Ò ) h wi # . s . u ‘dali o Soap Rie SALARIA TI MA Lie ; i Lei i a nai rn Siri AO È Wap e A Rea: Ut, L Librarp of the Museum COMPARATIVE ZOOLOGY, AT HARVARD COLLEGE, CAMBRIDGE, MASS. Founded bp pribate subscription, in 1861. VADO: AIVAZA Deposited by ALEX. AGASSIZ. Ì è UCI 0h 2 AR Ri LA (HI A. TI 4 Ù £ a Ò MOT IL NATURALISTA SICILIANO GIORNALE DI SCIENZE NATURALI ANNO QUATTORDICESIMO 1894-95 PALERMO Stabilimento Tipografico Virzì 1895. (RI bisca PU 2 y i asi n ni i . | > LI ir fo è - x =” ci ùi sd : POT n il) : +aL v- Casi Pa) | Ò - RP; de _ Aa , i # ‘ La Ad Î ta COLI ì O ì Ha 1a) a Te db N e] CAAGMGANGUGDGAMAMAMGAMAAMMMAMANNN([WN|\|wv|->»v\* || £fdtogtL®*®*x==È>.»--& NA ». tà 4 t o A È î de ” ba Coe Y FEB4 1895 ANNO XIV. OTT.-NOV. 1894 N. 1-2, A_______°__T- IL NATURALISTA SICILIANO ASSISI Dott. G. RIGGIO e T. DE-STEFANI Sopra alcuni uccelli rari o nuovi per la Sicilia. Molto si è scritto e detto sinora intorno all’Avifauna siciliana, e molti autori antichi e moderni si sono occupati a varie riprese di essa. Tra- lasciando gli autori antichi, che sarebbe lungo enumerare , ricordiamo fra i recenti l’ Illustre Prof. Doderlein, il quale insieme all’Avifauna del Modenese, tanto bene trattò anche di quella Siciliana (1). Però, in vista delle nuove e recenti scoperte sugli uccelli della Sici- lia, anche l’Avifauna del Doderlein, diventa, sotto molti rapporti, quasi antica. E lo comprese bene lo stesso suo autore, il quale sentì il biso- gno di fare una novella edizione del suo primitivo lavoro (Avif. d. Mo- den. e d. Sicil.) che riguardasse però questa volta esclusivamente la Sicilia, divenuta sua seconda patria, come prima lo era stata Modena. Ma disgraziatamente tale lavoro, appena iniziato, dovette essere so- speso per le cattive condizioni di salute del Chiarissimo nostro Maestro, e la pubblicazione, cominciata negli atti dell’Acc. di Sc. lettere ed Arti di Palermo (2), si limitò semplicemente alla rassegna dei Rapaci diurni che nemmeno furono indicati tutti; e nelle poche specie enumerate, ebbe, per la stessa ragione, ad incorrere in qualche leggiera inesattezza che sarà nostra cura e dovere di rettificare in queste note. (1) Doderlein (Prof. Pietro), Avifauna del Modenese e della Sicilia. Palermo, Lao, 1869-74, 4°, 6 fasc. (2) Doderlein, Avifauna Sicula, in Atti Accad. di Scienze lett. ed Arti di Palermo , Barravecchia, 1893. Di questo lavoro si pubblicarono solamente 24 pagine; delle quali 9 appartengono al Cap. I riguardante le « Condizioni topografiche presentate dalla Sicilia in rapporto alla propria fauna Ornitologica »; le rimanenti si riferiscono alla enumera- zione di 25 specie di Rapaci diurni, =. Se Di recente, ed in occasione dell’ inchiesta Ornitologica , proposta dal Congresso Ornitologico internazionale di Vienna dell’aprile 1884, iniziata con tanto amore e condotta con tanto esito per tutta l' Italia dall’ Illu- stre Prof. E. H. Giglioli, varii egregi cultori d’Ornitologia si sono occu- pati a raccogliere interessanti notizie sugli Uccelli della Sicilia. Fra questi ci piace ricordare i signori Bonfiglio, Carvana, Della Fonte, Garofalo , Minà-Palumbo, Morici, Pistone, Ruggieri, che fornirono al Prof. Giglioli i materiali sugli Uccelli siciliani da servire per la compilazione della prima (Avif. ital.), seconda (Avif. loc.) e terza (Notizie d’indole gener.) parte del Primo resoconto dell’ Inchiesta Ornitologica italiana (1). Ricor- diamo inoltre 1’ egregio Prof. C. Massa, che non è molto ci ha dato un elenco completo sugli Uccelli della Sicilia, con speciale ricordo di quelli della prov. di Catania (2). Però se molto, anzi moltissimo si è fatto, re- sta sempre qualche cosa da fare , qualche fatto da chiarire o qualche controversia da risolvere; e nel campo delle scienze in ispecie si può dire che non si finisce mai un argomento qualsiasi, ma si trovano spesso delle novità da ricordare o delle ricerche a fare. Or noi, aspettando che da qualcuno degli egregi collaboratori del Gi- glioli, venga compilata e pubblicata un’ ornitologia generale della Sici- lia che raccolga e riunisca insieme tutto quanto è stato scoperto e si. conosce sinora intorno ai nostri Uccelli, registreremo qui alcune nostre osservazioni in proposito, onde fornire, anche modestamente da parte nostra, dei materiali da servire per questo futuro lavoro e per la conti nuazione dell’inchiesta Ornitologica. (1) Giglioli (E. H.). Primo resoconto dei risultati della Inchiesta Ornitologica in Italia. Parte I. Avifauna italica, Elenco sistematico delle specie di Uccelli stazionarie o di passaggio in Italia. Firenze, 1889, 8°. Parte Il. Avifaune locali, Risultati della inchiesta ornitologica nelle singole provincie. Firenze, 1890, 8°. Parte III. Notizie d’ indole generale, migrazioni, nidificazione, alimentazione, ee. Fi- renze 1891. Per la Sicilia collaborarono : per la prov. di Messina, Pistone avv. Antonio, Ruggeri Antonio; per la prov. di Siracusa (distretto di Lentini e Carlentini) Bonfiglio prof. Gio- vanni, (distretto di Modica) Della Fonte cav. prof. Luigi, Garofalo prof. Orazio; per la prov. di Caltanissetta (distretto di Terranova) Carvana cav. Giuseppe; per la prov. di Palermo (distretto di Castelbuono Madonie) Minà-J'alumbo Dr. Francesco, Morici Minà M. (2) Massa (C.) Gli Uccelli della Sicilia con note speciali su diverse specie importanti e su quelli esistenti sedentarie o di passo nella prov. di Catania. A proposito del 1° re- soconto dei risultati dell'inchiesta ornitologica in Italia (Avifauna italica) Palermo, Virzì, 1851. —_ (gn Premesso ciò, diamo mano a queste noterelle riguardanti quegli Uc- celli sui quali abbiamo raccolto qualche notizia che ci sembra utile pub blicare, o sui quali vi è, secondo noi, qualche cosa da correggere o ret- tificare. Limitandoci per ora a ricordare le specie più notevoli ed im- portanti, ci proponiamo in seguito di continuare queste nostre osserva- zioni sugli Uccelli siciliani, ed in ispecie su quelli della prov. di Paler- mo, guidati, sia dalle osservazioni personali che potremo fare, sia dallo esame del ricco materiale ornitico, raccolto e conservato nell’ Istituto zoologico di Palermo, al quale ci onoriamo di appartenere. Passer montanus, Linn. Il 17 ottobre di quest'anno (1894) fu portato nel nostro Istituto Zoo- logico un bellissimo esemplare vivente o della Passera mattugia, preso il giorno avanti colle reti nei dintorni di Palermo, alla cosidetta Vigni- cella. In questa località ne fu visto un gruppetto di 3 indiv., dei quali potè esserne predato uno solo il quale come una novità fu portato da noi che lo acquistammo volentieri, poichè la nostra collezione mancava ancora di esemplari di provenienza siciliana. Stando a qualche autore, il /’asser montanus, sarebbe specie non rara, sopratutto in certe località della Sicilia. Il Doderlein infatti (Avif. p. 75) la dice semistazionaria e confinata alla campagna, scarsa nelle vicinanze di Palermo e di Messina, e ab» bondante presso Lentini e Catania e nelle provincie meridionali dell’ I- sola. 1 Confrontando intanto i risultati dell’ inchiesta ornitologica , specie il volume delle Avifaune locali, troviamo che il P. montanus figura nella sola lista delle Madonie (Minà-Palumbo e Morici), dove è detto frequente al piano e nidificante. Manca in tutte le altre liste. Non sappiamo perciò spiegarci sopra quali dati, l’egregio prof. Massa, (1. c., p. 9) possa affermare che questa specie sia frequente a Palermo e Messina, e che vi nidifichi dovunque sugli alberi; quando il Doderlein stesso la dice rara nelle due predette località, ed i signori Ruggieri e Pistone non la riportano affatto nei loro elenchi. A noi consta intanto che da molto tempo questa specie non è stata presa nel nostro Agro palermitano, e dacché è fondato il Museo (1861) è questo il primo esemplare che vediamo della Sicilia, e che la Passera mattugia è sconosciuta affatto ai cacciatori ed uccellatori di Palermo. Ragion per cui fino a prova contraria, la specie in parola, deve rite- nersi fra noi come avventizia e rara, LI — dels La sola specie nostrana frequentissima e nidificante sugli alberi, sui tetti e dovunque è il Passer Rispaniolensis. Nè certamente può dirsi che la P. mattugia venga confusa colla Passera sarda, poichè in tanto tempo sarebbe stata distinta, infatti l' unico esemplare catturato di recente è stato subito riconosciuto e portato da noi. Ad ogni modo invitiamo i cacciatori, ed i cultori tutti di ornitologia a più accurate ricerche in proposito. Bucanetes githagineus, Lich. Il Trombettiere è specie eminentemente africana , ed è rarissima ed accidentale in Italia. Però, nell'Isola di Malta, come afferma il Wrhitg, vi capita quasi tutti gli anni. Di Sicilia si conoscono, l'esemplare cattu- rato e l’altro semplicemente veduto nei dintorni di Girgenti, dal barone Caruso; casi ricordati in appendice nell’Avifauna di Doderlein a p. 529. Nel territorio di Palermo, questa specie era sinora affatto sconosciuta; però poco tempo addietro , il 20 ottobre 1891, ne è stato catturato un bel 3 nei pressi di Mondello, vicino Palermo, il quale fortunatamente fu portato nel Museo Zoologico Universitario, ed ora, insieme a due al- tri individui provenienti dall'Egitto, fa parte della bellissima collezione ornitologica del Museo. La cattura autentica di questo esemplare viene a confermare in modo definitivo la presenza di questo uccello in Sicilia, ed il suo avventizio passaggio per l'isola. Aquila clanga, Pall. Il Museo di Palermo possiede due esemplari italiani giovani di Aquila anatraia, caratteristici e facilmente riconoscibili pel loro colorito bruno castagno lucente, e per le grandi macchie ovali allungate (a goccia) di color bianco lavato di rossastro delle copritrici delle ali, dei fianchi e dell'addome. Uno dei due esemplari proviene dalla Liguria, l’altro è di Sicilia ed è stato ucciso nelle campagne di Villabate nell’ autunno del 1877. Esso fu regalato al Museo dal sig. Giudice Nicolai, e ricordato nel- l’Avifauna del Doderlein. Il Prof. Doderlein nella sua recente pubblicazione (1. e., p. 14) rife- risce erroneamente a questa specie come predati in Sicilia, due esem- plari della Russia avuti dal sig. Howard Saunders sotto il nome di clanga; ma i loro caratteri non corrispondono alla specie in parola, ma piutto- — i sto con quelli dell'A. 7ipalersis, per cui giustamente e non erronca- mente, come dice il Doderlein, il Prof. Giglioli (1) ebbe a ritenerli riferi- bili a quest’ ultima specie; anche pel fatto che essa viene confusa tal- volta coll Aquila anatraia. Recentemente abbiamo veduto un bellissimo esemplare adulto di Aquila clanga nel Gabinetto di storia naturale del R. Liceo di Trapani. Aquila pomarina, C. L. Brehm. Nessun autore recente ha ancora ricordato la presenza in Sicilia del- l'Aquila anatraia minore. La qual cosa, se non esclude in modo asso- luto la sua esistenza nell'Isola, la rende per lo meno assai incerta. Intanto il Prof. Doderlein, nella recente Avifauna sicula (p. 15), af- ferma l’esistenza di questa specie in Sicilia, riferendo impropriamente ad essa un bello esemplare 9 di un grosso falco, indubbiamente riferibile al Nisaetus fasciatus, catturato vivo ai primi di novembre 1891, sulle montagne site in ex feudo Puddicia presso Alessandria della Rocca. Que- sto esemplare fu regalato al nostro Museo, ove ora si conserva prepa- rato, dallo studente in medicina signor Bernardo Frisco. Nisaetus fasciatus, Vieill. Oltre l’ esemplare preso ad Alessandria e ricordato precedentemente a proposito dell'Aquila pomarina, il 1° dicembre di quest'anno (1894) ab. biamo avuto occasione di vedere un bello esemplare giovane di N. fa- sciatus, del quale non abbiamo potuto determinare esattamente il sesso, perchè l’animale era stato completamente sventrato. Tale esemplare era stato ucciso il giorno 29 novembre a Contessa Entellina e venne acqui- stato dal cav. G. Pajno per la di lui collezione. Nel Museo, oltre l’individuo notato superiormente, esistono altri quat tro esemplari di N. fasciatus, uno dei quali di Sicilia e gli altri tre della Sardegna. Milvus migrans, Boddert. Questa specie, ritenuta assai rara ma sedentaria in Sicilia, faceva di fetto sinora alla collezione del nostro Istituto zoologico, il quale ne pos- sedeva solamente 2 indiv. provenienti, uno dalla Russia e 1’ altro dal- l’ Egitto. (1) Giglioli (E. H.) Avifauna italica, Firenze, 1880. Pe Il primo esemplare siciliano di questa specie, che abbiamo veduto tempo addietro, è quello che ora si possiede Gal cav. Giulio Pajno, e che fu preso due anni or sono nell’ exfeudo di Fontanamurata in terri torio di Valledolmo. Di recente ne abbiamo avuto un esemplare © preso il 6 maggio di questo anno (1894) sulle montagne che fanno corona al paesello di Ca- paci, posto lungo la linea ferroviaria Palermo-Trapani, poco distante da Carini. Questo esemplare è stato acquistato pel Museo, ed ora fa parte della collezione ornitologica di esso. Falco peregrinus, Tunst. Questo bel Falco, non può dirsi in generale raro in Siciiia. Esso infatti è piuttosto frequente e sedentario nella prov. di Messina, secondo i signori Pistone e Ruggieri, e comune al piano e scarso ai monti nel catanese secondo Massa; mentre riesce piuttosto scarso ai monti nella provincia di Palermo (Minà-Palumbo, Morici), dove solo di tanto in tanto se ne va cogliendo qualche raro esemplare. Di recente appunto è stato ucciso un bel g' di questa specie nel piano di Camastra nei dintorni di Palermo; il quale acquistato da noi si con- serva ora nella collezione del Museo insieme ad altri tre esemplari di pro- venienza siciliana, precedentemente posseduti. Falco punicus, Levaill. Nell’Avifauna del Modenese e della Sicilia, il chiariss. Prof. Doderlein, esclude il £a/co punicus dagli uccelli della Sicilia, ritenendolo uccello precipuamente africano e trovato solo in Ispagna e nelle vicine isole Baleari. Il prof. Giglioli invece, nell’Avif, italica (1886) p. 255, lo dice seden- tario in Sicilia e ricorda di avere visto nella collezione del Musco di Pa- lermo una femina che egli ritenne /. punicus, come realmente è stato riconosciuto più tardi. Se non che nella 1* parte dei resoconti dell’Inchiesta ornit., all’artic. del /. punicus, non troviamo nessuna indicazione relativa alla Sicilia, poichè in nessuno degli elenchi riportati nelle « Avifaune locali » trovia- mo ricordata questa rara specie. Ciò non di meno il Massa, servendosi forse degli elementi precedentemente forniti dal Giglioli e di dati propri, dice questa specie « Sedentaria e abbastanza frequente. Fu uccisa nelle — vicinanze di Palermo e figura nel Museo. Ha gli stessi costumi della spe- cie precedente (/. peregrinus), colla quale vive ed arriva fra noi ». Noi non abbiamo dati sufficienti per contestare quanto afferma l’egre- gio sig. Massa; ma almeno, per quanto riguarda la provincia di Paler- mo, ci permettiamo dubitare della frequenza del F. puricus; poichè in 32 anni dacchè è fondato il Museo di Palermo, abbiano avuto occasione di vedere 2 o 3 soli esemplari di questa specie. Anche il Prof. Doderlein, nella recente edizione dell’Avifauna sicula, riportando questa specie la dice, sui dati del Massa, di passaggio in Sicilia e abbastanza frequente, più di quanto si credeva per lo passato. Di recente anche noi abbiamo avuto la fortuna di avere in carne un bello esemplare 53° di questa specie, il quale fu catturato nelle campa- gne di S. Flavia, comune sito presso mare, nelle vicinanze di Bagheria. Questo individuo, che ha dato occasione a questa noterella, fa ora parte della collezione del Museo, e lo abbiamo ricordato perchè appartenente a specie assai interessante e rara. Pelecanus crispus, Bruch. Ci piace potere essere i primi a registrare la accidentale cattura in Sicilia di questa bella e rarissima specie, avvenuta circa quattro anni or sono nelle vicinanze di Camporeale, in. condizioni tali che per la ra rità e forse unicità del caso, vogliamo qui ricordare. Il 9 maggio 1890 si presentava nel nostro Museo un certo Francesco Vaccaro da Camporeale (Maciddaru Sic.) con un grosso uccello da ven- dere. Cavatolo dal sacco dove lo teneva si mostrò ai nostri occhi me- ravigliati un bellissimo esemplare d° di Pellicano riccio, riconoscibile fa- cilmente perla sua splendida livrea invernale di un bel bianco argen tino, pel suo largo sacco gutturale di un bel colore giallo ranciato con una macchia nero lucido all'angolo basale, pei piedi e tarsi di colore ce- nerino-scuro, ed infine per le penne arricciate del corpo e specialmente quelle della parte posteriore della testa e del collo. Il Vaccaro ci raccontò di avere egli stesso, il giorno precedente $ maggio, verso mezzogiorno, ucciso l’uccello con due fucilate mentre que- sto se ne stava tranquillamente sotto un albero in contrada Val di Bella, località distante circa un Km. e mezzo da Camporeale, e 15 Km. circa dal mare, accidentata da piccole collinette e coltivata ad oliveti e vi gneti, abbondante di acque sorgive, ma priva affatto di acque correnti. Il Vaccaro, veduto che si trattava di uccello sconosciuto a lui e ad — ee altri del paese, si decise a portarlo a Palermo; e fu così che venne for- tunatamente a cadere nelle nostre mani, ed ora fa bella mostra di sè nel nostro Museo. A compimento delle superiori notizie, aggiungiamo quanto si sa di questa specie relativamente all’ Italia continentale, deducendolo dalle importanti pubblicazioni del prof. Giglioli sull’Avifauna italica. Il Pellicano riccio è specie di accidentalissima comparsa in Italia, quantunque esso sia abbondante dall’ aprile al settembre in Dalmazia alla foce della Narenta (Gigl. Avif. p. 268). I casi di catture note in Italia sono rarissime. Fra queste va ricor- dato il bellissimo maschio della collezione centrale italiana di Firenze, ucciso a Nonantola nel Modenese nella primavera del 1865 o 66 e rite- nuto dapprima omocrotalo da Doderlein. Altra cattura riferibile pure a questa specie sarebbe quella del Pel- licano preso nel Reggiano verso la stessa epoca ed avuto dal Tognoli di Modena, e che fu pure ricordato dal Doderlein nella Avif. del Mo- denese e della Sicilia a p. 224, Un ultimo esemplare noto è quello infine che fu preso a Calcio sul l'Oglio, e che è stato veduto e ricordato dal prof. Giglioli, nel Gabinetto di Storia naturale dell’Istituto tecnico di Bergamo. A parte di queste scarsissime citazioni riferibili tutte all’ Italia conti- nentale settentrionale, nessuna cattura sinora era stata segnalata in Si- cilia, in modo che la nostra citazione è la prima, e chi sa che non possa essere anche l’ultima ! Pelecanus onocrotalus, Linn Il comune Pellicano è uccello abbastanza noto in Sicilia, quantunque la sua comparsa sia considerata, come di fatti è, accidentale. Nulla abbiamo da dire sul conto di questa specie, riportata solamente, per dire che oltre l'individuo adulto ricordato da Doderlein nell’Avif., p. 224, il nostro Museo possiede due altri esemplari giovani con penne di colorito grigiastro, presi aleuni anni or sono presso Mistretta in mezzo ad un branchetto di alquanti individui. Un esemplare pur giovane ab- biamo veduto di recente nel Gabinetto del Liceo di Trapani. Egretta alba, Linn. Questa bella e grande specie di Ardea può dirsi in generale piuttosto rara in Sicilia, In Palermo riesce meno scarsa che altrove, poichè quasi — (de tutti gli anni ne viene ucciso qualche individuo, che però spesso sfugge all'attenzione degli ornitologi. Di recente abbiamo avuto occasione di osservare uno di questi uc. celli di provenienza siciliana, ucciso in giugno 1892 a S. Lorenzo, presso Palermo. Il Museo di Palermo possiede tre esemplari di £. alba, uno dei quali preso in Sicilia. Bubulcus lucidus, Raf. Il Quardaboi è specie assai scarsa e rara in Sicilia, e meno Temminck e Malherbes, che l’annoverano fra le specie avventizie siciliane, gli al- tri autori non la citano affatto, anzi, il Benoit, contradicendosi, ne nega l’esistenza. Ragion per. cui il Doderlein giustamente ne dissente, rilevan- done la manifesta contradizione; per la quale il Benoit, nega da un canto l’ esistenza della A. dbube/cus, e riporta dall’altro VA. russata, che è una semplice varietà della dubulcus. E. ciò senza parlare dell'A. lu- cida dello stesso Rafinesque che corrisponde pure e senza dubbio alcuno alla dubulcus. Queste sono le sole citazioni antiche della specie in parola. Nell’Avif. italica (1886) non troviamo nulla di nuovo su questo argo- mento. Però nel Primo resoconto dell'inchiesta Part. I Avif. ital. (1889), in seguito alle notizie raccolte , il prof. Giglioli la dice per la Sicilia : Scarsa , di passo in aprile nel distretto di Terranova (Carvana). Nelle Avif. locali poi (p. 592) troviamo quanto scrive il Carvana medesimo : «Credo che questa specie sia quella che qui appellasi col nome volgare di Sprucavoi. Uccello di passo , ed arriva in branchetti in aprile, assie- me alle specie affini. Non si vede nel passo autunnale ». Il Massa infine (l. c. p. 29), la dice rara in tutta l’isola e di passag- gio per Catania in aprile. Da quanto abbiamo riferito superiormente risulta che relativamente a Palermo non si ha nessuna notizia rigua:dante il Bubulcus lucidus, ed il Museo di Palermo fino a poco tempo addietro non possedeva nessun esemplare siciliano della specie in discorso. Recentemente però , il Museo è venuto in possesso di un bello esem- plare g° di B. lucidus, ucciso presso Palermo al Fiume Oreto il 15 mag- gio 1891, e che ora fa parte della nostra collezione ornitologica insieme a tre altri esemplari della stessa specie avuti dalla Spagna. Non conoscendosi altre catture autentiche fatte nella prov. di Palermo, I! Naturalista Siciliano, Anno XIV 2 — 1002 il B. lucidus deve considerarsi per noi, almeno sinora, assai raro e di com- parsa semplicemente accidentale. Per comodo dei locali cacciatori, crediamo opportuno di aggiungere che il 2. lucidus, si distingue facilmente dalla comune Sgarza od Airone bianco minore, col quale ha qua!che lontana somiglianza pel suo colorito prevalente bianco, per essere un poco più piccolo, per avere il dorso di color rossastro di ruggine, ed il petto con una larga macchia dello stesso colore; la testa presenta la parte superiore ed il ciuffo posteriore pure di color rosso rugginoso. Il becco, proporzionatamente più piccolo che nella garzetta, è di color giallo. Ciconia alba, Schatt. Essendo la Cicogna bianca specie rara ed accidentale in Sicilia, il ri- cordo della sua cattura riesce sempre utile a conoscersi. È per questo che noi citiamo la cattura avvenuta poco tempo addietro di un esem- plare adulto di questa specie, che ora, acquistato dal Cav. G. Pajno, fa parte della di lui collezione. Un altro esemplare ne è stato catturato nell’aprile di quest'anno (1894) nelle campagne presso Castrogiovanni. Ciconia nigra, Linn. Nell’or decorso settembre (1894), nelle campagne di Castelvetrano, in prov. di Trapani, in una giornata di fortissimo scirocco, veniva ucciso un giovine esemplare di C. nigra. Esso fu acquistato dal prof. Augusto Palumbo da Castelvetrano , ed ora trovasi preparato nella di lui colle- zione, depositata nel Gabinetto di Storia naturale di quel R. Ginnasio , dove abbiamo avuto occasione di vederlo e di rilevarne l’abito ancor giovanile, avendo esso ancora il collo ed il dorso di color bruno con mace- chie bianchiccie. : Lo stesso prof. Palumbo ci ha informato di avere veduto, nella casa dei fratelli Saporito in Castelvetrano, un secondo esemplare della stessa specie, preso pochi giorni dopo il suo nelle stesse campagne adiacenti a Castelvetrano - Un terzo esemplare pur esso giovane lo abbiamo veduto preparato nel Gabinetto di Storia naturale det R. Liceo di Trapani. La Cicogna nera è in Sicilia ancor più rara della bianca, ed è di passo irregolare. Il prof. Doderlein ricorda solamente l'individuo posseduto dal Museo, e preso nelle adiacenze di Casteldaccia nell’agosto 1863. Il Massa e | — ne ricorda un esemplare vivente conservato nel Giardino comunale di Catania. Phaenicopterus roseus, Pall. Quantunque il PA. roseus non possa dirsi di regolare comparsa in Si- cilia, pure, quasi tutti gli anni ed in tutte le provincle dell'Isola, se ne cattura qualche esemplare. Lo stesso può dirsi precisamente della pro- vincia di Palermo, dove sono a nostra sola conoscenza almeno un quat- tro o cinque catture di questa specie; fra le quali ricordiamo quella re- cente di un giovane esemplare, ucciso il 25 luglio nelle campagne di Ca- rini, conservato ora nella collezione del Museo, insieme ad altri esemplari della Sicilia e della Sardegna. Mareca penelope, Linn. Il prof. Doderlein, nella Avifauna del Modenese e della Sicilia a p. 262, trattando di questa graziosa Anitra, la dice specie comunissima d'inverno in Sicilia, e chiude l’articolo dicendo : « Capita pure talvolta nelle con- suete epoche di passaggio tanto a Palermo che a Messina ». Questa con- clusione modificherebbe in certo qual modo la prima; tanto è vero che ad onta della sua pretesa frequenza, il Museo di Palermo, in tanti anni di vita, solo poco tempo addietro è venuto in possesso di un esemplare siciliano di questa specie, ucciso nelle vicinanze di Palermo il 30 dicem- bre 1892. La qual cosa ci autorizza a credere che questa specie sia tut- t'altro che frequente in Sicilia. Difatti il prof. Giglioli nellAvif. ital. (1886) dice questa specie comu- nissima ìn Italia, ma non dice nulla riguardo alla Sicilia. Nella 12 parte dei resoconti dell’inchiesta ornitologica (Avif. ital. 1889), in seguito alle informazioni ricevute, riportando il Fisehione lo dice: raro nell’inverno in provincia di Messina (Ruggeri); scarso a Lentini e Sira- cusa (Bonfiglio); arriva in novembre e parte in febbraio-marzo a Terra- nova e Caltanissetta (Carvana); e infine raro nel distretto delle Madonie, Palermo (Morici, Minà). Il Massa (1. c. p. 28) dice pure rara questa specie, e aggiunge sem plicemente che qualche volta fu vista ed uccisa nel pantano di Lentini. Da tutto ciò risulta manifesta la scarsezza del Fischione in Sicilia, al- meno fino ad ulteriori osservazioni in contrario. Oltre l individuo colto presso Palermo e ricordato precedentemente , ne abbiamo di recente veduto un bellissimo o ancor vivente, stato preso ad Ustica il 2 dicembre del corrente anno 1894, — 12 Grus cinerea Recentemente abbiamo avuto un esemplare giovane di Grus cinerea, ucciso presso Palermo il 25 dicembre 18983; esso è stato acquistato e pre- parato pel Museo dove ora si conserva. Lo abbiamo ricordato perché fra i tanti esemplari di Grue da noi veduti, è questo il primo giovine che ci capita di vedere. Stercorarius pomatorhinus, Temm. Il nostro Museo possiede un solo esemplare di questa rarissima specie, catturato nel golfo di Palermo nel dicembre del 1886. Esso pare il solo individuo autentico che si trovi nelle collezioni si- ciliane, perchè nessun ricordo di esso troviamo nei resoconti dell’inchie- sta ornitologica. Solamente il Massa (I. €., p. 38) dice, non sappiamo sopra quali dati, che nel Palermitano fu vista parecchie volte ed anche uc- cisa. A Catania e Messina è però assai rara. Stercorarius crepidatus, (mel. Anche questa specie è rarissima e solo accidentalmente capita nei mari della Sicilia; se ne conoscono pochissimi casi di catture autentiche. Nella collezione ornitologica del nostro Museo si conserva un solo esemplare siciliano di S. crepidatus, preso nel mare di Termini verso il 1880, ed avuto da uno di noi (De Stefani) che ne fece dono alla collezione del- l’ Istituto. Nessun cenno di questa specie troviamo nell’Avifauna di Doderlein e nell'inchiesta ornitologica. Il Massa solamente ne ricorda un esemplare ucciso presso Catania nell'aprile del 1872. Utomania torda, La Gazza marina è stata ritenuta e si ritiene tuttora di accidentale comparsa lungo le coste della nostra isola, sopratutto negli inverni molto rigidi e tempestosi. Il Prof. Doderlein cita semplicemente due catture di questa specie. Il Prof. Giglioli, nell’Avif. ital. (1886) dice semplicemente che è stata presa in Sicilia. Nei Resoconti dell'inchiesta ornitologica non viene ricordata la Sicilia, ur ee poichè VU. forda non è ricordata in nessuno degli elenchi speciali del- l'isola, forniti al Prof. Giglioli dai suoi egregi collaboratori di Sicilia. A quanto si sa intorno a questa specie possiamo aggiungere, per no- stre personali osservazioni, che da 5 o 6 anni a questa parte, la Gazza marina, si è mostrata e mantenuta piuttosto abbondante nel Golfo di Palermo nei mesi di dicembre, gennaio e febbraio. Nei quali mesi ce ne hanno sempre portati parecchì esemplari vivi, non ancora perfetta- mente adulti, presi all'’amo o col fucile come avviene dei comuni Gab- biani, assai abbondanti nel golfo di Palermo. Qualche giorno anzi ne ebbero a portare fino a 20 e più individui uccisi col fucile, parecchi dei quali figurano oggi nella collezione del Museo Zoologico, ed alcuni in quella del Gabinetto di Storia naturale del R. Istituto tecnico. Quest’an- no (1894) le Gazze marine han fatto già la loro comparsa nel nostro golfo, ed il primo individuo è stato osservato il 7 del mese di dicembre. Il Massa (1. c. p. 38), riportando qnesta specie ci fa conoscere che nel 1886 qualche esemplare di essa comparve a Messina. Tuttavia egli la ritiene sempre rarissima e riporta la notizia avuta cioè che questa spe- cie anticamente si fosse mostrata frequente, conclude col dire che qual- che esemplare arriva tutti gli anni in Sicilia. La notizia relativa alla frequenza verrebbe ad essere confermata dalla nostra osservazione a Palermo. (cont.) —=—»@+—+->-@9o_—__ Descrizione di alcune galle di Cinipidi (Cont. e fine v. n. pr.) 7. Andricus albopunctatus, sSchl. Questa piccola galla ha una lunghezza di 4-5 millim. di colore verde giallastro o brunastro con delle macchie bianche e con un piccolo punto um: belicale alla sua estremità ben marcato. È una galla che spunta dalle gemme al principio di maggio. L’insetto- costruttore che si conosce solamente allo stato partenogenico, esce dalla galla nel mese di aprile seguente, qualche individuo ritardatario non esce invece che un anno dopo. (Fig. 11). im MA S. Andricus circulans, Mayr. Piccolissima galla di forma ovale che si ritrova su diverse specie di Quercus; noi l’ abbiamo rac- colta sul Q. suber e pubescens e sue varietà. Essa si sviluppa sulle gemme foglifere e florali e riesce spesso difficile il poterla scoprire, imperocchè tante volte resta nascosta dalle scaglie della gemma o dal picciuolo delle foglie; spesso sì sviluppa in gran- de numero sullo stesso sito ed allora si manifesta al di fuori in fascetti di cinque a dieci galle. Da principio verde si può marcare per una piccola pro- tuberanza della gemma o del picciuolo delle foglie Fig. 12. o per l’ipertrofia della gemma la quale si sforma e si mostra all'apparenza ammalata; più tardi questa galla diviene bianca- burro, oppure brunastra e nel mese di aprile, verso la fine o nei primi di maggio, ne vien fuori l’insettuccio che sin oggi è conosciuto solamente sotto la forma sessuata. 9. Cynips argentea, Hart. Grossa galla che nasce dalle gemme, molto rassomigliante a maturità al frutto del nespolo invernengo del quale in certo modo imita anche il colore; da principio essa è verde e molliccia, al tatto si risente un po’ di vischiosità; quella porzione che resta esposta ai raggi solari è sempre colorità in rosso-CUpo ; giunta a maturità però diventa - legnosa e di un colore giallo-bru- nastro, È di forma sferica ed or- nata al terzo superiore di una specie di corona. Aperta questa galla, nel centro della sua mass: legnosa si trova un’altra piccola galla gialliccia a pareti sottilissi- me di forma più o meno ovoide che altro non è che la camera larvale. L’ insetto ne esce agli ul- timi di gennaio e prima quindi- cina di febbraio; almeno noi dalle galle raccolte ne abbiamo otte- nuto il costruttore sempre in que- st'epoca. L’insetto è conosciuto solamente sotto la forma sessuata, 10. Cynips Kollari, Hart. Graziosa galla di forma perfettamente sferica, di grossezza un po’ va- riabile ma in generale di una media di 15 mill. circa di diametro ; a maturità ha una consistenza legnosa come la galla precedentemente de- scritta e della quale ha anche il colore che, se si vuole, è un po’ più 22, = ZI pre — Fig. 14. chiaro; la sua superficie però è più levigata e lucida. Da principio que sta galla è di color ‘verde come le foglie del giovane ramo di quercia sul quale nasce ed ha allora una consistenza molliccia. Dalle galle rac- colte abbiamo ottenuto sempre l’insetto perfetto nel mese di settembre sotto la forma sessuata. — Re Cynips amblycera, Gir. Piccola e simpatica galla piriforme, che si trova sul gattino dei fiori maschili del Quercus suber negli ultimi giorni di aprile e primi di mag- gio: da principio si manifesta come una piccola protuberanza, poi si de- linea nettamente e verdastra in principio, diviene in seguito di un bel colore rosso cupo ; verso la tine di maggio e primi di giugno giunge a maturità ed acquista al- lora un color bruno un po’ lucente ; essa non cade facilmente al suolo, giunge a ma- turità sul gattino stesso dove infatti si ri- trova di già morta in tutte le stagioni. È una galla che si sviluppa in grandissimo numero e su alcuni vecchi sugheri noi ne abbiamo trovato tante riunite insieme, quanto acini in un piccolo grappolo d'uva. Abbiamo ottenuto l’insetto perfetto sotto la forma sessuata nel corso del mese di maggio. 12. Synophrus politus, Hart. Di forma sferica, grossa come una ciliegia, qualche volta di più; la forma in certi casi, subisce delle variazioni, tanto per la riunione di nuovi rametti alla base dei quali si ri- trova questa galla. Essa si sviluppa al colletto \delle gemme e sin dal suo prin- cipio è visibile per un rigonfiamento ben marcato al picciuolo delle foglie .0 dei giovani rametti i quali restano as- sorbiti dalla galla nel suo sviluppo; que- sta galla di color verde in principio è rivestita di fine pelaria biancastra, ingr'os- sando perde questa pelurie e giunta a maturità diviene bruna, legnosa e duris- sima. Essa si ritrova, o almeno noi l’ab- biamo solamente incontrata sul Quercus suber e pubescens dove per la sua larga base si tiene attaccata ai rami coi quali Fig. 16. spesso si confonde, ma non mai comple- tamente da non essere riconosciuta. L’insetto si conosce sotto la forma sessuata, — 17 — 15. Trigonaspis renum, Htsg. Questa piccola galla dalla forma partenogenica si trova attaccata alle nervature delle foglie di quercia in grande numero nel mese di settembre. Essa, come altri han ben detto, ha la forma di rognone ed un colore verdastro o giallastro; in ottobre è già matura e cade al suolo; ma le larve non hanno ancora completato il loro sviluppo, non è che quando la galla è divenuta bruna che queste larve più o meno sono giunte a maturità, in ottobre dell’anno seguente si cam- biano in ninfe ed in dicembre e gennaio l’in- setto perfetto esce dalla galla; pur non di meno alcuni insetti non abbandonano la galla che al terzo anno. Fig. 17. 15. Trigonaspis megaptera, Panz. Un’ ltra galla che prende sua origine dalle gemme è quella del 7. megaptera, la quale specialmente si rinviene sui tronchi di vec- chie querce, isolata o riunita in agglomera- mento. Può anche trovarsi sui giovani getti dell’anno precedente; la sua forma è rotonda e varia moltissimo poi nella dimensione, dalla grossezza di un pisello giunge a quella d’una ciliegia. È una galla carnosa e di color bianco o rossastro e l’ insetto ne esce dai primi di Fig. 18. giugno sin verso la metà dello stesso mese. I! Nuturalista Siciliano, Anno XIV = WB 14. Biorhiza aptera, Fabr. Si ritrova sulle radici delle querce, tanto nelle più grosse che sulle più piccole. Essa, screpolando la Scorza delle radici si presenta al di fuori con una consistenza molle e di un color bianco rossastro; a completa ma- turità diviene legnosa, di color bruno e di rimarca- bile durezza; la sua grossezza è variabile, le più pic- cole quanto un pisello, ma sono rare, d’ordinario for- mano delle agglomerazioni d'un volume più conside- revole. L’insetto abbandona la sua costruzione verso la fine di novembre, ma più specialmente in dicem- bre e principio di gennaio, per risalire lungo l’albero ed andare a pungere le gemme sulle quali più tardi spunterà la galla della forma sessuata nel Teras terminalis o Biorhiza terminalis. 14.a Biorhiza terminalis, Fabr. Si trova questa galla fissata ordinariamente alla gemma terminale delle querce , ma essa spessissimo sì rinviene ancora sulle gemme a- scellari. È rotonda, di forma spesso un po’ depressa, di grossezza varia- bile e di color biancastro e tinta fre- quentemente di rosso allo stato fre- sco, a maturità invece diviene gial- SS . Peo 2à lastra. Il suo tessuto da principio x Ss N Ù Ù NE) molle e succolento, diviene, alla ma- \I NE turità, legnoso all’interno e spugnoso alla periferia; è nel nodo legnoso che si trovano le numerose logge Fig. 20. delle larve. La galla muore in giu- gno acquistando allora un colore gial- lastro e l’insetto ne vien fuori nel mese di luglio. —.49 15. Dryophanta divisa, Hart. Anche questa galla ha una grossezza molto variabile, gli esemplari più grossi non giungono però che alle dimensioni d’una palla di fucile, in media la loro grossezza è quella che comparisce nella Fig. 21. In generale diverse galle si tro- vano sulla superficie di una foglia e sem- pre sulle nervature; da principio esse sono di color verde, poi divengono d’un rosso vivo ed invecchiando si fanno bru- ne. L’insetto ne esce sotto la forma par- tenogenica nel mese d’ottobre, epoca della sua maturità. Fig. 21. 15.a Dryophanta verrucosa, Schl. La galla della D. verrucosa o Spathegaster verrucosus forma sessuata della D. divisa, ha circa quattro millimetri di lunghezza, è di forma o- vale e con la parte superiore più larga ed arrotondata della base; il suo colore è di un verde giallo un po’ rossastro. La superficie di questa galla, dice Adler, ha una consistenza particolare a granulosa e di color brillante opaco pro- “4 veniente dal fatto che le cellule periferiche portano , invece di peli, piccole vesciche sferiche piene di un liquido chiaro. Questa galla si trova fissata ora sopra rampolli , ora sopra le gemme, ora sopra le foglie. ‘Ciò proviene dal fatto che l’uovo della D. ae a “Uff vi dae MS è; è Sti divisa viene deposto al punto di origine delle foglie; or questa posizione può variare, basta una leggiera declinazione dell’ uovo, DI La) Fig. al momento che viene deposto, che lo faccia un po’ montare o discen” cam ASILI Gi dere perchè cambii it punto di attacco'della galla. Se l'uovo resta piaz- zato sulla punta di una foglia è di qui che partirà la galla ; se invece esso viene spostato un po’ più basso, alla base della foglia, la galla nel suo sviluppo assorbirà la foglia intiera e partirà dal picciuolo. Sovente sembra che questa galla in apparenza parte dal rametto, ma all'angolo che essa allora forma con questo rametto, si troverà il germe della pic- cola gemma ascellare, ciò che prova che questa galla ha rubato il po- sto della foglia. Può ancora accadere che l’uovo piazzato più profonda- mente, assorbe, al momento della formazione della galla, la gemma tutta, ed allora si avrà una galla che rimpiazza tutto il rampollo. x 16. Neuroterus numismatis, Oliv. Questa galla rassomiglia ad un piccolo bottone ricoperto di seta bruna con una leggiera depressione al centro, essa ha un diametro di due mil- limetri ed è di forma circolare. Il Cinipide vola dalla fine di maggio ai primi di luglio sotto la forma partenogenica. Nd SS Ud, = e dI Fig. 23. 16.a Neuroterus vesicatrix Schl. Galla di forma circolare affondata in modo nello spessore della foglia che essa non ne depassa il livello che legger- mente; nel suo centro porta una piccola punta conica dalla quale partono dei pic- coli raggi in forma di stella verso i bordi. L’insettuecio abbandona la galla nel mese di giugno. Pa ME Neuroterus lenticularis, Oliv. È una galla che nasce sempre dalla pagina inferiore delle foglie di quer- cia e sovente si trova in grandissimo numero sopra una sola foglia; essa è di forma circolare, di 4 a 6 mm. di diametro. La facce inferiore di questa galla è piatta, si adatta alla foglia ed è di color biancastra; la facce su- periore invece ha una leggiera eleva. zione conica al centro ed un colore giallo-biancastro o rossastro con dei peli bruni disposti a stella. Essa com- parisce in luglio e muore in settem- bre, l'insettuccio costruttore sotto la forma agama vola nel mese di aprile. 17.a Neuroterus baccarum, Linn. Galla di forma sferica, del diame- tro di 3-5 mm. di color verde, spesso punteggiata di rosso, di consistenza molle e succulenta ; essa sta elevata sulla pagina superiore della foglia; ma il segmento inferiore è più grande del superiore; questa galla si riscontra pure sui peduncoli dei fiori maschili, allora in questo caso essa è di un bianco rossastro e più piccola. Il Cinipide di questa galla viene fuorì nel mese di giugno sotto la forma sessuata. T. DE STEFANI-PEREZ e >KaG3= ——- NOTE ED OSSERVAZIONI RELATIVE al MYZUS TARGIONII, DelG. Come aggiunta ai frammenti delle osservazioni sulla storia naturale del Myzus Targionii nob., pubblicate nel N. 10 di questo giornale, an- no 1894, si ricorda che la specie fu trovata ultimamente, di autunno, con le forme sessuate solamente, anco sopra un’altra pianta di Eleagno riscontrata immune nella primavera e nell'estate di quest'anno e degli anni precedenti. La qual cosa mentre ci fa pensare che essa nella pri- mavera e nell'autunno, con le forme agame al meno, si trovi anche so- pra piante diverse dagli Eleagni, (nella quale idea ci fanno persistere il fatto della ricomparsa della infezione sulle piante dove, come fu detto, le uova dei Myzus morirono durante l'inverno, e l’ altro che la genera- zione sessuata, composta di femmine attere e maschi alati, non può e non va da una pianta all'altra per deporre i germi della futura genera- zione) ci dimostra, per una parte almeno che, la teoria delle genera- zioni annuali enunciata dal Lichtenstein per gli Afidi gallicoli si estende anche al numeroso gruppo degli Afidini (1). Quanto poi alle forme di Myzus ribis L. descritte, soppressa la varietà trifasciata, corrispondente al Ahopalosiphum ibis (L.) Kock, da non con- fondersi col Myzus sopraindicato, si sopprime pure, senza pregiudizio al- cuno delle altre distinzioni fatte, il carattere della lunghezza dell’ultimo articolo delle antenne, perchè nel metterlo in vista ritenevamo for- mate di sei e non di sette articoli le antenne degli Afidini, negli Afidi, (Aphididae Pass.). E nel fatto gli articoli sono sei e non sette; ma il nu- mero maggiore è ormai prevalso nei migliori lavori di sistematica, e per ora almeno, dichiarato il pensiero nostro, non fa danno l’unifor- marvisi. D.r G. DEL GUERCIO. (1) Vedasi: Macchiati L.-— Nota a proposito della teoria del sig. Lichtenstein, ece. (Boll. Soe. Ent. ital. an. XVI, p.259). — 9305 Coralli giuresi di Sicilia PARTE QUARTA. Come ho detto nella « Appendice della parte terza » del mio lavoro « Coralli giuresi di Sicilia », la illustrazione dei coralli titonici di Sicilia, : che mi proponevo di pubblicare anni addietro è stata da me rimandata; perchè, avendo ritrovato altre specie, sono stato nella necessità di fare disegnare un’altra tavola. Del resto tutte le specie figurate nelle quattro tavole destinate agli Annales de géologie (delle quali ho fatto fare un tiriggio a parte per chi le desidera ) si trovano descritte nel mio opu- scolo : « Coralli titonici di Sicilia » e nella parte terza del mio lavoro : « Coralli giuresi di Sicilia » pubblicato in questo stesso Naturalista Si- ciliano. Do qui il catalogo di parecchi coralli del calcare grigio titonico di contrada Rotoli, presso l’Arenella, sette dei quali corrispondono a quelli già descritti, due sono varietà o forme nuove, due sono specie nuove ad, dirittura. L'ultima specie citata proviene da Busambra. ” Isastrea Ciofaloi De Greg. (De Greg. Cor. tit. p. 5). » Brugnonti De Greg. (Idem, p. 9). » F.° Arenellensis De Greg. (tav. 5, f. 4) — Polipaio tabulare. Stelle regolari, sub-equidistanti, subregolari, pianeggianti. Polipieriti non definiti da muraglie, somiglianti molto a quelle della /. Ciofaloi e Brugnoni De Greg. -. Differisce la nuova forma dalle suddette per le stelle più orbicolari e regolari. Fra l'una e l’altra si vedono, alla sezione, i setti granulosi e irrego lari e talora paliformi. È probabile che debbansi riguardare tutte e tre come forme d’unica specie. Latimacandra Culiaensis De Greg. (De Greg. Cor. tit. p. 6). Chaetetes? (Capillionius) miliopilus De Greg..—Cor. giur. p. 7 (molti esem- plari). Thamnastrea tithonica De Greg.—Cor. tit. p. 5. » (Spongitammnia) busillis De Greg. Cor. Siur. p.8 (tav. 5, f.D a d. — Possiedo ora un altro magnifico esemplare di questa rara specie che mi dà agio di aggiungere taluni dettagli alla descrizione datane. È un frammento alto 60mm, largo 30M, spesso 14Mm nella parte basilare e 5» nella parte più alta- — ‘RE la quale somiglia a un pezzo di grossa corteccia di albero. Or è interessante osservare che dalla parte interna mostra la struttura, quale è da me descritta e figurata nella tav. 2, f. 7. Alla parte esterna invece mostra una superficie in parte rameggiata e adorna di tenue costolette longitu- dinali. Colummniphyllium Panormensis De Greg. (tav. 5, f. 1a b.—Designo con tal nome un grossissimo polipaio del titonio di contrada Arenella, che somiglia più che a ogni altro al C. sulcatum (1878 Quenst. Corall. p. 523, tav. Î62, £. 23) il quale proviene da una formazione immensamente più antica cioè dal Devoniano. È un grande polipaio massiccio lungo 170mm, largo 85mm, alto 90mm, I polipieriti sono larghi 4®m e non più; sono prismatici, isolati l’uno dall’altro, ma addossati l’uno all’al- tro, dando un aspetto di struttura basaltiforme. Le loro se- zioni sono esagonali o pentagonali abbastanza irregolari , con spigoli acuti. La superficie loro è ornata di sottilissime striature oblunghe e lievissime inerespature trasverse che fanno rammentare quelle della Favosites polymorpha Goldf., specie pure di tutt'altro orizzonte e per meglio dire devo- niana. Nella nostra però non si vedono punto i pori. Cia- scun polipierito è semplice, rarissimamente ve n’è qualcuno biforcato come precisamente il Col/ummniphillum sulcatum (tav. 162, f. 23 B) di Quenstedt. — La sezione transversa non lascia punto vedere i setti, nè la struttura, perchè la ganga è suberistallina. Io eredo però (da alcune traccie) che debba rassomigliare a quelle del Lithostrotion basatti- forme (Edwards Brit. foss. cor. N. 189, tav. 38, f. 3) con cui la nostra specie parmi abbia molta affinità; però il dia- metro dei polipieriti del dasaltiforme è molto maggiore e proviene da altro orizzonte (Mountain Limestone).— Ancor maggiore affinità parmi mostri con il Lit. Portlocki (Edw., loc. cit., p. 194, tav. 42, f. 1) pure del detto orizzonte; ha anche rassomiglianza con la Beaumontia Egertoni (Idem, p.160, tav. 45, f. 1) le quali due specie hanno però una strut- tura diversa cioè a striature trasverse e non longitudinali. Stylina Zitteli De Greg.---Cor. Giur., p. 12. Thecosmilia panormitana De Greg. Var. Arenellensis De Greg. (tav. 5, p. 3).—Ditferisce dalla fig. 2 a è (tav. 3) per la dimensione molto più piccola. I rami hanno infatti un diametro mi- — 05425 nore di duc millimetri, talehè assumono l’apparenza di brio- zoi, tanto più che nel nostro esemplare riesce impossibile esaminare la sezione trasversa. Leptophyllia ? Rotulensis De Greg. (tav. 5, f. 2)—Designo con questo nome una specie rappresentata da un solo esemplare. Esso è di for- ma conica divaricante, molto strangolato alla base. Il pedun- colo si slarga un poco per dare impianto sulla roccia. Manca l’epiteca. Le costolette esterne sono numerosissime, finissi- me, dense, sulciformi. Pare che sieno traversate da tessuto esotocale; ma non è ciò ben visibile essendo il mio esem- plare alquanto alterato. La sezione trasversa non si vede, perché il tessuto endotocale è distrutto dalla fossilizzazione. Caryophyllia primaeva Litt. tav. 5, f. 6-7. — (1870 Zittel Die Fauna aelt. Tith. p. 588, t. 58, f. 45) Ho rinvenuto pochi rari esem- plari di questa specie in una nuova località della provin- cia di Palermo e precisamente sul Monte Busambra « Ca- sale di sopra » ove ho scoperto una stupenda fauna tito- nica. MARCH. ANT. DE GREGORIO. » » » » » Ascochyta hesperidarum Catt.— a Licata sulle foglie di limone. » Gloeosporium hesperidearum Catt. — in Messina sulle foglie appassite 0 morte degli esperidi — Borzi. Colletotrichum gloeosporioides Penz. — frequentissima sulle foglie di li- moni ed aranci in Messina. I) Beltrania rhombica Penz. — nella pagina inferiore delle foglie di limone in Licata — Beltrani. Volutella fuserioides Penz. sulle foglie di limone e di arancio morte a Carini — Beltrani. Fusarium Lk. a Fusisporium limoni Briosi — trovata dal Briosi sulle radici putrefatte degli agrumeti attaccate dal mal di gomma. Rhizoctonia violacea Tulas — nelle radici degli esperidi trovata da Ga- . sparrini al Lago Benaco. 1878. BriosI G.—Intorno al mal di gomma degli agrumi—Roma p. 14. lusisporium limonii Briosi. Dona una descrizione dettagliata di questo fungillo che si sviluppa nelle radici dei limoni colpiti dal mal di gomma, descrive la forma dei conidii, il loro modo di formazione e di germinazione, e non trovò le vere forme di fruttificazione per definire bene la specie del micete, per ora lo riferì ai Fusisporii. 1891. MASSA. — Patologia vegetale. L’Agr. Calabro-Siculo, N. 1, p. 17. Ha trovato in Sicilia le seguenti specie : Septoria trifolii Cav.— sul Trifolium repens, dintorni di Catania. Pseuda peziza Bern. — sul trifoglio a Bicocca. Colletothricum oligochaetum Cav. ?—sulle zucche a Motta. Glocosporium ampelophagum Cav.—causa dell’ Antracnosi a Motta e Stella. Phyllosticta persicae Saec.—sulle foglie del pesco in contrada Simeto. 1891. Massa C.—Rassegna Crittogamica—L’Agr. Calabro-Siculo, N. 16. Riporta le specie che furono studiate nel Laboratorio di Patologia ve- getale dell’Agricoltore Calabro-Siculo nel 1891. Septoria trifolii Cav.—sul T. repens. Catania. Colletothricum oligochaetum Cav.—sulla zucca lunga. Motta. Glocosporium ampelophagum Pass.-sulla vite. Motta. Uromyces lupini Sace.—sul lupino bianco. Trecastagni, Pedara. Phyllosticta persicae Sacc.—sul pesco. Simeto, Fortino. Uromyces febae Pass-—sulla fava. S. Giorgio, Funtanazza. Helminthosporium teres Sacc.—-sull’avena. Catania. Phragmidium subcorticium Sch.-sulla rosa coltivata a Bicocca. Plasmopara viticola (Peronospora)—sulla vite a Poggio Serrace. Uredo segetum Pers.—sul 7riticum saticum a Catania. s_ (dl «= Fumago oleae ... sull’ulivo a Castiglione. Puccinia straminis Fekl.--sul frumento a Catania, Bicocca. Phytophtora infestans Mont.—sul pomidoro e patata a Catania. Pseudopeziza trifoliù Fuck.—sul trifolio a Catenanuova. Septoria citrì Pass.-—sul limone a Catania. Uredo Maydis Can.—sul Granturco a Catania. Pucciuia graminis Pers.—sul frumento causa della ruggine del grano. Altre specie biologiche che vivono sulle piante coltivate sono state ri trovate in Sicilia, ed alcune molto conosciute per le tristi conseguenze che lasciano. Oidium Tuckeri Berk sulle viti ovunque in Sicilia. Peronospora viticola de Bery—sulle foglie e tralci della vite. Sphaccloma ampelinum Pass.—causa dell’Antracnosi maculata. Dematophora necatrix Hartg.—causa del marciume della vite. Exroascus deformans Sehl.—deforma le foglie del pesco. — pruni Fuckel—frequente sul pruno coltivato. Pleospora tritici Catt.—causa dell’allattamento del frumento. Puccinia graminis Pers.—causa della ruggine del frumento. Tilletia caries Tub.--produca il carbone nella spiga del frumento. Ustilago carbo Taw.—attassa le spighe del frumento. Urocystis tritici Hek.—sulle guaine, foglie e steli del frumento. Ustilago hypedites Fr.—sulle foglie e spighe. Erysiphe commus Low.—mal nero del pomidoro. Uromyces fabae Sin.—ruggine delle fave. — pysi Sin.—ruggine del plsello. Perouospora gangliformis De Bary.—Marciume delle lattache. Plenodomus oleae Cavar.—suile ulive 1894. Pucciniu helianthi Schw. sul topinambur. Apiosporium citri Briosi—causa del mal di cenere degli esperidi. Capnodium salicinum Mat.—causa della morfea del salice. Septoriu oleae Mon.--sulle foglie dell’ulivo. Trichoseptoria Alpei Cav.—sui frutti di limone, pel colore e forma delle macchie ed alterazione dei tessuti corrisponde bene, per lo studio del fungillo non appartiene a me: l'ho trovato in Castelbuono. Pucciuta mentae Pers.-—sulla menta comune. » malcarum Mont.—sullo foglie del malvone. Cladosporium herbarum Link.--sulle olive. Ponicillum candidum Link.—-sulle olive, Pen, A Phoma oleae Sacc —sulle olive. Sar fallens » » — incompta » » Per completare questi cenni aggiungo per la storia. 1696. CuPANI Hortus Catholicus p. 147 riporta undeci specie di Muscus. Nel Supplementum p. 248 ne riporta altre quindeci specie di Mw scus. Nel Supplementum alterum 1797, pag. 64 ne riporta altre 4 specie. 1697. BocconE — Museo di Fisica, alla p. 69 scrive sul /ungus Thypoi- des di Lampedusa e di Trapani; nella Osservazione 46, p. 290- scrive intorno aì funghi, ed alla fine vi sono alcune tavole con buoni disegni di funghi. Nel vol. 2. Museo delle piante rare alla p. 133 parla del Muscus terrestris e saratilis. 1789. BERNARDINO ab UcRIA — Hortus Regius Panormitanus alla p. 4537 scrive sui Musci, Licheni leprosi tubercolati, scutellati, imbricati foliacei, fruticolosi, alla p. 445 sui Fungi Agaricus, Boletus, Li- coperdon. Dell’importante lavoro del Prof. Inzenga non ne parlo, essendo una opera recente con ottime descrizioni, e figure di grande precisione che è a tutti noto, e fa onore alla nostra Sicilia. MinAÀ-PALUMBO. BIBLIOGRAFIA SICULA DI SCIENZE NATURALI NN ALoI A. — L’eruzione dell’ Etna nel 1892 con cenno storico sulle prece- denti eruzioni — Bollettino del Club Alpino Italiano, N. XXVI. Torino 1894. ArcIpIAcONO S. — Fenomeni geodinamici che precedettero e seguirono l'eruzione etnea del maggio-giuguo 1886 — Atti dell’Accademia Gioenia di Scienze Naturali. BARTOLI A., DEL LunGo C.—La fine dell’ Eruzione dell’ Etna — Bollet. tino mensile, Osservazioni centr. Moncalieri, fasc. 2. BasiLe G. — Su di un nuovo minerale trovato in una lava dell’Etna— Atti dell’Accademia Gioenia di Scienze Naturali di Catania. Bucca L. — Sopra una nuova località di ferro oligisto dell'Etna — Rivi- sta di Mineralogia e Crist. Italiana, fasc. 1, Padova. Bucca L. — Sopra le linee di accrescimento dell’Ematite dell’Etna—Bol- lettino dell’Accad. Gioenia di Sc. Nat. Catania. CappA U.— L’Eruzione dell'Etna nel luglio 1892 — Bollettino del R. Co- mitato geologico, fasc. 1, con 2 tav. Roma. DupParc L., MRAZEC L. — Sur quelques bombes vulcaniques de l’ Etna, des éruption de 1886 et 1892 — Archives des Sciences physiques et naturel. Genève. LA VALLE G.— Sulla marcasite rinvenuta al Capo Schino presso Gio- iosa Marea in Sicilia — Rivista di Mineralogia e Cristal. Italiana, fasc. 1. MERCALLI C. — Sopra l’eruzione dell’ Etna nel 1892 — Atti della Società Italé di Sc. Nat., fasc. 2, con 1 tav. MEYER A. B.— Intorno alla Nefrite di Sicilia, tradotto dal tedesco da P. Strobel — Parma, Bollettino di Paletnologia Italiana, N. 7-9. ASSENZA V.— Dizionarietto vernacolo-italiano ed italiano-vernacolo della maggior parte delle piante spontanee coltivate ed ornamentali che crescono nelle campagne di Modica e di Scicli — Terranova 1894, Tipogr. Scordato. TACCHINI P. — Bollettino Meteorico, N. 16. Novembre 1894. Prima scossa Calabro-Messinese. e E, La prima scossa in Messina si avvertì il 16 novembre ore 6, 14 on- dulatoria NW-SE, che si estese sino a Mineo, Riposto, ma quella vera- mente disastrosa fu quella delle ore 17, 45, che si estese sino alle ore 18, 49 tanto in Messina, che a Filicudi, e nell'interno della Sicilia ad Aidone, Piazza Armerina, Santa Teresa, Biancavilla, Racecuja, Scicli, Noto, Catania, Motta Sant'Anastasia, Paternò, San Fratello, Scordia, Licodia, Nicolosi, Linguaglossa, Palagonia, Randazzo, Sortino, Vizzini, Patti, Zaf- ferana Etnea, Milazzo, Siracusu, Caltagirone, ed in molte altre località e nelle isole di Stromboli e Lipari; nelle ore 19.15 si ripetè alquanto forte a Messina, Cesarò, Capizzi, Catania, Francofonte, ovunque spavento e panico, ma danni positivi in Messina. In tutta la giornata si ripete- rono più o meno violenti nelle ore 20, 22, 25.40, e continuarono il gior- no 17 alle ore 1, 1.45, 2, 2.40, 7.40, 14, 16, il giorno 18, 19, 20, 21, 22, 29 e poi più lievi. È stato un periodo molto attivo di fenomeni sismici, che si sono estesi dalla Sicilia e Calabria al continente italiano ed isole prossime, hanno ricordato quello del 5 febbraro 1783 che recò danni positivi a Messina e nelle Calabrie ce che si estese sino a Palermo. BLancHaRD Raphael — Hirundinées de l’ Italie continentale et insulare. Bollettino dei Musei di Zoologia ed Anatomia comparata dalla R. Università di Torino 1894, vol. IX, N. 192. Hirundinee: Sottordine II. ArAhynchobdellae -- Famiglia III. Gnathobdellidae. I. Hirudo medicinalis Lin. p. 39. Cinque esemplari raccolti a Gorgo di Fusa Provincia di Messina, e nel 1893 in Castelbuono da Failla Tedaldi, ed ovunque nelle pa- ludi e stagni di Sicilia, secondo Delle Chiaje. II. Limnatis Niletica Savig. p. 45. Raccolti sei esemplari in Sicilia da Failla Tedaldi a Gibilmanna a 700 m. di altezza in una vasca, qualche volta si attacca alla gola dei cavalli e dell’uomo, si trova anche in Castelbuono. G. CLEMENTI — Caso rarissimo di mignatta della glottide e della trachea. Osservatore medico. Palermo N. 5 e 6, 1874. G. CLEMENTI— Caso rarissimo di una sanguisuga adesa all’interno della glottide e della Trachea, segnalata dal laringoscopis e feli- cemente estratta. Gaz. Medica italiana Padova XVII, p. 381, 1874. Trovata a Caltagirone. CORDORELLI-FRANCAVIGLIA — A proposito di un grave caso di epi- stassi prodotta da puntura dell’Hirudo sanguisuga Ferymann. Lo e-905-— Spallanzani XXX N. 16, 1892 e Bollet. Soc. Rom. per gli studi zoologici I, p. 235, 1892. Trovata a Misterbianco. CaLANDRUCCIO S.—Animali parassiti dell’uomo in Sicilia — Atti del- l’accad. Gioenia di Se. Nat. in Catania II, 1889 — In Castelbuono non è un caso raro trovare mignatte nella gola, nel dietro bocca e dietro l’ugola; il mezzo di guarire questo sinistro è facile, garga- rismi col vino, la mignatta subito si distacca, se va nel ventricolo subito muore bevendo un poco di vino. Famiglia IV. /Herpobdellidae. III. Dina quadristriata Grube, p. 60. Numerosi esemplari raccolti da Failla Tedaldi nel 1893 in Castel buono. 1894. DE AMIcIs G. A. -- La Fauna a foraminiferi pel pliocene inferiore di Bonfornello presso Termini Imerese. Nota preventiva—Atti della Soc. Toscana di Scienze Naturali, Processo Verbale, p. 117-119. Pisa — Studio molto interessante per la nostra Geologia. 1895. MoscHEN Prof. Luigi — Quattro decadi di crani moderni della Si- cilia e il metodo naturale nella determinazione delle varietà d>l cranio umano. Padova. Atti della Società veneto-trentina di Sc. Naturali, fasc. II, p. 354-403. Questo lavoro è molto interessante, e potrà servir di guida per lo stu- dio dei crani dei nostri predecessori che si sono trovati in alcune grotte, e potere meglio stabilire l’ origine dei primi abitanti, e quali relazioni Sì trovano coi tipi attuali. Il Prof. Annibale Riccò Direttore dell’ Osservatorio Meteorologico di Catania, ha fatto uno studio molto accarato sui fenomeni plutonici e si- smici della nostra Isola che meritano qui essere notati, ma che dovendo limitarmi ai soli cenni, non posso riportare le serupolose e precise osser- vazioni sui fenomeni studiati, e le riflessioni sulla spiega di questi grandi fenomeni plutonici. 1892. Terremoti, Sollevamento, ed Eruzione sottomarina a Pantelleria nella seconda metà dell’ottobre 1891—Roma di p. 51 con tavola. Dà dell’isola di Pantelleria traccie dell'antica attività oggi palese per le fumarole, le sorgenti di acque calde, solforose e di emanazione di a- nidride carbonica, additando gli antichi crateri molto alti, da cui erano sgorgate quelle grandi inasse di lave, che oggi costituiscono l'isolotto ) vulcanico lungo Km. 15 e largo K. 8 I. terremoti poco avvertiti nel passato non si temevano, il 2D maggio e gi 1890 vi fu un forte terremoto da Gadif a Scauri con sollevamento del suolo. Il 14 ottobre 1891 le scosse sussultorie ed ondulatorie si suece- devano con forza da imporre lo spavento agli abitanti, e molte polle d’acqua vicino il littorale si erano asciugate. Il 17 ottobre a ponente il mare si alzò con impeto, si alzarono co- lonne di fumo in una striscia di mare lunga circa K. 1, da questa fen- ditura succedevano espulsioni con boati di fumo, bombe, scorie nere che galleggiavano sull’acqua in massi più o meno grandi che venivano lan- ciati in aria sino a m. 20 di altezza, allora nell’ Isola i terremoti ce- dettero. Il Riccò fu a Pantelleria il 22, ed il 25 fu sul luogo dell’eruzione ove continuava l’eruzione di vapori e masse nere, e sull’acqua se ne conta- rono sino a 500, le esplosioni sì succedevano con rapidità, ed i blocchi si mantenevano caldi e rotti nel centro fondevano il piombo, lo sta- gno, lo zinco e non il filo di ottone. La lunghezza della striscia aperta fu valutata m. 200, la larghezza m. 50, la direzione NE a SW, distanza dall’Isola Km. 5, temperatura dell’acqua marina gradi 24, la probabile profondità m. 160. Poi continuò le sue osservazioni sulle fuvare per co- noscere i fenomeni osservati prima dell’ eruzione, e conobbe che a Ca- rebbi il calore sotterraneo aveva fatto seccare le viti e gli alberi di fichi, ed a Punta Carascia era accaduto un sollevamento nel 1890, che fu con- fermato dalle incrostazioni di serpule, ed altri animali marini, ed altro sollevamento successe il 15 ottobre 1891. Il fenomeno eruttivo era ter- minato il 26 ottobre. Mette in relazione i terremoti, i sollevamenti, e la fendura del fondo del mare dove successe l’ eruzione, la lotta tra la tensione enorme dei vapori, capace di sollevare parte dell’ Isola, e la pressione grandissima dell’acqua a tanta profondità, tra il calor> della gola del cratere e delle masse laviche eruttate incandescenti e la fredda massa d’acqua marina precipitantesi nello aperto ed infocato cratere, infine esamina l’estensione dei fenomeni sismici durante l'eruzione osservati nell’osservatorio di Ca- tania ed in quello di Mineo, e col terremoto del 21 ottobre a Philippe- ville in Algeria e da la spiegazione dei fatti osservati. 1892. L’eruzione dell’Etna — Nuova Antologia, vol. XLI, Ser. III, 1° set- tembre 1892 e del 16 settembre. Precede uno studio sulle agitazioni sismiche che cominciarono dal 5 al 22 giugno 1892 che erano registrate dagli strumenti, che si ripetevano in alcune località con violenti terremoti ondulatori e sussultori accom- pagnati da rombo, questa aumentata attività vulcanica sotterranea non SR), ge solo si manifestava per la maggiore quantità di fumo e ceneri cacciate dal cratere centrale, ma per l'estensione dei movimenti del suolo che si estendevano con differente intensità e frequenza a Catania, Palago- nia, Mineo, Nicolosi, Zafferana Etnea, Biancavilla, Linguaglossa, Giarre, Sciacca, Licata, sino a Cefalù e Stromboli, e la i nei terremoti pro- vocata dalla eruzione cominciò il 14 agosto. Il 9 luglio da Casa Bosco si osservarono molte fumarole presso la Mon- tagnola, e dopo una forte detonazione si formò una bocca al Nord di Monte Palombaro a 1850 m. sul mare, poi si produssero altre bocche che formarono una grande frattura diretta dal nord al sud dalla quale cominciò a scorrere la lava dirigendosi rapidamente verso Monte Faggi. Indi si formò altra frattura quasi parallela un poco convergente da cui usciva la lava in maggiore abbondanza, questo luogo di eruzione era quasi sulla linea delle precedenti eruzioni del 1883-1886; l’attività erut- tiva era grandissima ‘non solo per la grande quantità di fumo, vapori, bombe lanciate sino a m. 500 di altezza ma più per la grande massa della lava che formava tre grandi centri e scendeva per la valle bi- forcandosi. Il 12 luglio continuavano forti detonazioni e tremiti del suolo, e con intervalli più o meno lunghi si vedevano nuove eruzioni ora da una bocca ora da un’altra, formando dei monticelli sino a m. 100, e con lave da costituire enormi masse sino al 20 agosto. È impossibile trascrivere i minuti dettagli delle visite fatte dal Diret- tore Riccò nelle località, basta dire che la relazione è ricca di impor- tanti osservazioni utili per chi vuole conoscere questi grandiosi fenomeni plutonici. RICCO — Notizie sullo stato dell'Etna — Stato dell’interno del cratere cen- trale dopo l’eruzione del 1892 sino alla fine del 1894 — Bollettino della Soc. Sismologica Italiana, vol. I, fasc. II. Sono riferiti i risultati delle varie visite fatte nell'interno del cratere, dalle quali risulta che nel fondo vi è sempre una lava incandescente, che nelle pareti si trovano delle fenditure, da dove uscivano copiose fu- marole, e che la profondità del vuoto del cratere fu valutata per ap- prossimazione a m. 424. 1894 Rirccò — La lava incandescente nel cratere centrale dell’ Etna e fenomeni geodinamici concomitanti — Annali dell'Ufficio Centrale di Meteorologia e Geodinamica, vol. XV, Parte I. E uno studio sui terremoti che successero nel marzo ed aprile 18953 STARE nella Sicilia ed isole Eolie, che più o meno erano in coincidenza con quelli disastrosi di Zante ed Oriente. Dà i dettagli dei danni prodotti dai terremoti del 22 aprile, e stabilisce delle linee per mostrare il cen- tro e la propagazione dei scotimenti sismici. Nel tempo di questa attività sismica il cratere centrale dell'Etna dava segni di risveglio lanciando più spesso grandi e densi pennacchi di fu- mo e dal 15 aprile al 15 maggio si ebbero undici di queste eruzioni. In epoche differenti di questi fenomeni si fecero osservazioni da Tosi, Schlosser, Riccò ed altri viaggiatori, e fu osservata lava incandescente nel basso fondo del cratere, ciò che costituiva una attività stromboliana del cratere centrale e crede che gli stessi conati, le stesse tensioni di fluidi interni che scossero VEtna sino alle isole Eolie abbiano cagionato la ascensione e la comparsa delle lave nel cratere centrale, probabil- mente prendendo la via più facile del canale interno del cono avventi- zio, dal cui fianco sgorgava la lava. La forma dell’area di maggiore a- zione, allungata nella direzione tra Etna ed Eolie rende probabile che l'origine dei terremoti, ossia il centro di scotimento sia stato in un dis- locamento della scorza terrestre tra le due regioni vulcaniche, e proba- bilmente la forza impellente sia venuta dall’Etna, da ciò succede che le scosse che precedono sono i forieri della eruzione interna e questa della cessione dei fenomeni sismici. 188... Riccò — Sulla influenza luni-solare nelle eruzioni —Atti dell’Acca- demia Gioenia di Sc. Nat., vol. V, ser. 4. Sono delle ricerche per conoscere l'influenza del sole e della luna nelle eruzioni, che si deve considerare analoga all’azione meccanica delle ma- ree prodotta dai medesimi astri, quest'azione potrà divenire anche mag- giore nei giorni in cui la loro azione si combina per essere i due astri l'uno presso l’altro sul meridiano del vulcano, ma in punti diametral- mente opposti. Riporta osservazioni sulle eruzioni di Stromboli e del- l'Etna, ove questa influenza è manifesta, e invita gli osservatori di por- tare la loro attenzione nello sviluppo delle eruzioni di altri vulcani per meglio stabilire le leggi di questa influenza luni-solare. 189... RICCÒ — Applicazione della termodinamica alle eruzioni II che — Atti dell’Accad. Gioenia, vol. V, ser. 4. Studio dettagliato in cifre dei vapori sviluppati durante 1’ eruzione, tanto per la quantità quanto per la violenza della esplosione, basta ri- ferirne un solo, in un minuto primo di continua eruzione in certa con- dizione si erutterebbero 3116880 Kg. di vapore, che si espanderà in una CERO nube di 46238000 m. c. la quale condensandosi darebbe sulla estensione di un chilometro quadrato una pioggia torrenziale di 3,1 millimetri per minuto, per noi profani di questa scienza ci sorprende l'esame ed i det- tagli di questi maestosi fenomeni della Natura. 1894 Riccò — Fisica terrestre. Velocità di propagazione delle principali scosse di terremoto di Zante a Catania — Rendiconti della R. Ac- cad. dei Lincei, ser. V, vol. III, sem. IL Dalle osservazioni risulta, che si può ritenere che i terremoti di Zante si siano propagati a Catania per mezzo delle acque del Jonio e non pel fondo dal Ionio, si potrà notare che si ammette generalmente, che i vul- cani si sieno specialmente formati sulle grandi fratture litorali, quindi è probabile che nella costa orientale della Sicilia, ove sorge il massimo vulcano di Europa, vi sia tale frattura e discontinuità della scorza ter- restre, da rendere difficile, se non impossibile, la trasmissione delle vibra- zioni provenienti dal fondo del Ionio. 1893. RICCO — Sui movimenti microsismici — Memorie della Soc. degli Spettrocopisti Italiani, vol. XXII. Nota molto interessante per le osservazioni sopra questo argomento. 1891. Riccò, ARcIDIACONO,* MERCALLI — Relazione sopra il periodo erut- tivo dello Stromboli cominciato il 24 giugno 1891. È la descrizione di tutti i fenomeni che accompagnarono l'eruzione di questo vulcano, che i geologi convengono di essere il più attivo di tutta la terra, perchè ogni giorno vi hanno esplosioni, e ricadono i materiali lanciati dalla forza dei vapori nel proprio cratere. 1892. Riccò— Der gegenw?irtige Ausbruch des Aetna Kurze Mittheilun- gen-Wilhelm Gronau’s Buchdruckerel, Berlin W. È una breve comunicazione sulla eruzione dell'Etna che si verificò in agosto 1892 di cui si è parlato precedentemente. 1894. RIccò, ARCIDIACONO — Osservazioni Putiometriche eseguite nell’Os- servatorio di Catania — Bollet. Accad. Gioenia, fasc. 37. 1894. Riccò, SAIJA — Osservazioni termometriche eseguite nel R. Osser- vatorio Etneo — Boll. Accad. Gioenia, fase. 36. 1894. Riccò, SALJA — Confronto della temperatura dell’ Osservatorio Et- neo, ed all’Osserv. di Catania — Boll. citato, fase. 37. I titoli di queste note di Meteorologia sono sufficienti a mostrare l’im- portanza che si è data a questo interessante argomento dopo la fonda- zione dell’Osservatorio Etneo. =" Questi lavori del Prof. Riccò sono sufficienti a palesare la sua costante attività nello studio dei fenomeni vulcanici, sismici ed atmosferici, che si verificano nell’ Isola, che pel grande vulcano che alimenta e per le relazioni sotterranee che esistono tra il Vesuvio, Stromboli, Pantellaria ed i vulcani estinti di Lipari, Ustica e nel Val di Noto non sono rari a ripetersi sino alla profezia delia Sibilla Hic olim Trinacria fuit. Per non allontanarmi da questo importante studio, credo di aggiun- gere altre pubblicazioni che possono essere utili per coloro che hanno interesse di conoscere quanto in Sicilia si studia e si progredisce. 1894. GUZZANTI — Di un nuovo strumento sismico dell’Osserv. di Mineo, ed i terremoti della Grecia — Boll. mensite dell’Osserv. Moncalieri, Serie sHey. SV, p. IL. 1894. GUZZANTI-- A_ proposito dei terremoti Etnei — Corriere di Cata- nia, N. 242. 1867. SiLvestrI —I fenomeni vulcanici presentati dall’ Etna negli anni 1863-66. Catania. 1874. SiLvestRI — Notizie sull’eruzione dell’ Etna del 29 agosto 1874 — Boll. Vulcan. Ital. v. I, p. 105. 1879. SILVESTRI — Sulla doppia eruzione dell'Etna scoppiata il 26 mag- gio 1879. Catania. 1879. SiLvesTRI — Fenomeni dell’ Etna successivi all'ultima eruzione — BollVul.. italiana,.v.. VI; p. LI0. 1884. SILVESTRI — Sulla esplosione eccentrica dell’ Etna avvenuta il 22 marzo 1883 — Atti dell’Accad. Gioenia, vol. 17. 1886. SiLvesTRI — Sulle eruzioni centrali ed eccentrica dell’ Etna scop- piate il 18, 19 marzo 1886. Catania. 1886 SILVESTRI — L’eruzione dell’ Etna del 1886 — Atti Accad. Gioenia vol. 6. 1874. SILVESTRI — Odierni fenomeni eruttivi dell’ Etna nell’ interno del cratere centrale — Boll. Vulc. Ital., vol. 2, p. 73. Il signor Mario Baratta ha pubblicato altri lavori sopra l'Etna, e ne parlerò in altra rivista, quando cennerò quelli di Mario Grassi tutti som- mi vulcanologi del nostro vecchio Mongibello. MinÀ-PALUMBO. APR 8 1895 ANNO XIV. DICEMBRE 1894 Ne.3. SID DA AIIILISSSINNSISNSISSSMISSIINI SINIS ISIN IL i __ TIT TyTy_TT_*Y-r>-<- DIANNIIISSSSSSISISSISINSNIDDSISISNSNNNISSSIDSINSIII IST Wrn ritevo' PY CHI Us di SL1ellla Tychius nasutus Desbrochers (1). Long. 2,5 mill. Oblongus minus elongatus, sat converus, antenniz, rostro apice pedibusque obscure rufis, dense subargenteo-squamosus. Itostrum thorace brevius, modice arcuatum, crassum, apice, subulatum. Antennae graciles, arti- culo 1° funiculi clongato , 2° triangularis, caeteris brevibus, clava ob- longo-ovata, Prothorax transversus apice constrictus et transversim im- pressus, lateribus subrectis, angulis posticis rectis. Elytra usque ad medium a latere parallela, dein obtuse acuminata. Femora antica obtuse dentata, caetera subinermia. Sicilia, dintorni di Palermo, (Signor Ragusa). Assai più corto del 7. argentatus ed anche del 7. sericeus del quale ha il colorito. Differisce delle due specie per il rostro bruscamente più ingrossato alla base, assai più corto, brevemente affinato posteriormente; per il protorace non distintamente ristretto alla base e così le coste non arrotondite ; per la struttura delle antenne, per le gambe assai meno allungate, etc. Le squamule, obliquamente dirette sul protorace, conver- gono verso la linea mediana; quelle delle elitre hanno oltre dello strato oscuro, delle piccole setole più rialzate, disposte in serie longitudinali. E. R, (1) Le Frelon, N. 5, pag. 65. Il Naturaista Siciliano, Anno XIV — 98 DESCRIZIONE DI una nuova Formica di Sicilia —_——a.n- —_-&6 Ponera Ragusai, n. sp. Operaria: Testacea, angustata, nitida, subtilissime punctata et tenuiter pu- bescens, capite tertia parte circiter longiore quam latiore, oculis per minutis, mandibulis denticulis 7-8 armatis, posterioribus minutissimis, anterioribus majoribus, scapo reclinato *,, longitudinis capitis paulo superante, flagello apicem versus valde incrassato, thoracis dorso sub- recto, suturis distinctis, angulo inter metanoti partem basalem et decli- vem rotundato, squama petioli fere tam crassa quam antice alta, su- perne subtruncata. Long. 2 1/,-2 !/, millim, Due esemplari di questa Ponera mi furono donati parecchi anni ad- dietro dal sig. Enrico Ragusa, cui con vero piacere la dedico. Essa si distingue dalle altre specie mediterranee, fuorchè dalla P. A- beillei Er. André, per la superficie lucida del suo corpo, il capo note- volmente allungato, lo scapo delle antenne relativamente breve, e la squama molto spessa. Per questi caratteri, ricorda la specie indiana ?P. Gleadowi Forel, la quale appartiene pure alla fauna mediterranea, aven- domene il sig. Noualhier mandato un esemplare da lui raccolto a Biskra in Algeria. Però, nella nuova specie, le antenne sono ancora più corte e la squama più bassa e più grossa. La P. Abeillei di Corsica, che se- conde la descrizione avrebbe il capo ancora più allungato, differisce da tutte le altre per la sutura meto-metanotale indistinta sul dorso. C. EMERY. ce ba Dott. G. RIGGIO e T. DE-STEFANI APPUNTI E NOTE DI ORNITOLOGIA SICILIANA JI Uccelli della Provincia di Trapani (Cont. v.n. preced.) ES In continuazione delle note di Ornitologia, la cui pubblicazione è stata iniziata nel numero precedente di questo giornale, aggiungiamo ora un elenco degli uccelli che a nostra conoscenza si riscontrano, stazionarie o di semplice passo, nella nostra estrema provincia occidentale, Trapani. Alla compilazione di questo modesto contributo ci siamo decisi, per- chè, rivedendo i resoconti della inchiesta ornitologica italiana, non ab- biamo trovato nessuna indicazione riferibile agli uccelli della provincia di Trapani. La qual cosa deve naturalmente attribuirsi al non avere nessuno date notizie speciali sulla ornitofauna di questa interessante plaga della nostra isola. Ed invero, nessuno, a nostra conoscenza, si è occupato, almeno di recente, degli uccelli di Trapani in particolare. Semplicemente il Prof. Augusto Palumbo, ha dato, non è molto, un elenco degli uccelli da lui osservati sulla plaga selinuntina (1), ed il Prof. Doderlein, nella sua nota Avifauna (2), ha ricordato qua e là una sessantina di specie della provincia trapanese. Con ciò non vogliamo significare che l’Avifauna trapanese abbia qual- che cosa di assai diverso da quella delle altre provincie della Sicilia, nè che possa presentare una facies affatto distinta e speciale. Ma, data la topografia caratteristica della regione, ricca di estese coste, di vasti terreni pianeggianti e di elevati monti, e la sua notevole vicinanza col litorale della Tunisia, costituendo la provincia di Trapani il lato occi- dentale dell’isola più prossimo al grande continente africano, tutto ciò, diciamo, dà un notevole interesse allo studio dell’ornitofauna trapanese. Il suo studio dunque, riteniamo, non sarà certamente scevro d'interesse, ‘(1) Palumbo (A.), Note di Zoologia e Botanica sulla plaga selinuntina - Uccelli, in Na- turalista Sicil., An. IX, N, 1 e 2, ott. e nov. 1889. (2) Doderlein (P.), Avifauna del Modenese e della Sicilia. Palermo 1869-74, RS fa SA tanto più quando un simile lavoro è stato già fatto per le altre provin- cie della Sicilia. Sotto questo rapporto, il nostro non è che uno studio appena preli- minare ed assai incompleto, inquantochè i dati che abbiamo potuto rac- cogliere nel breve tempo in cui ci siamo occupati di questo argomento, non sono certamente sufficienti a darci un'idea abbastanza chiara e netta della Avifauna trapanese, sia riguardo al numero delle specie , sia ri- guardo alla loro frequenza, come pure riguardo alle diverse località della provincia, frequentate di preferenza dalle diverse specie di uccelli. Lo scopo precipuo che si propone dunque la nostra pubblicazione è quello piuttosto di iniziare questo studio, onde riuscire ad invogliare al- t:i che trovandosi in più opportune condizioni di noi, possa in seguito continuare, completare e correggere, ove ne sia il caso, il nostro lavoro. “e questo intento sarà da noi raggiunto, saremo soddisfatti dell’opera da noi iniziata. Del resto, anche noi non cesseremo di continuare a raccogliere dati riguardanti gli uccelli di Trapani, anzi rivolgiamo viva preghiera ai cacciatori locali e agli amatori di uccelli in genere di volerci fornire tutte quelle notizie che possono interessare gli uccelli della regione tra- panese, delle quali notizie terremo in seguito il debito conto. L’ elenco intanto che provvisoriamente presentiamo ai cultori di Or- nitologia siciliana lo abbiamo compilato sui seguenti elementi : 1. Colla guida degli uccelli siciliani che abbiamo riscontrato nella rac- colta del Gabinetto di Storia naturale del R. Liceo Ximenes di Trapani, fondato dapprima a spese del Prof. Cascio Cortese, che poi ne fece cono al Liceo, e che noi abbiamo potuto esaminare e studiare mercè la squi- sita cortesia del Dott. Andrea Sandias, attuale Professore di Storia na- turale in quel Liceo, e del Prof. Augusto Grollo, Preside dello stesso, ai quali rendiamo i più vivi ringraziamenti. 2. La pubblicazione del Prof. Augusto Palumbo di Castelvetrano, su- gli uccelli di Selinunte precedentemente citata; sulla di lui piccola rac- colta di uccelli dell’ agro castelvetranese , depositata nel Gabinetto del I. Ginnasio di Castelvetrano e gentilmente messa a nostra disposizione, Al carissimo amico i nostri più cordiali ringraziamenti. 5. Colle indicazioni tratte dalla Avifauna del Modenese e della Sicilia, r.guardanti gli uccelli riscontrati nel trapanese dal Prof. Doderlein, au- tore dell’Avifauna, 4. Un altro sentito ringraziamento dobbiamo pure al chiariss. cav. si- gnor Giuseppe Whitaker, il quale ci ha dato parecchie indicazioni re- nl — lative agli uccelli di Trapani e principalmente di Marsala, facendoci inoltre gentilmente visitare la di lui collezione ornitologica, la quale, s è nascente per gli uccelli della Sicilia, è già assai ricca di uccelli della Tunisia. Di questi ultimi il sig. Whitaker si occupa con vero intelletto di amore, e sempre più va arricchendo la collezione colle sue frequenti escursioni nella Tunisia, dove i risultati delle quali sono dati nel perio- dico l’ Ibis. (From The Ibis for Jears 1894-95).. 5. Oltre ai dati così raccolti, abbiamo aggiunto buon numero di altre specie, le quali benchè non citate dai ricordati autori, nè esistenti nelle collezioni visitate, sono a nostra conoscenza come indubbiamente esi- stenti nella provincia. Oltre a ciò abbiamo aggiunto molte altre indica- zioni sulla frequenza delle varie specie raccolte qua e là da persone competenti, o da noi direttamente osservate. Ciò non ostante, e ad onta della nostra buona volontà di fare cosa meno imperfetta possibile, lo ripetiamo, l’elenco è certamente scarso ed incom- pleto; ma esso non rappresenta che un primo passo, un semplice av- viamento che servirà di sprone a noi stessi ed a quelli che. vorranno in prosieguo occuparsi di questo interessante e dilettevole argomento (1). Premessi questi brevi, ma necessari chiarimenti, facciamo seguire l’e- lenco. | 1. Corvus corax, Linn.— Corvo maggiore, It.; Corvu, Sic.). IL Corvo mag- giore è stazionario e comune nella prov. di Trapani, come lo è del resto in tutta l’isola. Esiste nella collezione del Liceo di Tra- pani, ed è ricordato di Selinunte dal Prof. Augusto Palumbo. 2. Lycos monedula, Linn. (Tuccola, It.; Ciaula, Sic.). Manca al Gabinetto di Trapani.—Il Prof. Palumbo la dice assai comune nel distretto di Castelvetrano, ma rara nei pressi di Selinunte. Per quanto ne sappiamo, la specie è sedentaria e non rara nella prov. di Trapani, Scarseggia però nei dintorni di S. Ninfa. 3. Pica rustica, Scop. (Gazza, It.; Carcarazza, Sic...--La Gazza è specie comunissima , stazionaria e nidificante nella provincia trapanese, come lo è in tutta la Sicilia. Palumbo la dice comunissima daper- tutto e in tutto l’anno. Manca nel Gabinetto di Trapani, ma esiste nella piccola raccolta del Prof. Palumbo. | 4. Garrulus glandarius, Linn. (Ghiandaia It., Giaiu, Sic.) Collezione Li- ceo Trapani.—Da informazioni avute ci risulta essere questa specie stazionaria e non rara in talune località della provincia. (1) Numerose altre specie potremmo con quasi certezza ricordare della provincia, ma non lo facciamo pel momento aspettando di averne la diretta constatazione. 1 Li Ateo Pyrrocarax graculus, Linn. (Gracchio corallino, It.; Ciaula cu pizzu russu Sic.) — Non abbiamo dati personali su questa specie; la ri- ‘portiamo perchè il Prof. Doderlein la cita di Alcamo. Sturnus vulgaris, Linn. (Stormo, It.; Sturneddu, Sic.).-- E specie assai frequente dapertutto. Arriva in autunno e parte sul finire dell’in- verno o in principio della primavera. Palumbo (1. c.) la dice fre- quentissima a Selinunte in autunno. Esiste nella collezione del Liceo di Trapani ed in quella del Prof. Palumbo. Fringilla coelebs, Linn. (SYringuello, It.; Pinzuni, Sic... Manca nel Li- ceo di Trapani, ma esiste nella collezione del Prof. Palumbo, il quale non la cita fra gli uccelli di Selinunte. A noi consta però che il Fringuello è assai comune in autunno ed in inverno in tutta ia provincia. Passer hispaniolensis, Temm. (Passera sarda, It.; Passaru sbirru, P. di canali Sic.). — E specie stazionaria comunissima e nidificante da- pertutto. Palumbo la dice assai comune a Selinunte e la pos- siede di Castelvetrano nella di lui raccolta. Coccothraustes vulgaris, Pall. (Yrosone, It.; Scacciamennuli, Sic.) Col- lezione Liceo Trapani.—Palumbo la possiede presa a Castelvetra- no, ma non la cita di Selinunte. Per quanto ne sappiamo, è specie piuttosto rara nella Provincia. 10. Ligurinus chloris, Linn. (Verdone, It.; Virduni, Sic.) Collezione Liceo di Trapani.— Non è frequente. 11, Carduelis elegans, Steph. (Cardellino, It.; Cardiddu, Sic.).—È stazio- nario e frequente in tutta la provincia, sopratutto in autunno, e vi nidifica abbondantemente in primavera. Esiste nella collezione del Liceo di Trapani ed in quella del Prof. Palumbo, che lo ebbe da Castelvetrano. 12. Serinus hortulanus, Koch. (Verzellino, It. ; Rappareddu Sic. Pinzu- neddu, S. Ninfa. —Non è specie rara, anzi è piuttosto frequente in primavera in tutta la provincia. Palumbo la ebbe da Castelvetrano e la ‘conserva nella sua raccolta. 3. Cannabina linota, Gmel. (Montanello, It.;} Zuinu, Sic.). — Questo sim- patico uccelletto è sedentario e frequente nella provincia e spe- cialmente d'inverno. In primavera prende il suo bell’abito di nozze col petto rosso di sangue, e riceve il suo caratteristico nome di circostanza di Zuinu marzuddu. Esiste nella collezione del Liceo di Trapani. 14. Loxia curvirostra, Linn. (Crociere, It.; Pizzutortu, Sic.) — È questa una specie assai rara e di comparsa piuttosto accidentale, special- mente negli inverni rigidi assai. Ne abbiamo veduto un solo esem- plare giovine esistente nella collezione del Liceo di Trapani. 15. Miliaria projer, Linn. (Strilozzo, It.; Ciciruni, Sic., Cicirru, S. Ninfa). 16. DE 18. 19; 21. — Manca nella collezione del Liceo di Trapani. Palumbo la riporta di Selinunte e la possiede in collezione. Da nostre osservazioni e da notizie ricevute ci risulta che questa specie è stazionaria e frequente in parecchie località della provincia, sopratutto nei la- tifondi di Alcamo e Calatafimi dove tutti gli anni ne vengono uc- cisi in quantità notevole dai cacciatori che si recano colà in au- tunno per la caccia delle Allodole. Emberiza cirlus, Linn. (Zigolo nero, It.; Ziulu, Sic., Passaru muntagnisi S. Ninfa) —E frequente nella provincia, specialmente nelle campa- gne di S. Ninfa, Gibellina e Salemi. Melanocoripha calandra, Linn. (Calandra, It.; Calandruni, Sic., Calan- naruni, S. Ninfa). —Collezione Liceo Trapani. Palumbo (1. e.) la dice frequente tutto l’anno a Selinunte, come del resto è frequente in tutta la provincia e in tutta la Sicilia, meno Messina, dove i si- gnori Ruggieri e Pistone la dicono rara. Il Prof. Doderlein (Avif. p. 95) la dice comunissima in inverno nei seminati presso Maz- zara e Marsala. Calandrella, bracaydactyla, Leisl. (Calandrino, It.; Calandredda, Sic.) —Trovasi nella collezione del Liceo di Trapani ed in quella Pa- lumbo. Quest’ ultimo la dice frequente a Selinunte, come a noi risulta frequente in tutta la provincia, in primavera ed in autunno. Doderlein la rinvenne in maggio e giugno a Mazzara in stuoli numerosi. Alauda arvensis Linn. (Lodola, It.; Lonara, Sic.)-E specie assai co- mune in tutto l’ autunno e l'inverno nel piano, nei latifondi fra Alcamo, Calatafimi e Gibellina, dove i cacciatori palermitani si recano appositamente a farne strage, attirando le Allodole, incon- scie del pericolo, collo specchio girante, e uccidendone talvolta a centinaia. . Galerita cristata, Linn. (Cappellaccia, It.; Cucucciuta, Sic., Cucciuvia, S. Ninfa).—E specie sedentaria e assai frequente al piano in tutta la provincia. Esiste nella collezione del Liceo di Trapani, ed è riportata di Selinunte da Palumbo. Anthus pratensis, Linn. (spola, It.j Linguinedda, Sic.)..-Manca col- lezione Liceo Trapani e non è ricordata da Palumbo di Selinunte. da Ji Ciò non ostante è specie comunissima in autunno, inverno e pri- mavera nei campi di tutta la provincia. Ultimamente (dic. 1894) l'abbiamo trovata frequentissima nei vigneti fra Marsala e Tra- pani. 22. Budites flavus, Linn. (Cutti, It.; Pispisa virritana, Sic.). Collezione Liceo Trapani.—Frequente in primavera ed autunno. 25. Motacilla alba, Linn. (Balerina It.; Pisrisa bianca, Sic.). Frequente in autunno ed in inverno. —Palumbo non la riporta di Selinunte, ma la possiede in collezione avuta da Castelvetrano. Esiste nella colle- zione del Liceo di Trapani. 24. Saxicola oenanthe, Linn. (Cw! bianco, It.; Cuda bianca, Sic.). Collez. Liceo Trapani e collez. Palumbo.—È specie piuttosto frequente in primavera cd està. 29. Monticola saxatilis, Linn. (Codirossone, It.; Cudirussuni, Sic.). Colle- zione Palumbo.—È specie piuttosto rara, quantunque di passo re- golare; solo di tanto in tanto se ne uccide qualche esemplare. 26. » cyanus, Linn. (Passera solitaria, It.; Passaru sulitariu, Sic.) —È piuttosto raro e solo se ne uccide qualche esemplare qua e là. Pa- lumbo lo cita di Selinunte in primavera. Noi ne abbiamo veduto degli individui uccisi nei pressi di S. Ninfa e Salemi. 27. Merula nigra, Leach. (Merlo, It.; Merru, Sic., Merlu, Trap.)..— È specie piuttosto frequente nella provincia, dove è sedentaria. Palumbo la dice comune a Selinunte in tutte le campagne presso l’ acro- poli, sopratutto in autunno ed in inverno; Doderlein (Avif., 105) la dice comunissima nelle alture di Alcamo. 28. Turdus musicus, Linn. (Tordo, It.; Turda, Sic., Marvizzu, S. Ninfa). Collezione Liceo di Trapani.— Assai frequente in tutta la provin- cia, dove arriva in autunno e parte in primavera. 25). Aedon luscinia, Linn. (Usignolo, It.; Rusignolu, Sic., Risignolu, S. Nin- fa)..—Dalle informazioni e dalle notizie che abbiamo potuto racco- gliere , ci risulta che questa specie è frequente e stazionaria in tutta la provincia, specialmente nei frutteti, dove nidifica fra le macchie più ombreggiate. 50. Erithacus rubecula, Linn. (Pettirosso, It.; Petturussu, Sic.)..—Nella col- lezione del Liceo di Trapani esistono alcuni individui di questa gentile e graziosa specie, fra i quali se ne nota uno albino-isabel- lino, ricordato pure dal Prof. Doderlein (Avif. p. 118)—È specie del resto assai frequente in autunno e qualche individuo si ri- scontra anche d’ inverno, 51. Ruticilla phoenicurus, Linn. (Codirosso, It.; Cudarussa, Sic.). Collez. Liceo di Trapani. Scarso nella provincia. 532. >» titys, Scop. (Codiîrosso spazzacamino, It.; Cudarussa, Sic.) —Manca nella collezione del Liceo di Trapani, ma esiste in quella del Prof. Palumbo. A noi risulta che questo grazioso uccello è piuttosto scarso, benchè non possa assolutamente dirsi raro. Ne abbiamo vi- sto degl’ individui presi a S. Ninfa in novembre. Doderlein rin- venne questa specie in dicembre presso Mazzara e Marsala. 353. Pranticola rubicola, Linn. (Saltimpalo, It.; Cucamarruggiu, Sic.). — Piuttosto frequente, specialmente in autunno, e si trova facilmente a saltellare sui pali delle viti e nelle siepi. 54. » rubetra, Linn. (Stiaccino, It.; Cacasipali, Sic... — Come la prece- dente. Palumbo la possiede in collezione e la dice comune in tutte le stagioni dell’anno fra i cespugli dell’acropoli di Selinunte. 5. Sylvia cinerea, Bechst. (Sferpazzola , It.j Beccaficu, Sic.). — Comune tutto l’anno a Selinunte e dintorni, sscondo Palumbo (1. c.). Manca collez. Liceo Trapani. 56. » subalpina, Bonelli. (Sferpazzolina, It.; Occhi pisciati, Sic., Percia cai, S. Ninfa)—È specie piuttosto frequente e sedentaria nella provin- cia ed esiste nella collezions del Liceo di Trapani. Doderlein (1. c. p. 122) la dice nidificante nelle adiacenze di Alcamo. 37. Monachus atricapillus, Linn. (Capinera, It.; Capufuscu, Sic.). — Fre quente e nidificante nei cespugli di tutta la plaga selinuntina sec. Palumbo. È piuttosto frequente e sedentaria anche altrove. Manca collez. Liceo Trapani. 38. Pyrophthalma melanocephala, Gmel. (Occhio rosso, It.; Munachedda, Sic.). — Comune dapertutto nella provincia. 39. Melizophilus sardus, La Marm. ( Magranina sarda, It.; Cacasipali niuru, Sic.) Non abbiamo notizie personali su questa specie, ma la riportiamo sull’ autorità del Prof. Doderlein , il quale riferisce (Avif. p. 124) che egli, nel novembre 1864, ne incontrò alcuni sog- getti sulle colline a Cameropi (Sceupazzu, Giummara) presso Maz- zara. 40. Phylloscopus Bonelli, Vieill. (Luì bianco, It.; Appappa muschi, Sic.) Collez. Liceo di Trapani. Per quanto abbiamo potuto saperne è specie frequente nella provincia. 41. >» rufus, Bechst. (Lì, It.; Appappa muschi, Sic...—È frequente nei dintorni di Selinunte, sec. Palumbo. 42. Hypolais polyglotta, Vieill. (Canapino, It.; Cicchitedda, Sic.).—Non co- Il Naturalista Siciliano, Anno XIV 5 — 3960 — nosciamo questa specie direttamente, ma la riportiamo perchè il Prof. Doderlein (Avif. p. 131) dice di averla uccisa fra Castelve- trano e Campobello, in territorio di Mazzara. 43. Lusciniola melanopogon, Temm. (Forapaglie castagnolo, It.; Beccaficu russu, Sic.), — Riportiamo pure questa specie sull’autorità di Do- derlein , il quale dice (Avif., p. 127) che essa si coglie talvolta- presso i laghetti di Mazzara. 44, Cettia Cettii, La Marm. (Rusignolo di palude, It.j} Acidduzzu di can- nitu, Mazzara).—Non abbiamo dati personali sopra questa specie. La riportiamo sulla fede del Prof. Palumbo, che la dice frequente a Selinunte, e sull’autorità del Doderlein , il quale, trattando di questa specie (Avif., p. 126), dice che nel 1864 ne rinvenne pa- recchi individui nei canneti presso i Laghetti di Mazzara » dove la crede stazionaria. 45. Cisticola cursitans, Frankl. (Beccamoschino, It.; Carrabbedda, Sic., Ap- pappamuschi, Mazzara sec. Doderl.,, Lziddu, S. Ninfa). — Frequente assai e sedentaria nella provincia, dove si rinviene facilmente lungo i torrenti e nidificante di preferenza fra gli Ampelodesmi (Ddisa). Nel Museo Zoologico di Palermo si trova un esemplare di questa piccola specie preparato dal De Stefani insieme al suo nido, preso dallo stesso nei pressi di S. Ninfa. Esiste collez. Pa- lumbo. È curioso ed originale assai il modo come questi uccelletti co- struiscono il loro nido fra le fratte e specialmente in mezzo alle macchie di ampelodesmi. Essi avvicinano dapprima i fili di que- st'erba alla parte superiore e l’intrecciano e li fermano grossola- namente, e poi con sostanze fibrose vegetali costruiscono alla parte superiore un nido proporzionatamente assai grande c profondo e superiore in apparenza ai mezzi di cui può disporre un uccellino così piccolo. Il nido, assai soffice, ha la forma di un sacchetto o- vale restringentesi verso la parte superiore; la sua apertura è ri- volta in alto. In questo nido l’animale depone 3 0 4 piccole uova di colore un po’ variabile, ma che nel nostro caso è di un bianco leggermente azzurrognolo. 45. Troglodytes parvulus, Koch. (Re di macchia, It.; Riiddu di rocca, Sic.) Collez. gabinetto Trapani. A quanto ne sappiamo questo simpa tico uccelletto è piuttosto frequente e stazionario nella provincia di Trapani, come nelle altre provincie siciliane. 47. Cinclus acquaticus, Bechst. (Merlo acquaivolo, It.; Merlu d'acqua, Sic.) di = LÌ —A quanto ce ne dicono, questo uccello è sedentario ma piutto- sto scarso nella provincia. 48. Regulus cristatus, Koch. (Regolo, It.; Riiddu tupputu, Sic.).—Ne at- biamo veduto solamente un individuo nella collezione del Liceo di Trapani 49. » ignicapillus, Brehm (Fiorrancino, It.; Riiddu tapputu, Sic.). Raro a Castelvetrano e Selinunte secondo Palumbo. 5O. Parus major, Linn. (Cinciallegra, It.; Cirinciò, Sferracavaddu, Sic.). La Cincia è sedentaria ed abbastanza comune in tutta la provin- cia. Esiste nella collez. del Liceo di Trapani ed in quella del Prof. Palumbo. DI. Poecile palustris, Linn. (Cincia bdigia, It.;Munacedda testa niura, Sic.). Questa specie è riportata da Doderlein (Avif. p. 138, P. communis), il quale nel nov. 1864 ne trovò alcuni soggetti isolati in prossi- mità dei laghetti di Mazzara, per cui ritiene che essa vi sverni. 52. Oriolus galbula, Linn. (Rigogolo It.; Ajulu, Sic., Lonara, S. Ninfa).— Frequente nel passo primaverile in tutta la provincia, dove si ferma tutta l’està e parte in autunno. Esiste nella collez. del Li- ceo di Trapani. 55. Lanius auriculatus, Miill. (L. rufus, Bris.) (Averla capirossa, It.j} T'e- sta grossa, Sic.). Collez. Liceo di Trapani.—É uccello di passo pri- maverile ed è assai frequente e nidificante specialmente sui man- dorli. È assai notevole il costume di questa e delle altre Averle di prendere gl’insetti ed i piccoli uccelli nidiacei di cui si nutrono, e di infilzarli sulle punte spinose delle foglie di Agave (Zabara), dei Crataegus (Spina santa) ed altre piante spinose, per poi man- giarle a loro agio. Uno di noi (De Stefani), ha avuto l’agio di ve- rificare personalmente questo fatto nei pressi di S. Ninfa, dove la specie in parola è abbastanza frequente. 54. Butalis grisola, Linn. ( Piglia mosche, It.; Appappa muschi, Pizzu moddu, Sic.) Collez. Liceo di Trapani. Ci consta essere questa spe- cie frequente in tutta la provincia, dove fa la sua comparsa in primavera. 55. Hirundo rustica, Linn. (Rondine, It.; Rinina, Sic.)—Collez. Liceo di Trapani. Come in tutta la Sicilia, anche nella provincia di Tra- pani, la Rondine arriva in primavera, riparte in autunno e vi è assai frequente e nidificante. Ne abbiamo avuto parecchi nidi da S. Ninfa. Doderlein la dice comune a Trapani e Marsala. 56. Chelidon urbica, Linn. (Balestruccio, It.; Murtidduzzu, Sic.).-Comu- nissimo e nidificante in primavera ed està in tutta la provincia. —'‘98° 57. Cypselus apus, (Rondone, It.; Rininumi, Sic.) Collez. Liceo di Trapani. — Comune in aprile e maggio nella provincia. Secondo Doderlein, se ne vedono stuoli numerosi a Marsala e Trapani in primavera ed estate, in novembre non se ne riscontrano più. (Avif. p. 149). 58. » melba, Linn. (Z'ondone alpino, It.; Rininuni p:ttu biancu , Sic.) Manca fra gli uccelli del Liceo di Trapani, tuttavia sappiamo non essere raro in està in quella provincia. 59. Caprimulgus europaeus, Linn. (Nottolone, It.; N'ganna foddi, Sic.). Collez. Liceo di Trapani.—-Non è comune ma nemmeno raro nella provincia. 60. Iynx torquilla, Linn. (Zoreicollo, It.; Lingualonga, Furmicularu, Sic.). Questa caratteristica specie è piuttosto frequente nella provincia, dove s'incontra facilmente in primavera fra quegli estesi vigneti. — Fsiste nella collezione del Liceo di Trapani ed in quella del Prof. Palumbo. Il sig. G. Whitaker l’ha preso a Marsala dove è comune. 61. Cuculus canorus, Linn. (Cucàlo, It.; Cuccu di passa, Sic., Cuccu di maju, S. Ninfa). Collez. Liceo di Trapani. —Di passo primaverile e piuttosto scarso. 62. Alcedo ispida, Linn. (/iombino, It.; Acidduzzu di San Giuvanni, Sic.). Di questo vago uccello ne esiste un esemplare nella collez. del Liceo di Trapani. Il sig. G. Whitaker lo ha preso nello stagnone di Marsala. 63. Coracias garrula, Linn. (Gazza marina, It.; Carragiaiu, Sic., Carra già, S. Ninfa). Collez. Licco Trapani.—Di passo primaverile e piut- tosto frequente e nidificante in està. 64. Merops apiaster, Linn. (Gruccione, It.; Appizzaferru, Sic.). È specie frequente e di passo primaverile. Esiste nella collez. del Liceo di Trapani ed in quella di Palumbo. 65. Upupa epops, Linn. (Bubbola, It.; Pipituni, Sic., Titibubbu, S. Ninfa). Manca collez. Liceo di Trapani; tuttavia per informazioni avute sappiamo che la specie è piuttosto frequente nella provincia dove arriva in primavera e vi nidifica in està. Uno di noi (De Stefani) ha avuto occasione di vederne e pigliarne i nidi che questi uccelli fanno nelle cavità basse degli alberi e tra le fascine di legna am- mucchiate nei giardini. 66. Strix flammea, Linn. (Bardagianni, It.; Varvaianni, Sic.). Collez. Li- ceo Trapani e collez. Palumbo.— Quest'ultimo la dice specie non rara a Selinunte in tutti i mesi dell’anno. Ii Barbagianni è co- munissimo, stazionario e nidificante in tutta la provincia, anche dentro l'abitato. eda 67. Asio otus, Linn. (Gufo, It.; Cuecazzu, Sic.). —Secondo Palumbo (1. e.) questa specie sarebbe comune in autunno a Selinunte e Castel vetrano. 68. Asio accipitrinus. Pall. (Gufo di palude, It.; Orva, Sic.). Collez. Li- ceo Trapani.--Questa specie, come la precedente non sarebbe rara nella provincia di Trapani. 69. Athene noctua, Scop. (Civetta, It.; Cucca, Sic.). Collez. Liceo Trapa- ni. — È comune secondo Palumbo in tutta la plaga Selinuntina e a Castelvetrano. Nidifica nella provincia. Secondo Doderlein (A- vif. 48) ne vengono portati a Palermo dai dintorni di Alcamo. 70. Scops giù, Scop. (Assiolo, It.j Jacobu, Sic., Scissiolu a Mazzara sec, Doderlein). Collez. Liceo di Trapani e collez. Palumbo.—-Da que- st'ultimo l’Assiolo viene ricordato di Selinunte in autunno. Sap- piamo non esser raro in tutta la provincia. (continua) —————_eKa3==___ Le metamorfosi del Conger balearicus ISORPSA del Dott. LUIGI FACCIOLA (Cont. e fine Ved. Anno XIII, Num. 11) Un'altra prova sensibile dell’appartenenza dei L. taenia e inornatus al L. diaphanus e al C. balearicus ci viene offerta dalla forma e disposi- zione dei pezzi cartilaginosi dell’ipurale coi raggi caudali che sostengono. Nel L. taenia dietro l'estremità della corda dorsale e in direzione della medesima si trova il pezzo superiore su cui poggia l’ultima porzione del midollo spinale, disposto verticale, ristretto in avanti, allargato po- steriormente. Al di sotto vi è il pezzo medio, più corto, di forma qua- drilatera allungata, irregolare, un po’ inclinato in giù, connesso in a- vanti alla punta della corda come il primo, con un forame nella sua metà anteriore allungato e longitudinale. Succede in basso il pezzo in- feriore, il più stretto, pure un po’ inclinato in giù, inserito al margine inferiore della corda. Tutti e tre questi ‘pezzi hanno il bordo posteriore rotondato. Il medio termina più in avanti del superiore, come l’inferiore più in avanti del medio. Nel L. inornatus sono più sviluppati e hanno il bordo posteriore più rotondato. Una cresta longitudinale, che manca nel faenza, s'innalza dal pezzo superiore occupandone soltanto la parte media. Del resto conser- vano la stessa disposizione e, tranne il medio, anche la stessa forma. Quest’ ultimo è un poco modificato, il suo forame ingrandito ha fatto scomparire quella porzione di sostanza che lo chiudeva in alto, onde ri- sulta una concavità del suo margine superiore in avanti, separata da un’eminenza da un’altra concavità dello stesso margine in dietro, Que- sto pezzo medio e il superiore, che nel precedente leptocefalo erano in rapporto con l’ estremità della corda membranosa, ora si congiungono al primo segmento, che è un corpo vertebrale incompleto in cui la detta estremità si trova trasformata. Allo stesso modo il pezzo inferiore si con- nette alla seconda vertebra, che è la prima che sta innanzi all’ipurale. Nel L. diaphanus non è meno evidente la somiglianza di questa parte dello scheletro cartilaginoso con la corrispondente del L. inornatus, ma è modificata la forma del bordo posteriore dei tre pezzi di cui risulta essendo da convessa divenuta troncata. Inoltre la cresta del pezzo supe- riore, che rappresenta una lamina neurale, è più sviluppata sebbene ancor: non giunga fino alla sua estremità anteriore e posteriore, e il pezzo infe- riore si trova incorporato con la lamina emale della prima vertebra completa. Nel C. balearicus si scoprono gli stessi elementi, la forma troncata del bordo posteriore che è più retto e le due concavità del margine su- periore del pezzo medio con la sporgenza che le divide. Il primo seg- mento vertebrale incompleto è interamente incorporato col pezzo supe- riore e costituiscono insieme un corpo simile a quello della vertebra se- guente, presso a poco a guisa di due coni uniti per gli apici, ma non ostante la sua perfetta apparenza di vertebra la corda non interviene che in poca parte alla sua formazione. La lamina che sorge dallo stesso pezzo superiore ne occupa ora tutta la lunghezza. Più d’ogni altro è ri- marchevole nei piccoli esemplari la diminuita grandezza delle parti in confronto a quella che hanno nei due leptocefali precedenti. I tre pezzi dell’ ipurale suddescritti che altra volta riguarda come a- pofisi emali, da ulteriori considerazioni mi risulta che debbono aversi quali raggi interspinosi. In fatto nello stato più immaturo ne differiscono poco per la forma essendo soltanto più allargati e ne hanno l'’ aspetto AI medesimo. Essi coesistono sin da principio a un certo numero dei detti ‘raggi corrispondente all'attuale estensione della pinna dorsale e anale e prima che abbia luogo qualunque accenno di segmentazione della corda. L'essere disposti in modo che l’ inferiore non raggiunga l’ estremità su- periore del medio e questo quella del superiore mostra. appunto che sono raggi interspinosi che fanno seguito a quelli della pinna anale (inferemali). Inoltre i raggi caudali che sono semplici coms i dorsali e gli anali coi quali si continuano senza demarcazione è naturale che si connettano a pezzi omologhi agli adiacenti. Nel L. drevirostris si vede che il pezzo _superiore è formato di due eguali metà longitudinali, una sotto l’ altra, cioè da due interspinosi uniti per costituire un pezzo più considerevole. Negli altri leptocefali in cui non si scorge questa duplicità è probabile cne primitivamente esista. It pezzo sottostante in alcuni è unico, come nel caso presente; nei leptocefali del C. mistax è una lamina quadrila- tera in cui la presenza di un’apertura allungata mostra che in origine era formato di due pezzi separati, cioè di due interemali. Nel L. brevi- rostris questi due pezzi sono divisi e tali rimangono nell’Anguilla. Nei leptocefali del C. vulgaris agli stessi pezzi si aggiunge un altro prolun- gamento e tutti e tre si uniscono per l'estremità posteriore. Infine l’es- sere impari i diversi pezzi di cui si parla, cioè non formati ciascuno di due metà simmetriche, conferma la loro omologia con gl’ interspinosi. Sembrerebbe che almeno il pezzo superiore in direzione della corda sia omologo alle vertebre e che rappresenti la metà posteriore ingrandita del primo segmento vertebrale, ma questa supposizione è inammissibile poichè il detto pezzo è presente prima che la corda comincia a segmen- tarsi e questa termina a punta innanzi l’estremità anteriore di esso. Passiamo ai raggi che sostiene ciascuno dei tre pezzi dell’ipurale c che appartengono alla pinna caudale. In tutti e tre i leptocefali di cui ci intratteniamo sono nello stesso numero e hanno la stessa forma e dispo- sizione. Il pezzo superiore ne ha quattro, il medio tre, l’ inferiore uno. Un carattere singolare di questi raggi, specialmente quelli di mezzo, è avere la radice allungata e assottigliata o st//iforme. Quelli in cui è più lunga comprendono la metà o più della lunghezza del pezzo corrispon- dente. Alla base dello stilo offrono un rigonfiamento ovoide più o meno pronunziato. Lo stilo medesimo è più o meno inclinato ad angolo sul rigonfiamento e nei due raggi superiori e seguente del pezzo medio è obbliquo in avanti e in alto. Nel L. faeria, più immaturo degli altri, le radici stiliformi sono molto deboli e richiedono un'accurata preparazio. ne, le porzioni libere degli stessi raggi sono appena costituite e risultano DI si di un fascio di esili fili (raggi embrionali) più evidenti verso l'estremità libere, tra i quali fasci esistono tuttora altri fili delicati; il superiore dei quattro raggi, appartenenti al pezzo situato più in alto, attualmente non prende attacco con esso e si trova fuori del margine per mancanza di posto; così pure il raggio inferiore del pezzo medio è situato immedia- tamente sotto il margine; su ciascun lato dei tre pezzi cartilaginosi del- l’ipurale vi è un muscolo le cui fibre s'inseriscono ai raggi e servono a muoverli di lato. Nel L. inornatus questi sono più consistenti e più o- mogenei e ancor più nel L. diaphanus. Nel C. balearicus ricompariscono nello stesso numero che si esprime con la nota C. 44+3+1; le loro por- zioni radicali sono parimenti allungate col rigonfiamento alla base e hanno la stessa disposizione su ciascuno dei tre pezzi; ma le loro estre- mità sono meno acuminate ed ottuse ed alcuni sono bifidi; il raggio su- periore che era fuori della cartilagine corrispondente ora si attacca alla lamina già notata che la sormonta; rimane corta la radice del raggio inferiore. Ai raggi caudali seguitano senza interruzione i raggi dorsali e anali che articolano con gl’interspinosi. Nel L. taenia, anche negli esemplari più lunghi, sono tuttora formati di raggi embrionali ripartiti in fasci e sfioccati verso l'estremità libere come i raggi caudali. Le loro estremità ‘adicali, da cui principia lo sviluppo, formano una testa corrispondente al rigonfiamento notato alla base dei raggi caudali, con tre apofisi, di cui la media stiloide ricorda le radici allungate dei medesimi. Sul ter- minare delle due pinne, che è in avanti, i raggi embrionali ancora non sono riuniti in fasci come nemmeno nell’inornatus e nel diaphanus per- chè il loro sviluppo progredendo d’avanti in dietro nel punto dove pre- sentemente vanno a finire sono più immaturi. Questi raggi embrionali sono i prolungamenti in cui si trovano trasformate le cellule del tessuto mucoso racchiuso tra i due foglietti dermo-muscolari del corpo. Ma nel diaphanus il più grande numero dei raggi dorsali e anali hanno preso aspetto definitivo ed omogeneo essendo avvenuta la compenetrazione re- ciproca dei raggi primitivi. La produzione dei raggi interspinosi procede da dietro in avanti pari passo con quella dei raggi pinneali, cioè cominciano sull’ estremità po- steriore del corpo dove sono rappresentati dai pezzi dell’ ipurale e se- guitano in avanti, perciò secondo questa direzione si trovano di meno in meno sviluppati e terminano brevissimi dove termina attualmente la pinna dorsale e anale. Del resto appariscono prima di ogni differenzia- mento metamerico della corda, essendo sempre presente una porzione di queste due pinne nei leptocefali più immaturi che si conoscano in cui la corda è affatto membranosa. Essi formano una serie ai due margini del corpo e attendono lungamente che abbia luogo la formazione dei processi neurali ed emali e l’ allungamento degli stessi processi in meu- rospine ed ematospine con cui devono entrare in rapporto. Prima di ciò tra la corda e i raggi interspinosi rimane uno spazio. considerevole oc- cupato dal tessuto gelatinoso. Nel numero dei raggi delle pettorali abbiamo un elemento di diagnosi soltanto nel L. diaphanus in cui è definitivamente costituito e varia da 11 a 12 come nel €. dalearicus. Nel L. taenia queste pinne mancano 0 sono appena accennate e nel L. inornatus si trovano ancora allo stato embrionale con raggi numerosi, sottili e semplici. Due particolarità che abbiamo innanzi rimarcate nel faenia nel siste- ma deì muscoli laterali, quelle cioè di essere le porzioni terminali infe- riori dei segmenti muscolari più brevi delle corrispondenti superiori e gli stessi segmenti presso l’ estremità posteriore del corpo meno racco- stati fra essi che in altri leptocefali, si riscontrano egualmente nell’inor- natus. Nei soggetti più compressi cioè più giovani del L. diaphanus si ritrovano ancora le stesse disposizioni ma con meno evidenza. Dopo ciò facciamo qualche considerazione sui mutamenti che sopporta la forma del corpo e lo stato delle varie parti nel progresso della me- tamorfosi. Nel primo stato o di L. taeria, paragonabile al L. Haeckelii del C. mystaa, cresce considerevolmente in lunghezza, molto meno in altezza e quasi niente in grossezza. Perciò gli esemplari più brevi e più stretti sono più giovani di quelli più lunghi e più alti secondo la re- gola generale delle altre famiglie di pesci. È rimarchevole che il corpo in questo stato può raggiungere almeno una lunghezza di 171 millim. senza che la corda offra qualche principio di segmentazione, ma a que- sto riguardo abbiamo un esempio più notabile nel genere 77l/urus. In al- cuni esemplari l'accrescimento in altezza è così lento che ha bisogno di progredire dopochè l’allungamento è terminato. È così che l’altezza può essere la stessa o poco diversa in esemplari che hanno lunghezze rela- tivamente molto differenti. Come esempio, in uno lungo 80 millimetri l'altezza era di 7 millim. e in uno lungo 144 millm. era appena un mil- limetro di più. Al termine dell’accrescimento in lunghezza e altezza suc- cede un breve periodo di stato, durante il quale cascano i denti e si as: sorbiscono i punti sotto la linea laterale. Infatti gli esemplari di L. in0r- natus a questo punto di metamorfosi sono così lunghi e così alti come Il Nuturalista Siciliano Anno XIV 6 deo + dpi i più lunghi e più alti di L. faenia. Alle volte non però i detti muta- menti avvengono prima che il corpo abbia toccato la massima altezza che è di 15 millim. Nel secondo stato o di L. inornatus il corpo si accorcia, ingrossa e si restringe, modificazioni che succedono dopo la caduta dei denti e la seom- parsa dei punti sotto la linea laterale, poichè vi sono individui i quali non differiscono dal L. taenia che per l’ assenza dei due mentovati ca- ratteri. È chiaro che in questo stadio si devono trovare individui più o meno lunghi ma non così piccoli come ce ne offre il L. taenia e che i più corti e più stretti sono più adulti di quelli più lunghi e meno stretti. Gli esemplari più brevi sono anche più grossi. Riducendosi di più la lunghezza e l’ altezza del corpo con aumento della grossezza si passa al L. diaphanus e secondo il grado raggiunto da queste modificazioni si hanno individui tuttora depressi e individui quasi cilindrici che sono più corti e più adulti. I primi sono paragonabili agli individui depressi del L. Ao/ikeri e al L. Morrisi, i secondi agl’indivi- dui rotondati dello stesso AùMlikeri e al L. punctatus. Si nota intanto che il L. diaphanus non arriva ad accorciarsi quanto il punctatus c il KWollikeri. Difatti il più corto esemplare del diaplanus che io abbia vi- sto non misura meno di 97 millim. mentre che il punetatus può impic- ciolire fino a 84 millim. e il AòMikeri fino a 64 millim. La ragione di questo divario dipende da una differenza della massima lunghezza a cui può giungere l’animale negli stadii precedenti. Così il L. stezops, che ap- partiene al punctatus, non arriva ad essere così lungo come il taenia © l’Haeckelii e V Yarrelli che preesistono al AG/likeri si mantengono più corti dello sfenops. Nel quarto stato o semilarvale il corpo è ancora più breve e più stretto, ma non più grosso di quello che era allo stato di L. diaphanus, e seb- bene questo sia più lungo dell’ analogo ZL. puretatus, che può ridursi a 84 millim., pure l’accorciamento che ha luogo durante lo stato semilar- vale corrisponde nella misura a quello della forma semilarvale del C. vulgaris a cui appartiene il detto punctatus. Difatti la semilarva del C. balearicus si accorcia fino a 76 millim. e quella del C. vulgaris fino a 75 millim. A questo riguardo si osserva una differenza nel C. mystax in cui il massimo accorciamento delle sue forme larvali avviene e si ar- ‘esta allo stato di L. Kollikeri, i più piccoli del quale non hanno più di 64 millim. e gli esemplari semilarvali non meno di 78 millim. Infine ricordando che il Cl. balearicus allo stato di leptocefalo può a- vere una lunghezza di 197 millim., quale abbiamo notata nel L. norna- 4 = tus, si trova che prima di assumere l’aspetto comune può accorciarsi di 121 millim., cioè di circa */ di quello che era. Nel quinto stato l’animale ritorna a crescere in lunghezza, altezza e grossezza fino alle proporzioni della sua specie. Ora cerchiamo di conoscere come avviene il processo d’'impicciolimento del corpo che abbiamo seguito dallo stato di L. inornatus a quello di animale perfetto. Nel L. taenia i segmenti dei muscoli laterali piegati ad angolo o miomeri negli esemplari più grandi e nella parte media del corpo, dove sono più sviluppati, raggiungono la lunghezza di un milli- metro e mezzo. Negli esemplari più grandi del L. inornatus che ancora non hanno subito accorciamento conservano nella detta parte del corpo la stessa lunghezza. Ma a misura che questo si accorcia e si restringe dal L. înornatus all’animale semilarvato la lunghezza delle fibre che formano ciascun segmento dei muscoli va sempre più scemando. Nel diaphanus, per esempio, ivi non è che di circa 8 decimi di millimetro. Nello stesso temno anche la corda si accorcia, ciò che ha luogo nella sua porzione intervertebrale. Infatti nei leptocefali prima che i corpi delle vertebre sieno formati la distanza tra le placche primitive che for- mano una serie sul profilo superiore, e inferiore della corda posterior- mente e che rappresentano il vestigio dei detti corpi corrispondente al punto di mezzo , è maggiore della lunghezza che sarà occupata dalle due metà di due corpi vertebrali vicini, le quali equivalgono alla lun- ghezza di un corpo. Ma a secondo che la formazione di due anelli vi- cini si compisce la corda intermedia si accorcia e così vengono in con- tatto ed articolano l’uno con l’altro. Ora essendo stabilito che la produ- zione delle vertebre comincia dall’estremità posteriore della rachide e si continua verso l'estremità opposta possiamo formarci una giusta idea del modo come succede l’accorciamento di essa rachide o corda immagi- nando che il suo estremo caudale rimanga fermo e verso questo venga attirata tratto a tratto procedendo verso l'estremità anteriore. I segmenti muscolari dei lati del corpo si accorciano nella stessa direzione. Insieme coi muscoli laterali e con la corda intervertebrale si accorcia il tubo digestivo e il midollo spinale. Entrambi questi due organi non solo si accorciano a misura che il corpo sopporta questa parte della ri- duzione, ma pure si allontanano sempre più dall’ estremità posteriore. Infatti nel L. diaphanus lano è molto più discosto dalla detta estremità che non sia relativamente nell’inornatus e nel faenza. Inoltre 1 allonta- namento del midollo spinale da questa estremità comincia a verificarsi quando il corpo è in via di accrescimento. E in vero nei più piccoli del AR a taenia esso giunge fino al di sopra del margine posteriore del pezzo su- periore dell’ipurale, cioè fino alla radice della pinna caudale; negli esem- plari di comune grandezza dello stesso leptocefalo termina più innanzi, dove comincia ad allargarsi il detto pezzo dell’ ipurale, nel successivo inornatus innanzi l'estremità posteriore della prima vertebre incompleta lasciando in dietro la maggior parte del pezzo superiore dell’ ipurale, e nel diaphanus un poco dietro l'estremità anteriore della stessa vertebra. È da notarsi che questa porzione del midollo che primitivamente pog- gia sul pezzo superiore dell’ ipurale ed è destinata a scomparire manca di radici nervose. Del resto il prolungarsi del midollo fino al margine posteriore del più grande dei pezzi che portano i raggi caudali è un carattere comune dei leptocefali nel loro stato più immaturo. In avan- zamento di sviluppo in taluni, ad esempio quelli del C' vulgaris e del C. balearicus, se ne discosta insino alla prima vertebra, in altri rimane prolungato come era in principio e tale si conserva nell’animale adulto, ad esempio nel C. mystax e nell’Anguilla vulgaris. Il corpo si riduce di grandezza anche per restringimento ma di qus- sto viene compensato dall’aumento in grossezza. Lo scheletro cartilaginoso è compreso nel processo d’impicciolimento. Nei corpi vertebrali e nei raggi interspinosi questo processo avviene dal- l'estremità posteriore verso l’ estremità opposta del corpo secondo 1’ or- dine della loro formazione ed è già cominciato nel L. diaphanus quando in avanti sono ancora assenti. Tra la grandezza che hanno nel diapha- nus e quella negli esemplari semilarvali la differenza è maggiore. Così pure è molto notevole la diversità di grandezza dell’ ipurale tra gli e- semplari maggiori del L. inornatus o del diaphanus e gli esemplari se- milarvali o i piccoli del C. balearicus come tra il L. Yarrelli e il L. Kollikeri. Lo stesso reticolo della guaina fibrosa della corda conservan- dosi sui corpi delle vertebre addominali nei piccoli esemplari del C. ba- learicus, sebbene più sviluppato in estensione, ha le maglie più piccole che nei leptocefali di questa specie. Diciamo ora qualche parola sullo sviluppo e sui mutamenti cui vanno incontro varie parti del corpo e che non sono in relazione con lo sce- mare della sua grandezza. Il capo non partecipa all’accorciamento, che è operato dai muscoli la- terali e dalla corda, anzi si allunga sempre più dal faenza, in cui non supera 5 millim., all’inorratus, da questo al diaphanus, da questo al se- milarvale e al piccolo C. dalearicus, più per accrescimento della sua por- zione retroculare che di quella preoculare, a FANTA Stali progressivi Lunghezza del corpo Lunghezza del capo Wen. . am mm. 190* mm. .b Peimornalus . È a sao 5.) Iudiaphanus . i » 150 ° st E RRS Nemitarvalis Mi ATO. 1245 Uimpalenticus.., DMS la CEE, L'occhio, quasi sempre rotondo nel faerza, come si è detto, anche nei più piccoli esemplari, nell’ irnornatus può essere alquanto allungato ma non ristretto a punta inferiormente nè obbliquo, ciò che costituisce un ‘tratto assai caratteristico dei leptocefali più immaturi del Cl. eulgaris e mystax. Il muso è acuto nel taeria, specialmente nei più piccoli esemplari, ne- gli stati seguenti è meno acuto e piuttosto ottuso. La caduta dei denti è un fenomeno precoce della metamorfosi e co- stituisce il più importante dei cambiamenti che hanno luogo nelle parti esterne del corpo mentre l’animale passa allo stato di L. inornatus. Esso fc \(omeno si compie rapidamente, difatti in nessuno dei più grandi esem- piari di L. taenia i denti si trovano più scarsi del numero normale come in nessuno dei più grandi del L. inornatus, che abbia visto finora, se ne conserva qualche avanzo. Pil tardiva è la caduta dei denti primitivi nel C. vulgaris e mystax perchè più lenta è la metamorfosi. Essi pers: stono interamente n-1 secondo stato larvale del mystax (L. Yarrelli) e alcuni non mancano nel terzo stato (L. Bibroni). Le fessure branchiali che sono oblique nel faenia, come in tutte le forme più giovani dei leptocefali anche quando appartengono a specie in cui sono dritte, vanno perdendo questo carattere in progresso di me- tamorfosi. Contempcraneamente il loro angolo inferiore, che in quello quasi tocca il profilo, si fa più alto per effetto dell’ arrotondamento del Corpo. La pinna dorsale e anale cominciando a svilupparsi dall’estremità po- steriore del corpo sono. più alte in dietro, in avanti sono così basse nel taenia © nell’inornatus che viene molto difficile determinare il punto ove terminano ; anche nel diapharnus questo punto è poco evidente per la * Questo esemplare capitatomi poi che fu pubblicata la precedente descrizione del £. taenia è maggiore del più lungo che avea fino a quel punto osservato. A dorsale. Si nota che il termine della stessa pinna in tutti e tre i lepto- cefali e poco più in avanti dell’anale in confronto a quello che sia nei leptocefali del C. vulgaris e mystax e che nello stato semilarvale è al sito definitivo da cui è ancora ben discosto nello stato precedente. L’a- nale si allunga a misura che l'intestino si accorcia tenendo immediata” mente dietro l’ano, ma non può allungarsi quanto la dorsale per la pre- senza del ventre e degli organi contenutivi. Primitivamente l’ano deve terminare alla base della codale e la pinna anale mancare interamente come la dorsale, ma non conosciamo uno stato cosi immaturo. In un piccolo esemplare di L. taeria, lungo 72 millim. l’ano è a 3 millim. dal- l'estremità posteriore della codale. Dei punti neri che ornano il corpo primi a scomparire sono quelli che formano le linee oblique apparentemente continue sui lati del cor- po, apparentemente continue perchè osservate al microscopio si vedono rappresentate ciascuna da una serie di macchiette, le quali sono sepa- rate tra esse, allungate ed oblique e di cui nella parte media, cioè più alta, del corpo, sono circa venti in una serie. Risulta dal fatto che l’as- sorbimento di questi punti si opera prima di quello dei punti che scor- rono sui due marg:ni del corpo essendo svaniti nel L. imornatus quando ancora questi ultimi sia in tutto sia in parte persistono. Avviene così perchè la comparsa dei punti sotto la linea laterale è anteriore a quelli del profilo del corpo e del ventre, il che si rileva da piccoli esemplari del L. taenia. In questi sono tutte presenti le linee oblique dei lati del corpo, ma i punti dei due profili sono più o meno incompleti. In uno lunga 72 millim. vidi che quelli de) profilo superiore erano notevolmente distanti fra essi e in forma di cerchietti, avvicinati quelli del profilo in- feriore per un tratto dietro la gola e poi distanti come sopra con una macchia più grossa di pigmento o due macchie simili in altro individuo presso a poco della stessa lunghezza. Nel faenza di grandezza ordinaria si trova invece che i punti dorsali sono molto raccostati insieme ma non tanto da sembrare una linea continua come sul margine del ventre tranne per un tratto dietro la gola. Ora è chiaro che i punti dorsali e ventrali pur occupando da principio tutta la lunghezza del profilo si completano progredendo l'accrescimento per aggiunta di nuovi punti negli intervalli liberi. L'assorbimento dei punti pigmentari di cui risultano le linee obli- que dei lati del corpo dev'essere assai rapido mancandone ogni traccia in tutti gli esemplari di £. 2nornatus che sono in mia conoscenza. Lo stesso fatto avviene simultaneamente alla caduta dei denti, per cui non sì verifica mai il caso di presenza delle dette linee e di assenza di denti — 49 — o viceversa. Un esemplare che io vidi, lungo 197 millim., privo delle une e degli altri, somigliava al faenza per tutti gli altri caratteri e si distingueva ancora dal L. inernatus per la presenza di punti marginali. Da questo stato di limitazione del sistema di punteggiatura fino alla sua scomparsa quasi totale (esistendone sempre alcuni alla base della dor- sale e dell’anale ) si hanno tutti i passaggi. I punti del dorso che nel taenia, giova ricordarli, sono molto vicini ma visibilmente separati, co- minciano cioè a divenire più discreti mentre quelli del ventre, che ap- parivano come una linea continua, si vedono tra essi distinti, uguali in densità a quelli del dorso nel taernia. E come in questo si completano per successiva formazione di punti tra quelli esistenti con la stessa ma- niera dispariscono. I punti lungo la base della dorsale e dell’anale non tutti vengono assorbiti, pochi almeno ne rimangono posteriormente. Nel- l’ulteriore allungamento delle due pinne altri appariscono di nuova for- mazione, con questo di particolare che sull’anale ne occupano tutta la sua lunghezza mentre sull’opposta pinna, non ostante che sia più lunga, sono meno estesi e mancano in avanti come si osserva costantemente nel L. diaphanus. È rimarchevole che i punti anali in questo sono allungati e a punta in dietro quali già si presentano talvolta nel L. 2nornatus. Tutti i punti che esistono sul corpo dei tre leptocefali in esame sono semplici macchie di pigmento senza quei prolungamenti caratteristici delle cel- lule a cui apparteneva. Queste sono riconosc:bili soltanto sui più giovani soggetti del L. faenia. Invece nel C. vulgaris tali cellule si conservano per tutto lo stato di leptocephalus. Paragonando gli stati evolutivi del (' balearicus con quelli del C. vu/- garis e mystax descritti nella mia precedente memoria si trova che nel primo la metamorfosi si compie più presto e lo stato larvale percorre tre fasi principali. Nel secondo queste fasi sono quattro, nel terzo sono cinque. In tutti e tre lo stato in cui il corpo diviene rotondo ( L. dia phanus del C. balearicus, L. punctatus del C. vulgaris e L. Kollikeri del C. mystax) e quello che lo procede prossimamente in cui è tuttora com- presso (L. senza nome del C. bdalearicus, L. Morrisi del C. vulgaris e L. senza nome del C. mystax) se si vogliono considerare come due fasi distinte si deve aggiungere una fase larvale di più al numero suddetto per ciascuna specie. Ma l’ andamento della metamorfosi è lo stesso in tutti e tre. Infatti dapprima il corpo è molto compresso, il muso è a- cuto, le mascelle sono eguali con una serie di denti, la dorsale e l’anale sono brevi, l’ano è presso l’ estremità posteriore. Indi il corpo cessa di allungarsi e comincia a ingrossare, cadono i denti, il muso si fa meno acuto, la mascella inferiore più breve della superiore. In seguito il corpo > SÒ — si accorcia, si restringe e continua a ingrossare, il muso diviene più ot- tuso, la mandibola più breve. Restringendosi e ingrossando di più il corpo passa alla forma rotondata. Finora l’animale si trova allo stato di lepto- cephalus. Poi spuntano i denti di nuova formazione, il corpo comincia a colorarsi e ritorna a crescere in lunghezza e nelle altre dimensioni. La dorsale e l’anale dal momento che hanno principio fino al punto in cui l’animale sta per prendere l’aspetto comune si allungano sempre più verso il capo per produzione di nuovi raggi, in pari tempo l'intestino si accorcia dalla sua estremità posteriore e l’ano viene spostato in avanti. Nel succedersi di queste modificazioni le fibre muscolari lungo i lati del corpo aumentano di numero a spese della sostanza mucosa donde de- riva il graduale passaggio del corpo dalla forma tenioide alla forma el- mintoide. Nella larva libera più immatura formano pochi strati sotto la membrana involgente del corpo. Quelle che si sviluppano in seguito di- spongonsi le une contro le altre verso la rachide, alla quale infine si attaccano. La segmentazione della rachide comincia più o meno di presso alla fine della prima fase, procede per tutto lo stato larvale ed è com- pleta negli esemplari più corti e cilindrici allo stato di leptocefalo. Dalla forma compressa che ha da principio essa mano mano si arrotonda co- me il corpo dell’animale. TTJota — Mentre lo scritto era in corso di pubblicazione ricevei da Catania tre note preliminari del prof. G. Grassi e del D' S. Calandruccio sul tema dei leptocefali, che io affatto ignorava, in un plico raccoman-. dato e con ricevuta di ritorno, per cui forse si cercò di obbligarmi a te- ner conto di certe asserzioni e circostanze che tenderebbero a fare ri- conoscere negli autori la precedenza delle loro osservazioni sulle mie, ma che in realtà nulla o quasi nulla depongono a questo riguardo. E in vero in una di esse note dal titolo Ulteriori ricerche sui Leptocefali (Rendic. R. Ace. Lincei, seduta 21 marzo 1898) gli autori adducono a sostegno delle loro pretensioni che la mia seconda memoria in cui ho rapportato i L. Haeckelii, Yarrelli, Bibroni e Gegenbauri al C. mystax, apparve dopo che avevano corrette le prove di stampa della loro nota suddetta in cui sono annunziate le stesse determinazioni in via speri- mentale. In altra brevissima delle tre note , intitolata Intorno allo svi luppo dei Murenoidi (Boll. mens. Ace. Gioenia sc. nat. in Catania, fase. XXXIV e XXXV, seduta 26 nov. 1893 e 14 genn. 1894) la quale è an- teriore alla presente memoria, gli autori comunicano che il L. taenia probabilmente appartiene al ciclo della Congromuraena balearica. Ma come si esprimono con dubbio e non danno le ragioni che l’inducono a que-to pensamento così la loro proposizione non ha alcun valore scientifico. Nella stessa nota dicono che il differenziamento della corda comincia dal suo lato dorsale e dalla sua estremità posteriore, fatto cotesto che io stabilii precedentemente nella mia seconda memoria (Le metamorfosi del Conger vulgaris e del C. mystax. Nat. Sicil. anno XII e XIII, 1893). Ragusa Enrico—Direttore resp. JUN 19 1855 8h01. ANNO XIV. GENN.-FEBB. 1895 N. 4-5. PANANN_SSx-£-£-**-£_-<>-<-<>-<£-<>=<*<*x**-*>-<£*>_-<£°<2-<*-<-<°>>—--r__-<<**-<££ IL NATURALISTA SICILIANO MI Y°_*--<*->_-<£-*>-<*£-*-<-_-- <<. -<-{.-—X_-.r- G. A. DE AMICIS I Foraminiferi del pliocene inferiore di Bonfornello presso Termini-Imerese (Sicilia) Nel mese di novembre del decorso anno il Dott. Di Stefano, paleontologo del R. Comitato Geologico, mi inviava una scatoletta contenente una serie di fora- miniferi, non ancora studiati, provenienti da Bonfornello, presso Termini-Ime- rese, in Sicilia. Successivamente ed a più riprese, il Prof. Ciofalo, di Termini, ebbe la cortesia di spedirmi, con altri foraminiferi, già scelti ma non determi- nati, aleuni blocchi della marna bianca, detta localmente trubo , da cui prove- nivano gli esemplari prima avuti; stemperati nell'acqua questi blocchi, lavato e disseccato il residuo, ne ottenni un bello ed abbondante materiale dal quale scelsi i foraminiferi, che, insieme con quelli avuti dal Dott. Di Stefano e dal Prof. Ciofalo, formano oggetto del presente studio. Mentre durava ancora il primo esame del materiale per eseguire la separa- zione dei generi e delle specie, fu la mia attenzione richiamata da quattro for- me assolutamente nuove, delle quali indicai tosto î caratteri in una nota corre- data di una tavola in cui le nuove forme , che denominai Nodosaria Di Ste- phani, Nodosaria Ciofali, Lingulinopsis himerensis ed Uvigerina canariensis forma distoma, erano delineate (1). In tale nota facevo anche alcune considera- zioni sulle condizioni stratigrafiche delle marne bianche o trubî di Bonfornello, avvertendo che esse erano a riferirsi alla porzione inferiore del pliocene e pre- cisamente a quel piano, che fu dal Seguenza detto zancleano. Continuate di poi le mie ricerche e le mie osservazioni, aveva di già presso- chè completato il lavoro descrittivo, quando, in una piccola quantità di materiale rimasto in uno dei recipienti in cui avevo operato il lavaggio della marna, mi sì presentarono alcuni foraminiferi che mi parvero avere speciale interesse, al- cuni perchè non erano mai stati trovati fossili in Italia, altri perchè per la pri- ma volta si presentavano in depositi pliocenici. L’insperato ed imprevedibile rin- (1) G. A. De Amicis.—Sopra alcune forme nuove di Foraminiferi del pliocene inferiore. Atti Soc. Tosc. Se. Nat., Memorie, Vol. XIV, pag. 18-31, tav. IT—Pisa 1894. Il Naturalista Siciliano Anno XIV 7 _ venimento mi diede l’occasione di fare, il giorno 1 aprile, alla Società Geologica Italiana, una brevissima communicazione (1), nella quale tuttavia non potei per la strettezza del tempo, insufficiente allo studio di quelle forme, dare indica- zioni certe su di esse, sopratutto per ciò che riguardava la loro determinazione specifica. Lo studio, ora condotto a termine, della fauna a foraminiferi di Bonfornello, serve a portare nuova luce sopra faune già illustrate da O. G. Costa, da Se- guenza e da Fornasini, le quali, come avvertivo nella mia prima nota sopra citata, hanno con questa stretto legame ; il numero delle specie rinvenute, stu- diate e descritte, l’ottimo stato di conservazione della massima parte degli esem- plari, la presenza di forme che così batimetricamente come stratigraficamente possono riguardarsi del tutto caratteristiche, rendono il giacimento di Bonfornello più interessante ancora di quelli della provincia di Messina e delle regioni Ca- labre Ardore, Gerace, Portigliola, Palmi, Valle del Messinese, Benestare ed In- cascio, che fornirono ai tre sopracitati paleontologi il materiale pei loro lavori e colle faune dei quali giacimenti, al termine di questo mio studio, istituirò gli opportuni raffronti batimetrici e stratigrafici. Per brevità mi asterrò dal premettere alla descrizione delle singole specie la loro sinonimia, riferendomi a tale riguardo a quanto scrissi nel mio recente la- voro sui foraminiferi del pliocene inferiore di Trinité-Victor (Nizzardo) (2), salvo il caso iu cui si tratti di specie in quel deposito non rinvenute, o per le quali debba portare modificazioni od aggiunte a quanto allora scrissi, Ad eccezione dei casi in cui si tratti di forme nuove o rare, o che ne appaia indiscutibile l'utilità, non darò le misure degli esemplari, per eseguire le quali avrei dovuto impiegare un tempo eccessivo senza ottenerne poi risultati corri- spondenti al lavoro; piuttosto credo opportuno indicare, in un quadro finale, per ogni specie le condizioni di vita e gli altri depositi nei quali si trovino fossili. I foraminiferi di Bonfornello da me esaminati raggiungono la rispettabile ci- fra di diecimila e cinquecento circa; avverto tosto che su tale numero circa ot- tomila cinquecento esemplari appartengono ai generi Orbulina e Globigerina e specialmente al primo di essi, tanto che la marna bianca o #rudo, che li contiene, può dirsi un vero fango a Globigerinidi. Termino queste osservazioni generali facendo notare come per le mie ricerche la fauna a foraminiferi di Bonfornello appaia ricca di 163 forme distinte, men- tre, come avvertivo nella mia prima sopracitata nota, le forme di foraminiferi citati in tal deposito dal collega Ciofalo (3) si riducono a circa una ventina. (1) G. A. De Amicis—Astrorhixidae e Ramulininae fossili nel pliocene inferiore Italia- no. — Boll. Soc. Geol. Ital, Vol. XIII, fasc. 1, pag. 106-110.—Roma 1894. (2) G. A. De Amicis—I Foraminiferi del pliocene inferiore di Trinité-Victor (Nizzardo). Boll. Soc. Geol. Ital., Vol. XII, fasc. 3, pag. 293-478, con 1 tavola Roma 1893. (3) Ciofalo S.— Enumerazione dei principali fossili che si rinvengono nelle rocce stra- tificate dei dintorni di Termini-Imerese— Atti Accad, Gioenia Sc. nat., Ser. III, Vol. XII, — Catania 1878, Seed 1. Nubecularia (?) cfr. lucifuga Defrance — Nudecularia lucifuga, Defrance 1825. Diet. Sc. Nat., Vol. XXV, pag. 210; — Atlas Zooph., tav. XLIV, fig. 3. Riferisco molto dubitativamente a tale genere e specie pochi e poco chiari e- semplari, i quali ricordano quello illustrato da Brady (1884 Foram. Chall.) colla figura 10, della tav. I. Tutti gli esemplari sono frammentati e mostransi costi- tuiti da una sola massa subglobosa, ruvida ed arenacea all’ esterno, a grani di varia grossezza e di diverso colore; tale massa è aderente ad una porzione ci- lindroide la quale non appare costituita da fibre, come nell’esemplare citato, fi- gurato da Brady, ma sembra piuttosto un guscio arenaceo di qualche Astrorhi- zina.— Questi individui ricordano pure nel loro complesso la N. divaricata Brady (I. e. pag. 136, tav. LXXVI, fig. 11-15; descritta già prima da Brady stesso nelle sue — Notes on some of the Retic. Riz. of the Chall. exp. — pubblicate nel— Quart. Journ. Mîicr. Soc. 1879, Vol. XIX, N. S., pag. 276, tav. VIII, fig. 22-24—, come Sagrina divaricata), dalla quale tuttavia si differenziano per avere” dimensioni molto maggiori e segmenti meno regolarmente globosi e per la mancanza del tubo stolonifero calcareo , caratteristico della specie di Brady, sostituito nei miei esemplari da un tubo arenaceo, che, come dissi, ritengo sia un guscio di Astrorhizina. Questa specie vive, secondo le osservazioni di Brady, in acque calme, piut- tosto calde, e poco profonde; fu trovata fossile nel miocene del Sud della Fran- cia (Lyell). Vivente era pure stata raccolta presso Portoferrajo dal Soldani (Te- stac., Vol. I, p.34, tav. XXXI, fig. gg-Kk, tav. XXXII, fig. Il-00, pp-ss; sotto l'indicazione di « Crustae seu vermiculi crustati pseudoparasitici subglobosi, sub- cylindracei, vel etiam irregularis formae »). 2. Biloculina cfr. ringens Lamarck sp.—Miliolites ringens, Lamarck 1804. Ann. du Muséum, Vol. V, pag. 351; Vol. IX, tav. XVII, fig. 1.— Biloculina ringens, Brady 1884, Foram. Chall., pag. 142, tav. II, fig. 7-S—Biloculina Bradyi, Schlumberger 1891. Mém. Soc. Zool. France, Vol. IV, pag. 170, fig. 15-19, tav. X, fig. 63-71. Premetto che intendo questa specie in un senso piuttosto largo, accostandomi più alle idee del Brady che a quelle dello Schlumberger, pur riconoscendo l’im- portanza delle osservazioni di quest’ultimo sulla interna struttura dei Mi2iolidi. Riguardo poi alla denominazione di B. Bradyiî, che quest’ultimo autore vorrebbe adottata per talune forme della B. ringens, quale quella figurata da Brady (a- vola II, fig. 7, 1.c), debbo osservare che la proposta non è accettabile, avendo già fino dal 1886 il Fornasini applicato la stessa denominazione ad una forma illustrata da Brady sotto il nome di B. depressa (1. c. tav. II, fig. 15), acqui- stando così il diritto di precedenza per l’istituzione di tale specie (1). (1) Fornasini C., Boll. Soc. Geol. Ital, Vol. V, fasc. 2, pag. 261 — Romìa, 1886. a Pochissimi sono gli esemplari da me rinvenati ; essi si accostano assai nella loro forma generale a quello figurato da Brady colla sua citata fig. 7; poco si scorge dell’apertura per essere gli esemplari fortemente incrostati di ossidi di ferro, 3. Biloculina depressa d’Orbigny — Biloculina depressa, d'Orbigny 1826. Ann. Se. Nat., Vol. VII, pag. 298; Mod. n. 91. Questa specie si presenta un poco più abbondante della precedente, ed in e- semplari tipici e bene conservati. 4. Biloculina sp. Ben pochi frammenti spettanti probabilmente alle due specie precedenti. 5. Spiroloculina cfr. asperula Karrer — Spiroloculina asperula, Karrer 1868. Sitz. d. K. Ak. Wiss. Wien, Vol. LVII, pag. 136, tav. I, fig. 10. Dei rarissimi esemplari trovati, due soli sono riferibili con maggiore probabi- tità a questa specie; gli altri raggiungono dimensioni maggiori dell’ordinario, e per l’aspetto loro si accostano all’esemplare figurato da Brady (For. Chall., tav. VII, fig. 11) e da esso dubitativamente riferito a questa specie, colla osserva- zione che offre analogie colla Sp. arenaria e che vive in acque più profonde dell'ordinario (circa m. 990). Fu trovata fossile dal Karrer nel miocene di Kostej nel Banato ; che io mi sappia non fu trovata ancora nel pliocene italiano. 6. Miliolina cfr. vulgaris d’Orbigny sp.— Quinqueloculina vulgaris d’Orbigny 1826. Ann. Sc. Nat., Vol. VII, pag. 302, n. 3}—Seguenza 1880. Atti R. Accad. Lincei, Ser. 3, Vol. VI, pag. 335 e 377 — Miliolina secans (pars) , Brady 1884. Foram. Chall., pag. 167 — Quinqueloculina vulgaris , Fornasini 1886. Boll. Soc. Geol. It., Vol.V, pag. 218, n. 285.— Schlumberger 1893. Mém. Soc. Zool. Fr., Vol. VI, pa- gina 207, fig. 13, 14, tav. II, fig. 65, 66.— Fornasini 1893. Mem. Acc. Sc. Bolo- gna, Ser. 5, Vol. III, pag. 438, tav. I, fig. 2.— » 1894 » » » Bolo- gna, Ser. 5, Vol. IV, pag. 229. Credo fermamente che questa specie, fondata da d’Orbigny sopra una figura di Soldani (Testac. Vol. I, tav. CLII, fig. E, descritta, a pag. 228, come Y’ru- mentaria seminula) debba tenersi distinta così dalla M. seminulum, come dalla M. secans, come pure dalla Quinqueloculina vulgaris descritta e figurata da T.rquem (1878, Rodi), avendo piuttosto stretta analogia colla Q. auderiana, co- me d’ Orbigny stesso osserva. In quanto poi alla denominazione generica, pre- ferisco tenere per ora il termine comprensivo Miliolina, pur riconoscendo che a seconda del modo di aggruppamento delle loggie potranno convenire nei varii casi i termini Quinqueloculina, Triloculina, Massilina, Adelosina, etc. DO Riferisco dubitativamente a questa specie pochi esemplari rinvenuti , i quali differiscono da quelli tipici figurati da Schlumberger e da Fornasini per minore angolosità del contorno e per avere l’apertura munita di un dente appena bifido e meno lungo di quanto dice lo Schlumberger. 7. Miliolina sp. Non determino specificamente un esemplare di piccole dimensioni, che nel suo aspetto generale ricorda la M. seminulum L., ma per avere il guscio ad ele- menti grossolani agglutinati e per presentare altresi numerose depressioni circo- lari più o meno allineate, si accosta pure alla M. agglutinans d’Orb., ed alla M. reticulata d'Orb. Lie) 8. Planispirina celata Costa sp.— Spéroloculina celata Costa 1855. Mem. Ace. Sc. Napoli, Vol. II, pag. 126, Tav. I, fig. 14. Di questa specie , della quale credo inutile riportare l’intera sinonimia, data già nel mio altre volte citato lavoro sui foraminiferi del Nizzardo, ho trovato abbastanza numerosi esemplari tipici e bene conservati, nei quali però varia al- quanto la convessità della porzione mediana delle due superfici esterne, l'ampiezza dell’apertura e la bifidità del dente che l’orna.—Lo Schlumberger propone per questa specie e per le due altre 7°. sigmoidea Brady e PI. Edwarsi Schl. 11 stituzione di un nuovo genere, pel quale adotta il nome di Sigmodlina (1); egli si fonda per ciò fare sulla interna struttura mostrante.il modo di disposizione delle logge. Pel momento e fino a che non si moltiplichino le ricerche ed os- servazioni in proposito, pur riconoscendo molta giustezza nelle annotazioni dello Schlumberger di cui a tutti è nota la competenza negli studi sui foraminiferi, preferisco, anche per non moltiplicare il numero già grande di generi, mante- nere la denominazione generica fino ad ora usata per questa forma. 9. Rhabdammina (?) cfr. abyssorum Sars (V. Tav. I, fig. 16) — Rhabdammina abyssorum M. Sars. 1868. Vidensk. Selsk. Forhandl., 1868, p. 248— Carpenter 1868. Proc. Roy. Soc., Vol. XVII, pag. 172—G. O. Sars. 1871. Vidensk. Selsk. Forhandl., 1871, pag. 251 — Ehkabd. abyssorum , var. robusta Goés 1882. Kongl. Svens., Vet. Akad. Band. 19, n. 4, pag. 143, tav. XII, fig. 430, 431.—Rlabd. abyssorum Brady 1884. Foram, Chall., pag. 266, tav. XXI, fig. 1-13. Nelle marne di Bonfornello non sono rari certi tubetti a struttura arenacea, esternamente rudi, diritti o pressochè tali, più o meno ramosi, alcuni a tre raggi riposanti su di un piano, altri a cinque o più raggi su due o più piani diversi. (1) Sehlumberger Ch. Note sur le genre Planispirina. — Bull. Soc. Zool. de France, Vol. XII, pag. 118, tav. VII, fig. 12-14, e fig. intere. 6,7. Parigi 1897. o Tali forme ad un primo esame hanno somiglianza esterna molto notevole colla Rhabdammina abyssorum Sars., e specialmente colle forme di essa figurate ai numeri 2, 8 e 9 dal Brady (1. c.) nella sua tavola XXI; solamente non mo- strano alle estremità libere l’apertura che stia ad indicare che si tratta di tubi o canali. Sortomi il dubbio, che nella fossilizzazione potesse il lume interno di tali tubi essersi obliterato per l’introduzione di fanghiglia o di altro materiale, ricorsi ad una sezione longitudinale di uno degli esemplari, la quale mi ha mostrato nella porzione assile una parte ocracea nettamente separata dalla porzione pa- rietale, onde credo si possa ammettere che, quando quegli organismi vivevano, dentro ad ognuno dei rami possedessero un canale, che nella fossilizzazione si sarebbe poi riempiuto di limonite. Malgrado ciò qualche dubbio mi rimane ancora su tali forme, pur riconoscendo che presentano la maggiore analogia colla Rhabd. abyssorum. Le dimensioni fra due punti estremi variano in questi esemplari da mm, 2 circa a mm. 15. La Rhabd. abyssorum vive a profondità variabilissime; Brady ne cita il rin- venimento in profondità da m. 197 circa a m. 4456. — Fossile non fu trovata ancora in depositi italiani; è citata da Schrodt (Zedtschr. d. deut. geol. Gesellsch., Jahr. 1893, pag. 154) nelle marne del pliocene inferiore (piacenziano) di Cabezos ed Huelva nella Spagna meridionale ; forme affini sono citate da Andreae nel- l’oligocene dell’Alsazia (1); tuttavia alcune di queste paiono doversi riferire piut- tosto ad altri generi prossimi, come la Rrabdammina annulata Andreae, la quale, secondo Sacco, dovrebbe piuttosto riguardarsi come una specie del gen. Bathy- siphon (2). 10. Reophax bacillaris Brady (v. Tav. I, fig. 17) — Reophax bacillaris Brady 1881. Quart. Journ. Mier. Soc., Vol. XXI, N. $., pag. 49 —Brady 1884. Foram. Chall., pag. 293, tav. XXX, fig. 23, 24. Credo di potere con sicurezza riferire a questa specie un bell’esemplare costi- tuito da sette logge formanti un complesso allungato, lievemente curvo verso la parte iniziale, a segmenti brevi, ventricosi, separati da suture che vanno facen- dosi sempre più distinte verso la porzione orale, ove trovasi l’apertura centrale, semplice. Il guscio è grossolanamente arenaceo e presenta una tinta grigia oscura. La lunghezza totale dell'esemplare è di mm. 2,516, onde è alquanto minore de- gli esemplari figurati e descritti da Brady. Questa specie, fino ad ora non rinvenuta fossile, vive a profondità comprese fra m. 768 e m, 1958. (1) Ardreae A. Weit. Beitr. Z. Kenutniss des Oligocins im Elsass. — Bes. Abd. a. d. Mitth. d. geol. Land. v. Elsass-Lothringen, Band III, p. 114. Strassburg 1890. (2) Sacco F. Le genre Bathysiphon a l’état fossile—Bull. Soc. Géol. de France, 3. sér., tome XXI, pag. 169. Paris 1893. — AI 11. Reophax sp, Due piccoli frammenti spettanti a questo genere, ma specificamente indeter- minabili. 12. Haplophragmium pseudospirale Williamson sp. (v. Tav. I, fig. 11).— Proteo- nina pseudospiralis, Williamson 1858. Rec. For. Gr. Brit., pag. 2, tav. I, fig. 2,3. —Lituola nautiloidea, « feeble form » Parker e Jones 1862. Introd. Foram., App. pag. 309.—Haplophragmium pseudospîrale, Siddal 1879. Cat. Brit. Rec. For., p. 4. — Wright 1881. Proc. Belfast Nat. Field. Club, App. 1880-81, pag. 184 — Brady 1884. Foram. Chall., p. 302, tav. XXXIII, fig. 1-4 — Balkwill e Wright 1885. Trans. R. Irish Acad. Sc., Vol. XXVIII, pag. 330, tav. XIII, fig. 6-8 —Wrigt 1885. Proc. Belfast Nat. Field Club, App. 1885-86, pag. 322. Ho trovato due individui riferibili a questa specie, caratterizzata dall’avere con- chiglia sottile, compressa, a struttura grossolanamente arenacea, costituita da e- lementi di varie dimensioni e di diversi colori, mostrante nella prima porzione andamento tendente a spirale, mentre in seguito si prolunga in linea retta. Non si osserva all’esterno in questi esemplari traccia di segmentazione; nella porzione anteriore dell’ ultima parte della conchiglia trovasi l'apertura ovale, allungata , contornata da un orlo poco elevato, e che ricorda assai più per la sua forma l esemplare figurato da Balkwill e Wright (1. c. fig. 8), che non quelli figurati da Brady (Il. c. fig. 3, 4). L’esemplare rappresentato nella unita tavola misura in lunghezza mm, 3,128, onde è di dimensioni alquanto maggiori di quelli figurati da Balkwill, Wright e Brady. Questa specie, non riscontrata fino ad ora allo stato fossile, vive a profondità variabili da m. 13 circa a m. 677. 13. Haplophragmium cfr. calcareum Brady. (v. Tav. I, fig. 13). — Haplophragmium caleareum, Brady 1884. Foram. Chall., pag. 302, tav. XXXIII, fig. 5-12. A questa specie istituita da Brady, car.tterizzata da un guscio grossolano, co- stituito da elementi arenacei e calcarei, uniti da cemento calcareo, e che diffe- risce dall’Hapl. agglutinans pel contorno compresso, e dall’Hapl. pseudospirale per la segmentazione distinta e per le maggiori dimensioni, riferisco con dubbio un frammento di un esemplare, costituito dalle Cue logge terminali anteriori e da porzione della terz’ultima loggia. La loggia terminale mostra un’apertura 0- vale poco allungata, contornata da un collaretto poco sporgente. Il guscio è fatto di elementi bianchi calcarei commisti ad elementi arenacei giallastri. Questa specie, sconosciuta allo stato fossile, vive a profondità varianti da m. 283 a m. 1235. 14. Haplophragmium Wrighti n. sp. (v. Tav. I, fig. 12). Di questa nuova specie, che istituisco sopra un solo esemplare rinvenuto nelle marne di Bonfornello, possono indicarsi i caratteri seguenti : Conchiglia allungata piuttosto compressa c con andamento tendente alla spi- rale nella porzione iniziale; nel tratto successivo va elevandosi , oltre alle due coste laterali esistenti nel tratto iniziale, sopra una delle superfici, una terza costa, la quale, mantenendosi pressochè sulla linea mediana di questa superficie, percorre tutta la lunghezza dell'esemplare verso la parte anteriore, facendosi però via via meno sentita, quanto più si approssima alla porzione estrema anteriore; in tal modo, guardata la conchiglietta dal lato orale, acquista un aspetto perife- rico triangolare, che ricorda assai quello della 7ritaxia tricarinata Reuss. Il guscio grossolano ad elementi arenacei bruno-giallastri ha tale apparenza da far vedere, che i granuli che lo compongono debbono essere assai tenacemente ce- mentati; il cemento è calcareo. La porzione anteriore della conchiglia va facen- dosi gradatamente più ristretta, fino a formare una specie di breve collo, all’ e- stremo del quale trovasi l’apertura ovale, contornata da un piccolo collaretto. Le suture fra le diverse logge non si distinguono. La lunghezza di questo esem- plare è di mm. 2,8 circa. La specie del gen. Haplophragmium, che più si ap- prossima a questa nuova forma, è certamente l’Zapl. pseudospirale, il quale però non è a sezione trasversa trigona. Dedico questa nuova specie al chiaro foraminiferologo irlandese J. Wright di Belfast, alla cortesia del quale sono debitore, oltre che di una serie delle sue in- teressantissime pubblicazioni sui foraminiferi, anche di una splendida collezione di foraminiferi delle coste d'Irlanda ottenuti dai dragaggi del « Lord Baudon » (1885-86) e del « Flying Fox » (1889). 15. Haplophragmium cfr. fontinense Terquem.—Maplophragmium fontinense, Ter- quem 1870 Trois” Mém. For. Syst. Ool., pag. 235, tav. XXIV, fig. 29-30. — Brady 1884 Foram. Chall., pag. 305, tav. XXXIV, fig. 1-4.—Hapl. fontinense, var. Haeusler 1885 Neu. Jahrb., Beil. IV (1), pag. 13, tav. I, fig. 21; tav. II, fig. 1 e 2. Riferisco dubitativamente a questa specie due esemplari, i quali ricordano pure l’Hapl. nonioninoides Reuss (1862. For. Nordd. Hils und Gault, pag. 30, tav. I, fig. 8), da cui però si discostano per avere spira meno involuta e spessore mi- nore; probabilmente si tratta di forme intermedie fra l’ZZapl. fontinense e l'Hapl. nonioninoides. La specie alla quale dubitativamente ascrivo questi individui non fu fino ad ora trovata fossile nei depositi pliocenici italiani; vivente fu trovata a profondità varie da 73 a 3477 metri (Brady): 16. Haplophragmium canariense d’Orbigny. — Nonzonina canariensis d'Orbigny 1839. Foram. Canar., pag. 128, tav. II, fig. 33, 34.— Placopsilina canariensis Parker e Jones 1857. Ann. and. Mag. Nat. Hist., ser. 2, vol. XIX, pag. 301, tav. X, fig. 13, 14 — Nonionina jeffreysii Williamson 1858, Rec. For. Gr. Brit., p. 34, tav. III, fig. 72, 73 — Lituola canariensis Brady 1864. Trans. Linn. Soc. Lond., vol. XXIV, pag. 472 — Lituola nautiloidea , var. canariensis (pars). Parker e Jones 1865. Phil. Trans., vol. CLV, pag. 406, tav. XV, fig. 45 — Haplophragmium jeffreysii Berthelin 1878. Foram. de Bourgneuf et Pornichet, pag. 24, n. 20—Hapl. canariense Siddal 1879. Cat. Brit. Rec. For., p. 4 — Wright 1880. Proc. Belfast Nat. Field Club, App. 1879-80, pag. 157,166 — Biitschli 1880. In Bronn: Classen, etc., Thier- Reichs, pag. 192, tav. V, fig. 17 — Lituola canariensis Seguenza 1880. Atti R. Ace. Lincei, sez. 3, vol. VI, pag. 151, n. 801; pag. 309, n. 1137 — Haplophrag- mium canariense Wright 1881. Proc. Belfast. Nat. Field Club, App. 1880-81, pag. 184 — Brady 1884. Foram. Chall., p. 310, tav. XXXV, fig. 1-5 — Haeusler 1885. Neu. Jahrb., Beil. IV (1), pag. 12, tav. I, fig. 17-20 — Wright 1886. Proc. Belfast Nat. Field Club, App. 1885-86, pag. 322 — Brady, Parker e Jones 1888. Trans. Zool. Soc., ser. 7, vol. XII, pag. 218, tav. XLI, fig. 9. Questa specie è rappresentata da due soli individui che ricordano non tante la forma tipica illustrata da d’ Orbigny, quanto quelli figurati specialmente da Brady colla fig. 4 (1884 1. c.) e da Parker e Jones colla fig. 45 (1865 I. c.); l’uno di essi essendo allungato notevolmente verso la parte anteriore ricorda la forma della quale parla Seguenza; l’uno e l’altro esemplare sono di dimensioni alquanto maggiori di quelle date da Brady, accostandosi di più a quelle indi- cate da Parker e Jones. Brady dice che questa specie non fu riscontrata in terreni più antichi del pleistocene; Seguenza la cita nel tortoniano e nell’ astiano di Reggio Calabria; Soldani la rinvenne nelle argille plioceniche del Senese. 17. Haplostiche dubia d’Orbigny sp.—« ORTHOCERATIA ZOOPHYTICA LAPIDEA » Sol- dani 1791. Testac., vol. I, pag. 93, tav. XCVIII, fig. A — Nodosaria dubia d’Or- bigny 1826. Ann. Se. nat., Vol. VII, pag. 252 — Lituola dubia Parker, Jones e Brady 1871. Ann. and Mag. Nat. Hist., ser. 4, vol. VIII, pag. 155 — Litwola Soldanii, var. dubia, Van den Broeck 1876. Ann. Soc. Belg: Micr., vol. II, p. 77. — Lituola dubia, Seguenza 1880. Atti R. Ace. Lincei, ser. 3, vol. VI, pag. 229, n. 580 — Haplostiche Soldanii, Brady 1884. Foram. Chall., pag. 318, tav. XXXII, fig. 12-18.—Haplostiche dubia, Fornasini 1886. Boll. Soc. Geol. It., vol. V, pag. 197, n. 205.0 Mi trovo perfettamente d’ accordo col Fornasini nel ritenere che la Lituola Soldanti, fondata da Jones e Parker (1860) su due figure del Soldani (Saggio oritt., tav. XIX, fig. 92 ZZ, e Testac., vol. II, tav. II, fig. cc) debba piuttosto riguardarsi per Clavulina rudis Costa sp.; la denominazione specifica orbignyana deve avere la precedenza in ogni modo; ma la figura citata di Soldani sulla Il Naturalista Siciliano, Anno XIV 8 UT, ge quale è fondata la specie di d’Orbigny non può assolutamente riferirsi al gen. Nodosaria. Fra i sinonimi non ho compreso la Nodosaria dubia Terrigi (1883) perchè di essa è detto nella descrizione, che ha guscio decisamente jalino. La specie in questione è rappresentata da un numero abbastanza esiguo di esemplari di notevoli dimensioni, con forma subcilindroide, come quelli delle figure 12 e 13 del Brady (I. c.), muniti all’ estremo anteriore di apertura den- driforme, analoga a quella della figura 14 d del Brady (1. c.); il guscio è are- naceo grossolano a granuli giallo-ocracei e grigiastri. 18. Thurammina (?) cfr. papillata Brady.—« ORBULINE Lituola » Carpenter 1875. The Microscope, ed. 5, pag. 533, fig. 273 g, h— Thurammina papillata, Brady 1879. Quart. Journ. Mier. Soc., vol. XIX, N. $., pag. 45, tav. V, fig. 4-8 — Carpenter 1881. The Microscope ed. 6, pag. 561, fig. 320, g, h — Haeusler 1883. Ann. and Mag. Nat. Hist. ser. 5, vol. XI, pag. 262, tav. VIII — Brady 1884. Foram. Chall., pag. 321, tav. XXXVI, fig. 7-18 — Wright 1886. Proc. Belfast. Nat. Field Club, App. 1885-86, pag. 329, tav. XXVII, fig. 12 — Sherborn e Chapman 1889. Journ. R. Micr. Soc. 1889, pag. 484, tav. XI, fig. 9— Andreae 1890. Mitth. d. geol. Land. von Elsass-Lothringen, Band III, pag. 115. — Schrodt 1892. Zeitschr. d. deuts. geol. gesellsch, Jahrb. 1892, pag. 380. Disgraziatamente non ho trovato che un solo esemplare, per di più rotto, di questa interessantissima forma; quantunque non sia assolutamente certo nella determinazione generica, tuttavia il complesso dei caratteri è tale da permettermi di porre questo individuo sotto la premessa denominazione. Esso è di forma sfe- roidale, come quello della fig. 7 di Brady (1884 1. c.); è tutto papi loso alla sua superficie, e ogni papilla mostra alla sua estremità una apertura; il guscio are- naceo a granuli fini fortemente cementati è di colore giallo-bruno. Il diametro è di mm. 0,918. Questa specie vive a profondità che variano da 82 a 4758 metri; fossile è citata nel cretaceo di Keady Hill nella contea di Derry in Irlanda (Wright), nel London clay eocenico di Piccadilly (Sherborn e Chapman), nel giurassico della Svizzera (Haeusler), dell'Austria e del Wurtemberg (Uhlig), nell’oligocene dell'Alsazia (Andreae), nello zancleano di Orano in Algeria (Schrodt); non mi consta che sia stata rinvenuta fino ad ora in depositi italiani. 19. Cyclammina pliocaena n. sp. (V. Tav. I, fig. 19). Il genere Cyclammina fu istituito nel 1876 dal Brady che ne dà i carat- teri seguenti: “ Conchiglia libera convoluta, lenticolare, discoidale o subglobu- lare; composta di numerosi segmenti, aggiustati in ispira nautiloide quasi sim- metrica in cui la convoluzione finale inchiude completamente le precedenti. La parete spessa, finemente arenacea, cancellata; alle volte obliterasi la cavità delle prime logge e diminuisce Jo spessore delle ultime, All’esterno è liscia, L’aper- — Ol —- tura è una fenditura curva, cui spesso si aggiungono parecchi pori nella por- zione orale dell’ ultima camera ,. Brady dice che il gen. Cyclammina rappre- senta il più elevato sviluppo del tipo di struttura arenacea tra i foraminiferi vi- venti. Le specie viventi che egli distingue (1879, 1881, 1884 For. Chall.) in questo genere sono: la Cycl. cancellata , la Cyel. orbicularis, e la Cycl. pu- silla. Dice che questo genere vive a profondità comprese tra 183 e 5307 metri, e che è sconosciuto allo stato fossile *. Si debbono a Rzehak le prime osservazioni su forme fossili spettanti a que- sto genere; in un suo lavoro del 1881 sulla fauna a foraminiferi dell’argilla oli- gocenica di Nikoltschitz (Austria) (1), riferisce al gen. Cyclammina | Haplo- phragmium acutidorsatum Hantken. Nel 1884 in altro suo lavoro dal titolo — Bemerkungen ùuber einige Foraminiferen der Oligocin formation — (2), ascrive al gen. Cyclammina, oltre l'Hapl. acutidorsatum Hantken, anche 1’ Hupl. pla - centa Reuss, la Nonionina affinis Reuss, la Non. latidorsata Born., V’ Haplo- phragmium rotundidorsatum IHantken, e l' Hapl. incisum Stache, comparan- doli colla Cycl. cancellata Brady e colla Cycl. orbicularis Brady. In un’ altra sua communicazione sui generi Ramulina c Cyclammina fossili (3) negli schi- sti del terziario inferiore dell’ Austria, dice, che sezioni microscopiche eseguite confermano doversi riguardare come vere Cyclamminae le due forme da Hant- ken riguardate come spettanti al gen. Haplophragmium. Andreae nel suo la- voro del 1890 sull’oligocene dell’ Alsazia (4) cita tra i foraminiferi fossili delle marne ad Ostrea callifera e delle argille a septarie la Cyclammina placenta Reuss sp., la Cycl. acutidorsata Hantk sp. e la Cyclammina orbicularis Brady della quale ritiene analogo lHaplophr. latidorsatum Born. Da ultimo, nella sua descrizione della fauna a foraminiferi del terziario in- feriore di Bruderndorf nella bassa Austria, Rzehak (5) cita la Oycl. acutidor- (1) Rxehak A. Verhandl d. k. k. geoi. Reichsanstalt, 1881 n. 11.— Wien 1SSI. (2) Rxehal: A. Sonderabdruck aus dem XXIII Bande der Verhandl. des naturforsch. Vereines in Briinn.—Briinn 1884. (3) Rxehal: A. Ueber das Vorkommen der Foraminiferengattungen Ramulina und Cyclammina in den ilteren Tertitirschichten Oesterreichs-Verhan. d. k. k. geol. Reichsans. 1885, n. 7—Wien 1885. (4) Andreae A. Weitere Beitrige zur Kenntniss des Oligocins im Elsass. Bes. Abdr. a. d. Mitth. d. geol. Landes von Elsass-Lothringen, Band III, pag. 105 — Strassburg 1890. (5) Rxehak A. Die For. fauna d. alttert. Ablag. von Bruderndorf (Niederòsterreich ) Ann. d. k. k. Naturhist. Hofmuseum-Separ. abdr. aus Band VI, heft 1 — Wien 1891. * La Cycl. cancellata vive pure nel mare Jonio a profondità comprese fra 300 e 1500 im.; fu dragata dalla R. Nave Idrografica « Washington » nel 1888 e recentemente de- scritta e figurata dal Dott. A. Silvestri (Su di alcuni Foraminiferi del mare Jonio — Mem. Accad. Pontif. N. Lincei, vol. IX, pag. 195, tav. V, fig. 3.—Roma 1893). (Nota aggiunta durante la revisione delle bozze — 16 aprile 1895,. Ye sata (Hantk,), come varietà della Cycd. placenta Reuss sp. — Per quante ri- cerche accurate io abbia fatto non ho trovato in altri lavori indicazioni su altre forme viventi o fossili del gen. Cyclammina; nel recentissimo indice di tutti i generi e specie di foraminiferi, pubblicato dal Sherborn (1), non si hanno in- dicazione di altre specie, anzi vi sono solo citate le tre specie di Brady. L’esemplare, che ho avuto l’insperata fortuna di trovare nelle marne di Bon- fornello, e del quale do nell’unita tavola le figure, è il primo di questo genere che si trovi fossile in Italia, ed è pure il primo che si rinvenga nel pliocene *. Vi si riscontrano esattamente tutti i caratteri esterni propri del genere; essendo l’unico esemplare trovato non ho osato tentare di ottenerne la sezione per ve- rificare se le camere siano labirintiche, carattere questo che Brady (l. c.) dice peculiare del genere.—Delle specie di Cyclammina fino ad ora conosciute. quella che più si approssima all’ esemplare da me irovato è certamente la Cyel. can- cellata Brady, la quale tuttavia, non può essere con quello identificata; sono quindi (1) Sherborn D. Ch. An index to the genera and species of the Foraminifera Part I (A to NON.)—Smiths. misc. collect., Vol. 37, n. 856—Washington 1893 (novembre). * Questa asserzione deve ora essere rettificata. Il Dott. Alfredo Silvestri, che con in- telletto di scienziato ed affetto di figlio continua ora gli studi sui Foraminiferi, comin- ciati molti anni or sono dal compianto suo Padre, Prof. Orazio Silvestri, mi ha spedito, tra gli altri suo! lavori, una nota, che mi era sconosciuta, assai interessante (SILVESTRI A. Su di una Cyclammina fossile — Estr. Rend. Acc. Sc. Lett. e Arti di Acireale, N. S., vol. IV, dicembre 1892) nella quale giustamente dice doversi ascrivere al gen. Cyclammina e ri- ferire alla Cyel. cancellata Brady, o ad una varietà di questa, per la quale propone l’ap- pellativo di antigua, alcuni esemplari provenienti dalle marne argillose plioceniche di Fangonero e Cerchiaje nella provincia di Siena, raccolti dal Prof. Orazio Silvestri e da lui determinati quali nuclei di Nonzonina senensis; mi ha pure gentilmente spedito pa- recchi esemplari di tali fossili e mi sono ‘convinto che essi debbono realmente riferirsi alla vera Cycl. cancellata; onde spetta al Dott. A. Silvestri il merito di avere primo sco- perto nel pliocene e nel terziario italiano questo interessante genere.—In una sua lettera del 22 gennaio 1895 il Dott. Silvestri mi scrive di aver trovato tra i foraminiferi di Fan- gonero anche due bellissimi esemplari della Cycl. pusilla Brady. — Debbo pure aggiun- gere che il Dott. Fornasini, in un suo recente lavoro illustrativo dei foraminiferi della collezione Soldani , esistente nel Museo del R. Istituto superiore di Firenze (Bologna 1894, 32 pag. con l tav.), riferisce dubitativamente alla Cyel. cancellata gli esemplari descritti e figurati dal Soldani (Saggio crittografico, pag. 99, tav. I, fig. N), determinati da O. Silvestri per modelli interni limonitici di Nonzonina umbilicatula (?) e, sull’esame della figura Soldaniana, riferiti dagli autori inglesi all’Haplophragmium canariense. Stando alla figura del Soldani, questa non può in alcun modo riferirsi al gen. Cyclammina, per- chè l’ultimo giro di spira non ricopre i precedenti, ma li lascia scoperti affatto; tuttavia, avvertendo il Fornasini che la figura del Soldani non riproduce esattamente gli esem- plari della collezione, che, d’altronde dice male conservati, non può ogni causa di dub- bio essere eliminata. (Nota aggiunta durante la revisione delle bozze -- 16 aprile 1895). 2 63 — indotto ad istituire una nuove specie, la Cel. pliocaena, della quale ecco i ca- ratteri, quali possono osservarsi all’esterno : Conchiglia nautiliforme, biconvessa, inegualmente rigonfia sulle due super- fici, ferico mostrante ad ogni sutura una piccola intaccatura, dipendente dal fatto depressa nella regione umbilicale dall’una e dall’altra parte; margine peri- che la porzione anteriore d’ogni loggia è alquanto più allargata della parte po- steriore della loggia successiva, sulla quale si applica; contorno rotondato; Vul- timo giro di spira ricopre totalmente i giri precedenti, dei quali, nell’esemplare in esame, non è possibile indicare il numero; segmenti numerosi, dei quali, nell’ esemplare di Bonfornello, il numero nell’ ultimo giro di spira è di undici; suture tra i vari segmenti, distinte, alquanto incavate, assai meno sinuose di quelle della Cycl. cancellata Brady, irradianti da un umbilico depresso; super- fice esterna liscia, di colore giallo scuro, mostrante una struttura a fini granuli fortemente cementati; apertura in forma di fenditura strettissima, poco distinta, arcuata, posta nella porzione orale dell’ ultimo segmento in contatto colla parte periferica del giro di spira precedente; oltre a questa apertura osservansi nume- rose perforazioni sul tratto orale dell’ultima loggia, irregolarmente sparse. Dia- metro massimo mm. 2,414. 20. Textularia sagittula Defrance — Textularia sagittula, Defrance 1825. Dict. Sc. Nat., vol. XXXII, pag. 177; Vol. LIII, pag. 344; — Atlas Conch., tav. XIII, fig. 5. Questa specie è rappresentata da pochissimi esemplari appartenenti alla forma abbreviata, ricordanti la figura data dal Fornasini (Boll. Soc. Geol. Ital., vol. VI, disc oo tav. XI; bg. 2,.a, Db). 21. Textularia gibbosa D’Orbigny — Textularia gibbosa, d’ Orbigny 1826. Ann. Se. nat., vol. VII, pag. 262; mod. n. 28. Il solo rappresentante, trovato di questa forma, intesa nel senso limitato ac- cennato nel mio più volte citato lavoro sui foraminiferi nizzardi (1893, I. c. pa- gina 836), ricorda esattamente così la forma tipica di d’Orbigny, come le figure date dal Fornasini (1887, Boll. Soc. Geol. It., vol. VI, pag. 160, tav. II, fi- gura 1, 1a 1b). 22. Bigenerina digitata d’Orbigny — Bigenerina (Gemmulina) digitata, D’Orbigny 1826. Ann. Sc. nat., vol. VII, pag. 262; mod. n. 58 — Bigenerina digitata Brady, 1884. Foram. Chall., pag. 370, tav. XLIV, fig. 19-24. Ne ho rinvenuto due soli esemplari, incompleti, ricordanti esattamente la figura 20 data dal Brady (I. c.). i 23. Bigenerina robusta Brady —Bigenerina robusta Brady 1881. Quart. Journ. Micr. Soc. vol. XXI, N. S., pag. 53 — Brady 1884. Foram. Chall., pag. 371, tav. XLV, fig. 9-16 — (?) Terrigi 1891. Mem. R. Com. Geol. It., vol. IV, parte 1, pag. 70, tav. I, fig. 13. Due soli esemplari che ricordano perfettamente quelli figurati da Brady; l’uno d’essi, completo, ha, nella porzione anteriore dell’ultima loggia, apertura po- rosa; esso è di dimensioni minori degli esemplari viventi studiati dal Brady, misurando in lunghezza solo mm. 2,040; l’ altro esemplare , spezzato anterior- mente, doveva essere di dimensioni assai maggiori, il solo frammento essendo più lungo dell’esemplare precedente. Brady accenna alla grande analogia fra tale forma ed altre spettanti al pa- leozoico, come la Climacammina antiqua del carbonifero. 24. Bigenerina capreolus d’Orbigny sp. — Vulvulina capreolus d’Orbigny 1826. Ann. Se. Nat., vol. VII, pag. 264, tav. XI, fig. 56;—mod. n. 59.—Bigenerina capreolus Brady 1884. Foram. Chall., pag. 372, tav. XLV, fig. 1-4. Nelle marne di Bonfornello questa specie è communissima ; gli esemplari vi raggiungono anche dimensioni considerevoli. 25. Bigenerina pennatula Batsch sp.— NautdWus ( Orthoceras) pennatula Batsch 1791. Conchyl. d. Seesandes, n. 13, tav. IV, fig. 13 a-d — Bigenerina pennatula Brady 1884. Foram. Chall. p. 373, tav. XLV, fig. 5-8. Questa specie è così frequeute come la precedente; le dimensioni degli esem- plari sono anche più grandi. 1l Fornasini in un suo recentissimo lavoro sulle collezioni di Foraminiferi delle marne messinesi, fatte da O. G. Costa e da G. Seguenza ed appartenenti al Museo Geolugico di Napoli (1), nel riferire giustamente alla Bigenerina pen- natula sette esemplari indicati da Costa come Textularia mutabilis, esprime il dubbio che le due specie Big. pennatula e Big. capreolus non indichino se non le due forme dimorfe A e B di una medesima specie. Non sono lungi dall’am- mettere la possibilità che tale ipotesi sia esatta; tuttavia, non avendo eseguito sezioni delle due forme, preferisco non pronunciarmi in proposito. 26. Gaudryina pupoides d’ Orbigny — Gaudryina pupoides d’° Orbigny 1840. Mém. Soc. géol. France, vol. IV, pag. 44, tav. IV, f. 22-24—Brady 1884. Foram. Chall., pag. 378, tav. XLVI, fig. 1-4. Pochi esemplari tipici, perfettamente conservati. Sono forme affini, proba- bilmente con essa identificabili, la G. dDadenensis Reuss, rinvenuta nelle argille (1) Fornasini C. Foram. delle marne Messinesi. Collez. O. G. Costa e G. Seguenza (Museo di Napoli). Mem. R. Acc. Sc. Bologna, ser. V, vol. IV, pag. 225—Bologna 1894. ao plioceniche senesi e bolognesi (Soldani, Fornasini) e nel tortoniano di Reggio Calabria (Seguenza); e la G. subglabra Gumbel, dell’eocene delle Alpi Bava- resi (fide Brady). 27. Gaudryina chilostoma Reuss sp. — Zextilaria chilostoma Reuss. 1852. Zeitsch. d. deuts. geol. Gesell., vol. IV, pag. 18 — Gaudryina pupoides , var. chilostoma Brady 1884. For. Chall., pag. 379, tav. XLVI, fig. 5-6. Gaudryina chilostoma Se- guenza 1880. Atti R. Acc. Linc., ser. II{, vol. VI, pag. 92, n. 322 — Schrodt 1890. Zeitsch. d. deuts. geol. Gesell., vol. del 1890, pag. 390 e 404 — Fornasini 1893. Mem. R. Ace. Se. Bologna, ser. V, vol. III, pag. 437, tav. I, fig. 6-S—For- nasini 1894. Mem. R. Acc. Sc. Bologna, ser. V, vol. IV, pag. 228. Tre soli esemplari di questa specie, che preferisco io pure mantenere di- stinta dalla G. pupoides. 28. Gaudryina cfr. rugosa d’Orbigny — Gaudryina rugosa d’ Orbigny 1840. Mém. Soc. Géol. France, vol. IV, pag. 44, tav. IV, fig. 20, 21 Riferisco dubitativamente a questa specie due esemplari alquanto differenti dalla forma tipica specialmente perchè, esaminati dal lato orale, mostrano aspetto meno trigono; probabilmente sono forme che fanno passaggio alla vera G. rugosa. 29. Clavulina gaudryinoides Fornasini — Clavulina gaudryinoides Fornasini 1885. Boll. Soc. Geol. It., vol. IV, pag. 106, tav. VI, fig. 3-9 — De Amicis 1893. Boll. Soc. Geol. It., vol. XII, pag. 344, n. 38. Fornasini istituì questa specie, che mi pare opportuno conservare, per forme aventi la porzione iniziale triseriale come le Gaudryine, mentre la parte ante- riore va facendosi bi-uniseriale. Fra i foraminiferi di Bonfornello questa specie non è rara. Che io sappia non fu rinvenuta fino ad ora vivente. 30. Clavulina communis d’Orbiguy — Clavulina communis d'Orbigny 1826. Ann. Sc. Nat., vol. VII, pag. 268, n. 4. Ho trovato di questa specie un numero grandissimo di esemplari. 31. Clavulina parisiensis d’Orbigny — Olavulina parisiensis d’Orbigny 1826. Ann. Sc. Nat., vol, VII, pag. 268, n. 3; mod. n. 66. Pochi esemplari rappresentano questa specie, citata fossile in molte località non italiane nel terziario, non ancora trovata nel pliocene italiano. ESSE 1 per 32. Clavulina rudis Costa sp. — Glandulina rudis Costa 1855. Mem. Acc. Sc. Na- poli, vol. II, pag. 142, tav. I, fig. 12, 13. Specie rappresentata da numerosissimi esemplari, alcuni dei quali raggiun- gono notevoli dimensioni e potrebbero a prima giunta prendersi per individui spettanti alla Zaplostiche dubia,di cui ho precedentemente fatto parola, se l’aper- tura sempre valvolare non fornisse un carattere sienro per ascriverli al gen. Clavulina. 33. Bulimina pyrula d’Orbigny—Bulimina pyrula d'Orbigny 1846. For. foss. Vien., pag. 184, tav. XI, fig. 9, 10. Appena sei esemplari di forma tipica. 34. Bulimina ovata d’Orbigny — Bulimina ovata d’Orbigny 1846. For. foss. Vien., pag. 185, tav. XI, fig. 13, 14. x Questa specie è nelle marne di Bonforne:lo rappresentata da un numero esiguo di esemplari, ma è però più frequente della specie precedente, 35. Bulimina pupoides d’Orbigny — Bulimina pupoides d’Orbigny 1846. For. Foss. Vien., pag. 185, tav. XI, fig. 11, 12. Ne ho trovato un solo esemplare tipico. 36. Bulimina inflata Seguenza — Bulimina inflata Seguenza 1862. Atti Acc. Gioenia Se. Nat ser. yavol. XVIII, pag. 107; tav L,ifig 0. Due soli esemplari, esattamente rispondenti alla figura data dal Seguenza, di questa specie che segna un passaggio tra la B. aculeata e la B. buchiana. 37. Pleurostomella alternans Schwager — Pleurostomella alternans Schwager 1866. Novara-Exped. geol. Theil, vol. II, pag. 238, tav. VI, fig. 79, 80 — cocaena Giimbel 1868. Abh. d. K. bayer. Ak. Wiss., II CI., vol. X, pag. 630, tav. I, fio. 53 — eocaena Hantken 1875. Mitth. Jahr. d. ung. geol. Anstalt, vol. IV, pag. 44, tav. XIII, fig. 17 — alternans Schwager 1877. Boll. R. Com. Geol. It., vol. VIII, pag. 19, tav. I, fig. 37 — alternans Terrigi 1880. Atti Acc. Pontif. N. Lincei, vol. XXXIII, pag. 199, tav. II, fig. 46 — obtusa Berthelin 1880. Mém. Soc. géol. France, ser. 3, vol. I, Mém. V, pag. 29, tav. I, fig. 9 — Reussi Ber- thelin 1880. Mém. Soc. géol. France, ser. 3, vol. I, Mém. V, pag. 28, tav. I, fig. 10, 12— Costae Seguenza 1880. Atti R. Acc. Lincei, ser. 3, vol. VI, pag. 226. n. 519 — alternans Terrigi 1883. Atti Acc. Pont. N. Lincei, vol. XXXV, p. 192. — alternans Brady 1884. Foram. Chall. pag. 412, tav. LI, fig. 22, 23 — alter- nans Fornasiui 1885. Boll. Soc. Geol. It., vol. IV, pag. 110, n. 11 — alternans Terrigi 1891. Mem. R. Com. Geol. It., vol. IV, parte 1°, pag. 73, tav. I, fig. 24. LR, gp O. G. Costa nella sua memoria sui foraminiferi fossili delle marne terziarie di Messina (1) nella tavola II, fig. 9, rappresenta una forma sulla quale Se- guenza fondò di poi (1880 I. c.) la sua P2. Costae. Nel citato lavoro del 1885 il Fornasini dice di rimanere nel dubbio se tale forma sia da tenersi distinta dalla PI. alternans. Costa non ha descritto la forma di cui ci ha lasciato la fi- gura; Seguenza dice di essa soltanto che differisce dalla PZ. alternans per avere le loggie prominenti e crescenti più rapidamente; a me pare indubitabile che le due forme debbano riunirsi, Questa specie è piuttosto frequente nelle marne. 38. Ellipsoidina ellipsoides Seguenza — Ellipsotdina ellipsoides Seguenza 1859. Eco Peloritano , ser. 2, vol. V, fasc. 9, tav. I, fig. 1-3 — oblonga Seguenza 1859. Eco Peloritano, ser. 2, vol. V, fasc. 9, tav. I, fig. 4a, b — abbreviata Seguenza 1859. Eco Peloritano, ser. 2, vol. V, fasc. 9, tav. I, fig. D a, b— ellipsoides Brady 1868. Ann. and. Mag. Nat. Hist., ser. IV, vol. I, pag. 333, tav. XIII, fig. 1-12. — ellipsoides Seguenza 1873. Cenni int. a. s. terz. d. Prov. d. Messina (Lettera) pag. 20 — ellipsoides Schwager 1877. Boll. R. Com. Geol. It., vol. VIII, pag. 19, 25, tav. I, fig. 32 — ellipsoides Ciofalo 1878. Princip. foss. di Termini-Imerese, (Estr. Acc. Gioen., ser. 3, vol. XII), pag. 7 — ellipsotdes Seguenza 1880. Atti R. Acc. Lincei, ser. 3, vol. VI, pag. 226, n. 513 — sphaeroidalis Seguenza 1880. Atti R. Acc. Lincei, ser. 3, vol. VI, pag. 226, n. 511—abbreviata Seguenza 1880. Atti R. Acc. Lincei, ser. 3, vol. VI, pag. 226, n. 512 — oblonga Seguenza 1880. Atti R. Acc. Lincei, ser. 3, vol. VI, pag. 226, n. 514 — ellipsoides Brady 1884. Foram. Chall., pag. 436 — ellipsotdes , var. oblonga Brady 1888. Quart. Journ. Geol. Soc., vol. XLIV, pag. 5, tav. I, fig. 1 — ellipsoîdes Fornasini 1890. Mem. R. Acc. Sc. Bologna , ser. 1V, vol. X, pag. 465 — ellipsoîdes Fornasini 1893. Mem. R. Ace. Sc. Bologna, ser. V, vol. III, pag. 430 — ellipso?rdes Fornasini 1894. Mem. R. Acc. Sc. Bologna, ser. V, vol. IV, pag. 223, tav. III, fig. 5, 5-a. Seguenza fondò il gen. EZlipsordina ed istituì le tre specie ellipsoides, oblonga, abbreviata, sopra esemplari provenienti da marne dei dintorni di Messina, che egli ascriveva allora al miocene, ma che furono poi riconosciute come zancleane, Non ho potuto esaminare il lavoro originale del Seguenza ; bensì mi sono, e non senza difficoltà, potuto procurare la nota del Brady (1868) nella quale è pe: disteso tradotto il Javoro di Seguenza. In essa trovo che Seguenza aveva notato una singolare somiglianza tra |’ EZlipsoidina e la forma descritta e figurata da Costa (2) col nome di Oolina ellipsoides ; leggendo però la descrizione data da quest’ultimo per la sua specie, bisogna conchiudere che, malgrado le sue figure, e specialmente la fig. 25, ricordino assai la vera E/lipsoidina ellipsoides di Se- (1) Costa O. G. Foraminiferi fossili delle marne terziarie di Messina. Mem. Ace. Sci. di Napoli, vol. II, pag. 127-146 e 367-373, tav. I-III. Napoli, 1855-57. (2) Costa O. G. Paleontologia del Regno di Napoli, parte II, pag. 123, tav. XI, fig. 15 e 25. Napoli 1854-56. Il Naturalista Siciliano, Anno XIV 9 Re guenza, non può 1’ Oolina a questa forma ‘identificarsi ; dice infatti il Costa «ma noi ci siamo assicurati della semplicità delle sue cavità » mentre l Ellip- soidina è foraminifero politalamico; rimarrebbe quindi escluso che gli esemplari descritti da Costa e provenienti dall’argilla figulina di S. Pietro in Lama, presso Lecce, siano EZlipsoidinae, a meno che il Costa abbia errato nel dirli monoto- lamici; nè ciò è assolutamente improbabile, essendo stati recentemente ricono- sciuti per E2Zipsoidinae dal Fornasini (I. c. 1894) alcuni esemplari provenienti dalle marne Messinesi, appartenenti alla raccolta di foraminiferi fatta dal Costa e che trovasi al Museo di Napoli, e determinati da Costa medesimo come indi- vilui della Oolina sphaeroidalis. Comunque è certo che se, senza leggere la de- scrizione della Oolina ellipsoides lasciataci dal Costa, io dovessi determinare la fig. 25 della tav, XI della sua —Paleontologia del Regno di Napoli, — l’ indi- cherei senz'altro come una E/lipsoidina ellipsoides. Ritengo inseparabili le diverse specie istituite da Seguenza, cioè VE. ellip- soides, VE. oblonga, V E. abbreviata e VE. sphaeroidalis; tuttavia non avrei dif- ficoltà a seguire l'esempio di Brady e considerare queste tre ultime forme quali varietà della prima. L’ Ellipsoidina ellipsoides colle sue diverse forme, allungate, abireviate, sfero:dali, è abbastanza frequente nelle marne di Bonfornello; gli esemplari vi raggiungono dimensioni abbastanza considerevoli. Questa specie non fu ancora indicata coms vivente nei mari attuali ; fossile fu rinvenuta fino ad ora esclusivamente nel pliocene inferiore (zancleano) del Messinese (Seguenza, Costa, Fornasini), della prov. di Reggio Calabria (Seguen- za), del Catanzarese (Fornasini), dei dintorni di Termini Imerese nella provincia di Palermo (Ciofalo). 39. Chilostomella (?)cfr. ovoidea Reuss — Ohzlostomella oroidea Reuss 1849. Denksch. d. k. Ak. Wiss. Wien, vol. I, pag. 380, tav. XLVIII, fig. 12 — Brady 1884. Foram. Chall., pag. 436, tav. LV, fig. 12-23. Ne ho trovato un solo esemplare , che per la forma generale e per le nu- merose e distinte perforazioni del guscio rammenta assai quelli figurati da Brady colle sue fig. 15 e 16 (1884 1. c.); tuttavia non potendosi pel cattivo stato di conservazione discernere bene la forma e la posizione dell’ apertura, sono co- stretto a fare le maggiori riserve sulla determinazione generica e quindi sulla denominazione specifica. 40. Lagena globosa Montagu sp. — Vermiculum globosum Montagu 1803. Test. Brit. , pag. 523 — Lagena globosa Reuss 1863. Sitz. d. k. Ak. Wiss. Wien, vol. XLVI, pag. 318, tav. I, fig. 1-3 — Brady 1884. Foram. Chall., pag. 452, tav. LVI, fig. 1-3. Un solo esemplare di questa specie. =) 41. Lagena apiculata Reuss — Oolina apiculata Reuss 1850. Haidinger's Naturw. Abhand., vol. IV, pag. 22, tav. I, fix. 1— Lagena apiculata Reuss 1862. Sitz. d. k. Ak. Wiss. Wien, vol. XLVI, pag. 319, tav. I, fig. 4-8, 10, 11. Anche questa specie, che, come la precedente, può considerarsi come cos- mopolita, è piuttosto rara nelle marne di Bonforaello. 42. Lagena laevis Montagu sp. — Vermiculum laeve Montagu 1803. Testac. Brit., pag. 524 — Lagena laevis Williamson 1848. Ann. and Mag. Nat. Hist., ser. 2, Fol: 1, pag: 12, tav. I, dig. 1,2. Un solo esemplare. — Vive attualmente così presso le spiagge come alle maggiori profondità; fossile è segnalata dubitativamente dal carbonifero, con si- curezza dal Lias inferiore in poi. 43. Lagena sulcata Walker e Jacob sp. — Serpula (Lagena) sulcata Walker e Jacob 1798. Adam’s Essays, Kanmacher's Ed., pag. 634, tav. XIV, fig. 5 — La- gena sulcata Parker e Jones 1865. Phil. Trans., vol. CLV, pag. 351, tav. XII, fig. 24, 28-32, tav. XVI, fig. 6. 7. x Anche questa specie è rappresentata da un solo individuo. 44. Nodosaria aequalis Reuss sp. — Glandulina aequalis Reuss 1863. Sitz. d. K. Ak. Wiss. Wien, vol. XLVIII, pag. 48, tav. III fig. 28. Ebbi già a dichiarare, descrivendo i foraminiferi del pliocene di Trinitè- Vietor (pag. 355), che accetto pienamente questa specie nei limiti proposti dal Fornasini, cioè indico colla denominazione di Nod. aequalis le forme allungate della Nod. laevigata. Questa specie, così intesa, é piuttosto rara nelle marne di Bonfornello, avendovene trovaio appena tre esemplari tipici. 45. Nodosaria laevigata d’Orbigny sp. — Nodosaria (Glandulina) laevigata d' Or- bigny 1826. Ann. Sc. Nat., vol. VII, pag. 252, tav. X, fig. 1-3. Abbastanza frequente nella fauna in esame. 46. Nodosaria ambigua Neugeboren, var. annulata Terquem e Berthelin — G/an- dulina annulata Terquem e Berthelin 1875. Mém. Soc. Géol. France, ser. 2, vol. X, mem. 3, pag. 22, tav. I, fig. 25. Ho avuto già occasione di trattare diffusamente di questa forma e stabilirne la sinonimia in un mio precedente lavoro (1); mon istarò a ripetere ciò che (1) De Amicis G. A. I Foraminiferi del pliocene inferiore di Trinitè-Victor (Niz- zardo). Boll. Soc. Geol. It., vol, XII, pag. 356. Roma 1893, BR GU dissi allora, nulla avendo da cambiare o da' aggiungere. Pochi sono gli esem- plari trovati, ma ben caratteristici. 47. Nodosaria himerensis n. sp. (V. Tav. I, fig. 1). Istituisco questa nuova specie sopra un solo ma caratteristico esemplare in perfetto stato di conservazione, costituito ca sette logge a superfice liscia e lu- cente, seguentisi in linea curva, e diverse nella loro configurazione. La loggia iniziale è sferoidale ed ampia; ad essa fa seguito una loggia breve in forma di fronco di cono, poco più allargata posteriormente, leggermente ristretta in avanti; la terza loggia, lunga poco più della precedente, è cilindroide, ventricosa nella sua parte mediana; le tre loggie successive sono subsferiche, le suture tra esse sono incavate e distinte; l’ultima loggia, separata dalla precedente da sutura meno manifesta, va anteriormente restringendosi in modo che acquista un aspetto pi- riforme, ma poco allungato. All’estremo anteriore trovasi l’ apertura non molto ampia, contornata da un piccolo orlo depresso. La lunghezza totale di questo individuo raggiunge mm. 1,547. Questa specie rammenta taluni individui, ad irregolare accrescimento, della forma precedentemente citata; ne differisce, oltrechè pel modo di disposizione e di sviluppo delle loggie, anche per la forma dell’apertura; ricorda pure nel suo aspetto generale talune forme della Nodosaria perversa Schwager e la prossima parente di queste, la Nodosaria Nevianii Fornasini (1); dall’ una e dall’ altra specie si distingue nettamente perchè il guscio, ornato in quelle di coste e di varicosità allungate, è totalmente liscio in questa nuova specie. 48. Nodosaria radicula Linnè sp. — Nautilus radicula Linnè 1767. Syst. Nat., Ed. XII, pag. 1164. Descrivendo i foraminiferi di Trinitè-Victor ebbi già occasione (1. c. pag. 370) di dire in quali limiti io intenda la specie linneana e quali forme ritenga di essa sinonime; nulla ho da mutare di quanto allora dissi. Questa specie, intesa nei limiti sopra detti, è rappresentata nella faunula in esame da numerosissimi esemplari, tipici, ottimamente conservati, spesso di grandi dimensioni, superando alcuni 5 mm. di lunghezza. Essa mi ha offerto novella prova del dimorfismo ; alcuni degli esemplari infatti hanno loggia ini- ziale ampia e sono costituiti da pochi segmenti (in generale tre), altri invece pre- sentano loggia iniziale piccola e loggie successive numerose (sei, sette o più). 49. Nodosaria radicula Linnè sp., var. oligostegia Reuss — Dentalina oligostegia Reuss 1850. Haidinger's Naturw. Abhand., vol. IV, pag. 25, tav. II, fig. 10. Anche per l'estensione e la sinonimia di questa forma mi riferisco in tutto (1) Fornasini C, Lagenidi pliocenici del Catanzarese. Mem. R. Acc. Scienze di Bolo- gna, ser. IV, tom. X, pag. 469, tav., fig. 23. Bologna 1890, eva al mio sopracitato lavoro. Gli esemplari di questa varietà sono più abbondanti ancora della tipica specie linneana e raggiungono dimensioni anche maggiori di quella. 50. Nodosaria inflexa Reuss. — Nodosarîa inflera Reuss, 1866. Denksch. d. k. Ak. Wiss. Wien, vol. XXV, pag. 131, tav. IIg fig. 1. Nel mio sopracitato lavoro (I. c., p. 372) terminavo le osservazioni sulla va- rietà precedente, facendo notare le affinità fra essa e la N. inflera. Lo studio dei numerosi e bellissimi esemplari di questa specie trovati nelle marne di Bon- fornello, mi ha persuaso che la forma reussiana deve riguardarsi come un anello di congiunzione fra la N. radicula Linné e la N. farcimen Soldani, pur con- venendo col Brady che essa ricorda pure assai la N. pyrula d’Orb., e la N. guttifera d’ Orb. 51. Nodosaria ovicula d’Orbigny — Nodosaria ovicula d’Orbigny 1826. Ann. Sc. Nat. vol. VII, pag. 252, n. 6. Questa specie fu fondata da d’Orbigny sopra figure del Soldani (Testac. vol. 1I, pag. 35, tav. X, fig. k-m); fu illustrata da Silvestri nella sua monografia delle nodosarie col nome di N. farcimen; ad essa va pure riferita, come bene osserva il Fornasini (1), la Dentalina arundinacea Costa (2); è una specie stretta- mente collegata colla MN. Zongiscata d'Orb.— Ne ho trovato parecchi esemplari, ma quasi tutti spezzati; di quelli che mostrano la loggia iniziale alcuni sono a megasfera (forma A), altri a microsfera (forma B). 52. Nodosaria filiformis d’ Orbigny — Nodosaria filiformis d’ Orbigny 1826. Ann. Sc. Nat., vol. VII, pag. 253, n. 14. Abbastanza frequente in esemplari gracili, ma di considerevole lunghezza. 53. Nodosaria antennula Costa — Nodosaria antennula Costa 1854-56. Paleont. R. di Napoli, parte II, pag. 144, tav. XVI, fig. 3 — Silvestri 1872. Mon. delle No- dosarie Italiane, pag. 89, tav. XI, fig. 252-259 — Seguenza 1880. Atti R. Acc. Lincei, ser. 3, vol. VI, pag. 218, 306, 332. Credo di poter mantenere questa specie di Costa, seguendo l'esempio del Sil- vestri, per una forma di nodosaria, gracile a logge susseguentesi in linea retta o curva, di cui le prime sono sferoidali, le altre vanno facendosi rapidamente ellittico-allungate. Questa forma ha analogia colla N. ovicula dalla quale diffe- risce per minor numero e minor lunghezza di segmenti e per la loro forma più ovale. (1) Fornasini C. Mem. R. Ace. Sc. Bologna, ser. V, vol. 1V, pag. 210, tav. I, fig. 13._ (2) Costa O. G. Mem. Ace. Sc, Napoli, vol. II, pag. 143, tav. I, fig. 26, — 12 — Ne ho trovato un solo esemplare spezzato, che ricorda assai quello della fi- gura 252 del Silvestri, 54. Nodosaria longiscata d’Orbigny — Nodosaria longiscata d’ Orbigny 1846, For. foss. Vien., pag. 32, tav. I, fig. 10-12. Di questa gracile specie, intimamente collegata colla specie precedente e colla N. ovicula, dalle quali differisce solo per la maggiore lunghezza e minore dia- metro delle loggie, sono frequenti gli esemplari che si rinvengono frammentati; non ho potuto trovarne alcuno completo, 55. Nodosaria annulata Reuss sp. — Dentalina annulata Reuss. 1845. Die Verst. der bòhm. Kreidef., pag. 27, tav. XIII, fig. 21. Nel mio lavoro sui foraminiferi del Nizzardo (I. c. pag. 357) ebbi già a no- tare come io ritenga questa specie in particolar modo sinonima della Dentalina pauperata d’Orb. e della D. Vernewili d’Orb. (che sono le forme A e B di una medesima specie) e di quelle forme ascritte alla N. communis, ma che non pre- sentano le caratteristiche suture oblique. Nulla debbo cambiare di ciò che allora dissi riguardo alla sinonimia; solamente, esaminate meglio le figure 31 e 33 della tavola I del più volte citato lavoro del Costa (1855) sui foraminiferi delle marne Messinesi, figure non accompagnate da descrizione, mi sono convinto che esse non possono riferirsi alla specie reussiana, mentre prima aveva detto ciò probabile. La Dentalina aequalis, che Costa nello stesso lavoro cita senza de- scrivere e senza figurare, fu recentemente, sull’ esame degli esemplari originari studiati da Costa, identificata dal Fornasini (1. c. 1894, pag. 212, n. XXXI e XXXII, tav. I, fig. 11, 12) alla N. annulata; l'esame delle figure del Fornasini non lascia alcun dubbio su tale identità. Questa specie è rappresentata da numerosi individui, alcuni di notevoli di- mensioni, colle due forme A e B. Prima di lasciare questa specie debbo fare ancora qualche osservazione. In un recente lavoro il sig. Dervieux (1) non solo mantiene distinte la N. annullata , la N. pauperata e la N. Verneuili, le quali sono assolutamente inseparabili, ma istituisce una N. pauperata, var. elongata, una N. Paronae ed una N. Ca- merani sopra caratteri del tutto secondari ed insufficientissimi a ciò fare ragio- nevolmente; basta un semplice esame delle figure, abbastanza confuse del resto, e la lettura delle frasi caratteristiche per convincersi che le nuove forme sono veri, ed alcuni anzi tipici, individui cella N. annulata. Osservo inoltre che lo esemplare dal sig. Dervieux rappresentato colla fig. 16 della sua tavola e de- scritto come N. cfr. annulata, non può in alcun modo riferirsi a questa specie, (1) Dervieux E. Le Nodosarie terziarie del Piemonte. Boll. Soc. Geol, It., vol. XII (1893), fasc, 4, pag. 597-626, tav. V. — Roma 1894, TR avendo loggie troppo allungate e suture oblique, carattere questo della N. com- munis (*) 56. Nodosaria annulata Reuss. sp., var. Tra i molti esemplari trovati di questa specie, ho creduto di doyere tenere di- stinto un frammento di un grande individuo il quale, pur mostrando la som- ma dei caratteri della specie, se ne allontana alquanto per avere logge che si alternano con una certa regolarità, le une più lunghe, le altre più brevi, ana- logamente a quanto si avvera in certe forme della N. communis, delle quali mi occuperò tra poco. 57. Nodosaria consobrina d’ Orbigny sp. — Dentalina consobrina d’ Orbigny 1846. For. foss. Vien., pag. 46, tav. II, fig. 1-3. È rappresentata da un numero abbastanza esiguo di individui tipici, mostranti alcuni la forma A, altri la forma B. Per la sinonimia di questa specie, accetto del tutto le idee del Brady, come già dimostrai nella sinonimia riportata nel mio già citato lavoro (I. c. pag. 863); non posso invece separare da essa, come vorrebbe il sig. Dervieux nel suo ultimo su citato lavoro (1894, 1. c., pag. 615), la Nodosaria culmen di Costa (1856 Pal. R. Nap. pag. 162, tav. XIII, fig. 15) (non Dentalina, come scrive il Dervieux), la Dentalina Haidingerii Neug., la D. Reussi Neug., e la D. abbreviata Neug.; credo anzi che debbano ad essa riunirsi alcune forme che il Dervieux descrive per N. ovicula, come l'esemplare della fig. 18 della sua tavola. 58. Nodosaria plebeia Reuss. sp. — Dentalina plebeia Reuss 1855. Zeitschr. d. deuts. geolog. Gesellsch., vol. VII, pag. 267, tav. VIII, fig.9—Nodosaria plebeia Brady 1884. Foram. Chall., pag. 502, tav. LXIII, fig. 2. Accetto totalmente per questa specie assai prossima alla precedente, ma più cilindroide, la sinonimia data dal Brady. Ne ho trovato un solo esemplare ma ben conservato e tipico , differente da quello figurato da Brady solo per avere un poco più sj essi e lucenti i piani suturali, che ricordano così quelli di certe varietà della N. annulata precedentemente descritta. Questa specie, rara allo stato vivente, fu trovata nell’ Atlantico Nord a m. 796 di profondità (Brady); t) (*) Un’ultima osservazione sul lavoro del sig. Dervieux. Egli lo ha intitolato — Le No- dosarie terziarie del Piemonte —; ma, sopra trentadue forme descritte, ben quattordici pro- vengono da Zinola, località presso Savona in Liguria; di due è detto che non ne ha po- tuto trovare esemplari, e nella conclusione finale dice che « per mancanza di molti esem- plari si è astenuto dal descrivere quelli figurati nell’unita tavola alle figure 60 e 62 »; io mi chiedo come si possano descrivere e figurare esemplari che non ci sono. e l — non mi consta che siasi rinvenuta fossile nel. pliocene o nel miocene italiano, a meno che siano riferibili ad essa, cosa della quale dubito assai, gli esemplari dell’ elveziano dei colli Torinesi che il Dervieux (1894 I. c., pag. 617, tav. V, fig. 51) determina per N. cfr. tenvicollis Reuss, forma questa che deve con molta probabilità, come osserva nella sua sinonimia lo stesso Brady, conside- rarsi sinonima della N. pledeia. 59. Nodosaria communis d’ Orbigny sp. — Dentalina communis d’ Orbigny 1840. Mém. Soc. Géol. France, vol. IV, pag. 13, tav. I, fig. 4. Per la sinonimia di questa specie mi riferisco in tutto a ciò che esposi nel mio lavoro sui foraminiferi del Nizzardo (1893 1. c., pag. 365). Sono lieto che nel suo recente lavoro il Fornasini (1894 l. c., pag. 212) riconosca doversi ri- ferire a questa specie, como già io aveva detto, la forma della figura 35 della tav. I (non descritta) della memoria di Costa sui foraminiferi Messinesi,. Nella fauna di Bonfornello questa specie non è molto frequente, ma rappre- sentata per contro da esemplari che vi raggiungono dimensioni abbastanza no- tevoli. Trovo non accettabile la proposta di Dervieux (1894 I. c., pag. 609) di abban- donare per questa forma la denominaziove di NM. communis, e sostituirvi l’ al- tra di N. inornata; non v’ ha dubbio che le due forme sono sinonime, ma la denominazione inornata datando dal 1846, mentre l’altra è del 1840, non vi può essere questione che debba essere da quest’ ultima sostituita. La forma poi che il Dervieux descrive e figura come N. inornata var. Roemeri (1894 pag. 609, tav. V, fig. 29), non può certo riguardarsi nè come N. communis, nè come N. Roemeri Neug., giacchè queste due sono caratterizzate dall’ avere logge oblique, mentre l’esemplare figurato ha logge diritte, malgrado che nella descrizione sia detto che ha “ suture molto oblique ,,. — Credo di dover pure osservare come il Dervieux nelle osservazioni che fa seguire alla sinonimia della N. inornata, dica che le forme a megasfera (forme A) ci questa debbano riferirsi alla N. Roemeri Neug.; e nelle osservazioni sulla N. Roemeri, che egli riguarda come varietà della înornata, dica che le forme a megasfera (forme A) di questa spet- tino alla N. intorta. Suppongo che egli voglia accennare alla Dentalina intorta Terquem (1), la quale è da .tutti ritenuta sinonima della MN. communis ; se così è noto che il Dervieux viene in tal modo a stabilive |)’ esatta sinonimia tra questa specie e la N. inornata. (continua) (1) Terquem O. Foraminiféres du syst. Oolitique, 3i*me mém., pag. 262, tav. XXVII, fig. 26-34. — Metz 1870. o — Dott. CA RIGGIO e T. DE-STEFANI ev... APPUNTI E NOTE DI ORNITOLOGIA SICILIANA JI Uccelli della Provincia di Trapani (Cont. ved. N. prec.) 71. Bubo maximus, Gerini. ( Gufo reale, It.; Lucaru Sic., Orva reali, Mazzara). — Un bello esemplare esiste nella collez. del Liceo di Trapani. Palumbo ne cita uno preso a Selinunte e lo possiede in collezione. Sappiamo essere sedentario ma non molto comune nella provincia. 72. Circus aeruginosus, Linn. (falco di palude, It.; Arpegghia, Tignusu, Sic.)-Collez. Liceo Trapani. Non è specie rara nel trapanese. Do- derlein dice che visita di frequente le saline di Trapani e di Mar- sala. (Avif., p. 42). 73. Circus cyaneus, Linn. (Albanella, It.; Albanedda, Sic.). — Collez. Li- ceo Trapani. Doderlein dice di avere visto questa specie presso Trapani. Non raro nelle paludi tra Marsala e Mazzara (Whitak.). 74. » Swainsoni, Smith. (Albanella chiara, It.; Albanedda, Sic... Manca alla collez. del Liceo di Trapani. De Stefani afferma di avere preso questa specie nelle campagne tra S. Ninfa e Salemi, però vi è rara. 75. » cineraceus, Mont. (Albanella minore, It.; Albanedda, Nighiu, Sic.). —Secondo Doderlein anche questa Albanella esisterebbe nella pro- vincia, trovandosi mediocremente frequente a Marsala (Avif. p. 43). Non raro nelle paludi tra Marsala e Mazzara (Whitaker). 76. Pandion haliaetus, Linn. Falco pescatore, It.; Aculoccia di mari, Sic.) — Non avendo notizie personali su questa specie, la riportiamo sulla fede di Doderlein, il quale afferma che essa appare con fre- quenza nelle saline di Trapani e nel magnifico stagnone di Mar- sala, presso il quale, nell'autunno 1864, ne vide uccidere un indi- viduo che egli acquistò pel Museo di Palermo (Avif. p. 30). Naturalista Siciliano, Anno XIV 10 Pag 77. Circaétus gallicus, Gmel. (Biancone, It.; Aculoccia, Sic... — Nella col- 78. 19. 80. 81. 82. 83. lezione del Liceo di Trapani si conserva un bello esemplare cat- turato, secondo tutte le apparenze, e per quanto ci si assicura , nella provincia; cosa del resto non improbabile data la sua certa esistenza nell'isola. Aquila chrysaétus, Linn. (Aquila, It.; Acula, Sic... Nella collezione del Licco di Trapani esistono due bellissimi esemplari dell’Aquila reale che si assicura sono stati catturati nella provincia e non difficilmente nei monti di S. Vito o di Alcamo (1). Questi due in- dividui sono pure ricordati dal Prof. Doderlein nella sua Avif. a p. 28. Aquila clanga, Pal. (Aquila anatraia, It.; Aquilotta Sic.) —Ne esiste un bello esemplare nella collez. del Liceo di Trapani che si ri- tiene come catturato nella provincia, ma s'ignora, come dei pre- cedenti, la località e la data precisa della cattura. Nisaétus fasciatus, Vieill. (Aquila del Bonelli It.; Aquilotta, Sic.) — Riportiamo dubitativamente questa specie sulla fede del Palumbo, il quale, alla sua volta, la ricorda sull’asserzione di cacciatori che . dicono di averne ucciso diversi esemplari nei pressi di Selinunte ed in altri punti del territorio di Castelvetrano. Manca nel Liceo di Trapani. Buteo vulgaris, Leach. (Poiana, It.; Miula, Sic.) Manca nel Liceo di Trapani. Palumbo la dice non rara a selinunte, e quasi co- mune in primavera in tutto il territorio di Castelvetrano. Pernis apivorus, Linn. (falco pecchiaiuolo, It.; Lavornia, Sic.). Colle. zione Liceo Trapani.—E piuttosto frequente e di passo primave- rile, Milvus ictinus, Savig. (M. regalis, Bris.) (Nibbio, It.; Furficiuni, Sic.). Manca nel Liceo di Trapani.—Palumbo lo riporta di Selinunte e di Castelvetrano, dove, egli dice, ne fanno attiva caccia e ne man- giano le carni. 84. Falco peregrinus, (Falcone, It.; Farcuni, Sic... Nessuna notizia per- sonale abbiamo relativa a questa specie; la riportiamo perchè la troviamo citata dal Palumbo (1. c.) sotto il sinonimo di /. com- munis, mel. e con questa precisa indicazione : « Non è specie rara (1) Il giorno 10 del mese di febbraio (1895) abbiamo veduto un bellissimo esemplare 3 di Ag. chrysaetus ucciso il giorno precedente sulle Madonie presso Isnello, in provincia di Palermo, SET e si vede in tutto il territorio. Ne sono stati uccisi in tutte le stagioni dell’anno sebbene non sia stazionario!» Anche il Prof. Doderlein lo riporta, dicendolo stazionario e non raro ai monti di Alcamo (Avif. p. 31). 85. Cerchneis tinnunculus, Linn. (Gheppio, It.; Tistaredda, Sic.). Collez. 87 Liceo di Trapani.—È riportato da Palumbo come comune in tutte le stagioni dell’anno, tanto a Selinunte come a Castelvetrano. Del resto sappiamo che è comune e sedentario in tutta la provincia. Noi alcuni anni addietro, verso la fine di settembre, lo abbiamo incontrato assai frequente nelle campagne tra S. Ninfa e Salemi. » Naumanni, Fleisch. (GriZado, It.; Tistaredda furestera Sic.). Col- lez. Liceo di Trapani. Un po’ meno comune della precedente; più frequente però durante il passo, in primavera. Palumbo la riporta di Selinunte col nome di /. cenchris; la ritiene scarsa di està. . Accipiter nisus, Linn. (Sparviere, It.; Spriveri, Sic.). Manca nella col- lezione del Liceo di Trapani; ciò non ostante sappiamo non es- sere raro nella provincia. Palumbo ne cita un solo esemplare ucciso a Selinunte. 88. Gypaetus barbatus, Linn. (Arpia, Avcoltoio barbato, It.; Vuturu bar- batu, Sic.). — Riportiamo questo interessante Avvoltoio, perchè il Prof. Palumbo (1. c.), sull’asserzione di persone degne di fede, lo riporta di Selinunte. Degl’individui uccisi non si ha notizia alcuna. Non è improbabile che qualche esempl. si prenda sulle mont. di Alcamo e S. Vito. 89. Gyps fulvus, Gmel. (Avvoltoio, It.; Vuturu, Sic.). La collez. del Liceo di Trapani possiede un esemplare semi-adulto di questa specie frequente e sedentaria nei monti della provincia. — Palumbo lv dice raro a Selinunte. Doderlein lo dice comune e sedentario nci monti di Alcamo e S. Vito (Avif., p. 24). 90. Neophron peronopterus, Linn. (Capovaccaio, It.; Pasqualinu, Sic.). — Un bello esemplare adulto esiste nella collezione del Liceo di Tra- pani, catturato, a quanto pare, nella provincia, se si vuole argo- mentare dalla preparazione che sembra fatta da fresco. 91. Pelecanus onocrotalus, Linn. (Pellicano, It.; Pillicanu, Sic.). Palumbo lo ricorda per averne veduto un esemplare ucciso a Selinunte e per essere a sua conoscenza che nelle campagne di Castelvetrano ne sono stati presi parecchi. Doderlein cita Mazzara. — Dalle in- formazioni raccolte a noi risulta che il Pellicano è di passo irre- golare, e che solamente di tanto in tanto se ne prende qualche 92. 93. 94. 95. 96. 97. 98. 99, 0 individuo qua e là nella provincia. Il Gabinetto del Liceo di Tra- pani ne possiede un esemplare ancor giovane, catturato nella pro- vincia, ma non conosciamo la precisa località della cattura. Phalacrocorax carbo, Linn. ( Marangone, It.j Corvu marinu, Ma- raone, Sic... Un bello esemplare nella collezione del Liceo di Tra- pani. — Secondo ci si dice non è raro a Trapani e di tanto in tanto se ne cattura qualche esemplare. Secondo Doderlein sarebbe abbondante nello stagnone di Marsala (Avif., p. 225). Il sig. G. Whitaker ricorda che circa 15 anni fa il Marangone era comunissi- mo nello stagnone di Marsala, e che egli lo ha veduto arrivare talvolta fin presso allo stabilimento di vini Marsala Ingham , ed anche vicino il Porto, ossia nella rada rimpetto gli stabilimenti Enologici, ove si avvicinava spesso alla spiaggia posandosi sui pali ivi impiantati per indicare i bassi fondi. Ardea cinerea, Linn. (Airone cenerino, It.; Russeddu cinnirinu, Sic.). Specie non molto frequente nella provincia, ma tutti gli anni se ne cattura qualche esemplare.—È frequente a Marsala secondo il sig. G. Whitaker. » purpurea, Linn. (Airone rosso, It.j} Russeddu, Sic.). Questa spe- cie è frequente in tutta la provincia nel doppio passo primave- rile ed autunnale. Palumbo la ricorda di Selinunte. Esiste fra gli Uccelli del Liceo di Trapani. i Egretta garzetta, Linn. (Sgarzetta, It.; Grassotta bianca, Sic... —Non frequente per quanto ne sappiamo nella provincia. Doderlein la cita di Mazzara presa d’inverno. Esiste nella collezione del Liceo di Trapani e nella collezione Palumbo. Bubulcus lucidus, Rafin. (Sgarza guarda buoi , It.; Cicugnedda tuni- sina, Sic.). — Ricordiamo questa specie perchè un individuo della stessa fu catturato a Trapani verso il 1810, e fu preso da Rafi- nesque come tipo della sua Ardea lucida. Ardeola ralloides, Scop. (Sgarza ciuffetto, It.;} Cicugnedda, Sic.). Col- lezione Liceo Trapani.—Non è rara nella provincia dove si lascia vedere di frequente in aprile e maggio. Comune a Marsala se- condo Whitaker. Ardetta minuta, Linn. (Nonnotto, It.; Russeddu di cannitu, Sic.). Col- lezione Liceo di Trapani e collez. Palumbo.— Per quanto ci con- sta è specie assai comune e se ne uccidono frequentemente nel passo di aprile e maggio. Botaurus stellaris, Linn. (Zurabuso, It.; Re di gaddazzi, Sic.). Esiste — 0, = nella collezione del Liceo di Trapani ed è specie non rara nella provincia e di passo primaverile. Doderlein la cita di Mazzara come abbastanza comune (Avif., p. 216). 100. Nycticorax griseus, Linn. (Corvo di notte, It.; Grassotta m'periali, Sic.). Collez. Liceo di Trapani. — Fra le diverse specie di Ardea è una fra le più note e caratteristiche; essa è frequente e di passo in aprile. Palumbo la cita di Selinunte dove ogni anno se ne ve- dono in aprile e maggio al Gurgu cuttuni e sulle sponde del Mo- dione presso l’acropoli. 101. Ciconia nigra, Linn. (Cicogna nera, It.; Cicogna niura, Sic.).— Ben- chè la Cicogna nera non possa certo dirsi specie frequente, pur tuttavia nemmeno si può dire specie assolutamente rara; poichè di tanto in tanto, ed anche a corti intervalli, se ne cattura qual- che esemplare. Oltre l’ esemplare che abbiamo osservato nel ga- binetto del Liceo di Trapani, sappiamo di altri individui cattu- rati di recente nel territorio della provincia e propriamente nelle campagne di Castelvetrano. Quivi ne vennero presi due nel set- tembre del 18953, dei quali, uno si conserva nella collezione del Prof. Palumbo e l’altro presso i fratelli Saporito. Un altro esem- plare è stato catturato alcuni anni or sono nelle campagne di Marsala e si conserva a Palermo nella raccolta del sig. G. Whi- taker. Il quale ci assicura che almeno fino ad una diecina di anni fa, quasi periodicamente ogni anno, se ne vedeva qualche brani chetto di 5-6 individui nei pressi di Marsala, e dai quali, a mezzo di rete, fu preso il soggetto posseduto dallo stesso sig. Whitaker. 102. Platalea leucorodia, Linn. (Spatola, It.j Palittuni, Sic.). Collezione Liceo Trapani. — Non abbiamo notizie precise sulla esistenza di questo uccello nella provincia, ma lo riteniamo raro e di acci- dentale comparsa, come nelle altre parti dell’isola. Doderlein af ferma che qualche soggetto si lascia vedere d’inverno nelle adia- cenze di Trapani (Avif., p. 219). 103. Plegadis falcinellus, Linn. (Mignattaio, It.; Gaddaranu, Sic.). Col- lezione Liceo Trapani e collez. Palumbo. Il sig. Whitaker lo ha a- vuto da Marsala. Il Mignattaio pare che non sia raro nella pro- vincia. | 104. Phoenicopterus roseus, Pall. (fiammante, It.; Fiammanti Sic.). Col- lezione del Liceo di Trapani.—-A noi consta che di tanto in tanto ne è stato catturato e se ne va catturando qualche esemplare in varie parti della provincia, proveniente naturalmente dalla vi- 196 = cina Africa o dalla Sardegna, dove questo caratteristico uccello è assai comune e stazionario. Palumbo scrive, per assicurarazione avuta, che un individuo del Fiammante fu ucciso alquanti anni or sono a Selinunte presso il Gurgu Cuttuni. 105. Tadorna cornuta, Gmel. (Vol/poca, It.; Anatra cruciata, Sic.). Colle- zione Liceo Trapani.—Pare specie piuttosto rara. 106. Anas boscas, Linn. (Germano reale, It.; Anatra la 2, Coddu virdi, il 9°, Sic.). Manca Liceo Trapani.—Palumbo dice averne visti pa- recchi esemplari uccisi sulle sponde del Modione presso Selinunte. A noi risulta che il Germano reale è specie frequente in varie località della provincia. Il sig. Whitaker 1’ ha trovato comune a Marsala, particolarmente nei laghetti presso Mazzara, in autunno ed in inverno e specialmente negli inverni assai freddi. 107. Chaulelasmus streperus, Linn. (Canapiglia, It.; Irvalora, Sic.). Col- lezione Liceo di Trapani. -— La riteniamo non rara, ma non ab- biamo informazioni precise sul proposito. 108. Spatula clypeata, Linn., (Mestolone, It.; Anatra palittuni, Sic.).—Se- condo Doderlein, questa specie è di semplice transito a Mazzara, Marsala, Trapani. Il sig. G. Whitaker l’ha avuto da Marsala. 109. Dafila acuta, Linn. (Codone, It.; Anatra cuda longa, Anatra di S. Pie- tro, Sic... —Il sig. G. Whitaker ci assicura di avere egli stesso presa questa specie nelle paludi fra Mazzara e Marsala. 110. Mareca Penelope, Linn. (Fischione, Ir.; Fischiuni, Sic.). A_Marsala (Whitaker). 111. Nettion crecca, Linn. (Arzavola, It.j Trizzola, Sic.). Collez. Liceo Trapani. — Palumbo la dice non rara specialmente durante l’in- verno, e a detta dei cacciatori nidificante nel territorio di Castel- vetrano. A noi risulta essere specie semistazionaria assai frequente sopratutto in autunno ed in inverno. Comune a Marsala da dove l’ebbe varie volte il sig. Whitaker. 112. Querquedula circia, Linn. (Marzaiola. It.; Riddena, Ghirri-ghirri, Sic... —Da nostre informazioni ci risulta essere anche questa spe- cie comune come la precedente e che arriva nelle medesime con- dizioni. Doderlein ricorda Mazzara fra le località frequentate da questa specie. Comunissima pure a Marsala in chissà stuoli nel passo primaverile sec. Whitaker. 113. Fulix ferina, Linn. (Moriglione, It.; Anatra coddu russu, Sic.)—È ab- bastanza frequente nei laghetti di Mazzara, sec. Doderlein (Avif., 267). DPR) 114. Fulix fuligula, Linn. Fulig. cristata, Salvad. (Moretta. It.; Zingarotta, L1b. Sic.). Comune a Mazzara sec. Doderlein (Avif., p. 266). » nyroca, Gild. (Moretta tabaccata, It.; Russulidda, Sic.). Nelle pa- ludi tra Marsala e Mazzara (Whitaker). 116. Mergus serrator, Linn. (Smergo, It.; Sirretta, Sic.) — Sembra piut- tosto frequente nella provincia. Doderlein lo ritiene comune nello stagnone di Marsala e nelle saline di Trapani. (Avif. p. 270. An- che il sig. Whitaker l’ebbe da Marsala. 117. Columba palumbus, Linn., (Colombaccio, It.; Tuduni, Sic... Manca 118. L19. nella collezione del Liceo di Trapani e non è citata da Palumbo; ciò non ostante ci consta della sua non rara comparsa nella pro- vincia, dove sverna come in altre parti dell’isola. » oenas, Gmel. (Colombella, It.; Palumma ruccalora, Sic.). — È citata da Palumbo di Selinunte. Doderlein dice di averne veduto stuoli grandissimi sul cadere di novembre sulle montagne di Al- camo e di Salemi, ove sembrava avessero stabile dimora (Avif., pa 150). » livia, Bonn. (Piccione selvatico, It.j} Palumma marinedda, Sic., Picciuni sarvaggiu, S. Ninfa).— È la specie più comune nella pro- vincia e in tutta la Sicilia, essendovi stazionaria ed in certi paesi assai abbondante (Roccapalumba). Palumbo la cita di passaggio in autunno dal lido di Selinunte. Trapani, grotte di Salemi, Maz- zara secondo Doderlein (Avif., p. 155). 120. Turtur tenera, Brehm. (Tortora, It.j Turtura, Sic.). Collez. Liceo di Trapani.—Per quanto è a nostra cognizione la Tortora a Tra- pani, come in tutta l'isola, è di passo primaverile e si ferma tutta l’està e parte dell’autunno. E comune e nidificante. 121. Perdix saxatilis, Meyer. (Coturnice, It.; Pirnici, Sic.). Collez. Liceo 122 dle Trapani.—La Coturnice trovasi mediocremente frequente in tutte le località montuose della provincia. Però essa va scarseggiando sempre più per la smodata ed irrazionale caccia che se ne fa; e non è improbabile che presto o tardi possa fare la fine del Fran- colino e sparire. Palumbo dice infatti che essa è quasi scomparsa dal territorio di Castelvetrano, dove una volta era assai comune, ed ora se ne trovano solo alcune coppie nell’ exfeudo Montagna posseduto in parte dai sigg. Saporito Ricca (1). Coturnis communis, Bonn. (Quaglia, It.; Quagghia, Sic.). Collezione Liceo di Trapani.—-E specie di passo regolare e parzialmente sta- (1) Non è molto nello stagnone di Marsala è stato preso un esemplare di Caccabis detrosa, scappato evidentemente da Favignana dove si è tentato di acclimarlo. ‘88 zionaria fra noi. È di passo in Trapani, come in tutta la Sicilia, dalla metà circa di aprile, e talvolta si fa vedere anche prima, fino alla metà di maggio ed anche talora fino ai primi di giu- gno; e ciò naturalmente secondo il volgere delle stagioni, e spe- cialmente dei venti. Molto abbondante è la Quaglia nell'isola di Levanzo nel passaggio primaverile, nel quale fino a pochi anni addietro se ne prendevano in grande quantità colle reti, ora però sono abbandonate. Nella vicina isola di Favignana, al contrario, la passa delle Quaglie è scarsa in primavera, ma abbondante in autunno (Whitak.). 123. Turnix sylvatica, Desfont. (Quaglia tre unghie, It.; Triugni, Cacaz- zara, Sic.). Collez. Liceo Trapani e collez. Palumbo. — Questo ca- ratteristico uccello si è mostrato finora piuttosto frequente in ta- lune località della provincia come a Castelvetrano e Selinunte, (Palumbo) a Mazzara e negli scopeti di S. Nicola presso Mazzara. (Doderl.).— È specie stazionaria della Sicilia, però comincia note- volmente a scarseggiare nelle stesse località dove prima si tro- vava frequente, tanto che riesce piuttosto difficile di poterne tro- vare, e noi che abbiamo pregato parecchie persone di Castelve- trano e di Mazzara per averne, non siamo ancora riusciti ad a- verne neppur uno. Anche il sig. G. Whitaker, appassionato cul- tore di Ornitologia, avendo interesse di procurarsene qualche al- tro esemplare, incaricò appositamente alcuni cacciatori di Marsala di procurargliene qualche soggetto, ma non è stato possibile an- cora di prenderne nessuno. Lo stesso Palumbo, che la cita di Se- linunte e di Castelvetrano , dice che da qualche anno non si ri- scontra. più tanto frequente come prima. Ciò prova la manifesta tendenza di questa specie a scomparire dalla Sicilia, sia per le più estese culture, sia per la caccia smodata che si fa, specie quando si pratica nell’ epoca della cova. Francolinus vulgaris, Steph. (Prancolino, It.; Trittarì, Sic.). Riportiamo questo uccello ormai scomparso dalla Sicilia, più come un ricordo storico che per altro. Esso, fino ad una quarantina di anni or sono, faceva pure parte degli Uccelli della Sicilia, ed in particolare di quelli di Trapani, dove era allora piuttosto frequente; anzi, al dire del Palumbo | Uce. di Sel. ott. 1889 An. IX, f. 1, p. 22), era comunissimo ed abbon- dava nel litorale dell’ intero agro di Castelvetrano, e più nei dintorni di Selinunte che altrove. Oggi esso è scomparso tanto dalla prov. di Trapani come dalle altre lo- calità presso Terranova dove pure si riscontrava con frequenza. A detto del Minà Palumbo, l’ ultima coppia di Francolini fu uccisa nel feudo Desusino nel 1864; se- condo Doderlein invece l’ultimo Francolino sarebbe stato ucciso nel 1869 a Falco- nara presso Terranova. == ee 124. Rallus aquaticus, Linn. (Gallinella, It.; Addinedda d’ acqua, Sic. , Fasciana, Fascianedda , Mars. Mazzara). Collez. Liceo di Trapani e collez. Palumbo. Non è raro nella provincia dove sembra es- sere stazionario a Castelvetrano, secondo quanto afferma il Prof, Palumbo, che dice di averne veduto tutto l’anno. Il sig. Whitaker l’ha avuto da Marsala dove è comunissimo, specialmente nel passo invernale. 125. Ortigometra porzana, Linn.—Non esiste nel Liceo di Trapani e non è citata da Palumbo; ma da informazioni assunte e per ricordo personale di uno di noi (De Stefani), possiamo dire che questa specie non è rara nella provincia. 126. Crex pratensis, Bechst. (te di Quaglie, It.; Rigina di Quagghi, Sic.). Collez. Liceo di Trapani. — Dalle informazioni assunte ci risulta essere specie non frequente nella provincia. Palumbo la dice rara a Castelvetrano e a Selinunte. Avuta da Marsala dal signor G. Whitaker. f 127. Gallinula chloropus, Linn. (Seiadica, It.; Gaddinedda pedi virdi, Sic.), Collez. Liceo di Trapani.--Possiamo asseverare la presenza di que- sta specie nella provincia, ma non abbiamo dati sufficienti sulla sua frequenza. 128. Porfirio coeruleus, Vandelli (Pollo sultano, It.; Gaddu facianu. Sic.). È specie principalmente meridiona'e.—È raro nella provincia, ma talvolta se ne cattura qualche esemplare nei laghetti presso Maz- zara, e De Stefani ha avuto occasione di vederne qualcuno di quella provenienza. Doderlein, lo cita pure di Mazzara. 129. Fulica atra, Linn. (Folaga, It.; Forgia, Sic., Fiddecula, Mazzara). Collez. Liceo Trapani e collez. Palumbo. La Folaga è specie co- munissima nei laghetti di S. Nicola presso Mazzara, dove in tutte le stagioni, ma sopratutto d'inverno, ne abbiamo sempre veduto dei grossi branchi a volare o nuotare tranquillamente. Palumbo la dice rara a Selinunte. Doderlein cita pure Mazzara. 130. Grus communis, Bechst. (Grue, It.; Groî, Sic.).. Collez. Liceo Tra- pani. È specie assai comune e di passo autunnale in tutta la pro- vincia. Palumbo la dice di frequente passaggio a Selinunte. (continua) +... _. - Il Naturalista Siciliano Anno XIV 11 — 194 — Sopra due specie di A fidi nocivi al Triticum vulgare ed al Sorghum saccaratum L’Afide roseofasciato del grano Schizoneura graminis sp. Nn. Alla base dei culmi e sulle radici di alcune piante di grano (Triticum vulgare) spediteci il 15 luglio 1894 dalla benemerita Associazione agra- ria Friulana, si rinvenne una specie di Afide rappresentato da femmine attere ed alate, da giovani nati e da ninfe di alati in via di trasforma- zione, distinti per i caratteri seguenti. FEMMINA VIVIPARA ATTERA Lunga mm. 2. 30, larga 1. 33; ovato-convessa, ocraceo-brunastra, meno colorita nel mezzo, di sopra, gialla nel mezzo di sotto, e quasi pallida nel contorno. Testa più bruna del resto del corpo; margine frontale rotondato; an- tenne pelose, corte, di sei articoli; primo articolo alquanto vescicoloso, di un quinto più corto del secondo, che è sensibilmente ingrossato alla som- mità ; terzo articolo cilindrico, due volte più lungo di ciascuno dei se- guenti, che sono eguali fra loro; gli ultimi due articoli sono claviformi; e l’ultimo con appendice eguale ad un terzo della sua lunghezza, simu- lante un settimo articolo. Al microscopio il terzo articolo presenta una verruca circolare rilevata, molto distinta; il quarto ed il quinto ne hanno tre negli ultimi due terzi della loro lunghezza, ed il sesto da sette ad otto, delle quali, quattro a cinque riunite insieme presso la base, e le al- tre sul lato anteriore dell’appendice. Occhi tondeggianti, ocracei, circondati posteriormente da una macchia semilunare dello stesso colore. Rostro oltrepassante il primo articolo ad- dominale. Torace peloso sui lati, meno convesso di sotto, di sopra successiva- mente più largo dal pronoto al metanoto, distintamente marginato. Zampe robuste e lunghe. == Addome vescicoloso, pelosetto, marginato al pari del torace fino alle aperture dei sifoni. Sifoni mammellonari, bruni, appena sporgenti, mu- niti di orifizî ampî, biancastri nel mezzo; ultimi articoli addominali die- tro i sifoni, muniti ciascuno di una fascia nera seguita da un’altra più larga color rosa-pallida guernita di una sola serie di peli nell’ottavo ar- ticolo, e di numerosi peli al contorno del nono. Codicola quasi nulla. FEMMINA VIVIPARA ALATA Ovato-allungata, pelosa, di un bel colore rosa pallida, ed assai più svelta della femmina vivipara attera. Testa di color carnicino pallido; antenne corte, setulose, pelose, con verruche ellittiche distinte, ricoprenti quasi per intero il lato superiore delle medesime dalla base del terzo all’apice del sesto articolo. Alla base dell’appendice antennale vi è un rilievo cilindrico con ver- ruca circolare alla estremità, simile a quelle ricordate per le antenne delle femmine attere. Occhi molto distinti, neri, con riflessi sensibilmente di color vinoso. Rostro sviluppato come nella femmina attera. Torace tendente al bruno; margine anteriore del pronoto bruno nera- stro; mesonoto profondamente impresso sui lati e nel mezzo. Zampe di media grandezza, pallide, con leggiera sfumatura brunastra specialmente nelle due prime paia, e le tibie del terzo paio di un quarto circa più lunghe di quelle precedenti. Ale grandi squamulose, ialine; le anteriori con vena subcostale pallido brunastra , più grossa della marginale, orlata dello stesso colore dalla parte interna al pari dello stimma; stimma lanceolato mandorlare, pal- lido brunastro; vena stimmale leggiermente curva verso la base, nel rimanente diritta, ravvicinata alla forca cubitale ed attingente con l’a- pice il margine dell’ ala; vena cubitale nulla all'origine, una sola volta forcuta, con l’apice della forca all’altezza della inserzione della vena stim- male; le due altre vene trasverse sono leggiermente sinuose. Ali poste- riori con vena longitudinale molto grossa, curva, divergente dal mar- gine anteriore alla base, e dalla metà in poi parallela con esso; prima vena obliqua nulla all’ origine, appena sinuosa, ma perpendicolare alla longitudinale; seconda vena obliqua inserita quasi alla metà di quest’ul- tima e faciente con essa un angolo di quarantacinque gradi. Addome pallido rosato con riflessi tendenti al verdastro; due brevi li- nee trasverse verdi-brunastre sul dorso, la più piccola presso il margine del torace e l’altra fra quella e la grande macchia discoidale bruno-ne- — 86 — rastra, posteriormente trasversa e con la ‘base sul sesto articolo addomi- nale. Sifoni mammellonari bruni, pelosi; fasce posteriori nere seguite da fasce rosee assai più belle che nelle femmine attere. Codicola piccolis- sima ed ottusa. Ninfa Pallida, simile alla femmina alata nella quale si trasforma ; antenne di sei articoli, e codicola molto distinta. Larva Pallida, pelosetta al pari della ninfa, ed alquanto più rigonfia nel mezzo; antenne di cinque articoli e rostro oltrepassante la estremità dell'addome. Determinazione tassonomica Con la scorta dei caratteri sopraindicati la specie va compresa nel genere Schizoneura Hartig, alle forme del quale quelle attere ed alate descritte perfettamente si convengono. Per un momento si potrebbe pensare anche ad un collocamento nei generi Trama e Paradetus Heyden, formati di specie con antenne an- ch’ esse di sei articoli, l’ultimo dei quali brevemente appendicolato; ma la lunghezza del rostro, gli occhi rudimentali ed i tarsi di un solo ar- ticolo da una parte, ed il rapporto diverso degli ultimi quattro articoli delle antenne, fra loro, da una parte e dall'altra, escludono ogni dub- bio di possibile ravvicinamento. Quanto poi alla identità di questa con alcune delle altre specie del genere Schizoneura conosciute da noi, messe da parte la S. lanigera, la S. lanuginosa, la S. ulmi, e la S. corni per il colore dell’ addome e il diverso rapporto degli articoli delle antenne fra loro ; e la S. fodiens e la S. fuliginosa Buckt. relativamente, per il dorso addominale nero con linea mediana bianca all’apice e alla base, la speciale crestatura delle an- tenne ed il colore nero fuligginoso del corpo; non resta che avvicinarla alla S. venusta Pass. Però anco questa avendo le femmine attere con tre fasce anteriori, una macchia discoidale mediana quadrata, e due fasce nere posteriori trasverse sull’addome; le femmine alate con capo, torace, an- tenne, zampe, stimma e vene alari di color nero, ed il rostro raggiun- gente appena la base dei piedi medii; non si può confondere con la nostra che non ha nè fasce anteriori nè macchia quadrata discoidale sull’addome della femmina attera, e la femmina alata con la testa carnicina, il torace bruno, le antenne e le zampe giallo-pallide, non nere, l’apice del rostro = —- oltrepassante il primo articolo addominale, le ali con stimma e venatura pallido-opaco, e come nelle femmine attere, tre fasce larghissime, non due, sul 7°, 8°, e 9° addominale, di color nero vellutato , seguite da al- trettante fasce di un bellissimo color rosa, dalle quali ne venne alla spe- cie la denominazione volgare di Afide roseofasciato del grano. Inserendola per tanto come nuova nella Symnopsis specierum del Pas- serini, e correggendo si ha : A Antennis pilosis, articulo tertio tribus seguentibus conjunctim bre- viore. B Abdomine macula dorsali subrotunda. C Capite antennis pedibus flavescentibus, rostro margine postico tora- cem excedente, fascis posticis tribus. S. graminis m. CC Capite antennis pedibus nigris, rostro pedes medios attingente; fascis posticis duobus. S. venusta Pass. Costumi danni e difesa Non avendo avuto occasione di osservare direttamente la specie sul posto, limitiamo le notizie dei costumi alle poche ed imperfette osserva- zioni di laboratorio. Quivi con allevamenti entro vasi si è visto che fem- mine attere ed alate depongono figli vivi, i quali resistono lungamente alla fame, si muovono abbastanza rapidamente fra la terra e passano con certa sollecitudine dalle radici alla base dei culmi del grano e vi- ceversa anche dopo cinque o sei giorni di digiuno (1). Messi fuori terra tengono bene dietro alle madri nella corsa per la quale le femmine vivipare attere, con i femori relativamente grossi e lunghi, le tibie lunghe e robuste, sembrano più specialmente adatte. La faciltà con la quale queste si spostano da un luogo all’altro poi, la pre- senza contemporanea delle forme alate ben atte al volo, e la scomparsa del grano dal campo con la mietitura, inducono a ritenere come forme di generazioni emigranti quelle da noi osservate. Dove esse vadano a stabilirsi di poi, non si sa, nè si suppone che fem- mine attere ed alate abbiano la stessa destinazione. Si sa invece che (1) Probabilmente questa nostra deve essere la specie rinvenuta dal Ginnanio, secondo Passerini, prima sulle radici, e poi sui culmi del grano, per la quale parlando della sua S. venusta VA. disse: « An pediculus de quo Ginnamus ait primum radices Tritici inco- lere dein ad folia et spicas ascendere huic speciei referendus ? (Aph. ital. p. 69). la sua più prossima congenere, la S. venusta fu trovata dal Passerini, di autunno, sulla Setaria ed altre graminacee spontanee, e di estate , sulle radici del grano; e però è lecito supporre che anch’ essa si com- porti egualmente passando sul grano di primavera, e sopra altre piante di estate, al momento della raccolta di quello. In ogni modo la specie ha molestato tanto, nel 1894, alcuni campi di frumento nel Veneto, da ostacolare la regolare maturazione delle spiche. Per combatterla, la estirpazione e la distruzione successiva dei ceppi delle piante infette; la pronta bruciatura delle ristoppie dopo la mietitura, e la distruzione della Setaria delle Gramigne (Cynodon) e di altre gra- minacee spontanee nelle prode, nei margini dei fossi e nei campi infetti, formano quanto di meglio si possa tentare per preservare i seminati dal pericolo di più estese e gravi infezioni. II. L’Afide radicicolo del Sorghum saccaratum Pemphigus fuscifrons var. saccarata, Guerc. Le coltivazioni di Saggina (Sorghum saccaratum) delle pianure di Cam- pi, Signa, Brozzi e di altri luoghi vicini sono fatte segno agli attacchi no- civi di due afidi, dei quali mentre uno, noto alla scienza col nome di Tosxoptera graminum Rond., molesta le foglie, l’altro, neanche esso nuovo per noi, ne guasta le radici. Lasciando da parte il primo, che si può fa- cilmente combattere con una semplice soluzione di sapone molle al 2 °/p circa nell’acqua, diamo brevemente i caratteri distintivi del secondo. FEMMINA VIVIPARA ATTERA A maturità completa vescicolosa, rigonfia, quasi rotondata e di color giallo carnicino più o meno intenso nelle diverse parti del corpo. Allo stato giovane è alquanto allungata ed egualmente vescicolosa, ma di colore alquanto sbiadito, tendente al giallo pallido biancastro. Testa molto piccola del colore del corpo, senza macchie di sorta nel- l’occipite; margine fra le antenne rotondato; occhi piccolissimi, nerastri; antenne pallide, pelosette, cortissime, un sesto della lunghezza del corpo e col quarto articolo più lungo di tutti; rostro più grosso delle antenne e delle zampe , pelosetto, nerastro alia estremità, raggiungente la base posteriore dell'ultimo paio di zampe. Torace con pronoto munito di due impressioni lineari, curve, una per — 189 parte sui lati, e metanoto appena distinto dall’addome col quale ha iden- tico il colore. Zampe molto robuste, quasi testacee; femore grosso e lun- go, curvo alla base, tibia quasi della lunghezza del femore, più sottile però, brevemente setolosa ; tarsi corti armati di due unghie fortissime, specialmente nel primo paio di zampe. Addome fortemente vescicoloso, globoso, composto di anelli indistinti sul davanti e nel mezzo, appena distinti sui lati per punti o brevi tratti brunastri, ed affatto distinti di dietro, levigati e più lucenti di sopra, e gli ultimi due provvisti sui lati di pochi peli lunghi curvi alla estremi- tà. Sifoni mammellari con aperture appena sporgenti. Eungh. mm. 2, 17; largh. 1, 75. Larva Ellittico allungata subito dopo la nascita, con gli anelli del corpo di- stinti e di un bel colore carnicino pallido. Più tardi è di forma ovato- ellittica con antenne sempre di cinque articoli più lunghi che negli a- dulti; rostro oltrepassante il terzo paio di zampe; sifoni ridotti alle sem- plici aperture. Classificazione Senza la conoscenza delle forme alate ogni esame di confronto negli afidi riesce sempre incompleto e non sempre nel vero. Nel caso nostro poi le difficoltà di una esatta identificazione sono anco maggiori, le for- me descritte avvicinandosi alle Tychea, da una parte, con forme alate ignote, ed ai Pemphigus dall’ altra, con femmine alate note. Passati in rivista però i caratteri specifici di tutte le forme attere dei due generi considerati e di quelli vicini, si è visto che la descrizione della specie nostra corrisponde quasi perfettamente tanto a quella del Passerini per il Pemphigus Boyeri, quanto all’ altra con la figura che ha dato il Koch per l’Amycla fuscifrons; perciò messo da parte il genere 7Yychea nel quale la specie descritta dovrebbe figurare come nuova, e scelto il ge- nere Pemphigus Vabbiamo aggregata al Pemphigus fuscifrons (Koch) Pass. rivendicando la priorità della specie al Koch che l'aveva prima descritta. Quanto poi alla distinzione della varietà istituita da noi, essa ci sembra opportuna dal momento che gli occhi sono affatto rudimentali, non grandi, ed il capo, le antenne ed i piedi di color giallo-pallido e non bruni (1) nelle forme rinvenute sulla Saggina. (1) Vedasi: Xock. Der Pflanzenliuse pag. 301, fig. 368-376 — Passerini. Aphididae ita- licae p. 73 — Buckton, British aphides vol. III p. 113. PS: pe Danni e difesa La specie comparisce sulle radici delle piante nel mese di giugno in colonie di pochi individui ciascuna. Negli ultimi di luglio però e nel mese di agosto il numero dei pidocchi si fa straordinario e la maggior parte della chioma delle radici si trova spesso fittamente coperta da quelli. La infezione si presenta sempre sulle radici centrali, bene al coperto pertanto dal pericolo della compressione e dal movimento del terreno durante le lavorazioni. Sulle radici periferiche non ve l'abbiamo trovata quasi mai, e ciò perchè la maggior parte di esse si forma mentre quelle centrali, sotto le numerose punture dell’Afide, si indeboliscono, disseccano poco per volta, nei punti infetti, e muoiono. Avviene di conseguenza che dove il numero delle nuove radici che si sviluppano supera di tanto quello che di esse muore, da sopperire adeguatamente ai bisogni degli afidi e della pianta, questa vive ed abbonisce quasi regolarmente; diver- samente appezzamenti interi di coltivazione mostrano piante nane, che col tempo ingialliscono e al sopraggiungere dei più forti calori muoiono. Le piante in avanzato sviluppo, robuste e capaci di rifornirsi rapida- mente di un abbondante sistema radicale si trovano nelle condizioni delle prime; quelle giovanissime e tenere anccra, con poche radici ed inca- paci di metterne altre, secondo il bisogno, soccombono. La specie durante l'inverno si trova anche sulle radici della Grami- gna (Cynodon dactylon) specialmente presso i formicai, in colonie nu- merose di atteri adulti che depongono continuamente figli vivi dai quali più tardi derivano le generazioni che infestano le radici della Saggina. Tentato pertanto l’uso delle semine anticipate per aver piante robuste e ben fornite di radici al tempo della comparsa dell'insetto; bisogna e- stirpare di poi accuratamente, ed allontanare dai campi coltivati tanto piante di Saggina infette, quanto quelle di Gramigna sulle quali la spe- cie ripara durante l'inverno, e dalle quali, secondo noi, passa sul Sorgo e sul Mais, ai primi di giugno, nella primavera. Firenze, 1894-95. D. G. DEL GuUERCIO. Ragusa Enrico — Direttore resp. ANNO XIV. MARZO-APRILE 1895 N. 6-7. ANIIIIIIIIIIIAIIIISSSSSSSINAA PISSISSISSSDISSSNNSNSISSSISISISISINSISSIS SINIS AINAADRANRNAZAAA IL NATURALISTA SICILIANO _____««<*_-_-<--<*_-<-<-<—<->_-<*-<**-<**-<*-*_*-<<**-*-<* << -<*<-->->-£>®<£t—.-<.--.{-XXx% G. A. DE AMICIS -s e - I Foraminiferi del pliocene inferiore di Bonfornello presso Termini-Imerese (Sicilia) (Cont. e fine ved. N. prec.) 60. Nodosaria communis d’Orbigny sp., var. inaequaliter-loculata n. (v. Tav. I fig. 2). >? Distinguo con questa denominazione una forma, che nella fauna in esame è rappresentata da un solo frammento di un individuo di notevoli dimensioni, ca- ratterizzata dall’ aspetto generale e dall’ andamento obliquo delle suture simile a quello della N. communis, dalla quale si discosta pel fatto che non si osserva un regolare accrescimento nelle loggie, bensì ad una loggia più lunga ne suc- cedono due altre più brevi, fatta eccezione della porzione anteriore della con- chiglietta, ove le ultime tre loggie non sono così differenti tra loro in lunghezza. 61. Nodosaria rudis d’Orbigny — Nodosaria rudis d’ Orb. 1846. For. Foss. Vien. pag. 33, tav. I, fig. 17-19. Pochissimi e mal conservati esemplari di questa specie, sconosciuta finora allo stato vivente. 62. Nodosaria scabra De Amicis — Nodosaria scabra De Amicis 1893, Boll. Soc. Geol. It., vol. XII, pag. 374, tav. III, fig. 10 a, b. Ho trovato un solo esemplare riferibile a questa specie da me istituita sopra un individuo delle argille sabbiose del pliocene inferiore di Trinité-Victor (Niz- zardo). Esso presenta esattamente tutti i caratteri allora indicati come propri della specie. Questa mia specie non va confusa colla Dentalina scabra Reuss (4), la quale, (1) Reuss A. E. Denkschr. d. k. Ak. Wiss. Wien, vol. I, pag. 367, tav. XLVI, fig. 7, $. Vienna 1850. Il Naturalista Steiliano Anno XIV 12 aa (I l'a; come già notò il Costa (Pal. R. Nap., parte II, pag. 137), è sinonima della N. hispida d° Orbigny e quindi non ha più ragione di figurare tra le specie del gen. Nodosaria. Come ebbi già ad avvertire in una recente nota (1) la N. De Amicis Dervieux deve essere identificata alla mia speeie, la cui denominazione ha la precedenza. 63. Nodosaria Di-Stephani De Amicis — Nodosaria Di-Stephani De Amicis 1894. Mem. Soc. Tosc. Sc. Nat., vol. XIV, pag. 20, tav. II, fig. 1a, 1b. L’unico esemplare di questa nuova specie fu recentemente descritto e figurato nella mia nota sopracitata. 64. Nodosaria cfr. fistuca Schwager — Nodosaria fistuca Schwager 1866. Novara —Exp., Geol. Theil, vol. II, pag. 216, tav. V, fig. 36-37. Riferisco dubitativamente a questa specie quattro piccoli esemplari fram.nen- tati, ricordanti assai le forme di Kar-Nikobar, descritte e figurate dallo Schwa- ger e più ancora gli esemplari figurati da Fornasini provenienti | uno dalle marne plioceniche del Ponticello di Savena, presso Bologna (1891 Tav. fig. 16), l’altro dalla collezione Costa delle marne Messinesi, posseduta dal Museo di Na- poli (1. c. 1894, Tav. II, fig. 3, pag. 214, n. XXIX). Fornasini cita pure que- sta specie nelle marne mioceniche di S. Rufillo, presso Bologna (Boll. So». Geol. It., vol. IV, 1885, pag. 111, n. 17). Ovunque questa specie è rara. Non mi con- sta che si conosca vivente. 65. Nodosaria hispida d’Orbigny — Nodosaria hispida d’Orbigny 1846. For. Foss. Wien, pag. 35, tav..I, fig. 24, 25 Essa è rappresentata da pochissimi esemplari, per la massima parte rotti, Ri- guardo a questa specie debbo osservare che la denominazione N. Rispida do- vrebbe essere sostituita dall'altra, pure orbignyana, N. hirsuta, che fu adoperata per la prima volta dal d’Orbigny nel 1826; tuttavia, avendo lo stesso autore ab- bandonato nei suoi successivi lavori quest’ ultima denominazione ed essendo da pressochè tutti gli autori successivi stata preferita la denominazione più recente, non ho difficoltà ad adoperare questa io pure. 66. Nodosaria comata Batsch sp.—-Nautius (Orthoceras) comatus Batsch 1791. Con- chyl. des Seesandes, pag. 2, tav. I, fig.2 a, b, c, d. Questa specie, indicata anche dal d’Orbigny (1826) come Glandulina glans, è rappresentata da un numero limitato di individui ben conservati e tipici, nei (1) De Amicis G. A. Sopra alcune forme nuove di foraminiferi del pliocene inferiore. —Mem. Soc. Tosc. Sc. Nat., vol. XIV, pag. 21. Pisa 1894. PS TA quali si osserva l’ apertura raggiata a raggi assai ravvicinati, le strie finissime sulle loggie posteriori, le quali sono separate dall’ ultima più ampia per suture poco distinte. La N. comata è una specie che allo stato fossile appare rarissima; è citata da Jones e Parker nel terziario, in genere, d’Italia (fide Brady); fu rinve- nuta nelle così dette crete Senesi (Silvestri) e nelle marne del pliocene inferiore del Ponticello di Savena, presso Bologna (Fornasini). 67. Nodosaria scalaris Batsch sp. — Nautilus (Orthoceras) scalaris Batsch 1791. Conchyl. des Secsandes, n. 4, tav. II, fig. 4a, b. Per la sinonim'a mantengo quella riportata nel mio lavoro sui foraminiferi Nizzardi (1893 |. c. pag. 377). È specie piuttosto frequente nelle marne dt Bon- fornello; gli esemplari non vi raggiungono però dimensioni notevoli; alcuni mo- strano un passaggio alla Nod. perversa Schwager, altri alla N. obliqua, altri meglio ancora alla N. raphanus; cosa che già osservai negli esemplari del Niz- zardo. Il Fornasini nel suo recente lavoro sui foraminiferi delle marne Messi- nesi (collezione Costa—Musco di Napoli), istituisce (I. c. 1894, pag. 206, tav. 1, fig. 38 40) una nuova specie la N. Bassanii, sopra esemplari che sono appunto intermedi tra la N. scalaris e la N. raphanus; non mi pare utile nè abbastanza giustificata l'elevazione a specie di queste forme, che, secondo il mio modo di vedere, potrebbero tutt'al più considerarsi quali varietà, 68. Nodosaria perversa Schwager — Nodosaria perversa Schwager 1866. Novara— Exp., Geol. Theil, vol. II, pag. 212, tav. V, fig. 29. Pochi e poco ben conservati individui, 69. Nodosaria raphanus Linné sp. Nautilus raphanus Linné 1767. Syst. Nat., ed. 12°, pag. 1164, n. 283. Confermo totalmente la sinonimia da me posta per questa specie nella illu- strazione dei foraminiferi del Nizzardo (1893 1. c., p. 380); nè posso tralasciare di osservare che il Dervieux nel suo recente lavoro sulle Nodosarie terziarie del Piemonte (1894 1. c., pag. 621), dopo d'avere detto che tutti gli autori avevano male interpretata la forma sulla quale Linné aveva fondata la sua specie, de- scrive e figura come tipiche forme spettanti alla Nod. raphanus, quattro indi- vilui due dei quali sono tipici esemplari della Marginulina costata, e gli altri due, frammentati, sono con tutta probabilità riferibili alla stessa Marginulina. Nelle marne di Bonfornello la N. raphanus è specie frequente. 70. Nodosaria Ciofali De Amicis — Nodosaria Ciofali De Amicis 1894. Mem. Soc. Tosc. Sc. Nat., vol. XIV, pag. 20, tav. II, fig. 1a, 1b. L’unico esemplare sul quale ho istituito questa nuova specie fu recentemente da me descritto e figurato nella sopracitata nota. — a 71. Nodosaria obliquata Batsch sp. — Nautilus (Orthoceras) obliquatus Batsch 1791. Conchyl. des Seesands, tav. II, fig. 5 a-d. Intendo questa specie nello stesso senso e colla medesima estensione con cui l'intende il Fornasini (Boll. Soc, Geol. It., vol. IX, 1890, pag. 815, tav. VIII, fig. 1-7), cioè come una nodosaria a coste numerose ad andamento obliquo ri- spetto all’asse longitudinale della conchiglia ed a suture perpendicolari a questo asse. Sono pure d’accordo col Fornasini che debbano riferirsi a questa specie le forme provenienti dalle marne Messinesi, determinate dal Costa colle denomi- nazioni di Dentalina irregularis, Nodosaria subcostata, ed Orthocerina subbul- lata (V. Fornasini 1894. Mem. R. Acc. Sc. Bologna , ser. V, vol. IV (1894), pag. 210, 213, 215, n. XXIV, XXV, XXXIV, XLIII, tav. I, fig. 30,31, tav. II, fig. 5, 6). Sono pure da identificarsi colla N. obliquata le forme non descritte ma figurate da Costa nella sua memoria sui foraminiferi di Messina a tav. I, fig. 24, ed a tav, II, fig. 5; nonchè la Dentalina strigosa Costa (Pal. Regno di Napoli, parte 2*, pag. 172, tav. XIII, fig. 6). Non sono d’-accordo col Der- vieux che debba unirsi a questa specie la N. pungens Reuss, che pare piuttosto riferibile alla N. obliqua, var. vertebralis Nella fauna di Bonfornello la N. obliquata presentasi frequente così colla for- ma A, come colla B. — Non mi consta che questa specie siasi trovata vivente, ad eccezione delle coste Irlandesi, presso le quali a poca profondità fu trovata da Wright. 72. Nodosaria raphanistrum Linné sp.—Nautilus raphamistrum Linnè 1758, Syst. nat., Ed. 10°, pag. 710, n. 242. Premetto ciò che già dissi nel mio lavoro sui foraminiferi nizzardi (1893 |. c., pag. 386), cioè che tenendo distinte le due forme N. raphanistrum e N. obli- qua non intendo con ciò che si tratti di due distinte specie; esse sono la forma diritta e la forma curva (o forma Nodosaria e forma Dentalina) di una mede- sima specie; tengo separate le due forme solo per non ingenerare confusione es- sendo e l’una e l’altra ricche di un numero straordinario di sinonimi. Le forme che Dervieux, nel suo più volte citato lavoro, separa coi nomi di N. conica e di N. conica, var. Rovasendae, non possono assolutamente distinguersi dalla spe- cie in discorso; nè può ammettersi che di questa sia la forma B la N. rapha- nus Silv., che è perfettamente la vera N. raphanus Linné. Questa forma è commune ad ogni profondità e la sua diffusione allo stato fos- sile è pure estesissima. Nelle marne di Bonfornello se ne trovano numerosi e- semplari, alcuni dei quali superano in lunghezza un centimetro. 73. Nodosaria obliqua Linnè sp.—Nautius obliquus Linné 1758. Syst. Nat., Ed. X, pag. 710. Dopo ciò che ho precedentemente detto non ho bisogno di aggiungere altro BETS IO ad illustrazione di questa forma che vive nelle identiche condizioni della N. ra- phanistrum, l accompagna fossile negli stessi depositi, ed è a'bondantissima nelle marne in esame. 74. Nodosaria obliqua Linné sp., var. vertebralis Batsch — Nautilus (Orthoceras) vertebralis Batsch 1791. Conchyl. des Seesandes, pag. 3, tav. II, fig. 6 a, b. Per la sinonimia non ho da cambiare nulla a ciò che scrissi trattando di que- sta varietà nello studio dei Foraminiferi del Nizzardo ; solamente osservo che credo debbano riguardardarsi come ad essa spettanti alcune forme della N. pun- gens Reuss, quale quella figurata dal Fornasini nel suo recente lavoro (1894 |. c.) nella tavola I, fig. 24. Questa forma nelle marne di Bonfornello è molto frequente e gli esemplari vi raggiungono notevoli dimensioni. 75. Nodosaria catenulata Brady — Nodosaria catenulata Brady 1884. For. Chall., pag. 515, tav. LXIII, fig. 32-34. Non credo possa identificarsi a questa specie la Dentalina pleura Costa, fi- gurata ma non descritta nella sua memoria sui foraminiferi delle marne Messi- nesi (1855 l. c., tav. I, fig. 20) e della qua'e dà pure indicazioni e figure il Fornasini (189£ I. c., pag. 209 e 210, tav. I, fig. 21, 22), tuttavia rimango dubbioso per l’imperfezione delle figure così del Costa come del Fornasini. Tra i foraminiferi di Bonfornello due soli esemplari spezzati e con un numero di rilievi longitudinali sulle suture, che sono depresse, maggiore che nei tipici esemplari figurati da Brady. Non è probabilmente da riferirsi a questa specie la forma trovata e descritta dal Dervieux (1894 I. c., pag. 618, tav. V, fig. 54), munita di coste tutte continue per tutta la lunghezza della conchiglia, proveniente dall’elveziano dei colli Torinesi e dal piacenziano di Zinola, presso Savona. 76. Nodosaria cfr. costulata (?) Reuss — Nodosaria stipitata , var. costulata Reuss 1870. Sitz. d. k. Ak. Wiss. Wien, vol. LXII, pag. 471;- Schlicht 1870. Foram. Pietzpuhl, tav. VII, fig. 20. Riferisco con molta riserva a questa specie un frammento di un esemplare che differisce dalla forma tipica per avere le logge assai più ravvicinate e solo nella parte anteriore munite di tubi stoloniferi. Le costole, che ornano la con- chiglia tra una loggia e l’altra, sono più numerose che n-lle figure di Schlicht e di Brady, hanno andamento obliquo all'asse della conchiglia e inoltre si esten- dono quasi fino sulla zona mediana di ogni loggia specialmente nel tratto po- steriore, 77. Nodosaria aciculata d’Orbigny — Nodosaria (Dentalina) aciculata d'Orbigny 1826. Ann. Sc. Nat., vol. VII, pag. 255, n. 4l. Questa specie fu fondata da d’Orbigny sopra una figura del Soldani; è carat- rule terizzata da loggie ovali o subrotonde , separate da suture incavate sulle quali trovansi numerose coste rilevate, che si perdono non appena raggiungono una loggia. È assolutamente inseparabile da questa forma la N. plicosuturata, che il Dervieux descrive e figura (1894 1. c., p. 613, tav. V, fig. 43). L’esemplare figurato da Soldani proviene dalla spiaggia di Rimini; il Fornasini trovò fossile questa specie nel p'iocene del Bolognese; il Dervieux l’ ha trovata nell’ elveziano dei colli Torinesi. Nelle marne di Bonfornello ne ho rinvenuto due tipici esemplari. 78. Nodosaria cfr. intercellularis Brady — Nodosaria intercellularis Brady 1881. Quart. Journ. Mier. Soc., vol XXI, N. S., pag. 63 — Brady 1884. For. Chall., pag. 515, tav. LXV, fig. 1-4. Ascrivo con dubbio a questa bella specie un solo frammento costituito dalle ultime due logge anteriori, piriformi, sepirate da profonda sutura, e sulla su- perficie de le quali corrono delle coste rilevate, mostranti tante perforazioni, co- me nell’esemplare figurato da Brady. L'apertura è all’estremo di un collo meno lungo che negli esemplari tipici e sprovvisto di rilievi spirali. Questa specie fu dragata dal Challenger presso Bermuda alla profondità di metri 796 circa. Per quanto io sappia non fu ancora rinvenuta allo stato fossile. 79. Lingulina rotundata d’ Orbigny — Lingulina rotundata d’ Orbigny 1846. For. Foss. Vien, pag. 61, tav. II, fig. 48-51. È una forma di passaggio tra le Nodosarie e le Linguline; si connette colle prime perchè le logge sono a sezione circolare, colle seconde per 1° apertura in forma di fenditura allungata. L’esemplare della fauna del Quirinale che il Ter- rigi ascrive a questa specie (Atti Acc. Pontif. N. Lincei, vol. XXXV, pag. 171, tav. II, fig. 4), credo debba piuttosto riferirsi alla Nodosaria ambigua, var. an- nulata, della quale più sopra ho parlato. Tra i foraminiferi in esame ne ho trovato un solo esemplare tipico. Non mi consta che questa forma sia stata trovata vivente; fossile è citata nelle crete Se- nesi (Silvestri), nelle marne plioceniche cel Ponticello di Savena (Fornasini , che la riguarda come una varietà della Nod. ambigua), e nell’elveziano del Pie- monte (Sacco). 80. Lingulina carinata d’Orbigny — Lingulina carinata d’ Orbigny 1826. Ann. Se. Nat., vol. VII, pag. 257, n. 1; Mod. n. 26. Gli esemplari tipici di questa specie non sono rari nei trubi di Bonfornello, ove trovansene pure alcuni facenti passaggio alla var. seminuda Hantk., la quale a sua volta devesi considerare come forma intermedia tra la ZL. carinata e la L. costata. Se — 81. Lingulina costata d’Orbigny, var. multicostata Costa — Lingulina multicostata Costa (1855) 1857. Mem. Acc. Sc. Nap, vol. II, pag. 146, tav. II, fig. 5 a, b. Un solo esemplare di questa vari tà della quale ebbi occasione di parlare nella descrizione dei foraminiferi del Nizzardo (1893 1. c., pag. 395). Non so che si sia trovata vivente, i 82. Lingulinopsis himerensis De Amicis — Lingulinopsis himerensis De Amicis 1894. Mem. Soc. Tosc. Sc. Nat., vol. XIV, pag. 24, tav. II, fig. 3a, b,c. Questa specie, fondata sopra un selo esemplare rinvenuto, fu particolarmente descritta nel mio citato lavoro. 83. Frondicularia inaequalis Costa — Frondicularia inaequalis Costa (1855) 1857. Mem. Ace. Sc. Nap., vol. II, pag. 372, tav. III, figr.3—Brady 1884. For. Chall., pag. 521, tav. LXVI, fig. 8-12. Per la sinonimia accetto totalmente quella del Brady, solamente argiungo che la Fr. Rovasendae , recentemente istituita dal Dervieux (1), non può in alcun modo separarsi dalla £r. inaequalis, alla quale debbono pure, con molta proba- bilità, riferirsi gli esemplari che lo stesso Dervienx figura nella sua tavola ai numeri 15, 19 e 20. Di questa specie ho trovato frequenti individui, di piccole dimensioni, ma ti- pici. 84. Frondicularia complanata Defrance, var. alata d’ Orbignv — Frondicularia alata d’Orbigny 1826. Ann. Sc. Nat., vol. VIIl, pag. 256, n. 2. Accetto per questa forma la sinonimia data dal Brady, non considerandola tuttavia come una specie distinta, bensi come una varietà della tipica forma de- franciana, dalla quale oitre questa, altre varietà sono da separare, come tra poco dovrò dire. Nelle marne di Bonfornello ne ho trovato tre soli esemplari, due piccoli e frammentati, l’altro pressochè intero, bellissimo e di grandi dimensioni ; tntti rappresentano nel dimorfismo la forma B. 85. Frondicularia complanata Defrance, var. rhomboidalis d’ Orbigny — Zrondi- cularia rhomboidalis dA’ Orbigny 1826. Ann. Se. Nat., vol. VII, pag. 256, n. 1; Mod. n. 3. Anche questa forma, secondo il mio modo di vedere, deve considerarsi come una varietà della specie di Defrance; essa è caratterizzata dal fatto che i diversi (1) Dervieux E. Le Frondicularie terziarie del Piemonte—Boll. Soc. Geol. Ital., vol. XI, pag. 240, tav. IV, fig. 17. Roma 1893. au segmenti non tendono a riunirsi verso la porzione iniziale della conchiglia, bensi si arrestano e.rea alla metà di essa, che acquista così forma pressochè romboi- dale. L’ unico esemplare rinvenuto, notevolmente sviluppato e bene conservato, mostra la forma B di questa varietà. Con molta probabilità l’individuo figurato da Costa nella sua memoria sui foraminiferi Messinesi (tav. III, fig. 15) e de- scritto col nome di Fr. rRombea (1. c., pag. 371, n. 4) rappresenta la forma A di questa varietà. D’Orbigny dice che questa forma vive nell’Adriatico; Brady l’ha osservata in una sabbia dell’est di Sicilia, ma, come bene osserva il Fornasini (Mem. Ace. Sc. Bologna 1891, ser. V, vol, I, pag. 483), potrebbe ivi essere stata trasportata, per opera di acque correnti, da strati pliocenici in cui si trovava fossile, In que- sto stato fu osservata da Seguenza nell’elveziano e tortoniano di Calabria; Sil- vestri la cita nelle crete Senesi. A questa forma è assai prossima la Fr. Zino- lae Mariani (1), caratterizzata dal'e loggie appuntate verso la porzione iniziale, e dalla lamina carenale che circonda l’ultima loggia. 86. Frondicularia complanata Defrance, var. denticulata Costa — Frondicularia denticulata Costa (1855) 1857. Mem. Acc. Sc. Nap., vol. II, pag. 371, tav. II, fig. 20-22, tav. III, fig. 4. Riguardo anche questa forma come una varietà della Fr. complanata, carat- terizzata dall’ essere costulata nel segmento o nei segmenti iniziali ; ritengo col Fornasiri (1891 I. c., pag. 482) che a questa forma appartengano anche la fi- gura 91 T della tav. XIX del « Saggio orittografico » del Soldani, e la fig. 14 della tav. V del lavoro di Batsch (1791). Ne ho trovato tre esemplari, due a loggia iniziale ampia (forma A), l’altro a loggia iniziale piccola (forma B); que- stultimo è più allungato ed appuntito, i segmenti sono in numero maggiore, le sottili costole del tratto iniziale si estendono in lunghezza più che negli altri. Questa forma non è indicata vivente; Seguenza la dice frequente nello zancleano della provincia di Reggio Calabria; Fornasini ne ha trovato un esemplare nelle marne del pliocene inferiore del Ponticello di Savena, presso Bologna. 87. Frondicularia sp. ind. Resto in grande incertezza per la determinazione specifica del frammento ini- zale di una Frondicularia, la quale nella forma complessiva ricorda la Fr. é- naequalis Costa, da cui si allontana per numero molto maggiore di logge assai più ristrette che in tale specie e per avere il tratto iniziale finemente costulato. Ricorda pure la Pr. Hosiusi Reuss (2), la quale differisce da questo esemplare (1) Mariani E. Foram. delle marne plioc. di Savona. Atti Soc. It. Se. Nat. vol. XXXI, pag. 113, n. 40, tav. I, fig. 4. Milano 1888. (2) Reuss A. E. Sitzungs. d. k. Ak. Wiss. Wien, vol. XLII, pag. 365, tav. I, fig. 8a, b, 9. — Vienna (1860) 1861. SA per un numero minore di coste più marcate, e per le logge arcuate, mentre in questo individu> sono notevolmente acute verso l’innanzi. 88. Frondicularia (?) carinata Neugeboren sp. — Dentalina carinata Neugeboren 1856. Denkschr. d. k. Ak. Wiss. Wien, vol. XII, pag. 91, tav. 1V, fig. 17 — Nodosaria tetrayona Costa (1855) 1857. Mem. Acc. Sc. Napoli, vol. II, pag. 116, tav. I, fig 1A, C-Nodosaria tosta Schwager 1866. Novara—Exp., Géol. Theil., pag. 219, tav. V, fig. 42 — Nodosaria gemina Silvestri 1872. Atti Acc. Gioenia Sc. Nat., vol. VII, pag. 67, tav. VII, fig. 160-172—Seguenza 1880. Atti R. Acc. Lincei, ser. 3, vol. VI, pag. 218, n. 343 — Fornasini 1883. Boll. Soc. Geol. It., vol. IJ, pag. 178— Nodosaria tetragona Fornasini 1885. Boll. Soc. Geol. It., vo- lume IV, pag. 111, n. 19—Lingulina alata Schrodt 1890. Zeitsch. deutsch. Geol. Gesells., vol. XLII, pag. 410, tav. X.XII, fig. 1— Nodosaria gemina Fornasini 1891. Mem. R. Ace. Se. Bologna, ser. V, vol. I, pag. 479 — Prondicularia cari- nata Fornasini 1894. Mem. R. Acc. Se. Bologna, ser. V, vol. IV, pag. 215, 216, tav. II, fig, 11-13. La forma illustrata dal Silvestri coime Nodosaria gemina deve ritenersi quale un anello di congiunzione tra le vere Nodosarze, alle quali si connette per avere spesso le logge a sezione circolare, e le Linguline perchè spesso 1’ apertura di- viene lineare e, o totalmente od in parte, la conchiglia è compressa; ciò fu già riconosciuto dallo stesso Silvestri. Pel fatto poi che in molti esemplari le log- gie sono prolungate lateralmente verso la parte posteriore della conchiglia, Se- guenza riconobbe che questa forma si collega colle Yrondicularie, caratterizzate appunto dalla forte compressione della conchiglia e dall’ avere logge a V acca- vallantisi Je une sulle altre. Per queste analogie noi troviamo che mentre aleuni autori riguardano questa forma quale una vera Nodosaria, come Costa, Silve- stri, Seguenza e Schwager, altri la indicano per una Lingulina, come Schrodt, ed altri infine per una Frondicularia, come recentemente il Fornasini, che però, nei suoi precedenti lavori. l’aveva ascritta al gen. Nodosaria. Io pongo dubita- tivamente questa specie nel gen. FProndicularia, perchè, se è vero, che vi sono forme che a questo genere debbono effettivamente pei loro caratteri ascriversi, non tutte però mostrano tali caratteri; alcuni esemplari ad esempio hanno le li- nee suturali totalmente diritte, onde le logge non si accavallano, nè sono a_YV, e presentano l’apertura caratteristica delle Linguline; altri hanno le logge a se- zione circolare e l’apertura circolare proprie delle Nodosarie; mi trovo quindi ti- tubante nell’ascriverle ad un genere piuttosto che all’altro, cosa che bene int»n- desi trattandosi di forme di transizione. Per ora, essendo che la maggior parte degli esemplari studiati, mostrano di prevalenza caratteri di Frondicularie, li pongo sotto questa denominazione. Questa specie è frequente a Bonfornello in begli esemplari, di notevoli di- mensioni. Il Naturalista Siciliano Anno XIV 13 — 00 — S9. Marginulina glabra d’Orbigny—Marginulina glabra dOrbigny 1826—Ann. Sc. Nat., vol. VII, pag. 259, n. 6; Mod. n. 55. Questa specie, della quale ho dato la lunga sinonimia nel citato lavoro sui fo- raminiferi Nizzardi (1. c., pag. 397), è trequente a Bonfornello. 90. Marginulina (?) glabra d’Orbigny. Rimango in dubbio per la determinazione generica di due esemplari che nella forma complessiva rammentano assai l'individuo delle marne sabbiose di Capo di Bove, figurato e descritto dal compianto dott. Terrigi (1891. Depos. lac. e mar. presso la via Appia Antica, pag. 93, tav. IIT, fig. 5), ma che se ne allon- tanano, come differiscono da tutte le altre Marginuline per avere, nella parte me- diana anteriore dell’ ultima loggia, l'apertura in forma di fenditura arcuata, che ricorda l’apertura della Dimorphina deformis Costa sp., colla quale non possono essere confusi per la disposiziune marginuloide delle logge. Nor mi pronuncio per ora se si tratti di un nuovo genere o di una forma di passaggio. 91. Marginulina costata Batsch sp. — Nautilus (Orthoceras) costatus Batsch 1791. Conchyl. des Seesandes, pag. 2, tav. I, fig. 1 a-g. Gli esemplari di questa specie sì raccolgono nelle marne di Bonfornello a cen- tinaia; spesso raggiungono grandi dimensioni, 02, Marginulina costata Batsch sp., var. spinulosa Costa — Nodosaria spinulosa Costa (1855) 1857. Mem. Acc. Sc. Nap., vol. lI, pag. 137, tav. I, fig. 28, A, B, C, D—Marginulina spinulosa Fornasini 1893. Mem. R. Acc. Sc. Bologna, ser.V, vol. III, pag. 432, tav. II, fig. 7-8 —Fornasini 1894. Mem. R. Acc. Sc. Bologna, ser. V, vol. IV, pag. 213, 214, tav. II, fig. 22-24. Riguardo la forma descritta e figurata da Costa quale una varietà della tipica specie batschiana, non trovando sufficienti i caratteri distintivi a considerarla come specie separata. Questa varietà trovasi vivente; ne posseggo un tipico e- semplare in una bellissima collezione di foraminiferi dell’Irlanda inviatami cor- tesemente in dono dal signor Wright di Belfast; tale esemplare fu dragato dal Lord Baudon, durante la crociera del 1885-86, alla profondità di m. 145 circa, a 12 miglia al S.0. di Great Skellig in Irlanda. Fu trovata fossile nelle marne Messinesi da Costa; rei trubi di Bonfornello è abbondantissima. 93. Marginulina costata Batsch. sp., var. filicostata Fornasini— Marginulina fili- costata Fornasini 1891. Foram. plioc. del Ponticello di Savena (Bologna), tav. (senza descriz.) fig. 21, 22—Fornasini 1893. Mem. R. Acc. Sc. Bologna, ser. V, vol. III, pag. 434. Credo che debba riguardarsi come una varietà a coste sottili e poco promi- nenti della M. costata la forma che il Fornasini riguarda come specie distinta, — 101 — pur notando egli stesso (1893, 1. e.) che esistono, riguardo al numero e grossezza delle coste, passaggi graduali dalla 2. costata, per la var. crebricosta Seguenza (1880) alla sua M. filicostata. Gli esemplari, sui quali il Fornasini istituisce la sua nuova specie, provengono dal pliocene inferiore del Bolognese ; tra i fora- miniferi di Bonfornello non sono rari gl’individui riferibili a tale forma. Non ho dati per istabilire se questa varietà si trovi o no vivente. 94. Marginulina hirsuta d’Orbigny (V. Tav. I, fig. 3) -—Marginulina hirsuta d'Orb. 1826. Ann. Sc. Nat., vol. VII, pag. 259, n. 5. Per la sinonimia di tale specie non ho da cambiare nulla a quanto dissi nello studio sui foraminiferi del Nizzardo (1893 1. c., pag. 399); solamente tra le for- me sinonime debbo aggiungere la M. rugosa Terquem (1863), e la M. viciensis Terquem (1866). Di questa specie, frequente nelle marne di Bonfornello, ho trovato così la for- ma A, come la forma B; l'esemplare che figuro nell’ unita tavola rappresenta appunto quest’ultima forma a microsfera, D’Orbigny dice questa specie vivente nell’Adriatico; non l’ho trovata citata v- vente in altri luoghi. 95. Marginulina hirsuta d’Orbigny var. subechinata n. (V. Tav. I, fig. 4). Indico con questa denominazione una varietà della M. hirsuta nella quale le spine che ornano la conchiglia, bene sviluppate sulle loggie iniziali, ove sono pure allineate trasversalmente con una certa regolarità, vanno a poco a poco divenendo più brevi e più rade verso la porzione anteriore, di guisa che le u'- time due logge sono quasi liscie, Questa forma pare un anello di congiunzione tra la tipica M. hirsuta e la M. cristellarioides Czjzek (1847) del bacino di Vienna, Questa forma non è rara nelle marne di Bonfornello ; essa pure è d:- morfa; l'esemplare figurato nell’unita tavola spetta alla forma B a microsfera. 96. Marginulina horrida n. sp. (V. Tav. I, fig. 5). Separo questa specie dalla precedente, colla quale riconosco che ha grande a- nalogia, fondandomi sopra caratteri che mi paiono abbastanza notevoli. La frase caratteristica può così indicarsi: Conchiglietta a struttura solida ; costituita da vario numero di loggie, le prime con andamento spirale, le successive seguenti una linea retta; logg.e gradatamente crescenti, suture tra esse appena accennate; ultima loggia più piccola della precedente e prolungata anteriormente in un breve collo, inclinato dalla parte opposta a quella ove si rivolge la spira costituita dalle prime loggie; all’estremo di tale collo si ha una apertura raggiata, piccola. Tutta la superficie delle logge é irta di piccole punte e di verruche, che vanno facen- dosi più brevi verso la parte anteriore, finchè scompaiono nell’ultima porzione della loggia orale; nelle loggie mediane si osservano tra le punte e le verruche = = talune perforazioni tondeggianti, che rendono cribrosa la conchiglia. Si osserva anche in questa specie il dimorfismo, essendovi forme cilindroidi a loggia ini- ziale ampia (forma A) e forme coniche, come quella che figuro, a loggia ini- ziale piccola (forma B). Arriva alle medesime dimensioni della M. Rirsuta. È frequente nella fauna in esame. 97. Vaginulina legumen Linné sp. — Nautilus legumen Linné 1758. Syst. Nat., ed. X, pag. 711, n. 248. Nulla debbo cambiare riguarlo alla sinonimia a ciò che dissi nel lavoro sui foraminiferi del Nizzardo (1893 1. c., pag. 402). E specie estremamente abbon- dante nei trubi di Bonfornello; gli esemplari vi raggiungono grandi dimensioni; mostransi colle due forme A e B. Vive in ogni latitudine e profondità e sì trova frequente in tutto il pliocene e miocene italiano. 98. Vaginulina legumen Linné sp., var. clavata Costa (V. Tav. I, fig. 6)— Vage- nulina clavata Costa (1855) 1857. Mem. Ace. Sc. Napoli, vol. II, pag. 145, tav. II, fig. 18 A, B. Il Fornasini nel suo recente lavoro più volte citato (1894, pag. 219) riunisce senz'altro questa forma, indicata dal Costa anche col nome di Marginulina cla- vicula, alla V. legumen ; a me pare sia meglio riguardarla quale una varietà di questa, avvicinantesi, per essere a sezione pressochè circolare, alle Marginu- line e discostantesi dalla specie linneana per questo carattere. Il Costa dice che nella sua specie la conchiglia è levigata, senza risalti o solchi di sorta ; fra i numerosi esemplari di Bonfornello ne ho trovato alcuni lisci, altri fortemente limbati o cordonati sulle suture, come accade in molte forme della V. legumen. lL’esemplare di cui do la figura è uno dei più fortemente limbati. Non ho tro- vato che individui della forma A, a macrosfera. Ignoro se questa varietà tro- visi vivente; Costa la cita nelle marne Messinesi, Seguenza nello zancleano di Calabria. 99. Vaginulina linearis Montagu sp.—Nautius linearis Montagu 1808. Testac. Brit. suppl., pag. 87, tav. XXX, fig. 9. Questa specie, intesa nel senso che già dissi nel mio più volte citato lavoro del 1893 (1. c., pag. 406), è frequente nella fauna in esame, con esemplari nei quali variano notevolmente il grado di compressione della conchiglia, il numero e la sporgenza delle coste, lo spessore ed il grado di trasparenza delle suture, che non sono però mai limbate. Non ho potuto trovare esemplare alcuno della forma B; quelli rinvenuti sono tutti a megasfera, 100. Vaginulina linearis Montagu sp., var. sulcata Costa— Vaginulina sulcata Co- sta (1855) 1857. Mem. Ace. Sc. Nap., vol, II, pag. 144, tav. II, fig. 17 A, B— Vag. — 1039 — silicula Costa 1856. Pal. R. Napoli, parte 2, pag. 187 (e nei ms. fide Fornasini 1894) —Marginulina parallela Costa (in ms. fide Fornasini 1894, pag. 219) — Cristellaria Forestii Fornasiui 1885. Boll. Soc. Geol. It., vol. IV, pag. 113 n. 39 — Fornasini 1889. Foram. mioc. di S. Rufillo, tav. I, fig. 19 (senza descriz.)— Cristellaria sul- cata Fornasini 1894. Mem. Ace. Sc. Bologna, ser. V, vol. VI, pag. 217, 219, tav. II, fig. 34-35. Negli esemplari che ho sott occhio, come in altro di Trinité-Victor, che nel mio studio dell’anno decorso riunii senz’altro alla V. Zizearis, trovo nettamente distinti i caratteri delle Vaginuline ,- mentre non riconosco |’ arrotolamento spi- rale delle loggie iniziali, delle quali le suture banno un grado di obliquità molto maggiore che nella parte anteriore della conchigl'a, come accade, a mo’ d’esem- pio, nell’ esemplare di V. Zinearis figurato da Brady (For. Chall. 1884, tav. LXVII, fig. 10). Per questo fatto non credo che questa forma possa staccarsi dalle Vaginuline per riunirsi alle Cristellarie ; la considero come una varietà breve ed allargata, con poche coste longitudinali, della V. Zinearis, e mantengo per essa varietà la denominazione Costiana. Ncn so se tale varietà trovisi vivente. 101. Cristellaria tenuis Bornemann sp. — Marginulina tenuis Bornemann 1855. Zeitschr. d. d. geolog. Gesellsc., vol. VII, pag. 326, tav. XIII, fig. 14. Accetto per questa specie la sinonimia data dal Brady (1884, l. c., pag. 595), notando tuttavia come io ritenga di essa sinonime anche la Marginulina ensis Reuss (1851), la M. inepta Neugeboren (1851), la M. inversa Neugeboren (1851) e la M. inversa Costa (1856), della quale parlando il Fornasini nel suo recente lavoro (1894 I. c., pag. 218) dice che deve essere riguardata come una Cristel- laria. Per la legge di priorità sarebbe bene cambiare la denominazione speci- fica di Borneman, datante dal 1855, in una delle tre precedenti del 1851, se non sì rimanesse nell’incertezza della scelta; dato poi che si scegliesse la denomina-, zione Crist. inversa, questa dovrebbe riguardarsi dovuta a Neugeboren e non a Costa, come vorrebbe ii Fornas.ni. Di questa specie ho trovato un solo tipico esemplare. 102. Cristellaria compressa d’ Orbigny — Cristellaria compressa d’ Orbigny 1846. For. Foss. Vien., pag. 86, tav. III, fig. 32, 33. Di questa bella specie, collegata colla precedente, dalla quale si distacca per maggiore compressione laterale, per la spira più involuta e per essere carenata specialmente nel tratto iniziale, ho trovato un solo esemplare. 103. Cristellaria reniformis d’ Orbigny — Cristellaria reniformis d’ Orbigny 1846. For. Foss. Vien., pag. 88, tav. III, fig. 39, 40. Assai prossima alla Cr. compressa, questa specie è piuttosto rara a Bonfor- — 1041 — nello; i pochi esemplari trovati, per la loro forma meno snella, più allargata e con meno logge della forma tipica figurata da d’ Orbigny, si accostano assai a quella varietà trovata da Seguenza nello zanceleano di Calabria e distinta col no- me di var. pliocaenica. 104. Cristellaria Schloenbachi Reuss — Cristellaria Schloenbachi Reuss 1862. Sitz. d. k. Ak. Wiss. Wien, vol. XLVI, pag. 65, tav. VI, fig. 14, 15. Gli esemplari, abbastanza numerosi, rinvenuti permettono di riconoscere la giustezza dell’osservazione di Brady che questa specie fa passaggio alle Vaginu- line liscie, ed anche di ciò che osserva il Dervieux, cioè che serve pure di pas- saggio alla Cr. crepidula, colla quale è strettamente collegata. 105. Cristellaria crepidula Fichtel e Moll sp. — Nautilus crepidula Fiehtel e Moll Test. Micr., pag. 107, tav. XIX, fig. g-i. Nulla ho da cambiare alla sinonimia posta dal Brady (For. Chall., pag. 542), che accetto pienamente. È specie frquente nelle marne di Bonfornello, ove si trova in esemplari variabili per dimensioni, per grado di compressione e per nu- mero di segmenti; essi mostrano le due forme A e B del dimorfismo. 106. Cristellaria elongata Montfort sp. — Periples elongatus Montfort 1808. Conch. Syst., vol. I, pag. 271. Nel mio lavoro sui foraminiferi Nizzardi, ebbi già occasione di dare la sino- nimia di questa specie (1893, l. c., pag. 407), separata dalla precedente solo pel fatto di essere carenata; a tale sinonimia mi riferisco ora, meraviglian lomi tuttavia che si persista a scrivere C. elongata d’Orbigny, malgrado la giusta os- servazione in proposito del Dervieux, da quelli stessi che, come il Fornasini, avevano da tempo già riconosciuto essere il Periples elongatus di Montfort iden- tico alla specie più tardi istituita dal d’Orbigny su figure del Soldani. La Cr. elongata è frequente nelle marne di Bonfornello ; non ho potuto tro- vare notizie sulla sua vita nei mari attuali. 107. Cristellaria elongata Montfort sp., var. pulchella Costa— Orzstellaria pulchella Costa (1855) 1857. Mem. Ace. Sc. Napoli, vol. II, pag. 121, tav. I, fig. 8. Nella illustrazione delle collezioni di foraminiferi donate al Museo di Napoli da Costa e Seguenza, il Fornasini riferisce (1894 1. c., pag. 220) alla Cr. pul- chella due esemplari della collezione Costa, determinati da questo autore come Cr. pulchella e come Cr. subaequalis, e dice che la specie costiana si distingue dalla Or. elongata per la spira maggiormente ravvolta dei segmenti iniziali. Ri- conosco che la forma di Costa differisce alquanto da quella di Montfort, ma non trovo caratteri sufficienti per mantenerla distinta come specie ; credo più conve- niente considerarla solo come una varietà della Cr. elongata. — 105 — Questa forma, che ignoro se trovisi vivente, fu trovata da Costa nelle marne Vaticane e nelle marne Messinesi. Nei trubi di Bonfornello ne ho rinvenuto due soli esemplari, l’ uno tipico, l’altro presentante la particolarità, già notata per un esemplare di Messina dal Fornasini, che cioè la porzione iniziale della spira è disposta in modo che dall’ uno dei lati non appare. Osservo altresì che le dimensioni di questi esemplari sono maggiori assai di quelle assegnate dal Costa per l’esemplare Vaticano. 108. Cristellaria auris Soldani sp. — Orthoceras auris Soldani 1791. Testaceogr., vol. I, pag. 98, tav. CIV, fig. A. Ques‘a specie è assai prossima alla Cr. elongata da cui si distingue per a- vere delle coste rilevate sulle loggie della porzione posteriore. È frequente in ti- pici esemplari nella fauna im esame; alcuni vi raggiungono grandi dimensioni; alcuni sono largamente carenati, in altri vi è solo un accenno a carena, Seguenza dice ancora vivente questa specie, fondandosi probabilmente sul fatto che l’esem- plare studiato dal So'dani porta l’indicazione * ex littore Ariminensi (?) , il che tuttavia non implica che là si trovi vivente. 109. Cristellaria auris Soldani sp., var. angustata Costa—Frondicularia angustata Costa (1855) 1857. Mem. Acc. Sc. Nap., vol. II, pag. 372, tav. III, fig. 9. Seguendo il Fornasini considero la forma costiana come una varietà a logge allungate e fornite di numerose coste della Cr. auris. Questa forma è frequentis- sima nelle marne di Bonfornello; non mi consta che sia tra le forme viventi. 110. Cristellaria auris Soldani sp., var. subtrigona n. (V. Tav. I, fig. 15). Tra le numerose forme riferibili alla Cr. auris ne ho trovato una che pei suoi caratteri credo meriti di essere notata a parte come una varietà. Come appare dalla figura, che do nell’unita tavola, il contorno della conchiglia ha aspetto ir- regolarmente trigono, sviluppandosi assai notevolmente le loggie, e ripiegandosi verso la loggia iniziale da un lato, mentre dall’altro l’accrescimento si fa su una linea lievemente curva. Da quest ultimo lato inoltre tutte le logge hanno mag- giore spessore, per cui viene a formarsi su tutta la lunghezza della conchiglia una specie di costa allargata, come si avvera anche in certe forme della Cr. cre- pidula. Tutta la conchiglia ha sul contorno una larga carena; sulle loggie ini ziali si contano sette ad otto coste trasversali rilevate, acute, che vanno lentamente scomparendo verso la metà circa della lunghezza «della conchiglia. Il solo esem- plare trovato è alquanto guasto nella carena e da un lato nella parte anteriore; la loggia iniziale è tanto piccola che può dirsi esso appartenga alla forma B, secondo la teoria del dimorfismo. 111. Cristellaria latifrons Brady (V. tav. I, fig.10 a, b)— Cristellaria latifrons Brady 1884. Foram. Chall., pag. 544, tav. LX VIII, fig. 19; tav. CXIII, fig. 11 a,b — Ma- — 106 — riani 1888. Atti Soc. It. Sc. Nat., vol. .XXXI, pag. 115, n. 47 — Sacco 1889. Boll. Soc. Geol. It., vol. VIII, pag. 305, n. 501— Fornasini 1894. Mem. R. Ace. Se. Bologna, ser. V, vol. IV, pag. 216, tav. II, fig. 36, 36 a. Ho trovato tre esemplari riferibili a questa specie rarissima anche allo stato vivente; essi presentano nettamente i caratteri distintivi della specie, notati dal Brady, tuttavia l’una delle tre superfici laterali, quella cios che può dirsi la fronte e che è diversa per forma e sviluppo dalle altre due, è meno dilatata che negli esemplari originari descritti da Brady, inoltre la carena è ridottissima. Osser- vando la figura dell’unita tavola si vede come le forme di Bonfornello si appros- simino specialmente alla fig. 19 della citata tavola LXVIII del Brady. La Cr. latifrons fu dragata al’ovest della Nuova Zelanda alla profondità di 403 metri e presso l’isola Culebra, nelle Indie occidentali, alla profondità di me- tri 714; fossile per ora non fu indicata che nelle marne del pliocene inferiore di Savona (Mariani), nel piacenziano e dubitativamente nel tortoniano del Piemonte (Sacco) e nelle marne zancleane del Messinese (Costa [colla denominazione di Tri- plasia Manderstjeni in ms. fide Fornasini], Fornasini). 112. Cristellaria italica Defrance sp.—Saracenaria italica Defrance 1824. Dict. Sc. Nat., vol. XXXII, pag. 177; Vol. XLVII, pag. 344;— Atlas Conch., tav. XIII, fig. 6. Per la sinonimia di questa specie mi riferisco a quanto scrissi nel mio lavoro sui foraminiferi nizzardi (1893 I. c., pag. 409). La Cr. italica è largamente rap- presentata nella fauna di Bonfornello. 113. Cristellaria articulata Reuss sp.-Ltobulina articulata Reuss 1863. Sitzungsb. d. k. Ak. Wiss. Wien, vol. XLVIII, pag. 53, tav. V, fig. 62. Pochi esemplari tipici di questa specie strettamente connessa colla Or. rotu- lata, vivente attualmente a profondità di 183 a 714 metri (Brady) e che non mi consta sia stata trovata fossile fino ad ora nel terziario Italiano. 114. Cristellaria articulata Reuss sp., var. verruculosa n. (N-daxl,705+19). Distinguo con questa denominazione un esemplare il quale, mentre ricorda pei suoi caratteri complessivi Ja specie di Reuss, se ne allontana pel fatto che nella porzione umbilicale, incavata e notevolmente ampia, trovasi una quantità di so- stanza ]alina calcarea, la quale mostra tante verruche lucenti e rilevate, che non ho mai osservato nei tipici, esemplari di Cr. articulata anche quando , il che spesso avviene, la loro porzione umbilicale sia occupata da so tanza calcarea. 115. Cristellaria rotulata Lamark sp.—Lenticulites rotulata Lamark 1804. Ann. d Mus., vol. V, pag. 188, n. 3. Nel mio lavoro del 1893 (I. c., pag. 411) citai di questa specie una lunghis- sima sinonimia, alla quale nulla ho da mutare. La Cr. rotulata si presenta nelle — 107 — marne di Bonfornello con centinaia di esemplari, alcuni dei quali sorpassano i 4 mm. di diametro ; essi offrono passaggi a tutte le forme prossime come la Cr. articulata, la Cr. gibba, la Cr. vortex e la Cr. cultrata. 116. Cristellaria vortex Fichtel e Moll sp. — NautwWus vorter Fichtel e Moll 1803. Test. Micr., pag. 33, tav. II, fig. d.i. ; Anche per la sinonimia di questa specie si veda il mio lavoro sui foramini- feri Nizzardi (1893, 1. c., pag. 415) al quale mi riferisco. Non molti e piuttoto piccoli, ma tipici, sono gli esemplari trovati; in qualcuno un indizio di carena accenna ad un passaggio alla prossima Cr. ordicularis. 117. Cristellaria cfr. orbicularis d’Orbigny—Robulina orbicularis A Orbigny 1820» Ann. Sc. Nat., vol. VII, pag. 288, tav. XV, fig. 8-9. Riferiseo dubitativamenle a questa specie, di cui la sinonimia può vedersi n°l mio citato lavoro (1898 I. c., pag. 416), tre esemplari, due dei quali piccoli sono muniti di una carena così ristretta da lasciare in dubbio se non siano da rife- rirsi piuttosto alla Cr. vortex; l’altro di notevoli dimensioni, con carena svilup- pata, per avere le suture non tanto arcuate come nella forma tipica, si accosta a cerie forme della Cr. cultrata. 118. Cristellaria crassa d’Orbigny — COristellaria crassa d’Orbigny 1846. For. foss. Vien., pag. 90, tav. IV, fig. 1-3. Mantenendo per questa specie la sinonimia citata nel mio lavoro del 1893, debbo tuttavia notare che credo si possa riguardare come una forina molto affine alla Cr. crassa la Cr. paucisepta Seguenza (1880. Atti R. Acc. Line., serie 32, vo- lume VI, pag. 141, tav. XIII, fig. 13) che differisce dalla tipica forma solo per numero minore di logge le quali sono più ampie e meno arcuate. I tre esem- plari trovati nella fauna in esame possono rappresentare forme intermedie tra la forma orbignyana e quella di Seguenza. 119. Cristellaria cultrata Montfort sp. — Robulus cultratus Montfort 1808. Conch. Syst. vol. I, pag. 214, gen. 54. Nel mio più volte citato lavoro ho riferito la sinonimia di questa specie, com- prendente oltre 150 voci; ad essa mi riferisco del tutto. Nelle marne in esame ho raccolto a centinaia gli esemplari di questa specie. 120. Cristellaria cultrata Montfort sp., var. imperfecta n. (V. Tav. I, fig. 8). Separo dalla forma tipica un esemplare che nel suo complesso ricorda non solo la Cr. cultrata ma anche, e molto dapj resso, il giovane esemplare di Orist. gravida, che Seguernza descrive e figura tra i fossili tortoniani del Reggiano di Il Naturalista Siciliano, Anno XIV 14 — 108 — Calabria (1880 |. c., pag. 142, tav. XIII, fig. 23, 23 a), dal quale tuttavia si distingue per essere meno rigonfio nella porzione centrale. Le loggie sono poche e poco distinte; il contorno è carcnato, ma la carena non trovasi tutta su di un piano, essendo, in corrispondenza di una delle suture, interrotta per ricominciare quindi nelle logge successive su di un piano differente, come si osserva nella figura della unita tavola. 121. Cristellaria cultrata Montfort sp., var. erarata Hagenow— Cristellaria exarata Hagenow 1842. Neues Jahrb. f. min., vol. del 1842, pag. 572—Reuss 1861. Sitz. d. k. Ak. Wiss. Wien, vol. XLIV, pag. 327, tav. VI, fig. 5 a,b. Credo poter distinguere come varietà questa forma caratterizzata da umbilico prominente, da loggie numerose, ristrette ed arcuate, separate da suture forte- mente limbate, onde tra luna e l’altra le loggie appaiono incavate. Reuss ri- guarda tal forma collegata alla Cr. rotulata; essendovi carena bene sviluppata credo che debba invece riguardarsi connessa colla Cr. cultrata. La KRobulina curvicosta Seguenza (1880, pag. 144 ]. c., tav. XIII, fig. 31), che nel mio la- voro del 1893 considerai sinonima della Cr. cultrata, deve pure riguardarsi co- me spettante alla var. erarata, differendo solo dalle forme t'piche per maggiore spessore della porzione umbilicale. Di questa varietà le marne di Bonfornello mi hanno dato tre esemplari, l'uno del diametro di oltre 4 mm. , gli altri assai più piccoli. Non so se tale forma si trovi vivente, nè se sia stata trovata in altri depositi terziari italiani oltre che nel tortoniano di Calabria, ove la rinvenne Seguenza. 122. Cristellaria calcar Linné sp. — Nautilus calear Linné 1758. Syst. nat., ed. X, pag. 709, n. 235. Per la sinonimia vedasi il mio lavoro del 1893 (I. c. pag. 421). Questa spe- cie presentasi nella fauna in esame frequente con tutte le sue variazioni. 123. Cristellaria cassis Fichtel e Moll sp. — Nautilus cassîs Fichtel e Moll 1803 Test. micr., pag. 95, 97, tav. XVII, fig. a-l, tav. XVIII, fig. a-c. Sulla estensione da darsi a questa specie non ho da cambiare nulla a quanto dissi nel mio lavoro del 1893 (1. e., pag. 426). Gli esemplari numerosi trovati, alcuni dei quali raggiungono grandi dimensioni, presentano tutte le variazioni colle quali questa specie suole presentarsi; alcuni di essi per avere contorno più circolare, spira più involuta, loggie meno rapidamente crescenti, indicano un passaggio alla Cr. mamilligera. 124. Cristellaria mamilligera Karrer (v. Tav. I, fig. 7). — Crestellaria mamilligera Karrer 1864. Novara—Fxp., Geol. Thcil., vol. I, pag. 76, tav. XVI, fig. 5. Questa specie é strettamente collegata colla precedente, come osserva il Brady 1884 1. c.. pae. 553): se ne distingue per avere la spira più involuta e per es- ’ (©) ? (©) — 109 — sere biconvessa ; in essa si osservano pure passaggi graduali verso certe forme della Cr. cultrata. Gli esemplari abbastanza numerosi di Bonfornello mostrano questi passaggi; quello di cui do la figura nell’unita tavola si connette in modo speciale colla Cr. cassîs, specialmente colle forme meno evolute nell’ultima por- zione della spira, quali quelle delle marne Messinesi figurate e descritte dal Fornasihi nel suo recente lavoro (1894 |. c., pag. 222, tav.-III, fig. 22, 23) che furono già da Costa determinate per Cr. cultrata. La Cr. mamilligera fu dragata a profondità di 174 a 384 metri. Non so che siasi finora trovata fossile in Italia. 125. Cristellaria echinata d’Orbiguy sp. — Robulina echinata d’Orbigny 1846. For. foss. Vien., pag. 100, tav. 1V, fig. 2], 22. Mantengo per questa specie i limiti posti nel mio lavoro del 1893 (1. c. pag. 429) e la sua sinonimia; non posso quindi accettare la recente proposta del For- nasini (1894 |. c., pag. 222) di distinguere colla nuova denominazione specifica Cr. papilloso-echinata gli esemplari nei quali le suture, anzichè essere ornate da un cordone rilevato, presentano una serie di tubercoli come accade nella Ch. papillosa. 126. Cristellaria aculeata d’Orbigny — Cristellaria aculeata d’ Orbigny 1846. Ann. Sc. Nat., vol. VII, pag. 292, n. 14. Questa specie fu istituita da d’Orbigny sopra una figura del Soldani (Testac., vol. I, pag. 64, tav. LVII, fig. Tt) rappresentante un esemplare spezzato. Es - sendo, come osserva il Brady, la figura del Soldani deficiente in quei partico- lari che generalmente occorrono ad identificare una specie, mi attengo piuttosto alle figure di Brady (For. Chall., tav. LXXI, fig. 4, 5) che a quella del Sol- dani, ed ascrivo alla Cr. aculeata quelle forme, meno involnte della specie pre- cedente, la cui superficie è guernita di piccole spine, più brevi e grosse sulle suture, più sviluppate ed acute sul contorno periferico. LI È specie commune nella fauna in esame. 127. Cristellaria costata Fichtel e Moll sp.- Nautilus costatus Fichtel e Moll 1803. Test. Micr., pag. 47, tav.IV, fig. g, h, i. Mantenendo anche per questa specie la sinonimia da me posta nel mio lavoro del 1898 (I. c., pag. 481) non posso seguir» il Fornasini, che nel suo recente lavoro (1894, 1. c., pag. 228) tiene separata da questa specie la Robulina ari- minensis solo pel fatto che i segmenti sono lateralmente più convessi che nella Cr. costata. Sono frequenti nella faunula in esame esemplari tipici di questa specie, ed altri nei quali le coste sono appena accennate. 128. Polymorphina gibba d’Orbigny (forma fistulosa) — Polymorphina (Globulina) gibba d’Orbigny 1826. Ann. Se. Nat, vol. VII, pag. 266, n. 20 — Polym. Orbi- — 110— gmyî (pars) Brady, Parker e Jones 1869. Trans. Linn. Soc. Lond., vol. XXVII, pag. 244, tav. XLII fig. 38 b, f. Un solo esemplare riferibile alla forma fistolosa di questa specie; esso è di piccola dimensione ed alquanto guasto. Colla denom'nazione di Polym. tubulosa d’Orbigny, questa forma è citata fossile dal Seguenza, nel tortoniano e nel sici- liano di Reggio Calabria. 159. Polymorphina angusta Egger- Polymorphina (Globulina) angusta Egger 1857. Neues Jahr. f. Min., pag. 296, tav. XIII, fig. 13-15. Anche di questa specie caratterizzata da contorno ovale a'lungato , con seg - menti lunghi ed eretti, distinti all’esterno da sottili linee suturali, ho trovato un solo, na tipico e ben conservato, esemplare. Non ho trovato questa specie ci- tata allo stato fossile in depositi terziari italiani, salvo che debba riferirsi a que- sta specie la forma che il Seguenza cita nello zancleano di Reggio Calabria col none di Polym. angusta Reuss; per quante ricerche abbia fatto non ho trovato nei lavori di Reuss indicazione di tale specie. 130. Polymorphina lanceolata Reuss—Polymorphina lanceolata Reuss 1851. Zeitsch. d. d. geol. Gesel., vol. III, pag 83, tav. VI, fig. 50. Un solo esemplar: allungato, a sezione circolare, a segmento terminale ap- puntito, con suture incavate, il quale ricorda specialmente quello della fig. 5 della tav. LXXII del Brady (Foram. Chall.). Questa specie fu trovata vivente a profondità notevoli; Brady dice che si trova fino a 3340 m.; quantunque que- sta specie debba riguardarsi come vivente specialmente in acque profonde, tut- tavia fu anche trovata dal Wright (1) lungo le coste d’Irlanda ad una profon- dità di soli 55 metri. 131. Polymorphina ovata d’ Orbigny — Polymorphina ovata d° Orbigny 1846. For' foss. Vien., pag. 233, tav. XIII, fig. 1-3. Un solo esemplare perfettamente simile a quello della fig. 8 della tav. LXXII del Brady (Foram. Chall.) ma alquanto più compresso ed a contorno laterale più acuto. 132. Polymorphina proteiformis Reuss— Polymorphina proteiformis Reuss 1863. For. Crag. Anv. (trud. Griin), pag. 151, tav. II, fig. 30-36; tav. III, fig. 37-40. L’unico esemplare trovato, riferibile a questa specie, della quale è probabil- mente sinonima anche la Polym. rudis Reuss ( Sitz. d. k. Ak. Wis. Wien, (1) Wright J. Foraminifera of the Belfast Naturalist's Field Club’s cruise off Belfast lough in the steam-tug « Protector », june 1885. — Proc. Belfast Nat. Field Club, App. 1885-86, pag. 324— Belfast 1886. — 11l1—- vol. XLIV, 1860 (1861), pag. 319, tav. III, fig. 5-8), ricorda specialmente quello della fig. 35 della tav. II del citato lavoro di Reuss sui foraminiferi del Crag d’Anversa. Non ho notizie che questa specie viva attualmente, nè che sisi tro- vata in depositi italiani. 133. Dimorphina tuberosa d’Orbigny—Dimorphina tuberosa -d’Orbigny 1826. Ann. Sc. Nat,, vol. VII, pag. 264, n. 1, mod. n. 60. D’Orbigny fondò la sua specie sopra una figura del Soldani (Testac. vol. 1, tav. CVI, fig. ge); ad essa credo possano identificarsi, o'tre alle forme già abi- tualmente ammesse come sinonime, anche la Polymorphina nodosaria Reuss (1863 Sitz. d. k. Ak. Wiss. Wien, vol. XLVIII, pag. 58, tav. VII, fig. 85), e l'esemplare che da Rzehak é descritto e figurato come Marginulina variabilis Neugeboren (1), stando almeno alla figura che di esso è data. Nella microfanna in esame questa specie è rappresentata da pochi individui tipici, perfettamente simili alla figura data dal Fornasini (1891. Foram. plioc. d. Ponticello di Savena presso Bologna ; tav. II, senza descriz., fig. 25) ed a quella data dallo Schrodt (1890. Zeitsch. d. deuts. geol. Gesell., vol. XLII, tav. XXI, fig. 10; in essi i primi segmenti hanno la disposizione propria delle po- limorfine, gli altimi delle nodosarie; l’apertura è costantemente raggiata. La D tuberosa è piuttosto rara allo stato fossile. 154. Dimorphina Capellinii n. sp. (V. Tav. I, fig. 18 a, b). Istituisco questa nuova specie sopra un esemplare del quale nell’unita tavola do la figura. I caratteri di questa specie possono essere così indicati : Conchi- glia conico-allungata, più assottigliata posteriormente, gradatamente crescente in diametro nella parte anteriore; costituita da logge numerose, le prime piccole a disposizione biseriale, distinte da suture poco appariscenti, ricordanti col loro complesso la porzione iniziale della Polymorphina ovata ; le loggie seguenti, mentre crescono rapidamente, perdono la disposizione nettamente biseriale per acquistare quella uniseriale caratteristica delle Nodosarie; anche in questo tratto uniseriale, per altro, la disposizione delle suture mantiene un leggero accenno a biserialità; la loggia lerminale, assai più sviluppata di tutte le altre, subpirifor- me, mostra nella parte anteriore una apertura in forma di fessura ]lcvemente arcuata, contornata da un piccolo orlo poco rilevato; mentre la porzione iniziale della conchiglietta è alquanto compressa, la parte terminale è a sezione circolare; le suture vanno facendosi più marcate e profonde anteriormente; il guscio è ja- lino, bianco-giallastro, lucente. L’esemplare trovato misura in lungh. mm. 1,257. Le maggiori analogie di questa nuova specie si hanno colla Dimorphina de- (1) Rxehal: A. Die Foraminiferen fauna der Neogenformation der Umgebung von Miihr.-Ostrau—Sond. Abdr. a. d. XXIV B. d. Verhand. d. Nat. Vereines in Briinn, pag. 15, tav. I, fig. 4.—Briinn 1885. — 112—- formis Costa sp. (Atti Acc. Pontan., vol. VII, (1856), pag. 133, tav. XI, fig. 16-18, 26), con cui si connette specialmente pei segmenti rapidamente crescenti e per la forma dell'apertura; da essa tuttavia si distingue per la disposizione più nodosariforme degli ultimi segmenti e per la compressione del tratto iniziale della conchiglia. D.dico questa nuova specie al mio illustre maestro, Prof. Capellini, in segno di riconoscenza e di affetto di discepolo. 135. Dimorphina (?) cfr. deformis Costa sp. — Glandulina deformis Costa 1856. Atti Acc. Pontan., vol. VII, pag. 133, tav. XI, fig. 16-18, 26. Due esemplari, che nella loro forma complessiva rammentano certi esemplari della specie costiana, mi lasciano in dubbio riguardo alla loro determinazione, sia perchè è poco distinguibile la disposizione delle loggie, sia specialmente per- chè l’apertura appare come valvolare. 136. Uvigerina canariensis d’ Orbigny — Uvigerina canariensis d’ Orbigny 1839. Foram. Canaries, pag. 138, tav. I, fig. 25-27. È una specie abbastanza frequente in tipici esemplari nelle marne di Bonfor- nello. 137. Uvigerina canariensis d’Orbigny, forma distoma De Amicis — Urigerina ca- nariensis, forma distoma De Amicis 1894, Mem. Soc. Tose. Sc. Nat., vol. XIV, pag: 29, tav. II, fig. 5. Questa singolare forma fu già da me descritta e figurata nel citato lavoro. Ne ho trovato un solo esemplare. 198. Uvigerina pygmaea d’Orbigny—Uvigerina pygmaea d’Orbigny 1826. Ann. Sc Nat. pag. 269, tav. XII, fig. 8, 9; mod. n. 67. Per la sinonimia vedasi il mio lavoro del 1893 sui foraminiferi Nizzardì (I. c., pag. 458). Trovasi in numerosi esemplari nelle marne di Bonfornello. 1399. Uvigerina angulosa Williamson —Uvigerina angulosa Williamson 1858. Rec. For. Gr. Brit., pag. 67, tav. V, fig. 140. Questa specie differisce dalla precedente, colla quale ha stretta analogia, solo pel fatto che in sezione trasversa si mostra trigona; Parker e Jones (1865) la considerano anzi come una varietà della precedente e non come specie distinta, Ne ho trovato due soli individui. 140. Ramulina globulifera Brady (v. Tav. I, fig. 14 a, b, c)}—Ramulina globulifera 3rady 1879. Quart. Journ. Micr. Soc., vol. XIX, N.S., pag. 272, tav. VIII, fig. 39, 83. ll nome generico Ramulina, figura per la prima volta nella lista dei forami- — 113 — niferi cretacei del nord d’ Irlanda, pubblicita da Wright nel 1875 (1); tale no- me fu suggerito a Wright dal Jones, il quale ritenne doversi ascrivere a tal ge- nere, oltre alle forme cretacee d'Irlanda studiate da Wright, anche la Dentalina aculeata d’Orbigny (Mém. Soc. Géol. France, 1840, vol. IV, pag. 13, tav. I, fig. 2, 3). Le specie ascritte al gen. Ramulina del cretaceo d’ Irlanda sono la R. laevis Jones e la R. brachiata Jones, alle quali Wright stesso aggiunse, m un successivo lavoro sui foraminiferi cretacei irlandesi (2), la R. aculeata d’Orbi- gny sp.— Oltre a queste tre specie pochissime altre sono state trovate viventi o fossili ascrivibili al gen. Ramulina, caratterizzato da conchiglia ramosa, com- posta di camere sferiche, piriformi ed irregolarmente fusiformi, congiunte da più o meno lunghi tubi stoloniferi; credo utile darne un elenco, che spero non troppo incompleto, Le specie viventi attualmente sono: 1%) la R. globulifera Brady, raccolta dal Challenger in dodici diverse località dell'Atlantico , del Pacifieo e tra le isole della N. Guinea a profondità di 174 a 1133 metri circa, trovata an- che dal Millet nell'Atlantico lungo le coste Irlandesi; essa è caratterizzata da segmenti globulari o subglobulari, a superficie ispi "a od aculeata, con tubi sto- loniferi sottili a sezione circolare, essi pure più o meno aculeati; 2*) la A. Gri- maldii Schlumberger (3), dragata da S. A. S. il Principe di Monaco, alla pro- fondità di m. 130, tra le isole Fayal e Pico nel gruppo delle Azzorre, a logge voluminose, compresse, munite di quattro tubulature partenti ad angolo retto, di cui due opposte sono maggiori e servono a fissare il plasmostraco mediante spe- ciali diramazioni radicellari; la superfice non appare ispida. Le specie fossili sono : 12) la R. aculeata d’Orb. sp., della creta bianca del bacino di Parigi e del cretaceo di Keady Hill in Irlanda; a logge subovali, ventricose e tubi stoloniferi brevissimi, con superficie aculeata, riferita già da d’Orbigny alle Dentaline, colle quali anche il Brady trova stretto legame; questa medesima specie fu pure tro- vata da Burrows, Sherborn e Bailey nel Red Chalk creticeo del Yorkshire (4), e da Chapman nel Phosphatic Challki di Taplow (5); 2%) la A. laevis Jones, tro. vata, come dissi, da Wright nel cretaceo d’Irlanda e successivamente (6) nelle (1) Wright J. A list of the cretaceous microzoa of the north of Jreland. - Rep. and Proc. Belfast Natur. Field Club, 1873-74, App. III, pag. 88, tav. III, fig. 19,20—Belfast 1875. (2) Wright J. A list of the eretaceous foraminifera of Keady Hill, County Derry. — Proc. Belfast Natur. Field Club. App. 1885-86, pag. 331, tav. XXVII, fig. 11.— Belfast 1886. (3) Sehlumberger C. Note sur la Ramulina Grimaldii. — Mém. de la Soc. Zool. de France, Tom, IV, pag. 151, tav. V, fig. 1-4.— Paris 1891. (4) Burrows H.W., Sherborn C. D., e Bailey G. The foraminifera of the Red Chalk of Yorkshire, Norfolk and Lincolnshire — Journ. R. Mier. Soc., vol. del 1890, pag. 561, tav. XI, fig. 16.—London 1890. (5) Chapman Fr. On Microzoa from the Phosphatie Chalk of Taplow. — Quart Journ. of the Geol. Soc., vol. XLVIII, pag. 517, n. 77.—London 1892. (6) Wright J. The post-tertiary foraminifera of the north east of Ireland.—Proc. Belfast Natur. Field Club, App. 1879-80, pag. 159. — Belfast 1880. — 14 — Estuarine Clays posterziarie di Magheramorne sul lago Larne e di Limavady sul lago Foyle nel nord-est d’ Irlanda; questa specie, dalle figure e descrizioni di Wrigbt e dall’ esame di due tipici esemplari originali del eretaceo di Wood. burn, dei quali vado debitore alla cortesia del sig. Wright, mi pare specialmente caratterizzata dall’essere gracile, a superficie liscia, con logge irregolarmente glo- bose allungate e stoloni sottili, tortuosi; 3) la R. brachiata Jones, trovata da Wright, come dissi più sopra, nel cretaceo d'Irlanda, caratterizzata, da ciò che appare dalla figura di Wright, non avendo potuto vedere esemplari di essa, da loggie sferoidali lisc'e, tubi stoloniferi lisci di diametro maggiore che nella spe- cie precedente e, come in questa, tortuosi ; 4%) la 2. Att Rzehak del barto- niano di Bruderndorf nella bassa Austria descritta dallo Rzehak (1) ma non fi- gurata; dalla descrizione e dall’esame di alcuni bellissimi esemplari originali, gen- tilmente speditimi dal prof, Rzehak, rilevo che questa specie, assai prossima alla vivente R. globulifera presenta loggie ellittiche irregolari, dalle quali si partono tre od al più quattro tubi o stoloni, mentre nella specie vivente di Brady pos- sono partirne fino a più di dieci; la superficie è ornata di spine rade; le dimen- sioni sono maggiori che nella R. globulifera; 5%) la R. (?) Bradyi Rzehak, molto fara , trovata da Rzehak nell’ Orbitoidenkalk e nel Bryozoénschiehte di Bru- derndorf (V. Rzehak lavoro citato del 1891, pag. 10, n. 8, pag. 11, n. 2), non descritta nè figurata; di essa il prof. Rzehak mi ha gentilmente spedito una fi- gura con alcune indicazioni dalle quali rilevo che questa specie ha logge ovali fusiformi, non aculeate, ma presentanti delle costole rade , pochissimo rilevate; tubi o stoloni poco sviluppati; la grandezza naturale delle loggie è indicata da Rzehak di mm. 1, 3 a 2 circa; egli aggiunge che non è sicuro se tale forma spelti effettivamente al gen. Ramulina; che non gli pare una Lagena, come po- trebbe a prima giunta parere, perchè è troppo spessa e troppo irregolare. Non do lu figura di questa forma, nè insisto sui suoi caratteri perchè il prof. Rzehak mi dice che sta preparando una pubblicazione sul gen. Ramulina. Oltre a queste cinque specie non si trovano citate altre Ramuline fossili (*), (1) Rxehal: A. Ueber das Vorkommen der Foram.-gatt. Ramulina und Cyclammina in den àilt.-tertilir schichten Oesterreichs.—Verhandl. d. k. k. geol. Reichs. 1885, n. 7, pag. 186.— Wien 1885.--/4. Die Foram. fauna d. alttertiiren Ablagerungen von Bruderndorf.— Ann. k. k. Naturhist. Hofmuseums-Sep. Abdr. a. Band VI, Heft 1, pag. 2, n. 76.—Wien 1891. i (*) Di questi giorni ho trovato in un lavoro di Carter notizie sopra un’altra forma, che mi era sconosciuta, spettante a questo genere, cioè sulla R. parasitica Carter, tro- vata negli strati eocenici ad Orbitolites Mantelli, var. Theobaldi , nella parte occidentale dell’Irrawadi, a 6 miglia al di sotto di Thayetmyo, in Birmania ( Carter H..J.—Ramulina parasiîtica, a new species of fossil foraminifera infesting Orbitotites Mantelli, var. Theobaldi. —Ann. and Mag. Nat. Hist., ser, 6, Tom. IV, pag. 94, tav. VIII.— London 1889). È una forma interessantissima a loggie globose e più o meno angolose, a stoloni ci- lindrici, tortuosi, poco numerosi, di varia lunghezza; la superficie esterna delle loggie è — 115 — notando però che, con tutta probabilità, deve riferirsi a questo genere la forma del London Clay eocenico di Piccadilly , descritta e figurata da Sherborn e Chap- man (1) come Tinoporus baculatus , e che già anche Jo Rzehak disse riferibile alle Ramuline. Allo stato fossile adunque non conoseevansi Ramuline se non cretacee , eoceniche e posterziarie ; di più la A. globulifera non si era trovata fossile fino ad ora. i Nelle marne di Bonfornello ho avuto l insperata fortuna di trovare tre fram- menti, dei quali do nella unita tavola le figure, con tutta sicurezza riferibili alla stessa specie bradyana ora vivente; essi sono i primi suoi rappresentanti fossili, sono le prime KRamuline che si trovano in terreni italiani e di più sono le pri- me Ramuline plioceniche. La forma delle logge, il numero, la distribuzione e la forma degli sto oni, l’aspetto spinoso così delle logge che dei tubi, le dimen- sioni di questi miei esemplari corrispondono esattamente coi caratteri della R. glo- bulifera Brady. 141. Globigerina hulloides d’ Orbigny — Globigerina bulloides d’ Orbigny 1826. Ann. Sc. Nat., vol. VII, pag. 277. 3 Questa specie diffusissima così vivente come fossile nelle più differenti cond - zioni, tanto che può dirsi cosmopolita, è assai largamente rappresentata tra i foraminiferi in esame. 142. Globigerina bulloides d’Orbigny, var. triloba Reuss - Globigerina triloba Reuss, 1849. Denksch. d. k. Ak. Wiss. Wien, vol. I, pag. 374, tav. XLVII, fig. 11 a-c. Frequente a Bonfornello come la precedente, di cui ha uguale la diffusione batimetrica, geografica e geologica. in parte coperta di sottili tubetti capillari allungati; ii complesso ha l’aspetto quasi di una rete, che si stende in parte parassiticamente nelle loggie della Ord. Mantelli , var. Theobaldi, in parte si sviluppa tra le sabbie dello strato in cui l’orbitolite si è depositata. Essa differisce assai dalla . globulifera ; ricorda specialmente pel suo aspetto comples- sivo la R. Grimaldii e per la forma delle sue loggie e dei suoi stoloni la A. Att. Il lavoro di Carter deve essere sfuggito anche allo stesso Schlumberger, che, descrivendo nel 1891 la sua RP. Grimaldii, vivente attaccata a Brioxoî ed insinuantesi nei corpi tra i quali abita, non cita la /. parasitica, che ha con essa strettissima affinità. Occorre pure aggiungere che, come osservava già in una nota aggiunta ad alcune no- tizie preventive sulle RamuZine di Bonfornello, communicate il 1° aprile 1894 alla So- cietà Geologica Italiana (De Amicis G. A.--Astrorhixidae e Ramulininae fossili del plio- cene inferiore italiano.—Boll. Soc. Geol. It., vol. XIII, pag. 106-110. — Roma 1894), ho avuto la fortuna di trovare la tipica . globulifera anche nelle argille piacenziane di Zinola, presso Savona. (Nota aggiunta durante la revisione delle bozze -- 19 maggio 1895). (1) Sherborn C. D.e Chapman Fr. On some Microzoa from the London Clay exposed in the Drainage Works-Piccadilly.—Journ. R. Mic. Soc., vol. VI, ser. 2°, pag. 758, tav. XVI, fig. 24.—London 1886. Il Naturalista Siciliano Anno XIV 15 — 116 — 143. Globigerina aequilateralis Brady —Cussidulina globulosa (pars) Egger 1857. N. Jahrb. f. Min., pag. 296. tav. XI, fig. 4.—Globigerina aequilateralis Brady 1879. Quart. Journ. Mier. Soc., vol. XIX, N. S., pag. 71.— Brady 1884, For. Chall., pag. 605, tav. LXXX, fig. 18-21.—Wright 1886. Proc. Belfast Nat. Field Club, App. IX, pag. 332, tav. XXVII, fig. 9. Questa specie fu istituita da Brady su esemplart viventi a conchiglia plano- spirale, a simmetria bilaterale , evoluti, con segmenti più o meno globosi, um- bilico incavato ed apertura in forma di fessura arcuata sul lato umbilicale del- l’ultimo segmento. Ho trovato un solo esemplare tra le numerose Globigerine di Bonfornello, mostrante tutti i caratteri di questa specie. Vivente si trova gal- leggiante sulla superficie dell'Atlantico settentrionale e del Pacifico, ed anche a prefondità comprese tra 73 e 4438 metri (Brady); non mi consta che siasi tro- vata fossile fino ad ora se non negli schisti miocenici di Ortenburg nella bassa Baviera (Egger) e nel cretaceo di Keady Hill, nella contea di Derry, in Irlanda (Wright). 144. Orbulina universa d’Orbigny— Orbdulina universa d’Orbigny 1839. For. Cuba, pag. 35, tav. I, fig. 1. Per la sinonimia di questa specie vedasi il mio precedente lavoro del 1893 (1. c., pag. 438). I trubi di Bonfornello contengono a migliaia di esemplari questa specie, ne ho raccolto oltre settemila esemplari di vario diametro, con vario co- lore e con diverso grado di cribrosità del guscio. Questa specie è ovunque dif- fusa così vivente come fossile. 145. Orbulina universa d’Orbigny, var. gemina Terrigi—Ordulina gemina Terrigi 1891. Mem. R. Com. Geol. It., vol. IV, parte I, pag. 103. Esposi già nel mio lavoro sui foraminiferi nizzardi (1893 1. c., pag. 441), in- sieme colla sinonimia di questa forma, le ragioni per le quali adottavo la deno- minazione di Terrigi anzichè altre anteriori; insisto ora su tale preferenza di denominazione. Questa forma, che ha la stessa diffusione batimetrica , geogra- fica e geologica della O. universa, è pure frequentissima a Bonfornello, 146. Pullenia quinqueloba Reuss sp.—Nonionina quinqueloba Reuss 1851. Zeitsch. d. d. geol. Gesell., vol. III, pag. 47, tav. V, fig. 31, a, b. Non mi si è presentato che un solo individuo tipico di questa specie d’aspetto nautiloide, biconvessa, differente da'la P. sphaeroides, colla quale ha grandi at- tinenze, solo per le maggiori dimensioni e pel suo contorno appiattito. 147. Discorbina Bertheloti d’Orbigny sp. — Rosalina bertheloti d’ Orbigny 1839. Foram. Canaries, pag. 135, tav. I, fig. 28-30. Questa specie, intesa nel senso indicato da Brady (1884 For, Chall., pag. 650), è rappresentata da un solo individuo, bene svilappato e che ricorda le forme più depresse della 7runcatulina lobatula. Non mi consta che questa specie sia stata fino ad ora trovata fossile nel terziario d’Italia. 148. Truncatulina lobatula Walker e Jacob sp. — Nautilus lobatulus Walker e Jacob 1798. Adam’s Essays, Kanmacher's Ed., pag. 642, tav. XIV, fig. 36. Per la sinonimia non debbo cambiare nulla a quanto esposi nel mio lavoro del 1893 (I. c., p. 444). I numerosi esemplari trovati di questa specie, così po- limorfa , offrono tutte le variazioni accennate dai diversi autori; nella massima parte sono accentuati i passaggi alla Tr. praecineta Karrer. 149. Truncatulina cfr. variabilis d’Orbigny—Truncatulina variabilis d’Orb. 1826. Ann. Sc. Nat., vol. VII, pag. 279. A questa specie, fondata da d’ Orbigny sn figure del Soldani, di forma assai variabile, riferisco dubitativamente pochi esemplari, i quali, per l adunamento delle loro logge e per le perforazioni che queste presentano , ricordano special- mente la fig. N della tav. LXX della Testaceographia del Soldani. La Tr. va- riabilis vive così nelle acque meno profonde come fino a 3660 metri ; non so che siasi trovata fossile in depositi terziari italiani ad eccezione dell’Italia meri- dionale ove fu trovata da Costa, che nella sua « Paleontologia del Regno di Na- poli » figura a tav. XXI, fig. 11, ed indica col nome di 7r. innormalis una forma identica a questa in esame, senza darne però descrizione, nè dire d’onde l'esemplare figurato provenga; ad eccezione pure del calcare grossolano o Macco di Palo, presso Roma, ove fu trovata dal Terrigi. 150. Truncatulina Haidingerii d’Orbigny sp.— Rotalina Haidingerii d'Orb. 1846. For. foss. Vien., pag. 154, tav. VIII, fig. 7-9. Due soli individui riferibili a questa specie prossima alla Tr. praecinceta, dalla quale si distingue per minore spessore, per minore acutezza di contorno, per mi- nor numero di giri di spira e per le suture incavate. 151. Truncatulina akneriana d’Orbigny sp.— Rotalina Alkneriana d’Orbigny 1846. For. Foss. Vien., pag. 156, tav. VIII, fig. 13-15. Nella fauna in esame è notevolmente frequente questa specie dalla faccia su- periore piana, inferiormente convessa al margine e depressa attorno all’umbilico, con spira inferiormente non del tutto involuta, 152. Truncatulina ungeriana d’Orbigny sp.—Rotalina Ungeriana d’Orbigny 1846. For. Foss. Vien., pag. 157, tav. VIII, fig. 16-18. Per la sinonimia mi riferisco al mio lavoro del 1893 (I. c., pag. 447), aggiun- — 118 — gendovi solo la Rotalina peraffinis figurata rna non descrtta da Costa nella sua « Paleontologia del Regno di Napoli » (tav. XXXII, fig. 17) riconosciuta recen- temente dal Fornasini quale 7r. Ungeriana. Nel'a marna di Bonfornello ne ho trovato pochi esemplari. 153. Anomalina complanata Reuss —Anomalina complunata Reuss 1815. Haidin- ger's Naturw. Abh. IV, pag. 36, tav. III, fig. 3 — (?) Costa 1856. Paleont. R. Napoli (non descr.), tav. XX, fig. 16 — Rosalina complanata Reuss 1862. Sitz. d. k. Ak. Wiss. Wien, vol. LVL pag. 86, tav. XI, fig. 3 — Amomalina com- planata Berthelin 1880. Mém. Soc. Géol. France, ser. 3, vol. I, pag. 66, tav. XXVII, fig. 12-13— Planorbulina complanata Sherborn e Chapman 1886. Journ. R. Micr. Soc., ser. 2, vol. VI, pag. 757, tav. XVI, fig. 15. Ho trovato un solo esemplare riferibile a questa specie, simile assai a quello Alla figura di Sherborn e Chapman, differente da quelli figurati dagli altri au- tori citati per numero minore di segmenti, e per maggiore somiglianza fra di loro delle due superfici. L'individuo figurato da Costa e non descritto, differisce dalla vera forma reussiana per numero molto maggiore di logge e per maggiore appiattimento della conchiglia ; esso si accosta per certi riguardi alla Anom. a- riminensis. Quanto poi alla denominazione generica, data la forma subnauti- loide alquanto evoluta della conchiglia, e la posizione e forma della sua aper- tura, credo che debba ritenersi come una vera Anomalina. Non so che questa specie si trovi vivente attualmente; nè, all’infuori del non tipico esemplare trovato da Costa, posso dire che sia stata trovata fossile nel terziario d’Itatia. 154. Anomalina ammonoides Reuss sp. — Rosalina ammonoides Reuss 1845. Die Verstein d. bòh. Kreidf., p. 36, tav. VIII, fig. 53; tav. XIII, fig. 66. Per la sinonimia si veda il mio lavoro del 1893 (I. c., pag. 449). Due soli piccoli ma tipici esemplari, quasi con perfetta simmetria bilaterale, ne ho tro- vato nella fauna in esame. 155. Anomalina ariminensis d’Orbigny sp.—Planulina ariminensis d'Orbigny 1826. Ann. Sc. Nat., vol. VII, pag. 280, tav. V, fig. 1-3P. Accetto per questa specie, frequentissima nei trudi di Bonfornello, la sinoni- mia posta dal Brady (For. Chall., pag. 674). 150. Anomalina cfr. coronata Parker e Jones—Anomalina coronata Parker e Jones 1857. Ann. and Mag. Nat. Hist., ser. 2, vol. XIX, pag. 294, tav. X, fig. 15-16. Accetto anche per questa specie la sinonimia data da Brady (Foram. Chall., p. 675), e vi riferisco dubitativamente due soli esemplari, che si discostano al- — 119 — quanto dalle forme tipiche per essere meno rigonfi sulla porzione esterna dell’ul- timo giro di spira ed avere umbilico meno profondamente incavato ; potrebbero riguardarsi come forme intermedie tra questa specie e l'An. grosserugosa; il gu- scio presenta numerose e piuttosto larghe perforazioni. Bene osserva il Fornasini (1893 1. c., pag. 456, n. XIV) doversi identificare assai probabilmente con questa specie la forma descritta da Costa come An. po- Iymorpha e rappresenta‘a colla fig. 8 della tav. XXI della sua « Paleontologia del Regno di Napoli » proveniente dalle marne plioceniche di Reggio Calabria. 157. Anomalina polymorpha Costa—Anomalina polymorpha Costa 1856. Atti Ace. Pontan., vol. VII, pag. 256, tav. XXI, fig. 7, 9. Di questa specie, isomorfa colla Pulvinulina spinimargo e colla Rotalia cal- car, come osserva il Brady, caratterizzata dalla abituale presenza di prolunga- menti radiali, quasi spine, sul contorno dei segmenti periferici, in vario numero e di differenti lunghezze, ho trovato numerosi esemplari, alcuni dei quali per avere spine appena accennate e per essere sul contorno periferico rigonfi, ricor- dano assai la specie precedente. 158. Pulvinulina repanda Fichtel e Moll sp. — Nautilus repandus Fichtel e Moll 1803. Test. Micr., pag. 35, tav. III, fig. a, d. Di questa specie, della quale parmi pienamente accettabile la sinonimia posta dal Brady (Foram. Chall., pag. 684), ho trovato pochi esemplari e per nulla ti- pici; essi fanno sensibile passaggio alla P. elegans, specialmente per la forma e disposizione delle loggie e per le vistose suture. 159. Pulvinulina auricola Fichtel e Moll sp. — Nautilus auricula, var. a Fichtel e Moll 1803. Test. Micr., pag. 108, tav. XX, fig. a, b, c. Frequente nelle marne di Bonfornello specialmente con forme, che, per essere alquanto ventricose nei segmenti e per avere un lieve accenno a carena, mostrano un passaggio alla P. oblonga. 160. Pulvinulina cfr. Karsteni Reuss sp.—Rotalia Karsteni Reuss 1855. Zeitsch. d. deutsch. geolog. Gesellsch., vol. VII, pag. 273, tav. IX, fig. 6. Dubitativamente ascrivo a questa specie, mostrante nell’ ultima convoluzione sette loggie, con una limbatura non molto rilevata sul contorno inferiore della conchiglia, tre esemplari, uno dei quali, pigliando forma trocoide, piuttosto ri- levata, ed acquistando limbature forti sulle suture, si approssima assai alla 7°. procera. 161. Pulvinulina elegans d’Orbigny sp. — Rotalia (Turbinolina) elegans d’Orbigny 1826. Ann. Sc. Nat., vol. VII, pag. 276, n. 54. Mantengo la sinonimia indicata per questa specie nel mio lavoro del 1893 — 120 — (1. c.; pag. 453). Nella fauna di Bonfornello la P. elegans è specie frequentis- sima. 162. Nonionina umbilicatula Montagu sp.— Nautilus umbilicatulus Montagu 1803. Testac. Brit., pag. 191. Un solo piccolo esemplare riferibile a questa specie, della quale diedi la sino- nimia parlando dei foraminiferi Nizzardi (1. c., pag. 458), caratterizzata da logge numerose e da umbilico profondo sulle due faccie. 163. Amphistegina Lessonii d’Orbigny — Amphistegina Lessonii d’ Orbigny 1826. Ann. Sc. Nat., vol. VII, pag. 304, tav. XVII, fig. 1-4. Mantengo per questa forma i limiti indicati nel mio lavoro del 1893 (l. c., pag. 462), continuando ad escludere da questa specie le forme a setti non bifidi, cioè sprovviste delle logge accessorie caratteristiche del genere AmphRistegina, quale almeno fu stabilito da d’Orbigny. Le marne di Bonfornello non mi hanno dato che due soli esemplari tipici di questa bella specie. Terminato l esame particolareggiato delle 163 forme di foraminiferi trovate nelle marne di Bonfornello, non mi rimane che cercare di dedurre da questo studio qualche conclusione sui caratteri batimetrici di questo deposito e sulle corrispondenze stratigrafiche e batimetriche di esso con altri già noti depositi a foraminiferi di regioni italiane. 1 Dal punto di vista delle condizioni batimetriche una cosa colpisce quando si scorra l’elenco dei generi e delle specie; sono rappresentate in tutto nove fami- glie di foraminiferi, fra le quali quella delle Lagenidae è rappresentata dal mas- simo numero di generi (dodici) con un numero assai elevato di specie e varietà (cento una), prevalendo tra queste, così per sviluppo numerico di individui, co- me per dimensioni individuali, quelle che preferiscono acque profonde , od al- meno comprese tra i 500 ed i 1000 metri; la famiglia delle Mi2iolidae invece, che appare con cinque generi, presenta appena otto specie, rappresentate da uno o pochissimi esemplari; tali specie sono fra quelle delle MiZiolidae che, contra- riamente a ciò che accade di solito per questa famiglia, caratteristica dei depositi di poco fondo, possono vivere anche a profondità assai considerevoli, come la Biloculina ringens e la Planispirina celata. La famiglia delle Glodigerinidae, che presenta solo tre generi e sei tra specie e varietà, è quella che nella fauna di Bonfornello prende il massimo sviluppo numerico di individui, tanto che, co- me dicevo in principio, la roccia può dirsi un fango a Globigerinidi. La famiglia delle Textularidae mostra rarissimi esemp'ari di quei generi che vivono, come le Textulariae, presso le spiaggie; tra questi si mostrano solo quelli che furono tro- vati anche a profondità considerevoli. Le famiglie delle Astrorhizidae e delle Lituolidae sì presentano con generi e specie proprie delle acque piuttosto pro- fonde o che in esse meglio prosperano. La famiglia delle Rotalidae e quella delle Nummulinidae offrono il notevolissimo carattere di non avere nessun individuo spettante alla Rotalia Beccarii ed alla Polystomella crispa, forme comnmunissi- me in tutti i depositi di spiaggia 0 di poco fondo del subapènnino italiano. Da queste osservazioni, e dall'esame delle condizioni batimetriche di vita delle spe- cie rappresentate nei trubi di Bonfornello , credo si possa, senza andare molto lungi dal vero, ritenere che questi spettino, riguardo alla loro originaria condi- zione di deposito marino, al Globigerina Ooze; se poi si voglia ricercare la pro- fondità vera in metri alla quale esso deposito si sia formato, non sarà facile ve- nire a conclusioni assolutamente certe; si sa infatti che il fango a Globigerine si estende dai 500 ai 5:300 metri, e che in esso rinvengonsi pure forme di fo- raminiferi propri di acque della zona littora'e e delle Laminarie ed altri che possono vivere a profondità molto maggiori, come ad esempio l’Haplophragmium canariense, che vive e nel Globigerina Ooze e fino ad oltre 7220 metri e nei depositi di spiaggia; ora tra i foraminiferi di Bonforne!lo trovansi appunto di tali foraminiferi viventi in condizioni così varie, e, tra gli altri, lo stesso Hapl. canariense. Tuttavia, dal complesso di questa fauna, e specialmente dallo svi- luppo numerico ed individuale di molte delle specie descritte, credo potere as- serire che la profondità alla quale 1 trubî di Bonfornello si deposero non abbia dovuto essere delle maggiori tra quelle a cui sì depone attualmente il Glodigerina Ooze; essa probabilmente non deve avere raggiunto i mille metri. Riguardo ai caratteri geologico-stratigrafici del giacimento di Bonfornello, credo non possa cadere alcun dubbio che esso abbia a riguardarsi come spettante a quel piano speciale, che fu dal Seguenza denominato zancleano e che, ascritto dapprima alla porzione superiore del miocene, fu poi da questo distaccato per considerarlo più giustamente come la parte più bassa e più antica del pliocene Le osservazioni dirette stratigrafiche” fatte specialmente dal Prof. Ciofalo (1) e dall’ Ing. Baldacci (2) sono la miglior prova che a tale piano debbano riferirsi 1 trubî di Bonfornello; si aggiunga che in essi, come ebbi già altrove a notare, è frequente la EZlipsoidina ellipsoides Seg., forma di Chilostomellide che , al- meno per ora, può ritenersi come assolutamente caratteristica dello zancleano, non essendosi trovata in formazioni più antiche, nè in più recenti, nè sul fondo dei mari attuali. Quanto poi alla corrispondenza dei trubî di Bonfornello con altri depositi a foraminiferi già studiati in altre località italiane, osservo che essi sono identici cronologicamente e batimetricamente alle marne bianche a foraminiferi della pro- (1) Ciofalo S. Enumerazione dei principali fossili che si rinvengono nelle rocce strati- ficate dei dintorni di Termini-Imerese — Catania 1878. (2) Baldacci L. Descrizione geologica dell’ isola di Sicilia — Memorie descrittive della carta geologica d’Italia, vol. I, pag. 111 — Roma 1886. — 122 — vincia di Messina, della provincia di Catanzaro, e della provincia di Reggio- Calabria, e, con grandissima probabilità, anche alle marne azzurrognole, sotto- stanti alle argille plioceniche, che si trovano nei dintorni di Savona e che hanno una fauna a foraminiferi assai simile a questa studiata, ma dalla quale tuttavia manca l’EZlipsoidina ellipsoides; noto finalmente che non mi pare possano riu- nirsi le marne bianche di Bonforne!lo ai trubî di Girgenti, i quali pure essendo di esse sinceroni, ac'ennano ad un deposito di mare meno profondo, come è pro- vato anche dalla abbondanza della Rotalia Beccarii e della Polystomella crispa, che, come dissi più sopra, sono frequentissime nei depositi di spiaggia del sub- apennino e mancano nella fauna di Bonfornello; nè , per la stessa ragione di essersi deposte a profondità minori, possono riunirsi ai trubi da me studiati, le marne plioceniche inferiori del Bolognese, la cui fauna a Foraminiferi fu stu- diata dal Fornasini, né le sabbie marnoso-argillose di Trinité-Victor (Nizzardo), sui Foraminiferi delle quali pubblicai l’anno passato un lavoro, che ho avuto più volte occasione di citare nelle pagine precedenti. G. A. De Amicis. Torino, R. Liceo M. d' Azeglio, maggio 1894 (*). (*) Questo lavoro fu realmente terminato nel maggio dell’anno passato e doveva essere pubblicato nelle — Memorie della Società Toscana di Scienze Naturali — , come risulta da una breve nota preventiva, inserita nei— Processi verbali—di detta Società (adunanza del 6 maggio 1894); il manoscritto fu presentato nell’ adunanza del 1° luglio 1894; es-. sendo però già occupato totalmente da altri lavori il volume XIV delle — Memorie —, fui pregato di rimettere la pubblicazione di questo lavoro al successivo volume XV; così feci, senonchè, come risulta dal processo verbale della prima seduta dell’anno sociale 1894-95, per le deplorevoli condizioni finanziarie, la Società si trovò nella dolorosa ne- cessità di sospendere la pubblicazione del vol. XV delle — Memorie—e ridurre assai quella dei — Processi verbali —. In tale condizione di cose ritirai il manoscritto ed ora debbo alla generosa condiscen- denza del Direttore-Proprietario del — Naturalista Siciliano — Signor Enrico Ragusa, al quale sono lieto di porgere pubblicamente le più vive azioni di grazia, se finalmente, dopo un anno da che è terminato, il mio lavoro può vedere la luce. Torino, 20 maggio 1895. G. A. DE AMICIS. — 123 — Seni ano ica IGRanieton stato Rete ete +: IO RO RT DIMOTI RON N 00 Qquapoonid *ds VI ouL0d |o . . . ( ose) vin muuod « Gu DIAIA META Hg . + MR, ED RICO ee ea EI val vncto . allo Gea "II V Ou . . . . Ò ‘qI(),P sn]02.1dv9 7, z . aa «|. . . te . «a [1 er Ros OO | alali ate) |Monragi|Na Gavio etere "Ul 00. V Ul I]ood ep . . . . . . Ape DISNQO.I « n e les] v eri'o cen] vi (elle: miliari colli o o.lre 0 [o (oltre) era + COCA MOSECII [RC ORION NOE CORSI SOSIO SRI NOTORIO . . . 0833 *UI Ou . . . . . . "qI0,P Pnp? bp vuriouabig GG è. + . ». . .. 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G. RIGGIO e T. DE-STEFANI —_—_— —v—- i APPUNTI E NOTE DI ORNITOLOGIA SICILIANA TE, Uccelli della Provincia di Trapani (Cont. v. n. prec.) 151. Otis tetrax, Linn. (Gallina prataiola, It.; Pitarra, Sic.). Coll. Palum- bo. Poco frequente nelle pianure presso le spiagge. — Palumbo la dice rara a Castelvetrano e a Selinunte ; egli, nel 1883, ne vide un esemplare ch'era stato preso a poca distanza dei tempi d’ o- riente. Doderlein la dice presa nelle pianure di Castellammare, e la ricorda pure di S. Vito (Avif., p. 171). Il sig. Whitaker ci fa conoscere che fino a pochi anni addietro, la specie in parola si prendeva sempre (nel forte dell’estate) nell’ exfeudo Musciuleo di proprietà delia famiglia Whitaker, vicino Marsala. 152. Oedicnemus scolopax, Gmel. (Occhione, It.; Ciurruviu, Sic.). Collez. Palumbo. — Le informazioni assunte ci permettono di affermare la frequenza di questa specie nella prov. in autunno ed in inver- no. Palumbo la dice assai comune d’inverno nelle campagne presso Selinunte. Doderlein cita anche Mazzara. 153. Charadrius pluvialis, Linn. (/iviere, It.; Marteddu riali, Mazz. Trap.) Collez. Palumbo. Frequente secondo Palumbo in tutte le pianure Otis tarda, Linn. (Otarda, It.; Pitarra grossa, Sic.). Questa specie è rara assai ed acci- dentale in Sicilia, particolarmente nella prov. di Messina e Siracusa.— Noi non ab- biamo nessun dato personale sulla sua comparsa nella prov. di Trapani; ma la ri- portiamo dubitativamente in nota, perchè il Prof. Doderlein cita un esemplare di questa specie come esistente nel Gabinetto del Liceo di Trapani, preso cinque anni prima della pubblicazione dell’Avifauna , cioè verso il 1862, presso Alcamo (Avif., p. 170). Noi, che di recente abbiamo visitato quel Gabinetto , non abbiamo trovato traccia di questo uccello, e nemmeno di individui dell’affine O. tetrax. Invitiamo per- tanto i cacciatori della provincia a voler tenere presente questo fatto. —. eni della plaga Selinuntina dove compare nei primi giorni dell’autunno e in certi anni si trattiene fino a marzo. Doderlein lo dice fre- quente a Marsala. 134. Squatarola helvetica. Linn. (Pivieressa, It.j Olivedda , Sic.). Collez. Liceo di Trapani. Non è rara secondo alcuni; piuttosto scarsa secondo altri. 135. Eudromias morinellus, Linn. (/iviere fortolino, It.; Marteddu, Sic.). Collezione Liceo di Trapani.—Pare piuttosto scarso. Doderlein dice di averne ucciso negl’incolti fra Trapani, Marsala e Mazzara. 1536. Aegialitis cantiana, Lath. (SYratino, It.; Ucchialuni tunisinu, Sic.). Collez. Liceo Trapani.--Non abbiamo dati precisi sulla frequenza del grazioso ratino; secondo però alcune informazioni non sa- rebbe raro. 137. Vanellus capella, Scàff (V. cristatus, M. W.) (Pavoncella, It.; Niva- lora, Sic.). Collez. Liceo di Trapani e collez. Palumbo. È specie assai comune d’ inverno nella provincia. Ci è occorso varie volte nei mesi di dic. e genn. di vederne dei stuoli assai numerosi nei latifondi fiancheggianti la linea ferroviaria Palermo-Trapani , al di là di Castellammare e specialmente fra le stazioni di Alcamo e di Castelvetrano. Palumbo la dice comunissima d'inverno a Castelvetrano e a Selinunte. Doderlein nel 1868-69 ne vide stuoli numerosissimi presso Trapani e Marsala. 138. Haematopus ostralegus, Linn. (Beccaccia di mare, It.; Facianu 0 Gaddazzu di mari, Sic... Collez. Liceo Trapani. — Piuttosto raro. Palumbo dice di averne visto pochi esemplari presi presso l’ an- tico porto selinuntino in riva al mare. 189. Recurvirostra avocetta, Linn. (Avocetta, Ir.; Lesina, Sic... Un bello esemplare di questa specie esiste nel Gabinetto del Liceo di Tra- pani. La preparazione, evidentemente fatta sul fresco, farebbe cre- dere essere stato l'individuo in parola catturato nelle vicinanze di Trapani. Del resto, siccome la Monachina, è, benchè rara, specie siciliana, non è improbabile che di tanto in tanto si prenda anche nella prov. Trapanese, dove si trovano località adatte per essa. 140. Himantopus candidus, Bonnat. (Cavalier d'Italia, It.; ammetta pedi longhi, Sic.). Collezione Liceo di Trapani e collez. Palumbo. — È uccello di passo, ma è piuttosto scarso nella provincia. Non è co- mune a Selinunte dove si mostra talvolta in primavera sec. Pa- lumbo. Comune nelle saline di Trapani secondo Doderlein (Avif. p. 198). — 1390 — 141. Pelidna subarquata, Giild. Secondo Doderlein è frequente in aprile e maggio, nelle saline di Trapani (Avif., p. 189). 142. » alpina, Linn. (P. cinclus, Bp.) Piovanello pancia nera, It.; Pa- piuledda, Sic.). Doderlein la cita di Trapani (Avif., p. 190). 143. Actodromas minuta, Leisl. (Gambecchio, It.; Spiriticchiu, Sic.). Co- mune secondo Doderlein in aprile e maggio nelle spiagge di Tra- pani; in settembre nelle saline (Avif. p. 191). 144. Calidris arenaria, Linn. (Calidra, It.; Sprivireddu, Sic.). Doderlein dice di avere preso questa specie nei pantanelli di Siracusa e Trapani. 145. Machetes pugnax, Linn. (Gambetta, Combattente, It.; Re di gammette, Sic.)., Collez. Liceo di Trapani. —È frequente lungo le spiagge della provincia. Secondo il sig. G. Whitaker è comunissimo a Marsala, 146. Tringoides hypoleucos, Linn. (/’iovanello, It.; Gadduzzi di li nichi, Sic.). Palumbo riporta questa specie di Selinunte dicendo che se ne vede qualcuno in tutte le stagioni, ma più di frequente du- rante l’inverno. A quanto ne sappiamo è specie frequente nel tra- panese, insieme ad altre specie congeneri. 147. Totanus ochropus, Linn. (Culbianco, It.; Gadduzzu di li grossi, Sic.), Mutareddu, Trap. sec. Doderlein). — Palumbo lo riporta di Seli nunte dicendolo comune in autunno e spesso anche in primavera. Frequente anch'esso sugli scogli del litorale della Provincia. 148. » glareola, (mel. (Salginale grande, It.; Gaddinedda Scaccia mar- giu, Gadduzzu di li pinti, Sic., Sgargia margiu, S. Ninfa). Collez. Liceo di Trapani. — Di passo e non raro a quanto ne abbiamo sa- puto. 149. » stagnatilis Bechst. (Albastrello, It.; Gammetta, Sic.). È piuttosto raro; qualche soggetto si prende in aprile e fine agosto a Mazzara (Dod. Avif. p. 185). 150. » calidris, Linn. (/’ettegola, It.; Gammetta, Sic.). È specie di passo, e a quanto ce ne dicono, di mediocre frequenza. 151. » fuscus, Linn. (Gambetta fosca, It.; Gammetta, Sic.). Secondo Doderlein alcuni branchetti passano pei laghetti di Mazzara (Avif. p. 184). 152. » nebularius, Gunn. (T. glottis Salv.) (Pantana, It.; Gammetta, Papiola, Sic.). Nella collezione del Liceo di Trapani se ne conserva un bello esemplare. Pare specie piuttosto rara. 155. Limosa melanura, Leis). (Pittima, It.; Arcirotta, Sic.). Palumbo la riporta di Selinunte col nome di L. aegocefala e dicendola non co- — 131 — mune. Doderlein la dice piuttosto comune nelle saline di Tra- pani. 154. Scolopax rusticola, Linn. Beccaccia, It.; Gaddazzu, Sic.). Collez. Li- ceo Trapani e collez. Palumbo. — Da quanto ci è stato riferito è specie abbastanza comune in tutta la provincia dalla metà circa di ottobre alla fine dell’inverno. 155. Gallinago majcr, Gmel. (Croccolone, It.; Arcirotta, Sic.). Non è raro dalla mettà di ottobre circa alla fine di marzo. Palumbo la dice non comune a Selinunte. Doderlein invece la dice comune a Maz- zara. 156. » coelestis, Frenz. (G. scolopacinus, Bp.) (Beccaccino, It.; Arcirit- tuni, Sic.). Collez. del Liceo di Trapani e raccolta Palumbo. È spe- cie abbastanza frequente ed è citata di Selinunte da Palumbo, dicendo che s'incontrano in buon numero durante l'autunno e l’in- verno. Secondo Doderlein, è comunissimo presso Mazzara e Mar sala e trovasi pure a Calatafimi. 157. » gallinula, Linn. (Frullino, It.; Arciruttedda, Sic.). È specie piut- tosto frequente e ibernante nella prov. insieme alle precedenii. Palumbo dice di averne avuto un solo esemplare a Selinunte in dicembre ; a Castelvetrano non è rara. Nei laghetti di Mazzara sec. Doderlein (Avif. p. 196). 158. Numenius arquata, Linn. (Chiurlo, It.; Vujaru, Sic.). Collez. del L'- ceo di Trapani. Non è raro secondo quanto ci si dice. Doderlein la ricorda delle saline di Trapani e dice di averne predato lui stesso presso Mazzara (Avif. p. 180-1). Il sig. G. Whitaker ci fa sapere che tempo addietro ebbe a prenderne lui stesso alcuni in- dividui. 159. » tenuirostris, Wieill. (Chiurlotello, It.; Vujarottu, Sic.). Palumbo lo cita di Selinunte avendone veduto un esemplare portatogli da quella località (Gurgu Cuttuni) nel gennaio 1885. Non pare raro nella provincia. È stato preso pure a Marsala, dal sig. G. Whi- taker. 160. Thalasseus cantiacus, Gmel. (Beccapesi, It.; Ala longa tupputa, Sic.). Collez. Liceo di Trapani. Pare raro, non abbiamo però notizie pre- cise sulla sua frequenza. 161. Sterna fluviatilis, Naum. (Rondine di mare It.; Rinnina di mari, Sic.). A Selinunte, secondo Palumbo, se ne uccidono molte in primavera lungo la spiaggia presso il Gurgu Cuttuni. Comunissima a Maz- zara sec. Doderlein. Il Naturalista Siciliano, Anno XIV 17 — 132 — 162. Croococephalus ridibundus, Linn. ( Gabbiano, It.; Aipa cu pedi e pizzu russu, Sic.). Collez. Liceo di Trapani.—E specie comunissima d'’in- verno lungo tutto il litorale della provincia. Nel dicembre di que- stanno l’abbiamo veduto abbondante nel Golfo di Castellammare. Palumbo la riporta di Selinunte dove è comune nei mesi inver- nali, lungo tutta la spiaggia selinuntina. 165. Sternula minuta, Linn. (Fraticello, It.; Ala longa mica , Sic.). Co- mune secondo Palumbo presso le spiagge di Selinunte. 164. Hydrochelidon nigra, Linn. (Mignattino, It.; Ala longa niura Sic... Riscontrata da Doderlein alla fine di novembre a Mazzara (Hydr. fissipes, Avif. p. 243). 165. Larus chachinnans, Pall. (L. argentatus, Brun.) (Gabbiano reale, It.; Aipuni grossu, Sic.). Palumbo la cita di Selinunte, dove se ne ve- dono tanto in inverno quanto in primavera. 166. Fratercula arctica, Linn. (Pulcinella di mare, It.; (Puddicinedda di- mari, Sic.). Collez. Liceo di Trapani, e coll. Palumbo. Specie acci- dentale e rara sulle spiagge trapanesi, come in quelle di tutta l’isola; quantunque talvolta sembra possa essere, per accidentali circostanze, anche abbondante. Palumbo ne ricorda un esemplare preso semivivo sula spiaggia di Selinunte in dic. 1884, in seguito ad un uragano ; altri esempl. ne furono presi nella stessa circo- stanza sulle altre spiagge della Provincia. 167. Podiceps cristatus, Linn. (Svasso maggiore, It.; Aceddu parrina, Sic.). 168. Collez. Liceo di Trapani. Non pare molto raro. Il sig. G. Whitaker lo possiede da Marsala. » cornutus, Gmel. (P. auritus, Salv.) Svasso forestiero, It.; Aceddu parrinu nicu, Sic... Nella collezione del sig. G. Whitaker abbiamo veduto alcuni individui di questa specie presi nel mare di Marsala. Non possiamo accertare se essa vi si trovi frequente e scarsa, ma pare certo che non vi sia melto rara, anzi ci assicurano che di simili uccelli se ne vedono quasi tutti gli anni. Anche noi, nel dicembre 1892, ne abbiamo visto parecchi nel mare di Marsala che nuotavano placidamente nel così detto Stagnone. — 13939 — III. Nbletacromaetltftm.ios Le cause determinanti le modificazioni di colorito che spesso si osser- vano negli animali, sebbene gli studi di Fisiologia e Patologia siano molto avanzati, non sì conoscono tanto quanto sarebbe opportuno ; le teorie che sul proposito si sono emesse, per quanto ingegnose, non hanno an- cora diradato il mistero. L’albinismo, il melanismo, l’isabellismo con le spiegazioni che ne danno Miiller(1), Cornalia (2), Pavesi e Carruccio (3) ed altri ancora non riescono punto a persuaderci di questo fenomeno tanto complesso e tanto multiforme. Una spiegazione convincente è ancora di là da venire. Le cause intanto che danno origine al metacromatismo pare che sia- no diverse; così potrà avere una grande influenza su questo fenomeno la circolazione dei vasi capillari che portano la nutrizione alla superfi- cie del corpo e quindi anche alle cellule pigmentarie. I vasi capillari 0 anche i vasi linfatici possono subire, per cause diverse, un’ alterazione; possono per esempio restringersi o dilatarsi ed il loro stato anormale allora può influire sull’organismo dell'animale affetto. Or noi ignoriamo per quali cause questi vasellini possono alterarsi e sono quindi merite- voli di tutta l’attenzione e considerazione dei fisiologi e dei patologi le modificazioni che succedono nella circolazione capillare per le conse- guenze che derivar ne possono alla nutrizione dei tessuti. Le cause della dilatazione e restrizione che possono verificarsi nei vasi capillari sono mol- teplici: Possono dilatarsi per l’ impulso che il sangue riceve dal cuore nei suoi moti di sistole e diastole spingendolo con più o meno forza verso la periferia dei vasi, le tuniche di questi vasellini però essendo elastiche e contrattili potranno alla loro volta restringersi anche per l’azione del sistema nervoso. Questi vasellini intanto potranno ancora cambiar di (1) Miiller — Des changements qui s’ operent dans la coloration des oisseaux, in Rev. et Magasin de Zool. T. VII, 1855, mars et avril. ì (2) Cornalia — Sopra due casi d’albinismo negli uccelli. In Atti Soc. Ital. di sc. nat. v. X, 1867. p. 451 — Milano. (3) Pavesi — Su alcuni uccelli albini osservati a Lugano nel 1869. In atti soc. Ital. di se. nat. v. XII, 1869, p. 649 — Milano. — 134 — diametro per altre cause: il succo interstiziale per esempio, succo que. sto che abbondantemente esiste in tutti i tessuti organici in più o meno quantità, distenderà nella stessa proporzione le pareti degli interstizii nei quali si trova e queste pareti venendo ad urtare contro la superficie dei vasellini determinerà una più o meno forte pressione che altererà il diametro dei vasi stessi. Noi però non staremo ad enumerare tutte le altre cause che possono determinare l’alterazione del diametro dei tubi capiliari, ciò compete più specialmente ai fisiologi; noi abbiamo voluto semplicemente dimostrare che ogni piccola variazione di questo diame- tro, deve necessariamente portare un mutamento nel modo di proce- dere del sangue e quindi della nutrizione dei tessuti e delle cellule pig- mentarie di conseguenza. Abbiamo voluto insistere un poco sulla circolazione dei vasi capillari perchè ad essa annettiamo qualche importanza, stantechè le cellule pig- mentarie da questi vasi ricevono la nutrizione; ma allo stato delle co- noscenze che intorno all’alterazione di colorito abbiamo oggi, altre cause si credono concomitanti nel produrlo, così, è ritenuto che lo indeboli- mento prodotto da cause molteplici quali, l'eredità, la consanguineità, la privazione di luce, un nutrimento non normale, sono anche forze che influiscono grandemente in questo fenomeno. Uno stato patologico può, per una causa qualunque, anche momentanea , sopravvenire al bulbo delle penne o dei peli in modo che il pigmento o materia colorante non trova più la via per portarsi a colorire la loro superficie o la trova in- vece molto aperta al suo passaggio, allora i peli, le penne o la superficie della pelle, sotto 1’ azione forse di forze esterne, possono perdere il loro primitivo colore ed imbianchire ovvero le tinte normali si caricano di una maggior copia di pigmento e si imbruniscono. Si è detto ancora che i muscoli degli animali albini sono più oscuri de- gli animali melani (1), e ciò perchè nel primo caso il pigmento non tro- vando il suo sfogo normale si diffonde nei tessuti e li tinge in oscuro, mentre nell’altro caso, cioè nel melanismo, la materia colorante ha uno sfogo maggiore e nessuna particella se ne spande nei muscoli. Le cellule pigmentarie, possono alla loro volta subire degli effetti pa- tologici ed alterare quindi il colore del vello, delle piume e della pelle. Ma nel campo delle ipotesi quante non se ne potrebbero fare ? (1) Fabani Sac. Carlo — Spiegazione intorno alle cause dell’ albinismo, melanismo ed isabellismo negli uccelli —Rivista Ital. di Se. Nat. Ann. XII, 15 genn. 1892, p. 3—Siena, — 195 — Studiando gli animali metacromatici ed in modo speciale gli uccelli, noi crediamo dover rilevare il fatto che spesso le penne sono decolorite o imbrunite irregolarmente, cioè a dire, l’albinismo, il melanismo o qua- lunque altro colore anormale, nella sua invasione, non procede sempre re- golarmente, non è sempre che noi troviamo p. e. che esso si espande dalla base della piuma verso l'apice o viceversa, che ‘anzi nella maggior parte dei casi questo fenomeno del metacromatismo procede a sbalzi; una penna può essere colorita in nero nel suo mezzo e bianca alla sua base ed all'estremità, o viceversa, o saltuariamente questi colori sono frammisti ad altri; in questi casi o dobbiamo ammettere che nell’animale mentre succe- deva uno dei casi del metacromatismo ne è sopravvenuto un altro facendo cessare il primo che alla sua volta, ritornando, ha sospeso l’azione del secondo, o dobbiamo ammettere che il metacromatismo possa avere per causa un’ azione esterna che agisce sulle piume con effetti diversi non dipendenti dallo stato patologico dell’ animale. Fra le tante ipotesi può anche questa trovare il suo posto. Il Cornalia non ha voluto spiegare il fenomeno con un'azione chimica esercitata sulle piume dal grasso delle glandule sebacee ? (1) La schiavitù, i cattivi trattamenti e tutto ciò che può ridurre in istato patologico un animale, pare che abbiano una grande influenza sul fe- nomeno del metacromatismo, il certo si è che quasi sempre gli animali affetti da questo fenomeno non sono in istato di salute normale. Ma restringiamoci al nostro soggetto, cioè agli uccelli dei quali oggi vogliamo occuparci: Lo scoloramento o l’ annerimento delle piume, lo abbiamo detto, non è sempre uguale; esse possono essere più o meno aberranti, il fenomeno può essere completo od incompleto, perfetto o imperfetto (2), può conservare uno stato intermedio che non partecipa nè dell’albinismo, né del melanismo, l’animale allora acquista una tinta rugginosa che a seconda che essa è più o meno carica vien detta isabel- lina o eritrina (3). Qualche autore (4), giustamente, a sintetizzare queste (1) Cornalia—Id. id. (2) Geoffroy Saint-Hilaire — Histoire générale et particuliér des anomalies de l’orga- nisation, 1832, v. I. (3) Isabellismo deve intendersi scoloramento in ruggine del color bruno. Eritrismo co- loramento in ruggine d’una livrea più pallida. (4) Frauenfeld — Ueber Farbenabweichungen bei Thieren — in Verhandlg k. k. Zool. Bot. Gesell. in Wien III. Jahrg. 1853 Sitzb. p. 36. « Petzen — Ucber — Farbenabiinderungen bei Vogeln, in AbhandIg. k. k. zool. Bot. Gesell. in Wien, XV Jahrg. 1865 »— Sitzb. p. 911. = 196 = gradazioni di colorito, per voler distinguere la presenza del fenomeno più o meno completo, più o meno perfetto ha introdotto le significative distinzioni di Allocroismo o albinismo incompleto, di Ciorocroismo o al- binismo imperfetto, di Leucocroismo o albinismo completo più o meno puro, di Tefrinismo o grigio uniforme (1) ed altri nomi significativi che usarono altri autori che indicheremo più innanzi. Ma il complesso e poco conosciuto fenomeno del metacromatismo ne- gli uccelli non è permanente; come noi ignoriamo le cause che lo pro- dussero, del pari non conosciamo le cause che possono farlo cessare; ma il fatto sussiste e noi possiamo citare due esempii in cui un uccello par- zialmente albino ed un altro quasi melano in tutto il piumaggio, ripre- sero il loro colorito normale copo qualche tempo: Il primo caso riguarda un maschio di Fringuello (Zringilla caelebs), affetta di albinismo alla 22, 3% e 4% remigante di tutte e due le ali: dopo un certo tempo che noi tenevamo in gabbia questo uccello, proprio per verificare il fatto, abbia- mo violentemente strappato queste piume albine, e quando l'uccello le ebbe rimesse esse erano del color normale. Forse l’irritazione determinata dallo strappo avrà potuto far cessare Ja causa dell'albinismo, avrà potuto, determinando quell’afflusso sanguigno per cui lo strato mucoso dell’ e- pidermide normalmente nutrito determinò la colorazione normale delle penne novelle. £ Il caso di melanismo che è scomparso dopo qualche tempo l'abbiamo osservato in una Civetta (Athene noctua); questo uccello quando l’abbia- mo avuto era di color molto oscuro, poche penne sparse erano di color più chiaro ed il suo stato era manifestamente sofferente, (ci è sembrato per difetto di nutrimento e di poco cura) ebbene, per più di un’ anno abbiamo allevato con trattamento lauto quest’uccello ed esso mutando le penne ha ripreso poco a poco il color normale che tutt'ora conser- va (2). (1) P. Pavesi — Sull’importanza del melanismo negli uccelli — Atti dell’I. R. Acc. de- gli Agiati, ser. III, vol. I, f. I, 1895. (2) Questa Civetta è stata da me tenuta sempre in assoluta libertà; essa va fuori pel terrazzo annesso al gabinetto zoologico e su per le finestre dell’Università, non si allon- tana da questi luoghi, ritorna al fischio di richiamo, invitata viene a prendere, quando ha appetito, il cibo dalle mie mani; sta per lo più appollaiata sopra l’angolo d’un arma- dio presso al quale io lavoro, spessissimo si compiace stare sulle mie spalle; essa mi si è talmente affezionata che mi segue dapertutto in gabinetto; delle due stanze addette al laboratorio tassidermico, dove fa la sua dimora abituale, vuole 1’ assoluto dominio, qua- x lunque persona, anche del gabinetto stesso che entra colà, è immancabilmente assalita — 137 — Nel primo caso adunque può esserci permessa l'ipotesi che collo strappo violento delle penne si tolse la causa che dava luogo all’ albinismo ; nel secondo caso possiamo supporre che una delle cause del melanismo sia stata la deficienza di cibo ed i cattivi trattamenti che avevano ridotto l'uccello in istato patologico; cessate queste cause l’animale riprese il suo vigore, le funzioni il loro andamento regolare e la livrea il suo normale colorito. Come ben si vede adunque il metacromatismo, sia esso normale, de- terminato cioè per ragioni di adattamento climatico, per età o per di- morfismo sessuale od accidentale, come giustamente lo distingue il Prof. Pavesi, ancora è in attesa di una spiegazione e gli studiosi se ne dovreb- bero occupare come una delle cose meno conosciute nella scienza. Noi intanto col riassumere queste generalità sul metacromatismo non abbiamo avuto altro scopo che quello di accennare alle diverse ipotesi emesse ed alle spiegazioni che su questo soggetto si sono date, ciò nella speranza di spronare gli altri a prendere in serio esame questo argomento ed anche perchè , volendo dare l’ elenco descrittivo degli Uccelli metacromatici esistenti nella collezione ornitica dell'Istituto Zoo- logico di Palermo, in aggiunta di quelli esistenti in altre collezioni italiane, abbiamo creduto utile un riassunto degli studi fatti in proposito. (continua) alla testa, alla facce e più specialmente ai piedi; essa becca e graffia furiosamente e solo si tranquillizza quando il preteso intruso è andato via; questa sua abitudine l’ ha resa assai molesta, tanto che la si bisogna rinchiudere perchè non cagionasse nessun danno alle persone; fuori di quelle due stanze essa però si mantiene tranquilla. È solamente a me che nou reca molestia, anzi mi ama moltissimo, sebbene poi in contracambio viene a rapirmi, se mi distraggo un momento, gli uccellini che in attesa d’ essere preparati stanno sul tavolo di lavoro. T. DE SrEFANI. — 138 — NECROLOGIA Placidamente, nella notte del 28 al 29 marzo ad un’ora e mezzo circa, si spegneva nella grave età di 85 anni 1 Ill. Comm. Pietro Doderlein, Professore di Zoologia e Anatomia comparata nell’ Università di Paler- mo. La fama di insigne scienziato, non lo fece mai vanitoso ; egli fu sempre di una grande modestia e d’una bontà esemplare. Laureatosi in medicina e chirurgia a 25 anni nell’ Università di Pado- va, consacrò. la sua vita intera alla Scienza; si occupò per lungo tempo di Geologia e poi di Zoologia e Anatomia comparata e queste due ul- time scienze come professore titolare, sin dal 1862, dettò nella nostra Università. Qui egli riunì una splendida collezione ornitologica siciliana e moite specie europee. L'’ittiologia del pari attrasse il suo amore e V'I- stituto zoologico per opera di lui conserva, può dirsi al completo, tutti i rappresentanti del mare Siculo. Tutto quanto oggi questo Istituto pos- siede è dovuto esclusivamente a Lu? e per questo merita a buon diritto la nostra riconoscenza. Egli consacrò buona parte della sua vita ad illustrare con amore, con attività e con modestia impareggiabile la fauna del nostro paese. Pietro Doderlein nacque a Ragusa (Dalmazia); fece dell’Italia la sua seconda patria e più che ogni altra regione amò come figlio la Sicilia. Con queste poche parole diamo l’Addio al nostro Maestro; ma altri fra breve, in questo stesso giornale dirà più a lungo e più degnamente di Lui. dt, 9 Ragusa Enrico — Direttore resp. (O; Spiegazione della tavola . Nodosaria himerensis n. sp. (aspetto laterale) 2. Nodosaria communis d’ Orbigny sp., var. inaequaliter-locu- lata n. aspetto laterale) 3. Marginulina hirsuta (forma B) d’Orbigny (aspetto laterale) » » var. subechinata n. (aspetto laterale) . Marginulina horrida n. sp. (aspetto laterale) Vaginulina legumen Linnè sp., var. clavata Costa (asp. lat.) . Cristellaria mamilligera Karrer (aspetto laterale) . Cristellaria cultrata Montfort sp., var. imperfecta n. (asp. lat.) . Cristellaria articulata Reuss sp., var. verruculosa n.» > (ristellaria latifrons Brady fig. a, aspetto laterale; fig. b, asp frontale-periferico . Haplophragmium pseudospirale Williamson sp. fig. a, aspetto periferico; tig. d, aspetto orale 2. Haplophragmium Wrighti n. sp. fig. a, aspetto periferico; fig. d, aspetto orale . Haplophragmium cir. calcareum Brady . Ramulina globulifera Brady fig. a, bd, c, aspetto periferico . Cristellaria auris Soldani sp., var. subtrigona n. (asp. lat.) ). Rhabdammina (?) cfr. abyssorum M. Sars . Reophax bacillaris Brady fig. a, aspetto periferico; fig. d, aspetto orale . Dimorphina Capellini n. sp. fig. a, aspetto periferico; fig. d, aspetto orale . . Cyclammina pliocaena n. sp. fig. a, aspetto laterale; fig. d, aspetto periferico . X 30 diam. » ni MECLTAA o xo gl ‘ SE i i alle gi, LITIO i ; i 7 Diff ratori] pri il Pe i - ea | SAZI Pirsntin E A 1605: «tha 714 IENA TARE OI : Ba db Ande delia o. ia 3 iso fol “* me pra j au È; } % f : Ji IS pali n È WT pra ai ta "È ki È : “i » MS) i si P Ù Vv Glu A [I] ela gue da ne ( fi i n A) } aci 81133: [fi \ vt n VPPSSA MIAO 4 A, À ba ye La Ù 4 f'satrota velo! MAT 5 à bee * 7 ; n Ù A — Mii tl È p: e TL 1439 I } Î De A î i Di = e ì F i mm è . Ò Pi x i Ò ei rg - Gio ; ei ° sc ni ” (IR no si id (di b » c ut 4 ) LI V9 . DI) à ‘ te Le Òi N : x 4 da uo % ' gr aa xOUI1 st . » . sui 7 È : te 14 - Di é Li / è» & 4 - DI o U « i . DI, no pe % SEP 4 1895 ANNO XIV. MAGGIO 1895 N. 8. IL NATURALISTA SICILIANO en Dasytiscus Ragusae Proch. nov. Sp. rg Nigro-aeneus, cylindricus, pube sat longa, uniformi, minus densa, flave- scens, densius punctulatus; antenrarum basi ferruginea, pedibus testa ceis, capite prothorace angustiore, hoc transverso , antrorsum via an- gustato, lateribus leviter votundatis, prothoracis pube medio lineam longitudinalem pilorum convergentium formante, tarsis tibiis brevio- ribus. Long. 1, 8—2 mm. Patria : Sicilia. Questa specie per la forma cilindrica del corpo e per le gambe gialle si avvicina al D. hebraicus Bourg. e al D. Aybridus Reitt., dai quali però differisce per la forma quadrata del corsaletto e per il colorito del corpo che è di un nero metaliico; dal D. hebraicus oltre di ciò ne diffe- risce pure per essere ricoperto di pubescenza piuttosto lunga ed irta, per i tarsi più corti ed il corpo un poco più lungo. Si distingue dal D. medius Rottb. che si trova pure in Sicilia, per il colore interamente giallo delle gambe, per la forma cilindrica del corpo e per la forma quadrata del corsaletto. Mi permetto di dare a questa specie il nome di /agusae in onore del coleotterologo siciliano, il signor Enrico Ragusa di Palermo, che geritil mente me la comunicò in sette esemplari da lui trovati, assieme a molti altri, a Trapani nel mese di agosto. JOH, PROCHÀZKA Il Naturalista Siciliano, Anno XIV 18 — 140 — eee a a zi APPUNTI E NOTE DI ORNITOLOGIA SICILIANA FIT, Metacromatismo (Cont. e fine v. n. prec.) Allo scopo intanto di dare un certo sistema ai diversi casi di questo fenomeno che ci accingiamo a descrivere, li divideremo in sci gruppi ; nel primo comprenderemo gli uccelli affetti d’isabellismo, nel secondo quelli invasi di albinismo sia totale che parziale, perfetto o imperfetto , nel terzo noteremo gli eritrini, nel quarto gli uccelli a piumaggio melano, nel quinto gruppo comprenderemo i leucomelani ossia gli uccelli con le piume invase di albinismo e melanismo (1) e nel sesto finalmente col- locheremo quelli affetti di flavismo come chiamò S.° Hilaire quei casì del metacromatismo nei quali il color giallo predomina grandemente sul colore normale (2). Avvertiamo poi che per le parti nude dell’ uccello, come cera, becco e tarsi, non possiamo dare descrizione alcuna meno che in qualche caso speciale, poichè in massima noi descriviamo uccelli di già impagliati da qualche tempo ed i colori di queste parti sono quindi alterati; così pure non indicheremo il colorito degli occhi perchè non sempre in quelle pre- parazioni tassidermiche è stato esattamente curato. Diamo intanto un riassunto di tutte le specie affetti del fenomeno di metacromatismo che in diverse epoche sono state notate in Sicilia. Il venerando quanto instancabile Dott. F. Minà Palumbo, a cui la no- stra bella isola va riconoscente di moltissime illustrazioni nella storia delle scienze naturali ed a cui noi giovani chi più chi meno abbiamo (1) G. S.' Hilaire — Histoire naturelle générale des règnes organiques, IIT. Paris 1862. (2) Werner — Albinismus und Melanismus bei Reptilien und Amphibien in Verh. Z. B, Ges. XLIII. 1893, Sitz. p. 5, — dl — tutti ricorso per consigli ed aiuti, in una sua pubblicazione (1) nota di verse specie affette di albinismo che noi qui sotto riproduciamo nello stesso ordine e con gli stessi nomi coi quali furono dal Minà notate al- lora. Queste specie sono : 1. Corvus moneduila, Linn. 7. Silvia ocenanthe, Lat. 2. Certhia familiaris, Linn. 8. Emberiza cirlus, Linn. 3. Sylvia merula, Savi. 9. Columba livia, Bris. ata musica, Savi. 10. Perdix graeca, Bris. D. » solitaria, Savi. 11. Scolopax rusticola, Wiel. 6. Parus caeruleus, Linn. Oltre a queste specie egli cita ancora quelle osservate da altri, come il Cupani, che nei suoi manoscritti (2) descrive un Passaru vrancu ra- rissimu ed un Lagopus siculus (Pirnici vranca) trovati a Bagheria, a S. Biagio ed a Pietraperzia; inoltre il Minà fa menzione delle specie in- dicategli dal Benoit dal quale furono osservate, queste sono : 1. Falco peregrinus, Gesn. 3. Perdix graeca 2. Fringilla carduelis 4. Fringilla serinus (3). Di uccelli affetti sempre di un albinismo più o meno completo il Ma- lerbe indica le tre specie seguenti : (4) 1. Falco peregrinus, Linn. 2. Fringilla cisalpina, Tem. 3. » hispaniolensis, Tem. Lo Zuccarello Patti alla sua volta registra (5) come specie colte di (1) Dott. F. Minà Palumbo — Osservazioni sopra 1’ albinismo degli uccelli — Castel- buono 1858. (2) I manoscritti del Cupani sono depositati nella libreria comunale di Palermo. (3) Questa Fringilla più che affetta di albinismo doveva essere isabellina, perchè il Minà dice (sulle indicazioni del Benoit) che presentava il color generale di un giallo sbiadito e giallo cenerino sul petto e sul groppone. (4) AI. Malerbe — Fauna ornitologica di Sicilia. (5) Zuccarello-Patti — Ricerche ornitologiche in Sicilia (Mem. dell’ Ace. Gioenia 18-44, vol, I-II ete. ser. 2* — Catania. iaihg — albinismo ed osservate in Sicilia: Emberiza miliaria, Gh. ed un Nume- nius phoepus, Lat. Il Minà scrive che il Padre Libassi gli mostrò nel gabinetto dei Ge- suiti un Cuculus canorus con macchie bianche e con le piume tutte più chiare dell’ordinario. L’egregio Dott. Minà inoltre ci comunica dovere esistere nel Gabinetto ornitologico dell’Università di Catania un Cuculus canorus con alquante penne bianche sul vertice; ma dove sarà giunto oramai questo Cuculus ? Quella collezione è da un pezzo che va in sfacelo e probabilmente del ricco materiale forse non esiste più nulla. Il signor Michele Morici Minà di Castelbuono, possiede anch’ egli al- cune specie albine che noi qui riportiamo per la gentilezza del sudetto signore, sono: 1. Merula nigra, Leach. 4. Anthus arboreus, 2. Garrulus glandarius, Linn. D. Corvus cornix, 5. Perdix yraeca, Tra le specie annoverate dal Giglioli, nella terza parte -del primo re- soconto dell’ inchiesta ornitologica in Italia, per quanto riguarda il di- stretto delle Madonie, le specie che enumera e che gli furono comuni- cate dal Minà e dal Morici sono le stesse di quelle da noi sopra notate, in più non troviamo che una Coturnix communis. o Dagli stessi Resoconti dell’inchiesta ornitologica rileviamo pure le al. tre specie albine osservate dal Ruggieri nella provincia di Messina. 1. Lycos monedula 6. Hirundo rustica 2. Fringilla coelebs 7. Coturnia communis 3. Pusser hispaniolensis 8. Carduelis elegans 4. Serinus hortulanus 9. Calandrella brachydactyla Db. Merula nigra 10. Calobates melanope 10 stesso Ruggieri indica poi una Coturnix communis affetta di isa- bellismo ed un Carduelis elegans, Melanocorypha calandra e Galerita cristata affetti di melanismo. Pel distretto di Siracusa i signori Dellafonte e Garofalo hanno indi- cato al Giglioli le seguenti specie albine 1. Perdixa saratilis 4. Galerita cristata 2. Sturnus unicolor D. L’hylloscopus rufus ). Columba Livia. n 5. Miliaria projer — 143 — Tra le specie colpite di isabellismo non indicano che un Anthus pra- tensis. Il Dott. A. Pistone nel distretto di Messina ha potuto osservare ben 20 specie di uccelli affetti di Metacromatismo; parte di queste specie le troviamo nei resoconti dell'inchiesta ornitologica e parte in una pubbli- cazione fatta dallo stesso Pistone in questo stesso giornale (1). Di uccelli colpiti di albinismo egli ha potuto osservare 14 specie, molte delle quali tiene nella sua ricca collezione ornitologica siciliana; queste sono : 1. Garrulus glandarius, Bris. 8. Parus major, Linn. 2. Fringilla coelebs, Linn. 9. Serinus hortulanus, 3. Carduelis elegans, Steph. 10. Corvus corax, Linn. 4. Alauda cristata, Linn. 11. Zurnix communis, Bonnat. 5. Calobates melanope, Pall. 12. Perdix saxratilis 6. Butalis grisola, 15. Scolopax rusticola 7. Merula nigra, Leach. 14. Phalacrocorax carbo, Linn. (2) Affetti di melanismo non può registrare che due esemplari solamen- te; bene a ragione l’egregio autore ne deduce che questi casi di imbru- nimento delle piume sono molto più rari che non gli altri casi del fe- nomeno. Anche noi, nella ricca collezione ornitologica della R. Univer- sità di Palermo, dove di ogni specie si conservano numerosi esemplari, e dove per tanti anni si accumula materiale, casi di melanismo non possiamo citarne che due, uno in una ® di Falco Eleonorae, un altro nella Coturnis communis. Le due specie indicate dal Pistone sono una Coturnix communis ed una Alauda arvensis. Casi di isabellismo poi ne registra solamente quattro nelle seguenti specie: fringilla coelebs, Passer hispaniolensis, Coturnix communis e Calandrella brachydactyla. Non conosciamo altri autori che hanno osservato queste anomalie di colorito nell'isola, ma se i cacciatori locali mettessero più attenzione alle loro catture, se fossero più osservatori e se volessero aiutare gli studiosi di scienze naturali, forse l'elenco degli uccelli a colorito anormale sa- rebbe bastantemente più esteso di quello che non è oggi. (1) A. Pistone — Metacromatismo ossia clorocroismo, geraiocroismo, melanismo © ceri- trismo in alcuni uccelli, in Natur. sic., An. X, 1890, pag. 0. (2) Per questo individuo il Pistone dubita che possa trattarsi di una specie distinta, stantechè per alcuni caratteri indicati dal Pistone nel suo scritto, ha molta somiglianza col Ph. leucogaster descritto dal Cara nella sua Ornitologia sarda 1842, pag. 199; ma noi riteniamo con altri che il /exeogaster del Cara non sia altro che il giovine del cardo, Lin. — 44 — 1° Gruppo — Isabellini Passer italiae, Vieill. Due 04 provenienti da Modena si conservano in. collezione uniforme- mente isabelline; differiscono fra loro per tinta più o meno carica e per avere chi più chi meno macchiuzze oscure molto rare sul piumaggio. Carduelis elegans, Steph. Si tratta di un giovane maschio parzialmente isabellino, mentre le ali e la coda sono di colore normale ma un po’ sbiadite e tendenti all’isa- bellismo. Alauda arvensis, Linn. I tre individui a colorazione aberrante che possiede la collezione uni- versitaria, hanno un abito completamente isabellino ; un esemplare fra essi è più sbiadito degli altri e quasi confina con l’albinismo, ma, secondo noi, non può dirsi un esemplare veramente clorocrostico e non possia- mo quindi comprenderlo nel gruppo degli albini. Un altro esemplare presenta alla gola delle picchiettature nere come negli individui a colo- rito normale. Turdus musicus, Linn. L'abito di questo individuo è completamente isabellino, nessuna penna differisce dal color generale del piumaggio. Come l’ esemplare albino che descriviamo in seguito è anche esso un d' proveniente da Modena. Erythacus rubecula, Linn. Anche di questa specie possediamo un o con abito isabellino, meno però della macchia rossa al petto la quale, a meno di un debole scolo- ramento, conserva il suo colorito normale. Un altro individuo similmente colorito, ma più pallido dell'esemplare sopra citato, lo abbiamo osservato recentemente nella collezione del R. Liceo di Trapani. — 145 — Coturnis communis, Bonnat. In collezione si conservano due 99 di Quaglia con abito isabellino; una è intieramente di questo colore, l’altra sulle piume del dorso ne ha qualcheduna albina e molte di colorito normale. Una terza © ci è ca- pitata ora in maggio (1895) di un color generale isabellino , col dorso quasi di color normale e tutte le macchie oscure delle altre parti del corpo ferruginose. Gallinago maior, Gmel. Ecco nell’ individuo che presentiamo un esempio di quelli con abito non nettamente decifrabile; esso ha un colorito che può farlo rientrare come un esemplare clorocrostico nel gruppo degli albini, ma siccome dall’ altro canto a noi sembra che l’isabellismo in esso abbia la preva- lenza lo abbiamo compreso in questo secondo gruppo. È questo un { pro- veniente da Napoli e fu catturato nel novembre del 1870. Noi riteniamo questo soggetto doversi considerare isabellino, perchè questa è la sua tinta generale, sebbene in alcune parti molto pallida, solamente le ali hanno delle piume quasi bianche ed in parte il ventre; ma anche negli indivi. dui normali il ventre è bianco e quindi questa regione non possiamo con- siderarla come affetta di albinismo ; questo esemplare presenta inoltre lo scoloramento della base del becco. 2° Grubro — A.lbimi Fringilla coelebs, Linn. In un g clorocrostico di questa specie che si conserva nella collezione ornitologica della R. Università, si osserva chiaramente il passaggio gra- duale del color normale all’albino; le sue penne, di già molto sbiadite, conservano qualche traccia del loro colorito normale, sono cioè di un color bianco sporco ed in qualche parte oscure tanto che il disegno del- l'uccello è tuttora marcabilissimo, le penne del groppone anzi si man- tengono ancora verdi. In un altro o° le remiganti secondarie nel loro mezzo sono albine, con albinismo più sviluppato all’ ala sinistra che alla destra le quattro timoniere esterne, due per lato, sono albine in tutta la loro lunghezza, Passer hispaniolensis, Temm. Si conservano in collezione tre individui di questa specie, due gg e una 9 affetti di albinismo totale e parziale; l'esemplare allocrostico è un giovine maschio con tutte le penne della gola, del petto e del ventre perfettamente bianche, mentre quelle del dorso e della testa sono sem- plicemente scolorite conservando, qualche traccia del colorito normale. La femmina è un esemplare leucocrostico, cioè perfettamente albina, solamente la parte superiore della testa, la nuca e le ali non sono di un bianco puro, ma presentano delle tracce più oscure, come di isabel- lismo. In questo stesso esemplare il becco è anormale perchè meno ro- busto dell'ordinario e con la mascella superiore più sviluppata dell’infe- riore e con l'apice ricurvo in basso. Il secondo maschio non è albino che parzialmente alle ali, queste pre- sentano sette prime remiganti dell’ ala sinistra, a cominciare dalla quinta, bianche, poi ne segue una di color normale, quindi altre due al- bine; l’ala destra invece ha albina la terza remigante la quale è seguita dalla quarta di colorito norma'e, seguono quindi altre due penne albine, la settima è di colorito normale, l'ottava e nona sono albine, la decima è normale e l’ undicesima sino alla quattordicesima sono pure bianche. Fra le timoniere una delle mediane. è albina solamente all’estremità. Passer italiae, Vieill. Fra i non pochi esemplari di questa specie che si conservano in col- lezione tutti provenienti dal modenese , ben sette individui sono anor- malmente coloriti; in questo gruppo degli albini noi comprendiamo cin- que esemplari, una femmina con le remiganti parzialmente albine ed il restante del piumaggio di colorito normale; un maschio col ventre, la coda, i fianchi di color bianco candido, le penne del dorso anch'esse albine sono mischiate però a penne oscure, inoltre la macchia nera del petto in questo esemplare è limitata solamente alla gola, ma essa nel rimpicciolirsi ha lasciato sull’albino del petto qualche traccia del suo co- lore oscuro; gli altri tre csemplari, un maschio e due femmine, sono de- gli esemplari clorocrostici, cioè semplicemente scoloriti e tendenti all’al- binismo. — 147 — Ligurinus chloris, Linn. Fra i numerosi individui che di questa specie si conservano nella col- lezione dell'Istituto zoologico non troviamo che un solo giovine maschio presentante una macchia albina alla gola e che si estende un poco sulla parte destra del collo. Carduelis elegans, Steph. Dei quattro individui a colorito anormale che troviamo in collezione, tre sono affetti di albinismo, il quarto rientra nel gruppo degli isabel- lini e colà lo descriviamo. Fra gli individui albini notiamo un giovane g allocrostico con la testa ed il collo completamente bianchi e con qual che penna albina al margine anteriore esterno delle ali, specialmente dell’ ala destra. Un altro g' adulto è clorccrostico ; esso ha la testa, le ali e la coda di color normale, mentre il restante del piumaggio ha una tinta assai sbiadita. La 9 adulta presenta la coda dalla base verso l’apice, bianca, mentre l'estremità per circa un terzo è di colorito nor- male ma sbiadito, inoltre ha le prime due remiganti dell’ala sinistra e la sola prima dell’ala destra bianche col vessillo esterno della seconda re- migante sinistra di color giallo normale. Canzabina linota, mel. Nella nascente collezione del Cav. G. Pajno, si osserva un esempla- re g° di questo Fanello (ucciso il 29 novembre 89 nell’exfeudo di Fonta- namurata) il quale ha tutta la testa, il collo, il dorso, il petto superior- mente e i fianchi candidi ; le ali poi hanno la maggior parte delle co- pritrici pure albine e dello stesso fenomeno è completamente affetta la prima remigante in tutte e due le ali; le altre remiganti hanno le bar- boline del vessillo esterno solamente albine; il groppone è del pari albino misto a piume di color normale; il sottocoda però è bianco puro per intiero. La parte inferiore del petto e parte del ventre sono di color normale. Serinus hortulanus, Koch. Di questa specie possiamo notare due 57, uno giovane ed uno adulto; il primo di albino non ha che la testa, la quale d’altronde mostra chia- Il Naturalista Siciliano Anno XIV 19 — 148 — ramente delle tracce di color giallastro ; il secondo ha le cinque prime remiganti dell’ala sinistra e le prime dieci dell'ala destra completamente albine, il resto è di colorito normale. Miliaria projer, Miill. Si conserva in collezione un bello individuo allocrostico © con la te- sta, la gola e la nuca albine; tutte le altre parti del corpo poi sono co- perte di piume albine e di piume di colorito normale. Calandrella brachydactyla, Leisl. Notiamo di questa specie una 9 con piccolissime tracce di albinismo sulla fronte. Di un altro esemplare stranamente colorito terremo parola in altra parte di queste nostre note. Il Ruggieri di Messina dice di avere avuto in gabbia un esemplare di questa specie, sul piumaggio del quale comparvero delle macchie al- bine al 7° anno di prigionia (1). Alauda arborea, Linn. Di questa specie notiamo una sola femmina quasi completamente al- bina, diciamo quasi, perchè essa presenta al petto, su tutta la porzione dorsale del corpo, sulla testa ed alla coda tracce di colorito normale, sebbene anch'esse siano molto sbiadite. i Anthus pratensis, Linn. Dei due individui senza indicazione di sesso di questa specie affetti di albinismo e che si conservano in collezione, uno ha il petto, il collo, la testa, il dorso sino al groppone, tutta la parte ventrale ed alcune copritrici delle ali bianco-nivei frammischiate a piccolissime tracce di color normale; il secondo individuo è un esemplare clorocrostico; lo sco- loramento delle sue piume è indeciso, esse sono soffuse di isabellismo , la picchiettatura nera degli individui normalmente coloriti è in questo (1) Enrico Hyllier Giglioli—-Primo resoconto dell’inchiesta ornitologica in Italia, parte terza, pag. 56, 1891—Ministero di Agr. Ind. e Comm, — 149 — individuo ferruginea, come del pari sono ferruginee quelle piume che negl’individui normali sogliono essere nere. Il primo di questi individui non porta indicazione alcuna se non che il millesimo 1878, il secondo si dice essere stato catturato nei dintorni di Palermo, ma senza data o località. Budytes flavus, Linn. Di questa specie di cutrettola possiamo notare un solo esemplare 9 allocrostico ; esso ha la nuca ed il collo con penne di color bianco-ar- genteo frammiste a piume colorite normalmente. Budytes cinereocapillus, Savi Un altro esemplare allocrostico è un g adulto di questa specie che si conserva in collezione ; esso ha la fronte ed il vertice albini e qual- che rara piuma di questo colore presenta pure sulla nuca. Motacilla alba, Linn. Due 99 di Ballerina presentano l’una tracce di albinismo sulla testa, alla nuca, sul dorso e sulle ali; l’ altra presenta tracce di questo scolo- ramento sul capo e sulla nuca solamente. Turdus iliacus, Linn. L'’esemplare di questa specie che venghiamo a descrivere è un dg pro- veniente da Modena, il quale presenta un piumaggio completamente al bino, solamente le piume dei fianchi e le copritrici inferiori conservano intatto il loro colore ferrugineo normale; si osservano poi piccole tracce di isabellismo su tutta la parte ventrale, sul collo, sulle copritrici e sulla faccia. Turdus musicus, Linn. Conosciamo di questa specie due maschi adulti, uno dei quali prove- niente da Modena si conserva nella collezione della R. Università, l'al- tro invece fu ucciso nei dintorni di Palermo nel mese di gennaio di quest'anno (1895) ed acquistato dal Riggio per la collezione del R. Isti. tuto Tecnico di Palermo. — 150 — Il primo ha le piume della gola, del ventre, dei fianchi, non che le prime cinque remiganti dell’ ala sinistra, le seconde due dell'ala destra e parte delle copritrici bianche candidissime , il resto del piumaggio è di colorito normale. Il secondo esemplare è affetto di albinismo solamente sul dorso, sul groppone, alle penne scapolari, sulla nuca ed alle copritrici primarie sotto alari. Tutte queste penne sono albine in parte, sia verso I’ estre- mità, sia verso il loro mezzo, pochissime lo sono completamente, dimo- dochè il piumaggio del dorso comparisce come fovcolato di bianco ed olivacco. Merula nigra, Leach. Il 19 gennaio di quest'anno (1895) di questa specie tanto comune in S'cilia abbiamo avuto un be! o° adulto ucciso il giorno avanti nei din- torni di Palermo, sul suo nero piursaggio presenta una sola piuma, al lato sinistro del petto, perfettamente nivea; tutte le altre sono di color normale senza alcuna traccia di scoloramento. £édon luscinia, Linn. Troviamo in collezione un esemplare allocrostico di Usignolo con tracce di albinismo sul capo, alie gote e sulle copritrici, non che qualche penna albina sul groppone. Si tratta di un o° proveniente da Napoli. Erythacus rubecula, Linn. Il 6 ottobre 1892 fu catturato nei dintorni di Palermo un Pettirosso che in collezione non porta indicazione di sesso, il quale presenta un bel caso di allocroismo. Esso ha le piume della testa, del dorso, delle ali e della coda completamente più oscure degli individui adulti normal mente coloriti, il loro colore olivaceo è sostituito dal piombino (1), men- tre la bella macchia rossa del petto è divenuta perfettamente bianca ; l’albinismo si estende pure sulla fronte, in una parola pare che questo scoloramento delle piume abbia invaso tutte le penne che normalmente sogliono essere colorite in rosso lionato o rosso ruggine che dir si voglia. (1) Sirebbe questa colorazione un caso di tefrinismo, ma la macchia del petto rompe l'uniformità del color cenerino. — 151 — Monachus hortensis, Bechst. Di questa silvia possiamo comprendere fra gli albini un esemplare g° adulto il quale ha tutte le piume della gola, del petto e del ventre per- fettamente bianche, così pure quelle della testa, della nuca, delle spalle e del dorso ; però alla testa e sul dorso il colore albino è misto a piu- me oscure di color normale; altre tracce di albinismo si notano sulle ali e sulla coda. Sylvia orphea, Tem. Nel mese di gennaio 92 il Cav. Pajno uccideva, tirandole dalla fine- stra della sua casina al Giardino inglese in Palermo, un esemplare di questa silvia che se alcune leggerissime macchie sul collo oscure ma quasi cancellate ed una sola remigante secondaria all’ ala sinistra completa- mente di color normale, non rompessero la monotonia del color unifor- memente bianco del resto del piumaggio candido come neve, si potrebbe dire l’ esemplare tipico nel fenomeno dell’albinismo. I tarsi ed il becco sono anche alb'ni avendo essi un color molto pallido come di bianco- corneo, colore dovuto certamente alla sostanza cornea che riveste que- ste parti. Il becco poi è un po’ più lungo che non negli individui normali. Sylvia cinerea, Bechst. Di questa specie non troviamo in collezione che solamente un 5° con scarse piume albine sulla testa. Coracias garrula, Linn. Una 9 di questa specie che si conserva nell’ Istituto zoologico di Pa- lermo, presenta verso la parte inferiore del petto una fascia trasversale bianca larga come un dito e che giunge sino ai fianchi. Oltre a questo cingolo, altre due piccole piume ugualmente bianche si notano al lato destro del collo, un’altra sulla nuca verso il lato sinistro e vicina alla regione auriculare. Questo esemplare è stato catturato nei dintorni di Palermo nel mese di luglio alcuni anni addietro. — 152 — Merops apiaster, Linn. Nei primi giorni del mese di maggio (1395) ci fu portato , al gabi. netto tassidermico della R. Università, un maschio di M. apiaster il quale sul suo leggiadro piumaggio presenta delle tracce di albinismo; così tre piume sulle spalle appena sotto la nuca, altre due alle piccole scapolari ed altre alle grandi ed una soltanto sul groppone, sono tutte di un bianco candidissimo. Circus Swainsoni, Smith. Di questa specie di albanella il 12 maggio (1895) abbiamo avuto una 2 con solamente quattro piume albine simmetricamente disposte; così una per lato alla tibia destra, ed una per parte alle copritrici sotto alari. Pernis apivorus, Linn. Un gd allocrostico di questo falco ha tutta la testa, la nuca ed il collo bianchi frammisti ad una picchiettatura oscura e ferruginea; alcune penne sulle ali hanno le barbe in parte albine, similmente sono colorite le co- pritrici del groppone, mentre le remiganti secondarie hanno albine so- lamente l’estremità. Accipiter nisus, Linn. In questo gruppo degli albini facciamo rientrare una 9 di Sparviere proveniente dalla Toscana che per avere un abito molto sbiadito mo- stra chiaramente la sua tendenza all’ albinismo. Questo esemplare così scolorito, che si direbbe con termine tecnico clorocrostico che vale lo stesso di albinismo imperfetto, su tutto il piumaggio conserva i disegni del colorito normale, ma questi disegni accennano tutti a cancellarsi e a divenire bianchi, cosa che sarebbe probabilmente successa se l’uccello avesse continuato a vivere ancora per qualche tempo; la picchiettatura del petto di questo esemplare conserva ancora il suo colore rugginoso, ma è di molto rimpicciolita e leggermente scolorita. Perdix saxatilis, Meyer Dei tre esemplari albini che possiamo registrare, due hanno leggeris- sime tracce delle strisce lionate ai fianchi, il terzo csemplare invece ha — 153 — sul corpo, a grande distanza, poche piume o parte di una piuma an- cora di color normale, in modo che esso nel piumaggio niveo compa- risce come picchiettate di nero e di lionato. Un altro esemplare di que- sta Pernice abbiamo recentemente osservato nella collezione ornitologica del R. Liceo di Trapani, dove per la gentilezza del Preside prof. Grollo e per quella del professore di Scienze naturali Dott. Sandias ci fu dato potere osservare le specie che colà si conservano. Questo individuo, catturato nei dintorni di Trapani, è di un bianco candido, meno il lembo estremo delle penne dei fianchi ehe conservano il loro bel colore nero ed alcune piume del petto che conservano ancora il color lionato normale ma molto sbiadito; alcune penne delle remiganti poi sono in parte oscure ed in parte di color fulvo. Coturnix communis, Bonnat. Il Cav. G. Pajno, più volte ricordato, il 4 maggio 1893 uccideva a Monte Gallo presso Palermo un c° di questa specie con abito completa- mente albino; questo esemplare presenta tre o quattro delle piccole piu- me sul capo oscure ma pure più decolorate che non sogliono essere pel normale; alla gola esiste una piccolissima traccia del color nero del ma- schio, traccia ch'è poco distinta tanto che più che vedersi, direi quasi, si indovina; sulle spalle il color bianco è meno candido e puro del resto del piumaggio. Anche il becco ed i tarsi sono affetti di albinismo es- sendo essi molto meno oscuri che d’ordinario. Grus communis, Bechst. Un giovane g di questa specie abbiamo acquistato per conto del Ga- binetto zoologico nell'autunno del 94; esso presenta alcune piccole tracce di albinismo che si manifestano per una copritrice superiore completa- mente di questo colore sull’ala destra, una piuma sul dorso, due sul di dietro del collo ed una sulla parte sinistra del petto. Queste penne sono completamente candide. Vanellus cristatus, M. e W. Della simpatica Pavoncella, della Nivalora siciliana, abbiamo in col- lezione un individuo clorocrostico; esso ha le piume della parte inferiore del corpo bianche, quelle delle parti superiori oscure ma molto scolo- — 154 — rite, alla nuca si nota una leggiera tinta di color ferrugineo ; al petto, la macchia nera scomparendo ha lasciato sulle piume un flebile colore oscuro; il groppone ed il sotto coda sono normalmente coloriti; il ciuffo e molte piume del dorso sono invece cenerine. 1 Machetes pugnax, Linn. Senza tener conto oggi di quanto giustamente dice in una nota il si- gnor Ett. Arrigoni degli Oddi parlando intorno al piumaggio di questa specie (1), ci limitiamo per ora a registrare solamente quegl’ individui che fra i 13 conservati nella collezione della R. Università mostrano di allontanarsi dalla colorazione più comune. Dei quattro maschi di questa specie più notevoli per colorito e che vogliamo registrare, uno ha la te- sta, il collo, il petto, tutta la porzione ventrale, il dorso sin quasi al groppone gli omeri ed alcune copritrici delle ali albine ; piccole tracce di colore oscuro si notano nella regione anteriore della testa tra l’occhio ed il becco. Un altro individuo è similmente colorito, solamente il dorso è oscuro come negli individui a colorito normale ma misto a poche penne albi, ne; anche alcune copritrici delle timoniere sono albine. Un terzo esemplare ha la testa e tutto il collo albini con pe piume oscure frammiste sulla testa e la nuca. Il quarto esemplare hè la gola, la fronte, il collo ed alcune copritrici delle timoniere albine, il resto è normalmente colorito. Scolopax rusticola, Linn. Tra i molti esemplari di Beccaccia che il Museo zoologico dell’Univer- sità conserva nella sua ricca collezione ornitologica, possiamo notare un g il quale presenta le tre prime remiganti completamente bianche in tutte e due le ali. Un simile esemplare lo possiede pure nella sua col lezione il conte Ercole Turati di Milano (2). (1) Ettore Arrigoni degli Oddi — Anomalie nel colorito del piumaggio etc..... Atti della Soc. ital. di sc. nat.—Milano 1893. (2) P. Magretti — Sopra alcuni casi di scoloramento delle penne in uccelli nostrali.— Atti Soc. Ital. di scienze natur. Vol. XXII - Milano 1879. SPE" — 155 — 2° Gruepo.-- Poritrini Fringilla coelebs, Linn. È questo un esemplare che senza dubbio possiamo dire eritrino; il co- lor ferrugineo in questo individuo è così sviluppato che oltre all'essere più intenso di quello che ordinariamente riveste alcune parti del piu- maggio di quest’uccello, l’invade quasi tutto; così la testa, la nuca, il collo, tutto il dorso, il groppone, il sotto-coda, il ventre, le copritrici alari sono perfettamente ferruginee o eritrine; ma la particolarità più spiccata che si nota in questo maschio del Fringuello comune si è quella che le macchie bianche delle copritrici alari, tanto caratteristiche negli individui normalmente coloriti, sono qui anche esse divenute perfetta- mente di color cannella come il restante delle piume. Un'altra particolarità si osserva ancora in quest’'individuo, quella cioé di avere il becco molto meno robusto degli individui normali. Syrnium aluco, Linn. Un caso simile, da altri già avvertito che noi possiamo notare , si è quello che si osserva in un esemplare di Syr. aluco nel quale il colora- mento delle piume è così aberrante che a giudicarlo a prima vista nulla lo fa ritenere per la specie in parola; non è che dietro un più attento esame che esso viene riferito a questa specie. Le sue piume sono tutte caricatamente ferruginee, solamente le piccole copritrici delle ali sono ancora bianche e le lagrime bianche delle piume scapolari sono anche esse bianche ma soffuse di ferrugineo; la stessa macchia biancastra della gola è poco appariscente e la picchiettatura nerastra degl’individui nor- malmente coloriti nel nostro esemplare è più nera; qualche altra penna ancora bianca si osserva sulle ali e sulla testa, tutte le altre piume sono fortemente eritrine, e la rosa oculare è solamente biancastra nella por- zione vicina al becco, il sottocoda e la parte inferiore delle timoniere sono più pallide del restante delle piume. 4° Gruppo — Melani Hypotriorchis Eleonorae, (ent. Se non si fosse trattato di una femmina noi non avremmo registrato 1! Naturalista Siciliano, Anno XIV 20 — 156 — questo caso di melanismo, stantechè nei maschi il nero è il color nor- male. L’ esemplare del quale venghiamo a dire è stato catturato presso al Monte pellegrino in Palermo nell’aprile 1891; esso è completamente nero fuliginoso con picchiettatura al ventre ed alla coda ferruginea; i tarsi anzichè essere verde-giallo come negli individui a colorito normale, sono invece nerastri con tinta bluastra; la cera ed il becco sono neri come l’occhio; biancastra è invece la base della mandibola inferiore. Questo falco si conserva nella collezione dell’ Istituto zoologico della R. Università di Palermo. Coturnix communis, Bon. Due do di questa quaglia possiede pure la collezione ornitica della R. Università di Palermo, i quali più che a tinta nereggiante, come ha detto il Prof. Doderlein (1), sono invasi di melanismo alla parte ante- riore del collo e cioè, la macchia nera della gola è estesa più del normale tanto che in uno degli esemplari ha fatto sparire il colletto a piume bianchicce sino ad invadere le parti inferiori del collo. 5° Gruppo [—P Leucomielami Calandrella brachydactyla, Leisl. Questa calandrella affetta di albinismo e melanismo contemporanea- mente è un d' catturato presso Palermo il 18 febbraio 1894, al così detto Piano di Camastra. La gola di quésto uccello, meno una piccola macchia appena bian chiccia nel mezzo, la regione auricolare, la porzione tra 1’ occhio ed il becco e la fronte sono melane, questo colore così disposto fa l’effetto di una maschera che incornicia la faccia. Poi le macchiuzze nere delle piu- me in questo individuo sono più grandi del normale; le remiganti in- vece e le timoniere sono in parte albine : le.due timoniere laterali hanno il vessillo esterno che suole normalmente essere bianco perfettamente eritrino. La coda è albina in parte: alcune timoniere sono bianche dalla base verso l’ estremità, altre sono nere alla base bianche nel mezzo, la (1) Doderlein — Avifauna del Modenese e della Sicilia — Palermo 1871, p. 168. — 1597 — estremità di tutte è normalmente colorita. Le remiganti primarie e parte delle secondarie sono anch’ esse albine nel mezzo, mentre la loro base e l'estremità in parte sono o isabelline o nerastre, ma meno del nor- male. Il becco di questo soggetto è molto allungato, misura circa 25 mill. e la sua mandibola inferiore è più lunga della superiore, il colorito del becco è di un bianco sudicio come i piedi e le unghia. 6° Gruppo — Flavidi Budytes flavus, Linn. Trattasi di un maschio di questa cutrettola in cui il color giallo è e- sageratamente sviluppato tanto da invadere gran parte del piumaggio, co- lore questo che è molto intenso sulle piume della gola , del collo, del petto, alla nuca, sulle copritrici alari ed alle parti ventrali; tutte le penne del dorso sono anche esse cariche di color giallo, però con qualche piu- ma tendente all’albino. Nota su l’albinismo di un pipistrello e sul melanismo di due rettili Dopo aver detto, in collaborazione col mio egregio collega Dott. G. Riggio, degli uccelli a colorito anormale che si sono riscontrati in Sici- lia, credo opportuno prima di lasciare l'argomento del Metacromatismo, far noti i pochi altri animali conservati nella collezione dell'Istituto zoo- logico della R. Università di Palermo che si allontanano dalla colora- zione tipica della specie. Io non parlerò che solamente dei soggetti rin- venuti in Sicilia o in qualche isoletta attorno ad essa; così facendo il mio compito sarò molto ristretto, ma in cambio avrò soddisfatto al mio scopo principale che si è quello di illustrare sempre più i prodotti della mia patria e la collezione dell'Istituto zoologico sopra citato. Questa collezione, con tanto amore e tante cure formata dal Prof. P. Doderlein, possiede un ricco materiale per la Storia naturale siciliana ; ma il Prof. Doderlein consacratosi allo studio dell’ittiologia non ebbe — 158— tempo di studiare ed illustrare intieramente gli altri rami, sicchè gli studiosi ancora vi possono trovare molto di che pascere i loro studii ; noi quindi profittando del liberale permesso accordatoci dal nuovo Di- rettore dell'Istituto Prof. Nicolaus Kleinenberg di potere usufruire cioè, di questo materiale, andremo man mano descrivendo quei soggetti che son degni di menzione. Abbiamo parlato dei casi di metacromatismo negli uccelli diremo in questa nota di un pipistrello albino e di due rettili affetti di melanismo. La Sicilia, relativamente allo scarso numero di pipistrelli che abitano l'Europa ne possiede molte specie e alcune di esse vanno soggette a mol- teplici varietà di ptilosi; senza intrattenermi per ora su queste differenze di colorito, dirò solamente di una 2 di Rhinolophus hipposideros, Bechst. albino. Questo soggetto è intieramente bianco, ha solamente soffuso di bruniccio il pelo del dorso e tracce brune si osservano alla membrana interdigitale, la membrana interfemorale invece, i peli della testa, del collo, quelli del petto e del ventre sono assolutamente candidi. I due rettili ai quali voglio accennare sono lo Zamenis viridiflavus cd il Gongilus ocellatus. Di questi due rettili comunissimi in Sicilia lo Zamenis ci presenta individui a tinta profondamente bruna, anzi nera, e gli esemplari melani sono certamente in numero maggiore a quelli di color tipico normale. Il Gongilus ocellatus però in Sicilia non ci offre il caso del melanismo, gli esemplari a colorito bruno bisogna andarli a ricercare nelle isolette vicine ad essa e più prossime alla costa africana. Linosa, Lampedusa , Pantelleria di fatti presentano individui che hanno tutta la parte supe- riore del corpo molto bruna; negli esemplari di Pantelleria però il color bruno è meno carico che non negli esemplari provenienti dalle altre due isolette, anzi qui il colore di molti individui è quello del tipo, mentre gradatamente e direi quasi per insensibili passaggi diviene bruno in al- tri esemplari, in questi intanto è sempre nettamente marcabile la linea longitudinale gialla dei lati del corpo. Gli esemplari di Linosa che ab- biamo sott’ occhio sono molto più oscuri di quelli e in alcuui la linea gialla longitudinale dei lati del corpo è anche essa molto imbrunita e quasi cancellata. Io ritengo questi due rettili come affetti di melanismo tanto per spe- ciali condizioni climatiche, quanto per altre cause, ma non sono del pa- rere che essi possano costituire una varietà della specie pel solo fatto del colorito. TeEOD. DE STEFANI. Ragusa Enrico — Direttore resp. OCT 28 1095 ANNO XIV. GIUGNO 1895 Ni.:9 cao IL NATURALISTA SICILIA NOSEESTNO NEMICHE Ge Sotto questo titolo l’illustrissimo Albert Fauvel Redattore della Revue d’Entomologie della Société Francaise d’ Entomologie pubblica nei numeri 3, 4, 5 del vol. XIV, 1895, di detta Rivista, delle sinonimie interessan- tissime, dalle quali credo utile riportarne alcune che riguardano la fauna coleotterologica siciliana. Helophorus discrepans Rey = granularis L. Ochthebius subabruptus Rey, è una varietà del marinus Payk. » fuscipalpis Rey — metallescens Rosenh. Oxrypoda quadricuspidata Jekel descritta di Sicilia non è altro che una Oxypoda opaca Grav. immatura. Aleochara aurovillosa Jekel descritta di Malta è la varietà fumata Grav. » ercetesetosa Jekel descritta di Sicilia € invece un esemplare un poco immaturo della comunissima tristis Grav. » bilineata Gyll è varietà della nitida Grav. Il genere Drusilla Mann. 1850 falsamente attribuito a Leach, è un nome già occupato da Swainson (1820) e si deve rimpiazzare con Asti bus Steph. (18532). Aloconota insecta Thoms. (anguida Scriba) è certamente una varietà ma- croptera del su/cifrons Steph. » aegyptiaca Motsch. e sinonimi = cambrica Woll. Tachyusa cingulata Jekel descritta di Malta, non è altro che un grande esemplare immaturo di ba/feata. » linearis Heer. Fauvel dalla descrizione credo dovere apparte- nere alle Calodera incertae sedis. L’ esemplare con questo nome da me citato nel mio catalogo ragio- nato ed esistente nella mia collezione, è delle vicinanze di Catania e porta manoscritto dell’ Eppelsheim v. linearis. Il Naturalista Siciliano, Anno XIV 21 . — 160 — Il genere Falagria è di Mannerheim che ha la priorità su ‘Stephens, Falagria sicula Jekel= sulcata Payk. Autalia conura Jekel — longula Jekel= impressa OL. Bolitochara varia Er. non è altro che una varietà di obliqua Er. a testa e corsaletto meno densamente e più finamente puntati. Junius Auct. = Astenus Steph. Astenus uniformis Duv. et sinon. — tristis Er. var. » parviceps Ragusa= pallidulus Woll. Cat. Can. Col. 1864, 591. Procirrus è un genere che si deve attribuire al Latreille e non al- l’ Erichson. Stilbus Seidlitz = Eustibus Sharp. Symbiotes Redt. = Microchondrus Woll. Cryptophagus saginatus Sturm è specie differente del subvittatus riunito nel catalogo del 1891 per un errore evidente di stampa. Nemosoma cornutum Sturm. Fauvel dice: « Un sottogenere Sturmia è stato proposto per questa specie da Ragusa (Nat. Sic., 1892, 194); ma questo nome è già stato impiegato da Robineau- Desvoidy » (1). Gnathoncus punctulatus Thoms. non è certamente che una varietà del rotundatus Kug. per come il Fauvel si è potuto assicurare in una serie d’esemplari presi tutti assieme e che avevano incostanti tutti i caratteri invocati dagli autori. Aphodius biguttatus Germ. non è che una varietà del quadrimaculatus L. per come l’autore ha potuto assicurarsene sopra una serie d’esemplari presi assieme e che offrono tutti i passaggi. Geotrupes Douei Gory. Il chiarissimo autore fa rilevare che nel catalogo del 1891 è notato di Svizzera, invece di Spagna; egli cer- tamente voleva dire Sicilia. Cha!chophora Sol. = Buprestis L. Cyphosoma Lawsoniae l’autore dice di leggere invece lawsoniae. ENRICO RAGUSA. (1) Propongo di cambiarlo in Sturmiasoma. — 161 — La prima forma larvata dell’Anguilla vulgaris NVO:T A del Dott. LUIGI FACCIOLA' (Cont. v. an. XIII, N.7) Questo leptocefalo è il più piccolo fra tutti gli altri che conosciamo dei nostri mari escludendone, ben s'intende, i giovani delle forme cor- rispondenti alla prima fase di sviluppo. Ha il corpo molto compresso e relativamente alla sua lunghezza alto in guisa che la sua massima al- tezza si comprenda al più 7 volte nella lunghezza totale. Verso l’estre- mità posteriore si restringe di più che verso il capo. La sua altezza è ingrandita in alto e in basso da una piega costituita di due foglietti cu- tanei con tessuto gelatinoso intermedio, la quale comincia dalla nuca e dalla gola e da principio molto bassa raggiunge la massima altezza nella metà posteriore del corpo in cui si restringe di nuovo verso la caudale. La piega inferiore è un poco più largi e in questo verso può avere uno e mezzo millimetro. Simili pieghe esistono in tutti i leptocefali tenioidi. La pinna dorsale e l’anale si trovano sul profilo delle due pieghe dette, le quali contengono i raggi interspinosi che sono ancora notevolmente distanti dall’estremità dei segmenti muscolari e formano una linea opaca marginale alle stesse pieghe. In seguito queste devono scomparire, cosa che avviene in tutti i leptocefali durante il passaggio dalla forma com- pressa alla cilindrica nella quale i due profili del corpo corrispondono già all'estremità dei segmenti muscolari. Questi nel leptocefalo in esame hanno il medesimo sviluppo sopra e sotto la linea lalerale, presso l' e- stremità posteriore sono così avvicinati che è impossibile distinguerli se- paratamente fra essi senza l’aiuto del microscopio e gli angoli d'’ incli- nazione fra le porzioni terminali e le porzioni medie divengono acutis- simi mentre quelli fra le porzioni medie, i quali coincidono con la linea laterale, si fanno piuttosto convessi. Il capo è piccolo in rapporto al resto del corpo come in generale nei leptocefali molto immaturi. L'occhio è sempre rotondo. Il muso è breve, — 162 — acuto nei più piccoli, meno acuto nei più grandi. Il taglio della bocca è orizzontale e arriva fino all'occhio o al mezzo dell’occhio. Dritto è i margine orale delle due mascelle, le quali si uguagliano perfettamente in lunghezza. Nella superiore vi è ir alto un paio di denti stretti, dritti, ottusi sull’estremità, a guisa di zanne. Al di sotto vi è da ciascun lato un dente maggiore di tutti, quasi verticale, cioè appena inclinato in a- vanti, leggermente incurvo verso la base e nel resto dritto. Sui lati vi è una serie anteriore di 5-7 denti perfettamente dritti, acutissimi, rivolti un poco in avanti ma di meno in meno andando in dietro, fra essi no- tevolmente distanti, i quali vanno accorciandosi grado a grado senza re- stringersi e avvicinandosi di un poco fra essi, anche lo spazio che di- vide il primo di questi denti da quello dell’estremità è maggiore di quello che lo divide dal secondo; lo stesso primo dente è appena minore del dente dell’ estremità. Segue una serie posteriore di 9-12 denti, simili ai precedenti, ma più piccoli di circa metà, quasi uguali in grandezza e a quasi uguale distanza fra essi appena minorando e avvicinandosi a mi- sura che si succedono, un poco inclinati in avanti come gli anteriori ; l’ultimo è marcatamente più piccolo, più ristretto e ricurvo. Un poco dietro l’estremità della mandibola un paio di denti analoghi ai due denti acuti dell’estremità della mascella superiore, dei quali sono alquanto più piccoli, alquanto più ricurvi verso la base e più inclinati in avanti, meno puntuti dei seguenti e con la base più grossa, incrociati l'uno con 1’ al- tro in basso e perciò divergenti in alto. Da ciascun lato della stessa ma- scella esiste una serie dì 9-11 denti, dritti, più inclinati e meno distanti fra essi che gli anteriori dei superiori; i maggiori sono quanto i più grandi degli opposti superiori o un poco più lunghi; il primo è più in- clinato, più corto e più stretto del secondo, è anche più corto del dente incurvo dell’estremità della mascella; il secondo e terzo sono di eguale lunghezza e grossezza; i seguenti grado a grado si accorciano e si rav- vicinano leggermente senza restringersi. Succedono 2-6 denti più piccoli di quelli che li precedono prossimamente e perciò molto minori dei più grandi della serie anteriore, situati a uguali distanze l’ uno dall’ altro nel caso che sieno più di due; i primi due a cinque di questi denti sono ugnali in grandezza, l’ultimo e gli ultimi due o tre sono marcatamente più piccoli e lesiniformi; il primo di essi denti dista dall'ultimo della serie anteriore quanto questo dal precedente, talvolta è più ravvicinato oppure in contatto con lo stesso dente che gli sta innanti. Nell'insieme i denti di ciascun lato sono da 12 a 14 escluso quello dell’ estremità. Il mede- simo s'inserisce al di sotto e un poco dietro la punta della mascella, i — 163 — primi quattro o cinque che succedono da ciascun lato vanno portandosi in fuori e in alto di guisa che il loro rigonfiamento radicale si avvicini sempre più al margine boccale della mascella ; il quinto o sesto tocca semplicemente questo margine, gli altri s' inseriscono più in alto dello stesso margine in un tessuto fibroso che sta al di sopra della branca cartilaginosa e giunge quasi fino alla sua estremità anteriore assottiglian- dosi. Sotto la stessa branca mascellare, che è per sè molto stretta, vi è lo stesso tessuto. Le pettorali sono presenti e possono avere 7 millim. di lunghezza. Verso la base sono ancora rivestite dalla pelle che forma un'appendice dal cui margine vengono fuori numerosi ed esilissimi fili che cominciano a riunirsi in fasci per costituire i raggi definitivi soltanto nella metà anteriore o radicale della loro lunghezza cioè tra le due laminette della detta appendice. Ma in questa porzione tra i fasci si vedono tuttora al tri fili disgiunti e negli esemplari piccoli verso uno degli angoli delle pinne i fasci non sono neppure accennati. Talvolta sì osservano scarse articolazioni. Nella dorsale, anale e caudale la formazione dei raggi è un poco più avanzata che nelle pettorali che sono di apparizione più recente come si rileva dal caso in cui tuttora fanno difetto quando quelle sono presenti (L. taenia). I raggi delle dette pinne verticali sono cioè costituiti verso la base, sfioccati in numerosi fili verso la porzione estre- ma, ma verso il termine della dorsale e dell’anale, in avanti, le porzioni costituite dei raggi fanno passaggio a fasci di fili e questi a una serie di fili secondo lo sviluppo delle due pinne che comincia dai due lati della codale e procede in avanti. Le fessure delle branchie sono oblique. La corda è membranosa, trasparente, formata di un astuccio interno omogeneo, riempito di cellule vescicolari con sostanza interstiziale fluida, e di un astuccio esterno fibroso. Questo è un reticolo a maglie più o meno rotonde e di varia grandezza, le quali in certi punti sono fra esse distanti in guisa che gli danno aspetto di una membrana cribrata. Nei leptocefali del Conger vulgaris, mistax e balearicus l'involucro di cui si parla ha una conformazione diversa essendo una membrana imperforata con serie laterali di areole limitate da sepimenti le quali si ripetono di tratto in tratto coincidendo con le pieghe trasversali dell’astuccio inter- no. Dentro la membrana reticolata sopradetta si osservano per traspa- renza delle pieghe che formano da ciascun lato esterno della corda una serie di cavità allungate nel senso della stessa corda, di figura esago- nale di cui un lato più breve è trasversale alla corda ; alcune si avvi- — 164 — cinano alla figura ellittica o sono ellittiche. Queste pieghe sono una ve- getazione dell’astuccio interno della corda e corrispondono a, quelle che esistono nei leptocefali delle tre mentovate specie di Cornger. Non vi è nessun accenno di formazione di corpi vertebrali, nemmeno sul lato dor- sale e presso l’estremità posteriore della corda dove sempre cominciano a comparire le placche d’ispessimento delle future vertebre nei leptoce- fali in generale. Nondimeno negli esemplari più grandi si contano po- steriormente sei apofisi neurali poco accennate, seguite da qualche de- bole traccia delle stesse apofisi, a cui pure corrispondono in basso sei apofisi emali meno sviluppate. Studiando lo sviluppo della corda nei leptocefali delle tre specie di Conger soprannominate io ho già stabilito che la comparsa di queste apofisî primitive, da non confondersi con le lamine neurali ed emali che si formano in seguito, precede quella dei corpi vertebrali. Posteriormente la corda si restringe a punta di calamo scriptorio, quasichè il suo margine inferiore fosse tagliato a sbieco da basso in alto, ed offre innanti questa parte due sporgenze convesse dello stesso margine, una dietro l’altra per cui si rende sinuoso. Immediata- mente in avanti della sporgenza anteriore s'inserisce la prima apofisi emale, la quale è più sviluppata delle seguenti notate e si continua con un prolungamento diretto in dietro e in sotto che poi deve staccarsi e formare un raggio interspinoso articolato con essa. Nel seno compreso tra le due dette sporgenze s'inserisce l'estremità del pezzo ippurico in- feriore, formato di due porzioni quasi eguali, unite in avanti presso alla corda, nel resto separate da uno spazio, col margine posteriore convesso e un poco allargato per l'inserzione dei raggi. Dietro la sporgenza posteriore si adatta l’ estremità del pezzo ippurico superiore, disposto in direzione longitudinale della corda, anche formato di due metà uguali che negli esemplari immaturi sono separate da un intervallo, tranne presso l’estre- mità anteriore, nei più sviluppati congiunte insieme e distinte sempli- cemente da una linea che in seguito deve scomparire, simili per forma alle due porzioni del pezzo sottostante. Nei leptocefali di tre specie di Conger ho già considerato i pezzi ippurici come raggi interspinosi mo- dificati, di cui i due superiori, come nel caso in esame, primitivamente separati si saldano in progresso per costituire unico pezzo sul quale pog- gia l’ultima porzione ristretta della corda. La detta apofisi emale col suo prolungamento e i due detti pezzi ippurici hanno quasi la stessa lun- ghezza, ma essendo attaccati alla corda la prima innanzi il pezzo infe- riore e questo innanzi il superiore le loro estremità posteriori non si trovano nella stessa direzione verticale e perciò i raggi caudali con cui — 165 — sono in rapporto vanno scemando in lunghezza da basso in alto sebbene il margine della pinna sia una curva regolare. Al prolungamento della notata apofisi, che è ristretto, si attacca un solo raggio che è il più in- feriore dei caudali, a ciascuna delle due porzioni del pezzo ippurico in- feriore se ne attaccano due, altri due a ciascuna delle due metà del pezzo superiore. Un poco più sopra di questo pezzo giace nei tessuti, senza articolazione, un altro raggio caudale. In tutto i raggi caudali sono dieci, di cui cinque corrispondono alla metà superiore e gli altri cinque all'altra metà. L’estremità radicale di questi raggi va poco o non molto innanzi il margine posteriore dei pezzi con cui si connettono, è semplice, più o meno ristretta e piuttosto ottusa a differenza dei raggi dorsali e anali che hanno una testa articolare con due condili ai lati di un’ emi- nenza mediana. Il midollo spinale è cilindrico e si restringe posteriormente in un filo che sembra bifido e termina sopra il margine posteriore del pezzo supe- riore dell’ipurale. La corda che lo sostiene è invece un poco compressa sui lati in conformità del corpo e finisce più in avanti cioè a circa metà della lunghezza del detto pezzo dell’ipurale. Nel loro tragitto hanno quasi la stessa altezza tranne presso l’estremità posteriore ove la corda è meno stretta del midollo. Da ciascun lato esterno del funicolo assiale che ri- sulta dalla loro unione esiste una serie di gangli formati dalle radici posteriori dei nervi spinali. Per essere rotondi si distinguono da quelli dei leptocefali appartenenti al C. vulgaris, mistax e balearicus in cui sono oblungati. Essi cominciano immediatamente dietro il capo e terminano innanti l’ultima porzione filiforme del midollo la quale poggia sulla placca verticale della coda. Da principio si trovano in corrispondenza del mar- gine inferiore del midollo, indi gradatamente discendono e si situano sui lati della corda. Essi coincidono con gl’interstizii dei segmenti muscolari e come questi posteriormente si restringono così quelli si avvicinano. I raggi interspinosi superiori (intferneurali) e gl inferiori (@nteremali), formati di cartilagine ialina come i pezzi dell’ ipurale, seguono lo svi- luppo dei raggi dorsali e anali, come questi divengono gradatamente più corti a misura che si ripetono in avanti e terminano nella stessa dire- zione dei raggi pinneali. Non essendo ancora formati i corpi delle ver- tebre nè i processi spinosi le loro estremità interne rimangono nel tes- ‘suto gelatinoso prive di articolazione. Le estremità opposte si congiun- gono ai raggi pinneali. Ogni interspinoso porge attacco sopra metà della sua l:inghezza a due fascetti di fibre muscolari striate, uno sul lato anteriore e l’ altro, più — 166 — grosso, sul lato posteriore. Il primo si porta all'estremità posteriore della testa del raggio pinneale che sta innanzi e serve ad abbassarlo, il secondo all’ estremità anteriore della testa del raggio omologo che sta dietro e serve ad elevarlo. Così ogni raggio di pinna riceve due muscoli appar- tenenti a due interspinosi a cui corrisponde. Il canale digerente va dritto dalla gola all’ano avendo circa la metà della lunghezza del corpo. Poco dopo il suo principio offre un leggiero rigonfiamento a guisa di gozzo. Al termine dei due quinti anteriori della sua lunghezza ha un restringimento considerevole (péloro) dopo il quale si allarga uniformemente, senza ispessimento della parete, per il doppio di quello che è nella porzione prepilorica,, ma non giunge a un milli- metro di diametro. Questa porzione comprende l’ esofago e lo stomaco, l’altra postpilorica è l'intestino propriamente detto. Immediatamente in- nanzi il punto ristretto vi sono due piccoli ciechi. Il fegato è formato di una sola lamina allungata, aderente al tratto gastro-esofago. In avanti copre la parete inferiore di questo tratto. debordando un poco sui lati, posteriormente si ripiega da un lato e copre anche la parete superiore. L'ultima porzione del detto tratto, compresa tra il fegato e il piloro, è occupata dal pancreas pure di forma allungata coi margini lobulati. Essa glandola è piegata da un lato come il fegato e abbraccia il tubo dige- rente in modo che con la sua lamina inferiore l’oltrepassi un poco e con la superiore giunga fino al profilo. La vescicola biliare allungata è die- tro il fegato, circondata dal pancreas. Da un esemplare tolgo le seguenti misure : Lunghezza totale. ; i . ; o millim. 59 Altezza massima. A È ; ; ; ; » Ld: Lunghezza del capo . : ; . : i » + Dall’estremità anteriore alla dorsale . è ; » 42 Dall’estremità anteriore all’ano . A 4 È » 44 (continua) — 167 — Fenomeni di adattamento di un albero di Ficus elastica 6 di um altro di Ferdinandea eminens In uno dei numeri precedenti descrissi un’ anomalia di un frutto di Nespolo del Giappone; dissi che taluni fenomeni (quand’ anche acciden- tali) che presenta la vita vegetativa delle piante, non devono essere tra- scurati; perchè (senza esagerarne l’importanza) possono in certi casi dare dei lumi nello studio della fisiologia degli organi e della storia a- tavica di essi. Or sono a far conoscere due altri fatti, che hanno una relativa importanza, essendo un buon esempio di adattamento all’ am- biente e un esempio anche della forza elettiva delle radici sul qual sog- getto tanti studi recentemente si sono fatti.— Ecco di cosa si tratta. Devo premettere che il suolo della corte di casa mia è selciato con calcare compatto tenacissimo. Sono lamine rettangolari di circa 60 cen- timetri con uno spessore di circa 45, luna presso all’ altra lasciando un nterstizio sottilissimo di appena qualche millimetro. Nella corte erano collocati vari vasi con piante, fra cui una /icus elastica. Or avvenne che dopo vari anni, quando l’albero era già alto circa tre metri, si ruppe il vaso e rimasero le radici a nudo. Però l'albero non si disseccò, per- chè qualche filamento di radice, dal buco del fondo del testo, era pene- trato attraverso i sottili interstizi delle lastre. Delle radici restate a nudo le sottili si atrofizzarono , rimase il fittone centrale con le grosse dira- mazioni, la cui corteccia gradatamente si trasformò in vera corteccia aerea. Acquistando la pianta negli anni successivi uno sviluppo sempre maggiore sino a raggiungere l'altezza di 15 metri, la ceppaia basilare esterna suddetta s’ingrossò sempre più, le varie ramificazioni si anda- rono saldando fra loro formando un agglomeramento cilindraceo la cui circonferenza era di 80 centimetri e la cui altezza di 35 centim. La cir- conferenza del tronco in basso in continuazione con tale ceppaia era di 55 centim. Per raggiungere tali dimensioni passarono circa venti anni. L'albero si era elevato appoggiandosi al muro, sorretto da fili di ferro, che vi erano stati collocati a bella posta. Frattanto nel mese di aprile scorso una raffica di vento lo staccò dal muro e rovesciò per terra; allora potei osservare che la parte basilare della ceppaia poggiante sulle lastre Il Naturalista Siciliano Anno XIV 22 — 168 — era perfettamente piana, se non che era munita di una radice assolu- tamente laminare di uno spessore minore di due millimetri e di una larghezza di 370 millimetri. Detta lamina sottilissima, solo in un angolo s'ingrossava sino allo spessore di sei millimetri dando luogo a una pic- cola radice la quale si facea strada attraverso un meato degli interstizi. Ora in tutto ciò è a notare un fenomeno spiccato di adattamento all’am- biente. Devo aggiungere due dettagli: sieccome nella corie non penetra molto il sole, la ficus per usufruire della maggior luce possibile, protrasse un ramo orizzontale per circa sette metri con molto sviluppo di foglie. Contemporaneamente essa emise dal lato prospiciente al muro varie ra- dici aeree (analoghe a quelle che sogliono emettere la ficus rubiginosa e la ficus nervosa) le quali restarono naturalmente senza alcuna presa. Tale fatto suole accadere in varie specie di ficus, ma io non lo aveva osser- vato mai sulla Ficus elastica di cui credo non sia stato notato dagli au- tori. L'albero rimasto un giorno intero svelto fu trasportato altrove; quan- do mi venne in mente di provare a ripiantarlo sebbene ormai fosse privo della lamina sottilissima di radici di cui sopra ho parlato. Feci torre due lastre della corte e cavare un profondo fosso di più di un metro, nel quale lo feci ripiantare restando così sotterrato il tronco basilare (antica cep- paia) di cui ho di sopra parlato. Ebbene dopo appena un mese cominciò a rivestirsi di nuovo di foglie e a vegetare con molto vigore. Nella stessa corte trovasi una Ferdinandea eminens che presenta pure un altro esempio spiccato di adattamento. Dal fondo del vaso mandò giù un fittone che si sprofondò attraverso il selciato. Per favorirne lo sviluppo feci rimuovere un frammento di lastra che ne impediva la pe- netrazione. La pianta si sollevò allora gradatamente ad un’ altezza im- mensamente superiore a quella che ordinariamente suole avere. Infatti i suoi rami arrivano ora ad un’altezza di diciassette metri, elevazione che non suole mai raggiungere tale arbusto che ordinariamente si mantiene molto più basso. Tale fatto ha avuto due cause: il bisogno che senti vano le foglie di sollevarsi in alto per usufruire della luce e del calore solare in parte impediti dalle mura, e inoltre l'essere il tronco appog- giaito e sostenuto da queste in modo che potè, senza spezzarsi e senza abbattere, sollevarsi ad un'altezza sproporzionata al diametro stesso di esso tronco. Questo del resto è assai sviluppato, avendo nel basso una cir- conferenza di 65 centimetri. Nel giardino annesso alla mia casa trovasi un altro albero della stessa specie il cui tronco è ancora molto più grosso. La sua circonferenza ba- silare è infatti non minore di 115 centimetri, dimensione relativamente — 169 — enorme. Sebbene essa sia ben maggiore di quella, nondimeno l’albero si mantiene ad un'altezza un terzo minore. Presso al detto albero trovasi una Ficus elastica sprovvista affatto di radici aeree e con un tronco re- lativamente colossale misurando la sua circonferenza ben 120 centimetri. MARCH. ANT. DE GREGORIO. CATALOGO DEGLI IMENOTTERI di Sicilia La Sicilia sebbene di piccola estensione, entomologicamente non è stata frugata come sarebbe stato opportuno; qualche provincia lo è stata in parte, altre rimangono ancora pressochè inesplorate, sicchè la sua entomofauna può dirsi poco conosciuta. Se i Lepidotteri, i Coleotteri, gli Ortotteri hanno trovato studiosi appassionati, gli altri ordini sono stati pressochè negletti ; uno fra questi è certamente quello degl’Imenotteri che non ha incontrato nell’isola dei veri amatori; i pochissimi che hanno voluto occuparsene si sono fermati dopo pochi mesi di ricerca e con la raccolta ne hanno smesso anche lo studio. Qualcuno però di propositi più tenaci ha voluto continuare, ma non trovandosi al caso di poter correre continuamente l’isola da un capo all’altro o facendo ciò a lunghi inter- valli, ha insistito più particolarmente e con indefessa assiduità nello stu- dio e raccolta degli imenotteri della piccola cerchia da lui frequentata, in tal modo è venuto accumulando un materiale scientifico che sebbene limitato pure riesce preziosissimo. Questa poca conoscenza che abbiamo della fauna entomologica sicula mi incita a pubblicare una lista degli imenotteri sin’ oggi accertati, spero in tal modo invogliare i miei compaesani a raccogliere altro ma- teriale nelle diverse province e così potere in appresso illustrare sempre più la fauna del mio paese. Se con ricerche limitate come quelle che ho potuto fare io, coadiuvato da pochi amici e con la guida di pochi entomologi che hanno raccolto nell’ isola, ho potuto accumulare un di- — 170— secreto numero di imenotteri, di quanto altre specie non sì potrebbe ac- crescere questo elenco se dei volenterosi amanti delle cose patrie se ne occupassero in tutta l'isola ? Questo ramo delle scienze naturali poco coltivato tra noi è in altri paesi attivamente studiato e in questo momento la Francia, la Ger- mania ed altri paesi ce ne danno l’esempio. Il catalogo che pubblico oggi, pur comprendendo un buon numero di specie, ci fa maggiormente accorti che gli imenotteri in Sicilia hanno bisogno di ben altre ricerche; difatti alcune famiglie sono poveramente rappresentate, non pochi generi mancano e il numero delle specie è ben limitato. Intanto il restringere la raccoita degli imenotteri al solo lavoro di col- lezionista è ben poca soddisfazione e di un utile scientifico molto limitato; ma se oltre alla raccolta, di ogni singola specie si cerca di serutarne la vita, cioè la biologia, allora noi possiamo accumulate un contributo tale di cognizioni nuove, di segreti svelati che la scienza ci guadagnerebbe immensamente. Lo studio sistematico però, cioè la classificazione e determinazione deve, secondo me, precedere quello anatomico, applicato e microsco- pico; ma sono poi questi singoli studii che apportano il maggior utile alla scienza naturale, imperocchè per essi possiamo noi spiegarci tanti tenomeni, tanti misteri che oggi ignoriamo o non sappiamo compren- dere. | Io ho avuto sempre in animo di pubblicare un catalogo descrittivo degli Imenotteri di Sicilia, in tal modo avrei forse agevolato non poco lo studio di questi insetti nell’isola, imperocchè son convinto che molti principianti in Entomologia troncano sul bel principio le loro raccolte appunto perchè non trovano un libro sul quale possono iniziare le dei terminazioni, essi attualmente sono costretti a ricorrere alle numerose monografie quando esistono, e queste non sono sempre accessibili alla borsa d’un particolare; ma in pratica un tal desiderio non l'ho mai po- tuto sodisfare. Le vicende varie della mia vita da qualche tempo non mi lasciano quella tranquillità di spirito da potermi tutto intero dedi- care allo studio, ma siccome queste mie speciali condizioni accennano a cessare, onde prepararmi un materiale che può servirmi in avvenire, son venuto nella determinazione di sottomettere alla critica dei miei colle- ghi l'elenco delle specie che tengo in collezione così come sono state una prima volta determinate; non citerò le specie che io a priori ritengo bisognevoli di revisione ed avverto inoltre che posseggo un copioso ma- feriale indeterminato che mi riserbo di render noto fra qualche tempo. i La pubblicazione di questa lista di imenotteri ha pure lo scopo, e ne rivolgo calda preghiera agli entomologi tutti, d'avere comunicati i nomi delle specie siciliane che qui non figurano e che fossero a loro cono- scenza, in tal modo potrò in appresso compilare, il più completo che sia possibile, il catalogo descrittivo delle specie esattamente riconosciute; allora darò al catalogo un piano più scientifico, disporrò le specie siste- maticamente e non alfabeticamente come faccio oggi e farò tutte quelle osservazioni e considerazioni che in questa prima redazione io ometto. T. DE-STEFANI. Sez. I Terebrantia Fam. Trenthredinidae Cimbicidae Phyllotomidae Abia, Leach. Phoenusa, Leach. sericea, Linn. Doderleini, Dest. Amasis, Leach. Emphytidae obscura, Fabr. Emphytus, Klug. Hylotomidae calceatus, Klug. cinctus, Klug. Hylotoma, Latr. È ; didymus, Klug. tri orst. ; CER) atrata, Forst viennensis, Schk. Yor iNe ic A x e A <, caerulelpennis, Ret. < v. nigricoxis, De St. cyanocrocea, lorst. o Doleridae » = V. messinensis De St. melanochroa, Gmel. Dolerus, Jurin rosae, Degeer. pratensis, Linn. » » v. testaceus; De St. Nematidae i triplicatus, Klug. Athalidae Athalia, Leach, Criptocampus, Hart. saliceti, Fall. No 218 ‘| è, Nematus, Jurin annulata, Iabr. albipennis, Htg. rosae, Linn. Selandriidae Selandria, Leach. flavescens, Klug. serva, Fabr stramineipes, Klug. Blennocampa, Hartig ephippium, Panz. fuscipennis, Fall. melanopygia, Costa pusilla, Klug. Eriocampa, Hartig luteola, Klug. Hoplocampa, Hartig testudinea, Klug. Tenthredinidae Mocrophya, Dahl. hematopus, Far. melanosoma, Rond. neglecta, Klug punetum-album, Linn. rufipes, Linn. rustica, Linn. Allantus, Jur.n bicinctus, Linn. Frauenfeldi v.montanus, De St. 4-cinctus, Uddm. viduus, Rossi » v. unifasciatus, De St. zonula, Klug. Strongylogaster, Dh]b. cingulatus, Fabr. Perineura, Hartig. floricola, Costa picta, Klug. Tenthredo, Linn. mesomelas, Linn. a — Cephidae Cephus, Latr. abdominalis, Latr. haemorrhoidalis, G. idolon, Rossi nigripennis, Sich, pygmaeus, Linn. tabidus, Fabr. Phylloecus, Newm xanthostoma, Ev. Siricidae Strex, Linn. gigas, Linn. Oryssus, Fabr. abietinus, Scop. Cynipidae Rhodites, Hartig eglanteriae, Hart. rosae, Linn. Sinophrus, Hart. politas, Hart. Andricus, Hart. albopunctatus, Sch. burgundus, Gir. circulans, Mayr. collaris Hart. crispator, Tsch. gemmae,. L. globuli, Hart. grossulariae, Gir, lucidus, Hart. Mayri, Washtl. multipl.catus, Gir. radicis, Fabr. rbizome, Hart. Sieboldi, Hart. solitarius, Boy. d. Fouse. Cimips, Linn. amblycera, Gir. argentea, Hart. caliciformis, Gir. calicis, Burgsd. coriaria, Hart. galeata, Gir. glutinosa, Gir. Hartigi, Kollar. Kollari, Hart, lignicola, Hart. polycera, Gir. tinctoria, Linn. Trigonaspis, Hart. megaptera, Panz. Biorhiza, Westw. aptera, Fabr. , Dryophantha, Forst. divisa, Hart. flosculi, Gir. pubescentis, Mayr. Neuroterus, Hart. lanuginosus, Gir. lenticularis, Oliv. numismatis, Oliv. saltans, Gir. Synergus, Hart. evanescens, Mayr imelanopus, Hart. pallicornis, Hart. Eucoila, Westw. cubitalis, Hart. floralis, Dahlb. Aegilips, Hal. nigricollis, DIm. nitidula DIm. Amblynotus, Hart. opacus, Hart. Aspicera, Dablb. ediogaster, Rossi Evanidae Brachygaster, Leach. minutus, Oliv. Foenus, Fabr. affectator Fabr. jaculator, Linn. pyrenaicus, Guer. Evania, Lair. appendigaster, Illig. Ichneumonidae Ichneumonidae Exephanes, Wesm. occupator, Grav. Ichneumon, Linn. bilunulatus, Grav. ‘astaneus, Grav. clavigator, Grav. cornicula, Grav. croceipes, Er. culpator, Sch. derogator Wesm. ‘ dimidiatus, Wesm. extensorius, Grav. fabricator, Grav. ferreus, Ir. haesitator, Grav. magus, Wesm. melanobatus, Grav. octoguttatus, Grav. proletarius, Wesm. quadrialbatus, Er. raptorius, Er. restaurator, Grav. rufinus, Grav. sarcitorius, Linn. scutellator, Grav. similatorius, Grav. tergenus, Grav. xanthomelas, Brull. xanthorius, Grav. Ambliteles, Wesm, aratorius, Grav, equitatorius, Pz. fasciatorius, Fabr. fossorius, Wesm. funereus, Fourc. fuscipennis, Wesm. » v. meridionalis (?) fuscocastaneus, Grav. glaucatorius, Wesm. Gravenhorstil, Wesm. homoceras, Grav. hungaricus, Tasch. infractorius, Fabr. mesocastaneus, Com. messorius Grav. palliatorius, Grav. Panzeri, Grav. subseric.ns, Grav. terminatorius, Grav, uniguttatus, Grav. Trogus, Grav. fuscipennis, Grav. Colpotrochia elegantula, Grav. — 174 Platylabus, Wesm. decipiens Wesm. Herpestomus, Wesm. brunnicornis Wesm.. Alomya Pz. ovator, Fabr. Phaeogenes, Wesm. cephalotes, Wesm. jucundus, Wesm. montanus, De St. planifrons, Wesm. suspicas, Wesm. Diadromus Wesm. : collaris Wesm. Hoplismenus, (rav. perniciosus Grav. Crypturus, Grav. argiolus, Grav. » v. ruficornis, De St. » v. nigrotorax, De St. Stilpnus, Grav. gagates, Grav. Cryptidae Cryptus, Grav. adustus, Grav. albatorius, Grav. amoenus, Grav. analis, Grav. atripes, Grav. attenuator, Grav. attentorius, Grav. bicolor, Dest. bimaculatus, Grav. contractus, Grav. Dianae, Grav. dubius, Grav. erytrostoma, Grav. fuscipennis, Grav. gracilicornis, Grav. gracilipes, Grav. illustris, Rd. italicus, Grav. macalator, Grav. nigripes, Grav. obscurus, Grav. Dese ornatulus, Grav. orlicus, | ectinitarsis Red. Rudowi, De St. ruficollis, Rd. spinosus, Grav. titillator, Grav. tyrannus, Grav. Mesostenus, Grav. gladiator, Scop. ruficollis, Rd. Phygadeuon, Grav. leucostigmus, Grav. plagiator, Grav. Pezomachus, Grav. carbonarius, De St. geniculosus, Foerst. pusillus, De St. Ragusae, De St. Riggii, De St. semirufus, De St. Stibeutes, Foerst. atratus, De St. Hemiteles, Grav. cingalator, Grav, decipiens, Grav, flavipes, Grav. floricator, Grav. Il Naturalista Siciliano, Anno XIV — 175 — fragilis, Grav. fulvipes, Grav. luteolator, Grav. mirator, Grav. niger, Grav.. picipes, Grav. pulchellus, Grav. ridibundus, Grav. soc'alis, Grav. Tryphonidae, Grav. Mesoleptus, Grav. rutilator, Grav. Tryphon, Fall. discolor, Grav. (?) Exocus, Grav. erythronotus, Grav, femoralis, Fourc. thoracicus, Grav. Bassus, Fall. albosignatus, Grav. bimaculatus, Hyr. exultans, Holmg. fissorius, Grav. gracilentus, Holmg. laetatorius, Pz. nemoralis, Holmg. ornatus, Grav, pictus, Grav. pulchellus Holmg. rufiventris, Grav. Metopius, Pz. dentatus, Fabr. Ophionidae, Grav. Ophion, Fabr. luteus, Grav. serpentinus, Hg. 28 Trachynotus, Grav. eruentatus, Fourc. foliator, Fabr. Gravenhostia picta, Boy. Anomalon, Grav. armatum Wesm. procerum, Er. trocanteratum, Rizb. Paniscus, Grav. cephalothes, Grav. Campoplex, Grav. anceps, Grav. floricola, Grav. rufimanus Grav. trans:cus, Grav. Casinaria, Holmg. mesosostus, Klug. orbitalis, Grav. Limneria, Holmg. albida, Linn. argentata, Grav. assimilis, Grav. clypearis, Br. cursitans, Hgr. difformis, Grav. dubitata, Hgr. erythropyga, Hgr. flaviventris, Rbg. flexicauda, Hgr. furcipes, Hgr. hydropota, Hgr. inquinata, Hgr. litoralis, Hgr. lugubris, Hgr. majalis, Grav. multicincta, Hgr. — 176 — sordida, Grav. tarsata, Br. unicincta, Grav. velox, Hgr. viennensis, Grav. volubilis, Hgr. i Cremastus, Grav. bellicosus, Grav. binotatus, Grav. confluens Grav. Atractodes, Grav. fulvipes, Her. Exolitus, Foerst laevigatus, Grav. Mesochorus, Grav. crassimanus, Hgr. Porizon, Grav. barpurus, Schk. microcephalus, Grav. Tersilochus, Holmg. dissimilis, Grav. Pristomerus, Hlmg. vulnerator, Grav. Banchus, Fabr. pictus, Fabr. zonatus, Red. Exetastes, Grav. osculatorius, Grav. Pimplaridae Glypta, Grav. bifoveolata, Grav. Meniscus, Schiod. selosus, Lissonota, (rav. cal gata, Grav. — 177 — cylindrator, Villers Braconidae impressor, Grav. : liegubrina, Hgr. Braconidae maculatoria, Grav. Vipio, Latr. verberans, Grav. desertor, Fabr. Pimpla, Fabr. nominator, Fabr. abdominalis, Grav. Bracon, Fabr. angens, Grav. extricator, Nees. caudata, Ratz. flavator, Fabr. ephippium, Rd. immutator, Fabr. examinator, Grav. inscriptor, Nees. fatua, De St. laetus, Wesm. fiavipennis, Ratz. luteator, Spin. inquisitor, Scop. ochropus, Nees. instigator, Grav. siculus, Marsh. linearis, Ratz. tentator, Rossi longisera, Ratz. variegator, Nees. melanocephala, Ratz. urinator, Fabr. melanopyga, Grav. Euspathidae Mussii, Ratz. conta athius, Nees pudibundae, Ratz. D i punetulata, Rd erythrocephalus Wesm., c c , . Ragusae, De St. pedestris, Wesm. i rubidus, Rossi roborator, Grav. se sagax, Hartig Hecabolus, Curtis turionellae, Grav, planus, Ratz. varicornis, Grav. Dendrosoter, Wesm. Ephialtes, Grav. sicanus, Marsh. manifestator, Liun. Hormius, Nees 2 moniliatus, Nees Acaenites, Latr. . Rogadidae saltans, Grav. Rhogas, Nees Coloecentrus, (Grav. 1 5 cireumsceriptus, Nees rufipes, praerogator, Nees reticulator, Nees testaceus, Spin. tristis, Wesm, Sigalphidae Sigalphus, Latr. thoracicus, Curtis Chelonus, Jur. luteipes, Thom. mutabilis, Nees sulcatus Nees Phanerotoma, Wesm. dentata, Panz. Sphaeropyx, Ill. irrorator, Fabr. Microplitis, Foerst sordipes, Nees. Microgaster, Latr. sticicus, Ruth. Agathidae Agathis, Latr. glaucoptera, Nees umbellatarum, Nees Eumicrodidae Microdus, Nees linguarius, Nees. rufipes, Nees. tumidulus, Nees, Orgilus, Hal, obscurator, Nees. Chalcididae Leucaspididae Smiera, Spin. biguttata, Spin. Leucaspis, Fabr. bifasciata, Klug. dorsigera, Fabr. gigas, Fabr. intermedia, Illg. — 178 — Chalcidae Chalcis, Fabr. clavipes, Latr. Dalmanni, Thms. Dargelasii, Latr. femorata, Fabr. flavipes, Pz. haematomerus, Lep. immaculata, Rossi maculipennis, De St. minuta, DIm. pectinicornis, Latr. pusilla, Fabr. rufipes, Lep. sanguinipes, Lep. Encyrtidae Comis, Foerst obscura, DIm. Phaenodiscus, Foerst intermedius, Mr. melanopterus., DIm. planicornis, De St. Choreia, Wesw. Proserpina, De St. Encyrtus, Latr. aeneus, De St. bicolor, De St. bifasciatus, Foerst Dalmanni, Mor. syloius, Dalm. tricoloricornis, De St. Hoplopsis, De St. Mayri, De St. Aphicus, Foerst custor, Foerst Eucharidae Thorocantha, Latr. bella, Foerst Sternodes, De St. Pusatheri, De St. Perilampidae Perilampus, Latr. laevifrons, Dlm. megacephalus, Nees, nigriventris, Foerst violaceus, DIm. Elatus, Watk aeneus, Foerst thenae, Walk. Ormyridae nigrocyaneus, Thms. sericeus, Nees. tubulosus, Walk Syphonura, Nees brevicauda, Ratz, variolosa, Nees. Torymidae Torymus, Dlm, auratus, Foerst cyanimns Walk regius, Linn. ruflexus, Rtzb. speciosus, Boh. Syntomopus, Walk lazulinus, Foerst oviceps, Thms. Megastigmus, Spin. Ballestreri, Rond. collaris, Boh. dorsalis, Fabr. stigmaticus Gir. — 179 — Palmon, Dalm. pachymerus Walk splendens, Spin. Monodontomerus, Westw. aeneus Walk dentipes, Boh. obseurus, West. obsoletus, Fabr. Eurytomidae Decatoma, Spin. biguttata, Schd. fasciata, Nees. flava, Schd, mallea, West. santhomelas, Thms. Euritoma, Illg. abrotani, Pz. appendigaster, Thms. atrum, Nees. auricoma, Mor. curtum, Mor. obscurum, Nees. petiolata, Thms. pubicornis, Thms. salicis, Thms. setigera, Mor. stenostigma, Thms, strigifrons, Thms. verticillata, Nees. Isosoma, West. nigrnm, Thms. opaca, Thms. verticillata, Thms. Cleonymidae Platinochilus, West. Erichsonii, West. Cleonymus, Latr. depressus, Fabr. Miscogastridae Pachycrepis, Foerst. clavata, Walk Chrysolampus, Spin. solitarius, Rtzb. Lamprotatus, West. gracilis, Foerst. Pteromalidae Tridymus, Ratz. apidum, Riz. Stictonotus, Foerst diversus, Walk. Pteromalus, Swed. acuminatus, Foerst. aeneiventris, Rtz. aphidivorus, Foerst. artemisiae, r'oerst, binubeculatus, Rtz. Boucheanus, Nees. braconidis, Bè. caliginos, Rtz. chalicodomae, Foerst. clavatus Riz. complanatus, Riz. cupreus, Nees. Dahlbomi, Rtz. diachymatis, Rtz. dubius, Nees. excrescentium, Rtz. fagi, Ritz. flavipalpus, Ritz. flaviscapus, Rdw. flaviventris, Rdw. fulgidus, Foerst. igneiventris, Rtz. isoplatus, Foerst. jucundus, Foerst. Klugi, Rtz. larvarum, Rtz. laticeps, Foerst. lazulinus, Rdw. maculicornis, Rdw. muscarum, Htg. occultus Rtz. pallipes, Nees. picipes, Nees. pini Riz. poconochaeri, Rtz. polychromus, Rtz. punctatus, Rtz. pnparum, Linn. robustus, Rtz. ruficornis, Rdw. saturniae, Rdw. sphegigaster, De St. tarsatus, Nees. tibialis, Nees. variabilis, Rtz. Elachistidae Euplectrus, West. bicolor, Walk. Eulophidae Eulophus, Geoff. atrocoeruleo, Nees. dimidiatus, Rtz. elegans, Foerst. fuliginosus, Bh. larvarum, Foest. obscuripes, Rtz. Entedonidae Astichus, Foerst. solutus, Foerst. Tetrastichidae Tetrastichus, Hal. atratulus, Nees. cecidomyae, De St. Trichogrammatidae Blastophaga, Grav. psenes, Linn. Proctotrypidae Dryinidae Gonatopus, Ljungh. erythrocephalus, Nees. Bethylidae Scleroderma, Klug. minuta, West. picea, Costa unicolor, Klug. Perisemus, Foerst (?) triareolatus, Foerst. Epyris, West. Carcelii, West. niger, West, ruficollis, Gir. Bethylus, Latr. rufipes, Foerst. Ceraphron, Jur. fuscicornis, Nees. Proctotrypidae Proctotrypes, Latr. emarginator, Nees. flavipes, Nees. minutus, Nees. niger, Panz. pallipes, Jur. parvulus, Nees. rufipes, Jur. — 181 — Scelionidae Sparasion, Latr. frontale, Latr. epidum, Boh. Baeus, Hal. seminulum, Hal. Diapriidae Galesus, Curtis cornutus, Nees. Diapria, Latr. longicornis, Boh. picicornis, Thms. picipes, Thms. ruficornis, Thms. Belytidae Belyta Jur. nigra, Thms. nigriventris, Thms. Chrysididae Cleptidae Cleptes, Latr. Chevrieri, Frey. Heteronychidae Notozus, Foerster productus, Dahlb. Ellampus, Spin. auratus, Linn. » v. triangulifer, Ab. punctulatus, Dhlb. pusillus, Fabr. Wesmaeli, Chevr. Holapyga, Dhlb, chloroidea, Dhlb. fervida, Fabr. » v. foveolata, De St. gloriosa, Fabr. » v. amenula, Dhlb. >» v. aureomaculata, Ab. Hedychridium, Abeil. coriaceum, Dhlb. incrassatum, Dhlb. minutum, Lep. roseum, Rossi Hedychrum, Latr. Gerstaeckeri, Chevr. longicolle, Abeil. lucidulum, Fabr. Euchrysididae Chrysis, Linn. aestiva, Dhlb. analis, Spin. assimilis, Dhlb. austriaca, Fabr. basalis, Dhlb. bicolor, Lep. candens, Germ. cerastes, Ab. comparata, Lep. cuprata, Dhlb. cuprea, Rossi cyanea, Linn. cyanopyga, Dhlb. cyanura, Dhlb. Destefanii, Mocsary ‘dives, Lucas elegans, Lep. ignita, Linn. inaequalis, Dhlb, lais, Ab. Leachei, Shuck. mixta, Dblb. neglecta, Shuk. pulchella, Spin. purpureifrons, Ab. Ragusae, De St. refulgens, Spin. Ruddii, ShucK. Saussurei, Chevr. scutellaris, Fabr. sex-dentata, Christ. simplex, Dhlb. splendidula, Rossi succincta, Linn. uniformis, Dhlb. varicornis, Spin. viridula,, Linn, >» v. erythromelas, Dhlb. » v. integra, Fabr. Stilbum, Spin. amethystinam, Fabr. Parnopidae Parnopes, Latr. grandior, Pall. (continua) Ragusa Enrico — Direttore resp. ANNO XIV. LUGLIO-AGOSTO-SETT. 1895 N. 10-11-12, IL AES U Nadal su talune conchiglie estramarine di Sicilia viventi e fossili CON LA SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE DELL'OPERA DI BENOIT ——__& e — Facendo soventi delle gite alpine e geologiche neli’interno dell’isola e per lo più sulle sue montagne, ho raccolto una graziosa collezione di conchiglie terrestri e poche di acqua dolce. Esse non rappresentano l’in- tera fauna estramarina dell’ isola, ma però il loro studio offre un certo interesse perchè contengono delle importanti varietà e anche i nomi di varie località ove si rinvengono. Fra ilavori speciali sulle conchiglie terrestri della nostra Sicilia, quello che per mole e per tavole supera senza dubbio tutti gli altri è quello del sig. Benoit che io ebbi il piacere di conoscere personalmente in Mes- sina. Egli raccolse molto materiale erogando ingenti somme sì per le collezioni che per l'illustrazione di esse. Però sventuratamente lasciò in- terrotta la sua bella Illustrazione Sistematica e critica, quando già la avea arricchita di 12 magnifiche tavole.— Di gran parte delle sue spe- cie si conoscono le figure ma non i nomi. Ora io sono in parte nel caso di poter supplire a tale lacuna, perché richiesi a lui i detti nomi ed egli di proprio pugno mi scrisse i titoli delle specie figurate nelle tavole 5-9. Tale elenco prezioso io credo giusto che sia reso di pubblica ragione. Aggiungo la spiegazione delle tavole 1-4 che ho fatto io stesso, notando anche il numero della pagina ove la specie è descritta. Riguardo alle tavole 11-12 l’elenco delle specie è stato stampato dallo stesso Benoit in calce alle stesse e quindi è inutile di trascriverlo qui. Devo però notre che egli mi scrisse che avea da rettificare i titoli delle figure 5-6 della tavola XI che dovranno mutarsì così : fig. 5 Helix confusa, fig. 6 H. ma- - crostoma, f. € idem. La tavola 10 non fu stampata che io sappia. Io non entro in merito al valore delle determinazioni del mio egregio amico e al merit> del Il Naturalista Siciliano, Anno XIV 24 — 184 — suo lavoro che può anche esser criticato ma non può non essere alta- mente apprezzato. Però a me pare di fare cosa molto utile pubblicando il detto elenco. Essendo questa una semplice nota e non un lavoro monografico com- pleto, ho creduto nella determinazione delle specie tener per guida prin- cipalmente le varie pubblicazioni del suddetto Benoit. Le conchiglie pas- sate in rivista sono tutte viventi, quando si tratta di fossili è notato nell’ habitat delle stesse, cioè di seguito alla diagnosi. Tav. 1. Helix Philippi pi 98. 14 » Alicuris #10:99 ada Testacella haliotidea p. 45 f. 1 » bicincta » 170 » 16 Succinea Pfeifferi » 63» 2 ». carthusiana » 166 » 18 Vitrina pellucida » 57 » 3 » gregaria » 167 >» 19 » Musignoni >» 60» 4 » consona » 175 » 20 Daudebardia brevipes. » 45 » 5° ». pyrainea » 170 » 21 » rufa » (50 >» » pseudosericea » 173 » 22 » sicula » 52» 7 » hiberia » 172» 23 » nivalis > 3 è» _8 » fuscosa » 150 » 25 Helix aspera Pen > ‘9 » intens » 155 » 26 » Costae » 72 » 10 » cellaria » 154 » 27 » platychela Di» li » nitidosa » 160 » 29 » Sicana » 79 » 14-15 » vermiculata » 82 » 16 Tav. 4. Tav. 2. Helix lucida » 158 » ‘1 » obscurata » 159 » 2 Helix candidissima 2100.» 1 » » x 190)a 3g « melitensis » 101 » 2 » yalina » 152 » 4 Nebrodensis » 143 » 3-4 » crystallina » 105 » 5 » caroliana » 204 » 5 » pygmea » 143 » 6 » globularis » 122 » 6 » Bocconiana » 144 » 7 » muralis D#ddd 3 » Schwerzcubachiana 144 » 8 » var. costulata » 114 » 9-10 » Cupaniana » 146 » 9 » » crispata >» 114 >» 15 » Brocchianiana >» 144 » 10 » provincialis » 118 » 33-16 » Reina »' ‘960 TI » tiberiana n 018 a 47 » Aetnea 2196 = 12 » calypso » 125 » 18 » dibenedictiana » 147 » 14 » serpentina » 108 » 19 » rotundata » 971 >» 14 » variabilis » 126 » 21 » sororcula » 148 « 16 » De Natale » 100 » 17 Tav. 3. » macrostoma » 84 » 18 » planospira » 89 » 19 Helix pisana » 128» 1 » confusa » 91» 20 » siriata :° uo. da ast è » Septila » 93 » 21 » dormiens >» 137 > 4 » Parlatoris » 95 > 22 » Terverii » 135 » 5 » tineana » 145 » 24 » Aradasi » 192 » 6 » rugosa » 182 » 25 » variabilis v.moesta 126 » 7 » schembriana » 182 » 26 » meda » 139 ». 9 » lenticula » 190 » 27 » conspurcata » 142 » 11 » paciniana » 120 » 28 » apicina » 141 » 12 » amanda » 189 » 29 » flavida » 140 » 18 » scabriuscula » 178 ».30 Tav. 5. Helix Huetiana, Benoit ia » Usticensis, Calcara » » rupestris, Studer var. co- nica, p. 192 » » iÎulva, Muller » > \aculeala. »° p..194-197 » » Cumiae, Calcara, p. 202 » >» pyramidata, Drap., p.198 » » » v. Tarantina » » frochoides, Poiret, p. 200 » » = Zanelliana, Testa, » 195 » » calcarata, Benoit » » cinctella, Drap., p. 203 » ». .conoidea . » » 207 » » Caroni, Deshayes, » 206 » » elata, Javre-Biguet 204 » » celata, var. dilatata » >» pyramis, Philippi » » Seguenziama, Ben., 206 » >» acuta, Muller » Bulimus decollatus, Linnéo » » pupa, » » » obscurus, Miller » Achne lineata, Hartman » Achatina algira, Bruguiéère » » acicula d’Italia, Muller » » folliculus, Grovonius » » Hohenwarti, d’Italia, Ron- wailer » » lamellifera, Morelet » » Emiliana, Benoit » >» cylindracea, Calcara » » incerta, Benoit » » subevlindrica, Linn. » Pupa avenacea, Bruguière » » granum, Drap. » » accolta, Parreys » » rupestris, Philippi » » scalaris, Benoit » » Philippi, Contraine » » Doliolum, Bruguiére » » umbilicata, Drap. » » muscorum, Linn. » » — edentata, Drap. » » minutissima, Hartman » » pusilla, Muller » » antivertigo, Drap. » » pygmaea » » » perversa, Linn. » Tav. 6. Clausilia Grohomanni, Philippi » » N Syracusana “ » Grohomanni var, » — 185 — LO > ran bi DO O VD dI (Sei Siri Clausiha crassicostata, Benoit f. » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » Lampedusae Calcara » Tiberi, Benoit » confinata » » mamertina » » virgata, Jan. » » Var. » lanceolata, Bourguignat » bidens, Linnéo » sicula, Benoit » candidescens, del Napole- tano, Ziegler » Acielina, Benoit » brevissima » » vulcanica.» » proxima » » septemplicata, Philippi » Cyclostoma elegans, Muller » suleatum, Drap. » sulcatum, var. » » var. Melitensis » Pomatias striolatum, Porro » Pirayneus, Benoit » Paladilhianus, Saint-Si- mon » protractus, Parréys » » Benoitii, Saint-Simon » Carichium minimum, Muller» Auricula Firmini, marina, Pay- Y 2À % radeau » mMIOSOtIS » bidens, marina » conoidea, Brocchi, mari- na, odostomia » Planorbis complanatus, Linnéo » » marginatus, d’Italia, Drap. » complanatus, var. mar- moratus » fontanus Lightfool « nautilus, Linnéo » » subangulatus, Philippi » » laevis, Alder » Tav. 7. Physa contorta » » Aradasii, Bourquignat » » Cyanea, Pirajno » Lymnaeus palustris » » ovatus,di Germania Phil.» » ovatus, di Francia » » vulgaris, di Germania » I Sì Ut a dI DI ba Queste tre specie corrispondono al mio Lvmnaeus limosa di Linneo della mia opera; la fig.a e il Lymn. li- mosa del fiume Oreto, bd-e 1’ istessa di S* Ciro presso Palermo, d Vistesso delle Madonie 1: 8 — 186 — Lvmnaeus truncatula, Miiller f. 9 >». perevra a-b » 10 » pereyra v. Gibilmannus c-d Aneylus costulatus, Kuster » J1 >» shigatus, Parreyss » 12 >» fluviatilis, Muller » 13-16 » gibbosus, Bourguignat » 17 Paludina Porri, Calcara è la Rissoa fusca Philippi » 18 Paludina Porri » > 49 » — Mussoni, Calcara » 20 » —Salinasii, Calcara è l’Hi- drobia ulivae » 21 ». viridis, Lamarek » 22 » Segestana, Benoit » 23 ». rubens, Menke » 24 » acuta, Drap. » 23 >» minutissima Benoit » 26 » vesuta, Benoit » 27-29 » Melitensis, Benoit » 25 » (Cocchii, Benvit » 30 Valvata piscinalis Lamk, var. piramidata » SL Le figure 32-33 si ritenevano per val- vate, meglio esaminate si verificò altro non essere che l'involucro di un dittero. Nerita fluviatilis, Linnéo delle Ma- donie n di Palermo » » » di Vizzini » » » di Siracusa » » — meridionalis di Palermo » » Prevostiana, Partsch » » viridis (Marina) » Tav. 8. ITelix Brugnonianus, Benoit. » « templarum, p. 144 » Clausilia, studio dell’apertura » Clausilia > 05 0° (i DO Achatina folliculus, var. Ferrusa- cea Vescoi, Bargu fa » Bourguignatiana, Benoit.» 5 » Biondiana, ni 6 » Tiberiana + » Pelitiana n > (08 » Gemmellari sila » riggeana sc» 10 » — Stephaneana ne i i. Daudohordia grandis 52 » monticula >_> Phisa Bourguignatii ni ob 14 » acuta, Drap. » 15 Anceylus fluviatilis, delle Caronie 16 >» copuloides, Jan, Segesta » 17 » Tiberianus, Bourguignat » 18 Cyclus calyculata Drap.di Ficuzza 19 » > dé Madonie » 20 Pisidium nucleus, Benoit n (SL Tav. 9. Helix aperta, Born. varietà ma- gna, «collez. Belotti » aperta, varietà, sinistrorsa collezione Benoit DAN » aperta, varietas scalarifor- mis, collez. Benoit. » 3 » aperta varietas scalaris, collez one del defunto Testa, credo perduta » 4 » Mazzulli, Jan, varietas magna, collez. Benoit » 5 » aspersa varietas » 6 » vermicolata » 7-10 >» platichaela Menk. » 11-12 >» pisana » 13-14 Bulimus decollatus » 15-18 » (Helix), acutus » 19 Clausilia bidens » 20 » Sicula » 21-22 Trinacrina (Bourg.) Ben. Fig. 1. Benoit Nuovo Cat., p. 105 = seriegna Ben. Possiedo vari belli esemplari di questa magnifica specie che credo fi- nora non sia stata figurata. È una grossa specie con il guscio marrone, l'apice mammillato, lucido, l’ apertura con peristoma solcato. Devo os- servare che i denti sono sei, di cui due più marcati (dei quali uno Vi- cino l'angolo posteriore, l’altro molto arcuato), degli altri quattro quello CHi8T anteriore è più sviluppato e visibile ad occhio nudo; mentre gli altri tre restano poco visibili, perchè rintanati nell'interno della bocca. —Nel detto catalogo Benoit la chiama tréraclina, ciò per errore di stampa co- me risulta dalla correzione a penna fatta da lui stesso nella copia do- natami. Ho aggiunto al nome di Bourguignat quello di Benoit, perchè fu lui il primo a farla conoscere. Benoit dice che il sig. Boetzer riferisce la detta specie alla Cl. Calcarae Phil., ma io non so che esista quest’ ulti- ma specie. Loc. M. Cuccio. Clausilia crassicostata Ben. Benoit Ill. Sist, tav. 6, f. 4—Idem Nuovo Cat., p. 109. Possiedo pochi esemplari di questa stupenda specie. Devo osservare che nel nuovo catalogo, parlando della Sheraropleura di Bourg. che gli ritiene varietà della sua specie, alla parola « posseduti » bisogna sosti- tuire la parola « spediti» secondo ha scritto lo stesso Benoit sulla co- pia donatami. Loc. M. Cofano presso Palermo. Clausilia Lampedusae Calc. Benoit Ill. Sist., tav. 6, f. 5. — Benoit Nuovo Cat., p. 113. Elegantissima conchiglia ornata di costolette laminari molto dense ed (©) 5 erette. Essa è stata trovata solo a Lampedusa. Loc. Pachino. Clausilia nobilis (Pfeiff.) Ben. CI. sicula Ben. Ill. Sist., tav. 6, f. 14 — nobilis Pf. Benoit Nuovo Cat., p. 101. Importante specie, di cui non ho che tre grossi esemplari, coi primi giri rotti, come spesso avviene secondo osserva il sig. Benoit. È di co- lore bianchiccio. L'ultimo giro sul dorso ha una stria parallela alla su- tura. Loc. S. Vito (vari esemplari). Gibilmesi (un esemplare dubbio). — 188 — Clausilia Tiberii Ben. Benoit Ill. Sist., tav. 6, f. 7. — Idem Nuovo Cat., p. 107. Posseggo due esemplari di questa interessante specie, che finora non si era trovata che a S. Giuseppe secondo asserisce lo stesso Benoit. Loc. Ruccazzu presso Palermo sotto M. Cuccio. Clausilia bidens (L.) Ben. Benoit Ill. Sist., tav. 6, f. 12 — Idem Nuovo Cat., p. 114 = papelaris Drap., Bivonae Bourg., Maravignae Bourg. Possiedo molti esemplari (var. albidula) di Monte S. Giuliano bianchi lievemente rosei o lievemente giallastri. Si potranno forse da taluno con- siderare come una varietà ex colore ma non una specie distinta. Loc. Esemplari tipici dei dintorni di Palermo, di Mondello e di Pa- chino. Clausilia mamertina Ben. Benoit Ill. Sist., tav. 6, f. 9. — Idem Nuovo Cat., p. 115. E interessante il rinvenimento di questa specie dei dintorni di Mes- sina in un sito molto discosto. Loc. Cofano. Clausilia proxima Ben. De Gregorio. Appunti zoologici e geologici sull’isola dl Levanzo. Loc. Ne possiedo molti esemplari di Levanzo (var. Levanzensis De Greg.) e pochi di Favignana, i quali hanno una colorazione un pochino più ca- rica, quasi cornea. Il March. di Monterosato cita la C7. Adelina Ben. di Favignana. I nostri esemplari però rassomigliano maggiormente alla proxima. Clausilia Grohmaniana Partsch, Var. panormitana Bourg. Philippi Moll. Siec., v. 2, p. 116. — Benoit Ill. Sist., tav. 6, f, 3. — Benoit Nuovo Cat., p. 198 etc. Loc. Possiedo vari esemplari di Monte Pellegrino ben conservati. E nna bella grande specie che Benoit dice trovarsi anche a Carini, — 189 — Bulimus ? acutus Mull. Heiix acuta Ben. 1!l. Sist. tav. 5, f. 21, tav. 6, f. 19. — Idem Nuovo Cat., p. 48. È una delle specie più comuni ed è molto plastica. Io non sono si- curo del genere cui appartiene non avendo esaminato bene 1’ animale. Philippi Aradas Calcara la riferiscono al gen. Bulimus, Benoit al genere Helix. A giudicare dal guscio pare un dulimus e non un helix; però l'o- pinione di Benoit è di gran peso. I miei individui li ho diviso in quattro sezioni o varietà, sieno pure queste di poca importanza. Var. normalis De Greg. (Benoit, tav. 9, f. 19). Bianco non costato con dimensione ragguardevole. Loc. Palermo, Bagheria, Anapo, S. Ciro, Valdese, Rometta. Var. zicus De Greg. ex colore (Benoit, tav. 5, f. 21). Subcostato con coste colorate. Non sono vere coste; ma paiono tali pel ri- lievo, che dà loro il colorito alternante bianco e cioccolatta. Loc. Mondello, Anapo. Var. cildus De Greg. (ex colore) Con una fascia spirale color ciocco- latte e un’altra bianca. Loc. Roccazzo presso Palermo. Var. gregariellus De Greg. (fig. 2) con un angolo spirale un pochino maggiore e l’ultimo giro anteriormente angolato subtrochi- forme. Loc. Palermo. Var. intermedius De Greg. (ex colore). Intermedia tra la var. zicus e la cildus, infatti in essa le coste colorate sono limitate alla parte anteriore dei giri: le fasce assiali bianche si prolun- gano sino alla sutura, ma quelle cioccolatta si arrestano prima, sicchè i giri paiono anteriormente fasciati. Loc. S. Ciro. Bulimus decollatus L. Benoit Ill. Sist., p. 219, tav. 5, f. 19, tav. 12, f. 18. Nulla mi resta di aggiungere a ciò che hanno detto gli autori intorno a questa specie così nota e così diffusa. Ne possiedo grossi esemplari di Monte S. Giuliano, di Palermo, Co- fano, Levanzo, Altavilla, Monte Cuccio, Carini, Isola delle Femine etc. — 190— Bulimus pupa L. Benoit Ill. Sist. p. 222, pl. 5, f. 20. Specie comunissima, il cui aspetto varia immensamente con l'età, tal- chè da persona inesperta si potrebbero ascrivere a specie diversa due individui l’uno giovane l’altro adulto. Esaminando i vari individui ho potuto discernere due varietà che però non possono rigorosamente dirsi tali, perchè esistono passaggi dall’ una all'altra: l'una più turgida l’altra più esile e allungata che ho detto var. turgidula e var. exilior. Tali varietà si trovano rappresentate dalle due figure di Benoit (p. 20) cioè quella a destra e quella a sinistra della tav. 5. La var. turgidula è ancora più turgida, l’ ho trovato a M. Pel- legrino e Gibilmesi. Del 5. pupa possiedo esemplari di moltissime contrade essendo spe- cie assai diffusa. Ne ho anche di Rometta, Altavilla, M. Cuccio, ete. A Monte S. Giuliano predomina la var. mdlor. Cyclostoma sulcatum Drap. Philippi Moll. Sic. V. 1, p. 144, V, 2, p. 119.— Benoit Ill. Sist. tav. 6. p. 29, 24, tav. 12. f. 10.—Idem Nuovo Cat., p. 158. Specie assai comune. Il sig. Benoit le riferisce come sinonimo e va- rietà il siculum Sow., multilineatum Mich., tenellum Sow. Melitensis Sow. Loc. Esemplari tipici di M. S. Giuliano anche con gli opercoli, Pa- lermo, Mondello, Altavilla, Isola delle Femmine, S. Vito ete.—Esemplari roscei con coste spirali attenuate (Monte S. Giuliano e S. Vito). Esem- plari rossicci con coste pure attenuate (Castelvetrano). Esemplari giallo- rossastri con coste molto deboli e quasi obsolete, sempre però distanti l'una dell’altra (Castelvetrano). Cyclostoma elegans Miill. Philippi Moll. Sic. V. 1, p. 143;—V. 2, p. 119; — Benoit Ill. Sist., tav. 6, f. 21; — Idem Nuovo Cat.. p. 158. Io credo che è probabile che questa specie e la precedente debbano unirsi e considerarsi come varietà dello stesso tipo. Ciò è poi molto pro- babile (se non certo) che debba esser accaduto nelle epoche geologiche. Loc. Rometta presso Messina, S. Vito. — 191 — Helix platychela Menk. Var. Cucciensis De Greg. Benoit Ill. Sist. p. 37, tav. 1, f. 11 c (tantum). Esemplari identici alla figura citata. Loe. M. Cuccio e. Gibilmesi. Helix bicincta Ben. Var. novunculus De Greg Benoit Ill. Sist., p. 170, tav. 4, f. 10. Possiedo un esemplare assolutamente identico alla figura di Benoit; però è-di colorito uniforme corneo, non ha alcuna rugosità nè la sutura profondamente solcata. i Loc. M. Cuccio. Helix elata Faure Biguet enoit, Ill. Sist., p. 204, tav. 5, f. 14 Loc. Possiedo vari belli esemplari da me stesso raccolti presso il fiu- me Anapo in Siracusa e taluni di Carini. Io dubito molto che questa specie debba riferirsi quale varietà dell’. Caroni Desh. (Ben. Ill. Sist., perio: tav. Do Le 14). Var. dilatata Ben. Benoit Ill. Sist. p. 205, tav. 5, f. 16. E una bella varietà di M. San Giuliano, di cui possiedo vari esem- plari. Potrebbe anche considerarsi come specie. Loc. San Giuliano. Helix muralis Mill. Var. costulata Ben. Benoit Ill. Sist. f. 11, pl. 2, tav. 9-10 var. costulata Ben. Esemplare identico alla figura 10 di Benoit. Egli dice che la specie è ora ombelicata ora no; il nostro esemplare è imperforato. Loc. Scupeddu presso Castellammare. Il Naturalista Siciliano Anno XIV 25 — 192 — Helix rupestris Studer Var. conica Ben. Benoit Ill. Sist. p. 192, tav. 5, fig. 3. Loc. Vari esemplari di Bagheria, Porticello, Mondello, Palermo, Ca- latafimi. Helix Ipacia Ben. Benoit Ill. Sist. tav. 12, f. 14 — pl. 2, f. 8. Il sig. Benoit riferisce all’/pacza la figura 14 (tav. 12) nella spiegazione di essa; però non la si trova segnata nel testo della stessa opera. Però pare che egli dapprima avesse ascritto la figura 8 (tav. 2) al muralis, perchè le figure 7, 9, 10 sono da lui riferite alla detta specie. È questa una specie di molta importanza perchè molto diffusa nei nostri dintorni. Io non so ove e se Benoit l’ha descritto. La mia deter- minazione si basa solo sul nome da lui stampato in calce alla tav. 12. Devo aggiungere che acquistai alcuni esemplari di detta specie del Ca- puto dal signor Reina già adibito dal Benoit per le sue ricerche mala- ecologiche e che aveano un'etichetta col nome di H. saracena Ben. il cui nome ho ricercato invano nelle sue pubblicazioni. Resta quindi il nome di H. Ipacia. Se tal nome fosse stato da altri usato dovrebbe sostituirsi quello di Saracena. Loc. Monte Cane, M. Cuccio, Carini, dintorni di Palermo, M. Ca- puto, M. Zafferana, Rotoli, Mezzagno. Helix Luparellensis De Greg. Bellissima ed elegantissima specie fossile del tipo dell’ H. Mazzulli vi- vente dalla quale differisce per le rughe spirali assai prominenti costifor- mi sinuose, le rughe assiali abbastanza sviluppate ed erette. L° ultimo giro presso l’apertura è un pochino strangolato; il peristoma un po’ sva- sato. Questa elegantissima specie fossile si rinviene nel quaternario di Lu- parello sotto Baida nel deposito di elefanti da me illustrato. Si può con- siderare come un’antica varietà ossia diramazione dello stipite del Maz- zulli. Essa è figurata nel mio lavoro sul detto deposito ora in corso di stampa. — 199 — Helix Mazzulli (Jan.) Phil. H. Costae Ben. Ill. sist. p. 72, tav. 1, f. 10 — H. Mazzulli Idem, tav. XI, f. 9-10. Il sig. Benoit dà una ricca sinonimia di questa specie. Riguardo al nome da lui proposto di H. Costae mi pare che debba essere sostituito da quello di Mazzulli più antico, unendo ad esso le iniziali di Philippi che ne precisò i limiti. Ecco le varietà che io posseggo di questa specie. Var. zonata Ben. (Ill. sist., tav. XI, f. 10). — Castelvetrano (molti esem- plari tipici), —S. Vito (idem).— Marsala (pochi esemplari al- quanto erosi)— M. Gallo presso Palermo (idem) — Pachino (un esemplare scolorato, preso da me stesso). Var. vitincola De Greg. (Fig. 3.) —Identica alla precedente però non zo- nata ma gialla chiara, epidermata, poco rugosa. Loc. S. Vito. Var. normalis De Greg. (Ben. Ill. sist. tav. 10 f. 9, tav. 1, f. 10 d tan- tum — Philippi Moll. Sic. V. 1, tav. 8, f. 3). Munita di rughe oblique molto dense e prominenti. Loc. Monte Pellegrino e Guadagna presso Palermo. Var. supracrispata De Greg. (Fig. 4. —Oltre delle rughe assiali oblique ha delle rughe spirali irregolari che la rendono ancor più rugosa. Loc. Dintorni di Palermo. Questa varietà credo si rinvenga anche fossile a giudicarne da frammenti che ne ho io stess) raccolti. Var. Iymneopsis De Greg. (fig. 5) Con la spira molto allungata. I pri- mi tre giri alquanto cilindracei, l’ultimo forma con essi un lieve strangolamento. Somigliano assai alle figure di Benoit Ill. Sist. tav. 1, f. 10 c-d) che devono attribuirsi alla stessa varietà; però nei nostri la spira è ancora più eretta. Loc. Dintorni di Palermo. Ho acquistato gli esemplari da un raccoglitore che non me ne indicò la località precisa. Credo però provenghino da M. Pellegrino. Devo far notare che Benoit per equivoco nel suo Nuovo Catalogo ri ferisce alla var. magna Ben. la figura 4 della tavola 9 invece che la fi- gura 5 come è notato nella spiegazione manoscritta delle dette tavo!e che egli mi ha donato. Tale forma non mi pare riferibile alla Mazzulli ma piuttosto alla /. aspersa. — 194 — Helix aspersa Mill. Benoit. Sist. Ill., p. 71, tav. 1, £. 9. Loc. Due esemplari molto simili alla figura di Benoit uno vivente (credo dei dintorni di Palermo), l altro subfossile ad Altavilla (Canna- masca). Helix aperta Born. Ben. Ill. Sist., p. 69 Nuovo Cat., p. 12 natieoides Drap., nertitordes Gualt. Ben. e Chemn. E una delle specie viventi più comuni; ne posseggo pure di subfossili. Var. unifasciata De Greg. (Fig. 6).—Posseggo un esemplare della forma e colore consueto però con una fascia chiara bianca nel mezzo dell’ultimo anfratto. Loc. Passo di Rigano presso Palermo. Helix scabriuscula Desh. Benoit NI. Sist., tav. 4 f, 30; tav. 12, f. 3-4.— Benoit Nuovo Cat., p. 24— Philippi Moll. Sic V. Lp. 139, tav. 8, f. 4. È una delle specie più caratteristiche della nostra fauna malacologica. Il sig. Benoit dà una ricca bibliografia di questa specie. Loc. Possiedo molti esemplari di questa specie provenienti da Monte S. Giuliano, -Mazzara, S. Vito e le varietà seguenti. Var. Vitoensis De Greg. (Fig. 7) —È la forma che raggiunge maggiore dimensione. Si distingue oltre che per tale carattere, per là base molto crespa e rugosa ; infatti le costolette raggianti avvicinandosi alla periferia si fanno irregolarissime e crespe a guisa di spugna. In quanto alla forma si rassomiglia alla var. erycina Phil. (Moll. Sic., V. 1, tav. 8, f. 4). L.0c,.,5. "Vito. Var. intermedia De Greg. (Fig. 8) È perfettamente intermedia tra la var. segestana Phil. (Philippi Moll. Sic., V. I, tav. 8, f. 6) e la selinuntina Phil. (Idem, tav. 8, f. 11). Differisce dalla prima solo per la mancanza di ombellico, pel quale carat- tere richiama maggiormente la seconda. La spira però è identica a quella della segestana, come anche la colora- zione. Loc. S. Vito, — 195 — Var. Marsalensis De Greg. (Fig. 9) —Ha la spira breve, i giri non ca- renati, l’ ultimo poco angolato..Si distingue dalle altre va- rietà per l'apertura anteriormente perfettamente rotondata e non angolata. Per questo carattere si distingue dall’. pa- ciniana Phil. (Philippi Moll. Sic., V. 1, tav. 8, fig. 9. — Be. noit Ill. Sist. t. 4, f. 28). Quest’ ultima specie dee conside- rarsi quale varietà della stessa. Loc. Marsala. Var. demissa Ben. (Fig. 10).—-Ben. Ill. Sist., p. 129. Nuovo Cat. p. 25. Loc. Vari esemplari di M. S. Giuliano. Var. tilla De Greg. (Fig. 11).— Con la base più turgida che di ordinario, le strie obsolete, l'apertura ellittica, non angolata anterior- mente, ma arcuata. Loc. S. Giuliano. Var. explanata Ben. (Fig. 12)—Benoit III. Sist. p. 179. Nuovo Cat. P25). Questa varietà ha la spira piana come la precedente, però ha i giri molto carenati, sicchè appaiono concavi. Loc. S. Giuliano. Var. scalariformis Ben. (Fig. 13)—Benot Il. Sist. tav. 4, f. 32; tav. 12 f. 23). È questa a mio credere la varietà maggiormente differenziata. Ha una piccola taglia; i giri scalariformi e molto carenati. Loc. Marsala. Var. orabreviata De Greg. (Fig. 14).—Con Vapertura subquadrangolare, raccorciata, avente l’angolo periferico meno prominente che di ordinario. Loc. S. Giuliano. Helix carthusiana Mill. Benoit Ill. Sist. p. 166, tav. 4, fig. 1S. Riferisco a questa specie parecchi esemplari di Rometta presso Mes- sina. Qualche esemplare ha la spira più prominente. Helix Terverii Mich. Benoit 1ll. Sist. p. 135, tav. 3, fig. 5. Possiedo molti belli esemplari di questa specie provenientì di Monte S. Giuliano; taluni hanno una bella fascia periferica cioccolatta. — 196 — Helix pyramidata Drap. Var. zica De Greg. Benoit. Ill. Cat., p. 198, tav. 5, fig. 7. — Idem, Nuovo Cat., p. 42 — De Greg., Appunti zool. e geol. Levanzo, p. 6, tav. 1, f. 3-4. Esemplari identici agli esemplari di Levanzo. Loc. S. Giuliano, Levanzo, dintorni di Palermo, ete. Gli esemplari di M. Pellegrino hanno la spira meno cretta di quello della figura di Benoit per lo che si avvicinano alla usticensis Cale. (Ben. tav. 5, f. 2). Helix trochoides (Poiret) Ben. Benoit Ill. Sist., p. 200, tav. 5, fig. 9. Siccome il sig. Benoit definì bene il senso di questa specie, ne dette una ricca sinonimia e buona figura, propongo si unisca il. suo nome a quello di Poiret. Loc. dintorni di Palermo, S. Ciro, Rometta presso Messina. Helix Meda (Porro) Ben. F.% Cirensis De Greg. Pigs do. Benoit Ill. Sist., fig. 15, tav. 3, fig. 8. Intorno a questa specie devo osservare quanto segue : 1. Mi pare necessario unire al nome di Porro quello di Benoit, pe- rocchè fu lui che ne defini il senso (p. 1539) e ne dette buona figura. Forse avrebbe fatto meglio a darle altro nome. 2. Il sig. Benoit riferisce alla detta specie la sua figura 9 non la fi- gura 8 che non ha (ch'io sappia) corrispondenza nel testo. 5. I miei esemplari corrispondono bene alla detta figura 8; io li con- sidero « pro modo » come una forma dipendente dalla Meda, però ri- tengo che costituiscano specie a parte. La superficie fortemente rugosa, la spira depressa, l’ombelico molto piccolo la caratterizzano bene. Loc. .S. Ciro, — 197 — Helix pisana Miill. Benoit Ill. Tert. p. 128, tav. 3, fig. 1. Benoit dà una ricca sinonimia di questa specie e dettagliata descri- zione. — È specie eccessivamente comune e diffusa da noi. Serve molto da noi come commestibile. Ne ho molti esemplari di Palermo , S. Vito, Pachino, Siracusa, Mondello etc. etc. La nostra var. zonulata (ex colore) è ornata alla base di quattro o cinque strette fasce color cioccolatta; alla periferie è bianca. Proviene di M. Gallo. Helix rugosa Chremn. Benoit Ill. Sist. tav. 4, f. 56-Idem Nuovo Cat. p. 37. = Curacollae Gargottae Phil. Possiedo vari esemplari di questa interessante e caratteristica specie. Loc. S. Vito. Helix Huetiana Ben. Benoit Ill. Sist. p. 125, tav. 5, f. 2, Helix Calypso Ben. var. Huetiana. — Idem tav. 12, f. 6 Helix Hueti.—Benoit Nuovo Cat., p. 15 (Helix Eugenia Pf. var. Huetiana). Possiedo molti esemplari, che rassomigliano assai alle figure di Benoit citate, più che alle altre figure (tav. 2, f. 18 e tav. 12, f. 20). Devo os- servare che gli esemplari giovani di questa specie e gli adulti presen- tano grandi differenze; i primi hanno la spira quasi piana c un grande ombellico, negli adulti la spira è globosa, l’ombellico è piuttosto piccolo e sovente totalmente riempito dalla callosità columellare. Benoit riferi sce come habitat dell’/elix Eugenia Salemi e Ficuzza e della var. Hue- tiana, San Giuliano. Io non conosco bene 1’. Eugenia Pf. ( = Calypso Ben.) ma a giudicarne dalla figara che egli ne dà (Loc. cit., tav. 2, f. 18, e tav. 12, f. 26) parmi che essa è abbastanza differente dalla var. Hue- tiana, che deve considerarsi come specie. Devo aggiungere che il lodato autore nella spiegazione della tavola 12 stampata in calce alla stessa dà il nome di HH. Hueti invece che di var. Huetiana; però nel testo il no- me datole è quest’ ultimo e così pure nel nuovo catalogo anche nella spiegazione manoscritta della tavola 5 datami da lui stesso. Loc. S. Giuliano (molti esemplari). — Altavilla, Solunto, Roccella (grandi esemplari, — 198 — Helix Pirajnea Ben. Benoit Ill. Sist. tav. 3, f. 21 — Nuovo Cat. p. 62. Molti esemplari tipici identici alle figure di Benoit. ‘Loc. S. Giuliano. Var. mapa De Greg. (Fig. 16). Si distingue per la spira molto più sviluppata; sicchè somiglia alla fi- gura 7 (tav. 9) di Benoit. Somiglia pure, ma meno alla fig. 11-d, (tav. 1) la quale ultima è riferita da lui all'H. platychela. Helix Reina Ben. (Fig. 17) Renoit Il. Sist., p. 96; tav. 4, f. 11. Riferisco alla specie suddetta vari esemplari raccolti dallo stesso Reina e vendutimi con etichetta così illegibile, che non posso decifrarla. Certo sono di Sicilia, probabilmente di Calatafimi. Corrispondono molto bene alla figura di Benoit. Devo ossservare che guardandoli con lente ingran- dimento si osserva che i peli sono disposti elegantissimamente in serie oblique. Helix striata (Drap.) Ben. Benoit Ill. Sist. p. 133, tav. 3, f. 3. Vari esemplari che corrispondono alle figure 3 e f di Benoit. Solo le costolette sono più marcate che nella detta figura. Loc. Dintorni di Palermo. Var. subcarinatula De Greg. Piuttosto globulare, con spira depressa, ultimo giro rotondeggiante , munito di carena alla periferie. La superficie è giallo rossastra, sereziata di bianco. | Loc. Dintorni di Palermo. Helix lenticula Fér. Var. depressospira De Greg. (F. 18) 3enoit Ill. Sist., p. 191, tav. 4. fig. 27. Differisce dal tipo di Benoit per la spira pianeggiante. Le costolette sono fini e dense, l'apertura obliqua e contorta, i giri serrati al numero — 199 — di cinque, l’ultimo di essi è abbastanza angoloso. Ha delle affinità con l'H. Reina e con VH. De Natale ma è diverso di entrambi. Loc. Credo dei dintorni di Palermo. Ne ho pure di M. S. Giuliano. Helix vermiculata Mill. Ben. HI. Sist., t. I, f. 16, tav. 9,.£ 9-10. N. cat. p. 1.l Specie comunissima in Sicilia. Ne ho grandi esemplari di M. S. Giu- liano, Gallo, Pellegrino, Zafferana. etc. etc. - È subfossile ad Altavilla. Sul Monte Gibilmesi si presenta sovente di colorito bianco (var. alba). Helix Melitensis Ben. Benoit Ill. Sist. p. 101, tav. 2, f. 2.—Benoit N. Cat., p. 15. Var. Mezzoiusensis De Greg. (F. 19). Riferisco alla specie di Benoit vari esemplari di Mezzoiuso,:che corri spondono benissimo alla figura citata, se non che mancano tutti di pe- ristoma, è per ciò che li ho considerato come varietà. I giovani hanno un inizio di ombellico; gli adulti sono imperforati. Ciò che più li carat- terizza è la forma dell'apertura raccorciata e troncata. Loc. Mezzoiuso. Helix provincialis Ben. Benoit Ill. Sist., p. 118, t. 2, f. 13-16. Var. perdepressa De Greg. (F. 20). Differisce dalla figura 13 di Benoit avendo la spira assai più depressa, quasi del tutto pianeggiante. Loc. Dintorni di Palermo. E rara. Helix variabilis Drap. E specie molto comune e variabile. Loc. Palermo. Helix fiavida Ziegler Benoit Ill. Sist. p. 140, tav. 3, f. 13. Var. Gabrielensis De Greg. (F. 21). Ne ho vari esemplari del Gabriele i quali corrispondono bene al tipo figurato da Benoit, però hanno la dimensione più piccola, l’ombellico un Il Naturalista Siciliano, Anno XIV 26 — 200 — po’ più aperto; la colorazione è varia: i primi giri verdastri, gli altri rossastri con zone bianche raggianti. Ha uno splendore sericeo. Loc. Fontana del Gabriele presso Palermo. Helix cespitum Drap. Benoit Ill. Sist., p. 129, tav. 2, f. 22. Var. insularis De Greg. (F. 23) Ho degli esemplari di Palermo di Monte Cane e Rometta (presso Mes sina) che corrispondono al tipo; però ne ho qualcuno che si distingue per la spira molto sviluppata e l’ombellico molto grande somiglia a gio- vani esemplari della vermiculata, ma con l’ombellico assai maggiore. Helix macrostoma (Mihl.) Ben. Benoit Ill. Sist., p. 84, tav. 4, f. 18=planospira Phil. non Lamk., cryptozona Ziegl. Propongo di unire al nome di Miihfeldt quello di Benoit che la illu- strò ampiamente. È una bella grande caratteristica specie non rara fra noi. Ficarazzi, Villafrati, Calatafimi, Palermo. Helix Philippi (Testa) Ben. Benoit Ill. Sist., p. 98, t. 3, f. 14. Possiedo vari esemplari tipici provenienti dai Pietrazzi, che corrispon- dono benissimo alla figura di Benoit. Helix De Natale Ben. Var. Vitoensis De Greg. (F. 22) Avevo dapprima riferito i miei esemplari all’H. Philippi Testa, alla quale . somigliano immensamente però studiandoli meglio ho osservato le se- guenti differenze: nel Philippi la superficie è levigata, ornata di strie di accrescimento, nel Vitoensis è ornata di costolette oblique, dense, la- minari, che sotto la lente hanno una bella apparenza; l’ombellico nel Vi- toensis è un po’ più piccolo, la base è più depressa. I nostri esemplari son vicinissimi all’ H. De Natale Ben. (Ill. Sist. pa- gina 100, tav. 4, f. 17) ne differisce solo per l’ombellico più piccolo. Loc. S. Vito. — 201 — Helix Zanellia Testa Var. temploropsis De Greg. (F. 24) 1842. Testa Oreteo tav. 6, f. 2—Nuovo Cat., p. 102= Helix xanelliana Benoit Ill. Sist., p. 195. tav. 5, f. 10 (var. minutissima Ben.=H. Deshayesii Calc.). I nostri esemplari corrispondono bene alle figure di Benoit se non che non sono sottilissimi e traslucidi come dice Benoit, ma giallastri e rela- tivamente resistenti, e hanno l'apertura più angusta e estesa alla base. Ecco la loro definizione. Piccolissima elegante conchiglia, turbiforme, conoide, piuttosto pupoide. Anfratti convessi, obliquamente striati. Ombellico profondo. Apertura an- gusta alla base effusa. I nostri esemplari somigliano molto all’Helix femplorum Ben. (Ill. sist., p. 194, tav. 8, f. 2), da cui differiscono per i giri più conversi, la spira un po’ più alta e pupoide cioè lentamente crescente, pel quale carattere somigliano molto all’. trochoides (Poir.) Ben. (p. 200, tav. 5, f. 9) e prin- cipalmente per la dimensione minore, il colorito giallo rossastro, il lato columellare effuso sulla base. Loc. Ho acquistato questi esemplari da Reina che, credo, li raccolse presso il fiume Oreto, ma non ne son sicuro. Helix cinctella Drap. Benoit Ill. Sist., p, 203, tav. 5, f. 11. Var. immuniîs De Greg. (f. 25). Differisce dal tipo per la mancanza d ombellico, il quale del resto è poco accennato nella cinetella. Benoit la dice « perforata » mentre la nostra non lo è. Loc. Credo provenga dalla Grazia (dintorni di Palermo) ma non lo rammento con sicurezza. Helix Terverii (Mich.) Ben. Benoit Ill. Sist., p. 155, tav. 3. f. 5. Il sig. Benoit dice che questa specie non si trova che nelle isole di Maretimo e Favignana; però gli esemplari da noi raccolti a Rometta (presso Messina) corrispondono benissimo alla figura che egli ne da. Helix crystallina Miill. Benoit Ill. Sist., p. 163, tav. 4, f. 5. Esemplari tipici di questa bellissima specie si rinvengono al fiume — 202 — Oreto. Devo osservare che Benoit dice avere essa quattro giri o al più 4? mentre ne ho trovate con 5 !/,. Helix gregaria (Ziegl.) Ben. Benoit Ill Sist., p. 167, tav. 3, f. 19. Ho raccolto vari esemplari alle sponde del fiume Anapo. Helix sicana Fer. Benoit Ill. Sist., p. 79, tav. 1, f. 14-15. È una delle più caratteristiche specie dei nostri monti. È comune a Monte Pellegrino, ma si trova anche in altri monti della conca d’oro. La ho trovato anche a Bellolampo. Presso Messina la ho trovato a Ro- metta. A M. Gallo presso Palermo si trovano individui tipici e altri in- termedi tra la sicana e la platychela. Var. Romettensis De Greg. (fig. 26). Tale varietà che si trova pure a M. Pellegrino si distingue per la spira più oblunga che di consueto an- che più oblunga che nella figura 15-c di Benoit la quale del resto ripro- duce la nostra varietà. Loc. M. Pellegrino e Rometta. Pomatias ignotum De Greg. (F. 27). I nostri esemplari sono identici all’esemplare figurato da Benoit sotto il nome di Pupa scalaris (Ill. sist., tav. 5, f. 37; Nuovo Cat. p. 96, spe- cialmente a quella designata da lui in grandezza naturale, perocchè quella ingrandita ha i giri irregolarmente rigonfi. La forma dell’apertura è iden- tica come anche l’ornamentazione. Se non che Benoit nella descrizione dice che i giri sono carenati e il labbro coiumellare è munito di un dente, i quali caratteri mancano completamente nella nostra. Io propongo per essi un nuovo nome, perchè non mi pare corrispondano ad alcuna spe- cie nota. Eccone la definizione : Conchiglia minutissima, relativamente solida, cinerea, turriculato-tur- biforme, alquanto pupoide, composta di sei anfratti adorni di costolette più oblique che in tutte le specie analoghe. Ultimo giro molto ombeli- cato. I primi due giri sono mammillati giallastri. Loc. Ho smarrito l’ etichetta della località precisa, ove si rinviene questa piccola specie, ma è indubbiamente di Sicilia, — 203 — Pomatias Paladhilhianus Saint Simon Ben. Ill. Sist., tav. 6, f. 27.—Ben. Conch. terz. e fluv. p. 27.— Nuovo Cat. p. 152. Var. Ericincola De Greg. (F. 28) Possiedo bellissimi e numerosi esemplari di questa varietà che differi- scono dall’ esemplare figurato da Benoit per la spira non pupoide, ma regolarmente turricolata; i giri pochissimo convessi. Essi sono ornati da costolette laminari grosse, numerosissime, regolari. Il primo giro è ma- millato gialliecio, il colorito della conchiglia è dianchiccio. Per tali ca- ratteri si rassomiglia assai al /. pirajnea Ben. (Ill sist., tav. 6, f. 26, nuovo Cat., p. 153); differiscono da questa per essere la conchiglia non fragile, ma alquanto solida e per la dimensione maggiore, pei quali ca- ratteri corrispondono al Paladhilhianus. Io ritengo che bisogna conside- rare il P. pirajnea come varietà del Paladhilhianus, tanto più che Benoit dice che quest’ ultima è la specie più comune di Sicilia. Benoit dà per habitat del P. pirajnea l’isola di Favignana. La nostra varietà è molto comune sul Monte S. Giuliano (Erice) presso Trapani. Ne ho qualche e- semplare di Monte Gallo. Devo aggiungere che l’ultimo giro non è ca- renato nè striato; però a guardarsi bene con la lente, si discerne in ta- luni esemplari qualche traccia di lineola spirale sul dorso dell’ultimo giro, e nell’angolo della base in qualche raro individuo si discerne una lieve angolosità. L’ombellico è angustissimo. Loc. M. S. Giuliano, M. Gallo. Pupa avenacea Brug. Var. sicula De Greg. (F. 29) Benoit Ill. Sist., tav. 5. f. 33-Idem Nuovo Cat., p. 93. I nostri esemplari differiscono dalla specie tipica per la dimensione minore e per il labbro dell’apertura semplice. Nella descrizione datane da Lamarck (3 ed., 3 v., p. 351) si legge che questa specie ha il labbro « margine reflexo » lo che non accade nei no- stri esemplari, Draparnaud e quindi anche Lamarck la chiamarono Pupa avena, ma Bruguiére Dict. N. 97) la disse Bulimus avenaceus (= Chondrus avena- ceus Guer. Icon. Rèégne anim. tav. 6, f. 9—Philippi Moll. Sic. (v. 2, pa- gina 114) adottò il nome di P. avena, lo che fecero anche Calcara, Ara- das, Bivona etc. — 204 — Il colorito è cioccolatta chiaro, l’ombellico angusto ma marcato. I denti veri sono sei, cioè tre nel labbro esterno e tre nel columellare. Però ol- tre di questi vi è nel labbro columellare presso l'angolo posteriore del- l'apertura un dente bislungo o piuttosto una ripiegatura a forma di co- stoletta spirale interna. È perciò che molti dicono avere essa sette denti. Loc, Vari esemplari del Piano di Battaglia sulle Madonie. Pupa Gibilfunnensis De Greg. (F. 30) Piccola elegante specie molto caratteristica. È di colore terreo, ornata di costolette marcate, laminari, oblique. Ciò che la caratterizza e fa di- stinguere dalle altre affini è : 1° la forma dei giri che sono (specialmente i due penultimi) immensamente convessi nel mezzo, strangolati anterior- mente e posteriormente in modo che paiono carenati, 2° la disposizione dei denti dell’apertura che sono due abbastanza grossi nel lato columel- lare, uno più tenue nel labbro esterno. Quest'ultimo dente è molto meno visibile, situato alla parte interna e talora trasformato in una piega, 0 lieve protuberanza. Tale ultimo dente corrisponde ad un incavamento nella parte esterna del giro, incavamento che si prolunga spiralmente sino al labbro esterno producendo in questo sovente una sinuosità. Questa specie è affine alla scalaris Ben. (Il1. Sist. tav. 5, f. 37, Nuovo Cat. p. 96), e alla Philippi Cantr. (Ben. Ill. Sist. tav. 5, f. 38), ma è ben distinta da entrambi per la forma dei giri e per i denti del labbro esterno. Loc. Monte Gibilfunni presso Palermo, Pupa rupestris Studer Var. conica Ben. (F. 31) Ben, I Sist, pi 192, tav. D, did Possiedo vari graziosi esemplari che corrispondono bene alla figura e descrizione datane da Benoit. Mi furono venduti dal raccoglitore Reina, Credo sieno stati trovati alla Guadagna presso Palermo, ma non ne sono sicuro. Il loro colorito è cioccolatta. In taluni di essi le due pieghe an- teriori dell'apertura sono più piccole dell'altro e sfuggono anche a guar- dar questa con la lente; in taluni invece si vedono distintamente. Se si volesse elevare questa varietà al grado di specie, occorrerebbe sempre ritenere il nome di conîzca Ben. = glo — Pupa muscorum L. Miill. Var. gabrielensis De Greg. (F. 32) Ben. Ill. Sist., tav. 5, f 41—Ben. Nuovo Cat., p, 91. Piccola elegantissima specie cilindrica, mammillata; avente un dente molto sviluppato nel labbro columellare propriamente detto ; è princi- palmente per tal carattere che ho proposto questa varietà. Loc. Sorgente del Gabriele presso Palermo. Ne ho pure qualche esem- plare dei boschi di faggi delle alte Madonie e di S. Ciro presso Palermo. Acme lineata Hart. Var. subdiaphanus Biv. sp. Ben. Ill. Sist., tav. 5, f. 23. Acme lineata.—Ben. Cat. conch terr. e fiuv. p. 26 (idem).— Ben. Nuovo Cat. p. 149 (idem). Graziosissima conchiglia per la quale rivendico il nome di Bivona, che pel primo la chiamò Bulimus subdiaphanus.—Il sig. Benoit adotta il no- me di Acme lineata Hartmann riferendola l’Acme fusca Gray, Cycelostoma lineatum Porro, Bul. subdiaphanus Biv., Pupula lineata Drap. Auricula lîineata Drap. Il sig. Bourguignat propose il nome di M. Benoiti per essa, nome che non è accettato dal sig. Benoit. Io credo che occorre distinguere la varietà e dovendo scegliere un nome preferisco quello di Bivona che ha la priorità. Loc. Fiume Oreto. Auricula Stazzonensis De Greg. (F. 33) Benoit Ill. Sist., tav. 6, f. 31. Auricula Firmini Payr. manuser. Elegante conchiglia conoidea, cornea, giallastra, levigata. Il labbro co- lumellare è ornato di un grosso dente pieghiforme situato anteriormente. Guardando con la lente la parte anteriore del detto labbro si vede che vi è anteriormente al detto dente un’ altra ripiegatura dipendente dal margine anteriore del peristoma anteriore, il quale si ripiega in dentro formando un orlo alla columella. Guardando con la lente ancor più at- tentamente si osserva che il labbro columellare alla parte posteriore (molto internamente) è munito di un terzo dente rudimentale. Quindi i denti rigorosamente sono tre, ma appariscente ve ne è uno solamente. Il sig. Benoit figu:ò nel suo lavoro (ill. sist. ) tre auricule, ma però — 206 — non ne fa alcun cenno nei suoi lavori posteriori sui molluschi terrestri e fluviali di Sicilia. La ragione di ciò si ha nella spiegazione delle tavole manoscritte da lui che ho pubblicato in questo mio lavoro, nella quale egli aggiunge la parola « marina ». Il genere auricula fu ritenuto da lui come marino e quindi escluso dai suoi cataloghi. Philippi (Moll. Sic. v. 2, p. 118) cita la A. Firmini, ma nel descriverla dice che le sue strie sono puntate. La superficie dei nostri è invece liscia. La figura di Payradean Moll. Cors. (tav. 5, f. 10) è realmente puntato striata; ma l’autore parla di strie ma non di punti. Certo nei nostri e- semplari non vi sono né strie nè punti; la dimensione è minore che quella di Payradeau, non vi sono tre denti appariscenti, ma uno solo. Addippiù Philippi dice il labbro ispessito mentre nei nostri non lo è. Per tal ca- rattere somigliano molto alla A. Myosotis Drap. I nostri esemptari cor- rispondono benissimo alla figura 33 di Benoit che nella spiegazione ma- noscritta di lui e ripubblicata da me, è segnata col nome di lirmini Payr. Loc. Stazzone presso Palermo. Glandina algira (Brug.) Ben. Ben. Ill. Sist. tav. 5 f. 24, tav. 12, f. 1, 19. (Achatina), Ben. N. Cat. p. 77=Polyphemus dilatatus Ziegler. Cochliscopa Algira Plict. Bulimus algirus Cale. Bella elegante specie che da noi si presenta con trascurabili differenze della forma tipica. Loc. Dintorni di Palermo. Cionella subcilindrica (L.) Ben. Achatina subcylindrica Ben. Ill, Sist. tav. 5, f. 32. Ben. N. Cat. p. 80.— = Bulimus lu- bricus Ar., Achatina lubrica Phil., Cionella lubrica Jeffr. Riferisco a questa specie taluni piccoli esemplari bianchi pellucidi che ho raccolto nel fiume Oreto. Però avendo essi il labbro esterno rotto, non sono sicuro della identificazione. Caecilianella Petitiana Ben. Ben. Ill. Sist., tav. 8, f. 8- Ben. N. Cat p. 88. Qualche raro esemplare che rassomiglia molto al tipo figurato da Be- noit; ha il labbro esterno un po’ rotto, quindi la identificazione non è sicura. Caecilianella innovata De Greg. (F. 34) Conchiglia piccolissima, tenue, traslucida, fusiforme submitriforme, an- — 207 — gusta. La spira è breve composta di tre giri. L'ultimo giro è relativa- mente molto grande, la lunghezza dell’apertura è uguale alla lunghezza della spira. È per tale carattere che si distingue dalla C. tiberiana Ben. (Benoit Ill. Sist. t. 8, f. 7). Benoit descrive nel nuovo Cat. p. 87 varie specie nuove; però è difficile identificarle non dandone figure. Loc. Scorcia Denaro (ai Pagliarelli, presso Palermo). Ferrusacia Bourguignatiana Ben. Benoit Ill. Sist. tav. 8, f. 5. Ben. N. Cat., p. 84. I nostri esemplari sono identici alla figura di Benoit solo sono un po strangolati. Tale carattere è prodotto dall’essere il penultimo giro un po’ pupoide, in modo che guardando il profilo della conchiglia, questo ap- pare strangolato alla parte posteriore dell'ultimo giro, anzi ove è la su- tura. La dimensione dei nostri esemplari è doppia di quella indicata nella tavola di Benoit cioè del tratto presso la figura di lui. Però credo che detta asticciuola doveva allungarsi; infatti egli parlando di detta specie dice che è molto più grande della biondiana il cui tratto è uguale, Nell'insieme i nostri esemplari somigliano molto alla figura della /. la- mellifera Poir. in Ben. (Ill. Sist. t. 5, f. 28) però mancano del dente co- lumellare. Loc. M. S. Giuliano, Altavilla. Ferrusacia folliculus Gmelin Ben. Ill. Sist., tav. 5, f. 26, pl. 8, f. 4 (Achatzna). Ben. N. Cat. p. 84. Var. Denarensis De Greg. (F. 35). I nostri esemplari giallo cornei corrispondono alla Fer. diondiana Ben. (Ill. Sist. tav. 8, f. 6), però hanno la dimensione un po’ maggiore, l’ a- pertura meno prolungata in avanti, un solco nella parte posteriore dei giri limitrofo alla sutura, il labbro columellare incrassato. Io credo che tanto la Vdiondiana tipo che la Denarensis debbano con- siderarsi quali varietà della /o/iculus Gmelin (Philippi Moll. Sic. — Ben. Ill. Sist., tav. 5, f. 26, tav. 8, f. 4), come lo è la var. Vescoè Bourg. pro- posta da Bourguignat (Ben. N. Cat., p. 85. Ill. Sist. pl. 8, f. 4). I nostri esemplari differiscono dalla var. Vesco) per la spira più re- golarmente conoidea, la mancanza della ripiegatura columellare, e la presenza del solco sutura!e. Loc. Scorcia Denaro presso Palermo al piccolo ponte dei Pagliarelli. Il Naturalista Siciliano Anno XIV 97 — 208 — Ferrusacia Biondiana Ben. Ben. Ill. Sist. t. 8 f. 6.—Idem N. Cat. p. 84. Ne ho raccolto qualche esemplare nel fiume Oreto presso Palermo che corrisponde molto bene alla figura di Benoit. Il colorito è bianco, la su- perficie è levigata mancante del solco suturale. Bithynia rubens Menck. Var. unicostata (F. 36) — Var. costatula (F. 37) Ben. Ill. Sist. tav. 7, fig. 24 — N. Cat. p. 161. Questa specie è molto comune a S. Ciro e Scorcia Dinaru. Avendone. esaminato moltissimi esemplari, taluni dei quali con l’opercolo, sono ve- nuto alla conclusione che la Pol. segestana Ben. (Ill. Sist. t. 7, f. 23 — N. Cat. p. 161) è una sua varietà, o piuttosto mutazione perchè si tro- vano varietà intermedie. Ecco le varietà da me studiate. Var. longiuscula De Greg. (Benoit Ill. Sist. tav. 7, f. 24). Designo con questo nome gli esemplari a spira più allungata. Loc. S. Clro. Var. segestana Ben. (Ben. Ill. Sist. tav. 7, f. 25). Benoit dice che questa varietà è lucida e bianchiccia. Il colore non ha importanza spe- cifica. Del resto i nostri esemplari hanno lo stesso colore che la longiuscula cioè corneo tendente al rossastro talora al vinaceo. Loc. S. Ciro. Var. unicostata De Greg. F. 36.—Esemplari muniti di una costoletta spirale liriforme di colorito bianco, la quale nella parte anteriore dell’ultimo giro si oblitera. Loc. S. Ciro. Var. costatula De Greg. F. 37.—Non ne ho che un solo individuo. Ha l’ultimo giro munito di quattro tenui costolette spirali di color bianco che s'incontrano con delle costolette assiali bi.nche rare regolari, che formano un ingraticolato. Tale ornamentazione è ab- bastanza cancellata. Loc. S. Ciro. Var. albida De Greg. (ex colore). Piccoli esemplari bianchi trasparenti Questa varietà si distingue per la dimensione più piccola, e la tra- sparenza e il colore della conchiglia. Loc. S. Ciro. — 209 — Lymnea ovata Drap. Benoit Il. Sist. tav. 7, f. 8, Ben. Nuovo Cat. p. 124. Var. Oretincola De Greg. (F. 38). Grande varietà molto tenue e fragile che corrisponde agli esemplari di Germania (Benoit, tav. 7, f. Dd, vedi spieg. tav. da me pubblicata) figurati da Benoit se non che ha l'apertura posteriormente più angusta, anteriormente più dila- tata quasi che il labbro esterno fosse compresso. La dimensione è anche maggiore della figura citata. Loc. Fiume Oreto. Var. gibbosula De Greg. (F. 39). È una deformazione della precedente avente una grossissima e larga varice alla parte anteriore del- l’ultimo giro. In vero piuttosto che una varice è una grossa ri- piegatura perchè alla gonfiezza esterna risponde una escavazione interna. Credevo prima trattarsi di una anomalia; ma avendola riscontrata in parecchi individui ho creduto di non trascurarla. Loc. Fiume Oreto. Limnea palustris Drap. Benoit Ill. Sist. tav. 7, f. 4 @ d, Nuovo Cat. p. 124. È una delle specie più comuni nelle nostre acque stagnanti. Si pre- senta sotto molteplici aspetti, perocchè la sua spira è più o meno allun- gata secondo i vari individui e corrisponde alle varie figure di Benoit. Ne ho che corrispondono benissimo alla figura 4a che secondo lui è la L. corvus Dup. — Ora devo osservare che egli dice che tale varietà ha l'interno color di vinaccia, mentre nei nostri è bianco. Le varietà ex colore che io ho distinto sono due: subcornea fragile tenue color giallo cornea comune a S. Ciro, ne ho anche di M. Pellegrino presso il san- tuario; e la var. calcarea conchiglia alquanto più spessa e bianchiccia, tanto esternamente che internamente, sovente a spira oblunga, comune nell’A- napo; ne ho un esemplare grande del fiume Oreto (alla Guadagna) che per forma e dimensione corrisponde alla fig. 4 a di Benoit. Succinea PFfeifferi (Rossm.) Ben. Benoit N. Cat., p. 120—Ill. Sist., tav. 1, f. 2 6; tav. XI, f. 12=/evantina Desh., amphi- bia Cale.. non Drap. Rimando il lettore a quanto ha scritto il sig. Benoit a proposito di questa specie, — 210— Loc. Ne ho molti esemplari di M. Pellegrino, taluni di Scorcia De- naru (ai Pagliarelli). Physa contorta Mich. Ben. Ill. Sist., tav. 7, f. 1. Benoit Nuovo Cat., p. 129. Var. costatula De Greg. (F. 40). I molti esemplari, che io ho osservato sono cornei, ambracei, pellucidi, fragili e corrispondono bene alla figura di Benoit, se non che sono muniti di piccole costolette molto distinte. Di tali costolette non si fa menzione nella deserizione d Benoit, però se ne vede qualche traccia nella figura 1 d. Sono esse laminari, dense nei primi giri, rare e regolari negli ultimi. Il sig. Benoit descrive molte specie di /%ysa, ma non facilmente riconoscibili. Loc. $. Ciro presso Palermo (comune). Ne ho qualche esemplare di Fiume Oreto. Var. finis De Greg. (F. 41). Do questo nome a taluni esemplari del fiu- me Oreto bianchi cristallini non costati, che del resto corrispon dono pure alla figura 1 a d del sig. Benoit. Loc. Oreto. Pisidium australe Phil. Epp Moll. Sie; v. I, p. 39; v..2; p. al, tav 14, LF Non so come questa specie sia sfuggita al sig. Benoit. Essa è molto comune nei dintorni di Palermo principalmente a S. Ciro. Si presenta quasi sempre quasi pellucida con colorito corneo ambrato. Ne ho solo una varietà nera (ex colore) con punteggiamento pure nero (var. migr%- cans De Greg.) che è molto rara. Loc. S. Ciro, Oreto. Planorbis subangulatus Phil. Philippi Moll. Sic., v. 2, p. 119, t. VI, f. 6, Benoit Ill. Sist., tav. 6, fig. 42. Benoit N. Cat., p. 136. E la specie più comune delle nostre acque stagnanti. Io ne posseggo grande numero di esemplari sovratutto di S. Ciro (presso Palermo), po- chi del fiume Oreto. — 211— Neritina fiuviatilis (L.) Ben. Benoit Ill. Sist. tav. 7, f. 34-39- Benoit Nuovo Cat., p. 168. Var. meridionalis Phil. (Philippi Moll. Sic. v. 2, p. 158 tav. 24, f. 19; idem vol. 1, p. 159, tav. 9, f. 13); Ben. Ill. sist. tav. 7, f. 38-39). Il sig. Benoit riferisce alla specie di Linneo la meridionalis e credo con ragione. Il colorito è bianchiccio tigrato roseo, le macchiette sono screziate più fini che nella figura di Philippi. Una sottova- rietà della stessa (ex colore) è la panormensis De Greg. che ha la superficie molto nera. Questa sottovarietà forse corrisponde alla baltica (Lamk.) in Philippi Moll. Sic., v. 2, p. 38, tav. 24, fig. 18, Loc. La var. meridionalis la ho trovato nel fiume Anapo e a S. Ciro; la sottovarietà Panormensis è comune a S. Ciro presso Palermo. Var. denarensis De Greg. (F. 42). Di colorito nero, simile per forma alla meridionalis, se non che ha la spira più rigonfia e bitorzo- luta. Tale carattere dipende da una contrazione della parte poste- riore dell’ultimo anfratto nella prossimità dell'apertura. Ciò fa sì che guardando il profilo della conchiglia sembra che sia alquanto strangolata. È di grande dimensione. Loc. Scorcia Denaru ai Pagliarelli presso il piccolo ponte. Ancylus fiuviatilis Mill. Benoit. Ill. Sist., tav. 8, fig. 16, tav. 7, f. 13-16.—Ben. N. Cat., p. 142=margaritaceus Co- sta. Tinei, Biv., lacustris Phil., stmpler Bourg. Possiedo molti esemplari di questa specie raccolti a S. Ciro presso Pa- lermo e qualcuno del fiume Oreto. Ancylus strigatus (Parr.) Bourg. Var. Bellampensis De Greg. —=Ancylus strigatus Parr. in Benoit N. Cat. p. 146, Benoit Ill. Sist., tav. 7, fig. 12. La descrizione che dà Benoit è molto esatta, non si attagliano solo le parole « appena concava presso l'apertura » ll quale carattere non esi- ste. La figura ch’egli ne dà (12 a) ha il contorno più rotondeggiante dei nostri esemplari che sono un po’ più bislunghi come la fig. 15 a, t. 7, che è riferita da lui come varietà del /luviatilis. In tal caso io eredo — 212—- che anche i nostri si dovrebbero considerare come varietà della stessa spe- cie. Benoit adotta il nome di strigatus, però la descrizione originale che se ne trova nel lavoro di Bourguignat (Cat. gen. Ancylus, journ. Conch. v. 4, pag. 193) non è affatto sufficiente, perocchè non è accompagnata da figura e non parla affatto di costolette o strie; cita però l'importante ‘arattere della colorazione interna cerulea. Loc. Bellolampo (presso Palermo). MARrcH. A. DE GREGORIO. La prima forma larvata dell’Anguilla vulgaris INFOR. del Dott. LUIGI FACCIOLA' (Cont. e fine v. n. prec.) Ora debbo rilevare le corrispondenze anatomiche tra il L. brevirostris e l’Anguilta vulgaris le quali valgano a provare che sono due stati dello stesso animale e primieramente quella del numero delle vertebre che esistono nell’ una e dei segmenti in cui si deve scindere la corda nel- l’altro. A. Giinther assegna da 117 a 124 vertebre all’anguilla comune. Io ne trovai 114 in un esemplare e 125 in un altro. Nel detto leptocefalo non SÌ può ricavare una cognizione analoga dalla corda per lo stato d’imma- turità in cui si trova. Le stesse apofisi neurali primitive, ognuna delle quali deve corrispondere a un anello di segmentazione che si forma dopo, sono tuttora in poco numero quando esisteno, nè d’altronde giun- gono al completo nei leptocefali se una porzione più o meno considere- vole di corda non è già divisa in segmenti. Non però essendo stabilito nelle precedenti memorie che ogni segmento dei muscoli laterali deve corrispondere a un futuro segmento di corda si può dal numero dei seg- menti muscolari inferire quello delle vertebre da formarsi. Avendo con- tato in una serie di esemplari del L. brevirostris questi segmenti sopra uno dei lati del corpo dall’occipite all’ipurale, il loro uumero risultò da 112 a 115 e non più. Ora come il minimo per l’innanzi conosciuto di 117 vertebre discese a 114 io non trovava difficoltà ad ammettere che po- — 213 — tesse discendere a 112, ma non sapeva spiegare perchè in niuno dei non pochi esemplari presi ad esame il numero dei detti segmenti raggiun- gesse il massimo delle vertebre dell’ anguilla o non vi si avvicinasse, mentre per altri riguardi le due forme d’animale convenivano perfetta- mente, se non ammettendo o che il leptocefalo potesse appartenere a qualche varietà dell’anguilla comune con 112-115 vertebre o che la re- gola dell’esatta corrispondenza del numero dei miomeri con quello delle vertebre soffrisse qualche eccezione. Onde sospesi in me il giudizio dato allorchè pubblicai in questo giornale la prima parte della mia nota at- tendendo schiarimenti da ulteriori ricerche. Invece ultimamente mi nac- que sospetto che gli esemplari presi ad esame essendo stati presi insie- me nella stessa circostanza appartenessero ad unica generazione avente il carattere comune di un numero di miomeri più ristretto che in altri, perciò preparai queste parti da uno di altri esemplari catturati in altra circostanza e contati risultarono centoventitre. Del resto l’anguilla è fra gli altri congeroidi del nostro mare quella che porta il minor numero di vertebre e si avvicina per questo riguardo soltanto al Conger dalea- ricus che ne ha non meno di 126 e può averne 154 al più. È utile avvertire che l’enumerazione dei segmenti muscolari posteriori riesce difficile e richiede una diligente preparazione pel microscopio es- sendo molto stretti e inclinati ad angolo acutissimo. L'ultimo segmento è rappresentato dalle sole due porzioni medie poichè le porzioni termi- nali del penultimo segmento non lasciano altro spazio tra essi ei raggi interspinosi. Dietro l'angolo formato dalle due porzioni dell’ ultimo seg- mento vi è ancora un piccolo tratto di corda che non è più accompa- gnato dai muscoli, ma dovendo in séguito scomparire per riduzione il detto segmento verrà a coincidere con l'estremo segmento di corda. Invece dei segmenti muscolari sì possono noverare i rigonfiamenti gan- glionari dei nervi spinali essendochè ognuno di essi corrisponde a un segmento muscolare e quindi a una futura vertebra. Nella descrizione del L. brevirostris ho notato che il midollo spinale termina in direzione del margine posteriore del pezzo più alto dell’ipu- rale. Invece in altri leptocefali che ho esaminati si trova più in avanti ad una distanza tanto più grande dal detto margine quanto più maturo è il leptocefalo preso a ricerca rispetto ad un altro della stessa specie. La distanza della corda dal punto indicato si modifica nello stesso senso, ma la sua estremità si trova sempre più innanzi di quella del midollo. Da ciò si desume che il midollo, come la corda, in uno stato anteriore a quello dei leptocefàli più immaturi che si conoscono devono terminare — 214 — sul margine posteriore della placca verticale della coda, indi si accor- ciano, la corda a preferenza del midollo, e questo accorciamento comin- cia quando ancora l’animale deve guadagnare molto in accrescimento e quindi non ha alcuna relazione con lo scemare di lunghezza cui va sog- getto il corpo ulteriormente. Per questa riduzione il midollo e la corda si accorciano necessariamente, ma i loro limiti posteriori non sono per- ciò mutati in relazione alle parti adiacenti. Per la corda l’accorciamento anzidetto è costante nei leptocefali, onde vediamo che la colonna verte- brale che da essa si forma termina sempre innanzi la placca verticale della coda, ma non è costante pel midollo spinale la cui porzione ter- minale in talune specie conserva la posizione primitiva. Ora dal vedere che nel L. brevirostris giunge fino alla radice della pinna caudale e in altri Jeptocefali che si trovano in una fase di sviluppo corrispondente è già più o meno accorciato, era ragionevole pensare che il detto leptoce- falo dovesse appartenere a specie in cui il midollo si prolunga egual- mente in dietro, tanto più che un caso simile erami occorso di osser- vare studiando le metamorfosi del Conger mystax. Infatto nell’anguilla, a cui il leptocefalo in esame pel riguardo del numero corrispondente dei miomeri si faceva rapportare, riscontrai la medesima disposizione del mi- dollo al suo termine. Studiando la conformazione della placca verticale della coda o ipurale nel L. drevirostris e nell’anguilla si trova un’altra conferma della loro corrispondenza specifica. Tanto più evidente è la somiglianza delle parti che compongono questo pezzo di sostegno della pinna caudale nelle due forme d’ animale quanto più giovane è l'esemplare dell’ anguilla in cui si esamina. Nei più immaturi del L. brevirostris i due pezzi che com- pongono la sua metà superiore sono separati da uno spazio tranne al l'estremità anteriore con cui si attaccano alla corda; in quelli più cre- sciuti non sono distinti più che da una semplice linea longitudinale; nei piccoli dell'anguilla questa linea è già scomparsa e l’unico pezzo che ne risulta è inoltre un poco differenziato nella forma cioè più largo e più rotondato in dietro e relativamente più stretto in avanti, nell’ anguilla adulta il suo margine posteriore è molto meno convesso, quasi retto, e quindi lo stesso pezzo ha forma triangolare. I due pezzi della metà in- feriore dell’ ipurale nell’ anguilla evidentemente sono pure quelli del L. brevirostris e rimangono disgiunti dietro la loro estremità anteriore , il superiore di essi è più grande dell’altro e lo spazio che li divide è più largo in avanti come si osserva nel L. brevirostris; passando da questo ai piccoli dell'anguilla e da questi ai maggiori si notano leggiere modi- — 215 — ficazioni nella forma di questo spazio e in quella dei pezzi medesimi, il cui margine posteriore in quelli è più rotondato e negli altri quasi tron- cato. Si è detto avanti che nel L. drevirostris questi due pezzi della por- zione inferiore dell’ipurale in dietro non arrivano fino alla direzione ver- ticale del margine posteriore dei due pezzi superiori : or nei piccoli del- l’anguilla questa differenza è meno considerevole e negli adulti si riduce a ben poca cosa, onde i raggi caudali tendono ad uguagliarsi in lun- ghezza. Il fatto cui accenno è comune ad altre specie dei congeroidi passando dallo stato di leptocefalo al giovine coi caratteri volgari e da questo all’adulto. Un altro punto di perfetta corrispondenza tra le due forme d’animale si trova nel numero dei raggi caudali. Infatti nell’anguilla al pezzo su- periore dell’ipurale si connettono quattro di questi raggi che erano due per ciascuna delle due metà dello stesso pezzo primitivamente divise; al- tri due si connettono a ciascuna delle due porzioni del pezzo inferiore dell’ipurale, uno si trova al di sopra e uno al di sotto di questa placca. In tutto sommano dieci raggi caudali. La loro estremità radicale o testa è semplice e molto ottusa a differenza di quella dei raggi dorsali e a- nali con tre apofisi. Anche nel L. brevirostris la testa dei raggi caudali è ottusa o poco acuminata. Il raggio caudale che sta al di sopra dell’i purale si attacca a un processo che rappresenta il primo interspinoso superiore e che a sua volta è in rapporto con la spina neurale della prima vertebra o incompleta; nel L. brevirostris non essendo ancora for- mato quel processo nè accennata questa vertebra e la sua apofisi neu- rale, il detto raggio caudale, come ho già notato, si trova senza artico- lazione. Il raggio caudale più inferiore è pure articolato con un processo che si connette all’ apofisi emale della seconda vertebra o prima vertc- bra completa e che rappresenta il primo interspinoso inferiore; questo processo nel L. bDrevirostris è già presente e s'inserisce direttamente alla corda da cui in seguito si distacca. Si noti che i due primi raggi inter- spinosi superiori ed inferiori si congiungono ciascuno a un solo processo vertebrale da una estremità e a un solo raggio pinneale dall’ altra; in- vece quelli che succedono in avanti s' interpongono ognuno a due pro- cessi spinosi delle vertebre e sono in rapporto ognuno con due raggi pinneali secondo la regola. Ora i due raggi pinneali suddetti se per la forma semplice della loro testa si devono annoverare fra i caudali, per essere connessi a raggi interspinosi spettano in parte l’ uno alla pinna dorsale e l’altro all’anale. Un'altra corrispondenza numerica di parti fra il L. brevirostris e Van Il Naturalista Siciliano Anno XIV 23 — 216— guilla si trova nei raggi delle pettorali, i quali negli esemplari più a- dulti del primo, benchè tuttora accennati soltanto verso la base delle pinne, si contano da 16 a 19 per ciascuna quanti sono nella comune anguilla. Un pancreas che ho menzionato nel L. brevirostris si trova pure nel l’anguilla. Lo stesso è a dirsi del taglio orizzontale della bocca. Dall’ insieme delle condizioni organiche presentate dal L. brevirostris si rileva che esso è un animale molto immaturo e che si deve conside- rare come la prima fase di sviluppo della specie cui appartiene. La for- ma foliacea del corpo, l’ uguale lunghezza delle due mascelle provviste di una serie di denti, la struttura embrionale delle pettorali e sovratutto l’assenza di ogni principio di segmentazione della corda e, negli esem- plari più piccoli, di apofisi neurali ed emali, la cui apparizione precede questo differenziamento , sono infatti precipui caratteri che distinguono la prima fase di sviluppo di altre specie. Del resto alcuni piccoli esem- plari di L. brevirostris da me osservati, lunghi intorno ai 40 millimetri, differiscono ben poco dai comuni esemplari che capitano meno infrequenti e principalmente per avere il muso più acuto come è di regola per i leptocefali molto immaturi. Gli stati larvali ulteriori dell'animale ci sono ignoti perchè con tutta probabilità hanno luogo nel fondo. Ma conoscen- dosi in altri leptocefali quali cambiamenti seguono alla prima fase di sviluppo corrispondente al L. brevirostris si può delinearlo verosimilmente col corpo ristretto, il muso più ottuso, le mascelle senza denti, di cui la superiore un poco più lunga della inferiore, la dorsale e l’anale più luu- ghe. Individui in istato di transizione da leptocefalo ad anguilla e pic: colissimi individui di anguilla propriamente detta non mai capitano. Sem- bra perciò che i piccoli non abbandonano il fondo se non dopo avere raggiunto l’aspetto di anguille e un certo accrescimento sotto questo a- spetto. Noto in proposito che le più piccole anguille che io abbia viste sono lunghe intorno ai 10 cm. Osservazioni — Il Prof. G. B. Grassi dell’ Università di Catania e il Dott. S. Calandruecio nella loro prima nota (Le Leptocefalide e la loro trasformazione in Murenide. Rendie. Accad. Lincei, sed. 4 giugno 1892) riferiscono, sebbene con dubbio, il L. brevirostris al Conger mystax, sulla quale inesattezza implicitamente convengono in una ulteriore conclusio- ne. Nella seconda nota appunto (Ulteriori ricerche sui Leptocefali. Ren- die. Aecad. Lincei, sed. 21 maggio 18953) scrivono di avere forti ragioni a ritenere che all’anguilla comune corrisponda il L. brevirostris od altro leptocefalo senza punti. In questi termini l’asserto si riduce a una vaga — 217 — supposizione potendo essere l’uno o un altro il leptocefalo dell’anguilla. Inoltre è chiaro che le ragioni che loro farebbero credere che questo leptocefalo possa essere il drevirostris consistono nella mancanza di punti neri sul corpo, unico carattere cotesto e di così minima importanza che non può costituire, non che più d'una, una sola forte ragione per rendere ammissibile quel ravvicinamento. Ma in una quarta nota (An- cora sullo sviluppo dei Murenoidi, Boll. mens. Acc. Gioenia di Catania, fasc. XXXIV, sed. 26 nov. 1893) comunicano intorno allo stesso argo- mento « Avendo noi così messe in relazione ai singoli Murenoidi le va- « rie specie di Leptocefalidi, per via di esclusione risulta che il Lepto- « cefalo brevirostre deve riferirsi all’Anguilla. Ciò viene dimostrato con « ogni sicurezza anche dal numero dei miomeri, della forma della pinna « caudale, dalla struttura dell’ estremità posteriore della colonna verte- <« brale, della forma e disposizione delle narici ed infine dalla mancanza « d'ogni punto o macchia di pigmento ». Se non che questi caratteri non sono specificati, cioè non è detto quale è il numero dei miomeri, nè invero la forma della pinna caudale ha niente di particolare che la distingua da quella di altri leptocefali o la somigli a quella dell'anguilla, nè la struttura dell’ estremità posteriore della colonna vertebrale è pur menomamente accennata, nè le narici hanno forma e disposizione caratteristiche nell’ anguilla. Gli autori ag- giungono ai surriferiti caratteri l’ assenza di ogni punto o macchia di pigmento. Ebbene, altre specie dei nostri congeroidi sono completamente sprovviste dei punti o delle macchie cui alludono, per esempio l’Ophic- thys imberbis. Insomma, da quanto gli autori esprimono non si può ri- tenere come cosa dimostrata l’ appartenenza del L. dbrevirostris all’ an- guilla. Si vede intanto che essi non isdegnano di calcare una via da me trac- ciata per la determinazione dei leptocefali (1), anzi la ritengono molto sicura quando si tratta delle loro osservazioni, eccetto il volermene fare una taccia quando sono io che per essa giungo a scoprire la specie. Ed è notevole che all'uopo neppure rifuggano di conchiudere per elimi- nazione. Così si spiega perchè si piacciano chiamare un lavoro di pura AÀ (1) I criteri che derivano dal numero dei segmenti muscolari o miomeri, dalla strut- tura dell’estremità posteriore dello scheletro, ecc. furono da me introdotti per la deter- minazione dei leptocefali. Fu anche da me stabilito che il differenziamento della corde comincia dalla sua estremità posteriore e dal lato dorsale. Ma gli autori non citano la mie ricerche sul proposito e danno tutto come nuovo. — 218— induzione (1) la mia prima nota Sull’esistenza di forme di passaggio da alcune specie di Leptocefalidi agli adulti corrispondenti, in cui, come si rileva dallo stesso titolo, che essi non riportano, ho annunziato e descritto alcune forme semilarvali di congeroidi trovate in natura, inducendone la normale metamorfosi dei leptocefali negli adulti corrispondenti. Così pure menzionando , senza riferire il titolo, la mia seconda nota su Le metamorfosi del Conger vulgaris e del Conger mystax vi scorgono l’ uso di un particolare metodo induttivo là dove tenendo a scorta l'anatomia mi fu possibile determinare le fasi di sviluppo che precedono ciascuna delle due mentovate specie di Corger e corrispondono ad altrettanti leptocefali, tranne che per due di questi, cioè il Morrisi e il AoZlikeri, la determinazione della specie fu una conferma dei precedenti risultati ottenùti dagli autori per via dell'esperimento e da me allora ignorati. Ma poichè mostrano di tenere in poco conto le induzioni e distinguono tra induttivo e sperimentale conviene richiamare sul proposito alcune nozioni di filosofia. Questa insegna che le verità (tranne alcune intrinsicamente evidenti che piuttosto si offuscano quando si vogliono chiarire) stanno più o meno ascose e la mente umana per iscoprirle deve fare uso del ragionamento. Or tutte le maniere di ragionare si riducono a induzione e deduzione secondo che dal particolare si va al generale o dal generale al partico- lare. Queste due vie tiene costantemente la ragione non solo nella vita ordinaria ma anche nella scienza. Perciò Aristotile disse: Discimus aut inductione aut demonstratione: est autem demonstratio ex universalibus, inductio ex singularibus e F. Bacone: Neque enim in plano via sita est, sed ascendendo et descendendo. Dall’osservare in natura forme di passaggio da taluni degli immaturi leptocefali a taluni dei maturi congeroidi s'induce la normale trasforma- zione dei leptocefali in questi animali. Se si analizza anatomicamente un leptocefalo e facendo astrazione di alcune qualità dipendenti dallo stato dell'animale si confrontano le parti di maggiore importanza una ad una con le omologhe di un determinato congeroide e si trova corrispondenza tra le parti confrontate, dall’insie- (J) Secondo i principii di filosofia #rnduzione pura è un ragionamento che muovendo da concetti particolari che non derivano nè dal senso interno nè dal senso esterno con- duce a verità più generali, le quali vanno distinte in metafisiche e matematiche. Invece le mie induzioni si fondano sull’ esperienza, perciò è falso dire che il mio lavoro sia di pura induzione, — 219— me dei giudizi particolari si ascende per induzione a un giudizio più semplice, che i due animali cioè appartengono alla stessa specie. Quando si assiste allo sviluppo di alcuni leptocefali in un acquario e si trovano infine trasformati in aleune specie dei comuni congeroidi, non altrimenti che per induzione si giudica che gli animali trasformati sono delle stesse specie di altri individui simili, che tutti i leptocefali si tra- sformano nelle specie corrispondenti e che la trasformazione osservata una volta e in un mezzo limitato e artificiale avviene della stessa ma- niera e costantemente nel mezzo naturale per quella fede da noi acqui- stata con l’esperienza che la natura non è capricciosa nelle suo opera- zioni. Or se i giudizi che si possono ricavare dagli esperimenti fatti dagli autori sono induttivi è contrario alla stessa ragione distinguere tra in- duttivo e sperimentale. Se dopo avere stabilito per induzione, cioè da casi particolari, che i leptocefali sono larve normali dei congeroidi si scopre per avventur: una nuova forma di leptocefalo, da quel giudizio generale si deduce che la nuova forma deve avere il suo rappresentante adulto, quindi si passa all’ esperimento o all’ indagine anatomica e per induzione si determina nella specie. E così fatti, cause, leggi, ipotesi, teorie, principii, spiegazioni, classifi- cazioni, sono l’opera del ragionamento per induzione e deduzione. Ma un giudizio può avere diverso valore secondo che scaturisce dal- l'osservazione propriamente detta o dall’esperimento. Se non che nel caso di cui si tratta evidentemente non è cosa più certa giudicare che i lep- tocefali sono larve normali dei congeroidi dalle trasformazioni che pre- sentano in un acquario che dalla esistenza in natura di stati di sviluppo che stanno tra mezzo ad essi e ai congeroidi adulti. E come con l’arti- ficio dell'esperimento si possono seguitare le varie fasi di sviluppo di un leptocefalo così pure si possono determinare per mezzo dello studio ana- tomico. Ciò apparisce chiaro riflettendo che il numero e la disposizione di alcune parti variano nei leptocefali secondo la specie ed hanno perfetto riscontro in quelli che rappresentano diverse fasi di svolgimento di un solo animale, e che talune modificazioni dipendenti da accrescimento 0 da riduzione si accentuano da un leptocefalo all’altro in direzione dello stato definitivo, Intanto che gli autori procedono per via d’esperimento nelle loro ri cerche sul destino dei leptocefali, mostrandosi poco inchinevoli alle indu- zioni, danno pur non di meno giudizii conghietturali intorno all’apparte- nenza specifica di forme non sottoposte alla stessa prova e financo si — 220 — credono talvolta autorizzati a ritenere certa una determinazione che pro- viene da questi giudizii. Vero è che per alcuni leptocefali la determi. nazione è indovinata (1), ma prima che si fosse provata esatta non a- veva più valore di quella che andò errata. Inoltre non si sa comprendere come gli autori avendo ottenuto, con- forme dicono, in vita libera tutti gli stati che precedono il Conger ba- learicus, che io dimostrai appunto essere il L. taenia , il L. inornatus e un animale semilarvale, oltre il L. diaphanus da loro conosciuto nella specie, credano di potersi trovare la larva di un congeroide ((Sphagebran- chus ?) che non è il C. balearicus nel L. taenia, e ultimamente trovino soltanto probabile che il L. taenia appartenga al ciclo del Cl. daleari- cus. Ecc. Ecc. Aggiunta — Dopo le precedenti osservazioni sono venuto a conoscenza di una quinta e sesta nota preliminare dei summentovati autori Sullo sviluppo dei Murenoidi. Nella quinta (Boll. Acc. Gioenia sc. nat. Catania, sed. 10 giugno 1894, fasc. XXXVI), posteriore alla pubblicazione della prima parte della presente memoria, riferiscono che da ricerche fatte per loro incarico a Comacchio, a Pisa e in Sicilia, risulta che non esi- stono anguilline di lunghezza inferiore ai cinque centimetri e credono con ciò riconfermata la loro congettura dell’anno precedente che il L. brevirostris sia larva normale dell'anguilla. A mio avviso quelle notizie tutt'al più tendono a dimostrare che l’anguilla, come gli altri murenoidi, nella sua prima gioventù dev’ essere rappresentata da un leptocefalo. I Tiluri (Zilurus), che nella prima nota sono allontanati dai Lepto- cefalldi e perciò dai Murenoidi, in questa quinta nota vi si fanno rien- trare e si vorrebbero riferire ai Nemictidi. Nella sesta nota (Boll. Acc. Gioenia sc. nat. Catania, seduta 2 dicem- bre 1894, fasc. XXXVIII) comunicano che i singoli apparati organici del L. brevirostris corrispondono a quelli delle piccole anguille, dette capil- lari, ma ancora non ci fanno sapere nessuna particolarità di questa cor- rispondenza. Definiscono poi il Leptocefalo : una larva di Teleosteo, anomala quasi soltanto perchè presenta enormi dimensioni e gode di una lunga durata. Io sono lieto che questa definizione concorda con ciò che ne opinai in precedenza nelle Metamorfosi del Conger vulgaris e del Conger mystax quando scrissi : (1) Tale è per i L. Maeckelii, Yarrelli, Bibroni, Gegenbauri che dimostrai appartenersi al C. mystax. I due casi di metamorfosi presi ad esame sono rimarchevoli per la lunga durata dello svolgimento dei caratteri che precedono lo stato de- finitivo. In altre famiglie di pesci lo sviluppo è pure accompagnato da metamorfosi, ma i cambiamenti sono rapidi e succedono in gran parte nell'uovo. Noi conosciamo, è vero, non poche larve in questa classe spettanti a varii gruppi naturali, ma il loro stato non è mai così im- maturo come nei leptocefali. Le forme più giovani di questi sono em- brioni liberi in cui la metamorfosi si opera lentamente e non è ade- guata all’accrescimento e che dovendo provvedersi di nutrimento hanno un sistema dentario molto sviluppato non ostante la loro immaturità. Ora appunto lo studio della loro organizzazione è agevolato dalle pro- porzioni considerevoli che acquistano in uno stato molto giovine. Origine dell’organo copulativo nei Callipodidae PER FIETERO SHoWVESTERE sreb_.__ Il Dott. C. Verhoeff nel Zool. Anzeiger N. 476 così scriveva: « Man ist bisher der Ansicht gewesen, dass der Copulationsapparat- der Lysiopetaliden aus einem Beinpaare entstanden sei, nimlich dem vor- deren des 7 Korperdoppelsegmentes. Latzel sagt in dieser Hinsicht Fol- gendes: » Dass nur das vordere Beinpaar des 7 segmentes in Copula- tionsorgane umgewandelt ist, trotzdem diese vieliistig und oft sehr com- pliciert erscheinen, geht aus Folgendem hervor: 1) sitzen alle beweglichen und umbeweglichen Theile der Copulationsfiisse auf einer gemeinsamen, untheilbaren (gewòhnlich blasig aufgetriebenen) Basis; 2) haben die Mîin- chen nur ein Beinpaar weniger als die Weibchen ; 3) lehren dies die Beinpaare mit ausstiillpbaren « Huftw:irzchen »; von denen bei © das 16 Paar das letzte ist; bei 70 aber stehen hinter den Copulationsfiissen, d. h. hinter dem 7 Paare von Laufbeinen nur noch acht solehe, deren Hiiften die Wirzchen zeigen kònnen; 7--8=15 und das in Copulations- fiisse umgewandelte Paar hinzugerechnet, macht aneh 16 ». Um die Richtigkeit dieser Beweisfiihrung Latzel’s zu erproben, habe ich folgende fiinf Arten untersucht : 1) Lysiopetalum illyricum, Latzel (Istrien) ) 2 » alternans, Verhoeff (Portugal) 3) » ‘ Vinciquerrae, Silvestri (Italien) 4) » foetidissimum, (Savi) (Italien) 5) » Koelbelii, n. sp. (Fiume) Ich finde nun, das dei allen diesen Arten der Copulationsapparat aus ZWEI deutlich getrennten, paarigen Haupttheilen besteht, von denen jeder auf einer Stiitze (Tracheentasche) sttzt.» Manifestatasi questa divergenza nel considerare l’ origine dell’ organo copulativo, che si trova nel settimo segmento dei Callipodidae (Syn. Ly- siopetalidae) io volli esaminare varii individui di Callipus fatidissimus (Savi) per convincermi chi dei due era nel vero: se il Latzel, e con luj tutti gli altri, od il Verhoeff. Credetti poter subito risolvere Ila questione prendendo di un maschio e di una femina ben maturi un numero uguale di segmenti e contan- done i piedi. In questa famiglia essendo però tutte le lamine pedigere libere, to- gliendo senza alcuna precauzione un numero qualunque di segmenti, non vi vanno per lo più uniti tutti i piedi, che ad essi spettano, occorre quindi, nello sceglierne un numero determinato, comprendervi anche tutti i loro piedi, ed occorre perciò precisare innanzi tutto la posizione di essi piedi nei segmenti. Un segmento visto dalla parte inferiore (Fig. 1) presenta due piccoli FIG.1 vani ben distinti tra loro da due sporgenze angolari: uno anteriore più piccolo, ed uno posteriore ed alquanto più grande, in questo precisa mente sono situati i piedi in numero di due paia. A sostegno di questa mia asserzione vi ha anche il fatto, che negli Julidae, che hanno le lamine pedigere saldate con le pleure , la parte anteriore è occupata dalla lamina pedigera, la posteriore dai piedi. Tolsi allora da un maschio e da una femmina i primi 9 segmenti cu- rando di lasciarvi aderenti tutti i loro piedi, contai questi in ambedue e trovai che pure in entrambi erano in numero di 13 paia. Ripetei que- sta osservazione su altri individui ed ottenni lo stesso risultato. Avendo poi dei giovani individui di Callipus fetidissimus (Savi) os- servai il primo apparire dell’ organo copulativo. Questo (Fig. 2) si pre- TAV: FIG.2 senta come una estroflessione della parte sternale compresa tra il set- timo e l'ottavo paio di piedi. Tale estroflessione viene di mano in mano differenziandosi fino a costituire l'organo copulativo più o meno compli- cato delle varie specie dei generi di questa famiglia. Da questi fatti si deduce con sicurezza che l’organo copulativo dei Cal- lipodidae non devesi ritenere come trasformazione nè di un paio di piedi, nè di due, ma come una formazione a sè, e che il settimo segmento non è nè apodo, nè provvisto di un solo paio di piedi, ma di due paia. Così nella Sottoclass. Chilognatha, sottord. Colobognatha, Juloidea, Chor- deumoidea, Polydesmoidea l'organo copulativo deve ritenersi come forma- zione a se e non come trasformazione di piedi, quantunque questi man- chino realmente nel segmento o nei segmenti portanti l'organo copula- tivo. Questa scomparsa deve attribuirsi alla selezione, poichè le lamine pedigere rendendosi sempre meno libere dalle pleure fino ad essere con esse fuse, i piedi del segmento o dei segmenti portanti l’organo copula- tivo si sono dovuti ridurre fino a scomparire. Certamente però che la loro scomparsa ha contribuito alla maggiore differenziazione di tale or- gano. Negli ord. Limacomorpha ed Oniscomorpha l'organo copulativo trovasi nel penultimo segmento ed anch'esso non deve essere ritenuto trasfor- mazione di piedi, ma formazione a sé, ed infatti questo organo non è provvisto di ganglii proprii, come le altre paia di piedi, ma è innervato da diramazioni dell'ultimo ganglio. er) Il Naturalista Siciliano, Anno XIV 29 — 224 — CATALOGO DEGLI IMENOTTERI di Sicilia (Cont. e fine ved. N. prec.) Sez. III — Aculeata Mutillidae stribligata, Rad. stridula, Rossi Mutillidae Mutilla, Linn. arenaria, Fabr. bison, Costa brutia, Petg. » v, decoratifrons, Costa calva, Latr. catanensis, Rossi ciliata, Fabr. cornuta, Oliv. ephippium, Fabr. » Vv. sicana, De St. erythrocephala, Fabr. Ghiliani, Spin. grisescens, Lep. halensis, Fabr. hottentota, Fabr. incompleta, Lep. intermedia, De St. littoralis, Petg. maroccana, Oliv. maura, Linn. partita, Klug. pauperata, Rad. 4-punctata, Oliv. o-maculata, Cyril. salentina, Costa » v. Ballioni, Rad. Pseudomutilla, Costa capitata, Lucas Chiesi, Spin. Myrmosa, Latr. thoracica, Fabr. Scoliadae Scoliadae Scolia, Fabr. bidens, Linn. flavifrons, Fabr. insubrica, Rossi maura, Fabr. 4-punctata Fabr. » v. 6-punctata Rossi unifasciata, Cyril. » v. melanocephala, Costa Elis, Fabr. ciliata, Fabr. collaris, Fabr. 6-maculata, Fabr. villosa, Fabr. Methoca, Latr. ichneumonoides, Latr. Tiphia, Fabr. femorata, Fabr. minuta, V. d. L. morio, Fabr. ruficornis, Spin. Myzine, Latr. erytrura, Costa 6-fasciata, Rossi Sapyga, Latr. puncetata, Klug. Pompilidae Pompilidae Agenia, Schdt. variegata, Linn. » v. ircana, Fabr. Pseudagenia, Schdt. albifrons, Dalm. diserepans, Costa punctum, Fabr. Aporus, Spin. unicolor, Spin. Planiceps, Latr. fulviventris, Costa Latreillei, V. d. L. Pompilus, Fabr. aterrimus, Rossi cingulatum, Dhlb. dimidiatus, Fabr. fumipennis,, Dhlb. fuscomarginatus, Thoms. gibbus, Fabr. haematopus, Lep. Magrettii, Kohl. microphtalmus, Costa navarchus, De St. — 225 — nigripennis, Sich. pectinipes, V. d. L. plumbeus, Dhlb. 4-punctatus, Fabr. rufipes, Linn. secernendus, Costa Siculus, Lep. spissus, Schdt. tropicus, Dhlb. vagans, Costa viaticus, Latr. » v. tibialis, De St. » v. femoralis, De St. Ferreola, Lep. algira, Lep. thoracica, Rossi Pseudopompilus, Costa Antonini, De St. Dolichurus, Latr. haemorrhoo, Costa Salius, Latr. bicolor, Fabr. dimidiatipennis, Costa elegans, De St. Grohmanni, Spin, 6-punctatus, Fabr. unicolor, Fabr. Cyphononyx, Dhlb. croceicornis, Duf. Hemipepsis, Dhlb. barbara, Lep. Priocnemis, Schd. annulatus, Fabr. Bellieri, Sich. bifasciatus, De St. binotatus, De St. Costae, Tour. Dahlbomi, Sich. exaltatus, Pz. Faillae, De St. fuscus, Fabr. guttulatus, Costa hyalinatus, Pz. infumatus, Palma 8-maculatus, Rossì perplexus, Costa pogonioides, Costa pusillus, Schdt. rufipes, De St. rufocinetus, Costa variabilis, Rossi vulneratus, Costa, v. sangui - neus, De St. Wesmaelinius, Costa sanguinolentus, Fabr. » v. nigra, De St. Ceropales, Latr. Destefanii, Costa histrio, Fabr. maculata, Fabr. Sphegidae Ammophilidae Ammophila, Kirby capuccina, Costa Heydeni, Dhlb. hirsuta, Scop. Klugii, Lep. sabulosa, Linn. viatica, Linn. Pelopoeidae Pelopoeus, Latr. femoratus, Fabr. — 2260 — pensilis, Ill. >» v. frinacriensis, De St. spimfex, Linn. tubifex, Latr. violaceus, Fabr. Sphegidae Sphex, Linn. albisectus, Lep. flavipennis, Fabr. » v. rufodorsata, De St. maxillosus, Fabr. occitanicus, Lep. paludosus, Rossi splendidulus, Costa strigulosus, Costa subfuscatus, Dhlb. Larridae Notogonia, Costa nigra, Med. LL Tachytes, Pz. Costae, De St. matronalis, Dhlb. niger, Rossi obsoleta, Rossi pompiliformis, V. d. L. Panzeri, Vi. die L. sericea, Tourn. tarsina, Lep. unicolor, Lep. Larrada, Smith. anathema, Smith. Astata, Latr. boops, Spin. Mellinidae Mellinus, Fabr. arvensis, Linn, Psenidae Mimesa, Shuck. bicolor, Jur. unicolor, V. d. L. Psen, Latr. fuscipennis, Dhlb. pallipes, Panz. Pemphredonidae Cemonus, Jur. unicolor, Fabr. Pemphredon, Latr. lugubris, Fabr. Passaloecus, Shuck gracilis, Shuck Trypoxylonidae Trypoxylon, Latr. clavicerum, Lep. figulus, Linn. Gastrosericidae Diodontus, Curtis luperus, Shuck. Dinetus, Jur. pictus, Fabr. Philantidae Cerceris, Latr. albofasciata, Rossi arenaria, Linn. brutia, Costa (?) dorsalis, Dufour emarginata, Panzer Ferreri, V. d. L. funerea, Costa labiata, Fabr. moesta, De St. quadricineta, Panz. —R7- rybiensis, Linn. » v. sicana, De St. specularis, Costa Stefanii, André tuberculata, Villers Philantus, Fabr. coronatus, Fabr. septralis, Duft. Sieboldti, Dhlb. triangulum, Fabr. Bembecidae Bembex, Fabr. oculata, Jur. olivacea, Fabr. repanda, Latr. rostrata, Linn. sinuata, Pz. Nissonidae Stizus, Latr. bifasciatus, Jur. nigricornis, Duft. ruficornis, Latr. tridens, Fabr. villosus, Costa Nisson, Latr. 10-maculatus, Spin. maculatus, V. d. L. omissus, Dahlb. scalaris, Ill. spinosus, Latr. Hoplisus, Lep. coartatus, Spin. laticinetus, Lep. latifrons, Spin. pleuripunctatus, Costa punctulatus, V. d. L. punctuosus, Evers. quinquecinetus, Fabr. Arpactus, Jur. affinis, Dhlb. formosus, Jur. laevis, Lep. transiens, Costa Alyson, Jur. bimaculatum, Jur. Ratzburgi, Dhlb. Crabronidae, Dhlb. Orybelus, Latr. difficilis, Tour. latro, Oliv. 14-notatus, Oliv. Thyreopus, Lep. pterotus, Lep. Crossocerus, Lep. affinis, Lep. ambiguus, Dhlb. aphidium, Lep. auxius, Wesm. conager, Dahlb. elongatus, V. d. L. 4-maculatus, Spin. scutatus, Lep. transversalis, Shuk. Ceratocolus, Lep. alatus, Lep. vexillatus, Pz. Solenius, Lep. dives, Lep. fuscitarsis, Ks. pictus, Smit. punctatus, Lep. ‘rubicula, Duft. vagus, Pz. Crabro, Fabr. sulphuripes, Smith. validus, De St. Hoplocrabron, De St. marathroicus, De St. Diplopteridae Vespidae Vespa, Linn. crabro, Linn. germanica, Faor. orientalis, Fabr. Polistes, Latr. gallicus, Linn. Eumenidae Eumenes, Latr. arbustorum, Panz. pomiformis, Fabr. unguiculus, Villers. Rhygichium Spin. oculatum, S n. Odynerus, Latr. Abd-el-Kader, Sauss. alpestris, Sauss. bispinosus, Lep. calabricus, André chevrieranus, Sauss. consobrinus, Duf. crenatus, Lep. cruralis, Sauss. Dantici, Rossi delphinalis, Giraud De Stefani, André dubius, Sauss. fastidiosissimus, Sanss. femoratus, Sanss. ferrugineitarsis, De St. floricola, Sauss. gallicus, Sauss. graphicus, Sauss, helveticus, Sauss. insularis, André lobatus, André melanocephalus, Gmel, minutus, Fabr. parietum, Linn. parvulus, Lep. reniformis, Gml. rhodensis, Sauss. Roccellae, De St. rotundiventris,- Sauss. siculus, De St. similis, De St. simplex, Fabr. sulcatus, André tarsatus, Sauss. trinacriae, André variegatus, Fabr. Alastor, Lep. atropos, Lep. Formicidae Camponotidae Camponotus, Mayr. lateralis, Oliv. ligniperdus, Latr. micans, Nyl. pubescens, Fabr. Sicheli, Mayr. sylvaticus, Oliv. » v. aethiops, Latr. Colobopsis, Mavr. truncata, Mayr. Formica, Linn. fusea, Linn. sanguinea, Latr. Lusius, Fabr. alienus, Foerst. » v.alieno-brunneus, Forel. emarginatus, Olivier niger, Linn. Plagiolepis, Mayr. pygmaea, Latr. Dolichoderidae Liometopum, Mayr. microcephalum, Panz. Tapinoma, Focrst erraticum, Latr. Poneridae Amblyopone, Erich. impressifrons, Em. Ponera, Latr. contracta, Latr. ochracea, Mayr. punctatissima, Roger Myrmicidae Mirmecina, Curtis Latreillei, Curtis » v. sicula, And. Strongylognathus, Mayr. Huberi, Forel. Tetramorium, Mayr. caespitum, Linn. » v. semilaeve, And. Leptothorar, Mayr. angustulus, Nyl. Rottenbergi, Em. tuberum, Fabr. tuberum v. interruptus, Schn. » v. Nylanderi, Foerst. Temnothoraxe, Mayr. recedens, Nyl. Monomorium, Mayr. Abeillei, André Aphaenogaster, Mayr. barbara, Linn. pallida, Nyl. » v. Leveillei, Em. sardoa, Mayr. splendida, Roger v. subterra- neo-splendida, Em. structor, Latr. subterranea, Latr. testaceo-pilosa, Lucas » v. Semipolita, Nyl. Pheidole, Fabr. pallidula, Nyl. Solenopsis, West. fugax, Latr. orbula, Em. Cremastogaster, Lund. scutellaris, Oliv. » v. laestrigon, Em. sordidula, Nyl. Apidae Prosopidae Prosopîis, Fabr. angustata, Schk. annulata, Kirby armillata, Nyl. bifasciata, Jur. brevicornis Nyl. cly pearis, Schk confusa, Nyl. — 230 — cornuta, Smith. dilatata, Kirby excisa, Schk flavipes, Perez byalinata, Smith. lineolata, Schk picta, Smith. pictipes, Nyl. variegata, Fabr. Stelidae Stelis, Panz. breviuscula, Nyl. nasuta, Latr. pigmaea, Schk. Anthidium, Fabr. diadema, Latr. flavilabre, Latr. Fontanesii, Lep. Latreillei, Lep. lituratum, Latr. » v, scapulare, manicatum, Fabr. oblongatum, Latr. punctatum, Latr. rubiginosum, Lep. 7-dentatum, Latr. sticticum, Fabr. Nomadidae Megachile, Latr. apicalis, Spin. arcigera, Perez argentata, Fabr. centucularis, Linn. clavicrus, Dours. hymenae, Gerst. imbecilla, Gerst. maritima, Kirby Latr. meloleuca, Perez octo-signata, Nyl. sericans, Boy Caeliorys, Latr. afra, Lep. v. coronata, Foerst. aurolimbata, Foerst. erythropyga, Foerst, haemorrhoa, Foerst. macrura, Foerst. obtusa, Perez octodentata, Duf. tricuspidata, Foerst. Dioxis, Lep. pyrenaica, Lep. varipes, Perez Nomada, Fabr. agrestis, Fabr. cinnabarina, Mor. distinguenda, Mor. Fabriciana, Linn, femoralis, Mor. ferruginata, Kirby flavoguttata, Kirby fucata, Kirby fulvicornis, Fabr. fuscicornis, Nyl. Kohli, Schmd. leucosticta, Perez lineola, Panz. Manni, Mor. minuta, Fabr. nitidiventris, Perez nobilis, Sich. panurgina, Mor. parvula, De St. quadridens, Perez rubiginosa, Perez ruficornis, Fabr. Il Naturalista Siciliano, Anno XIV sexfasciata, Panz. succineta, Panz. tridentirostris, Dours. tripunctata, Mor. varia, Panz. ‘ Ammobates, Latr. carinatus, Mor. oraniensis, Lep. rufiventris, Latr. Epeolus, Latr. variegatus, Linn. Melectidae Crocisa. Jur. major, Mor. ramosa, Lep. tricuspis, Perez Melecta, Latr. armata, Panz. aterrima, Lep. grandis, Lep. plurinotata, Brul. Osmiidae Osmia, Panz. adunca, Latr. aurulenta, Panz. » v. Sicula, Perez bicolor, Schk, caementaria, Gerst. cornuta, Latr. cyanea, Fabr. ferruginea, Latr. fulviventris, Panz. gallarum, Spin. igneo-purpurea, Costa laticinceta, Perez Latreillei, Spin. leucomelana, Kirby ligurica, Mor. melanogastra, Spin. melanura, Mor. metallica, Luc. minuta, De St. Morawitzi, Gerst niveo-cincta, Perez. papaveris, Latr. pruinosa, Perez Solskyi, Mor. tricornis, Latr. versicolor, Latr. vidua, Gerst. . viridana, Mor. Lithurgus, Latr. chrysurus, Boy. tibialis, Mor. Chalicodoma, Lep. muraria, Fabr. Sicula, Rossi Heriades, Spin. campanularum, Spin. denticulata, Kirby Trypetes, Latr. rubicola, Perez truncorum, Schk. Andrenidae Colletes, Latr. Abeillei, Perez brevicornis, Perez Davesianus, Kirby fodiens, Fourec. frigidus, Perez infuscatus, Perez lacunatus, Dours. ligatus, Erich. picistigma, Thms. — 232 — succinetus, Linn, Lucasius, Dours clavipes, Dours Nomia, Latr. diversipes, Latr. ruficornis, Spin. Nomioides, Schk. costrictus, Perez minutissimus, Rossi Andrena, Fabr. aeneiventris, Mor. austriaca, Panz. bimaculata, Lep. Cetii, Schr. chrysopyga, Sehk. chrysoscelis, Kirby circinata, Dours clarkella, Kirby colletiformis, Mor. compia, Lep. convexiusenta, Kirb. deceptoria, Schmd. decipiens, Schk. dilecta, Moces dissidens, Schmd. distineta, Schk. distinguenda, Schk. dubitata, Sehk. flessae, Panz. floricola, Ev. Foscolombei, Sich. fulvago, Christ. fulvescens, Smith. fulvierus, Kirb. funebris, Panz. gilvifrons, Perez hattorfiana, Fabr, hypopolia, Perez impunctata, Perez labralis, Kirby Lepeletieri, Lucas . leucolippa, Spin. Lichtenstein, Perez Lojaconi, De St. lucens, Imh. megacephala, Smith. mitis, Perez morio, Brul. a emy collaris, Lep. nana, Nyl. nigro-aenea, Kirby nigro-cinerea, De St. nigro-olivacea, Dours nigro-viridula, Dours nitida, Fourc. nitidiuscula, Sehk nitidula, Perez oraniensis, Lep. Palumboi, De St. panurgina, De St. parvula, Kirb. pectoralis, Perez piceicornis, Dours pilipes, Fabr. pilosella, De St. propinqua, Schk. ranunculorum, Mor. rhyssonota, Perez rubiginosa, Dours ruficrus, Nvl. rufo-hispida, Dours sardoa, Lep. Schmiedeknechti, Magr. Schenki, Mor. scita, Ev. serolina, De St. — 233 — spectabilis, Smith. faraxaci, Gir. thoracica, Fabr. » v. assimilis, Rad. transitoria, Mor. truncatilabris, Mor. umbellatarum, Grib. ventricosa, Dours xanthura, Kirby Halictus, Latr. abdominalis, Lep. albipes, Fabr. albocinctus, Luc. bifasciatus, Brullé celadonius, Fabr. cocleatarsis, Dours cilindricus, Kirby fasciatus, Nyl. fulvocinetus, Lep. gemmeus, Dours. interruptus, Panz. leucopygus, Perez leucozonius, Schr. lineolatus, Lep. lucidulus, Schk. maculatus, Smith. major, Nyl. malachurus, Kirb, minutissimus, (sec. Perez in litt.) minutissimus, Nyl. minutus, Ratz. misellus, Perez morbillosus, Krichb. morio, Fabr. nitidiusculus, Kirby nitidus, Schk. Nvylanderi, Moraw. obovatus, Kirby ocraceo-vittatus, Dours opacus, Perez patellatus, Morw. pauxillus, Schk. platycestus, Dours politus, Schk. punctulatus, Kirby 4-cinetus, Fabr. 4-maculatus, Schk. 4-notatus, Kirby 4-strigatus, Latr. rubicundus, Christ. rugosulus, Perez scabiosae, Rossi scathopus, Kirby semipunctatus, Schk. sexcinctus, Fabr. sexnotatus, Kirby Smeathmanellus, Kirby subhirtus, Lep. vestitus, Lep. villosulus, Kirby vulpinus, Fabr. zonulus, Smith. Sphecodes, Latr. asper, Perez atro-hirtus, Perez brevicornis, Perez congulus, Hgs. ephippius, Linn. fuscipennis, Germ. Geoffrellus, Kirby gibbus, Linn. hispanicum, Sich. Pandellei, Perez pilifrons, Thuis puncticeps, Thuis reticulatus, Thoms rufescens, Faure subquadratus, Smith. Panurgidae Panurgus, Panz. calcaratus, Scop. Cavannae, Grib. dentipes, Lep. Dasypoda, Latr. canescens, De St. discincta, Rossi hirtipes, Fabr. nebrodensis, De St. plumipes, Latr. succincia, Fabr. Camptopoeum, Spin. frontalis, Fabr. Biareolina, Duf. neglecta, Duf. Xylocopidae Ceratina, Latr. albilabris, Jur. caerulea, Duf. chalcites, Germ. cucurbitina, Rossi cyanea, Kirby dentiventris, Gerst. egregia, Gerst. Xylocopa, Latr. cyanescens, Brul. valga, Gerst. violacea, Fabr. Melittidae Cilissa, Leach. melanura, Nyl. tricineta, Leach. Anthophoridae Eucera, Scop. chrysopus, Perez chrysopyga, Perez confusa, Krik. dubia, Sich. eucnemidea, Dours. longicornis, Fabr. nigrifacies, Lep. nigrilabris, Lep. nitidiventris, Mocs. obesa, Dours oraniensis, Lep. punctilabris, Lep. tomentosa, Dours. Tetralonia, Spin. antennata, Fabr. dentata, Klug. Julliani, Perez iricincta, Lep. Habropoda, Smith. ezonata, Smith. Anthophora, Latr. agama, Rad. albigena, Lep. atro-alba, Lep. calcarata, Lep. dispar, Lep. — 235 + ferruginea, Lep. intermedia, Lep. leucophaea, Perez nigrocineta, Lep. nigrocintula, .Dours. numida, Grib. pilipes, Lep. » v. pennata, Lep. quadricolor, Er. quadrifasciata, Dours. senescens, Lep. Smithii, Sich. Bombidae Bombus, Latr. agrorum, Fabr. alticola, Kriechb. hortorum, Linn.. lapidarius, Fabr. pratorum, lll. sylvarum, Linn. terrestris, Linn. Psithyrus, Lep. saltenm, Panz. vestalis, Lep. Apidae Apis, (auctor) mellifica, Linn. — 236 — TERZA NOTA SU TALUNE CONCHIGLIE MEDITERRANEE VIVENTI E FOSSILI pel March. Antonio De Gregorio Dopo la pubblicazione del mio lavoro « Studi su talune conch. medit. e foss.», mi è occorso di ritrovare delle forme nuove, ovvero di fare delle rettificazioni a determinazioni eseguite da altri e qualche volta anche da me stesso. È così che oltre a vari opuscoli sullo stesso sog- getto portanti altri titoli, ho pubblicato due note in questo Naturalista Siciliano. Siccome probabiimente essa sarà seguita da altre, ho creduto premettere al titolo la parola terza. Lo studio di confronto delle specie viventi nei nostri mari e fossili nel bacino mediterraneo e quello della affiliazione delle loro forme e va- rietà offre per così dire una sorgente inesauribile di nuove scoperte. Però conviene non protr. rne l’analisi oltre misura, perchè, dall’eccessivo fra- zionamento delle specie, immensa confusione ne sorge e non si hanno che risultati meramente negativi. Però condotto entro certi limiti e con stabili criteri, può esser fecondo di utili ritrovati e di lume nello studio atavico delle specie e nella circoscrizione e delimitazione naturale delle stesse. Conus Mediterraneus Hwas F.* Perierae De Greg. De Greg. Studi Conch. Medit. foss. e viv. p. 366. Recentemente ho avuto un--interessante esemplare di questa specie identico agli individui fossili da me già illustrati. Esso misura 56"" in lunghezza e 42"" in larghezza. Loc. Vivente nel Mediterraneo alla Barra. — 237 — Dolium galea L. (anomalia) Avendo avuto un esemplare di questa specie molto pesante, mentre che lo spessore della conchiglia non mostrava alcun incremento, esami nai attentamente l’ interno della conchiglia e osservai una curiosa ano- malia. Alla parte posteriore del labbro columellare, internamente, si os- serva una ipertrofia estraordinaria di esso; talchè viene a formarsi co- me una massa calcarea che segue quasi la spira, coverta da uno strato submadreperlaceo come il resto dell’ interno della conchiglia. Io credo che probabilmente tale estraordinario ispessimento fu causato da qualche frattura. L'individuo da me descritto pesa 585 grammi, mentre un altro individuo della stessa dimensione che io possiedo pesa 190 grammi. Pectunculus pilosus (Bon.) Poli (esemplari nordici) Ho avuto testè taluni esemplari di questa specie provenienti dai Mar- del Nord di Europa per mezzo del sig. Em. Deyrolle, l'esame dei quali mi convalida nelle conclusioni del mio articolo sul gen. P’ectunculus, cioè sulla impossibilità di separare specificamente quelli del Nord dai Medi- terranei. Tali esemplari sono quasi del tutto identici alla fig. 1, tav. 54 Bucquoy Dautzenberg Dollfus Moll. Rouss.) riferita da me al Dautzen- bergi. Devo osservare però che i detti autori dicono l'interno bianco, mentre nei nostri è lievemente macchiato diffusamente di una tinta vi- nacea, la quale bagnandosi si avviva un poco. Addippiù la scultura esterna di dense e fine strie raggianti si trova bensi in taluni individui del pilosus tipo, ma è più propria del Pectunculus frigidus De Greg. descritta nel- l'opuscolo citato. Differiscono da questo per la minore depressione del dorso. Pecten scabrellus Lamk. Var. Altavillensis De Greg. Lamarck An sans Vert.—Goldfuss Petr. Germ. pl. 95, f. 5. — Brocchi Conch. foss. med., pl. 16-17 (Ostrea dubia L.) Elegante varietà, che quando è giovane è munita di interstizi profondi, ornati di sottilissimi fili rari, regolari concentrici. Talora tali fili sor- — 238 — montano le coste che allora non sono più levigate. Diventando adulta le coste si fanno scariose e ciò per questo fatto : che i fili concentrici si trasformano in. lamelle concentriche, che diventano molto dense e serrate e erette e non si mantengono solo negli interstizi, ma sormon- tano le coste. Addippiù compaiono dei solchi raggianti non solo negli interstizi delle coste, ma sulle coste stesse, talchè queste paiono fascico- late. Ordinariamente per ciascuna costa decorrono cinque solchi di cui i due laterali sono più scariosi di quelli mediani. La diversità, o per meglio dire la detta trasformazione di ornamen- tazione, talora accade gradatamente, in guisa che guardando il dorso di una valva adulta esaminando la regione umbonale e la mediana si vede un continuo leggero mutamento. Talora invece si fa repentinamente; in tal caso resta sovente una specie di interruzione variciforme che de- nota l’antico margine della conchiglia; pare quasi che una conchiglia di diversa ornamentazione e di altra specie vi resti attaccata. Mantengo per tipo della varietà nostra gli individui in cui il cambiamento dell’or- namentazione avviene bruscamente. Loc. Altavilla. Var. bifidocostatus De Greg. Elegantissima varietà che si distingue dal tipo per avere le coste bi partite da un solco stretto e profondissimo , il quale fa parere le coste appaiate. Per tal carattere ricorda l’Ostrea discors Brocch. (Conch. sub. tav. 14, f. 13) = polimorphus Bronn var. (Coconi Moll. Parm. e Piac., p. 336). Var, partim imbricatus Wood. Ho descritto questa varietà nel mio lavoro « Sur quelques fossiles ter- tiaires de Malta. Essa si trova anco nel pliocene di Altavilla. I nostri individui corrispondono alla figura di Wood (Crag. Moll. tav. 6, f. 3). Axinus rostratus Pecchioli Var. Collastensis De Greg. Possiedo talune valve fossili dei colli Astesi che somigliano immensa- mente alla specie citata specialmente pel contorno e l’ esterno, anzi si identificano con l’ esemplare tipico figurato da Fontannes (Moll. Plioc. — 239 — Rhone, tav. 7, f. 4). Ne differiscono per il grande spessore della conchi- glia e per la mancanza della lunula, la quale si vede nella figura ci- tata. Plioc. coll. Astesi. Ostrea lamellosa Brocc. Var. perponderosa De (Greg. Nel pliocene di contrada Altavilla si rinviene tra le altre questa va- rietà, se però tale può nomarsi. Io l’ho voluto notare per la molta ana- logia che presenta con la Ostrea Roncaensis De Greg. dell’ eocene di Ronca. Io credo invero che quasi tutte le ostriche non dico del pliocene ma dell’intero terziario si possono considerare come ramificazioni di u- nico stipite. E tenendo conto delle immense varietà e forme dell’edulis L. o credo che si possa adottare questa come capo specie. Io credo che non vi sia specie così plastica e così duratura come questa. Io non mi meraviglierei punto se qualcuno volesse adottare il nome di O. edulis per tutte le specie di Ostriche viventi terziarie. La varietà da me ora nomata ha una forma ovoidale, con superficie poco lamellosa non digitata. Ciò che più la caratterizza è l'enorme svi- luppo in grossezza. Recentemente ne ho raccolto un esemplare che pesa quattro chilogrammi e mezzo. Tale varietà è molto vicina alle nostre supralamellosa. Ostrea edulis L. (esemplari viventi di Sardegna) Come ho avuto occasione di far più volte notare, è questa una delle principalissime specie mediterranee che si conserva ancora nello stadio plastico (v. prefazione del mio lavoro: Studi Conch. Medit.). I suoi ca- ratteri e la sua fisonomia cambiano non solo a secondo della latitudine, la zona di profondità, le condizioni dell'ambiente dei singoli paraggi, ma anche secondo lo sviluppo speciale di ogni individuo. Chi volesse descrivere minutamente tutte le forme sotto le quali si presenta, farebbe un lavoro immane e di pochissima anzi di nissuna pratica utilità. Però, avuto riguardo alla persistenza e relativa fissità di caratteri di certe forme in certi strati geologici (tale che può far sorgere spontanea Il Naturalista Siciliano Anno XIV 31 — 240 — l’idea di raffigurarvi una specie differente) giova in taluni casi porre in rassegna talune forme di passaggio o dirò anche anomalie sotto le quali l’edulis vivente si presenta, per così allacciare le diverse forme allo stesso stipite comune. È così che mi son deciso a far conoscere in varii miei opuscoli diverse forme dell’edu/is viventi nei nostri mari, ed è così che sono stato indotto a dare un occhio anche a delle forme viventi nel Me- diterraneo in plaghe dalle nostre discoste. Recentemente ebbi dal signor Arbanascih molte ostriche di Sardegna studiando le quali ho creduto meritevoli di menzione le forme e anomalie di seguito descritte. Var. Cyrnusi Pay. (Moll. Corse p. 79, tav. 3 f. 1-2), Caratterizzata dal- l’umbone eretto, il cardine molto sviluppato, e allungato conico, lungo quasi !/, dell'intero diametro umbono-ventrale. La var. Ce- prataei B. D. D. (Bouequoy Dautzenberg Moll, Rouss. tav. 6, f. 7-9) mi pare un sinonimo. Var. stentina Payr. (Moll. Corse p. 81, tav. 3, f. 6). Caratterizzata dai bordi della valva inferiore fortemente denticulati e ciò non per veri denti ma per ripiegature costali esterne. Questa varietà ha dimensioni minori della precedente. Var. subrectangularis De Greg.-Questa forma, di cui possiedo tre esem- plari, è caratterizzata dal margine cardinale largo, i margini an- teriori e posteriori subparalleli sovente finamente dentati e avvi- cinati uno all’ altro, sicchè il contorno di essa è subrettangolare a guisa di navicella. Var. sagittaeformis De Greg. — Dittferisce dalle precedenti nel cardine più angusto e stretto, È una forma intermedia tra la precedente e la seguente, Var. vulsellaeformis De Greg. — Molto stretta e oblunga, il diametro umbono-ventrale è tre volte più lungo del diametro antero po- steriore. I margini sono ravvicinati. Somiglia molto a una vulsel- la, specialmente la sua valva superiore che si scambierebbe. Var. biexpansa De Greg. — La valva inferiore ha due espansioni appen- dicolari: una al margine anteriore l’altra al margine posteriore. Il colorito interno è verde. Var. anomala De Greg. — La valva inferiore ha una sola diramazione laterale. Quel che più la caratterizza è l'avere l'impressione mu- scolare della valva superiore dupla cioè essa ha due impressioni muscolari una vicina all’altra separate da un solco. Var. lamellosa. Varietà che si unifica con la lamellosa Brocc. — È di Var. Var. Var. Var. — 241 — grande dimensione , foliacea lamellosa spessa. La valva inferiore è munita di pieghe accusate principalmente dalla sinuosità del bordo delle lamelle. Impressioni muscolari marcate, segnate di fa- sce rosse. pinnalis De Greg. — Foliacea, leggiera con cardine molto piccolo, parassitica sulla /énna nobilis L. armata De Greg. — Piccola conchiglia, tozza, solida, ornata di cin- que grosse coste erette con interstizi profondi, che talora produ- cono forti angolosità nel margine. Colorito esterno soventi rosso. punctodentata De Greg. Avente i margini punto sinuosi nè dentati ma ornati di minutissime e numerose pieghe non dipendenti dalle coste esterne. adriatica Lamk. (R. D. D. Moll. Rouss., tav. 2, f. 5-6) —Esemplari tipici identici alla figura di Dautzenberg. Ostrea edulis |. var. unifasciata De Greg. (ex colore) (esemplari viventi di Messina) Ho avuto testè sette esemplari foliacei, subcornei, depressi, di colorito vinaceo in taluni tendente al nero in altri al seppia, ornati di una fa- scia giallastra, la quale si diparte dall’umbone e raggiunge il bordo ven- trale. Il loro diametro è di quasi 60"". L'interno è bianco, però tutta la zona limitrofa al margine, manca dello strato madreperlaceo ed è in- vece cornea come la parte esterna. Somiglia alla mimetica De Greg. Un compagno del pescatore che me li vendette mi disse che erano state tolte dalla chiglia di una grossa barcaccia del porto di Messina ; ma ciò non mi fu dichiarato dal venditore. Chama gryphoides L. F.* mirepa De Greg. 1884. Studi Conch. Medit., p. 206. Ho avuto recentemente vari e belli esemplari fossili del Piemonte (Torrente Torino) che corrispondono perfettamente a quelli già da me descritti. — 242—- Chama lacernata (Lamk.) De Greg. Var. squamata Desh. 1884. Studi Conch. Medit., p. 207. Un esemplare estratto dal materiale detritico di un pozzo a Sperlinga presso Palermo della profondità di circa 50 metri, quindi del postplio- cene inferiore. Un altro dei colli Astesi. Chama Carolae De Greg. 18S4. Studi Conch. Medit., p. 208. Nel citato lavoro descrissi questa bella forma fossile del nostro post- pliocene. La Chama Nicolloni Dautzenberg (1892 Descr. d’une espèce de Chama des còtes océan. France, p. 133, f. 1-5) mi sembra affatto identica della Chama Carolae De Greg. Chama gryphoides L. Var. carolopsis De Greg. Recentemente ho avuto taluni esemplari viventi in Sardegna che a pri- ma vista paiono appartenere alla griphoîdes L. ma che invece sono ab- bastanza differenti per l’ornamentazione. Ritengo infatti come tipo della griphoides la figura di Boucquoy Dautzenberg Dolfuss (Moll. Rouss., tav. 10; f. 1-4). Ora nei nostri esemplari specialmente nella valva supe- riore (la libera) l’ornamentazione costa di grandi lamelle concentriche e- rette non laciniate, che somigliano moltissimo a quelle della Chama Carolae fossile. Loc. Vivente in Sardegna. Chama gryphina Lamk. 1884. De Greg. Studi Conch. Medit., p. 209. Rimando il lettore a quanto ho detto a proposito di questa specie nel citato lavoro. — Lamarck propose questo nome su esemplari fossili del Piemonte dandone pochissimi dettagli: ecco la sua definizione : Ch. testa sinistrorsa, imbricata; squamis valvae minoris inaequalibus, p'erisque adpressisi margine potius crenulato. Ora tali caratteri, non accompagnati da alcuna figura, non ci danno — 243 — criteri sufficienti per stabilire il tipo della specie. Chè se si voglia (co- me io credo conveniente) estenderne il senso includendovi le forme vi- venti nel mediterraneo, non si può però riconoscere alcuna di queste come tipo della specie Lamarckiana. Oltre alle forme già da me enu- merate, posso, fra i nuovi esemplari che ho tra mani, enumerare le se- guenti forme: F.a mediterranea De Greg. (Loc. cit., p. 210). Esemplari identici per forma e dimensione alla figura di Bucquoy Dautzenberg Dollfus (Moll. Rouss. tav. 50, f. 5-8) però ornati tanto nella valva supe- riore che inferiore di lamelle più numerose, foliacee, non costate. Gli esemplari che ho sono stati da me raccolti nelle nostre spiag- gie e sono alquanto erosi, ma di certa identificazione. Loc. Nostri mari. Var. costatula De Greg.—Negli interstizi delle lamelle della valva infe- riore si notano numerosi cordoncini raggianti, interrotti tra lamella e lamella e formanti quindi una specie di ingraticolato. Loc. Nostri mari, si raccoglie sulle spiagge. Var. cristatopsis De Greg. —La valva inferiore è ornata di lamelle va- rie erette, formanti grandi creste raggianti; il quale carattere è visibile nella fig. 5 del lavoro citato dei signori Bucquoy, Daut- zenberg, Dolltus. La valva superiore è ornata di lamelle larghe ma non cristate. Ha molta analogia con la gryphoides var. spon- gilla De Greg. ma è inversa e ha anche l’ornamentazione un po’ differente, ma molto analoga. Var. Barrensis De Greg. — Non posseggo che una sola valva superiore che è molto grande di un bel colorito rosso ornata di lamelle concentriche profondamente laciniate. Loc. Nostri mari alla Barra. Avicula tarentina Lam. Var. magna De Greg. Propongo questa varietà per un grande esemplare recentemente avuto dai mari di Messina. Somiglia ai grandi esemplari fossili di Ficarazzi (var. Ficarazzellensis) già da me descritti; ne differisce per essere ancor più obliqua. Il colorito è giallastro con zore raggianti vinacee. La parte posteriore è ornata di strie di accrescimento rade erette. Io non sono perfettamente sicuro della provenienza. Il pescatore da cui la comprai però la certifica. — 244 — DottGRIGGIO Sul rinvenimento di nuovi Crostacei macruri nei mari della Sicilia Fam. Acantephyridae Nel gennaio del 1893, visitando, secondo il mio solito, il mercato dei pesci di Palermo, mi fu offerto un bellissimo crostaceo macruro color rosso intenso, ritrovato in mezzo ad altri gamberi (Pandalus) provenienti dal mare di Augusta. Benchè l’ésemplare in parola fosse mutilato per la mancanza del ro- stro e di altre parti, e non fosse possibile una precisa determinazione, pure potei accertarmi che si trattava di specie assai importante e nuova, almeno per la Sicilia; all'uopo interessai vivamente i marinai a trovar- mene degli altri esemplari. Ma, per quanto si cercasse, in quell’ anno non se ne rinvennero più. Nel successivo 1894, e presso a poco nella. stessa epoca, ne ebbi altri due interi, meno le antenne e le antennule parzialmente rotte; un quarto esemplare ne ebbi infine nel gennaio di quest'anno 1895; quest’ultimo mancante pure del caratteristico rostro. Distratto da altre occupazioni, non ho potuto prima d'ora occuparmi di questi animali; però eccomi ora a dare brevemente notizia di essi. Dall'esame complessivo dei suddetti crostacei mi accorsi, con mia viva sorpresa, che si trattava di specie afflne all’esotico genere Oplophorus di M. Edw.; e, con sorpresa ancor maggiore, dovetti convincermi, che i miei crostacei appartenevano al genere Acanthephyra, non ancora a me noto del Mediterraneo, e che per di più essi non corrispondevano a nessuna delle specie finora descritte, fuori di questo mare. Solamente, per la for- ma generale e per le dimensioni, si avvicinavano alla A. armata, M. Edw. delle Antille, dalla quale differivano del resto, sia per l’armatura del rostro, sia, e sopratutto, per la presenza di un solco trasverso nel terzo posteriore del capotorace. Incerto, però, se dovessi ritenerla nuova, tentai altre ricerche, ed infatti trovai nei Compte Rendu de l’Ac. des sc., di Francia (9 giugno 1890) una comunicazione di S. A. il Principe di Monaco, nella quale era ricordata una Ac. pulchra, descritta dal Milne Edwards, presa colle nasse al largo di Monaco, in n. di 33 esemplari e — 245 — - da una profondità di 1650 metri, dallo stesso Principe. Ciò mi fece na- scere subito il sospetto che la mia specie potesse essere identica a quella di Monaco, e non avendo potuto trovarne la descrizione, scrissi diretta- mente al chiarissimo autore, per averne notizia, c gli comunicai, nel tempo stesso, la tavola, che avevo già fatto preparare insieme a un’al- tra specie, della quale dirò appresso. Il Milne Edwards gentilmente risposemi , confermando la mio suppo- sizione, cioè che riteneva identiche le Acanthephyra di Sicilia alla A. pul- chra da lui descritta nel Bollettino della Soc. Zool. di Francia ‘(1) della quale mi faceva avere anche il profilo anteriore del capotorace col ro- stro. Accertata così l'identità delle due forme, non mi restava che dare no- tizia del fatto. Ma, trattandosi di specie così interessante, non ancor fi- gurata e nuova pel nostro mare, ho creduto fosse utile darne la figura già preparata ed una più estesa descrizione, in aggiunta alla breve dia- gnosi datane dall’Illustre scienziato francese, Acanthephyra pulchra, A.M. Edw. (Tav. I, fig. 1,a-c e 1,6) A. corpore compresso. Rostro valido, valde ricurvo, supra sex, infra qua- tuor a sex dentato, apice acuminato, antennarum lamina quasi du- plo superante; antennula prima ad basim incrassata, secunda filifor- me; antenna multo longiore. Carapace supra sinuato; in tertia parte postica transverse sulcato, a latere leviter carinato. Abdomine magno, segmentis. 3°, 4°, 5°, 6° apice acuminato. Telson acuminato. Colore rubro. Monaco (Princ. di Monaco); Siciliae: Augustae (Riggio). Questa bella Acanthephyra, come ebbe a dirla l’illustre Milne Edwards, assegnandole il nome di pu/chra, si distingue assai bene da tutte le Acan- tefire fin qui conosciute, compresa VA. armata colla quale presenta una certa somiglianza, limitata però alla forma generale ed alla dimensione, come risulterà facilmente dalla seguente più dettagliata descrizione. Il corpo dell'animale è grande e compresso. Il capotorace, prolungato anteriormente in un rostro molto lungo e ri- curvo superiormente, presenta, nel suo terzo posteriore, un caratteristico solco trasversale, appena accennato nella regione mediana, più pronun- (1) Alph. Milne Edwards - Diagnose d’un crustacé macroure de la Mediterranée —Boll, Soc. Zool. France. Ann. 1890, 15° vol., p. 163 — 246 — ziato ai lati, il quale lascia distinguere nettamente la regione dei perio- meridi da quella dei cefalomeridi; questo solco si estende lateralmente e si arresta in corrispondenza di una cresta longitudinale ben marcata, che serve a far ben distinguere le altre regioni del cefalotorace. Al di là del solco, il profilo superiore del cefalotorace si rialza, for- mando come una gobba assai distinta e caratteristica, in corrispondenza della regione cardiaca. Del solco predetto non ho trovato alcun cenno nelle altre Acantefire descritte, e non lo trovo ricordato nemmeno nella descrizione data dal Milne Edwards della A. pulchra. Tale particolarità, devo confessare, mi aveva assai impressionato e in- dotto quasi alla creazione non solo di una novella specie, ma di un no- vello genere. La mancanza del solco è infatti caratteristica nella grande fam. Caridae, mentre diventa caratteristica la sua presenza nella fam. Astacidae. L'esistenza di questo carattere, probabilmente atavico, servi- rebbe forse a stabilire un legame filogenetico fra le due fam. Astacidae e Caridae? Dal canto mio, intanto, considerando la grande autorità del M. Ed- wards, al quale, come ho detto, comunicai la tavola, accennandogli an- che la presenza del solco, ho dovuto desistere da tale idea, avendomi egli scritto, che riteneva i miei individui identici alla sua A. pulchra. Però, ove si credesse di dover dare importanza a tale carattere, come io credo, per la costituzione di un nuovo genere o sottogenere, propor- rei per esso, e fin da ora, il nome di Acanthephyropsis. Il Rostro è molto lungo ed assai ricurvo superiormente, e presenta nel suo profilo superiore, e verso la sua base, 6 piccoli denti, dei quali ora uno (M. Edw.), ora due (Rig.) più grandetti si distaccano e restano equi- distanti fra loro, mentre gli altri, più avvicinati, formano una specie di gruppetto. Il margine inferiore del rostro è armato da quattro a sei denti secondo il Milne Edwards. Nei due esemplari di Augusta col rostro intero si trovavano quattro denti grossetti ed equidistanti fra loro. Alla base del rostro, intercalati coi denti posteriori, si trovano dei lunghi e fitti peli. Gli occhi sono piuttosto grandi, globosi, e sostenuti da un breve pe- duncolo rosso. Antennule doppie, sostenute da un grosso stipite; una, notevolmente ingrossata alla base, si assottiglia anteriormente; l’altra è filiforme e na- sce sulla porzione stipitale, alla base della prima. Nei miei esemplari e- rano rotte all'estremità, Se Le antenne, rotte in tutti gli esemplari avuti, evidentemente dovevano essere assai lunghe come in tutte le altre specie di Acanthephyra. Squamma antennale grande, larga alla base , ristretta alla estremità, dove termina con una punta acuta. Le mandibole (fig. 1,1), grandi ed allungate, si assottigiiano e terminane a punta nella parte posteriore. Dal lato interno, circa alla metà, si stacca un esile prolungamento filiforme allargato nella parte posteriore, e più lungo dell'intera mandibola. Il margine superiore interno è sinuato ed ar- mato con otto robusti denti. Al terzo superiore del margine esterno sta attaccato un breve palpo triarticolato. Primo paio di mascelle (fig. 1,2) gracili, allargate superiormente e prov- vedute alla parte inferiore di un breve palpo. Il loro margine superiore interno presenta 16 denti, disposti in due file di otto denti ciascuna, al- ternantisi fra loro. La fila esterna ha denti più grossetti. Secondo paio di mascelle (fig. 1,5) piccole, laminari, divise in due lobi fino alla metà, e col margine superiore irto di peli setolosi. Primo paio di piedimascelle (3° paio di mascelle) (fig. 1,4) larghe e la- minari, e col margine interno lungamente setoloso. Secondo paio di piedimascelle (4° paio di mascelle) (fig. 1,5) grandi, ap- piattite, composte di due articoli : l'articolo inferiore più lungo presenta una specie di frusta filiforme rivolta all’esterno; l'articolo superiore più corto, ma più largo, ha il margine interno provveduto di lunghe e fitte setole. Terzo paio di piedimascelle (5° paio di mascelle) (fig. 1,6) grandi ed al- lungate , allargate nel mezzo e provvedute alla base di una breve ap- pendice (exopodite) filiforme. Zampe toraciche 0 periopodi normali; le due prime paia brevemente chelate, le altre terminate da un semplice uncino; tutte poi sono prov- vedute di un breve e piuttosto gracile exopodite. Addome grande, compresso, carenato superiormente; le creste del 5°, 49, 5° e 6° segmento sono prolungate posteriormente in una punta acuta, che è più lunga nel 3° segmento, dove misura 2 mm. nel mio esemplare più grande; le altre punte decrescono successivamente nel 4° e nel 5°, ed aumentano di nuovo nel 6°. Il felson, ossia 7° segmento addominale, è larghetto alla base, decresce gradatamente alla estremità, e termina con una punta ottusetta all’estre- mità. Le appendici addominali 0 pleiopodi sono lunghe, ben sviluppate e prov- vedute di fitti peli ai margini. Quelle del primo paio hanno la lamina interna più corta. Il Naturalista Siciliano, Anno XIV 32 — 248— (ili uropodi o 6° paio di appendici addominali, sono più lunghi del telson e formano con esso una coda abbastanza lunga e ben sviluppata. Il colore, nei varî individui freschi era di un bel rosso-corallo, quasi uniforme. Solamente le squamme antennali e gli uropodi traevano leg- germente al gialliccio; il telson aveva l’estremità di color violetto scuro, e dello stesso colore erano i margini frangiati degli uropodi; però in ambo i margini nella lamina interna, e nel solo margine interno in quella esterna. Questa bella e vivace colorazione si perde assai presto e completa- mente nell’alcool. Però sono riuscito a conservarla quasi integra finora, nell'ultimo esemplare, tenendolo in una soluzione, che trovai raccoman- data nella Rivista di Scienze naturali di Siena (Dirett. Cav. Brogi), della quale riporto qui appresso la composizione. Iposolfito sodico... tea... en e08 Pa TI SIM i A I Cloruro ammonieo. . =... . » 76 AGO i A o a - 290 Si mescolano le due soluzioni e si aggiungono da 4 a 6 litri di alcool. È quasi un anno dacchè l’animale è immerso in questa soluzione, senza che esso si sia indurito, nè il colore alterato. Il modo come ho trovato i diversi individui di questa interessantissi- ma Acanthephyra, mi prova che la loro pesca dev'essere avvenuta, con tutta probabilità, ad una profondità non maggiore di 180 a 200 metri, quale è presso a poco la profondità alla quale vengono immerse le nasse colle quali si fa la pesca dei gamberi ad Augusta ed in altre località attorno alla Sicilia. Epperò, siccome le Acantefire sono animali essenzialmente riferibili alla fauna abissale, si deve necessariamente supporre, che almeno qual- che individuo di questa specie possa occasionalmente risalire a profon- dità minori, e restare talvolta impigliato nelle nasse destinate ad altri crostacei. L'averne poi trovato qualche individuo per tre anni di seguito, men- tre qualcuno è anche facile siasi smarrito (1), mostra ad un tempo, e la frequenza del caso, e la non rarità della specie nel mare di Augusta. (1) Dai rigattieri del mercato ho saputo che il primo dicembre di quest’ anno (1895) in una cesta di gamberi vi si trovava uno di quer crostacei; ma non si sa come, messo da parte per portarlo da me, fu smarrito, — 249 — Ed io son persuaso che dei dragaggi, opportunamente eseguiti nel no- stro mare, confermerebbero la mia supposizione, e mostrerebbero che lA. pulchra, pur vivendo normalmente a grande profondità, come l’ebbe a pescare S. A. il Principe di Monaco, pure colle nasse, al largo di Mo- naco, ma a profondità di 1650 metri, può avere una distribuzione bati- metrica, che nel Mediterraneo almeno, deve variare entro limiti assai estesi, cioè da circa 200 a 1650 metri (!). Altra conseguenza importante da dedursi dalla presenza delle Acan- thephyra nel Mediterraneo è quella che conferma e dimostra sempre più l'uniformità delle faune abissali, ed in ispecie quella dell’Atlantico e del Mediterraneo; il quale, secondo l'opinione di parecchi, si sarebbe di re- cente formato e separato dall’Atlantico, col quale ora comunica super- ficialmente per mezzo del canale di Gibilterra; mentre ne resta chiusa profondamente la comunicazione da un’ alta montagna, di cui gli scan- dagli svelano facilmente le cime. PROPORZIONE DEI DUE ESEMPLARI INTERI. Eunshema Wotale: 0. Me 0/0 ei nd 0; IT 0, 144 (?) » del cefalotorace compreso il rostro 0, 064 0,072 Larghezza » Li in De 0, 015 Epnehezzaodel rostro. vetta 4 30081 0, 041 (3) » OElladdometo . alt ei IO 0, 072 » della scaglia antennale . . . . 0,021 0, 022 » uchitelagmi ao. fo 310,011, 017 0, 018 » dedi upgpodieoe abete 0, 020 (continua) (1) Nei dragaggi per ricerche sulla fauna di mare profondo, non è raro il caso di e- semplari della medesima specie trovati a profondità notevolmente diverse. L’Acanthephyra sanguinea, W. Mason, è stata trovata, durante le esplorazioni dell’ Investigator nell’ O- ceano Indiano (1890-91) a profondità variabili di 738 a 1748 braccia, e precedentemente ne era stato dragato un g" a 490. (Ann. and. Mag. nat. hist. (VI) vol. 9, N. 53, mag- gio 1892). (2) Le misure sono date di due soli esemplari, perchè gli altri due sono mancanti del rostro. (3) Il rostro è stato misurato dalla sua estremità al margine anteriore della incava- tura orbitale del cefalotorace, considerata come punto di origine del rostro. — 250— Intorno un grande esemplare di Tridacna gigas Lamk PIÙ LUNGO DI UN METRO PROVENIENTE DALL’OCEANO INDIANO +++ Nella villa del sig. Giosuè Whitaker a Sperlinga, presso la via della Libertà a Palermo, ho recentemente esaminato due magnifici esemplari di una Tridacna, che mi paiono riferibili a questa specie. Essi furono testè acquistati dall’ottimo mio amico. Sono due valve di due esemplari giganteschi, pescati nel Pacifico. La maggiore ha un diametro antero- posteriore di circa un metro e venti centimetri. La Tridacna gigas è la conchiglia che raggiunge le maggiori dimensioni; ma io finora non a- vevo mai veduto esemplari così grandi. Lamarck dice che i più grandi esemplari pesano 500 libbre. Le valve che servono come fonti per acqua benedetta nella Chiesa di S. Sulpizio a Parigi, secondo Dillwyn e Lamarck furono regalate dalla Repubblica di Venezia a Francesco I°. Linneo (L. Gmelin, p. 3299) confuse col nome di Chama gigas specie dif- ferenti, ond’è che conviene piuttosto designarla con le iniziali di Lamarck (Lamarek,. An. 3, vert. .v. 6,.p.,105 — idem 3ed.;IF-v., 3, p. è Enc meth. tav. 2835, f. 1). Il D." Cox dice che i nativi delle isole Caroline usano far delle accette di sette o otto libbre con la porzione più spessa di questa conchiglia. Il capitano Cook narra che l’animale arriva a pe- sare 20 libbre ed è buono da mangiare. Ciò è anche riferito da Tryon (Struct. Syst. Conch.). Un mio amico viaggiatore mi raccontava che nelle isole Salomone le tridacne raggiungono grandi dimensioni, ond’è che gli abitanti se ne servono anche come bacinette da farvi fare il bagno ai bambini. I pe- scatori, quando è bassa marea, vanno in giro alle coste coralligene e quando scoprono le tridacne con le valve aperte, son pronti a colpire l’animale con una fiocina, in modo da poter sollevare la conchiglia im- — 251 — pedendo che le valve si richiudessero. Infatti il muscolo del legamento è così saldo che non usando tale espediente non si potrebbero più di- staccare le valve senza romperle. Sebbene si tratti di specie ben nota, io credo che non è sufficiente- mente studiata, perocchè ordinariamente dagli autori sono descritti e fi- gurati gli esemplari di piccola dimensione. Attaccata alla parte esterna della valva suddetta viè una bella ma- drepora che a me pare la //eliastrea stellulata Ellis Sol. sp. (Miln. Edw. v. 2, f. 473 Enc. Méth., tav. 486 f. 3-4). Tale corallario suole trovarsi nelle Indie occidentali. MarcH. A. DE GREGORIO, —_——_eo © Qeo_____ Fondo del mare dietro Monte Gallo qor 0 Alcuni pescatori, avendo gettato le reti nei paraggi di Monte Gallo, cioè a poche miglia da Palermo, in un sito relativamente profondo, stro- finando con esse il fondo che era non algoso ma libero, nel cavarle su, trovarono che erano tutte zeppe di ramificazioni coralloidee che porta- rono a me. Così ebbi molti bellissimi esemplari di Mi/epora truncata Lamk. (Lamarck, An. 5, vert. v. 2, p. 202. Ellis Sol. v. 7.—Enc. Meth, tav. 481, f. 2—Lamarck, An. 5, vert. v. 1, p. 261 — Delle Chiaie An. 3, vert. p. 40, tav. 33, f. 16-17). Siccome erano estratti allora dal mare, i rami erano rossastri. È una specie comune del mediterraneo, ma atteso la sua fragilità non si suole rinvenire che in frammenti. Del resto io ignoravo che qui presso esistesse un tale banco. Il prof. Zittel ascrive la famiglia delle milleporide tra gli idroidi (Hand. p. 287). Ai rami della detta specie in quistione sono attaccati vari brozoi di una grande ele- ganza, che non ho ancora studiato. La base dell’ arboscello è costituita — 252—. di un’'agglomerazione calcarea ricoverta da un’elegante vegetazione ros- sastra, cui sono attaccate frammenti di spugne. Mi giova a proposito ri- cordare che anni addietro il prof. Giglioli inviato dal governo per uno studio delle coste della Sicilia con una nave di guerra, mi dicea che e- splorando le profondità del mare della costa del Gallo e del Pellegrino vi scoverse un banco di spugne. Esaminando bene tale base vi ho tro- vato attaccate varie piccole conchiglie non comuni: Trochus erasperatus Penn.—Piccolo esemplare, screziato bianco e rosso. Pecten incomparabilis Risso—Esemplare roseo, avente una serie di punti neri sulla regione marginale. Pecten pusio L., var. bipurus De Greg., con le coste spinulose appaiate nella valva destra, lo che dipende dall’essere gl’interztizi alter- nanti, uno un pu’ maggiore, l’altro più stretto. Arca tetragona Poli var. A. DE GREGORIO. Intorno a un nuovo deposito quaternario terrestre Da un lavoratore mi sono stati portati testè taluni frammenti di fo- glie pietrificate. Egli mi disse di averli raccolti alla « portella di Piana dei Greci » e precisamente presso la grotta « Pinna di gaddina » che mi propongo appena è possibile di andare a visitare. Intanto mi pare utile far conoscere ciò , perocchè i depositi di foglie nel quaternario sono molto rare in Sicilia. Presso Palermo ne esiste un deposito a Buon Riposo. Le foglie, di cui sopra ho fatto cenno, mi pa- iono probabilmente di querce, ma non sono determinabili. A. DE GREGORIO ira — —=s nm Ragusa Enrico — Direttore resp. O RZ EER bAbAliAbI;DNNNWMY__yNyv_yvy” °<}y**%y**)”*!/;% ;y* *; + (menmmum-r____——m—m—m G.ADe Amicis - Foraminiferi plioc.di Bonfornello II Naturalista Siciliano -Anno XIV-Tav.1 ina .Torino - GADeAmicis dis. dal vero. ANNO XIV IL NATURALISTA SICILIANO lassi Fig.la ZA Ù > 1 Ae; Si SE 5 È ANNO XIV. OTT.-NOV. 1894 N. 1-2. n I vai _ IL NATURALISTA SICILIANO GIORNALE DI SCIENZE NATURALI SI PUBBLICA OGNI PRIMO DI MESE mo ABBONAMENTO ANNUAT"E E SI AE ni, Atei RP RE RR URTI DIE Ss TI PAnsttCOMPRESINELE UNIONE POSTALE Tia o I 1 OE EA a CLIMI ee i RINO Ra ESS, CE ped PNINUMEBOSRSEPARATO: SOON) FAVORE CS Di La e Men n md » SENZA TAVOLE. ... i GLI ABBONAMENTI COMINCERANNO DAL 1° DI OTTOBRE DI OGNI ANNO Indirizzare tutto ciò che riguarda I’ Amministrazione e Redazione al sig. ENRICO RAGUSA, in Palermo, Via Stabile N. 89. N È ; SOMMARIO DEI NUM. 1-2. _ 3 G. Riggio e T. De Stefani— Appunti e note di ornitologia siciliana (cont.). i T. De Stefani — Descrizione di alcune galle e catalogo dei Cinipidi trovati in d ; Sicilia (fine). è G. Del Guercio—Note ed osservazioni relative al Myzus Targionii Del G. A. De Gregorio — Coralli giuresi di Sicilia. A. Palumbo— Note di zoologia e botanica sulla plaga selinuntina (cont.) . F. Minà-Palumbo — Cenni bibliografici (cont.). Elenco dei socii ed Indice dei lavori originali contenuti nel volume XIII. ———_—r——=uT—t@is -da___ E E E PALEF.M(; Stabil. nto Tipogri: ‘0 Virzì 1894 ALLILIERETTI SUTUITUOLITEBRAITEFLUCKVOTIRTIRDIEDETKETOCKATEAREtKAERATRETKAKArEVIELEAHRATERINtILIIDIRILIARKAKIRIITITTITTEZIONIZ}CrOrABOrRAtIATIALILHATA ULTI TIT II VITE VELI VERTERTTELETI TRE TI TUTTE VITTI TV TITTI TIR KKV{ (TOS TCSTITITTRT(VESTOSTICITRKTTERKSCTARTTATIATTTATTTCTTATT(CKC{CKTSTICLI = = i _ _ = = = ta = = c_ _ —= _- z _ _ - = = _ i = i = _ CL) VILIIVILKTIVENILIBARENIKEREVIRAEIONINIVINIVLKKRBKIKARI LO ARIA NKRIA:; LISGLOLETISTRANIARILI VA RELLITInAne "(201 TRRLERERERERIALARERALIRIKITERII LELLA KELRILERBTELERIERIRLERR Ati bia AULELALITALIALIVKLEIALIALIALETANIFTARIRKALLEARIT AKA RELA KIBKAATI IITESELEITETAE È “Indirizzare tutto ciò che riguarda |’ Amministrazione e Redazione ZIIIETALET IATA LILLA ILESIERR IA TALI TETITAAT: SAUIUULCOLONITSAVIVAKBRGUDOIEOLOMNAAAMAAVAVAAROKTOTARMOGAVIATIVURIITOHTETODTONATVIVIVIIADSTUADAntaTIvIRKItMManDATtURALEOIR MALATA LIL IILLLLUIKIRRRTANIATItItAiAnit ns to = | n @ P - ESILE ERTERE IT TETTE ETTI VERTT TRES CER URRA CELTIUISTEETTLTEITTKORRERIVEVITUTERTI STE TTIKTEFLET ORTO LI VERRI CCP TIRVOFSU (CO CTELTVITCOKVCOVSOVLCFFIOSTORIVAVITITCOTAAtT, HIHAILHDS ANNO xiv. 8601 DICEMBRE 1894 N. 3. [L-NATURALISTA SIGILTANO GIORNALI DI SCIENZE NATURALI ——t-ee__ a tl ® 4 SIT PUBBLICA OGN: PRIMO DI MESE o ABBONAMENTO ANNUALE + IDALIA = acne Rea ce a PAESI COMPRESI: URI VE RIONE POSTALE! dd NO paint » Rea ALTRI PAESE. STES A E Ir N n Sdi gl UN NUMERO SEPARATO, CON Dan TATTO i » SENZA TAVOLE. .. i GLI ABBONAMENTI COMINCERANNO DAL 10 DI OTTOBRE DI OGNI ANNO al sig. ENRICO RAGUSA, in Palermo, Via Stabile N. 89. e: SOMMARIO DEL NUM. 3 E. R.— Un nuovo Tychius di Sicilia. C. Emery — Descrizione di una nuova Formica di Sicilia. G. Riggio e T. De Stefani—Appunti e note di ornitologia siciliana (cont.). L. Facciolà — Le metamorfosi del Conger balearicus (fine). PALERMO Stabilimento spsrafico Virzì 1894 _ : MITTLIOTITITITT,TIMATAMMRAAIA GA A IABARZIS EPA A SNAEAFIZGAR ARAN SANA lle ciienteRiaaPAMiAieoa GOES TR SIMIL IVINIYIINITIATTTVIAYYNfFT(MINFHMININBIRIAAIENERIREACIARIMACNGRARARRGGIRO AIA HILLS di + Una & ZITDERIRERARRE BRELERARERETETTITOARIVORONANIERILLOEKALKKLLLKLKKKKKKBRKBEr0Den0a n0&DaRaRaBE8&(0ÈRa8DaBgeDd&ggREgRg gna gRaBeRggRReRgRREREeRaRETEgERaÈERRERA®ERRE®EERERRARaARa(EdeRo I ANNO XIV. $0/ MARZO-APRILE 1895 N. 6-7. IL NATURALISTA SICILIANO GIORNALE DI SCIENZE NATURALI —__++t-e+__ SI PUBBLICA OGNt PRIMO DI MESE e ABBONAMEN'TO ANNUALE MRLIA Ae de n e i ASIA e e ene ed PAFSI COMPRESI NELL UNIONE POSFALE? 0.0 ie ne nd 18 d Oni e nn e e I E DARA ERO SEPARAFO CON FAVORE. 2 E 120 » SENZA. TAVOLE. .-. » 1 » GLI ABBONAMENTI COMINCERANNO DAL 1° DI OTTOBRE DI OGNI ANNO Indirizzare tutto ciò che riguarda |’ Amministrazione e Redazione al sig. ENRICO RAGUSA, in Palermo, Via Stabile N. 89. SOMMARIO DEI NUM. 6-7. G. A. De Amicis—/ Foraminiferi del pliocene inferiore di Bonfornello presso Termini-Imerese (Sicilia) con tavola (fine). G. Riggio e T. De Stefani—Appunti e note di ornitologia siciliana (cont.). T. D. — Necrologia. PALERMO Stabilimento Tipografico Virzì 1895 iii KW Fg Ly[v/vVT rr rrrrIrFKIKKWGWW$$$ $$, 6, 55 666556666 BJ i ( ( ( ({ C (Cso CITTÀ, STUNRINIIERINIALERITA DOVRRULEBEBIABIORITARARIGKARIRAGAVARATERTALTKROnARKREBERALILEKnIDERERRAEREEBERKGKKKKRanRRERRBEREELInKOtKnaRRREBERRELEnagsuaRBEBERvIDT(RaRReeRtEtigggaggagI (RATE —CCESEP-€ 1295 _ $601 . A uu Ki KE E JE 5 5 E hh... € C CT, , 0000 ANNO XIV. MAGGIO 1895 IL NATURALISTA SICILTANO GIORNALE DI SCIENZE NATURALI —_t9ee___ si 00 SI PUBBLICA OGN! PRIMO DI MESE eros ABBONAMENTO ANNUALE ITALIA cron; Ras elio Lo'esine Pa SD " - c ‘ ai pigra PACE SINNI RRA0 PAESIRCOMPRESINECICUNIONE POSTALE (0. pelo nti SN 1 I A I a nn a CDA» UNCRUGERO SEPARATO! GONSTAVOLE fer nn n 0 Dt 20 » SENZA TAVOLE. . . antico GLI ABBONAMENTI COMINCERANNO DAL 1° DI OTTOBRE DI OGNI ANNO Indirizzare tutto ciò che riguarda l’ Amministrazione e Redazione al sig. ENRICO RAGUSA, in Palermo, Via Stabile N. 89. SOMMARIO DEL NUM. 8. Joh. Prochàza — Dasytiscus Ragusae Proch., nov. sp. T. De Stefani e G. Riggio— Appunti e note di ornitologia siciliana (fine). -- Nota su l’albinismo di un pipistrello e sul melanismo di due rettili, F. Minà-Palumbo — Cenni bibliografici. PALERMO Stabilimento Tipografico Virzì 1895 iii gui gd KKKKKKKFéié«iéFé.—IiikéiKFK(é{ Ki.éiéiéiéi iii {Kg KO O COCO TE PUTCCTÀ IREILRETETTI iii iii FÉ” qu CC TTTtr.tTrTrTr{rTtT{TYtTtTTITiWENTTTrtTYTYPYTTNFreFAMi sj EAU PIERRE AREE pitinitse “U PEFITRERI LN ILISTUTFTFRTIFLERI ELFI PEFFATIERECFAVESTAFFICIRICI ORA CFPESTITISIISITCFI USCITI I NTATIVOSOILTKTTITUTSINTITITTITETTITItT LECEIETREZERI PUTLEFTUTTVTLTNTURTERCISKCIT II [TITTI TU CTVOICVUCOSSR TESO TCG(VOCTCOTICICILTITCIIOTOGGUTTUTO LI TUCK UTCITIGCUSR IAVICUIFOITO ZIFLIIERTELERL VELATIREELICEEREELTECETIERECTE ITITITICICICOCE@UITITCICICICICOCITIGIISCICCOCICICIVCOCOTIGCOCIFICITIICICUCLIGIOSITIGISIICICCICICC(TCOCITITIGCAGISTATITOÌ = IL | è È ANNO XIV. GIUGNO 1895 lE F (e IL NATURALISTA SICILIANO GIORNALE DI SCIENZE NATURALI —_i_es__—& SI PUBBLICA OGN PRIMO DI MESE —- ABBONAMENTO ANNUALE LTALDARIG3£ IALIA POE i PAESI COMPRESI NELL’UNIONE i POSTALE ROIO a SII RO lt ZARA e ALTRI PARSIV. e. BAD Ae OUR NS MINO SS Pel EE UNENUMEROSSEPARATO,. CONS'TAWOLE 0 1 ante e LL » SENZA TAVOLE... Ì » GLI ABBONAMENTI COMINCERANNO DAL 1° DI OTTOBRE DI OGNI ANNO Indirizzare tutto ciò che riguarda | Amministrazione e Redazione al sig. ENRICO RAGUSA, in Palermo, Via Stabile N. 89. " SOMMARIO DEL NUM. 9. E. Ragusa — Note sinonimiche. L. Facciolà — La prima forma larvata dell’ Anguilla vulgaris (cont.) A. De Gregorio — Fenomeni di adattamento di un albero di Ficus elastica e | di un altro di Ferdinandea eminens. T. De Stefani — Catalogo degl’imenotteri di Sicilia (cont.) PALERMO Stabilimento po grafico Virzì 1895 10 » 12 » 14 » 12-25 1 ARE iii iu GK QQ UU OY... VLELECKETELEREEREEELEEEREELOETRGKVKIKENRIVALERERUELEKKGRACELGLETELLEELERA BRE LRLAgRI STA LBRARRA ERI BRASEBOLARELIA ZIA EE DERRIRRERV TED INDI K ARR (KERI TELI COL do pe; ; * 4 : È ’ RA » pra È È Ù i i a E a “Uci it. ttt Tita ARRALPARAHRRRARKAANI HAARLTRAKAR IO = ra Ao - ANNO XIV. FRISbIOSSOSIO SETT 1895 N. 10-11-12 = i IL NATURALISTA SICILIANO _ 960 1 GIORNALE DI SCIENZE NATURALI SIT PUBBLICA OGNI PRIMO DI MESE EN ABBONAMENTO ANNUALE 7906 s 3 - ITALIA ì 1, È è Fi 5 = P, - pi stente To, 10 » PAESI comi WEBLIENIONE POSTALI I PR TOI eg ALTRI PARSC SR ZIA DIA ME LL eno Sirio E NOIRE: DIST Eaters EPARATO: CONSDAVORE: si i 25 » SENZA TAVOLE. .. +. bic kia GLI ABBONAMENTI COMINCERANNO DAL 1° DI OTTOBRE DI OGNI ANNO Indirizzare tutto ciò che riguarda l’ Amministrazione e Redazione al sig. ENRICO RAGUSA, in Palermo, Via Stabile N. 89. SOMMARIO DEI NUM. 10-11-12. A. De Gregorio — Appunti su talune conchiglie estramarine di Sicilia viventi e fossili, con la spiegazione della tavola dell’opera di Benoit. . Facciolà — La prima forma larvata dell’Anguilla vulgaris (fine). . Silvestri — Origine dell'organo copulativo dei Callipodidae. De Stefani — Catalogo degl’imenotteri di Sicilia (fine). . De Gregorio — Terza nota su talune conchiglie mediterranee viventi e fossili. . Riggio — Sul rinvenimento di nuovi Crostacei macruri nei mari della Si- cilia (con tavola) (cont.). . De Gregorio — Intorno un grande esemplare di Tridacna gigas Lamk. _ Fondo del mare dietro Monte Gallo. _ Intorno a un nuovo deposito quaternario terrestre. Elenco dei socii ed Indice dei lavori originali contenuti nel ‘volume XIV, sa nta — dò è ++>0-0 foo_____ PALERMO Stabilimento post afico Virzì 1895 SAULLFILICKLELITANERGKECERCGSECECCGCRONI ENO CGOOOGCOOCUERECgEGCOEGUECIOSTIALITT{RITAKARIVIAGKL{TK{KOLKKCKUNRREVELK(LLKK[K{{RRENAGRECILELEECEUTERLOGCOTI(LEGEG ERE LR RELALELIILKO LEE TRADE ELERERRALLLLELEEECERELI LIRE BERRERELE ERI BILI O IDEE BETA TIFO LIA EREBUI ALI VEGI TIE LLRNT AA TATARTÀ EIUTUCUTITTTTTUICIUITI(UCOCOTCISISICIGIUCCOCOTATAOSTTIS(COTNTCOCOOOSSCSCOTOTOTOOCOCOCOTOCOTUINSO(TIVICICOCICOTI TOT COTOTIIICIVICICCOCOCOOOCGCOCCUSTICIOTITCI(TITICCOTICI (STI VICITILO CULUTETTERTI VITTI UTI TER CERA LETCEREEETCEL,Ì dliiza più i SING fi ia SE aio PR 'AROS) ASIIIELIII