Librarp of the Musenm OF COMPARATIVE ZOOLOGY, AT HARVARD COLLEGE, CAMBRIDGE, MASS, Founded bp private subscription, in 1861. IL NATURALISTA SICILIANO GIORNALE DI SCIENZE NATURALI ANNO DODICESIMO 1392-93 Palermo; Stabilimento Tipografico Virzì 18983 POPE: { Di Li sl ba, w fa) a E M gi Ta Ro =» Lia Su vo qua Rei Rie Ù hi n + x Il x |a , Jourdheuille Camille juge honoraire, Rue de Rennes, 101-Paris. Jung Giulio, via Alloro—Palermo. Kais. Leop. Carol. Akademie—Halle ((.) Kalehberg Barone Adolfo—Penzig bei Wien. Kraatz D." G.- Linkstrasse, 28—Berlin (C.) Klincksiech Paul, 52, Rue des Écoles— Paris. Leech I. H., Hyde Park Gate SW., 29— London. Libreria H. Loescher (8 copie) —Torino- Libreria H. Loescher--Firenze. Lojacono D." Michele, Piazza S. Spirito-—-Palermo (0.) Caltanissetta. Minà-Palumbe Prof. Francesco —Castelbuono (0.) Mariani Domenico Sotto-Ispettore forestale Miihl Regierungs Forstrath. Frankfurt 0.—(Germania) Murren Prof. de Botanique—Liège ((C.) Museo Civico di Storia Naturale - Genova (C.) Museo Nacional-Repubblica di Costa Rica —San Josè (America) ((.) Museo Zoologico-—Torino. Noualhier Maurice. Puymaud par Nieul-Haute-Vienne—France. Oberthir René Faubourg de Paris, 20—Rennes (C.) Olivier Ern., Les amillons près Moulin --Allier (France) (C.) Omboni Prof. G.—-Padova Ornithologisecher Verein—Wien (C.) Palumbo Prof. Augusto—Castelvetrano (0). Paolucci Marchesa Marianna, S. Donato per Novoli—Firenze, — VIT Picchi Cecilia, Via Pandolfini, 20—Firenze. President de la Soc. Imp. des Naturalistes de Moscou (C.) Piingeler R., Rheydt bei—Aachen. Ragusa Adolfo Tenente di Cavalleria —Vicenza. Ragusa Alberto, Albergo Orientale—-Catania. Re Filippo—Licata. Redlich H. Entomologischen Internation. Verein-Guben—Germania (Ci) Regia Accademia dei Fisiocritici—Siena (C.) Regia Biblioteca Universitaria —Catania. ‘Regio Istituto Tecnico Pirja—Reggio-Calabria. Reitter Edmund—Paskau-Mahren (C.) Reuter O. M. Professore, Abo—Finlandia (Cl). 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Romana per gli studii zoologici—Roma (C.) of Nat. Hist. of--Boston (U. S. A.) (C.) Sperrhaken, Luttichaustrasse, 19—Dresden (C.) Stazione zoologica—Napoli. Steck. Theod. Schweiz. Entom. Gesel.—Bern. (C) Stoecklin Rosengartenweg. 3, Basel. Suchetet A. Chateau d’Auteville Breauté par Goderville—Seine Inf. Targioni-Tozzetti Prof. G.—Firenze. Tellini Dottor Achille—Roma. Varvaro Pojero Franc., Piazzetta G. Meli—Palermo, Verein der Naturgeschichte à Gàstrow—Mecklenburg (C.) Vimercati Prof. Guido Conte—Firenze (C.) Vitale Francesco Geom.—Messina. Von Heyden L. Major a. D.-—-Bockenheim b. Frankfurt a. m. West Newmann & C., 54, Halton Garden—London (0) Whitaker Giuseppe, via Lampedusa—Palermo. Wiskott Max—Breslau. (cea fo Î RI È, nl} ! i) du iii i i ii uu CW KKKKK KI Kh.. iL... ibaspeidi. i. foi ni bubalus Ol. . . . don Oli e. CARES (Questa specie che io non posseggo ancora, è citata dal solo Ghiliani, che non citò la Sturmi, che credo sia invece la specie da lui trovata, Copris Geoffrov. Comunissima d'inverno sì trova questa specie sotto i sassi e sotto gli escrementi in profondi fori, citata dal Ghiliani, Romano(1), Reiche, e dal Rottenberg il quale dice « presso Palermo specialmente sul Monte Pelle- grino comune sotto gli sterchi bovini, in esemplari grandissimi. l suoi fori rotondi vanno due piedi sotto terra, prima verticalmente, e poi alquanto orizzon- tali ». De Stefani, Steck, e Baudi la citano, e notano pure. Il corno del c° è variabilissimo per grandezza e forma. Assai più rara della specie precedente, difatti non è ci- tata che dal Ghiliani (2), Romano, e De Stefani, che la dice poco frequente d’inverno e primavera. Baudi la nota. Io ne ho un discreto numero dei dintorni di Palermo. Varia pure moltissimo tanto nel g’, quanto nella 9, nella scultura del corsaletto e della testa. Bubas Mulsant. Citata dal Ghiliani, Romano (Oritis), Reiche, Rotten- berg(Palermo, autunno ed inverno), De Stefani, Steck, e notato dal Bandi. E comunissima, ed io l’ho di tutta la Sicilia ed anche di Pantellaria. Questa specie è citata dal Romano (Onitis), e dal De Bertolini. Io posseggo qualche esemplare di bison che si avvicina alla budalus per la forma del corsaletto, ma non è abbastanza caratteristica onde potere affer- mare con sicurezza che appartengono a questa specie, Procurerò di raccogliere materiale, onde definire il dubbio. Onitis Fabricius. Questa specie abbastanza comune nello sterco umano, è stata citata dal Reiche, Rottenherg (Palermo presso (1) Romano oltre questa specie citava il Copris paniscus F. che ne è sinonimo. (2) Ghiliani cita pure il Copris emarginatus F. che è sinonimo di questa specie, — di — Oreto, Catania e Siracusa), De Stefani (Alcamo co- mune in marzo ed aprile), Steck, e notata dal Baudi. Chironitis Lansberge. irroratus Rossi . . Citata dal solo Ghiliani, di Siracusa, e notata dal Baudi. lo ne posseggo un discreto numero trovati special- mente nel luglio a Castelbuono. hungaricus Ilerbst. . È citata dallo Steck, ed il Romano cita il Clinias F., che sarebbe sinonimo di questa specie. Io la posseggo in molti esemplari trovati nel luglio a Lampedusa nello sterco bovino. furcifer Rossi . . . Giiliani e Reiche la citano, ed il Baudi la nota; non è rara, ed io l'ho trovata nel giugno ed agosto a Mon- dello nello sterco bovino; ne ho avuti pure degli e- semplari raccolti a Messina. Onthophagus Latreille, Amyntas Oliv. . . Questa specie è citata dal Romano, dal Rottenberg (Gir - genti e Catania), sotto il sinonimo di Zibneri F. e dallo Steck. Non è rara, ed io ne posseggo varii e- semplari dei dintorni di Palermo trovati nello sterco di animali. taurus Schreber . . Una delle specie più comuni, difatti è citata dal Ghi- liani, Romano, Reiche, Rottenberg (Girgenti, Cata- nia), De Stefani (Monte Pellegrino, Alcamo, comune in aprile), Steck, e notata dal Baudi. Rottenberg dice di aver trovato pure la varietà del g', con le corna corte (capra Greutz). lo pure posseggo questa varietà a piccole corna corte e dritti, in pochi esemplari tro- vati a Messina, e trovo che è abbastanza caratteri- stica per dividerla dalla tipica taurus, a corna lun- ghe e rivoltate verso il dorso, non ostante che il Mul- sant (1) dica «les cornes se montrent graduellement plus courtes, se reduisent chez quelques individus à deux petites dent et finissent mème par disparaitre.» Jo posseggo pure la forma intermedia , cioè con le corna metà della grandezza usuale, li trovai nel mag- gio a Lentini, presso il lago. (1) Hist. Nat. Coleop. de Fr. Lamellicornes. Paris 1871, p. 87. ne: Ri ses verticicornis Laich. Stranissimo è il non trovare questa specie poco rara, ci- fata di Sicilia; intanto è poco probabile sia stata con- fusa con altre. Io la posseggo sotto il sinonimo di nutans F., in molti esemplari trovati nella provincia di Palermo, in primavera nello sterco bovino, assie= me ad altre specie, vacca L. . . . . Questa specie è citata dal Ghiliani, Romano, Reiche, De Stefani (Alcamo comune in aprile), Steck, e no- tata dal Baudi. Non è tanta comune come la specie seguente, ma si trova in tutta l’ isola. Romano cita pure un O. medius g', 2, che sarebbe varietà del vacca, ma ignoro in che differisca dal tipo, non pos- sedendo io la Fn. Germ., dove il Panzer la descrisse. coenobita Herbst. . Rottenberg è il solo che cita questa specie tanto comune, che egli raccolse a Catania e Siracusa; io l’ho di Pa- lermo, Castelbuono, Mistretta ed altri punti dell’isola e ritengo che molti la confusero per la vacca L. a causa delle macchie delle elitre, che spesso prendono una tinta verdognola. fracticornis Prevssl. Reiche, Rottenberg (Girgenti e Catauia), De Stefani, (Alcamo frequente in aprile), e Steck, la citano, ed il Baudi me la notò. E comunissima, e si trova spesso con la specie precedente. nuchicornis L. . . Citata dal solo Steck e notata dal Baudi, Io non la pos- seggo ancora, forse perchè trovandola non curai di prenderla ritenendola la specie precedente. marginalis Gebl. =. Questa specie Reiche la citò sotto il sinonimo di anda- lusiacus Wltl., Rottenberg (Girgenti, Siracusa, Paler- mo), De Stefani (Oreto, Alcamo comune in aprile), ed il Baudi la notò. È comunissima, ed io ne pos- seggo una bella serie d’esemplari che variano alquanto per struttura e colorito. Troviamo pure nel catalogo di Berlino il sinonimo di maurus Luc., citato di Sicilia. marmoratus Men. . Non conosco affatto questa specie della Russia meridio- nale, che trovo notata dal Cav. Baudi, fra le specie che egli possiede di Sicilia. ovatus LL. . . . . Questa specie è citata dal Romano, Rottenberg (Cata- nia), e notata dal Baudi. De Stefani la citò comune di Alcamo trovata nell’aprile, sotto il falso nome di 0. furcatus F., nome sotto il quale anche io la trovo nella mia collezione, essendomi stata così determinata a suo tempo. PERI RC var. ruficapillus Brull. Io non posseggo questa varietà notata di Sicilia nel catalogo di Berlino, e che il Reiche citò sotto il sino- nimo di subaeneus Mén,, nè so in che varia dal ti- po, non avendo potuto studiare la descrizione. punctatus Ill. =. . È notata di Sicilia nel catalogo di Berlino, ma io non la posseggo ancora (1). CaccoBius Thoms. Schreberi L. . . . Reiche, (Onthophagus), Rottenberg (Catania, Girgenti), De Stefani (Alcamo comune in gennaio) e Steck_ ci- tano tutti questa comunissima specie, che varia al- quanto pelle macchiette rosse delle elitre che sono in alcuni esemplari assai piccole, puntiformi all’ apice, e ricoprendo appena gl’interstizi di tre strie alla base, mentre in altri ricoprono almeno cinque interstizii di strie, ed all’apice, la macchietta è larga e tocca quasi quella basale. Oniticellus Serville. fulvus Goeze. . . . Questa specie è citata sotto il sinonimo di /lavipes F. dal Ghiliani, Romano, Reiche, Rottenberg (Catania e Siracusa), De Stefani (Alcamo, in aprile raro), dallo Steck (fulvus), e notato dal Baudi. È comunissima e varia molto in grandezza e pel colorito del corsalet- to (©): pallipes F.. . . . Questa specie è citata dal Romano sotto il sinonimo di pallens Ol., dal Rottenberg di Catania e Siracusa, ed è notata dal Baudi, È assai più rara della specie pre- cedente, ed io ne posseggo soli quattro esemplari tro- vati a Palermo ed a Castelbuono (3). (1) Romano cita pure lO. lueidus Ill, non ostante sia specie meridionale, aspetterò per notarla che altri la ritrovi in Sicilia. (2) Romano a pag. 21, cita un Ondticellus? del quale egli dice: « È simile in tutto al flavipes ma differisce in ciò che nel corsaletto il lavipes ha un sol punto fondo , o im- pressione, per ogni lato, e questo ne ha due, uno verso l’angolo posteriore, come nel /la- vipes, e l’altro verso la base, più distante dall’orlo esterno ». (3) Ghiliani citò di Sicilia 1°O. concinnus Gené (Revelierei Muls. pag. 725 non 735, co- me cita il nuovo catalogo di Berlino), ma io dubito sia stata invece la pa/pes, che egli trovò in Sicilia, APHODIINI Aphodius Illiger. CoLoBoprteRUIÙs Muls. erraticus L. . . . Citata dal Reiche, Rottenberg (Palermo e Catania), De Stefani (Alcamo, comune in marzo ed aprile), Steck, e notata dal Baudi, Il Romano la cita assieme ad una var.? che non essendo poi citata nelle sue osserva- zioni, non sappiamo a quale si riferiva. E comunis- sima nei campi e nei pascoli, fra gli escrementi, in està ed autunno. var. fumigatus Muls. Questa varietà che non trovo citata di Sicilia, è tanto comune quanto |’ erraticus e se ne distingue per il colore oscuro delle elitre. Io ne posseggo un discreto numero dei dintorni di Palermo. Coprimorpuus Muls. scrutator Ierbst. =. Baudi mi notò questa specie , che io non posseggo, nè che altri cita di Sicilia (1). OropHorus Muls. haemorrhoidalis L. Nuova per la Sicilia; ho trovata questa specie in tre e- semplari nel luglio, nei boschi di Caronia. To non la credo rara, e deve essere confusa nelle collezioni con VA. granarius L. ApHopius Muls. fimetarius L.. . . Romano, Reiche, De Stefani (Palermo, Alcamo, comune dal dicembre all'aprile), e Steck, citano questa comu- nissima ma bella specie che si trova in tutta | isola. scybalarius F. . . Questa specie è citata dal Romano, Rottenberg (Paler- mo), Steck, e notata dal Baudi, È comuuissima assie- me alle varietà seguenti, le quali certamente i sopra- citati autori, confusero colla specie tipica. (1) Romano nota VA. (Zexchestes Muls.\, fossor L., che altri non citano. See var. conflagratus F. Questa varietà che nessuno ha citato di Sicilia, è assai più comnne della tipica seygbalarius F., dalla quale sl distingue per avere le elitre sul disco una macchia nebbiosa più o meno grande. [o l'ho specialmente in numero da Castelbuono. var. nigricans Muls. Posseggo questaltra varietà nuova per la Sicilia, in soli quattro esemplari, due dei quali donatimi dal D" Roc- cella, che li trovò a Piazza Armerina. Si distingue dalla scybalarius F., per avere le elitre nere con il solo apice brunastro. suarius Fald. . . . Trovai sotto una grossa pietra alla Ficuzza, il 18 settem- re scorso, due esemplari di questa specie nuova per la Sicilia, ed anche per l’Italia, EuryTus Muls. brunneus Klug. . . È nuova per la Sicilia, ed è assai rara; io non ne pos- seggo che quattro esemplari trovati, due a Castelbuono, uno alle Caronie, ed uno nella provincia di Trapani. CaLamostERNUS Motsch. ì Agrilinus Muls., Planolus Muls. granarius L. . . . Citata dal Reiche, Rottenberg (da per tutto), De Stefani (frequente all’ Oreto dal febbraio all’aprile), e notata dal Baudi. Romano la cita sotto il sinonimo di car- bonarius Sturm. È comunissima, e si trova in tutta la Sicilia. var. apicalis Ragusa var. nov. Questa nuova varietà, io la baso su esemplari assai più piccoli del granarius L., che hanno l’apice delle elitre macchiate di color castaneo. Ne posseggo tre esemplari trovati alle Caronie. var. concolor Muls. Posseggo un esemplare di questa varietà del granarius L., che differisce e si distingue dal tipo, per il colo- rito delle elitre che invece di essere nere, sono tutte cii color castaneo; questa varietà è l'anello di congiun- zione fra il granarius L., e la mia var. apicalis (1). (1) Nel nuovo catalogo di Berlino mentre si ammettono delle varietà simili alla conco- lor Muls. citate dal Schilsky, nella Deutsche Ent. Zeit. 1888 pag. 305 a 321, questa, ed e ii ater var. Lucasi Harold. Non posseggo ancora questa varietà che il Baudi mi notò. Non è difficile però che in Sicilia si trovi Vl a- ter Dej., essendo specie meridionale, e la varietà Lu- casi essendo già stata trovatà in Sardegna, APHODIUS S, Sir. Bodilus Muls. sordidus F. . . . Rottenberg dice di aver trovata questa specie a Catania, e Steck la cita pure. lo non la posseggo ancora nè lho vista di Sicilia. rufus Moll. . . . È citata dal Romano sotto il sinonimo di rufescens F. Io posseggo un discreto numero d’ esemplari da me trovati nei boschi di Caronia, negli escrementi, ed anche a Mistretta, ed a Trapani. Gli esemplari siciliani sì distinguono per la loro piccola statura. lugens Creutz. . . Questa specie è citata dal solo Romano, e notata dal Baudi. È abbastanza comune, ed è strano che altri non lab- biano citata di Sicilia. beduinus Reitter nov. sp. Questa specie nuova, è propria al Marocco ed al- l’Algeria ; io ne posseggo molti esemplari di Castel- buono e della provincia di Trapani. hydrochaeris F.. . Reiche, Rottenberg (comune presso Palermo, Catania , Girgenti, Nicolosi), De Stefani (Oreto e Partenico, raro!), è notata dal Baudi, È comune, ed io ne pos» seggo varii esemplari dei dintorni di Palermo. nitidulus F. . . . Questa specie è citata dal solo Romano, e notata dal Baudi. Non è comune ed io ne ho, soli sei esemplari trovati in varii punti dell’isola. immundus Creutz. . Nun posseggo ancora questa specie citata dal solo Steck, MeLIinopTERUS Muts. Estimus Muls. merdarius F. . . Questa bella specie è citata dal Ghiliani e dal De Ste- altre descritte dallo stesso Schilsky, come buone varietà , li mettono, non so per quale ragione, in sinonimia! Io trovo che bisogna sempre serbar lo stesso criterio, e se si ac- cetta una varietà di una specie come per esempio la foetens F. var. nigricollis Muls., per- chè, il corsaletto è tutto nero, senza macchie, o la ferrugineus Schilsky, del nemoralis Er., che è più piccola ed ha le elitre bruno-chiare, ed allora bisogna anche accettare la var. concolor Muls. Il Naturalista Siciliano, Anno XII P. id fani (Alcamo poco - frequente). lo la posseggo in di- secreto numero dei dintorni di Castelvetrano e Mistret- ta. È assai più rara della specie seguente (1). tersus Fr... . . Questa specie già citata di Sicilia dell’Erichson, la tro- viamo pure citata di Sicilia, nel catalogo del De Mar- seul sotto il sinonimo di suturalis Luc. Rottenberg la cita di Catania. lo la posseggo in molti esemplari spe- cialmente della provincia di Trapani (2). tessulatus Pavk.. . È nuova per la Sicilia, e fu trovata dal Failla presso Castelbuono d’onde provengono gli esemplari della mia collezione, Questa specie in Sicilia è tanto varia- bile quanto nel resto d’Europa, ed abbiamo varie delle varietà descritte dal Mulsant, che giustamente il si- gnor Schilsky ha riuniti al tipo, essendo leggerissime variazioni (3). hieroglyphicus Klg. Baudi mi notò questa specie, che io non posseggo, e che sarebbe nuova per l'Europa, essendo conosciuta sola- mente d’Egitto. lineolatus Ill. =. . Reiche, Rottenberg (Palermo, comune), De Stefani (0- reto, Alcamo, comune), Steck la citano, è notata dal Baudi. E comunissima, ed io l'ho di tutta la Sicilia e di Pantellaria. dilatatus Reiche . . Trovai a Licata ed a Trapani, cinque esemplari di questa specie nuova per la Sicilia; essa varia alquanto dalla specie tipica descritta dal Peloponese (4), ed il signor Reltter, al quale la comunicai, me la rimandò come var. nov. ampliatus Reitter, scrivendomi « è una stu- penda varietà, forse specie ». (1) Nel nuovo catalogo non trovo la varietà atricollis Muls. del merdarius, a corsaletto nero e la var. ieterus Laichart con la sutura e margine delle elitre nera, perchè ? (2) Pria di questa specie anderebbe notata lA. (Volinus Muls.) nquinatus F. citata dal Romano che merita però conferma pria di essere accettata fra le specie di Sicilia. (3) Romano cita pure lA. stietieus Panz., io per ora non la noto, (4) Reiche et Sauley, Annales de Fr. 1856, p. 399. I — Melinopterus s. str. Nobius Muls. prodromus Brahm. . È citata dal Romano, De Stefani (Alcamo, frequente in aprile), e notata dal Baudi. È comunissima special- mente nei boschi presso Castelbuono. punctatosulcatus Sturm. Posseggo varii esemplari, di questa specie nuova per la Sicilia, dei quali il Reitter mi scriveva ch’essi ap- partenevano per lo più alla var. tingis Reitter; li tro- vai comune a Mistretta. consputus Creutz. . Questa specie è citata dal solo Romano e notata dal Baudi. Io ne ho un disereto numero di esemplari a- vuti quasi tutti dall’amico Luigi Failla da Castelbuono, ove pare sia comune. Nimbius Muls. contaminatus Ilerbst. La trovo citata di Sicilia nel catalogo del de Bertolini , vuol dire che qualcheduno Vl ha citata di Sicilia , il Baudi me la notò. Io la posseggo in numero dalla Ficuzza, Piazza Armerina, e dintorni di Mistretta. obliteratus Panz. . È nuova per la Sicilia, almeno nessuno che io sappia, la cita. È più rara della specie precedente con la quale facilmente si può confondere, e dalla quale si distin- gue specialmente per il bordo del corsaletto che è privo di peluggine. Io l’ho delle Madonie e di Piazza Armerina. Amiporus Muls. Anomius Muls. unicolor Ol. . . . È citata di Sicilia nei cataloghi del Bertolini sotto il sinonimo di castaneus Ill., ed in quello di Berlino. lo ne posseggo una bella serie d’esemplari avuti dal mio raccoglitore di Messina. L'ho vista pure in molti «semplari, raccolti nella provincia di Trapani, nella collezione Palumbo (1). (1) Romano cita pure lA. 0bseurus F., che io per ora non noto, e nel catalogo del De Bertolini troviamo come varietà dell’ obscurus il eribrarius Brull. con? dalmatinus Schmidt in sinonimia, notata di Sicilia, SI Ragusae Reitler (1) nov. sp. L’anno scorso nell'ottobre, il sig. Luigi Failla- Tedaldi, scopriva un esemplare di questa specie nuo- va, sulle alture delle Madonie. Quest'anno egli ne ha trovato altri due esemplari. Sembra che sia alquanto rara. Stigorus Muls. porcus F. . . . . Questa specie è nuova per la Sicilia, dove è piuttosto rara. lo ne posseggo molti esemplari trovati a Messi- na, Piazza Armerina, Castelbuono, e Mistretta. Trichonotus Muls. scrofa F. . . . . Il solo Rottenberg cita questa specie, da lui trovata a Catania. Io ne ho pochi esemplari trovati a Palermo ed a Mistretta. var. cinereus Muls.. Fu descritta nel 1870 come specie esclusiva di Sicilia, . lo la posseggo in due esemplari così determinati dallo Reitter, non ne conosco la descrizione, ma secondo quanto mi scrive il mio carissimo amico Reitter , si distingue dalla scrofa solamente per la base del cor- saletto che è appena bordato. Orodalus Muls. Emadus, Calamosternus, Eudolus Muls. (ex part.) Phalacronotus Motsch, tristis Panz. . . . Posseggo tre soli esemplari di questa specie nuova per la Sicilia; lho trovati nelle vicimanze di Mistretta. quadriguttatus Herbst. Questa specie è citata dal Reiche, Rottenberg (Girgenti, Siracusa), De Stefani (Alcamo, raro) e dal Romano, sotto il sinonimo di quadrimaculatus 1.; egli disse pure di avere una varietà (43) della quale nelle sue osservazioni a pag. 21 dice che differisce dal tipo per le macchie rossastre di ciascun’elitra che sono ambe- due unite, formandone una allungata, dalla base fin presso all’estremità. (Varietà cruciatus Muls.?) quadrimaculatus LL. È nuova per la Sicilia ; ne posseggo un solo esemplare da me trovato alle Caronie. quadrisignatus Brull. Non posseggo ancora questa specie che trovo notata di Sicilia nel catalogo di Berlino. (1) Sarà descritta nelle Bestimmungs-Tabellen X.XIV in corso di stampa. AR biguttatus Germ.. . È nuova per la Sicilia e fu trovata da Luigi Failla nel- l'ottobre sulle alture delle Madonie, L’ unico esem- plare da me posseduto l’ebbi dal fortunato scopritore. var. sanguinolentus Ilerbst. Posseggo due soli esemplari di questa varietà della biguttatus Germ,, L'ho trovati nella provincia di Tra- pani. Nracus Muls. Labarrus Muls., Subrinus Muls. lividus OI. . . . . È citata dallo Steck, e notata dal Baudi. È comune ed io ne posseggo molti esemplari dei dintorni di Paler- mo e di Piazza Armerina raccolti dal Dott. Roccella. varians Duft. . . . Questa specie che io posseggo in unico esemplare, € nuova per la Sicilia; l ho trovata nella provincia di Palermo. Sturmi Harold. . . Posseggo questa specie notatami dal Baudi, in un solo esemplare donatomi dall'amico Augusto Palumbo che la trovò nella provincia di Trapani. Mecynodes Muls. parallelus Muls.. . Rottenberg trovò questa specie a Catania, in riva al mare sotto una pietra, in gran numero tanto in e- semplari unicolori, quanto in quelli con una fascia gialla; la trovò pure a Siracusa. Io ne ho pochi e- semplari di Messina. Biralus Muls. satellitius Herbst. . Questa specie è citata sotto il sinonimo di pecari F. dal Rottenberg che la trovò a Catania, ed anche dal De Stefani che la dice frequente ad Alcamo, Baudi me la notò col sinonimo di equinus Fald. È comune ed io la posseggo di varii punti dell’isola. Acrossus Muls. siculus Harold. . . Reiche citò sotto il nome di carpetanus Graells, questa specie esclusivamente siciliana, dalla quale, von Ha- roll (1) che ne ebbe un esemplare od dal Fairmaire, (1) Beitrige zur Kenntniss einiger coprophage Lamellicornien. Berl. Ent. Zeit. 1862, pag. 395, e disse che fu trovato in Sicilia dal Bellier de la Cha- vignerie, ma che non si potè precisare la località ove fu scoperta e che Reiche l’aveva determinata per car- petanus. lo ho trovato questa bella e grossa specie, nel luglio sulle Madonie, dove non è comune, e ne ho avuti esemplari dal Failla di Castelbuono (1). luridus F.. . . . Romawvo, Reiche (var.) Rottenberg (comune ovunque, nelle diverse varietà di colore), De Stefani (Alcamo frequente in aprile), e notata dal Baudi. È comunissima ma non tanto quanto la var. variegatus ; da noi per lo più le macchiette delle elitre variano da sei a dieci (var. interpunctatus Hbst.). var. nigrosulcatus Marsh. Que-ta varietà, che si distingue dalla Zuridus, per avere le elitre tutte d’ un colore, senza le macchiette nere, con le sole strie oscure, è la varietà più rara che s'incontra da noi. var. variegatus Herbst. È comunissima e si distingue dalla Zuridus, per es- ‘ sere nera, con i lati e apice delle elitre macchiate di giallo-bruno. var. Faillae Ragusa var. nov. Ebbi donato da Luigi Failla un esemplare di questa bellissima e rimarchevole varietà, che ha le eli- tre colorate come la var. cariegatus ma al contrario, cioè il nero è all’ apice, ed il giallo-bruno alla base delle medesime. Ritengo sia stata trovata presso Ca- stelbuono. var. nigripes F.. . Ho avuto questa varietà tutta nera della Zuridus da Ca- stelbuono e da Piazza Armerina. Baudi mi notò una var. niger, che certamente deve essere questa. Heptaulacus Mulsant. alpinus Drap.. . . Questa specie è certamente quella notata dal Romano per sus Herbst, con la quale è facile confonderla, dal Reiche fu citata col sinonimo di carinatus Germ., e mi fu notata dal Baudi. È comunissima sulle Mado- nie d’està nello sterco bovino (2). (1) Romano cita VA. rufipes L., che merita conferma, pria di essere notata fra le spe- cie di Sicilia. (2) L'A. esuriens Er. (Helf. in litt.) di Sicilia, citata nel catalogo del de Marseul, e de Bertolini, è sinonimo di questa specie. Non so a quale specie appartenga VA. horacieus Chevr. citata dal Ghiliani. — pe Oxyomus Laporte. sylvestris Scop. . . Posseggo due soli esemplari di questa specie nuova per la Sicilia, lho trovata sulle Madone molti anni or sono e l’ebbi determinata da von Harold, che nel 1875 rivide tutti i miei Aphodius. Pleurophorus Mulsant. caesus Panz. . . . Questa specie tanto comune sotto le pietre, e sotto lo sterco sulla sabbia, fu citata dal Romano (0xyomus), Rottenberg (Psammodius) (Palermo, ed alcuni esem- plari del Simeto, al Piano di Catania, assai piccoli e di colorito rossastro), è notata dal Baudi. Io ne pos- seggo molti esemplari fra quali alcuni piccoli e ros- sastri, come quelli citati dal Rottenberg, da me rac- colti a Lentini nel maggio. PLaTyToMus Muls. sabulosus Muls.. . Il solo Rottenberg la cita (Psammodius) di Catania (non rara); io la posseggo in molti esemplari da me tro- vati sotto le pietre presso le saline di Trapani. Rhyssemus Mulsant. germanus L. . . . Rottenberg che la trovò comune in riva al mare a Mes- sina e Catania, dice che gli esemplari siciliani va- riano da quelli tedeschi per doppia grandezza, inter- stizii delle elitre più piani, scutello della testa più lu- cente e fortemente granulato, ma crede aver visto nella collezione Kiesenwetter dei passaggi. Baudi me la notò, ed è comunissima specialmente in primavera; io ne raccolsi molti esemplari presso il lago di Lentini nel maggio. plicatus Germ. . . È nuova per la Sicilia e fu da me trovata in unico e- se.mplare, nel maggio, a Villarosa, sotto un sasso ; l’ebbi allora determinata per Godarti Muls., che è si- nonimo della plicatus. arenarius Costa . . Fu descritta di Sicilia, e Baudi me lo notò. Io ne pos- seggo un gran numero d’ esemplari trovati sui muri del mio giardino, d’inverno, verrucosus Muls. . Rottenberg trovò questa specie sulle sabbie di Mondello ed a Catania. Nella mia collezione esiste un esem- plare con questo nome, ma eccetto per avere una pun- teggiatura più marcata sul corsaletto, non posso di - viderlo dai miei arenarius Costa. algiricus Luc. . + Ne posseggo un solo esemplare, determinatomi a suo tempo dal signor von Heyden, che mi scriveva di pos- sedere anche lui questa specie, di Sicilia. Nessuno l’ha mai citata, e sarebbe nuova per la nostra fauna. sulcigaster Muls. . Reitter mi determinò con questo nome due esemplari da me posseduti e trovati a Castelbuono; sarebbe nuova per la Sicilia, essendo conosciuta solamente di Sarde- gna e Corsica, Io temo che nella determinazione di queste tre ultime specie vi sia confusione, Ritornerò sull’argomento, appena avrò raccolto più materiale. Diastictus Mulsant. vulneratus Sturm. . Posseggo un solo esemplare di quest'altra specie nuova per la Sicilia; l’ho trovato presso Mistretta. Psammodes Laporte. PsammoBIus Heer.. sulcicollis Ill. . . Non posseggo ancora questa specie, citata dal solo Ro- mano, e dallo Steck, porcicollis ll. . . Romano, Ghiliani, Rottenberg (Mondello e Catania, non rara), e De Stefani (Trapani), la citano, Baudi la nota. lo ne posseggo pochi esemplari dei dintorni di Pa- lermo. scutellaris Muls.. . Il solo Rottenberg la cita avendone trovato un esem- plare a Catania. Io ne ho tre esemplari da me trovati nella provincia di Palermo. laevipennis Costa . Posseggo un solo esemplare di questa specie nuova per la Sicilia, l’ho trovato nella provincia di Trapani. Chiron Mac Leay. digitatus Fl. . . . Specie dell’Indie orientali, Egitto e Senegal, scoperta in Sicilia dal Dottor Helfer, e che nessuno a mio sa- pere ha ritrovato in questi ultimi tempi. Ignoro la lo- calità ove fu scoperta; l’unico esemplare di Sicilia che esiste nella mia collezione l'ho avuto dal Reitter, che l'ebbe dal Fairmaire. HYBOSORINI Hybalus Brullé. glabratus FP. . . . Costa la citò come specie siciliana (1), dicendola poco frequente in varie contrade della Sicilia. Rottenberg ne trovò varii esemplari sull’ erba a Siracusa, ed a Catania, e la citò col sinonimo di dorcas F., come pure il De Stefani che la dice frequente in primavera ed autunno, a!le Madonie e Santa Ninfa. Steck la cita anche, ed il Bandi la nota. È la Geobius cornifrons citata dal Ghiliani e Romano. È comune, e si trova spesso morta, sulle vie in campagna. var. graecus Sturm. È citata dal Romano sotto il sinonimo di (Geobius) bar- barus Cast. Rottenberg la trovò morta sulla via a Gir- genti, e Baudi me la notò. È assai più rara della glabratus F., ed io ne ho varii esemplari che con- cordano benissimo con la descrizione del Lucas (2), ma per me non è che una varietà della specie pre- cedente, come lo è pure la Benoîti Tourn., descritta di Sicilia (3) sopra esemplari trovati a Messina da Luigi Benoit. Osservazione. — Io cito l’Hybalus graecus Sturm. solamente come varietà giac- chè avendo raccolto quasi cinquanta esemplari d’ Z7ydbalus onde studiare at- tentamente le specie di Sicilia, essendone la sinonimia assai imbrogliata, ciò che mi provava l’indecisione dei varii autori a distinguere i caratteri delle varie specie, ho trovato nei miei 47 individui (20 go e 27 Q9) tali variabilità di caratteri, che se avessi rinvenuta una o altra delle mie va- rietà, in località poco esplorate, avrei cortamente creduto trattarsi di spe- cie nuove, mentre viste così in numero, si capisce benissimo non trattarsi che di semplici e leggiere varietà. Difatti noi vediamo in alcuni individui Ig, il coro sulla testa grande e rivolto all’indietro, mentre in altri è picco- lissimo ed appena visibile, ed in due esemplari, corto e tozzo. In alcune 29, la testa ha quei due piccolissimi tubercoletti che si scorgono anche nei (1) Costa. Fauna del Regno di Napoli, Coleotteri per Achille Costa, Napoli 1849-54 pag. 9. (2) Remarques synonymiques sur le genre /7y0a/us, etc. Annales Soc. Ent. Fr., 1859, pag. 547. (3) Mitt. Schw. Gesell. 1864 p. 266. Il Naturalista Siciliano, Anno XII 3 —_ 18 — Hyboserus Mac Leav. Illigeri Reiche . . . Questa specie è citata dal Ghiliani. Fo ne posseggo un discreto numero di esemplari avuti tutti dall’ amico Augusto Palumbo che pare la trovi comunemente a Castelvetrano, io stesso non lho mai trovata. Ne ho visto pure esemplari di Licata, trovati dall’amico Fi- lippo Re nel luglio 1891 (1). TROGINI Trox Fabricius, perlatus Goeze. . . Questa specie è citata di Sicilia da von Harold @,, che dice che gli esemplari di Sicezlia come quelli di Spa- gna, Sardegna, Nizza e Pirenei, appartengono alle tre » varietà a, db, c, e formano i passaggi alla specie tipica. var. Fabricii Reiche Romano la cita col sinonimo di granulatus F. Rotten- berg la citò di Palermo, ed il De Stefani la dice poco Sg, appena accennati, mentre in altre scompariscono del tutto, specialmente quando la testa è liscia invete di essere fortemente aggrinzita. Il corsaletto è marcato di grossi punti, isolati, o a piccoli gruppi riuniti, lateralmente più che sul disco, o ricoperto di una finissima punteggiatura, o assolutamente , lucente senza nemmeno le due fossette laterali ; con i due tubercoletti sul Inezzo sporgenti ed assai accentaati, 0 appena marcati o mancanti, ed invece con una specie di cavo; oppure con un grosso solco mediano ben marcato ed intiero in alcuni, e solamente all'apice in altri. Le elitre sono intieramente lisce, o hanno delle linee leggermente accennate che variano da nove (per ogni elitra) ad una sola presso la sutura. Dopo ciò io credo difficile potere sostenere la validità della specie graecus, che è basata specialmente su in- dividui a corsaletto punteggiato. (1) Romano cita un Hyboserus rufulus, ed un H. brasiliensis, che certamente non po- tevano essere invece che la Z/igeri. Mi accorgo ora, che omisi i Pettinicorni di Sicilia citati dal Romano, essi sono il Lu- canus cerrus, capreolus, parallelus, 2 specie ? ed il Sirnodendron eylindricum. Fuori del- l’ultima specie le altre non esistono in Sicilia. Anche il Ghiliani citando il Lucane te- traodon Thunb. da lui trovato a Castelbuono, disse di avere altra specie da determinare forse nuova! Egli citò il Doreus parallelopipedus ed il Sinodendron cylindricus. (2) E. von Harold, Monographie der Gattung 7ror. Coleopt. Heft. IX, 1872, — 19 — frequeute nel dicembre sul Monte Pellegrino. Si di- stingue dal tipo per le spatule delle elitre che invece di nere sono rossastre. hispidus Pantopp. . Costa (loc. cit.) la dice poco rara in Sicilia, Reiche la cita, Rottenberg la trovò a Messina, e Baudi la nota, con le due varie à seguenti. A questa specie deve ri- ferirsi la sabulosus Fabr. citata dal Ghiliani, specie che ha in sinonimia anche un Rispidus ma Oliv. E la specie più comune ed io la posseggo in molti esem- plari di Messina, Palermo e Ficuzza. var. asiaticus Fa!d. Si distingue dal tipo per gl’ intervalli dei tubercoli mi- nimi e quasi mancanti, con le file più evidenti. var. nodolosus Harold. In questaltra varietà dell’ rispidus gl’ intervalli dei tu- bercoli sono più distinte con le file meno evidenti, le stre deile elitre fortemente punteggiate con i tubere coli tutti confluenti-transversalmente, scaber L. * . . . Questa specie è nuova per la Sicilia, fu trovata a Piazza Armerina dal Dott. Federico Roccella dal quale ebbi l’unico esemplare esistente nella mia collezione. Que- sta specie vive in siti sabbiosi. (continua) E. RaGusa. =“ GEOM. VITALE FRANCESCO Sdi Dili SU: ENAR0(M0.L'O/G.lA- SLC USESA NoTA Vi. GL’ HYPERINI (Capiomont) Messinesi. (Gout. V..N.-3, An. XI: var. siculus Capiomont—Comunissima, Si rinviene mescolata alla spe- cie tipo. plantaginis Degéer.—Comune. Abbiamo raccolto quest’insetto nei prati a terra nella primavera. i Secondo il Chiarissimo sig. Bargagli tale insetto vive su la Plantago; però, cita Hoffmann che trovò la larva in maggio Ma in Stuttgart nel calice della Lychnis divica in fiore; cita Des- voidy secondo cui la larva minerebbe le foglie di /lantago lanceolata, ecc. ecc. Mathieu afferma che le larve stieno nelle spighe florali di diverse specie di //antago, quali la major, la media e la lan- ceolata. De Géer cita anco la Plantago major come quella che ospita le larve di detta specie. Quest’insetto secondo Capicmont abita l'Europa e l'Algeria e non è raro nei dintorni di Parigi. In Italia si trova nel Trentino, in Gorizia in Piemonte in Lombardia ecc. ecc. In Sicilia è stata rinvenuta finora soltanto da noi, quindi dobbiamo reputarla nuova per la fauna Sicula. var. posticus Gyll.—Rarissima. Solo due esemplari di questa interes- sante varietà abbiamo potuto fin qui catturare. Uno lo pre- simo nel maggio 1888 in quel di Castanea, contrada Ariella, e l’altro in quel di Galati contrada Andolina nell’ottobre 1889. È sparsa in quasi tutta l'Europa ma non è comune in alcun posto. Sub-gen. PHYNTONOMIDIUS Capiomont trilineatus Marsh.—Comune. Sull’ erbe dei prati, e precisamente ove rinvengonsi leguminose. Ne presimo una grande quantità nel maggio 1891 in contrada Scoppo, ove eravamo a villeggiare. Al Faro, a Galati, a Castanea, a Camaro, breve ovunque sia- mo stati a cacciare insetti abbiamo raccolto questa specie. Il Bargagli dice che « in giugno a Querceto in Val d’Elsa, era « frequente in tutti i suoi stadii sulla Lupinella, Onobrychis « sativa, in fiore ». È specie comune in tutta Europa ed Al- geria. In Sicilia 1’ han trovato Failla, De Stefani, Ciofalo, il Cav. Baudi ecc. var. plagiatus Redt.—Comunissima. La si rinviene assieme al tipo, ed è facilmente riconoscibile, sia alla colorazione delle elitre, sia alla statura. Il nuovo Catalogo di Berlino, la mette come si- nonimo del #ril/ineatus, ma è necessario che si corregga un tale errore. nigrirostris Fabr. — Comune. Sulle inflorescenze di Hedysarum coro- narium ne raccolsimo nella primavera del 1889, centinaia di Ci opa esemplari, in quel di Calamarà. È specie veramente interes- sante, giacchè offre la colorazione delle elitre diversa dalla comune colorazione di tutti gl’ /yperini. Redtembacher la vidde sul 7rifolium pratense; e su varie Ononis la raccolse Girard, confermato dal Capiomont. Hoffmann la trovò nei capolini di Buphthalmus salicifolium , mentre Kaltenbach e Mathieu la trovarono nei trifogli. È sparsa in tutta l'Europa e paesi limitrofi. In Italia settentrionale è comune. Di Sicilia la citano, Capiomont, Failla, Baudi. var. G Capiomont — Rarissima. Un solo esemplare ne raccolsimo nel maggio 1888 in quel di Castanea contrada Ariella sotto le fa- scine di Hedysarum da recente falciate. incomptus Bohm.--Rarissimo. Nel dicembre 1890 ne raccolsimo un e- semplare sotto la corteccia di un albero di Castagno in quel di Rapano. Non ci è stato facile trovarne altri esemplari. A dire il vero essendo questa specie rarissima, non ci siamo fi- dati della sola nostra classificazione, quantunque, l’ avessimo perfettamente paragonata ai caratteri diagnostici del Capio- mont, e l'abbiamo voluto far vedere a qualche altro, molto più capace di noi, come il Desbrochers des Loges, che ce la rimise con il suo bravo nome, e un’annotazione di desiderata; ma non avendone alcun altro esemplare non abbiamo potuto soddisfare la voglia del Chiarissimo nostro amico, Il Capio- mont non ne vidde che soli due esemplari originari del Por- togallo. È specie interessante e nuova per la fauna italiana. (ren. Limobius Schoenherr. dissimilis Herbs.—Non raro. Abbiamo parecchi esemplari raccolti qua là nei prati di Hedysarum. Gyllenhal dice che quest insetto vive sul 7rifolium montanum, mentre Mathieu e Kaltenbach lo dicono proprio dei (Gerarnium, e Bold ed Hardy del Gera- nium sangquineum. È specie comune in tutta Europa e Algeria. De Bertolini cita la Sicilia il Napoletano e la Sardegna, come paesi in cui fu trovato in Italia. Di Sicilia lo citano pure Failla, De Ste- fani, Baudi ecc. Gen. Coniatus (Germar) Schoenherr. tamarisci Fabr.Comunissimo. In tutte l’'epoche dovunque si trovano le Tamarix. Ne abbiamo raccolto al Gesso, al Gallo, a Rodi, a Calamarà, al Faro, ecc. ecc. Da maggio ad ottobre basta battere la chioma delle piante su citate ; mentre da ottobre a maggio nelle fenditure dei rami o dei tronchi; se ne tro- vano a migliaia. Linneo, Fabricio, Struve, Rossi, Damry, Capiomont citano come pianta ospitante la Zamarir, invece il Conte Emanuel in Savoia trovò la specie citata su la Myricaria germanica. È specie comune in tutta Europa e paesi limitrofi. In Ita- lia è anco comune, ed in Sicilia è stata trovata da quasi tutti gli entomologi. repandus Fabr. — Comune. Si rinviene assieme alla specie precedente negii stessi posti avanti citati. Anche Jacquelin Duval, Capio- mont, Manuel, Pirazzoli ecc. l'han trovato su le Tamardr. A dire del Bargagli questa specie però si scosta maggior mente dal mare, tanto che è stata trovata in Savoia, Lom- bardia, Alsazia, e De Bertolini la cita per l’Italia superiore. Nessuno pria d’ora la citava della Sicilia, quindi essa è una nuova conquista della fauna siciliana, la quale se accurata- mente studiata, e ricca oltre ogni dire, di specie rare, e nuove. A questo punto termina | enumerazione delle specie di Hyperini da noi fin oggi raccolti, nelle contrade, Messinesi, e non crediamo di essere stati indietro agli altri raccoglitori, chè parecchie specie e varietà, nuove per la Sicilia, vi abbiamo trovato. Vero è che non sono solo quelle anzi enumerate le specie trovate in Sicilia, ma se non siamo stati fortunati nel trovarle tutte, siamo contenti di averne trovato delle nuove. Ben più numerose sono le specie raccolte nella nostra. ridente Isola , e noi ci permetteremo di completare le poche notizie già date, col ca- talogo sinonimico topografico, qui seguente. da 9% a EFVPRECENI HYPERA Germar. PACHYPERA Capiomont. * cyrta Germ.—Sicilia—Cap.-Heyv. turbata Bohm. ENI RARSSSS6r * intermedia Bohm. Q fuscescens Bohm. v. marmorata Cap.—Sic.-Amantea— Vitale. philantha Oliv.—Sic.-Termini-Imerese-Messina—Cap.-De Bert.-Failla-Ciofalo- [Vitale-Baudi. limbata Donhl. lateralis Dejan. # austera Bohm. (1)—Siec.—De Bertolini. fuscata Bohm. tigrina Walt. meridionalis Villa. corpulenta Schauf. comata Bohm.—Sic.—De Bert. palumbaria Dej. * oblonga Bohm.—Sic.—Cap.-De Marsnel-De Bert.-Hev. salviae Sch.—Sic.—Cap. Q latipennis Bohm. globosus De]. Bruchi Capio.—Sie.—Baudi. BRACHYPERA Capiomont. circumvaga Bohm.—Sic.—Cap.-De Bert.-Hey. turgida Dej. crinita Bohm.—Sic.-comune— De Bert.-Failla-De-Stef.-Ciofalo-Vitale-Baudi. visnagae Ol. socialis Bohm. (1) Quantunque il catalogo di Berlino ne faccia una varietà della phelantha, pure noi col Desbrochers la riteniamo una specie distinta, come la ritenne il Capiomont, — 24 — PHYTONOMUS Schoenherr. Donus Cap. . ANTIDONUS Bedel. punctatus Fabr.—Sic.-Palermo-Mes.—Fail.-De Stef.-Vit.-Bau. pictus Four. austriacus Horbs. mevius Mars. fasciculatus Herbs.—Mes.—Vitale-Baudi. dauci Oliv.—Sic.— Romano. variegatus Bach. v. lunatus Woll.—Sic.De Bert. DAPALINUS Capiomont. meles Fabr.—Sic.—Baudi. trifolii Herbs. borealis Germ. straminea Marsh. TIGRINELLUS Capiomont. * maculipennis Fair. —Sic.—Cap.-Hev. pastinacae Rossi—Sic.—Failla. setosus Bohm. v. albicans Cap.—Sic. —Failla-Baudi. v. tigrinus Dej.—Sic.—Baudi. PHYTONOMUS Capiomont polygoni Fabr.—Sic.-Mess.-Madonie—Romano-Vitale-Failla-Baudi. arator Lin. pedestris Payh. miles Payh. suspiciosus Herbs.—Sic.— Failla, meles Gyll. punctifer Sch. (ined.) subflavus Sch. (ined.) bitaeniatus Marsh, — 2 — murinus Fabr.—Sic.-Mes.—Rom.-Cap.-Vit.-Fail.-Baudi. insidiosus Bohm. melancholica Fabr. brunmnipes var. Sch. variabilis Herbs.—Sic.-Ter.-Mes.—Ciof.-Vit.-Bau. suturalis Redt. v. siculus Cap.—Sie.-Mess.—Cap.-Hey.-Vit.-Bau. plantaginis De Geer.—Sic.-Mess.—Vit.-Bau. v. posticus Gyll.—Sic.-Mes.— Vit.-Bau. PHYTONOMIDIUS Capiomont. trilineatus Marsh.—Sic.-Pal.-Ter.-Mes.—Fail.-De Stef.-Cio.-Vit.-Bau. repandus Oliv. v. plagiattsRedt.—Sic.-Pal.-Mes.—De Stet.-Vit.-Fail.-Bau. nigrirostris Fabr.—Sic.-Pal.-Mes, - Cap.-Hey.-Vit.-Bau. virescens (Quen. v. g.—-Mes.—Vit. * jucundus Cap.—Sic.—Bellier-Cap.Hey. * scolymi Cap.—Siec.—Cap.-Hev. * constans Bohm.—Sic.—Hey.-Bau. balteatus Chev. incomptus Bohm.—Mes.— Vitale. * vicae Gyll.—Sic.—De Stef.-Bau. laticollis Hocch. griseus Dej. i ® Limobius Sehoenherr. borealis Payk. dissimilis Herbs.—Sic.-Pal.-Mes.—De Bert.-Fail.-De Stef.-Vit.-Bau. globicollis Reich. Coniatus Germar. tamarisci Fabr.—Sic. ovunque—De Bert.-Fail.-De St.-Ciof.-Vit.-Bau. repandus Fabr.—Mes.— Vitale. BAGOIDES Capiomont. sunvis Gyll.—Sic.—Capiomont. N Naturalista Siciliano, Anno XII sg STORE Biblioserafia citata Bar.— Bargagli P.— assegna biologica dei Rincofori europei. Firenze 1887. Bau.—Baudi FI.—Lista dei Rincofori raccolti in Sicilia (inedita). Cap.—Capiomont G.—/éwvision de la Tribù des Hypérides (Lac.) Paris 1867. Ciof.—Ciofalo S.— Catalogo dei Coleotteri di Termini-Imerese. Catania 1886. De Bert.—De Bertolini S.—- Catalogo sinonimico topografico dei coleotteri d’ I- talia. Firenze 1872. De Mars.—De Marseul A.— Catalogus coleopterorum europeae. Paris 1863. De Stef.—De Stefani T., Riggio G. — Catalogo dei Coleotteri siciliani. Paler- mo 1882. Fail. —Failla L.— Catalogo dei Coleotteri di Sicilia. Palermo 1871. Hey.-- Heyden, Reitter, Weise — Catalogus coleopterorum europae ecc. M6d- ling 1891. Lunardoni—Gl’insetti nocivi. Napoli 1889. Romano— Catalogo dei Coleotteri raccolti in Sicilia. Palermo 1849. Targioni-Tozzetti A.— Annali della R. S. Ent. Agraria di Firenze. Firenze 1854. Villa A.— Bollettino dell’ Agricoltura N. 18 (1874), N. 32 (1876). _——- - °C SAT _*T—PP_——_—___m COLEOTTERI NUOVI 0 POCO CONOSCIUTI DELLA SICILIA DI.EN:-RECO, RAGIONI Chaetarthria seminulum Pavyk. Questa specie nuova per la Sicilia, fu da me trovata nel maggio a Lentini, presso il lago sotto delle pietre immerse in terreno melmoso. Ne trovai un solo esemplare, ma ne avrei di certo potuto raccogliere di più, se l'avessi allora conosciuta. Aleochara succicula Thoms. Questa specie nuova per la Sicilia, fu trovata dal sig. Luigi Failla Te- daldi, nell'ottobre sulle Madonie, in tre esemplari. Atheta (Traumoecia Rev.) picipes Thoms..: Failla-Tedaldi trovò sulle Madonie nei primi di ottobre due esemplari di questa specie nuova per la Sicilia. Bolitochara Regyi Sharp. Questa splendida specie conosciuta solamente dalla Francia, fu trovata sulle Madonie da Luigi Failla Tedaldi che me ne inviò un solo esem- plare che prese dentro un fungo. Bolitochara lucida Grav. Dissi nel mio catalogo ragionato che questa specie era nuova per la Sicilia, mentre il Fairmaire la descrisse di Sicilia (1) sotto il sinonimo di elegans, negli Annali della Soc. Ent. di Francia 1852, pag. 71, poi nel 1885 pag. 312, dice della sua 5. elegans «il faut rayer cette espèce, qui n'est qu'une varieté fort claire, de la £. lucida chez la quelle la cou- leur jaune envahit le brun sur les élytres et l’abdomen ». Euryusa laticollis Heer. Altra specie nuova per la Sicilia trovata dal Luigi Failla sulle Mado- nie nell'ottobre scorso, ed inviatami in unico esemplare assieme alle al- tre specie. Credo sia stata trovata nei funghi. Tachinus Lederi Epp. Ebbi dal Failla Tedaldi tutto il materiale raccolto in una gita alle Madonie fatta nei primi di ottobre, e vi trovai buon numero di questa specie nuova per la Sicilia ed anche per l’Italia, essendo conosciuta so- lamente dal Caucaso ! Se l’istesso Dottore Eppelsheim non me l’avesse de- terminata per Lederi, dubiterei dell’esistenza di questa specie in Sicilia. (1) E non di Gallia, come erroneamente è notato nel nuovo catalogo di Berlino, Mg Tachyporus (Lamprinus) pictus Fairm. Questa bellissima specie fu descritta di Sicilia dal Fairmaire, Ann. Soc Ent. Fr. 1852, pag. 71, sopra un esemplare spedito da Luigi Benoit. Le- prieur (loc. cit.) nel 1853 pag. LX (1), ritrovato l’insetto in Algeria pro- pone chiamarlo Fairmairei, essendovi già un 7. pictus Er. Fairmaire (loc. cit.) nel 1885 pag. 512, rilevando Vosservazione del Leprieur, dice che il signor E. Truqui, che aveva trovato l’insetto a Cipro, gli aveva già fatta Vistessa osservazione proponendo di chiamarlo lwuetwuosws. Io credo dunque che nel nuovo catalogo di Berlino bisognava mettere: pictus Fairm. A. 1852. 71 St do Ga: lFairmairei Lepr. A. 1853. LX. E: luctuosus Fairm. A. 1855. 512 Gr ‘Stenus atratulus Er. Nell'agosto scorso in un’ escursione fatta assieme al Prof. Achille Co- sta, a Santo Ciro (Mare dolce) presso Palermo, trovai varii esemplari di questa specie nuova per la Sicilia, sotto le pietre vicino l’acqua. Trogophloeus (Taenosoma) parvulus Rey. Nell’ agosto scorso trovai alla Navurra, in una fontana, alcuni esem- plari di questa specie che vi erano caduti nell’ acqua. E nuova per la Sicilia. Sericoderus lateralis Gv. Nell’ ultima escursione.fatta alla Ficuzza, nel settembre scorso trovai sotto una pietra, un esemplare di questa specie nuova per la Sicilia. Peltinus velatus Rey. Dobbiamo la scoperta di questa specie nuova per la Sicilia, al signor Prof. Filippo Re, che ne trovò un discreto numero d’esemplari nell’ago- (1) Non CX, come citò Fairmaire An. Soc. Ent, Fr. 1855 pag. 312 , errore pure co- piato (110) nel nuovo catalogo di Berlino. = 99. = sto scorso, ai laghi di S. Nicola, provincia di Trapani. Debbo la deter- minazione di questa specie al sig. Ed, Reitter che mi seriveva che egli la riteneva per /eltinus velatus Rey., ma forse poteva essere la Walkeri Matth. di Sardegna. Siccome non posseggo le descrizioni di queste due specie, nulla di positivo posso affermare eceetto l’esistenza del genere. Orthoperus punctatus Wank. Posseggo due esemplari di questa specie nuova per la Sicilia, li ho trovati nei dintorni di Palermo. Orthoperus picatus Mrsh. Posseggo questa specie nuova per la Sicilia, in due esemplari donati- mi dal Prof. Filippo Re, che li raccolse nel dicembre a Licata. Rhypobius Fiorianus Matth. Trovai fra le specie da me raccolte nelle vicinanze dì Castelbuono un esemplare di questa bellissima e distinta piecola specie, nuova per la Sicilia. Telmatophilus brevicollis Aub. E nuova per la Sicilia, e ne trovai un bell’ esemplare presso il lago di Lentini nel maggio. Cryptophagus nigritulus Reitt. È nuova per la Sicilia ed anche per l’Italia; l ha scoperta il signor Luigi Failla Tedaldi, presso Castelbuono, che me ne inviò varii esem- plari in comunicazione. Fu descritta dallo Reitter sopra esemplari sco- perti in Asturia, Andalusia, e Lenkoran. Cryptophagus Brucki Reitt. Altra specie nuova per la Sicilia e l'Italia, ne dobbiamo la scoperta pure al Failla Tedaldi, che me ne donò un esemplare trovato presso Ca- stelbuono. Questa specie era conosciuta dal Caucaso, Siria, e Turchia Europea. — 30 — Melanophthalma transversalis Gvll. Trovai un esemplare di questa specie, nuova per la Sicilia, battendo degli alberi nel bosco della Ficuzza nell'agosto scorso. Mi fu determinata dal signor Reitter. Synchita mediolanensis Villa. Nei primi del settembre scorso, mentre pranzavo in giardino, venne a posare sulla tovaglia, attirato dalla luce delle lampade, un esemplare di questa specie nuova per la Sicilia. Romano citò la S. juglandis F. che io notai, ma che non posseggo, chi sa non sia stata invece questa specie. Hadrotoma bifasciata Perris. Posseggo cinque esemplari di questa specie, nuova per la Sicilia e per l'Europa, li trovai in primavera sui fiori nei campi della R. Favorita presso Palermo. Era conosciuta solamente dell'Algeria (Bona, Teniet). Anthrenus verbasci L. var. confusus Reitter. Ebbi dall'amico Luigi Failla un esemplare di questa varietà, distinta dalla verbasci per essere quasi intieramente ricoperta di squame grigio- biancastre, con le macchie oscure appena accennate. Anthrenus Biskrensis Reitt. Preparando degli Anthrerus raccolti anni or sono nelle mie escursioni, ho trovato due esemplari di questa specie, cosicchè oltre a Lampedusa, trovasi pure nei dintorni di Palermo. Anthrenus versicolor Reitt. Trovai nei dintorni di Palermo, un esemplare di questa bellissima pic- cola specie ad elitre rosse, conosciuta solamente di Attica, Corticeus fasciatus F. var. unicolor Ragusa var. nov. Il mio amico Luigi Failla Tedaldi mi donò Vanno scorso alcuni esem- plari del Corticeus fasciatus F., da lui trovati sulle Madonie, alcuni nel maggio, ed altri nell'ottobre; fra questi ultimi, trovai una bellissima va- rietà, assai distinta per le elitre intieramente nere, senza la fascia rossa sulla parte anteriore delle medesime. Del resto tranne del colorito, in nulla differisce dalla tipica Ci. fusciatus. Gastrallus immarginatus MNiill. Dimenticai di notare questa specie nella lista dei coleotteri da me rac- colti, nel luglio scorso a Lampedusa ; ne trovai un esemplare battendo le piante di Lentiscus. (continua) DOTE.G. RIGGIO CORRISPONDENZE SCIENTIFICHE MODERNE DEGLI Animali figurati nel PAMPHEYTON SICULUM del Cupani (Cont. v. An. XI-N. 6-7-8) i = UCCELLI Prima di cominciare la rassegna di questa classe di animali, ad onor del vero debbo dichiarare, che il Cav. Luigi Benoit, nella sua Ormitologia Siciliana, Messina 1840, ri- portò quasi tutte le denominazioni del Cupani, riferendole in sinonimia delle specie a cui appartengono. Però non indica tassativamente le tavole e le figure, e riporta qual- che nome che io non ho trovato, mentre omette alcuni nomi annessi alle figure. Alcune corrispondenze inoltre sono manifestamente sbagliate; la qual cosa va certamente attri- buita al non avere potuto il Benoit confrontare direttamente le figure, spesso imperfette del Cupani, cogli esemplari della sua collezione, come dichiara egli stesso nella prefazione del suo libro; cosa che io ho potuto fare mercè la compiacenza del Ministero. Dal mio canto aggiungo che ho fatto il lavoro esclusivamente sulle figure ed indipen- dentemente del lavoro del Benoit; prima alla Biblioteca Nazionale e poi nell’Istituto Zoo - logico. Dopo ho confrontato le mie determinazioni con quelle del Benoit, e nel maggior numero dei casì ho trovato esatta corrispondenza. Pertanto, per non moltiplicare troppo le note, tralascio in generale di riportare le citazioni del Benoit, e ricorderò solamente quelle sulle quali non mi trovo di accordò con lui e quelle non riportate da questo au- tore. Riporto le citazioni di Doderlein e quelle di Malherbe, tratte probabilmente dal Benoit, perchè in numero assai limitato. Sento ancora il dovere di ringraziare il Ministero della Pubblica Istruzione ed il si- gnor Cav. Giorgi, Prefetto della Biblioteca Nazionale di Palermo, i quali, aderendo alla richiesta del mio Direttore Prof. Doderlein , accordarono il permesso per il prestito, nel Museo Zoologico, del vol. III del Pamphyton; permettendomi così di confrontare diret- . tamente alcune figere del Cupani di difficile identificazione, cogli esemplari della Colle- zione Ornitologica del R. Musco Zoologico dell’Università. Confesso ciò non ostante che qualche determinazione resta sempre dubbia, sia per la poca esattezza delle figure, sia per l affinità notevole delle specie che rappresentano. Le citazioni sono riportate lette- ralmente Per Pordinamento della classe ho seguito Vl Avitauna Italica del Prof. E. H. Giglioli, Firenze 1886, pubblicata a proposito dell’inchiesta ornitologica italiana. Aegitognathae Passeres-Oscines Vol. III tav. 144 f. 2.. Cornix cinerea vulgo Cur- vaccha 0) eda. Corvasbeorniz, Linn. » » dd Pica glandaria altera tranzi- toria seu erugineo violaceo etazzurreo colore pitta (®) Garrulus glandarius, Linn. » » 24 f.2. Cornix rostro pedibusque ru- i bris (3), L Va. id. id. » » 60 f. 1. Alauda congener Jonston » Di E » » SUE (1) Riportato dal sis giov. vulgo Ciciruni —»—. . . Miliaria projer, Miill. 2. Zivula varvarisca vulgo ©). Emberiza cirlus, Lin. ll. Zivularwvulgo: +. + 0 id: cia, Lin. Benoit, p. 104, al P. dtaliae; a me pare piuttosto un P. /isparziolen- (2) Doderlein, l. c. p. 80. Malh., Lc. p. 120. (3) Ibid., p. 82. Malh. p. 127. (4) Ibid., p. 84. (5) Ibid., p. 88. Il Naturalista Siciliano, Anno XII, D la Vol.III tav. 73 f.1. Passer moschatus nigro ansper- sus rostro robustiori in- ferne longiori (Non cit. Ben.), Emberiza schoeniclus, Lin. » » 88 f. 2. Passer moschatus torquatus id. id. » » 86 f. 4. Chalandra mas. . . . Melanocorypha calandra, Lin. » » 78 f.1. Chalandrella). . . . . Calandrella brachydactyla, [Leisl. » » 25 f. 1. Senza nome (Non cit. da Benoit), Alauda arborea, piani » >» 4 f.1. Alauda vulgaris vulgo lodaba(?) id. —arvensis, Linn. » » 75 f.4. Currintunis vulgo8). .. . Agrodoma campestris, Lin. » » 29 f.2. Currentonus ex albidus et CIO PM e no id. id. » » Adf.2. Linguinella Turdoru vulgo Anthus pratensis, Lin. (Non cit. da Benoit). » » 65 f. 1. Linqguinella sicolularum . id. id. (Non cit. da Benoit) » » ( f.2. Linguinellarum*Ree (9°... id. ‘trivialis, Lin. » » 75 f.3. Linguinella ficedularum0®). id. id. » » 47 f. 2. Alauda vulgari minor ac fu- scior caudam et rostrum LORO A id. obscurus, Lath.? » » 152 f. 5. Motacilla flava Jonston seu MAS (A) = 0 0 Budytes- fiavas, Lin. (1) Benoit la riferisce, p. 97, alla A/. arborea; per il suo nome volgare sicil. appena latinizzato, e pei suoi caratteri, va riferita alla Cal. brachydactyla (2) Malh. 1. c. p. 107. (3) Benoit, (p. 96 e 97) riporta il Croriniuni, alla Gal. cristata colla quale ha nulla a che fare; il Cwrrentonus ecc. alla Caland. braclhydactyla, alla quale non somiglia affatto. (4) Doderl. l. e. p. 98 (A. ardoreus). (5) Benoit, p. 95, lo riporta al pratersis; a me pare piuttosto trevialis. (6) Benoit, p. 93, lo erede A. campestris; tenuto conto della tinta oscura della figura e l’accenno fatto nella frase la riferisco dubbiamente all’ A. obsewruss; in tutti i casi mi parrebbe sempre più vicino al trerdalis. (7) Benoit, p. 87, e Malherbe, p. 93, la riferiscono alla M. doarzla; dall'esame della fi- gura mi pare più affine al B. /larus. e Vol. III tav.152 f. 2. Motacilla alba seu femina(!) Budytes flavus, Lin. » » 60 f. 2. Motacilla moscata fusca vul- go Pispisa virritana . . id. cinereicapillus, Savi. » » 25 f. 4. Senza nome (Non cit. Benoit) . Motacilla alba, Linn. » » 61 f. 2. Motacilla cinerea uropygio et podice flavo cauda Llon- gissima Saituni vulgo (*). Calobates melanope, Pall. » » 75 f.5. Uropygium candidum fe- mina (Noc cit. da Benoit), . Saxicola Oenanthe, Linn. » PXT4 1. CaudaSalba mas +» 0 Md stapazina, Vieill. g » » 76 f.2. Lyngi affinis vulgo Cudu- PUSSUNI + + 0 +0 +. + » Montieola sazatilis, Lin. » » 71 f.1. Pseudo-Turdus moschatus . Merula nigra, Leach. > ST: Merulus alba macula in qu- RO DON edeetorgaata, Lin. » » 49 Turdorum Rex sive Turduli- OE Oo eda; pilar18, Jill. » » 75 f.3. Turdus erugineo-candidi ma- CILLISAO ri ROIO e id asicas; Jun. » » 86 f.2. Turdus. viscivorus vulgo [urdorice (A) la dd lriscivorus, Lin » » 34 f. 1. Lusciniarum Rea vulgo. . Aédon Luscinia, Lin. » » 64 f.1. Pectirubrum . . . +. +. Erithacus rubecula, Lin. (1) Benoit, p. 87, riferisce questa e la successiva figura alla M. alba; siccome mancano entrambe della caratteristica macchia nera del petto, ed anche per altri caratteri, riporto la prima al 5. lacus e la seconda al B. cinercicapillus, ai quali si avvicinano di più. (2) Il Saitani dei Siciliani corrisponde precisamente alla O. meelarzope (M. boarula) ; il Benoit erroneamente lo riporta al 5. cinereîcapillus. (3) Doderl. l. c. Cap. IV. Aggiunte ed annotazioni ecc. p. 335, cita questa specie del Cupani, riportandola però come tav. 53, secondo cioè la primitiva numerazione delle ta- vole, fatta da un lato e dall’altro. (4) Il Prof. Doderlein, l. e. p. 107, riporta questo nome di Turdorzeî, sec. Cupani, al T. pilaris; la figura però si riferisce evidentemente al 7. c7se/rorus, al quale la riporto. AI pilaris riferisco invece col Benoit e col Malherbe, il Yardulicus precedente, che vi sì assomiglia abbastanza. — 36 — Vol. III tav.84 f..3. Cauda rubra mas(!), . » ». 142.3. Cade ie EINE » » 159 f. 1. Cauderubrarum Regina . . » » 46 Bacula.seu sepes cacans vul- go mas teuear, i Vie > » 87 f. 5. Bacula seu sepes cacans foe- MANO SSA » » 8 f.3. Sepes seu baculum cacans transito sr. > » 44 f. 2. Ficedue species kostrum lon- gum dicta pizzu longu CUGORAIE ERA STE » » 87 f. 4. Oculi minti veraces vulgo . > > 085. f.3, Oculi mintitvulgor br. ai » » 100 f. 4. OVculi minti vulgo mas. . » PRLO0gfl. Inetpr) vulgo ATEO. » >» 8 f. 4. Ficedulacinerea recto rostro » seurnostratis (0 0 » » 8 f.5. Viridaceolum minus. . . » » ‘78 f@t2: Albidus vulgo maior. . |. » » 67 f.1. Ieegulus non cristatus . . > » 68 f. 1. AMWidus minor alter cinera- CESANO ai 0 ce TE > » 16 f. 5. Regulus viridaceolus maior Ruticilla phoenicurus, Lin. 3° (9) + » titys, Scop. Pratincola rubicola lin. Tolo id. id. rubetra, Lin. Sylvia orphea, Temm. id. cinerea, Bechst. id. id. id. curruca, Lin. id. conspicillata, La Marm. Manachus hortensis, Bechst. Phylloscopus sibilatrix, Bechs. id. trochilus, Linn. id id. id. Bonellii, Vieill. id. id. (continua) (1) Benoit, p. 68 e 66, riporta erroneamente la Carderubrarum regina alla I. phoeni- curus, mentre evidentemente si tratta della /?. 7fys; e riporta a questa specie la Caude rubra che è RR. phoenieurus. (2) Doderlein Il. c. p. 120. (3) Ibid. p. 121. Malh. p. 79. (4) Ibid. p. 122. (5) Benoit, p. 30, la riporta alla Stia ewropea ; secondo me non ha nulla a che fare colla specie in parola. (6) Benoit, p. 63, la riferisce alla S. melanocephala; ebbi anche io questa idea ma esa- minando bene la figura dovetti ricredermi. CONTRIBUZIONE ALL’ ENTOMOLOGIA MARCHEGIANA Gli Ortotteri del territorio di Osimo PER LEONELLO SPADA DUE PAROLE DI PREFAZIONE In tutte le provincie italiane, sì nei passati come nei tempi più vicini, vi furono ingegni eletti che sebbene ricchi di beni di fortuna, pure non sdegnarono occuparsi dello studio delle produzioni naturali del loro paese, lasciando fama imperitura di dotti e profondi osservatori. I nomi di que- sti sarebbero troppi a tutti registrarli, nè questo sarebbe il caso di farlo. Solo le Marche, paese atto quanto altro mai a questi studi per la sua varietà di produzioni, solo questo paese, non ebbe la sorte di avere un Naturalista. Sebbene in questi ultimi tempi, di risveglio delle Scienze Naturali, salvo di pochi che si sono dati o allo studio della Geologia 0 della Botanica e ne sono valentissimi professori, pure la Zoologia, come quella scienza che per i suoi molteplici rami presenta più risorse e più attrattive, salvo di qualche dilettante di Ornitologia e Conchigliologia, non è sorto ancora alcuno che la professi e a quando a quando, sulle varie parti di essa ne renda di pubblica ragione le osservazioni fatte. Tal fatto, io non so se chiamarlo col nome di disgrazia, o con quello di noncuranza, il fatto palese si è che tutti o quasi tutti nel nostro paese fanno se non il viso arcigno, almeno quello fanno di compatimento, com- piangendo coloro che il tempo perdono in queste inutili (essi dicono) oc- cupazioni. Eppure qualche volta hanno bisogno di ricorrere all’Entomo- logo od al Zoologo per spiegarsi dei fatti che col loro corto ingegno non potevano chiarirsi; e via una volta questo malvezzo , si rispetti anzi si favorisca chi di questi studi si occupa !..... Di questa stregua di uomini parassiti e di puri speculatori non era però quel valentuomo che fu, il venerando Prof. D. Leopardo De Angelis morto venticinque anni or sono. Profondo Botanico quanto insigne zoologo , il tempo che non era occu- pato nel suo ministero, lo spendeva in questi studi. Gli scritti che lasciò, (giacchè nulla pubblicò per le stampe) fanno fede abbastanza quanto sa- pesse oltre in Botanica e lo prova ancora il bellissimo Erbario Osimano compreso in 24 cartelle e ricco di più che mille esemplari, ora la mag- gior parte avariati per il molto tempo in cui era stato lasciato in>sser- rato tra la polvere degli scaffali della Biblioteca del Collegio. Da questo Erbario si rileva la classificazione Linneana che seguiva il compilatore e la pazienza e lo studio che vi pose avendo ciascuno esemplare fornito di osservazioni pratiche molto accurate. Aveva ancora dato principio ad una piccola raccolta di Conchiglie, ma per la morte la lasciò disordinata ed andò sparsa qua e colà. Si occupò ancora di Ornitologia e di Ento- mologia come si può arguire dai moltissimi appunti lasciati nei suoi li- bri prediletti del passaggio o della comparsa di questo o quell’animale. Ad ogni modo se per gli scritti il De Angelis nulla consegnò alle stam- pe, da questi però emerge e la profonda scienza e la gran pratica che aveva. Altri dopo il De Angelis, che io mi sappia, non si occupò in Osimo di Zoologia seriamente, all’ infuori di qualche Signore (il Mazzoleni e l’Orsi) che hanno una bellissima raccolta Ornitologica , importante dal lato tassidermico e locale, del resto non vi fu alcuno. Onde io, nell’idea di contribuire dal canto mio almeno in parte alla compilazione della fauna marchegiana , dopo essermi occupato parecchio di Zoologia gene- rale, volli tentare, ad esortazione di alcuni amici e di vari giovanetti dilettanti di Entomologia, di pubblicare un lavoretto che per passatempo composi sugli insetti del territorio Osimano e che intitolai Entomologia Osimana. Non appena fatta la pubblicazione, mi accorsi che le ricerche che aveva fatte per il passato non erano state sufficienti dopo le ultime di quest'anno, per cui detto lavoro mi sembrò mancante e mi accinsi a rifarlo, aggiungendovi il prodotto delle ultime caccie e dando al lavoro un aspetto più scientifico e pratico allo stesso tempo. Richiesto gentilmente per lettera dal valentissimo Entomologo di Pa- lermo il sig. Enrico Ragusa, di pubblicare qualche mio lavoro entomo- logico sul pregevole periodico il Naturalista Siciliano da Lui diretto, ac- consentii e gli consegnai la presente Nota sugli Ortotteri finora trovati nel vasto territorio Osimano: a questa nota terrà dietro quella sui Le- pidotteri. i Possano questi due miei lavori incontrare il favore dei lettori del Na- turalista Siciliano, alla cui benignità ed al cui sapere io mi rimetto pic- namente. ORTHOPTERA Subordo I - Genuina Fam. I. — Forficularia Gen. 1. — Anisolabis, Gené A. moesta, Gené. — Estate ed Autunno in tutto il territorio per i campi e sotto i detriti di foglie nei boschi e nelle siepi. Gen. 2. — Labia, Leach L. minor, L.-Autunno in tutto il territorio sui letamai. Gen. 5. — Forficula, Lin. F. auricularia, L.-—Primavera, Estate ed Autunno in tutto il territorio comune sul gelso e sulla vite. Fam. II — Blattodea ECTOBIDAE Gen. 4. — Ectobia, Westw., E. vittiventris, Costa.— Estate: dintorni di Osimo, due soli individui tra l’erba del margine di un fosso. E. lapponica, L.---Primavera ed Estate. In tutto il territorio nei luoghi incolti e sui prati. E. niceensis, Bris. — Estate: in tutto il territorio frequente sotto i detriti di foglie nei boschi. PHILLODRCOMIDAE (ren. 5. — Loboptera, (Gerin. L. decipiens, Germ.--Primavera : M. Ragalo e Selva Simonetti sotto i de- triti di foglie. A Fam. IIL. Periplanetidae Gen. 6. — Periplaneta, Burm. P. orientalis, Fab.-Mm tutte le stagioni nel territorio ed in città sotto i focolari nelle case e nelle stalle. P. americana, L.--In tutte le stagioni, non però comune: nelle stalle. Fam. IV. —— Mantidea Gen. 7. — Mantis, Lin. M. religiosa, L.—Estate ed Autunno. Frequentissima nei Monti di S. Ste- fano. (ren. 8. — Empusa, Charp. E. egena, Charp. — Estate ed Autunno nelle stesse località della prece- dente. Fam. V.— Phasmodea Gen. 9. — Bacillus, Fab. B. fossii, Fab.—Estate ed Autunno: sulle mura e sugli alberi non però comune, Fam. VI. — Acridioidea TRYXALIDAE Gen. 10. — Tryxalis, Lin. T. nasuta, L.—Estate ed Autunno in tutto il territorio nelle stoppie. Gen. 11. — Paracimena, Fisch. P. tricolor, Thunb.—Estate : in quasi tutto il territorio nei prati umidi. Gen. 12. — Crysochraon, Fisch. C. brachypterus, Ocyh. — Estate: un solo esemplare nella stoppia a M. S. Stefano. — di — (ren. 15. — Stenobotrus, Fisch. SL rufipes, Zett. — Estate ed Autunno in tutto il territorio sui campi e sui prati. . bicolor, Charp.—Estate : in tutto il territorio sì nei prati come in co - A N lina. S. ciridulus, L.— Primavera, Estate ed Autunno. Selva Simonetti, M. S. Pietro, e prati di Rigo : sui prati. S. biguttulus, L.-—Estate. M. Fiorentino e M. Ragalo sui prati, non però frequente. S. lineatus, Panz.—Estate, un solo individuo sulla stoppia a M. Torto. S. petraeus, Bris.—Estate, un solo individuo a M. S. Stefano nella stoppia. (ren. 14. — Gomphocerus, Tunb. Q rufus L.—Estate: in tutto il territorio sui campi e sui prati. Gen. 15. — Epacromia, Fisch. E. Strepens, Latr.—Estate ed Autunno: in tutti i campi e prati del ter- ritorio. E. thalassina, Latr.—Comune come la precedente in tutto il territorio. (ren. 16. — Oedipoda, Latr. O. coerulescens, L.—Estate ed Autunno. In tutto il territorio nei campi aridi e nelle stoppie. O. gratiosa, Serv.—Comune come la precedente. Gen. 17. — Pachitilus, Fieb. P. migrofasciatus, De Geer.—Fstate. Frequente sulle mura erbose della città. PD. cinerascens, Fab.—Più comune del precedente nelle stesse località. (Gen. 18. — Acridium, Geott. A. aegyptium, Latr. Estate ed Autunno: in tutto il territorio per i campi e sulle siepi. Il Nuturalista Siciliano Anno XII 6 =T9h a ten. 19. — Caloptenus, Burm. C. italicus, L.— Estate : in tutto il territorio sui trifogli e nel formentone. Gen. 20. — Pezotettix, Burm. P, pedestris, L.— Primavera ed Estate: M. S. Pietro, M. S. Stefano, M. Ra- galo, M. Torto, Casenuove e Prati di Rigo: nei prati. Gen. 21. — Platyphyma, Fisch. P. Giornae, Rossi—Estate, frequente nel territorio sui prati. TETTIGIDAE Gen. 22. — Tettix, Charp. T. depressus, Bris.—Primavera, Estate ed Autunno : in tutto il territorio sui campi e prati, T. sabulalus, L.—Estate : frequente in tutto il territorio come il prece- dente. Fam. VII —- Locustidae PHANEROPTERIDAE Gen. 25. — Phaneroptera, Serv. Ph. phalcata, Scop.— Estate ed Autunno in tutto il territorio nei luoghi incolti. (Gen. 24. Tylopsis, Fieb. T, lilipholia, Fab.—Estate: un solo individuo sul rumex ai prati di Rigo. LOCUSTIDAE Gen. 25. — Locusta, De Geer. L. viridissima, L.-Estate: comune in tutto il territorio sì al piano co- me in collina. ego DECTICIDAE Gen. 26. — Racocleis, Fieb. R. discrepans, Fieb.—Estate: M. dei Cipressi, M. Ragalo, fossi del Guaz- zatore e di S. Valentino, nelle siepi. Gen. 27. — Decticus, Serv. D. albifrons, Fab.—Estate ed Autunno: in tutto il territorio nei campi assolati. (ten. 28. — Thamnotrizon, Fisch. T. Chabrieri, Charp.—Primavera ed Estate: M. S. Stefano e Casenuove sulle viti. EPHIPPIGERIDAE Gen. 29. — Ephippigera, Latr. E. vitium, Serv. — Primavera ed Estate: M.S. Pietro e Casenuove non comune sulle viti. STENOPELMATIDAE Gen. 30. — Troglophilus, Koll. T. cavicola, Koll. Estate. In Osimo quattro individui in una grotta in casa Costantini. Fam. VIII — Gryllodea OECANTIDAE Gen. 31. — Oecantus, Serv. O. pellucens, Scop.—Estate : comune nel territorio sui campi e sulle viti. GRYLLIDAE Gen. 32. — Nemobius, Serv. N. syleestris, Borch.—Estate : comunissimo in tutte le selve ed i campi del territorio, A na (Gen. 35. — Gryllus, Lin. = 7. campestris, L—Primavera ed Estate: in tutto il territorio sui campi e prati. (7. domesticus, L.—Estate : in città e campagna nelle case. 7. arvensis, Ramb.—Primavera ed Estate comune in tutti i prati. (E (Gen. 54. — Gryllomorphus, Fieb. G. dalmatinus, Ocsh. — Autunno : in città, nelle cantine fra i detriti di legna però non frequente. GRYLLOTALPIDAE (ren. 55. Gryllotalpa, Latr. G. vulgaris, Latr.—In tutte le stagioni nei campi umidi e grassi e ne- gli orti dove reca danni rilevantissimi. Subordo I. Eseudonevroptera AMPHIBIOTICA Fam. IX. — Libellulidae, Westw. (ten. 36. — Libellula, Lin. L. depressa, L. — Primavera ed Estate: in tutto il territorio nei luoghi soleggiati. L. flaveola, Fon.—Estate. M. S. Pietro, Monti di S. Stefano e M. Ragalo, nei luoghi stessi della precedente non però frequente. L. ferruginea, L.—Estate. M. S. Pietro sopra un cespuglio di quercia. Fam. X. - Agrionides Gen. 57. — Lestes, Fab. L. viridis, L.-Estate ed Autunno: in tutto il territorio sull’erba dei mar- gini dei fossi dove perenne scorre l’acqua. (ren. 58. — Agrion, Vandl. A. puella, L—Autunno: in tutto il territorio nei luoghi freschi. A. cyatigerum, Charp.—Estate. Due soli individui in copula sopra un ce- spuglio di pioppo sul margine del fosso di Scaricalasino. Gen. 39. — Calopterix, Lin. C. splendens, L—Estate : in tutto il territorio sui cespugli bagnati dalle acque nei rigagnoli. C. virgo, L--Estate: comune nelle stesse località colla precedente. Fam. XI. — Ephemeridae Gen. 40. — Ephemera, Lin. E. vulgata, L.—Estate ed Autunno: comune in tutto il territorio sui prati freschi, e nei margini dei fossi lungo le strade. Subordo IIL — Pnisopoda TEREBRANTIA Fam. XII. — Thripsidae Gen. 41. — Thrips, Halid. T. urticae, Fab. — Primavera ed Estate : in tutto il territorio frequente sulle ortiche. T. cerealium, Halid. — Estate: dannosa alle spighe di grano, non però comune nel territorio. (ren. 42. — Sericothrips, Hall. S. staphilinus, Hall. — Estate: Monti di S. Stefano e prati di Rigo, due soli esemplari l’uno sulla ginestra e l’altra sul Crisantemo. Gen. 45. — Coleothrips, Hall. C. fasciata, L.-—Primavera : prati di Rigo sull’Amorino silvestre. LS (zen. 44. — Physapus, Degeer Ph. ater, Deg.—Primavera ed Estate: Monti di S. Stefano e prati di Rigo sul Crescione e sull’Ortica. eeeh ABI CATALOGO SINONIMICO E TOPOGRAFICO DEI CURCULIONIDI di Sicilia per VITALE FRANCESCO Agronomo di Messina. )Cont. ved. Num. prec.). Genere ANISORRHYNCHUS Schoenherr. Cio.-Vit. monachus Germ.—S. comune— De M.a)-De B.-Fa.a)-De St.-Cio. bajulus OI. curtus Perr. v. barbarus Bohm. — S.P.-M. — De B.-De St.-Fa.a)-Cio.-Hey. Vit.-Bau. -Vit.-Bau. v. siculus Bohm. — $S.— Sch.-De v. catelunatus Desbh.--S.—Hey. M.a)-De B.-Hey.-Ban. Sturmi Bohm.T— S.T.I.-M. — De B. tenere LIPARUS Olivier. dirus Herbs. lacvigatus Gyll. glabratus Fabr:—T.I.— Cio. coronatus Goez.To.—Vit. y Genere PLINTHUS Germar. Sub-gen. MeLEUS Lacordaire. * Megerlei Panz. * granulipennis Fair.—S.—Lace.-Hey. v. Tischeri Germ.—S.—Fa.b) parthenius Costa Genere LIOSOMA Stephens. DA) scrobiferum Rott.—S.— Rott.-De B.-De St.-Hey.-Fa.b)-Bau. Stierlini Tour.—S.—Lac.-De B.-Hey. * (Genere ITA Tournier. * crassirostris Tour.—S.—Hey. Ed Genere STYPHLODERES Wollaston. erculptus Bohm. (1)—S.—Sch. littoralis Mots. Tribù HYPERINI Capiomont. Gen. HYPERA Germar. Sub-gen. PacHyPERA Capiomont. * cyrta Germ.—S.—Cap.-Hey.-Bau. turbata Bohm:® Sub-gen. IIyPERA s. str. * intermedia Bohm. meridionalis Villa Q fuscescens Bohm. corpulenta Schauf. v. marmorata Cap.— M. Amantea comata Bohm.—S.—De B. —Vit. palumbaria Dejean. philanta O1.— S.-M.-T. I. — Cap.- # oblonga Bohm.—S.—Cap.-De Ma.a)- De B.-Fa.a)-Cio.-Vit.Bau. De B.-Hey. limbata Dahl. salviae Sch.—S.—Cap. lateralis Dejan. 7 latipennis Bohm. v. austera Bohm.—S.—-De B. globosus Dej. fuscata Bohm. Brucki Cap.—S.— Bau. tigrina Walt. Sub-gen. BracHyPERA Capiomont. circumvaga Bohm.—S.—Cap.-De B.-Hey. turgida Dej. crinita Bohm.—S.-P.-T. I.-M.—De B.-Fa.a)-De St.-Ciof.-Vit.-Bau. (1) Schoenherr avea posto tale insetto nella legione seconda dei Mecorrlynehi nel ge- nere 444° Zrachodes Germar (Schiippel). Però il Lacordaire notava come il posto conve- niente per tale insetto era nel groppo dei Cossonidi, dicendo che era il tipo del nuovo genere Cotaster Mots. Nella divisione del detto genere Cotuster, Vesewlptus divenne il tipo dell’ attuale genere Styphloderes Woll. e ritornò vicino il primitivo genere Zyachodes da dove era stato molto allontanato. Mc Sub-gen. PHyronomus Sechoenherr, punctatus F.—S.-P.-M.— Fa.a)-De fasciculatus Herbs —S.-M.-S. Rai- St.-Vit.-Bau. neri-Scoppo—Vit.-Bau. pictus Four. davci Oliv.—-S.— Rom. austriacus Herbs variegatus Bach. medius Mars. v. lunatus Woll.—S.—De B. Sub-gen. DAPALINUS Capiomont. meles F.—S.-- Bau. trifolii Herbs. borealis Germ. straminea Mars: Sub-gen. TirineLLUS Capiomont. * maculipennis Fair. —S.--Cap.-Hey. pastinacae Ros—S.Fa.a)-Bau. setosa Bohm. * v. tigrinus Bohm.—S.— Bau. v. albicans Cap.—S.—Fa.a)—Bau. SI Sub-gen. PHyronoMmus Capiomont. arator L. insiodiosus Bohm. ; polygoni L.—S.-M.-Ma.— Ro.-Vi- variabilis Herbs.—S.-M.-T.I.—Cio. tale-Fa.b)-Bau. Vit.-Bau. pedestris Payk. suturalis Reitt. miles Payk. v. siculus Cap.—S.-M.—-Cap.-Hevy. suspiciosus Herbs.—I.—Fa.b) -Vit.-Bau. meles Gyll. plantaginis De Geer.-M.—Vit. murinus F.—S.-M.- Ro.-Cap.-Vit. v. posticus Gyll. (1) — S.-M.-Vit. Fa.b)-Bau. Bau. (1) Il nuovo catalogo di Berlino, pone questa varietà al P. carcabilis Herbs., mentre il Capiomont, sebbene di posticus ne avesse visto, nel rarzabilis Herbs., nel viege Gyll., e nel plantaginis Deg. pure lo trovo molto più affine a quest’ ultima specie, e ne fece una varietà, come difatti deve essere. — 49 — Sub-gen. PHyroxomIpIUs Cap. trilineatus Marsh. S.-P.-T. I.-M. * Jucundus Cap.—S.—Bel.-Cap.-Hey. — Fa.a)-De St.-Cio.-Vit.- Ba. # scolymi Cap.—S.—Cap.-Hey. repandus OI. * constans Bohm.—S.—Cap.-Hey.-Ba, v. plagiatus (1) Redt.—S.-P.-M.— balteatus Chev.—S.—Cap. De St.-Vit.-Fa.b) incomptus Bohm.—M.—Vitale nigrirostris P.—S.-P.-M.- — Cap.- * vicae Gylli.—S.—De S1. Vit.-Fa.b)-Bau. laticollis Hocch. v. GAM. Vit. griseus Dej. Gen. LIMOBIUS Schoenherr. borealis Payk. dissimilis Herbs.—S.P.-M.—De B.-Fa.a) De St.. Vit.-Bau. globicollis Reich. Gen. CONIATUS Germar. tamarisci F.—S. comune—De St.-Fa.a)-De St.-Cio.-Vit.-Bau. repandus F.—-M.— Vitale Sub-gen. BaGores Capiomont. suavis Gyll.—S.—Cap. Tribù ERIRRHININI Stierlin, Sub-Tribù DEROLOMINA Weise. Gen. DEROLOMUS Schoenherr. chamaeropis F.-S.—De B. Antigae Reitt. Sub-Tribù ACENTRINA Weise. Gen. ACENTRUS Schoenherr. histrio Bohm.—S.—De B.-Barg. (1) Il nuovo catalogo porta questa varietà come sinonimo della specie; ciò è un errore. Il Naturulista Steiliano, Anno XII 7 — 40 Sub-Tribù PISSODINA Weise. Gen. PISSODES Germ. pini Lin. —S.—Rko. Sub-Tribù ERIRRHININA Weise. Gen. PACHYTYCHIUS Jekel. Sub-gen. StvpLorycnius Jekel. * Picteti Tour.—S.—De M.a)-De B.-Hey. * sellatus Luc.—S.—Hey. Lucasi Jekelt—I.-P.—De St. Hey. * haematocephalus Gyll.—S.—Bau. Kirschi Tour. —S.— Ragusa. sparsutus OL.—M.-P.—Vit.-Fa.a)-Ro. pernix Gyll. Sub-gen. BaryrycHius Jekel. hordei Brul.—S.-M.—De B.-Fa.a)-Vit.-Bau. Gen. AUBEONYMUS Duval. carinicollis Lue.—S.-Lac.-De B.-Fa.a)-Hey.-Bau. pulchellus Duv. Gen. DORYTOMUS Stephens. longimanus Forst. bituberculatus Lett. vorax F. — S.-P.-M. — Fa.a)-De Silbermanni Wench. St.-Vit. # occalescens Gyll.—S.—De B. Frivaldszkyi Tour. piratus Dej. auripennis Desb. dorsalis L.—S.—Ro. (1) taeniatus F. sanguinolentus Bedel maculatus Mars.—S.—-De B. (1) Il Romano lavea posto nel gen. R/ynehaenus Latr. — Sil Sub-Tribù SMICRONYCHINA Weise. Gen. SMICRONYX Schoenherr. cyaneur Gyll.—S. comune—De B. variegatus Gyll. Fa. a)-De St.-Cio.-Vit.-Bau.- puncticollis Tour. Minà. 2 nebulosus Tour. Jungermanniae Reich.—S.— De B. ? modestus Tour. cicur Gyll.—M.--Vit. * cretaceus Tour. —S.—Bau, Sub-Tribù BAGOINA Weise. Gen. BAGOUS Schoenherr. Sub-gen. HeLMIDOMORPHUS Cussac, * petro Herbs. Aubei Cuss.—S.—Fa.b) Sub-gen. LyPRrus Schoenherr. cylindrus Payh.—-S.—Ro. Sub-gen. RaGoUSs s. str. lutulosus Gyll—S.—De B. inceratus Gyll. formicetorum Duv. halophilus Redt. dorsalis Perr. —S.—-Fa-b) argillaceus (Gyll. 2 T-costatus Chev.—-S.—Bau. encaustus Bohm.--S.—Fa.b) OS Gen. PSEUDOSTYPHLUS Tour. Sub-gen. Oryx Tour. nitidus Chev.—S.-P.—De B.-Fa.a)-De St.-Hey.-Ban. Gen. ALAOCYBA Perris. Sub-gen. RAYMONDIA Aubé. * sicula Rott.—S.—Rot.-De B.-Hey. Sub-Gen. ALAOCYBA S. Str. * carinulata Perr.—S.—De B.-Hey. (continua) F. MINA-PALUMBO Rettili ed Anfibi Mebrodensi (CONntanvi Am ONT ENE 105) (ienere Elaphis Bonap. Due seudetti preoculari, e due postoculari, squame del dorso grandi a con- torno ovale a romboidale, nel mezzo del dorso sono spiccatamente carenate ne- gli adulti e nella età media, e piane nei lati, lisce nei giovani, disposte in ven- ticinque serie, i seudetti marginali della mascella superiore sono otto per parte, hanno costumi consimili alle specie precedenti, vivono in terreni umidi. Elaphis quaterradiatus Gmel. E. capite ovato obtuso, scutello verticali brevi, postice parum angulato, vitta postoculari nigra: cauda quadrantali. Sceud. abdom. 206-214, scut. sub- cau. par. 68-80. Juvenis. Albo-cinereus obsolete quadrilineatus, pileo nigro: dorsi maculis nigri rhombeis triserialibuss lateribus irregulariter nigro-maculatis è: subtus ni- gro-chalybaeus castanco albidogue varius. Junior. Castaneo rufescens; maculis fuscessentibus triseriatibus obsoletis, lineis quatuor longitudinalibus evidentioribus : subtus albido chalybaequo mar- morata. Adultus. Olivaceo corneus, lineis utrinque duabus fuscis longitudinalibus, sub- tus stramineus, pileo concoolore. Bnp. SINONIMI Coluber quadrilineatus Lat. Elaphis quadrilineatus Bonap. — Elaphis Shaw. —_ quaterradiatus Dum. Bib. Natrix Elaphis Bonap. Tropidonotus elaphis Wagler. NOMI VOLGARI Elafe quadrilineato-—Cervone—Cravociza Dalmacia—Runco, e quando è grosso Serpente Sicilia Rafinesque—Mpastura-vacchi, Sie. Scannavacchi, Catania. BIBLIOGRAFIA 1814. Rafinesque—Prodromo Erp. Sic.—Specchio delle scienze vol. 2, p. 105. 1874. De Betta—Fauna Italiana—Rett. ed anfibi p. 44. 1881. Doderlein—Rivista Fanna Sic. Vertebrati, p. 41. 1 ICONOGRAFIA 1854. Bonaparte—Ieonog. Fauna Ital., vol. IT, punt. 37 Tav. 71, 71 bis. 1891. Camerano—Monog. Ofidi Ital. Tav. II, Fig. 3 scaglia del dorso ingran- dita, FP. 7 dei contorni di Roma il capo di adulto — F. 8 giovine dei contorni di Napoli—F. 9 giovine poco dopo la nascita di Napoli. Rafinesque enumerando i serpenti siciliani riporta il Coluber elaphis Lacep e Shaw-Runeo e quando è grosso Serpente ; il Doderlein posteriormente par- lando di questa specie così esprimesi « ricorre abbastanza frequente Elaphis quadrilineatus Lat. Coluber elaphis Lin. Rafinesque, Mpastura vacchi Sicilia, Scanna vacchi Catania. Il De Betta si limita a dire che è frequente in Sicilia, e finalmente il Ca- merano lo riporta di Sicilia secondo il Doderlein. Non ho trovato nelle Madonie questa specie, i nostri pastori donano il nome di Mpastura-vacchi ad un serpente che vive nelle alture delle Nebrodi, ma che in fine nessuno ha veduto, o ucciso, ed ho fatto delle avvertenze per procu- ‘arlo; ma futilmente. Credo che negli alti monti si trova il Zamenis gemonensis tipo, che giunge ad una grossezza che mai trovasi nel piano, e sarà il ser- pente tanto temuto che succhia il latte alle vacche, che si attorciglia alle gambe delle vacche. Mentre nessun saggio siculo è stato descritto dai nostri erpetologi italiani, che hanno avuto occasione di avere molti serpenti dell’ Isola, opino di ritor- nare alla ricerca di questa specie, per darne la descrizione precisa del tipo che si trova nella Sicilia; per avere una guida, dono la descrizione degli esemplari italiani secondo il Camerano, che differisce da quello del Bonaparte in alcuni dettagli. Capo distinto dal tronco, ovale poco ingrossato posteriormente, muso ottuso più sporgente la parte superiore, i lati del capo dall’occhio all’apice del muso sono incavati nel senso trasversale. Due preoculari, la superiore molto grande ed incavata, la inferiore più piccola incassata fra la 3 e 4 sopralobiale: posto- culari due quasi eguali: sopralobiali otto, delle quali la 4 e 5 sotto l’occhio : per lo più tre temporali in prima linea di vario sviluppo. Frontale dilatata an- teriormente di diametro trasversale massimo meno del massimo diametro tra- sversale di ciascuna parietale. Collo distinto, il tronco si assottiglia in avanti, e molto ingrossa posterior- mente, e diviene carenato sul dorso: le scaglie in linea transversa obliqua sono 25, una volta 26. Scudetti ventrali da 209 a 234 e possono variare anche in meno. Scaglie dorsali carenate meno nei lati di forma ovale o rombica. Coda non molto lunga, nelle femmine diminuisce bruscamente dalla base e grada- tamente nei maschi : le scaglie dorsaii a metà della coda otto, scudetti sotto- caudali da 65 ad 80, ed anche 90. Colorazione—Superiormente olivastro più o meno bruniccio, nerastro o gial- loenolo, le linee dorsali nere per lo più continue corrono sul dorso e fianchi dal capo alla coda, sfumandosi alla base di questa colla tinta fondamentale. Ai lati del capo vi sono due larghe fascie nerissime che partono dall’ angolo posteriore dell’occhio sino all’ottava sopralabiale : due altre strisce bruno-nera- stre più o meno spiccate vanno dall’ angolo anteriore dell’ occhio fino alla ro- strale e risalendo sull’alto del capo si riuniscono in fascio trasversale sulle in- ternasali. Parti inferiori color giallo-paglia, giallo verdognolo o giallo-rossiccio senza macchie, negli angoli laterali degli scudetti ventrali vi è una serie di piccole macchie bruno-olivastre. Lunghezza da M. 1, 40—1, 50 a M. 2, 00. Giovani—Parti superiori di color cenerognolo, fianchi bruno-grigiastri. Il capo dall’avanti all’indietro ha una striscia nera sulle internasalij che si collega da ambo i lati con quella che va agli angoli anteriori degli occhi: una macchia semilunare chiara sulle internasali ed in parte sulle prefontali , altra semilu- nare più grande nera sulle internasali si continua sui margini delle sopraocu- lari: una seconda fascia più o meno semilunare chiara sta nella parte anteriore delle sopraoculari e della ‘frontale; la parte posteriore della frontale, sopraoculari, e parietali sono coperte di una macchia nera più o meno intensa, che si continua sino alla nuca e collo con due strisce nere, che or si uniscono inferiormente fra loro e delimitano uno spazio chiaro allungato , ed ora vanno ad unirsi colle macchie del dorso. Dall’angolo posteriore dell’occhio parte una fascia nera che giunge all’ angolo dell’ apertura boccale: sul dorso e fianchi vi sono sei serie di macchie nere o nero-brune; le due mediane sono generalmente fuse insieme formando una sola serie di grosse ed irregolari macchie nere, che van mino- rando dal collo alla coda, or queste si uniscono alle seguenti irregolarmente, e costituiscono una linea nera a zig-zag. Parti inferiori nero-grigiastre, ai lati della regione ventrale vi sono due serie di macchie nero-grigie da simulare due strisce. Dalle diverse descrizioni ho trovato che queste macchie variano nei diversi esemplari per disposizione, ed intensità di colore, che colla età tendono a scom- parire, si fanno più pallide, mentre nel dorso e lati compariscono le linee lon- gitudinali scure, che sempre van divenendo più nere e spiccate, che poi co- stituiscono il carattere principale del serpente adulto. Questa specie manca in Sardegna, si trova in Sicilia frequente secondo Do- derlein, comune nei dintorni di Roma, non raro nel Nizzardo, nella Toscana, e presso Bologna secondo il De Betta, nel Napoletano, Terra di lavoro, ad Otranto la riporta il Peracca, Lecce nel Museo Zoologico di Napoli il Costa, il Bibron e Dumeril lo riportano anche di Bologna, per quanto è a mia cono- scenza non è stata trovata a Pantellaria, nè il Sava la riporta nella Fauna del- l'Etna, ga Genere Zamenis Wagler Capo oblungo-quadrato, narici rotondate poste nelle fessure di due scudetti nasali, occhio non circondato lateralmente ed inferiormente da una serie di pic- cole squame, ma due soli preoculari e due postoculari. Denti sopra mascellari superiori più grandi degli anteriori separati da questi ultimi da un intervallo. Tronco lungo eguale terete , coda lunga e sottile, scaglie del dorso uniformi lisce a contorno quasi ovale, disposte in diciannove serie, preanale divisa in due. Zamenis gemenens's Laurenti Z. squamis nitidis rhombeo-serangulis, lateralibus valde maforibus, capite di- stincto ; scuto verticali anqusto, antice parum latiore, marilla variegata , mandibula immaculata cauda trientali, tenui. Scut. abdom. 200-220. Scutel. subcau. par. 100-115. Adulto nigro-virescens , lineolis flavis crebris adspersus, subtus flavidus ; pilco flavido liturato. Juvenis plumbeo-olivaceus, immaculatus, subtus pallide stramineus, pileo et cervice fuscis flavido-lituratis. Junior brunneo-olivaceus , lineolis cinereis variegatus subtus flavescens ; pileo flavido liturato— Bonaparte. SINONIMI Natrix gemonensis Laur. Coluber viridiffavus Lacep. - atrovirens Mer. = atrovirens Shaw. Zamenis viridiflavus Wagler —_ ranthurus Rafin. = atrovirens (iunt. - personatus Daudin NOMI VOLGARI Saettone, Frastacchione, Serpente uccellatore, Milordo, Bello (Italia merid.) Bessa (Modena)—Milord, Milò, Smirold (Lomb.)—Anza, Scorzon, Bisson, Ma- gne (Veneto) —Anza, Anda (Trentino) —Coluro puzzonargio, Colura puzzonargia (Sardegna)—Scurzuni, Scurzuni niura—Cudara o Cudagiama Rafin. (Sicilia). BIBLIOGRAFIA IS10. Rafinesque—-l'. Nanthurus Raf.— Caratteri di nuovi generi e nuove spe- cie di animali della. Sic. pag. 9, sp. 24. 1814. Rafinesque—Prodromo d’Erpet. Sic.—Specchio delle scien. vol. II, p. 106. S14. Rafinesque—C. melanespis Raf. — Precis. des decuvertes et travaux se- miologiques p. 15, sp. 13. 1835. Bonaparte—Iconog. Fauna Ital. vol. II, punt. 25. 1841. Sava—Flora e Fauna dell'Etna p. 21. 1853. Dumeril— Notice historique sur la Menagerie des reptiles. Archives du Museum de His. Nat. vol. VII. i ipa 1872. Doderlein—Alcune generalità intorno la Fau. Sie. dei Vertebrati p. 25. 1874. De Betta—Fauna d’Italia Rettili ed Anfibi p. 41. 1881. Doderlein—Rivista della Fau. Sic. dei Vertebrati, p. 40, 1882. Boettger—Rept. anf. Sicilien Benicht Senkenb. Ges. Francforte p. 139. 1891. Camerano—Monog. Ofidi Ital. p. 41. . ICONOGRAFIA 1715. Cupani—Pamphyton Siculum vol. III, Tav. 137. Matrimonium sejun- gens vulgo. Il Riggio—Corrispondenze scientifiche moderne degli ani- mali figurati nel Pam. Sic. Nat. Sic. 1892 p. 164 lo riferisce al. Za- menis viridi-flavus Latr. 1853. Bonaparte—Icon. Fauna Ital. v. II, punt. 25, Tav. 63. 1891. Camerano—Monog. Ofidi Ital. Tav. II, F. 5 di Roma, F. 6 g di Pie- a monte, F. 28 squama del dorso ingrandita. Per la Sicilia il Rafinesque descrisse questo serpente come nuovo e lo de- nominò Coluber Nanthurus con 220 seudetti addominali e 58 paja di seudetti sottocaudali, corpo nerastro, ventre cinereo, e sottocoda giallastro. Sotto que- Sto nome l’ enumera nel Prodromo, ma posteriormente lo descrive sotto altro nome di Serpi niura, Coluber melanespis Rat. Il Bonaparte lo descrive di Sicilia. Il Sava lo enumera fra i Rettili dei con- torni dell’ Etna. IH Dumeril parla della varietà nera che Blanchard portò vi- vente dalla Sicilia nella Menageria del Musco, e lo deserive tutto nero d’ in- chiostro superiormente, il capo non porta le macchie gialle ordinarie, o qual- cheduna solamente, le squame preoculari e postoculari ed il centro delle sot- tolabiali sono giallo-pallide, in sotto questa medesima tinta chiara non si trova che sotto la gola, e lungo la regione mediana del ventre, che sui lati è con la regione inferiore della coda di un grigio di acciaio, egli crede secondo l’o- pinione di Geoffroy Saint Hiraire che questa colorazione in nero si deve attri- buire ad una secrezione più abbondante del pigmento nero, ad uno stato di melanismo e considera con Geoffrov, come un melanismo le grandi macchie ocellate dei grandi /elis. Il Doderlein lo cenna sotto il nome di Zamenis viridiflavus, Wagler larga- mente diffuso colle note sue varietà, ed aggiunge per sinonimi le due specie descritte dal Rafinesque. Il De Betta dice che si trova nelle Isole, il Doderlein in altro lavoro ripete la medesima osservazione; Boettger riporta la specie colle due varietà communis e carbonaria di Sicilia, ed il Camerano dona le misure di un maschio e di una femmina di Modica, il maschio aveva la lunghezza del capo dal muso all’ angolo della mascella 0,037, la femmina 0,035 — larghezza del capo g° 0,017, la 2 0,016, lunghezza della coda g' 0,35, la S 0,30, lun- ghezza totale g° 1,24, la Q 1,08. i Continua) Enrico Ragusa — Direttore resp. e SOUTUGUANVUATAVTUECIERORINKTATERNANKNTERTAKINARBRBRARAKKNAKERKOTARUUbA RARI NARKKKRKv{KKrKTKLKKBKLSKLORKAGKKtOFKKKEKUUENUORKRKNGEONERERKNEROKKEBvKAKEKKAKKAKERKRAREBERRRERROUKLKNEA KO DEBERELEDRKRAVARDEVRERARARETA#BKKRbRARARAIARGtAtAKAROttASKARLELLTAAKtTi DEC 28 -1892 UL iii uu uu K KW 5 GF KC CK 6 k ;5é;J; F F <éé€éJé°» vv. Eleus, F.—Estate: frequente sulla Lavandula vera e Rumeax acetosa. Bruco sulle stesse piante. P. amphidamas, Esp.-Estate un solo individuo al fosso del Guazzatore sul fumex acetosa. Bruco sul Rumexr acetosa e Polygonum bistorta. ten. 9. — Lycaena Fab. L. argus, L.-— Primavera, Estate ed Autunno: in tutto il territorio sui campi e sui prati. Bruco sul Lotus corniculatus, Trifolium pratense e Spartium scoparium. L. Icarus, Rott. (Alexis S. V.)—Primavera, Estate ed Autunno sui campi e sui prati. Bruco sull’Ononis spinosa, Medicago falcata, Fragaria vesca e Spartium scoparium. L. Argiades, Pall. (Amintas F.)—Primavera. Estate ed Autunno sul mar- gine del fosso di Rigo sulla Medicago falcata. 3ruco sul 7yifolium pratense e Lotus corniculatus. L. cyllarus, Rott.-—Primavera ed Estate: valli del Musone e dell’ Aspio nei prati e nei boschi. Bruco sull’Onobrychis satira, Trifolium pratense e Medicago falcata. L. Meleager, Esp. — Estate ed Autunno : M. Fiorentino, M. S. Pietro e Monti di S. Stefano sui campi e prati aridi. 3ruco sul 7'Aymus latifolius, T. serpillum ed Orobus niger. L. Boetica, IL. — Estate ed Autunno. M. Fiorentino, M. S. Pietro, Selva Simonetti e M. Ragalo sui prati. ìruco sullo Spartium Scoparium, Collutea arborescens e Ge- nista tinctoria, Ea L. argiolus, L.—Primavera: dintorni di Osimo, frequente nei giardini e nei campi. Bruco sul Rhamnus frangula, Hedera helix e Calluna vul- garis. L. Telicanus, Lang. —- Estate ed Autunno: frequente nel territorio suj prati e qualche volta nei giardini. Bruco sul Lythrum salicaria e Calluna vulgaris. L. Orion, Pall — Primavera ed Estate: frequente sui tetti posata sopra il Sedum. Bruco sul Sedum thelephium. L. Eros, 0.--Estate: due soli individui a M. S. Stefano in copula sopra un Dypsacus sylvestris. Bruco ignoto. L. Dolus, Hb.—Estate : un solo individuo in un prato di Sulla. Bruco sull’Onobrychis sativa. L. Bellargus, Nott. (Adonis Hb.)—Estate, Primavera ed Autunno: valli del Musone, dell’Aspio sulle siepi. Bruco sul 7rifolium pratense, Lotus corniculatus e Coronilla varia. Fam. IV. —- Lybiteidea Gen. 10.—Lybitea, Latr. L. celtis, Esp.—Primavera ed Estate: M. S. Stefano un c° ed una 92 da due crisalidi raccolte sopra un ciliegio. Bruco sul Celtis australis e Prunus cerasus. Fam. V.— Erycinidae Gen. 11.— Nemeobius, Stph. N. lucina, L.—-Estate: M. dei Cipressi e Vescovara nei luoghi erbosi. Bruco sulla /vimula officinalis e Rumex acetosa. (continua) ESTA AA CATALOGO SINONIMICO E TOPOGRAFICO CURCULIONIDI di Sicilia per VITALE FRANCESCO Agronomo di Messina. (Cont. ved. Num. prec.), Tribù COSSONINI Stierl. Gen. DRYOPHTHORUS Schoenherr. corticalis Payh. Iymexylon F.—M. La itale Gen. CHOERORRHINUS Fairmaire squalidus Fair. —M.—Vit.-Bau. brevirostris Chev.—S.—De B. Gen. PENTARTHRUM Woll. 2 —T. I.—Cio. Gen, CODIOSOMA Bedel spadix Herb.—S.—Fa.a) sculptus Gyll. scalptus Bohm. pilosus Bach. Gen. EREMOTES Woll. punctatulus Bohm. —M.-Naso— Vit. punctulatus Reit, Gen. RHYNCOLUS Stephens Sub-gen. HexartHRUuM Woll. submuricatum 2—S.— Bau. Saf Sub-gen. RAHYNCOLUS s. st. cylindricus Bohm.—S.—De B. ? latitarsis 'Thoms. cylindrus Reitt. gracilis Redt. longicollis Bohm. i gracilis Ros.—S.— Bau, grandicollis Bris. angustus Fair. Tribù CRYPTORRHYNCHINI Stierlin Gen. CAMPTORRHINUS Schoenherr * simplex Scid.—S.—Fa.b) Gen. CRYPTORRHYNCHUS Illiger lapathi Lin.—S.—Ro (1) carbonarius Scop. trimaculatus Voet. Gen. ACALLES Schoenherr denticollis Germ.—S.— De B.-Fa.b) Rolleti Germ.--S.-M.-Itala — Sch.- rufirostris Bohm. De M.a)-De B.-Vit.-Bau. camelus F.-S.—Ro. (2) * Diocletianus Germ, — S.— De B.- quercus Bohm. Fa.a)-Bau. teter Bohm.—-S.— Sch.-De M.a)-De dromedarius Bohm.—M.-Scoppo— B.-Hey.-Ban. Vit. barbarus Luce. fasciculatus Bohm.—S.—Sch.-De Bellieri Reich. S. — De B.-Fa.b)- M.a)-De B.-Fa.b). Hey.-Bau. plagiatofasciatus Cost. variegatus Bohm.—S.—Sch.-De M. impressicollis Luce. a)-De B.-Fa.b)-Bau. Gen. TORNEUMA Wollaston deplanatum HampeT—-S.-P.—De M. setiferum Bris. d(-De B.-Bar.-Rag.-Hey.-De Rosaliae Rott.—P.—Rott. Stef. * siculum Ragusa — S. — Rag.-Bar.- planidorse Fair. Hey.-Bau. (1) Vi è da dubitare molto della esatta determinazione di tale specie. Per noi, è stata confusa con l’Acalles Lolleti Germ., dal Romano. ) (2) Il Romano l’avea posto nel gen. TYLODES ? Il Nuturalista Siciliano, Anno XII 9 — 660 — Tribù MYORRHININI Stierlin Gen. MYORRHINUS Schoenherr albolineatus F.--S.—Ro. complicatus Germ. siculus Kraatz.—S.—Sch.-De-M.a)-De B.-Hey. Tribù CEUTHORRHYNCHININI Stierlin Sub-Tribù CEUTORRHYNCHINA Weise Gen. MONONYCHUS Germ. pseudocori F.—S.—Bau. punctum-album Herbs salviae Germ.—-S.—De B. Gen. COELIODES Schoenherr. zonatus Germ.—S.—De B. rufirostris Steph. mirabilis Villa quercus Oliv. ruber Marsh.—S.-M.—Vit. pudicus Rott.—S.-M.a)—Rott.-De B. Mannerheimi Gyll. Hey.-Vit.-Bau. Sub-gen. STENOCARUS Thomson cardui Herbst.—S.-M.,-De St.-Vit.-Bau. guttula Fab. carduelis Meg. Sub-gen. HyPurus Rey. (1) Bertrandi Perris—M. Vit. carneus Perris acalloides Fair. —Trapani—Rey.-Bau. (1) Nel Catalogo di Berlino questo Sub-gen. era posto in fondo ai Centorrhynehus, ma nella Corrigenda era stato trasposto nel Cveliodes sectto. A noi pare che il vero suo po- sto sarebbe presso il Gen. Orchestes, giacchè di tutta la famiglia, la Sub-Tribù RHyx- CHAENINA sola ha insetti con facoltà saltatorie, come precisamente sono quelli del Sub- gen. Hypurus. ie Gen. RHINONCUS Stephens pericarpius L.=M.-T.I.-Vit. Gen. AMALUS Schoenherr. haemorrhous Herbs. scortillum Herbs.—T.I.—Cio. agricola Payh. rubicundus Panz. Gen. CEUTORRHYNCHIDIUS Duval * horridus Panz:.—S.-T. I.-Pal.—Cio. apicalis Redt. Fa.b) sti Gyll. spinosus Germ.—S.—Bau. analis Panz. urens Gyll.—S.-M. comune—De B. uniguttatus Marsh. -Vit.-Fa.b)-Bau. haemorroidalis Panz. albohispidus Fair. Waltoni Bohm. troglodytes F.—S.—Fa.b) * apicalis Gyll.—S.— Bau. spiniger Herbs. * melanarius Steph.—S.— Bau. pusio Panz. i lo convericollis Gyll. terminatus Herbs.+S.-M.— De B.- glaucus Bohm. De St.-Vit.-Bau. camelinae Bohm. Gen. CEUTORRHYNCHUS Germ. Sub-gon. PHRYpIUcHUS Gozis topiarius Germ.—S.—De St. (1)-Ba. (2) coarctatus Duv. Sub-gen. CEUTORRHYNCHUS S. Str. geographicus Goeze—S.— Bau. B.-Hey. echii Y.—S. comune—Ro.-De B. asperifoliarum—S.—Fa.b) -Fa.a)-De St.-Vit. intersectus Knoch. gliphicas Schall. congener Scup. vocifer Rott.--S.—Rot.-De M.a)-De oleaecus Scop. ( 1) Nel catalogo dei sigg. De Stefani-Riggio tale specie è posto nel gen. Rhinoncus Sch. (2) Anco il Baudi ce la segnava nel gen. Marmorophus Schoenherr. — bh — * Ragusac Bris.—S.—Hey. # pilosellus Gyll.—S.— Bau. crucifer 01.—S.—Ro.-Fa.b) trimaculatus Gyll. 4-maculatus Gyll. cruciger Herb. # Aubei Bohm.—S.—Sch.-Bau.-De M. a)-De B. * peregrinus Gyll.—S.—Bau. uroleucus Bohm. T.-album Gyll.—M.-Scoppo—Vit. ornatus Gyll. Andreae Germ.—S.-T.I.—Fa.a)- Cio. litura F.—S.-M.—Vit. ovalis Mars. trimaculatus F.—-S.—De B.-Fa-b)- Bau. * Diecki Bris.—S.—Bau. variegatus OL. campestris Gyll. -M.—Vit. lepidus Gyll. PRG —S.— Bau. molitor Gyll.—S.-M.— Sch.-De M. a)-De B.-Vit.-Bau. triangulum Bohm. vicinus Kr. chrysantemi Germ.—S.—De B.-Ba. rugulosus Herbs.—S.-M.—Vit.-Ba. gallicus Gyll. melanostigma Mars. cinereus Mars. scutellatus Steph. quadridens Panz.—S.-P.-T.I.-M.— De St.-Cio.-Vit.-Bau. boraginus Gyll. quercicola Mars. pallidactilus Mars. macula-alba—S.— De B. seriatus Bohm. cardui Herbs. pollinarius Forst. dentatus Mars. caliginosus Steph.—S.—De B. picitarsis Gyll.—S.— De B.-Bau. tarsalis Bohm. pleurostigna Mars.—S.—Bau. sulcicollis Gyll. alauda Y. affinis Steph. Duvali Bris.—S.—Bau. chalybeus Germ.—M. comune—Vi- tale-Bau. coerulescens Gyll. subeyaneus Scop. aenicollis Germ.—S.—De B. metallinus Fair. erysimi F.—S.-M.—Vit.-Fa-b) albovittatus Germ.—S.—De B. suturalis F.-M.—Vit. querceti Gyll.-M.—Vit. syrites Germ.—-S.—De B. 2 alauda F. abstricticus Steph. affinis Panz. assimilis Pavh.—S.-M.—Vit.-Bau. brassicae * v., fallar Bohm.—S.— Bau. fulvitarsis Bris.—S.—Bau. atomus Bohm. setosus Bohm.—S.,— Bau. cochlariae Gyll. CAVE P_S. Bau. # algiricus Bris.—S.—De B.-De M.d) Hey.-Bau. nanus Gyll.—S.- De B. * migroterminatus :—S.—Bau. (continua) — scor agi — Dott. G. RIiGGIo —_____—_——__k CORRISPONDENZE SCIENTIFICHE MODERNE DEGLI Animali figurati nel PAMPHYTON SICULUM del Cupani (Cont. v. N. pr.) UCCELLI Aegitognathae Passeres-Oscines Vol.III tav. 142 f. 2. Albidus minor 0). . . . Phylloscopus rufus, Bechst. » » 8 f. 4. Viridaccolum maius vulgo. Hypolais polyglotta, Vieill. » » 76 f. 3. Iostrum longum minus . id. streperus, Vieill. (A, arundinacea, Naum.) » » 52 f. 1. lostrum longum vulgo om- nium marimum . . . Acrocephalus arundinaceus, (A. turdoides Meyer) [Lin. » » >» f.4. Carabedda vulgo dieta ma- tor (A)... + + + + Calamodus schoenobaenus, LL. (Calam. phragmitis, Bechst.) n » Di DT El Spes per ora PIE. id. id. (1) Benoit, p. 65, lo riporta alla S. curruca, a me pare piuttosto il PlyM. rufus. (2) Benoit, p. 72, e Doderl., 1. c. p. 112, riportano la Carabedda (Carrubeddu, Dod.) di Cupani alla Sarzcola leucura alla quale non somiglia affatto; dalla ispezione diretta della figura ed anche dal nome stesso trovo che si deve invece riferirla, secondo me, alla Ca- lam. phragmitis. (3) Benoit riferisce questa specie alla .S. ru/a; dal nome attribuitogli dal Cupani, e dall’ aspetto suo particolare, mi pare piuttosto riferibile alla S. phragnetis, Vol. III tav. I87 f. 1. Carabedda vulgo minor(!). Cisticola cursitans, Frankl. » » 44 f.1. Passer Troglodites vulgò Riiddu di rocca (®. . . Troglodytes parvulus, Koch. > » 80 Ispidae aliud genus . . . Cinclus aquaticus, Bechst. » » 39 f.1. Plubeulis vulgo ghiumma- vola “. + è + « + Accentor modulariz, Linn. » » 50 f. 1. Regulus cristatus mas seu crista crica . . . . +. Regulus cristatus, Koch. » » 76 f. 1. Monacella vulgo mas). . Parus major, Linn. > » 16 f.1. Monachella vulgo foemina. id. id. » » 76 f. 5. Parus minor coeruleus Jon- ston. monacedda nadda cauda vulgo. . +. + +. Cyanistes caeruleus, Linn. » » 149 f. 1. Gayulus mas sew floridediys- sima aliis alis et cauda migris Meropi par. . . Oriolus galbula, Linn. g » » 149 f. 2. Gayulus foemina seu Avis lutea fuscis Meropis ma- FARAI A ST AMELIE id. 9 > » 52 f.2. Lanius maior vulgo Gur- gana (4) . . . .°. + Lantis minor, Gmel. » » 79 f.2. Lanius minor Joston testa grossa vulgo ©). . . . id. auricalatus, Mill. (. rufus, Bris.) (1) Il nome di Owrrabedda in Siciliano è riservato alla C. cursitans ; il Benoit, p. 86, riporta la figura al P. perdulinus, al quale, indipendentemente dal nome, somiglia assai poco. Osservo però che il Benoit dice Carrebeddu vulgo minor, e quindi potrebbe trat- tarsi di altra citazione da me non riscontrata. Infatti trovo riferito al P. ater un Vexli- menchi rulgo mas, che non ho trovato disegnato. (2) Malherbe, l. c., p. 92. (3)/Doder].I:Xe-p:0136-Malh.I-ves p-110: (4) Il nome di Garyana si dà in generale alle giovani Averle. Il Benoit, p. 23, Doderl., I. c. p. €8, riportano la Gargana (Gurgana) di Cupani al L. erubitor; dalla ispezione della figura mi pare piuttosto il Z. weér0r, il quale, essendo più comune in Sicilia, più facil- mente potè capitare nelle mani del Cupani. (5) È notorio come in Sicilia il nome di esta grossa sia particolarmente riservato al L. rufs; tuttavia il Benoit, stando al nome adottato dal Cupani, lo riporta impropria- mente al L, minor, ato Vol. Lil tav. 100 f.5. Lanius minimus moschatus Lanfus auriculatus, Mill. giov, (Non cit. Ben.) » » 10 f.1. Alepicte mas . . . . . Muscicapa collaris, Bechst. » » 75 f.1. Alae pictae vulgo foemina . id. id. » » 24 f.3. Alae pictae mas vulgo Ali- pinti di li masculi . . id. atricapilla, Linn. (Non cit. Ben.) » » 142 f. 4. Muscicapa cinericea . . . Butalis grisola, Linn. » » li f.1. Hirundosylvestris Jonston(!) Chelidon urbica, Linn. » » $4 f. 1, Mirundo pectore uropyaro albis pedibusque hirsutis id. id. » » ll f.5. Hirundo Mortarella vulgo dicta 2) . . +. +. + + Clivicola riparia, Linn. » » 90 f. 1. Apus niger et minor vulgari(®) Cypselus apus, Linn. > » 148 f. 1. Apus fuscus Hirundinus ma- gnitudine rostello parvo (4) id. id. » » 2D1eS5 f.1. Stultos fallens . . . . +. Caprimulgus europaeus, Lin. Saurognathae Pici Vol. III tav. 138 f. 2. Picus minor varius capite vertice chermesinus colo- TS eee ie Picus minor, lin. » » 16 f.4. Lyna cinerea deluta vulgo lingua longa di beccaficu Iynx torquilla, Lin. {Non cit. Ben.) » » 76 f. 6. Lyna cinerea fusca vulgo lingua longa di turdi . id. id. (1) Benoit, p. 39, la ritiene H. rupestris; a me pare piuttosto H. rbica. (21 Doderl. l. c. p. 146. (3) Malh., L c., p. 102. (4) È riportato erroneamente dal Benoit, p. 41, al C. we/ba; mentre alla semplice ispe- zione della figura si rileva subito trattarsi pure del C. apes. Desmognathae Coccyges Vol. III tav. 89 f. 2. Cuculus transitorius Barbe- mer de Lita) i Cacnlasicanoras,) Linne Anisodactilae » » 65 Avis divi Jovannis seu az- zurreo colore picta longo crassoque rostro . . . Aleedo ispida, Liu. » DIE) Pica marina Castaneo ma- rini et cyanci coloris . Coracias garrula, Linn. ì Striges » » 48 Bubo siculus scilicet aure ut cineree maculatus. . . Strix fammea, Lin. » » 75 f£.2. Vulua (Ulula, Ben.) muste- lina fusco striata vulgo Faunwi li. Syria alucco; Lin. » » 150 f. 1. Bubo Jacobi similis (1). Asio otus, Lin. » Jo 116) Alucus alius pallidus Orva vulgo i. >» a dd. vacciplirinas, Pall. » » 63 f.2. Jacobus Jacurutus (Jacula- tus, Ben.) Jonst.(?) . . Scops giù, Scop. Accipitres » SS Smiriglius alter maior. . Circus aeruginosus, Lin. (Non cit. da Benoit). » > 36 Lagornia vulgo’. <<. e 1. id. id. » » 33637 f.2. Albanellus erugineo fuscus 08 id. craneus, Lin. (1) Benoit lo ritiene riferibile al B. marines: a me a dir vero non sembra tale. (2) Benoit, non so con quanta poca ragione, riporta il Jacobus allo S. otus, quando , tanto pel nome, quanto pel disegno che discretamente raffigura VAséolo , va riferito allo S. yi. (3) Evidertemente per errore tipografico Benoit scrive erucincefuscus, — (n —- Vol. III tav. 79 f. 1. Accipiter cristaredda foemi- na (femminara, Ben.) vul- go dicta”. ‘0° 0.0: Circus eyanens, Linn. » » 12 Aquila minor seu notha (1). Aquila chrysaétos, Lin. » >» 1f.1. Accipiter miula vulgo dicta(®) Buteo vulgaris, Leach. » >» 5 f.2. Falchettus . . . . . . Hypotriorchis subbuteo, Lin. » » 56 f.2. Falco montanus siculus id id. > » 18 Smiriglius culgo . . . . Aesalon regulus, Pall. E » 132 f. 1. Accipiter cristaredda vulgo dica i 1 Cercekhefs tinnunculus, Lin. » » 16 f. 2. dccipiter cristaredda tuni- sina vera vulgo dieta . id. vespertinus, Lin. (Non cit. da Benoit) ’ » 50 f. 2. Smirighiu vulgo . . . . Accipiter nisus, Linn. » » 25 f. 2. Accipiter fringillarius, Jon- ston vulgo Spraveri . +. id. id. » » 77 f.1. Accipiter fringillarius Tu- MERCE NED! alta id. id. » » 215 f. 1. Ossiphagus foemina larvatus barbatus . . . . . . Gypaetus barbatus, Lin. 3 ud. » : » f.3. Ossiphagus mas sive muscha- MISI rn Mei nta id. id. giov. » » 52 Vultur cinereus collaratus Gyps iulvus, Gmel. (continua) (1) Sulla fede del Benoit riporto questo uccello all'Aquila felra. Confesso che questa fisura è difficile ad identificarsi e che dal becco parrebbe piuttosto un avvoltoio anzichè un’Aquila. (2) Benoit, con evidente errore, riferisce la Mila di Cupani al F. neelvus; invero la coda, che è caratteristicamente forcuta nel F. m24/rus, è invece quasi tronca nell’ uccello figurato dal Cupani Il nome di Mila in Siciliano si dà più spesso al Falco cappone. (3) Benoit riporta il Falchettus ed il F. montanus, al F. peregrinuss; nè VP uno nè Val- tro secondo me, si possono riferire alla specie predetta, la quale se non è scarsa, di certo non è nemmeno comune in Sicilia. Essi invece si riferiscono evidentemente al #. subbu- teo, come per la prima opina pure il Prof. Doderlein (L e. p. 31). (4) Secondo me, le tre figure sopra citate coi rispettivi nomi si riferiscono ad individui diversi di A. 2/sus. Il Benoit ripo.ta lo Sweriyhiu, forse pel suo nome, al /. lthofalco (F.aesalon), VAccipiter fringillarius tunetinus al F. subbuteo, cd il solo Spraveri all A. nisus. (5) Benoit (p.4), applica i due appellativi lurcatus e darbatus a due cose diverse; io li ho trovati apposti alla stessa figura. Il Naturalista Siciliano, Anno XII, 10 aio Intorno a taluni Celenterati mediterranei viventi Rhizostoma pulmo L. sp. = Rhiz. Aldrovandi Per. 9 Il giorno 23 settembre trovandomi in barca fuori alla lanterna del Molo di Palermo cioè all’imboccatara del porto fui colpito dalla vista di molti grandi individui di questa specie, che ordinariamente suole trovarsi in alto mare. Il mare cosparso qua e là di questi curiosi animali avea un aspetto caratteristico. Molti hanno veduto degl’individui di questa specie conser- vati nello spirito nei vasi, ma pochi hanno avuto agio di ammirarne proprio sul mare. Rassembrano a tante cupole gelatinose fungiformi. Le otto diramazioni della base sono adorne di tubi, di cui quelli più svilup- pati sono circa 30 per ciascuna diramazione ; all'estremità sono coloriti di un bel blu, del resto quasi trasparenti. È curioso che attorno a cia- scun individuo erano molti pesciolini minutissimi. La maggior parte degli individui che io vidi aveano un diametro di venti centimetri. Costa dice che si sono trovati individui di questa spe- cie con un diametro lungo « più piedi ». È a notare che di recente non ci è stata alcuna tempesta nè forte temporale che abbia potuto trasci- narli qui. Presso i nostri pescatori questo acalefo si chiama col nome di bdromu. Velella spirans Gmelin sp. — Holoturia spirans Gmelin = Velella limbosa Blainv. Anche questo graziosissimo sifonoforo non è raro nel Mediterraneo ma si trova ordinariamente in alto mare. Parecchio tempo addietro mi è accaduto di trovarne disseminata tutta quanta la spiaggia di Romagnolo (fra Palermo e Acqua dei Corsari). Io credo che questo celenterato sia una delle specie più gentili e graziose, però, come la maggior parte delle specie di questa classe, è impossibile conservarne degli esemplari, perchè atteso la loro struttura quasi gela- tinosa facilmente si alterano e si disfanno. Che se anche si mettono su- bito nello spirito si deformano e perdono i loro vaghi coloriti, poche ore dopo morte diventano sovente lubriche e schifosi, — 5B_-. Costa dice che gli antichi chiamavano questa specie Armenisterio. Ignoro se nel dialetto siciliano esista un nome per denotarlo, ma credo di no, Carybdea marsupialis Per. = Medusa marsupialis L. Tuffandosi in mare di està, in certi dati siti e in certi dati giorni ac- cade qualche volta di sentirsi un bruciore alla pelle molto sgradito, il quale perdura poi varie ore, e rassomiglia a quello prodotto dalle orti che. Per lo più si formano sulla pelle dei segni bislunghi come tenue sgraffiature quasichè dei filamenti caustici le si siano appiccicati. Evi- dentemente si tratta di una medusa. Però non sono sicuro della specie, perchè non mi è stato mai dato di averne ad esaminare alcun esem- plare. E probabile si tratti della specie citata ma non posso asserirlo. Presso i nostri pescatori si suole nominarla col nome di « Ogghiu a MAri ». MARCH. ANT. DE GREGORIO. _——v vt _oogrT_ CSS SOL" *l ”»>—— F. MINA-PALUMBO dettili ed Anfibi NMebrodensi (Cont. v. N. prec.) Il serpente giallo-verde ha il capo distinto dal tronco allungato, depresso , ottuso, con la mascella superiore sporgente sulla inferiore, con i due lati lon- gitudinali poco divergenti all’innanzi ed alquanto incurvati all’indietro. Ha due piastre temporali in prima fila, la superiore può essere piccola o mancare, due preoculari, la superiore concava e grande, 2 postoculari, 8 sopralabiali, di cui la 4 e 5 sotto l’occhio, questo con pupilla nera rotonda ed iride giallo-dorata; collo distinto, tronco allungato, uniforme più alto che largo sino alla coda : scaglie dorsali rombeo-allungate, più larghe nei fianchi ovunque lisce, disposte in 19 serie. L’addome piano, scudetti ventrali da 154 a 250, scudetto preanale diviso, coda lunga tenue, assottigliata all’estremo con le scaglie in serie da 6 a 7, scudetti sottocaudali paja 99 e 125, lunghezza dell’ adulto, variabile da m. 0,90 a m. 1,20—1.35—1,37—1,51 un og di Modena. La tinta generale del tronco varia dal giallo chiaro al rossiccio , al verda- stro, al verde cupo, verde nereggiante tutto variegato di giallo solfureo, ri MS Capo macchiato di nero, le macchie nere predominano sulle gialle , spesso queste sono disposte trasversalmente in modo da dividere le macchie nere in strisce trasversali, di cui una sta attraverso alle sopraoculari ed alla frontale, l’altra attraversa le parietali, si estende alla regione temporale. Ai lati del capo le preoculari, e postoculari sono gialle, la postnasale e sopralaterali sono in parte nere: la rostrale, internasali, prefrontali sono orlate più o meno di nero: parti inferiori del capo e sopralabiali inferiori per lo più giallastre senza mae- chie. Nella nuca e collo vi è una macchia nera allungata più 0 meno delimitata che dalle parietali va nella linea mediana del collo, ai lati di questa vi sono due macchie nere piriformi colla parte assottigliata voltata verso il dorso. Sul dorso e fianchi generalmente sei serie longitudinali di macchie nere se- parate fra loro da piccole serie trasversali di macchie gialle; le serie sono di- sposte l’ una dirimpetto all’ altra in modo che contro l'una striscia chiara sta una macchia nera, e ciò alternativamente per tutte le serie. Talora le mac- chie nere e le bianche si fondono trasversalmente e si ha una serie di grosse fascie nere trasversali separate da piccole strisce chiare. Sulla coda le macchie nere e chiare si dispongono in strisce longitudinali parallele, le macchie nere occupano la parte mediana longitudinale delle scaglie, e le strisce nere occu- pano i margini laterali delle scaglie stesse, talora i margini delle scaglie es- sendo gialle, le strisce nere sono percorse da una sottile striscia a zig-zag chiara. Talvolta le macchie dorsali sono in numero minore e più grandi unite o separate. Inferiormente tutto il tronco è di un giallo-zolfigno, o giallo-verdiecio 0 pa- gliarino, gli scudetti ventrali sono con macchia verdastra tondeggiante da cia- scun lato, alcune volte il bordo anteriore delle piastre addominali è grigio, in alcuni esemplari di Sardegna le parti inferiori sono interamente macchiettate di grigio nerastro. Tra questa descrizione del Camerano e quelle di Bonaparte e De Betta trovo differenze nella gradazione delle tinte, e disposizione delle macchie ehe pale- sano la variabilità di colorazione del tipo. Nelle Madonie questo tipo è rarissimo. una volta passando pel monte dei Mandarini a M. 1524 vidi esposto al sole attorcigliato un serpente molto grosso, che potei osservarlo, perchè molto tranquillo, tinta generale nera, molte mac- chie di un giallo solfigno sul capo, e tutto il tronco sparso di piccole linee di un bel giallo a forma di C, che erano molto spiccate sul fondo nero. Nessun dubbio che era un esemplare vecchio del tipo, la lunghezza e la grossezza in- dicavano che era un esemplare raro e caratteristico per le macchie gialle spic- cate. Var. Carbonarius Frtz. Coluber carbonarius Schreiber e Catullo. Coluber zanthurus Rafinesque, arte — i so Questo è il tipo che vive nelle Madonie tanto nel piano che nel monte, ed è la specie più comune. Il colore di tutte le piastre cefaliche è di un bruno nero con alcuni punti o lineette irregolari di olivastro scuro, di raro giallastre , lo seudetto rostrale è gialliecio nel bordo labiale, il contorno dell’apertura delle narici è più chiaro, lo scudetto nasale anteriore ha il bordo anteriore giallastro ; scudetto preocu- lare, due seudetti postoculari, angolo del labiale, ehe è in contatto con questi ultimi sono color giallo di paglia, scudetti labiali superiori eolorati di giallo nel bordo colle suture più o meno nere. Seudetti sottomascellari, e gola giallo- paglino spesso sordido, le suture dei labiali sono leggermente marginate di nero. Nuea lati del collo di un nero-olivastro, o nero verdastro, ed in ciascun lato vi è tratteggiata una maechia piombina, che nella maggior parte manca. ‘Tutto il tronco superiormente è bruno-nero uniforme, e spesso morato lucido, nei fianchi il colore è più ehiaro. Gola e collo sono gialli, nei seudetti addo- minali e sottocaudali il colore diviene giallo-terreo con alcuni puntini bruni , piombini ed anche neri, le estremità laterali degli scudetti addominali ehe con- finano con le squame dei fianchi hanno delle maechie nere nella parte ante- riore del tronco, che poi svaniscono partecipando al colore delle parti superiori. Seudi addominali 195 oltre l’ anale che è divisa, scudetti sottocaudali 116, serie di squame 19, apertura della boeca mill. 25, lunghezza totale m. 1, 65, di eni la coda 38. Questa colorazione varia ancora, un esemplare adulto aveva tutta la parte superiore del capo nera, it bordo labiale dello scudetto rostrale, dei labiali su- periori, anteriori e posteriori dell’occhio di color giallo-terreo oseuro, le suture nere più grandi e dilatate, scudetti labiali inferiori giallo-paglino con suture nere, tutte le squamette laterali del collo, e prossime alla gola con bordi neri, scudetti addominali giallo-terreo punteggiato di bruno , il punteggiamento va sempre diminuendo sino alla regione anale, tutti gli scudetti sottocaudali sono giallo-bruni. Un altro esemplare era di forma più svelta, superiormente di un bel bruno- morato, il bordo libero degli scudetti labiali superiori di un giallo-paglino con le macchie nere delle suture leggiere, per cui 1) orlo del labbro era paglino uniforme : lo seudetto anteriore ed i due posteriori dell’oechio eoll’ angolo del labiale confinante color giallo, tutto l’addome sino all’estremo della coda bianeo- paglino molto lucido, senza punti, e secondo la luce rifletteva i colori dell’ i- ride, nell’ unione del bianco addominale, ed il nero del dorso era color d’ ac- ciaio brunito ed iridato. Questo serpente divorava una lucertola viva. Un terzo saggio presentava tutti gli scudetti cefalici irregolarmente mac- chiati di giallo, spiccata la linea gialla, che dai scudetti postoculari passa sulla parte posteriore vicino 1’ apice dello scudetto verticale, e si estende all’ altro lato dell’occhio, e termina nel bordo labiale; le suture degli scudetti labiali superiori ed inferiori sono nerastre leggermente. Tutto il dorso è olivastro- . PPS SER seuro tratteggiato trasversalmente di faszie irregolari gialle più o meno scure. ogni squametta del dorso è più scura nei lati, e chiara nel mezzo, a ciascun angolo laterale vi è un puntino biancastro, ehe mancano nella metà posteriore: questa disposizione di calori dona l’aspetto di essere listato longitudinalmente. Gli seudetti sottomascellari, gola, squame laterali del collo sono giallo-paglino con suture nere sfumate di blù: tutto il tratto inferiore dell'addome è giallo- terreo punteggiato di bruno-acciaio più nel bordo superiore di ogni scudetto, i fimchi partecipano del colore del dorso più chiaro, vicino.la regione anale non vi è più punteggiatura, nella linea mediana vi sono dei puntini neri più o meno confluenti e formano una linea a zig-zag. Lunghezza totale m. 0, 88 di cui la coda m. 0, 25 era un giovine. Queste varie colorazioni mostrano ehe il tipo nebrodense è la va ietà melanica più spiccata negli esemplari adulti e vecchi, e non volendo indagare le cause, si può stabilire che la specie trova condizioni favorevoli nelle Madonie a moditi- care il suo organismo, e subire nel pigmento le alterazioni melaniche. Dono la descrizione di un giovine, tutto il corpo cenerino-celeste chiaro cia- scuna squametta con una linea più chiara nel mezzo, che posteriormente si termina con un puntino bianco, le linee gialle avanti e dietro 1’ occhio sono molto più chiare, suture dei labiali superiori nere come lineette; dalla nuca, e per più centimetri sul dorso vi sono tratteggiate fascie trasversali più secure, ma questo colore nerastro siegue la direz one delle suture, mentre il centro con- serva il colore del fondo. Tutte le parti inferiori sono bianco-paglino uniforme senza punti. Lunghezza totale m, 0, 68, di cui la coda m. 0, 25, ciò mostra che nei giovani la coda è più lunga. In saggi alquanto più giovani, le linee del capo gialle sono più marcate , quella che parte dietro l’occhio, passa sul vertice, e va all’altro occhio è quasi continua; quella avanti dell’occhio molto spiccata, una terza trasversale si 0s- serva sngli scudetti frontali, nei due scudi occipitali vi ha un arco comune di puntini giallastri colla sommità in avanti, altra linea del colore medesimo cir- cosecrive il bordo delle occipitali, che parte dagli scudetti labiali superiori an- che giallo-paglina con suture nere. Sulla nuca, lati del collo, primo tratto del tronco vi sono macchie nerastre trasversali, tutte in seguito si van dileguando, e si confondono col colore del dorso olivastro-piombino più o meno chiaro, le squame nel centro sono sempre più chiare nel senso longitudinale. Gli scudetti labiali inferiori, gola, collo gialli, nello addome prende una sfu- matura d’acciaio senza punti, le due estremità degli scudetti sono piombino- celeste. Lunghezza totale em. 32, di cui la coda cm. 12. (Questo serpente è comune in tutte le terre alberate di piano, di collina nelle terre boschive, non l’ho veduto nei sommi gioghi scoperti delle Madonie, ai primi calori esce dai suoi quartieri d’inverno, e si espone ai raggi vivificatori del sole primaverile, e resta per ore immobile, sono allora molto secchi, e co- mè avanza la temperatura sì spogliano della vecchia epidermide, che talora la goa lasciano intera uscendo dalla bocca, allora i colori sono più vivaci, e la pelle è lucida. Entrano presto in amore, ed il volgo crede che dopo una lotta ero- tica due si attorcigliano colla maggior parte del corpo rialzati diritti, e se sono disturbati insiegono 1’ uomo. Si nutriscono d’insetti, lucertole, piccoli mammi- feri, ed uccelli, e l’ultima specie che entra nei nascondigli in autunno, entra nei cavi di legni, nelle muraglie, sotto le pietre. Sui costumi di questo serpente ricorderò. alcuni fatti di certo interesse per la biologia. Un mio amico Pieri. molto familiare a prendere questo serpente , lo prendeva pel capo, col pollice premeva sulla nuca, ed il serpente diveniva diritto come un bastone, rallentando la pressione si muoveva colla solita agi- lità, questo esperimento fu ripetuto varie volte. Una donna di brutto aspetto con certi atteggiamenti e voci melodiose fermava questo serpente, lo prendeva, lo carezzava, e se lo metteva anche nel petto, ed il rettile era sempre tran- quillo e docile, questo esperimento lo ripeteva a suo piacere, per sodisfare a chi aveva la curiosità. Un ultimo fatto, in un mio podere fu ucciso un serpente, ed aveva 1’ addo- me molto voluminoso, la dimani andai a trovare quella carogna in ottimo stato, ho aperto 1’ addome nel punto voluminoso e sono rimasto sorpreso, ho trovato una donnola, Mustela vulgaris Lin. col capo rivolto in basso, e la coda verso la bocca, l’animale era intatto, tutto il pelo in buono stato sino alla coda, la statura di una donnola adulta. Questo fatto spiega di quanto è capace la bocca di spalancarsi, e comprova l’esperienza dei nostri campagnuoli, che questo ser- pente col suo sguardo rende immobili gli altri animali per farne la caccia, que- sta potenza magnetica deve essere molto patente per rendere stupido un ani- male carnivoro e molto agile con denti robusti da potersi difendere dagli at- tacchi di qualunque animale, sembra inverisimile, ma io ho studiato il fatto. Il tipo si trova nel lato meridionale della Sicilia, la varietà a preferenza nella settentrionale, specie comune nelle Madonie, si trova in Sardegna, per l'Italia continentale in Piemonte, Liguria, Roma, Pavia, Ancona, Modena, Omegna, Foligno, Rivarossa, e nel Napoletano. Il Bittger descrivendo i rettili dell’ Ungheria riporta il Z. viridifflacus var. Sardeus, non ho trovato i caratteri che la distinguono per conoscere se trovasi nelle Madonie. Genero Periops Wagler Corpo terete assai lungo, capo oblungo-ovato , piuttosto distinto dal tronco* muso alquanto schiacciato, occhi circondati ai lati ed inferiormente da una se- rie di piccole squame che separano gli occhi dalle piastre sopralabiali; le squa- me del dorso sono lanceolate-romboidali, piane senza carena longitudinale di- sposte in 27-28 serie longitudinali, la coda è di mediocre lunghezza. Li Periops hippocrepis Wagler. 1881. Doderlein—Rivista Fau. Sie. Vertebrati p. 4l. 1891. Camerano—Monog. Ofidi Italiani, p. 5’. Nessuno riporta questa specie di Sicilia, il Doderlein scrive: «a questi fa d’ uopo aggiungere il Colubro sardo P. Rippocrepis W., che recentemente mi fu dato rinvenire in tre esemplari superbi dell'Isola di Pantelleria, ove rappre- senta, a quanto pare il comune Cl. viridiflavus.» Il Camerano ripete le mede- sime parole, essendo una specie comunissima in Sardegna ed in Pantelleria è probabile che si trovasse nella nostra Isola intermedia alle due sopracennate. Capo distinto dal corpo, piano largo posteriormente, piastra frontale allargata anteriormente, occhio circondato inferiormente e nei lati da 7 o 8 piastre, so- pralabiali 10, tronco assottigliato verso il capo, grosso nel mezzo. Squame dor- sali liscie ovali in 27 serie, piastre addominali 232-24f, scudetti sottocaudali 86-98 paja, lunghezza cent. 70-80, un saggio trovato da Carruccio m. 1, 55 altro dal Camerano m. 1, 56 tutti di Sardegna. Capo giallo nei vecchi brunastro con fascie trasversali nerastre o nere, una macchia grande incavata anteriormente va da un occhio all’altro, altra più in- dietro ad arco anche grande, che si congiunge di quà e di là con una fascia che parte dall’angolo inferiore della bocca, altra più grande sull’occipite, che anteriormente si insinua colla precedente, e dietro si confonde colla prima delle macchie dorsali, maggiori dettagli di queste macchie si possono leggere nelle opere di Gene, di Bonaparte, di Camerano. Il colore del tronco superiormente è giallo-pagliarino più 6 meno vivace o brunastro nei vecchi, tende al ranciato nei lati del collo, dalla cervice, mezzo del dorso sino alla coda vi ha una lunga serie di macchie grandi, brune o ne- rastre, rotonde o ellittiche, contornate di nero marcato e disposte ad intervalli eguali; nei fianchi altra serie di macchie più piccole, che alternano colle pre- cedenti. Inferiormente è bianco giallastro con una serie di macchie rettango- lari nere collocate alle estremità degli scudetti addominali, che unisconsi con altra piccola serie di macchie dei fianchi. Sin ora la specie è stata trovata in Sardegna ove è comune, ed in Pantel- leria, Genere Callopeltis Bnp. Capo mediocre alquanto distinto dal tronco, muso corto, ottuso, uno scudetto preoculare, due postoculari, corpo quasi cilindrico, vcaglie dorsali romboidali lisce disposte in 21-27 serie, coda lunga assottigliata, Continua) Enrico Ragusa — Direttore resp. VOAVAAVAVAVAVIERTIVTHITHRTORDATMSGATAAHNEHMMATANONKKSHTAVATAUKOANTRRUETHORUDRTRAnAdiKKuAKitiAtitAKITIADIITIOOIOVERDURAtitto*HAvsiHava KALI LI HIMIN TIA ULI KITTE TTD = NS IL NATURALISTA SICILIANO 3 . > GIORNALE DI SCIENZE NATURALI ——_—_—_te<}—0—-__ ANNO xII, $ 601. GENNAJO 1893 SIT PUBBLICA OGNI PRIMO DI MESE Cereali ABBONAMENTO ANNUALE fi iS E. z E EI ce Lene. ga PAXSL'COMPRESI NELIZONIONE POSTALE = Ue set, 0 dd cd OTIS E oi a RE O e LR RE ca A Vo URENUMBERO:SEPARATNO, CON: TAVOLE <) e le i n e 2 » SENZA “TAVOLE. 00 I GLI ABBONAMENTI COMINCERANNO DAL 1° DI OTTOBRE DI OGNI ANNO Indirizzare tutto ciò che riguarda |’ Amministrazione e Redazione al sig. ENRICO RAGUSA, in Palermo, Via Stabile N. 89. SOMMARIO DEL NUM. 4. LI Desbrochers des Loges — Di tre Apion di Sicilia. F. Vitale—Catalogo sinonimico e topografico dei Curculionidi di Sicilia (fine). L. Spada—Contribuzione alla Fauna Marchegiana. I Lepidotteri finora trovati nel territorio di Osimo (cont.) G. Riggio — Alcune osservazioni sulla nota del March. A. De Gregorio intorno a taluni Celenterati mediterranei viventi. L. Facciolà — Sull esistenza di forme di passaggio da alcune specie di Lepto- cefalidi agli adulti corrispondenti (cont.) G. Riggio — Arenamento di sette Capidogli nello Stagnone di Marsala. ———_———— et 8:69_%5 —d___—L PALERMO Stabilimento Tipografico Virzì Y "1898 UTRILILELLLI IUETKEDUENTABAVVARTETTREDTIADREGRENIMIGKORIRRRUENGARRDAOBRRANVUBBANOPIAUEOZOEODASIAROARBAREVRATOKAKRARARSBORRORERURKRAARAdAgABRADAgRRATORKITORISAROREBEBRABRANADIBARALETOBKAINIRINUAaARORKAgubbIRARiARANIXOoORAtAReLetvEstanAdantARIRARAAtIgNKAIKARItARItIABIrAALAKiIERRLRARKtÌ MUTICUTCI,ITECIV(COTTUSCI CIN CICTICIGKTGUICCC(TICIOCKO((CICOCSLIOIISIOJCCTCICCCO CIKOCOOTITUOSCOCICOCTICTCCOCOCOOTOICOCOOVOTCO TIR CINCOTTOTIO COCCO CCC TICIO VOCICUIRUCOR TIKI, CILITO Ai ri VILLELVIVELE ERELULIRENEREER EI EREREKT AE LELELE NERE ERE EAREBREEREKERKELEKDK PURE LE (Lp tEKREBKDVRERKKgK ELE DOpRKKKKgKEDCrrERE da (E tE(gA go EDpLDtOrERErER EE RE ERE gEpgRRaTrI(roe pa dEggiaRio CO >:II° GENNAJO 1893 N. 4. e _T__-5E-<-<-<-—-—- DI___-TTT- Di tre Apion di Sicilia — vr me. A M.' ENRICO RAGUSA Directeur du Naturalista Siciliano. Monsieur et cher collégue, Voici mon opinion definitive au sujet des Apion veridicaruleum , Ra- gusae et murinum, decrits et figurés par M." le Docteur Everts, et dont vous avez bien voulu me communiquer les types uniques, faisant partie de votre collection. l. viridicoerulum. — L’ exemplaire communiquè , bien que depourvu de téte, m’a néanmoins permis de reconnaître, sans hésitation, un Apion detritum; je dois pourtant faire observer que cet insecte d’un noir presque mat, aussi bien sur les élytres que sur le prothorax et re- couvert d’une pubescence grisatre fine et peu fournie, ne répond pas exa- tement à la description et à la figure qu'en a données l’auteur: La de- scription, ainsi que la figure, de méme, du reste, que le nom attribué à l’espéce, indiquant un insecte ayant une coloration dont je ne retrouve pas la tràce chez l’exemplaire communiqué; on n'y retrouve pas non plus les petites soies blanchatres, en series, courbées, que fait ressortir la figure precipitée. 2. Ragusae.—Si on compare cet insecte aux exemplaires presque glabres ou parcimonieusement pubescents de VA. detrifum, on est, à pre- mière vue, amené à considérer cet insecte comme specifiquement distinct; mais les espècés de ce groupe sont extrémement variables, non seule- ment sous le rapport de la pubescence, mais aussi sous celui de la ponctua- tion, et jen posséde présentant tous Jes passages; la varietè que j'ai dé- crite d’Algerie et de Sicile, sous le nom de subsquamifer présente une Il Naturalista Siciliano, Anno XII, 11 culo e pubescence bien apparente ou les poils deviennents squamiformes et blan- chàtres et semblerait faire le passage à la varieté Ragusae. 3. murinum.—Cet exemplaire ne m'a presenté aucune- différence avec les Q de lA. seniculus, appartenant à la forme à pubescence assez longue et assez abondante; le rostre de cet exemplaire parait presque droit par suite d’une fracture vers le milieu. Tours, le © dicembre 1892. Votre devoué pessrocHeRs DES poces. > —— e >< = Tr _—_ CATALOGO SINONIMICO E TOPOGRAFICO DEI CURCULIONIDI di Sicilia per VITALE FRANCESCO Agronomo di Messina. 0-4 @-» e __ (Cont. e fine v. N. prec. Sub-Tribù BARINA Weise. Gen. BARIS Germ. timida Rossi picicornis Marsh. nitens F.—S.—De B.-B. abrotani Germ. * memnonia Bohm.—S.-P. — De St.- punctata Gyll.—M.—Vit. spoliata Bohm.-S.—De B.-Fa-b) * v, virescens Brul.—S.—Ban. picturata Men. cribricollis Reich. opiparis Duv.—S.—De B.-Fa.b) coerulescens Scop.— S.-P.-M. — De Bau. St.-Vit. rufa Bohm.—S.-M. — De B.-Hey.- chlorodia Bohm. Desbr.f)-Vit. Villac Comol.—S.—Desbr.f)-Vit. cuprirostris F.—S.-M. — Desbr. /)- * siciliensis Desbr. n. sp. — S. — Vit. Desbr.f) viridisericea Goeze prasina Bohm. — S.-P.— De B.- viridis Four. Desbr.f) virens OI. * angusta Brul.—S.—Desbr.f) gramminea Lin. violacea Gyll. v. sicula Bohm.—S.—Sch.-De M. * v. Stierlini Tour.—S.—De B.-Hey. a)-De B.-Hey.-Desbr.f) janthina Bohm. ten. LIMNOBARIS Bedel., T.-album Lin.—-M.—Vit. uniseriata Dufour v. pusio Bohm.—S.—De B. Tribù CALANDRINI Stierl. Gen. SPHENOPHORUS Schoenherr. piceus Pall. —S.—De St.-Fa.b)-Bau. porculus Fab. opacus Stierl. v. Ragusae Stierl. — S.-Lentini — parumpunctatus Gyll. — S.-M. — Rag.-Bar.-Hey. Vit.-Bau. striatopunctatus Goez. opacus Gyll.—S.-Ma.-P.-M.-All.- mutilatus Laich.— S.-M.—Vit.- De B.-Fa.a)-De St.-Vit. Fa.b) siculus Stierl. —S.—De B.-De M. ardesius All. d)-Hey. helveticus Stierl. abbreviatus F.—S.-P.-M. — De St. abbreviatus Herbs. Vit. fimbriatus Lin. paludicola Walt. * meridionalis Gyll.—S.—De B. decurtatus Lin. * v, umniseriatus Stierl. — S.-Castelb. brachypterus OI. Rag.— Bar. Gen. CALANDRA Clairville. granaria Lin.—S.-ovunque—Fa.a)-De St.-Cio.-Vit.-Bau. segetis Lin. oryzae Lin.—S.-ovunque—Fa.a)-De St.-Cio-Vit.-Bau, ii Tribù TYCHIINI Stierl. Gen. BALANINUS Germ. elephas Gyll.—S.—Fa.b)-Bau. Fa.a)-De St.-Vit. mastodont Jekel. ferrugineus Dej. propinquus Desbr. nucum Lin.—S.—Ro. Reichei Desbh.—S.—Desb.a)-De B.- gulosus Germ. Heye turbatus Gyll. venosus Germ. (1) Ì tessellatus Fourc.—S.-P.-T. I. glandium Marsh. — S.-P.-M. — Fa.a)-De St.-Cio.-Bau. Gen. BALANOBIUS Jekel. salicivorus Payk. cinerascens Lin. brassicae F.-M.—Vit. scutellaris Step. macropus OI. pirrhoceras Marsh. —M.—Vit. arcuatus Mars. brunneus Mars. Gen. ANTHONOMUS Germ. rubi Herbs.—S.—Fa-D) fasciatus Mars. obscurus Steph. melanocephalus OI. ater Steph. inversus Bedel. clavatus Mars. rufus Gyll.—S-M.—Vit.-Bau. Chevrolati Desbr.—-S.—Bau.-Rag. nitidirostris (Rey.) Desb. cinctus Koll. Q ulmi Sch. pyri Bohm. ornatus Reich.—S.-com.—Desb.a)- bituberculatus Thoms. De B.-Fa.a)-De St.-Vit.-Bau. ulmi Degér (2)—S.—Bau. spilotus Redt. distinguendus Desbr. v. Roberti Wench (3)-M.— Vit. pedicularius Lin.—S.—Fa.b) pomorum Lin.—S.—Fa.b) Schonherri Desbr. incurvus Steph. (1) Nel nnovo Catalogo di Berlino, la sinonimia di questa specie è talmente confusa con quella del #dalus Gyll., che riesce impossibile capirne un’acca. Noi quindi ci serviamo della sinonimia del Desbrochers. (2) Il nuovo Catalogo di Berlino, confonde il pedielarius Lin. con 1’ulmz Degéer, spe- cie distintissime, e le fa sinonimi. Parla poi di un Ant. «4 Desbr. 434, che non è maj esistito, giacchè a pag 434 della monografia del Desbr. vi è, al N. 13 la specie 2227 De Géer (Curculzo). (3) Il nuovo Catalogo di Berlino la porta come sinonimo della specie tipo, 65 * mo adottato il modo Ai vedere del Desbrochers, i Sh Gen. BRADYBATUS Germar. Creutzeri Germ.—S.—Fa.a) Gen. ACALYPTUS Schoenherr. carpini Herb. v. sericeus Gyll.—S.— Ro. Gen. TYCHIUS Germar. 5-punctatus Lin.—S.—Fa.b) polylineatus Germ.—M.—Vit. Schneideri Herbs.—S.—De B.-Bau. lineatulus Bohm. Grenieri Bris.— S. — De B.-Hey.- Fa-b)-Bau. . nigricollis Chev.—S.—De B.-Hey.- Bau. mitratus Cost. Schaumi Stierl. bicolor Stierl. bicolor Bris.—-S.—De B--Rag. W ?_S.—Rag. aurichalceusGyll.—S.—De B.-Hey. funicularis Bris.—S.—De B. thoracicus Bohm.—S.—Sch.-De M. a)-De B.-Rag. laticollis Perr.—S.—De B.-Hey. suavis Bris. argentatus Chev.—S.-M. — Fa. a)- Vit. sticulus Bohm.—5S.— Seh.-De M.a)- De B.-Hey.-Rag. gentilis Rott.—S.-P. — Rott.-De B. Hey. flavicollis Steph.—S.-M.—De B.-Vit. squamulatus Gyl1l. Kirbyi Wather venustus F.—S.—Rko. striatulus Gyll. x * v. fuscolineatus Luc. (1) —S.—De B.-Hey. decoratus Bohm. v. bellus Kirsch.—M.—Vit. * aureolus Kirs. v. medicaginis Bris.—S.—Bau. * haematopus Gyll.—S.—Fa.b) junceus Bohm.—S.—De B. femoralis Bris.—S.—De B. junceus Reich. canescens Marsh. curtus Bris.—S.—Fa.b) flavicollis Bohm. meliloti Steph.—S.-M.— De B.-Vit. Bau. 2 litigiosus Tour.—S.—Hey. * armatus Tour.—S.—De B.-De M.d) Hey. comptus Tour.—-M.—Vit. tibialis Bohm.—S.-P.-M. — Fa. a)- De St.-Vit.-Bau. nigrirostris Walt. pusillus Germ.—5.— Bau. pygmaeus Bris.—M.—Vit. brevicornis Walth. tomentosus Herbs. — S.-M. — Vit.- Bau. picirostris Gyll. Stepheni Sch. (1) Questa varietà è nel Catalogo di Berlino segnata come specie distinta, noi abbia” = g = Sub gen. Hypacrus Tournier. depressus Desbr.—S.—Hey. hypaetrus Tour. —S.—De B.-Rag. Sub-gen. APELTARIUS Tournier. * amplicollis Aubé—S.—De B.-Hey.-Rag.-Bau. * similis Tour.—S.—De B.-De M. d)-Hey. multilineatus Desbr. (1). Sub-gen. MiccorroGus Schoenherr. picirostris F.—S.—Ro. cuprifer Panz.—S.M.—Vit.-Fa. d)- posticus Gyll. Bau. * capucinus Bohm.—S.—De B.-Hev. proceruleus Kies.—S.—Fa.a) -Bau. * v. parallelus —S.—Lac.-Hey. Gen. SIBINIA Germar. attalica Gyll. —S.-P.-M.— De B.- Fa.a)-De St.-Vit.-Bau. # fibiella Gyll.—S.—Hey.-Fa-b) primita Herbs.--S.—Bau. signata Gyll. arenariae Steph. * phalerata Stev. (2)—S.— Bau. pellucens Scop. velutifera Desbr. v. Roelofsi Desbr.—S.—Fa.b) Sub-Tribù RAYNCHAENINA Weise. Gen. RHYNCHAENUS Clairville. Sub-gen. OrcHEsTES Illiger. alni Lin.=S.-P.=Fa:-De St. quercus L.-M.—Vit. inquinatus Voet. viminalis F. setosus Mill. v. saltator Four. alni Herbs. ferrugineus Mars. (1) Il meultilineatus è sinonimo dell’amzplicollis nel nuovo Catalogo. Il Desbrochers ret- tificò l’errore. (2) Il nuovo Catalogo segna questa specie come varietà della prinzita, mentre è una specie distinta. atricapillus Mars. calcar F. nigricollis Mars. fragariae F. * melanocephalus O1.—S.--Fa.b) rhododactylus Mars. pallipes Desbr. rhodopus Steph. pilosus F. avellanae Donav.—M.—Vit. ilicis F. — S.-To. — Fa. a) -Vit.- signifer Cretz. Bau. salicis Fabr. fagi Lin.—S.—Fa.b) hortorum OL. luteicornis Chev. Gen. RAMPHUS Clairville. pulicarius Herbs. Havicornis Clair. —S.—Fa.a) — Bau. Kiessenwetteri Tour.—S.-M.—De M.a)-De B.-Hey-Vit. Sub-Tribù MECININA Weise. Gen. MECINUS Germar. pyraster Herbs.—S.-M.—Vit.-Fa-b) longiusculus Bohm.—M.— Vit. haemerroidalis Herb. filiformis Aubé semicylindricus Gvll. 7% teretiusculus Bohm. Q cerasi Payh. setosus Kiesv.—S.— De B. denigrator Lin. # humeralis Tour.-S. (1)—De M.d) Gen. GYMNETRON Schoenher. pascuorum Gyll.—M.—Vit. tricolor Gyll. v. bicolor Gyll.—S.—De B. * simum Rey.—S.—De B.-Hevy. ictericum Gyll.—S.—Fa.b) biarcuatum Desbr. labile Herbs.—M.—Vit. haemorrhoidale Bris.—S.— De B. Sub-gen. RHInusa Stephens. asellum Grav.—S.—Fa.b) polonicus Sch. cylindrorostre Gvyll. nasutus Rosh. uncinatum Duf. vestitum Germ.—M.—Vit. (1) Il nuovo Catalogo di Berlino indica questa specie della Spagna (Hi), ma ciò forse per errore tipografico invece di (Si) Sicilia. = (e — spilotum Germ.—M.— Vit. verbasci Duf. ellipticum Dej. v. amictum Germ.—M. com.—Vit. * bipustulatum Rossl—S.-P.—De St.- verbasci Rosh. Bau. v. plagieltum Gyll.—M. com.—Vit. * depressum Rott.—Si.—Rot.-De B.- v. antirrhini Germ.—Mandanici— Hey VALE teter F.—S.—Ro.-Bau. * herbarum Bris.—S.—Bau. Gen. MIARUS Stephens. * micros Germ.—S.—De B. plantarum Germ.—S.-M.— Ro. (1)-Vit. V. ?_ —S.—Bau. meridionalis Bris.—S.-P.-M.—Fa.a)-De St.-Vit. Sub-Tribù CIONINA Weise. ‘ Gen. CIONUS Clairville. scrophulariae Lin.—S.—hko. Rhortulanus Four.—S.-T.I.-M.— De blattariae Voet. St.-Cio.-Vit.-Bau. verbasci Voet. alauda Herbs. thapsus F.—S.—Ro.-Fa.a) blattariae F.—S.-M.—De B.-Vit. similis Gemm.—S.— Bau. bipustulatus Mars. scrophulariae Lat. v. Villae Comol.—S.—De B. affinis Herbs. Sub-gen. SrteREONYycHUS Suffrian. frarini De GGer—S.-Ma. — De B.- Géeri Lin. Fa.b) gibbifrons Kies.—S.—Bau. foetidus F. | Sub-Tribù NANOPHYINA Weise. Gen. NANOPHYES Schoenherr. Sub-gen. NANOPHYES S. Str. niger Walt. siculus Bohm.—S.-M. — Sch.-De ericetorum Duf. M.a)-De B.-Vit.-Bau. (1) Il Romano, seguendo l’antica classificazione, lo avea posto nel genere Cleopus Sult. sotto il nome specifico di sornewlentus Villa. globulus Dujard. haemisphaericus O1.-S -M.—Sch.- De M.a)-De B.-Vit. # globulus? Germ.—S.—Bau. stramineus Booh. rubricus Rosh.—S.-P.-M.— De B.- De St.-Vit. globiformis Kies.—S.—De B. * migritarsis Aubé—S.—Hey. nitidulus Gyll.-M.—Vit. Chevrieri Bohm.— Ma.— Fa. 0)- Bau. Q difficilis Tour. spretus Desb. helveticus Tour. marmoratus Goez. lythri F.—S.-M.—Vit.-Bau. pygmaeus Herbs. angustipennis Bach. rufipes Tour. salicariae OL. fasciatus Vill. transversus OL. leucozonius Lin. Sub-gen. Corinania Gozis. languidus Bohm.—S.—Sch.-De M. a)-De B. tristigma Rott.—S.-P.-T.I.—Rot.- De B.-De St.-Cio.-Hey.-Bau. tamaricis Gyll.—S. comune—De B. De St.-Cio.-Vit.-Fa.b) pallidus O1.—Sic.—De Bert.-Bau. stigmaticus Kies. = * centromaculatus Costa—S.—Hey. Olivieri Desbr. 4-virgatus Costa v. 6-punctatus Kies.—S.—Bau. melanocephalus Baudi ined.—S.— Bau. pallidulus Grav.—S.—Bau. Tribù MAGDALIDINI Stierlin. Gen. MAGDALIS Germar. * barbicornis Lat.—S.—Fa.0) gd clavigera Kiist. S rhina Gyll. Q trifoveolata Gyll. aterrima L.—S.-P.-T.I.-M. — De St.-Cio.-Vit.-Fa.) armigera Bedel atramentaria Marsh. 1l Nuturalista Siciliano, Anno XII stygia Gyll. carbonaria Steph. asphaltina Germ. cerasi Ol. cerasi L.—S.— Bau. o rhina Gyll. barbicornis Steph. re > Sr Tribù APIONINI Stierlin, Sub-Tribù APIONINA Weise ‘Gen. APION Herbst. Sub-gen. Oxysroma Dumeril (1). pomonae F. — S.-P.-Ma.-M.— Ro.- opeticum Bach.—S.—Rag.-Bau. Fa.a)-De St.-Rag.-Cio.-Vit.- Dietrichi Diet. g° Marshami Bohm. subulatum Kirby—S.— Bau. 9 Marshami Steph. 35° platalea Steph. ochropus Germ.—S.-M.—Rag.-Vit. Bau. coerulescens Marsh. cyaneum Panz. glabrum Marsh. cyanescens Kirby === CONTRIBUZIONE ALLA FAUNA MARCHEGIANA —_—_e-@®e+_—_— |LERPLDOTERI firnnora trovati nel territorio di Osimo PER PEGNETLEOBSEAUDA (Cont. ved. Num. prec..) Fam. VI. — Nymphalidae Gen. 12. — Limenitis, Fab. L. Camilla, Sch. S. V.—Primavera, Estate, rara in Autunno. Osimo, Ve- scovara, M. Ragalo e Monte di S. Biagio nei giardini e nelle Selve. Bruco sulla Lonicera coprifolium e L. aylosteum. (1) Plaudiamo |’ IMustre Prof. Weise, per il mantenimento di questo sottogenere del Dumeril, giacchè è ben caratterizzato, anzi lo è tanto da poter essere inalzato a genere. Il Wencher non giustificò in verun modo, la soppressione che ne fece nella bella mo- pografia del sen. Apion. SRL) E L. Sybilla L.—Estate: fosso del Guazzatore e Vescovara sulle siepi dove nasce la Lonicera. Bruco sulla Lonicera caprifolium e L. wylosteum. Gen. 13. — Neptis, Fab. N. lucilla, Hb.—Primavera ed Estate: Monti di S. Stefano e M. Ragalo due soli individui sulle siepi. Bruco sulla Spirea salicifolia. (Gen. 14. — Vanessa Fab. V. urticae, L.—Primavera ed Estate: in tutto il territorio nei campi e ‘nei giardini. Bruco sull’Ortica dioica assieme alla Crisalide. V. ichnusa, Bon.—-Estate: M. Fiorentino, M. dei Cipressi e Fonte Magna assieme al tipo due soli individui in più di trenta crisalidi raccolte sulle Ortiche. Bruco e crisalide sulla Ortica divica ed Ortica hispida. V. polychlors, L.—Primavera, Estate ed Autunno: in tutto il territorio sui campi, nei giardini e sui tronchi di Olmo sul mezzodì. Bruco sull’U/mus campestris. V. xanthomelas, E.— Estate: frequente nel territorio assieme alla poly- chlors, ma più rara: quattro individui entro il cappanno della caccia di mio cognato Arnaldo Gariboldi, altri due in un cap- panno della caccia Simonetti tutti sei gl’individuiì aderenti al Muro. Bruco sul Salir viminalis e S. caprea. V. gamma, L.—Estate ed Autunno : valli del Musone, dell’Aspio e Ca senuove nei prati e sui salici. Bruco sul Salix viminalis e S. caprea. V. Atalanta, L.—In tutto l’anno, salvo l'inverno, comune nel territorio sulle siepi e sugli alberi. Bruco e crisalide sull’Ortica dioica e Salto caprea. V. Egea, Cr. (V. album Esp.).—Primavera, Estate ed Autunno: frequente nei boschetti e nei giardini. Bruco sulla Parietaria diffusa. V. L. album, Esp. (V. album F.)—Estate: un solo individuo a M. S. Pie- tro. Sopra un Salix purpurea v. helia. Bruco sulla stessa pianta. IEP V. C. album, L.—Primavera, Estate ed Autunno:in tutti i boschi ed in tutti i giardini del territorio sull’Olmo, Pioppo e Ribes. Bruco (da sei individui due soli vennero alla luce) sul Ri bes grossularia. V. cardui, L.—-Primavera, Estate ed Autunno: in tutto il territorio nei luoghi aridi e sabbiosi. Bruco sul Dipsacus sylvestris, Ortica dioica, V. hispida ed Echium vulgare. Gen. 15. — Melitaea, Fab. M. Athalia, Rott.— Estate : M. Fiorentino, M. di S. Stefano e Selva Si- monetti nei prati freschi. Bruco sulla Plantago lanceoluta e Veronica agrestis. M. cinxia, L. — Primavera ed Estate: Monti di S. Stefano, Vescovara. M. Ragalo e valle dell’Aspio: sui prati non però frequente. 3ruco sulla //antago lamceolata, Achillea Millefolium , Ve- ronica agrestis. M. dydima, Ol.—Primavera ed Estate : Valli del Musone ed Aspio, din- torni di Osimo, M. Fiorentino, M. S. Pietro e Selva Simonetti nei prati e nelle selve, Bruco sulla Veronica agrestis, Artemisia campestris, Linaria culgaris, Scabiosa arvensis e Plantago lanceolata. M. trivia, Schiff. S. V.-- Primavera, Estate e principio di Autunno, M. Ragalo e dintorni di Osimo due soli individui sui prati. sruco sul Verdascum thapsus secondo 1 Ochsenheimer. M. maturna, L.---Un solo individuo in Estate nella selva Simonetti sulla Plantago lanceolata. Bruco ibernante sul Salir caprea e Plantago lanceolata : crisalide comune in primavera. M. dictynna, Esp.—Estate: M. Fiorentino e M. S. Pietro nelle selve sui fiori di pugnitopo. Bruco sul /uscus aculeatus e Veronica Agrestis. M. phoebe, Ss. V.— Primavera ed Estate: frequente a M. Fiorentino e nella Selva Simonetti nelle selve. Bruco sulla /lantago lanceolata, (entaurea scabiosa e C. cya- Nus. M. » vv. aeteerie. Hb.—Estate. Un solo individuo al M. dei Cipressi sulla Centaurea (da un bruco). Bruco sulla Centaurea scabiosa, ARS "TA (ren. 16.—Arginnis, Fab. A. Dia, L. — Primavera ed Estate: prati di Rigo, valle dell’Aspio e M. di S. Stefano nei prati vicino ai luoghi boscosi. Bruco sulla Viola odorata. A. Hecate Esp.—Primavera : un solo individuo a M. Ragalo nel greppo di una siepe. Bruco forse nella Viola odorata. A. Ino, Esp.— Estate: un solo individuo nella selva di M. Fiorentino in un cespuglio di Ortica. Bruco sul /udbus idacus. DSTI phirape, Hb. Estate: nel boschetto Butteri e Simonetti sul poligo- num. Bruco sul polygonum bistorta. A. Adippe, L.—Prati di Rigo e Vescovara in Estate sulle siepi. Bruco sulla Clematis vitalba e Viola odorata. Ai» ab=Sleodoxza- 0 in un giardino a M. Ragalo. Estate: un solo individuo assieme al tipo Bruco sulla Clematis vitalba, Viola odorata e V. tricolor. A. Aglaja, L.-—Estate: prati di Rigo, M. Ragalo e M. Torto sullo Scar- daccione. Bruco spesso sulla Viola tricolo». A. Paphia, L.--Estate : in tutto il territorio ; frequente particolarmente sulle siepi di Rovo. Bruco sul Rubus idacus e sul Uheirantus cheiri. A. Latonia, L. — Primavera, Estate ed Autunno: M. di S. Stefano, Ve- seovara, e Campocavallo sulla Lupinella. Bruco sulla Onobrychis sativa. A. Daphne, S. V.—-Estate: M. di S. Stefano, M. Ragalo e Cannone nei luoghi boscosi sui fiori. Bruco sulla Clematis vitalba, Rubus idaeus e R. fruticosas. Fam. VIL—Satyridae Gen. 17. — Arge, Bdv. A. Galatea, L.—Estate: M. di S. Stefano, M. Ragalo, M. S. Pietro e Bo- schetto Butteri sui prati erbosi. Bruco sul Zrifolium pratense ed Antorantum odoratum, = 94 A. Galatea, ab. 9 leucomelas, Sulz.—Estate: un solo individuo a M. S. Ste- ‘fano assieme al tipo nel Boschetto Gallo. A. >» ab. galene, 0. Estate: due esemplari a Campocavallo in un prato. Bruco di queste due aberrazioni forse delle stesse abitudini del tipo. Gen. 18. — Erebia, Bdv. E. Furyale v. aetiops, Hb. — Estate: in tutto il territorio, comunissima nei boschi e nei margini degli argini dei fossi. Bruco sulla Dactylis glomerata. Gen. 19. Satyrus EL S. Circe, F.-Fstate : in tutto il territorio sì in collina che in pianura, sui tronchi di Mico e di Oppso. Bruco sul Lolium tumulentum e Bromus secalinus. S. Hermione, L.—-Primavera ed Estate: M. Fiorentino, Selva Simonetti, Monti di S. Stefano, posata sulle stesse piante. Bruco sul Lolium perenne. S. Dryas, Sch.—Estate : due soli individui ai prati di Rigo. Bruco sull’Avena elatior. S. Semele L.—Estate: M. S. Pietro e Boschetto Simonetti due individui in copula sopra un tronco di Rovere. Bruco sull’Aîra caespitosa ed A. canescens. S. » vv. Aristeus. Bon.—Estate: M. di S. Stefano, un solo individuo sul tronco di un Olmo. Bruco forse come il tipo. Gen. 20. — Pararge, Hb. P. Maera v. Adrasta, Hb.—Estate : prati di Rigo e Monti di S. Stefano pochi individui che pare si sostituiscano al tipo: nei luoghi paludosi e freschi sempre all'ombra. Bruco (un solo) sulla oa annua. P. Megaera, L.—Primavera, Estate ed Autunno: comune nel territorio = See sui prati e sui margini dei fossi sopra i cespugli di Rovo e sulla scabiosa. Bruco sull’Hordeum murinum e Plantago lanceolata. P. Aegeria, L.-—Tutte le stagioni in tutto il territorio sui prati umidi e paludosi. Bruco sul 7riticum repens e Poa pratensis. P. » v. Meone Hb.—Estate: un solo individuo assieme al tipo a M. Ragalo presso una fonte sopra un fiore di Rovo. Puerto Vv. Aegerides, stgr. — Estate: M. Fiorentino assieme al tipo as- sali frequente. Bruco delle due varietà forse delle stesse abitudini del tipo. Gen. 21. — Epinephele, Hb. E. hyperanthus, L. — Estate: in tutto il territorio, frequentissima sulle siepi. E. Tithonus, L.—-Estate: prati di Rigo, M. di S. Stefano, Casenuove e valli del Musone e dell’Aspio sui prati. Bruco sul Millium effusum, Poa annua e P. pratensis. E. Janira, L.—-Tutte le stagioni, eccetto l inverno, in tutto il territorio nelle selve e sui prati. Bruco ibernante : trovato sempre sulla Poa nemoralis, P. pratensis e P. annua. Gen. 22. — Coenonympha, Hb. C. Arcania, L. Amyntas, Scop.—Estate: in tutto il territorio sulle stop- pie, nelle selve e nei campi incolti. Bruco sulla Melica ciliata. C. pamphilus L.—-Primavera, Estate e principio di Autunno: in tutto il territorio nelle selve e sui prati e sui campi incolti. Bruco sul Cynosurus cristatus, Poa pratersis, P. annua e sull’Anthorantum odoratum. (continua) i nr Nol ALn Dorn: G-RTG:GIO Alcune osservazioni SULLA NOTA (el Marchese A. De Gregorio “ Intorno a taluni Celeuterati mediterranei viventi , ———n=_ Perdonerà il mio egregio amico Marchese De Gregorio se sono costretto a rettificare talune inesattezze nelle quali egli incorse nel suo articolo : < Intorno a taluni Celenterati mediterranei viventi ». Dico costretto, poi- ché se mi sono deciso a farlo, non è già pel gusto di fare della critica, ma per il solo amore della scienza. Rhizostoma pulmo, Lin. Il Marchese De Gregorio dice, nell’ar- ticolo predetto, di avere veduto molti grandi individui di questa spe- cie all’ imboccatura del porto di Palermo. Intanto, da taluni dei ca- ratteri riportati, quali la presenza dei tubi trasparenti coll’estremità blù, si rileva chiaramente che le Meduse, vedute dal De Gregorio, non sono riferibili alla Ahizostoma pulmo, ma bensì alla Cotilorhiza tubercolata , Esch. (Cassiopea borbonica , Delle Ch.); specie assai frequente nel mare di Palermo e che spesso ci viene portata nel nostro Museo Zoologico. Con ciò non intendo escludere la possibilità che nel Golfo di Palermo si possa trovare la iz. pulmo, quantunque sinora non abbia visto in- dividui autentici di questa specie, provenienti dal mare di Palermo (1). Riguardo ai minuti pesciolini ai quali accenna il sig. De Gregorio, posso aggiungere, che insieme alle Meduse portate in Museo, ho pure trovato talvolta degli individui molto giovani di Trachurus trachurus, eviden- temente presi insieme ad essi; alla stessa specie è probabile si riferiscano i pesciolini veduti dal De Gregorio. Se questo fatto devesi attribuire ad un caso fortuito ovvero ad un caso di mutualismo protettivo, è cosa che resta a verificarsi. (1) Haeckel, System. der Medusen, vol. II, p. 591, cita la Ahi. (/ilema) pulmo del mare di Messina. Della stessa località cita pure la Catilorhixa tubercolata. BO: VS Gli esemplari di Cotélorkiza che vengono portati al Museo, hanno dj ordinario il diametro di 10, 12 centimetri; ricordo però che di recente tu portato un esemplare che ne misurava una trentina e più. Rammento ancora che nel settembre 1875, in una escursione fatta nel nostro porto insieme al Prof. Doderlein e al Prof. Richiardi di Pisa, trovammo alcuni esemplari di media grandezza di Cotilorhiza e nessun individuo di altra specie. I pescatori di Palermo, oltre il nome di Bromu, 0 Sbromu dato alle Me- duse, aggiungono anche quello di Cappelli o Cappelletti di mare. Velella spirans, Gmel. — La Ve/lella spirans, come giustamente af- ferma il Marchese De Gregorio, non è rara nel Mediterraneo, ed io ri- cordo che nel 1879, in seguito ad una forte burrasca, ne furono portate in quantità nel Museo, raccolte precisamente dalla parte della spiaggia di Romagnolo , posta ad oriente della città. Ne conservai allora parec- chie, ma siccome erano già abbastanza malandate, non le potei ben pre- parare, poichè per tale operazione è necessario avere gli animali freschi e ben conservati, e meglio ancora se sono viventi. Nel Museo Zoologico abbiamo bellissimi esemplari di Velella, avuti dalla stazione zoologica di Napoli. Per quanto riguarda la loro preparazione e conservazione, ed in genere quella degli animali marini, basta leggere quanto scrive in pro- posito il Cav. Salvatore Lo Bianco nei Mittheilung della Stazione Zoo- logica di Napoli (1). Il Lo Bianco, maestro nell’arte di preparare gli a- nimali marini, ha inventato una tecnica tutta propria, quale è quella seguita nella Stazione predetta. Se qualche cosa si perde nella prepara- zione di questi animali, sono i colori, e chi sa poi, che non sia vicino il giorno in cui anche questi potranno essere conservati (2). Charybdea marsupialis, Peron et Les.—Il Marchese De Gregorio dubbiosamente att.ibuisce a questa specie un fenomeno di urticazione, che si avverte tuffandosi in mare, in certi dati siti ed in certi dati giorni di estate. Io non so, in verità, sopra quali dati di fatto abbia potuto il (1) Metodi usati nella Stazione zoologica per la conservazione degli animali marini da Salvatore Lo Bianco. In Mitt. Aus der Zool. Station zu Neapel, Neuenter Band, III Heft, Berlin 1890, pag. 437 a 474 (Velella pag. 457 . 2) Vedi B.llettino del Naturalista collettore e Rivista di Scienze naturali, Anno XII, agosto 1891, p. 103. Alcune esperienze fatte nel nostro Museo sono sinora riuscite ne- gative. Il Naturalista Siciliano Anno XII 13 — 99 — sig. De Gregorio dire, anche dubbiosamente , che si trattava di questa specie non avendola, come egli stesso dichiara, né vista, nè esaminata. Egli infatti sa certamente che molti sono gli animali capaci di produrre urticazione e che tutti i Celenterati sono provveduti di vescicole urti- canti, per cui sono tutti quanti suscettibili più o meno di urticare, par- ticolarmente le Meduse e le Attinie, le quali per questo son dette co- munemente Ortiche di mare. Volendo intanto attribuire il fenomeno alla Charybdea, una prima dif- ficoltà sta nel fatto che questa specie, nel Golfo di Napoli, secondo il Costa (0. G.) e secondo quanto mi scrive l’egregio Cav. Lo Bianco, ap- parisce ordinariamente nei mesi autunnali ed invernali, mentre il feno- meno accennato dal De Gregorio avviene in estate. Inoltre al Museo di Palermo, dove di tanto in tanto vengono portate delle Meduse, non è stata finora portata mai la Charybdea, la quale po- trebbe certamente trovarsi nel Golfo di Palermo come si trova in quello di Napoli e nello stretto di Messina (1), ma se essa fosse la causa del fenomeno in parola, qualche individuo sarebbe stato certamente preso ed identificato. Per queste ragioni adunque bisogna escludere la Charybdea come causa di tale urticazione. Ed allora, perchè il De Gregorio ha voluto fra tante Meduse pensare alla C%harybdea, quando egli stesso giustamente dice che l’animale di cui si tratta dai nostri pescatori è chiamato col nome di Ogghiu a mare? Il quale poi non corrisponde affatto ad una Medusa ma ad una Attinia, e precisamente all’Anemonia sulcata, Penn. tanto comune nel nostro mare e capacissima di produrre, come difatti produce, i fenomeni accennati dal sig. De Gregorio (2). Oltre 1 Anemonia predetta è pure comune nel nostro mare I Actinia equina, Lin. (Cula- rina di mari dai pescatori palermitani), ma questa specie, per la brevità dei suoi tentacoli, non credo sia capace di produrre una grave urtica- zione. Dal Museo Zoologico — Palermo, dicembre 1892. (1) Haeckel (E.) System der Medusem, II, p. 442. (2) Se il mio amico avesse pensato di farsi procurare da un marinaro 1’Oyyhix a mars, sì sarebbe certamente accorto egli stesso che si trattava di una Attinia, — 99 — Sull’esistenza di forme di passaggio da alcune specie di Leptocefalidi agli adulti corrispondenti NOTA DEL Dott. LUIGI FACCIOLÀ —_r@*-—_ La scoperta di alcuni individui in uno stato di transizione dai Lepto- cephalus Morrisi, Kollikeri e Kaupi alle forme definitive delle specie corrispondenti e dall’ Zyoprorus al Nettastoma , onde si dà annunzio in questa nota, viene finalmente a risolvere il problema sul destino dei Leptocefali, se cioè sieno forme abortive di Congeroidi , insuscettibili di trasformarsi nelle specie compiute o giovani normali di questo gruppo di pesci. L’Hyoprorus è preceduto da uno stato più immaturo rappresentato dal Leptocephalus longirostris. Questa cognizione tende a rischiarare un al tro punto oscuro della storia biologica dei Leptocefali, imperciocchè men- tre lo studio della loro organizzazione ha fatto vedere che sono larve di Congeroidi, se non tutti la più gran parte, d'altro verso è restato senza spiegazione il fatto della esistenza di un numero molto superiore di for- me diverse di Leptocephalus e generi affini in una località in confronto a quello delle specie di Congeroidi che vivono in essa. Ora questa dif- ferenza in parte può spiegarsi ammettendo che due o più forme diverse sieno altrettante fasi di sviluppo dello stesso animale prima di giungere allo stato perfetto. D'altronde non mancano esempii in altri gruppi di pesci in cui la forma definitiva è preceduta da due o tre stadii differenti. La forma del corpo nei Leptocetali varia da quella assai compressa come foglia a quella cilindrica. Le specie di forma cilindrica però in uno stato anteriore sono compresse, ciò che ha fatto credere alla esi stenza di tipi diversi (Melmichthys punctatus Raf. e Leptocephalus Morrisi Gm.). La struttura delie parti ci rivela che vario è il grado di compli- cazione organica in cui si trovano. Possiamo dire che per molti riguardi sono esseri piuttosto immaturi che semplici, anzi taluni sono provvisti — 100 — di organi che mancano negli adulti, per esempio le pinne pettorali. Due foglietti muscolari rivestiti dalla pelle costituiscono i lati del corpo e ri- sultano da più strati di fibre primitive longitudinali divise in brevi por- zioni le quali si addentellano una con l’altra senza tessuto connettivo intermedio. Le linee piegate ad angolo, disposte in serie sui lati del corpo, sono appunto gl’interstizii delle porzioni addentellate. Nelle forme com- presse il numero degli strati di fibre primitive è meno considerevole che nelle forme arrotondate. Tra i due foglietti vi è un tessuto gelatinoso il quale istologicamente è formato da una sostanza fondamentale omo- genea e da numerosi fili che sono trasformazione delle cellule mucose. In mezzo ad esso scorre la corda dorsale. Questa è divisa in segmenti cartilaginosi, compressi sui lati esterni e separati da lamine di tessuto connettivo. Nel tratto anteriore questi segmenti sono più alti che lun- ghi, posteriormente al contrario. Negli stati più immaturi sono intera- mente sprovvisti di processi neurali ed emali. Nei più adulti, rappresen- tati dai Leptocefali cilindrici (Z/e/michthys) questi processi esistono e nel- l’ultima porzione della corda appariscono pure le lamine corrispondenti in cui si osserva un principio di ossificazione. Il differenziamento della corda in taluni progredisce dall’estremità posteriore all’anteriore (Lepto- cephalus Morrisi , ecc.). Nel Leptocephalus longirostris invece essa è più semplice in dietro che in avanti. Il canale digestivo scorre dritto e spesso è provvisto di un rigonfiamento a guisa di ventriglio e di un cieco. La vescica natatoria quando esiste comunica con l'intestino. Il sistema cir- colatorio e nervoso sono molto sviluppati. In alcuni nell'ultimo periodo dello stato di Leptocefalo succede un ac- corciamento considerevole del corpo, fenomeno invero strano essendo per legge che gli organismi si allungano sempre più avanzando in età fin- chè raggiungono la statura che è loro propria. Nondimeno esso non è che transitorio, perchè quando l’animale ha preso i caratteri definitivi rico- mincia ad allungarsi. È stato quasi intraveduto dal Giinther, il quale trovando che i più piccoli del Conger vulgaris perfettamente sviluppati sono meno grandi dei comuni esemplari di ZLeptocephalus Morrisi fa os- servare che se l’animale è normalmente soggetto a’ metamorfosi, questa non è accompagnata da un corrispondente accrescimento dell’ intiero Corpo. In altre specie il corpo impicciolisce in senso opposto, vale a dire si restringe senza accorciarsi. Ce ne offre un esempio VMyoprorus nel quale la massima altezza del corpo può scemare fino alla sua tredicesima parte e non viene più raggiunta nel consecutivo accrescimento, — 101 — Io ho cercato di sapere se fuori della famiglia dei Congeroidi avesse luogo lo stesso fenomeno di riduzione del corpo in altre specie di Te- leostei soggette ad emimetamorfosi, e mi sono persuaso che non è esclu- sivo di quella famiglia. È noto che in queste specie alcuni individui gio- vani con l'aspetto degli adulti possono trovarsi più piccoli di altri indi- vidui non ancora trasformati. Ciò si è spiegato ammettendo una preco- cità o un ritardo, secondo le circostanze , nell’ epoca della metamorfosi. Invero quando si tratta di piccole differenze di statura questa supposi- zione non è improbabile. Ma quando le proporzioni della forma giova- nile giungono a superare di molto quelle dei piccoli esemplari coi ca- ratteri della forma adulta si deve credere che la metamorfosi è accom- pagnata da riduzione. Una specie di Gadoide che io descrissi col nome di Hypsirhynchus hepaticus ce ne dà un esempio rimarchevole. La sua larva con pinne ventrali molto allungate e il corpo bianco trasparente arriva ad avere 9 centimetri di lunghezza totale mentre i più piccoli individui normali con ventrali più corte e il corpo castagno non sono lunghi che la metà. Abbiamo altri esempii nel Dactylopterus volitans, i cui giovani rappresentati dal Cephalocanthus sono alle volte più grandi dei giovani normali (Steindachner), nella Motella communis il cui stato immaturo corrisponde al Brosmius eriguus, ecc. In questi casi l' impic- ciolimento del corpo avviene in tutto l'insieme delle parti (redeuctio fotzus corporis). Ma per lo più essa comprende soltanto alcuni organi, come le pinne ventrali, la dorsale, ecc. Nelle tre specie di Conger di cui ora faremo conoscere la metamor- fosi è degno d’ attenzione il fatto della rarità della forma di passaggio da quella di Leptocephalus a quella dell'animale compiuto che sono invece comuni. Nel Netffastfoma è anche eccessivamente rara la forma che sta per prendere l'aspetto definitivo. l. Conger vulgaris Cuv. Il sig. Gill (1) ha espresso l’opinione che il ZLeptocephalus Morris Gm. sia un giovine di Conger eulgaris. Il Dr. Giinther si dichiara pienamente convinto dell’ esattezza di questo ravvicinamento ma pone il dubbio se il primo sia uno stato normale di metamorfosi del secondo o una forma arrestata nello sviluppo. Quest'ultima supposizione adesso non è più am- missibile. (1) Proc. Acad. Nat. Se. Phil. 1861. — 102 — Primo stadio 0 larvale.--Negli individui più giovani del L. Morrisi la forma del corpo è subcompressa, nei più adulti, i quali non arrivano mai alla maggiore lunghezza dei primi, è cilindrica. La lunghezza del capo si comprende 12-15 volte nella totale lunghezza. Il muso è assai ottuso. Le mascelle sono quasi eguali. I denti mancano o sono rudimentari. Ai lati dell’estremità del muso, sul contorno della bocca, si aprono due na- rici con brevissimo tubo. La pinna dorsale comincia tanto più in dietro del capo quanto più lungo e meno rotondo è il corpo, vale a dire quanto è più giovane l’animale. Così la sua distanza della fessura branchiale misura da 1 ?/, a 3 volte la lunghezza del capo. Le pettorali sono me- diocremente ottuse. Lungo la linea laterale vi è un ordine di punti neri, cue altri ordini scorrono lungo il ventre, altri tre ordini dietro l’ano, di cui uno alla base dell’anale e due ai lati. Il canale intestinale è dritto, dietro la metà della sua lunghezza offre un rigonfiamento pilorico al quale si connettono un cieco semplice e la vescica natatoria che è bifida in avanti. Il fegato è formato da un solo lobo allungato, stretto e ap- piattito coi due margini retti. La tige dorsale è coperta sui lati da un reticolo fibroso a maglie esagonali e risulta di 154 vertebre provviste di processi neurali ed emali. I più lunghi dei miei esemplari misurano 115 mm.;, i piùcorti 54 mm. Secondo stadio o semilarvale. — Il corpo è rotondato, bianco semitra- sparente, il capo più lungo che nel L. Morrisi comprendendosi 7 !/, volte nella intiera lunghezza, le mascelle sono munite di denti, la dorsale na- sce in direzione dell’ apice delle pettorali. La parte superiore del capo è grigiastra per minutissimi punti foschi. Sui lati del dorso scorrono due fascie dello stesso colore appena accennate. Una serie di punti seuri lungo la linea laterale, non ben distinti, due serie lungo il ventre, tre serie dietro l’ano, come nel ZL. .Morrisi. Ho visto pochissimi esemplari lunghi da. a 90m > Terzo stadio.—Nei giovani di (. cul/garis aventi aspetto normale, lun- ghi da 76 a 120 mm,, il capo è un poco più allungato che nel secondo stadio, l’origine della dorsale si trova allo stesso punto. Il corpo è affatto opaco, fosco in alto, biancastro in sotto. Nei più piccoli è più chiaro con due fascie castagne lungo i lati del dorso molto spiccate, una serie di punti neri lungo la linea laterale più o meno regolarmente disposti e una lungo la base della dorsale e dell’anale. La forma del secondo stadio mostra ad evidenza che il L. Morresé si trasforma nel C. vulgaris. Essa si rattacca al primo pel sistema dei punti, quale non s'incontra in nessun altro Leptocefalo conosciuto, e al secondo — 105 — per la presenza delle due fascie del dorso. L’ esistenza di individui nor- mali di C. culgaris più corti del ZL. Morrisi prova d'altra parte che du- rante la metamorfosi l’animale subisce un accorciamento e da ciò deriva la differenza nel cominciamento della dorsale e in parte la diversa lun- ghezza del capo in rapporto alla lunghezza del corpo. (continua) Dorr:'G. RIGGTO rn" Arenamento di sette CA PIDOGLI (Physeter (Catodon) macrocephalus, Lin.) nel mare di Marsala Benchè l’ arenamento di Capidogli lungo le coste italiane, non si possa dire oramai un caso veramente straordinario, pur tuttavia il fatto dello arenamento di ben sette Capidogli tutti in una volta, costituisce un av- venimento interessante e degno sempre di speciale menzione. Perciò ho creduto bene di darne conoscenza in questo giornale, indicando breve- mente i particolari che lo accompagnarono e lo seguirono. La sera del 25 novembre, in Marsala, poco dopo il tramonto e con un mare assai tranquillo, alcune persone ehe si trovavano fuori Porta Nuova, lungo l’amena passeggiata in riva al mare del Capo Boeo, o Li- libeo , avvertirono , alla distanza di qualche chilometro dalla spiaggia, un insolito rumore ed il rapido passaggio di una massa nera sormontata da una specie di nebbia biancastra, che si dirigeva da ovest verso est. Al momento si credette fosse il passaggio di qualche nave da guerra per ignota destinazione. Presso a poco alla stessa ora, come si venne a sapere poi, da alcune persone dell’ Isola Longa, fu avvertito un fortissimo rimescolio delle acque ed un assordante rumore, che fu ritenuto allora per terre- moto. L'indomani 26, dagli abitanti dell’ isola predetta furono osser- vate, alla distanza di circa un chilometro, delle grandi masse, a guisa di — 104— navi, che lanciavano di tratto in tratto dei getti di acqua (1) (vapor di acqua ?) ad una discreta altezza. Capirono allora che si trattava di pesci (1) Dai sig. Antonino Bertolini e Marco Luna, persone degne di fede e testimoni oculari del fatto cui accenno in questa nota, mi è stato raccontato, che essi, recatisi per i primi a constatare l’arenamento dei Capidogli, osservarono che questi animali emettevano dal- l’unico sfiatatoio, dei forti getti di acqua, sopratutto quando venivano stimolati, e che il getto, il quale d’ordinario era diretto all'indietro, nel momento dello stimolo, si rivolgeva da questo lato, per cui, in loro presenza, due marinari vennero per bene bagnati. Ho sten- tato, e stento tuttora a credere a questo fatto, sopratutto nella parte riguardante la riversibilità del getto; ma insistendo le suddette persone sulla veridicità di quanto asse- rivano, bisognava cercare una plausibile spiegazione della cosa. Per la disposizione anatomica degli organi di questi animali, il velo pendolo abbracecia la laringe, e ne impedisce la comunicazione colla faringe. Per cui non si può ammettere certamente che l’acqua venga presa colla bocca, ma bisognerebbe supporre che questi animali aspi- rassero l’aequa dallo stesso sfiatatoio e che poi, a mezzo di una potente respirazione la lanciassero con forza. A meno che poi non esistesse in questi Cetacei una speciale dispo- sizione, per la quale, una parte dell’acqua presa colla bocca, venisse espulsa dalle narici. Ma niente di simile accenna in proposito il De Sanctis nella sua Monografia Zoologico- Zootomica del Capodoglio. La prima supposizione parrebbe intanto avvalorata dal fatto osservato dal sig. Bertolini che cioè, i Capidogli, prima di emettere il getto, facevano un movimento, col quale procuravano di sommergere lo sfiatatoio onde aspirare l’acqua. Ricorderò pure che diversi autori parlano di vere colonne d’ acqua emesse da questi animali. Lo stesso De Sanctis nella sua Monografia p.1,dice appunto che il Capodoglio arenato a Porto S. Giorgio, emetteva getti d’acqua all'altezza di circa 70 cent. Tale supposizione è però considerata come erronea , e si dice che questi getti sono di vapore acqueo, proveniente dagli enormi polmoni di questi animali, il quale, condensan- dosi all’aria fredda, produce il getto caratteristico dei Cetacei soffiatori. Tuttavia, se questo fatto si può ammettere per i Cetacei che vivono nei mari freddi, non è possibile ammet- terlo per quelli che vivono in mari caldi o temperati, nei quali si può produrre una spe- cie di nube, ma non un vero getto. Ho fatto osservare queste cose ai sopradetti Signori, ma essi insistevano sempre affermando trattarsi di vera e propria. acqua; tanto più che nei primi giorni dello arenamento dei Capidogli, il tempo era buonissimo e piuttosto caldo. Però, quando diverse persone affermano la stessa cosa, non si può scartarla senz'altro, ma piuttosto discuterla, osservarla ed esaminare quanto di vero vi possa essere sul pro- posito, e solo allora dato un risultato negativo, rigettarla del tutto. Da parte mia intanto, non affermo niente, perchè niente di simile ho veduto ocularmente. Ho voluto tuttavia ricordare il fatto, affinchè vi si ponga attenzione da parte di coloro che avessero occasione di osservare Capidogli viventi. Il fatto, se fosse vero, sarebbe ad- dirittura interessante, poichè, ricorderebbe quanto di simile fanno gli Flefanti, quando, dopo avere assorbita acqua nella proboscide, la riversano addosso a coloro che si fanno giuoco di loro e l’inquietano; ed una vera proboscide, ma immobile, potrebbe dirsi il ca- naie nasale del Capodoglio, che, per recarsi dal punto di origine alla parte anteriore, dove si apre, deve percorrere un paio di metri e anche più. — 105 — di smisurata grandezza ; ciò non ostante non seppero decidersi ad av- vicinarli, e fu solo l'indomani 27 che poterono avvertire del fatto una barca peschereccia, la quale, più ardita, si avvicinò e potè constatare che realmente si trattava di ben sette grandi, anzi enormi pesci, che si di- battevano furiosamente in un basso fondo poco discosto dall'isola pre- detta. Nel tempo stesso , uno dei marinai (Mario Scardino Gerardi), ta- gliò ad uno degli animali un pezzo di pelle e la portò al Municipio di Marsala. Allora si recarono sul luogo peri primi, i signori Antonino Bertolini, Direttore dell’ ufficio Municipale di Igiene in Marsala ed il si- gnor Marco Luna da Trapani, domiciliato in Marsala, i quali constata- rono che non si trattava di pesci, ma bensì di Cetacei, e precisamente di sette grandi Capidogli arenati colà. I suddetti signori Bertolini e Luna mi assicurarono, che i Capidoglio facevano sentire di tratto in tratto una specie di muggito caratteristico. Lo specchio d’acqua, nel quale si dibattevano, era assai limitato, e tutti i cetacei erano posti vicini l'uno all’ altro, in un basso fondo, oscillante tra la profondità di uno a due metri. Essi stavano coricati di fianco in modo, che solo una parte del loro corpo emergeva fuori dell’ acqua. Il punto preciso dove avvenne lo arenamento è posto fra l'isola di Favignana e la spiaggia di Marsala, di fronte all'isola grande o Longa, che chiude il cosidetto Stagrone di Marsala, cioè l'antico porto di questa città, e precisamente rimpetto l estremità dell’ isola detta rate Janni, dalla quale distavano circa un chilometro, e 5 o 6 dalla spiaggia di Marsala. Accertato che si trattava di Capidogli, animali mai visti a Marsala , cominciò un via vai di persone in barchette, per vedere i mostri marini, i quali sembrarono dapprima più grandi di quello che non fossero (me- tri 14 a 19); ma più tardi, misurati esattamente, si trovò che non supe- ravano i 12 metri di lunghezza, ciò che prova chiaramente che si trat- tava di individui giovani (1). Due dei sette Cetacei morirono il 30 no- vembre, gli altri cinque nei quattro giorni successivi. Per ragioni di ufficio potei recarmi solo il 4 dicembre, unitamente al mio collega sig. Tedosio De Stefani, in Marsala, dove la sera precedente era arrivato l’Illustre Prof. Kleinenberg di Messina, recatosi colà per in- carico del Governo. E fu insieme allo stesso Professore che potemmo re- carci sul luogo dello arenamento; ma il mare era talmente agitato che ap- (1) Tre, dei quali potei avere le precise misure, erano lunghi rispettivamente met. 11,05; 11,02; 10,60; quest’ultimo fu quello assegnato al Museo Zoologico di Palermo, 2? b) di (©) le] Il Naturalista Siciliano, Anno XII 14 — 106 — pena si potè constatare che si trattava di Capidogli. Dapprima si ritenne che 6 dei 7 animali fossero maschi, il 7° femina; ma più tardi il Prof. Kleinenberg, che restò sul luogo, potè constatare che erano tutti maschi, e che la pretesa femina era un maschio col pene completamente. riti- rato. Il Governo intanto, naturale proprietario di questi animali, onde to- gliersi l’impiccio di questi ospiti insalutati, li vendeva, per mezzo della locale Capitaneria di porto, ad una società di Marsalesi per la tenue somma di lire 570, coll’obbligo però, di consegnarne gli scheletri al Prof. Kleinenberg, che li avrebbe distribuiti ai varî Musei, come poi fece. Gli assuntori però, provvisti di pochi ed inadeguati mezzi per tanta mole di lavoro, ed anche pel cattivo tempo che successe dopo fatto il con- tratto, poterono trarli a terra dopo diversi giorni dacchè erano morti, in modo, che quando si potè cominciare il lavoro, gli animali erano gia in uno stato di avanzata putrefazione , per la qual cosa nessuna uti lità scientifica potè trarsi dagli organi interni di questi animali. Men- tre, se almeno uno fosse stato condotto subito a terra, avrebbe potuto dare un prezioso materiale di studio per completare le nostre cognizioni anatomiche sopra questi curiosi ed interessanti animali, specialmente sul sistema nervoso, e si sarebbe completato così quanto fu fatto dal Prof. De Sanctis, sopra il Capidoglio arenato nel 1874 a Porto S. Giorgio. Son noti parecchi casi di arenamento di Capidogli lungo le coste ita- liane. I Prof. Cornalia e Desanctis (1) ricordano quelli di Pesaro (1715), Golfo Veneto (1715), Villafranca (1726), Pelles (1750), Rovigno (1764), Zara (1767), Fano (1768), Marotta (1775), S. Elpidio (18053), Chioggia (1810), Villa- franca, (1827) il cranio del quale si conserva nel Museo di Torino, Budua (1837), Cittanuova (1853, 6 indiv.), Tropea, (1868) di cui lo scheletro è a Bologna. A questi si aggiunge quello di Porto S. Giorgio (1874), studiato da De Sanctis, quelli di Pola ed Orbetello, i cui scheletri si conservano nei Musei di Roma e di Firenze. Come si vede, tali casi sono piuttosto numerosi, e certo lo sarebbero di più, se tutti quelli avvenuti fossero noti, mentre realmente è certo che alcuni di essi sono o sconosciuti del tutto o non registrati. Tutti questi fatti concorrono a provare come il Capodoglio sia uno degli a- bitatori ordinari del Mediterraneo. (1) Corn., Fauna italica. I Mammiferi, p. 68; De Sanct., Monog. Zool. Zoot. del Ca- pidoglio, 1881. — 107 — Sulle coste della Sicilia non è questa certamente la prima volta che il Capodoglio viene ad arenare. Il Mongitore (Sicil. ricerc. vol. II) ed altri scrittori antichi, parlano di mostri marini di smisurata grandezza, capitati in varie parti dell'Isola, e che verisimilmente potrebbero essere Capidoglio. Lo stesso Mongito- re, più oltre, nel medesimo vol. II, (p. 98) parla pure di 12 enormi pesci, arenati nel littorale di Mazzara, e dai quali si estrasse molto olio ; la qual cosa fa supporre trattarsi con ogni probabilità di Capidogli. Nel Museo Zoologico di Palermo si conserva una mandibola di giovane Ca- podoglio, lunga metri 2, con 16 denti per lato, conici, aguzzi e ricurvi posteriormente ed internamente; nella parte posteriore staccata della man- dibola sì notano le traccie alveolari di altri 4 o 5 denti; abbiamo inol- tre alcune vertebre, delle costole ed un omero, appartenenti certamente allo stesso animale, con tutta probabilità arenato nel nostro mare , ma non sì sa quando. Per notizie raccolte a Marsala, mi risulta ancora che nel 1861, un Ca- podoglio più grande di quelli di Marsala, arenò a Mazzara presso lo Baia S. Vito, e dal quale si estrasse una quantità enorme di olio. Cinque o sei anni addietro, un altro Capodoglio arenò presso l'isola di Favignana, ma non so cosa se ne sia fatto. Più recentemente ancora, appena 1 anno scorso (1891), presso il paesello di Sferracavallo, a pochi chilometri da Palermo, incagliò un Capodoglio, forse però morto precedentemente ; esso fu veduto da alcuni pescatori locali, i quali, essendo il mare assai cattivo, non poterono estrarne che la sola mandibola ed alcuni denti dalla corona assai corrosa, segno di individuo di certa età; il resto del corpo fu trascinato al largo, e null’ altro si potè avere, ad onta delle promesse fatte. La mandibola, che ho acquistato pel Gabinetto di Storia naturale del R. Istituto tecnico di Palermo, è lunga metri 1, 98, e vi si possono contare 24 cavità alveolari nel lato destro e 253 nel sinistro. Infine il Prof. M. Lessona, nella Storia naturale illustrata Parte I « I Mam- miferi » , ricorda anch’ egli un caso di arenamento di 5 giovani Capidogli, avvenuto in Sicilia il 6 febbraro 18753, sulla spiaggia di Marza, presso Pozzallo. Dei sette scheletri di Capidoglio arenati.a Marsala, uno andò a male perchè si disgregò prima di arrivare a terra, e fu rinunziato dal Prof. Kleinenberg , gli altri sei furono distribuiti, col consenso del Ministero, in questo modo : uno al Liceo di Trapani, uno a Marsala, che lo richiese per ricordare il memorabile avvenimento, e gli altri 4 ai Musei Zoologici Universitarî di Messina, Palermo, Napoli e Pisa. = 108 = A Il Capodoglio e la Balena si possono dire i giganti del mare e della terra, essendo essi gli animali che raggiungono le maggiori dimensioni. La lunghezza a cui suole arrivare d’ordinario il Capidoglio, allo stato a- dulto, è dai 15 ai 20 metri; talvolta qualche maschio adulto arriva fino ai 23, e qualche autore dice anche fino a 25 o 26! Quello arenato a Pesaro era lungo 18 metri e pesava 453000 Kg. (De Sanctis). I piccoli di questo animale, appena nati, sono agili e misurano 4 metri; sono già quasi il doppio del Delfino comune adulto! Il Capidoglio è animale gregario, sopratutto quando è giovane, ed è quasi cosmopolita. Si riscontra in quasi tutti i mari compresi fra i 60° di la- titudine nord e sud; dà però, a quanto sembra, la preferenza ai mari del sud, e scarseggia piuttosto in quelli del Nord. Talvolta, e non di rado, a detta dei navigatori, se ne incontrano frotte di 200 o 500 individui; ciò spiega come talvolta avvengano casi di arenamento di numerosi in- dividui, sbandati dal gruppo principale, tutti in una volta, come ad esempio quello avvenuto ad Audierne, in Bretagna, nel 1874, di 31 indiv.; quello dell'Elba di 17 indiv.; quello citato dal Mongitore in Mazzara di 12 indiv., ed in ultimo, senza dire di altri, quello avvenuto di recente a Marsala. Non mi dilungo ulteriormente in notizie generali sopra questo Cetaceo, giacchè, sia per la sua forma caratteristica e le sue dimensioni colossali, sia per tante altre particolarità, non vi è libro di Storia naturale, anche elementare, che non se ne occupi, facendone una storia più o meno e- stesa e spesso anche figurandolo. Non posso intanto chiudere questo sommario articolo, senza rivolgere una cordiale parola di ringraziamento al mio carissimo amico signor (. B. Simoncini, il quale, oltre ad avermi fornito le indicazioni relative all’ arenamento dei Capidogli, mi è stato largo, lui e la famiglia, di cortesie personali indimenticabili, in occasione delle mie diverse gite in Marsala. — Si abbia egli inoltre i miei ringraziamenti e quelli del mio Direttore Prof. Comm. Doderlein, per le cure speciali e disinteressate, che si ebbe in Marsala per lo scheletro del Capidoglio destinato al Museo Zoologico di Palermo. Dal Museo Zoologico — Palermo Dicembre 1892 Enrico Ragusa — Direttore resp. y TT TT.) FEBBRAJO 1893 zi vi GIORNALE DI SCIENZE NATURAL] = —— se uhroe SI PUBBLICA OGNI PRIMO DI MESE o ABBONAMENTO ANNUALE ELAEne gent, ; Re AN SV en ROL oi RARI OT PORNEI LN EPA COMIERESINEPE UNIONE POSTALE: Vi E RR Re AR AVPRI PAESI i IAT E SURE RIO A nea ENENUME ROS ERA RBEDDE CONZIAVOLE ii e na a n de dd » SENZAMTA VOLE; (uo, ya L. G. ° Ce GLI ABBONAMENTI COMINCERANNO DAL 1° DI OTTOBRE DI OGNI ANNO Indirizzare tutto ciò che riguarda | Amministrazione e Redazione al sig. ENRICO RAGUSA, in Palermo, Via Stabile N. 89. SOMMARIO DEL' NUM. 5. Spada—Contribuzione alla Fauna Marchegiana. SATO finora tr Lu nel territorio di Osimo (cont.) Riggio — Corrispondenze scientifiche moderne degli animali figurati nel Pamphyton siculum del Cupani (fine). . Facciolà — Sull’ esistenza di forme di passaggio da alcune specie di Lepto- cefalidi agli adulti corrispondenti (cont.) . Minà-Palumbo— Rettili ed Anfibi Nebrodensi (cont.) __P_——_""T LO LTt_—_—_— | PALERMO Stabilimento Tipografico Virzà " 1893 » SIMMIVILETTIVEVINHADINIARIENITAKLETASHAARIAD INTATETAIVASARKTHELAKKKKKETRLELETIEBEDIABRAKATARLAKBMIRKbHIARI FILA praLitaba bre RatAizi: (E, LE Ae Gi gi MIE ANNO XII. «(9/ ILNATURALISTA SICILIANO I FTIUNNVIDIBIBLALABINEDITIBRATINIDALDETOBEROOEDVVKINORRAARRTOBERARNBRABINORABENOROBRAFAEROAEGROARAVANTOBTARKABKOATIANARARIVTRABOBDADIAROBRAEROBORBABERTABHAIRATAITABANOTABAVONERARADRARATDATDABONDARDODENREBGARGOBDODAORANRARRAnoNDARARARKAtAVtORRATARKAgnURARRO Ra vRREiLALIT Cudia re nsannintici (R SS a \ ti Da o dI AR PPEATO Lul RE Ca AFRRARIARRREIRIIIISA AAA SAN IL NATURALISTA SICILIANO CONTRIBUZIONE ALLA FAUNA MARCHEGIANA —_te+-_ REBPIDONTERI fimora trovati mel'territorio di Osimo PER TERE ONES CORSEAIDE (Cont. ved. Num. prec...) Fam. VII. — Hesperidae Gen. 25. — Spilothyrus, Dup. S. alceae, Esp. (Malvae, Hb). —Tutte le stagioni in tutto il territorio nei campi e sui prati. Bruco sulla Malva syleestris. S. lavaterae, Esp.-- Estate. Due individui in copula sopra una pianta di Erba medica nei dintorni di Osimo. Bruco sulla Stack ys recta. Gen. 24. — Syrichtus, Bdv. S. Proto, Esp.—Estate: M. Ragalo, M. di S. Stefano, due soli individui sul margine di un fosso, in copula. Bruco sul /Alomis lichnitis. S. malvae, L. (Alveolus Hb.). - Primavera ed Estate: Monti di S. Ste- fano frequente, rara nelle altre località sui fiori di Malva. 3ruco sulla Potertilla varia e Comarum palustre. S. » v. Taras Meig—Estate: un solo individuo a M.- Torto, preso volando. Bruco forse come il tipo. II Naturalista Siciliano, Anno XII, ? — 110 — S. Sao, Hb. (Sertorius, 0.)— Estate: M. di S. Stefano e M. Torto posata sulle ombrellifere, molto frequente. 3ruco sul Poterium Sanguisorba, Rubus idaeus e It. fruti- COSUS. S. Orbifer, Hb.—Estate : un solo individuo in copula col S. Proto a M. S. Stefano sopra un’Ombrellifera. 3ruco ignoto. (Gen. 25. — Nisoniades, II. N. tages, L.-—Primavera ed Estate: M. Torto, Monti di S. Stefano e Can- none sui fiori dei campi. Bruco sulla Coronilla varia, Eryngium amatistinitm, e Lo- tus corniculatus. (Yen. 26.— Hesperia, Bdv. H. thaumas, Hfn. (Linea, S.V).— Estate e principio di Autunno: frequente in tutto il territorio sui prati e qualche volta sulle siepi. Bruco sull’ Aira montana, Festuca ovina, I. fluitans e L’hleum pratense. H. comma, L.— Primavera ed Estate: Monti di S. Stefano e Casenuove presa sempre al volo. Bruco sulla Coronil/la varia. H. lineola, 0. Primavera ed Estate: comune sui prati e nei giardini del territorio spesso posata sulla Lavanda, Bruco sulla Poa annua ed Ho!cus lanatus. H. sylvanus, Esp Primavera, Estate ed Autunno: comunissima in tutto il territorio sui campi, selve, prati e siepi. 3ruco iberante sull’Avena elatior, A. sativa, Pva annua ed Holcus lanatus. H. nostradamus, F. (Pygmaeus Cvr.)-— Estate e principio di Autunno: frequente nel territorio nei prati associata ed in copula con VM, lincola ed H., thaumas, — lil bl ee trio Ced SPHINGES Fam. IX. - Sphingidae (ten. 27. — Acherontia, Ochs. A. Atropos, L.--Primavera (non comune). Estate (frequente), Autunno (rara) in tutto il territorio : nel 1890 fu talmente comune in alcune località che il raccolto delle patate andò perduto. 3ruco sul Solanun: tuberosum, Convoleulus saepium, Jasmi- nium officinale, Licium europeum,e Datura Stramonium. Gen. 28. — Sphinx, O. S. convolvuli, L.— Estate ed Autunno : in tutto il territorio sui fiori di Petunia, Datura, Convoleulus, Lonicera e Verbena sul crepu- scolo. Bruco sul Conroleulus cantabrica e C. saepium. S pinastri, L.— Estate: Osimo: nel passeggio di strada nuova e molte entro le lampade della luce elettrica assieme ad altri Lepi- dotteri. 3ruco sul Pinus pinea, PD. sylvestris, P. marittima e P. abies. Gen. 29. — Deilephila, Ochs. D. euphorbiae, L.— Estate. Un solo individuo assieme alla S. convolvuli nel boschetto Orsi sopra la Datura. Bruco sull’ Euphorbia cyparissias, E. Gerardiana, E. esula, ed £. mniceensis. D. Elpenor, L.—- Primavera ed Estate: frequente nei giardini e trovata pure entro le lampade della luce elettrica. Bruco sull'Epilobium palustre, Gallium verum, e Vitis vini fera. — 112 — Gen. 30. — Smerinthus, Ochs. S. tiliae, L.Primavera ed Estate : Boschetto Bellini, Petrini e Simnonetti posata sui tronchi di Tiglio. Bruco sulla. Tila europea ed Ulmus campestris,. S. populi, L.--Primavera ed Estate: frequente sui tronchi di Pioppo nel!e valli del Musone, Aspio, fosso di Rigo e di Scaricalasino. Bruco sul Populus nigra, Betula alba e Salix caprea. S. quercus, Schif. — S. V.—Estate : Osimo e Casenuove due soli indivi- dui uno sull’Olmo e l’altro sopra il tronco di una Rovere. Bruco sulla Quercus robur, Q. iler, e . pedunculata. Gen. 31.— Macroglossa, O. M. Stellatarum, L.— Tutte le stagioni in tutto il territorio nelle case e nei giardini, eliofila. Bruco sul Gallium verum, G. Aparine, Rubia tinctorum e It. peregrina. Fam. X.— Sesiidae Gen. 32. — Trochilium, Scop. T. apiformis, L. (Crabroaiformis, S V.)— Estate: finora un solo indivi duo nel passeggio di Piazzanuova sulla Scaglionata delle mura nuove. Bruco nei tronchi di /’opulus nigra e Salice caprea. Gen. 53. — Sesia, F. S. crysidiformis Esp. ab. Calconemis, Stgr. — Estate: due soli individui al M. dei Cipressi sopra un cardo, in copula. Bruco sul /Rumer crispus ed Artemisia campestris. S. conopiformis, Esp. (Nomodaeformis, Lasp.)-- Estate un solo individuo sul passeggio di Strada nuova sopra un fiore di Sambuco. 3ruco sui tronchi di Quercus £obur. S. anthraciformis, Rbr.— Estate: cinque individui in un giardino a M. Ragalo sui fiori di Santonina presi col tubo di vetro. 3ruco sull'Euphorbia myrsinites. — 113 — Fam. IX. —- Thyrididae Gen. 54. — Thyris, Ill. Th. fenestrella, Scop. (Marica, Cyr.).—Primavera in fine e principio di Estate: valle del Musone alle Case nuove, un solo individuo sopra un ombrello di Sambuco. Bruco sulla (lematis citalba, Sambucus nigra e Dypsacus sylvestris. Th. diapnana, Stg. (Vitrina, H. S.)— Estate: M. Fiorentino nella selva un solo individuo preso alla caccia alla Lanterna. Bruco sul /’hRaseolus vulgaris molto frequente, però non ne ho potuto mai ottenere l’insetto perfetto che però non credo sia raro. Fam. XII. Zygygaenidae Gen. 59. — Zygaena, F. Z. filipendulae, L.—Primavera ed Estate: in tutto il territorio sui prati. Bruco sul /ieracium pilosella e Trifolium pratense. Z. lonicerae, Esp.— Estate: un solo individuo assieme al tipo alla Vesco- vara sul Caprifoglio. Bruco sulla Vicia sativa, Trifolium pratense, Lotus corni- culatus ed Hippocrepis comosa. Z. scabiosae, Esp. (Phythia, Rossi) — Estate: M. Fiorentino e Prati di Rigo, due individui sopra una sScabiosa. Bruco sul 7rifoltum pratense e Scabiosa arvensis. Z. trif lii, Esp_Estate : frequente in tutto il territorio assieme al tipo nei luoghi erbosi particolarmente sulle scabiose. Bruco sul 7ifolium pratense e Lotus corniculatus. Fam. XII. - Syntomidae Gen. 36. — Syntomis, Ill. S. phegea, L. — Estate : in tutto il territorio comunissima nelle siepi e nei prati. Bruco sulla /lantago major, Rumexr acetosa, Scabiosa gra- muntia, S. columbaria, Quercus robur e Prunus cerasus. — 4 — S. phegea, ab. phegeides, Spada—Estate: Boschetto Butteri assieme a molti individui del tipo sulla lavanda. .Un solo individuo trovai di questa aberrazione e da questo e dalle altre aberrazioni dif- ferisce per i seguenti caratteri. Nelle ali anteriori ha cinque soli punti disposti a modo di V rovesciato cioè 1. 2. 2. gli ul- timi un po più grandi; nelle ali posteriori ha due soli punti ollittici assai schiacciati: la fascia anteriore poi del corsaletto è lineare ed in forma di piccola lunula con gli apici rivolti verso il capo. (Gen. 57. — Naclia, Bdv. N. Ancilla, L.— Estate : frequente nel territorio nelle siepi ‘ed a piedi ai muri sil terriccio tra le erbe particolarmente sulle Eu- forbie. 3ruco sul ZLichen parietinus. N. punctata, F.-- Estate e principio di Autunno in tutto il territorio a piedi alle siepi. Bruco sui ZLicheni degli alberi. N. » vv. fumula, Frr.—Estate: un solo individuo a M. Fiorentino so- pra una Euforbia a piedi alla mura interna. Bruco forse sui Licheni degli alberi come il tipo. BIMBYCES Fam. XIV. — Lithosidae Gen. 58. — Lithosia, Fab. L. Muscerda, Hfn. (Perlella, Rossi) —Estate e principio di Autunno : Selva Simonetti due individui sui licheni tra Verba dei prati. 3ruco sui ZLicheni. L. griseola, Hb. —Estate: M. Fiorentino e M. S. Pietro nelle siepi. Bruco sopra i Licheni ai piedi delle Querce, Pioppi o Pruni. L. deplana, Esp. (Depressa, F.) — Estate : un solo individuo nella selva di M. S, Pietro. ‘mel prati: Bruco sui Zicheni delle Conifere. L. complana, L.— Estate: M. S. Stefano, M. Ragalo e M. dei Cipressi sulle Querce. ìruco sulle folie di Quercus robur e prunus spinosa. (continua) — 115 — DoTT. G. RIGGIO CORRISPONDENZE SCIENTIFICHE MODERNE DEGLI Animali figurati nel PAMPEYTON SICULUM del Cupani (Cont. e fine v. N. pr.) UCCELLI Steganopodes Vol. III tav. 154 Mergus rostricurvus ater ferus... - Phalacrocorax carbo, in Herodiones » » 38 Ardea Jonst. . . . . . Ardea cinerea, Linn. » » 67 f.2. Ardea stellaris maior rubra alia vix cristata +. . id. purpurea, Lin. » » Jol Ardea candida minor. . . Egretta Garzetta, Lin. » » 43 f. 1. Ardea minor candida plu- viali purpurantis ac fla- ventis aurore cirrata . Ardeola ralloides,Scop. » » S4 f.2. Ardea minor fulvo fusco co- COVCISRMI Oo Ae, id. ide » » 43 f.2. Ardea minor alia flaventis albi subrufi et cinerei co- loris, dorso ala et vertice Wiogigst. ne ai Ardetia minuta, in. > » I35 f. 1. Ardea stellaris altera . . Botaurus stellaris, Lin. » » 155 Ardea minor fusca cinerca subrubra (cinerarius-ru - bro ne) (CIA. id. id. (1) Benoit, riporta pure al P%. cardo, il nome di Mergus verdaceo-fuseus, minor rostri eurcus, che io non ho trovato. (2) Benoit riferisce l’Ardea weénor ecc. alla A. ralloides; a me pare riferibile piuttosto al B. stellaris. — 116— Vol. HI tav. d f. 1. Ardea cinerea meca (greca, . sec. Ben.) dorso viridante Nyceticorax griseus, L.in. » » 50 f. 1. Ardea minor viridacea cine- POOR AA DSP POSI id. id. » » 147 Ardea marima et nigra vi- ridi purpurans rostro pe- dibusque rubris. . . . Ciconia nigra, Linn. Anseres » Di cda Senza nome ‘Non cit. Ben.) . . Anser segetum, Gmcl.? » » 15 f. 2. Anas fera dominicana . . Tadorna cornuta, Gmel. » » 82 f. 2. Anas dominicana mas (cfr. Ber Meo E 0 id. id. gt » » 83 f. 4. Anas sylwvestris collum vi- ride vulgo dicto . . . . Anas hboschas, Lin. g » » » f.2. Anassylvestris imperialis di- 1 cta muschiata nigromi- PSICO LG ARR SOIT i TER E id. 9 » » 59 £.3. Anas fera Serretta vulgo dieta mesoleuca 8: . . . id. id. (Cha » » 143 f. 2. Anas moschata pallens (4) . Anas strepera, Linn. ’ » Stel5of.1. Anas cochleari rostro . . Spatula clypeata, Linn. » > SI f. d. Anas silvestris omnium mi- nima pr... .,î... + Nettiancerecca, Linn. (1) Benoit, p. 295, e Doderlein, p. 268, riportano V Anas fera dominicana di Cupani alla Clangula glaucion, riferendosi forse al nome siciliano della specie. Io non posso es- sere dello stesso avviso di questi due illustri autori, poichè, dalla ispezione diretta e dai confronti che ho istituito colla figura del Cupani, trovo che essa somiglia assai poco alla Clangula, mentre pei caratteri del becco e del colorito va riferita manifestamente alla T. cornuta. (2) Benoit ritiene l'Ayas sevestris amperialis come A. strepera; per parte mia, dall’ e- same diretto che ho potuto fare della figura, inelino a ritenerla più facilmente A. boscas 9. 5) Piuttosto difficile riesce la determinazione di questa figura. Benoit la ritiene A. clypeata ; però pei caratteri che presenta e sopratutto per la forma del suo becco, essa non è affatto riferibile a questa specie; per parte mia la ritengo dubbiamente riferibile allA. doschas. (4) Benoit ritiene l’Ayas yoschata quale A. crecca; pci suoi caratteri mi pare piutto- sto riferibile all. strepera. (5) Benoit la riporta all’A. querquedula; a me pare piuttosto la erecca. — 117 Vol. III tav. 28 f. 1. Anas cesariata pedes rostro- que mubeis o a » Faligala rufina; Pall. » » SI f.5. Anas moscata vulgo Zinga- CORRI = vr » Falix-ferina, ian: » » 150 f.2. Anas sylvestris Zingarotta mas vulgo dicta. . . . Fulix fuligula, Lin. (F. cristata, Leach.) » » 2 f. 2.)Anas Tertiola imperialis vul- \ » » 02 f. 3. go dieta!) . . . . . Erismatura leucocephala, Scop. » > QI, Mergys longirostris , Jonst, Serra, vulgo . +. +. + +. Mergus serrator, Linn. » » 141 f.2. Mergus monialis alter . . id. ‘albellus, Linn. (Non cit Ben ) Schizognathae Columbae » » SS f. 5. Columba sylvestris locurria vulgo Tuduni . . . +. Columba palumbus, Lin. » » 114 f. 1. Palumbus saratilis Rucca- loru vulgo dictus . |. id. oenas, (mel. » » SS f. 1. Columba sylvestris marim (Maritima, Ben.) marineda id. livia, Bonn. Hemipodii » a «(L f. 2. Cotmmnieitriunguis. 0. Turnix sylvatica, Desf. (1) Benoit, p. 202, e Doderlein, p. 264, riportano l’ Anas fertiola del Cupani alla Quer- quedula crecca, basandosi certamente sul nome di Tertiola (Trixxola sie.), col quale que- sta specie viene indicata nel vernacolo siciliano. Senonchè il Cupani, coll’aggiunta di #2- perialis pare abbia voluto indicare qualche altra cosa diversa dall’ordinaria 7yr/xxo/a. Ed invero, dallo attento esame che ho fatto varie volte delle due figure date dal Cupani, e principalmente p rla forma del becco, e per la notevole dimensione della testa, trovo che entrambe le figure si debbono più opportunamente riferire alla Eyrismatura lecocephala, anzichè alla Querquedula crecca. Il Nuturalista Siciliano Anno XII 16 — 118 — Fulicariae Vol. IN tav. 61 Ga!linola serica, Jonston . Rallus aquaticus, Linn. » » 9 f.1. Gallinula minor moscuta leu- costicta (Non cit. da Benoit). Ortygometra porzana, Lin. » » 20 f.2. Gallinula aquatica minor leucostichaz ta n 2: id. id. > » 85 f. 2. Coturnix longa capite parvo vulgo Ie di Quagghi. . Crex pratensis, Bechst. >» » 100 f. 2. Gallinola imperialis vulgo. Gallinula chloropus, l.in. » » 2 f.1. Gallinula serica, Jonston() id. id: » » T4 f.2. Fulicis affinis rostro pedibu- sque rubris . . . +. +. Porphyrio coeruleus, Vand. » >» GL f.A4A. Pulica vulgo Fogia-.. % © Falica atea; Lim Alectorides » » 22 Attagé cauda brevi 3) . ..«Otix tetrax, Lin. dc » » SSA ORTA Ta di id. Limicolae » IN Librazzinus vulgo . . . Oedienemus scolopaz, Gmel. (O. crepitins, Riss) » » 40 Stirlettus. ot. 0 «le Charadzias pluyvialis; [ine » » 90 f. 1. Pluvialis albis maculis distin- ia n 0 Sqguatarola helvetlca E mei ab. estivo > » 141 f. 1. Pluvializ viridis minor al- BEPNCITEZIT, glo — CRI Ao RCA. Ya id. ab. inverno (1 Sotto lo stesso nome di (allinola seriea, il Cupani, indica evidentemente due spe- cic diverse: il Rallus aquaticus e la Gallina chloropus; basta esaminare il becco dei due uccelli pr esserne immediatamente convinti. (2) Confesso che sono stato assai indeciso prima di riferire all’Otis tetrar, VAttagéo di Cupani; però non trovando altre somiglianze dirette per classificare l’uccello del Cupani valendomi dell’autorità del Benoit, l’ho riferito anche io all’Otes tetrax. (3) Questa figura, secondo Benoit, sarebbe riferibile al Char. morenellus ; secondo me sì avvicina maggiormente alla Sg. kelretica. [©} — 119 — Vol. III tav. 135 Trochilus maior siculis. . Eudromias morinellus, Lin. (Non cit. Benoit) » » 68 f.3. Zrochilus minor torquatus. Aegialitus curonica Gmel. » * (8.4.3 Frochilus medwWwis:i. » = id. hiaticula, Lin. » » 81 f.2. Capella collo curto vulgo Ni- varola . . . . + +. Vanellus capella, Schùff. (V. cristatus) » » 135 f. 2. Librazzinus brevirostris . Strepsilas interpres, Lin. » » 58 f.1. Gammetta maior pedibus et rostro rubris + +. . . Haematopus ostralegus, Lin. » » » f.2. Gammetta cinerea seu exral- bida rostro ex croceo fusco CESIMCUMI O OO. Talia id. » » 69 Recurvirostra minor cruris superioribus midis .. . Recurvirostra avocetta, lin. » DIO Acus marina +. +. +. . + Himantopus candidus, Bonn. » » 90 f. 2. Falcatella mas castanea ni- grisundique distinta notis Pelidna subarquata, Giild. » » » f.3. ZFalcatella foemina marina maculis pPuscs «0. T°. id. id. » » 159 f. 2. Oculiminti marina media e- legantissime rubella M). . id. id. » » 21 f.3. Oculiminti marina Ochree colore fuscis maculis (*) . id. alpina, Lin. » » 26 f. 1. Oculiminti minima subrufi coloris maculis nigris . . Actodromas minuta, Leisl. ’ » 8 f. 6. Gallinago marina 2 oculi- minti marini dieta . . id. id. (19)0Dederlve:-p- 189: (2) Sull’ autorità del Benoit riporto l’Ocwlinzinti marina ecc. alla Pelidna alpina; con- fesso però francamente che la figura mostra di essere tutt'altra cosa che un Zotanzs, però sempre difticilmente definibile, — 120 — Vol. III tav. 2 f. 2. Gallinula aquatica Scaccia margiu dictaomnium ni- nima (W) . +. +. Aetodromas minuta, Leisl. » » 151 f. 1. Oculiminti marina cinerca minor (A) > >. WU. Calidris' arenaria, Lin. » » 47 f.l. Gammetta.minor) dl. id. id. » > 140 f. 2. Gammetta ©. a Machetes' pagnaz, Lins » » 87 f. 2. Gallinago minor marina . Tringbides hypoleucus, Lin. » » 72 f. 4. Gallulus aquaticus (4) . . Totanus glareola, Gmel. » » 140 f. 1. Oculiminti marina media dilute muschata ». . . -id. stagnatilis, Bechst. » » 9 f. 2. Vculi-minctorum marino rum fex Franculini foe- MMACMAICUISA SISSA fuscus, Lin. » » 5 f. 2. Vculi-minctorum marino rum Rex (©) le 0 0 Ad mebularius, (Gunni (T. gloit's, Rechst.) » » 142 f. 2. Gallinago aquatica maior. id. s id. » DI i. 2. GammetaRégalis 0-0 end id. (1) Il Cav. Benoit ed il Prof. Doderlein, riferiscono questa figura colla annessa frase alla Porzana parra. Si capisce che questi egregi autori tennero conto più che altro della frase del Cupani, poichè, conoscitori esperti di uccelli, si sarebbero senza dubbio accorti, sopratutto per la forma del becco e la dimensione delle dita, che si trattava di un 70- tanus, che più di tutti era riferibile all A. y/x22/4. Ritengo anzi, che il Dodericin non ebbe sott'occhio la figura, e riportò la citazione sulla fede del Benoit. (2) Benoit riporta la specie suddetta alla 7ringa alpina; Doderl., 1. e. p. 192, alla C. arenaria. Difficile invero riesce la determinazione di questa figura; tuttavia sull’autorità del Doderlein riporto questo uccello alla Ca/idris areraria, ma confesso che somiglia poco tanto all’una che all’altra specie, sopratutto per la forma del becco. (3) Secondo Benoit la (ammetta minor, sarebbe 7. ochropus. (4) Benoit ritiene il Gall. aquaticus riferibile al 7. lypoleueus. (5) Secondo Benoit lOcwli aninetorem ecc. sarebbe un[Mackh. pugnar. La fisura intanto, per la sua dimensione e per la lunghezza delle gambe parrebbe riferibile alla Lémose melanura; senonchè la lunghezza del becco essendo minore di quanto dovrebbe essere in questa specie, credo piuttosto riferirla al 7. nedularius. (6) Doderl. (1. e. p. 188) cita un Ze dé gammette di Cupani, e lo riporta al Mach. pu- guar; forse si tratta dell’attuale specie, la quale, secondo me, si avvicina di più al 7. ze- bularius, anziechè al M. pugnarv. — 121- Vol.IITtav. 39 f. 2. Nome illegibile . . . . Limosa melanura, Loisl. » » 10 f.2. Gallinula Arcirotta di Tardi vulgo dicta () . . . . Gallinago major, Gmel. » » 5 f. 2. Gallinula arcirotta dicta di Beccaficw > “ur. RIO id. id. » » 2S f. 2. Arcirotta omnium maxima sive Gallinago minor Al- OE 2 PE at id. id. » » 1 f. 2. Gallinula minima altera scaccia margiu di li grossi omo dica: id id. gallinula, Lin. » » 1 f. 3. Gallinula minima scaccia margui ditta) <’.... id. id » » 75 f. 2. Gallinago marina maxima rostro falcato (3) * . . Numenius tenuirostris, Vieill. » >» ll f. 2. Mirunda marina Jonst. . Glareola pratincola, Lin. Gaviae » » 82 f. 2. Hirundo marina media. . Thalasseus cantiacus, (mel. » » 92 f. 1. Larus minor niger ac ci- nereus (4). . . . . +. Hydrochelidon leucoptera, [Schinz. » » 37 f. 1. Larus cinerea capite nigro alba fronte rostro et pedi- bus rubris. .. . . +. Chroocephalus melanocepha- . lus, Natt. 3° ab. nozze. » » 135 f. 2. Larus cinereus capite nigris maculis signato . . id. id. (1) Col nome di Arczrotta di Turdi in siciliano vanno intese ordinariamente la Léy0s4 melanura e la L. rufa. Nel nostro caso però la figura del Cupani è riferibile chiara- mente alla Galiago major; il Benoit cade evidentemente in errore, quando riferisce la specie del Cupani alla L. melanzura. (2) Benoit riporta giustamente la Galliezla minima altera ece. alla Gall. gallinula; ma egli sbaglia quando riferisce la Gall. minima scaccia margiù cce. al T. glarcola, poichè evidentemente le due figure rappresentano la stessa cosa. (3) Per Benvit sarebbe la Nwmerzius arquata; a me pare piuttosto riferibile al N. /e- nutrostris. Confesso però che è difficile pronunciarsi esattamente fra le due specie. (4) Benoit riferisce il Larus wéuor niger ecc. alla Sterna nigra, Lin., sinonimo della leucoptera, Schinz, = 99 Vol. III tav. 135 f. 1. Larus maior albo cinerco aquatica tetragono adungo rostro (Non cit. Ben.) . . +. Larus cachinnans, Pall. (L. argentatus, Briinn ) Tubinares » >» 23 fl. Quaetrus a dla wi iPniaaas ahi Boie Pygopodes » » 20 f. 1. Merguscirratus alboniger0) Podiceps cristatus, Lin. » > 143 f. 1. Colymbus cornutus (2) .. id. id. gd adi » » 15 f. 1. Mergus albo maculatus fu- SCUSE a ida id. auritus ? » » 21 f. 2. Colymbus minor crussatis (ciuffatis, Ben.) oculis . id. fuviatilis, Tunst. (P. minor, Gmel } ; » 30 f. 2. Colymbus minor alter (4), id. id. N'armipfaiferi » 0) Lutra sicula Utria o Itria Vulgo «liu ii, a, lutsasvalgaris; Erxl > RIO) Martes mas Marturina . . Mustela martes, Lin. (1) Benoit, p. 193, riferisce il Mergus corratus al Mergus albellus, del quale non ha nes- sun carattere e molto meno la forma del becco. Esso evidentemente è un Podiceps. (2) Benoit lo riporta come /. cornutus; evidentemente si tratta del P. cristatus g' ad. (3) È ritenuto da Benoit nienteineno che Colymbus septentrionalis ! (4) Benoit riferisce i due Colywbus minor di Cupani al Pod. auritus. Egli inoltre ri- porta: Colymbus minimis al Pod. minor; Colymbus major al Pod. eristatus. Io non ho ritrovato queste due specie nella copia della Nazionale di Palermo. Sull’esistenza di forme di passaggio da alcune specie di Leptocefalidi agli adulti corrispondenti NOTA Dott. LUIGI FACCIOLÀ (SONE o NI — —-—e—@--»-_ 2. Conger mistax Delar. To era giunto alla conclusione che il Leptocephalus Adllikeri Kaup è uno stato immaturo del Curger mister, quando in un opuscolo del Dr. Bel- lotti (1) trovai con piacere che egli aveva già manifestato la stessa idea. Io sono convinto inoltre che il ZL. Ad/ikeri si trasforma nell’ animale perfetto. Primo stadio o larcale.--Il L. Kòllikeri comunemente ha il corpo cilin- drico, ma vi sono individui compressi, i quali occorrono meno di fre- quente e sono più giovani dei primi, sebbene possano essere più lunghi. La lunghezza del capo sta 7-10 volte nella intiera lunghezza. Il muso è conico, La mascella superiore è notevolmente più lunga della inferiore e termina in un lobo ottuso, il cui profilo è obbliquo. Dietr> questo lobo, sul margine della bocca si apre da ciascun lato una narice con brevis- simo tubo. Non esistono denti. L'origine della dorsale è più in dietro dell’apice delle pettorali. La sua distanza dalla fessura branchiale nei comuni esemplari uguaglia presso a poco la lunghezza del capo; nei più larghi è maggiore; nei più corti e più stretti è quasi la metà della detta lunghezza. Le pettorali sono ottuse. Dalla gola all’ano due serie di punti neri, lungo la base dell’anale un’altra serie di punti neri. Il tubo dige- stivo è conformato come nel ZL. Morrisi. La tige dorsale è divisa in 155 corpi vertebrali con processi neurali ed emali. La lunghezza totale del corpo è da 64 a 100 mm. (1) I Leptocefali del mar di Messina. Atti Soc. It. Sc. Nat. Milano, 1883. — 124 — Secondo stadio o semilarvale. La forma del corpo e delle sue parti è identica a quella del comune L. AòdlliKeri. Il colore è bianco, lievissima- mente bleuastro, meno trasparente e soltanto il capo in alto comincia a prendere una colorazione fosca. Sui lati sono ancora evidenti le linee muscolari piegate ad angolo. Sul margine del labbro superiore si scor- gono due lievi eminenze, che sono il primo accenno dei processi trasversi. Lungo il ventre vi sono dei punti neri peco ordinati o mancano del tutto. Una serie di punti simili si osserva lungo la base dell’anale e della dorsale. Ma il capo è compreso 6 volte nella intiera lunghezza , le ma- scelle portano denti, la dorsale nasce appena in dietro la base delle pet- torali. Conosco duc esemplari lunghi 78 mm. Terzo stadio.— Nell'ultimo stadio della metamorfosi Vanimale si trova mutato in C. mistar, i giovani del quale, aventi V aspetto degli adulti, non sono rari nel mar di Messina, sebbene meno frequenti del L. Ad/- likeri. La forma del loro corpo, rotondata in avanti, si rende sempre più compressa in dietro. Il capo è conico e forma circa la 6% parte della intiera lunghezza. La mascella superiore si avanza non poco oltre la in- feriore. Essa mascella termina in un lobo carnoso ed ha due labbri di cui l'esterno è sostenuto da tre processi ossei trasversi che rendono il suo margine sinuato. I denti formano una stretta fascia in ciascuna ma- scella. Ve ne ha un gruppetto tra le narici, le quali sono situate ai lati e al di sotto della punta del muso, munite di un brevissimo tubo. La dorsale »s' inizia un poco dietro la base delle pettorali. Queste sono ot- tuse. Il colore del corpo è bleuastro. Persiste la serie di punti neri lungo la base dell’ anale. Vi sono 1535 vertebre. (Gli esemplari cui ho accennato sono lunghi da 71 a 124 mm. Quando si hanno sotto gli occhi individui di L. Ao/lkeri e giovani normali di C. nmistax non si stenta ad ammettere che sieno la stessa specie di animale, particolarmente per la forma del capo e del muso, la relativa lunghezza delle due mascelle, la posizione delle narici, ecc. A ciò si aggiunge la corrispondenza del numero delle vertebre. L’ esi- stenza d’individui che partecipano dei caratteri delle due forme confer- ma la verità di questa supposizione ,e dimostra ugualmente che il L. Kollikeri sì trasforma nel perfetto animale. La differenza esistente tra essi nell’ origine della dorsale si spiega, come pel Conger culgaris, con l’accorciamento che subisce l'animale passando dal primo al secondo stadio. Per la stessa ragione il capo in proporzione alla lunghezza del corpo è più breve nel primo che nel secondo e terzo stadio. Allo stato di Leptocephalus il corpo dapprima cresce in lunghezza e larghezza — 125 — (esemplari lunghi e appiattiti), poi si restringe soltanto e diviene subcom- presso e cilindrico (esemplari ugualmente lunghi ma rotondati), in ulti- mo si accorcia e si restringe sempre più (esemplari corti e stretti). La più notevole differenza trovata nella grandezza di due esemplari è data dalle seguenti misure: Lunghezza del corpo Altezza del corpo Qu, 10 00, 010 Om, 064 Om, 0035 Perciò vediamo esemplari giovani di C. mistax coi caratteri definitivi della specie più piccoli dei comuni esemplari di L. AU/likeri. 5. Conger balearicus Delar. Primo stadio o larcale-È rappresentato dal Leptocephalus Kaupi che descrissi nel 1885 (1). Questo somiglia molto al L. Kòo2ikerî ed occorre con la stessa frequenza. Il corpo è più rotondato e più stretto negli e- semplari più corti, più compresso e generalmente più largo nei più lun- ghi che sono meno adulti. Il capo relativamente al corpo è più lungo nei più corti che nei più lunghi e si comprende da 8 */, a 12 volte nella lunghezza totale. Sull’ estremità del muso esistono lateralmente due ap- pendici quasi impercettibili e sono il rudimento dei tubi nasali. La ma- scella inferiore è appena più corta della superiore, entrambe sprovviste di denti o sono quasi insensibili. L'origine della dorsale varia nei diversi individui secondo l'età. Come regola si osserva che quanto meno rotondo e più lungo è il corpo, vale a dire quanto più giovane è l’animale, tanto è più lontana dal capo. Così la sua distanza dalla fessura branchiale è da !/, a 2 volte la lunghezza del capo. Le pettorali sono acute. Il si- stema dei punti ornamentali è identico a quello del ZL. Aé/ZiKeri. Il tubo digestivo coi suoi annessi è conformato come nelle due precedenti spe- cie. Lo stesso è a dirsi della corda dorsale la quale è divisa in 155 a- nelli. La lunghezza degli esemplari è da 74 a 102 mm. Secondo stadio o semilarvale. Conosco soltanto quattro individui in questo stadio, i quali allo stato fresco erano semitrasparenti. Essi si av- (1) Rivista delle specie di Leptocephalidi del mar di Messina. Atti R. Ac. Pelor. an.IV, Messina, 1883. Il Naturalista Siciliano, Anno XII = — 126 — vicinano più all'aspetto del C. duearicus che a quello del Leptocephalus che gli corrisponde. Il capo forma !/ o poco o meno della totale lun- ghezza. La mascella inferiore è appena più corta della superiore , tutte e due provviste di minutissimi denti. La dorsale nasce sopra la base delle pettorali. Queste sono acute. I punti del ventre sono scomparsi, si conservano perfettamente quelli della base dell’ anale, lungo la base della dorsale ne esiste un’altra serie meno spiccati e poco regolari. Il più breve dei quattro detti esemplari misura 76 mm., il più lungo 96 mm. Terzo stadio. —Al termine della metamorfosi l’animale è il C. daleari- cus. Questo somiglia al C. mistarx, ma ha il muso più corto e più ottuso e la mascella inferiore più avanzata. Il capo forma '/ 0 poco meno della totale lunghezza. Sui lati dell’estremità del muso vi sono due narici con brevissimo tubo. La mascella superiore è un poco più lunga dell’ infe- riore. Ciascuna porta una fascia di piccoli denti. La dorsale comincia ap- pena più innanzi dellaverticale innalzata dall'angolo anteriore delle pet- torali, le quali sono acuminate. Vi sono 155 vertebre. Il più piccolo che conosco ha 81 mm. di lunghezza. I caratteri esteriori che più avvicinano il L. Aaupi al C. balearicus risiedono nella forma del muso, nella relativa lunghezza delle mascelle, nella presenza di un rilievo sulla estremità della mascella superiore, nella forma delle pettorali. Inoltre vi corrisponde il numero delle ver- tebre. Senza tener conto di uno stato intermedio, ciò basterebbe a far credere che il L. Aaupi appartiene al C. dalearicus. La differenza nel- l'origine della dorsale dipende dall’ età poiché si è visto che nel primo sì avvicina sempre più al capo a misura che il corpo si accorcia e si arrotonda di più. Quest'accorciamento ci persuade come possano trovarsi individui giovani del comune C. dalearicus più piccoli dei più allungati del L. Aaupi. Nella metamorfosi delle tre sopraddette specie di Conger, alla quale abbiamo brevemente accennato, è da rimarcarsi che l’accorciamento del corpo succede allo stato di Leptocephalus e può continuarsi nel secondo stadio. Il capo dal primo stadio al principio del terzo stadio è compreso nella lunghezza del corpo un numero di volte sempre minore. La for- ma del muso rimane inalterata. I denti nel primo stadio mancano o sono scarsi e rudimentari. La distanza della dorsale dal capo varia in questo stadio a norma dell’età degli individui e assolutamente presa anche se- condo la specie cui appartengano di modo che sia maggiore o minore in corrispondenza con quella che ha nello stato adulto. Così nel L. Mor- risi la sua origine può trovarsi più in dietro che nel L. AòoUikeri e Kaupi perchè nel C. vulgaris è pure più in dietro che nei C. mistax e balearicus. Nel secondo stadio il principio della detta pinna si trova allo stesso punto in cui si osserva nello stato definitivo. I punti neri lungo la base della pinna anale nelle dette specie di Leptocephalus si conser- vano nelle forme rispettive del secondo stadio e persistono negli adulti del C. mistax normale ; in un Cl. dalearicus lungo 115 mm. non sono scomparsi e se ne osservano traccie in esemplari di maggiore lunghezza, ma in seguito si cancellano; si conservano pure nei più giovani normali del C vulgaris. Nel secondo stadio del Cl. mistarx e balearicus apparisce una nuova serie di punti lungo la base della dorsale, meno spiccati però di quelli della serie anale e sono visibili negli adulti di queste due spe- cie. Nel secondo e terzo stadio del Ci vulgaris mancano. (continua) _____*-=<%b » __ F. MINÀ-PALUMBO dettili ed Anfibi INebrodensi (Cont. v. N. 3) Callopeltis quadrilineatus Pall. Scaglie dorsali contate in linea trasverso-obliqua a metà circa n. 27 per i saggi d’Italia. SINONIMI Coluber quadrilineatus Pall. Coronella quadrilineata, Jan. — leopardinus Schleg. Calopeltis leopardina, Schre. De Betta BiBLuioGRAFIA 1814. Kafinesque — Prodromo Erp. Sie. Specchio delle Scienze N. X, p. 104. 1836. Schleg.—Essai phys. Serp. p. 168. 1872. Doderlein—Alcune generalità Fau. Sic. Vertebrati 25. 1874. De Betta—Fauna d’Italia. Rettili Anfibi 38. 1881. Doderlein—Rivista Fau. Sic. Vertebrati 41. 1891. Camerano—Monog. Otidi Italiani 52, — 128 — ICONOGRAFIA 1854. Bonaparte=Iconog. Fau. Ital. II, pun. 38, T. 64, F. 1, 2, 3. ‘ 1891. Camerano—Monogr. Ofidi Ital. II, F. 16 g° F. 27 scaglia ingrandita. Il Rafinesque descrive un nuovo rettile siculo « Cluber viperins Rafin. nero al di sopra ed al di sotto col dorso variato irregolarmente di foseo-fulvo, circa 160 squame addominali, e 50 pari caudali. Osserv. In siciliano vissena niura assai simile alla mia Vipera vissena, ma senza denti uncinati, senza macchie al di sotto, lunghezza tre piedi, questa specie è probabilmente la vipera di Secco del Cetti T. 3, p. 45 ed Asuni T. 2, p. 79. Non comprendo con questa concisa diagnosi, e confusione a quale specie si possa riferire la descrizione data dal Rafinesque. Lo Sehlegel riferisce che Contraine trovò questa specie in Catania. Ml Do- derlein riporta che trovasi in Sicilia « il leggiadro Colubro leopardino Culo- pets licopardinus Fils. che vive altresì nella estrema parte meridionale dell’I- talia» ed aggiunge per sinonimo il Cluber ciperinus Rafinesque. Il De Betta sotto il nome Calopeltis , leopardina Schr. la riporta di Sicilia; il Doderlein , 1881, ripete che il leggiadro Colubro leopardino, Caelopeltis leopardinus Sch. trovasi in Sicilia ed anche nella estrema parte meridionale del Continente Ita- liano. Il Cemerano la riporta di Sicilia cd aggiunge che gli esemplari del Mu- seo di Torino provengono da Catania, e furono raccolti dal Capitano Bazzetta in Catania, e descrive un giovine ed un maschio adulto di Catania. d'.... Lung. del capo 0,028 larg. 0,017 lung. coda m. 0,18 lung. tot. m. 1,02. Giovine » 3 SO,0.1 0 010095886 » » (0:06 >. » \OUAZE Trovando delle lievi differenze tra Bonaparte, De Betta e Camerano ho ere- duto meglio seguire questo ultimo non avendo veduto esemplari siculi. Capo distinto dal tronco ovale, muso troncato anteriormente, seudo frontale dilatato anteriormente, preoculare una, postoculari due quasi eguali, piastre temporali due in prima linea, sopralabiali 8, collo assottigliato verso il capo, tronco rotondeggiante, parte ventrale piana, scaglie dorsali in 27 serie negli esemplari di Catania, scaglie lisce di forma quasi romboidale , scudetti addo- minali 232-244-248, scudetti sottocaudali paja 68-75-87-80. Le parti superiori sono color cenerognolo chiaro 0 giallognolo, capo color bruno-nocciola, una macchia nera trasversale nella parte superiore della ro- strale e nella parte anteriore delle internasali, una seconda nera più ampia, semilunare avanti della frontale e delle sopraoculari : due strisce nere partono dall’ occipitale, -e divergendo si prolungano ai lati del capo sino al di 1A del- l’angolo posteriore della bocca: varie macchie verticali sulle sopralabiali con una più sviluppata sotto l’ occhio : altra macchia Y rovesciato nero che parte dall’angolo posteriore dello occipitale, si continua sul collo coi margini esterni x 0) neri di una grande macchia bruna o bruno-rossa, e più o meno nettamente anelliforme, che talvolta è ridotta a due strisce brune contornate di nero non confluenti fra loro da simulare la forma di ferro di cavallo. La regione mediana del dorso dal capo alla coda presenta una serie di mac- chie brune o bruno-rosse contornate di nero di forma variabile ed irregolare, i fianchi del tronco presentano due serie di macchie nere più o meno grandi, che spesso unisconsi alle nere addominali, le parti inferiori sono intensamente macchiettate di nerastro, le quali van diminuendo nella gola, collo, e parte anteriore del tronco, come anche nella regione sottocaudale. Variando la disposizione delle macchie e della colorazione si sono stabilite due varietà costanti. V. leopardina Bnp. con due serie di macchie grandi ellittiche color rosso- bruno orlate di un sottilissimo bordo flessuoso nero, che congiungendosi più 0 meno completamente fra loro da una serie all’altra costituiscono una sola mae- chia bislunga posta obliquamente. Credo che è la varietà più frequente in Si- cilia. V. quadrilineata Pall. che ha quattro fascie longitudinali brune o fulve più o meno completamente marginate di oscuro, e colle due interne talvolta assai rimarginate fra loro. Per la Sicilia è stata trovata in Catania, nella regione pedemontana delle Madonie non la ho trovata, per l’Italia in Gallipoli terra d’Otranto, Lissa, con- torni di Roma, presso Bologna, Toscana, versante Adriatico. Callopeltis longissimus Laur. C. brunneo-olivaceus, lineolis albis sparsis, subtus stramineus squamis nitidis, ellyptico serangulis, capite subdistineto obtusissimo, seutello verticis antice multo latiore, cauda quadrantali. Juvenis—fusco cinercoque nebulosus, subtus anterius ffavus, fuscus tessellatus, posterius chalybaeus frontis crescente et qulae collare nigris. Scuta abdom. 220-228. Scutel-subcaud. par. (4-86 Bnp. SINONIMI Coluber longissimus Bonn. Natrix longissima Laur. —_ flavescens Gml. Callopeltis flavescens Bonap. — Aesculapii Host. —_ Aesculapii Schre. Llaphis flavescens Licht.. Zamenis Aesculapii Wagl. BIBLIOGRAFIA 1814. Lafinesque—Prodromo Erp. Sicula. Specchio delle Scienze II, N. X, pa- gina 105. 1833. Bonaparte-Iconog. Fauna Ital. II, punt. 21. 1872. Doderlein—Alcune generalità Fau. Sic. Vertebrati p. 25. — 130 — 1881. Doderlein—Rivista Fau. Sic. Vertebrati p. 41. 1891. Camerano—Monogr. Ofidi Ital. p. 51. ICONOGRAFIA 1835. ZLonaparte—Iconog. Fau. Ital. Tav. 62, F. 4 capo del C favescens. 1891. Camerano—Monog. Ofidi Ital. Tav. DE, $F. 4 giovine FVG adulto Fig. 27 scaglia ingrandita. NOMI VOLGARI Colubro Saettone, Colubro d’Esculapio, De Betta—Anza Lomb.—Angiò, An- gia, Bisson, Veneto—Coluru, Colura miedda Sard.—Angiò Sic. Il Rafinesque fra i serpenti siculi riporta il Co/uber Aesculapii Lin., Sparti- matrimoniu, dal nome siciliano eredo che non può riferirsi con certezza a que- sta specie. Il Bonaparte lo riporta di Sicilia abbondante. Il Doderlein così si e- sprime « cui tien dietro in frequenza il Saettone od Angiò Coelopeltis flave- scens Bnp., Coluber Aesculapii Boie, Angiò Sic. che talvolta vi raggiunge una notevole dimensione » questo poi lo ripete nella pubblicazione del 1881. Il Ca- merano ne riporta una femmina di Modica, che offre queste dimensioni. Lungh. del capo 0,027, largh. 0,014, lungh. della coda 0,20—totale 1,00. Capo leggermente distinto dal tronco, allungato ellittico, muso molto ottuso, quasi troncato ; scudetto rostrale grande con leggiera smarginatura nel bordo labiale, ove è convesso: gli scudetti nasali presentano nella sutura mediana l'apertura delle narici rotonda. Otto scudetti labiali superiori per lato, che di- vengono più chiari verso la commissura della bocca. Scudetto frontale grande, dilatato anteriormente con bordo lievemente convesso: scudetti sopraciliari pic- coli non sporgenti, una squametta sopraciliare, due postoculari quasi eguali : soudo mediano della mascella inferiore triangolare, dieci scudetti per lato, il sesto più grande. Tronco allungato più alto che largo, tondeggiante superiormente, piano nella superficie addominale, coi lati leggermente angolosi; squame dorsali lisce, lu- cide, ellittiche, disposte in 19 serie, qualche volta negli adulti sino a 22. Scu- detti addominali lisci 254, ma variano sempre in ogni saggio da 220-226-230: scudetti sottocaudali paia 65 in altri esemplari sino a 72, la coda è breve a- cuta con le scaglie dorsali in sette serie. Il colore superiormente ed ai lati è bruno-olivastro, variabile in ogni esem- plare ora tende al rossastro, al nerastro, o interamente olivastro sempre più chiaro nei lati. Estremità del capo giallastra col margine inferiore delle sopralabiali più chiaro ed anche una macchia nella regione post-temporale è più chiara. Dietro la nuca vi sono alcuni freghi nerastri tra le suture. Dietro il collo cominciano a formarsi quattro linee di color fulvo-bruno, che scorrono ai lati del dorso, le mediane sino alla coda, le laterali sino all’origine della medesima, queste fascie sono sfumate nei bordi, appena visibili sul collo, spiccate sul tronco, poco visibili nella estremità del corpo. oi Dal lembo inferiore e posteriore dell’ occhio partono due strisce fosche che segnano la figura di un arco di qua e di là del capo, quella anteriore è più sottile, e scorre nella sutura tra il quarto e quinto scudetto labiali superiori, e scendono fino agli scudetti gulari, la posteriore per un tratto orizzontale verso i lati del capo, e si curva in basso passando per l’ ultimo scudetto la- biale superiore , e si dirige verso il mezzo della gola senza unirsi con quella del lato opposto. Il di sotto di tutto il capo è color uniforme di paglia, anche nel collo, poi la base degli scudetti comincia a punteggiarsi di cenerino, che aumentando gradatamente sino all'estremo del corpo di intensità ed estensione, allora dalla metà dell'addome sino all’estremo della coda diviene di un cenerino-piombino o color di acciaio. Tutti gli scudetti addominali, eccetto quelli del collo, anale e preanale portano a ciascun lato una macchietta bianca, che nello insieme formano due linee longitudinali una per lato, e propriamente nell’angolo for- mato dallo addome dove gli scudetti si piegano per unirsi colla estrema fila delle squame dorsali. Le squame della parte anteriore del corpo sono segnate nei margini esterni di bianco, o di giallognolo , alcune hanno il margine più chiaro, la maggior parte delle squame, che nelle due strisce laterali corrispondono hanno i mar- gini laterali bianchi, che mancano nelle due dorsali, queste lineette bianche mancano nella parte posteriore del tronco. Lunghezza totale m. 1, 728, di cui la coda 0, 25. Il giovine ha il capo più distinto dal tronco, la tinta del corpo grigio-fosca nei lati tende al giallognolo : scudetti frontali neri nel margine posteriore, un punto nero nell’apice dello scudo verticale, sutura mediana degli cecipitali nera. Le due strisce che partono dall’ occhio per ciascun lato del capo sono nero- morato, quella del bordo inferiore dell’occhio non oltrepassa il bordo del lab- bro superiore, quella di dietro termina ai lati della gola allargandosi un poco. Dietro gli scudetti occipitali vi sono due macchie laterali separate nel mezzo del dorso, si prolungano indietro formando il principio delle macchie dorsali, ma spesso sono interrotte. Le parti inferiori del capo e lati sono giallo-canarino, gli scudetti del collo color paglia sudicio, e poi di acciaio sino all’ estremo della coda : nella parte antoriore vi sono ai lati dell'addome delle macchie quadrate nere, che tendono ad ordinarsi in due strisce longitudinali, che gradatamente svaniscono quanto più il fondo diviene cenerino: lungo i fianchi le squame del tronco sono tinte verso l’ estremità di macchiette fosche e color di paglia da accennare irrego- larmente tre linee longitudinali. Nei giovani la disposizione dei colori, e l’intensità di tinte variano in ognj esemplare, e talora esse si conservano negli adulti. I cerchi neri che sono ai lati del capo marcati nei giovani, più chiari negli adulti, svaniscono nella vec- chiaja. — 132 — I[o trovato degli esemplari ehe hanno il quinto anteriore del corpo cenerino chiaro, e le lineette lattee delle squame molto apparenti, non ne ho veduto nello stato di melanismo. Questa specie presceglie per sua dimora i luoghi asciutti, i coltivati, i bo- schi, si appiatta sotto l’erba, insidia gli uccelli nel nido, si nutre di rane, pic- coli quadrupedi, d’insetti e bruchi. È piuttosto solitario, diffidente, di naturale tranquillo, ma inquietato diviene audace si eleva sul tronco, sferza colla coda, e talora insiegue l’uomo. Si trova in tutto il gruppo delle Nebrodi nel piano e regione nemorosa, ed in altre località della Sicilia, non comune in Piemonte, rarissimo in Lombar- dia, De Filippi abbondante in Valtellina, De Carlini nel Bresciano, Bettoni frequente nella valle del Po e Veneto, comune nelle campagne di Roma, Ma- tarxà—non raro in Sardegna, Gené e Carruccio. Il Bonaparte la riporta di Lom- bardia, Roma, Calabria e Sicilia, ed il Camerano di tutte le sopradette località. Genere Coronella Laur. Capo poco distinto dal'tronco, pupilla rotonda, uno scudetto oculare anterio- re, due posteriori, sette scadetti labiali per lato, tempie coperte di squame senza seudetti. Denti della mascella superiore disposti in serie continua, piccoli acuti, gli ultimi due poco più lunghi e più grandi, della mandibola più pic- coli e decrescenti, quanto più si avvicinano al fondo; i denti palatini inclinati indietro. Il tronco è cilindrico terete non molto lungo, coda breve, scaglie del dorso ellittico-romboidali, piane e liscie disposti in serie 19 a 21. Per le specie italiane il Camerano ha dato la diagnosi dicotema. A. Scaglie dorsali contate in linea transverso-obliqua a metà del dorso in num. di 19. a. Scaglie sopralabiali n. 7. 4. Rostrale poco sporgente, muso arrotondato ©. austriaca Laur. 4. Rostrale molto sporgente, muso notevolmente sporgente sulla mandibola inferiore C. austriaca sub-sp. Fit- [zingeri Bnp. b. Scaglie sopralabiali n. 8. . +. +. |. + €. cucullata Dum. Bibr. AA. Scaglie dorsali contate in linea transverso obli- qua a metà del tronco n. 21. a. Sopralabiali. n.8). & è (uw lagia a 005. girondica audi (continua) Enrico Ragusa — Direttore resp. Tesi pela SAT ATRIA Ie pine OE RIA ria ZIIIEIEERVARTEVIFELETETELERIRIALOROBITI DOG BERIS TORTO CO GOCOCOTICECONIOTIPORETONTPGOVOCOTOCOOSKCKLEVOIGV OLO CRVERAR LO SK ERA dv KR CIR LRARiA N rn TI e 0 et Td y_SE È a d * 1002 APR 12 i sangisansanionarieninitniititiia A tttTNAtATTAA:SoANAMTATATA ILLLITIIHA {HI S® ANNO XII. T60T. MARZO 1893 oa D IL NATURALISTA SICILIANO GIORNALE DI SCIENZE NATURALI —T——e ager. SI PUBBLICA OGNI PRIMO DI MESE n ABBONAMENTO ANNUALE . PERETA ua dt RA E e neo cole LL) PAESI COMPRESI” MELE UNIONEIPOSTAUR<. PERA VE NRE Ed WE'TRI PAESI: ON, - i AM O ATE SEE pa KNEDUMERO SEPARANO” CONSTAVORE: 0 ET anta Sta VE VO 2 » ‘ SENZA TAVOLE. .. . i PI GLI ABBONAMENTI COMINCERANNO DAL 1° DI OTTOBRE DI OGNI ANNO Indirizzare tutto ciò che riguarda |’ Amministrazione e Redazione al sig. ENRICO RAGUSA, in Palermo, Via Stabile N. 89. SOMMARIO DEL NUM. 6. Spada—Contribuzione alla Fauna Marchegiana. I Lepidotteri finora trovati L. nel territorio di Osimo (cont.) L. Facciolà — Sul! esistenza di forme di passaggio da alcune specie di Lepto- cefalidi agli adulti corrispondenti (fine). F. Minà-Palumbo— Rettili ed Anfibi Nebrodensi (cont.) ‘ F. Minà-Palumbo — Cenni bibliografici. | ) i -e_oro0101—r______ i PALERMO Stabilimento Tipografico Virzì t898; WU, N COVE VE VOTI FTRUNRETRVLKETETISILITENKEREERIBKLIERIDLKVERABERKKVAgEnenARBRALIEATEDKEDKoRBRREAEBeR Ie BTALIVEERRRABTUvEKRRA BETA RULURUEROVINITORODIRORIogueToBnonRevaBuaRidavaRUARDaBDARERIovinEDevatOntveBUaRaGnDvgGRERUHUBoROtEoeRORUoUORIaDUdIRataRvaRDaLU Gas vUtrERINIneLUtgRI RK ti tICitInK Arti tIItRARititiTi APR 12 1998 SNGO SIT: PISRZO VELE N a Patata aa IL N ATURAL ISTA SICILI ANO ANDA ea an, DIAZ *<>*<«-_--- CONTRIBUZIONE ALLA FAUNA MARCHEGIANA —__te es I LEPIDOTTERI finora trovati*nel tetritorio di Osimo PER LEONELLO SPADA (Cont. ved. Num. prec..) Gen. 39.—Setina, Schrk. S. irrorella, Cl.—Estate: Selva Simonetti, M. Fiorentino e M. S. Pietro sui Licheni dei prati nelle selve. 3ruco sotto i sassi e nelle radici di molti Licheni. Gen. 40. — Nola, Leach. N. togatulalis, Hb. Estate: Selva Simonetti e M. Fiorentino frequente sui cespugli di quercia. Bruco sui Licheni e Muschi alla base delle Querce. N. cucullatella, IL. (Palliolalis, Hb.) — Estate : frequente nel terrritorio nelle siepi e nei giardini. Bruco sul Pyrus comunis e Pyrus malus. Gen. 41. — Gnophria, Stph. G. quadra, L. (Deplana L). - Autunno e Primavera: Osimo e Prati di Rigo, appiedi ad un fabbricato sull’erba e sulle spallature dei fossi all'ombra sull’erba. Bruco sui Licheni degli alberi e qualche volta sulle foglie degli alberi da frutta Il Naturalista Siciliano, Anno XII 18 — 134 — Fam. XV.— Arctiidae Gen. 42. — Emydia, Bdv. E. striata, L. (Grammica, L.) Primavera ed Estate: Osimo, Monti di S. Stefano, M. Ragalo e Casenuove sulle graminacee. Bruco sul Tararacum vulgare ed Artemisia campestris. Gen. 43. — Deiopeia, Stph. D. pulchella L. (pulchra Schiff.) — Primavera ed Estate , frequente nel territorio sul Miosotide, Bruco sul Myosotis arvensis, M. palustris, Heliotropium eu- ropeum ed Echium vulgare. Gen, 44. — Buchelia, Bdv. E. Jacobea, L. — Estate: M. Ragalo in un giardino ; un solo individuo sulla Cineraria. Bruco sulla Cineraria marittima e Senecio jacobaea. Gen. 45. -— Nemeophila, Stph. N. plantaginis, L. (Alpicola, Scop.)—Estate: M. Ragalo e Casenuove sulla Piantagine e Tarassaco. Bruco sulla Lactuca sativa, Plantago lanceolata, e Leonto- don tararacum. (Gen. 46. — Callimorpha, Latr. C. hera, L. (Plataginis, Scop.)— Primavera ed Estate: comunissima nel territorio sulle siepi di Rovo. Bruco sul /ubus idaeus e R. fruticosus. Gen. 47. — Arctia, Schr. A. villica L.—Fine di Primavera e principio di Estate in tutto il terri- torio sulle siepi. Bruco sull’Ortica dioica, O. hispida, Fragaria vesca ed Ul- mus campestris, — 135 — Gen. 48. — Euprepia, H. S. E. pudica, Esp. — Estate : M. Fiorentino, M. Ragalo, M. S. Pietro e M. dei Cipressi sui Cavoli e nelle siepi. Bruco sulla Poa annua, P. pratensis, Briza media e B. ma- rima. Gen. 49. — Spilosoma, Stph. (00) . fuliginosa L.—Primavera ed Estate: Osimo, M. Ragalo; sulle mura e nelle abitazioni di sera attorno alla lucerna. Bruco sulla Lactuca sativa, Vralis acetosella, Brassica rapa, B. napus, Rubus idaeus e Rosa canina. . lubricipeda, Esp — Estate : Giardino Bellini, Giardinieri e Filippucci e sponde del fiume Musone sui Pioppi e i Garofani. Bruco sulla Lactuca sativa, Brassica rapa. Cicorium intybus, (70) Ortica dioica, Sambucus nigra © Portulaca oleracea. Vo. menthastri, Esp. — Primavera ed Estate : M. S. Pietro, Selva Simonetti M. Ragalo e Monti di S. Stefano sulla Menta. Bruco sulla Mentha sylvestris, Urtica dioica ed O. hispida. S. mendica Cl.—Primavera: M. Ragalo e Osimo sulla Vitalba. Bruco sulla Clematis rita!ba, Lonicera caprifolium, Rumex acetosa. Fam. XVI. — Hepialidae Gen. 50. — Hepialus, F. H. humuli, L.—Estate: un solo individuo nei dintorni di Osimo sul Lup- polo. Bruco sul /umer acetosa ed Humulus lupulus (più di venti bruchi tre soli incrisalidarono e fecero la farfalla). H. hecta, Estate: dintorni di Osimo e prati di Rigo sull’Erba. Bruco sulla Primula officinalis e Calluna vulgaris. Fam. XVII. — Cossidae Gen. 51. — Cossus, Fab. C. cossus, L. (ligniperda P.) — Estate: in tutto il territorio sugli Olmi, Salici, e Peri. — 136 — Bruco ibernante sul Populus nigra, Ulmus campestris, Py rus comunis, Salix caprea e S. vininalis. C. cossus v. terebra, Hofm.—-Estate: un solo esemplare (privo affatto di punti e di colorito più intenso) a M. Ragalo sul tronco di un Olmo. Bruco polifago come il tipo. Gen. 52. — Zeuzera, Latr. Z. pyrina L. (aesculi L.)—Estate: frequente nel territorio sulle palizzate delle strade e sull’Ipocastano. Bruco sul Pyrus malus, P. comunis ed Aescalus hippoca- stani. Fam. XVIII — Cochliopodae Gen. 55. — Heterogenea, Inoch. H. asella, Schiff. S. V.--Estate : un solo individuo sopra il tronco di una D, Quercia. Bruco sul Brucus S rnOSA Po rulus niO ra e (Quercus robur. 3. D) )} 9g Fam. XIX. Psychidae Gen. 54. — Psyche, Sch. P. graslinella, Bdv. — Fine di Estate e principio di Autunno : Selva Si- monetti ed a M. Cerno sulla Ginestra. Bruco sull’ Ho/cus lanatus, Poa nemoralis e Spartium scopa- rium. P. albida, Esp.--Primavera : quattro soli esemplari nei Monti di S. Ste- fano pure come la precedente sulla Ginestra. Bruco e saccule sull’Holcus lanatus e Genista juncea. Fam. XX. — Liparidae Gen. 5b. — Orgyia, Ochs. O. antiqua, L.—-Estate ed Autunno: M. Ragalo e M. Torto sulle Querce. Bruco sulla Quercus robur, Tilia europea, e Rosa thea. — 137 — O. trigotephros, Bd.— Primavera : M. Fiorentino una sola 9 appiedi una siepe. Bruco sulla Quercus robur, Q. ilex e Spartium junceum. Gen. 56. — Dasychira, Steph. D. pudibunda, L.—-Estate ed Autunno frequente nel territorio sull’Olmo e la Quercia. Bruco sull’Ulmus campestris, Tilia europea e Quercus ilex. Gen. 57. — Leucoma, Steph. L. salicis, L. — Estate ed Autunno: Prati di Rigo, M. Ragalo, e valle dell’Aspio sul Salice. Bruco sul Salix viminalis, S. purpurea e Populus nigra. Gen. 58. — Porthesia, Steph. P. chrysorrhoea L. -Fstate : Boschetti Butteri e Frampoli sugli alberi da frutto. Bruco sul Pyrus malus, P. comunis e Cidonia vulgaris. P. similis, Frey. (Auriflua S. V.)—Estate : frequente nel territorio sulle siepi. Bruco sul CoryUus avellana, Quercus robur, Crataegus 0xya- cantha e Rosa canina, Gen. 59. — Ocneria, H. S. O. dispar, L.—-Estate: Monti di S. Stefano, M. Ragalo e Casenuove; da quattro bozzoli trovati su di un Melo, nacquero tre 9 ed un g' che morì prima di sviluppare le ali. Bruco sul Pyrus comunis, P. malus, Prunus cerasus, P. do- mestica, P. armeniaca, Quercus robur, Tilia europea, Ulmus campestris e Salix viminatlis. Fam. XXI. —— Bombycidae Gen. 60.-— Bombyx, Bdv. B. rubi, L.—Primavera ed Estate: dintorni di Osimo e Fosso del Guaz. zatore due individui sulle siepi. — 198 — Bruco sul Rudus idacus, Rosa canina, Amigdalus persica e Trifolium pratense. } B. trifolii, S.V.—Primavera ed Estate : in tutto il territorio sui Trifogli. Bruco sul 7rifolium pratense, Medicago sativa e M. falcata. B. mori, L.—Primavera, Estate ed Autunno : sì alleva per filarne il pre- zioso bozzolo. - B. Quercus, L.-Estate ed Autunno. In tutto il territorio sulle siepi ed i cespugli, raro il 9° comune la 9. Bruco sull’U/mus campestris, Quercus robur, Salia caprea e Betula alba. B. » ab. (et V.) Spartii, Hb.—Autunno, frequente nelle abitazioni, attratta la sera dal lume della lucerna. Bruco degli stessi costumi del tipo. Gen. 61.— Crateronyx, Dup. C. Taraxaci. S. V.—- Un solo individuo in Estate nei dintorni di Osimo sul Tarassaco. Bruco frequente sulla Lactuca sativa e Leontodon Taraxa- cum. (Gen. 62. — Lasiocampa, Latr. L. potatoria, L. (Odonestis, Germ.)—Fine di Estate: prati di Rigo: tre individui sul margine di un fosso sopra le foglie di Crescione. Bruco sul Bromus sterilis e Dactylis glomerata. L. pruni, L.--Fstate : Selva Simonetti, M. S. Pietro e M. Ragalo sull’Olmo. Bruco sul Pyrus malus, Ulmus campestris e Quercus ilea. L. tremulifolia, L.—Primavera ed Estate: Valli dell’Aspio e del Musone sul Pioppo due individui ottenuti da due Bruchi uno o ed una 9. Bruco sulla Setula alba, Populus nigra e Quercus robur. L. pini L. (Gastropaca, L.).—Primavera, Estate ed Autunno: in tutto il territorio sui tronchi di Cipresso, nelle case e nelle cantine. Bruco sul /inus pinea, P. marittima e Cupressus sempervi- rens. — 139 — Fam. XXIIL. — Saturnidae Gen. 653. -- Saturnia, Schrk. L. pyri, L.—Primavera ed Estate: in tutto il territorio, nelle Siepi, sui muri, sulle frutta e sull’Olmo. Bruco sul Pyrus comunis, P. malus cd Ulmus campestris. L. Pavonia, L. (Carpini, S. V.)-- Primavera: in tutto il territorio nelle siepi di Pruno. Bruco sul /runus spinosa, Fragaria vesca e Rutus idacus. Fam. XXIII — Notodontidae Gen. 64. — Harpyia, O. H. Erminea, Esp. (Dicranura, L.)——Primavera ed Estate: un solo indivi- duo ottenuto fra i diversi bozzoli trovati ai prati di Rigo nei Salici. Bruco sul Populus nigra e Salix caprea. H. vinula, L. — Primavera ed Estate: comune nel territorio particolar- mente lungo le sponde del Musone e del Fosso di Scaricala- sino sui Pioppi. i Bruco sul Populus nigra, Salix caprea e S. viminalis. Gen. 65. — Uropus, Bdv. U. ulmi, S. V.—Estate : due individui entro una lampada della luce elet- trica. Bruco sull’Ulmus campestris. Gen. 66. — Cnethocampa, Stph. C. processionea, L. — Estate: M. Fiorentino, M. S. Pietro, Selva Simo- netti, M. Torto e Monti di S. Stefano sulle Querce. Bruco sulla Quercus robur e Q. pedunculata. — 140 — Gen. 67. — Phalera, Hb. Ph. bucephaloides, P.—--Estate: un solo individuo a Settefenestre sull’ar- gine del fiume Musone sopra un cespuglio di Quercia. Bruco sulla Quercus robur, Q. ilex ed Arbutus unedo. Gen. 68. Pygaera, O. P. anastomosis, L.—Estate: un solo individuo entro una lampada della luce elettrica. Bruco sul Crataegus oryachantha, Salix viminalis. S. pur- purea e Popolus tremula. Fam. XXIV. — Cymatophoridae Gen. 69. — Cymatozlore, Tr. C. octogesima, Hb. (Ocularis, Gn.) — Primavera ed Estate: Monti di S. Stefano e M. Ragalo sul Pioppo. Bruco sul Lopulus nigra e P. tremula. Gen. 70. — Asphalia, Hb. A. diluta, S. V.— Estate: tre individui entro una lampada a luce elet- trica con altri lepidotteri. Bruco sulla Quercus robur. Q. ilex e Betula alba. C. lactucae, Esp. — Estate: due individui entro una lampada della luce elettrica. Bruco sulla Lactuca sativa. — 41 — NOCTUAE Fam. XXV.-- Bombicoides Gen, 72. — Acronycta, Ochs. A. aceris, L—Primavera ed Estate: M. di S. Stefano, M. Ragalo e Ca- senuove : sui tronchi di Olmo e di Acero campestre. Bruco sulla Castanea vesca, Acer campestre, Ulmus campe- strîs, Tilia curopea, Quercus robur, Populus nigra e Salix caprea. A. psi. L.-—Primavera ed Estate: Valli dell’Aspio e del Musone, tre soli individui sopra un Ciliegio. Bruco sull’Ulmus campestris e Prunus cerasus. A. rumicis, L.—FEstate : in tutto il territorio nei prati, frequente sui muri delle case; sui pagliai e qualche volta sui tronchi di Salice. Bruco polifago : sulla Fragaria vesca, Rumex acetosa , Po- lygonum persycaria e P. avicularia. Gen. 75. — Bryophila, Tr. B. glandifera, S. V. (muralis Forst.)- Dintorni di Osimo : due individui sulle mura di Fonte Magna. Bruco sui Licheni dei muri. A—T- Noctuidae Bdv. Gen. 74. — Agrotis, Ochs. A. segetum, Tr. Primavera, Estate ed Autunno: in tutto il territorio sulle Fragole e sul Lampone. Bruco spesso sulla Zea. mays, Fragaria vesca e Brassica rapa. A. comes, Hb.—Primavera ed Estate: comune in tutto il territorio sulle muraglie e sui tronchi di albero ombreggiati. Bruco sulla Zea mays, che danneggia assai nella pannoc- chia. Il Naturalista Siciliano Anno XII 19 de — A. pronuba L.—Primavera ed Estate: in tutto il territorio, nei prati freschi, nei giardini e negli orti. Bruco sul Phaseolus eulgaris, Brassica rapa, B. napus, B. oleracea e DB. eruca. hot ab. innuba, Tr. Estate: un solo individuo al fosso di S. Valen- tino sopra una pianta di Fagiuolo. 3ruco forse delle stesse abitudini del tipo. A. interjecta, Hb.—-Estate : Un solo individuo sul tronco di una Quercia nella Selva Simonetti. Bruco sulla Lactuca sativa e Brassica eruca. A. orbona, Hufn. (subsequa, S. V.)-- Estate : Selva Simonetti e Casenuove sulle querce. Bruco sui teneri germogli di Quercus robur e @. ilex. A. linogrisea, Schiff. — Estate e principio di Autunro: M. S. Pietro, M. Fiorentino e M. dei Cipressi frequente nelle siepi di Rovo. Bruco sul Rubus idaeus. A. castanea, Esp.— Estate: un solo individuo a M. Ragalo appiedi una siepe. Bruco e crisalide dentro la Spata dell’Arwum dtalicum. y. crassa, Hb. — Estate: un solo individuo sotto lo stipite di una fine- stra in città (ottenuto dalla Crisalide). Bruco sul 77iticum sativum. A. glareola, Esp—Autunno: un solo individuo intorpidito sopra un tronco di Salice ai prati di Rigo. Bruco forse sul Sali caprea e S. viminalis. A. polygona, Fab.— Estate : M. S. Pietro e M. Fiorentino tre individui sulla Primula. Bruco sulla Primula vulgaris (da un solo individuo che al- levai con questa pianta ottenni la crisalide e quindi una far- falla ma molto imperfetta nelle ali, giacchè si svilupparono solamente quelle dal lato sinistro). A. jantina, S. V.—Fstate e principio di Autunno: giardino Bellini e Si- nibaldi alle Casenuove sopra le primule. Bruco sulla Primula vulgaris, Arum maculatum e Matrica- ria camomilla. A. exclamationis, L. Primavera ed Estate in tutto il territorio negli orti e sui tronchi di albero. Bruco fra le radici di Cicorium indivia, C. intybus ©. sativum e Lactuca sativa, — 143 — A. birivia, Hb.—Estate: un solo individuo a S. Stefano sulla cicoria sel- vatica. Bruco ignoto. A. cos, Hb. Estate: M. Fiorentino un solo individuo ottenuto da una crisalide attaccata alla Vitalba. Bruco forse sulla Clematis vitalba. £.. fimbria, S. V. — Estate: comune sulla sera in tutto il territorio sul Pruno e qualche volta sui paglia]. Bruco sulla Primula vulgaris e Solanum licopersicum. A. C. nigrum, L.—Estate ed Autunno: in tutto il territorio di sera sui camini, nei luoghi aridi e sui cespugli. Bruco sulla Spirnacia inermis. A. vestigalis, Hb. — Estate: un solo individuo a M. Fiorentino preso al lume della Lanterna. Bruco ignoto. A. kermesina, L.— Estate: M. S. Stefano e M. Ragalo, sul Convolvulo delle siepi, due individui in copula. Bruco sul Convoleulus saepium e Cl. arvensis. A. plecta, L.-—Estate: M. Ragalo, e Prati di Rigo sull’Erba. Bruco sulla Festuca rigida e PF. ovina. A. saucia, Hb.— Estate ed Autunno: Prati di Rigo e Casenuove sui prati. un solo individuo sopra una scabiosa. Bruco ignoto. Gen. 75. — Neuronia Hb. N. popularis, F.— Estate: prati di Rigo e Campocavallo sull’ erba dei prati. Bruco sul Lolium perennne. Gen. 76. — Mamestra, Tr. M. brassicae, L.—Estate ed Autunno in tutto il territorio nei campi e negli orti. Bruco sul Paparer Rhoeos. Urtica dirica, Brassica rapa, B. napus. M. oleracea, L. — Primavera, Estate ed Autunno: in tutto il territorio sull’erba. Bruco sulla Dalia variabilis e sul Lubus idaeus. (continua) — 144 — Sull’esistenza di forme di passaggio da alcune specie di Leptocefalidi agli adulti corrispondenti Dott. LUIGI FACCIOLÀ (Cont. e fire v. N. pr) 4. Nettastoma melanurum Raf. Il sig. Gill (1) ha manifestato l’idea che l'Hyoprorus messanensis Kéll. sia una larva destinata a trasformarsi nel Nettastoma melanurum Raf. La giustezza di questa veduta viene ora confermata da un caso analogo, cioè dalla scoperta di un individuo in uno stato di transizione dall'Hyo- prorus a un Nettastoma che è precisamente la specie descritta da Rafi- nesque col nome di N. melanurum, ma diversa da quella che con lo stesso nome venne illustrata posteriormente da altri ittiologi. La specie cui al- ludo percorre quattro stadii nel suo sviluppo. Primo stadio larvale. È rappresentato dal Leptocephalus longirostris Kaup. Questo ha il corpo foliaceo, assai largo dietro il capo , indi va mano mano stringendosi e termina a punta acuta. Innanzi al margine anteriore degli occhi vi è una piccola apertura allungata che è la na- rice posteriore. Non è evidente l' esistenza di una narice anteriore. Il muso è piuttosto lungo, puntuto. Le mascelle sono eguali e portano una serie di denti acuti. Vomere inerme. Pettorali larghe e rotondate, costi- tuite da un’ appendice carnosa che si attacca al corpo e da innumere- voli ed esilissimi raggi semplici che vengono fuori da tutto il suo mar- gine libero. Questa struttura è comune ad altri pesci in istato larvale. I raggi dorsali ed anali sono sostenuti da una piega trasparente del corpo in numero straordinariamente grande e sottilissimi come quelli delle pettorali. I primi cominciano a una certa distanza dal capo. La codale (1) Loe. cit. — 145 — è molto piccola, affilata. Il canale intestinale scorre lungo il profilo senza piegarsi. Dietro il rigonfiamento pilorico porta un cieco digitiforme im- percettibile ad occhio nudo. In corrispondenza del suo terzo medio si osserva una macchia lattea form ta dal fegato che è una lamella assot- tigliata in mezzo alla quale si trova la vescica natatoria semplice ed al- lungata. Il differenziamento della corda dorsale meno avanzato che in altri Leptocefali è un altro indizio dello stato di grande immaturità del- l’animale non ostante le sue dimensioni. Essa è divisa in segmenti sui quali non si scorge traccia di processi neurali ed emali. Nella sua ultima porzione i segmenti divengono meno evidenti e poi scompariscono del tutto, sicchè il loro numero non può essere stabilito con precisione. Gli esemplari che ho visto sono lunghi da 72 a 87 mm. Secondo stadio larvale In un secondo stadio di sviluppo il L. longi- rostris si trasforma nell’Hyoprorus. La forma del corpo è la stessa. L'al- tezza è mo'to variabile secondo il grado di restringimento raggiunto dal corpo. In taluni è maggiore, in altri è. minore che nello stadio prece- dente. Gl’ individui più stretti sono più adulti dei più larghi. Il capo è più sviluppato, il muso più lungo, più ottuso. Le narici anteriori sono presso l’ estremità del muso, provviste di un’ appendice. Le posteriori semplici si trovano sul margine antero-superiore degli occhi. La mascella superiore più lunga dell’inferiore, entrambe con minutissimi denti. Il vo- mere ha qualche asperità. Le pettorali negli esemplari più larghi, epperò meno avanzati di età, sono presenti, ma più piccole che nel L. longiro- stris; nei più stretti o mancano del tutto o sono ridotte a un vestigio. La dorsale nasce verso il termine del primo quinto della lunghezza totale ed è sostenuta da una piega membranosa del corpo come nel L. /ongi- rostris. L’ anale ha la stessa disposizione. La codale è piccola , affilata. L’ intestino è disposto presso a poco come in questo e porta un lungo cieco. Il fegato e la vescica natatoria formano una macchia opaca nella stessa regione che occupano nel L. longirostris. I segmenti vertebrali al principio e verso la fine della corda sono provvisti di processi neurali , i quali nel resto o mancano interamente o sono appena accennati. Il nu- mero dei detti segmenti non può essere stabilito con esattezza stantechéè l’ estremità posteriore della corda non è ancora perfettamente segmen- tata. Oltre alla somiglianza nella forma del corpo, nella posizione delle na- rici e dei visceri addominali, nella struttura della corda dorsale, ecc. vi è un carattere comune alle due forme descritte che stabilisce d'una ma- niera certa la loro identità specifica e consiste nella presenza di una — 1460 — macchia nera interna, posta immediatamente sopra il midollo spinale nel terzo posteriore della lunghezza del corpo. Essa occupa precisamante lo stesso punto poiché nel L. longirostris come nell’Hyoprorus si contano 89 pesci muscolari sotto la corda tra la detta macchia e la fessura bran- chiale. La stessa macchia è un ammasso di pigmento e si vede per tra- sparenza attraverso Ja spessezza dei tessuti anche negli esemplari con- servati in alcool. Le modificazioni più importanti che subisce l’animale in questo secondo stadio hanno luogo nella forma del capo, nel sistema dentario e nelle pinne pettorali. Per gran parte dello stesso stadio il corpo continua a crescere in lunghezza e larghezza , in ultimo si restringe senza accor- ciarsi. Gli esemplari che ho studiati sono lunghi da 115 a 130 mm. Terzo stadio 0 semilarrale--In questo l’animale ha il corpo già molto stretto, subrotondo in avanti, posteriormente assotligliato come in un giovine Nettastoma, ma conserva 1 aspetto di un Leptocephalus. Il capo somiglia a quello dell’/Yyoprorus ma è più stretto. Non si vedono narici nè presso l'estremità del muso nè presso gli occhi e se esistono devono essere molto piccole. Nondimeno la membrana pituitaria è sviluppata e forma un risalto longitudinale bianco da ciascun lato come nell’ Hyopro- rus. La mascella inferiore è più corta della superiore, 1’ una e l'altra provviste di piccoli denti che pure si osservano lungo il vomere. Il ta- glio della bocca è orizzontale come nell’ Hyoprorus. Nessuna traccia di pinne pettorali. La dorsale nasce un poco dietro la fessura branchiale. La codale è esigua, affilata. Esiste la vescica natatoria. Sotto il ventre dalla gola all’ ano vi sono cinque tratti neri. Nella spessezza del corpo si vedono per trasparenza sette macchie anco nere. L’ unico esemplare che ho visto è lungo 118 mm., onde si rileva che l’Hyoprorus passando al terzo stadio non sopporta accorciamento o di poco. Confrontando que- sto esemplare coi più stretti di //yoprorus si riscontra molta somiglianza. L'ultima delle sette macchie notate corrisponde al punto nero avvertito nell’Hyoprorus sopra il midollo spinale. Quarto stadio o definitivo. -- Il corpo conserva la forma presa nello stadio precedente. Non si vedono narici, non però tra gli occhi e I’ e- stremità del muso esiste da ciascun lato la membrana pituitaria che for- ma un tratto longitudinale bianco. La mascella superiore è più lunga all’ inferiore. Entrambe e il vomere portano una fascia di denti. Il ta- glio della bocca è orizzontale. Pettorali assenti. L’ origine della dorsale è un poco dietro la fessura branchiale come nello stadio precedente. La codale è filiforme. Sui lati del dorso scorrono due fascie di punti foschi, — 47 — La dorsale e l’anale sul finire divengono neriecie insieme alla codale. Negli esemplari, giovani dalla gola all’ano esisto una serie di punti neri di varia grossezza, che sono un residuo dei tratti dello stesso colore ri- marcati nella forma del terzo stadio. Lungo i lati del corpo si osserva ancora per trasparenza la serie di macchie nere interne del terzo stadio dell'animale. La vescica natatoria è singolarissima. In avanti forma una dilatazione ad ampolla dopo la quale si restringe in un filo tubuloso che oltrepassa l'addome e termina a breve distanza dall’ estremità po- steriore del corpo. Vi sono 246 vertebre, Esemplari lunghi da 110 a 233 mm. Questa appunto è la specie che vide il Rafinesque e non l’altra cono- sciuta con lo stesso nome e finora creduta unica nel suo genere. Infatti egli dice che l'ala dorsale nasce dietro 1 apertura branchiale e tale è rappresentata nella figura. Ad essa deve sicuramente riferirsi l’ ani- male del terzo stadio in eui la dorsale si orgina allo stesso punto. Se ora confrontiamo il L. longirostris col Nettastoma completamente sviluppato troviamo una diversità così grande che sarebbe impossibile riconoscervi la stessa specie senza le forme intermedie. Il primo per qualche riguardo è più perfetto avendo narici e pinne pettorali che man- cano nell’altro. Il corpo raggiunge la massima altezza nell’ Hyoprorus e si trova fortemente ristretto nel terzo stadio in modo che da foliaceo diviene elmintiforme. La forma del muso si altera dal primo al secondo stadio nel quale è definitiva. ANNOTAZIONE. — La specie conosciuta in ittiologia sotto la denomina- zione impropria di Netftastoma melanurum è contraddistinta dall’ antica specie congenere precipuamente per i seguenti caratteri. Vi sono due narici anteriore tubulose presso I’ estremità del muso, e due posteriori semplici innanzi al margine anteriore degli occhi. La dorsale comincia sulla verticale innalzata dall’ apertura delle branchie. La vescica nata- toria manca del rigonfiamento notato nella specie compagna ed è molto più corta non oltrepassando il cavo addominale che per !/, della sua lunghezza. Esistono 162 vertebre. Il colore del corpo è più fosco. Per distinguerla dall’altra le dò nome di Nettastoma mendax. Senza dubbio essa deve andar soggetta alle stesse metamorfosi di cui innanzi è cenno, quindi bisogna ammettere due forme di £L. longirostris come di /Hyoprorus che non è facile distinguere rispettivamente fra esse. A ciò basterebbe la diversità del numero delle vertebre, ma di questo carattere non possiamo avvalerci attesoché l’ultima porzione della corda non offre ancora una segmentazione evidente. Del resto per questo stu- — 48 — dio bisognano più esemplari delle due forme ed io non ho potuto sacri- ficarne più d’uno di ciascuna. In quanto alle narici trovo che le poste- riori semplici in un esemplare di £/yoprorus sono molto più strette che in un altro della stessa grandezza. Di più nel terzo stadio della specie precedente di Nettastoma le narici, come abbiamo osservato, o non esi- stono 0 sono piccolissime. È da ritenersi adunque che la presenza delle narici sia comune alle due specie di Neftastoma nella prima gioventù, ma in una di esse in progresso di tempo si restringono sempre più per obliterarsi completamente mentre nell’altra persistono. edo F. MINÀ-PALUMBO Rettili ed Anfibi INebrodensi (Cont. v. N. 5) Coronella austriaca Laur. Sub-sp. Fitzingerii Bonap. C. cinereo-rufescens, dorsi maculis alternis, distinetis nigris, fascia oculari et macula occipitali fuscis: subtus subunicolor, squamis lucidis nitidissimis, ellypticis, capite oblongo, apice rotundato plano ; scutello verticali antice multo latiore, cauda quadrantali. Scut. ubdom. 159-188. Scutel. subcaud. 42-59 par. Adullus macula occipitali evanida, abdomine fuscescente. Junior macula occipitali cordata nigra abdomine rubescente Bnp. Ho conservato la frase diagnostica del Bonaparte, essendo stata dal Came- rano accettata la specie come il tipo della sottospecie italiana. SINONIMI Zacholus italicus Fitz. Coluber austriacus Metax. —_ Fitzingerii Bonap. Coronella austriaca De Betta Coluber pustulatus Raf. _ lacvis De Filip. Coronella austriaca v., a. Scehre, _ laevis seu austriaca Dum. Bib, — l49 — BIBLIOGRAFIA 1814. Rafinesque—Prodromo di Erp. Sicula. Specchio delle Scienze N. X, p. 104. 1836. Bonaparte—Iconog. Fauna Ital. v. II, punt. 90-90# 1840. Bonaparte—Icon. Fauna Ital. v. IL. 1854. Dumeril e Bibron—Erpet. gener. VII, p. 610. 1872. Doderlein—Alcune generalità Fauna Sic. Vertebrati p. 25. 1874. De Betta—Fauna Ital. Rettili Anf. p. 37. 1881. Doderlein—Rivista Fau. Sic. Vertebrati p. 41. 1891. Camerano—Monog. Ofidi Ital. p. 59. ICONOGRAFIA 1836. Bonaparte—Iconog. Fau. Ital. II, punt. 90, 90* Tav. 67, Fig. 2, 3 porta il nome di Coluber austriacus. 1840. — Iconog. citata vol. II, Tav. 75, f. 2. Zacholus Fitzingerii. 1891. Camerano—Monog. Ofidi Ital. Tav. II, F. 10 Coronella austriaca sub- sp. Fitzingeri sezione del tronco, Fig. 19 scaglia del dorso ingrandita. Fig. 23, 24, 25 9 di Pesio, Fig. 26 giovine di Savona. Il Rafinesque descrive un nuovo serpente col nome di e Coluber pustulatus Raf. Nero al di sopra, bianco al di sotto, parte superiore del capo, del collo e parte anteriore del dorso e fianchi macchiato di giallo, circa 240 squame ad- dominali, 80 pari di caudali. In siciliano Impastura, o Afferra vacchi, perchè si suppone che poppa le vacche, è alquanto simile al Coluber wccellator Raf. ed al Coluber atrovirens Ai Lacep. e Shaw, ma questa specie differisce da am- bidue, perchè ha il dorso senza macchie ed i fianchi tutti ricoperti di mac- chie gialle irregolari, lunghezza tre piedi e mezzo ». Per i caratteri dati di colorazione, numero di scudetti addominali e dei sot- tocaudali, e lunghezza totale , ai quali si aggiunge il nome vernacolo, opino che la specie non si può riferire alla #zzagerii, o con molto dubbio. Il Bonaparte aveva osservato caratteri sugli esemplari siciliani molto diffe- renti dai tipi del Nord e della parte centrale dell’ Europa. Il Doderlein riportando la specie di Sicilia così si esprime « ed il serpentello liscio Zacholus austriacis Wagl. contrasegnato dagli Isolani col singolar no- me di Sparti-matrimoniu » aggiunge in nota Coluber pustulatus Raf., che poi lo ripete nel 1881. Il Dumeril e Bibron fan menzione di questa specie di Sicilia. Il Camerano riporta con dubbio il sinonimo di Rafinesque, e dice che si trova in Sicilia. Il Bonaparte chiama questa specie Zacolo Siciliano, e dopo avervi portato attento esame crede di farne una varietà del Zacho/us austriacus, che distin- gue col nome di Z. Fitzingerii perchè il Fitzinger lo aveva chiamato Zacho- lus Italicus, ed egli sul proposito così si esprime: « Quanto allo Z. Italicus, Il Naturalista Siciliano, Anno XII, 20 — 150 — senza voler decidere se abbia o no la Sicilia una distinta specie, diremo sol- tanto che i caratteri sui quali il Fitzinger fondò la sua sono unicamente ses- suali » ma le osservazioni del Dott. Camerano stabiliscono che deve formare una sotto specie. Capo oblungo piramidale, leggermente convesso al di sopra, rotondato ed assai smussato all’ apice del muso, si distingue dal collo quando allargasi ai lati a volontà dell’animale, quando la bocca è aperta il capo non si distingue dal collo. Occhi piccoli situati in un solco che scorre sino alle narici. L’aper- tura della bocca si estende al di là degli occhi: la mascella superiore sporge assai più dell’inferiore, la piastra rostrale è molto sviluppata, scudetti margi- nali sette per parte, uno preoculare, due post-oculari, due temporali in prima linea, il sesto scudo del labbro superiore è il più alto di tutti, sebbene nel margine labiale è più stretto del precedente. Nel labbro inferiore lo scudetto mediano è triangolare, i due laterali sono più lunghi che larghi, ed unisconsi nel mezzo da comprendere il mediano, il secondo è piccolo, il quinto è il più grande, poi van minorando al punto che il nono è piccolissimo e corrisponde sotto del settimo sopralabiale. Gli scudetti sopraciliari sono reniformi, lo scu- detto del vertice è di figura pentagona allungata in un triangolo coll’ apice posto allo indietro. Il collo è poco distinto, il tronco cilindrico uniforme, assottigliandosi un poco alle due estremtà , la coda è ben distinta dal tronco alla sua origine, conica, inferiormente piana verso la base. Le squame di tutto il corpo sono romboi- dale ellittiche, ordinariamente in fila piccolissime quelle del collo, più gran- dette ed equilatere quelle dei fianchi. L’addome è piano, gli scudetti addomi- nali 173, i sotto-caudali 55 paja, estremo della coda molto acuto, tutto il corpo è liscio, ma l’addome è alquanto lucido come imbrunito. Corpo superiormente cinericcio-scuro più o meno tendente al rosso-mattone che imbrunisce lungo il dorso, diviene più chiaro nei fianchi, e gialliecio nella ultima fila delle squame dorsali che confinano cogli scudetti addominali. Per tutta la parte superiore del tronco scorrono quattro serie di macchie di color marrone-scuro marginate di nero, le due serie mediane sono più grandi delle altre, e minorano in grandezza quanto più progrediscono verso la coda, sul principio si vanno alternando una serie coll’altra, poi divengono irregolari. ora a lineette ora a semplici freghi riunendosi insieme, finchè all’estremo della coda svaniscono del tutto. Una grande macchia nera si vede sul capo bipartita sulla nuca, le suture dei parietali col verticale si vedono nere. Una simile striscia dalle narici at- traversa l’ occhio e termîna vicino il collo poco più indietro dell’ angolo della bocca: da questo punto siegue una serie di macchie laterali, la prima è al- lungata, poi rotonde, finchè svaniscono al di là della metà del corpo. Gli oc- chi bruni con iride gialla, più chiara la porzione non compresa nella striscia che parte dalle narici e va all’ angolo del capo. Gli seudetti sopralabiali sono bianchi carnicini marginati esternamente di nero con punti foschi. Il di sotto del capo e gola sono più fittamente punteggiati di nero: l’addo- me è di un bel violetto-scuro, le piastre sono poi variegate di bruno, di fosco, di giallastro cosparsi di punti nerastri e biancastri, ciascuno scudetto nella estremità ha una macchietta gialla, che confina colla ultima serie delle squa- me dorsali, e nel bordo inferiore vi è una macchia nerastra, sicchè i due bordi dell’addome sembrano dentati per tutta 1’ estensione. Gli scudetti sottocaudali sono eontornati di giallo-pallido con punti neri e cenerini : A. Ho trovato varietà di colorazione nei vari esemplari, ne ho trovato di un cenerino giallastro sempre più scuro sul dorso, meno nei fianchi e con le striscie longitudinali più scure o tendenti al fulvo, tutte le suture dello scudo verticale nere, gli scudetti labiali giallastri con suture nere: le prime mac- chie dietro quella occipitale e delle striscie. dietro l’occhio sono ocellate e ter- minano ad un quinto del corpo, le macchie laterali, ed a metà del tronco le dorsali presentano brevi freghi neri o nerastri, e delle squamette coi due bordi laterali neri con linea nel mezzo molto chiara: i fianchi giallastri poco pun- teggiati di scuro. Gli scudetti addominali hanno delle macchioline nerastre. Lungh. 0, 48 di cui la coda 0, 12, scaglie dorsali serie 19, scudetti addo- minali 178, sottocaudali 59. B. Un esemplare col capo molto più stretto ai lati non distinto dal collo, macchia occipitale come nel tipo, colla differenza, che invece di cominciare nel collo, le due serie di macchie dorsali trovansi due strisce parallele del co- lore medesimo, quella a destra vi può occupare tre macchie, quella a sinistra due, indi le macchie sono alterne. Dagli estremi della macchia occipitale parte da ciaccun lato una striscia che scorre lungo il collo nella direzione delle se- rie delle macchie laterali, quella a destra può occupare quattro macchie, a si- nistra tre, indi siegono le macchie normali, il collo quindi è segnato da quat- tro strisce longitudinali. I fianchi sono color grigio cangiante in violetto molto punteggiati di nero: addome molto più scuro, il bordo libero di ciascuno scu- detto è più chiaro, e l'addome sembra anellato, il sottocoda è giallastro, ed è alternativamente marchiato come si alternano gli scudetti. Lungh. 0, 44, di cui la coda 0, 0), squame dorsali serie 19. Ne ho trovato colla gola, e collo poco o niente punteggiati. Nei vecchi la macchia occipitale è più chiara, qualche volta manca; nei gio- vani il dorso è più lucido, il colore tende al rossastro o al grigio, gola bian- castra, addome e sottocoda color mattone più o meno scuro, alcune volte rosse con punti bianchi e neri, le macchie della nuca grandi e spiccate. Vive nei luoghi pietrosi, nei prati, nei boschi, nel piano e nel monte, non la ho veduto nella regione scoperta, nelle ore calde si alza sul dorso, con cielo umido e nuvoloso striscia lentamente da prendersi colla mano, minacciata si — 152 — difende con energia, e manda un odore speciale erbaceoysi nutrisce di insetti di grilli, e locuste. i n Si trova nelle Madonie, Palermo, costa meridionale dell'Isola, a Noto, frequente in tutta Italia, valle del Po, Liguria, non è stata trovata in Sardegna. Gorvaslia cucullata Geoff. 1879. Giglioli — Beitrage sur Kenntniss der Wirbelthiere Italien- Archiv. fîr Naturg. p. 97. 1891. Camerano—Monog. Ofidi Ital. p. 69. . Non è stata ancora trovata in Sicilia, ma siccome dal Giglioli vien riferito che fu presa nell’ Isola di Lampedusa , prossima alla nostra isola, la ricordo per farne ricerche. Coronella girondica Daudin. i) 1872. Doderlein—Alcune generalità Fau. Sie. Vertebrali p. 26. 1874. De Betta—Fauna d’Italia. Rettili ed Anf. p. 37. 1881. Doderlein—Rivista Fau. Sie. Vert. p. 4l. 1891. Camerano — Monog. Ofidi Italiani p. 64, Tav. II, F. 2 scaglia dorsale pai ingrandita, F. 20, 21 g di Modica, F. 22 parti ventrali. Non la ho trovato nelle Madonie, il Doderlein la riporta di Sicilia « del quale il corrispondente Coluber Iiccioli Mataxà , che pur vi esiste non è forse che una semplice varietà adulta alludendo alla Covonella austriaca. Il De Betta riferisce non rara in Sicilia. Il Doderlein la riporta nuovamente, « e Y affine serpentello del Riccioli, C. Iticcioli Metaxa, C. girondinus Daud. da parecchi autori ritenuto finora quale semplice varietà della specie precedente Coronella austriaca ». Il Camerano ha esaminato un maschio preso in Modica, che aveva la lun- ghezza massima del capo 0, 018, larghezza 0,012, lunghezza con coda incom- pleta 0, 62, scudetti ventrali 199. Questa specie è affine alla C. austriaca, ma ne differisce pei scudetti sopra- labiali che sono 8 ed in quella 7, le serie delle squame dorsali 21, in quella 19, lo scudetto rostrale è tanto alto che lungo nella girondica, o nell’austriaca assai più alto che largo. (continua) Enrico Ragusa — Direttore resp. Ae ee e ie GATA do eee Di MEANT ent Rito A v Lat sti È) do sù 8 1893 UELEGRENIMARO ETEEBRELIBEARAtEREREntETRtI VABDUNISHLTAGULITBORIDAVERETIRETHXOINTARENVONIVOVAGHNMKKKKAbAVIDAGAISHArivisuvtLadiiRAKArianivincekiotAnitiGnesintrseivtoveniavieniaz ANNO XII. DIA0S | APRILE-MAGGIO 1893 Ni: ‘7-8; TL NATURALISTA SICILIANO GIORNALE DI SCIENZE NATURALI one saro siti SI PUBBLICA OGNI PRIMO DI MESE o ABBONAMENTO ANNUALE Es are Da IRA e E ARS DE LI PAEST-CONPRESI NE UNIONE POSTALE; d'or peo ee AETRIPRESI< = 7,55, SME SE E PE A EN I CNSNDMEROGSEPARAIO: CONSIAVOLES: (or, Si a he 25 » SENZASTAVOLI?= 1° de GLI ABBONAMENTI COMINCERANNO DAL 1° DI OTTOBRE DI OGNI ANNO Indirizzare tutto ciò che riguarda |’ Amministrazione e Redazione al sig. ENRICO RAGUSA, in Palermo, Via Stabile N. 89. SOMMARIO DEI NUM. 7-8. Ed. Everts — Sopra tre Apion di Sicilia. FI. Baudi — Sulla specie Tritoma sicula Baudi. F. Vitale—Catalogo sinonimico e topografico dei Curculionidi di Sicilia (fine). Ed. André — Sul catalogo descrittivo degli Imenotteri europei. F. S. Monticelli — Intorno ad alcuni Elminti del Museo Zoologico della R. Uni- versità di Palermo (con una tavola) (cont ) L. Facciolà — Tractatus per Epistolam Francisci Maurolici ad Petrum Gillium de piscibus siculis (cont.) L. Spada—Contribuzione alla Fauna Marchegiana. I Lepidotteri finora trovati nel territorio di Osimo (cont.). L. Facciolà—Le metamorfosi del Conger vulgaris e del Conger mistax (cont.) E601 5-1 _ PALERMO Stabilimento Se afico Virzì 11898 FIGLULLTIIRIRIEE NARRA (ELDIARELIREEREATE SUILLRFAATATIV TALIA VI TIT TRAAPIARTI SITELUPREDTARREBHARSVERKAABARKATALIARUAPLERDRENEVRENKI LANKA BKANKAARARINERELATIALKARIATEERARIUaRORIRIARIRIRRENaRORIRAROLDARUDIAgIABIDIRIT BRE DRBOBUBERAROBIRARORAARaLLERARIagREnRoRativtave via RaBuapRaGataevRGdAranaatà) NL VII) JUN 8 1898 ANNO XII. APRILE-MAGGIO 1893 N. 7-8. TL NATURALISTA SICILIANO SI_T_-F_F-r-r--<-<--T—-<—-<°_*-<*-<£*-<*>-<£E>-<*x=£>-<°>-<£*-<**>-*>X-X£X--<-—- CATALOGO SINONIMICO E TOPOGRAFICO CURCULIONIDI di Sicilia per VITALE FRANCESCO Agronomo di Messina (Cont. e fine ved. Num. 4) * tubiferum Gyll.—S.-M.—Rag.-Vit.-Bau. v. sicanum Wen.—-S.-M.—Rag.-Vit. — 156 — tamaricis Gyll. Gautardi Tour.--S.—De B.-De M.d)-Hey. dg pumilio Eppels (1). X carduorum Kirby — S.-M. — Rag.- Hey. Vit. stolidum Germ.—S.-P.-M.— Rott.- cyaneum De Gèer. Vit.-Bau. gibbirostre Gyll. confluens. Gyll.—M.—Vit. sorbi Marsh. confluens Kirby. — S.-M. — Wen.- v. galactites Wenck.—M.—Vit. Rag.-Vit.-Bau. v. meridianum Wenck.-M.—Vit. stolidum Gyll. dentirostre Gerst. (2) —S.— Bau. « Roelofsi Everts. v. basicorne Ilig.(3)—S.-M. —Vit. * insolitum Desbr.—S.—Rag. -Bau. * candidum Wenck.—S.—Bau. alliariae Herbs. vicinum Kirby.—-M:— Vit. scalptum. Rey.—S.-M.—Rag.-Vit. loti Gyll. semillimum Desbr. incrassatum Germ. * penetrans Ger.—S.— Rag. flavimanum Gyll.—M.—Vit. detritum Rey, —S.-P.-Ma.-M.— Rag. picicorne Steph. -Fa.a)-De St.-Vit.-Bau. millum Bach. (6) viridicoeruleum Everts (4)-S.— dispar Germ. (7)—S.—Rag.-Bau. Rag.-Hey. Beuthini Hoff. # v. Ragusae Everts. (5) —S.— Rag.- Brisouti Bedel. Exapion Bedel. bivittatum Gerst.—S.—Bau. fuscirostre F.—S.-P.-M.—Rag.-De funiculare Rey. St.-Vit. (1) Il nuovo Catalogo, porta erroneamente il Popowllierî 9 come sinonimo del tama- ricis. (2) Il nuovo Catalogo, anco erroneamente, ne fa del dentirostre una specie distinta. (3) Il dasticorne è una varietà del carduorum molto vicina al galactites, e non una spe- cie distinta come è segnato nel nuovo Catalogo. (4) Vedi le osservazioni del Desbrochers fatte nel N. 4 di questo giornale. (5) Veli anco le osservazioni su citate. (6) Il nuovo Catalogo porta il 12%/m Bach., come sinonimo del cineracewm Wenck. (7) Il dispar Germ. specie distintissima, è portata nel nuovo Catalogo come sinonimo dell’Horkeri Kir. — 157 — melanopum Marsh. genistae Kirby.—S.— Bau. albovittatum Herb. genistae Bedel (1). venustum Herb. x argentatum Gerst.—S.— Wenck. femorale F. squamigerum Duv. (2) — S.-M. — v. croceifemoratum Gyll. (3) — S.- Vit.-Bau. M.—Wenck.-V.t.-Bau. semivittatum Gyll.—S.-M.— Rag.- urticarium Herbs. Vit.-Bau. vernale F. — S.-M. — Rag.-Vit.- Germari Wal. Bau. albopilosum Luc. fasciatum OI. centromaculatum Betta lythri Panz. pallipes Kirby. —M.—Vit. scalptor Herbs. geniculatum Germ. concinnum Mars. pallidipes Bedel. pallydactylum Gyll. favofemoratum Herbs. — S.-M. — rufescens Gyll. Rag.-Vit.-Bau. pallidulum Gyll. * aeneum F.—S. comune — Fa.a)- incisum Bohm. Rag.-De-St.-Cio.-Vit.-Bau. o coracinum Gyll. radiolus Marsh.—S.-M.—Rag.-Vit.- laticolle Perris. Bau. ? neglectum Gyll. aterrimum Marsh. striatum Marsh.—S.-M.—Vit.-Bau. compressum Ill. atratulum Germ. obscurum Germ. pisi Kirb. albescens Woll. î pubescens Kirby —S.-M.—Rag.-Vit. saeculare Goz. -Bau. astragali Payh.—S.-P.-M._—Fa.a) civicum Germ. De St.-Rag.-Vit.-Bau. salicis Gyll. ergenense Bech. curtulum Desbr.-M.—Vit. elegantulum Germ.—M.—Vit. Curtisi Curt.—S.—Bau. pinae Ros. seriatosetosulum Wenck.—M.—Vit. (1) Il genistae Bedel, nel nuovo Catalogo è portato come sinonimo del divittatum Gerst. (2) Lo squamigerum Duv.. non è sinonimo dell’ argentatum Gerst., come è detto nel nuovo Catalogo. (3) Questa varietà del /lavofemoratum Herbs. è riportata nel nuovo Catalogo come spe- cie distinta. — 158 — seniculum Kirby--S.-M.—Vit. tenue Gyll. pusillum Steph. setosum Wenck. plebejum Germ. palpebratum Gyll. (1) murinum Everts (2)—S.—Rag.- Hey. elongatum Germ.—-M.—Vit. incanum Bohm. dentipes Gerst. — S.-M. — Wenck.- Rag.-Vit.-Bau. o armiferum Wenck. v. Q tubicen Wenck.(3)— S.-M.— Wen.-Vit.-Hey. difforme Ahr.—S.-M.—Vit.-Wenck. Q tibiale Desbr. dissimile Germ.—M.—Vit. laevicolle Kirby.—S.-P.-M.—Fa.a) Rag.-Vit.-Bau. ononicola Bach.—S.-M,—Rag.-Vit.- Bau. ononidis Gyll. Bohemanni Thoms. varipes Germ.—M.—Vit. flavipes v. Gyll. Bohemanni Boh. apricans Herbs.—M.— Vit.-Bau. millum Gyll. fulvirostre Gyll.—S.—Rag. Q atritarse Gyll. rufirostre F.—S.-Naso—Rag.-Vit.- Bau. malvarum Kirb. trifolii Marsh. v. De Stefanii Vitale—M.—Vit. vicae Payh.—S.-M.—Rag.-Vit,-Bau. fagi Kirby. favifemoratum Kirby. flavipes Mill. * angusticolle Gyll.—S.—De B.-Hey. longimanum Rey. assimile Kirby.-S.-M.—Rag.-Vit. -Bau. trifolii Lin.—S.-M.—Ro.-Vit.-Bau. aestivum Germ. flavipes F. Leachi Steph. flavifemorotum Kirby. * m. Linderi Wenck. (4) v. ruficrus Germ. (5) — S.-M. — Vit.-Bau. nigritarse Kirby —S.-M.—Rag.-Vit. Waterhausei Bohm. teuue Kirby. [S (1) Il palpebratum dal nuovo Catalogo è portato come specie distinta. (2) Vedi le osservazioni del Desbrochers fatte nel N. 4 di questo giornale. (3) Il nuovo Catalogo porta il tubicen come varietà dell’apricans, mentre vi è molto distante. (4) Il nuovo Catalogo seguendo Wencker ne fa una specie distinta, mentre è una mo- struosità, cioè un individuo molto impicciolito del #rifolé#, con la testa convessa, liscia e brillante. (5) Il Wencker avea preso il rwficrus Germ. come varietà del 4folii, ma infine nelle aggiunte, lo distaccò come specie distinta, da mettersi dopo il {r:foléd; però , il nuovo catatogo, errò quando mise il rufierus Germ. come varietà del trifolzt dandogli per au- tori Germ. e Wenck. in quantoche ; il ruficrus Germ. è benissimo una varietà del tr%- foliî, ma quello descritto dal Wencker poi a pag. 265 è una varietà dell’apricans; basta leggere la diagnosi. — 159 — x punctigerum Payh.—M.—Vit. pullum Gyll. sulcifrons Kirb. i aestimatum Faust. Paykulli Gozis Vv. cyancipenne Gyll.—S.—Bau. * m.d S$tierlini Desb. (1). aethiops Herbs.—S.-Naso-M.—Rag. virens Herbs.—S.-M. — Rag.-Vit.- -Vit. Bau. coeruleum Herbs. aenocephalum Gyll. marchicum Gyll. od marchicum Kirby. subsulcatum Mars. melancholicum Wench.—S.-Ficuz- subcoeruleum Steph. za— Bau. stenocephalum Perris hadrops Thoms. gracilicolle Gyll.—S.—De B.-Rag.- ononis Kirb_—M.—Vit. Bau. glaucinum Gyll. leptocephalum Aubé mecops Bohm. meliloti Kirby—S.—Bau. og perplexum Gyll angustatum Gyll. cinerascens Germ. loti Kirby furvum Sahlb. augustatum Kirb.—S.-M.—Rag. unicolor Kirby -Vit.-Bau. minimum Herbs.—M.— Vit. gS languidum Gyll. velox Kirby modestum Germ. foraminosum Gyll. glabratum Germ. pisì F.— S.-P.-T.I.-M.— Rag.-De vorax Herbs.—S. comune—De B.- St.-Cio.-Vit.-Bau. Fa.a)-De St.-Rag.-Vit.-Bau. gravidum OI. o fuscicorne Marsh. punctifrons Kirby. pallicorne Gyll. eratum Steph. Q villosulum Marsh. pasticum Germ. * miniatum Germ.—S.— Rag. haematodes Kirby frumentarium Herbs. purpureum Latr. frumentarium Lin.—S.-P.-M.--Ro. rubens Steph.—S.-M.—Rag.-Vit. -Rag.-Vit.-Bau. i x malvae F.—S.-M.—Ro.-Vit.-Bau. flavescens Villa. minutum Four. (1) Lo stesso autore, corresse l'errore del nuovo Catalogo, riconoscendo nello Stierlini una mostruosità di un g' di punctigerum Payk, — 160 — X violaceum Kirby. — S. comune — curvirostre Germ. Fa.a)-De St.-Rag.-Cio.-Vit.- humile Germ.—S.-M. comune— Ba, 15 Rag.-Vit.-Bau. cyaneum OI. brevirostre Gyll. hydrolapathi Kirby—S.-P.-M.—De plebejum Steph. St.-Rag.-Vit. aquilinum Bohm. coeruleipenne Steph. sedi Gyll. Sub-Tribù RHYNCHITINA Weise. Gen. AULETES Schoenherr. tubicen Bohm.—S.—Desb.b)-De B. meridionalis Duv. rhynchitoides Dej. Sub-gen. AuLETOBIUS Desbr. politus Serv.—-S.-P.-M.—Des.0)-De B.-De St.-Vit. ilicis Gené ater Dahl. maculipennis Dnv.- S.— Desb.b)-De B.-Fa.a) Gen. RHYNCHITES Schoenherr. betulae Lin.—S.—Ro. fagi Scop. , alni Mill. populi Scop. pupulneus Gmel. excoriatus Degéer. femoratus Latr. niger Degéer Sub-gen. LasroRHyNoHITES Jekel. pubescens F.—S.—Ro. Des.b)-Cio.-Vit. carinifrons Gyll. caligatus Halid ? d' cavifrons Gyll. sericeus Herbs. — S.-P. — Fa.a)-De Q cyanicolor Gyll. St. praeustus Bohm.—S.-P.-T.I.-M.— ophthalmicus Steph. Des.b -Fa.a)-De St.-Cio.-Vit. azureus Dej. lividus Dej. splendidulus Kies, Vv, luridus Bohm. — S.-T.I.-M, — — 161 — (Coenorrhinus Seidl.) purpureus L. — T. I. — Cio. aequatus Lin. bicolor Ros. ruber Four. ruber Fair (1) —S.-P.-Ma.—Des.b)-De B.-Fa.a)-De Stef. interstitialis Desbr. (Involvulus Schrank.) coeruleus Degéer. conicus Il. —M.—Vit. alliariae Payk. Sub-gen. RHYNCHITES s. st. giganteusKryn.—S.-P.-Ma.-T.I.— rubens Dej. De B.-Fa.a)-De St.-Cio. i aurifer OI. rectirostris Gyll. Bacchus Lin.—S.-P-Ma.-M.— Ro.- pyri Mots. Fa.a)<«De St.-Vit. auratus Scop.--S.-P.-T. I.-- Fa.a)- laetus Germ. De St.-Cio. auratus Scop. bacchus Steph. Gen. RHINOMACER Geoffroy. betulae OI. betuleti F.—S.-T. I.-M. comune—Des.b).-Vit.-Bau, viridulus Woet. populi L.—S.—Ro. fulgidus Four. Gen. CYPHUS Thunberg. nitens Scop. curculionoides Lin. —M.—Vit. coccineus Payk. (1) Non ci pare esatta l’osservazione del Desbrochers, nel 1° Anno del Frélon p. 32, e p. 44 che fa il ruber Fair. sinonimo del cribripennis Desbr. Per noi sono due specie distintissime e con caratteri tanto differenti da non poterli confondere in verun modo. Il Naturalista Siciliano Anno XII 2 — 162 — v. pulvinicollis Jek.—S.—De M.b)-Hey. v. atricornis Muls.—S.-P.-M.—De St.-Vit. Gen. ATTELABUS Libneo coryli L.—S.— Ro. Addenda Durante la pubblicazione del presente catalogo, la fauna sicula si è arric- chita di altre specie, sia nuove per la scienza, sia nuove per la geografia. Ci, affretteremo a notarle qui appresso all’oggetto di far più completo che sia pos- sibile il nostro lavoretto. Gen. LIXUS Fabricius furcatus 01.—M.—Vit. Gen. LARINUS Germar villosiventris Desbr. n. sp.—Sic.—Desb. f). Gen. BANGASTERNUS Gozis provincialis Fair. —M.—Vit. Gen. CEUTORRYNCHIDIUS Duval rufus Duf. frontalis Duv.—M.—Vit. Gen. CEUTORRHYNCHUS s. str. marginatus Payh.—M.—Vit. — 163 — Specie dubbie Non abbiamo potuto dar posto alle seguenti specie, giacchè non avendole osservato de visu non abbiamo saputo trovarne le corrispondenti. Brachycerus obesus Fabr.— Romano — Power » verrucosus ? — Ro. — Pow. Lixus griseus Dej. — Ro. » elegans Latr. — Ro. \ » gramineus OIL. — Ro. Arhinus novemlinearis Schoen. — Ro. Antharinus Zamiae ? — Ro. Brachyrhinus splendidulus Latr.—Ro. » hisphidulus eiusd.—Ro. —_——r mu. An.XI Pag. 219 lin. 6 entomologiea . . . — entomologica > lata d9. cuprirostri\. «+ |. «= — cuprirostris » 224 » 9 S.-M.-Ca. . . . .— $S.-M.-Ca.—De B.-Vit.-Bau. » » » 10 Stierl—DeB.-Vit.-Ba. — Stierl. >» >» » 24 Bohm.-S.-Lac. ecc.. — Bohm.—S.—Lac. ecc. » 227 » 20 undatusF.. . . .— undatus F.—-S.—Ro. » 229 20-21 verecndus Rossi . . — verecundus Rossi chloroloma Fahrs. . — chroroloma Fahrs. sorga acae E ee gacae E. foveicollis Gyll. . . — foveicollis Gyll. 24 » 11 Voll.—Sic. De Bert.. — Voll.—Sic.—De Bert. An.XII » 25 20-21 balteatus Chev. . . — balteatus Chev. incomptus Bohm. . — incomptus Bohm. » 50 » 12 Vit.-Fa.a)-Ro. . .— Vit.-Fa.a)-Bau. ___ a? _RI-v+FT 4a____— — — 164 — Sul Catalogo descrittivo degli Imenotteri europei Il sig. Ed. André di Gray facendo eco alla proposta da me fatta di un catalogo descrittivo degli Imenotteri d’ Europa (1) mi faceva alcune saggissime obiezioni intorno al modo pratico di redigere questo catalogo, nel contempo però incoraggiavami a persistere nella mia idea nella spe- ranza che io avrei potuto vincere quelle difficoltà che nella realizzazione di un simile lavoro devono incontrarsi. Se i signori imenotterologi si vo- lessero dar la pena di leggere quanto io ho scritto sul proposito nel Bol- lettino del Naturalista di Siena essi potrebbero di leggieri convincersi che queste difficoltà, tenuto presente lo stato attuale della Scienza imenot- terologica, non sono poi insuperabili. Io non ripeto qui quelle ragioni che sul soggetto ebbi a scrivere nel Bollettino di Siena, mi auguro in- vece che altri imenotterologi vogliano farmi altre osservazioni e così man mano andare discutendo la proposta e cercare di appianare tutti gli ostacoli che all’ attuazione pratica della mia idea potessero essere di ostacolo. Intanto, per dare un esempio pratico del modo come desidererei che venisse redatto simile catalogo, pubblico la tavola della Fam. Larride, redatta dall’ Ill. André. Da questa tavola ognuno può convincersi della brevità e semplicità del catalogo da me proposto, solamente io, oltre al quadro dei generi, alla frase diagnostica delle specie con la sinonimia più importante aggiungerei poche parole di descrizione della famiglia, in tal modo oltre che al provetto imenotterologo sarebbe il lavoro di un’ utilità grandissima pel principiante il quale così verrebbe ad avere una guida pregevolissima cominciando i suoi studii. Il bel catalogo del Kirchner, l’altro pregevolissimo in corso di stampa di Dalla Torre, l’opera magistrale degli Imenotteri d'Europa e d’Algeria dell’André ed altre importanti pubblicazioni non farebbero un duplicato col lavoro da me proposto, stantechè i primi due sono dei cataloghi si- stematici solamente, l’opera dell’André e di altri costituiscono dei lavori descrittivi di gran pregio ed amplissimi, il catalogo da me proposto in- vece sarebbe assai modesto, ma presenterebbe il vantaggio di potere es- sere portato a compimento in brevissimo tempo. T. DE STEFANI. (1) Rivista italiana di Scienze Naturali e Bollettino del Naturalista, 15 genn. pag. 5, 15 febb. pag. 21 e 15 aprile pag. 48, 18939—Siena. — 165 — Fam. Larridea Tabula generum Oculi intus non emarginati : : È ; : . : , 3 Oculi intus emarginati - 7 : - . : . 1 : 2 Ale antica cellula cubitali unica, raro cellulis duabus distinetis - - È : s " : . Trypoxylon Latr. Ala antica cellulis cubitalibus tribus - ; —. Pisoni Spin, Ale antica cellula cubitali unica $ È 7 . Nîtela Latr. Alze antica cellulis cubitalibus duabus . x 7 : > ; 4 Ale antica cellulis cubitalibus tribus : 7 y 7 È : Cellula radialis non appendiculata; cellula cubitalis se- cunda petiolata : - . : È ‘ . Miscophus Jur. Cellula radialis appendiculata ; cellula cubitalis se- cunda haud petiolata 5 ; , È 3 È 7 > ; 5 Cellula cubitalis secunda ambos nervos recurrentes Tecipitune: : s : : ; 3 È . Gastrosericus Spin. Cellula cubitalis prima recipit primum, secunda reci- pit secundum nervum recurrentem . : ; = Dimetus Jur. Pedes inermes; pygidium 9 conicum, sine area distin- cta; ocelli posteriores rotundati et convexi . ) È . . LI Pedes distinete spinosi; pygidium © area superiori di- stincta . . . . 2 : 3 : : . 7 ; 8 Cellula cubitalis prima recipit primum, secunda reci- pit secundum nervum recurrentem 3 . . Sylaon Picc. Cellula cubitalis secunda ambos nervos recurrentes Tecipib. (0 : È ; è 5 ; ; . Solierella Spin. Ocelli posteriores rotundati, convexi et distineti . Astata Latr. Ocelli posteriores elongati depressi et saepe indistincti È : : 9 Cellula cubitalis tertia supra latiore quam infra; seg- menta abdominalia contracta . . : : +. Palarus Latr. Cellula cubitalis tertia supra angustiore quam infra. : ; 10 Facies juxta marginem internum oculorum carina e- levata distineti predita . 5 3 ; ; : - ° ces Facies haud juxta marginem oculornm carinata : . . TRE: — 166 — 11. Mandibulae ad marginem inferiorem emarginatae 7 ; È "gl — Mandibulze ad marginem inferiorem non emar- ginate . a : : - ; 7 ; = LartskFab. 12. Tibize antica extus spinose. Aserea pygidialis 2 glabra Larra Fab. — Tibia antica extus inermes. Area pygidialis 2 prui- nosa et ad apicem setis brevibus spiniformibus pr- dita : 7 È 5 : > x : . Notogonia Costa 13. Area pygidialis 79 densi et breviter pubescens . aclytes Panz — Area pygidialis 79 glabra ; : . : 3 ; - 5 14 14. Abdomen fortiter punctatum; femora antica g° non e- marginata 3 È ; : 3 . i . Prososigastra Costa — Abdomen haud fortiter punetatum, femora antica g distinete emarginata 7 3 : ; : . Tachysphex Kohl. Gen. Trypoxylon Latr. (Préc. car. gén. ins 1796). A Corpus nigrum. a Pedes concolores. 1. figulus L. Syst. nat. 1758. Clypeus margine in medio truncato, mutico. Long. 6-12 mill. Europa tota. attenuatum Smith. Lìst of the specim of Brit. Anim. in the coll. of the La] 3rit. museum 1851. Clypeus margine anteriore in medio emarginato, subidentato. —Long. 6-10—Europa precipue borealis. a 3. scutatum Chevr. Hym. nouv. ou rarer du .bassin du Léman 1867 scutigerum Tasch. zeitschr. f. d. ges. Naturwiss. 1881 gd. Frons impressione scutiforme, distinetissime marginata. — Long. 9-12-mill.— Helvetia. b Peaes testacei seu argenteo-pubescentes 4. clavicerum Lep. et Serv. Eneycl. meth. 1825. Tibig anteriores in parte antica, tarsi anteriores et genua te- staceo—Long. 5-10 mill.—Europa. — 167 — 5. albipes Smith.—Cat. Hym Brit. Mus. 1856. Facies, metathorax apice et lateribus, pedesque dense argenteo- pubescentia—Long. 8 mill. — Albania. B Abdomen pro parte testaceum. 6. ammophiloides Costa. Ann. mus. zool. univ. Napoli 1571. Nigrum abdominis basis pedesque toti fulvo-testacea—Long. 5 mill.— Sardinia. Ep. ANDRE. Ir. Sav. Monticelli paosrrovacd aletini PHIENIENSHSI DELLA COLLEZIONE DEL MUSEO ZoOOLOGICO della PR. Università di Palermo — or =: Questo scritto serve a dar notizia di aleuni Elminti della collezione del Museo Zoologico della R. Università di Palermo, che, grazie alla cor- tesia del Prof. Doderlein, Direttore del Museo, ho potuto studiare. Io mi occupo ora solamente dei Cestodi e Trematodi, fra i quali ho trovato delle specie interessanti e non comuni, ed anche una forma del tutto nuova, nonchè specificamente, ma anche genericamente distinta dalle finora note. Non è questo un elenco completo, quindi in esso non figu- rano tutte le specie di Trematodi e Cestodi della collezione, ma solo quelle che ho creduto meritevoli di essere ricordate. Ringrazio il Prof. Riggio della valevole cooperazione sua nella revisione di tutta la collezione elmintologica e dei preziosi dati fornitimi sugli o- spiti dei parassiti, di cui avevo bisogno per la esatta determinazione delle specie. Palermo, 22 decembre 1892, — 168 — Trematoda. 1. Epibdella sciaenae Van Beneden. Un bellissimo e tipico esemplare raccolto sulla pelle della Sciaena umbra.—Finora in Italia il solo che abbia segnalata questa specie è stato il Sonsino che l’ha anch'esso ritrovata sul medesimo ospi- te (1). Questa specie vive pure, come asserisce lo stesso Sonsino, sulla pelle della Umbrina cirrhosa, sulla quale il Prof. Richiardi, a Pisa, l'avrebbe trovata frequente. Per cortesia del Prof. Sonsino ho potuto esaminare un esemplare di questa specie di ciascuno dei due ospiti Sciaena umbra ed Umbrina cirrhosa ; e questo esame mi ha fatto eliminare il dubbio sortomi che vi fossero differenze specifiche fra le £pibdella dei due differenti ospiti, come, d’ordina- rio, suole verificarsi "per gli ectoparassiti, che differiseono specifi- camente secondo l’ospite del quale sono parassiti (es. Pseudocotyle, Temnocephala) come io ho cercato di dimostrare (2). 2. Tristomum coccineum (C.uvie:. Dalle branchie dello Xiphias gladius.-—Malard fra i parassiti del- l’Orthagoriscus mola (branchie) segna anche questa specie (3), come l’indica pure il Sonsino (4), senza dire, se trovata sulla pelle, o sulle branchie. Ma io non ve l ho mai raccolta, nè so che altri ve l'abbia, almeno nel Mediterraneo. ll 7rist. papillosum, che vive pure sulle branchie dello Xiphias gladius e del Tetrapturus belo- (1) Parassiti animali del Mugil cephalus e di altri pesci della collezione del Museo di Pisa, in: Proc. Verb. Soc. Tose. Se. Nat. Ad. 10 maggio 1891. (2) Di alcuni organi di tatto nei Tristomidi: Contributo allo studio dei Tre- matodi monogenetici, in: Boll. Soc. Nat. Napoli, Anno V, pag. 128-129 (note ed osservazioni). (3) Catalogue des poissons des còtes de la Manche dans les environs de Saint Vaast, in: Bull. Soc. Philom. Paris (8) Tome II, 1889-90, pag. 100. (4) Notizie di trematodi e nematodi della collezione del Museo di Pisa, in: Proc. Verb. Soc. Tosc. Pisa, Ad. 16 nov. 1890 (dice esistere nella bottiglietta N. 639 un 7rist. coccineum proveniente dall’ Orth. mola raccolto (ubi?) alla Stazione zoologica di Napoli. — 169 — ne (1), è stato da qualche autore indicato come vivente pure sulle branchie dell'Orthagoriscus mola, e, fra questi, dal Malard; ma io non ve l'ho trovato finora, quantunque numerosi esemplari di Or- thagoriscus avessi esaminato. 3. Tristomum molae Blanchard. Raccolto sulle branchie dell’ Orthagoriscus mola (così il cartel- lino). Io qui in Napoli l’ ho rinvenuto sempre solo sulla pelle; ma molti A. sostengono che viva sia sull’una, sia sulle altre, indifferen- temente. Il Braun, evidentemente per errore, lo indica come vivente esclusivameute sulle branchie (2) ed il Saint-Remy, invece, come vivente solo sulla pelle (3). Malard fa osservare che il 7. molae, e T. Rudolphianum sono la stessa cosa, e dice di aver da me questa indicazione inedita! (4). Io non ricordo di avergli nulla comunicato in proposito e, d’altra parte, questa identificazione non spetta a me, ma allo stesso Diesing (5), autore della specie, che fu il primo ad eliminare la confusione esistente fra le due specie il 7. coccineum, Cuv. ed il 7. molae, Blanch. (in: Régne Animal) e credette di non accettare il nome più antico di 7. molae Blanch, creando, così, il T. Rudolphianum. Innovazione non accettata, a giusta ragione, dal- l’Hesse e van Beneden che ripristinarono al 7ristomum dell'Orthago- riscus, bene caratterizzato dal Diesing, il nome più antico del Blan- (1) Sulle branchie del Tetrapturus albidus il Verril ha trovati due Tristomi che ha indicati coi nomi di 7°. laeve e 7°. cornutum (American. Journ of Science ec. 1875, Tomo X, p. 40). Il Saint-Remy li cita solamente sulla fede del Linstow, perchè l’indicazione del Giornale data dal Linstow non era esatta, ciò che non gli ha permesso di poter consultare il lavoro del Verril. Egli giustamente si meraviglia di non trovarli da alcuno menzionati, ed, infatti, nessuno ne ha mai parlato: e neppur io, che da lunga pezza conoscevo l’ esistenza di queste due specie, me ne sono occupato—inquantocchè meritano di essere meglio studiati — nella speranza di potermeli procurare e completarne lo studio (v. Saint-Remy pag. 22). (2) Vermes, in: Bronn’s Klassen ec. Trematoda, pag. 529. (3) Synopsis des Trématodes monogénéses, in: Rev. Biolog. Nord France, Tome IV, pag. 19, (estratto). (4) op. cit., pag. 101. (5) Syst. Helm., Vol. I, pag. 431. Il Naturalista Siciliano, Anno XII, 23 — 170 — chard (1). Malard segna pure fra i Tristomi dell’ Orthagoriscus, ol- tre i due innanzi ricordati (7. coccineum e T. papitllosum), anche il 7. cephala Risso. Ma questo Tristoma è la stessa cosa del 7. molae, come sospettava lo stesso Diesing (2), come pensa il Taschen- berg (3) e come, infine, io, dall'esame accurato della quistione, devo concludere. Lo studio comparato della descrizione originale del Risso e degli esemplari viventi di 7. molae, non lascia alcun dub- bio che appunto il Risso aveva innanzi questa specie (4). ll Malard (5) indica pure, come parassita della pelle dell’Orthago- riscus, un Tristomum aculeatum J. Couch. Io ho potuto consultare quest’A., ed alla pagina citata dal Malard, ho letto che egli parla di parassiti dell’Orthagoriscus, ma non li indica, ed in una vignetta « B, Parasitic on the skin of the Suhn-fish » dà un pessimo disegno di Tristomum capovolto , nel quale si riconosce evidentemente il 7. molae (6). Infine il Malard , fra i parassiti trovati nell'intestino del- l’Orthagoriscus (7), segna il 7. Rudolphianum, evidentissimamente per. errore. Da quel che son venuto dicendo, ora ed innanzi, io devo, conclu- dendo, riaffermare che sull’Ortagortscus mola vive un solo Tristo- mum(molae Blanchard=7. Rudolphianum Diesing=T. cephala Risso = T.aculeatum Couch.), nè credo vi si possa trovare altra specie; e penso che, con molta probabilità, quei Tristomi trovati sulle branchie ed indicati come 7. papillosum (Grube) e 7. coccineum (Malard (8), (1) Recherch. sur les Bdellodes ec., inî Mem. Ac. Roy. Belg. Tome XXXIV, 1864, pag. 77. % (2) Che scriveva in nota alla specie « species cum precedente probabiliter identicam » op. cit. loc. cit. (3) in: Zool. Anzeig. 1880, pag. 17. (4) Il Risso infatti così deserive il suo 7. cephala (Hist. nat. Europ. me- rid. Vol. V, pag. 262, 1826). « 7. corpore ovato , antice sinuato, albo ceruleo, lineis nigris transversis picto ». « Son corps est ovale coriace, échaneré en devant, terminé en point arrondi postérieurement , coloré en dessus d’un blane azuré, peint et traversé de lignes ramifiées noiràtres : sa partie inférieure est grisàtre, garnie d’un disque charnue à sept rayons au centre et d’un autre orifice plus relevé »: descrizione che mirabilmente rende l’immagine del 7. molae vivente. (5) loc. cit., pag. 100. (6) A Hist. of the Fishes of the Britsh Island, Vol. IV, 1868, pag. 3S0. (7) loc. cit. pag. 100; rubrica « parassiti dell’intestino ». (8) loc. cit.—v. innanzi a proposito del 7°. coccineum. — 171- Sonsino ?), non sono che dei 7. molae mal determinati. Al quale errore di determinazione ha potuto indurre il fatto del colorito rossastro che pigliano ìi 7ristomum molae quando hanno ingerito del sangue, come osservano Hesse e van Beneden (1); ingestione di sangue che non può effettuarsi che in quelli che vivono sulle bran- chie (2). 4. Distomum gigas Nardo. Due grandi èsemplari misuranti centimetri 8 in lunghezza trovati nell'intestino del Luvarus impertalis—Dopo il Nardo (3), che io mi sappia, nessuno ha più ritrovato in Italia questo gigantesco Disto- ma. Entrambi gli esemplari hanno la ventosa posteriore molto ri- gonfia e beante, cosicchè la membrana pieghettata che orla il mar- gine interno della ventosa—che ricorda molto quella semplice e di- versamente disposta (velum) del Distomum veliporum (4), essendo entrambe sullo stesso tipo—è contratta e non visibile allo esterno. (1)-op; citi; loc. cit. (2) Il Linnberg ha recentemente illustrato questa specie di Tristomum, in un suo scritto, sopra esemplari del museo zoologico dell’Università di Kristia- nia (Mitth. iiber einige Helm. aus dem zool. Mus. Univ. Krist. pag. 13). Egli cerca nella smarginatura posteriore del corpo, nella grandezza della ventosa posteriore e nelle ventose anteriori le caratteristiche differenziali dal 7°. cocci- neum. Se egli si fosse dato per poco la pena di leggere tutto il mio lavoro (Elenco Elminti Wimereux, in: Bull. Se. Nord. Franc. ec. T. XXII, pag. 418, Tav. XXII, fig. 14-15), che egli ha letto in parte e male, per criticarmi a torto, come son stato costretto di dimostrargli in una mia risposta (Un mot de réponse à M. Lònnberg, in: Bull. Sc. Nord. cit. Tom. XXVI, pag. 255-256), si sarebbe avveduto che la caratteristica più importante differenziale, che egli trascura af- fatto, sta, come io ho dimostrato , nella disposizione dei raggi della ventosa posteriore. Ciò dico per maggiormente dimostrare con quanta accuratezza (!) il Lònnberg ha letto e criticato quel mio lavoro, e mettere nuovamente in evidenza il suo modo di procedere nel citarmi solo quando gli conviene di criticarmi (e, malauguratamente per lui, sempre a torto) ed ignorare, o fingere d’ignorare, ciò che ho detto in tutt’ altra occasione. (V.in proposito a ciò la mia noterel- la (1) a pag. 6 del mio lavoro sui Cestodaria, in: Atti R. Ace. Napoli, Vol V, (2), 1892). (3) Heusinger’s Zeitschrifft ecc. 1827, pag. 68, ed in: Isis, 1833, pag. 527. (4) V. in proposito la nota | a pag. 132 della mia nota preliminare: « Di un Distoma dell'Acanthias vulgaris », in: Boll. Soc. Nat. Napoli, Anno 1889, — 172—- Io ho riconosciuta questa specie nel 1889 in un esemplare raccolto nell’Ausonia cuvieri (= Luvarus imperialis Rafin. = Proctostegus proctostegus Nardo) delle coste inglesi, esistente nelle collezioni del Museo Britannico, e l'ho ricordata in un mio lavoro, dando pel primo una figura (1) dello intero animale, ed una della ventosa po- steriore ingrandita tre volte, per mostrare la membrana pieghettata, della quale innanzi ho detto; riservandomi, ad altro tempo, dopo un esame anatomico della specie—che speravo di poter ritrovare in più numerosi esemplari da permettermelo—di esporre il risultamento completo del mio studio su questo distoma. Il Blanchard, che ha rivisto l esemplare da me esaminato ha creduto utile di dare una nuova figura dell'intero animale, di farne la storia e di ridescriverlo per concludere che il D. gigas è una specie ben caratterizzata (2). Lasciando stare da canto l'opportunità e la necessità della nota del Blanchard e la utilità della nuova figura della specie , voglio os- servargli che, quantunque io mi sia solamente « borné à le recon- naître comme une espèce distincte et à le figurer ». mentre egli solo l'ha «examiné avec soin »! (ciò che alcun documento ha per asse- rire), pure dalla mia figura della ventosa posteriore (fig. 3) si ricava, assai meglio che dalla sua descrizione, la struttura di questa, come l'ho accennata nelle precedenti righe. Imperocchè questa, dal già detto, non. è circoscritta « par un contour largement et réguliére- ment festonné » ma nel suo interno si osserva una membrana, certo omologa a quella de D. veltporum, il che un esame accurato, anche superficiale, dell’ unico esemplare del museo di Londra basta a di- mostrare; ciò che, ripeto, si rileva facilmente dalla mia figura 8. Inol- tre, se il Blanchard, nella suddetta sua nota, avesse voluto tener pre- sente il mio lavoro sul genere Apoblema, pubblicato assai prima del suo (3), si sarebbe facilmente avveduto come in questo io, in base alle mie osservazioni personali (v. pag.7, nota 1, estratto) ho dimostrato come tanto il Mist. gi9as, quanto il D. Raynerianum, (1) Notes on some Entozoa in the collection of the British Museum, in: Pro- ceed. Zool. Soc. Lond. 1889, pag. 322, Plat. XXXIII, fig. 2-3. (2) Notices helminthologiques (2° serie), in: Mémoires Soc. Zool. France pour l’anné 1591, pag. 479-481. (3) Osservazioni intorno ad alcune forme del genere Apoblema, in: Atti R. Ace, Torino, Vol. XXVI, Adunanza 8 marzo 1891, — 173— non sono delle Apoblema, come erroneamente era stato creduto dal Carus (1) e dal Juel (2). %. D. veliporum Creplin. Degli esemplari tipici dell'Eckinorlhynus spinosus nel quale ospite anch’ io l'ho raccolto in Napoli.—Sopra esemplari di questo ospite il Risso aveva fondato il suo D. Scimna, da Diesing poi chiamato D. insigne. Sulla identità delle due forme D. veliporum e D. insigne, messa innanzi prima dallo Stossich e poi dal Carus, vedi iu pro- posito ciò che ho detto in altro mio lavoro, nel quale ho largamente dimostrato la giustezza delle conclusioni dello Stossich e Carus, aggiungendo che, come sinonimo .del D. veliporum, è da ritenersi anche il D. microcephalum del Baird (3); ciò che altrove avevo pre- cedentemente accennato (4). Il D. insigne illustrato da Villot, del- l’Echinorhynus spinosus (5), non è, quindi, altra cosa che il D. velipo- rum Creplin (6). È questo, per le osservazioni fatte finora, un Distoma comune a tutti i Plagiostomi e che s’incontra pure negli Olocefali, nei quali (Chimaera monstruosa) lo ha riconosciuto il Wagener (7); ma finora nelle Chimaera da me dissecate, non l'ho rinvenuto. (1) Prodromus faunae mediterraneae, Vol. I, pag. 129. (2) Beitrige zur anatomie der Trematodengattung Apoblema Dujardin, in: Bi- hang till k. Sv. Vet. Akad. Handl. XV, Afd. 4, n. 6, 1889, pag. 6-7. (3) Di un Distoma dell’ Acanthias vulgaris, in: Boll. Soc. Nat. Napoli, Vol. 3, 1889, pag. 132, nota 1. (4) Notes on some Entozoa, già citat. pag. 322. (5) Organisation et développement de quelques espèces de Trématodes endo- parasites marins, in: Ann. Sc. Nat. Zool. ((i) Tom. 8, Art. 2, pag. 2-18, PI. 5, dio 8; PI.-6, X. 8. (6) Il Braun (Vermes, in: Bronn’s Klassen) riporta i disegni del D. velipo- rum Creplin e del D. insigne dato dal Villot [Tav. XXI, fig. 3 (D. insigne) fig. 10 (D. veliporum)]. Da ciò devo inferirne che egli li considera specie l’una dall’altra differente; ma ciò, evidentemente, a torto: l'identità delle due forme è abbastanza dimo- strata, perchè possa rimaner dubbio, e se egli il Braun, esaminerà una volta viventi gli esemplari dell’ Echinorhynus spinosus (il D. insigne ) potrà senza gran fatica convincersene a prima giunta. (7) Grube und Wagener. Ueber einen neuen in der Chimaera monstruosa gefundenen Fingeweide-wirmer (Amphiptyches urna), in: Arch, f. Anat. u. Phys. 1852, pag. 543, 6. D. macrocotyle Diesing. Parecchi esemplari provenienti dal tubo digereute di un Orthago- riscus mola.—Nell’individuo disseccato mancava il D. rigroflavum, d’ordinario più comune del macrocotyle, col quale può scambiarsi a primo aspetto. Per la più esatta determinazione di questa specie vedi il mio lavoro sui Distomi (1), nel quale ho studiato comparati- vamente le tre specie dell'Orthagoriscus: D. contortum, D. nigrofla- vum e D. macrocotyle, dimostrando falsa la conclusione del Son- sino (2) sulla identità dei due primi—ciò che altrove ho pure accen- nato (3)—, e che il D. riferito dallo Stossich al D. macrocotyle del Lophius piscatorius (4) ha con questo nulla di comune, ma , inve- ce, è specie distinta e nuova (D. macroporum). Resine il Son- sino l’ha anch'egli ritrovata, e, naturalmente, l’indica come macro- cotyle (5). Cestoda. Dibothridae. 1. Bothriocephalus Wageneri Monticelli. Di questa specie, che ho identificata nel 1890 in altra mia nota, ho trovato numerosissimi esemplari raccolti nei ciechi pilorici del (1) Studii sui Trematodi endoparassiti. Prima serie di osservazioni sui Di- stomi, in: Zool. Jahr. Suppl. Bd. III (in corso di pubblicazione). (2) Notizie di Trematodi della collezione del Museo di o in: Proc. Verb. Soc. Tosc. S. Nat. Ad. 6 luglio 1892. 8) Di alcuni organi di tatto nei Tristomidi ec. ec., in: Boll. Soc. Nat. Napoli, Vol. V, 1391, pag. 110 (4) Brani di Elmintologia tergestina— Serie V , in: Boll. Soc. Adr. Sc. Nat. Trieste, Vol. IX, pag. 2, (estratto, 1887). Appendice al mio lavoro «i Distomi dei Pesci marini e d’ acqua dolce », n: Progr. Ginn. Comunale sup. Trieste, XXV, 1887-88, pag. $ (5) Studi e notizie elmintologiche , in: Proc. Ver. Soc. Toscana. Sc. Nat. Adunanza 4 maggio 1890. Parassiti animali del Mugi! cephalus e di altri Pesci della collezione del museo di Pisa, ibid. Adunanza 10 maggio 1891. — 175— Centrolophus pompilius(1)—Ho voluto ricordare così questa, come l’altra forma che vive pure nel medesimo ospite (A. iypica v. N. 5), perchè nella mia nota citata non ho potuto, per mancanza di dati, indicare in quale regione del tubo digerente ciascuna di esse si tro- va: ciò che ora rimane dal già detto stabilito, cioè, che l’una (A. ty- pica) si trova nell’ intestino, e l’ altra (B. Wagenert) nei ciechi pi- lorici del Centrolophus pompilius. 2. B. belones Dujardin. Numerosi esemplari di questa specie raccolti nel 7yl/osurus im- perialis.—Finora esso era stato trovato solamente nel Belones be- lones, dal quale provenivano gli esemplari del Dujardio e quelli illu- strati del Lénnberg (2) e da me (3). Per questo Cestode il Lénnberg ha creduto di fondare il nuovo genere Ptychobothrium (4), addu- cendo le ragioni che a questa creazione lo hanno spinto. Io ho cercato di dimostrare (5) come questo nuovo genere non trova ra- gioni di essere, in quanto, la caratteristica principale, invocata dal Loònnberg per il suo n. g., non è esclusiva del Bothr. bdelones, ma si ritrova in altri Botriocefali ancora, e, fra i Botriocephalus a bo- tridi poco sviluppati e quelli che l’hanno esageratamente sviluppati, come il Bothr. belones, si può riconoscere tutta una serie di forme di transizione. Nè da questo mio apprezzamento, col quale coinci- dono le considerazioni del Matz (6), mì ha rimosso la critica poco cortese mossami dal D" Lònnberg (7); nella quale egli non dimostra (1) Note elmintologiche, in: Boll. Soc. Nat. Napoli, Vol. 4, 1890, pag. 196- dobteltav. INI -fig. 06. (2) a) Bidrag till kannedomen om i Sverige forekommande Cestoder, in: Bi- hang till k. Svenska Vet. Akad. Handl. Bd. 14, Af. IV, n.9, pag. 36, Taf. 2, fig. 21-22. b) Anatomische Studien iiber Skandinavische Cestoden, in: Kongl. Svensk. Vetenskaps. Akad. Handl. Band. 24, n. 6, 1891, pag. 63-72, Taf. I, fig. 6-10. (3) Elenco degli elminti studiati a Wimereux nella primavera del 1889, in: Bull. Sc. Nord. Franc. et Belg. Tom. XXII, pag. 428-430, PI. XXII, fig. 4-13. (4) loc. cit. (@). (5) loc. s. cit. (6) Beitrige zur kenntniss der Bothriocephalen, in: Arch. f. Naturg. 1892, I, pag. 116, nota. (7) Bemerkungen zum Elenco degli Elminti ecc., in: Biolog. foreningens Féorhandlingar in Stockolm, 1890, Bd. II, n. 1. Vedi mia replica: Un mot de réponse à M. Loònnberg, in: Bull. Scient. Nord France ec. Tome XXIII, pag. 355-357. meglio la necessità della creazione del nnovo genere, insistendo sul carattere appunto che, or or dicevo, non essere esclusivo di questa specie, e che egli a torto reputa tale, non riconoscendo nella comune dei Bothriocephalus che dei poco sviluppati botridii; ciò che è so- lamente vero in parte, come sopra ho implicitamente detto. Forse la forma del capo potrà essere una caratteristica valevole per uno smembramento dell’antico genere Botkriocephalus, mai presa, però, isolatamente ; ma questa potrà solo allora essere giustamente ap- prezzata, quando saranno meglio conosciute, sia zoologicamente che anatomicamente, le specie dei Botriocefalidi finora note. 3. B. rugosus Rudolphi. Ho riconosciuta questa specie in alcuni esemplari di pesce ignoto esistenti nella collezione.—Essi corrispondono bene con quelli rac- colti dal Chierchia nello stomaco di una motella (1). Le mie osser- vazioni su questa specie concordano con quelle di Linstow (2) e di Matz (3). 4. B. peltocephalus n. sp. Chiamo così, questo botriocefalo di pesce ignoto, per la caratteri- stica forma, di un piccolo scudo capovolto, che offrono i suoi bo- botridi.—Esso misura circa due decimetri, è privo di collo, ed i segmenti cominciano subito dietro il capo : questi, meno gli ante- riori, che differiscono solo per essere più stretti, hanno la stessa forma rettangolare, o leggermente subtrapezoidale (le prime proglot- tidi). La forma delle proglottidi e quelia del capo, può vene apprez- zarsì dalle figure che delle une e dell’ altro io do (fig. 7-11); quindi mì risparmio una più minuta descrizione zoologica della specie, che, dalle cose già dette, resta abbastanza bene e facilmente caratteriz- zata, se s' aggiunge che le aperture genitali sono submarginali (se non vuoi dire che sono laterali, spinte molto sui. margini)—vale a dire alquanto dal margine discoste—e, di regola, irregolarmente al- (1) Elenco degli Elminti raccolti dal capitano G. Chierchia ece., in: Boll. Soc. Nat. Napoli, Vol. 3, 1889, pag. 68. (2) Helminthologisches, in: Arch. f. Naturg. 1888, I, pag. 242-245, Taf. XVI, fig. 15-28. (3) op. cit. loc. cit., pag. 113, Tav. VIII, fig. 23-26. — 177 — ternanti, or dall’ uno, or dall’ altro margine, e l’apertura dell'utero è ventrale e nella linea mediana. Nè della intima struttura anatomica intendo e posso occuparmi ora, in questa breve nota. La figura 11 mostra | estremità di uno strobilo normale circa la disposizione delle aperture genitali, ma nelle figure 8, 9, 10 ho rappresentate delle porzioni di strobilo, comprese ciascuna fra porzioni normali—cioè ad aperture genitali irregolarmente alternanti—nelle quali si osservano sia delle proglottidi a duplici aperture genitali, sia delle incisure trasverse nelle proglottidi, più, o meno, evidenti; ora interessanti tutta la proglottide , ora la parte marginale di essa. Accenno ora semplicemente a questo fatto, del resto già noto, specialmente nei Bo- triocefali delle foche, nei quali tanto la duplicità di organi genitali, quanto la divisione succennata delle proglottidi è stata illustrata dal Krabbe (1), riservandomi il darne la spiegazione ad altro tempo. 5. Amphicotyle typica Diesing. Numerosi esemplari grandi e piccoli provenienti dall’intestino del Centrolophus pompilius, del quale ospite l’ha pure indicata recente- mente lo Stossich (2). 6. Anchistrocephalus microcephalus Rudolphi. Numerosissimi esemplari raccolti tutti nell’Orthagoriscus mola.— Ho creato il genere Anchistrocephalus per ì due Bothkriocephalus, fi- nora noti, provvisti di uncini sulla cupola terminale del capo (Bo- ahriocephalus microcephalus e polypteri vel macracanthus) (3), perchè la presenza di uncini sul capo mi è parso carattere equiva- lente a quello di una ventosa accessoria; e, se questa ha valore di caratteristica generica (Amp/hicotyle), anche gli uncini possono a- verlo: il genere A nchistrocephalus sarebbe, inoltre, caratterizzato dalla presenza di aperture genitali marginali e sbocco dell'utero ventrale. Nell’Amphicotyle, invece, le aperture genitali sono dorsali, submar- (1) Recherches helminthologiques en Danemark et in Islande, 1866, pag. 34 e 35, e Diplocotyle Olrikii ec. ec. pag. 3 del riassunto francese (v. pure in pro- posito le mie note elmintologiche innanzi citate). (2) Elminti veneti raccolti dal conte A. P. de Ninni, in: Boll. Soc. Adriat. Sc. Nat. Vol. XIII, 1891, pag. 8. (3) Note elmintologiche citate, pag. 190-202. Il Naturalista Siciliano, Anno XII, d® (eri — 178 ginali, e lo sbocco dell’utero è ventrale) (1). Io non ho potuto ancora pubblicare il mio lavoro completo su questa specie (2); ma il Matz mi ha preceduto in quesito studio (3) e le sue osservazioni concor- dano con quanto io ho detto nella mia nota preliminare. Egli trova inutile la creazione del nuovo genere da me fatta e ripristina il Bo- thriocephalus microcephalus di Rud. È questo un apprezzamento personale, fondato sul valore dei caratteri da me ritenuti sufficienti alla creazione di un nuovo genere, che io, naturalmente, non condi- vido, perchè credo, invece, contrariamente alla mia prima opinio- ue (4), che la presenza di uncini al capo è un carattere valevole ed importante e da tenersi in conto, e che autorizza alla creazione del nuovo genere. Nè questo, come fa il Matz, può considerarsi alla stessa stregua del carattere invocato dal Lònnberg per il suo Ptychobo- thrium—contro il quale il Matz osserva, non essere esso esclusivo del B. belones, ma, come ho detto innanzi, trovarsi pure in altri Bo- thriocephalus—inquantocchè, mi perdoni il Matz, mi pare, che tra la presenza di uncini al capo, che è esclusiva di alcune forme, e lo svi- luppo maggiore dei Botridii, che non è altro che un’esagerazione di una caratteristica comune a tutti 1 Botriocefalidi, vi corra una bella differenza. Ma, il Matz, ha le sue vedute personali e valuta le cose da un punto di vista diverso dal mio, ed in ciò, io non entro; nè vale la pena di polemizzare ora, sul mantenimento, o no, del genere Anchistrocephalus. A chi si addosserà, ed è desiderabile che vi sia, la non facile impresa di una completa revisione dei Bothriocephali- nae (5), spetta di derimere la divergenza. Ed in questa attesa, io contrariamente al Matz, come ho detto e per le ragioni dette, cou- servo e mantengo il mio nuovo genere, che vale anche , come un primo tentativo di smembramento dell’antico genere Botkriocepha- lus, così ricco di svariate forme, al quale, chi si metterà alla suc- (1) V. mie note Elmint. già citate pag. 197-198. (2) Osservazioni sul Bothriocephalus microcephalus Rud. Nota preliminare, Napoli, 1888. (3) Beitrage zur Kenntniss der Bothriocephalen ecc. già citato pag. 115-116, Taf. VIII, fig. 19-21. (4) Osservazioni ec. già citate. (5) Una delle sottofamiglie in cui può ripartirsi la grande famiglia dei Di- bothridae; v. mia nota « Sul genere Bothrimonus e proposte per una classifi- cazione dei Cestodi, in: Monitore Zool. Ital. Anno III, n. 31, pag. 100-108, — 179 — cennata revisione, dovrà certamente addivenire: e questi rintuzzerà al Matz la chiusa della sua nota critica, che non aveva alcuna auto- rità, nè ragione di fare (1). Tethrabothridae. 1. Calyptrobothrium Riggii n. g. n. sp, Con questo nome indico un Cestode rinvenuto nella Torpedo mar- morata e del tutto nuovo.—Esso trova il suo posto nel sistema accanto ai Phyllobothrium ed ai Monorygma e specialmente a questi ultimi. I quattro esemplari interì della collezione presentavano tutti l'aspetto da me disegnato nella figura 1. Non ho misurato tutti gli esemplari, ma quello in esame è lungo mill. 57. Come si vede dalla citata fi- gura questo Cestode non presenta traccia di segmentazione e nes- suno accenno di organi genitali: ond’io ritengo che esso non debba ritenersi completo, ma rappresenti il solo scolice, e per esso la te- sta ed un lungo collo di un cestode ancora sconosciuto che è, però, tanto ben caratterizzato, da permettere e richiedere per esso la crea- zione di un nuovo genere, che io propongo chiamare Calyptrobo- thrium; dal perchè i botridii sembrano quattro cappucci, sporgenti ai quattro angoli della testa, che anteriormente incappucciano cia- scuno un grosso e robusto botridio accessorio, che ricorda lonta- namente e grossolanamente la forma di un ferro di cavallo, il quale appunto se ne giace in fondo alla parte anteriore del botridio che è qui molto rigonfio e profondo. La bocca, od orifizio dei quattro bo- (1) loc. cit., pag. 116, nota, pag. 121 nota 1, 2. Il detto sig. Matz, pag. 120 nota 1 nemmeno accetta il mio n. g Piramicocephalus (creato per il Bothrio- cephalus phocarum= Tetrabothrium anthocephalum nelle mie citate note elmin- tologiche a pag. 202-205): egli non ne dice la ragione, ma s’intende il suo pen- siero dalle sue parole e dal rimando che fa alla sua nota a pag. 116. Natu- ralmente io mantengo il genere da me creato, perchè esso mi pare abbastanza giustificato per le sue caratteristiche, che ho messo in evidenza nel prelodato mio lavoro, che gli danno un aspetto tutt’affatto diverso dai Botriocefali. Io son sicuro che se il Matz avesse avuto fra mano, degli esemplari di questo tipico cestode, non avrebbe precipitato il suo giudizio; e, del resto, anche il solo e- same delle mie figure è bastevole a dimostrare e come e quanto dalla comune dei Bothriocephalus esso differisca, — 180 — tridii, vedendo il capo di sopra rassomiglia ad una toppa, o ad una suola di scarpa (fig. 3). La disposizione reciproca dei botridii e dei botridii accessorii può ben ricavarsi dalla fig. 4; come, assai meglio di qualsivoglia minuta descrizione, varrà a dare una idea completa del nuovo cestode, l esame delle figure che di esso ho dato, nelle quali (fig. 1-3) ho fedelmente ritratte le sue caratteristiche principali. Se il nome generico ho ricavato dalla caratteristica dei botridiì incap- puccianti l’acetabolo ausiliario, il nome della specie è un tributo di amicizia al Prof. Giuseppe Riggio che la rinvenne. (continua) —_>@@ > ___—_ I RACTATUS per Epistolam FRANCISCI MAUROLICI AD PETRUM GILLIUM DE PISCIBUS SICULIS* Petro Gillio Franciscus Maurolicus Recte animadvertisti huiusmodi negotii difficultatem ut pote quod a nullo veterum nec recentiorum sit satis discussum. Equidem arbitror naturam in nullis animantium, quam in marinis, fuisse tum varietate, tum magnitudine mirabiliorem. Potuisse tamen veteres scriptores dili- gentius, quam fecerint, piscium naturas, magnitudines, figuras, colores, caeterasque qualitates describere. Quod si fecissent non esset nobis la- borandum. Nunc autem, quum complurium, praeter nuda nomina nihil legimus, atque haec ipsa vario post modum loquendi usu mutata, diffi- cile est almodum quo singulae species vocabulo apud maiores nostros appellatae sint discernere. Quum ergo piscium, quorum in Mamertino freto piscatio frequens est, nomina et qualitates scire cupis, ut per lite- ras Joannis Bosii ad Joannem Lomellinum datas significatum est, cona- * Codice manu auctoris exarato Aloisius Facciolà nune primum edidit, — 181 — bor et Lomellino, qui mihi amicissimus est, multumque me caussa tua rogavit, et tibi morem gerere. Quum quidem rem praeclaram, nec mihi solum, sed omnibus etiam literatis gratissimam facturus videris, si ea quae de marinis animantibus, ab aliis parum admirate tradita sunt auc- toribus, diligentissime complectaris, ego libentius non solum patriae meae, sed Insulae quoque totius piscationes tam marinas quam fluviales, ce- tariis atque indigenis consultis, sum perscrutatus. Verum dabis veniam sicubi grecorum aut latinorum defectu cogar uti sicanicis vocabulis : quanquam non exhibeo (1) haec (2) absolutissima. Quidquid incuria mea fuerit omissum supplebit diligentia tua. Itaque ut taceam Orcas, Oryges, Balenas, Rotas, Physeteres, Phocas, Delphines et caeteras belluas, qua- rum pleraque non in siculo tantum, sed in toto passim pelago nituntur, dicam in primis de spatho pisce. Spathus piscis ita vulgo siculis vocitatur qui a graecis ît7!27, a latinis vero Gladius dici solet ob id, quod osseo telo, quasi ense acu- minato, sit armatus. Corpus habet longum ac teres, pinnas raras in ter- go, caudam lunatam, qualem' delphinus, hune Strabo vocat Galeotam. Idem ait canes et galeotas thynnorum venatu pinguescere. Constat spa- thum piscem appendi libris CCL, eius venationem exerceri in Mamer- tino freto, Scylleoque tractu hoc ordine. Speculator astat superne, sive in fastigio montis pelago imminentis, quales multi sunt in Brutiarum littoribus, sive in summitate mali naviculae cuiuspiam ad id conductae. Hic piscem conspicatus signum dat scaphae sexiremi velocissime, in qua circiter octo sunt iuvenes quorum sex pluresne remigant, unus in prora stat, cum telo hastato paratus, hastam esse longitudine XIII pedum, ferrum vero hamatum , itaque constructum ut incussum coeat in acu- tum: tractum vero, dum repanditur, educi nequeat. Ille percusso comi- nus pisce, qui scaphae quasi lusurus propinquat: hasta simul cum ferro relicta in vulnere: funem iampridem hastae alligatum irritatae ac suffu- gitanti bellua lentando protendit et tamdiu subministrat donec agitatam lassetur tum demum eam fune retractam rursumque fiscinis petitam in scapham recipi. Hanc nos venationem in freto nostro quotannis fieri vi- demus, sed eam esse antiquissima Strabo testis est: quippe qui in primo geographiae libro non multo ab is diversa refert. Sphatus piscis carnis candore et saporis gratia Thynnum superat. (1) In codice legitur orzideo quod puto erkibeo erratum A. F. (2) Inter haec et absolutissima verbum est breve, cujus litera erosa, alia vero adiecta, quasi legendum videtur. A. F, — 182 — Thynnus, vulgo Thrinnus dicitur, piscis notissimus, antiquum ad- huc nomen servat, spatho pisce brevior ac crassior sive corpulentior , postremo in acutius tendente et eiusdem ferme ponderis. Thynnorum piscatio in gaditano freto celebratissima : sed et in plerisque Siciliae lo- cis exercetur per aestatem totam, videlicet Mylis, Thyndaridae juxta oli- verium castellum, Caroniae, Cephaludii, soloente praesidio, Panormi et in aliis locis lateris septentrionalis quo id ob usum sit piscibus ab her- culeo freto irrumpentibus. Ad Thynnorum venatum construitur ingens acrobustum rete, ex torto vimine ac canabe, eo includitur Thynnorum multitudo : circumfusis undique scaphis, caeduntur passim pisces et in scaphas recipiuntur. Thynnus nigricantem ac cruentam habet carnem, saporem ferinum: et perinde salsamento est multo aptior. Constat Thyn- nariam seu maris (1) cetariam Mylarum conficere copulas sive cadiscos salsamenti CCCC. Eam quoque locari aureis tricentis. Eumque proven- tum esse Nicolai Jacobi Saccani messanensis patritil. Dottus piscis est siculo freto peculiaris, longior aliquanto quam la- tus, colore subrufo seu leonino, molliori cute ac corpulentior quam pa- gurus, varil ponderis ut maximus tamen non excedat libras CCL, hue expiscatur hamis duobus adescatis pisciculo quoniam, quales sunt Vopae, Acus, Haleces. Dottus esse inter pisces spore praecipuos, carne candida ac tenerrima, et in Mamertino freto plurimum, constat. Petis huius picturam : expectandus est aprilis quo tempore capi solet piscis, ut cap- tus a te pictore sistat. ; Pagurus, è ra002< grece dictus, piscis est latus, longior tamen quam latus, minutis lucidisque squamis. Maximus non excedit libras XXXX. Ad ejus captionem paratur restis, seu funiculus, cum hamis cir- citer CL, in seriem dispositis (Concium vulgo vocant). Hami autem pi- sciculis, ut pote sardis aut vopis adescantur. Hoc ingenio capiuntur vi- ginti pluresne paguri. Et cum iis interdum Squillae, Congri, Muraenae, Cernuae, bestini. Pagurus carne tenera, nobilium mensis gratissimus. Haiecula sive halecciola, ut vulgo hic vocant, piscis est longus ac teres, cum pinnulis quibusdam ac lunata cauda, squamisque minutis. Maximus non egreditur libras CL, capitur hamis, salubrior ac praestan- tior sapore quam spathus piscis. Cernua, graecis è 2546< dictus ut Theodoro placet, hic vulgo Cer- (1) Ante cefariam est manis, quod corrigendum marîs, ad Mylarum potius, quam ad cetariam referendum. A. F, — 183 — nia vocatur: piscis est Dotto similis, sed colore obscuriori et ore am- pliori, ad summum ponderis L nec admodum gustui jocundus quando- quidem tenaci carne est. Spinula nobis piscis est longus ac teres, ad summum XXX. libra- rum. Puto hunc esse 4v xi42)7v quem Gaza latine vocat capitonem et Jovius mugilem, capitur hamatis resticulis, salubri mollique carne gratus. Lucius spinulae similis, sed exiguo capite ac rostro acuminato. Hune inter pisces saluberrimum audio et maximum VIII librarum pondere. Aurata, graece è zgvcészvi:, piscis est paguro similis, verum ali- quanto brevior ac squamis auro interlucentibus. Habet eundem cum paguro aut paulo inferiorem in mensis locum. Trigla, vulgo graecum nomen servat, nam ‘HI Tgiy)a est graecis, la- tine Mullus, piscis notissimus rubentibus squamis ac brevi corpore, no- bis nunquam libras duas ac semisse excedit, grato sapore. Squilla quam nos caepe vocamus, piscis rubentioribus quam Trigla squamis et aculeatis pinnis et multo maior, brevi corpore et immoderato capite, precio par Paguro. Anguillae ubique notae, sed quae in Mamertino freto omnium no- bilissimae: ubi adipe insigni ac sapore jocundissimo, quandoque in sum- mo fluctu gladio percussae, sed ut plurimum ad littus, quod Messanae ac Peloro interiacet, eiectae capiuntur. Est oppidum quoddam haud pro- cul a Peloro, Pharum dietum, huius incolae rustici dum Messanam ve- niunt redeuntne littorali itinere, retiatam ferunt perticam sive retiariam penulam, convoluto baculo insutam, cujus iniectu nisam anguillam ca- piunt. Haec nobis inter pisces preciosissima et perinde aut divitibus aut gulosis familiaris, si decem sit librarum venit aureo, sed XV librarum pondus ad summum aequat. Est Messanae intra murum littoralem, juxta aedem carmelitanum fons tribus canalibus effluens, aqua salubri vulgo puteum leonum vocant. In eo Anguillae minutissimae gignuntur: quas in mare vicinum cum aqua fontis delatas in magnitudinem preciumque crescere fama est. (sequitur) — 184 — CONTRIBUZIONE ALLA FAUNA MARCHEGIANA 000 EE RIRO TM: finora trovati nel territorio di Osimo PER DECONESZSO MS AUDI (Cont. ved. Num. prec..) Gen. 77. — Episema, O. . glaucina, Esp—Autunno. M. Torto : un solo individuo nella selva s0- pra un cespuglio. Bruco ignoto. Gen. 78. — Ammoconia, Ld. . caecimacula Dp.--Estate : Mi fu portata da un giovanetto che la trovò in casa sua sui vetri di una fenestra in Osimo. Gen. 79. — Dryobota, Ld. . monochroma, Esp.— Autunno: M. Ragalo sopra un cespuglio di Quer cia sul crepuscolo. Bruco sulla Quercus robur. Gen. 80. — Luperina, Bdv. . matura, Hb.—Estate: M. S. Stefano un solo individuo sull’Ortica. Bruco sull’Ortica dioica. . dumetorum, L.—Estate : M. Fiorentino presa alla caccia alla lanterna nella selva sulle fascine di Quercia. Bruco ignoto. — 185 — Gen. 81.— Hadena, Tr. H. cleracea L.—Dintorni di Osimo negli Orti in Estate. Bruco sulla Portulaca oleracea e Brassica rapa. H. brassicae, L.—Estate: dintorni di Osimo comune negli Orti. Bruco sulla Plantago lanceolata. Portulaca oleracea, e Bras- sica napus. Gen. 82. — Brotolomia, Hb. B. metigulosa, L.— Primavera , Estate ed Autunno: dintorni di Osimo sulla violaciocca dove trovai tre crisalidi. Bruco sul Cheirantus cheyri, Ortica dioica, Primula vul- garis ed Artemisia campestris. Gen. 85. — Trigonophora, Hb. T. flammea, Esp.—Primavera ed Estate : in tutto il territorio sul Pisello. Bruco sul Pisum sativum e Phaseolus vulgaris. Gen. 84. — Taeniocampa, Gn. T. munda, S. V.— Primavera : frequente nelle selve del territorio sul Pungitopo. Bruco sul Ruscus aculeatus. T. gracilis, S. V.—Primavera: M. S. Stefano: un solo individuo da una crisalide trovata sull’Ortica. Bruco sull’Ortica dioica. T. incerta, Hfn.—Primavera : Boschetto Simonetti, due individui in co- pula sopra un Evonimo. Bruco ignoto. Gen. 85.— Tapinostola, Ld. T. Elymi Hb.—Fine di Estate: ambedue a M. Fiorentino alla caccia alla Lanterna. T. Thelmanni, Ld.—Bruchi ignoti. Il Naturalista Siciliano, Anno XII 25 — 186 — Gen. 86. Leucania, O. . putrescens, Hb.—Estate : frequente nei dintorni di Osimo nelle siepi massimamente al Fosso di Fonte Magna. Bruco ignoto. . impudens, Hb. — Autunno : Prati di Rigo, un solo individuo sul Ru- mice. Bruco ignoto. . zeae, Dup.—Estate: da una crisalide e due bruchi trovati negli stell e nelle pannocchie di formentoue ebbi due o° ed una 9, li rinvenni a M. Ragalo. Bruco sulla Zea mays. . litargiria Esp. — Primavera ed Estate: dintorni di Osimo e Prati di Rigo, frequente sui prati umidi. Bruco sulla Medicago sativa ed Onobrychis sativa. . L. album, L.—Primavera ed Estate: in quasi tutti i giardini del ter- ritorio sui fiori. Bruco sull’Ho/cus lanatus, Festuca rigida e F. fluitans. Gen. 87. — Rusina, Bdv. . tenebrosa, Hb.— Fine di Primavera e principio di Estate: frequente nel territorio sul Cratego e sull’Ortica. Bruco sull’Ortica dioica e Crataegus oxyacantha. Gen. 88. — Cosmia, Ochs. . abluta, L.—Autunno: M. Ragalo e fosso di Scaricalasino sull’Olmo ed il Pioppo. Bruco sul Sala caprea e S. purpurea. Gen. 89. — Scoliopterix, Germ. . libatrix, L.—Estate: due individui a Fonte Magna sull’Ortica. Bruco sull’Edera helix, Rosa thea e R. canina. Gen. 90. — Cucullia, Schrk. . lactucae, L. — Primavera ed Estate: comune negli Orti dei dintorni di Osimo sull’insalata. Bruco e crisalide sulla ZLactuca sativa. — 187 — Gen. 91. — XKanthia, Tr. X. fulvago, S. V.-Autunno: M. Ragalo, un solo individuo posato sul tronco di un Olmo. Bruco ignoto. Gen. 92. — Oporina, Bdv. O. croceago, F.--Autunno, Inverno e Primavera: da quattro bozzoletti avuti da un contadino di M. S. Stefano ebbi in Primavera due 2 ed un g, l’altro mori nel bozzolo. Bruco sull’Acer campestre. Gen. 93. — Calocampa, Stph. C. exoleta, L.— Primavera: dintorni di Osimo e M. Fiorentino sugli A- sparagi. Bruco sull’Asparagus officinalis. Gen. 94. — Calophasia, Stph. C. lunula, Hufn.—Estate : frequente in tutti i giardini del territorio sulla scabiosa atropurpurea. Bruco sulla Linaria vulgaris ed Anthirinum majus. Gen. 95. — Cleophana, Bdv. C. Dejeanni, Dup.—Estate: prati di Rigo un solo individuo sull’erba nel crepuscolo. Bruco sulla Linaria vulgaris. Gen. 96. — Lithocampa, Gn. L. ramosa, Esp.—Estate: un solo individuo a M. Fiorentino alla caccia con la Lanterna. Bruco ignoto. — 188— Gen. 97. — Plusia, Ochs. P. triplasia, L.—Estate ed Autunno: dintorni di Osimo e M. Ragalo sulle siepi e negli Orti. i Bruco sull’Ortica dioîca ed Humulus luppulus. P. gamma, L.—Tutte le stagioni, in tutto il territorio sui fiori e tra le erbe. Bruco sulla Zea mays, Spinacia inermis e Lactuca sativa. P. gutta, Gn.—Estate: in tutti i giardini del territorio, comune sulla Lavanda. Bruco sull’Ortica dioîca e Matricaria camomilla. Gen. 98. — Heliotis, Tr. H. peltigera, S. V.--Estate ed Autunno : frequente nel territorio sui fiori di Cardo e di Carciofo. Bruco sul Josciamus albus e J. niger. H. armigera, S. V.—Fstate ed Autunno: Monti di S. Stefano, M. Ragalo e prati di Rigo sull’Erba medica. Bruco sul Cicorium intybus, Plantago lanceolata e Silene acaulis. Gen. 99. — Anarta, Tr. A. funebris, Hb. — Primavera : frequente nel territorio sulle siepi e sui prati. Bruco sull’Eryngium amatystinum. Gen. 100.—Acontia, Ochs. A. luctuosa, S. V.— Estate: comune nel territorio sul mezzodì sui ce- spugli di Ortica, Cardo e Lupinella. Bruco sulla Malva sylvestris, Plantago lanceolata e Onobry- chys sativa. Gen. 101. — Thalpochares, Ld. Th. velox, Hb.—Estate : dintorni di Osimo appiedi alle siepi di Rovo. Bruco ignoto. — 189 — Th. parva, Hbh.—Fstate: assieme alla precedente sul Rovo. Bruco ignoto. Th. arcuinna, Hb.— Estate: due soli individui in valle del Musone sul Ginepro. Bruco sul Juniperus comunis. Th. candidiana, Hb. — Estate: frequente sul crepuscolo della sera sulle siepi in tutto il territorio. Bruco ignoto. Th. lacernaria, Hb.---Estate : comune nel territorio assieme alle Acidalie sulle siepi di Rovo e Biancospino. Bruco sul Crataegus oxyacantha. Th. carthami, H. S.— Estate : assieme alla precedente molte volte sulle siepi, più frequente sui prati ombrosi. Bruco sul Dypsacus sylvestris. Th. concinnula, Bdv.—Estate ed Autunno: Monti di S. Stefano e M. Ra- galo sull’Erba medica e Biancospino. Bruco ignoto. Gen. 102. — Metoponia, Dpn. M. vespertalis, Hb.—Estate : dintorni di Osimo negli Orti. Bruco sulla Lactuca sativa e Brassica rapa. Gen. 103. — Agrophila, Bdv. A. trabealis, Hb.—Primavera ed Estate in tutto il territorio nelle selve, sui cardi e sui cespugli di quercia. i Bruco sulla Mentha sylvestris. A. sulphuralis, L.—Primavera, Estate ed Autunno: in tutto il territorio, comunissima sull’Erba medica ed il Trifoglio. Bruco sul Convoleulus sacpium e C. arvensis. Gen. 104. — Euclidia, Ochs. E. mi, L.—-Primavera ed Estate: in tutto il territorio sull’Erba medica. Bruco sul Zrifolium pratense. Gen. 105. — Grammodes, Gn. G. algira, L.—-Estate ed Autunno : in tutto il territorio nelle siepi, sotto le foglie dei cespugli di Quercia, e talvolta ancora posata sui muri. Bruco sul Salix viminalis, Rubus idaeus e Punica granatum, H. = 106 Gen. 106. — Catocala, Sch. paranympha, L.— Estate: Monte S. Pietro, un solo individuo sull’A- morino campestre. Bruco (uno solo) sulla eseda lutea. . nupta, L. — Estate ed Autunno: in tutto il territorio sui muri delle case e sui cespugli di quercia. Bruco sul Salix viminalis, S. caprea e Populus alba. sponsa, L.—-Estate ed Autunno: in tutto il territorio nelle selve sui tronchi di quercia. Bruco sulla Quercus robur. . nimphea, Esp.—Estate : dintorni di Osimo e Casenuove, spesso sulle stalle. Bruco ignoto. . puerpera, L. Estate :.un solo individuo alle Casenuove sopra un tronco di Gelso. Bruco sull’Ulmus campestris. elocata, Esp.—Tutte le stagioni: in tutto il territorio nelle case, sui tronchi di albero e sotto le foglie dei cespugli nelle selve. Bruco sul Salie viminalis e Populus alba. Gen. 107. — Sphintherops, Bdv. spectrum, Esp.—Estate: due soli individui in una legnaja in città. Bruco sullo Spartium scoparium e S. junceam. Gen. 108.—Toxocampa, Gn. craccae, S. V.--Estate: dintorni di Osimo, M. S. Pietro, M. Ragalo appiedi alle siepi. | Bruco sulla Vicia sativa. Gen. 109. — Herminia, Latr. crinalis, Tr.—Estate: in tutto il territorio nelle siepi. Bruco sull’Onobrychis sativa. — 191 — Gen. 110. — Hypena, Tr. H. palpalis Hh.—Estate ed Autunno: comune in tutto il territorio sulle siepi nella sera. Bruco ibernante : nelle case. H. rostralis L.—-Estate e principio di Autunno in tutto il territorio sui muri. Bruco sull’Humulus luppulus ed Ampelopsis hederacea. H. obsitalis, Hb.—Primavera, Estate ed Autunno: comune nel territorio nelle siepi. Bruco ignoto. H. radiatalis, Hb.-- Estate ed Autunno: un solo individuo sulla Parie- taria. Bruco sulla Parietaria officinalis nelle mura della città. H. antiqualis, Hb.— Osimo: un solo individuo in Estate in una cantina. Bruco ignoto. Gen. 111. — Thalamoges, Ld. T. turfosalis, Wk.—Estate: tre individui in una lampada della luce elet- trica. Bruco ignoto. Gen. 112. — Zanclognata, Ld. Z. tarsiplumalis, Hb. — Estate: un solo individuo sulle lampade a luce elettrica. Bruco ignoto. B_-Geometrae, Bdv. Gen. 113. — Pseudoterpna, H. S. P. pruinata, Hufn. — Estate : frequente in tutto il territorio sulle siepi nella sera. Bruco sulla Coronilla varia e Spartium junceum. P. coronillaria, Hb.—Estate: un solo individuo perfetto e due altri mal- conci in una lampada elettrica. Bruco ignoto, forse sulla Coronilla varia ? — 192 — Gen. 114. — Geometra, Bdv. G. alinaria, L.—FEstate ed Autunno: prati di Rigo, valli dell’Aspio e del Musone e Monti di S. Stefano, frequente sull’ erba. Bruco sulla Betula alba e Corylus avellana. Gen. 115. — Bucrostis, Hb. E. herbaria, Hb. — Estate: un solo individuo nei dintorni di Osimo sul fiore di Robinia. Bruco ignoto. Gen, 116. — Phorodesma, Bdv. Ph. plusiaria, Bdv.—Estate : M. S. Stefano due individui sulla vite. Bruco sulla Vitis vinifera. Ph. neriaria, H. S. Estate: un solo individuo ottenuto da vari bruchi trovato in un giardino di città sull’Oleandro. Bruco sul Nerium oleander. Ph. smaragdaria, F. — Estate: un solo individuo in una siepe di Rovo nei dintorni della città. Bruco ignoto. Gen. 117. — Nemoria, Hb. N. pulmentaria, Gn. — Estate ed Autunno: M. Fiorentino presi alcuni individui alla caccia alla Lanterna. Bruco sull’Ononis spinosa. Gen. 118. — Timandra, Dup. T. amata, L.— Estate: frequente nelle selve del territorio sul far della sera sui cespugli di Quercia. Bruco sulla Quercus robur, Holcus lanatus e Poa annua. Gen. 119. — Acidalia, Hb. A. vittaria, Hb.—Primavera ed Estate : in tutto il territorio sui fiori. Bruco forse sulle Graminacee, ta ca — 1939 — contiguaria, Hb. —- Estate: M. Fiorentino, fossi del Guazzatore e di S. Valentino sulle siepi. Bruco ignoto. . imitaria, Hb.—Estate : frequente in tutto il territorio nelle case. Bruco sulla oa annua e P. pratensis. puactata, Tr.—Estate: un solo individuo sotto le foglie di un cespu- glio di Quercia a M. Ragalo. Bruco ignoto. nemoraria, Hb. — Estate: in tutte le selve del territorio sui cespugli di Coronilla e di Pungitopo. Bruco sulla Coronilla varia. degeneraria, Hb. — Estate ed Autunno: in tutto il territorio sulle Querce. Bruco ignoto. . subsericeata, Hw. (Pinguedinata, Z.) — Estate: M. di S. Stefano, M- Ragalo, due individui sul Biancospino. Bruco sul Crataegus oryacantha. incarnaria, H. S.—Estate: M. S. Pietro, M. Ragalo sulla Lupinella. Bruco sull’Onobrychis sativa. congruata, Z.—Estate: un solo individno a M. Fiorentino sotto le fo- glie di un Evonimo. Bruco ignoto. emarginata, Hb.—-Estate : comune nel territorio sulle siepi e nei prati. Bruco ignoto. muricata, Hufn.— Autunno: M. Ragalo, due individui presi al lume della Lanterna a piedi ad una Quercia. Bruco ignoto. litigiosaria, Bdv.—Estate: ignoro la località dove fu catturata. Bruco ignoto. . Acquitanaria, Const. — Estate: M. Fiorentino, alcuni individui presi al lume della Lanterna. Bruco ignoto. . inustata, H. S.——Estate: Monti di S. Stefano e Casenuove, frequente sull’Avellana. Bruco sul Coryllus avellana. strigaria, Hb.—Estate: M. S. Pietro sui cespugli di Quercia. Bruco ignoto. (continua) Il Naturalista Siciliano Anno XII 26 — 9468 Le metamorfosi del Conger vulgaris e del Conger mistax > — e NEO: del Dott. LUIGI FACCIOLÀ In altro mio opuscolo (1) ho fatto conoscere l’esistenza di individui in uno stato di transizione dai Leptocephalus Morrisi e. Kollikeri ai rispet- tivi Conger culgaris e mistax. Ora debbo aggiungere che il L. Morrisé è preceduto da tre stati del L. inaequalis e il L. AdUikeri dai L. Haecke- lui, Yarrelli, Bibroni e Gegenbauri. Le fasi di sviluppo delle due nomi- nate specie di Conger si riassumono come segue. Conger vulgaris Cuv. Prima fase. È rappresentata dal L. inaequalis che descrissi nel 1883 (2). Questo ha il corpo molto compresso, la sua maggiore altezza ordinaria- mente si trova nella meta, posteriore della intiera lunghezza ove è doppia o pressochè di quella che esiste dietro il capo, ciò che gli dà un aspetto caratteristico. Il muso nei giovani è acuto, nei lunghi è più o meno ot- tuso. Le mascelle sono eguali, armate sino all'angolo della bocca di una serie di denti acuti e prismatici. Nella superiore ve n’ha da sei a otto per lato in avanti, indi da venti a ventidue di quasi metà più piccoli, più avvicinati e di uniforme grandezza. Nella inferiore sono da quindici a diciannove per lato, più grossi dei sei od otto notati. Sull’ estremità di ciascuna ve ne sono due più grossi degli altri e al di sopra di quelli della superiore, che hanno forma di zanne, due intermedi minori. Una (1) Sull’esistenza di forme di passaggio da alcune specie di Leptocefalidi agli adalti corrispondenti. Natur. Sicil. Ann. XII, n. 5 e 6, 1893. (2) Descrizione di n. sp. di Leptoceph. dello stretto di Messina. Atti Soc. Tosc. sc, par. va asc; I, — 1959— narice anteriore da ciascun lato dell’ estremità del muso munita di un cercine membranoso, che è il vestigio del tubo nasale, e una narice po- steriore semplice innanzi l’occhio. Questo è più o meno ristretto sull’an- golo della bocca ed inclinato in avanti, specialmente nei giovani. La fessura branchiale è obbliqua. La dorsale è molto bassa e nasce nella metà posteriore del corpo tanto più in dietro quanto più giovane è l’animale. L’ano si trova nel terzo posteriore della lunghezza, ma la sua distanza dall’estremo corrispondente varia dentro certi limiti pure a norma del- l'età ed è tanto maggiore quanto più adulto è l’animale, il che dipende dal progressivo accorciamento del tubo digestivo. Nei più giovani è presso l'estremo posteriore. Sui lati del ventre scorrono due serie di punti per lo più disposti a paja obblique, i quali si fanno notare per la loro reci- proca distanza sempre più grande a misura che si va in dietro e si con- tinuano al di là dell’ano sopra i lati dell’anale. Lungo la base di questa pinna vi é un’altra serie di punti. Una serie comincia dalla base della codale e si porta in avanti lungo gli angoli di mezzo formati dai fascetti muscolari dei lati del corpo, molto variabile per estensione essendo tal volta limitata all’ estremità posteriore e potendosi protrarre fino al principio dei punti del ventre che è un poco dietro la gola. Questo lepto- cefalo è molto comune nel mare di Messina, almeno in certe circostanze; io ne ho avuto più di trecento esemplari in una sola volta, perciò mi sorprende che altri non l’abbia descritto prima di me. I più piccoli, che sono rari, misurano 76 millim. e i più lunghi possono giungere a 140 millim. Su di un esemplare ho prese le seguenti misure : Lunghezza del corpo. . : : : ; : 120 millim. Dall’ estremità anteriore all’ origine della dorsale ì 79 » Dall’estremità anteriore all’ano . A g : o 102» Seconda fase.--In ina seconda fase di sviluppo l’animale si distingue da quello che era principalmente pel muso mediocremente ottuso , per un numero scarso di denti situati a distanze irregolari e variabili, l’ori- gine della dorsale un poco innanzi la metà del corpo, l’ano più o meno dietro il mezzo della lunghezza. Il corpo è tuttora di forma molto de- pressa e la disuguaglianza della sua altezza nella metà anteriore e po- steriore è meno pronunziata. Da un individuo ho tolte le seguenti mi- sure : —=196® Lunghezza del corpo . i ; : ? È 6 119 millim. Dall’estremità anteriore alla origine della dorsale ì DI » Dall’estremità anteriore all’ano . ; ; ; ; LC - Terza fase—In questa il muso è molto ottuso quasi come nel L. Mor- risi, la mascella inferiore è alquanto più breve della superiore, i denti mancano completamente, l’ano è un poco innanzi la metà della lunghez- za, l'origine della dorsale verso l’ unione del terzo anteriore col terzo medio della lunghezza. Il corpo è meno compresso, più uniforme. Da un esemplare ho ricavato le seguenti misure : Lunghezza del corpo . : ; , : : 3 112 millim. Dall’estremità anteriore all'origine della dorsale . . Dis Dall’estremità anteriore all’ano i Toce, Quarta fase. — Corrisponde al tipico L. Morrisi Gm. in cui il muso è ottusissimo, la mascella inferiore alquanto più corta della superiore, mancano i denti o sono scarsi, rudimentari e di nuova formazione, il principio della dorsale è nel terzo anteriore, l’ano innanzi la metà della lunghezza, il corpo è cilindrico, più stretto e di uniforme altezza. Da un esemplare ho tolte le seguenti misure : Lunghezza del corpo . : . ì A : È 105 millim. Dall’estremità anteriore all'origine della dorsale . ; 2900: Dall’estremità anteriore all’ano . : ; 3 > 40. >» Quinta fase. — È una fase intermedia al L. Morrisi e all'animale coi caratteri definitivi, rappresentata da individui semitrasgarenti, con le mascelle eguali, munite di denti, l’inizio della dorsale in direzione del- l'apice delle pettorali, l ano nel terzo anteriore della lunghezza e con minutissimi punti foschi sul piano superiore del capo e sui lati del dorso. Ancora non sono cancellati i punti che formano due serie lungo il ven- tre e tre serie dietro l’ano, meno evidenti quelli lungo la linea laterale. Uno di questi individui ha dato le seguenti misure : Lunghezza del corpo i i : : Dall’estremità anteriore all’origine della dorsale Dall’estremità anteriore all’ano ì ) 75 millim. . . lo » A — 197 — Sesta fase-—È raggiunta dai giovani normali del C. vulgaris nei quali il principio della dorsale e l’ano corrispondono allo stesso sito che hanno nella quinta fase ed è contrassegnata dalla scomparsa dei punti lungo il ventre e di quelli sopra i lati dell’anale, dall’apparizione di un ordine di punti lungo la base della dorsale e da colorazione fosca del dorso preceduta da due fascie longitudinali castagne molto spiccate. Tra la prima fase di sviluppo del L. inaequalis e quella che corri- sponde al L. Morrisi non vi è nei caratteri esteriori altra particolare somiglianza che nel sistema dei punti neri. Infatti differiscono conside- revolmente per la forma del corpo e per quella del muso, per lo svi- luppo dei denti, per la posizione dell’ano e il sito ove la dorsale ha prin- cipio. Ma l’esistenza di tutti gli stadi intermedi alle due forme, i quali si possono facilmente verificare quando si ha a disposizione un grande numero di esemplari, mostra chiaramente che queste differenze dipen- dono dall’ età ed è la metamorfosi che dà allo stesso animale aspetti tanto diversi. D'altra parte lo studio della corda dorsale ci addimostra che nelia prima fase del L. inaequalis è molto immatura rispetto a quella del L. Morrisi e che va a complicarsi sempre più nelle fasi intermedie. Se da un giovane esemplare si asporta il fascio assiale che scorre tra i due foglietti dermo-muscolari del corpo, si vede costituito in alto da un cordoncino opaco che è il midollo spinale, in basso da due vasi che sono un’arteria e una vena e nel mezzo dalla corda trasparente sulla quale da ciascun lato si osservano per tutta la lunghezza delle linee trasver- sali che sembrano le linee di segmentazione ma sono invece le radici dei nervi spinali. Tra le dette linee se ne scorgono altre minori anche trasversali le quali al microscopio risultano da altrettanti aggregati di areole limitate da tramezzi appartenenti alla membrana fibrosa esterna che involge la corda. In direzione di questi aggregati vi è internamente una serie di pieghe trasversali estese a tutta l'altezza della corda e col margine libero convesso, le quali sorgono dalla membrana trasparente propria della stessa corda. Dietro il capo sono semplici e più ravvici- nate, indi alle due estremità cominciano a dividersi in due pieghe mi- nori divergenti che non si congiungono a quelle vicine e a misura che si va in dietro guadagnano in estensione a svantaggio delle pieghe da cui prendono origine fino ad uguagliarle, onde risulta un sistema ‘di ca- vità ottagone di cui il lato superiore e l’inferiore sono rappresentati dai due profili della corda e perciò non chiusi da parete. Questa struttura noi vediamo conservarsi in tutti gli stadi di sviluppo dell'animale finché non abbia raggiunto i caratteri normali. Nei giovani esemplari di L. 2nae- — 1989 — qualis lunghi fino a 100 millim. la corda si trova per tutta la sua lunghezza allo stato membranoso senza traccia di vertebre nè di apofisi neurali ed emali. Nei più adulti appartenenti alla prima fase si trovano soltanto 2-4 vertebre formate, sebbene ancora poco consistenti, a cui sui succedono in avanti a regolari distanze dei tratti longitudinali in corrispondenza del profilo superiore ed inferiore della corda, opposti e paralleli, formati da ispessimenti del suo involucro trasparente e sono il primo accenno dei corpi vertebrali. Proseguendo in avanti questi tratti divengono mano a mano più corti fino a che del tutto scompariscono. È da notare che i tratti inferiori sono più brevi e che si dileguano prima dei superiori. Sulla stessa corda esiste un numero variabile di apofisi neurali primitive (1), (1) Nelle forme non molto immature dei leptocefali vediamo da ciascun lato della corda in alto una serie di apofisi situate a regolari distanze, strette, più o meno acu- minate verso l’estremità superiore, dritte, verticali, le quali s’innalzano sino al limite su- periore del midollo spinale senza congiungersi a quelle del lato opposto. Cominciando dall’estremità posteriore ripetonsi dopo le vertebre formate per un tratto più o meno considerevole di corda. In basso vi è un’altra serie di apofisi dai due lati, le quali co- minciando dalla stessa estremità appariscono più tardi delle opposte e perciò si trovano meno sviluppate e in avanti cessano molto prima delle superiori. La formazione di que- ste apofisi è anteriore a quella delle lamine vertebrali. Difatti prima che queste lamine sieno comparse esse apofisi si trovano sulle poche vertebre esistenti verso l’ estremità caudale della corda e nel caso chie un certo numero di lamine partendo da questa estre- mità sono già formate sulle vertebre , le stesse apofisi si possono seguire isolatamente più in avanti. Le dette lamine sviluppandosi al di sopra e al di sotto dei corpi verte- brali vengono a congiungersi al margine anteriore e posteriore delle apofisi corrispon- denti fino all’ estremità, le quali perciò restano nel mezzo a guisa di pilastri e fanno parte di quelle sebbene se ne distinguano nettamente. Ma in seguito tendono a confon- dersi con la sostanza delle lamine. Ciò posto se negli altri Teleostei lo sviluppo delle due parti segue la stessa norma sarebbe appropriato dare il nome di apofisi ai processi primitivi verticali della corda distinguendoli in newralé ed emali e conservare quelle di lamine o archi vertebrali ai pezzi più larghi che a quelle si connettono e che prendono origine da cieleali già co stituiti. Ma nel linguaggio scientifico odierno i nomi di apofisi neurali ed emali equi- valgono a lamine vertevrali superiori e inferiori. Per che volendo esprimere con un no- me le produzioni succennate , le quali appariscono prima delle lamine, possono dirsi apofist primitive 0 processi primitivi neurali ed emali. per: A ma sempre limitato all’ ultima parte della sua lunghezza. Andando dal- l’ estremità posteriore in avanti esse sono sempre meno sviluppate per ridursi ad una debole traccia che poi svanisce. Quelle che vengono dopo le vertebre sorgono direttamente dai lati della corda e poichè se ne os- servano dei vestigi dopo che ogni accenno di vertebre rappresentate dai suddetti ispessimenti é cessato e possono trovarsi presso l’ estremità po- steriore quando nessuna. vertebra è abbozzata, bisogna ritenere che ap- pariscono prima che sia avvenuta la segmentazione della corda e indi- pendentemente dalle vertebre. Le emali sono meno sviluppate , corte ed ottuse e in minor numero delle neurali e per solito non se ne con- tano che da quattro a sei circa sul termine della corda. Nella seconda fase dell’animale il numero delle vertebre formate è di poco maggiore, gli abbozzi delle vertebre e le apofisi neurali primitive si estendono più innanzi e qualche traccia di queste ultime non manca insino all’estremità anteriore della corda. Anche i processi emali sono alquanto più numerosi. Nella terza fase la formazione e lo sviluppo delle dette parti sono ancora più avanzati. Infine nel L. Morrisi la corda è divisa in tutta la sua estensione in segmenti cilindrici cartilaginosi, ma quelli presso la coda sono più maturi con principio di ossificazione; i processi supe- riori sono più evidenti dove prima erano poco accennati e si possono seguire facilmente da una estremità all’ altra della corda. Esse abbrac- ciano l’intiera altezza del midollo e sulle ultime sci vertebre o circa si connettono dai due lati ad’ altrettante lamine che rappresentano gli ar- chi superiori e che mancano nelle fasi precedenti; le apofisi emali sono in numero maggiore e conservano il carattere di essere brevi ed ottuse, Essendo i singoli metameri in cui si trova divisa la corda già netta- mente distinti fra essi si possono senza difficoltà enumerare con un de- bole ingrandimento al microscopio e si trova che sono b4 o poco più, secondo gl’ individui, come nel C. vulgaris. Ora per acquistare intiera certezza che il L. inaequalis appartiene al Morrisî dovremmo riscontrare nel primo lo stesso numerò di vertebre Se non che nella sua prima fase o mancano o sono limitate all’ estremità posteriore della corda e nella seconda e terza fase nemmeno hanno raggiunto il numero definitivo. Ciò non ostante vi è un mezzo facile per riuscire all'intento e consiste nel noverare al microscopio le radici dei nervi spinali o meglio i loro rigonfiamenti ganglionari. Questi asportando il fascio assiale rimangono attaccati alla corda e costituiscono una serie su ciascun lato di essa, collocati immediatamente dietro le apofisi neurali esistenti. Infatti risul- tano essere 154 paja o alcune di più in rapporto col numero delle ver- — 200 — tebre. Un altro espediente che conduce ugualmente allo stesso fine è l’e_ numerazione dei fascetti muscolari di uno dei due lati del corpo poichè ogni fascetto coincide con una vertebra o un tratto di corda corrispon- dente. La maggior parte.si possono contare ad occhio nudo con un ago, ma per quelli al principio del tronco e sull’ ultima porzione della coda si rende necessario l’uso del microscopio, essendo i primi meno evidenti e gli altri di più in più così stretti e ravvicinati che non si possono di- scernere separatamente. Questa operazione ripetuta sopra più esemplari in ciascuno dei tre primi stadi ha dato un risultato esattamente confor- me al precedente relativo ai gangli nervosi. Del resto io ho assoluta certezza che tanto i fascetti muscolari quanto le radici dei nervi devono corrispondere a un egual numero di vertebre perchè lo stesso rapporto ho trovato costantemente sopra parecchi esemplari del L. Morrisi. Un'altra prova soddisfacente dell’ identità specifica del L. inaequalis col L. Morrisi viene offerta dalla forma e disposizione dei pezzi cartila- ginosi che si attaccano all’ultima vertebra o all’estremità posteriore della corda e costituiscono una placca verticale (ipurale) e dal numero dei raggi codali che sostengono. In direzione della corda vi è un pezzo lon- gitudinale ristretto nella sua parte anteriore, allargato e col margine convesso posteriormente. Al di sotto vi è un’altra lamina verticale quasi della stessa grandezza, che non è omogenea come la predetta poichè risulta di tre prolungamenti, uno sotto l’altro, che si dirigono in dietro. Il superiore e il medio di essi si partono dalla porzione ristretta del- l’altro pezzo col quale si connettono, l’ inferiore è l’apofisi emale molto sviluppata dell’ ultima vertebra e qnando questa non è ancora formata si attacca al punto corrispondente della corda. Tutti e tre congiungen- dosi formano in dietro un altro margine convesso. Alla placca superiore s'inseriscono da cinque a sei raggi codali, da quattro a cinque alla in- feriore, ma nella somma sono nove oppure undici. Un’ ultima corrispondenza vogliamo notare tra i due leptocefali ed è nella forma dell’estremità radicale dei raggi pettorali. Questa estremità a differenza di quelli di altri leptocefali non presenta una testa con a- x pofisi, ma è semplice e come troncata. Tale è pure nel C. vulgaris. (continua) Enrico Ragusa — Direttore resp. WiFi iii ..à...WjiWWKTFFFFéFFF FW WFéFéF«F<’F CK (O TORTI (CIO CICIC(ICIT(,C(T(IT (LITI. TUTTATAT{CTTTt{tTttTttit ZIHILIITILITI LI ANNO XI. $007 GIUGNO 1893 SAMI UTTTTTS TI TIVI TI ITINTNTVI TRI VITTT OTT {VA TKT{VONTIVENVITTISSOVI MIT TIT TITITOTTOVI TTT NS VTOVTVITTOSTIKTOTT{TOTTIVTOTTTU{TIVIOTTCIVTONVUKTUVIVTITINTITTATTITATaTTTAtittti j (o, IL NATURALISTA SICILIANO GIORNALE DI SCIENZE NATURALI _——__t>- +. -——__6 SIT PUBBLICA OGNI PRIMO DI MESE or ABBONAMENTO ANNUALE TERESA INA A RE IMA ANE SE LE ISAAC RI IV 1 CRECONBO TONER DL) Bi PARSISCOMPRESI NELE UNIONE POSPADEN i Gy AL I AREE TA E POE e i Lia ala I ERO NUMERO :SEPARARO:SCON- FAVOLE- -- è lie dp et ed » SENZAVTAVOLESEe otte a CILS GLI ABBONAMENTI COMINCERANNO DAL 1° DI OTTOBRE DI OGNI ANNO Indirizzare tutto ciò che riguarda |’ Amministrazione e Redazione al sig. ENRICO RAGUSA, in Palermo, Via Stabile N. 89. SOMMARIO DEL NUM. 9. ER. Ragusa — Catalogo ragionato dei coleotteri di Sicilia (cont.) E. Ragusa—Note lepidotterologiche (cont.) 10» 1 € ERE 145» 125 1 SS F. S. Monticelli — Intorno ad alcuni Elminti del Museo Zoologico della R. Uni- versità di Palermo (con una tavola) (fine). L. Spada—Contribuzione alla Fauna Marchegiana. I Lepidotteri finora trovati net territorio di Osimo (cont.). L. Facciolà—Le metamorfosi del Conger vulgaris e del Conger mistax (cont.) F. Minà-Palumbo—rettili ed Anfibi Nebrodensi (cont.) 1899 —_ _STTTCIZA li PALERMO Stabilimento Tipografico Virzì ‘71893 He SIUTELELETEDELTELIDENTDIATEEBIITTATITATEVAVATUKItIKKhUagotavDnULIbIrOgaDagtUREnta vUvATAURa BRA TDVUVOEOETRATINIXELEUaRAROVARDDAnIOUaRbRDBARREDERbBSRORANUARDANITADaTEBaBKAgOTIABSEgInaLIaDORIRBKLavEgagaUdaBHLUvErKHIOAgeERIStenetntRtARSssaGgguaBesiAzivAGagatadEtii nn IsKeidiavidirEntanati FRLLTERIIELEALEFIERALERARALIREVLLALTEDEALKARKEREEE(LERETARELESERILKEUECLBELEELLERUEELLBELOLLERERILELERALLSEEIKREgURA LE VELLA da seRA DLE LARVKKgEBEREÈKD BRR (KLERRA RA LIRA LERERAAttÀss È pi REA Tarn i x dla XII. GIUGNO 1893 N. 9. AN <« %£{ «*_———<-—*<«_---<*-<_-<-<-*_--*-<---<-*-*,.- —;;--,rF.,r- 11, NATURAL ISTA SIGILTANO IDO ?__T7-<-*<—<«**_<«X-<* < T-F-_-<°--<**-*->-°-_-<£*-<**><*<—-<*<*><*—<>-*>*-<_--<_--- DDA __-x--—>_--<-<- CATALOGO RAGIONATO DEI COLEOTLTFERI DI SIGELA (Cont. ved. N. 1-2) —eo——_ GEUTRUPINI Bolboceras Kirby. gallicum Muls.. * . Il solo Baudi mi notò e comunicò un esemplare di Bol- boceras Q sp.? di Sicilia, trovato dall’Albera. Io ne posseggo tre soli esemplari un g' di Piazza Armerina, e due 99, una di Termini, l’altro dei dintorni di Pa- lermo, Questa specie, che sembra tanto rara da noi, scava dei buchi perpendicolari nel terreno, rigettando attorno all'apertura la terra estratta, la quale trovan- dola fresca è sieuro indizio che | insetto è nella sua tana. Pria di scavare per estrarlo è bene introdurre nel cavo un filo di paglia o ramoscello che serve poi di guida per trovarlo. Geotrupes Latreille (1) TrPHoEUS Leach. Minotaurus Muls. Typhoeus L. . . . Ghiliani, Romano, Reiche, De Stefani citano questa specie che è poco rara da noi. Il g' che si trova più comune della 9, ed è assai variabile negli appendici del protorace che sono spesso assai modificati, il corno (1) Il sig. G. Jacobsohn ha pubblicato nel Horae Ent. Ross. 1892 pag. 245-257 un articolo sulla Sistematik der Geotrupini al quale ha risposto il sig. Edm. Reitter nella Wiener Ent. Zeit. pag. 272-278. Io ho notato le specie di Sicilia secondo il sistema te- nuto nell’ultimo catalogo di Berlino. 1881; aspettando l’ultima pubblicazione del Reitter che è in corso di stampa, onde se ne sarà il caso, tornare sull’argomento. Il Naturalista Siciliano, Anno XII, 27 Douei Gory. . . . — 202 — del mezzo diventa in alcuni esemplari piccolissimo, e quelli laterali si raccorciano a meno della metà. Si trova specialmente d’autunno, ed io, oltre dei dintorni di Palermo, ne ho pure del resto dell’isola. CaurHoTRUPES Jekel (1). Questa specie descritta pure col sinonimo di Siculus Er. DI è stata citata di Sicilia dal Romano (siculus), De Ste- fani, Steck e notata dal Baudi. Gli esemplari del'a mia collezione provengono da Castelbuono, Piazza Armerina e Castrogiovanni, dove però non sembra sia comune. GeoTRUPES Muls. spiniger Marsb. . .. Ghiliani, Romano, Reiche, Steck e De Stefani citano mutator Marsh. . . tutti questa specie tanto comune, sotto il sinonimo di stercorarius, ed il Baudi me la notò. Io la posseggo in numerosi esemplari, specialmente raccolti nei din- torni di Palermo, fra’ quali alcuni di un terzo della grandezza ordinaria e con la tinta cerulea nelle elitre assal accennata. Posseggo un solo esemplare, di questa splendida specie nuova per la Sicilia; l'ho raccolta nei dintorni di Pa- lermo. hypocrita Serv. . . Ghiliani, Romano, Reiche, Rottenberg la citano ed il laevigatus F. . . . Baudi me la notò. È comunissima e varia moltissimo nella grandezza; io suppongo che il Ghiliani e Ro- mano citarono la vernalis L. che non è stata ritro- vata in Sicilia, determinando così i piccolissimi esem- plart di Aypocrita. THorEcTES Muls. Ghiliani, Romaro, Reiche, Rottenberg, Steck e De Ste- fani la citano ed il Baudi la nota; è comunissima ed assai variabile; ad essa si riferisce certamente l’Remi- sphaericus citata dal Ghiliani. Io oltre che di Sicilia ne ho pure esemplari dell’isola d’ Ustica e di Strom- boli. (1) Essai sur la classification naturelle des Geotrupes ect. par. I. Jekel Ann. Soc. Ent, France 1865 pag. 513-618, — 203 — var. areolatus Reitter var. nov. Ebbi determinati varii esemplari di Zaeviga- tus sotto questo nome , dallo stesso sig. Reitter che certamente la descriverà nel suo prossimo lavoro, co- me pure la varietà seguente. var. romanus Reitter var. nov. Altra varietà determinatami pure dallo Reitter che mi rimandò tre piccolissimi esemplari di Zaeviga- tus sotto questo nome. marginatus Poiret. . Per molti anni possedevo un solo esemplare di questa bellissima e distinta specie conosciuta oltre che d’Al- geria di Sicilia, anche dal Jekel (siculus); l’ ebbi do- nata dai fratelli Villa di Milano, ed è un esemplare grandissimo. Ne ebbi ultimameute altro esemplare si- mile da Messina assieme ad uno piccolissimo, uguale a quelli che il Jekel vide di Sicilia. Pare sia abba- stanza rara (1). DYNASTINI Pentodon Hoppe. punctatus Villers. . Questa specie comunissima è citata dal Ghiliani, Ro- mano (scarabaeus) (2), Reiche, Rottenberg, Steck, De Stefani, e notata dal Baudi. È comunissima in tutta la Sicilia, e si trova che cammina nei viali in cam- pagna (3). m. testudinarius Ragusa. Posseggo un solo esemplare di questa mostruosità che molti entomologhi ritennero per specie nuova; l’ ebbi da Castelbuono e la descrissi in questo perio- dico, Anno I, pag. 279-80, Tav. XI, fig. 5. Non ri- (1) Romano cita tre Geotrupes sp.?, ed il Ghiliani cita pure una specie che egli ri- putava nuova, da lui trovata sull'Etna proprio al cratere (?). Nel catalogo di Berlino al Thoreetes Sardous Er. non so su quali dati, hanno posto pure per patria la Sicilia; ignoro assolutamente che sia stata trovata da noi. (2) Egli cita pure una varietà con un grosso punto impresso lateralmente sul corsa- letto. (3) Non noto il P. monodon F., citato dal Ghiliani, nè l’algerinus Herbst. citato dallo Steck e che ha pure un morodorn per sinonimo, fintantochè non sia accertato che questa specie viva realmente in Sicilia; a me per quanti P. puretatus abbia raccolto, non ne ho ancora trovati con la sutura frontale unituberculosa, che è il carattere principale per distinguerla dall’algerinus. — 204 — trovandosi è impossibile poter pronunziarsi su questo curiosissimo coleottero (1). Phyllognathus Eschscholtz. Silenus F. . . . Specie comurissima specialmente nelle parti boschive della Sicilia. È citata dal Romano, Ghiliani, De Ste- fani e notata dal Baudi. Io la posseggo in molti e- semplari alcuni dei quali sono rimarchevolissimi per la piccola statura, di un terzo dell’ ordinaria e la forma quasi liscia del corsaletto nei 7°, mancante di quella specie di profondo cavo. m. cephalotes (De).) Laboulbéne. Questa mostruosità di Sicilia descritta negli Ann. Soc. Ent. de France 1859 (2), è stata omessa nel catalogo di Berlino; essa è la copia fedele della mia m. testudinarius del Pentodon punctatus. Oryctes Illiger. (3) nasicorais L. . . E citata dal Guiliani, Ro nano, Reiche, De Stefani e Steck; è comunissima prenderla al volo specialmente d’està verso l’imbranire in campagna, ed in città atti- rata dal lume. Per me la ritengo una varietà della specie seguente (4). grypus Ill. . . . . Romano e Steck la citano e Baudi la nota. È comunis- sima tanto a Palermo quanto nel resto dell’isola. v. Razusae Riggio . Ne posseggo un solo esemplare che ho descritto nel Nat. Sic. Anno I, pag. 289 (5), ed al quale poi il Riggio nell’Anno II, pag. 16, con gentile pensiero impose il nome di var. Ragusae. Si distingae dal tipo per a- vere nel centro del pronoto un piccolo corno. (1) Vedi mia nota Phyl. silenus m. cephalotes Dej. Nat. Sic, Anno VII, pag. 27-28. (2) Nat. Sic. Anno VII, pag. 27-28. 3) Non è da attaccare importanza alla varietà descritta dal Romano ed alle esotiche specie Madagascaricus, Tarandus, Orton. (4) Piccioli e Cavanna hanno trattato lungamente questa questione nei Resoconti delle Adunanze del Bnll. Ent. Ital. pag. 4 a 10, dichiarandola essi pure, una varzetà. (0) Un’anomalia di Oryetes grypus Ill. — 205 — PACHYPODINI Callicnemis Laporte. Latreillei Lap. . . È citata dal Ghiliani, trovata all’ arena di Catania, ma rarissima, sotto il nome di Pachypus truncatifrons Dej. Posseggo due soli esemplari di questa bellissima spe- cie e l’ebbi dal signor Vito Beltrami che li raccolsi a Licata. Pachypus Latreille. ri . caesus Er. . . . . Questa specie è citata dal Reiche, Rottenberg (ne trovò una 9 nel geanaio, presso Santa Maria di Gesù), De Stefani, ed è notata dal Baudi. In questo stesso perio- dico (1) ne ho stabilita la sinonimia; cosicchè alla cae- sus appartiene il sicu/us, citato di Sicilia, dal Ghi- liani (Coelodera). Il P. candidae Petagna notato nel catalogo dal De Bertolini, è specie che vive in Cor- sica e non in Sicilia, e ne è sinonimo 1’ ereavatus, citato dal Romano. La P. caesus è comunissima a Palermo dal 15 al 25 ottobre, spec.almente alla R. Favorita nel viale fiancneggiato d’oliveti, dove ne ho raccolto delle cen- tinaja; varia moltissimo nelle dimensioni ed io ne posseggo esemplari piccolissimi ed altri tre volte più robusti. La 2 che è attera, è assai rara, e bisogna cor- rere dietro ai g'g' per poterla trovare nei profondi bu- chi che essa si scava. Il colorito delle elitre dei gg, in alcuni esemplari è rosso bruno come quello del P. candidae Pet., ora per questi, i0 propongo il nome di var. intermedia. (continua) E. Racusa. (1) Nat. Sic. Anno I, pag. 229-231. — 206 — NOTE LEPIDOTTEROLOGICHE Stygia colchica HS.? Nella collezione di lepidotteri del mio amico Failla, da me acquistata, trovai due esemplari di questo rarissimo lepidottero, sotto il nome di Psyche muscella Hb., così determinato dal Milliére. Io ne possedevo sotto l’istesso nome (1) un terzo esemplare assai rovinato e da me preso il 2 luglio 1871 sulle Madonie, nella località detta la Carbonara, donde proviene anche uno dei due presi dal Failla e che porta la data del 15 luglio (6 di sera). Nell'ottobre scorso, avendoli comunicati al signor R. Piingeler, egli me li rimandava dicendomi che il Dott. Staudinger glieli aveva determinati per co/chica, determinazione che il Piingeler però metteva in dubbio, trat- tandosi di specie tanto simili tra di loro (colchica Led., Aethiops Stgr., Tricolor Led. e Psychidion Stgr.) e conosciuti solamente in pochissimi e- semplari assai mal conservati. In ogni caso la scoperta di una Stygia in Sicilia è interessantissima ed è sperabile che ulteriori ricerche diano degli altri esemplari freschi, onde potere pronunziarsi con sicurezza su questa specie. Eusarca Interpunctaria HS. Il signor Max Wiskott, ben noto lepidotterologo, ebbe la gentilezza di donarmi la rarissima Eusarca Interpunctaria HS., della quale il Failla scri- veva: «Specie propria della Sicilia, non sappiamo da chi fu raccolta, ci- tata nel catalogo Staudinger. Rarissima ». Ora pare che sia stato il Ka. den che la trovò da noi, giacchè l’ insetto del signor Wiskott porta al- l'etichetta « Sicilia, Kaden ». Selidosoma Duponchelaria Lef. Assieme alla specie precedente il signor Wiskott mi comunicava pure una Selidosoma ambustaria Hb. 9, assolutamente diversa da tutte le (1) Pure determinatomi dal Millière. — 207 — mie ambustarie: è rosso-bruna con una fascia più chiara sulle ali superio” ri, nella quale vi è un punto un poco più oscuro che il colorito del resto delle ali; le due 99, che io ho di ambustaria, differiscono dai 77 per le sole antenne, avendo le ali brune-nerastre senza traccia di fascia sulle ali superiori in una, ed appena accennata nell’altra. Disgraziatamente l’ in- setto comunicatomi dal sig. Wiskott durante il viaggio ebbe a soffrire dei guasti, ma io ritengo che questa farfalla sia la Selidosema Dupon- chelaria Lef. 9, la quale oltre all’ essere diversa dall’amdustaria Hb. 0, ha pure, secondo il Failla, epoca diversa d’apparizione, giacchè fu presa dal Lefebvre in luglio 1824 nei boschi di Sperlinga (1), mentre l’ambu- staria ha due generazioni, maggio e settembre. Acidalia Consolidata Ld. Ho preso, nei dintorni di Palermo, due esemplari di questa specie nuova per la Sicilia; l’ebbi determinata dal sig. Pingeler. Acidalia Ochroleucata HS. Altra specie nuova per la Sicilia e della quale il signor Piingeler, a cuì la comunicai, mi scriveva che è mal collocata nel catalogo Staudin- ger, giacchè essa va posta vicino della turbidaria HS. Cidaria Infidaria Lah. Questa specie, citata dal Failla, è dubbio che trovisi in Sicilia. Gli e- semplari così determinati nella collezione del Failla sono invece Cidaria salicata var. Ruficinctaria Gn. Eupithecia nepetata Mab. Tutti gli esemplari della collezione Failla, notati per scabiosata Bkh. erano invece semigrapharia HS. (nepetata Mab.); cosicchè è dubbio che la scabiosata si trovi da noi. . (continua) E. RAGUSA. (1) Al primo di agosto dell’anno scorso, mandai un giovane entomologo nei boschi di Sperlinga, onde riprendere questa rara e bella ,Selidosoma; ma cinque giorni di accurate ricerche ebbero un risultato negativo, — 208 — Fr. Sav. Monticelli Interne \ad-aleàani BR; 5 NES a DELLA COLLEZIONE DEL MUSEO ZooLOGICO della R. Università di Palermo (Cont. e fine v. N. prec.) —— ergono Tetracotylidae. l. Taenia tauricollis Chapman [1876]. Numerosissimi esemplari provenienti dall’ intestino di un Nandù (Rhea americana), ritrovati nel novembre 1891.—Io li bo riferiti alla specie dello Chapman (1), perchè essi concordano con la descrizione data da questo A ..della sua specie. Se, per altro, la descrizione dello Chapman è in molti punti incompleta, completa ed accurata, invece, è quella che dà lo Zschokke della Tueria argentina, da lui pure ri- trovata nella Ahea americana (2). Nel determinare gli esemplari in parola ho potuto facilmente ac- corgermi che la 7. argentina dello Zschokke per nulla differisce da questa in esame, e per esso, quindi, ancora dalla Taenia tauricollis, della quale, pare, come si rileva dal contesto, lo Zschokke ignorasse l’esistenza (3). Dal che ho concluso che le due specie 7. argentina e T. tauricollis sono la stessa cosa (4). E siecome il nome dato dallo Chapman è più antico (1876), quello dello Zschokke (1888) cade in sinonimia del primo : si avrà quindi 7. tauricollis Chapman=7. argentina Zschokke. Ma se a questo A. non può attribuirsi la spe- (1) Proceed. Acad. Nat. Sc. Philadel., 1876, p. 14, con incisioni. (2) Ein Beitrag zur Kenntniss der Vogeltaenien, in: Centr. f. Bakt. u. Pa- rasit. II Jahr. 1888, pag. 41-46. (3) Linstow, per altro, la registra solo nel Nachtrag al suo Compendium d. Helmintholog. 1889, pag. 47. (4) Questa conclusione ha confermato l’esame di alcuni esemplari tipici di T. argentina che lo Zschokke, con la sua solita cortesia, ha voluto, dietro mia richiesta, inviarmi in esame, — 209 — cie, a lui si deve l’aver data esatta e minuta notizia della organiz- zazione di questa interessantissima specie di Tenia. La quale, per tutte le sue caratteristiche anatomiche e per la presenza di una vera ventosa anteriore protrattile, armata sul suo margine anteriore di una corona di minutissimi uncini (ciò che pare sia sfuggito allo Zschokke), e differente assai da quella che si osserva in certi 7'etra- cotylus (1), merita di essere distinta dalle altre tenie anche generi- camente. Ed io proporrei che essa costituisse, perciò, il tipo di un nuovo genere di Tetracotylidae (2), che chiamerò Chapmania. Le caratteristiche di questa possono essere così riassunte : «Capo rotondato, piccolo, con una ventosa anteriore protrattile ed armata sul margine anteriore di una corona di minutissimi uncini. Ventose piuttosto grandi, robuste, inermi. Proglottidi campanulate. Aperture genitali marginali, tutte da una sola parte. Testicolo unico. Ovario bilobo, ramoso ». «L’ unica specie del genere è la Chapmania tauricollis Chapman, dell'intestino della ARhea americana ». Fra i moltissimi esemplari esaminati uno ve n’era che presentava l'anomalia che ho disegnata nella figura 6.—-Quest'individuo era com- pleto e misurava 18 cent. e 4 mill. e l'anomalia in parola consiste in ciò, che, a metà quasi della sua lunghezza, si osservava uno sdop- piamento, dirò così, della catena, una fenditura longitudinale che de- termina due branche, ciascuna costituita da ugual numero di pro- glottidi: quelle di una branca essendo più strette di quelle dell'altra. La branca più larga forma continuità con la catena: la branca più stretta posteriormente s'inserisce, insieme con l’altra, su di un anello normale della catena, ma, anteriormente, è libera e si vede chiaro che si è staccata dall’anello normale—col quale si articola il braccio largo—che è di tanto più Jargo del braccio largo, quanto è appunto la larghezza del braccio stretto, libero anteriormente. Questa anomalia ricorda molto quella da me descritta, or non è (1) Notizie su di alcune specie di Taenia, in: Boll. Soc. Nat. Napoli, Vol. V, 1891: v. a pag. 168-172 di questo mio lavoro. (2) Famiglia dei Cestodi segmentati (Taeniosoma), secondo la classificazione dei Cestodi da me proposta: v. Monitore Zoologico Italiano, Anno III, n. 31, pag. 100-108. Il Naturalista Siciliano Anno XII 28 — 210— molto (1), nel Bothriocephalus microcephalus. Come questa anoma- lia si è determinata nella Chapmania tauricollis, sì può spiegare, più che con la ipotesi da me messa innanzi, a proposito del Both. nicro- cephalus, di una finestratura preesistente—la quale non può ammet- tersì in questo caso, giacchè, come ho nesso in evidenza, solo nei Botriocefalidi sì dànno finestrature che interessano più proglottidi consecutive, mentre nelle tenie, la finestratura è circoscritta ad una sola proglottide (2)—con quella recentemente emessa dal Moniez (3) di una intaccatura accidentale della catena, dovuta, p. e., ad un corpo estraneo, che è avvenuta, nel caso in esame, da avanti in dietro, dal- l'articolazione dell’ ultima proglottide integra ed anteriore allo sdop- piamento. Interpetrazione questa del Moniez, della cansa deter- minante la biforcazione accidentale della cateda dèi Cestodi che, al- tre mie osservazioni sopra altri casì di biforcazione anteriore in al- tre Taenia (T.digonopora , T. crasstcollis), mi fanno accettare. Rinunzio, quindi, alla ipotesi da me precedentemente emessa a pro- posito del Both. microcephalus; massime dopo, le giuste osservazioni a questa mosse, in riguardo della fipestratura, dal mio coliega Mo- niez. Ammessa la intaccatura, o laceramento, come la causa deter- minante la biforcazione della catena di un Cestode, sia d'avanti in dietro, che da dietro in avanti, che cosa avviene lungo le superficie di laceramento nelle due braccia della catena così determinatesi Si determina un processo di rigenerazione per risarcire i margini Ja- cerati? Io credo di no, e che, invece, avviene solameute una sutura per ravvicinamento dei due lembi dorsali e ventrali della superficie di laceramento nelle due braccia della catena. In altri termini, avve- nuta, p. e., la lacerazione, in una proglottide, le due metà, così for- matesi, hanno ciascuna una superficie di rottura beante; ora i mar- gini di questa cominciano a convergere e finalmente si uniscono ; l’ectoderma così non si riforma, ma si salda, iv quel punto, quello del ventre con quello del dorso della proglottide (metà), e non vi si (1) Di una forma teratologica di Bothriocephalus microcephalus, in: Boll. Soc. Nat. Napoli, Vol. 4, 1890, pag. 128-130. (2) loc. cit. (3) Sur la bifurcation accidentelle que peut presenter la chaine des Cestodes et sur les anneux dits surnuméraires, in: Revue Biol. d. Nord. France, 3. Anné, N. 4, 1891. — 211 — osserva più soluzione di continuo: similmente la muscolatura soma- tica ventrale, si fonde con la dorsale e forma continuità con quella. La muscolatura del corpo, che, nel momento della lacerazione forma un anello aperto verso la superficie di rottura, in ciascuna delle dune metà della proglotide , col ravvicinarsi dei lembi della superfi- cie di Iaceramento di queste, tende a convergere verso il margine che si va ricostituendo: e, quando questo, con la sutura dei lembi (conseguente sutura ectodermica e muscolare somatica), si è rifor- mato, si ricostituisce ad anello completo. In questo modo, io spiego, avvengono le cose e si completano le due metà della catena, dopo avvenuta la lacerazione, senza processo rigenerativo di parti. La stessa spiegazione può applicarsi, con una certa restrizione, special- mente riguardo alla muscolatura del corpo, nei casi di finestratura delle proglottidi, per ispiegare la continuità dell’ectoderma nella fi- nestta senza pensare ad una rigenerazione di questa, che parmi , per la sua natura, anche volendolo, assai difficile ad ammettersi. ig ch Nella collezione esiste pure, fra le altre Tenie che contiene, un lun- ghissimo frammento di Tuenia, disgraziatamente senza testa, riferito alla 7. solium, emesso da una ragazzina di 10 anvi, alla quale era stato somministrato un antelmiutico. — Questo frammento presenta di particolare, che ha gli articoli triedri: in breve, è un tipico esem- plare di Tenia triedra (1). Se appartenga esso alla 7. solium, od alla 7. saginata, 10 von saprei dire, stante l'assenza di capo: e tanto ciò è più ditficile, in quanto il triedrismo è stato, a quanto pare, con- statato tanto nell’una (7. sagirata Trabut:(2), quanto nell’altra spe- cie (Zenker (3) 7. solium),; uè a me è riuscito dalle sezioni ricavare la forma dell’ utero, che avrebbe potuto fornirmi indizio, a quale delle due specie il frammento potesse riferirsi. Ho voluto menzionare questo caso di 7. triedra, perchè esso sarebbe l undecimo finora coustatato nelle tene dell’uomo, come risulta dalla statistica di Neu- (1) vedi in proposiro Leuckart. Mensch. paras. 2 Aufl. 1879-86, pag. 573- 578, e Blanchard. Zool. med., Vol. I, pag. 363. (2) Observations tératologiques sur un Zaenia saginata à six ventouses et de forme triquétre, in: Arch. Zool. exp. (2) VII, 1889, pag. X. (3) Secondo Davaine. Traité des Entozoaire, 2 edit. pag. XLVII, 1873 (cito da Neumann). — 212 — mann (1), che, riassumendo i 14 casi finora noti di Taenia triede scrive «....dont 9 rapportés avec plus o moins de certitude au 7. sa- ginata, 1 au T. solium.....». E se questa statistica vorremmo invo- care, visto che la maggioranza dei casi di 7. triedre dell’ uomo si rapportano alla 7. saginata, potremmo, con una certa approssima- zione, inferirne’, che anche nel caso, or ora riferito (11°), si tratti della 7. saginata. Questo frammento di 7. triedra presentava pure un’altra anomalia, che ho visto in una sola coppia di segmenti, e che ho rappresentata nella fig. 12. Si tratta di un segmento soprannu- merario (*), della forma ordinaria di simili segmenti, ed inserito nel modo solito, in uno dei segmenti costituenti la coppia triedra. Come in tutti i casì osservati di tenia triedra , l apertura genitale di cia-. scuna coppia, si trova lungo il margine di congiungimento delle pro- glottidi, lo spigolo comuue: l'apertura genitale del segmento sopran- numerario non ho potuto ben riconoscere; ma a me sembra che, essa si trovi sul margine libero, e ciò dico con molta riserva, e non già lungo lo spigolo comune, disopra V apertura della coppia di segmenti, alla quale esso appartiene. Tetrarhynchidae. Nella collezione vi sono pure molti cestodi appartenenti a questa famiglia—che io mi riserbo di studiare ed illustrare largamente, ad altro tempo — raccolti: a. nelle carni del Luvarus imperialis (Dibothrio- rhynchus sp.),—b. nel fegato di Scymnus lichia (Dibothriorhyncehus, e ch'è appunto il D. Scymni rostrati del Wagener) (2), che concordano (1) A propos d’un ténia trièdre de l’espèce « Zaenia perfoliata », Goeze, in: Revue vétérinaire, Septembre 1890, a pag. 478 (pag. $ dell’estratto). Se si tratta di caso di tenia triedra, come pare, bisogna aggiungere alla sta- tistica quello recentemente menzionato dal Coats J.—A specimen of the pris- matic variety of the 7aenia saginata (mediocanellata), in: Glasgow Med. Journ., pag. 103-107. (2) Entw. d. Cestoden, in: Nov. Act. Ac. Leop. Bd. XXIV, Suppl. pag. 81. Tab. XVIII, fig. 222-224. Nelle collezioni zoologiche del Museo di St. Nat. di Berlino [ho trovato, nella collezione di Wagener], degli esemplari—che devono esser certo i tipi di questa specie—provenienti dal peritoneo e stomaco di uno Scymmnus rostratus di Nizza dove erano incistati. Gli esemplari portano il no- me di Tetrarhynchus cisticus (N. 20001). — 213 — perfettamente con quelli trovati da me a Napoli nella Lamna cornubica e nello stesso Scymnus,—c. nella cavità del corpo della Raja 02yrhyn- chus (Dibothriorhynchus megacephalus),—d. nel Lagocephalus Pen- nanti, pesce raro nel mardi Sicilia, ( Tetrabothriorhynchus,sp.)—e.nel- le carni di Brama raji (Tetrabothriorhynchus), (an Anthocephalus gracilis Rud.? v. nota 1a p. 224)— f. nel fegato, infine, di Orthago- riscus mola (il caratteristico Tetrabothriorhynchus elongatus (1) così comune e frequente). A proposito di Tetrarhynchidi colgo l'occasione per ricordare che io ho riconosciuto in un esemplare raccolto dal D." Carazzi, a Spe- zia, nel Carcharodon Rondeletii (XI, 1887), la forma adulta del Dc- bothriorhynchus megacephalus Rud. (2), così comune nella cavità del corpo di differenti specie di P/agiostomi (3), e che finora, che io mi sappia, non era nota. (1) v.in proposito le mie Contribuzioni alla fauna elmintologica del Golfo di Napoli, I. Ricerche sullo Scolex polymorphus, in: Mitt. Zool Stat. Neapel. Bd. VIII, Heft. 1, 1888, pag. 118, nota 1. (2) Entozoor. Synops, pag. 129, 447, Tab. 2, fig. 7-8. (3) Nel Museo di Berlino (Collez. Zoolog.) ho trovato un Dibothriorynchus adulto di considerevoli dimensioni raccolto, da Fischer in un Carcharias, sulle coste d’Africa [12° 5 Br. 42° 0 d. O. Africa, N. 405, Fischer. 7. von Carcharias] molto somigliante a quello in parola, e che io credo, poter riferire al Dib. me- gacephalus. Nella stessa collezione ho riconosciuto pure il 7etrabothriorhynchus rugosum di Leuckart (1850), in un bellissimo esemplare, pure raccolto dal Fi- scher in un Carcharias [12° 5 B 42° d. Gr. Ostafrica, N. 1104 — Tetrarhynchus von Carcharias, D" Fischer]. Nelle collezioni, Wagener (N. 13210) vi è poi una larva Tetrarhynchus megacephalus, trovata nello stomaco di un Charcarias, ma senza indicazione di località. Nel museo zoologico di Copenaghen, ricordo, a questo proposito, di aver tro- vato un grandissimo etrarhynchidae adulto, indicato come « Tetrarhynehus claviger? Leuckart af Haj. » che io credo di poter riferire, per tutte le sue ca- ratteristiche , al Dibothriorhynchus attenuatus di Rudolphi. In questo caso la determinazione della specie è esatta, inquantocchè, il 7. claviger di Leuckart, è sinonimo, appunto, del 7°. attenuatus Rud. Ed a questo proposito, io voglio an- cora ricordare, che il Dibothriorhynchus ( Tetrarhynchus) attenuatus e T. gros- sus Rud., devono ritenersi sinonimi. Questa specie è stata creata dal Rudolphi (Entozoor, synops, pag. 129-130, 447, Tab. II, fig. 9-10) per un individuo di ospite sconosciuto [pesce], raccolto dal Tilesius nei mari del Giappone. Già, lo esame della figura, lascia sorgere il sospetto della sua identità col D. attenua- tus, sospetto che l’ esame del tipo di Rudolphi convalida. Nelle collezioni di — 214—- Più voglio dire ora, che nello stomaco di un Carchartas glaucus, preso nel golfo di Napoli nel 1892 (maggio), ho trovato una forma larvale molto caratteristica di Tetrarhynchidae— proveniente certa- mente dai resti di Plagiostomi che si trovavano nello stomaco —di cui, con molta probabilità, sarà ospite definitivo il Carcharias. Io lo riferisco con dubbio al Diboth. carchariae Rondeletit Wag.(1). In questo Charcharias, oltre a dei resti evidenti di Orthagoriscus mola (2) Rudolphi a Berlino, io, infatti, ho trovato un « Tetrarhynchus poboscidibus re- tractis [poi corretto grossus Rud.]. In pisece Kamshatka vel Japonia maris am. Tilesius reperit, N. 1696 »—che deve ritenersi il tipo del 7. grossus Rudolphi—, che, studiato comparativamente ai tipi del 7. attenuatus (N. 1697-1698), non mi ha lasciato dubbio sulla identità delle due forme. Al Dibothriorynchus Wa- generi, come propongo chiamare questa specie, (non potendo accordare la pre- cedenza ad alcuno dei due nomi grossus ed attenuatus) è, certamente, affinis- simo il Dibothriorhynchus linguatula van Beneden del cavo addominale e del peritoneo del Laemargus borealis, per il quale, il Lònnberg, ha creduto utile creare il nuovo genere Caenomorphus : sulla opportunità di un tal nuovo. ge- nere ritornerò poi a suo tempo. (1) Entw. d. Cestod. ecc. p. 80, Tab. XVI, fig. 210. Anche di questa specie esiste il tipo nella collezione di Wagener a Berlino « N. 20019, 7etrarhynchus (Cestodenblase Carcharias rondeletii), Nizza, 1351 ». (2) A ciò dà peso il fatto che il Moniez ha riconosciuto il Tethrarhynchidae del fegato e dei muscoli dell’ Orthagoriscus mola, in alcuni Cestodi di grandi dimensioni, trovati dal Barone de Guerne a Concarneau nell’ intestino di una Oxyrhina glauca (Notes sur les Helminthes: le Gymmnorhynchus reptans Rud. et sa migration, in: Comp Rend. Acad. Paris 1891. Seance 14 Dec. pag. 870) E qui mi permetta il mio egregio collega Moniez di osservargli che egli si è sbagliato nella determinazione della specie, inquantocchè non è il Gymnorhyn- chus (Anthocephalus) reptans Rud. che vive nel fegato e nelle carni dell’ Or- thagoriscus, sibbene il Gymmnorrhynchus (Anthocephalus) elongatus Wag. Il primo, invece, è comune nelle carni del Lepidopus argyreus, dove io l'ho ritro- vato, e nelle carni della Brama raji, dove l’ha ritrovato il Wagener. Come io ho stabilito in altro mio lavoro, già citato nella nota 1 a p. 222, queste due forme larvali appartengono a due generi distinti, la prima al g. Dibothriorhyn- chus, la seconda al genere Tetrabothriorhynchus. Cosicchè si ha : 1. Dibothriorhynchus reptans Rud.=Gymnorhynchus reptans Rud.= Anthoce- phalus reptans Wagener, conosciuto solo allo stato larvale e che vive nelle carni di Lepidopus argyreus e della Brama raji. Il Gymnorynchus horridus Goodsir, trovato da questo A. nell’ Orthagoriscus — 215 — [il che mi fa pensare essere probabile che, tanto il TetradbothriorAynchus elongatus del fegato e delle carni, che il Dibothriorhynchus gracile (1) del fegato delle pareti dello stomaco di questo ospite, possano tro- vare il loro ospite definitivo nei Carcharias, od in altri grossi Squali, che mangiano gli Orthagoriscus ‘mola], ho trovato nello stomaco mola (fegato) e da Diesing (Revision pag. 114) riferito al G. reptans, è cer- tamente, invece, il Gymmnorhynchus elongatus Wag. Il Gymnorynchus reptans di Cobbold (Trans. Linn. Soc. vol. XXI, pag. 161- 162, tab. 32, fig. 38-46), trovato nell’Orthag. mola, a parer mio, non è che il G. elongatus (Anth. elongatus), che egli non ha ben riconosciuto: ciò io deduco dall’esame della figura e dalla breve sua descrizione. 2. Tetrabothriorhynchus elongatus Wagener— Anthocephalus (Gymnorhynchus) elongatus Wagener, che vive nelle carni e nel fegato, in grandissimo numero di individui, dell’Orthagoriscus mola. Moniez, ne ho trovato ora la forma adulta nell’intestino dell’Oxyrhina glauca. [L° Anthoceph. elongatus Rud. (Ent. Syn., p. 537-040, Tab. III, fig. 12-17)-- F/oriceps saccatus Blanch, è la stessa cosa dell'A. elongatus Wag.]. (1) È questo il Tetrarhynchus gracile Wagener, nec Rudolphi (v. Diesing Revision pag. 111), che Wagener ha trovato nel fegato dell’Orthragoriscus mola, e che io ho pur ritrovato nel fegato e lungo le pareti dello stomaco, racchiuso nella sua caratteristica cisti. Questo verme pare fosse stato. veduto dal Rudol- phi, il quale col nome di Anthoceph. gracilis, ha indicati nella sua collezione, oltre al tipo della specie (N. 2209) proveniente dalla Brama Raji, (vedi Synops pag. 540, 541, N. 2), altre 5 bottiglie contenenti Tetrarhynchi: 1° e 2* del mesen- terio di Centronoti glauci (N. 2212-1214, che sono certamente quelli di cui parla a pag. 539 della sua Synopsis, riferendoli all’ Anth. elongatus, di che dubito), 5° del fegato di Orthagorischus mola. (N.2213), 4* del fegato dello stesso (N. 2215), 5° del mesenterio dello stesso (N. 2210). Io non ho trovato nella collezione i tipi dell'A. elongatus, ma, senza dubbio, i tetrarinchi del fegato di Orthagori- scus, (bottigl. 3.4) quantunque indicati come A. gracilis e mancanti di capo, sono da considerarsi i tipi dell’Ant. elongatus : quello contenuto nella botti- glietta 5, è, invece, certamente la stessa cosa del Tetrarhynchus gracile di Wa- gener. Cosìcchè : Dibothrorhynchus gracile Wagener == Tetrarhynchus gracilis Wagener — Anthocephalus gracilis Rud. (partim) in colletio, nec in Synopsis. Il Tetrarynchus gracilis di Rudolphi (Synopsis, pag. 456) dell’ Amodytes cice- relos è poi tutt'altra cosa: è certamente anch’esso un Dibothriorynehus, cd io ho altrove espresso il dubbio, che possa essere la stessa cosa del Dib. tenuis di Wedl (Elminti di Wimereux, in: Bull. Scient. cit. pag. 438). — 216 — numerosissime penne di quaglie (Coturnie communis) e dei ventricoli di queste non digeriti. È questo, certamente uno strano ritrovato che mostra da un lato, la grande voracità degli Squali, e, dall’altro, che essi non scelgono il loro nutrimento, ma si nutriscono di ciò che tro- vano [ciò che del resto si constata «ancora per altri pesci (p. e. per le sardine Clupea pilchardus) (1)), sia alla superficie, ciò che spiega an- che la cattura degli Orthagorischus, sia al fondo (2). La cattura delle quaglie , fatta dal Carcharias in parola, è avvenuta, infatti, certamente, perchè ne ha trovate morte alla superficie dell’acqua. _— e DT CONTRIBUZIONE ALLA FAUNA MARCHEGIANA IEEE IDOISe EI firnrora trovati nel territorio di Osimo PER LEONELLO SPADA (Cont. ved. Num. prec.. Gen. 120.— Zonosoma, Ld. Z. linearia, Hb. Estate : M. Fiorentino, un solo individuo preso al lu- me della lanterna. Bruco ignoto. Z. pupillaria Hb.—Primavera ed Estate: Selva Simonetti sulle Querce. Z. pendularia, L.—Primavera ed Estate: in tutto il territorio sui tron- chi di Betula. Bruco sulla Betula alba. (1) v. Pouchet G. « La Question de la Sardine » e le mie note elmintologi- che « Sul nutrimento e sui parassiti della Ulupea pilchardus », in: Boll. Soc. Nat. Napoli, 1887, pag. 85. (2) I Plagiostomi pelagici infatti, si cibano anche di animali di fondo che vanno a ricercare lungo le coste: v. in proposito il mio citato lavoro sullo Scolex polymorphus, pag. 149, nota 1 e 2, dove ho messo in evidenza questo fatto, — 217 — Gen. 121. — Macaria, Curt. . signata, Hb. — Estate ed Autunno: prati di Rîgo, valli dell’Aspio e del Musone sulle Graminacee. Bruco sulla Poa annua ed Holcus lanatus. . notata, Hbh.—Estate ed Autunno: M. Fiorentino, M. S. Pietro e Selva Simonetti sul Pungitopo. Bruco sul Ruscus aculeatus. Gen. 122. — Nychiodes, Ld. . amigdalaria, Hb.—Principio di Estate: dintorni di Osimo e M. di S. Stefano sui tronchi di Mandorlo. Bruco frequente sull’Amigdalus comunis. . lividaria, Hb.— Autunno : un solo individuo sotto le foglie di Pruno a M. Ragalo. Bruco sul /runus domestica e P. spinosa. Gen. 123. — Gnophos, Tr. . sordaria Hb.— Estate ed Autunno: M. Ragalo un solo individuo in una siepe di Biancospino. Bruco ignoto. . operaria, Hb.—Estate: M. Fiorentino, due individui ottenuti da vari bruchi trovati sul Caprifoglio. Bruco sulla Lonicera caprifolium. Gen. 124. — Halia, Dup. . vincularia, Trr. — Estate: frequente nei boschetti e nei giardini del territorio sull’ Uva spina. Bruco sul Ribes grossularia. Gen. 125. — Eubolia, Bdv. . pumicaria, S. V.—-Estate: M. Fiorentino e Selva Simonetti sui cespu gli di Quercia. Bruco ignoto. Il Naturalista Siciliano, Anno XII 29 — 2183 — Gen. 126. — Scodiona, Bdv. , . emucidaria, Hb. — Estate: Fosso del Guazzatore e di Scaricalasino , quattro individui ottenuti da vari bruchi trovati sui Salici. Bruco sul Salix caprea e S. viminalis. Gen. 127. — Aspilates, Tr. . gilvaria, S. V.—-Estate: M. Ragalo e Monti di S. Stefano sulla Gine- stra. Bruco sullo Spartium Scoparium e S. Junceum. . ochrearia, Rossi—Estate : Valli dell’Aspio, Musone e fosso di Scarica- lasino sui margini dei fossi. Bruco ignoto. Gen. 128. — Eusarca, H. S. . badiaria, H. S.—Estate : Boschetto Butteri, un solo individuo sul Bos- solo. Bruco sui Buxus sempervirens. . interpunctaria, H. S.—Estate: dintorni di Osimo : un solo individuo ottenuto fra i tanti bruchi trovati sullo Spincervino. Bruco sul Rhiamnus catartica. Gen. 129. — Sterrha, Hb. . Sacraria, L. — Estate ed Autunno: M. S. Pietro e M. di S. Stefano sulla Robinia. Bruco sulla obinia pseudoacacia. . anthophillaria, Esp.— Estate: un solo individuo assieme al tipo a M. S. Stefano. Bruco ignoto. Gen. 130. — Triphosa, Stph. T. dubitata, L.—Estate: frequente nel territorio sulle siepi di Spincer- vino ma difficilissima a potersi prendere perfetta. Bruco sul Rhamnus cathartica, — 219 - Gen. 131. — Cheimatobia, Stph. . brumata L.—Estate ed Autunno : su varie piante da frutto in tutto il territorio specialmente sul Pesco, Pero, Melo e Lazzeruolo. Bruco sul Prunus persica, Pyrus comunis, P. malus e Me- spilus azzarolus. Gen. 132. — Fidonia, Tr. . fasciolaria Nott.—Estate: M.S. Pietro e Boschetto Simonetti sui Pini. Bruco sul Pinus pinea e P. maritima. Gen. 133. — Anisopterix Steph. . aceraria, Schiff—Estate: frequente nel territorio sull’Oppio. Bruco sotto la corteccia di Acer campestre. Gen. 134. — Uropterix, Leach. . sambucaria, L.—-Estate ed Autunno: M. Ragalo e dintorni di Osimo sul Sambuco. Bruco sul SamZucus nigra e S. ebulus. Gen. 135. — Pygmaena, Bdv. . homocromata, Mal.—Estate: Boschetto Butteri e Simonetti sulia Lau- rina. Bruco sulla Daphne Laureola. . fusca, Sch.—Estate: un solo individuo a Fonte Magna sull’Ortica. Bruco ignoto. Gen. 136. — Cimelia, Ld. . marginata, Hb.—Estate: dintorni di Osimo sul Pero e sul Melo. Bruco sul /yrus comunis e P. malus.. Gen. 137. — Lythria, Hb. . purpuraria, L.—Estate: M. S. Stefano, M. Ragalo e dintorni di Osimo a piedi alle siepi di Spincervino. Bruco sul Rhamnus cathartica, — 220— Gen. 138.— Eupithecia, Curt. . abietria. —Estate: M. Ragalo, Prati di Rigo ed in tutti i giardini e Boschetti sui fiori di Robinia. Bruco sulla fobinia pseudoacacia e R. viscosa. Gen. 139. — Bugonia, Hb . quercinaria, Hufn. — Estate: M. Fiorentino, M. S. Pietro, Monte di S. Stefano e Selva Simonetti, sotto le foglie dei cespugli di Quercia. Bruco sulla Quercus robur e Q. ilex. Gen. 140. — Calamia, Hb. . phragmitidis, F‘ — Primavera ed Estate in tutto il territorio sulle piante di palude e particolarmente sulla Canna palustre. Bruco sulla Medicago sativa e Phragmites comunis. Gen. 141. — Pellonia, Dup. . vibicaria, L. —— Estate: Monti di S. Stefano, M. Ragalo, M. Torto e Casenuove tra le erbe. Bruco sullo Spartium junceum. » v. unicolorata, Esp.—Estate : un solo individuo a S. Stefano assieme al tipo sulla Ginestra. Bruco sulla stessa pianta. Gen. 142. — Rumia, Dup. . crataegata, L. (luteola L.).— Primavera ed Estate : in tutto il terri- torio nelle selve e nei giardini. Bruco sulla Quercus ilex e Crataegus oxyacantha. Gen. 143. — Boarmia, Tr. . consortaria, F.—Estate : in tutto il territorio nelle selve sotto le fo- glie dei cespugli. Bruco sulla Quercus pedunculata e Q. ilea, — 21 — . consortaria, ab. consobrinaria, S. V.—Estate: assieme al tipo nelle Selve. Bruco sulla Quercus ilex. . punctularia, Hb. — Estate ed Autunno: in tutto il territorio sulle Querce. Bruco sulla Quercus robur. . crepuscularia, S. V.—Estate : frequente nel territorio assieme al tipo sull’Elce. Bruco sulla Quercus robur e Q. ilex Gen. 144. — Ortholita, Hb. . unicolorata, F.—Estate : Monti di S. Stefano, Prati di Rigo e Boschetto Simonetti sui prati erbosi. Bruco sullo Spartium junceum. . plumbaria, F.—Primavera ed Estate : in tutto il territorio sul Trifo- glio. Bruco sul 7rifolium pratense e Lolium perenne. Gen. 145. — Eucosmia, Stph. . montivagata, Dup.—Estate: in tutto il territorio sulla Pastinaca. Bruco sulla Pastinaca sativa. . emarginata L.— Estate: Monti di S. Stefano ed in tutti i boschi del territorio sull’Avellana. Bruco sul Corylus avellana. Gen. 146.—Lygris, Hb. . populata, L. — Primavera ed Estate : in quasi tutto il territorio sul Pioppo. Bruco sul Populus alba. Gen. 147. — Cidaria, Tr. . scripturata, L.—Primavera ed Estate :in quasi tutto il territorio sui prati. Bruco sul Bromus moltis. . malvata, Rdt.—Estate: in tutto il territorio sui fiori di Malva. Bruco sulla Malva sylvestris, O — 222— . tristata, L.-—Primavera ed Estate in tutte le selve del territorio sotto le foglie. Bruco sulla Betula alba e Galium verum. . corylata, F.—Estate : M. Cerno e M. Bel Respiro sull’Avellana. Bruco sul Corylus avellana. . bilineata, L.—Primavera in tutto il territorio : frequente sulla viola mammola. Bruco sulla Viola odorata. . unungulata, Hfn.—Estate e principio di Autunno : due individui sulla Burbomaca. ‘Bruco sull’Ononis spinosa. niveata, Rbr.—Estate in tutto il territorio sulle siepi di Biancospino. Bruco ignoto. designata, H. S.—Estate: M. Ragalo e Monti di S. Stefano sulla Gi- nestra. Bruco forse sullo Spartium junceum. lugubrata, H. S.—-Estate : in tutto il territorio sul crepuscolo, sulle Rose e Biancospino. Bruco sulla Rosa canina e Crataegus oxyacantha. fluctuata, L.—Estate : M. Fiorentino, Guazzatore e fosso di S. Valen- tino sul Biancospino. Bruco sulla osa canina. rivata, Hb.—Primavera ed Estate : M. Fiorentino due 3° ottenuti da bruchi trovati in un Cipresso. Bruco sul Cupressus sempervirens. albulata, L.--Primavera ed Estate : frequente nel territorio sul Lam- pone. Bruco ignoto. . hastata, L.— Estate: comune in tutto il territorio sul crepuscolo, nelle selve e sui Pioppi. Bruco sul Populus alba. . cuprearia, H. S.—Estate un solo individuo a M. Fiorentino alla cac- cia alla Lanterna. Bruco ignoto. galiata, S. V.— Primavera ed Estate: frequente nel territorio, nelle selve sotto le foglie dei cespugli e sui tronchi di Quercia. Bruco sul Galium verum. promixtaria, Hw.— Estate: M. Ragalo, un solo individuo alla caccia con la Lanterna. Bruco ignoto, — 223 — C. ocellata, L.—-Estate : M. Fiorentino un solo c* alla caccia alla Lan- terna. Bruco ignoto. (continua) _— -eo-___—t Le metamorfosi del Conger vulgaris e del Conger mistax NOTA del Dott. LUIGI FACCIOLÀ (Cont. v. N. pr.) Gettando ora uno sguardo al complesso delle modificazioni che sop- porta l’animale nelle sue fasi di sviluppo si osserva in primo luogo che dalla forma molto depressa che ha primitivamente passa alla forma ci- lindrica. Esso si allunga per tutta la seconda fase, al termine della quale può avere raggiunto 140 millim. Nella terza fase comincia a rotondarsi e nel tempo stesso a restringersi e ad accorciarsi, e così continua per tutta la quarta fase. Alla fine della quinta fase è di circa metà più corto di quello che era nel suo massimo allungamento. Il muso puntuto e molto ristretto nei più giovani diviene sempre più ottuso. Ciò produce un mutamento nella posizione delle narici anteriori che da laterali che erano si trovano portate sul davanti del muso. Il sistema dei denti prov- visori, molto sviluppato anco nei più giovani, differisce notevolmente da quello dei denti permanenti che li sostituiscono dopo un lasso di tempo. Rimarchevolissima è la forma e disposizione dell’ occhio nella giovine età. Progredendo lo sviluppo dell'animale esso mano mano si arrotonda. La pinna dorsale, come rilevasi dalle surriferite misure, si protrae sem- pre più in avanti e non raggiunge il limite definitivo che nella quinta fase, ma in questa e nella precedente il suo maggiore avvicinamento al capo in parte dipende dall’accorciamento del corpo. Così pure l’anale si allunga a misura che l’intestino si accorcia. Dopo ciò è da osservarsi che la forma depressa del corpo non comincia a trasformarsi nella ro- tonda se non dopo che l’animale ha di già assunto o è sulla via di as- sumere alcuni dei caratteri che lo avvicinano al L. Morrisi, come l'ot- — 224 — tusità del muso, la bocca inerme, la posizione più avanzata dell’ ano e la maggiore estensione della dorsale. Fra tanti mutamenti il sistema dei punti ornamentali si conserva inal- terato. Abbiamo visto che nel L. inaequalis le due serie di punti che discorrono sui lati del ventre si continuano oltre l’ ano, ma divenendo sempre più distanti ed essendo l’ano collocato molto in dietro, pochissi- mi sono tuttora quelli che esistono al di sopra della pinna anale; in se- guito al progressivo accorciamento dell’ intestino quelli che figuravano ai lati del ventre si trovano trasformati nelle serie di punti sopra i lati dell’anale. Questi punti si fanno distinguere da quelli del ventre per es- sere più piccoli e poco discernibili perchè i singoli cromatofori ai quali corrispondono hanno perduto quei numerosi prolungamenti che caratte- rizzano i punti del ventre e della linea laterale. Conger mistax Delar. Prima fase.--Corrisponde al L. Haeckelii Kaup. Questo ha il corpo di forma regolare, stretto e molto sottile, ma sulla radice della coda è un poco più spesso di quanto immediatamente innanzi, formando ivi un leggiero risalto. La sua maggiore altezza comprendesi 12 volte o all’in- torno nella totale lunghezza. Il muso è mediocremente lungo ed è a- cuto. Le mascelle di eguale lunghezza, armate dall’estremità all’angolo della bocca di una serie di denti i quali per forma, numero e disposi- zione somigliano a quelli del L. inaequalis, ma i due dell’ estremità in- feriore della mandibola sono più brevi e meno incurvi e talora dritti e quasi orizzontali. Una narice anteriore presso 1’ estremità del muso su ciascun lato, una posteriore innanzi l'occhio, semplice e quasi indiscer- nibile. Questo è più o meno ristretto sull'angolo della bocca ed inclinato. L'apertura delle branchie è un pochino distante dal mezzo dell’ altezza come dal profilo inferiore, non obliqua. L'origine della dorsale e l’ ano sono difficili a scorgersi sulle due pieghe trasparenti che in dietro in- grandiscono l’altezza del corpo. La detta pinna si trova nell’ultimo quarto, l’ano nell'ultimo nono o decimo o undicesimo della lunghezza del corpo. La codale è acuta. Due serie di punti neri sui lati del tubo digestivo dalla gola all’ ano, posteriormente meno avvicinati che in avanti. Sulla base dell’ anale mancano del tutto. In questo stato 1’ animale può rag- giungere la lunghezza di 122 millim. Gli esemplari piccoli, lunghi al- meno 52 millim., hanno il muso acutissimo, gli angoli mandibolari spor- genti, l'occhio più ristretto inferiormente, l’ano e il principio della dor- — 225 — sale più in dietro. In un individuo di ordinaria grandezza ho preso que- ste misure : Lunghezza del corpo . : : i s ° ; 111 millim. Dall’estremità anteriore all’origine della dorsale . 3 88° > Dall’estremità anteriore all’ano . 7 x 3 5 100. » Seconda fase. È rappresentata dal L. Yarrellîi Kaup, il quale si di- stingue dal precedente per avere il corpo più largo di un terzo circa, nel quale diametro può avere 15 millim. al massimo, meno assottigliato, l’ispessimento presso l’ estremità posteriore più sensibile, il profilo del capo alquanto incavato fra gli occhi, da questo punto all'estremità della mascella più convesso, il muso meno ristretto sull’ estremità, la narice anteriore con un lieve risalto all’intorno, la dorsale nel terzo posteriore, l’ano almeno nell’ultimo quarto della lunghezza del corpo, la codale un po’ ottusa, una serie di punti lungo l’anale oltre quelli del ventre. Da un individuo ho tolte le seguenti misure : Lunghezza del corpo . . . ‘ È è ; ; 125 millim, Dall’estremità anteriore all'origine della dorsale . 5 0,0 Vga. Dall’estremità anteriore all’ano . ; : ; : 108» Terza fase. — Corrisponde al Z. Bibroni Kaup, il quale ha il corpo meno compresso del precedente, l'estremità posteriore è anche più mu- scolosa e più stretta. Per grandezza comunemente lo somiglia, ma non offre mai le sue massime dimensioni. Delle due mascelle l’ inferiore so- vente è più corta. I denti sono radi, talvolta ridotti a uno o due e pos- sono mancare in una mascella o in un lato di mascella. L’occhio, le na- rici, l'apertura branchiale, i punti neri sono come nel L. Yarrellî, ma l’ano è più innanti, verso l'unione del terzo posteriore col terzo medio della lunghezza , la dorsale nella metà posteriore e termina innanzi il terzo posteriore. La codale è più larga, più ottusa. Da un esemplare ho ricavato le misure seguenti : Lunghezza del corpo . 3 : é 1 : . 113 millim. Dall’estremità anteriore all’origine della dorsale. . Dad = Dall’estremità anteriore all’ano . è ; A * 68. » Quarta fase.—-In questa è l’animale conosciuto col nome di L. Gegen- bauri Kaup. Il suo corpo è più spesso, più corto e più basso di quello Il Naturalista Siciliano Anno XII 50 — 2260 — del Bibroni. L'estremità posteriore è anche più robusta ma più stretta. Il muso più ottuso sull’ estremità, la mascella inferiore più breve della superiore, l’ una e l’altra interamente sprovvedute di denti (1), l'occhio meno ristretto sopra l'angolo della bocca, non inclinato o leggermente, le narici anteriori con brevissimo tubo. La dorsale occupa più di due terzi della lunghezza, l’ano è innanzi il mezzo della lunghezza. La co- dale è più larga e più rotondata, le porzioni adiacenti della dorsale e dell’anale più sviluppate. I punti neri come innanzi. Da un individuo ho preso le misure qui appresso : Lunghezza del corpo : È i ; - . : 99 millim. Dall’estremità anteriore all'origine della dorsale . C goa Dall’estremità anteriore all’ano i ; È : : 43. >» Quinta fase.—È rappresentata dal L. KoZikeri Kaup, che ha il corpo cilindrico e più stretto del Gegenbauri. In quanto alla lunghezza vi sono esemplari lunghi come questo, ed esemplari più corti quasi di un terzo che sono anche i più stretti. Il muso è come nel Gegendauri, ma più ro- tondato, conico, l'estremità della mandibola più ottusa, non vi sono denti, l'occhio ora quasi circolare ora un po’ ristretto inferiormente, col mar- gine superiore splendente di un bellissimo giallo d’oro, che anche si os- serva negli stati precedenti benchè sia meno evidente. La dorsale è più vicina al capo da cui dista quanto la lunghezza di questo e nei più corti anche di meno. L’ano è di poco più innanzi. La codale è più larga e quasi troncata posteriormente. I punti neri disposti allo stesso modo, soltanto quelli del ventre in prossimità all’ano sono in ciascuna serie molto ravvicinati. Da un esemplare ho preso le seguenti misure : Lunghezza del corpo 3 : 3 3 : ; 89 millim. Dall’estremità anteriore all’origine Uk dorsale . 7 19 » Dall’estremità anteriore all’ano ; 3 } È È 36 » (contiuua) (1) Giudico che il Kaup sia incorso in equivoco quando nella brevissima descrizione originale del L. Bibroni e del L. Gegenbauri scrisse che il primo è senza denti visibili e il secondo con denti appena percettibili. Invece quello ha scarsi denti visibili e questo è interamente privo di denti, — 227 — F. MINÀ-PALUMBO aettili ed Anfibi Mebrodensi (Cont Vi N06) (2003 Per agevolare, e completare lo studio dell’ Ofidofauna Sicula trascriverò la descrizione data dal Dott. Camerano per guida. Capo relativamente piccolo, piano superiormente o leggermente inclinato da- gli occhi all’ apice del muso : allargato nella regione temporale, poco distinto dal tronco: muso più o meno arrotondato; la mascella superiore anteriormente più lunga della inferiore. Otto sopralabiali, una preoculare, 2 postoculari; pia- stre sopraoculari piccole; piastra frontale larga anteriormente, la rostrale meno alta, e meno ripiegata sulla parte superiore del capo della C. austriaca. Collo poco distinto, tronco rotondato, piano inferiormente con gli angoli dei lati poco spiccati, ?1 serie di scaglie, scudetti ventrali da 170 a 200; coda corta, scaglie dorsali 7, scudetti sottocaudali da 55 a 71 paia. Colorazione degli adulti. Tinte fondamentali superiormente grigiastre, grigio- biancastre, o grigio-brunastre ; fianchi rossastri per causa di molte macchie puntiformi rosse. Sui fianchi corrono spesso due fascie scure, di intensità va- riabile prodotte da molte macchie puntiformi nerastre: sul dorso alcuni hanno due fascie longitudinali analoghe a quelle dei fianchi. Parti inferiori di color giallo-canarino più o meno vivace. Sul capo una macchia trasversale semilunare sulle profrontali, che piegasi ai lati del capo fino all'angolo anteriore dell’ occhio. Nella regione della nuca e collo vi sono due macchie longitudinali più o meno estese, unite o separate fra loro, che sfumandosi si estendono sulle parietali, sul capo le altre parti sono più o meno picchiettate di nerastro. Ai lati del capo una striscia nera va dall’angolo posteriore dell’occhio all’an- golo posteriore della bocca. Lati del capo, regione preoculare sono più o meno picchiettate di nero, le sopralabiali postoculari sono bianche. Sul dorso vi è una serie di macchie trasverso-oblique, che provengono dalla fusione di due serie di macchie alternate, talora nella regione anteriore del dorso le macchie trasverse tendono a saldarsi in linea a zig-zag. Sui fianchi vi sono due serie di macchie nere alternate fra loro e colle dorsali, e talvolta le serie superiori dei fianchi si uniscono con le dorsali, e quelli della serie inferiore con quelle della regione ventrale. Nella regione del collo si nota lateralmente una macchia nera allungata, che si piega per un tratto più o meno lungo sotto la gola poco al — 2258 — di la dell’angolo della bocca, senza fondersi con la striscia nera che discende dall’angolo posteriore dell’occhio. Parti inferiori molto macchiate di nero, ora si dispongono ai lati degli scu- detti ventrali e lasciano una siriscia mediana chiara , talora si uniscono nella parte mediana, e restano le macchie chiare nei lati. Per la Sicilia si trova a Modica, per 1’ Italia nel Piemonte , Canavese, nel- l’Alersandrino, Casalasco, Langhe, Susa, Andenno, Valdieri, Ceppomerelli, valle Anzasce, Veneto, Emilia, Toscana, Romano, Liguria, non è stata trovata in Sardegna. Così ho completato l’enumerazione degli Ofidi Nebrodensi, e profittando del lavoro del Dott. Camerano ho descritto più brevemente tutti gli Ofidi trovati nella nostra Isola, perchè molto resta ancora a ricercare sopra questi Verte- brati, così si avrà una buona guida. Ordine Anfibi = Batrachi Bnp. Gli Anfibi differiscono dagli Ordini precedenti, hanno quattro piedi il corpo è rivestito di pelle nuda, viscida senza squame, il corpo è corto depresso, o rotondato ed allungato con coda, testa unita col corpo senza collo apparente, palpebre mobili, nessun foro uditorio apparente all’esterno. Hanno il cuore con un sol ventricolo ed una orecchietta, due polmoni eguali, respirazione con bran- che nella prima età, polmonale nello stato adulto, perciò provano una specie di metamorfosi nel loro sviluppo presentando forme differenti : le rane o rospi uscendo dall’ uovo han forma e movimenti come i pesciolini e respirano con branche esterne, il corpo va ingrossando, e la coda si allunga in forma com- pressa, allora hanno il nome volgare di girini. In seguito sviluppandosi il corpo compariscono gli arti posteriori e poi quelli anteriori, allora il capo si appiana, e la coda va diminuendo, le branche si obliterano, i polmoni cominciano a funzionare, il sistema sanguigno si trasfor- ma interamente, vene ed. arterie si dispongono altrimenti per completare la circolazione negli adulti, allora l’animale ha preso la forma definitiva. L’accopiamento, la fecondazione delle uova, ed il loro sviluppo sono molto differenti dagli ordini precedenti. Le salamandre ed i tritoni nel primo stadio rassomigliano ai girini nuotano colla coda come i pesci, il loro ventre non si fa rotondo, il collo è distinto, il corpo conserva sempre la forma stretta allungata, le gambe si sviluppano pri- ma le anteriori, e poi le posteriori, la coda si sviluppa sempre più e resta nella forma definitiva. Per la classificazione di questa classe si sono varie suddivisioni stabilite. Anfibi Anuri= Ranidi Bnp. Sono quelli privi di coda, corpo largo, piano, corto col muso rotondato, la pelle nuda, la bocca profondamente fessa , la maggior parte con lingua molle — 229 attaccata al margine della mandibola e ripiegata all’ indentro, piedi anteriori con quattro dita, piedi posteriori molto lunghi con cinque dita. L’ occhio ha due palpebre cutanee, ed una terza sotto l’inferiore trasparente ed orizzontale. A questi appartengono le seguenti specie. Genere Hyla Laur. Hyla viridis Laur. Hyla virens subtus alba, linea hinc inde fleruosa flava margine externo nigri- cante, dorso glabro, ventre granuloso, tibiis longitudine femorum, plantis semipalmatis. SINONIMI Rana arborea Linn. Calamita arborea Risso Hyla arborea Cuv. Hylaria viridis Raf. Dendrohyas arborea Tschu. NOMI VOLGARI Raganella, Raganella arborea, Italia —Ranella, Lombardia—Racola, Baracule, Veneto—Rana S. Giovanni, Trento—Rainela, Modena—Raena, Raena di limoin, Genova—Arrana virdi, Sardegna—Giurana virdi, Girana d’arvulu, Sicilia. BIBLIOGRAFIA 1814. Rafinesque — Prodromo Erpetologia Sie. — Specchio delle Scienze N. 10 p. 105. 1836. Bonaporte — Fauna Italiana, Fas. 22. ? 1372. Doderlein — Alcune generalità intorno la Fauna Sic. dei Vertebrali, pa- gina 27. 1874. Be Betta — Rettili ed Anfibi, p. 61. 1881. Doderlein — Rivista della Fauna Sic. dei Vertebrati, p. 43. ICONOGRAFIA 1836. Bonaparte — Fauna Italiana. Non ho potuto riscontrare il Camerano Anfibi Anuri. Capo breve, rotondato della larghezza del tronco, lo squarcio della bocca giunge fin sotto la metà del timpano, occhi protuberanti con iride dorata. Tronco larghissimo vérso il capo, angusto posteriormente, più nel maschio, dorso leggermente convesso, ventre piano, piedi anteriori brevi, le quattro dita brevissime, i posteriori lunghissimi , sottili con cinque dita semi-palmate alla base. Pelle liscia superiormente, granulosa al di sotto. Il colore al di sopra è di un bel verde contornato da una linea gialla che comincia agli occhi, si prolunga sui fianchi formando un angolo sinuoso prima di giungere ai lombi, termina nella parte inferiore delle gambe. Una striscia — 230 — gialla nel labbro superiore sino alle zampe anteriori, entrambi marginati di nero. Piedi superiormente carnicini più o meno carichi, parti inferiori di tutto il corpo bianco giallastro. Il maschio ha una linea nera che comincia dall’ occhio e termina al di là del timpano, ho trovato saggi nelle Madonie, che questa linea è appena mar- cata, e si riduce ad un grosso punto rotondo. Questo colore varia secondo la stagione, epoca degli amori, il caldo, e quando è irritata dal verde-giallo al turchino, col fumo della combustione dello zolfo il verde cambia in giallo. Lunghezza del corpo 4-5 cent., piedi anteriori 2 !/,, posteriori 7. La raganella sente il freddo molto presto, tutto 1’ inverno resta intorpidita nel fango o arena, in aprile entra in amore, il maschio che è di un bel verde, dopo l’accoppiamento diviene rossastro, cenerino macchiato in nero, poi turchino ed infine ritorna verde. Le uova sono deposte nell’acqua,i girini prendono la forma adulta nella fine di luglio, allora saliscono sugli alberi per far la cac- cia agli insetti saltando da un ramoscello all’ altro, avvertono i cambiamenti atmosferici di umidità, allora fan sentire il loro gracidare diverso da quello delle rane, particolarmente il maschio, che gonfia molto la sua gola da sembrare una mostruosità. Questa facoltà idroscopica da presagire la pioggia fu messa a profitto da un Parrooc, che ne fece un barometro vivente, egli riempì una bottiglia a metà di acqua, e vi introdusse una scaletta, vi imprigionò la raga- nella, ed osservò costantemente, che quando il cielo era sereno si teneva in fondo, e saliva alla superficie per respirare, quando minacciava pioggia usciva dall’acqua e saliva sulla scaletta. Trovasi nella regione pedemontana delle Madonie sempre in vicinanza di acque e di ruscelli, particolarmente ove vegetano giunchi e felci. Si trova in Palermo, Etna, Noto, Messina, non l’ho mai veduta nelle montagne. Hylaria variegata Rafin. 1814. Ruflnesque — Prodromo di Erpet. Sicula — Specchio delle Scienze, N. X, p. 105. i i Olivastra fulva al di sopra, variata di grandi macchie fosche marginali, bianche senza macchie al di sotto, piedi anteriori con quattro dita sciolti, ed i posteriori con cinque mezzi palmati. Questa specie nominata in Sicilia Giu- rana di jardinu o di gebbia, comune nei giardini vicino di Palermo, e Mon- reale; vive nei serbatoi d’acqua, e sopra gli alberi, si mangia ed è lunga tre pollici. Pei costumi di salire sugli alberi si approssima alla specie precedente, ma il colore e le macchi g la fanno distinguere, io non ho trovato saggi identic* nelle Madonie, nè trovato raganelle che oltrepassano un polliee e mezzo ; la x breve frase diagnostica è molto oscura. — 231 — Genere Rana Laur. Rana esculenta Linn. Rana virens: capite longiore alquantum quam lato, apice acutiusculo, tympano semioculo sesquigrandiore : spatio interoculari concavo, minori palpebrae superioris dimidio; pugillis dentium palatinorum perspicuis fere indivisis. Bnp. SINONIMI Rana aquatica Gessner Rana marittima Risso — ‘innoria Gessner — alpina Risso — vîridis Lin. Dum. — hispanica Fitzger Ranatra esculenta Rafinesque NOMI VOLGARI Rana, Italia — Giurana di sciaimi, cirana — Curdaru Sicilia, Lavrunchi, Ca- tania. BIBLIOGRAFIA 1814. Rafinesque — Prodromo Erp. Sic.—Specchio delle Scienze N. 10, p. 104. 1826. Fitzinger—Nouvelle classification des Reptiles d’apres leurs affinites na- turelle—in alemanno. 1826. Risso—Histoire naturelle de l’ Europe meridionale. 1836. Bonaparte—Fauna Italiana Fasc. 22. 1847. De Natale—Mem. d’anatomia comparata dei Generi Rana e Bufo presen- tata all’Accad. Aspiranti Naturalisti. 1872. Doderlein—Alcune generalità intorno la Fau. Sic. dei Vertebrati 26. 1881. Doderlein—Rivista della Fau. Sic. dei Vertebrati 43. ICONOGRAFIA 1837. Bonaparte — Fauna Italiana, Fasc. 2. I sopradetti scrìttori han parlato di questa specie di Sicilia, il Rafinesque credette di cambiare il nome del Genere, perchè poteva confndersi con altri consimili. Il Fitzinger la descrive coi nomi di Rana hispanica e maritima trovate in Sicilia. Il Risso parla della /. hispanica Fitz. trovata in Sicilia. Il Bonaparte parlando della R. hispanica Fitz. fa conoscere che lo Schiudi vuol riferirla alla R. calcarata Michahelles, la quale invece è un Pelobates di Wagler od un Oultriplex di Miiller, poi termina col conchiudere, che forse è identica alla tanto variabile R. esculenta. Il De Natale nel suo lavoro che fu premiato dona un cenno di questa specie. Il Doderlein la riporta di vari luo- ghi di Sicilia. Il Bonaparte parlando della X. alpina e maritima del Risso dichiara che potrebbero essere diverse dalla esculenta, ma poi in altro luogo — 232 — conchiude che la maritima è identica all’esculenta. Il De Betta (1) mette come sinonimi dell’ esculenta la maritima , Valpina, e la hispanica, e dice trovarsi in tutta Italia, ma non menziona la Sicilia. La ranocchia verde ha capo triangolare, muso acuto, occhi sporgenti con iride gialla vicino la pupilla, palpebra superiore più piccola: corpo allungato con piega rilevata sui lati, fianchi compressi. Dita dei piedi anteriori brevi e liberi, dei posteriori dita palmate sino all’ultima articolazione. Pelle levigata, lubrica da per tutto sparsa di piccoli tubercoli particolarmente sul dorso e fian- chi. Nei maschi vi è una fessura longitudinale ai lati della becca, che permette l’uscita dei sacchi vocali. Lunghezza media del tronco cent. 7, delle zampe posteriori da 10 a 12 cent. x la femmina è più grande del maschio. Il colore superiormente è verde più o meno scuro, le macchie sono irrego- lari di un verde nero, una striscia di un verde chiaro scorre sul canale dor- sale, che comincia dal muso e termina ai lombi, questa spesso manca, ed al- lora le macchie nere sul dorso sono più grandi e meno in numero ed il color verde tende al turchino. I due cordoni laterali sono gialli più o meno chiari, o dorati, più apparenti nei maschi. Il di sotto è di un bianco latte più o meno punteggiato di scuro, le cosce sono macchiate di nerastro a fascie. Questi colori variano molto d’ intensità, le macchie nere irregolari sono piccole e molte, o grandi e rare, le lascie delle cosce mancano, ed allora i piedi tendono più al giallastro , queste variazioni dipendono dal sesso e dall’ età, e si potrebbero costituire due varietà una col dorso tutto verde poco macchiato, ed appena tracciate le due strisce gialle dei fianchi, e l’altra con le strisce tutte tre gialle molto marcate, ed il verde più chiaro. La ranocshia verde è comune in tutte le acque dormienti, nei laghi, paludi, nelle notti estive è molto incomodo il continuo gracidare quando sono in quan- tità, il perenne e monotono frastuono disturba il sonno di colui che disgrazia- tamente ha una casetta vicino un torrente o vasca di giardino. Entra in amore sul finir di aprile, depone le uova in pacchetti nelle acque stagnanti, sono timide al menomo timore si tuffano in fondo e colle zampe po- steriori agitano il fango ed intorbidano l’acqua per occultarsi, e restano al si- curo. I serpenti gli fanno la guerra, e si sono trovate sino a sette rane nel ventre. o Si trova in tutte le regioni delle Madonie , sino nella regione subnemorosa, nei ruscelletti e sorgive dei sommi gioghi non ne ho trovato. Da noi non si mangia, anzi si crede la sua carne velenosa e questa forse è la cagione di tro» varsi in tanta abbondanza. È comune in Palermo, Trapani, Girgenti, Siracusa e contorni del Monte Etna. (cont.) (1) Rettili ed Anfibi della Fanna d’Italia, p. 63; non cenna trovarsi in Sicilia. - TTTTTTTTT- toa: Enrico Ragusa — Direttore resp. Ke iiiiddi{diidddéiifJ{JJ{(diJJJ (000000... SNIIIIIFIMIEI AMI FIMRITTANI LINA VUDIRTEDAVIOTITIVONNOVITIDTANIOHISTATIIKTAKIKKAVANtIKAKKHKTKAKIKKTAKKTKKRKUAKItKaviKKttAtAttRtAnottribAanetRanintitititi LR IL TRI LI NIZZA ANNO XII. $60/ LUGLIO 1893 N. 10. IL NATURALISTA SICILIANO GIORNALE DI SCIENZE NATURALI SEED delega (eb SI PUBBLICA OGNI PRIMO DI MESE ei ABBONAMENTO ANNUALE LETRROO LIRE IDA RITRATTA ALAN AR, NEO? CETO PN LICH ars PAESI (COMPRESI NELL'UNIONE POSTAL) Sp 0-0 00 | 0010 at ID de AEPROIPARSI A ia È SUA II RINO BIERMRIORD DO BI GE ATIIOI i ESME RD SEPARATO CONLPAVOLE' sli i e UNÌ 195 » SENZA TAVOLE, ‘| DI O) GLI ABBONAMENTI COMINCERANNO DAL 1° DI OTTOBRE. DI OGNI ANNO Indirizzare tutto ciò che riguarda |’ Amministrazione e Redazione al sig. ENRICO RAGUSA, in Palermo, Via Stabile N. 89. SOMMARIO DEL NUM. 10. . Ragusa — Catalogo ragionato dei coleotteri di Sicilia (cont.) E. . Escherich — Eine Excursion auf die Insel Linosa Beitrag zur Fauna die- Ragusa— Coleotteri nuovi o poco conosciuti della Sicilia. ser Imsel (cont.). Spada—Contribuzione alla Fauna Marchegiana. I Lepidotteri finora trovati nel territorio di Osimo (fine). . Facciolà—Le metamorfosi del Conger vulgar is e del Conger mistax (cont.) Maurolici— Tractatus per Epistolam Prancisci Maurolici ad Petrum Gillium de piscibus siculis (cont). Minà-Palumbo— Rettili ed Anfibi Nebrodensi (cont.) PALERMO Stabilimento Tipografico Virzì L18993 O RAR RR EER uu uu WF KW WWW WE JE WWWFWFWFWFWWWFFcFEFéFJEJECEéFéFWFWFéF T'CTCTJÒ,GKGGCCCOCCWI 0} RR E ANNO XII, LUGLIO 1893 N. 10. ISS OYY*YY<-<-<_<**_<{-<**_-<<-._*®°-<<{ LTY_Y**x£_£©—<>-.°-*_-<-<**.-_-r*°--rr----<-<- T_T --X/XII\IIIIIPRRARRARÎI CATALOGO RAGIONATO DEI COLEOTTERI DI SICILIA (Cont. ved. N. prec.) tt MELOLONTHINI Pachydema Laporte. DAsysTERNA Ramb. hirticollis F.. . . Questa interessantissima specie fu scoperta dal sig. Luigi Failla Tedaldi, in unico esemplare, nel maggio all’i- sola di Lampedusa, sotto una pietra, e fa parte della mia collezione. Rhizotrogus Latreille. GeroTRocus Guér. sicelis Blanch. : . Reiche la cita, Ghiliani e Romano col sinonimo di sé- È culus Burm, e Baudi me la notò. Non è rara alle Madonie in giugno e luglio, ed anche sui monti presso Palermo d’inverno sotto le pietre, presso Trapani ed a Pantellaria. euphytus Buq. (1). Rottenberg fu il primo che scoprì questa specie in Sici- lia, Baudi la notò ed io I’ ho trovata oltre che nella località ove fu scoperta, a Sferracavallo nell’aprile ed a Pantellaria. (1) var. pellegrinensis Brenske var. nov. Avendo comunicato tutte le specie di Rhizotrogus di Sicilia all’illustre collega Brenske, egli mi scriveva quanto qui appresso traduco : « Il R. eu- phytus Buq. fu descritto dall’ autore sopra esemplari di Algeria (Revue zoolog. 1840), poi pure dal Lucas (1849) e Burmeister (1855); Blanchard (1850) e Fair- Il Naturalista Stceiliano, Anno XII 31 — 2394 — RerzoTRoGcus Muls, aestivus Ol. . . . Baudi mi notò questa specie, che io pure ho trovata in tre esemplari sulle Madonie ed uno all'isola di Pan- tellaria. Il sig. Brenske crede che questa specie, in Sicilia sia una varietà, non ancora descritta, la quale sarebbe desiderabile trovare in molti esemplari per po- tersene accertare (1). marginipes Muls. . Baudi mi notò questa specie, che io posseggo in soli quattro esemplari avuti dal Failla-Tedaldi che li trovò nel giugno presso Castelbuono nei boschi. proximus Brenske . Ho scoperto questa bellissima e grande specie a Castro- giovanni nell’ agosto dove pare sia comunissima. Fu descritta nella Berl, Ent. Zeit. 1886, pag. 203-204. Essa. varia alquanto nella grandezza. Baudi me la notò (2). maire (1860 Ann. de France) la citano pure d’ Alge- ria. Il Barone von Rottenberg fu il primo nelle sue contribuzioni alla fauna dei coleotteri di Sicilia (Berl. Ent. Z. 1870, p. 240) che la citò come coleottero eu- ropeo, avendone trovati il 24 dicembre 4 esemplari al piede del Monte Pellegrino in buchi sotto le pietre il capitano Schultze la trovò alla fine di aprile 1871 (Deutsche Ent. Zeit. 1876, pag. 162) pure nella mede- sima località sotto pietre in cavì orizzontali, 10 9 2 d. Fin oggi nessuno ha contrastata | identità dell’ ew - phytus siciliano coll’algerino, pur non di meno essi si devono separare, se non come due specie distinte, una come varietà dell’altra. La differenza più evidente sta nella punteggiatura del pygidio, che nell’insetto di Si- cilia non è lucido, ed è leggermente aggrinzita, mentre l’algerino è oltre di ciò ricoperto di grossi e forti punti. (1) Questa specie è stata citata dal De Stefani, sotto il nome di maculicollis Villa ; egli ne ebbe vari esemplari da Castelbuono, presi nel giugno e luglio. (2) Pria di questa specie andrebbe notato il A. latiuseulus Schauff., che io posseggo in un esemplare avuto dal Brenske, e proveniente come di Sicilia dalla collezione Che- vrolat. Bisognerà ritrovarla per accertarsi che realmente vive da noi, — 255 — Per la specie di Sicilia io scelgo il nome di pellegri- nensîis, per indicare la località dove questa specie è stata fin oggi trovata ». ciliatus Reiche . . Questa specie fu descritta di Sicilia negli Ann. Soc. Ent. France 1862, pag. 589-540. Io ne posseggo molti e- semplari tutti raccolti dal Failla nel settembre nei boschi di Castelbuono, tarsalis Reiche . . Non posseggo che quattro soli esemplari di questa gra- ziosa specie; essi provengono da Messina (1). Reiche, la descrisse nel 1862 assieme alla specie precedente, e l’ebbe di Sicilia dal sig. André di Beaune. De Ste- fani la cita ed il Baudi me la notò. AMPHIMALLON Serv, pini Ol. . . . . . Questa specie nuova per la Sicilia mi fu mandata da Messina assieme ad altri coleotteri, in unico esem- plare. Javeti Stierl. . . . Fu descritta nella Berl. Ent. Zeit. 1864, pag. 147. Io ne posseggo molti esemplari donatimi dal Failla, che li raccolse nei boschi presso Castelbuono. Logesi Muls. . . . Ho scoperto questa bella specie sulle Madonie allo Spar- viero. nel luglio ove è comunissima. Reiche la citò col nome di fuseus Scop. colla quale é facilissimo confonderla. Nel 1872 avevo chiamato questo insetto I. Nebrodensis senza però descriverlo (2). Haplidia Hope (3) transversa F. . . De Stefani e Steck la citano, il Reiche con dubbio, e Baudi la notò. Io non la posseggo ancora. (1) È facile prendere i Phixotrogus in quantità dopo il tramonto del sole; essi escono allora e percorrono le arie durante il crepuscolo fin al cadere della notte; oppure la mat- tina all’alba fin verso le otto o le nove; vanno poi a nascondersi sotto le pietre o nella terra e la sabbia: le Q9 sono assai più rare dei 7g e trovandone sono un eccellente modo per potere prendere delle centinnia di gg. (2) Romano cita il PMixotrogus maritimus. antennatus, baeticus, dei quali non teniamo conto. (3) Revision der europ. Arten der Melol. Gattung Zap? lia Hope, von Dr. G. Kraatz, Deutsche Ent. Zeit. XXVI 1882. Heft I, pag. 33-42, — 236 — hirticollis Burm. . Posseggo diversi esemplari determinati col nome di etru- sca Kraatz, che sarebbe sinonimo della hirticollis, ma avendone comunicato un g' di essi all'amico Brenske, questi mi scriveva che lo riteneva pure per etrusca, ma per ]ui questa specie non era altro che una forma grande della wzZligera Burm.; Reiche citò 1’Rirticollis e Baudi me la notò (1). villigera Burm. . . È citata dal Reiche, Steck e notata dal Baudi. Io la posseggo in mo!ti esemplari trovati a Catania nel giu- gno verso l’imbrunire nella Piazza Cappellini, a Ca- strogiovanni, sulle Madonie ed a Messina. Anoxia Laporte orientalis Kryn.. . Già Ghiliani citava questa specie (Catalasis orientalis) di Sicilia, che troviamo pure citata dallo Steck e che il Baudi mi notò. Reitter nella sua .rassegna delle specie del genere Anoria (2) non citò per patria di questa specie, che l'Ungheria, la Grecia e la Siria. Io la posseggo in numero in bellissimi esemplari robusti di Catania e d’Aleamo. var. meridionalis Reitter. L’ autore descrisse quest insetto di Grecia e Siria, come specie distinta dall’orzentalis, dal quale io però non posso dividerlo. È nuova per la Sicilia, dove fu scoperta dal Profess. Filippo Re Capriata che ne rac- colse buon numero d’esemplari nel giugno a Licata. Si distingue dall’orientalis specialmente per i peli del corsaletto che sono bianchi in questa varietà, mentre sono gialli nell’orzentalis. matutinalis Lap. . Questa specie fu citata dal solo Ghiliani che la trovò sull’ Etna. Io la posseggo di Alcamo dove la trovò il De Stefani in pochi esemplari, ma pare vi sia comu- nissima. L’ ho pure avuta in molti esemplari dall’ a- mico Dottore Federico Roccella che la raccolse a Piazza Armerina, però questi esemplari sono assai diversi da quelli di Alcamo ; cioè mentre le elitre ed il corsa- (1) Il genere Haplidia secondo me è troppo ricco in ispecie basate su caratteri non : sufficienti per dividerle fra di loro. (2) Wiener Ent. Zeit. 1890, pag. 105 e 175. —237 — letto di quelli sono di color rosso-bruno, in queste essi sono nerastri, ciò che dà all’ insetto tutt'altro a- spetto, tanto che varii dei miei corrispondenti ai quali l’ho comunicata la ritennero una varietà della Sardoa Motsch.; per questa varietà propongo il nome di v. Armerinae. australis Schòonh. . Questa specie mi fu notata di Sicilia dal Baudi che mi scriveva che ne ebbe un esemplare trovato da Albera forse alla Ficuzza. Io non la posseggo ancora nè so che esista in altre collezioni dell’isola, * * * Sicula Kr.. . . . Questa specie esclusivamente di Sicilia (1) fu descritta dal Kraatz (2) sopra esemplari g'g°, essendogli rima- sta la 9 ignota. Questa sì distingue dal g* oltre che per la maggior grandezza e le antenne, per avere le elitre tutte ricoperte di peli-squame bianchi. Si trova comune, specialmente a Mondello presso Palermo, do- ve verso l’imbrunire vola attorno ai bassi arbusti presso le sabbie, quasi in riva al mare; l’ho trovata pure la mattina presto, battendo i famarix dove però ho sem- pre trovato solamente dei 9°. Ne posseggo un esem- plare g' curiosissimo per avere un'antenna a tre ra- mificazioni, Questa specie è citata dal De Stefani, e notata dal Baudi. pilosa F. . . . . Posseggo questa specie che nessuno ha citata di Sicilia, in un esemplare donatomi dal Baudi, che mi scri- veva che proveniva dalla Sicilia e l'aveva avuto dal Ghiliani. Polyphylla Harris. Ragusae Kr. . . . Questa bellissima specie creduta per tanti anni la Ol- vieri Cast. (3) fu descritta dal Kraatz in questo pe- riodico Anno I, p. 82, e citata dal De Stefani (al quale dobbiamo pure ‘il celebre racconto, che narra (1) Nell'ultimo catalogo di Berlino per un errore di stampa si pose per patria di que-. sta specie Sardegna, invece della Sicilia. (2) Berl. Ent. Zeit. 1864 pag. 3. (3) Ghiliani la citò sotto questo nome, dicendo di averla vista nella collezioae del Gargotta di Termini, — 233 — come un contadino fosse stato messo in prigione, causa questo coleottero) (1), e notata dal Baudi; non è ra- rissima specialmente nella provincia di Trapani nel giugno e luglio. Melolontha Fabricius. LupIgrIus Gozis. hippocastani F. . . Posseggo un solo esemplare di questa specie, mal con- cio e tutto schiacciato, trovato da un contadino nella provincia di Palermo. È nuova per la Sicilia (2). Serica Mac Leay. MaLADERA Muls. mutata Gyll. . * . Questa specie nuova per la Sicilia, mi fu notata e co- municata dal Baudi in un solo esemplare, senza in- dicazione della precisa località ove fu trovata. Io non la posseggo ancora (3). (1) Tre mesi di carcere per la Polyphylla Ragusae, Nat. Sic. Anno II, pag. 271. (2) Nella monografia dei tabacchi del Prof. Alfonso Spagna a pag. 369 l’autore dice: «Un altro insetto pernicioso per la vita della nicoziana è la Metolontha vulgaris, detta dai nostri ortolani cori forti, etc. etc... ... In Palermo in cui la Melolontha si manifesta in tutti gli orti, etc. etc...... le larve una volta che si riesce a carpirle bisogna guar- darsi di schiacciare coi piedi in piena terra, perchè essendo rivestite di una membrana coriacea molto dura resistono alla pressione e sopravvivono impunemente «. Non conosco l’ entomologo che determinò al Prof. Spagna, i suoi insetti dannosi al tabacco, ma è assai spiacevole in un’opera pregevole come quella, e che giustamente è stata premiata con medaglia d’argento e 1500 lire di premio, dal congresso agrario di Caltanissetta, il vedervi figurare un grosso coleottero che non solamente non vive da not, ma che io sappia, in Italia, si trova solamente dalla Romagna in su, mancando anche totalmente nel Napoletano. Parlando della larva è facile, dalla descrizione che ne dà il Prof. Alfonso, capire che si tratta invece dell’insetto perfetto che i nostri ortolani con molto criterio chiamano cori forti, ciò che significa insetto dal cuojo forte, giacchè essi intendono parlare dell’Oryctes nasieornis e grypus da noi tanto comuni, che uno di essi (grypus) fu descritto dal Kollar col nome di szex/us, e la di cui larva è stata descritta in questi ultimi due secoli da una quantità di autori, fra’ quali citerò il Frisch, Swam- merdam, Roesel, Jablons, Cuvier, Latreille, Shaw, Sturm, Rhamdor, Marcel de Serres, Gaede, De Hahn, Blanchard, Westwood, Erichson, Chapuis et Candeze etc. etc. (3) Ghiliani dice di aver trovata una specie? di Homaloplia? a Catania. Io non ho mai visto delle Homaloplia in Sicilia nè so che altri autori l’abbiano citato. pumila Burm. . sicula Blanch. . (continua) — 239 — Triodonta Mulsant. Specie esclusivameute siciliana; essa ha figurato per molti anni come sinonimo di cinetipennis Luc. d’Algeria, e così fu citata di Sicilia dal. Reiche, Rottenberg e notata dal Baudi. De Stefani la cita sotto il nome di proboscidea Fabr. che è invece una specie di Tangeri; lo Steck cita erroneamente | unguicularius Er. che è specie di Oran e che pure mi è stata notata e co- municata dal Baudi in due esemplari g° Q ma che non ho pctuto dividere dalla comunissima pumila dalla quale dovrebbe differire specialmente per la grandezza. L' unguicularis Er. è grande 7 mm. (1) mentre la pumila è 5 o appena 6 mm. Si trova nel giugno specialmente nella provincia di Trapani dove i fiori dei campi ne sono ricoperti. Varia molto per il colorito. Hymenoplia Eschscholtz. Questa specie descritta di Sicilia era rimasta énvisae al- l’Heyden (2), io la ritrovai in due esemplari nel mag- gio 1871 a Bagheria; e poi in grande quantità nel maggio 1881 ai piedi del Monte Pellegrino (3), ed alle Madonie (4), nel luglio 1882. Fu citata dal Reiche, ed io ritengo che la strigosa Illig. che il Ghiliani dice di aver trovato a Catania era invece questa specie. E. RAGUSA. (1) Reitter Revision der Arten der Coleop. Gattung 7riodorta Muls. aus der palearcti- schen Fauna. Entom. Nachrichten N. 5, pag. 65-69, 1890. (2) Revision der Europ. Hymenoplia Arten-Berlin 1870. (3) Nat. Sic., Anno I, pag. 229. (4) Idem, pag. 250, — 240 — COLEOTTERI NUOVI 0 POCO CONOSCIUTI DELLA SICILIA DI ENRICO RAGUSA Rhyssemus verrucosus Muls. Avendo comunicato al signor Reitter l'esemplare della mia collezione che con dubbio citai nel mio catalogo ragionato, egli me lo rimandò determinato per arenarius Costa, e cosi pure i due esemplari di sw/ci- gaster Muls., (specie che pare sia sinonimo dell’ arenarius) ed algiricus. Avevo dunque ben ragione di credere che vi era stata confusione nella determinazione delle tre specie verrucosus Muls., algiricus Luc., sulciga- ster Muls. che non erano altro che l’arenarius Costa. Un altro esemplare di RAyssemus pure comunicato al Reitter, me lo rimandò come /. Siculus Reitter nov. sp., che egli certo pubblicheri quanto prima (1). Rhyssemus setulosus Reitter nov. sp. (2) Nero-bruno, convesso, lucente, i solchi del corsaletto densamente gra- nulati, non lucidi, le verruche trasversali pronunziate, lucenti, liscie, la prima verruca al margine anteriore più piana e poco marcata , la se- conda e terza ravvicinata fra di loro ed alquanto allontanata dal mezzo, entrambe nel mezzo interrotte; la verruca trasversale pria della base ad ambo le parti ribattuta; scudetto piccolo, allungato; gl’interstizii delle elitre ricoperte da due linee di piccoli granellini, dei quali i marginali più marcati, con gli interstizii alternanti appena più alti degli altri. Distintissima da tutte le altre specie per la superficie ricoperta di fi- nissime setole gialle; sulle elitre esse sono in righe regolari. Long. 4 mm.—Sicilia. (1) È ora il R. setulosus descritto nelle Bestimmungs-Fabellen XXIV, ehe vengo di ricevere il 10 giugno. (2) Bestimmungs-Tabellen XXIV Heft, pag. 25. — Ddl — Bodilus beduinus Reitt. nov. sp. (1) Tibie posteriori ricoperti di peli normali, le spatole del margine tra- sversale piuttosto corte, normali. Rosso-gialliccio, vertice e disco del cor- saletto bruno , la sutura delle elitre finamente annerita. Uguale al lu- gens, un poco più piccolo, di colorito più rosso-giallo o giallo bruno, te- sta e corsaletto più densamente puntati, le strie delle elitre assai più fini, con una leggiera punteggiatura intaccata, gli interstizii punteggiati fihamente e sparsi, tutti un poco rigonfi. Lung. 8 mm.—-Marocco, Sicilia. Amidorus dilatatus Reiche. var. nov. ampliatus Reitter (2). Corpo assolutamente identico coll’ A. dilatatus Reiche; ma gl’interstizii delie strie delle elitre intieramente piane e da per tutto densamente puntate, le strie alla punta più leggieri; anche differisce pel colorito. Corto e compresso, largo, convesso, lucente, epistoma davanti legger- mente, gli angoli delle guancie appena sporgenti, rotondi, corsaletto più largo delle elitre, ai lati arrotonditi, a ciglia lunghe sopra densamente puntato la base finamente marginata. Scudello triangolare, densamente puntato, davanti più largo dei due intervalli, le elitre solamente una volta e mezza più lunghe del corsaletto, leggermente striate. Nero-bruno, col disotto e le gambe rosse brune chiare. Tibie gialle; anche le elitre all’apice di color più chiaro. Linea frontale del o con un piccolo tuber- colo spuntato. Lung. 6 mm.—Sicilia. Amidorus Ragusae Reitter nov. sp. (3) Della grandezza e figura dell’unicolor OlL.— Nero, base delle antenne, elitre e tibie rosso-brune. I tarsi più chiari, testa grossa, densamente e fortemente rugosa punteggiata, epistoma davanti profondamente e larga- mente marginato, formante da ogni lato un angolo ottuso. L'angolo delle (1) Bestimmungs-Tab. XXIV, p. 55. (2) Id, feti. (3) Id., p. 78. Il Naturalista Siciliano, Anno XII, 32 — 242 — guancie davanti agli occhi ottusi. Linea frontale poco appariscente con un piccolo tuberculo. Corsaletto trasversale, non più largo delle elitre, davanti più compresso, da per tutto ricoperto di una punteggiatura quasi uguale, densa e forte, ai 1 ti più serrata, la base leggermente marginata, margini anteriori senza linea marginale. Scudetto triangolare, liscio. Eli- tre lunghe, posteriormente allargate, le strie larghe, liscie, da ogni lato con un forte orlo marginale e così da sembrare a doppie strie, dietro fortemente approfondite, interstizii lisci, densamente punteggiate, all’ a- pice quasi rugosi e più fortemente puntate. Le tibie posteriori oscuri, e sotto densamente puntate. Superficie rigonfia. Long. 6, D mm.—Stcilia (Collezione Ragusa a Palermo). Hybalus bigibber Reitter nov. sp. (1) I due tubercoli sul corsaletto sono posti anteriormente ad un terzo dello stesso; essi sono arrotonditi, sono ben marcati e separati uno dal- l’altro, e davanti ai medesimi il protorace è alquanto appianato fino al- l’ orlo anteriore è più o meno puntato. Il corno della testa è semplice, abbastanza lungo, eretto. Il corsaletto della Q abbastanza punteggiato ; elitre finamente striate. Nero, il di sotto comprese le gambe di un bruno castagna. Lung. 9-10 mill. — Séezlia, Algeria. Questa specie è stata certamente confusa finora col glabratus, graecus ed altri. Essa è affine solamente colla bdiretusus; ma questa ha il davanti del corsaletto caviforme infossato — la bigibter semplicemente piana ; in quella i tubercoli sono uno vicino all’ altro, —in questa essi sono uno dall'altro isolati ed il corno ha in quella specie, di dietro due tuberco- x letti—mentre qui è semplice (2). (1) Id., p. 122. (2) L’autore dice in un’annotazione pria di descrivere le varie specie di /7ybalus: « Non è difficile, che le numerose specie, tanto somiglianti fra di loro, si proverà che non sono altro che razze di qualche specie. Per rispondere a questo quesito bisognerà avere un ma- teriale assai ben più ricco di quello del quale dispongo io ».—Per parte mia ritengo, che questa nuova specie è una delle tante varietà da me citate (Nat. Sic., An. XII, p. 17-18), del glabratus, — 243 — Thorectes laevigatus Fbr. var. areolatus Reitt. var. nov. (1) Convesso con un forte tuberculo arrotondito (non compresso ) sulla fronte ed all’ orlo marginale del vertice due areole trasversali senza punti. Thorectes laevigatus Fbr. var. romanus Reitt. var. nor. (2) L'’intiera superficie non lucida con leggiero riflesso sericeo, corpo più piccolo, nero azzurognolo, la testa, i lati del corsaletto e delle elitre più chiare, qualche volta, colorate viola, di sotto azzurro vivo o raramente viola; di sopra leggermente scolpito. Thorectes laevigatus Fbr. var. nitidus Jekel. (5) Lucentissima come verniciata, sopra nera, con debolissimi tubercoli frontali; corsaletto fortemente puntato, ai lati ruguloso, le elitre legger- mente puntate con gli interstizii debolmente rugulosi. Anthicus Siciliae Pic. (4) nov. sp. Intieramente di un testaceo rossastro quasi sbiadito, meno gli occhi che sono neri. Testa qualche volta oscurata, un poco terminata in cono e ar- rotondita posteriormente, a punteggiatura abbastanza densa. Protorace assai leggermente e diversamente punteggiato. Antenne non troppo lun- ghe col 3 al 4 ultimo articolo assai ingrossato e leggermente oscurato. Le elitre sono quasi ovali, con le spalle molto salienti, l'estremità è ar- rotondita, la punteggiatura abbastanza forte e sparsa, la pubescenza gial- lastra e sparsa. Le gambe moderatamente robuste, un poco più chiare, Ban 2% mil Sicilia (collezione Reitter, Pic.). (1) Bestimmungs-Tab. XXIV, pag. 151. (2) Idem. (3) Reitter dice, (loc. cit.), che questa varietà si trova pure in Sicilia. (4) Tradotto dall’Éehange Revue Linnéenne Anno IX, N. 100, Aprile 1803. — 244 — Eine Excursion auf die Insel Linosa BeITtrAG zur FAUNA DIESER INSEL von K. Escherich aus Regenshbhurg (Baviera). Beinahe schon 14 Tage hatte ich mich bei meinem verehrten Freund Enrico Ragusa in Palermo aufgehalten, und wihrend dieser Zeit mehre- re recht interessante Excursionen gemacht , ferner die pràchtige , wert- volle Sammlung agusas studiert, worilber ich spiter noch genaueres. mitteilen werde, u. dachte schon daran, nach Neapel zurickzusegeln —da kam zufàillig wàhrend einer Spazierfahrt das Gespriàch auf die pe- lagischen Inseln. Bekanntlich hat /agusa sich um die Erforschung der Fauna der genannten Inseln grosse Verdienste erworben, indem er Lampedusa u. Pantellaria teils selbst bereiste, teils andere Sammler (Failla-Tedaldi) dortin entsande, um sie entomologisch zu explorieren. Die sehr interessanten Erfolge, die sich hierbei ergaben und die be- geisterte Schilderung, die mir Aagusa von seinen Forschungsfahrten entwarf, erweckte rasch die mir innewohnende Abenteurer-Lust, so dass ich mich sofort bereit erklirte, eine der Pelagischen Inseln zu besuchen. Ragusa riet mir die 3. Insel der genannten Gruppe, némlich Linosa, als Ziel zu wahlen, da auf dieser fast noch gar nicht gesammelt wurde u. daher besonders interessante Resultate zu erwarten seien. Ich war natùrlich damit einverstanden u. machte mich nun sofort daran, die nòtigen Vorbereitungen zu treffen, die verschiedenen Netze, Spaten, Glià- ser u. Schachteln zusammenzupacken, Proviant zu besorgen ect. Es war keine Zeit mehr zu verlieren, da ich schon am néchsten Morgen um 5 Uhr abreisen musste; denn eine Verbindung zwischen Sicilien u. Linosa findet nur einmal in der Woche statt, u. zwar fihrt jeden Dienstag Abend ein kleines Dampfschiff von Porto Empedocle aus nach Lampedusa u. legt bei dieser Gelegenheit auch an der noerdlich von dieser gelegenen Insel Linosa an. Am Dienstag den 11 April verliess ich um !/, 6 Uhr morgens, von dem heiligsten Eifer beseelt, das mir so lieb gewordene Palmen-Hòtel Ragusas; Punkt 6 Uhr entfuhr der Zug den Bahnhofhallen Palermos, zuerst an der Nordkueste Siciliens entlang fahrend nimmt er von Ter- mini ab siidliche Richtung u. durchquert die Insel in zi&mlich gerader — 245 — Linie. Schon um 11 Uhr passierte der Zug die Station Girgenti, u. bald sah ich zur rechten die anmutigen (Gefilde, die ich vor 14 Tagen mit Netz u. Ké6tscher durchstreift hatte, im Hintergrund auf sanfter griiner Anhbòhe die malerische Stadt, im Vordergrunde die imposanten, gut er- haltenen Tempel der Griechen , die auf kahlem, felsigen Higel liegend einen ùberaus ergreifenden, mit Wehmut gemischten Eindruck machen. Einige Viaduckte und Tunnele wurden noch passiert u. der Zug lief in der Station Porto Empedocle ein. Ohne Zeit zu verlieren, ging ich sofort an das Gestade des Meeres, in der Hoffnung, die schòne Cicindela trisignata var. siciliensis Horn, die Herr Ragusa im vergangenen Jahr in Anzahl hier erbeutete, anzutref- fen. Doch nicht ein Stuck sah ich fliegen, was wohl in der zu frihen Jahreszeit seinen Grund gehabt haben diirfte; dagegen fing ich in Masse Cicindela littoralis u. flexuosa, die beide sehr konstant zu sein scheinen. Kaum hatte ich mit der Jagd begonnen , als schon eine grosse Anzahl Knaben um mich versammelt waren, mit Hiiten, Ròcken ect. die flich- tigen Tierchen jagten und mit freudestrahlenden Gesichtern zerquetschte, fliugel und beinlose Tiere brachten. Doch bald lernten sie sanftere Be- handlungsweise u. einige von ihnen zeigten sogar grosse (Geschicklich- keit. Ausser Cicindelen fing ich im Sand Scarites, Tentyria, Erodius ect. Im meinem Sammeleifer hatte ich nicht bemerkt, dass unterdessen schwarze Wolken heraufgezogen waren u. das sechòne Blau des sidlichen Himmels zum groòssten Teil schon verdeckten; bald hòrte man schon den Donner rollen, feiner Regen rieselte herab u. machte mit einem Schlag der Cicindelen-Jagd ein Ende. Ich fliichtete in eine Trattorie, nahm hier eine kleine Mahlzeit ein u. erwartete in ziemlich missmutiger Stimmung die Abfahrt des Schiffes. Zu meiner grossen Freude hatte sich gegen 7 Uhr der Regen etwas gelegt u. ich bestieg mit der zuversichtlichen Hoffnung, dass mir morgen gutes Wetter bescheert werde, den kleinen Dampfer « Gorgona ». Hier stellte ich mich sogleich Herrn app, dem Capitain, vor u. ibergab ihm ein Empfehlungsschreiben, das mir Herr Ragusa mitgegeben hatte. Mit grosser Liebenswirdigkeit wurde ich da- raufhin von Herrn app aufgenommen u. ich bekam durch seine Ver- mittlung ein sehr gutes Nachtquartier. Gegen 8 Uhr lichtete die « Gor- gona » die Anker u. bald konnte man infolge der eintretenden Dunkel- heit nichts mehr von Siciliens Kiste gewahr werden. Ich begab mich sehr frihzeitig auf mein Lager u. versuchte zu sehlafen. Doch kaum war ich eingeschlafen, als ich durch heftiges hin u. her Schaukeln dem Traumleben wieder entrickt wurde. Es war ein heftiger Sturm losge- — 246 — brochen, der das kleine Schiff nach allen Seiten herumwarf; nur durch kriiftiges Anhalten mit beiden Hinden gelanges mir, mich auf dem Lager zu behaupten. In dieser situation brachte ich die ganze Nacht zu. Schon um !/, 5 Uhr, als es nur ein wenig zu dimmern anfing, klet- terte ich, an den Winden mich anlehnend, auf das Verdeck, um nach dem Wetter zu sehen. Schwarze Wolken hingen tief herab , kalter Regen schlug vom Wind gepeitscht gegen das Schiff, Sturzwelle nach Sturzwelle kamen iber das Verdeck, u. unheimlich heulte der Wind in den Masten. In den Wettermantel eingehùllt stand ich traurig da, den Kampf des Menschen mit dem Elemente betrachtend , fast jeder Hoff- nung auf Erfolg meiner Expedition beraubt. Doch gegen 6 Uhr bemerkte ich eine kleine blaue Stelle durch das Gewòolk schimmern, die immer gròssere Dimensionen annahm; die Wol- ken schwanden mehr u. mehr, der Regen hòrte auf, die Sonne verschaffte sich Dirchbruch u. sandte ihre erwirmenden u. trocknenden Strahlen auf das Schiff. Welch dankbare u. gliickliche Gefiihle beseelten mich in diesem Augenblick! Und wie iberrascht war ich, als ich plòtzlich ganz in der Nàhe einige ziemlich hohe Berge aus des Meeres Fluthen empor- ragen sah ! Es war die Insel Linosa, die bisher, in Wolken verhiillt, un- seren Blicken verborgen blieb. Das ziemlich hohe u. steile Gestade, an dem der weisse Gischt haushoch emporspritzte u. der ganze Boden, der die Berge bedeckte, erschienen in dunkelbrauner, ja fast schwarzer Fàr- bung u. liessen sofort auf eine vulkanische Beschaffenheit des Eilands schliessen. Bald gewahrte man auch den Leuchtturm, der auf hohem Lavafelsen trohnt und sich von dem dunklen Hintergrunde préchtig abhebt. Dort sollte ich, wie ich gleich erfuhr, die nichste Nacht zubrin- gen; es befand sich namlich zufàallig an Bord der « Gorgona » Herr In- genieur Cucchiara, der zur Inspection des Leuchtturms nach Linosa fuhr. Dieser Herr, von Sig. /tapp iber meine Expedition unterrichtet, lud mich freundschaftlichst ein, mit ihm auf dem Faro zu ibernachten, welches Anerbieten ich natirlich dankbarst annahm. Gegen !/, 8 Uhr gelangten wir an die Siidseite der Insel, wo das Dorf Linosa, aus 20 niederen flachen Hàusern bestehend, gelegen ist. Hier hielt die « Gorgona » an u. eine kleine Barke befòrderte uns an das Land. Ich verabschiedete mich von Herrn Cucechiara fir den ganzen Tag. u. machte mich nun gleich daran zu sammeln. Bevor ich iber meine Sammelthaetigkeit weiter berichte, sei es mir gestattet, einige Worte ilber die Lage u. die Beschaffenheit des Eilandes vorauszuschicken, — 247 — Die Insel Linosa (1), im Altertum unter dem Namen Larniusa, Aegusa bekannt, bildet mit den Inseln Lampedusa, Lampione u. Pantellaria die Gruppe der « Pelagischen Inseln ». Die ersteren 3 gehòren zur sicilianischen Provinz Girgenti, wahrend letztere der Regierung der Provinz Trapani untersteht. Linosa ist 88 Meilen von der Siidkiiste von Sicilien circa ebensoviel von Tunis ent- fernt. Ihr Boden ist ganz vulkanisch u. setzt sich zusammen aus Asche, Lava u. Trachyt. Es erheben sich 4 Bergriicken auf ihr, von denen der hochste (Punta dello Strepito) 522 englische Fuss misst (nach Smytà ). Infolge der geologischen Beschaffenheit ist auch die Flora nicht beson- ders reich; die ganze Insel ist, soweit nicht bebaut, von hohen Euphor- bien bewachsen; in den Niederungen findet sich ausserdem noch der Mastixbaum (Lentiscus) sehr zahlreich; Olbiume sah ich wenig, Wein gar keinen. Nach den Berichten der Eingeborenen wird zwar Wein gebaut, aber nur in ganz unbedeutenter Menge, so dass nicht einmal der Bedarf der Bevòlkerung gedeckt wird; es muss daher von Pantellaria Wein importiert werden. Angebaut werden hauptsiichlich Erbsen u. Bohnen, die Felder sind von Opuntien, Agaven u. Indischen Feigen sehr dicht eingefasst. Die Bevòlkerung (circa 150 Einwohner:) lebt in ziemlich àrmlichen Verhàltnissen; ausser von dem Feldbau, suchen sie ihren Un- terhalt von Fisch u. Schildkroòtenfang u. von Viehzucht ( namentlich Ziegen u. Schafe). Das Dorf Linosa besteht aus 20 flachen Hàusern, die in 2 Reihen stehen u. dadurch eine Strasse bilden. Ein grosser Raum mit einem Eingag u. einem Fenster bildet gewòhnlich die Wohnung einer Familie. Nach diesen kurzen Bemerkungen iber die Verhéltnisse der Insel Linosa mòge mir der verehrte Leser auf meine Excursion weiter folgen. Vom Landungsplatz ging ich zunéchst landeinwàarts, an den Hiàusern vorbei, u. machte ganz in der Nàhe derselben Halt, um auf einem Ab- hang unter Lavaschlacken zu suchen. Dass die ganze Bewohnerschaft des Dorfes, jung u. alt, Mànner u. Frauen, mit erstaunten Gesichtern mir folgten, eine Zeit lang mich umstanden u. durch vieles Fragen, beson- ders darnach, ob ich die Tiere zum « Essen» sammle, ihrer Verwunde- rung tiber mein Treiben Ausdruck verliehen, dariber war ich nicht mehr erstaunt. Ich traf das schon in ganz Sicilien; der Sicilianer kann (1) cfr. 1. Crociera del Violante, Annali del Mus. di storia nat. di Genova XI, 1877, p. 133.—2. Calcara, Rapporto del viaggio scientifico nelle isole di Linosa, Lampedusa e Pantellaria, Palermo 1846, — 248 — eben nicht begreifen, wie man sich mit solchem Gewiirm, das doch gar keinen Nutzen bietet, abgeben kònne. Ich erbeutete hier ganz gute Sa- chen, an Kéfern: Masoreus Wetterhali, Stenosis obliterata (neu fuer Eu- ropa), u. die seltene Tentyria laevigata; an Reptilien fing ich eine merk- wilrdige Varietàt der Lacerta muralis, die mir leider spiiter abhanden gekommen ist, u. eine sehr dunkle Form von CQalcides (Gongylus) ocel- latus. Letzterer, von den Eingebornen «Tiro » genannt, ist auf der gan- zen Insel ziemlich hàufig u. zwar tritt er ausschliesslich in der braun- schwarzen Fàrbung auf. Es handelt sich hier ohne Zweifel um eine Anpassung an den dunklen vulkanischen Boden. Die Ansicht unseres besten Herpentologen, des Herrn Prof. D. 0. Boettger, ùber die bezeich- nete Form des Gongylus wird unten noch mitgeteilt werden. Eine sanfte Anhòhe iberschreitend , gelangte ich in ein von 2 ziem- lich hohen Bergriicken begrenztes Thal, das in der Richtung von St- den nach N-Osten verliuft; Bohnen, u. Erbsen-Felder, von michtigen Opuntien u. « Pomidoro selvatico » eingefasst, sind hier angebaut, hohe Euphorbien wuchern hier, wie auf der ganzen Insel iberaus ippig. Ich sammelte hier den ganzen Vormittag, obwohl unterdessen ein heftiges Gewitter mit starkem Regen u. Sturm losgebrochen war, musste mich aber infolgedessen lediglich auf das Umwenden von Steinen u. Lava- schlacken beschrinken. Sehr héufig traf ich den Ocypus olens Mill. in ùberraschend kleiner Form, ferner Scaurus tristis, Culathus mollis Marsh., Conurus pedicularis Grav. u. pubescens, Tachyporus pusillus u. andere Staphylinen. Um 11 Uhr suehte ich unter einem vorspringenden Felsen vor Wind u. Wetter Schutz u. nahm mit grossem Appetit von dem mitgenomme- nen Proviant, der zum Teil vom Regen ganz durchweicht war, mein Mittagsmahl ein. Nach einer halben Stunde schon machte ich mich wie- der auf den Weg in éstlicher Richtung fortschreitend. Der Regen hatte aufgehòrt, wenn auch der Wind mit ungeschwichter Kraft sein Spiel fortsetzte. Unter Steinen fand ich meistens die oben genannten Arten an, nur ein totes Exemplar von Ayllognathus silenus Fab. brachte et- was Abwechslung; die Gongylus u. Lacerten waren hier in Massen vor- handen, fast unter jedem Stein sassen mehrere der genannten Reptilien. Unter der Rinde eines alten Baumstumpfes (Olive) sass neben mehre- ren Opatroiîdes punetulatus ein Piirchen eines anderen Tenebrioniden, der mir vollig unbekannt war u. den ich sicher fiir neu hielt. Wie ich jedoch spéter durch Herrn Major D L. von Heyden erfubr, war es Hi- matismus villosus Haag., der bisher nur aus Aegypten u. Syrien bekannt —_ 219 — war. Wàahrend ich eifrig den alten Baumstumpf bearbeitete, kam ein junger Mann von hibschen schlanken Wuchs herangetreten, betrachtete linger meine in seinen Augen hòchst sonderbare Beschàftigung, u. fragte mich endlich unter Lachen, was ich denn hier triebe. (continua) age CONTRIBUZIONE ALLA FAUNA MARCHEGIANA |REERIDONEERI finora trovati nel territorio di Osimo PER LEONELLO SPADA (Cont. e fine v. N. prec.) Microlepidoptera AT-fFyralidina Fam. I — Pyralidae Gen. 148. — Aglossa, Latr. A. pinguinalis, L.—In tutte le stagioni nelle abitazioni e nelle cantine. Bruco sul Lardo, Burro e detriti vegetali. Gen. 149. — Asopia, Tr. A. farinalis, L.—-Estate, nelle case contro i muri. Bruco sul Grano e sulla Crusca. A. silacealis, L.—-Estate : in tutto il territorio sul Formentone. Bruco sulla Zea mays. Il Naturalista Siciliano Anno XII 33 = 250 — Fam. II. — Crambidae Gen. 150. Crambus, F. . pratellus, Tr.—In tutto il territorio in Estate: nelle selve sulla Bo- raccina. Bruco sulla Poa annua e Tamarix gallica. . rorellus, Tr.—Estate : in tutto il territorio sul Musco dei fossi. Bruco sulla Poa annua e Poa pratensis. . tristellus, Zell.—In tutto il territorio nelle selve e sulle siepi. Bruco fra le radici dei Muschi. . campellus, Curt. — Estate: M. S. Pietro e Selva Simonetti sull’ erba dei prati. Bruco fra le radici dei Muschi. . culmellus, Tr.—Estate : in tutto il territorio sul Tamarisco, Bruco sull’Hypnum crispum. . hortuellus, Tr.—Estate in tutte le selve del territorio sul Musco. Bruco sull’//ypnum crispum ed H. serpens. Fam. III. — Phycidae Gen. 151. — Ephestia, Gn. . elutella, Hb.—In tutte le stagioni sulle sostanze alimentari dolci. Bruco nelle Pasticcerie e nel Cioccolatte. Fam. IV. — Galleriae Gen. 152. — Galleria, F. . mellonella, L. (cerella)--Primavera ed Estate in tutto il territorio at- torno gli alveari delle Api. Bruco nell'interno dei favi delle Api. Gen. 153. — Acroea, Hb. . grisella F. (Alvearia F.).— Estate : in tutto il territorio negli alveari delle Api. Bruco nell’interno degli alveari e specialmente nella cera, — 251- B—-"Tortricina Fam. V.— Platyomidae Gen. 154. — Tortrix, Tr. T. bouloniana, Fab.—Estate : un solo individuo sul tronco di un Lazze- ruolo. i Bruco sul Mespilus azzarolus. T. viridana, L.—-Estate: M. Ragalo, Prati di Rigo ed in tutte le selve. Bruco sulla Quercus rodur. T. crataegana, Frol. — Primavera: Selva Simonetti e Boschetto Butteri. sul Biancospino. Bruco sul Crataegus oryacantha, Salix caprea e S. viminalis Gen. 155. — Carpocapsa, Tr. C. pomonella, L.—-Primavera : in tutto il territorio sul Pero e Melo. Bruco sul Pyrus. comunis e P. malus. C. amplana, Hb.—Estate ed Autunno: in tutto il territorio sulle Querce e le Avellane. Bruco sui frutti di Quercus robur e Corylus avellana. Gen. 156. — Cochilis, Tr. C. albipalpana, Z. — Primavera: in tutto il territorio nelle selve sui cespugli. Bruco ignoto. C—'Cineina Gen. 157. — Tinea, Z. T. tapezella, L.— Estate e principio di Autunno nelle case sulle stoffe. Bruco sulle Stoffe di lana, Pelliccie e Piume. T. granella, L.—Tutte le stagioni sui granai. Bruco sul Trificum sativum, Hordeum vulgare e Secale ce- reale. T. pellionella, L.-—-Estate ed Autunno: nelle abitazioni sulle Pelliccie. Bruco sulle Pelliccerie, Tappeti e Mobiglie, | (N) ut LO | Gen. 158. — Tineola, H.S. T. bisseliella, Tr. Primavera, Estate, ed Autunno nelle case e nei Ga- binetti di Storia Naturale. Bruco sulle Lane, Crini e Peli. Fam. VI. — Adelidae Gen. 159. — Adela, Latr. A. Degeerella, L.— Estate: M. di S. Stefano, valli dell’Aspio e del Mu- sone sui Salici. Bruco sul Salîrx caprea e S. viminalis. A. brassicae, L.— Primavera ed Estate: M, di S. Stefano e M. Ragalo sui prati.’ Bruco ignoto. Gen. 160. — Nemotois, Hb. N. metallicus, Poda — Estate un solo individuo a M. S. Stefano sulla scabiosa. Bruco sulla Scabiosa arvensis. Fam. VII. — Hyponomeutidae Gen. 161. — Hyponomeuta, L. H. padellus, L (variabilis Z.).—Estate : in tutto il territorio sulle siepi di Biancospino sui Frutti in genere e sul Pioppo. Bruco sul Crataegus oryacantha, Prunus cerasus e P. spi- nosa. H. malinellus Z.—-Estate : in tutto il territorio sulle Mele. Bruco sul /’yrus malus. H. cognatella (Z. cagnangella Hb., evonymella Sc.)—Estate : in tutto il territorio nei boschi, giardini e siepi di Biancospino. Bruco sull’ Evonymus europeus e Crataegus oxyacantha., — 253 — Gen. 162. — Prays, Hb. P. oleellus Fab. (Oecophora Latr.)—Primavera, Estate ed Autunno sul- l Olivo. Bruco sull’Olea europea non frequente. Fam. VIII — Gelechidae Gen. 163. — Sitotroga, Hein. S. cereatella, Oliv.—Estate : in tutto il territorio sulle Spiche di fru- mento. Bruco sul Triticum sativum. D—- EPteropheorina Gen. 164. — Cnaemidophorus, Wallgr. C. rhododactylus, S. V. — Estate in tutto il territorio nei boschi; sulle siepi e sui fiori nei giardini. Bruco sulla Rosa canina. Gen. 165. — Mimaesoptilus, Waligr. M. pterodactylus L.—Estate: prati di Rigo e M. Ragalo sulle vie erbose. Bruco sul Convolvulus arvensis. Gen. 166. — Aciptilia, Hb. A. tetradactyla, L.—-Estate : in tutto il territorio sul Vilucchio e l’Erba S. Maria. Bruco sul Convolvulus arvensis e Geum urbanum. A. pentadactyla, L. — Estate: M. di S. Stefano e dintorni di Osimo sul Susino. Bruco sul Prunus domestica e Convolvulus arvensis. Gen. 167. — Platyptilia, Hb. P. acanthodactyla, Hb.—Autunno: un solo individuo ai prati di Rigo sulla Mentha. Bruco sulla Mentha silvestris, — 254 — ET-Alucitina Gen. 168. — Alucita, Z. A. xylostella, L.—Estate : in tutto il territorio sulla Vitalba. Bruco sulla Clematis vitalba. A. hexadactyla, L.—Primavera ed Estate : M. di S. Stefano; M. di San Biagio, Vescovara ed in tutti i giardini e boschetti del terri- torio sul Caprifoglio. Bruco sulla Lonicera caprifolium. Le metamorfosi del Conger vulgaris e del Conger mistax NPONESA del Dott. LUIGI FACCIOLÀ (Cont. v. N. pr.) Sesta fase. —In questa l’animale è semi-trasparente, leggermente bleua- stro, il margine del labbro superiore lievemente sinuato per la presenza di processi trasversi rudimentari, la dorsale nasce appena dietro la base delle pettorali, la caudale è più stretta, i punti del ventre sono disordi- nati e meno numerosi e possono mancare, però una nuova serie se ne osserva lungo la base della dorsale. Nel resto somiglia al L. Ko0Mikere. Da un esemplare ho tolte le seguenti misure : Lunghezza del corpo ì a ; j A 3 È 79 millim. Dall’estremità anteriore all'origine della dorsale ... Lo pRe Dall’estremità anteriore all’ano 3 : 3 3 5 23 la È raggiunta dai giovani aventi l’aspetto del C. mistax adulto, i quali poco si differenziano dallo stato precedente. Il corpo è Settima fase. rotondato in avanti, posteriormente assottigliato. La mascella superiore è più lunga dell’inferiore ed ha due labbri di cui l’ esterno è sostenuto da tre processi ossei trasversi che rendono il suo margine sinuoso. I — 255 — denti formano una fascia in ciascuna mascella e un gruppetto tra le na- rici anteriori munite di un breve tubo. L'origine della dorsale si trova nel sito notato. Questa pinna e l’anale più alte in avanti si restringono posteriormente. Nel L. Gegenbauri e Kollikeri, al contrario, assai basse in principio s'innalzano verso l'estremità posteriore. La codale è ristretta. La colorazione del corpo è bleuastra più evidente. Sulla linea mediana del ventre alle volte si osservano alcuni punti neri grossetti e irrego- lari che sono il residuo delle due serie primitive di punti, le quali si avvicinano e si congiungono per riduzione di quella porzione corrispon- dente di pelle che separa inferiormente i fascetti muscolari piegati ad angolo. I più brevi che ho visto in questa fase misurano 71 millim. Tra l’animale della prima fase e quello che ha preso i caratteri de- finitivi vi è molta differenza e niuno che li abbia sotto gli occhi può immaginare che sieno la stessa specie, mentre il più maturo di essi è notevolmente più corto. Ma l’esistenza d’individui che offrono tutte le gradazioni intermedie non lascia dubbio sulla loro determinazione. Il principio della dorsale per isviluppo di nuovi raggi in avanti e l’ ano per accorciamento dell'intestino vengono mano mano ad occupare tutti i punti della distanza tra la loro posizione primitiva e quella ove si fer- mano. Analogamente avviene per la forma del corpo e del muso. Da ciò si vede che la divisione dello sviluppo in diverse fasi non può essere precisa. Ma se togliamo ad esame la corda dorsale nelle varie forme di lepto- cephalus sotto cui si presenta l’ animale troveremo che dalla prima al- l’ultima la sua complicazione progredisce sempre più. In tutte offre le stesse pieghe limitanti coi due profili di essa spazii ottagoni e lo stesso reticolo a maglie più piccole che abbiamo osservato nel L. inaequalis e nel corrispondente L. Morrisi. Dietro il capo le pieghe trasversali sono semplici, più avvicinate, col margine convesso, indi suddivise ai due e- stremi per una estensione sempre più considerevole fino a che costitui- scono un sistema di cavità limitate da tramezzi presso a poco eguali tra essi. Ora quanto più immaturo è l’animale tanto più in dietro co- mincia questa divisione e quindi tanto più numerose sono le pieghe tra- sversali semplici. In un esemplare di comune grandezza del L. Haeckelti se ne contavano circa diciassette. — La formazione delle vertebre procede dall’ estremità posteriore della corda. Nei piccoli del L. Hueckelii questa è affatto membranosa in tutta la sua lunghezza e manca ogni principio di segmentazione; manca pure ogni traccia di processi superiori ed inferiori. Negli esemplari di ordi- — 256 — naria grandezza dello stesso leptocefalo si trovano soltanto uno o due corpi vertebrali cilindrici immediatamente innanzi la cartilagine dell’ i- purale, a cui seguono due o tre ispessimenti sul limite superiore e infe- riore della corda; le apofisi neurali sono quattro per lato al più, due sulle vertebre e due sulla corda; nessuna apofisi emale. Nel successivo L. Yar- relli le vertebre formate sono da sette a dieci, un poco ristrette nel mezzo ma di meno in meno cominciando dalla prima; seguitano due o tre in- complete, indi circa undici ispessimenti in alto e sei in basso rappresen- tanti le estremità superiore ed inferiore dei futuri segmenti; le apofisi neurali s'impiantano innanti la metà della lunghezza del corpo della ver- tebra e s’' innalzano fino al limite superiore del midollo; le emali nelle prime vertebre che succedono all’ ipurale sono sviluppate come le neu- rali, indi di meno in meno finchè si riducono ad una traccia; in tutto se ne contano da cinque a sette per lato; esse sono opposte alle neurali; soltanto l’apofisi neurale della prima vertebra posta innanzi all’ ipurale è sostenuta da una lamina quasi completa , quelle delle tre vertebre successive hanno la lamina ristretta, le altre susseguenti e le emali ne mancano. Nel L. Bibroni il numero delle vertebre formate è diciannove o presso a poco. Le apofisi neurali dopo quelle che .sono in rapporto coi corpi vertebrali si ripetono per una porzione considerevole di corda, dap- prima in coincidenza con le sue placche superiori indicate sui lati dai tratti longitudinali che conosciamo, poi isolatamente sulla corda non segmen- tata ; in tutto se ne possono contare ottantasette paia seguite da deboli traccie; le emali vengono meno prima dei corpi costituiti delle vertebre e sono quattordici per lato al più; le lamine che rappresentano gli ar- chi superiori si trovano già formate sulle ultime otto vertebre incirca e si allungano sino ai due estremi di questi corpi; le lamine inferiori sono sei o circa per lato. Nel L. Gegenbauri le vertebre formate sono poco di più noverando- sene da ventuno a ventitre, ma le apofisi neurali esistono per tutta la estensione della corda sebbene verso l’ estremità anteriore si facciano sempre meno evidenti; di esse soltanto tredici o quindici, cominciando dalla coda, portano lamine; le emali sono ventitre o all’intorno per cia- scun lato; di esse soltanto nove o all’intorno hanno lamine. Nel L. Aòllikeri la corda è segmentata in tutta la sua lunghezza; in dietro sono circa trentacinque vertebre più lunghe che alte, di forma quasi definitiva e con principio di ossificazione. Più in avanti sono segmenti cilindrici di pura cartilagine, così lunghi che alti e nel resto un poco più alti che lunghi; i processi neurali primitivi si possono seguire senza — 257 — difficoltà fino al capo, ma verso questa parte il loro sviluppe è ancora debole; sulle ultime quindici vertebre caudali o lì presso s’ inseriscono innanzi il mezzo della lunghezza delle vertebre, indi nel mezzo fino al- l'estremità anteriore; cominciando dall’estremità opposta si arriva a nu- merarne ventitre per lato con larghe lamine o archi superiori compren- denti tutta la lunghezza della vertebra; procedendo nella stessa direzione si contano fino a ventisei vertebre con processi emali sempre meno svi- luppati in avanti, opposti ai processi neurali e provvisti di lamine nelle prime tredici vertebre. Stati larv. progress. Corpi |Apof. neur.|Apof. em li] Lamine Lamine vertebr. vertebr. del C. mistax vertebrali | primitive | primitive | superiori | inferiori L. Haeckelii juv. 0) 0 0 (0) 0 » » adul. 2 4 paia (0) 0 0 » Yarrelli 10 20 >» 7 paia 0 0) » Bibroni 19 87 >» 14 >» 8 paia 6 paia » Gegenbauri 23 tutte 29 1 5 di » Kollikeri tutti tutte 26 » 2:00 13 » Nel C. mistar definitivamente trasformato la colonna è divisa in 135 vertebre, di cui 44 addominali e 91 caudali. Le apofisi emali mancano soltanto sulla 18 vertebra e sono opposte alle neurali; nei giovani que- ste ultime si mostrano tuttora costituite di due parti ben distinte, ma intimamente connesse , cioè l’ apofisi primitiva e 1’ espansione laminare che ha sui lati. Muovendo dall’estremità caudale sono intorno a quindici le vertebre in cui la stessa apofisi sorge un poco più innanzi la metà della loro lunghezza, in seguito sorge dal mezzo, come nel L. Aollikeri. Le neurospine risultano evidentemente dalla congiunzione e dal pro- lungamento di ciascun paio di apofisi neurali primitive, non punto dalle lamine corrispondenti. La perfetta somiglianza nella forma delle apofisi neurali primitive dal L. Haeckelti ai successivi, in quella delle vertebre più mature presso la coda dal L. Yarrelli al giovine C. mistarx e specialmente delle lamine superiori dal L. Bibroni allo stesso Corger, le quali hanno il margine Il Nuturalista Siciliano, Anno XJI 34 — 258 — anteriore convesso verso la base e superiormente incavato e piegato verso la coda, e in altre particolarità che sarebbe lungo descrivere mi- nutamente, conferma l'esattezza di ciò che sostengo. Un altro punto di corrispondenza si trova nel numero dei segmenti in cui è divisa o deve dividersi la corda. Nel L. KòZikeri questa essendo già interamente divisa possiamo contarli direttamente facendoli passare uno a uno sotto gli occhi attraverso un debole ingrandimento del mi- croscopio dopo opportuno trattamento della corda. Invece dei corpi delle vertebre si possono contare le apofisi neurali primitive, ciò che riesce più spedito. Nel L. Gegenbauri possiamo ancora avvalerci di que- st'ultimo mezzo ad onta che la corda per gran parte della sua lunghezza non offra anelli di segmentazione e il risultato che si ottiene è confor- me al superiore. Nei L. Bibroni e Yarrelli questo stesso mezzo ci viene meno essendo incompleto il numero delle apofisi neurali e nel L. Hae- ckelii quasi nullo. Quindi dobbiamo ricorrere a quello di enumerare i gangli spinali o i segmenti muscolari come si è detto a proposito delle forme più immature del L. inaequalis. Questi gangli e segmenti in tutti e tre i leptocefali or nominati è appunto di 155, quale numero pure si rileva nel L. KoMikeri. Un'altra non meno evidente dimostrazione dell’ appartenenza dei cin- que leptocefali suddescritti al C. mistar è data dalla forma dell’ipurale, diversa da quella del C. vulgaris e perfettamente identica in ciascuno dei detti leptocefali a quella che ha nel C. mistaa. Essa placca risulta di un pezzo superiore e di un pezzo inferiore. Il primo si trova in dire- zione della corda o della colonna vertebrale a cui si attacca con la sua porzione ristretta sormontata da due creste opposte tra cui passa il mi- dollo e che sono evidentemente l’ultimo paio di apofisi neurali modifica- te; posteriormente si allarga ad incudine di cui però una branca corri- spondente alla superiore sia più lunga e più stretta che non l’altra che è più ottusa. Il pezzo inferiore, che è una lamina, si congiunge col di sotto della porzione anteriore ristretta del suddetto, restandone separato posteriormente da un incavo profondo. Il suo margine. posteriore convesso si trova un poco più innanzi di quello del pezzo soprastante. Essa lamina porta un forame anteriormente. Il midollo spinale nella sua ultima por- zione corrispondente al pezzo superiore dell’ ipurale restringesi in un prolungamento o coda che si adatta nella concavità del margine supe- riore di questo pezzo e termina all’estremo superiore della sua porzione allargata. Un'altra particolarità comune al L. Yarrelli e successivi e al C. mi — 259 — stax consiste nell’essere sovente le due ultime vertebre normali saldate; in tal caso l’ unico corpo vertebrale che ne risulta porta due apofisi e- mali e due neurali, di cui la posteriore si trova alle volte sopra l’estre- mità anteriore dell’ipurale oppure tra questo e l'estremità posteriore delle due vertebre saldate. Nella corrispondenza del numero dei raggi caudali abbiamo ancora una prova dell'identità specifica delle forme esaminate. Esso è in tutte costantemente di cinque nella lamina superiore dell’ ipurale, di quattro nella inferiore. La loro estremità radicale è semplice a differenza dei raggi dorsali e anali che loro fanno seguito e che hanno una testa tri- condiloidea. Gli ultimi raggi interspinosi offrono gli stessi rapporti con le parti adiacenti. L’ultimo superiore si congiunge con la cresta dell’ipu- rale che abbiamo considerato come un’ apofisi neurale, quello che gli succede si frappone a questa apofisi e alla seguente omologa e così di seguito. L'ultimo inferiore giace tra il pezzo inferiore dell’ipurale e l’ul- tima apofisi emale, il penultimo si dirige tra questa e quella che le sta in- nanzi e così di seguito. È da notarsi che gli stessi due ultimi raggi in- terspinosi superiori e i due inferiori opposti sono avvicinati l’uno all’altro sull’estremità esterna ed articolano insieme con un solo raggio pinneale, che è l’ ultimo dorsale ed anale. I segenti corrispondono ad altrettanti raggi di pinna. (continua) i —______ yy TLRAGITA:TUS per Epistolam FRANCISCI MAUROLICI AD PETRUM GILLIUM DE PISCIBUS SICULIS (Cont. V. super. fasc.) Bollaces sunt nobis quos graeci 7éevat vocant, parvi pisces, lati brevesque, rubris nigrisque in transversum lineis, et ore amplo et carne molli. Juliolae, quas graeci mà iovdxc vocant, nobis autem vulgo Judio- lae et Jocarellae hoc est iocaria dicuntur, parvi pisces sunt, sardarum fere magnitudine ac figura, sed variis picturati coloribus, rubris, nigris, croceis, viridibus, caeruleis, undulatisque in longum lineamentis distinceti, carne molli, non minus gustui quam nisui grati, unde Regum mentulae dicuntur a quibusdam, — 260 — Sargi, qui et graece 0! sxo, nobis autem vulgo saraci dicuntur, inter latiores numerantur, singulorum pondus librae duae ac semis. Gaiulae sunt sargis ferme similes, sed argentatis squamis, nigrisque lineis in latum vergatae, et ore exiguo, et minores. Muraena longitudine similis Anguillae, sed colore obscuro, croceis notis conspersa, maxima XX librarum, candida, molli carne ac sapida, graece 7 ppawva, capitur in freto Mamertino , dum exustam solis fer- vore cutem mergere nequit, ut ait Martialis, quin et in quibusdam ru- pibus, dum muraenae laticantes de foraminibus caput proferunt, forci- pibus apprehenduntur. Conger anguillae similis, sed ventre pregnante sapore quoque haud ingrato. Compertum est congrui equasse pondere L libras. Hune Grun- gum vulgo dicimus. Beati sunt nobis plani brevesque pisces: quorum XII aequant pon- dere V libras. Ex horum nomine jocus ortus in piscatores: ut beatos a se captos dicentibus, elapsos fuisse beatiores respondeant. Acus pisciculus longus ac teres, caerulea cute, ab aculeato rostro denominatus. A graecis 7 feX0y vocatur. Haleces vulgo nostro Alaccie sunt pisces sardis omnino similes, sed majores, ut bini aequent pondere, abundant spinis minutissimis, putant esse «i pawidec, et haleculae 74 uavidia, ut Theodorus transfert. Sardae pisciculi notissimi quorum piscatio in gaditano freto, apud extremum Hispaniae promontorium frequentissima : cute caerulae, lon- giusculae, graecis dicuntur zi 71, gregatim incedunt sicut caeteri pi- sciculi, sapore non infimae et salsamento aptissimae. Cicerellae, sic nobis vulgo dicuntur: seu potius circelli, quia con- voluti speciem faciant in aurium, pisciculi sunt quidam lubricis vermi- bus perquam similes, teretes ad caput caudamque acuminatis, candidi argenteoque fulgore conspicui, ac sapore optimo, gregatim incedunt. Ho- rum in Mamertino freto littoribusque Messanensis agri proventus copio- sissimus, ad horum captionem retia maculis minutissimis distinta laxari ac demum tempestate compertum. | Minulae vulgo nostro, seu rectius menulae , sunt pisciculi longiu- sculi quam lati, hebeti colore, quaterni vel terni libram aequant, sunt in mediocri precio. Mupi sunt Paguris perquam similes, sed multo minores: ut quator tresne libram perficiunt, sapore venusto. Luvari Mupis omnino similes sunt, sed aliquanto minores. Salpae, quae grece etiam xi cz. dicuntur, longiusculi pisces, sin- guli duarum librarum ac semissis, aureis in longum lineis inscripti. — 261 — Sauri antiquum etiam nomen servant, argentea cute, postrema cauda valde in acutum tendente, quaterni quinas libras aequant. Scombri a graecis etiam oi czou80., sauris similes, sed caeruleo colore, dorsoque nigris undulamentis distincto. Pelamides vulgo nostro palamati vocantur, &7d 70) 770, hoc est a coeno dicti, nigricantibus lineis a longum inscripti. Maximus non prae- terit libras XII et semissem. Hic notandum salpas, sauros, seombros, pa- lamides esse de numero ignobilium piscium et illaudati saporis. Smidirae, sic vulgo nostro, graece autem ai cuagidec ut nostrum vocabulum a graecis traslatis literis factum videatur, pisciculi sunt sar- dis minores, colore maenulis similes. Vopae nobis appellantur pisces smidiris similes, sed ut plurimum ma- iores ac deteriores. Muletti vel Burraces similes sunt spinulis, sed minores. Nam maxi- mus quinque libras non excedit, gregatim natant, arbitror hos esse mu- giles. Curanellae sunt sardae minutae, ac perinde viliores, sparsoculi piscium minutissimi. Monachelli sunt pisciculi breves ac plani seu lati nigrentibus squa- mulis. Trachina piscis corpore longo et ore amplo, et carne candida, pon- dere sesquilibrae. Cornus graece è Kégxé, piscis longus, latusque ad summum quin- que librarum, fusco colore. Dentatus, ut opinor, is est qui latine dentex graece autem cuvodo», a serratis dentibus dictus: caetera paguro similis, quanquam molliori carne. Aselli pisciculi a nostris dicuntur smidiris similes, colore ad rubo- rem declinante, gregatim incedunt. Quanvis asellus aliis alius sit piscis. Scorpaena piscis est brevis, latusque, vario fuscoque colore, acu- leatisque squamis armatus, carne mollissima. Squatina graece 7 giv, piscis cuius corium asperrimum buxo et eburi laevigando utile est. Lappara piscis latus, longiusculus, virenti colore, pingui mollique carne, inde fortasse nomen sortitus, quum graece % 27% pinguedo sit. Minimus librae quadrantem. Maximus dextantem aequat. Lampretra piscis muraenae similis, habet tamen a lateribus novena foramina, rarus in nostro pelago a lambendis petris dictus. Calamarius qui loligo; et graece 7 Tevdie. Polypus graece è 70)vrove a moltitudine pedum, — 262 — Sepia graece 7% cyria. Totani calamariis majores ac duriores, et caeterae mollium species, quae atramento efflato aquam turbantes se tutantur. Item /ocustae, cancri, cammari et caetera crustaceorum genera. Item ostreae, conchae, patellae, cochleae, buccinae, limaces, echini, testu- dines et innumerae testaceorum species tibi indagandae ac describendae reliquuntur, nec expectabis ut exponeam. Garum liquamen ex scombris, @ 7xgy4, ex cephalis, caviarium ex stu- rionibus sive siluris confectum, ova thynnorum, sardas, aleccias, aren- gas et caetera salsamentorum genera. Consule super his eos, quos gustui potius quam valetudini vacare ac sitis irritamenta querere delectat. Ve- niam ergo ad fluviales sive palustres pisces. (sequitur) eli — pan to F. MINÀ-PALUMBO Rettili ed Anfibi Mebrodensi | (Cont, V. N: pri) Rana temporaria Linn. 1814. Rafinesque—Prodromo Erp. Sic.—Specchio delle Scienze N. 10, p. 102. 1872. Doderlein—Alcune generalità intorno la Fau. Sic. dei Verteb. p. 27. 1581. Doderlein—Rivista della Fau, Sic. dei Verteb. p. 43. 1874. De Betta — Fauna d’Ital. Rettili ed Anfibi, p. 67. Io non ho trovato questa specie nelle Nebrodì, mi limito a citare questa spe- cie come riportata dai sopradetti, di essere stata trovata in Sicilia. Il Rafine- sque le ha dato il nome di Ranaria temporaria. Il Doderlein scrive più rara- mente la Rana rossa /tana temporaria Lnn. Il De Betta dice semplicemente di trovarsi anche in Sicilia. Essendo una specie ben caratterizzata è utile farne ricerca in varie contrade della Sicilia, per noverarla con certezza nella nostra Fauna. Genere Discoglossus Otth. Discoglossus pietus Otth. Discoglossus cinereo-rufescens, maculis atris, rotundis nitidis, saepius fascis tribus albidis longitudinalibus pictus : rostro acutiusculo : oculis parvis : corpore eleganti vix granuloso. Bnp. — 263 — SINONIMI Pseudis picta Fritz. Discoglossus pictus Otth. Pseudis sardoa Gené. —_ sardous Schudi Rana picta Graven. NOMI VOLGARI Discoglosso Siciliano, Bnp.—Rana acquajuola, Cetti—Rana, Rana d’acqua, Sardegna—Girana, Giurana di passa, Sicilia. BIBLIOGRAFIA 18.... Noveaux Memoires de la Soc. Helvetique des Sciences Nat. v. I. 1837. Otth.—Memoires Soc. Helvetique, I, p. 6, sp. 1. 1837. Bonaparte—Fauna d’Italia, Fas. 23. 1872. Doderlein—Alcune generalità sulia Fau. Sie. dei Verteb. 26. 1874. De Betta—Fauna d’Italia. Rettili ed Anfibi 67. 1881. Doderlein—Rivista della Fau. Sic. dei Vert. 43. ICONOGRAFIA 1837. Bonaparte—Fauna d’Italia Fas. 23, tipo e varietà. 1837. Otth.—Mem. Soc. Helvetique I, Tav. | RICE Nelle Memorie della Società Elvetica si parla la prima volta della Pseudis picta di Sicilia, che poi Otth stabilì il suo genere Discoglossus. Il Bonaparte scrisse sul Discoglossus pictus e sardous dando le figure di al- cune varietà, il De Betta lo riporta dalla Sicilia e Doderlein dice che con pa- recchie varietà surroga la Rana mangereccia del Continente. Il discoglosso ha forma depressa del corpo, muso piuttosto acuto, tronco svelto, cute liscia senza altra scabrosità, che alcune vescichette granelliformi. Capo breve non distinto dal tronco, timpano nascosto sotto la cute ; una spor- genza glandulosa nel tratto dietro 1° orbita sino alle spalle, gambe anteriori brevi, le posteriori con piedi lunghissimi, dita sottili riunite alla base da una membrana. I,ungh. cent. 7, gambe anteriori 4, posteriori 9. Colore cinereo-giallo più o meno carico, sulla fronte una macchia biancastra lanceolata , posteriormente a livello degli occhi si divide in tre rami dilatan- dosi a poco a poco, il medio invade la nuca sino alla groppa da foggiarsi a croce , i laterali interrotti passano al di sopra della membrana del timpano , contornano i fianchi, e terminano prima delle coscie; sui lati del capo, omeri e braccia si vedono macchie biancastre. Dalla punta del muso scorre per cia- scun lato sino all’occhio un tratto nero, dietro l’occhio una macchia auricolare allungata, prima lineare poi seguita da macchie nerastre sui fianchi; le fasce biancastre sono tramezzate da macchie nere verdognole più o meno estese 0 rotonde e numerose anche sul dorso. Sugli arti vi sono macchie consimili va- riabili di forma e grandezza. Parti inferiori bianco-lattee leggermente vermi- colate di verde cupo. I maschi sono più piccoli, più lisci e meno macchiati, la membrana tra le — 264 — dita dei piedi posteriori giunge quasi alla estremità delle dita, nelle femmine non giunge alla metà. È Nelle Madonie ho trovato la varietà colle tre fasce longitudinali biancastre molto pronunziata da formare un bel tipo caratteristico , ma sempre in saggi piccoli ed ordinariamente maschi. Nel tipo comune la macchia triangolare della fronte chiara sempre molto pronunziata, e nei tre angoli un punto nero. Il colore generale è cinereo-ver- dastro di gradazioni differentissime dal cinereo al turchino, l’occhio ha la pu- pilla rotonda con una semplice impressione nella parte inferiore, l’iride è scura, ma la porzione che è al di sopra del bordo superiore della pupilla è gialliccia a riflessi dorati. Dietro ciascun occhio parte una macchia sottile, che poi si allarga un poco passando sul timpano e termina rotondata sul bordo della mascella superiore, ove si osservano piccole macchie nere irregolari. La macchia scura nerastra triangolare dietro la nuca si biforca posterior- mente, a ciascun estremo di questa biforcatura sieguono due serie di macchie scure quasi rotonde, chs si continuano sul dorso attenuandosi. Altra serie è disposta, a ciascun lato delle precedenti cominciando dietro l’oe- chio e terminando all’estremo del tronco. Una terza serie comincia dietro quella nera dietro l’occhio, e termina nei fianchi, ma queste sono più irregolari, in tutto sei serie di macchie rotonde più o meno regolari a bordi nerastri, il nu- mero varia da 20 a 32 variabili dal nero al giallo scuro, di raro le macchie sono disposte irregolari. Sulle zampe le macchie talvolta sono disposte a fascie trasversali. Le parti inferiori sono di un bianco latteo, negli arti il colore è carnicino con papille bianche. I maschi hanno il colore della pelle più gialliccio o tendente al ruginoso, i cordoncini laterali sono giallicci e qualche volta marrone, le macchie del dorso sono meno scure e men pronunziate. Nell’ inverno si occultano sotto le pietre o nel terreno, con bassa tempera- tura le rane sono molto pigre, nella fine di marzo si ridestano, entrano in a- more, e tutte sono nelle acque stagnanti, e per questo si chiamano Giurane di passa, poi sparse in altre acque sembrano meno, perciò il volgo crede che emigrano. i L’accoppiamento si fa nello acque dei ristagni , dei piccoli torrenti, nelle vasche dei giardini, ovunque le acque sono limpide e tranquille. È la sola specie mangereccia che abbiamo, e che alcuni credono di grato gusto. L’ho trovato nelle Madonie a Castelbuono, Collesano, Petralia e Geraci sino a più di M. 1000 sul livello del mare ai Mandarini, mai nelle limpide sorgive dei sommi gioghi In Siciiia è stata trovata a Castrogiovanni nelle ac- que salmastre, a Catania in vicinanza del mare, a Caltanissetta. La sua estensione geografica è molto importante in Grecia, Malta, coste me- ridionali dell’Africa. (continua) ——_—€—————__ouc=@«cese _ Enrico Ragusa — Direttore resp. (4 CUNVLTAFAAVIROOOIHRALHHKKVHVURRORVCHVAVUETRRDEOOHKKKKKKKUURBOREMRAdAKiabRURDURERORRRAni Kiri A KU CUEDOOTOOORAGKAKAL KA KROOOORRARAKAdidAadidiRRRIRARaRananiidi vanni ULTI UT UTTTTDS DI i ANNO XII. fo01. AGOSTO 1893 N. il. IL NATURALISTA SICILIANO GIORNALE DI SCIENZE NATURALI —— lie oe È SI PUBBLICA OGNI PRIMO DI MESE SS ABBONAMENTO ANNUALE ERRE REA O LUI ANI PAR WAESP:GOMPREST NELLE UNIONE) POSTALE si. Pi Na TR a EN I at At MA RARE E IAS NOOO SIORIO TO SA ORAGIRE PRC i NL 1 LI BARNORNERO SEPARAFO: CON TAVOLI. RA RI gene ARI » SENZALTAVOLE:; 3 7 ; pica GLI ABBONAMENTI COMINCERANNO DAL 1° DI OTTOBRE DI OGNI ANNO Ù Indirizzare tutto ciò che riguarda |’ Amministrazione e Redazione al sig. ENRICO RAGUSA, in Palermo, Via Stabile N. 89. SOMMARIO DEL NUM. 11. E. Ragusa — Catalogo ragionato dei coleotteri di Sicilia (cont.) K. Escherich — Eine Ercursion auf die Insel Linosa Beitrag zur Fauna die- ser Insel (fine). F. Maurolico— 7ractatus per Epistolam ad Petrum Gillium de piscibus sicu- lis (fine). F. Minà-Palumbo— Rettili ed Anfibi Nebrodensi (fine) L. Facciolà—Le metamorfosi del Conger vulgaris e del Conger mista (cont.) F. Minà-Palumbo — Cenni bibliografici. PALERMO Stabilimento Tipografico Virzì 1893 SILULUITATELEKTENOTEATATKERABKETOTABIARABKAGETKKEOROVACIELIVAKARSCHOrKOKARORRARORORerEUEOBKARERENDETKORABKUKAgLOKORDaTKSORDETKAKeUKKASvATIRORUObESORDEnIRAGRULBERKXBAARKARUT}OKKAdOstRKARbKagREVENdUAVEsERIRKARUBKATANKAgDLIVDARKEKIANKAKKARontAKuTEttARARIARRAKAUEBRAKRVIEvARItA VE LtAVtAnvante _ —_ - _ - = = = = = -_ - = - = = _ = = pei —_ es a. - _ - _ = = o =. = = - - - =. _ co -_ - = _- -_- _- a _ = = = _ - -_ -_ -_ = - -_ - = - - - - tà = = - - = - -_- =- = i - = = = _ -_- = = - - - _ - - = = I = - - -_ - - = - = - - - = - - - - - È =_ - -_ - - = - = E = =- = - - - - - - - - - - - _ _- - - - — _ - = - - - - = - -_ DEE - - _ _- si - _ = - - - = - = - - - - - - a - - - _- - - = - - - - -_- - - - - - - - = = - - - - = pi - _ = = - = - — - —_ -_ —- - - _ _ —- - _ - = = = = = _ = = - = - - - - _ - - = = - -_- -_- = = = _ _ = = = r JUBRINIBIRIATINIIARALBARRIATIREREARETARITRARILITERELIELIARILELKARENOKIKKAOLALKALKKK{K(DL(LLOLD000 ELL LK CK BE Ro RKnBErKgRRRBRRBRE®ERDErEgRa gog RaRoneDRaRRa geo ndo gaRGRDAgagRaRagneni - ANNO KXII. AGOSTO 18981 NE Ci IA -<-<—-*<*-X_*_-*--<£°>----_--- IL NATURALISTA SICILIANO IIIINNSISINSSSSSSSISSSSINSISTSSSSISINIMSDSTSSNISINNSI" POT —<° “XX L_e< > — TT Eine Excursion auf die Insel Linosa BertrAaG zur FAUNA DIESER INSEL von K. Escherich aus Regensburg (Baviera). (Cont. e fine v. N. prec.) Im Lauf des Gespràches lernte ich in ihm bald einen sehr intelligen- ten u. liebens wùrdigen Mann kennen u. bat ihn deshalb mich zu be- gleiten. Er war sofort dazu bereit u. wurde mir spiter sowohl infolge seiner Ortskunde als auch infolge seiner Geschicklichkeit, die er beim Sammeln zeigte, sehr willkommen.Wir erbeuteten noch eine Masse der oben genannten Kéifer u. mehrere Aphodien, ferner viele Chalcides, Sco- lopendren ect. Plòtzlich sah ich Sig. Buonadonna, so hiess néimlich mein Begleiter, erschreckt zurickspringen u. hòrte ihn gleichzeitig einen ngs- tlichen Schrei ausstossen. Ich lief sofort zur Stelle u. sah zu meiner grossen Freude einen reizenden Geko in raschem Lauf fliehen; ich wollte das interessante Reptil nicht entwischen lassen u. schnell mit den Hàn- den darnach fassen. Doch mein Begleiter hielt mich davon zurick, in- dem er mir zurief: « O signore, badi, sono molto velenosi fanno molto male! » Ich liess mich natùrlich durch diese Warnung nicht abhalten den harm- (1) Uebersicht der paliartktischen Arten der Gattung 7riekixs Fbr Wiener Ent. Zeit, 1890, pag. 143-144. — 2722— losen Geko zu fangen u. in sicheren Gewahrsam zu bringen. Prof. Doct. O. Boettger bestimmte dieses Reptil als Memidactylus turcicus (L.). Gegen Abend verliess mich mein Begleiter Buoradonna, nachdem ich ihm versprochen hatte, ihn am néchsten Tag in seiner Wohnung auf- zusuchen u. setzte nun allein der Kiiste entlang schreitend den Weg zum Faro fort. Es wurde mis hier noch eine grosse Freude bereitet; ich erbeutete nimlich mehrere Exemplare der hibschen Cymindis axillaris var. lineola. Mitterweile war es Abend geworden, die Sonne war bereits hinter den Bergen verschwunden u. man sah schon, wenn auch noch undeutlich, einige Gestirne im dunklen Weltenraum funkeln; der Sturm schien noch heftiger zu werden u. peitschte die Wellen an die erstarrten, schroff in das Meer abfallenden Lavamassen, ein monotones, betàubendes Rauschen verursachend. Hier am Ufer liess ich mich nieder u. merkte erst jetzt dass ich recht miide war, was mir wihrend des Sammelns gar nicht zum Bewusstsein gekommen war. Wihrend ich so dasass der Wogen Spiel betrachtend, iberkam mich das Gefiihl der groòssten Glickseligkeit, fern von dem wiisten Getreibe der Grosstadt, u. von dem Kampf, den die Menschen in unseren Culturstaaten gerade jetzt in erbittertster Weise gegen einander fihren, fern von allem Scheinwerk, von dem unwirdi- gen Strebertum , iberhaupt unserer Ueberkultur, in dem reinen, unge- trilbten Naturgenuss schwelgen zu kònnen, hier auf diesem einsamen Eiland, bei dessen Bewohnern, unberihrt von den schédlichen Einflissen unseres Culturlebens, noch Natùrlichkeit, Uneigennutz, Aufrichtigkeit u. wahre Gastfreundschaft zu finden ist. Lang sass ich hier in Gedanken versunken, ganz entziickt von dem Naturschauspiel, u. von dem Wun- sche beseelt, ewig hier bleiben zu kònnen! Unterdessen wurde es im- mer dunkler, die Gestirne traten immer deutlicher hervor u. der un- geschwécht withende Sturm wurde unangenehm kihl, sodass ich allmàh- lig daran denken musste, nach dem Faro aufzubrechen. Dort erwartete mich bereits Herr Ingenieur Cucchiara u. Herr De- marco, der Wichter des Leuchtturmes, der mir ein luxuriéses Mah], bestehend aus Fischen u. Vermicelli, vorsetzte u. ein gutes Nachtlager fiir mich bereitet hatte. Die Unterhaltung an diesem Abend war sehr lebhaft; ich erzahlte den beiden Herren von meinen Erlebnissen u. zeigte ihnen die Ausbeute des heutigen Tages, wofir sie grosses Interesse zeig- ten; Herr Demarco brachte mir einen Bacilus Rossi, leider in ganz schlechtem Zustand. Nach der Mahlzeit bestiegen wir den Faro, um die interessante Einrichtung des Lichtspenders zu besehen u. gingen dann bald zur Ruhe. 07) Am anderen Morgen machte ich mich schon sehr frihzeitig wieder auf die Excursion ; leider hatte der Sturm nicht nachgelassen , sondern withete im Gegenteil noch viel heftiger als am Tag vorher. Ich konnte deshalb von dem Kétscher u. Netz keinen Gebrauch machen, sondern musste mich wieder darauf beschrinken, Steine u. Lavaschlacken um- zuwenden. Zuntchst sammelte ich der Kiiste entlang, u. wandte mich spàter landeinwàrts direct gegen das Dorf zu, wo um 12 Uhr Mittag die « Gorgona » von Lampedusa zurickkehrend ankommen sollte. Jedoch versicherten mir mehrere Fischer, die ich zufàllig begegnete , dass in- folge des Sturms das Schiff keinesfalls vor Abend eintreffen werde, wes- halb ich mich auch nicht im geringsten beeilte. Die Ausbeute war gròss- tenteils dieselbe wie bisher, nur ein OtiorrAynehus, ein Cardiophorùs u. Olistopus glabricollis waren neu; Akis spinosa, Scaurus tristis u. Ocypus olens traten hier in Masse auf, obenso der Gongylus ocellatus. Mehrere Eingeborne. dio gerade auf den Feldern arbeiteten, brachten mir 2 sehr gut erhaltene Bronce Miinzen, die eine vom Kaiser Theodo- sio, die andere eine punische ; ich selbst fand beim Ausgraben eines Gongylus eine ziemlich grosse Bronce-Miinze leider jedoch vòllig unken- ntlich. In der Niéhe des Dorfes fing ich einen Scorpion, von den Insel- bewohners «surfizio» genannt u. sehr gefiirchtet. Gegen 4 Uhr kam ich in dem kleinen Fischerdorf an u. suchte dort sogleich meinen gestrigen Begleiter Luonadonna auf. Ich wurde von ihm u. seiner hibschen 16 jaàhrigen Frau sehr gastfreundlich aufgenom- men u. reichlichst bewirtet; man setzte mir einige gebratene Vogel, die mein Gastgeber frisch erlegt hatte, u. Bohnen vor, guter Wein von Pan- tellaria bildete das Getrinke des mir lukullisech scheinenden Mabhles. Als es zu dimmern anfing, ging ich an das Gestade, um nach der « Gorgona » auszuspàhen; doch bis dahin, wo der Himmel das Meer zu berihren scheint, wurde kein Fahrzeug sichtbar. Wahrend ich so war- tete, hòrte ich plotzlich ganz in der Nahe des Ufers ein lautes, mehr- stimmiges Zirpen u. vermuthete sogleich, dass diese Musik von der gros- sen Grylle Brachydripes megalocephala ausgehe; denn ich hatte untertags schon den Kopf dieses interessanten Tieres gefunden. Ich schlich mich vorsichtig heran u. hòrte das Gezirp schon ganz nahe dem Ohr, da plòtzlich verstummte es, um nach einigen Minuten schon wieder zu er- tonen, darauf folgte eine lingere Pause, dann wieder das Gezirp u. s. w. — Bei genauerer Untersuchung des Bodens entdeckte ich mehrere ziemlich geràumige Lécher, die zweifellos von den Urhebern des Lérms bewohnt wurden. Ich stellte mich bei einen dieser Lòchen auf Anstand Il Naturalista Siciliano, Anno XII - 36 u. erwartete mit dem Messer in der Hand die Grille; es dauerte nicht lange, da erschien sie schon mit dem màchtig breiten Kopf auf der Oberfltiche; sie blihte die Fliigel auf u. begann ihren betàubenden Liebes- gesang. Diesen Moment benttzte ich u. stiess das Messer kréftig hinter dem Tier in die Erde u. vesperrte dadurch den Rickweg. Es gelang mir auf diese Weise, des grossen Orthopters habhaft zu werden. Es war unterdessen schon ganz dunkel gerworden n. immer noch kein Schiff in Sicht; ich ging deshalb nochmals zu meinem Freund Buonadonna, um dort die Ankunft des « Gorgona » zu erwarten. Es waren hier circa 20 Fischer versammelt, die Karten spielten od. sich auf andere Weise die Zeit vertrieben. Unvergesslich wird mir dieser Abend bleiben, den ich in Gesellschaft dieser natiirlichen, braven Insel- bewohner zubrachte! Gegen 11 Uhr verliess der gròsste Teil der Ge- sellschaft den Raum. Mein Gastgeber lud mich ein, in seinem Bett zu schlafen ; er u. seine Frau wirden wachen, bis das Schiff ankàme u. mich rechtzeitig wecken. Ich war so mide, dass ich dieses ‘riihrende Anerbieten nicht ausschlagen konnte. Endlich um 1 Uhr nachts kam die « Gorgona » an, mein treuer Freund weckte mich auf u. brachte mich auf einer kleinen Barke an Bord des Schiffes. Mit schwerem Herzen schied ich von dem einsamen, gliucklichen Ei- land u. von seinen biederen, gastfreundlichen Bewohnern. Allen ihnen rufe ich an dieser Stelle nochmals « grazie tante » zu. In folgendem gebe ich ein Verzeichnis aller auf der Insel Linosa ge- sammelte Tiere. Die Determination ibernahmen in der liebenswirdig- sten Weise folgende Autoritàiten: Herr Major Dr. L. vonHeyden—Bo- ckenheim (Tenebrioniden:), Herr L. Ganglbauer — Wien (Carabiciden:), Herr Dr. Eppelsheim — Germersheim (Staphyliniden), HerrE. eitter — Paskau (Scarabaeiden), Herr Prof. Dr. O. Boettger— Frankfurt (Reptilien). A — Coleopteren 1. Cymindis axillaris var. lineola Duf. 2. Olisthopus glabricollis Schaum. 3. Masoreus Wetterhali Gyl1. 4. Calathus mollis Marsh. D. Blechrus minutulus (roeze 6. Medon procofer Peyron. 7. Oxytelus complanatus Er. 8. = speculifrons K. — 275 — 9. Atheta picipennis Mannh. 10. Conurus pedicularis Grav. Lie pubescens Payk. 12. Tachyporus pusillus Grav. 15. Ocypus olens Miill. 14. Aphodius hydrochaeris Fab. 15° — granarius u. var. brunnescens Reitt. 16. Phyllognatus silenus FD. 17. Cardiophorus ? 18. Akis spinosa L. var. C. Kraatz (Olivieri Sol.) (costìs tribus denti- culatis) sehr klein (15 mm.). 19. Scaurus tristis OI. 20. Tentyriu laevigata Sol. 21. Opatroides punctulatus Brullé 22. Opatrum spec. 25. Stenosîs obliterata Sol. 24. Himatismus villosus Haag. 25. Otiorrhynchus ? B- Orthoptera 1. Acridium aegyptium L. 2. Brachydripes megalocephala 3. Bacillus Rossi Fab. E — Reptilia 1. Hemidactylus turcicus (L.) 2. Chalcides ocellatua (Forskal.) Prof. Doct. Oscar Boettger machte mir brieflich felgende Bemerkung ùber letzteren : « Den Gongylus von Linosa méchte ich von der Stammart nicht tren- nen, obgleich er 32 statt vorschriftlich 28-30 Schuppen um die Rumpf- mitte bezitzt. Anderson kennt diese Form auch aus Tunis und hélt sie ebenfalls fir den Typus. G. A. Boulenger hat die Sticke des British Museums von Linosa fiir var. tiligugu Gmel. genommen, was ich fur irrthiimlich halte. Die Farbung ist allendigs auffallend dunkel, aber das berechtigt noch nicht zur Aufstellung eines Varietàtsnamens, — 276 — Das helle Laingsband an den Késperseiten, das fir var. tiligugu cha- rakteristisch ist, fehlt der Form von Linosa konstant ». 3. Lacerta muralis var. ? Myriapoden und Arachniden sind noch nicht bestimmt. Scnlussbhbemerkuns. Sehr interessant ist die Verschiedenartigkeit der Fauna von Linosa u. ihrer Nachbarinsel Lampedusa. Einen eingehenden Vergleich der bei- den Inselfaunen anzustellen, ist bei der hòchst ungeniiggenden Erforschung, die genannte Inseln bis jetzt erfahren haben, noch unmòglich. Auf einen Punkt mochte ich aber jetzt schon aufmerksam machen: Auf Lampe- dusa kommt der fliigellose Carabus morbdillosus ungeheuer zahlreich vor, auf der Insel Linosa fehlt er ganz. Dieser Umstand allein liesse schon einen Schluss iber das relative Alter u. die Entstehung der Inseln zu. Darnach wirde némlich Lampedusa einen Uberrest der Verbindungs- briicke swischen Sicilien u. Afrika darstellen (in beiden Lindern komt genannter Carabus vor) wihrend Linosa erst in jingerer Zeit, nachdem die Trennung der genannten Lànder schon erfolgt war, entstanden sein dirfte in folge einer vulkanischen Eruption. E é ‘e ‘‘[‘‘E [121° at" a3>29 ie Ae, per Epistolam FRANCISCI MAUROLICI AD PETRUM GILLIUM DE PISCIBUS SICULIS (Cont. et finis V. super. fasc.) Alosa, graece ’II xgicca ut Gaza trasfert, piscis alacciae similis, cae- ruleo colore sed latior et major quam alaccia. Minimus libram: Maxi mus libras duas et dimidiam aequat. Horum frequens piscatio in Pan- thaco fluvio, qui octo milliariis a Catana meridiem versus distat, eos e mari fiuvium subire certum est. —_ 277— Paludes Pelori Binae sunt paludes inter Messanam et Pelorum, major et minor. Ma- jor abest ab ipso Pelori acumine, in quo turris est ad erigendas faces, milliariis quatuor, a littore maris iactu lapidis, a Messana milliariis octo, patet in longum paulominus milliario, latitudine multo angustiori. Haec omnino sterilis. Minor vero ambitu ferme unius milliarii, abest a promontorio minus quam milliario, conchis sive conchulis planis non imbricatis abundat : vineis circumsepta. Ejusdem proventus est quorundam phari nomine in- quilinorum. Conchularum piscatio in anno toto continua est in ea pa- lude. Piscium vero aestiva, cephalos enim et acus ibi capi certum est: quo fit, ut non temere creditum sit, paludis alveum habere subterraneum meatum ad pelagus. Quam suspictionem auget delphinus quoque in ea nisus et ejus in pelagi tempestate tumor observatus. RAEFVAOTIUNO Les nhtimnuinn Vivarium nobile est in Sicilia in ipso Leontino agro, abest ab oppido Leontinis millibus passuum duobus: a littore maris quatuor patet, in circuitu duodeviginti. Aqua profunda est pedes XIIII. Jacent in medio insulae duae , in quibus cygni nidificant. Vivarium ipsum potius lacus est nam fluvius in ipsum ingreditur et egreditur et in ingressu, obice manufacto, pedum XVIII crassitudine aquam retinente, defluit binis meatibus sive aquae ductibus, singulis latitudine duorum pedum, pro- fundis vero aliquanto minus vivario. In eo vivario anguillae sunt et in plerisque lacubus ac fluviis Insulae generantur. Ceteri pisces de mari subministrantur. Nam Mense Martio quotannis multitudo minutissimorum piscium de mari proximo capta et amphoris aquae plenis inclusa jumen tisque vectata vivario ingeritur. Vocant huiusmodi pisciculorum copiam menusam semen videlicet ad instaurandam lacus piscationem : Expensa huiusmodi laboris est ferme aureorum XXXX. Ex his pisciculis succere- scunt quatuor species, quartoque anno jam maturae sunt. Capulati seu Capitones similes spinulis, qui XX libras non excedunt. Muletti quos mugiles esse diximus, multo minores Ginni, figura similes et adhuc mi- nores, yvgivot siquidem graecis ranae parvae sunt, ne putet quis nomen nimium ab re diversum esse. Tencae de mollium genere, latae , caeteris ignobiliores. Horum piscatio retibus, quas bulesticas vocant, exercetur, — 278 — Verum ipsae retium maculae ad eam mensuram comparatae sunt, ut pisces octoni (1) minores elabi possint una cum anguillis universis , sic pisces nunquam nisi maculae capacitatem excedant capiuntur, sed an- guillae crescente lacu trajiciuntur cum aquae decursu per memoratos ductus in exteriorem piscinam: (quam vulgo mortis domum vocant) tum aqua per arundinum raritates, sub ipsum piscinae ingressum , quasi per cribrum effluente anguillae in piscinam admissae in aquam non admodum profundam labuntur ubi servantur manuali reticulo ca- piendae. Cygni autem, qui in insulis dudum memoratis nidificant , piscibus et anguillis palustribus pascuntur. Pennarum quae usui sunt scriptoribus, proventus dat quotannis aureos quadragenos, verum totius vivarii an- nuus reditus excedit tria nummorum aureorum millia tanti enim loca- tur lacus conductoribus vivarii, dominus est Don Ambrosius de Sanctae Pace, lycodiae Marchio, nunc autem mamertinorum stratigus. Piscatoria instrumenta Instrumenta, quibus pisces capiuntur, quanvis varia sint, ad. quincu- plicem tamen modum redigi posse puto. Eos enim aut retibus, aut ja- culis, aut hamo, aut concha, aut veneno decipi certum est. Retium plura sunt genera: Maximum, quod Thinnis ac magnis piscibus capiendis pa- ratur. Proximum, quod per naviculam laxatum suberibus in summo fluetu natantibus, plumbisque subsidentibus extensum, in terram multo piscatorum conatu tractum confert multiplices piscium species. Bolesticae sunt retia minora fortasse azò 775 .oX7, hoc est a iactu vocatae, quae proiectae per aliquod spatium dimittuntur, et in scapham retrahuntur. Lampadaria nos vocamus naviculam, quae fert lampadas, seu facem in ferrea crate prominentem, sic noctu collustrato profundo, piscator nisos pisces fiscina percutit, spinulas, cernuas, mulettos, acus, beatos. Est aliud retiarum instrumentum, quod nostrates piscatores vocant gangamum, forte quasi &yazov quod yxpai hoc est humi trahatur. Constat enim ex duobus semicirculis, uno ferreo, altero ligneo, quibus rete con- cavum insutum est: tum applicato fune ad capita semicirculorum. len- tatoque, de navicula dimittitur donec fanlum attingat; mox acta in di- versum navicula per rudentem anchorae alligatum, instrumentoque per (1) In codice scriptum octurege pro octorae, quod ipsum genere erratum. AE Ba i fundum maris raptato, ferreo semicirculo arenam algamque radente, li- gneo superstante. Confertur in reticulum multiplex piscium genus, cancri, cammari, bollaces, conchae, polypi et alii. Gancium vocant uncus hastatum quo mollium genera trahuntur. Polparia constat e quator hamis in quorum medio sarda vel alio pisciculo apposito, polypi, a quibus denominatur in- strumentum, praecipue capiuntur. Otrantum, ut opinor a verbo doxrtovat quod est apprhendo, denominatum est aculeatum instrumentum habens plumbeum manubrium hamatis aculeis cireumseptum funiculoque alliga- tum. Tum manubrio adipe peruncto, instrumentum demittitur in profun- dum. Quo facto lolligenes ac sepiae adipem cirecumvenientes tracto cum impetu fune, aculeis confixae producuntur. Conchae vimineae, quas vo- cant nassas, restibus demisse intus inescatae (2) multas piscium species admittunt: quibus aditus ita comparatus est ut ingressis exitum neget. Reticulum circulo insutum demergi solet tribus circiter in profundum pedibus, proiectaque esca piscibus alectis, cum impetu fune tracto educ- tum affert multam capturam. Hamatae arundines, ac funiculi in altum proiecti et caeterae captiunculae notiores sunt quam ut expositione in- digeant. Demum in Sicilia sicut alibi fit infici solent fluviorum aquae herba quadam venenosa, quam taxum vocant, ad capiendos fluviatiles pisces. Piscium precia Vis et audire piscium, qui nobis usui sunt, precia ? ut exordiar a pre- cioribus, scies, Dottos, Alecciolas, Lucios, Triglas, Alosas esse nobis post Anguillas nostri freti piscium preciosissimos. Horum rotulum venit gra- nis XII. Porro ut ponderum nostratium ac preciorum rationem perpen- das scito rotulum appendi unciis 30 hoc est libris duabus ac semisse, rotulis centenis perfici cantharium. Ipsam autem qua utimur libram equi- valere ponderi aureorum 90. Quoad precii vero divisionem, minimum de- narium esse numum aeneum quem parvulum vocamus: sex parvulos conficere granum : viginti grana aequare tarenum : tarenos XII aequi- valere aureo scutu, quo utimur. Praeterea tarenos 530 vocari unciam. Quam precii divisionem ab auri partibus sumptam opinor, que apud ma- iores nostros auri portiuncula, quae grano tritici appenderetur, sex par- vulos valeret: et perinde pondus auri quod tarenum vocant, ac XX (2) In codice legitur adescatae, quod verbum sermone latino abest. — 280 — granis tritici par est viginti quoque granis, hoc est tareno antiquitus venire. Uncia denique auri tune tarenos 30, hoc est unciam, valeret. Post modum aurum indies (ut fit) evasisse preciosius: divisiones ta- men precii servasse nomina respondentia antiquo auri valori. Sed redeo ad inceptum , in proxima dignitate esse Paguros, Spinulas, Muraenas, Squillas, Lolligenes, quorum rotulum venire granis X. Post hos Auratas, Juliolas, Gaiulas, Sargos, Congros, Beatos, Circellos, Menulas, Mupos, Lu- varos, Mulettos, Trachinas, Dentatos, quorum rotulum venire granis VIII. Quartos in ordines facimus Spathos, Thynnos, Cernuas, Acus, Sardas, Salpas, Cornos, Scorpaenas, Lapparas, quorum rotulum venit granis VI. Sub his Alaccias. Sauros, Pelamides, Scombros, quorum rotulum venit granis V, deinde Bollaces, Smidiras, Curanellas, Asellos, Vopas quorum rotulum venit granis IIIIL Monacellos sparsoculos et alios piscicolos vilissimos quorum rotulum venit granis III. Verum hos canones non usquequaque servari. Inter salsameuta vero preciosissima esse 6 mxg.yà quorum rotulum ve- nire tarenis quatuor. Proxima in precio ova thynnorum quorum rotulum venit tarenis tri- bus. Tertio loco caviarium : cujus rotulum venit tareno et granis 15. Quarto Anguillae fluviales, quae singulae libram excedunt, quarum rotulum ve- nit tareno et granis 4, post has Thynni et Anguillae minores: quorum rotulum venit granis XII. Postremae sunt Sardae quae singulae veniunt aeneo parvulo et Arenghae quae duplo non quia meliores sed quia ma- iores. Monstra Denique tanta est ludentis naturae varietas in aquaticis animantibus, propter humoris exuberantiam, ut nonnulli Tritones, Scyllas., Nereides et caetera maris monstra minime esse fabulosa opinentur. Ea tamen in nostris maribus rarissima, tum innata versutia in profundissimis tutiori- busque locis degere. Vidi ego Messanae piscem mirabilis formae captum, ore horribili pinnisque quasi manibus praeditum. Retulit nobis Costanti nus Lascaris vir grace latineque peritus, patria constantinopolitanus, se quondam ex urbe sua in euxinum pelagus profectum, ibique in oppido quodam in aedibus viri cuiusdam: primatibus loci susceptum ac caena- tum: cum post caenam de suavissimo esculento, quod appositum fuerat, percuntaretur, ab hospite ad aedium inferiora ductum vidisse monstra- — 281 — tum sibi piscem , qui a capite umbilico tenus humanam pene figuram referret, postrema parte piscem; hune columnae alligatum, bacillo per- cussum acutam vocem edidisse. Porro epulum quod in mensam gusta- visset ex eius speciei pisce fuisse confectum. Haec habui, quae de no- stratibus piscibus ad te scribere. Ea tu meliora facies. Habes Aristote- lem, Plinium, Oppianum. Habes Paulum Jovium, qui de Romanis pisci- bus scripsit non contemnendum. Postremo scies me non huic philophiae parti, sed mathematicis apprime disciplinis operam dedisse et perinde innutum ac non nisi jussu tuo compulsum haec utcunque fuisse scrip- turum. Hoc tamen Hexasticon, quod in laboris tui commendationem lu- simus, spero non dedignaberis. FRANCISCI MAUROLICI MESSANENSIS EXASTICON Diversae pelagi facies, et multa natantum Turba fuit coecis hactenus in tenebris. Gillius ingenio fretus penetralia primus Audet sacrarum pandere Nereidum. Magnum erat alituum nidos, latebrasque ferarum Majus inaccessi noscere monstra freti. VALE MESSANAE IN FRETO SICULO KALENDIS MARTIIS MEDbeXE: EL Bot Errata Corrige Spathus piscis: suffugitanti bellua . . . . suffugitanti belluae Dottus : adescatis (sic est in codice) . . . inescatis Pagurus: adescantur (sic est in codice) . . inescantur HalceessSAlaeeien. *, . ©. + a «e . Alacciae Cicerellaectacuminatis, +. + bo. °. acuminati Pelamides : lineis a longum . . . . . . lineis in longum. —t-0-» _ Il Natura'ista Siciliano‘ Anno XII, 37 — 282 — F. MINÀ-PALUMBO Rettili ed Anfibi Nebrodensi (Cont. erfime N° N. pro) Bombinator pachypus Cuv. 1844. Sava.—Sulla Flora e Fauna dell'Etna, p. 21. Il De Betta lo riporta come sinonimo di £. igneus Merrem. Il solo Sava riporta questa specie dei contorni dell’ Etna, io non lo ho tro- vato nelle Nebrodi. Genere Bufo Laur. Questo genere appartiene alla Famiglia Buionidi, che anche è stata suddi- visa secondo la conformazione delle dita delle zampe posteriori più o meno palmate. Bufo vulgaris Laur. Bufo a subcinereo-varians: subtus albido lutescens vel rubescens undique ver- rucosus, dorso plano, verrucis densis, inordinatis, saepe subspinosis, para- tide hinc inde grandi, reniformi, palmis fissis, plantis palmatis. SINONIMI Rana bufo Linn. Bufo ferruginosus Risso Bufo cinereus Schne. — tuberculosus Risso — rubeta Schne. — palmarum Cuv. — spinosus Daud. —, alpinus Schinz. — oeselii Daud. Batrachus buffo Rafin. -—— ventricosus Daud. — fuscus Rafin. NOMI VOLGARI Rospo comune, Betta Italia —Crota, Zavanton, Rospa, Rospazz, Save Veneto. —Sciatt, Satt, Lombar.—Zavaton, Rosp, Trentino— Baggio, Genova—Paciana, Modena—Buffa, Buffa niura, Buffa sieccagna, Buffa cu li capiddi, Sicilia, — 283 — BIBLIOGRAFIA 1814. Rafinesque—Prodromo Esp. Sic. — Specchio delle Scienze N. X, p. 202. 1836. Cuvier—Regne Animal. I, 427. 1838. Bonaparte—Fauna Ital. II. 1844. Sava—Lucubrazioni Fauna e Flora dell'Etna 21. 1872. Doderlein—Alcune gener. Fau. Sic. Verteb. 27. 1874. De Betta —Fauna d’Italia. Rett. Anfibi 73. 1881. Doderlein—Rivista Fau. Sicil. Verteb. 43. 18.... Dumeril e Bibron—Erpetologia gener. VIII, 673. ICONOGRAFIA 1838. Bonaparte—Fauna Ital. II. Il Rafinesque fa cenno di quattro specie della Sicilia, che denomina Batra- chus buffo Raf., B. pustulatus, B. fuscus, B. spinosus, che crede tutte diffe- renti, e sono sinonimi di unica specie. Il Cuvier descrive col nome di Bwufo palmarum una grossa specie trovata nelle coltivazioni di palme, ma che viene riferita alla presente, può prendere uno sviluppo grande potendo vivere sino a 30 anni e sopportare lunghi digiuni, una volta nei sommi gioghi delle Ne- brodi ne ho veduto una più del doppio del Rospo comune della regione pede- montana. Gli altri scrittori sopracitati la riportano di Sicilia. Capo piccolo, ottuso depresso nella fronte, corpo breve, toroso leggermente arcuato , occhi regolari protuberanti con pupilla nera ellittica, ed iride rosso castagno vivace, timpano quasi rotondo più o meno cospicuo, secondo che la pelle che lo ricopre è più o meno tubercolosa, il grande squarcio della bocca giunge al di la degli occhi, parotidi grandi reniformi molto protuberanti, i fianchi sono avvallati, ma il ventre è voluminoso. Le gambe sono grosse e ro- buste, le anteriori con dita affatto libere, le posteriori più lunghe con dita de- presse e palmate sino alla penultima falange. La pelle del corpo non è attac- cata ai muscoli, e può gonfiarsi oltremodo, si attacca ai bordi delle mascelle, articolazioni e spina dorsale. È coperta di tubercoli più o meno dilatati , ed elevati, terminano in punta, ora ottusi, ora bifidi, ed anco trifidi nei lati del collo, sulle zampe, nel ventre sono più piccoli, piani e più confluenti, nei fianchi vi sono delle verruche che segregano un umore. Lunghezza da cent. 12 a 15, 15. Il colore è variabilissimo secondo i luoghi dove abitano ed il calore, l’età e l’ epoca degli amori, or cenerino-nerastro, rosso sbiadito o fosco, ferruginoso, grigiastro, verdastro, piombino, ed anche nero. Tutto il corpo è sparso di mac- chie fosche variabili per forma, grandezza e distribuzione, nel margine esterno delle parotidi è bruno più o meno vivace. Il colore nelle parti inferiori è bian- chiccio più o meno cenerino o rossastro. Quando è minacciato si gonfia, elastico colle percosse, manda dalle parotidi, dalle glandule della pelle un umore fetido biancastro, e dall’ ano schizza un — 284 — fluido limpido al di là di un metro di altezza; per questi umori che segrega può passare sulle brace accese senza bruciarsi, come mi è accaduto di vedere una volta che passò sul fuoco per più di un metro e mezzo. Nelle Madonie vive nel piano, nei colli, negli ortaggi, boschi, regione ne- morosa, nei sommi gioghi, e dentro le case umide; su questo Bufonide il volgo ha molti pregiudizi, si ha per cattivo augurio, e molto nocivo il suo sguardo, particolarmente quando le parotidi sono più voluminose. È una specie comune nelle Nebrodi ed anco in tutta Sicilia. La sua estensione geografica è positiva in tutta Europa compresa la Fran- cia, Svezia, Inghilterra, Russia e vive anche in Algeria, Asia centrale, Giap- pone. Essendo una specie molto comune tralascio di parlare della sua riproduzione e costumi, basta cennare il suo utile per la quantità degli insetti che distrugge per nutrirsi. Bufo viridis Laur. Bufo griseo-carneus, maculis smaragdinis, atro-marginatis, rubro verrucosus, tibiis, ulnis, et lateribus capitis laevibus : dorso plano wverrucis grandicu- lis : parotide hinc inde trabiformi, palmis fissis, plantis semipalmatis, Bnpr. SINONIMI Kana variabilis Pallas Bufo sitibundus Schne. — viridis Shaw. Batracus pustulatus Rafin. Bufo variabilis Bory. NOMI VOLGARI Rospo verde, Rospo smaraldino, Italia —Sciatt, Lomhardo—Crota, Crotonzella, Fasolara, Veneto— Rana pubbeddosa, Rana pintada, Sardegna—Buffa virdi, Buffa di casa, Buffa stizziata, Sicilia. BIBLIOGRAFIA 18i4. Rafinesque—Prodromo Esp. Sic.—Specchio delle Scienze N. X, 103. 1836. Bonaparte—Fauna Ital. II, con Tav. 1872. Doderlein—Alcune gener. Fau. Sic. Verteb. 27. 1874. De Betta—Fau. Ital. Rettili ed Anfibi 74. 1881. Doderlein—Rivista Fau. Sic. Verteb. 43. Il Rafinesque riporta il Butracus pustulatus Rafin., che il Doderlein riporta a questa specie, gli altri scrittori lo riportano di Sicilia senza alcuna osserva- zione. Capo quasi rotondo più largo che lungo, occhi piccoli con iride color d’oro, bocca grande giunge al di là del timpano; spazio interoculare piano, parotidi — 285 — lunghe e di eguale larghezza. Il tronco è breve quasi sferico, prominente nel mezzo del corpo, nel resto schiacciato. Diti anteriori sottili, il terzo più lungo, 2° e 4° eguali tutti liberi ; i diti posteriori palmati oltre la metà, il quarto più lungo con le due falangi ultime libere. Lunghezza Cent. 6-8 gambe anteriori Cent. 4-5, posteriori Cent. 8-9. La pelle è seminata di verruche lenticolari forate da numerosi pori più o . meno confluenti, eccetto dei lati del capo. Il colore del corpo è biancastro più o meno tendente all’olivastro, o al ros- sastro con molte macchie grandi, or separate, or confluenti e talvolta unite di color verde smeraldo, orlate o punteggiate di bruno o di nero. Molte pustolette sono sparse su tutto il corpo più nei fianchi e coscie. Al di sotto il corpo è bianchiccio spesso tendente al giallognolo con macchie scure o verdastre. Il colore varia per intensità colla luce e col volere dell’ animale, alcune volte il verde è molto vivace. Il maschio è più piccolo a corpo allungato, la femmina più voluminosa, con parotidi più sviluppate e le macchie più regolari e più grandi. Si trova nelle campagne, nelle strade, dentro le case, il giorno si occulta sotto le pietre, o nelle muraglie, nelle sere umide se ne vedono in quantità. Nelle campagne alberate, e boschive 1’ ho veduto di raro; e forse perchè es- sendo di vita notturna è più difficile incontrarla. Ho osservato, quando si tro- vano questi rospi vivi, morti, ed anche secchi, i cani si strofinano sopra con tutto il corpo più volte, e sei cani sono diversi vanno a strofinarsi a vicenda, i cacciatori spiegano questo fatto, che l'umore che è segregato dalle verruche essendo fetido allontana le pulci. È comune nelle Nebrodi, in tutta Sicilia, e nella Sardegna, si estende sino all’occidente dell’Asia, e del Nord dell’Africa. Bufo calamita Laur. 1874. De Betta—Fauna Italiana, Rettili ed Anfibi 75. Non ho trovato questa specie nelle Nebrodi, alcuni ne hanno fatta una va- rietà della precedente, il De Betta la riporta di Sicilia come specie distinta, e si distingue facilmente per la linea gialla o giallo-dorata che scorre lungo il dorso, e per essere più piccola, è necessità fare nuove indagini per accertare se appartiene alla nostra Fauna. Anfibi Urodeli Continuo l’ enumerazione di altre specie di Anfibi che sono state trovate in Sicilia, e che non ho trovato nelle Nebrodi per completare il quadro della Er- petologia Sicula. — 286 — Salamandra maculosa Laur. 1814. Rafinesque — Prodromo Esp. Sic.—Specchio delle Scienze N. 10, p. 102. 1844. Sava—Lucubrazioni. Fauna e Flora Etnea 21. 1872. Doderlein.—Alcune gener. Fau. Sic. Vertebrati 27. 1880. Bedriaga--Ueber die geographische verbeitung der europeischen lurche —Soc. des Nat. de Moscou. 1881. Doderlein — Rivista Fau. Sic. Vertebrati 43. Il Rafinesque riporta questa specie della Sicilia sotto i nomi di S. vulgaris Daudin e Lacerta salamandra Lnn. Il Sava cita di aver trovato nei contorni dell'Etna delle salamandre, poi per lettera gentilmente mi avvisò di aver tro- vato la S. maculosa con due varietà per le macchie della pelle secondo i luo- ghi di dimora. Doderlein e Bedriaga la cennano di Sicilia, il Giglioli ed il Camerano la riportano con dubbio. Il Sava mi scrisse di aver trovato la $. corsica Savi sull’ Etna, per quanto è a mia conoscenza in questa ultima epoca nessuno ha trovato salamandre in Sicilia, nè io sulle Madonie. » Triton cristatus Laur. 1844. Sava—Lucubrazioni Fauna Flora dell’Etna 21. 1872. Doderlein — Alcune gener. Fau. Sic. Vertebrati. 1881. Doderlein — Rivista Fau. Sic. Verteb. 43. Il Sava cenna un Tritone trovato nei contorni dell’ Etna, gli chiesi quale era la specie, mi rispose che era il 7. cristatus. Il Doderlein sui cenni dati dal Sava e dal Rafinesque scrive di trovarsi nelle pozzanghere del Monte Etna. Il Camerano dice di non trovarsi in Sicilia. Proteus anguinus Laur. 1857. Storia Nat. illustrata del Regno Animale III, 449. . 1884. Camerano—Monog. Anfibi Urodeli 83. Nella Storia Naturale è riferito che Davy riporta questa specie di essere stata trovata nelle grotte di Sicilia, così ripete il De Betta. Il Camerano così si esprime: « Questa specie vive nelle acque sotterranee delle Alpi della Car- niola e in Dalmazia. Essa venne cit:.ta come esistente in Sicilia dal Davy, ma la cosa non venne mai confermata ». Per completare la storia aggiungo che il mio concittadino P. Mercanti disse di aver trovato questa specie interessante — 287 — nelle Nebrodi, ed ebbe una onorificenza dall’ Accademia di Mosca, io gli chiesi schiarimenti sulla forma dell’ animale e non restai sodisfatto , visitai quel lo- cale ed è impossibile potervi vivere il proteo, perchè è un luogo acquitrinoso all’aria libera ove vegetano molte piante palustri, non vi sono grotte, nè acque sotterranee. Ecco completato l’elenco dei Rettili delle Nebrodi, e cennando le specie che trovansi in Sicilia, con questo primo lavoro, altri con maggiori ricerche ed os- servazioni potrà rendere più ricca la Fauna sicula dei Rettili. Le metamorfosi del Conger vulgaris e del Conger mistax NOTA del Dott. LUIGI FACCIOLÀ (Cont. v. N. pr.) Stabilito ciò, esaminiamo più da vicino i cambiamenti che avvengono nella forma del corpo e nelle sue proporzioni in progresso dell’età. Nella prima fase esso cresce a preferenza in lunghezza, molto meno in lar- ghezza e spessezza, perciò è notevolmente stretto e depresso. Nella se- conda continua a crescere, ma più in altezza che in lunghezza. Fino a questo punto gli esemplari più lunghi sono più adulti. Nella terza, quarta e quinta fase al contrario quanto sono più brevi e più stretti tanto sono più innanti nello sviluppo e nell’età. Infatti nella terza fase il corpo co- mincia a ridursi nelle due dette dimensioni mentre conserva la forma così depressa che ha nella fase precedente. Nella quarta. fase è più corto e più spesso e generalmente non è più ristretto. Nella quinta fase cor- rispondente al L. Aò%ikerî dapprima soltanto si restringe ed ingrossa , indi si accorcia e continua a restringersi, infatti troviamo esemplari ci- lindrici più lunghi ed esemplari della stessa forma più corti e più stretti. I più corti sono anche i più stretti, e riduconsi ad avere 64 millim. in lunghezza totale e 5 millim. in altezza, vale a dire metà della lunghezza e il quarto dell'altezza che l’animale può toccare nella fase di L. Yar- relli. Nella sesta e nel principio della seguente od ultima fase succede un arresto nell’ accrescimento o continua una piccola riduzione della lunghezza. Allora il corpo perde la trasparenza e si colora e dopo in- grandisce fino alle dimensioni che gli sono assegnate. È da osservare che — 288 — La passando dalla fase di L. Gegenbauri, nel qualégè ‘ancora notevolmente compresso, a quella di L. A6/ker: nel quale è cilindrico , si presenta in uno stato intermedio non solo per la forma ma pure per la posizione dell’ano e per la distanza della dorsale dal capo, se non che il muso è già perfettamente identico a quello del L. Aò/likeri. Questo stato indicai nella prima nota quando dissi che esistono esemplari di L. XAoMKeri compressi i quali sono più giovani. Da ciò si vede che l’ animale ac- quista in parte i caratteri di questo leptocefalo prima che il corpo si arrotondi. Simile caso abbiamo notato a proposito del C. vulgaris. Anor- malmente la forma del corpo può mantenersi compressa e larga come nella fase di L. Yarrelli, quando per gli altri caratteri s’ avvicina al L. Kòllikerî o lo somiglia. Ne riportiamo un esempio : Lunghezza del corpo . . 5 3 : È . 108 millim. Altezza massima . ; È . È 5 : 3 I > Dall’estremità anteriore all’origine della dorsale. a dl Dall’estremità anteriore all’ano . a È P È 0 ga i) Il muso dalla forma molto acuta che ha in principio diviene da una fase all’altra più ottuso. Le mascelle hanno uguale lunghezza nelle prime fasi di L. Haeckeliù e Yarrelli, in quella di L. Bibroni la inferiore è un poco più breve sebbene in alcuni esemplari questa differenza sia mini- ma. Nei seguenti L. Gegenbauri e Kollikeri si accorcia di più. In que- st’ ultimo l’ estremità del muso ha una forma caratteristica essendo al- quanto rigonfia e col profilo inferiore obliquo. I denti sono molto svi- luppati anche nei più giovani del L. Haeckelî e persistono completa- mente nel successivo L. Yarrelli. Nel. L. Bibroni ben pochi ne riman- gono e talora mancano completamente. Nei L. Gegenbauri e Kollikeri sono assenti, come del pari abbiamo rimarcato in due fasi corrispondenti del C. vulgaris, cioè nella terza fase del L. inaequalis e nel L. Morrisi. La seconda dentizione apparisce nella sesta fase. Il carattere degli oc- chi di essere inclinati in avanti e ristretti a punta sull’angolo della bocca nei giovani del L. Xaeckelzi si rende meno pronunziato nel successivo sviluppo, ma non è del tutto scomparso nel L. Koltikeri. Nell’animale della sesta fase sono rotondi. Il detto carattere comune coi giovani del L. inaequalis manca nelle altre forme di Leptocefalidi. (continua) Enrico Ragusa — Direttore resp. “iii iii KW KKKWééWccWWJCGWWJ.....b.. lil It, RAR A Ole i O, CI I s10V SE 1998 ANMO XIT, zo qgvivnnvavivcrtnttnta tinti nitrito ÙUILUALIIDIBTLGEDIRURLOTAKRKRIRAVISIRATKAAKATTABROBRARKEDERATKATENKTARKARRARKAItAtKKAKSKRALILAKKARKbITItRAAInAenir IILITRATAAITA gf SETTEMBRE 1893 N. 12. IE NATURALISFA SICILIANO GIORNALE DI SCIENZE NATURALI SIT PUBBLICA OGNI PRIMO. DI MESE Sl ABBONAMENTO ANNUALE ERARIA 5 ag SA RE Se SOS Se a PAESTGOMPRESI NEREL'ONIONE POSRALE i A n e TREMESTIERI CI) UN NUMERO SEPRIO N DARIO I Ria » SENZA TAVOLE. A RO i GLI ABBONAMENTI COMINCERANNO DAL 1° DI OTTOBRE DI OGNI ANNO Indirizzare tutto ciò che riguarda l Amministrazione e Redazione al sig. ENRICO RAGUSA, in Palermo, Via Stabile N. 89. SOMMARIO DEL NUM. 12 E. Ragusa — Catalogo ragionato dei coleotteri di Sicilia (cont.) C. Escherich — Sopra alcuni Meloidi di Sicilia. 1 8a T3ros 14 » 25 1» L. Facciolà—Le metamorfosi del Conger vulgaris e del Conger mistax (cont.) E, Ragusa—JIndice dei larori originali contenuti nel volume XII. _ Catalogo dei coleotteri di Sicilia (cont.). —_—_————_TTmT{T_t39®15 —@t_r— PALERMO io SA grafico Virzì SU * 1893 SUILRIBIRIVEEELELETEVELETELEERTEREEVILIVAABITEVIR VE EERAVERELVLKLKLEKRENRKDEDARALERLEVEELEKKREVELKEVARKALKKrKBEB(RE((bERvvEREBT EBBE &K(BEErEvARvDDADIvErK(rKR PED (rpEtERrvErttti toto iii Wi. iii ui KW WWW WWW WWW Kt KC CCCtCCCtttttdtTTT€ € A TT (COTTI. ug SS Cu dl Bigol’ di Vy tinti nni NOV 28 1008 ANNO XII. SETTEMBRE 1893 N12 7 >;-;-rF----r;---:5;->;-r-**--£->-->--->-->_-<-«4«4*<*_-<—-_--<--<---*_----<>-->-<->----