferiores saepi satis distantis successivis, valde congesti, bracteas florales longissimae, e basi angusto ovate, lanceolata, sensim in ligulam latam linearem rigidam, corolla du- plo superantem productae, conspicue ad dorsum carinatae lana sordida rufa valde crispa usque ad medium et secus margines densissime fectae, versus mediam par- tem supremam subglabratae, bracteae superiores insigniter comantes, ad apicem bidentato-furcatae! sepala ovata bifida laciniis divergenti" us, saepe ad apicem bia- ristulatis! longitudinis tubo corollae superant:bus. Corolla breviter latissimeque campanulata extus ad dorsum conspicue furfuraceo-hirsuta intus al limbum gla- brata basi vix strumosa dorso aequaliter laeviter incurva, labio super. profunde bilobo, lobis surrectis, inferioribus lateralibus parvis rotundato-obovatis; flabellato- nrvatis, intermedio latiore sed paullo longiore ad apicem truncato et fere emar- ginato (an semper?), ad basin plicis seu gibberis duobus elevato, omnibus, ar- gute ct irregulariter eroso-denticulatis, filamentis basi applanatis basilaribus, ibique sub lente vix ciliosis superne conspicue glabratis, antherae inter se arcte connexae valde apiculatae, stylus valde glandulosus, breviusculus, lobi stigmatis e dorso compressi crassi exacte hemisphoorici simu latiusculo sejunctis subtus dense glan- duloso-hirsuti, color stigmatis luteo (sec Berr. et Cesari) Facies O. Spartiti! In fruticetis maritimis al radices Leguminosarum uti Genistae, Calycotome in Insula Salina, Vulcano, Filicurt (Insulis Liparicis) legi ann. 1877 Aprili. Ho determinato questa specie senza esemplari autentici di confronto, nonpertanto sul secco ho potuto constatare che i salienti caratteri dela specie del De NorARIS, in questa di Sicilia tutti vi si ritrovano, onde mi permetterei asserire che su questa mia definizione non potrebbe esservi dubbio. Se nonchè vedendo taciuti il carattere di queste lunghissime brattee fiorali di cui le pari nessuno esempio ci danno tutte le altre specie di Orobanche, che quali si presentano nella forma di Sicilia sono singolari anche per lapice loro diviso in due denti quasi furcati, ho creduto ri- tenerla una varietà della specie del De NorarIs. Sin da principio avea nei miei manoscritti distimto questa rara pianta delle Eolie sotto il nome di O. Spartit var. longibracteata, e nel Catalogo delle Piante delle Isole Eolie, 1877, da me pubblicato, malamente fu confusa colla O. Spartié, perchè salvo 1’ abito che è — 258 — del tutto simile nelle due, tutti gli altri caratteri della corolla, dei sepali etc. sono abbastanza differenti. La O. Satyrus è una specie però per tutti i riguardi vi- cinissima alla O. Spartit. È da notare che alcumi fiori dei pochi individui raccolti nel 1877 presentavano il perfetto sviluppo del quinto stame in perfetta simmetria coi lobi della corolla; esso ritrovasi sotto il labbro superiore alternante col sinus dei due lobi. L’antera mancava del tutto, poichè ciò che stava alla sommità del filamento era un corpo privo di forme precise. 16. Orobanche ‘cruenta BERT. ‘rar. It: PI. dec.-3,) pi 36; exclSman et synon. nonnull! Reur.-- T&Yra-5FTF!r* —_ NOTES SYNONYMIQUES I. Dans le courant de l'année 1857, M." P. Fischer a publié une espèce nouvelle d’Helix soi-disant Néo-Calédonienne; et qui en réalité n'a jama s été depuis cette époque retrouvée dans notre colonie, où le groupe auquel elle appartient, est du reste completement étranger. Je veux parler de l’/elix Cespitoides, que M. H. Crasse, dans le méme Journal (tome XIX), pense, et avec raison dévoir étre retranchée du ca- talogue des Helix Calédoniennes; sa grande analogie avec les espèces du groupe de 1’. cespitum, lui fait supposer une erreur d’habitat; il est portè à la mettre en synonymie de cette dernière. Seulement, dit-il, l’exemplaire d’après lequel a été faite la description est anormal par sa couleur d’ un rouge violacé et vineux. L’année qui suivit la publication de 1°/7. cespitoides par M." Fischer 1858 par conséquent M" W. G. Binney (Pr. Ac. Nat. Sc. Phil., 118) publia Helix (Anguispira) Cooperi espèce dont on a découvert depuis des varié- tes nombreuses , différant par l’élevation de la spire, le dessin, la couleur, l’ombilic ete. Or, une variété de celle-ci, assez fréquente dans les monta- gnes Rocheuses (Utah), présente effectivement la couleur de |’ Helix ce- spitoides, figurée par M." Fischer. Comme pour la taille et les autres ca- ractères, elle rappelle tout à fait cette coquille; je crois qu'il convient de les réunir. Je n'ai pas vu le type de l’HMelix cespitoides, mais je lui trouve, si la représentation en est exacte, les plus intimes rapports avec l Helix Coo- peri. La couleur d’un rouge vincux interrompue par des espaces blanchàti es disséminés ca et là, ne se trouve que dans celle-ci, et des nombreux spe- — 264 — cimens d’Helix cespitum de toutes provenances qu'il m’a été loisible d’exa- miner, aucun ne ma presenté cette coloration qui serait, il est vrai, trés- anormale dans cette espèce. Le nom de M." Fischer étant antérieur à celui de M." W. G. Binney, devrait lui étre restitué , si comme tout me porte à le croire, les deux coquilles sont identiques. II. Nassa Morleti, Crosse, très-exactement figurée dans le Journal de Conchyliologie, = N. fossata, Gould, nom antériéur. Cette belle espèce provient des còtes de la Californie, et se trouve aux environs de San Diego. Marseille, 7 Juillet 1882. O. F. ANCcEY. Rectifications Dans le N. 10 du “ Naturaliste Sicilien, M. Bourguignat fait quelques observations sur ma note sur la “ Faune conchyliologique du pays des So- malis. , Il me reproche de ne pas avoir connaissance du travail où les espèces dont je parle ont été publiées par lui, ce qui je pense est excu- sable, surtout si l’on remarque que j'ai conservé ses noms, sauf l’un d’eux qui m’a paru devoir étre changé; je reviendrai tout à l’heure sur celui-ci. Le Bulimus latireflerus peut ne pas appartenir à la faune du pays des Somalis; comme je le disais, mon opinion n'a rien d'absolu, vu que je ne connais ce dernier que par la figure et la description. Je tiens è constater seulement que les exemplaires des Somalis ne sont pas de D. candidus. Il est permis, je crois, de diverger d’opinion au sujet du genre où doit éire placée la coquille qu'il appelle Limicolaria Revoili ; les raisons que j'ai données à l’appui de mon assertion, et ses rapports nombreux avec le Buliminus albatus, Fér., me font penser qu’ ils appartiennent au méme groupe. Quant au Bul. Levorli, ne sachant à cette époque s'il avait été publiò, je lai redécrit sous le mème nom, pour éviter un double emploi, au cas où il aurait été déjà décrit. Ce n'est pas une condescendance de ma part, et M. Bourguignat n'a donc pas à me remercier pour avoir dien voulu le conserver ; je tenais seulement a ne pa surcharger la nomenclature d'un nom nouveau, au cas où le nom de Revoili aurait 616 déjà appliqué par M. Bourguignat. Marseille 7 Juillet 1882. C. F. AncEy. DILUO TRETTATTTITANA ATA TITANI TTI IIY__- few b IBLIOGRAFICI Il signor Dr. Schiavuzzi dà negli scritti della Società Adriatica di scienze naturali a Trieste delle aggiunte al suo elenco degli uccelli dell’Istria, vi troviamo notato l’Aegiothus linarius, alquanto raro, così pure la rara Em- eryza leucocephata , Spatula clypeata, il Larus leucophlacus riconosciuto per una varietà meridionale del L. Argentatus, questo va soggetto a molti mutamenti di dimensioni e di tinte influenzate dall’età e dal clima. Seguono poi delle osservazioni fatte sui passaggi, osserva che in causa delle pioggie nello scorso ottobre 1881 scarsi erano i passaggi del Purus coeruleus, Turdus musicus, e che solo nei giorni sereni era più frequente il Parus major; la Hyrundo rustica insieme ad alcune Chelidon urbica: ricomparivano in settembre, rimasero a Pirano fin verso il fine d’ottobre e poi partirono in piccole truppe. Poi vi segue la lista degli uccelli coll’indicazione della loro comparsa. Anche negli scritti della società ornitologica di Vienna il D". Schia- vuzzi dà la lista degli uccelli di passaggio nell’Istria. Di interesse sono le osservazioni date da Krukenberg e riportate dal D'. Meyer, direttore del Museo di Storia naturale a Dresda, negli scritti della Soc. Botan. Zool. di Vienna, sui colori delle penne di alcuni uccelli. Così fra le molte, Krukenberg trovò nelle piume verdi del Picus viridis un pigmento giallo denominato da lui Picofulvina, il verde si forma me- diante sovraposizione del pigmento giallo su un pigmento oscuro; le piume gialle della Paradisea apoda contengono, Coriosulfurina, cioè quella stessa sostanza che si trova anche al becco delle Oche ; il colore giallo al collo e alla testa della Puradisea rubra chiamasi dal Krukenberg, Paradiscoful- vina, il rosso delle piume sul ventre della Pitta Makloti, come pure il rosso sulla testa del Picus viridis chiamasi Zoonerythrina; il color bianco delle piume del Cacadu, come quello delle Oche deriva dall’aria rinchiusavi che si disperde tosto che la si espelle con terpentina o olio di garofano o con alcohol; Krukenberg viene al risultato che la maggior parte della sostanza colorante si forma a quel punto ove la si trova, e non viene trasportata già formata dalle radici etc. ARTE Sua Altezza il Principe ereditario Rodolfo, protettore della Società or- nitologica, riconosciuto per le sue diverse publicazioni quale distinto orni- tologo, ha esternato il suo desiderio che la detta società voglia impiantare per tutta la monarchia austro-ungarica delle stazioni per osservare i di- versi fenomeni che accompagnano il passaggio, l’arrivo e la partenza degli uccelli, la direzione del viaggio, il giorno, il tempo, le cause dell’ ar- rivo di uccelli rari, i punti di riposo ete. ete. — La direzione della detta Società ha perciò invitati tutti gli ornitologi della monarchia a voler no- tificare ad essa le diverse osservazioni fatte da essi per questo argomento, e ha mandato pure a quelle persone che si offrono a queste osservazioni di sì alto interesse per la scienza le necessarie tabelle etc. Il sig. Montessus parlando (Rev. scientif. Paris 22 maggio 1882) dello stato attuale dell’Ornitologia in Francia, fa menzione di un Synoicus Lo- doisiae stato ucciso nel distretto di Chalon sur Saòne, c del quale il primo individuo fu già preso in Lombardia e trovasi nella collezione Turati — Questo uccello proviene dall’ Australia ed è nei suoi caratteri specifici in parentela colle quaglie di colà, ma ne differisce in qualche modo in causa dell’influsso dell’età, della stagione etc. Il Sig. Tschusi dà (Soc. ornit. Vienna) la notizia essere stato ucciso presso Hallein (Salisburgo) un Pastor roseus triole, uccelli assai rari in questi paesi dell'Austria; un altro uccello raro—un’Aquila Bonelli fu uc- cisa in Boemia. Il D'. Boettger dà (soc. Senckenbergiana, Francoforte) in aggiunta ad una enumerazione già data nel 1876, un’ altra di rettili e Batrachi della Pro- vincia San Paolo nel Brasile; fra i molti àvvi il raro Laemanctus undula- tus, una varietà del Cystignatus occellatus, che forse potrà esser una nuova specie, poi un Hemydactylus mabuyanus, Thamnodynastes Nattereri, Leiu- porus albonotatus ete. ete.— Troviamo (l. c.) anche una lista descrittiva di rettili e Batrachi della Sicilia, fra i molti una Lacerta viridis v. punctata, un’altra v. maculata e una v. sicula, quest’ ultima colle forme: albiventris e rubroventris, un Zamenis viridifavus colle var. communis e carbonaria, Bufo vulgaris v. spinosa, B. viridis, Hila viridis etc. ete. — Rettili della Spagna ci enumera il Prof. Boettger pure negli scritti della su citata so- cietà; àvvi una Zumenis hippocrepis, Lacerta occellata v. margaritata e var. viridissima, Bufo inauritanicus; Discoglossus pictus v. sarda, Tropinodotus viperinus aurolinceata, Lacerta oxycephala v. hispanica, Rana esculenta v. hispanica ete. In un'altra lista troviamo enumerati i rettili delle isole Ba- leari con Turantula mauritanica, Bufo viridis var. meridtonalis ‘ete. Poi troviamo descritti Bucephalus capensis v. virids, Pithon Sebae, Tylops, libe- riensis v. intermedia, Acanthodactylus scutellatus v. Dumerili , lana tri- nodiensis n. sp. (la quale ricorda la &. Mascariensis e la L. Rwroni) Maltza- TARE nia n. g. (che ricorda un Pelobates) Sufonia n. sp. ete. ete., le quali tutte appartengono alla fauna delle isole Baleari. I Rettili del Madagascar de- scritti pure (1. c.) dal Bòttger sono: Thilops mucronatus n. sp., Dromicus Stumpfi n. sp., Langaha nasuta n. sp. Gerrhosaurus rufipes n. sp., Pachy- dactylus Gaticata n. sp. affine al P. cepodianus v. madascariensis) P. du- Dius n. sp. una forma cha ha il suo posto tra il P. laticauda e la var. Ma- dascariensis) ete. ete. Poi seguono dati sulla distribuzione geografica etc. Il D" Lenz dà (l. c.) enumerazione di alcuni pesci del Madagascar, la di cui maggior parte appartiene a specie dell'Oceano delle Indie, pochi a specie viventi nella regione che circonda il Madagascar; troviamo menzio- nate: Diagramma pertusum, Chilinus punctatus (con fascie trasversali di 1 centim. in larghezza), Salarzas aequipinnis (i raggi sono assai poco sporgenti, il secondo o un altro raggio non è allungato, come lo crede Gdnther, le pinne dorsali sono nere con striscie trasversali, ristrette, di color grig- gio etc. ete.), Zetrodon patoca (non ancor a fondo studiato che potrebbe esser una specie nuova). Il signor Chyzer dà negli scritti della Società carpatica ungherese a Kes- mark, la lista dei pesci che vivono nelle diverse acque dal Comitato di Zemplin in Ungheria; fra le altre annoveransi Carassius vulgaris, l’unico che viva nelle paludi, poi Cuttus poecilopus, Lucius perca volgensis, Umbra Kra- meri, Barbus Petenyi etc. Un elenco dei pesci che vivono nelle acque del Comitato Arva ci dà (1. c.) il signor Rowland; trovansi fra gli altri Barbus Petennyi, Salmo hucho (sino a 20 kil. di peso) Muraena Anguilla, Erox lucius. Ci dà anche notizia della piscicoltura artificiale introdotta in questo Comitato. Il Sig. Direttore Steindachner descrive (R. Accad. di Sc. Vienna) alcune n. sp. di pesci del fiume Ricka (Montenegro) e del lago di Scutari (Al- bania), così: Paraforinus Pstroffit (la forma del corpo simile a quella del Par. Ghetaldi; Trichomycterus Knerii, Characidium purpuratitm simile al Ch. etheostoma ; Squalius pictus, osserva poi il D." Steindachner doversi unire al genere Leuciscus e formare uno speciale sottogenere, in causa della forma delle labbra simile a quella del Barbdus ; dà osservazioni cri- tiche sul Serranus caninus di Taranto e su altri pesci. Il signor Husz ci dà (I. c.) un elenco dei Lepidottori osservati nei din- torni di Eperies in Ungheria; annoverasi Lycoeus Damon, Neptis lucilla, Hesperis comma ab. catena, Deiopeia pulchella (sui fiori di Plantago), Laria L. nigrum, Diphtera ludifica, Episerna glaucina, Xanthia occellaris, Piusia Ais e altre rare. Il signor Ragenhofer parla (Soc. zool. botan. Vienna seduta giugno a. c.) di una Chaleotaenia Ajax. Sand., la quale dopo aver vissuto due anni in istato di larva in un tronco di Acacia odorata della N. Olanda si tras- IE formò qui a Vienna in perfetto insetto e al sig. Luch riuscì conservarla in vita per 14 giorni; nel legno di quella Acacia vivono anche le larve di una Phoracantha. Il Sig. Tenente Colonnello Saalmùller (1. c.) cita fra i lepidotterî del Madagascar un Hypodimnas misippus di alto interesse in rapporto alla teoria Darwiniana; la femina è tanto simile alla Danais chrysippus da poter ap- pena appena distinguersi l’una dall’altra; in causa del suo odore nauseante viene fuggita da tutti gli insetti carnivori; una Patula macrops che ha due tasche sulle ali posteriori, una Ophideres fullonica, che porta grandi danni agli agrumi, delle Borocere, le quali vivono sul Cytisus cayanus vengono allevate in piena libertà per ricavarne seta etc. Il Sig. Saalmùller parla poi (1. c.) del Meriones del Madagascar, e del Merope dell’Africa, osservando che i maschi di queste due specie sono quasi del tutto simili e solo le femmine esser differenti. Il maschio della Merope vive presso i ruscelli, vola nei bosehi e qui si unisce ad una forma di Da- nais; dalle uova nascono maschi e femmine e queste ultime hanno la forma di Danais; i due sessi differiscono nel colore etc. etc. Il Signor Hòfner dà negli scritti del Museo di Storia Naturale di Kla- genfurt un’aggiunta alla sua fauna dei Lepidotteri della Valle Lavant nella Carintia; nel citare l’Acronicta abscondita l'autore crede dover considerarsi questa specie, la Euphordiae, la Montivaga e VEuphrasiae tutte come una sola specie, cita poi la rara Agrotis hyperborea v. carnica , come pure la rara Zonosoma punctaria v. subpunctaria ed altre; fa menzione d’un bruco di Acherontia atropos con la testa di color bianco con striscie nere, i pri- mi 2-3 segmenti pure di color bianco, il resto del corpo di color bruno caffè oscuro, parla di alcuni bruchi di Deil. elpenor di color giallo verde chiaro e di altri di color bruno-nero, e perciò è di parere che in causa di questa variazione di colore alcune Cucullie, assai difficili a distinguersi, non siano che varietà di bruchi, e ciò possa riferirsi anche alle specie della Acronycta;—dà poi anche la notizia d’una partenogenesi della Fumea inter- media; — poi esser stato trovato in copula la Pieris Daplicide S° e la P. rapae Q etc. Il signor D." Steudel e D." Hofmann danno (Soc. di Se. Nat. Stuttgardt., enumerazione dei Microlepidotteri del Wiirttemberg; fra le molte citiamo solo Coleophora infibulatella, n. sp. affine alla C. vicinella, Butalis hydrar- girella ritenuta dal D." Wocke per un albino della D. fallacella o per un individuo imbianchito dal sole. Il professore Mick dà dati biologici sull’ Hymenopteron, la di cui larva vive sino all’autunno tra il 2 e 3 segmento del corpo di una piccola Cica- dellide, poi si forma un cocone, in cui passa l'inverno e nel giugno sus- seguente si trasforma in crisalide. Il professore Hoffer dà negli scritti della Società di scienze naturali a Graz l’elenco dei Bomdbus che vivono nei dintorni della detta città, così vengono enumerati Bombus terrestris colle varietà cryptarum, lucorum e dissectus,—B. ruderatus la di cui femmina era conosciuta sotto il nome di B. ligustica o scutellaris—B. hortorum, che, secondo Hoffer, non è altro che un B. ruderatus @ foroénsis—B. rajellus con una varietà senza fascia- tura, assai rara, e la quale vien denominata var. Schenki ete. — L'autore parla poi del “ trombéttare , dei Bombus, dal Godart (1685) in poi non mai osservato se non ora dall’ Hoffer: dà poi dati biologici del Bombus e Apa- thus campestris,—poi deserive un nido del B. confusus ete. Il professore Brauer osserva (Imp. Accad. di scienze. Vienna) un £ seg- ment mediaire , trovarsi solamente negli Imenotteri e non anche nei Ditteri. Il torace dei primi consta dei soliti tre anelli e negli Imenotteri apocrita vi sì trova anche come quarto anello, il primo segmento dell’addome colla sua piastra dorsale e forma il segmento mediano; il torace di questi Imenotteri apocrita termina posteriormente col primo segmento addominale. Nei Dit- teri il torace termina in parte col mesofragma e in parte coi Metapleuri esso torace è formato come quello dei Lepidotteri e Cicadi. Il D." Haller dà la lista degli Acar: del Wiirttemberg; fra i molti ci- tiamo Gamasus Heringi (dimorfismo) di sesso in forma e grandezza Nota- spis bipilis v. quadridentata, la quale varietà potrebbe formare una spe- cie, Pseudixcodes n. g. holsatus; il maschio corrisponde probabilmente al- l’Ixodes crenulatus e la femina all’Zx. holsatus descritta dal Kolenati (il maschio figurato dal Kolenati non è che una semplice varietà); poi Micro- trombidium n. g. pulcherrimum n. sp., T'unaupodus n. g. Steudelit n. sp. e molte altre. Il Professore Klunzinger dà (l. c.) i caratteri specifici dell’Astacus saza- tilis Hall. e VAst. pallipes Ler. per constatare esser il primo un Ast. pal- lipes; descrive poi l’Ap. torrentium Schr. (A. saxatilis, torrentium e tristis Koch.), VAst. longicornis Ler., e Ast. fluviatilis L. le quali sono le tre spe- cie dell'Europa centrale e meridionale. Il Signor D." Ruhters descrive (Soc. Senkennbergiana) un crostaceo della famiglia delle Ocypodine—! HypophMhalmus n. g. leucochirus n. sp. di Honkongj-l’Autore rimarca esser Xenophthalmus, Xenophthalmodes e la Hypophthalmus forme affini, talmente a ritenersi per specie di un genere; le differenze trovansi negli occhj, Xexophthalmodes non ha occhj, gli occhj del Hypophthalmus sono pedunculati, immobili, degii occhj del XeropRthal- mus non può darsi nozione certa perchè la descrizione data nella rispettiva opera inglese è assai oscura e confusa.—Richters descrive poi una Limna- dia Garretti n. sp. del Tahiti affine alla /Zermani e poi dà anche dati sulla fauna de’ crostacei del Madagascar in cui troviamo descritta una Calia- SARE nassa madagascariensis simile alla Cal. eremita, ma che vive nella sabbia, ’Ocypoda cerutophthalma, Conobila rugosa ete. Il Signor Lenz e Richters dànno (!. c.) ulteriori notizie sui crostacei del Madagascar; nel citare la Micippe phylira v.Mudagascariensis viene osservato la forma della mano e della fronte del maschio che non differisce da quella della femina, e perciò si ritiene che M. phylira v. latifrons non sia il maschio della detta var. madagascariensis ; nuove specie per la fauna del Madagascar sono: Eriphia scabricola, Goniosoma Ortentalis, Ocipida cordi- mana etc. ete. Il signor Griffe annovera (Soc. Adriat. di sc. nat. Trieste) alcuni Oxt- gorinchi (Muja, Pisa, Inachus, Stenorrhynchus) i quali sono rivestiti di al- ghe, spongie, polipi e perfino di Ascidi e quel che è di alto interesse que- sti crostacei stessi si rivestono con tali sostanze; Griffe fa menzione di una Maja verrucosa che avea sul dorso diversi pezzi di Alcyonium palma- tum, di una Pisa tetraodon che era: coperta da Cystostre etc. Il rostro distinto malacologo sig. Clessin (Soc. minerolog. zoolog. Regen- sburg.)ci dà delle osservazioni critiche ed istruttive sulla variabilità della Melix arbustorun, sulla quale influisce assaissimo la qualità del terreno su cui vive, la qualità del cibo di cui si nutre, la temperatura, ed anche il clima, in generale quanto più ricco il terreno e il cibo di calce carbonata, tanto più robusta sarà la conchiglia e 1’ epidermide sarà di colore più chiaro , quanto minore la quantità del calcare, tanto più sottile sarà la conchiglia. Anche in grandezza varia molto la detta Mele, il che dipende proba- bilmente dalla quantità e forse anche dalla qualità del cibo e dalla loca- lità in cui vive, se asciutta o umida. Clessin dà poi un prospetto delle di- verse varietà di colore (7. flavescens, rufescens, Poiretia, Thomasta.), della spira con ombelico chiuso (v. trochoidalis e v. alpicola), con ombelico a- perto (v. depressa, v. stiriaca, v. rudis &te.) di consistenza calcarea, picea, Baylei etc.) e fra le abnormità trovansi citate 1’ albina, sinistrorsa e sca- laris. Il professore Michele Stossich continua a dare il prospetto della sua fauna adriatica e vi dà (Soc. adr. di sc. nat. Trieste) l’elenco dei vermi. Il signor Siegmeth dà negli scritti della già citata società carpatica i risultati delle sue osservazioni fatte in occasione d’ una escursione nel co- mitato Marmaros in Ungheria, vi dà pure la lista delle piante più caratte- ristiche (Anthemis carpathica, Campanula carpathica, Rhododendron myrti- folrum, Hievacium pleiophillum, Gentinna excisa ete. e dei Coleotteri, degli Uccelli (Aydrepata cinclus, Accentor alpinus, Tetrao urogallus, I. tetrix, T'. Bonasia, Acquila ete. dei molluschi (Z7elix vicina, Clausilia stabilis), dei foraminiferi (Glandulina, Biloculina, Polystonella, Noncionina etc.) raccoltivi. Dobbiamo far menzione essere stata pubblicata una guida pel Museo 9 lo Godefroy ad Amburgo. Questo museo contiene collezioni ricchissime nomi- natamente di oggetti del mare Pacifico; poichè i capitani dei navigli della casa G. C. Godefroy e figlio hanno l’incarico di raccogliere tutto quanto lor viene fra le mani, e oltre ciò detta firma manda sempre appositi na- turalisti per raccogliere nelle diverse parti o piante, o insetti, molluschi ete., i quali oggetti poi vengono distribuiti a diversi naturalisti specialisti per essere studiati, e i risultati di questi studi vengono poi pubblicati nel gior- nale del museo Godefroy.—Il museo trovasi in apposito edificio, occupa due piani, nel primo trovansi le collezioni zoologiche e nel secondo le col- lezioni antropologiche ed etnografiche. Il Barone Maltzan dà uno schizzo (loc. Senckenbergiana) d’un suo viaggio fatto nella Senegambia e vi dà anche dei dati sulla fauna di questo paese. L'elefante, e il leone si può dire non esistere più; numerosi essere Cerco- pithecus, Sciurus pumetatus, Mus rattus e anche il decumanus; numerosa esser anche l’Ornis (Neophron plicatus, Otogyps auricularis, Ardea logularis, atricapilla, Halcyon senepaliensis, Pelomedusa galeata identica alla P. ge- haphiae dell’Abissinia, Rana Bibroni, che appena si distingue dalla &. mas- cariensis, Python Sebae, che non di rado acquista una lunghezza di 4 metri, Chameleo senegaliensis ete. ete. ete. Il signor De Janka dà nel giornale del museo nazionale di Budapest un prospetto sinottico delle specie europee del genere Viola; qui troviamo anche osservato che la Viola Olympia raccolta molti anni fa dal D." Beggiato presso Schemnitz e descritta da esso negli atti della soc. ital. di sc. nat. Milano, vol. VIII, differisce in nulla dalla Viola sylvatica (e già il Pro- fessore Visiani più volte avea dichiarato non poter ritenersi la detta Viola Olympia per una nuova specie). Il Direttore de Marchesetti dà (soc. adr. di sc. nat. Trieste) una lista delle piante osservate sul Campo Marzio di Trieste. Già il def. Tommasini nel 1838 rivolse la sua attenzione a quella flora, completata poi dal Marche- setti, e la quale in questi ultimi anni contò 650 specie (° della flora to- tale di Trieste: di cui 67 non più rinvengonsi, 75 trovansi solo di tanto in tanto, 580 possono riguardarsi cone specie stabili. Fra le molte sono a menzionare: Delphinium peregrinum, Sisymbrium pannonicum, Brassica clongata v. integrifolia, Trigonella corniculata, Silene dichotoma, Melilotus, messanensis, Centaurea diffusa, Smyrnium olusatrum ete. Il D." Marchesetti descrive poi (1. c.) alcuni casi di teratologia vegetale, così una Mohringia Tommasiniù March. che offre una serie di casi di Coransia, ovario rappre- sentato da 2 o 4 foglioline, organi del fiore in metamorfosi foliacea, poi foglie accorciate, più larghe, stipate, di aspetto di foglie etc.; poi una fa- sciazione di Crepis cernua e di Scrophularia chrysanthemifolia,—una Pte- Se ris aquilina con rhizoma repente, da cui partono numerose radichette e 5 cauli con numerosi rami etc. Il Direttore Marchesetti descrive (1. c.) poi anche due nuove specie di Muscari, Botryanthus (Muscari) Kerneri e B. speciosus, il primo fu con- fuso finora col B. vulgaris, ma si distingue da questo per le foglie striate, lineari, strettissime ete. per lo scapo più gracile. Kerner su questo Botry- anthus esternò esser il vero B. vulgaris il rappresentante dei paesi nordici e il P. Kerneri la forma meridionale; il B. speciosus è dell’isola Pelagosi e si avvicina al neglectus. Il D Solla dà (1. c.) osservazioni critiche sui lavori di Darwin e di Wiesner sul movimento delle piante; esso parla della circonnutazione, del- l’Epi ed Iponastia, della posizione nottitropica, dell’Eliotropismo, del Geotro- pismo etc. Il Professore Rathay presentò alla Imp. Accademia di Scienze a Vienna un lavoro sugli Spermogonii di alcuni Myceti, in cui dà a divedere che questi Spermogonii hanno gli stessi mezzi per attirare gl’insetti, come li hanno i fiori delle fanerogame. Il Sig. De Bary dà (Società Senckenbergiana, Francoforte) i risultati de’ suoi studi sulle Pterosponee e Saprolegniee, riferisce sulle diverse opi- nioni sugli organi sessuali di esse piante osservate da altri botanici, li de- finisce e descrive: Pythium Buryanum, proliferum, gracile, megalacanthum, Phytophthora omnivora, Aphunomyces scaber ete.; parla sul processo della fruttificazione, sulla formazione degli Anteridi, dà la sistematica delle dette Pterosponce etc. Il Sig. Woronin dà (I. c.) osservazioni critiche sulle Ustilaginee e nomi- natamente dà i risultati dei suoi studi fatti sui generi Z'uburcinia, Thecaphora e Sorosporium; rimarca esser d’alta importanza lo studio del processo della germinazione nell’aggruppamento delle Ustilaginee ed esser la sistemazione di queste più naturale se basata sulla detta germinazione. Woronin classifica le Ustilaginee come segue: Sorosporium Saponariae, Thecaphora hyalina, Ustilago, Schizonella, Tolyposporium Iunii, Tulletia, Entyloma, Melanotae- nium indigenum, Schroteria, Urocystis, Tuburcinia Trientalis, Vossia. Moli- niae. > SR. Enrico Ragusa, Dirett. resp. RZ, re “e .9, SPE iiWWiWW.LWl.WWWWWW..iWWiWikiKKiK Ki K JK JK KG oggi A, ANNO I 1 SETTEMBRE 1882 N, d2. IE NATUR ALIS STA SICILIANO. GIORNALE SCIENZE NATURALI = ‘oo + [{{ES è SI PUBBLICA OGNI PRIMO: DI MESE eu ABBONAMENTO ANNUALE FRALER NERE: E TANO LI RIIA II M O E e se ie PAESICOOMPRESTENLE UNIONE POSTALI = SRI te" PRI III AR MPN, ISSER PRESERO NS IL i ai SO PREAESERO SPARATO VON: DAVOLI LEE SI ON MT E » SENZRZTFANOLES RR STI E STE CENT. 80 GLI ABBONAMENTI COMINCERANNO DAL 1° DI OTTOBRE DI OGNI ANNO Indirizzare tutto ciò che riguarda l’ Amministrazione e Redazione al sig. ENRICO RAGUSA, in Palermo, Via Stabile N. 89. SOMMARIO DEL NUM. 12. = D.' Sebastiano SpecialeSopra una sostanza serpentinosa. E. Reitter—/ Scydmaenidi d'A bissinia. Cav. F. Baudi—.Note Entomologiche (continua). . Ragusa—Strana aberrazione di Syntomis phegea B.xXl1© . Ragusa— Storia di un Pentedon di Stcilia.x 5 . Ragusa—Apion di Sterlta. . Ragusa—Un'anomalia di Oryctes grypus Ill. . Ragusa—Descrizione di una Silpha granulata Oliv. mostruosa. x 1 7 La Rosa Libertini—-La prima pagina del mio Album entomologicof E. Ragusa--E/enco di alcuni coleotteri raccolti al lago di Lentini. M. Lo Jacono.—Su/ Yrifolium obscurum Savi. FP. Ancey_Observations sur quelques Macularia. E. Ragusa—.Votizie. Mom = y/ 2 “PALERMO Stabilimento Tipografico Virzì PERFANAANAAANA NANNA NAAAAAANAAAAAAAAAAAAAA TT. 1882 SUUAUGUINTTEKENTITTVIMKHIVAVKTHKSITOVKNTIAGIOKKKIKVAVMADKIUTTAVKRKIiVOLCHKICKiVKTAKtOTKVAKKHICOKOOCKKHOKOTUKOKCCoTOKCOSUKKeooicOiottottti(oOKCoCcOrtrVCOt\OtHKKtotot{totUKKICCOKTAUMTOCTKTOUoTELCOtKtUKtoTCO{TNKtorttTNKtttTeKttKKtttAtotKctotit E RVIVMMATVANIUAIVIIVINNIMIVALIVANISMVUATVAN HONOR VONVONTIMVATANOVKNATAKIVONVANTUAIOKKCOKIOATARTANTTATATtANIToAKIATIATHMAnKiaitontnt zi ANNO I. 1 SETTEMBRE 1882. No 12: DIN 4 -- DO -_----- TL NATURALISTA SIGILIANO DO **>--<>-°*-<-<-<-->-<>-<*->-<-_-<-<°*_->_-£-*-<*-<*_--<<°”>_-_-«----k5-<£E—-£>-£---- SOPRA UNA SOSTANZA SERPENTINOSA originata per trasformazione pseudomorfìica in un basalte del Vicentino Occupandomi dello studio chimico e petrografico dei basalti del Vincen- tino (1), mi si è presentato, in un campione di quelle rocce, un minerale metamorfico, la cui importanza mi ha consigliato staccare questa nota dal- l’intiero lavoro, in via di esecuzione. La roccia che mi ha dato occasione a questo breve cenno, appartiene al gruppo basaltico del Monte Faldo. Il basalte trovasi generalmente disseminato di piccoli grani, o più rara- mente di masse piccole o grandi di una sostanza amorfa generalmente nera, opaca, untuosa al tatto, tenera, e che spesso presenta nel suo interno, con graduato passaggio, piccoli nuclei di una materia di color verde, più dura e che presenta tutte le proprietà del serpentino puro, di cui la sostanza nera sudetta sembra che rappresenti uno stato di decomposizione preva- lente. Su questa sostanza nera si trova infatti impiantata delia limpidissi- ma calcite, ed inclusi dei cristallini isolati o aggregati in piccole geodi di pirite marziale. Anche il basalte, come roccia includente, si presenta in uno stato di più o meno avanzata decomposizione, e difatti come tale lo dimostrano le os- servazioni microscopiche ed i risultati analitici. All’ esame microscopico la roccia comparisce costituita prevalentemente da minuti cristalli di feldispato plagioclasico; da una sostanza verde abbon- dantemente diffusa tra questi, e che ha i caratteri di quella che costituisce i nuclei verdi della sostanza nera, la quale come ho già detto trovasi in granuli visibili ad occhio nudo od in masse maggiori nella roccia; da ma- (1) Boll. d. Com. Geol. N. 9 e 10, 1881. CDR e gnetite e da augite pure in cristalli (vedi fig. 1, Diam. 186). Vi si trovano anche dei grani tondeggianti di calcite, rivestiti con diffusioni della cen- nata sostanza verde (vedi fig. 2, Diam. 60). L'analisi della calcite perfettament& limpida ha dato : COSA) Mg0 tracce CO, 42, 33 99, 23 Una sezione sottile del basalte, trattata con acido cloridrico, a caldo, si spoglia completamente della sostanza verde e quasi del tutto della ma- gnetite. Il basalto è di color grigio scuro; la sua polvere dà reazione alcalina, fonde in vetro nero, opaco, magnetico. L'analisi chimica, ha dato comples- . sivamente. Sio, 48, 11 P20, tracce Als03 20, 67 Fe,03 DN 11 Fe0 3, 18 Cao 4, 37 Mg0 a) K,0 2, 14 Na.0 2:12 99, 89 Perdita per calcinazione 3, 75 0j0 Densità=2, 55 temp. 19° C. La materia nera, con gradazioni al verde, contenuta in questa roccia vulcanica del Vicentino, ho già indicato che è da ritenersi come formata da sostanza serpentinosa in decomposizione. Mentre la sostanza verde e trasparente che vedesi generalmente diffusa nella roccia (quando questa è ridotta in sezioni sottilissime) è da ritenersi come serpentino fondamentale, perchè generalmente presenta i caratteri ottici di questo. Vi sono però i passaggi dal verde al nero che se si presentano trasparenti a luce ordi- naria; alla luce polarizzata coi Nicol incrociati restano oscuri, perchè non hanno la proprietà della birefrangenza. Ciò solo dà ragione a credere, che la sostanza verde diffusa nella roccia, o i nuclei delle masse principali nere, rappresentino il serpentino di prima origine, il quale con successive — 267 — alterazioni ha dato origine alla sostanza nera (1). (Vedi fig. 3 Diam. 60). È stato impossibile isolare la sostanza verde per analizzarla separata- mente, perchè è solo diffusa in particelle microscopiche. Però ho analiz- zato la sostanza nera che è in masse o agglomerazioni talvolta conside- revoli. Questa materia è completamente solubile nell’ acido cloridrico; dà una polvere bianco-verdiccio; in piccole schegge fonde appena sui bordi e con grande difficoltà. L'analisi chimica quantitativa diede: SI Og 40, 36 Fe, O, 12, 22 Fe O bi d2 Al: O, 4, 42 Mg 0 (NPT Ca O D, 62 H 30 14, 44 99, 45 La densità = 2, 33 è di poco inferiore a quella del serpentino puro che è 2,4 al minimo; la durezza del serpentino comune è = 3, mentre quella della sostanza analizzata si mantiene sempre al disotto. Dietro i risultati avalitici, fondando un calcolo sulla possibile sostitu- zione delle basi isomorfe , si trova, che la quantità di magnesia LA PART: che è troppo piccola per un serpentino fondamentale, diviene invece 39, 14 qualora si ritenga sostituita dalla calce e dal protossido di ferro, trasfor- mato in parte in sesquiossido , e questo alla sua volta sostituito dall’ allu- mina. Lo stato di decomposizione del serpentino, provato anche dall’analisi ot- tica, giustifica la composizione della materia analizzata; viceversa, la com- posizione della materia analizzata serve a dimostrare la decomposizione del serpentino e rende conto del perchè la quantità di acqua sia sensibil- mente minore di quella contenuta nel serpentino puro. Volendo comparare i risultati analitici della materia serpentinosa, con le analisi di altri serpentini, mi fu dato trovarlo nel serpentino giallo di Sna- (1) Una sostanza serpentinosa molto simile nei caratteri microscopici, è stata trovata in una dolerite di Steinheim presso Hanau, studiata e descritta dal pro- fessore Zirkel nella sua opera: Die Mikroskopische Beschaffenheit der Mineralien und Gesteine. Leipzig 1873. — 268 — rum (Norvegia), la cui composizione, riportata dal Pisani (Traité de Mine- ralogie, pag. 153, Paris 1875) è questa: Sio, 40, 00 Mg0 41, 48 FeO 2, 43 A1,0, 2, 39 H,O T2,Y61 98, 91 La composizione chimica della sostanza nera, se da un canto ci dimostra lo stato di decomposizione del serpentino, può guidare alla ricerca del mì- nerale primitivo che nella costituzione della roccia, allo stato attuale, gli ha potuto dare origine trasformandosi. La presenza del ferro, dell’allumina della calce, ci fa corcare un minerale che contenga questi principî nella sua composizione c questo può essere il peridoto (come più delle volte si verifica) ovvero contemporaneamente il peridoto e l’augite. La pluralità della origine pseudomorfica è possibile ed è stata dimostrata dal Meunier (Stan.) che studiando alcune serpentine di località diverse trae dal suo lavoro la conclusione: che tali serpentini, risultano essenzial- mente di quattro specie minerali, fra loro perfettamente distinti : magnetite, peridoto, pirosseno, idrato di magnesia (1). Però dall’accurato studio miero- scopico fatto, nel caso mio risulta, che l’olivina è del tutto scomparsa, men- tre l’ augitte non solo è piuttosto abbondante nella roccia , ma è perfetta- mente intatta anche nei suoi più minuti cristalli, senza mostrare tracce di decomposizione. Devo perciò ritenere, che il serpentino, nella roccia studiata, provenga dalla sola trasformazione del peridoto, mentre d’ altra parte, il serpentino per mezzo di trasformazioni successive si è cambiato nella materia nera , tenera, dentro la quale spesso si osservano dei residui di serpentino puro in quei nuclei verdi centrali, già descritti. È utile aggiungere che è prin- cipalmente a questo, che deve attribuirsi il fatto già notato della parziale decomposizione che presenta il complesso della roccia basaltica. Laboratorio di Chimico-Fisica Terrestre della R. Università di Catania Giugno 1882, DotT. SEBASTIANO SPECIALE. (1) Compt. Rend.—20 Mai 1872.— Étude mineralogique de la serpentine grise, p. Stan. Meunier, — 269 — I SCYDMAENIDIEDTABISSINTA DESCRITTI DA EDNE*RENTIRER a MÉbòdling, presso Vienna (Cont. e fine. Vedi Num. prec.). 13. Euconnus pullatus n. sp. Nigro-piceus, fusco pubescens, antennarum basi, palpis pedibusque (fe- moribus apice sensim fuscis exceptis) rufo-testaceis; capite thorace an- gustiore, subrotundato, laevi, oculi subglabri, antennis prothoracis ba- sin superantibus, articulis 3, 4, 6, 7 subquadratis, articulo quinto paulo majore quadratim oblongo, sexto minore, septimo parum majore, clava quadriarticulata, angusta, minus abrupta, articulis tribus penultimis fere quadratis, subtransversis; prothorace globosim sub-cordato , latitudini longitudine aequali, basi fortiter bifoveolato; elytris ovatis, parum con- vexis, thorace paululum latioribus, parce subtilissime vix perspicue ‘ punctulatis, basi late impressis, impressione extus divergente. Long. Tezze nnA. Var. a. elytris sanguineis. Var. b. Obscure castaneis, antennarum basi, palpis pedibusque (femori- bus apice exceptis) dilutioribus. Appartiene al gruppo dell’ E. hirticollis Ilig. 14. Euconnus imparatus n. sp. Rufo-ferrugineus, nitidissimus, subglaber, prothorace antennis pedibusque fulvo-pubescens, palpis pedibusque rufis; capite rotundato magno, tho- race minus angustiore, laevi, polito; antennis gracilibus, thoracis ba- sin parum superantibus, articulis 3-7 subquadratis, clava abrupte qua- dri-articulata, articulis tribus penultimis quadratim globosis, ultimo o- vato; prothorace subgloboso latitudine paululum longiore , laevi, basi haud impresso, non foveolato; elytris thorace latioribus, ovatis, conve- xis, laevibus, fere politis, basi vix evidenter impressis, callo humerali obtuso. Long. 1, 5 mm. Mas. femoribus omnibus, intermediis fortiter, anticis maxime incrassatis, clavatis, extus rotundatis. SRO VE Gen. Eumicrus Laport. Le specie d'A bissinia appartenenti a questo genere si dividono come segue : I. Elytris basi impressis. Prothorax basi quadrifoveolatus (Eumicrus n. sp.). A. Corpus breviusculum; elytris breviter ovalibus. ( Typus E. tarsatus Mull.). a Species majoribus, long. 2 mill. longioribus. * Elytris confertissime subtilissimeque punctulatis. Obscure castaneus; caput temporibus subparallelis: E. abyssinicus. Ferrugineus, caput temporibus” ab oculis ad apicem versus sensim BASUSIALS. 0. ee e E, e E * Elytris subtiliter distinete, sat denseque punctatis: E. gemellus. b. Species minoribus, long. 2 mil. valde brevioribus. Elytris subtilissime puncetulatis: . . . . . . E. bogosensis. Elytris subtiliter distineteque punctatis: . . . . E. achilleus. B. Corpus oblongum, elytris clongato-ovalibus (Typus E. Raffrayi Rttr.). a Corpore long. 2 mm. Obscure castaneus; elytris subtiliter distincteque punctatis; antenna- rum articulis 4, 6 latitudine vix aut minus longiore, 7, 8 transversis, UL0-QUadratiso o e Ro RR e CES RARE Rufo-testaceus, elytris subtilissime obsoleteque punctulatis; antenna- rum articulis gblongis, 9, 10 quadratis . ... . «.. . E. Raffrayi b Corpore long. 1 mm. parum longiore. Elytris basi thorace vix latiori- bus, illis subtiliter, hoc subtilissime denseque punctulatis : E. tetrameloides. II. Elytris basi haud impressis, prothorax basi non foveolatus ( Eustem- mus Rttr.) a Coleopteris in medio latissimis, prothorax basi haud carinulatus. Major; elytris breviter ovalibus, caput parvum, rotundatum: E. parviceps. Parvulus, angustus; elytris elongato ellipticis; caput oblongum: E. eudesoides. b Coleopteris elongatis, thorace haud latioribus, longe pone medium valde latissimis; prothorax globosus, magnus, basi ante scutellum breviter carinulabuast (abati i Vi ie e Re EVI 15. Eumicrus abyssinicus Rttr. Ent. Monatsbl. II, 1880. 165. Alla descrizione datane bisogna aggiungere: Mas. coxis intermediis dentato- productis. — 271 — 16. Eumicrus gemellus, n. sp. Ferrugiveus aut dilute castaneus, palpis pedibusque dilutioribus, fulvo- pubescens, capite thor ce angustiore, vix punctulato , antennarum ar- ticulis 2, 3, 4, 6 oblongis, subaequalibus, 7, 8 subquadratis, duobus penultimis oblongoquadratis; prothorace subovato, valde convexo, in femina parum longiore, obsolete punetulato, basi quadrifoveolato ; ely- tris breviter ovalibus, convexis, subtiliter sed distinete aequaliterque punctatis, basi leviter impressis, callo humerali sat prominulo; pedibus robustis, femoribus incrassatis. Long. 2. 3 mm. Mas. tarsis anticis fortiter incrassatis. Differente dal E. abyssinicus per la sua forma allungata, per il colorito più chiaro e da questo e l’astutus per la punteggiatura delle elitre più forte e più larga 17. Eumicrus astutus, n. Sp. Ferrugineus, aut dilute castaneus, dense fulvo-pubescens, capite thorace parum angustiore, fere laevi; antennarum articulis 2, 3, 4, 6 oblongis, subaequalibus, 7, 8 subquadratis, duobos penultimis oblongo-quadratis; prothrorace subovato, latituline longiore, fere laevi, convexo, basi qua- dri-foveolato ; elytris sat breviter ovalibus, convexis, subiilissim» sed perspicue et denseque punctulatis, basi leviter impressis, callo hu- merali prominulo; pedibus robustis. Long. 2. 2 mm. Mas. Trochanteribus intermediis obtuse angulatis, tarsis anticis fortiter dilatatis. Differente dall’ abyssinicus per la forma del corpo più piccola e più stretta ed il colorito più chiaro. 18. Eumicrus bogosensis, n. Sp. ® Rufo-ferrugineus, nitidus, fulvo-pubescens, capite thorace parum angus- tiore, sublaevi, antennarum articulis 3, 4, 6 latitudine parum longio- ribus, 7, 8 subquadratis, duobus penultimis suboblongis, conico-quadra- tis, 2, 5 elongatis; prothorace ovato , latitudine paululum longiore, convexo, sublaevi, basi quadrifoveolato; elytris breviter ovalibus, convexis, dense subtilissime punctatis, basi leviter impressis, callo humerali pro- minulo. Long. 1. 8 mm. 22 de Mas. Tarsis anticis leviter incrassatis, coxis intermediis obtuse angulatis, tibiis intermediis sensim magis dilatatis. Più piccola della specie precedente; le elitre sono assai finamente e densamente puntate. 19. Eumicrus achilleus, n. sp. Rufo-testaceus, fulvo-pubescens, capite thorace angustiore, lateribus sub- puctulato, antennarum articulis 4, 6 latitudine minus, 3 latitudine di- stinete longioribus, 2, 5 oblongis, 7, 8 subtransversis, duobus penultimis conico-quadratis; prothorace subovato , latitudine parum longiore, sub- laevi, vix perspicue punctulato, convexo, basi quadrifoveolato; elytris sat breviter ovalibus, parce distincteque punctatis, convexis, basi leviter impressis, callo humerali obtuse parum prominulo. Long. 1. 7 mm. Mas. Tarsis anticis fortiter incrassatis, coxis intermediis obtuse angulatis, tibiis intermediis sensim magis dilatatis. Diverso dall’£. bogonensis per il colorito rosso-giallo chiaro e per la punteggia- tura dell’elitre abbastanza forte e più larga. 20. Eumicrus Schaufussi, n. sp. Oblongus, rubro-ferrugineus, nitidus, fulvo-pubescens, palpis pedibusque dilutioribus, capite thorace angustiore, sublaevi; antennarum articulis, 3, 4, 6 latitudine minus longioribus, 2, 5 oblongis, 7, 8 subtransversis, duobus penultimis conico-quadratis; prothorace ovato , latitudine pau- lulum longiore, laevi, basi quadrifoveolato ; elytris oblongo-ovalibus, subtiliter sed distincte punctatis, basi leviter impressis, callo humerali obtuso, brevi, minus prominulo. Long. fere 2. mm. Mas. Tarsis anticis incrassatis, tibiis intermediis magis robustis, leviter sinuatis. Assai distinta per il vivo colorito rosso-bruno, più lucente, per la forma allun- gata e la punteggiatura delle elitre assai visibile. Dedicata al sig. D." Schaufuss, l’autore della Monografia dei Scydmacini dell'America Centrale e Meridionale. 21. Euconnus Raffrayi, Rttr. Ens. Monatsbl. II. 1880, 167. Mas. Tarsis anticis leviter dilatatis, coxis intermediis sublobato-productis. Differisce dall’Eschaufussi per il colorito d'un giallo-rosso chiaro, per le‘antenne e le gambe più lunghe e per le punteggiature delle elitre assai più fina. 22. Eumicrus tetrameloides n. sp. Elongatus, rufo-castaneus, nitidus, palpis pedibusque parum dilutioribus capite thorace angustiore, sublaevi, utrinque vix perspicue punctulato, antennarum articulis 3, 4 latitudine paululum longioribus, 2, 5 oblongis, 6, 7 fere quadratis; prothorace oblongo-ovato, convexo, dense subtilis- sime punctulato, basi subtiliter quadrifoveolato ; elytris elongato-ovali- libus, thorace vix latioribus, convexis, subtiliter denseque punctulatis, basi late breviterque impressis, callo humerali brevissimo, minus pro- minulo. Long. 1, 2-1, 3 mm. Non ho che un solo esemplare di questa specie che ricorda tanto il Tetramelus, ed ha le punte delle antenne rotte. 23. Eumicrus (Eustemmus) parviceps n. sp. Oblongo-obovatus, castaneus, sericeo-micans, castaneus, dense breviterque fulvo-puberulus, antennis palpis pedibusque rufo-testaceis; capite parvo, thorace valde angustiore, subrotundato, laevi; antennis tenuibus, gra- cilibus, articulis oblongis, septimo octavoque fere quadratis; prothorace subovato, convexo, fere laevi, nitido, basi haud foveolato; elytris tho- race latioribus, breviter ovalibus, convexis densissime min utissimeque punctulatis, subalutaceis, basi vix impressis , femoribus vix clavatis Long. 1, 8 mm. Mas. Tarsis anticis leviter dilatatis. Assai distinto per il colorito bruno-castaneo, il matto grasso-lucido, la finissima e spessa punteggiatura delle elitre , la quale li fa parere membranose e per le elitre corte e depresse, le quali sono rari nel sotto genere Eustemmus. 24. Eumicrus (Eustemmus) eudesoides n. sp. Angustus, valde elongatus, parvulus, testaceus, breviter fulvo-puberulus, capite oblongo, thorace angustiore, oculi parvuli; antennis gracilibus, tenuis, clava bene abrupta, articulis tribus ultimis oblongis, prothorace oblongo-ovato, basi truncato, haud impresso, sublaevi, convexo; elytris elongato-ellipticis, in medio thorace latioribus, convexis, minutissime denseque, vix perspicue punctulatis, basi non impressis. Long. 1 mm. Facile a riconoscersi per la forma del corpo stretta ed allungata e la testa al- lungata. = pui 25. Eumicrus (Eustemmus) larvatis n. sp. Rufus, nitidus, pube conferita brevi dense vestita, capite parvo, obconico, laevi, temporis apicem versus fortiter angustatis; antennis robustis, articulis 3, 4, 6 leviter, 2, 5 magis oblongis, 7, 8 subquadratis, clava triarticulata magna, elongata , articulis tribus ultimis elongatis, obco- nicis, basi subconstrictis, subaequalibus; prothorace subgloboso, magno, basi truncato, convexo, vix punctulato, ante scutellum basi breviter ca- rinulato, supra pleuris mesothoracis conspicuis; elytris elongato-obova- tis, basi thorace haud latioribus, longe pone medium valde dilatatis supra convexis, vix perspicue puncetulatis, sublaevibus, basi haud im- pressis; pedibus robustis, femoribus minus clavatis, tibiisque apicem versus sat dilatatis. L. 1, $ mm. Di questa tanto interessante ed cecellente specie non ho che una femmina. NOTE ENTOMOLOGICHE (Cont. Vedi i Num. prec.). Stafilinidi. Su questa numerosa famiglia, dopo il recente lavoro del sig. Fauvel, il quale potè procurarsi copiose comunicazioni riguardo alle specie d’Italia e della Sicilia in particolare, poco restami ad osservare od aggiungere al numero delle specie viventi in quest’ ultima isola, tuttavia spigolerò nelle mie note quel poco che parmi degno di rimarco. i Falagria. Colla sulcata furono raccolti presso Misilmeri ed alla Ficuzza dal sig. Albera e da me presso Castelvetrano alcuni esemplari d'una Falagria, che pella loro statura alquanto maggiore e la men visibile punteggiatura delle elitre, per contro più densa quella dell'addome, parmi corrispondano alla descrizione della splendens Kr. Forse dovrassi ad essa rapportare la sicula Jekel, di cui non vidi la descrizione. Phytosus spinifer Curtis: vive anche sulle spiagge della Toscana, al Gombo. P. balticus Kr.: trovai fra le zampe di una Meloe inviatami di Sicilia un esem- plare di questa specie, probabilmente rimastovi appiccicato dal’alcool nel tubetto di caccia. Platyola fuscicornis: il nome specifico va corretto sia nel Catalogo Stein et Weise che in quello del sig. Ragusa in fusicornis come lo dettò il Rey. Ocalea latipennis Sharp: trovasi non solo in Sicilia ma anche nei monti del Lucchese e nelle Alpi marittime: nell’Apennino centrale, come Pracchia, Vallom- brosa, monti di Cattria e Gran Sasso, essa è normalmente di colore assai meno oscuro. O. puncticollis Rey = corsica Fauv. in litt. Vive anche sull’Apennino bolognese presso Porretta, come pure in Ispagni, dove lo rinvenni presso l’Escuriale. O. murina Er.: g'i individui di Sicilia, Sardegna e Spagna hanno d’ordinario gli ultimi anetli dell'addome più densamente punteggiati che non quelli di Pie- monte e di Toscana. Leptusa rugosipennis Scriba. Specie citata come di Sicilia nel Catalogo del si- guor Ragusa: gli esemplari che ricevetti anni addietro dal Barone di Rottemberg con questo nome assoluta:mente non ponno rapportarsi alla specie dello Scriba che è assai ovvia nell’Apennino bolognese e toscano; piuttosto dovrebbero riferirsi ad una nuova specie indicatami dal sig. Fauvel col nome di punetatella su esem- plare comunicatogli dei monti del Sienese, alla quale ravviso pure identico un individuo da me rinvenuto nei boschi della Ficuzza sotto un sasso profonda- mente interrato, ed altro di statura un po’ più grossa ricevuto tempo fà, credo dal signor Ragusa, senza denominazione specifica. Distinguesi pel torace quas perfettamente rotondo, più che nella globulicollis, d’ordinario uniformemente convesso, senza apparente punteggiatura, pelle elitre alquanto densamente cosparse di distinte granulosità, ma non rugose. L’esemplare toscano è di color bruno col- l'addome neriecio, ano, antenne e piedi testacei; quelli di Sicilia sono testacei col quinto anello dell'addome nericcio, inoltre quello della Ficuzza ha il capo infossato e più largamente nericcia la metà dell'addome, che in tutti gli esemplari è niti- dissimo e molto meno pe'oso che nella rugosipennis. Aleochara discipennis Rey, specie da aggiungere al Catalogo di Sicilia trovata in provincia di Palermo dal sig. Albera. A. moesta Grav. Sicilia Capitano De Marchi. Lomechusa strumosa Fabr. un es. trovato da me nei monti presso Castelbuono nelle gallerie d’una grossa Formica rossa. Catlicerus clavatus Rott. A questa specie stimai doversi rapportare pei loro particolari caratteri un esemplare ricevuto di Toscana e due raccolti dal sig. Al- bera nei monti di Calabria. Myrmecopora fugar Er. specie non solo propria delle grandi isole italiane , ma vivente pure in quasi tutto il continente italiano. Orypoda humidula Kr. Misilmeri. (Sig. Albera). O. ambigena Fauv.: Sicilia Capitano De Marchi, rinvenuta pure da me alla Ficuzza. O. piéta Rey. Un esemplare che trovai alla Ficuzza varia pelle elitre quasi intieramente rosse, appena con leggera macchia bruna ai lati, a pubescenza al- quanto più densa. Homalota languida Er. Non sembra rara in Sicilia, però d’ordinario è di sta- tura un pò minore che gli esemplari del Continente, però sempre ben distinta palla longicollis. — 276 aa H. vicina Steph, corrige vincina, tanto più che havvi altra sp. col nome di vicina Kr. H. hygrobia Thoms. : Ficuzza Albera. H. luteipes Er. Siracusa lungo l’Anapo. H. occulta Er. raccolta in certa quantità dal sig. Albera a Misilmeri, Mezzo- juso ed alla Ficuzza, di statura quasi sempre minore. H. analis Grav. Misilmeri. (Sig. Albera). H. picipennis Mannh. Mezzojuso e Misilmeri sig. Albera: gli esemplari di St- cilia, come alcuni che vidi dell’Africa settentrionale van distinte por statura d’or- dinario minore ed elitre più corte. Oligota pusillima Grav.: alquanti esemplari che vidi di Sicilia variano tutti pelle. antenne ed i piedi molto oscuri, quasi neri come il restante del corpo. Mylloena brevicornis Matth. Misilmeri sig. Albera. Hypocyptus loeviusculus Mannh. Rinvenuto alle Madonie. Tachinus scapularis Steph. Mistretta Capitano De Marchi. Tachyporus solutus Er. : nelle regioni meridionali d’Italia sembra assai ovvia la var. discus Reiche, la quale ha il torace segnato da nna macchietta media longitudinale fosca. T. chrysomelinus Fabr. Trovasi alla Ficuzza, come pure il ruficollis Grav. Il 7. formosus Matth. che è piuttosto frequente nell’Italia superiore, varia non di rado pella macchia nera delle elitre soventi allargata a guisa di fascia trasver- sale, che corre uniforme in larghezza da un lato all’altro della base delle elitre, quasi come nell’obtusus. Bolitobius pygmaeus Fabr. var. intrusus Hampe. Sicilia Capitano De Marchi. Megacronus splendidus Grav. fra Trabia e Termini, varietà ad elitre oscure. Mycetoporus nanus Er. Palermo e Ficuzza sig. Albera. M. splendens Marsh. D’ordinario gli esemplari di Sicilia hanno l'addome più densamente punteggiato che quelli dell’Italia continentale. Heterothops dissimilis Grav. Da me rinvenuto presso Trapani. Quedius curtus Er. var. coeruletpennis Fauv. Mistretta Capitano De Marchi, da me a Castelbuono. Q. abietum Kiesw.: lo rinvenni pure a Castelbuono. Q. ochripennis Mèn. Sicilia Capitano De Marchi. Q. coelebs ? Rott. Sui monti sovrastanti a Termini e Sciara ho rinvenuto tre esemplari femmina d’ un Quedius che parmi corrisponda convenientemente alla descrizione del coelebs e che pei suoi particolari caratteri va distinto dai conge- neri a me noti. In detti esemplari però ravvisai un carattere cui forse non ab- badò il Rottenberg, che cioè lo scudetto, benchè poco, pure è visibilmente pun- teggiato all’estremità. Q. unicolor Kiesw.: ne rinvenni un es. alla Ficuzza. Q. picipes Mannh.: variano molti fra gli esemplari raccolti in diversi punti della provincia di Palermo, pel torace più o meno rossigno, le elitre più lunghe che d’ordinario, più densamente e più profondamente punteggiate e rugose, di tinta più bruna o castagno oscuro. b) — 277 — Q. praecor Grav. un esemplare alla Ficuzza. Q. attenuàtus Gvyll. : fra Termini e Cerda. Actobius orbus Kiesw.:lo rinvenni nella stessa località di cui sopra, varia però colle antenne quasi intieramente nere. Philonthus prorimus Kr. Misilmeri sig. Albera. P. punetus Grav. : trovato presso Siracusa. Qui siami permessa l'osservazione che non stimo sia da approvarsi la correzione proposta da autori recenti, come il Fauvel e riprodotta nel Catalogo Stein et Weise, dei nomi specifici punetus e multipuncius in punctatus e multipunctatus, giacchè quest ul imo aggettivo non riscontrasi nei buoni scrittori latini e nei più stimati dizionarìî, che usano solo la parola puretus come la usarono pure antichi entomologi, e non fu che poco correttamente invalso dappoi l’uso di applicare l'aggettivo punetatus. (p}e P. aleyoneus Er. assai frequente fra le ghiaie dei torrenti dell’ isola, ora coi piedi totalmente neri, sia colle anche anteriori rosse. A_quest'ultima varietà vuolsi rapportare li suavis Bris. citato dal Rottenberg, come gia notò il Fauvel, distinto però da caratteri d’una certa costanza, non però molto importanti dal vero suavis — grattosus Bris. che trovasi frequente in identiche condizioni in varie località della Spagna. P. ventralis Grav.: gli esemplari che vidi di Sicilia variano pella tinta nera del corpo, appena meno oscuri i piedi ed il primo articolo delle antenne; consi- mile vive pure nell’Agro romano. P. varius Gyll. var. bimaculatus Grav. Misilmeri varii individui, sig. Al- bera. P. cruentatus Gmelin Varietà colle elitre senza macchia. Misilmeri sig. Al- bera. P. vartans Payk, (genuino) Misilmeri sig.0 Albera e da me trovato presso Catania. Dolicaon densiventris Fauv. Rapporto senza esitazione a questa specie aleuni esemplari da me trovati alla Ficuzza, i quali, del pari che uno della collezione del Capitano De Marchi preso probabilmente a Mistretta, esattamente sono con- formi alla descr. dell’autore, non che ad esemplari d’Algeria da questi favoritimi. Non vidi finora alcun z//yricus di Sicilia. D. hoemorrhous Er. Variabile di colorito, sembra comune a Castelvetrano. Lithocharis ruficollis Kr.: Misilmeri sig. Albera, e Mistretta, nella collezione del Capitano De Marchi sotto il nome di propingua Bris. Stilicus festivus Muis. citato anche di Sicilia dal Fauvel; Faune Gallo-rhe- nane di suppl. pag. 65. Sunius parviceps Fauv. probabilmente è lo stesso che è denominato in alcune eollezioni col nome di sobrinus Fauv. in litt., che a mio avviso forse non è che una varietà del melanurus Kust. Paederus gregarius Scop.: diverse località di Sicilia; quelli che riscontrai nelle collezioni col nome di meridionalis, provenienti di Sicilia, son tutti gregarius. Stenus clavicornis Scop. Sicilia, Capitano De Marchi. — 278 — S. politus Aubé. Sicilia, Capitano De Marchi. Bledius Griiellsit e spectabilis Kr. sono forse le due specie indicate nel Ca- talogo Ragusa come specie ignote e dubbiose (sp. ?), entrambi trovate presso Tra- pani dal Capitano De Marchi e da me presso Catania. DB. fosser Heer var.? frater Kr. nel Rio Torto di Trabia e nel torrente di Cerda col fosser, ma più raro: varia talora colle elitre completamente nere, come in quelli che presi lungo le sponde del Ienil presso Granata. B. longulus Er. Lo rinvenni alla Ficuzza. B. dissimilis Er. Siracusa lungo il fiume Anapo. Platysthetus cornutus Gyll. var. alutaceus 'Thoms. Palermo e Ficuzza Signor Albera. DP. rufospinus Hochh. Mistretta. Capitano De Marchi e da me presso Trapani. Oxytelus intricatus Er.: alla Ficuzza signor Albera e da me presso Lentini. O. pumilus Er. e elypeonitens Pand. sono citati come di Sicilia nel Catalogo della collezione del signor A. Palumbo di Castelvetrano, probabilmente così no- minatigli dal sig. Fauvel. i Trogophloeus rivularis Motsch. Catalogo collez. Palumbo ut supra. Lesteva fontinalis Kiesw. Sicilia, Capitano De Marchi. Anthobium nigriceps Fauv.: vive anche in Sardegna, non soltanto in Corsica. A. aetolicum Kr. Lo rinvenni non solo in Sicilia ma pur anche ovvio nel- l’Italia centrale, come Bologna e Ravenna e sui monti del Niceno e dell'Abruzzo. Gli esemplari dei siti mentovati di Sicilia variano per statura minore, col torace proporzionalmente più stretto nel maschio, a punteggiatura assai debole , talora poco visibile, Protinus brachypterus Fabr. Catalogo Coll. Palumbo ut supra. P. macropterus Gyll. Sicilia presso Sciara. (Continua) FLAMINIO BAUDI. 1 DO en —_ n STRANA ABERRAZIONE DI SYNTOMIS PHEGEA B. Nei primi del Luglio scorso presi sulle alture delle Madonie (Favare) una singolare aberrazione di questa Syntomis che ho figurato a Tav. XI, fig. 6. Essa differisce dagli esemplari normali e dalle varietà descritte dal Bois- duval nella sua monografia dei Ziyenidi per avere quattro macchiette bianche — 279 — sull’ala superiore sinistra e solamente due sulla destra, che è più piccola della sinistra e di forma più acuta; le ali inferiori sono uguali tanto a si- nistra che a destra ed hanno le solite due macchie o punti bianchi, ma più piccoli. L’ ala superiore sinistra ci ricorda la var. Phegeus Esp., mentre quella di destra potrebbe riferirsi alla var. Cloelia Esp. La Phegea è una delle farfalle più comuni delia Sicilia e gli esemplari che si prendono in Palermo sono bellissimi per la loro grandezza e per il colore delle ali quasi nero invece di azzurro; è raro incontrarla alla fine di Giugno nella Conca d’oro, dove è tanto abbondante nel Maggio. Il bruco vive polifago, e sul Monte Pellegrino dall’Ottobre in poi può raccogliersi a centinaja. ‘Gli esemplari delle Madonie sono assai più piccoli di quelli di Palermo ed hanno le ali d’un bell’azzurro. Il Boisduval nella sua monografia descrive una quarta varietà senza nome dove il bianco della macchia invade tutte le ali, varietà che io ritengo più importante delle tre altre; intanto lo Staudinger nel suo catalogo l’omette; proporrei dunque di chiamarla var. aldbaria. lmeni T 5. RAGUSA. STORIA DI UN PENTODON DI SICILIA Daw. N fio. dì Anni fà ricevetti da Castelbuono una bottiglietta piena di grossi coleotteri, raccolti per me dai miei soliti contadini sulle Madonie, e grande fù la mia gioia nel vedere fra i Carabus morbillosus, Oryctes grypus, Cetonta specto- sissima ed altri coleotteri comuni, un Pentodon (testudinarius Ragusa) che subito attirò la mia attenzione per la grossezza della sur testa. Dopo di aver tentato invano di determinarlo, affidai il mio insetto alla posta onde fargli fare il giro dei miei varii corrispondenti, che tutti me lo rimandavano come Pentodon nov. sp. o con un ? Ora sono quasi dodici anni che il povero Pentodon viaggia incognito per ritornare sempre a Palermo più incognito di prima, e quel che è peggio da vero invalido, giacchè ogni nuova peregrinazione gli ha costato ora un’an- tenna ora una gamba; ho creduto di pubblicarlo e metterlo al riposo nella — 280 — mia collezione, pria che qualche corrispondente dimentichi del tutto a ri- mandarlo! Ritrovando lo stesso insetto è certo che non esiterei a descriverlo come specie nuova, ma essendo rimasto unico e per quanto lo abbia attentamente studiato nulla avendovi trovato, fuori della straordinaria grossezza della testa, che differisca dal tanto comune punctatus di Villars, sono convinto trattasi di un caso di mostruosità ed abbiamo null’ altro che un P. pun- ctatus forse idrocefalo. Il sig. von Kiesenwetter lo riteneva una specie nuova ed era certo che avrei ritrovato il raro insetto. E. RaGusa. - pon E r——-——_- APION DI SICILIA Alla mia ultima nota sugli Apzon della Sicilia, si aggiungano le cinque specie seguenti che ho preso nelle escursioni fatte in questi ultimi mesi : Apion tubiferum Gyill. Apion penetrans Germ. » Sscalptum Muls s confluens Kirb. Apion radiolus Kirb. E. Ragusa. rr—< 2 è UN'ANOMALIA DI ORYCTES GRYPUS ILL, Nella mia ultima dimora in Castelbuono nel luglio scorso, ebbi venduto dalla mia vecchia guida, una quantità di coleotteri che il brav’ uomo va raccogliendo sui campi mentre lavora; avevo comprato i comunissimi in- setti onde potergli regalare qualche lira, e giunto a casa mi proponevo, di donarli a qualche giovane principiante e mi disponevo ad imballarli in uno scatolino quando pensai meglio per non guastare le specie più piccole di infilzare tre enormi Oryctes; e fu così che mi accorsi che uno dei tre e- semplari aveva sul pronotum, e proprio nel centro, un altro piccolo corno assai distinto e visibile ad occhio nudo. E. Racusa, — 281 — DESCRIZIONE DI UNA SILPHA GRANULATA OLIV. MOSTRUOSA In quest'ultimi anni gli entomologi hanno pubblicato diversi lavori su- gl’ insetti difformi o mostruosi, e specialmente al Dott. Kraatz dobbiamo una lunga serie di descrizioni accompagnate da belle tavole pubblicate nel Berl. Ent. Zeit.; intanto della Sicilia noi non abbiamo che la descrizione fatta nel 1844 dal Prof. Baldassare Romano di un Dendarus hybridus Castel. con un’antenna tripartita a guisa di un gran tridente. Onde attirare |’ attenzione dei nostri entomologi su questo interessante studio, descrivo oggi una Sipha granulata da me presa anni sono nel Parco della Real Favorita presso Palermo e che attirò allora la mia attenzione, per il modo strano ed imbarazzato come correva. Ho creduto figurarla a Tav. XI, fig. 7, ove si vede la duplice formazione del tarso posteriore di destra che rende questo insetto interessante , essendo la mostruosità nella metàinferiore del corpo e non la superiore, come frequentemente si osser- va (Bégin Dict. de Med.), tanto più che a quanto io sappia è un caso assai raro e finora descritto solamente dal Kraatz in un Clytus liciatus L. ExrIco Ragusa e ic re E LA PRIMA PAGINA DEL MIO ALBUM ENTOMOLOGICO Dopo due giorni appena che c'eravamo conosciuti, fui invitato dai distinti entomologi E. Ragusa e L. Failla Tedaldi, venuti a bella posta per esplo- rare la provincia di Catania, a far una gita al lago di Lentini ( deviere così lo chiamano). —Accettai con gioia il gentile invito. —La scorsa si fissò por l'indomani; seppi che il distinto D." S. Aradas, sarebbe venuto insieme con noi a fare delle ricerche malacologiche, ricerche di cui con tanto zelo si occupa il genitore di lui, sig. Andrea, profondo cultore di Scienze Na- turali, Presidente dell’Accademia Gioenia. — 282 Di buon mattino l'indomani ci dirigemmo per la stazione di Lentini, il punto più vicino al lago, meta della nostra escursione entomologica. Durante il breve viaggio, il Ragusa mi ragionava con brio della scorsa piacevole che imprendevamo & fare, del genere di caccia a cui avrei assì- stito e preso parte.—Così solleticava la mia embrionale affezione verso que- sto ramo di Scienze Naturali, e mi insegnava in pari tempo utilissime e piacevoli nozioni. Discesi alla stazione, ci dirigemmo, a piedi, verso la parte meridionale del lago, ove il Failla, giorni prima avea scoperto un Chlanius (holosericeus) nuovo per la Sicilia ,,e molte bellissime specie di Dytiscidae nuovi per la nostra fauna o per la magnifica collezione del Sig. Ragusa. Il lago mi sorprese con i suoi stupendi riflessi argentini, colle sue glau- che e tranquille onde, coi suoi littorali ornati, o meglio frastagliati capric- ciosamente di giunchi, canne palustri, ed altre piante acquatiche che coi fiori della Ninfea fanno del lago un campo di fiori; mentre le canne palustri formano dei boschetti tanto utili nella estiva stagione fornendo materiale da ardere. Sulla piana superficie del lago trovammo delle barchette peschereccie a fondo piatto, simili a quegli agili scafi che filano, come tanti uccelli sul lago Maggiore e quello di Como. E poi in mezzo ad una bella spianata il ca- samento del Beviere ed una malconcia e diruta cascina con a lato una chiesuola (di S. Andrea) priva dell’indefettibile platano.—Credesi da molti che il lago si fosse opera artificiale; senza che i nostri cronisti ne sappiano assegnare l’epoca. Nell'estate per la poca profondità delle acque, parte del lago rimane sco- perto ed i numerosi vegetali che lo frastagliano posti così in macerazione producono continui e sempre fatali miasmi che infettano quelle belle c fe- conde contrade, ed in specie l’antichissima città di Lentini. I) lago viene alimentato da sorgenti naturali e dal ramo sinistro del fiume di Reina.—Una diga vi fu fatta costruire dal proprietario Principe di Tra- bia, diga fornita d’alcuni aquedotti, che ha ingrandito il lago a quasi 24 miglia di perimetro. Tutte quelle erbe che lo frastagliano, e che in certi punti sbarrano la via alle barchette peschereccie, si acerebbero al 1867, appunto allora quando la Sicilia venne afflitta da grande siccità cd il lago rimase scoperto per lunga superficie. Ed ora che ho tracciato quel tanto che basta a dare un'idea di tal luogo e \ — 283 — con l’elenco delle specie raccolte, che il Sig. Ragusa mi promise di ag- giungere a questa mia pagina, son sicuro ridesterò in altri il desiderio di una escursione. G. LA Rosa LIBERTINI Stud. med. chir. ELENCO DI ALCUNI COLEOTTERI tfaccolti al lapo di iuoemn tini Carabus morbillosus F. Chlaenius tristis Schaller. Vodes gracilis Villa. Badister peltatus Panz, Agonam lugens Duft. Lagarus vernalis Panz. Lyperus elongatus Duft. Diachromus Germanus Lin. Acupalpus notatus Muls. var. Cnemidotus rotundatus Aube. Hydroporus geminus Fabr. D parallelogrammus Ahr. > inaequalis Fabr. Noterus semipunetatus Fabr, E, laevis Sturm. Hydrocanthus var. Siculus Ragusa. Laccophilus variegatus Sturm. Colymbetes faseus Lin. è pulverosus Steph. Liopterus nigriceps Sharp. Mi restano ancora a determinare due bellissimi Bagous. Liopterus ruficollis Schaller. Cybister Roeselii Bergstr. » Africanus Lap. », binotatas Klug. » Senegalensis Aub. Dytiscus circumflexus Fabr. Hydaticus cinereus Linn, Hydrophilus pistaceus Lap. Phylbydrus halophilus Bedel. Di marginellus Fabr. Helochares dilutus Er. Cereyon lugubris Payk. Paederus caligatus Er. Stenus melanopus Marsh. Zibus Riedelii Fairm, Cardiophorus Eleonorae Gené. Malachius sericeus AbDeille. Hapolochrus flavolimbatus Muls. Trichodes Ammios F. Smieronyx corsicus Fairm. qualche Stafilino e Curculionide fra i quali Il 22 dello scorso Agosto attirato dalle caccie fatte in Maggio volli tornare al lago di Lentini, ma trovai il lago assai impieciolito e le sponde talmente fan- gose e coperte di giunchi, che mi fu totalmente impossibile di cacciarvi degl’in- setti d’acqua; fui solamente ricompensato dal caldo eccessivo e dalla spesa del viaggio, col prendere sui giunchi tagliati e distesi al sole per asciugarvi, cinque esemplari del rarissimo ZHapolochrus Aluvolimbatus Muls. che nel Maggio avevo trovato in due soli esemplari. E. RaAGusa. — 284 — SUL TRIFOLIUM OBSCURUM SAVI Il Sig. D.'e E. LeviER l’anno scorso gentilmente si premurava rimettermi dei saggi di questa rara specie del Savi, di cui dopo le indicazioni del- l’INM. Autore non si avea avuto più contezza in Etruria, tanto che si du- bitava della sua esistenza ed i varii Autori fantasticando su ciò che SAvI avea inteso descrivere, procuravano di applicare ora all’una specie ora al- l’altra, la descrizione di questo distintissimo Trifoglio, oggi messo in evi- denza. L’interesse che questa pianta ha suscitato, il desiderio di rettificare quanto di erronco nella sistematica dei Trifogli s'era detto sul suo riguardo, la particolare attenzione che da più anni ho rivolto alle specie di questo genere, mi spingono, col permesso del chiarissimo mio amico LevieR, a far rilevare i distintivi di questa specie e ad indicare quale è il suo posto nella serie delle specie del genere. La figura del Savi (Trif., fig. 1), per quanto incompleta, dà un’idea piuttosto esatta della pianta; la descrizione merita però esser maggiormente accentuata per quelli organi i cui caratteri sta- biliscono le analogie e le differenze colle specie vicine. Trifolium obscurum Savi Trif., pag. 81 (non Guss.). TegSaywi eyes a Annuum, ramis gracilibus, strictis, debilibus diffusis, adultis glabratis fu- scescentibus , fere coloratis, internodiis supremis satis elongatis, foliis in- fimis..... Caulinis paucis oblongo-obovatis summis oblongo-ellipticis subcuneatis omnibus apici obscure retusis, utrinque molliuscule adpresse pubescentibus, stipulis fuscatis striatis, parte libera lanceolata cuspidata ad margines lon- giuseule ciliosa, herbacea, capitulis ad apicem ramorum solitariis plerumque pedunculo dreziter suffultis, floriferis . . . ....., fructiferis ovato-con?- cis laxulis obtusissimis fere pollicaribus , lateralibus ex axillis sacpe nu- merosis, minoribus, laxiss1mis, paucifloribis (in specimine meo); calycibus (fructif.) inter speciebus affinibus mazimis, tubo ovato-urceolato ad collum . satis constrictos lacviter nervoso-sulcatos nervi non muriculato scabri circa collum subenanidis. pallide nitideque coriaceis, laciniis viride-foliaceis con- formibus tubo vix superantibus subaequalibus (binac supremae reliquis paullo breviores) infima omnibus tuntum superante patule crebreque ciliosis sub lente dorso praesertim nervibus 3-5 nitidis notatis, lanccolatis 7 acumine aristae- Jormi longo fere subito productis non pungentibus, ad maturationem rigidis irregulariter stellato-patulis, fauce tubi callo vix tumescente clausa , legu- mine oblongo-obovato subspathulato, parte pericarpica fere undique mem- branacea-pelliculari lineis vel sulcis impressa, juxta apicem operculo eru- staceo tecta, semine unico oblungo-obovato pallide ochraceo sub lente punciis concoloribus laeviter notato (v. s. a CI. LevIER comm.). Loc. Ad marginem Campi culti ad Tudernacolo di S. Giuseppe (Savi!) San Casciano ai Bagni ad occid. urbis Chiusi in Etruria Meridionali prope confinum romanum Legit CI. E. Levier die 18 Junii 1881. Differisce dal 7. parormitanum pei rami diffusi deboli, per le foglioline piccole di forma essenzialmente diversa, per le foglie superiori per lo più solitarie, per le stipule piccole, pei peduncoli brevi, pel calice più grande, leggermente nervoso appena pelosetto o glabrato quasi alla maturità, dal tubo pal!ido o appena colorato, per le lacinie inuguali irregolarmente flesse, per la fauce chiusa. È una specie al massimo grado distinta. Col 7. lexcanthum ha molto mi- nore affinità tanto che stimiamo superfluo instituire fra i due un paragone. M. LoysaAcono. OBSERMATIONS SU. ur L._ 775 Mi AS EE ACCOMPAGNÈES DE DESCRIPTIONS DE COQUILLES NOUVELLES D'ESPAGNE ET D’ALGERIE Ayant fait dernièrement un voyage dans la partie occidentale de | Al- pae see oa 7 3 det gérie, j'ai pu étudier sur les lieux mémes un certain nombre d’Helix, sur lesquelles les auteurs sont en discussion. C° est le résultat de ces observa- tions que je publie aujourd’hui; en méme temps, et pour prendre date, je publierai les descriptions de quelques unes que je crois inédites. I. Helix Arabica, Terver; Cat. Moll. Terr. et fluv., etc. 1839, pdf pl. e de, Après une étude attentive et minutieuse, et l’examen d’un type unique mais en tout conforme à la description et à la figure de d’auteur, je suis, — 286 — arrivé à la conviction, que l’ Z/elix (Maculuria) abrolena, de Bourguignat, en diffère spécifiquement ; je possède un certain nombre de spécimens de cette dernière, provenant des îles Habibas, en face de la còte où est situge la ville de Nemours; d’après les localités que donne M. Bourguignat, je vois que celle-ci est une espèce littorale, tandis que l’/7. Arabica, provient du col des Beni-ou-Hassan, en plein Atlas. Au surplus, voici les différences des deux coquilles: Helix Arabica Coquille très-globuleuse. Tours complètement plats, avec la suture tròès-peu marquée, 5 tours ct demi, à croissance lente. Helix Abrolena Coquille moins globuleuse. Tours sensiblement arrondis. Suture bien marquée. 5 tours, à croissance assez rapide. Coquille très-epaisse, à péristome très-fortement refléchi, et très- Cpaissi, à dernier tour beaucoup moins fortement renflé. Des- sins variables, généralement plus distinets; coquille quelque- fois unicolore. Coquille de moyenne épaisseur, è peristome refléchi, à dernier tour très-fortement renflé. Dessins très pàles. La description de T'erver ne donne que 5 tours è VZelix Arabica, tandis que la figure en montre bien 5 !6, qu'elle possède effectivement. II. Helix zaffarina, Terver: 1. c., p. 12. La grande quantité d’individus de cette espèce qu'il ma été loisible d’ob- server en «différents endroits, notamment è Ain-el-Hout , individus qui du reste montrent tons les passages comme forme, sculpture et couleur, avec l’//elix Dupotetiana, du méme auteur (loc. cit., p. 13), m’engage è réunir ces deux types, dont l’un est certainement une varieté de l’autre. Je n'ai pu remarquer de differences entre les a rimiux qui mont paru d’ un gris noiràtre chez les deux. Les exemplaires colorés et ceux qui sont d’un blane uniforme, ne me paraissent pas exister dans les mémes localités, et lorsqu' ils y vivent si- multanément, les uus prédominent sur les autres. A Ain-el-Hout et dans les environs de Tlemeen, les spécimens récoltés par moi sont généralement blanes; pourtant bien que les exemplaires soient le plus souvent de petite ct de moyenne taille et d’ une forme plus glo- bulcuse qui caractèrise le type de la zaffurina, j" en ai capturé d’ exacte- — 287 — ment semblables è ceux d’Oran, ou domine la variété Dupotetiana; ce se- raient une sous-variété Alida; car è part la bouche qui est à |’ intérieur d’une coloration brune la surface est toute entière d’ un blane pur. Voici quels sont les formes prédominantes dans certaines localités. Envirous de Tlemcen . . . . H. Zaffarina var. un peu deprimée. Ane@labdowt: I seit ee H. Zaffarina , var. édentule, plus rarement avec une forte dent. H. Dupotetiana var. albina. OLA AO MENTE H. Dupotetiana type brun ou à ban- des brunes sur fond clair. L'erseeaiostto Foe a H. Zaffarina var. Mastiray Sl e 3 da > Rare SARA e MO VI Hel. Dupotetiana var. à bandes, rare. Dans ces deux dernierés localités et dans la région qui les sépare, on trouve une espèce très voisine et qui parait constante dans ses caracterés; c'est, selon Mr. 0. Debaux, l’ Hele Doubletti, la coloration en est d’ un blanc uniforme en général, sauf l’ouverture qui est brune; quelquefois elle est ornée d’étroites bandes paralleles ; enfin je dois à Mr. Zeller, de Ma- scara, un exemplaire d’un blanc pur y compris l’ouverture. C’est une va- rieté albina. Cette espèce a le tubercule basilaire le plus souvent très-peu marqué, ou méme tout à fait obsoléte, et le péristome en est évasé, mais jamais trés fortement réfléchi. Mr. le Dr. Kobelt, dans le récit de son voyage scientifique en Algérie (Nachr. der Deutsche Mal. Ges. 1881) identifie cette dernière espèce avec l’Helix Arabica de Terver;je ne comprends pas qu’ il ait pu faire une pa- reille confusion; ce sont deux espèces totalement distinctes ! III. Helix xanthodon, Anton. Je ne cite cette Helix que pour indiquer son existence è l’île de Rach- goun où elle est parfatement caractérisée. IV. Helix hicroglyphicula, Mich. Cette espèce est commune è Oran, mélangée à I’ H. soluta (alabastrites, Mich.), avec laquelle on la trouve, fixée comme elle sur le Chamacrops humilis. Les variétés de couleur en sont assez nombreuses, et toutes dan- cet endroit présentent plus ou moins les dessins qui lui ont fait donner son nom. J'ai à signaler de la règion de Tlemcen, une variété très intéressante, et assez différente du type. Comme je n’en ai qu’ un seul exemplaire que DAB je dois à Mr. l’abbé Brevet, de Tlemcen, je crois plus sùr, vu ses rapports évidents avec l’Zelix hieroglyphicila typique, de ne la décrire que comme variété. Sa forme et sa coloration sont celles d’ une Zelix alabastrites à bandes plus larges qu'on ne remarque habituellement chez celle-ci, tandis que pour l’ouverture elle est semblable à l’Rieroglyphicula. Voici sa diagnose. Var. integrivittis. (figurée par Terver, pl. 4, f. 6). Testa globosior, laevigata, nitidissima, alba, cum fascits integris brunneis 5 distinctis, haud interruptis, quarum duae inferae, tresque aliae superae, anfr. coeteros cingentes. Anfr. 5 12. L’H. Oranica, Bourg. est une forme voisine de |’ elia Rieroglyphicula, mais plus petite. V. Helix alabatristes Michaud. A Oran se trouve abondamment le type d’un blanc uniforme et celui qui est orné de bandes brunes, ils vivent ensemble sur le Chumerops hu- milis et diverses autres plantes J’ ai trouvé tous les passages entr’ eux; les bandes brunes deviennent grises et tres-pàles quelquefois, et il est des exemplaires unicolores ou l'on apergoit parfois des traces de fascies à la partie inférieure; d’autres ont une teinte légèrement rosée. Var. minor. Cette variété, commune à Mansourah, près Tlemcen, ne dépasse pas 20 mill. de plus grand diamètre ct quelquefois est plus petite encore; tous les individus que j’ en ai recueillis, sont unicolores; quelques-uns sont sub- carénés. VI. Helix Juilleti, Terver. Cette Helice a la spire très-déprimée et peu élevée; elle est abondante dans les environs de Mascara, è Aiîn-Ferrèz, mais sa distribution géogra- phique n’ est pas étendue ; le type figurè par Terver est le plus commun de beaucoup; les bandes tendent è disparaître en partie dans certains cas, et laissent quelquefois place è un dessin grisàtre. VII. Helix Chottica, nov. sp. Diam. maj. 30; min. 24; alt. 19 mill. Cette coquille pour la taille ct les caracterès, est intermédiaire entre la précédente et 1’ hieroglyphicula. — 289 — Elle participe des deux et tient aussi beaucoup de 1° Z/elix Jourdaniana Bourg., dont elle reproduit la forme, mais non les couleurs; elle n’ a ja- mais le péristome si fortement réfléchi extérieurement. Elle est toujours plus globuleuse et a l’ouverture plus grande que la Jwilleti, à la quelle elle ressemble par la forme du péristome et la disposition des bandes, bien que ces bandes soient toujours d’un brun foncé, et beaucoup plus lar- ges. Le fond est toujours jaunàtre, en dessous généralement non tacheté, mais marqué à la partie supérieure de dessins dans le genre de ceux de l’ Helix hieroglyphicula, qui souvent font paraître les bandes comme laci- niées, ct méme parfois les remplacent tout è fait; seulement ces dessins sont plus délicats. La coquille est plus grosse que celle de cette dernière, ct aussi plus globuleuse. Les tours sont au nombre de 5, un peu arrondis, obtus au sommet. L’ouverture est fauve-rougeàtre è l’ intérieur ; un large tubercule peu proéminent existe à sa base, le péristome est de couleur claire; cette ouverture est trés-oblique , et toute la surface de la coquille est fort luisante. L’animal est de couleur grisàtre. J” ai rencontré cette splendide expèce sur un des versants qui dominents a rivière de Saîda, province d’ Oran, et dans le lit méme de la rivière, pendant le mois de mai. VIII. Helix Jourdaniana, Bourg. Je n’ ai rencontré cette belle Helix qu’ à Tlemcen et dans les environs. Il convient de remarquer combien elle varie dans les différentes stations. Le type (34 mill. de plus grand diamètre ) se rencontre à la cascade de la Saf-saf; il y est plus généralement déprimé, quoiqu’ on y rencontre des individus qui le sont moins; une variété minor, de 23 millimètres, se ren- contre plus fréquemment que la précédente dans sa station qui est Man- sourah. Ces deux formes varient beaucoup pour la coloration qui consiste ordinairement en bandes d’un gris brunàtre et en petites mouchetures irré- gulieròs sur un fond pale; ces bandes peuvent disparaître en tout ou en partie, laissant quelquefois la coquille en entier d’un gris moucheté avec parfois une bande périphérique peu apparente. Une autre variété albina, en entier d'un blanc pur, y compris l’ouverture, se rencontre uniquement sur les rochers des cascades de la Saf-Saf, où elle est peu abondante. On n’en voît plus trace sur les pentes avoisinantes où domine le type. — 290 — IX. Helix F'lattersiana, nov. Diam. maj. 25; min, 20; alt. 15 mill. Ressemble completement pour la forme, la taille et la couleur aux ZZelix Burini, Bourg. et Dastuguei, Bourg. Elle se différencie des deux par l’ab- sence complete de dent à l’intéricur du bord droit, et en outre: de la première par la dépression beaucoup plus forte de la coquille; de la se- conde par l’absence d’ombilie. Coquille luisante, solide, d’un blanc laiteux, avec 4 bandes régulières mais de largeur inégale à la périphérie du dernier tour, et dont les deux supé- rieures se continuent sur les autres tours de la spire ; celle-ci obtuse en son sommet, à 5 tours convexes. Stries d’ accroissement très-obsolètes, vi- sibles seulement sur la face inférieure. Dernier tour arrondi, déjeté infé- rieurement ; ouverture très-oblique, avec un fort tubercule plus ou moins salllant è la base, teinteé de fauve è l’interieur. Péristome evasé et réflé- chi, blanc, peu épais; bords joints par un calus brillant, Sebkha Namaà, dans le Sahara Oranais. Je dédie cette espèce trouvée par la dernière expédition Francaise dans le Sahara, à l’infortuné colonel Flatters, mort victime des Touaregs dans ces contrées inhospitalières. Je signalerai comme ayant été trouvées dans la méme localité les Zelix embia, Dastuguei et Burini, Bourg. Les exem- plaires des 4 espèces ont quelquefois | ouverture blanche è l’intérieur ; peut-étre est-ce seulement un effet de l’exposition au soleil? Un specimen de 1° /7. Flattersiana ne mesure que 22 mill. Il est impossible de l’identifier avec 1’ //. odopachya, Bourg., vu que cette dernière à les plus intimes rapports avec |’ ZZeliz zanthodon, Anton. Mon espèce que j'ai cependant recue sous ce nom erronée, est tout è fait voisine des formes bidentées. C’est un type de transition entre ces dernières cet les espèces des hauts plateaux comme les Melix Jourdaniuna, Juilleti ete. $$ I. Helix (Fruticicola) limbata Drp. var. delomphala, nov. Diam..ima dò: min 43:87: al 10 ? 1/9) 2 A typicis speciminibus differt: testa paulo solidiore, colore magis rufe- scente ad suturam magis diluta, apertura intus tantisper roseola; et pre- — 291 — sertim umbilico multo majore, peristomio ad marginem columellarem valde quidem reflexo, illum vero nullo modo obtegente. Ad Carthagenam Hispanie meridionalis, non cum typo mixta, pauca specimina coll. cl. G. Ehlers. Cette coquille a dans son ombilic un caractère tel que je serais forte- ment tenté de la séparer spécifiquement, n’était sa rossemblance compléte pour ses autres caractéres avec l’Z/elix limbatu, Drap. Peut-ètre mème constitue-t-elle une espèce distinete; dans ce cas elle devrait porter le nom que je viens de lui donner comme variété. Les spécimens de la France méridionale avec lesquels je la compare sont un peu plus petits; la cou- leur eu est plus foncge, la bande périphérique un peu plus distinete; en- fin ils ont un aspect moins robuste et sont moins solides. II. Helix (Fruticicola) Caidis, nov. sp. Diam ina 20.15 nino ali. do: diam. ap, 12 4emalll ‘Posta subsolida, subnitens, globoso-depressa, umbilicata, alba (solis effectu verisimiliter), striîs incrementi infra sublente, superne magts distincte stria- tula; anfr. 6 haud rapidissime crescentibus, subrotundatis, sutura distin - cla; quorum ultimus ad peripheriam rotundatus; infra descendens. Umbi- licus sat magnus (fere ut in H. fruticum). Apertura subobliqua, ovalts-emar- ginata, intus margine incrassata; peristomium acutum, leviter expansum , basi et ad marginem columellarem presertim reflerum , umbilicum tamen non occultans. Specimen unicum animale privatum ad An-el-Hout, Algerie occiden- talis, una cum H. zaffarina, submeridionali et Dupotetiana mihi oc- currit. Je n'ai pu m’ empécher de décrire cette espèce remarquable pour la faune barbaresque où jusqg'ici l’on n’avait pas trouvé de Fruteeicola si voi- sines de la section des 27. strigella et fruticum, surtout de la seconde avec laquelle elle présente de grands rapports de taille et de forme gé- nérale. On sait que ces espèces sont caractéristiques dans l’Europe froide et tempérée, la présence de cette coquille au coeur de l’Algérie, est donc un fait intéressant è noter. L’individu que. j'ai capturé est de couleur blanche, dàe probablement è l'action du soleil. Il est solide de test et n'est pas peliucide, ce qu’ il faut peut-étre atiribuer è la méme influence ; le test est comme malléé dans certains points. COGNE Cette coquille est plus déprimée, a un tour de plus, est plus solide, a l’ouverture plus fortement épaissie à l’intérieur ct plus réfléchie, surtout è la région ombilicale, que l’Helix fruticum; la croissance des tours est aussi beaucoup moins rapide. Elle est plus grande et plus robuste que l’/7. Schrencki. Sa taille, sa solidité, son ombilic moivdre etc. la séparent nettement de Helix strigella avec laquelle elle peut présenter quelque rapport pour la sculpture. Elle a aussi quelque analogie pour la forme extérieure avec l’_Hel2x Bac- triana, Hutton, de l'Afghanistan; mais le rapport s’arrete là. III. Felix (Trichia) polytrichia, nov. sp. Diam. ma] to, min. 6 2/3; alt. 4 1/; mill. Testa subsolidiuscula, depressa, aperte umbilicata, hirsuta, sordide .flavo- grisca, suprà praesertim plus minusve obscure variegata, ad peripheriam vitta unica interrupta nigro-brunnea circumdata, striîs obliquis regulari bus incrementi distinete sculpturata. Spira plerumque planata aut subpla- nata, cum apice leviter caserto; anfr. 5 modice crescentibus, pilis ordine dispositis erectis instructis; subrotundatis, sutura impressa; ultimus in prima parte tantisper subangulatus, coeterùm rotundatus, ad aperturam subde- scendens; illa obliqua, ovalis — emarginata; peristomium simplex, ad colu= mellam reflexulum, acutum, haud expansum. Tlemceen (Cascades de la Saf-Saf; exemplaires morts; Mansourah, tous les pierres). Aîn-el-Hout (ravins de la riviére, plus abondante). Dans les en- droits où j'ai récolté cette Helix, jy ai trouvé les /7. Tlemcenensis, Bourg, Gougeti, Terver et lenticula Fér. Elle est rare partout. C'est là évidemment l’espèce que Kobelt à trouvée dans les environs de Tlemcen, et qu'il appelle Hel locheana, Bourg. Je ne comprends pas qu'il ait pu faire cette erreur; d’aprés les figures de Bourguignat, on peut voir que 177. Zocheana, bien que du méème groupe que celle-ci ne présente avec elle que bien peu de rapports; sa spire est beaucoup plus élevée, sa taille moindre et sa forme differente. La spire très-déprimée et presque toujours plane de mon espòce, la di- stingueront aisément des formes voisines. C'est aussi celle du groupe qui atteint les dimensions le plus considérables; un cxemplaire mort, récolté par moi à Aîn-el-Hout mesure 9 mill. de plus grand diametre. — 293 — IV. Helix (Xerophila) codia, Bourg., var. rufa. Cette variété intéressante se distingue du type en ce qu elle est en en- tier d’un rouge-brun uniforme trés-obscur, et ornée quelquefois, d'une bande plus foneée à la périphérie. Récoltée en 1878 par mon père è Malaga, ou elle paraît beaucoup moins commune que le type. V. Helix Vatoniana, Bourg. Je crois que c'est è cotte espèce que je dois rapporter des spécimens récoltès par moi à Mascara et è Saida et qui pour la forme rappellent assez bien une /. psammozca, Mor., dont la coquille serait beaucoup plus déprimée. Les exemplaire, que j'ai pris vivants dans la première de ces localités, ont le péristome rebordè de rougo è l’intérieur comme è l’exté- rieur, et présentent sur les tours supérieurs une série de petits points noirs analogues à ceux que l’on remarque dans |’ Zelix apicina ct méme dans I /7. psammotca. Cette espèce est munie de poils denses et très-courts è l’état jeunc, et possède à la partie inférieure de son dernier tour, à cette période de son existence, une coloration d’un brun-chàtain, interrompu par des lignes blan- ches très-minces, concentriques ct plus ou moins nombreuses. Dans les deux endroits où je 1° ai prise, elle se trouve rarement, et or- dinairement en petites colonies sous les pierres. M." Kobelt pense |’ avoir trouvée à Sidi-bel-Abbès; je crois cette localité plus que douteuse; je n’ y ai pris que l’//elix ventricosa, Drap. VI. Helix Jolyi, Pechaud. Diam. maj: 12; min, 10; alt. 5 15 mill. Testa solidula, depressa, umbilicata umbilico aperto, carinata, suprà sub- planulata cum anfr. 3. primis exsertis, prominentibus, alba, fasciis 1 aut 2 persacpe subtus circumcineta; anfr. 5 1, quorum primus grisco-corneus, lacvigatus; coeteri costis erectis transversis frequentbus strias incrementi con- comitantibus, irregularibus, suturam impressam carinamque ultimi anfr. valde exsertam crenulatas efficientbus; anfr. ultimus subtus converus, haud de- scendens; umbilicus magnus, perspectivus et infundibuliformis; apertura se- curiformis intus plus minusve incrassata; alba, subobliqua, angulata. Peri- stomium simplex, haud expansum aut reflezum. RG In vicinio urbis “ Nemours , dictae, haud procul a Maroccano imperio (Pechaud, sec. Joly). Espèce très-remarquable pour la faune Algérienne, et qui doit étre placée pròs de l’Helix Gargottae, Phil., dont elle se distingue nettement par sa forme plus déprimge et plus aplatie, ses tonrs moins arrondis, sa carene plus fortement crenelée et plus aigue, son ombilice plus grand, son sommet plus mucronée et sa spire très-peu clevéo; l’ouverture est aussi plus anguleuse au bord droit et plus nettement sécuriforme. Pour la sculpture ct la for- me générale elle lui est d’ailleurs très-analogue. VII. Helix Daroli, Letourneux Diam. ma]. 15 1%; min. 13 4%; alt. 9%, mill. Testa depresso-convera , solida, umbilicata , luteo-alba, granis confertis striisque incrementi grosse sculpta ct valde rugosa; anfr. 5 vix rotundati sutura crenata divisi; haec parum regularis; anfr. primus laevigatus; ulti- mus ad aperturam haud descendens, ad peripheriam carina primum crenu- ata, vix exserta, in secunda parte anfr. paulatim cvanescente, circumdatus; subtus rotundatus. Umbilicus apertus, mediocris; apertura obliqua, rotundata emarginata; peristonium haud erpansum vel reflexrum, simplex, acutum; marginibus callo nitido gunctis. Ad “ Boussada , prov. Constantinae meridionalis, collecta. Espèce du groupe de 1/7. Mograbina, Mor., du Maroc, dont clle diffère par sa forme plus déprimeé, sa spire moins élevée, sa suture moins forte- ment crenuélée, son ombilie beaucoup plus petit, sa carène très-pcu mar- quée et disparaissant completement avant l’ouverture qui, par ce fait n’est pas anguleuse. Les granulations sont plus grosses, moins denses, et la scul- pture est trés-irrégulière. VIII. Helix (Gonostoma) Pechaudi, Bourg. Diam. maj. 8; min. 7 1; al..3 4, mill. Testa depressa, rufo-cornea, tenutuscula, haud nitens, pellucida, umbili- cata, carinata, striis incrementi supra praesertim, infra obsolettoribus ele- ganter munita, spira parum elevata; anfr. 6, duo primi laevigati; caeterum rotundati, haud rapide crescentes; ultimus haud descendens, carinatus; aper- tura sinuata, obliquata, subsecuriformis, angulata; peristomium supra acu- tum, deinde albo tenuiter reflexrum et incrassatum, intus in dextra parte — 295 — unituberculatum, basi sinuatum medioque incrassatum ut prominentem la- tam partem, latum tuberculum simulantem efficiat. Umbilicus modicus, a- pertus. In vicinio urbis * Oran , passim in varits locis. Très-voisine de l’Helix Gougeti, Terver, et de 1 ZZelix Tlemceenensis, Bourg., elle s’en distingue par le caractére constant du péristome qui, au lieu d’ètre simple è la base présente en cet endroit une sinuositè produisant en son milieu une callositè tuberculiforme large et peu proéminente. Pour les au- tres caracteròs, elle rappelle tout a fait ses congénères de Tlemcen. Elle semble localisée aux environs de la ville d’ Oran; je ne crois pas du moins qu’on l’ait prise ailleurs. Jai crubien faire que de donner une description détaillée de ces trois dernières espèces qui sont encore peu connues ct sont des plus intéressan - tes au point de vue de la distribution géographique des el» dans le Nord de l’Afrique. Marseille, 3 Juillet 1882. CRRICANORY, pate _Lé | TNOSTEIZAERI Per mancanza d’abbonati col 4° numero è finita la Revue coltoptérologique del sig. C. van den Branden; era un’eccellente pubblicazione di grande uti- lità, ed è un vero peccato che gli entomologi non abbiano cercato d’inco- raggiare un giornale che mensilmente ci dava i nomi dei coleotteri nuovi che si descrivevano nel mondo intero. Il “ Miinchner Entomologischz Verein , fondato a Monaco nel 1877 dal sig. de Harold, dopo aver pubblicato 5 annate di Mittheilungen , ha ces- sato le sue pubblicazioni. La collezione del fu D.r Rosenhaur, contenente i tipi della Fauna del- Andalusia pubblicata da questo autore , è stata acquistata dal sig. Obert- thur di Rennes. Rogi Il signor Ganglbauer di Vienna (Genvangasse 7. III) domanda in comu- nicazione per uno studio, delle specie europee e circa, del genere Anomala; desidererebbe pure vedere della serie di Dorcadion italiani. 7 + sr CI) qa ____ ERRATA-CORRIGE (Vedi Cenni Bibliografici) Pag. 48 riga 20. Pastor roseus triole—Pastor roseus e Uria triole. Se 41. Ribron=B0brony. n 49% 1. Sufonia=Bufonsa. » n n 5. Graticata n. sp. affine—Caticala n. sp.: (affine). » » {» 19. fluvialo et.=fluvialo ‘e che pia 0,20. Cattus=Coltus. » 5) » 24. Erox—Esoz. Di eg È 428: PERONI ES o » n» 90. doversi unire=doversì questo unire ni 4 (litc.)—(soc. carpat Kesmanlo) pi; 00: daycocus—Lyeeus » » » SL pile E piserna—_Episema one A iies=s0c, «Senchenbengiana » 51, 19.,Dr. Haller dà la lista=Dr. Haller dà (soc. di sc. mal. Stuttgardt) la lista, vs n » 20. (dimorfismo) di--(dimorfismo di TE 200 pino ni figli 82: Rrahters=hehlcors. » 52» 2. Conobila=Coenobita pe 10.00 orchi Oy rinchiy » n» 97. pleiophillum=plecophyllum >. 98.0 dosdopularis—gularis » n» 384. Melilotus, messanensis—Melilotus messanensis » D4 » 12. VEpi ed Iponastia=/ Epi=ed Iponastia EnrIco Ragusa, Dirett. resp. ANNO. | IL NATURALISTA S CILIANO. TAV. I. 3 A;Terziine, 1. Cicindela var lugens, Dahl A.Philhydrus Agrigentinus , Rottb 2, Cvmindis fascipemmis, Kust. 5.Adelops Destefanii, Ragusa. 3.. Chlaemius var. Oreteus Ragusa 7. A&rxpnus Himerensis, Ragusa a 9 Papilio Machaon ,L r î I OIBAIS Ga QUMANZO I GUAIAL OINOIZIII, | i 29 3 2 sr I OVOLLO) QQUowIT CR ERE ERI UPS | ? ra ir ie e | ae Jesu esso ae TILL ui eo L = MIS 3 5 a. bo a - DATED 09IEN ‘5 OIPISPI a N - 0IIES N GL IRE € E Sa 2 . { euodlady p. { o a PE: & E € \ n: ta vi € / SI x oueusEg } | \ A O LS Ò \ \ iS n ELIS il | : | I FpOSIA TO9% IL NATURALISTA SICILIANO: MINIEg IN PIEUDIOIU] 20) PIEUMEN EIEUIMEN ID 30], OUIIEIES, _UON 0INPIAPY È Si di sa ae sE Moto) ag Sta È a “Api A x Vi a 1 Ù Se = La È i aussgg a. 00156az UnA. 17 i | 7 a i cacio Foa ; : Sa = vom + ; = === 5=5 o di 09I0IMI + = RAISI ZZZ ZE ANNO |. IL NATURALISTA SICILIANO. TAV. IL A. .Fitarrotta.ino. è “» Litc.Huber 1Rhodocera Cleopatra. IL. ermafrodita. 4 Tachyles Costae Destefani. nov. sp. 2.LycaenaTelicanus aberr Bellieri Ragusa 5. Zomtis bipunmlata Ragusa. nov sp. 5. Epinephelelanira var Hispulla Hb. aber 6. Torneuma Sicula Ragusa nov. sp. / Torneuma deplanata Hampe. 4 ferzi bit. v Ag Li Gera SAR D, Foluvia Q 0 , ®. Cuypraca Vv i 4P CO Tac Me f A Ù) vs dis. Ta) Otalloui Di Stef a ty Cypraca bitbouica Di Ole [ Didkef Pi 6.7. Jia puleborria Jom: Di Stef n Di Slof. cCOMULCA A). ni = ( - » Genuuelaroi 9 Sticra parva I IL NATURALISTA SICILIANO TAV. V. 7 Ja Aa LRPIANAAL, ‘ Hg. 0. Hievia pulehezuua 10. Herita Olaudoi Il. OTeuta Ciotti 9Q/L 7. di , 12.45 Aeritopoio himerenoto Genua Di otel Vidtef? OIOZINA G{= LC Hg i P'[bivas dis. 4. Pilioluo Buecae Molte lo. Oteritina tufereulosa Di dtet 16. Cubo punctatuo Pidtef 17 Erwochustillemeocio Di ef IVPHELIPAEA PANORMITANA N.Sp. È 9 , A ) 90 Fio fi 1 Palica. 2 Cow do Biozo vuwper B (Pe | Ke one Lojena DIE, AE IL NATURALISTA SICILIANO ANNO |. ea VP, 02 (007, 7} 777 RES Ts ee CE (©) t.GHuber Li T Aut. dis. NARO i IA Ù QUA } Ut gi * E î uit'à a LI VO, A 4 dx ® = ae È -_ SPA PHELIPAEA EMARGINATA(|Heldr PHELIPAEA OLBIENSIS ( oss) Yo ; ? z = o DIST pp a/ GO MA 0 ATL 1 Cotta 2 Opovuo 1 Coral. 2 Covolk Ou Î, DI %.5 Corotlu lg vu 4 Calice) AO e % ono i SY, CRI ZA Lit G.Huber gr, ANNO | ILNATURALISTA SICILIANO. TAV IX. a OROBANCHE PUBESCENS ( D Ury OROBANCHE CANESCENS (Presi) TAR.CAMPULIELORA ( Mifi) I I . lo) f È . | Corolla 28 ERANO 1 Corolla 2, Corolla VG inoler. d Opario vaopali A FTiaawroita) ANUCI "ag Lit. G.Huber. * hi ANNO TI. IL NATURALISTA SICILIANO TAV X. Fis. dica ig. R.a O O L + 7 Esomplare iugraudilo veduto dal Palo dell'apertura. Coutovo imgraudito ceduto dall Volo del dorwo Cochlicopa Alleryi, Cafici. x fuberg lil AES dis se Lat.C. Huser Palermo a Na a : f ie cp Spr = - e, do I ce Li ì, È 1 A v o È ore mania rta ="o f TAV ILIANO DIN lu ( IL NATURALISTA SI ANNO.I. [alus si ì adan pi Igo L xr( Cl! 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