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1775

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FRANCESCO SENES

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ILTRIONFISMO

'RINCIPIIDI UNA NUOVA RELIGIONE DI UNA NUOVA SCIENZA DUNA NUOVA ARTE E DI UNA NUOVA PRATICA

ILTRIONFISMO È IL GRIDO DI RISCOSSA DA TUTTE LE FORME DI OPPRESSIONE SPIRITUALE, MORALE, SOCIALE È LA NOVELLA LUCE CHE ILLUMINERÀ LI UOMINI, EMANCIPANDOLI DA l PREGIUDIZI E LE CREKHZE TRADIZIONALI E RlVtLANDO A LORO ilSEtiSO VERODElMllft

p^S'TOTj.

MILANO-HOMA-NAPOLI

SOCIETÀ EDITRICE DANTE ALIGHIERI ALr,]llGlII, SE(iATI & C.

1922

^o^

FRANCESCO SENES

FRANCESCO SENES

Largo Impresa, 2 = Roma

IL TRIONFISMO

Principi! di una nuova religione, di una nuova scienza, di una nuova arte e di una nuova pratica

Esiste un nume che compie tutti i prodigi e che non è una fola ma una realtà, aleggiante ne le ore piene su tutte le fronti, imperso- nantesi a quando a quando nel grandi esemplari umani: il genio di nostra stirpe. Ne la sua inde- finita affermazione nel mondo, nel suo potere sublime noi crediamo^ in esso e soltanto in esso è ripo- sta la nostra fede.

COOPEKATIVA TIPOGRAFICA '< EGERIA » Via S. Giacomo, 26 (già Via Incarabili}

ROMA

PROPRIETÀ LETTERARIA DE L' AUTORE

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A MIO FRATELLO ANDREA

VALENTE MEDICO

E FERVIDO AMANTE DE LA SCIENZA

DEDICO

AFFETTUOSAMENTE

OPERE DE LO STESSO AUTORE:

Giordano Bruno: l'eroe del libero pensiero, tragedia

in 4 atti , L. 4

Il Nirvana : L'eden de l'oblio e de la dimenti- canza, tragedia di passione e di pen* siero in 3 atti > 5

I DISTRUTTORI : tragedie - in preparazione.

CASA EDITRICE « DANTE ALIGHIERI > ROMA Lungo Tevere Mellini, 33

Alcuni giudizi sul " TRIONFISMO

Ho letto col più grande interesse il vostro libro « Il Trionfismo ».

Voi siete veramente il creatore di una nuova filo- sofia e della religione dell'avvenire.

Con l'espressione della mia sincera ammirazione. Settembre, 1922,

Anatole Frange

Ho letto col più vivo interesse la vostra bella opera « Il Trionfismo » e tengo a esprimervi le mie vive e sin- cere felicitazioni.

Agosto, 1922

Camillo FLA\nL4RiON

Ho dato una scorsa al suo libro « Il Trionfismo » e sono rimasto lietamente colpito dal fatto che oggi vi sia chi, come lei, ha fede net trionfo del pensiero scien- tifico e positivo. Perciò la lodo per il concetto da cui prende le mosse, ma ritengo difficile fondare una reli- gione e portarla nella vita pratica.

Auguriamoci tempi migliori che i nostri posteri ve- dranno.

30 Marzo 1922

Prof. Enrico Morselli dell'Università di Genova

Ho scorso il suo u Trionfismo » e ne ho rilevato con simpatia lo spirito di indipendenza. Coi più cordiali saluti. Suo

27 Febbraio 1922

Enrico Ferri dell'Università di Roma

Ho letto u suo tempo il suo libro « 11 Trionfismo ». // suo punto di vista è molto interessante, ma si com- prende che è anche discutibile. Ad ogni modo è avvin- cente il calore col quale Ella difende la sua causa. 21 Agosto 1922

Prof. Giovanni Marchesini deiriìniversità di Padova

Caro Senes, Ho letto con vivissimo interesse il vostro libro « D Trionfi&mo » originalissimo.

Spero vedervi presto a Roma. Una calda stretta di mano.

F. T, Marinetti

INVITO

0 uomini, ascoltate il mio verbo che scaturisce da la mia coscienza e sgorga sincero da la mia bocca; o uomini, apparecchiatevi a sentire quanto la mia sapienza ha apprestato per voi, quanto le mie labbra proferiranno:

« Io sono l'annunziatore di una nuova religione, di una nuova scienza, di una nuova arte e di una nuova pratica nel mondo!

« Io sono il profeta del trionfismo su la terra !

«Udite!... udite!... udite!...».

Cosi avrei potuto cominciare il mio dire, usando il linguaggio solenne de li antichi sapienti.

iVIa io non voglio ingannare le vostre coscienze, adoperando espressioni ieratiche per abbagliare il vostro animo e il vostro intelletto.

Io vi dico semplicemente: o uomini ragionevoli e disposti al bene operare, ascoltate la parola di chi ama la verità ed essa vuole coraggiosamente pro- clamare !

Io non vi sollecito a ripudiare le vostre idee, a rinnegare la vostra fede, vi chiedo solo di vagliarle

IL TRrONFISMO

per stabilire se esse furono accolte dal vostro spirito dopo una matura e cosciente elaborazione del vostro raziocinio o non si siano piuttosto insinuate nel vostro animo ne li anni inconsci de l'infanzia e de la gio- vinezza, inavvertitamente.

O voi che siete in grado di assumere un atteggia- mento spirituale, o voi t^he avete raggiunto la pienezza del pensiero, sottoponete le vostre convinzioni e le vostre credenze a un severo e rigoroso esame.

E, allorquando ciò farete, io sono sicuro che, se molti di voi resteranno ne lo stesso opinare, molti altri si accosteranno a noi, con cuore forse trepido, ma invincibilmente conquistati, più che da la virtù de la nostra parola, da la forza e da la bontà de le idee e dei principii da noi professati.

Io non dirò cose mirabolanti, io mi riprometto sopratutto di mettere in evidenza quanto è forse in germe nel vostro animo, di chiarire nel vostro spi- rito ciò che ancora è a lo stato di nebulosa.

O uomini che avete il culto tenace e sincero de la verità, accogliete il nostro appello: armatevi di coraggio e interrogate con noi la vostra coscienza !

Roma, gennaio 1920.

Francesco Senes.

IL TRIONFISMO

Se si osserva attentamente la vita umana in tutte le sue manifestazioni non sarà diffìcile constatare come essa sia dominata da li stessi sentimenti e dai pregiudizi che informarono le civiltà passate.

Sembra quasi che l'umanità non abbia fatto un passo innanzi ne la via del progresso e de l'incivili- mento tanto è monotono il ripetersi de li stessi feno- meni psichico-sociali, il ricorrere de li stessi atteg- giamenti morali e spirituali.

Tutta la civiltà, nonostante i diversi travestimenti, le varie forme esteriori, è ispirata a un unico prin- cipio che noi chiamiamo col nome di « soggezio- nismo ».

Nel campo rehgioso, in quello scientifico, artistico, economico, politico, giuridico, morale, l'uomo è rap- presentato come un essere soggetto a forze superiori, a qualche potenza occulta o palese a la quale occorre Ineluttabilmente, invincibilmente sottostare.

Noi non andremo a stabilire particolareggiatamente le ragioni per cui l'uomo elesse ne la vita un simile stato di servitù. È forse questo suo soggiacere una necessità inesorabile o non piuttosto una residuale psichica, una condizione artificiosa sociale che ripete la sua origine dai tempi primitivi, quando ancora

12 IL TRIONFISMO

l'uomo credeva di essere realmente signoreggiato da potenze ultramondane, da esseri oscuri e misteriosi, da deità severe e terribili che bisognava propiziare con i sacrifizi, con i riti per ottenerne il favore e la protezione?

Questo atteggiamento umano, individuale e collet- tivo, ebbe le sue affermazioni in tutti i campi de l'attività e, assumendo diversi aspetti e lievemente trasformandosi, improntò di le civiltà e ha oggi il suo contrassegno caratteristico in tutte le manifesta- zioni del vivere civile.

Oggi come nel passato si crede a li dei e si è soggetti a la loro despotica volontà e trasfigurati ma sostanzialmente identici trionfano li stessi principii scientifici, le stesse idealità artistiche per cui l'uomo è raffigurato docile strumento di potenze oscure o di leggi fatali che lo incatenano a la vita come uno schiavo irredimibile: oggi come nel passato i mo- narchi, i demagoghi e le oligarchie, quasi avessero un mandato divino, imperano su le masse prone, e la società è pervasa da un'etica che, in forma più o meno ipocrita, predica la sommissione, il sacrifizio, la rinunzia.

Ci furono, è vero, nel corso de la storia, tentativi di emancipazione da queste condizioni di servitù materiale e spirituale, ma i nobili sforzi, li atti eroici, i gesti sublimi non trovarono un terreno adatto per riscuotere una visibile e durevole affermazione e la umanità, nonostante le manifestazioni politiche de le classi sociali più evolute, è ancora predominantemente improntata ne l'ambito de la pratica e del pensiero a lo spirito soggezionista.

IL TRIONFISMO

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Fino a quando durerà questo stato di cose? Fino a quando l'uomo crederà di essere piuttosto uno strumento cieco che un elemento attivo de la realtà'? Quando impugnerà egli la face de la vera libertà, il brando fiammante de l'indipendenza e del dominio?

Che cos'è il trìonfismo? È l'alTermazione al mas- simo grado de la personalità umana, è l'emancipa- zione de l'uomo da tutti i pregiudizi tradizionah che lo resero schiavo di idoli, di potenze, di divinità, di idee, di principii, di simboli e convenzionalismi che affievolirono la sua individualità, rattenendolo ne la credenza di essere soggetto a qualche cosa che fosse al di fuori e al di sopra di lui.

L'uomo è cittadino del mondo e orgogliosamente egli può asserire che ne la grande convivenza uni- versale de li esseri e de le cose la sun posizione è prevalentemente di dominio: ecco una verità preli- minare che è base de la concezione trionfìsta.

Non ci sono per noi potenze o divinità di cui nessuno ha mai saputo e potuto dimostrare l'esistenza

Nota : La concezione trionfìsta religiosa, scientifica, arti- stica, pratica sbocciò nel nostro spirito intorno ai 1900 e solo oggi presentandosi il momento opportuno, vogliamo in forma sintetica esporla al pubblico. Essa costituisce la base di un sistema di vedute molto ardito e invitiamo lutti quelli che possono farlo a manifestare pubblicamente o a inviarci un sereno giudizio su la nostra opera. F. Senes.

14 IL TRIONFISMO

c la convinzione assurda e insana che l'uomo sia sottoposto a la loro volontà non è altro che una re- siduale mistica del passato.

Nessun uomo benpensante e che, fino da la prima età, fu educato a lo studio severo de la scienza posi- tiva, può oggi credere a la bontà e a la sapienza di un dio che, potendo risparmiare, come ogni buon padre farebbe, le calamità e le miserie ai suoi figli, fa indifferentemente il bene e il male, è artefice di tutti i flagelli e le sciagure umane.

Ma a che addentrarsi nei labirinti de la credulità e discutere l'ingenua fede di coloro che presumono di essere in balia di potenze superiori o di divinità da la scienza moderna ormai annientate?

Più difficile a debellare è la credenza naturalistica, quella metafisica e astrattistica sostituitesi a la mi- stica e a la teista, e che considerano l'uomo soggetto a leggi eterne di natura, a una volontà cosmica, a principii assoluti, trascendentali.

È ancora l'atteggiamento primitivo che domina le coscienze; cambiando i nonii e le forme è rimasto identico il contenuto psicologico soggezionista.

Anzitutto non esiste per noi un concetto di vita universale. Ciò è una finzione intellettuale, è pura astrazione iperbolica de la mente. Per noi esistono solo le cose e li esseri, vale a dire, le parti di ciò che noi chiamiamo universo. In questo modo di con- siderare l'esistente sta il perno de la nostra conce- zione e del nostro orientamento. Noi abbiamo nozione di un determinato e limitato numero di cose che costituiscono il nostro particolare tutto, il quale è relativo a la nostra capacità intellettiva e di perce-

IL TRIONFISMO 15

zione ed è suscettibile di ampliamento a mano a mano che si accresce il nostro potere conoscitivo : ecco per- chè è non-finito. Il tutto come realtà assoluta e defi- nitiva ci sfugge ed è solo per necessità convenzionale <ii chiarezza e di brevità che noi adoperiamo espres- sioni astratte universali.

L'astrazione se fu, in un certo senso, valido mezzo di progresso spirituale, fu anche causa precipua di tutti i malintesi ed equivoci in cui caddero i sistemi filosofici del passato : essa è una forma religiosa del pensiero, è un atteggiamento mistico de l'intelletto umano. Non parliamo noi di un infinito, astrazione de le realtà particolari e di un'eternità, astrazione del loro trasformarsi, come se l'uno e l'altra abbiano un significato preciso mentre non l'hanno affatto e ad altro non servono queste due espressioni che per denotare un nostro stato di impotenza e di soggezione?

Fu per la via de le generalizzazioni che si arrivò a la concezione di un principio unico, di una legge universale, di una volontà cosmica che governa il mondo.

11 trionfismo invece è particolarista, si basa su le realtà percettibili e comprensibili e mai su le gene- ralizzazioni che si risolvono sempre in contemplazione panica, in imbelle rinunzia, in atteggiamento scettico e mistico del pensiero.

Solo il particolare è [vero come essere e come volere, il tutto immutabile, infinito, eterno, onnivo- lente, cioè come entità assoluta non è concepibile afferrabile da la mente umana.

Per noi non agiscono al di fuori e al di sopra de li oggetti potenze, deità, principii, leggi.

16 IL TRIONFISMO

volontà sovrane che regolano la vita universa; per noi fungono soltanto le parti ognuna de le quali, dotata di attività e di passività, ha un atteggiamento suo proprio nel grande concerto de la realtà.

Le leggi, quelle che noi convenzionalmente cosi chiamiamo, non sono sovrastanti a le cose ma sono l'orJentamènto armonizzante o disarmonizzante de le medesime, che non sono dominate da una forza su- periore ed estrinseca ad esse ma da un'energia in- trinseca agente e reagente.

La nostra conoscenza dunque è particolarista, vale a dire, relativa. Non ci sono leggi assolute che non possiamo comprendere, poiché per noi conoscere si- gnifica distinguere, individualizzare e l'assoluto esclude la distinzione, l'individualizzazione, sommergendo il pensiero nel torbido oceano de l'indecifrabile; e non esiste una volontà unica poiché come tale non sarebbe concepibile. L'idea di volontà non si può avere se non si hanno almeno due elementi; il volere implica l'esistenza di qualche altra cosa che ne é oggetto, ovvero l'esplicarsi di un'attività che mira a dominare o a respingere un'altra attività.

Impostato cosi il grandioso problema del conoscere e del valutare le cose, stabilito che quanto noi, con termine convenzionale, chiamiamo realtà altro non è se non un coesistere e coagire di particolari attivo- passivi, qual'e lo slato di cittadinanza de l'uomo ne la vita?

Anzitutto non dobbiamo porre l'uomo di fronte a l'imponderabile tutto.

Questo fu l'errore capitale del pensiero speculativo. Noi dobbiamo considerarlo come parte di una grande

IL TRIOXFISMO 17

famiglia di cose e di esseri, sorpassando su tutti i miti e li astrazionismi, e, se ciò facciamo, non sarà dif- ficile stabilire quale sia il suo stato civile nel mondo.

Chi non vede ora come le religioni e le filosofie tradizionali, inspirate ai vecchi principii mistici e de le generalizzazioni, arrivarono a fare di lui un vassallo di esseri soprannaturali, di dei, di leggi e volontà superiori?

Fu cosi che ne le grandi masse umane presiedette il sentimento de la soggezione e la vita dei popoli fu contrassegnata dal soggezionismo.

Secondo le concezioni spirituali predominanti, e sorvolando su i vaneggiamenti mistici d'ogni età, l'uomo è uno strumento inconscio de le leggi oscure de l'essere, soggiace a tutte le violenze e a li oltraggi de la natura che lo schiaccia con la morte.

Queste e consimili sono le visioni paurose a cui condusse l'atteggiamento intellettuale soggezionista.

Facendo il mostruoso e grossolano paragone de l'uomo con l'infinito, con la natura, è facile dimo- strare che egli non sia signore del mondo. Ciò sa- rebbe come conferirgli i poteri e li attributi de la onnipotente divinità.

Ma se, ripudiando le concezioni assolutistiche e le ormai assurde universalizzazioni naturalistiche, sim- boliche e formalistiche che sanno di barbaro misti- cismo, noi mettiamo l'uomo di fronte a li esseri e a le cose, se noi lo consideriamo parte fra le parti, allora non sarà disagevole constatare come la sua condizione sia piuttosto di dominio ed egli più che un soggiacente sia un trionfatore.

Trionfatore non nel senso che egli sia il re de

18 IL TRIONFISMO

l'universo o un essere eccezionalmente privilegiato, ma semplicemente in quanto, ne l'esplicazione de le sue facoltà e in mezzo a li elementi de la vita, egli è più attivo che passivo.

Che, se pure soccombe a forze superiori, se pure soggiace a la morte, non riesce egli a riprodursi, a rinascere con la sua prole? Non sopravvive quasi con le sue opere ne la memoria de li uomini?

Se l'umanità si è estesa su la terra, se l'uomo ha saputo creare civiltà, costrurre imperi e magnifica- mente imprimere la sua volontà in opere che sfidano i millenni, chi potrà mai dire che egli, ne la ridda de le cose e de li esseri, non sia un vincitore?

Forse che questi non si trasformano e non peri- scono? Che cosa c'è d'immutabile e d'immortale ne la realtà universa?

È dal chiaro rilievo di questa innegabile potenza de l'uomo che scaturisce spontaneamente la nostra dottrina, è da la constatazione del suo sia pure limi- tato prevalere ne la vita, che germoglia il trionfismo.

E, se questo è il suo vero stato di fatto, quale sarà il fine del suo vivere?

Stabilito fermamente che la sua conoscenza è re- lativa, che la sua condizione nel mondo è di attività e di passività, quali saranno le finalità cui dovrà ispirarsi ?

Poiché non c'è imo scopo preordinato da potenze o da leggi, poiché nessuna deità esiste o volontà co- smica che ne determini l'esistenza, quale potrà essere la norma regolatrice de la sua condotta se non quella di potenziare con tutti i mezzi di conquista la sua individualità, facendo assegnamento ne le sue stesse

IL TRIONFISMO 19

forze, nel proprio genio e in quello de la sua specie? Non è forse la conservazione e la valorizzazione de la propria vita l'impulso istintivo più potente di tutti li esseri \' Non è forse lo spandersi e l'avvantaggiarsi l'atteggiamento saliente di tutte le cose guidate come da un intimo potere?

Consolidare le energie di resistenza, allargare la cerchia dei propri domini, affermare al massimo grado la propria personalità in seno a l'esistente, per e per l'umanità: ecco lo scopo de l'uomo ne la vita.

Il trionfismo dunque è distruttore e costruttore a un tempo.

Ne l'ambito de la religione esclude ogni potenza, ogni divinità che stia al di fuori e al di sopra de le cose, non ammette una vita ultramondana, liconosce paradisi promessi. Combatte decisamente o2ni attegoiamento mistico tendente a menomare la libertà, la volontà e la personalità umana.

Secondo il trionfismo una sola potenza esiste per l'uomo, il suo genio e quello de la sua stirpe. In esso in esso soltanto egli potrà utilmente confidare.

Ai seducenti elisi, a le credenze mistiche ultrater- rene il trionfismo sostituisce le possibilità potenzia- trici e melioratrici de l'uomo che l'esperienza e la conoscenza consentono di accarezzare.

Ne l'affermazione indefinita de la specie, ne la speranza de le più belle conquiste, ne la fede de le

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più luminose vittorie del genio in grembo a l'esistente è riposta ogni idealità umana.

Nel terreno de la scienza il trionfìsmo non accoglie il concetto di una legge unica, di una volontà universale da le quali egli sia plasmato e dominato da apparire uno strumento passivo di esse, un essere in perpetuo stato di soggezione.

Per il trionfìsmo, non esistendo che le parti, ci6 che noi denominiamo volontà non è che il manife* starsi di esse in armonia e disarmonia fra di loro, in maniera più o meno estesa e duratura da costi- tuire fenomeni di regolarità e normalità che noi co- munemente chiamiamo leggi.

La volontà non è al di fuori e al di sopra de le parti, ma è a loro intrinseca e le leggi non sono che il coordinarsi de le volontà de le parti.

Cadono dunque tutte le costruzioni metafìsiche, le concezioni assolutistiche che mirano a ridurre a un unico principio tutte le leggi e tutti i fenomeni de l'universo e che ne guidano ne le nubilose regioni de l'incomprensibilità.

Il noumeno, l'inconoscibile, l'indistinto moderni sono altrettanto inconcepibili che le vecchie espres- sioni fato, dio, mistero e così pure tutti i termini trascendentali universalisti, infinito, essere, sostanza, idea e altri consimili, i quali adoperati in senso as- soluto non sono che oscuri miti e vuote astrazioni.

Il trionfìsmo^ è pertanto particolarista, volendo re- stare nel regno de la percettibilità e comprensibilità che attingono la loro consistenza da tutto ciò che cade sotto i nostri sensi ed è chiaramente inteso da la nostra mente, presentito dal nostro genio, e consi^

IL TRIONITISMO 21

dera puro vaniloquio, vacuo verbalismo, rettorica simbolistica la formulazione di principii astratti inaf- ferrabili da le nostre facoltà intellettive e intuitive, e che sono al di fuori di ogni possibilità di cono- scenza e di dominio umano.

Come manifestazione di arte combatte l'atteggiamento dolorista, tutta quella emotività sogge- zionista che ripete la sua orgine da lo stato schiavi- stico di terrore in cui versavano li uomini primi, i quali, ignari dei fenomeni naturali, concepirono a) di sopra di loro potenze e deità terribiU da le quali dipendeva la loro vita, il loro destino.

L'emozione, il sentimento che sta a base di ogni atteggiamento artistico è ancora oggi la soggezione paurosa, lo sgomento che incute il mistero, quella potenza oscura o divinità che si crede sovrasti a le cose, e ancora oggi li effetti più sicuri nel campo de l'arte si ottengono col fare intervenire forze occulte che stanno come in agguato e che hanno mirabile presa ne l'animo primitivo de la maggior parte de li uomini. Col cadere di tutte queste mostruose fole, di tutti questi terrori mistici anche il contenuto de l'arte sarà diverso. Esso consisterà ne la magnificazione de le cose belle che conferiscono pregio e splendore a la vita, ne l'esaltazione sistematica de la potenza de l'uomo, ne la glorificazione de la sua virtù intuitiva, conoscitiva e reahzzatrice. E l'emozione che la ispi* rerà tutta sarà la gioiosa fede, l'abbagliante speranza riposta ne l'affermazione diuturna del genio umano ne la compagine de la realtà.

Ne l'espHcazione pratica il trionfismo è addirittura rivoluzionario.

IL TRIONFISMO

Col cadere di tutti i pregiudizi religiosi, scientifici» artistici, vengono a soccombere altresì le menzogne convenzionali sa cui si erigono tutte le consuetudini civili, tutti i privilegi economici, politici, giuridici» morali.

Non esistono per noi ragioni particolari di nessun genere che possano giustificare le grandi ingiustizie sociali.

Non ci devono essere per volontà di potenze ul- tramondane o per efTetto di leggi superiori, inoppor- tunamente invocate, uomini che nuotano ne l'oro e uomini che languono ne la più squallida miseria; non è lecito che continuino a permanere cariche po- litiche, istituite in nome di un volere divino, di- ritti particolari per cui soltanto alcune caste o cate- gorie sociali possono esercitare speciali funzioni civili preminenti. È infine assurdo che li uomini sieno retti da dogmi i quali perpetuano le finzioni di un'etica autoritaria tradizionale che ne le consuetudini sociali pone il suggello di tutte le schiavitù e le soggezioni morali e spirituali.

Per il trionfìsmo non esiste che la personalità umana la quale deve sempre maggiormente affer- marsi; per esso tutti li nomini sono uguali in tutti i campi del consorzio civile.

Ne la convivenza sociale deve presiedere il criterio del valore, de la proporzione, de la giustizia e de la solidarietà in maniera che il progresso non sia vana e fittizia parola, ma si risolva in una sempre cre- scente potenziazione de li uomini come singoli e come collettività per maggior splendore de la civiltà umana.

RELIGIONE

Dove maggiormente appare e si manifesta lo spi- rito soggezionistico de l'uomo è nel campo religioso. La religione, come fino a oggi si esplicò, è, si può dire, il documento specifico che denunzia questo stato ancora primitivo de l'umanità.

Che cosa rappresenta essa, qual'è la sua funzione ne la vita?

E anzitutto che cos'è il sentimento religioso, come nacque ne l'animo umano?

Stando a la comune opinione, diverse sarebbero le cause che lavrebbero generato, ma secondo il no- stro modo di vedere esso germogliò ne l'animo de l'uomo con l'originarsi de la credenza che qualche cosa esistesse al di sopra di lui, che egli fosse in stato di dipendenza da qualche potere che gli sovra- stasse.

Li uomini primitivi non potendosi render conto dei fenomeni de la natura, quali, per esempio, quelli celesti che talvolta sbigottivano il loro animo, come la caduta del fulmine, lo scrosciare del tuono; non riuscendo a spiegare i fenomeni del sonno, durante il qifale credevano di vedere li spiriti dei defunti, im- maginarono che ci dovesse essere un'altra vita e il mondo fosse governato da potenze superiori che bi- sognava servire e propiziare.

26 IL TRIONFISMO

Da queste ingenue credenze e da altre analoghe sorse l'idea de la divinità che fin dai primordi de la civiltà incombe su l'uomo il quale, trepido e im- belle, abdicando al proprio potere e a la propria in- dipendenza, si assoggettò al suo dominio.

Chi potrebbe ridire le forme e le significazioni che essa assunse durante i secoli nei diversi popoli?

Dal culto dei feticci, de li idoli e de le potenze in genere si passò a la credenza politeista e infine a la concezione del dio unico creatore e reggitore de l'universo.

La scienza fece mirabili sforzi per insinuare ne le coscienze che non è possibile dimostrarne l'esistenza ciò nonostante il culto de la divinità è ancora molto diffuso nel mondo.

Come si spiega il suo perdurare ?

Varie sono le ragioni del persistere di questo sen- timento religioso tradizionale, ma due sopratutto fanno sL che esso sia tenacemente radicato ne l'animo umano.

La prima è che non si cancella facilmente una credenza consolidatasi, fin da le più remote origini de la civiltà, ne la coscienza e nei costumi de li uomini; la seconda è che troppe ingiustizie si com- piono ancora a danno de la maggior parte de l'uma- nità ed essa si illude e confida che possano essere sanate e rivendicate in un'altra vita da la divinità giusta e buona.

L'uomo civile moderno crede ancora in questa perchè in lui ripalpita quel sentimento di soggezione a le misteriose potenze ultramondane che fu vivo e diffuso nei popoli primordiali de la terra ; in lui,

IL TRIONFISMO

27

specialmente nei momenti di difficoltà ne le aspre e diffìcili lotte per l'esistenza, risorge quel bisogno di protezione che fu profondamente sentito da li uomini de le prische età, quando la vita umana era ancora sopraffatta da le brutali violenze de la natura.

Grande parte de le manifestazioni de l'attuale ci- { viltà ci parla altresì de la divinità. A suscitare il suo culto contribuiscono le consuetudini civili, i riti re- ligiosi e l'arte stessa imbevuta di misticismo. Ed esso è sopratutto tenuto vivo da quell'elemento de la so- cietà che ha l'interesse istintivo e meditato di ali- mentarlo per potere agevolmente esercitare il suo dominio su le folle ignare. Ma questa credenza ne la divinità protettrice e rivendicatrice dovrà soccombere con l'assorgere de l'astro de la vera scienza che illu- minerà li animi e le menti de li uomini 1 quali non potranno più confidare in un dio che, essendo onni- potente e supremamente buono, perpetua ne la vita il male, in un dio di cui, qualunque sia la sua mis sione nel mondo, nessuno ci ha mai potuto dimo- strare l'esistenza.

La scienza moderna credendo di abbattere defini- tivamente il tradizionale misticismo proclamò che al culto de la divinità si dovesse sostituire quello de la na- tura. Veramente l'atteggiamento naturalistico de l'uomo non è solo de la nostra età poiché si manifestò durante i secoH fin da la più remota antichità; ma col trion-

28 IL TRIONFISMO

fare del sistema sperimentale e de l'attività empirica, col fiorire de le scienze positive si affermò macrajor- mente e oggi più che mai si invoca il ritorno a la natura.

Con ciò, dicono i novelli apostoli de la scienza, non morrà la religione, che anzi, quanto più profondamente noi riusciremo a scandagliare i misteri de la natura, tanto più forte sorgerà in noi il sentimento di dipen- denza di fronte a l'universo, ed esso sentimento non si esplicherà in preghiere insulse e in atti di cieca adorazione diretti a chiedere aiuto a le leggi eterne, ma ci innalzerà a la contemplazione serena de le opere sublimi e de le meraviglie de l'infinito.

Ed ecco come il pregiudizio tradizionale de la sommissione de l'uomo a la divinità soprivvvive tra- vestito sotto forma di soggezione de l'uomo a la natura.

Per noi questa, come espressione assolutistica, astratta o ha una significazione vaga convenzionale, vale a dire è V insieme de le cose e de li esseri, o è una creazione mistica de la mente umana. Quando si dice: l'uomo dipende da le leggi di natura, non si fa che esprimere un sentimento di dedizione analogo a quello che l'uomo nutriva in cospetto a la divi- nità.

La natura onnipotente e onnivolente viene cosi a subentrare ad essa con stessi attributi e la mede- sima funzione.

L'universo, come entità assoluta, non lo conosciamo ne come essere come volere. Sappiamo noi qual- che cosa de la infinita potenza de la natura più di

IL TRIONFISMO 29

quanto de la infinita potenza de la divinità'? Qual'è la sua volontà ? dove essa conduce ?

Secondo la nostra dottrina, come dicemmo altrove, non esistono leggi universali e una volontà cosmica ma soltanto le cose e li esseri con le loro attività e passività, e li uomini non sono prole del tutto, come non sono figli del dio, ma hanno una esistenza loro propria, simile a quella de li altri particolari che non sono creature di una potenza loro sovrastante o di- vina o naturale ma, a lo stato di interdipendenza, esplicano la loro attività e volontà, trasformandosi indefinitamente e dando luogo ad altre entità come essi ebbero origine dal trasmutarsi di precedenti par- ticolari.

La contemplazione serena e il culto de la natura adunque non ingenerano, ne Tanimo di coloro che credono a la sua assoluta onnipotenza, se non un sentimento di soggezione per nulla differente da quello verso la divinità. Esso rende l'uomo schiavo di leggi fatali e di una volontà cosmica ineluttabile come quella del fato e soverchiante come quella del dio.

A fianco di un aslrazionismo naturalistico c'è un astrazionismo mentale puro, un simbolismo trascen- dentale che, secondo noi, non è che una forma di credenza ne rinconcepil)ile, ovvero un misticismo

formalistico del linguaggio.

30 IL TRIONFISMO

Tale è l'attività idealistica e razionale di quelle filosofie che pog<JÌano le loro teoriche su espressioni mitiche, su parole astratte che non sono afferrabili da la mente umana poiché, come altrettanti dogmi, " sono collocate ol di sopra di ogni analisi, ed essendo assolute non hanno alcun termine di paragone, vale a dire non sono distinguibili e quindi non compren- sibili.

Quando si parla di idea, di essere, di sostanza, di , essenza, di noumeno, di inconoscibile, come elementi assoluti e trascendentali, che significato possono essi avere per noi se hanno tagliato i ponti con tutto ciò che è relativo? Come possiamo intenderli se, in quanto assoluti, non consentono di essere paragonati a nessun altro oggetto e quindi non sono passibili di distinzione, se, in quanto trascendentali, superano le nostre facoltà conoscitive ?

Poiché con l'intelletto non possiamo arrivare a comprenderli, non resta che credere in essi.

C'è dunque una credenza ne l'assoluto, una vera e propria religione de l'astratto e del trascendentale.

E in che cosa si risolve essa? In una forma di soggezione, poiché questi assoluti, questi astratti e tra. scendentali, a volta a volta, dominano tutte le realtà, sono l'anima di tutti i particolari, hanno le stesse virtù taumaturgiche e prodigiose del buon dio, da cui in nient'altro differiscono se non ne l'espressione verbale.

Ed è così che l'uomo, dopo essersi reso schiavo de la divinità e de la natura, diventa umile vassallo de le chimere simboliche e dei fantasmi de l'astra-

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zione i quali agiscono sul suo spirito e su la sua vita a lo stesso modo che le due prime.

Dietro di loro egli vuota la sua personalità, cerca di annientarsi, riducendosi a contemplare sterili for- mule che splendono al suo sguardo come li orizzonti sirtici a li occhi attoniti de li anacoreti ; dietro di essi egli abbandona il terreno de la realtà per ren- dersi prigioniero di fatui principii che hanno i ba- gliori di verità supreme a le quali occorre supina- mente uniformarsi e sottostare.

Se è vana la credenza ne la divinità la di cui esi- stenza è indimostrabile, se l'uomo non potrà avere il culto de la natura come realtà e potenza assoluta, essendo come tale inafferrabile, potrà esser pago de le astrazioni pure e dei trascendentalismi, forme evanescenti, larve ingannevoli de la mente, in che cosa potrà egli confidare, quale sarà la sua religione?

Per noi, come già dicemmo, una sola realtà esiste, quella dei particolari, al di sopra dei quali non si può parlare che di possibilità.

Queste ultime sono le uniche credenze che pos- siamo coltivare.

Si suol dire: la religione è il culto del mistero, il culto di qualche cosa che ci sfugge, che sovrasta il nostro intelletto, le nostre facoltà mentali. Ma che cos'è il mistero ? Se questa parola deve avere un si- gnificato, quale può essere ? Esso non è fuori di noi

32 IL TRIONFISMO

come qualche cosa che incomba sul nostro capo. Per noi esso non è altro che un rapporto fra l'uomo e l'universo a lo stato potenziale.

Poiclìc insieme con noi anche le cose si trasfor- mano, il nostro rapporto con esse sarà sempre di- verso: ed ecco come, a poco a poco, dai nostri con- tinui contatti col tutto emergono fenomeni nuovi che prima di essere da noi conosciuti erano « mistero ». Sono i cambiamenti de le nostre relazioni con le cose che ci fanno prevedere altri mutamenti, cioè possibilità le quali, essendo ancora ignorate, ricevono la denominazione vaga di mistero.

Questo adunque per noi è rappi esentato da le in- finite possibilità, oggi a lo stato latente, che domani, nel tempo, saranno realtà. K la religione altro non è se non un atteggiamento de l'uomo di fronte al mi- stero, cioè a le possibilità. I popoli primitivi, igno- rando le cause de li elementari fenomeni fisici, erano sorpresi dei fatti atmosferici e spesso terrorizzati da le contrarietà de la natura e immaginarono l'esistenza di superiori potenze occulte. Da ciò il sentimento di soggezione e di paura davanti al mistero, al di sopra del quale erano questi esseri fantastici. E l'attuale sentimento religioso, la paura de l'ignoto, l'atteggia- mento di dipendenza in cospetto a l'enigma de l'uni- verso non sono che residuali ereditarie di antichi pregiudizi, non sono che una lontana eco del panico prisco.

Per noi invece il mistero non essendo altro che possibilità di rapporti fra l'uomo e le cose universali^ e poiché queste possibilità fanno intravedere meravi- gliose conquiste, (e a ciò credere siamo indotti dat

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l'esperienza de la storia che fu una continua affer- mazione umana) l'atteggiamento nostro di fronte ad esse possibilità non può essere che di aspettazione benevola, di curiosità scientifica, di desiderio di ascen- sione e di potenziazione.

Può il pensiero de la morte e de l'annientamento ottenebrare questo vittorioso atteggiamgnto de l'uomo?

Caduto il pregiudizio che esista un dio onnipo- tente ed eterno, creatore e ordinatore de l'universo, vengono a soccombere tutte le altre mirifiche cre- denze, che l'uomo cioè sia dotato di un'anima im- mortale che, dopo essersi liberata da le spoglie cor- porali, attinga la perfezione ne le beatitudini celesti o precipiti, a suprema infamia, nei baratri infernali.

Non c'è una sopravvivenza de la specifica psiche umana, non c'è una vita ultramondana un luogo edenico o un pauroso èrebo.

L'uomo ha un destino analogo a quello di tutti li altri esseri : nasce, vive, muore, cioè si trasforma, dando luogo, come particolare, ad altri particolari. Chi può dimostrare che egli sia un essere privilegiato e a la sua anima sia concesso il dono de l' immor- talità ?

In questo livellamento generale quindi a l'uomo non rimane che accettare virilmente la realtà quale essa è, buona e cattiva, e a lui non resta che il su- premo compito di affermare la sua individualità com- battendo eroicamente tutte le battaglie e coltivando con la virtù del suo genio le possibilità melioratrici ne la fede di rendere più bella, più ricca, più piena la sua esistenza.

34 IL TRIONFISMO

Culto del mistero non può significare che il temere o lo sperare di fronte ad esso, cioè a le possibilità.

Le religioni tradizionali furono e sono improntate al sentimento de la soggezione e de la paura davanti al mistero incombente.

Il trionfismo, dimostrando come la sorte de l'uomo sia affine a quella de li altri esseri e che al di sopra di lui non ci sono misteriose forze o divinità ostili, ma solo radiose possibilità, è ispirato al sentimento de la speranza fiduciosa in una sempre più vasta e più alta affermazione umana.

Abbiamo detto che oltre la nostra conoscenza e i nostri rapporti attuali con le cose e li esseri non ci sono che possibilità ; ma quale potere riuscirà a rive- larle, in che dovremo noi confidare per conseguirle?

E ne li ardui cimenti de la vita, se non è con- sentito credere in un dio implorare l'intervento di una potenza protettrice ultraumana, chi potremo noi invocare ?

Ebbene, o uomini che avete una religione e una fede e che privi de Tuna e de l'altra non potete ri- manere, esiste un nume tutelare de l'umanità, esiste una divinità sempre giovane e sempre risorgente, una potenza a cui voi fiduciosi potrete utilmente rivol- gervi: il genio de la specie.

Esso non è un essere immaginario, un dio fal- lace, un ente incomprensibile e misterioso. Esso è

IL TRIOXFISMO 35

un personaggio vero che rapi l'energia a li elementi e la imprigionò ne la pila, che con le sue lenti vi- gili scrutò le stelle e ne stabilì i moti, che col suo meraviglioso potere abolisce le distanze, soggioga i venti, domina i mari e con le sue creazioni artistiche inebria e innalza la mente umana, esalta la vita, le- nisce tutte le miserie.

In questa potenza prodigiosa noi crediamo, in essa e soltanto in essa è riposta la nostra fede.

Al culto del dio, che è al di sopra e al di fuori di noi, sostituiamo il culto del dio che è in noi, cioè del nostro genio : al culto de le potenze naturalistiche che sovrastano la volontà de l'uomo o di entità astratte e trascendentali che soverchiano la sua intel- ligenza noi sostituiamo il culto del genio de la specie che si impersonò ne li esemplari umani, che abita ne la nostra carne e che ogni si afferma nel mondo con portentose rivelazioni, con scoperte su- blimi, con splendide conquiste scientifiche e abba- glianti opere d'arte.

Nel parlare de le possibilità abbiamo voluto rap- presentarle come qualche cosa di estrinseco a l'uomo per meglio chiarire il nostro atteggiamento : ebbene, esse non sono fuori di noi ma nel potere di conqui- sta e di dominio del nostro genio e di quello de l'uman genere. Ad esso è affidata l'intuizione, l'inda- gine, la formulazione di tutte le possibilità che asse- condano l'elevamento umano, ad esso, veggente e fattivo, il compito di individuarle, di scrutarle e di tradurle in vive e palpitanti realtà.

Non le potenze occulte, o il dio inconcepibile, o la coorte imbelle dei santi hanno guidato l'umanità

36 IL TRIONFISMO

a le attuali luminose altezze, ma il genio de la stirpe il quale ha compiuto veramente tutti i prodigi, fu l'artefice superbo di ogni progresso civile.

Ad esso noi dobbiamo rivolgerci non per chiedere supinamente aiuto e soccorso con stolte e vane pre- ghiere, ma per ispirarci, ed esso dobbiamo cercare in noi stessi, e se una religione dobbiamo avere, se una fede possiamo nutrire, è nel genio umano e nel nostro genio che noi dobbiamo credere e confidare.

È la fiducia ne le proprie virtù intellettuali e morali che noi vogliamo instillare a l'uomo, è il sentimento de la forza, del coraggio e de la combat- tività che intendiamo infondergli.

Dopo il fatuo, millenario culto di potenze pro- tettrici o de la natura come entità assoluta sopra- stante e de li indecifrabili e inutili simboli e astrat- tismi, egli dovrà tornare a stesso, chiudendo così il ciclo de le futili peregrinazioni mistiche dietro le chimere de l'ai di e i fantasmi incoercibili de l'ani- mo e de lo spirito.

Uno è lo scopo supremo de la nostra vita : colti- vare come fulgidi ideali tutte le possibibità che afi"er- mano la potenza umana nel mondo e riporre la nostra fede nel genio di nostra schiatta, unica forza capace di intuirle e di realizzarle.

Questa è tutta la nostra religione.

Solo nel genio de la stirpe noi crediamo e confi- diamo e a sua glorificazione, come i nostri padri a le loro divinità, noi erigeremo altari e costruiremo templi in cui celebreremo i fasti de l'umano progresso e dove, inspirandoci a le sue magnifiche opere, a le

IL TRIONFISMO 37

sue possenti creazioni, ritempreremo i nostri propo- siti e nutriremo le nostre idealità.

Per esso e per le grandi verità che ha rivelato, per le meravigliose bellezze che ha prodigato, per 1 grandi fatti che ha compiuto, a benefìzio di tutte le genti, noi avremo un fervido e devoto culto di rico- noscenza e di ammirazione imperitura.

O genio de l'umanità, te solo noi vogliamo in- vocare !

E da l'ime radici de la specie tu sorgerai per re- dimere l'uomo non dal peccato, non da la colpa ori- ginale biblica, ma da 1 ingnoranza in cui giace, ma da la miseria che lo abbrutisce, per liberarlo da tutte le catene del misticismo e de la superstizione e re- stituirlo a la vita de l'intelletto che illumina e iniialza, al lavoro che profonde la ricchezza, a l'amore che dona la felicità.

0 genio de la specie che conosci tutti i prodigi, eleva questo essere terreno ai fastigi de la più vivida luce, a le supreme sfere del conoscimento e de la potenza e col tuo linguaggio sublime e solenne gri- dagli : sorgi e regna sul trono del mondo !

SCIENZA

E la scienza pioniera, cosi detta, del progresso e de la civiltà consolidò più che distrusse i sentimenti soggezionisti de l'uomo.

La filosofia fin da le sue origini, creando simboli, miti e principii fisici, morali e intellettuali fu predo- minantemente assolutista e mistica. E tale rimase anche quando, con mirabile sforzo, in uno slancio prodigioso di rinnovamento, ruppe 1 ponti con la teologia.

L'atteggiamento di sudditanza de l'uomo a potenze occulte od a leggi sovrane ed eterne di natura, od a principii astratti e assoluti, non fu mai superato. E anche quando la scienza sperimentale portò il suo meraviglioso contributo empirico e di osservazione, il concetto de la dipendenza umana nel mondo non solo fu abbandonato ma anzi, in certo qual modo, ribadito.

In tutti i tempi la più grande preoccupazione dei pensatori fu sempre quella di stabilire quali fossero le leggi che governano l'uomo, quasi, queste stessero al di sopra di lui, privandolo cosi di qualunque im- pulso e autonomia e tacendolo apparire uno strumento sparuto e amorfo di entità misteriose, di elementi trascendentali o di forze naturali che lo foggiano e gli imprimono ogni forma di attività corporea e spi- rituale.

42 IL TRIONFISMO

Quale sarà l' indirizzo scientifico conforme al no- stro pensiero *?

Quale potrà essere l'atteggiamento spirituale de l'uomo di fronte a la realtà?

La conoscenza umana, secondo la concezione trion- fìsta, è relativa, e soltanto relativa.

Ma potrà l'uomo esser pago di questo suo sapere circoscritto e in esso soffermarsi e adagiarsi ? Non verrebbe a languire una de le più belle e più prege- voli qualità intellettuali che è la curiosità scientifica, non rimarrebbe insoddisfatto quel nostro prepotente bisogno di venire sempre più a contatto con li esseri e con le cose.

Poiché il conoscimento de l'uomo è limitato da la potenziahtà attuale del suo pensiero dovrà egli desi- stere da l'indagine? Non potendo egli su la base di principii assoluti erigere arbitrarie e fatue costruzioni trascendentali, dovrà rinunziare a far de le ipotesi ad accarezzare de le possibilità? Quante di queste non diventarono nel passato realtà, conquista positiva ?

E ciò che finora è avvenuto non potrà accadere nel futuro ? Ai vecchi sistemi metafìsici noi sosti- tuiamo le sane e feconde ipotesi e la nostra visione scientifica si adorna di una luminosa corona di pos- sibilità che hanno il potere di soddisfare a mano a mano l'istintivo desiderio de l'uomo di conoscere e di suscitare, come manifestazione religiosa, un vero e proprio culto poiché esse possibilità, a lungo con- siderate, diventano idealità che animano il sentimento e la volontà umana e sono il movente e la guida di ogni azione.

IL TRIONFISMO

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Non c'è una verità universale ma la nostra verità. La verità assoluta è la verità astratta convenzionale. Per noi c'è una verità reale che è il rapporto attuale fra l'uomo e il mondo esterno e una verità possibile che è il rapporto potenziale fra lui e le cose. E di- ciamo potenziale poiché, su la base de l'esperienza e de l'osservazione, non esiste l'immutabile e quindi tanto luomo che la realtà esteriore cambiano e cam- biando saranno sempre diverse le loro relazioni, ed ecco come oltre che di una conoscenza attuale si può parlare in antecipazione di una conoscenza possibile. Non è l'uomo, o meglio, il pensiero umano che crea il mondo esterno e gh senso e contenuto come pretendono li idealisti, e neppure è l'ambiente che foooia l'uomo e gli conferisce li attributi e le fa- colta fisico- psichiche come credono in genere i natu- ralisti e affini, ma l'uomo e l'ambiente sono due ele- menti che, coesistendo, reciprocamente si influenzano e il rapporto fra di essi è ciò che noi chiamiamo verità. Ora, mutando continuamente questo rapporto per il continuo trasformarsi per ragioni intime e per re- ciproca influenza dei due elementi, quella che noi diciamo verità non può essere eterna ma logicamente relativa, variabile.

Come si spiega allora la tendenza umana a voler conoscere l'assoluto ?

Essa intanto non è che l'espressione di un desi- derio creato continuamente dal variare del rapporto de l'uomo con la realtà circostante. L'uomo, superato

44 IL TRIONFISMO

uno stato psicologico-mentale perchè più non rispon- dente a le nuove relazioni intercorrenti fra lui e l'ambiente esterno, cerca di fissare con esso i suoi ulteriori rapporti e di qui una incessante elaborazione di altre idee e di altri concetti che, a lungo andare, lo persuadono a soffermarsi in una formula la quale, il più de le volte, ha lo splendore di una legge eterna, di una verità immutabile.

E la tendenza al riposo e, più spesso, a la rinuncia che induce l'uomo a credere a la verità definitiva, è sempre il suo atteggiamento soggezionistico che egli rivela cercando l'assoluto, l'agli ha bisogno di un prin- cipio entro cui adagiarsi supinamente, come prima aveva bisogno de la divinità che lo proteggesse e ne la quale erano riposte le soluzioni di tutti i problemi de l'esistente. Come nel campo de la religione si è immaginato un responsabile de l'universo, un crea- tore, un dio insomma, così nel terreno de la scienza si è cercata sempre una legge suprema ed eterna che tutto regoli e disciplini la molteplice vita universale. L'amore de l'assoluto denuncia una tendenza a la quiete contemplativa, al misticismo simbolico e astrat- listico : non è altro che il culto abulico dei principii, identico al culto passivo e anacoretico de la divinità.

L'assoluto è una residuale mistica o un'espressione convenzionale.

Che significa conoscenza relativa? Distinguere dal punto di vista umano.

Che significherebbe conoscenza assoluta ? Non di- scernere con i nostri mezzi intellettivi e cioè non conoscere.

IL TRIONFISMO 45

Per il trionfìsmo adunque esiste un'unica realtà, la relativa.

La condizione de l'uomo è di rapporto e di rap- porto soltanto. Parlare quindi di assoluto è astrarre da questa realtà insuperabile ed evidente.

E per noi due forme di relatività esistono : la re- latività attuale e la relatività futura o, ciò che è lo stesso, quella reale e quella possibile o ideale.

Il rapporto reale e attuale de l'uomo con le cose è oggetto de la scienza, il suo rapporto futuro e pos- sibile con l'universo è compito de la religione come presentimento, intuizione, ipotesi e culto di esse.

Ponendo così i termini del problema, l'attività scientifica si fonda su la realtà, l'attività religiosa non sarà una scienza su basi di fatto ma una schematica di possibilità e di previsioni, un prospetto di miraggi e di finalità che impegnano le facoltà spirituali, inventive e intuitive e altresì le energie sentimentali de l'uomo.

Quando si parla de l'infinito si discute se esso sia un principio positivo de la nostra mente o la negazione de l'idea di finito ; se le nostre facoltà in- tellettuali finite e limitate possano cogliere l'infinito considerato in stesso o se questo trascenda la loro potenzialità ; se possa essere posseduto da la nostra ragione ne la sua interezza o se per essa invece non rappresenti l'inconcepibile.

Secondo noi non è possibile parlare de l'infinito in senso assoluto, non contenendoci nei limiti de la

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cognizione negativa che si può averne, ma pretendendo di comprenderlo, cioè di conoscerlo positivamente, totalmente.

L'infinito assoluto, come tale, dovrebbe essere de- finitivo, immutabile, eterno.

E chi può concepire il definitivo, l' immutabile, l'eterno?

Non c'è dunque un infinito assoluto, ma un inde- finito, un nostro tutto che il potere conoscitivo attuale del nostro intelletto ci permette di considerare e che noi afTerriamo fino a un certo punto.

Non si può concepire il limite de lo spazio, del tempo, de la conoscenza poiché, ponendo un termine, si può sempre pensare che al di di esso ci debba essere qualche altra cosa ; ma non si può ugualmente intendere l'illimitato in senso assoluto poiché sfugge a la nostra capacità di comprensione.

L'infinito lo si intende generalmente come nega- zione del finito, ma che significato può avere questa espressione se non che l'infinito, di cui solitamente parliamo, é un finito suscettibile di ampliamento mercé le nostre facoltà percettive e intellettive che sono passibili di potenziazione?

Il mondo insomma é come circoscritto dal nostro potere comprensivo e discriminante e più questo au- menterà (e non possiamo mettere un argine al suo affermarsi) più vasta sarà la cerchia dei nostri" rap- porti e più profonda la serie de le nostre distinzioni.

Esiste per noi una certa conoscenza oltre la quale non é lecito parlare che di possibilità.

La via dunque che ci rimane é quella di penetrare sempre più quanto cade sotto la nostra osservazione

IL TRIONFISMO 47

ed esperienza e coltivare le ipotesi più ragionevoli che esse consigliano. Considerare come semplici in- tuizioni, prive cioè di solido fondamento, quelle ve- rità ohe tali appaiono in un primo momento al nostro intelletto. La verità può essere presentita, intuita, ma non può ritenersi come conquistata se l'uomo non ha su di essa un certo dominio e, fintanto che non su- bisce la riprova dei fatti, essa ha per noi un valore di mera possibilità.

Il solo relativo non ci appaga, ma la concezione de l'assoluto è irraggiunsibile.

11 relativo è la conoscenza attuale, limitata : ma possiamo noi fissare un confine al nostro sapere'? L'esperienza storica ci impone di formulare altri rap- porti fra noi e le cose, ed ecco la necessità de la ri- cerca che sosp nge lo spirito a l'attività di conquista.

La conoscenza assoluta invece, essendo definitiva, chiuderebbe le porte a ogni indagine umana e ciò segnerebbe la morte del pensiero. Essa inoltre, come conoscenza limite, sarebbe un assurdo poiché siamo partiti dal principio che il limite non è concepibile e significherebbe infine conoscenza di qualche cosa di distinto, un altro controsenso poiché l'assoluto, non avendo termine di paragone non è distinguibile. Esso non potrebbe definirsi che con la espressione : l'assoluto è l'assoluto, frase inintelligibile.

Quando l'uomo avrà bene appresa la sua vera si- tuazione nel mondo e si sarà convinto che è un es- sere perituro che continuamente muta, solo allora comprenderà che le concezioni de l'infinito assoluto e di leggi eterne che tutto governano sono un sogno chimerico, poiché egli che si trasforma non potrà mai

48 IL TRIONFISM'ì

intendere l'immugàile e, come essere finito, non potrà 'j mai concepire l'immenso, come mortale e transeunte ' non potrà afferrare l'immortale e il sempiterno.

Coloro che hanno lo spirito libero da ogni pre- giudizio tradizionale si rendono facilmente conto de la relatività di tutte le conoscenze umane, de la va- riabilità incessante di esse e si appagano di determi nare i rapporti esistenti fra loro e le varie realtà e fra queste scambievolmente, rapporti che possono avere una certa costanza si da potersi considerare come leggi particolari e generali, ma che però sono relativi sia a la mutevolezza de l'io che a quella de le cose e su la base dei quali è vano voler arrivare a la concezione di una legge universale, di un prin- cipio unico, di una verità eterna.

E come è assurdo parlare di conoscenza assoluta del tutto è altrettanto insano aspirare a conseguire la conoscenza intima de le diverse realtà.

L' in de li oggetti non arriveremo mai a ravvi- sarlo né a possederlo, poiché, per poter conoscere le j cose in bisognerebbe che, trasumanandoci, ci iden- tificassimo con esse e, a dire il vero, preferiamo re- stare esseri pensanti e conservare la nostra perso- ^ nalità !...

A noi basta distinguere i particolari, stabilire il maggior numero possibile di rapporti fra noi e loro e fra di essi reciprocamente.

Concludendo, la conoscenza umana é relativa ed è vera per la generazione che l'accoghe. Per noi non c'è una conoscenza fenomenica e una intima, ma una conoscenza sola, una nostra conoscenza, che è sempre in relazione a la nostra capacità sensitiva e intellettuale.

IL TRIONFISMO 49

Al mistero, al noumeno, a l'inconoscibile, a l'indi- stinto, a l'ignoto e a simili espressioni di realtà inafferrabili noi sostituiamo le possibilità che l'espe- rienza del passato e del presente ci suggerisce di coltivare.

La nostra metafìsica è un sistema di possibilità e per ciò è da noi denominata non più metafìsica ma possibilistica.

E come si immaginò che esistesse una legge unica e universale così si pensò che vigesse una volontà cosmica a cui tutte le cose e tutti li esseri, l'uomo compreso, fossero sottoposti.

Non solo di fronte al mistero si assunse, quasi sempre, un atteggiamento di sudditanza, ma anche di fronte a la realtà.

Quanti filosofi non dipinsero l'uomo schiavo de la natura, sopraffatto da leggi sovrane, soverchiato da le forze circostanti ?

Quanti pensatori non sostennero che la volontà umana è in funzione de la causalità universale, che l'uomo altro non sia che un'entità passiva, uno stru- mento de la volontà cosmica ? E, anche a proposito de la sua responsabilità, non si sente spesso ripetere che egli è un incolpevole nel senso che è frutto de l'ambiente in cui nasce e vive ?

L'uomo, secondo queste teorie, è un povero essere il quale non fa che ubbidire, sottostare a una forza,

50 IL TRIONFISMO

a una legge, a una volontà a lui estranea e a luì superiore.

Che dire poi de li spiriti ascetici e de li esteti puri?

Non si afTermò che, poiché il mondo era dominato da un ente perfetto o da una fatalità inesorabile, la maniera più saggia di vivere fosse quella di affissare la mente ne la divinità fino a immedesimarsi con essa, di contemplare la natura fino ad essere come da essa assor])ito, quasi che l'uomo dovesse esser privo di ogni volontà e personalità ?

L'universo intanto per noi non è che una finzione mentale, un'espressione convenzionale per significare il numero indefinito de le cose che ci circondano, un'astrazione iperbolica de le diverse realtà.

Non è concepibile, secondo il nostro modo di vedere, l'universo come totalità assoluta e definitiva e quindi non esiste una legge universale, una volontà del tutto.

Chi può dire dove questa mira? Quale obietto si propone ?

Esistono invece le volontà de le cose, de le parti de l'universo che si manifestano, per noi, in modo chiaro ed evidente.

È la concezione democratica, diremo cosi, del mondo, di fronte a la concezione tirannica de l'im- pero del tutto su le parti.

L'uomo, essendo una parte, ha la sua volontà che è in molteplici rapporti con le altre attività e dal loro esplicarsi non ne deriva una volontà univer- sale ma un affermarsi singolarmente o in gruppo di alcune o di moltissime di esse in dissidio o in armonia con le 'altre.

IL TRIONFISMO 51

Il concetto di una volontà unica e universale è un assurdo poiché, se esistesse, sarebbe un'entità in- comprensibile.

Volere significa contrastare a una forza, a una op- posizione : sottomettere, vincere un'altra energia, ov vero conquistare, dominare qualche cosa.

L' idea di volontà reclama l'esistenza di almeno due termini e non è altrimenti afferrabile come non è concepibile l'attività se non agisce sopra una resi- stenza.

E vano quindi parlare di un volere unico uni- versale e quello che è peggio parlare di un volere del tutto che è come al di fuori e al di sopra de la volontà sìngola de le parti, quasi che esse sieno inerti e inesistenti. Questo è il pregiudizio dei pregiudizi : il tutto domina e condiziona le parti, nel tutto è ri- posta ogni volontà e attività, e le parti altro non sono che strumenti passivi di esso.

E ciò che è più strano è che parliamo di una vo- lontà del tutto che non concepiamo e di cui non co- nosciamo l'origine e le finalità e fìngiamo di ignorare le volontà de le parti che vediamo esplicarsi sotto i nostri occhi.

La mania generalizzatrice e universalizzatrice, sol- levandoci nei cieli brumosi de l'astrazione e del mi- sticismo ci ha fatto perdere il contatto con le uniche e vere realtà che sono le parti, a le quali dobbiamo ritornare se vogliamo erigere le nostre costruzioni intellettuali sul terreno solido de la comprensibilità e de la positività.

Non esiste per noi una volontà del tutto ma sol- tanto una volontà specifica d'ogni singola parte, una

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combinazione più o meno ampia e più o meno du- revole di attività e passività particolari.

È la natura che fa muovere li astri o non sono piuttosto questi che roteano per impulso proprio e per reciproca inlluenza?

C'è dunque una volontà de li astri e quella che noi chiamiamo legge de la natura non è che la risul- tante de le loro volontà e attività.

Così come ne l'ambito più ristretto sociale le leggi civili non hanno un potere loro proprio soprastante a la volontà de li uomini, ma ripetono da questa la loro efficienza, e nel campo psicologico la volontà non è qualche cosa di astratto estranea a li impulsi dei centri nervosi ma è il prevalere e raffermarsi di uno o di molti di questi su li altri.

Le leggi e la volontà de l'universo e de la natura non sono dunque al di fuori e al di sopra de le parti,, ma sono l'armonizzare o il disarmonizzare di queste,^ il combinarsi de le loro attività e passività,

E l'uomo che, come dicemmo, è un particolare e ha la sua volontà come tutti i particolari, non su- bisce le leggi o la volontà de la natura, ma eseguisce la volontà de la propria natura in relazione con le altre cose, in antitesi e talora in accordo con esse concretando ciò ciie noi comunemente chiamiamo

leggi.

E se si considera la sua posizione nel concerto de le cose e de li esseri, essa non è di soggezione, ma, osiamo dire, prevalentemente di dominio. Parlando de l'uomo non dobbiamo, certo, contrapporlo a una mole, come può essere il sole, o addirittura a la na- tura, vale a dire a tutto l'esistente, come è vezzo tra-

IL TRIONFISMO 53

dizionale, quasi che esso abbia una volontà propria in dissidio o in contrasto con lui.

Nel paragonare le cose occorre tener conto de la quantità e de la qualità, e l'uomo può mettersi ragio- nevolmente a confronto con un altro essere o con un'altra entità a lui uguale o affine. E se ciò si fa il vantaggio, dal punto di vista del dominio, è suo.

La questione se l'uomo sia soggetto a le leggi natura fu fortemente dibattuta quando si volle speci- ficamente discutere la volontà umana.

Li indeterministi la dissero libera, agente per spon- taneità e indipendente da ogni influenza esterna; i deterministi la ritennero condizionata da la causalità naturale, ciò che, secondo la comune opinione, si- gnifica dipendente, come le parti, dal tutto.

L'un concetto e l'altro sono, per noi, errati.

L'uomo, essendo un frammento di realtà, possiede i due elementi fondamentali, l'attivo e il passivo, a lo stato di specifica elaborazione immanente, e come parte a stante e autonoma armonizza e spesso è in contrasto con le altre parti, dando luogo a ciò che noi chiamiamo un'intercausalità.

I particolari che trasformandosi concretarono, se- condo le leggi naturali, l'uomo o la volontà umana esistono, sotto forme diverse, |da tempo indefinito ed essendo dotati dei fondamentali attributi di attività e passività, da tempo indeterminato ripetono questo

54 IL TRIONFISMO

loro duplice atteggiamento sia intrinsecamente che estrinsecamente.

Cosi stando le cose la volontà, pur nel suo ìntima processo attivo-passivo, si sviluppò nei riguardi dei suoi rapporti esterni, come tutti i particolari, deter- minata e determinante a lo stesso tempo.

Aflermando che essa è semplicemente condizionata si sostiene la completa passività de l'uomo, la sua soggezione abulica e meccanica a una cieca causalità de la natura. Secondo noi invece essa non è libera non libera, ma ne la condizione di interdipendenza con le altre cose, non è passiva attiva ma in relazione di intercausalità con li altri particolari.

E qui occorre chiarire il nostro concetto di cau- salità che si allontana dal comune modo di vedere.

Come non é concepibile una legge universale, non esiste per noi nna causahtà universale, vale a dire un dipendere de le parti dal tutto, concepito quale entità assoluta, come abitualmente si dice e si crede.

Quando i deterministi parlano di causalità naturale essi intendono normalmente quella del tutto che è come un antecedente necessario de le cose, de li es- seri e de l'uomo stesso, i quali altro non sono che suoi derivati, suoi prodotti. E qui il concetto che la parte é soggetta al tutto, se non é esplicita, é chiara, poiché mai si parla di volontà autonoma de le parti ma solo df volontà naturale, di volontà cosmica che condiziona le parti e le plasma.

La causalità universale é, in genere, intesa come una concatenazione meccanica di soggezioni, come una passività inerte e non reagente de le cose, un

IL TRIONFIAMO

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dipendere schiavistico de l'uomo da la natura, de le parti dal tutto.

Per noi invece non c'è un'indefinita dipendenza de le parti dal tutto, ma un interdipendere indefinito e dinamico de le parti fra di loro, le quali, posse- dendo un'intima causalità specifica, si affermano e si trasformano in una maniera loro propria e, recipro- camente influenzandosi, danno luogo ad altri parti- colari e a fenomeni di regolarità più o meno lati e duraturi da noi denominati col nome di leggi.

Noi non siamo dunque anticausalisti cau- salisti, nel senso assoluto e abituale de la parola, ma intracausalisti (causalità intima de le parti) e inter- causalisti (causalità estrinseca o di rapporto de le parti fra di loro) ; come non siamo indeterministi, deterministi, nel corrente significato universalistico, ma intradeterministi (determinismo intimo dei parti- colari) e interdeterministi (determinismo esteriore o di relazione dei particolari fra di loro).

La volontà umana é analoga a quella de le cose e de li esseri; essa ha una causalità immanente sua propria, e nel concerto de la vita universale non é indipendente, come sostengono molti pensatori, soaaetta, come opinano altri, ma è una forza ora at- tiva ora passiva, a volte dominante a volte soggiacente, in rapporto di armonia e disarmonia con tutte le altre

attività.

E la legge di causalità non deve intendersi come principio universale assoluto poiché, per ritenerla come tale, bisognerebbe ammettere o una volontà del tutto, inconcepibile, o una forza iniziale soprastante a resistente, inafferrabile, ma come un principio di

56 IL TRIONFISM,»

elaborazione intima de le parti e di rapporti di prima e di poi, di determinati e determinanti, sempre fra i particolari e in senso relativo.

Questo abbiamo voluto dire per dimostrare che l'uomo non è sovrastato da alcun potere despotico, si chiami esso divinità, legge o volontà universale, ma che ha una personalità distinta, autonoma, una effi- cienza sua propria in concorrenza con i particolari circostanti.

Egli non è vittima di una fatalità soverchiante e ostile, insindacabile, non è in funzione di una rigida causalità cosmica ; egli non ha da attendere il suo de- stino dal buon dio, da la provvidenza o da potenze soprastanti, ma da l'esplicazione de la propria attività in seno a l'esistente, ed egli solo sarà l'artefice di tutto il bene e di tutta la felicità che potrà conse- guire in questa terra nel corso de la sua vita.

ARTE

L'arte contribuì potentemente ad alimentare e raf- forzare i sentimenti soggezionisti de l'uomo. Si può dire che quasi tutto il suo contenuto sia un sublime inno di sommissione a la divinità, a le potenze mi- steriose, a le forze oscure de la realtà, de la natura, de la vita.

La poesia e la bellezza de la maggior parte de le opere artistiche sono dominate da questo atteggia- mento spirituale e morale.

L'artista gode di sentirsi schiavo, di trasfondere nei suoi canti e ne le sue produzioni questo senti- mento di dipendenza e di dedizione che si maschera con le più vaghe espressioni ora chiamandosi culto del bello, ammirazione estetica, mistica contempla- zione, e che in fondo non è altro che un'eco raffi- nata e trasfigurata de la primitiva ebbrezza panica, de lo stato arcaico di soggezione de l'uomo ignaro di fronte a la divinità incombente, a la natura sover- chiante.

E non solo l'arte così detta di decadenza è ani- mata da questo spirito, ma preponderantemente quella di tutti i popoli e di tutti i tempi.

In essa infatti rivivono i miti e i riti del passato, in essa sono consacrati i culti e le idolatrie tradi- zionali.

60 IL TRIONFISMO

L'arte è l'attività umana più affine a la religione e come questa è conservatrice per eccellenza.

L'uomo si sentì ne la storia come sovrastato da una potenza arcana e ne la sua patriarcale ignoranza e insipienza si rese prigioniero di dei, di simboli, di leggi, si incatenò a la rupe del dolore, del sagrifizio, de la rinunzia, e l'arte sottolineò, colorì, scolpì que- sto atteggiamento spirituale e morale dominante, e, sebbene tavolta si sia fatta apostolessa di redenzione e abbia avuto gesti di affermazione umana e di ribel- lione, essa fu sopratutto custode gelosa de le tradi- zioni e fu sempre pervasa e compenetrata da un profondo sentimento mistico di soggezione.

Quale sarà il novello atteggiamento estetico? Con- tinuerà l'arte a ispirarsi a le pure fonti soggezioniste, ovvero non sarà essa l'espressione d'uno stato d'animo vittorioso, d'una spiritualità emancipata da tutte le fole metafisiche, dai vani terrori ultramondani, da le inutili e luttuose macerazioni doloristiche?

E, anzitutto, che cos'è il bello? che cos'è l'arte?

Il bello fu variamente definito. Esso per noi non è se non ciò che piace, o, con espressione più elevata, riferendoci più al sentimento e a l'intelletto che al senso, c.ò che fa gioire.

Ora, non tutto ciò che fa gioire ha un contenuto conforme al nostro atteggiamento spirituale e senti- mentale, anzi la maggior parte de le elevazioni este- tiche, de le esaltazioni artistiche ha un'intonazione decadente, soggezionista.

Quante opere poetiche, drammatiche e romantiche, pur concedendoci un'intensa gioia, non insinuano nel nostro spirito una concezione pessimistica de la vita,

IL TRIOXilSMO 61

non inoculano nel nostro animo i germi di tutte le tristezze ?

Quante meravigliose pitture e sculture pur riscuo- tendo la nostra ammirazione non tingono a nero i nostri pensieri e la nostra fantasia, non istillano in noi la sfiducia e la rinuncia?

Il contenuto di tutte queste emozioni è soggezio- nista e invece di esaltare la personalità umana la accasciano, invece di arricchire il nostro io di energia di conquista lo depauperano.

Quante volte, dopo aver letto le pagine di un libro, non vi siete detto : sono veramente belle, ma come deprimono! o dopo avere assistito a una rappresenta- zione teatrale che ha incatenato il vostro spirito non avete esclamato : quale meraviglioso e potente dramma, ma che amarezza lascia ne Tanimo I

Quante altre volte invece a l'emozione veemente non seguì un senso di ristoro per cui si ridestarono tutte le forze latenti del nostro animo, si risvegliarono il nostro orgoglio e la coscienza del nostro potere e sentimmo di essere qualche cosa nel mondo, di avere il sublime mandato di sempre più affermare la nostra personalità ?

C'è dunque un bello che dona una gioia, una pro- fonda gioia ma che, a lo stesso tempo, lascia in noi una grande tristezza e, talvolta, la desolazione, il di- sgusto, la nausea de la vita, e opera come quei sot- tili veleni che dopo avere inebbriato prostrano e ab- battono, e c'è un bello che, esaltando l'uomo, gli da la sensazione de la sua potenza, ravviva le sue energie di conquista, tempra il suo animo a tutte le lotte e lo prepara a tutte le resistenze al male e al dolore.

62 II, TRIONFISMO

E lo stesso dicasi de l'arte. Che cos'è questa per noi?

È il mezzo per far gioire, intensamente gioire.

Di questo sublime strumento si servirono li uomini per destare nel cuore tutti i palpiti e ne l'animo tutti 1 fremiti del hello, per intensificare le sensazione e i sentimenti, per arricchire la vita de le più profonde e durevoli gioie.

Ma, ahimè, non sempre, anzi raramente essa as- solse il suo compito di benefattrice e redentrice !

La storia umana fu laboriosa e aspra e il dolore segnò spesso di profondi solchi la fronte de li uomini. Ma non trionfarono forse essi di tutti li ostacoli, non battagliarono vittoriosamente fino ad assorgere a l'at- tuale altezza?

Non s'è forse l'umanità estesa e affermata nel mondo V

Invece anche nel campo de l'arte la nota predo- minante è quella del dolore : è in essa un'eco di tutte le avversità, di tutte le amarezze, di tutti i travagli umani e raramente un grido di trionfo. Affiorano a le pagine dei libri di poesia e di musica, ai volti de le immagini e de le statue candide più il dolore e la tristezza che la letizia.

Fin da le prime origini, fin da li albori de la ci- viltà l'uomo credette di essere dominato da potenze ostili, da le forze cieche de la natura e immaginò di essere sopraffatto e soccombente ne l'epilogo tragico de la morte. Concepì l'esistenza come un dono fal- lace, come un'insidia de li dei, come un tristo espe-

IL TRIONFISMO 63

rìmcnto. Non fu questo l'errore primo de l'uomo, l'errore secolare de l'umanità ?

E l'arte intervenne ne la vita per placare li animi inquieti, per lenire le cure, per mitigare le miserie, per sorreggere le debolezze, più che per esaltare la forza, la volontà, le conquiste e i trionfi de l'uomo.

L'arte espresse i languori e le angustie, i terrori e le paure, le abbiezioni e le viltà, li abbandoni, li incubi, le incertezze, le dedizioni, meglio che le sue rivolte, i suoi entusiasmi, i suoi elevamenti, le esul- tanze, i tripudi, i sorrisi, le assunzioni.

E fu pessimista, decadente, lacrimosa, scettica, senti- mentale, amara, deprimente piuttosto che battagliera animatrice, fortificante, redentrice, briosa e vittoriosa.

Essa fu cultrice di tutte le rinuncie, fu la voce commossa di tutte le angoscie, fu il simulacro pensoso di tutte le inquietudini, il , grido accorato di tutti i patimenti, l'espressione de le ansie, de le pene e de le afflizioni umane, ebbe un profondo contenuto sog- gezionista.

Anche ammesso che il dolore abbia la sua parte ne la vita e sia inabolibile, è proprio necessario che venga da l'uomo esaltato, e costituisca l'essenza fon- damentale de l'arte V

Il primo e più grande compito de l'uomo è, se- condo noi, quello di combatterlo, di vincerlo, di sop- primerlo possibilmente e non già quello di ridestarlo, blandirlo, decantarlo.

Nulla di più atroce e di più beffardo esiste nel mondo di questo culto sadico del dolore, di questa ubbriacatura decadente, di questa voluttuosa servitù che ebbe il suggello de l'arte.

64 IL TRIONFISMO

Con quale acre compiacenza li artisti de la morte e de la sofferenza si attardano a descrivere le scia- gure e le tetraggini umane, a effigiare su la tela il volto spaventoso de la parca, e trarre dai macigni le orride sembianze dei mostri che perseguitano la razza dei viventi !

Con quale raffinata sapienza sanno essi rendere con possenti descrizioni, con paurose colorazioni, con mirabili tocchi tutto quanto opprime e deprime l'a- nimo umano!

Quasi che ciò debba essere il fine supremo de l'arte^

Non gridano forse i dotti critici, sentendosi presi da una violenta emozione dolorista: questa è vera arte, questa è sola, grande arte !... arte che commuove^ che scuote e che turba !... che fa scorrere le lagrime a torrenti, che insinua la tristezza e desta l'incubo,, l'angoscia, il tormento !...

Ah, meschini !... ancora non siete stanchi di sof- frire e di servire? non siete abbastanza intristiti e immiseriti, o flagellanti de la vita, o ammiratori de le piaghe, o amanti pallidi de l'orrido e di tutte le più sadiche schiavitù ?

I vostri occhi non sono sazi di contemplare il volto fosco de la morte, i vostri orecchi non sono paghi di sentire la voce querula e lamentosa dei vinti e dei doloranti, le vostre nari non ristanno ancora dal fiu- tare le pestilenze che emanano dai cadaveri e da tutte le putredini?

E il sole, le belle cose, il fiorire dei prati, le me- raviglie del firmamento, il trillo canoro de li uccelli, le grazie ineffabili de le fanciulle, le musiche de le foreste, lo sfolgorare de le aurore, l'azzurro de le ma.

IL TRIONFISMO 65

rine, il tripudiare de la vita non è forse tutto ciò degno de la penna, del pennello e de lo scalpello.

E i sorrisi, le gioie, le esaltazioni, li entusiasmi, li amori, le passioni, le ambizioni, li eroismi, le con- quiste, le vittorie civili e il molteplice meraviglioso trionfare de l'uomo nel mondo, non è tutto ciò me- ritevole di essere magnificato nei canti, ne le tele, nei blocchi marmorei ?

Nessuna arte fu immune dal contagio soggezionista dilagante, nessun grande artista, si può dire, fu esente da questo male.

E la letteratura esaltò di preferenza le forze obli- que de la natura, de la vita e de la società e immor- talò con più voluttuosa compiacenza li eroi nefasti che i costruttori e i trionfatori, le gesta infami piut- tosto che li eventi propizi, le decadenze dissolvitrici meglio che lo splendore de le civiltà ; e la musica sondò tutti li abissi de la tristezza, le voraggini del dolore, si sbizzarrì ne le ascensioni mistiche, pianse con i sentimentalismi romantici e con le marce fu- nebri, piuttosto che insinuare ne l'animo umano il senso eroico e vittorioso de l'esistenza : la pittura si soffermò di preferenza ne le visioni paurose medioe- vali, colorì tutti i martini, effigiò l'uomo con la croce, raramente illuminò le gioie e i sorrisi de la vita : la scultura fu predominantemente mistica e funeraria e ingombrò di opere le chiese e i cimiteri piuttosto che ornare le piazze e i fori con solenni e trionfali mo- numenti ai forti e ai vincitori de le battaglie civili.

E così fu di ogni altra attività estetica.

Il sentimento di soggezione e il dolore furono i motivi salienti e dominanti di tutte le manifestazioni artistiche del passato.

66 IL TRIONFISMO

Quale sarà l'arte de l'avvenire?

Essa, non potendo essere soggezionista dolo- rista, poiché l'uomo avrà superato il pregiudizio tra- dizionale de la sua perenne schiavitù e quello ancora più grave di considerare la vita come un'espiazione, sarà necessariamente e prevalentemente trionfìsta.

Che se di dolore si dovrà parlare, di attività emo- tiva soggezionista, di ciò si servirà l'arte come ele- mento di contrasto, come sapiente mezzo dialettico per mettere sempre più in rilievo le qualità positive de l'uomo, il suo fulgido affermarsi e ascendere.

L'arte non ha per fine il dolore, la tristezza, la soggezione, ma potrà in essi trovare li spunti e l'ispi- razione per far meglio risplendere la bellezza e il trionfare de la vita.

E crediamo fermamente che l'umanità, come si è saputa in gran parte liberare dai mistici terrori de l'oltre tomba, saprà, a poco a poco, distaccarsi, ripu- diandola, da l'arte che illanguidisce, prostra e acca- scia, da l'arte che si pasce di spettri, di tetraggini e di mostruosità che ha il solo scopo di deprimere e intristire l'animo e lo spirito umano.

Noi esaltiamo l'arte che anima e attiva il genio de la stirpe, che infonde il coraggio e ispira li atti sublimi ed eroici, che incita a la lotta e a la con- quista de le più alte idealità ; l'arte che dona la gioia, l'ebbrezza del vivere, che desta l'orgoglio e il senti- mento di dominio, che ristora e potenzia la nostra personalità ; l'arte che ne guida a le feconde gare ci- vili e ne sospinge a le affermazioni sociali per l'in- cremento del progresso e de la civiltà.

PRATICA

Come nel campo de la religione, de la scienza e de l'arte, così in quello pratico de l'economia, de la politica, del dritto e de la morale l'uomo fu sempre dominato dai tradizionali pregiudizi soggezionisti.

Quale fu il suo atteggiamento nei primordi de l'e- conomia ?

I doni de la terra erano profferii da la divinità che bisognava propiziare perchè fossero abbondanti, ed essa rendeva fertili le campagne, faceva maturare le messi e accordava il buon raccolto, come pure al suo insindacabile volere erano attribuiti i flagelli, le siccità e le carestie.

La potestà divina andò a poco a poco trasferen- dosi in uomini privilegiati ai quali venivano ricono- sciute qualità taumaturgiche e la facoltà suprema di concedere o negare il benessere e la ricchezza ai mortali.

Era questa l'età mitico-eroica de l'umanità.

In seguito furono i capi tribù, i patriarchi, i re, i profeti, i guerrieri e i grandi sacerdoti che da la divinità ripetevano il luro mandato e la loro autorità assommando ne le loro mani tutti i poteri e il do- minio economico assoluto in seno a la società.

E, come li uomini singoli ne li albori de la ci-

70 IL TRIONFISMO

viltà, con raffermarsi de le caste e de le classi, furono alcune speciali categorie sociali che godettero i privi- legi morali e civili e sopratutto quelli economici.

Si perpetuarono cosi ne la grande m assa de la società i pregiudizi di soggezione economica che, ger- mogliati da uno stato di sudditanza de l'umanità pri- mitiva verso la divinità, divennero ne la storia schia- vitù, servitù, sommissione in genere a la volontà di caste, di classi e specialmente di uomini impugnanti lo scettro mistico del dominio, che erano li esponenti di istituti da loro creati e imposti per assicurare la loro condizione di sovranità.

E la scienza, l'arte e particolarmente la religione contribuirono fortemente ad alimentare, sopratutto ne le folle ignare, questo sentimento di soggezione economica. Non si arrivò anche a rinnegare la vita, a disprezzare le ricchezze, il benessere, non si prati- carono le penitenze, i digiuni e tutte le forme più insane di astinenza e di umiltà in nome di principii assurdi di purificazione e di rendenzione ?

Fino a quando sopravvivranno queste credenze *?

0 uomini, tutto ciò che riguarda i vostri interessi economici è unicamente riposto nel vostro potere. La produzione de la ricchezza non è opera di nessun dio e il godimento dei beni materiali non è regolato da la sua volontà trasmessa a uomini o caste privi- legiate. Non fu sancito che la proprietà è sacra e in- violabile? li^bbene, niente esiste di intangibile al mondo, nulla dovrebbe sfuggire a la vostra sovrana sanzione.

La terra è di tutti li uomini e tutti quelli che la- vorano per fecondarla e utilizzarne le innumerevoli ricchezze hanno dritto a sedere ne la mensa de la

IL TRIONPISMO 71

vita. Non ci sono prerogative speciali privilegi tra- dizionali di sorta da proteggere e da perpetuare. Il benessere de li uomini dipende dal modo come essi impiegheranno il loro lavoro per trarre da esso il massimo rendimento, da la maniera in cui sapranno organizzare la società per un'equa e proporzionale ripartizione dei beni, in base specialmente al contri- buto che ognuno avrà erogato per produrli, al di fuori e al di sopra di ogni volontà estranea o sover- chiante sia di una divinità che di despoti od oligarchie. Soltanto quando saranno superati i pregiudizi di ogni privilegio e di ogni qualunque soggezione tra- dizionale e quando trionferanno nel mondo i prin- cipii di uguaglianza non solo giuridica ma anche eco- nomica, l'umanità potrà risolvere i gravi e diffìcili problemi de la produzione, de la circolazione, de la distribuzione e del consumo dei beni sociali.

Ne lambito politico è ancora più patente il senti- mento soggezionista de l'uomo.

La storia de la civiltà non è forse, in gran parte, la storia de la schiavitù umana? Quando ancora le genti giacevano in uno stato di barbarie, non erano forse i più forti che imponevano il loro giogo a la moltitudine dei deboli?

È fin da allora che data il mito de li uomini pre- diletti da le potenze superiori e designati ad assumere il governo de li altri. I monarchi de le prime età non

72 IL TRIONFISNO

vantavano la loro discendenza da la suprema divinità ? E in tempi meno remoti i re e i principi non rice- vevano l'investitura dal pontefice, dal rappresentante cioè di dio in terra, non erano unti del signore?

La storia del potere politico è una inenarrabile tragedia di violenza e di sangue. Da una parte uno o pochi uomini con attributi divini e con tutte le facoltà di dominio cui fu permesso l'omicidio, la so- praffazione e ogni arbitrio e da l'altra la grande massa amorfa, soggetta a tutte le violazioni, mano- messa, rapinata, vilipesa, derisa !...

Nel corso dei secoli ci fu qualche temperamento a [questa condizione obbrobriosa e terribile de la grande maggioranza de li uomini, ma le colleriche ribellioni, le rivoluzioni politiche, in nome di prin- cipii alti di redenzione umana, riuscirono a distrug- gere lo stato di soggezione reale in cui la massima parte de la società giaceva.

E sebbene, a traverso il grande movimento de le idee, un largo sentimento di giustizia aleggi nel mondo, non é ancora stato superato psichicamente so- cialmente lo stato di disuguaglianza civile.

Ancora oggi ne la grande compagine umana, no- nostante le apparenze di emancipazione, esiste una mentalità schiavistica e lo stato politico de la maggio- ranza dei cittadini è improntato al servilismo e a la sommissione.

Orbene tutto ciò deve finire. Li uomini hanno troppo a lungo abdicato a la loro individualità, al loro potere, ai loro dritti nel campo de l'attività po- litica. Malgrado il grande progresso umano c'è molta remissivitàTe molta dedizione nel mondo ! Occorre

IL TRIONFISMO 73

valorizzare al massimo grado la personalità umana. Troppi cittadini sono assenti da la vita politica e la maggior parte di essi ignora le funzioni elementari de lo stato e de le pubbliche amministrazioni. 1 monarchi ancora oggi non ripetono il loro rango da la volontà divina, non sono essi re o imperatori per grazia di dio ? E molte cariche politiche, specialmente quelle diplomatiche, non sono coperte da esponenti de la classe patrizia ? Ora, tutto ciò, ai lumi de la vita moderna, è un anacronismo. Col mito de l'autorità politica su basi mistiche tradizionali devono ca- dere tutte le consuetudini che mirano a conservare, con forme più o meno larvate, privilegi contro i quali insorgono ormai la ragione e il sentimento de le classi sociali evolute.

Non il dio, o i suoi rappresentanti in questa terra, o comunque, uomini predestinati devono reggere e governare la società, ma coloro che per elevatezza intellettuale e morale, per attitudini e meriti parti- colari hanno riscosso il suffragio e il consenso dei cittadini. E perchè sia più chiara, più sincera, più fedele la designazione di coloro che dovranno assu- mere il potere pubblico è duopo che tutti quelli che ne hanno la capacità sieno in grado di manifestare la loro volontà di esplicare ed esercitare il loro man- dato elettivo.

Quando tutti li uomini de l'uno e de l'altro sesso avranno la percezione dei loro dritti e dei loro do- veri verso loro stessi e verso la società, quando essi sentiranno di essere cittadini e comprenderaimo l'alto significato di questa parola e le responsabilità che essa racchiude, solo allora potranno affermare la loro

IL TRIONFI.«MO

personalità e darsi un regime politico e sociale che sostenga li interessi singoli e collettivi secondo i grandi e sublimi principii de la libertà, de la uguaglianza, de la giustizia e de la solidarietà umana.

E il dritto consacrò lo stato di sommisione de la maggior parte de li uomini.

In origine esso si identificò con la forza. Piuttosto che il limite necessario de l'attività e libertà de li uomini in base a principii di uguaglianza e di soli- darietà fra di loro, era la tavola di dominio dei più forti su li imbelli e sui vinti.

Un uomo solo accentrava tutte le potestà in seno a le prime tribù.

Egli, in nome di un dritto che gli derivava da la divinità, disponeva de la vita de li altri uomini, era giudice supremo di ogni loro atto, poteva punire o uccidere impunemente con l'autorità che gli confe- rivano il suo prestigio e la sua superiorità fisica e morale.

Con una più evoluta forma di aggruppamento umano incominciarono a delincarsi le diverse fun- zioni de le cariche civili e, pur rimanendo il potere supremo ne le mani di uno solo, il regolamento de le altre attività sociali veniva affidato a uomini scelti dal capo o eletti da le caste privilegiate che sole erano investite di questo alto mandato.

Il dritto non era altro, in fondo, che la consacra-

TRIONFISMO 75

zione dei privilegi di alcune categorie de la comunità, e le leggi ad altro non servivano che a difenderli e a gelosamente conservarli.

Col costituirsi de la città e de lo stato, a la for- mulazione de le norme del vivere sociale contribuì una più larga parte di uomini, ma, rimanendo la società sempre divisa in classi e le più umili di queste essendo prive de le più elementari qualità civili, ne derivava che le regole del dritto erano sancite da una pic- cola frazione dei consociati che aveva il monopolio di queste supreme funzioni civiche e statali.

Il governo insomma de la grandissima maggio- ranza de li uomini rimase ne le mani di uno o di pochi capi e le regole giuridiche furono sempre la espressione de la volontà de le caste dominanti le quali legiferarono e codificarono a loro esclusivo be- neficio e col precipuo scopo di mantenere intatti i loro privilegi e di tenere soggette le altre classi so- ciali, non sempre assecondando le leggi de V incivi- limento umano.

Con inasprimenti e attenuazioni fu sostanzialmente questa la funzione del dritto ne la storia. Col pro- gredire de la società umana, con l'evolversi de li istituti politici e civili e col suggello di sanguigne ri- voluzioni si arrivò a la formulazione de l'uguaglianza di tutti li uomini di fronte a la legge. Ma se pure si fece un grande passo con l'abolizione dei privilegi giuridici, permanendo ancora lo stato di disuguaglianza economica nel mondo, resta insoluto il grave pro- blema del reale pareggiamento de li uomini ne la società e, nonostante le conquiste e le rivendicazioni civili, questa si divide ancora in due classi fondamen-

76 IL TRIONFISMO

tali, la dominante e la dominata e ancora oggi una esigua minoranza gode i benefìzi di cospicui privilegi a danno e a disdoro de la maggior parte dei citta- dini.

E (juesta condizione di cose non verrà sorpassata finché li uomini, vincendo pregiudizi di sudditanza economica, politica, giuridica e sopratutto religiosa, non acquisteranno il senso sovrano de la loro indipen- denza e de la loro integra individualità e non parte- ciperanno coscientemente a tutte le attività civili che mirano a determinare le norme e le forme del vi- vere sociale e a garantire le ragioni dei cittadini in armonia con quelle de la collettività.

Nei costumi dei popoli, ne le usanze, nei riti e ne le cerimonie si fissò e si radicò profondamente il sentimento soggezionistico umano.

La morale de li uomini fu sempre ispirata al principio di autorità.

Autorità divina, patriarcale, sacerdotale, sovrana, autorità del signore, del padrone, del padre, del maestro,

A l'uomo fin dal suo nascere fu sempre insegnata e imposta la sommissione, l'ubbidienza, la remissi- vità, la subordinazione.

Ne li antichissimi tempi i capi tribù erano padroni assoluti de la loro gente. Questa veniva considerata come cosa, come strumento passivo del potere so-

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vrano del patriarca che aveva su di essa dritto di vita e di morte.

Col costituirsi de le caste privilegiate, queste impo- nevano l'ubbidienza categorica a le classi soggette e tutte le consuetudini civili recavano il suggello de la loro volontà.

La soggezione de la grande maggioranza de la società a uomini o a categorie privilegiate continuò a permanere durante il lungo periodo de la schia- vitù e de la feudalità. La dedizione, la prostrazione, r inchino, l'omaggio, la genuflessione, il giuramento, l'atto di fedeltà sono le diverse forme con cui l'uomo ignaro e servile si spogliava de la sua personalità davanti a l'autorità soprastante del capo, del re, del principe, del signore, forme consacrate nei riti civili e fissate, per lunga teoria di secoli, ne le usanze di tutti i popoli.

E nei tempi moderni è forse diversa l'etica sociale?

Non si insegna al fanciullo : tu devi essere forte e avere un nobile e alto concetto de la tua dignità di uomo e di cittadino, ma a lo stesso tempo devi esser giusto e amare e rispettare i tuoi simili poiché ciò sarà utile a te e ad essi, poiché così esige il sen- timento di uguaglianza e di solidarietà umana.

Si dice invece : occorre adorare il dio perchè cosi vuole la religione, magnificare il sovrano poiché cosi ordina la legge, bisogna adulare il signore poiché cosi impone il suo grado, blandire il padrone poiché cosi egli comanda, assecondare remissivamente il vo- lere del padre, de la madre e del maestro in osse- quio a le regole del buon costume e a le norme de le consuetudini cittadine, familiari, pedagogiche.

78 IL TRIONFISMO

Soggiacere, servire, ubbidire, sempre questo è il contenuto di tutte le morali storiche e de la presente.

Educalo in siffatta maniera l'uomo ne li anni de l'infanzia e de l'adolescenza, che cosa sarà egli ne la maturità se non una pecora vile ne l' immane gregge sociale ?

A che parlare de la corrente scienza de l'educa- zione ?

È quasi tutta un inno a la dedizione più servile, a la pietà e a la carità rinnegante ogni decoro umano, a l'altruismo più assurdo e più credulo.

A che accennare ai principii dei così detti mora- listi puri ?

Essi sono li apostoli del dolore e de l'annienta- mento, sono coloro che predicano che chi più soffre più è meritevole, chi sa meglio sacrificarsi è più de- gno, chi sa immolarsi per li altri raggiunge la per- fezione.

Fare possibilmente olocausto di stessi, rinun- ciare a la propria affermazione in omaggio a tutte le formalità e i convenzionalismi sociali o in nome di mistiche idealità, non è questo l'imperativo de l'etica predominante ?

Sottostare passivamente e ciecamente ne la fami- glia ai genitori, ne la scuola al maestro, ne la vita ai riti, a le consuetudini e a li obblighi tradizionali, a l'autorità precostituita, a la potenza sovrastante del principe e del monarca e infine prosternarsi a la divinità che tutto vuole e tutto comanda, non è pre- valentemente ispirata a questi dettami la morale di tutte le genti?

Non vogliamo con ciò sostenere che li uomini,

IL TRIOXFISMO 79

qualunque sia la loro età, debbano sistematicamente ribellarsi a tutto [quanto sovrasta la loro volontà e costituisce per loro un obbligo, un dovere. Quello che a noi importa mettere in chiaro è che. nei rapporti fra uomo e uomo e fra questi e la società, non deb- bono sussistere normalmente forme di coercizione, di violenza, di arbitrio o comunque di dominio in- naturale, illogico, insano a danno del corpo sociale e sopratutto di chi lo subisce, E se un'autorità, una gerarchia morale dovranno fungere, queste non po- tranno fondarsi su dogmi e pregiudizi assurdi, ne su menzogne convenzionali, ma sui valori reali de la vita e su le necessità e l'utilità individuale e collet- tiva. Non a principii irrazionali, assoluti e despotici, ma a quelh che preservano e conciliano i dritti dei singoli e di tutti devono ispirarsi le regole del vivere sociale e del costume civile, per modo che ne li uo- mini, fin da la tenera età, sia vivo e presente il sen- timento del proprio io, la visione del mio e del tuo e a loro parli la massima superiore che, per poter essere buoni cittadini, occorre prima avere una indi- vidualità umana, che nel rispetto a li altri non deve essere escluso il rispetto a stessi, che se è dove- roso essere generosi è altrattanto necessario essere giustamente e sanamente egoisti, e che la vera mo- rale non impone la rinuncia a la personalità, ma la affermazione di essa in grembo a la società, a proprio e altrui benefìzio.

Bando adunque a le consuetudini mistiche e ser- vili del passato, a le usanze che rinnegano la dignità de la maggior parte de li uomini, facendoli essere abbietti automi a null'altro adatti che a flettere la

80 IL TRrONFISMO

schiena e i ginocchi e a baciare la terra in atto di ubbidienza e di prosternazione davanti a tutte le au- torità mondane e ultraterrene.

Lo scopo de la morale è quello di additare a li uomini i mezzi per conseguire il bene, che è tutto ciò che potenzia l' individuo e la società, e per fug- gire e dominare il male, che è tutto ciò che menoma la personalità umana e il consorzio civile.

Noi siamo contro tutti li assolutismi del passato e del presente e ripudiamo la morale autoritaria, despotica e tirannica di quelli che, per soddisfare l'orgoglio e un'ambizione sfrenata, mirano a tenere in soggezione li altri uomini, calpestando i loro dritti e le loro aspirazioni, come combattiamo la morale ugualmente perniciosa di coloro i quali pretendono che l'uomo viva per li altri e non anche per stesso.

Noi siamo ego -altruisti, o, meglio ancora, vogliamo l'affermazione de la personalità umana e la sua va- lorizzazione ne la società, la quale è salda e consi- stente solo quando è costituita di uomini che, pur essendo necessariamente egoisti, hanno il senso de la responsabilità e il sentimento de la giustizia e de la solidarietà e regolano la loro condotta in maniera che per loro e per li altri derivi il massimo bene.

E come de li uomini altrettanto dicasi dei popoli. In una nazione composta di cittadini che hanno una robusta individualità economica, pohtica, civile e mo- rale non ci può esser luogo al decadimento. Quando tutte le parti di un organismo sono sane questo non può che vigoreggiare e una nazione costituita di ele- menti forti e fattivi non può non affermarsi ne la

IL TRIOXFISMO 81

inevitabile concorrenza con li altri aggregati sociali. La volontà e l'energia de l'individuo si riflettono ne la vitalità e resistenza de la nazione la quale, qua- lunque sia il suo regime, quando sia nudrita di uo- mini saldi, produttivi e coscienti dei loro dritti e dei loro doveri, non può non incamminarsi ne la via da noi indicata e cioè verso l'eliminazione graduale di tutti i privilegi e di tutte le ingiustizie e il progres- sivo potenziamento de la maggior parte de li uomini e del corpo sociale.

Concludendo, il trionfismo, come atteggiamento di pensiero, è la filosofia dei particolari e de le possi- bilità, come espressione sintetica di vita, è il mani- festarsi di ogni affermazione umana e sociale.

Esso è particolarista, attivo-passivista, trasformista, possibilista, potenziatore de la personalità e de la specie umana

Il trionfismo è specificamente visione religiosa, concezione scientifica, emozione artistica, atteggia- mento pratico.

£ religione in quanto è presentimento, previ- sione, intuizione, e particolarmente culto di possibilità potenziatrici, che non sono fuori de l'uomo ma riposte ne l'attività e capaci {^l investigativa e realizzatrice de l'umana schiatta e de le singole individualità, ed ecco come esso si risolve in fede in stessi e nel genio

82 IL TRIONFISMO

de la stirpe, cui è affidato il compito di scrutarle e conquistarle.

La differenza sostanziale fra le religioni tradizionali e la religione trionfista è questa : che le prime consi- stono in un culto passivo de la divinità, de la natura, o di principii simbolici e astratti, in un atteggia- mento di attesa mistica, di contemplazione abulica, di appagamento soggiacente, in vista di un paradiso immaginario o per soddisfare un desiderio di quiete e di riposo rasserenante ma a lo stesso tempo mor- tificante ; mentri la religione trionfista è culto attivo de le possibilità, essendo, più che credenza in queste, elezione istintiva, frenesia intellettuale, curiosità scien- tifica, guizzo geniale, ricerca ansiosa, indagine fidente, ambizione di dominio, brama di conquista di esse, per appagare il sempre vivo e sempre risorgente bi- sogno di affermazione de li uomini che non vogHono languire, ma mirano a valorizzare al massimo grado la vita umana.

È scienza che, con atteggiamento nuovo e ri- voluzionario, prende posizione contro tutte le finzioni mitiche e simboliche del passato, contro tutti li as- solutismi e astrattismi universalistici privi di signifi- cazione e vuoti di contenuto e mette a fondamento de la conoscenza, che è sempre e solo relativa, le realtà percettibili e comprensibili dei parti^lari. E studio, analisi e valutazione di essi, de le loro atti- vità e passività intrinseche e dei loro rapporti, e, so- pratutto, rivelazione del potere specifico de l'uomo e del suo stato di interdipendenza ne le sue relazioni con li esseri e con le cose ne la compagine de l'esi- stente.

IL TRIOKFISMO 83

È arte che, ripudiando ogni manifestazione sog- gezionista tradizionale, pone a base di ogni atteggia- mento estetico non più l'emozione pànica di dipen- denza, di paura, di stupore prisco, o la sommissione, la rinuncia, il dolore, ma il sentimento di dominio, l'esaltazione gioiosa e conquistatrice, il senso sano e vittorioso de la vita, l'aspirazione vivida de l'uomo verso più larghe mete e più superbe altezze di per- fezionamento.

È pratica quale atti\ità che, non più soverchiata da alcuna potenza divina o di natura da inespli- cabili astrattismi o simboli, ma sorretta da la visione religiosa, da la concezione scientifica, da l'emozione artistica trionfìste, è rivolta a conseguire una sempre maggiore potenziazione de l'uomo e de la stirpe umana nel concerto de la vita.

Noi vogliamo che l'uomo, ne l'ambito de la reli- gione abbia fede in e ne la sua virtù dominatrice, che sia un indagatore e un conquistatore in quello de la scienza, un esaltatore e animatore de la propria potenza in quello de l'arte e in quello de la pratica sia attivo, fattivo e combattivo, realizzatore per e per li altri, campione di moralità, di giustizia, di li- bertà e di solidarietà nel consorzio civile. Noi diciamo a l'uomo :

Emancipati dai falsi principii e da tutte le cre- denze che rendono schiavo il tuo animo e il tuo pensiero, scuoti il giogo di ogni servitù terrena e ul- tramondana che menoma la tua indipendenza, la tua volontà e potestà nel mondo !

Confida nel tuo genio e in quello de la specie, in- nalzati a le più alte vette del conoscimento e de la

84 IL TRIONFI» MO

bellezza, combatti le fulgide battaglie de l'ascensione e del progresso per te e per l'umanità !

La vita è milizia, è lotta contro tutto ciò che è ostile a l'esistenza umana, è conquista di tutto ciò che l'afferma.

O uomo, impugna lo scettro de la potenza e del dominio che è tuo e assorgi a le supreme zone de la gioia e del trionfo !

FINE

CIVILDIARIO

Il trionfìsmo oltre che espressione di un atteggia- mento scientifico, artistico, pratico, è, come dicemmo, base di una nuova religione.

Essa avrà templi, un'organizzazione, un programma e raccoglierà in una vasta comunità di idee e di in- tenti tutti coloro che non credono piìi a le ubbie e ai paradisi ultramondani, ma vogliono vivere la vita piena e forte in questa terra.

L'attività trionfìsta si esplicherà in forma pubblica e privata ne le dissertazioni, ne le dispute, ne le con- ferenze, ne la stampa, ne li scritti, nei libri e altresì ne le riunioni, nei congressi, nei circoli, ne le scuole, ne li istituti, ne le società, dovunque è fervore di pre- parazione e di rinnovamento religioso, scientifico, ar- tistico, economico, politico, giuridico, morale: ma essa attività si svolgerà, in una maniera tutta sua partico- lare, entro l'edifizio di affatto nuova costruzione il quale avrà un'architettura e un'espressione interna caratteristiche e che verrà denominato « trionfo ».

Il trionfo non sarà una chiesa o un tempio qua- lunque al quale l'uomo accorrerà per pregare, per umiliarsi, invocando il favore e il soccorso de li idoli o de la divinità, compiendo cerimonie e riti sogge- zionisti che rinnegano ogni potere umano.

88 IL TRIONFISMO

Esso non sarà un teatro, o comunque un ritrovo di semplice divertimento in cui verranno appagati i comuni bisogni estetici, senza badare se da li spet- tacoli li uomini trarranno un miglioramento o un malefizio, se attingeranno a le fonti impure o a le sublimi sorgenti de la vita i sottili veleni de la tri- stezza, del dolore, del pessimismo o le essenze me- ravigliose de la gioia vivida e ristoratrice.

Il trionfo sarà il luogo dove, assistendo a lo svol- gimento del programma che vi si eseguirà, su la fal- sariga de le nostre dottrine, l'uomo alimenterà le sue aspirazioni, nutrirà il suo sentimento, innalzerà la sua mente, fortificherà i suoi propositi ; sarà insomma luogo di ispirazione, di arte, di meditazione, di diva- gamento educativo, di preparazione a tutte le lotte per la potenziazione progressiva de la individualità umana e de la società.

Il trionfismo, come movimento complesso di vita e di pensiero avrà un'organizzazione finanziaria, po- litica, artistica, avrà scuole, collegi, biblioteche, labo- ratori, associazioni, espleterà insomma la sua molte- plice azione in ogni campo de l'attività sociale. Ma uno dei suoi principali compiti sarà quello di costi- tuire l'organismo che dovrà presiedere l'attività in- terna del trionfo. In questo hanno la massima con- sacrazione i nostri principii come manifestazione scientifica, artistica, pratica e sopratutto religiosa e per ciò il suo funzionamento avrà regole particolari e sarà retto da una gerarchia speciale.

Quale sarà il programma che si svolgerà nel trionfo ?

Esso comprenderà tutte le manifestazioni rivolte a

IL TRIONFISMO 89

ravvivare la fiamma de T ideale, a suscitare ogni at- tività intellettuale, estetica, fattiva, a tener desta la fede ne la indefinita affermazione del genio umano nel mondo

E sarà costituito di rappresentazioni liriche, dram- matiche, di conferenze, lezioni, letture, esecuzioni mu- sicali, canti corali, esposizioni e trattenimenti in ge- nere di ogni specie in armonia con l'indirizzo e le teorie trionfisti.

Ma lo spettacolo abituale che si terrà dentro il trionfo sarà quello cinematografico che si esplicherà ne le sue consuete forme con proiezioni di cinedrammi, di paesaggi, di riviste, di avvenimenti e di tutto ciò che potrà essere di diletto, di educazione e di utilità spirituale, morale e pratica a li uomini.

Ciò che sopratutto differenzierà la rappresentazione trionfista da un comune trattenimento cinematogra- fico sarà la scelta del programma ispirato ai nostri principii e la celebrazione quotidiana di una data festa.

Una de le innovazioni che reca con il trion- fismo è la creazione di un nuovo calendario che noi chiameremo col nome di « civildiario ».

Non è forse il calendario religioso attuale, con le ricorrenze di feste e di riti che urtano contro tutte le conquiste de la scienza e del pensiero, il docu- mento più grave de la miseria morale e intellettuale dei popoli e de la civiltà moderna, non denunzia esso un livello mentale basso, una psicologia umana, malgrado le scoperte, le invenzioni e il progresso cotanto decantato, ancora bambina, ancora primitiva?

Senza voler fare un commento dal principio a la

aO IL TRIONFISMO

fine del calendario cattolico, che è certamente il più dilTuso, basterà accennare ad alcune date perchè lu- minosamente appaia quanto è grande l'ignoranza de li uomini, quanto è in arretrato l'umanità.

Si celebrano ancora ne le grandi città, in questi così detti crogiuoli di civiltà, in questi tanto esaltati centri di luce e di sapere, le feste de la circoncisione, de la pasqua di resurrezione, de l'assunzione di Maria vergine, de l'immacolata concezione!

Non è la prima di queste la consacrazione oscena di unusanza barbara come il tatuaggio?

Non sono le altre dimostrate assurde e fantastiche da la scienza moderna V

C'è ancora un uomo d'intelletto, severamente ini- ziato ne le discipline sperimentali, che crede al mi- racolo de la resurrezione di un defunto, de l'assun- zione di uno spirito umano a le inesistenti beatitudini celesti, del concepire e partorire in verginità ? Com'è che nei tempi odierni questi fatti prodigiosi non si ripetono più ?

Si festeggiano ancora le ricorrenze de la morte di s. Simeone stilita, di sant'Antonio abate, di sant'Ila rione asceta, di sant'Alipio anacoreta e di altri santi che figurano nel calendario come esemplari umani, dei quali dovremmo assecondare le pie gest^, li atti sublimi, la nobiltà del vivere...

Orbene possiamo noi informare la nostra condotta a quella di uomini che, per abituarsi a l'umiltà, vis- sero ne le spelonche a fianco de le bestie più im- monde, che consumarono i loro giorni e le loro energie ne la solitudine infeconda, di uomini che stettero per lunga teoria di anni sopra una colonna

IL TRIONFISMO 91

a macerare le loro carni, a battere la testa sui gi- nocchi, in segno di penitenza ed erano talmente fe- tidi che i corvi e li avvoltoi volteggiavano intorno a la loro persona come intorno a una putrida carogna? Che cosa ci può suggerire il loro sterile anacore- tismo, la loro misera esistenza di stiliti, se non un inutile e morboso olocausto de la vita per un'idea- lità antiumana e antisociale y

Eppure quanti non hanno per loro un profondo culto, quanti non cercano di imitarli con forme ana- loghe di astinenza e di mortificazione !

O noi ci inganniamo o nel mondo c'è ancora troppa gente immersa nel più tenebroso oscuran- tismo !

Non è addirittura mostruoso che tanta parte de l'umanità si trovi ancora in queste condizioni spiri- tuali, in questo stato di ubbriacatura mistica, oggi, nel secolo del vapore, de l'elettricità, del telegrafo senza fili, de l'automobile, de l'aeroplano e dopo i grandi rivolgimenti scientifici che tanta luce diffusero nei popoli ?

Ma tralasciando coloro che sono nati ciechi e in cecità vogliono vivere, facendo astrazione da quelli che, pure avendo buona intelligenza, furono traviati da un'educazione che li rese prigionieri di credenze assurde, è mai possibile che le generazioni nuove, li uomini modernamente colti, i ceti intellettuali eletti, le categorie operaie evolute, e sopratutto quelle per- sone che sono completamente emancipate da ogni pregiudizio tradizionale e non praticano il culto di alcuna religione positiva, è mai concepibile che an- cora persistano ne 1 insulsa consuetudine di seguire

92 IL TRIONFISMO

il calendario, di uniformare ad esso la loro vita e la loro condotta ?

Il civildiario, sostituendosi a l'almanacco religioso, aiuterà li spiriti forti a liberarsi a mano a mano dal dominio di insani e nefasti convenzionalismi e met- terà in grado tutti coloro che non hanno stolte ido- latrie di più non commettere gravi transazioni di coscienza e di vivere e agire in coerenza e armonia col proprio pensiero e con le proprie convinzioni.

Che cos'è il civildiario ?

E il calendario trionfista. Ispirato completamente a la nostra concezione, esso non è un documento di misticismo, ma di verità.

Il civildiario è la sintesi de la storia umana.

In esso sono consacrati i simboli più significativi del progresso e de la civiltà, i fatti storici più impor- tanti, le collettività più rappresentative, i nomi glo- riosi di quegli uomini che per le loro qualità morali e spirituali, per le loro opere, per il loro genio fu- rono veramente i campioni di nostra stirpe e guida- rono l'umanità ne la sua civile ascensione.

Ad essi simboli e fatti storici e collettività e uo- mini sommi noi dobbiamo ispirarci per perfezionare e potenziare noi stessi, animati da la fede radiosa ne l'indefinito assorgere de l'uomo, ed essi dobbiamo onorare e celebrare poiché ne la loro magnificazione si esalta e glorifica quanto di più alto e di più no- bile espresse l'umanità.

IL TRIOXFISMO 93

Nel formulare il civildiario abbiamo d jvuto assu- mere una data, la più universalmente accolta, come punto di partenza de la civiltà umana. Quando sorse questa ? Secondo i dati de la scienza moderna la culla de l'uomo sarebbe stata l'Asia e la sua esistenza su la terra risalirebbe a qualche centinaio di mi- gliaia di anni. Ma, a parte qualunque opinione sul luogo d'origine e sul tempo de la sua apparizione nel mondo, quello che sicuramente si conosce è che li uomini primi erano in stato selvaggio e nomadi.

Dimoravano ne le caverne naturali (trogloditi), si coprivano di foglie o di pelli secondo i climi, si nu- trivano con i frutti spontanei de la terra e per lavo- rare e difendersi da le belve si servivano, in un primo periodo, di strumenti silicei, da cui la denominazione di età de la pietra, e in seguito di metalli, passando a l'età del bronzo e poi a quella del ferro. Comin- ciarono allora a costrurre capanne, a coltivare terreni, ad allevare animali e a riunirsi dapprima in famiglie e dopo in tribù che riconoscevano un proprio capo.

Col formarsi dei primi nuclei sociali, sorsero le prime competizioni fra di loro e di qui la lotta per l'occupazione de le terre più fertili, dei lidi più ricchi, de le regioni più amene, dando origine a le invasioni e a le emigrazioni che contrassegnano lo spandersi de le genti umane nei diversi continenti.

Fu questa l'età patriarcale di cui abbiamo una vaga e tenue conoscenza a causa de li scarsi docu- menti che possediamo, fu questa l'età così detta prei-

94 IL TRIOXFISMO

storica che abbiamo solo potuto ricostruire con dati geologici e archeologici di un valore approssimativo e sopratutto osservando la maniera di vivere dei po- poli selvaggi ancora esistenti su la terra.

Dopo un lunghissimo periodo di trasmigrazioni, il movimento Uuttuante de le tribù e de le genti co- minciò a poco a poco ad attenuarsi, ed esse, adat- tandosi ai diversi climi, afYezionandosi ai luoghi, fini- rono per acquistare una certa stabilità.

Fu l'esordio de la vera civiltà, poiché, insieme col sentimento di socialità, si sviluppò ne li uomini l'a- more a la propria terra e con le prime consuetudini religiose, politiche, civili e morali nacque l'organiz- zazione militare per la difesa dei propri domini.

Quale fu la regione ove incominciarono a sorgere e a fissarsi questi istituti e ad acquistare il carattere di vera attività sociale ?

Il luogo dove la civiltà ebbe le sue più remote manifestazioni e affymazioni fu certamente 1' Egitto e la fondazione di Menfi e la sua costituzione in stato è storicamente la prima società umana.

Da la fondazione di questa città avvenuta in- torno al 5000 avanti Cristo noi facciamo comin- ciare la storia de Y incivilimento umano, in essa vediamo l' inizio di quello che chiamiamo progresso sociale.

L'anno 5000 avanti Cristo è considrato dal nostro civildiario come l'anno I e il 1900 dopo Cristo cor- risponde a l'anno 6900 de la civiltà, che conterebbe cosi circa sette millenni, e cioè 6900 e tanti anni.

11 computo de la cronologia del civildiario è in armonia con quello de l'attuale calendario religioso

IL TRIÒKFISMO 95

e civile, abolendo, s'intende, il prima e dopo Cristo e sostituendo : anno de la umana civiltà, (u. e).

Nota: Compiendo un sovvertimento sostanziale del calen- dario ci -permettiamo inoltre di formulare una riforma de la sua attuale costruzione che consiste in ciò:

L'anno è composto di 12 mesi, denominati: unario, duario, triario, quartile. quintile, sestile, settenio, ottenio, novenio, decale, undecale, dodecale, i quali sono costituiti i pari di 30 giorni, i dispari di 31 giorni, tranne l'undicesimo che ne ha 31 soltanto ne li anni bisestili. Per ragioni di concordanza con l'odierno calendario abbiamo per ora lasciato intatto il numero attuale dei giorni di ciascun mese.

Le settimane sono abolite e sono stabiliti giorni festivi il primo, l'otto, il sedici e il ventiquattro di ogni mese e inoltre le ricorrenze storiche più solenni, in numero di dodici, che cadono in giorni particolari e che oggidì sono quasi tutte ce- lelratc ne le nazioni civili moderne.

I giorni di riposo sarebbero cosi 60 (48 + 12), numero uguale a quello del calendario religioso e civile presente.

Non semi ri di grave danno l'aver tolto la settimana poi- ché li errori più grandi ne lo stabilire le date si commettono spesso a causa de la nomenclatura dei giorni e considerando che per moltissime aziende industriali e commerciali essa esiste più di nome che di fatto poiché i riposi si eseguiscono a turno. I contratti di lavoro si possono stipulare ad annua- lità, a mesi e a quindicine e i pagamenti potrebbero farsi il quindici e l'ultimo di ogni mese.

I vantaggi di questa riforma sono enormi poiché, oltre che risparmiare ogni anno la ristampa del calendario, si con- segue il grande scopo di evitare difficili e noiosi calcoli per stabilire in che data cadono i giorni de la settimana e le feste mobili de l'anno

Col civildiario si ha un calendario perpetuo, universale e con un contenuto religioso, scientifico, artistico e pratico ri- spondente a la rinnovata coscienza de li uomini e dei pop jIì ve- ramente civili.

96 IL TRIONFISMO

Le feste del civildiaiio sono, come dicemmo, sim- boliche, storiche, collettive, individuali.

Le simboliche, in numero di dodici, cadono il primo di ogni mese e sono quelle del trionfo, de l'umanità, de la scienza, de l'arte, del lavoro, de la verità, de la bellezza, de la giustizia, de la libertà, de la solidarietà, de la fede, del genio.

Esse hanno un legame fra di loro e riassumono sinteticamente tutto il contenuto de le teorie trion- fiste, esprimendo: il trionfo de l'umanità con la scienza, con l'arte, col lavoro, ne la verità, ne la bel- lezza, ne la giustizia, ne la libertà, ne la solidarietà e ne la fede nel genio de la specie.

I nostri simboli non hanno una significazione as- soluta ma relativa e rappresentano, sintetizzate, le più salienti attività individuali e sociali ed esprimono le possibilità di raggiungimento di un grado sempre più alto di perfezionamento e affermazione umana.

2" Le storiche, pure dodici, in date stabilite, ricor- dano i fatti più significativi de la civiltà. Esse sono: la fondazione di Mentì, l'origine di Atene, la nascita di Roma, la compilazione de le leggi romane, la scoperta de la stampa, la scoperta de l'America, l'ap. plicazione del vapore, l'indipendenza americana, la rivoluzione francese, la scoperta de l'elettricità, l'a- bolizione de la schiavitù, l'abolizione del potere tem- porale dei papi.

3*^ Le collettive, anch'esse dodici, collocate ne l'ul- timo giorno di ogni mese, racchiudono in sintesi le

IL TBIONFISMO 97

categorie più importanti de li uomini, che sono : i profeti, i pensatori, i guerrieri, i dominatori, i poli- tici, i rivoluzionari, li eroi, li esploratori, li scienziati, li artisti, le donne, li uomini.

Le individuali, in tutto trecentotrenta, che rac- colgono i nomi de li uomini i quali più hanno con- tribuito trionfisticamente a dare impulso al progresso e a la civiltà umana, e sono fissate nel giorno de la loro nascita (n.) o de la loro morte (m), con qualche leggera variante per alcune poche.

I simboli, le date storiche, le collettività e i nomi di

uomini illustri consacrati nel civildiario sono i seguenti :

Simboli: 12: Trionfo, umanità, scienza, arte,

lavoro, verità, bellezza, giustizia, libertà, solidarietà,

fede, genio.

2^ Date: 12: Fondazione di Mentì, origine di Atene, nascita di Roma, compilazione de le leggi ro- mane, scoperta de la stampa, scoperta de l'America, applicazione del vapore, indipendenza americana, ri- voluzione francese, scoperta de l'elettricità, abolizione de la schiavitù, abolizione del potere temporale.

3*^ Collettività: 12: Profeti, pensatori, guerrieri, dominatori, politici, rivoluzionari, eroi, esploratori, scienziati, artisti, donne, uomini.

Profeti: 5: Zoroastro, Budda, Confucio, Cristo, Maometto.

Pensatori: 30: Pitagora, Democrito, Socrate, Platone, Aristotele, Epicuro, Cicerone, Machiavelli, Bruno, F. Bacone, Descartes, Hobbes, Locke, Spinoza^ Leibnitz, Vico, Hume, Montesquieu, Voltaire, Diderot, Rousseau, Helvetius, Kant, Fichte Hegel, Schopenhauer, Bentham, Corate, Nietzsche, Spencer.

98 IL TRI0NFI8M0

Guerrieri: 12: Milziade, Temistocle, Aristide, Annibale, Scipione, Mario, Pompeo, Ezio, Hoclie, Wellington, Moltke, Garibaldi.

Dominatori: 30: Menes, Ramsés II, Fuhi, Assur, Davide, Salomone, Nabucodònosor, Ciro, Dario, Asoka, Alessandro, Romolo, Servio Tullio, Cesare, Augusto, Traiano, Adriano. Marc'Aurelio, Teodosio, Giustiniano, Carlo Magno, Carlo V, Federico II, Luigi XIV, Na- poleone I, Enrico Vili, Pietro I, Massimiliano I, Vit- torio Emanuele II, Mutsu Hito.

Politici: 20: Mosè, Manu, Licurgo, Solone, Pe- ricle, Demostene, Catone, Cromwell, Glastone, Ri- chelieu, Mazzarino, Thièrs, Gambetta, Washington, Lin- coln, Bismark, Cavour, Mazzini, Kossuth, Castelar.

9" Rivoluzionari: 14: Armodio, Aristogitone, Spar- taco, Arnaldo, Savonarola, Huss, Da Praga, WiclefT, Lutero, Calvino, Zuinglio. Marat, Danton, Robespierre.

10" Eroi: 4: Leonida, Kòrner, Petoefi, Mameli.

11" Esploratori: 5: Polo, Colombo, Vespucci, Vasco de Gama, Magellano.

12" Matematici: 4: Euclide, Archimede, Pascal, Gauss.

13° Fisici: 20: R. Bacone, Gioia, Guttemberg, Co- pernico, Keplero, Galileo, Newton, Papin, Fulton, Ste- phenson, Galvani, Volta, Franklin, Laplace, Herschell, Morse, Lyell, Ferraris, Pacifiotti, Curie.

14" Chimici: fi: Lavoisier, Dalton, Berthollet, Ber- zelius, Berthelot, Nobel.

15*' Biologi: 5: Linneo, Buffon, Cuvier, Lamark, Darwin

16" Psicologi: 3: Bain, Fechner, Lombroso.

IL TRIONFISMO 99

17° Sociologi: 12: Erodoto, Tucidide, Senofonte, Livio, Tacito, Papiniano, Ulpiano, Triboniano, Guic- ciardini, Michelet, Grozio, Marx.

IS*' Medici : 10: Ippocrate, Galeno, Avicenna, Ve- salio, Malpighi, Morgagni, Jenner, Pasteur, Virchow, Kock.

19° Poeti: 30: Viasu, Valmichi, Omero, Ana- creonte, Pindaro, Lucrezio, Virgilio, Orazio, Ovidio, Dante, Petrarca, Ariosto, Tasso, Leopardi, Carducci, Lamartine, Hugo, De Musset, Beaudelaire, Milton, Byron, Shelley, Tennyson, Goethe, Schiller, Heine, Camoenjs, Puskin, Poe, Witmann.

20° Bramatici : 14: Eschilo, Sofocle, Euripide, Aristofane, Plauto, Terenzio, Shackespeare, Lopez de Vega, Calderon de la Barca, Corneille, Bacine, Mo- lière, Alfieri, Goldoni.

21° Romanzieri: 6: Cervantes, Balzac, Zola, Man- zoni, Dickens, Tolstoi.

22° Musicisti: 30: Palestrina, Monteverdi, Scar- latti, Pergolese, Paisiello, Cimarosa, Bach, Haéndel, Gluck, Haydn, Mozart, Beethoven, Weber, Auber, Meyerbeer, Gounod, Bizet, Berlioz, Schubert, Men- delson, Schumann, Wagner, List, Bhrams, Chopin, Rossini, Bellini, Donizzetti, Verdi, Rubinstein.

23° Pittori: 20: Parrasio, Zeusi, Apelle, Giotto, Botticelli, Tiziano, Tintoretto, Veronese, Tiepolo, Da Vinci, Raffaello, Del Sarto, Correggio, G. Van Eyck, Rembrant, Rubens, Vandyck, Dùrer, Velasquez, David.

24° Scultori: 10: Fidia, Prassitele, Scopa, Lisippo, Ghiberti, Donatello, Verrocchio, Gellini, Bernini, Canova.

100 IL TRIONFISMO

25° Architetti: 10: Ictino, Callicrate, Brunelleschi, Bramante, Michelangelo, Vignola, Palladio, Vanvitellì, Lescot, Sem per.

26'' Belle: 6: Aspasia, Frine, Cleopatra, Diana Poitiers, Ninon Lenclos, Récamier.

27° Dominatrici : 6 : Semiramide, Isabella di Spa- gna, Elisabetta d'Inghilterra, Caterina dei Medici, Maria Teresa d'Austria, Caterina 11 di Russia.

28° Eroine: 3: Giuditta, D'Arco, Caterina Sforza.

29° Esemplari: 3: Cornelia, Adelaide Cairoli, Luisa Michel.

30° Artiste: 12: Saffo, Corinna, Vittoria Colonna, Staél, Sand, Browning, George Eliot, Beecher Stowe, Lebrun, Malibran, Ristori, Patti.

Diversi sono stati i criteri che ci hanno guidato nel comporre il civildiario, primo fra tutti quello di dargli un carattere, il più che fosse possibile, di uni- versalità, comprendendo in esso i simboli meglio ac- colti e più intesi da tutti i popoli, le date storiche più rimarchevoli e che costituiscono le vere pietre miliari de l'evoluzione civile, le collettività più insigni e meglio ravvisabili e i nomi di uomini appartenenti a tutte le epoche e al maggior numero di nazioni, i quali furono veramente i più rappresentativi e i più fattivi e, secondo noi, più efficacemente contribuirono a far progredire l'umana civiltà.

ir, TKIONFISMO 101

La compilazione dei simboli, de le date, de le col- lettività, dei nomi de li uomini da noi fatta, potrà forse apparire molto arbitraria e non sarà perciò inopportuno dichiarare che, ne la valutazione di così vasti e complessi elementi, abbiamo proceduto ispi- randoci sopratutto ai principii trionfisti, ne la convin- zione di aver messo in evidenza quanto di realmente grande fu compiuto ne la storia, quanto di assoluta- mente degno, utile ed essenziale doveva essere in- cluso nel civildiario.

Una critica superficiale e settaria potrebbe rim- proverarci la scelta di uomini che commisero delitti che furono tavolta abbietti e amorali. Noi ci siamo domandati: è possibile trovare due voci concordi nel vagliare la condotta e l'opera di un uomo?

1 grandi campioni de le civiltà, anche i più puri, i più schietti, furono variamente giudicati e da taluni messi al di sopra, da tali altri molto al di sotto di quanto non meritino. Noi abbiamo segnalato de li uomini non perchè furono sempre autori di grandi azioni e incarnarono l'assoluta perfezione umana, ma perchè fecero qualche cosa di importante ne la storia o rappresentarono una corrente spirituale, artistica, politica o furono eccezionalmente ricchi di qualità eminenti, sia pure soltanto esteriori, come per esempio la bellezza de le donne, la quale, secondo noi, ha anch'essa un'alta funzione umana.

Questi uomini abbiamo indicato perchè si ricor- dino le loro specifiche doti che sono degne di con- siderazione e di ammirazione, quella parte de la loro vita che fu veramente eletta e giovevole a l'umanità, si trascuri quanto di non superiore, di non sublime

102 IL TRIONFISMO

essi compirono, e si indulga a quelle loro qualità che non i)ossono essere assunte a modello de le genti.

Forse che i santi de le altre religioni furono sempre puri e grandi in ogni loro manifestazione?

Quanti di essi non commisero spesso le azioni più immorali, non conobbero talvolta le più infami turpitudini, le crudeltà più efTerate ?

Noi abbiamo incluso nel civildiario personalità di tutti i popoli e di ogni terra perchè di esse si esal- tino le virtù fattive, li atti nobili, le creazioni geniali, i loro gesti, i loro capolavori, le loro scoperte, tutta insomma la loro attività e le loro opere che hanno contribuito a elevare l'uomo e la civiltà ai più alti gradi riel corso de la storia e a le quali possiamo ispirarci per trarre forza e fede per l'innalzamento verso più alti fastigi di noi stessi e de l'umana specie.

Nel civildiario, compilato così com'è, abbiamo vo- luto menzionare le feste principali de l'anno, dotan- dolo di un solo simbolo, di una sola data, di una sola collettività e di un solo nome per ogni giorno

È naturale però che esso potrà enumerare altri simboli, date, collettività e nomi, e, oltre le attuali, celebrare altre feste. Il civildiario potrà avere un colorito nazionale, adattandosi a le esigenze dei tempi e dei paesi, senza però allontanarsi da le regole e dai principii trionfìsti che andranno sempre più ra-

IL TRIONFISMO 103

dicandosi ne l'animo e ne lo spirilo de li uomini, sempre più consolidandosi ne le consuetudini sociali.

La celebrazione quotidiana de le ricorrenze che si farà nel trionfo, a parte ogni programma di scienza, di arte e di vita, sarà varia, ricca e sempre più in- teressante poiché, in ogni giorno de l'anno potrà esal- tarsi, in forma inconsueta, il genio umano ne le sue molteplici manifestazioni con spettacoli e festeggia- menti sempre diversi indefinitamente.

Questa nei suoi tratti principali la formulazione del civildiario e del nuovo culto che dovrà sostituirsi ai vecchi e barbari riti ; questa ne le sue linee essen- ziali la nuova religione che nel conseguimento de le più fulgide possibilità ripone ogni aspirazione umana e soltanto nel genio de la stirpe trova il nume tute- lare e potenziatore de l'uomo; religione che, se non potrà facilmente essere intesa da le persone indotte e ignare, dovrà sicuramente affermarsi col progredire e con l'allargarsi de la coltura in seno a le moltitu- dini e che, pertanto, non può non avere il ricono- scimento di tutti quelli i quali, liberi da ogni in- gombro superstizioso, mondi da ogni credenza ultra- mondana, hanno pur bisogno di nutrire una fede, di coltivare un ideale per loro e per l'umanità.

UNARIO

1 Festa del trionfo t

2 n.

Menes

3n.

Cicerone :

4n.

Pergolese :

5n.

Newton :

6n.

Giovanna d'Arco :

7 n.

Giotto :

8 m.

Galileo :

9m

Vitt. Emanuele II :

10 m.

Linneo :

11 n.

Pericle :

12 n.

Palestrina :

13 n.

Democrito :

Un.

Fidia :

15 n.

Molière

16 n.

Mosè

17 n.

Alfieri :

18 n.

Montesquieu :

19 n.

Comte :

20 Fondazione di Menfi :

21 m.

Vico

22 n.

Byron :

23 n.

Corinna :

24 n.

Adriano :

25 n.

Zoroastro :

26 m

Jenner :

27 m.

Verdi :

28 m

Carlo «lagno :

29 n.

Auber :

30 n.

Omero :

31 Festa dei profeti :

simbolo de la più alta afìermazione umana.

1 u.c.- 5000 a. C. Menfi : Re egiziano. 4894 u, e. - 106 a. G. Arpino : Filosofo romano. 6710 u. e. - 1710 d. C. Jesi : Musicista italiano. 6643 u. e. - 1643 d. C. Woolsthorpe : Fisico inglese. 6412 u. e. - 1412 d. C Domremis : Eroina francese. 6276 u. e. - 1276 d C. Vespignano : Pittore italiano. 6642 u e. - 1642 d. C Arcetri : Fisico italiano. 6878 u. e - 1878 d. C Roma : Re italiano. 6778 u. e. - 1778 d. C. Upsala : Naturai, olandese. 4501 u. e. - 499 a. C Atene : Politico greco. 6524 u. e. - 1524 d. C. Palestrina : Music, italiano. 4530 u. e. - 470 a. C. Abdera : Filosofo greco. 4504 u. e - 496 a. C Atene : Scultore greco. 6622 u. e - 1622 d C Parigi : Commed. francese. 3429 u. e. - 1571 a. C. Tebe : Legislatore ebreo. 6749 u. e - 1749 d. C Asti : Tragico italiano. 6689 u. e. - 1689 d. C. La Brède : Pensat. francese. 6798 u. e. - 1798 d. C Montpellier : Filos. francese.

1 u. e - 5000 a. C. da cui comincia la vera civiltà umana.

6744 u. e - 1744 d. C Napoli : Pensatore italiano. 6788 u. e - 1788 d. C Londra : Poeta inglese. 4460 u. e. - 540 a. C Tanagra : Poetessa greca. 5076 u. e. - 76 d. G Roma : Imperatore romano. 4375 u. e - 625 a. C. Atropatene : Profeta persiano. 6823 u. e. - 1823 d. G. Londra : Medico inglese. 6901 u. e. - 1901 d. G. Milano : Musicista italiano. 5814 u. e. - 814 d. G. Aquisgrana : Imper. tedesco. 6782 u. e. - 1782 d. G. Gaen : Musicista francese. 4020 u. e. - 980 a. G Smirne : Poeta greco, che con la loro saggezza avviarono l'umanità a sempre più alti destini.

DUARIO

1 Festa de l'umanità

2 n. Senofonte

3 n. Mendelson

4 n. Prassitala

5 n. Solone

6 n. Dickens

7 m. Galileo Ferraris

8 m. Pietro I di Russia

9 n. Adelina Patti

10 m. Puskin

11 m. Descartes

12 n. Lincoln

13 m. Cellini

14 m. Guttemberg

15 n. Bentham

16 m. Carducci

17 m. Bruno

18 m. Michelangelo

19 n. Volta

20 Origine di Atene

21 n Milziade

22 n. Schopenhauer

23 m Gauss

24 n. Carlo V

25 n. Goldoni

26 n. Hugo

27 n. Morgagni

28 n. Camerate

29 Festa dei pensatori

sintesi di ogai potere e di ogni aspirazione civile» 4570 u. e. - 430 a C. Ercheia: Storico greco. 6809 u e - 1803 d. C Amburgo : Music, tedesco. 4620 u. e - 380 a C. Atene : Scultore greco. 4361 u. e. - 639 a. C. Atene : Legislatore greco. 6812 u. e. - 1812 d. C. Landport : Romanz. inglese. 6896 u. e - 1896 d. C. Torino : Fisico italiano. 6725 u. e - 1725 d. C Pietrogrado : Imperat. russo. 6843 u. e. - 1843 d. C Madrid : Cantante italiana. 6837 u. e. - 1837 d. C. Pietrogrado : Poeta russo. 6650 u. e. - 1650 d. C Stoccolma : Filos. francese- 6809 u. e - 1809 d G. Kentucky : Politico St. Uniti. 0571 u. e. - 1571 d C. Firenze: Scultore italiano. 6468 u. e - 1468 d. C. Eltville : Inventore tedesco. 6748 u. e. - 1748 d. C. Londra: Filosofo inglese. 6907 u e. - 1907 d. C Bologna: Poeta italiano. 6600 u. e - 1600 d. C Roma : Filosofo italiano. 6564 u. e. - 1564 d. C Roma : Architetto italiano. 6745 u. e - 1754 d. C Como : Fisico italiano. 3700 u. e - 1300 a. C faro luminoso di pensiero e

di arte.

4476 u. e. - 524 a. C. Atene : Guerriero greco. 6788 u. e. - 1788 d. C Danzica: Filosofo tedesco. 6855 u. e - 1855 d. C Gottingen : Matemat tedesco. 6500 u e - 1500 d. C Gent : Imperat. spagnuolo. 6707 u e - 1707 d. C. Venezia: Commed. italiano. 6802 u e. - 1802 d. C Besan^on : Poeta francese. 6682 u. e. - 1682 d. C. Forlì : Medico italiano. 4505 u. e. - 495 a. C. Atene : Architetto greco, luminari dei popoli e de le genti.

TRIARIO

1 Festa de la scienza :

2n.

Vanvitelli

3n.

Arehimede :

4n.

Elisab. Browning :

5n.

Tiepolo :

6n.

Guicciardini

7n.

Manzoni

8n.

Catone :

9 m

Berlioz :

10 m

Mazzarino :

11 n.

Tasso :

12 n.

Malpighi :

13 n.

Ramsés II :

14 m.

Marx :

15 n.

Romolo :

16 n.

Temistocle :

17 m.

Marco Aurelio :

18 m.

Berthelot

19 n.

Anacreonte

20 Scoperta elettricità :

25 n. Viasu

26 n. Fuhi

27 m. Witman

28 n. Laplace :

29 n, Haydn

30 m. Elisabetta Lebrun :

31 Festa dei guerrieri :

guida di ogni pensiero e di ogni attività progressiva.

6700 u. e. - 1700 d. C. Napoli : Architetto italiano. 287 a. C. Siracusa : Matem. siracusano. 1809 d. C. Bum Hall : Poetessa inglese. 1693 d. C. Venezia: Pittore italiano. 1482 d. C. Firenze: 1785 d. C. Milano : 234 a. C. luscolo Parigi :

4713 u. e. - 6809 u. e. - 6693 u. e. - 6482 u. e. - 6785 u. e. - 4766 u. e. - 6869 u. e. - 1869 d 6661 u. e. 6544 u. e. 6628 u. e. 3570 u. e. 6883 u. e. 4220 u. e. 4474 u. e. 5180 u. e. e.

- 1661 d. C. Vincennes

- 1544 d. G. Sorrento :

- 1628 d. C.

- 1430 a. G.

- 1883 d. G.

- 780 a. G.

6907 u. 4450 u. 6800 u.

526 a. G. Frearrii

180 d. G. Roma : 1907 d. G. Parigi :

Storico italiano. Romanz. italiano. Politico Romano. Musicista francese. : Polit. francese. Poeta italiano. Ronchi :''Medico italiano. Tebe : Re egiziano. Londra: Sociologo tedesco. Albalonga : Re romano.

: Guerriero greco. Imperatore romano. Ghimico francese.

21 n.

Bach :

22 n

Van Dyck :

23 n.

Massimiliano I :

24 n.

Malibran

6685 u. e. 6599 u. e. 6459 u. e. 6808 u. e. 3620 u 2100 u 6892 u

e. - 550 a. C. Teo : Poeta greco, e. - 1800 d. G. che arricchì il mondo di luce e di potenza. 1685 d. G. Eisenach : Musicista tedesco. 1599 d. G. Anversa : Pittore belga. 1459 d. G. Viener : Imperat. austriaco. Gantante francese. Poeta indiano- Imperatore cinese. Poeta Stati Uniti.

e. - 1808 d. C. Parigi e. - 1380 a. G. India e. - 2900 a. G. Gina e. - 1892 d. G. Gambden

6749 u. e. - 1749 d. G. Beaumont : Matem. francese. 6732 u. e. - 1732 d. G. Rohrau : Musicista austriaco. 6842 u. e. - 1842 d. C Parigi : Pittrice francese, che incarnano la forza dei popoli e de le stirpi.

QUARTILE

1 Festa de l'arte

2n. Zola

3 m. Servio Tullio

4 n. Socrate

5 n. Hobbes

6 m. Raffaello

7 n. Teodosio

8 m Donizzetti

9n.

10 n.

11 n.

12 m.

13 n.

14 m,

15 n.

16 m,

Scopa

Grozio

Ovidio

Budda

Caterina Medici

Kandel

Thiers

Brunelleschi

17 m. Franklin

18 m. Veronese

19 m. Darwin

20 n. Maometto

21 Nascita di Roma

25 n.

26 n.

27 n.

28 n.

29 n.

Shakespeare

Hume

Morse

Pindaro

Wellington

che abbellisce la vita e ingentilisce li uomini. 6840 u. e. - 1840 d. C. Parigi ; Roraanz. francese. 534 a. C. Roma .* Re romano. 469 a. C. Atene ; Filosofo greco. 1588 d. C. Malmesburg : Filos. inglese. 1520 d. C. Roma \ Pittore italiano. 346 d. C. Canea [ Imperatore romano. 1848 d. C. Bergamo : Musicista italiano. 378 a. C. Paro ; Scultore greco. 1583 d. C. Delft [ Giurista tedesco. 43 a. C. Sulmona : Poeta romano. 480 a. C Kusinara : Profeta indiano. 1519 d. C. Firenze: Regina francese. 1759 d. C. Londra : Musicista tedesco.

4466 u. e. 4531 u. e. 6588 u. e. 6520 u. e. 5346 u. e. 6848 u. e. 4622 u. e. 6583 u. e. 4957 u. e. 4520 u. e. 6519 u. e. 6759 u. e. 6797 u. e 6446 u. e. 6790 u. e. 6588 u. e. 6882 u. e. 5571 u. e. 4247 u. e.

1797 d. C. Marsiglia : Politico francese.

22 n. Kant

: 6724 u. e.

23 m. Cervantes

: 6616 u. e.

24 n. Papin

: 6647 u. e.

C. Firenze : Architetto italiano. C. Filadelfia : Fisico Stati Uniti. C. Venezia: Pittore italiano. C. Down ; Naturalista inglese. C. Mecca .* Profeta arabo. C. madre del dritto e pioniera

6564 u. 6711 u. 6791 u. 4478 u. 6769 u.

1446 d.

1790 d 1588 d 1882 d,

571 d.

753 a.

di civiltà. 1724 d. C. Kònigsberg : Filos. tedesco. 1616 d. C. Madrid : Romanz. spagnuolo 1647 d. C. Blois [ Fisico francese. 1564 d. C, Stratford : Tragico inglese. 1711 d. C. Edimburgo : Filos. inglese.

1791 d. C. Charlstown : Fisico St. Uniti, 522 a. C. Tebe .' Poeta greco.

1769 d. C. Dublino: Guerriero inglese.

30 Festa dei dominatori: che rappresentano il potere e il prestigio tiei popoli.

QUINTILE

Festa del lavoro

2 m. Leonardo da Vinci

3 n. Machiavelli

4 n. Galeno

5 m. Napoleone

6 n Robespierre

7 n. Brambs

8 m. Lavoisier

9 m. Schiller

10 Scoperta de la stampa :

11 m. Mad.me Récamier

12 n. Maria T. d'Austria

13 m. Cuvier

14 n. Dante lo n. Curie 16 m. Semper

17 ni

Botticelli

18 n.

Bramante

19 n.

Fichte

20 m.

Colombo

21 n.

Diirer

22 n.

Wagner

23 m.

Savonarola

24 m. Copernico

25 m. Castelar

26 m. Calderon de la B.

27 m. Calvino

28 n. Caterina Sforza

29 n Luisa Michel

30 m. Gerolamo da Praga

31 Festa dei politici

l'attività più nobile e più feconda de l'uomo. 6519 u. e - 1519 d. C. Cloux ; Pittore, are. italiano.

- 1469 d. C. Firenze; Pensat. stor. italiano,

- 131 d. C. Pergamo : Medico Asia Minore.

- 1821 d. C. S. Elena : Imperai, francese.

- 1758 d. C. Arras .' Rivoluz. francese.

- 1833 d C. Amburgo : Musicista tedesco.

- 1794 d. C. Parigi \ Chimico francese.

- 1805 d. C. Weimar : Poeta tedesco.

- 1450 d. C. che diede il massimo impulso a la civiltà.

6469 u. e 5131 u. e. 6821 u. e, 6758 u. e. 6833 u. e 6794 u. e 6805 u. e, 6450 u. e.

6849 u. e 6717 u e. 6832 u. e. 6265 u. e. 6859 u. e. 6879 u. e. 6510 u. e. 6444 u. e. 6762 u. e. 6506 u 6471 u 6813 u 649S u, 6543 u

6899 u. e. 6681 u. e. 6564 u. e. 6463 u. e. 6830 u e.

- 1849 d. C. Parigi

- 1717 d. C. Vienna

- 1832 d. C. Parigi

- 1265 d. C. Firenze

- 1859 d. C. Parigi

- 1879 d. C. Roma

- 1510 d. C. Firenze

- 1444 d C.

- 1762 d. C

- 1508 d. C.

- 1471 d. C

- 1813 d. C.

- 1498 d. C.

Bellissima francese. Imperatr. austriaca. Naturalista francese. Poeta italiano. Fisico francese. Architetto tedesco.

Pittore italiano. M. Asdrualdo : Arch. italiano. Rammenan : Filosofo tedesco. Valladolid : Esplorai, italiano. Norimberga : Pittore tedesco. Lipsia \ Musicista tedesco. Firenze; Rivoluzion. italiano. 1543 d. C. Frauembui-g : Astron. polacco.

1899 d. C. S.PedroPin.:Polit.spagnuolo. 1681 d. C. Madrid; Drammat.spagnuolo. 1564 d. C. (linevra : Riformat, francese. 1463 d. C. Milano ; Eroina italiana. 1830 d. C. Vron C. : Esemplare francese.

0416 u. e. - 1416 d. C. Praga ; Rivoluzion. boemo, che impersonano la potenza e il dritto de le nazioni.

SESTILE

1 Festa de la verità

2m

Garibaldi

3n.

Pacinotti :

4n,

Manu

5m

Paisiello :

6n.

Corneille :

7m.

Sand :

8n.

Schumann

9n.

Stephenson :

10 m.

Camoens :

11 m.

Ruggero Bacone :

12 n.

BeecherSt Enrica:

13 n.

Wicleìì :

14 m.

Leopardi :

15 n.

Confucio :

16 n.

Assur :

17 n.

Gounod :

18 n.

Piatone :

19 n.

Pascal :

20 Applicazione vapore :

25 n.

26 n.

27 n.

28 n.

29 n

Hoche Aristotele Enrico Vili Rousseau Rubens

30 Festa rivoluzionari

il fruito più pregevole di ogni umano sapere. 6882 u. e. - 1882 d. C. Caprera : Guerriero italiano. 6841 u. e. - 1841 d. C. Pisa ) Fisico italiano. 3920 u. e - 1080 a. C. India ] Legislatore indiano. 6816 u e. - 1816 d. C. Napoli ; Musicista italiano. 6606 u. e. - 1606 d. C. Rouen ; Tragico francese. 6876 u. e. - 1876 d. C. Nohant.' Romanz ra francese.

6810 u. e. - 1810 d. C. Zwickan : Musicista tedesco. 6781 u. e. - 1781 d. C. Wylam ; Fisico inglese. 6580 u. e. - 1580 d. C. Lisbona : Poeta Portoghese. 6292 u. e. - 1292 d. C. Oxford ; Fisico inglese.

6811 u. e. - 1811 d. C. Litchfield : Scrittrice St. Uniti. 6330 u. e. - 1330 d. C. Spresswel : Rivoluz. inglese. 6837 u. e. - 1837 d. C. Napoli ; Poeta italiano. 4449 u. e - 551 a. C Kiufu | Profeta cinese. 2900 u. e. - 2100 a. C. Ninive ; Re assiro.

6818 u. e. - 1818 d. C. Parigi ', Musicista francese. 4571 u. e. - 429 a. C. Atene ', Filosofo greco. 6623 u e - 1623 d. C. Glermont : Matemat. francese. 6707 u. e. - 1707 d. C. che dotò il mondo di forza e

dita.

Filosofo tedesco. Politico italiano. Esemplare romana. Pittore spagnuolo. Montreuil : Guerr. francese. Stagira ; Filosofo greco. Greenwick : Re inglese. Ginevra : Pensatore svizzero. Siegen ; Pittore belga, più profondi rinnovamenti sociali.

21 n.

Leibnitz

: 6646 u. e

di Ti - 1646 d. C. Lipsia

22 n.

Mazzini

: 6805 u. e.

- 1805 d. C. Genova

23 n.

Cornelia

: 4810 u. e

- 190 a. C. Roma

24 n.

Velasquez

: 6599 u. e.

- 1599 d. C. Madrid

6768 u. e - 1768 d. C

4616 u.

6491 u

6712 u.

6577 u.

che p

e. - 384 a. C. e. - 1491 d C. e. - 1712 d. C. e. - 1577 d. C. romossero i

SETTENIO

I Festa de la bellezza 2n. Gluck

3 n. Lisippo

4 Indipend. americana

5 n. Huss

6 m. Mameli

7 m. Vignola

8 m. Shelley

9 m. G. Van Eyek

10 n. Epicuro

11 n. Donatello

12 n. Cesare

13 m. Marat

14 Rivoluzione francese

15 m. Mad.me De Staèl

16 n. Semiramide

17 n. Del Sarto

18 m. Armodio

19 n. Frine

20 n. Petrarca

21 n. Aristide

22 n. Cleopatra

23 m. Nabucodònosor

24 n. Fulton

25 n. Aspasia

26 n. Ictino :

27 m. Dalton :

28 n. Alessandro Magno :

29 m. Petoèfi

30 m. Bismark :

31 Festa de li eroi

Filosofo greco. Scultore italiano. Dittatore romano. Rivoluz. francese.

che arricchisce la vita di sorrisi e di seduzioni.

•• 6715 u. e. - 1715 d. C. Waidenwang : Music tedesco.

: 4640 u e - 360 a. C. Sidone ; Scultore greco. ^ 6776 u. e. - 1776 d. C. che promosse l'incivilimento

di un continente. : 6369 u. e. - 1369 d. C. Husìnec : Rivoluzion. boemo. : 6849 u. e. - 1849 d. C Roma ; Eroe italiano : 6573 u. e. - 1573 d. C. Roma ; Architetto italiano : 6822 u. e. - 1822 d. C. Viareggio : Poeta inglese. : 6440 u. e. - 1440 d. C. Bruges ; Pittore belga. : 4659 u. e. - 341 a. C. Atene ; : 6386 u. e - 1386 d. C. Firenze : 4900 u. e. - 100 a. C J^oma ; : 6793 u. e. - 1793 d. C. Parigi *

: 6789 u. e. - 1789 d. C. che consacròl'uguagnàrzrci- vile fra i cittadini.

6817 u. e. - 1817 d. C. Parigi ; Scrittrice francese.

3054 u. e. - 1946 a. C. Ninive ; Regina assira.

6486 u. e. - 1486 d. C. Firenze; Pittore italiano

4486 u. e. - 514 a. C. Atene ; Rivoluzion. greco

4640 u. e. - 360 a. 0. Atene ; Bellissima greca

6304 u. e. - 1304 d. C. Arezzo '

4475 u. e. - 525 a. C. Atene

4931 u. e, - 69 a. C. Egitto . „.......„,„ .g,.,.

4439 u. e. - 561 a. C. Babilonia : Re babilonese.

6765 u. e. - 1765 d C. Little Brit : Fisico Stati Uniti.

4.525 u. e. - 475 a. C. Atene ; Bellissima greca.

4502 u. e - 398 a. C. Atene ; Architetto greco.

6844 u. e. - 1844 d. C. Manchester : Chimico inglese.

4644 u. e. - 356 a. C. Pella ; Re macedone. 6849 u. e. - 1849 d. C. KisKurus: Ei'oe ungherese. 6898 u. e. - 1898 d. C. Friedrichsruhe :Polit. tedesco campioni di coraggio e di virtù civili a li uomini."

Poeta italiano. Guerriero greco. Bellissima egiziana.

OTTENIO

1 Festa de la giustizia : potere

2m.

Leonida

3 m.

Aristogitone :

4n.

Pitagora :

5n.

Meyerbeer

6n.

Tennyson :

7m.

Berzelius :

8n.

'Avicenna :

9n.

Vespucci :

10 n.

Cavour :

11 m.

Traiano :

12 n.

Saffo

13 n.

Annibale

14 m.

Arnaldo da Brescia:

15 n.

Ulpiano

16 n.

Bain :

17 m.

Federico II :

18 m.

Balzac :

19 m.

Palladio :

20 n.

Magellano :

21 n.

Michelet

22 m.

Davide

23 n.

Verrocchio :

24 m

Herschell :

25 m

Nietzsche :

26 m

Kòrner :

27 m

Tiziano :

28 n.

Goethe :

29 n.

Locke

30 m

. Baudelaire

31 Festa de li esploratori :

4520 u 4486 u. 4431 u 6791 u.

6809 u 6848 u. 5980 u. 6454 u.

6810 u. 5117 u. 4380 u. 4754 u. 6155 u. 5170 u. 6818 u. 6786 u. 6850 u. 6580 u. 6480 u. 6798 u. 3982 u. 6432 u . 6822 u. 6900 u. 6813 u. 6576 u. 6749 u. 6632 u. 6867 u. che e

specifico sociale che regola i dritti di tutti i cittadini.

e - 480 a. C. Termopili : Eroe greco, e. - 514 a. C. Atene. [ Rivoluzion. greco. e. - 569 a. C Samo ; filosofo greco, e. - 1791 d. C. Berlino; Musicista tedesco, e - 1809 d C. Somerby : Poeta inglese, e. - 1848 d. C. Stoccolma : Chimico svedese, e - 980 d. C. Charmatin : Medico arabo, e. - 1454 d. C Firenze ; Esplorai, italiano, e. - 1810 d. C, Torino ; Politico italiano, e. - 117 d. C. Selinunte : Imperai, romano, e. - 620 a. C. Lesbo ; Poetessa greca, e. - 246 a. C. Cartagine Guerr. cartaginese, e. - 1155 d. C. Roma ; Rivoluzion. italiano, e. - 170 d. €. Tiro ; Giurista romano, e - 1818 d C. Aberdeen Psicologo inglese. e. - 1786 d. C. Berlino ." Imperatore tedesco, e. - 1850 d. C. Parigi [ Romanz. francese, e. - 1580 d. C. Vicenza ; Architetto italiano, e. - 1480 d. C Saborosa : Esplor. spagnuolo. e - 1798 d. C. Parigi | Storico francese, e - 1018 a. C. Gerusalemme : Re ebreo, e. - 1432 d C. Firenze; Scultore italiano, e. - 1822 d. C Windsor Astronomo tedesco» e. - 1900 d. C. Veimar; Filosofo tedesco, e. - 1813 d. C Rosenberg : Eroe tedesco.

e. - 1576 d. C. Venezia ; Pittore italiano. e. - 1749 d. C. Francoforte : Poeta tedesco, e. - 1632 d. C. Wringlon : Filosofo inglese, e. - 1867 d. C. Parigi ; Poeta francese, onquislarono a l'umanità tulli i lembi de la terra.

NOVENIO

1 Festa de la libertà :

2n.

Diana Poitiers :

3m.

Croni well :

4n.

Luigi XIV :

5m.

Virchow :

6 n.

Parrasio :

7 n.

Buffon :

8n.

Ariosto :

9n.

Galvani :

10 m.

Pierre Lescot :

11 n.

Scipione :

12 n.

Salomone :

13 n.

Francesco Bacone :

14 n.

Ghiberti :

15 m

. Spartaco :

16 n.

Mario :

17 n.

Elisabetta Tudor :

18 n.

Livio :

19 n.

Kossuth :

20 Aboliz. p. temporale:

21 m. Virgilio

22 Abolizione schiavitù

23 n. Augusto

24 m. Bellini

25 n. Ippocrate

26 n. Adelaide Cairoli

27 m. Pompeo

28 m. Pasteur

29 n. Tintoretto

30 Festa de li scienziati

il dono più eletto de li uomini e dei popoli. 6499 u. e. - 1499 d. C. Poitiers: Bellissima francese 6658 u. e. - 1658 d. C. Londra : Politico inglese. 6638 u. e. - 1638 d. C. Saint Germain : Re francese. 6902 u. e. - 1902 d. C. Berlino : Medico tedesco. 4555 u. e. - 445 a. C. Efeso : Pittore greco. 6707 n. e. - 1707 d. C. Montbard : Naturai, francese. 6474 u. e. - 1474 d. C. Reggio Emilia : Poeta italiano. 6737 u. e. -1737 d. C. Bologna: Fisico italiano. 6578 a. e. - 1578 d. C. Parigi : Architetto francese. 4765 u. e. - 235 a. C Roma : Guerriero romano. 3962 u. e. - 1038 a. C. Gerusalemme : Re ebreo 6560 u. e. - 1560 d. G Londra: Filosofo inglese. 6378 u. e. - 1378 d. G. Firenze 4929 u. e. - 71 a. G. Silaro 4843 u. e. - 157 a. C. Cercate 6533 u. e. - 1533 d. G. Greenwich : Regina inglese. 4941 u. e. - 59 a. G. Padova : Storico romano. 6802 u. e. - 1802 d. G. Monak : Politico ungherese, 6870 u. e. - 1870 d. G. festa mondiale del libero

pensiero. 4981 u. e. - 19 a. G. Brindisi : Poeta romano. 6862 u. e. - 1862 d. G. sancita dal governo de li Stati Uniti.

G. Roma : Imperatore romano.

G. Putcaux: Musicista italiano.

C. Go : Medico greco.

G. Milano : Esemplare italiana.

G. Roma : Guerriero rumano.

Scultore italiano. Rivoluzion. trace. Guerriero romano.

- 63 a.

- 1835 d.

: 4937 u. e.

: 6835 u. e.

: 4532 u. e. - 468 a.

: 6806 u. e. - 1806 d,

: 4952 u. e. - 48 a.

6895 u. e. - 1895 d. G. Garch}' : Medico francese. 6518 u. e. - 1518 d. C. Venezia: Pittore italiano che dotarono l'umanità de le più belle conquiste.

DECALE

1 Festa de la solidarietà :

il sentimento più 2n. Eschilo : 4475 u. e. - 525 a.

3 n. Zeusi : 4580 u. e. - 420 a.

4 n. Papiniano : 5142 u. e. - 142 d.

5 n. Diderot : 6713 u. e. - 1713 d.

6 n. Flavio Gioia : 6260 u. e. - 1260 d.

7 m. Poe : 6849 u. e. - 1849 d.

8 m. Rembrant ;_ 6669 u. e. - 1669 d.

9 m. Ristori : 6906 u. e. - 1906 d.

10 n. Licurgo : 4120 u. e. - 880 a.

11 m- Zuinglio : 6531 u. e. - 1531 d.

12 Scoperta de TAmerica: 6492 u. e. - 1492 d,

13 m. Canova

14 m. Lucrezio

15 m. Vesalio

16 m. Asoka

17 m. Chopin

18 n. Plauto Ciro

Demostene Lamartine Listz Euclide

Scarlatti

19 m.

20 n.

21 n.

22 n.

23 n.

24 m

25 n.

26 n.

27 n.

28 n.

29 n.

30 n.

Bizet

Moltke

Tacito

Danton

Valmichi

Gambetta

31 Festa de li artisti

6822 u- e. 4945 LI. e. 6564 u. e. 4768 u. e. 6849 u. e. 4746 u. C. 4471 u. C. 4616 u. e.

6799 u. e. 6811 u. e. 4675 u. e.

6725 u. e. 6838 u. e.

6800 u. e. 5054 u. e 6759 u. e. 3660 u. e. 6838 u. e. che con

- 1822 d 55 a.

- 1564 d.

- 232 a.

- 1849 d.

- 254 a.

- 529 a.

- 384 a.

- 1790 d.

- 1811 d.

- 325 a. - 1725 d.

- 1838 d.

- 1800 d.

- 54 d.

- 1759 d.

- 1340 a.

- 1838 d. le loro

nobile e più alto de l'uomo. 0. Eleusi : Tragico greco. C. Eraclea : Pittore greco C. Roma : Giurista romano. C. Langres: Pensatore francese. C. Amalfi : Inventore italiano. C. Baltimora : Poeta Stati Uniti. G. Amsterdam : Pittore olandese. C. Roma : Attrice italiana. C. Sparta : Legislatore greco. C. Kappel : Riformat, svizzero. C. che conquistò a la civiltà il

nuovo mondo. C.Venezia: Scultore italiano. C. Roma : Poeta romano. C. Zante : Medico belga. C. Pengiad: Re indiano. C. Parigi : Musicista polacco. C. Sarsina : Commed. romano. C. Scizia : Re persiano. G. Atene : Politico orat. greco. G. Macon : Poeta francese. C. Raiding : Musicist. ungherese. G. Atene : Matematico greco.

G. Napoli : Musicista Italiano. G.Parigi : Musicista francese.

C. Parchim : Guerriero tedesco.

C. Terni : Storico romano. G. Arcis : Rivoluz. francese. G. India : Poeta indiano. G. Gahors : Politico francese, opere conferiscono splendore a la vita.

1 Festa de la fede

2 n.

Erodoto :

3n.

Mutsu-Hito :

4n

Apelle :

5n.

Sofocle :

6n.

Lombroso :

7n.

Giuditta :

8m

Milton :

9m

Dario :

10 n.

Lutero :

11 m

Ezio :

12 m

Giustiniano :

13 m

Rossini :

14 m.

Hegel :

lon.

Lyell :

16 n

Terenzio :

17 m.

Cater. II di Russia:

18 m.

Fechner :

19 m.

Schubert :

20 m.

Tolstoi :

21 n.

Voltaire :

22 n.

George Eliot :

23 n.

Ninon Lenclos :

24 n.

Spinoza :

25 n.

lope de Vega :

26 m.

Isabella di Spagna :

27 m.

Orazio :

28 n.

Rubistein :

29 m.

Monteverdi :

30 Festa de le donne :

UNDECALE

^credenza fiduciosa de l'uomo nel potere proprie de la stirpe 4516 u. e. - 484 a. C Alicarnasso : Storico greco i

Imperai, giappone: t Pittore greco. Tragico greco Psicologo italiano. I Eroina ebrea Poeta inglese Re persiano. Riformat, tedesco, i Guerriero roraaac i

6850 u. e. - 1850 d. C. Kioto 4638UC. - 362 a. C. Colofone; 4504 u e. - 496 a. C. Colono : 6835 u. e. - 1835 d. C. Verona : 4310 u. e- 690 a C.Betulia : 6677 U.c. - 1677 d. C. Londra : 4515 u. e. - 485 a C. Persia : 6483 u. e. - 1483 d. C. Eisleben: 5454 u. e. - 454 d. C. Roma :

5565 u.c.- 565 d. C. Costantinopoli : Imperai, roii

6868 u. e. - 1868 d, 6831 u.c. -1831 d 6797 u. e. - 1797 d. 4807 u. e. - 193 a 6796 u. e. - 1796 d. 6887 u. e. - 1887 d 6828 u. e. - 1828 d.

C.Parigi : Musicista italiano.

C Berlino : Filosofo tedesco.

C. KinnordN' : Geologo inglese.

C. Cartagine : Commed. roman

C. Pietrogrado : Regina russa.

C. Lipsia : Psicologo tedesco.

G. Vienna : Musicista austriac 6910U. e. - 1910d.C. Astrapovo : Romanz. russo. 6694 u. e. - 1694 d C. Chatenay : Pensatore frances 6819 u. e. - 1819 d. C. Arbury : Scrittrice inglese. 6620 u. e. - 1620 d. C. Parigi : Bellissima francesf 6632 u. e. - 1632 d. C. Amsterdam : Filos. olandese 6562 u. e. - 1562 d. C. Madrid : Drammat. spagnuol 6504 u. e. - 1504 d. C. Medina C. : Regina spagnuol 4992 u. e. - 8 a. C. Roma : Poeta romano. 6829 u. e. - 1829 d. C. Vechvotinez : Musicista russ 6643 u. e. - 1643 d. C. Venezia : Musicista italiano che hanno il mandato sublime de l'ingentilimenli umano.

està del Genio

Euripide . Vittoria Colonna 1. Richelieu 1. Mozart . Tucidide . Bernini i. Spencer

Berthollet

Nobel

De Musset

Kock

Heine

Washington

Correggio

Beethoven

i. Cimarosa

a. Lamark

1. Weber

Uomp. leggi romane

t. Aristofane 1. Racine 1. Triboniano n. Vasco de Gama

1. Cristo n. Helvetius 1 Keplero a David 1. Glastone 1. Marco Polo resta de li uomini

DODECALE

potere 4520 u. 6492 u. 6642 u. 6791 u. 4529 u. 6598 u. 6903 u.

6748 u. 6896 u. 6810 u 6843 u. 6799 u. 6799 u. 6494 u.

6770 u.

6749 u. 6829 u. 6786 u. 5565 u.

4556 u. 6639 u. 5475 u. 6524 u.

5000 u.

6771 u. 6571 u, 6825 u. 6809 u. 6254 u. ai qua!

meraviglioso e. - 480 a. C. e. - 1492 d. C. e. - 1642 d. C. e. - 1791 d. C. e. - 471 a. C. e. - 1598 d. C. e. - 1903 d. C. e. - 1748 d. C. e. - 1896 d. C e. - 1810 d. C e. - 1843 d. C. e- 1799 d G. e. - 1799 d. C. e - 1494 d. C. e. - 1770 d. C. e. - 1749 d. C. e. - 1829 d. C. e. - 1786 d. C. e. - 565 d C.

e. - 444 a. C. e. - 1639 d. C e. - 475 d. C. e - 1524 d. C. e. - 0 di C. e. - 1771 d. C. e. - 1571 d C. e. - 1825 d. C. e. - 1809 d. C. e. - 1254 d. C. li è affidato il

che atìerma la vita umana. . Salamina : Tragico greco. Marino: Poetessa italiana. Parigi : Politico francese. Vienna : Musicista austriaco- Atene : Storico greco. Napoli : Scultore italiano. Brighton : Filosofo inglese Talloire: Chimico francese. San Remo : Chimico svedese. Parigi : Poeta francese. Klausthal : Medico tedesco. Dusseldorf : Poeta tedesco Mont Vernon : Politico St. Uniti. Correggio : Pittore italiano Bonn : Musicista austriaco.

Aversa : Musicista italiano.

Parigi : Naturalista francese.

Eutin : Musicista tedesco.

fatta da Giustiniano: base del dritto moderno.

Atene : Uommediogr. greco.

Feste Mil. : Tragico francese.

Side : Giurista romano.

Cocin : Esplorai, portoghese.

Betlemme : Profeta ebreo.

Parigi : Filosofo francese.

Weil : Astronomo tedesco.^

Brùssel: Pittore francese.

Liverpool : Politico inglese.

Venezia: Esplorai, italiano.

compito de le più grandi af- fermazioni civili.

i

INDICE

Trionfìsmo pag ^

Religione 23

Scienza -^^

Arte 57

Pratica 67

Civildiario 85

ERRATA-CORRIGE

Pag. 21 riga 8: ergine leggi origine.

» 62 » 5 sensazione » sensazioni.

* 81 » 24: capaciat » capacità.

> 94 » 27: considrato » considerato.

BL Senes, Francesco

2775 II trionfismo

S46

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