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I TEATRI DI NAPOLI

s /r

3Ct<Li cass.uo

V

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EDIZIONE DI 260 ESEMPLARI

Questo lavoro, tranne alcune delle appendici, è stato pubblicato nei fa- scicoli dell' ArcAieiò storico per le provineie napoletane, negli anni 1889, 1890, 1891.

Napoli R. Tipografia Francesco Giannini & figli astenia detCOlio, 2 a 7

AD

ALESSANDRO ADEMOLLO

Carissimo amico ,

A voi, che siete uno dei più valorosi e appassionati cul- tori della storia teatrale italiana, dedico questo libro. Certo, voi sarete dei pochi, ai quali esso potrà riuscire divertente.

Io ho voluto dare in esso come un quadro della vita tea- trale di Napoli, in tutte le sue manifestazioni e relazioni, attraverso varii secoli. E pensavo che questo potrebbe essere non solo un contributo alla storia del teatro in genere, ma anche come un esempio concreto delle vicende del teatro in Italia. Napoli, per la sua gloriosa storia della musica teatrale, e per qualche altra sua caratteristica produzione, è stata una delle capitali del regno del teatro in Italia.

Sono, naturalmente, ben lungi dal credere di aver rac- colto tutti i fatti , che potevano raccogliere. Ma credo, tuttavia , di averne raccolto tale quantità , che gli altri sarebbero piuttosto un lusso di esemplificazione, che docu- menti da allargare di molto la conoscenza dell' argomento.

'Pel disegno da me fatto, io ho dovuto muovere da una

supposizione: che, cioè a dire, avessimo già in Italia, beli' e

completa, una storia letteraria e musicale del teatro, alla

quale , citando generi ed opere , io potessi riferirmi. Ora

questa supposizione non risponde se non solo in parte alla

realtà. (Per le origini abbiamo l'opera magistrale del (b' An- cona; per la commedia del cinquecento, l' eccellente studio di Vincenzo de Amicis; per V opera buffa napoletana, la pre- gevole monografia di Michele Scherillo; pel Goldoni e i suoi tempi, se non c'è un' opera complessiva, abbondano gli scritti parziali, e i documenti del tempo. Ma, tranne queste e alcune altre poche trattazioni, quante lagune!

Chi ha studiato di proposito le origini della commedia dell' arte ? E chi la commedia della seconda metà del cin- quecento, che ha tante relazioni con la commedia dell'arte allora fiorente? E la drammatica italiana di tutto il seicento, e della prima metà del settecento, fino al Goldoni, non è una terra sconosciuta? Chi ha trattato dell' imitazione spagnuola nella letteratura drammatica italiana? Chi sa niente dei primi librettisti, anteriori al Zeno e al Meta- stasio ? E lo stesso Zeno , e , stavo per dire , Metastasio, sono stati sufficientemente studiati ?

Ecco una bella quantità di buchi da rattoppare. E sa- rebbero presto rattoppati, se negli sludi italiani di storia letteraria (che pure hanno fatto in questi ultimi venti anni tanti rapidi progressi, e hanno prodotto tante buone cose),

non ci fosse ancora una certa tendenza a insistere su vecchi e sfruttati argomenti, e su quistioni oziose. (Basta contare, per esempio, le centinaia e centinaia di pubblicazioni, che si fanno ogni anno su (Dante , per convincersi di questo spreco di forze. Ma studiare (Dante è un dovere ! (Do- vere è leggere e rileggere (Dante; non già scrivere libri inutili intorno a lui.

Io credo che voi siate della mia stessa opinione, e met- tiate con me la cagion vera di questa tendenza nella pigrizia, che sa celarsi sotto tante forme! Ma non voglio entrare in lunghi discorsi, e mi basta dedicarvi questo libro con sentimento d' amicizia, e ripetermi

Napoli, gennaio i8gi.

tutto vostro

Benedetto Gijoce

INDICE

PARTE PRIMA 1443-1734.

Introduzione pag. 1

I. Nella Corte Aragonese » 7

II. Ai principii del secolo XVI » 26

ITT. Venuto di Carlo V. Il Principe di Salerno . . . . » 40

IV. Primi teatri pubblici e comici dell'arte * 52

V. Giambattista della Porto e il dramma erudito ...» 69

VI. Il teatro S. Bartolommeo Compagnie comiche spa-

glinole — Cronaca teatrale (1630) » 85

VII. Festa musicale per Maria d'Austria Primi accenni

di dramma in musica > 107

VIII. Il Viceré Monterey*- Segue: Cronaca (1631-47). . . » *H7

IX. Commedie in musica e Febi Armonici Drammi italo-

spagnuoli Nel Largo del Castello Segue : Cro- naca (1647-70) » 130

X. Drammi sacri: Vite di Santi Il Verbo Umanato

Recite nei Collegi > 152

XL Giulia di Caro, canterina e capocomico Cronaca tea- trale (1670-81) » 167

XII. Incendio e riedificazione del San Bartolommeo Cro-

naca teatrale (1681-96) » 185

XIII. Il Medinaceli e la Giorgina Rinnovamento del San

Bartolommeo Cronaca (1696-1707) > 201

XIV. Gli Austriaci a Napoli Cronaca di due anni (1708-9)—

Il teatro dei Fiorentini e l' opera buffa La Can- terina — Compositori e cantanti al S. Bartolommeo Due nuovi teatri (1707-24) » 226

XV. L' Abate Andrea e l' Amento I nuovi tragici Co-

medie in dialetto Comici dell'arte Al Collegio

dei Nobili Il Baron di Livori > 260

X

XVI. Il Metastasio a Napoli La Bidone abbandonata An- gelo Carasale, impresario Cronaca Teatrini di opera buffa— Rosa Albartini La stagione 1732-4. pag. 285

PARTE SECONDA 1734-99.

I. Carlo III. Riforme al S. Bartolommeo Angelo Ca-

rasale, impresario L' Arlecchino Costantini e il

Baron di Liveri Si costruisce il S. Carlo (1734-37). » 287

II. La prima sera del S. Carlo Tre stagioni teatrali

Il Presidente De Brosses a Napoli (1737-40) ... » 332

III. Il Carasale e la società napoletana I suoi conti

La stagione 40-1 11 Baron di Liveri Fine del

Carasale » 348

IV. Teatri piccoli Poeti e compositori La prammatiche

e le donne da teatro Detti e fatti di canterino ce- lebri (1734-45) » 363

V. Comici di prosa Teatrino al Largo del Castello e

il Giardiniello a Porta Capuana Il primo S. Car- lino — Recite a S. Chiara Il Teatro della Paco . > 385

VI. Il Barone di Liveri, ispettore del San Carlo Com-

medie del Liveri Gabriello Costantini (1741-7) . » 399

VII. Diego Tufarelli, primo impresario del S. Carlo (1747-53) » 424 Vili. Antonio Catalano, Giuseppe Casaccia, Marianna Monti

e l'opera buffa —Fine del Teatro della Pace 11

primo S. Carlino: teatrini d'istrioni (1744-50) . . » 441

IX. Abolizione del primo S. Carlino Compagnie di prosa :

morte di D. A. di Fiore Francesco Cerlone D.

Fastidio La Cantina (1750-65) » 460

X. S. Cario: Gaetano Grossatesta, -impresario Morte del

Marchese di Liveri La compagnia comica del Duca di Maddaloni Carlo Goldoni Partenza di Car- lo HI (1753-59) » 478

XI. Ferdinando IV fanciullo L' Arlecchino Sacco Cro-

naca del S. Carlo Viaggiatori a Napoli (1759-63) » 489

XII. Nuovo teatrino di Corte S. Carlo: impresario Ama-

dori Le due Gabrielli (1762-7) » 501

XIII. Giambattista Lorenzi e l'opera buffa Abolizione del

teatrino sotto S. Giacomo Il secondo S. Carlino- Comici francesi e comici lombardi a Napoli (1765-74) » 513

XI

XIV. 11 Grossa testa, impresario di nuovo Matrimonio del

Re Cronaca (1767-74) pag. 531

XV. Il Socrate immaginario Comici di prosa S. Carlo

Il Teatro del Fondo Nuova amministrazione tea- trale (1775-9) . , » 554

XVI. L* Ab. Basso Bassi e il Serio I Prologhi Luigi

Serio e i drammi del S. Carlo (1779-87) .... > 575

XVII. Il Serio e i teatri bulli Ritorno del Paisiello —Ce-

leste Coltellini Aneddoti Una recita curiosa . » 592 X Vili. Anfiteatri; corride; bestie rare, curiosità, statue di per- sonaggi celebri I Rinaldi del Molo Improvvisa- tori nei teatri > 607

XIX. Il nuovo repertorio Comici di prosa Giovanni de

Gamerra a Napoli Il teatro S. Ferdinando ... » 620

XX. W. Goethe a Napoli Cronaca del S. Carlo La

Billington e la Grassini Compagnie di pi-osa

Il Lorenzi e la Censura teatrale (1787-98) ... > 636

XXI. I teatri di Napoli nel 1799 » 656

APPENDICE

I. Farsetta napoletana del Sec. XV > 667

II. Sonetti di Piero dei Ricci » 673

HI. Drammi italiani del seicento su Maria Stuarda ... » 674

IV. 11 prontuario di un comico del seicento » 683

V. Pulcinella ai priucipii del settecento » 688

VI. Il falso Bellino » 697

VIL La Viscioletta » 700

Vili. 11 matrimonio di Paisiello » 702

IX. Paisiello in Russia Piccinni in Frància » 705

X. Il teatro nelle provincia » 707

XI. Lettere inedite di Luigi Serio » 733

XII. Architetti teatrali » 737

XIII. Permessi di recite in case private > 743

XIV. Notizie varie di cantanti, ballerini ecc > 746

AGGIUNTE » 765

l

y

f

PARTE PRIMA 1443-1734

i>. di Napoli hanno, a capo di delle

loro ti ino strano sordo classico . che u pre-

Eantasia, Questo ricordo è Nerone. Co: ie, avido di \ \ »r a egli che

rwllum

: , non osò con

\:i|i"li,

! parte della gemina mole nudi I

Napoli, avvenne qui irdio imperiale V

Fu nell an i, nero statue e di marmi,

che aveva la cavea volta verso l' Anticaglia ;na

•li sbieco, alle spalle della chiesa di S. Pa< Ovvero fu nel ti che probabilmente

era e gì' Incurabili *

>.—>■■

questa venuta -li Nerone. Ta-

o la gente, che concorse allora a Napoli

dalle terrò e colon e, e le squadre dei e i

cortigiani , cho, per adulazione o per ufli ipa-

gnavnno I Ionio racconta, tra l'altro, che,

ione cantava, si senti a un trailo

il popolo fece atto di uv„:in ma egli . b . volle finire il nomon cominciate "

•Ita, noi mezzo dello spettacolo, usci dal tea) ne terme a pigliar tiato e confortarsi di

1

- 2 .

qualche riho; ma, pensatoci moglio , impatims rientrò subilo dopo e in.

l del popolo . | ir. -.mettendo in greco: lo In bere un po' di più, che canterebbe anche meglio ' ')

i introduzione archeologica era tanto di buon gusto una volta, quanto ora è di cattivo. Perciò non starò -|ui a riferirò gli altri particolari , che si potrebbero in dagli scrittori classici intorno agli antichi teatri «li Napoli. \.'' parlerò di quell'altro imperatore le una commedia del quale fu coronata In Napoli, nòrie-

terò la severa figura di Seneca, die lamentava i tri troppo piani di Napoli e lo & »ppo vuote!

Farò anche un gran salto su tutto il medio evo. Che dire del medio evo? Per omnes cict'tates cadunt : tra, ; mi sembra , S. Agostino. I magnifici :

a si trasformarono presto in quelle pittoresche ruine, clic, qua e la, ancora avanzi

Certo, è da supporre che ani he per la vie di Napoli, corno per tutta Europa, irò nel medio evo quegli istrio-

ni, giocolatoli, buffoni, dalla testa e dal monti» raso, dalla ignobili calzature planipediehe, dalle . mi-

steriosa gente, il cui unico archivio, come dice ildu!\ sono le censure e le scomuniche degli scrittori et B da supporre anche che, in oca

religiose, uelli i nei con\ enti. Mille pubbliche

oli, si recitassero, in certo modo, quei drammi

liturgici e sacri, quella laudi, quei misteri, dei quali

memoria por mol ' i dotto: è da

8upporret e detto tutto, e s è .letto, in verità, molto poco.

') Tao. \»n Sr<.t. Sor,. 20.— Retocb. Campmim. (Boti

1870) pog. 73-5 De Petra. Sulle nuove novene dell'antico teatro na-

-il. Orig. kit. du thédtre mod. (Pari* 1849) Intr»l. passim. s) Cfr. A. d'Aucona. Origini del teatro »i fiotti, Pinoli 1S77.

3

i , storico trance alla corte di Carlo 1

ni (/non jouait L'arditezza

dal1 i-ine è stata già rilevala da altri »). Per la

corte ai. non

una filza «li nomi d' istrioni e bufoni, race itti dai /.'■••.■■ Cosi pel 1295 o 96 c'è un Robertellc 'In Melfi e c'è un i da Afe o , istrioni di Carlo Martello; pel

1326 Genova, Giacchetto de

io de Organo, pei 1327, /' Fi"

arti* appulis naUantit wesentia regia ad modum Apuliae^ o di

un altro istrione; pel 1312. ili doni fatti a varii istrioni

l tempo <li Roberto. Nel et Cari tono pricllegium istrionum et lamiliarum ■. È Lauti! iure che V istrione non ò il

pur non toglie che . tra i due •Ita, qualche punto di contatto.

PO, C notò ,^ià il Tonaca, in (allodi spettacoli drammatici, Napoli non fu delle più preo

| i '. . I cose : col ciclo, colla natura del popolo, colla pas-

brund sono note le laudi o divozioni aquilano jiubbl. dal Peroo-

it. Vili e Mg.) Importanti vswrvayjoni » docu-

taf~i.li. «ni /unno* i fi t'otu un dm itimi liturgico

■n Immuta sono contenuti u-ilo raoanti Sfar do Bar-

tholotnaek {BulU-lhno d. 0 Italiano N. 8. K

t'«s>-

I 1«1 f.uilnatko Sainl-Pi-iotl , Itisi, de la ronq. de Napln. Cfr. D* BLaaii»: Le cast Angioine eoe. tapoL XI 466 n.).

.+$. Kag. i : foL 97. U— 1286. o. 8a fol 43. —Barone.

Ctafafe d*lla cancelleria ano- (A. S. N. XI, 415. 116 . 580 . 080). Da HU XII, 351.

») V. Tarnwra. Sktc rapprctenlasioHi del Napot. in Stuéti di si. le». **p (Livorno 1884), Pag. 3 o ajr.

sione molto diffusa e vivace per divertimenti n tellettuali, dove il corpo avesse più parte, dove f,rli occhi -oro più soddisfatti. I i, le quintane, quei Iw

lebri il a una deeerizione «lei Petrarci no, eou ben altra forza, l'amare -lei popolo, l'atten- zione dei cronisti.

Nel 1423 Alfonso d' Aragona , nel tempo eh' era corte di Giovanna II, ordinò una giostra, per la <|ualr fare un grandiSBJ he aveva sopra un ca-

Stello, 0| dentro apparivano angioli « eou

-i istruroenti cantando ' sonando, che | angeli propri!. « Sotto il '.-astrilo, •> i ini con e

. r a 'i mazze ha mano» fingevano i Torchi E i

iluomini di Capuana, istigati da Sergia ne Ca feeei ntrapposto duo carri, « pieni ili foco et bom-

barde, ci 30 nomini lustratori a cavallo

modo de diaboli «le canavacci per affrontare li angeli «lei Re di Raliona ». Ma questa giostra rappresentativa , dov'6 notevole I" spuntar di quelle pompi- allegorico- drammatiche tanto predilette poi, non andò oltre il sem- plice concerti i ! i.

' colo drammatico fu fatto nel 1 ti

einnovo ala presenza di Renato e d'Isabella d'Angiò. Mi non in cosa indigena, Si potrebbe dire anzi venne a Napoli casualmente. dia. quando nel 1437 Reo lasciò l'Anjou e attraversò la Provenza per venire nel Re- gno, nel passaggio, l'accolsero dovunque festini , danzo, e misteri »). Nel 1441 Alfonso d'Aragona era giunto quasi alle porte di Napoli: aveva occupato A ver- a. dopo la battaglia della Tu farà , s'era chiuso in Naj

') Giornali napoletani datti d*l Duca di MonteleoM mi*, ad »n. *) Oeurres compi, du Rai Réni (Anger», 1845), Intf. dal Qiutrcbart

rv-XLV.

i ili in eretto un pa i in uno », Ivi si d oolo al

•na raffigurava len- ii:» dei <ain (mosse,

i a volta Sci|

innibale e si disputavano il |

lo, il giud logli Inferni dio>l

le, ó del puro gusto della Rina- talo in Ialino, latto da un dotto piegò r iiih'.:. reco

; rappresentato. I illa Bcena esempii ma ne lo scusava, diss ?vn Iran irtuoa, spesso invida dei grandi uomini,

ero nel perseguitarli, innalzando ess :io, la ni , il delitto. Il volgo

siila vista ili questa cieca ingiustizia; ma il saggio non

intro la violi B'av-

di \ineer -imo Re, voi ne date

•*sta gucira uno splendido esempio; ma presto, li Dio tutto riuscirà >■■ ostra

lei vostro n< rnico. 1 latti d" oggi i in tutto punto a «inolio die avvenne nella

(linciò la gu< lie riempi ili sangue, e di I il ha cominciato il suo regno truzione su Valenza, re òrtunato

dei Sagù combatteva contro i Romani;

i liooe

.1 Sedo. leale; giovane, ddki aver continuato a lungo il

6

fronto , e aver detto che quello spettacolo non era gi per eccitare il suo coraggio , ma per isvagare il su animo , finiva : « Siate sicuro, o gran Re , che , cor tinuando come avete fatto sinora, voi caccerete presi il vostro nemico, e allora voi regnerete in pace sui vosti stati; che, finché Dio vi permetterà di abitare quest mondo, voi vi farete tante belle azioni che il vostro nom diverrà celebre in tutto Y universo ; che , in fine , dop aver percorso il cammino della vita, il vostro spirito tornando al suo soggiorno , e messo , non ai piedi di tribunale di Minosse, ma tra gli eletti e i beati, goder una gloria eterna. Vale. » ').

>) De Blasiis. Arch. Star. Nap., XII 429-30. La notizia è nel trebarbes. Intr. cit. LIX-LX. Il Quatrebarbes 1' ebbe dal Marche** Villeneuva, che la tolse da un ms. di Cicerone del sec. XV. della B di Saint Dio, che si crede appartenuto a Jean Maget, precettore del fi J di Renato.

i orto Aragonese cominciano davvero a Ni icoli dn .. Può darsi, come lio accenn

lie alcune U essi, per le quali ci son prove stalo

ipo, esistessero già da prima. Ma, nella' mi raod< i affermando , i

;eneri svariati, diventarono, quasi direi, abi- ti di Castelcap lobili e plebeo, allegoriche e rea nella , nella chiesa di Santa chiara

litro, /i . sacre rappresentazioni

. nacquero altre formo; ma linuò senza interruzione nella vita civile na- nna, Il genere pi to, qui, Fori 6 più che nelle

ùr*: iliane contea a alleg m

nel cerimoniale 'li quel so (144 tempi,

i resta scolpito in marmo sull'arco ili Castelnuovo, e

tnita. In esso i Fiorentini , i mium primi, rappresentarono v irujulan . Fecero sfilare

! re, prima m ;poi la F i

ra un earro, e sei Virtù a cavallo, la Spera

le col calice, la Carila con un l>am-

iii una colonna «li marino in

•«uno, la i-anza che mesceva acqua nel vino, la

lima, la Oiusli-

un baldacchino. Veniva ultimo

8

innanzi ad Alfonso, e gli fece un discorso, rythmis ma- ternis, esortandolo a seguir sempre le virtù, come aveva fatto fin' allora , e a non fidarsi della Fortuna.

Ho avuto la fortuna di trovare in un manoscritto della Nazionale di Firenze gì' inediti versi, che pronunziò Ce- sare. Questi ritmi materni li compose Piero de' Ricci, il poeta della colonia fiorentina. Disse :

Eccelso Re, o Cesare novello,

Giustizia con Fortezza e Temperanza,

Prudentia, Fede, Carità e Speranza,

Ti fera trionfar sopr'ogni bello. Se queste donne terrai in tuo ostello ,

Quella sedia fìa fetta per tua stanza;

Ma, ricordasi a te, tu farai sanza,

Se di giustizia torcessi il suggello. E la ventura, che ti porge il crine,

Non ti dar tutto a lei, eh' eli' è fallace,

Che me, che trionfai, misse in dechino. El mondo, vedi che mutazion face !

Che sia voi tabi 1 tienlo per destino;

E questo vuole Iddio perché li piace. Alfonso Re di pace

Iddio te esalti e dia prosperitate,

Salvando al mio Firenze libertate. l)

Sfilarono poi le invenzioni fatte dai Catalani, una lotta tra spagnuoli e arabi, una torre, il cui ingresso era cu- stodito da un angelo, e sulla quale erano la Magnificenza, la Costanza, la Clemenza, la Liberalità, cantantes suam quaeque compositis versibus cantionem. Prima l'angelo

>) Cod. Strozziani. Classe VII. Cod. 1168. Sonetti del Burchiello ed altri. Sonetto de piero dericci fatto inapoli pio trionfo sifece a Re dc__ raona quatto entro inapoli. Ho sciolto le abbreviature, divise le parole?-, e scritto pace per pacie e Rimili.

9

iiù parlarono al Re. ') Altre pompo dr questa 'e quali ito drammatico era

dal pia frequentemente In Deca-

pai esempio, il 17 pi bri 1 155, ì investi il nipote . il 'muro Alfonso II , 'lal!c>;ci; mini

Utai i E ci in propri rap-

ii le nozze del Conto di Ariano, alla q enne il re diraonat e i versi in Piero

I mio dai Saturno bui i BÌrottn&raoza;

Data in' e forza di somma demani

«lallazione è d' affam.uv, ecc. >

Il r •: ci dice i-iic Alfonso beava colobi

ioni ; poi quali a giunto -indiarli , o a riferire, •> in cose clic concernevano l'onor

E

ppresentazioni, aBora in

p ir la venuta di 1 o III,

si celebrò il mistero <■•'

irile 1 157 si fece in Castelnnovo mia

/ Venei

uj di rappresentazioni Catte le l>" di, il Venerdì Santo, i I 170,

edole di tesoreria ci fanno -<>t-

ti.

\ iv

10

t'occhio tutta una svariata suppellettile teatrale. (

. diademi, nasi, maschero, chioE i da giudei,

mantelli glandi per le Marie, gonne, vesti e cai. tu

nera pei diavoli, camice di tela vermiglia per l'angelo guardiano del Paradisi» Terrestre, varie paia d'ali <li struzzo per gli angeli del bi Per lo scenario, ci dicono, per

esempio, che nel 1470 il pittore Giosuè Anselmo fece un

trionfali con una m Lonne, e quattro imagini grandi a somiglianza delle qual-

irtù; sull'arco era raffiguralo II Salvarlo co

tre croci; e sotto, una rape, dov'era il monumento l'i •I 1478 si trovano notati 17 gomitoli <li i-«. niella trafelata su CUI moni i fecks g^eci I

eoi contrapposi», il direttore, l* ordinatore di qi spii a il i appellano maggiore de! re, che,

anni, aveva i Padre Brasa ' ».

Se non che, resta un dubbio. Brano poi parlate qu rappresentazioni? Ed erano pari modo loscanol 11

Napoli Signorelli «-i ha conservali notizie di un ma*

fitto di t'arse Spirituali, che di larteuore (i

Ini» alla fine de, i ani, « bea BSsegQ

amontc il tempo, in cui si composero e si rapp il Passione, della D della Croce, lamenti a piò della Croce, ecc. In una d'< s. Girolamo, S. Giovai i Batosta, Adamo, il Ile De l'un dopo l'altri), andavano a piangere ai piedi d< ti In un'altra eppe Ebreo, Giù

demo. Re Abacucco, S. Giovanni e la Maria. Niente più n!e che fossero proprio i testi lati alla coi

') ^ .aceto aotizie passim in Baroat* CaUiU Mia Umrren

(A. & h I 3).

*) Vi .- L I784-W III, 180-1»» Di U.

isso, dwtiuatu a recitami tu cbiou lanini allo i onao il Tornirà. St. pa^. -.'

11

dogli aragonesi. Anche la disposizione scenica confronta -ero anche riferirsi al principio de] \ vi r esistenza di i quella

inali ;i\ ■'■! supporre ohe

già da tempo fosse divenuto gei, ino l'uso

delle sacre rappresentazioni, non soltanto mimiche, ma, appunto, parlate.

di farse allegorici te l L476 per

le nozze «li Beatrice d'Aragona con Mattia Corvino Re «l'Ungheria; nel 1477, per quelle di Ferrante I con Gio- vanna d'Aragona. In <|neste ultime, quand i uliva tornò in Castelnuovo, ■> venne uno ingegno che I"

opra lo detto ingegno andava garzonotte bellissime; et ognuna di loro recitai corti ditti inai* !^o et alla Reina » '). Una mascherata, é

altro, credo che fossero quei mimi, fatti nel 1473 innanzi all'Ili.»* D. ! ina, pei quali si comprarono,

dalle solite cedole, I tgli daspar-

1 dei qu ').

Ma la farsa classico-allegorica nella corto aragonese ò congiunta particolarmente col nome dal Sannazar

oddìsfa I del Prii

••rico, o vago molto di rappr* >ni, 0, su dBl

glìamo. di gioco li, simili alle antiche satire

Una farsa del Sannazaro fu recitata nelle feste date dal

d'Allamura per le nozze di Costanza d'Avalos.

rido Costanza giunse innanzi alla casa dello sposo,

alla porta c'era soliti ingegni, un basilisco, che

faceva ;i ie all' apparir di lei, « non si sa con

36.

. U. Criapi. Vita di Giacopo Sannaseuv. In Ruma. HDXCQ1 \m- -I.

12

qual arte, sparse le ali, zufolò, e mandò fuori dal rostro queste parole: Riguardate sicuramente; veduta Costanza, si dilegua il veleno. Tra le danzo, i suoni, i canti, sali in bigoncia Imene, che fece un'allocuzioncella. Poi discese un meraviglioso artificio, una nuvola; rotta laquale, apparvero Giove con varii Dei, ciascuno con un dono. Diana offri una camicia, Giunone una gonna, Pallade un manto , e cosi Vulcano, Mercurio, Imene, la Fortuna, Venere, Giove, le Grazie e gli altri Dei a gara. Solo una spettàbile Donna mascherata non parlava, non donava nulla; e, all'interro- gazione di quello che sopraintcndeva alle danze: o A che sei venuta senza bocca, senza mani, e colla maschera? » rispose: « Venni per vedere, non per essere veduta; per apprendere, non per parlare; per togliere, non per dare. Io sono la Bellezza. Sta cheto ». E nel risalire gli Dei maschi al cielo, Vulcano gettò medaglie d'oro e d'argento con l'effigie di Costanza. Le Dee circondarono la sposa e l'accompagnarono al talamo, cantando. Entrata la sposa in camera, Diana pose sull'uscio le seguenti parole: « Col consentimento delle Dee, la pudicizia s' è data in mano dell' uomo, acciocché la forma della bellezza non venga meno » ').

Un'altra fai-sa del Sannazaro, che non saprei dire se sia qualcuna dello ora note , fu recitati il 29 novembre 1489 in Castelnuovo per ordine del Duca di Calabria *). Ma ce ne fu* quasi un ciclo, quando giunso in Napoli nel 1492 la notizia della presa di Granata. Era quella una vittoria, che rallegrava gli Aragonesi di Napoli, non solo

') Scipione Volpicela. Le nozze di Costanza d' Avalos e Federigo del Balzo nel secolo XV. Crispo o. e. p. 11-2 Cfr. Torraca. St. cit. p. 17-8.

*) Barone. Cedol. di tcsor. Ardi. St. Nap. X. 0. Nel 1491 il Duca di Calabria detto una festa per la nascita del figlio del Duca di Milano: trovo notato che vi bisognarono capelliere, ghirlande, barbe. 1. e. X, 14;

13

ioni, ma comò pare Ile Ferrante il 1G febbraio con mu Costa in

' irzo. he fu recitala la più nula dei: Sannazaro. I. be luogo in Castcfcapuano , di

ili. sontuoso i ì a sala era tutta parata

mo o festoni di mortella , e intorno vi girava un palco5). Noi mezzo era collocato un tempio bollissimo, poggiato su iorne colonne, con vani dipinti

mi e tredici figure di ninfe: lavora di mae- di Morsis e di maestra ' icdo da Pa- dova1). Immaginate intorno il pubblico spettatore. Il pio- Re Ferrante, e Giovanna d'Aragona, o

e i pen o i he - onc molti

dal r alla cui cima s1 innalza una bandiera con

rooe e l'armi Maomel rda intorno

smarrito e ia a recitare una filastrocca:

Fof.%

a ina yenif: soggiogata, ier più Granata .

Fuggi j«er li cacciar Delle foretti.

e la Fede, moli... riccamente - .li laur< i, e r icita egualmente alcune fcoiiaaia di vei torna al tempio, e il leu

lesoret-ia A. S. V X.. I - X . 13.

;.i ld. -. X

14

«; la Fède Bono trasportati a mi capo della sala. In i

issarono invece la Letizia , e suonava la viola, e Ire compagni e ribeca '). Finito il suonare. I;» Letizù

accompagnandolo con io, cor

quando s'alzò il velo dal viso:

Non mi vedete accolta in viso incerta, Ma bolla e discoperta e fatta chiara.

Alla fine gittò Bori e mazzetti odorosi o, cantande ne tornò donde era venuta, li PrincSpe -li Capua, vesti ria Re di ( ; con altri signori ■) , egualmente

genera unumìa). preceduto dai trombetti e dal p si fece in mezzo. I*' tutto fini con un hall» , in cui oii scuno « prese una signora pei- la mano ci ballò I nlia et basse

Due -i in dopo, il io, se ne recitò un' al

titolo:// triumpho dr la Fama, negli appartamenti di !•'■ derigo d' Aragona, Principe d' Altamura, più vana. |.u rn i ; . d idente I zo di destare noagj

ne del convito, ri sta una credenza luti

Ica d'argenti, tolto un drappo di raso, comparve a eaj della Baia un grande arco trionfale, fatto con colon ilture ai' antica, che portava

') Itnronr. &•< di dova ai parla Ai « tinga* belle masche

rìne dn donuu », eh» furono appuolo per la Pedo, U Letizia e '.tu i

r) F.rano il Canti a* Avallo , attor Reqoosona , Basco S|

nello. Ferratilo Dercia, Lanciotto (HnocLou SkoIooì, fonali Bnr.n 13- ti.

*) 11 t<»lo intero ristampato noi TMtro Italiano dti ucolt XIII, XI XV d| F. Torraca ( Fir. 18» ) Pngft. 311-322 Cfr t Pi

2WV7 I particolari sono toUi in parte dalla lettera . coli.i i|u*li> Sannazaro manda la farsa ad Isabella Principeaaa d' Altaniura.

15

io ài mia tenda trapunta u io i.i. F,. mentre la gei r edice il San-

ando tiello dovesse essere, mentre olla in contemplare r altra i vide in un punto u>

ilro la tenda una d con bella maschera sul

sa per le spallo, sul capo mia

«lai;- . bo antiqua, inghirlandata d'olK

3 pei' razza dorata ; la veste, d rde,

li rum iscelli d'olivo; le persona era drap"

K8? e se cede tenere al da un manto

d'oro. Era la dea Paflade, che, et sonora, declamò la sua pj inita

la quale, risii . lo trombe e i pifferi : la tenda >

izò un gruppo maestoso. Un grai d" armature e trofei, ch'era due elefanti, e i due elefanti duo giganti ar- gambe e braccia nudo L* origine dei gi- rivclatn da una '''dola della te del 15

tnne di i nzuole vecchie consegnate al Paganino pei (ai doe ^ijsraoti, e una soma di le seean

). dissimile quella degli

«Mai . amo in seguito, ma molto pio lardij com-

fahr lauti vivi ! Sul carro era la

no (■■ statuì . che avi Wa l'altro, due grandi e hello ali d'oro con molti <■ e lingue dipinte tra le penne. Queste ali

'I II tìa.' Raron* ci «I* il modo di fare questa scovarla. I. 0. p. l'i. I Barlumi' ido d' una rapprwoulaziow» fall* faro il

*"$*, doro e era un uomo «wlvagKÌo cho lottava con un leone, don mU-j t—Lu Vietila del Rimase munto, irmi, it Firenze 1876. II, t'.tt). oa mi jure che auLia luuffo. Era di «tracci, di lufuo. ecc.

nella -uà lunga declamazione, che fu in I ne. Poi, coi medesimo sono de trombette 1 1 cor**

ro diede colta et con lem hauti

il 'di' archo, oml . era uscito. Al carro

Apollo, molto leggiadramente vestito, capelli biondi, lungi corona d' alloro in testa. Dopo aver parlati

mando sulla viola, certi versi in lode ria dei Re di Castiglia. Rientrato Apollo, usci fuori a suou di tamburino il matto, danzando ; usci anc Principe d'AIIamura con quattro sci creati, vestiti «li calo, con le facce indorate, ero varie ma

balli» Alla line, venne una do ella francesi

gonna verde, con un canestro in capo pieno di frutta, e

asse un gran comò dflU'abbonrianEa. Giunta in tm dolla sala, disse alcuna parole in castigliano, e a un puoi

I iDa persona sua et dal corno et dal scappai : ii» magior i del mond

talché de foco et de fumo tutta fu coperta') o. Co la festa.

Le altre piccola composizioni «li questo genere iia/;ù. egualm ita te. C'è quella di ■-

I" Ambasceria del Boldanc la -jjer lo h

a una ion si sa quale sia .

cuna, certo, delle grandi signóre napoletane del tempo) 9», nella quei che il sultano abbia mandato un m

l'in sa l'italiano, a presentarle dei doni si

il su., amore ; parla un interpetre, che poi

le lagrime; li partir odor

"i Tormct, St ci». pag. 267-71. Teato Eo npp«md, 117- ir. *t*to notalo che, tra i titoli dallo farse del Cara' •lieo coA: Parsa compasta et n Pirro Intornio C tt co-

itrisima PrindpeMa d* Bisignana htseni*< >n f*-<. uno lun'unumno. Cb« è proprio In atmso di questa ilei Sannazaro. Che U •inula tosso la Principessa di Hiiipiutno?

17

che, se li brucia, le daranno imagine di come si consuma la sua anima; la polve di Cipro, che simboleggia a che s'è ridotto il suo cuore, bruciando d'amore; e, alla pre- sunta risposta della dama, si replica :

Questo vostre parole

Rare et al monde sole, alma mia Diva,

Seran cagion che viva il signor mio : . . .

Ce n' è un'altra di Venere, che cerca il figliuolo perduto, e eh' è preceduta da un prologo, dove si raccomanda di star quieti ed attenti :

A. chi non piace udir tali follie Napoli ha tante vie da passeggiare Che potrà soddisfare al suo appetito!

E quell' altra, eh' è una specie di contrasto o parallelo tra la giocane e la vecchia, che finisce con una delle solite raccomandazioni del Carpe diem ! La vecchia, dopo aver descritto il bel tempo passato, Ora, dice,

Ed or, figlie mie care, intorno al foco Sola mi parlo, e gioco con la gatta.

E quella dei dodici giovani fattisi eremiti , dopo aver fattamente cercato l' amore d'una donna, che poi , dopo roohi anni, ritrovano mutata, il bel viso disfatto , sicché quello dei dodici, che parla, finisce col consiglio :

Donne, non siate ingrate ai vostri amanti l).

') Tornea. St. cit. 266-278 , e anche // teatro italiano ecc. 323-6; ebe le geoverso e ne dette pel primo degli estratti e alcuna pubblicò in- tegralmente.

2

18

Nelle / idi del Lcostcllo si leggi 1 27

•re 1488 i paiolo con lo S. U. andoro (iole

il r»in:i di Calabria e il Ro) a la S. Regina et se di et fecciKso./" Ceste ». E sotto il 21 agosto 1480, :

landosi di una conv; b del Duca da una

lattili, BJ diesa ohe quel giorno vennero a vederlo in Ca- imano il Re e la Regina: «« Et coserò vennero i farse, fra le quali fu Jacobo Seruuaro et Ce* ciò lo I. S. prese grande re<

luglio 1490, pel matrimonio del figlio del Duca d'Amalfi con la Hgtia del in Prìncipe Errico: « F.t Imitala ine

tael Iriumpho grande, ut mot iQortun.

Post liaec se ne andor.) con la cita a la casa de) cito et

uni et fu Gaeta festa ot grande con danze et et farse » ').

Queste recito bronofor tlta, delle BoliteaUeg

morali, clic abbiamo visto, ma, tal altra, jm dettero essere qualcosa di più w i i reala È difficile, i apio, clic

le farse, introdotte innanzi ad Alfonso conval

i di quegli -nciia.-. .li pomposi e vuoti, buoni per ce lebrare una resta, non ; are un infermo. Del

è noto che la piccola commedia rea] be neOa

aragonese il suo poeta, che fu 1' cioh

Poeta, che Don nacque come un fungo, ma che pi coltivare, a tollerare un generi -so il popolo. Le farse cavatole, che hanno tam nenza co» quelle del Caracciolo, e che sono un geo* popolare, fiorirono appunto Intorno a quel tempi i ino nei paeselli , in occasione del

») Effemeridi dt Io. Pietro LeottoHo in Dixwn. per la si. Carte e Ti Austrie. (Naji. 1883) P | untiti*.*!

vece partito. La correrie-nò umbra op|iorlutui , bonetti* dovvoro ci in quel tempo un Cavalitr periteo, vertegglalore. Cfr. Qiorn. star. ,tal. VII. (21-12, Vili. 322

19

ino della stessa famiglia di quelle del

Cara< », pur troppo, ci riuiau-

solo pochi frammenti e varii (itoli. E i titoli ci di-

I : i innanzi

«Ferrante duca ili Calabria; dunque [494 e 95;

di un'altra fa alla Principessa di BJsiguaao,

*cc ecc. i . sposi vecchi, notai, preti, mercatanti ,

Ulani, cavaiuoli, spagnuoli, ne era

lita «lue

iio e uno femmina; quattro villani,

ijunli acconciar) mogliere con altri », e simili,

ae ci. mi. Il verso, il endecasillabo col

rioialmezzi : la lingua, un dialetto lo *).

lo, del oro e del suo tempo 6

i buona fortu e stata conser-

la biblioteca Riccardian& L'aziou tanzi a Afesaer bagl conta che ha sposata la figliuola a un giovane che (lasciamolo «lire al poveri | adi

la pi ima sera Per si fatta man sua gran doglia,

Se li intorzao la coglia o lu stentino, mai pio lo lapin \><<\

sar con

i<« ars* popolai I recenti- oji. iti

•ibria « Sicilia Nicastro 1S88 png. KO e aeg.

V: quanto generi' ili farse dovrebbe richiamare fattaudooo degli

letteraria. Un accenno alla ouncesione tra quoti ge-

■n napoletani «• i MD

' v . A VI (Firenxo 1882) I. 306 e ueg. Cfr. qui Un- 1887 > li . 321. Il D'Ancona p i

in: « debbono ricongiungerai per messo dai Mimi od Istrioni del medio •oifftntica compia jiaiica» (0. e. II, 115). laicato e anche il mio

Tornea, in Si. cit. pagg. 65-81.

20

La figliuola non ne è contenta, e vuole che le io maritai figli invoca provvedimenti, il marito, D mia come sodo andate la cose. A tavola fece, sitimi con la moglie, i-, 'Mimiti in ramerà, si presero la pugna et a captile. Conseguenza, che toccò uni

aveva ridotto fa quello staio J il baglìoo dice eli penserà si rimedio, che conosce ne mastro

Chel più porta ito e fino in tal mestiere

che poti lo. V

t dice il suo [»;n

sulla sco e; !• i; Bscono bene, e il baglivo fa

fochi

mano ai rtmediL re la otta'.

Fatela venire , ohe &' aspetta ,

La cosa i venuta netta in sanante. Poiché site ordinato con firmare, Bacitele basOU inzucarAte *)•

Qualche cosa di simile s' era pensalo anche elio (o>

Sannazaro; ma questi, dopo tanl girar e ri scoperto finalmente che non son i

drammatiche »), 11 che non vuol d U Sannazaro n

') Ood. Tartareo in fol. Riocardiano. Scg. 2752, fot. 81-4. È lo « «lei quale ai seni il Torracs pel suo (studio sui rimatori napoletani d •ecolo dfiri-nc>tjiiiiit.>. Qir. Discussioni e ricerche l>rttcntric. (I Aroma 1 p. 12 1-102.

*) Torrai». Li gliommeri di I. Sannazaro in Qiom. ti. Utt. it. IV. 200 0 Mg. ; fl poi uni» conferma nella Nuota Antol. Ili Suri* Voi. XVII (1688) , Pag. 505-66. Como nuova prova dol «Mito lato dalla gliommcro , ecco un brano del vocabolario del Luna , cornati, dall' ugr. Dott- Poreopo: « Non loro vo più diro, ai non ronchiudc: con un molto Regio Imperialo detto aliti TodcHcada Sua Maestà, q quella intese quid gliommarv, l'avara Babilonia ha colmo il sacco, di narrust, daB aar nar ver, nar ver tlitnar, fu interpelrato che suona cosi; che, Bel pazzo sapesse, chel pawo fosse el poso, non sarebbe pauu

21 -

lonesse, per avi. irammntiehe sul ge-

indicata; solo, fob ra, non so ne con:

studiosi di storia lotto-

nuria un importante Ioli' Antoniua del Pontano,

Sulta fine del dialogo , uno degli interlocutori b' inter-

lando a uno B] ettacolo Improwi-

Ma di grazia, onon m'ingannano gli drit Glie pompa è inai questa 1 Dio buono , « ho

ata ' Ed ecco un altro uso , che e" ó i ia '». M 40

tant». ie costumi della oostra i il é qua-

poeta , che trae seco tanta gonio masche- rai» I Eo i un palco o mettono inton se-

li i I' udienza. () I mo Antoni" . \i

orai dove il tuo riso, dova quel tuo spirito

arguto? Il poeta sale sul palco; ì;Iì ascoltatori

ina il tro aurlo chi

itemi me basti l'aver foli i nella mia glo-

u. A qu i bisogna pigliar modi più gravi. -

E ta via, e segue un capriccioso r to latino di

ni. Parln primo un ER i buffonesco , con molti tteiiicute <la una scena reale. « State *ió il silenzio non sia rotto dagli applausi

i le mani, coi piedi ( Ili applaudirà, avrà fa bei no tutti, perchè tutti hanno

«le: bere anche prima. Beco il bar

il bicchie i iuol i. Badate di non ubbria-

uno. Date a I | ioli" che

►so lo dice

boc quoq a Cisalpina Galli* aliatimi

22

il naso lungo, prominente, rosso, bitorzoluto, » E,

fatto l' argomento :

Heus tu, qui dester assides, subrigito

Oculos ac mentulum ; quid spectas humum ?

Paulatim, sic ut video, somnum provocas.

Ridetis. Dixi mentulum, non mentulam.

Nec est peccatum : a mento, non menta, editum est

Vocabulum

Si noti 1' equivoco. Indi il poeta narra a lungo la guerra spagnuola tra Sertorio e Pompeo , e 1' histrio fa da in- termezzo buffo nei riposi 1). Qual divertimento popo- lare si deve riconoscere sotto il velame delle classiche frasi del Pontano 1

Nelle rappresentazioni della corte aragonese la musica aveva una gran parte. I musici, che erano allora a Na- poli , aspettano ancora un illustratore. Nomi di cantori , di sonatori d' organo, di flauto , ecc. ricorrono con fre- quenza nelle cedole già più volte citate. s) Tra i musici, erano Guglielmo Guarnerio, Bernardo Ycart, e, con gli altri fiamminghi , il famoso Giovanni Tinctor , che stampò -a Napoli il 1474 il suo Diffinitorium musicae, dedicandolo a Beatrice d' Aragona. Al Tinctor dava incarico Ferrante il 1487 di raccogliere « ultra monte in Pranza et in qua- lunque altra regione paese et loco li parerà » cantori « per lo servitio del culto divino in la nostra cappella. » 3)

') J. l'ontani, Opera omnia soluta oratione consc. (Venezia 1518-9) II, fol. 91-101.

z) Minieri-Riccio. Alcuni fatti ecc. Barone. Cedole della tesoreria. (A. S. N. Voi. VI, IX, X. passim).

3) Fiorirne-. La scuola musicale di Napoli (Nap. 1881) 1. 26-7 Un Gu- glielmo Fiamengo era alla Corte del Conte- di Potenza, e da esso imparò musica Serafino Aquilano. (Vita preposta all' Opera dello elegantissimo Seraphino ecc. Venezia 1556).

23 -

Più frequenti ancora ricorrono nomi di buffoni, quei

io pigliavano -lei tem-

Qiovao Scocolaoerol

«yova 15 ducati al mese -li stipendio, efè il a > il

, il Bacca, Pietra Sorano, Castellana

Ho . Ang{ lustro, L* >, |uasi

Ufi buffoni del Duca <li Calabria? Paolella buffone (lolla

Rcgii del Re Federico »)•

erano epe i n Ito lo pregevole

artisti drammatrici. Cosi , n

q un Zaffarono Bono del Duca >li Mai l >ra questo Zaf-

o nome era Ercole Albergati, fu un at- tore, i inTenti ve d' a ixgiù teatrali , elio stette al servizio 'li vario e

i.'lle ultime di quelle i ! ie non erano « nequè

'joidi -aedam i ad

fatte innanzi a Re Ferrante le lo imagico di P. k. Caracciolo. Il Caracca igo o imagico. Si presentò togato , con ■a e barin antiqua, <on molta gravità, accompagni Ai quattro discepoli bianco vestiti, Uno p un ramo

T arte magica, un terso un vaso -uso , il quarto un coltello i. Il mag : [<rima la sua arie : poi l'i

li - . i uno

'J tatare. CM 1,107.121 ftt9,6ft&— X. 30.

124, 623.

Lui il D'Ancona // teatro ntantomno nel «w. X \'l

la Inilb d ■■■ohi chiama una rap-

••■luioiic £atta a Moina i! I5»M innanzi al Papa. Diarìum. (Paris

24

e l'altro fecero, in contrasto, professione della loro filoso- fia. Catone il censore li giudicò entrambi:

Virtù non se ritrova con vivande,

men con acque e ghiande lei s' acquista.

E, facendo fretta Caronte per ricondurle, le anime an- darono via, e il mago conchiuse con le lodi e gli augurii a Ferrante :

Io voglio qui finire, e poi basarte

Tua sacra mano prima che me parte 1).

Per V incoronazione di Alfonso II, pel matrimonio di San- cia d'Aragona, per l' acclamazione di Ferrante II, si trovano notizie dei soliti triumfi e feste a mano ; ma nessuna 'recita. Il 23 febbraio 1495 Carlo VIII entrava in Napoli, e la città gli si rendeva tutta, tranne i castelli, che si sot- tomisero man mano, prima la Torre di S. Vincenzo, poi il Castelnuovo, poi il Castel dell' Uovo. In Castel dell'Uovo, il 15 marzo, si fece, innanzi al Re, dai Francesi del suo seguito una rappresentazione, tragedia o commedia che si volesse dire, dove si vedevano il Papa, il Re di Spa- gna, F lmperator dei Romani, che facevano lega tra loro, il tutto collusone et, more gallico, derisorie 2). La lega si formava difatti e se ne videro presto le conseguenze. Ma il primo pensiero di Carlo Vili e dei suoi Francesi fu, naturalmente, di farci sopra una commedia: more gallico !

Del tempo, che fu Re Federico d' Aragona, s' ha una farsa di un Giosuè Capasso , recitata « per epso dc-

') Torraca, St. p. 279-184. Il testo per intero in app. p. 429-444. *) Joannis Burchardi Diarium. sub 15 marzo 1495. (Paris 1884) II, 246.

- 25

mite la ina disputa tra il /.

ed il Afale, venuti ini . peri he sia giudico

indo «< diftcrentin. » Il Male a die le

e causa d' ogn ii. Il Bene -' op] empii, e poi taglia la questione, eome si lai

lare .-ili'- tra-

ir Federico :

Che col d< unato tuo parlare

Vogli sententiare et dar Victoria . Facendo degno me de tanta gloria!

latte inn un principe

e senza titolo , clic fu

i r la beli: g i iltii Beatrice d'Ar luce

1 noi infelici matrimonii d'Ungheria a

h l) l'u mosso del Gran Dio ili.- Ito Cbn-

ndo !e virtù di Beatrice, le manda irò

no leggiero •< il sentieri» .lell'-' orte sono la Belli wo, V Onestà e Apollo, he forme della Principessa. ilmente offre una ghir-

IwhL E finisco con un r

ìli. :

'ecto ut ben cant Ti vaino dmiinislraro '|uuntu sia ivo l'harmonia <' A riserbata, he da terra ul ciel sarai volata*).

I L%cmmi< mono in N:i|bj1ì con now •-,ìi •:• I

l gran trionfo M sta valuta maritata ut non vitina ». Diario Siimi, (Coli Pdlioei») Gfi Vapolt di no-

r qn-*ta forw» cfr. Torraca St. yug. 288-295.

Contr bjet» fatta in timi/ 1 :i

ge- li. Ai principii del Secolo X VI

Durava ancora la lotta tra Ferdinando il Cattolico e Luigi XII, la lotta che produsse il vicercgno, quando fu recitata, forse innanzi al Gran Capitano , una Comoedia politica, del Morlino , ch'è rimasta quasi ignota 1). Esce il Prologo, che dice : « Perché mi guardate curiosi ? Vo- lete sapere che cosa io vi porti ?

Comoediam non fero mine, neque tragoediam : Haec , quod luctificat aures audientibus, Illam, quod Plauti post coenam spectabitis.

Non è una commedia, perchè, di commedie, ne avrete una di Plauto, dopo il pranzo. Io vi porto qualche cosa di nuovo :

Fabellam dabimus, modo praecipitem e nidulo,

Humo quae serpit, alis malo volantibus.

Cu ras ducere ex animo atque formidines

Iubet grez noster et nitor basilicus 2).

Beatrice d" Aragona aia posteriore al 1501 e non del tempo del primo matrimonio di Beatrice, cioè del 1476. È già un argomento il trovarsi ultima in un ma. tra tutte farse dell' ultimo periodo. Ma poi non mi pare che « il sentiero dell' altra vita » sia un'allusione al nuovo stato, al quale passa Beatrice, cioè al suo matrimonio. Il verso: Poiché da terra al del sarai volata, spiega che si tratta di ciò che si dice anche pellegrinaggio della vita. Che si lodi la bellezza di Beatrice, quando avrebbe avuto già quarantaquattro anni; che il tempo del suo ritorno non era tempo di farse ; sono obiezioni, alle quali, se non sbaglio, è facile trovar risposta.

') Hier. Morlini Partenopei. Novellae, Fabulae, Comoedia. Edilio tertia. Lutotiae Parisiorum. Ap. P. Iannet, Bibliopolam. MDCCGLV. Pagg. 205-229.

*) L'od. francese nota : 11 paralt que la cour de Ferdinand devait assister à la représentation de cette bouflbnnerie ».

27

Orestes , eh' è Luigi XII, piange e si lamenta. Il suo amico Ponticus gliene domanda la causa. Dopo lunghe querele :

Insignis matrona, potens, generosa, decora, Imperiis addicta meis ,

ora m' ha abbandonato ! Ne troverai un' altra , ri- sponde Ponticus Come se ne può trovare una simile !

Unde sit utilitas, unde oblectatio tanta,

Unde honor, unde decus, facili sudore paratura !

Ed ecco viene la stessa matrona, Leucasia (Napoli): Quam juvat op tatara post bella subire quietem !

Orestes cerca invano di riguadagnarsela :

Miserabilis, audes, Hinc toties depulsus, adhuc consistere coram !

Interviene Protesilaus ( Ferdinando ) , e contende col rivale. Venere afferma che il connubio di Leucasia e Protesilao è indissolubile. Costui soccorrono anche gli altri Dei, Pallade , Marte , Mercurio. Orestes è cacciato. Ma peggio lo aspetta. Protesilaus :

Frondibus exorna thalamum ; genialis agatur Noxque diesque volo.

rogate Felicem eventura belli, dum, jussa capessens Numinis, infames paro debellare cateroas !

11 volgo si divertiva, intanto, sulle piazze e in tempo di Carnevale, con quelle farse, che, dalla produzione loro più

28

caratteristica » si dissero farse < . Già s"

se hanno eoli quelle del Ca- racciolo. Del i il sol framinenl ». ohe avanzi, d'uni farsa del Cs i, i ontìflDi L514 ').

farse cavatole erano una produzione paesani materia loro principale la dava quell'istinto, ci

ti di un luogo, di far la gì* la satini

(e spesso anche con altro!) agh' abitanti dei luoghi ricini Talvolta vari! passetti '«no tra loro, e scelgono

una vittima comune. In quel tempo, la vittima erano i vasi o cavatoli. Indagare le qualità loro, che deM i questa persecuzione, sarebbe lung >. •• La

e della Cava die* rittore del cil

ilo*— è di .si grossa pasta ohe un Carnasciale o Qiiare non hacw

oelte Canoe (per dirle ani

'jll Stp. i'. Signoralli (Fi omo* pari

■li una Farsa dn ti mattart di Voli diuii : lo, contenuta iu un in». ofajg posseduto «io Carlo Ligul Principe di Copoaple, Po» buona (orto «i il' altro posalo traHiw 00] I (Mita

ora ii 11 1 1 j ìi ri i d«l eh. B. Captmo, che mi ha permeano li I L'Orlando dina in una nota eba « il carattere dal io*, era della fin» i XV o più probabiliucuto dui principio dui XVI

recente v'era notato Mi. ani ' RM vi è una tradizione j

questo fuasfl lo gliommero del nostro Sannazaro » I La coaidettu fa ii quel misterioso Vola in otta

i. .mi;, ni. i ni l'altro i (ore impegna OC

M ehi i i-uai domestici. Corni"

.rame va la carestia! ÌM einula non nco fauno nommenare; Mono Antuoue co la ttUaWln,

Me -i fantasia

uit- da la Choeto moatioro so ohe non ino falli- Ire ad pescare o Tennero tarnlh.% ecc.

29

idie (parlando all'antica) a ali» impero che ò cresciuta lauto ter . piacer non solo qui In Napoli, ma

I Re nasi per tutta Italia, le i chi

ea un personaggio che rap-

i di questi do la ('uva. Ii.ui sapo* di P8H-

cido » '). La voga ne fu grande al principia g ael a secolo XVI. Brano ; rttmento essenzialmente

ion improvvisato, certo informe, dialetti gl'innominati coi resta, | una idea approssimativa, se

di Vincenzo Br;u:;t. i giu-

: il finire dui cinqu e il prìn-

djiio del seicento, s'occupò noli' inventar del suo, e nel

detto gli altri , contro ; Duo i dici, dei quali uno autografo, iservano

•li lui :dla Bibli izionale ?). LI e' 6 la farsa de lo

II. Pino, it -irti TorracA Stuàu eit.. p. 0l-*2. Il Torraca è stato fri»» a trattar di proposito doli e farse cavaiolo.

il uis. non autografo, avendo avuto «flJJTfl Unii io. Sul Codia non autografo (XI\ l 15)

« 1*3*: Si nati' o tursum «ce. I

Il Braca parla »|H«no nelle silo u il -

fi aitatati .< i Cavea! «Ila Min vita. Sul oodioa autografo

(K. P. 47) ti legge: « Originai opi .<.<r Vineouso Braca, 8

•dtaa. mio earitaiino aratro , «juaN- mori in mia eaae. ammazzato . a ricogli nella «uà «auto gloria, conio spero, MM I atolu-nmente,

«rmpt-f iji.'.-lln ilio lo aveva nniuiartato, et ordinò elio non » qawvlaaw» >. Nella Drammaturgia dell' Allacci (1." od. Roma, I ■'indice dei drainuii inediti, si nolano alcuni dal Brad, ih- «

eaao I' Camillo Todi no . I mo ululi. .!<•!

«la di Napoli «ingoiare, e molti altri simili appi-caso Francesco Mar- i » Regio o Reguutc di Cancelleria in Napoli * P. fl -ouo ■loeuwenlo importuni.' dal ialottO i par la bittarra figura ilei loro autore, meriterebbero un •tuilio.

30

tro de scola, dov' & re] ; li" m b

cacaiola , eli' ò restata proverbiale. Il maestro ò Cn gli scolali Ciardullo, il Barmades, Ran

i!<> , ' co, Due sa no .•ili*: mani Ics

loro; un altra dice la lesione a modo su altra non

la sa affatto, e il rimostro grida: Para a mano' Se non cho Giandiseo, ricevute le spalmate, rinfaccia al maestro:

E non le portili un canistO de l u'iole,

cho la iu.« baiata verolè '), e mo' me vattet

Un altro adduce pei su notareschi la sco*

i: ca o Donai ri errore ! Altri duo

giungono in ritardo, e ovre i he l'uno ha dato a mt ■la all'altro por far- i testùnoniare in favore. Poi

maestro fa la lezione sul secondo <l< II' Km'ide; e figurarsi ohe gli esce di bocca! Tutti gli scolari gridano: Feria] e ranno vi;;, q< enssa ohe prima >i pov«

abbia raccomandato l"io a mesata *,». In un'altra. L'i maestra, la scena è una scuola d'ago, ricamo, ecc. Primr che giunga la maestra, si assiste ai discorsi , allo confi- denze delle scolare ira loro, de domestiche, retti, lamenti e critiche contro la maestra >. Viene Madami

') Kegivt? debbono *»**■> .«no lo

aiTùK(o o /miriate, clic *i voglmmi -lir.-. *) Fu pubbl. inlogialint'Uto dal Tonaca. // teatri/ italiana eoo.

KM,

*) Nella redazione dol Brace si fa «liru e una di caso di avi ilo VrachetU (Yìne. Univa) Al cho un'altra Za' i tu nuli lusso nata: no vacnuloue. Studiata.! paBWntooa ; menxotftiaro. Che de uialitia nou Lui paro, hai (mosto iicoro '. i Ila :

rV imiw, eh' ù dottore, oo l'hagio amato. R F altra :

E ne houi Mito fi da i caai,

E dal Salernitani a daJ Cmuoti.

31

Cor abella e le dispone al lavoro. Ma ecco che a una se imbroglia o tommariello ; un' altra non riesce a infilar l'ago; una terza, rimproverata per una reticella mal fatta, risponde a improperii, che la maestra non capisce e le compagne si danno l' incarico di spiegarle. Un momento di calma, e le scolare lavorano, cantando. Sono canti po- polari, come :

0 vedoella, vedoella de Santo Nastaso,

Votate ca te vaso;

0 amara me, o amara te,

Chi m' ha levato maritomo a me ?

oppure:

0 Ianculillo, menarne no milo !

oppure:

Parzonarella mia, parzonarella,

Damme doje fico e quattro prime tregne,

Castagne, nuce e pigne,

Ca eo so 'a figlia de Nanna Sabella.

Ma la calma non è dei cavaioli. Le marenne, che non si trovano, danno subito origine a un' altra baruffa. So- pravviene il marito d' una delle scolare ad accusare alla maestra la moglie pei suoi portamenti in casa: incidente ridicolissimo. Finalmente, in un ultimo subbuglio, le sco- lare finiscono col rovesciare a terra Madama Carabella. Un' altra ( Sautabanco ) rappresenta un ciarlatano cavatolo in piazza , coi suoi aiutanti , che mostra i ferri del mestiere, vanta i miracoli delle sue guarigioni, ecc. Queste, o simili a queste, erano le farse cavatole che si rappresentavano a Napoli ai principii del secolo, e conti- nuarono a lungo, e si spensero lentamente, e hanno un'ul- tima eco, letteraria, nella Scola cacaiola di Giovanni d'An-

32

Ionio '). L'apparecchio scenico era certo molto rudimen- tale , o forse , non ce n era affatto. Un vestito bizzarro agli attori , e un circolo di spettatori intorno formavano, forse, tutto il teatro *>.

Continuavano anche le sacre rappresentazioni. Se ne fa- cevano a Napoli , come n è prova la notizia di un di- sastro teatrale avvenuto per una d' esse nella chiesa di S. Lorenzo, eh' è il primo disastro teatrale, che ci capiti di registrare. Nel 1506 fra Giovanni da Pontremoli, fran- cescano, jovene et doctissimo , che predicava la quare- sima nella chiesa di S. Lorenzo , ordinò pel 26 aprile una rappresentazione della vita di San Francesco. Sulla tribuna era stato fatto un cielo , con angeli che canta- vano e suonavano e altri abitanti del paradiso. D frate, che rappresentava San Francesco, dice il Morlino, nudum candidumque in theatro se fecit. E, secondo questo no- velliere, tale esibizione aveva uno scopo : ut, nudus, suae Gli/cerio pulchritudinem suam indicando ,illam alliceret; per conquistare, cioè, una donnetta, della quale era innamo- rato. Ma, nel meglio, essendo salita troppa gente sul cieio, la macchina precipitò ; e con essa, Padre Eterno, santi,

') Nella Bibl. Naz: il Cod. seg. XIII. H. 75. contiene La Scola Cava- tola di D. Giuseppe Tornatoli, ms. autografo, e, come mi sembra, del prin- cipio del secolo XVII. Non ò scritta in versi col rimalmezzo, ma in en- decasillabi e settenari misti e liberi da rima. 11 maestro parla calabrese ! ') Anche quelle del Braca pare che fossero recitate. Nel Processiti Criminali* si dice:

Mentre Io Carnevale nce gnorea, Nco conti-afta e beffea pubricamentu.

E, più oltre, un testimonio depone che, quando scendeva

ogni mercato isso a Saijorno, Vedoa fare o quatierno e diverse atte. Donde veneano contraffatte da Vrachetta I cavaiuoli e tutta a setta cn vaiola.

33

«ugei, in. uccidendo | ferendo gli

apriti' DO di -otto. Voi .sempre

•I M'orlino. Il Padre Eterno [imaginariiu 1j

ta e mori; degli altri santi, chi ebbe lo

rotte, chi lece issi tinti ne uscirono mal-

') Ma la sacra rappr ine, anche nel aa-

lan I i dalli ritte e i isso nei pae-

oelle campagne, dove vive ancora. Pel pr

dd ii le le rappresentazioni di Nola,

ila, eia la risurrezione ili Cri la OSI » quae omnia in basilici*

*>ltfii 'Iella Settimana Santa,

Croce, e la Creazione d'A- imo ed . l'auto, la Nati

Oloferne, Grana, il Diluvio e Varca ecc., di cui ci restono i testi. *) A

di San Domenico fu fatto

itoli fui

Antonio ile Magellis esci discepoli, « et Dou Antonio stette innudo solum con uno tanti allo a no tutta Scssa a vedere! »

Itre por la lesta del Corpus Domini 1559, e pel martedì in Al bis e pel Gio- Santo il Pel Corpus Domini, la pro-

cessa te si metteva in ita?a un mi-

stero «I Mercato e un altro nella chiesa dell'Annunziata »).

uisiacouió, p. 284 —Ih. r Morlini .V.jivMcw eit, n. xvni p. 36- - p. 18-10.

) Tonaca. > integralmente nel Teatro hai. ecc.

-304, Grvnacke d*t FuKoUlto (A. S. N I, 639, QK

i.O to'— Il 15G0 fu fatta la rap-

Eaxioci eodonosoiTo e dei Ivo nella fornace, « et quando

mimi ia fo matti non farooo facti boni, fo male facta ».

3

34

La società signorile si dilettava in quel tempo, quasi solamente, del l, componimento breve, degan

classico. E egloghe si chiamavano non solo le azioni •!■ entravano l pastori, ma anche altre piccole a/inni, svolto nella (òrma solita all'egloga. Nella Qu< \or%

curioso romanzo ariMiii, ii.. i scena è posta

in Napoli, (love fu scritto ila! ir><>s al 1511, e che è piai

di particolari sulla vita napoletana del temi io, con (i ' /ioni di teste, di giostre, e nomi di dami; e cavalieri, tra- sparenti sotto i facili pseudonimi, parla a un punto di un juego di' Utt ranas, che si fece >'t uri Unno entré la villa // la mar : i cai 'alien, che \ i presero parte, si rac-

ilsoro la sera in casa della Séhora Princt sana. Finita la cena . ciascuno andò allo lanze o

mutò 'li vestito a tornò a danzare. Le vesti vaiteli

furono donato quella notte d lo nes. « Flamiano so detuw. en su posada con otros quali

I ara recitar aquella noche una Egloga, en la qual se contiene pastorilmente lodo lo quo en i >n

lielisena passò; quando supo que todos los cavalle arac arj casa do la sonora Prinoesa y .1 dan»;ar oomencado, él partìó da sii posada. y COtJ lodo su a

la Sestai > recitò su Ègloga. » La quale, allusione, s' è visto, a particolari avventure d< i personaggi di società, cominciò cofl' uscita del pastore Torino (ci

Flamiano). che cantò sul liuto ciò elio Beli- detto nelia caccia, e poi, acostad* ino fjue alli hasen trae/', cominciò a lamentarsi del su- e dell' amoro. Sopravvengono altri due pastori la pastorella, o lediscussioni e i i ierapiono la lui - egloga, elfo riportata per intero. Finita I' egloga alle danze, o vi presero pano anche i recitanti ').

') Queslion de amor y Curcul cU Amor, en Anvers. En e*sa ile Mar' lino Nudo <1 fa tnsena u rigufhas. wixfìvm.— L'opera fu finita

3R -

anche che a Napoli fossero recitati i drammi ili )lomó de Torres Naharro , che sono dei primi ten- tivi del teatro spag nuoto. Costui, dopo ima vita awcn- rosa, s< [gerì, cortigiano b . ani vi

ni Napoli ai servigi di Fabrizio Colonna. Quivi, noi 1517, dedicandola a Fonante d' Avaios Marchese di Pescara, una sua raccolta di drammi e altro p iettiti Inti- tolata Pi ti (orse un autore tonto un ge- ocrc nuovo con tanta varietà di temi. La Soldatesca tratta ilai reclutai in ■! ito dei soldati del papa a Roma. Nella TV- ria è rappresentata la stanza da pranzo doi dome- li un cardinale, io preda alle loro orgie e assolutezze. La Yo cinta 6 la storia d' una dama , che, fltodo in un suo castello, noi contorni di Roma, ritenne iggiatori e si scelse tra essi un marito. re di Re Kmmanuele di Portogallo, per .hesi in Affrica e nelle Indie. Ymenea einia sorti di commedia d'intrigo, abbastanza ravvolta. Umore dioo nella dedica al Marchese di Pescara: « riandò «simismo tod< tdo en Restas de cornedias y destas osas », e accenna cosi a un'abbondanza di rotppn li drammatiche, di cui non ci resta traccia. Dice an- per iscnsarsi della lingua italiana., che usa qua e la, >sa si spiega, a aviendo respecto tU lagar y d la* personas a quieti se recitaron. 9) » Il cho ò prova

«era in Ferrara il 17 aprile 1512. C'è anche una specie d" intar- , tatui Eterico. cho descrivo l'uscita dal Regno di Raimondo di Car- co! eoo esercito. la raccomando agli ihidioai di itoria napoli - 1(t. : .nor. Bìst. de la liti, espag. Paris 1864, 1, 289.389-

- L'«d. più antica è di Valencia 1513. (BruneL Manuel du Ubr. 1801.

poi** por Jean l'asquclo de Salto 1517 in fol. gotti. (Brune/. rr 880-90).

Tfcknor. o. e. p. 209-7U ft. dei teatri. Nap. 1813,

•eg.) combatte il Lampill.-. ratetneno, voleva cho questi

- 98 -

che si recitarono in Italia, e forse .*i Napoli, prio in casa dello spaguuolo I rito di Vittoria 1 tafanila.

La oonunedia erudita, la tragedia imitata dalla dalla greca, Napoli, come sembra, con n

ritardo. Già arano nate altrove da un pezzo eia Cai un- livin e In èfandra0ora e le commedie dell'Ariosto e quelle dei Rozzi di Siena, e la Sofonisba e la Rosmunda; a Ni niente ancora. Ci Corono Biconi solitari senti. .ri di trage- die latine, conio Antonio Telcsio, autore mber Qiano Aiiisio del Protogonoa, e (juel Cori) 0, che m compose otto, -acro e profane, i oonunedia, e voleva poi bru i quanto

- a dadi 556 a Cu

ii i (COVO di Trento ').

Di egtogfr italiane se no recitarono vai-io e Tale fu la 0 L'Antonio Epicuro, che

presenta io Napoli intorno il 1585'). il «oggetto n ■■.

mio. Vie un cieco, accompa

da OD l.iiM-.iullo, e, disperato per amoro, si lamenta terzine) e si dispone a uccidersi. Poi ne viene un al die dice lo stesso (fa endecasillabi col rimalo]

drammi del Tom* Xa narro aveaaero meato gì' Italia ui -ali* via della poesia drammatica!

') Coriolani Martirani Contentini Episcopi Sancii M .■■>edìae~'

Madia. Elaetra. Hippalitits. Baeehae. Phomissae. Oelopt. Prometti Christnt. Comoedwe 11 ^ttbes. Odytsat Lib. XJJ. Bai

machia. Argonauitrn Seajt. MDf. V. io.

') Vedi recante «diz. net voi. II dot Drammi pastorali dell' Epici (Boi, Romagnoli. 1888, cur. da Italo Paluioriui Cfr. Percopo (Antonio

. /». Si. UU.itai.Xtl) F. Flamini. Su Ut poes* <-' siilo di genere vario (Pisa, Nifltri. lSKBj . p. y e gag, L'Ammirato negli Opuscoli, della (Waria: « twin lo ta qQAt lampi «tat.i ivoitata in Napoli ». Non so con qual cri lo no il Palmarini affermi . citando il Rie boni (T), che la rapprosontaiione avvenne il 1523.

37

in b a ^raggiungere un terzo (che parla i ".-e).

due ultimi, non avendo guida, si urtano, a a

non basta vu il mal che tienmi oppresso T ;iieuV regna in tuo petto ! ulel, che in' Imi con urto in terra messe» !

afa escono por ciechi, il terzo anche s'awiei-

dopo essersi tutti scambiata notizia ridia comune vengono a rat loro storie. Uno s' 6 ac-

oarra in versi ool rimali mio occasione da un'imprudente esclama- li! compagno :

Bon hai giusta cagion di pianger sempre,

e lamentarti d' ella ,

se quant'é i r, tant' era bella!

descrivo a lungo (nello stesso metro) le bellezze (lolla ili e chiari, smaglianti di colorii urtar

rie, di l'arnioni, d't.'si-lama/.ioni; Il secondo, dis- divenuto cicco pel gran i : e desi-rivo egualme belle:

scttenarìi. Il terzo, divenuto et pffavor mirai

I' u!t<-> splendore iia eh' ha il cor di ferro, oppur di smalto,

•nti in tornino e la sua dcs. itti insieme, s'avviano a morire. Ma, dico un

<S Ivi

.-• -■ in. -sta Cacciani, come li cigni io la l"i morte, l'esequie a nostra vita atra e funesta!

]o\ quali canti cigni (die .som finanche dei son finisce la prima parta La seconda pari ne r illu-

i lutazione dei ciechi, ohe un Sacerdote conduce al tem- pio .l'Amore, che li guarisce e concede loro le «1 amato. Quosf egloga, o trai/ìc riche l'in-

titolò l'ai i orna si vede, molti motivi burle-

schi; ma quello, che è burla per noi, ara inula per l'autore e per l'elegante pubblico napoletano, amante dei bei ver e Meli»' lunghe descrizioni, innanzi al quale fu recitata Qualche anno dopo, nel 152G o 27, la Cecaria dell'I 1 ih uro fu imitata da im giovinetto di sedici anni

otte anni , che si chiamava Luigi Tansillo. La si imitazione, intitolata i due. Pellegrini, venne recitata a Ni .la, innanzi ad En ino Conte 'li N<

Sanseverino, sua moglie '). 1 disperati per amore qui sono solo due: 1' uno, perchè tradito, I" altro, perché gli morta la sua donna. Discorrono e s'accordano a cere un mezzo por privarsi della vita. A questo punto, ni

tu un intermezzo, occupala anto 'lei coro.

Poi, ripresero i duo pellegrini, e volevano appiccarsi a un albero. Ma , dal tronco dell' albero , esce la i morta donna dell'uno, ohe li dissuade dal Boro pr sili., e dice loro che vadano a Nola sotto il felico governo dei due Orsini, dove trarranno vita felice:

Quest'o la 'IV: ; tanto gradita,

Che il Dome 'li ti-lice all' altra ("

Duo chiari, illustri o gloriosi spirti

Ila per eterni e cari possessori,

Di cui s'io disiassi in parte d

Le troppo eccelse lodi e gii al . ecc.

'l I.'avor fissata la data, facondo riletare lo allusioni agli Or

39 ini lo l'.iii ni due signori, paragona la Contessa alla

E siccome olla adorna e illustra il ciolo, Cosi costei fa bella ognor la ti

Mi l'anima della donna morta devo tornare al para- 1 . luce, fumi d'incenso, si vedono e sentono la sce

Oh qual aura soave vionmi al volto! Cho prezioso odore è quel eh' io santo !

qual' alta armonia per l'aria ascolto! Oh grazioso, oh aogoUeo ooncantol

I di rirji andranno a Nola. ') Cosi l'egloga

alT i-logio cortigiano. Qu< -gloga ebbe una ripetizione la sera del

ibre 1538. Non veramente a Napoli, ma sulle che comandava Don Garzia di Tote jfiuolo del viceré, o ch'erano giunte innanzi a Messina. :' dai e ui An-

•ii:i. figliuola del Conte di Colisano, alle cui va seco il Tansillo. La festa fu I j due triremi. Sul tavolato s'er- i da< bino, e gV intersiizii erano chi li dentro, ornati di arazzi, Dalle tri- ido era un gran ponte, e sul lido uno steccato, ita del pi alia presenza «li quel pubblico ili si-

gnori e recitata una commedia, una guani

pastorali quarti l'ansili US, poeta neapuli-

i i due Pellegrini, *) traili fuori

*\ l ine Pritcgri< KJrno) MBS.

. ,,. r i . i

Bail n 'ir la qul«i: 'tra agitata in torna a ijurata muta famosa.

I ohe a Nota . i iluc pellegrini erano ind rizzati, prob

meniti, a Messina, ai piedi di Donna Antonia oi'ardona!

HI.

di Carlo V. ll Principe di SaL

Don Pietro 'li Toledo, ch'ora grande amante d i e dei giuochi del loro e « in [spagna l li gran I u ■. •• 'i non pare fosse egualmente amante .li cose drammatiche. Puro, in oc* della ve

dell' Imperatore Cario V, si sa die il 19 Dioemb il viceré » fece all'Imperatore uno solennissimo t<» allo giardino di Poggio Uoale, dove se pigliò l'inopi

ratore grandissino azione, | colarmente di

Egloga o forza fu, molto ridicola » !).

\J Imperatolo ami" j.ìi'i volte a rasa <]>•! I *i 1 1 1- a ; >•

Selenio, del Principe di Bisignano, e presso il Viccn I parte i con grandissima 'I' leggiadria » ai gio-

chi <li lori, che si fecero alla Piazza ili Carbonara il 3 < naio 153(ì. Il G Gennaio si fece una « bellissima giosl giochi a cavallo di canne all'usanza di Spagna.» Mollo leste dettelo in Castelcapuano pel matrimonio di Mar- gherita d'Austria* Il 2 Febbraio, giorno di Candelora, fu a convito a casa del Principi balera

ci verniero tutte le sign utildonne di Na-

Ro&xo. Istoria dr.llt rose di Napoli sotto l'Imperio di Carlo V ecc.

Hip, IT" i. mi Ofttvter, voi. vili. pag, 50-1.

:) in ì ji. lì."».— Il " \ Drammi 1, pa^. 89»

Mg.) ti rio elio quest'egloga fosso la Minia. attribuita all'Epi-

ci a questa ipolcfli è 'attuta come insm»istool#

(cfr. Porropo, I

*) a R«w>. y*g. 06, 68.

41 -

poli , e si foco una bellissima rommcdia. » ') E tutto quel levalo « fini in continuo maschere, l'osto, commed , et altre recreationi , masche spesso Sua

Maestà per la citta. » *). Chi sa, se nou fu proprio in questa occasiono, che la la 'lotto il suo prodotto con quatte Ricevuto hnperatoré alla Cara, eh' 6 in un ma o tra

fai-- > ì 3) l Cavasi s'erano dato un gran

fare jkt ricever '■■ l' Imperatore : nel suo pas-

saggio per la Cava, gli avevano offerto un bacilo d' ar- . pieno di monete d'oro. Questi e altri particolari, n bel tetra ai compositori ili i E la H •ri la (arsa nata stdTawe-

del giorno. Ecco i cittadini -li Cava, diesi i a loro. Hanno scoperto cho l'impi b giunto

no •■ ili apparecchiare le robbe da "ugnare. Un lana giungervi stende subito

iogo a un battibecco col guardiano.

<-ono a consiglio. Bisognerà fere un re- stio all' imperatore. Il sindaco propone mille scudi. A un

■> u. p. eo. •» «t p.

*ifm itamp. in npp. al ah. voi. Studi* del Tonaca. 170—

Tcmni ito; « la farsa, chi» uon porta il mimo del li rara,

aero ti a dopo quoll'avvouiiuonlo memorabili;; oli

- apporre le motte allunOai hi i dal passaggio, eoe. >

[o in nota. Ila raccolta autografa del Braca qne-

am non c"ù. «s cho, hi/.ì. il huo titolo non ù neanch'i nella lista di cb« tonami ni volume aono .luto por mnnr-auti. Tra lo tanto ■ioni, che sarebbe stranissimo cho ri arme pensato il Braca, no nolo •fuirgita al Torraca. Il forato

lira vota favello o latino.

no, comn s*. chiama Pietro | non da Iieue.

^Hae si redo, qui ni accenna al dictn Pwtro Are

42

tal© questo par poco. Un altro propone cente pr Cheaio èpe ■•>.' risponde il sindaco. C'6 chi clic

tutta Cava aspettava l' Imperatore al passaggio, di per fargli regali , ma pe li narrare. gita amare che pattato. Finalmente si stabiliscono tremila

•hi li presenterà I D sindaco dica che spetta i

Qui e* e chi metto in dubbio la sicuiv//.a del p « latore:

E singi fai o sticchi stocca, chi te sente) Ca ne manchi vinte o trenta, chi lo vede?

Sorgono altre questioni por I' asta del pallio , ecc. Mentre cosi n chiacchiera, e si grida, e non si risolvi Diente, ecco l'Imperatore sopraggiunge, e passa. -Spi rate l'ari iglieria!— Manca la polvere I— Pigliato il dam pel regalo! Dove sono le chiavi £ Mari' ano le chiavi

O imperatore, fermati I mangia questa salsiccia, cafuorse

rrioa » presiento .' Ma r imperatori >

tre. 1 tedeschi del seguito tanno far largo. E i i

: no a lamentarsi, ad accusarsi l'un l'altro, a ri

!.<• li avevano diversame tuati, alfonso oh

parlava ;i tu |ht tu con quesl" " c<>n quell'i, che -<ii<l;i\a

b pranzo e « Cavasi, Re Ferrante o pi©

E chist" parti a ine ca nullo stima, Coinenzando prima prima de sta cela

Ce ohi 'beo die la colpa e stata d'o PrencipieUo, . otte SanseverinOi di cui son note le proteo . citta regia. E non aver visto il reliquiario - i! manda un pinato dietro all' Imperatore per fargli sapere cheicavaioli hanno ragione de <'■

Le risposte, che reca il giurato, calmano

animi : ' h COgli RH< 'li .

io, perché nascosero ' a il popolo corro ti

Re loro case.

43

Una coppia, si può dire, regale, erano a Napoli il Prifi- oo Don Ferrante Sanseverino e sua moglie r Ha \ illuni .11 -ino. Il Principe, tall'uomo o bel parlai

narra o pinge meglio sentissi mai, ciò che dir vuole, l)

o drammatiche. Lo prime coro- impie e regolari, che si videro in Napoli] a lui. Le recito si facevano in quel gran palazzo,

che a santa Chiara

e rara; La cui facciata a vanto Tutta a di marmo a punta di diamante, Ed e I' altezza sua di sorto tale Con la larghezza ugu>l Che I* una o I' altra, o sia da presso o lungo,

ù. Il genere, che aveva i molta rinomanza, erano le commedie aa i. E commedie e eccellenti istrioni von-

Nel 1540 il Principe diSalerno dette ima grande festa

di Donna Maria di Cardona, marchesa della Pa- dula con I). Francesco d'Este, fratello del Duca ili Fer- rar». \ i». Pietro di Toledo/ aUoi io del Pria zi d desideroso di soddisfai

sentarono con grande applauso due couiediese- (alando e il Beco] e il Viceré issistetfte alla

Sap. 1870). Cap. III. imbattuta .lei Tufo. Ma. Bibl. Sai h).

!. e. p. M n.

htpoti, ed. '■ . -«."j il. —I !..

"J ili quoiie duf commodie non ei trovano nella bibliografia, eh' è nel

44

Nella sala del Palazzo Sanseverino « stava sem f il effètto apparecchiato il proscenio ') ». Possiamo ir maginarci una delle solite scene fisse del tempo, una |

duo o tre maestosi edilizi] da un lato, un perticai dall' altro, una torre con orologio in fondo; e sulle poi allo finestre, di dentro le case, in mezzo alla piazza, vano, agivano i personaggi. Il Principe, dice il Sumni- ni con queste commedie, « augumentò molto l'amor ì& popolo, perchè, nel di elicle commedie si rappres . -li haveva | di staro allo porte per far entrai'

9 Beotire eoromodamente . talché so ritornavano alle lor caso pieni d'amore et affettane v< ili lui, intanto che, quando il Principe passava tradì

dagli artisti d'ogni sorte era quasi adorato e con 'l --in:: applausi salutato s) ».

Nel 1545, fece recitare un'altra corniti' ose,

non dei Rozzi, anzi degli Intronati, che coltivavano la coi media classica; e fu al' Ingannati, data a Siena la ma volta il 1531. e tradotta in francese, e in altre fingUf e tanta volto imitata s). L'intrico s'aggira intorno a ni

««rondo volnnw ilei la diligente open» dd Mazzi (La Congrega dei Rosi» ecc.) Essendomi rivolto dirottamento al cb, Big. Mazzi, egli cortommooto in'l

orto: « M' loto il QtUeat&o; notto il Beco n nascono

In Commedia di due contadini intitolala Beco e Failo 0 la Commedia i Beeo et Randello »"f /' hoste , che non registrai e lùliliograC

p(»rrh«> <vi ' abbono poi i=simo «Bere raj

presentato in Napoli da comici di Siena. Altro non saprei dirle ». L'i laed (Drammaturgia ad \ ;.~Ó) aogna: 1) Beco Commedia

Ruma, per Francesco Biado di A/1 / di Francamo Belo

mano. Col. 140. 2) Comm* I '

BQ64.

'i Castaldo, M, i>. TI.

*) Summont. ad. Rnlifa

:3Ó. Sa conosco la seg. ed: Comedia dei Sacrificio degli lnt>

46

da RSooveri, il Yrcchiu sciocco', l'abbate Gi( Leonardo Sale i 1 vecchio Virginio ; lo stesso Ci

sfaldo, il servo 8tragualcià\ un Rglio della signora Gii

m Palomba, il Fabio. « Tutti gli altri dissero min bilmcnle, lai che. Napoli Don ebbe invidia punto a per gli recitanti ». Si vede che i commedianti senesi L' ideale I Fu bellìasinio I" apparato dei lumi, dalle n e della musica; a Zoppino, celebre musico e giutl. di quel tempo , ebbe cura della musica sedia . degli accordi degli bstrameoti ; onde la* musica fu mente coleste e massimo porche il Dentice col suo Pai* ed il Brancaccio col Basso forno miracoli. l) ■■< Fa- brizio o Luigi Dentice furono dei migliori musici letami del tempo 9). Nel 1546 si fece un passo avanti. Agli attori na|

giunse la commedia egualmente napoletana. Propri* uno de^li attori dell'anno prima, il signor Antonio Mar

a bi ritto una commedia intitolata la lui. a che riuscì buonissima a.i ». Il Marieonda era famigliare e devoto di Casa Sansoverino; o alla Principessa di Sa

») V. A. Castaldo, ivi. p. 71-:;.— Cfr. Oiannono Storia eir.il'- L. XXX.III Cap. Il, che, parlando della guerra di Siena e dalle relazioni, ohe ci ni no allora tra i napoletani e quella città, soggiungo: e Da Siena

o lo commedie , allora nuovo e utrane in quoste noctre patti ecc. ecc. « Il che é inesatto, almeno quanto al tempo.

*) Plorino. I*i tettola musicale ecc. I, 67 eseg. segna In ilata oVIIn na- scita di Fabrizio nel 1526 ('}. 11 Chioccarolli (De illustribus trrìptorSnu eoo. 1780, p. 18) nota eli- Dentice scripsit ltalke ttialogos duo* ì

alterum nempe de Theorica , alterar» de Prozi ecc. stampati a Roma prono Vincenzo Lucrino il 1553.

*) Castaldo, ivi, p. 72 La Philenia Commeilia ti Nobile Napoletano. In Roma, per Antonio Biado i5 iti in 4. fCfr. Qua- drio, St. «rag. d' ogni poetici. Voi. Ili, P. Il, p. 83 Per quante ricer' che n' abbia fatte, direttamente i por merco di amici , in mi Ile teche d' Italia, non ni* e stato possibile di rintraccia ria. Barabba di molto interesse, come la prima oomm j oouosca, di mlore napoletano

47

lenir licato uni pecie ili l>> ic di

prologo] intitolato : 7 [ganippi

-ti anni 1546 <> 17, non so a quale pi leote,

ì riferisce una lettera di Beroardo Tass >, io i ti invita l* Abate 1 re il Carnevale lo

i emc un* Urna Cor,-,, jì-i, de

di venire da Roma sin qui, non pure a giornate, e ben ilio come voi siete, ma in posta.

intimle, tornei, carrere, e tanto altro spe-

* cimenti •) » Il di di Santo Stefano

del gelo ili Costanzo scriveTa a Bernardino Rota

dal suo '- ili di ( anteluno: « Se la commedia del signor

•vale , ehe si |n .fesse in ma- ire a vederla, forse mi troverei in quei di ». Chi quale commedia ai ;illn«le3)? il Costanzo parla di una Commedia : al Rota , della quale dice clic i fu in una notte o scritta in quattro di » *). Pro-

i i Marcelli, rifacimento in prosa dei Mc-

i In Napoli, appresso (ìio. Paulo Su ntnappo. MIH.. Si finga «no

«aeo, r-on unn . in fonte prono Salerno, «letto l'Ayanjnpfl li oonUivsno lidio Avole .il comando «lolla IViiicipasta. <to. lu Padova. 1733. I. 277. -<ir itaim i'- * prote di Angelo di Costann».— «d. Gallo.

290-300- ■:. Porcopo crede che \\si<j<wr Antonio

uro e la commedia arcunnata possa essere lu .li .ni

landò s'è discorso recentemente. (Antonio Epicuro in Oi ■'. ititi.

•i-"u- K lui stesso *' allaccia il pensiero elio il sig. Antonio poi «■— arn tacite il Mark-onda. Certo, il Costanzo e il .Maricoudu erano aulici, ••netto, cha * Ira lo rime del Costan 184) Ben fu brllo il

pmtùr ehi ri tarpàue , senza indiano od argomento, e varameli ' mia al Maricondn, h juii-la dalle Tre giornate \ innana al qo*J libro è •Àsatrato.

48

necmi di Plauto. Il M inturno, dialogando nella sua poetica col Costanzo sulla commedia] irli 'lice: Moli cosa in quella favella (latina) aggradivano, che in quest non sansa miga a grado. Il che voi, signor Angelo, avete di conoscere molto bene mostrato nei vostri Marcelli, Plautini Menecml tento ben traslati , in guisa elio niuo<

fi non gli stimerà più vostri the 'li Plauto », E il stanzo risponde; a Da DORI innanzi questa i da

insino a qui di un pregio degna mi s' é fatta tenere, per questo vostro giudizio mi sarà cara ») ». Questa comme- dia era slata apparecchiata per una curiosa occasione. In- torno il 1548, Isabella Villamarino, Prii a di Solerne immagine d esser gravida Grande affi i dappoi mito ; il virerò mandò duo consiglieri a Salerno per prestanti del futuro parto, non Cesare Carafa di \l.

molto amico della famiglia, preparò una corame la cui oompo iffidó al Costanzo e l'esecuzione :

•liti dilettanti (il Castaldo ora tra i chiamati), per talk a recitare a Salerno. Il parto non ebbe luogo e uoi che la commedia. Chi meno aveva creduto alla gravidar era stato appunto il Principe di Salerno, che disse ii di consiglieri che, secondo lui , non ce n' era niente, ma non isconteotara la Principessa, o lasciava che >i soddi- sfacesse a suo modo *) ». L' opera d' Angelo di C andò perduta.

Un altro Signore filodrammatico era allora il Duco Sessa, Consalvo Fernando/, do Cordova a), nato di quella

') V arte poetica dei tù/nor Antonio Minhtrno eoe. (Venezia) por Andrea Valvassori EW MIT.XIII!, I.ib. Il, p, 111. a ofr. i

*) Castaldo, o. o. p. 110-111.

*) Di costai dico il Volpic-cllu : « uomo delicatissimo od ozianaaimo, j aiutava tuttavia all'. mi III- ma*,-h<.irato, » cosa tali, pat

quali aveva consumala quasi tuttala Bua farcita ». (Cap. di L. Tatuiti l'ag. 109).

40

ie fu figlia del Gran Capitano. Quando ree i 'i 1549, tra le molte fa .1. untivi,

unlanaro o in natura, zucchero, torce di cera, prò» tutti, olio eoe*, che ro, e i discorsi, e i versi, e i giuo-

he dei drammi. Il 2<> giugno fu fatta alla sua presenza un' egloga pastorale nel di Capuana, in lode del Gran Capitano e nitori ilei Duca. L'autore ne era Messer Giambattista Ta- sta, e i recitanti i suoi tigli Locantonio e Ascauio. C'o- rano « multe bolle risposte et accenti, che fo bone recitata,

et C€ t'oreno canti pastorali adcadennn alla niatei'ia, et

oo forano autorità multe et piene di scien rio lo

ia li piacene assai. » L'autore donò noi nello

Duca l'originale dell' egloga. Il :> «li settembre,

lungo, alle due ore ili unite, l'u iv, itala una

ia di Flauto, « del quale circa dicto Si e ne

pigliò grande piacere *>. 11 proni' tore 'Tastato questa ralla

•. dotto medico e fìl iseepolo

«I Nifo, a chiamare Curdo Sessa, e tra i re-

io « li soi figlioli et altri figlioli de Sessa » ').

a questo tempo furono anche recitate in Na-

con infinito applauso o con «splendido apparato o

me commedie del Rota lo Scilinguato e gli

io sono sfortunatamente perdute »). A queste

commedie accenna anche il Mini urne, Dell' Ar/e poc(

i -verando amichevolmente V autore (come anche il Costanzo) dell' averlo scritte in prosa *).

iccadomi allora ilei Sereni, degli In>

l*$ Ardenti, ai p: -ponevano « al modo di Siena et al

Mio, Qrtm. ,-h. A. S. N. I. 025. Q '■'io. AUanaK» nell' «Hi. v«miU del 1567 «Ielle opere del Hota. di- "nài ebe furono recitale gùì «* molti anni. Cfr. Napoli Sifccuurelli. 17- *^»ocr. IV. 32* ^*/lc portai. L. 11. p. 66.

50

parti d'Italia... esercitare la gioventù o i nobili spiriti nelk) studio delle bello lettere », e certo le esercitazioni di matiche ci avevano il loro posto. Quasi tutti i dileti che ho nominati, ne fecero parte ').

Donna Maria d'Aragona fi-Te rappresentare una coi media per festeggiare la viceregina, Donna Maria di To- ledo, Duchessa d'Alba, e moglie del famoso Duca d'Ali La commedia fu recitata tra il febbraio 1556 e il mar/. « 1558, tempo del viceregnato dell'Alba, o non ne sappiamo ih: il titolo, l'autore. Ce ne restano gl'intermezzi, che furono composti da Luigi 'l'ausilio -). hi uno parla YA/ba, in un altro la Notte, e lo eleganti ottave del poeta con- ttMigono, naturalmente, dei concettuzzi suggeriti dal nome <\'.\U,<t dulia Duchessa.

C e alle stampe una Morte di Cristo di Domenico Lega (1540), ch'era accademico Incognito] \m& Cleopatra d'A- lessandro Spinoli. (1550), un Altea di Niccolò Carbone, J Incendio di Troie e Q Ratto d* Elena d'Amelio Pau- ffllo (1566), tragedie tutte d'autori napoletani, clic, pro-i babifanenifl , furono anche recitato ').

Alle recite nella < -apitale rispondevano quelle nelle pro- . i Taranto, si rappresentava io casa del 3ig. Troilo Suffiano il Capitan Bissar ro, comedia di Secoiul remino, stampata poi il 1551. All'Aquila è stampato 1566 il Frappa di Massimo Cammelli; e il 1582 accademici di Salvatore Messorio rappresentavano dramma la Gloria di Susanna *). Nel 15Ò6, nella chiesa di San Domenico di Bisognano, // Lagrimoso Trofeo^

') A. Castaldo o. e. Cfr. Fiorentino D. Maria lT Aragona tnarc dU Vasta Nuo^n Antol. N. S. XIX, I, 228-th

*) Poesie Lirklus edite ed ined. di Lumi Toìtilh, con pref. e note di P. Fiorentino. (Nap. 1882). Pag. 177-18S, 3B4-B,

'j Quadrio Star, e rag. acc. Ili, P. I. pagg. 67-9, 71

*) Quadrio. O. r_ III, II, 09, 88; I, 72.

51

Ha spirituale iti San Bartolomeo '). E casi altro- : fosso un signore che avesse gusto per queste cose, o una brigata d'amici , che si costituisse In accademia.

L;i ■■> glieoze liete anche noi mo-

i. Il Sinodo provinciale napoletano dal 1576 molli le seguenti proibizioni : » Comoodias alia iies non repraesentent; personata-.-. no animi qui- dam relaxandi caussa, incedant ; nec, ullo modo ac tem- pore, secularem, si ve virilem sive muliebrem, induant animimi *). » Ma pare elio lo monache a Napoli si limita- vano a cose sacre, o almeno oneste, e non giungevano al punto di recitare commedie, come quella Florio ili An- ton» Vignali, la quale, oscena com'è, con gran meraviglia si sa, dal prologo e dall'epilogo, che fu rappresentata da monache!

Nelle sostituzioni, c'è il seguente provvedimento

per lo sacre rappresentazioni: « Salutarla CHristi Pas sanctorum raartyria , actionesque , noe in sacro nec in profano loco agantur, sive repraesententur, nisi devote et de licentia Episcopi, ne, quae fìdelesad Distateti) ox.itarc debeotjpro nostra corruptiono (ut in his solet) ad cachin- no* et contemptum commoveant » a).

'I L. Allicci. Dramtnaturyra ed. cit Col. 477 L' aut. »n* Antonio * Praia, «nccanlrtr* dulia cattralrate di Bisignatio. Fu «tamp. Nap. 1602. *) Omttitutiona scu decreta Provinciali* Sinodi Neapolitanae ©oc. -N-.M>, MDLXXX. Cap. 54, pag. 102. ^P- fi, p. 8. Conosco una « Rapresentatione spirituale della Pò- ***! « mùrk di S.* Maria Sfittinoti. Opera dexotissitna di una Re- hnosa a/ftctionatUtima di detta Santa. Per tuo t lift) Spirti naie. ^

'"od- Mg. XV. F. 58: cho appartano giù al Miniar! R et» Mtnbra del i«olo XVI. Il prolo i»:

w Maria Egittiaca penitente

.l'imorin hoggi in questa Scena ecc.

52

IV.

Primi teatri pubblici e comici dell' arte

Tutto queste recite erano eserci/.ii dilettanti, lampo di ubo nli. Solo gl'istrioni, Batti venire

Siena dal Petneipe «li Salerno, furono, conio sembra, mar* iii. Il teatro pubblico va comparendo Dalla città ita- liane nella seconda metà ilei secolo XVI M. Combinano con esso la formazione delle compagnie comiche, IH duzioiio delle donne sulle scena 9), il sorgere della '■ mi- media deli' arti', improvvisala e con le maschere.

I comici dell'arto mìsero liberamente le mani sulla OOm- media erudita e su gli altri generi drammatici. Liner ila preconcetti letterarii, la loro sola mira era il dii ssento dal pubblico, 1 Voltolavano tutto e vivificavano tutu Le maschere, che pigliarono il posto del sentita, del

IO, rappresentai io questa metamorfosi. I.'il provvisazione fu poi naturale effetto della facilità e ri dell'ingegno italiano. Delhi commedia dell'arto, non bisogna ttOSra il molto di miOl i in-

già fossile commedia letteraria, oosl non bisogna dimen- ticare, mi sembra, il molto di vecchio, che ne rite nella forma, noli" intrigo, noi caratteri. 11 Mintumo ve: « al presente odoo più volentieri qualsivoglia favol di tal che non sappia che cosa è commedia, purché li ridere e tenga in festa il volgo, o finga qualche rano in-

') Ecco dello date: Mantova intorno al 1550, Venezia prima del Roma prima del 1575, Siona n-1 1570, I 76, Milano prima

1583 ecc. Cfr. Ademollo, Una fa/nifi ,. lirenw» 1886,

Introduzione, o d'Ancona // teatro mantovano ecc. in Giani. Sior. ecc. V, VI.

*) Intorno al 15*10, nwoudu il QQBÌ0O I - Brevi iiitrorti in-

torno alle eomedie, comedian!» e spettatori (Napoli 1610} p. 15.

53

i, die alcuna Tei i Piantina.». '). La

teatrale | por un pezzo comprossa dalla teoria ; la '

poli la comparsa delti prime compagnie

iiiiunt©, si formarono tra i commedianti

stessi del paese. Le più Famose e elette, che giravano pur

non si ha notizia che giungessero fino a Napoli,

era, del rosi.-... nessun principe dtlettatUé ita-

NTe venivano, forse, di quelle di

■■■ . io . descritte dal Garzoni ^ di quatte, che si

da un tamburo, e passare in rassegna,

sulla pi; i //a, dalla povera Signora, vestita da HOHUO,

in mano, e accomodavano la loro scena, di- ne, in un'osteria o in altri ridotti 1 Il quartiar generale degli istrioni era. anche allora

^o del I » di giocolari, ciarlatani,

bagattcllisti. 1 quali bagattcllisti, sia detto fra parentesi li tulio, e anche i comici. «Comeco- otuto cosi stendere le membra 8 toroere le come i bugattellisti, che (anno ved

in una commodia del Porta *). E in Jlra: « Mi pareva una di quelle donne di legno che coutrap ho portano i bagattellieri

lo mondo » 3). Bartolommeo Zito, il Tar- lano nelle note alla I de del C , comme- anch'esso, li descrìve col loro ufficio attualo: « se parlavano corame a li mammuocciole do le n*gattello » ')• li Zazzera scrivo che, avanti Caslelnum>>

Irti pottua p. 114. Utnlogo. A. Ili, Se V. ') J* J I. E nella Fantesca (I, 1): E». « Farò cho lo

••'•ni ». _ N,>p. « . bagattella non fin vedere molte

B01» tè» non kkio ì ».

«Ili. voi. IH, Note.

54

gìiono comparire mille giocolali e salta in banchi la sera e per questo, quasi lutti, ola maggior parie, dei •■•»- valierì sono soliti di andarvi .. ).

Gli istrioni e lo maschero avevano già preso piede Napoli, quando nel 1S88 CKambattista dal Tufo, parlando del Carnevalo e di diversi altri piaceri e spassi, che si veggono in Xa/ia/i, diceva :

Vcilii- n i ,| anni) allor (anti buffoni,

Trastulli e Pantaloni,

Che, por tutti i cantoni,

Con le parole e gesti e<l altri

frane muovere i sassi;

Sentireste d' intorno

Cento cocchi di musiche ogni giorno,

Come anco farse e tresche e imperticate

Da conto ammascherato,

Ed al suon del pignato e del tagliero

Cantar Mastro Ruggiero,

E simili persone

Col tamburello e con lo calascione,

Sentendo in giro chi da e da qua:

Lucia mia Demagliala I

Veder talvolta comparir in scena

Con dolcissima vena

Presto e deatro, qual suol, Coear Na rettola,

Conici, Cioncala o Pascarietlo Pettata.

Cosi veder quel ballo alla maltese,

Ma in Napoli da noi dotto Sfessania,

Donne mie, senza spese

Vi guarireste allor febbre o ED *).

Eccovi, dunque, accanto al Pantalone, d' importazione settentrionale, un' intera famiglia di personaggi !

rj Qiorn. dell'Ossuua (M». Hit.l. Ntu. X. B. 3t. fui. 26.) I UiovanihuUista de! Tufo Ufi .iti Svolo X\'l

inoria BOC. <li 8dpiooe Vi N«[t. t«M0. Pag. 86.

55

totani: Costello l) e Past nati a molto nv-

, Gtancettf, del quale «ncora vive il nome in molti

popolari, Cùoar NaoetUjla, tipo, sembra, efimerOi

-i potrebbero aggii Mèc Squagliarli,

cornuto eoe., i cui ritratti sono

•a del Callut. Tra i quali e'ò audio

> dagli enormi occhiali tondi; o c'è quel Mara-

■imIi' dal ri« -. m > !• d-:l uomo, so non dol-

del terribile Fabrizio Maramaldo1).]] oalabn

fa rappresentato dal Gianguravlo, bravaccio, che, invoco

della sma^ inquiete amorose del Capitano, ha quella

delle conquiste culinarie. Un'immagine lo raffigura eoa un

-lo un po' brigantesco in testa, lunghissimo naso,

q '>. Produzione della fantasia d' un ara-

i reno la vita di questo o gli Bopravti-

mdo la loro maggiore o minore importanza

i questo tempo, in questa zona, nacque l'im-

m mortale veramente più di nome che

irattei-e, tteri, ne ha cambiati tanfi!

i immaui prodotta in M. Sau<l. Masques et Uouflbm

|800-2j I QOflM pìk aulico pare foas«

Q*vlk datala Il Vocabolario nap. degli .\>-e. Filopatr. vuoto Coviello •*«Jkv. te la forma sarebbo

•^(Ub otti» parola jacov ••rei/,-, arte liri, aulirne.

^ Porcili voL XXVI. |, 180.— Sai napoletani ab. unrh,' I

■"*««: Dell' arte i-apj/res. premed. e airimproz. Nap. 16TO. P. 286 e aeg. 'jCfr. intorno al Patearielto Sand. o. e II, 872-81. *) [>e Blaais Fabrisio Maramaldo e i sui» antenati. Aron. Si. Noi» '"■ il ciL Vocabolario (p. 214) prokmdu elio Maramao, voce ch« si aai-h» per incoiar* spavento ai CanciaUi, iU I o sterno del monaeietlo h fwatacnn e venga da jiapx: /«• mani' e (iaio «reo. arc/o t/i voglia «**

i In rappresenta la fig. 12 dell' Ui.ttoire du tkédtre italien .1.-1 l**n*»ni (Paris 1728) Cfr. Sand. o. e. I, 201 2, fig. 14, dol 1625. Taltnlu. pawiara alla pari* del Padre. Perrueci 0. e. P. 278.

Rfi

Pulcinella tu probabilmente un bullono volgare, forsi un piacevole contadino d'Aoerra <> «li GifTone, capitato ii citta* H suo costumo tradizionale] il camiciotto <li tela biauca (la mezza maschere neravieo fuori moho più tardi;,

Obfl ne (armino Conginc. I omnia l'elevarono poi agli OBOI delle scene. ia più antiea, olio so n'abbia, è, a mia

notizia, uno scenario di Giambattista della Porla , degli

ullinii anni, l'orse, del cinquecento ').

A Napoli si facevano allora commedie pubbl è veri- ette si facevano che il 1581 furono | I Bando della Gran Corto della Vicaria , pubblicato il gennaio 1581, ordinava : »» a tutto e qualsivoglia

Bone che da oggi in avanti non ardiscano

presumano ofi in luoghi pubblici ed &**.

dinarii, fare altri giuochi, bagattelle, sotto la pan la prima volta di once 25 e d'un mese di carcere, la conda volta ili quattro tratti di corde al pubblico agli uo- mini , o di duo anni d' esilio da questa città di N. territorio e distretto da esigersi irremissibilmente conti dei trasgressori. Veruni, so alcuna persona volesse fa fare detti giuoco! e bagattelle o recitar detto comedie egloghe in sua casa, se le permette lo possa fare e

tare ». Questa proibizione è in relazione, sembra, culla

guerra cho a Milano, per opera di S. Carlo Borromeo, o a Venezia, si faceva, in quegli anni, contro i comi

Senonclie, nel 1583, Filippo II concedeva alla Real Casa Incurabili la metà delle rendite delle comma l ■Iid ir, che si facevano in Napoli. Bisogna sapere a Madrid, il 156Ò, il Re aveva disposto che i cunei noi

') Vedi il boi lavoro di M. Sdiciillo Pulcinella prima <Ul secolo XJX ia La Commedia dell'urte in Ila lia. Torino. Locarhor 1884, p. 1-

») Nuovi ttkh* del Bugno di Napoli. (Napoli

IHUU o Mg j Tom,. Vii!. Titolo C1AXX, Ne quid in loco public l'r. Vi Cfr. unu lettera pubbl. ia Scherillo, o. a p. iB7.

57

rappresentare .se non oej luoghi ilernite (de ttion e de la &

gando a queste un diritto. Intorni) al ir>s:s, si ituo pedala generale della città ty.

C&Sfl '' animata da i ii. --ti esempli,

facend" valere le sue tristi condizioni economiclic. <•!■

-iniilo grazia. Filippo II Bcnveva il & dicembre ai \'i ■;■! Duca d'Osanna: « Poi- parto de eJguaoa Napo>- Utanos db de 1"- [ncurablea desta Ciudad , me ha

io, tuviendo consideracion a quo la ne- aquella Casa cs tanta, quo, muchi socorrida del de la Anunciada, no tendria n ra poderla supl servido mandar que, para los

tos quo alli se baz< lique la mjtad del proveohOj

que se repreeeotan onesta ine el dicho Ospitai ponga persona 6 quo cobro lo que assi se le mendicare, conforme fi I" Qspitales so hazo on la villa de Madrid,

adonde reside mi rcal Corte » o autorizzava il Vice)

estendo oegocio . di far <:ió elio p}\ pa-

resse meglio. Ma non fu 1' Ossuna , eibbene il suo suc- cessore < Mirami. i. che il 12 settembre 1588, dopo

Casa, die ne alla i

-La Casa degli Incurabili poteva riscuo- tere la metà di questi utili, o dare in appalto questa ri- dente fece ').

taluni la ni. sau.« don te, ltn originai dea roprùMutationa dramnti-

fasi «o Espugna, donaéaa par l'tklification raligiuiuo Ticknor. o. e. voi. Il,

ilL Pag. L25-8 Sui cortili dati in Allo quello Confraternite sor-

•eroi | i.atri di Madrid Cfr. Riccardo Sepulvoda. FU Corrai <l<- la

Pihttù ApunUs /«ii vi //( bistorta del teatro etpaùol. Madrid. F. Fé. 1888.—

Aneto in altre ritta, come a Milano, (cfr. Cecchini. Dieci discorri ecc.

p«. at-ij, Bologna I 'atri di h Bei. 1888, pegg.

3&»*l or» I' u*o ili pagar tributo a luoghi pit, monasteri, «oc.

*t «Ugnati. Teatro della carità ùtorico, legale, mistico, pottfco, in cui

58

Cosicché, !•' eia in quel tempo tin teatro pubblico di [io ì Il Celano dice : •< £ da sapersi chi a Napoli un teatro la li lineato a od il Ho vi

aveva una parte di quello, che dai Commedianti degnava. Basendosi rondato l'Ospedale degli Incurabili, il Pio Monarca Filippo II dono questo Jus al dotto 0 dalo nell'ai, im 1888 per aiuta dei poveri infermi, euu jus non solo 6 in questo luogo, ma iti tutti quelli, d( si rappresentano commrdio da pubblici istrioni, che n vi. ne. pagamento da chi vuole ascoltarle. l). E, giacch

subito dopo dio questo teatro tu nobilmente <■ l'ito dalla casa degli Incurabili e ne parla come se fc lo stesso di quello, notissimo, 'li San Bartoloran questo brano si dovrebbe conchiudere, corno hanno coi chiuso vani '•'), ohe il teatro «li s. Bartolome èva

1683, Ma il Celano, se pur voleva dir questo |

ti <iiuw*lrano le operi' tutte della Rcal Sonia Casa degli Incurabili. nexin. MDCCXXVH. Pftgg. 172- 3 In una Platea dot aoc XVI, vata noli" i I ^'l'Iucuivl'ili, i i \ ira le offgiuuto, quanta nota sci it .il principio (1,1 «m-oIo sfguciiti- ; « Si noia coni :.i fatta a qu« sunto spedalo dalla Mausta del EU Ktwtro Caltkolico Philippo secondo : è donata a detto Baerò spedale la mila ili quello che perviene dalle he ai recitano in questa ritti di Scapoli» 33, fr. 46. - •..iitij Du'.u du Obsuiiu, allora viceré di questo Kui<uo. q.le Lro R. si conservano originnlmcnte Mll* archivio ili quatta S.ta Casa dentro il maxaipiiiii dilli brevi >, om. ecc. « In virtù della qualo prò» Mono queat S." Casa ai ò posla in poaacaaione di esigere et affittare detta miti di pc volili di coroodUi e già molte volli: l'have affittata » fol '.U!J

Rlnflub) l'ogr. Conte P. Spinelli, eli- mi pernia» d'entrata uall'ArchMa

Incurabili, a il Barone de Marini», segretario della Caia, che mi fu

cortese d'aiuto nelle mio ricer

') Celano. Notisie del bello, dell'antico, del curiato eoe, ed. Chiarir IV. 340

*) Per es. dal Chiarini (IV, 343) al ritmi « già nel 1583 era af

al pubblico il pili nobil.' latin il G Bartolomeo » edal Florimo, O. V "I. IV. Cenni sui teatri di Napoli, p. 7.

59

è ri. grammatica non si è sempre sicuri!), spa-

iava. Il teatro -li s. Bartolomeo Borea un pezzo dopo, abbiamo in dota certa. il teatro, uni tstevafindal essere stato

latto >| Filippo II non costruiva teatri; e, se

>be qualche positiva testimonianza»

erroneo clic il He cedesse una parte

del redditi, ohe l'erario cavava dalle commedie. La gran

ione, clic sarebbe stata! Il Re concesse all'Ospe

gli i inabili di Napoli, come già a quello di Madrid,

il diritto di esigere una metà dei guadagni dei comnie-

«lianti. Nelle carte dell'Ospedale, nei libri patrimoniali, non

appare ali Lesse un teatro nel 86*

\vi. ma, semplic diritto «li prelevare

la mota non era facilmente determina-

uiva e ti a coi comici per

un tanto stabilito.

Pr la lino del secolo, c'era a Napoli un teatro

pul ch'era posto, dov'è ora la Chiesa di S. Gioì

Quella Chiesa, alla line del seicento, si chia- ra ora San Giorgio alla commedia vecchia. Il Ce- la, lice che i Genovesi, nel fare la loro presente Ctùesfl ita il 1620, « si comperarono il pubblico I tro per le commedie, che in questo luogo se ne stava » ')• Se non che, io [tosso anticipare ancora d'un batto que- sta .1 ese aveva un piccolo orato - ni.-! la Nova i Essendo questo troppo angli- numero crescente dei Genovesi, che venivano [ioli , il 1595 la Nazione chiuse al Papa di poterlo fonare e vende lo, e zzo ricavato e con offerte

-a più grande: il che fu con-

i iv. m

ne dei luoghi «ieri della città di Napoli ecc. V ISO), fot. 50. _ DI, Rio. Nap. sacra. Pag. 482-3.

(>0

ceduto da ima iella di Clemente Vili. Ma intanto già Nazione aveva comprato altro suolo, e precisarne*

pubblico teatro detto della ( <iucaii -I7in>; e poi, nel 16(X> e 1807, i ensuò alcune case d s. Martino, e su tutto 1' insieme di questi suoli fece adì

on disegni) di Bartolommeo Picchietti, la nuova chiesa magi arem a fundainentis , ita il 1620 ').

Può domandarsi anche» se esisteva già il Teatro, d dei Fiorentini o di San Giovanni dei Fiorentini, dalla vicina chiesa di questo nome. Questo teatro si edificato pei commedianti spagnuoli, ohe venivano a Na- |Miii, e quindi nel seicento, anzi, proprio, nel li>52, di Conte d" Oiìatte *). Ma la \erita è che ai prii

anni del seicento. In una relazione del 1640 dell'Udii dell1 Esercita per una questione io i lariis

liltuiu-ii <li i|iiel L'atro, m parla, traili altri (itti ani ti,

di quello del 1018 3). Credo che esso sorgesse in sosti- lu/ionu del \<ti'Ìiìm abbattuto; tanto è vero, che, in una pianta del seicento, la strada dietro la chiosa di S. Gior- gio é detta della commedia vecchia, e quella innanzi ila commedia nuoca. 1 proprietarii pagavi un censo, noi suolo, al convento di San Pietro Martire

l) Dtbbo queste notizie, cavate ila antichi titoli « meni" corti > i' li chiesa di S. Giorgio, Duca di Castellai

F. da Muri.

*) Celano od. cit. IV, 351. Chiarini ivi, 352. Florimo .

>) Balu I in ,i. c„m. D. Antonio Navarrete del 0 nov. 1640. h di Stato, Carte diverse del gov. de' viceré. Fasdo W3. Il eh. prof. A ma- ini «libd la bontà d'indicarmi ({limbi, importantissima, a varici altra cai dall' archivio di Sialo, riguardanti rose teatrali.

irte dei monai-h ri n, i ; .li stato. Voi. 784, tra qnelle

Pietro Martire 1 « IV. H-l. dt Ecco intorno al teatro dai i lini nn istruttivo perioleltn t i Curio TitoDolhono : « Ali l'entro

S. Giorgio dei Genove* (sic!), ed altri, che si lacerano prorvaoriaino nu- di lagno e pencavan sempre nelle forme comiche di verbosa scurrilità

- fil

Questi teatri, a ogni mei! dovevail -niente

olio splendido ; ed eocene una pi-uova. Il Summon- i la sua storia al tempo del Vie .-re Mi- randa (1580-1595).!', a un punti» dal primo volume, tra ragono tra la Napoli antica e moderna. Allora c'erano ii, ed ora gli studii nel cortile ili S. Domenico, i ci i teatri ,

anche faim izii ginnastici, e ora a in luogo

li i reatri, vi sono : la Piazza di

irtx quella dell' Incoronata, oi il Largo detto di

0 a punto a questo effetto, per raj i

i simili giuochi, per eserciti] di Cavalieri ( a manto- in festa il j me nota l'epitaffio postovi da line del | Conte di liranda b '>• Come si vede, il Summonte trascura di

1 primo membro del suo paragona. 3. Gio- ranm l' Incoronata, S. Luigi di Palazzi.

luoghi dove si facovano giostro, tonici, giù arine, giuochi di tori '). Non parla di teatri propri!, ano una quantità, o meglio, una qualità trascura- la un rozzo palco, a dei gradini, o quelli di Madrid : dove ggerirono l'idea dei palchetti ); ecco tutto.

detto j>oi dei Fiorentini, più casto, più ooblla, più moda- iato qìuintlo fi comincia a recitare da italiani.... ». K quota la più growia ! Si chiamava dai Finivutiiii , puivlie edificato P"i lontano dalla chiesa di S. Giovanni dai Fiorentini 1 E il teatro, più «*• p igni-* Italiane, servirà per le «pagnuolo! Cfr. JV

GtaU 4* Napoli e dintorni 0.' ed. Nap. 1881. Pag. ... ■. . i. cap. IV. (Voi. I. pag. b7-8). •lUlv egli alluda, posta poi al muro del Palano Reale,

*** «Ut* del lóflOe parlava dell'a/va apparecchiata 7»" Mi

■antmf tptclacults si, tqut Kabercl. Cfr. Par ri no. Tea-

••«roiu. e politico, ed 1091-4.-1, 306-0. ì I. Sepulveda, Tirkuor, opp e.

68

Di teatri, monumenti artìstici, oc n'era appena qualcuno

allóra In Italia; c'era \' Olimpico di Vicenza, fatto s disegni del Palladio.

Ma nelle umili case della commedia comparvero att< geniali e nacquero tipi artìstici, che fecero poi il giro

del Biondo. Come ho già accennato, non si nanne ti»

certo che venissero a Napoli quelle compagnie di prim'or- dine dei Gelosi, dei Confidanti, dogli Uniti, dei I) dagli Accesi, che si formarono nell'alta Italia, e passarono anche le Alpi. Chi sa se Napoli vide mai quei i amorosi, quelle prime donne, servette, dot t- ni. r.-ipitanij quei FUsoii, Lelii, Capitani Spaccato, Isabelle, France- sine, Arlecchini, che la storia chiama Flaminio S Francesco e Isabella Andreini, Silvia Roncagli, Giulio Pa- squali ? Do momento mi parve d'avere in mano lo provo della venuta in Napoli d'Isabella Andreini. Infatti, no

' poesie; del Marino, ci sono due sonetti : Per lo (jnora Isabella Aialreini, mentre recitava una trag

Caggia il gran velo oosaj; voggiasi intorno Dar bolla donna altrui diletto e pena, Chfi in su In nera Q luminosa scena Faccia a Venero, a Palla, invidia e scorno!

A dolco spettacolo giocondo Dian le sfere armonia, lume le stetle, Sia spettatore il ciel, teatro il mondo! 'k

Ma, pensandoci meglio, mi accorsi cheli Marino poi anche vederla altrove, tra il 1600 e 1602, nello sue j>t

') La lira. Rime del cac. Morino, ecc. Venati* [675 , pagr. 10. A noli* ' I «pigramma per lanbetU Andreini (.?<t. Venezia 1636,

p. 287). E con uu sonetto ne pianse la morte. (Cfr. Lrttcrr ifl. i nexia 1612).— Un capitoletto intorno alla Andróni è negli: Illa mulierum et illuttrium litUrris tirorum elogia a Julia Cattar* Oa§ rio eoe. ecc. Nespoli, opini Io. Focobum ot Gonstantinum Vitnlera. U Pag. 206.

83

iasioni per l'Italia, quando Isabella Amir-im i ani

partita ancora, t'ultima volta, per la Fi «n'è noto., a Lione, il 1604.— \ ho la storia

lagoia dei Gelosi non è cosi scevra di lacune

che DOS ^to da collocarvi una venuta a Na-

ti. Anzi Francesco Battoli accenna faggevofaneoto :i un

-Lini, ch'era de' Gelosi e che, poco prima dal U trovava- tei regno di Napoli vagando *),

i- fondamento si può fare di un accenno cosi ;mi- tguo?

ce le sue prime armi quel Fabrizio de For- nnris, che, divenuto celebre sui teatri col nome di Cnj

■■dritto, andò in Francia nel 1584 colla compagnia tei < Parigi stampò la commedia l'Angelica,

da lui scritta sullo scenario che gli aveva regalato un geQ- luou tetano. Mori nel 1037 -). Il Capitan Cocco-

drillo, vai -roso e millantatore, si fingeva e parlava spa- gnuotu. Un altro comico napoletano di quei tempi fu Aiutilo

i col nome di Dottor Spaccasti nolo, a Granosissimo comico fu costui, il quale fioriva in- l 'al Regno di Napoli, dove per qualcli

comic» professional passò egli in Lombardia, e quindi in Firenze, in Bologna, in Yui'vi.i, lo altre prime citta fecesi conoscere per un gran com- *Q«diantt' ìo nei lazzi, pronto neOe risposte, lepido

i faceto, e sopra ogni altra cosa, infinitamente studioso,

-«ili. Notitie «otto Bruni toI. I. Per la «tona teatrale del 500

W rArrhivio di Stato di Napoli una offro, ti può dir, nuli». Tali

Ma «ratio , se mai. nelle carte privato dei Virane, che le portavano

nel la» ;uo, invece, «la Curio 111 iu poi, collo

■Wirn di una corte principesca con relativi teatri propriL

t. Battoli, Noi. I, 230-2. Fi rome. Ad. Bartoli. Serti, itud.

Toru, 1880. Prof. CLXIX. Cfr. M. Sand. o. e. I. i«>-6.

64

i una somma riputazione e fu tenuto in cono 'I uomo veramenlo negli studii fondato o pieno di u

-.■dizioni. » ') Un altro, nativo «li Bitonto, in (ììmv.mi Donato Lombali 1" dotto il Bitontino. Co»! lettera!-, come tanti altri, stampò una commedia: Il For- tunata Amante. (Messina, 1589), e mi libro di l'ini i commedie erano allora prece- 1* da prolo-

ghi, brevi cicalati!, di materia svariatissima, e anche lou- i.iui.-siiua, nella -juale si tiiiiva sempre per trovare un'ap- plic.i/i-'iic alla recita, eh' era per farsi. Quelli del BilotH lino trattano, per esempio, del Tempo, dell' Eco dell1 uomo, della vanità, d' Eraclito e di Democrii dell' argomento comico, dei favoloso numero terna, \ecc. ecc. ecc. In un prologo In lode di A Cfci r altro: o I virtuosi giovaui si esercitano di conti n in maneggiar cavalli , in giostrare, in rt >he,

in comedic et in varii virtuosi esercisti di musica et balli.**) Un Guglielmo Potili-, napoletano erane] 1567 tra i capi di mia compagnia comica, clic si formò a Go- ti-iva. ') Lazzi Napoletani < ti lombardi: di. il proverbio in corso, consacrando cosi la specialità degli artisti napoletani i).

Il più grande degli attori napoletani , il più illustre in-

') F. Uartoli ivi II, 848-4 l'ubbia* il 1610 a Bologna: t'mttartich* ridkolose etimologi: recitate in commedia da Anùllu Saldano detto Sp castrummoio napolitano. Ed nuche il prologo: La fondazione e ori- gine di Bologna Cavata dalle tue etimologie.

*) Nuovo Prato di Prologhi di Giovan Donato Lombardo Bitontino con ita ii nuovi et varii prologhi dell'aleuto autore. Opera diteti ijuai narra molte curiosità antichi:, ove s'intende li nomi di tutte le genti ch'era in quel tempo. In Venetia MDCXXVIM. Appreso to. Iinl.orli.— È la 3" ed. Cfr. F. Battoli, ivi. i, 301-4.

*) Prol. X.

') A. d'Ancona. Il teatro mantovano. 1. e. VI. 3C.

65

tore di tipi, fu Silvio Fiorillo, elio creò il Capitan Ma- oros , mnro«aa - mori , e dette il primo impulso alla ; 'li Pulcinella. Il Perrucci dico addirittura che •■'/ Pulcinella '). Tra le sue opere co una fo- nt oL-ua: La ì te con le ridicole disfide e. di Pulcinella ( Milano 1632 ) 8). « Per fare il OapHano Spagnuoio dice il Cecchini non ha avolo hi lo avanzi et forse pochi che lo agguaglino. » Quanto al Pulcinella, ora un buffone, o meglio, un nome di com- media, come tanti ali: i, elio non aveva acquistalo un con- tenuto, più o meno fisso, ionio avvenne solo più t

U Fiorillo trascorse in patria tutta la prima parte della su poli il 1584, v'era il 1509 e 1G00, quando

chiamato a Mantova, non potè recarvisi, perché malato Faceva il direttore di una compagnia comica, com paro dal seguente documento.

In una Platea del Secolo XVI della Real Casa degli

i. in una nota aggiunta del principio del secolo

XVU. fatta la storia della concessione avuta da Filippo 11,

a In virtù «lilla quale provisiono qucsl Casa si è posta in possessione di esigere et affittare detta miti liti di comedie e già molte volto 1' have af-

fittala a Giulio Cesare Laudi li elio , a Carlo Fred

lo, a Bar.° Zito, et An\b° bon' Uomo, ad Agostino Veìasquet , a Natale Consaloo, et altri in di- »wsi tempi, come nelli libri maggiori si nota » «).

nitri, o. e. p. 293.

^fioriate «oche molta altro opera P. Rai-tuli. Notila occ. 1, 223-0 •^MtMM Civico Principo Filangieri è una masehtru, «uppo«tA <M l'ul- «■*• fiorìlliano. - (Coiaio 1 388, p. 238).

k. Battoli. Sanarti ecc. Pi-cf. p. asa D'Ancona (Il teatro man- **•*»>««. VI, 350-1); dove sono riportate ale iu»ni*critleda

KapU. And6 poi a Mantova il 1616 o v> ara ancora il 1(121 M. Santi.

ira.

*> Aldi, dagli Incurabili. Platea cil. fot. 34D.

IH)

Abbiamo qui una lista dei capicomici napoletani dal I

in poi. I due primi, il LauditieU i ■• il Ffodi, non noti per nitri documenti. Il terzo è il nomi; glori del Capitan Matamoroe. buon'edizione napoletana del 1608 del La ('titillando.. Egloga in Napolitano, e to- scana lingua di Silaio Fiorillo '), sul frontespizio é H- > col suo costume teatrale. Piuttosto pingue, volto pieno ili gravita, pizzo o baffi, cappello piumato io i

ire a lattuga, con la sinistro solleva un gran manto, nel quale é impacciata il fodero «Iella spada, colla d, icnpuuiia la spada. Ha un piede innanzi in atteggiameolo da schermitore. E c'ò poi in ottavo alternate spagouole italiane: El retrata itan Mattam

Al quo daara aaber quion fui*, cn ol mando ,

Y or, ol mas tremendo y valoroso

Capitan, sin ygual Marte segundo,

Enonn'go del ocio, y del roposo,

1 1, que lui/ e il |TO profanili >

nblar Pluton y osuir uempM p Quo al Inflerno do baxa y apague li» Con Eolico soplo aquel gran luogo,

Se 'I saggio Apollo vorrà in me.

In breve spatio io gli diro citi sia Questi di guerra gran maestro e d'ami. >, Terror d'Imperi e d'ogni tttooarohia.

È il capitan Mattamoros !

A quel ter ri bl e y furioso Ter remote del Ayre y de la Tierra, Que puede desbneer. desini ver luogo El eie), con la mar, la tierra y el fuego !

') lu Napoli, per Tarquiniu Longo tiXw K dedicata a I>. A.B

i a ili Gravina. Varii eoaotti aU'uutoru 'li Antonio Carnevala, di Kabntii) Cimano, .li Daniele Geoftlo ficcigftllù, iti Salvatore Starano i

-•»

67

agilità, descrivendo meravigli.

Pues solamente «1 otro dm, queriendo Calcaree sus Uotillas, àiù 80 el suelo Si gran patada y de valor tremendo, Que rebombó basta al mas alio cielo, Y en el profondo, quo Pluton, creyondo Que se gondiesse el mundo, presto a buclo Suino en hi tierra y le rogò quo tanto No diesse al centro terremoto y espanto I

Iiar.° Zito ó Biirtolommeo Zito, noto scrittore dialettale "apoletano , autore sotto il nome di Tardaciiio , di un "Otto e curioso contento alla Vaiassi'.idc del Cortese, pub- tlo il 1628. Le altre sue opere, tutte drammatiche, ^Ostarono inedite. Brano: // Corrado , o cero la presa & Napoli, Lti crudeltà di Medea, cavata da] Dolco; La Gerusalemme libera rtpresentasione drammatica,

1,1 tre giornate, la Lucretia Romana, il Polifemo , la J*uz;ia aTOrlando '). Nelcomento alla Vaiasseide, ac- cenna a un punto al nome u" un comico, che forse partenne alla sua compagnia, e del quale riferisce mi detto burlesco: a Gian Gregorio d' Auriemma egli dice ■, b, Pa&cariello a la Commedia, soleva •jea se fosso stato a tiempo nuostre noti averria ilo le culonne d' Ercole ncuollo fi all' ultema paile de Spagna; ma s' averria puosto no pignato mmaretatj ululano de la deritta, e na Goglia potrita (olla podrida) » la spagnola de la senistra , e elicile portannole pe lo luto d'icore co cchiù raggione: Non /

') AHiod, Drammntwii*t V~li prima edix. (Roma IfiTiA), dov« parla ^h op«r* li n-ii autori, p. 583.

p. M-5,

re- cai] lui ò nominato, come socio, Ambrogio Buono Faceva da Covietlo. Erano attori del volgo, dice il Fui- doro , vani anni dopo, parlando di lui e dèi Pulcinelli

Andrea Ciuccio; ma di tale voga, di tale concorso , chi inni poteva venire e rostare a Napoli una Conoersasìont (compagnia) forestiera, se non li accoglieva tra » loro >) Agostino Velasquez 6 ignoto. Sarà stato, a giudicarne dai nome, dei primi oom 'i spagnuoli venuti a

poli. Natnl.i Consalvo e nominato in uno dei Libri maggiori: Che si conservano, «lugli Incurabili, 1613-lGlO, a Col. 580, con questa nota: «Natale Consalvo detto Mudammo Diana e Verlolinn in Commedia. »> E a fol. 534 sta ao tato un pagamento da lui fatto di Due. 1 10. cari. 3. gr. 6 Vèrtolino è, per quanto io sappia, una maschera igni Madama Diana era la fantesca vecchia, quella che i Fio- rentini chiamavano Pasr/ueUa ; una di «mello donne ca- riche d'anni, che si lisciano, s'imbollettuth. , don< ancor giovani ;!). Tanto lui, quanto i precedenti, furom tutti capicomi'-i e tennero l' appalto dal teatro pi m KJUi. Dal 1616 si trova un' altra serie di n

Pulcinella era entrato in canino. Le (arse cavatole, qui

sparite dagli usi del volgo. Lo stesso Bartolommeo Zito, nel descrivere lo costumanze nuziali napoletane, di j >riesso lo juorno che li zite se vanno a uguadiare, e tor nato a la casa vene li pariante, e l'amicc eco li

vottafuoco, lo sìsl anello e l'arca, se mettono a ballare e,

ballato che hanno, verino a la lecenziata, se spensi D

COOfiette e le ccose doce, e quarche rota se /ice fa fjuar- l'arsa Cacaiola. Clicsta seiorta do composizione eje

') Fuidoro noi* al Bnofli MS. Uil.l. Nu. X. H, 60 i«\. ir I *) Yerlotina in dialult» nni-oletano significa una sciolina bastooMuf *) A. iVrrucci. dine rappreventaliva meditata e all' intprotr. * 1009, p. 3fr7.

60

.irlo a le commeddie atellane, perché Don hanno ne- sciuna forma ile rappresentazione drammaieche; tam- ponno assomigliare .'i li poemnie antiche! cchiù je na certa spezio de satera, pe chesto creo non s' ausano cchiù » ')• Questa nota illustra un brano del poema del Cortese, il padrone promette cosi alla sua serva, afflitta che non si fa pel suo matrimonio:

te voglio con ten taro E foraggio rao mo foste de truono E no schiuo de farenco abballare Cìento cascarde a tiempo do lo suono; Ma na farza purzi farraggio fare, Na mpertecata do no mastro buoni i, Forzo d' Ercole, e po' li mattaccino, E tuinetamice tutte li vicino *).

li. il ella Porta e il dramma erudito

fu rappresentata per la prima volta, in-

e di Miranda e alla « maggior pi

■ri e della nobiltà di questo Elegno,.. .da vir-

», Y Oli commedia di Giambat-

irta. Il Prologo cominciava: « Eccellentissimo

ne gentildonne e voi, generosissimi

Spect : - . tratti dalla fama della bellezza d'Olimpia,

«ro degno apparato, con grato silenzio e con benigna Udo questa sua venuta , eccola

Ella non pensava di aver a comparire fra

cerchi di si ampio teatro, fra si gran numero di

'I E4. P 156

^Cortese Vaiai»"

70

nobilissimi spirti, di peraODB di lauta autorità, di troppo

severi e .scrupolosi giudici ili bellezze di donne. ...» ')

Piacque moltissimo. Un poeta del tempo scrisse di

questa recita:

Clausa jacebant humi circuir» Risusquc Iocusqua Lugebant triste» Scoena decora Patrum.

Prodiit at post-iumu sublimi* Olympia Portae Stai, patet, et laetis additur alma Venus.

Speclatum admissi cives modo plaudite. Plautum Reddidit on tandem blanda Talia suum. *)

Pompeo Barbarlo, dedicandola a Don Giuli'» Gesualdo, loda cnsiui, che non ha a per le sannesrhe e disoneste dir si fanno all' improvviso (come han quasi gran pf di quelli eli' io conosco), perso il -;usto delle comedie gravi et arteficiose, » e s'augura, inoltre, che 1' Olimpia « darà anima a belli Ingegni di rinnovare lo stilo antico. » Queste parole ci confermano il fiorire a Napoli della com- media doli' arto, e ci affermano 1' opposizione , contro il gusto dei molti, dei pochi, amanti dello stile antica.

( Kambattista della Porta fu il grande commediografo na- poletano , della seconda metà del cinquecento '). Le

') L' Olimpia Vomedia tiri tignar 'i.nvambattata Arila Porta Nnptt- lirtano. Ih Napoli appruWO lloraiio Sulviaai 1589 La ded.* è di Pom- peo Barbarito , in data del 15 agosto 1580, Vi ai dico cho l'u falla nei suoi (dell'autore) primi anni Es. alla Bini, dei (foratami m

•) Innanzi alla I'iitclopf trittjtrMnmedia. In Sajiolì appresso gli heredt di ifattio Cancer. hdxci Bibl. Brancncciana.

■'j 11 Porta volle far tempre credere cho le commedie erano stati scherzi della sua gioventù, ai quali non dava nessuna importanza ( V. prologhi delle com.). Un suo editore dice che il Porta ; < per sollevarsi alle volle dai più gravi componimenti ti ritirava nei giorni più caldi e noiosi del In «alate in uiia sua aiucniwiina villa, dovu porche egli non sapeva vivere nell'ozio, si tratteneva Bpiegando i suoi morali pensieri con rappresen- ta re nei componimenti comici e tragici 1' intricato altioni dell' umana vita con tanta facilità e ftlidtÉ d'ingegno » (vedi Dedica di A.

71

mmcdie «lei Porta sono ani mmedio latine1, solo

rado, in alcuna, si sciite, come una risonanza d'

fel|>i , d'alili Costumi, ti" sii i Ma. DOflO- ntc l'i» hanno un'impronta e dai pregi lutti proprii. l nodi, I ioni, i caratteri «Iella com- mi i -ii -reati, fecondati nella I Ioli' au- re. Tutto si riscalda, si EoodD, riiii|iast.i; la comme- dia vieu tu. ai lrauca, spigliata, vivace. 1/ intrigo e quasi sempre dal solito stampo: un osa una giovane, la loro unione é avversata da qualche ostacolo (il pa- lre, un rivale ecc. ) ; I' ostacolo si vinco per I' opera dal irassita, e un riconoscimento (inalo (reso rapimento dei Turchi '-'') > la questo intrigo si avvolge o svolge mi- ral»ilniontc : l'azione lira dritto, senza scene superflue, sena ristagni. Il dialogo e chiaro, reciso, senza pretensio- ni d'eli i«jueii/a e di declamaci ■. Gl'innamorati parlano,

oppa arguzia e concetti, ma far parlare diver- innamorati da comedia! Il Porta ci ha mi

l 'tlltO.

*tU tirila (i i-»t4ima, Hftlltt Tabernari*. Ronci^liono 1016).

U pruu eommwlb a *u»mpa è L' Olimpia 1589), li Quadrio (a '•• HI» %éU ■, In Nqpoii per Lttcretio Nuoci 1584; ma *!•:■■■

teatro dot Porla cfr. duo nrlicoli del Fiuivntiiu. DI I S. Ili, 1880, W— 118, 329— 343, tanno tarli ti rlnli l [irr-

"a*r: :io lsf7:i). Quando non

*L lai Mr*o dtlU delle» coiuedie del l'orla fatta da G. Muzio.

') Cini ^iia Sortita, noi dut Protetti ricali, nel Mòro, che appartengono 1 T*' (fruji|»ii, [■• i ili eoramodii roma 1 iim del 500.

fi ipu!.- •• .li Sforza dogli Oddi.

.*. (A. 1. S. 1) la mudiv racconta: « Thvodosio,

i »*Ub»Po«il:; tto da una galeotta di Turchi ►.

72

Alla coppia unica, doppia, tripla d'innamorati e neces- sario accompagnamento la coppia plautina «lui Capitario

I J'tunssifu: il Capitano, eh* è Pantaleone, V Ionio, Trasimaco, Gorgoleone, Dragoleono, Danti?, ae Parassiti, eh' ó Lardone, Panfago, Gulone, Mastica, Fa- gone, Lupo, Ventraccio ecc. Chiave dell'azione sono gli astutissimi servi: Cappio, Trappola, Truffa, Capestro, For- ca ecc. ') Un altro personaggi", ohe apparisce audio coma tipi, fisso, ma più «li rado, é il Pedante: Proto- 1 N:irti«-<>ioi<. , o stadie, fai! >. per lo più, alle burle

del paggio <> dui ratjazzo.

Il parassita e il lirici, della «ola. Sono straordinarie le espressioni, ohe sa trovare, por effondere la forza

derfi, la pianezza delle sue gioie. Leceardo, per dime una, ohe ra in prigione, parla cosi ai birri: « Avend - En a morire strangolato, ponetemi di grazia un fegatello in gela, ilio, quando il capestro mi strignerà il collo di fuori la gola, strignerà il fegatello di dentro, od il sugo che leni giù od conforterà lo stomaco e'1 polmone, e «meli che asce; ulna su, mi conforterà la bocca cosi, morendo, non mi parrà di morire ' - Birra: « non cammini presto, ti dai*ò delle pugna. » Leccare a Almeno dita ai confrati, che m* hanno a ricordai I nima, che portino se«o scatole <li confezione, e vernai eia fina, che mi confortino di passo in passo. » Birro: a Non dubitar che andrai SU un asino con una nutra in testa, con trombo e gran compagnia, e il boia ti solleci- con un buon staffilo. » Leccarde: « O perdile .li salsicce alla Lombarda, o proi iture, morrò io senza

starvi; o canova, inni assaggerò più i tuoi vini; j-r Dio che coloro che t' hanno a goden mìni

') « Pensi che aieuo finite lo stampe di quei Davi , Soni a Peeudc delle antiche oomedief » (La Fantesca, I, 5).

73

iudizio, e non sciagurati che t' inino. Addio, galli

d* Indie, capponi, gaffine, e polii, non vi godrà più nati a1). Il « i gonfia le parole ole frasi In sua lode, salvo

alle allo bastonate, e a ripigliare lo suo lece, quando e parli!" il bastonatore. Qualche volta lo allusioni ai fatti storica del tempo gli danno maggior sapore. Cosi al Capitan Gorgoleone, ohe gli demanda di -ono le lettore recate dalla staffetta , il servo adula- ndo: '.< Di Filippo IH Re di Spagna, offrendovi Fiandre, contro il conte Maurizio. L' al- 11* Imperatore, implorando il vostro ante nelle mn* luzioui dell' Ungheria. Del gran Turco, clic si trova op- pressi! dai Re di Persia e dai suoi sdiiavi ribellanti. Del Po«!. ; ho vuol farvi gran Contestabile del Remi"

li, ecc. - s) Talora comparisce il ignuolo. In una commedia ne son messi due a fronte, che dovrebbero venire alle mani. S* avvicinano come due mn mordenti'. « Yo cstoy aqul b dice Pan- taleoee. « V yo tambien estoy aqul , » risponde Capitan Dante. a Sue a las armas « Sus à las annasi » Uegaos , fanfarron ! » « Llegaos , picarazo ! » li . tuli' a un tratto , mutano tuono : Pont. « 0 I

"•s de V. M., S.n.r Capitan Don Juan llurtado,

•JcMeudoza, de Rivera, do Castflla -. liana: Baso a V. M.

«es las raanos y los pies, senor Capitan Don Pedro

ii. l'aluda, y Cervellon. » Pont'.

ob, comò as partes, y tanto Derapo qua no lo

«tot » Datite. «Vengo de las Indias, ecc. 8). E i

"toc, a ^nin mei ia «lei gonzi, ohe, fidando nel loro

^•tere, se li erano scelti a paladini, vanno via a braccet-

■■<■ fratelli mali. *)la Qóappinaria, Foniate.

74

to. AJtra volta , ò uhm spagnuolo, clie giunge lai

ni di fame, dallo Fiandre. Vuol entrare per fona in una credala osteria, e si vanta ili essere : « tan bion na corno ci Bey de Eepafia ». « Povero Ho di Spagna va Cappio che ogni villano eapraro, che viene da S| in Napoli , dice ossero cosi ben nato come lui ! i Fnt nette stanza, dove la comitiva Bta cenando, si gitta coati un lupo, sui cibi e, divorando, alterna ai bocconi le torio e i più die arditi complimenti alla gio urna,

protagonista della commedia. « Quiero contar la yoraada* quo homos hecho en Flandras con el Condo Maurici») ». B poi: <• Por vida del Rey mi Sefior, que Va es la iosa Sonora, quo haya en el mundo »; e poi di mi ".ira, y.i lo .juiero contar quantos torneos he ganadc y quantos gigantea he muerto, quantos castillos encan- tados he derribado entonces, quando yo fuere cavallaro andante, j todas mie hasaftas » ').

Il Capitano, speciaknentu spagnuolo, e il Parassita, del le condi/ioni del tempo , dati 1 misti comici del pi napoletano, erano certo i tipi , che più facilmente pi» vano,»,! elio, quindi, più (UTOno coltivati e svolti. Mono for tuna poteva avere il Pedante', uno dei quali ecco con» s'annun/.ia: « Ego sum Protodidascalo, Gimnasiarca, ludi-

-1: 1», 1 1 r-titiitorc e rod integratore del romano EJoquU Fama super aethera notus. » ») Oltre lo spagnuolo nelle l'ommcdio del Porta comparisco una \olta anche ut- tedesco, tavernaio imbroglione del Cerriglio, che, ii«-hiest< di servire a una [urjanteria , ci si presta subito, roti tierissimo, 0 esce m questa bella sentenza: « Noi altri Te- deschi averi! gran privBege , rare quanto piacere a m

poi due clic stare imbriache I 0 3).

'i Nella Tnhernana.

«) V Olimpia. 1

') Neil» Tabernaria.

- 75

ino, del resto, neanche ò risparmiato. Giù, altre commed Porla, era comparso come

Giulio Cesare Capaccio «lite dio il pa

era introdotto sulle scene dagli 1 1 istrioni come cosa rìdioolosa ». l) Nd Porta, unii volta e e Giaeoco, veccl filò, mezzo campaguuolo, ohe parla ba-

lano. Un'altra volta, Patmaorfo, povei i ••<>, pau-

roso, chi a nobiltà, grandi ricchezze, coraggio. In

ijo incontro con Omonc dico ; « Me chiammo Pan- ummavieiito, gentelommo napolitano de Sieg- Om. : « Il vostro cognome 6 a proposito a tutti '—Pan: u Ma (Jssegnoria mettile ve la coppola. » copritevi di grazia. » Pan: o Non me lo coni- no lo ffarraggio. » Om.: « Vi priogi» a b Pan.: o Chesso non essere, ea non ag- gio auto patrone a lo munno , che pozza commannare

de bujc. L* ssignoria » Om,: a Noe mi

penare, di grazia, copritevi. » Pan. : « F, debito

ire accossl. » Om.: « Non la finiremo tutt'oggi,

tani tutti siete cerimoniosi. » Pan.: g Mo si,

«me raettàrraggio la coppola, ca me lo commannate » 8).

U comi Porta furono recitate per lo più da

Baiami e in case private. Noi prologo dei Due fr>

detto : o le alno suo buone .sorelle, che in pub-

- privata comparse sono ». E io quello della

Fate quell'applauso, che siete degnati di fare

.10 » '). Il che paro indicare un luogo, un

a forse questo la casa dell'autore, aTo-

argo della Carità, dovo ora han messo una la-

<mtt„ ai prmcipm dei s*r, XVII. (A. Il B37),

iCir. «or-L. VA*trologo.

76

pide? *) Potrebbero essere un'allusione le parole, die die nella Trappolarla, la vecchia Eleonora, giungendo a poli e cercando di riDtracciare una certa casa: a Mise clic abitava alla strada Toledo, vicino alla Carili ed i" già in quella » *). Ovvero, quella .sua villa verso la o l'altra, detta delle due Porte* 3) Talvolta poi gli erano anche (e questo s'intende) i comici li inumili

La Sorella, eli'ó una delle più belle, fu recitata io o almeno per cura del sig. D. Francesco Bianco, die usò ogni diligenza, e volle « honorarla di sontuoso parato, t 11 Bianco era molto amico del Porta, « ci. chiamarlo il gran Francesco e I* Alessandro Magno 1 1 nostri tempi ». *)

A proposito, dei dilettanti napoletani di quel tempo, 6 bene ricordare die uno dei principali era il padro di Gian- battista Marini. Lo stesso futuro gran poeta ora Ira citanti, e Allo studio delle lettore, dico un suo antico biografo oltre la naturai sua inclinatioue , bebbe due potenti incentivi, die nella sua resolutiono lo confermav l'uno fu la splendidezza del Padre, poiché in casa sua di continuo, per hiiiioiato trattenimento della nobiltà passatempi virtuosi di egloghe et commedie, nelle 'juali esso et il figliuolo (e questo con meraviglia d'ognuno pc la vivacità sua) recitavano ; l'altro, l'accadomia da lui fr quontata di Giulio Cortese, soggetto di lettere et in qt tempo famoso. » '*)

•) Culano. HI, 12. ») A. V h. I.

) Odano, v, 259.

') Dwlica al Bianco in (lata 12 aprile 1004 nella «dia. aitata d

i Vita il,! i>i,-. Varino «li '»'. B. BaiQcea. la Veiretia «dcxiv.

Cfr. ancho F. Chiaro: Vito del Cav. Marmo. Nap. 1815, p. 7. Nella

trrr. à«ì Marino (Veu. 1027 p, T.]) ni acumina alln rappromutasione

in Napoli (tra il 1590 e 95) <ti una conwdia di O. fi. Manao.

77 -

obliamo vedere il il" iroscena <h queste società di di- ati 1 Leggiamo il Prologo della Furiosa. Esce Momo, -Piazzando, e \, a, a, che spasimo! a, a, a, che

crepo! a, a, a, che muoio dalle risa! Ma chi non rides- se? (jiil dentro ai ia frotta di apensierafi, per non dire una Diandra 'li buffoli , che vogliono recitare una che piacere, o che spasso m'ho preso de >. mentre tacitamente sono stato da ao canto ad li. Alcuni son maschi, e, vestiti di panni t'emmi- •no darvi ad intendere che son femmine; alcuni I ialino accomodato corti barboni al meni «, io far credere che son vecchi; alcuni son dottori e letterati e tingono lo sciocco e il balordo; altri soldati

lero per un pelo, che il nero i, e si fingono capitani vili e timidi e si kasci&no bastonate da sordi ; altri onorati e si fingono ru- fi», ; ^gio ; altri son cavalieri e ricchi o dtaoa

dssou se biavi, e vilissimi uomini. Talché ognuno

«di' esso, l'età, la perfezione, il nascimento e i

Che più ? bau fatto quelle easucce di tavole ver- de e vogliono dare lero che sia Napoli. Che pitture eoo queste ì li jiiuorc deve avere avuto carestia di colori, di pennelli, di tempo, e d'ingegno ancora. O che olio puzzolente e quo- lette lampane! o che meglio ciascuno di loro andasse o il suo esercizio e gli renderebbe miglior conto che tor commedia, e voi altri andassivo per le vostre faccende, [UOSta giornata inutilmente; ch'il) non tanto •Iella loro vergogna , quanto della vostra Molti di costoro, elio non bau bene » memoria la parte loro , or che si veggono innanzi a dota udienza , &' affaticano d'impararla; altri non sono urtati fra loro e in si breve spazio ridotti in un can- ino, gridano, fan quasi alle pugna; altri sono

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così sbigottiti che negano voler comparire qui fuori. O elio umori, dispe eoupigU, guazzabugli fra loro!

L'apparalo o l'uditorio? Leggiamo il Prologo dell i rio: « Oh elio pompa, o .-tic superbo spettacolo è quest ohe oggi si rappresenta agli occhi miei! Quanto si vii mai tanto ornamento di si superbo apparato ? \ jIi alti palazzi, i dorati tetti, le ornate logge e i sacri tom| della nii.i gran città ridotti inpicciol seno, e d'una Napt sorta un'altra Napoli! » K finisce: e Ecco qui ta compagnia di nobilissimi cavalieri, che vogliono recitar una commedia a questo bellissime gentil donne. Voi, dun- que, con la piacevolezza dei vostri angelici visi, aggradite le loro fatiche, acciocché poi, con maggiore animo, ve ne i presentino dette altre ».

C'erano i critici, e, in varii prologhi, il Porta ri ii BUOJ 'litici. Taluno diceva: « Questa parola none b< cacce volo; questo si polca dir meglio alti-intenti ; qui è fuori dello regole d'Aristotile, quel non ha del \ nule. » « 0 goffi che siete egli rispondeva che le

no giudicate dall'applauso universale dei dotti di tut le nazioni, perche si veggono stampale; per tutte le p: del mondo, e tradotte in latino, francese, spagnuolo, altre varie lingue, o quanto piti s'odono B ai leggono

tanto più piacciono d E poi: « Se non fossi eie

li occhi dell'intelletto, come sei, vedresti l'ombre Menandro, d'Epicarmo, di Plauto, vagare in questa sceni e rallegrarsi cho la comodia sia giunta a quel colm« quel sogno, dove tutta l' antichità fece bersaglio. » ')

Tra le commedio del Porta perdute, co n'erano e « li' ai compose « d' una medesima favola e con le ra< desimo persone e la prima 6 argomonto di so e di tutte, la seconda, (.rotasi 'li se e di tutte; le quinta, catastrofi!

j.iol. dai Firatelh rivali e dalla Carbonaria.

79

r tutte ii -Co n' erano duo anche i d'una

ima favola, che l'uria si recita in villa 15 l'altra nella e l'ima è h Lio all' altra , mutandosi a ogni

altu faccia. » ')

Il Pulì.» compose anche degli scenatii ; no dovè anzi comporre molti , so divenuti un autore classico nel gc- ?i Probabilmente, contentava cosi le richieste dei esentavano sul teatro pubblico di l 'i avanza l" scenario, (ratto dalla commedia la appaiano. In esso il vecchio è Tartaglia, i servi Co- li mercante Pòlicenelta, la schiava Tunhetta, Y innamorato l ■•. ecc. L'azione, solo ac-

» delle commedie dell'arte, col lazzi ecc. delle maschere ni iìjm equivalenti, esistenti oiraedia un vero esempio del metodo,

: niuedia dell' arte. Un altro 8080 la Notte, che . e rappresentare al-

terno, nei pubblici teatri e nelle 1, il Porta « con un sol sasso f'c' nn- : vani su che insieme destavano il riso o

s '). Il Sarnelli, un secolo «1 ipere del Porta « noi tempi suoi e nei 1 10 per 1* Italia non senza gran pia tate. 0 *) Tanta voga ebbero e cosi forti radici |*v repertorio teatrali '

ll Fiorentino, Camerini, art. ci:.

368. M. Schedilo. Gli Somari di G. U. detta

Awai jj? 111-134

*\ B Piotviitiiio (I. c.) crede che U Nolte non fanti» uno scenario, ma «u monodia bella 0 compiuta, perchè è citata «la I Barbarito fra ajk 4»awia proota por ; mi , k allri parla invece dello sb-

atta, parche non aup|iarra cli« ci fosso 0 la coiuurJìu v lo aouuario?

'I tinelli n-lln vita <)i 0 It. dalli Porta nrenwwa alla C/uro/btono ■*»• W «o il Butifin.

80

Dietro al Porta, e intorno a lui, c'è una gran fola di scrittori comici, suoi pallidi imitatori, ('osi Pubi

ilei quale si trovano dediche e prefazioni a comodie d'altri, e una sua, originale, intitolata: Il Hutto (Nap. 1603); Ottavio Glorizio di Tropea, che scrisse i'Irn- presa d'Amor* (Ven. 1607), e le Spressate dure; i i.i L60S); Giulio Cesare Torelli, cavaliere e giurecon- sulto napoletano, autore éeH'Anchora (Nap. 1599). Coni abbiamo Y Ortensia, i due Vecchi, la Schiacci, di Filippo Gaetano Duca di Sermooeta (1609,1612,1613); la Flaminia di Bernardino Moccia (Nap. 1611); e molto altre. l) Ne Ito lette quante ne ho potuto trovar citate e ripescar nello anatra biblioteche' Clic miseria! Il solito intreccio, doo rivestito più degli splendori dell' ingegno del Porta, e ri- petuto a sazietà. Vi sono i soliti tipi, non manca mai il Capitano, e oomineia a esservi assiduo il Napoletano genera del Panjworfc del Porta, o anche del Giallaise. di quegli Intrighi d' amore, composti intorno a questo tempo e in questo genere, e che sono attribuiti alTas* Neh" Anch ora del Torelli il Capitano ò Squassamarti parafato Abisso , il Pedante Gramatico , il napoli-' Colaj'acovo, che non servo all' azione e sta solo por dire goffaggini. Neil' Impresa d' amore del Glorizio il napole- tano è (si noti Ijeiie) Cooello Ciaoola, scrivano della i Corte della Vicaria.

') Quadrio, 111, II Dui prologo dallo Imprete d' amore di O. 01 ricavo che, sulla fine d««l aocolo, c'era a Tropea un'accademia degli , roti', cho t'occupava specialmente di coso drammatiche Neil' anno 100U : ij.p esentarono il Martirio di 8. K {'rateili e compagni; i tor-

menti e la morte di S. Cristina ; poi una «cena pastorale di Diana ; poi vario commedie < hora di Torti amorosi et hora di stravaganza d *a re », a filialmente, il 23 rrtfwifrlt. V Impresa d' Amore.

*) La questione, ae aieno o no d«d Taaao, o aiata ventilata di nuove

recentemente, dal sìr. K. Uuiaoardi noli' opuscolo: Di Torquato Tatto Ol

d'amor*. NàpoU issa.

81

ido a costoro, Giulio Cesare Capa».' scriveva cosi a un amico, in una delle sue lettere loti

ile ragione intorno alle commedie. no gì' istrioni che non >to i

carni* Intend ». i nostri commediografi fc che

introducemmo il Napoletano, cbe goffamente parla nel suo dialetto, e, mentre chiacchiera con basso discorso e cade lebeo, col suo .sordido carattere i -li spiana-

e la festività della commedia* f nei mo-

lisi fanno fare al Pedagogo, discorsi che net

lagogia udì mai* A che to SpBgnUOio , la nota a tutti e che è preso da costumi, Dos ..Le azioni sono flreddfsBfnie.

lini; .sm servi, sui naufragu. L'inutilità delle scene, ,;uii, lasfironl dsBe serve e dei pcraa-

m'uccidono, mi consumano. Tutto e af- fettazione. E quando la frase comici 6 languida, non fe- i punge, io m' irrito in tal modo che straccerei ! commedie. » ') Non si poteva lare un ritratto più esatto delle opere dei successori del Porta. E si sappi

Slaccio era anch' esso della partita. Scrisse alu- nna commedia , che , « per P eccellenza sua , tu degna sor recitata odi comparire nel Teatro col mezzo di nino di gran nome , e dei più celebri, per 1' addietro nobilitate le scene, con ap- BO c sodisfazione degli uditori, d «)

') L C. (1, , toiarum lil*r primtu. Ncapoli. «pud Io. Iac. Car-

i retta Alexandre Volitino: quid sentivi de

u*n*diùc xriptoribus '.ìli placavano lo oominodii- degli Intronati e

V*b* ài uddu (Sforza degli Oddi). < Statariae suat atqne motoria*! cutu

tyutat* ».

lettorati nix. in Milano eoe. ». il. p. 254;

ava la notizia, corno ho poi riscon Irato, da // Stg retarlo opera di

Cam Capaccio Napoletano ecc. 5.* adii. In Vonelia 1607. dove

8

82

11 genero saria consisteva principalmente nello tragi .. iv. Varie ne scrissi il Porta come il S. Giorgio, *) la

•V. fc'i'lrmiti, la .S. Dnrnti'fi. Fecondo Scrittore 'li BS

D.Cataldo, o, meglio, fra Bonaventura Moroofl di Tari Udore del Mar/trio S. Giustina (1602), del Martirio Cristo (1611), dell' Irene (1618) ecc.

sio < il Martirio di S. Dorotea (1010), Luigi

la Rappresentazione della > ( riopanni

di Dio e détta Vita di s. Gennaro (1604), Fulgenzio Passero il Doniti perseguitato (1009) ecc. *) Qu

torma letteraria «Icilio sacre rappresentazioni non «• deva la più popolare, e impallidi'. fronte siile ma-

gnifiche feste o Apparati ohe si davano pel San Gio- vanni3), pel Corpus Domini, grandi pompo di statua «li cartona, d'iscrizioni gonfio e lambiccate, di luminarie, ehi occupavano gli ocelli e lasciavano libera il pensiero*

Poche le tragedie i . li si TO 6 rappre-

sentarono, come I' rV/.s.sY' del Porta, la Tornili dell'Ingegne- ri, il l*ompeo Mayno del Persia La Penelope dello stesso Porta ha il titolo 'li tragicommedia e fu scrìtta prima del

<>r fido; ma, tranne elio pel titolo, non rienti I nell'orbita. 4) Le favoli pastorali, boscherecci , sii-

a Eoi. 221 è una una latterà ai signor Lutto FedeU Comico e tal. 221-S •agno la risposta di omIuì: ò itili mi tata «t e riuscita ooal per ec- cellenza «oc. >

') Di questa e' ò il m*. alla Bibl. Nn/. Il Fiorentino mi» in dubbie

<-hu Ione stata mai stampata. (I. e.) ala l'odiz. cit. dai bibl. (Quadrio.

. Nàpoli per (i. B. Gargano t Lorenzo Nutrì ili ti, sta sa-

Kuata ancht> nel catalogo dulia Brancan iana, banchi! poi il libro non

trovi al posto.

*) Quadrio o. e III, I.— D'Ancona o. e. II, 287 e aag.iui drammi ss< della fine del 500.

restano molto descrizioni di qaesta festa. Per varie d* osso , descrittore fa 0. C Capaccio.

'I Fiorentino, a. e. Qnadrio III, li, pattim.

83 -

botri, maritìònt g, Boriva

dopa A Napoli furono scritto, per dirne alcuna , la li Cario Noci, il Sileno del Turamini, la Lata di Giuseppe L'amorosa Passio del Pere/ Ràbo-

nal, la Tigurina di Orazio Comite, le Avoenturose dis- tnture del Basile, e tante altre. l comici del* arie rasentavano, come si sa, anche le opera scritto, e, i ente, qui iglogico.

viri curioso libretto , stampato colla data di Na- poli, 1604. Eccone il titolo: La Reina di Scoda tragedia Ti all' fltustr0 e Recerendiss" Cor. Spi- la Napoli per Costantino Vitali. MDCIIIL s) ft la pria ^i conosca, su Maria Stuarda. Cioè,

la prima , se esistesse ancora quella, i anni dopo che Maria Stuarda era caduta sotto ii inglese, nel 1598, scrisse Tommaso Campanella ramaio in Calabria, (dic'egli stesso) composi tragoecUam ae Scotorum Reinae secundum pocticam noeti

ìdam. Nel suo processo affermo poi d'averla *aUla « per Ispagua contro Inghilterra » J).

La tragedia del Buggeri , dedicata a un cardinale , è di sentimento cattolico e d' odio contro gli ìa Stuarda, di virtù perfetto esempio (ah, .. storia!), ha di contro Elisabetta, dei miscredenti amateti empia Rema ! I l'atti, che rientrano nel suo gire ultime ore della Regina, l'annunzio della morte, esecuzione della condanna. Nel primo atto , lunghi la- delia Cameriera e del Segretari') -li

■) Quadrio o. a III, II, 400. 412. 414 e seg.— I cui cataloghi , qui OQVN negli altri casi, contengono pochi «irrori e permettono poetiti ag- gi «ute.

'l Renatimi). Eaem[>l. alla Ridi. Gaaanatenae.

1 Amabile. La congiura , i processi e la pania di Fra Tommaso Campanella (N*p. 1*83). II. 84.

84 Muri;i Stuarda; e annunzio dell'arriva di dna ambaaaa>

lOTÌ d' Klisalictta. Nel secondo, Maria Smania

a Illudo mi sogno avuto, mi quale il n* 1 1 Dorale; le sigliava di l'uggirò in Francia, e un angelo la ritenera} mostrandole uria gloriosa corona! Nel terzo, i due baBciafori le annunziano la sentenza. Nel quarto, un Distro calvinista cerca invano ili convertir i*esì

Nel quinto , giungo un consigliere di Re Gia« i salvare Maria dalla morte. Troppo (ardi I

Or vii man l' ha reciso il nobil capo.

BS il cameriere racconta i particolari del supplìzio, Si palco gT incaricò di dire al figlio :

Fugga lontani dal porfido sentiero.

Che ignaro segue il popol di Calvino ecc.

In" «lui presenti le gridò che si sbrigasse, non f»er- tempo ir chiacchiere vane. Allora:

81 rivolse di Cristo » ({dell1 inuuago, Che, coni' io di**i, in inni pn-s olla in pril Soffiti il guardo e non la mente affisse, io col penster pareva in ciol traslata. Le ginocchia avea in terra, ignudo il collo

E, mentre di morire

Il ministro di morte a lei sogno,

Usa meco, .Sigimi-, pietà, dicea,

In te l' alma confida, a te mi dono,

Prandi il mio spirto travagliato e stanco.

Seguia parlando, 0 intanto un colpo fiero

Di fierissima man scose a traverso

6ovre il candido collo, e dipartine

Dal busto il capo, e il capo anco reciso

Gorgogliando, perdono a Dio cercava!

Il narratore conchiudc :

O felico alma, a Dio noi ciel diletta!

11 coro recita un'ottava sulla vanità delle cosa umani Questa tragedia è quasi una tragedia spirituale. E Uo voluto notare tata ridona nella let-

teratura drammatica napoletana (non so so proprio sul teatro) di quella poetica Maria Stuarda, oggetto |x>i dei ini di Schiller, d'Alfieri, e di tanti altri.

VI.

// teatro S. Bartolommeo* Compagnie eunuche spa- rjnuole. Cronaca teatrale ( 1630).

90 fu edificato il Teatro di v Bartoiopf

meo. ia Santa degli Incurabili aveva deliberato di

un teatro a sue spese; veniva cosi ad aggiungere .amento sulle pubbliche comme- die la malsicura industria di proprietaria di un teatro. La strada della di 8. Bartolommeo, per l'antica ch'ir

di questo nome, *) ai chiamava anche Una rolla, Btrada di Villamarino ■). Ivi era, nel secolo XVI

txrt letterarie italiane intorno a Maria Stuarda. Ras. È*ttfhW II (1885). 17, 19, 20. Ivi diacon Li altri drammi e poemi

*** ' - ioonto intorno a Maria Stuarda.

Ifr. Chiarini al Gel. IV. 342- J Giuliano Paa- **ro la Hiiarr.n .$. Bartolommeo allo Virale pag. 128.

Bibl. Nat, 15. «ub 9 luglio 1670 fa

Ueiuioacd. limila Htradn .li S. BartolODMO, «

t*wp3 di Cario V ora chiamata la istrada di Villamnriiio. » Il Sum-

ma»t»(|Y. 234) parla d'un palagio d'Isabella Villauiuriuu < appresso il

vaalalto Nuoto », dov.i fu ospitato noi 1636 »1 Commmidator Maggior

*• t*»a, chiamato Cuoros occ.

86

un palazzo di Bernardo ViUamarino, luogotenente del Re- gno nel 1513 e anni segix ire della bn sven- turata Isabella, PriDQtpsssa ili Salerno. In questa stradi la Casa Santa degli Incurabili posse»!' alcune case, a quali per notìtie luivute da scritturo di detta Casa S.a li erano pervenute con l'eredità di Gio. Ballista Gagliar- do ». l) Alcune altre, ch'erano sotto esproprio tra i beai di un Consalvo aporia , comprò il 1620 per seimila du- cati. «) E su queste nuove e su quelle, che g: fabbricò un teatro abbastanza ampio « con altre case el officino per abitationc comoda per comedianti e molti bi e magazini e una cisterna per riponcr l'olio. » 3) Il posto preciso era quello della presente chiesetta della Grazi- II i. che s'incontra subito, a mano sinistra, -rendendo i gra- dini per imboccare la strada <li S. Bnrtolommeo. Anzi l'unica navata corrisponde proprio all'antica platea. B iui- maginate, die, dove ora i devoti sentono la messa, allora gli ^j".'!i;il <n guardavano al palcoseenieo !

A questo teatro l'u eoocesso unjua /irnhitwndì contro ^li altri. In una lettera di Filippo IV del 18 gennaio al Viceré, Cb1 era l'Alinirante di Castilla, si dicecbe la Casa degli Incurabili gli aveva scritto: « que mia pn sores le. coucidierou por liinosna la casa de las eomedias pu- blicas, come se haze aqul en Espana, y por està causa ha gastado muclio en accomodar los lugares, donde re- presentali, suplkandom<j li, ^ido de mandar qut

psDB de qninicutos ducaiOS a los comediantes, no puedi roprescntar eu Ofeas oasas, sino en la del dirli y si lo hizieroa cu otras, le paguen a la casa el ga

l) Ardi. -ì< ./li In'-. ZJfnm petiimoniaU delle matterie e cote delk IL Qua Santa degli Incurabili, compii, il 1008.— fol. £34 e se*.

») M.

*) iTi.

87

tttinue el pagamento do la limosna, corno se repre- scntara en ella, y que no puedau los »:omcdianles vai m

laguna licencia en contrario, aunquc sea do mi vitrey, yriranrandola sea pullay puedan ser premurados auto .lue/ i pagarle su derecho. » Ora, non volendo il Ile che l'ospe- dale perdesse il beneficio altra volta accordatogli , dava il, perchè « esto se execute en la conformidad. 8 ')« ione dei fatti Don ò esatta; non c'era stata nos- ione antecedente di un teatro; cosicché questa lettera, anziché una conferma, è una nuooa concessione, ilio di esigere un tanto degli utili delle commedie ige un privilegio pel teatro di proprietà degfi ito, come litlava il primo, rosi pel secondo, ruggere tutti gli spettacoli che si davano aNapoh, dovè contentarsi «li prelevare una nuova Lassa.*)

in una, costituirono ÌÌ/UB ra-

i teatri minori pagavano al S. Bartnlom- B poi, lino a tempi molto tardi, al S. Carlo. La ( deva a: conduttore, oltre l'uso del teatro, il be- i lesta esazione. io, il teatro di S. Bartolorameo, come indu- stria, fu un'indù» gliata, Il diavolo prevaleva cou- il cielo! Anche in (spagna la gei ri e H Inncji- gli ospedali e le congreghe pie , anziché esser ti teatri, avevano finito col mantenerli, i Per Itro la difficolta e tenuità del lìtio, oltre le con- -o di manutenzione, ci furono varii accidenti pia- cevoli, incendii, devastazioni, ecc.; e, per prima cosa,

0 Magnali, o. e. 438-30.

7 Sai 1030 i iati, olire il Allo. pegavnuo il quarto dei gua-

derai serali (A ». rit.) In lasagna, durante la re

ola. entrava noi teatri un ecclotiatlio» e esigeva direttamente dagli *[mi- Uk>ri che spettava agli ospedali Ticknor. o. e. Il; 471. r o. r, II

88

l' Ospedale ebbe a costellerò ut» lungo giudizio o fu c^. damiai'« e eipetera il pagamento delle case compra un'ipoteca, clic c'era sopra, uscita fuori dopo, non

sa comi: al !

Comparvero a Napoli in quel tempo le primo comi a- ' 'Uiudiu -pagi mole. La letteratura spaglinola avo <|iii lo suo colonie *). La lingua spaglinola era fauiil nell'alta società, diffusa anche presso il popolo. GuilU da (astro fu alla corte del Conte di Benavente; Fi de Quevedo fu mìnisti i dal Duca d' Ossuna. Il secondo Conte di Lemos, Don Pietro Fcrnandez do Castro, ti dal 1610 «"d n > 1 * > , era gran cultore di poesia spago cili letterati. ' : ani In' una commodia: la Casa

18) a). Avo va condotto con a Napoli un di poeti, i "I titi 'lo «li ufficiali della sua segrotoria, o, sem- plii c.mente, di suoi amici. Erano con lui i tre Argen Lupcreio, Battoiomà e Gabriello , D. Francisco de Or gasa, poeta comico, Don Antonio Mira de Ame briellodc Barìionuevo, celebrato pei suoi entremt Ionio «li Laredo y Coronel, e molti altri. Ora, mi sia l< di di mettere qui un aneddoto. Coi suoi poeti , egli formò un'allegra accademia, di cui era il presidente* Gli ac domici, appena entrati nella sala, non potevano par* 000 in versi. Ciascuno di loro portava due piatti , u

Jados, .juo algusoe oostaban cuatre o seva escud< por quererse esmerar cadauno de los suyos. » Chi vi<

') N'uditi* lunga esposizione iu Libro patrimonio!-

") 1 ria tragedia «pnguola di Domingo Bevitaqoa de Milan Intitoli Ln licinn Matilda ùi Itsrapata !r>?9. Qui anche «tua tn>

spaguiiula dei Fattoi fido di Don Criatobal SoarosdaFigtx por Tarqi. . :■. Cl'r. Catalogo birliogr^j

tiro antigM M] . ecc. por D. Cayetano Albii'lo do la

reia y L^irado. Madrid, Uivadonuyra, IStiO. pagg. 254, 372 ter,

*) Catalogo cit 209.

89

: i logge del parlare in versi era subilo sottoposto a

un in ., eoo avvocato, Secate] magtstratoi e

condannato a pagar la neve e le confetture. Recitavano

anche commedie ; D. Antonio di Laredq beava varie

parti, JÌHyicnda diversa* voce* ; e ci rota memoria di

una commedia, che fecero una volta all' improvviso, col

titolo : il rapi* d'Euridice, Orfeo era il capitano

a, uomo di beli' ingegno, che suonava, invece di

«fra, unas parrillas q/orradas en pcrr/amina, quejot*

ormes voces ; Euridice, il Capitano

'. che, i irrito di balli enormi, se li aveva legali

agli orecchi ; ci fìctor de VilUihermosa, un curioso vec-

irpinaj e cosi via. Brano proseliti il

è e la Viceregina, con molte dame; gli attori ì\

ebbero detto qualche parola poco pulita o poco ouesta, si lo habi star el con-

mante à .. Comparvero in iscena Plutone o Pro-

cominciò:

Soy Prosorpina, quo eslny en la morada Del horrible y rabioso can Corvero, me quiere morder por el trasero ;

lei do alla grassezza di lei : Bien bay quo murder, no importa nada!

In questo entrò il Duca d' Estrada ad annunziare che

c era fuori Orfeo , e disse che cosa voleva ; il discorso

d'un quarto d'ora con un gran profluvio di vi

li prende^.' la parola; e quani

Date, Platon, a lui ridice A Orfeo, «u esposo amado,

90 Plutone s' affrettò a ns|>ondero :

Embajador, Quo se la llcvas lo ptdo, Que me dejas confundido , Siendo ya tari hablador !

Ma quella volta la cosa fini in lagrime, perchè Plutone per una mossa mal misurata, cadde dall'armadio su m era posto , e i burloni ne uscirono, chi più , chi mene malconci ')•

La drammatica spagnuola aveva spiccato con Lope di Vega un altissimo volo. Più fortunata della nostra, in i grandi scritturi interpetrarono e sollevarono i gusti del popolo. Sorsero tro o quattro generi, rigogliosi, fiorenti, ciascuno già con una serie di opere famose; oh quanto diversi dalle nostra misere tragedie e comedie, imitazione greco-latina ! E i drammi di Lope de Vega , delirio del pubblico di Madrid, uscirono presto dalla Spagna. « Spagna (dice il comico Barbieri), prima, si serviva dell*

ite (compagnie) italiano; ma, doppo, quel M

ne ha partorito tanto, che ne riempi tutti quei gran paesi, et no manda anche molte compagnie in Italia, a *) compagnie spagnuole cominciarono a venire coi loi autores alla testa e il loro repertorio di comedias Ja- mosas, loas, saynetes, i loro bayles nacionales. Fel- la monotonia del nostro dramma letterario, i lassi doli commedia dell'aite, furono iutenotte dalle romauzesch< atti-acutissimo comedias de capa y espada di Lupo

') Knsatfo de una biblioteca di' irml«ctitrrs erpaholet eoe. ecc. tsarias nctidas liurarias ecc. por Don Juan Antonio Pcllioer j l.afor- cada ecc. ecc. Madrid. 1778. png. B0-SS.

•) Ia Supplica Discorso familiare di Nicola Barbieri dello Ileltrai Venezia 1634 pa*. 80-1.

01

Vcga, come la Ihrtnosafea, o el l'erro del J/ortela- no , las biaarriùs de Betìsa o la Dama melindrosa; da ijuelle strane comedian heroicas 0 ftixfzrinles, tra- menìi della storia di tulli i tempi in costume spa- lo, da paragonarsi solo coi travestimenti melodram- matici italiani ; da quello comedias de santos , piene di itine, d'avventure, coli' immancabile yracioso , che i tanto più divertenti delle nostre tragedi E,

Lope de Vega, vennero le Oliere di Guillon di Ca- I' autore de las Mocedades del Cidj del Don Qui- del Tarrega e del Aguilar e del Vele/, de Guevara, e del Montai van, « primogenito e erede dell'inge- rì-1 -h I.ope ». Ciiambaltista Marino dice cito in Italia e in Francia i capi comici, per riempire i teatri, annunziavano il nome di Lope. Il U3S0, il Cardinal Borgia, Viceré di Napoli, accordava ho de Paz, autor de comedias, che vo- aic una compagnia de rcprc.scntantes espaholes jue siempre quo es el snphcante apio para ro, assi Espaùol corno Italiano, puoda re- mtar ci» està ciudad sino él », e ciò, attese le molte spese che faceva , cosicché non era giusto elio altri gli >se il guadagno ]». Segniamo, dunque, questo primo

eccone un altro , che si vanta d' esser più antico, co de Leon, espahol, autor de comedias, ip|*osentava al Viceré Cardinal Antonio Zapata quo <s el mas airiiguo de los que bay cu cste Reyno y tener su compaitia hccha do representantes cspaàoles », o che, intento Sancito de Paz gli aveva o hecho desaciou de la en està ciudad ». Il Cardinal Zapata ordinava,

jwto 1620 Bigi, da Vicart dal 9 giugno 1620 a 14 dicem- » Secretoria Vie»rwJa. 34 dupl., fot. 61 Arch. di Slato.

92

ii 'ii biglietto del 26 mano 1621, che, a atento es bastante un autor por los quo aludenan IrLs couiodias en Ciudad y otras justas causas », lincile il ilo Leon aw compagnia atta a rappresentare , « ningun otro espi puedu represeflktt en osta ciudad y osto so obseri sin embargo de qualquiera orden , qua haya en tracio n ').

Nel 1027, Sancho do Paz ora ancora a Napoli. Il 20 temi) re 1627, il Marchese de Mancera scriveva d'ordine de Viceré alla Vicaria, rimettendole un memoriale de Sancì de Paz e dicendo che a Vs. se le haga dai- una casa df la comedia, quo està desocupada, para qua pueda re sentar, pagando al duetto della lo que justo fuere hasta la quaresma », e se poi duetto , il proprietario, n< vi. leva dargliela pel prezzo giusto, permettesse che p«»i< prenderne un'altra dove la trovasse, « pagando la lin

ti à la casa do los Incurabl Suppongo

diii-ho innominato l'osse appunto I" ospedale degli [■abili, e che Sancii., ilo Paz cercasse cosi di sfuggii ali obbligo di fittar proprio quel teatro , il cui prezzo ora gravoso.

Nel 1620 e 21, Sancho de Paz e Francisco de rappresentarono nel Teatro dei Fiorentini. Il privilegio l<>r accordato non toglieva in quel tempo niente a nessun* perchè, a quanto sembra, non <:' era allora a Napoli, se non un sol teatro, quello dei Fiorentini. 11 San Bartolom- meo stava in costruzione. Due altri capi di compa^ comiche recitarono ai Fiorentini il 1630 e 31: Fratti Malhelo e Gregorio Laredo

»> Phuyonuu. Voi. t li:;, u. ■•."• do 21 giugno 1620 a 18 die* (bL 17-18

*) ScRrot. Vi. r »ol. 4480. Viiuiiu .la S9 dicembre 1622 a 0 1629, n. 7. fot. R& *) R«l*«. iWIl'Udit. » HOT. I d'" «»t.

08

recii- -iiu"]-». gli 6

larsene la disposixiona Si cominciava ooo

popola ita sulla I. Poi. Si '' l'uba In

«, sorta di prologo, che pigiava tante tenne varie. Se- Iramma, diviso in tre giornate. Ma, tra una g ■' cntrcmcs. o intermezfo, anch' oonteiuito e di Torma svariati, con un ballo iia/.iii;.li. fittiti hiudcva la commedia. C'erano balli

)i e seri1 '», D. Alonso el Bue/io, i

ma i prediletti erano i popolari e licenziosi, come la (

cialmente, 'inolia Chacona e ella Zarabanda, che ebbero la celebrila del cancan >). Gli nitori spagnuoli erano pei le strane

avano, del costumo teatrale ; niente di più frequenta "un Air '"II" piumatood'un Nerone eoi

>ni di velluto a sbuffi. Il Napoli Signorclli ricorda an- so di rappresentare, talvolta, in 00 cavallo *). looraqualche commediante italiano. Dal 1016 [618 in a Napoli un comico illustre, Pier Maria Cec- i-'errara, dotto Frittellì no, eh' era una maschera ni da lui inventata. Aveva cominciato col nella compagnia degli Accesi. Quando venne a a già insignito di un'onorificenza, ch'era la gloria re e la difesa invocata dai comici tutti del tempo, ido volevano scuotere l'ignominia, di cui li coprivano lolla società. L'Imperator Mattia lo aveva fatto nobile! A Napoli proprio, stampando o ristampando

io alle comedie, comedian ti tori di Pier Mario Cecchini Comico Acceso et tuoma ili S. M. Cesarea i Napoli Roncaglielo, 1616)

.-da. Et cotral de In Pi ir luca, puntai. Tickuor. o. e II, 4C3

Storio d€i t*atr$. Napoli, Oraiuo, 1813. VII, 29-30 e wg.

04

metteva, alla fine, il lungo diploma latino. Lr Imperatore

o estollendomi egli diceva sopra ul numero dei <lini, mi ha innalzato e posto nella schiera dei gentilh mini et protendenti, coma se di quattro avi paterni al Imi in tosai nato nobile o con tante prerogative, di' io mortifico me stesso nel rammentarle.» a) Le suo commedie erano ingegnose, vivaci, ma oneste. Ei difendeva la C dei liiinmedianti colla penna e con l'esempio.

Ili an con lui. nella sua compagnia, Leartdi arto, la moglie, Orsola, Flaminia in commedia *). Nel Libro maggiore degli Incurabili e segnata la riscos- sione, ad ottobre 1616, di 116 ducati pagati da Pier Maria Cecchino detto Frittelino. Tra quelli, che recitarono ai Fiorentini , il 1618 , è Frittellìno y eompafteros ').

Il (.cechini scrive cosi a un punto del suo tibn « Gli hospitali di Napoli et Milano, città della medesima C. M. , hanno di Spagna anch'essi faeultà di poter l ferire licenze, fabricar stanze, et cavar frutti, onde pan favoriscono et aiutano i comici, come carissimi amici instrumento di gran bene, cose che non farobbono a sono disoneste et infami; sopra quali sarebbe gran s dalo il fondar la baso del viver loro » ').

Nella sua compagnia forse, o in altra che venne a poli poco dopo, e' era il famoso comico detto Dottor Ione o Dottor Graziano dei Violoni, il cui vero D era Girolamo Chiesa '). À costui coi compagni capitò, nel

IIM

-

') P. 27 11 dipi, è datato da Vienna 18 novembre 4614— ft Ure facete, che citeremo più oltre, cfr. p. 13-14.— V. V. Ha itoli. I, 166-8

•) A. Banlieu Ut eoméd. Hai. i ia cour de Frane*. (Pari», 1 P. 860-1.

q ZA alt, tot. 580 o Rei. dL

«) 0. e, r. 20-82.

») Quadrio, III, 2.', 239.

95 -

da Napoli per andare in Sicilia, un fatterello, che i i >' incaricarono poi di diffondere a loro gloria. Perchè, avendoli una tempesta sequestrali a Capo Orlando e co- strettili ,1 restarvi più giorni, si trovarono a caso in com- pagnia di un gran prelato e di quattro degni religiosi, ozio, vollero fare una commedia; e il prelato v'assi- atro ima porta mezzo chiusa, i quattro religiosi. Man

»mano che si svolgeva la commedia , i quattro religiosi avano fuori dalla porta; e, alla tino, erano lutti in- torno ad applaudire i comici. Assaggiata quella prima, B«i lasciavano d'insistere por sentirne ima, « non solo bob, al giorno! *).

Fiorivano allora il Pulcinella, Andrea Ciuccio e il Ce- cidio, Ambrogio Buonomo. Il teatro dei Fiorentini era {•arti ledicato alle compagnie spagnimlo, quello

Bartolommeo alle italiane, o lombarde, come allora «i diceva. Ce n' era un ter/o più popolare e indigeno ? Un •«no, se il vivaio di quei tipi comici, che troviamo

Dominati negli scrittori dialettali, principalmente nello Sgrut- : :i <: iridio Ciaoola, Pascariello Truono,lo Dottore cchia Pannocchia, Scatoeaa *) t Come ho già detto, probabile clic o si recitasse al largo del Castello, all'aria ■Jierla, o in teatrini provvisori]. Il Fuidoro poi, sotto il 18 Oiarzù 1666, parla di un bando, elio ordinava che il mer- cato > se « fuori Poria Capuana , dietro le mina Wfa città, vicino a S.* Caterina a Pomicilo, doo era la *Uuua per uso delle commedie pubbliche 3) ». Ecco, dun- Jii altro tcaU-o, ch'esisteva non si sa da quando, e *to durò in quel luogo lino agli ultimi tempi. Scatossa, r**<HMggio di molta voga a Napoli, nel seicento, era una

'I Butteri, La Supplita, \\. 44-5. Otlonelli, Dalla cristiana moder.dtl '«*>. Virtù*, 1646. ') Tiorba m tacconi. Coli. Porc, voi. 1, passim.

•mali. Ms. Bil.1. Nax.. «*g. X. B. 14. fot 178.

%

specie 'li bravaccio, come appare dal sonetto dello S{ tonato: Alia spaia de Scatogaa, die Bi

Tu lo gran Micco Pasaaro serviste E Inni» n- sTi-nn*- iaie co l'appetito Th'appe de sferrejà co chille e chieie.

Scatozza rno l'ha fnti.o Mito convito, F tanta n' ha nHlate e buone e tristo, Che t'ha fatto lurnn do spatn, spilo ').

G- B. Basile poi nomina, degli altri spettacoli pop I I t(iii[ii»: chille che camminano ncoppa ale mmazze, chille che passano drinto a le circhio . li matlaccute . mastro Ruggiero, chille che fanno juoche de ma/ forte d'Ercole, lo cane ch'addansa, oracone che ssauta,

l'tistrm eh,- nr.rc a lo rr.rrhicro, ì.iirin CanaZZd 8>.

K altrove:

Le ffarze, le commedie, e sagliemmanche,

La femmona, che ssauta pe la corda,

i IhiII' anta co la varva,

E cheli' autra che ccose co li piede.

Li mattaccino co le bagattelle,

La crapa, che va ncoppa a li rocchielle . . . *).

Nomina anche tanti balli popolari, come: Roggiero, Vil- lanella, lo curilo dell'uorco, Sfessania, lo villano cattato, tutto lo juorno co ckella palummella, Tordiglione, ballo de le ninfe, la Zingara, la Capricciosa, ecc. eoa *).

') Tiorba a tacconi, C. Ili . S. XII, (od. eie p. 90) Cfr. Sch-

ljl COltV*, d'ir arte, |i. IH.

*) // Pmtamerone. Coli. Parodili, t XX. p, 14.

s) ivi. 308.

«) ivi. 880 Cfr. G. B. tUl Tufù Momoriadrl Voi [invila, p. 50- 84. eec.

97

poi quello celebre, l' Imperli <-at a, ln> ij bollava coBo

sparto nude in mano, o, per non fiirsi male, con bastoni

ì ').

il : od era allora quel che fu poi I Vi-

;ré non erano ancora discesi ;< frequentarlo. I signori

ni. h Emo oella città molle società

l i buoni dilettanti E, quando poi

li meatiorc, questi erano chiamali a Palazzo Leale, e nelle case signorili ; e davano le loro rappresen- ni innanzi a un ristretto e scelto uditorio. Ora il Vi- invitava i cavalieri e le dame al Palazzo Sosia " in quel salone dove rappresi 1 0 fare commedie

balli, che chiamano Festini » 2) ; ora i signori invitavano

loro case.

Cosi, ncir ottobre 1616, si legge nello Zazzera: « S. E.

lil Duna d' Ossuna) fere pubblico e sontuosi) testino e con-

SO) ove restorno la maggior parte delle titolate

di N.ip ili, ola sera andò parimente con collazione e balli

O ccmedie, tanto 0 vago S. E. di mantener la DODÌMl l'a-

la » ■). E non si cessa mai di lodare la frequenza

«magnificenza di questi spettacoli dati dall' Ossuna : fe-

con l'ulti, balli e maschere, comedie , o

,,f«n mio. « Sembra non godere d' altro

et buttalo la sua robba in servigio di questi

'ignori napoletani. *). I >< »j * i primi cinque 0 sei mesi,

'Hiiluui. Dtl dialetto napoletano. Coli. Poro., L xwiu, p. 133-7.

1 Stornati dtl Ifwa d' Ossuna Ms. rit. fai. t8. Altro ras. con ■oli* AfiroKe ò nella Bibl. della Soc Nap. di Sì. Pat. La stampa. **ìm\ Palermo (Ar. St. Ital I Ber, voi. I\). è qoa •• Il mutilata Zattera aeriaae anebe case drammatiche flOfn '■'...■rio dei Autox Parola jMxstoralc. Napoli (wr QioY, Oiae. Carliuo 1014 In 4— Al- loca Onmmalyraia. Ed. I76B— Col. U<~

*|W r,.

98

•^se s[»eso più ili cinquantamila in feste- i).

I '-T le commedie, erano chiamati, a volta a volta, «• fi apposta, commedianti pubblici: in una. «he se fece il 17 settembre 1610, tra le commedianti, che i PODO in Palazzo, tt introdussero due cortigiane, la- ssi» dal cuore tenero di un paggio , Io quali, ni dopo, furono frustate per la ritta9).

I Monasteri, i collegi, invitavano anche il Vicorè le rappresentazioni, che apparecchiavano religiosi <•

collegiali. Nel gennaio 1617: « Lunedi S. E. man-

giare nel collegio dei Giesuiti, li quali li ferno Iragcdia del Ite Gordiano in latino, con bellissimi intcr- incdn, h quali polonio trattenere la gente ivi r

riuscì. ■> V" era ic sima gente, tanto che i Gesuiti, \> ■•■• riguardosi, ; fare un hanno òhe, ooBa pena «li cinque anni di galera ignobili e ■impie di relegazione ai i n -I .ili, tutti d

■iil che volendo cominciare prima >: giure i ti-

tolati e gli ufliziali, per non avere il banno eccettuato n< SUDO o, si dava luogo a disordini, e COSI In nvocato *^

II 2 febbraio 1617, giorno della Puriti «si l'atto gran festa dallo figliuole del signor Luogotenente

oedia » *). Qualche giorno dopo simile spettacolo I

lier liiaronio de Franco '). Altre cornine

di-- a! recUavam a l 'oggio reale, dove il viceré dava coi

«) Col

*) fot. ti, 12 20 Dvttambra 1610: e Si è sentilo li trombetta omini •orante intorno il juila^gio di B. B . - In fruita dello due

ui.irario oortogiaiio , U ijunli, tiralo dalla for/a dolla loro bollsua , ntran nuli' aringo «lolla nobiltà.... ». 1.29.

M..!. 30

■Il„i :l

90

alle dame al piano di su e alle cortigiane al ù t).

EU , per 1" sposalizio di una commediante, il

gran ..invito a uitic le corteggiane famose di Napoli, nei giardino di l>. Pietro di Toledo a lia, « dove furono commedie e balli, tuttoché la Hu- maltrattata di parole da una di quelle, p entrate alcuno in carrozza et ella non

a era stata buscata d foce

*)• Onesto mostra aurora una volta il grado sooiaie, oc- Bile commedianti. Ma, a proposito dei contatti i il viceré e questa bassa gente, noto che nel dicembre

I, passeggiando S. E. all'Incoronata, «si fermò - saltalo una giovane, alla quale finita li d '> cudi 3). Se non che, il più curioso sono I»; bue i<la/ioni col buffone popolare, notissimo alluni il i Dottor Chiajese. Di costui si fa spesso mett- ilo Sgruttendio: E quanta baia fanno a sto pajeso A Dottore Chiajese, Che stimma (anno a" isso t

anche un Dottore Cacaposonetto, il quale \'.i lo sfortunato Cammenare pe Napole Io juorno , Ca mille piccerille le so attuorno.... *)

Nel novembre 1616 , si sa che fece grazia « al Baf-

",c Chiaiese d' un soldato fuggito, dopo ha ver seco di-

) fikl. 40 Gfr. Colombo. // palano e il giardino di Poggiorrale.

Arci,

Stor. Naj>. X. 328 o •««.

56. Il ma. dalla Soc. Storica dico: Rtametla i. 117. tUOaag— Cani/- la nap. significa: aerbinotlo, argante.

KM) -

■corso un poco intorno a chi lussa il primo do) mondo... »■

Nel febbraio 1617: o Passeggiando S. E. in

Chiaiese buffane e, successa una rissa di pugna tra

alabardiere et mi povero huorao, a cui fu rotto in pezzi il

collaro, del c:he, querelandosi con S. E., rimaSO la decisione

li quella lite .'il Dottor Ghiaiose; ilqualo all'impronto cqd-

i nino In alabardiere a pagare due carlini por il co

lue grana per lo ingiurie et altri 25 a lui per il oserei del che gustò molto S. E.; ma tra tanto, avendo molti po- veri cercato l'elemosina, egli, havendo prima donate duo doble al ri naiese, et ce le dimandò a lo buttò alli povei dolche stramortito il Buffone, radoppió lo spasso di S. e dopo un gran pasto CO le restituì » 9). Neil' aprile , viceré doveva scegliere 1' Klutto del popolo; ilo, il dottor I in; uose andò da lui « a supplicarlo che li facesse . degnare il beveraggio con pubblicarle chi uvei per Eletto del Popolo; S. E. le disse Scipione Porno ; e, cosi, lui è andato a guadagnare la mancia » 3).

Nel gennaio 1618 ci furono vario comedic Cavaniglia *). Il 1 febbraio: « Giovedì la sera si fe'fe con comedie in casa del consiglici' Salinosi ove essonde S. E., e la Marchesa di Campolattaro come gravida gridi valer pizze fritte con Colio, 0 COSI furono subii. > l con lei magnorno anche di quelle molte altre signore &s Poetico grido, elio lo storico non può far di meno di gistrare! Donna Dorotea di Capua, Marchesa di Cai lattaro, era lamini' delF Osanna*). Nello stesso me

>) fot. 22. ') Bri *) fot. 38.

•) fol. 77 «ce. 22, 28 genn.

i I..I 70 11 me (lolla Sor. Blorl /«'.to fritti, f. 150.

•) I.* iloria «tei loro auioi i è in un <U'Ì\» SociotA NapOl. 'li Si Patria, ohi- li* fMtO titolo: Sucmsì traffici e amorosi dnl ISSO al 17!

101

m'ali in casa Stigliano >>. Un'atea

volta, il viceré andò :i spasso a S. Lucine poi Baùli ce* ilare « IH i a monto noi Camcroue delti Mai

i\h SS. Aiuj. *). Non parlo dulie frequentissime

. Pala/zi.. Peccato che i cronisti se la sbrighi*

ipre, colie frasi: una bellissima (Somedia, •io apparato, e con soddisfatto' ../<?.'

B 3 maggi- i recitò, a Palazzo Reale, il Pastor

I Guarini, un opere, che ebbero più n

tempi. «'Giovedì tu la lesta d alluno della

S. fa' recitare il Pastor Jido dai con una spesa della scena di i.m mi .lu- cati; ma riuscì fredda e si smozzò in molte parti » '). i. designazione generale deBe compagnie ÉM venivano dall'alta Italia, erano sempre la compagnia •li FritteUino. li i punto allora. Prìttellino stampava a Napoli un SUO volume di Lettere facete et morali, la a data di Napoli l luglio 161$ 4). Saltiamo alcuni anni, fino al prossimo dui Sci- ira, o continuiamo la no naca teatrale.

nieo, ma elio non è i Suceettsi «U>l Corona, le Vito del Fil...

^»— p. I3l-T> Cfr. Zattera, pattini Noi £6*27 fu recitata a Parigi

■W «media del Majret intitolati: Lu GolanUvks du Due d' Ornata

■< de NapUt (Lucas. Hist. du t neutre francai* «ce Fari» 1843,

lo Tel. 'li Parigi dal 163S, elio ò njtera

"ttUMito contro le bello creanze, e contro la direvol modestia, chea

oonrioue » o. e. Ili, II. 302.

*) SI fvbbr. fol. HI II 15 marzo, a l'ai. , ci furono gioca deità corda COMI /': riKCOl' f. 83.

fido In Ita! ina.

<• manlweaiK/ 1. »l

•re /beri* ei i Acce» et

Ga*'ft«,Wl. Mruttà Cetatca all' IUuttr. et eccelientùs. Signor

&*b battio Principe d'Albano ti tuogotenente generate di Santa China.

vili.

102

Il SO luglio 1024, il viceré Duca d'Alba <- un stili.» nii.-i costiera di Posihpo noi luogo del Duca di Tri lo fé' fate dentro maro un tavolato sopranna h barche, cho lo mantenevano immobile, come Fo BtBtO in terra, ot ivi si recitò una commedia spagnuola, concorrendovi un'infinita di damo et cavalieri, essendovi ancora molti altri spassi di balli e musica, che durarono fino a mezza notte » x)

Nel 1629 , l' ultimo sabato di carnevale varii cavalieri napoletani prepararono una commedia, scritta da Alfonso Torello e intitolata : I Jifjfi ritrovati, da recitarsi innanzi al viceré "'• li viceré non permise che facessei i ai la spesa e apparecchio « un superbissimo apparato e quaaj vi fu di mestieri ». Fu recitata l'ultimo Sabato di Caca V..I. «con gusto inestimabile quel Signore-'. I media aveva per antefatto i soliti rapimenti e disj

Varii padri) ,'i"-' hanno perduto i figli in varie occas si ritrovanOi tutti insieme con questi figli, a Genova] doi succedono mille imbrogli, {rateili che s'innamorano di ralle, queste di quelli, padri di figlie; i soliti servi 1' azione; e' è il solito napoletano ridicolo; e tutto fini con soliti riconoscimenti e matrimonio 11 prologo fu fai da Matteo d'Amasio. Dopo aver lodato il Duca d'Ai minava; u Prendete, o miei compagni, e vigore et dire da cosi I >, discacciate dal petto ogni li

c'haveto di comparire in che il nostro

darà Spirto alle vod, Animo ai cori; e voi, Dame pietose r ascoltar non v'affligga già i lamenti di padri » di Ire dispersi ligli, che, fra poche hore, li vedrete li'

') Diarii di Bdfiau Guam. M». Bibl. Nas., S.-g. X. B 86, Ibi. 77.

*) Li fiyli ritrovati comtdia tkt Su/wr Dvn Alfonso Tortilo alt lllu- Mentimmo Signor il ! ledo Duca u" Alba eie. iu Napoli [iivaw> Egidio Longo 162U iLàem[ì i Bibl. Nas.

103

ritrovati; e voi, giovani amanti, non inasprisohioQ

L'udiri mesti accenti e gli ardenti d'amanti disprezzati; ma prendete speranze I undi felici, col vedergli tra poco contenti, e riamati, e

u e il dolore vi tratteoghino lieti lo bravure d' un

capitano, I" astutie d'un Ragazzetto , gì' intrichi di due

r innamoramenti ili ire vecchi, e le iaostie di un

. I tre vecchi furono rappresentati, l'uno da

Bucce, il noto cronista, o gli altri da un dottor

Mauro, e da Luise Sasso; il Capitano fu l'autore

SO dell'opera, Ali olio; gl'innamorati, Don Ra-

arino Conto della Saponara, D. Pietro To- Pilomarino; i servi, d'Afflisi©, Gc-

le donne, Pìlinda schiavai Don Carlo e artigiana, Geronimo Bucce d' Aragona; rata, Fra Tonno Spinello, poi Duca d'Ac* Ruffiani do Miroballo; il r », D. Gio-

ii del Tufo, marchese di Lavello; il Napoletano, il Don Kilìppo Martoscolla '). Tra la line del 29 e il principio del 30 si foccro in Pa- festiai o comedie : pretesto, la nasi l1 ivo vero, il matrimoni., della

HgSuuIa del viceré. Nel gennaio, si recitò una commedia

ite di Mola Simone Velez, ■ila Cara ii superbis: imo apparato. I

ino tutti gente nobile, o tra gli altri, i due fi- I Mola, giovanissimi, che recitarono eccellento- i era : La palabra campi ida, el amor mas a aoenturosa. La comedi a fu tani, o essendo in lingua spagnuola [ualche luna, rome .ioli »; ma piacquero molto le apparenze. Il

') Bocca agg. al Guerra, ma. «il. '

104

viceré o la viceregina v' assistevano , seduti inni dame, don sedie, un po'piò alte, i Ali»

fine della commedia ci fu un ballo a guisa di torneo Nel lunedi 17 febbraio si recitò ;i Palazzo 1' Alvida di , e, questa volta, la Spesa fu fatta dal conto di Sap< tiara di Cam Satiseveriii". Il Dura lAlcala non aveva scrupoli del d' Alba ! L' Alvida e una dello opere che ebbe più fortuna Mille BMD6 italiano del seicento: se ne tra>- auebo uno scenario. L'autore, Francesco d'Isa, e clic .si cola nello Stampe col nonio di Ottavio SUO Irai ó il principale rappresentante, a Napoli al principio dui seicento della commedia derivala dalla imitazione Ialina del SeOOlO pnuia. Scrisse anche: la Flaminia, la l'ortu-

nift, la Ginevra, il Matmarftato9). Scrittore, d me-

diocrissimo : intorno a lui. - i sono varii alni, la pena neanche di citare. Alvida è la solita schiava, bel- lisflima, 'li'ò ricercata a gara da vecchi e giovani, e eh\

sposata .lalfuii dei giovani, senza olir l'altro |i<i>sa Ir

a ridirci, essendogli scoverta sorella. Non m ermunodia il Ospitano Squacquera Spaccatruono, che rii nisee le qualità del Capitano e del Napoletano. Il pr per recessione Ri Gatto dal Conte di Chiaromonta, ni tetto del Conte della Saponara, e da D. Cesare Gattuccio. Doveva essere un prologo, come talvolti s ia-

logo. 1 tre vecchi furono Ottavio Provenzale, Marino*

Marchese delli Rotondi, v Carlo Kustaciiio.il Conte «lolla Saponata fu il servo Mancino, Y alU'o sei

'| Univa, fot. SJ.

«) I'«r varia adnàoaj v. Quadrio ni, U, W-9 DoU'Altida uo

io l'fidiz. del nutrano Nap. Itf35, dedicata ad Antou io Baaao.

' tre anni ba taciuto il nostro («atro ». N«dla

mattata, 1646 ■' un prologo del signor Flaminio Brancaccio « <U M medesimo recitato ». 1 Barbili motto costui tra i «uoi comici (I, 131 j ma, otioontoai.'iitr. era un gentiluomo dUoUWltO-

105

!». Alfonso Tortilo; Strafalcia fu uno di casa Ve-

..ii erano i due fratelli di Cesare ili

irtigìana Ninetta e il fanciullo l'errino, duo

atolli, figliuoli del consigliere Alfonso Vurgas, duca

di Cagliano. Il Capitami Napoletano Filippo Martnscella;

llbd Ida fu D. Carlo (lattula; la matrona

IZtnobia, uno di casa de Liguoro ; il bravo, l'uccio, un di Leone ]>. Il lo gennaio si recitò nella chiesa «lei Gerolomini, * una beU" <>i rituale»», riuscita estremamene nanna ». Ci

a « certi balli <li cinque cavalieri piccioli, astai belli ». Wuel - vi assistettero le sole donne. Nel venerdì

segaeni»'. fu replicata pei eoli uomini. Il £3>gennaiOt una altra i nella chiesa dette Scuole l'iu,

intervenne ancfie il Cardinal Boncompagoi , Arcivescovo

Passiamo al 1631. Il febbraio, pel matrimonio di dito del Tufo con Elena del Tufo, si recitò, «< una come- dia all' impronto da cavalieri ». Nello stesso febbraio, a , fu « dalle monache rappresentala un'opera n dell'essere citrato alcune signore, che tenevano fatua dal papa, ed altro signore, che videro da fuori, fu «Mora vista da molti cavalieri dalla chiesa, non senza scandalo di chiunque I" intese, e ne hanno dai superiori ■ppr- rtificazioni grosse». Il 3 mano

o il LuogoU Iella Camera ci fu restino e « si

recitò una commedia da alquanti cavalieri e gente civile ». Qft3tO ['Amor paterno di Niccolò degli Angeli, dieci i intorno venti anni, raetl sndoi-i, con la mas- le regole (l'Aristotile. Fu recitata benis- sndo use le donno «li ridere, noi

•> Bv* 30-3 1 «e. A f. 106, di coiuioo, clw fece?» fl Caiabim.

10<>

odo tante cose regole, ò riuscita infadosa estro- inamento ». Il giorno dopo, il 4, ultimo di Carnovale , in

Gommo Albertino, Principe di L'imitilo, si n I /"■ di lil vi. angelo Spina, camaldolese,

« poeta insinui:, òome io provano le .suo t me stampale ». Ma, «lice il Ducca dilettante drammatico, a non potrà mai persona naia arrivare a rappresentarla nel modo ohe Ai

a Nai In ii. il Eletto del Popolo del tempo della i zione di Masaniello I) 'i. portò b rappresentarla con lui la sua conversazione a 1). Tiberio (arala, Principe di Bisi- gnano, recitandovi la sua parte ili Vespa servito! siilo Coccia il servo del giovane Leandro, il pedan'

dottor Aureli, i Manna, il capitan Squarcia lo recitò Andrea

Russo agente generate del l'uea di Termoli, e Principe di

l.'.n raromana, e dalTos. 800 portata m lingua n; |

dall'erudito e valoroso dottor Matteo Scalese quale ai lui recitò la sua parte del Servo «lei capitano. E, sparsosi il a. ime di quest'opera cosi ben recitala, volle il Duca d'Alcala a Palazzo. altra conversazione ha

potuto inni rappresentarla » '). Nel maggio poi Si rap

> dentro S. Gennaro una gran comedia moli premettala e esvaia dal Tasso1). Molta fortuna ebbe la Rosa di Giulio Cesare

') Allora Andrai Naderioera percettori di Terra di LeToro— Biglietti dei Vicersde,23apr.i632alr3 Arch. <ii Stalo.

■) Burca Me. cil. L' Incestante non si trora natii, biblioteche o è diali) da bibliografi. L" Aliaci i (ed. I tìOG) cita, coinè inalila, V InthtU

.mi.. r.Tii

•) Biuta Ma. ivi. Putotto onora io tfià t'itala Gerusalemme del Zil

o aneli' ;u |i;i'i.:ili:hiu ut- . Kr minia Poesia Semita cacata titilla Ilo salcmmc del Tasso. In Nn|»>li p * ' •"". ' itt V

c*i»U> aapol ' i i -lcwito Accademico Incauto A

Ih-auitnatitrgìa I t/W QoL Mi Il l'or ilio aeri»» anche l' fJrtamlu forsennato me. Naji. 1042 ivi, CoL 582.

107

Iota no, stampala il 1021 , clic tu più t ohe messa in i . \<w qualche secolo, di tanto

aito, recitala da gnie di dilettanti l).

VII.

fPtfftfa musicale pet Maria d'Aut-lria. J'rinn del dramma in musica.

!•' ramoso la dimora che, dall'agosto Bua al dicembre 1631 d Napoli ina Maria, Bonella di Ki-

oll'arciduca Ferdinando. Tra •no in quel perìodo, accennerò, di kggi>>, ohe il 1." ottobre essa andò al Gesù, ovo i iti le avevano apparecchiato un gran pranzo) la Ro- ti «che ima cima d'insalate », poi, visitato tuo il coi ippresentaziuni, dove i padri

ilquantì figliuoli da certe nuvole e se, che insieme col mangiare dicono '•Iv "000 ducati. E to grande 1" ap-

•imito, pure non riuscì niente o 5). Ma il 17 ottobre si uno speli io ilo, i he importa a parte rie deserò re, r un i alno che bello, e la ione

s»« Ma pazienza !

1 ci napoletani disposero, dunque , di « rappre-

arle un dilettevole ballo, che d'alcuno iiigegnOBO'tPO- dotto intorno alle peregrine doti «li ed gran Ite- gin» unicamente si rivolgesse». L'incarico dell' inven- tato al cav. Giambattista Basile , conti- di To- ww,rautotv del Canto detti Canti. Il giorno fu stabilito ^ uscita del Principe ereditario di Spagna.

WAiua. Del diaUtto napoletano. Colt. Pure. L Xxvm. [,. lòh <* j.. 64.

108

si cominciò col dover rÌBoivere, come capitava sp< allora, una gravissima questione di cerimonialo; perche la Regina pretendeva nientedimeno, ohe io quel fustino dame non avessero le sedie. Fu una proto raie;

oessuna ci Barabbe andata! Si convenne allori Regina avrebbe assistiti! otto cooerta, cioè a 'lire, die una gelosia, tutta inargentata, che si fece nella sala '). Il 17 ottobre . aite due ore di notte , giunse Mari:» e situò dietro la gelosia col Duca d'Alba e eoa le sue d; me ; e la festa principiò.

Col cader dell. la scena di un bosc<

In mezzo, un tempio con colonne e le statue defl'Oi e della Gloria, il doro cantò una canzone, che coi eia va:

Spiegate, Cigni Canori,

Nuovi Pregi e Nuovi Onori.

Al venir d' altera Diva

Doli' Esperia unico Nume ,

Corre Nettare il bel fiume,

Di Sirena in sulla riva ,

Aprii vago si ravviva

Cinto il etto di nuovi fiori ; ,u;ate cigni C

Nuovi pregi e nuovi onori.

Finita la canzone , a' apri un vago cielo costellalo , o comparve la Notte, vestita d'oro, ma coverta d' un velo nero, su un carro d'azzurro tempestato di stelle, a tiralo da nari destrieri. La Notte restò meravigliata nel vedere 1' insolita tace di s. M. Sor d < coi dola stt

delia voce, feri </H orecchi altrui, cosi dieendo!

«ivi- mi Raspartele,

Volanti aurei destrieri.

') Kueca f. 66.

109

Per st diversi insoliti sentieri T or voi mi guidai

Non fra lumi e splendori,

Ma tra l'ombre e gli orruri il corso io giro.

Che vaga luce io miro?

Non son queste di me 1' usate vie,

Quando usci mai la Notte a mezzo il ilio)

Allora usci dal tempio la Fama, vestila d'argo: tario figure d'orecchio e di boccilo, e « soddisfece ar- moniosamente a tal richiesta o. Dopo le quali spiegazioni, ndó via la N la Fama, <■■ dato il suono alla tromba,

li canori versi sciolse la lingua

Voi c!iì: temprar l'arsura

Di Castaglia bramato al Sacro Fonte,

Booo il lontano Monte

Ecco le eccelse EU

Altero albergo delle caste Dive,

Spegnete pur la sete,

Per torvi al tempo ed involarvi a Lethe,

cotanto A la Real Maria dovuto ò il vanto,

suo merto espresso, Sorge Ippocreno e s'apre il bel Permesso.

cirono da un fiume sei bianchi cigni, u i

li, per due scale dall' apparato al piano della sala

do, quivi, al concerto di cornamuse, meraviglioso

«*Ho formando, quasi per arte d' incanto varii atteggia -

dei piedi additarono , o pure quasi dal limpido

linimenti di quelli eloganto-

.n. ». < Graziosi questi cigni che ballano!)

ballo .». i Tempio e Fama, e

l' in (pici luogo il monto Parnaso, altissimo, CO

"flato d'alloro. Il destriero alato venne volando ; e zap-

110

pando col piede, fece nascere un fiume. Sul monte sedeva Apollo con le nove Muse. Apollo invitò le Muse a cantare le lodi della Regina ; il che fecero 1' una dopo l'altra, e, al fin ir di ciascuna, « triplicato coro di musici i seguenti versi a tutta l'opera intercalari con alternate fughe can- tarono :

Quanto sinor delle sue lodi udissi Fu breve stilla d'infiniti abissi.

Al canto d* Erato , s' apri un giardino con varie pro- spettive di fiori e frutti , dove erano otto ninfe vestite d'argento e verde, la chioma coronata di fiori, e « queste, ora facendosi vaghissima catena delle mani , or scio- gliendosi industremente i nodi con vari e maestrevoli movimenti, al canto dei versi che sieguono da clavicordi, da citere et d' arpe accompagnato , gratioso ballo me- narono » :

Ecco la Primavera, Madre dei Fiori , Di nuovi Amori Novello affetto Sente nel petto , ecc.

Al canto di Talia, si vide uno spettacolo di vendemmia con quattro ninfe e quattro satiri, che fecero un ballo e cantarono :

II dolce Nettare, Che Bacco addita, Gioir ne fa ; Per questo , placida Di noi la vita , Gioconda va, ecc.

111

Al canto ri Urania, s'apri una e si vide una

annero fuori tre Ciclopi, seguiti da Nani piccoli a sparuti, <• ballarono a gara, esprìmendo figure geometriche « e con tanta vivacità in aria idosi, che, tornando a toccar In terra, si toglie? )lce frode all'orecchi* > ietto delle piante w. Apollo

l'epilogo; ii lui, il Monto e le Muso. coni-

Campi Elisi. Ivi orano quattro ordini di scanni. «luti quarantotto Cavali. quattro vo-

titi «1 ►ice ili raso incarnatino e argento, e von-

qoattro <h raso nero e argento, colori scelti dalla ste ia, tutti adorni di ricche piume il capo, e avevano

e in mano. Fecero prima un ballo in mascL •tosi di capo « il poso delle superbe piume », bai- con le dame . e alle nove o dieci di sera fini il tino. La musi. -a in del signor Iacinto Lombardo •con

imeri okramodo ab*

». 1 versi, di Giambattista Rasili-: davvero « non

in di meni .me dice Ferrante Bucca ')

1600 era nato a Firenze, com'è noto, un nuovo

artistico: l'opera in musica, E già s'ora andata

i per le v.uio citta d'Italia Curioso che Napoli,

lo loco santo della sua maggior gloria .

m favesse ancora ricevuta. Ora, questa festa ò impor-

como quefli 'avvicina a un'opera in musi

grande musica non aveva grandi rappresentanti

quel tempo. I Caccini, i Pori, i BÀoOteverde, 0 altri , non furono napoletani. Agli illustri madriga- li del Secolo XVI, a Pomponio Nonna, a D. Carlo Ge- Principe di Venosa, a Fabrizio Dentice, Scipione

■■» deaeri*» a lungo In festa 1. e. Ma la itti» notizie nono tratto tffwfolo dal Basile Steno: Monte Parnaso Mascherata da Cav. Napo- •*■»! tlla m. Sermùf. d \ Httria formi à" Ungano Rap-

lnt*^Ha in Napoli 1030; del quale miaou servito. LJiLl. Nat

112

Sieda, Fabritio FDomarino, Gio. Domenica U infoila.

tonio Grisone , Fabritio Gazzella , Flaminio Cara« Leonardo d'Arpa, Rocco Rodio, ') noe troviamo bui

ori, l ( onaeryatorU, che dottej'o poi lauti e tanti ina<- .stri (ii cappella a tutta Buropa, non orano diventati ini istituti il' educazione musicala.

Napoletana tu, cortamente, una dalle più celebri r ir tuoi di quel tarano; Adriani Basile, sorella di Giambatti madre ili Leonora Baroni, che troviamo circondata dalle entusiastiche ammirazioni dei poeti contoniporan- 6a2Za e pa//a Sirena:

And reati- Napoletana e de casa Basile 8),

elio andò poi nel Itilo con tulli i suoi parenti alla Corte dei Gonzaga di Mantova, dai quali fu t'aita Baroni di l'iancerrcto, e, 3opO vani anni di trionfi artistici il 161!) e 20 riapparve a Napoli e poi di nuovo nel 1633. « Chi ha sentito e veduto com'io— dice Pietro della Val- le— la Signora Adriana negli anni più giovanili, di quali bellezza che il mondo sa, a Posilipo , in mare, d< una flluga con la sua arpa dorata in mano, bisogna

che tfessj che ai tes

in ijuoi lidi le Sirei ine benefiche, ma adoi

quanto bellezza alti : ili virtù » L nel 1*

Già. Vincenzo Imperialo lodava ancora l'Adriana, « n<

meno par l'aite sua nel cantare Angelicamente, che p<

l) DtlC Hitloria napoletana del tùjnor /-Vani**» de Pietri. 1* Sa - poti oc*. MUCXXXIV. L. !. C. VI. § 70 Uscio da parto la musica IKiimlurn , le fatuo»; viltunellc alla uapoli'lana ecc. , intorno alla quale tu molte laslitnouiauzo dei nostri scrittori dialettali e ili altri sono colte io li. Caput*). Sulla poesia popolare m Napoli. Ani \lll, 814.884,

<j La Galleria torcia d'Apollo ili Titta Valeutiuu. Coli. Porcelli. T.

113

iar rlivinamonto. li sapeva io in _uisa Kll.-i par dispensare in grembo alla D licei

toi fiati, accompagnando la paria dalla mani della I i q.ro tanto riverita ;

'ma fu anche un'altra famosa virtuosa, Camilla ntonio alia rjualo o all'Adriana , si leggo il

seguente curiosò pa ale] a latterà 'lui Capaccio a

Mar.-. :: : « Di Camilla a «li Adriana io non

sono giudi do ascoltatore. Dat-

ila distinta e In lai modo riempie le ito, che nionic di più pia* potrebbe

quello dell'usignuolo è il suo garrito» più il su i piani ►• 0 le l'aria ambiziosa, ora s'ab-

teotre sta umile e placida le n piegata

èf a un teatto sale in allo e, ba, l'eleva alle stolle<

. cu veloi ita che quasi non s1 afl

.ili ■iimiU" mimi u li riempie di tal

modulazione li carezza, che 9i sa-

o, li molce in tal modo che -^i piegano, pàsca tanto

E lega. È Melpomene, che porta l'armonia agli uomini 1

.'tfern poi la pro< ti Polinnia. La voce, che asce,

intimo della arterie, tua dall'intimo dell animo,

(juaiito più s a le orecchie, tanto più addenti^

uori. K. specialmente, alk>r<juand<i essa volgo

Manda Intorno gli occhi, o ridenti •> piangenti pel canto,

scintillano come stelle, e, al vivid

concenti , p lo con la

tascea inane ; u lira. Niente scolpi Fidia, niente

I bel libro II 'VI' inolio : La beli' Adriana e U altre virtuose. *rf «t tempo alta Corte di Man 1U di (ostello, 1888) Pag. :.- I

^3, pati»». Com'è notianmo, per l'Adrian* fu lUmptlo: li Tea- **' itile Glorie: dell* signora Adriana Basite eoe ecc. ( Venezia 1623,

fu S,

8

114

dipinse Apette, *•! i* * meglio ritraesse le I le si

lezze , la diluita. Lo udii e perii e lo ho sempre

onore ') &•

La Peate per Maria d' Ungheria non tu interame nuova. Il Zazzera, per es., noi carnevalo del Hils. di un COEN trionfale , dio « tenova una bellissima mu- Inee 'li pastori, li quali orano guidati da un Cupido e

ii a '|unlli stava il Dio Pane, e questi pastori balla1 mentre Cupido l » •) Il Bucca, parlando, il 168

il 22 dieembrO] di un'altra festa di corto, descri- ve « molte apparesze di Nettuno e Giove con influii

li., il <|uale mandò due e guisa d'angeli, che pri- ma al Viceré, poi alle damo, and orno distribuendo madri^aletti in lode della sposa, figlia del Viceré, e Prin- cipe di Paterno, suo maiito. >■• ') E COSI oi sarebbe da rari-M-.'licrc nitri arrenili simili. Ma tu pili ampia -vita e più degna di fissar l'attenzione. Micco darò ritrasse la scena in un quadro, ohe ore ohi sa di

i I li de Dominici dice chi noi tempi fu rei

ad alcuni attramontairi per 350 srudi, a ossendi liona

d' innumerabUi Bgurueooi nellasui

schezza di colore. » ') L'opera musicale ebbe per brioue queste feste musioali rappresesi non

nel 1 ol'il, il solo embrione ò troppo poco. il Quadrio, nel suo catalogo di melodrammi, segi tenti , come stampati o recitati per prie ipoli:

i ; Le Magie Amorose, Dramma per musica di Giulio

ve Sorrentino, arricchito di Prospettive, Macc e Balli da Giovati Battista Balbi. In Napoli per

•) I. C Capnrii Episiolarum Liher ciL pag. TO I ») Zazzera Giorn. cit. fol. 81. ') Bucci fot. Ti.

*) Do Dominici. Vite dei pittori, scultori ed arch. napol. Napoli 1840-C- 2.* ed. 111. 4ir,.

nr>

Moli". 1635 in 12. 2) Im Ihdonr, Dmnimn mu- ffile di Music Af onora. In Napoli in 8." s. I. e a. 3") //

di Venere Di r musica d'Antonio li"

'.Ih' Feste delle notse Don Pi addo e di Donna

mgro. In Napoli, in 4. s. d. l).

Ma nella biblioteca di S. Martino c'è il primo di questi,

1 <ii.. L'edizione indicata dal Quadrio (eh' 6 l'origi-

: 'i ita invece del 1635 «:; \ 1653) e l'opera

* dedicata al conte d' Onalte ! Del secondo non so elio

Mito fare. Quanto all'ultimo, l'ho ritrovato tra le Poesie

Olioso. 1*arte fapofi per lacorao Gaffaxo. 1645. -i Qui è intitolato: il li Paride. Rappresi

a nel Real Palagio 'lì S. E. Antonio Bosso è notissimo nella storia della rivoluzione di Ma- saniello : a dvil popolare di Napoli ed erudito nello let- tere umane », come lo chiama il I ìtro, e i homme doquent et d'un esprit fort chaud et fort emportó •, i»mo 6 dotto nolle memorie del Duca di Guisa, egli lini ari Gennaio 1648, giustiziato nel cortile della ier ordino del Guisa, contro del quale aveva co- spirai .. B dramma è brevissimo. Mercurio, Paride, e le tre B

rsonaggi. Mercurio spiega a Paride in elio

a. A costui si presentano le tre Dee ,l' una

topo l' altra, Giunone superba e sdegnosa dol venire a

con le altre ; I '.-iliade, vantando la sua sapienza ;

idosi tutta vezzosa innanzi al

IWdice, va leggìi i ite la pompa del suo bel Volto

-ìJrio Si, e rag. d' ot/ni inetta, voi. III. j). II. j). 405, 407. l'xrle kwikIb, 1 CjpeceUtro. Diario Napoli 1850-4. Il , 358, 373 , 306 , 481. *• »imoirct de ftu Monsieur Due de Guise. A Paris. MDCLXIII.

110

esprimendo, boc. •■ Paride a lei il pomo. Minacciai dalle altre, confortato da Venere, egli conchiude:

Sotto gli nuspicii inni. Diva gradita. Colmo d' ardore il sen, d' ardir la vita, E do le gratie tue monito il coro, Al fin de 1' odio altrui trionfi Amore !

Insieme colle Egloghe del Basile (Mantova 1613) è si pala una sua luovc Venvrc "ddolorata, Jaoola tragica da rappresentarsi in musica : elio nella dedica ha data di Napoli 5 settembre 1612. Il Basile, circondato d. una famiglia musicalo, vissuto varii anni alla mu Corte di Mantova, come inventò poi la testa per Man: d* Ungheria, cosi fece, primo tra ini, i Jche ten-

tativo di melodramma. Come uilemiedii in musica -i

di Giace contro i Giganti, di Filippo Pia apata il 1G2:». \i Ma, oltre questi piccoli tentativi, fui" alla metà del « colo non s'incontra altro; e. a voler essere rigorosi, bi- sogna conchiudcre che il dramr usicale, nato

renze il 1600, introdotto già da molti anni a Kon sato già a Venezia sui teatri pubblici, a Napoli ancora affacciato*

') In Napoli per il Macearano. 1(325. Cfr. Quadriu o. e III, II, l.' Albo-i (■«!. 17IJF», Col, 02) segna: Antùri non ha .-ra acen

Al oio. Francesco Savaro ckl Pino. In Napoli por lo Scagliono I poi, Bologna 1003, 69 Musica di diverti Ma, «e ora opera M mi para difficile che Rimi dnourna pw muta. M'é stato ini]

di vadorlo.

117

Vili.

// Viceré Monterey» Segue (''■<>> 531-47).

«ie del Vesuvio del ioni ispirò aneto un dramma. È intitolalo : L' / del Monte Vesuvio Raj>j»re-

senii: puitualv. composta da un denoto Sacer-

er Labaro Scorìggio MDCXXX1I. 11 di I Patirò Antonio Glielmo dell'O-

rato! : Ila dedica si dice che è un fruito « maturalo

col i Da devotione (per essere spirituale) et ad-

con / o di tutta la Citta. •> Mi par pro-

li re entato ; tanto più, che, innanzi lo Dorme per recitarlo bene. V. curìosìssìi wo fogo, in versi, è fatto da Vulcano,

aro, ohe vantano le loro grandi

i a superiore a tutti loro. Al- ici dramma , Partenope, Sebeto e Vesuoio ce- lellezza e potenza. Dice il Sebeto: « Di dunque, potrai temere giammai, Napoli beila T Se gloria e bellezza ongiunti gli elementi? s II

onde: del Vesuvio! E la cagione? o La <■ le tue colpe, i lie possono convertire i miei

la sterilità; le lacrime mie triti ii lacr me degli i icchi tuoi, a

il concet.o del dramma: concetto, che va >ioni di personaggi : £ succedono

Un altro dramma, cita il III, I, 80) . ' tuta Bnyajsaiw in Napoli per M '. 1632 in 12. I.' Al-

i Montagna di Homma, «retro U gtur, polibmoQ), J;-. inai, di 0. £ Sor-

fantino.

J19

all'altro che sciocco, ma buono, indulgente e

•' ìiìm.i.'. i«i.> '). Niccolò Bai

'aveva inventata o perfezionala, uomo caritatevolissimo,

i suoi li •inllr pericolanti e per sovveniri sogni di

adii dei Vesuvio in Napoli, dovasi latineggiati, giunse quasi a termine di povertà »2). )ine vedete, pii w presento un

laniropo '

i c'è, tra gli altri, questo ri- di Napoli: << Nel tempo che si va a Pauailippo, oaia aPosilipo, u ; ii/p- gareggiano di preminenza, et al sii' i che invita alla © . uno di

mano a ninno, quando sono i lei favellar , noi do il traffico di Posjupo,

indo la troml al popolo: Udite la tr*

'ama all'ini <rwi ! » ■').

Duca d'Aicalà ira succeduto intanto il piccolo o spa-

amantissimo di co» dra ■•. D

Napoli (1632), non fu troppo

i dovetten i lutto bo-

I:i Quai'i'siiiui In il w'I'm C.'il'IKV

vtfe, L-- lie, non Gatte di I arnevale*,

quadragesima, che, data parital

più medie e

•li Dame più volte, dove si ù ballato privatami

i più un ton o titolo d'insajo » 4).

no questo della sua passione, i laro n... che nessun altro Viceré avo i mai fatto: oso

'fMctood. UoliAv et la coi*, ital.— Iter 1887. Pttg

-t. 1Q* i. 11!, p. 11. p.

.pplwu «oc. 1634. pag. 67.

I &•«■« Giurn. .! I fot. ISO.

120

andare, apertamente, al teatro pubblico- - li signor Vi

osi ii.iin a prendersi spasso, imita «'io

govt-i iiniano, che non solo va a caccia, ma ba

0 in usi. una COSO nwnn, urinili più tUOtù tri f/uc-

ttto Regno, cioè di andare alle pubblichi

una Mila volta sugl'Ctl fattOSÌ Jurr un puh /ietto

a posta, visto \ mente mollo spe

a casa stia, mi u stata alcuni roba I è detta » •)

Nel 1688, il 7 febbraio si recitò una i ommedùi in <•. di Don Tiberio Caraffe Principe 'li Bisiguano. Il SO aprilo «si rappresentò una Dunosa i con un grande apparato nel quale furono m belai

apparenze, o riuscì assai buona e vi furono l'intormod)' italiani e ballo.» Il sabato 22, si rei I" In costante dal Padre Spina, aspese ili Dui Luigi San trino, Principe ili Bi commedia e assai buo

, . j ,,.,■ Qgg, . ,, g||

t s) Avi1 va proprio l'alt. > I i-tui Il Viceré aveva tra i suoi |>iu lavoriti un tal Geronimo Favella, '•!■" gli serviva da gazzettiere, già 7-

ilioi prima, campava la vita « >"l rare in isceualapaii di disgraziaussimo innamorato, ma, aventi.. di queste converse sai più famose e fiorite in

Napoli, J atte venir da Lombardi -li si diede

i e grasso, i ara, in qi* istie

di gazzettiere. » ')

•) ivi f. 135.

*} Hu-ca me- I

») Fui.lr.nv Hftle al Hu<va. ma. ali fòL 103 l - retta ieguentu: hi Filippica citi li discorre dv'' (a

n de' ttt: astoni ti

t/'XHoli, Napoli per SoNBdittl Iloncagliolo ItitfG io 4. «wtupl. alla

Nu.

- 121 -

; altri Viceré prima di lui , e corno uni a usarsi sempre per tutto il Belcei etera

la Domenù anche talora altri giorni, e P

ito dalie indole della nobiltà, spettacolo, commedia. Oi in se in gondoL .' Ambrogio Buonorao, iza.il Cornelio popolare, irca

Calci- i, già .--arin , il perfezii i Iella

h Pufcin l . > invaghito il Co

i lilotto di commedie , che fin negli affimi .1 ini detta 1 . ni ranni.» n>" l'esercito per

Irò il Dm a iganza, ribellai » dal

\ Re di Portogallo,

ira intento a pagare più istrioni che soldati»» ') racconta nei suoi Annali 1 he 1 fa .-il--, andò prima a iettare

wmi' entrò pei divini ufRcii nella cappella

10 Sa< 1 . 1 1 .■ 1 ' alo, 0 inai vedu- iosamfl 1 onfondendo i aaeri misteri ili ■.unita e le < ■• ■)

I v uchc venire apposta dalla Spagna

uned ian ti Kpuguuoli. Per una volta, pel solo viaggio, «la quattro- lueatì. E, - quando Esali iuo

ù tutti i suoi familiari ad incontrarli

*\ Faiaaro nu Intorno» Andrea Ciuccio w. \ Iv-rrucci.

Ttrtt rappresentauca premeditata e all' improvviso noe. In Napoli 1899 p. 593 a wg. ebu racconta > li<- : « «avendoti portata Andrea

stilar.- in Roma, v I Incorsi da a* tu'

di Poeti gravi, o poi cadendo nello scìoccIiwmc. ai jiau*sO il Po-

H" ' na Citi*, cW ohe ogli avvertitosi o datosi tatto

■b«M. ottenne tutti gii appianai ponibili >, *> byti annali d. - Napoli IS49. aub

122

cortile, ricevendoli eoo siffatta allegrezza., i te b me-

raviglia e dispreizo cU lui anche noi suoi amici e parti- giani. » ')

Chi m quali attori facevano park 'li questa coi gnia ? La fantasia rivolgo in se i nomi e lo ligure dei f;j musi .li quel tempo, Scbastian de Prado, Roquo ) <>■■■■, Maria de Cordova detta i'Am osare, ecc. Ma allora solo Madri' l aveva più di tfl canta compagnie comiche! :i A pn Prai

: a, della quale fece tanto rumor» La convei [nel messo d'ima recita abbandonò il tea mila3)], il caso non era ins' lo donne da .

sjì:ignuole. Quante se ne dovettero chiudere a Napoli in quel. storio deUe Convertite spagnuedeyCA

Vico della Maddalenella a Toledo I '>.— Appunto alle ie Tenute al tempo del IVfontorey, do t Donna Antonia de Rib ùca ceìet

line del 4635, <l.i Napoli ondo a Roma e, è lerc -i

tre mesi nel luogo di queste donne 'ietta di Casa i due in mi olirò ritiro, nell'aprile de] 1636 a con grandissima ruMià .•( cimi i' •■rvore di spirito, si vesti monaca

Slinfana in S. Giaiomn I m .n il

!■'/<: ■!;' QesÙ '■ Maria, >.: alla sua V€ ùék

brò messa il Cardinal Francesco Barberini, proti mi» > Inioi'iio a ipesto tempo fioriva anche

>> [vi. *ub. USO. p. Tg,

iakaoc o. i L, Or. 100,

') [a xua coiivanuODfl fu oggetto di famoso dramma spa 1. I i|ii»lr vedi Aspoaixionrt in Napoli ralli [Storia dei teatri VII,

« mg.), u di udo italiano per unric*, ili Papa Giumenta IX Rampigli

i /••/ rirrfo. Gfr. Allarmilo. / /<-<Jfri HuitUl tt*l Mi'

ma. Roma 1888, pag. 100-101 «) Galano-Chiarini, o. a IV. 881-4,

p. 22. nota.

123

Bau /, o qu»;, por ha sa Na].-

era Uaiauda la Napolitana. t ')

Diodo, : ii s] tagliuoli

lamentarsi col Viceré. Il teatro era dm Moo fatto, mand. fuori una grida:

il'1 un po' I i fosse pubbHoa mere- giroe •••la ogni giorno, e quelle, che stiro, pagi a prò degli istrioni quattro carlini

i un onorevole accoppiamento, nomando ed agi iffiuali d< Ile ompa-

anch' essi una stabilita a per tal affair : >iima\a ! •>:■

i tal gente ! » *) n \ fu il Duca di Medina Las Tori

i Anna » io. Nello

rnlido palazzo di Mcrgelliua . chiamato una volta la

e ora «li Dognanna <• della Regina Giocamo,

i a, tra le i. .'<\ « un

teatro di commedie, capacissimo, o

attorno per Dan» . «-ho dalle stesse abi-

ascoltar la i a) Ni

i tini, si preparavamo beUii

■■ . . . . sondo S. E. «iuta ad una su-

qu entità delle apparenze, nella città di

i pi-epar - i per il signor principe

tornò e due li Alcalà, che vogliono passare in

o. e. p. 408.

1637. p. 75 * Hilravalo muovo per cm- fti'Hi-Li nOVriSM la "olliglieiaa d<

ir danari (oam e pur cjualun-

ancorchò nuova mi in imitala ». -•w». V. C .Ila: a Palasso di Donn'Ànna a

9, in Si min Hi lettor, storia ed arie. (Nap. 1876).

124 -

[spagna » '). Nello stesso febbraio, si concertava « una

aia di 24 dame e 36 cavalieri, tra le qui entrarebbe la signora Vioeregina » ; avanti Pe

schiava tu torneo , al quale, >i diceva, prender) parte il Viceré *). Le dame badarono « vestite alla t" antiche Mnaraoni, trapa della, mi

stia femminile. ». Nel mano, in casa del signor Don Pietro Orsino Duca di Gravina, fece una mirabilissima com- media con l'intervento del Viceré e Vlceregina, del Col- laterale e di quasi tutta la no* il Yirriv tratteneva a PosUipo, « dove si stava all'

unente e si erano fatte nuove comedie e i convito di dame » *). Tornali» poi a Napoli, si p paravano reste s commedie per lo sgravo Li Donn'Anna e i mesi dell'inverno passarono al solito mudo. Ni i m. vera la signora Viceregina entrata lu-

nedi sera Dell'anno trenta tré, si feee in Pali i I><1-

lissimo festinoi dove intervennero quantità di d lu rappresentata una duo\.i <-<>inmcdia dai comici spa- nninoli , che riuscì egregiamente con 1' intermezzi ita- liani. * *)

Era allora al Teatro dei Fiorentini la compagnia di :es«-o Lopez. 1 pioprietarii del teatro, Vinc

') Avvisi ms. di lioma tl*ll" OHM W89 Ji Tini" i. Hibl.

Na/. M-. XI 1 B. -IO. Roma SB febbraio 1639.

*) ivi, Roma 5 marzo 39.

') Capewlatru. Annuii. p. 145. In uu ma. della Soc. N i|>. -li i>t. l'ai, litio: Saligni ifefM 'KW anno 1647, ò inserita una figura di «lama mascherata (non da amazzone !) coli' iscrizioni» n penna : l>. Anna Ca- ra fa, principessa di Stigliano, Vioaragina di Napoli

*) A ! mia M vltomlur 39.

s) ivi, Roma 10 dicembre 1639. Il Volpiceli*, parlando della n di Mono" Anna, avvenuta il 14 ellobi 1 - > *." ». I

: ni, in moto. > (L 0. p. 20S). Ma, coma ai rode dalla riferii tuiu. na aveva invece quarauta.

(85

b Otl - ambata , pretendevano ohe il liitatnro,

i «l'i fitto, pagasse ogni seni il quoto del-

i«' dicevano essersi tatto sempre , e come

resentantes Ualìanoa di San Bartolom-

meo. La lite andò innanzi all'Uditore di UN ma poi

'laudo il Lopez ai proprietari quattro

•i. ')

i o Lopez fu uno .i<-i migliori < ornici sp&gnuoB,

vi, Pamoroso, i mo-

iliciana de Àndrade, madre «li Joseftì Lo>

anl maai&Pepé] io hermosa*). Ncl-

lii sa perchè, lasciò la sua i ompagnia. marito, dii ino gli Li ■*/, a la Carnosa spaguuola , figliuola ili Franca co Lopez, ra la prima donna delli rappresentanti. Le tarono da ogni parte soldati di campagna per ire ; ma invanì'. 3) Il 1640, i proprietarii doi Fiorentini ii- il teatro

£0 ducati a Gregorio Chavc, Marco* Nàpoiù *tros. *) Marco Nap napoletano, recil lin-

''ain di Flaminio. Egli tradusse moltissimi

uolo, : lie ci p un' idea

lertorio. C >sl il Re rivale del suo favor !"■>. Geronimo de Villa Assan , il Purgatorio <H 8. Por I Calderou , la gran Zenobia, la Vita è sogno, Casa . di Juan Perez di Bd ontahran , il

me, il (iran Numa della Spagna Filippo li Lope de Vaga, il Nigno diabo V Armata n nto-

rio&a sotto Don Giovanni ti' Au str/n,\\ ('</. Ortolano,

«j R»L .1. Geo. Antoni ■. n NovMnbx» IMO. Ardi

*Suu> •J Screda. 0. e. p. 414. *\ ài - Napoli 26 aprila 1039.

1 M. cit.

12f»

tragicommedia «li Muri de Mèscua; e altre del R02 del" Alaivnii, ilei ire autori BOC. ecc. l) que

-o bqi he per Nàpoli il famoso Don Giovanni '/'■ > uscito fresco fresco dalla shakespeariana fantasia ili de Molina, La sua prima tappa, nel viag letteratura mondiale, verso Molière, Mozart e Byron, Napoli, dove i commedianti spagnuoli recarono il drammi

che, nel 1668 , lin Onofrio Giliberto di Snlolia mi italiano. a) Accanto ai drammi spagnuoli, i m

gratulo quantità <ii drammi italiani spagnoleggienti. Nel 1639 una dello caso del teatro di 5

era fittala a una Delia fittale, la quale, del resto, in:

grado il litio, stette quasi sempre a Roma,8) È un /.io l.ili venuta a Napoli della compagnia dei Fe<l>

Dei dilettanti napolitani, Salvator Uosa and.iv; ghere allori fuori la patria, a Roma, dove i in-

•) Bartoli Fr. Notisi,: comici italiani BOB, toh II . p. 57-8 « copia

11. 1" ed. dell' Allacci , p. 617-8— Nel Diario dol Capo©»l*lro (Nap.

1850-54, III, 398) si parla di un Flaminio Napoleone o Noi

ni! 1048 ara a Roma coll'ambaacinun ■•• 'li Francia e aveva

'•oi riballi nnpolekwi li-i *l ii'i-h" OODÙCO I

*) Tlcknor o. e. II. 301. Moland. o. e. 191, e aeg. (>a?pnry in X svcllu'im di flMoffia r. UmjuistiKa in memoria di N. Caix i rH I ir. IBM p. 57-69)— Il dr.iimni

])iù trovato, fu alani pato con qneato titolo: Il Conaitato di Filtra ■i« di Onci rto di Solo fra. In Napoli pei

Ulaeci Dramm. Gol. 218;. Dol Giliberto ho visto J olirò quelli cil. dai bibliug.. Il vinto Inferno da Maria (Nap. l'Ili, i/o, Il Cavalier della Rosa (Nap. 1000). *) Ardi, degli Iin'iir. In un libro da conclusioni dagli 8 gennaio i( agli 8 marzo 1041. sub Venerdì 5 inarco 1039: e pagando ducati

le rilam-i tutto quel che di più -t da dobitnc*. » Non credo questa Delia sia la Camilla Rocca Nobili, intorni) alla quale vedi F. Bai Ioli, o. 11. in fino. *) Ad. Bartoli, o. e. Prof. p. CXI. Ili dico: e non ho dati ani aoggiorno itti dal 1031 al 1041 ».

- 127

», e a li •' [(alido Pascaricllo e

. nella doppia forma, questa, di Formica e Patacca.

1 ij>! ■•. .i :

E in palco f* si ben Covisi Patacca,

1 '! ■• -' ■■■'i|.i ■•■ q ih* ei favella,

bararti le maacella M.

: Te< doro Ameydeu « i dicono •■in' di iiv

del 1044 il Dura di Maialoni.'! o venni! a Ri DD rum-

inili, che rapin E i ili sua patria, no giovane desti-

li più gran comico del bocoJo, quel lì-

•lilli, quello Scaramuccia, di cui si disse:

Il fui lo maitre di 1 lu:ro, Kl la nature fui

nato a Napoli il 7 settembre 1608. Intorno al 1033. in di un capitano di cavalleria, .s'era accori- li una prima attriro di una (unipa- ra a Napoli. Bazzicando sul teatro, co- i) a recitare di tanto in tanto qualche piccola parte. la lavandaia dell'attrice l'aveva invitato olle bou. . figlia , Tiberio Fiorilii , allegro

slancio di tenerezza, abbracciò in la bella figliuola della lavandaia. Il giorno se-

,1. MèbMtntfU riacquistato. IV. 11. G. Martucci. Salva- ** fonanti itmomitj'jii, <h F,,:-m lologUi 16 oltobre 1885)

*• AiWboUo. / teatri di Roma eoe, png. 36 e Heg.— Il L>u Domiuid dice ^■thnio Ma» tu ivo, anche napoletano,»' p lisotpolo W Rosa,

"*»hw eb« « «"or* i bvuc BomminbtnTa i motivi .• taceva col Pernio ■*■» bdiianme nullo cumin-jdic ». iioUo o. e. p. 68-3.

128

guonte , lamenti presso l'attrice, un casa d olol

Fibrilli fu costretto a riparare •"! matrimi tempo dopo, egli, Scara , <■ la moglie, Ma

latrarono io una compagnia ili comici. Il 1639, mbi il 1644, corto, era già a Parigi, delizia della corte. E :t Parigi, sempre festeggiato, non stancando mai il pud blioo, per più -li cinquanta anni, tino .-il 1604 ria, vestito tutto 'li nero, colla spaila al Banco, era, con magali"! parie -lei tipi comici nati ia Napoli, un l vigliacco. Ma, in Francia, nn le mit à toutea sni/rrs. »>.

Nei libri D?appuntamenti e conclusioni del Governo di lininal.ili del 1641, 45, 46, 47, si trovai io v.uii «■rum a filli e bandi, che si tacevano pel 'JVain - di Bartolonnneo. Nel 1645 era fittalo a un Gaspero de S ed altri. 11 venerdì (5 aprile 1C4G si stabili: " Si è coni duta la HcenzQ alla compagnia dei Comm

di recitare nella Man/.;i di S.ni 1 1 . 1 1 1 I < 1 1 1 1 i ■•t,tl

detto Compagnia sia PoiicineUa, con pagare il solito di ritto alla Casa Sanie inaino a tanto che si

lai' la i 0 si C dati» facoltà al dello Polii-inclla

distribuir le porzioni di quello che proviene a detta < a

pagaia, secondi» l'haliilii;i di ciascuno, i proposito, 8 si e commesso ai caporale E

•) M. Sand. Matqutt et bou/fòns II, 257-72. E fig. 45.— Cfr. Ammollo;

Una fam. ti» OOtlì. ihil. «ce. pag. X.LI1I. Nella *ita di Scaratni «(-ritta in francese dal «io compagno Costantini rist. «ini Ha itoli , ti:* dei comici ecc. Il, I86-S3S, ili- I un tessuto «li sciocche in limi, "i luaOBbi olle il padre «lei Kiorilli era esule da Napoli per ai

BCdsO U frittilo dui Vewow >li * •■•■ |"i.i. i l'efa dato a fare il ciarlatano; cosi Tiberio andò a Roma, a Ancona, fu mosso in galera per uba? a Fano a* uni coi comici , tornò poi a Napoli, dota, Botti i danari a»UTa rubali in varii modi, *i dette a recitare; fu chiamato u»a wri casa dui Duca ili Satrino (bìc) , e un'altra in casa del Dnea ih Qaj (sic), ecc. eoe. 1> poi certo uno sbaglio dal Basche! (o. e. ESt] fosse figlio «li Silvio PiorOla

- 129

ida alla di quello pervi* lotta Co-

li'1 -i recita. » ') Senza dubbio, Pie Ire Andrea Ciuccio, io la rivoluzione del L647. Il leali San Bartoiomttieo , al posto dov'era, rum pai >

i. a Essend rodotti soldati nelle

e palazzo ili sopra enunciato, Quelli demi- lutto , brugiando quanto \i ern «li la notte, o v) Dopo la pacificazione deBa catta , luoghi sotto il tiro dei cannoni di Caeteliiuovo, arano ... di ma* ei ì '. a Dentro della rua Catalana, dal pontone all'incontro la detta chiesa ili VI- 1 1 sin», .ili-' jr.ni di San Gius metti \i-

dia, la strada del Corrigìio, il Piscia- trangolo, la Piazzetta, tutte te i dirute», dice un contemporaueo. 3) Il teatro fu vuotato Lituito il 6 aprile 1648 atfospedalfl '), "

i Sii Incur. Libro d'app. 20 A.-. 1544 I64fl -Vedi I giorni

Sotto!,. 1644, 24 marzo, 29 aprile, I ' «t-

1a»l««.

*) liiUxi [atrimouialf «oj>i;i II

*| Poii.1 favonio fot colile <r Qgnaltc

953

_■ \ B. «.'.. fol. 44. i comunicatami «tal eli. Prof. Amabile, che la trasse da una *»td»k aUcgajiaue forvnw. *)Ur.. Ne] HIT (u roviuato dui

130

IX.

Commedie in musica e Febi Armonici Dromi' Qpagnuoli AY-7 Largo del Castello Cronucu (1G47-70).

Il Conto d'Ognattc, vincitore della rivoluzione e DU viceré , era anch' esso , per buona fortuna , lìlodram- m.iiico. E fu quegli , dice il Panino , che « rinnovò l'uso antico dei passatempi delle m.is.l, ; d I Carne- vale ed introdusse V uso delle commedie in nella città « i).

Il dramma musicata fu introdotto a Napoli. Ini alia meta del secolo deeimoscttimo il centro del 9110 li'»-

era Venezia. A Venezia , poeti , COBtttì il [ lo Strozzi , il Busenello , il Faustinì , il Cicognini, O il Minati, il Noris, l'Aureli: a Venezia, - lori comi

il Montevordc, il Cavalli, il Cesti, il Boretti. I primi mc- lodrsmnti vennero e Napoli, musica e poesia , belli «■ f/itti. li! vennero con tutte quella pompa di spai di macelline teatrali , che ne formavano allora pari tegrantc. a Stupori, stravaganti mutazioni di voli

non sulo d'uomini, ma ili cavalli vivi ■, cose non

e potuto operare la stossa magia! » -') Il g del vedere era, nel seicento, molto più vivo presso Ui noi, che L'abbia no relegato quasi tra i di interiori ;i; te icone, le apparenti , si notavano e

') Panino Teatro eroico e politico, wl. cit. II, 460. *) Porr ucci o. e. p I *) C. Ourlilt. Gcsehichlc des Barockstiies ih /t.tiirn. Stuttgart, p. 187.

131

^avario e giudicavano , alla pari, se non più, delle pa- iole e della musica.

E compare anche allora la genia dei castrati e delle virtuose '.

Dove 8* udiron mai siffatte cose ? Dove il canto virtude, e le puttane Il nome millantar di virtuose^

Appunto in Italia, nel seicento !

Si vedon ir peggio che matti I Principi in cercar questa canaglia, Scandalo delle Corti e dei Palazzi !

E Salvator Rosa prosegue :

Bella legge Cornelia, ove n'andasti, In questa età, che, per castrare i putti , Tutta Norcia, per Dio, non par che basti ! ')

La prima compagnia di cantanti , venuta a Napoli , s' intitolava ( o bel nome seicentistico ! ) dei Febi Ar- monici Il Celano dice che il Conte d' Ognatte , « aven- do introdotte le commedie in musica all' uso di Vene- zia , rappresentar le fece dentro Palazzo , nel luogo, che serviva per lo giuoco della Palla, eh' è quello dove sta 1' officio delle galee. » 2). Il Pacichelli accenna

') Sahator Rosa, Satire - La Musica. Intorno ai castrati e alla piedilaione per la loro voce, cfr. La Grillaja Curiosità erudite Sci- pio Glareano. In Napoli md'clxvhi. p. 310-334 Della Barbarie di castrar gli nummi. L'autore è il noto Padre Aprosio, genovese.

s) Celano o. e. IV, 340.

138 a questo teatro «li Palano, a formio di pali

. pi fi I l),

Quale fa il primo dramma rappresentato 1 Qu<

fu, certo, uno dei primi: « Il Nerone "vero l

ili Poppea I trama music all' }llii-

strìss. et Sccelientiés. Sign. i). Btigo de G tra et Tassis, Conte •/' Oliate In Nàpoli, per Ro-

berto Mollo ìtt.ìl » *). Era staio già recitato a al teatro «lei ss. Giovanni e Paolo, nel 1G42 e 1 r>4«

sia di Gio. Francesco Busenello . musica di I I Monteverde ■).

Nel dicembre 1652, giunse a Napoli la notizia del ri* quisto -li Barcelona sui francesi. Il iii dicembre, s la cai oleata, la funzione al Cannine, il festino In Pulazzc e una dalle sere Beguentì ; a Dalla compagnia dei Italiani, chiamata dei Febè Armonici, che rappre- rano in musica uri proscenio formato nel Palazzo Regio, fu recitalo fl soggetto intitolato: V Amazzone d'A- li con grandiose apparenze, come a"i citta, pala cii, mesciute . gioì àini, battaglie, e simili, con voli di- versi, balli olla spagnola, formati .In ntt«> persone so- spese pai sovra otto I hi e draghi, e smontati con spade mule nel suolo, scambievoli fra di loro, con bell'ordine Indiarono a bene. Vi fu anche un altro ballo alla moseica, da >i altiv » . con \ ani istruraenti , usati da quelli

•) lùmarit 'i fu T /•.'"■■.

T. l. In Napoli, Dilla Regia atamp. 1085— p. 3«39. *) K ikIIh pivucsa ootlflclooe 1 i lìlirotii dell'Arcuino musical.'

i M.ij.-n.i. E colga mu' : rito all'c-

i Big. H. B. Pagliai rhù mi ha dato tatto Pigio 'li studia ri*. *) Livio Nìho Galvani (Giovanni Bainoli): Ittatri A Ita

I •■-..' vi//. (1037-1700). Bd, Ricordi, pagg. 31,

133

mi boston* t'or-

alo varie lontananze, e postovi alcuni

solito, s. E. con e invìi «li dame

i). il tii ■•ì'i r .1.

, .• i i ai attril

tal i rid ita da un Luigi Zorzisi -,

nusica da Fraooe avalli, b adornato con

apparenze -li scene, macchine e balli da Giambattista Bai*

urtata a Vanezia, m I mia del 1658 •).

di altri generi di i ecite trovo del tempo deU'Ognatte. Cosi il l luglio 1049, ni i! di Corte, si fece una beta in Palazzo,

n Mila Iella reale sp isa del oat-

tlico i re Filippo l\ , a con L'assistenza deJFE-

Cardinal Filomarino. Dopo un prologo, fu

min. m1i;i spagnuoia, la quale l'u ili

d'ogni atto, si lece un intei alle-

uhiusura, la Gloria, la Fortuna, il Ten

tarono le lodi del Viceré , interrotti poi dalla l'ima,

notizia del matrimonio. E scesero dodici

gei iiihiDH lini da una nube e fecero un ballo '.».

•i cita il titolo deH'ulizioii-' «li Napoli par Rob>\ I T5Ó, col. B ! I

li - M-. Bibl. di rio , voi. Il in

*** In ila Bibl. ffautdgn. l,i-: u <<,m«i,abur-

^** d 'iùa ff tu armada a CasU'lamai:

Mortsieur Pfoss^

Ij .

' '-uiìiia , dot arcaburervt . Luaxcia dami , uh paxe. 11 nomo •eli « xj lapj non ,j j^jnp. bea*.

i:w

Ni : anche del 1649, fa rapi resentalo a Pai

.i.i i>. Giovanni Sanseverino, Conte della Saponara o altri cavalieri sud parenti e amici, un dramma di Fr

.ni. il Fuidoro oe ne la una lunghissima esposizione. Cominciava con un prologo in musica, un< dei soliti pasticci; nel quale la Notte non vi pire i" Sole «• se se rallegra; l'Aurora giunge e dch sa darsi ragione del rifardo; Giove dico che castLi Apollo. Ma ceco Apollo arriva e si scu '

-i.-ii.. in i . 'l ammirare le due lumi ani) !

iris altre freddure simili , e i «ioni >i-

i Ognatte. La oommedia poi è la seguente. Valdemaro, Dsurp di Persia, pessimo ■•

d'avere in suo potere Alvina, liouestissirna geiitikli destinata per moglie ad un valorosi.» capitano, chiamata lo, o Dinesio è mandato alla guerra, e Valdom STO] intanto, a Alvina uu finto messo, choaunuu- eia che Ginesio s*é ffiato con una sua rivale. Al-

vina si dispera; vuole uccidersi; viene geni ivi

col pi ' in un luogo , '"!"■•

corpo d'un ammazzato. Creduta colpevole, ó condotta prigione; confossa, ed ■■ condannata a i tfa la su

innocenza scopre; un Nume, suo pr in un'isola incantata, dove sposa Ginesio, a concoi deQa rivale, ohe s'ora fìnta Alvina per arte d'iiica Ginesio toma trionfante; il tiranno finisce in prigione; li vera regina è rimessa sul irono. Tra gì1 intermessi, ol- ii i madrigali alla line del primo e terzo atto , odo comparve " il Governo politico, qi vantandosi dei suoi pre;_'u;i , eonehiudo ritrovarsi mai pre con PEoctto Conte d' Ognatte ■■: e alla fine del quarto, venne fuori Partenope, « la quale, rimcn le SO iure , in pfelio tumultuavi

.r aver rì* avuti i frutti della desiata pi

L35

a il suo Re, che lo con- l BUOgO-

\o, pi » i)

iddisfare alla pompa e varietà delle

», del tempo per co iforniarel con

ignuoli iratissimo Lope de

I ire gravissimo in questa professione Gli

e gli ornamenti non disi i i' unita, coma

il ••,<■ una volta in cattedra dagi [ernie! Infu-

,. ». -•).— Ma, in i lata

. . egue il gusto clas-

i ti un chiava, amala ila due vecchi 6

ani. .? che sposa r u io di Questi . i osandosi l'altro e figliuola 'li un > dei due

i lino, ma di la della saZSetal I tessa, Sproposito, e il napoletano lo. Un* altra sua fu rappresentata in

I. C è , difetti . all<' mila , tragicommedia rappi a di Maddaloni t656. In Napoli to Mollo s).

i Reali ti medie in musica

al teatro di San Bartoloiumeo, che, a

sto, fu «con molta >pesa rifatto», ilice il

I. Nel 1653 fu stampata a Napoli V Arianna,

') Statiti hisiorki ecc. Ma. eil. p. 263-8.

ri Ciacconio 1053 fi dedicala al Principe di ira i pwl. loili, <■'.• Andn-.i Vitl-n. Ili, !.«>-

1 '-ratuo, Onofrio <ii Coalro ecc. Poni 'Ima fa ranagram-

ll'autore, aecondo l'uso del rrino o. e. H. 41 'cri. o. e. ed. I7i 16.

13fì

dramma musiralr >l r Don Giuseppe di Pale

iK-i!ir:it.) :ill'{ guaite '). F, rosi il Gigante abbattuto, lo

l 'Arianna, di Francesco Zucchi, anche rappre* sentale in quei torno.9) Ma «li recite notevoli

il i ( icognini :). melodraa «lain a Venezia il 1649, cori musica del Cavalli '>. —Il Giar fi un esempio tipico del melodramma italiano dal sei ento. Par di leggere una parodia! Tutti quegli en

i. gidi ( •-•■■!■•-'. i-i' I •. E geo, ecc. sodo ci

-munite volgarizzali. V'é introdotta la Nutrice, sospii ai Fuggiti aiuoli, a il Demo, che balbutisce in mus La catastrofe tragica verrebbe fuor di luogo; e, alterando

la (avola, un duchee matrimonio Ira Giasoi leifile,

, rhiudo il dramma musicali . più onesta delle commedie, i Nel 1653, <-i fur che te Magie amorose del Sorrentino, con lo macchine rospeuive del Balbi ").

Nel 1654, YOroniea Regina a? Egitto del Cicognìnii «ii. ila a Venezia nel 1649 con musica del Cesti e volte replicata ;». A Napoli fu arricchita di nuooa mi da Francesco drilli*). Il Cirilli musicò seguente (1655}, il Ratto aV Elena di Gennaro Paolella *)t Nel quale anno si delle audio la Fedeltà : -te

') Stampella d' Honctóo Sarta, MnCLllI.

f) Qundi do 1653 io 9 Sotto lo »t«

!.. Italo: l-<t Vktoriù fuggitiva. Dramma saero di Giuseppe

Qutaido Napoli (n. r. HI). Kra pei- musica? s) Per Roberto Molto Ì658. Alla -i, oA. 17», COL tOL >i Ottani, 0 e, p. 22.

l) Il i del Do'ior Giacinto Andrea Cteogni

i. li. Veneti* MDCLJUV.

*) CI i ii. A IL

•) Ottani ... ,•. 38, IT, T.t. ■j Per Roberto Mollo 1054 —CI fr. e. C

le Mollo tO Aitasi o

137

Sorrentino con musica di Gi A.I-

l. La dedica 6 firmata da A Ga-

ia detto ohe bisogna as] Bua al 1678 per

ire un libretl i o lino al 1684 per Irai

•nti- Paoi i ; I i illi, l'Altiero, in (anto di ■■

sono i primi timidi librettisti e i etani. Librettisti, raramente, di pochiB-

Impositori, ce lo dtt coi si darà la pena di rintracciare ì re i

loto spartiti.

ioli de] « lonservatorio di Loreto, dice il Celano, presenta -urrà in

musica. » \i Nel 1656, sseguiron ondo il Plorimo1

unii ,.o. della dic:n«

'tsa, musica di Andrea Marino, maestro di cap- i-io •). Ma ceco il vero titolo e il no- tlt'l poeta: Il ampione ooì tro il li. Gac

ramnintun in musica di Ginran Francesco del

tei re- ila Madt'K di Dio delle Scuota Pie*). le provini . l >pcra in musica andava pene* [lo piccola melodramma, intitolai i I' Orfeo, o di- iso hi quattro atti, di Carlo d'Aquino, fu recitato io iodio 'li una delle commedii ., pei la resa di Barcellona; vi cantarono sette rad

«leti.* a I>. Fraw>*ro Mnrino Caracciolo Are. 'Ila l'rìncìpo d'A- Iìdo Gran Cancelliere del Rcguo «ce. Napoli jtr Roberti) Mvtlu. f6.— EmpL o. : all'Arcb.

Ploriroo o. e. IV. T>82.

Fiori»©, o. e. Il, 28,

Napoli, per Giacomo Gaffoio 1650, in 12. Quadrio, o. e. Ili, II.

138

•■ i cori . /"" uto ragione eUL ho l).

Mu.'-i . i. iiijim regno 'li q i italo-spagnuoU , perché Bono traduzioni doni,

i/ii -in , ili ih Delle coin

sul del d'Isa, quasi non si trova pia ira

ultima eoo à la i . che ho accennato, del Zacca

i ih risuona ap| ! frastuono e nella gaxzai

del drammi del Celano, del Tauro, del Pa

. di l 'li ( astro , ecc. ecc. ; perei si si

vano quei suolimi Ingegni, che ora nessuno ricorda pH

Chi « eco un po' la letteratura drammatica spag

queste imitazioni italiane, non può li dall' esclama re : Pro thesauro mrhunes / Quello I ii, .-.-III creazioni dicarattei i,di ;, dei drammi

spagnuoli <|U',l lui "linlogo in versi arn ii-'l più puro casttgUano ; l'a i ili moi

d'interesse; tutto ò sparito. Nei drammi italiani, uni pida successione di stupide scene; un dialogo, in calili prosa, in pessimo italiano, a contrapposti, giuochi di pi !•• ile, |';n;ill- h-nii, roMSO 'Iettata, pro|

q li Ha dell' aoon mzoniano! Il gn

inali» coilè sui' osservazioni, rilievo al dramma \ i iii.-i quél napoi ciamo, •• ii

concludente. Un minuto confronto proverebbe I ili- i barbari eravamo noi! Degli originali non ritrova ci igerazione <li alcuni difetti. Dall' un lato era un* ai rlit'uit ! i Forma, aia pensai Irò,

i completa 'li pensiero e <li sentimento I

|| ì. ili Parnaso Poesùs di Carlo d'Aquino in Co

1054. _ pagg

*) Cfr. /•' dt la cor,

latine ecc. j«r Loin l'ari» 1728— Pag. 47 * ag.

189

Il migliare, «li lutti questi pessimi, In il cenonìi

;e una Ir di drammi sotto il nome

Vb/i '"■ podi i

t— Gli - Sopì a ade tingiamo la

ice. Altri drammi, olie Bbb irò

. :■ !'! ' ',,11-

Uona, «li Rai iato; l. ' <>-

tei ninrio h->i, àrida del vivo del <li- Vii >: ecc. ').

IO moli i'.l'. r B II 'lai «Irai i

ali si rid ici ri i Facilmente a uno 1 1 due lipi. Sopra i i si traila di un Conte Lo-

I a. 'iv r.i .. Un Me- ndica , con andò ili tarla com-

: 'I He con ih' - i i paggio.

lo nna, e I' onore è -alvo, e ! iglio delle battaglie ili l.v, vissuto contadino Ire poveri . portato -I;.l'1i ini|.uUi «I . vìnce una baUaglia pel I.''- d' [ngliilten a, di'è . i .'• riconosciuto Iron . Di , nere le azioni : ma t

iitiilcnli e «lei ruvvolgimoiiti, nei (ju il1 i e pi "l' i dialoghi p< su que-

■Caci i dramma i i:

D. < > i.'ln, ti ringrazio !

cono. Fortunn. te so schiavo!

torelli. '/• noli, v 300 7tt Pomirri.

r.i/./n- v,i'.. 'fu i, |>. '"•:' :'. I" T. ippì, Nieodnmi, Alinoci, Quadrio a gli altri

,»-r.j sren ■■ a per fli*como

ara. tftW.

prw scenica di Oio. ttttuijtu Pasca, lu Napoli por Franw- -.-«, |fif>5.

140

D. Ottavio. Che dopo lungo agitamento di mare,

Ciccone. Che dopo pericolosa tempesta,

D. Ottavio. Stampo 1' orme su questo lido,

Ciccone. Metto li piede a sta bella Shiannana , ecc i

E la scena di un altro, tra due amici, finirà:

Arrigo. Grazie, o stelle, Lisardo. Grazie, o cieli, Arrigo. Se in un punto Lisardo. Se in un istante Arrigo. Con 1' amico Lisardo Lisardo. Col mio diletto Arrigo Arrigo. Felice mi rendete. Lisardo. Mi rendete beato s).

0 talora, anche, con le chiusette in versi, che fanno beli' effetto !

Le recite di queste Opere regie, Rappresentazioni se, niche, Opere sceniche, Opere comiche, Azioni regioce^^ miche, o com'altro si chiamavano, erano frequentissime^ I teatri pubblici, le case private no erano invase. Le col " ezioni , che ne restano , stampato dai librai teatrali de>J tempo, sono spaventosamente numerose!

A questo tempo, di comici lombardi non trovo quasi nessuna notizia. Un Fabrizio napoletano era a Napoli intorno il 1630, e aveva nella sua compagnia un Nicola Biancolelli, che poi divenne scrittole drammatico 3). In

') // Cavaliere Trascurato di Gio. Battista Pasca Napoletano. In Ma- cerata per li Grifei e Piccini. MDGLXX. A. 1. Se. 1.

*) Colcolona E. La sofferenza coronata. Opera scenica. Napoli, I7Ì9— A, IL s. 28.

3) F. Bartoli. Notizie. ad nom.

141

?de Cintia, comica famosa, è un sonetto nelle poesie ei d'Aquino :

Non cosi vaga, o Cintia, in ciel tu giri,

Ricca di tanta luce il volto adorno,

Quanto quest' altra Cintia, ond' hai tu scorno,

Gira degli occhi i lucidi zaffiri. Ne' più vaghi concetti, o Cintia, spiri,

Qualor tu sei alle tue suore intorno,

Di costei, che non so, quando a lei torno,

Se più bella o faconda il ciel la miri. Al gratioso suo girar dei lumi,

Languiscon l' alme e van le grazie ancelle,

Apprendendo da lei leggi e costumi ; A le mutanze sue leggiadre e belle

Sian palchi i cieli e spettatori i Numi

E per lampade e faci ardan le stelle! ')

E nelle Poesie del signor Bartolo Parti valla, stampate il 1651 s), e' è quest'altro sonetto : Alla signora Horetta Vigliarli, comica famosissima :

Mille avvien che in te vegga e ch'in te miri

E prede e furti, ond'ogni cor ti cole,

Qualora in me, tra lascivette fole,

I lumi soavissimi tu giri. Non bastavano i lucidi zaffiri,

Ch' anco volasti in su l' eterea mole

L' oro d' un crine ad usurpar del sole,

L' arco d' un ciglio ad involar de l' Iri. Era a te poco impoverir gradita

Un vastissimo mar, che il nome ancora

Da 1' Hore stesse a depredar se' gita.

') Rugiade di Parnaso cit. p. 127.

s) la Napoli per Honofrio Savio MDCLI p. 16.

142

Felice, o me, se pria che in tutto io mora Mi sarà dato, anzi il partir di vita, Un momento goder di si beli' Hora!

Andrea Ciuccio, il gran Pulcinella, mori nella pestilenza del 1656 1). Titta Valentino, lamentando nel suo poema : Napole scontra/atto dopo la pesta, gli onori, a cui, dopo la pestilenza, era salita la più vii gente, esclama :

Dov' è Tartaglia mò? dov'è Scatozza ? Addov' è ghiuto Pascariello Truono ? Dov' è co li compagne Luca Vozza ? Addov' è Ghianne, Parmiere ed Antuono ? Perchè tenarriano la carrozza, Mo' se sarriano puro puosto ntuono Ca de chissc cchiù zanne e cchiù sciaurate Erano da carrozze strascenate ! 2)

Tutti nomi d' istrioni o buffoni. Successori del Ciuccio, nella maschera di Pulcinella, furono Francesco o Ciccio Baldi e Mattia Barra 3).

E ora, uno sguardo al Largo del Castello. Vi ritrove- remo subito Cooie/lo e Scatozza :

Come voggiam, nel Largo del Castello, Con qualche sgualdrinuzza infranciosata, Cantar Scalosza ed atteggiar Cociello !

dice, spregiando, Antonio Muscetlola in una sua epistola*).

') Ferrucci o. e. p. 293. '•) Coli. Porcelli Tomo XIX. p. 340. 3) Pernice!, o. e. p. 332-3.

*) Epistole famigliari Poesie di I). Antonio Museettola ecc. Napoli 1673 appresso Antonio Hulifon. Epist. VI. (pag. 37-43).

143

riamente, dei teatrini di Ic^no. Di teatri fcbbrica i' lo notizia l) « Frequcnfcui^iuio il

•r lo passeggio delle carrozze e per la quantità dei monta in banco e ciarlatani, che, in giwii". vi ire i lor iti , dice il Ce-

lano ';. Vi si 'nostri e altra curiosità *) :

Quante a Napole songn ciarla

inalo vertoluse , Qal none, scigue, crapo., e ccane,

Che fatte sanno fa redoculuse ') 1

-mio a quel largo. Anche i predica- : licere in pubblico. Un atante, Q Burnet,cbe votine in quagli anni a .1 i i- un JtJsuHe, aBant A une man I, quoique bion accompagné, ne lais- pas d'apéUer, tona ceux qu*i] royoil et lee exhortott etani arrivò u uni un ci

luail scs drogues , il y pril p pie bouffonnemi |u'à ce quo le charlatan e'é-

nt retire, il quitta aussi la partio, craignaot uue le oom- nt j.Iii- que lui pour acteur, tua t'ennuyAt et :.i ». \n/i. una

Matanwllo, |>o>w<]. -riu

ior.i', rappreseli Link; il targo ilrl Cutflllo 1 \ùAo,

V mitro, nn.i i stano iv.

>h> umani" lo i

nuxL Affn , CoU.PoraaUi. T. XVI.

.'ditello) a nullo: ai legga nel

». Cn n lo II. (Coli, l'ore. T \\W

Voyafi* da SkÉ$$ magne et

é* Fraiict. flit tu an hoeteur on théo-

lof**, À r* Rotterdam. MI" :l SA \ \

144

che fu proprio al Largo ilei Castello, che quel tele pi itors, abbaini, .nato «lai suoi uditori per unPuWnefi hiiHi. mostrando il croeefisso.lt> famosi.- parole: #r '/l'i, chi questo >'• il pero Pulcinèlla/1).

Sorta -li ciarlatano iche il ciaravoto o dar-

che siiic-va andar girando i con une scattola ili serpenti in dosso, facendone mostra o giuochi, e vendendo empia- si ri ». *) Una viva dipintura dei ciarlatani di quel tempo i sonetto seguente:

Olisse, che vanno a<-.«-'iii.|Minonno fahole, E ic vennero Mietente e carrafòHe, So tarila troffaiuole, e birliantielle ,

Ha T.i 1], rlli Ir .n-ili", all' I III.'. UmI.k.I.'

Non se pigliarlo scuorno 'ncopp* a labole

De la BAgllft* lo l)«*ll r».

Che , cantannn mniteite e bellanelle,

Fanno sta rnnn' apierte li diabole. Si no In ililiiii, no moro retrubbeco :

Sagliernmanche de buono autro non hiinu- •.

Che bennere vesciche pe* lanierm-. Su pe Legge nfamisseme. A. lo prubbneo

Non fanno atei*' i> fanno

Ulele a lo vordiello, et à le taverne! 3)

Ani in' da quatti percepiva un diritto ta logl'Ii

curabili I ciarlatani usavano di lare dette farseli

') Cfr. S. Sluiru. LtUtn front Jlaly ecc. in the year* i?65 and

London ». a. p. 1SJ-4.

«) roeateii ii p .1-. .ni. r. wvi. |, i-

Vaiti penne«i per questi nano all'Ardi. Muaicipal

*) i>- 'li I '••r.liimiido Hoccu-ù. La Cent. I è

dotta ali,-! liiimrirktiiUÌ d Nps (Napoli |m-«so Giacomo Raillat

MDGC3UI) I II Cent. II allo Velocità della Penna. ( presso Paolo So,

MDCCaUV) Ont. I! . p. QB. D* &iyti<>n>minchs wm *' .

maje cose dt !"■

- 1 15

cdic, per attirare l'attenzione dai passanti e 9paoci lio le loro merci1). Il Perrucci fulmina nel suo

i, die rappresentano « nelle pubbliche piazzo . e all'iiiip orpiandi i ì sogi iti . parlando

allo sproposito, gestendo da matti , e, quel eh' è peggio, facendo mille oscenità e sporchezze, per poi cavar dalle >rdo guadagno, con venderli le loro impo- sture d' ogli eotti , conlra veleni da avvelenare, e rimedii far venire quei mali, ohe non vi sono» ').— Cosi,

: :l a Napoli o un monta in baQCO snvo-

lo, chiamato il Tamborrmo o Tabarrìno, il quale, pub- i detta il", ha Batto

io i, che i'i recitare da circa dieci lo suo, eomsdìe, et, per il co

ce, egli vende una e «serva

nepro, la quale è contravelenOi et di questa egfi no

luantita, b sana ancora lo scrofole o sia

, confonne egli mostra d' averne guariti

alcuui in Napoli , ed è intrinsecamente lutei

nini o di tratti, ina sa far danaro '

Del i ttatia muiandis, l'uso c'è ancora: i bagni*

'ì, pur esempio, che girano coi castelletti dei pupi,

i irò i eh con lotterìe o ri/fe ; e non ha visto poi, talvolta , tre o quattro maschei per le vie, seguiti da una l'olla di monelli, e ■i di tanto in t into, e fere dei dialoghi e delle , che servono a preparar la vendita, che segue poi, l'oggei irta, a buon mercato 1

Ina buona ■ompagnia spagnuola venne mi L659 ai

. Ottone! li. Della cristiana moderazione del teatro: passim, micci o. e. e. 189.

ornali ma. Bibl. N*z. Seg. X. B. 15. fot. "9. Tabi. uu mwlia licitarle. Vadi M. Saint. Masquetd

1*. ;u

10

146

Fiorentini.1) Il capo era no Adriano, che aveva i compagnia un fratello, duo sorelle, e la madre Ei stati comici del He Cattolico, e ne avevano ricevuto molti doni: tra gli altri, molti vestiti proprii del Re. il 1 I' óaranda dava loro cento ducati al mese d'aiuto costa e altrettante cavavano dall'affitto dei palchetti. Un j

delle solvilo d'Adriano «« slava con tanta superbia, che

.a impegnato (atte le sue vesti, per causa ohe d

cfae in Napoli non trovava persona di suo geni gradisse , e ricusò Genio doble da mio spagnuolo,

..i dormir bob essa, con dirli ch'ella ne pagherebbe altrettante per un uomo di suo gusto; eppure Napoli noi

era rasalo ! s».

Ho cercalo per un DOSSO 'hi tosse ipii'st* Adi i forse l'ho trovato. Proprio In questo tempo, visse ui Adriano Lopez , nulla cui compagnia faceva primeras damoB sua sorella Damiana Lopez, dij ' bus habilidades comioas y por su virtud. » 3). Il Peri aiì'li'j Hcord;i Adriano, senza dirne il cognome: « Ut Carnoso comico ilo, detto Adriani», venuto con alt

a rappresentare a Napoli le loro commedie , non potei capire come potesse rare una ooraedia col solo <• di divani personaggi e disponeria in menodiun'oi

La Casa Santa degli incurabili il 88 ii"\embro 1( delibero di far istanza al Viceré per costringere appunt questi a comedianti spagnuoli al pagamento del 4.° ; ni-li/io della Rcal Casa.» s) Il povero Adriano fini Napoli la sua carriera, ed ecco in che modo.

mera forse n oo* antecedente corop.ign;a spegnutila comi Maria ile Heradia, ohe m(Hrf a Nugoli n.rl |f)i>8. Sopùlveda. o. e. \.. *) Fuidoro. ni». «■(:. X B. U. 9T-& *) S«i)ùlvoda . o. e. p. 411. *) l'erruecì o. e. p. 187. a) Arr-h. d«gli Inc. Libri d' appuntamenti, ad an.

147

•ima commediante spagnuola ora anche a

poli, detta la Guzman. Adriano ne Bra ramante. Ma

un diro amante, Don Luigi Sobramonte, capitano <li fan-

fece minacciare della vita. La madre e le sorelle

li ne diedero parte al Viceré, « il finali;, fidalo nella

prof-; za, li replicò che qod L'aroxnazzerebI

la sua parola. l) d Ma, nonostante la parola vicer

uio. ima domenica . il 2i ottobre 1660, a un' ora «li

iii aggredito da venti pi al Largo del Castello,

al j' love si vendono li Dimazzato!

\-a sorella, Damiana (se è quellal), nel 1671 recita-

>ra nella compagnia «Iella Comica detta ì'AIqui-

o poi si ritirò a vita religiosa a BarceBona, dove

mori •).

u rappresentato a Napoli il dramma Tea i incostanza trionfante^ poesia «li Gregorio Chia- ma dì Francesco Provenzale, da 16 ili Carigtio •). E il Trionfo della Pace iter le lascia Principe delle Spagne , poesia di Giuseppe 1 1659, la Costanza di Rosnumda, poc ila I" stesso anno a Venezia con mu Rovettini l). E anche V Ericrea del Faustini , dedi- aD. Antonio Funsecha, Conte del Vasto, e M di S. : co, Capitano della Guardia di Su

lonza:

loro, fui. 97-8. x) Saputala Le

tortino, o. e, IV. B76-7.

ip. 1686. Curioso froulespixiii l' recedo una

-. dati' Ek I -taMo l'in

ini.) Nili' avviso dell'mil.. collo solite scuse, si

i: « appciia uwili gli abbozzi della mia prima, p*r dar luogo al

■peaitorv della .Munì cu, furono in mi i IL- spiarci comi: aleno

ito ancor io, ace. acc ». ■■) Aliarvi, ed. I

148

Illustrissimo Signore ,

Sbbfl gran mancamonlo non riconoscere il Padrone Tributo (Invilii) al nostro Vassallaggio; e vero, che le forze, hanno grandissima sproportione co' meriti di V. S. fili

i ogni modo la grandezza dell'animo suo poi aire fbumiltà, con la qualo le dedichiamo la presente oj Siamo in un maro tanto tempestoso , che non potiamo con durci in Porto, se non col l'aura della sua gratia è proto- ne (sic); se questa non ci spira più ohe l'i- il ".ole è certo il naufraggio. Corro per obbligo ad ogni gran Signore l'aia suoi servitori. La supplichiamo dunque di non abbandonare mentre s noto a tutto il mondo esser noi

In V S l ll,i-i rissima

Napoli 20 Dicembre 15C9 (sic!)

Httmil. Dceof. e Oòlig. Serri 1 -VKMONICI •)

Nel 1G60 é stampata eolla data di Napoli la Clorìdea Pietro Sbdz di Palomera y Velasco, della quale e e anche una traduzione spagnuola 8). Ai 3 d'agosto, su una gale oapilaiia genovese, ch'era nel porto, furono invitati cavi lieri o dame della nazione, dimoranti in Napoli, e si fei tra l'altro, una eomedia :ll. Nel <'.'inic",:ile del l(jf>l, :. comedic una conversazione di fiorentini, cosi gentiluc mini come smlturali e copisti, all' incontro del pai già del Marchese del Vasto e allora del Duca di M. <l- rialoni, atto Spirito Santo k). Nell'aprile del 1662,

') In Napoli per gli Iterali del Cavalln, 1050. Con lift dd - -!.i|>. Bi Arili. Muh. *) Aliarci, ed. 1755 Col. 201 In conosco solo: Tm Ctoridea

pnr/i musica de 1>. Pedro San: de Palomera y Vela*co dirig al Illusi, y Excelltrnt. Seiwr D. 0<M/*ir d.r Ih , Ou-tinan

I 'Ttaranda ecc. I no en etpafiot p .o Ai

tor. En Najtoltrs «. d. Ardi. Mi». ) Puidoro. f,.l. 77. <> Fuf&aro. W. Ite.

149

Barlolommeo (forse perdio di quaresima), ■' era una ipagnia di due donne, due ragazzi, e un giovane, che ìu qi- « faceano salti io tanti modi a tanti, che

parcati" av< i dcB' i op issibile, che non si posa oo spie- gare, e le loro vite paravano falle senza Monture, i sulla coni do giuochi meravigliosi, ch'erano stali

o i).

il s. Bartotomn te I' o-

-- \el 1662 la compagnia dei Febi Ar-

non« e erano molte donne forestiere contatrici,

rajijv . a comedie otta stanza pubblica in musica» *).

Odano dice, di quell trine, che » in ogni anno vi

ualche casa a male per cagion delle Cantari ne, ci

sentano e che, cantando, incantano »! 3). Colla

degli 8 ottobre l da Li Armonici la

i al Conto di Peiìaranda del libretto : Alessandro

di stesso , drama musicale di Francesco

rra, g lucchese*) Sui littuarii d-.-l teatro

ro le seguenti notizie nell' Archivio degli Incur

. nel 1658 era n'Unto ad un'Angela Anselmo j IO a I). Francesco Uscio due. 860; il 1661

pTCno di- UO Giovanni del

Udo l" Otto per un anin», da Pasqua, por due. 1510; 1863, Salvatore Turri e Giuseppe de Gennaro per du-

n Pietro Bernaudo per ducati

< laliste per due. 850; il 1667 D. Ani

due. 85*); il 1669, Giuseppe Negro per

[toc. 810. (in palchetto restava a /ione della

ta, che una volta lo fìtto per due. 200. Nel

Infero, ibi. 211

ì&Uno. , , tV,

Kapli per gU Hcrcdi di Cavallo 1662 Arch. mu.

- 1.VI -

icr-

ma,

1662 la Casa ricorsa al Viceré, perchè il Capitano Guardia Badava prendendo un1 ingerenza i nel

teatro, e aj Berviva come di diritto <*dei Balchetto ri baio a dispositionc dalli ss. Governatori , il quale primo in ordine di detta stantia, ').

La giurisdizione e la polizia teatrale spellava, vararne^ di dritto alla Sai ù suoi Delegati Ma, già prlm

l'Uditore deff Esercito aveva avuta più volte oooasio non so come, <li »u mj li: inani. In q

veniva a aggiungersi il Capitano della Guardia. l' uno e l'altro, lottò continuamente la S. Casa, e, nel 16 e nel 168SS Ira l'altro, ottenne decisioni e sentenz i del I l:ii"i;i!c v. -.li-I S. R. C. ir. sud t . e ■. > 1 1 - . Mi restarono la mona; e l' ingerenza continuò, finche non fu poi ,

piatente stabilita l'assoluta giurìsdizii l'Uditore. Coma c'entrasse il Capitano della Gua capisce; o' entrava, press' a poco, come il Vici quale soleva essera intrinseco e persona di fida* po' più difficile è il capire perché c'eutrasse I' Udito dell' Esercito, che abbiamo visto dar sentenze fin dal 1639. Chi sa quale .strana interpetrnzione delle leggi ronj:uic l'aveva persuaso di quel suo dovere, o meglio (comesi apivano allora lo cose!) diritto ì *>

L'il febbraio 1665, ci to i del Duca di Girifalco una

comedia, tradotta dal Calderon, rappresentata da Calabre-

'■■ in- di', vedi Ubi ni sotto U

dal* 8 novombr- B69, 20 felihr»-

io 1600. 4 gennaio lesi, I". 16 M 1602, 88 inarw» 1663, 21 nume

1065, 18 i?<?nnaio, 3 faUfl

li. di Bt Teatri. V. I. V.spw-ialm. una Relazione .Ini Delegato rgia giugno 173*. Ni |:,\h •• 82 i Deleg. degTIncur. A fallo Joi bandi, proibendo lo n li. s.?n/a ignite**"

d'ordine eoe Goal appunto, :uar*i al din ito

romano, un posteriore Uditore dell' Esercii ragionava

la sua giurùdùiom:.

151

*')— 15 febbraio, i Fedì. Armonici rappresentarono a Palazzo *> Pel 1067 e' è a stampa X Argia Drama manca- It*\. V. il 6 novembre, pel compleanno di Carlo il, fa « rap- pnsentata in musica la storia -li Scipione Afrù wc ') Nel al S. B lieo, L'amor della patria di Fi-m-

Sbarra ■'•(. ivi. egualmente, l'Amor guerriero, la cui a Don Ferdinand tosso Ossorio ecc. ò fir-

l' impresario Matteo Longobardi •) Il 27 feb- 1669, fu rappresentata da alcuni virtuosi una co- media in musica, in casa d'un Dottore, al vico Raggio ) i! Imi- h i n molto Concorso '). In quel . furono molte le commedie date e replicate in ìi.'. Un'opera in musica, quasi tutta oompo dal Dottor Ciccio de Pace, e recitata tre volte in casa .li

Hloro. Ma. seg. X. B. 14 fot. lOó. Con chi tango vctujo Com. di :ro Ctildrrtme (rad. in /tal. e rapp. wlln rasa di! tii/j. Diteti di Genito da' tuoi Familiari alt- /.'<.•• Card, il' Anujona

Timi etc In Nap. per Novell" de BodU 1665. La dod.' è finn, da D. Mietute Jvlla Marra, Segr. dd Duca.— * Co uu auliprologo. eli h Molilo iì>l Darà d'Orla e da 0, GKtdamo Caracciolo, nipoti del Duca. tto dialogo in musica. Alta fine dd t'aito la nana ni inula in uiu lift uu ballo di *nliri, sciroie ed orsi. Alla fino del 2", Imi Min rocchio, « facendo una biscia ». E, in ultimo, UeetcfoM <•< ■uova, nella quale un Caiabrese, un Napoletano e un Toscano si pro- w i para, nella loro lingua, u dir lo lodi del Viceré.

I >n4oro Ibi. 106

*) Nip. per Ludovico Cavallo . 1667. Ded, al sig. I). Francesco Giu-

i dal libraio Rartolnmeo Moreschi. Vi si dire che. apponi» uscito alla

W rooado, fu rirotcrato solfo ' ont d'un manto naie.

Air*, mas.

') Fnidoro. mi. 844. Porae quello di Minato con musica dt>l Cavalli,

aia il 10G4 Vedi Qalvani o. e. p. 38. *) Flmuio o. r. IV. ì. Par ano strano orrore, il Fiorino netti auatlo uno la recita al S. Bartolommeo del SBtrfta di Apostolo Zeno, •*• fa wriUo mezzo secolo d

Napoli 1668— Arch. Mus. ndoro. Ma. acgn. X. li. 15. fol. :

- 158

etili, -i canta poi io casa della Duchi! della EU il da Pace, sulle prime, non voleva dare il consenso il manoscritto; intervenne a minacciarlo il Conte d* 0| pidoi > spiantato e prosuntuoso »; ma I darono, senza le solite bastonature o pugnalate dal tei pò1). La sera ili Natale, hi recitata «la alcuni amatori Una fon, intitolata: A7 Cnerpo de guardia, Luigi EOr rupie/, de I*'u|isrca, in oiu in- della Kegìna di Spadini s).—

Nel 1670, l' lidmiro creduto Uranio, al S.Bfl nc<

poesia di l'arllicnio Russo, musica ili I ìiuseppe Tricarico ai

X.

Drammi sacri; die di Sardi // Verbo Urne

Recite a i-i culi,

Un'altra produzione, abbondantissima, del seicento chi i diamiii La vita di quel tempo consisteva in p<

chisaime eose. Basta leggero le numerose cronach descrivono H giorno per giorno. Una di queste pool cose? erano le pompe o feste religiose.

Fortunatamente, non 6 nel mio assunto di 'ai' la di

seri/ione di « jiiculi Apparati , stupidi e magnifici, d(

San Giovanni e del Corpus Domini. E Deanche

dei (eulri (in sensi, improprio), i In- -.i facevano nelle chiese, specialmente in quelle dei Gesuiti. Scelgo una sol

') Puidoro. i'.'I. 53-4. Nvl Florimo o. e. rappr. al S. Bari, il 1( C'inrse (?) nins. ili Qìtuappa Botto: eb'è il dfMUM ójoI M. t appurilo colta mm. del Bornio, Schflnbrunn, I7.VJ! *) Tioknor. 0, •■ !l. ITt-Ti i; |'Mn,|ii,/ :iv.a.i m,i.i rottodrn di sciot li* all' Univtmtà. Ooacoco bIoqiu ■•■ nn.xlii.ht; . htamj

a Napoli

*} Florimo. o. e, 1V-4 Il libretto fu stampalo I.i Napoli ptr caco l'ac, 1070 m 12 (Quadrio o. e IH, H, 175)

153

a Domenica, 21 l*cM>rain 1064, tu latin il teatro Gesù nuovo per le quarant'hore ili qui tre giorni ultimi di ale, senza lumi di cera, ma tutti

e fu la prima volta che detti Padri intieramente lo >to modo, all' uso delle loro chiese di Roma, -imo. Il mistero tu la sommersione di Fa- >•<■' mar fiosso; il di seguente, ci fu la sera il Vi- ■■ regina, n l) i Napoli , a somiglianza degli autos snrrunte.ti- deila festa del Corpus Domini in Ispagna , per le rmavano teatri ed altari, si recitarono drammi, si canlavano dialoghetti spirituali. Di questi ultimi, ho io varii, manoscritti, del Padre Glielmo. Cosi la ettione dillo li. V. «.< rappresentato in mio degli al- di Palazzo l'anno 1642 « ; cosi YAnnuntìatione della B, V. pel 1013, eri', ecc. In questo, Maria comincia col- hdorare in mente sua la Vergine, cho sarà Madre del V<tIu,. i !i , oro d'Angeli e Gabriele le annunziano che rgine sarà lei. Come mai ì E l'Angelo le risponde brevemente. Allora Maria ripiglia:

Beco, Signor, I' Ancella Al tuo \oler apparocchiata o pronta; S'eseguisca a tua voglia il Verbo Estorno, [atto linoni nel mio seno il Verbo Eterno!

E il coro-'

0 d'eterna pi

0 di rara annuita,

l'ompa sublime e bella,

Servo è fatto il Signor, madre l'ancella *).

IU. Mgo. X. B. 11. fol. 9.

1 1 no. Sanato 1, 41. •• altri seg. I, 4'.', 48, 44 Altri intorni ma. del Glielmo nlln Bibl. Nm. Ood, XIII. E. 50. —Sullo Gtìrfmotfr. L, Crasso EL degli hvom. {etterati. P. II. Ve «cria 1606 PP- 38M. Nacque u 1596, mori il 1044.

- 154

Cosi ne restano di Giuseppe Castaldo : « La pia e tesa nel solennizzar la festa defili otto m/uri Snitri e /-•'• dell'Ordine di S. Domenico nelC altare erutto a loro >■• nave, dal tribunale della Regia Camera nei: di \n-

poU a Sfebbrino t$73.1) »— Nella Congregazione dei mei canti, ch'era alla chiesa del Gesù Nuovi evano spi

gl'ululi leste museali : « Vi sono sempre delle i

Dgegn086 et erudite composit'mni di beili ingegni Napoli, corno del poeta D. Giuso|.|n< .lui Pa- dre Giac. Antonio Lubrano, Gesuita La composizioi

della musica ft del Veneziano Don Christofaro . .

discepolo del Ziani, Bimilmenle veneziano,

per l' armonia et intrecci delli strumenti, ci ire a

proporzione le parole con la musica, tiene grado di in questo siilo recitativo noggidJ in Napoli. » ').

11 7 agosto 1070, si celebrò con gran pompa la k del Beato Gaetano Thienc : « la quale (dice m Break poi santificato , se cRBDMBSa. » Si fecero dei fronte allo chiesa, due altri al seggi" di Montagna, e altri luoghi della citta. En quello innanzi alle chiesa) recitarono commedie spirituali :I).

E il Bulifon, parlando della processione per la Madoun degli Angeli di Pizzofalcone, il 5 agosto 1671 : « si recai luminarie per tutta la città, come si faceva prima della pesi in qua, che ai laccano Baste sontuosissime con comedù

Spirituali recitate per le strade sopra diversi teatri ,

particolarmente ov'era qualche figura del beato. » *).

1 drammi sacri, lasciata da un pezzo l'ingenua foi delia sacra rappresentazione, lasciala da

') Poesie 'li QJuappt Castaldo. Mj«. Bibl. ili S. Martino. •t Fui.l.M-... ÌS* MgB. X. B. il fot. UT, anno ÌB76. I I. ili'uii Iharii nd an. Mi son nrritO ili una copi* fattane dal inorilo S. Volpiceli».. *) Bulifon ad an.

155

assica, erano divenuti imitazione delle co-

lias de santo* della letteratura spagnuola.

>e esposizioni drammatiche, diviso in tre gion

vita del santo, nelle quali piglia vano parte b angeli

e demolii i e figure iche, come X Autor divino,

/Amor profano , fa Parità, in Lussuria, e personali

, corno i genitori del santo, o gì' innam della . e i soliti groctOSOS -magliuoli, mu-

tati nei soliti napoletani. Varie tentazioni, varie vittorie, qualche miracolo, un trionfo Anale, ne erano iltessuto. Si leggami il .s. Pasquale Baylon, il San Gregorio Tau- maturgo . il -V Romualdo , il S. Vito . Ifl & Stai ta Maddalena dei Pasti, te Santa Elena Romita, la '!■

■:, il S. Giooan Battista, il S. Pietro d'Al- . I v. Eustachio, la S. Teodora, ecc. ecc. (Hi ri più famosi erano in Napoli e il Sorrentino ') e il De I * o il Castaldo , <; un secondo Zaccone , do-

menicano •) , •• ;l Gizzio, e poi Andrea Perrucei e tanti Molti drammi ebbero poi anche una redazione fi, Conservatorii, le società di dilettanti, . talvolta i comici -li mestiere, ne erano gli

•i 1664, ai 6 novembre, innanzi ni Viceré Car- dinal d'Aragona, gli alunni del Conservatorio di Loreto

rappresentarono il martirio S. Gennaro 'i. L'8

■ni m«. (XV, F. 72) che ne conttene ti-, >•••' Sorren- tino: CHj' ■;/.,. I.i M ed il San-

to**, fi ha la data dal 31 dicembre 1CG1, od e scritto i-i '•"rm.-tti

ottonarti, rimati aneli» come nei drammi spagnooli.

>l Calai, dei m ieri Riccio (II, 34) <• indimto un dramma

Mero Onofrio di Castro < composta giusta i cenni

•iella ! Maria Cecilia Caracciolo, monaca civmitana

Dgmiimann n> ndrea ili Napoli ».

•uadrio o. e Ili, li, 351. «> Foid. nu. »eg. X. U. 14. fot. 7».

150

febbraio 1666, alcuni virtuosi napoletani , recitarono ii Danzi al Viceré In seconda parlo della Santa Olin E 1! '! dicembre a Palazzo, pel con iitl'^nui,, dalla Regina Marianna, dai comici italiani, la Conversione di /' liai/unfo ramoso mago. -) Nel 1668, si stampava f'A- ni'/r f,:.,n fante, Ftapjiresenlazionc sacra della rifa

morte della lì. Maria Maddalena dt Paoni

tana del Padre Francesco Gizzio dell'Oratorio; «Lilla cui

prefazione si rileva che fu rappresentata in i

nel ohiosCrO di Sanf Agnello , e ultimamente, per soli

mia decotionc. dentro la chiesa del Venerabile < i

di Santa Maria alla Vita ■). Nel 1671, il sabato 19

giugno, r^ta ili S. Antonio di Padova, fu rapi

ito* opera spirituale della vita ili S. Rosa Doraenicao

Indiana. L'autore < condo Francesco Zaccone, che

la concertò ad alcuni giovanetti. Vi concorse > LO-

biltà. Ci furono balli , intermedi! ; ma il Cardinale a non

volse dare il permesso che si (acessero li giochi , che

delle volte la .Santa giocò con Nostro Signoro Giesù Chri-

stro, come si narra nella sua vita. » ') E gli alunni

S. Onofrio recitarono il Ritorno >' io in putrii

no di 1). Tomaso Valuta, dedicato a G mer. *) Nel 1672* e S, Maria di Loreto, il 80 novembre, rappresentò in musica La / Arila Teresa diGea

composta da Don Giuseppe Castaldo, 0 v'intervenne il Viceré, « il quale l'intese con gusto pai », e,

;ille '*» ore di notte, fu riaccompagnato a casa, con canti suoni, dai capitani delle ottinc e dagli alunni del Consci

•) Fuidoro Col.

•) Fuidoro fol. 1 1«.

-) In Napoli per Novello di Boni» 1668.

*) Fui-lor.i, ni--, .-. ..mi. X B. l.">. fol. I<>. *) Florimo o. e. Qfe Quadrio o. <•. Ili, II, 475. Il Valuta compose ai cho il Rocco. Nap. MH&

157

Fu poi ripetuta due volte ;i Palazzo Reale. s) Ne a S. Maria di Loreto, la Vito di S. '■

iti illusici, 1 1* l Castaldo, «che ne h.i t.xt altre » '),

il 10 e 26 novembre a Palazzo Realo ') Il 20 Ito, nel Collegio dei Nobili dei Padri Gesuiti gli alunni ' 'lono « una grandiosa opera », clic poi fu ripetili le sole damo "').

Uosa, scritta dalZaccone, c'è conservata in

lo della Biblioteca di San Martino r'.). Oltre

i sono Gesù . S. Rosa,

Gaspare padre e Lui i Ho di lei, la Povertà diSpi- i, l' Inquietitudine, la Cupidigia, due De- li Agbilar a Scarab , il capitan PiaocamoDdi , I . ito di Rosa* Scatolino e Froncillo napok"

•ni. Ecco una delle scene, che furono proibite:

Gesù. Io so venuto per tuo ristoro a diportarmi teco ; gio-

< limino un poco. /tosa. Voi giocar volete?

-<c e cosa nova,

■loll'Orbc terrea costumo il gioco? Giocaremo alle carte questa fiala, le carte. {Uh Angelo porla il libro dei Vangeli). /iosa. Queste BORO le carte? Quest'è un libro! Gesù. In cui sou !•: carte e sono i fogli. Se vinci * ascolta),

«laro il guadagno Se perdi Rosa. H e voi, che vi dardi

Gesù. Mi prenderò quel ch'Ai.

') Arch. St. N«| \IV. 340.

axLnu.!. IO. fot. 78,

- «) M. QÀ. G5. *) Aoon. nel l.° toI. m*. dell* Poesie fai Cftslftldo,

158

Rosa. Mio solo o L'arbitrio, ma questo pan -. che in

vostra man gran tempo o eli" io lo diedi. Riman* il nulla.

Gchù. ì'] questo nulla io VQgliOj

Che fabbricar sul nulla a mio costoni

Giochiamo adesso. Rosa. Et a qiial gioco, Sire ? Gesù. Lo carte lo diranno. Runa. Aprite il libro. Gexù Aprilo to, figliuola. Rotta, lo v'obedisco e l'apro. 0*80, il gioco i beUo; giocheremo a Primiera; dove ehi noi ha quel ah' egli vorrebbe, ha da dir: passa! li

•. [stendo ben; ma ohe pittura e questa! Gesù. K un'aquila, che scrivo ó il mio Giovnuni.— Log- Rosa. Ledete. Gcaù. Eleggendo giochiamo. Pria era, quando il tempo ancor

non ora vi era il V««rl>o Dio, quel Verbo die son I lo queir istesso fui che trino al UDO Nei reconditi miei celesti &bi>n Con caratter di luce il tutto scrissi.

Rosa. Ma com'egli >■, Signore, che trino sia queir u

Di : pass* ! e -carli al gioco.

Questo, por darò un' idea di ciò che contenevano qi drammi. Tali miracoli produsse l'arguzia seicentisiica ap- plicata ad ogni iiianilesta/.ione del pcnsierol l'or uno .strani; sconvolgimento estetico, pareva di raggiunger cosi la mas «ima eflioaria dell'espressione ! Se non che , bisogna OOnveoire anclie die, alla mmizione della l'orma lettera- ria, s'accompagnava un gran materializzamento del timcnto religioso.

E forse appunto per questo, per la forma coni < ' i ii.i, per l'abbassamento religioso, i drammi st ustìd sopravvissero alla voga del loro secalo, duro

- 159 -

scolo ■■ mte ersistono anche ora pi pò-

nocche se ne dica . ama l'esagerato o il mate (juei sai li angeli, quei demonli, a]

i tanto facilmente, e parlano poi, a senso loro, » bene I Anche ora, i teatri secondarli rappresentano, <Ii tanto in i ni., il Grand 'apostolo San Vk '""/•-

o il San Francesco di Sales, a che so i<>. Ma uno speli istico,chì vogiiavederlo, è // cero

ombre ossia la nascita del Vèrbo fjmam i ogni anno, la notte di Natalo, alla Penice, al ate, albi Partenone. \hiini'! quanto decaduto dai primi onori! Una volta ;, pi le i fa, i palchetti del teatro erano

>si, venuti a osservare il grottesco spettacolo olare, e di giovinotti e giovinastri, che facevano il Tra gli urli, le apostrofi, le comincio e

ita/.ionc. Ma noli' altri i/ mi ir- intonsa degli spettatori ■•< o dell'ultimo lile della

ei loro sforzi per ottenere il silen/ io, ora la pro- lesta di una fantasia e di un sentimento, vati puri la ". -• modificazione, dal i in poi. Era ('anima della plebe napoletana del seicento, che. assisteva p sp come quelli, «-mI più vivo interesse, ora colle kgrime sugli oc-in, ora abbandonata a un riso ingenuo te!

i del Verbo umanato è, difètti, d'uno seni; timo, Andrea Pernice! , cei' il nome di Casimiro Ruggiero Ugona, Nel

>rok ino di spropositi, che u-<\i e certo dal Per-

ii sia tutto contesto di ['rasi gonfie e non vi Plutono con le quattro Furie, Vsmodeo, Ifegor, Vsta I IzebU, stabilisce di opporsi all'opi

iiincia il dramma. Il l'aston» Ar- ilo, con un gran pelliccione addosso, e una grande

160

barba bianca, che gli scende ai piedi, sveglia il figliuolo Benino, che dormendo, sogna

Un bellissimo infante, Che, nel leggiadro viso, Portava epilogato un paradiso!

Anche Armenio ha sognato cose simili. Sopravviene Raz sullo, tutto vestito di nero, napoletano, già scrivano del preside, venuto a fare il censo della popolazione. Nella scena con Benino, dicendo questi , al sentire eh' è scri- vano : Oh brutto officio fai ! , Razzullo risponde :

Neh ? tu puro Ilo saie, ca gimmo triste ? Mannaggia, comme simmo canosciuto ! Vi quanta songo, ca puro Ile sanno Le mbroglie de Hi scotola vorzillo, Tra li vuosche, porzi, li peccerille!

Tu, naturalmente, hai imparato a ben giocar di mano!

Chesto no ; a procacciarence quaccosa,

A fa spari la gente,

A farele trovare addò non songo,

A battejare n'arvolo fronnuto,

E a stutà no fuoco,

E allumarne ciento,

E, si accossl non fai, tu riesto stritto

Ma ora vuol cambiar mestiere. Il cacciatore Cidonio e il pescatore Ruscello lo invitano a gara a unirsi con un di loro, e poi, tutti due lo respingono e lo piantano. Ed ecco s'avanzano Giuseppe e Maria :

Gius. Maria

Mar. Sposo diletto

1G1

slanca?

Lasso sei ? nera elade Mar. La Uia debole salmi

. Non ■• il vinggio Mar. Non s'adatta al disagio '■-. Ma so il Ciel vuol cosi Mar. Ma se Dio il comanda tur. So che contenta goffri Mar So cbe Boto patisci

K, Unito questo fuoco d'artifizio, s'addormentano. BeU i lutto po [>re il baratro internai quittamente per le scale. Gabriello viene dal cielo. Contesa intomo ai duo dormenti:

Bel/ Spalancatevi abissi

d il Mar, tremi il Ciel, paventi il mondo! Gab. hi.-KiTratevi, o oiaU.

il Mar, goda il ciel, tremi la terra!

Viene lo, e Belfogoc sprofonda; ed & Unito il ivo. Ne segue subito un altro. tr coi

compagni, travestiti da masnadieri, scorrono le cam- pagne. Legano a uo albero Razzullo, obe -ci. .ito da Quando I e Mari: per passare

no nume, guidati da Ruscello e Cidonio , Beiregor fa re una tempesta, clic li sommergerebbe, so non fosse ito di Gabriello, i pastori combattono e cacciano i ì ire a mi nitro mezzo. Motte

ebbouo ricoverarsi Giuseppa e Maria, 'tTido dragone. Cidonio, Benino, b altri pastori, inali Razzullo. vestito dU atore ridicolo! andando a

invano di abbatterlo. RazzuDo, con un'altra letamorfosi . divi >i servo «li BelfegOr, tavernaro'.

11

102 III bene mio, eh' adderà de zoffrilto !

Per suo consiglio, Maria a Giuseppe stanno per em nella grotta; LI dragona -si precipita fuori vomitando fuoco; Gabriello, con scudo di diamante, \<> ricaccia negli al

E tu sprofonda, o mostro,

resta di poter tua forza vota, Spira tosco, astio vibra, e i denti arrota; Ch.', .-.«■, s.uilih-iilo tu In glorie primi'. Kva ingannasti, oggi Maria t'opprime!

Belfègor da Satiro e Gabriello do Sibilla hanno un al- tro contrasto ; o ricorrono all' Eco :

Gab. Caro Lume, cu all' uomo che darai ? Eco. Rai. Del. E l'abisso da to che averne ha speue ? Eco. Pene. ('•ab. Che apporta all'alma, se ha speranza in vita t Eco. Vita liei. VA a l 'lutou, che le potenze ha smorte 1 EOO. Morte.

E cosi via. Ma Belfègor da Satiro, Ungendosi Deità

promettendo fiochezze, ha quasi sedotto Ruscello , che, solo quamln santi che vuole fargia uccidere i due ri verati nella grotta, l'abbandona e fogge. Col suo ultimo inganno. Belfègor addormenta tutti i pastori, perchè cosi inni ; il al nascere del gran Lume. Ma Gabriello

ipa anche questo; e sorge a vista il presepe, e menzio, Cidonio , Ruscello, Benino, Razzullo , por doni. Razzullo dire :

E io, che songo n' Rifrìtto e Bbeotorato,

Ch'aggio tante passale

E disgrazie, e pericolo, e travaglie,

Tutte Ile benedico,

Perché aggio visto a prova,

Ca ppe via de travaglio DÌO BB trova.

1G3

o noti aggio che le dure, M-rio che C approdato

Te 11' ha marinato lo palroQe mio.

Tu, Nennillo e Dio in:

Accettane da me II' arma e Ilo core

Ta\oi-a a Rtumtlc un altro napoletano, Sar-

.fiiapone, che fa lassi a $o& td carato dèflarappre

tentazione, e conchiude :

1 ricolta te porto, magnateli!!, Hefrescate la ponza o ghieBCAtellaJ

Cosi perpetuato questo dramma del seicento: [fi

«.•ili recita la notte proprio di Natale ò un usa piuttosto

nie, non anteriore , credo, alla prima meta di que-

olo. Ma il libretto è Baltica ; e resta come uno

dei pochi superstiti di quella folta schiera di drammi

;i, che il seicento produssi', il settecento

lare, e il secalo nostra vede a poco a poco Mire ').

Alle recite spirituali o .ingiungiamo le recite, che si fa- soDegi, e specie in quello dei Nobili, tenuto dai miti, e, nell' altro, dei Gerolomini.

io dei Nobili erano rappresentazioni, nelle

mo dar prova delle più vari.

I ni e studii. Esempio sia il Ciro, tragicomedia dello

Sgambati, che si rappresentò il 1670. L'Argomento, che è a

stampa, ò eh ti Viceré Cardinal d'Aragona da D.

raleota, e convittore dell' istcsso CoBeg

gente Don Giacomo i Galeota,

»> Proprio iu questo Nalalv (1889), con decreto del Prefetto, couto Co- Irooc! : iDUtxioo* dnl Verbo Untanato.

1G4 -

l'i-,..! .li s. Angeli i ;i i. Isaia era D. Girolamo d ai.' - Sandro, Astiage, Gr, B. Mari, Marchese d'Assigltanoj I). Ettore Capace Galeota, ('t'arare D. I do Poih

de Leon, ecc. Nella recita sono intercalali un gioco battimento (12 convittori), un Halli Ha <* conviti

Lullo di Mantova, gioco della Moresca, torneo di di quadrìglie di 40 convittori, Hallo dell* /agitai, del Cg norio, della Barriera, salto del cacalletto, giuo scherma, patini, o comparisce ira Esercito intero, rapii generalo D. Ottavio Carata, Alfiere D GHuseppe Alvi rez, ece.'Tutii nomi ili rantolìi di nobili famiglie,

j_'ià pcini .1 li i| nella pompa, ehe dovila i---n

i.i loro vita nel mondo. Oh i gesuiti I

Pei Gerolomini, scrisse varie composizioni p inulto graziose, il padre Gliclmo. lira come il B il Giulio Genoino del seicento. Il Toppi diro di lui, obi oltre r Incendio del Monte Vesuvio, scrisse « mei altre opere spirituali anche . che si fanno reci

tata da giovani, per loro trattenimento e profitto, I" indirizzo e BNiJ i 'l'i Padri, ■> Ho letto manoscritta, u l'altre, La > m ■■<!■ (1649), che è una vivace pi

tura degfi ultimi giorni di cai aquad io un

eie 'li . --lilla Ira Carnevale e Quaresima. Vani giovi netti giocano, gridano, si strapazzano, mangiano più ài necessario; ma le rauche e i pericoli di quei divertiment li menano chi ferito, chi cofl i febbre, chi toi o di

') Argomento del Ciro eh* si nanfa i ' Collegio d

in Napoli sotto V E>Jucatione de' PP. della Compagnia In Napoli, par Novella da Boni*, iltmj». ardr, UJ70. I>e*licn 5 vembra 107''». DJ gMBtj argomtnti u ho vista moltiuimi, ma per legi di altro citta. : anello por Napoli so ne dovrebbero trovar molti. Por

i Nobili fu rapproientata ZStno Tragoedia Io» moni* Augi ''te lesti. Uomu.-. I'".1S: A,i\, ;• .1.-» i * > chfl fa

a Napoli : rum pìf ita.

165

l'indigestione, nelle mani del medico; e Quaresima trionfa prima del tempo! Nel prologo, eh' è in lode delle cose piccerelle, è l'allusione ai fanciulli- recitanti :

Diceno sti catarchie,

Che l'opere ca songo recelate

Da nuie autre Fraschette,

Non so' cossi gostose,

accossi speretose,

Come chelle che so rappresentate

Da l' Uommene varvate

Questa farsetta è curiosa anche pei costumi, che vi si descrivono. Uno dei giovani dice : « Potremo andar re- citando versi, sputando sentenze, cantando storie, e re- citar la lettione cavaiola. » E, in una scena seguente, ven- gono, infatti, due maschere, che fanno a gara per par- lare. La prima comincia una sua filastrocca sul testa- mento di Carnevale :

Vos quibus non habbebitis Senape a la cucurbita, State, de gratia quesumus, Attenti arreptis auribus ecc.

E l'altra : « E sta zitto né, lassa dicere a me » :

State tutte a senti la Craaccata, Che farrà Quarajesema squartata, Ca se ne trase tutta gr olio sa, Corame na bella sposa maritata ecc.

E la prima : « E fermate, frate ; decimmo no poco pe- duno » ; e cosi continua Carnevale. Quaresima parla col verso solito delle farse cavaiole :

Ora sentite mone o sponsalitio,

166

Se n' havite juditio, e ausoliate

Come fece l'entrata Quarajesema,

Ca nce vorria na resema de carta

Pe descrivere a parte e sue bellezze,

Essa porta e trozze de radice,

Doie varrile d'alice ha pe chianelle,

D' aulive e lummongelle so i scioccaglie,

Et ha una nzerta d' aglio pe collana,

Se veste na sottana cupa e verde,

De foglie che no perde mai colore,

Se mette pe o colore a e guancie smorte

De mostarda cchiù forte na scotella,

E porta p' anello pretiose

Zeppole groliose a tortanette,

Trase senza sospetto tutta na botta

A cavallo a na votta de sarache,

E ha doje pas tonache pe pennacchio, ecc.

Alcuni fanciulli rompono delle vesciche gonfie in testa dei recitanti. Essi vogliono continuare :

Gac. Dalle, dalle, a sto trastullo chiacchierone!

Dom. Datele ncapo co no cocozzone !

Vin. Cca no stammo buone , ca sti fraschette n' hanno

assassinato co le bessiche. And. Iamm 'a n' autra parte; jammo a n' autra parte;

che frusciamiento è chisto ?

Allo Glielmo successe il Padre Francesco Gizzio , an- che filippino, del quale e' e un' intera raccolta alle stampe di drammi spirituali, eh' egli faceva recitare alla congrega dei giovani dell' Oratorio , di cui era prefetto. Citiamo qualche titolo : La spada della misericordia del Seoero Flagello della Peste, che afflisse la città e regno di Na- poli nel 1656; il Cielo in Terra Rappresentazione della dolcissima Natività di Gesù Cristo N. S. ; la Conca

- 167

fatta rannle delle gratie della ni (a e morte del Pa- triarca Sari Filippo Neri, ecc. ecc. ').

XI.

. (u fina <■ capocomico, Cronaca

teatrale (1670-81)

\el 1671 compare, per la prima volta, tra le cantanti della ipagnia dei Fobi armonici del Teatro San Bartolom- uli.-i o dulia de Caro. -tei . figlia ili un cuoco di Viesti nel Gargano , ve- nuta a Napoli gì' «villetta, era caduta nella peggioro dia- mo padi bob sposare ciarlatano. imHimffflin*fi , e burattinaio di Roma, ili passaggio por ito l'abbandonò; sicché essa t^rnò alme- prima. Ma. dal liasso meretricio, in cui viveva, i oan nano sollevando nelle stero della comi- zi or ce, coll'imparare musica e diventare vir- tuosa. E quella, cho, prima, sapeva appena cantìoefaiare le più volgari :

la s/ac anco l'aer nuovo e In carchet

: raccolti con molti altri nel libro: L'Eco 'titnoniota tirile gfert aitati ecc. oec. ecc. Napoli, di Boni» 1603. in t . Cfr. VUltfoaai Ifent. degli tcritt. Fitiftp. Napoli I I. 1 18-8, db« 'li molti

parti-

ii orno alla «un vita e' «• un poemetto biografico del Musccttola.

i tempo, finii che più no parli fi il Fuidoro. Cfr. una

■■rie «li articoli pubb eh, A. Broo2olì nella /««/«* tW Bene,

!. N. 10. 11. 12, 13. li. 15. In numeri «iraonHaaru óVl lo starno jrioniale fa atamj'-itn tutto il pooinctto «lei Mumitlolo. ebo si trova ma- noscritto in varie biblici

168

si Seuil a un tratto consolar la polite «'►II'

Amor, eh' io cica più non ò pozsibile !

Intorno alla nuova virtuosa s'affollarono gli am. uiti. Duca di Bfaddaloni , Don Antonio Mioutolo , il Du della Regina. Lo zio di quesf ultimo , il Reggei Giacomo Qaleota, la fece chiudere in un Co dal quale uscita dopo un mese, col patì rotte le Pelasi mi a Iduchino di Regina, fu, poco staine,

Mata da Napoli.

Tutto questo avvenne pi-ima dal 1671. Nel mezzo d< •[uale anno, scrìve un cronista : « r. stata ad di alcnni Cavalieri a^'gratiata la ramosa cantatrice Giulia di i . di potere ritornare a stani i questa

poli, havendone avuto mesi sono io sfratto ; pere I tutti.' à stato concesso con diverse condiboni. » ')

IV- Mi.,, dunque, di nuovo a Napoli. Nel viaggio avevi

.•malo

La nana lìngua a ripulire alquanto; Onde disse in tornar: Vanne, ragazza. Vanne le spille ad accattarmi in piatta !

Prese abitazione a MergeUina al Palazzo dei Na raffi, e ricominciarono i auoi Mandali. MergeUina era passeggio delle dame. E! la sfacciata (india vi trionfalmente, salutata e cori , in pubblico, dai

animiti, lùa j noi atta, allora tra gli altri, dal Cavatici- \ allo vi inviano , comandante generale della cavalleria in Ni poli, e did Duca della Torre Filomarino, nipote dell'Ai civescovo '• ' '" )•

') Framm. d'un diario >uip. in \i' h Si. Ns|>. \lll, N|Y *) Fuid. ni*, wp X. H. ir», fui. 204, cha la chiama : « Comcdiaule Can- tarinola Armonica Puttana ».

169

<i-\ novembre, ricominciavano te recite in musi andava lutto il giorno a io, oon carrozza propria,

kion magnifici cavalli, restita come doi mparire la sera sul stoffe '.li lusso, capj elio . mi

•l'in-, il bastone in mano, « facendo-; Domandando i cuori deOì effetnuiinati amanti e pi- gliando nuovi clienfi. » ').

afa prove sul teatro dod furono fauci, li tea!

'^mmeo era fitiat«> allora a no Giambattista ignita per 800 du '.la impresaria era un.

>mmec; : > le dedi libretti col Dome

Siry Chigi. Cosi è Ormalo \ L'Annibale iti "mina per musi* "oso in ìc ecc. I i>7 1 ,

:o Maria Carafa , Principe di Be laio dell'anno dopo, il Demetrio, li Giacomo 'fjc/'j. dedicato a D. Giovanni

pe di Troja. ') ls Giulia 1 itttar tosto propone

Fare alla fama sua l'ale col cani

ita sua, nuova Sirena, ;il Teatro u cavalcò la Soou

B'awide subito

ie eoa 6 tutt1 ano Cantare in palco e sospirare in leti Mentre congiunto iu lei miri) ciascuno Godo gestire o portamento Stride mandando so la voce estollo, E confonde il B. quadro col 13. molle.

v degli locar Àppuut, ad an. Voltola 1664, ESI lo Napoli 1671. Area. Mas.

alani» perii Bua e Caroogna 1668. Et in Napoli MDCL.XXJI. Axvb. Mu.

170

1 poeti facevano sonetti io sua lode; i suoi unici cavano di soffocare coi lor-> applausi i fischi altrui:

Ofa con Qua! doglia il popolo galano

I f\io\ slirclcHi ad osservar si pone, Tentando ognun QOJ danti 6 con la ni I sibili frenar di Giovannone 'i. Aìi/,1 s'odon per lor l'inclite scene Tutte suonar di mendicali : Oh bene !

1 suoi amanti cresosvano. Ss te riattacco il Duohino

Regina, s'aggiunsero Andrea Cicinelli, Prospero

DO, latto in quel tempo Marchese di Caggiano, lo stest

\ [core tfÀfltorga. Essa « lo domina in molto cose, ed

riera . Iienr musica in casa , et Ogni allra nobile modità. » *) 11 marito, saputa la sua fortuna, s'affittito

foi naro,

Cogli alberetu e cai Papassi -

ma fu rimandalo a Roma, con una pensione mensile.

Dalla sua cattiva riuscita sul teatro la Giulia alla direttrice Chigi, che le assegnava sempre, essa

parli, elio non le convenivano. Alla Chigi . almeni

imII.: Orma dei libretti, pei l'annata 1672-3, un Vito /.

Nel Carnevale 78* fu preparata, ma non eseguita, ima commedia pfl •' Reale; in città se ne I

in He. ma non da conversazioni scelte. a) La conine preparala si dette invece il 21 aprile, ed er >-oi

posta da Don Gennaro Pantclla. Gl'intermedii furono fat

') D. 'uovanni di Cnrriglio avverte la ekteM del poemetto. ») Kuid. ms. seRn. X. !'• 18, lui. L'I. ») Fuid. mi. X, B. 16, fol. l.V

171

i storti, uno dei quali ora del Viceré, l'-ii-

Principe Savelli ; ed era figlio di un calabrese del pesatosi in Precida, generò questo me Imi i e motteggia con gran prontezza e Ali

» -Tutta la spesa, più d'un migliaio ili ducati; l tenuta dall' Eletti) del Popolo , « non per altro Bue che •si nelTofflctOi » Fini allo ore 10 del giorno ;uente ; * cosi (osserva il Puidoio) la notte si fa giorno, et le speditionl dei memoriali ed altri negotii si ritardano; il che è un disordine assai pernicioso al pubblico » ]) tri maggio, « bellissima commedia spaglinola in Pa- iiain'/. intei medii napoletani •• spagnudi

Tel luglio e ago- Urerltmentia Postbpo. li

reca v a i n (\a musica di palazzo, diceva, era buona per le chiese), noè un bricconi < dicono , li Pulcinella,

un suo compagno vestilo similmente da ridicolo» COI] «nati insieme come pobfici parashl 'li plebe, et in ima la guitti, ntano per le taverne >•>. E una dome-

rà una comedia, colla scena fatta sopra due barconi, a vista delle dame; e altra volta erano dei fu- namboli, c!k' io il volo dalla montagna al basa «Km volta •adii, halli et 'fiorili ni la sparinola; e L-lic Onte e giostre, e finanche (guardate che gu- sto !) il passatempo e dere « sparare alcune me bombe, allo quali in ognuna sfava legata o una gatta. o un poi; forza della polvere ciano por- londe poi precipitando a basso , ami i are parte in terra e parte in mare, con di- letto grande della gente, cosi nobile come popolare, con-

-ov. al ii. st. Nap. xiv, m Qu©-

*) Ardi. Stur. Rap. XIV. 300.

172

vi in gran numero. » ') Ciulla di Caro ce indarno, che se le permettesse di vanirà al p benché donna pubblica. ') Il 27 novembre, giorno naiu- lizio .|( I Vìoeré , Biconi gentiluomini capuani recitaron< la commedia Ir. due fiosaure. 3J Nel lt>72 si rcii anche al S. Bartolommeo, Y Ercole in Thefa dra per musica del Dottar din. Andrea Maniglia Fiorenti- no, riformato all'uso di Venetia da Aro'' 1 . U ') i.s gennaio if»73, i Febi Armonici lori o a Pj

lazze. ■) Il 21) gennaio rlelten» amebe a Palazzo, i* p<

al San Bartolommeo, il Caligala delirante, '> La al io si chiuse coi Girello Drama musicale dot

X. A', rappr. per., o dedicato, mine gli altri, dull« Zazzara al dui r Astorga. Opera questa del fa

mono Filippo Amameli, la cui musica, è attribuita un F. A. Piatocbino ').

Giulia di Caro dovette cantare in questa annata;

preparava, intanto, una rivincita. Uno dei manti, il Barisano, apint" <la l"i o per farle cosa gradita B r.i|.| .alto del teatro di S. Bartolommeo. E la Giulia, ^etta già alla tirannia alimi, divenne direttrice il. Ha «-oi

pagnia. Il suo Poeta ce ivo affaccendata , prit

') Fui.1. ivi Col. : ;--' Hiilitbn. IO, 17 luglio, 14,

21 mwuo. Aivhiun Storico Ntpol u. XIV. 3», 381, 322,

:) Fuid.. ivi.

') Arch. Stor. Nap. XIV, 811,

*) Io Venetia 1661 B ... Napoli HO, 1072. Arch. Min.

>) Arrli. 8t Nftp. XIV. 348.

") Ivi, XIV. 350. Il libretto die*: Rapprcs. «ti Famoso Teatro S. Bartolomeo. l)<*\. aU"A»torga. In Venetia 167H et in Napoli «ce. I Arch. Min.

*) Vedi libr. all' Arch. Mia. Sul Girello. Cfr. Ammollo. Knnf. dom. 1889, / primi fasti dot Tordmona o 1 Teatri di Jioma, \>. 121 -'i

173

di tutto , nel formar tale compagnia da superare ogni aspettazione :

Le voci più leggiadre e più perfette Con larghi doni supplicando chiama ;

cosicché :

Venner Sonetto, Marmetta, e quella Gloria d' ogni teatro e d' ogni scena, Pora, che par, se canta o se favella, Un nobile scolar del Padre Aena,

la quale Pora è la famosa cantante romana Caterina Por- ri , *) come il Padre Aena è il Padre Enea, direttore dei musici di San Pietro.

Tutti questi cantanti giunsero a Napoli e furono ospi- tati in casa di Ciulla. Grandi furono i preparativi per as- sicurarle questa volta il trionfo :

Sorgeano intanto a più potere ornate Del gran Teatro le superbe scene; Degli amatori suoi fra le brigate Chi assiste al lavorio, chi va, chi viene ; E già le trombe additan d'ogni intorno Sacro a Carilda il sontuoso giorno!

Era stato stampato il libretto., con questo titolo : Mar- cello in Siracusa Melodramma per lo Teatro di S. Bar- tolomeo. Consecrato all' Eccellentissimo signor Mar- chese d'Astorga Viceré di Napoli ecc. In Napoli per il Roncagliolo 1673. Era poesia del Noris 2), musica del

") Vedi Ademolfo. I teatri di Roma. Pag. 32 . Il 1681 cantava a Bo- logna ed è nominata Porri Mezze t ti. Ricci Teatri di Bologna. P. 44. *) Galvani, Teatri musicali di Venetia, p. 166.

174

Ziani ; il prologo composto da Giovanni Cicinello. Giulia di Caro Armonica firma la dedica, nella quale dice tra 1' altro :

Gradisca dunque V. E. che nelle malegevolezze di

queste imprese si è il mio nume tutelare, le mie incessanti fa- tiche , che meritano d' essere celebri almeno per haoer con applausibile stento uniti su questo nobil teatro tutte le Calliopi e gli Or/ei, che hanno indotto stupori di Cielo, non che all' I- tatia, al mondo; ed honori colla grazia d'un guardo quest' in- chiostri, non solo per esser sudori della virtù, ma perchè anche le recano catenato insieme con tutto il potere del mio poco talento un Gerone tiranno di Siracusa J).

Ed ecco nel Novembre, la sera dell'inaugurazione, tutto il teatro pieno, ed essa:

Aspettata, mirata, inorgoglita, Calpestando tesor, move il bel piede; Ma, mentre ai plausi canticchiando invita, All' improvviso ammutolir si vede, Perde la voce

Tenibile incidente ! Cosicché la disgraziata : Usci pallone e se n'entrò vessica!

Gli amanti, che la circondarono dentro lo scene, videro la sua disperazione, udirono le sue esclamazioni, tentando invano di consolarla. Ah ! dicova col suo accento pu- gliese :

Già, già, fero destin, ti voglio cedere ! Dateme un stile, che me voglio accedere !

') Arci], Musicale.

- 175

mente, l'arte del medico Pignalarole fece ri juisLir la voce. E 1 I lidi di Mei

quand'essa, in mezzo b girsi) folla di

•ri:

Lega coi labbri e fulmina cogli orchi !

•in, il Viceré andò la notte a sentirò Felli armonici o si disse che fosse «Ulto la Giulia di Caro, eh? è dama di Bordello o ti foce vedere in un palchetto del tiro -liaro et far coUafione. n )

Al Marcello successe ì'Kraclio, che e dedicato anche ron una lettera all'Asterga :

Eccellentissimo Signore,

l„* ambili.. in--, che ho avole -li festeggiar con più Drammi il

'arno va le per diporto di V. E. e della citta, se a procacciarmi

tento sarà valevole, io non istimo che putenti

opra più degna il mio danaro e la mia fatica impiega

pero doppo il Marcello a presentargli 1' Eraclio con

mtl re il secondo Dramma non menu del primo

V. K hiumraio e dalla frequenza del Nobi (ditti vi e

>m favorito. Questo rileva e me ed a virtuosi mini compagni,

sono accorsi per favorirmi, a si In ne la co-

ooaciula loro grande abilità nel canto, nella poca preson/ione

li avvidi d'applausi pi i rende. Viva intanto I' E. V.

[bi e prosperi anni, come io gliele desideri» in qaalìti

hi

Ima Serta Giulia di Caro Armonica 9).

•) r nidore m*. «*n. X. B. IO. fol. 130.

ioli per Carlo F'orsile 1673 ecc. Anh. Mn..

- 170 -

Nel febbrai-^ 1674 BJ dicava cbfl irebbe. =

sfrattata Era caduta dalla grazia del Vicari con un Gusman Dipolo lui, il Regente Gali i

;il solilo, per salvar da guai il Duca di Prospero Bariamo li' impetrò la grazia «li parure in i docente, Botto pretesto di un pellegrinaggio a S. Ni di Bari. E il H aprile parti «li fatto, accompagnata « con piti carozze e galesse e gente coi I Signora di Bor-

dello '

Ma tornò, dopo qualche mese. Nel giugnu. il Wcrù a passeggio b Posilipo, invece della soli! mcii, in Eatta venire « dal sensuale vecchio Cicinel Ciula di Caro con un'altra Mia pari, b clie cantai con far stendi tc la lor voce dalla bocca <li due iustru- menti mattemati (I), come due muli i imbuti) di >! alquanto lunghi di canna, o grossi nel fiink, del quale •■ come duo muti da taverna, ma grandi da dodici p di rtu ia. il \oli, ohe porta la voce due miglia Ioni: a piti col silenti'» della notte ; invelinone nuova venuti G natii;i, snmiiiia et allignata in N lo 'li

tutti li dispendii pia- impoverire ognuno,che vuol t. simile, a gara dei maggiori, senza pensare a -

il 2 settembre 1674, il Principe di Curai (Vinelli I i:i -in casa d MiT.L'i'iliua ima commedia in musica. Capo dei recitanti era Giulia di Caro. Egji convitò il Viceré e cavalieri e dame. Queste non volevano andarci, p.

') PnldOTO W Mi 141 11 Puidoro , che avara contm rj par-

ticolare odio, «crive a un l'imi ►. dui « w«*eiido vivente il marito vento in Roma « vi ;>'iim ili tempo a pigliarsi irrotto I

della vendila dovitias*, che sua mogli'1, potrà iDqminmi d' adulterio dal Vitro, « ipportare un guadagno alla Camera Hopia (se ramina»*» la giustìzia) di DsnlomiU liticati di facoltà che ii"noquwU bratta |>ut-

tana di Bapitalff, iiptltattfli, ai iti, o giù ou. X le

17. fot U>

-') Filiti, ivi, mi oh.

177

ricaverie. E

con su

pi jaki vane centinaia di ducali . e <-1 si

re gì1 invitati. Degi Eie '.li

tal ii tolte, un paio d'oro, Lacora-

i rapi . il 9 settembre »).

Il i LG74, |>ri [ileanno di Cork) II, si rc-

, poesia del Beregani, patrìzio veneto, e ti musica Ri l'ultima composta dal Cesti! -> Lade- all'Aslorga è questa :

;ig. ,

tu disse ci»- i Grandi b i ilei Sole, i b i

nella pio alta sfera dell aria i più bassi vapori 'lolla : ì unto ha voluto mostrarsi con noi V. 1'

ieri C:ii(oli.-M Monarca delle Spagne Cario ee-

levandi Btridole Cigale nel cielo della sua grafia

li quello imparamo a formar oaaor piata armonia Presentiamo però ai piedi di V. E. in giorno «SI festivo un Massimo abbattuto dui!' invitti' ago*

lo che un giorno . pìO d' un

ia 'li servir ili sgabello a* suoi piedi;

Gradisca intanto, sovrano Pronco, I' affetto di i dovuto

uiO.

Di v. B.

Decotti, oblig. Servitori Gl' Armonici di Mai».

Il <|u:il dramma fu |i h |iroscguito al S. Hartolorniiic.i,

1 <nici rappn sentavano nel iiite V Attila, quello del Noris, con la ica el Ziani. *) Nel I6743 forse in casa privata

f) In N«i>nl« pec urlo Pei I »74 Airh.

*j In Najioli jier Cario Pomi le 1075 Arda. Mus.

12

178

recitava YOronfea del Cicognini, che è dai Fi

7" iii.i l'i ini i| icssa d'Avellino» Donna Geronima l*i- tello. La musica « «l.-l famoso in

( i -h d i-i-.-i aiata rinnovata par bti terzo. 0

Giulia 'li Caro doveva essere certo compresa tra gii Armonici di Napoli Ne! Febbraio 1675, corse il riseli

•re di nuovo sfrattata. Lo istanze venivano senapi -lai Kri:i:'.'iii Gaieota: m temeva, tra l'altro, che dessero scandali ti"» il Guzrnan, e il duca di Regina, amanti e rivali.-) Ma il duca di Brunswick, ch'era a \'a- poli, e l'aveva vista a teatro, dove era and iut

la sua comitiva di tedeschi, a un pranzo del \

edette per lei a). Tuttavia, la Giulia, nel in; _ll i

tanò da Napoli e ondo, a Roma, i Venezia e altrove.

Il l'i luglio, pel naialixi" della Regina Donna Maria d'Austria, ai rappresentò la comedia spagnuola: El pio de Patos, don Fra» 3CO de Avellaaeda dola Guavi y Guerra ') L'i! ottobre, dulia tornava a Napoli Dos giorni dopo, il Viceré Marchese d'Astorga, già suo aman- te, lasciava Napoli \i

Botro subito nelle grane del nuovo, i he fu il Marchi de loa \ l'i-/, li 6 novembre, festa di corte, pel S. Leo- nardo «• pel compleanno di Carlo II, si rappresentò la la Dori, dalla eom|>at;nia dei l-Vbi annoniiM. Giulia di

') In Napoli pur Carlo Ponila MUCl.XXIY Ardi.

') Fuidoro. X. B. 17

») Fuidoro, ivi fui. 15, 1K.

') Dativi y Laìrado, Catalogo bibliog. y binar, del i<atm ami ■'. Madrid, lawi. pop. :.t:i.-\ p.st'Mu li un'altra eoa.* ipaga.

Coree rappresentato a Napoli il 11570 A F\ 117 dulia eoitmu-dia di b. Antonio do la Cuc-vn: A'o fuxjf druda donde agraria. d«I.' al di Mftddaliuii >• «lanip, NiipoM 1678,

'•) Fuid. ivi— Ilo furioso aneddoto intorno a (Malfa do Cam cere racconta il Clangila. •Si»/.'/' &i diverse rap/jresenta:ùmi teatrali Na- poli 1810, voi. III. prof.—

- 179-

iodati da compagne degne di lei; >vir-

tenuto per infame, se, nel pubblico teatro nercenario, in qi i opagnie si mischia! volle

'< ardine del \ ii ere, perche, per quelle fissi t,

di Palazzo, n Alla Prim ipessa finii.-, venie peo- far donativo al Viceré «li due lil.r

isultata da uno ilei -uni i he non lo t &a in casa Ri

propria del Principe, che taceva lei con l'altre recitare »j mt,i per su<> comandai ').

tu i tempo, fu composto e and i in giro per Na-

><>li. >, il poemetto «lei Muscettola, Dirti

■I nostro tempo, sulla di Ciulla, Era intitolato la Carilda o U Bordello so-

f'-n -In- Venere, mossa a pietà

di Bordello, figlio, .uli avesse dal..»

un sostegno, una propugnatrice, che fa appunto finiia .. E, sotto ali facilmente traspai ami,

linaii tm ' ali ve avventai

ma fu quasi, per cosi dire, l'elogio fune sua n Si -. Nel 5, Ciulla. che

anzi ''in' avesse latti i aul- ir-», sposava un gfo) . cui li anni poteva «.'sser madre, di buona famiglia oa-

: i ì ira i zza. I." spoa », n I maggio,

fu mandalo i Baia; ma, imi lugli) fu

Staro, 'e «.osi si gode la sua Prirn Giulia di

Diro o ! *)

i di venti anni dopo, sotto il £3 novembre I0'.>7, Do~

menico ( a cosi nel suo l> i , morta

1 . ; munte , ove abitai a <•■"! bu i inani'.

M FuiJ. ivi t-.l. 129.

1. ne. cil. \. II. 17 -(■>! i:3, 207, 218.

- 180 -

Luccio Mazza, sin dal tempo -Ih- -i maritò, la famos* un tempo puttana e cantarina Giulia 'li (".-in», ohe, pi li maritarsi, fa il sostegno del Bordello di Napoli con

imo proveecio (essendo statai dopo chi; si marita co! vi «zza, persona assai civile, i

ed ha laseiato riera la. lillà , nseemlente a umile «I •li migliaia di scuti, non vi essendo altri che l'uni, i SUI ligliiu la prooreata col detto suo munii' d'età nubile è stata sepeQtta miserabilmente nella Paroccbia del dotto Casale, solo con quattro preti, una che, ai tempo del

sud puttanesimo; dominava Napoli, et sic transit g

mundi! D Mazza si e impossessato del tutto, col nome di padre e legittimo amministratore della figliuola. » Nel lf>77 erano a Napoli, al solito, i Comici spagnu

i-odla\aiH' nel teatro dei l"i< •reatini. Il Gsettembj \ icerè « In a favorire li comic! Spagnuoli evi fu ancora il marohese di Han.ua (figlio di Badona, che per fortuna

ereditato il marchesato di Santa Croce e pochi sono jiarii per [spagna, come a iì- lm igo in scritto), quali

fece apparseci L'acqua gelala per S. E. e camerati, e

S. E. ha sovvenuto la detta conversatone spagnuola «ri- striond di molti contanti pei aiuto di costa el imp •li faili affittare da particolari dodeci palclietti Ssai

ettembreì sbadì nuovo favorite la comedia spagnuola nel teatro di S. Giovanni dei :

Il 0 novembre, compleanno del Re, invece della s< commedia in musica, ci fu festino e una commedia, re- l'itata da questi comici spagnuoli. a Quello che si nota ò

molli non approvarono per conveniente, in presi d II > Vieereginac delle dame concorse al festino, eh

') Conforto voi. r.

u.i.i i I r 100-410

«) I-'ni.i. Ms. eli K B 18 -i-.-i I ivi r.ii. %.

.In

181 -

1 ioti, che sono remino pubbliche, (ossero interve- nute o chiamale a rappresentare in Palazzo d. Fu anche

che , Ciommo de Martils, a-,

uo i ricco, come neanche il Re, « seguo e

li estorsioni commesse. » ')

irono qui li ultimi fasti «lolla commc

nuola in - ìì2:> maggio 1681 moriva Calderon, a

annunziarono pubblicami ome una sventura nazionali-, a Napoli) a Lisbona, infilano, a Roma, ecc. '). D'allora in poi, decaddero in iiai'.-i o compagnie drammatiche, e (juosic ultime non u n più dal loro paese.

apo della compagnia musi. -aie do] San io un genovese « virtuoso mu tuto dalla

1 dilettandosi l'Imperatore delta musica, a*)

nbrc,i musi, i .Iella <';i[)|n'll .arai-.. ih.,

ipleanno i a loro spese il Teodosio, opera

lata in musica; ciascun d'essi spese lar- gamente per comparir bene nei vestiti, « avendoli S. E. buoni, trovandosi oppressala compiilo alti .i -ina. » *) Nel 1677,(u recitato al San

i r Amor stravagante, e, pel compleanno del u : i»..'] 1678, Chi tal nasce tal a del Perr ucci, con musica di Fran- i della 1 Ma, prima, dello slesso Perrucci, con musica diFran-

recitata a Palazzo la Sicl-

ud. ivi— f.ii. no. li

i, : ivi— bl. 238. lorimw. IV, L Vedi Krdi. tfua. libretti.

I. Cavallo. 1677- Es. Bibl. San Martino,

- m -

■aia i), Andrea Porracci iano,

tonm a questo tempo, divenne il poeta del teatro S. Bar- tolommeo: « constitutus dice un suo biografo a Nca- politani Regni moderatoribua Marchione de los A. •Marcinone del Carpio, Coraiiistabili Columna, et tornii S. Siephani, quibus gratissimus Riit. » *) Forniva special- tei prologhi o gì' intermedi! :l). Di lui si recito anche, n primi anni, la Zenobia. ')

i rn'opera lo music: u rj ppret itfata il 36 mai innanzi al Card. Portocaifero . in una sala d ifla l dell'Annunziala, ') Ma, il 12 febbraio 1679, ci fu a poli uno spettacolo nuortf : un'opera i <■<>!<

o Fu la prima volta che in lingua Castigliana in poesii fosse recital i io musica nel Palazzo Regio ut in \ >pera intiera. » L'autóre del dramma, stampato col titolo! Et robo de Proserpina g sentencia de Japiter, Ri il

crctario di S. B. Don Bustaraente; la in

-ili Filippo Coppola. Avrebbe dovuto re mese prima pel compleanno della Regine Marianna, ma- di-.: ili Cari») II. « Alnmi ilei musici ili Palazzo, che Danni voluto rappresentare lai »ro parte con ogni perfetta -pres-

s castigliana sisono trasportati a queste note; quali

r riuscita i >ii loro bonore; le apparenze diverso et degni

') Il OttUud [Dtt 'Hai. nap. ed. BÌL [85] sita Vai. per Cario

|:i . 1 1 , < u ,•.-■•' t i n 1 1 .ri I il ll'.TD. Imi ,| pmim in. l.-ll-auiuin ilei IV

Un MMMftO salii St Della Idee (Ulte muse poesie

/»-". I 1086, p. 99. 11 'ninni* {Stogi. N«j

Mln'.rili, II. ."ir,) la il: in rana >\e\ Prin<i|-- «li i

r) Mungitore, ivi. K bìA prima ilGinuni P. o> 11,55. ') I' 178 V'Ha Uibl. Nax i

: «-ori molti proto KJ1I E 56, intitolato: I

Aganippei 008.P. quarta, UDGLXxn. || I'-m ii . : nobia proL noi otti a ibi I il

- 183

«li t Iute dalla presenza delle Maestà loro; por

«iti sei bore di notte, o '>

il li ino di Marianna d' tVustria, Rj

ito a P il Candaule He di Lidia *), ed era

allora appaltatore un Gennaro dalle Chiavi, che era anche ardi strale, li 6 novembre, l'opera ài Alessandra

Mag poi continuò al Teatro di S. Bartolommeo 3).

1 musici erano ì Febi Arm introdotti a

: I tempo del Conte d le, viceré. ■> ')

i ! febbraio, si rappresentò a Palazzo la co- med la/iOj dai capitani «-■ altri ufficiali

del terzo «li Napoli *).— Nel marzo, in case del Duca di iddaloui, gli L\ dei Sembiante, ".) Nel Maggio,

f Etù bosci cantata ;i Palazzo pel nata-

delia Regina Maria Luisa di Borbone, per opera del Maestro e < dia Jieal Cappella''). Al S. Bar

X B 1'.'.— fbl. ITO vi g , « 1670 mori Pran- < Faleouiu Aiinuzie*;, Decano U> Ma ^appalla Reale < o che

jirin -11' arte!, corno nella profonda voce di basso, oli

naca aotui i tutte le altre ma

olirò In buona ijiuililà sua ili civile nascita e ronveraatioiu!, ohe Iddio «0- lamoote pno farne un altro, llug^i ha il primo luogo Poppo di Troia, becctiè la sua vote min e grande, ma alquanto autistica, ina noi reato i— : «ag» atar perito, unùlmanb di boom (ooliti <ii co

I " si uio in Napoli pili 'li 15 anni <• venne «la Roma e «mofirv mento da tulli e lwn viato » fui. 30,

jp. 1679— Arch. mus. raro, ma. Bega \. ìi. t'J. fol. 6 74. i icariane* da Goto , cetebrada* ea Najyobss por ri eaaamiaii use inserito nel ma. dei Giornali

Bibl. —Sul .! , p. m, il Gran TamarUoto, cfr. Qal-

| '**•

ic.Stor.od <tn. Nel 1679 ara alato dolo Roma eoa musica di A. Scarlatti mollo, o. e. p lòti.

rf in —Arch. Mas.

- 184

tolommeo, il Giulie Cesare in Egitto '), delBussani, nw Lea del Sartorio i. Ti i i musici, era la canterina »'«iulia M esco Zuffi , una di «|ii"'ll'3 , chi con-

ol Noi libretto e' «'• od sonetto' Per /V/w/, i dolcezza del Canto delia Sig. Giulia Fra Za±

Famosissima Armonica:

Mintcol virtù, stupor dol canto, S.ui pili dogli Orbi i I Alma doli' armonia, doli' almo incanto,

La dolco voce tu •• >ì' a i.

piaga col boodo altri ebbe, raato

Il gran PelttJO ira bellici furori ,

l'';i (ìialira ;ii-iiiniii;i, OMIBfl di piai

Ne le /iij'/r il' Ami n- preda da' Tinto accolte m i abro bai le < ' km ae,

Che legaa l'alme e cor, mentre ni centi

ini ri- ii.iii <r armonia tacci e catone.

Rinoviili del (race ecco i portenti, Se mulo e vinto ascoi lan lo Sirene, i Estatiche d'umor, tuoi dolci accas

Noi dii l'ini. iv ,j dette V(fidt greca l). Nel 1681,

l arnevale, o -. guita Itavi* i I Bultfon) li

tonni ''"ii L'opera in musica, che si rappi

questo traini di San 1 ». 1 1 1 - 1 ' i:.ou le commedie

rodi San Giovanni -U.-i Fiorentini ed altre io particolari. » ')

Ma il 7 febbrai- 1 1681 un incendio distrusse il Teatro di San B;irtol< nimico.

i) tach. Bitta

*) Oalraui, u, <. |i. 90,

*) Dod. finn, da (Hovaani da Liguoro ardt hi

') -A 'Palio

N. :', SI pannalo 1081. EEb. alla BihL Naz. Amelio per «inali mi servo d'una uopi | M latti 0*1 Vélpioalla

185 -

MI.

In, ,

Crtu tirale (1681-06).

lesto IÌo3 come tutti gì' ineendii , non

dm avvenisse. Si suppose ohe, a essendosi per o issivi, che ha latto ipn-sti gii. mi, piglila. ire dentro i palchetti le testerò piene di fuoco; essendo Anita ifl Commedia; et lasciala una di queste col dentro un palchetto assai vicine a quella parete di il fuoco, . h'i i.i limili i hi f.-.-ici:i, in esse appicciato, ido materia secca , e combustibile ,

i di mano in mano in poche bore arso quanto ivi i' detto incendio » ' >. Quel <• ', la notte Ira il 6 e 7 febbraio, e rap

presentazione finita, si manifeste- il fuoco; la mattina, il teatro e le case contìgue erano tutto un mucchio «li mi- ne. «Si brugiomo lutti li palchetti, sedie, scene, tavolato; 6 il su/fìtto, e si rovi oto in esso era, e tutto si

ancora il fuoco, con gran pe- dali i del contorno, se la p nt di Ha I

-.-corsa a spegnerlo. La Casa Santa mando subito sul luogo dei lavoratori asbarazzai-o il terreni e metter mano alla riedifica/ imi e :1).

juesto ijuov.» guaio, avrebbe l'alto meglio noi Itro danaro! Ma gli anunimstratori, pei

quella regolarità, eh' 6 loro obbligo e ch'é tanto lontana ■, non la pensaron i cosL Il poeta «lui

mi OH.

. \|. !.. .1 ..lidi.

*) Conforto ad an. cfr. Avvini Giornali ili Napoli citali. N. 0 . Il

186

(eatro, Andrea Peri-ucci Borisse Bull' incendia il seguent sonetto, o indovinello, che si voglia dire:

Teatro de' Musici incendiato in Napoli nel 168 1.

Nuovo inganno di l'Imo! il canto istosso,

Contrasegno a goder 1' Sterno Bene;

Fatto istromento al mal, gli \ <*8o

l'ar passar e "ii passaggi a Stigie Arene. L'un voce di Ciel con strano eccesso

Condanna a nere note il core in pene

E se I' alma «la iuta tu . in •-(,

M' abbia l'Abisso ancor le sue Sii Dan le minime massimo il marliro,

l'inno lungo lo brevi; il duolo eterni i

Duna eierni sospir mezo un sospiro. Al foco d' un teatro il ver discerné;

Se meta al pianto è I' armonia d' Empirò,

Termine al canto e stropito d'Inforno! 'i

« Per causa dell' incendio sono mancati li trattenimenti dell'opera in musica, ma non quelli di belle comedie par ticolari. » ") Cosi, nei primi giorni del febbraio, il Principe di Piombino fe' recitare nel su<. appnriamento in <";> nuovo una. oomedia Bpagnuola, dove intervennero le LL. Eccellenze. 3) A Palazzo si dette un'opera in musica ita- liana e un'altra spagnuola. 4) Fu forse l'italiana VA mim, melodramma da rappresentarsi nel Retti !*<>' n >n serrar» eoe al Marchese de los Vele/,, la cui dedica 6 firmata da Giovanni do Liguoro 1 ') Nella Sala Mita {•) si r;i|-|iii'-i'[itò una commedia di particolari

') Idée, dette muse occ p. 169.

*) Amiti Giornali (tòt

') «vi,

*) Ivi N- 7,19 f-hhr.

*) In Napoli per Francesco Benzi, 1081 - Bibl. GolL di Mus.

187

del Viceré o Cortiv Ma . quello ci iin[i< te pubbliche in musica , interrotte ;«l

B. Bartolommeo, furono riprese, dopo piccolo intervallo,

San Giovanni dei Ri trentini l). E , P hi alW-a la prima rotta che in questo teatro risuonarono i "aiiii dell1 opera in musica Il lo, le genti di casa 'li s. E., pel compleanno

gina «li Spagna, dettero a Palazzo una comedia ila, intitolata il Secondo Scipione. -j E un'altra, nel ettembre, pel natalizio della \ iceregina. 'i Noi novera 1681, si rappresentò a Pala//,-) la commedia in musica lìti ;-o/iì, « che riuscì assai ma«

Eufica nell'intervento delle LL. Eccellenze, detta Corteo. «•ili ( avsiierìe Dome, che comparvero con ricehegale <ra del l'orni. ti. *) l'i . anzi è quasi certo, che per la nuova

te il teatro di San Bartolommeo fosse gì& riaperto, tuttavia, pel 1682 non Irovo notizia di recite io qneltea tro. i musici della Rea! Cappella recitarono a Palazzo

feo, dramma di Aurolio Aureli, mu u»ii>ii-a ili Au i ;-.>rio. •) Nel febbraio, ad istanza di l>. Do- aico e D. Adriano Acqoaviva , fratelli del Con.

ra una commedia in musica i : iccesse che, andando gli Acqua-

ta pei ervi e una trovando posto per la molla

[ridai >no che lo spettacolo era pei

Anisi Oiarn. eiU N. 3, 28 agosto 1081.

Ivi. N. 15, il oovembj 10 aovunbre LflSl.

eoa P. [31, do»'i un ^uautto di dedita della Mi- mi Marcbxse de Ine \'..l

.poli per Carlo l'orsi].' K'.sj. |jii.i. Coli, di Mu«.- Era sialo ilo la prima Tolta a Venezia nel |(

188

cavalieri; chi non fosse tele, uscisse. M<

alcuni gentiluomini <li Palazzo spagnuoti, pensando,

turnhnente . che Cordine non li le non si do

Gli taquaviva fecero uscire anche qu n mal mod(

li v i- !■< . -'i' -''i.ai.sHtno, ordii»" i-li-.: l;Iì \cquaviva las< Napoli, e li eoofinò, come in carcere! a Tiropea1^ Il teatro di San Bartoiommeo fu rifatto cotta spesa <!■ circa ottom3fl ducati ■). Il PacichoUi , che fapoll

iutoroo a quel tempo, dice : gli Armonici pi io

pago teatro dietro lo Spedaletto; non pochi gl'Istrioni, , Pure questo oago teatro non aveva se non due i li palchetti, e « la nobiltà tutta indifferentemef] a.i as.-ditar l'opera nello sc.ii.- di platea* d ) Quaodj il teatro tu bruciato, i loealarii erano (in dal L679 naro deOe Chiavi e Francesco detta Torre, «Uè lo av< vano fittali» |h.t setto anni e |ii'i- (iiiO ducati. Oca che lo

va i-i fatto iiimvo, la Casa Santa intenti'» U'iudi/.io par

adesione; tanto più, che c'erano offerte di 1300 ducati. Ma, o che la lite fosse persa, o che si venisse a ui composizione) cerio »'■ ohe, nel 1683, Gennaro delle Chiat (architetto teatrale, come appiamo) era an< >raimpre

Infatti, in quell'anno, dedicava al marchese del Carpii la Ficrdispinù dramma per musica ranni io di

:,-,, .li s Bartolomeo di Napoli. *) Neil" - anno, al s. Bartolommea, il Lisimaco '•).

') CoDforto. fd an.

*) Libro puiriinoiiialv di

*) Memoriti dei vieu/i/i toc l ài, P 101.

•) Ai. In. ... di Stato. Carlo T.»tri. F. I.

*) Da -aiioDu forense, .Idia qua Ir- debbo il MBtO -il i I. '

Arinl'il'-.

°) HÌR .lei Coli, .li HQt.

1) Il Plorino (IV, li, .la .in tolgo la oot

.■ini Sìiiil.iililn. Ma non saprai Adami 'li l'ili indù chi) per prova ho ricoaonciuto spemo sbagliata. N«l 1GT.) »i mito a

180

b gli impresari! Nicola *• accar mo

■agni l'architetto Filippo Schor, e Francesco della \ «t ili' ilo di Andrea o pittore

ime il padre; ma, « invaghitosi «li una cantatrìce, restò preso al ( i maniera, che, posto .la parti;

i m-ili, divenne impresario del teatro pei e impiat ,. » ») C il <lo Dominici; 6 lecito, non dico cre-

charloT In quell'anno -i dette la '/' ■>«, poesia f'-r.sc del

musica del Draghi. *)-— Nel Palazzo Reafej ti fu ita del Pompeo, fon quello de I' Mirali I, oa aro i ' limono, la prima o a Napoli ili \

i atti . ma* stro Iella Afa

allora 86 anni. E aap moli a rassegna. Pbm- i «ti . musico del Principe

sere, il sig. Giovanni rlereok . a di Marino del Contestabile Colonna; Sesto, il «g. Giuseppa i Giulia, la si».-4 Teresa Laora

. la sig." Maria Rosa Borrìni; Scipi

Besci . della Maestà della

Regina ili Svezia; Mitridate, il sig. G

musico del Serenissimo Duca di Modena; f&sicrate, la

'udì : Farnaa . il sig. Giulio Cavalletti : ffarpa

Di dico Gennaro, musico d* \ Duca di Gua-

Capitano Generale, la sig.a Ortensia Pala-

on Usin, .li. Ni I I68S un

l*Mtnaro ritmi- - I

In Napi 1684. liil'l. >lel Coli.

J, Monca, rfr. Oalvul, i>. a. p. 10U Florimo, 0. e IV, I7M.

190 -

«lini. Il Grossi é degli" di nota. Era il famoso m i pieno della sua gloria ' I.

E da supporre ohe questi cantanti si faces ->ui

Buche sul teatro di s. Bartolommeo, essendo il Kb Brinato dagli impresari}. Vale lo et r Ejpemt-

odramma del Dottor Andrea Perrucci da rappresentarsi nei Regal Paleggio per lo i

della Maestà di l>- Mnriatmn il Ausi

to ecc. In Napoli MDCLXXXIV. E qui la musica fa 'li Severo de Luca, -i tili attori furono Antonio Carra Paolo Beaci, Nicole Ferretti, Domenico Graxiani, Giulio alletti, Rinaldo < alani" ; e delle donne, Agata I barrano, Giulia Francesca Zuiìi, Caterina Scaraoi.

Si continuavano sempre ie feste di Posilipo. Quel grazi gissimo Ubretto in dialetto napoletano, ch'eia Posiì ili Pompeo Samelli, si chinile con la descrizione -li data dal \ iceró il 26 luglio 1684. il mare eracopei feluche, venuto da Napoli e dalle isole. Presso il p Medina era poeto un carro lutto imi Hat-, con qu ruote rosse, e tirato da due cavalli marini : Nettuno e Teti, e suonatori e cantanti. Più in qua, a ' lina, una gran macchiiia, in forma 'li teatro. E descrive lolla delle carn ././e sulla piva, pione di cavalieri edam prendevano sorbetti e gelati, e la illuminazione dalle la sera; e i fuochi d'artifizio. Il marchese del Carpio - Care due di questo feste, pei nomi delle due Regin

'i <:ft\ intorno a lui AdcfflOllO- / ' III. •■.

La i estuante Balla Xuuva Anioiagta tfi api Qe 88.

EUod nel Fanfittta itila iommka anno XI (1889) 82, 83, 24, 25.

*) Vedi libretto. Arci», bla. I iV il Plorimo a Henna

la musica fu ik-iio Scarlatti, 0. a IV. 178-*.».

») PóttUetueta <ì> Potr&to SanulH MDCLXXXIV. Rial rapa i ImManl Napoli D. Morano, MDCCCLXXXV. Pagg : -die

lustrazioni, i>. 830.

ai -

Per la stagione 1685-6, dal novembre ti marzi ». fu an- ce 5) Il 23 dicembre, fu recitate 1 1 trmooici a Palazzo la loro prima commedia dell'anno! il ■). C è un libretto della Si ì«-l 1685,

li.i «I.-/1 ::l Vi. , Urinala il;i I >. < . h't : i< > Si Oppa, e

•« ilU'indicaziono degli allori, dia furono, olire un N. N. : sig. Fatica Mastrangelo, lasig,.a Antoni.. Balestriera* il », Domenico Ferro, d ii sig. Nicola Grimaldi. in .e il Futuro Nicolino, il Cavaliere di S. Marco?

Zoafèseo che ne dubito. Nel 1680, forse ii.-l r/.oVE-

,. ') Nel mag i Napoli il Duca di Mantova,

àone all'ali ni Tre He. Il \ li ero lo

ma ai napoletani non fece buona tanpr Fu notato troppa temiliarità a poca gra-

l 'n cronista sotto il 22 maggio:

in l'i questo Principe molto libidinoso e Itìonl spropositato e sce- ne quello, rho non si è rimilo di levar dalla sua ■ii. bella pezza dei suoi Stati, quaF à Casale di [errato, vendendola al 'li Francia), ^i ha fatto cen- ali appetiti Nina Scorano canterina, ; i rilo lia dormito I-' notte, aM»nd" latto In stessi •ii Giulietta, ancor lei canterina. » ■) uiUi della Giulicttn Zuffì e della Caterina Scorano,

'l Archivio di Modena. Lèttere da Roma di II- 1% riroti al Dwflfl .

I »»rii lir»QÌ, elio attestato la venuta di Sifiue a Napoli, mi sono stati

i uni ii ' . \i| Millo.

•fodere i' offensore ovvero la Stelliduura Vendicante wr, ere. In i ..> Pureile 1085. Hihl. del Coli, di

1688, del.* .li N Vaccai* e

192

ohe M è avuto già occ di nominare Cosi

.... cantavano di i i a Napoli ! Le cronache cii i ardano, di tanto in tanto, le ''■

avvenivano i ice ione ili recite di e in raso pri-

Per provvedere a questi inconvenienti, fa ratto il 1." febbrai i 1086 il seguente Bando dalla Gran ' della Vicaria: «... die nessuna persona «li qualità, et condjtiooe si aia, possa far Comedta ia sua casi

isso ordine di s. k., navendo pi [uesta risoli

zinne per giusti motivi, el per svitare U disordini, ohe occasiona di tali Comedie, succedono ; conche, la i-m

Contro quelli, che conli'Mvoncrauuo.'i dolio Ranno, resti

serbata -il supreme arbitrio di s. K. per mandarla eseguire a proportione del suggetto o suggetti , che tino néD'osservanza. » l) Duo libretti si trovano pel Couipleannos della Regia madre, Donna Marianna, del dicembre L686. 1 (noè il Ci co 'a Negropontti l'atro, ['Olimpia Vendicata. 8) Entrami. i erano Btati rei itati qualche anno pi-ima a \

i «li Antonio Arcoleo, musica del Gabrieli, nel l< L'altro, poesìa dell'Aureli, musica del Fin i 1661

A. quello d<-i Clearco precede la seguente dedica di Nicol Vaccaro ai Marchese del ('arino:

Eccellentissimo Signore,

Imbarr.nl osi già Cleniv.u nel Teatro di Partano]

> sul mar di Negroponte, gli conviene passar prìi Mar Negro delti? ttampe Venga pur egli I

delle censure dai Satrapi, o bersagliai > dai fulmini delle lìngue

') A. ione dsilt. prammatiche eec. già cit. voi. VI, lite

/nlerdktum prmaUa Comoedias agore. *) Vedili .i,'il:t l'.ibi. da) OolL di Mn *) Galvani. ». .-. 68-3, 100.

193

ohe non teme naufragij, navigando solto la Cinosura hi Ftasl V l'i. Io gli auguro il buon viaggio; e so

i;i del «li lei benigno gradui li gius

S*t felice al l'orlo della sua gloria, ed io contento all'i mi 4*1 mi ; io ; conche pre-fondamento m' inchi

in \. li.

oli 33 Dicembre 1G80.

dtaMftf, et ossequent. tenitore Nicola Vacca ro

f*wl compleanno del Re, recito od Palazzo Reale il Nerone t).

i 1687 , pel compleanno di D." Marianna si recitò in

la comedia: dal Male il Bene •) Nel 1888, il *), e la Rosmene *); il 6 novembre, al S. Ilari' »- il Flavio, mosso in musica dallo Scarlatti, l dedica è firmata dal Vaccaio e da Andrea del l'o' *); nel «i , la solita Don,*)— Nel UJ89, il Tulio 0-

i 'ala//.'. Vi; al S. Bartolommeo> nel camerale, i'A- ' ranno *)\ il 6 novembre, a Palazzo, V Ama- tone Corsara onero l'Aioida, musica-dei Patatài ino '). K,

) L'Allacci (J>rammai. od 175G. col. 054) dica: ili Nii»b * :°,t il Signorolli: Vitndr «i. v. '.Tri. Ma, CVTtO, MAO iiauw per l'autore. Un Ntrotu di G. C Corradi, musica del Pallaririrm, ■• iia. Galvani, o. e. p. I

"i furto, mi an. 1 r'Jurimo, o. e. IV. 480.

IL di Mac Cfr. Plurimo, IV, ».

' ^u «eguitala nel carnevali- Ufi. Conforto, ad an. Veli UbMttO india *L Cd TJ Glorino, IV.

del Coli *• ''lociu.o IV, 180-1.

13

194

non so su qual teatro, il Figlio delle Selce, dramma di ('•irlo Sigismondo Capece i). Nella dedica dtìlF Anacreonte c'è, r ultima voli i, la Orma di Nicola Vaecaro. 1.' impresa non aveva fruttato. Continua il de Dominici : « \ enne a coi sumarc, non solo ciò che il padre gli aveva lascialo, perde notabilmente del primo valore mostrato noli:. tura. Perciocché , cessato dopo alcuni anni 1* im| tardi s'avvidi? del peculio dilapidato, e del danno, riw del non aver <lato opera ai pennelli; onde, per rimetl e per sostentare la sua famiglia, cominciò di nuovo a di- pingere, ma non già col primiero studio, ecc. » 2) Certo, dalle carte dell'ospedale degli Incurabili, appare che ncll- il Vaecaro non pagò il fitto, e gli furono se Beanti Egli sulle prime oppose eccezioni , ma poi fece proposta di cedere, loco Jacilioris exaciìonis, un annuo censo enfiteutico di ducati 2l>, d.-i lui posseduto su una casa a S. Maria (Ielle Grazie: proposta accettala. Nel 1G89, lasciò l'impresa con un forte debito s). Ecco che, almeno una volta, il de Dominici non ha del tutto in- ventato !

Il che mi animo di continuare a sentirlo. Con ti i danni, ohe gli aveva cagionati il teatro, pur - Nicola Vi caro, egli dicu, i non sapeva astenersi i" tempo del nevate dal far rappresentare delle commedio in casa : pria, eoi) non poco dispendio delhi sua borsa 'i ». —idi artisti dilettanti d'arte drammatica furono molti. 11 de !••

') Vedi Giunta. Baffi, il. H ») Dominisi, ••- a. ni. Mfl

*) Vedi libri d'ri|ipuntameuti sub 7 sol triniti* 1688, 14 ottobre 1( Domandò ed ottenni' eho nudassero in conio del suo debito ciò che ■ptMAYt per avare ingrandita la bocca d'opera e l' indegno del lo «con*.

*) Ivi.

195

racconta, spezialmente;, di Micli«"'laii^ aii-

udo. Costui era figliuolo 'li Cesare; ma poco

pittura, perchè « si diede con una brigata d'amici •i»p| die all'improvviso. •• Faceva egregia-

meni il ohe aveva imparato prima , fan-

, >la Andrea Ciucci", poi da Ciccio Baldo; anzi, '1 iiildo ^li aveva regalato una maschera de] Pulcinella, fifoe. di Andrea. Alcuni signori francesi lo senti-

p gnoi i e, tornati in Rrau

ne parlarono in corte; cosicché Luigi XIV , m

Ile notizie, l- chiamò ai suoi servigi eòa ricco

s^Speodio. •■ Andò egli con due suoi compagai, DM non

•Ho applauso, dappoiché i Francesi, non in-

la frase napoiilana , le seompiozzo del Ptlt

parte goffa, altro dilette, non aveSDO se non

'liael che nascea dagli utlcggiamonli ridicoli di Mi

< nulo; e, peraltro, egli non era grazioso so non quando

. co' suoi compagni napoletani., poiché ì

rancasi non s1 adattavano al nostro modo di rap-

aro all'improvviso, capivano la di lui inteusii ,

egli penava a muo\ i II Re, tuttavia» gli

iììduò la pensiono ; ed egli, « vedendosi con mille luigi

o con servidori » , fece ve- Francia Cesare sud padre, la madre, e il i uniglia ; preso moglie, ebbe molti figliuoli e mori, ffin vecchio, circa il Ma, veramente, il Fran-

gano non mori, anzi appunto esordi in Francia, il

.11 comi a (ranoesi, perchè faceva parte della compagnia italiana; la quale, allora, W resto quasi interamente francesizzata. E wris-

l) fr Oominin ll[. 8

ì Birtoh Adolfo. Scvnarii ecc. \mir. CLXXXI, ehfl tra» le b notizie *»N'op«ri del Campanlon, * <l»l DictioHtwirt des thàUret

196

amo die piacque poeo; trovo memoria 'li Im come i ì

medito re. ') Egli introdusse una variazione noi co- stume di Pulcinella . imo scrittore francese d* esa- gerò lo due gobbe, mise In testa un cappello ili con due peone di gafloj e divenne cosi simile aJ Puid nella de laJbire.Ma un'immagine d i rapprese*] invece, 3 Pulcinella rolla, mezza maschera i

ette mezzo gialla e mezzo rossa intesta, e dogli >' colori il largo panck»tto,eioalzom.*)--Quando, nel vyji, i comici italiani furono licenziati e chiuso il loro teatro per quella tale Fauaae prude, che parve un' allusione Madame de Maintcnon, nella compagnia ira ancora M

cbelangele Finca n/..-mo. Cera anche un Giuseppe Torlordi Pascarieilo, probabflmente uno dei napoletani partii.

lui. Il l'Vacan/ano ebbe un figlio, ebe fere 1" Arlecchino.

Il do Dominici parla anche del pittore Onofrio Loth, a rappresentò assai bene la parie 'li CooieUo nelle comedie all'improvviso», e compose degli scenari. U suo scolaro, Domenico Grosso, rappresentava il Dottor i siano. Girolamo Cusati era biavissimo nel serio; il su forto era la parte di San Pietro nell' Opera della sionc ; " contribuiva in lui la sua propria figura, •>! L'atte e L'attivila, e 'I suo volto rugoso e testa calva, che

imodata con barba fiuta, » ne faceva un ottimo S Pietro4).

Pochi forse sapranno che Domenico Antonio 1" l'autore della noti dei viceré, era un com

diante. Si chiamava sul teatro Florindo ( l' innamorato) e recitò non solo a Napoli, ma anche fuori. Era comi

•) tri.

') M. Sand. o. o. I. 133. Vedi tìK. n. fi.

BtrUtli, 1. '•. Cfr. Adcniollo. Una famiglia di comici itatia cit. paK. X.LV-V],

") Dt nominici, o. e. Ili, 567, 568, BTO

- 197

«Mia Regina di Svezia Una sua commedia, tradotta dallo

stampata a Napoli, colla falsa data «li dcos, 167.% '): Amare e fìngerei e ni Irò o é

eruca Antonio Parrìno detto Fiorii* (in Ce a far l'editore, e speriabnenta l'e- ditore teatrale, in società col Muzio: lino al 1689, o II in-

. i libretti teatrali ei rapati dal Persile ; i

1689, cominciano il Fan-ino e Muzio. Facendo il libraio, compose anche e Stampò (1692 e BSg.) il Teatro eroico e politico dei Viceré, e poi le altre oper

aedia stampata a Varsavia il 1699: Im tom- mtd'- iu-rata ovvero i Comici eswninad, appare

'•ire Ger \<i/>n/etano detto Covi.

■'' S. .1. S. il Dura <ii Brunewick, Lùuneòui Gennaro Sacchi aveva recitato prima a Na- |t'li, poi era Lombardia , poi a Venezia, e nel

168'' ìbblicato : Sempre pince la ragione, oj

ernicotragisatirocomica, e nel 1C87, la Luna ecclissata dalla fede trionfante ecc., opera anagrajnmalicomica*). nirabile Tartaglia era Carlo Merlino , portiere del Consiglio di Napoli, del quale fa molte lodi arii motti arguti il Perrucci '). Carnevale 1690, si recitò nel Regio Palazzo, con a dello Scarlatti, La Rosaura. Era impresario »ra Andrea -lei Po'.*) Le paure delie peste feo P

!valo del 1691, le commedie e le. pn ioni. M;i poi il Viceré dette il permesso e i giorni 25 ,

') Bartnli F. AV/;«- «ve. 11, 7! 1-80.

*) Alla/v. Il Proprio allora forava parte (lolla compagnia

I»u«-a di Modena; cfr. Adolfo Rartoli Scenarii «?cc Pref. pag. CI..

ertoli, o. e. Il, 140- I . 332-3.

-I Bil.1 .1-1 roll. di Ma».

26 0 27 febbraio si recitò al 8. Bartulommeo V opera dèH'Umawtù ■'. come altri se re. lJ Nel 10<>2. rimi ivatesi le paure, il 2 febbra n-.it.. r unica opera in musica da cinque personaggi | lu prima volta, non avendo S. E. voluto permetterla pri- ma •■ ") Nel 1693 fu rappresentai ►, I

1.' umico dtiU'ami' <> e, il /inmiro <>' so 3). l'u mu-

i ni'., che s'andava ! (instane no-

mo a Napoli, era ftfii io* Era stato

probabOmtote feroe <li queste ultime recite, i

aiate. Nel febbraio 1)3, finita la stagi Roma, chiamato dalla Duchessa «li Me -eia-

ii;.v catioliea, «per sentirlo' qualche giorno n

corrente quadragesima, ').

Lo Scarlatti continuava a darelsUOÌ Capflavorì al 8 Bartolommer). Nel gennaio 1604, si rappre doacrc t \ le] ile H'uns. Era impresario -ili

cola Serino. ') Nel rebbraio, il Pirro e Demetrio; poi del Morselli '). Tutti e due, musica dello Scarlatti. Il Pirro e Demetrio specialmente a riuscì mirabile. » Una delle li recita, il 81 febbraio, il teatro era pi< »: if

era nel suo palchetto; molti cavalieri, per dar alle dame, s'erano seduti nella prima fila di Fra

') Conforlo, aub 3 gnnnnio 25 febbraio 1601. i'.ulifon, a.l arni. ») Rulifnn. C'A un libretto dol 1692, senza ladicuì I -»tro.

La Pastorella fida. (Platino 0, 0. IV.

ni. .-ili* \r h Muli Li ded.1 allo contessa di S. Stefano e Armata ita Antonio di Castro Capitano Tenente dotta Guardia Ai-manna occ;« vi «i toonU n-.-ite antecedenti.

«; (JTiu'orto, ad an.— Noi maggio 1603 mori . ino Gaudioso,

canonico eunuco , àsA quafo parlano tutti i diarati, <•. che nuiu.it A uu tptUHaaé «urioaiaaimj

'•) Flihl. lai Coli, di tnus. La dedica al conte di Santo Stefano mata da N. Serino, 5 gennaio— Galvaui, o. e ") Ivi - Galvani, 125.

- 199

Duca di relese, suo rio D. Wich la 0 imaldot «ce, fratello del Marchese di Etofca Alla fine del primo atl laro nel teatro P un

ico, ricco mercante, oh' ani stato Eletto del Popolo , e con lui D. Gennaro e D. Man

I un Lucina , Capitano di Fanteria suo /io. fi Lucina prese posto nella quinta fila; il D Anna e i de '.no situarono in piedi, innanzi alla scena. Ma. cosi, •modo ai cavalieri; e il D'Anna, Mite,

.■il Duca di Ti ontochei li diase di scostarsi. Il

a del Cavaliere ». gli risposo die ave- pagato irò, o non so che Itrol H Tdesc gli ?olto colla guardia del ; imo. Il giovane . ma D. (Jiuseppe Capre.-, pronto il lampo . li» trafisse con una profonda stoccj Cadde il i ; i suoi compagni - smarrirono; il Lu- cina si precipitò dal suo posto eolla spada sguainata.

1*0 lo l'Ofto del teatro; tuttavia, il Caj * il Telesc furono lasciati scappare e si rifugiarono in chiesa. Il tumulto era mo; ma il Viceré ordinò

utinuasse la rappresentazione. Il povero d'Anna fu h a ii,.| padre . che, al vederlo mori-

la.' giorni il molto rassegnato in Dio, pregando suo padre a |

essori, poiché lui se l'aveva merita- lo. » Il delitto eia laeaae rruyestatis, essendo a\ venuto alla a del Viceré. Il Telesc e il Capace si disse

che fuggi ali uni giorni dopo a Benevento. Duecom-

pagii kluli spalimeli furono mandati par castigo

jlla terra di Telesc. Furono sequestrati al duca tutti gli felli feudali e burgeusatici. ') Nel luglio 95, Don Ci u-

^ooforto sub 21. 20 febb, ! "ssit/i.— Unn umile notizia è

natia Cranica Al», di Km Co-Uovo «io Napoli, predicatore Cappuccino, WM- Nat

300

seppe Capecc, tornalo di Germania, Fu arre ; Avi

travistili) da villano. Si diceva . bbe mandato ni

castello ili Baia, « ove purgare il suo peccalo, massimi in questa stagione calorosa, senz'andarlo a purgare uel- l alno mondo! >■ Ma, invece, ta mandato a Portokmgone ')

I lettori avranno I acilmcntu riconosciuto in lui quel Giu- seppe Capece , destinato a una parte importanti:- nella congiura di Macchia, e morto poi, eroicamente. nella KaHnglift di Montevergino *).

Il Principe 'li Caramanico, Don Domenico d'Aquino passava a Napoli per un grando avaro. Neil' aprili

i scopri incinta sua moglie, D. Teresa Migliaia Egli prese quest'occasione per rialzarsi nell'opinione de suoi concittadini. Fece (are tot Teatro famoso di come- dia nella sua casa a Ghiaia, presso Piedi; Qui, pei tutta Testate, due volte la settimana, furono recitate, cou grande magnificenza, scruta risparmio d delle comedie, dai migliori comici della città 3).

Mattcuccio lasciò Napoli, noli' aprile, chiamato in mania dall' Imperatore a cantare nella sua cappella, con tremila scudi, comesi disse, di stipendio. Ma, nel giugno, era già tornato, perché, al contine, nell'entrare in Gei nia, si tìnse, ammalato, disse che quel clima non gli faceva, e mandò le sue scuse. Scuse ; perchè altra era la oera cagione, Se ti ihe, il rosignuoìo di Napoli

•) Conforto. IV voi. in*. Bibl. .li S. Martino (lO&ó-U) p. 82-3.

*) Cfr. A. Granito. Storia della congiura (lei I*rincipe di Afacrhta. Napoli 1801, voi. 1. p, 39-12, che cava corto il «uo ragguaglio da do- i-uin.'iii -1' n : Invio, tu e**», il seguito dell' aflutv, v gli ulteriori dealiai dui Telino d»l Capece: ptm<

J) Conforto, voi 11, ms, di S. Martino, p. 44 Il Conforto nota n*l naiii 1004, l'intartoatO dal Cardinal Ottolioui al teatro di S. Bari. hi «lice ftt mio olia IMO v'iiit«'ivéniw«»iv di uawo^to Cautelino (arci*. ftp.) «• Orsini (orciv. di Bah evento) ecc. p. 6.

-lini

?

201

i

ivi.1 vi m i noo

i : Ai, perché aventi" una . : Vngelo, e

demente favorito dal signor Vii , \nlini . qui , e ito dalle Dame

ride la medesima fortuna a Vienna In quel novembre, si rappre uva a Pai tós ti V. .• i Cantori d'Italia , fatti d oggoii" venir qui da S, E 1 Nel dicembre

al s. Bari 1 1 tifassimo Buppiene^ music*]

XIII.

// Mi nocamento

mméo - Cronm &-1707)

a, Duca «li Meójnaeeli, è, per av-

1 io i- il maggiore dei V pagnuoli filo- dravmniatici : * gran protettore di Hit

dai -11 . quando B Roma nel ISOfi , menava scoi la famosa An- dana la Giorgina, col titolo di prima dama moglie. Le avventura delle Gioì

ol. IV, p. 1:, W, 127-8.

Giornali di Naji. pressa I». A. Panino o Cnm. Cavalli.

ubr« I libretto adii Bll

i- riferirsi u questo tempri la | « dell1 i^ra dal . del Minotauro <> sin Arianna >; ili noi :

lei l''\ i in :il s. Bur-

tatoangiao, « à diletto di farà stravasali!: ni natta

ri oca, IV

11

tacconiate, col garbo che gB è proprio, dal! Vi- nella , brava canterina, cosici, fin da giovinetta, era . ; i ut-I bel infililo romano. Capito a Roma 168*3 iju< i ile i >u< a d Mani isla aro l

per Napoli qualche prodi musicale. I b i

rtare, ne restò pre che, cjd

andò a baciare il piede ni papa, eli' era In ■• X

avendogli il papi iodato che cosa : placiu^K

<li più s Roma (e s'aspettava per risposta quale! ^

o qualche reliquia insigne!), [' ingenuo duca ■: !

canto di una Eanchilla, che ai suoi giorni non i se

l'ugnale!», li papa, fuor di per la meraviglia rie -A

risposta, dette ordine che tutte le cantera] «-s

ero in monastero o uscissero da Roma. Ma laGiow "

i, causa dell'ordine, seppe sottrarvisi. Quando and

gente in casa per prenderla, disse «li voler i ,— ''

i . antro in un'altra stanza, passò per un corrid ~

□o in una casa vicina, e corse a rifugi Ho k

idi ali «li Cristine di Svena. Con la Regina ili Si resti» fino al 16603 nel qua! anno, morta Cristina, il M naceli, ambasciatore di Spagna --i Roma, che già le tenei

gli occhi addosso, tanto sep| p iddi tori

alle pereecuzìon] detta curia . la disputò vittoriosamenl

ni luu-a -li Mantova . J

sioni soprai e le dette post., nella Bua famiglia La Duci

li Medinacell, la buona Dona Maria de lae Nieves, OS?

l'in ) Sandoval,

dova indursi a pregare in suo nome il Duca di Mantoi

«li rinunciare ai tentatU I i di riacqu

di vendetta. Il Mi i di Coulanges, descrivondo

i. A.lcmollo. LnueaturtTWM tanta mi tempo d'Inni-

12 XXXIII. 1880 d. 206) Ia [Pan.

filila dell. .,. A. 111.— 1681 „.

203

i i principali personaggi della società Roma. «li Porla Pia, di< i , tra r il

tur d' Espi l'air piafli levami ;

Madame suri ópon

I iiofgina jaliui-sc, Y vieat avec un magnifiqua Irain Apporrei- son chagrinl ])

i ..' I Korgina, vennero il suo second Cari ini (donde il Dome), e sua sorella , Barbara

:: J VTeei ■• : i '"«•h... chiacchierare i napoletani, ai quali non mancava suoi andamenti ». N .'i ca i citato al I

■***otnoo, tra gli altri drammi, Penelope la Casta, poesia

I''1 -Matteo Noris, musica di Alessandro Scarlatti *), una '^•1U- opere, che più incontrò a quel tempo il gusto del lM*t »r»ii, ,. •). il Medinaceti nel] aprile. I no del

i di e aminare il teatro rli S. B *'«': Questo, come s' è dòti «io due

di palchetti •■ '). Il Medinoceli ordinò che « ' forma più cospicua e ni i. in conformità

-»-t«i d'altre i I governatori degli Incurabili

idiscendere al gustoso desiderio del

««.«

_# Ammollo, / teatri di Roma, p. > Ptmlopi in Quia , D ita da rappres. nel teatro ài

Bartolomeo. Consacrata air I. Signora cw. />. Amia

ina la Cerda ed Aragona, redota della Felice memoria deli Eteri- *j. j co In Yi,h>! U190,

I m dedira di nata ila

imi.— Allo Bcarìnttl l'attribuisce il Florimo, a e. 124, / i i ; .

"*> V. «prm Gap. XII.

iva

204

fecero il teatro, diroccarono motti mi l«i cisterna dell'olio, e altre officine; ì deputati della tificazione, acqua e mattonata, per effetto di biglietti

cereale] ronrossero gratis una vincila, * <ho «lìllà stradasi

di 5. Bartolommeo andava nel vico "~-

c clie era necessaria per allungare il teatro. La pi l'u formata « dai maggiori ingegneri della I rata

come ili Palazzo ■•. Mi i - inizio non basi ora z

cosicché si fu costretti ire una casa, ch'era ac

cani" alla vinetto, ili proprietà <i'vi monastero ili S, Chiara, e, non bastando anroraj un' altra casa contigua, che d sulla strada di S. Bartolomraeo e appai stai o 'li S. Luigi 'li Palazzo '.).

Il f> maggio, il Viceré andò con gran pompa alla ' .lei l'ivi, i thirlaodaij nella chiesa dei Gcrolomini. Qui I ■■ e

I:l sua appai u una il •//.• ricchissime dette

-i ime della Viceregina, - io p>nin luogo . . . la Vogala Giorgi (su i detta la Giorgina, eccellente coota- o *). Ma cominciarono subito anche le satire. Poco lemp<

dopo, di latti, si disse che s'era Irò \ alo affisso al «li-'

di Palazzo (che fu, In certo modo, il Pasquino -li Na| un cartello, che diceva:

Se a' ò ghiuLn lo mi. coglione,

•liuto lo coglione, Che se cene la Giorgina, E n.ii pensa alla farina!3)

') A reti. 'k-Jfli Ino. Ubro patrimoniale» I. e. In questo rifiutili] i tolto « un «pitaffio «li raanoo, ch'orari mila porta antica » t che contoDovn il pririlegio di Filippo 11. Gfr. Parrinol rtom notisti ■'> 1716, p,

*) i l'imi,!, m*. Hit)]. S. Martino, roL IV. p,

i

- 205

l igiio Ionio a Napoli, da V ien i M ; Aveva

lolle scuse, che gli b' orano mandali Me

! che non sapeva star lontano da « questa i e era amato da lutti, e parli' .!. He d:

r bel giovane ed eunuco < al ora i "■«..• > l). i > i omiuciata la sta-

silipo, il \ ) I il par

lazs i Cantalu i i ti sue seguila alle

solile mai li. il 15, si canto una serenala

declìcata alle dami he vi concorsero tutte,

il fiore dei aUtighe bene

l ibbate •. Matteuccio foce Adonéi l'Aquilano (t), Am «• I- i canterina Bombace, Venere *)► Quest'ultima cbia-

Mni.-« x;i \ rarquini, dotta la Bombace.

I i 86 luglio, per S. Anna, nome della \' agoa,

il X ne ;i Largo di Palazzo lochina a

foi » taa d'anfiteatro, illuminar:» da 700 I irete e 700 lam- pK>i w , do canto il Trionfo delle Stagioni, eoa 50

i e 150 strumenti B).— & ì badava, intanto, a riunire una bella comy- \":»V «•Mura del nuovo teatro. Il Sassano non ne fere . ' ■• dice il Conforto, l'iucllo stesso '

c suole chiamarlo ordinariamente il roeignuolol},—

>V suo ritorno qui da Germania, è montato in gran su-

ofirbìa, non faceii'i" stima di personaggio alcuno, benché

Sulla fino dell'ottobre, il Viceré, un giorno,

li malumore, 'li- « ì ii i * al Capitano della Guardia

i ' manda >se a chiamare. Il Matteuccio si scusò, porche

indisposto. 1 ii" non ammise la scusa» e mandò la

ai i

•) Ivi.

p. 851.

806

seconda e terza volta; ma invano. Intanto il \ i fastidito dell'indugio, ne chiese la ragione. Figli

' Subito, MaUeuccio « andasse a . in galera] ■> Ma la Viceregmn intercedette, mitigò l'in del marito, venire Matteuccio, gli disse tutto, K

rimproverò se veramente] e I" condusse al Viceré, eli Beaza guardarlo, gli volse le spalle, contro nelle sue et e*). Dopo questo, (a meno meraviglia il non vederli nella coinpagnia dei cantanti del Novembre.

Questa i ompagoia ei a composta del flore dei dltalia. C'era, prima 'li tutte, I;' bolognese Slaria Madda- lena Musi, detta l^i Mignatta 1 del Serenissima Dm Mantova: la migliore pròna il cui prezzo si

lutava •■> -"'in» doble ( rl <

del Serenis.-imo di Mantova, o la Bombava. Il primo uomo

Domonico Cecili detto il Cortona, di Mantova; inoltre, Giuseppe Scaccia, del Serenìssima Parma, Francesco Sandrì, Antonio Prodieri, noto anch< come compositore, e Giamb Cavana, del Seri

BÙno di Mantova •).

Il Modulaceli dava 3000 ducati d'aiuto ili costa al! paltatore. Fu allora clic crebbe V ingerenza dell' Uditi del < apitano della guardia nelle cose del

betti erano destinati per ri dir ire, pel Capitano, pi leni nte 'li costui, e pei Giudici della Vicaria ').

Il nuovo teatro era bello e ricco, e, special rtte a

pace d' ogni gran macchina teatrale » :;t. Le file dei ps

•) Conforto, 294-0. ■> iti. . i T.nin di Bologna, p. 96, « cfr. aneto p, [SS-6^ 1S9, 370, 374, 407.

i < iv. A'ì.iiimIIii a EUcd opp. dt •) IUpprafl*nbiiiotit- d«0a C. S. a parere dal Dm i Cai-te Ti-nii !. I. Ai. ha.. .li I I ' uforlo, .

207

dati" i divenute cinque V'erano annessi In ap-

paiamenti, una parte dei quali per gli usi del teatro La

..si Snni.'i vi aveva speso 6614 ducati, più un ani causo di 84 ducali *). Ed ecco un altro servigio, fòrtu- ultimi, reso dal* Ospedale al Teatro I

li i ito la prima opera vi. il libretto

* questo I Comodo Anioni/io, Iiiaw de-

dicatc off RI toc. Donna Maria ile Gir

I .a poesia ora di 1' rau Ilaria. Bs

Indi Scarlatti la musica/ La Rìeciooi fece GìuUa'. la atta, Pompeiano; la Bomba* : il Con

iri, Elio, il Ca no , il Prodieri, Lisa, a Li musici recitanti sono li ■>glìori,ehe s'abbiano potuto Ira l'Italia, fatti ve*

i|ie cor» grossi stipendii da questo signor '■■ i 'i.

U«i ; del Viceré no i ara iti < li ale.

'••• 1 » Dgue satiriche chiacchieravano sulla hfig

He* toni "ini l'ini'. Col Mulinaceli Napoli

ra diventata una specie d'isola di Giuro '), Nel geni- ; parlava di un mati-inuuuo, r\,<>. era per i

vaglia, sorella della Giorgina* o Don Galiano, d'ottima famiglia, figlio d' un regio C

-ornila ducali di dote; D. Martino, i ii itei stato promossi i

I ». Emanuele, dottore di le. ara-

ta, a Non -i può ne- 1 6 disparita» di qualità, ssaendo anche

l«Me sorelle di poco buon nome e particolarmente 'la detta la Giorgina, ma cosi buona date In contante

(egli Ju'rur. Libro [uti ini. 1. v. V. An:h: di Si. Carlo Teatri, ] S. Bari

li. MI US.

ir. T. Corafr Dalle oc. Stor. Libro III.

208

e l'ai <1" avanzamento ili posto n

di toga ogni disuguaglianza uguagliai 9 x) Le mnrono: mala Barbara non 1 . perdette Diente; perché s\ poco dopo, I). Bartolommeo di Specchio, che d'Orbetelloi II 88 settembre 1698, | 1 del loro primo figlio, (cui fu postoli nome di Lui ce gran rausioa neHa cappella «li Palasse , fuoz «pollano Maggiore, v'intervenoero il con «noci

1, tutti i ministri dai tribunali militati e togati] 0 'I Bere dei titolati e cavali non

-1 e al rosse bi ui

in tante di Spagna ! » *)

'l'air la fortuna di quelle plebee donnette romane. Giorgina maritava, intanto, une 1000 ducati «li dote; da protetta diventata pi

Il Viceré, COSa strana, dopo tanti anni, ne ora sernj 1 gelosissimo. Era romito, sulla Bue del 1696, 1 l'inverno in Napoli, il Prìncipe Santo Buono. 1 del febbraio seguente, stando al teatro n sentiri al Comodo Antonino no seguirono certo alti* quali mi monomio le notizie si nfisc a guardare curiosità 0 inaisi in un piccolo le di lun

chiara vista, vite sa lo rac 1 nel pugno, la Gioì*

lava in un palco di fronte, con altre di stu taglia. Il Modulaceli se ne ; Ki

nita l'opera, mandò a Bara un reciso e rigoroso mai

al Santo l.iii'Hin r\u- •• subito jtul SUO feudo d' \-

bruszo. Il Principe si scusò che -1 iva trattando fa 1 onde, che, a lasciarle, ne avrebbe avuto infinito danjM Ma Ir suppliche non valsero, fi l'ordine fa replicato. S il Principe di Cellammare, amico del Santobuono,

>) Contorto, p. ''17-.-. 1 [H.i p, :!ii).

■) iv,, ,,. Eses-s,

1 Iti, :;;>g-8.

tifi

■. istodaM petto ai piedi di q im-

pHn» In grazia, a Queste i . a parer d'aasetniatij

in Prin< ìp rei nante, ohe «love ael governare e I in

li saiti plici occhiate : forse ai ave

ia , col mirare attentafloente la glie)' avesse rapita ! |

6) B vcniifo B Napoli

un Inglese, ci i orso, « qual I

». L'ii I « - \ r i nini si r esporlo al pun-

ito buon senso, pens< [ueUadiSan

Bartolommoo faceva proprio al suo caso. 5?avv!ò, dunque

1 1 il musici < lorfooa, che abitava, ;!tri. in uno degli appartamenti Bnnessij gli eep 11 richiesta. Il Cortona montò sulle (urie, lo cai

a ardito di pensare di servirsi d'un teatro, oos! magnifico a reato per una urtceonerii di giochi rii un animale 1 » Il povero Inglese, cosi inghi-

iVIIora il Cortona die ordine ni d "1 rompe come fu hi

!.. .lll'l I-

; - 1 mo. Il 1 !orton;i, il qualti, comi'

un gran Pi li ranl iva del fatto, e difendeva I servi,

m . fu e fotta il ilia

ili :ii corpo di guardia di Patata. l>i igg (0,1 ì disse, fu fallo (uggire dal Viceré)

1 forno :il sii 1 :).

1 ìiungeva in qi mp Napoli la notizia d

,'. ratto ardii bugiare sulla pube ria Ira Rolog irrai a 1 il ma MarsUI, p n un 1

con una sua sorella ■). I

«) Confai ' -fl.

yi-5 sub marco I0U7.

- 21" -

compagnia, fnrmafa per l'anno seguente, ava

Musi, la Borabace, il Sante e il Cavana, Dei i i Nfto chiamati .\: ! Grimaldi, d

virtuoso dalia lì. Cappella di

li S. Marco: venne Lu >inì bolognese,

la J^'/'iciiiiua, virtuosa del Duca di Mantova; Gtov. Bu , miIuoso di S. M. Cesarea; Giulio Cavalieri, v tuoeode! Principe Cardinal de Medici.

Con costoro, fu data, nel novembre 1687, la Cu Decemviri detta Stampiglia, pessimo dramma, sul «j

Ito Scarlatti recala sua più beDa musica. l) M touccio foco Appi'*. Nhnlmo Icilio, la MignaHi Valeri Lucia Nannini Virginia. F. , nel Carnevale del 98, il mìo Scevola, nel quale M , NicoBoa

femenoi Muzio Sceooìa la Mignatta, Elisa la Nannin

La Giorgina, manco a dirlo, non era cantante da teal 11 5 agosto 1698,01 un gran festino, eoe si dette, pel i pleanuo della Vieeregina, nel Palazzo «li Cantahipo, nel

oketto alla reale, « la signora Giorgina cauto Ange e maestria duo ariette. « 3) Com'è noto,

intorno a questo tempo, per causa indiretta di lei, il Duca

d* Air*. la era mandati, in castello, sua moglie coni nelle sue terre. Perche, una Bora choc* era commedia a Palazzo, cercando tf enti-aro la Duchessa d'.\ una

scala, per la quale saliva la Duchessa di Popoli, la soi falla Giorgina voleva passarle innanzi. 1 servi della Du- chessa bastonarone i su ti seggettieri. fndi ira/ ; --li produssero una questione politila '),

•) La Caduta dei Decemviri. Napoli 10C*7 . dodica altra di N. Sei-tao, ofr. Florimu o. e. IV. 8-7

•) // ifutiù Semola -t.-.i." atriì In Nij

1608, por Fa n-i u ii •• Biotto.— Il r*lorimo l'attribuisca allo Scarlatt

!) Cullimi,,. [Vi, p. 492.

*) Uanerifl U Tilwria Carato. Ma. L. ili Ofr. A. Grauiioo e.'

- 211

M.v ; li Ila ria, di quella gloria,

proverbiale il nome, cosicché -* in- l'onu lino di paragone noi nostri scrittori 'li

ni dopo. Cantare rome Matteria o poeta dialettale, un kù\ 1 1 l i ili Vicaria, componeva il a <-u-

in sua lode :

'^he lu scisto a cheile prìmule tceo iju echio d'uno comrne a maccarone . D'egira lengoaggto, d" "^m-' unzioni», le laude loje chiù dell' ni

atis'io) disse: Bèta tiene Orfeo '/ de Anfinnt>;

No I ":ih

imme <-rjnta Ixjne ! IO flW moiì'h,, iii.i no p !<•■• chiedo Disse no vecchia' ietto (Uno,

-■ ma/ »/ n Mi Gioì «disco delle ncbino,

E per Dio, disBo, per tgntir StfWd Hi «tóm */ rioriM «enj« pmio / l)

Finite te recito, parli per le Spagna, e, nel noven ;i Madrid, a ben veduto o accarezzato »do » *).

il Tito Manico di M

•! iN.IIiirnli ; nel iliroi libre , il Prigioniero

fortunato di Fi Viaria Paglia, musica dello Si

i. ' Oliato e febbraio, hi Partenope 'li Silvio Stani-

ii di Luigi Manzo. 3) L'Abate Paglia ò raf-

ii.» del tempo in un Mida con ìeorecchic

•ito «lai M:.i «.oraria. MA. p. LO&-10&

•) Conforto i»i, 513. ») Cfr. Plorin-i' Il biogr. Scarlatti.

212

d [sino, d i

amori e 'li un possìbile matrimoi

Questa canterina aveva lumi di gentildonna.1) 1 n'ali

Maddalena, la Manfredi, nuo a di

mera dell' Altezza Reale 'li Sa

smori oon Placido Dt d ò raffigurata itimi Amori;

he si trastulla con Vulcano s>. Oli alir iti, oltre

: .collii Grimaldi, Cavana e Prodieri, erano la

Ionia Merzari, il sig. Domenico Sarti, vii Sei Di

d'AiroIa; 8 Luigi Abbarelli, virtuoso del -imo

Modi

Il Viceré aveva pre i l so quest'anno l'appalto

Nei libretti, la dedichooon s >no [iiù Ormate dall'Imp La compagnia del nuovo ano « comprendeva la Miguatti duo Polaoohine (perche renne aud i Nannini), Mad-

i Giustiniani e Angela Gheriug, virtuosa del D 'li M uomini, X. Pan

Mi Napoli, l'Y. Sandrij Severo Frangioni, il

Altri attorìa come Vittoria Rizzi, ■■ Ftegini P<

tastai, virtuose de <l! Mantova, I iiu

virtuoso del Principe 'li Toscana, ■<:• Annibali,

Principe di Palestrìna, presero parte solo in qualcfa

Ma una grande attrattiva '.lava il nome del etntetto decoratore teatrale, Ferdinando Galli del biena. Qu< ito nome illusi sul libre l'Ingoi

Nel Li che: «In questo arnie 1699, per altro modo inveì un architetto bok ■>■ r re nparire più i

detta macchina, si fi disfatto 'li nuovo il tavolalo a rifallo in altra forma ». E un cronista scrh I Bìbk

') Cfr. Hi 96.

') Vedi più rilire.

b. di SC T ii. ni, Jel Borgia.

•)In i m.iu. Ani. l'ami,

213

renne « per ordinare uuov< sionl 'li scene per Top

da rappi esentar» nel teatro 'li S. Batr vendo :i tal efletto riformato tutto il tea perù del Pubblico. » ') Ferdinando Galli (ICN I i i ;> era il Bgliuolo primogenito i Maria, e '1 vero perfezionatore dell'indirizzo cel< '' genera sione d'artisti, architetti pei molti anni, ai servigi del luccio II di Parma. Nelle bus Varii di

delle sue fantasie di d ! passano Bott'occuio maestose,

ardite, vedute d'effetto pittoi una quantità ili

u i ora ir ora sfrenali, die doo la cc<i

locatori lombardi, un'in-

. dio lia a sua dtSPOSKBOne UH

tale d'idoe barocche.»*) Napoli vide qufi leravi. tro di S. Bartolommeo.

rono Creonte iii -anno iti /'. hr,

re in Alessandria di Francesco Maria Paglia; gì'/n- mtu che fu il prime componimento teatrale di

ro< italo a Venezia nel 1699, et u al Poli ». E poi l* Eraclea di Silvio Stampiglia, ca dello Scarlatti').

al solito, la domenica, divertimenti a Posi- ►. Il \ la Viceregina vi andavano in gondola,

altre gondole da quantità grande di dame serviti da musicali islromenti et armoniose ?i » *). Nel giugno, opera in musica al s. (Sarto- casa del Dottor Mattia di Franco , va

- ii. io 4 voi. col tu ilo htoria Voi I,

.. «;. OorliU. (!'■< Jùchu ./. . BaroclutiU» te ùaUtu, StoM fui, f7. Caj>. XXI IX-r 2 «g.

i cfr. l'In; ■■ .. . I

i. fot. I

nate della R.C., un melodramma Baerò in mu lolfltò: // Martirio di s. pa

ammirabile, cosi perii virtuosi giovani che i De poi la musica ed atiro ». Brano afiora in Napoli il ('cui.- e la Coni ibernai

che abitavano a Posilipo, nel Palazzo del Princi vedere, Nel luglio, pel nome della Regina di Spa

H i una bellissima serenala a quattro vòei »)— l'i l

pleanno delle Contessa, -\ fa e un

del l.*< ggante Carrfllo a Pizzofalcone 'i. Nell'n

mio della Viceregina si i ipel tue più rolto Palazzo «lei t lantalupo, una commedia in musica, tritìi l)ii!ì". con '• ■■• me armoniche voci, posta in ni

di I di ore maestro di captila , Alea latti » *). il 2.) :i i dei Lomos, una

media spagnuola ; vi re i il Conte e la i

e o fu cosa veramenl notabile cedere quei due Si recitare con tanta grazia e leggiadria ». La Co I* intermezzo, vestiva da ritlaneHa; il < tonte Nel - -i rappreseli»' i

music tasale di Giugliano, dedicata allo

Dos, che vi sndd più voli n randi imiti

dama g cavalieri, e tu di mediocre riuscita » ')- K cosi *"t\ <ia di varie altre recite, procurate da questi Sigm A principio di novembre, le notizie della ifennl

del Re fecero sospendere i concerti dell'opera, che d rapprcscntar-M pel suo nome '). Ma, giunte buoni

pfem del Parino, n. 22, 2 giugno; n. 23, 8 giugno ITI ') Istoria Xapol. ma. I. & ») Ivi.

*) IrL— Avviai giornali cit. n. 32, iO ng.; n. 34, 24 «gusto. ») Ivi, I, 9.

«) Iri. I, 14. Vedi aneli* Giornali, n. 36, 7 wlUwnbre 1700. ivi. I, 18.

I

- 215 -

. Mirino gli Armonia la Musi, la Mau-

ecc. Il G novembre, nello feste

uperata salute del Ke, si recitarono a Palazzo, la

i dalla nobil penna dell'ab. i a :a Paj 'i egregiamente in musk

Filippo Maria CoDìneDi t, e furono agliata ili al Bartolommeo *)• Per tutta la città, i teatri co- minciai l'iio la loro stagione. I Lemoa davano i aoiitì ti.it- lenimenti drammatici e musicali

tizia della morte di ( ario li e tutto ùe. —Nel dicembre, si ricominciarono uj.it .ili t ma furono sospesi per ordii]

Liuti li i j ono licenziati, <•. pi ima «li tutti,

nini », taleiIB Musi. Il \

mando a il ire m grandi impegni .tifi

trattenuta a Napoli, perche egli, l'esl l'ura,

f:u'c rappresentare un' opera. La Musi, di I ranando, il paga lolle tre opere, per le quali et

tua colpa se non si recitavano: più

ducati, pei restaro fino all'estate. AI che il Vii

a parte tutto lo efletto dell'armonia, » dette

nandò subito il terzo della paga, colP ordine

la Napoli. Se non che, mise

la Duchessa di Maddaloni,

e, con pi in quei giorni '>.

i la proibizione delle comedie nei pubblici teatri, o/iosa dice un diarista andava ■•' divori

iversazioue dei buoni comici, rlio maneg-

'>An>., i no». 1700.— Il B> BtftftL stara «porto

livertimenlo di music» e ballo » ni Mor- Antri cit. il 16, 16 ooi 1700.

216

gjav&no bambocci oel I istallo. S n -

i a lesta e vi era gran concorso di gonte, co ido 1' opri-a verso le ore ".' I e Qoh d *

bambocci cantarono anche I' >| tra in musica; oc*. per verità . non nuova '». Un Carlo di? Petris i in dodici giorni, un libretto apposta por ossi! La donna *«•/,. , •.'</ ni i bambocci usclvan

teatro, e, di liinlro le scene , eai i i virtuosi. Il di

Peuis, dice l'avvertenza, « bavendol recitar da bambocci, i quali non possono far luti- rorreltbc l'è stato d' uopo esser tanto - •getfc

e d'episodii] quant'essi - di lingua o di me

La musica lìi 'li Tomaso di Mauro, « del parlo, perché sai obi è, e in che | «radicamento nnissn la città tutta. K giovane e si contai mo i

'•hi della sua professione d'imitarlo, se non d'uguaj

Il Carnovale non Fu celebrato: u proibito ; eomedie nel teatri, ma anche la maschera In qualche casa particolare, per mantenersi in al

iiiim-i. -i recitò qualche commedie da dilettanti la più riuscita, recasi io casa del Dottor Nicola Amenti

ino la di ì SS. Apostoli, intitolata la Fot-

Basendone lui l'autore; ed un'altra nel Castello del in Casa del I IO , in tingila napoletana, ioti

') ivi. I, 38.

') Sul nolo Attùiiiuoli « i suoi Lumicini virtuosi, efr. Adcmollo /tome/, p. 123 « ag.

*) Drama per musica del affitto? Catto de Petns dedicato al più c/u grande ddl' Illuslr. rt Eceell. Signora la Signora D. Emik Caraffa Duchessa di Maddalvni de. Musico del Signor To'» Mauro. Da rapprtaenlarsi in questa protmte anm> 17 oi > dtl

de Bambocci da alcuni > , /alitano, hi .V

poli 1701 /. r Michele Luiiji Muti». N. l'a^a

deMaurti Un il Ini .1.-1 lini M .1, ,,,-.• Bibl. <li S. M.-irlim

'i .... I. ::< -M).

217

i ..-i-ita, riuscirono a*sai «I.

/.a e novità dello stile non mai inte- o ]). La commedia neockisaica dall' Ameuta, la cora- li ■ mi-' che -ia aori ito letterario. Nel tempo stesso defi'Amenta, co- lava a Borire l'Abate Andrea B id la sua accademico. Ni-i mo da Vcne/.ia i Lem I)1 erano

ale, o venne anche « il meu Grimaldi, che da molto tempo mancava da Na- >li « ■)• Il 9 marzo, ael teatro di S. Bartoiommeo, sire- uni virtuosi accademici la Rappresenta ne del Redentore, che riuscì devotamente •ile; e tuttavia si continua la recita con gran con- »rso »■). Nell'aprile, il Viivi RSOttO

pitaoo delle sue guardie signor Mar- zolini, una famosa opera in musica, intitolala l.""- e Berenice, col Qore (.Ielle voci od (Strumenti, i -I; e

avere, di cai so anno allo -, facendo le prove con plausibile

. p|>arecchiava per la venuta 'li Filippo A": u poi recitata al S. Bartoiommeo. Oltre il Cavana e . . -, i 1 1 la bolognesi Lucia Bo-

tfaddalena Bonavia; la signora Fran-

In tari provincia ai fecero

igltando occasiona dalli proelauuuDonadJ Filippo V. Col i Hoo*

ind febbraio no fero ima « tutta allusiva itila stessa cerimonia ». *\ * Chi t ili l>. Fabrizio C no.

H. i -l.br. 1701. -giunga: « &'iut«so «imilnwnUi che l'altro famoso rau-

, mandato wl* lUtgiaa al Santuario di Loreto, per ab-uni- gioii di

v t'-. '.» nano noi. ■pr-

tG

218

:t Venirti, virtuosa del Duca di Mantova, NicoCi

Grimaldi o Antonio Lauri, della Roal I app< Ila di Napoli Nell'agosto, pél compleanno della Vicei :i 'I casino del Viceré a Posilipo, « una commedia in musica, intitolata il i Corinto, opoi

da , la quale riuscì di qualche

aia si foco in casa del Reggente d'Andra Mi'- giardino sopra S. Cail.i alle Mortelle.» *)

Nel n -< >ppio la congiura di M

qua! dando dal ftolo lato teatrale, Doteremo ol

i congiurati volevano uccidere il ^ < Me

dina, « per dove solito era ogni sera, verso le tre o qui ore della notte, il

chese Azzolini suo cavalle] tuo, a da due cavalieri, : tarsi alla casa della cantairfee Maddalena Donavia, sua •nata. I I 5 noteremo anche che le fon -on-

giurati dovevano appiattarsi nella Hiiosa di .\f onserralo e nel teatro S. Baffolommeo, per piombar di li su Castel- imi.ivo. M E! noteremo che, nel punto culminante della ri—

[zione, apparve sulla scena il poeta tragico, ìk s rio Pananti, creato eletto del Popolo, die, al Mercato, dito su una botte di oastagnaro, arringò a) pop pessimi risultati. Un vecchio popolano, ruoli., accredita che si ricordava il 1647 a Masaniello, >mpagui|

(lupo averlo un pezzo ascoltato : « Ce so li Dobde ; la

Diente bona; lassammele fare a 111 quanno I iccaje o nuje per causa justa, non ce ai a niente; jammonceone, Hgliuli! » K tutti so ne and

') Vadl lil>r. Airh. mus. —All'Aquila si recitò il 1701, p*| turni» «li Filippo V, una oomedia : // tri Ed virtù [€Hom. cit, a. 22, SI

moggio 1701).

i Istoria ■'.■ v ,, tf I it.

') ivi, i, KM.

M Ivi, l. W-i,

ito,

21'.)

Pansuti, col suo bel discoi ' i).

;iura attirò ii contro il Medicaceli. Le satire più crudeli e aro per la città; la sua lib il tema principale. Nella luti;. ooliti, la

, ,t dalle canterine ! In . ittobi e 1701 'li Grà I irarùia

1 i lioal Pigni i notizia : « S'è.

ia del Gigante 'li Palazzo uoa scomunica aore: ll>< via ordinario, declaramas

llenIÌ88Ìmum Do ii et

Angelom Gei tomquom publico* eoa

di questo ordino , to' pubblic ire una ila scudi a chi p mattina» ròi il medesimo Luogo un'altra

a ili taglia di 80mila scudi a chi portasse la testa ito! o ■) Il 22 novembre, i S. Giovimi a Mare un

ie più popolare, che diceva: Duca di Mtdi- i farina e lassa la Giorgina; <t hav&no

iure un giardini ra 0 di ritatti mi, ti . '•/ capo co-

la tonti \ erse la line dell'anno, i iute la sfuriata di qualche

i ma. tornò a Napoli la Mignatti. Il 19 dicembre,

') "i, I I , I , 4) i il vecchio

io un magniloquente livoreo, chu non pntr pronuniinre ,

lie ìojio trovalo aalelL Afa. «3p<l. I! •••-• \. P. in: DìscvrtQ intorno alta -

trio il M <-<>" <uti. '> Rdcih b ottobre 1701. Tra le lettera > gli avvisi autografi «lei ima ni Cani. l'igaateUi ; che tono alla Bini Nat. 700-9.— Aroh. Stor. Nap, X. il.'.

220

in un' opera in iiiiism;i, elio si l'oro a l'alaZJ&O, 6880 Cr.

la prima donna; e la Manfredi . le 'I

I'iiL-hwIiìih' , «mancandovi il signor Grimaldi, del Nicoli no, ohe rii ri »v. -nasi in Venezia a l).

Finalmente, il Duca di Medìnaoeli fu richiamato e la sciò Napoli. Delle molte satiro, a cui questo fatto i occasione, ne noterò alcune, quasi rie Ioli

sua vita. In un Testamento fatto dal Medinoceli nel lasciare il suo Vie* to di Nap&

tra gli altri lasciti burleschi, ce alla signora

Angiola Vagli»» (.s/>), •< nostra prima moglie 'li coscjeim e alla sorella Ih' Barbara, a seconda moglie di wscien

quello, che per messo nostro possiede p, e i Maddalena Bonaria, terza moglie; 8 poi alle signo

Canterine, parimenti mogli -li cos ». Si al-

lude, deplorando, al matrimonii, che non ha avu di far seguire tra la Musi e n. Luzio di Sangro, Manfredi e 1). Placide Dentice. In un'ultra satira: Nói dclli libri ritrurnii arila biblioteca ecc. c'è, per esempi mi De Coneubinis, <licribux>

i/ìissis De incesto aliquandopermittendo Rijlo •fiche ed UtUt sopra li modi e figure dell' Ai delia aignora h." Angiola Vaglio A4! l'in-

durre la moglie a predare il marito che ami la pai del medesimo wv. In Un'altra: Gallerìa da ritratti <lrl-

l'eci .>'•■ Sig. Duca, ecc. compariscono ancora i sòliti pe

i.iggi «lolla cronaca scandalo '•! nMalcnina a

Medinaceli e il Conte d'Etra sono figurati in una S

ma insidiata dai due cerchi. Un Aiteone tra in cerco con Diana nel bagno ò il Governatore d'Or* betcllo o la sua <1o-ii;i consorte. Un Rinaldo e Armida giardino incantato sono il Medinaceli e

•/-

') istoria di Nap. m*. I 09,

la Giorgi

221

•l quoto giardino pensilo del Rea] Palazzo. Èrcole t/ Jole : il Medinacel circondato dalla

G a, dalle due Polacchine e dalle Ire Maddaleomea

la Duchessa ! '.'. oli< dalla ■'■ l'a-

usano degli amoi colta Giorgi-

■). & innocenza perseguitata dalli sette peccati

i rìti'atti del Principe di Torcila, delle due Polac- ili'lld !■• Miildalenine, <li Francesca Ventni, o di Lucia Bonetti, cantei ine ' ').

In sonetto ano diceva, alludendo alla venute

del nuovo Vie

i.i, diesi che '■' I •" Vene Agatone .

no Palrtiru è lutto revotal Ogn uno il.- I coi M à desipei. E Ifl Giorgina chiange a lo pontone!

E un'altra poesia :

Lo Prospero e lo Vescovo e accordato

partenza vosta, sio Medina; Uscia sia consolato, ir parte abbi

Co la l ma o co l iii.i.

U nu.f oiron Picaroru

diario napoletano 1700-30, importali te ma. posseduto dal eh. Hart. Ipoaso a fu! .i» questa qualità del Mauro.

, r questa «atire un ms. dolio Soc. Stor. iutit. Varie noti

QD >."_'n. \. 11. SI',: ;-:.i ,i|i[> il I. nulli V M :

.,1*. .1/. A". |i. 110 e i Ffa m V. li. 96. - in quello della Soe. Sta

. « Napolod c*tà niiiy f<-li BOB la idi da]

1 i imo iwcuJos mortalo», respecto d* qar la «oberbin y la lux uria se la» lleva cunsigu ».

Ilio

- m

Difètti, la Giorgina so ne andò In Ispngna, doi anclie una parte nella tristo fine, die fece il Medinaceli ')■ A Napoli restò la sorella Barbara colmarli iI'OHm irili i. \n/i , quando Filippo V venni

andò per Orbetello, il Conte <li Lemoa gli Donna Barbara Voglia, moglie del comandante, «quale ebbe la Ih. ma di salutare co] cappello e l'ammise ciò defla mano ! •)

Forse nel Carnevale, il 1702 fu recitato alS.Bartalommeo il Tito Sempronio Gracco dello Stampiglia . musica «li Alessandro Scarlatti *). -- Nell'aprile, veon dicevo , Filippo V. Il 19 aprile, ci fu a Palazzo Reale, a osila camera del Belvedere, che costa cinquantamila du- cati », una famosa Baronata in musica, a con istrutti dalli recitanti, quafi cantarono le ariette dell'opera i Quando li musici lurono pronti, disse il Re: l (rare li Cavalieri. Uno Spaginici detta musica. Risposo : ,SV non r/n> sica, gusteranno della mia persona; fateli entrar Il % maggio, mentre il Re era a cena, a canto beo concertata Serenata in musica del virtù -li cappella Alessandro Scarlatti '■). ES l'8 maggio, ci fu ima grande recita a Palazzo, un dramma intitolalo: 77- berio ImjK rotore d? Oriente; musica di Alessandro S latti. Magnifiche le decorazioni, l'esecuzione, uni.): « riu- sceiul<» l'oiiera cu applausi» unii

•) È nolo camp finisse il Medi uatwli , divenuto ministro di il Ì70U . imprigionalo per allo Lradimuuto ni mano 1710, mt-i prigione, si diflM di teli no, 1*11 ITI". La Gioì impri-

I ni.-ii/o 1711, ii Ii.miu («'ir li , i obbligata ••■ riaci

na il ITI i ini-..- fini li ni trita In Roma.— - Ilo,

| G V. dal iiulifoa.

| I Imin.u. p, 0. IV. I'l-ll.

4i l'i; u io i i BoMfoa, LO aprile ito:.'. il tfap, ma, l, !«>'.'.

22,'J .

che fu del maestra della Real Cappella Alessandro Scar- latti, ma ancora per le i Lecorazioni delle Beane ■>■ 82 oro e fini a un'ora di notte. II R

'i, Il 17 maggio, ni Oastel-

Governatore fece recitare uno commedia Bpa-

iola, intitolata: Rendiersi ccio/i, dove in>

tervencero l' ambasciadrice Duchessa 'li [Jzoda, la Con-

di [.'•ii;», quella ài S. Stetauo , nuora del Vi- ecc. 8). U lo novembre, S. Bario] >mmeo riprese le sue ri

i, musica di Francesco Mancini :,i. Il 10 recitò il Rodrigo in Algieri, musica di Tom- maso Albinoni, e in parte, di G. B. Studi, virtuoso della a di Lemos '). Eia di nuovo impresario Nicola Quanti :iil.« «fi , (•'erano il Lauri e Nicola

te le altre erano donne : la Manfredi, Virtuosa

laniera dell' A, \l. di Savoia; e le Maria ('aterina

Gohsariu, detta la Todeackina, e Isabella e Anna Maria

Piedz, virtuose della Contessa «li Lemos, e Angela

< il Ser.mo di Mantova,, e Margherita

i/./.i, e Ri i i . Mitili-, detto lo Vene

Il Dina di Medicaceli aveva badalo un debito cogli

li di ducati 3628*). A Nicola Scrino nel 1704 fa

md i Fare reeita armonica nel teatro

♦li S. Bartolommeo o maggio prossimo venturo, Cs

i musici, affine di rendere detto Teatro ij il che non facendo, non ritroverà la proni d'affittare li Baici in ti che per |iriina si locavano; et, suc-

') I io t702 —Istoria ili Nap. I, 111.

MI if I-.i I, alla Coni - i .li S Stilano.

*, Bolifeo. 1. <■. V. lilir. An li. M«. Uciliirato al marcii, di Vili libretti. Ar.li. inUB.

*) Arch. degi' locar. Libro d'appuntamenti. 22 giugno 17i>-.'.

cedendo deininuzione nell'affitto di detti 0 la

Santa adesso p a si dichiara, ecc.; il rianima ^

detto teatro depende dall' elettione di i"; >ni virtù ««■■

com'è tenuto fare detto Nicola, affittatola di di"- pò. j M - i:ui- ntemente col ;i teatro non

più all'altezza, alla quale l'aveva portato, coDe 3ue ti spesej il Pedinaceli.

Negli anni seguenti, s'ebbero drammi veneziani, t quali comincio a spuntarne qualcuno buono, eli Ape

'i. A Napoli, erano adattati all'uso di Napoli, da Carlo de Patria, poeta teatrale, ohe m aggitu le scene buffe, E dire che il povero Zeno, per riformai il un fodramma, aveva cominciato appunl

ii.:- buffe ! Noi 1700 c-urn|.i.n i Andrea del Pò.— Francesco Mancini nm. Nella fh dello Zeno, del 1706, parte della mu&

i d:i Homeoko Sano, altro gran nomo di coi napoletano, "«li cui tafama n'èpur troppo chiara (dà l'avvertenza) in occasiono di teatri, oratori chiesa ed altro d *). Il del P '.in un altro libi

la stravaganza de i teatrali: «Intorno ali di al*

cuni dei rappresentanti, o degli altri, che comparirono teatro, se non vedi l'osservanza dei costumi, ascrivi «ut

- dìo de* medesimi ' » ') Degli nitori, volo a Maria Angelica Bracci) virtuosa del Cardinal

»} ivi. m.! •• 17IM.

'•) Yadi Fiori mo. n. r. IV. Ili-li. .V i pei calai

della opp. in mus. n ALPtoldruH

1 . -.1 ufo ii|.|iorliiiu> ili rtCOOg.MI li.' Itili' i io» Ma

seguito, metterò solo quelle ehi mi ornirrono .

' noi UitO, ik'Ul' noto, lo opere che rn.m n > i! I I.huu,». V. mini io. Nat giugno 1704, ni Ve

flaa H alfti». N. B4, Itibl. .li 6. Marti

*) Vedi libr. Griselda. Alili, tfu*. «) / 1 706 \

- 225

a Vittoria Nasi notano dei Ser."» £ Mantova; ioli ; ad Angela Caterina Liti la la

Pompilia Jozzi; a Margarita Salvagnini .ii . ad Anna Maria M ini; a Ludo*

v iseppe Ferrari; ad Angela Magfiani; ad

_\ . M. « -n u ina V b i ' i > i . 1 1 karofatina; a Do

coli 'I. i ii pò, ara allora b

•li; e, nel maggio 1704, sin i Palazzo una

» i i c&| i icciosa favola li"

•HIJIII. mi >';:.■

latro dei Fiorentini, I lorapagnii Duole

ne vanii ili della i in ago-

. I passionai ognor oresc . del lampo. Che rare! /.' Ergosto droma per musica i de Petris 'In recitarsi nel Teatro dei Fioraie- < , . f>re di q\

<• «I primo libretto, cantal routini. Umnzio Apicella

. un bambino, nipote dal Viceré, ■■■ gi

lice che fu coni] i dall' autore

:i non con altra mira «tivo diporto animare

tjwn gli impieghi

'. » Vale a dire , interpetro io, n passare dalai

prò» i e che non fruttava , aita n eoe

li ti danaro. Al drainmetta pigliano parte varie

, che sospirati hìs i di

ì sposano. A (.'.-irle de i: ìì ato; imposi i molli i iratori, trenta

La musica, Tomaso di Mann».

i iilir. \i.li

; 1704

li p ì '■'' ì M io. Arch. rau*. K ila

targarci la curiosa distica dell' ^pic«Ua.

888

Manca L'indicazione degli attori, che parrebbe di ere, io parte, la stessa compagnia comica del ti Segui subito il ' andatile !•'■ di Lidie , i Sarro, e poi nel 1707 I' Amore fra gt impossibili quali i-'li attori erano il Ftistorini, il Lo vero, il i il Corrado, le Salvi mini, la Galleraii, la Bracci, la P ec. il stessi, insomma, del s. Bartolommeo. N mo Gioacchino Corrado, cantante buffo, che d pagneraVdal 170G in poi, per circa quaranta annil ').

XIV.

Gli Austriaci « Napoli Cronaca di due anni (ITI

/ Fiorentini e l' opera buffa Lfl - Cor

itoti e cantanti al s. Bartolommeo Due nuot teatri (1707-24).

Nel 1707 Napoli cambiò padroni, perche vennero & : Vennero coma disse un poeta dialettale

senza maticti Sparare no renetta ! s). 1 drammi ora ih

si rappresentano più pel natalizio e |iel noma d'un J ■- .li/ìi e | nomi 'li un Giuseppe e di un (orla. Non sono più dedicati agli Ascalona, e ai Portocan ma ai Martinits, ai Dami, ai Brimani. E, a 'lire il •.

ona delle principali novità di quel cambia monto di governo !

Era impresario del San Bartolommeo Andrea del che dedico, Bulla (ine del 1707, un li1 Wn

li Paini, e un aliro, sul principio del 17<>s, alla l i : . irbaj a «r Erbenstein. E, con questo do|

') Cfr. Plurime o. e. IV,

») fa ■..,. u i;ì.,.. .-.ii.-i Sitalo, Ab. Mii.i. \«/. v

dovere. Il primo libretto è la / \ ' // storpiato, psr adattarlo

Carlo do l 'etr -. l .a mu sica fu del O-ii'i'ii'.ii, cou \ 'la. L'altro: L>- /•'. ■-

\lacedom posi i ali i iti ••> Lrattam

«■ », impresario allora dei Fiorentini, d >n i il 13 i offei se al Daun il Imcìo V{

r-anima detto Zeno, cui me tonatale a tolte u

ni-, specialmente le partì giolleresehe'del ( •- iil'i g della 2 '«. » -j Ni l piente,

tpiglia. La compagnia del S. I min ava Innato Vacca, G. Beynstetter e la G

detta la Todeschina, a la Marchesini, o la Corti] l'etri e altri. Quella dei Fiorentini, Pietro Mozzi, GUi- udo Albertini, g la Solvagnìni, la Bri indìda Ri

►rgognoni e altri ■). l'i: mina latino d'uo poeta contemporaneo ■'• iu-

nia ante dictam Uissam. So dice che lono più gli spel

ti ogni cosa a suo temp

Nane de« i -i-, m iguo pule! aula II

El Mimi saltane plau

teutua aures, Ft jaolant lata luaehia Ch

. plures spoetare deoebit, Cernere vel Pyladein » i Thkneim.

M h ait- i di

1 | I pj

BUeboogli matta il librutlo ori:' inni. '.li-Ilo / palo a Vci, lai posseduta, n <■• .li ehi vuol |.--:-.-i !.. '

Lio i II J.u. io 1 ' il 1880.

e. IV. Ifc-tfc 34-5.

228 -

Vix per quinquo dies isti* retinehere Ini Dcin Floraliiio penitct esse foro l).

In quel Carnevali'. 1.1 -.- 1. :-\\ alin divertimenti, ci tu « ur arrischiatissimo volo, Gatto da un ardito funami* rendo egli (uriosami i capo all' ingiù , io abito di

iiii'l" .nato, cui i>oltu sopra un too , dalla

dall' oriuolo dal Seal Palazzo terminando al fondo dola ■-a ivi dai PP. Minimi ili S. Luigi , il cui Bpettaoolo rioscl grato a S. E. il Viceré ed all'Eco.' Vie •> ■),

Una commedia all'improvviso Fu fatta prej menico Fiorillo, Segretario di stato e Guari I n

appartamento al Palazzo Reale8). Pel S, Giuseppe, nomo dell'Imperatore, a Palazzo una ■no b cinque voci, poesia delGiuvo, musica I «•ini '). Netta Quaresima, io casa del Regio Monizioi dell'Arsenale D, Nicola Ba*bapiccola, si volle da buoni attori ['Opera della Passione del Re

i \fars Gennanicujt seu de felicitate Austriacomm in ltegno Neapo- dd Pannandolo. [Naap.TjpisIUUlard. MDCGXII— Pagg. '20-30. . In Infitti in-. \ i p. ». i. dq* infinil dai

a uni d-.il governo austriaca in Napoli: a fot*

ne, e il luterano chi i coni lionata

dal Man-In'- .li I \ - 1 1 1 1 1 1 1 the li I i I . li farti di S. Antonio, e la barca volaulu. •■ il piv* p <■ i tornei, a i fanoni predicatori della Quarantina, i il ano u< ili I naro chi li nell'occasioni- d'una I'aun, e I

tauio altiv wriontta, eba dai i cbe»ia rimonto ooi

o ni ' altari dalla con patria. f) Gazzetta -li Napoli. In .Vy./. 170$ jmsto Uoinenu-" rino ''••' SU]), e privili del He cita dk

del ParrVm».— En, i - N. '.'. - 170R - Il

dolo boi ii ii ■; mi queste funambolo : I nr

I f Cuti 1. 1>. . . \< V. Osta. ••il. i.i. *) Osti, «il. u. le, 20 marzo 1708.

229

: i recitativi, li Martedì santo fu ripetuta a •>. Il Paras descrive questa recita. La l

era qui Bui suo terreno :

Heroina sedei, graviboB data ugna tragoedit, volvunl Bdaa nobile mentis opus !

azione,

Et Comitissa Btupet, lacrymai undit amarao,

Cimi Plaebfl in Dominimi. Maenns ut acia, furit. Tcutndinum formosa cohors, gemnere PuellM aollent sic tali

M:i : ijn so i : uiiiii:! un giornali .1

del L708 e 17001 che ci (braisce una miautissii&ai >ca teatrale. Riceviamola tutta, s cosi

oli allora usuali <> il toro [otreocìarei la relativa frequenza ili ciascuno. Dopo ' ima, cominciavano urli spettacoli di pri-

mavera: nel i 1708, andóiniscena ai Fiorentini un

dramma pastorale in musica, YAtteane 1, Nel giu> -. Bartolommeo, un famoso dramma in musica,

. Nel giugno e nel luglio, si recarono : e poi il nuovo Vicer 1 Cardinal < : '-». Nel Ili-in . Serenala a Palazzo [»(-•! natalizio dol- ina] ■ * Neh" agosto , si 1 una commedia, :a del sangue, in rasa del ('• mei ali

') Gma, di. a. 15, 10 •]

i di, N. 19, 8 maggio 1708. *> »' : Mara Germonicua j». 51 , c'è un

ritorna lk fatti* regia !'■ ri. 26, 27. 30.

. d. 31, 3! luglio.

- 230 -

Cavalleria, Principe di Klbenf1). Il i" i lobr la na-

scita di Re Cario, un trattenimeiii" poesia del Papis, musica dol maestro della U. Ca| Francesco Mancini '). E, nello i< iso me •. nuove i

dell' Elbeuf, .li una cui '/ farsa9)- Il 4 novembre, pel nome «li Cario, a Pali

nppina, poesia dell' ab. Giuvo, mui "^

che poi >c^iiiii'» al S. Bartolommeo, col « **

del Viceré '). Km la compagnia composta da Frane il ( rrandis, Giuliano libertini, G.B. Tamburrioi, Mi langelo Pomelli, Giuseppa Fewaro, e dalle donne Mar- chesini, Salvagnini , Pietri, Costi'). Ai Fiorentini cornili* ciò invece il dramma per musica: Y Inganno vini Ragione*), dramma deDo '/Amo, must i del Loti <v del Vicinila. Il libretto fli questo porta l'indicazione rafipn tentarsi nel nuovo teatro detto di S. Giovanni dei Fiorentini 1i.

Perché nuora? Perché, essendo passato dalla p alla musica, era stato necessario rifarlo*). Prima, d<

:•<■ piii-n un'elio di uri lungo ramei'One. Già, ai

dopo la rifazione, non era proprio l'ideale archi *

') ivi, u. 33, 14 agosto. ! ,,n, .!,,-.•. >) hrl, ... il, B ottobre. ') i«i. ... 15, 111 uosombrw *) . . o. .-. IV, .

iit. ii. 48, 27 hot. 7) V. libr. Aldi, v

*) « K stato i nuovo par miuìch»,

Parrìno. Le isteriche e curiose notizie di Nap. ."I 1716, p. 88.— ti

ìi Ji <£u-'l]a zona, che sta tra li carta dal coavaato iti S. Martin

la diiln dal 18 Alombre 1727 , In strada, cho pasrn innanii al La l'indi-

: i-h« il li ..fin il. l I- MH lllilli |M'J T..I :il COD.1

il ocuìo di D. 2&8A

231

d'un teatro, il Napoli Sigi aitando all'altra rito-

lsi l'aotico: « Sconcia da prima

: gur i 'i un ; a ingiunto i a d

tonili, sproporzionatamente più Imi; Milo

il rimanente, scalo, ingressi . corridoi, retroslanze, tulio indicava una i i proprietarii orano forse,

lie signore 1>. Giuseppa Tan-

i i i). Oimpia do AngaUsj che troviamo come lali

1721 e 31 i). E pagava, oltre il censo a S. Pietro Mar-

, un centinaio «li ducati di yas rapr\ al S.

OlOD

ano nel 1708 era Nicola Pagano, e la comoa- donoe la Poli, la Barlolioi, la Mm- Ili-Tobaldi, la Piedz, la Bartoletti, la Giorgi; la Abb '■ un sul iion I-.', '-li'.', in verità» non credo

romeno 0 un uomo.

Il 27 -li' al S Bartolommeo, andò in isoena il

anima della stagiono , il M del

li Antonio Orefice. E il 31 dicembre, ai Fioren- \ Amor Generoso '). E queì-i" 1 gennaio 1709, in casa do! Principe d'Eibeuf, fu [lunedia del giurista Nicola Amenta, ini i- faxata la Carlotta, ch'a riuscita dello più belle 0 plausìbili ili '\\ < composte l'autore », si ri tolte

del Prinnpo 'li T.i rulla, la Contessa di //-a, che pure «riuscì plausibilissima». E in quella el Principe di Cariati spinelli {'Amante nemico '). Sulla

*i Napoli SignoraUi vip. V. Oivino, ini;',,

X. p. II. p. 107 sg.— Altri particolari « suo luogo,

I di QUO dal 5. BartoL 1 7 ■_• 1 «■ :u, noli «uper- liti oelTArdi. dagli In

170B Bra impres. del S. Bari. .Nicola Su- ino, vali Ubr.

•.■un.

232

ino de! i 3. Bari >lomm<

.. uiii-.ii-.-i del celebi e Scarlatti , ohe da Roma fu nei mesi

ire al servizio -li questa Real Cappella da S a », Ai ì ii, la Re <- Nel ra

-vi Pignatelli fece rappresentare l*Oj <acrn

uro sceltissimo roci, opera del Canonico I ji-llo , musica del maestro «li Cappella del Duomo lotti. E il Barbapiccola fece rappresentar* deUa Passione, nel Palazzo del Colonnello Lucini a zofalcone >). Nel marzo , pel S, G oratorio ; // ausica Scarlatti ;

•!.-•• il virtuoso del Ser.mo di

Wll" aprilo , andò ii |

routini la Teodora Augusta , musica del Vìgnol

ni -;i-.-i ilf] reggente D. Gennaro d' ' lo nozze «li suo figlio, si cantò « una be <i^mxt.i

alili. lento COI) Ir , Che

Imene e la Notte '). K, sul finire del me

s. Bartolommeo , l'Amor oc

Pioli . musica Scarlatti. Per la Festa di S. Filippo

sa dei Qerolomini si fece inolia musica . nella cjiim^ roiio le amabilissimo voci delli virtuosi M ino ... Prenci sco de Orandie della Due di Monteleone I».' Giovanna Pignateffi, fu

fatta rappresentare «una nobilissima comedia spaguuoU intitolata ì Los emp\ isoo °). Noi lugli

'i r.i, n. 5, 29 genn. . i, a. IQ, manco,

L i ;•■ ;■ U ivi. a. 80, 1 1 maggio.

ili. ' maggio.— M ai iiarclvflae MnlbsoScr»-

Mni.— Cfr. Aln,>

ri, n. 20, SE giugno.

ioinini, poesia del PeiTOOe, musica del D. Michelangelo Fagioli è da credere ai suoi biografi, ; B Napoli lo Macinici. Qui avrebbe fati I H '■- lastorale: Aci, Galateo <■ Poltfemo, che iU86il .in dclà de toute oliente ». il />rtsso, Polifi «li v a, i-are tano Dosi

Clw poi Venezia o a Londra. Compose ambo ,i

') Ma, di tutto i ili noti essermi potuto accertare. D 28 agosti,, per la Regina Elisabetta, ci fu a Palano a i piatirò voci del Papis, musica di Scarlatti intermezzo di duo giardini

un orai finn alla chiesa dei .SS. ApO-

'»: ■< Sono alcuni giorni die -i va

o dei Fiorentini una graziosa e

comedi» in musica, tutta in lingua napoli -

i : l'atro Calie/ino de fa Catta l). » Il 4 no-

Engelberta o sìa la Forza dell' fn-

icii di Antonio Orefice e Frai Mancini,

ii da ì tìi continuata al S. Bj oso,

di tutta la Nobiltà, «ritrovandosi in esso D

i ibile la musica . celebri le rodi , e ne le mutanz< ' ) » La compagnia. 0

antichi, il lis, la Costi e la Mandali!,

\ di nuovi, Vittorio Chicheri, Giovanna libertini detta atta, G. B. Koberti, Santa Marchesini. Con

8 luglio.

rucftnt* opuscolo «li A. AAamollo; G. 1 •'. Hawtfei

r Italia 1889 Paga;. 23-4. Oux.

ti, a. 45, 5 dov . D. 47, 19 nov.

16

1 -

nel Decembre, si dette Y Astone *X e ai Fiorentini, «.

la prima volta in iscena la graziosa «. .media in mu- sica intitolala : Lo 8/wllecchia finto ilozzullo, ave; «lue gioì i i (atta rappresentan I ""

ili Monteleom Pignatelli Grande di Spagna e del

•li Slato, impartendo ai rapi alanti marche gran generosità » 8).

Como ai vede, si era in un mondo unto musicale quale è magna pars il gran nomed'Alessandro Scarlatti.

Il teatro di prosa qui appari; ridotto allo ito ili

dilettanti oeUa case private, I duo teatri della città g giano nella grand'; opera iu musica, dandone eia d'essi quattro ogni anno, e, questo, oltre gii orato* serenate, lo emirati', \ ^•ottenimenti man* ai ti

i nelle chiose, a Palazzo, nelle ignorili.

il lettore avrà* notato che nelT ottobi ai Fiorentini una commedia in musica in dialetto na- politano : Potrà ' 'olii nn Costa distanza da lo SpeUecchia, del solito Carlo de Patria. Con queste, era nata, nientedimeno, l'opera bui napoletana: ch'ó un'apparizione importai

Ma il Potrà Cotienno, com'è la prima nomina' in anche nel fatto la prima delle opere buffe? P mente, si ').— -Il suo autore ora un pseudonimico e Agasippo Mercoteflia V. Francesco Ricciardo, im

I) In (}ii''Bt(i ih il il librati \ i t'umiio ilm talli (alti

da Mon^ni 0. 0. Gntibrl BalUrfno dal collodio Ducale di l'aniit< Anln 1 S.mo 'li Mòdjtfl L

i) ivi n f.l, 17 -In riiihre.

») Cfr. IL .Schei-ilio. Storia léUawta dell'opera buffa napolitano. '. poli, 1883, |«gg. 40-1.

4) lx> Scberillo (p. -Il) impila db t un GtOMpjut (

li S, Martino è umos. intit. : Im Perno ed altre poesie di Nicoli Corto ama tali autagi

prie'à 'h i ma non è se non il l'atri- Catini

235

(entro, dedica il libretto ed Prìncipe Don Luigi Pio li Saroja . Duca di i .1.' aul

.1!" comporìa in gran fretta, ■■■ ^ssennonie at- emedeà na chelleta «-f > do soeutorio do nf foggio potuto fa de meno ». 11 1 bba - ipporre

che l'opera buffa tata come una bizzarra; idea im-

, per rimediare a un bisogno, a un vuoto 1 si noti chi alcuni anni si scrivevano e

dialettali in prosa; come si rappre- si-, ch'erano comedie to, per esempio) ; -so tu meno ar-

ilo di quanto parrebbe a prima vista '). La mu I fu coni ilo Oretìce.

'I fondo il1 u lod 1 è il solito motivo della bella

■M l'i- intrighi

ttmore, finché la schiava non si scopre figlia del i" ecc. Ma i pi 1 som-, rome 1 loro nomi, tutti

Lli. n Senex latino, il 1 Rimedia cin-

; la sci

capitano, ' ìciarrillo; gl'innamorati, Fortunato,

, tri queste ridazi' invenzioni,

lime, ispirate direttamente dalla rea] •pera buffa una rappt ione immediata

1 napoli""!.-! ■■ un errore; ma sguarnì

la un prodotto interamente letterario. Sulla

'•"ii iia il ricamo è spesso nuovo, e, talvolta, nei

►ri . il ricamo copro del tutto la Iran san

che si va innanzi, ^li scrittori si ninno pia franchi,

•Icone toppre»!" fiumi' i <|>ii .-.i i i<> '. Ni

vantazione del 1713: // I nitidi

■tìo, data noi Conservatorio 'Iella l'idi dei Turchini, eoo musica

i . n. 1701,1 iella corno»

N notte. V. nap. proecd. Di altro, io segnilo.

236

o, anche, cominciano a ricevere altre ispirazioni, da altre letterature i).

Se, a mo' d' esempio, nel Patrò Calienno Y intreccio è vecchio , questa scena tra la vecchia Renza e la gio- vane Perna , che si dicono improperii dalle finestre , è ben napoletana:

P tu te nsuonnel

Ca sibbè so na schiava,

Aggio tanto a ste pèttole d'annore,

Che pe tutta la Loggia va l'addore!

R. Meglio era se decive a la Chiazzetta! 2)

P. Ente vecchia mmardetta!

Si nce scenno lloco abbascio . . .

R. Si nce saglio lloco ncoppa . . .

P. G viali arosa . . .

R. Lennenosa ....

P. Te l'agghiusto sto scartiello!

R. T'arrefilo lo cottone! Zitto, faccia de vordiello!

P. Ora chesto è troppo mone!

Piglia, brutta fattucchiara ! (le tira prete)

R. Perchipètola, janara!

P. Va a la forca ì ,

R. Guitta, porca i P"' P"' P"!

P. Strega, vómmeca vracciòlle !

R. Perchia, sòmmene pezzolle !

P. Saglie, saglie!

R. Scinne, scinne!

P. Carpecata !

>) Lo studio , ora tanto in voga , delle fonti in questo caso sarebbe davvero importante. Il libro dello Scherillo , occollento per molte parti, in questa ò manchevole. Il che, del resto, non son io il primo a notare. Cfr. art. bibliografico dello Stiefel in Litcrat urblatt fur germanischc unii romanische Vhilulogic, 1884, n. 9.

*) Piazza Francese, ch'era uno dei centri della bassa prostituzione.

!87

it. Scrofolosa! I». Viene, saglie!

H. Sciime tu!

il genere nuovo dovè piacere. E subito, come s'è vi- sto, quel guastamestiere di Carlo de Patri componeva

il suo Speli i«-.i da Tommaso <li

Mauro. B, col nuovo genarai appaiono nuovi attori; ca- 'ani, probabilmente plebe; erano un Giuseppe Carpar aro Oliviero, un Giovanni Grieco, un Salva- toro de Luca, Gioacchino Corrado; e una Vittoria Croco, una Catarina de Mora, un'Orsola Baldini Forchetti ').

_:ui, nel Carnevale 1710, V Alloggiamentwe diNicola Gianni, musici di Benedetto lìiccio, cogli stessi attori, o che. r dedicata alla duchessa «li Monteleone, fu

settata prima in casa Monte- leone *). dica lo stesso dell'altra, anonima e senza indi- li uè d'attori, intitolata la Camilla, musica dell'Orefice *), La stagione del 1710-11 ci la conoscere uno degli artisti più fecondi e fortunati d'opere bulle, un artista vero, clic risce dopo il mediocre Mercotellis e i cattivi Gianni intendo Colarituono h'milmìi '•< >>, lini'' Fran- cesi' io Tullio. Nel 1710 si recitarono di lui li I chic cu£fejate , e, nel Carnevala del 1711, la danna. .Sug- o della prima sono i due vecchi innamorati, che si promettono scambievolmente le proprie figlie, e restano finalmente beflati da queste e dai loro amanti, coli' aiuto dei siivi. Soggetto dell'altra, due coppie d'amanti, tra le quali avviene conio uno spostamento e una nuova cmn-

>) Cfr. Hbiwtto BibL S.MarU— La Jod. é ritmila Vìa. (Stami. L'ani.

mUV l'aggio falla n.juimi.i. juoruv, e buochù »tu napoletano,

tuit-> U rocabbolu nou uccio ». Lil.t. BibL s. Mutino. *) D&lic* firmala dfl Monaca. Mus. Orefice. Arch. Mua.

inazione chimica per Astuzia d'una delia donne,

rata dell'amante dell'altra, La compagnia era Ebron 1 Giuseppe do Liftis , Gioacchino Corrado, «

Gj ieco . I ìaefa I fc ittonieDo , I tarmine d

maso Scartato, q da Maddalena Conti e Teresa ! 1 1. Clio inuiii napoletani "

Nel 1712 conosco il Mnstllo, di cui il secondò allo fu musicato da Michele de Falco, e il primo e il terzo da un maestro «li costui , del Conservatorio S. Onofrio, che non si dice chi fosse, ma dovevi ire un p so. Efu fatta rappresentare per cura del Doti. D. i .li Franco, razionale deDa R. Camera della Sommaria

Dal 1718 ricompare come impresario Nicola Si ii una specie Mi sosta nella produzione nulla. Noi . // Comando non inteso ed ubbidito del Giuvo, musi» del Sarro; nel Giugno, il Basilio Re a* Oriente, n del Porpora! e poi la Caseandrc Ina del Giù vo,. un

sica del Pago; i Gemelli Ricali, musica del Sai delusa, musica dell' Orefice. Anche nelt te del 171

ci tu il Sidonio, musica di Carlo Monza. I Irai

mi furono recitali da attori come Gaetano Borghi . Paoli, de Domenico, l'Archi, il Cavana, Pietro Matrooi il ( in rado : e poi Angiola M iddol me Til

Silvia Lodi, Livia Nannini o Costantini detta la P china, Siene Garofali, Elena stomi detta la ( Virtuosa uVIIii <>■■■-. r ('alt. Maestà, eia Pietri e la Morelli e la 1 1 v une Marchesina

Ma. «lai 1714 iti poi, 1' ujiera buffa trionfi

') Cfr. Floriino a S. li.-rilt... Opp, i i I Muse- il I ' 'ni.

*; In Napoli 1712, prono Camillo Cavai tenga o doro fosso radiata La Ciiln .1.-1 Tullio, ded

.i agmtaria di gitisi gelo Faggioli. Ani,. Mas

239

e il teatro dei Fiorentini diviene , quél che fu poi

ir un pes a buffa, EE< co, per dirne

il I iti i, due m i de) bfercoti ; otrù /..•'. lullutanuu >i. . recitata mi

lenobre e lo Mbruagtia de linomme. Potrò Tonno •'• un iltivo marito, «'li»-!, abbandonala la m ,>'i-

' altra j ma la buona moglie Onisco per viueei la comcdia termina con la N"el 1715, lo Pippo. Nel 1717, nella primavera, lo flato -\ idia <1'1 Tullio, la cui l'avola |

iti intorno :i un lale, eli lo par aaulragio, è

aorte alla sua amante da un rivale, a il modo,

«•1 <• al i in patria , per riconquistare r amore

«i qo •/, che poi si riconv

. E l" Mi o aV ammore d'Amelie Piacopo,

lt «I cui rondo è H vecchio rapimento a il non men i

frùo pericolo d'innamofaA i \n la propria sorella.

/. Tollio . «'in1 sono due ragai

manti, che, Li ' listano il loro

■I ìTis, /" Tenta Posati e t Molato,

-< tema <i •! I iet hie i . Ma, in Quest'an

r i .lei Tullia, eh sulla - ibbe

o iraiche in lingua toscana. In altra l'impresario m'Ha dedica

'li,; i uest'anno le commedie nel piccolo teatro dei lorentini. Son esse passate dall'idioma napoietan

già con Azioni eroiche e RegaK, ma i

'; i o familiari, nei '|iiali li.' i personaggi

; I •!'. ai spera, d ite piaccv

la l«i' Tali furono il ' a-

, o il Ti dell' onore < musfc a

■i.i dei |' "inni

io invasi >li nuovo dalli,- virtuoso nobili: Caterina

\l;' In I., i ■-■' m i Posteria.

- -Il» -

Nel 17J9 , due belle comedie del !

o e la Lisa Pontegliosa. Nella prima è la g Liiti/i", maritata b un vecchio geloso Q < -i-i l I l Unge cieco per sorvegliarla meglio; la assediata da un altro amante, onesta e sventurata, vuol uccider&L allora il mai ito rico

.mante si acopre fratello di Limpia e sposa Al tetta. Sono mollo granose le scene vniiil.! ì VastoUe con Mucchio1). L'altra ò una i ! e napoletana, sul genere della A

Nel 1720, 1" Si ossone e il Funn* No) 1721 , lo Barone de Trocehia e I cencc. Nel 17J8B la Voce de I dell'Olivi

ole Zite ngalera del Saddumeue, nuovo autore. Coi [adda comincia il i ielle com

naanzesebo, ohe rappresentano un mondo d convenzionale, curiosamente mescolata i atì ili

un niomlo concreto e vivace, qua!' è l'esatta rtprodu-

dcll.i vita della plel i ^ •■■ ■!■ -inn.i : nello Mi''- vi sono, pi ■■■ u Dguenza, parti V ne. Nelle Zite ngalera w fa uso della situazione raman- ti hit? altro ohe nuova e poi tanto sfruttata nella opere lui Ile, della giovane abbandonata da un tale, ci le aveva dato Cede di matrimonio, che s sto

Uomo, e ne VB in OOTCa, e laol :\.

Oltre a queste, nel 1722, vi fu oche La)

Bacco, nmietlia [>.-i: l Li str/i

nate del Tulli*. r e ' i II' Oliva. Il

tema -li [U< I iHima Ò un -unir,, dlO si l';im.i:i N

riproduce sulla scena, di Turchi e Cristiani, il quo)

I

') Ci'r. BefaeriOo, o. e.

') Martoraiia, A b p. 410

si v. libretto Dibl. 3, Martina

211

i ii. a risolvi moro,

q conchiudere vani mairimonii ').

Nel 172:5 una Iragicomedia dal Tullio, LaLocìi & no m< . i orna dico lo stesso autore , da \ ir-

li» >, dui Sonnazzaro, dal Guarino. Soli 01 pastorali, k" ìi iti ì iiij.1. lo sii ti pastorella é amai

Ivi»- pastori, o ii' riama uno, mentre l'altro è amalo da u » bio ama una

innata da un villano. L'azio & generata dalie diffl

« qu : < Ti 1 1 1 . j 1 1 . . . Tutto ritorna al p

i « i .ii .1 . uno de due pastori Ilo di 1 lOcinna . i., a i vale, l<> Labborinto dal Saddumene, e,

le Pa 'Ili" ; e, nel-

Ui verno, (a .1/ lell'Oliva 9).

Il I ripetono ( Zingare del Tullio e q

nuovi lie: Lo 'ngiegno a ■■< di I Tullio,

all' Oliva , e lo Pa : io a e lo

il; opera buffe non macchine, non voli, non sceno tbili. La ipi oduceva lo stn i luo-

I ii . in più noti ili Napoli: il r, Loreto, il

Ila Maddalena, Porto Capuana, Taverna i1

pi, lu Duchesca, Posilipo, il Vomoro.

I compositori della musica erano sui ipio gente 'li

nomo di poco valore, poveri maestri 'li cappella

soni' qì, Michele do Falco, Antonio Ore-

*) Fra lurchi e cristiani; coma, ,ii Uimpl nostri, i BlBchtlM .i'x-ano a ilo •'! Klnriino. ''• ii' lui un o-.fi n pi

... '- . Lo mi. di Leonardo

P«r gMta « aliru (adioaoùooSj tratte dalla dotta Lsiblietwa, peo- 10 U mia grati pregio wg. ;

udio io V . ignoto al Florimo. Musica di

.radino.— Bibl. Angli.

fice(.W'i/vr .i Moltìilie; m.-i jm » i, man mai

; strada qua Vinci, che ii*' in i " ir: lo < ' > ^ *

le Zite /"fili ■/ e , !•> li« Xm !

. ., ree B, Ira i compositori paolo de Dominici, Fratello <li l'- attore, e vedremo tante altro cose. Tipo bi7.zam>cr che (a riscontro ;il (rateila Bernardo, $ falsario \ triotfisroo.

Furono impresarii del teatro, dal 1714, Domenico \, , /'unii, Salvatore Toro, Antonio .Mango •• lia*-

tono, che lo tenne per rarii anni1). Gli nitori erau

come s'è già accennato, quasi tutti napoletani. Quaud - cominciarono a mescolarsi le parti toscane, tu necct^»— eario premiere lo canterine nobili: onde [l dualismo dell» virtuose toscane e delle patti napoletane. M me-

sti .-mai. ; chiamano Tommaso Saracino,

numi G I rtfl Palummo, Francesco Toro,

Nico imi i d'Ambrosio, Nicola Lo

mone de Falco, Domenico Prancescone io Cibin-

ilra; eie donnei Chiara Agnelli, Maddalena Conti, Dica Giacomina, Ippolita Baldini, \nna Maria o Marianna

0 Marioccta Monti"), Rosa Libritti, G

Ippolita C'osta, ROSS « 'irill". PirtUOSfl 'Iella l

Laurenaano •>, AnnaGaub', Ma Id Jena MoIarinS. Bd er

') Vedi libretti. Velardino Bottone, ni solito, è foto speaao dai roma autor* «lei drammi. Ma ora 1'impNMFÌQ

*) Qmsslo, Yerameniv. ft ..tatto : aliaste lo Locchuino. Vodi illibr. dalla l'-'iiitv/liosa.

') U> s.-IutìiIo, odia ■»■ gii . il. np., In iitoaa i

nim.-i. Iji quale < orni in io ad operare

1 ' una appi volta ai Fiorenti ui il 17I~ i | l'altra, la prima volta, ai Fior., il 1748 «« recitò awua interruzioni fimi al 1180. Bob la distingue il Napoli Sigi. :■:..'

*) Libr. Lt$a fonUgliosa:

243

questi quei Luccio , Micco , Masillo , Colarienzo , Co- l occhia, Ciommo, Fonzo, Marconi, Cienzo Nardillo : e quelle Rita, JTella, Chiarella, Graziella, Vastolla, No- r^lla, Nannella, Palomma , Dianella : e quelle orride vecchie Popa, Zeza, Teuza (rappresentate per lo più da Simone de Falco), che formavano la delizia del pubblico dei Fiorentini.

Un' opera buffa, intitolata la Cantar ina 1), ci modo eli penetrare nell' interno di questo mondo teatrale. Era grande l'attrattiva di quella professione di canterina:

ire a recitare a ssi triate E pigliare da mo mille docate ! Pocca n' è pe la paga, Ca se nce spenne cchiù de janco e russo ! Non saie tu che dire Saglì ncoppa a le tavole ! è na cosa Troppo troppo gostosa ! P ogne pontone siente : Eccola Uà, la vide; chesa' è essa; E te mostrano a dita, Decenno : Comme canta saporito ! Chi te manna, chi porta, e chi, speruto, La seggia t'attornea, miezo partuto ! *)

Accanto alla canterina , e' era la vecchia , la madre , vera o finta, ma più spesso finta che vera:

Quant' è buono ave attuorno

Na mamma trevellessa ,

Che spanne le bertute de la figlia!

i) La Cantorino Commeddea pe muserà da rappres. a lo teatro de li Sciorentine nchisto carnevale de lo 1728. A Nap. 1728. Il primo atto musica Caballone, e il 2.° e 3.° di G. Ruberto.

*) Atto I, S. 9.

^

244

Sempe le siente di: sta fraschetella

È figliola no rata.

Campa co lo cantare,

E mantene la casa

Co la vertuta aoja; e, ncroseone,

No rotiello te fa p'ogne pontone.

Ma po', sott'acqua, fa lo (atto sujo;

Vaco, vene e te dice

Lo mmodo de portarte co la gente,

Chi dive salutare e tenò mente,

A chi fa no ciancetto e no resiilo,

A chi no gnoccolillo;

Essa te sape a dire .

Co chi te llaje da fare,

Chi stace asciutto, e chi ave li denaro! *)

Non meno importante è la servetta della virtuosa, sulla quale ricade tanta parte di gloria e celebrità:

E tu non saje

Che bo di a sta cetate

Servi na canterina! Notte e ghiuorno,

Te vide sempe attuorno

Segnure e tetolate,

Arfiere e capetanee reformato.

Non t'allecuorde cchiune,

Ca si nata a no vascio

Figlia de portarrobba o seggettaro,

De sbirro o potecaro, e, ncroseone,

Te scuorde de la paglia e lo saccone 1

Non pienze ca si ghiuta

Scauza, scarosa e co no panno cinto,

Ca si stata dejuna,

0 magnato carcioffole e cepolle,

E pe ssi bancarotte,

>) Atto III, S. 7.

245

Rosecanno lo scorze de mellune.

Po nce mettimmo ntuono,

E chello, eh' è lo buono, tu porzine

(Mme schiatto de la risa nche nce penso)

Deviente Cantarina pe consenso ! ')

^d eccoti gli adoratori:

li puze, La parucca ncipriata, co la vorza. L'ali uorgio int'a la sacca, A lo dito 1' aniello E li lazze d'argiento a lo cappiello! *)

Tra i quali cominciano ad apparire i milordi, presi in senso di ricchi. E come assediano la casa!

Mo vene no Milordo

T'afferra pe la mano, e te regala;

E no militano

T'addemanna che face la segnora ,

E te molla lo vagno.

Reveruta da chisto,

Da chill'auto ncrinata,

Se fanno a poneata

Chi esse lo primmo a dirte schiavo.

Tu nfra tante gallie,

E binne a pise d'oro le boscie I

Uno dice : Sia Mene I Che se fa ? se sagli ? Tu respunne : Segnortiò, La segnora sta a dormi.

») Atto I, S. 2. «) Atto I, S. 6.

246

Cu sta notte, monetate,

L'è afferrato no descemo f Che la tene irommeniata. Sle parole quanto fanno ? Chella te lo di.

N'aulo saglta a tozzola ; Che boliteì Addio, bonni. Serva sua Se sentì N'arietta ì Nun se pò. La Segnora sta abbrocata; Non ha boce pe canta. Vuje, milorde, ar retinate ! N' è lo pero ? Signorsì! l)

Il fattore de lo triato de li Sciorentine , viene a faro i patti. È personaggio da tenerselo amico:

.... sa che bo dire

Aver uno de chiste a costa toja!

T'appicceche co n'aula Canlarina?

Tene le parto toje,

E de chella carosa

Nce fa stuppolo cierto de cocina!

Non vaje a lo consierto?

Chillo fa ponte e passa; e si qua sera

Recetà non volisse,

P'avè appuntato quarche spassetiello,

Tu te tigne malata,

E subito isso fa vota cartiello 9).

Il fattore, vista la canterina , profetizza trionfi :

Vedarraie ogni seVa A la primma felera

') Atto I, S. 2. * Atto II, S. 1.

247

Na mmorra de patute

* Stare ricantate e miezo addebolute 1 Sa quante corraranno

Pe bedere e senti na cosa nova,

Quanta tocche e fasane

Pigliano bollettino

Pe fa li Don Chisciotte e pe d'avere

No pizzo arriso de sta Canterina 1

E sa quante mrnestute c'avarraggio

Pe ttrasl senza niente:

Ma non nce so cchiù araice, parientel *)

Sicché , naturalmente, farà i suoi guadagni :

Venarrà no Milordetto : Nc'è barchetta

A primma fila t

Si me molla la manteca,

Io le dico: Signorsì !

Si lo vedo che ntartaglia,

Le responno : Segnornò !

Le parole so perdute,

Le mmasciate so scompute,

S'aje donare può trasi ;

Ca si staje senza la maglia,

Datte pace, non se pò! 2)

Ma, quando si viene ai patti, nascono le pretensioni dal- l' una parte, e le difficoltà dall' altra :

Rita. Che parte aggio da fare ?

Fabio. Chella che te darrimmo.

Rita. Pe primma donna voglio recetare.

J) Atto I, S. il, *) Atto I, S. 11.

248

Fabio. Facimmo comme vuò. ...

Rita. Quanto rame date ?

Fabio. Vuje quanto pretennite ?

Rita. Lloco nc'è la pannetta; me darrite

Quattociento docate,

Quant' hanno avute ll'aote. Fabio. È troppo chesto! Rita. E non nce miette

Quanto se spennarria de marchesiglia,

Alacca e bezzovino,

Celeso, scorza d'ova, acqua de fele.... Zeza. Aco, spingole, porve e zagarelle,

E pezzill' e chianelle. Menella. E no nce mettite

Lo regalo, che spetta a lo copista.... Rita. Siente, si Fabio mio, ca li vestite,

Che rame lo Triato

Non servono pe mraene. Fabio. Chisse te le farrà lo nnammorato. Rita. Ma li patte sgarrammo. Fabio. Lo soleto, che dammo:

La seggia, di cauzette,

E le scarpe che face lo partito. Rita. Chesso non sia pe ditto:

Quatto para do cauze, co di segge,

Una pe mene e n'auta la gnora. Menella. Secure, ogne Commeddea

Besogna c'aggia le cauzette nove. Fabio. La gnora è troppo chiatta ;

No nce ponno passa li seggottare

Pe chello che le dace lo Triato. Zeza. Datencello ndenaro. Fabio. Gnernò, ca non nc'ò st'uso, e le cauzette

Doje pare se ime danno;

Ca si no nce nascere n'aggrisso

Co d'ogn' una de chelle. Ciò. E lassa ghiro, ca so bagattelle !

via, ll'aole patte : la Comandi

S'ave d:i nfi'iolure

Comm' ù Io nornnie de la prima doiiiui Manetta. E i»o a la lista do li perzonaggc

Se neo ha da motte : chetata bertoooaa Do. la Prenctpestella Scannagatte, Fu' 'Jta, chesta cosa

Co lo Poeta te la può vedere ;

Seduurn: h falanca,

Ca la cosa, eh e negra, la la janca.... ')

Ma il Fattore sa anche tutti i loro segreti, o ai suoi oc- k>d possibili certe illusioni

Si le bidè la matina, Te fanno gperetare,

parano Incerto vormennro. Chi pavonazza, o puro giallinoro, (/hi la tene ol ira nera,

cammino de la cemmenera, de d'e ? ncopp'a le scene, i caudo che face, Lo cuoncio se nne scola, B la fucce &e fu cmume a gratiglia,

E bWogouna uddeventa purdigha ! *)

migliori poeti d' opera buffa, innamoralo d'uno ; i > ; i ; i r 1 1 1 1 dei r'iorentmi , ho e -unito e face\ ielle Bue opere. La

\ul Pernacchie3) è un Be-

») Atto II, S. 3.

») Coli. Porcelli. Tomo XXII. Che sia diretto contro il Piaoopo provò già 1" : Storia Utlcrnria tbll'oj. . i

IT

250

rissimo libello contro il Piscopo, nella cui seconda parte la serie dei sonetti forma una specie di poemetto sati- rico di quegli amori. Sentiamone qualche tratto. Ecco come T andava istruendo :

Le decea pò, quanno la concertava :

Virtuosa Donzella, animo e ccore ;

Penzate al mio, penzaie al vostro onore ;

E co chili' uocchie smorte sgargeiava I E quanno quacche bota la toccava,

Pe la mparà, deceva : O dolce Ammore,

Che contento è cotesto, e che dolciore!

E lo vedive proprio ca squagliava. Cbella cantava, ed isso a canna apierto

La stea sentenno; e deceva: 0 bene!

Faravvi una gran donna il mio concerto !

E la sera della recita :

Quanno se recetava , a ll'ora j usta ,

Che s'avea da vesti, se consegnava:

No mazzone de sciure le portava,

Ed isso 'n capo e 'n pietto lice l'agghiusta. Po decea : Questa Uosa non va giusta ;

Questo fior non va ben, qui vi mancava ...

E , mentre si recitava , lui stava

ncoppa a la scena ; e se metteva No moccaturo 'ncanna, e so chiavava 'N capo no coppolicchio, e attuorno ieva ; Decea ca p'aiutà chi recetava L'addore de lo masto nce voleva

E , quando cantava la sua bella ,

isso da dinto Le teneva la parte, o le dev'armo ;

251

E mmaie da non se movea no parmo, E tanto tuosto stea, che parea pinto. E, n trasenno, decea : A cete vinto, Figliola, a tutti

E , all'uscir dal teatro ,

Isso appriesso a la seggia trottolava, E, arrevate a la casa, 'nquatto •botte, Facea da cammarera e la spogliava.

Po de venino s'agliottea na votte, Quanno pe ghiresenne la lassava!

La canterina n' era tutt' altro che contenta :

A chella ('n zanetà!) 1 l'era no nfietto, Pocca, o a la casa steva, o a lo triato, Vedive sto sio cacapozonetto, Ca U'era setnpe attuorno, e sempe allato.

E si narrano le gelosie del Piscopo , e i consigli che dava alla canterina, una serenata che una volta le fece fare. -Ma chi era questa canterina? Si potesse saperlo ?- A un punto il Piscopo dice, rivolgendosi alle donne, che recitavano nella sua commedia :

Tre donne siete voi, che recitate,

Benché a voi tocchi il pregio di donzella,

. .* ma di voi più bella

Non v'è l'altre da voi sono oscurate.

E a un altro punto :

Vedrete nell'autunno e il Carnevale, Che parte v' ho da far !....

B, a un altro, Soalmeote, l'ignoto satirico d iterina :

Sia.... lo oomiM TOOetO io no lo saccio, Ca no lo ¥00 stampato a chella ioia.... ' |

Qui s'alludo chiaramente alla commedia: io Cecatojbuua del Piseopo, ohe fu recitata nella primavera del 1719, e

dov'orano tre donne : Giacomiua Ferrai", Muriella, \ lita Costa, Vaatolla, o Limpia, ch'à la parte priiia. segnata x. x. Dunque A'. .v cela la canterina amata dal Piseopo. Ma non si pad scoprire i hi oasi 01 X. AT.f Credo che al. Nel libretto seguente, alla I e alla Costai data par compagna Rosa Cirillo, mi t uosa della Duchessa di Laurenzana, che aBora si tr minata la prima volta, e recitò poi, a intervalli, teatri, per molti e molti anni. i-M era questa (orso la gio- vane, portata innanzi dal Piseopo.

Al San Hartolominco, Nicola Sorino, il vecchio impre- sario che abbiano visto in azione fin dui 1693, contai tener l'impresa fino al 1721, nel qual anno mori. I viceré seguitarono a dare, dal tempo ili Medinaceli In. condo governo del Conte di Daun, un aiuto di rosta *). Un Salvatore Caput", che fece offerta di Quo, pressalo un bilancio, dal quale risultava che la spesa del U p' i soli cantanti ora almeno di d. 7483 e, tutto compi di d. n- iosicchè chiedeva un aumento dell'aiuto Ma, non concesso l'aiuto, il teatro fu litt.tlo im lettembre 1721 , a Nicola G ed Aurelio del

') 0. e. p. 81, 87, 03, 06.

») Anh. -li Si. T.a,,K V. i.° Rei. del IM. Boq ») Carlo di. F. 2.° Parerò dall'Ut! io l Ilo* BfferfM 9

1737. —Sorse allora uua lil« tra I». . . ida,

di Nicola, a I l ri ìmpwaarii Poi- tjuusU lite 0. fottio *criw

- ?:>3

I pìccoli Donservatorìsti dei Poveri «li Gesù Cristo, ili , Onofrio, 'li S. Maria di Loreto, della Reta dei Tur- inni fornivano un esercito ili compositori - Sul San otommeo passarou man mano lutto le opera dei

' .! questo primo splendido periodò daUa scuola icale napoletana. Alessandro Scarlatti dava il 1709 il

Teodosio, il L710 la P 'ri '/u-ipessa fedele, il 1713 il Por* aenna, il 1711 V Armàrio, é Scipione nelle spagne, e XAm nerosot il 1715 il Jìgranet il 171 G Carlo ite

/l'Ai e la Virtù trionfante, il 1719 il Combiae, Do-

o Serra ì'Arsacee In Fede nei tradiménti (1718), esonero Severo (1719), la Ginevre Principessa di

(1720), la Partenope (1722), Francesco Mancini 1700), il Mario Jut (1710), il -Se lini

h' d'Orma* (1712), il Gran Mogol (1713), il Vincii LT 1-4), YArtaxcrse (171Q),ìa Fortezsa al cimento (1721), Traiano (1723), Leonardo Le»1) la Sofonisba (1718),

Hfe*« per Dom. Seaf. Ser.t Nap. 1721, 22, 24 in tol. eh» sono segnato Catalogo dei libri a stampa d«l Minieri-Riwio, p. l'J. Ma non m'usuilo tìtUt ritrovarli'. 11 Minieri-Riocia dico: * fa ijuosto il Fasulo fa la ijatri dulia Grecia e di Roma a ili Napoli o poi quelli il tiro San Kortolomrnoo o dalla Ma varie rieoetrnxiota e del BO0 iSgniD tll ;>.'" ai legga un' intera offerta di appalto, dalla ijualc rileva tutto ciò cho possa iutorcssuru lo stato, il costumo, e lo u •trai i lampo». Del resto, ho ragione di credere cho poco so ne

tra trarre. Noli" Archivio degli Incurabili è superstite la: Copia in data del iO settembre H2I dell'affitto fatto " Nieoh Gal- li ed Aurttm drt zio <•. nipote del T.di S. lìurt. /it tutu per 4 mini dm* di napello. Riaiwiiiikendo i falli: a) i litluarii pagavano agli jrur.nl. ili 2300 ducati ull'auiio di (ilio, b) la Gasa ai riseruava due pali In

uu altro dov'è V imjnt.-sn drlhi S. C. <■} i lidiiii lanuti di far comedio buoi., età sodiifalionodol Pub.'" ». d) il I fi t lato insieme al f*u rapi .munito dui

imi '".a rilasciata ni fittll ') Esordi col Trionfo della Castità giù cit. cap. preced. ; e vario suro - ite nel ITir., 17, 18, cfr. piorimo, o. e.

854

dot,

il Caio ('.racco < 1720), il Bajaiette e il Tamerluno < 17

Di Leonardo Vinci si ebbero il Publio Cornelio

pione (1722) o il Siila (1788), Nicola Poi

17U il Flavio Anicio Olibrio, il 1710 il /■ lo, il

1783 I' Amare per regnare. ì\ 1729 esordiva col

quel tedesco napoletano! ohe fu Adolfa Basse dello il

ione- DI grandi rompi:»: tranieri si recito

1713 Y Agrippina e il 1718 il Rinaldo «li Giorgio Hai Al scilito, indilo *ii queste opere si rappresentavano pri urlìi! occasioni festive, nella Gran Sala del Palazzo Rei 1 eran continuate poi sul t e. 1 1 r » ili S. Bartolorn

I libroni, sui rjuali si componevano qu siche, erano ancora lo povere cose dello Stampiglia, i l.nlli. o dei librettisti del seicento, trasformi per le continuo aggiunte o cambiamenti. Solo in tanto, appariva qualche opera dello Zeno. Ma, su pei libretti, et aliare aUguisl Quanti' ut. in,

troviamo appunto nel massimo fiorire del virtuosismo.

V. virtuosi o virtuose 'li primo cartello cantai S, Bartolommeo. Eccovi Nicola Grimaldi, Cava Croce di S. Marco, detto il Niccolino, 1713-15, 1718-19, 1721-23. Eccovi Fran* ^oB< il Senesino, il i7ir»-ir>. Eccovi il tenore Annibale Pio Pa detto VAnnibalino il 1728-23. Li lo virtuosi di orini toiio, Marianna Beoti Bulgaretti detta la Romanàia il 17 1719-21, il 1723-21 ">; 0 Faustina Bordoni, virtuosa s. A. l'Elettor Palatino, il 1781-88*); e Vittoria Ti

') Klorimo, <: e. IV, 482, segna per autore Aurelio del Ho «

ira Ni.vi.i

') Cfr. Florimo. o. C jìassi^n.

Sol 1719 la Romaalna ool PKcolinn cantarono in mia aeranti loda dal cbTalfara Goorgio Bingh. pleuip tra;

del Leo. Florimo, o. e. II.

') Per Ire «ole euininedie fu periti unta por seicento do] ihim

Antonio IWi fu imitate por D. 1900.— Vedi V i p.

255

comparisce il 1723, giovane allora di veli- li '). V, intorno ; inora min ne Do-

: (1 71 o-ì2>, Andrea Guerra, virtuoso dell' \. : i.- ■-...■., (1712-13). Gaetano Borghi (1713-16, 1718-19), Pietro Gasati di Novara (Ì715-10), Fraocesco Vi- le | i 1720-21), e Stefano Romani dell... il J '{(/nat- io, e Alessandro Gordon britannico (1717-18), e Fran- imi, eG. B. Minelli (1710-20). E le dm m, : I ... : Astori Sticcotti (1710-12), Giovanna una (1710-11 ) , Anna Martelli ii7ii-i2), Margherita Dnrastantl : 17 ir.- ir. ,, Rosa Patii- :hrsìim (1717-18),. e Costanzina Po- . virtuosa di s. A. il Principedl l 'arasi idi (1720-21), ciara Pio Fabri (1722-23), Antonia Merìghi, 1 della gran Principessa di Toscana e Maddi

Modena ■' ■'-■'- tralascio gli atei

appelli (1711»), Roberto Clerici (1714), Ft

. G. 15. Olivieri (1722) furono gl'in»

km i o | li i succedettero ai s. Bartotom-

N< l 1710 e nel 1713 si trova nominata anche una

Uerini, capo della quale < Giambattista Dufort,

un' Anna DauOn. Ma il tempo dei baDi,

Riportante, non è aurora venuto.

Due puoi Napoli quasi contem]

i te.

imo il Teatro della Pace o del Vico della wa. ne il Florimo, *al tempo dalla Commedia! a

ima d 0 di S. Bartolomraco si nomina il Teatro

•■-.. e non «-onosce l'anno di fondazioni

Sulla Ttwi Cfr il li-II*arl

Sul Cappelli fl sul Saracino, cfr. De Doraiuid, o. e. IV , 1WJ, WS. *) O. e. IV, |>. Vili.

Mail) una relazione dell'Uditore dell'Esercito Donati, ilei 19 npv. 1749 1 ho trovalo «lotto esplicitati te: « che il sudetto teatro della Pace fu I per

divertimento del pubblico, nell'anno 1718, prima dell' altro

sopra Montccalvario denominato il Teatro

ed permessi del Viceré <li <|ucl lemp

in musica » '•). E in un'altra, dello stesso: che •« i

prima si tornio nella sala d'una Basa, che si p

-• di Cliiusano Caratò *). So non che, fu aperto lo stessi anno 1718, o vi recitarono proi

riamente compagnie d' istrì o (eh' è più

«lata non 6 esatta. 6 che (a prima opera in

, che vi si recitò è del 1724. 11 libretto ha per I La ritogliere fedele Commedie mppr<

'arese a lo Teatro Nuoro de la Pace a Ptimmc de chia fanno Ì724 addedecaia a è nlisaimo v'agq

lo sto Conte Carlo Manuele d' Alt/mn;/, Xcpote de ecc. Napole Ì7B4, A spesa de lo mpreex I ecco

dedica degli impresarii :

Accellentissimo Signore

llavennosc d'aprire sto Tcniriullo p'agghiogn laattomi

a, sta Celate, mo che stammo mpace jmj gn &

pe prodenza de lo Mperafmv , g Re nuostn, noe f"

aarva e manten<-ii mÙTanne , :.a/ù che nujo non haggiamuio fru- aciamìento de cierte dotatitela . che non haveooo D€ urte pparte, se scrivano a >. venimmo a li piede da V. E.i

euppreeareve da protesaeone, pe poti campa Bojete, <■■

■lutammo, havenno fallo apposte età Teatriello a hi 1', Segnoro AccellenlisHiine , bla ^ra/.ia nujo la epfffHllino de B ni'gnotate Vosta, pecca ne sito tanto (oberale ( beppreaentammo sta primma eomm ^he nco facu

') Archivio di Stato. C». ... 8.°

i:.i. 88 gena. 1788, darla <'it. p ft

257

.„ lo retratto de na povera mogliere Fedele persecotata a to, ecc. ecc. Napole li 15 maggio 1724.

13 . V. Accell.

Umilisseme e Deoot. Sero. Obbr. Pietro Farina e Gnazio Manfrede

Il dramma era preceduto da un prologo , fatto dalla i rena di Napoli , a che bene pe mmaro 'ncopp' a no arro tirate da duje Cavalle Marine , accompagnata da quatto uommene marine ». Il prologo è il seguente:

Fermammoce a st'arena,

Viecchie mieje graziuse, e ghiammo nterra;

Ogge che sto de vena

De passiare a Napole no poco

Vogl'j a bedè no luoco, addò s'è fatto

No Teatro novfello

Pe farece canta Commeddie nove,

Ntrezzarce balle, ed aute belle prove.

Chillo è lo tempio de la Pace, e chillo

È lo nuovo Teatro, io bogl' ire

Pe gaudere e sentire

La poesia de Napole e la muse e a

Competere coll'aute de gusto ;

Io che so la Serena de sto mare,

Tutto l'aiuto mio lo voglio dare.

Vuie nfratanto pescate,

Ddò meglio le trovate,

Perne, e corallo pe guarnì la connoia

Da parte mia a chella bella Nenna,

Che lo Cielo ng' ha data,

A la figlia eh' è nata a Carlo sesto,

Chillo eh' è Giove nterra, e a Lisabetta,

Che fa scuorno a Gionone ;

Io canto; e buje ballate a sto pontone.

858 Bolla Nonna, che si «cima

( '..uni

I luaru bella,

Sinché tu la bemnionuia

Pfl In Mi. I1U> COIlZOli !

Comin1 air arba puosczn laro

Che lo Sole

l»-i nce sóle;

Tu no Mirimi Imji! da portare

Che la Gàora ng'ha ila fu!

Dopo '!' ' i.u Serena Be ne Irase, e l'u meo

abboHano v |"- se j ottano dint o, La nasica del-

L'opera in di Leonardo Vinci; gli nitori anche più vol- gari «li (juclli ilcjjli altri teatrini] Francesco Ciampi, Gio-

i I.'miii.'iiiìcUo, Cannine d' An gnacaso (prima donna! ) e Brigida Alficro. Il Teatro della Paco non ebbe vita fortunata. « Il luogo non solo non è ampio, ma è ttolto angusto, e la Spese

lunga al profitto clic se ne ritrae dall'appalto 'i"i Pal- chi, clw consistono in sdì Ire ontani. ') Si contìnui rappresentarvi a sbalzi, » contentandosi gli appaltatori, per ii. in soiìi'ii- grave ioteressei >li farw rappn

i" [ i i Ti commedie burlesche in idioma napoletano & •ani. imi .li mediocre abilita*., con aod ine defl

gente Diano i ulta, e «li quei lunghi che vi son ' all'intorno, .•il abitano molto distante dagli altri teatri pubblici. » s). Oltre b ciò, i i/* erano un cortile, certe camere inforku e superiori, nelle quali per l'abbuso della gente

') Rei. ril. 13 dot. t~r,>. Il Donati dice che e pel principio ai (Opere) oroii'lio buuiK.- ». Ma, wil primo lilut» Ilo ù II M

I,, li. Mi -, ■',.,: , il .: l'in

meuif, il Doiioti rarroltf le jatormarioni da ii'". <-ho gli lidia*:

dev* far DMfvrigiia qualclir limati *) Rei.

•rrn voce che si commettessero delle laidezze '.). Il

rio «Iella Madonna dei .<?tte dolori; I* entrata bìT estremo del vicolo della Lai eira anche del chiamarsi Teatro della Pa\

Vita più florida ebbe l'altro teatro, che sorse il 1784 -i quartiere ili Montecah i a detto il Teatro Xuooo

ti Mi arto o sopra Toledo, nome die poi è re-

-i.ii«. cosi: Teatro m Fu edificato in sedetti

I ». Giacinta do Laurentiis e I). Angelo Carasale '»: 1- Ho, Domenicani mìo Vaocaro. Lo spazio, 'li cui poteva

tporre il Vaccaro, era i lissimo: ottanta palmi qua-

iti. E fu menu ì e metterci un teatro con

ci ique ordini «li 19 palchi ciascuno, mode - irridoi, posti per mille persone, e tanto

ben ordinato, che dai palchetti Laterali aie da quei di fronte. Il De Dominici icco . andando a visitarla col celebre Antonio

cbitetto di Filippo V e ili Cario III, questi, mudando di fuori , non voleva credere che dentro ci M un tea [uan lo lo vide disse ohe il \ accan i

ìslbile dalFimpt ').

: i asa Santa degli Incurabili, che aveva sempre il lisi >gnò venire, al solito, a patti. Lisioni del governo, leggo sotto il 14 settam.- 1724: « S' è appuntato che per il Teatro Nuovo, Tat-

■) Rij. 28 gonn.

*) K incaatto ciò elio dico il Flonmo che « i-istaurato, fu dotto perciò pfuoto » o. e. IV, p. IX.

ili d no54, a altro carte. A irli, di Stato, Teatri, f, 10.

unii e IV, 265-6. Cfr. Contratto di fitto dal r«atw

ramo «I & li Si r. tn. F. 1 Dal Teatro Nuoto

.•4t lell' ari b. ea». Co I M 'Hi.

juL: ' ' ' X V V V

iUtmjxria dei Casotto». Vi rip odoltJ Loft Ianni tantri d" I-

Napoli, ti Uatre di Napoli architittura d«l Vaeeari.

tosi sopra ti quartieri, T Impresari! se l' intendano coi no- stri apparatori del teatro «li 8. Bartotommao , e eoo u medesimi convengano per quello riguardi

Blando in arbitrio della nostra Santa i afflilo, far detto aggiui temei

NuXM _li Incili abili un diritto «li ducati 90,

quell'oca sionc, il pagamento dei Fiorentini fa ridotto da 200 .-. 156 ducati*).

i . subito , nel 1724 , recitarono lo opere buffe : lo Sagliemmaneo fallato , poesia e musica anonim Sitamele , poesia dal Saddumeuc , musica deQ'Orel con Filippo Giorgi, Giuseppe Fiorilo G - il' Am-

brosio, " della Curi . i . ; i :

trina, Antonia Oermenale 3). Ma 6 tempo di parlare un po' della commedia di prosa.

XV.

V Abate Andrea e I Amenia l <

Coi. -licito Con ll'arte Al I

dei Nobili Il Licefi.

<.< ....Co] terminare del diciasetteaii cocnin-

i 'Lu- luogo la pestilenza di tali « gliaronei ad uno ad uno gì' ingegni . . . più che <■ alcune poclii--i o vedute di poi in pr

i apparire, come le reliquie aoglion 'Ir un a\

che morbo per qualche tempo, dopo le cessùsio/u esso, i ').

') Archivio degli Incurabili.

*) Carle di. Ani,, .li st. Teatri,

f>r. Arcb. Mas. Ded. (imi. di -'enaaro Dooatiello. *) Quadrio, o. e. voi. HI. 1\ 11, pag. 117.

I »

2G1

Cosi il Quadrio. E l'immagine defla pestilenza , non i troppo tori* a chi esca da quella farragine di cL fammi snicenti.stici , senza significato, senza verità, sonza forma, strane aberrazioni <1' ingegni, che hai i latin -il arzigogolo e del gi Ho il loro unico id«

api] del Becoio decìmoitavo-, colla raazioi aì<2a o arcadica , ritorna il buon senso , >i comincia di miovo a scrivere per dire delle rosi-: . effetto

elei modelli classici. Oh come si respira Innanzi a <\ 1 1 -«godi e e comedi?, Doverosi, m.-i penante! Torni 1 1 1 tenderei I

Dna d larono piincipalmente a Napoli

l.-u coazione. L'uno fu Nicola Amenta, l'altro l' ah. ite An- drea Belvedere. Grazie ;«i famosi ai è abitasti a riguardare questi due uomini comò dna-re- cisi ppurc erano, principalmente, dei colla- bo lo per piccola parte, avversarli.

i.' dna Belvedere fa, come si sa, un piti

anzi un gran pittore di frulli e fi rio 11 lo chiamò

& Madrid nel 169$, dove a allora anche Luca Gior-

onta il de nominici, cosa a cui non so sesia [•restar fedo: che, Stando una volta il Belvedere e

talea innanzi ;il Re, Loca affannò che il pittore di figuro

«se far tutto e anche i Bori e i frutti, laddove

il pittore di Bori e frutti difficilmente riuscive nette ligure;

fli replicando l' altro che mai potea darvi quella perfezione

die vi dava chi sV a solo in quel genere, Luca,

freso da puntiglio , dipinse un quadro di frutti , fiori , uccelli, verdumi e ligure, DOSI beli >, che tulli, e I B I prima PO che non poteva farsi meglio. Piccato l'abate

lesta piccola mortificazione d'amor proprio, efa

a al Ro, e so ne tornò a Napoli ').

•)D" , od. di iv. HO-4.

lapoli, continuando a tenero il brom tira,

bj dette allo lettere e all' arte drammatica, pei la q

•uè. Egli raccolse iufc i: .. igata di disi epoli , che i mintile ili cappa d tre

i limili in del (-'ciano. Contro 1 i be volse il B e, «mentre quel buon virtù

(il Celai il-» in ni.

b composte alla rode, biasimandoli li del naturai costumo. » Anzi, tanti» si riscaldai gli animi che il Belvedere ai suoi pi Celano pei libri delle i da faroelo m n ire di ; i quali libi

morto l'autore , il Belvedere lesso per la prima roB s'accorse d aver avuto tori usurarli cosi ss]

mente. l) Cosa, che -pesso nelle poi'

11 Belvedere dichiarava, dunque, la guerra al 'Iran

I aalorapagnuol) io. fuori

di quelli, erano moli i parie. l\: : irali del secolo XVI. comedie Italiane del Becolo Wll, anteriori al gusto epa* gnuelo come quelle del d'Isa e compagni; le nuove tra-

polari, ohe si < ti lavano a comporre; opere

aiuole anche, purché fossero di

no alla regolari^ ice; tutto questo accogli

il suo ccloltirisino. Tutto, fuorché il non naturale.

Cosi tradusse e adattò in I' Amparar «l i

fni'/u di \iiiiim. s ..;- , .li , Mii fece: Proteggere l'inin Cosi noi inni spagnuoli , «'omo: Chi non sa

/ini/rrr non .sa i rtuna, ì

io tra co*). A lui si

urrozionc dc\Y Aloicia dell' Isa. A lui la r

') Dominici, L t,

») Napoli Siinmivlli, Vktnd* itUa cult ed. cit. V. 435.

203

m-trita del Tasso. A lui quella del Trespolo Tutore, del sei* sentiste Ricciardi.

CI i i invece l'ÀIUOQta ì L'Amento odiava, come

X3cl vedere, i drammi spagnuoli, le o/>< ►x.1' i mi oltre e involgeva anche d'Isa egli

Itri di quella più gli

la dizione gonfia e la lingua impura. Nato l'Amenla \i» Napoli il 18 ottobre 1650, aveva cominciato col I V;i\ <, cato noe troppo felice, se bene Inter-

p«Btro le parole del suo nipote e biografi» Otto: « nella qual professione non poco pregiudicollo la stima, che di lui i\\>A d'esser nelle altre scienze addottrinato e di varia .: iiiito'»1). Passava, insomma, per quel che si

imi 'o/o.i «sicché, a oon essendo ii più oltreavan- in tale BCceUente professione », si dette per passa- ''•:iij." a leggere commedio greche, latine, francesi, e ita- liane, e a di H". La prima, che compose, tuia

dotata in Napoli r anno 161H» n •). Invaghito dal plauso comune, si spinse altre: e cosi « die fuori nel 1700 la seconda detta il Forra, \>* [ìtata parimenti in N'aprili ;

e qui { maggior grido delta prima,

ìit'ii iti questa a ra iti fi sul,», ma in più -li <iu ttttghi del i Regno, di Sicilia e d'Italia, uve fu in

un ani itala » ').

L'Amenta andò a prendere la sua commedia od cin- ' . iì- trami soni i qui He de li fngnnnati dal- l'//, della Fantesca e di tante altra notissime nmedie cinquecentistiche. Ma, gli sia resa la lode che

>) Vita di NiùCùlà Atnenta <* ■■'.•" Arcadi Pimndro Antiniano

scritta dall'Abate algnor Don Giosuppo Cito «OC. In Napoli, MUCCXXVII. »*-lU itnrap. <li Genti. Mn/iu, p. 11.

«) ivi, p. 14.

*) fri i -opra csp. XIII.

264

gli spetto, nel trattarle, seppe portarvi dei veri raigì' nienti : resi; gì' intrecci più semplici, il contenuto più casto, il dialogo naturale, senza gonfie/ enegg

tura molto più abfle : lo suo commedie sono una punti eoe del tetano non vi manca mai,

paria UO buoi! dialetto ')■ Nella Giustina si fa 'li- por e un | reonaggio, Paganino, con frasi Ieri

lotte dal d' Isa, -,i Ceri i . r Amenta non 6 un comico originale ; ma la guerra , pei le ragioni per lo quali pli si l'eco, fu ingiusta. L' accusa ili pi:; i ' . i lie ò la più frequente , sarebbe meritata egualmente da i tulli gli scrittori comici 'lei niii[ueeenfo, che pigliavano soggetti gli uni dagli altri. Di esagerazioni linguisti di toscanesimo irragionevole e ridicolo, non si può dargli colpa. E, in punto di verità, chi digeriva il d'Isa, do vov uro molto più facilmente 1' Amenta ! Cosi erano a fronte, .il principio del secolo, questo d scuoio, unite contro i brutti drammi del seicento, divi- negli altri particolari. Quasi ogni anno, 1* Amenta met teva fuori la sua commedia, che si rappresentava in cas sua, o in qualche gran casa signorile. Il Napoletano c\ fatto egregiamente da mi Nicola ili I.ema 3).

') Beco come graziola mento; nella Somig napoletano Don i

nandiva Marramaldo racconta ni suo famiglio Buontempo le sue arti per darai aria d' importanza l denOTI : < Ajp aentuto, ai mma vuoje bone.

le cortwie ch'io aggio fatto a Horo A li titolate aggi acoomenzato a

dicarw: Turai, a la gmieja boa ni ! Marchinoli»

•©fa? Prencepo mio, «lamino buone? Conto, BOB •■■'■' da celio! Doca mio, arnain:iinn. ! i '..-unerata, commannann

fichi»''- avallerò nzcnuglio : giovano mio, vi' a che tu pozxù torvi

Eco aa guaucialclla de facce , u co ni mano ncoppa a la «palla , lo l'aggio fatto Begnure! » —Atto 1, »c. III.

») Cfr. Cito. o. e. p. 17.

*) A proposito -li oottoi »ì loggo[ in una lotterà dui Barone di I al [luca <li Btl min'.- 1742: « Al Calabre niaeatr

A ' D' Amenta s' adii: re , una società

Ii di Lei quali <■'•• li no Filippo

ti, e spiritoso © leggiadro poeta », che , nel riii'vui.'. <s particolarmente udii- commedie che dìcoosi n- 'te, e meraviglioso , cosi nella grazia come

aeDo eloqaenlÌ8simo arrin '.i ungendo alalo I' acu-

ità clic ha in ciò, clic improvvisamente arringa, e da vecchio o da giovane, e da padrone e da servo, sino ' r de pedante, con tutte quelle formolo e latinismi, modi di dire, che fon ridicolo un tal personaggio in dia » ').

dare aveva nella sua compagnia « un tra negoziante ili lana, per nome Ignazio Maratta, ic solca dice il Napoli Signorelli frequentai

I mici genitori nella mia prima adole» Nel

egger l'inimico *)t faceva la parti: ili l). Pietro do

La di lui attiva v bile fierezza

ava la spada ed il pugnale , l'energia e

della di lui azione < o .- 1 senza <•.. ili!

dolce e il*- anza mollezza, tutto in lui cospirò

unenti di dere a reuderlo meritavi il -

lodi universali ». Nella recito àtWAmirUa. faceva la

molti anni dopo, la ripeteva al Napoli

a h naturalezza ebe sapea

dere anche in un carattere poetico

Am--nUi, «ortito lo staMO caw di esser venuto meno un tal Nic-

ii L-ma , i i il Napolata iella ino rinomato comedio,

quello arando perduto non li venni) più tatto .li rimpiattar tal porto ». A** atri f. 4."

Niccolò '. \wocato Napoletano Di

XXI. p. 194. tomo un ma. seg. -li. 3, B. t i ><'/'■ Opera di B. Antomio dr So/is eateòt tota ridotta -il

dello tremi italiana abbate Andrea Iklvefare ».

18

266 tastioo. » '). Fra gli altri attori, distinsero quel G»é

tono La Plaiv.i, « allevato nella .li lui <;isi i

ciullczza o da lui nominalo erede ili quanto ei possed va '■') i\ o Giampaolo de Dominici, che egli amava >u>^o- larmente, « si per le sue virtù nelle lettere, nella musi e nella comica, come per i su<»i buoni costumi; e spot \.il i dire: un allro Giovai] Paolo di lauti

nuii si trovai •> 3.) Giuseppe Pasquale Cirillo, altare vinetto 4 Taceva da Cooéllino in una compagnia <li d tanti '.> ; ma non saprei din' se in ipiesia del Belve o in quella dell' Ameotgu

Le rappresentazioni dui Belvedere si davano, per lo pi nel monastero di Monteoliveto « per soddisfa aia

mcrcvoli uditori, incorrevano &. V

potevano entrare donne, soleva farne anche altre idi private. Cosi, specialmente, in casa del Duca di Maddaloni, dove nei primi anni recitava aneli' esso , e in casa del Principe di Torcila, d- l' A: ni i in, e «ultimi.

Laurenzaha, ove for Ile più belle eh' ei

rappresentare » *).

il Belvedere cercava con ogni mezzo di raggiungere h massima naturalezza e verità. Il Napt I conta il seguente particolare, riferitogli dal Marol « Nella sjtarjtwlata , eom' c#li chiamava la eomnic

Proteggere I' inimico, per evitare la sconcezza di far n

raro a ■■■ i proprn Bvenli l'assali all' innamorai

apriva la scena con un monologo , 1' in : Abate poscgli in mano il i ma dell'Ariosto, fai

>) Napoli Signorelli. o. e. V 133 *) Napoli Signorili, ■'■

| Dt Daniald, 1. a

*) I S'in, th

(li.il. na/>. .li Niccolò Capa*». Napoli

p. 78. '-) Da Uouiiuici. !.

2G7 .-iio- tratto on molte veristmigfianza a leggere

'!

pOU« ii pi'- nell'amorosa pania Cerchi ritratto e Don \ ni. -«ili l'ale ecc.

tratto tratto, interrompendo la lettura, u/propriasse ai toi ca i . ;.i. 39» ni del poeta » ')■— Una dette reciti nix i. del Belvedere tu quella dell' Al rida. U Ca-

gli :i questo proposito, un sonetto, dove

diceva, tra l' ali:

Giunta «• Alsi-la a lai segno, ove non ai" Portasti altrui, Tu dir l;i bosso apristi

i onor, già chiosa ;<1 volgo diaozi.

E s'altro ai gommo suo non fia ch'avanzi, I.'. i i?m, non il valor tuo stanco;

Tanti doni in un sol Natura ha misti I 2)

Ma, quante lodi al Belvedere) tanti improperii scagliava > contro r Amenta, ini gran parte <lell" Altuc-

i min- per ini , clie v" •'• ropo, Ciclope, perdio aveva un sol occhio] i;i detto, l'accusa preferita era il plagio:

Ntercsto a Cola Sicco, mia, Cola, te eciacco ! 3)

Tuttavin, malgrado lo zelo <-ompromettcn(< de] Capasso, non pare ''li-; l'Amento e il Belvedere, personalmente, fos-

apoli Signorvlli, o. , di dalli Bili), Oom.

■<-tit varia di Niccolò Capai i. Primario prof-.-woro di leggi n'Ha lenita ili Napoli, lu Napoli , MDcCLXI, oolla itamp. Stuo- ia. i*e.

.««■/fi alti ti in diti, nap. p. 1 1.

268

scro oenticL Almeno fAmeota, nel suo libro <lci Roj,r di Parnaso l), parisi cosi del rivale; : ci Quanto il Belvedere del dipingere uomini e animali bruii dui Solimeli:» trapassata e vinto , tanto il Sotimeoa dal Belvedere nel ogni sorta di Bori; senza dia, aoo grandi ama- tori di lettere od in motte facoltà assai più che mozza- nanv i. » E benevola, anzi Famigliare, mi sem-

bra quasi' allusione, che la nei Capital/, parlando di tal taciturno:

Un Saturno) Socratico parca, parlar l'ama fatto (boacbè i sassi Di far parlar si vanti) Abate Andrea i).

L' Amonta nei primi anni del secolo, die fuori, luna <U<\ ra, e la l'ante, e la Somigliatila, e la Cari Giustina e le fremette. Molte di queste furono tradotta audio in francese ed in inglese. Quanto alla Carlotta, s q.piamgià che fu recitata, con grande applauso il 17i in casa del Prìncipe d' Klbouf , che vi fece la spesa- pi u di 2000 ducati s). Il poveri» Amenta mori il 1719, e tini la rivalità. Nu oli '■ so scherzò anche su quella morte. *) Un

imosa , fetta dai comici deD' Abate Àj ipn Ila della tragedia l'Orasia di Saverio l'anditi, il poi

la butte, come lo chiamavano I ') Le tragedia del Panatiti sono eceoeggiate all'antica: i personaggi si pn

i ino sul teatro a. uno, a due. a tro, sur

') N»[Kili 1710, proso Giacomo EUBlard. ftapp. Vii, pag. 40. *) ' ? Gap. XXI, pif, I

■') Cito, in», p. 16-6, t;-ls. t: .fi-, upra oap. xiv. *) I xoiwtii mi, i-d in. r. quello che comincia: «Già lì'*» Col\

manta Marco siila », p. 30.

'-) V. uopra caF. XIII.

260

a parlare, a d e, e cosi procede lo (volgimento. Ma

sudo, siamo li, ben pensate, studiate ••un molta dottrina

ics, e concepite con une certa vivacità e freschezza.

1 dialogo 6 semplice, pieno «li cose; i ver» mediocri, ma

i o reminiscenze dantesche , ohe è

dazione ■•' risentirle, dopo il profondo oblio de]

- i pei--! iliaci del l'i nauti sono grandi seiorina-

lori di sentenze, e, per far peggio, nella stampa, te son-

> messi' in corsivo! La migliore delle suo1 itediv i l '>■■.■■ ■,• iella quale conosco una prima

edkiono di Firenze, 1719. V. la rappresentaziose del Bel- vedere le dette molto nome.

•ìc tu l'atta nel monastero di Mou- leoliveto , e o no rimarrà per motti e molti anni la me- lerì dice il de Dominici dappoiché ra- presentazione più magnitica o vera o perfetta in tulle 1 ioni degli ascoltanti non mai,

te, si vedrà.» La cosa più notevole fu che il IM vedere concertò in tal modo il verso ohe 'piasi non -'vmeva -se era prosa o verso, togliendo tatto ciò cosa difficilissima e « della quale ri- mediato chiunque l'intese, e fu lodato da lutti i letterati » '). D Pansiiii scrisse anche il Sqjana, la Sqfomabat la Vir- Bruto9). Ma un altro tragico, alcuni anni prima, ama pubblicato le sue tragedie a Napoli, suscitando e ima (ferissima lotta, protagonista di nuovo Niot t - iva, difatti, a Napoli il 1712 il seguente li- bro: Di I i Gravina Giuresconaulto Tragedie cài -

o.c tv. :«».

:J Pvom pubblicata il 1721, 25, 25), e tutta Inna il 1748,— la

Ul ««mj'1 ragodia i'/ Ssjoho. da visto, lessi la Mgattlt

■*•* '"•«"eritta : « I Q R. Coni. ' io Pansuti, Caporota

«WU Caarn di s. C, morto il 14 giugno 1730 »

270

quc ')• 1! prologo di esse era una delle coso più bislacche elio si possa immaginare, e non tanto per le idee, in parte diritte, in parte storte, quanto per la l'orma. Vi si face \ a prima di tutto un quadi'o dei drammi del tempo, ehe

Tetate e il costume confondono E di natura ogni legge pervertono

Accidenti nati senza origine, Accompagnati da veleni e carceri, Abbattimenti, anelli, bende e lettere.

Egli, il Gravina, un Legista, Oratore e Filosofo, con la lucerna critica e la ragione poetica, rivoea la tragedia al primiero sembiante, la tragedia del saggio Trissina. E espone la forma usata, e discute le ragioni, sempre In quei DUTÌ08Ì versi sdruccioli. Ecco, dico, io, nuovo in- staurator della tragedia, ve ne do cinque,

Che riducono al mondo il greco genio

e furono

Nel corso di tre mesi addotte al termine, Senz'alcun pregiudizio della cattedra !

Donn' è stato cacciato a cauce e scoppole ! postilla Niccola Capasse Che la sua pazienza non era tanta da durare a questo spettacolo ! E fece una parodia di quel prologo ridicolo, dove erano, a suo dire,

Cose che le darrisse ciente punie!

l) Napoli per Felice Mosca 1712. Gfr. A. Casetti. La vita e le opere di G. V. Gravina. Nuo>m Ant. Febb. Marzo 1874.

271 tragedie d il Gravi

'tulio, che nc'e do buono, lui ironia bo< ofa . < 1 1 1 1 , che il 'ha fatto Ì8SO, e Stroppejànl '

^ ne il COBI il -i- ma di composi/

Isso afferra na storia co na i '■•■ . -Li Dapo nco chiamma quatta lABti fusto «pianto nce vonno a fa na «tlpula, Co ire parole ognuno, quante avastano l'è te conta lo fatto, e a rev.

-( vera e significativa, ohe ci <\\ in. intorno a qi [io. Cu.

quali il Ca| i non solo colta

»'i un lungo e dotto di orso teoretico, e coli' esempio li una tragedia, /' Ottone, restati inediti I" un . ino al i8i J, che Euro i" pubblicati dal Mormue1).

Oltre il Pausati , scrìveva tragedie in Napoli il I

tnoibale Marchese dei Marchesi di Cammerote F Biuf,

talmente, autore di tragedie cristic ;ii queste

.-' una magnifica edizione, in due trottimi,

rami del Solimcnn, del de Mura, di D. \. pala da Felice Mosca. Nell'antiporta, vediamo l'aul lo ritrasse il Solimena, in atto da ispirato, eduio i pr >pria dell'arte ih 'pici tempo, con i cesa iii'i" poggiato ai dono di un seminudo e incatenato , la penna lev. ta in <>i", la testa

EWf varie *l Le Opere di .V. C lite ecc. occ voi. t.* In

piajk. 1811. pruno Doni. Sangiaroino.

'/ lolorno nll<r ulliv. «uè o|>. etr. Napoli Siujuorelli, Vicende. V. 548

M$. &or . S, P. |, 18 $g.

imparruccala, ti vollo pienotto, intento alle suggestioni noti so elio femmina allegorica, che gl'indica il busto di Cario VL Era la sua la tragedia propria della repnbl

cristiana », la quale, come disse nel suo dati

battista Vico, che fri il een

della Religione ». - Le dieci tragedie,

« le morti di alcuni persecutori del cristianesimo, comi] Domiziano, i Mussimi/li, il Massimiano, il I

la Draomi'r-n: Q alcuni martini B fatti illustri d' eri cristiani, come /' Eustachio, la Sofronia, V ; il Maurizio, il Ridolfo i> , sono anche giudi nani

pensate, ben disegnate, scritto in buona l'orma, con tratti -|k-sso eloquenti, talora anello commoventi. Bella e de

ione agli sconci drammi Bacri del seicento, oscillant

tra un sublime goti o o nn faceto Inviale! ('erto, lavori. Ma, di qua dal cajmlavnro, (che ó ti fillio) c'è il lavoro dell'uomo d'ingegno o di gust quale era appurilo il Marchese. \ ielle sue Ira

fecero la musica il Sacro, il Vinci, il Loo, il Ci il Porpora, il Durante, lo Hasse, il Fago, il Man- l*riiici|M- d'Ardore. Certo, Ini'' ino recitate nei coli oratorli, in qualche casa privata. Dai quali luo

urna sacro scicentislii ito BOanditO, 0 s'era

invece ristretto presse la plebe, ira colle reliquie dette antiche Il M o fil per un pazzo Preside di Salerno; nel 17-

entrò tra i padri dell'Oratorio, detti dei GerobminI t'ertogli l'arci Ito di Salerno e il ve

ricusò sempre; e mori 317&3, « ammirato per le sue virtù.! Che dire degli altri scrittori tragici, - ero Intoni

B questi principali ! Nienti', se non noi

•) Nap. Storia critica co-. I. C. Cfr. Villani», Memorie d*jt

xrittvr, | Napoli, 1846-8. l'ari* I, pgff, H0-7O.

:

oldvàte piuttosto largamente la tragedia. ') Mi" lesso

(tori *li comedie, die ino I A i continuarono, regolar»

il dramma spaglinolo, 0 si | COD |USJch€ I1

1 invenzione >. Mi ciò, su cui dobbiamo fermarci un do il », 5 la comò in dialetto.

Cjue.siu. nacque quasi a un parto colTopsra bulla. I-M è l»ì»i realistica e più originala dell* opera liuti... nell'intrec- cio ò nei tipi. Le commedie napoletane «li quel tempo e iti questo genere bou pochissimo unii-; restano

I'1 in esemplari, perlopiù unici. Non arano com-

1 tatri pubblici . ma , o per qualche I" «li! mie , per la stampa >.• la lettura.

. i mia forma d'arie e scria: non buffone

« * » dia <li COStlimJ.

t no dei primi scrittori di esse lu Nicola Marasca, morto i. che firmava talvolta Forecnc r

se l'i buina e lo Lacunari* , stampala il 17<M*.;

i '* Lina, finita >la altri •') e la Milla, puVbft ostu- ax&aat« >> La Milla, per dirne qualche cosa, è una bella

* ) V«K, I"'1' I " iMgttUfl '•' ^ "■ l'illil.l: i.

jre ili liloHofij, co. U 1727. Il quali ini Alci-

Kie»« / _i cfìr Napoli Signorelli. i 8kiria a , p. I:

V<meggo i La CUop àt' Principi '. InNtf 1736,

!'<*»r mwout nocanlo » qualle, jnor , i l.i.ili, . 3«- 1 Fan *) Cfr. fi.. il. i. .!

V Pniig 'Commedia (in pmsa). In Napoli \*>v Carlo

708 In 13, 'li u Fsnballo M.i-hi;ii , Napoletana, accad

ìbrigtiano, n-i tinàia rpxtta prima fati™. Alluci, od. Vani -e. M7.

i i ho la «tantpoi no, dedicandola

in I7L'0. Milli, .li s. M iiin , i .i

ioì. N.ip. 1874, p ') I MDOGXLI. K la «Urna cosa

àf i ma.

074

0 ili scene popolari, comò oro si direbbe, scrii dialetto schietto, con dialogo vìvo e naturale, l persona i oi ttta una popolazione marinaresca. Certo, t**zÌoB della commedia è ki solita invenzione della donna vi

da uomo, che cerca l'innamorati » itilVdde. M;i don-

i-ostacomc dimenticata Della foOa dei particolari e a vere a fresche. Il vecchio pescatore avarissuno Cuosema, i due suoi garzoni, Titta e Vasteona, il lacchimi, Parwaceo, sono tutte figure riuscitissime, il 1711, fu stampato lo Titta o puro elicilo eh* è «to- nfo ha 'Ida soccedere di Gennaro Caccavo. ') : ha gli stessi pregi. Fu recitata da una società di dilettanti, i cui pomi sono stampati accanto inaggi. 1/ autore faceva Sarchiapone ; A

andrò Mamello, anche scrittore comico, il ve

gli altri, che recitarono anche da donne.

M.i il più grande di quegli scrittori fu Notar Pietro

Trincherà. Più innanzi lo vedremo autore d'opere bufle.

ivi Ti indici. i 6 la Gnoccolara, stampata il 1733 l). Che

rosa e la Gnucca/arri f Fa gnuoccole e vrr

dialetto, occole è anche una

di pasta La Gnoccoìara 6 una donna civettuola singatrice, ra in fatto e in mei

bella giovane popolana, abbandonata dal marito, ap

. ìi,. l'aveva sposata, per una ceri ibi

nella commedi:« circondata da una turba d'

morati di varia condizione

. il marito, incognito. La Gru ra li tiene tutti in

iscaoco , profitta di tutti , vivo allo loro spallo, ne ri

ia

, ii a te mento mparqfgfabik •<■

V una e ICauta lwj<j:. l'i ROBU jrt lo !■ I ITU.

*J La Un- f.-ro /,' tuwmmt$rat4 fcorccglùltf. Cvmtncddrtx

!'*!•■ QMDMO Muto All'. \ i-i li. Nolani

»ouo i protoooUJ dal lYtaehra, ehi vanno .lai 1727 al I"

275

doni ; ma si conserva onesta ; secondo il concetto clas- sico dell'onestà ! Ciascuno degli amanti crede d' essere il preferito , finché il caso non li disinganna tutti. Ma , a buon punto , perchè il marito , rassicurato da quanto aveva visto, si svela, e ripiglia la sua Graziella:

Bellezza mia e cara,

Viva la Gnoccolara,

Che t'ave scorcogliate

Tutti sti poverielle nnamorate !

C' è qualche motivo vecchio, come la solita donna tra- vestita, un abate pedante; ma, malgrado questo , la co- media è molto bella, piena di scene verissime, di mac- chiette indovinate. Ecco, per esempio (cedo alla tenta- zione di citare: quella commedia è cosi rara!), come co- mincia la scena, nella quale Rina, travestita da uomo, va dalla Gnoccolara, sua rivale. Entra nella bottega:

Rin. Chi è ccà ?

Gra. Na serva vosta.

Rin. Patrona mia ;

Gra. Che bolite ?

Rin. No paro de rotola de gnuoccole.

Gra. Si volito ponta d' ache, nce so ; ca li gnuoccole sO fenute.

Rin. L' aggio provale sse ponta d' ache toje, aveva golio de prova quacch' auta sorte de pasta.

Gra. E quanno ve l'aggio date ?

Rin. Da no piezzo; via, damme chello che buò e fenimmola.

Gra. E aspettate, che venga mamma, che ve le pesa.

Rin. E addov' è ghiuta ?

Gra. Mo è ccà; te, assettateve! ca tanto se pava a la lerta, quanto a rassettata!

Rin. Co lecienzea.

Gra. Patrona; fenimmonce ccà sto poco de pasta. (Incap- passe chist' auto puro !).

276

Uin. (Amraore quante tome Rione i )

Gra. Tonilo mente a mine! Mp ruje poro de El li

loceole- Hin. CIm bella pesta janca e polita! Ore, Pe lapoiezzie oca veneno luti Etin. Quanto l'abuache lo juorno <•■• fa ebeasot Gra. Eh, a primmo correva sso nenzeo, me in 0 Bl

tanta fonimene, chfl fanno st' arte, oh' è na porcariu. Hin. Ma piire T

a plii pigliamo li partite, e lo a Eateoa

m' al Hiscarr aggio no duje carrino lo juorno. Uni. E chi fammene a'ebi itol

i . cosi . nuli mi. lai mveraasìone, semplice, naturai» •! \> Noto l'ettolone e un* altra commedia del Trinchen l>;ii.i il 1738 2). C'ò in questa commedia un afosi scorporo, sanaoro demot femoneo e un ragazzo, Asti che ra véndendo storie a izoni, e porta imbasciate agli innamorali, comicissimi 'i- li Notaio, sciocco , colta StM formata e il suo repertorio d'atti, è molto cariot fato dalie sue innamorate, istu tea, alla Bue deOacommedin

irli «'aula «|tioMa canzono:

i i -i Notavo ardeva eeaunJ a aeìvo Pe e belle giuvene b squagliava

Le eore buJo teneva couim1 a co ivo, notte 0 ghiuorno sperava '■

Quanno credeva po' tocca a lo l»i

E mmel aguienta addò abrosciava,

») Atto I. So. XX-

*j Dai1 D Soai pan VCDi /DJ.

I. So. \ IH. I Si i dio '^»

mire moti ■"»'' Aviinim» /a gloria de rh « ^

.iu /• patrio* i MA

' li» <|>UD£Olo , OCC >.

altrove /o Mondo Confuso, o /a «fona dr Catone.

\

V fi restato Io misero corrivo K Ssalierno ha perduto co la Cava! E DA, si Noti no moglicro

Co na vecchia te pud acconcia,

< ,1 l«i femmeii.' tonaerelle Carna tosta non ponno in.i..im; Chesso mparate, si NoUi !

^Ma ine ta un' altra b più importante «"media

con questo titolo: La Monaca fausti 0 la Cor' sa de lo Sanrjo < chinnuna de Tcrendo Clitr-

'"/> fatta a marzo t726 '). Nella pi H'a/iiuin, l'autore •Ui-o d'averla ere, ca sto dia-

•ie do Bezoelh'. che hanno casareonno, songo tanta ruf- «aiie, scapizzaouolle, ntressere, m malore , ca se no Èpa- co in. Deo Grattato, e, pò, si lo povere remmene "iiniii' a Penelope! non raancarriano il lenze, de Carole retornare eomm'a Luigi

uo fare che la trova dinto Poggia do po-

v"i-. 1 mar lo a mo sac siale -e bone

monechc fau/.e, e, si mrnevuò la. do piacere, chesto

'•«; faggio scrìtto, dillo a quarche anunico tujo, azza

^faille lo decesso a quarch'aoto ammico bujo, o se n'an-

fftì moscere ste ramardette moiiechel »

monache Dora un dementa della

iota napoletana. Le famiglie dal volgo, <: anche «lei

mia terziaria Irai iia. alcantarina 0 cappuccina, frequentata confinua- l,r*t-'i»t(j da itati e proti. Poco tempo dopo, queste piozoc- cl »^r-0 c ,| giudizio del Trincherà prendevano una figura amosa Isabella MUonel *)

1 > II ra<. e pi»»>iiuto «Inlln Società Nnpol. di Storia Patria. non m * «nonno, è autografo

Boari, NapoU nell'amo (704. Nap. 186& p. -'72-50.

278

I..i Monaca fauxa del Trincherà 6 une

femmina, una Soft Posino 'li Lucca, venuta a poli, Jove penetra in una famiglia, facendo la ruffiana «li un tale Innamorato di Cintino, giova Ito di 0

k>, -• ili un altro innamorato deOa figlia ili Orazio. Finge visioni, miracoli, fa mandar via un bc

potrebbe darle impaccio— Ma questo servitore e tale intrigo (un po' sfors trenta) che Sore

impaurita, è costretta a ronfo-arsi pubi

snze anche del credulo vecchio Orazio: che figu Orgt itiamo un po' della sua oont

eiono :

Fo. In Lassa, dalli sei anni, Bine alli dodecì, m

vita tutta apensier&la, rubando, bioslcmaodo, far- l.i mezzana all'amanti, e, similmente, mi pigliava al- ni ili se non di carne, ma «li una cosa

Mimi*.-. Or. M malora ! Tu la monaca «ami I De. Chisto è lo primmo articolo; di appriossol Dalli dodoci nino alli vaotiqaa< brio in ni

rota, mi ili<'<li tutta alla libidine. Or. Mmalora ! Tu si la monaca santa ! De. Via, lo terzo articolo ! Fé. L'amia ventiquattro, per havere ammorbala mezza lii

DtUA di Lucca, mi diedero lo strallo. Or. Che lenivo la pesta ncuollo 1

Teneva la pesta gallica. Or. Già lo nlenno ! De. Di lo riesin l

Fé. Dal primo anno che venni aNaj all'anno

che mi ritrovo in casa del signor i>i commosso quu.stj altri scrupolini perdonabili Or. Piccolo scrupoline! Tu si dannata! Fa. Mei fondaco di l'iute», con. . |»ovora

ilerc l'onore con un amante In san-

270

temente sta piangendo la sua vita coi. molo

e senza sposo; due sorelle, abitanti ni lAt ran-

coficu, per me san m mata dne donne pul portati mirili amanti da donne, cere chi ave-

va i »j del reato, il Borgo dell'i Irete

la Conciaria, il Lavioaro tana, il B

di Chiaja, <• buona parte 'li Napoli l'ho ridotto pe di (|uel luogo detto la D-" Or Mmalora ! Tu si la monaca santa! . . . ')

Milita comodìa dell'ardito Notar Trin- cherà, — D'Ile altre commedie in dialetto, noto /.</ Se

v, ridazione napoletana delle lime del Molière s). K duo. untilo balle, ne com] naro Antonio Federico . i ; tìtoli U Birbe e lo Cu-

"atfjrc J).

La iia dell'arte occioh*. Lo miserande

condizioni, alle quali rei ridotta, Bono descritte, con molta

, nelle -V I ioldoni. Quelle relìquie di un

accenna 0 Quadri

c«nto o su quel gusto, erano specialmente restali nell'uso

'j Alto IH, w. ultima In uua sceua antecedente (111, se. IX), rii-liie- àmiù d' amore un giovano giA ammogliata: Sa conoscici lodi i fallace dice mi preodereati per moglie!

tallo. V. |-o" avorii.i dole mogliero?

Ftthta, Con li miei lecred fhrrla che fossi solo sposo di me.

Le. Che rapisse fa l'acqua tofania puro f

Fé. . CSM ledi* <:l lioneate!

Kra quello il tempo degli avTelenamentj coli' acqua tofana, e della

*) Orarci tht torna di Tofano Rotontiano, Dod.4

Francesco Carafa Principe di Colubrauo. A JSnapofe a I"

Oee Musaci, 1720- Ln ded .ala: Antonio l'or p ora. Nelli

il ma. segu. 41. 2, l <■: Lo Spacw trTinàitorc Contmc<i-' fr lo S," Tofano Koi-mlinno.

n<l<; V. 550.

B80 -

ri«-i commedianti pubblici 1 quali rappresentavano

i Napoli, al solito. Non biaogna immaginate cha i Fiorentini e poi il Nuovo d »ero sempre opera in mu- ... Molti ntirrrnlli, >• forse alcuni giorni dada setti- mana, orano dedicati alle compagnie degli istrioni. I". oltre quei teatri, i comici avevano anche delle sedi prov- visorie. Cosi sappiamo che la Con

'''ardi, il 1712, domandava <Ii poter taro « il solito Bal- chetto per rappresentar commedie nel Casino fuori la Porta deOo Spirito Santo o '). Cosi, egualmente, tuoi porta Nolana, fuori Porta Capuana, si costruivano d tri estivi

Un amico di Niccolò Capasso, un tal Filippo A eh

il Capasso chiama \fcrbetto, era innamorato di ime mica, ili'- a nenie disimpegno la parta di Lucrezia,

in ima tragedia, intitolata il Aneto, l'appresemela fìiori la Porla dalla spirito Santo

Mori. oifi> mio voli-li piglia na

B la volea spasi ISo;

1'." già java ammanBnnoee lo stigli".

Co tuli" ohe ne' <■ posta ed ò amoca^h > «.'uauiiM. clifd'Jr- .' Nini no momento squaglia,

E sotito ih : '/lifij'j lo nifi

il quel 'nibbio fu un certo Marchi - P, .'in- la poi

0 a Nisi.la:

Tu, ninfa, Un starraje ncoppa n no scuoglio: sfa Mortici i.i mio •Imi.' a In nìglia, Ohe non su elio no fa de clùllo I »

•) M \rrh. Munii: . T. XIV, f. 141.

itomi «lui di. Capono. *) Arcli. di .SI, Teatri, f. la Suppl (1754) di (Ha* d'Amato. '> l tu '-ii i>. 36-0. li i'... don otti

i(in i t:-ni| i. poni -li '..•! Ni:-i-ln. V'alia lombo di qnost li* MOO D li MaiJouua d*»i Sotti- L'olori.

2S1

Antonio Fiorillo, che facevo V innamorato in commc- U;>, ed era capo d'una compagnia comica; Placido Grani Bua i migliore

m Me ili e app tifare ' «iacomo Ristori,

mamoraii p icomico; Pietro Spolverini, Pari- li glie Ann:), delta la i a

!i recitava braramente da to col Fiorillo, e una sera, tuffa un tratto, p<

dal teatro, mori in un ospedale; Wti Uori trovo memoria che recitassero a Napoli

ri primi decennii «lei secolo ').

I Jn bra Ho era Giacomo Ragi « aveva

dice i li un raramente mar-

ioì discorsi arano sostenuti da frasi alto ed {gio d'invincibile guerriero ». della * \ in hi poi in Francia, nella

ia chiamata dal Reggente e diretta «la Luigi Ric-

Jh una iche . che recitavano bJ

quella comica l a , eoe Fece gl-

ia lesta .-il pittore Domenico Brandi, secondo narra Dominici, Egli se ne invaghì fortemente, « e molto a ebbe a BotTrire , perciocché, essendo eBa in i e la prima dello compagnia e che assai bene rap- inava farle regali adeguati ;lI boo me- tto, per avere il ravore 'li visitarla.» Quando Ortensia rapoli, il Brandi la se^ul a Roma, ad Ancona,

M ftarloli F. A . parrim. ad noni.

») tortoli F. Notili li. 102; e Bartoli A. Segnarla Pwfc pag. C\1A Il Ragozzini non dorava far parte dui lu compagnia; ma con

a Napoli un buon .*i-.

ottenne b prefarema. 1 duo primi anni i con pa mode

idatfiio a Parigi ; a Rngoz/ini « prit varroue tft At boaucoup do dw-

». v, .

19

82

sino a Venezia LÀ, vedutosi tradii i e pre-

feritogli un Giuseppe Antonio de Lai . che

ani to' et . perdette la pazienza, cario ma d'impro-

perii a se ne torna a Napoli. E mise I

Chi non i queir allegro viaggio, p<

già, con una compagnia eli comici, che Ca Goldoni ci descrive in uno dei primi capitoli «lolle sue Mèmori* il braV omo, dir Ila compagnia, a i nervi e il :

[< prima amorosa, e la s< rvetta, e i e lo j al dottor Goldoni, e il suo incontro col li;

lo, enfi ppo rabbonirlo? «Su oe sei venuto

qui ' Per mare. I !on chi ì -- Con una compagnia di comici.- i Padre mio, sono gente di garb

i ime i chiama il direttore f In is id . e si

chiama Fiorinolo dei AG ini Ah ! lo co-

'■ un i n ■-■ i \ * uomo : i ecil iva 1 1 parte 'lì Don « »io- vanni nel Concitato di Pietra. Si mise in testa di man- giare i n ni, che appartenevano ai ecco l'origine del suo cognome.... a a)

Fh 'lei Maccheroni era napoletano, e fii

il 1720. Recitò per un pezzo a Napoli. Agostino Fi< il famoso Tartagliat ntava a Francesco Barti

gesta m<> niche di Florindo. La sua

. che gli fu appi< i nel sopì

dimenticare il sui vero i ime. « In alcuno e ridicole '•■ dove la mensa aveva luog< loro appo ì macchei vano da lui

<i voratì, non che mangiati, Nella tr Gran

Coir i ben conditi n

abito e mai iza soggezione alcuna in o

D i' I ". e iv. 374-S.

«) l&nurfa Piala is-20. P. I, Cap. IV, V. \ l. VA I. 2

»■

« i

283

.il. i -il Goldoni lo rivide poi, iulorna al 11

' : arie Veroni Io

etifo, i da re noli;» tragedia e d

>,■'/,■ noi . ').

Alcuni attori 'li maschere napoletane sono inane ri-

, morto IO; Nicola Boniti , che faceva il (

Un Sii- l secondo Zanni, ••"! nome «li l'au- tor Chi* -iit" ,u' e portava certi i c"iaJi (ondi e concavi 8).

Qu popolari. Ne! Largo del Castello,

upi, i casotti di legno , i banchi dei

ii questo V n I Latro

oinci ad

posto SoUo I

'- I \ rimili.

di S. Giace '4,,.-t forn da quella, che Ita ora. Nel I

indo I dalla Sicilia, il Pai Mi-

ste dell' edilizio \i. Accanto

L*l-i ci ,,a sotto la

terraneo, che fu del Futuro S. Carlino. I uia di quel teatrino, ia una supplica che

;. i quaranl

:omedic in quel l,",«i'i in ogni gioì Cosi, dunque, risaliamo al 1719

1. cit. I. 107.

ari uuin. Cfr. i. VI.

*j ;, mia N'.'i». S oy. Ri ile,

iUto, Teatri, ( li.

284 -

In una supplica della famiglia Tomeo si dico che tanti anni dai loro antenati o dai supplicanti

lo tenuto raffino e l'impresa o '). Ma i tanti ano mia frase molto vaga; e non con <•

aginariH - <]i-m ..inin.., fin da questi tempi, uno famiglia Tomeo.

Che cosa raj»i ie>ontassero questi comici ò un | BcOe detoni Btnzi d ogni boi I

mone relative. Probabilmente, comi1 -i : teatrini minori, storpiavano un po' di tutto, afa il li neri ilare doveva essere la commediola d'am

Irimonu col Pulcinellax il Tu , il Colo, la

ihia /.!■:<: <> Pepo,* E, in quegli attori volg la vena comica, che rese poi famoso il k- L' estate andavano a recitare mori Porta Capuana, .. alcun ahro «lei posti, che sappiamo.

le vacanze del carnevale 1703 si Coli igio di i Mi l»ili elio bel salto da Porta Capuana al Collegio Nobili 1 , i convittori rappresentarono la Dramma traffico per ti "-'). Solite prove di stiu

e esercizii svariatiasimi: minué, sebi iti b

salto del cavalletto, giuochi della bandie |, Citta

nestra Tu lì. Giustino Garofalo dei Marchesi della R Oreste, D. Berardino Cappa dei signori diTussi e O piato; Pilade, D. Domenico Luigi Barone dei iri di

Livori.

Trentanni dopo, ritroviamo Don Domenico Barati i d -li Liveri. ^* era, senza dubbio, cangiata

'.i ivi f. H.

*J In N-ip- ]• ifcri, 170 ' Btbl. /una. mia.

3J Nel libretto wMio iiiiii <li lingua i'rnnraM a

1 •). ! i OMfllflM . UBO di M' louo-lli), iiiìo ili .-m-iliulo, i

horoMi uno di hallo iranc***. a

dura, Btl corpo imeg-aauU' 1

285

Iti Bgli ; povero <li fortuu t, i * grandi strettezze e difficolta. Ma il convitto

le , era diventato uno dei pio appassì i iati 1 ili .'Hauti .li drammatica. Nella sua terra di Livori, pw

i intorno a una brigata di gente, nv:i nella dedamaz 'ila rapp izi me.

* -•-• com h fa» ■• il e, 'li a u ip

« Mtì r.i\aip> molti >ri da Napoli, e dai luoghi vicini *).

l*- tuni | », come di -

XVI.

" Nàpoli La Didoue abbandonata, - hì'jil'i Caratale impresario - Cronaca Teatrini doperà buffa Rosa Allenirli— La star/ione 1733-4.

postolo Zeno, fu, come si suol dire, Va; del

a comparve un po' pia tardi , o l»c*t,t,, a Napoli, sul San Bartolomraeo, Ó L7384.

'ii.it,. Melasi i -i •, poco lopo la morte

ina 1 1718), speri orata la rio -ii.-

•• viir](.iiM i;.m: a NajMili. A Napol >nciò

■mi un paglietta^ odiatore di poeti , ohe voile da lui la

promessa solenne che non avrebbe scritto pio versi, I ' i il

la prò me q tu data,

l) Il ' ' V\ diceva : « .... ben raccontando-i ogni

ilaniii i [ii. 1 1 citta d'ararmi plij rotta (armilo sai mìa

i aitali cou proprietà....» Ttatri,{, 7."

I-Ilo Opp. (V.-n-via. Zatla,

! le »g.) K I I

M.fltW«»

al Hai 1772, 75, 80) : a Non

a»*fc incognito il prowlluso more del Poro P : ino no ao>t|>i-i i

286

dovette più volto violata. Il Motastn

il 1720 l'epa 'li D. Antonio P

itili Principe <li Beino ri D. Anna I

pelli di Sangro. K. per la si

nata, che dedicò, con K-t t ir n. Marianna Pignatelli, Contessa d'Althaon ').

Il -j IT-.'!, ->i doveva ed

della nascita defl' In i Elisabe

. e tulli speravano, o professavano .li sparare, dentemente, che facesse un figlio masi i no. Oli se foa ebbe avvenuta la guerra di suo Il Viceré di Napoli, D. Marcantonio dunque, celebrare con pompa maggior.' del solito, fausto giorno. E conoscendo qualche oc ài

pensò di affi I i rincari)

lata da musicarsi ; «• In man<l<i a . il suo pensiero. 11 Meta die prime, disse di

non voleva mancare aHa pr imcsi fiali' altra promessa fallagli dal Viceré, che il D r autore arebbe re igreto, accettò, cri

gli Orti Espia idi,

cu oh

parte di Venere fu cantata dalla w III,

Rómanlno, che ali) itiolu

('.. B. Pmacci, Antonio Pasi, Antonia Merigl

n i T. VO, p. X" K)— Del t: . i ,

legali-. !•'. Imim notai* che M i i utl'oUi'u rh

n'ariiiaava l> (Jaliaui : I

.. . - ') Fu stampalo il 1788, Napoli |.tv*-o I>. \ 0 S'icola

2X7

apptau quella n pj

o. il i i ncìpe Borghe

da Roma. Ma nessuno ci credeva. La / ertii. ch'era Heto del trioni i e curiosa più d'ogni ali

re la ve

[no Meta il.

no andii.' i biografi. •') Ma cono i va, i che se ne ignoi , Be il libretto degli Orti

o da una lettera di dedica del 88

IO 1781 alla PrÙT BOI W taOtO «li liiMi.i.

06%. i Comunque sia, l'importante é questo, (jli

'io la Bulgsrelli b P Tra l'illu e e

! me, latta, un po', di '".d'amore, li Metaslasio fini eoi lasci ; ! _'li studii di legfl ila tanii-

^ colla Mai Domenico, il marito di

I i ila quale si trovò pori s lineila, che

ii gusti. Poeti, maestri di cappella, Oir*tuo$i illustri; il Ver! 000

''ridi Componimento drammatico da cantarsi in otxa-

i in. t ,i/i.

ltorghcs* ecc. D«d. a I). Mari» noli Barghaac. lu Nap. MDCCXXJ por Frane. Rùttianto, -t..ni|.. .1.1 Bea] PaU/. io uaapsee alcune finora: li •■u.v.tmiìi 1 ' -■ . ; > [

tUIs Mia o palco, il rinfresco (diremmo udì: il buffet). Ila. allo Hiiil. ino.

■. la aeconj

,-ura ilei Caini" li 1884 -

giusta intuizione storica, ta fa rivìvere in alcu pagine2).

Il 1722, anche pel 28 agosl r.iniponevii {'Angelica, musica .1,1 Porpora ■>. Le di Medoro Ri cantal i da un giovane diciassette nome Cacio Bronchi e 'li soprannome Farinello, i Iw minciava a farsi l'ama a Napoli. •) Cosi il più gran a tante o il più gran poeta teatrale del secolo Wlll ,

ino insieme alla vita dello scena. Il Mefastasio, net- l amicizia che lo legò poi, por più di cinqui ni, ed |

Farinello, non Lo chiamava altrimenti die: caro geméU gemelle adorabili', ecc. In lettere, me ■! /•

tempo passato insieme a Napoli iva in

poletano ! m

Nello stesso 1722, fu recitata la Galatea del Metastasi in casa del Duca di Monteteone, ') E, sempn pi I gru mondo napoletano, ci componeva epitalami] p nozze di Giambattista Filomarino con I>. Maria ViO Caracciolo dei Marchesi di S. Bramo 1 172£), o per quelle^ <li 1). Francesco Gaetani dei Duchi di Laurenza! io D. Giovanna Sanscvcrinod-ji Principi di Btsignano I

l'arnia, dopo 9 Carnevale del L783, la Pausi uà, ricon parve al San Bartolommeo la Bulgarelli col Nicolino

sio, af

') Vtìrnon Loo. Il Settecento mi bdfoj Milano, DuinoLml, tHHi. \ ,,! p. 34 e Kg. dalla inoslutira IndaJBOBfl italiana di .,

I M 'i. ] . B .•ìtntUi, n-ll.i it "'I. 1 1 a j mietati

T. \lll, p. l \ il. Fu rtwapM* per Peliea Ma

5) Tolgo questa notkia da uua noia dui Odala «l'Alai -Ioli*

Lcttcr- del M'-ia«ta«io (Vienna 1795), riportai

lì, Lor. I.n,.rKna, 1865) p. T.ll. 11 Flottalo, O- C Il, olio il PuÌImUd I uitaaiw in-HV mciiLi '• •■ 1 1 i<- ni.- illmt -'i

•) I.ctlfit disparte ecc. od. Cardilo i , cfr. |i cembro 17-tR. 6 adombro 49, I 00.

•i bUttai, 1. d.

in,, i -

289

coli' Annibalino, cantarono nella primavera e nell'autunno il Sifacc . cX Amare per regnar e del Porpora.

M.i, : . un'altra ignia si trova al s. Bar-

» >gH uomini Antonio Barbieri b G. B. Mìni

le donne Vittoria Te-si, r- i . a Pieri, Livia Bassi, Anna Maria Mazzoni.

11 Metastasio, intanto, aveva compiuto un dramma la Romanina. Bra, nientedimeno, la h aia.

il, nel del 172-1, i'n rappresi r] s. Rnrto-

lonimeOj con musica del Sarro, colla Bulgarefli che beava Didone, col Nicolino che faceva Enea, ') Il librai

la Francesco Ricciardi, e distribuito la prima

sera, era dedicato cosi al Cardinale d* Alllianu:

Eminentissirno Signoro, I presentare all' eminenza Vostra questo drammaii' poni me n siamo co lo d'una

volontaria offerta, poich< . per snare il medesimo nato sotto il l'-i bellissimo go\ ii iim, io appartiene come cosa propria, non come nostro tributo. Possiamo però giustamente sporaro che \t do unii ii Svi, ,,,■ suppliche l'Ii procurino Q ln-nigno oompatimeal

dìo dell' Eminenza Vostra, sicuri che, dove cto avvee '"vni anche incontrare la pubblica approvasi) ne I d al bacio

I protestiamo

di Vostra Eminenza

Nicola Galtibm, Aurelio oel Po. *)

'• "\l.ti.i, ri. II-LXI, dia ebba lo notici . PriU'

éfommat. j. mollo : A

tiO n-ll" wniu XXXV, „. 19, 1S febbraio

Paris, *.»-■» p. 214) la dicono rappresentata

0»*u il Pui i i< Ili, 'i ilio ohe li ''ni

i icrircre il dramma < ea tal

ibìll il [in 12 tg.

um racroltiua 1 1 lottera !■ riproduca* il Carduccio, a \>. 4'Jl-5.

20fJ

Questa rappresentassiotie segna la prima data gloriosa

nella storia del melodramma italiano e nell' opera di Pietro Mu1:inI;isÌo. (Jlii può immaginare l'entusiasmo del pub- blico napoletano al sentire quel dramma rapido, chiaro, logicamente connesso, senza inutili buffonerie ; dove lo situazioni sono cosi argutamente scolpite, dove lutto ù detlO COD mirabile eleganza e facilità e lei ietta ? Quelle sentenze, quelle espressioni, lineile risposte, calzanti, epi- granmiaticlie , divciilarouo soluto popolari, passavano di bocca in bocca. E Didone Bulgarelli innanzi a Iarba (Annibalino ?) col suo;

Quel che ora ó don, può divenire omaggio !

{Coni* aliterò è costui!) Siedi e favella Arbiiee. Qanl li sembra, Signor t Iarba. Superba o bella !

e I" arietta:

Son Regina e sono amianto,

E T impero io sola voglio

Del mio scettro e del mio cor !

e l'altra di Iarba:

Son rjual fiume, che, gonfio d'umori, Quando il gelo si scioglie in torrenti, Selve, armenti, capanne e pastori, l'orla seco, nlegnu non ha ... .

e Enea-Nicolino col suo:

Io sono il traditor, son io l'ingrato; Tu sei quella fedele Che per me perderesti e vita e soglio; Ma tanta fedeltà veder non voglio !

ai'j

291

Tutta quest' ultima scena scena cosiddetta della ge- losia — fu suggerita al Metastasio dalla stessa Roma- nica. La quale era grande attrice e' rese efficacissima la parte di Didone. La musica del Sarro valeva poco. x) Alla fine del primo atto, dopo il soliloquio dell' Enea-Ni- colino, e l'arietta:

E intanto, confuso » Nel dubbio funesto,

Non parto, non resto; Ma provo il martire, Che avrei nel partire, Che avrei nel restar!

**' rialzò la tela e cominciò il primo degli intermezzi ^>ufrì , composti dallo stesso Metastasio e cantati dai "UfìR del teatro , Gioacchino Corrado e Santa Marche- sini 2). Erano le solite scenette della vita teatrale : l' impre- sari o Nibbio, che viene a impegnare la virtuosa Dorina, "tee questa:

Ilo quattro o cinque impegni ; Ma vedrò di servirla, ove m'accordi Un onorario comodo e decente!

) ^lattei, 1. e. Della musica del Sarro esisto la partizione nell'Ai--, eluvio musicale, cfr. Florìmo , o. e. Sul buon successo della Bidone, ffr. a»icuo Yita cit. p. 43-4.

") *-*llo siano del Metastasio rafferma con qualche fondamento il Mattei, 1- c- I*« LX, e ancho Man. per la vita del Mei. p. XLI-XLII. Vi sparse ?u dei dubbii lo Scherillo. Si. leti. op. buffa, p. 105-G Quanto al loro vaio**** , essi sono infìuitameiito superiori agli intermezzi eoliti a quel l.-iuV** : e, se la forma letteraria non parve troppo elegante allo Sche- |.\\V'>» « da considerare che, pel loro stosso argomento, debbono riprodurre ^ct^ e frasi del modo di parlare corrente, e tutt'altro che elegante, del

292

E, alla difficoltà dio non conosce la lingua del paese, dove dovrebbe andare a ruiitare, Nibbio la rassicura, ri- spondevi, i :

11 libretto non dove esser capito;

il gusto è ripulita,

E non si bada a questo:

Si canti bene, e non importa il resto I

Questo per le arte; quanto ai recitativi: '■

allor, com" ella sa. Per solito l'udienza ha: di ciarlare I

E dopo . il secondo atto , quando la Bulgarelli ebbe

r: il italo :

.

Va lusingando Amore Il credulo mio coro; Gli dice: sei felice; Ma non sarà cosi . . . .

ricomparvero Dorina e Nibbio. La prima, in abito da

teatro, litigando coi sarti :

Quest' abito vi dico che sta male; Da Regina non è, non è alla moda; Un manto alla reale

Deve aver dieci palmi e più di coda!

Nibbio le fa cantare per prova la parte, che deve re- citare:

Sarà per me bastante

La parte d'ascoltante;

Questo il cerino sia, questo il libretto;

Faccia conto eh' io stia dentro un palchetto.

203

L;i done fu, quel die si dice, un ai

i, Si ripetette Della quaresima seguente, con ap- pbui ino hi recitata a \ e

io la musica del Sarr i, e a I m quella

riatti. !i li Metasta che partisse subito per Roma

con la Famiglia Bulgarelli. *)

i al novembi la BujgareOi non ni i

teatri 'li Napoli. Albi grandi cantanti ricomparvero;

su* astri maggiori, Farinello, e Vittoria Tesi, virtuosa

('i s. A. Sci-."" il Principe Antonio di Parma; e poi Diana

•, virtuosa del SerJ1»0 Elettore di Baviera . a Giovai)

e Anni Strada, detta la Stradina, e

i r-r.i lYrliri ili Fircu/f, C Amia Gì] ili Rolo-

r'i.-i. casco Guicciardi, virtuoso del DucadiMocl

Mei 17 nozze ili n. Andrea l Duca 'li

aracciolo dei Marchesi dell' A- itò il FtorindOf Tavola boschereccia *J j)>>r-t Ui \ resechi iche Diana nel Prologo.

j-'I'jritid'), Carlo Broschi, detto Farinèllo. Gli altri pi p*£gi, la Vico e la Guglielmini.

v) Mnltoi, I. f. p. LX-I.Xl. Il quali . I mo-

•«•rilla di un cootemporai iunge: « Si avverta ohe ri I li

•?n i ipolo in Napoli «li far li- "i> io in tempo li

Q'ureeimr,. in questi tempi, i i. i s >:-'• piii i"'iolli , non ai

K pur non si v. 'l'ili i [noll'etil P mio sistema di

amlar* al teatro collo «tesso niodf^i dia

une ». 0 bravo Mattai, la tua estetica ha ragione, ma il tuo buou muso ha torto! Pel reato, confisso che 11 coso dello bidone e unico, a mia notizia. Ni ito e in tutto il settecento, iu quaresima i teatri

crann aolo recite d'opere sacre. So- 1

Coni Pallente, cui si rifiariace il Mattai, a quatto punto ricordasse male o volani o dire che l'opera si ripetette 'lopo Ouareaimn, *) Secondo i signori Glement et La Mousse o. 0. p. ^1 1. J) Da Roma b datata una lettera dal 15 eettembre 1728. ;

docci.

'I II pruaso Francesco Ricciardo in 1. Ardi, mus.

m -

I .■• trilline splend

ri succeduti il Senno, Nicola Galdieri ed Ai doJ Pò. Ma questi, come lutti gl'in i splene]

contentano il pubblico, oe uscir* io male. Mali o questo punii, curioso, elio Aurelio del P debitore dell ma di ducati duemila alla

eia Strada, alias Stradina, Don ai indo modo i" : disfarla, la contentò con prendersela p r moglie,

illa cau q deOa celebrazione del matrimoni

lima faina! ». In la ni , la Stradina ÌG abbandonava i t- otri, ottoni

por dispaccio vicereale spedito por la Segre Sta

Quei era sui rogato nelT im ti S. Bari

D. Angelo Carasale. ')

li nome <li Ai ale 6 un

mo, dunque, di vedere noi suoi principii il por

lo portava. Angeli i ' ar i iali ■■■ a uni lo i pilli lavoriti ili quel Viceré, Cardinal d'Althann. L»' cri nache del tempo ce no raccontano la vita e le { Figlio di un ferraio) aveva attesa egli anni .-i quel mestiere. 1»' ingegn i versatile, d'ai

in lancal le , si venne man mano sollevando dall' ; lavoro manuale, <■ pre appalti -li ferro, e fa

qualche fortuna. La guerra <li S«cil approi

Ramanti dell' armata gli giovarono moltiss mo. Il Cai d'Althan pilo por lui quale)

affetto, gli dava continui incarichi: rifazioni de

dei castelli, accomod dei ':i ni, i;> i itatura <li

n/a casse, ecc.] e la Tesoreria, per suo ordin omme in '-omo. Il favore crebb . le ottenne finanche più condannati alle galere e ai presidi! ; i

') Relax, «oprar. Ud, tllloa. Toatri

. \ d ranesl i .: tonno a i>. I un figlio

Bw* « '. kBaterala alce un i

ina, - pregand ila di 03 di i-

1 H"' 'ii. che faceva il Vice (ansa di I

altri birbi, io.5)

*72 1,1 ili col da Laurenliis il

b . li' q 'andò il trienn spettava die il Cardinal TAliliami

ma venne la ricontai i uni-

ti se ne rallegrarono gelo

■\\ altri, « per tre sere reca lumi nella sua casa, anche molti luna di li ritratti dell' Inope-

torce dell e, i >tto, quello del Viceré, collo-

azza del Largo del Castello, ttto sparo di fuochi artificiali ». E, al Teatro Nuovo, « fece i «citare un'opera in musica in lodo del VI- :■ scohai li ad i igni ordine d nza

(ini' del primo atto, fece d i molto

li rinfresco. » *) Era questa una delle prime prove della sua magnifl- 8 e delle sue arti >.li colpire la fantasia, Fallili quasi ì Galdieri e 'IH Pò, il Viceré pensò al < '■ me uomo adatto a sostituirli. Nel 1726-7, la© . ili nuovo la Bulgarelli, i "I Berexistadt, . del Re di Polonia o Elettore di Sassonia, con Carlo .Anto MaddaJ< a ai , virtuosa

gannente ili quel di lia.

.-è tornare Metastasio. Nel carnevale i del San o, il suo secondo una: i! Su Bulgarelli fece Emira. In una

") Cavo iy; t>l, N'-i.'. Ini

.1. Ul. fa). 66 oif-c iU unu Cromie I . ]«ss. dal oh.

r. 1U5.

1700-30. n... rii p. 50

896

lettera Vienna, del 83 rebbi asio ri-

cordavi ici .li aver veduto insieme a Napoli •• la

prova della commedia il Citiso* -li)

i dell'abate Belvedere. ■■ ') Credo ci 'ita

appunto il 1727, perché questa data ha un manoscritto napoletano del lampo di quatta commedia. ») Ma, ri- partili, né la Bulgarellr, il Metastasi rividero più Xa- L

\H giugno del 1727, il Cam tenne bi

Viceré, che ordinava al governatore degli Incurabili, D. Gaetano Argento, d'esentarlo, dalla stagione ute

io poi, dall'impresa, perchè era occupa tos

partìdes afa hierro //

Marina, Plnzus y tren de Artilleria. Naturalmente, obbedì al Viceré, e il teatro fa fittalo a Salvatore «li No- larnlcola, che non si obbligò di taro altra spesa per In opagnìa se non quella ili B000 ducati e/per ogni opera, «due DUOV6 veduto solo, una fondati! o l'altra oorta. «> aJ

Nel 1727-8, il S. B ui oh anno ebbe la Giustina Turcotti, Antonio Barbieri, virtuoso del Principe di Darmstadt, e la fiorentina Barbara Stabile, dette la Bare

Noi 88-9, oltre il Barbieri e la Stabili, vennero Giovanni Careatini, virtuoso di Cam Dura di Parma, An-

ioni.. Bernacchi, virtuot ra doli' Elettore di Ba-

viera, e Antonia MerighL Nel 89-30 con ('«. B. Mìnelli i 'i Barbieri c'è di quovo la Tesi, conia Ma la

Pieri. Nei libretti si cominciano a indicare anche i ili- rettori a battimenti o dèi giochi gladiatorii , o i mar ìcherma, enteindis tile dui pi

') Lttun .... Nap. 1860).

*) H natia biblioteca VolpioaUa a ne ho arato noi gnor Loigi Vo!|iii.'ll.-i.

i R«L ■■ii. OUoa. —Il dispaccio •'■ oall' \rebJ*io dogli ti appunti .ih, ah gg giugno ITSì.

297

teatrale. Cosi Nicola Gigli, Matteo Zaccaria, ecc. ') ora i soliti, d'autori innominati o iono- ;■ aspettare sino al 1730] : e 'inolio,

quarto «Iran, ma del Metastasio '. Vi dm

i andrà a Vie ilo, e, dissipando tutte I altrui .

\ tutto il secolo, unica luce, la sue. Qu ìi, siamo ii. ii;i massima foga ili produzione

: opero del Porpora \ •■\. de) Leo, del Sassone, del Pargolesi il' Ezio, Esìq fu Carlo Scalzi, Massimo, Francesco rolve, Vateniiniano III, Elisabette Otturi, e Fulda, la iV

! : CUZZODJ Saudnui, rivale illustre della il-

a Bordoni. La Cuzzoni « se distinguait sur- itti ilaus le ebani pathetique et d'expressù Idove

Bordoni «avail une nobili aordinaire daos l'oxé-

I aits brillantsel difflcites. » Jj I primi decennii secolo decimottavo sono pieni delle gesta della loro

ro del Po , figlio del pittore Giacomo, contro il li da Niccolò Maria 1 1 da Bar-

de Don. con Alessandro Galdieri Min-

lei S. ; lai li ilo mica il 1780, i r lutti e due>

i sostituirono Francesco Ricciardi Q «'ari. Barone,*) li

":,i. la Sallustio lei Pergolesi, col Niccoli i

i< li:, la qualo si i ice applaudire specialmente par a: Per . i:, dopo, il Ricimero, anche

tib. delta Caduta dei Decemviri [1727), dui aitano (1728) 1 'I terzo, il Catone im fa rappr Mutato i Napoli pih tardi.

.. passim.

-, 308jg _ NeU'Arcbivio degli Incurabili I l'iati- nano 1730 per 3 noni e D. 2718 tonili.— Bcfr

N

298

del Perg dia dod piacque, corno p<

la Sallustio. l) Nel novembre 1732 ai rappresentav ('ninne in Uticade) Metastasi», musica del Vinci. Cesare ora la signora Lucia Facchinelli! Mursia, Faustina] doni-Hasse, Arbace, il signor Gioacchino Conti, atti del signor Domenico Gizzì , il noto (li zzi din, CafiarieUo e il Farinello forma la triade dei grandi prani del secolo XVIII. Il resto delle compagnia i ra pìuto 'lai! 'i i Scotti, dal Tolve e dalla Massoni. -> tesai, si dava, nel carnovale 1733, l'Ari mu-

sica del Vinci. Ma i terribili tremuoti di quel tempo fe- oero mandar fluori al Conte d'Harraco il 15 gennaio 173:? un bando, ile, per pubblica e privala penile

a supplica anche degli Eletti, si proibivano! «per lo Im- minente Carnevale, le pubbliche e privai i aedi) . k ibi i. idi Re 'ini anche privati, permettendo solamente i quattro Carri coi loro soliti accompagnamenti ....»*) S'era appena recitato per intero il Cat" > , e

ratte poche recite del dramma seguente. *)

vi Prigioniero Fortunato del Pergoleei, dato P st<. 33 pel Natalizio dell'Imperatrice, luca prui

volta l'Intermezzo: / a Padrona, I b poe

Gennarantonio Federico. E Incantarono Gioaccl rado ( fini/rifu) e Laura Monti (Serpillo). GV interi

consistevano in due brevi scene, a due personaggi parlanti e gii altri muti, che sin

primo e del sec lo atto dei drammi. Nei melodra

del seicento le parti buffo la vecchia nutrico, il pag

') Cfv. Fiorino o. e. II. (

"i l." i 1 1 1 1 .. 1 1 - 1 1 1 1 hin-uttoà ignote al Plorino. Ek. Bibl. ! Manin il Fiorini.' il | i«art. prim.

•. du P. Mandai (ivi, C ') CbtUs. del OhnttaianJ Voi Vtf. Titola CLX. Pr. 9. >l ii.-i. di dell i .:

399 f.-iloru il servo Bciooc i i il balbuziente —orano mescolati

ili* aziono. Man man", sulla lm<: 'lei BCCOlo , COOCen- 1 1 -■

ii .le! dramma. Sul princìpio dal secolo dei

%.►, ne divennero affatto indipendenti. Il Sadduracne e I .. .1 il Federico Eun ino tr 1 1 principali scrittori i Il coi •■ press simile a quello delle do

. Nella Contadina .lei Saddomei ì più li-

ne è un contadino ricco e goffo, che fa I r amoro con la contadina Scintillino, che ama un altro, li strappa regali, li> biuta, b chiede sempre:

Tal). Cani ! .st-i troppo cara ! Scint. Caro ! sei troppo avaro !

«Questo neii parte. Nella seconda, Tabarronecon

ui» suo servo ed alici, travestiti dai bareschi,

>£liono rapire & . 'In' vaa iml-ar'-u-i ••>•:

ppa, e Tabarrooe sposa Sclntillina. L'in- taeccio delia Serva Padrona la serva 'In jpo-

dal nadintir /• abbastan/ I al. ripe-

e, qualcuna, imi lalla musica. A Napoli la parte bufla d'uomo i i ! ! ita |> T i in a quaranta anni «la do. Ma mutarono le compagne . d ani, ai tenenti, vivaci o non r larant' anni. Dal 1711 al 24 fu la Santa Marchesini; rial 1721 al ;',1 la Celeste liesse; dal 1732 in poi, la Laura

Monti.

) pia fecondo d'opere bude, dal 1724 al fu Bernardo Saddumene,* la Vecchia sorda

(26), li Bai Ila Amai'

■I. la Rina, le Z\ , li Morite a ' <!<■

- :too

. fa (84). Tommaso .Mariani , romano i 88, con la Cicisbeo Caffi aio, e prosegue

dòpo il 30. Quali ii" ultima opera -1 il.-l i'i-.-n|,M, iioiroiiva, si rappresentò I 39, P 87, Il L790 appare Gennarantonio Federico, con d FV*t-

fetfo, »! prosegue con hi Zita (81), I* Ippolita

nnamorato (34) '•«•<■. Si carattere bastardo, che prese l'opera buffa, per opera doi Saddumeòe e dd Mariani '>.

I e ) :■ ino, furono Riccardo Rr<»-

I trofico, Giusepp Majo, M chele l . Costantino Roberto, Gaetano Lattila,

anefae, talora, il Leo e il Vinci a il Pi I

[QO OgU attorce no ai Fiorentini e --'I Nli«

uomini Simone de Falco. Girolamo Pi: li

mantello, Giacomo d'Ambrosio, Ai llpi

Giorgi, Giuseppe Fiorillo, Francesco Tol ve, Carmine d'Ar brosio, o lo donno, Ippolita Go cornine Ferrara

Marianna Monti, e I.anra Monti, e Lai]

ti mia Colasami, detta la FaU

irina Politi, Maddalena Gerardini, detta la S Sani acci, detta la Santina^ Rosa Aìbertini

1 ima Pozzi, i -l'ili principessa Strangoli Pigna -resa de Paia *

ima Loi i,r Margherita Pozzi, Marianna Ferrante. Vario di q che facevano Io parti toscane, erano forestiere, e » romana Ma anche le napoli

loM-auo, storpiandolo alla po>ri:io. Al I PfltfS

li compagnia o era lo scarto degli altri teatri, o era mata da persone della pe^gior condisio]

») Ctr. Bekaritto o. e. Mancano al Pie* i I Ptutonila tuia, ili T. Mariani, bui». >li 0. La<lt>l (Teatro Nuovo, Ann. e 1 '.l»iorr mette sùinu, mus. Leo (ivi. pi Ugni.*

301

ri il<\i>li imjìi-c.surii 'I. Un I

i venne e turbare L'aOegria queste rappresenta/' .. quel dietroscena di corteggiatori e amanti, buio le facili canterine d' i ip sre buffe. I .-• nny i Sun Bartolommeo, specie le prime pad ano più

in alto. Ma, noi teatrini, virtuosa e meretrice erano addi- rittura sinonimi, Nel carnevale del 1 7^'j, ira le donne che recitavano ai Fiorentini YAmtnore va ■■>/>■■ mu-

sica 'li Michele Cabali irano Rosa Aibertioi, detta la

j k mene le Trentossa, che Ricevo la parte di Cau-

te, -"li i ■■ wa quella 'li

Ferrante, La Rosa libertini ora Bglìa naturale del Prin-

imitUe libertini; molto giovane, da poco comparsa sui teatri. Tra lo due, nacque rivalila (l'a- manti, e anche di a tìere, n perche 1 1 Rosa aveva più plausi 'lolla Glia eanto ». Qu iroò 'li feria

sfregiare, ma non vi riasci; la /'■■

mano e fu solo Leggermente ferita. Per ordine /io è, fu imposto alle due canterine mandato di non i .. I . tuttavia, temeva e non voleva andare re 'li notte, per evitare gli agguati. Ma il Vi- ceré l'obblig'"' a continuare, e, por assicurarla, l

quando I >ruava a casa, d di( Sorte,

.1 i dui quattro soldati. —La sera del i I

re rientrava, e la sua sedia (lettiga) si ari mata dinnanzi la porta della casa, le fu arata un' archi- bugi. dia con sei palle, una delle quali le

sul oilpo, I ba-

lorditi i dm? scrivani <-• i quattro soldati; e l'uccisore ebbe ■**£5io di fuggire. Il caso era crudele e commosse tuttL La

lei "'. ibi v l DM Bailo, 'ii"

v*»«mi <■ lìalbo, Angelo Vooola, I' ahi B ;«l

Mno, jI CwmoI de Sia, Qio. Vi» ■>. K. b'or-

1 ' ioo. SaJ»o omissioni

302

Grieco, cui si dava la colpa, si ricoverò nel monastero delle Pentito, 'i L'omicida i'u Bcoverto Bubito! era un '. Giulio

... nipote Lei Razionale d< Il i I un tra Michele l arideo, e parante del Giudice della Vicarìa Don Marzio Cirilla» Il Lerro si mise in salvo con molta facilita. « Laoausi d'impegno, a vi furono danari da spendere, riuscendo la cause Etile masseria par il commissarioj bctn

e carceriere. 0 *) La Rosa non I parenti e il

0 s'impadronì <li quel poco di roba, chi va in casa* Qualche tempo dopo, l'omicida pagò una eoa in danaro per multai il ohe Ito credere che I isciato

tornare in tutta pace. E, del danaro, che ago, -i rifece, per ordine del Regio Consigliere Muzio di Maio, il sof- fitto della Sala della Vicarìa Criminale. Nicol richiesto dal Maio di comporre lu iscrizioni, ubbo il co- raggio di scrivere questi due distici :

I.

Suol dova de cono tni&ed i.i<|iiearia scorti; Majus opus juaait, lultus aera dedit.

11.

Flora libi morieui murot, Urba Martia, fecit; Tecla Ditoni rio-bis morta rettala Boaae. *j

Dico <-lie ci volle coraggio, e non -1 può non fre- mere, pensando u quella giustizia 0 n quei giudici!

') Cronncn ma. 1700-30 posa, dal Ca passo pi LOS

») ivi ,, 165.

») Varie Poesie tli Xityolfi Caputi ed. i il |>. 50-1. Dica iu nota: rfocta Rosa Trento»» Psoltria a quodani luì. de Majo, « pMQnia, qua ili,; est mulctatua, laeuuur M. C. V. criminali* instauratilo) est, eco. >

303

rato Capi >>ons mots , mattrais ca~

radere l

oratorii, si recitavano con- tinuamente in case private e nel CI ii s. Agnello Magg 'i Cullici.) <ioi Nubili, e nella Casa delle Scuole alla Duchesca, nei eonservatorli, e m Unni altri luoghi. ')

scentrato : ocora «lui lutto nei

•i pubblici' Ma questi, die erano luoghi secondarli <li

spettacolo Bn oltre li metà del seicento, man mano ave-

impre più importanza. Et Teatro di San

Bartolomraeo accoglieva il l'i alta società napole-

i Ogni nobile ri aveva il suo palchetto. ">

il 1783 n -i reatro ili San Bar- tolommeo in una sera «li prima rappresentazione, girando

le prime fami^lii! 'I. I l'.Lii'i Bavrebl . in prima fila, {pal-

chi de! ('"ni- rii i i Principe <3i Crasso, del

Marchese diGenzano, del Principe d'Ischitefla, del Prin- cìpe di Teora, del Duca ili Castelminardo. E, in secondai . 'hi del Vicerèj e del Principe della Riccia, del Prin- cipe 'li Colubrano, <1>'I Principe d1 Vvelino, del Principe fli Stigliano, «lolla Principessa -li Belmonte. IC. \i;i ria, i Duchi ili Traette, >li Gravina, <li CasteOuccia, 'li Moni i Principi di Cardines, <h Belvedere, d'Ottaiano,

') Cfr. Plorino, Il 100. o jMufm altrove.

*) I palchetti erano « tenuti ii l a*in*nte e sn<n*a pro-

be realmente non imporla altro (Kn a titolo CM

una ondu/iotia |>oipotun, o i>ia n lungo tempo; ma siccome ([in <li <• ir- ivorabile e ni può il ni -uinlii [n altri DOT <lis posizioni

tanto he |v r ullirnji vulonl.'i, ■■ unii diftpOMlldO

«■redi ab intestato: perciò il conduttore o aia eenauario e posaeaaore dei otti ti reputa e die.1 UMIlta proprietario d mi;»—

del 16 moggio l~-;i' dell'Uditore dall'I i Mar-

rtiaot sulla ijueatici no dal palchetto da] l'ina d'\.[u:tra. Àrch. ili Se ! I.

304

ilda, di s. Nfcandro, eoe. Nei d. '-■, primi i i! palco della Vicaria; al n. 6, quello i dell' Esercito. Al n. 19 eia il pal<--» delle canterine, •• .li odono l'opere con i ili loro parenti e amici e, alle

mi. il-. I In .--.•■Minia lila, n. 17 e 18,

i palchi della Sania Casa. Nella platea i eignori anda-

coii un certo ritegno, b solo nelle gerste «li pi< Dei resto, le persone oiii non vi potevano entra Nel 1738-4, al Teatro dei Fiorentini, Furono recitate Vip* i- !', Frate nruvnmoratottee opere buffe del Pi Lerìco, con musica del Conti, del Latina, di Giam- battiste Pergolesi. « Federigo e Pergolesì congiunti in medesimo componimento <'i Fanno riflettere a quel che avrebbero Catto nel teatro ateniese un Monandro ed un rimote< ss avessero lavorato <li concerta » ?) Tra gli aM-»ii, far ce a Jurore una servetta buffa tata Mar-

gherita '■' zzi. Quanto 'lava da pena 'loie

all'Uditore dell' Bsereìto I Al Teatro Nuovo, la U-isiila,

< musica dell' Orefice e Leo, e il Dm Aaprwio, con

niusiea del Mandni. il San Bartoiommso era stato lit- talo a Michele Palermo e Francesco Ricciardi, che liti- gavano tra loro, e amministravano malìssimo :1 teatro. *) Vi -i rappresentò il Prigionier Superbo d ii Seroa Padrona', il Caio Fabrizio dello Zeno, mi del Basse, e il Caio Marzio Coi Panati, mu-

sica del 'onii. Brano gli attori G. I'.. Pinacci e Ani i Castoro detto il Castorino; e le donne, Giustina Ture Anna Bagoolesi, Lucia Qrimani, Anna Mazzoni; e, parti bulle, il Corrado e la Monti.

'.i Arab. di Si. i.' >iM pi. ,iei prò *peC»

i in. ti., dai pvopr. ■• alio- i *) Napoli Sigi.iMvIli. Vkm&a ««. V. Tà^K J> Kel. .-il. .1- lf Dite.

PARTE SECONDA 1734-99

1.

"'/ /// Riforme al & Bartoìommeo Angelo Ca

'■> L' Arlecchino Costantini e il Bai', n «a JJeeri - Si costruisce il '< 784-87)

Cario IH dello un nuovo impulso alla vita teatrale na- \ll;i dignità de] DUOVQ Sovrano e «lolla DUO Corte, al decoro della citta divenuta capitale, era in- amabile un bel teatro . con pompa «li màcchine e e, con cantanti a ballarmi ài primo cartello. Così la pensava certo il Capitano deHa Guardia, Don Inolio Carafa, Marchese d'Arieozo, ohe, ad maggio I7.:i in i - -il" ingerenza avuta >ri oeue

co»' lei teatri, rivolse subito la sua attenzione al e i li mmeo.

* potevi : fondi/.ii ini i. I .' impresario

era, come s'è detto. Mi lermo, ma.strodatto del

EL R. C, mezzo fallito; la compagnia, composta ili .-an- i.uìii lutti fi o eattivi; ; <n guarii, le vedute di scena,

pessimi; di oiiK|uanladur' irrite, i-lic ì ino fare, di

quattro nell' ultima stagione .so D'erano ratte sol

') Intorno a D. Lelio Caraffe i. Oaruier T. I

: i !

«fella domouica . 1890, n. I ito , ulti io p

•ogrreteria Ui Casa Reale, sono lo carte dcll'Amministraziono d-i t.atri, dui 1734 lino al 1798, 31 grcnwi lattei, da qua li lo apoglio e che da questo punto in |XM mi (torniranno In IMggioi

ile per la niù» ^posi/ioui-. Col par i iiuTatiaro

il «olrriV Archivista, Cav. Uaffaele- Hall: Ila corteaia ni' ha aiu-

tato in quatta e io alti i jIm.

quarantadue; infine, benché la stagioen fot

infanti i incora pa m di-

teatro e dalla città. Don Lelio Carafa, do] Llative, ^ indo rimedio, indusse il Palei

a rinunziare ali1 impresa. Chi lo sostituì fu quel Salva tore Netarnicola, die, impresario negli anni precedenti aveva lasciato buon ricordo di se. l) Il Re accordò ì Ire

mila ducali (l'aiuto di costa , rh<> ^ià art-ori lavano i vi

spagnuoli e che b tolti negli ultimi anni de

i. s) il Capitano della Guardia fu incaricate^

di seguitare a ispezfone dei musici e comme

,:<i, e di lutto rio, clic riguardasse il buon aridamente» del teatro »).

Il nuovo impresario si mise subito alf opera. La sta- gione era avanzala e dovei biare in betta h pri i e entrare in Irati ti nr-

iggL II 2r» ottobre it::i -.i recitava V Adriano in ria , con musica di G. B. Pergolesi. Tra gli a"

') Rappr. di D. Lolio Carato . nia'iririu 1734. Ardi, di St. Tea- tri r. !•

») Borgia, Rei. cit. : « dot gonna dal signor conte di D.iun a questa parte li Viceré cenarono di duri: all'appaltatore irli auuui D. 3000 et al- l' incontro si seguitarono a teucro quattro palchetti franchi e le u unto guardie do scrivani, e cosi la Casa Sunti incomincio n perderò l' nifi t Ut et a non trovare quasi appaltatore, Si fecero dei rieorsi in Xapol: vernate-ri e si ripetevano di lampa lo lampo, sua wiu|>n? il rispon- deva che si sarebbe data provi maro Una >v«»m»tori alla Corte di Vienna, dalla quale si ordinò .il Viceré, che avena* fatta ■ne a, menti» questa dove* fami . ebbe il Regno la sorte di «aver »to con L'i 6 U. eoa I. "ornilo era per due 2788: i ii i, solile coudizioni. Teatri f. I,"

: li.Iio 34. Colla tenuta di Carlo HI, ci furono molta ri- Otanl li i stati confiscati cogli altri loro beni

a moli ivevano parteggiato per Spagna. Cosi il Duca

rivendicò il suo, potu-ilul.» dal li Tortila; >-u*ì la lluchncsa di

Giovimuxo, il 1 in | . Bm •■ . Teatri f. I*

309

l*i ima li tajorana, doti etti. E5 paro

/ i q i sua prima »a sol (estro Ji

Bartolomraeo. Brano ^li altri il Tolve, la Turo

> i ; aria Monticelli , M rina Furaa-

&£*'*. l\\, a del Pergotesi « non iucon-

(• molto ■'. '• Segui 3 DemofoorU* i del Sacro

3 «_M Leo 8). ISelT estale del 17:j:> , al ritorno di Carlo III dalla Si- bili .' , musica 'U Leonardo Lieo. Oltre 1 "2'olve , c'erano la Caterina Visconti detta la \'< C&n.d t Agata I i Chimenti, i Carnali» Ma i ««-».- mche .•■,! Notarniooia le cose andavano bene; laeom- gnia non piaceva; il Nolarnicola era a molto secco e ►r*t*l tenuto •■'). Mi'iili'' ancora si P I' l\w<ra, un di- I » .- i jale ordinò che prendesse l' appalto \ngelo

*) E qui torna in campo Angelo Carassia. il quale, par- » l'AItliano, .-ne'. a avuto dei grossi rovesci e per spe*- cuIfiizioQl mal riuscite e per perditi egioco <

\>a t era la sua passioni-. Ma si rialzo subito,

•. \. omii gli ultimi anni degli \usii

auan ì cosi abilmente nella

b no rese in breve familiare. Mise

vati;, suoi crediti verso l'erario per le fabbriche

castelli e n'ebbe in : ito, olire una sonni

. una gran quantità >h ferramenti, oh1 erano nel-

\' \ ~ « E su di lui s'accumularono gl'incarichi:

« Nel feti ingresso <ii S.M, (che D. ti.), die* egli

x) l. |oi Severino 0 ■attaoto* IT ;T. Tviiri f. 2.'

'•ani. di NapL preisa /-Vai ■■ > ■>. I 736,0 cfr.

|.:lt*ro <i, m dei Teatri 2 agosto 1741. i- Ttoiri f. I

. Uan ••ii.

8 agosto 1735. Il marcii. d'Arioo» »1 Monialagre, Teatri f. t.* i. Bibl. Sai. Storia

310

in una sua lettera si degnò per sua Rea) eternai ranni di (ante cariche, e, fra L'altre, di quelle delle fab- briche p> Il fortifica/' ii un. \i i Gaeta, Pre- -irlii di Toscana, quartieri, Elea] rìlla ili Capodimonte, ed altri luoghi, a tenore dei partiti latti tanto nella Rea! Ca- i della Sommaria, quanto neBi >prin-

1 1 d'avermi incaricato -li d prestezza] ponendo abbondanti operaj b proviste di materiali con facenti all' opere sudelte ....•> l> Tu uomo di tante attivile trovava grazia press » un 1 ni", elio voleva far moli'» >■ pre sto I '

Per l'impresa «lo! S. Hartolomnu •, gli -i davano al /min. che erano queste. Doveva lare quattro opero

", l'ini:' ili maggio, l'alila a S. < !fl I >, - dttS 'li fai -

[levale. Il libretto e lo spartito sempre dei primi i quali il Sassone, Porpora, Sarro, Leo, Orìandinì, ecc. Quanto n cantanti, in, un un homo e una donna siano dei i>iM eccellenti •: tali i aopra Sarestini, Carli

i/i. f'aftarelli : i A ino, Pinacci, Amore-

voli: le donne, la Faustina, le Ouzzoni, la Tesi, la I

hierìna. L'orche e due balli almeno

per opera, « composti ed eseguiti dai primi ballerini di Lombardia, e che vi ballino quattro uomini e qua donne, con gli abiti di mano in mano coi alla

lentanze. » Primarii compositori «li balli e indicati A<|uilanto. Testagrossa con le Parmigiane, Mio

') Lettera .1.1 Cerasele 30 dicembre 38 al Montai. Tttatri f. 2.°. 11 Carnsale non fu accolto con molta aimpatta dagli amministratori dogli a. ili. Il Marchese d' KtUauè | l'1 iati 35) si lamentava dal modo comò lo avevano trattato; dotavano considerare Bimani

donerai su Mag. con «orno honor dicho Ca- !• Impresario >. V. anche rappr. dal Deleg. dogli lu'iir. I). Orazio Rocca.— Tmtri f. 1. I Mapcailiooi OOmanicate il ISott, l~fó ni marchesa d'A rie o*o. Pone .jii. -lo regolamento fa «.-ritto dal Principe Corsini. Il Carenale chiese di

311

Caposale si gettò sul nuovo uffìzio col suo solito zelo ed abilità. Era in preparazione il Ciro, che si stava mu- sicando dal maestro Perez. Per render migliore la coni- li < are-tini , che non poteva trovarsi a Napoli pel novembre, e disse inoltre che, vistala de- della compagnia , « la sua persona . sarebbe di poco pi onde fu impegnato per l'anno

seguente. Scrisse Dresda alla Faustina e al Sassone, kOD potevano muoverai per rmell'anno, pel muro. Scrisse alla Tesi, che allora era impegnata per "V< ai ecritturò per V anno seguente, per settecento

cfojtpie , rompendo le trattative con Londra. A Napoli aSbili Caiforelli e la Turcotti; ma sareb- dovuto togliere la Visc.ontini e il Monticelli : come i nel Egli ai restrinse per allora ad arricchire il teatro ' * ì dei mi o macchine, ordinare abiti magnifici pei

r » » » sici e le comparse; aggiungere all'opera un prologo, :*I1 i bst i nome del He. Pei baili aveva for-

r*~* alla meglio una coni] lagnia di otto personaggi, cioè

É" ' I moglie, dello Scaramuzza, d'altri gio-

: « i ii napoletani, e d' una donna, fatta venir da Bologna1». Inolia soprintendenza del teatro era succeduto al Ca- della Guardia il Principe Corsini. E, per la pane ST» *-» «liziaria. continuava sempre l'Uditore dell'esercito, Fran- ^-^stco Marchant s) Fu dato ordine al Carasale che met- **^^se da parto il Ciro; scegliere un' opera già applaudita

><**^x" metter* tra le migliori donne del secondo rango la Tureolti e la ^^<?o:ninelli, c, ira gli uomini, Bavarese, Tolve e Giorgi. Il che fu appro- *"•*<>. corno pare, difltK) altra domanda del Carai-ale: « giudica buon rrv*^»«tilo di cappella Pergolosw, beuchò In »ua opera, fatta per l'anno pas- •**«, non incontra»»» molto ». Tentri f. 1."

1 > II» <lu>- lettore dal Carasale al marche.*:: d'Arieti]» dell'ottobre 1735 i. I.' Quarti appaiono nelle carte del 35, 36, fino a marzo 37. Teatri f. 1."

312

in altri teatri con una parte di più per C'affai di. <\ •> >-- giungerai al! a compagnia. Il prologo non fu approvati tirava io lungo l'opera, riusciva noioso. Perla sti

giacché ''era ima compagnia -li dieci ballerini, bi- sognava toglierà le pani buffo. Quanto alle scene: «Se accomodare un bel teatro di scene all'uso me- derno,! potrebbe far vanire certi Parmigiani, allievi del ! biem i i ccellenti, mentre pei teatri vogliono ea

!i particolari, e te scene, vedul -i qui, sono tutto al- l' antica ».

Il l novembre ai recitò1, come seconda opera, fa nùcc Amante, dove per l'ultima volta comparvero le pari buffe. E cosi si dettero le altre due, la Merope e il sm-c in i eel care male a nel maggi i 36 i. il i

.•nino si chiuse con un deficit di olire 4500 ducali, che furono pagali dal Ho *).

, nella nuova Btagione, il Cs ivrebbe moatrak

tulio ciò che sapeva Dare. Sa non che, ai calcolava un fortissimo aumento di spese. Si propot dienti' delle serate straordinarie, appalto sospeso, a van-

ìo dell'impresario: ma la cosa ora malagevole; i

irli dei palchi avrebbero dovuto cedere le cbim loro palcni, e » temendo estos en anos bus propria modìdades, pudiera facilmente l'aitar y i convciiicntrs, con motivo de quo los, que los tomai

gente de vaxa (bajnì coudiciou ». Si pi", che eli radunare dodici cavalieri dei principali ed indurii ad acconsentire all' aumento di alcune serate e dei prezzi corrispondenti; cosa non difficile « por tener olra noche de divertimiento y mas ahora quo no hay conversa

»

') Oh». <Ii Nnp. «'it. li- 6, 24 gennaio, e D. 22, 15 maggio ') Rapprr». Gn rasale 10 maggio 1730. \\a\<\ 'rlncipi Corvini,

21 febbraio :it e Bjgliatto dal Re .i mano 87.— Teatri f. I.*

*

313

>. Anche B dare neh" inverno qualche foste

da baio, a ohe per la novità può partorire (rotto oonsi- ibile e, <iuan>l> vi si sortii Ihmh ordine '": M

dubita, non vi oda temer disordini (I), <■■ i io questa

i non nel teatro, ma in altre osse, fatte deU I

ballo ili maschera, Beoza "--servi aatoalciu remante. »

' ioltre , il Re avrebbe potuto istallare ai cavalieri

ci andati anche in platea; comesi usa in o

i paese. Il Re feee fare questa in.sinua/.i..i,e. per t nezzo «lei Conte e dalla Contessa 'li Chamy. Quanl i al sto, pare ohe non se ne tacesse niente; e solo si au- 6 «li mela di prezzo <lei fìtto; senza giungere p< r j ; « lare 1" introito a I' esito >•

ato i ' Bufanti e i ballerini Venivano "^ «lo Amorevoli. Giovanni Carestioi, Vittoria Tesi, per

r* «_ :> i dir d'altri. 1 ballerini, diretti da Francesco e Chiara v. - | « . -esco Solvetti , Elisabetta Saponi

f*" « --_ auicssco e Rosanna Sabioni, i .tir- -ppe e Lorenz:» l-'ur- «»■*■_ Que ballerini costavano 6276 ducati. Il Care-

- * » i i i era scritturato pei Bi pie. Vnzi, n'era stata quasi

l* ~ * x ara che non venisse. Alla prima proposta del Carasale ^^-"<^vu risposto:

Milane» i?.s dicembre I

rvii giunge il su» sluii.ais-.niiu foglio colla data 15 novembre

ni a Pesaro, '■<! io la ri aoleate oggi alla quale

BJXmdo con sommo dispiacere, che .se lei pensa alla p

-5 lia eho io ebbi in Napoli non potrò mai avere il contento

"*■ *5frvirla, quando che li dissi in altra mia che poteva infor-

I eppe Brivio «e lui mi A seni]. re aecor-

**»• ro opere settecento doppie di Spagna, e avendo avuto

ifl 1736. Teatri f. I."

314

il tempo di fare ancora altri guadagni, come a dire prima imì aatUlH) ; onde per farli vedere la stima che 0 di lei , e avere la sorte di servire tutta questa città, per le quattro o lei mi darra ottocento doppie, altrimenti la prego la- li berta, avendo da conchiudere altri trattati, spero che 1

Ti il mio uregiuditio sapendo molto bene che in oggi Italia so n solo, onde posso guadagnare da mille e cento doppM in altra congiuntura io fan» per lei tutto quello che potrò, favoriscili di subita risposta, e divotameute li bacio le mani

U.mo S.re vero

Qio. Carestini. |

E il Carasalc, fatto osservare al ministro Man Montalegre ohe il Carestini « non è egii solo in porcili' si dovrebbe i Ite qui avemo Caffi

il quale non solamente noi] 6 e lui inferiore, anzi god< il vantaggio d'avere incontralo !'aggradtmento e il pie di S. M. (che D. G.) e di tutta la Nobiltà, e per il suo onorario so li ria cinquecento doppie; osidovrebl altresì raccordare che non è già quel ' per aver m (luto nella voce », chiedeva di n<

esser costretto a pigliarlo a quel prezzo esorbitante: che ^rli lu ami . Ma poi imodarono pei

doppie. Si redeche, comunque il Carestini nonjbssi quello d'una mila, il Cerasele teneva ad averlo.

») Autografo Arcb. di Stalo. Teatri f. i.' Cfr. V. d'Ai

■ti sulla Lega del bene. Il, 10. Il sig. d'Anna , studioso ricer- ca 101*0 di memori» atoriclio, ò venuto pubblicando, in <ju»ti ultimi

ornali di Najioli vani diligenti articoli di aneddu' secolo scorso, attingendo alta stesso carte dall' Al ito, dulie

mi servo io. Li rii.ru volta per volta ai loro luoghi

■) Carasalo al Mont. 10 genu, '.$6. Bigi. Reale 12 gena. Tea- tn f. 1°.

318

irio ni aveva ai suoi stipendi!, quando venne in Na-

una compagnia comica, che recitava nel teatrino di

Corte. Quali nessero, non sappiamo; sap-

boIo che costava 022 doppie alTaimo. Sulla line

del 1734, il Conte Zi tri li Bologna, « corno sujeto

icarico di trovarne \xa n Zambeccari propose quella 'li Ga-

briello Costantini, che, pei staio dodici anni ai sor-

gi «li Filippo V, era dettol1 Arlecchino di Spagna, come «r la mejor compaftia de Bujetoe mas nombrados en està t'n€'\.\\uv\ i Dopo varie trattative, il Costantini s'accordò f •*-/ (000 doppie fanno, e cento pel viaggio, obbligandosi i la o impagina con donne (compresa la Ca-

n. i Cottoli, a Napelli, quattro maschere (Pan-

t « y --. . Dottori , !/ echino e Brighèlla) e tre amorosi, I - - * undici persone, che componevano la sue compagnia]

[Masi tutte, lo seguirono a Napoli, furono: Pri

*zz»^ma, Marta Focari detta la Bastonai primo amoroso,

ta»loranDÌ Ven Pantalone, Giambattisl \a] Bri*

!f S'* « ila, Andrea Melva; seconda donna, Francesca Dima;

?«symefo amoroso, Cario tre, Andrea Pa-

*-*ali; servetta, Angola Nelva ; tersa amorosa, Pii

* « Pasquale ■). Varii di

li romici boiio lanuti nella storia teatrale del secolo

knche nelle Memorie del Gol- •^ * > i ji. Cosi la Bastona, e quel Cario Veronese, che fu

1\ *'- < Ire .li Camilla g di Corallina, ■)— Il Costantini « aveva

* > Mar.).. .l'Ariamo, 18 nov. 3^1 « altre carte.— Teatri f. l.° Nel f. ó.°

la «dola d'appalta Jol Costantini.

> Sulla a figli* cfr. GoModì, Mew. I, 828. OariO Va-

***^a» intorno ni 1730 ara rapo di ia, ivi, I. lUT a ag. F. cfr.

°*>e . «lei Rousseau e i .tfim. del Casanova. Per lui, conio

uà, Andren Nel va, Giovanni Vender v. i noi tir Vùf, Ai

■Bainoli. I, 112-3, II, 62. 2W-8

316

molta cottura e possedeva l'uso 'li varie lingue eoa ur

•/.a mirabile; disputava aopra varie mai uomini dotti, ohe i od lasciavano di lodare il Dopo aver fatto la delizia di Filippo Y. piacque ani a Carlo IH, il quale una volta gli dette uno specialissn segno di favore eoi dirgli, nientedimeno: Vot pulite Arlecchino ' l) > 1 * Corte

una novantina 'li recite l'anno -).

Ma al pulito Arlecchino sorg itro un

rivale nel Barone ili I iveri. I V me i lari i U Bcerlo i non con pret isiona, I " à chi narra cui

lamentandosi una volta Carlo III di certe sconcezze ti trali, 'li'- i-c I ì enni «li>['ia« iuir, la Princincssn di Rei i gli i delle commedie,

il I.i\. e* il Re, invogliato, lo fece venire a Napoli,

ali la sue prima i ommedia '). Altri narra che Carlo III Beoti la prima commedia a Nola in casa del Livori, e gli piacque cooltissnuo, o lu animò a prosi trambe que ioni uon so donde provengano

vani pa irei La coi Ir idii I I !

la prin i dia. del Livori che senti Carlo III,

Contessa t il 1 T:5r>, a Palazzo reale. K il Et gnó

tollerarne la rappresentazione non una , ma ben >h. volte *). La Contessa fu subito stampata •); gli .V

') V. i; U. I, 189-90.

*) Ttutti, f. 1 ." i fu nominola redbidora

dame, ivi.

ima, Jfytùrit biegr, e H&& p. IO

«I VOlanaa, note allo Open Napoli 1834, II. i

| Dedica del I ri stemo (19 genn. 46) dico: e fin

dall'anno 1735 tbbl l'onora di condurre dal mi B Na-

poli 1" mia comodio per rappre»uta> dalli ovali fu U

*) Napoli, per il Mowa 17.'..". Non m'è riunito di veder la prima

317

04X081 pubblicarono una raccolta di componimenti ni lode dell' opera e doli' ani ire. Fra i quali 03iosi era il Vico, che dicova al Livori in un 8006

guardai tu ne dui Putii piacere De Ift vha privata i varii «'venti. Amor, tema, speranze, irò o contenti. Finte cosi, che sombran cose vere ì\.

Segui il Cavaliere: che fu stampato and io allora e ha nella stampa una figura, che rappit -iiiia il Bafondi Li

un ginocchio in terra, che offre un libre al giovane lungo magro Cario III, e tra di loro una terza persi

ere il ministro Montalcgre '). Nicola Maria

Salerno diceva, in una sua lettera, rh'era slata lodntissiuin

li genere di persone, che nella casa (del Livori)

l'anno, e ne può far testimonianza il gran disa

che si avea si dal cammino, come dal dover velina re

una notte intera, con lunghezza di più ore noli' ascol-

taria, e chi che sia che l'ascoltava, non solo non se ne

fa ristucco , ma rimanca si contenti» della durata

letica , che ben volentieri di nuovo era desideroso d'fl

irla, e non una, ma più volte, venendoli permesso,

l< rnava. d

Perche le commedie del Liveri duravano ordinai n-

'iu ,■ nella recita! J) Nella stampa, ciascuna di

«cupa un paio di centinaia di pagine fitte. E sono

- e, a dire il vero, pessime. Ina quantità straor-

fh/jaria di personaggi , che intervengono non si sa per-

Ifìpm ed. 15 e 435.

*| In **,'• MDCCXXXV1 nella itamp. di Pai. Mosca. Ci sono duo ^^f» "no « 0 P. Cirillo intorno alla comedia Ksempl

} l'Afflitto. K. Uèm. scr del Reg. di Nap, Nap. 178S

318

mplicato, ma senza Interesse; sceno, die non fanno muovere d'uu passo fazione, piene di -■•iucche o inconcludenti. Ma il più curioso é il dialogo. .ori non si può dire che scrivesse male, perchè non .a scrivere addirittura, i suoi personaggi parlano con una lingua e con una sin tutta particolare, l/.ggere due pagine di quel dialogo è una vere fot pro-

ri in i. caro lettore, compatirà] me, che ne li" letto vara volumi, per farti servizio ').

Tuttavia piacevano, <; Ciarlo 111 si sorbivo, n minuto e godente, le sette ore di recita. Ma la ragione, che -piega, fino a un certo punti», la tolleranza, bisogna cei aldo. II Liveri para chi fosse un valorosissimo conce tore «Ti EappreBentaaoni. Il modo come appi s.ciia èva una morsi iglia. Era cosi ordinala die potevano « indicare a un tempo diverse azioni e più col- loquii » e presentava « l'immagine parlante di una parte della città, ri ili una gran rasa » '). Il Barone moveva da Liveri coi suoi attori, che aveva eseccitato per un anno intero, ogni giorno, per più ore, per la commedia annuale da rappresentare. 11 suo ideale dell'attore era altissimo he ii sembiante con le sue trasformaz mi parlass dalle parole. Quando le passioni giungono al col. 1 ■.. li- ceva, 0 la lingua resta inceppata, « I* annua a Cor me di quel che Beota 1 allaccia nel volto . E allora pai Barabba improprio \,

') Il SiRnoiviii, per oc, non do' lodato cotti. 552-3. 1

giudizio ne il d'Afflitto 1. e. TI LI per dar un esempio,

di BcrÌTere frasi come qu«te: « Ed animo bai * Rbp.: « Di fai ti guardar {spagn. nttandorA) lo che (quelli Elga .

non l'agguanti

*) Nap. Sì:_- 11. .j .11 i . Si. rrii. ì. e.

:■ l. AMatt. li. Napoli \iM;c\!.l.

319

mcesco Cerìono racconta, molti anni dopo: « Un so- spiro (ed io ne fui testimonio di vistai, un sospiro, che Lar doveva un personaggio, concertato dal fu mar- chese di Liveri, sempre Ors neri di gloriosa memoria, no lospi la lui concertato una sera 32 volte, <; n»-mmcn

ise il povero personaggio ohe versava fred dalla ironie, por compiacere f insigne concertatore, che in quel sospiro cento cose volea che esprimesse in esa- Inrìo; onde passò avanti; riserbandosi e meglio perfezio- i appresso. Un sospiro ì —mi dirà taluno, l i in me preseni. mi- mio lo giuro! » ')

quando più si vedranno . dice il Napoli Signoretti, *■■ Un'adunanza grandi; di cavalieri come nella Conti un abboccamcnio di due signori grandi col seguito ri- attivo a me nel Solitario; una scena, dotta del /mdì- ■rsf'~Gney nuli' Errico, i he metteva BOtto f-'li occhi una Corte r*^#a^ale in attenzione d'un grande avvenimento: i persn- ' * 't-ì-z^.i 'mi tutta la proprietà e con destrezza pittoresca, r*~»-»- naturale, i quali, tacendo e parlando, facevano ugual- f"*"»^ ut-' comprendere i propositi particolari «li ctascmi ppo senza veruna confusione , sin anco l'indistinto rmorio, che nulla ba di volgare, prodotto da un'adu- - » * iza polita ì p ■)

< Questo mirabile apparecchio scenico , questa cura fi- deli' esecuzione i BOpporlabfll , anzi pia- ^ ^. oli, le brutte commedie del Liveri. Nel 1737, il Liveri ^^ * me a tur recitare innanzi a Carlo III la sua terza com- "* ^^dio, che fu il Portento.

Ma compagnia , riunita dal Carasal'-. rapprese] **<ftiuk applauso al S. Bartolommeo nella stagione 36-7.

J Ùmtdù di Farnetico Cerio** Napoletano. T XIV. In Nap.

'■■. Ant. Vinaccia. l' relaziono.

. 1. r.

320

Nel novembre, I * Aleeeandro nelle frutte* musica

Sarro '). Il 19 dicembre, io Dotalizio di Filippo v. ii

Fornace, nousioa del Leo. Vi presero parte l'Amore*

il Carestini, Francesco Bilanzoni . .\lessan •'• Vittoria Tesi, Margherita Giaeomaz/.i.

Bra una nuova vita pel teatro. Cantanti e ballerioi «li prim'online, « balli speciosissimi, giammai in questa ca-

Ma, naturali! i BOI a, bisognò pa( Malgrado gli aumenti dei fitti, ''era sempre una di 6400 ducati. E rjuesta perdita, p km più, por dovè Unirò eoi pagarla il Re. Almeno cosi propo l'Uditore Generale, die non trovava da toglierne ae ùo di ducati da metterai a anco >': ( 'a rasale [icr un palco di quinta fila, ' addetto al dalla moglie. Ji i) Vogalo; •• e, quao

un'altra piccolissima partita, per la quale maooava la stillazione, diceva die e non e da pn vatH

per l'indole dei detto i>. angelo, onde n Etrgoxneoiara » '); documento della stima, in cui era auto il Carasale.

') Cfr. Gazzetta riL n. 47, 0 nw. 36— »E leti, della Giunta dèi tra 17 luglio 174:.'. - Teatri (. \.°

*) Nel Mario fiorentino del K.-ttini inni Ai. li. ili 8t di Kiron/. 17. . l'arte 11, (1735-7), pag. CUT» e sg. sotto il 30 »*IL 36, ai racconta una slranisMiua storia di amore a drlilto della Principerà d roto oilcl conte Neri Lapi fiorentino. Ne debbo la corannicaxiuno olla cor Uria dell'amico A. Ad. mollu. Tr.» '--li altri particolari, »l ri

HM-wa < aveva contratto una nuova amicizia con un certo Amo- revoli muiico », che il Lapi voleva Caro uccider», tauto cho per ordì del Re fu costi-otto o dar cautela .li : rio, La storia, strauiaai

liei seguilo, merita qualche ricerca. Qni voglio solo notare l

riferisce, è contenuto uri un. miicvll. Bibl. Com. «ego. . 18. QM Severino, 8 manto 37— Tutti f. 1." *> I I. 1.' Ln Gaxx. più rullo cit. ò

321

già che gli mancassero nemici e dispiaceri. Una sera del gennaio i~: no»

Ciarlo Oratori, Blando sulle. Bcene del s. Bartoiommeo, a proposito di un batto owìinate dal Caratale, diceva a) <saiit;uite Monticelli e all'Agata Ehni : a Mi pan una onata, non mai veduta se non ira burattini, che I: a abbiano a stare in isccna, mentre si balla! i DO t~~asale , ch'era poco discosto, ai i ! sentito, «a* Che entra Lei su questo Catto, sempre òhe non c'incon- •m ran difficoltà i cantanti e gl'imer miei i ti Sidro

" '. plica l'altro e, caricandolo d'improperi!, ■szti tolse il cappello da lesta, e lo buttò in terra, dicen- i Sogli che avesse, parlato eoa più rispetto con un onva.- i » uo pari. 11 Carasale raccolse il cappello e* se tori-

i dia del corpo gliela tolse di mio*

«' . sogg ni egfi' stavti col cappello

'!.. il braccio . non doveva esso, eh' era un ferraro

^''iecone , lecerlo in testa. K tutti due posero mano allo

1 -*de, ma furono divisi da uno scrivano dell'Udienza;

I dia del corpo , che non voleva ubbidire , Tu poi

i «dannala per tatto il carnevale '».

te altro dispiacere glielo procurò il Careet&oj. Co-

- x i i i ora, a suo dire, insolentissimo. A Napoli aveva la

te del Prìncipe d'Avellino e del Duca di Madda-

» i. Finito il sii'» tempo, il Carasale non voleva pagarlo,

&\: «tire i che 'allora l'avrebbe pagato, quando

*-• snoi protettori se li pagava l' affitto dei palchi, cosi

"Iranno passato 1736 ome dell'anno terminato a Car-

; i stini ricorse al Re ; che , naturalme 1 * i che il Carasale pagasse il ' •-' il Duca di

vi-"a1> il Prìncipe d'Avellino pagassero il Ca-

le «).

x > I. t J. dell' Kv Praacweo Marcbut, 21 gennaio 30 Teatri (. I." *> L'I Km, 87 npr. 37— Tauri l. I*

22

3*2 -

sin il Carasale era chiamato a un'opera , alla quale rimi Negato il ^uo nome. Fin dalla meta de 1736, Carlo III volgea lu mente a p gran teatro '). Il San Bartoiommeo, con tutti

Ioni avuta, non contentava ancora; non era abba- iza ampio, era mal situato. Nell'agosto L736 3 K restare aBa Casa degl'Incurabili I" idea «li i.u coati un nuovo teatro con 14 palchetti e 213 sedie più dal s. BartotonuneOi Che voleva lare In Santa Casa, costruirlo

. o lasciarlo i ostruire sia a s. m., sia ad aKr laodosi ili un rendita equivalente a quella, cbeca\ s. Bartoiommeo '. La S. Casa, della costruzione, scelse quest'ultime trattative, condotte dal Brancaccio, l'assegno fu stabil1 ducati 2500").

In una delle Giunl . obi i tennero per é modo della costruzione, il Marchese di Moutalegre disse che il nuovo teatro bisognava farlo «le la mcjorar<|ui- letura, simetria, proporcion, j oomodidad, eaccediendo eo las ventajaa a los oiros Teatros de Italia, con la pre<

a que todos viessen y y, estando en al prìncipi ti execucion, facO seria re*

j

•) Cado co«l la storiella, che raccoota il Floriroo: «Avvenne una che o«l recarsi (il Re al <ium«o), rasando diaagovu:

quella strada , in i tti la i i stento potoano penelran

malamente i cavalli. La rcjfinft si spaventò, ed. appena riavuta*'

'•Instando al manto una sagriti- ><• delta

'■ l'i" irebbe andata in quello di

lnmmeo ». E oasi Carlo III avrebbe, fatto coalruire il S. Carlo. 0. i P X Il curioso «• .io. ud i»' più innanzi, rara

costruzione del S. Carlo al 178? •• il matrimo >1 173H'.

») Il Brancaccio al : 30 Ordina di riprender le trattativa

(l fobbr. 37. l»i limi i.

aprila [TM. Culi» canta» del teatro, ondò compresa quella del jus ■' I

I.

V.

323

iar alguna folta, que se podria encontraren el piai» pi S. M. havia aprobado, mavormente i|ue a osi

i liecho venir de afucra losplanos y profiles dei de Argentina de Roma, y del Teatro de Verona, ambos jusgados por les mejores do Italia », K. esami- Dati questi piani e quelli del S. Bariolommeo e dell' Ali- berti, si conobbe che , nel piano presentato , opera del- T ingegnere Colonnello Giovanni Antonio Medrano, la bocca dei palchi era ini po' stretta e propose ili l'aria al

auto quetta dai palchetti piccoli del S. Bartolum- meo; ma bisogno ridurli dn 31 a 29, largo ciascuno otto i ino più alti di i|ii"lli del S. Hartoli unnico: dodici palmi: ma gl'ingegneri giudicarono impossibile ca- lia settima lil.i C0Ì In li più bassi Si -labili ait- ile, se nel maggio l'opera fosse abbastanza ; sarebbe, nel luglio, smantellato il S< Barioloaimeo, virai del legname eh' era buono, il 23 marzo il M.i approvato, a

D. Giovanni Brancaccio l).

Il contratto dell'appalto era stato Ormato il 4 marzo 37.

Era l'appaltatore Angelo Carasale, accettato senza che si

tra di sorta. Il disegno portava una

Itantacinque mila ducati. Il Carasale ere il solo,

clic ; i ei lavori seozaaver bisogno di somme

anticipate -K L* 11 mar/o si obbligava a metter mano ai

;-rlacitm de lo que se prvpuso <n la lunta que S. 31. mandò te ex^cutatr p , A targo si hggH « disrou

tua ordenca a lì. !u. Ant . ' At li. tu. Urancacliu v LI. Kiasrno

Ulloa eoi 19 de nano 1737 a i a nido en està nota, sogna

parece «le tu registro ». Teatri f. 1." Il Taddoi avi suo scritto : Del real teutr- ■■io. Cenno storico. Napoli 1817, dire i-lm •<! era proposto

ili far di pietra i palchetti: ma il Mediano s'oppose, perchè no avrebbe «offerto la sonorità della sala. dovette aoalunero altre lutto f adottare la forma del semicerchio. Cfr. p. 5-0.

•) Brancaccio al MoDltlagrs, I! mmvo .17: < jiorqué no w> Un:

324

lavori, e consegnare il teatro completo itr.uitn ne, che erano a carico del futuro imprsc d'ottobre. Alzaie le mura, gli si sarebbero dati fi

ducati. Poi, nel luglio, avrebbe avuto 39.Bc meo, il cui prezzo, stabilito da perizia, andava in CODto del suo credito. Il resto, sul lìti alchi, e quando

Re si sarebbe ripagato del suo. Il contratto 01 eh" è all'Archivio di Stato, ò scritto in due colonne; in una Bono te proposte del Carassio, nell'altra li riduzioni del Mediano, e; ciascun paragrafò è Rn&afe) da entrambi *) K , mentre si fabbricava , si pensava al resto. Scelta dai libretti. D Metastasìo grandeggiava a Vienna. LM toro dell'esercito, Erasmo Ulloa Severino, nel q 3 marzo 1737, erano stati concentrati tutti i poteri sui tea- tri 9), fermava questo primo punto: ohe il libretto dovesse essere del Metastasìo. « Non ù dubbio diceva eoa Ira i Poeti, i quali ne! secolo presente fioriscono, netta composizione dei drammi, il più concettoso e che il ratiere dei finti sovrani e delle parti eroiche meglio vesta v. fornisca, egli ò il rinomai' (abbate Melasi

che, sebbene sotto altro rimoto ciclo soggiorni, nulla di mainn in questa Capitale, dove principalmente ! apprese, può dirsi ancor tra noi per rapporto alle BUI opere, che da tempo in tempo si son qui sparse e : fono ». Dei libretti del Metastasìo si scelse ['Adatte

eocontrado otrn perdona . que Inibii*»» porlido tastar cerca U"> mi de laa fabricas KB uinguna anticiparion. ni accorso, y acaharlo brieve tiempo > Ttatri f: t.°

') Chi dc foaax) curioso, ecco i pronti principili . P«r ogni canoa cui di carsmento. 'arimi 5. Per ogni canili li Illirica tino al tetto 19

iirridoi fl atante eoe. 21 '/,. Per ogni rannn d'astrino battuto 10. Per ogni incavalcatura e vauo 460. Restavano i palchetti, cu* sarebbero •tati valutali dal Medrauo Teatri f. 1.°

1 Bigi. 3 m»rco 37

325

0 , la Clemenza di Tifo, 8 \' il impiade, nessuno nolo a Napoli '). Passando ai maestri di cappella, T.4cAl7/£,che era Yo\

- e per celebrare l'onomastico del Re, doveva ossero posto in musica a da un uomo nell'arie molto sperimentato, » e nessuno meglio di Do- ra U secondo dramma si affidò a Leonardo Leo. Pel terzo, ò a Niccolò Porpora. Brano già

quìndici anni che il Porpora viveva lontano <];tlla sua patria, u chiamato seni] 'tenuto nei principali teatri d'Eu-

ropa, » e allora era a Venezia. A Napoli, -invanissimo, •alo molte commedie, a e, quantunque non -..• riportato no applauso generalissimo, pure dagli sensati furono ricevute, e, per la gran fama, sorla da lui in fanti regni, si deve formar giudizio -er molto più migliorato, e succedevolmente che possa far non.' qui le parti di buon compositore 8) ».

Pei cantanti c'era la Tesi 6 la palle d'Achilia pareva fatta proprio per lei. La Tesi andava a cantare a Man- tova L'estate e tornava per l'opera di Novembre. Le fu data la parte di primo uomo e si convenne la paga di 2812 durati J) Per prima donna e era Anna Peruzzi, rucchierina *). Questa aveva avuta qualche gara colla Te turata per primadònna, non voleva

di fronte un'altra prima donna. Ma le fu fatto osser- vare che Achille, quantunque vestito da donna, era parto

Ina, 10 maggio 37. Biglietto reale del 9 dicembre, ivi. ') ivi— V. sopra C. XIV.

Iloti. 12 marzo 37. Ne riscosBe poi per tutta la stagione 3825. nov. 38.

la dice che la I sequo a Bologna sui principi! del

ili ; vorso il 1722 sposò il cantante Antonio Penati col quale: il W2S andò a Praga ai servigi del conte di Bporck, e vi reato fino al 1735 Biographie uniixrtelU ecc. Pari». Didot. 1870 L VII.

320

ri i uomo. E doveva rappresentarsi* da persona di fui

voce, di competente afta statura e di propoCZÌOOatO Spì-

proweduta, onde neJT n^in olleeitu e<l arden-

te, i com'era proprio la Tesi . un donnone, laddove la Peruzzij a virtuosissima cantatrice soprana, » non ;> voce di molto corpo ed era di statura, anziché mediocre, lioeola ').

Resto per tenore l'Amorevoli, il secondo uomo Fu riano NiccoKni il!,if" Marianino lava l'Agata I

una piccola parte fu affidata al soprano Giovanni >

, che aveva già recitalo ai Fiorentini, e, avanti al Re, nei prologhi del S. Rartolommeo.

Fu modificata in parte la compagnia dei ballerini. Di- rettori, seni prò Frnnceso Aquilantc e sua moglie Chiara. Erano gli altri l-Yancesco Salvetti < Checco il Torinese), a Prediano suo nipote) Rosanna Saroni Sabioni, Fran- cesco e Elisabetta Saloni , la parmigiana Maria Broli, altri minori :iì.

l'i le scene, si fece venire da Torino il più celebre scenografo ilei suoi tempi, Pietro Rigbini, con cento li

',

') Zambcccari da Bologna 8, 18, 20, 2tt giugno; 9 luglio 37 redola del Caratalo 24 agosto, por 000 luiiri d'oro allo aorello Anna e Vii tona Peni, iugno 37— In una lettera ad Anni

Genova- del 7 moggio 37 il Co rasalo diceva tra l'altro: < . li fo m-

pew come, doppo tcrininutu lo recite, cesi detta Tesi, oome Carestl niiiu Hi innati, b prima porche avara 'empiito al »uo dorerò od, il se- ooodo per lo roxze buo procedura fu necessitato partire, noi suo roaaore, non ostante aver fatto impegnare molto |>or*oue di disti n

tione per restare, ma fu il tulio vano ». K le data la uotuia

la Teaì era slata appallata pur primo uomo, emendo la prima donna li Ptrnad '' '•!. f. I." Cfr. V d'Aura, Aiuta fV Fi olla Lega del bene II, 0. Teatri t 1 r TiOO Bocchini. Ulioa, 21 apr 36,

*) Ulloa 10 apr., 20 agosto 37. Tra lo ballerine, la giovinetto quattor- dicenne napoletana Giuseppa Corrado. Teatri f. t."

88- OCO

z

327

e opere '). Lo accompagnava Vincenzo Re, che n ingegnere del teatro *)•

Intanto, quasi lutti i signori, che avevano palchi nel tf i S. Bartolommeo, si affrettavano a far domanda

f nsr averli egualmente al S. Gario. Ci son fasci Interi di esmjpphc he furono raccolte lutto, per provvederci,

« > i entre 1 3 regolamenti ').

\. i quali fu stabilito! che i cinque palchi a destra e i «^■itK|u.- a sinistra del palco reale dovessero r a di-

- I v.si/.i'Mn del Re, in compenso delle molte spese da lui t s Ite e cheaarebl u-r\ (juat.tr o nella prima e

r»* -ila terza Bla dovevano Rttarsi anno per anno coll'appro- •v .- maàoìM del He. Il primo palco di prima fili fu destinato al- l w kUditon qo 1 il".: Severino. DI Ih

« - parato con un muro dagli altri, il palco 'l'Ili1 i-antiTÌue tollerine, che non potevano andare pei palchi delle damo « - n/.a il permesso dell'Uditore, e, in questo caso rarissimo, o spegnate dallo scrivano e dal capitano della ^^ » lardia d'esso Uditore. La quarta Bla era dichiarala no- *^> -*-">■• come le precedenti.

I t lloa. 24 apr. 37.— Teatri f. 1

*) Ulto» 19 cit. 38. Con «mo Rè. ivi.

=*J Ne prendo un», frn lo Uinte (conservo l'ortografia dell'originala):

Au Roy

Sire

Charlotte Gaetani d'ArraRon, Princamt do S.t Soféro, reprownte tre» mcut à V BJ ivant >lonné esperà noe

Qvoir un« Ioga au stcrond étage pre* de soa amica pour polivi; »*Onnc compagnie, mais aotondul dira * prtwant fju* nn vaut li **Kìr un au premier stage , olle a recours a 1' B i Alga de la

^y«l« Clemenr*. de V. M. ; affla qu' Ella d" cigni uno *»tiab-

nte a la «applicante, qui ne cenerà de faire dea voenx pour la turbile MI

328

La proprietà dei palchi ui rendita e a questa a Tutta la spesa pel S. Carlo si calcolò che sarebbe st intorno a centomila ducati. Il Re vi metteva di enli-

inila già pagati aJ Carasale a il valore delS. Bartolo doioeo, che era di ducali 12086. Resto. irsi alt

ducati 67914. E qu m darli vendita defla pi

prietè dei palchi delle prime quattro file: il per ogni palco «li prima o seconda l'ila Fu fissato indu- cati 770; di terza, ducati 677; di quarta, ducati ó80. Li proprietà era inalienabile, senza il permesso del Re. Quanto al fitto annuo, caie ilato che la spesa sunti

nt'M-iK» ai 2(5<X>il du«:ali , elio il !•'

dato il solito aiuto -li ducati 8000 (2W0 dei quaJ si pi

kno all'Ospedale degl'Incurabili), il fitto di seconda (ila si stabili in ducati 830; della terza, 81 quarta, 180; per la platea, 3 carlini la sera.

Quanto alla polizia del teatro, ne era si ncarw

il dìtore dell' Esercito ] escludendosene la Vicarìa. I bili» » vii unente a tutti «li andare sulle scene, pi dopo li recita, sotto pena di duo anni di castello, se

>oie era cavaliere o ufficiale; di anni tre di cere in S. Giacomo, se persona «li minor conto; e qu sta pene avevano effetto senz'alerai proa ss . pd l'att-, solo della flagranza. Proibiti rigorosamente i battimani,

ondere i lumi, ecc., sia pel rispetto cbfi si doveva Regio Teatro, sia per non dar luogo alle proi bis era solo ad arbitrio dei sovrani, die l'ordinavano pr mezzo dell'Uditore. In loro assenza, proibito di li- arie « ad insinuazione di qualunque raggi: personaggio, non meno per evitare la lunghe opero, che per distogliere le particolari 1 1

tanti e por non far campeggiare alcune poco lod protezioni, le quali davano bastai morarc. » Fu proibita, sopra e sotto, l'osteria doi e

329 -

natati bili e vino, ch'ora al S. Bailofommeo: i ripoi il- cuparo più della mela dello dei cor-

ri • ioL 'i In platea non vi potevano entrare gente storpia di pJ^ibo, servitori di li\ uelli di S. \I. Le

I Bftrdie del corpo avevano ;i loiv disposizione wntiein-

i « ■.€ sedie in ottava fila, per le quali pagavano i duo terzi

ì « - 1 prezza. La platea si Aitava, aera perseraiper mazzo «lì biglietto, alToso di va-

' * » « dal largo del Castello e sfilare, per S. 1 o *).

discusse anche se bisognasse fai- pagare la porta

- *- Cotti, o solo :i entelli 'lolla platea, L'Uditore fa contro

*■*=*» '. \ Napoli non ce n'era mai slato l'uso.

* * la pori Mio cagione che moltissimi

1 •■«"->■ ii andrebbero am comedian! corteggio delle dame . . . * «j io tal guisa rimarrebbero prive del di loro oneaDs- 1 « no piacere, di non aver corteggi di dipendenti ed

i, che impreteribilmente non te lasciano, ovunque la lino '•■- Una dama giungeva per lo più con e gentiluomini , duo paggi, duo servitori, almeno, da ** 'v^a-ea, uno o due volanti. Come potevano tutti pagar la l »<=>rta unica/ Maggiori difficoltà recava il pagamento ^-lla porta por r i cavalieri, di cedere

Ita la chiave del loro pali i : irò avvocati, medici, ministri dei loro st.iii. negozianti eoi quali aio, e ad altre persone dell'ordine ovile, per obbliga-

li permeraa in cambio una taverna odia via «falla Cagliatala**, fronte al teatro, che doveva alare aperta solo nelle aero di recita, come quella del S. Barlolomraeo. Cfr. V. d' Auria. La taverna del 8, [Ina 23).

J V.sli per tutti, questo; Pian -Iona

dotto mi nuoto teatro errilo in Corte per le tre rappretcnt»- I "i matk In- che ogni anno si dovranno fare con compagnia t tinti e 'ferini ecc. ecc. giusta gli orarvi» •!"'' >ia S. M.

f. i.o

eue

330

/.ioni particolari contrattai e cosi vengono ad esimersi albi obblighi e disborsi di maggior somma, re] qui per Scassa molta particolare aversi dall'ordine deOe persone espressale un paleo imprestato dal cavalieri pili dello voli- sud oomplire esche eoi rinfreft tutto se vi sieno le gentildonne, mogli degli awoc curatori ed altri come sopra .... ». Alla fine dal pruno atto ni ogni palco giungevano i rinfreschi: entravano on paio di facchini, il riposKere, un aiutanti-, il seri Ha

torcia, avrebbero pagalo la porta? Ali! diceva con i sente l' Uditore « e* im >bbe in tal easo grande

amaretta <l:i non far comparire affatto la melodia d musica ! » ').

vi distribuire i palchi, furono preferiti i proprietarii a tichi dal S. Bartototnmeo, le persone ad : raal s

-, iado. e quatti che avessero qualche tiistìn'n . Nella seconda fila i palchetti da n. Il) a n. 19 ftiroi serbati pel He e la Corta; il ti. 9 toccò al cardinale \.-.| viva d'Aragona, il n. B al Principe ili FrancaviNa, il n. al Duca di Maddaloni, il n. G al Principe di Stigliano, il n. 20 al Principe di Avellino, il uum. 3 al Principe delta

i. il num. 1 al Duca di Belcastro. Eco- intorno a Carlo III tutta la nobiltà del Rogin

Nel giugno, il lavoro del S. Carlo era già molto binai Carasale chiedeva «* gli si pagavano i ventimila -

i dopo, fu smantellato il S. Bartolommao. Del t il Carasale fece una chiesetta dedicata a S. Maria delle

') Ullon tu' wtltaibn 1737. hi.

*) Piano di distribuitone dei pitch- ecc. Ci sono rarii. Piglio qu«-Uii che mi ftemi | w unitivo. F. I* Gfr. V. d'Aorta. & /.

rafa (nel giornali-; Vita MtyWfrtMW, I (1886),

*) 12 giugno t737 vi,,, \i pagamento M loglio il Cara- Tatto Ingegnere ordinario del Re col grado corrispondente di Capitano Oan. rit. n. 33, 30 luglio 37. Ttatri f. t.

Ilo

331

faste pei PP. Riformati dèlia Mercede, che è la Graziella,

le '). Le opere si stavano muskencl Parrucchierina e la sorella , che non potevano prima dell'ottobri . avevano mandalo ai maestri Sarro e < i loro tuoni ed il più virtuoso di cantabile, die le medesime posseggono ! « *) Il Porpora rispondeva da Ve- uezia, accettando di musicare la tenui opera *)< I i itavano. Il colonnello D.Giuseppe de Leoni, gover- ella Piazza di Port' Ercole, rimetteva al ministro Monlalegre un suo dramma intitolato i' A>jvs,iao o sia l'Amante dello Patria , che fu passato all'I Illoa pel pa- li povero Ulloa, in qualità di Uditore didl' l*',s.:rcit« i, uto dare giudizii di poetica! Vedete un po' Dose capitano certe volto ai magistrati ' l'Irli si rivolse al suo oracolo, D. Luigi Stampiglia (figlio «li Silvio. ..-redo). rafiàzzonatore teatrale di versi, scene, libretti. Lo Stam- piglia giudicò che vi orano dei diletti, « tra cui assai ri- ile quello contenuto nella scena ultima dell'otto II, de composta una satira a tutti i Principi i

li He Dominici, o. e. IV. '">tO ì,n chiesetta fu «parta L'anno dopo.

^■IIj eiu Gazzetta n. U 38: « Giovedì scorso da Mona. D. Cai-

■ìm Qofib, Vescovo «li Aniinopoli. <• Vicaria G Sorte,

C«»U la solenne (unzione di 1 la nuova chiosa, oretta ove prima

"»* il T. di S. Bari. , dal Tenente Coronello D. Angelo Ga rasale, sotto

S. Carlo, e poetala sotto la l\. Vrol-r.ìm\» del Re N. S. , h,.

D. (. qui funziono riuscì assai devota ecc. Quel chiesa da dotto Tenente

Cetondlo por divozione ò stata data alti RR. PP. Scalzi di N. S. della

Mattai* con diversi peai ed in particolare li celebrare detti 11\ quoti-

lanota una messa perpcluu con tulli li su ti'' lotta Re-

lig»» per la salute e prosperità delle LL. MM., con fare siiuilm»nl»

aoa l«u Ktlenno nel giorno di S. Carlo; e detta chiosa si apre domo-

steggiare il solenne giorno di M. V. N. Si-

'un:iliilisaima Regina ».

■) Uttoa, 3 i luglio 1737. —ivi.

») UUo», l ottobre 37. ivi.

332

ilei munii ta che, d'altra parte, « pur talode ali'

. per esser soldato, sembra un miraool amico dette muse e di Parnaso, ove non giung cure mordaci a '). 11 colonnello tornò alla corica 'I 26 agosto; o son certo ohe piacerà afli Signori -m

Certe, quasi hiltì guerrieri, che giudioaranno eoe, m non sono Poeta, per 1" mono sono soldato». E desiderava che lo leggesse « S. E. la signora Marchesa O.BJarìa di lei consorte e mia venerata padrona, e sarà mi- se ottiene dal *uo bel spirito il compatimento » *). Ma il Montalegre gG rispose cortesemente, ringraziando: erano già stati scelti da un pezzo i drammi da rei

Dopo questo colonnello, ecco un iogegl (ipe

Papis, che mandò no suo Prologo per l'inaugurano cattivo come poesia, m:> che poteva passare come alletto scenico. Il Prologo , con alcuni ritocchi di D. Luigi, fu dato a musicare *).

Furono presentate due iscrizioni latine da mettere sulla troni.' del teatro. Il Re approva, delle due, questa de) Ti nucci, che fu scolpita :

Carolus . rnut>.,,i e . SicauAB . Ri

Pri.sis . HOSTIBGS . constiti1 ns . i.ki.ii.i s . m.m.isi i Ornatis . LlTERis . aiciiius . e.\« ita i is . .unir: . PACATO Tlir.ATIlUM . QUO . SE . PoPULUS . OBLBOTARI

Edbndilm . GBNsnrr . Anno . Regni . IV . Cu . A . MDCCXXX.VII . *).

, I Hot. Si luglio 37.— ivi. ') 'jf> agosto 1781 da l'in r Bri olt, *) Ulloa, 3 oti., IO -tt :;:. ivi.

') Passili* al Brancaccio il 23 giugno. L'alini ora: Sugata* Pali- trophaeum dtvictìt hoftibus— primo regni anno mstitutum altero to~ gatae Lyexum mstato\mdis artibun ifttitulum hor. drmum Urlio A. R. MDCCXXXY1I— Thtatrum purgandis moribus &•

333

E cosi, provvisto a tutto, fatto il teatro , stabiliti i re-

s^ol.-mn-iii , pronti i: tgnia, cantanti e ballerini, il

ottobre si scoprì « la maestosa {acciaia del teatro

1 1 .su della porta una grande arme con quattro statue

ì laochi, ronnate per ora di stucco somigliante al marmo,

alludenti all' iscrizione •> ; il 28 ottobre si fece la prova ge-

rale , coU! intervento del Re o di varie damo o cava-

ii ') ; e il 1 novembre, giorno onomastico del Re, s'.

Carlo.

II.

Prima aera del S. Carlo Tre stagioni teatrali // Presidente de Brosses a Napoli. (1737- IO)

Fu una bella serata quella dett'apertura dal S, Cario I

Immagini Chi vuole i cortili dorati affollarsi d" innanzi al-

latro, e discenderne le dame Inceriate dagli enormi guardinfanti , i cavalieri imparruccati in bei co- stumi di cortèi coBa spada al fianco e bitta la pompa e il cerimoniali i tempo. I paUfthi, la platea, l'unum

subito pieni •). il gran teatro era splendidamente Diurni- ompiuta in i . tempo, pai

usque Sicilia* rtpù poputorum luorum paeem mlutsm fitUtai ptrptiUO curanti* libri alitale hiunificoitiu « fumlifnenti.r toniti-

lutuin. \: wrii .LI Tannivi rima*! fino All' incendio ikl 181

•| AlChi -li St. ili Pireo». Filza medi rrfaj di Napoli; 29

vl.-moilo) CtV. Ulioa 87 ottobri 1737.— Teatri t. l,*Nh topraduti si parlo anche di corti guasti fatti

ai palchf-tti, per golosi.- in pittori iteri i napoletani.

"j * Vi era acromo di persoli : iLulo Minerò, -i vi-

dero luto i palchi riempiuti di dama, adorne 'li rlochiaaiini obiti, e di

-.iuimo gemme, com' altresì di cavalieri in ubiti di starnai gala ad uggvllu di appalesare iu sd gioiosa congiuntura l'interno gìu- lOT0 ». Gerì, cit. ii. 1". 3 dot. 1737,

334

vero un miracolo. E quella l'osta simboleggiava qi il definitivo stabilirai in Napoli d'una corto sovrana, li mutazione da provincia a capita

Nel gran palco centrale comparve il Re. Nessuno «red< che battesse te mani, «perché P etichette lo proibiva. Ma

s'alzò Li tela, e il Prologo dÌ886 le impressioni, COS erano

nel cuore 'li tutti In una gnu Reggia, innanzi al Genie

,', vennero la Mafjniflcetua, la Giuria, la aderita.

Disse la Magnijicenza:

Genio Rcal, di già compita e l' opra,

Beppe concepir tua vasta idea: Ecco il nuovo, sublime, ampio teatri •.

ii i-m vasto Europa ancor non vide. Ben da me si provide A quanto uopo facea Per superar doli' altre Etadi i preggi, Roma ne vantò chi lo pareggi ').

E la Celerità:

Ma di tale edificio il maggior vanto

A che tacer 1 Io forse

Compagna a to non fui nell'opra .' Api

Sette volle nel Cielo,

Della luce non -

Cmiia Qftmpwyi d'ogni intorno adori;

Che da profondi Abissi

Eguni al Mar, attorni 'alta Mote

A contrastar con la Regimi d»-l Sole;

') « .... per l'ampiezza. magniflosnsa e perfetta ina ura

in non ha nell'Italia, ami nell'Europa bl (>o*ui greggi» svegliando la veduto ! Ili | ili quei superbi adlflcìi , rbe sape*

pestare ed aaagnin la potata dagli ai noi ». Ora. ciu

335

Et il tempo fugai i .

Padre dell' opra stessa,

Mentre l' ampio edificio eretto vedo,

Fra suoi stupori involto, appeoa il crede!

:»-

E riSQOOÒ io tutti il grido (ìnule del co

Viva Carlo, Carlo viva! ') U opera fu uno dei più boi drammi del Meta&tasio,

Ar//,!< m. La so-nn 'I<1 primo allo BTfl tale da

•« apprezzare la grandezza del palcoscenico. Un magai-

£<z> tempio e Ili'- spasosi . circondato da

:I, ci no una^ran piazza; e, tra ' iiitt'n •lonnii,

orgeva da un lato il bosi o Mero alla Deità, dall'altro irina di Sciru. Il coro delle baccanti cominciò:

Ah di tue lodi al suono, Padre Lieo, disc Ali le nostro alme accendi Del sacro tuo fin

nero innanzi I' Anna Pernz/i (lJ> iilttnxia) e la Vit- resi (Achille). Ah, come palpita Detdamia al veder

navi . ivano li

Oh Dei ! Vii'ii mi

he temi, mia viia 1 Achille e teco!

-^^Ila fine del primo sito, imllu me io 'li ma

Miogali. All.i fine del secondo, le quattro stagioni, con

nna, Sabione e Bettina, di Ch

> M«. tra 1'- .1. I ' Fu pul.l.l. p*T intoni dui d'Aurin:

■s&'o del B*m, rv, 4

336 -

e Chiarei t a. Mi.i Rne del terzo, un ballo di credenzieri

la scena tutta formata «li credenze i

\ ito. Dall' mi capo della sala

Rosanna, dall'altro Checco e Bettina e la Chiaretta: e

furono padedù e terzetti ').

Fu mi" spettacolo magico per molti riguardi. E li E tasta ne rimase colpita ne si gitfcò addirittura

nel pegno del mirabile. A tutti é noto l'aneddoto, die ri- ferisco colle paiolo '!<■] Collette: « lo mezzo all'univa allegrezza, il Re Esce chiamare il Carasale, e pul mente lodandolo dell' opera, gli api palla come segno di protezione e benevolenza, <• qui non per natura modesto, m -ite, con gli atti e

le parata rendeva grazie atte grazie del Re. Dopo le cose, il Re disse «li-, le mura del teatro toccando alle mura della reggia, sarebbe slato maggior comodo

i famiglia passare dall' uno ili altro edifizfo per cam- mino interno. L'architetto abbassò gli occhi, e Cari i giungendo: « ci penseremo », lo accomiatò. Finita praseetanza, 3 Re, siili' uscire dal palco, trovò il I

di rendersi alla raggia per interno passag- gio da lui bramato. In tre ore, abbattendo nr.ir;. sinir, formando ponti e scale di travi e legni, cop di teppe azzì, le i lividezza del lavoro, con pannegj

-talli e lumi, l'architetto ><■<■<■ bello •• scenico quel ci mino; spettacolo quasi direi più del primo lieto e maj per il Ite » 8).

L'aneddoto mo Ma, purtroppo, come quasi tutti

gli aneddoti belli, non è storico. Già, a pei

•} Ulloa, ti oti. 37.— Teatri t !.• Arch di Pi . Nap.

5 uovembre 1737 di II. Iutieri all'Ab. Turnaijuiud : « 11 nuovo Twit

Carlo •• ii'i-i(o «li Bodiafaxione uaiveraale [wr in «un m u buon guato dell'arvliit. r

*) Coltali. Storia Jet reame di Napoli, l, ' 10

337

ile 'i e, raceodosi no teatro regio alla

Reg^ liretta GOinuntca-

i due edifìcio K come fi mai possibile ohe, in tre di notte, il Carasale p i6 ■->• raccogliere : lavorai Bsploran . 3tabiKre il lavoro da Éarsi, eseguirlo

i, i lumi I Mi. ido questo, il

miracolo non ebbe luogo per una ragione semplicissima:

, sappiamo di certo che il corridoio fa Patto prima

del S. Cario. Bd è da meravigliare che il

Colletta abbia potai » raccogliere una cosi assurda tr

•i Piana efu /emù ecc. si

che il Re m a i SS mila e lami

ducati, " riflettendo colia sua gran munificenza alle spese parti" gate in detta fabbrica per maggior suo do

cosi nel corridoio per passar io dalla

'Uro, come noi piccolo appartami Irò il

palco, maggior magnificenza degli ornamenti della

[torta grande od appedamento negli appartamenti vicini di

Mi par chi; P

Col S. Cari" Napoli aveva, e, si può dire, ha ancora il

maggior teatro del mondo *). intorno a questo tempo, in

i Princi] a quelli che erano In auge di

orlo Emmanuete III di Savoia, Pederìco di

, provvidero le loro capitali di teatri monu-

lei nuovi teatri, nessuno agguagliò il S. Carli.

ulteriore all'apertura del teatro, peroh< fi -•> ata- ìaìiatx il regolamento, i preui ilella proprietà e ti . El pai. In

erano «tali già venduti il 'J9 ottobre 37. (V. .-v <■>•/.,; An-li. -li Bt.

i. E si noti anche che. nelle carte d' amministrazione , lettere del Ca rasai»', dell' I ditort ecc.. non ai fa inai uessunu alt il pat-

teggio, aperto in modo l maa qnel fatto non avrebbe

natia it Gazi, anni è alato, «li poni, *u|M»iato da quello di Chi- contenere 8000 spettatori.

23

338

\

Vero 6 che l'ambasciatore Sardo, venato qualche ai

ilo|.i> a Napoli, scriveva al suo sovrano, facend DO pa- ragone col Teatro Regie di Torino, costruito allora da Be- nedetto Alfieri, zio di Vittorio: « Ho veduto i ->gio Teatro, il quale non 6 perà riuscito nella pn ie e I non gusto eguale a quello di V. M., anche degli ornamenti! d 1i. Ma era un'adulazione troppo na- tle!

Il s. Cai-io, catalogate subito Ira i più celebri monu- menti d'Europa, fi] tante volte descritto o giudicato. 11

Milizia, architetto e autore dei laro famoso Del Teatr alcune decine d'anni dopo, nel p

d'Europa, ne dava quasi» cenno: o II S. Carlo è a fen- di eavallo, vale adiro, è on semtctrcolo, i cui estrei

prolungano in linee quasi retto, che si vanno fra lor< costando a misura che si avvicinano alla scena. 11 ma.. .1 anetro della platea ò di circa 73 piedi parigini, ed il

minore di 67, e vi sono sei ordini di palchetti, con u

superbo palco reale in mezzo del secondo ordine : I Btruzione è tutta di pietra; I sonomagnil

Biodi gli accessi, i vestiboli, i corridoi; l'ingresso, ripar- tito in tN parti, ha qualche de.., razione che p-

più maestosa e più significante » ■). Bralgaquesl lino tecnico pei tanti altri. 11 19 dicembre 37 si rappresentò rOfóty>ùzcte.~ ti Por- pora non potè musicare la terza opera per la brevit

tempo e proposo dimandare un suo Teseo ed Arianna già dato anni prima a Venezia. Ma non si i i

pi. e il 20 gennaio si dette invece Y Artaserse, « stessa musica del defunto maestro di eappella Leo;

J) iMterr ministri due Sicilie. Coni.- U M..uaal<«rolo t? ult. II.

ti Torino. ») Del Teatro. Venezia 1774, pogg. 75-80.

339

Vinci, che <|ui. con piacer grande, fu intesa da tutti, or mai son già sette anni >> '). Il Carasak» vi lece taro uno BpeV loso prologo, per I" umani/io del matrimonio del Re 9). Cosi passò la prima stagiona del S. Carlo. Vittoria a Napoli e abitai b al Vico di & Spìrito V suo marito un tal Giacomo Tramontino : pessimo getto, che aveva « una corrispondenza in Firenze con una donna, a cui inviavi dclki molta roba, anelando sempre di portarsi ivi, anche con abbandonar la moglie con voler portare seco tutte lo sue gioie.» Un servitore bologn un tal Giovanni Cavallo , e un mozzo di stalla gli tene- vano mano. La Vittoria licenziò l'uno e l'albo* Ma, «ouao> tunque questo servitore stesse fuori di casa, pure non era sostenuto da suo marito, ma, inoltre, fendutosi baldanzoso, sparlava con tutta 1" improprietà contro di lei e la lavano di volerla sfreggiare nel viso. t> La

Tesi, sul principio di gennaio, una sera di recita, chiese '3i parlare all'Uditore generale, entrò net palchetto, e gli contò i suoi guai. Messa in chiaro la cosa, assicurar tosi della verità. l'Ulloa, riflettendo tra l'altro « che lo vir- ippresentantì dei teatri debbonsi difendere e guar- dare assai esattamente, acciocché possano adempiere alla loro incombenza con ogni franchézza, a di buon animo, ora dell'infausto caso, e purtroppo fresco, ac-

; 'rincipe di Campoflorido da Veneri* 21 dicembre 37 , e Ulloa 30 MuutaU-irra a Cainpullorido 31 dicembre. Teatri f. 1 .•

noto diario ramano , da Napoli, 21 g«n- &»io 1738 Cfr. Gai*, dt. n. fi. 21 genn. Sulla scelta dell'Aitasene, », 20 uov. 37.— Ttatrit. 1." ^ Anna Parasi abiterà ■■> via Sargauta maggiora; A. Amorevoli nella Urada di S. Giacomo; Mariano Niccolini alla strada di S. Bartolonimeo «*.— Ulloa, 9 febbr. 38. La Te«i ora stata appallata pel 38-39 por 700 doble d'oro più vestiario, abitaziona. uso di mobili ecc. Vedi Gei. di Ca- rasaW 4 ««miaio 3S. Teatri !

340

loto ii! jHMson.'L .li Rosa Trentossa, mi sta citta uccisa, mentre io eódia con mediocre pagaia ritiravasi dalla recita del teatro, » fece arrest il servitore, che poi fu fatto uscire dal regoo Una salirà del tempo, ndla sotòaforma del ì

ra la Tesi, circondata dai suoi principali .urini adoratori ri. Basa rogala un abito a Careatini: a C sale la veste di Didonc, altri abiti

A qtnol forte tedesco capitano, Che m Firenze per me fece da Marte;

Item lascio a Maone 'Stellano Il min ritratto, posto in un anello,

e cosi a Roccella, a un 1). Bartolomrneo (f) .

A Torrecuso mio, che s'è accasato

Acciò che uso ne faccia con sua moglie, Gli dono una pazienza in or gemmato;

Al Conte Vitelleschi, che a mie voglio Giammai lo riconobbi renitente,

non so che altro, e cosi al Duca delle >

A Francesco Caracciolo si dia Un'occhialone mio, e > vale,

Sapendo che a lui necessario sia;

Sfbben dovea lasciarlo a quol Sersale, Che ne consumò tanti a rimirarmi.

■) Ulloa. 14 gennaio, l'J opr. 1TJ8. Supplica di Gio. Cavallo. Cf :..i. di dall' Idamolla falla Tati (Nuova intol 15 I i *) Mb. Bibl. Coni. seg. È0, 8, ls. Si (a dir olla tea la Lr ice :

K perché resti eia« -lieduii imiti-nln.

V. nawuuo si passa lamentare, •a Nicola Anione in uu moiu Ch'essendo quaalo un uom particolare

N«l «a pera gli fatti della gente,

l'uiramnti molto 1*604 la giovare.

341 a CéUammare, a Santa Croce,

un lascio a quel Sciami {Ckarny) vecchierello Un bustone assai ricco, perche andando Di Ghiaia per la via s'appoggi a quello !

Ma basta. Nell'osi dei 38, Cado III conciatisi; il

i matrimonio, venne a Napoli la sposa, Maria Amalia

ài Sassonia '). Formarono cosi la più brutta coppi.- .

>i possa mai trovare, dice il poeta inglese Tommaso Gray,

li vide a Napoli: <■ uii.i regina pallida e butterata, il

re un ragazzo bruno, magro in viso* con tanto di naso,

e sgraziato quanto mai I

Ad Aveisn ai recitò innanzi alla nuova Regina una btu>

prese parte la Laura Monti. A Napoli s'era

nato il Demetrio, con musica del Leo f). In gua/Ue

amarene pose il Leo il povero Uditore Ulloa, che dovè

«Stringerlo sequestrato in casa culla guardia, e

pure non compi raperà, e; si ebbero lo arie da far com- pone a spezzoni da molti I » *). Altro amarezze gli det- •si e la PeruzzL Quella non voleva recitare da

'i Ij Regina varcò il confina :1 hi giugno. Il padiglione, n«l qual>- il U ricevette, era stato fatto costruirò dal Carasak. Osa. cit. a, SS,

.&. Il Re foco molte promozioni a distribuì molte un Con qurstVcasiomv « S. M. ha conferito a D. . i-anale il grado

mente Coloncllo do' suoi eserciti col soldo di vivo». Gaz/, cit. n. SO I loglio 38.

•a bo a roano il Viaggio del Gray. Cito «la un art. di E. Teza, Aiaw Antologia, 16 setL 1880, p. 3

ili Demetrio dot Vinci; ma una Iutiera del maestro Istilla da Roma, 7 maggio, diceva che tale «partito non «intero I So- m&» iridarono al teatro la prima volta il 30 giugno per una fetta t*a- 1"1k Le none d'Amore e di Psiche, mus. del Leo. Gaza. cit. n. 20, 1

Dot, li ..u. 38.

342

primo uomo perché « il far da uomo porta a meato Bella salute! >. Ma da prima donna volev.

i/zi. D'altra parte, la Bavarese non roda

seconda donna, so la prima non era la Tea naggio della Tesi diceva l'UItoa in questo negai ' è molto propri", cosi per il corpo della sua omo

del suo agire e personaggio ». Dn ordine del Ri Tosi, che cap tassa da uomo, mise termine allo di-

spute, il tenore Amorevoli ebbe il permesso « «

lina aria suva quo sol>r -:iln >, •uamlo SSta opera se re-

presentò en e

All'opera seria successe nel luglio un'opera butta: In Locandina, poesia del Federico, musica dell' Aul<

con traine/./! ili balli. La parte di \ occhia decrep gelosa la taceva il tenore Francesco Ciampi: la I

diera, Automa Cotonanti, che cantava molto bene: la

i, amata a un t'-nipo «la Malizili Piante , dal I e dal vecchio (Giacomo ri" Ambrosio , Girolamo Piai Gioacchino Corrado), la fece Laura Monti, ch'era e bella»).

Fu questa la prima e l'ultima opera burlesca in S. Cario* Si tornò agli intermezzi o si conservarono pei

«Saggi buffi, il Corrado e la Monti, il P elaColasan .. qualche armo dopo, nel 1741,

I stali aboliti audio gl'ioti tuhv./ì *i.

•) BfgL tfl maggio 38. E ffr. I.'llon li marzo 38. Bigi. r. 19 apr. l.'llon 25 apr.— Teatri f.

*) Supjil. «ii Laura Monti PaMTC dall' UU» ".*. Il po*l* obi*

io pagam*nt/i 100 durati, e il maestro 110.— Teatri f. 2."

*) C'è nelle carte dei teatri una lunga lui > -rateai , che ai

potrebbero rwilatv. ott. '.IH. Acanto .>i titoli dogli intarmi

del Pergole** « «rei Ito: « Questo ani ina fu uomo grand*»

Se ai voleva poi la 0MB.' burlerà, dorerà comporta il Federico.

•J I llav 16 febb. Tmtri f. 2.°

Pel 1738-9 si reato l;i Clemenza di '/)?•>, con modifi-

!el maestro Antonio Palella '). Sorse al solilo

im.'i gara ira la Tesi e la Peruzzi, suD1 ordine col quale

lamparsi i loro nomi nel libretto. Si fini,

per evitar liti, <;ol farli stampare a duo colonne! ').

Nella compagnia erano anche Gaflarelli e Mm-ianino 3).

li seconda opera fu rappresentato il Temistocle,

musica del Ristori, «uomo di gran conto, o d'età ma-

:i. Nel 'li'-embro a Palazzo le Nozm ili Teti leo del Giuvo, musica del Sarro, ripetute poi a S. «

t/irmis. " affinone tutti possano goderne » s). Perla l i.i Semircunide, musica del Porpora a). La passione «li farlo in era il baflo> Sono frequenti ^li ordini, <-"i «jUaU la sua nudata a teatro, e dispone per avere

ini sol atto, ma almeno due halli!').

tj Vedi nota «li pagamento pel 1738-9. u. 38. doveva andare in carcero, ma poi ebbe il ina «iddio in casa ]■>■ I iO(«tl -miliare la parte, (t'iloa 22 nov. 38 e carte rei.). Del Mariauino aa*rr i Broescs do Roma: « Man.-mini, aTMBh piedi ■!•■

"^n nMe de femmo sur tkéatres d'icy; c'est la plus «rande princeaao ^qo« j* Terrai Hans mes joure ! >. De Broenes. Lettre* hutoriqutt «t criti- rjues <ur i Italie. A Paris che* l'onthieu. An. VII.

P| riloa 20 seti. 38.— Teatri i u, da Nap. 88 28.

*) Il Leo, por la musica del Ttttmtrrio, ebbe D. 200. Il Ristori e il l'oi-pora D. 280. t del libr. dico Carasale a 8. IL: elio gene-

arreaimmti- rn' iipruA pi ii largo e spaziato <-ani|io (pur «ver già ter- ^tninaLa rineumbenza del teatro), in altre congiunture «per farle por- «S*ro . quanto oltre modo sia grande ed immensa la devozione del mio «more ».

r.i lo ballerine c'ari la naptletanìna Giuseppa Corrado. Vedi ri- «jtfrao della madr- 'li quaata (t"> Gabbr. 39) oOOtlTj - 1 i untava di sedurle Sa figlia. Il Re dispose che si scritturasse il ballerino Antonio Orlandi, «letto Pastinino (1 nov. 38). Nel febbraio tu in n.nt.i Aquilante , che aton voleva contentarsi della paga di 3500 ducati-

344

In questa stagione il prezzo delie sedie in elevato a 5 udo rli tre per l'opera buffa ')• Nella terza renne il famoso S< Francesco Bernardi. Il

rasale g& offri 800 doppie sulle prime i! s i iwu

voleva . ma poi, o depoeto Q ooneicale orgogli... anfanante determinalo d'ubbidire1) ••In una lettera al- iMiii/zi da Siena » 97 luglio i scrìveva, n ne rato Cai' •s" bene che, avendo inteso clie qualcbedun

di questi virtuosi che l'I rvHo abb ^ato qual-

disturbo sopra 1 intera; ti io per

lif \nlii' Millo che la

quale io vai!*, cola, e la protezione, che spero godere per Ego .li v. s. ili.1» diS. E.* il Marchese di BdontaUegraj mi liberi : •' 1 ' sinistri il il nw d sin* la

nsapiita donna . la quale non è |"i" ani .Tibilo

dalia mia delicatezza. Mi rao

rozza, non per Interesse .... » La consapula donna et nel Ili, ohe era

stata scritturata per Napoli; ma poi era partita por M. 'idi

A Madrid .si celebravano quell'anno con grandi reste In

nozze dell intanto Filippo ci andarono la Tesi, la Pei

la PacchineUi, il CalTarelli *). La compagnia di Napoli fu

') BlgL 18 marzo 38. Teatri 1

») Utan dal marchese degli Alhttri. Firenaj 30 luglio 1730.

Itera del 18 giuguo, 2 luglio. *) L'Albuzi (15 ag.) dice clie il Sennino «ara molto ront«nl« I>*rtenz* della Farchi nulli, < essendo la presenza di questa donna alato

10 l'abbia trattenuto dal sottomettersi con quella p t*«a che doveva al piacer* di S. M. ». Sulla noce della l*a. in i|ii.:<ile carte un attestato del Porpora. Teatri f. 2.*

») Lo tratta lire furano falt« in gran parte a Napoli dal Carasale. Da] carte di queste trattatim cavo alcuni* noli/i». Il Caflandli, quando aa

terra, ebbe 1000 ghinee, e 150 pel viaggio. La Peruzxi, nel Por toga] In, per 18 mesi, 1000 doble e 100 pel viaggio. Montic a Milano. Il Seuesino, essendo avanzai» m accettata l'invito.

in

alla meglio; col Sèneaino, l'Amorevoli '», Fi sco Tolve, il Man7.uoli, Tctoai Baratti, Ann;i Strada e

Maria Cataneo *) L'Anna Stra -ola

volta, da quando, come sappiamo, .*-' era ritirata dal

teatr"

Il primo dramma . che ai rei ito 3 J novembre, fu la

/ dello Stampiglia, musica del Serro. - Bra a Na

I ioli in quei giorni il Presidenti' rie Broasee, il più acuto e rgitto dr littori di viaggi in Italia dal eeoale XVIII.

II tises ini all'apertura della stagione dal . lo.

Il teatro gii foce grande in ; tue. « Le théatre du

» > .- èco, qui i.'-pouvante par sa grandeur, eoa

<j- schaussemenl noe. Il y a cent qualre viugt

j<^ges, olia rande commi" un petit cabinet d'a-^iii-

i » 1 -»>e, le tout desscrvi par degranda corridore el de beaux &>^- iiente, qu-lli l'Argentina e d'Aliberu gli

p-n moina grande, plus coramodes et miei

r-. ìséa. » Ma che differenza con quelli ài l'augi! Il

luco del S, Carlo era più grande « rjue i

Jt*^ saUe de l'opera de Paris et large à proportion; et voflft

«^^^ qu'il taui pour deployer dea decoratone ! Eoòore m'a-

*- «rin dil que le l'ond du théatre n ctait fermò que par une

"il qui donne sur les jardiua. » «)• Nella rap-

i * ni. ito il contegno del He. « Le roi y

lant une moitié de l'opera et dormft peu- *■ -^fc-iu fautre :

nomine assurément n'aime pofl Ifl mo-i^ur !

L'Amorevoli em io, •- " volle il bello e il buono,

'«Mu- foan ludato lifcaro, W luglio I agoato 38, noti l 3."

r| fi» tv- tra In Cutaneo a la Baratti. Carasale 25 febbraio 40 eoe ■•lira cap. XVI.

104. .•II. IX* i isanova.lfArt.C.II . i.leCarlo III

346

Bd i.Seqon che, la Partenope uon fa testini»

niaoza, perché fu un' opera che generalmente non equo '). E non piacque neanche al de Bross soj

giunge: o La eomposition do Sarro , musici unii'

mais sec et tristo, n" cu tah pas fort botUie, mai- récompense, elle fut partanomeli! executée » *).

il Seneaùto destò specialmente la sua ammirazione. pel «-auto, come por l'ai atrale. Ma s'accorse

i napoletani nonne erano soddisfatti. Si lamentavano chi cantasse in (siile antico. A Napoli il gusto della musi» cangiava almeno ogni dieci anni •■»).

Tutti gli applausi Brano per la Teresa Bai-atti, velie actrico jdlie et deliberée, che recitava da uomo: drconstance touchante, qui twi peut étre pas peu con

i réunir polir elle une si grande quantite de suflTra- ges. Eh verità, elle lee mente, mènie eomme fille; mais la vtvadté avac laquelle on lui a prodigue Ics acclami- none publiques, a si fort fait monter ses actions, que, quand i. elles étaient ;'i L80 sequins la pièce! ■> l)

Allora erano in uso i battimenti. Abbiamo già noi

ni .li Bcherma facevano paite del perso- nale artistico. Nella Pai ■vait une action de cavalerie effeclivc, qui me plut intiniment. Les deux mestres de camp, svasi que fon venir aux maius. chaii-

Madrid Dfll 1768, scrive: « ... roi n'arai! aurun gout pour la mi »ique. Co rat r.nit la phy.«ionomiii .-l t*0Xpraa«Ì0n d'un ni M'iiildiiit nvoir gOttmi OOOlbrmité d' organa» a vec net animai, qui «JejK)' "»l«' MStttfOO d'harmonie orale ecc. ».

') « Sun limaiito oltriMDOdo mortificalo in sentir In con forma del o niun gradimento di S. M. a rispetto della niUBica della Partcno^. W compositore Sarro ò alato tempra mai celebrato , u-li i raro [> m tempo volitelo ». Ulloa, 7 novembre 1739. Teatri f. 2.*

*)0. e. IH. 155.

») 0- e. III. 155-6.

Ó 0. e. III. 158.

347

al cheval un dna eontradictoire d'un chroraatique

parfait et tréa capatole de faite caroli mix longuea ha-

rangues dea héros de X V'unì e », in questi combatthneoti

entravano, per la più, a deus ceni galopina lani depari

o,ue d'autre .... mais on a soin do metlre en première

un certain oombre de Seigneurs spadasskis, qui

bien faire dea armes. Ceci aalaiase pas d'otre

tsant, au\ moina n'asti] pas si ridicole qua nos i

iota de Cadmus et de Thésée, qui se tuent m 1 m-

Il de Brossea non alee nulla dei balli: erano nella com- pagnia il PtUtanino,(àoè Francesco Fabris, e eoa moglie; la Rosanna, la Bettina, Sabione, Gennaro knbimbo, la No-

no, ecc. *).— L'architetto Pietro Uighini era partito e lo lituiva Vincenzo Re J).

Furono gli altri du stagione X Adriano

in Si tisica del Ristori, e il Trinnfn di Camilla del

Porpora 4) Ne! dicembre 30, per rispondere alle feste che si facevano in Ispagna, si rappresentò un prologo pel matrimonio dell'Infante Filippo. Lo compose Niccola Giuvo. F questi ne prese occasione per domandare d'esser fatto poeta della corte. E, sul parere favorevole doH'Ulloa, ebbe la nomina. *> Nel luglio 40, nel giardino del Pa-

1 0, Si MI, 156-7., Ignori spadaccini sono una piccola inesattezza.

I giugno 39 Ulloa 2 ruarxo 80. *) Carte, giugno 39.

4i Tra le altre scene, si notò « un fiume con l'acqua naturale, tirato «la quattro bizzarri destrieri ». Chraras da Napoli, 26 gennaio. Cfr. tet- ri. Carnale, Ferrante dal luglio al Mtt 30.

30 1/ l'Ilo* ■rara detto (0 dir.) : < .... couronvndo s«lla persona del «applica: i nascita, una Milli

dare scienze che riguardano» richie -'ino per ben maneggiare e comparir lai uno nella Poetica, siccome ne ba dato saggio ron fi» gloria in diversi componimenti, ed in particolare nell'ultima «pera u*cita alla lnc« concernente all'eruzione «Ir-] Vesuvio , per ni la

348

lazzo Reale, si rappresentò una commedia, I travestimenti amorosi, musica del Perez* col Caflarelli, G. B. Ma» i Baratti, e Maria Broli ').

Per farci un'idea dello sialo econom lei sai i |

deremo come saggio il bilancio di questa stagione 173'.»- 40. Il S.Carlo ebbe daS1 affitto dei palchi la rendila di

1660, e delle sedie D, 1708 . e dal lerale di

li e sedie D. 8685. Alcune ceni nivano dal ji (eatri minori. Per la compagnia

cantanti, i prezzi lurono questi: al Senesino, D.3 all'Anna Strada, 600: all'Amorevoli, 1053.2.10; alla iiiK.i; al rota 750 dia rer sa Baratti, uhm al Manzuoli, 618-2.10.— Pei ballerini, a P.Sabioi a Elisabetta Sarooi, 942; al Pahri e su;' Giuseppe Brunoro,854; al Lenzi, 568 866.2.10; a Maria Broli, 312; a Gennaro Imbimbo, 1 13.2

a Melilde Franchi, 178.2.10

Al Sani, al Ristori, al Porpora, pei loro spartiti, dati 200 ducali

HI.

Il Carasdfc e la società napoletana / conti— La sta gÌO/16 I<)-1 Il Barone di Lircri Fine dti /"sale.

Angelo Carasale aveva raggiunto in questi anni il som- mo della sua fortuna. Subito dopo la w<

Repubblica lotUirarui viepiù {' ha riconosciuto per uomo culto ed addai- trinato ».

•) Chracas da Nap. 12 la

*) A irli, di BL Uff. Finanw. Diprnd, della .fommaria Conti 8. Tra i conosrtalon. '• (KOVU Paolo de Dominio: d. 45.

lo, in insignito del grado di Capitano ') Nefl'o< «.lei matrimonio del Re divenne Tenente Colonnello.] Liraccio destro del Re. Tutte le magnificilo opera, clic con* "t-gevano rapidamente, quasi par in- canto . per mezzo del Caraaale. Questo ■■■:.<- ferrato fu \ isto con grande scandalo :i ben spasso accompagnare il Re pubblicameli lo in piedi appigliato agli orna*

poetiti della raal carrozza, discorrendo con qualche con-

I i

B, naturalmente, non gli mancavano invidiosi e ne-

i t li-i. 3p< te ira i nobili. K-li. i ome tutti i parnenus,

mente insopportabile pi onta. l'-<

I kflresso il Re, libero secesso presso i primi ministri, tolto -»«'■ L'Ii aveva l'atto perdere i.i lesta >. Si mormorava contro ì 1 governo di Carlo III, come già contro il Cardinal d'Al- i .uiii. Il l abitava in un palazzo di fronte alla porta

i ì<cola della chiesa di S. Giacomo degli Spagnuoli. Qui o^ajni sera veniva gran l'olla di gente a corteggiarlo, che «-> ì trattava splendidamente. N ìveva con gran fasto di car- t-< cavalli e servitori. Faceva i spese esorbitanti per

1 * - lari amicizie di donne, che nutriva, e le continuo per-

<-* « te al gioco » '). Tutte cose i beaceli ••-•-

*' ci sospetti. In mezzo del buo splendore

* » latti, un punto oer i.

ale aveva le mani in cento lavori; chiedeva e ii-

^ * mtinuamente somme di danaro dall' mano. Ma

<2omi 1 Li aveva mai presentati t Nel 1788 gli si or-

Kdi presentare i conti del 5. Hnrtoloromeo e del *rt è iletlo in una lettera dell' l'Uoa, 31 gennaio 1738. a Napoli, IH, 65-8. Uoa 3 dot. 37.—- Il Caraaale ebbe un diverbio colla Ducliwaa «li taoo, ebo lo cbiai I Cd egli; Questo Sparlare da Laiyj

■'ri f. 1.9

Hi dt

- 350

S. Cario. La revisione era commessa a ima Giunta, e* l'ili'».-!, il fecale de! R. Patrimonio coos. D. Matteo Fei rante, e il fiscale Francesco Orlando. Ma, afla line di ot tobre, non li aveva ancora presentati, e chiedeva altre me. La Giunta rispose che presentasse i conti particoli <• documentati, e solo] s'indusse a proporre ohe i propria tarii dei palchi anticipassero una quarta i im

Nel dicembri' , -,li BJ dette una nuova dilazione di di<

Se non che , il :»'> dicembre il Carasal iva una

lunga lettera al ministro Moni >rdava i nu-

merosi incarichi, che per ordine del Re aveva dovuto as- sumere. Per far tante cose era stato necessario di- ceva- vdìspooere in lutti li rispettivi luoghi le pera che dovean tener conto ed invigilar delti miei ni- : -s>i:il DOC potessi lare a meno, a cagione che non poteva; io, in uno stesso tempo, trovarmi ad assistere in tutti i luoghi distanti e vicini. » Ora, nel fare i conti per la Et già Camera, aveva trovato «dette persone, chi più i meno, in molte mancanze in mio danno», delle «inali qi

avevan dato la colpa ai ragli ingegneri, pei loro ordini irregoiari •• capricciosi. Ma i pegii ingegneri . 8 sp mente il Brigadiere Medrano, pur CO lo delle

gravi perdite, gH avevano dimostrato .-he aeraiw qui He

ite dalla mala i animi lustrazione delle dette mie sone, con avermi fatto .^servare Miliarmente la R che mi si £ latti : la quale difficilmente può venire olla luce per consistere nel conio d' operarj aumentati , nelle compre di materiali non fatte e dieerso altre su pi e ecc. d. Il Cerasele chiedeva, dunque, ili essere alo, dal giugno 39 in poi, di una parte dei

') High reale ai fi- ;.li 9 oli. 173*. Pareri .li quwti ik-l I ! Carasalo li di.', li'..». Giunta SS

ioò lidie fabbriche dello fortitiea/.i . in di Gaeta, dai pre- dei quartieri, e della villa dj Capodimonie. si sa-

i la misura dei lavori eseguiti, e egli ne avrei itato il conto per riscuotere quello che gli spettava. Conserverebbe gl'incarichi delle fabbriche di Casa Reale. delle forniture dalli i, dei reali ospedali del Regno,

del vitto dei disterrati t delle fortificazioni e piazzo, dei forag^ 'ti delle truppa, della 1'. Ferrarla e Fonderia

d'artiglieria. E conchiudeva e questo 6 /caratteristico losi degnata -S. M., a rifletto della serulu iii tonte occasioni da me fattale, concedermi benignamente l'onore di Tenente Colonnello col soldo di vivo, grado molto nobili lime a tutti , ed in particolare a me,

«•ir eoa ini un niente, me ne ha Eatto meritevole per solo Ito della sua R. Clemenza e bontà di V. E., per la graduazione par che non convenga d'essero auno- lartitarii di fabriche, qualità che viene indubi- tatamente a deturpare l'onore suddetto, potendo bastarmi (a marea di restare col carico della Casa reale, provve- ditore della Marina ed altro 'urne dj sopra, giacch ni ono confacenti a qualunque nobili' persona, dal

/ual rango si stanno al presente udo, e si è pur

ircitatO per il passato u '). ECCO CpielTarid Oli S08-

era insopportabile alla nobiltà!

I.i >ua supplica fu esaudita, ed egli esonorato dell'ap-

I » a Ile fabbriche Intanto, si procedeva alla li'iuida-

<_jike dei conti. Gl'ingegneri D. Giuseppe Tapis e D. A.

V. vano la misura del S. tarlo -). Il Cara-ale

i ci ilo pel teatro, gli spettavano ani ora Ir

irmiale 30 die. 1738. Teatri i. 2J Sul Carasale e s|K\:ialmento Capodimonte cfr. La Lande Voyage en Iialie , 3* «I.

- 0 ■:. i. v. p. 3oy.

-ollecitaawro.

352

duemila ducali, E, dietro vario sue domande i

tenoni palliali di conti, nel febbraio, mare gli si dettero ora i^>. ora 10, ora 5miln di mano "liceva in unii sua lettera, che, pel solo t> > costruzione o amministrazione, era e in -.0

sommn tanto ... 1 mtùia d

più di 80 mila ducati. Aveva ricevuto, a più pipi dall' un miKone

presentali i conti por un milione e centomila. Li pi terebbe pel resto; m ammana gli aveva dai-.

torio cui termine di un mese. Perchè 1 Egli ditore e non debitóre. Il termine gli faceva danno >■

■a:ioncì). Il l'errante rimisi- le 1 pose che il termine si allungasse a due mesi ; ma, in due mesi, i conti! •) Nel luglio 39 pendeva una ci criminale perle gravi (rodi fatte a danno del Carasale '1

») Cari* del 12 febbr. , 20 mar. , 4 , 18 Apr. Pel S. Rartoloromeo il Cannalo era creditore di D. 0090, intonili alla <jual suoima il finta Urlando foco rarie owwrrazioni , 12 genn. 39. Tra i suoi dal S. Itortol. e pel S. Carlo ugli indicava il Duca di Maddalena, il l'nncip* di Saueevero, il Duca di Caatrnpigria.no, ecc. ecc., i - randi

. Ragno ['■

f) taratale 11 marzo 30. 1 d. ftOOmila erano rappresentati , «-conda lui, di LI CepodimonU, 'li Gaeta, provigiov] di marina, nu«

galera, ui'mamenti, viwliaiii di troppa, oootUoooli

3) Petronio, 23 apr. .5'.».

') Dao 'l'i carcerati, un tal Niccoli Baccoli, scritturale in casa di Ca- rasale, s'offerse a « porre in chiaro lutto Ir. frodi ««risate i "inplii.iii [iin furti e falsità, accennando tai delitti ia ia un

foglio di auu caratteri) » , pur d'averne l'impunità. Il che gli fu dato, purché non fosso dei rei principali e colla facoltà di usar coni Ini la tortura iti confronto coi suoi correi. Ulloa al Moni, tifi le 30. Bigi, r. 89 luglio. L'u nitro carcerato « per le molte frodi mesa» in diaTonlaggio del Tenente Colonnello I». togato Caratale a

Antonio Buonoeore. che era stoto anche impresane del Na

io luglio 80.

353

Altre somme gli si pagavano il novembre 39, e dutran- < 40 i). Continuava sempre intanto a «lirigere il teatro di San Car- li >. Il ubre 1740si dette il Sire1 . unisca del Perez, con Pietro Baratti, Caffaralli, Manzuoli, M.i/./.iotii.» la

Baratti. Il 19 dicembre, la Zambia, il nuovo dramma del Metastasio , giunto allora da Vienna '). I balli, che l'accompagnarono, furono : I quattro elementi grotti Sabbione e Rosanna espressero la Terra e fecero un ballo serio lo e Giuseppa Corrado ? Acqua] Bettina,

i e GennarieDo VAria\ Fabri, Annetta e Matilde il Fuo- co. 2° Ball'.' dei tirolesi, 3 I asari e zingare.— maio, fu re ■■■> nei? isola d* Ebuda de! Trabucco, ■ri del Lattila. B) Il poeta ara napoletano. Ma,

iziato e della poesia ben inteso <\ pure « la sua

.pera fu mal m «bastanza riuscì infelice p4).

intò anclie in questa opera CaflareUi. £'. noto che lo

illustro castrato era d* un' iosolSQZ i straordinaria. Figlio

li contadino , alla Datura villana aveva aggiunto quello

■rgoglio, eh' è tutto proprio del cantante. Nelle Memoria del I ioktonì, nelle Lettere del Metastasio, resfatto li delle gesta della sua Insolenza. A Napoli <'iibc l'attirarsi l'odio vini--.hi" del pacifico I di! ire del- l'Esercito, D. Erasmo Dlloa Severino. L" UUoa cercò di farli li^ il CaffareDl s* era

30 stufo per il suo malconcio costume e... in oggi

■I fui'-.' 3d Paterno. 18 nov. 30. Giunta 29 nov. 20 nov. 40 ecc. : i recitata sotto il titolo .li ZWtifeCff. UHM «tu prima alla (Unterà fìrMOpMM del Salti.

i. 40.

ante, che costituiscono la Giunta dei teatri, 28 apr. 41. Il Tributai» m rare un compenso, e l'incarico di u-.r .seguitare

a provvedere diopere il Real leatru. Per compenso ebbe cento ducali ; ma. quanto a incarico , dopo quel risultato , ci voleva coraggio « chiederlo.

■21

- 354 -

'le in qualche modo deteriorato neDa voce o •>. E una mettere in carcere. Il 13 febbraio seri Montategli :

* Quantunque nel principio della terza opera, rappreseli nel regal teatro di S. Carlo, iionito io se-

greto il musico ('afl'urelli a dover procedere con buon costume, almeno quando era sul teatro, per . alle sue ino

berne, pure, tra un giorno ed un altro, si riconobbe infruttuoso , iiiifi-u -i ioct 'Me, quasi in ogni notte di recita, ha dato in ani imlecenti, cosi da dentro comoda fuori delle scene, ora. perturbando la quiete degli altri rapprooea tanti odo

ulti attinenti a lascivia con una dell dasime, ora parlando da sul teatro con le pi rari,

che arano nei palchi, ora Dicendo l'eco anche sul lei della compagnia cantava l'aria; ora, finalmente, a non voler cantare il ripieno con gli altri, sebbene ne avesse ricevi: mio ordine con atti reiterati; ed avendomi V. E. anchi nomo di S. M. ingioino, non ha guari di tempo, eh' io badassi a raffrenare la scostumatezza del sudetto musico . non intra- lasciai d'adempiere ad untai comando di bel iun>v<» nei giorni

trascorsi col Tarlo privatamente ammonire col mezzi» del Se- gretario di questa reale Udienza dell' Esercito D- Girolamo I ma n«> pur per questo volendoci cor reggere per modo e!' ognuna delle seguenti notti di recita ha ripetuto con poi conosciuto disprezzo le medesime discolezze, se non in tu' patte, tanto che, in quest'ultima, avendo io unito assieme detti MOJ traaeora'j ho stimato, non dico già per decoro della mia carica e della sodisfazione del publico, ma principalmente dei u!iieniti*simi ordini di S. M. per mazzo di V. E. commu- ni Datimi, (arto arrestare e trasportare, unmanUoeotì compita l'o- pera, nelle carceri di S. GiaeOD -r sua do- vuta mortificazione tino ai tempo che stimer r

Ma il Ciiflarelli divenne subito umilissimo . mandò ;il Montategre una supplica, dove dice di - protestar.

») I lloa. Tt geni,. 41.

355

dato per avventura occasione -li dispia- i ito, da tuo per altro non avvertita considerata, per la qi : mi conosco piuttosto imprudente die reo i

epn 'l u indursi diversamente a sfuggire iquei

motivi, benché nsab'tra musici e non accagionati ti altri issano recare alterazione ecc. B

ii 16 febbraio tu dato ordini', ohe, riconfermando il pentimento, rosse mess in libertà '>.

In quell1 unno, furono licenziati tutti i cantanti o balle- rini forestieri, per rinnovar la compagnia. Parti per Bo- i Baratti, portane! ì cuori dei suoi mille

innamorati i L'UBoa proponeva di cambiar anche Cai- farclli, che, oltre i suoi difetti, era venuto a noi;», dii

untava già a Napoli da variianni di seguito. Me*

giio Gizziello, a il quale presentemente ù l'uomo più vif-

i, che sia in Europa, dopo de) Pannelli; ed essendo

questo pur anche vassallo di s. M.. per esser nativo di

Sora, parrebbe rosse molto proprio dovesse i ser-

I. S. in «lotto K. Teatro, e sicuramente per sen-

rirtuoso (che da qui é lontano da anni quat-

gni ordine di persone renderebbe gr

-i S. M », Ma il Re ordinò che si prenda

Caffarellì '). Per prima donna, si ricor-

') Teatri f 3." In un giorno dal {bagna 'A'.ì il Caffarellì venne alle mani nulla olitavi di Donna Romita col non men famoso Etaginelli, rou- Moltwuina carte. Rimando a un artloolo di V. fAuxiw £*o«» ,UI btn ,11 :

Maggio Il La fa ufficiata . parchi t'accompagnasM , la giovinetta Anna Codini, caotsriaa b lNilIuriua Sulla Harulli efr. Ricd

;

13 gniii. 41. BigL 1 febbr. lu una Ibi

Galatlrigi da Nup. 2'.l a or. 1711 al Sala», -i | mI drammi,

ctiati pai S, I impegnati pel teatro Alitarti parlBOMe-

« Non l'avanzo per vantare la pre-dositi del nadaninl drammi,

■'Ouoaco abliaglauxa, ina por mettere in vi*ta all' E. V. di qual

866

ill.i Tesi, a che per l' addietro diceva 1 tore ha riempiuto, non eh mulo, l'ani]

Teatro di S. Cario ■>. Il Carasale le maini" la cedola di appalto che essa ricuso, perché impegnata già eoi 5rf- mani «li Venezia '). La Luciana Faccbinelli, della la cheretta, diceva non roierpiù

perchè pati molto in quale ili Spagna»*). Si penso allora tir Astma, Per tenore si sarebbe voluto il Babbi. Per h:ilhi ini, il Carasale ricevette l'ordine d'invitare di nuovo l'AquQante ').

Per qualche anno il Barone di Liveri non era a far recitare la sua commedia ••> Pi I; l'aprile 1740 gli si mandò V ordino che andasa rande la commedia '! la compagnie per rappresentare

DSOZi a S. M. *). E il Baroni: rispondeva subito da Li

« non prima di ier la sera , dopo mille diffieolU

rate, (atto mi venia: di unire, con speranza di qua riuscita lo Utero numero degli interlocutori per la con- saputa oomedia , scelti parte da Napoli, parte da lu qui più vicini. Quando, dopo od convenevole assaggio fai-

conseguenza mi sia il ritirarli; a me, elio, per fatalità ili aorte, sono eo- Ht retto di andar cercando il sostegno decoroAO coi versi, a che ho : «offerto nella mia qui luuga dimora ».

') Api-. 41.

*) Lettera 0. Zon 31 lift 10. Che dire die 1*

altre d li allora erano: « ta aig.* Antonia Turni delta la Vc-

. voce soprano, la sìg.* Qt i), liora prima donna

in Sant'Ai^" do , dice awrebbe il permeato di partire dal MS precario.... ».

s) UUoj. V il it Sella lett. cdt del Zomboiicbi. u proposito dei bai-

leriui. dico : * qui presentemente delti famosi non ce ne tono che ballino;

r'e bensì un maestro componi lo r di balli rlia ti chiama Bastiano Uobis,

quale più volle ha composto i balli in questo famoso teatro di San. (Ho,

DM et b altri et ha esigeste applausi; ma non balla i

*) Du Pollici E sur V\

357

tone, vedrò il desiderio folto più ielle urie speri

mi porterò in persona a dargliene un più distinto rag- guaglio . . . d •). A dicembre, la commedia si slava ancora preparando , ma sarebbe pronta per la fine del mese. Il ne scrìveva il 7 dicembre: « Allorché poi si com- erà la M. \i. di ordinare la commedia» si compiacerà iute, con la sua solita benigna i a, di

cedermi il tempo necessario, così por lo trasporle teatro, come per piantarlo e ritoccarlo , ed essendo egli di rilievo e di competente grandezza, atto appi Da da condotto in dieci carra, ed atto facilmente per le strade <• tempi rotti a guastarsi , stimo io, col sentimento degli artefici, die appena per ciò tare bastar possono 15 gior- ...>-> Il gennaio avvertiva d'esser pronto a mun- si lui, il teatro e gli attori.

E la commedia fu recitata nel carnevale. Era l'Aòth una delle solite, pessime *). Tuttavia, dovè piacere molto. Il Livori , animato dall' accoglienza , faceva la seguente al Re :

Signoro

Il Barone di I.iveri, prostrato a Vostri Reali piedi, umilmente icando espone alla Maestà Vostra, come sopraffatto e con- fuso da tante grazie , che ha ricevuto dalla vostra Real Cle- menza, in essersi compiaciuta delle sue debolezze , 6i è mag- i nenie acceso di desiderio d'impiegarsi in tutto quello che da V. M. sani stimato di Real Servizio; e sebena per tal ef- fetto sia pronto ad offerire, con tutto se etesso, quanto egli possiede , viene però inabilitato dalla sua impotenza a conse- guire il desideralo intento. Onde umilmente la supplica a vo-

') Barone di LiTori, 12 aprilo 1740.

*) L'Abbate, corniti.* di Domenico Barone. Duron di Liveri. Consacrala

.11* s. r. M. «-e. In Napoli MDCCXLI.

358

lersi degnare di abilitarlo con dargli, e modo da potersi man- ce in Napoli, a luogo nella sua Real Corte, por islare contrattamente a suoi Reali piedi, pronto ad eseguire quanto la M. V. Bar* per degnarsi d' imponerli e il tutto lo riceverà ut Deus eie. ' i

Il Montalegre "li rispose conBdenzialmente il 14 mai

" «hip ha lioclio presento al l'ex su suplien, pei es genér preciso individue el empieo 00 •.

olocado ». Al che, Ire giorni dopo, il Barone Li- veri, dopo vai-ii preamboli, «-osi rispondeva :

« . . . . Chiedo, adunque, giacché V. E. mei permette, ami comanda che liberamente in nel tpt >. M ai degni

«armi d'impiego nella sua Corte, per darmi la gran gioì essere annoverato nel suo Fleal servizio, con P accrescili' del carattere di sopraintondente alli Reali divertimenti, tempro |>iù impiegarmi nel servizio dulia M. s., quando di tanto degnarsi, e per ciò fare m'è assolutamente necessaria la stanza di Napoli, dove la tenuità delle mie forzo non mi permei' potermi senza il sovrano aiuto situare, prego V. E. che, con- siderandomi come sua creatura , voglia ottenermi dalla gran clemenza del He quanto a questo effetto nel nuovo memr.i di una supplica a 8. M

' un' annua pensione. Ma a questo, il 25 mar/- rispondeva cho non si voleva creare un nuovo impii con tìtolo , che al Re non pe

niente; chiedesse, dunque, allro. Il Barone 1U01

di esser fatto Maggiordomo di Settimana con l'onore della ■•.<• d'oro, o di avere altro uffizio in corte, e un'an- nua "■, per potersi occupare nel preparar la com- medie *).

') ''aito a questa supplica, * un memoriale di tutti gli afflai 8 odo- riflceaie goduti dalla famiglia Barone. Avviso ai genealogisti! *) Dice che fin allora ne aveva scritte quattro.

Ma il Re pensò invece d'affidargli la direzione del San , Noi maggio, « coirviniendo (dice il Montalegroi fi pel Carasale relirarse desde luego de las depen- i!s del Theatre paia stender mas libremente à su< proprios ■». l'Uditore ricevette l'ordino d' inten- ela '-"i Liverì1). Il L3 maggio, 1* Uditore aerò kveva avuto lunga conferenza eoi 1 averi per istruirlo sul R. Teatro. Il 17, il Barone, da Livori, oc I in-

..i i .sin li buoni propositi, e chiedeva che nere dovesse rivestire. L'I II >a i-i maggio) dava lodo ntalegra <ii avere scelto i tal soggetto, il quale tra >er esser sgombro ili qualunque affannosa, non che altra Mediocre incombenza , tra per essere intesissimo della imitante ancora di musica, o, finalmente. Ira per ' ni uomo minuto e di bu to, •»! che si

accoppia la i i del suo sangue, potrà induri

ire avventuroso prognostico ». Approvava molte delle ui drammi da scegliersi e sul resto; cre- le cedole potesse firmarle senza disdoro, pei altre città i gentiluomini dirigono 1 teatri : cosi i di- lani a Venezia, cosi a Milano, a Londra. 1 ministri dalla Iota avrebbero discusso o dato i conti. Il titolo del Ba- rone '.n "ore odi Regio tspett ttere di I di campo, e un sOii scudi di . I.'s giugno si comunicava al Liverì lasuano- con mille durati di pensione, lasciando a piacer suo l'intitolarsi Direttore, ispettore o Sqprainiendente. 11 Baroi ùò da Liverì il 17 giugno, scusandosi di .. |. srehó ammalato ; scelse il titolo d'Ispet- eatro di S. Carlo. E, intani.. . comim subito a pio irdini e a dare disposizioni.

'. fml 1737 lino ni 17 II, filino del ritiro, orano siati dati al Canuto

dalla Twoiwia Roatc D. 64 ftu InktrttiOtte Ad s. Barto-

lomnM b s Cario GiuoU ■■'<■>' f. 4."

fai

t

de

in;

360

E Carasale? Che cosa determinasse precisi sua caduta, non so. Parrebbe da una vaga allui nel dare i conti, alterasse i suoi bilanci, e fing diti che non aveva l). Nella primavera del 1741 er impresario del Nuovo ; ma il giorno 5 luglio 41 stato e portato nelle carceri della Vicaria ■).

Figurarsi 1* impressione elio questo fece a N Avvenne cièche avviene in simili casi. Nicola C vinato e presidente della Sommaria, descrisse q tazione di fortuna in questo bel sonetto :

Povero Carasale ! Dalie, dalle, Dicono tutte gruosse e peccet-ille, E co attaccate e bierze, a mille a miiip, Le contano la vita li sciagatle.

Mo eh' è arreddutto senza no treccalle, Ognuno lo canosce, e porzl chille, Ch' hanno mangiato, e chine Ji vorzille, Ad £os, adios, le votano lo spalle.

Vecco, ca chiagne dinto a nu mantrullo ! Non e chiammato cchiù sto Colonnielto, E de Napole è fatto lo trastullo;

Ma serverrà de sebiecco a chi ha cerviello, Ca maje fedele è la fortuna a nullo, E quanno abbotta troppo, rescie a piello. 3)

Tre mesi dopo, Carasale fu trasferito al Castelli l' Elmo, pel grado che aveva di tenente Colonne

l) Giunta, 9 giugno 1742.

*) Ma. cit. Indarno ho tatto ricerche all'Archivio del proc rasale. Avrebbe dovuto stare tra i processi della Sommaria; i pandette di queBli, altrove, ho trovato niente. La caduta d è, dunque, in parte ancora avvolta nel mistero.

3) Poesie varie. Ms. Bibl. di S. Martino.

361

dopo pochi altri mesi, la mattina dal 12 mano 1742. improvvisamente d'apoplessia ' >.

ilito, la voce che a per ordine dalla

inalo » \>. Sul suo cadavere so

bisogua credere a una cronaca del tempo surse una

ile aveva una figlia, D." Dorotea , maritata

un D. Angelo Fernandez. Onesta voi tie gli

si facessero pomposi funerali , confeeenti al suo

Ma i militari «ero, perché» dieevan ndo stai"

iato a cagione d' dht siasi potato

b degrad ni titolo, che per tanto

: paisà in conto alcuno per la bassezza doli.»

sua sioue primiera ». Duravano da nove,

ni le dispute ^ quando vanne ordine che fosse subii"

tepoMo, senz'altro. I di notte, con due sola torcoi

«^scompagnato il cadavere di Angelo Carasale netta

chiesetta della Graziella, e seppellito seti/.' alcuna ccri-

mOnia ^).

£*Je| giugno 1742 l'Uditore faceva parti b Napoli una

eh' era slata scritturata pel teatro della Pace,

■'l«'» 1 1, .i.i Teresa Passaglione : « per mia insinuazione

E<««io* egli) e col suo consenso per Palermo, poiché, avene i ^ Soprannome di Carasale, con cui comunemente si -'■•ai ma. da tutti, per aderenza, qualunque fosse stata, che •> a*

' "X*utln questo nel ras. cìu Chiarini, <>. e. IV, 744, dire imocs eh»

*«t»olto nellu ChiwrtU di 5. Maria dal I'ilar «opra S. Elmo. Ma,

*1 tornio tempo, mancano i r*fti«lri della parinc-hia di S. Klmo, e non

■'■ati* accertarmene. Natia chiesetta del filar, del resto, non

l"'l»ura. Indarno aaohfi ho fatto fare ricerche alla Graziella. Noto, di

^*R Da itflBM "p. dal Gbìarioj (V«B86) il rasa le è fatto

Iella chic»* «li S. Gioranai e Teresa, che fu edificata, rome

die*

lo

Chiarini, il 1757

362

ra eoi mede» ad essendo ultimameli la di

fuori , affli» I è 'i rinnoveuata la (une

i -li oueB'uomo e denigrarne la donna qui o menare vita scandalosa o puro recitare in

questi teatri piccioli, la feci assistere e iomped

corso e la disposi ad andarsene <li nuoi ra parte,

siccome di già h;> I ». Nell'ai] icnt

Passagliene era «li nuovo a Nap

tata in i-i il i Teatro della Pace. Bl*t

lo&j il 23 aprile 1743! I ra le donne vegg la

Passagli, «ne , volge .man

la Corneale, perchè nipote del q.m Colonne

Sj eebbeni io | nell'anno passato < |tn

induzione farla i lutare in tnu i'aler

qm>i donde è qui ritori iato, con avei preso per mar;

i lo mastro di casa dal consigliere D. On asse

con tutto ci6 non istfano ohe lai donna comparir deb! su questi teatri. |

rivali della casa di Carasalti ire

era moglie otv i Don Angelo Fernanda ! » Questa fa la fine di A n trasale, il cui nome A

comandato al Teatro di S. < alla pietosa leggt

a milito garbo artistico, il Colli" i

') * .... l'invidialo architetto, richiesto dei ronti, non ai suoi ragionieri, fa minacciato di carcere. Andò a corte, parlò al >ir.uiir.nlo le grati* sovrane, il plauso del popolo, la bellezaa » pari) lieto sorgendo nel viso dol Re alcun regno di benevolenza. Ma eoi! non «ra. perciocché doppiarono Ih inchieste del magistrato-, e appreaao il Curatale, menato nelln forUmn di gione, deve campò nei primi mesi per li stentati aiuti della famiglia, poi dell'amaro pane del fisco. Reato nel career alenai anni e vi

i figli si perd*rono nello porsrtn; varrebbe «I

Caratai»- ai di nostri, so l'eccellenza eie meraviglie dell'opera non r»r»i-

363

IV.

v piccoli—' Porti e compositori Leprommaù e le donne da teatro Detti e fatti di canteri M (1734-45).

In lutto questo rinnovamento teatrale, i teatri piccoli tonarono. Carlo m era troppo aframente compi

tdade di dignidad Ha abbassarsi a irli ». Appunto per questo, ['impresari) reatro Nuovo, Domenico Catini, chiedeva, nel maggio . di poter ridurre il palchetto reale, che ora nel mezzo , alla forma de#li altri, e Pittarlo, il che, vera- lente, non gli fu concesso, < inulti I' Uditore che ìoto era simbolo della Maestà del Reogl «ite, e anche che, forse, in seguilo, Carlo III poteva mutai iero e servirsene. >. recandosi in Sicilia, la- sciar a Napoli un Viceré , che se ne sarebbe servito^ come fin allora i viceré *).

i buffa ebbe suoi principali poeti in quel tempo intaso Mulini. Gennaro Antonio Federico, e Pie

sro nella memoria 1* artefice infelice >. Colletta, Storia i. 4, 4'J. lo itira contro la Reggenza, Ms. Rihl. Naz. MgA. XV, \. 13, ini.": '""* Confessione generale, si dice :

Son troppo fresche ancor «li tanti « tanti

niuoelc; i Caratali I'oskod twn diro su gli onori a i vanti i'i «ou, te ili!

Stefano, suo istitutore, gli avevo inculcato: < Signore, Co*» nella Rttaritm Lodovico Solaro ili Monustaroto , amba.«iatorv wirHo a No-

li

•Uno Ri-, 1742. Aivl,. .li Stato di I

f. 1."

354

Trincherà. Qualche comedia butta

Fabozzi, Domenico Carnea, Antonio Villani. E con

a fiorire Antonio Palomba. Quanto a compositori , il Sauro, il Lattila , il SeBitti . il Fischetti, il Leo. il Pei golesi , il Logroscino , il Porpora . il Jommelli , I' A letta »).

Il vecchio buffo napoletano, Gi aveva vi I opera bufTn , taceva

detta compagnia dei Fiorentini il 1741. Prima di I' ritirarono Giovanni Romaniello esimono de Falco. I più giovi ino Girolamo Piano, Alese itenda

mano, Nicola de Simone, Giuseppe Fiorillo. In- cantò al Nuovo Gioacchino Corrado , restato libero di S. Barlolommeo. Le prime parti d'uomo e di donna es- sendo Multe in toscano, gli attori per esse venivano pc lo più da Inori, come abbiamo già deUo , e specie ài Roma e Bologna. Cosi do! 1734 era ai Fiorentini Antonia Colasaoti, detta la Falegnamina, romana; cosi Santa scucci, anche romana; e nel 1738-9, Barbara Narici lognese s). Nel 1735-6 cantò ai Fiorentini I Aschieri, romana, che divenne poi prima donna di grandi teatri.

Con Caterina Aschieri recitava qualche piccola parti bus sorella Albina. Cominciò anche a Napoli I gionc 1736-7. Lv n-.\ comp ne sopì

ii Manzuoli. Ma, nel luglio, tulio a un tratto, un or- dino secco secco la cacciava dal Regno. S. R. M. Signore (scriveva l'Uditore) In esecuzione dei tissimi comandi di V. il. M. si è di già arrestai teiiua del Teatro dei Fiorentini , Caterina Aschieri , chi devo uscire da questo Regno, e, necessitando per ài

') Cfr. opp. e -it. il<l Fiorano « dello S<-h.-rilln, paxsim

*) Cfr. intorno a costai Casanova: Mém. II. 183 ag. e C. Ricci o, e

:ìc,:>

l i iplimcnto ai -ii"i v< | ni ordini i passaporti,

oc. ec. 12 luglio 1780 Francesco Mar- ' l » : Knt o '). Le ragioni dell' espulsione s' immagin;

■Margherita Pozzi, Anna Cialfleri detta la< Ca-

Castelli, Elisabetta Giani detta la FrùhriteUat Eli- betta Ronchetti, Teresa de Palma, Caterina di Gennaro, I mi.-i Pieri, Girolaraa B< sabianca, Vittoria Pasi, Antonia ara, queste e altre e ie e napoletani-,

impari vanii, a volta a vi. Ila, ora sul teatro dei Fioren- za sul Nuovo. Ed esordi, si può dire , a Napoli sul T o, la Colomba Mattai, detta la Colonna,

na, che ebbe poi tanta celebriti i I ondri rome |>rima donna *j. Talora, come nel 1738, gl'impresari! ottenevano il per- o di formare due < ompagnic, l'una toscana, e l'altra napol i lo i due generi di opere "). In que-

uio ordinariamente uno o due ballerini, ., talvolta, con permesso speciale, se no appaltai -ei o otto per fare i balli 4).

~ ai dette :>1 Teatro Nuovo YKrrore Amoroso, }>"..-s!a del Palomba, prima opera del .lommelli, odia quale cantarono il Corrado, il Romaniollo, Geronima Tearelli,

partirono la madre, Maria Mozzanti, e un fratello e la so- lvi 'ri f. 1."

*) Cfr. Florimo \ . IV a jxuxim le carte dei Teatri i. l"-4."

•aio, ó ina ito 38. &c. Teatri f. 1." «J ut-Ila per l'opera era composta cosi: Caterina (]:«t«rlli, Agnato Imbert, Santa Pa-

i mi . Nicol > de Simon F ai » CS rapi , e due no«- Kiloirne«i mandate da Giustina TaroottJ Quella per Pop. napi

, N. Pellegrino, Paola Paruandex, lena Ricoi, Antonia Spina, Tarati Amoroso. AnlOQil Nov.ir. *«ppa de Marino. Petronilla Rossi. L" lid. nota che quota compagnia «a ìoom di il" altra. »

i Fior. cfr. L'Iloa 5 maggi 1 seti. Il Ttatri

366

Cateiina Castelli, Elena Pieri. Nel 1738, ai Fiorai (hurdu, altra musica del Jommelli. ').

Quando, nel 1738, dove \;i darsi wl Nuovo lo Secret del Trincherà, succe a itto curioso. Il Bb

staio stampalo 8 portava per titolo lo s'io. C'era a Napoli, per avventura , un nome appunto Nioooki Pabozio. Costui p moriate ;il Eie, « supponendo egli che, per mezzo >li quella» non a caso ma condolo, venghi deturpato il suo «.: ^ 1 1 * n non che la professione di medico». Chiamati, tanto rim- ino Antonio d'Errico, quanto il Pabozio in l'Uditore, si convennecheil nome sarebbe mn' i" - »ple già stampate distrutte Ine terzi il Faborio e i

, contento del risultato, l>. Nicola Pabozio la st della recita prese tre bollettini per so e pei figli ! ')

era del 6 febbraio 1739 si recitava ai Fio ['Ortensio del Federico: due monaci carmelitani e francescano ebbero il ghiribizzo 'li andare anch' l'opera. Pittarono un palco, e vi si trattennero fino ni scrollilo. Ma. tirH'ws.'irr, furono urrestali dai eurso Nunàatura, che avevano spie Del teatro. L'Uditoi Ijìio avvertito , fece arrestare le due spie. Nonacque, al solito] una questione. L'UUoa afferma: « giammai agli Im- prs judetti Teatri pubblici - 1 -ttei

i monaci, all'incontro hanno attrivito (ardito) i curso fai si dappresso a teatri per irli all'usi il I

!) Cd M.iii. i I Jomnutli, i'i Opp, ilei Mei e<l. nap. p

10. Noto ctu il Signoroni dft oorni; rappr. ai I il» 1 Padarioo, oo* «ii i j— i -;e " ii" dal Baldi, «attori il d'Ami

i i Inizi, In Catarina di Gennaro. Yèutuie «I. ài. \ *) Ulloaj 11 (fogno 3&— Teatri, i. .'. - Cfc V. d'Auriu. l>. ftk

Ut t«$T). I I Un Auria. / moneti al teatro dei

307

carnevale seguente ecco un altro aneddoto, ca- uti r tei tempo recitandosi l'ultima comedia ai enunciato la gente bella l'ine dal primo atto a rilasciarsi un poco dalla dovuta modestia, menando delle icfetture, e gridando eoo appianai di vitto; ma, essen- qualche maniera riparo, si 6 «•ontinuata bene comedia nel secondo aito, l'i, come che si & avanzala temerità, verso la fine e nei terminar del secondo atto, a Dar delle maggioiì grida, e a gettar con più vio- Ea del ito dall'.' io (del- calare il tri' me, |ier non dai' luogo di Bar

e si ritr n un paleo, ha gridato con strepi! ■.

>i rosse di nuovo alzato detto telone affinché si fusai

in quelli della platea; han fatto alle voci drl Principe, domandando V Istesao^ tanto più »e vedevano, che il medesimo colle proprie mani dal sli- tto pah o l'alzava. Ma lo scrii teeorfa i latto andare i cantanti, e, dopo, ha latto alzare detto -. dicendo di non esservi più nessuno la l) teff autunno del 1739 il de Brossee trovo a Pfapo- uatre opéras à la foia sur unau-e thóàfres -lilTu-

inll« Lega <l<-l bene II, IT. Intorno ai (ratti

tiiUani o sia nlaiione ecc. tini, il, Mil. L818. p, l!'l-:i): « Noi do- I |M i ni dui lon.» «ujMU-iori [iruiulonii In libertà di n era «fi alla ia; ma un Minplir* frate non ntli-.'n m:n quatta

In Napoli godono pure d' nienti privilusiu 'li Dalla .< Iia. m, |iartioiLii-ui> ; ouoiilc . IIIITIII

' il.il |tO|K>la noi pubblici spelta Msia ■■ l->

«la atta «in i frali , molta Libarla; il ohe din eba Voo

U pm IU p.„. I gesuiti •• i frauencani 000 vi O "■-

jjooo mai maairberat > -. »

- Simili diaordiai al Nuovo— Tastai f. 3A- -Il gatta o d'apptaud iati pontifii Gir.

i

3C8

retta. Brano .1 san Carlo, i Fiorentini, il Nuoto t> quello della Pace, i .\|>rès fesavoip assayés 8ucce8sivement,j*en

quittai b plus manquer une seule re-

ti -utation de li Fi'iscatana , coii i de

Lei..?. Forse si recitava ai Fiorentini. Quelle ì quelle harnoonie ' ■...,.!■■ i

i « limite plaisauterie musicalo ! Je porterai cet op« Prence ...»')

Le canterine dei teatri piccoli erano un gran ; per la pubblica morale. I "no dei pensieri del governo ili fu di renderle il meno posa a.

iuipn-sani dovevano presentare volta per volta la li- dei recitanti, per otti !" approvazione. Sono no prammatiche del 1~'M, :m, 89 < < legs

DO in alcuni punti lu i In città le meretrici '). Le dot di teatro ne venivano quasi tutte colpite. Cosicché cessano esentar dall'effetto delle prammal olle,

erano impegnate pei pubblici teatri. La nota, approvi volta per volta , ani passata alla Vicaria , che curai l' esenzione.

Ma iK-l febbraio 39, que lenti e ballerine del Fu

reutini e del Nuovo, eh' arai e afiora, non Basendo in '.ano.

o al Re, adducendo , tra l'alti doveva durare, perdio connessa ■• al cara! •rote

ne «li cantante e ballerina. » L'Uditore jjiw

') Di- Bro§«cg. o. e. Ili, 157-8. K v. t io eho dire del dialetto napole- tano, dei conservatorii eoo. Neil' autunno 39 si recitava al Nuovo

noi sofferti! sa, poesia del Federico, mus. Jet Leo. Il Fior nella biografia ài L»». dice: «Nel 1745 compose una porzione dell' tiraa sua opera La Finta Frastalatta pel teatro Nuoto, con poesia Federico; ma fu colpito d'arrapi.**!.' re. l'aria Luta

Cfr. o. e IH. 30.

.11. <M i.uisliuiaiii. Tomo VII ." ,Aw.

3C9

Ma il M re non ammisi- la teoria ite! carattere in-

cantanti e ballerine stavano por essere PO esenti; se do, no. Anche ranno rCdh Ile disgr lon vera-

mente per comp; ma pel puntilo che noi

sottratte alla sua giurisdizione! Presentando lanotecti quelle

disoccupate, dm Ielle medesime Una buona pa

principalmente Blena Pici-i, romana, non vi è quél tivo odore, che taluno crede ; di alcun' altra si suppone qualche libertinaggio, come si diesi » '.) Ma fu ripetuto ré- oente Pordine precedente. *) In quel mese appunto di giugno, la G. C. della Vicaria esecutrice del bando, da una parte, e PUd aerale, protettore delle cante-

I i iron i alle prese io d abitava di fronte alla locanda della Croce di Gc- i una miserabile canterina li , giovane

e l'anno aveva recitato solo per la prima

opera al Teatro Nii" DL lo-

Morosini ricorse alla Vicaria, elio la In- ani.u via, perchè era « una pubblica coiti; n rivà), la quale per il scandalo, che pubicamente dà, si ai! ogni persona onesta insoffribile ed in

il tre alle | «re , che sono allodi

nella locane! i del medesimo supplicante il tutto 6

anche ben noto al K. Parroco di S. Giuseppe.» La Vi- caria mandò uno scrivano a prendere informazioni; ma, i ,r una i ', ordinò si sospen-

la procedura, e si rivolse al Re pc ire come

regolarsi, he la canterina, che disse che

per essere scritturata, addusse prove della sua onestà, ecc. La Corte della Vicai ia fai ervare che: « lo suddette

■»o 40. «) |2 ( ;

20

370

cautelino e ballerine* ] no biglietti ioterpeOa-

lamento, ed m tempo che le medesime sen teatri

di questa capitale, spediti per la vostra segretaria 'li s- grazia e giustizia, che non si molesta- »■-

tntazione» che dovevano (are alle vicinanze de' detti teatri, i al numero «li poco meno quaranta, e quantui

iggior parti; d' i «800 I rminato I

di presento non siano addette in niui tiri, hani

tìnuato e continuano ad abitare, non solo nell'- ilei medesimi teatri , ma in altri luoghi onesti di -, metropoli, facendo lo pubbliche meretrici, anzi qua di eese tiene in Bua eaaa altre donne libere, chi sOBodalosamenl landò la loro turpe pr

per le quali continuarne itano al sudetlo v>

ricorsi delle pei'sonc oneste, che abitano io quelle nasse, senza che si possa dare la minima provid li procedenti reali ordini .... » Ma I' Uditore, dopo rettificato rio che riguardava la Caterina Dons, chi ritrova in estrema miseria , le sue fattezze I" danno molta incentiva ad aver dei concorrenti \ e del cln> le canterini disoccupate erano appena una ventini soggiunge che, quanto i

scritte per onesti', portando seco la professione di can- terina La dura necessita di trattar c< •■appella, sonatori, poeti, ed amanti del canto, e chiunqi

iffico in casa d'una donna, . in-

duce a dire, the aia disonesta, o che vi sia, o die non vi sia effettivamente il male, ma quello che senapi invigilato da me, ed ho

punite talune di q leste con cai li evitai

ilo, i troppa publicita to copia

o qualora s'è dubitato di qualche disordini che poteva produrre grave danno alle fain

moderazione e per timore di

- 871 -

» p per uni. rendersi diffamate, ci ii i pono ri- cusate dall' impresari Nel 1741 la quistione si riacoeodeva por un'Anto

tato per otto anni nei teatri della Lava a Nuovi», e allora restava disoccupata. La Vicaria voleva irla fuori le porte. *) L' Ulloa diceva che ora liber- timi, «'"M « La maggior parte <li detta gente

uno stesso carato, e quello, che da me - ■'<'• pn ivitare, ò stali» la pu Mirila scandalosa, ed, in Br- uto oneste, non ha dubbio die si son liscrelamente, mentre, in niuna delle cisedi dette mi. '. :. •'• stata alcuna rissa, si sono intesi certi iudiziali •••in rovina delle famiglio, ma solo alcune corrisponden» di pochi amici, i quali con tutta 1 han praticato ... ••> 1 ' lire i teatri piccoli, renderli obbrobriosi alla r sentire di Mini e ballerine, che ser-

qi i simi 'il da fuorile porte, interessarti

gì' impresarii «''in obbligarli ili fare venire cantanti ili l'uuri ». non potendo la piccolezza d'essi soffrire la Bpesa, »lesse per .«cui" portico

! : , i : : IO. mente, 80 aett. 41. Bigi. iv<nl<> 34 MB, I

*/7 *ett. Una lunga relaziona del Principe di Cantati EUggenk dalli .i, J'I 17 oli. 'Il , ([uuliiir.-i »fft»oit3voluiouUi tutu» In donne pra- *entet a. Di alcuno anzi dice eoa fono e pubbliche

il teatri -i "ii..' contentato non «ola ài ballar* lonza raoreede ma

ooaiii con loro devono ballare ne1 teatri predetti, noa ad

allru dna se non o\\* per tram .iil aliiur.- le ipuMfl •in..

gik 1 «ameni \«h« dell»» %

idate n.l abitare, anzi l'ultimi.' li ■ano tenute dal Quartiere 'li Ponteacùro, dove Lottavano coll'altra donni

1711.— Teatri ; I

372

giacere a detti in* r io che non può

mai avat a ini perfetta virtuosa, e chi si mu<

patria con picciolo i nino viene certamente i i

di lucrare per altra strada, onde sempre non male e si pregiudica alle naturali del paese inzi

-la cagione, si andranno dimettendo detti i ..une e sortito in questo anno che non si son fatic te due opere, in quello dei Fiorentini, ; ioli" ali sopra Toledo, perdio avendo preciso ordine l' impr> <li non prendere donne [leena . lenendosi da

una cattiva idea di dette cantanti e ballerine, niui in. no si applicherà in avvenire ad in di

di halli», per lo timori1 concepito elio, comparai di detti teatri, abbia subito ad avere lo sfratto come pubblica, quando, tacendo lo stesso male senza tal cai tare in casa propria, sta sicura di non ess

con india difitcultt le sopraviene qualche d sopratutto SS abbia protezione (come s

alterno di Vicaria, •■> E conchiudeva, i i gliando di fare un avvertimento alla Spina e lasciarla quieta. ') Nel febbraio seguente, per simile occ tornava alta carica, ripetendo i suoi argomenti, e con gliando: 0 ferie obbligare in questa I pena dello sfratto del Regno 0 di tre anni di penitenza, a vivere e vestire con modestia senza sfoggi, e di non andare al passeggio di t'Inaia 0 di altro concorso fe- stivi», per evitarsi qualunque inconveniente, che potrebbe caggioaar la loro veduta ...»*) E in tatti , fu scritto

'i niofl v> ui» : 11.

*) DQ r li- le Ciotte

1 *i i'>tlr in Un quatta «ltre che go»ii-ano pretto

.1 romani coloro i he i rivaao al Principi ne' uublid •puttacoli. rioconM lungamente irpo delle leggi <•'■

ed in particolare >>, 1 i:.ì.I mm, in ui fra l'allro ti ode con

373

rimettendogli la nota de&e donne, ohe rcsta- izio dei teatri pubblici, «Qua bus sub&lternos inviglieli en que vivan modestamente y sin lai dalo . svisando la que raltare para eschiirla do la lista de l"> Iheatros. o \i

t '<'i se e le servette e te 6cj^% dei teatri pio

non contribuivano alla <iniete delle famiglie. Le carte dell'Ar- chivio di Stato ci conservano un non piccolo sagi scandali, degli intrighi, dei guai, chi no nascere.

Una delle canterine, che più dettero da fare all' Udii il Marchese di Monlale^iv, fu mine

esordito nel 1729 al teatro Nummi, facen lo Rinuccio uéu" Erminia del Saddumeue. Dal 5 a ritroviamo /'r < . Afartno, .1/"

irVw, VannellOi &opa, Chiarella, vetta buffa, a iorentini. Nel 35 riappare al Nuovo; dal 37-40, ai Fiorentini. Godeva «alte protezioni ». Nel 1737, il Barone d'Ascea, D. Stefano Marasca , già amante, quantunque, rosse ammogliato ili fi- iato agli antichi amori. 11 padre della sposa, D. F cesco Santoro, andò a raccomandarsi all' Ulloa pei

limarlo. ET Ulloa impose al Marasca il mani- ci quattromila ducati b carcere, se andasse ptiì a casa della Margherita o parlasse con lei. Invano D. Stefano supplicò perche I mandato 5).

mem I/i Imperatori cristiani ni vietava all' Istrioni di abbrac-

ciare la novella nascente fede, che ossi rcligiosameni i profanava! non privare il pubblico di uenti, perchè doveau ili pn.^-nt" ab-

bandonar quali' «aerdrio, latti cb ù».

') 1 mur/o -li. Alta Vicaria fu avvisata lo BteBSo il 10 fobbr. ag- giuni. Questa lotta tra la Vicari» * l'UdìtnM

trova rincontro in ciò cha avveniva in arancia tra i (ienlitehom:-. la Chambre, cui erano sottoposti i comediaoti, la Pulic*. Cfr. Maugraa. •omnibus hors la C Léfj. 18H7, p. 217.

ato 37. Bigi. ì>3 ag. Teahi l !.•

374

Nel 1 738 , la Margherita aveva persuaso D. G Spada, Marchese il Santo Mauro a sposarla. Ma, n ire ritardava e discuteva per assicurarsi una do p Uditore ebbe sentore del rati », e die aBa eoa porta; intanto lo Vicaria faceva un mandalo severissimo al Santo Mani., 'i.

Non basta; nel gennaio 1739 giunse al Montali una supplica di Francesca Zusarini e G CancsJ-

lion», dio i-liiii!<-'..iii" in .---e collocata nel Conservatòrio <ii s. Maria sua .- Margherita Pozzi, I

la quale] ' hd ' me i he recita nel Teati

Matteo, ha contratto delle strette amidzii diverse persone, b con ! appaltatore del dotto leali •. tra -li assi ve ne Bone dei sgherri, ed oltre similmente contratta stratta amicizia con quattro di distibuone , le quali si conoscono in -ir- issi

e ingelosite della detta Margherita, che non può lìngua spiega] scc, » Se non che, l' Uditore, incai i

d'intbrmare, seppe che la Francesca Zusarini non aveva acconsentilo atta supplica, a cosi perchè i fatti n vi ri, ' h n idea «li pregiudi*

cari- la nipote, nella, cui casa essa i

re 'i'i Caucelliero, a uomo assai vile, discolo e di p sima indole, e si può dubitare che piutto rione oTaitl i si ad avero qualcli

dalla nipoti . si fosse indotto e fai Poi a i iena

naie, |>er .-fogo piuttosto della propria o dell'altrui | stona , che perefc ro veri i t'aiti, che

SCOno. - n •) Ma, a ogni modo, all' ! Non in dato rico: o qua il lobre los pasos de M a Pozzi

E ce n' era l'isogno ! li 5 giugno

') t'iln 81 febbr. 38.— Teai. ') Ulon 5 iVl.l-,

375

quattro e mezzo di notte, due persone non conosc

andarono solto le finestre della sua abitazione alla piazzetta ni, e, dopo aver profferiti i ad alta roce d urie contro -li lei . spararono un colpo di fucile II fu senza danno, | Margherita, la

a. Il giorno dopo . I I fditore lo n chiamare la Margherita per Interrogarla ; ma

te 'li iter dare nessun lume, di «non

do I L'Uditore dispose , per cani dhe la sera, all' andata o al ritoino dal teatro, fossi- lagnata da birri. Continuarono le indagini, ma senza un risultato.1) —Come Dio volle, qualche anno ap- -II, a prircipio del ITU. la troviamo maritata al fa- moso bullo Antonio Catalano. ') E col Catalano, campa- nella compagnia del Nuovo del 1743-4 E, l'ultima la, il 44-5 ai Fiorentini, ria Cialfieri, detta la Cordova, perdio figlia naturale di D. Ferdinando di Cordova*), faceva girar la testa al Principe di Canosa. Dal 17:*:$ al 36, aveva can- tato al Nuoi .730 era ai Fiorentini. Il Principe tu dal Benthia a teatro, poi, cominciò a an- dare in sua Ora si vedo giunto scrive 1* UUoa all'ultimo segno di smoderata passione, mentre diporta ra e il gioiti, in casa della medesima, visitrat- lunghis ite, senza die vi vada altra per- ii mini memento era solito prima taluni altri bazzicarvi o .li professione di musica o d'altra condizione, e, per tal effetto, comunemente si dice i he l'abbia assegnato ducati

0 giugno 1 *) 2t> giugno 174 1 - Parerò del]1 UUoa 11 'li Hat •■oiitruvemia per pa- gamento coli' impres. dei Fiorentini. K anche fcbbr. 42.

1.1 onaii'Jo di Cordova «ra impresario doi Fiorentini. aneanona Ira lui n l'impresario del Nuoto a proposito di iterine. Teatri f. 5.°

:

di lei quotidiano man io al mese, » Inoltro ,1; pria carrozza, a con di. ia livrea ; 6

«-•olla madre ÌJ>>. i un fi

I i>. Ferdinando, - m scarrozzare per

la città. della casa di Caiiosa non

grandi; il Bgtiuo

maro e di decora Mi cine risposa; che attendessero ai falli loro, ahrio qualora si vedesse in disperazione , se ne •? au-

in Vioegia con detta d avrebbe

') Anna ^alfieri fu sfrattata dal . Nel

1748 supplicava di ritornare: « da malevoli di il ute fu alia M. V. rappn un fatto pi

ideale, die poi s' è e ilo ripugnante alla ragione, o

i. i i Doa avvisava favorevolmente. Il P sembrava che nop ci pensasse più; aveva alice '

Meco la Maria Broli, panni che venne a Na

ballerina e per tre anni ballò a S. Carlo. E fin d'allora, «sii mpenva ella assai apparii /osa, cosi

d' altra parta andava- indo che imparava la musica

lizione , passane"!,, di ceto di ballerina (nella cui professione per altri troppo ita) a quello, se non altro, al

pio lucroso, di canterina. r> I\ dopo un poco, si sep;

a divenuta canterina, e comparve sulle scene del to Nuovn. Subito canterina . le mise intorn

ne cavaliere, D. Ciro UUoa , che r applaudiva 0{ sera a teatro, che «ila di fuori e cond

a casa nella sua carrozza. Durante il carnei

lai

:

DI

DM 24 ngo«lo 1740. *> Ulloa 10 luglio L748.

377

-.iva quasi tulle le notti nella casa ili lei: ma, durante

i, era solito « trattenersi con lai lino ad una

competente ed indi nella casa propria si ritira a dor-

mire. b Pie distinzione, che fu riferita all' i ditore, non solo

ila un abitante 'runa rasa ili fronte, ina anelie a dal Re-

roco -li S. Anni, <he tra i de'

PO clero, non vi •'• chi l'uguaglia nella probità e dot-

i e nel!' adempiere al suo istituto. » Talora Don Ciro

andava in calesse fuori la grotta di Pozzuoli, e, dopo un

iva la Broli in carrozza d'affitto. I ta

si sparse la voce che l>. Ciro la sposertbbe, I

valiere era davvero i (coppo chinavole a al fotte

umane debolezze e nulla spezie presente non par che

possa rivocarsi in dubbio di vivere BgH quasi clic affa- scinato, non che di cieco amore preso, dalla sudd'"

l i cantarina. » ') Il Duca di lamia, fratello, e i . zii di I). CirOi Fecero supplica al He perché provvedesse. Il Re ordino ohe la Broli fosse mandata via da Napoli, l'.ssa pregò, supplicò, disse e D. Ciro

ntorno, che essa noti gli dava retta. Invano. Allora la Bruii chiese d' esser chiusa piuttosto in uq mo- nastero. Ma 1>. Ciro avrebbe voluto i he fosse I

irtin.'.... per seguirla; ed ebbe il » iraggio li rame supplica al Re! L'Uditore si mise in giro per trovare un monastero* luello di S. Nicola a Nilo non volle riceverla j « ail in detto convenl trattengono persone moti

mogli di regi ministri » , e neanche quelli <h S. Maria del Consiglio e di S. Maria suceurre

nalmente, trovò un posto nel Cooservatorio 'li s. Nicolò dei Pii Operarii ; donde, passò in quello di

8. Man.) del Presidio. Ma, giacché aveva ui tratto col

teatro di Malta, nel luglio Ri t'aita uscire B, -libito , im-

i) Ulloa 7 mano 17-41.

378 -

bareni r ' '* —Anni dopo, nel 46 o 47, tomo al tei Nuovo.

Un altro fior di virtù era la canterini Angiola ■hi. Ganciata dal Rugno al tempo della venuta di Cario III. lii riammessa por grazia sulla tino del 1738. E di questi grazia profittò subito per |.-_- (u s<> quanta tre

Coti signori dell' aristocrazia , con bravacci, eoe Um di BUbllgli . nati pet lei; assalti notturni alla mi; rasa, aggressioni di mi la frci|uentava, ecc. di

tenninaraoa il Re a mandarla ria & nuovo dal Regno.*}

M;i line, «lei sin ii amami, 1). Francesco Sorsate o il obese di Montepagano , la fecero accompagnare da di loro agente, che, dopo un bel giro, lariconduss poli, a la misi' nei Conservatorio 'li S. Antoniello alla Vi- caria. Grande stupore per l'audacia! La Franchi fu Ioli di li e messa in carcere. 1 suoi amanti chiusi in stolli, eoo grandissimo rigore, Bensa permettere dessero nessuni,. Alla liiii- ilei settembre, furono libei dopo una severa ammonizione. La Franchi eoo la madi era intanto all' ospizio .lei 1M\ Gesuiti ad aspettar la buoni stagione per partirei Dopo vane suppliche, il Kopermu

restassero a Napoli, ma sen Ma. neanche nel Conservatorio, stavano bene. L' [Illoi scriveva, il 15 gennaio 1740, che, essendo andai Conservatorio ossia ospizio dei PP. Gesuiti aveva l

') vii' tlllon 11 mar/o 41. Suppl. de Ih Broli, Stimano. Nuovo or- dini» del Re. 3 apr. V. aneliti carta 7, 8, 18, 'Zi aprile, e 5 ma'.-. La «uà chiusura nel OOMMOtOTtO impali al Caratala, impnwar Nur.v... di metteri» in i.irena l'opera di primavera, di che il punti l malcontento. V. india nulla Broli un articolo di V. d'Auria (V 29 aettemlm- 1889).

*) Il 31 maggio 1739 IT'Ilna ehieae il passaporto per Angiola Franchi e parsone di famiglia, sfrattata «otto pena della frusta e del luogo di penitenza, «e torna ra.

370

palo isolo a era rappresemelo, a rispetto

4 t**l poco decente modo di vivere di Francesca Signorile e di Angela Franchi, madre e figlia, e dello scandalo die

.ITI

ide :t-i un palazzo rimpetto del cavaliere ben aJT Ecc.' V* » Pi mettere in un' allea care

dispose poi che passa >ii-.ivaiorio diS

alla Pignasecca. Intanto . « te suddette due i< mmi- nc, per eOa mutazione sta iza , inquietano

ii parole licenziose non menò la Ba- li; • della Comminata ! •> Nel mar/,.», QO

r ( suppliche >• Analmente ftirono fatte uscire dal

itorio per Ire o quattro mesi. Ma, nel maggio

un F>. Vincenzo Giuliano e sua moglie supplicavano il

In li Franchi o fosso sfrati no o

e al conservatorio: aveva legata lina srauda-

i col loro figlio h. Nicola. Ma l'accusa era

i. una vendetta di D. Nicola. Nel luglio, la Franchi

finanche il permesso di ritornar sulle scene. E, colla

anza che dopo i guai sofferti, avesse n, i i testa

i ibi \ '■ ai Fiorentini il 40 e 41. ')

Antonia \<>v uà, ballerina ai Fiorentini , pòi canterina

su varii teatri, tentò di maritarsi il 1784 col ca valici- D.

raro Gruther. Ma il matrimonio, per buòna sorte, fu

impedito. '-'< Margherita Giacoraazzi nel 1742 stava per

il i tonte I cugino del tenente generale Conte

Trivubio, che ottenne che il L'escale fosse imprigionato

i <ua<<.Mia/./.i messa in un e storio.

Ma parti subito , perchè aveva Bnito il suo tempo. ■)

•l Rin.*-nii;. - dalle carte che In riguardano del 1188 « 40.

i ode.no di quosU Novara rfr. '-art»» 28 ng„ 6 aetL 1734,

Big!, reale 10 nov. 42 alla Vicarìa Prindpo 3] beatola 12 nov. •itola, 13 nov. Teatri f. 4.°.

380

Mi, -li tutti i tentativi matrimoniali di canterine 8 ballfr- rioe con giovani signori, uno usci, eia storta i

abbastanza curiosa.

Nel 1741 veniva a Napoli mia cantante ti" Ga-

spara PaUerini, che era scritturata pel Teatro Nuovo. C'era allora a Napoli un Marchese D. Antoni.) Montalvo Ra- mireZj anche fiorentino, parente degli Strozzi, eoe, al- meno secondo il suo i q dopo la morte del tu D. Bernardino suo padre cosi estenuato il patrimonio 'li sua casa «-he in conto almeno potea so ministrargli quel tanto, che gli era non già convenir ma necessario al suo mantenimento nella propria patria, mdnsi arila medesima ingiustamente e eoo molle

diverse liti travagliato dai suoi eoiigiunii. per i-limgire 11 loro persecuzione si ritirò in questo Elegno e città di poli per vìvere cotte poche rendite rimastegli in esso pri- vatamente sotto il reÌÌCÌS8ÌmO dominio e governo della

il. M. V.; e, quivi \ ervenuto, considerando che non possibile trovar moglie di sua condizione ad oggetto non potoria mantenere con quella proprietà che do. s'invaghì d'una donzella o, che fu Qaapara PallerinL le cose giunsero '.uno oltre che i di ti -• pr

tarano al parroco e fecero fare le pubblicazioni. Ma, pi a terza pubblicazione, nel novembre 1742, ecco gi

una lettera da Roma del Cardinal Aemiaviva al Mo legre, pregandolo che impedisse il matrimonio. L'Ao

rivi stato officiato dalla Duchessa Strozzi, cugina d< Moutalvo. si era ancora a tempo. U matrimonio dito. Al Moutalvo fu fatto mandato di 4000 durati i stollo; alla PaDerìni, carcere e sfratto. La PàQerini ree supplica al He; che non si può riferire, ma ch< i»e ut

beli' esempio dello cose, che, una volta, doveva stare a lire un He ! Un altra supplica mandò il Montalvo. Ma il -piccò l'ordine, per più sicurezza, che il Montalvo

381

chiuso nel castello diCapua; eia Paflerinl, subilo finito Q

ohMi^M uri tratn», sfrattata dal Regoo. Ma questa volta l'ordino non ghinee in tempo; i due avevano già pre

Si spedi gente dietro, si suppose che fossero an- •l.'tti a Beni". <-ut<>. il [in;sifji! ili Monte fosco si recò ivi ili persona. Ma anche qui i due avevano latto presto. Il 17 dicembre erano andati incogniti alla chiesa parrocchiale di s i'i, mentre oli bvo messa il |

Ramu , abbate rocchettino. Noi voltarsi che questi fece dire il popolo, il Montalvo e La Paflerlni gli dis prontamente in viso, rome Renzo e Lucisi: Qut

e mia moglie', questo é mie marito! Figurarsi la

•i parroco gridò, strepito, b poi se andò a ri t « - air Arcivescovo, il Montalvo si rifugio subito in un vento e la donna in casa del canonico Mariella; e fu- rono fatti guardare dal preside! di Montelusco, che aveva ricevuto avvisi ed ordini da Napoli. La fuga e il resto

)O0a famiglia Trabucco Benevi e vi avi luche tenuto mano in Napoli quel canonico ■■ . ì i d I co, che abbiamo visto poeta al S. Carlo

coir Olimpia, Il Trabucco tu sfrattato dal Ragno. Tutto i i fece, le dimostrazioni che tentò, riusoi-

ne: « A dire il vero a V. B. scrivevi l'I Ilo avrei incontrato tutto il piacere per non nuocere ;il Mi- detto canonico Trabucco, cosi per essere un uomo ••

con esso lui in da più

anni una qualche buona oorriBpond* te del

dramma che compose per il It. teatro di S. Carlo •>. me

ponte al vero ' \i Qualche tempo dopo, confermato

') Card. Acquiriva da Roma 13 nov. 12. Risposta 17 nov. Sup- plì.» della Pollorini Parati doli' Uliva 3 dicembre I

•1-,' I li ! «ride di Monto fu sto 16 -li'-. Pro-

; Moi.U-fu <h D Matti» Capano 19 die Llloa 23 die. Ordino

382

il matrimonio , il Montalvo e la moglie ebbero I' 01 di andarsi a stabilire a Bari, dove il Marchese posse- deva «la mastrodattia in burgensatico o. Ma il Monti andato a prendere la Gaspara a Benevento, la troi ferma , ed, essendo anche lui infermo si fermarono ac

e chiesero, con un certificato medico, di dimorare in luogo d'aria più dolce l). Enel obbero il permesso di Fermarsi a Caserta « basta qui riendose curado y mejorada la estacion, continue su ( a Bari •> 9). Ma neanche l'aria d vollero «-ho giovasse), e il Montalvo nell'aprile supplii ili «potersi trasferire ron sua moglie a Napoli pei far curare la sua consorte col consulto dei primi pr©J

ori ii detta città, e frattanto il supplicante avrà tulio il comodo di ultimare l'aggiustamenlo dei suoi intei

si del Regno come di Toscana » Il i tie non ^h li

>. Erano allora a Napoli a cantare buì teatri

•Ile della Gaspara, Rosa e Caterina ballerini. I tore proponeva ohe il Montalvo dovesse a su lar porre in qualche monistero le sudette due sue filale, o ii) altra inanier K cosi fu ordi-

nato al Montalvo. Nel lugli", nuovo insistenze; il talvo mise ili uie/./.o la Duchessa Strozzi sua C Cardinale Acquaviva di lei fratello, e gli fu perni poter soggiornare a otto miglia da Napoli. Ma vota nire proprio a Napoli; il Cardinale Acquaviva mi

di sfratto «lei Trabucco 5 gena. Supplica ili A Trabocco t'Ito* w.'uuaio 43. Teatri i. 1.

'j « L'Eocmo sig. MarclwM D. Antonio Ramiro alootalvo a signora Marchesa 1) Montalvo , di< il

I 1/ I iliion- I l. proponeva Caserta o S. Maria «li C

< luoghi untemi aporti, e di uro DM marci

lonta i da militili i Capua ai tratteugouo, nazione, dio passa,

hUM ih .Ii-wu.Iul-l-u. .i.-l mdtttO Marche**. >

- 383

per conto dei parenti, di non averci difficoltà; e il 1 ag 1741 il Re da Velietri scriveva a D. Michele Reggio: « Qua no ha dexado de ebservar asta sua inobediea )ero al misnio tiempo me ha rnandado decir a V. E. que no tiene reparo alcuno 60 que demone àBi el rei.'' Mann

lihibido por adlierir unicamente fi Las in- starli le lii/" el Cardinal Àcqueviva, y otroa pa- ss de distincion que tiene en essa oiudad, loaqnalesi «■uan >iiteiiteii do vierlo con iodiferencia, la teodrà tambien el Rey sobre su peraianencia 'i. Nefl1 aprile 15 il Mootalvo Faceva isteni duecogaatefoè aera chiuse in un Conservatorio, ipara evitar qua oon- tiuuen el exercicio de su professici) , y salvar assi su bonor y su i ;i fin de que en vieta y a la earta nnienda està instancia la Duquesa Strozzi.» ►' era messo d'accordo col Padre Pepe per farle elnu- »re nel Conservatorio dei 1*1'. Gesuiti) dove si vi

ni e, e come in un carcere. Ma una delle

ragazze, la Caterina, s'era un unVinle il I

Banco di S. Salvatore; l'altra, doq voleva sapente di i

rio. In mezzo a queste trattative, nel luglio 45* il dvo morì, e non se ne parla più *)• Girolama Boccabian< a delia la Lori, ohe per più anni ito ai Fiorentini e al Nuovo, era stata sedotta dal l

Uoa IT marzo 43. Carte intorno al Trabucco. Altre molte con- ti Mootalvo f. (J* Supplici» da Arienzo, Ulto» I geoo 14— > reale 2 genn. Altra supplice del Montata). Ulloa BSnpp; La a>»Jrr della l'ali. tìhì. 0 moggio il. BigL renio 31 tnaKKiu Soppl. '■-'Ho VelMri. '.'il loglio, I igoeto. Card. Acqua vi va «la J4 Ttatn i. d." i iodato per parere all'I Illoa, ch'era informalo .li tutta la fac- cenda. — Varie lettere «Iella Strofi. Ulloa 23 luglio 40. In raar- a uoa carta, con dato «Irl ili loglio, e acritto: « qa» boriando «n- ido baver mikirtu ci Marq. Mootalvo y mudado ani al sistema, re- preaente de nuevo lo qut- ne le offOOt. Teatri L b\"

384

di S. Mai-lino, « dandole ad intendere che l'aver mai -itala cui un uomo di qualche riguardo , Inedie p< non fu eseguito per li maggiori travagli . die pa Ititi Principe.» Tuttavia, la Boocabianca vi somma modestia, se non onestamente , poiché dato scandalo con sfoggio d'abiti, coli' ai continuo per la città ai passeggi o in altri luoghi

.itati. » ') Tra Iti ORBt&r ite, -si presenta all'in

mira/.ione. dei posteri Caterina di Gemi 37-8 al Nuovo, il 38-0 ai Fiorentini , o nella primavera dfli 39 aveva ricominciato al Nuovo, a Vergini pillis » come giudica un suo pretendente, reputata da tutti per zitella e d'anni 20, parendomi vistosa» , e diceva l'Uditore, perito designato in siffatte mai giovane Francesco Barralo!, maestro di casa de] DtM di Perete, se n'era invaghito e avevano scambia per iscritto, promessa di matrimonio. Il padre della Ieri ii, un miserabile copista di musica, non volendo la figlia s'allontanasse dal teatro, la condusse inni io Uditore, e le fece disdire la promessa come e palale per l'orza. Il Barrami ebbe mandato di non sp, Berla. Ricorse al Re. La Caterina aveva fatto, intanto, pere all' Uditore che, se l'avesse tolta dalla casa di avrebbe manifestato la sua vera volontà. L' l ditore mise in casa «li Gioacchino Corrado, « uomo oue-in. chi tiene moglie e più Bglie zitelle da marito. » Qui Ut I lina dichiaro che voleva sposare il Barrami, e rosi tu fatto' Quol< Ih- anno dopo, recitavano al Muovo dui >r<

delle quali anche l' Uditore diceva molto bene 3).

•) UHM 3 DOT. 41.

') L'Ho» 16 giugno 31». Supi-1 Ramini. - Cfr. L'Ilo» 18 lu-'

'••'iLbiojrr. sovra oil.: « EtoMi 'li Q«ao»f0 •• u «Uk ,

vergine, ligi» di padre e madre onestissima, abita presso la «•hi*»»

885

ita potrebbe seguitare, parche è lunghissima» Si tratta, come vede, (par usar la frase del1 Uditore dal feaercito), di debolezze umane, che son 'li tutti i tempi. Ma certi giinìizii . certi ti, certi provvedimenti

-ione, sono propini di quel tempo e degni di storia.

\ci di prosa Teatrino e baraccone al Largo del (i-Ilo e il giardiniello a Porta Capuana Il i San Carlino Reciti; a S. Chiara // Teatro della Pace.

La prima meta del settecento è il periodo del massimo -Iella commedia ili prosa. Goldoni non l'ai scora rinnovata. Le compagnie comiche non avevano ire la concorrenza all'opera seria in musica, al- ia buffa, agli spettacoli di ballo, clic piglia vau sempre maggiori proporzioni.

•li non e' era un buon teatro per le recita «li

i. Qualche anno o qualche stagione il Nuovo o i

n iitini sospendevano un po' la perpetua music >

nel 1734-5, da Pasqua di risurrezione al Carnevale, recita

al Nuovo la compagnia di Girolamo Mcdcbach, Lorenzo

ppe Tago. Salutiamo nel Medebeeh il

predestinato campione della riforma goldoniana ! Brano

■il' improvviso, degli ultimi valorosi di quel genere,

i'ietf. ««I L> aor.lla di Caterina, Atetifta situila, e si marita tino

anui aono eoa > l

'l 11 M'.'I-.'l>:i<-, romano, ò abbiu»tuu*n noto. Ma lo uoli/ie uliv si hanno »]» lui, cximim-tuiio dal IT.SH. quando comparvi ;• V . BartoliF.

Hot li. 30-42, Lorenz" BelloUo, d«lto T, iUiva da Panta-

- I, il'.»

386

e stato '-•'< pia doli' Italia. Ho avuto sott1 o contratto, che recero col proprietario del teatro,

ii/iis. I! di- Laurenzio Forniva tre veduta; una «li ritta, mia <li bosco, e una di camera. E, per prc ih litio, aveva il godimento di nove palchetti, che I per suo conto sera per sera. Forniva anche "gai sei per trcntarpiattro carlini l'orchestra di sei violini bassi. La compagnia non poteva recitai a km

suna casa o teatro, salvoche, chiamata, a 1 e L'estate, nei mesi di luglio e agosto, col peri proprietario , in qualche luogo più fresco del I Nuovo. ')

Cosi ai Fiorentini, nel 1738, recitava all' impiantii una : pagnia quasi tinta, n Nicotina Bonanni, liglia o sorella l'orso di quel Viti che tu buon Pulcinella; seconda donna, Maxj

maldi. La servetta era Grazia Bu » I tre amorosa

Francesco Gattini, Nicola VHolo, Saverio Fusco. I >■ i /', fn il Dottor Graziano era rappresentato «la Pici Gabrieli; Tartaglia, dal noto Ni fio. I due -

erano Cornelio, Ferdinando Diego, e Pulcinella, 1 meo Antonio de Fiore, i Co-i hieeiamo conoscenza

de Fiore, eh* «fi il gran Pulcinella del settecento. Nel it:j ora giovane, forse di 2'A a 24 anni.*)

Ma, salvo queste brevi invasioni nei teatri di musi la vita degli istrioni, o stregoni, era miserabilissima. Il

') \Vdi earte Teatri f. !.• *} Doveva «Mere prima un' Angiola Testa. ») l.lloa '/.$ IIIAggk) 1838. Teatri f. ') Darteli l'. Notisi, i, W7.— Dice dia inori nel 1707. « avendo del- l'irta auu oltrepassato il [OantttlfflO. »

j l Un 0 flrfdir, 3ft « Noi T Nuoro a nei Fìom I iato «olito

enervi due ronipairni"; una però dei rantolili e l'altra de' Istrioni; ma

Iti in uno stesao teatro giammai »'è u»ato. » 1

-387 -

ditoi i". il 19 agosto 1740, diceva die» allora,

due compagnie rappresentavano a Napoli in prosa: Pùna

in quel tale luogo quasi sotterraneo , calandosi diverse

lei Castello, presso dalla chiesa di S. Gia-

como », e l'altra « in un giardino fuori Porta Capuana.»

Queste compagnie sono in estremo miserabili e (anno

lai vile professione solamente per vivere, non lucrandosi

in poche grane per ciascheduno il giorno, li quali

ira li mancano, si riducono in una strettezza, che

',i. [comici 'li fuori Porta Capuana « pos-

solo rappresentare 1<" comedie fino al di otto di set-

slato sempre solito, poiché, por ca-

. dell' inni'i ». che rione a cader la sera in detto li

inetto, non •■•■ la gente, siccome con lediti

:ui calorosi estivi per divertirsi al fresco».

I .Mini. atrino di s. Giacomo andavano a mei-

noesi 'li luglio e b id teatrino della \l. Pieni,

in quei mesi nel Largo di Palazzo a>.

Fuori Porla Capuana recitava, netta pi e osta

del 1739, una compagnia, dove il primo amoroso era

ico Barese, gli altri due Domenico David e il

Pasco. Ferdinand» Diego r.-uwa -l ('uhi, il de Fior..! il

; i Margarita Gallegara, A-

gata dia, Maddalena RaganieQo. La prima di

delle antiche, che ha rmiato altre volte, ed anche

nel prossimo caduto anno in questa Capatale nel Teatro

i , ma Agata CiavareDi e Maddalena ltaga-

pfeilo sono nuove, sebbene mi ai dice che la suddetta

') Uliva 10 agosto 1740. A proposto d'una sospensione di recite, elio m' er* ordinaUi nella città. L" I llo;i . ,i la causa dei po»<

mediatiti.

*) T. Toiihxi dico in una sua supplica d«l 1779 rhu la sua compagnia da tamtam anni recitava nel R. teatrino, nolito ad erigerai neli Dunque, dal 1743 Teatri f. t2*

38*

ir più anni

Agata sia d'età avanzala , abbia IDB abbia lecitalo in diversi luoghi fuori gno » «).

[ comici di fuori Porte Capuana, diretti da D. A. di Fiore, nei mesi non estivi giravano di teatro in leale, si accomodavano alla meglio dove potevano. Ma, nello

>to 1740, nel quale VUUoa fa la sua relazl i a* ha dotisi d"un Giuseppe d'Amato, che aveva preso in fitto per conio ducati un post.» noi largo del Castello, «in cui aveva piantato un casotto >li (avole, entro del quale ai fanno commedie e vi ai espongono alla pubblica varie novità e spettacoli » ').

F.. poco dopo il 1740.. sappiamo di certo che nel largo del Castello, proprio 'li fronte alla porta del Castelli era DO barrammo st'it <■■< ìi tavole, 00-

«estO BOpra, dentro del rpi situato tre file *•?« r

bistri di palchetti » 3) Questo barraccone si i S

Carlino'). E potrebbe anche essere tutt'una c> < QUeDo di Giuseppe d'Ann lu questo baraccone una compagnia di comici ali ito recitava, « cosi di giorno come di notte, comm all'impronto ed altri spettacoli . Capo ili essa, Qomejiieo Antonio ài i-y

:io> fi apr. 30. L* nota fu pitulji .1 12 apri!» «1 aognet*. giustizia, pcrchù le tre donne fossero escluse, dal bando concernente U

*) tappi, di Giuaeppo d'Amato, ag. 40. Cfr. lett. Ulloa 19 agnato. i Carte varie. Teatri f. 10." Le notizio sono del 1754. Ma un D. Gen- naro Brancaccio, fi Union» dot lar^o del Castello da 14 anni, d visto costruir»' lui il banan-òu. duna, prima dal 1740. K, d'altra

parte, i comici della compagina, lì. \. di Fioro e gli altri , affermano r recitalo in quel caiotto: per io sposto di molli 4\ Nella cutfi jnà. (JA 9 nor. 54 dio» che: « qu#*tn piccolo few tri do è... pream del TetlTO Reali* » Il che 'piega il nome, dato o por baffo- neria dal costruttore, o per ironia dal pubblico.

389

irapo sempre il Ciotto è Gennaro d'A- rien/o, e forse Onofrio Mazza, e FranccscoBarc.se. I cesco Barese parli pòi per Roma nel 17 lo come Pulci- nella , per sostituire al Vallo il Pulcinella Bartolommeo !ci, allora morto. ') Il di Flore colla sua compagnia in alcuni tempio, ine alcuni gii mi recil iva in altri destri. Goal nel 1.748 reatro Nuovo. '-') Anzi fu proprio lui chi introdusse i teatri piccoli di musica 'li cune sere della settimana, per lo jm'i il martedì e. il sa* i. Nel 1~. i sposilo deBa e i one dei teatri

par la peste 'li Messina, PI ditore 'liceva: «Nei teatri pie- eoli, q che si attenda al complesso dell' open» o n Ile pani bufi' lell" idioma napoletano Si Spiega , VI annida

iritn : lente un qualche piccolo libertinaggio, chi

il va serpeggiando in cattivi pensieri tra la genie

minuta, che più Facilmente nei sudi tu' piccoli I latri con-

sopratutto qualora in essi nelle sere oacue di

nwsira si rappresentano le con piullereache al-

inella, ionie già seguir dovea.... » »)

Nel I T43,il de Fiore era ai Fiorentini, e rap-

.•iitò ima buffoneria in musica, intitolata: Nerone

Galèa, musica ilei signor Non si sa. Nerone era I dei Bisognosi; Ottone, Pul-

ii Galba, Coviello Ciavola; Poppea, Angela •■in. Brunetta Menarella, ecc.4) Nel 1744 i a dei comici all' impronto chiedeva il me recitare ai Fiorentini

irte varie. Teatri f. 8." Il Goldoni trovo a Roma noi Ì739 una com| .1, composta in gran pari da ipoletani . col P

nWk la Papa 6CC. Cfr. ìiem. II. L'I 3 «g.

Bigi. 26 agosto 1742 a I>. PraoetKO Ventura «ce. unte 31 oli. IT t:'.. Ttat E 19 Fiorino o, e. iv.

1 1 _ Tmtri i". 5.°

390

Nel 1746, nel carnevale, il Don Marfoi drammatica per musica. ') La dedica, infoi

latine , è firmata da Domenico Antonio d E i>-'!i Martorio era rappresentato dal tignar Pulcii

ùtoso f(i camera delf Isole Canarie, e Fla- minio dalla signora virtuosa degli 'frn Esperidi, ecc. La musica a dittiti

sture «li sopra e di sotto ecc. o diretl balli il signor Alicnrnasseo Sensapiedi. E nel ' itane i Lello Se ìel quale

e il de l'i"! "•» Orati e Mar-

gari B Anna Cavallucci e Gennaro <l 'Ai lonzo. VI teatro Nuovo, nell'inverno nì, la stessa compa* gnia dato I" scherzo Fra lo sdegna nasce am

del <ii Fiore, musica ili Onofrio d'Aquino, nel qi oltre la Cavalluccio e i due tirati, notiamo Niccoi in reca Rambalda, i Francesco Massaro, che Reca An- dronico 3).

É questa la piti antica menzione, che io Pran Massaro, ramoso poi nel carattere di s

stidio. Secondo il Oimaglia, il tipo di Don Fastidiosa^

robbe nato nel teatrino di dilettanti d iu»le

Cirillo, l'u giorno, che il Cirillo voleva mette

ud suo collega

D. Fastidio i ad affidar bene la parte: un

bìere alto, -'• 1 1 bito, allampanato, e i on un n raviglioso: proprio tal quale il paglietta, ili cu

■ura. .. Il parrucchiere era Franco che poi, animato dagli applausi, si dette tutti» al teatro. ')—

') Ded. a IL Filippo Palombi dei Har. di Pa«scarola. In Xap, 17 T) Ded. al Marchese d'AuleUa e Principe di I I >) Cfr. Florimo o a IV,

i M. Sòbcrìllo. La commnlia deli' arte

w

bo argomenti da confermare o rigettare questa vw-

a potrebbe darsi che fosse eo6i; il Massaro. diventi portò sul teatro

blico il tipo nato noi teatro privato; e nel teatro pubblico lìi il primo e il solo a mettere "• iscritto i detti e fatti di D. Fastidio. Se la rei

i atta, nel 1740, essendo già attore il Mas-

t, doveva già esistere Don Fastidio. "nventi e i monasteri non avevano smessi, l'uso ri le drammi. Nel convento 'li 3. Chiara, nel cai 1735, si rappresentò: // trionfo delie lede nel ><3!tirio di S. Lucìa, in versi, e<ui la parte napoletana omero, e intermezzi napoletani. *) Nel 1738, anche ara, Giuseppe il Giusto, rappresenl di-

'rnmento di quelle Dame religiose. *) Mi le monache a rappresentarli. Veni

ano comici di fuori e li davano innanzi alla pori, i I ero. Nell'anno seguente, 1739, la Badessa ri- al aolito, il permesso col seguente biglietto:

Il Lina Signora,

lere il signor Cardinal Spinelli ritornerò a parlargli

ii confessori e vedrò earfi |>u-mI.iIi- li "nv Une ad una pendenza, che dovrebbe esser terminal

-lupo.

ii a permettere il consueto divertimento i del monastero , non dubitando ohe la l'rudeota di V. S. Ill.ma In farà eseguire nelle i trite e

'> olito.

». .ri* ecc. (<lol Mioiori Riccio) Napoli A

392

La patente di confessore per il Padre Girolamo di Fossom brone è stata da me trasmessa alla persona che me l'à diman- data, e pregandola dei suoi comandi, mi confermo.

D. V. S. Ill.ma

Roma 29 Xbre 1739

Ser.re ob.° Il Cardinale Acqua viva.

e

Sig.1 D.' Ippolita Carminano Badessa in Santa Chiara. (Napoli)

La Badessa fece parlare al Marchese di Montalegre, per avere la compagnia di Gaetano La Planca.

Il La Planca, come sappiamo, era stato scolaro del Belvedere, allevato nella sua casa, e fatto da costui suo erede. L' Uditore, che ebbe l'incarico della cosa, rispose:

Ecc.mo Signore,

Per quanto mi è noto, la comedia concertata da Gaetano "* Planca, ella è Planipedica, cioè di spada e cappa.

La conversazione si compone di officiali di Banco , not^"l di un Dottore.

La sudetla comedia si rappresenta fra brieve in casa del gnor Principe di S. Severo a costo del medesimo.

Giamai il sudetto la Planca con la sua conversazione e r>-r dato a recitare in S. Chiara , ed è cosa un poco rnalagevt per essere persone oneste i rappresentanti. Nelli» stato pr^** sente mollo più, perchè si troveranno impegnati con d. si^^"" Principe.

Mi onori V. K. di altri comandi, ed ossequente mi conferii^

Casa, li 31 di Genn. del 1740.

Umiliss. e dev. serv. Krasmo Ulloa Srveri.no

Eremo sia. Marc/use di Salas «ce.

393

Tui ministro replicò Ohe tacesse un tentativo,

pattuì !'• si voleva <■ dicha representaefon por una

y deviando ser a puertaa cerradas. » ') Ma non ipiamo se le povere monadi, fossero contentale. Nel 1746 il Padre Guardiano della Croco Palazzo .. istanza al B te d a ricevere 13 abiti Impronto dal darobe del lì. teatro per servirsene in una © ìedia, clic si h nel monastero ridia Croce, per onesto rumente) di quei religiosi...» K il Livori, pur di'

l'introdurre prestiti d'abiti nel Real teatro era cosa indiziale e si deteriorava la robba.... •>, credeva clic in to caso « la pietà del Re, volendo laro uso della sua sia dementa.,., potesse accordare b grazia a questi poveri religiosi, impotenti a potere spendere danaro, per nel loro onesto divertimento benidièbino la li- beralità di S. M. e preghino, siccome s'offeriscono, per la sua preziosa saluto ed esaltamento... .o improntare da detto guardarobe quanto cercano, senza toccare quell'abiti, clic i servibili per le future commedie o decorazioni, eon- una mecft di vestiti, che far

proposito por loro uso, senza pregiudizio di qusDij i OS sono itti :■ par proprio uso del teatro.»» E cosi hi rati

.godevano specialmente fama di buoni a i monaci Celestini /li S. Pietro a Maiella. Lo Sharp parla di una comedia, che facevano quando egli era a Napoli, dice che recitavano con molto brio e verità, e non si icev : upolo d' indossare abiti femminili e compa-

rire in i ,ry lascioious eh s •') -* li portar le co-

da Mar. .lei 1740. 1 l febbr. 46.

rt from Jfaty. |>. 9G buon prestante, fa la

•sa meraviglie rlw la lhi«M cattolica, ll<-va a Napoli

«li frali ili recitar coiuedie, negasse agli attori a Parigi In sepoltura in consacrata.

27

394

media nel carnevale nei conventi e monasteri, ■■ u più tardi, un'industria degli impresarii dei teatri pu

Mici ').

In un convento o monastero si sarebbe anche reci a quanto si dice, intorno a questo tempo, la più noi opera buffa del periodo re al Lorenzi : la 7

abbentorosa <li Pietro Trincherà. Riei i litO genere Batirico del Trincherà. Si tratta di un tale Uzzacchio , che fa l'eremita col nomo di Fra Macario, e domi 'rie famiglie di gente bassa; combina amori,

porta Imbasciate, riceve incarichi delicati, ed >, re-

galato da tutti. A un punto, due ragazze gli dann mangiare e da bere tanto cho a* ubbriaca, e esce fuor di sé, e comincia a perdere ogni misura. Mase, w trae in inganno, camuffandosi da donna, e ndofo

in casa. Ma, con l'abilità di Tartufo, Macario sa COI tire a sua lode il suo fallo, e persuade la gente contr Mase. I varii pi gì, giovani, ragazze, una v

e finalmente lo stesso Mase, disgustati, chi per una ra- gione, chi per un'altra dai loro amori, BnisooD sa bene perchè, col farsi eremiti , sotto la dire Macario :

Uix. Suora Madre Reverenda, Figli cari di buon cuore, Tutti uniti replichiamo Tutti. Grazta al Cielo, e il Ciul difenda Queste belle pecorelle, E conservi anche il Pastora I

La comedia 6 curiosa per l'argomento, ha qualcbt

bella scena, ma i è. un vero organismo artistico.

si capisce che cosa abbia voluto fare l'autore, non si

') Vedi in seguito.

395 -

ptecono bene i varii caratu-n e il lignificato dell' aziono. è qualche cosa di monco o <li non esplicato. La sola edizione, che se n'ha, è un volumetto intito- lati!: Za Tavernola abentorosa Melodramma addede- !.'■■ a />, muto Lustri: segnare 1). Ghiennaru Fineìli cato napoletano. Napole, La dedica é Ormata li Terenzio Chirrap (Pietro Trincherà). Fu mai re- II Signorelli dice che « fu scritta per recitarsi nel rea! istero di Santa Chiara verso il 1740. » B soggiunge: « Il Trincherà ne fu perseguitato o gli convenne rifu- giarsi nella < lei Cannine. » ') E altrove dice ohe Ri messo in carcere, e, disperato, si uccise coi frantumi .li un piatto. *) So non clic, lo Scherillo fa osservare giu- stamente che, si cera sunt exposita, la comedia avrebbe dovuta esser composta dopo il 1753, noi (male tempo il

tTrinchera era ancora vivo. *) Ma basta avere un po' l'occhio addestrato nella cono- soenza delle stampe del tempo , per giudicare , a prima , -i--t;i, che l'edizione della Tacernula, per la carta e pei t i f»i. non può esser stata fatta dopo il 1753 e deve esser j . i ut!' moro che posteriore al 1740. D'altra parie,

ti---» i molti documenti che ho trovati sul Trincherà nello cetile dell'ami' .ione dei teatri dell'Archivio di Stato,

1 1 eesuna traccia della Tavernaio, e di persecuzioni , che avesse sofferto per essa. E siche quello era il posto op- portuno !

*' Set ed. dallo Vicende, VI, 316-7. 323. *> Rapo:. 02-3.— L* «L della Opp. di G. B.

'ore«' H fti rapp. in Nap. noi monistoro del Carmina al lampo

di Carlo 111

S. berillo Storia lftt(rmi<i il.il' op. buffa ecc. p. 178 Anzi , dico <3o|a il lT.r>4 , perrhò fino a queir anno giungono i suoi rogiti oon- »; ull' Archivio NoUril

390

Si sarebbe tentati di supporre 'irosa non fosse. stata stampata por esser recitata 3 che la tragi< del Ti lo nella.

Ma i so 6 wro die odia stampa accanto ai personagf* non son messi gli attori, è che v'è i l*

musica è de lo aio Carlo Cecero , violino Napoletano ■• !•:, d'altra parie, 3 Signorelli era quasi un coni n0**

e non si spiegherebbe il suo errore. O dio il Trio davvero fosse morto in carcere, e l'equivoco cadesse sc3^° -ili aver Litio della sn;i morte una conseguenza de persecuzioni avuto per la stampa della Taeernoh *ì°

furono forse tuli'allra cosa? Fosse morto in carcere per •? bitil < di non poter far luce su que ^^

l'i' volse le migliori forze del suo ii

gegno sul teatrino della Pace o della Lara, il come sappiamo., aveva sempre infimi al latori. Ni i L736 ri si n moi\

musica ili Eduardo Carasale pisano, e lo Corr

mbe del Trincherà. Ut poteva aprirsi per mancanza di cantanti, o perchè t:. che 1' Uditore non poteva proprio ammetterli

Nel 1738, nei giorni della Fasi] ii.i vi recitava, come ari- che ai Fiorentlli), 1' Opera della Passione di Gesù Cristo _ Ma l'Uditore seppe di tali disordini, che subito ne ordinò Ina. sospensione ').— Nel marzo 17:{'.> si tentò di nuovo di re- tare quest' Opera , ch'era già stata proibita anche al Fiorentini e «il Nuovo. Da qualche tempo non v'ora im- presario e il e msenso era stato dal » direttamente dal pa- drone d«'l teatri». L'UHoa avvisava che la cosasi riduce a chiasso e a scandalo, e il fino non no era la ma il voler fare un piccolo lucro. « Rii Be-

ni oria dogli uomini ^istoria della passione di nostro S

\

») Ulloft 4 aprilo 38. Teatri f. SLa

307

,li

loro per riscatto dell'umnu genero, è stata iKta

farsi, o in alcune case private di gentiluomini, con somma

decenza e compwigimcnto degli ascollanti o in oratorii,

q aleno congregazioni di luoghi sacri, ladove scandalosi

minienti incontrar non si possono e *). Col perni

ili Ali r Vicario era stato conceduto, talora, alla

qualità delle persone, e, otto anni sono, dico I' Ulloa

Ita ne fui Spettatore in una casa vuota di Sui

III- dal marchese de Simone, e da altre

IDQ dislnn . i i.»pi icl.-ì i '/.ione, clic quasi

►ijtiiin.iii ose » '). Ma sui teatri pubblici non

i. I recitanti ricorsero di quoto dicendo

er tutti galantuomini, un D. Giulio Cariano, un Fran-

Giordano, Un D.r tisici. G. B. Cataldo, un \i. •iapuoti. Avevano concertato per più mesi sotto I '.ione .li Don Gennaro Federico , avevano tatto delle . il Teatro della Lava non era fittalo; si permettes- neuo duo o tre rappresentazioni. Ma l' Ulloa, rabile, ribattette che la spesa era stata, al più, di un paio di carlini, per la spazzatura; quanto alla pre- 'ione, se ne sei ilare w luoghi pri

oratorii. Non era vero elio la recita non era a paga- tando a me i he nell'anno passato segreta- mente BÌ affittavano i palchetti, anche per temine disoneste, e Coi scavasi nel tempo .stesso, in cui ognuno dovea

piangere alla dolente memoria della passione di Gesù Cristo! o J) Carlo IH, che dovea abolire in [spagna gli cntales e le altre recite sacre , cominciò coli' esser severissimo a Napoli in questa materia*

39 e nel carnevale 40 vi fu r< T.ir, ma 'li Musiaccio di B. Sedatimene, musica di Pietro

N 0 mano 39.

M i H.v. 21 man

Im 18 manto 39.

:>

398

Comes; Tommaso Scarlatto, G. Riccio, il do Falco, Gè- BUaldfl d'Amore, Maria Crasso, Antonia Spina ne orano gli attori ' ).

Nel giugno 1742 un Domenico Antonio Arcioro p lava la lista della compagnia che aveva composta, olire che del de Falco, del Losi, del Riccio e Francesco d'Angelo, delle donni;, Teresa Passagliene, Teresa la

so, e la Spina, o le quali per li loro moderati Stumi e per non essere stale causa di abitavano presentemente in citta ed hanno più volte tato nel SudettO teatro ». La firma della supplica era tcnticata da Notar Pietro Trincherà.

Ma l'Uditore ti i che le quattro donno erani > i

peggiori e « per tal elTetto ho procurato sempre di farle ammettere e molto più di non unirle tutte a un luogo». Il teatro era « molto angusto, ed assai abbondante di . bassa », cosicché a di rado o non inai facile vi coni detta nobiltà e per contrario tutto il concorso a

gente minuta, che, | ter esser di sua natura scori

lascia di ess* sa e impertinente, in maniera «he o>n-

vieno tenervi guardie doppie per evitare i disordini

to Colà pio fac ili ad ari adoro, che in ;iltra parte, e in; giormcnte quando vi sono di siffatte persone dissoneste, indo ciascheduna di esso degli amici , che proten- dono di vantaggiarla sopra l'altre ■. In 4l <me sap-

kO, Teresa Passaglione allontanata. Ani

spina, a bastantemente la », si sai

voleva recitarvi, o per non accomunarsi colle altre due, perchè sono assai più debili in musica e una sol voli hanno recitato per ultime parti, e perchè sono un po' pii e e ili cattiva fama ». Fvidentemente la noi o per ottener la licenza e poi surroj

') Pcrmraso accordalo 1 .li <:. :'•:•.

r

399

forse altre sotto il pretesto di mancanza di esse ». ') Il permesso non fu dato. L'Arcieri ricorse di nuovo, cam- biando in parte la nota; ma la proibizione fu mantenuta e le commedie non furono fatte8).

1/ anno dopo un Francesco d'Amato, disse d'avere af- fittato il Teatro della Pace, e chiese il permesso di farvi recitare. Oltre il Losi, il Riccio , il de Falco , e un An- tonio Paduano, le donne sarebbero state la Passagliene, Antonia Cavalluccio, Caterina Tedesco. Ma la Passaglione, come anche sappiamo, si volle che non comparisse più sul teatro. E P Uditore sapeva inoltre che l'Amato non era « che un miserabile barbiere » e finto impresario ; l' impresa correva invece per conto di due gentiluomini di cognome de fetris, « giovani malviventi ed immersi nelle debolezze umane » *). E il teatro restò chiuso anche queir anno.

VI.

Il&aron di Lioeri, Ispettore del San Carlo Commedie del Lioeri Gabriello Costantini (1741-47).

« Baron di Liveri , coi due componenti della Giunta,

UiJo^, e il fiscale Ferrante, tenne la direzione del S. Carlo

da* a.^41 al 1747.

^eU» prima stagione, 41-2, furono scritturati il musico

£°stiìno Fontana di Torino, il Pompei, cioè Gaetano

0fr*I>^o Basteriis, la Costanza Celli detta la Milordina,

lo ^^-nna Astrua 4) e Francesca Signorile e Vito Romito.

*J J^loa 25 giugno 42.

* ^Hoa settembre 42. / ***1 oa 9 apr. 43. Teatri f. 5.°

^* «-tre lo stipendio, alle virtuose ai dava alloggio, vestiari, ecc. Ecco,

. .^^^fcnpio, i mobili che, pel 41-2, furono dati all' Astrua: un letto

* «3on cortine por lei, un altro pel fratello, due letti pei duo ser-

480

C'era, al Solito, Caflarolli: perla «('ili Pi

izziello. Per ballerine, oltre Io due napolitani Glu- b Corrad > e Matilde Franchi, e il Land, 9 Gannii e il Sabioni, •'!■<- era il direttore, furono scritturati il v un'Anna Maini Giusti, 0 due piccolo io, la Ti

gliavini e la Pantalonàna ').

Vero è che, quando si fu a metter l'operi -ci

li [ osò che le due fanciullo: « quantunque dell'abiliti poi la di loro età e statura, od

tu olare le Tagliavini, ohe è molto ragazzina, e per dczza del Teatro , mollo poco potranno risaltare. sicché, si voleva far restare la Bettina, che e dove partire par Londra. *)— Una questione diploi nacque per le stampa dei nomi degli attori sul lib

he i uni itana e il Pompei volevano 1.

pare, accanto ai loro nomi: 1 di S, Ai. Sarda

Carlo IH ciò pareva un riconoscere questo titolo di Maestà. Si evitò la difficoltà, col togliere i titoli a tutti 1 virtuosi. |

Neil' ottobre, .si canto al S. Carlo una Serenata in due atti par l'Ambasciatore Timo, allora a N

Vi presero parte il Tolre e il Manzuoli. ')— Qtte

.ìlmv turco fu l'avvenimento di qu.- il 30 agosto ed andò ad abitare nella casa del l'n

.. un tavolino indorato, 4 tavolini ili pero e duo di acero, 4 di vacchetta , sci quadri, due specchi indorati, duo portieri di durant due tavoli di pioppo per La cucina, un canapi:, un Cantarano, sai i •ai sedie di paglia, un cassetto di vacchetta ecc. Dipenderne ■■ maria. Arch. di St. Inv.° &• F. N. 402.

') La PnnUiloncina vpnnu con la madre, il padre la.' IH ser-

vitore. Vedi Conti -il -2. Dijrmdenze della Sommaria ©oc

*) Giunta 5, H oMobN 41.

s) Arch. di St. iìi Torino. Lettere Minutri due Su-ilie. Me 7 nov. 41 al d'Orma*. E uell'Axch. di .Napoli Livori 30 otlohro 41. bigi, dd Montalegre.

4 Livori 7 ottobre li a cario li. Teatri F. 4.*

401

li Teora a Chiaia, ch'ero stata arredala apposta per lui. onorificenze., ohi ebbe, furon da molti giudicate ec-

e. Tanto più, che si diceva che il Gran Sultano ittato molto diversamente il Conte Finocchietli, ambu- iatoro ii. i; lo ivi:\a iir'vuto sdraiato, e, ai suoi

miplimenti, aveva risposto soltanto: Dite al vostro sor Orano prendo sotto la mia protezione con tutti

i suoi sudditi! L* ambasciatore era uomo sui 66 anni, tura mediocre i pelo castagno, di aspetto tetro, di color livido bruno. Prima della sua venuta, « eia in pre- ebeamento di uomo rustico e fiero, adesso è in quello 1 ila e discreta, ed avant' ieri, il Conte Coppola ne diede un tocco di questa discretezza a 3. M. all'ora di pran/' >: ].- udo stato dalla M. S. interrogato circa il modo

di agire di detto Turco, rispose egli che aveva, con somma discro7.ii 'no, «li già stabilito di portar seco, nella sua partenza, tutto l' amili' )bigliamento della casa, in cui abitava; lo che fece ridere S. M. e tutti ^li astanti! » 1 cavalieri, che an- :'ono a visitarlo, furono <> regalati prima con giulnppe, e i on caffè; indi se li sono presentate defle pipo ; posola hanno portato acqua rosa; successivamente H hanno itto odorar balsamo; e finalmente, con una specie d'in- li hanno profumati con legno d* aloe; il che tor- linato , sono stati congedati. Neil' udienza solenne, elio ebbe il 18 settembre, in tutta quella pompa del ricc- i imeni ■. i abbagliato dalla quantità innumerablla dei varii orbi a nuovi oggetti, cheli avevano confusa la mente, -alito da uno svenimento »; confortate da qualche

intró nella sala \ qui, «sorpreso da pari e firn ipore », pallido e tremante, fece gl'inchini e lesse il

ti .ria <\>-\Y nlui f,r'iir:ini'r del

Signore, E tornò a casa, semivivo, —Giorni dopo,

pranzo datogli dal Montalegre, bevve di grande sciam-

402

pagn.'i, chiamandola, e costrìngendo gli altri a chiamarla, col nome di limonata ! ')

La prima opera, del i novembre, fu YEsio, con musica del Sarro. H re aveva due camelli e la Giunta lo Bop- plico « a volersi degnare di farci goderò «iella due ca- meli sopra delle scene per maggior decorazione dell'ope- ra. » l'I il He rispose che la Giunta se Duca di Bovino « pam versi es practicable » :>.— In que- st'opera, essendosi ammalata la Celli, fu tuirla Teresa di Palma ').

Il Pantana orava ottima voce e buon'arte, ma era « molto scarso nella comica ') La seconda opera fu il Demofoonti' , 0OD la stessa musica, eoo la quale fu dato il 1730; e il Ciro riconosciuto, del Leo ■>.

Nel febbraio, fu sfratti . i^iih. nel termine di Z4

ore, la ballerina Anna Maini, e il Barone di S. Nicola e D. Pietro Lambiasi ebbero il mandato in casa*). La

>) Quotii o altri curio»! particolari Dolio lettore del ITU d>l Conto di MoiMAtorolo, ambasciatore «ardo. An -.li. di St. di Torino. LetUrt Ministri due Sicilie F. 8.° o Carlo varie.

*) «limita 1 luglio 11. Livori 30 maggio.

'J A proposito di costei . Un I). Pietro A. Coline t, ricorsa al Re dicen- do che D. Giovanni suo tiglio < abbia molto sottratto da sua casa di beni mobili, argenti <* gioie, che deacrivu (ed a cui gran valore), col- l'averll dati alla canterina Teresa di Palma . oltre alto grosse somme di danaro. > L" Ullna propose, e il Re ordinò, che si metterne il sequestro Ila di Palma. 7 Nov. -II.

*\ Livori 17 ottobre 41.

*) Giunta 2 agosto 41.— Il Oro (per dare un esempio) «i rappresentò 20, 21, 22, 24, 25, 27, 28, 30, 31 gennaio, I, 3, 4, 5 febbraio 42, ortli nanamente il Mercoledì, il Saboto, e la Doineni'/i; il Vinati teatro mai, o solo jwr qualche rari»ima occasioni;, come uel novembri 45, che cadde di Venerili B Ila Regina di Spagna e del Reato In-

fante ( Teatri F. •',.»). Cfr. Bilancio 20 febbraio 42; dove sono anche varie notizie sull' introito serali dei III e delle sedie

■) UllM, LB, 11 ! 'bbmiu ti.

403

Ad S. Carlo era sev . ufficiale dell» reali

fu punito, perchè guardava con insistenza le fin me.') Proibiti rigorosamente gli applausi. l'in sera del gennaio 42, riteriva P Uditore, mentre li recitava il Ciro, tacquero tutti, cantandosi il duetto; mapoi, catilanilo solo ifai'olli h a, cotanto piaciuta] nel] attoj&°, si batteri i

io le mani in un palchetto, sovra quello della mia guardia; far la diligenza coti riserva e rilevai che stata fosso la signora Duchessa di Castropignano con altre due dame.se non per v .ìinitù. Bimana per picea, non volando una com-

Éarir meno dello altre. » E soggiungeva: V. E, w' Mu- lini! E il Montalegre fere replicare gli ordini reali.*) ' n »iso curioso dei teatri d'allora era la celebra/. e «iella festa (fi 8. Autunno (S. Antonio Aliate i, patrono del il fuoco, 17 gennaio. A S. Carlo, nell' atrio, si faceva un arato eoo un altarino o luminarie '). I teatrini piccoli

lo stesso e Cacavano innanzi alle loto porte delle; grandi fiammate.

11 Iìaron '.li Livori continuava ad apparecchiare ogni

la sua commedia. Gli attori, che addestrava, nel 41

io quindici, otto «dell' astica noia> conversazione»,

il Livori— o « i rimanenti galantuomini napoletani ■. Oli

«'l'ano in cosa del Barone, alloggiati e mantenuti

lana al giorno per ciascuno, e 'li questi, qualcuno poteva impiegarsi D6l S. Carlo. Dogli altri sette, tre pr i- ponevs che s'impiegassero, e quattro o restali sono US me volentieri accordali a recitare, al solo sapere che si trattava della Maestà del Padrone » ').

i i Ilo» 12 novembre 12 4>cc.— A un itarone S.-un-IIi, < l H. I

•no, dio guardava ni palco dVlì ine, Ciotti dal »ogait eco.

fu proibito di HHN nel S. Corto. Ulloa 1 febbraio 43 F. 5."

«) Ulloa. SS, 88 panalo 42.

/. i fiuta di 8. Automa «ulta Lsga d*l &•«•• III. 3, giugno 1741 La classificazione dipoi cambiò un poco, o quei

- 404

Erano da impiagarsi; Gioì. da, figlio «ii un i.

te di livori ; Francesco Mondo, figlio d' un ufti «lei taham» «li Nola; Donato Caputo, figlio d'un do di Brindisi; Domenico Vaccaro, fratello d'un lodi

medicina. ') Il Vaccaro arala perla della compagnia. Pi

I il Napoletano, Nel ITU, essendosi amo n-

sava di surrogarlo ; ma 1' Uìloa disse che bisognava lare il possibile per non perderlo, a atteso riuscirebbe di non piccolo discapito alla conversazione, che può dirsi prin- cipalmente animata dalla grazia, dalla fiMiii-lnv./.a e dal visaggio del deUo Vaccaro. » ').

I concerti, come ho già accennato, erau languissi o duravau tutto l'anno. *) Vani mesi prima,

ciava a preparare lo scenario, il teatrino. I felegnai

volavano nel teatro di S. Carlo, 'ho Testa e Delle carrozze erano addette, durante i concerti, a rico; durre alle loro case gli attori, che ripete som; veri— « son tutti galantuomini » *).

E la commedia, che Me nelcan fa UG

vernatole. ■) Il Vaccaro faceva il A'*, Bisesta Lete.'' tsqualeBi la Vincermi/io, Gk>. Pao!

do Domini<'i il Afarchese Rubini, Francesco Mundo rido, Donato Caputo Tartufo'1). Non essendo | iti stribuiro gli impieghi ri propose e (u

pochi , che «orti va uo gratis , sparirono d»l tutto. Vedi Ultore Li veri 1 febbraio.

I) 18 luglio 4L

*) I lina 2\ anglio 4L

J) Il Livori (SO die. 43) allude alli* Batto ora e messo «li concerto, faceva ogni nora coi suoi attori. K propone che si dia loro una rotazioni', por non farli cadere la tot* init-nto— Teatri i.

') I-i-, -m-ì 30 giugno, 6 luglio.

R) Livori, 3 agosto 41.

') Li»eri, 19 dicembre 42. So ne fecero Irò recite nel Cairn, e duo i m di spaso, eec— Tauri f. 4."

405

scordati degli stipendi! di 10, 9, 0, 3 ducati al mese ai ani attori '.). Egli stesso chiose ;il un migHoiatni'nt* li condizione; la famiglia era numerosa ; aveva abbando- nili i suoi affari; aveva dovuto mettere casa a Napoli e luogo centrale *).

Il C.noernatorc fu ripetuto nel novembre, al ritorno del frani dalla villeggiatura di Portici. ;,i lira sempre a la compagnia de lòt Trqfaìdines del Costantini. Giacinta Bastona, eh* era nella compagnia, avendo fi- nito il suo tempo nel 1788, fu ritenuta il 89j ma il Co- Ì&tantini voleva poi licenziarla, dicondola non abile per la sua parte, e « a tuli' altro dedicata, per una protezione da lei presa di un Battista Acreman, mercante alla

Carità, avendosi fatto lecito con si scandaloso mezzo 'li mettere molti susurri in una cosi quieta compagnia, die in tre anni e mozzo che la troppa ha l'onore di servire M., non vi è stato un minimo richiamo. » Ma erano ■alunnie: e f I ditore dieova che poteva bensì rimandarla, va pagarle ciò che le spettava4). C'era anche, col Costantini, una Teresa Gattini col marito Francesco *>.

ti febbraio 41), il Costantini ebbe licenza di andare a zia a prendere la moglie e la famiglia. •). Nel luglio 11, essendo morta la Caterina Datoli; .-lneso di surrogarla i aterina Rodolfini, buona attrice, ma accusata di vita un po' Ubera; che, a ogni modo, fu accettata ').

marzo 42. *) Liveri, 1 roano

») Livcrt 9 aprite, 87 «greto 42 eoe. 31 ottobre ecc.— Ttatrt (. 4." *f DUm 10, 85 D 'li* Giaciuta Uaatoua Cfi*. Marioli K. Nbt,

(, Ili. Sorella <li Maria , recitava da donna scria. '•luciate, minane» «Ivi manto «OC. «-fi . B. Oli» ni Woiitatagre 8 wlt, 39. bbraio 40. Uomonico GlannelU arerà l'incarico di « formar.! •lo dal soggetto della Commedia che ni rapprwnl i in gud giorno ecc. gratiflcai'.ioae chiesta, ecc. Apr. -II. Parere Ulltt, luglio 41,

400

Nel settembre 42, V ingegnere Giov. Marta Bibbie sentava lina BUS proposta par rendere il S. Carli pU) sonoro. Fu radunata subito la Giunta, che volle e « l'esperto e rinomato architetto l). Ferdinani i-li-

Il progetto fu appi ovato: la spesa era in lutto un - doble. So non si terminava pel novembre, poco malo, perchè si sarebbero turati i buchi e sospeso il lavoro I. Nell'ottobre, mentre si I . in uno di questi buchi

lo o mori un giovane suonatore ili 26 anni, del Con- servatorio dei Poveri di Gesù Cristo *).

Nella stagione del S. Carlo 42-3, restarono il Caffarelli o 1* Astrua. Contro L'Astrua è diretta una satira giova- nile di Pasquale Carcani '). Per tenore venne un Ottavio Albuzio, da Milano, non essendosi potuto amo-

revoli né il Babbi Altre parti di donna furono Giuseppa Barbieri e una Giovanna Tozzi, che, per farla venii vollero tutte lo arti del Cardinal Acquavival *) Dei ballerini oltre i soliti e la Tagliavini e la Pantaloncina, ci furono il Fabris e la mogiio ').

Pei drammi si tentò di uscire un po' dal Melaste « Quantunque sion commendevoli i drammi dell' Ab. M stasio, nulla Hi meno, per esser tutti qui comparai sulle scene, e taluni di assi due volte, non cagionando i me-

«) Bigi, alla aiutila. 28 «rtUuubw 42.— aiunta 1* ottobre. BigL 9 ottobre.— Teatri f. Bfi

«) Ulloa 24 oli. Vi.

*) Ptisralis Cor&Bti Vita. Napoli 1784. Fri le poesia in ap[> p. 307-9. L'Astrila r'ò detto una vii donna. Che d' ingannare ognun riporta il . tuttavia, di btltà non ha alcun tanto occ. ecc.

*) Vedi Corrisp. giugno 42. Il Gai-di nal Acqua viva acme, 28 giugno, che l' arerà ridotta « man con BBWMM quo con lu bueuas a « « m me ha coetado el indurir està muger porque ora grande au repuguancb r demariadoa loa aublorfugio», i

*) Sott. 42. Supp, di Matilde Franchi, esclusa dalla nuora compagni M hnlleiini di S. Carlo.

u novità alcuna ed essendo per lo più sprovveduti BOÌmeoti 0 siami decorazioni fastose, peroaiìspol incontrano maggior piacere e rendesi I' opera più diile, perciò repotaressimo proprie e doveroso rap- presentar drammi più antichi e da accomodarsi al buon lo presente. » l). Cosi 'furori proposti I" Andromaca o sial' Astianatte del Salvi, i di chiarissimo nome nei tempi suoi », musica del Leo. E, del Mctastasio, 1* FssipUe, musica Hassc, adattata dal Leo, e T Alessandro nelle indie, musica del Sano *). Carlo III aveva avuto in dono dal Gran Sultano un elefante a).—n 13 dicembre la Giunta .scriveva:

Dovendosi nella terza opera, che deve rappresentarsi nel Real Teatro di S. Carlo, fare la commedia intitolata: Alessandro nel- t' India, e tra gli avvenimenti che seguono in iscena vi è quello

i) Giunta 5 febb. 42.

■festa 17 luglio 42. i V. Desrritione deir Elefante pervenuto in dono dal Gran Sultano alla Rea! Corte di Stipili. Il primo novembre itDCCXLJI. Nap. pretto Francesco e Cri.tt. Rùriardo. (rfatamp. anche Opusc. di Fis. argom. Na-

Époli 17C6 per de Boni»; ed è opera del Serao). Alla fine ci è il ritratto att- inta. K Insogna sentire il tuono magnifico della deaeri/ione ! l'I aspettato, «ospitato, seguito colla fantasia durante lutto il suo viaggio ! Giunto a Portici, i Sovrani « ai OOtnpiacqoaro •gradmaatl ili farlo menare tre o quattro volto al loro Sovrano cospetto a trattenersi a veder le destre*» i giuochi «oliti a farsi da questo moli animato che di tonerlo «spoeto alla giusta curiosità di tutto il popolo. > Da questo elefante piglia origine a <1 lice, il motto popolare: Caponi, imuorta CaUfa>tte\ F'orchò

•sembra che 1 arasse a % a vecchio soldato, che riceveva continuo

mance dai curiosi, che venivano a vederlo, Morto l'elefante , finirono i guadagni ! Aggiunge tra parentesi. Un altro defunte era stato a Napoli un secolo prima. Il cronista Mucca , nell'agnato 1030, ne parla dicendo era «tato « portato da certi francesi , quale e stato in Napoli molti {riorni dentro una casa per farlo vedere, ot ora cosa curiosa, atteso si -vedeva una cosa mostruosa , poi vedendo che iutondimoato Iiaveva e

ite obbediva, pareva che «te**! più :. ir um ri»- del Instiate, e ll

diversi giuochi, quasi che non parlava».

408

doi doni che si presentano, si è considerato che riuscireb un gran plauso il far tra di essi comparire 1' Elefante, e rarità e bellezza doli' animalo e per la novità che farebì vedersi sopra il Rea) Teatro una figura cosi grande e I waì raro, onde in lutti O e sarebbe prò

il dono, figurandovi la «cena nell'Indie, dove di detti elefani u'è l'uso, e si stimano moltissimo, credendosi da noi eh lui veduta possa apporterò anche dell' utile per il concorso dell maggior gente, che verrebbe all'opera, e per il tempo di carne» le, che stimola tutti al venirvi, e per la voce che ai spargerebi di vedersi cosa, che solo per la grandezza di S. M pud aver» non avendosene altra memoria di esserne siati in Italia che tempo dei Greci e della Kepublica Romana e si vider guerr fini re. Sempre che perù S. M., per sua real benignila, vogl compiacersi di condiscendere in dar questo permesso, dovrà vi iiiivaniente farsi non una, ma più pruove, con l'ispezione prudenza del misi in collega il Barone di Livori, per vedere stia saldo e allo splendore doi lumi, e allo rumore degli eli menti da suono, mentre siccome da noi si considera che possono riuscirli noiosi, cosi all' incontro potrebbe darsi il ca* che l'irritassero, donde senza un esatto esperimento potre provvenire qualche sconcerto » ').

Prima si disse di no *); ma poi s' accordò il perni 80. E, a quanto sembra, elefante e camelli comparvero S. Carlo nel gennaio 43 3).

La commedia del Liveri, del carnevale 43, fu il t Il Napoletano fu il Vaccaro : i vecchi Giorgio Sca Giovan Paolo Do Dominici, Cristofaro Russo; amaro Francesco Mando : donne Casimiro Bisesta , Pasqua

») Giunta 13 Die. 42.

*) 17 Die. 42 no pareo» al Rey qaa pueda toner «facto <-*U idra grave molestili (tal Elefante j tal ve* inronreniiintea aobre la leena

>l 13 l'Y'LL. 13. QapeManco (in lostfUufoM o" I ■>-. « Mw

ledi.... un accidente occorso sopra detto Teatro tra nno dogli iad orernano l'elefante ed una sentinella svizzera; l'indiano chiama* ecc.

409

I Marino, Domenico Màcchia ; ragazzo, Antonio \w Il napoletano Vaccaro, per la sua malattia, « è -Il tutto inabilitato ». Cosicché, il Livori cereo ili tonar pronto qua!- da surrogargli. E trovo un Giuseppi I , di-

pintore, il quale, a oltre di essere atto por la figura o | tr la voce, da me comiih Kit' a provare l'ho trovato non isearso di grazia, ma di abilità.... » -I. Il Ho voleva che, ad ogni modo, al Vaccaro si conservasse il suo stipendio a). Vaccaro fece istanza, dicendo i pronto ad abile

recitare. E il Liveri rispondeva che era simo

ic potesse ancora continuare, « essendo il tempo cortis- o »; avrebbe tenuto il Luciano pronto per ogni evento 4). a, nel febbraio, era fuor di stato di poter recitare ''). Liveri aveva un tìglio, ehedovò fare un matrimonio con- tro la sua volontà; certo è, che tra padre e figlio c*era stata ione, che il primi bbe all'altro inducati

affanno, con alcuni patti, j afl particular el deber vivircon parlo niiMtoscijat.ro QQìHas lejoa da Naples, j - ". Pu dat" ordina al Tanacel oha feceaaeosser-

vare la convenzione'). Un altro figliuolo de) Liveri sup- annodop gli anticipaaaeatres al

tas de su asignamento, parapasar a predicar a M -- io i >•')-

.turioao iii'HVfijrjyo, che sa ne fece il 31 gennaio, fu-

n»> ' introdacswero « la duqu«*a da Mangliano y lo*

demaa perito Pt&Qooen iieeeroD. 3fó*<. I l.">,

« pel Canale D. 2343. 1. 5, por soldo *gU 100.10— Teatri

«) I.iv«ri IO .li'-. 42. LI .li- . 42. li 12 dicembre 42. Bigi, reale 17 dia f. «. Lhari 8 fobb. 43. N •■! j,'li fu rnddopuiuta la pmiaione, da

6 a 12 «turati

\l Tanurri, 15 ma?. 43. i k. ''• Fu tras«rt«a all'Uditore. Molle carta latorm .i tpiata >li-

410

V-l luglio furono accresciuti ni Livi-n 300 scudi «li stane. ESgti tornava spesso alla carica pera. ciò più allo, per esempio, «li Maggiordomo maggio Ma, a questo, non gli si rispondi-'.

Pel prossimo sgravi» d runaia ['Asilo d'Amore, messa in dal Sassoni

Vi dolevano cantale Maria Carnati detta la Fai'ìncU In venne da V e Colomba Mattei, die fu pr

dal Teatro Nuovo, dove n ilava. ').

1 Irò drammi del 43-4 furono 1' Artaserse del Vinci l' Olimpiade del Leo, a che, anni prima, fu tu dita, e, per tBBBnà rappresentate poche volle, ne rimase tutta la nobiltà e il pubblico con sommo desidsi derla replicare » *); e, quanto al terzo, detto al Li veri di « tenere in suo potere re d

MctasUx-io colla musica del celebre Sassone. » 2) Qu st'opera si supp ed era, la Bidone. La Giunta su

plica per averla, e la Regina la detto. ■*)

Furono i cantanti il Caffarelli. l'Astrua, l 'Albuzio. ) Per seconda donna, la Furi/iella. n) Per ultima parte, Giovanna

ImmikIiì, romana, che hu recitato conapplauso prima In

Firenze, 8 poi, per lo Spalto di due anni, in Portogallo.»') \. ii ['Olimpiade canto il Ti live, ch'era allora a Napoli I renzo Gliirardi, che doveva cantare nella Didone, fu

UlHo dal UanZUOti. Fra i ballerini, con nuovo, il Mion , ma restano i Fabris , la Peppa , la gUavini, e la PantaJi

') Molte carte «pocialcnente del luglio 1-'. *) Giunta 12 luglio 43. s) Giunta 22 maggio 43. «) Giunto 28 luglio 43.

fl) Quest'ultimo restò porche non si era potuto avere il Babbi , i « con poco pincere pel Re » Giunta, aprilo '■ ") Giunta 7 giugno 43 ecc. "I r.iunt/i 6 giugno 43.

e-

l

411

foretti ora sempre I' insol iota e indisi ipttro >na

■iamo. Nnii rotava assistere ai concerti, arrivava impre l'attimo, ecci Ma il Montalogra era disp iato p portar lutto. « Gli si faccia un a\ «ito muy sei

se non si corregge, si vedr&l ') » Il I aiiai-Hi'. Eaita

allora una casa a Napoli in •• ia Carmlnello sopra Tol

BNcl le 44, la oommedla del Lìveri fu la Cbrt-

'. Il Mundo, ii B - ti;, Francesco Addaric il Marino, il Macchia, Francesco Vicedomiai, Antonio spada, Felice Perh. Ciiuseppo de Martino, l'Azàrboni, il Luciano, fu- r .no gli attori. *)—I pochi attori, duo o tre, clic ancora servivano s'erano iirrn/.i.-iti. QuelK, presi in Bostr-

tuxione, non erano buoni. Il Livori proponeva di Rosso, il de Dominici, 1 1 Altre società di dilettanti <■' erano a Napoli . che

in case signorili. S' ò già, accennato alla compa- gnia del Laplanca, scolaro del Belvedere, e all'altra di Giuseppe Pasquale Cirillo, che recitava da Covi elio. Un altro buon Cornelio era Gaetano Giordano. Nella parto dell' innamorato <\ segnalarono Carlo Landi, poi gfàdfca dola Vicaria, Giuseppe Santoro, avvocato celebre, e Do- menico Macchia, che fu il miglior di tutti. Il Liveri stesso

') Giunta 14 die. 4 ; .l ,.-. f. 5.»

*) V. por una causa che ebbe col Monto ilei C a poro , rei. della Vi- carìa fimi, da ' ■' t'ora. Cardamone. La casa che ancora esìste, colla fumosa I phyon Thcba* . ego do~ munì. A. D. MDCCLIV V. notissima la rispaela cho fu fatta a questo «uporbo paragoni; 11U r.um, tu SÒt$S La rittrÙCOBO «ià nel MOOlo scorso il Lalaada, l'Artoaga, ecc. I otte argot : at- tribuirla a N ironia Capano. Ma la data dell' i.-nizinnc! del Cauarelli ó SI, « il Capano era già morto il 1745. L'Ab. Scarpelli la «là come onta sua nel libro: Vot/agc «i Ita! ■•■1 dentiera tòlU, À N-uchatol, fan 4130 après lo Dolugo. P. Il, p. 10-1. Ma

*| Lire ri 7 agosto 44. 4i Uvei i 3 marzo 1 1

412

ava talvolta, molto bene, da innamorato. i Ài

Ionio Federico rappresentava all' improvviso, « con grazia o mar ii i.i. un carattere <ii aurate ili buon cuore, ma bur- bero e misantropo ai che si «lice in nap<-i nf aduso, in francese ÒOUWU, 6 in rastigliano mai ijrnio » l). Il genere del Livori ebbe molta voga Ira questi dilet- tanti. Vi furono anche degli imitatoli, e, tra j:li altri, un Giovanni Tucci, prete napoletani», ohe composo varie com- medie, come la Ragione, il Dooer<- iettale io casa particolari « e specialmente, con moltissimo applauso

quella del marchese di S. Giorgio o *).

11 carnevalo del 1744 fu l'ultimo passato alla corte di Ni poli, dalla compagnia del Costantini. L' 11 gennaio trovo: a El Rey ha resuelto y manda que se despida la compa- gnia de Trufaldinea, que vino à Napoles an Bn del alfa

ss' Intendeva licenziata So da quel giorno *).

Si pensava, pel 44*45,di rinnovar»; la compagnia del S. Carlo lasciando solo il Caftarclli, voluto sei dal

Re. Ma la Visconti era in Inghilterra, la '1 la Fumagalli e la Pierini a Venezia, la Stabili a La Tesi era pronta e venire, per le 500 doble, che

vano all'Astni.i '). Ma il Re preferì l'AstrUSL R eoo lei il Manzuoli e Caffarelli. Per ultima parto di doli- la Colasanti. Per tenore, per la prima open

') Cfr. Napoli Signor. II. 66-7.

*) Intorno ad esse, Napoli -Signoroni, o. e. V. K>4.

*) Al Duca di Sora 11 11.

') Giunta «M geminiti 44 Le trattative pel 44-5 si cominciarono

i 9 iiov. 43: « essendo pochi li cantanti virtuosi di maggior grido, che «no gencralroonte applaudili da per luti.., e i teatri che hauoo da prò v cedersi , ... avuru i migliori pel venturo anno in questo K. T i Carlo, elio ha In frlorin d'essere considerato

i primo d'Europa, non.hu d" Italia <• .li piti buon i;usto ». Il li,- M|.|>mvaTa le trattative; ma purché no se tinga novediul non •/ C*iflà- 16 nov. 4L5. Teatri E

413

«esco Boschi, per lo due altre il Carlani •), e poi fu imi" il Feri i Andò via dei ballerini la Tagliavini , o la compagnia di dieci persone, eoo Ronzi, Bettina, Frani, Turchi, la Peppa (Corrado), Francesco e Anna Fa A. Calanco, (i. Imbimbo, e la Pantaloncina '). L'Amia Far bris, valente ballerina, aveva un occhio solo.

li i novembre si dette l'opera la Semiramide dtà Vin- ci; il 19 dicembre ['Antigono dello Nasse; il 20 gennaio V A< ! I Manna.

N.'l dicembre 41, 1' Uditore D. Erasmo Ulloa Severino mosso, e Al nominalo al suo posto D. Saverio Do- nati. \i E il D'itali ebbe subito da fare , per colpa , al solito , di Cafìarelli. Scriveva il 5 gennaio 1^45 :

(. lori sera nell'Opera del Teatro Reato di S. Carlo, quan- do si giunse al termino di cantare il duetto, che 6 nolla une ito secondo, il musico Caffarelli principiò con proporre flarelli, 500 doppie: Manzuoti 300-, la Colasanti 100 ecc. Vedi car- frbbraio, ott. 44. [aggio 44, e le altr.» carte. Il Zamheecari arrivava ni Montalegro da Bologna IH Lugli1-1 1744 : < La Bavlnriiia Thereaa CoIona rennziaua, ho», pero do adruirable abilidad j que paro» rouy bien, «oliata por mi medio la honra do sor admitida rn la compniiia de di - il I Ueal Tueatro de S. Carlos de Napolea, y porque yo me aaeguro de que encouti-ara en d J al ninno kplano ffu ha

merecido aqui y porque que uu nmchacho do su tale, destinata por no Tbeairo, gustai i macbiaima <*l tenaria eompajisra an l-1 IJaylo, me alrero no solamente à \ la. i V. V... sino M tambi n I cnco-

Dt«odur»ela, bivn «eguro do quo e un trio i

lexaran salir | da NapolM ». Fu bw li

«arebbo puntato come collocarla. Ma quell'anno uou trovò posto. Zambac- cari, 22 agosto Teatri f. 0 °

') 11 22 die. ti -i dispose « que intervenga à la lunta del Theatro durante ti Sindacato del Dtiero Aud. Gen. » Teatri f. 0.°

- 414

«•!)<• < i. '.lai Sassone: e se1

|v Astrae che : spandere, si vedesse colta all' improv-

disimpegno niente di meno nella miglior maniem eh* i riuscirle, tanto che si termino quietamente la prima o la seconda pati--'; ma nel replicarti poi la prima lo stesso Caf- . propose un altro modo diverso, assai dal primo, tutto di controtempi e sincopato , ed anche coli' anticipazioni battuta di tempo. E poiché l'Astrua . mctere and

curando di veder comò dnveva rimetterei nel tem noto a mancarle, il Caflarellì ebbe l'audacia «li non solameni designar colle mani come doveva regolarsi il tempo, ma pa- rimenti colla sua voce suggerì la maniera di risponderò alla , ch'obli aveva futi- i io vi luto od inteso da tutti, non posso con efficacia esprimere di quanto scandalo fosse riu- scito tale accidente, perchè subito s' inteso un fremito mormorio universale per la sensazione cagionata nella gent che ingombrava i palchi , e la Platea . Tanto più che vi fu ohi disse ohe il Cantarelli era venuto con qualche prevena di fur rimanere affrontata l'Astrua sul team.) ; mei ' anticipatamente avvertito i suonatori dell'orchestra di star con tutta l'attenzione nel toccar l'arie e precisamente il da circostanza non Estimai d'apparar giudiziari dare occasione di un maggior rumoro ...»

La mancanza era grave o si sarebbe dovalo mandi subito iti prigione. Non -so che provvedimento si prc tua, trattandosi di Caffarelli, probabilmente si passò a

Il 19 gennaio, il Donali assisteva al concerto dell'.-l . bilie, clic doveva andar© in isccna il domani: « L sica e vivace e spiritosa e l'arie hanno motivi e p. clic possono riuscir plausibili», ma, a teatri pici forse se ne pei ne finezze; « 1' arie di <

retti, sebbone sono stato fatto con buona idea del Ma

li < api" Ila, ad ogni modo, non molto e perdio il suddetto musico si disimpegna assai moglie nel contabile \< dante..

razione del primo ballo, che sarebbe ci'

^presentare l'est. •norc di una grotta il

debbono uscire Orfeo ed Euridice , d > Vincenzo del Re clic non era interamente ter- ni mata ...»*) Ma, tuttavia, l'opera sarebbe riuscita be- nissimo, come riuscì. ')

gennaio tu recitato la commedia Gianfecondo del l.i- wri, che fu anche più magnili- sa delle altre. Vi .si spesero migliaia di ducati. \" era une Baronata, cantata da due voci cou se-1: menti. 3) Gli attori furon quelli , che

aprasi il Russo, il Macchia, il de Domi- ci i migliori. Si rappresentò per undici sere. *) Trai quali attori dui Livori, n'era il giovinetto Pasquale DO, che in questo tenni..' ricorse al Re, perche il Li- ari gi' impediva ili imparare il balla 11 Livori risposo 8 veros perché il ballo io «li --trae va dai concerti della vile non conveniva che usasse la ci ni- di siimi scile di gente, quid sono i balle* rini e ballerine, che, coi occasione, bazzicando in

casa delle medesime, può vanirne ili molto deteriorato il uo costume, tanto più in un giovinetto di freschissima t.-i, com'è il detto D. Pasquale ». Finito il suo obbligo, poteva abbfl la compagnia, ed era un'altra

-.. *) Ritn i, più oltre, questo Pasquale Marino.

Il nuovo Uditore, cogli ahi ni -ila Giunta, fece la propo- ! marzo di togliere allo cantanti e ballerine il pal- i, che avevano, dandolo «aqualche nobile di som-

"

') Donali 19 gratin io U

dato il pormi mo .>i! tatraaa ni Mai <rehè

un* solo rolla potessero interMkirfl alla funzione il Card

Cloada e « fliu quo «lo tuta «lo oxeojplar para olroa a— l'attri rari, Il Stonai

otL 45 Teatri (. 0.°

416

mo riguardo, a Quel pali

sturbi, L'è li dimostrato, o Di sol

ili i -ano a alcune sedie appallate, nelle

l>> più vi > alcuni giovani, non poco rila

dosi impronta i per poco tempo, in man

vi .si velarono in una BStesBa sera sedate più persone, cto

vicenda si cambiano ; ma, in

i -i trattengono anche varie persone all' ina por star più dappresso a dette donne e tata ■'■' ro

<\w; i-cntc in ariae come discorressei

.li loro di reati ri non convi nevoli. » Il palchetto p< le cantanti e ballerine si sarebbe fatto da dentro alla sce- na, e il Liveri, sul parere di Vincenzo Re, starebbe inno. il Re approvò, solo osservando ohe (ano ara Deceeeario farne un altro di fronte, per Bitume

Por il sesto anno restò a Napoli Anna Aslrua. Le aumentato 'li SO doppie lo stipendio. Il primo uomo, sempre < 'af farcii i. Per seconda <\< a fuchiar ita] a Bar-

inoci. Per tenore, venne X Annibali no i) Il Man/ bava ancora a Napoli. Catarina Zipoli ere l'ultima parte

Aiicbc questa volta si tentò di uscir dal Metastasio. maestro Sassone fu scritto ohe mandasse le i

') Giunta 27 marzo 45. Bigi, reato G aprii-. N-.-U'oltobre tro*o •eguente biglietti»: * Le S. Fotti n, erebitecte francois, voyageur en Itali* par ordre <lu Roy pour UfW d * piwipau* théatraa, le Mar-

quise ti.- I' I liwjiilil pelo MB ES W !-- Ime de Sai»» do fOttloir

liicn donnor se» ordre» pour quo cot Archinole ait la liberto da prende* -In grand Thdflicu da Naplas » Teatri f. 6."

*) Nou w»*i'iidoKÌ potuto urcro il Uabbi (che voleva che canta»» anche la mogli, i; t'AmoitMil stava in Polonia; I impegnato per Voooxìa;

l'Annibalino aveva cantalo u-l 17_':j al S. Hartolommeo. Poi aveva girato l'It iha ad i-ii itato ;i Madrid per più anni e filialmente a' «ni i tiralo in Toscana. Aveva circa 45 anni, voce ottima, Giunta 1? luglio 45. -

») Giunta 6 luglio 1 -

417

di due opere, « che stima le migliori fuori -li quelle del Metistasio, e che sieno piene d'avvenimenti

è quella che maggiormente tiene dal co- rnile applaudito in simili rappresentazioni, nelle quali

a più rocchio nati deliamente.1)

«citarono il Tìgrane, il Lucio Vero, V La Paotaloncina , dopo quattro anni , ora partita» La COBO] i tutta rinfiorata, aveva per direttore Gae-

i Grossatesta e, prima ballerina, -sua moglie, M irano il Mondin, Anna e Luigi Ronzi, Gabriele Borghesi, Anna la Massose, Pranoasoo Tedeschi, Anna i la romana; I Corrado, Gennai-elio, la Rossa,

Pasquale Baii^i.

Gaetano Gn iBBatoOta o Testagrossa era modanese, « uo- mo di molto spirito e editissimo », «lice il Goldoni , e la mogi: odane, o eccellente ballerina. •» s) Era fratello,

>. li quell'abate Testagrossa, curiosa figura di agen- ti- politico, dt I I' dfiimoUavo. a) Por molti anni, ave- da direttore dei balli nei primi teatri d'Italia. \ BOUfO a Napoli, vi resto definitivamente.

Nell'autunno dal 45 si rappresentò la Claudia del Li- arnerale del 46\ si ripetette Portento, ras

Cosi fa sedilo il 8 .'iprite al Conto Uolo- gnino. Vedi audio uiult': lettere del Maggio e Giugno col Bolognino. Il qualtf.il 10 «nag^iij, *|i«!tlivn r:u-i di. ninni (La Senatrrila, ì Vt,mo,

e tre pastorali {FAtakutt k cho pole- tauo l Teatrino di Portici. Tutti questi, tranne il duo Fabrizio

ti « ilal i tiara Pallavicini, Poota

Ì PolOMM; Innniì qui irifoutrntn . ipplauso, ma più

fatto al buon gusto dilla munirà dm ,i quello della poesiii . il l'.illavi- rini. uomo di somma m non troppo i no. «Tutto

ma.*, del Saaaone, Iranno le Piate, di'era muaira del Ristori. Mi B reno trovati opportuni. 4 giugno 15. *) Mmmm i I, 140-.j0. 1 lettori dilli Mentori* ricorderanno la

natta fatta in «uà casa, i BalTAk Testagrosaa cfr. Casauova. M4m. ed. efi V. 311 e Mg.

ils

breve, e .'ritentandolo colla Claudia. l) Tra gli attori di ste non ritroviamo più quegli eh 'ian-

j'econdo e, ch'era, a quanto sembra, IV quale por non esserti j'iù atto a recitare da doma e. Don aver personale il re da huorao, mi si n larvi"

bile » '■',). Bastavano Senape il Russo o il de Dominici.

sempre architetto 'lei Teatro di S. Carlo lo set laro del Kighini , Y nren/o Ke. DireH li abbsl

nienti, Matteo Zaccaria. ')— Per la nuova stagio, tutta la compagnia precedente, tranne l'ultima parte. conte Galeazzo Attendolo Bolognino scriveva da Dresda il ;*i gennaio, proponendo L'Amorevoli, (che sparava d*e ser libero, ma non fu -Ilo

•rso autunno passò per questa città una minata Teresa uner Pompeati, stati chiamata a Londra por prima doona, ESssa pur bramerebbe ili di recitare per quest'altro anno , che sarà dal Teatro d* Inghilterra, in codesta dominante. La

ma fu qui più volte invitata a cantare all'Assetili di questo sig. Conte di Bruiti, dove fu applaudita e lodala la di lei voce, che, per essere assai limpida o foi te, mi pare BBF< bbe B [ » i « ] u^«

e pei" avere una molta ragionevole abilità , un 1 ^"-

cho verrebbe costi sommamente gradita coni.

') Li rari 8 maggio 45. l'articolari «ulta Claudia iu una lettera J«-»J 14 ottobre 45 del Uteri K io una ilei 13 oett. dicera che le due eotn ■** Dindio erano quasi pronte, « e medraimamonte il Teatro a parte di ognun ■** di esse Mene, tutto o duu lunghe, e tra di loro diOurentiaaiiue, cuatruìt*^ J iu modo che poaaan cjuibiarai uo giorno per l'altro, perchu rerti a Ut «••• neplacilo della M. Sun ordinarne la rappresentazione dell'una a dell'i B e quando l'aggradir* ecc. #

») Liv.-n :■: marzo 45.

3) Vedi noto d'attori di questo duo commedie.

«j niunta 7 gennaio 40, Un Carlo Fabri foco l'offerta di preadorai palio n minor ragiono Teatri f. €>.*

410

l'ima. » Era la famosa Teresa Imcr, notissima ai lei

10 melimi iaoo. Ma da Napoli rise

l'ultima paite, che era la sola libera, e elio essa jon poteva accettare ').

Nel 46 ci fu una novità. Tomaso Gnr/.ia . appallai della platea, e delle tre ultime filo del S. C-arto , chi Oli niteuiie il permesso di poter (are rappreseotars , nel maggio e giugno, « un dramma eroico, non per anco posto in iscena in dotto Real Teatro, da cantanti affitti) esteri "• La cosa era i 'li gloria aJ Ro e divertimento al pupillo » '). E l'opera fu data e fu il Catone in Ulioa, lei i»i. ni, oon l'Aglina (con permesso speciale dal Ilo, CO] Babbi e, per ultime parti, la Mar- rita Cliiiiienti e I Ili, e un l'oiitraltu.

'•ppe Giovaniiiui *). I ballerini, gli Stessi del 5. Carlo; la cui compagnia era stata in parto modificata!

11 Baroo Livori era, infantOj in una cu «idi-

un suo ardente desiderio, fin dall'aprile i sonerata dall' arnmaiìstrasione B Carlo. Fu poi, a sua richiesta, discaricato anche di quefls dal Teatrino.') Come sappiamo^ «vera il li Cavallerizzo di campo. Ma il tormento dell i ii;i era D desiderio di avere un posto più alto. Cogli io i\ Mti e l'ufficio di Q ,:/.", scriveva al Re

tutta la nobiltà di questa Sua città o specialmente dai ori della Sua Real Corte, non solamente non fi

itrl-t. &• Al Bolofcnino 12 febb. 40. fu accettata per ragione Il gio, prima ballerina di S. M. Poloaoao.— Bo-

ni 14 '-I.I'. IS. *) (Usata 13 nano 46 occ. (. 6.° Haota 9 aprila »7 £ 7.» 1 i 1 1 nano 4fi (. '.■

'-) Fu «sentalo o invitalo ad indicar la persona cui uifidarlu l'incarico coma egli fece. f. 6."

420

gh' io considerato da più di quello che- in a vt

tava di essere, ma degradato ancora da queffi E '1 a mia moglie venìvan fatti, ben rs : ogni dama e cavaliere di rpiosla città ni pH

volte favorito nel mio feudo, e i eoo proprietà; ili ciò niente memori, veggoraiii ognuno posto a cantone, escluso da ogni adunanza, vilu e serata, clic in ognitempo si sia l 'atta; e, lo stile di chiamare nei conviti, sia il i ih

«li quelle dame, che la afaests d si Padroni am i

io delle loro Reali mani , una di col mia moglie, per grazia dei medesimi, restata n' i (ire esclusa, niente, a Lei essendo giovata l'essere ammessa dalle MM. loro, niente a me avere la dec« i livrea del He indosso o. Il buon Barone se ne involava

aspramente. « Muovasi S. M a

infelice la una dorelizione . . . la mia abiezione...

avendo altro reato da addossai ini, che il vedermi poveri sudori aprire strada nella grazia del Re, e, qi credea di far cosa, che ridonda in gloria del He e ridia Patria, qual' é il disotterrare io quella comi per l'addietro avendo avuto sede in questo paese al pi sente sepolta vedessi, no ho raccolto amaro fruf il He l'avesse fatto Maggiordomo, la gente avrebbe i vuto paria diversamente I E il -'stri'.

mandava un titolo pel suo feudo, e il posto di ( omo- re rli'l Supremo Tri hi male di ( 'mimmi ircio. Ma. malgrac

queste e altre insistenze, Maggiordomo, n i

glicre In mai II titolo pel feudo l'ebbe subito: Coi Marchese a sua scelta, e cosi il Barone Livori <i

il Marchese .li l.iveri. ')

i Und M, ÌS febb. 10 Bigi 5 nano, f. O.o EU» «neh» uu varalo di »t»»i< <l nwae, 30 apr. 40 Liverì lur

421

Fu impossibile intendersi col Babbi per la stagione 46-7.

aodo un ulti , si preso il Pignotti, e, pei'

ltima donna, Maddalena Casella ').

Le due prime opere della stagione furono il Lucio J'a-

mus. dolio Hasse, diretta dal di Majo, e il Cajo

*) Nella terza opera, Y Arianna e Teseo, che

recitò nel gennaio 47 ci fu un'altro exploit di CalVa-

iii. Perchè: ndosi nel terzo atto la scena del con>

ìeuto che si finge col Minotauro, nel mentre chi lesto si scoccavano i dardi contro il musico Caffarelli, che rappresenta la parte di Teseo, uno di essi con tutto che si fusse riparato con lo scudo dal Caffarolli, pure o per la li a del dardo o perchè rimbalzò da sopra

lo scudo , colpi da sopra all' occhio al detto musico ; o sebbene il fatto fosse stato puramente casuale, quello, Ange il Minotauro, aveva niente ecceduto dal concer- talo tra di loro, secondo le varie prove, che si sono an- tecedentemente fotte , pure sdegnatosi il Caffarelli o per cagione del doloro stesso, o per altro motivo della più naturale alterigia, terminatala scena, essendo andato Mat- teo Zacc e fa la Qgura del Minotauro, e farti itto di ossequio per scusarsi deH'm volontario avvenimento, vece di ricevere a grado tale attenzione, si avanzò a ile pugne nella faccia e V avrebbe maggiormente il si fosse frapposta la gente, che subito Se al rumore... » Il Caffarelli ebbe gli arresti in casa i.

luglio. 26 uett. -16.

Dov., e ri 3, dio, 1746.

aio 17.— Il Caffarelli ondò poi a Vienna maggio 49 al Farinello si riferisco dico eh»

.ino: * la xua voce inulta, ma falsa, disubbidiente a

legno eie, non «forandola, non attacca,*.1, «forcandola, riesca p«r lo piti *»|ira, . . . cattivo gusto ad aulico, «» prttoadoikO di riconoscerò in lui li? rancide gin-I;.' .li Ni Matto* m. IM n'ornai rap-

422

In quel carnevale si recitarono gli Studi Nel ghigno, quel Domenico Giannelli, che faceva i delle recite del Costantini, o (Tri :il He una compagni Comiri Lombardi, compagnia senza par nero

il posi >, i be aveva prima il Costantini. Kssa era comj sta cosi: Pnni:i donna, Elisabetta Passalacqu l-'mncesea Dina; terza, Elisabetta d'Afflisio; prw Federico Rubini, ascondo, Gioacchino Lli r, U

Giuseppe Franreseliini l)j servetta, Angiola Nehra, (ore, Andrea Nelva (quoti due erano già stanimi); Pantalone, Rospizio de Antoniis e Arlecchini (iimuuui Raffi, 9 aBSsi più bravo del Costantini t'orni osi tutta d'elementi che avevan f;;t

compagnie dei teatri S. Samuele e S. Luca di Ve Ma il Re fece rispondere: e quo no necesita por ;«li

Anche il povero Arlecchino Costantini lermo per essere ripreso ai servizi del Re. Ecco 1 pietosa supplica :

3. R. M.

Gabriello Costantini, detto l'Arlecchino, prostrato a piedi del Ficai Soglio di V. M. con profondissimo ossequio l'espone

presentata cor) male coni' egli rappresenta, che nei recitativi pare uai monaca »w. -Ina, the Intatta quello eh* egli cauta ivgnaaempru un UlOOt

revole di lumen turione talvolta può dilettare all'eccesso , mi

questo caso è molto incorto ecc. Ma è «ridante l' intensione di dar mI gonio al Fai inrllo. I.ett.-rt .ri. Cani. p. 368-9. Cfr. anche lottar* alla Boi monto IO maggio. IO loglio 49. (in Opp. od

') Li Studenti C. di D. Barone ecc. In Nap. ITI'- per Nella dedica parla di una sua malattia, Delta > [ 1 1 .i 1 *, tuttavia, commedia.

*) Sulla Paxsalatqua e le suo avventure col Goldoni. Cfr. Mr*mm ■■■ I, 207 e sg., e F. Ilari !, 1-2.

«) F. Bartoli. Hot I. 238-0.

*) ld. II, 123-1.

») Nota ero. Bigi. 8 giano 47 f. 7.°

- 423

P

BUI

do slato con somma sua gloria . pei lo spazio di anni ni a servigi dolta fu Gloriosa Momoria dell' Invilisco Pj_ ippo Quinto Augustissimo Padre doliti li. V., (laddove, con al- trettanta sua buona sorte, passò a quei di V. M. in codesta 1 Corte di Napoli per lo vpKÙa di anni dicci collo stesso piego, che in quella di Madrid aveva tenuto nelli reali di- vertimenti delle Commedie, e finalmente, per sua dJtft' no già scorsi anni tre da clic fu licenziato, ed e staio il l"0 BBf <nen e l'incisalo per sostentarsi andar ramingo eser- citando il suo mestiere per diverse citta di questo regno di i col poso di una compagnia di comici , nulla o poco [ioti: rido profittare per la scarsezza dei tempi calamitosi, come neppure presentemente in questa vostra capitalo di Palermo può arrivare, a forza d' immensi sudori, a guadagnare tanto quanto fosse bastante al sostentamento della sua meschina famiglia, e considerando per altro l'esponente gl'incomodi dei viaggi, che porla seco il suo mestiere , ma senza il corrispondente fruito, il peso della compagni.! dei confici che tiene sopra le sue spalle, sopra ogni altro il numero degli anni , che oramai lo rende increscevole a stesso, non che a poter reggere alle sollecitudini delle spese, alle quali bisogna soccombere, e per le quali l'esponente si conosce inabile a poter tirare più avanti sen potente aiuto: ricorre alla somma Clemenza di V. M.

acciò si degnasse accordare la grazia di rimetterlo ai servizi di codesta Reali por li reali divertii» rati . tenendo «gli

per questo oggetto una compagnia tutta nuova di comici , e se tanto S. M. non si degna accordargli almeno gli faccia grazia di qualche reale merce acciò colla medesima possa ri- parare alle sue miserie e sostenere i suoi poveri figli, giacchi; trovasi spesi gli anni della sua gioventù in servizio dell' In- no Genitore ed in quei di V. M. ed ora in quella vecchiezza che cerca aiuto per non errar mendicando. Questi è la grazia, che, lagrimando a piedi della M. V., ne implora. Della medesima è il miserabilissimo supplicante sicuro, mentre si resta genuflesso avanti al r. suo Soglio, pregandola arden- temente ut Allis."'"».

424

Ma fu risposto anche queste volta; « que su compa- rila no es necessaria por allora »'n el II. Si-rvieio. a Palermo, il povero Costantini fu anche derubato U tutt ciò che possedeva, frutto delle sue lungho fatiche e andò a morire a ia, sua patria •)•

L'Astrua, dopo sette anni ch'era stata a Napol per Berlino :l>, dovi per molti anni la delizia dadi

corte di Fedri ili. il. Ma già, fin dal io dicembf S. Carlo era stato dato in appalto, e, nella quar l' [mpresario D. Diego Tufarelli si faceva la consegi teatro, dei vestiarii, e delle SCCOi

VII.

Diego Tulurclli, primo impresario del S. C>

(1747-u3)

Notar Dir-'i Tu fan-Ili fu il primo impresario del S. prima erano stato fatte, ma non accettato varie alt '.: d' impresa s). Il cootratto era per sei anni, con

') Teatri, f. 7."

«) Bartoli F. Noi. 1, 189-90.

>) Febbr. 17.

'-) Cotti il 22nov. 3H fu trasmesso alla Sommaria un profeti» <H concordalo dall'Uditore col Marchese Ferrante, da andare in 39-40. Ma la cosa non ebbe seguito. GÌ' introiti certi del S. Carlo ai fis- savano in ducati 16670, e gl'incerti io due 5960. I.' iraprwano spendere 9000 ducati pei cantanti, IdtiO pei balloriai; ogni tedia -li tea da poKarei noti piii .li .", Barilai ecc. Cosi nell'ottobre 42 il Siciguano, facendo notare cita il S. Carlo dal 1737 ul -12 avitva portato 62800 ducati di tis/ìrit, doè lO.'VfiO per anno, ai offriva a prender* l'ap- paltò del teatro con soli 8000 ducali di aiuto di tosta l'anno. Ma nllnhre gli m riSDOOdi nulo cu li», i i n

na-

5

426 -

; d'aiuto; l'obbligo 'li far 70 recito a altri patti taril '). Cosi l' ufficio doli' Ispettore cessava. Ma all' Uditore re- va sempre la giurisdizione. Il Re « non ha enten-

ìmiiÌi.iiu- 'mi l;i menOJ parto su Iiiiisdicion conio mini- slro de èl, en consequoucia de lo qual, para quotar to.la duda y dispiH ìombra desde ahora para Jmv

it.' -ii In-- i-ausas ilei impresario j Biibahonios » •). Facciamo una rapida rivista di questi sei anni d' im-

i. Passata la '|ii.ii''--ima, il Tu l'anali eoiumciò su- bito con l'opera di Primavera. Qucst' opera non era d'ob- », 1 1 r per l' impresario, ne porgli abbonati di ila volta fu V Eumene del Zeno con musica -Il .lom- mt'iii , i fan. i venire da Venezia per lep iste espressiva- mente. » Vi cantarono Gioacchino l mtì letto l' EgU

tanca Celli, il Man/noli . il tenore Pinacci t che non

piacque), e Angela Conti, romana, «letta la Tacoarina. V.

.alarono , oltre la Grossatcsta, il Badia B l'Andrea

Ubarti detto il Tedeschino , il grottesco Monti, Santina

Olivieri detta la ttef/r/itma , Luigi e Maddalena Bisc

ti i Lucchesini 3) e, si noti, la Margherita Grisellini,

la Ti " (oretta. Costei è un altro personaggi. i rasanoviano. Quando iobbe il Casanova, ess:i tra i varii amanti,

Prìncipe 'li Waldcck, un vecchio gentiluomo della fa-

det del

<»n ftt ■Stani dfl la Imita t del Inapéctor. » K, anri, il SiHgnano lasciar.- i I" impresa dal Taatro Nuovo, cho aveva

> i nel dicambra li offerta di appalto di Giuseppe soli 6000 due. d'aiuta Parare favorevole dal Mar- mate. — f. 6.° 174ti-r. 7

arro 1717 -t z) Li Biscioni aveva una lettera di raccomandazione di Loivuio I to aaibaarintore •! Napoli. Lucca i apr« 17 f.

42T,

a Lio, ecc.: « danseuse mediocre, laido,

Bile d'esprit elle aimait la poesie.... »

ri i da un nobile re ■>. l>

rozc Cappello, n conquistò subito I). Ginsopi •l-i Duca 'li Mondragone >, i r impresario gridò d ingannalo, '-li1' la Gii-

aduni non principio veruno dell'art tllare,

non elio il grot ma lai

pe » B). E cercò di ottenere un ordine reale . sciogliesse il contratto. Ma il Ministro l'i -li:im ri: 36 la sbrogliassero tra loro *), —Ni •. per Di

che quistiooe *li vestiario, era venuta a contesa col di- rettore Grossaiesta. Il quale, irritato dal] sa della Tintoretta « proruppe non solo In parole po<

detta donna, ma le dette un pugno dietro le

La Tintorctia, ziPTerrò « una teanella (sic) ili -.reso

por tirarcela ». Ma si Ars* i i »

ordine dell' Uditore, ebbe il mandato in casa. B un altro

mandato fu fatto alla Tintoretta e suoi protettori, pi non i' -il end Pochi giorni dopo, clarappa

citii-arli, « dichiarandosi questa non essere stai

Mfl il TuiareUi ebbe subito, come impresario, al lori. Le compagnia degli istrioni, diretta do Doni Antonio -li Fiore, ci »enk\

iiell'otlobre 47, uhm rimedia, intit

Impresario, in tre atti, il terzo in m -od»

«•(unici ili dare di tanto in tanto. Ma, questa \ i

a Don Diego, « e circostanza scrive tutto commosso il Tufi

•) Calanuta, Mèmoirrs ed. oil. J, 1^4-5.

47, f ') Tuf«rclli, 19 loglio 47, t *) hi.

Ugno 47 All' UrfitOft tO piui?no f. 7.*

427

--ero Don Diego un Impresario nuovo, per anni fi, con essersi piccato il finto impresario (chechia- i Giusep i averlo Pulcinella trattalo bob il

l> >u . avendo » questo oggetto egli preso il teatro per anni •'■ , la prima volta; atterizzato il Don

o per un impi ciocco, povero, tallito, truffa

che, tra poco, avrebbe dovuto fluire i suoigiormo io un ircere e in una chiesa] Fu pienamente, scandalosamen- astutamente trattata questa satira, questo libello famo- so, nella prima d ammirazione di un latore: indi , nella scena stessa, furono irai; ].i Ceffi sotto il nome di Celila, ed Egizio BOtfa i il nome di Egiriù, e gli altri principali attori ed offiziali lei Rea! Teatro sotto figure troppo manifeste aU'ud bb Lo scrivano defl* Uditore mandò subito in carcere Tat- are Rao, e un Onofrio D'Aquino, compositore del sog- tto a che aveva messo in musica lo arie. Ma il Tu-

lirittura ci ola

proibito di più recitare: a E eccessivamente sciocca,

■candii a, e che colla detrazione, con i termini

siml e eofl' indicazione delle persone ial-

mente delle povere donnej qualunque bìouo, ceree sodi-

r oziosa librriina gioventù, covar loro le risa •■ il

K-'enaro. !•'., sopratutto in questo . il quale, da 30

solamente Fanno scorso ed in que to rappresentato d •< volte, appunto perché i e. unici, andosi dello ione

> mente incori i n n< Sa jatii a a.

lunisca se giustizia , ma non » la

con i posta del ministro. E il Rao e il D'A-

nni una sentina di giorni in carcere, finché fu-

ti ad intercessione dello stesso Tufarclli ').

') Tufnr*lli 13 ottobre 1747. F. rfr. Uditore h. d. ecc.-- E 7.°

428

Foste splendici abber luogo nei noi i

la nascita «lei primo Reale Infinito.

Il 4 novembre, gran gain <• festa di ballo di parvità in Palazzo. Il 5, il Slroe, mustca del Sassone, al S. Carlo, con ingresso libero a gratuito. Il 6, nella gran sala del Palazzo, detta delle Guardie, cantò una sei .pera

di Ranieri dei CaJsabigi, musica di Giuseppe de Maio, col litote il Sogno di Olimpia '). Nel prò da sala

magnifica scena, una Deliciosa, grandioso edilizio ad B colonne e cupola; e varie tile di ponici, elio si per nel fondo, e, in mezzo, una fontana con Nettuno e lini e Tritoni. E in alto , si librava una deità circo da amorini ed altre figure; e, sul davanti della scena,

lutarono Vittoria Tesi, con una gran gonna, a due ali, con ricchi disegni, e Cantarelli; e l'Angela Conti, ap- poggiata a una balaustra , pensierosa; e si inoltra intanto e Gizziello , e il Manzuoli e il Babbi. I i grandi artisti, chiamati per I* occasiono! E lo damo e i cavalieri erano liti in ricchi palchi,

liln laterali di sgabelli ; e l' uditorio era coronai Carlo III, e dalla Regina, accanto ai «piali era una sedia vuota per l' Infante. 11 Sogno d' Olimpia alludeva ai so- gni di grandezza della madre d'Alessandro, ohe era stessi ohe potevan farsi pel nato principino. V. si trattava proprio di Filippo, il povero duso

dalla successione! Desiò entusiasmo un duetto tra Giz- ziello e Caflarelli. Ij< superarono r aspettazione. Il S 15, la screnata si replicò al S. Carlo, e il (6 a Palazzo. Il 18 ci fu una gran festa al .s. Carlo. E non parlo cuccagne, dei fuochi d'aitili/. io, eoo.1).

>) l'aria di qneata serenati la lettera dot Mclastaaio 30 gennaio 1743 ■1 Calaabigi. (in Oi7). Ed. nap. 18C5, p. 917-8).

*) Quale feste furono diaconato da V. Re e inda* iu quindici Ut*!* da 0. Vftat AfamUKMW (Mie tofani rtaii finte fatte eelebnnv

42y

Patrino dell' Infanto fu il Re di Spagna, che ebbe suo procuratore a Napoli il Duca di Medinaeeli. In qaefl-'occa- >ione, il Medinaeeli fece cantaro in sua casa una serenata Le glorie d'/bero partecipate a Pnrtenope, musica del- l' tboe, diretta dal De Maio, eoa QizzieUo, G. Croce, Gi- rolarna Tcarelli di l'orna, A. Cotizzì detta la Romana e balli e scene del Gflossatesta e di Vincenzo ').

Ère, al S. Carlo s'ebbe l'Adriano in Sii a del Istilla; nel carnevale, la MtìTOpi' d'I Malici (f), ■il DUI Ili. Si mutò solo il Pinaeci , che

iu sostituito da un Giovanni Croce o s' aggiunse una settima parte, Pasquale Potenza. Il Maozuoii ora dei can- tanti, clic allora p; ano s). Dei ballerini, fu mandato via il Monti, clic non era piaciuto, e venne invece Mr. J. B. Denis , gran ballerino grottesco. Per Y ultima opera, es- sendo gravida la Testagrossa , venne da Firenze la Pane loncina.

E, nel carnevale, si permise di a fare entrare setta platea del Keal Teatro, dalla seconda soia di recita dell' opera

patì da S. M. il Re delle due Sicilie Carlo Infante di -Spagna ece. Per la nascita del suo primogenito b'ilipjxt eco. In N:ijx)li MDQQXXXXV11I. E da questa pubblicazione sono tratti- lo Agar», che, riprodotta in zin- cotlpia, accompagnano quarto fascicolo, cioè la pianta del S. Carlo, hi festa di ballo in S. Carlo, e la rappresentazione della Serenata nel Tea-

') In Napoli MDCCXLV1II.

ICMCO QatUppO l'iiliilio di Trojyi in Unir, ili fini- iiuoli celebre virtuoso della Read Captila di Napoli. Ma. dalla i:. Nap. Il Caluppo, strnuo uomo, negli ultimi anni della sua vita, « si compiai-qup oltrjiuodo della musica o particol Mann ridusse a divenir i>iwta TQM*H V pre-

iUm. , la qunli, aicooma egli andava «crircndo, cosi co le presentava, dunque fòsse dai buoni amici ripreso, ecc. ecc.» Pare che fossero i-ate a Moina 1749. *ono ranetti, o»l> soft, in lodi ;ili. della Malfa

430

di carnevale sino all'ultima, le maschere, non

, 8 lori» liberto, conili praticasi in lutti li I più famosi bili di' Europa, ed anche in quello di Monta sudo l'occhio del Sommo lV)nidi<-i> ■>. Ci fu insomma, una da ballo , un veglione , il primo che -o al

S. Carlo ').

Il Livori mise in 1 9 h'rriro, coi solili ').

Per la seguente stagione, due primi soprani, Fili

Elisi e Giovarmi Tedeschi - detto AmadorL Per pi donna, venne da Vienne quella Caterina Aschierì, dodici anni prima, ara stata sfrattata da Napoli D

miglioro e di grido, che giri, non vi e, si seni vi, perchè tal' una altre 6 hmp altrove, o in età

che polla alla declinazione non più all' aumento o della imi taluna ha la voce» le manna il

sonale, e la scena, e se tal'altra ha tutte queste cose, che & difficile, Io inaura la musica » •). Per tenore rei i. con la moglie, Giovanna Guaetti, che fec . per la prima opera, ed, essendo u i vida, fu surrogata por le altre da Maria Maddalena I' da Firenze. Ultima parte la Taccarina, - Andar da ballo] ini. la Tintoi u presa l i

a Miranda (Bettina), la Costa, la Cateri La Panialoncina sposò in quell'anno a Napoli il i> e divenne la famosa Madame Denis ')■ Le quattro opere furono: il Sif'ace del Zeno, mu

i i u ; .: i,ii.-;ito un regolamento a fttfl':i|>.>. di cui Il copia mi L S*, e ulti» copie uel f. 18". «) Ripnta la «un solita domanda, 29 ft*br. W— l 8". *) TuaroQI 8 ago«to 48— f B.«

'i Cfr. Tularelli H ago*<" IT |7 Sulla Pi 'ifoncitu* o Matti

(da i liciti coli' oh, ..iih.i i ni|i.

Mémwrrt vi. di. VII. 110-118 , « Vili. 883. li Casanova la

lTi.i a Hviiinu, «• d«I 1770 a

131

!

del Cocchi; I' Lsìo del JommeDi lj; il Demetrio, musica di Egidio Lasnel; l se del Perez *).

Il Livori Est itare il O l carnevale

>u fu dato il permesso 'li ripetere la resta <li ballo nel . Carlo i.

Nel 49-50 restò rAschiari; venne per primo soprano A M. Monticelli, per secondo Giuseppe Sidoti ') , il te- Babbi e le moglie ); e,perultim parti, Nicola Gori, T. O. Cai-noli *).

Si recitarono la Zenobìa del Lattila ; I" Alcs.su/idro del

['Olimpia del Burancllo; il Dcn>> lei Sassone.

irano più il Denis e la Paniate |>tirlirono

Berlino! I alpe del 1 1 dicova il Tu-

i il. La Pantaloncina pretendeva di alternare d

rossatestSi e queste non volle, por non pregiudicarsi.

') « Scria** l'Ezio, in cui la ncona: Misera, dove soni coll'aria, Ahi non tono io the parlo! ebbe un incontro n.-ra Tiglioso, eguale h

Maasimo: // i/ /V/mi-b So porsero un ru-

milo— Va dal furor portata, nullo quali m disliuEo il famoso Babbi. » ' i •'■ | i L ■• V IAIX. T) Tufarvlli, H tgOll del loiumelli < uomo. ehi l ha luto saggio

se in tutta la Lombardia in ilo.» Del secondo (il La-

ici T): « Quel personaggio a V. E. ben noto, che a' è gentilmente of- . - III 'tanti stava da molti anni a Falurmo. ttri t

*) Q Il Livori cbiOM d in B ioHoaI noi

Negato: e, invoco della commedia mi lino eh*' l'anno dopo «i

HpHr*>- Tfatri f. 8.»

1 affamili, 8 agosto 48 « dJ merito raffici tato rtl l'unno «corno di imi

iflarvlli.ciii' recitavi da primo unni..: j Teatri di Roma tono giunti

I llabilirs > in;. n.;ml.-voli

II

ibnonte, IO mag.,4t}( 17 gii IJ-

Questa coppia costava da 0000 dittati II T . : uhm iìu-

lovaro Tapinilo. Ma dovè oederonlln volontà «lui Re. 7 nov. 40.— Toatrt (. 8."

*) Tufarelli 17 marzo 49, Te

432

L'astio Ira il Tufarelli e il Grossatesta cresceva, i 1748 il Tufarelli faceva osservare che pagava loro ! ducati a paga»., forse non i quella,

il Re N. >. contribuisce ai suoi signori Tenenti Gene- rali •>, e domandava di poterli licenziare, se non si ronten- tavano di mono. Ma non gli fu concesso. Inveì- del Denis, venne un Michele 'Hi àgata , che non piacque ; e un Pietro Mitrine] da Londra. Pigliatevela testa! rispondeva Tufarelli. Il signor QroanatOOta, un professore vrcrliio, che ha il carteggio 000 tulli i bal-

: òV Europa . ohe tutti a lui raccomandano venirsene qui a ballare, perchè non suggerirmi lui un ballerine famoso grottesco, da tanti mesi ohe v.idi gandonelo. i gli all'orecchio, che , se pei

I vi is, nell'anno venturo saressimo andati a '

II dell'Agata ò su|HM'iorc a GabriHiuo Borgl

i prima dell* impresa, e che oggi sarebl ito

ultima Bgura Superiore però a tutti è il Dèi

qui par anni due, e per me saria mancalo

ire per lutto il corso della mia impresa! *) Nel 1750-1 att'Aschieri, che parti, a matveduta e pi cinta i, fu sostituii gina Valentini Affagotti, nata

Napoli nel 1728, ma allevata e cresciuta io fama all'est

>) Mi.ii.-lr. doli1 Agata era il marito della ballerina Augusta GardaUa. favorita dot Pura del WiirVmberg. Cfr. Casan. i. l.V)e pattim.

Ed anche: F. W. Banhold: IÌU gcschkhUichen I'cnOnlirhKattn ùi

•tMm '■ ri b, IS48, i. 78, 888),

*) Tafanili. 7 mano 1749— Tmtri f. 8.'

') Tufarelli, gj noverabr.i 51, Teatri f. 9.' Da una tettar» del beccar i. Boi- 9 luglio .r»7, «a|<[>i l di non più cantare in vcrun teatro.» Ttatri f. 18.*

*) Cfr. Fótia. Biogr. T. VX V. ritratto e biogr. nella Biogr. drgti uomini tHrnhi dui Regno ti '• lila dal G6T*MÌ, Vanti* coti to-

tem ili raccomandazione del Motastasio, 13 die. 49 alla Belmont Beo. Lo. XXXI -II.

433

ine da Dresda: «la prima donna che uggì monta lo scene. » li Restarono tutti gli altri. s)

K, colla Minirotti, si dette Ifi prima opera t YOfimpìn'fr, tltsica del Buranello. a Sento con piacere l' incontro della si/;." Mingotti scrive, con poca grammatica, il Burancllo da Venezia e mi consci') della giostizia le vengali" l'atto ed lo prima d'ogni altro ne ho una particolare stima de) suo

merito, come V. s. Parrà ooooecioto dalli prima relazione .ii.- i.. le diedi lo spicco che a fatto duo delle Arie

nell' OUmpìade nella persona della si^." Affagotti, e aorta che, quando la musica è in bocca di persona che ne abbi un tal inerito, t'acil cosa ne è il felico incontro . . . » J)

Ma. nel novembre, dopo novo recite del Ciro, mu del in Leo, la Mingotti cadde gravemente malata, e il rolli dovè correre in Roma per prendere un* altra donna da sostituirle. E prosegui co\VAntif/ono del Conforto; e colla Semiramide del DJ Maio *)— Nel 1751 fu ri ancora una volta, il Cavaliere del Liveri. *)

I 51-2 venne il > napelli, e, per prima donna, Dot

rìca Gasarmi, veneziana: giovane ben latta, di pro- torzioiiata statura, di circa anni 30, di buona voce SO- e sufficientemente abile nella musica e nella comi- Era da una prigionia & varia settimane sof- fèrta a Torino, per aver fatto bastonare da quattro o cin- que suoi emissari uno dei cantanti dell'opera '). Tenore

») TufaitJli li Ottobri 48 Teatri f. 9fl *) Trattali™ f. 8*

•iMoia 6 ntt. 50. Con altro du«' Iettare uUogi del l tranello - I itaatasìa alla Itelmonte i'3 luglio 50. Murida uu du<.tlu, cbioalo il Tufarvlli pel Moni Ha Semiramide. Mattai. Mem \\. XI..

le 50. f. 9."> il. Tufan-lli. Teatri L 9.*

di Si. di Tori»" Uttar* Mmi$th 0 Re al MoamMuo

10.° Ossorio. 17 mano 1751 : « Portati a cantare in cotesto Teatro

431

ii Babbi; ') seconda donna, la Parigi; secondo Maria

Masi Giura, detta la Margarina, fatta venire ria Copena- ghen, e, ultima parte, Timoteo Vassetti

Quella muenacha do dio/, afios p, propoi ma dal Zambeccari, venne a Napoli ballu tornala »li

0 carattere: ara Teresa Colonna, che « <i latin in pochi anni il giro di lutti i teatri d'Italia, 1 ultimo biennio aveva travaglialo ni quello 'li Y

a ne Giuseppe Salomon , il celebre GiusappettO Vienna, grottesco, col padre l >. buon

e 'li baffi, e Pietro Boudin con Luisa Geoffroy, i

e Vincenzo Sabatini, e Marirlu'.rihi Irasparini. (iael Grossateeta restì) solo come direttore. *)

Nel luglio successe t -Ili e

i Boudin. La Luisa i ballerina giovai

dice il Tufarolli non obi

spiegarsi che ino no avrobbo lati i pentire, p Infatti,

la «ignora Omarini, In qu.-ilr mulo nel passato Carnevale, in questo Teatri'. E, siccome potrebbe parlarsi «unii d'un incutili. > medesima, stimo mire l'B. V. ailiin-h-j Ella sappia U

rita del fatto e possa discorrermi nelle occasioni. » E soggiunge che «campA con «x*l poco aia per grazia chiesta al Re, ala «porrla S. Si sapeva ch'era impegnata al Hrriikl di cotesto Regio Teatro. » «) TufnroUi, 8 ottobr». 50— Teatri f. l Nel hot. 51 fu ordinato alla ballerina Santa Olivieri, detta la giano, che, giacchi) non era occupata, acida»* I mi

ecc. Ma ecco una supplica del < Cav. Conte Giorgio Azza Migliorami di [viivila Nieutilawaki strialo del R> I i

bero Barone del Palatinntn di Cracw a -. ' Nn]«f»li col Agli" Antonio , questo signore otta tanti nomi non fu data il permeano. Tottr» t. ti

1) Tufarolli 8 ".iwalcata.

moli»' Italo dal Tu

nndò ia Franein r. malgrado l'impegno, non Cfr, varia !

in.. d'Ardore da I', I qu<wtn l'andata in Francia in

paguia del Casanov L 817-fl e *eg.

436

coff immani un doloro et «nico a una gtfmbft,

eoi pretesto del quale interrompeva i balli, tralasciava i pas-de-deux , non interveniva al teatro . mettendo alla lisperazionc l'impresario. Una volta, questi le mando il co in casa, ohe osservò la gamba e trovò che... i molto ben latta. <■ Atterrita dalla libera assertiva di que- ir infretta vestirsi 8 estere in 1 •, incoi ballo ambedue i balli colla sua solita forza "Itura , tacche fu attribuito a un puro miracolo^ •ece il medico Ora pochi momenti 1 d ') li ; , un ben cascoli i mazzetti di :

Bori •• del Salvi, musica defl'Aboa, fu l'opera di primavera \, tre: il Fornace del Zeno* musica 'l'raetta; 1* /- perv musica del Cafaro; e V Aitalo del Salvo,' mu-

aSca del i

Il Tufarclli , nel di' ombre, av ehe la stupenda

ila di Saltatori di S. Germano Parigi, al sor- vizio di S. M. Cristianissima, era pronta a venire in Ra- ttorta far vedere una dozzina di ai S.Carlo. Ma tu risposto enei a noee de la mageeCad, ►coro del Rea! Theatro. lei Carnevale 58 una commedia nuova del Livori, 1 •ico, che n"ii è B stampa. SJ Nella sua compagnia, noto

») Ortaggio. W f. 9.9

*) Tufanl'.i . 91 luglio M. Teatri f. 9* Sul Boudin e la Geoft-oj

rfr. ' i, « li-- li »i.l.. il I7.V) a Torino, «• poi * Vi •mu. •• ;• Pa- ine a Orléans il 1767, che s'erano ritirai «ano vìIa tavola. La balla Qeoflrog > alluri « phfl laido

A :voto poni- i >• ;ni fa nari.

Di ainn >• DlflU le» reste* rfu dialile ! » offri D VII,

r^fanlll I : mi no 51. - l»."'

*l Cari*- v. 9.°

, 1 Lucili, 7 db», 61, e rfapo

«36

Ha i nuovi un Giuseppe Mililotti '). Un Francesco Ade comincio a faro il Napolitano.

Teresa Colonna, Unito le recito, mi e nel settem-

bre 52 il Re ordinava al Duca di Cerisano che non d più passaporto « a la baylarina Teresa C non

conviniendo <me vuelve A està Capital ! ')

Nell'ultimo anno della sua impresa 52-3. il Tufarelh meditava grandi cose. Egli app ra alla categoria

degli im|'t -ìiii entusiasti. Per tenore voleva chiamare

Gaetano 'inani o il più accreditato c-heoggi ì

Questo bisogna elio Io faccia sentire io, perdio oggi più bravo.. .. Non vorrei che toccasse al mio sue Boia la sorte di presentare al pubblico l'Ottani, musii nuovo, ben fatto e assai virtuoso. » ') La difficolti nella prima donna, a Qui mi confondo da dovero, che non veggo io tutta la musica' bre quo!

soggetto* che almeno possa essere compatito! a era « già decrepita con 55 anni di età » e viv._ Vienna ritirata ; ') la Faustina anche era stata giubilata dalla Corte di Dresda; la Celli aveva lascialo di cantare, « perchè con sommo giudizio vuol godere le sue i e quelle di Veronica sua zia ». Dell' Aschieri non al neanche sentir parlare. L' Aslrua è da cinque ani Prussia, e ci si trova benissimo. La Mingotti ha avun» la licenza per uu anno per andare in Ispagna ,

•) I.iveri, 17 die r»l. luniciiia oOn C. Rumo ebbe *lraordinariaa*<*t* il permesso di andar a recitare una sera in casa del. Pri fa* *■*

Livori ora «Jifflcilissiuio nell'accordare quarti permeasi. Gli adori .• i.Uuud di: <lurara gran fatica §k>ì a ridurli, « t.int>.

faro Russo specialmente che all'invecchiato ano iati 'lire bisogna g*^

mi consumarti più tempo por ridurlo con tornare poi ai bu b1I»« volte che i concerti ai allunghino > 10 die 51. Teatri I

») 16 aatt 1782.— Teatri i. 9.°

') Tufo «-ili, 0 nov. M Teatri, f. 9.»

') .V «viva, veramente, 60. Cfr. ai-L cit dell' Ademollo sulla Tea»

437

guadagnerà 3000 doble ; e non farà il cambio con Na- poli, dove avrebbe 3000 ducati. Resta la Viscontini, di 48 anni di età, grassa, di bassissima statura, orrida d' a- spetto. Cantò 17 anni prima al S. Bartolommeo , e non le si lasciò finire l'anno.

Questo era lo stato delle virtuose celebri Restano le gio-vani, soggiungeva il Tufarelli « che a tutt' altro baciano che a divenir famose e a meritare il titolo di vir- tuose ! » La migliore di queste è la Colombina Mattei, che, anni prima, aveva cantato al Teatro Nuovo di Na- poli. — Ma il Re indicò, come le meno cattive, la Tesi e la. "Viscontini *).

Per primo uomo il Caffarelli; per secondo, il Cornag- gia detto Cornacchina milanese ; per seconda donna, re- stò la Masi ; per ultima parte fu proposta da Roma la Te- resa Venterelli, detta la Carbonarina, « non solo dotata di ottima e gran voce di soprano , spiritosa , leggiadra di personale , di alta statura , non brutta , e sufficiente nell' arte a proporzione del posto ; ma sovratutto savia , giovine ed onorarissima. » Ed il Tufarelli soggiunge: « Nella compagnia dei cantanti trovansi sole due donne e non già tre , piuttosto brutte che no , e non giovani. Per condimento della mensa teatrale, è un sale necessa- rio che una almeno delle cantatrici non sia un oggetto s&piacevole alla vista; nello scorso anno, vi erano tre do une e due di esse appariscenti, perciò con ragione fu a* lontanata la quarta ....*)» La Carbonarina venne, e la rir* onsa teatrale ebbe il suo condimento !

11 Tufarelli chiamò anche da Praga un maestro di cap- t*^Ua a nome « D. Cristoforo Klug (sic), Boemo e...

*3 Tufarelli, 21 nov. 51 e cfr. lettera antec. 30 nov. 50 Bigi, reale ^ die. 55 e altre carte. Teatri, f. 9.° "*) Tufarelli, 18 uov. 51.— Teatri f. 9."

438

da questo compositore, nuovo qui, ed olir* modo del suo mestiere* spero una musica «li stilo lutto e maippiù inteso, > 'i

Ma, povera TufareHi, fu sfortunato t L'opera <li prim vere era il Sesos&ri, He d'Egitto, he doveva esser in musica dal Cocchi. L'opera andò in i nel Giugno, e il risultato Fu pessimo. Il Tufarelli -

dignato, al Ministro; « che li maestri <li cappella non tu

! urino le loro musiche, a me non giung- ih arrivato bltf affatto insolito , che un maestro, da ne: latto venire espressamente da Venezia qui, e giù all'otto di aprile, siasi divertito per lo spazio di pi- ne in Pranzi, Visite, Divertimenti e Comedie n< (ili K-atri: ed in comporre prima e di soppiatto parta detta musica del Teatro Nuovo, che andò in dentri il passato maggio, per lucrare un buon Personaggio protettore «li una di quelle oantatrici* I-'1 pera è alata pessima. Ma poteva e liversaco

Si Bcovrl « aver egli formato un insulso e sticcio, ripieno quasi interamente di farina non cattiva, tanto vero che, a tutto fare, e con Sto travagliando in puntellare la cadente casa

e <li altri maestri che si uno fra pi

invece delle più noiose e lunghissime composte del sig. r</- .In. Ila egli imperterritamente disgusl me, ma tutta l'intera compagnia e, sopra lutto, l lorosa signora Viscontini, ed ò stato u i

l'arte sopraflna «li questa bravissima caduta a piombo, rome ó avvenuto al Caffarclli, al re, alla Ma-i. ed alla povera Venturclli, qua! aliati non si riconoscono per quelli clic realmente son

',i Tm.tr.lli, 25 agosto 52 -iti *f. 0°.

*) Tu Ù! .vii,. ] tri f. 9.»

439

Sulla fino dell'agosto, giunse ;t Napoli Cristofaro Gluck. s.-ijii ; ilo il libretto >\'-\\'.\r$ace,

il <;in- k « con -■ 'ni o eoo pressante impegi

r impi - fargli musi nvsce la Cle

a arricchito <li Strepitosi avvenimenti

!• d -li un pia vag i b i trio scenario. » ')

La Cle> musica del Gluck, andò in

:il s L758, l -imo ru-

Doore. Il Mait-i ricorda la belliasimfl aria ohe cantò il Caflaielli :

Tra stupido e pensoso Dubbio cosi s'aggira ')

: Se mai sento spirarti sul volto, in DOS lunga pausa del CalTarolli « Ics mstrnmonts no Inissaicnt pas :ompagner avec une própondéram itée, jns-

•juc-là. d Le critiche, che fecero i compositori napoletani juesto ardimento! furono A Ne nacque una

io di lite, ohe a quanto narrano , si convenne ittomettere al giudizio del vecchio maestro Durante. •lieo che il Duranti . est minato lo spartito] pronun- questo punto è o non e conforme Da regole: ma vi dico che noi tutti, a cofninciar da

iuperbi di averlo immaginai Ito » 3).

I duo d seguenti furono il Licia Vero o il Volo-

so, musica dell' A boa: e, nel gon , la Didk

«« il più vago e populei* dramma dui Metastasio », i aiusioa di G. 15. Lampugnani, di Milano, a Questo sono

') Tufarwlli t «oli. 52 - Teatri, f. 9.' - V. gli articoli dal oli. A. t*t il FnHfut.'a (Ulta Ùom. fri

«•» marzo 1890.

Elogio d Clf.

•) Deano! rw»t/rr« Ghiri .,-. Pani i

più d'anni 20, che goral' cimili Corapoanm

vi 6 rimasto teatro in cui non abbia scritto, ed i quello ili Londra vi compose per pio anni. Mie sembrai produrlo ancora qui per chiudere la mia malagevole il presa con lo strepiti) e a-p.-itativa maggiori1, sebbene dispendio notabilissimo. » ")

Le ■.ioni dell" impresa del Tufarclli era.!

splendidi; pel valore dei cantanti e ballerini, per ltooce&enz delle musiebe. Beco alcuni dei prezzi, che il ì ai virtuosi cantanti e ballanti. Al Gizziello ducati 3818*. all'K lisi e all' Amadori ducati 5606: al Monticelli una volta 356e o un'altra 3658; ai Cafiarefli 8663. Delle prime dotw M ingotti ebbe ducali 3298, 1' Aschieri 2963, la 1900, la Celli 1800. E, degli altri, il Manzuoli 2850, Babbi 2953 e 2475, la Morsarina 1200, la Pari il Sidoti 900, laTac 18. Dei ballerini, !

fetta durati |284 , il Denis 1688; i Testagroe la Caterina Anichini 1210 e 1250 e 1380 , la Rey 1244, Pietro Michiel 1380, ( ette xA padre 1741,

e Teresa Colonna 1040, e i Sabbatini 2491 e .1 ria Oeofltav 2332. Ai maestri di cappella ìoo, 150, più 200 ducati.

Al Tufarelli successe nell'impresa proprio il suo ne- mico Grossatesta, che ebbe il S. Carlo pei' 4 anni, 3200

iti d'aiuto di costa e nitri 1000 come premio, nel ci ebe facesse V opera di primavera ').

11,

'( Tufarelli BS IgUtO ~>\!.-r.-atn f. o.« ») Contratto. Teatri f. 9."

441

Vili.

Intanto Catalano, Giuseppe Casaccia, Marianna Monti, e l'opera buffa. fine del 'fruirò tirila Pace li primo S. Carlino; teatrini d' Istrioni (1711-

II buffa Antonio Catalano canta la prima volta al Teatro Nuovo il 1743. Era <la poco marito, eoipe sappiamo, ti

I ramosa sentettù Margherita Pozzi Il Catalano cantò ai Fiorentini dal i4 al 46, a, con par- te prepou dal -Jk; in poi. Nel 49 gli >'■ dato cigno il più giovane Giuseppe Casaccia. E Antonio Catalano e Giusoppe Casaccia furono, insieme, la d< dei Fiorentini, |>er otto anni, fino al 1756. Nel 50-7 il Cata- lana • passò al Nuovo . nel 58-9 ricomparve col Casaccia ai Fiorentini: e le ultime volte, dal 60 al 04. 11 Casaccia, ancor giovane, continuò per un pezzo i).

Come il Catalano fu il più gran buffo napoletano di questo itunpo , cosi Marianna Monti fu la prima delle buffe. Nel 1743 e ancora una volta presentata in lista, pel Nuovo, Laura Momi romana, «donna casata ila più tempo in Napoli » '). Nel giugno , chiedeva invano d'essere ammessa, come ultima parte, al S. Carlo 3). Ne! 45-6 fu presentata in lista pei Fiorentini . e poi non se no parla più *). Bt a sub parente i Monti, che

es"r'ltM\' nel 1746 ai Fiorentini nella parte di Bettina, la Finta cedoca del Trincherà ?

•) Cfr. j cataloghi del Fiorino o. o. T. IV.

Ioa 18 marzo 43.— Teatri f. ■) Parer* contrario della Giunta. 6 giugno 43. Tcttri \ 21 «|»r. 45.— Teatri f. 6.°

. 442

Marianna Monti stette per più di trent'anni sui percorrendo tutto il gamma teatrale , dalla brio gasse i? Berretta (ino alla vecchia fastidiosa e Nel 4G-8 cantò ai Fiorentini, nel 48-9 al Nuovo, da al 51 ai Fiorentini, il 51-2 al Nuovo, dal 52 al 5 routini, dal 55 al 60 al Nuovo, dal 61 al 63 ai Fiorenti- ni, B COSI via.

-li lr<- grandi artisti fecero la fortuna dei dramt di quel pessimo poeta, clic tu Antonio Palomba. Il P.1 lomba e il Trincherà teonero il teatro in questi ulta pi. Cosi ai Fiorentini si dettero V Amore ingegni (1745), la Faustina (1747), l'amore in maschera lana nobile (1748), la Serva ba a, la Celia (IT r

la Qlamonda (1760), la Griselda (1752) V Olindo. d Ffr Turco (1753), lo Donne dispettose (1754), il Curioso prudente (1761), la Donna di aratteri (17(

Pupilla (17G3), la Don* (1764) del P

Finta vedova (1746), V Emilia (1747), mte innanx-

morato (1750) , il Corrivo , il Finto innamorato del Trincherà.

E, al Nuovo, le Di/, tre, il Chimico (1742). il Bt

rune di Yitjnulunaa, la Costanza (1744». MonsléUi tifone (1749), Amore figlio del pia dèi matti (1754) la Rosmonda, il Finto ! la Fante furba (1756), la Furba burlata (1762), la Gii catrice bizzarra del Palomba. E il Concerto \\\i

relio (1748), il Cicisbeo (1751), il Finto Cieco, Li nnt murate corrioate (1752), Elmira Generosa (1753), le C/naiese canlarine (1754) del Trinchi

Il Palomba non era un artista, ma un puro e mestierante. Le musiche del Ciampi, del Cocchi, del Coi

') Varie olire opp. il Nipoli-Siguorelli attribuisce «1 Palomba, quali tulle rfr. Scherillo. St. cil. p. 187 «gg.

44.1

foiio, dello Stiroli, del JommeUi, del Latilla, del Traetta, del Logroscino, dell' Insanguino, del Picc'umi.del Gugli

lini, salvavano le sconciatura poetiche sue e di al- tri, simili a lui. Ma, più ili tutto, l'abilita di Antonio Cata- Il quale dice il Napoli-Signorelli, benché >m- mamente idoneo per la sua grasìa nativa ;i rappresentare con verità ogni carattere ben dipinto, pure, per alcune buffonerie stravaganti , perd nategli dal pubblico , anzi

roditele COff applauso, divenne un Pulcinella musi- ale. I 'Idilli della poesia del Palomba trovarono una ic di discolpa nel IÌSO , CO1 '.•citava il Catalano; ed

pruova in seguito si abbandonarono alle stranezze il poeta e 1" attore ') ». E ne avvenne che, quando si vollero care dei drammi antichi , specie quelli del Federi- ti gusto, cosi pervertilo, del pubblico parvero freddi e sbiaditi, 9)

Il 1755 spunti ai Fiorentini Pasqualo MUilotti coli' In- edulo. Vari melodrammi sono dovuti a Domenico Mac- chia . buon attore filodrammatico, che fece parte, come abbiamo visto, della compagnia del Li<

I, nella commedia del Palomba, intitolata la Com- mediante, fu inserito un intermezzo, col titolo La Cante- rina. Poche scenette, piene di verità. La poesia ne fu attri- buita, appunto, a Domenico Macobia. Pece la musica .Ni- cola Conforto. ■< La grazi" Mai i tona Monti trionfò nel carattere della Canterina; il Catalano, deposte tuti pulcinellate, imitò a meraviglia il carattere del Maestro

torelli. Vkend«

'•■•l 48 ai Fior, il Fantastica, del Federico, con modificazioni e col titolo: Il nuovo Don Chisaottc. Al Nuovo, 48 e 49, lo Frate innamoralo e il Flaminio, musiche del Percolasi, il 56 « 57 ai Fior, del Saddume- oe lo Funnaco recatalo i ripetuto il 00) e la Marma di Chi al Nuovo lo Copista l/urlato, mus, del Sacchini , e l'Ottavio , inus. del Guglielmi, p il 02 ai Fiorentini /.» t opina burlato.

di Cappella, dando a divedere quanto egli valesse nel- l'imi orale: Giuseppe Casaccia spiccò mirabil- mente nel rappresentare una finta madre dell. ina». Donna Apollonia, ch'era questa madre, definiva se 9\ dicendo, tra l'altro :

Io ho fatto la Madre A quattro Cantei

E la quinta sei I

Questo breve componimento fece balenare agli « del pubblico un esempio di comico naturale, senza gof- faggini istrioniche. ') Un altro o in- dirizzo, fu la Fante Hurìatu, rifacimento di un'opei

ruba, con musica «li Picchmi. Qui apparvero la prima volta a Napoli, Dell'opera buffa, ijffno/i lunghi

ino nel resto d'Italia. L'opera si replicò ni Fioi per ottanta sere; e, nel 1762, al Teatro Nuovo, duratile tutta la stagione teatrale '). Nel 1761 , ai Fi<> balordo, anche del Piccioni, con le arie, fai ma me dicevo, EM iradiman, il liliale: Paisan, OCC *)

l'ino al 1749 troviamo sul leatro il bullo Girolamo Pia- no, e fino al 1759, Alessandro Renda. V. altri buffi fo Domenico de Amir.is, Nio ic, Onofrio d'Aquisa,

Nicola Savastano, Carmino Bagnata, calte,

Francesco Torelli, che cantarono al Nn , in qua

pochi anni che il Teatro Nuovo potò procurarsi il Cata- lano e il Casaccia, Buche ai Fiorentini.

Gioacchino Corrado nel 1748 chiese il permesso andare a Palermo: a sebbene dice I' Uditore

iwli Siguorclli. Vkmdt V. 565-0. -I Ivi V. G66-R I V. 5ft0.

44:. -

I

:

parte molto graziosa, e con gusto Bl sente dalla nobiltà sempre che bel recitato nei teatri piccoli e dopo che si sono dismessi gì' intermezzi buffi , nel Teatro Reale, ad ogni modo non si ritrova a! presento appaltato. » ') 17 1 1-5 «omparisce, per l'ultima volta, al Teatro Nuovo. La beh a Marianna Monti aveva \\u:i /tronfione

del Ma: obese di Gerace. Il quale frequentava assidami la sua case* ependeva m concerti Issi vc-

: iparire i rioeameote adorna ». La Monti non

maritala, ma ma numerosa famiglia,

e la 8os1 >• non precisamente coi 450 o

ducati all' anno, che poteva guadagnare collo recite sui

iti.

Neil' agosto del 1700. a un irai'.., uv nel tor-

nare a casa a pranzo , fu fatta arrestare dall' Uditore ito e mollerò salalo nel Conservatorio di S. M. del i Principio, ossia di S. Antmiiello fuori porla S. Gen- naro. Il Marchése di Gerace fu nel lampo stesso, per or* dine del Tanucci, messo agli arresti lo Oastelirai

Ma la Marchesa di Gerace fece supplirà al Re par la liberazione del manto *); questi fu, infatti, una decina di

«) L'Ilo». 15 febbr. 12.

*) S. R. M. Sig.' La marchesa di Gerace supplicando umilmente ftpMM •1. corno per adotto di suo sovrano ordino trovasi detenuto nel Ca- ctelnuovo il Marchese suo marito. Y. bruche non se sappia il motivo, nondimeno, ««sondo sicurissima di non aver suo inarilo commesso reità, va a pensare dalle circostanze, nelle quali fu eseguito dotto arrosto, la causa per cui ha creduto la «uà suprema Autorità a prescriverlo. L'ar- resto per fi inaspettato o la maniera di-Ila sua esecuzione fa temere alla snpp. di onorai creduto della persona di suo marito più di quel che ci è. Comunque però aia, •MMbJjUo 9 grande * l'afflizione della suppli- cante , che non mai ave nvuto ne ave motivo di dubitare della somma stima che per lei suo marito ave avuta. Ricorre perciò a V. M. e dalla sua somma dementa implora che si degni accordargli la grazia di essere dall' arresto liberato, che l'avrà a gratis ut Deus.— Teatri t. t2.»

440

giorni dopo, rilasciato, col patto che passasse sette ducati al mese effla Marianna Monti , per mantenersi .servatorio.

Marianna Monti era stata scritturata allora dall'Albe impresario dei Fiorentini, il quale coll'aggiunta di una cosi brava cantante, voleva rimediare alla e ittiva rras sita d< opere precedenti '). Figurarsi se so no sletta n I torio ! È vero essa diceva che aveva ricevuto delle r-ihifire sovvenzioni del marchese di Gerace, ma l'avi (lattato sempre con tutta la propria onestà; il Pi di S. Giovanni dei Fiorentini, pel temp Parrocchia, dal 1753 al r>."«, e quello di S. Matteo, in poi, attcstavano coi loro certificati che a\ sempre onestamente, senza dar niuno si delle molte elemosine, e con aver (• li i SS.

cramenti, ed adempito ni precetto Pasquale «>. I rati ni mese non li voleva « per non acquistarsi d'aver per lo passato sinistramente operato '). Pigli infórmi sui suoi costumi e condotta.

Iure ? diceva 1' Uditore, lo non so i motivi pr dell'arresto. La sua amicizia col Gerace ò certa- Di natura, lo sa Di"! si potrebbe (aria stare nel Conserva-

lANb '

') Annunziando questa aggiunta fatta ai Fiorentini. l'Udii. diee-

va.- « negli nitrì anni non ha dato ninna inquietudine, ma, dal rìras-

, «H' è con» tutto le altre di tal mestiere, ohe, sparialrorote ai

teatri piccoli sono addotto , dovo aono tenue e scarse lo paghe , pouba

di rado non hanno almeno qualche protettone » 87 loglio 1700. Ttm~

13.°

*) fi curiosa questa parte d' informatori , che facevano coatautoraaata i parroci. Intorno allo «tono tempo, un'ex -cantoriua, chiamata Ooltrod» Va- leri, era accusala di vita poco onesta, liarofan > '.'1 .9: ■•«•da* ne domandato ai Parroco di S, Matteo, « uii Ita fermamente anrarsia di non esser varo, e che Ueltruda Valeri mena una «ita mollo oexsU •t religiosa ed assai sovonto si confessi e li comunichi , Unto che ««de cha sia ridotta in gran povertà ' » Teatri f. 12.°

447

torio, finché prenda marito o s-i faccia monaca, ovvero sfrattarla dal Regno, o rimandarla a casa col mandato di non rivedere più il Gcuace. 11 Tanucci dispose che, « per correzione dello scandalo dato », stesse chiusa per sei mesi in S. Antoniello alla Vicaria.

Gli onorari, che perdeva, li avrebbe pagati il Gerace. Il lì'ottoliiv. I, Milito malattie gravi con pericolo di ulificati dei medici la faeevAQO liberare. Tornò a ma col mandato, che le pendeva sopra. Nel novem- di potere andare a sentir la messa e, trovan- Idm appaltala nei Fiorentini, dova ba da l'are la recita, non rendo altro modo da sostentarsi, domanda il permea di poter recitare, 'Ompromcttcndosi di non dar veruno motivo di lagnanra» » li fu lasciata libera; e tornò a can- delizi osamente le Laure e le Lieette '). Sui Fiorentini e sul Teatro Nuovo fecero, inoltre, da ne e seconde donne e bulle e servette, Maria Me- orentina J), e Teresa di l'alma e Teresa Gli ulivi mon, detta la i.ì andini, milanese e Marglirntu Laudi e Anna lanti e Agata Colizzi e Ippolita Duranti, e Anna Bea- trice de Cordova e Caterina Flavis , e Eleonora Castelli detti la Paoli e Margherita Merghcr dotta la lodesrhina, In. i-I' Flavis e Marianna Franchellucci detta la Sar- torina, e Caterina Catalli ecc. ecc. 3)

') Uditore. 3 agosto 60. Supplica Marchesa di Gerace. Garofano 25

agosto. deli1 Impr. Alarico, della Monti. Certificati eoe. Garo-

teno 6 ottobre. Supplirà. Ordina di libcrazionu 23 nov. 00. Teatri f. L8,«

sdi per certi guai che passò con suo punito suppliche di Ifll,

partir» dell' Uditore ecc. Teatri f. 6.°

») Cfr Plorino passim. Teatri ad an. Nel f. 10° carte riguardante fac- cende privata delle canterine I. Durante, «I E. Castelli. Le due «ornilo Clona o Vittoria Pieri nel 47 andarono ai servigi dal Re di Spagna. ■T 7fi »1 maggio 60 carte intorno alle canterino, figlie di Gennaro do rSotoriia e nn tentativo di matrimonio .li una di case col Duca di Tocco. 12*— Agosto, 1751, carte intorno la canterina Caterina Basai, chs vanne

448

Cantava al Nuovo nel 64-5 una tal Marte Gemmi stri, una Bava dell'agosto 64, vesti da uomo, e, in compi' gnia del cadetto del Reggimento della Regina D. Gaeta n Violante) se ne andò al S. Carlo ni platea. L'I

-ato da uno dei suoi subalterni, e ordinò subito l'ai i' lo. Ma la Gemmi col cadetto erti krià uscita dal teatracr e gli scrivani li raggiunsero in casa della cantante, e arraetarooo tutti e due. ')

Il Teatro della Pace ebbe fine in questo tei Nel marzo 1744 un D. Giovanni de Mauro , impresari* del teatro, diceva che gli si era impedito Si) d far commedie a cosi in musica corno SU' impronto » chiedeva di poter dare ai di rappresentasi)

Pasqua. Insolitamente, si rispose: a Quo noseimpida E, poco dopo, da approvata la lista: Caterina Todes 1.' donna; Antonia Cavalluccio, 1.° uomo: An^elaross Grieco , servetta ; Onofrio d' Aquino , vecchia : i '.iaeorao* Riccio, tenore; Nicola Losi, buffo: tutti napolet

Cosi si recitarono, nella primavera e nelT autunno ti. li Despiette d'Ammore del Palomba, niu ines;

all'aggiunta di un Nicola Pampa.: ì; Nicola Sa-

mo, Ciommetclla correvata del Trincherà , music del Logroscino.

Nel 1745, //' Zite, Don Parfttann, le Fenseune ni turate del Trincherà, musica, le due prime, del I. scino, e la terza del Comes. Di attori nuovi . M.«

Antonia da Ponte, 1.° uomo; Anna Cavalluccio. Àntol

a Napoli con un corto conto Androoli. Avvisi giunti da Roma. La Bacai «Uva in una ca*a, « dove abita ancora una corto Giacomina Ferrarcv- «lì olà prr*<>ciU?rii<Mit« «vantata , ohe ancha a suo tempo ha fatto il DM

n.i, o non fu punto di buon nome uu-lli ''onduliti sua vita » f. 10".

') A(K«to e sctt. 64 suppl. dulia Maria dorami oco. Teatri t. ti.9

*) 3i marzo ti. .All' Uditore Teatri f. 5.»

449

Spilla e il de Falco o Diego Parifico o il tenore Giovanni Cienzo ')

ITottObfe 47, silenzio; nel quale mese fu presen- tata in lista la seguente compagnia : Gesaalda d'Amore, 1.* donna : Angela d'Alessandro, 1.° uomo; Berenice Petì-

.\° uomo; A. R, Grieco, 1. Buffa; Chiara fcapi buffa; o il Ricci e il Savastano o il Cornilo. *) K si recitò nel carnevale 47 il Barone Landolfo, di Giovanni d'Ar- no, musica del Calandro. - B,oon ili. snia, Isidoro, W. Pellegrino, Rosolina Roani, Marianna Padda, l-rancosco Moroni, e la Grieco ed il Riccio», nella

a, hi Moijliera traditili del Palomba, musica del Calandro, e. nell'autunno, la Vennegna del Trincherà, mu- sica del Comes.

Il Trincherà (sia detto fra parentesi) era impresario, in quel tempo , «lei teatro dei Fiorentini Infatti , nel vale 48, presentava la seguente supplica:

S. R. M.

Sigi

N. Pietro Trincherà, impresario del Teatro dei Fiorentini,

posto a piedi di V. M. sup.do Pospone come il sup.te f per so-

ire l'ardente genio del pubblico «li e!.* Citta di .Napoli, desi-

'.J. 30 aprile 45. Teatri f. 6." Cfr. Florimo le; dove sono in- corai varii errori.

!it. 8 ottobre 40. Tratri f. 7.« 3) Quantunque il frontispizio porti: A Napoli UDCCLX VII: co»''

con osso la vita del Teatro dotta Lava. Ma , oltnvhè

"l!7 il Teatro della l'acc già uou esisteva più da 18 anni ei dis uno

»puor la degli Ettori, di' è integralmente quella del Ì747. E,

dopo 18 anni , il caso sarebbe curioso! Questi aliagli di data sui fron-

teepixi sono più Qraqatntl 'li quanto »i credi»: specialmente quando si tratta

ri romani. Evidentemente il X andava messo avanti il !..

dera che dalia M. V. benignamente se le dia il permesso ohe da esso eup> si possano introdurre in d.° teatro le persone ma- scherate all' uso di Roma nel tempo si rappresenteranno le commedie in musica nel teatro sud." per tutto il eorso del prò»- simo venturo Carnevale del corr.te anno, non considerandoti in ciò veruno scandalo o inconveniente, ecc. ecc.

E, gli fu detto di no, pel solito rigore che s'aveva contro i teatri piccoli l) Nel 48, al Teatro della Pace, si rap- presentò lo Chiacchiarone del Palomba, musica del Comes. e si ripetettero Li dùpùtte d Ammore. Nel 16 l 'Abate Collarone, e lo Tutore nnammorato del Tnm-hera, mu- siche del Fischetti l'uno, e l'altro del Calandro.

Ma, il 13 novembre, l" Uditore, per online del Minis va una relazione .sull'origine e si della

Pace. E sull' origine diceva le cose, che già sappiamo. In conseguenza della relazione, l'Uditore dine : « Se le previene no pei unta «jue para desdo el venturo carnaval en addante *o renueve al arricndo al Theatro de la I^ava, ni I expectaculos

publicoa de ninguna naturaleza » *). E il teatr

L'Uditore di Itra occasione che non gli era noto

» il motivo» che ebbeS.M. di far serrare detto Teatro». M. allude poi a quelle tali inferiori

o nelle quali, per l'abuso della gente scorretta che vi si l'ussero commesse delle laidezze ». l'n I- d'Amato, che aveva comprato anni prima « di male

della Regia Camera, presso gli atti del Patrio Principe di Chiusano » un « comprensorio 'li case.

KUtTjm,

eri. iri,

mi icesco limale

>) 8 febbr. 48. Teatri f. 8.°

») B . Teatri f. 8.*

*) Il Fiorirne veramente segna ancora un melodramma del Triti lo Conilo mpf.r. al Teatro d. ! .il libretto (a* d è)

dovette etaere stampato con la speranza di ottanere il pwin>aao dalla ra cita, che poi non si ottenne.

451

.. era il Teatro della Lava », accenna a un' altra ragione dell' abolizione. Esso « arrecava incomode» monache del Monastero della Madonna dei Sette Dolori, mentre nel finire dell'opera e col parlar della gente e col rumore delle carrozzo, le medesime non solo si venivano a svegliare, ma ben anche, ritrovandosi in orazione, < distolte ». Come che sia, Francesco d'Amato nel 1752 deva di poter riaprire il teatro, rifacendolo di pianta, ndo quegli accedi iti ebe davano luogo ad incoi. ve- . lasciando innanzi uno spiazzo per le carrozze, chiudendo la porta nel «CO dalla Lava ed aprendola in quello seguente di S. Maria Agnone. E pr una

pianta, formata dal celebre architetto Mario Giollredo (quegli che rifece la chiesa dello Spirito Santo), che dise- gnava una platea di 168 sedie, e cinque ordini di palchi '). Ma , per quanto la supplica fosse favorita dali' Uditore, per quanto I; mze si rinnovassero, ai risposo sem-

pre : « El Rey no viene en que se restablcsca este Theatro para el uso y represe nlacion de publicos expe- ctaculos »

Due anni dopo, il He domandava a si, despne^ de la prohibicion del Theatro de la Lava, se ha hecho ò hace algun uso de él ». E I' Uditore rispondeva] che no, anche perchè il luogo minacciava mina e ne era stata proibi- ta la rifazione : « È rimasto un semplice piano vuoto,

oche mura malconce, e, per quanto ho ini ha in pensiero il sud. Padrone d'avvalersmi- per uso di botteghe e magazzini; ma questi finora non si son fatti e tuttavia si mantiene cosi disoccupato quel vano anche

') Supp. dui d'Amalo. Par. dvll'Ud. 28 gonna io 52. Pianta d«l Gioffredo Teatri f. 9.»

LI agosto 52. Teatri f 0». Altra supplica con la stossa risposta nel f«bbr»io 53, f. 10°.

in riguardo d'alcune controversie, che sono surte per la nuova fabbrica col Padrone dàlie casa contigue '} ». Il Napoli Signorolli e' informa elio fu convertilo in un col- legio ').—

Il Pulcinella Domenico Antonio Fiore ora sempre capo di compagnia, e recitava nel casotto 'lei Largo del Cast «i Del teatro sotto S. Giacomo ), e talora noi teatri di mu- talora in baracconi provvisoria

Nel 1751 Giusep|>o d'Amalo esponeva che, « rappra- Notandosi per suo conto noi casotto del Largo del Ca- iedifl burlesche degli istrioni, fu; --lotti

alcuni personaggi da Federico Rubino ed Elisabetta d'Af- llisio, detta la l'assulnct/ua, ad andarsene 86CO lor Palermo, dove li diedero ad inlei fa avrebbero lu-

crato maggior danaro » ').

Nel 1754 vani comici napoletani, chiamati per testimoni in una controversia, dichiara' molti

anni noi S. Carlino. Basi erano : Domenico A' Fiore; Nicola ( o Mazza; Gennaro Ari-

Francesco Trivelli. Il Ciotto faceva il Tartaglia *); On

!it. J3 apr. 54. Teatri t. 10.»

*) Storia iti Teatri. Ed. f it. T. X. V. il. p. 107.

*) In un attestato firmato da vani attori e frequentatori di Uatri dal 20 maggio 1774 per Not. Brltrano, * dati intiramenU» tanna*

pagnia di D. A. di Fiore, che incitava net teatro rotto le arati corno, passava a recitarti le comedie di prosa in uno dei teatri (l'i Nuovo) con dara una «ottima certa all' impresario deUa mu«ica , p»r à. loro rappresentanze, e lotto il di più eba si f»™va andava a conto di d. compagnia, e rappresentavano d. comedie in prosa due volt» la settimana, quando ai riposavano li comici della musica, cioè sol martedì o venerdì, ecc. ». Tub <, i 18.°

*) Fn scrino al Virerò di <1. 17 luglio Èri f. 9.» La !•**-

salacqua a Palermo, eseguendo un volo, cadde e ai storpiò; il eh* fini* alla «uà carriera. Cfr. Battoli F. A

*) Fa maestro di Agostino Fiorillt. Cfr. Bartoli F. Ye*. 1, 172-3.

453

Mazza l' amoroso '): Gennaro Arienzo ebbe poi lunga vita artistica. Incontreremo di nuovo il Trivelli. Frani

•aio l'anno prima era partito par Ilenia, .soiotrli'.-n- dosi dall' obbligo contratto con la compagnia degli istr ili Napoli, ed era andato « a servire per guida e per rap- [nvs-Mii.iri- li' opera i . i : e i . - . - i ^ , che si recitane in odo di quei teatri dopo la (estivila del Natale per tutto il car- ile del 1754 d. *) Ma nel 1754, il S. Carlino di legno, preso in Atto da un Giuseppe Pepe, fu rifatto, ampliato, abbellito. Fu in questa occasione che nacque una quistione gìurisd

tra ìt Uditore delP BeercNe fi il Comandante dui Ca- fttebuovo, il quale ultimo pretendeva che gli spettasi polizia e la sorveglianza ili quel baraccone. Ma 1* Uditore fini coD'averla vinta 3).

Il Pepe, nuovo impresario, sembra clie rinnovasse non solo la parte materiale del teatro, ma anche i comici e le commedie. Certo, nel 1758-9 sappiamo ohe recitava al urlino UH «pagnia formata in Lombardia.4) La

maggior nobiltà di quél teatro foco più vivo la rivalità e la concorrenza col teatro, eh' era poco lontano : « ci otro io de histriones contiguo àia Iglesia de Santiago», in quello stesso anno 1754: « Dalla gente ilei nuovo casotto si vanno seducendo le persone che vogliono entrare colà (cioè nel teatrino di S. Gia- como) col dirle che quello fi luogo per la gente vile, •• ohe il di loro teatro é decoroso, e nobile, e die le comedie sono gustose ed eccellenti , e l'altre sciocche e disgra-

') Anchf intorno a costui cfr. Bottali K 0, o. Il, 38.

3 Dolati, 12 dio. 1753. Tauri f. 10.» *) Vali UdiU Saverio Dcuoti U nov. ,71. Il MarcluM» di Montovergloo 0». al Duca di Castmpigiiano. Quwti . 18 nov. Bigi, n-alo 14 no». Vari certificati «oc ore. Teatri f. IO." «} Di Pir»Ui 31 die. 09.- Teatri f 12.°

454

ziate! » Il che non avveniva prima, « attendendo ognuno quietamente a lucrarsi il pane, senza invidiare o avvilire la fortuna del compagno » ').

I comici dei due teatri, alla recita delle farse e buffo- nerie in dialetto napoletano, univano quella delle comme- die serie. Goldoni fu, certo , storpiato le prime v. Napoli da quei comici ! •)

Gli scenari della commedia dell'arte formavano sempre il t. nido del repertorio *). La servetta comica nel libretto del Palomba, che si è nominato pio aopra,

PORCO Don m'aggio LaUo ouore

Po tutto addò so stata?

Le Commoddia dell'Arte

Forre non saccio tutte T

Quanno aggio fatto la mia Serca Maga,

Lo Spirito Folletto,

1. 9 nor. 54— Teatri {. 10.° In un romanzo F. Mastriani: li o la Spigatola del Pendino (giorn. Roma, anno XXVII n. 309. 10 dot. 88) tono descritti rari u»i dei teatri dei comici napoletani della metà del par esempio, un monaco del convento ili S.Pa « fa-

ceva ogni giorno il giro dei teatri per riacuotere la paga di una netti, da 15 a 20 grana. » Che, uua mezz'ora prima .lello «petlarolo . i co- mici recitavano il rosario, a telone calato. Clic in quasi tutti i Inai c'era nello spaccio dei biglietti un'immagine della Madonna, lai alla quale 1' Impresario curava che ci foaae sempre uua lampada accasa; e, le «era di primo rappresentazioni, quallu» Deci p«r impetrare La buoi riuscita. Che nei giorni festivi ai faceva un altarino all' ingresso dei teatro «otto S. Giacomo, con ceri accesi, e, prima della recita , ai «pa- ravano fuochi artificiali; il gioì i «covano ardere boti di pece. Questi particolari mi paiono genuini e provenienti dalla trad ziono di qualche comico: ma, tuttavia, credo bona relegarli q

') Per queste compagnie d'istrioni, vedi anche il bel libro, iUu» con molto gusto e finezza, che va pubblicando Salvatore di Giacomo: Ora- naca del teatro S. Carlino (Nap., Tipogr. Bsderì, 1890 sgg.),

») Cfr, Napoli BlgaoraUi v. 550 n.

455

Il Coca immaginér, le mie Panie

Le cascette Io osanno

Si aggio fatto tesoro •)

L'estate, i comici andare a recitare in luoghi

più treschi dagli angusti teatrini di Largo del Castello, ■ompagnia Tomeo, d .èva più bisogno, perchè

recitava in un lungo senz'aria, sotterraneo, soleva recarsi fuori Porta Capuana, nel posto detto lo GiarcliiUello. Giu- seppi' il Amato, proprietario di-1 primo San Carlino, espose nel marzo 54: « come essendo solito ogni anno dalla corn- ila di comici istrioni rappresentarsi nelli tre mesi i1 le comedic io qualche giardino o luogo aperto, come si è praticato fuori Porta dell'» Spii », Poila ( apuana

ii \ liana : e come di presente han ritrovato fuori te di Chiaia in un giardino dove teneasi giuoco, de- i s. Maria a Coppella Vecchia, eh' 4 molto atto per la rappresentazione di dette cornedie burlesche » ; solcano fatarlo. Ma il Ite non volle. ") Questi due teatrini non erano i soli del Largo del Ca- stello. Nel 17."ìX5 ne sorse un altro della Cavalle- . die viene ad essere all' incontro la porta principale del castello , dove si sono fatte delle commedie con bu- con personaggi ». 8) L' Uditore accenna, inoltre, :i «jiiei 'i che fauno circoli nel mezzo al largo del Castello, le cornedie di giorno sulle panehe, per far con- correre della gente a vendere i balsami, Q altro ohe por-

>) La Commedianti. C. p. m. da rappr. nel Teatro dei Fiorentini nel Carnevale 1754. la Nnp, t7.r)l per Carlo Cirillo. A. I. S. I. Dice an- che « Io dui «ougo «tata Roveruta « appratiate Da tutta ("arte comica lommarja «co. »

= rado parere favor-. ! Il' Ud. 2 apr. &1 TtOtri t 10.° 1751 Teatri, (. 10."

456 -

lano per loro specifici, ecc. » '). Insomma, le nostre v< chie conoscenze!

Nel 17. Vi venne a Napoli « Cornelio Magragli, di sta- rni a gigantesca e di Nazione Olandese», come die' egli stesso in una sua supplica. E nel 1762 1' altro gigante Bornardo Giglio, alto 8 palmi e tre «piarti, senza contaro i capelli e la pan m io il Ho volle vedere E

Uno sfortunato intra prenditore di spettacoli popolari un Domenico Masava, ohe, ogni pochi mesi, av idea nuova da proporre al Eia, idee I {temente r tata. Nell'ottobre 4S, « la compagnia dogli niei Oro

tori t voleva mettere in iscena ai Fior. spirituali, e si rivolse all'Arcivescovo,

i tratt:iv;i .ili ftlbbtici, ma acconsenti pei pri

ì\ gli accademici oratori trovarono un luogo « BOI venerabilissimo moniste-io 8. Giorgio Maggiore » e vo- levano cominciare coli' opera del Glorioso S. E

idendo ad ascoltanti onesto divertimento, aut-'in della S. Fede, per essere martirizzato d sua

moglie e due teneri liglinolini, b i dentro mi

di metallo ». L'Uditore non era avverso, pur

. mi agissero di Kistniza di un subalterno dell'Udienza a).

Sotto gli accademici oratore (elio, il pagamento), c'era di corto Domenico Masera. Il q subito dopo, nel _• recitare, a

alcuni suoi compagni, alcune vite di .Santi, * per le quali ha fatto anche la spesa di un piccolo teatro ». Afa gli fu concesso 4). Nell'aprile, rinnovava una supplica

') L«U- cit.

*) Suppl del Migragli. f. li." Sul Giglio v. ladaacr. maad. dati L 22 apr. 02 -f. 13."

') l.l. IH ult. 48. Supplica cit. Teatri f. 8.» «) 4 gennaio -19, £ 8.°

457

aveva fatta Tanno prima, « a richiesta della Piazza d' Ore- li e altri gentiluomini eomplatearii <I c-I l«m l1 del Pesce », per costruire un « casotio «li tavole dall'a- rena all' andare a m. i punto impedire la su : strada , d' otto al più nove canne quadrate, ed ivi farci fare qualche comedia dalla conversazione di Domenico An- tonio Fiore o altra de Stregoni per lo spazio di quattro, al mquc, mesi d'està calorosa e poi disfarsi». Sarebbe frequentato da quei genti H< hai sa delle» loro botteghe », quando uscivano » p teggtare le del

della vaga QUOVi I marittima », E Deanche Fu con-

cesso ').

febbraio 51 domandava di tare nella qua colla sua solita compagnia « di accademici, gente oro

anni sono rappresentò l'opera della passiono di N.

-to nel Teatro dei Fiorentini la rappre

fazione m ta. E non gli fu concesso. *) Ma nel

CO, l'Uditore riferiva ebe o nella strada , da sotto il

ro dei Fiorentini che conduce al Largo del Castello,

in un luogo terraneo , si recitava appunto 1' opera della

ido i biglietti senza esigere il prezzo del-

E tirata, «per potere con frode asserire ohe Tonerà non faccia per prezza » Fu subito pr-.i i 'tu dire ni: .i ''.tu Qella rilleggeatui-a di Ponici dc-aidetvrobburo qual- che comedia o sia premeditata in prosa all'uso accademico o all'im- pronto all'ubo di «tregoui » L' Uditoiv arrisa (26 otta

»r prima i nomi degli ftttol - f. 8.°— Dei 00D torsi di Napoli, aneliti

Antignano, in tempo di tara, >i Gai .vano contadi*. Nella Hibl.

Mart. è un M«. ita. Aj Vommaro 17 '42 recitata nella villeggiatura d* Bella corame Mpnlaii.

*) Febb. 51 - f. 9.* ») Uditore II mano 51 f. 9.»

::i

') Fu fatto in quel tempo un teatro a S. Iorio. Nell'ottobre 49 una «pagaia di commedianti « a richiesta di alcun* dame e ravalieri par

498

Nel giognO, il Mastra supplicava a ad istanza di compagnia di commedianti ili Stregoni di questa che volevano rappresentare le loro solite burlette (di Ant. Piote o altre consimili) « sopra una li ggia del drone sito alla Zavatteria di questa -^o di

tre mesi d'està, allo scoverto, per potersi divo:

mi. » Ma, malgrado 1anto intercessore, non fu con- cesso ! ' ).

Ma, nella primavera del 1755, lo troviamo finalmente direttore di una compagnia comica, che recitava ai rentini ed era composta -osi: Domenico Qf tradì

Montefusco, Gennaro Giugliano, farlo Casaccio, Anioni

ledo, Onofrio Ni Michele Falanga, Ai

ti .rei, Margherita ile Laurenzus. ■) Era questa compagnia, diversa da quelle del S. Carlino e del teatrii di S. Giacomo? Di tali compagnie di prosa . die si for- mavano o si scioglievano e recitavano o in un I' provvisorio o alternai l< nei teatri <li musi< mj

sanile ed imitile seguire la storia. Nel Teatro No Fiorentini c'erano anche, di tanto in tanto, dette cor gnie di saltatori; cosi, nel maggio 17">3, al Nuovo, qtu di un Giambattista Rossi, ecc. a) Nell'autunno del 17.' nella compagnia degli istrioni del Nuovu . mica Anna Eugenia Marfìso. 4)

Nei teatrini si era soliti la quaresima dira, opere sacre coi pupi. Ma Carlo 111, piissimo e serupi simo, venne sempre più restringei stilisi.

il S. Carlino domandava il permesso di tare appunto qi ste opere coi pupi; e fu negalo, o, meglio, non si dette ne»-

') 4 Giugno 51— f. 9.°

*) ÙWA ■■■• ["il -V». Tr<itri— i. 10.°

») Ma^po 53, Teatri— f. tO." *) Suo memoriale. Teatri f. 10." E avi 1758 « una delle ooauM dianli defili Istrioni > era Eugenia Caputo. Carte t. il."

sima risposta. l) De^li altri permessi] «li recite con pei

■ti era neanche ila parlare. Furono sempre negati *). Cerio DI, in I spagna, mise termino alle rappresentazio- ni sacre: comediaa de santos, autos sacrata >ntaies, ecc. 3). Ma, come si vede, aveva cominciato da Napoli. Uno degli Bpeftaeofi sacri, allora in uso, era il cosi d Presepe che se friccecn. Il Presepe che $eJWccec(h abolito solo ai nostri giorni, in uso antichissima Noi 1791f la Efeeputazi ine dei iea-

I reso informi, seppe < i »o imm

. in questa città, nei ricorrenti tempi («j fanno in talune botteghe alcune macchine, che con Pupi ifli rappresentano i Pastori e il Presepe, e vdgar- "mcnt.- rien -Innominato questo spettacolo : // Presepe che ». i1"., avrudi» domandato chi desse la licenza <!i fari risposi questo era l'antichissimo so-

lilo— e, non esigendosi che un tornese ma, era,

come lo è in affetto , un divertimento puerile , che non lauderà se non che a serbare u chia costumanza

tra la popolazione ■>. Quei, che facevano tale industria. erano allora (cioè nel 1701) ire falegnami, e lo ;

iva alla Carità, alle Fosse del Grano, a s. Nicola «m Pii operarti, e di Ironie alle case del Nunzio.')

Gorofuuo 30 gennaio 170). Teatri f. ! - r) Vedi pastini nelle carte di (Tool p*TÌ040 Cfr, 1 - 1- 1 _ 'l'IT I fd. li.jruf. i 00. NI tVlilir. 1756 «a Montdfusco voleva rappreaen-

!uogo privato o «acro la Pnaaiono di Cristo: e gli fu noRato— f. 11.0 "JC.fr. Napoli Si^norelli. Storia critka, X I' I p, 67, \. Sepnlrada t, e Tiknor, o. e, li. 305 Oli BQ li Javano

qu««te rappresentazioni fiacre, erano gramli Imi l'-jr esempio, nella it* di una di esse, la famosa Mariquita Lavenant. facendo la parte all'annunzio dell'Angolo, dora riapondm in boi ca- ^"•«0: Qnomodo fiat istul quoniam virum non cog nosco? E a' ini ina «1 baccano del pubbli' *-»«-put. 25 dicembre 1791 e altre carte. Teatri f. 31."

4ȓ0

IX.

Abolizione del primo San Carlino Compagnie di j sa: morte di D, A. 'li Fiore Francesco D. Fastidio— La Cantina (1750-65).

Nel 1758 fu decretata 1' abolizione del Teatrino di S. Car- lino. Potè tirarci ancora Bno a tutto il I ma nell'aprile di quell'anno fu abbattuto. Le ragioni dal- l'abolizione furono, al solito, ragioni morali. ') rom- pagaia, cacciata dal suo nido, se ne andò al Giardir fuori Porta Capuana. Neil' estate del 50 si sarebbe dovuto recare a tjuel posto, secondo il solilo, la compagnia To- meo. Ma trovò il posto occupalo.

Il Tomeo cercò allora, col permesso dell'Uditore, un al- tro luogo estivo, e lo trovò fuori Porta Nolan prima, s'erai i-i anche recitate commedie. Ma : meglio, sa ne andò fuori Porta Capuana, e i afftr

costruire un teatro, distante circa un 70 canne da quello del (linrtfinii'llo. Sorso una quistione tra lo duo oompd nella quali; intervenne l'Uditore dell' Esercii il parere di un ingegnere, e consideralo die il luogo foon Porla Nolana era un orto, clic ura si trovava lutto semi- nato; v che non vi sarebbe stato altro luogo da fot un altro teatro, se non in una strada accosto alle di Porta Nolana ila dentro la città , ma sarebbe al ad appoggiare ad una muraglia del coro della Chiesa' s. Pietro ad Aram, ed avrebbe dato impedimento alprim^ piano di varie casette , che vi sono , onde tacita

i) U.i. Pirelli 31 dicembre 1760— Teatri f. 12." Ne era sampr» \**~ prestano il Pepe; Della sua compagnia era, tra gli altri, om dose*»

nomi- DomtMiim Ruini.

4fi1

sarebbe potuto nascere lite e control mia »; consi.i che la dista na In il t>;>irdiniello ed il teatro da costruirò li 686 palmi | laddove tra quello del Largo I il < e il dismesso San Carlino era Boto 150; per tutte queste ragioni, propose che si permettesse edificarlo. ') Ci Hi qualche allarmo che si sarebbe permesso di nuovo il S. Carlino; tanto clic un Baron Girolamo Massaio, nel- 1' aprile 17G0, faceva la seguente supplica :

S. R. M.

Signore,

i apnn:

lagnò V. M. benignamonto nell'anno scorso ordinare, cosi per sollievo degli abitanti della contrada del Largo del Castello di celesta Capitale, come per evitarsi li gran scandali, che mito

recavano in quel luogo, che non vi si fosse mai più eretto il Teatro, seu Bariaccmi" pul. Itticamente det- to; qual santa provvidenza non può credere V. M. quanta utilità a giubilo avesse recato a quella piazza e suoi convicini: ma non ostantino pero tali vostri reali ordini si preintonde ora che da taluni oziosi con impegni e con falsi esposti voglia far nuovamente edificare il detto abolito Barraccone; che per- itrovandomi io uno dei maggiori possessori di caso e bot- teghe di mi erodo nella necessità di supplicare la gran clemenza e giustizia di V. M. acciò si degni ordinare al

') Garofano. 7 i > lo margine è notato. « Si resa-ira eh»

S. M. e rimasta inVza, ma prima di risolver* quello stimerà suo Ratio aggrado, fasore informata non meno «3, nitrii lo cerniate duu

d'uti ioni, va «e «ano ulti* in questa capitale, che ra| «.•ut I. ogunl genere a quella che *i r.ipprescntano dallo

compagnia .-ho del costume di tuli dna compagnie a delle com-

i-appreaeutano e, flnalni'ni", da che t>inpi> lo stesse sien piagato in tato rausliera , se ri siano donno in tali compagnie, »« for- mino baracche par rappresentare le oomedio e dove sieno stato salite l'ararlo ». Teatri f. 14»

462

nostro integerrimo Uditore dell' Esercito D. Niccola C

o a altri meglio stimerà, che, sotto rigorose pene, proibisca tal

edifìcio, il quale oltre di togliere il lume ad il prospetto tanto

necessario a quei poveri abitanti per il inercatantare, é causa

ili mille altri inconvenienti ben noti a V. M. Tanto

la supplico e prego, mentre umiliato al vostro Real Trono

profondissimo ossequio mi ripeto fino alle ceneri.

Di V. M.

Salerno li 4 aprile 1760.

Umilissimo raiutaUo ì Barone Girolamo Massaro

M;i Fu risposto ch'era stato negato il permesso di rifi bricare il teatro a quel luogo. 0— Se non che, poco ti dopo, la 1 1 Salvatore Braghetti rinnovò la domanda «di costruire un Barraccone nel largo del Castello, vicino ai pioppi, che non pregiudichi ;il Castello, alle jjioni, per ivi far recitare commedie o pren " ***

l'impronto da una compagnia di comici, che tenere a suo conto e offerisce di pa separazione l'annuo estaglio di ducati 168. » La li fu sfavorevole, considerando, tra l'altro, che « le com gpÌB di comici o siano istrioni, sinora perni poli, non sono che due, e queste già in atto vi si trova) quella, che asserisce di tener per suo conto il B ghetti, sarebbe la tersa, e che questi piccioli t Istrioni, tra per la qualità degli attori e delle atti per quella degli uditori, che sono per lo più gem plicata e dissoluta, non lasciano di esseri clic in essi, all'ombra del divertimento, si fomentano

') 14 maggio 60. f. 12°. Chi aveva chinato il pannano era api Giuseppe Pepo. Vedi Giunta 3 gennaio 62, f. 13'*.

463 -

solutezze e vi si trova una scuola d* iniquità; onde par- rebbe di non doversene moltiplicare ». ')

Non sappiamo se il di Fiore , in questo tempo , reci- tasse nel teatro «li S. Giacomo, o eoITanticB compagnia San Carlino. Ma il 1767 moriva *). Nicola Cioflb., più irecebio di lui mori, forse, anche prima. Francesco Mas- i Mazza, Gennaro d'Arienzo, Francesco Tri- •, prima e dopo; della compagnia Tomeo. Delle commedie burleschi di Epe! gran Pulcinella, che fu il di Fiore, durò per un pezzo la memoria e il desiderio.

Allora si tv ni anno una gran fiera Bèi mesi di

luglio e agosto al Largo di Palazzo. Tommaso Tomeo, l'ho, con sua cognata Elisabetta d'Orso *), teneva l' im- presa del Teatrino del Laru -'..-Il i, soleva (il tare. come giù sappiamo, una delle baracche, e menarvi a recitare la sua compagnia '). Brano quelli i più bei giorni della povera compagnia del Teatrino di S. Giacomo. 1 tanti visitatori della Fiera riempivano il teatro, e gli attui erano applauditi e pagati.

inni Masgomieri, che « aveva girato il mondo a ed era venuto a Napoli con la moglie e una figlia di quattro anni, otteneva di esporre nel Teatrini» del Largo del Castello, in quella quaresima, un edfflzio matematico di figuri imposte di pezze, che a a forza di lumi, tàreva mille dimostrazioni », e di far rappresentare

') Giunta 3 gennaio 61, Teatri, f. 12." Rartoli F. Notf.ie I. 2W

i lieto Tomeo mori nel 1762. Il mirilo «Iella d'Orso si chiamava Carlo. Vedi per alcune questioni Ira il teatrino h il S. Carla Teatri, f. 12* o 13.° Sembra elio nella comuugriiu ci fossero anche talora delle caut" una causa del Tomeo con la cauterina fiorentina Ceti Io-

idi, v. r. i4.o

.«rotano 7 maggio 1750. Una volta, nel 1763, codette il suo bar»c- cone al francate Carlo Duclo», conduttore Jun leone •alcuni cani adde- strai Cfr. Teatri t. ! 1.

4ft4

siila sua figlia fli quattro anni a forze, equilibri, o salti mortali », e lui e la moglie bettan sulla corda

Nel 1701 \ eoi va a recitare al teatrino sotto 8. Biaooftro un comico, Antonio Francesco Maria Sei kofc

nio Ruggieri, che ronduceva con so la moglie, i cerosa Bolognesi, d'Imola, e un'altra comica, m fiorentina, Violante Beatrice Prefetti. Qualche ni putiva colla moglie per fare un giro artisti laln-ie. Il comico Onofrio Ila he allora lÉi

stessi» teatro, interrogato XÌulT Uditore, dissodi « a\ lui ricevuto una lettera da Cotroue, in cui li scriveva, che aveva incontrato culle opere , elio andava facendo . che era succeduta la disgrazia alla di lui moglie di dcre da cavallo , onde i medici l' avevano disperata vita, 6 chiedeva so un'ahra donna chiamata Viol qui recitava ncll'istcsso Teatrino, stava in istato di ritarsi . prevenendolo di mandarli la risposta dil Catanzaro. VA il M;r//a non istimò di risponderli, allora ha avuto più novella di lui, si sa se stia ance nel Regno! ». ')

Nel luglio 1765, capo dei comici Tomeo, che ano

alla Piera , è Francesco Trivelli, che dice d coni. '■ sedici personaggi •).

Nel 1759 Gennaro Davino conveniva «""ir impresario dei Fiorentini, Tommaso Storace, di far lo coi quel teatro 4). Gennaro Davino è l'autore della

') Febbraio ut. Voleva anello farlo nell'aprile ia un luogo ai Un- i>ili: o quatto non gli fu coneewo. f. IX'

*) Giunta, 12 Nov. 1705 «ni [| .iniandava datinola ,

gli altri, un D. Antonio Marchi, pretore o giudici iu quella ci HA . scolaro dol Tatiucci u Pi «a , che ili: il; mi : co;

« le dolcissimo opere di V. E. sulle PanJrtu In q iella n -«identn rial» «otto una campana di cristallo ». 4 Genn. 60. Teatri. E 14 Su .inpp. N. Pirelli, 25 loglio 55.— Entri, f. 14°.

•) Dito tra loro. Garofano, 0 sett- 1759. Teatri f. 12°.

465

commedia di costumi popolari : Annulla Tarernara a Porta Capuana, stampata il 1767 '). Nella stampa, si dice ch'era stata -in rappresentata qw Ma

Uu'allra bella comedi ;i dialettale è anche Lo Baiiareota <\\ Domenico Macchia »). E Pasquale Starace, Altro di- li compagnie, pubblicava: La /ima Schìaca, a •mmedie J). Nel 176<» raspi mo par L'opera io prosa ai Fio-

ini Teresa Pcn/a, Eleonora de Marco, Andreau Jniuiu, Gaetana Mnlzana, Vi Anastasio, VÌUC

Sincondolib, Vincenzo Gatto, Pasquale Galasso, Fran- ai Pepe, Domenico Cirillo, Cado di Marino '). Nel era impresario al Nuovo per la prosa un D. Save-

') L' Annella CmnmtddM de Giovanne d'Arno. Napol. A Sa/mie MOCCI, XVII. per ( ì ian fra n casco Paci. Nell'avvertenza ai dice che G. d'Ar- no è pseudonimo di Gennaro d" Aviuo.

') Lo Ba: ;areota , commedia secondo il buon guaio moderno dal sig. D. Domenico Marchia. In No|>oli, a. d. Neil' «a. dulia Rihl. di S. Mar- tino una nota ma. dice: Compi-, il SS fehbr appena uscito dai torchi J754 » Dalla prof. m «a eh* ora aiata applaudita < sulle scene o dei rinomali teatri o dei privali ».

J) La F, S. catnm. di P. S. napol. Ded. al sig. D. Giovanni Colomba lo di questa fedelissima diti di Napoli In Nap. MDCCI.XI nella ulani]), di Carlo Cirillo. Alla fino noIlV-a. della Bibl. di S. Martino , ai trovano ma. sei titoli di co medie, olio sono quelle che il Martora at- tribuì** allo Starace. Cfi é bibliogr. p. 389. Nel 1766 lo Slara' della prosa ni Teatro Nuovo. Carte nov. 66. Tea-

*) Carte nov. 71. f. 19°. Su Teresa Ponza, molte carte f. 14°. I

A: « faceva la pubblica meretrice, abitando in luoghi più di- stinti .I-Ila dttè, ed nveva da molli anni attaccato commercio con 1' dote Zicari, figlio del fu precidente D. Nicola, ammoglialo con figli, cho ha colia medesima dissipala la sua robba ». Nel 61 il Pirelli le impedì di recita re ai Fiorentini, se non lasciava la tresca col Zicari. Ma pro- feri di perder la recita. Nel settembre, V Ud. riuscì a mandarla via da Napoli.

466

rio Scaleso , che aveva scritturato per gì' interine/ musica Antonio Catalano ').

Tra queste povere compagnie comiche, s'aggirava tra il 1750 e 60 un giovane appassionato di cose dramma- tiche, che si chi univa li ttocesco Cerlone. Compagno io questi divoi-timonli gli era quel tal Pasquale Marino, che abbiamo visto nel 1745, ragazzo ancora, nella compa del Liveri *). Il Cartone, ;i"ni dopo, ricordava cosi all'a- mico quei loro anni giovanili :

Di, ti ricordi, amico, nel fior degli anni nostri Come valer facemmo ambi toscani inchiostri t Or con Bonetti eroici lodando un degno atloro, Ora il pensier fecondo di un nobile oratore. Or la beltà d' Eurilli che reso alcun IV: Or la fierezza indomita d'una superba Niee. Poi, reso il Doetro ingegno indebolito e fiacco, Prcndeam ristoro insiem col dolce umor di Bacco. Sedendo alcuna volta in pubblica platea. Ogni prescelto attoro il buo dover facea ! Kra l'aspetto nostro ai comici di sprone Per riportar la palmi nel teatrale agone! Anni felici e cari I che il genio allor pudico Era l'amor sincero d'un letterato amico I ')

La vita del Cartone è restata nell'ombra. La voga, che ebbe nel repertorio teatrale fini tempo, le decine di volumi delle sue opere, non han prevalso conti congiura del silenzio dei letterali del suo temi lra<fi-

zione vuole òhe tosse un povero ricamatore, pool;;

') Garofano, 23 maggio 60. Teatri f. 12°.

*) Vedi «opra cap. XXII.

») Cam. di Fr. OW,.,«-- y,,,,. T. XII Nap. 1786, Vinaccia. Ded,— Il Mo- rino allora stava a Roma: « Cd arricchir ti piacque , dal bel deeio tpro* nato. Con l'opro tue fatuo*» il Tobro fortunato ».

567

perso. Il Settembrini vi gettò sopra qualche dubbio, fa- ci notare che nei registri dei laureati in legge dell' l - . molti di cognome Cerlone, e' è sotto il 1750, nuche un Francesco Cerlon Ora ecco i dati, che, dopo alcune ricerche, io credo che ssano stabilire. Francesco Cerlone nacque intoni al 173(). Infatti, fu compagno di giovinezza di Pasquale Marino, ch'era un ragazzo quindicenne il 17 lo. Prance- sco Cerlone non fece studi regolari e noti fu un d in legge. Basta leggero poche pagine dei suoi scritti por sentire continuamente r ignorante, <r Ingegno si, ma igno- rante! E quel Cerlone, ch'é scritto nei registri dei- tour

dovette essere un SUO omonimo. La tradizione, che ne fi nn rieamatore, è, secondo me, conforme al vero. Il Mar- i . in un esemplar-' delle Satin? del Napoli ;ii, la postilla ros. del tempo: Centone buon r mata lim comico "a. Testimonianza da non "fi-

Si. li Napoli SignoreUi. in una nota alla prima edi- delle sue Vicende, dice che gl'istrioni napoletani: « oltre ai loro antichi canovacci dell' a- valevano

delle commci Goldoni, e poi del Cerlone, che fu

\llaiis Sachs del nostro pae 8 ». 'i Tra i punti «li oon- tra il Cerlone e Hans Sachs ci potrebbe esser que lurono entrambi artigiani poeti : rieamatore l'uno, calzolaio l'altro.

>no fosso rieamatore, '-e lo faremo dire Li lui -tesso. In una risposta inalila, a un critico delle sue commedie, che pare gli avesse consigliato di tornare

') Le corto della scuola di Salerno, e gli autografi d' illustri napole- tani, laureati nelC Università di Napoli, (in Nuova Anlol. 1874, rol. - p. 958). *) y oline btogr. e òibliogr. p. 106 e seg. "j Vicmit, *l àt. V. 550 a.

468

.il mestiere «li prima e di lasciare l'arte drammatica, Cerlonc dice :

Io tornerà al disegno : ti ubbidirò fra poco, E lu occupar potrai il mio lascialo loco ').

Nel 17G1 compare la prima volta io istampa il nome. B, appunto io due sonetti, l'uno italiano, bruttissim

itni napoletano a grarinsiwftimo , inessi io n* Finta Schiava del suo amico e capocomico Starace '). Starace vi risponde, e, si noti, non ricambia al Cer- lone la lode di scrittore drammatico ; il che potrebbe far supporre che il t tortone adora non avesse per anco proso in mano la penna.

Ila nel 1765 gtft lo troviamo scrittore, o scrittore e lebre, di una ventina di commedie. Nella Gazzetta di poli dei 1765, n. 20, 14 maggio, si legge quest'annunzi

so

Si fa noto al Pubblico Letterario, qualmente 6 uscito dai nostri Torchi il primo tomo dello famose ed assai commondate Commedie del celebro Francesco Codone, continente quattro di esse, che sono: GC Inglesi in America, o sia il Selvaggio, La cera Confessino, la (rara fra V Amicizia e C Amore, e l'tmela nubile. Intanto stanno sono il torchio le altre che verranno contenute in altri quattro Tomi, i quali si daranno inori con tutta la maggior sollecitudine e polizia, e sono. Nel secondo Tomo: La Pamela maritata, L'Ippolito, La Dama di ipitftO , e la Filosofante riconosciuta. Nel terzo /x»

Filosofante fortunata , L' apparenta inganna, La DvOora o hìh il Difficile fatto Facile dall' Impossibile , Lo specchio dei Cavalieri. Nel quatto Tomo: l'Albumasar, Il Cacalier

l) Questa risposta a», ò posseduta dal sig. Un ria vie d'Ambra, comunicò al di. Con», Fr. Cuculia, al quale io delibo d'antro* teina copia.

*) Ristamp. nell'opera del Martorana p. 107.

469

politano in Parigi, Il Muleas He di Marocco, II Caoalier

iitano in Costantinopoli E nel quinto Tomo: La in Napoli, La Ninetta, La Finta Cantatricc, La Virtù fra i Barbari. Quanto siasi reso famoso il suddetto Autore in lai difficilissimo gr-iii-ii1 'li oojppoDimenti, 6 inolile il ripeterlo: sic- come anche l'approvazione u uVreraalinante ricevuta nelle rap- presentazioni fatte delle commedie suddette. Onde chiunque vorrà far acquisto di e cari, gustosi e profit-

tevoli per lo costume, che nei medesimi si vede esserne l'og- prfncipale, che niente offende, o punii:» adombra foneato .usi il. il pubblico Libraio Giacomo Vnii'tiio Vinaccia, nel corridoio del Consiglio, da cui, siccome Bri il suddetto primo Tomo Iigato in carta pergamena e tassello, per carlini tre, cosi riceverà per lo prezzo stesso ogni altro delli quattro susseguenti » ')•

In un altro annunzio, il £0 suth'inbro , si soggiunga:

HOpradette commedie quanto sieno graziose , belle •fievoli, ognuno lo aa a pruova, e per esperienza; e po- tendo molto contribuire all'Ozio, che per lo più si prova nella •futura, vengono lutti coloro cui 1' Ozio suddetto è nemico, •vedersene per divertimento nella presente villeggiatura8).

(boti ilelhì commedie del Celione sono i cattivi !«•- muoD del tempo-; Bpecie, quelli dell' abate Chiari. La passione dell' autore 6 di trasportare la scena in lontani paesi, e mettere molti personaggi dai nomi inglesi, spa- li urlìi ecc. E non senza un perchè) « Ho

tal N. •-!, 24 maggio, « ripete l'ano. Nel n. 26,25 giugno i> g-ift seguita dai duo primi volumi. N«l N. 32, 0 agosto, tro roll. e si «li- ce : « essendo l'intero corpo di esse cinque Tomi». Questa prima odi- xiooe è assolutamente sparita.. L'edizione più antica, che io conosca , 6 quelli u seg., della quale è un esemplare, non completo , alla

BIU. .li S. Mari

ih. dt u. 38.

470

per esperienza veduto —égli Mire che quando piò per luogo dell' nzione ci allontaniamo dalla nostra Il-

io pili gr&dita riesce ad ogni spettatore . olire ■•tir ut che si ricava dal veder sul teatro, come in uni fto,

i difetti ili alcune nazioni o barbare 0 infedeli ». ')

Tra i personaggi forestieri delle suo commedie, prin- cipi, principesse, milordi, miledì, sultani, Dervis ecc. ecc. si l'orma un intrigo d'amori, infedeltà, ricono- nti, gelosie, tirannie ecc. ecc. É l'intrigo si svolge in una serie di scene, scritte con facilità, con un eerto l_.i ma, naturalmente, tult'altro che belle, l'aloni, il Ceri usa un dialogo tutto contesto di versi e emistichi m- drammatici: nella soia ; , del pròno atto della

prima commedia Gì' Inglesi m America ho i une ventina .li versi. Ordinariamente, il suo stile «• rato di: Cieli I Stelle! Barbara Tigre fr canal Oh De- stino! Oh fatalità! Alcune commedie sono scritte iti versi inartelliani, come Dio vuole !

Ma, a Parigi 0 a Costantinopoli, a Londra o in Amo tra lo foreste o nei serragli , al personaggi eroici si veggono mescolati alcuni personaggi buffi, che re* per noi la sola parte viva dell' opera del Cerlone. t non era ..-.usi pel pubblico doi teatri napoletani d'allora, che s* appassionava e s* inteneriva e piangeva alle In queste prime commedie, i personaggi bulli il pìccolo paggio o il garzoncello napoletano, Pulci i la servetta amante di Pulcinella, qualche volta un napole- tano gnuioso, (cioè goffo, vigliacco o sprop a tal quasi sempre, il Maestro di Casa o sia Don Fastidio.

Don Fastidio piglia parte solo in queste prime e modio ccrloniano. È stato detto ch'esso atura

del Paglietta oapoletano, Siamo giusti coi paglietti

') C di F. r. tfap, _ Tomo Vili. VinaccU, t77ó.

.471

: Don Fastidio , per essere il loro comico rap- presentante , dovrebbe avere un po' più di quella loro famosa sottigliezza e di quei loro famosi imbrogli ').

Una Boia volta comparisce veramente in azione di pa- glietta:

Petruccio. Dove, signor Maestro di casa? Don Fastidio Vado ntribunale; mmalora ramine spicciai io so aspettati! iti mia, ca devo questa manina parlar per causa d' importanza. /'. E vi siete preparato f D. F. Io sto sompre preparato: accossi mme ntennes- sero i ministri. P. E fatevi intendere, fatevi intendere! li. V. Io faccio quanto pozzo, rna lo talento lloro n'arriva;

chiara mance Ponzo vi

P (Che bestia....) Il signor Conte Ottavio nemmeno vi capisca. D. F. E cbisto e dell' istessa taglia de chillo.

/'. La causa in ohe OOOSÌStof Falerni la tinozza dir- mene il contenuto. D. F. Ca te lo dico, tu mo mietine ste cose f La causa est; UDO pisciava nfaccia a no portone; al rumore del piscio un cane, che se Irò vaie Uà, se mese a fuire, urtò fra le gambe di uno che vendeva \ e cristalli in una sporta, che aveva sul testioro; questo cadde e si rompone ogni cosa. P. E l»ene ? l>. F. IjA causa è mo , chi deve pagare li vetri e cri- stalli, si chillo che pisciava, si lo patrone de lo cane, o lo vriu>

/'. E che cause andate pigliando

D. F. Cause d* impegno; e si la perdo Nimicarla civile, l'appallo lunno de pall.i.

') Cft*. sai D. Fastidio il profilo ili M. Scherillo nel libro citai immettili dtU'artt in Itali»

572

P. Voi chi difendete 1 D. F. Chillo che pisciava; sarda bollo , uno | paga otto, dioce docato; che te pare T ')

. ìli o^ni altro raso, la professione di paglietta è per lui un lontano passato: « A Napoli, quatino io ...»

Don Fastidio è piuttosto il tip" 'li quei tanti, che a poli nel,. .li parlar bone, dando al dialetto des'men toscane, storpiando la grammatica, inventando p Perpetuo tto di riso detta nostra comm

Anch'- ora, ognun «li noi conosce tanti Don Fastidii! sa che il dialetto è un parlar volgare, si ha un vag. toro di ciò che sia lingua italiana, ma, mancando la tura, si parla come Don Fastidio.

Luigi Serio accenna nel Vernacchio a corti oap tani: » che la festa si mettono ta perucca , pe pare ga- lantuommene e dicono : io mi mangiò s) < punto paria Don Fastidio, che ha un intero vocabol di spropositi curiosissimi: profarare, risarciti-- capiselo, con esso seco ooi, ammafarare, io l'amò, tera , eccetera. Ma questi spropositi sono accresciuti molta boria erudita o pedantesca. D. Fastidio, in giona sopra ogni parola. Dirà: io V amò.

Paggio Prima ? D. F. No, adesso.

') lM BaUé «i Napoti A. E. S. 3.

*) Cito dalla ristampa (aliane «ilio Gramm. del diale!, nap. N'ep.

J) Noi Vco. napolitano. II. 65: < Dubbiamo questa curiosa voce pareggiabile o di sempre compianta ricordanza uostro D. Faaii>) nel recitare all' impronto la erto e adoprò in neuo dot far et» uni i gran personaggi certi tortati, e finti sogghigni J' avvenenza per na> BoUerare la dureiu del cuore. Esiatendo per disgrazia la cosa, era inventar la parola. Si trova adoperata nelle commedie del Ciarlone (i U .'ll'j quali quoflto illustre attore recitò.» 1/ articolano e del «ìalu

473

Paggio E perchè dite V amò 1

D. F. E come ho a dire ?

Paggio Io l' amo.

D. F. Che sai tu' fraschetta ? queir accento sull' o forza

alla parola. ')

Dirà, per complimento, a una signora: voi siete me- retrice', e spiegherà che significa che merita tutto. Dirà: a Eccellenza, Milord non saprà che voi siete qui deca- pitato x> :

Conte Decapitato 1

D. F. Eccellenza, si, decapitato; e dissi bene: nel mio idiomola decapito, decapitas, decapitavi, decapitatane sta per ar- rivare, giungere e partire. » *)

Una volta, dopo uno di questi accessi di spropositi, Ba- bet, stupita, gli domanda:

Babet Favoritemi, voi di qual città siete ?

Mastro De Napole.

Babet E parlano cosi i Napoletani ?

Mastro Accossl tutti , no: sar ria troppa felicità e gloria della nazione: vi è la gente di bassorilievo , le anime vol- gare che parlano corrotto ; in fra di noi pò, ceto ci- vile, nce truove na polezia de parlare , na cosa affi- nata, n' allimmatura, un discorso terzo.

Babet Come il vostro ?

Mastro Appunto. s)

A questa ignoranza, convinta d'esser dottrina, accre- sceva comicità l' aspetto serio , accigliato , burbero del personaggio. Si chiamava Don Fastidio de Fastidiis; ed

•) La Filosofante riconosciuta. A. II. S. 5. *) L' apparenta inganna. A. I. S. 4. 3) La Vera Confessino. A. III. S. 7.'

32

in

474

vi. Andava Destato paglietta *■), tutto di nere all' antica *).

L'attore, che faceva I). Fastidio, i Ma-s

sarò. E, certamente, il Cerlone non fece che

Ko quel tesoro motti e frasi ridicole, che il M.»- sarò era venuto riunendo noi suo lungo esercizio di co- mico improvvisante.

Le commedie del Cerlone si recitavano dalle cooap gnie di prosa della città. E, giacché una sola compa££ i fissa di prò- mi t air i, era li jbI"

lora, quella del Tom tirino sotto S. Giacomo «fi

Piero del Largo di Palazzo furono «orto il campo «l* prima attività dal Codone. B, infatti, nella compaur » ' Tomeo recitava Fi'ancesco Massaro.

Nel 1765 venne a Napoli l' inglese Samuele Sharp, cg,\ tale, cui rispose Giuseppe Harem* col suo libro sui stumi degl° Italiani. Secondo il Baratti , lo Shai [ ceva guidare e attingeva le sue notìzie e giudizi da

i, che aveva con a Napoli '). Dobbiamo, dune| ' ' essere grati a questo servitore, che condusse lo Shj^-r dove non andava nessun viaggiatore, ni 'ina, o^

nel teatrino del Largo del Castello.

o Questo teatrino dice lo Sharp ù mollo p sciuto col nome di Cantina. Scendete dieci gradini in un fosso, che, quando ò pieno, può contenei o ottanta persone. Ciascun posto* si paga un cari no.

') /.' apparenta inganna. A. t.S 6. F.a Vera Contessiti,!. A. 1- S v 'L'opera del EUhfaea, Gvmiihldi am tf capei (Zùricb, 1808, I. I •'•:> **" ' è un oapit ; «love, tra l'altro, si dice: « Il D. Fjuù •** * .

ba otti l'in .a- a figura, no groaao ventre, gambe straordinariamente Mi**** un vestito antiquato, e un gran naso provvisto d'occhiali ».

!) « BeoaHanra, un uomo, vestito di nero, ed all'antica., dritto di j larvi con premura. La Filosofante riratasciuta. A. II. S. Il

*) Barato. OF Italiani ecc. ed. - IL p. 801 « un galante servitore, \xa nomi- Antonio, ch'agli arava proao al mio servino in N

475

Som intorno una i divisa in dieci o doglio

mio dei quali può contenere comodamente quattro lersonc, e si paga otto carlini. Con questi prezzi non è ile immaginare eh no essere scene, co-

stumi , attori e decorazioni. Quello elio ò difficile imma- ginare e. la volgarità del " udienza che consiste princi mente io pellaoci sporchi e fri maniche di

camici;!, nelle platea Quanto ai palchi; essi, generalmente;

vuoti. Tutti i a le damo hanno in Rai

brutto uso di sputare innanzi a sé, senza far mai uso di fazzoletto, o cercare un cantuccio in disparte. Ma nella tino la loro sporcizia è veramente ributtante: sputane i, ma sui muri, cosicché è impossibile 'carsi i rastìtfa E! sputano son tale . dio

! posso attribuire la magrezza e l< ■!

tolti napoletani se non appunto alTabbondanza di questa :rezione ». !)

11 dramma, secondo lo Sharp , 8EB in Italia m cattive i /.ioni, perdio non destava L'interesse deU&geDte colta. lon si recitava mai una tragedia. I comici delta cantine no sbadatamente: spesso ntìva suggerire ia

»arte a parola a parola ! a Ciò che sembra indispensabile pubblico napoletano Bono due o tre caratteri, come: Pulcinella o il servo del Dottore (ì), che partano il dialetto dell'infima plebe, inintelligibile allo straniero». Pure, c'e- i alenili attori di molto Ingegno, a cui man- solo l'arte, o la buona volontà. K l'aiteozione delio fermata da quello, che rent.-n.-i il curati. 'ic .li D. Fastidio: ch'era appunto Francesco Massaro: a Costui pale e senza "licitazione in lutto ciò che dice 1 scena, che, con podio correzioni, farebbe una i figura sui teatri di Londra 0 di Parigi »

') Leturi frv.m ltaLj I.. \XIII e cfr. L. IX.

476

Il Pulcinella della compagnia non sappiamo chi fosse. Forse, nelle prime <ommedie del Cerlom re, allora vivo. Godeva anche bella t'ama come comico in quella maschera Francesco Barese ') Ma nel 1764 giun- geva in Napoli dalla Sicilia un comico, chiamata "•• Cammarano, che venne a far parte della compagnia de) Tomeo. Portava seco un suo figliuoletto di pochi Filippo, che fu poi od nostro secolo, per un pe ittoi

di commedie al S. Carlino. Altri suoi figli furono il pittore Giuseppe, alava anche bene da Pul\ .Automi

che faceva da Cornelio, e fu suo nipoti odo ni- K

drammista, Salvatore-Vincenzo Cammnnin», .sul 1 pi", recitala senza maschera. Ora. accadde che una andava in isceua una commedia del Celione, itili'-

Im vedova, donxella e mmarctata, E echino le mancava essere prena!

Cammarano portava annommonata Masscme quanno sten de bona vena; Maschera ancora non avea portata, E d'Abbate facea ammalappena.

Do Miteni Zambie stanno a la casa Ave a mori !... nc'ó chi lo conzola E a lo cerviello, e 'n pietto ne* ha DI vrasa.

« Dimmi il tuo poi da me l' invola!

Dice Milord n Don Giuricela Spasa I * E da ccà Cammarano fuje Giancota.

Cosi il figliuolo Filippo ragione del soprannome pa- terno. *) E il Cammai-ano rcslù Giuncala, anche quando

') Il Bure*» mori intorno al 1777 Bartoli F. o. e. I, 73. Cfr.l Sigm Hdé V :Cj6 n.

') V. di Giacomo, Cron.< ."O Questo sonetto è coatenat

Yitrjc strambe e bisbetece de Filippo Cammaranv. Nap. itamp. reale 18 p. 6*7. Nell'op. dot di Giacomo v ri; in curioso ritratta di Gio-

cola, delincato dal figliuolo GiuMppo fp. W7).

477

die famoso Pulcinella, legittimi successore del di Fiure :

Dei suoi merti l'Europa è tutta piena; Fa il Pulcinella, e ha quasi del divino, Per la grazia, che esterna in su la scena ; Gareggiando col veneto Arlecchino, D'entrambi il metta in ogni suol ne vola Quel col nome di Sacchi, ei di Gtancolaì •)

Questa trasformazione in Pai durila avvenne intorno

;tl 1771'.

Francesco Massaro mori d' apoplessia sulla scena del teatrino di S. Giacoma il 1768*). E nelle commedie del Cer- nila si trova più il Don Fastidio, se non una sola villi:», e mollo più lardi, (piando comparve un attore, ébfl e di potere per un momento far rivivere l'inimitabile Francesco Massaro. ')

») Vùrit cit. p. 7, cfr. p. 75.

*) F. Untati. s<>t,:{r. n. 30-7.

•) Fu costui Luigi Parisi. F. Rartoli. nelh> Noi. cit., parlando della i Alessandra Parisi, la San/trina, napoletana d'origino, ma uata a Torino, dico ch'era « di figura ansi > «emhiau/« geniali , gli occhi suoi tono dua rivi tparchi in i esna conosconsi chia- ramente gli alludi Intorni dall'antno Tali; appunto si mostrò nello

Arvsnturt di Thinnu Irtrnr , nu.-.lia di Francesco Codione, falsamente intitolata dai comici : La sepolta cica >. E suo marito, Luigi Parisi, fa- ceta il D. Fastidio, « faceto a ridicoloso personaggio napoletano .... vi i'M«cR roo molta gni/.ia, piacendo univeraalmenla in molte città >. Il Bartoli stampava la suo opera il 1784. Anche noli' o. e. del Rehfuee, *i dice che , dopo la morte del Massaro , era divenuto molto rara sul

(miro,

- 478 -

5. Carlo. Gaetan atcsta, impresario Morte del

Marchese di Liceri. La Compagnia i dei

Dura di Waddalani. Ceu ioni. r adi

Carlo IH (1753-59).

Gaetano Grossatesta cominciò il suo appai!

del 1758 , coir Eroe cinesi:, musica del Hura- nello, eseguii dai Babbi ido Maxsan

(iui/./oiii, Rosa Tagliavini e Giù tini erano M. Pitrot, >!• li, M. Michel, l'\

si Brigbeoti, Rosa Loli. l) il Riamerò, musica del Buranello, ['Ifigenia, '/. mrlli, e Y Alessandro del Buranello; cogli al

/.anti e più Stefano Leonardi, e Giuseppe Aprile.1) n Abbiamo un'opera cattivissima— ioel

carnevale Castracelo Bouamici all'amico s.ivini e molti festini, ma sul gusto i io! » ')

Nel 54, [' Ar&ace , musica ili

col Caffarclli, la Gui/zrtti, il Babbi, Cosimo Abate, Man Masi Giura, Caterina Flavis. *) Si offe . per S. Carlo quella Peni/vi, dea

') Tmfri f. 10" Per ciucata recita, il Metaatasio acri» una tettrr» «li consigli da Vienna '*J Gnau. 1753, dir. alla Coatcasa di S&ngru. {OpfK ed. di Napoli p. IMS

») Teatri t. 10.»

JJ 20 ii.-ini. EH Iu un' allr« Iutiera del 26 Marzo, dica: « Deputato l'altra aera con Caflarollo, «pirito « limo, oli*, non valendo

primo cantare a un'accademia, dove ci ritrovatamo, stracaoto poi (dstt*« por amor della min tetta. Discorse molto di Francia, e, por noatrare aver dolio «pirito, uegòla Provvideuza di netto >. d. coi

. in,. |.-ul.j.. la l Ilo. Coritta Fir. 1888 p

4) Groaialata. 12 aprile 54 Teatri f. IO.»

-17'.»

i prima, e ohe tornava allora dalla Coito di Spagna, doV era stata quattordici anni. ')

Il -1 novembre, I' Adriano in Siria; nel dicembre, 1' /s- sifiilc, musica 'li Pasquale Brriehelli, e, pel gennaio la Mario, musica di Giù Sea i-latti, a giunto da

|K>clii giorni dalla città di Vienna ». Cerano il III pagnia i soprani Marianino e Luini, ri io .ili -rilavano ").

Il Marchese di I iveri faceva recitare di nuovo nel mese iii novembre la Claudia e preparava intanto il Solitario ').

La compagnia deJ 55-G fu composta da Filippo 1 ohe tornava di Spagna, primo soprani» ; da Colomba Mattei, tornata a Napoli prima donna •); dal tenore Do- moni< 30 Magnili di Firenze; da Caterina Raimondi, detta in Tesi nuora; da ('aterina Flavis, ultima parte. \.

uni, da Luigi Biscioni , Anna Ricci, Gasparo Cieri, V \iii'.n inni, il Galantini, Maddalena Ricci. ')

Nel maggio, s'ebbe Y Antifona Regina di Tebe, del- l'Aliati; Rocbaforte romano, musica del Buranello. Nel novembre, la èierope, di Apostolo Zeno, musica di Giu- itti; nel dicembre, il Demetrio, musica di Gae- tano Piazza, maestro di cappella a Milano; e, nel gen- ia Disfatta di Dario, del Morbillo, musica di Pa- squale • orna spettacoloso, uno dei pochissimi «iati al S. Carlo su libretto d'autore napoletano. cj

>) Vedi Ietterò di U- in apiKMi.1.

*) l ,.t - Teatri f. 10.«

») Liwri 30 No». 51. Teatri f. 10.°

i di Colombina Mutici il Molfl- . vendo al Farinello, 28 Maggio 1719— Cfr. Lettere dispersa od. Cartlurci p. "iOO, e passim.

Pitie 55.— Teatri f. 10.« •) ; [6 Ott 55— Teatri f. 10°. Posseggo tra i mio»

una oarodia ilei dramma del Morbilli, ini: La Disfatta di Dario Dramma per il Calascione comporto solamente per firn ridere la Si- gnora iVincipessa Calamita ti,' da mutiri rauchi ad uditorio

480

il M.inìn >c Hi l.ivcri, nelP ottobre, era molto malat Pure, aveva quasi (ìriilo di appareroliiare il Sol if arto. E

chiederà, t se mei i "> i *"> non si compiaccia che io possa

dare alla medesima 1* ultimo compilivi!' i a da me

restar ciò commesso al mio allievo D, I Varo Mi con caricarlo dell' incombenza di tutto queDt , che io simili ioni stava a me caricato ». l) Nel recitare

una sua nuova, ed ultima commedia, intitolata la Sirerin "').

Nel 56-7 il Manzuoli ■), la Guizzetti, la Teresa .S di Torino, il tenore Magalli, « non essendo stato bile di avere il sig. Antonio Raafi i ritrova fermato

in (spagne » e il Magalli era il più capace in Italia. Se- condo uomo, nella primavera, Antonio Ma/./.ioti , in se- guito Giuseppe Guspeldi. Ultima parte, la plavis. 'i

E si recita Antigono, musica del Conforto, il Soli- mano, musica di M. A. Valentini, e la Zenobia, musica del Picchiai; e, nel gennaio 57. P/m li Tmìa del

Morbillo, musica del Cafaro. 'i

Nrl maggio .'.7 andò in iscena il Fornace, musica del Perez e del Piedoni. Oltre il Manzuoli e il I Per-

ei patiniti n tordi usato t> di febraio 17 5 fi , op*r» <1«-1 Duca di !'•- reto. Alla Ano, SU MBMttO napolitano del Duca di Maddnloni , •or contro il dramma 'l"l Morbilli.

l) Liv.-ii SS Otfc 55 Teatri f. 10".

r.oit,\ Trutri f. 11°. Non fu Btampata, e ai trova mauot'ritta Hill. N;»z. X.11I. C.89. La lista dei personaggi è autografa d*l carati a me ben noto, del Livori.

3) Mottiawme carte di trattative e quistioni per questa venuta del | xuoli, L'ElUi parti per la Spagna. Anche il CafforeUi era a M.. Teatri f. 11°.

') GroMatcala. Apr. 56 Teatri f. 11°. —Nel Solimano fa aggiunto il inora Folta Wl

sl CnrU-. Ivi f. II». N. Garofano, con lett. «'■ ottobre 175:. che {'Incendio di Troia sia da ammettervi pel S. Carlo. V. anche •upplica del Morbilli.

i ■- Uefa

S

481 -

ilo Tcnducci, e, dello donne, la Caterina Pllaia detta Pai/ade, la Margherita Mergher, detta la TedeaeAàta, e la Geltrude Landini ') U Tenducci, buon soprano, ebbe

.colo scorso una celebrità d'un genere tatto date. Quantunque sopra/io, si maritò ed ebbe figli. Égli

>reseinava a Londra il Casanova la sua /emme a due tigli. *) Il M a di Liveri, sempre malato, continuava a

scriver da Liveri, dando disposizioni per la p commedia. I£, « non essendo in istato di co il li-

i lolla nuova ron un odia, ne aveva richiesto D. Gae- Ciccarelli, avvocato napoletano, del di cui buon gu- iveva speriènse a da questo se n'era composta an- che buona parte, che gli era piaciuta t>. Ma, ne! bue 1T57. la Marchesa sua moglie, D.* Vittoria r annunziava al Re la sua morte ooo una pietosa ìtlera, nella quale si vede il povero Liveri, che, sul letto

i un giudizio, su quest'opera in data del 19 maggio 57 leggo, che, essendo il libretto pieno di tristi r. . In musica corrispondo alle

parole, < ed in questa città ai va a vedere cho più presto ni desidera a placa una musica elio aia andante ed allegra >. La Pilaia era buona, ma il Tenducci stava quasi sempre in tale stato da non poter cantaro. Teatri f. li". V. uello stesso fascio una lettera dal Babbi, Fir. 19 ot- tobre 56.

») Casanova Meni. VII, 43. Il quale soggiunge: < IL se moquait de ceux qui pruteodaiont qu'en sa qualità de castrai, il aopournitpns pro- crear moti seniblable. La natura l'avait fail monstre, pour la conno r ver nummo; il était triorchìs, et cornino dans l'opcration, eoe.» Nel curioso libro del Goudar: Le brigandage de lamusiqite italienne. MDCCLXXVJJ ai dio» di lui: < C" est ce uique, qui s'osi marie saus avoir Iob

deox témoins necessaire» pour le mariag- . » p. 75 Vedremo più oltre no processo d'adulterio, che gli fu intentalo qui, in Napoli. Sul caso analogo del castrato Balani |'i n. Anli-nlniU: Tableau de V Angle tare et de f Itoti,- À Gotha. Q. li. BtttngK I78N. Ili, p. 336-7 Il Balani, a un bel punto della sua carriera, si senti mancar la voce e ri- •iiieune uomo.

'IO

iva a con o del

a»e-

- 482

di morte, pensava o provvedeva ancora al i di corte ' >

11 Livori aveva disposto « acciò non fui l:i 11 s. iti quest'anno del solito divertimento delta i media». La vedova voleva provvedervi i Mtiodo Coliteli i] nule, il Ciccai-elli eliirwlr.

cedere Dell' incarico. E simile domanda presene cattivo soggetto dal Qglio del LLveri. Ma il Re fece

nlcre a tutti: non occorre. Alla vedova fui" gnati 500 ducati l'anno. Gli attori furono giubilati, o ac- cordandosi ai recitanti antichi il mantenimento

Scioltasi la compagnia del Liveri, i migliori di essa, accresciuti con altri nuovi, comparvero sotto nuova faccia nella casa del giovane Duca di Madd Carlo Carata. La formazione di questa nuova ed eletta compagnia di dilettanti «leve porsi intorno al IT Carafa, nato il 1734, fu il penultimo dei C'arala, l>ii Madilaloni. Amico ili Giacomo Casanova, che conta intorno a lui cosn eiiri'.sissun.

Lo Duca recitava molto bene da innamoralo,

Cristoforo Russo da Pascariello; non l'antico tipo commedia dell'arte, ma uno tutto nuovo e diverso. Russo era fli professione pittore «li paesi non igno- bile». [FSignorelli ne fa questo magnifico elogio : «Con- traffaceva con verità o mirabile ogni pii

rac- to.

*

') Carte varie f. ti ." Nel suo testamento c'è un codicillo, 24 60, Mi i|u;>li' itaMlliee, dia, se, per cibo, al tonino della >ua morir, si trova»» creditore di tutto o p*rte del *uo Bti pendio, questo non po- tesse reclamarsi o s'iutendesse donato al K. I Rimati come testimoni due suoi attori: D. Vulifuoco o P. Mundo, e F. Ciecexelli, ani- aiinistiat.-i .' .. ,i f 17".

*) Carta nel f. 1 1.» e lettere della Marche»* di Limi IT ;7 ex

Team f. 17.« 3) Méta, passin). Cfr. art. ciL Un am^ , C.

483

qo nelle commedie del Li veri; ma b '•Ilario nelle commedie all'improvviso setta parto '(scarif'l/n, cioè di uno chfl (avella senza conchiu- o coneliiude , passando di pensiero in pensi mtt' ultra cosa del disco»" incominciato! Ninno conobbe eeme il Russo l'arte di sceneggiare con tempo ; ninno Dava il dialogo ; ninno ebbe maggior pro- di spirito, penetrazione^ Baturalazaa , copia di sali i'i ed atteggiamenti ed espressioni eoi folto, parlante al pari «Iella piti ferole eloquenza ». '>

i era Francesco Banci,che, «noioso attore nelle parti .studiate col Livori, riusd piacevolissimo nella parte di

: ole barese i col no di Don Vitantonio P

ea. *) E Giampaolo de Dominici da vécchìo\ il quale morto nel 1758,") fu poi sostituito da Gennaro Salerno. Inoltre^ la Buon de Marco PacehioUa'. Pran-

\"\\\Mì\,da.petir-mai/n- affettato ; Giuseppe BiseegUa, da vecchia caricata; l Antonio Castigtia, da don-

- rdano, da jervo astuto; Nicola Cureio,

da servetta; Pietra Na poli Signorelli, allora giovanili mi », Ha. E da innamorato Giambattista Lo- renzi, che cominciò a svolgere qui te sue Incotte dram-

11 Lorenzi era nato intorno il 1719 *), e aveva, dunque,

•) Napoli Sigi. ade V. 557-8.

*) l*i Cfr. Prat alla Oj/p. teatrali di 0. B. Lorenzi. Voi. I, Na- poli w»\

*j Con dUp. reale del 22 luglio 1753 il Re ordinò che fossero conti- nuati d. 6 di pensione alle doOSell" Ippolita e Rosa de Dominici, figlie dal di: n paolo Teatri, i. 18."

4) 1. /uorelli acrivo che « maucò nel 1807, avaudo ollreuas-

sato gli aiiui ottanta»» deUa *ua «lA » (Storia Oritiett, X. P, Il

:) stimo di ill.i data della morte,

che è nella prot al 11 rol. dello Opere teatrali del Loraaa (Nap. 1813), cioè il 1805. Il d'Attila (Lcya del tene, V. 29) fa notare che nel 1800

1

484

circa trentasettc anni. La sua vita letteraria ora stata, fi e allora, quasi nulla. Un suo biografo oi h sapere che appartenuto a varie adunanze di Arcadi, e che, giovane» a scritti! una risposta atta canzonetta: Oraste agi inganni tuoi dei Metastasio, che piacque molto al gran ; la. Adulto, si diede tutto agli studii di drammatl mila lettura dei drauuni greci, e latini, e italiani,* gnuoli, e francesi; finché le recite nella compa^ Maddaloni non dettero un avviamento pratico a qu( sua passione. Pare anche che avesse fatto il negoziaut o qualche cosa simile. Certo, era indebitato fino alla cima dei capelli. *)

Questa compagnia foce rinascere più usto de

società di dilettanti, E nelle case di D. Raimondo di Principe di Sansevero, e del Cons. D. Vincenzo liei gine,e di (i. P. Cirillo, e nei conventi di S. Severino Monleoliveto, si recitavano commedie di dilettan

I soggetti erano forniti talora dal Duca .li Maddal O da Giuseppe BÌSCeglia , o da] Principe di San- ma, più spesso, da G. P. Cirillo e da G. D. Lorenzi.

II Lorenzi ridusse» a suggerimento del Principe «li S severo, il Tamburo dell' Addison e della moda di Nivelle de la Ch E, oltre questi e al soggetti perduti , resta di lui una commi-dia scrìtta p<

:

musi am ancora vivo, come appare da Hoc., e erodo giusta che la data ««atta sia quella rolli. Io < iio la data

dal 1806, rifar, orila prei 'irò errore di stampa,

perdio nel I voi. dflle stesse Opere, Btamp. il 1806, ai parla del Lorena! rome vivente.

') Cfr. I'r.-f. cit Nel 1760 aveva contratto un debito di 300 ducali con l'architetto D. Vincenzo per un negozio di panni, che voleva impiantare. Poi spari. I suoi creditori non avavuno altra speranza, come dicono, dia « la sua abilità ». Tratti f. 14.°

•) Cfr. prof. rit.

48T>

inloro: Don Anchfse Campatone 0 sia il Coneerto, re- citata in rasa del Bòrragin

Il Cirillo era quegli, che ne scriveva di più. La Mar* rfwsn Castracani fu recitata in casa del Principe di San- eevero. E, dopo aver girato manoscritta, messa a stai npa senza sua saputa, cosicché egli la riliutn. *) In casa del

lillo, si rappresentarono i Malocchi: ^radiosissima com- media, che ha per tema la iettatura. y) Si vede in essa un D, Tarquinio Malacarne, che scappa da Salerno con tutta la sua famiglia per la paura dj Da terribile jettatore, chiamato D. Paolo Verdicchio. Il jetlalore, che non ap- pare mai sulla scena, lo perseguita in Napoli , ed ò l'e- spediente, al quale, secondo i loro interessi, ricorrono L vari personaggi, per far nascere utili complicazioni. Ba- da che D. Paolo non sappia niente dello tue nozze!— dice U. Tarquinio al figlio u Vasta che isso sappia che pe sso matremmoiiio sonino venute a Napolc e coli' intenzione de farci malo, che non le manca mai, si metta sopra un campanile , e guarda verso Napoli, I' aje jocata la mo-

gtiere I > '.•

Il dialogo è bello e vivace; l'azione, piena di brio. Fra i pei'sonaggi e' 6 un D. Tiburjio, seccatore cerimonioso, che parla sempre del buon guato dei forestieri. Queste due commedie e moltissimi titoli di scenarii sono ciò che ci avanza deli' Opera del Cirillo. 8)

») Commedia nuota e piacevole secondo il buon gustò moderno. Io N»p. preuo Dota. Sangiacorao., >. d., ma del principio di quatto Meolo.

») Napoli Signorili V. 564 «g. Nella Uibl. Ntt BM. *•?>.. XV. P. 20, col titolo: Gì' tmpMori di G. P. Cirillo, eh' è appunto la Marchesa Castracani.

') l Malocchi i-omiiu-di» il«*ll* avvocalo Ufo «ig. D.

Giuseppa Pasquale Cirillo. Venezia MDCCXCII.

«) 4L I. B

s) i'er qxtBàtà titoli efr, Napoli Signorelli 1. e eC A. il«'Ro*i, M * di VUlaruu: Baratti 'i alcuni uomini ih lettere. Nnp 1824

4R6

Qualche commedia, di queste dilettanti, doveva sere portata anche sui teatrini d pagaia propria. Nel 1758, per ss., sappiati] ca ut

oonxmedla, per ordino del Re, alta Paggeria. ') Sul | oipio del 1759, Carlo Goldoni tu iti trattative pei Napoli Era a Roma nel marzo 59 *), quando gli gin offerti' a ad istanza del Cavai ier Fuga e d >1 Tc-stagrossa ». Avrebbe lavorato a Napoli da Paa novembre o con buone condizioni. «Ho (irato si in le mie risposte scrive il 17 marzo al Vendi che il sig. Testagrossa non 6 più in grado di il progetto; ma il diavolo tentatore me ne fa giungere altro da Napoli parimenti , al quale non ho ancora affermativamente . ne negativamente r forse degli impresari del teatro dei Fiorentini o di Ma il Vendramin, proprietario del teatro S. Luca, col quale egli aveva un contratto, negò il permesso, e Carlo Gotdodi dorè tornarsene a Venezia. ')

Nel novembrv :,? tu rappresentata a S. Carlo la .Y> teti, musica Piccioni e Cocchi; nel dicembre, il T del Jommelli. Il Jommclli, come è noto, era ai - Duca del Wiirtemborg, e ogni tre anni avevi di scendere per sei mesi in Italia, Ne profittò qu

') Nota di apene rimossa «la D. Vincenzo Re pel Teatrino, formato p. ordine dalli Paggeria*- T'astri t Ifi». *) A Roma «gli trovò nella pouiju ornici all'impronto varfi

i oapolelanl, tra «li nitri un Puttanella >nni

I rumante di Roma. Cfr. Man. P. 11. C. XXXVI. Un

dal carnevale 5D fu o la Augelo QabriellI •• lì. B.

per recitare nelle opera all'impronto in Roma. Con lui erano «tati *-' l'i' iti Qumppe MililnUi <••! altri. Il N'itolo poi non pnt.- andaro.— T*atr.

ini e il teatro di S. Lue. i. Cariaggi

(1755-66) eoa prtt * nota di b. Mantovaui. Milano, Trerea, 1883.— L*tt 3, 10. 17 marzo 60 pp, 91, Iti. Cfr. Mtm. ed- cit. 11, 2284.

487

per mettere in ìsoetia il Creso a Roma, e il Temistocle b Napoli. *)— Nel gemuì zanna e Teseo, mu-

sica di Antonio Mazzoni.

La compagnia di batto, par quella stagiona f>7-8, ora giudi Ito debole, non essendovi di veramente buoni

Km un lai Miceli e una Teresa Morelli. Il Conte Fi- nocchictti scriveva da Venezia, esaltando una ballerina francese, die ivi era, chiamala Anguste Moisel. Por op- ime della Corte, il Conte condusse le trattative; si ebbe una '. ili questioni de re-j lilialmente, la

Moisel, desiderata, venne. Ma la prona seta, che esordi al S. Carlo, proprio il 4 novembre, essendovi presenti i Sovrani, la tanto esaltala ballerina (eC6 IH) raro fiasco, B dispiacque al Re, e, socialmente, alla Regina. I Sol mandarono una persona a dirle sul palcoscenico , che, se ballava a quel modo, 1* avrebbero subito subito riman- data a. !•'. tìi ilato online di senvere al Finocehietti, partecipandogli la bella notizia, e dicendogli che, pur l'av-

: lento, In simili trattative, perché a Na l'inverno, non e* era altro divertimento se non l'operi I Carlo; che il essere buoni ! La pi

Ma demo /sci /e Auguste presentò tre volte al ministro di Casa Realee non fa ricevuta ; finalmn dicendo,

tra l'altro: « Arrivata in nessuno ha degnato

armi il genio della Nazione, e mi è i dato per compagno un ballerino grottesco e non

A meraviglia se quello elie ha piaciuto in un paese, non

abbia l'istessa sorte in un altro paese, onde sarebbe mio pensiero di esplorare il gustò di questo n

Publico, aline mi uniformi!» Il Conte Fi inietti

cubilo, tessendo la biografia lisel.

e mostrando «pianta gente competente si sarebbe dovuta

«) Man ■■ i- LXXVtl.

488

ingannare con lui , s'egli s'era ingannato ! Ma qt , il Re gli fece rescrivere Moi

avendo mutato carattere nel ballare, e ballanti ha Incominciato od avere del giusto si -ap-

plauso ». 'j

Il Grossatesta contimi'1» Dell' appalto. E nel 58-9 ai el baro del Latilla, il Demofbonte dello Has

roe, defl'Brrichefli, e la CI di Tito, dello Basse. ') -

Col Babln nnaso Guarducci , Carlo Ambrogi

e la Catarina dalli, prima donna Francesca Cabra

i! Maddalena Vallai

Nel 1759 si radiava al S. Carlo l'Adriano in Sii musica del BuraneQo ariani, tenore, e Calai

gnoli, Giuseppe Belli, Pietro Santi, Dorol torma Flavia. I ballerini erano i tre Sabatini, prim

•tesca; Anna (sic) Grisellini, «letta la Tìntoretta e Fi cesco Martini, seconda coppia; Luigi Biscioni e An Guidi, prima coppia seria, e 6 figuranti. *')

Fu questa l'ultima opera, die Carlo IH trio,

perdìo nel 1759 fu chiamato a racco P eredita del

trono di Spagna » E Gaetano Grossatesta gli faceva su- bito la seguente supplica :

S. li. M.

Gaetano Grossatesta, umilissimo servitore «Iella M V Cat- tolica, prostrato ai suoi Reali Piedi con il più profondo oua.

>) V. moltip. cario f, ti.0 La leti, della Moisel, N'ap. 0 nov. 57,qt»cU» biograf. del l'in. V«Mll, 19 nov. 57.

*) Corto Teatri f. li.«

») Sulla Oaili. V. informi. Teatri t. Il

') Carlo Teatri f. i2°.

s) Tra i tanti, CìiarahaltiNt* I^reoal «tata io qua» t'occasiona iu festa teatrale, int. // aiudùio di Giove, Nap. p*r Vlncwnxo Plaato 17.7.». cfr. pref. voi. Il Oper- cjl (Y.

qa«Ua

480

quie gli rappresenta, che, avendo abbandonato qualunque suo interesse, noli' atto di assorsi interamente dedicato al suo So- vrano servizio, epera mediante la sua Ileal Clemenza di non «esere abbandonato nella presente gloriosa Epoca della M. V. C;

che perà umilmuiitt.' la supplica a degnarsi di per ti- Vgìì di

passare in [spagna nella continuazione del suo impiego, giacché egli in tale occasione si preflfisse di voler morire al suo servizio. E se mai l'impresa di questo Ileal Teatro potesse es- sere di ostacolo all' umile sua istanza, in tal caso e pronto fin da ora a dimetterla, e quando mai la M. V. C. credesse op- portuno ch'egli la dovesse continuare in conformità del SUO contratto fino a tutto il Carnevale dal L761, egli sostituirà, fino mpo suddetto, suo cognato e sua moglie, li quali, mediante ittica che hanno del teatro , sapr impegnarsi di

tale Incombenza, che della Grazia ut Deus etc.

I Ma Carlo IH gli fece rispondere: « Rimanga a servire il Re mio figlio! » ')

Ferdinando IV fanciullo L' Arlecchino Sacco Cronaca del S. Carlo Viaggiatori a Napoli (1759-63).

Partito Carlo III, il teatrino di pupi del piccolo Ferdi- nando prese il posto del teatro di Coarto. Lo Sharp dice: i suoi educatoti lo lasciano giuocare coi pupi e non m vergognano di far vedere ai forestieri in che consista il suo principal divertimento. In una stanza del Palazzo Reale, voi trovate Pulcinella, e tutta igni* comica,

sospesi a un chiodo, e, accanto, un piccolo teatro, dove sono dati in spettacolo non al monarca , ma dal mo- narca ! o Accanto al teatrino dei pupi, il Re, la settimana santa, faceva il sepolcro. *)

i) 14 Bttt 1780 - TnM '"■ :

■) Sbarp, UUeri from ìiMy. L. XXXVIII p. 176-7.

n

490

Antonio Sacco, uno dei due ultimi e sommi Arleo del secolo XYlll (P altro era Carlino) '), di' era fuggii dal Pprtogaflo pel tremuoto »li Lisbona, s'offerse ai vigi del giovane Re. Ecco la sua supplica :

Eccellenza

La Fuma delle virtù pregiabili, che Dell' Amino di \ in proprio Irono risiedono, mi ronde ardilo di presentarmela questa mia umilissima supplica con sicurezza di ottonerò a questa un favorevole rescritto, ed al mio ardimento un generoso perdono. Qui è precorsa una voce che a divertimento del nuovo sovri debba scegliersi una compagnia comica Lombarda; e ch< abbia già dati gli ordini opportuni per il rifacimento dei teat di Corte. CiO supposto per vero, ardisco io prima d'ogni al offrirle la mia Comica Compagnia, in quel grado medesimi ella ebbe l'onore di servire per più di due anni la Maestà Fé. delis." del Re di Portogallo e sua Reale famiglia , e che ser» virebbe ancora se la fatale disgrazia non avesse turbato il corso di cosi bella servitù, l'osso di più assicurare ch'essa- compa- gnia è mollo migliorata, e che i soggetti comici ridi compongono, capaci son di divertire qualunque principe Catto- lico anche severamente educalo. Con tale certezza aduii replico umilmente l'offerta poi divertimento del nuovo sovrano, e la supplico in caso seguir debba una tale scelta, a degnarsi benignamottto di preferire la mia compagnia a qualunque con sicurezza d'esserne sempre pienamente contenta- In probazione di quanto ardisco asserirle, potranno a mio faggio valere le informazioni che ritrar si ponno dai teatri Milano, Torino, Genova, Bologna, e Venezia, da me issrv dopo il mio ritorno di Spagna, e particolarmente quest'ul dove a confronto di quattro teatri mi sostengo col SO ridicolo. L' Ecc.* V.* come dotata d' una incomparabile

') Sul Sacco cfr. lo memorie del Goldoni e del Goal, passim; Fr. Bar- tali ad nom., e anche il. Baratti Scritti inediti o rari. Milana 1822-3 II. 50-1.

491

ner ositi, noi tempo slesso che perdona l'ardire dell' offerta, si degni d'ingrandire il perdono per chi con ossequiosissimo ri- spetto ardisce segnarsi.

Venezia, 20 ottobre 1759

Di Vostra Eccellenza Uìes.nut L>cpotias.mo obbligalù.mo genitore A.ntomu Sacco Capo Comico. *)

Ma non si pensava niente affatto a formare una com- pagnia comica, o il Sacco restò a Venezia a co nella guerra tra Gozzi e Goldoni.

il S. Carlo continuò mediocremente. Intorno al 1700 si nota una spo.it! <li decadenza della musica o degli ar- . Il 4 novembre 1751) si recitò V Achilie in .musica dello I lasse: e poi il Ciro riconosciuto del inni, e YArtaserse dello Masse. ") Nelle feste di Pasqua ci fu una novità. A richiesta del cav. Gra% -. inviato d'Inghilterra, fu concessa « au sieur i la permission de faire exécutcr, pendant Ics troia de Pàques, sur le theatre de Saint Charles un cert de masique, il axécutera .liverses piéces de sa oompositlon sur riostrument nomale le Pantalóon. » Ma ■ti concerti non piacquero, e non >«• ne fece più d'u L' opera del Maggio fu il Trionfo di Camilla, acco- modato da G. D. Lorenzi eoo musica del P ■. Vi rouo il Mau/.uoli . la Rosa Tartaglila Tibaldi , ') il

») Tàotri f 12.° «) Carte rorio Teatri (. t2.°

3)L* Sieur ìioèl ara un Giorgio Natali. Gravai Taouoci, 21 marzo, 7 apr. 60 ecc. f. I

'i ijrossatesta 16 die. 50, o 5 fobbr. CO. It Sassone racco in -in da la Tartaglila e cara ttoriizau dola per vera caulatilo di scuola, vaio a diro, «sifdo a fondo la muxka i-d ha ìtuittaé la facilita di porro colla voce tutto in c*wuxioiK! » Teatri f. 12.°

49->

Ir mire Giuseppe Tihaldi , Giovanna Carminano, Filippo «

Mesciangeli, e Caterina Flavis. Non piacque , e prò

prio per la musica: cosicché si dovè ricorrerò aff espc

diente, solito in questi casi, 'li ordinare alle prime parti.*. « di mutare le arie , che non incontrano , e io luogo di I j

quelle pongano le arie da loro stessi io altro luogo can

tato, che abbiano incontrato il pubblico gradimento ». '>

Vinili' in questo tempo a Napoli il famoso tenore An- ionio Raaff; che cantò nel maggio 1760 in una festa mu- sicale, data dal Bali fra D. Pasquale Gaetani, dei di Laoreozana, Generale delle Galee di Malta e Amba tore straonlu in rio del Gran Maestro, pel nome «li i nando IV e il suo avvenimento al trono »)• H M dopo lunghe trattative, fu lasciato partire per Vìe cantar nelle feste delle reali nozze. Lo sostituì nello opere seguenti, il rinomato Giacomo Veroli, che, veramo Napoli piacque poco 3).

L" incarico del teatro capitava nel i ipartimento nucci, che, in fatto di musica, non era veramente il nistro più illuminato, e poi aveva tanto da farei si conta che, una volta, il Picei n ni si recò al Ta nucci, e gli disse: « V. E. taccia cambiare quest'aria della cantata, perchè unii posso metterla in musica. Il poeta . iol

cambiarla senza l'ordine reale. » Tanucci, circondi togati, cavalieri, ministri esteri, usciva ad accompagnare 1" ambasciatore di Francia. AH' interrogazione de mi

si rivolse gridando : « Andate via ! Perche non pot- metterla in musica? Chi ve lo ha detto? » Piccami rispose: « Non ho bisogno che me lo dicano, lo so io : ci sono due versi disarmonici ed aspri, incapaci di modulazione

') Carte varia T&ttri f. 12.»

*) V. libr. Enea in Cuma. nella Bibl. dello Soe. Storica. i rissime carte nei f. 12.° e 13"

493

Tanucci s* appoggiò al suo bastone., pensò un poco, quasi deliberasse della guerra e della pace; poi sorridendo: « Sapete che volete fare* Mettetela in canto gregoriano e, n'entrò ! l>. Ma L'amministrazione dei teatri ebbe una riforma. Al- litore Garofano furono dati compagni due Consiglieri, >. Salvatore Caruso e D. Bernardo Buono: creand la Giunta dei teatri. Poi, noi novembre 60, il Garo- 10 fu promosso Consigliere di S. Chiara e gli successe Nicola Pirelli. ') Spirato il contratto col Grossatesta, so ne trattò un Uro con un Giuseppe de Angclis. Ma, poi, fu riconfer- mato il Grossatosta, per altri quattro anni, con un rispar- mio , perchè non si dette più il solito aiuto di costa di D. 4200, ma si faceva solo la promessa di un regalo, quando il Re restasse soddisfatto della riuscita delle ope- re 3). Tanto che il Tanucci, in premio del risparmio, ac- cordava ai tre ministri della Giunta 1* onorario di 40 du- Icati ciascuno. *) 11 Grossatesta tolse via, dai suoi contratti con cantanti e ballerini, 1' uso di fornir X abitazione, come di troppo fastidio e dispendio. ') Si mutarono anche i giorni delle te recite. S'era pensato prima di ordinarli cosi: la, al l, al 4 novembro, giorno di S. Carlo;

3*. il 12 gennaio, natalizio del Re. Ma, sulla rimostranza Grossatesta che, nel settembre e ottobre, « la maggior parte dei nobili sono nelle rispettive loro villo , e che nel settembre cade Tettavano di Si Gennaro », furono sta-

«) Cori S. Mattai. Elogio thl JommtUL \>. LXXV-VI ») 8 Nov. 60 Teatri f. 12.°

"fatti ii accontarono por più acmi 200 doppio di gratificazione. ,\ certi •) Tanum fi maggio 1760 Teatri t. 12.» ») Carte Tari* Teatri f Iti. '

tuam

>i la ìrza.

494

bilito: la prima, ai 5 novembre: la seconda, agli 8 di- cembre: la terza, ai 12 gennaio1)

Il 2t) Giugno 1700 mori la Regina Amalia La seconda opera non cominciò se non alla fine dal D >■. ombro » fu il Caio Fabrizio dello Zeno, musica del M Zenohia, musica del Sala. E, con mollo ritardi», la oho tu P Attilio Regolo del Jommelli , nel qual" RaafT. »)

Tra i ballerini orano i Sabatini, e Rosa Pali Gu-

glielmo Vincent, M. Costa, e la Persini, delle la Tede- schina. ■) Per l'anno seguente, vennero da Turili- Spaccataoole , cioè Colomba Beccari , ottima

ivoto sommo applauso, spc' un mere, ab i somma leggerezza e grazia »,

e il fratello Filippo, mediocre. «) Prima coppia seria fu- rono Francesco Salomon e sua moglie, Costanze

ila primavera 61, si dette YAndromaca del Sac< vi miniarono la Clementina spaginili , Tommaso Gui ducei, Salvatore Consorti, Luigi Costa, un tenore i Brode (che fu poi mandato via), c< aterine Nicoli quale fu poi sostituita la Flavia

') 30 Giugno 60 Neil' agosto il Grossa tasta esponeva al Ro < U cisa Decessila che gli corre di portarsi sollecitamente iu Modena per

avere la conwlnzion-- m prima che muoia 1' Abate

suo fratello, che trovasi gravamento infermo, o per disperalo di salale, e [ter dar sistema in queet' occorre&ia ai suoi gravissimi interessi. » Il 24 agosto fu data la licenza: ma la moglie restava a Napoli a badare al teatro. Teatri f. 12» Sull* Abate Orosaatesta v. a. cap.

*) Oro», ott. fW ecc. Teatri L 12.° e 13.» Cfr. Ioli alla U.lmonte 1 die. 00, 27 apr. 61.

3) Grossa testa 11 apr. 60. Teatri f. I

*) Cosi il marchese Caracciolo, Torino 4 manto 01 , che metteva guardia il Tanu atro la mala fede del Grossa testa 7

s) F.u Nif oli aveva cantato sui teatri piccoli. Ottime rifereiiM. Tea- tri f. 13.° S'erano fatte per questa stagione trattative col hoioao Qua-

11 teucre per In opere seguenti In Antonio RaalT, Il era protetto dalla Principessa di BébBOOto. Si rac- ; i , dopo la morto di suo marito , era caduta in un dolore muto, che faceva disperare sua vita. Kra passito un mese, senza che versasse i lagrima ; ogni giorno la portavano a una sua villa, per ntare , invano , di divagarla. Ma qui una volta capitò IT, che pregato, cantò la di Rolli : Soli'

ario bosco ombroso ecc. E la Principessa pianse e fu . ■) Nel settembre, giunse a Napoli Giovanni Bach, ultimo fìllio del gran Sebastiano. K prosentò al Tanucci questa ttera del Conte di Fitraian :

Eccellenza

andosi costà il signor Bach, celebre maestro di cap- ala a comporro per codesto Regio Teatro , ha desiderato di sre da me raccomandato a V. E lo egli un uomo

li molto merito, tanto più discendo a compiacerlo, (pianto che ho tante riprova dell' amanita di V. E. e posso con fondamento lusingarmi, che gli accorderà quella protezione che desidera, e per cui le ne porto le mie preghiere; si accresceranno con ecc. ecc.

Milano 15 seti. 1761.

Dee.mo obblig.mo aere, aero Conte C. Firmian.

i, che non era voluto venire Tanno prima, confessando che la sua lera troppo piccola pel teatro 8, Culo. Questa volt* chiosa 1200 xec- i, eoa la stravagante condiziono elio con lui dovessero essere sent- ili la Tartaglini e il Tihaldi. E, non accadendo questo, chkvlovn in- 1800 «occhiai. Luglio 60 f. 12° .,/„.:— Voi VII ad nom.

- 496

Il Bach musicò il Catone pel 4 novembre. L' oj piacque tanto che il Tanucci credette di doverne so al Firmian : « L'applauso, che ba qui meritato la musica del Catone, fatto dal maestro di cappella Bach i -he da V. K. con suo gentilissimo foglio mi viene raccoman- diito, fa sempre più ammirare il buon gusto e la giudi- ziosa maniera di passare della E. V.*....»). E il FU iiaiuralmciito, rispose: " Mi piace sommameli!''

derc che il maestro di cappella Bach, sia

l'applauso d'una otta, che in materia di musica tanto pi vale a tutte le altre, ecc. » ').

La seconda opera fu 1* //>< E, nel gennaio, V Alessandro del Bach.

Giovanni Bach era uomo di vita allegra. Anche a poli dovè rivelare il suo carattere. S' ii: 'Ita

ballerina Colomba Beccari, o, come dicono gl'informi: « ha dato motivo ai Bfacendati ili parlare del suo amore per la ballante Beccali ». L'Uditore lo chiamò, e gì: un avvertimento per suo governo. Ma, una naio, nel tempo dei balli, fu visto « assister dei cantanti e ballerini dentro della scene ». L'I gli mandò lo scrivano del teatro, che, senza far romor l'avesse detto che quel sito non era per lui ».

Il giorno dopo non si vide comparire al cembalo Bach , ma un altro maestro da lui messo a s< Ma ecco che il Bach fa capolino dal palco delle e ballerine. L'Uditore lo mandò subii» a eh amare »e buonamente gli ili— che S. M aveva reiteratamente proibito a lutti, e finanche agli ufficiali delle suo reali guardie, di entrare nelle scene e di trattare colle donne

') Tanurci Portici , 24 nov. Firmian , Mantova , 7 die. 61 S. Caruso «Ila marna, Tanueci, |>«rctiè acri*» :>1 Pinola» , scusando il Bach per la sua mancanza al Duomo, cui ara addotto. Tauri I

497

del teatro, in tempo che si rappresentava 1' opera. » Il Bach senti l'avvertimento di mala voglia, ma dovè ub- bidire e andar via. So non che, andò facendo lamenti dovunque; diceva in tutti i teatri si permetteva ai maestri di andare sulle Beane; l'Uditore In al iato dall'impegno dei Btioi i ttori », che volevano gli si permettesse, per un'altra almeno, di star sul palco delle scene, « sul motivo iii togliere un'idea di mormorazione nata per la proibi- zione ». Ma gli ordini raafi Brano precisi. *)

Intorno a questo tempo, capitò per la seconda volta a Napoli Giacomo Casanova. Il duca di Maddaloni lo con- dusse al S. Carlo: « À Saint Charles, on me presenta à ieurs dames, mais pas à une seule passable. Le roi, fort jeune, éteit dona sa Ioga du milieu, entourc d'une - vétlM sana goùt ». Giorni dopo, fu nesso a baciare una piccola mano regale fatta " perta di geloni. *)

Samuele Sharp, qualche anno dopo, cominciò coll'a tu- re l'ampiezza del teatro di S. Carlo. Ma, colla sua mania critica, Dota subite ohe ò un'ampiezza che fa danno al buon effetto della musica. Ma. o che forse pi' Italiani vanne all'opera per Bennr la musica? GÌ' Italia- ni vanno per chiacchierare, e la chiacchiera non « oche quando si canta un'aria favorita, operlaprr del Re. E lamenta il p costume d' illuminare solo la

. V. vero cho sf ne aiMnrovano delle ragioni di gusto. Ma il gran piacere, che dimostrano gli spettatori nei giorni ila, quando tutto il teatro 6 illuminato, prova ohe

i Pirelli 7 febbr. 1762 E rwp. al margino. Teatri t. 13.» to incerto, se la Tenuta forno nell'inverno 00-1 o 61-2 Mton. V. ■*g. A S. Carlo « ai Fiorentini cominciarono i suoi ainoi propria figlia ! Cfr. art. eit. Un amico napoletano del Cata>,

498

Atta di gusto, ma d'economia ! Del resto, ancho luiiima/i'in' ni di gain, credete che sia una beBa

SOQO grossi come dello piccole torce, - ■hi.i ma] situati ai lati dei palchi; il luccichio, il calore, il gocciolare della cera, danno noia alla gente dei pa

Iti li spengono. Farebbe tutt'altro effetto un bel lam- padario, pendente In mezzo alle platea. Le dame, palchi, non l'anno cosi bella mostra, come n Una foolish sini/uiaritif è poi quella delle balli' per ordine dell'ultimo Re, portano delle mutande w che sarà fatto per un eerto concetto di modestia, ma brutto e ridicolo ! ')

Quest' ultimo particolare e accennato anche da qi altro scrittore, come dal Lidaiulc. ohe dice : « Oli assi jetit Ics danseuses à porter des calecons, comm<

aetrìces méme ont la gorge couverte, mais et avec une gaze légère, qui accuse le nud et ne reud pas l'habillement moins agréable o. *) Quanto al resto, o'è qual- che cosa di mio, specie riguardo al chi: spettatori Francesco Milizia aerisi te vivaci -

sui cattivi usi dei teatri italiani del suo tempo. *) Il Duci- che venne anche allora a Napoli, non sapeva far di glio che girare anch' esso pei suoi amici dei | a Aussi, quand les plus grands wnateurs me eterne reni ce que jo pcnsais de l'opera, je répondis qu teressoit autant qu'eux, puisque, ni cux ni moi, ne l'oca tions ». ')

') 0. e Lelt. IX. " XXI.— Multi particolari poco Malti «ull'ammini- slra/.iorm Avi tettili i |iir,-./i degli artisti, ecc. a p. 93.

f) I.alandfi. o. a p. ^ 17.

•'i iTr. Del Teatro Venezia 1774. p. 33-4. Coulro lo Sharp il liarelti; Gf Jtuliani oro p 18T.

•; Duole*. Voijage en Italie— A Lauaanne 1791. p. 137.

499

Altre critiche , quasi dira prooetblaU , riguardano il modo di vestire e di comportarsi degli attori sulla scena: Quando di Berenice il pianto ascolto, E" por l'osservo rubiconda in viso, Costei , dico fra mo con un sorriso. Costei forse mi crede o cieco o stolto ! Quando Caton veggo attillato o colto,

I ferro in man del proprio sangue ìntrj Il suicida in lui più non ravviso, Poichò la man non corrisponda al volto....

Cosi Carlo Pecchia, che, oltre all'essere un valente ito, fu non mediocre poeta oapototanoi l) ivi resto, questi difetti erano comuni a tutti i teatri d'Italia, e oltre be nel!' opera del Milizia, erano siali satireggiati, qu.

., in quel gr imo opuscolo dal Teatro

alla Moda di B. Marceli".

I 1762-8] prima donna fu la Marianna Moser o Mor- . La vecchia Vittoria Tesi scriveva eosl alla Maria « Toccanlo alla Morseri di Baviera, vi dirò che nel mio passaggio fui di la, la viddi et era più pn Ito bella giovine, la voce di soprano buona, e assai pfl fcffle nella fortezza, un cantare chiaro e mi dicono au< -li a che per il teatro rappresentava bene; sa lu musica a fondo e canta tutto a prima nota, e si accompagna, ed è una bella figura ». *)

Fui altri, principali, Domenico Luciani, il tenore

Pietro del Mezzo e Maria Diamante, dettala Diamantirn

«) flftftfc di C. P. Napoli 1767, p. 1 15.

*) Carte f. 13.° SfuToruroli gì' informi da Roma: e è di buon per- •or.» lo, ciò* grande, ma aecra o pi ut tonto brutta: mostra Tota di 50 anni. Ha fetta -1 marito canta il tenore. > Ma erano calunnio, pro-

curate dalla Spagnoli; che perciò non fu inai più scritturata por Napoli Giunta 14 maggio 64. Teatri £. 14."

*) Carte vario f. 13.°

500

Cosi nel maggio si dette il Sesostri, musica dalla roti; e poi, nel novembre, Y Antigono, musica del

1 ballerini Sabbatini e i Beccari avevano diviso il blico del S. Carlo. Nel luglio scrive l'Uditore: « Nel II. Teatro si e inlrodoilo lo spirito dei partiti , uno per li Beccari, e l'altro per i Sabbatini . «li cui vi sono capi B i pro- tettori, i quali, oltre al tenere gente nella platea, che bouo le mani in seguii d*apB]aUSO, mandano ben rito, come s'è detto, per i palchi per fare lo die nella passata sera di lunedi, si 6 l'atta un' ine dante chiassata, importuna per la quiete di molti, ì quali vogliono unicamente sentir L'opera e vedere i balli, ad impropria per lo riguardo che si deve alla casa di S. M. » ').

Nel luglio 1762, essendo morto 1 tuo

Rè, fu eletto al suo posto in S. Carlo, Antonio Jolli, i mo reputatissimo pei primi teatri di Spagna, Inghilterra, e Venezia, e altri luoghi ». ")

Le altre due opere furono il Demetrio , mu Sala ; e la Clelia, musica del Sassone. 3)— Il Tanucci a-

i introdotto [' uso di far precedere da pn drammi la prima sera della recita, che coinè id coll'onomastico o la nascita di qualche principe. *) E •> trovalo il poeta ad h.oc> un toscano, abate Giambattista

') Ud. 27 luglio 62. - Teatri f. 13°

») Carte. F. 13* « 15 una sua suppl. che, « ritrovando*!

Inghilterra, fu chiamato In (spagna per lo foste ilei matrimonio dell'In- fanto col Duca di Savoia », o vi dimorò sotto anni. Venuto a Napoli par curarsi di una malattia, vi restò definitivamente, e. morto Vincenzo Re, fu nominato architetto del S. < '

') Prop. Urossntesta e altre carte. Tratti t i3.°

') Un tal QtannattaaiOi noli' occasione dei prologhi, faceva i voh par presentare i libretti Suppl. gonn. (11. Teatri l. 13.» Moltissime «-art», riguardanti i prologhi, nel f. 14 ".

501

isso Bassi, che a Napoli era occupato nel far vi nel morire di fame. ')

XII-

A, tirino di Corte S. Carlo: impresario

Amadori Le due Gabriela (1763-7).

(tuoi

linando un po' più grandicello, a Palazzo si stabili di nuovo qualche cosa di simile della compagnia Livori.— Nel carnevale Ì76S, si rappresentarono commedie; gli attori furono press'a poco gli stessi, che convenivano in rasa del Maddaloni. C'erano l>. Francesco Quarto,

persona assai civile, che vive del suo »; D. Frane» ìi Casti glia, « figlio di dottore e che fa la professione di uratore » ; D. Nicola Buonocore , ingegnere carne-

rio; D. Francesco Frangione, ascrivano di oonsigiio, molto accreditato » ; D. Giambattista Lorenzi, « persona civile •> : I>. Francesco Villani, « persona civile » ; Domo-

CO Macchia, « scrivanotto di camera » ; F: i Barici,

figlio di un sarto e pensionato del Livori ; D. Giuseppe Bfotargiacomo, « stipendiato della Cassa militare » ; e D. Bernardo Torre, figlio del pittore Francesco.

Queste die piacquero molto al Re. Il prfoi :

di s. Meandro scriveva al Tanuccl! « Me parece que S.

M., imitando ;'i esemplar de su aug.m° Padre, deba en su

IReal Generosidad gratificar fi laa peraonas, <juo se han rado à darle gusto eu ellas , corno S. M. Cai.0* se ') la una leti, del Masso Basai 12 maggio 1767: « la consueta R. Be- neficenza, procuratami da V. B ., DOK1 onoraria dolio due cantato da DM composte pel Teatro Reale... L'idea di queste cantate, avanti l'opera, perciò alpLi!*i\;i::i.Kt< chiamate Protogì, e che furono pensieri di V. B. in timaggio ai Sovrani, è ntata oramai adottata da atiro corti, e special - mani* ila <(tiella ili Toscana con universali) applaudo. » Teatri f. 15."

502

ha dignado practiear con Los que ropresontaron en 1*8 comedias del defunto Marqués de Livori » '). E si sta- bilirono difatti degli -!i|»endi mensili 9 . B, ó, 4 du- citi a ciascun recitante secondo la sua importanza.*). E, volta per volta, si aggiungevano degli attori straordinari'-.

Catarina Gabrielli aveva conquistato b li prima

«antanlo d* Italia. 3) Fin da quando stava a Viei 17G1, il GroSSatesta entri') con lei in Imitative;. K |\. si i ilturata pel G3-4 per 1800 zecchini. La Gabrielli era stata già cacciata una volta da Vienna 4); nel 63 Ita cac- ciata da Milano. *) 1 sto faceva girare coli' arte del suo canto, e le grazie della sua persona !

Mentre era aspettata a Napoli 6), all' impresario Gros- satesta giungeva, nel marzo 63, questa letterina :

Milano li 20 marzo 1703.

Monsieur,

La determinazione presa di entrare in monislero per tarmi monaca, merco l'alta assistenza di Dio, fa che non possa a-

') Al Tnnucci, 22 marzo, 20 ap. 63, Por una nota rolt* furono dal» gratificazioni « a la» deraas persona» meno* civilea. » --Teatri f. ti

*) (ìi.tihli. Lomoi impegnò la meta del tuo soldo (A ducati al mesa per soddinfart- i suoi creditori. Ad ouor dot toro, bisogna diro dio suoi compagni erano nulla* stessa sua condizione. CarU* Teatri

') « I.n BabrieUl lllail depuis ti b Juscru'en ut do ploiuo yoìx ot ju- squ' ft fa ou fausset ; colto voix e*t tré» raro; sa voi* l' étail «galom pony la pltallude, l'égalité, la aouplrtsso, et la lAgoroto; collo voi* ei faite pour étre aa desu* dea roaalgnols: elle a gota los chanteuse* d* talio, qui tuutes out voulu Limitar. > Do LalauJc— Voyogt cn li He V. 443. V. la b«dlfl biografia, euo ne ba, or ora, pubhlii ito mollo : La più famosa dallo cantanti italiane mila seconda metà del set- tecento (Caterina Oabriolli). Milauo, Ricordi» 1890.

«) Codola 2 uov. 02 f. 14.»

») Lalande ivi, 444.

•) GroacaUsta 12 apr. 93— Tauri t. 14."

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molli

14»

in- ietti

2

503

dompift) all' jmppgno incontralo con V. S. Cosi li potrà ser- virò t'avviso per pensare ad altro soggetto in mia vece, assi- curandola perù che por il rispetto che ho per questo Reni io, e per corrispondere al buon genio, che Lei mi ha di- lato, d'avermi, ogni qual volte debba 'li nuovo esporrai sopra il Teatro, non cantero En altra priroacchà non abbi tato in quello di Napoli, se co- l a chi comanderà in

quel tempo, fra tanto Lei ini potrà graz: i, la quale

servir deve per metterci ambidue in liberili, e con ciò annul- lare le nostre scritture, la supp.0 di pregare Iddio che mi man- ierigli! in questa buona e santa VQOaOfMM e con ogni stima mi

protesto

De vous Mona.

Dec.ma terca Caterina Gabrielli. l)

Figurarsi la [mura del Grossaiesta ! Capi -libito che ai trattava «li un pretesto. A sua richiesta, fu scrìtto agli agenti napoletani in varie citta. Si diceva che la Gabri

critturata pel nuovo teatro di Bologna *). Co- munque sia, la Gabrielli fini col metter la testa a segno e venire.

La prima opera, nella quale «auto, fu ['Armida, mu- dai Trafitta. Aveva per compagni i due soprani An- Priori e Antonio Perellino, e il tenore dei Mezzo;8) e Caterina 'ribaldi , Barbara Bagi e G. B. Turetla. Di dì, c' era la coppia grottesca di Giuseppe Forti e Giacomina Bonomi. 4)

•) Cfr. A.lemollo. o. e. p. '-*<>. Carte. Teatri f. 14.» Quatto tratto ricorda il caso dui commediante Rauipoueau, che dette origine al noto Lk Piaidoì/er di Ramponimi.

*J UroaaatenUi 9, 12 aprii.; ti:*.— Bart. Foggi d* Genova 22 apr. 63 ecc. Tmtrì ù M.a

') Sul Priori e il l'erelliuo cfr. Grossa toste, die. 02. Zaoilwccari iu carta ««Ha ( a.»

«) Carte nov. 62.— Teatri {. IV

entusiasmo, che eccitò a Napoli, fu gw uo.

La Gabrielli era romana, figliuola di un cuoco, e pi detta la Cuochetta. ') Nata nel 1730 , era allora sui 33. anni. Bella, vivacissima, quantunque di statura piuttosto» piccola, e col difetto di lieve strabismo all'occhio destro *) «j.

Suo padre, Carlo Gabrielli, fece nel 1768 una BUp - plica al Re contro sua figlia e le persone che la circon * wt davano, e chiedendo che la si costringesse a dargli un as ^=*s segno mensile. s)

Neil' ottobre , in uno dei concerti al S. Carlo, per Y o «o C pera del novembre, clic era P Oli mpiadc, mtisioa del Gu «_» u _,lic Imi , uno dei consiglieri della Giunta trovò che riti teatro era (Mitrata molta gente Ma se ne slava tranquilli! - !!■, e perciò egli lasciò correre. Finito 3 primo atto, qualcun. * w s' alzò e s' accostò al proscenio a discorrere e scherzar^»~',*,e colla Gabrielli. Il consigliere fece dire a costei: che « con— « veniva di stare con serietà e badare al concerto ».

Ma con poco effetto. Chi più di tutti turbava Tordine^^*^ era un cavaliere inglese del seguito della Gabrielli. Il con sigliere gli fece fare anche un' insinuazione', ma, ril infruttuosa, gli mandò l'ordine preciso, che si sco.-'

•) Cfr. Barelli, o. e. 134-5, dove fa anche varie osservazioni sui *>- prannouii, elio avevano allora i cantanti ecc. FaUo ciò che affamino tutti gli •srittori di storia musicale che la Gabrielli c«nUae a Napoli», noi 1750 nella Didow. Cfr. Adcnollo 0. 0. T. 9-i&,

*) Vedi un suo ritrattino uol '.-il. opu*. dell' Ademollo. Che fosw cola di statura, ricaro da un accenno di un docunv ntn

Bteta

*) Suppl. Dice che la figlia aveva una cameriera, Rosalba Giannell «discola ed inquieta, di pessima vita e che ha procreato trofici e a Vienna, e gli altri due non ai sa ove Bono, se gli abbia li ut La ti m 0 altro, con aver fatto quattro aborti, imo dei quali un ineee fa. » Ch*,— * per consiglio di n stato sfrattato da Vienna, da Torino e da-^a»-'

Parma. Altra sua supp. nel febb. 66, pareli 8 tacchini al mese, che gli erano stati accordati. Teatri f. 14.°

- 505 -

da] proscenio. L'inglese rispose: « che non conosceva ni nitri ohe il suo Re, che stava io Inghilterra!» il, nel termine di cinque giorni, fu sfrattato dal Regno. ')

La Gabrielli era una grande artista; ma Ingente si la- mentaci a dulia libertà, clic si prendeva, di Cantare, quando

le piaceva, caratteriraaodola per un altiero, audace cUsj IO. Mutava lu arie a suo piacere; cosa, die fece sorgere indie una briga tra lei e il maestro Guglielmi. *) Nel dicembre, ÌUastpUe del Sassone, non essendosi po-

ita avere da Vienna la musica dello Scarlatti. s) Nel moaio, dopo il profegPi musica del Rlajo, la Bidone abbandonata, musica del Traotta. *) In <|uci mesi, la carestia era nel suo torte : a cela ne encore la fureur des spectaclas: parco qua bornie compagnie n' a pas encoro faim ». > L1 ab. Cover assistette alla Didone in una sora di gala. Colla solita pompa di spettacolo, « on y voit, d'un coté, É- née avec des Troyens et sa Botta , et, de l' autre, Jai'be Bea Africaios et ses Éléphans. C est la fameuse Ga- li -itili, qui fait le ròte de Didon; il faut imo le pioux Ènee le ladévotion pour resister aux charmes de sa lo sa ligure ! o (j pa, al S.Carlo, « on

regardait beaucoup une sposa: la seule personne de

' jui fui cu diainaijts et cu robe de couleur, car on

Mail an deufl. C'étail uno jeune viergo, baritiòre d'inu-

mda maison, qui toute couverte des pompes et des va-

sai». Curuw) 29 o». 03 al Tanucci. Nota Jvl Taiiucci 30 oli Vmlr, i. il.' Ofr. Ammollo, 0

Itali 21 nov. 63. Teatri f. 14." >) Die. 03. Teatri f. i4.°

«mUmU 18 loglio 03. Teatri f. 14.'

\bb» Covor. Voyage d' Italie. A Paris 1770. Napoli 11 fobbr. f J-.l

34

506

nités du monde, vcnait leur dire adieu. poli le le deus un cj giorno dopo,

assistette all.i cerimonia deDa vestizione, oeUa -inalo canto Callarelli. ')

Morto, nello stesso 1703, D. Francesco Quarto, fu malo a succedergli nella direzione 'lei teatrino -li Corte i Giuseppe Pasquale Cirillo. A gli ali aggiunse

un Geunaro Salerno. *) Fu pel teatrino compose la maggior parte dei suoi soggetti: il Doti" « satira della ignoran/.a privilegiata per -I lago o il Saturno . il Metafisico o in beffa dei pirronisti stravaganti», il Politica in camera', il Politico h c<

aspettava, uefla quaresima, a Napoli, il card <li York, e per quest'occasione ò la rappre-

sentazione al S. Carlo di un oratorio sacro: V hacco

hi Cafaro. Il Jolli diceilcons. Caruso ha su?* la la maniera come si fanno simili rappresentante sacre iti Inghilterra, e si ò, che non vi ù bisogi scene, di abiti per cantanti, ma si forma un anfiteatro nel leali <>: ed i cantanti siedono in una orchestra

formata a semicerchio ». Ma il duca di York ve' auro tempo, e in suo onore furono fatti prolojj (ala, 4)

Il nuovo appalto del S. farlo era Stato preso da. cantante emerito, Giovanni Tedeschi, detto YAmadof

') Ivi, 252-3.

•) Not. 63. Suppl. vedova di K. Quarto— Al Cirillo fu itipendio di ducati 120 l'anno ecc. Teatri ( l i

-) V. sopru Cnp. XXVI. Nul cara. 67 furono rveiute Ir* Va le commtsli.- del Cirillo, intitolata il Stiraggio u la Mogli*. I del Cirillo 28 die 1768. Teatri f. 15.» bis.

25 mano 1761 e altre carte .1-1 1 :

'') Carte. f. 14."

507

ba

La compagnia fu formata COBL Restò Caterina Ga- brielli l) : primo soprano, Andrea Grassi, ■'giovine di

mono aspetto, di blIOOa voi -unta di buon gusto

ed attualmente si trova al servizio della Corte di Bay- i » *); seconda donna, Maria Brogli; ultime parti, An- tonio Mu/.ii, N. Coppola. Por la prima opera, tenoro il Tibaldi, per lo altre Ire 3 Raaff. Direttore dei balli M.

in, e prima ballerina, la Mantovani iu< lattato in compagnia del Salomoni ; il clic era tutto duo. ') Si cominciò con la Nitteti, musica del Mazzoni. Ma carestia e V epidemia del 64 fecero sospendere le recite. Appena riprose, ecco Caterina Gabrielli cada malata* La Èttul ii fretta o furia sua sorella, Francesca.') La Caterina ano nelle altro opere, che furo !

Lucio Vero o il Vologeso, musica del Sacchini; il Catone

Badi; e il Caio Mario, del Pirrniui. •)

Nel prologo del 20 gennaio le due parti furono can- tale dalla Gabrielli e dal vecchio CaffareUL °)

Qui segue un ampi di riposo per Caterina Gabrielli. Quantunque chiamata a Pietroburgo, a Berlino , a Ge- nova, a Parma, a Firenze, le suo condizioni erano cosi

esorbitanti, si era fatta cosi diffìcile che non and"

fona parte e fini per restaro a Napoli , il 65-6. Diceva he v ipcearsi. Ma come va dio la Caterina, cosi

2000 tacchini, die 03. f. 14." Unta 14 oli. 63. f. ti.' 3| Carlo, marzo 84 eec. f. 14." La Brogli « e scolara del maestro Maxioni, cauta bouo ed ò di buonissimo personale. ».

«) B«pp. tauri. Or.l. 17 ag.64. Giunta 29ag.64. Teatri f. 14,»— L' Adcmollo si mostra non del tutto sicuro che Francesca O. fosse sorella Certo, egli stesso nota die passavano dappertutto per sorelle, eoa! anche o Napoli. o. e. p. 23-4, 33.

JUla 28 luglio 61. u altre carte. Teatri f. II.0 luta 3 genn. 64. Tanucci al Caffarelli 25 die. 63, o Caflarelli Tanucci, 27 die 63. Vedi in app.— Teatri f. 14"

508

restia a venire a Napoli , ora non su no staccava più T Pare che e' entrasse anche un po' il cuore: o Elle portoit a son còte, dice uno scrittore francese, comme un litro <1* honneur , Ics chifires eo diamante d'un liommc, qui lui plaisoit, et qu'elle aimoii saiis intórèt ». 'j

il utò a Napoli Giuseppe Aprile, « senza

trasto il primo clic giti peri teatri ». Da secondo o Antonio Muzio. Tenore, un Salvatore Cassetti. parie, un Giuseppe Fabrizii. Prima donna, Antoni. i relli Aguilar , che aveva cantato in Pisa, Lucca, Li- vorno, a Bologna, nell'apertura del nuovo teatro , e dcJ 64 a Venezia, al S. Luca. Con molto applauso: « per la- bilità che ha nel canto, accompagnata da buoii perso- nale, da voce torte o da bellissima : >. ') Seconda ia fu la Francesca o Checca Gabri

Pei ballerini restarono la Bonomi e il Forti. Fu preso « il Magri nostro napoletano , detto Jennariello , per la la del ballare e forza e agilità nel si preroga-

tive delle quali fin dalla sua prima uscita nel R Te ha dato chiari segni ». < Per l'opera di maggi" . nuarono i Sabbatino Ma per le seguenti vennero betta e Domenico Morelli.

Anzi, successe questo caso curioso : l'Amadori aw« l'atto il fontratto coi Morelli, salvi' approvazione reale- Quand'ecco cominciarono a giungere cattivo notiziedale

') Lalandf o. <•. |i 444-5. E nota ignita mania: « Au r**t« , il ■"■ pai pormi! A Naples d'entreleuir publiquetnent \m artrifM ni •*• d* allei MOT II IMUn & l' beuro da apectacle ; ti oa i una fili* e»*** tenue, on fait pour elio beaacoup moina do dépenae, que fon a*fl **' a Paria ». Sulla domande della Gabrielli per Genova, per Berlin" carte, giugno 66. Tettili f. M.°

*) Giunta, Za m becca ri, Priori, Viviani, ni aggio- giugno 64. Altre i Teatri f. 14.»

i badia 64— Teatri t. 14.»

509

vario persone, con le quali era in relazione la corte di nli. È vero che il CODÌ6 Finocchictti scriveva da Ve- lezia che la Morelli: a è una brava ballerina nel grot- ti fratello 6 ragazzo ancora e non è gran cosa >•. •) la il duca di S. Elisabetta, da Vienna: « Li Morelli hanno il passato Carnevale in questi imperiali teatri Midi ballerini e di mezzo carattere, avendo la Elfi betta in particolare dimostrato, molto fuoco e molla lità e vivezza, ma essendo questa sprovveduta di è stato motivo che non ha incontrato negli animi di que- sto pubblico: Domenico e (in mediocre saltatore, ma di caldea figura sul teatro, p *) Peggio, il Zambeccari. da Bologna : a Ila il difetto di ©ssere alquanto gobba: ma è una valentissima grottesca e che aiuta e fa comparire assai il fratello Domenico, eh' e di minore abilità

Il Ile non voleva approvare il contratto , e I* Amadori ne scrisse le ragioni alla Morelli. Costei rispose subito:

resto molto maravigliata in sentire dalla sua de 29 scorso come da questa Reale Corte non sia stata approvata la nostra scrittura stante lo poco bone informazioni di Vienna, il che non può essere e rum mi adatterò mai a 'trmlrrlo, mastra se cosi fosse non avrai Ottonato r uUosiato di sua Ecc. signor Conto Imrazzo, credo bensì che codesto non divenga da codesta Ileat Corte, dallo informazioni di Vienna, ma da lingue in-

Knìi che temono le mie gambe, e forsi anche V. S. che avrà eroderà di trovare più il suo interesse con altri soggetti, perciò questo a ma fa |K>ca specie, e se lei mi avesse prevenuta

Mantova li 14 febbraio 1765

Monsieur

') Fiooochietti, 3 gennaio 1705.

*) S. Elisabetta. Vienna 7 gennaio 1765.

») Bologna, 24 die. 1764.

510

MI*

li

per tempo io di boti grndo avrei annullato il Lutto, ma ora. *■ più tempo da produrre tali chimeriche invenzioni, mei

il mondo sa che io era impegnala per detto teatro, e tale effetto ho licenziati tutti li trattati propostimi, come nitri il Carnevalo «li Torino, che appresso di rae tengo ' le lettore per mio giustificazione, per il che di lo que^

Corte non son persuasa cho intenda di danegiare le orw- p<\p con ai frivole prettesto ...»

ì'.'t continuando a parlare dello cattive lingue , dio» -=eva ;i ir impresario di prendere informazioni no o*^K>nlc>

dal marcsi'ialln ( '.i\ alirri, <:ho allora era ;i Ni II

general maresciallo Cavalieri fece molte lei,

aveva visto ballare a Mantova; « non avendo

personale nella stessa, e, per ma vendo chiamato i suoi familiari e domandatoli se n— * persona di D.a Effe&bdtta vi era alcun diletto , li me^*3°~ simi risposero cho non ce ne avevano con- ina-

imi ve n'era, ora cosi bene accomodi ^^

parivi ». ') Dopo queste assicurazioni, i Morelli fui fatti venire; o fu bene; chó la Elisabetta era da &■

delle primo ballerine grottesche del suo tempo.

Le quattro opere del 1765-6 furono: il Re Pasto musica del Piccinni; il Creso, del Sacchini; il Romolo d Sassone; e V Arianna e Teseo del Cataro.

Nel 6G-7, brillarono le due Gabrielli, attorniati: da Ai Ionio RaafT, da l-Y-rdinando Ma/.zanti, la Angelo M»nann Ultime parti, G. Coppola e G. Benigni.

Caterina (labrielli— dice la Giunta, «oltre essere sog getto superiore pel suo merito a tutto le cantanti eh girano pei teatri più cospicui, si è qui intesa con plau universale, <•, se qualche volta non ha cani; rodo il

») Carte «rie, mino 65 ecc.— Teatri f. 14° «) Carte Tane. Teatri f. 1 1.

olito. avvenuto non già per puro capriccio, corno

la geote non intesa di musica, ma solo perete la maniera di . sigc fortezza di patta , nettezza

ila, e che lo stomaco e la t< perfettamente

igombri , cose tutte che a sempi obioano so-

iderio. ') » Nel maggio, si dette ['Antigono, musica dolio Scolari; e) novembre, il Orati Citi, dell'Ab. Pizzi romano, musica ni, Nel dicembre, il Vologeso. B, noi gennaio, il Bello} del Console D. Giuseppe BoneofìL Una

dell ttive di quest'ultimo dramma o-a il gran com-

battimento di l'-ll' i i-iitu e<ni la Chimera, sostenuta dall' Kumcnidi, che erano fugate dai Genii. •')

Il Dudos senti la Gabrielli nel Bellorofonte: « La ■re Gabrielli me parossoil raoins chanler que jouer dola i Finita la stagione, il Grnssatesta, impre-

sario di nuovo, voleva fin d'allora scritturarla pel G8-9 : o non trovandosi ora altra cantante del suo merito o della sua voce, ed essendo fuor di dubbio la prima o. Ma In ito: « Il Re dico che si proponga altra in luogo della .li f>. *) Era per la noia di sentirla di nuovo? No, di certo.— nino dopo, la Giunta sapeva che le due sorelle da To-

K andavano a Palermo, e passavano per Napoli, dove noia IO mano 1786. Teatri f. 14.* L' inglese Brydono, che a Palermo, dice lo stesso. Cfr. Ademollo. o. e. p. 41. l'ili a ilicembro CO: Altre carte. Doveva essere mutato. Lettere «lei Bonechi, 8 Germino 07. Quiwti dfoe in un ps. : «Non so se sia di V, R In' questo è l'istosso Btttoroflmtt, elie tanta fortuna «sbb* alla Coili -U K usala; e che Molastasio hn Unto approvato, lo tengo «o di m- 50 lettere di questo •Limabilissimo amico, e fra

sto alcune in cui ha la bontà di parlarmene cosi vantaggiosamente, \m non ardisco ripeterlo ». T'astri I". 14." *) Ducloa. o. e. i

•mia 10 moggio, 24 maggio 1767 Teatri f. 15.°

volevano formarsi por qualche tempo. E espone^ trito « il pericolo che v'era del rinnovamento colla loro permanenza qua di quegli scandali , e romori, dei quali erano esse state cagioni per lo passato ». ') Fu , dunque ordinato a Roma al Card. Orsini che non desse loro il passaporto per Napoli, ma solo per Gaeta, per imbar- carsi di II e andare per mare fino a P tanta questo , il legno francese, che le portava, « o per tem- pesta o per determinata volontà », si fermò a Baia. E le due sorelle « s'avvanzarono finanche a scendere t ramante qualche sera In terra per quello vii à Lo seppe la Giunta e dispose » tutte le nece> genze per arrestarle, ma non fu possìbile , \<

opportuni, che non mancano mai a tal frema d donne, ed a queste due sorelle agiot^*!

delle quali tanti gravi disordini e romori sono frequenti* volte addivenuti in questa città , siccome u \ noto! o •)

Nel ritorno , nel maggio C9 , da Palermo , la CAecca Gabrielli, malgrado gli ordini, si ferra a Napoli all' Ai- ri) degli Inglesi a Chiaia, a ove non m traffico dei suoi antichi parziali ». Fu subilo •inpa-

gnata al 0011000.

Invano la Checca supplicò, dicendo che, se la raj. della proibizione era la sua amicizia con D. Amico d'

31.

') 11 Gondar scriveva nel 1773 : « On sail son «ventare da Kaplan, «Ilo (Catarina) r.-,ut <1m coup* d'un minutre ». Cfr. Ademollo o. r. p. 31.

*) Si racconta che Caterina Gabrielli a Palermo arava in grani- an- tipatia quel rioer*. Marchesa Fogliarli. Ricusò un .. prnna»; e quando il viceré compariva in teatro, cantava a mena tomi o il pn»- hlico ridava. Fn m«« in -arcar*, dove «tatto dodiri giorni, eba fui dodici giorni di baldoria pai detenuti, ai quali Catarina diede lauti trattenimenti musi cali, e pago, perfino, i debiti ai falliti, che ivi tror*- Cfr. Ademollo o. e. p. 36 sgg.

mico, costui era morto, o essa avrebbe pomi Invano le suppliche si ripetettero nel fWO <■ 71. ')

XIII.

Giambattista Lorenzi e l'opera buffa Abolì zio/ir Teatrino sotto 8, Giacomo // secondo S. Carlino Comicifrancesi e comici lombardi a Napoli ( 1 76&-74).

Giambattista Lorenzi, attore, inventore di arenarti, sorittore di comedie, nel 1706 diventa i meta d'opera bufo. >iù volte, gì' impresi Fiorentini t del Nuovo gli

pano (atto instano*, peroni iscrivesse qualche dramma pei loro teatri. Ma il Lorenzi (come raccontava negli ultimi inni della sua vita), rimi voleva saperne per le tristi con- dizioni di quel genore d'arte. I capricci dei maestri di cappella e di tntt, i cattivi abiti del pubblico, ridu-

cevano il poeta a lavorar continuamente di espedienti e mezzucci. Le cosldette conveniente teatrali : il quare- \ ili- cantanti, CÌOÒ quel gruppo di arie, che sa- pevano cantare e che volevano ficcare daperlutto ; i punti obbligati, cioè l'apertura del dramma a a più voti e sempre chiassosa o; lo uscite dei buffi e degli altri can- ti in luoghi ri l' irosamente pi. sibiliti; Varia del sor- ì, che si doveva cantare, quando i riposticri porta- raoo nei palchi io guantiere dei gelati ; e tante e tante altre catone, gli facevano passai- la voglia d'entrare in

Il a pelago burrascoso » *). Ma il fatale andare del suo ingegno fu impedito p r poco, i ii caso lo spinse nel pelago tomaio, il •) Oiunta 8 febbraio 08. Card. Orsini da Roma, 18 mano, 29 l| Leandro Lariolla 12 mono. Giunta 9 Maggio 69. Caruso 24 Mttombro 70. Atira suppl. Gennaio 71 ecc. Teatri f. 16.° ») V. pref. Voi. 2.» Opera ciU

514

in casa del quale s'era recitata, molto volte, con applauso, la commedia in prosa: 1). Anrhist' Cam} none, voleva assolutamente che questa con di un teatro pubblico. Mfl - Il piccolo teatro degl'i*

strinui era poco adatto, perché « vi si media con mascarc , voli, trasform , tutta dr

da quella di buon gusto. 11 Roragine propose allo Lorenzi di unirci delle ano per musica. Il Lorena, non sognava i moderni wntdeoilies, ricusò indignato. W dopo averci pensato meglio, ridusse la commei rittura a un libretto musicale: Tra due / gode '), che fu il suo primo.

li dramma , Alza di buffonerie non sempre di i»uor gusto, si cantò ai Fiorentini, con musica di Gennaro A -" starila, l'aulunnodel 17G6. E, nella primavera del 67, BQgutf al Nuovo r idolo Cinese, co a del Paisialo.

Questa seconda opera piacque moltissimo. Ti un biografo « chiamò nel teatro Sino l'ai Ognd del Marchese Bernardo Tanucci: un

dal medesimo ascoltata in tempo di sua vita, e della quale tanto si compiacque, sino a farlo ridere lagrime, o che fé' rappresentarla a «orlo » *). Ui reale del 6 giuguo dice, infatti, che, avendo il Re, int< che si recita al Nuov.. un'opera « de vai -rraciosos

tómentos, y <m<: ni dia, ni respecto al nada de indecente, ni contra la buona ordina che sia trasportata a Corte; e fu re tal

nella R. Paggeria. ')

E, da allora, pur non tralasciai io occupazi*

nel teatrino di Corte , Giambattista Lorenzi scrìsse ui

') Pwf. di

*) Prof. voi. dall'.

J) Carte Tmiri f. UV

515 -

gnu quantità «li libretti buffi. Cosi il Furbo malaccorto (1757), la Luna abitata, b Finta Ma ì), il D.

Chisciotte (1769) } Gelosia par Gelosia (1770)', la Car- tola (17 71). Le f/'ame ;/«'/ . i! f'mnburo (1773), la PaJJi'a giudiziosa, D. Taddeo in Barcellona, il Duello -1774). Ed fi poetala il più gran nomo nella storia letteraria di questo genere. Non che il valore della sua produzione sia molto grande. Ma, rispetto ai suoi antecessori e co anei, aveva un po' più di varietà nella Boatta dei soggetti, qua e del fero spirito; «poi

•i drammi furono quasi tutti messi in musica dal Paisielio; e poi il suo nomo è congiunto alla celfi non tutta letteraria, del Socrate immaginario.

Contemporanei del Lorenzi furono Pasquale M ili lotti, Giuseppe Palone Orio Zini, e Francesco Cerione,

il quale, anche lui, alle molte fatiche della prosa accoppiò quello del melodramma. Nel 68, scrisse pel

Nuovo il lìarone di Trocchia, musica del Gazzaniga, e nell' inverno, ai Fiorentini, I' Osteria di Munckiaro, cho fu data per sessanta sere di seguito.

Questi libretti pigliano la loro materia un po' daper- tulto : dalle commedie del Goldoni e del Chiari , dai ro- manzi sentimentali inglesi o francesi, dai drammi larmay- ants , da tìabo , ecc. ecc. La parte comica ò di rado la rappresentazione della vita popolare e comincia a diventar la satira del filosofo <> dello scienziato, dev'amante ^ielto mode francesi, e cosi via. E > in quel pandemonio

internazionale] che tu la letteratura della fine del settecento. Pkcinni o Paisielio sono i due compositori più valenti di opere buffo in questo tempo, a La seule chose

èva il Galiani alla d'Épiuay qui m'ait fait plaisir dépuls quo je suis ici , e' est un opera comiquo do M.

ani, qu' on donne ù prósont : il a atteint le but de la perfoction. Il m' a appris quo nous chantons tout et

516

loujours, quand nous parious. Le difficfle est de notre ton ci notre modulatimi, lorsque nous i .. As-

sillo/.-vous que cet opera de Pici inni est quelque chosc, doni vous n' avo/ paj memo l' idée, tant il BBl supérìeur a tout ce que vous ave/, jamais cntendu. Toute- quc je vais à ce spoctacle, il me prend un d< il avoir Grimrn, Diderot et vous 6 m8B còtes, que chagrlu de ne pas vous y voir tue trouhle tout I du spoetarle! » l). Qualche anno dopo, annunzia: « Note avons eu tous Ics opóras bouflbns excellente : e' osi a dui', detti du Fiocinili, et doux de l'.nsiello. Coux do ce second out eté moine superieurs a l'auU'e, qui coiinnonce è viellir o. Ma non volle mandai*e nessun petzo per saggio, dicendo: é inutile , est trop napolitain ! *)

11 celebro critico musicale, Carlo Burney, che fu a poli il 1770, senti nell" ottobre ai Fiorentini , I' opera del Picciuni: Gelosia per Gelosia. « Les airs de l'opera a plein» de passages jolis, et, eu general, il» ont éte compagnès avee esprit ». Ma il libretto gli parvo tivo ; il modo di cantare, détestable. « Il y avait eepen- dant un róle assez comique , et qui était joue par da, hoinme d'uno gaietó inépu mte la

se mìt cn nirneur, quand il parut. Le comique de leur ne consistait pas en bouffonerie , elle n' était pas locale , co qui arrivo Bouveot cn Italie et ailleurs ; mub e' était de cette bonne gaieté, qui excitcrait lo rire tout, et en tout tems o. >

i) 22 giugno 71 Cfr. 0 dot. 71: dove dia? du ooa c'è tparaaj l> OHBl buffe napoletane possano giungere iu Francia: « ae Yoot memo à Rome.». V. L'Abbi Qalùmi Correspondane*,*!. Perey «t Man graa. Pam, Cuarnentier. 1884. E cfr. anche l'ediz. curata da E. Aam (Paria, 1884).

') 13 marzo 1773.

»j Burnet. De Filat preunl de la mus*ju*{Qèn*: 1809) I. fiSfrS.

517 -

Giuseppe Casaccia seguitò a cantare sui teatri fino al 1782. Gli sorgeva accanto Antonio Casaccia, detto Casac- dello, che dal 1770 tira fino al 1798. 11 terzo gran buiFo 1 .ennaro Luzio, che compare ir 1766, e continua per ■anta anni. La Marianna Monti si ritirò dal teatro il 1780 ') ; ma nessuna glande prima buffa prese il posto della sua celebrila. < i furono e Rachele d'Orla, e Gel- ii (i-li i-'iavts, o Nicoletta Mondarsi, e Vittoria Moreschi, e Emmanuela di Nardo o una gran turba mìnorum gen- tium ; ma nessuna veramente notevole. *)

Un altra viaggiatori.-, che vide la stessa opera, esalta ; il Casaccia. :|) 11 Burney senti al Teatro Nuovo Le •\e d'amore del Paisiello, la cui musica, piena d'im- maginazione e di brio, li» rapiva, ma nota sempre che il

■) A proposito di cost-.-i. N"ll' ottobre 71, una sera, all' uscita dai Fio- i. suo fratello Dona>lo Monti, in compagnia «lei vico console di Francia ■Kirrvdl un figurante Mi teatro, cho nvova pronunziato parola ignomi- niose contro la Marianna. It nuovo Uditori*, Cesare Ruggiero, annunciava d'aver fatto arrestare il Monta, ma domandava corno dovesse- regolarsi ri- guardo al viceconsole. Ecco la risposta dui Tauucci: e l'orlici, 15 otU 71 La sua relazioue mi ha fatto dotermiiiaro a non farla prroeut* al Ke Ilvo alla M. B. di credere che V. S. I. non sappi. i 1 - leggi, o non sia disposta ad eseguirlo. Noi farle, adunque, questa confi- denziale prevenzione, rinnovo ecc. » Il |K>vero Ruggiero, sbigottito, scrisse una lettera umilissima (tutu ili suo pugno, questa Tolta) ringru tiaudo, se-usandosi, dicendo che non ignorava cumuli

esteri sono sottoposti alla giurisdizione ordinaria: ma. tuttavia, aveva vo- lato sapere i sentimenti predai di S. E. (16 ott. 71). Ita il Tauucci, dflK>, (Portici 16 ott. 71) : « 1.* soggiungo con questa . . . che ove son lo leggi non son necessairi gli ordini particolari che ai son da V. S. 1. ricercati Sono colla stima maggiore...» Teatri f. 16.'*

i eatal. ,j. o. e. IV. Sulla Mondorsi e la di Nardo

arte, f. 18." Di quest'ultima, si raccontala vita libera, le frequenti gravidanze, uno «gravo accaduto proprio sul teatro, le iuquietudini che roc&va ad un'illustre famiglia, occ.

') Voyage de Henri Susinburne. dans les deux Siciles 1777-80 Ina. frane. Pai-in 17864— T. IV. n. del trad, p. 234.

DlS-

C'UltO fu cattivo onou e' era « pas raérae uno voix e laute. » ')

Un ammiratore della opera buffa napoletana fu, temeno, Vittorio Altieri, che a Napoli si trattenne durante il carnovale del 1767. « 11 carnovale, si per gli pubblici, che per molte privale feste varamenti, mi riusciva brillante e piacevole più clic altro mai, che io avessi veduto in Torino. Con tutto ciò, in mezzo a «|uei nuovi o continui tumulti, libero interamente di me, con bastanti danari, d* età diciotto anni, ed un figura avvenente, io ritrovavo |>r tutto la sazietà, h il dolore. 11 mio più vivo piacere era la musica burletta d Teatro Nuovo: ma sempre pure quei suoni, (''di-

lettevoli, lasciavano udì' animo mio una continua romba di malin i mi venivano di a centinaia le id

più funeste e lugubri, nelle quali mi com; non poo

e me lo nudavo poi rumi- lo, alle sonanti s;

di Cluni a di Portici ». ') Si davano allora su quel / matrimnnii per dispetto, musica «li 1\ AnH

col Casaccia, la Mondorsi, e la d* Orla.

Le compagnie di prosa cominciano a prender ad occupare per varie sere i teatri

Fiorentini e del Nuovo.

Nel 1767 era impresario della prosa al Nuovo Pasquale Starace. Nel 1771 la compagnia di prosa dei Fior era diretta da Domenico Piterà e Giuseppe Moscatelli. Al teatrino sotto S. Giacomo erano sempre improf Tomeo.

Francesco Cerlonc torniva , instancabilmente . a quasi iBgnia Nel 17"!

') Burnuj. o. e. I. 264.

*) Vito di rifioriti Alfieri ferina >ln «**>. Kp. III. Qtf

') Teatri f. 15.» e t7.»

. 519 -

volumi del suo teatro: cioè 37 commedie. Nel 177ó, 13 volumi, cioè 52 commedie. ') Al D. Fasti/Ho, finito col uro, erano succeduti come tipi comici , nelle sue napoletani granosi, l>. l'i liattipa-

1). Saverio Pacea, D. Marcantonio Salienza, D.Pom- >Hio Pecegreca, D. Cristoforo Cipolla, D. Saverio Momma ; e le napoletane grajio.se , Pai-mctclla , Mariuletla, mta, Lauretta, eoe 11 tipo del golfo, come il Hnrono li Trocchia e simili, i- aneli" piuttosto frequente» Di rnag» valore comico e 1' Abbate, per lo più cavalier scr- ..•iitr, ohe vive alle spalle di una vecchia: si chiama >. Teofilo, D. Tiberio Menzogna , D. Fulvio Mangioni, l >!gori, l'Abate Ciarlctta, e, pia famoso di tutti, \bato Taccarella. Ciascuno di questi ha il suo tir: la vanteria, la ghiottomia, l'erudizione, lo sentenze morali, la parlantina. Come rabbrividisce la gente, quando ce- rimoniosamente si presenta l'Abate Folgori o l'Abate Tac- carella :

Oh al merito, meritante, meritevole, meritoso, del sublime, impareggiabile, distinto marito vostro si umilia, si concentra, lofomia, abbarbagliato, confuso ed oppresso sino alle sol- terranee catacombe, lui.. devotissimo ed obbligatisi servo di buon cuore, l'abate Taccarella, nato sulle sponde del Tevere, cresciuto all' aura trionfalo del Campidoglio, ed eva- cuato dal Culiseo Romano I ')

« Ma eh' 6 teròcciola 2 zerre-zcrrc f battaria esclamano sbalorditi gli astanti l

Nel 1769 si dava ai Fiorentini il Colombo, elio piacque

«ordinariamente. 11 Cerlone avrebbe dovuto farne il so-

àlo: « rna gì' interessi dell' Impresario mi fecero cangiar

•> V. Ed. originate; avvini in fino dei rolurai. L'es. della Bilil. S. M«r- BnlflOi ch'io cono**t), manca del 9." voi., a non vn otttV il 15. «) L'Aladmo II. 5. Sull'Ali. Toocarulln. cfr. Voc. Nup. li

7.

520—.

pensiero; perdio, essendo le mie comedio piene di deco- razioni» portauD grandissima spesa al medesimo ». Co compose invece : Gli empii puniti o sia il intorno Colombo nel Mn>sim , quarto atto del Colombo, C- non ebbo minor successo. Poi il Vasco di Gama: a questa comedia vi 6 quanto di .sorprendente e sublimane ho potuto pensare per darle aria di quello spettacolo,

CUi oggi tanto il pubblico si appaga , 0 che la

torlo vien malmenato da moderni scrittori* Costoro pò» o non sanno , o fingono di non sapere che le anti<-l.- tragedie furono inventate per accompagi spettaci

midi.' i spettacoli erano il principale e la poesia Y acces- sorio. » ')

Tra il 1771 e 73 al teatro Nuovo si dettero 1" A rrndicatwo e il Kouli Kan, tratto da comedi e dell* comparabile Ab. Chiari , e Y Aladino , o il Tiranno ' neèe, e YArsace. L' Aladino fu recitato cinquanta ser«- seguito; il Tiranno Cinese, trenta sere: « credo, -sog- giunge modestamente il Cerlone, per le gran decora- zioni che far le piacque al signor Impresario, che, a à il vero, non trova, in'? troverà I* eguale in decorar come- e per l'abilità dei personaggi, ognun dei quali i1*

tempo ilal pubblico acclamati i e ben veduto. L' 'u

posto in scena con tal fasto e magnificenza bi "*'ia

l'idea presente, non potrà certai ffl stupirai,

in un teatro di mediocre grandezza far tanto tra l'altro, l'assalto della gran città d' Issodimo sorpi ì pm delicati ingegni : cento e più combattenti, smisurate muraglie, ridotte in pietre, percosso dagli lieti; macchine, scalate, o altre mille azioni diverse i»«— sol colpo d' occhio vedute.... » ')

') Pref. al T. Vili. ad. 1771. f) Voi. X e XI. pref. ed. orig.

le

521

lama del Orione ora uscita da Napoli, trasportata |ua e dalle compagaie comiche, die sodavano recitando opere. Gì' impresarìi, olio formavano lo coi

-i- le provinde ! -levano ordinai tal permesso ili

mi tare «le 0] (Goldoni o del Ciarloni J)—

tesso racconti che una volta, stando al 1. a listello, i irai alcune //arsone di qualità^ ohe

facevano atti di meraviglia al E si dettero a.

per sceltissimi comici, che avevano recitato, con gran (betona e guadagni, le Bue comedìe, per tutta Italia od I Altrove, allude al teatro \ aDe di Roma, dove si recitava la sua Pamela. 3)

l »-'l resto, la Bua teoria tenuto per tei ni., che lo scopo principale di uno b tealnile sia quello di t'arai doli' onor popolare, o quello

Éicquistarsi dell' utile; e che l'una e l'altra di queste in- :ioni nelle ope ia soltanto nel far popo-

uu teatro parecchie sere ad un'opera prodotta. .. . ìprc ho riputato le mio composizioni mene ili niente;

non posso Òhe li1' avuto il bel piacerti di ve- re affollarsi (ancor col solo in cielo) nella porta 'Iella platea la numerosa gente, per aver silo nel teatro la sera, ed ho veduto affittar, due, tre giorni [«rima, i paiola, a prezzo più della musica per una comuiedta in prosa. An/i più : ho veduto, con gli ocelli propri!, 0011 I oro e- ttto dalle mie prose, l'istaurar le piaghe della decaduta

riisie.'i. » *) argomenti, rispondeva a un ; a-

') Co*» in varia carta UT Ardi, .a ■. lo Teatri. XI. afe Bcharllla 0) 800 i.

*) Il Qrmediimte onoralo I, 1. •) Voi. XIII. pi

f>22

Al i'onlor superbo, ai Critico mordace,

Risponde quel Orione, eh' è D «col

Contro un torranlo pieno, che in mio favor disc Il gran sonetto tuo argine far pretende ? Ne ho mille in lode e sono d'Illustri Letterali, E Cavalier sublimi, di to più dotti e grati. Che mal può farmi il tuo, d'atro livor ripieno? Cagion per me di gioia diventa il noi

Fin Bull' adriaca riva l'opere mie mandai A preXZO 'li zecchini; iappito, se noi sai! E i primi gran Soggetti han fatto un attestato Che qui lo etile mio mollo gradilo ò stato- li Residente stesati n'o stato il pagatore,

Veiit'/i.) -■■) mi vuol comico ani

Ov' 6 un Goldoni e un Chiari, autori ri I scritti mici, che sprezzi, son stati ricercati.

Che i miei comedianti non vidi mai dolere,

Per me la sol memoria mi recherà piacere;

Che in | colui tardo arriv.:

E che ogni p enti due giorni era affittato.

l»ir.-ii erano pazzi; rispondo: il ere'1'

Se stati fosser cinque, se stati fosser sei.

Ma quei pazzi a migliaia grand' utile portoni' i.

Se dici da Romanzi che ho le comodie estratte Questo (ss colpa sono) Goldoni ancor le ha f. Un Mniasiasio, un Chiari prandon da libri anc E che perciò t il mondo l'opre lor non onora f l)

Olive quelle del Cartone, ivano sempre l<;

die del Goldoni e del Chiari. Il Vinaccia ne sten

') Veni iii'-'iiti, m*. .il. i ■. .t ! ._■ t.i i. - danJ <he questi verri tornata stianti n preceder* redi/ione delia QiitMi., n lOMfu im» >'■

0 che, n ogni modo, non ho potuto

5JM

vicina ii spettacoli della superiore chiosa di S. I

corno ').

L'ordine dell'abolizione fu dato, e V Uditore, I' B dio io annunziò 1" esecuzione: o con avere ai mede&i ni ordinato che più non si uniscano p aver fatto obiudere il luogo «Idia loro adunanza, i * 6

restituire la chiavo al padrone, con impolli '1 Bervir&i detto luogo per magazzini, rome prima si taceva •.

Ma Tomaso Tomeo e Elisabetta d'Orso chiesero, qusa.1- ohe giorno dopo «li voler formare « un teatro ili ; <

ì delle loro i tei Largo «lui Castello , rappresentare comedio premeditate ". Il che fu coi ma OOD alcuni patti: die, prime, il teatro d"

luogo profano ; secondo, le commedie . .. scritte e rivedute dall' I fditoi . che ogi

sfilare la lista dei recitanti, uomini e domati per l'approvazione.— Tutta l'antica compagnia «li S. G ino poteva passare nel teatro da costruii e, iranno dueaxtc* i i .-ii quali ; starnava non doversi permettere i! i *>

I duo attori erano una tal Maddalena Scazzocchia « d doma dire l'Uditore di reo postume, la

altro non sta più in questa città ed o passata in Sicii

ove ora ili): Giovanni VltonomOO , 'piale t<'ll«^ra

eoa pazienza le di sua i 9<>~

pera, e alle ili lei :on tento vive».") Con qu»^*^8

restrizioni tu dato il permesso.

II teatrino sorse nelle cas< dei Tomeo, che vi spessa* tarlo, ottomila ducati*). E prese subito il nome *^

') Rappr. Pirelli, Novembre 1769.

*) Bigi, di Tnnurd. Caièrta 23 marzo 70 «Ila Giunti. E «oppi

<l oruio dirai ut- Lia rappreaonli

il .li .|in i dlU /ilt.iri. » Hi. 11 aprila 1870. •) Vedi nippl del 1776 di T. Tomeo e cognata •«. f. 21.'

ioo abolito teatrino del Largo «lei Castello. & Carlino'.

K (u questo quel glorioso S. Carlino, che ricordiamo tutti. li aperto l'anno stesso, 1770 '). La compagnia era t'ormata a quel tempo da Onoi azza, nostra antica eouoaoeozB, ahi un tempo f.-< P innamorato naH'autìco s. Carìino*); Vincenzo Camma* ranri, detto la, Vincenzo de Romania, Genti

Àricnzo, (Giuseppe T'p rinn, Baldassarre Martoriai, Te- resa Mai-tonni 3) , e forse Frani isola, Ludovl

ni, Giuseppe de Falco, ch'erano nella compagnia liane anno dopo «). Il Bui :ioy . ad mia rerila del S. Carlino. V. sotto

la data di ^novembre 1770, scrive nel suo dlai

« Le soir, jeauisalle à un | Aire, nouveUemenl eoo-

slrnit, qu'oo v.-nail il'i m\ rir. .lo I' ai tr 0U1 6 ]■ lì. I Mi y « 1 »i i nait une comedie en prose. C étaii un trait de T histoire tnrqiie, qui l'ut mal duhitóe ot mal jouée. s) » Era, pn»hatiil- menta, una commedia del Gei-Ione, che ne compose tanto coi Turchi, gei prediletta dalla fantasia popolare.

Certo, per la compagnia dal T><inio, che I a, al

solito, a recitare nella R. Piera, io tutta

mia serio di opere. S < ra intorno al 1774. I soliti amici,

'l V.-li «appi, del tomico Vinnonzn do Romani!» 8 no*. 70 f. 16.° I Maxra.com., chiede ■BSN protetto preaso il suo impresario— f. 16*. ddaasarro Mortorini, milaneso, fu prima polla compagnia di An- a Molla •" . tornato da Malta,

fanno a Napoli, e poi a Roma. Lavorava ancora nel 1781 , quando scriverà K. Rartoli. (M>fi ad non». Avo va una figlia, chiamo ta Klisa- botta, cito fu prima donna odia compagnia del Mwlebar, o poi inquisi- ta del Sacco.

*i Vedi n pi. o altre corte f. 18°. Dello donne non si sanno I Ire, Urinarono, perchè Coivo uon sapevano scrivere. V. carte

I" ii - sistema d< i dire i subalterni, dfll' Udk<u/>.

(. 17°. uraey 0. e. I. 2«0.

506

che non mancano mai agli scrittori, ; una commedia pel teatrino della Fiera. In quella pagaia c'era « un graziosissimo Pulcinella un incom- parabile famoso attore », certamente il Cammarano l). Il Celione scrisse: La Forza de!' :sa o sci miro Amante, col Pulcinella. Pu replicata 10 se poi: La morte del Conte d'Upsal, tragicommedia: < colpo reco (]iie.st'es('in|)l.-ir iragicommediail barite e il Zingaro per amore. *) C'osi, per la K. sciisse poi: la Cunegonda in Egitto, ['Anne/ indo , il Vassallo fedele, Sopra Vingannator cade V inganno

Nella quaresima ^i 'Invano vani spettacoli, quasi d, fanciulleschi. Cosi, qualche anno, comedio con pupi con le leste di legno: un'altra volta venne da Roma un tonio Chiesa con 22 tra cani e vi rapprec

vani giuochi ').

Ma la quieto e la povertà di |uesti teatrini na| fu turbata, sul principio del 17?:{, da una >n ,><ignii francese, che venne n Napoli, al Teatro dei Fiora Ne era capo un M. de Senépart; ira gli attori, c'ora il d'Aufreane, un M. Bussete una giovine o dici anni, M.|1,; Teissier. L'entusiasra », testa

compagnia, spopolò tutti gfl ahri teatrini. ■)

Gazzettiere delle recite di qu «ti comici francesi fu I baie Graham'; che ne scriveva minul

quello « un evénement bien singulier et ! pour les Napolitainsl o Bisognai re i napolel

'j I.o SoIn-riJlo credo che forno il di Fiore, ma sbaglia. Il di Fior* ( morto da pezzo Cfr. /.a comedia dettarti in Italia p. 39.

») Comm. T. XII. od. orig.

») T. Xlll. ad orig.

•) D& 26 genn. 73 ed altre rarl.-. f. W.

*) 2 getmaiu 73. Il permesso fu dato por intercessione dell'ainb. di Pran- cia, Bar. di Breteuil, La Giunta domandò co doveva riveder» i Li' le fu risposto : come ai solito Teatri f. 17°.

527

ridereste: « Vpus verriezvna eooled'enfantsl 1 le monde a soli fivre devant les yeox, lète bai

ut-i- jamais Isa yeux poor voir la scéne; ila paraissi-nt contenta d'appre&dre a lire le francais... Bn morale, il laut la regarder comma ime mission que nói'.il Voltaire eovoyee de geo 100 ordre

pour convertir uno n.thou et \ piantar r éteudard da se croyance. L de Voltaire améaeront a sa prosai

et e' est il les al

mneiarono col Pére de Fami/le del Diderot; la po- lizia impedì il Mah 01 net , ma permise la /.atre. « Vene ne sauriez imaginer la justesso de goùt et de critique qu' un peonie, qui entend (ree mal le (rancais, el qui a anoore des et imedies barbare*, a fait paraitre daos cettc occasion ». I giudizii, che egli riferisce b cementa] sono quelli, ohe Uva dagli spettatori, damo e signori napoletani. Piacque poco Lebaurru 6i imV moltissimo, fito-

t del Bea niente affatto, V Abòrti Le Misan-

thrope in applaudito, « quoique toute le monde n' y trou- vftl rien de nouveaU] psree que Moline a tant ctó fole, . imitò, par nos comódiens italiens, qu* il sn est de- à nos orcilles ». Gran successo X Adelaide du di Voltaire. « Aufresne jouait lo ròte du sire de Coucy, et nousavons une actrice 1 1 Balze anSj appelóe reissiei , qui est tout a l'aii intéressante >. B cosi ■ntinuò con le Glorieux, Hf/rnalyon, l' Enfant pro- fanine, ecc. l) il Re volle sentirli a corte , e il curioso fu che egli aveva dichiarato che si sarebbe oeito seccato, \\ amava il riso e non il pianta AVVISO al cortigiani: i quali

durante I sbadigliavano, s'annoiavano, mentre il re,

.radi, la sua d me, piangeva dirottamente]

ir. jmm" tulio questo nottata o i particolari «l'offni recita che tra- lascio, I» anaa del QalSaoi dal 16 geun. al 27 fobb. 73.

528 -

Per la quaresima 73, D. Gennaro Bla -lei Teatro Nuovo, per ii danno gn o, ehe gli recavano iianti

francesi P. cosi, il Tomeo *).— Ma i grossi guadagni bui in pochi giorni a Napoli più di 6000 ducali indusse- ro il Sénapart a chioderò il permesso di formare una nuova BOmpagnlaj a venirsi a stabilire per ti*o anni a Na- poli. La sua domanda era raccomandata ai» be ,.ll amba- sciatoro di Francia \).

Tutti i propriotarii .li -i ribellarono

strepitarono; tranne quello dei Fiorenti . in

moti ' latto i suoi guadai.'in. B In

siderare, prima di tutto, il gran dao cosi use ito dal Regno; a il danno, che da quelle rat niva alla nostra batta lingua italiana; e l'interess- prietarii dei ronchiti Don dovesse accor-

darsi il j>eniiesso. Il Tanucci ordinò: « Nella mi nieni, si risponda all'ambasciatore di Francia. » scongiurato il pericolo.

Ma, poco dopi., ne sopravvenne un altro» L' impresario q] «Inaino sul principio del 177-1 una compa- gnia comic;i lombarda4) Brano tanti e tanti anni, un mezzo secoli», die lo compagnie comiche l>mbank non venivano p.ù a Napoli, I

in prosa e il prevalere della musica ne le a w&

lontane. Ma orai dopo Goldoni e Gozzi) e col ricco re* P'iiorio francese penetrato in Italia, le compagnia dell' ti*

») Carle f. 17».

B8 ranno 73 e altre carte f. !7.«

') V. ..li nppttalM Giunta B8 nprUc ì 4\ Kra raramente composta di pcrtonuggi ili ì diversi w mata J^/mbanl/i 4 |ior darle un ceri a n Pietro C******

bini con sui» moglie, l'Arloccl. toorln , l' . con *•*

figliuole Anna ed Orala, ore. .**. Orto f. 28.°

Ò29

Italia, die avevano sulle m ili il van

lingua e della pronm Udrai in :

antera' 'tare dui iiap>>lc>tani ave-

stato il pubblico '). 1 comici Lombardi ebbero intani un ottimo bui

«so; tarilo che l'impresario, invece di farli nei

mi soliti, il martedì e il venerdì , li fece ro- ■itare quattro o cinque volta la settimana, e la sera e il . I . più volle la settimana recitava anche la eom- Mgnia del Nuovoì Questa trotta i pio danneggiati orano i ornici del S i iMecco supplì pauriti,

(ingraziati, dicendo « essere lei pane, che hanno

i dia R. Cleu che lucravano con loro sudori, lo spendono m questa ra e loro Padria, e non gii le nazioni estere che, dopo impingua niinii, altrove estragono

moneta » '). La Giunta ordinò agli imprecarli del i Ini di limitare le recite a due giorni , [uesti non volterò ub . >J i.'unpre- del Nuovo ne « quattro stregoni e sahim-

10 costituire un diritto proibitivo »; che i i in tempo di Carnevalo andavano al Nuovo, mfl no» potavano andare al s. Carlino, » alt >nta l'osccnit medesimo, pi libri non si rivedono, disaminano

ita ». E infine, osservava che i suoi comici erano « tutti napoletani, ad infuori della prima doni quelli del Castello, nella maggior parte, fot

i) i rx Stanti U MtL f. 18°.

irninuo F. Oc*" I "\ V ''■■

Giummi, 0, >!•> P«le •, V ,C .mutarono, B. Man i betta

d'Ono e T. Tomeo, i

« nota BOP] . Fra i nuovi scanalarli

mano Salvatore Tomeo, VioOMUO Menna. 0. A i, 0. B. Ca«ini,

mancano il Oiunaui e il De Falco f. t8.°

86

590

i jui-ti "ne si fece grossa; nella Giunta si di pareri; n fu ohi era d'opinione die si v ai' an-

che i napoletani «per hi gru'

<L'i caratteri propri! del paese sono stati sempre -ni' liti, quando gli allori sono stati abili •>. Ma il Cons, l>. Salvai proclamò: quelle cose

dipendono dal gusto del pubblico, doveva al . stesso lasciarsene la decisione ; decidendo mai,

r sempre la volontà di decidere » '). <.' tc-farc e In ire fu la soluzione prati

quistionc.

Certo, non si poteva negare che i comici pai rano, prima, (ulti artigiani e rozzi, ondo *' uia-odusse a soldo dagli impresarii qualche forassero, che ha serrilo di lume ai paesani « poteva negare com-

pagnia Lombarda « reciti con vivezza e con otó«

che abbiano inin.> lotta un gusto migliore neOa zione o nel!' azione ». E l'effetto era buono : nasct:

!" il emulazione!. 1. ignia napoletana del leaW

Nuovo mise in iscena in quel tempo un'opera in prò* che piacque moltissimo ').

') Giunta, Carte vario, 1774 f. 18°. Nel f. 19.° c'è il para» nov. 74. Ecco la risoluzione in margino « Vuole il Re che si ùcria i regolarmente e ««conilo le leggi a tenore degli ordini generali àtn& doai far legge nuora o spiegazione ai proponga, boa inteso d»e prii *f puntamenti e le parole a voce non sano decreti voti, ni allo alo** legittimo. > 15 uov. 74.

!j Carte come sopra. Nel 72 era tra gli attori del Teatro Nuow» m Or- nare >1 N ■••.-. -Ili :. IT' I". l'armo dopo, Ira le atlriei, una Roaa Miaei*»»1

- Noi set t. 74. i comici uapolulani al Teatro Non» H va n contro il \ i ai hi rolesae muli» lui appaltai**

I-oinbar-li Tfatli I", IR".

531

XIV.

// Grossatesta, impresario nuovo Matrimonio del Re Cronaca. (1767-1771).

Il Grossatesta ripigliò t'impresa del s. Carlo il 67-8.

> impresario del teatro per 11 anni a con ap-

ilauso del pubblico dic'egli ed per lo

Bario e vestiario del medesimo impiegato vario somme,

elio devono essere il i i di-Ila di lui avanzala età

La De Amiate, invitala a far da prima donna, rifiutò)

ivava stabilito di non cantare più atti teatri. Pro- li da cantante!9) Fu raccolta, invece, una compagnia aoinposta dalla Girelli, di Carlo Rama, 1." soprano, di ìiipa^mieei , di Kreole Ciprautli leQOFO, <U Clementina lini-letti, e di Celiando Speciali. T) Il primo ballerino fu il celebro Giuseppe Salomoni, detto di l'orto- galio; che ebbe per compagni l'Anna Elicei, il Vigano e la Beccati. *)

Nella primavera si recitò la Semiramide , musica del Bertoni, che non piacque. *) K se<;ul il Lucio Papiria del

Ilio, dove cantò anche il Ma/./.an'i. tri, f. ir. *) Cosi tcriveva in data J'.-l 18 agosto 1705 a Praucesea Guizziti , già prima donno a San Carlo n.-l 1753*1 . e nuora del Grossi» teste. Teatri l 15.° Varie lettere del Metastasio alla De Ainicis.Uel 1705, 06, uno alla Biblioteca di S Martino; e furono stampali- mU* lettere disperse e inedite di P. il. a cura di C. Anton/1 Trasenti, Roma,

Ì Molino. 1880. p. 307 unta. Carte, Sott.-Nov. 00 Teatri f. lo." ianta 10 maggio 67 Teatri f 15* V. libretto Bibl. Angal. •') Apr. 87. Era stato proposto prima lo Scipione del B ma. dello Seipioae. l'.ntri (. 15.° Gfr. giugno W i

Si annunziava allora 3 matrimonio di ascilo di minorila, con l" Arciduci) 3sa Maria Giuseppa J 'i taalria. Il SO ibre si fece

gl'annunzio, una gran Testa teatrale, intii <>opc

ool Ubatiti, la Tefkbar, B Ranzzini ed altri. »)

Il Tanucd aveva scovato un altro poeta di prologhi , il suo Basso Bassi, fra questi un Saverio Ad

I Calabria, a Squilbce. Il Mattel mandò un prò] la nascita di Cario HI. Egli -

''-.• di Calabria: « La dura mia sor agli \ —clic mi costringe a passar qui i migliori anni

.Iella imi \<ui, impedisce che in me si i alla idee, che possono aver coloro, che si vivon BMnte O in Corte o nlin. ' ittà » s). Infatti, il Tal

tini aario a Napofi con rincarioo di delle

cantate. *)

Il pretto d'otr ila soleva essere di ducati set-

tanta. V. il curioso è- che il IS«Ì, al >pi

slava assai poco, (era l'unica sua r iveva

preso roso di richiedere il pagamento con una domanda

in versi. K in margine alla consone, al madri » allo

il Tanucd annotava: Si dio Verdine sola"'. l»i

queste domanda» ecco mia, come saggio. È diretta b

mi , che aveva X incarico del pagai poi-la l'epigrafe: Rìdentem poscere pane iti

Come augelletto non pennuto aurora

Che dal nido sov<

Famelico , digiuno ,

Chiedendo l'esca, pigolar si sente,

') Fiorirne o. e. IV, 238-9.

*j I>uo ma latterà t2 oor. 17G7 e SO awan. 68 al Tanu

tv. dd JemmttU, t> LXXix.

533

E del provvido padre

Col flebile suo canto il tardo accusa

Sospirato ritorno.

Se alfin lo vede rivolargli intorno,

Come può , gli si appressa ,

Col rostro aperto, e l'ali inerti ignudo

Scuote festoso, e d' ingoiar s' affretta ,

Poi tace e dorme ed altro cibo aspetta;

Io cosi del gran Padre, *)

Che pur è padre tuo, giusto ed umano ,

Mercede attendo e non l'attendo invano;

Lunghissimi lamenti

Spargo anch' io dal mio nido, e, se non lice

Vederlo ed accostarmi, io porgo i voti

A quella, che mi nutre amica Dea ,

Dolce Speranza, onde cortese alfine

M' imbocchi per tua man. Priego, e contento

Tacer però non voglio. Il premio accresce

Estro e vigor ; ma più l'accende il nuovo

Lietissimo vicino

Nuziale argomento. A Febo io chiedo

Or la sua cetra, e sostenuto a volo

Da Bernardo e dal Nume

All'alme suore accanto

Già mi preparo nuovamente al canto.

In segno di rispetto, di stima

e di cera fiducia Giambattista Basso Bassi 8).

E gli era stato dato, infatti, l' incarico del prologo per ! feste nuziali'). Ma l' Arciduchessa Giuseppa mori, e Ferdinando restò

]) In margine : S. E. Il signor Marchese Tanucci.

*) Del 1767 F. 15°.

3) Basso Bassi, 12 maggio 67 Tanucci 2i maggio Teatri f. 15°.

534

senza fidanzala. So non che, Carlo 111 i

si misero d" accordo e sostituirono sul.

la sonili della defunta, l'arciduchessa Maria Ca

lOvembre 1767 si ebbe a S. Carlo il Fan mti-

lel Mislivececk; i nel gennaio 68 (a quanto sembra), VAI del I'aisiello. ') .Si cominciarom itivi per ;

16 caca/> (ali, per dispori-

D, Salvatole e D. Bi ''-unii Francone.

-upplieavauo, e e anticipatamente un palco d un posto*).

Nel maggio 176S , si . musici

il I Sacchinì*). Prima donna era la TeOber. « io I' sentita cantare scriveva il Finocchietti e per veràA canta mollo bei' »po In Gabrielli, non poi

oggi trovar di meglio, e per quanto mi o di cappelli Peppo Maio, possiede quasi più della Gabrielli. Non e bella di

ìza e bona grazia, ed è di ottimi i ') ».

altri ran Giuseppe Afferri, 1 .

o Mandolino, El inai 1 1 i IperJ»

Coir uscire Ferdinando di minorità, fu innovazioni al S. Carlo, modificandosi il proscenio, e Dandosi tulio il teatro di specchi. Ogni , .èva

specchio di dentro, e un' altro, più grande, di i

') Carlo vario. 31 agosto 67 ©ce. Teatri, t. lo'.

') Vedi 11 lauto domando nel f. 15.° La Do Amici», cui ora toraaU I di cantare, acrimo noi marzo C8: « Emendo in trattato di al ro o cantare in Genova nulla prossima primavera od in Mantova a^*" «gaggio dulia nostra Sovrana , m dorando rispondere prontamente aa**"* riapottivi Impresari!, chiede il coatouto '

») Ud. l'i maggio D8

*) Flnooehl ria tfl ale. 77— Teatri f. 10*

535

irai un braccio con duo candele. I giorni di gala; illuminazione generale e si scovrivano gli Bpecchi: il che

troduceva una luce o un risalto, elio era lo stupore ! Per la venuta di Maria Carolina, a Caserta, in un tea- gpedale , si recitò l' Idolo Cinese del Lorenzi ; al , Cario poi, ci tu la multala, il Pelea, poesia del Ba Bassi, una delle più belle musiche del Paesiafto. Fn chia-

er questa castali i prima donna, Lue

Agujari, detta la Bastardella* ( on la quale il U ■■ -:" i: bba una kmga lotta d i , Prima «li tutto, la sufi

oonaposiaone poetica dovè soffi

■sioni, a per la nota pari debolezza di Lu-

'/aa Agttjarì , elio tisicamente e maediinalmeiito non

a è convenuta più lungamente in riposo e fuor di scena ». .ija Bastardella cominciò a volerlo costrìngere a ra- nella poesia ceri>: ariette del suo repertorio. 11 Basso intócol Ministro. « Ma costa troppo gli fu sposto— questa donna al Re ! p, e non biso^ -gu-

i-o parmigiano detta Bo- ra L'altro, per forza, una brutta ne le corde basse di quella cani iella duplicata pa " il Bassi, dopo un podi

imitimi!", dora acoon barrisi, contentandosi di far le

•Ir ai Tanimi: <. Tutto no mi serva d' apologia a

presso V. E.; la quale io supplico a non

li il torlo di creilenni capimi >V un si stravolto od

ifelii ire. Quando compong . so cer-

ute pensare e so comporre; ed ogni qualvolta l'I-

per le pubbliche stampe in quattro diverse coi

in' ha equivocalo con Metastasi ì

>) Cir. tra gli ali ri La Lande. Yoya/je en Italie, L e. 436.

53T>

questa una sufficiente riprova di qualelni uiia nel drammi Beo e so che niun ili un si bel vanto. Mi giustifica

lizza in tal genere, la chiamata eh' ebbi gi ntun

anni dal a i Re I ', per vi

a comporre in Napoli la cantata sulla ' U. Pri-

mogenito, ni qua! comando io non potetti u vandomi poco buono stai ed ess>.

già inoltrala la imi' pi

•li mia gloria l'invito ch'ebbi già - 1' Blettor Patatine per din?:'' ieat

quafio Beppi generosamente r lasciare

<li servire il Re delle S

ili prove non fanno forse veruc mio meri sondo pur troppo la mia disgrazia; e eli-- !j irati* natue, facciano almeno presso V. K. ^cusi

per quelle eoa mie, e che ho ite, coro»

ijui troverà acchiuse, il signor Colla su -Lsuto

ostinatamente che si conservi la rima in ante , | stando elio sarebbe ricorso da V. E., se mutava. Ella non ha pratica di questa virtuosa caprfc-

agUs, capace di fare ini; Ne avevo già io masto convinto! » *).

La cantata ebbe un successo memorabOo. La fi tifila foce Tetide', Luca Fabris Peleo', il il Monanni Apollo ; il 1 e un G

'ieo. Restarono famose le arie: Ora ci /w*0

amato, e Già ti redo in campo armato, « ehanlécs p**" la Bastardella , et quelle seu

i) Basao Bassi. Apr. 17*58; lelL 2 maggio 08 f. 15*. *) Vedi l'opuscolo: dar tlirrrttsstmenl* «^ ^***

tonine de l'ottona ecc, di Sara iìoudar.

537 Tetide (adombrante Maria Carolina), diceva a un punto :

Popoli, udite. A voi

Mi propongo in esempio. A dar di fede,

A dar costanti e vere

Al mio sposo, al mio Re prove d'affetto

La primiera sarò. Con la Regina

In me la Cittadina

Troverete, e la Madre. Ah! questo io bramo,

Da voi tenero nome, e sul mio labbro

Quel tenero non meno

Nome udrete di Figli; e tutte, il giorno,

Divideran fra lor lo sposo e i Figli,

L'opre mie, le mie cure, e i miei consigli !

Nella seconda parte veniva Giasone, con seguito di gladiatori , atleti e popolo , al suono di molti strumenti. E si facevano varii combattimenti, terminandosi con un quartetto, cantato dalla Bastardella, dal Fabris, dal Ràff e dal Monanni :

Or tempo è di riposo,

È tempo di goder 1 Non oda il regno intorno,

Non veda in s) bel giorno,

Che fortunati accenti,

Che oggetti di piacer! ')

Il 13 agosto 68 si dava l' Ipermestra , del di Maio; il 4 novembre, 1' Artaserse, del Piccinni; il 12 gennaio 69 1' Olimpiade del Cafaro.

Con questo spostamento, fu provveduto a che fossero celebrati i nomi e le nascite dei sovrani di Napoli e di Spa- gna. I prologhi erano scritti dal Mattei e dal Basso, press* a

-■

') Vedi libretto.

- 538 -

poco alternando. Nel gennaio se ne avevano due, uno ai 12 i nascita di Ferdinando), l'altro ai 20 (nascita di ( urlo IH) !). Ma il Mattoi, B poco poco, datosi alla tica dell'avvocheria e poi alla magistrata solo padrono del campo *).

A Caserta fu costruito un teatini" stabile, dal \ anvi- telli. *) E cosi in nitri siti reali, come a Portici, ne fece uno nel 17ii(j ') : e gli attor mo i

giovani sovrani nelle loro escursioni. La coi di Corte passò sotto la direzione effettiva

enzi. D Cirillo non ricevette alno disj . dalcar-

ii. vai" del <>7 in poi *). E, invece, il 28 dicena al Lorenzi, giungeva un biglietto del ceva cosi :

Volendo il Ro per suo real divertimento che si facciati Caserta dai 20 del prossimo mese di gennaio in poi le eoa- medie all' improvviso il Lunedi e il Venerdì di ogni *eU» man». e considerando la M. S. non esservi rosa piti contraria ali* riuscita di tali rappresentazioni che il dispoi bligbino i recitanti a far parti non corrispondenti al lor cara.*' «ere, ha risoluto che V. S. s'incarichi cobi dell' i ne òi

soggetti delle coroedie, come della disposizione e concerto | iiumIi -simi, e che V. S. anche scelga tra i comici del Real S^ vigio quelli che stimerà più proprii secondo il far di ciascun perche le comedio possano incontrar bene. Glielo \>r

•) Quello del 12 gonn. 60 fa dui Mattai, o quatto dei 20 dal a ciascuno furono pagati due. ""\ fu qu< -nnaiol

.•, nill» domanda pel compenso, il Mattoi ai dice : Proféuor* He regie tettole del Salvador* f. 15." bis.

') Nell'ottobre 71 il Basso scrivo dio il Mattoi « a' ara profoanto molte volte di non volerne fan» più ». I.

bis.

*) (.'.arto varie f. 15*

&) Lettera del Cirillo, 28 dicembre 1768, o altre carte. In marfia* al Iattura, ù notato : iYoh ji risponde. F. 15.*' bis.

rag

al nomo, perché, intendendosi coi Cavalieri Nasolli n 'rancono no disponga 1' adempimento Porgano , 28 dicem- S Sig. D. Gio. Battista Lorenzi.

E ranno seguente, il 1 1769, riconfermanti

HUt.'sti ordini si aggiungeva: « Mi comanda ora il Rfl che, siccome V. S. ò responsabile della buona riu- iidle comedie, cosi disponesse ancora di chiamare sua casa quei comici del Rcal Servizio, cho conosce •l'poriuni, e ohe ivi si {ancia da V. s. la lettura dai sog- da me veduti ed appi-ovati e dei concerti corrìapoiH denti nella ra|>|»ivs(Mii:iy.intic 'li dette comedie non

eseguisse dai comici quel elio si <■ io nei con-

debba \ . S. riferirmelo per darsi dal Io provi- te opportune ■> ' >.

ivano parie della compagnia Nicola Buonocoro, i

da Marco Pacchietta, il Villani, Don Greco, il Don Vitantonio Patacca, Gennaro Stesine da Ici- lio 5), il Casti glia, il Notargiacomo, 60C

', l'ersano 20 dio. 69; Pori d 16 aprile 17C0— Tmtri, f. 15 bis. *) Coscui nel 1771 fu licenziato, perdio incapace di recitare nelle co- medie promoditate, non sapendo leggere: bddoi ■•'. OgìJ diceva , « a di- sunpegnar tal carattere non nhblaogna saper leggero montro cor. i ■ola monta nell'abilità di parlar molto e non farei capire ». V. carie Ott 71, f. l'i:'

») Jl Lemuri volava escludere il Bisceglia per la sua incapacità , e anche per la *ua bassa conditione; < niente corrispondente alln qualità della compagnia, da S. M. coutradixtiuta culi 'nuora to titola di Oalaut addetti alle comedie della Camera del Re, tra' quali niuna figura pan ire il Bisceglia, eh* è un dipintnr-3 di carrosoe, ed impertinente a segno il padre b tesso fu costretto a maledirlo in una publica piana a piena voce >. Lettera al Tamii ri 27 maggio 69, f. 15.%'*. Questi comici non no meno allo loro tradizioni di mendicità, o peggio. Cosi nel iliaAloja muoreva ricorso contro il Notargiacoiuo, cui ella aveva ii orologio «l'oro, perche lo facesse accomodare, e il Notargiacomo l'era venduto ! Carte, f. 15° bis.

540

Il Lorenzi era, al solito, indebitato Bino alla cima de capelli. Egli aveva un soldo come r

Iti del Carmincllo al Mercato e di S. Giuseppe a CI e un tanto come atto lie faceva in tutto 32 d'

mese. Più volte il He gli aveva fatto dare unti perché pagasse i suoi molteplici creditori. I I altri,

nel 1771 domandava un sussidio, (Scendo di OOO av« come alimentarsi, perché i suoi

i i-aii. Il Tarn* ' ilieri

putati, scrivendo di asaminare: a questa nuova im lucane di uno, che non si ! te mai di tante gn

nel Eteu. i ').

I Cavalieri deputati, il Naselli a il Francone , nominati per te aozze reali , restarono in ufficio cott" inca reali divertimenti. Essi stabilivano col Lor- da i re ai sovrani. Oltre lo recito ordinarie itela compagnie di camera, erano chiamate a corte e siti le opere dei teatrini, e altre avventizie : e Jcbo commedia recitata da dilettanti in case private, e - plachila molto.

Cosi, nel 1768, nel novembre, si detto a C can ili era di spirito , e nel carnevale 6'J . la Urna abi- tata del , musica del -IV* del 1769 venne a Napoli (iiuseppe 11; e in quell'ooca fu ripetuto l' Idolo cinese. 1-. >\ racconta che il Lorena coi comici di corte, rappresentò innanzi a lui -rhclto di Portici una comedi;» all' impronl tore D dorè che fosso improvvisata; Lorenzi gli chiese un soggetto, e su quello n un' altra

•) 23 Maggio 71. Carlo f. 18.° Altra carte, di rimile natura, M f*« in f. 15." *j Prefazione «Ilo Op*r* dòl Lorenzi.

541

ale «IH 70, a ( aserta, si dettero cinque fa ballo, sei recite di iperedel realro \uovo, un'opera di S. Carlo, quattro oomedta all' impronto, e duo recito della Claudia Vi.

wdia era, come il lettore ricorda, un' antica com- media del Livori. Casimiro Bisesto, il Vali fuoco e

.•litro avanzo della I ompagma, l'avevano pre

parata per divertimento dei Padri di Monteoliveto; quando il Re ac a sentirla a Corte *).

Il Risesto fece la proposta di preparare, poi carnevalo 71 , Abbate, anche del Livori: ma i Cavalieri deputati oa- irono che tutto ciò era una manovra per Barai

il Eia, e metter ftiori poi pretensioni «li tensioni. Volendosi l'opera premeditata, « potrebbe dal- l' incarico a Don Titta Lorenzi . ohe già si trova eli' esercizio di tali direzioni comiche, ecc. ••; e cosi fu fatto 3>.

del Lorenza si recitarono, tra l'altro, e con sorpren- ;ontro ->, // Bugiardo, « rifatto sul gusto dell'

il-. BUll' Origli :ii:iiiiI;iI. | mi », C I' /«-

lento oi ì ro autore sul

L ivoriano assai migliorate » 'i.

10.o l 15." bit. Sul principio, il Ro ricusò, e f. 10.° ') Carte f. 10.° Due anni prima, il Bissato Nettava OCA attimi suoi <oiu- c'erano del Li vari D. Vi Torre ecc..) l'Abate. Il ilons.

iruao, 83 Apr. 68, dico di avere assistilo al concerto: « La comeiia, I l'iutrìgo «per lo ridicolo, e tra per «asaro concertata collo «tasso .levato da nn concerto elio s'è fatto In Htza mia, potrebbe senza mono incontrare il piacerò di S. M. ecc. » »i «ardili- lanata presente. Carte f. IO.0 'i l'ref. Voi I. Opere del Lorenzi L' Inganno fu slamp. nel T. VII, Collezione di commedio pubblicata a Napoli sulla fiuu d-l ««colo da D BftBgfMOII

542

Il 3 dicembre 70 si recitò al teatrino di Corto Gelosi* per Gelosia, del Teatro dei Fiorentini. Il 3 e 23 re

le due comedie in prosa dello stesso teatro, la Carlotta o la Geneoieoa. E il 4 dicoinbro a Portici il /Rodolfo, co- raedia del Principe di Cannolo ■),

Nel carnevalo del 72, olire due comi lei Gold

ebbe la Merope, con la traduzione in prosa fattane da Michele Saroona, Il Lorenzi fu incaricato di concertarla. « Per la sola tragedia egli scrive non basterebbe iJ concerto di un anno, secondo il praticato del fu Abnte Andrea Belvedere, dopo del quale niuno si entrare nel difficilissimo azzardo del coturno L'essai di quella scuola, ed il coraggio, che prendo dal! clcmentissimo compatimento di S. M., non diffidi entrare nell'ardimentoso cimento » *). Vi : »\in

gli altri, un Antonio Puzio e un Tommaso La Rosi

Nel carnevale del 73, il Sarcone - il Teodosio,

tragedia in prosa , per la quale furono chiamati van attori dei teatri pubblici, come l'amoroso Francese tonomea, Sebastiano Ricciardi, Vincenzo Guerrieri e una donna, che fece Eudossia. Per le tragedie ci voleva donne, non uomini che recitino da donne, cho noi mai naturali, e danno alla recita Parta di una cosa di seminario *). 11 teatro di dilettanti cominciava a decada* li Ironie alle agguerrite compagnie dei teatri pubbli'

he Ferdinando ordinava le trattative re la com-

pagnia ilei Sacchi; die, questa volta, non

Il Teodosio non dovi piai Cavalieri deputati. 11 Tanucci, letterato oltreché min

»J Carte Teatri (. ir,.*

*) Lorenzi, Napoli il setL-mbro ITTI. i. IT :ij Cav. dcp. api 17

•) Cari», f. 17."

543

Iva in margine eli un momoricalo questo giudizio let- II Ho... vedo che il gusto italiano non è, e WD lo mai per I die 60 da Bdooli remoti: onde ò

HUto introdotto un leso spettacolo eh* è l'opera; sa che poo ('■. stata bene accolta Dette nazioni ••.stero la trugedia in prosa; laonde vuole che li due Cavalieri propongano il divertimento più plausibili- che si possa » ').

Il 30 maggio 17G9 andò in iscena al S. Carlo il Deme- trio del Piccioni , che non piacque , e fu sostituito su- data Zenobia dello stesso. Il J3 agosto, la Merope IH Zeno, musica del Sala; il 4 novembre, 1* Adriano del ;ennaio 1770, \& Bidone del Monopoli. *)Pr> donna, la Tetìber, e, per le opere d'inverno, la Do acondftj la Apollonia Marohetti (questa, amm&p nel gennaio 70 fu sostituita da un* Anna Le

I uomini, il Tonnarelli, i be aveva cantato a Firenze,* all'A- liborti ili Roma, il Benedetti, il Monanni, il Tibaldi, il Sar- tori ni, ec« i giugno 73 Teatri f. 17.» «J Carle f. i&fi bis « noi. f. 20.°

') Un curiato aneddoto di quell'anno. Noi munto, poi forti venti, che ci furono, restando aporte lo finestre del teatro S. Carlo, la guardia Slitterò Mittivauo continui rumori nel teatro. N'ebbero spavento; na parlarono tra loro; ma l' Uditore, rimediò subito col far chiudere le <i- aesti-e! Ma creo cominciarono a spargersi le più strano dicerie per la citta; clii diceva che la fauna dui rumori era lo spirito di Maria l»roe- aatasta; altri, lo spiri' ..dangelo Ausante, afforcato e bruciato

atli i/o di quel luogo, por l'assassinio da lui commesso nel l'a-

lano reale del Tesoriera Kcciavarria ; altri ancora, 1' essersi dato pm tolto il ballo di Doti Giovanni Tenorio, o affermavano che simile effetto ■'era visto in altri teatri, dopo la rappresentazione di quel ballo. A farla la voce si sparse talmente e fece Unta impressione « che la gente gUore, ma disaplicata, del paese, e specialmente alcuno dame brillatiti. dalla curiosità, ni andavano da aera in aera piantando avanti del '«atro per sentire la voci, non curando di sUr esposto alla pioggia di 1 allora fu che uscirono tanta cose sentito satira che 1' una

544

Dopo molti anni di affi poli

JommeUi. Egli non Ir ivava più i tei

Mi. « Una disaipazioi tinua,uncica

tinto, un gusto per una musica mollo e snervata, un'a* versione per tutto ciò che costa fatica , o una liberti di

are a capriccio, un' ostentazioni di abilità fuor ili h e «li tempo in oerti ornamenti snpertlui, « .pprimono le note e le parole, e specialmente la Degfi- ganza dell' azione e il nessuno interesse pei recita quali dipende lo sviluppo dei re

senza alcuna connessione ». Vi ' medio e reazione, scrisse I* Armida abband o»»

di P. s. de K>gati, che fu rappresentata il Duo grandi cantanti la sostennero: la C erano, inoltre, il tenui li, la secondi

ci ietti, ecc.

E colli sta ri tu dato il 13 agosto V Antigono delCa-

faro. Il JommeUi preparava l* Opera del 4 noi -M:i.

in questo intervallo, capitò a Napoli

lo Burney. ■) Il JommeUi lo c-> seco al con*

confront.iR.vi coli' altra , ed il meglio li è che delle di*enw coee dell» •»■ se no può appurare giatnai 1' autore t. Paro poi che i servitori 41 «p**0 i A i i ' ' : ' •> perchè i padroni ai sbrigassero, getta— PO dai ad" contro lo mura del teatro, producendo i rumori, o che L lamenti fa*" Opera di qualche cane , die * ftlrodoUO. 1 urioai gianam *•

punto di penetrar di -ilchAtti, dal che nacquero compbouòeoi. '

una apode di processo dell' l '■■ lltora, 5 maggio 1770—

i) Riattai Et, <Ul Ann.,,,-!',. Ed. . -it. p. LXXX— I— Nel (. tft», a»* il genn. 1771 c'è il aunto d'una proposta fatta d haleAAif

e II timore della totale decadendo della musica ii fa »niiU *J

umiliare un progetto per l'esercizio della gio. lossmW1

Propone un' opera da farai da quei giovani, e ne deaerilo rari capri»» E aoggiugne ch« da un secolo a questa pari'/ abbia purtas»*

Regno di Napoli un milione ».

*) Nel 1770 «ru anclu a Napoli il Mwarl. Cfr Ani QtU»ù&

d'Épiuay, 7 luglio 70- K.l. Perej «t Maugi. - I !•■:

546 -

ii ili.-mi eri do tutte di g mere allegro, piuttosto d I automimici che altro. Cosi i di \ "■

Nel -canaio Ti si dette 1' Eumene, cominciata a uau- "sco di Maio (che mori . quando ave» terminato il primo alto), e terminata da altri.— E nuovi impresari] dei teatro certi Notarangeli, e Fu. l'Amadori i<

L'AmniloH, entusiasta del Jommelli, \ 'i unire si

di lui il gusto dei napoletani, S recò, dunque, a H dov'era il maestro, e *.rli fece scrivere I' Iftyew

ita in fretta e furia, e u isteria

Corruptio boni p Mattei. >I

più orrido di una musica del Jommelli mal ù i ». D

gioì ina soprano Pacchiarolti, che con la 1 1 Ioni eseguiva l'opera, contribuì alla pi > U

semplice, toccante, natur tiri»

legame alcuno : qualunque ornai so, qualanqus

sforzo o l'avviliva o guastava lutto il bello d seducente ». Lo stesso Saverio Malici il testi!

t 'lucila primo impressione, esclamò: « Ma che Jom

iszzof ». Ma il vecchio t laffarelti, che gli sedeva accanto in platea , andò sulle furie : « Paz. sono

cantanti, non ci sono cantanti! Ah, tempi d i gio*

ventù! Ma, non dubitate, si conoscerà lret«

que.sta musica adorata venerata e sonata per tulli i can*

tato d*a ■)

L'opera fu tolta e si voleva sa /enofa

del Piccioni. Ma i sovrani non permisero u Tronto

«I vecchio maestro e. per corregge;

») Ivi, ,». 297 8g.

iti. IO loglio ('/.'. I- lo.* bit.

nei, o. C LXXXIII-IV.

547

nielli, fu rimessa io iscena YArtnida. l) Nell'agosto, ci fu la

Vfitieti deirAfllbssi, a, do] novembre, YEmìo del Sacchini.

Con lettera di adozione del M bt la

l'ini' llvano per I* Italia le due sorelle Marianna e

^eilia Davis. Marianna sminava un (Strumento -li nuova invenzione, 1' Armonica : «composto dice il Metasta- sio ili tazze ili cristallo e di vetro li varia progressiva grandezza, ordinate in filza e fermate in un ; -the

i rivolge soflecitameoie in giro

.ilo punte: o queste toccale a -Musa d'organo di gravi

mbalo olle nudo inani dall' '..'suerta suoualn fflO

un nuovo soavissimo suono, eoe particolarmente aeLpa- scQi di' è il genio dominante di questo struraentOj ha /a impai ile » ').

L'altra sorella, la Cecilia, detta YlnglesiM, taceva la cantante. Ora accadde che la De isri-

uita a un dottor fisico Buonsollazzi) usci gravida; ed era ■, impossibile che comparisse sul teatro nella porte dell'Amazzone Bradaniante nella quarta opera , il

era, musica dello 1 lasse. L'IngUaino, eli'1 aveva buono

raccomandazioni, specie d l lasse, che le era stato

ro, Ri «rinomata a sostituirla. Il Mot: quando

■e. dette un grido dorrei e. A s. Carlo Y In <j lesina

e con la sua piccola figura, tenue spirito ed abilita, e voce

limitata! •> '). Intatti, foce fiasco.

fa u ita!- v al S. Carlo un oratorio: la ! Sepolcro. Il 90 , la Ctemerun di 1 -si. Noll*agost.>, V Achille in Se irò dell'Amiga in seguito, Vipera lei Piccioni, e Y Arianna e

ir. Il Jommelli rewlilui all' Amatlori i 650 scudi, che avera h- -vii ti p«r compenso. •) MilWiij Ifiwiw fa jwr mi vii* ufftì otta ■<•' Uetartano,ì. e. j>. xxxvn- XXWIIl.

1 Kftttd I. 0. XXX Vili.

548

Teseo dell' Insanguino. •) [Prima <1<

pria l'Aprili tenore, il Cassetti; seo <tia*.

la Marchetti,

11 nuovo impresario, Gaetano Sani -ed ese-

gui grandi Innovazioni.') ; ,. o vestiarii

iiii-ivi; prese 7% .valuti, invece dei oa

a doppio i corri< sospeso un gran lampadario in mesto al voglia a a questo i

mpadaro non abb causa di qi agedia nel r mot

protestai in G llorehè '• »1dd costruire di

stallare, elio alata sotto lo mie case avanti d.° R. ciò nonostante, confesso anch'io che sia beli la un .... aj)

La compagnia dei cantanti tu formata Primi

donna, la he Amicis. Seconda, Mei 'iti, data

la Vixciolctta. Di costei. ina virtuosa,

asauova, re 'li BOI ■. ?tt

I Napoli, s'era fit Cfg06 «Lillo braco»

di Monsignor Buoncompagni , ch'era allora il suo i*

virtuosa

>) Carte f. \'

*J Neil* sua offerta (a concorrati/a del Vignaò, dot Bianchi J* i il Sautoro pronw>iu*va: I) bmm « roatiani nuovi 2> Sanano pttff^* courenJtmU— 3) Uattuneati storiati (l'ioù con costami sloricaiuaoU' «*• 4) Alberi isolati, boschi, ^iarilìui, acque vere e uou dipinto r

•ilo alla proposta del Bianchi, di dare ogni anno dn~ 1 e duo del Metastasio diro che: Considerandola da uomo onesto »* trovare poeti in Napoli che possano coni facilmente comporre in «gol »■•• •lue porrai da staro a confranto di quelli del «lo* l—

T«ro però si dichiara prontissimo di pag.' nuovi drammi. eJMbw

questa Giunta li rìtrovaMe siccome promette ecc.— fi) illnmiaaiioanl'"w fsle ili lumi per ogni scena, ecc. Giunta I febbr.72 «altr«o»rW f- I""- Carte f. 18. Il contratto a «tarai». iu daU ** korembre ! I B Bi no, t «Kosto I7TJ f. 18.°

519 -

mante. ') Degli uomini , il Pacchierotti , Pietro Santi, il tenore Tibaldi. Quest'ultimi! non voleva contentarsi de- gli 800 zecchini, che t^li offriva 1' impre-;iri<i, II Tannivi « Il Re dico che, se non si contonta degli 800 , hi punisca Gol u"ii poter essere più chiamato nei teatri «lolle Stallie ». Bell'espediente I Fece tante scuse, e coree entrilo. *) Ma la compagnia dei ballerini ebbe anche maggiori La prima coppia furono Charles Lepioq, e Anna coppia, la lìa.laelli e Francesco Mon- Gennarìello e la Cocchi. Fuori con- no Cesari Il 30 Diaggio 73, andò in iscena il Trionfo di G2 del Borghi ; poi il Romolo ed Ersilia del Misliveoek; il ivembre, V Adriano deH'Insauguioe. Il 1 la Bonetti introdussero a Napoli la danza

. Le danze italiani! erano balletti e pantomimi ti, c.Dine: scene pastorali, danze di marinai, di ci-

I ballerini e le ballerine w mettevano il n movimento e forza che potevano, fino a cadere este- nuati. « ; .il. n" ont de goùt quo pour la dausi*

haute L-t pantomime, qui set Boóompagnée de pas extranr-

dinaires. de contorsions et de lours de torce ». Cosi si spiegava anche la passione pei g ii. *)

Il Lepicq , con la danza terre terre dei Ventri Novi'ne, pollava ima rivoluzione! «Il a pensò ótre au commencernent. Les Napolitani* ne B* aperec-

If, Casanova. Mém. VTIT. 328-30. Bdò cho dico di lei il Winkolinann in una sua lettera del 1767. Cf. Barlhold <>. 0. II.

*) \ . 19 dSotObN 7? EOA f. 17.°

•Ila Binelti parla il Casanova Mém. IV, 24» sg., VI, 381 sg.. VII, 222 sg. Ed t noto il duello cho ebbo , a camion sua , col polacco Conto

*) La Lande o. e. 445-7.

'M-p-

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■tt;

- 5J>0 -

vaicnt pas qu' il dansàt, dans uu aussi enorme et inoaB^n- strueox thèatre que le nòtre, puisqu' il ne sautnl ponMBCA;

mais, cornine il esl d'une très jolie taille, il a coramelle» apprivoiser tea Napolitani: et la Nation pau s'e^aesl

convertic ». Cosi il Galiani alla d'Epica?, e soggiunge»- col suo solito spirito: « Voyez Ics progi nous tombons dans la monotonie, grace a vous atitre^ nipssicurs! » l'Va breve, tutta l'Europa Bari Parigi, e mondo Bara diviso in due parti: gli Europei dall'una, i Cinoi dall'altra I ')

Il napoletano Ccnnariello, die ballava nella lenta coi pia , era Gennaro Magri , autore di una curiosa ope sul ballo, dove, chi vuole, troverà notizia minuta d i generi di (.rissi, salti, capriole, giochi di braccia, balli, che allora s' usavano : a Oli volesse il cisto— -di» l'autore a un punto— che io tornar potcs .l'Ili, ma con lo stesso discernimento , che per la I)-^»io

ia tengo ni presente, vorrei divenire il pri piente del inondo e nella in ■stia bell'arte un -involar po-«"»r- tento! » ')

I Cavalieri deputati, che erano stati incaricati sare a qualche nuovo divertimento pel teatrino di f\»ra«»', proposero, pel carnevale 74, a uno spettacolo in music=s, intrecciato con balli... mollo applaudilo ». Questo sp<

») Loti. 24 Luglio 177'.*.

*) Trattato teorico-pratico di bailo di Gennaro Magri, Sape! maestro di Ballo de' Reali dicertimettti di sua maettù Reale Accademia militare, ed alla nobile Accademia di matita e di la dei signori Cavalieri, di cui h" J pur maestro, dai 1770. V. Orsino. 2 voli. Io una sua supplirà del : corn d'aver ballalo por più anni a S. Carlo comò primo b d'essore stato coro pi I : halli neU'ooca- - reali.

73 in poi, maestrn di hallo dei regi dtvertiniiMiti pei natali del pei ereditario o dcdle r. principesse, el altre ricorrenze. Chiedeva , due di succedere al posto del Mae»! ali, ae questi premono©.— F.

581

feo del Gluck, poesia del C;> cui

fu aggiunta una burletta. ÌJ Orfeo fu recitato a corte nel gennaio 74, e piacque

moltissimo. 1 {•alitanti AjTODO la De Amiiris , il Pai

, e un Innocenzo Lucci. Seguiva un ballo del Lepicq:

^it'ìc di Pimtieu '). Intanto, a S. Carlo Guidava in iscona Uessandroiit/!* Ji!>>';'r, 'I-I PicOHMlL Queir anno . inoltre, fui' mio permessi nel carnovale i balli in mas ;1 S. Carlo. Dal 1718, 'lai tempi del

i-'-lli. n. m se ne erano più fatti. Re chic i re-

rapa , <-ii" s'affissero per l i te. s

sarebbero dati il Martedì, e gli altri giorni, che avrebbe stabilito il Ho. La gente doveva intervenire mascherata:

o di carattere o in domino o in bautta alla Veneziana. Cominciavano alle ore 11 di notte.*) Il I le in, a onesto modo, più splendido del solito.

L'avventuriera Sara <■ lar, ch'era allora a Napoli, <:i

descrive le mascherate , le cuccagne , e gli altri diverti- ti «li quella stagione. Andò ai ih del s. !-'. E dice che sentiva intorno a sé: « Ecco Madama Gou- dar, ecco la bella inglese! •>. Nel primo balli, >i ma- ■róda nestaie; poi da inglese viaggiatrice, da greca

li «ri. ni. dall' A.l -mollo <kl Funf. dèlta Dom . e *pw. XII 11. T) !•'. 18. 11 Oaliani, 29 gennaio 74: «.Teserai fori bro fra aoir. vois an l'Opera. Spille/, qa'i'u 17 is Naploa flt pour la premiata «I i niero foia le apertalo d'un bai public. Lfla prMrea, lea Ostrogotha, lea aou- tieus de la barbarie uationalo seutirent les ofl'ots terriblw d' uu bai libre, pare, catholiquo, c'est-àdire universel. Un s'y oppotArent, aree une force incroyablr et les firent defondro a jnmais. Il en a contò dea pcines irn- moaaee pour Ice rétablir. J'y ai eu plus de pari qu'on ne s' iniagine. En- hngard Ikmu-.-ux qiM le roi passe lo Caronvul ici, «I d'nutrn* cir- eottannea favornblea, ont hil rtimlr nnsduhM ■■■•>' on rrojnit déaesporén. J'oo «spòre un grand h>eu pour in» patrie: la galanterie e*l la pierre ponce, qui polit lea nntioua >.

552

di Scio, da inglese, da Flora, da maga. Rissando, uria delle volte, innanzi al palco degli ambasci mandò al ministro di Sardegna chi essa rispose: v l\ Madama ( roudar, di della beltà ! » •■'■ J'aiu-ois peut-ótre pu le di- fot, -

soggiunge essa si, daos cette moine assemblée, il n"y eu la bella Marquise de S. Marco, la belle princsiM de Belmonte, la belle Duchesse de Cassano, la

Blanch, la belle duchesse de Popoli, la '--esse

do Caramanico, la hello D. Magdi -.ielle

duchesse do LuscÌAno, la balle duchesse da i m >i, la baie duchesse da Riarie), la bette Marquise Cavale lidie

Marquise Carignani, la vincesse d«- ,h

jeune demoiselle D. Marguerite Bi i, lille <lu

due de Bufera, la lille du Princ ! ida, D

Chiarina Marini lille de Ganzano, L>. Bealrìi agra

et plusieurs autres Beautós qui al la mietine, eJ

me renduieiit laide a taire peur ». ')

Il battesimo dell' infanta Luisa, f'aUo dalTambasciadofe di Francia De Breteuil, per parte di Luigi XV, enne luogo il pj braJo e accrebbe la quel camerale.

A proposito dei De Breteuil, un fatto tragico aveva tur* allora Napoli. Suo genero, il giovaue Conte di M«- tiguou, nudando a caccia, s'uccise, per disgrazia, eoo un colpo di fucile. Ma di ciò non è qui il luogo d scorrere. >

A SaraGoudar la De Ami ire che ca M*8

autant d'art (pie d'agrémens »; il castrato Pacchiar' que poco, e la ragiono la dice lei ! Quanto allo dan

') Relation hislonque dts divertùsomenU c/m Carnatnl de Jiapta ** l*Urr ile madame Gouilar tur ce xuj.-t. I Lneques 11 mio articolo: Sara Goudar a Napoli in Lettere e Arti, II, 22. Br leu. d-1 Oaliaui ì gena. . .. Botte

568

balletto no atto ma Ottica e pastorale (Aminta e

t); in qu Ilo del aecojidevla'Binetti ISO UO Ud-

ii uet uvee tOlttóS tee gràces nalurelles, qui eOttJ toujours eupericures a eelles de l'art ». 1 grandi combattinn con soldati veri, le pi.-n quero oltremodo. Direttore no era sempre Pietro Capone, die fino al 1751 (per 15 anni) aveva servito da prima figura, e d'allora in poi da hit "foie di essi l). 74-6 --i furono {'Olimpiade del Piccinui, e Y Ario- se/se, musica non so di ehi M.i, Dd novembre, fu ripa*

tuto ì'Or/co, cresciuto ed opera di tre etti, ao mi mu del Gluek e del Bach, mista insieme -) Mei gennaio i il Demofoonte del Mislivccek. La l: ni, il Tendu--

il Tibfl 'li nani) la prima donna, il pnmo il-iiio, B il I

Pei ballerini , il Lepioq e la Binarti, il Vigano e la Bec- cari , e il Sabbatini e la Cocchi. Nel gennaio, por d un esempio , il primo ballo fu fatto dal Lopicq , ed era tragico; seguirono poi i grotteschi con Vigano. Pulci-' mila. U secondo ballo, grande, di grotteschi , diretto dal Vigano, e fu la Partir de C/iasac de Henri IV '),

Il soprano Tenduoci, come aveva preso moglie '), cosi

8 Napoli si fece fare quasi un processo di adulterio.

0 abitazioni: in Napoli in casa d'una Teresa

•} Luglio 17(10, tebb. 70, Sue aQpplicha, par timore elio altri lo sop- pia n tasso. F. 15.' bit.

i aspettava il nach «la landra, ma questi dorò scusarti di nou potar venire a Napoli < la sue opere erano stata molto applaudita .... la ano doli' Altnandro girano tuttavia pei cembali df tutti i dilettanti Mia nostra capitalo ». Giunta, 2 aprilo 74. V. lotto» dui Bach dui 20 febbr. 74 e altre carta f. 18." Qui anche parere del Mislirecok taìT Orfeo. iol lo art.

') Carlo f. IP.0 Fu mandata via, nel 75, la Yiscioietta, che non ara oc- cupata a \vr In «pialo « si senti qualche incouveuienk- in qualche fa- miglia ». Ma per coatei v. Appendi:

*) V. a. cap. X, |>. 11.

554

Gatti, parmigiana, moglie di un Pietro Lftfon, francese, i aveva una trattoria, o allora ora assente. 11 Ten prese p0S66880 della casa e della moglie. Tornato il ma- rito, da quel die gli si disse e da <|U'_il che vii a conoscenze di tutto. Ricorse; strepitò; ma la Teresa un suo fratello spari da Napoli. Fu cominciato un cesso contro il Tcnducci (giugno 7".). maq tato h> ispiri', andò via anch'esso da Napoli, B si riunì alla sa e proseguirono per Venezia. A Venezia, dopo varia pratiche! la Teresa fu arrestata, e ri

dei teatri furono aggiunti due altri stinti, i Gons. Crisconio e Danza; e ad ossa, per di disposizione, poteva portare appello dei decrei ditone. A I). Cesare Ruggiero, con

1>. Ferdinando Dattilo '). Voglio notai ►. Gaetano

Grossatesta , antico impresario del S. Carlo , mori in questo tempo J).

XV.

// Socrate immaginario Comici di prosa -S. Ca< Il Teatro del Fondo Nuova amminiaù Irate (1775-9).

Il St m/nantnario fu l'avvenimento deirautuoiw

1775. Il Bianchi, impresario del Nil n carico »l

Lorenzi ili 'imporgli una commedia, e al Pai mel-

ica.

>) Suppl. d«>l La fon : rei. 7 mano 75: parere dimeni Reale 28 gi- glio: e moltissime altre carte, (. 10.n Del retto, il La fon non « "* bel Boggetto. E la Teresa diceva che era fuggita perchè egli robn *" •«lingeria a far merci (nonio di »£% eco.

■) Keg. reale al Caruso : !

*) Nel 1771 ora ancora tìvo : nel 75 se ne parla rome morto. A»*1*" un figliuolo, D. Cu rio Groaaatesta, che nel 75 era •oltobrigadiere del Ut- taglione R. Ferdiuaado, f. 20.°

556

tano. Ciò clic accrebbe il buon successo furono i

paro discoprirvi. Il Qaliani, in modo vera- biara chi ini erano

tutte arbitrari- l), tda u ione costante , o alcune

allusioni, ohe* paiono i ohe a noi, p-> an-

nali" alla penosa di Saverio Mattai, come [■. in quella burla. Il Mattei era uomo di molta esoda trina e d'in;: vaco e di gusto fino: m i ì eu-

tusiasmi pel greco e por la .me-

alici; che gli dava la moglie, l». Giulia PiacioaUi, no al ridicolo. Ridicolo innoceot --ni modo

S' ero giunto alla quinta recita, e il boti Nuovo era , si può diro , assediato , quando il sentendo parlar da tutti di questa c> . \ ilio averla

«la. I . intani, fu recitata a Corte il 23 ottob subita dopo le recita, BTanu ndino di seri-

questo biglietto alla Giunta dei teatri:

Portici 21 oUobro 1775.

Il Ite, ascoltato l'opera dol Teatro Nuovo, intitolala Soereb immaginario, l'ha ritrovata indiscreta; da doversi rappf* sentaro al pubblico. E mi ha imposto perciò dire alla V alla Giunta che non se ne permetta più la rappresentanza ')-

Trovala indiscreta/ C'ò chi vuole che fosse il Ma***1 a richiederne la proibii ■•> *'":

apparo come un motu-proprio del Re, dopo averla ae^-1

>) «Je veux inourir li unii rwo da oe qu'on Irouvait daa» vm i y «vaia fait ». 9 dir

*) Cfr Kapoli-Signoralli II r<yno di Ferdinando IV (Nap. Ì7W) (, II, 124-5; iipert del Lorcnu , pivf^ Ma Gattoni I ttuittnpL Nap. t«7i» |.. 7"

3) Al Cobh. Canuto.

,i.

567

lui, di persona. Il eh--. non «scio I

so mosso a sentirla, dopo le supposte Bagna [e] Mattai. Il curioso é che il Galiani erodeva, o vola

ci- ihi/ionc fosse in odium auctoris, quando

ara saputo die egli ci aveva, avuto park', « Telili -ituation Icì, dia frayeur, <|u exeite mon esprit dans lee létes dea imboeilesl » ').

tL' impresario Bianchi gridò che egli era rovinato, e n/a -ii. «etto per autore ci uno dei mi-

lori Boggetti su t.ili materie, ripieno ili probità od onc- iali i sottomesso alla Giunta e « d db medesima corretto ed approvato »; ottenuta cosi rego- la licenza, « preso o dei migliori m: -li e per metterlo In musica, parmiato

Kese per decora/ioni ed abiti in guisa che ha dovuto attrarre ducati 8008 e più di debito b. La GHunta e venivo deDa \ orila dell'esposto: essa, da sua parte. Pavera

t sminati n qin-ir.Hrlno, come sogliono i Imiti

se i magistrati », e non ci aveva VJStO niente di n

Afli io fu invitato a presentare il suo bilancio

d ito e d'introito: aveva dati UH) ducati al Lorenzi,

iti.» al PaìsieHo, 180 ali* aj B idi. L50 alla Monti,

0 al Limo, ecc. ecc.; e, con tutti gl'introiti, perdeva

D. 112V). Il teatro en chiuso por 20 sere; e poi,

in fretti -siili iscena : // Credula deluso e

IDue\ Dopo matura considerazione, la Giunta propose che dessero al Bianchi, come equo eanpense, D, 450. Ma -tare quei consiglieri, quando giungere questo biglietto dal Tanucell

eoteeta dai Tesili eoli* aggina ''aria

lo «corso che le perdite fatte A mora Bianchi

•j Alla Belatine*, ti Nov.. a alla d'Épiaaj, 9 die

558

Impresario del Teatro Nuovo per la proibizione sovrana del! rappresentazioni- ilei dramma intitolato il Socrate possono

alla somma di ducati 450. Ed , avendoli' conto al Re, lu M. S. mi comanda ili dira a V 8. Ill.inaci si paghi questa somma da quei Ministri teatrali, che appro- varono tal libretto *).

Palazzo, 12 febbraio 1776.

Xi'll 75, la compagnia di prosa d

i recitato a Procida innanzi al Ite. E coi mig attori di questa : Amia ed Orsola lii/.zi, Nicodemo Mai Gaetano Buoiiamici •), e coi migliori della compagni Fi. .ivi, riin : Uessandr >M

Giulietti J) , 1\ A. Rossi, Giuseppe ' «. I!- M

Lucia Rubini, tu formata una compagnia mista, che, per un anno, doveva essere pronta a o amata del Re

a Napoli e ai reali siti e cacce reali ').

>) Tutte queste carte io Teatri f. 20."

-) Fu direttore di compagnia, e Krìssa la commedia , intitolila U Fanny F. Brutali. Nat. ad nom.

*) N«l I7HT) QOBtOJ art am-ora a Napoli, e sua madr , Caleriai.dl Firen» , si rivolgeva al Re , pendio la faceaaa faro asaef no dal ** glio. F. 26 « Nel 1796 reciUva al S. Carlino. \X.

*) Costui «ra bolognese, e nella sua patria recitava da prima doao*- A Napoli fera da innamorato, « Imprimeva egli talvolta un rU;«l»r*" Booaggio per nome il signor Pasquino, «cbitanoso ed «fliluw, ^ ,n cosa assai piacevole il vederglielo rap prose ola re; e ooat pure djn**U*n ni vero uu uomo oppresso dalla forza del vino privo di ragione, U»IH- ziente e mal reggente»» sulle gambe, cosa in vero molto ridi' F. Battoli, Noi. ad nom.

Vacuo pel I .. Battoli, ad nom.

*) Impresario dei Fiorentini era Giuseppe LebotU, dnlla prosa » vo, Filippo Sartianl Contratto e nltr.. carU*. 11 presto < 3500 dal 1775 al 70— i.

569

comici : Inglese, e nel magg E a1 in

«•lavano con Ilo opero buffo'). Il tea-

trino di camera era in sempre maggior decadenza. Nel 1776 mori il Cirillo, e il Lorenzi chiese di aver il soldo Igti godeva coma autore delle commedie a sog- getto, « le quali >i scrissero uer molli anni dal su Ctuita il Cirillo vi avesse più ingerenza ». Nel

■m * Batti, il Don Vitantonio; poco dopo, Di B \ ii il _'iacomo ; e Francesco Fra «Il

DO vecchio Diego Vallefuoco, di età ili ai chiamato dalla M. V.: Lo sf. Gianni, il più

ilio dagli antichi attori dui lv Urino », che però

ì della nuova coinp.ignia del Lorenzi, varie suppliche ohe dimostrano la sua miseria, mori nel : Casimiro Bisesto, carico di figli, con la moglie giovane, il padre decrepito; che, come varii altri suoi compagni , faceva scoutare alla Corte di Napoli gli antichi divertimenti con le continuo seccature I 4)

tecedevano attori nuovi, come Antonio Pnzio, Gae-

t ni- . d'Armi nio ecc.— Qualche altro signore dilettante i

parve a corte, e vi I itare, come già il Livori com-

Miposizioue; e fu questi il Principe di Can-

\t .'in- in- dette varie, Bpeoiai-

-;arte vario in Ttatri f. 20." *) I -ancariello Teatri f. 23.n

s) Vedj tappi, e carte, specie nei f. 20., lire di osai, chie-

devano poi «occorso lo loro vedovo, i loro Agli, i loro uipoti ecc. Fra ti - «a Rumo, por «j., nipote del famoso napoletano Cristoforo, 1 i 1 ■- ■• doto per BUfilwi; oe&, •• Pastinile Barone, Mur.h. ili l.iwri, ni- fi del famoso Marcano , nei 1770, e essendo ridotto nelle maggiori angustie dopo di e-sirrni depauperata la sua casa iu quelle circostanze, domandò di «accedere alla successione che per tal riguardo godeva la Lfanta suocera », f, 22."

m -

mente a Portici. ') Ma, da ora, in poi teatro di càmera noti è quasi da te

che gli diede il colpo di grazia fa che, n.. s .\t;iih. attirali da una musica del Paisiello, < a frequentare i teatrini pubblici. « Voua diraf-je scrii il Gnliani - qne Paisiello nous a donno un opera bouflb d'une moflique teflemflnt supériear, quelle a engagé souverains a allcr à son petit Ihéàtre I* enteedre meni noweaii depnis I' établissement do la mi cb«

nous? « s) Era V Arabo Cortese, poesia del Mitili recitava al Nuovo. Cosi fu ripreso l'antic spagnuoli, introdotto se il lettore ricorda ! dal Conte i Montcrey. E la buona anima di D. Erasmo fj] i Tino,

che, nel 1737, aveva impedito che il palchetto reale i si disfacesse, sul dubbio che il Re un giorno potesse I tar pensiero, doveva rall< l olla sua preveggenti! '

'i Una comedi* ma. del Principe di Gami M, * i

Parigi, nella Bill- Mazurinu II Orione, in una m prafaiion- « In una comedi», scritta dallWoditissùna penna «|»

Canneto, vidi, e restai sorpreso, uu ca veliero, che da amoroso rspp*** sentavi la parie, intento a Caro la spia, a sentire quel cho ai di' torno agli amori suoi già scoperti ; con tal vivo sentimento, eh* m parlava ÌJ labbro, parlavano, vita il tlielo! gli occhi, il pesata. A cuore ». Comedi,- , T. XIV, 1778, prof.

*) Oaliauialla d' Opina;, 6 luglio 1778— Cfr. anobi oart

\nche nel 1771 ora stato chiesto di potei [.nlrbelli r

Nuovo e Fiorentini La Giunta (20 mano 1771) fu di parere favotvW*- M* il COttfc BubnO "i oppose, per le atea*» rngir>ni «l.-il'I ilio*. E il TinSJO, il 3 maggio, Annotava: * Sembra che non convenga approvare la ■•*■*< che : ì Ili due ministri togati. (Huaiin.-i- ji" Ioana."***

vedersi, conoscersi <• venerarsi la sovranità del paese ; il Re di l'riu""- mentre aveva occupato la Sassonia o risedeva in Dresda, noi» si •ab"'' teatro nel palco elettorale, e avvertì il Maresciallo di KsUiek, osa* franchezza francese, vi ai ers messo, ad ttsoroe , essendo quel*» «a**" mente poi sovrano del paese. 11 giudico Froda , proprietario di sa» *' lah tealh, atri mossa quot'nrqua ». 3 maggio 1771. Teatri

50] -

Rotto il ghiaccio» i Sovrani cominotavaao ad andare ni movo e ai Fiorentini. Ma vi andavano in iatretto inco-

o ii'in già ufi paleo reale, ch'era in mezzo, ma il.] a laterali Alcuni anni dopo, in occasion -lauri e rifheimauti dei due teatri, i sovrani si ri >arono duo paloni in ciascuno, permutando I' uno col Jco reale, che fu ridotto alla ferma degli altri, e com- pensando 1' altro, salvo piccola differenza , col j'us del meno quarto , che i Fiorentini e il Nuovo avevano se- guitato a pagare al S. Carlo, cioè al Re, come già una volta al S. Bartolomm i agl'Incurabili. E ooal

«risce 1" ultima traccia della concessione di Filippo li

;li Incurabili *). Si ò visto quali orano nel 1770 i migliori comici lom- bardi dei Fiorentini: bisogna aggiungere la prima donna Antonia Albani 3), e le ultime parti Nicola Pianino, Agata e Gaspero Rubino, Giovanni Budrek. Nel 1777 c'erano Vltonomeo e il Soriani, ohe abbiamo incontrati al San tarlino *). !.. nel tempo stesso, al Teatro Nuovo, s'ebbe un'altra ►mpagnia francese, attirata dai lauti guadagni della pri- ia. La dirigevano un Joseph Patto e un Etienne Lo NeveUi

>) U palco reale ai Kionatini aveva < un doawillo di l««gu<j al ili so- pra , ed il davanzale, che sporgeva più infuori .h-gli altri palchi »; a corrispondeva al u. 8. Quelli, che il Ite pruso in cambio, furono i a. 19 fila. Ciò nel 1779. Al T uro, lo st«*-o, «1 1782. Vadi

carte in Teatt-i f. 29."

*) Noi uovexnbi'D 71 S le Neytl, proprietario doi Fiorentini, esponeva die la Gata Santa degl'Incurabili protendi ... ||

in iO amali. B il Ni; tu ohe almeno si riducesse- a 90 ducati,

mto ne pngava il Nuovo, « essendo anche come ai roglia d-momi- ir» un caritativo itovveuimeoto ». Tmtri, i lft.'

lattali P. Hot. ad tinnì . *) Carte i n 1 70 arano fra i comici un P. An-

lio e una Oaspera Rossi, nel 79 uoa Maria BelttfJ, ecc. f. 21.» e 22."

38

562

Oli attori si chiamavano Dumail d'Ambrcville, Duci

aiutin. P le altrui: Patte, Desorme, Lacombe, Gerrnaucé, De S Neveu fille, Maulaud, De Saint Cyr, Desio- ibafl '».

Lo stampai francese, stabil ipoli

noto pei- la collezion e da lui pubbli storia napoletana, ottenne il privilegio le opere, « ohe si hanno qui da rappresentare dai < i francesi».1) I cotin. ociarono pieni di sperai!

s' affrettarono , anzi, a chiedere che, lei potessero fabbricare n Napoli un teatro a loro spese, od luogo che trovavano migliore, e col privilegio di noe h distolti per quindici anni.") E sorgevano contro di essi anclic dei rivali, come D. ipote

del marchese di TurbiBv, che voleva formare u n

pagina fran. se se per suo conto *).

Ma questi comici francesi erano proprio cattivi: uo« troupe Bori mauvaise», >via,i na-

poletani cominciarono a frequentarti, e il Ite, specialmente, vi si piaceva inultissimo. A poco a poi anzi il

solo spettatore assiduo. Il Galiani fu fatto censore ddfc opere! e ne proibì tre: VOI (e Galérienyc

e. « Tonte la ville crie contre moi, de ce quefi un censeur trop sevère: et vetri absolumont qu'on d ces trois piéces. Ani cru a tant de pro^

nous? N'allez pas croire pourtanl rjue ce soii un (irogt*5 de lumióres: c'esl un progrès de stupidite. Oc oetn ricu de mauvais dans ces trois piòces, pare

>) Tenti

») Genuaio T7. Carte f. 21.* Si trotano una grandi>«ìma quatti *k drammi francai ■Umpctì dalOrarór nel 1777. Molti volumi iwlif» wollonea Santangelo, ch'è alla 1 tifa] \ Aie*.

668

flood gouite ». Nel settembre però notava che a

ilo, la Chasse de Henri IV. « Le

l'a tcllement goùtó qu' il l1 a redMDMdéC

oous aviona un Sully, nous aurions un i : o '). Come che sia, questi disgraziati comici francesi fecero mi affari. Finito il loro i io indebitati co-

de] Nuovo, e, per più 'li 8000 «lucati, col Che aveva loro somministrali gli alimenti, e fotti prosi ili. \L supplicarono il Re per aver qualche soc- ìorsa e poter partire. Ebbero, infatti, alcune centinaia ili lucati ì). \ I 1777 venne fl \a;. io li, ai Fiorentini, li flgBÌsdl

1 , od prillivi innamorato Cristoforo Mi

da più anni arasi su colto Tesi e. La

■■< ili carattere inquieto . ali -m . m 1 1 i - > i ' »so collo : tibblico », era eccedenti

lei tragico. Era setta compagnia Giovanni Valentin! uni Morii, fratello Cristoforo ;ìi. rommaso Tomeo, detto il Moretto , bm sempre nu- de! S. Carlino. Nel demandava di » \

ntelligenza dell'Uditore teli le

fjior parìe I npagnia del suoi comici

rosi ormai stucchevoli al pubblico ». Ma questi non vo- levano andarsene, e Onofrio Mazza ed altri ricorrevano ■lieo , che a da padrone del luogo

love il teatro1 e da semplice I coluto

in impresario ca] itico dello compagnia,

è arrivala Rno ad espellere quaioheduno dei supplì-

ir. lettore alla D'fcpiaav, 8 febbraio, 5 luglio, o 13 a»tt. 1777. s> Carta, M]

irla I I P. i.iiioli. .Vof.nd nom. Qualche anno prima, recitava tiri <Ji Napoli il bi| Mi (Olii v. anche B:<i inli

5T.4

per sostituirvi persone osate vietala dal

Rei » ').

Era ancora prima donna nel 177ó la ni*). Nel 77, c'era una romana , Mina Moreacanti Bru- m .(ti , elio era il tormento della huona giovane sposa 1). BteOB Ih ud. moglie dellavvocato D. dei

Plori L'avvocato , prima di sposarsi, aveva avuta une relaziona eoa le Nin.-i . ma, sposatosi, cercava d'essere un marito modello. Eia Nina « non cessava d' inquietarlo <"ii ambasciate e biglietti, e dippiù , coi ardisce anche costei di andar, le cotte

armata e con altri di comitiva ad appostarlo sor ione di casa, di maniera eh' è costretto di non use : non incontrarsi con tal donna o 3).

Furono attori del S. Carlino, intorno a questo tempo, Anna di Stasio, Giovanna Zanobuii, i coniugi Basso ecc. Vincenzo Caramarano, il Pulci/' vedeva crescere

intorno la sua -artistica famiglia. 11 San Carlino, dai i spettacoli serii italiani e francesi, era sempre pii

. per buona fortuna, verso la commedia popolare col Pulcinella, li La Lande dice: " On y douii' le pcuple, qui aime mieux Poliehiuellc qu' Ariste ». si recitava, come fino agli ultimi tempi, duo volte al giorno.

Nella quaresima, al solilo, si accordavano ai teatri di prosa i permessi per le opere sacre coi pupi. M.i. quaresima 77, ottennero 'li recitare « 0] 8 &»•

») Corta tane nei i. 19.°, SO.", 21."

*) Volerà ambirò a Palormo-, ina il Tomeo Lo «licv va obligaU '* iiuo al 77. f. 20.»

BppL l-.i- Hnnsard. Lfitt. .li iU$tna*«J~

f. 81 .•

«» Corte f. 20* « 21*.

M' e p. 447

566 -

, che punto non ledono la religione, il b) costume, anzi che sono istruttive e proprie di detto tenu- to ». Sul loro esempio, gli altri impresari efatesero ed ol tennero lo stesso: e i pupi. On'aflora adoprati, furono so- tituiti dagli uomini. Ma ai napolitani non fu concesso, come ancesi, ili far recitare nelle opero sacro le donne *). Al tempo della fiera, i comici del S. Carlino al solito io. E nei mesi d'està, andavano por 1" più fuori Napoli a Nola, Aversa, Capua, Scssn, Benevento ecc. »). Quello, che Fu sciapi proibita, in prosa 0 in musica, con pupi o con uomini, con qualunque titolo, in qualuu-

P luogo, fu la rappresentazione della Passiono di I Yi- E nel 1779 fu promulgata anche una prammatica ro alcuni resti di --acre rappfeaootarionl dei Clio* enerdl Santo : essendo pervenuti a notizia di S- M. (D. G.) gli scandalosi abusi di taluno del basso popolo in parecchi luoghi del Regno che nel Giovedì e noi Venerdì Santo invece di onorare la me-

i ii-. in . Redentore eoa una ve- ra interna compunzione, e segreto ravvedimento dei proprii falli, la disonorano piuttosto e la profanano, por mozzo di va- rie sceniche comparse e spettacoli popolareschi ; alcuni collo andar nudi per le piazze e per le strade, battendosi a sangue; altri con rappresentare i sagri misteri della Passiono , vestiti .i da Cristo e chi da Giudei e da Manigoldi; Quindi lu M. S.. spinto dallo zelo per la religione e per ovviare al fanatismo .li tati falsi devoti , hn risoluto che da ora in avanti , non vi sia chi ardisca , cosi in Settimana Santa come in ogni altro lampo dell'anno, comparir da Battenti, o rappresentare i mi- steri della Passione, sotto pena di essere condannali alla fru- stra. ...').

I) Carto f. W v 22».

Tomeo, « nllre n»rt« del 1770. f. 15.° bis. <oca Coito dclU prammatiche «ce Voi. VII, Tit CXLV1U. In- ttrdkiwn suerae patskmis mito -lere.

5G6

Ritnrnaudn ai [tettacoli del S. Ima;

gio, per la nascita del primo infante, ci fu una serenata Satetio Mattai. Il qi n<3 me fl a nienti

gè: « Ho creduto poi « ho possa formar epoca nel teatro musico il procurare cott' uso dei Greci, che il nasca dal dram! i li" in para

che discorso, che 'ito l'onore di (are con v. E.

Tannoci). La serenata sunì una festa teal di canto e 'li balli, nascenti dallo stesso arj il ballo grande, chi d'intermezzo fra la pri

onda parte, ancora un nodo colla

renata, sansa vedersi , come si con cui termina la prima parte dell'O cui Bominci inda parte, inserire il ba iele

lontìeu, che tu tremila anni dopo Bur

di ballo a Palazzo e a S. Carlu celebrarono qu« fausto avvenimenti i

11 80 maggio, il solito dramma, che fu VEsiodd Stivacele i la Nittetì del

dello Schuster. Cintarono la Do Amici» , il Pacchierotti, il Corloni, il Benedetti i

Gasparo Pacchierotti, non so perchè, s'cracr- nemici, tra : frequentatori del S. Carlo. IT'

remore, mentre cantava un' ai prima fila della platea incominciarono a fargli colla bfl come suol dirsi, il sordi Uno , in gui cantante, appena terminata l'aria, e rienl proruppe in un dirotto pianto e

ridurrò a terminare l'opera ». Tra qu

') Lettera del Mattai 23 febbraio, 23 marzo, 14 aprile 75 - T*"*1' f. 19.° La cautela fu, corno credo, quella intitolata // Nafte «T .tf*"*' per la quale cfr. Villaroea, Buratti poetici, p. 237 *g.

fj Carte Maggio, Giugno "u, i. :

687

tucesco Ruffo, uffiziolo dello R. guardie ita- liano tia volta, in' Mitratolo ai Fiorentini, lo mi-

li avrebbe tagliato il naso! Il Pacchiarotti I dopo, passeggiati! > pel Mòlo, scontrò il Ruffo colPrin- cì|m- (li Valla, o appressatosi, chiedendogli la sua prote- . gli domando in < s<_- potuto spiacergli. Il

i dargli COPtO dei l'atti suoi.

il Pacchiarotti : Questa è mancanza d'educazione! II Luffo cavò la spada, e cosi il Paochiarotti, o, lottando,

ro l'un e e vennero alla mani Una sen-

ta stava poco lontano, > .dando un forte

:olpo di bastoueal Pacchiarotti: alle

'tuo. Anclie il Ruffo si costituì in prig. v.'ln giorni dopo, ti Pacchiarotti fu cavato di carcere, e i casa di persona elio potano risponderne, uti del Rullo fu fatto mandato di non offenderlo. ') E, terminato l'anno, fu licenziato e noti venne mai più Napi >li.

Tra i ballerini, e' erano le coppie Lopic'i-RiiuHti, i duo h.'lmiui, i due Hauti. K <:"era una Maria Miroui, die capitò a Napoli a questo modo strano. Nel 74, a Vienna, il Valle , Giuseppe Piccolomini , le fece una

', scritturandola i orna ballerina del S. Cado per 600 Becchini, e viaggio e al ••; e, non volend i w

V Impresario, pagherebbe esso Principe. La Mironl venne,

>) Citile varie del novembre e dicembre 75, f. 19 "Anche nel giA ci- tato: lirigundage de la musique italienne, ai dico del Pacchiarotti: < On (ut l'omplojer au grand tragique, car il a un un <lu«-l Mi Italie, il ble»sé un aeignour uapolitain ; * il l a»ait tao, on l'eùt appaio messo | a 75-6). A proposito del lJQchiamtti, si noti anche chea Na- conosciuto i-«t nomo di Ptuehirwatu, « un uomo popolar*. . . . ta «u di una botte, che seco conduce cantando per la citta, HO pannandosi da so medesimo, con uno imbuto, un cornei, ed una zucca traforata , e fregando coi piedi eul Unibaguo della botte , per formami il ba-«o /*■ .tjxntatiffnjto rautumio delCtuwo 1780).

568

ma non trovò posto, e il Principe cercò di scioglier suo obbligo. La poveretta venne •<■ transazione -• rebbe contentata di 180 once, che non basi nem-

meno pel viag gio. Ma la Giunta lece ossei la M'noiii Vi : i 1 1 1 1 - i 1 1 : » eccellente, l' Impresario avi potuto

prenderla, con utile anche d< E il i .

gìuetamente: <• il He lascia all'impresario la lii giustizia alla Giun la, senza annullai- la transazione, la quale Bussiate, benché sia la Donna presa dall' Impresario » *U

S'era introdotto lo spirito di partito per la Esili- la Teresa Banti. Un certo gruppo di S| aiente la prima e applaudiva

Il corpo dei ./ hi e fem

sempre più numeroso pe 1 nuovo di bauli

Dire elio genie fossero anti non è davvero neee^=s

sario : erano quello che sono state, e sono sempre! Tmarn^

le varie biografie dio potrei , poli/i mii e,

voglio ac e a quella di Maria angelica Salemitaa

La quale era figlia illegittima di una tale Cina: e,

già figurante anch'essa del S. Carlo ive<"*»a

ita poi mestiere di cuffiara (modista) in una detta SperanzeQa. Qui ebbe il suo primo amante, che a^u un prete ; poi molli altri, o divenne figurante di S. ( ed era mantenuta da un Religioso Olivetano, « con somna^ ' modestia secondo gì' informi presi dalle autoi petenti riceve altri in casa che il nominato Reli. Olivetano »! *)

l) Violina 9 maggio 74, Cedola— Giuota 2 ag«Mlo 75— Tanottm. agosto. Teatri t. 19.°

*) Luglio 75— f. 19°— Appunto per una rivalità tra ut Uinelti ua'a tra ballerina avvennero al Casanova a Varsavia tutti quei guai elisa» sanno. Cfr. Mtm. VII.

*) AikIi^ di '-ostoi m occupano lo carte d«i teatri nel 1764 £ 1*W

«,) Mflttfl carte, cho la riguardano, 1777 in Teatri f. 21." Ut.

509

maggio 76 ci fu al s. Carta il Vologeso del Rubini e, saltando al gennaio 77, (perchè no q ho potuto trov notizie degli altri spettacoli deCanno), {'Arianna* l'rseo del Fischetti. Non si voliera permettere oel 76, ufi nel 77 le feste da benché 1" Impresario Ubasse osservare

••he «tali ." dosili, i : »1 Mtevoli a tutto il pub?

litico; svitano Bei ii'-rrli, li scandnli, elio sogliono awi-

oire nei festini particolari, a sovratutto li gn che

battaci rovinato e rovinano laute famiglie; chiamano in questa Dominante gran quantità di forestieri , il di cui denaro qui resta] lucra eoo tale occasioi povera

gente, addetta a varii mestieri di calzolai, miranti, trisori, venditori di commestibili, ed altri infiniti, senza il men- interesse del rea! Erario e senza dubbio di piocotissinio SCO vi l'impresario trecento uomini di truppa

regolala ogni sera, cosi nella sala da baHo che io Lutti i corridoi illuminati a giorno 8 porte di palchi aperte

Iichiodate » '). ! ie il.'l s. i rio aveva la Teuber, il Rubin«lli. Costoni, ecc.; e, per ballerini, i l'avier, i Do Rossi) ecc. '). i del Guglielmi, la Disfatta di Dario •I PaisieOo, l' Efigenia del Traslta, che « dovrebbe pian

cere, essendo nuova in Napoli, tessuta Bill gusto <Y-\Y Or- feo », e il Bel/oro' I lMatania.— Quesf u!i i un maestro di Palermo, che, per quindici anni, calo

Aogela PùwioUa, ch'ora iiglia di Elisabetta Rubino, cantante di S. Carlo, fu sfrattata dal ragno nel 1782, come do Ho sott' occhio

Dna tua supplica, dovo si permette il rum-ali »are: « siccome aprot vista di rapporti od impegni, por DM atmeat&M la pudicizia, (chuó la sacra «epe deU'oQosU e delle virtù), le eoo venne andarsene ecc. ». CarUi va- rie f. 27.° V. per le Trattone*!, f. 29." ecc.

') Bau, 1778. Carte f. -

■) Carte f. 5»'— Mano 76— Supplica di Anna Binati! por poter par- ure « maeudo tirata da suoi urgentissimi altari ». obbligandosi a tornar.! richiesta.

570

il mondai lavorando pei teatri di Milano, di Torino, di Modena ecc. ; il Cafaro , osservate le sue coni; a le aveva ritrovate d'uno stilo chiaro, aperto ed nioso » ' i.

Restò il Rubinetti. Era tenore r unico nel suo in nato per Ui' ria».

l'riin:, donna, la Guglielmi, i I l maestro, i

non trov tutte le sere insultata da iettatori . Bnai b fr

sminate » »). Sei- la donna, M

coppia dei ballerini, il I .

L'architetto JoBi, che era succeduto a \ dopo aver languito durante il , inori Del 1777. Fra i tanti successori , fu proposto da Firenze un Dom 9 I ii'.'lli, « soggetto di abilità nella . me di p

uso dei teatri ». Il Chelli fini per averla vinta risali e fu il terzo ed ultimo architetto teatrale del S. Carlo scolo xviu y).

L'Ansala piacqui; tanto, che fu subito riconfermato per l'anno dopo. Venne, primadonna, la M donne della sua sfera la pareggiano nella bellezza od a

io, ad eccezione che la - i 6 tanto forte

ed estesa; al che, per altro, sembra che la '(*>"

tessi ite il vero fondo di

siede qualche volta pare che non voglii

ma ciò non deriva da positiva ostinazione, ma da uu cerio timore elei pubblico , che la investe e dall' idea, che dto volte le viene, di non poter cantaro coni'' si QgUl [M'irebbe, e che vorrebbe a misura dell'abilità, d

') Sua stippl. Parere Jet Cataro ecc. f. 20." «) Luglio 77. Or.!. ■1TU& f

*) D. FrnnMHCO Vernaccini. FireoEc, 5 maggio 77. «e toTl^

ut Chelli efr. lo Poesie carie di elemento Piloniarino. Nip. 1788 ^.

V-

I

L

..ii

r>7i

fondatamente e adorna» '). Il primo uomo fu I.m_M Mar»- diesi; e gli alici cantanti, il Rubinscet, In Flavia ecc.

Nel maggio 78, la Calllroe del Mialiveeek; a poi ■! Re Pastore del Platanfa, f Olimpiade del Misliveeek , 1* Ifi- di Luigi Si'ipi. musica dd Martir. L'amministrazione delta cassa militare del Pondo della separazione dei lucri volle costruire un teatro-, poco di

'o da Castcltiuovo, del quale dette l'iucun

chitetto siciliano frani < - oSecuro. si prevedeva una i

II L7000 dm-ali. Il ii ii ominoiata ne] 78» fu speri i

del 7'.> ). ESd è il teatro , detto poi brevemente

lo, e ora Merendante, il Re se commise la so-

ndenza, cosi per ^li all'ari economie] ohe 'li ghfr

all'amministrazione del Fondo dei Inai, epttateixtafa)

| Ci furono subito offerte di litio pur 8700

Si apri coll'operu X Infedeltà lei Lorenzi , mu-

dai Cimarosa II teatro piacque poco. L'architetto il Napoli Signorelli— « con una piena libertà d'imma* esegu io modo, con un sito sgombro

ii intorno d'ostacoli ed abitazioni, con facoltà di spen- ni losi per la corte, i teatro, che presenta ìicciatap .lire modo, non ampio, non magnifico, i omodo a vedere ed esser visto, non armonico ad >!grado dei Sarti e dei PaisieHi, che vi perdono

l> Zaraba-cari da Rologna, 2 die. TG. £ «) Carte— TmM, f. 22.°

*) Cari* varie, v. f. 25.* L "amico V. d'Auria mi comunica corteae-

cneute alruuv nutixie, da lui dotuute dalle farlo del Fondo della Uefa-

m-J; Dip. drll'i Sommaria, f. 145, »u tfli artefici del U'alro. Pnowi lo

appallo della fabbrica Francesco Corazza; forni i pij>= rni lavorati Fran-

Cm0CO Seni ego ; le op*re in ferro furono IktU <1 > ' uu»«pp<j Celonlani : i

[avori ili doratili aio Pittarell». Il pi itore Crescenzo La flamba

dip**** il telo»» p*r d. 360.

*) dot». Veapoli, 14 die. 78 e altre carte f.

- :.72 -

due terzi della squisitezza. 01" interpilastri , che i i palchetti, gì' intugli, le centrature, la prop

omnia, lo rendono sord i B quando sortirà un tetto circostanze più propizie per .segnalarsi? » *)

Nel 79 fu tutto rifatto il teatro dei Fiorentini. D. Sav de Neyla lo iato dal suo avo mai

ì scredi. Qualche anno dopo, apparteneva a L>. li de Neyla e alla marchesa D. Marta Madd Ristori

Il teatro confinava per due lali colla strada dei tini e co) vicolo che scende ai Guantati : pel terzo case dei Valente; e pel quarto con case del i li Suor Orsola Ben incasa, e con altre della stes- Da questo lato tu ampliato, «correggendo la t'orma an» tica ed impropria di esso » *).

Alcuni anni prima, l'architetto D. Ferdinando Fuga, in una sua perizia , notava della platea dei Fiorentini àn " i passeggiatori, o siano pi

angustissime, a segno che con somma fat: comodo vi passano di fianco dui tra

lile delle sedie « che appena \ imi 'I

fianco, con incomodo grande di chi sta a sederai olire a ciò, le sedie so ttissime all' ultim

che a siculo vi si può sedere, e le Spalliere Ielle mede- sime sonn talmente basse, che «(>«• sano i fili della rena ■. E <-iò, o per ricavare maggior i di sedie in piai i pn>- porzione della medesima per la giusta cai oon già a capriccio. Cosa che merita una savia riflasskM* i

') Napoli Signorelli.— Storia critica. X, U, 109-10.

*) Carte per prendere danaro in mutuo perle rifa. Carte del die. 1783 f. 84.» « 25.»

s) Carte 1. 29.° Manca al Fiorino: // Raggiratore di poca ftrt^

comedia p tp$ fnlomba nel nuovo teatro dét^

retitmi per prima opera del i?79. Mu*. Ouglielmi (BibL Angalka>

- 573

indiò il pubblico che paga il suo denaro possa starvi con un comodo moderato, ma non già esuberante. Ho

luto di bouu I: ir-lielo prosento por essere uno scomodo die riguarda il pubblico, e corno tale da considerarsi -li maggior diritto e preferenza in confronto all' utile pri- vato » '). E, nonostante i rifacimenti di I). Saverio o quelli

•eculivi, la condizione della platea .l-i Fiorentini cora a capello la stessa, che descrìveva, più d! un secolo

^enfinando Fuga.

1782 l». Michelangelo Fred •-! i A. de Laureo» bis, tarli del Nuovo, rifecero il teatro, ampliandolo

dal lato di dietro ').

i 1778 tutta l' amministrazione dei teatri tu ri muta la. Si e e, in SUO luogo, ai oblio una Depu-

tazione dei teatri, composta di quaU b-ri: elio fu-

i! Prìncipe di Ripa, il nuca di Noia, il Due ; S. Paolo, D. Vincenzo MontaKo. [/.Uditore dell' Esercito lo pei soli sfiari di giustizia *>•

E, nel I7st. rivendicando il Capitano della guardia varii suoi diritti, fu pi »ibi60 all' I ditore di far replicare le arie nei spettando ciò al detto Capitano » *).

L' antica Giunta aveva prime r incarico di rivedere i libretti delle opera. Ma, nei 1777, un I». Luigi Serio, che aveva « avuto per due volte l'onore di cantare versi estem- poranei alla presenza delle MM. LL. », implorò la grazia

uga. B st-tt. 177 1 Teatri t. 18.»

•) Carta f. 24.» ., 29.°

s) 12 ott. I77S. f. 22.' Cfr. /' ione eretta per la di-

ayjt'O" Frotutatio Marat*) (ciò*» Domenico Par-

relli) N«i>. 177& Si noti ancho che ad gennaio 77, avendo il Ite prwo l».-r monte e del Principe d'Ardore,

Alla prima fu dato il Datai dell'Uditore, e a questo fu ordinato ohe tMWUUse in tenta dia. Uappit* .i.-UT.Iii 29geOU 77 «OC— T.<ttni.'2\ '

•t

- :-T4

di ossorc dichiarato « poeta Regio colTobbligo di fare prologhi pel R, Teatro ed altre cantate, i -te teatrali, ecc. o. lì., infetti, et) mina di poeta di Corte 1).

D. Luigi Serio fu destinato, nel novembre 78, « alia re- visione delle opere di tutti i teatri » e ottenne 1' entrata lihcra in essi ■), Noi dicembre, nacque subito un con- tra lui e l'Abate Bassi, eh -liti pro-

loghi : ma il Serio pretendeva i far lui. Vu disposto

che per quella volta, essend i già composi

i 'correre quelli del Bassi; ma, poi, li tacesse sciupìi lerio 3).

Se non che, questa lolta tra il Serio e il Basso Basi ò degna i fermiaiii un :•■ ><•

i| Alla Otaria 88 taénùTl 18 g nnaio 78—1 Bi.* « 22.» Dopo l'Ai. Giuro, non era stato piti provristo il posto di poeta di corta. V rapati a.l una domanda dot Sacerdote D. Francesco Cattaneo, che nel 1767 pi*- Molava ia un ma cantala e chieder» ^nell'uffizio. F. l.~>.3 Curioso ob*,i proposito di una domanda del Serio, il Maggiordomo Maggiora n*gna»<i» i tosse «tato mai un Ali Qiovo, po< la di Corte. f. 8 I >i':»oéi» tra gli altri, L ;t.Po«his»

1788), BernouUi, ZusOtit -•« d l^r*

R78, il. Lande, Voyng« en Itoti il Beraoni:i

s Si leste rwoou tomento sui giornali che, nella primavera del 1771

a il vuto la grana ili eeeer presentato ai Sovrani, e in un'ora !«**> improvvisato poesia eccellenti in vario metro, tatto che fu inùuiu »!l» tavola regale ».

*J 4 nov. 78 Alla Dcp. e maggio 7'.) Sua supplica per UH «nidi), f. 82.8 Noto u_ui che nel ITT'!, un Giovai.; Hg ^orù'*B9

otteneva il jiormeaso di pubblicare a Napoli una G< < .l.i |.iu célèbri •• cospicui teatri d'Europa, pei soddisferà di tatti I ^l" ù di teatrali diverti monti ». Giugno 77 (Carte f. 2Ì.") Mavr****"" mail

») 7 dir. 78, £ '-'-'

57.

XVI.

L* Ab. Basso Bassi e il Serio /prologhi Ungi Serio e i Carlo— (1770-

ipiamo che accenti umili sapessi; trovare il Ba^s» -i per impietosire il Tanucci I Ma, caduto il Tanucci, e succedutogli il Ministro Marchese della Sambuca, il i Abate.— con quella vigli no PBggnm-

solo i poeti, quando sono vigliacchi, cella prima

•i : dal solito pagamento, scrivov.; : >lla sua bella

rafia, che fa supporre una penna d'oca magnifica- lemperata:

I chiederò rispettosamente a S. E. il signor Marchese della ibucfl Primo Segretario di Stato ecc. il solito onorari

>ti prologhi, l'Abate Giov. Battila B.ts-^» Bassi umili.i scherzo poetico.

Madrigale

Ministro passato, Signor, fu stilo usato, Oh' io gli chiedessi con giocoso rime Dei carmi, onde del Padre e del gran Figlio Diodi lode al Nata], la disiata

leta merce. Deggio avvezzarmi Al medesimo costi*

•ii ancor con voi. Dunque, soffrila, Cho un Cavalier, che Italia Mina onora,

hi, cantando, alcun son^ orso ! Alfine.

Marita ogni hi

Lo siahilf suo premio; e chi presto duo volte, Signor ! Se i voti miei

576

Tosto paghi faceva il giubbilalo Ministro, che pur duro era, e restio, Quanto sperar degg' io Da voi, che siete la dolcezza espressa. La pietà siete, e l'equitnde istessa ?

Al suon di mie preghiere Vi miro impietosir ; son persuaso Che pronto a Don Tommaso Ne darete il comando, e eh' io tra poco Per voi, Signor, riscuoterò l' intera, l'ultima sarà, grazia primiera ').

Poco dopo, il comparir di Luigi Serio alla corte lo met- teva in ullarmc. In un lungo Irttei itto bene— perchè il briccone sapeva scrivere! in data del 14 marzo 1777 al Sambuca, esponeva la sua vita, servito come Accademico Brcotaoese, i tredici aaoi fatiche de] Prologhi', edora sentiva dirceli

à, imo sarebbe affidato al Seno, imo ad un altro, « 3 terzo a lui! «Agli uomini onesti sensati posso a- rare V. E. che si indiscreta e crudele richiesi; sorpresa ed orrore. Mi sa il detto pretensore I i sesso, da lungo tempo, sa eh' è premio di mio h sa che non ho colpa demerito, e nonostante n'i quel boccone di pane, che godo in pace, per la reale. Aggiungasi che egli danneggia me con poc utile, privin': dell'assegnato inni avivbbo dicci santa. Ma Dio buono ! Non ha egli il Tribunal ubertosa è la messe ? E '-hi' non può 3perare per 'piena carriera dalla beneficenza del Re? Per* n- io©

nel mi.) piccolo pacifico po-sesso, e v dar chi riti , il mio lungo duplica

i) < Si dia l'ordina solito, 17 felibr. 1777 », f. 21* Cfr. nucb*» Ut. 9 iiov. 76 al Sambuca, f. BOJ

577

attenzione, non sieno considerate per niente? Piace- le a lui, se fosse nei piedi miei, che gli fosse fatto un 1 torto ? o ') , l' anno dopo, F agosto 1780, scriveva in versi :

Non già solo il bisogno,

Mio perpetuo tiranno, adesso a voi

Perchè della cantata

La solita merco chiede, Signore,

Ma il favor vostro implora anche il timorel

Si vuol che in avvenir per le festive

Regie nascite, sola occupi, e intera,

La Cantata la sera, a quattro voci,

E in due parti divisa. Ah non vorrei,

Signor, perder nel cambio, e eh' al feroce

Serio Lion la noyitate aprisse

Varco all' insidie, e s' aiutasse in Corte I

Temo la sua gran sorte,

Non l'arte ed il saper; parli Veturia *).

E parli Ifigenia ;

Ma temo più della sventura mia !

Io sono Fra Modesto ,

Solitario , raccolto,

mai sarò Prior : l'avverso fato

Sempre, oh Dio, m' insultò fin dalla cuna ;

E a quello arrise, amica ognor, Fortuna 1

Ecco una prova : del Novel Liceo ,

Ch' opra vostra è, Signor, sta nella lista,

Io per Estero scritto , ei Pensionista.

Egli , in somma , per dono

Del Re , per bontà vostra , ha , come dice ,

Scudi sessanta il mese; infino a cento

E a mille ancora glieli accresca il Cielo ;

Io non l' invidio. Ma non turbi, avaro ,

-«nga lettera in Teatri, f. 21.°

■* suo dramma: come V Ifigenia era un dramma del Serio.

39

- 578

Chi, dopo lungo e duplico Bfl

Gode scarsa merce. Di va i ara

<.)ue) ricco Possossor toglier furtivo

Volle a >. iterai l'unica agnolla ,

Ch'era tutto il suo bene,

Hi il il fido sostegno e la sua spene.

Ma il Profeta gridò. Non poro credo ,

Che volga di Davidde

Il mio compeiitor la trama in mente ;

E, S'io fossi ammogliato.

Per cieco affetto sulla me

Diavol fallo ch'io fossi un altro Uria!

Ma il prevenir sempre è da saggio. Io vivo

Su le vostre promesse e all'ombra cara

Dell'ali vostro amiche. Non perni (aie)

Sovra di me, signor, eoa (atti -.eri.

Che di Natan I' apologo s'avveri I

Il Sambuca, in un momento di noia, uli dovè I che smettesse di fere il buffone, che dicesse chiar prosa, ciò che voleva: la genie non aveva lampo daper- derel II Bassi, umile e serio, ripetette in prò ri'liiesto e i suoi timori. E in prosa seguiti» d1 sfiorii» poi a (lumuiil.ire a volta a volta i suoi sessanta duca

Luigi Serio si mise al nuo i eoo grande ab

e con precisi criterii lettorarii, ila far valere. E subito a trovarsi in discordia con la Deputasti

La compagnia del 79-80 aveva la - Bedini, lo Scovoli i, e altri minori. Nel maggio si d«tte i Mcdonte, e pieno di decorazioni », musica dell

>) Cari.' vari,- |780 <• SI. f. 23° ■■

') Giunta 5 gounaio 78 Infoi mi ricavati : « hn ottima vani. «tU

con .1 -ilii ... buon gusto; è attrice più che m*liixw. * *

aspetto vantaggioso o.cc. » Corte vario, t. 25.°— N.>lla Ilibl. di S. Mirti*

e* è iju to foro, Anacreontica in lode della nf*f*

!ti-\ut .1.1 :

579

Noli' agosto, il Demetrio. Questo dramma del Mi ido un pò1 lungo, Tu mandato al Serio che I" D Serio lo ritenne alcun] giorni e poi I" restituì

.m mi lustratore del teatro, con questo biglietto :

Stimatissimo Sig. D.Nicola L'incombenza, che ni :ivete data e impossibile ad eseguirsi por la brevità del tempo e per- chè non ho il coraggio ili deturpare un bellissimo Dramma il.'l divino Metastasio , il che mi tornerebbe a biasimo gran- presso il pubblico. Se cercale una persona, che possa prontamente, e senza riguardi soddisfarvi, indirizzatevi al sig. D. Giuseppe Pagliuca, il quale, non avendo, pubblica carica, sarà più scusabile di me E sono con ogni stima— Dev.mo - ObblJne ed amico Luigi Bario ')•

E proponeva poi al Ministro ili ordinare che un drammi lei Metastasio « noi a alcuna alterazione, segnan-

ti solamente Don virgolette quo! ohe si vuol tralasciare », poi, pei quelli di altri autori, al giudizio del poeta le'). I drammi I *1 Metastasio cominciavano ad es- s : « comunque celebri, pure pel lungo uso, e per la comune prevenzione , pai" che cominciano a ri- oltreché, essendosi li medesimi scritti più o più biella d* Europa, é impos- sibile trovare chi, scrìvendoli, possa immutare una mu- iva ed incontrare a fronte di imte eccellenti mu- do medesimi: . per questa ragione, per lo più, le opere non incontrano il piacere del pubbUco » J). guai davano con occhio benigno le produzioni, elio i drammaturgi napoletani, D. Giuseppe chioni, D. Benedetto Barbefla, D. Giuseppe Migliacci.». I

it. 4 Inglio 7*1 f. 22.*

i dot S«rio Rim. «Il i Dspul < 79, f. 22°.

la, LE Loglio 74, f. 19.*

580

quali erano, prima, giudicati da Saverio Maitei, e poicad- doro sotto la gturisdizfoas dal Serio ').

'. 79 si stabili ohe, ogni stagi* irani

mi, dovessero essere nuovi. Luigi Serio si offri di farli lui tutti o duo; ma poi convenne dio « pur si p sono abilitare altri sudditi del Re, contentandosi egli esseme il censore. E siccome an ; ritirarsi

odiosità, propone stabilirsi un collegio di pei scegliendole dal corpo della \l. Accademia o fuori : circa ai presso si può prender norma dall' A Parma » *).

11 novembre 70 ebbs il Creso di G, Pagliuca, rausi dello Schuster, nel gennaio 80 il Gran CUI, musica di Ann min Rossetti.

Finita cosi la nuova impresa del Santoro, il Ile voi» ver ili nuovo l'amministrazione a proprio conio, per mozzo della Deputazione, come già col Li veri e la Giunta. L'Amministrazione non fu meno rovinosa per 1' i i! capila , non riuscì neanche a piacere al

Fu prima donna In Marina Ik'Haldi, dotta la Bai v giovane di bellissima figura, di voce chiara od agile t di guisa che sorprende e può dirsi un AgujarU

ia Bfleora assai bone. Non si può dire che possiod* profondamente la musica : ma ciò non si cerca qi una prima donna ■> »). Il primo

ohe passava pel migliore del suo tempo. . Aniooio

l'i m; contralto Pietro Santi.

") Carte in f. I9.«

») 10. 20 luglio 75 ecc. f. 22.»

'I COSI a. Cantelli da Milano IO wlL 70 o lo ate*ao ripete II FU*- «Motti -f. 22.» Cfr. lUppl. di Keiudetto BartaMi, j».

Maria Bertoldi dette te Baldurci. f. 23.° Il Iji Lana* (a < .. 1 16} « »ttwl- leoirn t . la Baldood pa**e pour In più* . mniiw Mar

panni Iti mitrate ►.

e

:

581

Nel maggio 80, V /pennesi m, musica di Vincenzo Marlin detto il Valeniiano. NdTagosto, r Armida del Joramelli. Nel novembre, Amore e Psiche, musica dolio SchusteP. Luigi Serio, a proposito di questo dramma, faceva qu

1 1 1 Re

. . ini li» altre incombenze del supplicamo vi 6 quella di riformare nelle occorrenze di questo roal teatro i dram. ni per musica, e finora ha fatto su di essi gravissime fatiche; an-

»zi nel dramma , che e attualmente in sullo scene, non solo si son fatti cambiamenti, ma si 6 composto interamente nuovo,

col solo fino di render meglio servila V. M. e sonz < Alcun de- siderio di maggior guadagno, ancorché abbia la R. Munificenza promesso di compensarlo separatamente. Ma oggi , Signore, ò il supplicante in circostanze , che si oppongono al decoro o alla giustizia. I cantanti e i maestri di «-appella fanno a gara co* loro strani capricci sai pretender cose, che ripugnano alla ragione, e Bono d'impossibile esecuzione. Vogliono 'Mutar cose flebili in occasione di sdegno, e protendono parole per mu-i- ca agitata e vivace ed agile, allorché la scemi BOB lo de, e giungono ancora a pretendere le ariette di tanti \. «pianti possono soddisfare allo loro stravaganze, e sovente ac- cade che uno pretonde ciò che l'altro non vuol che si faccia e in tal confusione si vive quasi fino alla prova generalo di tutta la musica del dramma. 1 Cavalieri Deputati dei Teatri, hanno intese più volte le lagnanze del supplicante e han co- stala la giustizia della dimanda circa il raffrenar tali pre- tensioni; ma senza il sovrano oracolo non si vedrà giammai tal necessaria riforma. Per la qua! cosa implora il supplicante dalla M. S. di ordinarsi che, allorché si ò scolto il dramma e ai ò approvato e ridotto in quello forme , che richiede 1' uso corrente del Teatro, non sia lecito ai cantanti e ai maestri «li cappella di pretender altro, ed, acciocché si evitino tali incon- sienti, ai consegni il dramma già scelto, quando sari ridotto

in modo che non vi sia uniformità di carattere nelle arieti",

t* che le ariette medesime abbiano tal dolcezza o fluidità, che i maestri di cappella non si abbiano a lagnaro di difficoltà

582

nell'udallarvi la musica. E, poiché V, M. ha Stabilito por ciò

fur« il PodtB di Corto, che ha pur la gloria

lilù di Regia Cattedratico con gran concorso di uditori, e con

pubblica soddisfazione, non G giusto che se

ratiere , facendolo difendere dagli altrui capricci , che SODO

sempre Iìl'Ii dell' ignoranza.

Nel gennaio 81, I' Aròace del poeti Francesco Bianchi. E, a proposito di q

soceiune^ il s

soggiungeva il Serio:

mn>

Il maestro Bianchi dramma dell' Ah. Ser* *.<>r.

e eoli' approvazione del Poete «li Corte, fu offerto alla M S. dai i;iv. Dopatali e so no ottenne la Et. accettai t,t «ai*

do ui tale stata le co >no pretese quattro ariette *> H

duello totalmente farti di nuovo nel 1. KM dimani-*

scene intere nuove, ed un terzetto

gran cambiamenti nei recitativi de' due atti, e oltre anc= l'intera rifazione del terzo. Questi cambiati un dram

t.'spre&ftamenle nuovo per questo teatro, possono r»« dispiacere all' autore che vive , e vive nell' Italia ; e t i danno all' ouor del supplicante , porchò , le proprio faiicbo confondono COQ lo coso altrui, e se si giudica cattivo il dr*»n: ma, si attribuisce la colpa al Poeta di Corte, e se riusi1 pubblico gradimento, si dirà cho il dramma ù dell'ubalo

quando della sua opera poco affatto ni carne tutti qU€ riti «li ha fatti , e ne b*

congegnali molti al maestro di captila; ma rici ma giustizia della M. V. aflinche sieri noti tali verità *).

ne si vede, l'ufficio di poeta di coito era ilt-f che una sinecura; la fatiche della carica er »••

Il Poeta di corte funzionava non solo da un

») Nov. 1780 f. 23.°

583

ina i l.i .su l'uni . poeta, ■''( hifioefa, dn>. do:

I— Morto ti Metastasio; para ohe il Serio

cambiasse pensiero sull'inviolabilità dei drammi di cosi

1 , non voleva che si

loca tlit'atti, neh" 82 :

...... A lutazione pretende 'li prescrivere ci»"» eh* e

d'ispezione del Poeta di Corte, e proteo limonio che

non si de te cambiamenti nei drammi. Si

la melodrammatica poesia be le Bue regole fisse e invariabile

Ini quanto e scenica poesia: ma per la varietà dei tempi e i può e deve soffrire alterazione nella fol negli

estrinseci accidenti. li bullo era prima un leggior tran 0, ed ora ó uno spettacolo che uguaglia l'opera: le arie avi; cinquanta buituto di musica,

ed ora la cosa e dol tatto diversa, e perciò si trovavano al- lora fino a quaranta arie in un dramma, le quali oggi fareb- bero orrore. i?i badava prima all' eecellenza del dramma con molta serietà, e perciò la principale occupazione ora nella con- dotta dell'azione; ora per contrario guardali COQ indifferenza tutto il dramma, e uttiMuli.no con impazie In' pezzo di

musica delle prime parti, ed in ÌSpecie india fine degli atti; e

perciò si guarderebbe un accorto poeta di re latto con

qualche arietta di eeoond ammi del Zeno o del

Mstastasio ai son fatte die cir-

;:,|.i . del luogo, ('osi si fa in Roma , cosi in in Milano, cosi io Torino, e cosi in tutti i tea- tri dell' Italia. Il supplicante ha avuto ritegno di fcrln vivente il spetto air Autore, che zara t SI mo-

dello della peri' sarà per h cara; t la In-

vola, pel viluppo, per la catastigli! , pei II locuzione, e per mille altre doti intrineeebe alla poesia; ma si può benissimo dar forma differente alle cose. E in questi cambiamenti, se occor- rono, i il perito eletto da V. M.. né, senza Ira- dire al proprio dovero o decoro, può il Poeta di I pen- dere da chi non profSSM

pittore, il maestro di cappella nel lor mestiere uon

584

dipendono da altri, cosi il supplicante implora U ili i \!

potere esso supplicante far la proposta del ili

alla H. Deputazione , e a V. M. , e colla reale approvai

eseguirsi quunto surà- per proporsi ').

Neil' 81-8, P Antigone del Gazza ni ga, i - dd

garelli, la Zemìra del Seriore < Bianchi, il

Fornace dello Stcrkel.— Era prima do rara, che aveva cantato i lUSO unh Stuprimi

teatri d'Italia i. Gli altri Antonio Prati, il Consolala Rosa /annetti, ecc.

In questa stagione, fu smesso l'uso d >ghi. Ls

Deputazione, sin dall'aprile 70, espose che o i tre p loghi, ohe io ciasohedun anno si rappresi". Irò di S. Carlo in occasione dei tre bacio agosto, 12 e 20 gennaio, si è veduto coli* e -j ebe

recano piuttosto tedio che godimento ai Sovrani, ed per- itano la musica dei drammi, pi da quella dei prologhi, come ancora perchè, dovei

ri, dopo terminato il prologo, spogliare d del medesimo e vestirò di quello del dramma, ro che devesi passare qualche tempo senza veruno sp colo , o puro rimpiazzare quel vuoto eoo qualche ba^0 inconcludente <>; e proponeva di abolirli. Ma il Re n Qualche anno dopo, il Re stesso faceva significare il p*>«*> piacere, ch'egli avevi dei prologhi. Il Bosso B ì jjì*1

alla difesa con l'ansia di chi ha tutto da perdere. I \*f loghi non piacevano, perchè si eseguivano male: « i»*" si mettono più in musica, vi si fanno SC< fcbw

a posta. Escono confusamente i tre cantanti : dicono *

') Suppl. f.

*> Depul. 10 loglio 73, f. 22." Intorno ad ««a cfr. la fi ifriistenwnu de l'autonuic de Tosarne, dalla Goudar.

- 5tó -

•lacero duo o tre versi di recitativo, indi tìngono di principiare un'arietta, ohe mio interrompe all'altro, cantan- do, di i a braccia; o cosi ridendo e sghignazzando I. loro, come malti, rientrano nelle scene; ed in sei o patte minuti e fermato il prologo: più si canta laLi- B il migli II* omaggio ». Tutto ciò, .. del Principe Ripa, suo nemico. Ma il Bassi dovi star ritto, quando il Re ordinò: « Non facciano più li prologhi .itinui, pero, all' Ab. Bassi t'importo dui medesimi a titolo di pensiono » ').

Se i prologhi si smettevano, perdurava 1' uso di alcune

h altre cantate di omaggio. Ogni anno, il 1.° maggio, il Uegio Portolano della città di Napoli presentava ai vraui il '.".si detto Tributo di frutti e fiori. D. Antonio «li Gennaro, Duca di Bel forte , buon verseggiatore, di k molla fama a quei tempi, introdusse l'uso di accompa- gnarti l'omaggi i o 'ii una i .minta in musica ■). No no in- 0aOXÌ una del 1777. Il Trionfo di frutti tono

rappr wiga collinetta, nella sommità delia

quale stavano Flora e Pomoua. L' altro Trionfo , della il, rappr SO, a piedi del quale riposava

iana, coi suoi cani intorno. Fu presentai i da l). Giu> eppe Califano *), Un'altra «antata annuale si fa-

tannare; la più antica «:be io conosca di que-

ic, ò del 1745, con musica di fi. Abos; altre far in mustea dal Ponaroli, dal Cafaro, dal Paisiello, dal Ci- roarosa, ecc.

») 27 nov. 81, e altro carta LetL del Basai, IO nov. 81, f. 84.' *) V. Pottit <ì' Antonio di Gennaro , Duca di Hai (òrto , Nap. , 17'.*'-

III, 41

Uro «timile ooropooimonto: ìm Primaoara, pel Ifi maggio 1775,

«critto 'lai Di Oeuaaro, ò nelle Poesie cit. HI, 39 tgg.

586.-

E un'altra ancora, sacra, si i'a la Bota

Corpus Domini; come questa, «Iella quale rifi Coi ufo per musica per la solennità del <

Domìni ecc. ecc. sotto il governo 'l' D. Anto» nelli </. Cristofaro Eletto <1< Popolo-,

1765, ohe fu cantala dal I i, dall'A:

'l'nUc, il ci Mazzantl ecc.

Neil' 82-3, tornò al s. Carlo la Mai-ina Baldacci N«J maggio, si ebbe la Calipso dell' Insanguine ; poi. I' Cinese del Cirnarosa; la Zulima ') del Bianchi, la A Ir! (invi ì). E la Balducci eoa Teresa 1; conda il per la stagione seguei^ lucro

il teo Domenico Mombelli, il primo uomo Frani

Roncaglia, e il Man

L;» prima opera fu il Medonte del Sarti. I V. I. L. Meyer, che era allora a ."-• 'io la

voce delta Balducci era agilissima o di grande e pieno <li ressiono il moiln di porjpere.

Mente tenore, il Mombelli; il Ronc vocl! melodiosissima, e .11' azione. « Ma che fuo

a di esecuzione nell'« a del S. Carlo ! I

poderoso., che spazza tutti» innanzi a <ù, scorrendo

igica armonia. L'andarti* nani -li q

cresce di rapidità, a poco a poco, ì i &

venta un allegro. Questo \&vé un d cbestra, ma serve a indicare il suo carattere! Li cantanti, in perfettissimo u'«-< »i . I . '"li rio conquide lo spettatore, come un incantesimo J oura, bella più delle altre, del Roncaglia non termi- na con applausi, no, ma con un g> grido di gH>tt nella sala In quel momento, il teatro pareva il i

l) Era alala rupproontnta noi 1775 ool Ut. di OicotemaL *) Allori in Fioritilo o. e.

5R7

del Dio dotta musica: la cui consti .iva

radunanza daHa terra aff abbrazsa -li un' a >vra>

rrenal « ')

Il dramma del 13 agosto, Y Oreste era si. Luigi Serio :

« L'ho composto dopo lungo e severo studio su dei ['in prandi poeti Drammatici antichi o moderni: dopo avore in gnato per sei anni i principii di tal genero di poesia nella U- nivorsita Regia , e dopo la continua pratica l'ir» dal

rimo giorno irati alla gloria di poter servire la M. V.

qualità di Poeta di Corte, ini sono accorto che mi no

i drammi per musica | ntorcssano, non già pel ;

eriio della poesia; ma pel gran voto che ci ó tra i recitai ivi e le ariette per la poca economia dei Maestri di cappella nella >ne dell'armonia, poiché, rendendo interessami la ariette di uno o di due personaggi, tutto il rimanent' dramma riesce negletto e noioso; pei capricci dei cantanti, che ir servire il poeta, il rimostro di cappella e il pub- ••o isiesHu ad appagar la loro vanite, 8 per la negligenza ed uoranza dei cantami medesimi, che si fanno cader dalla boc- ca le parole del poeta, senza arte , e senza ai op- portuna espressione. Or, pensando i<> di dar a tal disordini .{ualche riparo, ho corcato di ridurre i recitativi al minor mi- tro possibile, od ho sparso il dramma do' cori per risveglia- re l'attenti id, eteciocche i cori dessi producessero un stimerò eia Drattenimeoto . ho

ione e di farla servire all' intreccio e allo - luppo ole II più delle volte le ariette riescono iotipt-

, e, se sono meraviglioso , dei •varia abilita del cantante . che dall' eccesso della musica , e perciò io ho procurato di far cadore lo ariotte , specialmome quelle dei principali personaggi, in tai circostaiu ie co-

i il Mai «ti di .servire alla poesia, e il can-

i spiegar le passioni. Ma in Iti te precauzioni

588

nei miei tentativi, mi son ricordato sempre, che Apostolo Z«- no, e 1 abate Metastasi"), con infinita giuria del teatro italiani), sostituirono alle stravaganze dei melodrammi la regolarità- e lui coturno, e perciò, camminando i loro,

ho promosso lo spettacolo Senza tradir I' unità del tempo e dell'azione, e, per quanto è stato possibile, anche I' min luogo. Ho cercato di lusingare i capricci dei cari tonti setta effondere la costanza dei caratteri, e di dare occasione al \*- letico col brillante dell' armonia senza violar l'esattezza dd costume tragico, e senza avvilire la dignità della locuzione ',i.

A sua stessa richiesta, fu mandato per esame ali domia di enze; e approvato'). Fu messo in musi-

ca dal CiriKu-usn.

Molti drammi nuovi a I Poeta dH Coi

doveva giudicarli ■■). E non a a dii ri facasa»

doi nemici! D. Benedetto Barbella era, per esempi poeta, che faceva, di latito in tanfo ido di questo

genero: «Chiodò prontamente un sussid i per pagare il padrone di casa »! *>. I suoi drammi, ole altro suo composizioni, fioccavano. Il povero Serio nt tn addirittura oppresso; ma a sempre resping

tato dalle repulse, il Barbella scrisse tre grò contro il Serio, o li mandò al Re: Difesa dell' ab. D. Be- nedetto Barbella sul temerario equivoco preso per troppo dai revisori del suo drai T/n-

riffa Maestà di Ferdinando IV. ecc. *).

') Serio al Re. 3 febbr. 1783. t. lfi«

*) Parere 1 aprile 1783, flrm. Giuaoppe Carulli, U. Forge» Dana*»"- e M. Barcone, f. 25.°

') Vedi alcuni auoi pareri ia appendice.

*) Apr. 1788. f. 27.»

"J 29 S«U. 87 f. 28° Anche Don Onofrio Galeota acrbvff ca»B* u Serio, che non aveva voluto, diceva hii . accettar- Iran»» !"

S. Carlo. V. il mio opuscolo: Don Onofrio OaUota Poeta <• r*»to»«r* napoUtano, Traui, 18t»0.

- 589 Ed ceco, a questo proposito, una lettera di Luigi Serio:

S. R M. Signore ,

In esecuzione dei sovrani comandi della M. V., ho letto le , di cui si asserisce autore l' Abbate D. Benedetto Dar- alla. Alcune contengono progetti di politica , e alcuni altri rogetti di economia e di commercio, promettendo nientemeno 'Autore che rendere inesausto l'Erario Regio ed estirpare per •nipre i delitti da' Vassalli di V. M. Alcuno altro carte sono un'apologia di certi carichi , ohe non vengono riportati, e-

iia se ne ricava un parallelo tra e il medico di Alessan- dro Magno. Finalmente, tra colali carte vi fi un dramma per musica intitolato Telemaco in Creta; ed essendo questo l'og- getto della mia mei . mi la gloria di umiliare a V. M. che io ho cercato colle buone di indurre l'Abbate Barbella a desistei!- dall' impegno di far passero avanti il Dramma sud- detto, per risparmiargli quella mortificazione, che avrebbe do- luta per una giusta censura, e repulsa; ma, cotale in- voco di acquetarsi, è ricorsa alla M. V.. esponendo indecenti lagnanze contra rno; cosi mi veggo n di rivelare •II. na Regale intelligenza, che l'Abbate Barbella è un liserabile, che delira in prosa e in versi, e l'alterazione del suo cervello e tale che non so se muova più riso o compas- siono. Il suo carattere è universalmente noto per la strava- ganza, e per la torbidezza della mente, ma la pruova maggio- ro può averla la M. V. dalle stesse carte che le respingo, e in ispucie dal ricorso che ha scritto contra me , per cui suppli- cherei V. M. pel gastigo , se non fosse evidentissimo argo- i ito, che l'Abbate Barbella è un pazzo. Il Dramma intanto ò un centone; ma 6 accozzato da uno cho m 001 il teatro la musica, ne il decoro toatrale, é cosi sfornilo dai lumi poetici intorno alla Drammatica ie non merita che se ne faccia particolare riflessione : ma ó ir degno che si osservi , cho molte volte I' Autoro corno

590

eroico e termina in bernesco, ed accade, cho ove 6 più gnato far i li promuova egli pia ni

Auguro alla M. V. I.- D300ÙJM felicita, e pien d' ossequio regal solio mi prosiru.

Napoli il di 27 luglio 1788.

Di V. M.

Umilia, e fedeli**. Vassallo Luioi Serio ').

Tornando al S. Carlo , il 2 ottobre 1783 vi La Felicità dell'Ari friso, componimento aratura Pagliuea, musica del Guglielmi, sollenn .e dauna

compagnia di dame la ricuperata sai sta la Regina *). E, Del novembre, si ebbe l'Ari musica dell'Alessandri; e, nel gennaio, l'Adone di G. Boi- tri *), musica del Pugnai n.

Il grave danno dell'erari" per l' amininislrazioti Deputazione indusse a pensar di nuovo a un ira Il Principe <li Caramanico ricevette a Londra l'ìi sulla fine del 1782, di tare qualche trattativa col l. nessuno miglior di costui, che, « colla sua abilità «tu* lento, saprebbe far valere a suo benefìzio > e, nello stesso tempo, procurerebbe d' incontrar no o pubblico gradimento ». Ma il Lepicq per allori potè venire, e continuò la Deputazione

») Tratri f. 28.°

»j L'«w6guii*ono il M, nanni (Prologo), e il Mombelli, il Roncai!'» * la Balducci.

3) A pt-opo*. dell' Artiuerse , v. una lotterà <Ji L. Serio ; 28 a|0*> 1783. F. 250.»

«) Sull'Aden» dal DolU-i. v. lett. del Serio, 22 «ett. 171

:•) I--tt, ai Cnniraanico 24 s. l.-ti. del

aov. 82 e poi luglio 83 <vv. f. S4-W Ecco i risultati dei coati **!» D*

591

Noli' 84-85, il Caie Mario del Bianchi, 1'.! del

Trìtio, il Catone dell' Aiit'Hielli . ['Antigone del PaisieM

»NelT 85 genia dei Pieyel, V Enea inia del

ugliclmi '), il Lucio Vero del Sacchini, 1* Olimpiade .11 wsieUo '). NelT 86-7, si ebbero VOlimpia del l 'rati, il Gettito Sa- de] Sarti, il Mcsensh del Bianchi, 3 Paro del Pai- I Niello, poesia di Giovanni Gamcna. Canlarono io queste tre stagioni le prime donne Anna Pozzi, A. MorìchaQi-BoseSi e Francesca Danzì-LebruD. E i tenori David, e Mornbi-lli ; e i soprani Itubinelli , Ron- i.i, Monanni, ecc. 8). Nominiamo i ballerini Carolina f. suo marito Pietro Angiolini, e la Redaelli, e l Jane Gioia , e, più. notevoli di tutti. Sebastiano Galli leonora Dupré ').

,1780-1 I-.tr. 3603B.Ì5, Erito 45587,42— Ì781-S. I. 39x37,85, B.

>_ f76S-3: 1 i n..,,.!.- ma i: I. :52ilv.;: i

l. 39420,35. E. 4O202.8G. flSJ-O. I. 32875, ì reatini, altro Introito: 1'. 1321^1)— 7'. n.°

nel loglio 83 il Lepi eq un prolungamento di Col

gli fa accontato; w*p<Mi la pensiono. Teatri, f. 25.°

») ti poeti doli' lìnea e Lavinia fu un Vincenzo do Stefano, p«H qua lo

f. 26.° *) Ferrari, Am •• <it.i<uio più opporiunamuntu più oltre.

Scrisse il GuB-lielmi pel teatro S. Carlo l' Enea •■ Latitati ,.hbo la InrichoUi per prima donna, Roncaglia per primo uomo; o il celebre te- Motulx:lli; un tr: BifiCQ MataniM tutta l'opera. Nel carnevala

inaaegaoate scriase Paiaiello V Olimpiade por lo stesso teatro ecc. il, lbo-6). 3) Attori in Fiori mo, o. e. 'i f. libretti 'uvh. Mot., e carte f. 24,

m -

XVII.

// Serio e i teatri oV opera buffa Ritorno del Pi stello Celeste Coltellini Aneddoti Una rea curiosa.

11 Serio era revisore, come si è detto, di tutte le ojm di tutti i teatri E la riforma degli a n'opera

l'occupò non meno delle faccende del S. Cai

I disordini, che accadono nelle commedie per musica, dipen- dono da molte cagioni. La prima di tutte e la somma ignorai» dei compositori, i quali non solo non sanno le leggi della poeti» drammatica, ma non conoscono nemmeno la grammatica ita* liana. La seconda cagione , forse non minor della prima. * il capriccio di tutti i cantami, che, invece di servire il divertimonto , vogliono che il pubblico sia sacrificato atU k vanita. A forza di prolendore chi un* aria di tra carati* r un rondonino, chi una cavatina, chi un duetto, chi un tra memo, chi un altro, riducono il compositore dei versi con mi- nacce, o con seduzioni, o con denaro a rinunciare anch'* «J senso Cornane. Finalmente, tralasciando le altre cose, ai <J# chiamare in considerazione il gusto del popolo, che si compiace assaissimo di stravaganze sorprendenti o di laidezze e icnrhlit* contrarie al buon costume. In questo stato, il buon edlodallt commedie dipende dal caso, o da qualch>- sorprendente ahBiii del maestro di cappella o di qualche cantante.

Il guaio era che , malgrado gli ordini , gì' impr aitavano i libretti .-il revia ilo tre o

i prima della recita, e quando la

falla, hi il Seria dovi ringersi, o a far s.>lo qualche

'ione delle espressioni più scostumate » ; altrimenti»

I maestri di cappi lavano I Ku, ripetuta)

593

1 ordinato che gT in presenta I libretti

-no prima darli a musicare:

ilice che in Napoli non ci a chi scriva; ma, su V. E. ordinerà che i poeti non dipendano dal capriccio dei cantanti, dalla boria dei maestri di cappella o dalla venalità degP im- presaci e dalla tirannica condotta dei quattro Cavalieri D i V. E. molli ga! , che si faranno una y

servire al 11 he, poten faticare

l'onore e per un onesto guadagno, acquisteranno coraggio alacrità n< » tali esercizi : il che non riut

i resteranno Dell'avvilimento e nella ecniavitn, in sai no. E, perchè V, E. ne conosca fin da ora una prova, ri- in Napoli ci abbiamo l> (Giambattista Lorenzi, uo- mo di molta cultura nelle cose poetich.; •; di rara abilita aell cose Teatrali, e questi, oggi, non ò più cmisiiierato, poiché, av- vezzo in nitri tempi a dare esso le leggi ai cantanti , e al maestro di cappella , non vuol riceverle vergognosamente da loro. E come i cantanti sono nel possesso di pretendere mille stranezze, cosi non vogliono più soffrire l'ordino e la regolarità di un componimento Drammatico. Quindi 6 avvenuta la diser- zione dei buoni scrittori e la perdita del pubblico divertimento, perche , non essendoci più ragionato viluppo , interesse ila drammatica e nella condotta delle scene, tutta l'attenzione si riduce a duo o tre cose, e nel resto si giace in i vuoto : e perciò, se si sgarrano quelle due o tre cose, la noia e lo sconten lamento è universale. L' E. V., che m magnanimi sforzi procura lo splendore della nazione, pren- da a cuore questa parte di ani liberali e di decorazioni d'una capitale, e vedi più il pubblico teneramente anV-

nato al suo gloriosissimo DOBM. . . ')

l'iti volto tornò alla carica 8U quatto punto. Gli ordini seguivano. Ma la verità ì poteva

') L. Serio, 27 gennaio 82.— Teatri f.25."Cfr. Bario M giugno 82, ivi.

M

594

eseguirli, (il'imprcsarii, dice la Deputazione, « i quali non vivono che d' imbrogli », difficilmente trovavano un buon poeta, ed eran costretti a rivoli no poetastro.

Varie M-ttimane passavano per intendersi Con-

vamito il prezzo, il ]K>etastro cominciava a ; ma,

di tratto in ti odeva e domandava tutto o parte

del prezzo. Alln: discussioni, altre SOttlO veno senza far nulla. Intanto, il maestro strepil aveva bisogno del libretto. Si pigliava quel ch'era fatto: un atto, un atto e mezzo; e si inandava al revisor mai questi disapprovava il libretto, non c'era tempo (fi lune un altro ').— Fu allora ordinato che il tec-

eentflssero un anno per V altro *).

Ma, nel dicembre , ai era da capo ! Al Fondo dover» Badare in iscena una Somedia !' Astroiogia, musici dd I : [.-.i iclii. Il Serio non riusci ad averla se nona spezzoni:

« Io ho dato riparo quanto ho potuto agli spropositi eoorai dell' autore : ma non ho potuto riparare le stravaganze cose nemiche al senso comuni.': porcile il maestro di cappelli minacciava di proiettarsi e di andarsene via senza proeeguif» il rimanente della musica. Tra le altre cose è nel drammi giocoso destinato pel R. Fondo una proghin.i in h. i metro simile agli inni che si cantano in Chiesa. Mi parve ir- riverenza e la cassai; ma, essendosi raddoppiato le minacce del maestro di cappella circa il non proseguir la musica, ho ri- mato di far tacere la mia autorità, e di permettergli quanto iui| l'iiusameote chiedeva Sire, per ridurre per I' aviti potiti dei teatri a promuovere il pubblico divertimento «enu offesa dell'onesta e del senso comune, che vitupera la Daiiooe, gli ho abbracciati con amicizia, ho fatto loro carezze, e Jw dato loro prieghi e non ordini : ed in tal modo io gli «'« dodlisfiioìi alle mie insinuazioni ; ma, quando il caso * fi**.

»J l'c-put 18 luglio ilB-j, t.

I » E M.i

595 -

tutti questi rimedi] sono inutili, se non si mette fine alla sco- rila dei maestri di cappella, ogni -'spediente è infruttuoso. Potrebbe duuque la M. V. degnarsi di rinnovare la sovrana risoluzione di presentarsi i libri anticipatamente al poeta di Corte : aggiungendo ordini ai maestri di cappella di non iscrivere lu musica senza approvazione, sotto pena di non pretendere pagametuo. ...').

'

« Si ripetano ordini severissimi » ; era la risposta a

questi lamenti del Serio. Ma gli ordini severissimi

ili troppe volle da potersi -lire severissimi !

Oltre le bruttezze poetiche, offendevano il Serio le scon-

morali. Ma, su questo punto, i suoi eriteru erano

curiosi ! Nel dramma in musica, del novembre 79 , del

irò dei Fiorentini :

. . 1' autore si fece lecito di mordere nel secondo alto D. Giambattista Lorenzi, ed essendomene io accorto nel rive- il.i. come Poeta di Corto, mi chiamai l'autore medesimo, e

>i;li^rft tale scandalosa un dicenza; ma, nell' e-

birsi l'atto terzo, mi avvidi che si volse 'ii iliiiherato propo- it<> mettere in ridicolo T improvisur ver~i italiani : poiché i bufl'imi del dramma vengono senza artifizio e senza con- ione introdotti a poetare estemporaneamente. E, come tal facoltà 6 stata sempre di onore all'Italia e di somma meravi- glia a tutte le altre nazioni, oosJ mi parve di poco decoro per le ecene di questa capitalo il farne un argomento da ridere, e ordinai che si fosse ciò corretto. Ma invece di obbedire. . . . Non so qua! possa essere il danno della musica colla mia proibizione, poiché i" ho proibito d'introdursi i buffoni da im- provvisatori , od 6 troppo deplorabile la povertà dell'ingegno autore , è troppo criminosa l'ostinazione dell' impresario, ne, dove si dice che improvvisano, si può sostituire che mio, e togliendosi dal recitativo qualche altro verso, che

732, * altra earte, t. 24.° Cfr. D«puL 30 die 83 ecc. f. 85.»

590

indica I* estemporanea poesia, tutto può mser ridotto a buon ordine. Spero che V. E. voglia proteggere l'onor mio, e della mia carie n <• nata dalla sola sapienza a p poiché il lasciar correrò il dramma come attuaJmeti' sarebbe lo stesso che sepdlir l' impiego e rendermi l'oj della derisione di tu iti i mici nemici, i quali i d' un

dia, vedendomi sotto l'ombra della sua protezione »

Nel 1780 l'impresario del Nuovo ebbe il permessoti' rimetterò in iscena il Sacrata immaginario '). tista Lorenzi, dopo alcuni anni di riposo , v anche il Serio, tornò al teatro nel ITS-'J '). La sua giore attività si svolse ai Fiorentini. Qui, nel carnevj 83, i Due gemelli e il Concitato di Pietro, nel' 84, Li pareri sa inganna, e la bellissima Scuffiar a Finta Zingara o il Marito disperato; nel 171)i gelosie; 06195, la Pietra simpatica. Al Nuovo, nel' 84, il Tamburo.

Ma, accanto al Lorenzi, era ricomparso nel 17 .luce dalla Russia, il Paisiello. Dal mise io musica dieci opera ai Fiorentini, tre al N ■■ quattro al Fondo; e forse ho contato malo '). Gareggis-

') Sai-io, 31 ott. 70 ecc. £.23.* Noi gennaio 85 il Serio venne «!<•»- iliii'i con Giuseppe Palomba, per un libretto del Testi 'i P»-

lombn diceva di non avere scritto niente « che lodo di diritti «lilla H«* galla, Religione u buon coBlume, alla di cui osservanza è «tato «kb|« religioso, religiosissimo », ecc. >■ et l'approTnxiooe «ri f

« uuo spirito «li Toudotta, fomentato da altra causo ». Carta t Sa.*

*) Deput. 28 nov. 7

*) Nel 77 dette al Nuoro la Fuga , noi 78 i ire Eugtnti, mi "M Fondo la fursa del Geloso sinceralo. Dal 78 aU'83. riposa

') Malli particolari sul Paiswllu imi li!.. rasanti occorsi . di Giacomo Goti/redo Ferrari da &>•****•

Operetta tcritta da lui medesimo e dedicala coi dovuto permuto " ** MatilO Giorgi 1 V Re dilla Gran lìrrtUvjna. Londra, presso Isolo» MUCOCXXX. Di «juixto raro libro è una copia nella BlbL UoiwniUfU Genova, dove l'ho lotto. Il Ferrari, giovai», veone a Napoli, nel no»

997

ino col Paisiello Domenico Cimarosa, e, fecondo più tulli, Giacomo Tritio. Hi libretti, il più fecondo boi fu Giuseppe Palomba. Di altri maestri, nominerò il iu^li» imi. il ga, l'Ànfosai, come, dei -poeti, il Cer-

ne, i due Mililolti. il Zini.

In emerge in qiie-f'iilihiiu perindo dell'opera buffa lori fu Pali ietto, u Cimarosa o Lorenzi; ma una grande intnnte, il cui nome £ indivisibile «la qaeSi dei primi : la ►scana Celeste Coltellini.

Celeste Coltellini .mi. ijuasi per diaci anni, eoa brevi

ni. ;ii Fiorentini, dui 1781 ni 1701. o Era Ci

e— dice, in certe sue memorie, un maestro di oappeDa,

ohe la conobbe appunto a Napoli, i I più naturale,

a e perfetta, che ai possa desiderare. Oltre essere

l'abilissima attrice, cantava con purità 'li stata e d

sioue: In :\< bre Mancini, e. Babbeo poca

non fosse agile, avesse moka estensione, pure il suo

giudizio supplivano alle qualità, che la nel jon le aveva donato. Nella l'asiorella nobile, negli Schia- ri per amore, nella M<,lin<irclìfi, e. -e., era essa un gio- iello. . . . Aveva inoltre un bel vieioo, statura giusta e il portamento sciolto e senza affettazione. Fu la perla «li Napoli per parecchi anni o •). Lo Scudo poi c'in- forma die aveva voce di messo soprano : « Cette voix, just©, pure, d' un timbro pastoso et d'une ógalité pan

A Trita una lettera di presentazione per Patsiello. * Era allora Paiaiollo in 52 anni, avvenente, grande di statura e con una Asonomia dolce come la siu musica; liberala, anzi sfarzoso, buon amico, come buon marito; vtam sempre in perfetta amicizia colla moglie, ma non ebbe mai la fe- licita di avere un sol figlio. Era puro elegante ael vestire; portava un frontino e pattava almeno due oro il giorno alla sua toelotta per farai rodere ed acconciar la testa >. K riferisco lunghi discorsi avuti con lui, riprodotti con una curiosa e efficace mescolanza di lingua italina e na- poletana, come appunto doveva parlai-», il I'aisu-llo (I, 107 e aeg.). ') Ferrari. Atutddoti cit. 1, p. 126 aeg.

598

scmblait avoir 6tó faitc axprès pour exprim<

mente déUoats, les nuancss modéròes do la passion «

l"u essa la Madama Perlina della Scuffiane tante il' Ila Frascatana, e la meravigliosa Afri a dt cantata del PaisieHo. lo spago*

Ila Anna. Le Coltellini era |U&ftro sorelle: '.'•alcali- na, Costaotins, Annetta e Rosina: « l'una più gai vezzosa dell'altra dice il già citato ma cap-

pella , eh' e il Ferrari. N tulle a Fii

avendo viaggiato, avean perduto la gorgia «lei fiorentini, e per conseguenza parlavano cosi pur., pronunzisi ed articolavano cosi soavemente, ch'egli era una «letizia 1' udirle. Caro quelle Coltellini! S ilo musul-

mano le avrei sposate tutte quattro, a prima cista! ».

Una società artìstica si accoglieva Della loro casa. - « Casa Coltellini era un porto di mare d'ai Iterati

e nobili viaggiatori, i quali tutti andavano a gara peri der della società amabile di quelle interessanti signorili* Ten'evano esse frequentemente dello piccolo conversano* ni, ma non di quelle conversazioni italiane, numeri noiose, che SOn forse peggio di certi/ dova

non si va che per vedere o esser veduto, per ■•riticare o sbadigliare , o da cui si parte poscia insipido e per- plesso rome la conversazione stessa. Ma si ti .li goder del talento dei visitanti. Or si metteva uno al baio per suonar qualche cosa ; ora per a< -iarc

dei duetti ni o pezzi concertati alla Celestina, all'i e ad altri; ora venivan la celebre pittrice Costantina la Rosina, per fai- vedere i loro ritraiti e disc. uno scultore, 0 un pittore mostrava i su <\ lavori, m I travisatore vi divertiva tutta la sera; un lei in

') P. Scudo. Celeste Coltellini et Paisiello; nella JUvue dtt da* «* det. Tomo XIV. A. XXII, 1 Giugno 1852. p. 082-96.

590

an

ne

«li.

perorava sopra il ramo di letteratura, di cui s' o <: i viaggiatori raccontavano i loro casi, gli accid i, or veri, or ben trovati, ma intanto teoevai ia desta e lieta » '), E a casa del Coltellini, il Fer- rari conobbe la famosa I irte, allora non divenuta i Lady Hamilton. *) i a gli ammiratori della Celeste, troviamo un giovane, orto poi, insieme col Cirillo e col Pagano* sol abbaio del 1799: Ignazio Ciaia. Quando, dopo il nevaio del 1705, la Coltellini andò a Vienna, il I i. diresse una sua canzone, che & Ira i pochi versi di lui,

Iche ci sieno restati : Come privar d'omaggio I tuoi teatri , se per lor s'aggira, Ornata e calda di pudiche voglie, Donna, che solo a nobil gloria aspirai p. 126-8. ') « Un giorno m'invilo In Celestina a cona, a mi pregò di uovarroi di buon' ora, acciò potesse farmi conoscere e sentir cantari» una signorina inglese, la cui voce toccava tutti i ettari , e la cui bellezza offuscava la 'jere dai Modici. Sorrisi , listando con intonto i mici ooclu nei .tuoi, ad ella soggiunse: Vedrete, vedrete dwaon ho <l'tti> ulilia.iLauia! Accettai 1* invito, v'andai, fui punto deluso. Era questa Lady Hamilton, la l>iu bella creatura ch'io a vasai ancor veduto. Babbea* lu sua voce non f'w« irtala ancora coltivata , pur.; ora di natura «onora, pastosa e giu- sta. Contava essa della ariette scottesi con tanto gusto e con tanta ani- ma da rapire, e lo articolava cosi bene o cosi chiara, che non solo da- vano piacete agli inglesi, ma a tutU i forestieri, benché non ne inteo- Uewro forse una Mila parola. Allora il Cavaliere Hamilton le diede l-.ldic alla Dfopioli ;•••• maestro di canto, indi -Aprile e Million; FenaroH per l'accompagnamonto; e Cimarosa, Paisiollo « Guglielmi per farlo cantar di tratto in tratto Io nuovo loro produ- zioni ». E discorre anche della buona fama che godeva a Napoli. E Mg. f$iuuge: < Quando la bella Inglese andava al teatro, alla passeggiata, in «-arroz/a o n cavallo, ella era , aempro ammiriti . r. dicevafU): Eccola, eccola! Oh com'o bella t che (bonomia divina! Ella ò una Vergine! >; cioè diro: Sembra uua Mndonua! è bolla corno la Madonna!

600

Fuor dell' umane spoglie

Oh quanto volle ella mi trasse, e q B

Valor mi diede d'appressarmi ai No

Folle! Ma chi mi tragge,

Col rammentar suoi vanti,

A dar novo alimento al mio dolore?

P.ia ci lancia ir.. |

E vola in altre spiagge,

Ove la chiama alto desio d'onore !

Addio, dunque, t'affretta,

Vanne, ma tonni p li ! Supplice voce

Io porgo intanto al sole,

Onde pei giri suoi corra veloce ;

Giacche, di te qui privo,

Del nulla in seno, amaramente io

Andù ;i cantaro a Vienna, « col permea Re

Napoli, e come un regalo all'Imperatore Giuseppe * Fiorentini, per quei mesi, furono prime donno a vicenda. Clotilde Cioffi, e Vittoria Moreschi. Si dette , i la Grotta di Trofonto , con musica del Paisiello. rappresentarono tult' e duo insieme. « La Cioffl canta*» bene; ma non piaceva, perchè non ora attrice, bflto;

la Moreschi non cantava affatto, ma p]i . spellò eT»

ittrice e avvenente. Il celebre CasaccieUo, Geonn- ro Luzio , e il Morelli , contribuirò] » al successo

di quell'opera ». ")

L'anno 1786 tornò ria Vienna a l'amabil Celestina, ca- rica di ghirlande , per coglier nuovi allori .\ ùi cui incominciò e troncò la sua carri ''oco- parve nell'opera : le Gare generose o f*r

'iaepp« del Re. Ignaaio Gioia e U *u« poesie. Nap. 1860, p.8-**- *) P«noi Aneddoti cit, p. 137-8.

601

amore, colla sua sorella Annetta, che saliva allora sulla » , con Viganoni , CaaaccieUo , Trabalza, secondo -, e Feiraro, Imfl'o toscano». L'opera era una delle deboli -li Palai) -Ilo; tuttavia, piacque moltissimo,

naturalezza o verità; e ateouta , inoltre, dai talenti rari ed ingenui della Coltel- lini, di Casaooiaflo e di Vtgaooni p. Per seconda o\ di «j nella primaver i , il Guglielmi BCÓSSe la /'

■le, e a quei vecchio furbo e poltrone vi fece un quiu- Btiperbo nel prim'afto, poi un dilettino da piazza nel he sostennero tutta l'opera o '). Nel 1779-bO cantò al Fondo , e poi ai Fiorentini, So- na Maranesi, detta X Iiujlrsinu. Curioso che una delle prime volte, che usci in iscena , al Fondo, « le fu l'alta fischiata da certi palchi di 2.* fila, cosicché dovetto rientrare, qufl .ronte»!') Per lei fu pubblicato l'o-

le: Susanna Maraneai '> -ir eata da Apollo per Vec- mntare da prima donna seria nel teatro dei Fiorentini. Ode di ('. /«'. i\tto /ragli Arcadi .V. A., ter comando di persona il lustre 1780

•) Aneddoti cit. D. Il

*) All'Udii. 13 igMtfl 1779; onta varie, f. 23.° fai tra l'altro, lo wriltore :

Ah fwo»' io del liei Tainixi Un milonto fra la genia, Oppur fos*i di Pan Un BMBftl KcOO e potente!

le li darei un monile di brillanti. Ma non son ideate di tutto questo :

E, frattanto, da lontano, Qual ohi guarda dolci frutta, Cui non giungo la sua mano, Io num rvnto a bocca aaciutta!

eoe -

Ma un fatterello grazioso successe al Fondo, state 83. La compagnia di canto aveva, tra gli altri can- tanti , le donne Giacinta Galli e, prima bufo, Vittori* Moreschi Nel* fine del secondo alto delToper rosa: Le astuzie teatro c'era una m

oda quale le due donne si scoprivano e rinfa r boi coTakra i loro difetti e se ne facevano la caricatura. D pubblico rìdeva , e applaudiva; la Moreschi era rabfe,elertsateeran . ;;.-i lutte in suo favore Lai oc ebbe una forte gelosia, per effetto della quale, facendo uso di sua solita arditezza », cai aproperii la

resdu, e le dette uno schiaffo. Accorse e le di-

rase. E 1 giorno dopo, la Galli cri di S. Giacomo e vi restò per un pezzo, solo recami i aliai i oele sere d'opere ').

Ai Fiorentini e al Pondo aveva cantato dal '>'■ I* Annetta Benvenuti. Di costei s' innamorò perdutamente D. Ascaro Caracciolo, figliuolo del Principe di \

t V<L t Lagfio 83 e aitn carte.— t. 25.° Noi Fcbb. 65 la Galli era atfeV «acari «fetta pvùtmsu, V. anche t 20». Il Ferrari negli anei- «jfe ot «t M6-7), rneeaato cu* quell* avventura: < Cantò la Galli il mm arte» eoa» tma «iagaoaa Al stolto applaudita; declamò la Moreschi j| t cosai» mio cesi Inrriaws. ed ebbe i suoi applausi; venendo poi i ^y £ sa«nle «atta aaaica «alle cauluuii, piacque e fu replicato eoa far«r«. Ripe ss» h m Galli il primo solo con variazioni e fioi-etti deli # atea*» a* Maraschi U dice, sotto voce, della ingiurie. S'arsala la Mo- ii ai em -lineala aolo, eoa grazie ad attitudini seduceuli, e a vicenda a, «Ma jfcitiT «Va della altre. Giunta a cantaro a duo, pordou la tasta, ^Baaaìu» «a* anno in presenza del pubblico a vengono alla mani. La «jitajd». «tracciali fazapletto « la veste deUa Galli; sapealo questa cb« m rivaie portava parrucca, le strappa U cappellino e i capelli finti T-jirr-vwM" . aeaapre intento |ier far ridere, esce dalle arene con usa _ak asoa« ia spalla, e si mette in positura militare tra le due Am*.«-

, _-r «epararle: riuscì, ma la povera More*ci: -A, aittimealir, pokba restò colla testa calva e nuda, più che natura i r»v««« creato »

- 603

al solito, ve). -aria. Quando andò via da Napoli, i

>arenti , e spi madre di D. Ascanio , respirarono,

nell' 83 e che I* impresario del Nuovo i

(turato da capo la Benvenuti. La Prim li Villa

pagò tu'1' li' spese, rifece le perdite ali* Impresario, pagò :>r.>o ducati alla cantante; e cosi ottenne che non Min- Ma il rimedio fu di poca durata : n< 11' 84 la Benvenuti venne al Fondo*— Indarno « D. Maria Eleonora Giudice, oKm Caracciolo , Principessa della Villa i supplico ohe, a compita che avrà la sua incombenza colla recita Della stagione, non venga appaltata arala in nessun

teatro ». Questo suo desiderio non potè esser sodisfatto '>. Giulietta Bartolini, bolognese, cantante al Nuovo, nel (0 fu fatta mandar via, per opera, non di una madre

ma di una moglie, la Principessa di Ferolsto. Mi. dopo un poco, eccola di quoto a Nap< li. E ricomin te vere a spese del Principe di Kcr ». Abitava in Cfl un diffamato paglietti, per nome D. Felice GoH> contro del quale c'era « un dispaccio di sfratto . . . non eseguii essere egli protetto dallo scrivano Zagari-

no p. Ma, sorpresa la casa del paglietta, la Giulietta a- b già pn-so il volo. Fu acchiappata in un' altra casa, ara rifugiata, a Capodimonte. Basa dichiarò su bito « di essere qui venuta per divertimento i i circa un mese e che se ne doveva partire per tutto il 27 del Corrente , dovendosi trovare nel prossimo venturo au- to in Gralz, ove trovasi appallata, per GÌnquantl chini imperiali r>. Aveva seco un suo marito. Messa nelle carceri di S. Febea, il Principe di Feroleto andò subito a farle visita. Essa le rispose, « con aria p, id avvertire il marito dell'accaduto, ed » esso poi R

') Carte vario. Doput. G giugno 83. f. 25.*; e «uppl. e carte, febbraio 1786, f- 26."

604

nella casa del Carceriere ritornato , secondo V \i Prìncipe ni partire crasi compromesso di eseguire il Magistrato, « non sembrandogli proprio e decoroso ad un Cavaliere, che dovesse frequentare una carcere per una donna da teatro », ordinò al carceriere che oc avesse ammesso. ')

Cosi fu fatta partire una ci US -Iella Giulietta al

Nuovo, la romana Teresa Zuccherini, rovina di ima ilei corpo, I). Anselmo Errichelli. *) Ma 6 inutile cont'\- nuare questa cronaca scandalosa.

Marianna Monti fece sentire le ultime volte nd 79-9 sulle scene del Fondo. Giuseppe Casaccia, al Teatro Nuo- vo, 1*82- Continuarono Gennaro Luzio, e Antonio Ca- saccia, e Giuseppe Trabalza, caatanti buffi. Delle don i oltre quelle già accennate, nell'Sl-2 al Nuovo ca DW

Luigia e Marianna Farnese, tormento dell'In «*»<>

* In: a credono di dover essere pagale senza faUgo.i*t-> e nulla li Mirini i conto degli obblighi o doveri alla lox pica attinenti , incominciarono a darsi sfh **

divertimenti , con andare ogni notte a Fosillipo , e lu della città, cantando per tutte te parli, ov'elle and ivano, cosa rigorosamente proibita dallo leggi teatrali , a »olo fine che non prendono qualche male in grave fi t«sl-

1" impresario e del pubblico e. E, infatti , varie loro ma- lattie gli avevano cagionato grosse perdite. 1', quando il Blaui-lii (che faceva l'impresario da 21 anni), falli, ,|;i 1* altro, intentò una causa alle due Farnese 3), m

state tra hi cause precipue del suo fallimento.

Badiale d'Orla, buffa ai Fiorentini e al Nuovo, da irto anni , fu cacciata di seggio dalla Coltellini. Basa rico**5

') Ag. 80 Suppl. March, di Fue«aldo 3 Agosto 80 f. 23*. :) Manco 80, e moltissime carte, f. S 3J Sott. 82. Corto varie f. 24." e 88

605

alla Regina pei torti che le erano fatti daFlrapresario dei Fiorentini, Bereditandola presse li nobiltà, e I l»le

lu parte di l.a butta per darla alla I oKeflim*). l Trabalza, Rosi '■••, Orsolina Mattel, meritano anche una menzione. Neil' 88 cominciava a cantore ai Fior imi Anna Davya de Bernucti , che cantò poi anche da seconda donna al S. Cario.

11 teatro del Fondo ebbe una vita artistica .li minoro importanza degli altri due teatri. Erti Dal eattiva

stella; i suoi impresarii andavano di fallimento in falli- mento. Press* a poco, scrissero per esso gli Stessi | composero gli Blessi maestri, i gli stessi ar-

tisti, che negli altri. Ma nessun nome illustre si Ioga ade- in particolare, come quello di Celeste Coltellini e di Pai- fsiello ai Fiorentini, di Gennaro Luzio al Nuovo e ai Fio- rentini ). Negli ultimi anni s'era preso l'uso di rappresentare, io tempo di quaresima, gli oratorii saeri in tnusiea. I). Pop- pino Lucchesi PaBi, tìglio del Principe di Campofranco,

grande ai 'passionato di musica, e che allora aveva l'impresa

do, raggiunto abilmente un oratorio '.La Figlia

, con la musica di vani autori, e lo Fece eseguire

in quel teatro. Riuscì benissimo. Vi cantarono la Maria

Man un- « "li che bella creatura, echopau

ril Ferrari; il tenore Mtangozzi, il basso Rovedino. ') Albi Oopul. iii Sett. 1781. Teat,

') A proposito di una controversia tra l' Impresario dei F quello del Fondo, udì" Aprite 1788, trovo la : < la logge tea-

trale e la tfjstumauza ù che nella prima atra, in cui va in iacona l'opera iti uno J«-i teatri, gli altri Uatrì dclihouo ■•«• kilt rappreaenta-

Piioue » K «-osi fu ordinato all' Impresario del Fondo. Teatri (. 22.* L'oso era poi costante o inorati pel S. Carlo: la prima sera del-

ipera nuova gli altri no potevano aliar cartello. Disp. Reale

26 febh. 1700: Comunicatomi da V. d'Aorte.

- 006

Ma la spesa ora grande e il Lucchesi . per

dal Ho il permesso di dare in quella quaresii quattro recite nelle prime quattro domeniche, alle n ii erano ammesse donne, ed erano invece chiamati i

regolari e secolari Questi vennero infoila: « nic te era più curioso quanto il vedere un teatro pieno frati di tutti i colori, di preti in abiti .li .-.. -rimonta , aprivano le orecchio per sentire Io tenero e grazie melodie , i b Iti, brillanti della Ni

b i ini padri I avano cogli occhi, i loro petti si sol-

levavaii » ai sospiri, l'or estasiare sempre più il suo sanlo uditorio , la Marchetti di

rinate, ai suoi atteggiamenti, ai suoi accenti tutte gore d'espressione della sua follia di baccante. E i re- ndi sospiravano, con un ardore veranv i inoo. Durante le quattro recite, la sala fu sempre <li pubblico e di ecclesiastici. I preti e i di pagavano alla porta; i Cappuccini e i en- travano 'jratis. Un cappuo

sporgeva per veder meglio la Marchetti : una caodeh, ch'ere «li sotto acce il fuoco alla barb,

racconta il Ferrari, ed io ripeto col benefìzi-.» dell' il tario l).

') Ferrari. Aneddoti cit. p. 170-2. Noto tuttavia che natia qw«*» 1785 ci fu al Fonilo In Figlia di Jcftc. e vi cautarouo il Rotoli Meagoxxi, iii.i [ht*B« l'Annetta Bcu»-nuti Fon»

ripetuta nella quaresima 86 colla Marchetti, che allora (arava parto ^rtl* iguia del Fondo NeU'B."> i f. 26.»

- 607 -

XVIII.

infiteatri , corride ; bestie rare , curiosità , statue di personaggi celebri / Rinaldi del Molo fmproo- cisalori nei teatri.

Un Conto Giovanni Cccchelli di Bologna, ufficiale ne- gli eserciti imperiali, ( die era stato direttore di tulli gli spettacoli, ohe si recoro il 1764 in Francofbrte, per 1* in -

I coronazione di Giuseppe II), chiese nel 1777 di poter formare un anfiteatri i »l Ponte dofla Maddalena,

dal Iato del mare, por farvi rappresentare, nei giorni fe- stivi e in tempo <li > cinquanta cacce all' anno di diverse fiere, come leoni, tigri, orsi, cinghiali, cervi, ecc., con cani di presa , all'uso di Vienna. La Giunta dei Teatri oppose che quel divertimento non era « adatto al guata dell iw, per mancare in essa bitta quella parte d* ilarità, die costituisce 1* unico soggetto del dilet- tamelo, a cui ella nelui rappresentanza degli spettacoli Ia ». Ma un parere del Supremo Magistrato del Commercio, Ormato, Ira gli altri, da Ferdinando Galiani, i : h Lo spettacolo, proposto dal Conte Ceccbelli, quanto è diverso dai giuochi anlit strali dei Romani . . . e dai giuochi del toro spaglinoli, nei quali sempre l'uo- mo combatte cogli animali, tanto e Minile ai nostri com- i . . 1 1 1 ; 1 1 1 « n t i di bufali e di tori, eoe solo coi cani si attac* i, t vero che egli propone, olire ai tori, e ai bufali, dare in spettacolo anche orsi, lupi, cervi, cinghiali, ca- valli, tigri e leoni, so no a\\-> : m I la varietà di queste io non ammetto il pericolo d' inconvenienti, a pa- rer nostro rende più feroce 1' aziono , ma soltanto pio osa. Noi, dunque, non prevediamo maggiore effetto sul carattere degli uomini del nostro popolo dalla vista

608

di questo spettacolo , che da quello dei I ni e bufali, ai quali ò lauta avvezzato. Prevediamo anche che m

denti di disgrazi ino esservi in q-.

fido ben costrutto e ben servilo, che non » al

tualmente in quei, che per le campagne e luo_ a Napoli con poca avvertenza o poca esperienza grosse lanamcnte si tanno dai viHani. udì spesso

dono, risse tumulti, e disgrazie » '). Ma. quel

-are, era la quistione economica. U Ceccbellì speso da quarantamila ducati pel solo ediBzio: coni leva rifarai da cosi grosse spese? Bisogna dargli

per condizione che non prenderebbe per soi del paese: « abbiamo creduto dovere di un buon sovrane far anche da padre, e non solo impedire i danni a e ricevesse involontariamente, ma anche a ohi fosse ce forsennato o sciocco da farsegli da stesso, voloi mente, ma con volontà ingannata o sedotta ».

Ottenuti, il permesso, il Cecchelli cominciò il fece venire da Vienna un architetto, (vanni S< da, che ira stato ispettore nella costruzione dell' teatro di colà. Ma, dopo più di un anno ili lavoro, il Cec- ehilli abbandono il tutto, e parli da Napoli *).

Un Nicola Vida, nel marzo 83, aveva un baraci- al Largo del Castello con molte bestie rare. Il Domenico Venuti, direttore della Fabbrica 'li pi di Capodinionte , pensò « di far modellare in orala p1

'raspollarsi in porcellana quelle Sere, p ni fai

mille occasioni occorrermi per il servizio della H. Fab- brica o. Ma il Vida « impertinentemente m ha risposto*

i) Sulla cacce al bufalo nelle nostro campagne, •• 0. tìst

in Giambattista Basile, Arch. di leit pop, \. i. 8.

*) V. sue «uppl. Giunta 81 giugno 77 Su. tombw e molle nitro cari*. Teatri f. 21.° e S2J*

-609

di iH'ii voler lasciare e- ile cosa seoza UD Et.

isposta proporzionala ad no uomo destinato a conversare con indomite ').

Nello stesso anno, un Paolo Bassi, parmigiano, giun- geva a Napoli neon un animale d'wo lui chiamato il aedario-.. di un' altezza sproporzionata, e con Un allro animale/ chiamalo il Miotto di Barberìa » 3).

ni anni prima, era venuto a Napoli un eanerlno wirhuno. Lo portava un Pietra Lemoine, Brancese, che, del 1TG7 , taceva stampare il seguente so:

Nobilissimi Sigin

fa noto alla Nobiltà loro corno è giunto In questa il virtuoso Canarino , il t\, vario virtù. I.a prima

sarà sopra la Metamorfosi d'Ovidio, la Geografìa, l'istori.! ili Trancia e T Istoria Homana, per il meno delle carta topografi- che, apportando lo lettere elio convengono al quesito che li si fa. Il Canorino conta le persone che sono noll'Assemblea , pur ebo il numero non passi a trenta. Raduna ancora le lettere che convengono n formar il noma «li qualsivoglia persona, pe

che non siano difficili all'ortografia.

Le fa vedere le quattro regolo dell'Aritmetica.

Distingue ancora oso li colori delli abiti, che sono ve-

stiti, avvicinandosi al medesimo, appartando il colore, che sarà proprio della persona.

Di pin nel vedere un orologio far a il immuro delle ore e

: liti.

Il medesimo Canarino travaglia tante di giorno quanto di nott».

Circa poi il Sig. ohe possiede il Canerio 6 allogiato : nel- Calberyo d." di s. Giorgio sito natia Carsoa]

vedere a casa sua basta il menomo avviso, ohe saranno serviti. E il suddetto travaglia d'ogni ora.

20 marzo 1783. f. 25." ') Fu ammesso a mostrarli il B •. StUsmbM 17*3— ita

II

610

Il BoddMtO Big-, che possiedo il Couerino, avviso al

Pubblico cln- i »ca (tic) dimora in questa città.

1 giuochi del onerino furo: oche ini fa.

Il Lemoino aveva dite eanerini, rum» noi . che

b addestrai - da tre anni Egli disp tavola lo lettore dell'alfabeto in tanti cartellini. K poi da- i.i.iiiii.na,— comJDciaDdo d die lorfo&ié

Fosse l'autore del vello d E il canarino |

■'< . una per una, le lettere dell e le mostrava in giro, e le deponeva tutte in un i Cosi, domandatogli in qual paese si fosse, compose pri ma i.'i parola Europa , e poi Napoli. Con nomi, che gli s' indicavano, itonti. E, ,

:i ir. ii-ii 1 1 ii -t i > •: i . faceva le quattro operazioni a questo i Domandatogli, per es., che somma facessero 5 e ó, an- dava a prendere subito il 10. E, togliendo 4 da IO, ohe va a prendere il 0. E, inviti 7p«r

7 ? Andava a prendere il 49. Et dose abitudini, acquistate dafl a i a forza della pa-

oza prodigiosa del maestro; nel che fare qu< ale di una piumetta, colla cui punta Io guida, ingoi» obi appena si conosce ». ') i n torero spagouolo, Eraucesco fbargoita, che arca ito per Parigi, Torino, Venezia e Roma e altre prò- ili città, chiese nel 1790 di tare un e ridas tic funi* alla -pi. . di fronte al pa-

lazzo de! Principe: >li Tornila*). Gli fu permesso, e il 25 maggio ebbe luogo la prima corsa. Ma come andasse *

') Sappi, lai i I agno 07, f I

-') Noi 1786 qui la p nnoeso era auto negalo a un ul Cada' (atn l'anfiteatro al Lai S»uto. H.l '2A."

611

finire la a t, ce lo tento D. Francesco -Catalano,

•li, u assistette. Recatosi sol luogo Terso lo ore 18 l/t:

S. . . . ritrovai moltissimo persone, che nell'anfiteatro intro- te ni MUDO] n a già par la porta principale, ma per le porte :Iclii, che tutto erano aperte, scavalcando le tavole parte di fuori, e si eran situata parta no' scaloni, o parto nei palchi medesimi, mi riuscì oon buone maniera persuaderle ad thè l'ora 6 na a dover permettere la

ita a coloro, che cercavano i biglietti. Ma, come di già alla porta numero bastante di persone, eo3l cercai farlo Itrara regolarmente , ricevendosi al di dentro i biglietti it giovani del Devou\ destinati , insinuando a oiaaoono di tal luogo nel biglietto descritto. Questo regolar modo potò durare fino alle ore iy, quando tutto a un tratto fu tanta la gente che al di fuori dalla porla si era radunata , che, ap- pena, all'aprir di quella, poteronsi ricevere cinque o sei biglietti giacché s'incomincio aou Maniera improprie ed ardine'

.rtare coloro ehfi -invano addetti alla recezione dei bi- glietti ed entrare a truppa, senza pagamento alcuno ; e queste impetuose violenze furono, ittro <"> cinque volto

ondo per evitare qualche disordino maggiore, non potendosi resistere agli insulti del popolo accorso , che cercava a tutta possa aprir da fuori hi poi lai proprio di Eira aprirti in-

Ea la porta onde tutti entrarono pn> unito, ur-

landosi l'un coli' altro, senza rio l' aaìbizi gna del biglietto, pagamento alcuno , e senza distinzion di persono , giacché vi erano donne, militari, galantuomini e plebe. Non bastò que- st'ex, , dappoiché la gente non si contentò di entrare per la porta solamonto , ma volle entrare altresì por le porte

Éaé fra lo giro di un'ora fu affollatamente ri| interamente il parterre, a tatti i scaloni Ma quel che diede (o a temerei e che la (tensione : a trage-

si fu il vedere, che un numero ttraboccho> raone

diedero a situare sopra I' ultima cuvertura dei pale In 1 1 quale era costruita unicamente per riparure il sole, e non giù sostenere mi peso cos . ed eran salite dalla parte

612 -

ili fuori, smantellando le tavole per loro maggior comodo. Non ostante tutto ciò, grazie al Divin Facitore, niente di addivenne, per guanto e a mia notizia.

Gì' impresari! disfecero subito I* anfiteatro, e restarono col danno delle spese

1 I ii del Largo del Castello, ordlnariameol

la R. Fiera, straordinariamente , accoglievano - e curiosità d'ogni genere. Nel 1784 un Andrea I sani, esponeva in un casotto una su struzionc si curiosa, essendo tutta tigrata e coperte di pelo , ohe ha meritata 1* attenzione di molti i ')■

Passando ad altro genere di spettacoli, e > qualche RODO indietro, nel 1 77"> mi tale faceva, dalla R. Fiera, questa .supplica al Re:

S. R. M.

Signore

Antonio Bebber Tedesco ed inventore di una musica Ang- lica, o sia armonia allegra, posto umilmente a piedi dilla ^ V., L'espone come, essendo capitato in questa Domio&atSi f* divertire questa nobiltà ni rispettabile pubblico della o4»m» Beai Fiera, col mezzo &| punto di questo suo nu aae-

to, composto dall' unione di cinquantacinque bicchien per maggior meraviglia vieno accordato a forza d'acqua; na mi avere ninna cosa nelle mani, qualunque soru

sonala, cioè arie, minuetti, lamonti , aperture, e tutto qu.l^' che si può idear nella musica , come ancora suona mente due nitri Striandoti in una volta, I' uno da 6at0 e l'ae Irò da corda. Proetrato dunque umilmente ai piodi del Re***' Trono della M. V., ardisci- di "fTrirle un tale dilettevole ec» divertimento, affinché, doppo l'onora ricevuto di aver divert -■ '' i altri Principi Potentati , in diverso para della nostra Kuro|

') Calali 86 maggio 1790 o molte calte, f. 8

-, !>,...( ! ; bbbr, 1784, I

613

ancora gloriarsi di aver ottenuto similmonlo l'altra onor

robevole di aver servito la M. V. , e fidato alla cennata

lemenza della M. V., spera che vorrà degnarsi concederli

ina soni- cotanto da lui desiderata od il tulio ricoveri a gradi

singolarissima quam Deus.

E il Cona Caruso espone \

.... nel dover sentire il Bebber con i suoi istrumcnti, per aggi ore accerto, ho chiamato il maestro 'li cappella, I). Pa- nata I nfaro, ed abbiamo osservato che sono questi B6 I

'li varie misure, disposti coi loro numeri sopra una ta- lu , temperati a forza di acqua per tonnare la varietà l-i Il Bebber poi bagnando le dita nell'acqua, lambisce 11-' ilita iatesse gli orli dei bicchieri, che rendono uri suono e un delicato organetto: Ha fatto in presenta nostra vari-' nate gratissime all' udito, e fra questo una granosissima pa- ralo. Non ha torto si è detto egli inventore di quosta ina- lerà di sonare i I. perCÙèj sebbene altro volto qui in poti il maestro ili eappella CI uk (aie) avesse datoquesto ili- ietesso dei bicchieri, tuttavia li sonava culle baochet- e, che non rendono quel suono cosi grato, come riesco que del Bebber. Suona egli nell'istossn tempo una siringa o La siringa se I" adatta in petto, e coli i t trfi moti Ila testa adatta la bocca alle fistole dulia siringa, e nel me- desimo tempo giuoca colle mani le bacchettine sul salterio, in maniera che fa concerto tra l'uno e l'altro Tuttaduo le ope- razioni ci son parute molto grate all'orecchio e dilettevoli ; e parto di gran destrezza e di molta applicazione ').

Mi il Re non ebbe voglia di sentirlo. Di n saltatori di corda no ho citato troppi sinora ; e mi ris- parmio di consegnarne altri alla storia (per usare una bella frai

') Caru*> 30 loglio 75. «1 altro carte, Teatri, f. 16.°

614

i ii Luigi Nardi e un Giustino M itis arano et

lora i più noti impresarii di pupi. L'ultimo aveva par mo- glie una Marìangiola Mallozzi, che supj sondo ni i.i povera gentildonna, caduta in bassa fon in necessitate maritarsi con Giustino MeterangeJ vane «li motta abilhé di rappresentar coi ed applicarsi in detto mestiere, acciò potesse prò il vitto con tutta onorat il corso di

nove ha seguitato, come attuili sgotta, li!

sfamato essa giovane supplicante ricorrere a piedi doll'i» > nata bontà dalia M. V. con fari' rai r-

rcbbe più andju- girando II mondo in lontau come ha fatto per lo pass ito, soggetta al della vita, come del proprio on »i ammesse Corte « per dare lieto ed onesto dfc con detti Pupi all'Altezza dalli lì. Infantìni » ').

Sappiamo già che si continuava l'uso del Presep* sefricceca. Nel 1791 esercitavano quest' industria tre legnami, un certo Mariano Pispoli, che uellospet-

tacolo alla, strada delle Carità e alle del gran

ice Cappelli, di fronte aS. Nicola di.* e un Francesco Aprea, di fronte al Palazzo del Citi Nel 179JB, tra gli altri, un Michele Arnaud, romaii"

Fu proibito a certuni di formare * Sepolcri peritata trattandosi sempre di spettacoli che si riferii p***

stono di Cristo; e poi chi sa che mostruos >*ro

. producendo il riso ! *j

Fra gli espositori di statue , troviamo nel I 1* Onofrio Mazza, già comico del Di Fiore, e poi del tea-

') Alla iuta /—OH. 1783 f. 25.° é rodi domande « p*rra««u Dei ù «8 "" Altri lmrattinai orano Nicola Diego, G. B. Scaffini, ecc. £ 36.° *) Dopai 7. 17 dia 98 tea. Teatri i. :<J." 'j D*paL t mano 1/00, f. 30 »

615

inu soiio S. (xiacomo e poi del s. Carlino. Bsponeva g una .statua in cera de) servo <li Dio Benedetto Labro, Banca riscuoter nulla, eccetto che qualche elemosina, ohe graziosamente gli si darà » ').— Altri esponeva •■ tre statole i , addimostranti r anatomia dei corpo umano » '). Altri, come i francesi Rotta e compagni , statue di cele- brità del tempo. Kc co il loro manifesto:

Arrìso al pubblico

Sono giurili in questa Nobilfesima CÌU&, provenienti da Pari- gi e Milano, ii Monsieuv Rotfa Profeesore nativo francese e Compagni, quali dopo il lungo giro a diverse Corti di Europa, hanno seco condotte divora stati»! rap presentanti al vi\

al naturale in grandezza, e proporzione, i loro Originati, dal mon- dti tutti ': o riconosciuti, cioè S. 8. Papa Pio VI, eie

LL. Maestà Giuseppe 11, Imperatore Regnante, e Maria Te- resa di gloriosa memoria , il Re o la Regina di Francia , il Re ma Vittorio Amadeo HI, il Re di Prunaia, e la

Regina di Danimarca , il gran Sultano colla Sultana sua favorita, il Generale Americano Vaahington, con i loro OHM monti Reali, ed abiti giusto il loro uso, con tutte Io loro bril- lanti decorazioni. In statua si rappresenteranno pure i celebri tre e Gian Giacomo Rousseau, il celebre abate M<-tu- itasi o, Madama, detta il Cacalier Deon3), il famoso Beoifore

•) Alla Deput. luglio 83. f. 25." Il Labre era il famoso", franrn*, allora Bervo di Din, poi beatificato da Pio VII. Appunto nel i gesuiti cavarono fuori questo loro candidato alle santità par op- porlo allo npagnuolo Palafox , portato da i loro avversarli , o m>< dal Re di Spagna: o Palafox o l<abri! divennero segnacolo in ve?

«nelln lotta. Ved. a questo propos. il Saint Privai, lliituire de la chul* ','suìtfs, Capolago, 1845, pp. 131-3» *) Gius. Marchelini piemontese, f. 20."

*) Sono note lo avventuro romaiiMwclio d«tl Cavalmr d' Kon, C. I £on de Beaumont (1728-1810), militare e diplomatico, che destò tanta <ii»pule sul suo vero sento, e per molti anni di sua vita , andò vestito

616

Borgognone , Ih ibile rarit -• dalla due Teste, a

troncato dal Busto del Baron Brande, e Conte di Statue, i valieri rinomatissimi ; i la Danimarca , ed altre co*

degne deli' universali' ammirazione. Si faranno vedere in qae- gran placca, «ima la Magona del Farri

Nel porgere che fanno la notizia a questo rispettabile pub- blico come erudito ed amante di rare novità . su,. onorarli del loro grazioso concorso , essendo cord di ottener il pieno loro aggradimento, come egualmente inr.no granati ed approvali in altre citta , e nelle Corti dei Re e Principi, ove furono ol a prolungare la loro dimora.

("lii amasse o desiderasse vedere le loro opere, ed aterno 3 proprio ritratto in statua , avrà il contento Monsieur Rota di render soddisfatta e contenta qualunque persona aspirane* a tal opera e cosi dare un saggio delle sue fatiche a piaci» si del Nobile che del Privato.

So vi fosse qualche Nobile , o civile Compagnia , che dea- derasse di veder detti ritratti ji suo piacimento per non ms* re statue facili al trasporto nelle cose particolari , si compia- ceranno darne avviso ahi direttori , acciò possono esser ter- a posto il luogo in libertà.

Si furatimi vedere dalle ore 'J della mattina fino alle ore JO della sera, per comodo e (Uvei

siderando pertanto i Viaggiai" r contento pianarne

pubblico alla vista di tali Regi personaggi , e sperandone no numeroso concorso, il prezzo sarà :

Per la Nobiltà la loro Generosità

Per i primi posti sarà

E per i secondi posti - . . ' )

li dOBtM, par ordine, a quanto sembra, <li Lui#i XVI, e por grafi re- ijioai morali o politiche. Nel 1777. tornato iu Francia, ora Btato coatt**** a pigliare vesti femminili, che portò poi MtD|

■i F.ra scritto a penna: qualro craiie , tre >i cancella * "~

Dtpui. 9 OU. 83, f 25.*

617 -

Qualche anno dopo, un Stefano Commoglio , pìemon-

nuuiifeato:

Arr

ìi fa noto a tutti i Signori I tilt Manti , essere quivi giunta •lare opera dell'arte, la quale eoneiete In 'ni gabinet- i . <nii diciassette figure di B6ft 'li statura d'uomo. Rappre- sentano questa i cinque capi ribelli della Traneilvaaia e Valac- chia, i quali hanno commessi tanti orribili tumulti, ed omicidi, cioè :

Il ora e Cloatha

Cìrison Giorgio, aiutante di Mora, il quale si ò da scorso appiccato nella carcere: Demetrio Jean, padre di Closzka, •nasi prigione in Karlsbourg; e Susanna, sorella di Hora, rinchiusa tuttaviu nella fortezza di Tomosvar.

persone reggami ancora i più grandi Malfattori della Francia :

Giacomo Clemente, che sulla buona fede uccise Errico III in Si. ('Inni : /ùirilac, uccisore a tradimento di Errico IV nella str lUbriferrai; Roberto Francesco Da rniens, che

ute un colpo «li coltello a I gagli> . capo 'li ""■' li ladri in Parigi; Du

let, confidente di OarlOUobe; /fa rie a Trooe, orribile di- voratore di carne umana, della nutrito per lo spa- zio di dieci anni, di Desrues, che ha avvelenato i suoi coniu- ganti : (Jiocanni Jeobet parricida; Madama de Beincille , che ha avvelenale io Parigi circa 3ÙO persone: Madama Lea liat, la più bella donna di Parigi , che fu appiccata per aver ucciso il proprio consorto, N. B. Queste figure sono vestito in quella foggia, che si ri- irono ii Catto !<■! loro ari e Oltre dello sopra-' riti- tigni •■, " \nc.ora molte al- tre da rade '•. BO irebbe troppo lungo l'individuarlo. Saranno lustrate iu ciaschedun'ora del giorno.

018

II luogo doce st faranno vedere le suddette figure aa< Le persone di primo rango daranno la toro cortes:

prr ...

Il suddetto tiene appresso di se l' istoria di tutti li per nayj- in !nrtc<jiia:

Ma l<> s|.ci!;i.-< i >li .'i i i.--.—ti mah ri pan

educativo, e non fu p i V).

A \u\ altro, che nel 93 portava tatuo d-

di Napoli, del Re Spagna , Ha e Regina di Fran-

Turco e Gran Sultana, ecc.. fu permesso esporle tutte, tranne q ielle del Re di Soeaia e Biro di Ari. , suo uccisore »

11 bullonilo di conia Loreuzo Ferzi, dello il I

tooeva una macchina col Trionfo dell' impet Mogol . che per opera d'un meccanisi camminava ).

I ii altro, un tal Gaetano Peci, diverse staine /

decenti. Ira le quali un Giudizio di Salo/none. :

Andrea Currio, una macchina, La presa di B

ohe con pupi semoventi *)•

\iichc, nel 1783, 1785, 1786, furono dati p

l'ilire il giuoco chiamato La Caccia ree kM-

ea, ch'era una sorta d'esercizio di tiro6). Nel settembre 89 fu fatto un grande sbai ; barac-

clic al Largii .hi Castello, o Questi lui».

ago- io affidati alla giurisdizione i Hent,

formandone una commessa generale

Medici, per espurgarli da lenti ladri, specialmente

>) Teatri. Die. 1788. f. 28.°

«> S«U. 1792 Teatri f. 31." I! Ro di Stoiìi era «tato aaa*. marzo di quell'anno. ») Carle ott. 90 agosto 91 f. -

*) Deput. 23 maggio DO, 31 ott. 9t. Deacriàoaa e figura. : •) Carte vmio f. 26V

G19

culai ohe gì' infestavano; e si riconobbe ohe una delle prin- igioni, che davano luogo a render queste contrada il nido di borzaroli, era la quantità delle baracche poste vano 1" intero Largo de] Castel]

«niol (.ini che vi si situavano, perehs\forn

i unione di genie curiosa, par I oe che

alle meraviglie, che gli si mostravano, Pea io ai

robbamentì. Questa ragione fu cosi forte che V. M., mo- li 'i prìncipi! del pubblico beoe, si con- tentò di perdere la rendita di t-in-a G<«) ducati all' a che ne i o rea! Pondo dei lucri, ordinando

la demolizione di tutte queste baracche, ed annullò be- ai affitto d'una che nella strada del Mol i era affittata ad un uomo, ohe leggeva 11 Tasso per Tisi motivo di evitarsi l'unione di gente ....»')•

A proposito del declamatore del Tasso o dell'Ariosi.., o, pei dir meglio, del Rinaldo, in quel tempo, ees

mava u Minichiello, quello che legge l'antica storia di Itmaldo in mezzo al Largo del Castello » '.). In qi rassegna 31 piccoli spettacoli, non te

ito dei concertisti, die davano accademie nei teatri o alti ove •). Mei 1780 uu poeta, Angelo 'l'alassi Ferra

iva improvvisare giorno ai Fiorentini, «sopra quei

soggetti, che gli daranno. per tati i B itto un

invito 1 ') Nel 17SS, uu altro iinprov-

') tJ'li.ju* (Sanchw de Lana, !.. da Madidi •» 8, di I i Ho,

.— Ttatrx i 88.*

*) V. l'opuscolo burlesco col nomo di D. Onofrio Oal«ota; Stori* •""'- ivr/ok ossia Indice astrologico «e. Il So rio , circa lo stano tempo, noi Xemaeehio (ed cit. 2&{): < .luto mMo lo chiuppc, o decite a no laciarone: è muorto Linnrdo, e hi ai non ve fanno vola lo mazzo de pesii il l'ari

Jj Coni nel 1783 un Girolamo Noi Iettante «li mandolino, e

n-l 1735 una Regina Siriuoea'-ilii, al | li->e nliui. Carte, f. 28. ■>

IO— Nob '-onco«i0, f.

620

ore, EU Luigi Massari, che per quindici anni . scorso tutta l'Europa improvisando, e s'era Esito b

ie Corti, specie in Russia, in Germania, in I e dal Principe di Àsturìas , e dagli Elettori , ecc. , fece una pubblica accademia ai Fiorentini. Ma « il pubblico, che l'intesa,» il carattere di sciocco esajthnba

Biccbó inerito, invece di lode, fischiate! » ').

XIX.

// nitori, repertorio Con prosa Giovanni

de Gamerra a Nàpoli V Teatro S. I

U Cartone continuò a scrivere audio dopo il 1

1782 le sue commedie erano cresciute a 16 tomi '). Qua!— #.,

nino dopo, a 20 tomi. l) Neil' ultima sua fise, \T 1 \

Cerlone segui la moda del tempo, determinata da Carlos i'iozzì. li compose mollo lìaho: La Donna serpente, il R* "^Se dei genti, il Mostro turchino ecc.; e scrisse va -rii spagnuoli. ').

Ma il repertorio nuovo soverchiava e dominava. questa la prima vera invasione di francese u

Italia. Oltre le tragedie classiche <l"l Voltaire, e del billon ( tradotte in Italiano A^\^mw\

pittori, come il Cesarotti, G. Gozzi, il Bettinelli, Z)>

eccovi le tragedie domestiche e i drammi larmoyani 1,

dell' Arnaud, del La Chaussóe, del Lemercier, dd Beaii^*-

') Sappi, sud. Dejrat. 20 settembre 88— Teatri, f. 28.* *) Annunzi nel T. \, ed. 1782 - Llv" (ITT,*; dkfl Al m

.•nm posto, tra prosa o musica, poco meno di cento. 3) MirtoruM p o. p- 113,

*) Su quatta risurrozioue dei drammi spagnuoli alla fine del S. XV^bW- . te, B. Masi prtf. «Ile Fiabe di (i. Gaxsi (Bologna, 1885) e G. B. }ètW- •- gl'ini. 1 tempi, Ut vita a gli terilti di G. Goni (Napoli 1877) p. 246-^St.

621

.

a

arenai* , del Sauri ti , del Keuoillot de Farbaire. E lx uove tragedie italiane, e l drammi lagninosi, di Giovan-

Greppi1), delTAb. WìIK , del Popoli , e h con dell'Albergati, del Federici, del De Rosai; e, di un gei più volgare, le opere drammatiche dello scrittore e C mediante Praooe do evoltone, detto \\ Poetino. B, solo j.'i parte, scorgi Vittorio Alfieri.

Nel 1770-80 era ai Fiorentini la compagnia di Tom- aso Grandi, detto Tommasino il Pettiu seconda moglie, la Maria, ch'era Qglìa del famoso gol- ontano Pantoione Ùarbes, e mori appunto a Napoli. Il Grandi, oltre all'esser valente attore, era abile gioco- liere: a Caserta, una rotta, ballò innanzi al Re \\ fandango spagnolo, bendato, in mozzo a gran quantità di uova. sapeva sliurare senza romperle*). Nel 1782, venne ai Fiorentini una compagnia comica francese '). Nel 1781, tra. le attrici della prosa, c'era una tJiulia Gasparrini *), E accadde clic sulla line del 1785 questi comici lombardi dei Fiorentini rappresentarono no d die intitolata

ali effetti delia mitica educasìone, presentata loro da un certo Vincenza De Stefano. Ma un Giovanni Ranieri Creili si rivolse Bubito al Re, esponendo ch'era quella M lame satira controia sua famiglia. Il De Stefano pre- tendeva in moglie una figliuola del Rastrelli, e, non . ottenuta.se n'era vendicato a quel modo. La commedia tu roibila, il De Stefano doveva esser messi» in carcere . ma gli fu fatta grazia, e la cosa messa in dimenticanza '

>:

IJ II comico Oiov. Gruppi coli' uniformo di soldato dot Papa. Ag. 79, Mita f. 22*

I») Marioli P, noi. ad non».; ofr. carte f. 83.» ') Carte f. 24.» i) P«Umio hi. i. i5.» •io, maggio 96 f. l'I." Il De BtefUkO acri**» noli' 8T. U dlUUM buffi) pel Toalru Nuovo II Bori 0, il 9 ottobre 178fl, •cribra in una sua U-itera al He, che l'Autore * ò •fornito i I

622

Al Teatro Nuovo, nel 1781 . Ira gli attori della era Sebastiano R i. *) E come servett.i

tana, una Giuse|i|>;i Maria

della prosa, un Gennaro de Novelli». •) Sulla fine del- l' si venne una compagnia frane retta dal M I bc, che i-f.-i stato prima a Parma, .1 Milano, a Gei a Firenze; dove « il ;i eu le bonheur de mei veifiance de LL. AA. RR. et S. B. ite da Wiezeck, qui ;i daignè proteger le proi ij compagino Fi en Italie ». Avrebbe p Vi- poli la stagione d'inverno. E co. 1784. *)

Anche al Tondo agivano compagnie di prosa, Di 'i di Sangro , dei Prii for-

mò noi 1779 una compagnia italiana, che \ volte la settimana II Certame Drammatico , promosso

rl.i principi! pi" Ovrii dall'arto drammati 'meoti tWU

poesia e della cintassi Italiana, p<-rchd commetto positivi errori dina»™ nei versi, ecc. », e ricordava ai Iella commedia dal Fiorel-

lini. Ih il De Stefano ri oontro il Serio, dicondolo «no umin,

t netivjidu in 'mimi io L'approruioM late il ma Bitta t Lmnkfi S. Carlo, o lo critiche presenti. In margine : Il Re ruoleerd.

») Settembre SI, f. 24.°

•) Agosto 82: supplica perchè le aia restituita I* madre, sfrattai» <S*> Raglio per lenocinlo, f. 24.*

s) Noveubr- Su'. E 21."

*) Su,.,.. ,1,1 Malhorbo. Deput.21 luglio 81 «oc, f. 2G." Di vani ceto*»* i li- Mattarono a Napoli intorno a questo tempo fa meo lUrK*

nella nota opera. Cosi di Giuseppe Anali! ch'or» tra i corf»"

Lombardi; di Maddalena Corticali!, piena d'avvenenza e di brio, eba per molti inni In servetta a Napoli: r. la «un figura g i p

ùngoloro, la rendono anch'oggi degna dalle puh!.;. «d»*"**

: dal tempo ecc. »; d Luaio Landi; di Stefano Lombardi, che era nella compagnia di domo Mauui, e recito a Napoli colla moglii Iona >a la

tetta, a di goalobe altro.

dalla Corte «li Paini.; Imitatori Cosi il Di San-

grn pn m *) alcuni premi annuali per due migl

commedie e la stampi -li un Teatri' Italiano. I più inten- denti a Napoli di cose drammatiche, si erano riuniti in- umo a lui: D. Luigi Seno, il Duca di Be)forte,iI Cons. Patrìzìi, il Marcia , i». Michele Sarcone, il Ca

PfoneOi, Saverio Mattei, Aurelio Bertela1). L'impresa andò a male, e, quslch dopo, il Di

aogro era Bciolto da tutti gli obblighi assunti.3) Cat-

Ittva riuscite ebbe anche un altro tentativo, Òhe egli fece .il reatra Ni m un I>. Michele Parisi iinprcs.-inn

della prosa4). Tuttavia, il Di Sandro non si stancava nella sua passione drammati I novombro 1784 e nel gennaio 85 si pap

pi ai Fiorentini un suo dramma: La balla de-

linquente o la Donna e nell'ottobre 85, A Fa-

natismo alla berlina*). E al Fondo, il L788: // genio e il ìiiùstn, ansie le portentose vicende Amore e Por-

Ina: favola in versi sciolti, di genere fiabesco, ma regola- ta secondo i procetli dell' arte drammatica classica 'i i di rifioritura ebbero le recite 'li dilettanti. C era a Napoli una società drammatica di Cavalieri, della quale era capo il Principe ili FraocaviUa '). Nel gennaio -il gUestO il NapOlj Siimi. nvlli StoHa OfHCO X. 1, 93 %fC. *) Lctt. del Principi di Franrnvilla 12 luglio 1779 e altre carte— f. 23.° •-•nnaio 80. Carte f. 23.» , agosto 80, f. Ita Civica Napoletana n. 7, 16,' 53. M r*rso sciolto di Francesco di Sattgro de' Pi *in -

. Arcadi Politilo l\ ! tappi-esentata

t?88 nel Iteal Teatro del Fondo della Separaziotu. fa dipoli, 1788.

') Mol mooe «ni' accademia -li moatei di Uomo

e Caralim. Nel 1783 »i ai cantava il DM

. |MMJa d«l Serio, uu». del Guglielmi , eoa la Agata Carrara, il •oli, il Prati, la Oleata Coltellini.

- 021 _

impio, aveva in ìstudio quattro tra linda, l'Olìmpia del Voltaire, il Gustavo Vasa, il Coti . AH* impresario di Fiorentini fu proibito di rack

una di queste quattro. ')

Nobili Signori, iu;i v i~ir.it i. turali,

organizzavano, tra la gente della loro condizione, compa- gnie di dilettanti che recitavano il repertorio stesso dei teatri pubblici, «; alcuni ancora all' impronta ')

La massima severità durava per relativi alla Passione di Cristo. Nella quei

ipagnla dal Pondo voleva recitare la S. Eteri vario, ove erann necessarie molte decorazioni di e scenario. Non fu permesso; gli oratorii saci vano rappresentare Benza pompa. J) L'impresario di rentini voleva rappresentar la tragedia del! Luigi Serio scriveva:

S. K. M.

È stata presentata alla mia Revisione la sacra antica T«- l della Passione, ed avendola rigorosamente esaminila, non trovo in essa alcuna cosa , che promuova neminen p** minima parte scandalo o indecenza; anzi, per quanto io M giudico , e per quello che mi ricordo , la suddetta travedi» ° opera si è sempre rappresentata con infinito concorso di SpC1* tatori tanto nei pubblici teatri , quanto nelle case privale . e

<:intemente ha prodotto una pia universale comi Nondimeno , come non si è fatta recitare da parecchi an' forse per la grande quaniita di attori e per la molta sj cosi nou ho voluto avventurar I' approvazione , Ufi

>) Carte gennaio 70, f. 22.»

•) Kmcndo stati sottomessi a domandare il permaso , «eJi una quautita di ria lo «pedo a 31."

! lata Galli, Giovanni Morelli, e ali l'.i'.' -viih.i i : - j . ] ni a.) in lasagna, ianatmi a S. M. GaU.—- Garta f.

625

vrano oracolo della M. V. E nel caso che V. M. si degni per sua clemenza di permettere che si approvi da me, potreb- be degnarsi ancora ordinare a D. Gennaro de Novellis, Im- presario del Teatro Nuovo, che non faccia recitar donne , personaggi, che sulle scene hanno sostenuti caratteri ridicoli e caricati ; essendomi stata la suddetta tragedia presentata dal Novellis per farla in qualunque dei pubblici Teatri sarà più opportuno. Il Signor Iddio feliciti sempre la M. V. E sono con profondissimo ossequio

Napoli 26 gennaro 1783

Di V. M.

Umiliss. servitore e fedeliss. vassallo Luigi Serio

Ma fu risposto che il Re persisteva nella convinzione che la Passione di N. S. non era cosa da teatro *). Nell'86, lo stesso Serio dava l' allarme per alcuni che avevano eretto un teatro presso il Palazzo del Principe di Tarsia, e volevano recitarvi l'opera della Passione, vantando una licenza del Cardinal Arcivescovo *). E veniva proibito e- gualmente il Martirio di S. Gennaro, sul quale egli fa- ceva questa relazione:

S. R. M.

Signore,

Mi fu recata alla revisione un opera sacra intitolata // mar- tirio di S. Gennaro; stimai di proibirla perchè scritta da scioc- co autore e per V indecenza di molte espressioni buffonesche in lingua napolitana. Mi fu di nuovo recata, ridotta in altra

») Carte, f. 25.»

*) Serio, 11 marzo 1786; e altre carte f. 26.°

42

626

forma, cioè senza la parie giocosa nazionali meno

volli panai la, perché non 6i era fallo altroché volgere il na-

iiio in toscano, ma il carattere giocoso era rima*; nulmenu» me l'hanno per la ter/a volta presentata ma, in cui la umilio a V. M. Per la materia non contiene

oaizioni contro la religione, o le regalie, m che la parto del demonio ohe esce dalla buca* a l'Angelo et scende a volo, sono una buffonata da I varai ora u«Ue

pubbliche scene. Ed essendo somma la lodevole venerarono

hanno i fedelissimi vassalli di vostra Maestà pel gloriosi) martire S. (".«imam, non mi i> ombralo opportuno di conce- der la licenza di rappresentarsene in pubblico una inetta con»- posiziono drammatica. Umilio questa mia esitazione a pie del real trono ecc. ecc.

Napoli 21 marzo 178G

Umili**, ecc. Luigi Serio')

Neir 87 , e negli anni seguenti , furono dati pe por le recite ili dilettanti «lolla Nascita di A'. Cristo. *)

il teatrino di S. Carlino era sempre il sola leatrmo, clie fosso a Napoli, d'istrioni. Nel luglio 70, ritrovivi nuovo, ira i suoi alluri, Vamoro&o l'Yancesco Vitommi Il Tomeo aveva fatto, nei 77, un cont cogli appaltatori della li. Piera, por recitare [a quel trino. *) Ma la Fiora andava decadendo e dal non si ricavava nessun profitto. Nell'osti si dirigeva altrove colla sua compagnia teatro angusto, in dove r-i goffro gran cai i i

') T.ni.-i, r. 26.°

-I Depot. 80 Net. QJ 81.«

'/ Carta. I

In.-. Ii.pul. luglio 79 « altro curie, (

627

'ciò incomodo alla compagnia che rappresenta la corn- iti ia come altresì al Pubblico , per cui non vi è con- •so e per conseguenza niente d' utile » e chiedeva che

si permettesse « nel giardino fuori Porta Capuana, e >prio alle case di D. Antonio Saggese , di poter ivi

jpresentare per quei pochi mesi d' està , per poi

Drnare al teatrino del Largo del Castello, dopo la no- na del glorioso S. Gennaro alla fine di settembre, sic- me si è pratticato anni sono ». Il che fu accordato, tanto i facilmente in quanto « non gli riuscirà portarsi neppure Ila R. Fiera, in cui nessun profitto se ne ricava ». ') lora, aveva avuto l'uso di erigere Y estate un casotto tavole nello stesso Largo del Castello. *) Poi, cominciò

andare fuori Porta S. Gennaro, di fronte a S. Carlo Arena. 3) Luigi Serio vegliava anche sui teatri di prosa: « Questi

nno disordini peggiori di quelli di musica io casso

cose sconce e disonestissime e gli attori non ne fanno Ila: anzi fanno peggio. Io, per frenarli, perdo le serate ere, ora in un teatro, ora in un altro, e specialmente I teatro di S. Carlino ; ma, quando io non ho facoltà farli punire , gli attori si fanno beffe della mia vigilanza. zi , son giunti a cambiar molte scene alle commedie la mia revisione, tutto che io cifri ogni pagina.... » 4) Onofrio Mazza, escluso dalla compagnia, ricorreva nel 36 contro il Tomeo per essere reintegrato nel suo po- i 5). In quel tempo, era tra le attrici una Vittoria Cre- mese dello Stato Romano •).

l Deput. 17 aprile 84, f. 25.°

I Carte, maggio 1782, f. 24.°

I Anni 1788, 1789. Teatri, f. 27.° 28.°

I Dicembre 82, f. 24.°

) Giugno 1786 f. 26.°

) Carte nov. 1785 f. 26.»

628

E nel 1788, c'era una Rosa Pelisìer: contro la quale si rivolgeva, al solito, una rao rote, D.

Nfaaotti.

nca» col marito di lei, D. Francesco Manna; generale le aveva ingiunto mandati penali; ma l>. \r ne chiedeva lo sfratto: altrimenti posta lai

collo violenze maritali a doversi disdiro , ed autorizzar* per forza l' illecito commercio, o a correr pericolo ndb <li lei vita ». ')

Un Giovanni SchlAeri, ballerino eia corda, aveva e t nel 17S2 un magnifico casotto, di fronte al S. Carlino. Il Tomeo Implorava che lo si costringesse a non rap- presentarvi commedie , o a subaffittare a lui il ca Olfatti, furono proibite le commedie *>• ^',-'1 1781 un HI Michelangelo Pallino ottenne il permase 'nareuia

compagnia comica, da recitare fuori Porta Capuana, ud tempo che non tra quella del Tomeo •). Giuseppe

Teperino, già della compagnia Tomeo, voleva nell'86,r«p" presentare opere, comedie e tragedie , in qualche del Pendino.*) K cosi Francesco Vitouomea, Pignata e Eleonora Radici, anche della compagnia da' Tomeo. *} Ma non ottennero mai niente. DTep <lava le recite coi pupi. ')

Nel L786, il livornese Giovanni de G i uoro«l«

un'infinità di drammi lacrimosi, veniva a Napoli per pf*- sentaro al Re un suo Mano', col quale esponeva -li voler fondare un Teatro Nazionale tragico-co formando

') Sappi .-•<■<•.. mano 17B& r. 27.*

s) Maggio ancho nel 1785 facora li»

collo «un coni ì saltatori francesi i. 20-"

•) Bop, •_".» ioti IT-C; a cfr. i «aggio ITE

') '. aprilo 17W7, f. 211" e 87.«

a) Norciul.i-M 1780. t. 27." •) Mano, | iugoo 1788, maggio 17*9. f. 27." e 28.»

!9

Ina scelta compagnia d'attori e d'attrici, e Spegnandosi e esso quattro nuove rappresentazioni Panno, ed scomodare 'incile, de] vecchio repertorio. Avrebbe pn ino dei teatri della città, «inoli" dei Fiorentini, dov. itebl ato il Martedì o il Venerdì, e gli altri gii

scelta del Ito. Ma questi avrebbe dovuto dare un ridio «li 5000 sondi, perchè P introito della prosa allora he di 6000 e la spesa occorrente toccava gii ttOOO li: crescendo l'introito, il Re avrebbe diminuito il ano li". Anche il De Ga morra, come già il Sangro, istituire premii per le due milioni tragedie e lo dm; ori comedie nuove, otjni anno.— Il Piano fu diaci colla I »t*| > ii!a/'n me teatrale, ma si lini col non farno

. E, secondo scrisse il Do Gamerra, il Re raanaò tua sovrana parola ')•

Tuttavia, come acant-goàt , nel luglio e agosto 80, si

■l'ono innanzi ai Sovrani, t due Vedovi» Le a we, e I due nepoti o sia l'uomo del secolo. *) Per la sima 87, il Coletta, impresario dei Fiorentini, otte* ili poter far rappresentar dai comici lombardi a tra- cre, domestiche, familiari, la maggior parta prò •lotti e composizioni del noto tenente l i •• ') Noi

febbraio 87, si recitò il Nòdo Tartufo, tragedia domi pantomima, dello stesso. Queste pantomime^ mescolate nel dramma o clic con- ino 1" azione di esso, erano una delle novità del Ga- fra, Per la pretesa mancanza di parola Ferdinan- o, Napoli non tu sottoposta alla terapeutica delle opere

') Noto Teatro del tig. Giovanni de Uamerra, Tenente nelle annidi »/. /. Pisa 1780-90, 8 voi. li Ptana nel voi. 1. Cfr. gU argulÌMÌwi Alti Mani: Giovanti tagrimori in Nuova

-\nu>L, fase. 15 g«nnnio, 1 mino 1889. io Teatro.

. Teatri, t. r.T."

,

«30

ine: tragedie pati :esche: I 8 domestiche pai "me

dodici generi diversi. Ma le suo opero ei in parte nel repertorio teatrale ilei tempo.

Nel carnevale 67, fu dato al s il suo Pirro 'i. eoo la musica del Paiate I i la lusinghiera approvazione di S, M., dell; e de] Pùbblico ». Il ch'era ai Napo

u L'introduzione dei anali in un'ope moltissimo, coni',- pure l'aria di bravura della Dan rondò 'li Roncaglia, l'arietta scritta in amicizia p Manzoletto, il duetto e il lerzetl poi la scena oia-

KiiihYn di David portò la palma, e coronò Q <anianw e il compositore ». *)

Il De G.imcna si offri di scrivere o io un noto

libro per il regio teatro »: ma real

dispaccio, o per garantirsi dalle indece odeinali

termini, e dalle derisorie censure, che hai D 'p

sto incontro soffi n potè spuntare aean>

questa, e andò via.

Neil' 88 venne una nuova compagnia di comi» bardi, capo Giuseppe Grassi veneto, che g Napoli. Ne facevano parto gli uumim: Pietro Ando! Luigi e Giovanni •!■ *1 Ituoun , Sim Cecaiini, Nicola Borni, Giorgio Frìtti, G , e Danto-

') V. sopra c«p. 11 Forrari, negli Aneddoti di., racconti, giorni dopo, «rrirò dn Vienna il tenenU) Camorra di Mantova, 0*4 «■ famoso poema il Pirro. Veci la sua conosconza alla eonrorsaife» * donna Coeilia (la moglie del Pomello), e m'inrilò a sentirgli ]*0"* " »uo libretto; 8J tu. li ì «: fui edificato; mi diss* cho partirà lort» liu-hia (il Patti olla famiglia Tatltyrtind) «JU tj**

ronza di sedurre il (,'ran maestro a mettere il suo poema in di - il Ferrari lo raccomando al Paiaiallo (o. e. I, 197«

*) Aneddoti cit. I, 202-3,

a) Suppl. cario f. 27.»

Bili

d*

631

Gasparo Mataliani, Giulio Baroni, Giovanni Àndol-

iii. Filippo Morselli, e le donne : Gaetana ed \iigiola An- dolfati, Ami:» Cossi, Rosa Poggi, Vittoria Borni, e Fran- i D irdanelli. il Re promise d1 intervenire alle loro re- bite ' I. .Nel 1789,110118 C(iiii|i;i^ni:i Li imbarda ilei I*'l >!• Mitili i,

era un Francesco Pinotti, ••ai-attenuta, < poi fu scritturato, i della compagnia, per recitare nefle Regia viUeg-

ìature *).

".. ri. un! esempì delle recite che facevano questi cornici, le opere, chela compagnia dai Fiorentini dotte nel

Teatro di ''asorta, sulla lino dal 1?8'.»: Clementina ed Oroif/ni dell'Albergati CapaceQi o la farsa il Pasto Ha- esso Curioso', il Tartufo: il Disertore Tedesco e la farsa il (rassettino: il Conte di Cammingio rsa I' Convulsioni *).

il dramma dell' Amanti aveva avuto una gran fortuna* Ancia; il Do G ne iveva formato un sua pastìccio

pantomimico: l aolitarii. Un signor Gualzetti, detto IC- rt ;se, sulla f i i n del BCCOlo, una sua trilogia: I Ameri <H Comingio, Adelaide maritata, A 'aloide & Co- mincio romiti: cose volgarissime, ohe restarono molto entusiasmo, e ancora si recitano ').

Tra gli scrittori drammatici D&poiitaai *), si deve ani rerare Francesco Mano Pagano. NI 1787 si rappi

e sere ai Fiorentini la sua tragedia, il Gerbino. Com-

; -»pj»e Orasti, novembre 1788.

"' ,.-i 1 1 >■ ir--"

3| DiKa ti» Noia, gNinrno 0»), rotiti «ce

•) N. In. -iiU'.P l.i<> la ■!* ©dizione: Nap., t807 p*r Vìncenti) Liquori. F. orto, è lo stesio anturi- (1>'I ! inur

li 17W. Piwm Domenico •Sangiacomo. Ma i 0. A. OutlltMi è lo ittno di qii'-ll'Auto: •criaao un giornale repubblicano e fu impiccato il 4 granaio 1800? *■) Cfr. iat. a questi il Napoli Siguorelli. Storia Critica, X, p. I, passi*

632

pose inoltre un ■n, i" Agamennone, mosso

l'esempio del Pygmalìon del Rousseau '). FI qual Py

iion, ch'era veramente in musica, fu recitato

innanzi al Re da Tommaso Grandi*). la

sto fu la scena lirica l' Idomeneu, dell' .

dette ai Fiorentini, con musica di K. Petrilli, il 17

Il migliore lavoro drammatico > Pagano è

commedia, VEn citata anebe ai Fiorentini, e

nemente Sschiata 3». L'eroina, Emilia, è una

nella, lmou;i donna di casa, 0 colla al tempo

di nobili pensieri e sentimenti» costruì

Pagano. Le fa degno riscontro il suo innamoralo, 1.

h", multare. Ostacolo al loro mairi

lei, il Conte Argiro, uomo all'ani di pn _.i i

ol ferie sposa aio, uno spiantata,

ridicolo imitato!'.; delle mode e inani'

ha per sostegno lo zio Anselmo, uomo fesso,

e la cameriera Lisetta. L'intrigo e lievissimo; 1 'pposi-

B e sfuma, senza dar luogo a moli Ma li commedia è scritta in buoni versi, ben dial- .-

mente e semplicemente condotta. Il Ca\ temio è un vero tipo dell'epoca: un spirilo, che pranza sempre ni casa altrui, che parla n italiano e mezzo francese. Ecc i come istruisce un came- riere per trasformarlo in uu yenio :

Ascolta: ti vo' faro In prima un buon filosofo morale, Politico, economico, sublime!

') Sull'altro opp. dnimmatiche del Pagano, cfr. Napoli Sijnowlli •■ <-. X, I, 147 «•«.; E. Rocco, Scritti ".-$,• V.lt

L' Ai/anunnone, ristampa (1885).

*) Battoli F. ,Yu(. ad noni.

ì) U Emilia commedia di Fitiucoaco Mano Pacano in cinqua atti. N*P' MDUCXCU prcaao Fil. Raimoi Ntpoli8lgno«Uio.0.i,0iP-*'

_ 633 -

Non ci vuol nulla, nulla in ver, secondo Il beile caio muiodo! T'impara Or questo bravo mio vocabolario : Umani'", |«f| 'jtton gusto,

Popolation, rapporti, sentimento !

Quanto atta morale poi ,

Sappi che 6 tulio Interesse concentrico ed eccentrico ! ')

L'ultimo teatro, . o durante il BOCOlo W1II , fu

teatro di S. Ferdinanda

Una storiella, raccolta anche dal 1-Wimo, vuole che ad una Principessa, figlia di Ferdinando IV, tu dai me- li- i prescritta l'aria di quel rione (di Ponto Nuovo) o insieme con un palazzo addetto ad uso suo, e della sua corte, venni costrutto questo teatro da servir di passa- tempo aU' inferma ». *) I medici avrebbero prescritto vo- mente una bell'aria; ma niente di tutto questo! Ecco

iria diplomatica di quel teatro. Nel dicembre 1788 il Elogio Notaio I). Gaetano Fran- tone, con due sneii , di' erano l\r-i|iulo l'innata e Gin- seppe di Giovanni, attori del S. Carini'», chiedeva di for- mare « un teatro fisso sopra Tonte Nuovo in strada di .i ». Otteneva il permesso nel gennaio B9, « ai ovato cosa comoda e propria per la gente di quelli recinti eh' era molto lontana dai teatri e divertimenti di questa capitale o ; e faceva metter mano all'opera. L'ardi iteti

•) Dello starno tempo ò: / I'a::i per U mode comm. del tig. *** detto tr<> Partenopeo na,. ip. 1790, a »pe*e di

Domenico Smigiocomo. C'ò una donna modula, filosofo atta moda, riaggialora alla moda «oc. *) Fioritilo o. e. IV, p. 15. Il quale nccenua vorauioot* un'altra »or- m, ebu Tottae sialo edificato dui l'iin> tj-o di Ripa F i-ancone; il che twancku è mallo.

IVI

il

634

D. Camillo Lionti. Ai due attori del S.

con D. Domenico Caraffe, dei prò

La spesa superò i S4900 (lucali. Due palchi furono

ball al Re, compassandosi l'ini

obbligo di costruirei b pagandosi per l'altro IS

."ino già s'era ratio pei Fiorentini. H

leva mettere ora: Teatro di aiuto IV* M

PUtazione (4 agosto 90) non approvava tal nome, [> « non è stalo costruito per R. Comando o proponendo che si chiamasse col nomi condo l'uso. Cosi divenne: di San Ferdinando, ')

Come si sa, e un bel teatro. Lo dipinse Fan S. Carlo, Domenico Chelli : « La I u& é

ellittica; nel maggior diametro ha palmi 40 di 1

'/vili altezza dal pavimento alla linta volta; la scena che in faccia agli spettatori ha un orologio, è di lunglieoa p. 27. Vi sono cinque file di palchetti; ciascuna fila di M ognuno di 8 p. d'altezza. La Tacciata regolare DOB of- fende il gusto con tritumi e l'atrio ha due ralij i corridoi sono comodi e proporzionati al concorso. L'oggetto di beti vedersi ed udirsi 6 pienamente adem- piuto. Nulla gli manca por essere in ogni quentato, eccetto che P essere «•••llooato meno lontano dagli altri teatri, dal centro della città, e da .jnw

della Reggia ». •)

Fu aperto il 1790, e vi si recitò prosa e musica, come negli altri teatri piccoli. ') Nel 1791-2 venne ai Fiori

') Alla Dop. 19 dicembre 1788. La Dop. 14 gennaio 89: f. 28*-S<»rtL Ag. 91 ore, Dop. 15 clic. 89 ecc., Islrtim. 20 gennaio DO. Dcp. -4 ■g0*" 1790 ecc.. f. 29.°— Una supplica .li D, Canifa al Re, e»1*'

ii ni. ii in ni: I- siala comunicata dall'amico Vioonn

d'Auriu, che l'ha troviti i fauni dai Teatri.

*) Napoli i. Storia nii X, II. p, 110-1.

3) Carte vario m. £ 29.» 30.° 31.°

635

la Compagni i lombarda con Antonio Belioni, primo amo- o Luigia Lapy, giovane attrice, bella e valente. Il oltre a far© il comico, a aon lrala& ia d'impiegarsi nei SUOi di mode*. lame

nore in lutto le ìitté, alle quali sapendosi ben pre taro, viene ad esse molto gradito, anche per l'avven •irlla persona ». 1)

Nel 1792-3 erano tra gli altri comici dei Fiorentini Gia- •<>ni<) Caolini, Giambattista Pavoni, e la Lucia Girardi, nono poi fuori Regno con la compagnia formata tal comieo toscano, Àngiolo Grifoni*). Nella quaresima 90, al S. Carlino, recitandosi op icre.il Tomeo vi mescolò alcune arie in musica, da da fanciulli Ma ^rli fu proibito per l'avvenire.*) Nell'estate, volendosi recare b! s. dito fuori Porta S. Gc

gli fu risposta di no, perchè ormai e1 era io quei luoghi un »• <o. *) Nel 91 il Tomeo m di « potersi

;; una compagnia volante di cantanti, i quali I esentano in musica vario commedie fatte in altri I di «li <|ucsta Capitale ». Il suo socio era un F, S mrcntiis, che aveva messo il patto che sua moglie do- veva fare da 1* buffa. &) Del 1791 , si trova, infatti, il libretto Jl Falegnatne, musica del Cbnarosa, cantato al Carlino, da Elisabetta Pappalardo, prima buffa napo- letana, Teresa Galiani, prima donna scria, Marianna Gal- dani, seconda buffa, Francesco Buscò, primo buffo as- soluto, Giuseppe Vannelli, e Gaetano Buonocore, buffi

•) Bartoli F. Not. ad nom. Por ottooora una aerata d'onoro: Dep 18 licwnbreyi, C '11.'' Nel 'JO-1 <?ra servetta a'Piorentini una Carmina lluwtn Carta vari*, febbraio '.)!, f

*) Carlo rane, gennaio 1793. (Comuni?, il' Auri.i). brmio 90, Carle, f. 29.°

<) Maggio 1700, f. KV

») Carte vario, f. 29.'

- f>36

ini, c'GiuMM iili '). Ma duvova venire un ti

il S. Cai-lino canterebbe Lablachel \ei lT'.'i! i- la Compagnia delta dei i e che per molto tempo ha rappi o comed

pronto noi teatrino al Lji

i Pasquale, Pigliata o G I fteoofl d\

poter farcoraedio a pagamento ce nella villa < per divertimento di quella villeggiatura ». ") < Tomaso Tomeo o i suoi nel 92 tornarono a chiederti solito permesso di far comedie, ino dirini[>ci^fcn

a S. Carlo all' Arena alla Porla ili .S. Gennaro ».

XX.

W. Goetht a Napoli Cronaca del S. Carlo j Biìlington e la. Grassi ni Compagnie di prosa

Lorenzi e la Censura (entrale (17H7-17'

W. Goethe capitò a Napoli nella quaresima 1787, s. (urlo a recitava un'opera sacra; La disk u di

tsatonme , di Cario Seri , musica del QìopJIm

niello, eoi Roncaglia, il Monanui , la Dan/i-Lebrun. li »• morso nella contemplazione delle grandi scene dell tura, il teatr io freddo: Mir ist ein groaserG

Kasten; es scheint, ich bin /tir attiche Dinge center* ben ! <)

') Lihr. all'Arto. Mas.

-) Dopai 18 atti 92. f. 3i.»

•) Febbraio 92, f. 31.° Cause del Tomeo contro i romici Carlo Catara- ■§<

(ìiiiBcppo Zanne, cho non venivano, malgrado i loro contralti. Carte ni

:J1."

4) « Far iiiu, b un gran panorama , e niente altro; sembra ch'Io DBOrtO per tali rose! » Italienischc Rette, od. Dùntun*. Hamburg. I" In -lio Ausgabv, p. 18*3.

697

Non sembra che si recasse a teatri di prosa; ma dove ir parlar molto del Pulcinella napoletano. Nel I , raccontava aU'Bckeanaan ; •• Uno de" ; capali tratti di qu iaggio consisteva nel far mo-

stra, talora, sulla scena, di dimenticarsi interamente della .sua j.aito di attore. Fingeva come se fosse tornato a 9 sua, parlava cwulideu/.ialui'.uite con la sua famiglia del dramma nel quale aveva recitato, e di un altro, che doveva recitare, e non si dava soggezione di soddisfare alcuni piccoli bisogni di natura Ma , caro marito gli gridava a un tratto sua moglie tu dimentichi tutto; pensa al rispettabile pubblico, innanzi al quale ti trovi ! E cero è cero!, rispondeva Pulcinella, rientrando il a tornava» con grande applauso dagli spettatori , alla sua parto di prima I! teatro di Pulcinella ha, del | tale lama, òhe nessuno , in una buona società, direbbe i stato. Le donne poi non ci vanno mai. Il Pul- ita e una specie di giornale vivente. Tutto ciò che accade di notevole in Napoli il giorno , si può risen- tirlo da lui la sera. Ma queste aOuBÌoni locali, e il 1 dialetto , che adopera, 1" tanno inentiltigibile allo stra- niero 0 ').

Il Paisiello, dal 1785 . godeva il soldo di 1800 ducati Tanno, coli' obbligo, tra l'altro , di comporro ogni anno un' opera pel S. Carlo *). Fin dal 1786 , era cessata la ruinosa amministrazione della Deputazione. Il Santoro , con D. Andrea de Benedetto ed altri socti, riprese Y ap- palto ibilito un ministro economico del teatro, elio fa il Barone Ventepaoe» L'Udienza generale di guerra e

") 1. P Kck orinami. G-tprSchr .nit Gvtthe. U-iptig. t*£>. Ili N. 11" JtaL IL c'ù solo 1* allusione a un Pulcinella, elio vtdfl al Molo sa 4' IMI Inumi, od. cit p. 202.

') Disp. 7 murra 1785. Carte varie, f. 29."

638

casa reale, ch'era siala riordinata ci. fa in-

caricala dei soli affari contenziosi. La K. Deputazioni

vedeva agli altri teatri, e dava le I tacoli ').

Una nuova compagnia francese, diretta da un M De- lormc, fu presa agli stipendii della Co; dall' S7 bO'89, con 9000 ducati I* anno. Oltre il Del- c'era in essa il Desi oon U: àa

inm-'isti, e Angélique, Y ingenua', e i Saint Auber

enarito; Destruval, Thevenel, ecc. ecc.

Neil' 87-88, al S. Carlo, il LaocoonU del Ghigl Scipione Africano del Bianchi; YArianaitedéì i la Fedra del Paisiello. Prima donna Anna Cosentini* poi Brigida Giorgi Banti J i ; primo uomo , il Crescenti* tenore, il David.

Neil* 88-89, oltre il quaresimale Sisara e Debora, Guglielmi, nel maggio ci fu la Didone d poi

Y lùtea e Lavinia del «Invìi 'Imi, il /{inaldo dello Skoko/f e il Catoni: del Patsiello. *)

La prima donna, B. Giorgi 1 lata alla seconda opera, fu sostituita dalia cantante d'o-

») Corto vario, f. 'Z7.°£8.a, 30." Nel 1793 il Tenente General» D. Fru- ecsco I'ignatelli Strangoli da Presidente dell' Udienza Generale fa p1»- mosso a Presidente della Suprenu Munta di Guerra Al suo lunga fc uominato il Tenente Generalo D. Filippo Spinelli. 7 aprilo 17'. - munic. D'Auria).

*) Contratto 1 aprila HI. U M.,li,i, 17 luglio 87. a molle altra art* , 28.°

') Sulla Giorgi Banti cfr. Itaiien, hg. poh sevevn reistnde* lieutithn 1\ I. ttàkfìui uni I. v. Ttcharw. Berlin, I

nel Bologna il J7.'.:>. Voo : (ntuonatistima di soprano sfogato. Ora0'' cantante; ma mediocrissima ad

*,i Nell'ottobri; 88, il Paisiello, uon ricavando aoooi •' d*

manicare, scriveva ni Re, protestando: < non ai fida >ol* J1

OOmpOm 'ini m urica di un dramma in DM» *&*

te, {. 28.»

- m

peni buffa, Anna Davya. Erano Bempn ballerini il

llet e la Dui

\Im l'avvenimento a 1789 fu la Ninapassa

per amore del Paisiollo. Gli Anziani dalla D 10V8 colonia di S. Leucio vollero rappresentare un na in occa-

sione della visita, che la Elegìna avrebbe fallo a quel luogo. Il He dette al Duca -li Noia l'incarico di provvedervi. 11 libretta fu tradotto dal francese» e accomodato e concer- tato dal Lorenzi. Vi recitavano ì raaea1 Bastavo dì, Giuseppe Trabalza, Camilla Guidi; e Nina era l' incomparabile Celeste Coltellini, di cui questa fu la mag- jior gloria teatralo :

Il mio ben, quando verrà A veder la mesta amica, Di bei fior s'ammanterà La spiaggia aprica ! ').

1791 la ' Coltellini cantò ai Fiorentini con

la sorella Anna; nel 1791-3, l'Anna foco da Prima Buffa A eoo mille ducati di stipendio per ciascun i

gioite *).

D'89-90, al S. Carlo, oltre la rip oratorio

dell' anno precedente, s'ebbero [' Adenti ra del Guglielmi, poesia del Moretti; il Reclinerò, del Siri; torse YAicssan- del Guglielmi; e, certo, il Pirro del Paisiollo. Vi vano l'Anna MoriHielii, il David, D Damiani. Q M>- nanni, la Rosa Satiro. Curioso a notare clic, essendosi ammalatala ballerina Dupró, fu proposta a .sostituirla la Marianna Riva Valuntiiii, ch'i Dora a Napoli, ma .li .a ballare, il Marchese di Pescopagano pro- mtichi, di costringerla a baiare. «Si

», V. lih. In Kip. MDGCLXXXIX par Viiwen» Flauto.

») nitri, di Carlo é» '■ fflBLiflomnnlML M d'Avvia).

640

ga d* indurla buonamente—* annoiava, un mese p della sua morte , il March

può ooslringere niuna a ballare ;> forzai n ').

Nel 00-1, ripetuta la li <nme,

dettero la Disfatta di Dario, del GiordanieBo, la Ve detta di Nino, del Bianchi, il J > nelle Indi

Marcello di Ceraia. Vi cantarono la Giorgi Bau: moni, il Porro, il Fiam<ugiii.

Nel 91-2, la quaresima non si fece oratorio; e la com- pagnia dèi S. Carlo cantò al Pondo: La Morte d'Olo- ferne*). Noi maggio, il Lucio Papìrio, del Mar la Bri sente del Rol l'Antigono, del V

r [lessandro del Piccinni. Oltre la I MombeDi, il Roncaglia, la Lucia Alberimi. ES la co di ballerini era costituita cosi : 1.* coppia seria , ! nora Dupré o Michele Fabiani: d\ mezzo carattere, ' ociardi 6 M /teschi, M

Pasquale Alimi-tini: e molte altre parli seconda

Nel 92-3, hi ma, il G fonata del I

compagnia precedente. Poi il Medonte del Sarti , minio del > \'Elfridù del Paisiello, I' /

Piccinni. Prima donna, la Teresa Macciorletti *).

') Giugno 89. Carte, f. 28." •) Ho sotlWhio due nonetti, stampati in un foglio volani», in lai* «Itila Barili, che fece Giuditta.

'') Noi 93-4 fu andu! prima danna l.i M.ioriorleUi , a primo aopru<> l'Amia Datja K ci fu una delle aolite liti: la prima voleva che i coa- :i farcafltM'u in sua casa; l'altra come più antica cantante. M rodarci. M tijrto tutte due: per di*p'< irto III **t

SO agosto 1740, confermalo ai iia a 'JO maggio 17 ;>

rama farei in carni dall'Impresario, - raase»

la niaKififiro convenienza di questo e col solo avviso del ministra ••**

Teatro», che poteva intervenirci, »e credeva. Solo la due ultima fW*

dovevano farei nel Latro. Pel tea I" poi, con dlsp, Il

I7S6 fa llabiUlO * ebo i GODCerti dall'opara brilli farai dovessero

041

iique opero nll'anno, si continuò litio alla •io. I drammi elei M io, dio prima re

o soli, finirono col diventar qua-i I '<■■•

nono di nido? Sono, per lo più, ano- nimi od ignoti ; il che riconferma la sempre decrescente importanza dal libretto.

Il Paisiello aveva chiesto nel 1790 di ess «italo

dell'obbligo di scrìvere l'opera annuale. ') Ma seguilo a

Rioto in tanto. 1! Marinelli, \\ P Br, Q Btan- , l'Himmcl, il Guglielmi, il Tritio, il Cimai osa, muoi- ono, chi una, chi l'iu opere, negli anni seguenti al 1792. irono il Roncaglia, il Mombelli , il David, il Mat- i , il Bruni; e delle donne , le più famose di quel tempo, la Dillington, e la Grassini *).

Mistress Elisabeth Billington era oriunda tedesca, ma condotta bambina dal padre in Inghilterra, ed ivi educata. Giuseppa Grassini «ira nata a Varese il 1773 , figlia di Un contadino. Mandata a Milano ri- i -aiuto l'atieii-

sione per la sua bellezza e le sue felici disposizioni, il Igioioso la prese sotto la sua protezione, é la fece istruire eccellentemente, dai migliori professori. I Oliali tutti divenivano rivali del G Ile non ù

a viglia, dice uno scrittore,— >lara i'a«

rapidi progressi per ogni versoi *)

l'intervento dell' Uditore dall' Ksorcito ». Rie. dell'Icnpren. Co- 1793 (Commi. d'Auria). ') Gart. ... , 011001*0 90, f. 29." JJ A queste due furono finanche coniate delle m UattiH i it

IS2.

I V. sulla Ora-'-ni! eiò i-In -■• u 'lic nel libro rVttyriMflttl After /Co*

Òm au s drm Tagtbu , \. <■■■<>'. \ (L'autore

«li questo importanti in C. 0. Stogiuaui. 1767-1837. Gfc. Ilei-

•7'u-i'i Kuj-vlìna Ankiagm ime VertìMtdfguttg, Wion 1884, u. 83.

. «nlla XIII. A. XXII. I gennaio 1852 (p. 148—

■13

642

La Billington e Ja Grassini dividevano in due portiti il pubblico italiano. « Io sono del partito della Billingt dice li» stesso scrittore , puro non posso da che, quando ho udito la

: , nei quali la sua bella figura si unisce alla magia sua voce, non di rado restavo dubbioso nella sedi- li ■>. Ma la BQlingtOD era ''e a tutte le cao del suo tempo, « s<i non per l'estensione dalla iroce, t forse neanche per 1' arte , certo per la roton«l nezza dal tono, e Ir» naturale delicatezza e finezza detta recita » ').

Elisabetta BiDklgton cantò in Napoli ila prima danna in sei opere, del 30 maggio 1791 all'opera del 30 mag- gio 17'J">. Vu Ines noli' Ines de Castro, musica di ! cesco Bianchi : Ero , ueW'Iù-o e Leandro, del 1 done, nella musica del Paisiello; Semirar,. dello Himmel ; Debora, nella Debora e Sisara del Gu- glielmi, Caratila nel Trionfo di Camilla, m del Guglielmi.

A lei, il vecchio Principe di Canosa, D. Fabri.- pece Minutolo , padre del principino di tri 'liivsse in questo tempo il seguente sonctt

Quella cho chiama ognun motempsic o

Billingliiun, io Baor ohiamai follia;

Ma nell' udir l'angelica armonia

Del tuo nuovo cantar , I' error doposi. Ch'io risorgere in te veggio i famosi

Geni, ondo Tracia e Toba un di Boria .

Che di possente, incognita magia

Stempii a noi lasciar meravigliosi.

150), Ricordo di over vinto un boi ritratto delta Gnueini , I Andrea Appiani, nulla gattaria Ambrosiana, ;i Milano. ') 1 -79.

643

Deh perché «don» del tao raro Incanto Euridice non fu t Chò avria potuto

di gioia ia magion del pianto

E nel mondo tornar, senza l'aiuto

Del triste Orfeo ; di lei lasciando intanto Proscrpina gelosa, e amante Pluto ! ')

Giuseppa Gras&ini venne solo per due opere il 1797. La prima opera, in cui cantò, fu Y Artemisia Regina di [ramina del Marchesini! musica «lo! Cunarosa, ohe fu rappresentata nel giugno 1707 al S. Carlo per festeggiare le nozze del Principe ereditari'» Francesco con Maria Cle- mentina di Austria.

Fu nell'occasione del matrimonio di Francesco che il S. Carlo ebbe nuovi restauri, a furono tolti ria lottigli specchi , messi già vedi combinazione nell' occa- sione del matrimonio del padre *) Mirabili le scene de\\' Artemia solo 1* ampiezza del [.i. >enico del

S. Carlo rendeva possibili. Si vedeva, tra l'altro, la gran sa d' Alicarnasso, esattamente secondo la descrizione

travi. ». col tempio di Marte, l'ambito di Timoteo, il (ampio -li Apollo SU di uno scoglio, e la veduta del mare, prodotti con un grado di verità che gli stessi teatri li Londra, a malgrado d'ogni sposa, non possono rag- giungere per mancanza di spazio »

L' 'Artemisia fu preceduta da una cantata dell' Anfossi. Ma l'opera non piacque , e si narra che il re ebbe un tratto di giustizia molto curioso! Volendo risparmiare l'autore. Cimarosa, il giorno dopo fece condurre in pri- gione l'impresario con sei uomini di scorta Quando

*) Delle Poesie di Fabrizio Capoto Minutalo. Priucipu di Gauosa ecc.

1796. II. i »j Fm lì. I, 260

Ivi

644

ò lo sdegno, si vide il lato ridicolo «Iella .

ano fu messo in libertà, d >po 21 ore «li pri ri fece spargere la voce ch'era stato punito pei BOZZa delT illuminazione 1 ')•

La Grassioi cantò anche od Gontaloo 0 w* o

la /.ulema, musica del Curci Donna bella e trizi un tedesco che l* aveva vis! -7 a Ve dice

che a allora non era legala formalmente con ni la cronaca scandalosa raccontava mille aneddoti deh bizzarria dei buoi amari spiccioli •>. Ma a Napoli, appeal giunse, ebbe la fortuna di fare due grandi conquisi' dettero non poco lu iuo soggiorno in |u

I conquistati furono: il Principe Ai erra,

che da più anni era in Italia ; e il siciliano se di

Caltan [saetta, figlio del Prìncipe di Pater

Tutti e due rivaleggiavano per la Grassini col mai /rld. ifi finanze del Principi' Augusto :. da

suo padre solo un ti ornila l'anno, e poco oh»

dal suo fastello maggiore, erano in cosi cattivo stai quasi non aveva più credito presso i mercanti , e m era in grado di competere nelle offerte col suo \. figlio del più ricco signore di Sicilia. Tuttavia, il gio1 rampollo reale la vinse sul Caltanis i »m sui :

tasci anni ; e- la Grassini .si contentò, a quel eh di un assegno mensile di cento luigi d'oro.

L'amante respinto non sapeva darsi pace. Senza 1 annunziare, si recò dalla Grassini, li maggiori di quelle del Principe. Ma, | . ;estt

avesse tempo di mostrare il suo di il Principe, che dichiarò al Marohes , eh' i ritto su quella donna, e doveva pr Il CaltanissoUa ii condusse da buon co

l, 270.

-- (,r.

: onore, che non sarebbe più tornato, ra tal modo.il Prìncipe, che per quel giorno lo ritenne a pranzo

11. 'Ih loro compagni;». M:i la passione del CaH ■• ;he crescere.

innamorato 'li quella donna , i ri aveva disi : prima por la stessa

ita di ottenerli. Malgrado la parola d'onore, fece teo- : per leiù riuscirono vani, e, finalmente, non

"idone più, colse un momento, che ere sicuro del suo rivale, e dusse nell'abitazione della

sini, al Largo del Castello. Ma il Prìncipe aveva sempre, li intorno, le sue spie, minuti dopo, riceveva notizia del (atto, e accorreva in tutta fretta. Inconl Itanissoii le, che,

va potuto far Bolo mi vano Colloquio, 8 |

sa; gli rinfacciò la sua mancanza 'li parolai lo chiamò ; !• me, e gli dette uno schiaffò ! Questo fatto, accaduto un paio <li giorni prima «lei ri- i della Corte, dopo un'assenza 'li di . fece

gran rumore. Tutti s'aspettava) neno un duello. Il

al Marchese il giorno dopo: circoli ni trasporto del giorno prima; che ora pronto a dargli' n Mi il Calla-

etta rispose: che questa dichiarazione di S. A.. R. gli [isfazione. Gli amici delle due parti cercarono di presentare nel miglior modo la cosa; ma, nel io scoppio, tutta Napoli era stata informata della ve li Caltanissetta non fu guai questa avventura

qtl tir lite al giorno, quando il Principe era assava in carro/za sotto le finestre della Gras- Al teatro, durante l'opera, tutti potevano vederlo, immerso nel dolore, guardare immobile pei ore intiero assini. Finalmente, la famosa presa del Principe tternò, suo padre, fi barbareschi, che lo por-

646

larono schiavo a Tunisi, lo gettò iti occupazioni di

'• l) In casa del Principe Augusto fu eseg una cantata, che il Piccinni a por nozze del Principe Francesco , e 17 ìwa

piantato con 'india sua. Del cesto, anche il Principe Augusto, heu quotiesjìdm iosque de<> Una trentina d'anni dopo,

ag li , divenni Sussex , n Lablacbe

ila, a Napoli per punire la ' I di alcoli

suoi capricci, ai proso <pu\>l; Era un»

sera d'està; il Principe propose alla Grassini di foro

poggiala in barca. E al chiaro di li; i si cullava sulle onde, e la Cra i af-

ferrata di peso da due vigorosi marinai e Ma. raccontava il Principe A quel di

fommiiia sapeva mini ai-o! !•: ligi gli fece

gare molto caro quella lezione di nuoto.

Al S. Carlo, nei balli, ibifilO I

gusto francese. Quei salti mortali, che prima ersi cosa principale, furono banditi del tu

E sempre pia si pregiava l'eloquenza <

e muta delle passioni, create dal N-nerreeit ns. Il soggetto o per lo più dalla mitob|

e dalla storia antica, e, veramente. -so

gerata quantità delle mutazioni faceva danno idl'enetto. Il S. Carlo , il primo teatro (f

') Ho tradotto liberamente quoti* aneddoto dai Fmpnrnte dL 1. ZU-i1. L'autore aggiunge: « Questo fatto forse ricordo quello cb* marn» Oottiogtu a uuo strotto parente del Principi Augusto , rbe U rio***» ciò elio questi dette a Napoli ». Sulla schiavitù d»l Principe di l'alma cfr. Colletta. Sloria III, I, 25.

•) V. art. cit. di P. 150.

647

non aveva Imente più di due primi ballerini

assoluti, quattro di mezzo carattere, cinque Grot- teschi a vicenda. Ma poi, almeno, tretitadue figuranti. ') Cosi nel 1791, il compositore dei balli era Domenico Lefevtc. Primi balla i assoluti, il Lefevre, e Lutea

Bis. Primi ballerini di messo carattere, Ferdinando ita Danti. Primi Grotteschi assoluti , Giu- seppe Scaleee e A. M. Zannisi. ! icAi, Carolilo Ca- ri ia Dellini. Ballerini, per far le parti, Luigi Marchiò; <• ventiquattro figuranti. E nell'opera la Dio

nata, ci furono dee balli, il primo, diviso m ire alti, intitolato /Principi a? Armenia o sia l'odio cinto dall' amor filiale. E il secondo, breve: Le Indiane o la Ila gratitudine. V. nel 1797 e' era, come prima ballerina, Carolina Pi- trot, « buona dice il Bolifo Informatore ma già troppo vecchia b ') Era con lei Gaetano Gioia, il nostro Prin- cipe di t'anos.i anche per essi un sonetto, dove diceva, tra l'altro:

Se nelle favolose età fallaci t'ossero un Gioia e una Pitró comparsi, E altari e simulacri, infranti ed arsi. Stati sarian coi creduli seguaci....

K di quei piodi l'arte sovrumana B la grava ammirando, avrian posposto Apollo a Gioia, alla Pitró Diana! i

M Fragmente cit 260-8.

«pmmta o e. p. 272. Poesie ài. p. 123. La Pitrot piaceva Unte « colla logiadria del e mio ballo, e col costante impegno di toddi»fuiy iiisu|>ei-tibil- rocnte la ma pa l>--ttacoli », tàxt il Re, in premio, le accollò

■ni aerata di beneficio, derogando alla leggo teatrale, proibitiva .1. il •eraU.i di beneficio- (Commi. D'Auria).

648

Il Gioia napoletano fu inventore «li molti balli, o lente celebre fu la sua Andromeda. x)

Il pittore teatrale ora sempre il fioreti tmeok

Chelli. Al quale uno dei migliori poeti napoletani fine del settecento, il Duca di Belfoi soc-

corso citale, dirigeva questo sonetto :

Or luminosa reggia, or care

Ora procelle, ora campagne amui Ora tende guerriere, or folto bosco, Offrono al guardo le fuggenti scene.

Credo ciò ver, eh' esser non ver cono Qual grata illasìon V alma trattiene ! Ah dal tuo grondo immaginar, o i PlttOT, l'inganno, od il piacer no. vi.i

Quanto tua dotta man le tele adorna, Natura hai sempre al pensier tuo pregente, Ond' è che l'arte al primo onor ritorna ;

Anzi, Natura, in rimirar sovente

Da quel raro ponnel la figlia adorna, Qualche, invidia secreta in cor no sente! -)

L'opera buffa ora molto decaduta . NeJ 1 795, dopo un lungo intervallo, il Lorenzi riprendeva la perni ite

Pietra simpatica pel teatro dei Fiorentini, Hh- fu messa in musica dal Do Palma '). Celeste Coli : rate

') Napoli Signoroni ritira, X, II, p, 2S4-5.

») Panie di D. ànt di Hennaro, D ip, 1798, l&

3j Nella Pietra Simpatica, oltre il Lazio e Andrea Ffiraro , htm* Alfonsina e Laureila le due cantanti toscane Carolina e Caterina Vota- I*e quali, 11 fine di stagione, furono mandato via, malgrado oa MflW ron tratto che misero innanzi, por «l'aitami illecito della Caroliti ^ Principe di Fiotrn persia, e lo scandalo od inconvenienti che pronago»» da questo attacco, . . , acandolosa vita e prati tea con un casato, t il d*r sarto cagionilo agi' interi ni della ca«i di Pi«tra]*;rsia ». Udiunn p tale, gonn. 1790 , al Ut-. (Cotuun. d" Aaria).

(VI'.)

dalli baiu

8

'

dalle scene, e sposava nel 1795 Monsieur MeuricofTre, anehiere svizzero BftabiUAo a Napoli, « faisant succeder i a une vie pietas il' enchantement* . iloux

austéres do l'é-poiiso et do la mère de famille » '). VI amata e rispettala ila tutti, lino al 1822. P a in

>. lo finitore clie ho più volte citato e che venne a Na- oli nella seconda metà del 1797, c'informa ampiamente. C'erano quattro compagnie di prosa. Napoli era la città ' Italia, dove In prosa, relativamente, era meno spregia- , La prima compagnia era quella dei Fiorentini : « a mio vedere, la migliore di tutta V Italia o. Aveva una pri- ma amorosa, ottima benché un po' attempata; un biavis- simo primo amoroso, « dei pochi italiani che rappresen- tano con spirito, ma senza esagerazione, e mettono spesso più cose nel dramma, che non ve ne abbia saputo met- tere l'autore»; e, finalmente, un secondo amoroso, che a è considerato in verità per un cattivo attore , ma pel ball' uomo che vi sia in Napoli » *).

seconda compagnia, che gareggiava con quella dei Fiorentini , stava al Fondo. Questa aveva un medi rimo amoroso; ma, in cambio un vecchio che fa eccel- (enlemenie le parli 'li padre) e recita anche benissimo il Tartutic di Molière. E specialmente poi, per prima at- i ice, una bella radazza, che aveva molti» talento, spe- cialmente per le parti d' ingenua. « Se questa donna fosse una CB litanie, tutta Napoli le farebbe la coite:

iiò essa supera infinitamente di bellezza e di gr le dame dell'Opera. Ma è una commediante, ed'ètosoata irle ad un negoziante, che la mantiene con mediocre strettezza » 3).

') FarnrL Antidoti cil. I, 1*3 e Scudo art. ciL

, n . ..• MI

- 650 -

11 repertorio di queste compagnie era formato pri paknsnte da prodotti stranieri, che scrittorucoli mestn raccoglievano dagli starti di latte le nazioni ' i. Le opere del Goldoni, seppure, recitavano: una volta ogni due mesi.

Lo Stegmano Beoti .lì Fiorentini a al Fondo, il (Veri e gì' Inglesi nella Florida. Che cosa è il Wèrthert— Werther dramma tradotto dall'inglese. L' originale in- glese ó niente , ma la traduzione o travestimento, i di niente. Jl traduttore vi aveva aggiunto, con un colpo da uomo di geniti, mi malvagio maestro di rasa, eli vendetta di un rifiuto avuto dalla sua padroua, la signori Alberto, istiga contro di lei il marito. \Vorther, che abita sa d'Alberto, dopo una lunga conversazione filosofica avuta con la sua amata, decide di uccide! ola, ma col veleno. Ma, per salvare la gius prima costringe il maestro di casa, logli la pisi li

alla gola, a vuotare oon lui la metà del bicchiere. Negli spa- simi della iDorteq i sue calunnie, o finalmente

.-i scopre che un ledei servitore aveva messo nel bicchiere qualche altra cosa invece del veleno. « Spei cre-

more di tartaro! », scappa a dire il nostro informatore.

QV Inglesi natia Florida ora il titolo di un dramma Il Federici. L' autore insieme a qualche carattere mal concepito, comi, quello d'una ragazza in»

specie di Gurli, aveva messo nel dramma tanta pompe & scene, tante opere di forti6cazioni , (ante scene iu grotte sotterranee (si vedeva, tra l'altre una miniera completa, nella quale i poveri indiani sono costretti dagl'Inglesi» lavorare alla ricerca dell' oro), tante battaglie di terra, e di maio, che lo spettatore stordito dal fumo ere.

appena poteva accorgersi della miseria del dran

*) 0. e, p. 255: « Anslaudisditì Pro<lukt.\ liiivliMi<ini»-rauadtì« Pot»*- kaiumern allei- Nationan nacligo*u<;ht ». *) Fragmenut 254-5.

651

Altri drammi, ohe lo Stegmann <> anche a Na-

poli, erano: un dramma lagrimoso del Destouches, il Di»

"tore di Kundeschebe dello Stephanie, 1' Oracolo del

ìllert, il Conte di Waldsiein e il Marca Ottici no-

bile, forse, del Brandes ').

In Italia POH e' era allora l'uso ilei manifestini a stam- -icrlie, osserva argutamente il nostro autore, il pub- blico italiano, ordioariaineate, non ó in grado di sapore a qual nazione deve la sua noia !

Cu tp.lcsco, ch'era a Napoli ila più tempo, pensò ili far conoscere qualcuna delle migliori opere della scena

lesca. SfortunatàmentOj la sua scelta cadde, a causa dalla pompa delle ducoia/ioiK.1, sulla Sonncnjungf'rau. La traduzione era fetta, gli attori dei Fiorentini pronti a rap- presentare, quando la Censura, vista il manoscritto, mise UO veto assoluto. Non v.-.n permetterla neanche, ove si

le scandalose tirata contro i proti. Il dottore passò allora al Der Herbsttag (la giornata d'au- tunno) dell' Iflland. Ma lo svolgimento semplice, quasi intrigo, le dipinture di un'amabile sernpln it

stica, non erano proprio latte pei costumi e il gusto degl'Italiani: gli attori dei Fiorentini si rifiuta- rono di riceverlo. Allora il traduttore passo agì' Indiani in Inghilterra e » sia pure che non fortuna

sulla scena, il traduttore vuol brìi stampare come nu

< al libro dell' Ab. Bertela, Idea delia poesia marmai

La terza compagnia recitava sul Teatro di S. Ferdi-

U

' ) Noll'aprila 1703 l'Impresario della prosa dui Fioraulini chiederà di i|H>P5»nU»tv al s. C*rb «il dramma intil. Ftdtriro Jf,ip\ r.ip- presontato io quello dei Fiorentini Unto ben accolto dal pubbli onoralo anche dalla R. ProBonxa dalla M. V., arricchendolo di maggiori decorazioni »; il che non gli fu U'Auria).

!> Brafwmt* I, :.'ó5-tf.

682

naodo. Non era un gran che; ma aveva una servetta; che recitava in dialetto.

La quarta compagnia burlesca, che -lava li; recto Puteinefla, recitava ogni giorno, atlernativamen

lino, od ul lenirò Nuovo ').

Nel 1798 sappiamo precisamente com-- gnia i i i om posta. I." impresario era semi" Tomeo. I comic: diciotto: tredici uomini, e cil

donnei Tra i primi si notano Vincenzo Camm&rano coi figliuolo Filippo, France l'amoroso Carlo Caiani, Fi- ca, Camillo e Alessandro Fracanzani, o Stefat Giuseppi l!'i\»-i. Giuseppe di Giovanni, Giù Le iloiiiu) erano' Rosa Grignani, Carlotta Angiolini, Buonainici, Orsola Fracanzani, Rosa Pellis

Ora, dalla compagnia del S. Carlino, lo Fi-mj,,): me senti recitare una parodia di quel Werther,?}*

e dato, radamente ridotto a dramma, ai Fioroni al Fondo. La vena comica della parodia era grossi >i ina potente. A raccontarla non s' irit leva più del db bxbhw parodì.ii>

Il finale era che, dopo elio Pulcinella ha tentato, vele- no, pugnale, e pistola, e li ha messi poi di nuovo da p finalmente si decide, anche morendo, 'ii punire la sua amata. S'impiccherà di fronte al suo letto! Tu parato e pronto, irià egli sta per appiccarsi, quand un tratto cambia pensici rra il suo rivai I

picca, ed egli per Care più strepitosa la voi I co-

rica nel letto di Carlotta I

Queste pai-odio o travestimenti erano mo!<

>) Lo scrittore p. 280, dice veramente: « wechulvrobe in finca onte- rin lische» Ila urne mi Largo del Caatolliv, uod in Tf.r. ►.

•) Questa .Vote ò stala pubblicala dui Di Giacomo, O. e p. Ht-o

G53 dette , i quella compagnia , una

in/.ione del Matrimonio -irò ').

Ma gli avvenimenti politici incalzavano. Questi unni rappresentarono, com'è noto, il ragno della polizia. An- che la censura teatrale divenne severissima e conforme alle preoccupazioni dal tempi). Luigi Serio cessò nel 95

Idal suo ufficio, di Poeta di Corte'). Revisore delle opere in questo tempo, Giambattista Lorenzi! Tra i miei libri, io ho una cosa molto ghiotta: un ma del De I '..ihkìt:i : // Corsaro di Mi , che

doveva recitarsi io HO teatro di Napoli, forse ai Fioren- tini il 1798, tutto ricopivi;- dal censore Lorenzi.

Sul dramma è scritto : Si pasti "l rispettivo Caca- Itera Deputato. E più -otto: // Big. D. Giù. Battista /,'inrtji /irrita questa romedia e o pa-

rere in iscritto. Dalla li. Deputazione li 20 marso 1798 segr. ini. E in line : Addi detto. Si può per- mettere la recita, ma si badi esattamente alle varia- ,/. Lorenzi, Rei]. Revisore. Quali sono queste variazioni? Cominciami..» dal titolo: // o di Marsiglia. Ciò ricordava la Francia

pubblica] più repubblicane aula &ai

Dunque tolto: di Marsiglia, E cosi, nelle lei per-

sonaggi: Mr. Dumont Corsaro francese; tolto francese: B via via nel COTSO del dramma, a l'urici è sostituito Torino ; a Marsiglia, Rarjusa Italia 6 un'altra pa- rola proibita. All' Italia si sostituisce Napoli. E, dicendo un tal personaggio: « Son d' Italia al BSrvizi i 'li Mr Dumont », si corregge: a Son tìarlettafi vizio del

signor Dumont !

•) / L'ut, liiwitftv* di m vinto r«upi\*enUro

» WuezU, uuu burlesca. V A toltili.

■) Cam» tale è aegnato Mi 0*1. -li ConrU Ino a quello .1 l 17'.' segnato: Vaca.

- G54

[ .:i parola J.<ì> -, dilige

a Non SOI1 libero di me stesso»: con [unirono ».— Vadasi a respirali.1 un momento di corretto : un momento solo. Figurare tiran-

no ' Corretto : crudele. Ma la correzione più gra. è alla frase : « Siete forse uno che pa§ »

Si sa che allora si taceva un gran parlare delle spie della Regina, e quest' odiosa panila era un' arme nello maui dei liberali, il Lorenzi surroga alla parola spie la parafrasi : i chi dice i fatti degli offri ! »

Collo stesso sistema e corretto dramm Hi ') Nel Teatro Nuovo une sera apparvero, dalo ! cinque giovinoti] coi calzoni tanghi, a coi quali facevano pompa -li una nuova e sii interla»*).

E, ai Fiorentini, il 5 giugno 1798. il Re tir la comedia, scorse otto giovani, che .\ipc11i

alla giacobina. Furono arrestali e manda Sicilia a fare i soldati semplici per castig i

X.'l 1788 al S. Cai-In ai dette nel gennaio \' An musica ili A. de Santis: nella quan < dd

Guglielmi; nell'agosto, la Vendetta di Med ticchio. Vi cantarono il tenore David, il soprano P Mattucei, prima donna la famosa Luigia Todi, i Rosalia Cammarano. *)

>) Torno VII del Nuovo Teatro, ad,

*) Brusco. Anarchia popol.

*) Marinelli, Diario, ui>. Bill. Naz. sotto queata data.

*) A prop. della Todi. 11 Fétis (vai. Vili) la fa morir* a Lubuitf •«* giugno 1703. IVI U2-4 essa era «tata appaltata per Napoli: nvr 1790 cantava a Berlino. Ma noi 'JI scrisse da Venezia di uoo poUf »*" nire, adducami" varie ragioni ili «ilul**. Ma

Che la vera ragione era l'essere troppo Uumi: la paga ili 1 100 x. e il sentirsi che stava per prendere Tappali Ouufiui»i*

gaiiò. di lei mortaliasimi Illa Todi 15 ottobre- 91 &

655

Era prima ballerina la Maria de Caro* scolara di Vestita, che, dopo essere stata \w un pezzo a Parigi, il 1797,

i al S, Benedetto di Venezia, il L793 &Ha Pergol BUperiore, «lice Q viaggiatore tedesco, alla Vigano, fante

alata a Vienna e a Berlino. « La De Caro ha la E tuna di parere fuori del teatro, non solo non bella, appena sopportabile. Ma sulle scene la sua figura di ninfa fa interamente dimenticare questo difetto. La Vigano an- ih'ess noto, in. ii ha una figura molto vantag-

i d '). La raccomandava per Napoli vivamente Emma lamiltou '). Con la De Cam ballava Gaspare Ronzi] continuava

I oma ballerino per le parti, Luigi Marchiò; erano primi grotteschi Giuseppe Conti detto di Prussia* Teresa Gra- nata, Francesco Bernardi. \\, di messo -< . Angelo Tinti, Teresa Farnó, Frain-esr.a i'.i in, Ricorderò ancora che direttore dell" spettacolo era Pietro Duretti ; archi- tetto teatrale, Domenico Chelli; macchinista e custode del R. Teatro, Lorenzo Suiiraglia; inventori, direttori od ap- ilori dei vestiario D.Antonia Buonocore, e F. Cuiiii •; augi. Impresario, il Dottore Onorato Balsamo. Il 4 novembre andava in isceoa a S. Carlo I' Ippolito del Guglielmi. Ma l'esercito napoletana si metteva in via

so Roma. Ed eccovi: Il voto di Partenopea Com; mento drammatico del etto, Giuseppe Pac/liuca dei Conti Manuppello per la partenza della M. di Ferdinan-

Bergamo. Ud. 15 novembre Attestati aull" oftalmia, della quale soffrirà ec. Carte in Teatri, f. 31. °

'I Fragmaiie, ài. p, 272. L* A. nomina ancho delle ballerine migli oi I, ala S|icrati, Marianna Sellinoli*, tedeaca di origino, Elisabetta Bor- iati, Gaetana Venuti; batterà* usaululc |i une, di méKMC 60Qt< t<n; le altro.

»i V. Lett. di M. Carolina. 30 maggio. 7 «iugao 1798. Pallimi» Cart. i \1. Carotina con Lady Emma Hamilton (Nap. 1877) p. 170-1.

656

do IV ••'//' rscrri/o Napolitano. Veni, ridi, vici- no]] 1798.

Ma coi fatti del 171)8-9 la storia ili Napoli divenne essa a uno spettacolo altamente drammatico.

XXI.

/ teatri di Napoli nel 1799.

Il General Dui tie fu tra i conquisti Na-

poli, era,— è curioso notarlo, un antico comi teatro di Montausier. Emancipato «Lilla rivoluzione, - dato alle anni, e rapidamente era giunto il .^rado di gè— aerale 9> Tenne, nei primi tempi, il comando !• Ila piazza di Napoli.

I teatri erano restati aperti durante quasi tutti i gi- dell' anarchia ').

II 12 gennaio era andato in iscena, al solilo, il nu dramma del S. Carlo: il Nicaboro in fucatan, pi di Domenico Piccirilli, musica del Triti ggfandi in nascila di Ferdinando IV, nostro amai*

orano, coi «'alitanti che no detto, cioè la Todi, il Mal

turai, ecc. 1 due balli erano il prim«j Giulietta e Romeo, ballo pantomimo ti inventato e direi'.

Ronzi; e il secondo : Li Zingani in fiera.

Il Governo provvisorio, subito costituito, prese possess nella sala del teatrino di Corte del Palazzo Risale J). ì i teatri si riaprirono . e solo si tolse dai cartelli la ca- rola: Real Teatro ■).

') lées Comédiem hors la lai, par flaMon Maupra*. ParU. Galuiau L*rr 1887, p. 431, V<\ poi Barone e Commentatore dalla Legione .li ooore^ ') Diario m«. della Soe. Stor. Nap. sub ' 3) Minutare Napoletano. Supplam. al N. I. ') Diatib c-it. sub 25 geuuaio.

657

Il Teatro del Fondo, prese il nome di Teatro Patriot- tico. Il Generale Championnet v' intervenne la sera del 26, ed ebbe grandi applausi '). Pel S. Carlo si vedevano gli affissi cosi concepiti : a Nel teatro Nazionale di S. Carlo si il Nicaboro per sollennizzare la espulsione dell'ul- timo tiranno; nel secondo atto, inno e ballo analogo » *).

Continuava, insomma, lo stesso spettacolo, senza mu- tarne neanche l' indirizzo : in luogo della nascita, si fe- steggiava la fuga di Ferdinando I

E forse l' inno era quello che cominciava :

Lodi ali' eccelsa ed inclita Forte nazion d" Eroi. . .

Dove si diceva , tra 1' altro ^

Della Megera in campo Son debellate e vinte Le ultrici furie tinte Di livido velen.

Squallida e smorta in volto, Col cor tremante, giace L' infame coppia audace Della Sicania in sen I 3)

Figurarsi gli strepiti, gli urli : Viva la libertà ! Morte al Tiranno ! E poi: morte all'Acton, al Castelcicala, ecc. 4)

') Diario cit sub 27 gennaio.

*) Ivi. Il 17 Piovoso (1 febbraio) il Governo provvisorio ordinava, che in tutti i teatri vi fosse un palco destinato pei membri del Governo e della Municipalità, che doveva essere « distinto da uno stendardo tri- colore e da altri emblemi analoghi della liberta ».

3) Foglio volante nella raccolta della Soc. Stor. Nap. Porta l'indie, ms. «fatto in S. Carlo da D. Marcello Revidori >.

*■) Diario cit. sub 28 gennaio. Gaetano Rodino, raccontando come fu

44

058

Il Traini ì' o, commise l'errore ili re

tipatrioitiiM tragedia deW Aristodemo del Mon . PD subii proibita la recita, e chiuso il teatro e morate le [>"rte ')

Qua Fiorentini, dove si dava forse /.

raggirata, musica del Cimi

diarista, il 20 gennaio: « M

dei Fiorentini ieri sera .si vide ballare la pi illerifl

mezzo denudata quasi sino all'ombelico, ed essersi repG- cntamente baciata col ballerino. So ciò 6 vero, mi rincresce, perchè DOD mi pare che corrisponda alle massime d verno, che annunzia virtù e libertà, ma non Iiboriinaggin, ed il Teatro corrompe, anco i costumi «rape-

ranno, mi auguro perciò che si dia riparo a tali laide

Intanto, nell'Istituto stato Co

000 legge del :20 piovoso, in una delle prime disCQSì « Fu l'atta la mozione, perchè coloro, i quali 'por-

tatile di burattini van divertendo il minuto popolo perle

izze , facciano anche da questi trattar soggetti deniu- oratici ; e quei cantaste! milmenie per le putta

cantan favole di Rinaldo ed Orlando, cantino detto tive canzoni napolitano ! i

Nella quaresima , insolitamente , tutti i teatri stettero aperti. « Lo prediche quaresimali vi sono, giusta il ma ieri sera d'ordine del Generale furono aperti i tutti, dia ni Napoli sono stati sempre chiusi di q specialmente nei primi quattro giorni, essendosi solo da

tradotta in prigione o gli oltraggi che soffri . dico che la gente fi> n peluva minacciosamente: « SI, sei pur tu che non contento di arem A"' dito i.'.'o, titolo nlla nobiltà o ad ogoi nomo ai caro, ual Tetto

S. Carlo ed in ogni grande adunanza, ultamente gridari: Muou il * ranno', ecc. » Racconti Storici in Arch. Star, Nap. V(, p. I

') Monitora Nap. N. 1U, lo Ventoso, 5 marzo.

*) Diario cit. sub 29 gennaio.

n Nu, N. 0. i.° Vontow tO fcbbraro.

laiche anno in qua H degli oralorii sacri in inu-

sica e dello prose » *).

E il 3 marzo fu riaperto il Teatro del Fondo, a Ila quella compagnia procurato ili rimediar l'errore con rap- BOtare a più riprese il Cafona in lìtica ; contempo- raneamente, si è rappresentato io quatto dui Fiorentini la famosa tragedia di Altieri, la Virginia. Il pubblico eoo ipetuti applausi ha mostrato ai comici quali siano i sog- getti e i sentimenti, di cui solo si compiace » ").

Al S. Carlo vennero intanto nel marso il Cittadino ( dio Aunlh li, cavallerizzo con la sua consorte Carolina, e compagni, «per dare a questo Pubbli' > delle i noni e spedacoh di maneggio di ("avalli D. Ed « $li poi-tato una scelta Cavalli cosi bene ammaestrati ;he con ragione potrà dirsi: non plus ultra: ma quello io più recherà meraviglia sarà il vedere fino a qual Ito ivata l'arte di questo insigni ore nel

igere a rendere per cosi dire ragionevoli o capaci d'intendimento gli animali istessi ecc. ecc. Salute e ri- spetto ! o a).

kMa il Veditore Repubblicano, giornale di quel tempo i un articolo o nitro l'Aui-illoii: « In questa sera 4 Gerniile) nel Gran Teatro Nazionale ai ò dato uno spettacolo di cavalli: il eODOOieO dogli spettatori, tanto

.

') Diario mi. Bub 7 febbraio. Furono solamente chimi nella «ttimana ■asta. V. Ordino del Comit. di Polizia. Nau. 23 Ventoso (13 marzo 09) in Proclami, tegyi, editti, sanzioni, ecc. Colle* di A. Nobile. T. II, P. I,

f, [60

*) Mon. Nap. N. IO. 15 Ventoso, 5 marzo. Ne) Diario ma. mfe

"l Darne « onesta mattina ò stato veduto afflaw il lag. cartello, scritto mano, ma a latterà cubitali i Domenica 24 marzo, vecchio stile. .Som» la- «ilati i cittadini tutti a<i assistere quest'oggi alla tragedia dell' Infame ni sente iu seno un cuoio di Bruto venga armato di pu- pula! »

) Annunzio nel Monit. Nau. N. i2. 22 Vsntoeo, 12 marzo.

Ik-ll li, raeih

frana i <|ii:inf<i napoletan uso, egliapp

stati prodigati : si crede che gì' ira dal lucro, fra giorni vorraii fare una e ri,

teatro suddetta. Napoli, che diranno di te le i pubbliche? Tu mentre devi principiai mirti la

te, pi lo ad allettar la tua vistai* Il tuo Teatro

zionale, il più gran teatro d'Italia, luogo che <sen

ro all'istruzione pubblica, 6 ora profanato i dei cavalli. I pedanti dicono che anche i Gre inani

si allettavano di giuochi e di cavalli; sono i tuoi giuochi olimpici, o ueraei, questo ò il tuo pa guato, « il cesto 1 I io; è questo il luogo

limo t » *)

La Repubblica, infatti, concepiva il teatro come do i tuto educativo. Il ministro dell'Interno, I di marzo, in un proclama « ai suoi . Imi e a li

le autorità costituite o, parlando dell' isti « Se vi ò un'istruzione pubblica per i giovanotti, ui n' e ancora per gli adulti, necessaria sopra tutto a ro . che sono stati avviliti sotto un lungo dispol Essa è appunto l'istruzione, che si pn sotto il velo del piacere. 11 Teatro , ond' paga

egualmente il vizio che la virtù, a misura della che gli si dà, deve tonnare uno degli oggetti più della cura e vigilanza delle Amministrazioni, per non solfi ire. che il popolo venga da altri sentimenti che da quelli del patriottismo , della virtù e detta morale » *).

Noi mese di aprile, nel Teatro del I giuoco della Tombola. La Fonseca Pimento! \

v 2 IO I le adta iiihl. detta E Gian.

-; Mera, Nnp, n. i ■■, 88 V«atoao, 12 nnrao.

G61

contro un severo articolo economi» o-ukt.-iIc, ttd Moni- tore v). Ma, ni un numero seguente, dico di dover rend iizi.i alla commissione 'l«-'i Teatri , clic l'aveva ; a :mche prima dol suo artìcolo ').

Ha festa del bruciamento delle bandiere, che si fece il io maggio, si cantarono alcuni inni . composti da Vin- cenzo Mando e da Eugenio Palombo, e messi in mu- cadal Cimarosa e dal Paisiello J). Ma, in questa occa- siono, si senti quel famoso inno ; o, poes Luigi Rossi e musica del I il cantato dai giovani lei Conservatorio d: i 4).

I-. N. 80i 17 r.wmimii.-, ! ». Nap. N.

mi-ìo di sub. 19 maggio. < Form» scriverò iu inargine lo parole li, ecc. » dica il diarista. Ma

m|>. N. 31. 6 Pratile, 25 maggio; che dice: Vn inno patriot

i, poesia dei noto Ci t Unì ino e fotta Luiyi Rotti, a compotitione del

i irosa, Mi d concedi baione, chi risolverà, m

non erro, la questiono ancora agitata 'ioli' inno «tot Cimarosn. Il si?, l .iu-

eeppe Orlandi donò noi 1868 all'.V foricela un inno autografo

'innroaa, sulle parole Rfllti Italia, ormai ti desta, o sosteni. fosso quello 1" inno del 1799 (Fiori mo. o. e paa-

, per qualche tempo. Ma non ri vuol molto, leggendo la parole, tao antigall.i <>, non pub anali

Urano del 90. Ed Bb Rocco ha ritrovato quello strofe tra le

HMcritte di un VI verseggiatore sanfedista,

com'egli «lice (v. note lette all' Arrad. Pontaniana il 17 giugno 1888, e il 2 o 1889), e che era, soggiungo io, Consigliare dol la G. C. delln Vi- caria, a i|u«| tempo, e borbonico Arrabbiato, come mi risulta dalle carte dal processo fatto nel 1799 dalla Giunta di Stato al Pi i alli-

brano (conserv. nell'Arch. del Duca di Maddaloni), dove il Malici ap- par»e come testimone. Dunque, acui-tiamo l'inno dell'» >i UUldL Quello del CimnrrtoJi fu fatto sulle parole di Luigi Rossi, e nell' occasione dalla fasta del 19 maggio. Ora di poeeio dal Rcwsi , che potrebbero convo- li™ al nostro caao, ae ne conoscono varie. V una è quella camionetta: "i dell' uomo, ristampala dal n alludono a un bru< ri-

lento di prodami rastiati; il fendilo De Riti* diceva al Rocco che V I Cimarosa cominciava appunto colle parole, colle quali comincia quella

cr>2

Nello stesso mese al Fondo si dava il Timoleone delio Alfieri. Ho sott' occhio il curiosissimo manifesto del tem- po. Ha in cima il solito fascio repubblicano, e dice i

Libertà Eguagliai i/;i

AmÙÈÒ per it teatro patriottica del fonda di separaci la sera di venerdì 5 pratile 24 mti?r>/i" ' s.

TIMOLEONE

Gran specchio di semplicità, di virtù Odorali B Ropubblicwi» lu <|iios(o aulico sostenitore dei diritti dell'in-iim '. l-< NI WJ

l'anzoiiotia. Conosco m un'altro Con tonétta pafribftfea iti C&taiM Uf

Rossi per lo bruciamento delle bandure realiste, « die forni ti'.'iu : Voti*) al foco le inforni bandiere. Ma quella luciuioiinla dal Rocco, qwU ma aco-nnntn, risulta dn iiossuoa cosa ebe fossero musicate dal CJnum. Sono, .1 . -1 risto, canzonette , BOfl inni, L'/nno patriottico l'ho rilivnto invece udiri preziosa collezionu di logli votanti del ITWj conservala M0I Bitd. della Società Stor, Nop., ed ha questo titolo :] Inno patriottico ii iatlinu Liiii/i Rossi per lo bruciamento delle Imagini dei Tiranni, pMe<* mus-ica dal Cimmaroin, da cantarsi nella («sta de' 30 fiorite mtto F al' baro della libala acanti al Palano Nazionale; il che rispondo nnrhn di tutto punto a ciò che dico il Monitore. Gontieno iU strofe; e comincia:

Su d' un Sovrano Popolo, Sovrano più non v'ò; Al foco, indegno imagini, Item ornai, dei Re!

Già dalle vostre ceneri Sorge la liberta, Che annunzia al mondo lihero La sua sovranità.

Con questo ini pare evidente che si sia messo la mano sull' inno dal maroso.. Ma, chi sa per quanto, tutti seguiteranno a ripetere eh* MW ^pubblicano del 99 6 quello donato dall'Orlandi all' Archivio Mu»«le: dove la Francia è chiomata terra dei delitti, ecc. !

683

destia, degna veramente il un cuore filantropo , anche fra il lustro delle su© azioni e delle acclamazioni d'un intero pi conoscitore dei sublimi suoi democratici sentimenti, eh condussero (oh oggetto u"nividia!) a soffocare per eroismo, lo ■nere voci della natura, merita d'ossero ammirata, d'esser seguita, e di servire d'istruzione a tutto il mondo rigenerato. Patriotti di Napoli, cocete ni folla a rassodarvi tempre più il cuora , a rendervi energici ! L' Impresario per facilitarvi la strada da in questa sorala l'ingrosso a tutti gratis, e quelli che vorranno pagara alla porta faranno un benefizio ai loro indigenti fratelli, ai quali sarù tale introito distribuito. Cittadi- : latori della patria, conducete gli artisti, i parenti, gli ami- ci ! L'azione é degna di veri. Si avverte che chiunque si presenterà al Camerino d'il ^eatro medesimo per avere il palco , gli sarà assegnato il aglietto numerato gratis !).

Anche nel giugno, i teatri continuavano a stare aperti. 11 4 giugno, per l;i notizia ili una prelusa vittoria Francese

•sul Po, il Pondo S'ebbe una cantata e la Marsigliese. La latitata aveva per titolo: 77 cero Patriottismo» « Il sog- li ii è ahro che un giovano, il quale vuole allon- tanarsi dalla sua amante per andarsi a battere con de gli iusurgertti : arriva a tempo la notizia che son quelli battuti , ed egli rosta ai piedi della sua bella. Ecco il vero patrioltismo ; multo poco sa la stona greca e ro- mana 1' autore si riduce a questo esempio solo il vero riottismo ! ». Al S. Carlo» festa da ballo. *)

') £ curioso notar» che, noi 1799, Giordano M Bianchi cambiò Do- me, o li chiamò Ti-no/eone dei Manchi, com'è firmata anche una sen- tenza dì morto del 18 maggio 1799 dell'Alta Commissiono Militare, della qualo egli faceva parte.

'.iiriu in-, -il sub. I « i" giugno, Nel M'ii. Ni S2, 13 pi-alil> , I giugno. Messa del Corpus domini, rn unica del < famoso Paisirllo, di- chiarato già maestro di Cappella della Nazione ». Noi N.34 17 pratile,

664

Il 13 giugno, tra gli u> i fu, com' ó noto, I

Scrii i, che, BOi lìo e qui

fece condurre da due nipoti nel luogo della mischia a combattere, e mori sulle V II N

SignorelU ilice che fu ucciso II Tori

Carmine, l'anno fatale 1799 » *).

Che diremo del Cardinale Ruffo 1 Il lettore mi metterà di appercepir/o, come ho fatto pel 0 •. dal

lato puramente teatrale. Il Cardinal Ruffo, s

nqwstò Napoli, non è racn vi musica e del cauto, lo l'ho sentito più volto, & fiitoro tedesco nelle società di Roma consolare le orecchie degli uditori col su

Col Cardinale Ruffo, e coli ne, si i •> a

centinaia gli inni, lo cantate, le recite, nei teatri, piazze, in case private, contro i vinti e in lo* vid-

imo di aver Anito il mio con, sul punto di dover rivangare tanta bruita poesia ione umana. ')

5 giugno 99: < malgrado queste spiacevoli ri olititi (scontili.- .li MiJm. Spanò, Stipulai, Sdtipani) non ti rolla irati- ara «li «li-

brar le vii Dossi. Yi fa cantata corni del Foni».

cantata e festa da ballo nel teatro Nazionale, ribassando il preso di 1 carlini a 3, per facilitare il concorso ».

') Storia IV, III, 22.

*) Storia Critica X, 11, 166.

3) Italien hy. von fwetn rtùmdtn DeuUchen , voi. III. 2.* Itti <d Teatro. 1-

4j Ne] Diario Nap. ma. sub 3 agosto , mentre il Re <?ra od Oo*: e Ieri aera D. Onorato Gaetaui portò una serenata a S. i"fIB

i ih, .uni .-ii d con disegno dol Macchiaieta di S. Carla Itum-.-uico CnsUi.0" incontrò moltissimo il piacere di S. M. Detta qualrhc parola al pri"* buffo Gennaro Luxio, costui pregò a far aprire i teatri, dteeadn*»*' car da «itera. Il Ito gli dissi -V* '

iiuje.', rispose Liuto, a il Re disto: Non <t tempo owor» '

APPENDICE

Farsetto napoletana del secolo XV.

No ho dato un c.onnn di sopra (p. lf>-20), e qui la stAmpo per «toro, essendo inedita. & questa la sola farsa napoletana, ù conosca del secolo XV; perchè di quelle del Caracci"!". QOD Manza se non qualche frammento. Lo altre cosidette farse, Ite abbiamo del Sannazzaro o dello stesso Caracciolo, appar- sngono a lutt' altro genere. Bendo grazie al mio amn-... Doti. J fon so Miola , che , in una sua andata a Firenze, collazionò iilL-ontcmento la copia, che io ne avevo fatta, sul codice ori- ginalo (Riccardiano, 2752 fol. 81-84 L°). Conservo l'ortografia jriginale , e solo sciolgo le abbreviazioni , divido le parole , '■> pungo la punteggiatura.

lo j/atre de la ala.

lo Mago n vuj, mossero baglivo, Ca tao che aougo vivo, o non ao morto, Non voglio oBsoru attor lo iuJecato; Voixin essere spazat) prestamente, Che non dica la gente ch<j non sanno Io maritai quarto anno mia figliola, Che la iua fama vola per lo mondo. Corcava in ano fondo d' una chiazza ijuale cho saetta, o aia volante, omo bonamento uno aaaznro, Kt puoaaimillo raro nello piatto; Portayme alo jovouetto, eh' ara buono, Secundo avea lo auono e Paparini Ma, pò, la oqaJriuda. lo mancao. D'allora clic so coccao la prima sera P«V *\ fatta minn-ra, con sua gran doglia, Se li intonso la coglia a lo stentino, Che mai pio lo tapino poeto fare, Cht potesse una volta usare con ao moglie I

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Pensate vuj che doglie n' a mia figlia.

Che sempre seudo sciglia, et sta storduta,

Che vuli. che le muta lo marito,

Che sia molto eomplito o che Inj facza

Tutto quello., che piacza a la un turai

Poi che la mia ventura vols*' gtMBtO,

Però, ve prego, presto, j udiente,

Bt od questo prevedale, mu ch'ò caudo !

Responde lo afte.

Aspetta, state sondo, et ascoi la i<-. Poi che a verrò narrate li uioj guaj, Forge che inuteraj d'altra Otti Lo fatto de quella sera, clll BUI roccai Saczc ch'io lo uotai che lo pativo; Poi- questo son restivo et inalic-e. Per certe cosa fi ce costili ne, Ca volea machariune et vermicelli, Et ipsa tagliarieUi con lo caso, lo son poco marvnso allo gridare; Andaimende accoccare corrodiate. Essa avea cocinato, co apetito Manginse tutto no spito de crapitto, E veucaendo a lietto accanto ad mene! Nullo fierro se fa bene senza acuyua; Adforraymonde a la pujna et a capitle, Picile gittar strillo con gran guai; Et ipsa subito auzaj uno canale, E dame allo pettenale, et quello intonsa. Or vide che forza voglio fare. Se ipsa megio (m' egioì) a guastare la naturai Se mo a (ha) mala ventura, e' agia pace !

La cita allo marito.

Voi fare buono tace e non parlare. Io me givo ullamcu tare da quell'ora Senza co fare dimora in tardanza; Ma tutta la mia speranza agio a mio patre !

»«£*

669

Lo baglivo.

Io ve agio corno frate caramente ; Non dubitate niente de sto desastro, Ga sazo qua no mastro de rocino, Ch' ò '1 più pernotto e fino in tal mistiero, E saccio ca volentiero lo farra. Se Ho sanarrà, che stenga buono, Serri te d' uno suono ad accorda re ve E de poi con fermare ve per pariante.

Lo patre de la cita.

Singniore, iman tenente te prometto Amaremilo perfetto corno ad figlio, Puro che questo sciglio e sto dolore Me nzano da lo core e da la casa. Non essere marvasa, ca mo puro Porrà stare securo ongnuno de vuj. Dimmi, dov' è quistui? Mastro gantiere, Viene qua volentieri, senza dubio, E tocha sto marzupio de coglia; Non le fare avere doglia, per tua !

Lo mastro.

Dici teme che mercè n aquisteragio, E poi che veveragio me farrite, Quando lo vederrite sano e forte?

Lo cito.

Mora de mala morte, s'io non fazzo Cosa che satisfazo al tuo volere ! Ma famme lo devere, solamente Azò che si acontente sta citella.

Lo mastro toca et dice

0 che mala novella ! questa è preta, E parerne che feta, allo tastare, E vorriase tagliare prestamente, Inante che l'accidente non li incauza!

Chiavarne so naso in culo; e che ndfl sai I Inpaznte de tot guai, e fnrrai bea» 1 Sto poveretto tene altro che tosse. Che la sane corno fosse male de gire! Io non flo che to dire; che voi fare? 0 me lo fa tagliare, o me da liceucia !

lo cito.

Age pacienzia, mastro mio. Che te juro per Dio, che sto in pagura. Ma Dio et alla ventura vada che no; Ecco che me te do, adunco bon porto :

lo mastro.

Io te piglio per morto, frate mio;

Sta ciiii la pace de Dio, e non dubitare Che te farro provare uno sapore, Tutto piene d'ardore e de dolceza.

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lo cito.

Oymè, Dio, che freza e che bombarde! Orme, ca me arde li cogliune !

lo Mastro. Voltate a Uà, mpccune, ca n' è niente

(mo se adebolesse lo cito, e parla . . .)

Spazate prestamente, orino Pauluzo, E caza da so stuzo penna e carta, Ca voglio che safiarta de rimedij Ed altri maysterij lo cito, Che ce ne verrà apetito calvacare.

doi bon para de ventose,

Che siano molte unbrose a Ho gettare; Et fate apparicchiare prestamente Fine ad tre dramme ardente de ribarbaro, Amentecate all'arbore corrione, Doe unze de drapunj e schamonea, Un poco de jorgiolea e de cimino. Ponitelo allo stentino con inpiastro, Demandatende lo mastro che le pare, Se basta per zanare sto difetto.

Responde lo mastro.

Ilio è multo perfetto in ventate, Et darele sanitate presto presto. Or suso sinch'è desto! Marchionna, Levate corno a fronde liegio liegio, Ca tende tropo pregio ca lo sane. Comenza a mettere mane alle ventose, Et a tutte l'altro cose a ringha a ringhe.

(mo se fanno li rimedii, et, fatti, dice lo baglivo allo cito).

Ad me pare che stingho assai megliore, Che te dice questo core? si sanato?

Fatela venire ; che s' aspetta ( La cosa è venata necta in sani tato; Poiché site ordenate confirmare, Facitele basare inzucarate.

Marchionna.

Dice la verdate lo vaglivo;

Vedite inastro vivo, et vuj maystro, Ca per lo corpo de Cristo questa cosa N'ò venuta fresca comò a rosa!

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II.

Sonetti di Pietro dei Ricci.

Ne ho riferito già uno per intero (p. 8), e di un altro ho dato il principio (p. 9). Riferisco anche questo per intero.

Sonetto di Piero de Ricci. Fello in Napoli che parla in nome di Saturno parlando de re di Raona alle noze del Conte d'A- riano e nella sua festa fu recitato in una rappresentazione ch'elli feciono in detta festa. Disseto il prete Catelano.

0 donne, visti udito il mio clamare?

Saturno son di gran circunferenza.

Dato m'ò forza di somma clemenza,

Et mia cosstellazione è d' sfiammare \ Chi in alto monta, i' lo fo rovinare,

Non li valendo riccha diligienza,

Ma solo Alfonso Re con sua prodenza

Vinto mi tiene e follo trionfare. Dillo emisperio ciel son discenduto

Solo per humiliarmi a sua persona,

Che tra pianeti vinto è per partito. N' ogni uom discenda e diegli sua corona,

E tutti i cieli questo han consentito,

Perchè altro nome bu tra noi non suona.

Monta a chavallo e sprona, Di piombo v'incorono degno honore,

E chon voi vengo a farvi imperadore.

Ch'ò nel cod. Strozziano cit. (Classe VII, n. 1168, f. 95). E a fol. 117 c'è quest'altro:

Sonetto di Pietro de Ricci a Re de Raona in Napoli. Parla uno gioghante a Re per Ila festa di San Giovanni.

Della cicoplea schiatta millo semo, A tte suggietti, d' ubbidir contenti, 0 glorioso Re, pien il' ardimenti, Atti a ridurre i nimici allo stremo.

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074

Con Marte in terra e con Netunno al remo.

Governatore e dell'onda o de venti,

A noi 3ugietti sou tutte le gieuli,

Rinlii d'avere e di saver supremo. Piacciati comandar, se niiesler face

Dibullar Bacco co' seguaci suoj,

E non» il dolce mondo tutto in paco. Altro governo non si attiene a noi.

Che di scacciare ogni lupo rapace

Che gloria eterna aia di te e de tubi. Restaci e non ti noi

Ch'amici tutto siamo d'ogni

Clio vive in pura leggo e hborta.

III.

Drammi italiani del sec. XVII intorno a Maria Stuarda.

Ho accennato in questo libro (p. 83-5) , alla tragedia , intorno e Maria Stuarda fu stampata a Napoli il HSQi, CroA> bene di radunare qui alcune altre notizie di drammi italiani JH sec. XVII, die hanno per soggetto la celebre Regina di Scozia.

Alla tragedia, disegnata dal Campanella (1598) e al dramma de Ruggeri (1604), segui : La Reina di Scotio tragedia di Fe- derigo della Valle al Sommo Pontef. e sig. Nostro Urbano Vili. In Milano per gli Eredi di Melchior Malatesta stamp. Regi e Ducali MDC XXVIII. Costui era romano ; scrisse altre tragedie, la Giuditta, V Ester (Mil. 1627); che sono dedicate alla Madonna, e la lettera è sottoscritta: Fattura del tuo figlio, Federico !

Tuttavia, la sua tragedia è la migliore, che io conosca, delle italiane su quell'argomento. Comincia con un prologo, fatto dall'ombra di Francesco II di Francia, primo marito di Mari»:

Or qual serva dannata

Da veni' anni di misero martire,

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Verrai tratta a morire.

Deh chi giunse a veder gli alti consigli ?

0 chi acerner può il fine?

Adorate e tremate, o d' Eva errante

Miserissimi figli!

Esce la Regina, e fa un lungo lamento sulla sua sorte:

Reina prigioniera,

Vedova sconsolata, abbandonata,

Madre d' inutil figlio,

Signora di rubella infida gente,

Donna senza consiglio,

Povera, inferma, ed in età cadente!

La cameriera , che le è a fianco (l' embrione della Manna dello Schiller), cerca di darle speranza. Ma invano:

Mia vittoria sarà la sepoltura!

Ivi alzerò trofei

Dell'altrui crudeltà te e del mio danno

Con poca terra oscura;

E tu che, mossa da fedele affetto,

Gradito e caro inver, ma inutil forse,

Argomenti e discorri, e ragion cerchi

Dal variar de le mondane cose,

Da le promesse altrui, dai merti miei

E dal dritto e dal ver non vinto mai.

Forse altro pensi ed altro parli

Rientrata la Regina nelle sue stanze, la cameriera continua il discorso col coro. Ma ecco s'annunzia l'arrivo di due regi ministri, che debbono parlare colla Regina. Maria li aspetta, e, intanto, la sua fantasia vaga su quel che potrà portarle la loro venuta , e sta dubbiosa ed incerta , sospesa fra speranza e timore:

Spero, lassa, o non spero,

0 che creder degg'io delle novelle

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Poi per un ttoSMUtO si abbandona tutta alla speranza e fan- tastica di esser libera. Questa stessa situazione da. luogo BUI delle più felici scene del dramma dello Schiller, quando Mari». Stuarda, passeggiando i«-I giardino di Fot b eri n gay , e ineb- briandosi noli' aria pura, nella luce, nella. frotchOOS dalla cam- pagna, dimentica la sua sventura, rivede il bel tempo antico e spera ')■ Il nostro Della Valle neanche se la cava male :

0 k Ha mai eh' io giunga

A rivedere i ramivi

De la mia patria amata.

Del regno ov» gin luogo antico rivo

Del sangue mio ben t'inrioso corea

Tra scettri e fra corone,

Ov' il cenere g :

Di tan t'osso onorate

Ond* ebber carne questa carni Bianche,

Che dirò? che Tarò? qual sarà il COW '

Quai saranno i

Vedran qnest' occhi gli ocelli

Di tante limate genti a rivolti ;

E la letizia mia

Partita in mille fronti, in mille cori I

Onorerò onorata ,

Più gradirò servita.

Perdonerò, tornerò il seggio a molli

De la prima fortuna ;

Ascolterò, risponderò, donando

Or grazie ed or mercedi.

Ahi opre lungamente tralasciato,

Come in lieve speranza

Or, fra dolci ed acerbe ,

A l' alma mi tornate !

Ma a luti' altro, eran venuti gl'inviati: il Consigliere Beale la chiede, da parte d'Elisabetta, ch'ella riconosca re Giacora»

') Glanb' mir, niebt u maona!

lai ineines Kerkers Thor goóffnet wordeu. Dio Ideine Omisi ist mir dea gritasern Clùcks Verkiinderiii '.

^IW-Su

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suo figlio, e approvi le mutazioni religiose avvenute nella Scozia. Maria rifiuta tuttedue le domande, e, con più forza, quest' ultima :

Ma eh' io confermi poi

Il culto rinnovato

Della religion del regno mio,

0 eh' io consenta eh' egli prenda altrove

Fuor che dal Roman seggio ordini e riti

Ne' sacri ufficii, è empia la domanda

E vana la speranza d' impetrarla;

E se il mio contrada- ha da pagarsi

Col sangue, eccoti il sangue ....

In un altro colloquio, i due Conti, di Pembrocia e di Cum- berlandia , le rinnovano la domanda, e Maria risponde fiera- mente:

Chi nacque Re comandi, e sol soggiaccia Alle leggi ed al dritto!

Allora quelli le consegnano una lettera. Il coro s' illude ancora che sia un mandato di libertà. Ma il Cumberiandia, eh' era stato fin' allora silenzioso, irrompe veemente :

.... Perchè si tolga a te la noia ,

Che leggendo aver puoi, senti ed ascolta

In brevissime note.

La via di liberarti è dura via,

Ma pur utile e dritta. Si disciolga

Dal collo quella testa, e l'alma voli

Poi dove vuole, e in libertà sen vada !....

Tutte le scene seguenti, il dolore e la disperazione delle da- migelle e del coro, Maria che esce dalle sue stanze per andare alla morte, sono ritratte con tocchi molto efficaci :

Ove ne vai, Reina ?

Ove ne vai, mia vita? ove mi lasci?

Me, che sempre fui teco

Nel corso della vita,

Dunque, or senza to lasci

Nel passo de la morte?

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Ma, mentre il coro piange e si dispera, di fronte, a un» fi- nestra, il carnefice accenna che si guardi, u grida:

Vìve Isabella altissima Reina. E lungo corso regni, e raggia a pera In questa forma, chi d'oprar presumo Contro lei, contro i suoi giusti decreti, E le suo giuste leggi !

Il maggiordomo torna piangendo, e descrive tulli i [>•■ del supplizio. Curioso questo pUBMK

Min ■* Per noti so qiinuti irradi, intorno cinto E coarto di panni MHOfl Un ralalnlro, n innanzi | iluo gran foci Pendaa dm sotlil rordn infra dua legni Ampio ferro lucente.

ti '■

È la descrizione della ghigliottina, primi di Ciuillotin: altra prova., se fosse necessaria, dell'esistenza di quell'istrumento <I» tre o quattro secoli in Italia •). Il maggiordomo riferita ultimi discorsi di Maria, e legge una lettera di lei n Re corno, nella quale gli raccomanda i suoi famigliari :

La famiglinola mia, che meco dura, In si lunghe miserie, in tanti affanni, Se a te mai torna, tu l'accogli, e sia Loro albergo il tuo albergo...

E descrive il supplizio:

Il fier ministro

In rimirarla tale ha tronco tosto

La corda, onde pendeva il mortai ferro,

Il qual precipitando s' è sommerso

Nelle candide carni, in quel bel collo!

Cosi stese le membra da una parte,

') Cfr. Rertolotti. Francesco Cenci e la sua famiglia Fir. 1879, p. 15' sg. e A. Ademollo, Le giustizie in Roma Roma, Forza ni 1882, p. «?•

679

E dall'altra la testa, ella è rimasa

Cadavere tremante, onde si sgorga

Per grosse canne il sangue, e s'è veduta

La dolcissima bocca,

Con trar gli spirti estremi,

Riaprirsi e serrarsi graziosa

Anche nei moti della morto orrenda ').

* * »

Da questa tragedia classica del principio del sec. XVII si salta nel dramma italo-spagnuolo della seeonda metà del sei- cento con le seguenti due opere :

a) La Maria Stuarda, opera scenica dell' Archidiacono Sa- caro di Mileto. In Bologna, per Giacomo Monti 1663 2).

b) La Maria Stuarda Regina di Scotia e d' Inghilterra. Tragedia di Horatio Celli Accademico Oscuro di Lucca dedotta dall' istoria descritta dal P. Causino. Ded. all'Ili. ecc. Principe D. Camillo Pamphylio. In Roma per Michel' Er- cole 1665.

E forse anche con questa terza, che non ho visto: e) Maria Stuarda Dramma tragico. In Palermo per Pietro dell' Isola, 1672. Composto da Anselmo Sansone di Mazzara 3). Qui il romanzo piglia il posto della storia; una moltitudine di personaggi e di amori ingombra la scena; non mancano neanche le scene comiche. Tuttedue sono scritte in tre atti e in prosa, e tuttedue finiscono con un'esposizione della testa tronca di Maria. Cosi, nella prima, Elisabetta, nelle sue stanze, aspetta, impaziente, la notizia della morte della rivale: a Non si troncano per anco queste ritorte, che m' appendono l' animo ad una pe- nosa tortura! » Viene il Capitano, ed ella lo rimprovera del

1) Ho sott' occhio T es. di questa tragedia che si conserva nella Bibl. Barberina Sul Della Valle cfr. il Quadrio, Storia e ragione ecc. II, 368, IV, 85.

*) Altre ediz. Milano per Gioseftb Morelli 16G9 , e Bologna per Gio- seffo Longhi 1690.

9) Allacci. Drammaturgia od. 1755, col. 503.

680

rilardo e dell'aver concesso a Maria un brevo spazio pò; pararsi alla ninne: « L'ho fatto— rispondo quel povero volo del Capitano |»i I breve spazio j>iu lunga ella

sentisse il dolore della morte » :

Elis. Itanclià ai miseri aia morte la vita, pur.) più lunga non la bramiva

Macia. Il (bnuÌ Cap. Già, coni" im[HjnttU>, nelle ragie stanzi « riposto , «e

bramato fii rio spettacolo agli occhi Tostri. BU$, Bi vegga perclii- : ino sicura fede al !

ifirr- /u «• r olino xi i

Elis. ■■ i m, h non <»ia sommerai i

timori. L'aseìasione dal suo rollo miotloiM intero il mio

Ora a regnarti comincio, a nulla morte «li Maria rinascono

-.-li rs»

risa nna fronte coronata. (Ai tata la tenda).

Sarebbe strano che questo soggetto non a quel lampo, una trattazione musicale

La Barbarie del Coso , Tragedia di Doni' Consecrata agli Illustri**, tic. Federico Cornar o ed Agot Morosini e dall'Accademia dei signori A ngaatù '-atra

tata in Murano nel MDCLXfV Vai .-ane*-

sco Valvasense.

Il GUiberti non era uomo da nulla. Fu segr< Ferdi-

nando Duca di Baviera. A Monaco fu fornitore del teatro ili corte. Ivi anche stampo una raccolta in '.) libri e 18 parti della sue poesie , intitolata : Le Noce Muse. Monaco, per Giovuà Jecklino 1672-5.

Il dramma è preceduto da un prologo, nel qOale il Tcrron e la Compassione disputano su qual dei due debba avere muto ut-I drai cono, per risolvere la quistioue, «I

m-orrere al gioco del pari e dispari:

Terrore, Mi OoatBBtO a giocar,

Ma al già fMUMbfM. SI, ma vo ■priano.

Terrore. i cosi stabilito, lo per me chiamo.

681

Compassione. Horaù, vogliam tirar? Terrore. Giuochi ara si si.

Compassione. A noi Terrore. Pronto son qui.

Compassione. Cinque e quattro fan novo. Terrore. Ebben, cos' è ?

Compassione. Uno !

Terrore. Senza contar, la tocca a te!

Dunque, la Compassione prevarrà Dell' intreccio dirò che e* ò un Hamilton, che finge il pazzo, il quale in realtà non è altri che Re Giacomo I, cosi camuffato per cercar di liberare sua madre; che il Paulet è un gobbo e fa il buffone; che Que- neda, dama della Regina, è la solita vecchia, comicamente inna- morata del giovane paggio, Melvino ; che Elisabetta vuol liberar Maria, e s' adopera anche per cercarle uno sposo ; tutto va a rovina per due o tre congiure , che Elisabetta scopre in una volta ; nella sala del Consiglio Regale, dove Maria deve esser giudicata, una mano comparisce in alto e scrive in lettere lu- minose: È innocente Maria; si scopre poi che il giochetto era stato fatto da un paggio , ecc. ecc. ecc. Apparizioni di spiriti demonii, incendi miracolosi, Elisabetta travestita da Maria, e Maria travestita da Elisabetta, ecc. ecc., sono cose che si veg- gono a ogni scena.

Il dramma era spettacolosissimo, come piaceva a quo' tempi. La musica fu di Pietro Molinari.

*

E giacché ci sono, noto che alla morte di Maria Stuarda, due poeti italiani scrissero di lei. Fu l'uno Carlo Emanuele di Savoia, e l'altro un giovinetto, divenuto poi papa, Urbano Vili '). Un epigramma su Maria Stuarda scrisse anche G. B. Marino, e

') Cfr. F. Sclopis: Delle scritture politiche e militari composte dai prin- cipi di Casa di Savoia in Arch. Stor. Ital. N. S. T. II , p. I, p. 100. (Firenze 1855). E Maphci S. R. E. Con. Barberini nunc Urbani Pa- pae Vili Pocmata. Parisiis. Ex Typ. Regia, 1642. p. 145.

082

rtd epigrammi Ialini intorno a lei sono nel libro A paccio sulle donne illustri 'i

Nel 1638 fu pubblicato un poema italiano su Maria Stuarda- .Maria Regfaa di Scoria Poema heroico d*l p. f'rior D. Bo- no Gatti Monaco di S. Girolamo alta Santità di V S. bario Vili. In Bologna per Nicolò Tehaldiui 1G&J Il poer fatto con tutte Io regolo tradizionali: coucilii di diavoli,

ii, narrazioni di fatti passati ecc. Si trova modo anche di ficcarci la genealogia dei Barberini. Avendo Urbano Vili com- posto la poesia che si ù accennato, movendo da ciò, il poeta, fu predire a Maria ch'essa sarti cantata in carme alto e dirino da un Barberini , mirabile cuitor dei lidi oserei ; e cosi entra a u. Vi é ramno i vita di Maria

St Hurdu, secondo la versione camitica. Il cattivo >• il M ui : ti Maria E

lo Spurio, come Elisabetta la \ Veli' imprimatur si

che il poema 6 « di singolar consolazione, per ofa i par

lo ». Un altro poema sullo stesso argomento o il : Teatro di peri- pezie. Poema Eroico del JJadrc D. Angelo Maria Lena I tano , '''■ila Conar sa, Nella tra

e lagrimecole mori' Maria Stuarda Regina di Francia i

D3 ia. Napoli 1686. Sono tredici canti in ottava . quali I' ultimo serve di moralità:

Muovasi il dubbio : perchè Klisabetta,

•lo' viiii fu coli iHn,

E Maria J' opro illustri o mento retta, Altrettanto depressa od i ufo lieo.

Dal :--. I r I J - 1 1 < . ili. Il h.l l -- T ili

Ima. rui por suo amor qui peccar lieo, •he «ou già I del 'Urino Amore A ohi maa meri* ilur maggioro ohi

Si traccia a lungo la vita ili Elisabetta e quella con un continuo parallelo, e un continuo

») La dateria del Cav. Marino U* ed. Von. Il pacii. Iltuslhum mulùrum et virorum Elodia. Nap. 1008.

- 683

opinioni degli oppositori, o distinguendo e ragionando, eh' É piaceri!. La risposta al dubbio, conio può ben miend>

È pazzo chi consacra il proprio affisilo Al momlo elio non ha Toro diletto ').

IV.

Il prontuario di un comico del seicento

A. Berloli 'lice: « Ogni personaggio dalla Commedia dell'arto aveva quella che chiameremo """ speciato Eibaldose ili con-

lihi'.n, i Frammenti d'Isabella \ i. ' 1 1 . (■ i Bravure del Capitar. Spavento <li ne i saggi, che di questi pi sua Arte rappresentativa. Io posseggo un codicetto m*. COI! Lo titolo: La Pania di Flaminio nel presupposto tradimento di Cintia. -a 15 maggio 16S0 ; che contiene appunto una serie di soliloquio parlato e dialoghi, relativi tutti alla parte di Flaminio, cioè del primo amoroso. Fccone l' indicano]

1. Prologo in Dialogo tra Flaminio et Cintia uno bianmando le donne, l'altra l' Uuomini 2. Prima uscita: Amanti l'-r- sequitato dalla Fortuna 'ò. Di Notte— 4. Belletta Donna 5. Amante tormentato 0. Arrìt ■■■< l.Ar

d'amante in città —8. Amante Tacito y. Amante ar- dito— 10. Amante timido— 11. Pene amorose lungi dalCog-

') Tragedia francati del «. XVII so Kocrda: V Écostoite ou te

Daastre (1605) dal Moni, hr tion ; o Marie Stuart (1036) dal Regnatili, e collo stesso titolo (1683) del Bourseaul;. La i It. fu tra.l la

ÌUl. M. S. trae, trini, ti llimrxettult (in pro-

pt.i Ha Volpe 1724. E forse la «Urna quella: M. S. trad

frane, e rappresentata dai sianori Convittori del Collegio dei Nobili di Sant' Antonio di Brescia dir. dai PP. della Camp, di Gesù nel Cani. t~ti; In Breaciaper G W. Ristarai i ' : le. ">03-4>—

r. arL miei ciL sopra, p. 8è> nota, dai quali ho carato qu.-i-i ti

*) Somara mediti ecc. latrad. p. IAXX-1.

684

gettò amato 12. Hffetti amorosi 13. L> Il fu

Nolte nel salir la scala 15. Amante, che f articamente ha

tuo Donna 16. Discorso di Pania Flaminia

solo 17. Prima scena ài spropositi , Flaminio , Pulcinella.

Seguono molti oomplimer ;■: pò-

polo ; u due poesie , una amorosa , l'altra : 1 ritratto.

Darò qualche eaggio di queste prime uscite e dialoghi.

Ecco la Prima uscita a" Amante ardilo:

Lo adeguo, che dimostra bolla «Ioana a chi jrli «applica cor:

tot) <<"••- 'in amante a proseguir»- q - muti»

(Iato mapiriormonte infervori; che , con più cauta velie

aspiri al conseguimento 'li quelle dul'.t'Me, el ■mìì alt* ri*

d' una crudele contesa iu amore. La don a ha peu-

H volubili, che non ha parole eho non aieno mescolale con la (ioti*'. obe per celare i auoi affetl

si dimostra ritrosa n nn amante, non aborre, quan.l supplicante, ricusa uu" ultima innamorata, quando da segno di li-

it la «un corrispondenza. ancho a*IW suo negative servirla ; perchè, essendo di voglia incostante, arevolmaat» li quello, .'ò, trutta dagli orgof h rin

U sor \a belle!/* Quind1 >o. beuch* »,,

dalla mìa doma aspramente disprezzati, questo ho int ;

ili' Ili. rango di nuovo a tentar con i prieghi quella voglia, casa dimostra cosi inesorabile a' miei dolori.

Ecco la prima uscita di uotle:

Uscite Ornai ad iuhorridire il mondo dalle più riposta voragini «iel-

-ìo, amatissime teaehre, segretario fedeli d uh»-

olitevi, o >' natevi dal firmamento; che, a' ho da striar**

Il netta tra la mia braccia il mio sole, egli è dover* ch'alia •*»

presenta ogni altro lom tira luce svanisca!

Seguo la prima uscita di unito nel salir la scala;

Cielo, arresta i tuoi fulmini irti per veder-

ascende:*- ad Alte»-

questa scala, non aspiro come voi forse v'irnaginate, a guisa di teraswrtl giganti, a turbare il riposo della magione stellata . o a dapoaarv

685

dal suo 11*00.0 immf.rt.-il.-: ma, par randleSM le vanire offese, procuro «li— bollar.- l'alterigli d'una donna, oh* fn srwnio «I cielo con In Imitata et tatto 1' d m ni gratti al i<i kvgiudriu.

E questa A di Amante che furtivamente ha godalo la xuu donna:

Hor si che ho espenin.-iit.it", cho le più viglio dolcezze d'amor* nono u che di furio ni godono, hor si che discerno eh' il tiranno d'amore rapine et non ne t doni voluntarij ha gli estremi de suoi i riposti! Già ebe i contenti che questa notte ho furtivamente rapili dal seno di chi m* ha rapita l'anima, sono stati cosi immensi, eoa) do!> soavi, che m' hanno fatto mille volto morir di dolcezza !

Ed ecco la scena di spropositi ira Flaminio matto, e Poli- pi noi la :

Te, te. Melampo, te, le, Melampo! Cho froeciaDiunlo ù chislo, che me sento da dorata ? Su, M, Pastori. Ite migliando gli occhi col corno. Alla taccia, albi caccia, cb' e tardi. Non vedete eh' adewo spunta il sole dalle do- rato porto doli' ori-.

■Ho mio, tu t'hai ca unito 1" DOOohia alla murra, perche lo sole tuo so va a corcare a lo caso. Adio, messer Caronte. Schiavo, me»sv Paci eco.

Io sono un'anima d'un misuro Alchimista, OBjB curio la da Venere, ho perduto il tempo, i danari,

il cervello. Adesso che sono restato netta paletta et non ho pure un misero qmdriao p»r rsgsJsjtì, ti prego a porrmi da l'alti» la gratis, che poi con miglior fortuna salderemo i nostri conti, 'o. Tu si l'arma de n' Arcbemista ; e io so lo cuorpo de no scrovano cremmenale, che, senza lo suono dallo rooUlO, DM t$ M vaglia. il |»-rdonami. fratello; ho preso errore, l'o. Te l'agio voluto dicero chiù de dee*» vote, ca non era che! lo che te macinavi.

sitrlmento Car i vidi ca ii Polla insila I Ma «ni ohi *•> ' Li SOhgO?

686

FI. Mira l'orza minore.

Po. L* unto ! Uh. mamma mia, adorò eia !

FI. Fermati.

Po. Vorria che parlassi senza rabaLluta, ca non le saccio muto di

museca. Fi. Non vedi chella stella t

Po. E davvero m' baie fatto vwli's le situile co ->• t'otte^ '"-he ra'baie date! FI. Quella stella dio sia diolro la coda dell'or* . quelli set tu!

Po. Tale che non so chiù Caronte, ma so, bolla faccia mìa, la etella, che

sta dorato all'orali menore ? FI. Taralli, o chi vuoi comprar taralli '.

Po. Loco so date il Turchi ? ha io buono garbo a fa lo tarallam ! FI. Bel ragazzo, vuoi giocare alla mon-a ? Po. Chiù pricsto , iócarria co lieo a abracare , accio tue schiaffasse ila

facce a dove me sputaie la primma vota mamiuetun. Fi. K gioca...

Po. Tu co lo iuoco me pare che facce davoro a zollaremo? FI. Che vogliamo giocare ?

Po. Tre cavali' a venticinque. Ma tu che te iuoch. I FI. Che mi gioco, che mi gioco?

Po. Sia accise, quanno maio l'aggio ditto. Chesta nn è chioppeta, di- luvio. FI. Io mi gioco lo stato, lo «tato del gran can de'TarUri al primo Atto. Po. Cornimi vuoi tu; pecca me- ce trovo arredullo. FI. Hora e* incomincia il gioco. Po. Io vorria che fosse feruuto. FI. Dui. Po. Cinque. FI. Sono i poli che sostentano la machina del mondo: Pol'artico e Pola

antartico— Tre. Po. Ventisei.

FI. Sono le potenze dell'anima: memoria, intelletto e volontà Quattro- Po. Sette.

FI. Sono gì' elementi: Aria, Acqua, Fuoco, Etra Cinque. Po. Unnece. FI. Sono le cose che s'osservano nella Anatomia: pelle, carne, vene, oss*

e nervi Sei. Po. Quinnece. FI. Sono le gratie e le furie: Aglaia, Talia, Eufrosina; Megera. Te»»

fone, et Aletto Sette. Po. Decennove.

'o. FI.

"".

Po.

FI. Po.

6K7

Sono i pianeti: Luna. Mercurio, Venore, Sole. Mario. Giove e Sa- turno—Otto.

Tutte.

e parti del monda "t i fiumi principali: .-Vaia, Àfrica, Europa et America; Nilo, Gange. Eufrate et Danubio Ni

Decedotto.

Sono lo muse: i mono, Polirania. Talia, Eulerpi, Urania,

Calliope , KraU» 0 Tersicore E diece, qua odo accoppienti 1" I maiuscolo dal tuo naso allo cero, che tiene l'asino sotto la coda, porche: Dui sono i Poli; tra lu potenti dall'anima; quattro l'ele- menti; cinque le parti dell'Anatomia; wii le grati? e le furie; eotte i pianeti; otto le parti del mondo et i MW le

muso; e diece, come t' ho detto, quando accoppiorai 1' I maiuscolo MIO ai aero, che tiene l'aaiuo sotto la coda.

Hai fernuto tu; basa arcommenza a me, tao. Dq

Quattro.

So lo coso ballo do Nupolo: Coceovaiu do Puorto, e A Itala o te della Sellarla Tre.

Cinque.

So l'Alamienle della forra, che te m penna: stentare, funn e acala Quattro.

Dna.

So le cose che perde chi aeoota le pollane : Tieni , Celle Denaro e Sanciate— Ciuco.

Otto.

So le dota della ninno: monemi niello, aciore d'aniello. luonpn cin- >, silicea mortale e acci'' Uro.

So 1* incrodicnti , che trnseuo a no buono pognnto marotato: Car- oefrosca, carnevalata, caso d'ogue sciorta, foglia spiorce d' ogne qualota e grasso aalato o frisoo Setto.

fora,

della semmana: Dommeueca, Lunedi, Martedì,

ladieSaba glie di Poauolo.

Bfl li (briglie e dece vote voglio che ini chiari s' Avjdio Nasone lo «Un abn colo mi no, che me sia dento, perche: Doia

sole oom belli Gami quattro

li spropositi di ohi Bacala le pottJ bla della n

riocredieote dello pugnato inimitato; sello li inorili della eommana, otto l'autocaglia do Penulo; nove li sbriglia, o deca

688

vote oomme t* agio ditto voglio cho no schiaffa e* Avidi» Kaauaa alla sfera tirilo Piccolomiuo che tango dereto. Mliaio anmoisneJe; tu vuoi cho te la canta, e io non baggio pile alla li tura» 5 FI. Mira cola nulla stellate afera

Verno la aera al tramonterà del nolo, K di queste paralo immantinente Vecuvkt è tutto ardente, et io aou già. Perciò mi strugo e sfaccio par Colei, i finir miei «f«ge, I «nlìene, il mio bone alcun saper dona Sappia eh' ugli è *l inalati, ohi Uio ti dia ! Po. E ti vengano MfSM ptt la puri* miai ')

Pulcinella sul principio del settecento

Sul principio del settecento, la maschera dol Pulcinella aveva già qualche secolo di vita. *) K la rum iuknel«»-

') Ancora ai ristam|>a una comediola. intitolata: Flaminio patta mr amorr con Pul ottima •-

condo il buon guaio moderno ( Nap. , d' Ambra ,1 <> oarlo fu

manipolazioni* dello scenario, del quale dovea far parte la acena ri

*) Il (lomm. Giacomo RaoiOppi ha pubblicate i

par le protineie napoktone (XV, 1) un garbato articolo . Pier fa aV«

di Pulcinella, nel quale , fra osservazioni di vario genere . torna arni»

a sostenere l'antichità di queste maschera. Confesso che le sue •»■

gioni non mi hanno persuaso. L'opinione, sostenute dallo Sdurilb ad

suo seggio . mi par sempre' la più giusta , perche , in una quwtione il)

fatto, *i limite a una constatazione di fatti. Pulcinella appare nulla taf

dol «ecolo XVI con tante altra maschere . che rallegrarono la cornei*

ie anteriori non ce no sono. Il laonn' »tU»v»

■tifo variarono in molte parti durante il seicento a settecento, s avL

.irse restò di piii saldo, fu il su» nome. Ma non potrebbe età*"*

ornerai*, e le maschere da **aet usate, »i ria»*

nettano cogli istrioni popoliti, e questi, per una he « *teni*

imi, si ricon nettano a lor voli

i modo nel Tenti) itrttei

tracce di antichissimi personaggi con. può «lire di nof Ma ehi no sa niente ? Le somigline» di quali

689

conio, e i grandi aUori, che l'illustrarono. (Fiorillo, Calcese, Borra, Baldi , Fracanzano), fanno pensare che fosse giunta a un allo grado di svolgimento. Tuttavia, le tracce, che no re- stano nelle opere letterarie, sono scarsissime. Pochi frammenti, che furono raccolti con diligenza da Michele Schedilo nel suo bel saggio, più volte citato.

-dentemente, la vita della maschera si svolgeva quasi fini- tanto nolla commedia improvvisata. E quel timi", du ne pas- sava perle atamj- ichi libercoli di eoa hanno quella rarità, che, come sanno i bibliofili, 6 tutta pi delle opere di quel genero. Cosi, dunque, si spiega come il posto che ha Pulcinella nolia letteratura (abnego Boo al Cerlone, seconda metà del secolo XVIII), sia tanto minore di quello, ohe

'lell' arte. Ma a me ora capita, per buona fortuna, di potere allargare "Ito le notizie, che si hanno dell' antico i u Quando

particolare del vestito, o dei trulli dui carattere, sarauuo sempre troppo |»oco por [stabilire qiir»U filiazione.

Ouanto ai nome di Pulcinella , il Racioppi credo che sia moderno a propugna con vario ragioni (alcun.' dalli quali molto bua trovate), l'etimolo- gia di esso da pulci» par l'etimologi», il pi» delle volte, oda ripe- tere la ilomauda : Chi può dire di no ? Ma chi ne .-a» mento?— Quello, però, che posso recisamente eoo tradire, è uà' osservazione del Kaciopj il

ir vedi caso, è p«i eaiol Mi' In

rincontro, sempre e dovunque, la immortali» Colombina. Una Colombina «d un Pulcino I , ecco Castore e Polluce, emanali alali" uovo di

Leda». 0- B è esalto. La più antiche amanti di Pulcinella, che

io conosca, sono Luemtia (cosi nei balli di Sfossarne dal Callot; a, tra- dureudo in napoletano, ftn), Hotsalta, Ammoda, Carmosiua, Piuipa (questa fn:-qu*ntwiina) , e poi Atyctitma, Smeraldina, ••■ , noto talora, 6 ra le prime , Colombina , che non è neanche servetta napoletana. Lo Scherillo, a proposito del nome Pulcinella, accennò a un IL !

iella di Sjpoiiara, vissuto sulla fine dtd a. XVI j il che prova che un cognome Pulcinella. Io, grani» al mio amico boti, li copo, sono in grado di di; Tesoreria Aragonese,

■otto l'anno 1484 ''•. p, 134), c'è no pagamentti fatto » uu

•.ramo altra conclusione so non una riconfer- me 1« etimologie del nomi putrii, quando noti s'ahbiauo documenti impresa mezzo, u in tutto, disperata !

46

- cm -

meno me l'aspettavi., mi boti visto comparire innanzi agli un Pulcinella negromante, Pulcinella finto gioi nella testimonio per semplicità, Li inetti fn

cinctta podestà, Pulcinella in giostra; o poi II tettami

inetta, Pulcinella gracido. Pulcinella finto statua, locanda di Pimpa e Pulcinella, Il barone Sbrujfardt/ii ocrer disgrafie nelle fortune di Pulcini- e commedie I

e recitate in Roma sul principio del settecento

i'. di <|iieste non ho potuto leggere se non le ser? Sono legate in un volumetto, che il mio amico SaJv di Giacomo ha avuto la fortuna ire e la cortesia di re-

galarmi. Delle altre si ha la notizia dagli ano ■■■uni,

messi alla fine di ciascuna commedia.

L'autore di «piasi tutte queste commedie poi beri

chiamava Cari'» Sigismondo

hi lui fa la biografìa il Gimma negli Elogi accadi.' Spensierati di Rossano *), e ne parlano anche il Quadrio*)* rescimbeni s). Nacque a Roma il 1652 ; andò in Ispagnswl padre , e gladio nelle Uni li Alcahì e di Valenza

cupo poi iffici presso cardinali e principi; e fini co

venire segretario di Maria Ca i,'ina di Polonia. Seri*»

moltissime opere in prosa, in tre atti e con persona., ed anche moki drammi per musica, che il \.:*im

tra i pochi, u se non portelli, sofferibili alquanto •.

E queste sue commedie col Pulcinella furono recit-> a Roma. Le primo quattro, nel carnevalo degli anni 1 1722, « Dell' antico teatro del Mascarone in strada Gii Le due seguenti, nel 1723 e 24 anche in Roma, noi carnrti

. ••! teatro ilulla Pallueorda di Firenze ». E cosi, cai le altre, delle quali non conosco i libretti II I k sua nota opera, accenna alla recita fatta in R.

commedia, intitolata I » «p-

partenere allo slesso ciclo *).

ij t

*) Storia e ragione (T ogni poesia 111, 11, 3

,,. ,/,,_n, 362; ^ l, l'H». •) Il 1', ito Dura era rommmlia «li P. Per:

691

('•li argomonti dei drammi del Caperò sono di quelli soliti ì' arte, misti di elementi di drammi stiglinoli *• ili o Lia cinquecentistica italiana, non senza alcuni! in-

venzioni nuove e libere. In quasi tutti, la situazione fondamen- tale è l' amante abbandonata, che, per lo pia travestita da uomo, *iene a cercare, e sorprendere e riprendere l'amante infedele, poi anche, quasi sempre, il vecchio o la vecchia innamo- rivali del figlio dulia figlia. Tra i personaggi secondarli.

Iti parlano in lingue straluni' q ih dialetti. Cosi e assiduo il francese o la francese, che parla con una curiosa mescolanza di francese e di italiano. Qualcun altro parla spagnuolo. C 6 ma volta. J'nnxecera, vecchio genoveso ; un'altra, Clarice, dama bergamasca ; un' altra, Mei tettino, ecc. Ma protagonista li tutti, o meglio, strumento principale doli' aziono in tulli, è Pulcinella.

Cosi noi Pulcinella negromante, Pulcinella e il servo di Cas-

jdra, che, appunto ttwveitka da boom, viene Bucai»»" a- mante Errico. P*r ordine di Cassandra , ai finge lui padrone, e, col titolo di conte, è destinato, ad aiutarla nei suoi disegni. Il finto padrone si vanta per un gran negromante ; e, alla fine,

I innanzi a tutti i personaggi raccolti , evoca Cassandra , che viene con vesti femminili, e rimprovera Errico. E segue la con- •ne. Nel Pulcinella finto giocatore, il giovane Errico lo fa fa- voni ire in varii modi per cavare danaro dal suo padre, il vecchio Anselmo. E una volta Pulcinella si finge militare, e dice di avere arrotato Errico, e va a far baccano in casa di Anselmo. Un'altra volta si finge una donna, sedotta e abbandonata da Errico. Una

gravido. Pulcinella finto statua , Il Baroni Sbruffardelli sono segnato tra le romiti, ili diverti autori. Tutta le altro, che ho nominalo, nono del Capere. Il Pulcinella ncgronuinte, il Pulcinella testimoni'/, U dai Pul- limili »ouo stampali in lloma /*r Uaeturiu Zmobi. Il Pula giocatore, stampalo per Già. Frane. BuaanLW l'ul i,i.'ltapo<tettà. kmjtato per Ci«. Freme. Buaffni t QtU», i ■■■■.■<. Tutto aoao dedicata alla Nobiltà Romana; traino I* prima ch« è dedicata al elfi Ottelioni; « 'luinta alla signora Marchesa Gimtiua Dona Lancellotti nob. Veneta.

G92

iiìn-a , si finge gentiluomo giocatore , e Anselmo A ancora la su:i vittima.

NI /'! haitmanto per semplicità m SulpLu

o la sua serva Pimpa, moglie di Pulcinella, costringo) che torna dalla Schiavitù ili Algeri, ad attestare falsamente la morte del ve< lido, schiavo con lui, e impedimento al

rimaritarsi di Sulpizia. Scoperta la falsità, è messo in cai ma poi le cose si accomodano.

Nei Due Pulcinelli /rateiti si ba la solila ripeti neemi; succedono varii equivoci al loro incontro nella « città, quando V uno credendo morto l'altro. I' uno sulle l'altro annegalo, rie a un tratto l'uno

all'altro, l'uno come servo di Qiroldo, l'altro come se Ottavio.

Nel Pulcinella fìnto Podtmtù, ricercandosi un Podestà in luogo nel quale, per bizzarra condizione, il nuovo Podestà doveva sposare una delle orride figlie dell' ontecess; . eso come

podestà Pulcinella, servo di Lucinda, amante tradita.

Nel Pulcinella in giostra, Pulcinella, contadino, legnai* ha sospeso il suo vestito a un albero, e, finito il suo lavoro, viene a rivestirsi. Ma trova in cambio altri abiti , che sodo quelli del conte Ernesto, e, preso prigioniero, e costretto a com- battere in giostra ; finché non si scopro lutto.

Il Pulcinella appare in queste commedie corno uuo sciocco, al qualo non si capisce come si affidino uffici tanto importanti: dire bugie ed ingannare la gente. Ss non avesse sempre » canto qualche suggeritore por aiutarlo , e se i suoi intarog»- tori, vecchi, notai, giudici, non fossero sciocchi anche sei non potrebbe certo cavarsela. È uno sciocco senza redenzione non capisce mai. Questa stupidaggine ò il fondo del suo cant- iere. Alla quale s'accompagnnno due altre belle doti: la gbiotlo- neria o la vigliaccheria. E, con ciò, è latto Pulcinella!

Il suo stato civile 6 già stabilito, com'è poi rimasto:

i sapere chi Bongo, te lo diraggio ; me chiamino Pulecenell*.

so do la Ciurru. Palromo so chiamava Paparuzzo Squaqueru.

tnatrema havea nomini- Schefbrnia Marumao; e sorema se fa

dicere Ciulla Scarnecchia ». (P. in giostra, ì, G). Altrove, in

668

(•'miratisi i due fratelli, f uno ei didiiaru per Pulcinella Cetruio, e l'altro per Pulcinella Scarciufalo {P. fratelli, ita. 11). Quando si fingo conto, piglia il titolo di Conte de la Cerra. Ed Errico, cavaliere napoletano, cui è presentato osserva: Non ho no- li.- in Napoli i quitto titolo I ». E Pulcinella: « : , che n'hanno dato, doppo ci ito » (i, W). rune saggio della sua intelligenza, ecco l'interrogatorio gli fa il Notaio, per sapere se il vecchio Giroldo ò morto o no:

Avete voi conosciuto il signor Anani ì (Pimjn fa segno di si)

Pule Onora». Not. In Algieri?

{Pèmfa di si)

Pulr. (inorai.

<Vofc E che ftcova in Algori il sig. Giroldo?

(Pimpa fa segno al collo per dir eh' era schiavo)

Pule. Faceva, faceva.... lo collararo.

fot Ma voi data in pazzia; iu Algieri non »i portano collari. ns. Compatitelo eh* è una bealia.

(Pimpa fa «mio del ferro ai piedi)

r. Sì, è vero, aggio sbagliato; faceva lo... lo... (chella che d. i lo cauzatlaro.

E Questo può onora, perche tutti i lehiavj lavorano cai/ Kd a<J«K«i il trova T

(Pimpa fa cenno eh' e1 morta) . Se trova, ao trova (e cliasto ni no lo ntiouuo). (rifa il cenno di Pimpa) Volati» dir eh' è morto T orsi, ò mi

(Pule. Irstim. ni, fi).

I : bisogna vederlo in un* altra scena a far la barba ad An- selmo ! E, nel tornare da Algeri, incontra! m colla moglie:

Pimp'i. Sono pomati qua« duo auni «mia havor data mai nuova

«lei fatti tuoi.

694

Pule. Io non t' aggio scritto, perchè non saecio scrive; ma tu cIm ai

scrivo, perchè non m* naie reapuosto f Pfmjja Come ti avevo <!a risponderei sa non m'hai scritto' poi di»

sapeva il paese dova tu stavi ?

(Puk. UÀ, L 2).

L'aritmetica non è il buo forte: « Quanno tu stevi a Nnp'l'\ me pigliasse pe creatiello ca io era picciotto ; tu me deci», che ha vivi trenta cinqu'anne. A Napole ce stassemo sette arnie, so cinquanta sei; retornaste ca, e ci si stato due anno prima de nzorarte, che fanno cinquant' uno » (Pai. frat. i, 3).

Ma è il suo forte invece la cucina: « furo che uca sia da mangia I », è la sua gran conditione.

Enr. Non dubitare che , ae la cosa riesce , bavera i twiupre 11 tirai

ffiaccaroni... Pule. Mammine? Uh hene mio! Enr, Il tuo formaggio panne-giano... Pule Pamiesano !

Enr. Buona lagrima, e buon greco... Puk. Lacrema, e griecol oh gnorri 1 oo jentelommo, su jc-uu-lommi»

(Puk. r/tomt.i i, 4).

E, fatto podestà, la prima cosa, di cui s* informa, nel «edere il palazzo del governo:

Pule. E ne* e V appartamento pe ma ? Mezzet. Segare, e l'è bel. Puk. E commo è lontano da la corina? Mezzet. Questo è ver, 1' è un po' lontan. Pule. E io non ce starraggio.

Mezzet. E che ti haverà il servidor, che andrà a piar le vivande. Pule. Ma haveraggio da aspetta troppo, e io quann'haggio fame, do m* pozzo trattene. Voglio di a la Contessa ca me cagne le stan»

(Puk. Podestà, i, 8.)

Vuole andare alla taverna ; ma n' è impedito:

Pule. Che lo Podestà non ire a la taverna?

Mezzet. No, zerto.

Puk. Se e accossinto, non voglio chiù sto ofizio!

(«DI).

"*

695

Non ha idee molto esatte dell'onore: « Quando ancor vi fac- cia morire dice uno dei soldati che lo arrestano, credendolo il conte Ernesto lo farà nella forma, che conviene alla qua- lità vostra, e con tutti quegli onori, che merita il vostro grado ». E Pulcinella; « Io mohaveria più caro de campa desonorato, che mori co tant' hannore ! » (Pule, in giostra, i, 3).

Pimpa vuol persuaderlo a sposare una delle bruttissime figlie del passato Podestà:

Pule. Ma, bene mio, chelle facce me fanno paura!

Pimpa. Per l' honore tanto non haveta di che temere; non aon di quelle

che voglion mosconi attorno. Pule. Pe l' honore no me empuerta; la reputazione è chella che me preme! Pimpa. E questa vostra riputazione iu cho consiste? Pule. Consiste che io haggio promisso a cierle amico do piglia na

raogliera bolla, e se pigliasse una de chiuse m* abbesogneria

manca de parola !

(Pule, pod., li, 15).

La sua vigliaccheria è grandissima. A D. Rodrigo , che lo sfida a duello con la spada:

Pule. E ben, donca, piglia lo puosto , e mettete in guardia ca mo tu

dongo sfazione! D. Ho. Ya estoy en mi puesto. Pule. E boi fa costione co la spata ? D. Ro. Si, te lo he dicho; acaba o te tiro! Pule. Aspetta no poco. Se boi fa costiono co la spata, eccotella; io me

ne vao pe li fatte mio.

(Pule, ffioc., i, 15).

In punto di amori, Pulcinella è spesso innamorato, ma an- che spesso innamorato sfortunato. Pimpa, che in queste com- medie è per lo più la sua bella, non ne vuol saper di lui. E spesso, nei tanti matrimoni, coi quali si conchiudono le com- medie, il solo Pulcinella resta senza compagna.

Roma, dopo Napoli, e stata la città d'Italia che ha avuto più Pulcinelli o teatri di Pulcinelli. Andrea Calcese, detto Ciuc- cio, il primo gran Pulcinella napoletano, recitò anche a Roma, come sappiamo dal Perrucci (Dell'arte rappr.). Nei primi de-

696

cettnii del secolo xvw, due buoni Pulcinelli rom irono

a Roma, e poi in altri teatri d'Italia. Fu l'uno Bartolommeo Cavallucci, e l'altro Nicola Piazzani, che nel 1738 era a Venezia col Medebach. Il valente Pulcinella napoletano, Francesco Ba- rese , andò a Roma verso il 1746, a sostituire il Cavai allora morto '). E un Pulcinella napoletano trovò

ini, nel 17.r>5). Di un altro, sembra, ri nel y.iceiier Rtimùche Aufcnthalt.

Fu il Cavallucci o il Piazzani, o qualche altro, il P che recitò nello commedio del Capece ? Non so; e forse dircelo I' Ademollo , quando pubblicherà la seconda parte dei suoi Teatri di Roma.

Il carattere del Puh niella posteriore, del I Ione e del San Carlino , e nel fondo , poco diverso da q del Capece. Goffo, ignorante, vigliacco, avido, ghiotto, egoista. Ma quanto diverso per valore artistico ! E come fa rìdere ' Certo, quel che fa ridere non sono le nobili qualità amidi ma è la comicità, che, per i quei grandi artisti ed r.

Cammarano, Schiano, Altavilla, Petito, Pulcine gamente intorno a se. Pulcinella è sciocco; ma le sue oss- Etani sono piene di spirito e di significato. La sua bi luna guida il suo cervello in modo da fargli raccogliere unii di quei contrasti della vita, nei quali appunto con*' DÙCO. Il che mi fa pensare che, se si sono ingannati qu liei che bao fatto di Pulcinella uu filosofo, non s'ingannerebbe chi dicesse che spesso da pensare a un filosofo lafiloeofia ci guadagnerebbe se qualche Blo iiagwPil-

.infila, piuttosto che i libri i dei colleghi. Schopenhauer.

il meno scolastico dei filosofi, avrebbe, forse, approvata questa mia opinione ! 'j

>) In opuscolo intit. Copia d" un estratto (dal Giorn. enekloftèif di leti. ital. e ottram., 1TH2), trovò attenuato « quel eh» accadi!" Ù sarò molti anni .sono a a Ha napolitano chiamato Gituépp

Cavillili'-' ■;. rli<: per aver burlato alcun pòco in commedia la Natii»'

•la, fn, nel dal teatro, bastonato a morte da alcuni olfinat

di quella nobile nazione ».

*) Dal Fanfulla della Domenica, A. xi (1890) , a. fl.

- 697

vi.

n falso Bellino

Tra gli strani episodi delle Memorie del Casanova, 6 notis- simo quello del /a/40 Bellino. Ripeterlo qui non si può li conosce un po' il Casanova sa se i suoi racconti si possano ripetere! Giacomo Casanova . giunto ad Ancona il BQ f«h- braio 17-14, a Efrtf/no, Ifl compagina di due sue

sorelle. E scopri che era invece una giovinetta, chiamata Teresa itti di Bologna, cantatrice. Teresa, a quel che raccontava, era stata allieva e protetta del famoso soprano Salimbeni : « mort, hélas ! il y a un an , dans le Tyrol, en vrai philoso- phe ». Dopo un po' di amicizia (diciatn oo«1) col Casanova, si separarono; e Teresa, a Elimini, fu scritturata pel teatro di S. Carlo a Napoli dal duca di Castropignano , col quale parti per Napoli nel maggio '44 (I, 325 sg.). A Napoli fece grandi cose. Nel 1748 il Casanova sapeva dalla sorella di lei ohe «elle continuait il y riliner de* 'Ines » (II, 126). E stette a ii fino alla morte del suo protettore , il vecchio duca di Cast' io (diiii'] 17ó7). Altro suo protettore era

stnto il principe 'della Riccia < V. 160 sg.). Il Berthold , primo e diligente critico delle Memorie casa- dichiara •• 1 1 «^ . benché' non si possano verificare l'e- roe e l'eroina dell'aneddoto, pura il fatto si deve metterlo fuor di dubbio (Die genchi Persfinlichkeilen ecc. I. 8148).

La venta delle MttlW Casanova in moltissimi punti B

■strata; in niobi- ri è agevola dfanottrarla. M

quest' episodio , io credo che sarebbe più facile dimostrare il

rario. Vario contradi2ioni saltano agli occhi.

tutto, il faho Bellino sarebbe «tato allievo del nel 1744 si dicova giA morto da un anno, lei 1743. Felice Salimbeni fu uno dei più illustri soprani

G'J8

dèi suo tempo, Di lui si discorro anche nello lettere del Mei stasio. Il Metastasio , scrìvendo al fratello da Vienna il marzo 1736, a proposito della prima recita do\\' Achille in

èva di doverne il buon successo, principalmente a « soprano chiamato Felice Salimbeni , il quale ha portato il poso dell'opera. La parte e fatta per lui. io Ih" pe intereft.^0 istruito con molta fatica; ed egli e riuscito a se- gno ebo sou persuaso che in nessun luogo dove et sia, questo dramma farà In strepilo, che dovrebbe faro 1731 cantava a Bologna: nel 1739 a Milai. Il a fkg

Stolto poi per alcuni anni ai servigi di i II. Ti

ciò risponde bene alla frase: le célèbre Salimbeni; no e la cronologia! Per chi- , Felice Si ;<riau

» del I a I do le proposte pel primo uomo per la prossima stagiono, sai-

: « Per primo soprano ho invitato li quattro s... elio si trovano m'ir Europa tutta , cioè Felice Salimbeni senio licenziatosi dal servizio di S. M. Prussiana, ecc. ecc. E l * : ti-:, dopo ìl novembre 1751, annunziava: « Salimboait passato due mesi fa in Lubbiano all' al dute a V

K |>or moltissimi anni! » (Carlo all'Archivio di State Indiana non è nel Tirolo ; ma l'equivoco del Cosano»* ad luogo della morte si spiegherei

Appresso : Teresa Lami sarebbe venuta a N ><i*g

gfo 1744 per cantare a S. Cari". La «uà prima stagiona u»-

avrebbe dovuto essere, dunque, il 1744-5 Ma che cantarono quella stagione e la seguente al S. Carli rono, coup.' sappiamo, l'Astrua, la Maria Carnati, la Francai I3urlocci, e l'Antonia Colasanti e la Caterina Zipol a pari

hi. m tutti ^'li anni seguenti, fino al 1757, I ne

minori (Fiorentini, Nuovo) si trova, i una Tfi

Lenti, ma un nome che ci » una canta

potrebbe esser qu

ige 'ini duchi, fai cosa poco i ' otto il pa

le sarebbe i unto «a»

afralto dal Regno !

609

Il duca di Castropignano era il I «co d" Ev-.h,

il 1088, capitan generalo doll6 lapoleUne .

ebbe in quell'anno, 17-11, una bella pane nella vittoria di Vel- letri (Il agosti II Casanova dico bone ch'era vecchio: per- chè aveva più di 56 anni.

Diciassette anni dopo, nel carnevale \"i'm. o 1761, Giacomo sanova, quando meno so lo pensava, rivedeva la Teresa a nze, sulle scene del teatro della Pergola. Si recitava allo- ra T 6,6 Tare*©, face-. tirarsi la eua iglia ! Subito l«i si presento, t (sugò; com'era solito, on

antichi amori) e trasse qualche nuova sciu-

i.a Teresa era Allora maritata di fresco a un giovane

intano, un tal Cirillo Palesi. Aveva un figlio di quindici o

i anni , cho rassomigliava molto al Casanova, e eh' essa

k passare por suo fratello (V. 169 sg.).

kEcco fatti molto circostanziati. n i unieoj si

or Alessandro AdemoUo , r lompo fa di far

renze la ricerca, cho io ho fatto per Napoli Ma, risultato linimento negativo. Nel 17«i*>, l'.l , '62, non cantò a li 8 nessuna donna di cognome LatUt, i Di pi» .

nessun teatro fioreniino fu rappresentato IVI" sfa' è

opera dove la donna *i chiama Muwlcnv. Nel carnovale di.' i é ni una Teresa, ma di cognomi* Turre (o Torti T)

che canta n e II 'A lesta n Uro , e nel Catone. E he il

atrimonio della Teresa sembrerebbe avvenuto a l'in n/v. IA- roollo fece la ricorca nei registri matrimiiimili il<-l uiHiriK un signor Palese qualsiasi. Ma anche invai Da Firenze, Teresa i cantar*

per Vattccnsa (V. 186). Due anni dopo, nel carnevale il Cesanova la ritrovò a Milano, già separata dal i , e che aveva per amante un (al Greppi ( V. 538 , 536-7 l. uando si separarono , essa andava a cantare a Palermo 12 1.

renerebbe far la ricerca an \Ii-

o Palermo. Quanto a me, posso dire che mi son passato

700

sottocchio le migliaia di nomi di cantanti, ed attori . e rini, spogliando le carte dell'amministrazione dei tea > poli nel secolo scorso. E ho letto , fra le altre . molle capei stoni di quelle, ch'erano le migliori prima, seconda, Lem parli, che giravano pei teatri, e vario del periodo proi pretesa attività, teatrale di Teresa Lami. Ma il suo noe I' In» incontrato mai.

Dra, come ei spiega questo? Io confesso che no una venzione in favore della veridicità delle Memoria casanoriaae. Anche in questo episodio, vi | ai, che non sono in«eo-

E Ektti che non possono essere inventali. Ma non A aia vero che varii dati importanti della narra/' Casanova

sono in contraddizione con fatti accertati e sic fatto

Bellino, o la grande canfatrice Teresa [.ani' -soaaggt"

che, per quanto si cerchi, non si riesce a acovarlo

VII.

La Viscioletta

In quo ho discorso di molli persona*; % .ma'

parla il Casanova nelle sue Memorie, i e del Duca di Maddaloni, Carlo Carafa; dell riera San

Goudar, e, passando a cantanti e bai ila Tintoretta, della

Colonna, della Narici, del falso dettato, ilei Madame Denis, della GeofFroy e del Boudin , di Michel* dal l'Agata, di Teresa [mar del Balletti, ecc. •). Di alcuni akri parler») altrove. Intanto , aggiungo alcune notizie sa artisti, dei quali si discorre nelle Memi

È il primo lo Schusa , ballerino. Si ricorderà I' nella quale il Casanova lo nomina. Quando egli ai. tare a Barcellona la terrìbile Mina Bergonzi, trovò eoa lai tua sorella (sorella e madre), « personne d'environ insule-** aa*.

'i Nella Letteratura, giornale letterario di Tonno, .Invito da P. *) V. pattern.

701

ci mariée à un danseur ttalien Schit$a, parco qu' il

était plus camus qu' un Kalmouk » '). La Mina aveva debu- tato a Barcellona intorno al 1768 , nei balli diretti appunto i Sciti::1 -anova incoili r'i ili nuovo lo Schisici con

la moglie in Italia.

Ora , noi 1771 , l' impresario del S. Carlo proponeva come

secondo ballerino pei- la stagione teatrale lo Schùaa. Ma la

l ta dei teatri (~MJ febbraio 71 1 rispondeva: « Rispetto poi

all'altro ballerino , che propone , Giovanni Grazioli , alias lo

Sghtita, ha avuto la Giunta riscontro > e di

non meritur I* onore di ballare nel R. Teatro , e l' Impresario

lui ni suo luogo proposto il ballerino Giuseppe Trafieri , il

uale ha ballato nel finito anno con loda ed approvazione a ').

Anche, il Casanova conobbe da vicino la cantante, detta la

letta, Di costei discorra nelle sue lotterò il Wmkelmann.

he scriveva da Roma il 1767 : « La nuova più interessante

r Roma e per Londra è l' imminente partenza della bella

isciolettu, per far stupire nel teatro gì' inglesi intronati, e se

va con una buona provisione di belletto ; o poi finito il

to per farsi e taciturnamente e con la parola fra i

mi o *).

Il Casanova la vide a Bologna il 1772, ch'era nelle buone ie del Vice-legato Monsignor Buoncompagni , ed egli si ese il gusto di farle fare UH tradimento al galante prelato ■). Ora io ho svelato già il nume di costei, ch'era Margln

l'.saa canto a Napoli , come aappiamo , da seconda

nna, il 1774-7!»*). Ma nel settembre 1775 fu cacciata dal

Il Principe di Morsico partecipava ( Il settembre» ili

eseguito l'ordine di far partire t la contatrice Margherita

Iti detta la Visciotetta, la quale, non trovandosi impiegata

■fSm. VII, 031 «gfr.

: 10.»

Barthold I IJtMtar, II.

*) Mém.. Vili. 323. sggr. *) v

702

noi Real Toati lltequaleba inconveniento in qualche fa-

miglia per la sua ulteriore dimora fa questa capital Nel 1777-K aveva una boi Ma fl Re noe

Sae che venisse.— Vani unni dopo, nel 1782 'da

una supplica per tornare, dicendo cho i medici per ragion salute le avevano ordinato la dimora in Napoli; ed affé di avere ormai quaranta anni. Veramente, dalla fede di ni che spedi come prova (Parrocchia ili S. Marco do Uri»*), appa- riva eiie Margherita Giacinta Irene» figlia di Cari

Geltrude l'unnri, era nata n*>l 17 1 1; ed aveva perei*'

i anni, il Re neanche permise Se non che, oltre questa Viscioletta un' altra sua ornami (orse una sua som ito a Napoli. Nel 1778-9. fra le

ne del Teatro Nuovo, era una Caterina Gibelii » detta an- che per soprannome la Viscioletta. L* Uditore Dal marzo 1779, Scriveva : a Tra lo altra cantanti, che han ter- minate le reciti! nel Teatro Nuovo in questo prossimo passato carnevale vi e stata Caterina Gibetti , per altro nome I* W- schietta. Costei, non avendo avuta altra recita in questa ca- pitalo, invece di ritornare olla sua patria. ... », dava r di scandalo e inquietudini. Cosicché l'Uditore proponeva mandarla via; cosa, •- dilaniente, non approvai

Vili.

11 matrimonio di Paisiello

Fu moglie del Paisiello, com'è noto, la signora Cecilia I lini. Il Florimo scriver « Aveva* sposato nnl 1778 la Cecilia Pallini, napoletana. Costei l'amo moltissimo» e lo **#" sompre nei anoi viaggi in : ed in Rum

Mori il Sa gennaio 1816 » *).

Teatri, r. in."

*) Teatri, t. '

«) Plorino, O. C. - II, 272. Orila mogi . i «ielle di scorro a lanf

Fwmri, nei cltii moti,

703

La claiw «le! i è esalta; quanin ai resto . pur non

pensando minimamente a negare l'amore e la concordia ira i due coniugi, voglio so' die il modo come avvenne il

matrimonia non Al un degno preludio all'idillio consecutivo, rse, fu un uV proludio, so e vera l'opinione co-

i matrimoni che cominciano senza troppo entusia- smo, sono quelli che continuano bene.

Il matrimonio avvenne nel 1768. Giovanni l'uisiello •< allora poca più di ventisette anni, e godeva già una bella ce- i girato poi teutri di varie città d'Italia, u Napoli, fra le altre opere, aveva music sappiamo, V Idolo Cinese, libretto del Lo lo la

cantala l'eleo, per le nozze di Ferdinando IV.

Ura, sulla lino dell'agosto 17ti8, il Paisiello dirigeva la se- guente supplica al Re :

& li. M. Su fiora

rappresenta a V. .M. corno fu introdotto in rasa di Cecilia Pallini per darlo lezioni di muwca, sioco- ao lo un dato , alto di più mesi; olla, essendo sola in sua casa,

>vo solevano vanirò molto persona o forestiera e napoletane , ai di

vidua «lui Tu !■' <lru di cappella di Livorno, e,

comò tale, aveii | rabbattile inlondava dare per dote ascen-

dente a ducali 1800, cotn'tdla diOOfa. Su quealo ptedo eondtteetw pren- derla per moglie, al quale oggetto diede anche la paralo arami il Par- adiso—, Fra il corco Paisiello, padre del supplicante. [>tto la cui potestà viva tuttora. Ma ai Ò scoverto che lu dotta Pallini »n fu alfatto moglie d«d detto Mazzinga , n' ò stata mai vidua, ma li- a segno che dalla Curia Vescovile *i ti denegato il «!••• » —t«i del di si stato vedovile, h che sie.no fai*1 lo eapositiotii di alena] testimoni da oltre non vii stata vi è quella dote di donati 1800 i promessa, © eli* prometteva di giorno in giorno far Venire d* l.i- vorno. Attente lo quali rose, il genitore del supplicante non In inteso 'end© assentire al detto matrimunìo, od & ricorso noi 8. C, ov« ha

i ordini di ■yi non |. it.'i -.1 ngtta Al (animili conlrarni inatri- ■•en/B il pormaaso paterno, il «in può ottein

contratto, non t-swiido viUua, ne »v. Pertanto,

704

supplica la M. V. ordinare elio il S. C. faccia al supplicante la dorata giustizia, avendo protei) le lutto l' esposto, e l'averi a somma grati* ni Deus.

Giot icai come «opra

Ita est. iV. ./aniMtrmj Gioia eoe..

D." Cecilia Pallini fece a sua volta una supplica ; che non ho potuto ritrovare , ma ne ho trovato il santo. Diceva che era incinta; e che il Paisiello le aveva dato fede di mai nio. « Ma nell'effettuare il matrimonio, va rilento, e dubita che «e ne fugga in Roma senza effettuarlo - Chiedeva, du> che si costringesse il Paisiello a mantenere la promessa , e che gli 8' impedisse di fuggire a Roma.

Non ho trovato, neanche, la relazione, cho l'Uditore al Re di quei fatti. Senza dubbio essa proverebbe che il Pai- siello e la Pallini dissero , ciascuno dal canto suo , un buon numero di bugie. Paisiello era un gran compositore, ma anche un gran bugiardo '). Come che sia, la lite si compose. Seme l'Uditore al Tanucci :

Eccellenza,

A dieci dei corrente diedi conto a V. E. minutamente di quanto w areva fatto per la pendenza tra Gio». PaiàeDo a II.' Cecilia Pi ora mi conviene di farlo presente cho ieri mi riuscì di farli tanto che fu eirli ponto in liberta col mandato eh* urli foci

D Offendere la nuddetU .«uà inrtffiii, et] immediatamente ai unir

io una caaa con la maggior quiete e piacere d'ambedue. A dm otti ala dunque, die far altro por esacuzioue dal vuneralo comando di V.l alla cui pi otez/.ioiu- sempre più raccomandandomi .-acquai

rimango Vi V I

Napoli 15 settembre 1768

-«imo Serrilore Vi

SteoU» /W Ecc.mo xig. iiutrhese Tanucci

') Cfr. G. de Blaaiia. In auU ■• io Arrh. Sta*»

Nupot. IX, 306 agg. *) Carte 15.°

705

Il povero Paisiello, dunque , fu messo in carcere e non ne usci, se non per isposare. Ecco quello, che io diceva un pre- ludio strano della futura felicità domestica. Ma , veramente, l' Uditore li lasciò con la maggior quiete e piacere di am- bedue! «)

IX.

Paisiello in Russia Piccinni in Francia

Questi documenti illustrano quell'andata del Paisiello in Rus- sia , che fu il più importante avvenimento della sua vita. Nel luglio 1776 Paisiello presentava la seguente supplica :

S. R. M.

Signore

Giovanni Paieeello (sic) maestro di cappella, umiliato al R. Trono rap- porta a Y. M. come col corriera di questa settimana il Ministro di S. M. Imperiale Regina delle Russie ave spedita al supplicante una cedola colla quale accorda al ricorrente tremila rubli l'anno, purché passi immedia- tamente a Pietroburgo, e si ponga in viaggio per giungere colà per la fine dell' entrante mese d' agosto , qual tempo elasso e non trovandosi gionto, non rimane concluso il trattato; dovendo giugnere in tempo pre- fisso per mettere in musica l'opere di quel teatro, e di Corte. Ma per- chè il supplicante trovasi contratto l'impegno di servire in questo vostro Real Teatro per l'opera dei 4 novembre; qual fedele vassallo implora la grazia immediatamente da V. M. , dispensandolo di potere partire per Pietroburgo, non ostante l'obbligo contratto coll'attuale impresario San- toro ; e ciò per non far perdere al supplicante una tale sorte per tre anni continui , ne' quali gli vengono accordati diecimila ducati ; onde trattandosi una situazione di un vostro fedele vassallo, carico di famiglia, il quale, subito terminati detti tro anni, tornerà e verrà con più spirito a servire la M. V. e questo pubblico ; spera dalla Reale Munificenza la detta grazia di potere subito partire con ordinare che si dia al suppli- cante subito il passaporto, ut Deus.

Giovanni Paisiello ( segue autentica )

>) Dalla rivista Lettere e Arti (Bologna), a II, n. 7, 1 marzo 1890.

47

706

Lo cedola, foli* quale fi unita una copta, •-•>inincia:

scritti Giovanni di iella

erettore . 8. M tinto ls

sio etc etc. etc. » E vi si dico che il Paisiello 6 scrii

«r in qualità di Maestro di Cappella por comporrò tutte lo opera,

Cantato a Feste teatrali, che gli saranno ordinalo per 3 «er«

della Corte e dirigere l'orchestra non solamente nel iim, ma anche agli concerti di Camera di S. M. ». Aveva

D tre rate; i quali sarebbero stati ridotti a se gli si procurava un ufficio per 1000 rubli, Pur i> 50U rubli e altrettanti pel ritorno ; gli altri viaggi, a sposa di S. M. 1/ alloggio a sue spese, « e che sia vicino al paleso Imperiale ». Doveva trovarsi a Pietroburgo por il principio di agosto, o, al più, per la fine, a Questo contratto -,i dal

giorno del suo arrivo a Riga , e durerà per lo H u*

anni consecutivi. Dato a Pietroburgo, q -nodi

giugno 1776 vecchio stile. Sottoscritto Gioe. de Yelag

Il Consigliere D. Bernardo Buono, con parere d 1776, avvisava che l' impresario non aveva diritto di il PaieieUo, perche il contratto, non essendo stato ancora *> provato dal Re, ttOI) era ancora valid inasto

scritto dal Tanucci : k Di nk t*

Rustia e gli si dia il passaporto, 25 luglio ». ')

È noto che Niccola Piccinni, nei primi mesi del 1774 I chiamato una prima volta a Parigi. Di quel (•• sue suppliche ; 1' una (vi si qualifica organista della Resi Cif- l'Ii <i con la quale i andar per qualche tempo a (V

rigi. L'altra, che e questa:

Eccellentissimo Signora Se Piccinni dee aver presente il proprio bisogno e rigttard.v nwnza e magnanimità del Sovrano, il bisogno * v > •ltU*:»>

inenna e mageaaiaaili è molto manrior*. S^ riguarda il «no wu*

■Tta Teatri, f. 20.»

707

6 amai tenue. Comandalo di corra re, MB fiducia ohe ai dee arsila solita l' uUcrwriom» I

lapplkfl di \l -li iM>ii -tini ni -nttì la aomi

i uto per altro ili n l u n. | n. dimionsìone ogualmoni- ohe di qualunque accrescano ut". Con l'onore a la carica di maestro aopra nu- merario della Kt-al Cappella, e maestro dalle Reali Infantine p.

Il Tanucci annota: Devo parlargli. 23 . t774.

Ha da un* altra supplica di due anni dopo, si «a che, non jrvendo ottenuto noi maggio 74 il permesso di andare a Pari-

i: fu detto 'ii chiedere alti i cosa ehi

i i 100 ducali ni mese, cui si riferisce la supplica citala ) non andò più acanti. Noli' ottobre 75, chiose il permesso di allon tanarsi per un anno; il che gli Fu accordato (6 N'>v. i; »'••! 1?7(> espose di dover portarsi por «| uno in Fran-

orre delle opere, e chiedeva la licenza e la con- sone del soldo mensuale , che aveva ottenuto nel I Un biglietto dall'ambasciatore di Francia al Tanucci accom- pagna questa supplica : « pour la permission de s' abseuter ans, qu'il a déjà demandée en faveur de M. Pie» . Ciò nell'ottobre 7tì. Il 31 dicembre 70, Nicola, Pie» cinni giungeva a Pan. :

X.

II teatro in provincia

Ecco un bel tema, che non è stalo ancora trattato da nes- suno, hi non posso trattarlo io qui, ma voglio raccogliere al- rne notizie, in servizio di chi vorrà occuparsene. I

* » *

Come abbiamo visto, il teatro, nella sua forma più alta, na- cque nello corti dei principi, nollo ce «itti E nello ci' ili provincia, fece egualmente la sua apparizione nelle caso

») Carte, iti.

708

tdali, in occasion- ola vano

Il formarsi delle b b . che si moltiplicarono sinw

riami i a seconda mete del s- I e nel m

promosse ancho il gusto delle recite teatrali. Quanto spettacoli l'in popolari, le confraternite seniationi, il popolo a rozze farse carnevalesche ,

ancora recita in molti InOgbi Lo compagnie comiche narie, come tsi formavano venivano a Napoli, cosi per lo provincie. Ma figurano clic razza di compari che dovessero essere quelle, che nel cinqueceni avventuravano nelle Calabrie 0 nelle Paglie !

Da certo carte farnesiane del 15&> si ha n diami, che andavano rapo pei paesi del

lano '). Aquila ebbe un teatro , che app I all' 06{

di S. Salvili. ire di quella citta.

Qualche città di provincia aveva, sulla fine del seicento, teatro pubhlico. Famoso era quello di liiseeglie, « speciosa,' rappresentar comedie o tragedie, coi a psr|

migliaia di spettatori, che non ha o

nanamente, i commedianti pubblici nel giungere fitta vana camerom i formavano una baracca , o recitai

all'osterie*.

Ma le recite, fatte specialmente da dilettami nei palato guariti, O dai presidi e dalle altre autorità governati', siono di feste, erano seinpro lo più notevoli. Mi restringo citare la recita, che si fece ad Andria nel 1619, per festeggi* re la nascita del primogenito del Duca d'Andria, degli SUg» placati, comedia di Antonio Avitaja. della città

') Vi Aggiunta S «dilazioni <tramtuv

Aquila, cfr. E. Casti. La decade festiva celebrata n*W .ì^mi/u dai i febbraio ai 5 mano 165U ecc. in Solidi, della •'•

\. li, i". in, gessi. 1890,

») PadchcUi. // Regno di Napoli in prospettiva, eoe.

Ntp !T 08, 11, 209.

V. r.iineppo Ceri. Una rotila ad .\ndna {ttmtgn* rV

, VII. 4-5) f/egr. Conto E. Ragade» mi romanica questa mi'— « A di 28

- 709

E nelle Gazzette napoletane del principio del MtMoinUl I corrispondenze dalle provincie <■ do, «li tanto in tanto,

Bullo recite, che si facevano , e eh' erano modellate su quello

E del la capital Nel 1738 molti cittadini di Pozzuoli volevano recitare una comedia pur la venata della Regina Sposa, e a tal effetto desi- deravano « ivi ereggere un teatro u spese del peculio del co- mune , ed indi far che il medesimo in un luogo del pubblico lesse sempre situalo , per potersi la gioventù esercitare Ja cornice, si fattamente alienandosi dall'ozio, che per se- dlura «li uom vivo Ja buoni autori si dctTìnisce ». Ma, fatte rie considerazioni economiche e morali, non fu dato il pSP> sso »).

Nielrt napolitano romito , dimoratile noli' osteria della I

rìsami, mori e fu eup-dliln ordinariamente nella chiesa di S. Giacomo

stoln in ijuiwtn citta di Hi tonto ». A Bilonto fu recitato nel seicento:

Prodigio della Gratin nel Taumaturgo San Francesco, opera teatrale

rappresentata prima rulla città di Bitonto nel Itt<> e poi

nella terra «V. Agata >i 'more. In Napoli ne? Luca Va-

s. a. in 12 ; opera di D. Tomaso Barbaro ili S. Agata. (Allacci,

Coti nella Galletta del 1708-9-, n. 39 (86 soli 1708) Il una com- media i» Mi-:./!! . i'i un' > ro Finiioewo 'I

Iona; ». 7. 1709), a Lecco, il Preside aveva fatto fare tre

ime comedio in musica a proprie sposo nel carnovale; n. 33 (13 i ili una comedia a Castellammare; n. Vi (ott. 1709) poi giorno 1 Contessa di Provenza, « dinilta da discepolo del lotterà to Al». H ualo riuscì eccellentemente »;

a Catanzaro il Praaide face tara una serenati i *i rappresentò

nobili di ' ta una comedia, intit. I*a necessità aguua l' in-

un'opera eroica nobilissima, intit. Gli amori guerrieri con li obiti <• superbissimi apparati, o replicati copiosi rinfreschi »; n (nov. 1709), a Foggia il Reggente Guerriero, Govcrnator della Rogia i, fece rappresentaru due opere, fuM intitolata Amore trionfa fra ii, a l'altra'. J ^-inii pro-

i-a ». I I litore Ulloa 11 apr. 1738. Teatri i. 1."

711

-

irano pai regno collo debite licenze ; ma por la musica non possano recitar femmine, e la ragione e che lo prime mi passaggio , le Beco n do sogliono r<- li muto dimorar lungo tempo o prodarvi degli inconvenienti ». •)

tempo, l'Abate Jeroc tceva

ilare il suo PaUrineUa quoterò, nel collegio Tu/. aoendo gli scandali e rumori, che si sanno. *) A Capua e' era un teatro, che nel 1788-9 fu tenui» in tiri

icesco Volpini e dalla canterina buffa, I Anche a San Germano .:' era un teatro, n nel 1791 il baffo rancesco Buscé s'era obbligato BOI Padri di Moni ecassino di

irvi a rnppreseniaro comedi.- pel Carnevala 'j. Ri.1' idoci a Napoli , nel 1777 a Torre del Greco un

1 Tommaso de Uosa aveva concertata con alcuni suoi com- pagni un'opera del Cerlone, intitolata La jinia Cantatrice, per itarla india villeggiatura di primavera. Egli obiedéva il permesso di « poter esigere alla porta duo grana a tosta da quelli che vorranno ascoltarla , e ciò per supplire allo speso he vi occorreranno ». *) A Sarno nel 1780 capito una compagnia di commedianti. Il va porche fosse mandata via: aveva intenzione prolungar le recito nella quaresima! c)

•) Giunta, 31 dicembre 1775 « «Un» parto. f. 20."

') In min 177... solfo COI in, ai

li < il Vescovo attuale si è litigo quale ora il Tafano, fondatovi da un paesano, interclusovi lim- i.; dai Gesuiti, ravvi.

dal Yoscovo non si sa comi» oppresso o tralMlxato mI tribuni listo u sottratto alla direziono di questo tribunale». I. B0,° Tra i Ila Bibl. Vnrgas Maociuccn, sotto il n. 3023. ce n'era uno, intit. Un ' giudtziarit cifra (' infermalo rappresentata nel collegio Tusiano di nel Ì776 i'iiitulato l'idcinclla Quakcro , contro l'abate Jeroaules, yfesxorc in detto collegio ed altri. arto fobbr. 89 f. 28 .• ansio 171*1. f. 30.» *) Apr. 1777. -f. 21.» «) Fcbbr. 1780. Carto. f. 23«

712 -

Kcco poi il libretto di una recita scolaresca : II Gian/erran- te Scuola Cavaiuolo da rappresentarsi nel Cam, nella Terra di M ugnano alle, falde del Monte Vergato. alle stampe da G. A. P. Rad. Poi. In Napol

A Salerno nel 1763 non c'era ancora un teatru stallile anno un D. Michele Vernieri, un D. Francesco Ba:1 altri, dimandavano di poter faro un teatro in 8 rap-

presentarvi ogni anno due opero in musi I bali

Candia ricorreva a sua volta: aveva sentilo cho si voleva aprine un t nitro; ora egli aveva già fittalo il luogo e trattali i bal- lerini e cantanti. Ricorsero anche il Sindaco e gli eletti, eia conclusione fu che non si dette il permesso

Ma nel 1773 si parla della riapertura del teatro di Sak Come anche sappiamo, un Domenico Tedeschi aveva ottonato sin dal 1773 il permesso di far comodia in Salerno, Fogjj Turni. Nel 177-1 vi voleva andare a recitare un Carlo Moti lognese, con la sua compagnia 3). Nel 1775 ne era impresario DB Pasquale Bosco, napoletano *). Nel 1777 un D. Lorenzo è Sia, dicendo di aver (ormala una compagnia di musici e can- tanti a sue spese, voleva condurla a quel teatro s). N orator della città di Salerno faceva istanza, porche si ossero lo donne sullo scene, « senza delle qua li i comici o gli spettatori, o cresce il vizio ilei giuoco» *).

Nel 1788 andava girando una compagnia . che s' iati: Compagnia comica Salernitana. Questa compagnia lìnJ mak Nel 1700 Domenico M '-apodi essa, esponeva cto.

nel I' 89, «fra lo spazio brevissimo di airooo

'J A|.r. 1763. fiiunU 30 giugno 1763. f. 14." ») Carte r. 19.°

3) Alla Otaria, 28 aprila 177 1. - f. 18.° M Dio. 177:..— !. ili.0

Ila Giunta 86 Bstlambra 1777— f. BL •l Alla Giunta. 30 apr. 1778. f.

713

vivere tutti i comici suoi compagni e congiunti, restando solo esso supplicante con una moglie e sette piccoli loro figli, oltre di sette altri dai rispettivi defunti ». E non avevano come vi- vere, e chieser di poter metter su un teatrino di pupi ; il che fu permesso ').

Nel 1789 un D. Francesco e un D. Clemente Avossa di Sa- lerno avevano pigliato in fitto dai PP. Agostiniani un magaz- zino per uso di teatro ').

Nel 1791 rappresentava comedie nel teatro di Salerno un Francesco Amodio. Costui chiese il permesso di fare i festini nel carnevale in un luogo più ampio e comodo. Successe una contesa tra il Preside e il governatore militare intorno a chi dovesse aver la giurisdizione sui festini. L'ebbe vinta il Pre- side 3).

Nel 1792 era cantante e affittuaria del Teatro di Salerno una Luisa Volpini; e D. Clemente Avossa ricorse perchè colei aveva fatto perdere la testa a suo figlio D. Saverio. La can- tante parti per Napoli *).

» * *

A Cava non c'era un teatro pubblico, ma si facevano spes- so rappresentazioni. Cosi nel giugno 1765 un D. Gennaro Ga- gliardi della Cava faceva recitare in sua casa una com- media, intitolata D. Tiburzio Picheca 5). Nel 1783 fu negato il permesso a un D. Francesco M. Apuzzo e compagni che votevano rappresentare « 1' opera tragica , che porta il titolo della passione del nostro Signore Gesù Cristo , composta da Filippo Orioles di Palermo » •). Nel 1784 i governanti della città domandavano che alcuni particolari cittadini potessero

») Carte f. 27.°, 29.°

*) Dicembre 1789. f. 25.°

3) Udienza. 5 marzo 1791 f. 30.°

<) Preside di Salerno, 23 febbraio 1792. f. 31.'

5) Preside di Salerno, 20 giugno 65. f. 14.°

8) Giugno 1783. f. 35.°

714

rappretentatt « nel luogo solilo detto S. Frauce&co «I* Assisi* l'opera La Gerusalemme libera i|<ata a iV

Nel 1790 i Cavaiuoli tornarono alla carica per rappresentare l'opera fi Riscatto d' Adamo, e la Deputazione dei teatri du- bitò giustamente ohe non 6)890 ullro 86 non l'Opera detto , per la quale s' ora già, negato più \ -o ').

Anche in altri luoghi della provincia di Salerno ai lacerano delle recite.

Nel 1755 un Sac. D. Cannine Calvino di ftoccaglorksa ri- va contro 'i kCtrdota D. «CO Savino della Terri isaja, ohe, armata mano, con l'assistenza d'altr: un teatro , ove per disposizione di esso ricorrente erasi reci- tutu la ; I IU» ').

Il 14 e 15 agosto 1770 il Popolo di Maturi voleva far porro in isoezu 'in figlinoli del Consorvatorio di S. Onofrio la eoe* in titolala: U medico a fona L'Arcivenoovo d'Amalfi s'n| ipoie, , non convenire Binilo profana rappresenta-

zione colla Festa della Madonna. Il governatore della citta fece differire lo recite ai giorni 15 e 16. Ma l'Arcivescovo non contento, si portò in quella citte, e minacciò l'indignai celeste al popolo, se fosso intervenuto a quello sconiche rap- ontani». *) Nel 73 fu dato il permesso per la recita di un'opera sacri di S. Pietro, a Montocorvino , colla condizione elio l' Arcive- scovo rivedesse il libretto. « Questa popolazione e

<• eulta e civile, e non è dedita a disturbi; ohe

in t^mpo del mio Governo, che sta pei

tata di cattiva indole ne rissosa, in guisa che non <:i é seguito in dotto tempo nessun omicidio ; ben vero perù che , avendo dotti cittadini per 1' addietro fatte simili rappre- sentanze di opere sagro in lode del di loro protettore, in al- cuno volte piccoli disturbi ci sono accaduti, nati da particolari

') l'i'ul- IO giugno 1784 -f. ■j Dq>ut 28 maggio 1790. f. SU lk 1756. -f. I ni. ili Maiurì, 8 agosto, 17 agovto 1770. f. IO.»

715

del convicino slato di dimmi, che ci sono concorsi, senza es- serci seguiti però fatti di conseguenza, ma solamente omuln- in per materie ili precedenze di sedili ». ') Nel I77:t AodrM Pepfi e altri di Nocora chiedevano di po-

tneUere in iacena L'opera ih SI NwoUt tti Bari. Fa por

inesso : « quando il Vescovo abbia esaminato ed approvato » *).

Ad 1,1" li, da pìO di un secolo si rappresentava in una lina Inori 'Irli' abitato, dov'ora la Cappella del Rosario, un opera sacra, la domenica seguente alla festa dotta Madonna del Carmine ; « sul motivo di estendersi la divozione, attento il concorso del popolo e dei forestieri, che ivi si portano nel determinato giorno ». Noi 1776 Al chiotto il permesso per l'o- pera L'empia punita o sia i portenti del ss. Rosario ; eh' era stata anche recitata I' anno prima. K fu accordato , purché ita dall'Arcivescovo; e il Tnnucci soggiungeva: « Beninteso cho non si rappresentino miracoli non approvati esDressamente dalla S. Sede » •).

fe••• Lati-unico, in Basilicata, md 1770 alcuni cittadini ebbero rmesso di mettere in iscena la comedia sacra: // simbolo della Grasia , opero la C-asilda , del dottor Filippo Itto , che « viene diretta alla perfezione del buon costumo » M.

|\<l 1776 i voleva edificare un teatro in Solofra. Ed ecco, il l 'nrato ed altri di Solofra » fann< Ita «a loro pubblici regimontarii 'li proseguii la fabbrica, che hanno ivi incominciata d cono dia carica, (acemlo Urinare « il procurati i parte dei terrazzani di Solofra » 3,. ') Governatore 23 giugno 1773. f. 18« *) Giunta, 10 luglio; agosto 1773. f.

CtporuoU di Salerno, 3 giugno 1774. f. 18.° •) litania 15 settembre 1770. f. lo1 Cam E I.'.1 o 20.°

716

i 1778 almmi galantuomini di S. B domandarono di poter mettere in iscena la cornmedii lata la Critica alla moda ').

Nello stesso anno, un D. Gaetano Pasqualicchio di Montai- domandava il permesso di erigere o un Ceair. pobU un luogo di sua pertinenza, e contiguo allo mura ili

AH' Aquila e' era, comò abbiati) dotto, un antico teatri*.

pale Antonio Martinelli , impresario del teatro maggioro dell'Aquila ricorreva chiedendo di poter rioinincia- re le recite, che il Presili- va interdetto per la a

del Re di Spagna; il die fu ac ')■

Nel 1 78 ^ gli improsarii di quel teatro ricorrevano contro ti Prende D. Matteo Carascosa, accusandolo di avere occupato un palchetto , « cho si estende per tutta la prospettiva dello scenario , nel quale, alle serate di recite , suole intervenire U sua numerosa famiglia con i tanti pnrenti per parto di sua fi- glia, maritata con D. Giovanni Pica

il segretario di esso D. Vincenzo Calenda aveva anche usur- pato un palco. Ma il Preside si scagiono dalle accus- cho egli, corno delegato del teatro, do\ re un palco, e

che era lo stesso palco, « del quale usavano i suoi predeces-

•ri i 4).

Nel 1784, l'ospedale di San Salvatore esponeva come era- no « fatti festini a pagamento fuori del teatro con danno di quello », e chiedeva che s' acc « ad esso s

dritto proibitivo pei veglioni dol loro teatro solo ». E il Pre- side scriveva: «r Una dello rendite dol pio luogo è l'affi dal teatro pei pubblici spettacoli , che in questa suddetta città «

») Cfcnn.-fobbr, 78.— f, 1

«) Mano lT7a f.

») Ottobre 59. f. i

*) Prwide 16 agosto 1783 e altre carte. f. 8M

717

rappresentano nel corso <l mi tempo di

si è speso poco por ridurlo a perfezione, giacché si

' adattarlo al buon gusto, o propmv.Mn ti! al numero dell. i popolazione di questa città, ìli Olii sempre vi e stato il sudetto teatro, che dall'ospedale si e affittato ». E fu concesso il ju$ prohibendi. *)

Nel 1791, finito l'affitto del teatro, « vi fu competenza fra duo partiti di paesani, che vogliono rappresentare come- prosa ». Vinse, natura mi solo dei (lue; o l'altro, o per Osso un Giuseppe de Nicola , ricorso al Re per avare il por

I mQSSO di far come.die altrove. Ma fu dello elin si permeiteli solo se si trattasse di comedie in case pmatOj e non a paga- i *)• Dr altri teatri di citta dogli Abituati, ho le seguenti noti Nel 178*3 un D. Pasquale Mortosi ed altri di Teramo l

-ere un teatro pubblico, « e ciò per render più eulta «iella città , eh' e la sede della provincia ». Ma il permesso ivette ossero nevaio ; perche- il Tanuoci, nel passare la do- manda alla Giunta, annotavo in margine: « che si facciano carico che, dovunque s' è permesso teatro, sono occorsi disor- ). Tai nottua che, in Teramo.es-

si radunati i 3G decurioni, che governavano la città, e rato per voti segreti , veni] ili eoli furono contrarii alla istituzione del teatro. l)

L'anno dopo, alcuni cittadini di Teramo vollero ruj i

rogedia. K eoetasro no dramma in versi del Dottor Filippi In.; intitolato: /.' uomo angelo ovvero San Luigi (!nn- toga (Napoli, presso Gian Francesco Paci 1751). Uno dei ca- rie 'prannumerarii della Cattedrale Aprii'm.i , D. Giovan

'j Prosi.!,.. 24 loglio 1784. R. DtpOL 7 ago»**) 84— Tubi I. 30* -) Beppi ola DéBHt 81 gennaio 1791. f. 30.°

MB. alla Giunta 3 maggio 177*'..— Retri f. 30.° *) Tomaio. IO maggio 1770. f. 20.°

71S

>no Costantini, cominciò a tradurlo di verso in prosa. Quan- d' ecco giungono a Napoli varia suppliche innati* da

« Li celanti -lolla citta di 'I ie chiedevano « si ordi-

nasse al Preside di Teramo, che D ta il rappresentare

in |' una tragedia di S. Litici Gonzaga dell'abolita Com-

pagnia ». Delle suppliche l'unii eri» tutta con nomi filiti, e nei* l'altra era scritto solo cosi: Li scianti cittadini

tinalmente, intorno al 1792 Teramo eli '>ssh un teatro

pubblico.

A Chioti e ri un teatro, del quale nel 1781 era propri taria una Maria Aurora t'asolo. ') In quell'anno, vi recitava una '■.impagina comica, venuta dall'Aqm i quale era capo un

tal Curio Lanfi-nnvlii. Il quale ricoree contro il Preside, pere

non pagava il palco, di cui faceva uso. E il r lava, che non doveva pagarlo; ma che, tuttavia, aveva date rool manca al Lanfranchi . par punti della sua miseria. « E sorpresa ho veduto il di lui ricoreo alla M. nato

consiglio di chi proteggo la di lui moglie, che in un vergo- latribolo, unita ad ultra canterinn, placidamente e qcà domiciltatfl » 3).

Nel 1789 no Biagio Matleuo eti costruì in un eom

preniOri fabbriche un nuovi teatro '). E, nello stesso anno,

un D. Domenico dei Baroni AJibrandi di Peìiue prese in una stanza in Chieti ad uso di lenii

Un pubblico teatro era a Civita di Penne, noi 1772. D. Giacinto Mazzaccone vi fece rappresentare in quali' unno due comedi*1 Ioni (sic), « con esporvi i ritratti delto

loro Maestà in aito della Platea con docente pompa accom- gnata da cero ». E ne intendeva rappresentare un' altr. Commediante onorato, per lo sgravo della Regina *).

ro

M

I

') Preside, Teramo, 29 maggio 1777. I. I *) Maggio 1781 f. 25,o

ido Ciro Capanno, Chieti, 0 aprile 1784.— Deput. 2 1 apr. 1 29-' •j Bicone .1.1 Maturaci Aprila 1700— E

". H'J. -f. 28.° «) Il Gorernatore «li Penne. Ma

719

E per lo sgravo della Regina, V Università di Atri chiedova di poter fare rappresentare, due commedio del Goldoni e degli ari in musica, nel teatro ch'ora nel palazzo ducalo, a" lora del Re, capare .li 500 0 600 persone, con platea e pal- chetti ').

Anche a Lanciano e' era un teatro pubblico, del quale nel 1787 era proprietario un D. Vincenzo Giordano '). E nel 1790 ne era impresario il primo violino, D. Nioi>i Ili 3).

Nel 1788 i cittadini di leonessa chiesero di poter restau- rare quel teatro per farvi la prima rappresentazioni? nell'occa- sione ili un altro Sgravo di Maria Carolina ')•

A Foggia, noli' occasione della fiera di maggio, si solevano di tanto in tanto recitare dello opero. « fa un ricordo beuis- reva I' Uditore l'i aprile 17G6, a proposito

di un permesso domandato a quel tempo da un Girolamo de Curtis , che moltissimi anni addietro si recitò un' opera di questo in musica Della mentovata citta di Foggia in tempo di Fiera ; e, per quanto allor ne intesi, so ben ancora che, presi molti di quei ricchi massari dall' ingannevole apparante liscio di quello donne da teatro, ne pagarono i favori a cu ., e no

ritrassero quindi il 'ri >Dnsamento di quei feroci malori,

che sono inseparabili dal dissoluto attaccamento colle n siine ». La gente, che concorreva alla Fiera, « come non av- vezza a vivere nella capitale, non è affatto intesa del caratte- re delle donne da teatro dell'infima condiziono », Ma. BOA» K Stante una recisa proibizione, il De Curtis alido a Foggia, e 1 tempo della Fiera s'apri il teatro. Ed ami ebbe il coraggio, aita la Fiora, di chiedere di poter continuare le recite, sul rateato di una cantante, cho s'ora maritata a Foggia. Il Gra-

'; Giugno 1772. f. 17.° » Carta «tt. 87. i ») Maggk L79Q. - f. 29.» «) Carte maggio 178S. F. 27.'

720

ni tu, preside governatore di Foggia, ebbe per questo fallo una severa riprensione. E per molti anni , ci fu il massima rigore nel negare il permesso '). Nel 1768, un tal Fedele » 'or-i", disse <-r preso rapinili.. .1 della città «li Foggia, per

reri lare delle commedie in occasione del matrimonio del e aveva speso già più di 1200 ducati ; ma gli fu detto recisa- m.'iite di no •).

Nel 1770 fu dato il permesso , ma per comodie « uomini, senza mistura di donne, per lo motivo stesso ili tare il male nel popolo e per dare a tanti musici, non nella Ioni pn

Nel ITTI, i rappresentanti della citta esposero come do la città medesima una tal Regno,

DM 0*11' Europa latta, e per il Tribunale di Dogana che l'a- dorna e per il Commercio ebe la rende non invidiosa ad altro piazze mercantili od anche per la principale fiera del mese A' maggio n erodevano > opportuno di riaprire un Teatro d'opera in musica », Ma I' Uditore rispose implacabilmente, che qu« ornatori, o io luogo di pensare a far divertire la gente e di rovinarla colle rappre cam-

minanti, farebbero assai meglio se

, con farla attendere alla coltura della campagna, mi e con farla abbondare altre COSS Ite il vitto l

Tuttavia, fini poi col cedere alle inaistea Nel 1774 recitò a Foggia la compagnia di Domenico Teifc- schi, dov'era, tra gli altri, la canterina Sav il Te

deschi falli, e fili fu messo una specie d ratore gioii

i Alessandro Ravasco, che voleva far lui le Nel 177"» era al teatro di Foggia una compagnia di musi* con le donno Maria Marsusi, Teresa Masn:

idida Mima Pappalardo e Vincenza

I) Api-. W4 Suppl. 'li Girolamo de Curii*. IM. 21 apr.i bis a

*) Carlo, f. !.V M •• Vlfi

3) Ud. 10 muglio 71 e altre carie, f. 16.*

<J V. causa della coU'Imptm Carlo, f. 18»

721

rado : impresario, Orazio Corrado. Il carico della sorveglianza era stato affidato al fiscale della R. Dogana, D. Carlo Maria Valletta, che, vecchio e malato com' era , lasciava che ne di- sponesse la sua giovane moglie. Costei, ambiziosa, desiderosa d' esser corteggiata , non vedendosi ossequiata come voleva dalla prima attrice Maria Marsusi, cominciò a perseguitarla. E una volta le fece intimare l'arresto, e sospese le recite per quindici giorni ; e 1' accusava di contravvenir agli ordini col ricevere conversazione in casa, e coll'andare in casa d' altri. L' accusava d' essersi recata finanche , col suo corteggiatore il capitano Vincenzo Bruno ed altri , al convento dei Padri Francescani di Gesù e Maria, dove erano stati complimentati da uno di quei Padri, chiamato il Padre Guerra, con non poco scandalo e meraviglia di tutti. Il partito della Marsusi, ch'era valentissima attrice, rendeva pan per focaccia alla moglie del fiscale. E il pubblico le dava braccio forte. Una sera del no- vembre 75, recitandosi La Locandiera di spirito, « dopoché da una delle cantanti si dicevano nei recitativi le parole Mamma Signora, queste medesime parole si ripigliarono poi con affet- tate voci d'applauso dal capitan di cavalleria Dragoni Borbone Don Vincenzo Bruno ed altri, in dispregio della moglie di esso avvocato fiscale, che con i termini appunto di Mamma Signora soleva chiamare la madre, e cosi ancora si faceva lei chiamare dal figlio ». Il povero vecchio Valletta, stanco di queste lotte, ottenne di essere esonerato dall' incarico del teatro , che fu affidato al nuovo Preside, Marchese Danza. ')

A Lecce sorse un teatro nel 1759. Nel 1759 un tal France- sco Pascalino di Bitonto aveva fatto un teatro , nella sala grande del Castello, fornito tutto di palchetti di legno. Le opere vi furono recitate da buoni e scelti cantanti, convenien- temente pagati.

») Carte varie 1774. Teatri, f. i9.°

48

722

Tolto di li i si cominciò a farlo in

sollano del palazzo del Burouu D. Carlo Tafuri. Ma il era mollo umido e freddo , e gli spettatori ne avevano > to. Onde un F. A. Bernardini e un Gaetano Mancarcela pensa* rono di edificare un teatro a proprie spese, nella piazza

Lo, con direzione dell'ingegnere G. B. ira Ù

bene architettato, esimile al teatro Nuovo di e' era la seguente iscrizione, imitazione di quella del S. <

Carolo Bùrbonio Ad flispaniarum regnum proJìci*cc*l( i Ferdinando Rege eius filio ad hujus regni habenas reget electo Thealrum hoc excttatum et ad finem uxrjue perdat Anno Domini MDCCL/X.

Dal 1759 in poi vi si rappresentarono le opere in musica, < vi cantarono Nicola Grimaldi, ! ■, Filippo i

pollano, Sarafina Maurilio detta la Tri Barbara

hiI altri ').

i 765 ne era affi t tu toro quel tal Girolamo de Curiis. Ej una supplica a nome del popolo Leccese, nella quale si

1 ile opero in musica, che vi sono rappresene anno da canterino le più licenziose e disoneste, i si sono rovinati nell'anima e nella roba, e lotti han sofferto interesse, sono rimasti pregiudicati nella et za per lo scandalo che han riportato dal vivere troppo iib« e dissoluto di simili donnaccie ecc. » L'anno prima c'era i la carestia. > Ed era il Regno tutto flagellato dalia Giustizia con universa! penuria di pane, quando faiteìi in ce le sacre missioni per impetrare la Divina Mi) congregatosi il popolo supplicante entro la sua Chiesa drice, promise risolutamente al Signor ld il maledetto Teatro, e tanto vuol fedelmente osa

atti, i missionari s'orano scagliati contro il tea popolo s'era unito loro per maledirlo. - Da

') K. Doanwt, Uoce, IU aprilo 1765, f. IV

723

al Preside di vegliare , cercando di evitare gì' inconvenienti colla buona disciplina.

Ma seguitarono a giungere suppliche, firmate: Un servo di Maria, o in altro simile modo. *)

Nel 1769 nella compagnia che recitava a quel teatro , era una canterina , Emmanuela Cosmi , detta la Positanella , che faceva da primo uomo. D. Vincenzo Mellone, figlio di D. Giu- seppe, stava per isposarla; quando un ordine del Re cacciò la prima da Lecce , e mise l' altro in carcere , a disposizione di suo padre *).

*

A Trani era un teatro antico.

Nel 1766 la compagnia, che da Lecce andava a Foggia per la fiera, si fermò a Trani e fece alcune recite. Essendo pia- ciuta molto, tornò dopo la fiera, e vi s' insediò stabilmente. In questa compagnia vi era una cantante , chiamata Maria Ce- cilia , che conviveva con un tal Moretti , che poi sposò. In questo , per ordine del Re , fu proibito il teatro pubblico in Trani. Ma, nel fatto, non essendo stata comunicata questa no- tizia all' Uditore di Trani , le recite continuarono. Nel 1768, proibite le recite a Foggia, la compagnia di venne a Trani e vi era ancora in essa la Cecilia col marito.' Ma i soliti cit- tadini supplicarono perchè si abolisse il teatro. Una gentil- donna della città di Trani esponeva che « le donne recitanti, non solo hanno deviato la quiete della supplicante, che han tirato il suo sposo al di loro scandaloso amoreggiamento col mezzo di notabilissimo dispendio , ma han tolto la quiete di molte case, li di cui giovani per tal motivo hanno abbando- nato lo studio , la propria stima , ed il profìtto confacente al di loro stato ». Un'altro supplica comincia: « In Trani vi sono due gran mali, il gioco pubblico della Bassotta nelle pub-

>) Teatri, f. 14.o

*) Luglio 1769. Altre cario sulla Cosmi , e suppl. dol padre di lei, Gaetano Cosmi, f. 15.° bis.

724 -

Miche conversazioni e privale della nobiltà, 0 lo cantatine co- nti. Dna rovine delle Ielle famiglie, due pu

mlali ».

D'altra parte, il sindaco e gli Eletti della città di fende Tane mmedie, negando le accuse: « le famiglie piuttosto desi- deravano un tal divertimento, per evitare ogni qualunque svia- mento ».

Tuttavia, furono ripetuti gli ordini di proibizione. E la gen- tildonna anonima, ottenuto l'intento, scriveva, cominci Misericordias Domini in aeternum cantaòo ! ')

Allo stesso modo, qualche anno dopo, il teatro e la citta- dinanza di Lecce furono messi Bossopra per la venuta cTuaa rina, chiamata Cecilia Coletti. Alcuni cittadini fecero una supplica al Re, raccontando: « negli anni passati, men erano le opere in musica , tra le cantanti vi era anche unn canterina, nominata Maria Cecilia Coletti, prima buffa, e costei a delio tante maligne maniere e belli allettamenti . cbt tirava a se tutti i giovani , per cui vi furono delle moltissime case di cavalieri , die si rovinarono ecc. ecc. » Per cagion di costei, il teatro fu abolito. Figurarsi la paura di quella geni quando seppero che slava per tornare questa maledetta dont Supplicò anche r I' infelice Maria Maddalena Perr di Giacinto Viva », dicendo che la Coletti « fra gli altri rovinare mio marito , dissipando tutto per detta canterina Ora tornava « per finire di rovinare le case leccesi e cialmonte questa mia piccola casa , e deve sapere V. K. eh' tengo nove figli grandi, e per grazia della Divina Misaricnr dia non fanno peggio del padre , e tutto ciò proviene mano onnipotente di Dio, il quale me li mantiene buoni. Oggi ò preinteso che delta Maria Cecilia Coletti avesse antichi amauti e fra gli altri a mio marito che, terni inalo avrà di cantare, che sarà al primo di quaresima, se ne ver

') V. anche Giunta 24 gennaio ITiW eoe.

725

a staro in Lecce. Knvllrnza, non credete qual fuoco mi sia cascalo sulla testa In «emiro questa notizia, perche la male- donna col venire in Lecce rovinare unente tutti,

<■ paro -"Ile lagrime agli occhi ecc. ». E I' Uditore (19 febbraio 76) avvisava elio si ordinasse alla lo le ni di non metter più piede in Lecce, ma che, terminati

Ìre in Trani, « prenda la sua direzione per altrove » ')• Anche contro un'altra cantante ch'ora in Lecce ci fu un ri- corso, di un anonimo , che additava « lo scandalo della can- terina Tummasina Starapacchiu , don sella « cantante di benone, che, finite lo recite, non ha voluto partire, e vive in concubinato con Vincerne Mattone » ').

Nel 17K7 si trovano altri due memoriali anonimi contro il teatro in Lecce, delle solite persone timorate Nel 1989 il napoletano Filippo Izzo, che dimorava in Lecce

Hrreva perchè, volendo far rappresentare colà un oratorio ecro, i sacerdoti secolari e regolari cercavano d' impedire alla gente di andarlo a sentirlo *),

E questi •' sacerdoti zelanti della diocesi di Lecce » , nello Etesso anno 1789, ricorrevano contro a alcuni giovani

sogliono erigere nelle notti d'estate nelle pubbliche strade teatro portatile, ed ivi rappresentai (Moefli con parole

scandalose e colla confusione d' uomini e donne », e implora- vano dal Re di far cessare lo scandalo. ')

Varie compagnie ottenevano il permesso di fare il giro por Provincie, recitando comedie. I permessi erano più o mimo

aitati. Cosi nel 1709 a OH tal Francesco Basse, fu permesso recitare nel regno, e nel 1770 capitò in Trani u.i. In quello

') Tauri, t. »•

») Aprile 1773, f. i

*) Carte, oor. 87, f

*) Marzo 1789. f. 28."

*) AgMto 1789. f. 28.»

*) Trani. E. Dusmet, 22 settembre 1770.

726

stesso anno , un Domenico Morelli , capo della compagnia di comici istrioni, si trovava nella città di Montopoloso (Basili- cata) ; e un Carlo Centofanti, nella stessa qualità, a Gramo in Terra di Bari. E chiedevano entrambi di non essere eolpwì da^li ordini di sfratto dal Regno, emanati perla comf del Moretti di Trani ' ). -Nel 1782 il Rasce: chiedeva la riconferma dfll suo permesso *). Cosi noi 1770 la compagi fiato

Quinta valle da Maddaloni, ch'era stato per due anni in Oatum, .1 permesso di andare a Bari a recitare commedie dal Chiari o del Goldoni, con intermezzi in musica. *) Nel ITTI un Domenico Tedeschi aveva ottenni'» il | km- messo di girani colla sua compagnia pòi Balera ia e Trani, ebe

fu esteso i>i'r la propri ten ili Bari '.ì. -Nel 1773, lo stano perimmo di Salerno, Trani e Foggia, ad un Matteo Benvt* nulo D). Nel 1778 un Gaspare Rubini, capocomico , otteneva il jiermesso di giraro pel regno 8).

Nel 1778 c'era a Casalaoovo in Pi> i Lecce una

compagnia d'Istrioni. Tra questi uno ferrarese, un tal vanni Furiasi, che disse giorno elio il Ile d era:

« un \illan f... , un lazzaro e un birbante, soggiungendo cho lauto dico questo, perchè tutta Napoli lo dice! i I1 da un compagno, fu imprigionato e trasferito a Leo cavano, veramente, altre pruove; e si d 'tied

da Napoli. Ma, sulla semplice denunzia, fu rispo- sassi* istrione dai dominìi del Re i.

Nel 1777 era a Modugno una compagnia , contro 1 ricorreva un tale, dicendo che piotano l'altrui pacr

no lo famiglie t; mettono a pericolo la riputazione, il de- coro e la vita dei galantuomini li più distinti I * ') i.

') Qarsa, f. in.0 bis.

«) Deput. 24 maggio 1782, f.

Brine 1770. f. 16.°

<) Cari.:., f. 1, :t.«

») Carte, f. 18.°

") Mai-zo 1777. f. Ufi

7j Febbraio 17

*) Suppl. di D. Domenico Dorotmicbiollo, lugJ ' 81.*

727

rivolgeva in particolare contro Pietro Boludi e sua moglie erosa Vitolone, commedianti ').

Nel 1787 era a Gravina una compagnia d' istrioni , della lo eran capi Domenico Cornelio e Francesco A vallone , io il Poetino, molto noto scrittore di drammi à scnsaiion. itarono a Trani e a Bari. Qui il Governatore del Castello toro il permesso di r< ohe fecero mi leati-ino

mezzo della città, nel luogo detto il Sedile. Il Governatore contro il Governatori! del Castello, e sorso giurisdizione. ■) 1 1792 il Ro donò ali* Università di Francavilla la fabbrica nel teatro, c> fiscale, coli' obbligo d'un

palco gratis al governatore, cho n' era il delegato

•••

! 1792 fu eretto un altro toatro in Trani. Lo costruì una società di benestanti, promotore tra ossi un D. Cataldo Lo- fi Preside aveva appoggiata la domanda. La città vi avrebbe guadagnato. Per fare il teatro , si sarebbe disseccata una laguna, causa di mal' aria. Il disegno era stato preso da anello di Codogno in Lombardia, « riuscito di squisito gu- ato e di notabile perfeziono ». E, inoltre, o la cittadinanza era di nobiltà e di civili , ed audio di maestranza i^ente, inclinata alio nq>preeentaziani teatrali, a che non avrebbe risentili' veruno io dal teatro fisso,

>roe non 1' aveva ricevuto per l' innanzi dal teatro volante; jiacc-h ;i colà esiste una compagnia numerosa, che rap-

snta comudii; in musica ». l'u uat<- il permesso, ma collo stette Condizioni, mosse a ìello costruito di recente in Teramo. Cioè, cho il Prosido era

ppo Fiaschi. Adotto 1777. f. 21.° ») Carte, t 27.«

ti 179B, f. 31.» Il teatro era stato edificato n-l I71C dagllmpa- vveduto ili scenarii dipinti dai maestri Mollisi e Pnppadiè. Palumbo, stona iti FrancaviUa, p. 286.

728

ito delegala perpetuo del teatro, e per esso si destinava palchetto, come audio due lu- piate* per due miei

ni. Tra la disposa ia, si proibiva ospressaraoilo il

gittaro noi palcoscenico, come testimonianza d'applaudo. tocci di danaio ! ')

A Bari era un teatro ab untico , ma uhi anni wW

chiuso *).

A Burletta ce o" era uno, intorno al 1788, che non sappiano da quando osistosse. Nel i i rappresentava :

sta raggiratrice, Comedia per musica di Giambattista Uirrn si P. A. da recitarni nel Teatro della atta di Barletta, «l neeale 1789, Dedicata al ritpeti imo public» di fitti*

In Napoli 1788 (presso Vincenzo Mazzola Voccola), U musica ora del Paisiollo. E furono gli attori : Paola Coiai, prima buffa ; Maria del Moglio, prima donna gioco?

:nnza Pesce; Francesco Luzio, primo buffo napoletani' ceuzo Trnbaizn, primo buffo toscano; Salvatore v mo tenore; Gaetano Colomoda, secondo buffo.

11 teatro era intitolato di San Ferdinando, L ne et

proprietario un D. Francesco do Fazio. Il quale De Fazio correva in quell'anno, porche la prima fa ria Giusej

Mi-liozzi, se n' ora fuggita 3). E, l'anno dopo, porche alct malcontenti avevano formato un altro teatro in un magazzino

A Putignano. in Terra di Bari, nel 1783 due compagnie giovani preparavano ciascuna una commedia ; l' una \ rappresentare V A ladino, e l'altra i Selvaggi del Cerlone. E fu ti i< la gara e la gelosia, tra le due compagnie, che fu proi- bita V una e l'altra recita i

i) Deputar, £8 aprila 1792. Teatri, f. 31 «

*) Donameli) perchè ai riaprine. Agosto 1792. f 31."

l. 30. Ó «urte. Maggio LW, I s; Seti. 83. Carlo, f. 25."

729

Nel 1789, a Caroviti I ladini volevano rappresentare

un'opera Baerà nel salane di quel Palazzo Baronale ').

Il 15 o 16 agosto 1780, nella terra di rii citta-

dini rappresentarono la coraodia II Barbaro peni ilo *).

A Catanzaro costruì un teatro il 1775 un 1>. [gftaxlo Schi- ini, patrizio di Taverna. Lo fece fare nella sua casa, e per jpetrarne l'approvazione, s'obbligava alle seguenti condizioni; ebe avrebbe tenuto uperto il teatro por suo conto, B li riusciva di Bttarlo; 2) ohe 16 opera da recitare sarebbero del Ietiistasio.se in musica; del Goldoni o del Ciarlone (sic), se prosa; 3) che gli al rebbero presi da Napoli o da ai-

luogo della provincia, precedente l'approvazione della Giun- i ) che farebbe pagare un carlino per la prosa e due car- per la musica. Scurioso notare che il Preside scrisse che ladini erano molto contenti del teatro; e che solo avreb- bero desiderato di pagare un carlino tanto por la prosa quanto la musica; pretensione, che a Napoli non fu trovata am- missibile !

La Giunta di Napoli aggiunse la condizione che nello com- pagnie « non possano mescolarsi donno di sorta alcuna , es- sendo da temere che donne di teatro in una capitale di pro- > possano produrre degli sconcerti e della rilassatezza costumi ». *)

') Mar/,, 1789, l 28 « 9, f. 28.° ii! i. ni ..oo 1775. f. 'H' D Bernardo Buono, poro, con separato parere opinava: « che sia la domanda «Mio Schipani imperli; immlogli ohe convenga in ano stato n dove regna il legit-

•ovrauo , che un vassallo faccia costruire, in sua caia, un teatro, nr prepria affittarlo a lucrarvi , facendosene

i; il ohe sa avulso rtTultv, non mancherebbero altri di alti' < li" domanderebbero lo «tesso, o eoa) andrebbe a crescerò il lusso pregiudizio dello famiglie, e seau vantaggio dello stato ».

730

Su quest'ultimo punto, lo Scbìpani rappresentava che Ma maniera non poteva . ; o, e domandai

;ii poterai valere di quelle che girano pel Regno conia debita /.n, Il chi- gli fu accordai aitandosi di compagnie

stali in tal caso « non

vinciìile introdurr*1 di permanenza donne di teatro ». E gualcii- mese dopo , il Preside D. Manuel Coroued. suoi

argomenti collo scrivere: « Siccome in questa città sogliono spesso capitare dello compagnie , lo quali, fornite delle debita licenze, vun girando |><"r lo Regno, e poi in casotti rappre- sentano quello commedie, che sono slate approvate dalla Gràa- i i, e nelle compagnie sudetto vi sono delle donne, mogli, Ba- relle e figlie degli uomini attori, cosi invece di recitar le eoo io nei casotti, potrebbero rappresentarla nel sudetto tes-

')• gualche anno dopo, uno dei soliti anonimi ricorreva por far

io che il palchetto reale di non restava u

i urne di dovoro , ma era occupato dai ministri di quel ut

bunale ').

Le preghiere "are dal Cielo la

ik'1 1775 anche a Castrovillari in Cala! ..ne

tro il (eatro. Inflitti, nell'agosto di quell'anno, i do cesco Principe , D. Francesco Barotto, e D. Vincen grino di Castrovillari esponevano i fatti. Essi, per

festeggiar la nascita del primo figlio di Ferdinando, avevano recitato con altri sotto galantuomini, la commedia l'Alchimut del dottor Sigismondo ui coll'approvazione della ( >

Nel farsi le preghiere per la pioggia , si espose il San' in chiesa, e si fecero delle prediche. Ora il parroc<- villari, D. Vito Chinromoiite, « invece di trarre gli argo: dal fonte della dottrina di Gesù Cristo Signor Nostro e dei

') Agosto 1775. f. 19.» .

*) Ritorno anonimo, ottobre 1777, I

suoi evangelii , rolla trarli da un' infamante dottrina el- ettiva contro degli oratori e compagni, e degli altri galan- tuomini, ohe furono spettatori della detta corrimodia, ed anche contro del magistrato, che non l'aveva impedita, concitando contro di loro la plebe, e caratterizzandoli per iniqui , di luti , indisciplinati, Mandatosi 6 miscredenti, assegnando essi Ila divina imi he l'effetto di ciò

stato che h oratori Oggi tono mostrati a dito, e sono cre- 1 1 rei di gravissimo fallo , non avendone potuto ottenere niun esito di giustizia dal Vescovo Diocesano , supplicano la . V. di commettere un esatto informo all' Udienza provin- e ili Cosenza eoo ordine esproatt) di trasmetterò le carte alla Giunta degli abusi, ecc. » '). Vedete in che disporazione V ignoranza del parroco e dei rocchiani aveva dovuto metter quei disgraziati, da spingerli a ricorrere al Re 1

nn

s

allt

-

A Belmonte, nella provincia di Cosenza, si solevano, « altrove , i > ; opera sacre in chiesa, abusila chiesa

parrocchiale, sia in quella dei Carmelitani. Nel 1770 per la 'asqiM doveva rappresentarsi l'Opera del Martorio di Pto- Siguore. Gli attori erano quindici , BOVO dal quali ammo- •li altri '/, persone di buona Sd vita.

)re della recita era il sacerdote D. Giuseppe Cubelli. La del giudeo Giuseppe era stala affidata a un prete, a no- ia D. Domenico Antonio Porco. Ma costui , per quanto ne B voglia, per tanto era incapace di rappresentare; cosic- fu licenziato, 6 messo un altro in suo luogo. « Irritato per di tale ideato affronto , con spirito di vendetta e non già Bete formò e rimine i un ricorso al Ko. Noi qual ricorso iceva che, rappresentandosi quelle opere sacro negli anni prò cedenti, s'orano commosse nella chiesa profanazioni e carnali 'atti. Subito, il Tanucci ordinò ul Preside che facesse so*

») Agosto 1777, f. 19.-

732

spendere la recita. Nell'intervallo, un'altra del paese aveva cominciato a con- opera della Deca!-

lattone di S. Gmcan Battista, e affidarono al Porco la parto della Furia; ina, dopo qualche concerto, « por la sua ir io era stato pure licenzialo ».

Intanto, giunto l'ordine del Tanucci , il Porco fece ricorso, esponendo d'essere perseguitatoti di quella

scandalosa rappresentazione. Il Preside, presi gì* informi, *«•

\ chiaro deila calunnia. Tuttavia, il Tanucci scrissr avvenire- non si facciano tali commedie senza che siau ed esaminate dal Fiscale della Provinola, ecc. » •)

Nel IT'.'I fa erotto nti teatro in ■mlr«aCao-

t estabili Ciaccio e D. Gaetano Miletti; pel quale essi domw- davano l.< privativa. Nell'aprile 91, il Miletti era in la cantante Teresa Multa. a)

Quanto nlla iva dei toatri di ;

eia, oltre ciò che se D *•■ detto sparsamente, si legga questo dispaccio reale :

Eccellentissimo Signore ,

s

Confermando il Ho lo sovrano risoluzioni che no' luoghi Regno , dove esistono Teatri e piazzo d'arme , o fortezze l presidenza dei teatri spetti ai rispettivi Governatori militari, e per oasi ai loro Uditori o siano Assessori , e non già al verno Politico, dichiara che Delle due citta d'Aquila e Tram dove concorrono le accennate circostanze di Teatri e Fortez- ze, la presidenza di tali teatri debba esercitarsi da' risp. Presidi Provinciali, come capi militari di quei luoghi , e Pro- vince, escluse ogni Autorità dei Castellani e de' loro Ud:

') 20 luglio 1770. V. leu. dal Preside di Cosenu, 16 giugno 1 T) Carle vario, f. 30°

733

la quale deve valere fuori delle ordinarie residenze de' Presi- di nei casi citati di sopra. Nel Real nome lo comunico a V. E. per I' uso che convenga.

Palazzo 27 dicembre 1788.

Ecc.mo Signore Signor Marchese Caracciolo

Giovanni Acton *)

XI.

Lettere inedite di Luigi Serio

Alle varie già recate nel testo aggiungo queste altre , che non ho citato per ragioni di brevità.

S. R. M.

Sig."

L'Andromeda, dramma per musica di Simone Palma, è stato da me con diligenza esaminato in esecuzione dei Reali Comandi di Y. M. Ed ho conosciuto che l'autore ha delle disposizioni per tal genere di poesia, e «può degnarsi la M. V. che tal dramma si tenga presente per le occor- renze del Real Teatro. Dico ciò perchè, quando non si hanno produzioni perfette come quelle dell' immortai Metastasio , veglio di concerto col Maestro di cappella, acciocché meglio si promuova il divertimento della M. V. e del Pubblico, ponendo mente all'abilità dei cantanti, all'uso e al comodo delle Nazioni. E pregando ecc.

Napoli 7 ottobre 1782

») Teatri, f. 28.° *) Teatri, f. 24/

Umil.mo serre e fedelis.mo vassallo Luigi Serio *)

734

S. R. M.

Sig.r

Avendo esaminati moltissimi Drammi per trovarne uno , «eia tinto alla «impagina dei Cantatiti, che attualmente servono nel Heal Teatro di S. Carlo, mi è sembrato il più opportuno Ykrtaaeru del grai Melastasio. Il Tenore, che si distingue assai per un «autare vibralo, può sostenere ron molto buon successo il carattere di ArtahaDo; il primo coprano è meravigliosamente disposto per rappresentare il personaggio di Arbitro; e la prima Donna resta anche situata in maniera cho poò uel carattere di Mandane segnalarsi. Se V. M. non giudica altrimenti potrebbe degnami di ordinerà che l'Aitasene suddetto venga sUbill'o per l'opera del 4 novembre di questo corrente anno 1783, e quando idd real Clemenza S. M, cosi disponga potrebbe degnarsi ancora di Ortli pare che non si faccia mutazione alcuna, salvo il virgolarlo per render più breve. E come l'ultima aria del primo atto è tale die per le siche (ria fatte non vi ù maestro di cappella, che voglia porvi [j potrebbe V. M. comandare . che delle due arie , che cantar dombbflrt) nell'ultimi! atto stesso il Primo Soprano o la Prima donna, se ne farei* un duetto , il che è di molto facile esecuzione e non turba in mattami parte la bellezza del suddetto ruernvijrliuso l Ira rama . che pur da noli' anni non ai è veduto su questo scene regali. Auguro a V. M. la tw gioi'i prosperila e innanzi al Ref?al Trono mi prostro.

Urlo

INO

Napoli IR agosto 1783

D. V. M.

Umil.mo serv.re e fedel.mo vassallo Luigi Serio ')

S. R M.

Sig.r

In esecuzione di Real comando in data dei 17 settembre 1783, letto il dramma di Gabriele Boltri, intitolato Adone e Venere, ed aven- dolo attentamente esaminato tanto per le regole dell' arte , quando per le circostanze attuali, e dei cantanti del Real Teatro, ritrovo esse*^* sufficiente merito nella poesia , e mi sembra opportuno assai per la *"*' spettiva abilità dei cantanti medesimi, tanto più che corrisponde ai ***5

>) Teatri, f. 25.°

Jerii del ma<

uno, cho chicli- un Dramma

»n Cori

e di lieto argomento, e sarebbe difficile rinvenire o couiporne in si brere tempo un altro, e di -merito maggiore. Potrebb . la M. V.

degnarsi di ordinare, che si fnecin rappresentare noi Rcal Teatro di S. Carlo par l'opera del Carnevalo prossimo venturo cou Ugf lift fi

cambi cosa alcuna; perchè, ordi nana mente, i cantanti cercano di .vn caio al loro capi-imo la gloria del Tu u toro, « il divertimento ili V. M. e del qui il i I '.-minia risalendo, pin il- 1 pregio della poesia,

l'economia drilli arie, I.a prima donna chiudi) l'atto, p può il maestro segnalarsi collari a il tenore ha nel

prim itala moli e nel aecon ll'-nlo aria

di duo caratteri. 11 primo soprano ha nel primo atto ancora un'aria, elio ci adatta ostai Lune olla di lui abilità, o nel secondo canta un'a- . a cui potrebbe adattare! un miiiiirUino, eh' è tonto oggi gl'adito, e si trova ordinariamente rigettato nello ultime iceue del ter» "alto, cioè in tal nituazionu, in cui, secondo il nostra costumo, non può ees«r da ili ascoltalo. I cori sono ben situati tutti , ed essendo alcuni di e»i trecciati coi balli , non danno incomodo ai Ballerini per prepararsi 'Balli grandi nella Boa degli atti; i recitativi non aon lunghi, e l.

•cu distribuite in maniera, che possoa dare diverso tinte all' ar- ti , e molto agio ai primi cautauli , acciocché uno non canti 'altro. Le Beane per Lo spettacolo sono egregiamente disposto, | a tono molto le , o ce ne sono due, una nel primo atto e

nel secondo, ch'eseguite dal mirabile architetto ■• del

'eatro, possono giungere tino alla sorpresa. Umilio questo parer»! alla ae intelligenza di V M. B "i auguro e lunga e felice serio d'anni Con pTOfc iOO mi prostro innanzi ni Keal Trono.

Napoli il .1 ..ibre 1783.

D. V. M. Vmil.mo *rc. * ftdel.mo rassailo io •)

S. R. M.

i.l'iiii. ■■•• iati a 11 Impresa del Teatro Nuovo mi hanno esibita una commedia , Lo scopa I Car-

iale ilei I .

Uri. L S&>

736

Mi nono accorto eh'.'- la stessa dio Brevi l'altra titolo di farri* Fortunata, i li» dn me fu proibita; ma si sono fn essa, fatti multi esja- hiaroenti no" person.i i li essi, e sono olire a nàò somo-

dali tulli (pi.-; i -m.-i-iiì. ih contattavano equivoco indecente, o m»BÌ6*U oscenità , a allueiom- poro onesta. E lìiialtnunte a! o dileguato ogni »• spetto di salirà personal''. | •guenta dogli uliiaù

regali ordini a me comunicati, ho data In min approvazione, « rimati* l'originale alla M. V. acciocché vegga le correzioni fatte dall'autore E augurando

Napoli il di 29 novembre 1786.

■'■tsimo tee. I. in » Sun»

S. R. M.

Signore

Ho con molta attenzione letto il dramma, die ha p

bulla chi offenda i d la *o*rauita, il pubblio»

docoro, |] costumo; ma debbo umiliare alla M. V. rhe (imMUnloa da parte il marito della poesia, che u/gi non pone più a calcolo drammi net musici), il naloi

Dal Roal Teatro di 8. Carlo |x«r geo -.i. Impose*

che i cori troppo frequenti leccia ti coi balli non sono W

gotto dalli mmono, m i visus»

in titolato Adone « Venere e poi coli 'altro , a cui srriase la

maestro PaUiello. L'uuipkuza dol teatro, la distrazione naiiot

risti rum Ut ititi ti per tal sorte di spettacoli, l' esecuzione pri«a di agri

'«se, e dilettazione, formeranno nn perpetuo ostacolo albi riu- tali aborti dramuintici, o accruscoudo oltre misura il dispendio. in gran parm il di» il piacer u. pagaia dei i

tanti ii pure proporzionata al drammi ione, polca* I

Giorgi Banti è ottima contatrice) ma per difetto di s.v

di Annida: il soprano Cresoenliui languirebbe I solutamente noli' eseguir : iti di Rinaldo, a il bravo tenore

abbiamo resterebbe quasi inutile , poiché in questo dramma non 1* parte corrispondente al «no valore. Per questo riflessioni stimerei «*»• non «i rappresentasse il dramma che V. M. si è degnata di rimsttO*"1 alla mia revisiono, e che si passasse alla s«v»|ia di altro Dramma. Pi ^9F

737

l'Altìssimo che prosperi sempre la M. V. E con profondo inchino al Rea! Trono mi prostro.

Napoli il di 11 giugno 1788

D. V. M.

Umil.mo e fedel.mo serv.re e vassallo Luigi Serio ')

XII.

Architetti teatrali

Moltissime carte mi son passate tra mano , riguardanti ar- chitetti teatrali. Specie alla morte dell' architetto in carica , o quando sembrava che dovesse vacarne il posto, s'affollavano le domande dei concorrenti, ognuno dei quali tesseva la sua bio- grafia, enumerando le opere compiute. E, giacché in queste espo- sizioni vi sono notizie di un certo interesse , darò una rapida indicazione delle principali di queste, carte.

Una prima folla di domande si trova quando, nel 1762, mori Vincenzo Re. Tra i concorrenti furono D. Paolo e D. Simone Saracino , figli di Francesco Saracino, uno degli ultimi archi- tetti teatrali del S. Bartolommeo. Essi dicono, che prima aiuta- vano il loro padre, e poi « in questa città hanno esercitata

la loro professione cosi per 1' altri teatri come come per le più magnifiche macchine di sepolcri di chiese di Dame Monache ed altre feste ; fra quali quella annuale delle quarant' ore nel carnevale nella S. Chiesa del Gesù nuovo dei PP. Gesuiti, ed in occasione della S. Festa e fuoco artificiale fatto nel borgo di Ghiaia dall'Ambasciatore di Francia, che riuscì di sommo piacimento a questo pubblico ». E, in ispecie, D. Simone Sa-

') Teatri, f. 27.° Un fratello di Luigi Serio, a nome Leopoldo, stava nel 1787 relegato , a domanda delle famiglia, nell* isola di Pantelleria. Varie carte che lo riguardano f. 27.°

49

733

rocino « per il corso non interrotto d' anni 20 ha veniio ai attualmente sta servendo la Piazza del Popolo , nelle no feste del Corpus Domini, annualiler cella Piazza dfl I nelle mncchinc che ivi si fanno e nelle quali 6 inter R. Persona di S. M. e quella del Monarca dell BOOM parimenti per le solito annuali cuccagne i

deschi nella piazza del R. Palazzo , delle quali si «raàw Maestà Cattolica riceverne nella città di Caserta li disegni perfezionali; lo che è noto al passato Eie' >\ «polo, che

aveva l'onore di presentarceli ».

Ci fu anche un D. Filippo de Pasquale , che aveva ssrri»

in varie occasioni Carlo III , or od ni ( lo la sta»

sorto che ha molli anni al V. Rad

Ì7.io per gli ornamenti e altro che occon ilcona

nell'abitazione «lei Principe di Jaci *.

Giovili Maria Galli Bibiena , I* architi logna, pregava che fosse i [a carica :

tallo minore Antoni* i piale bave animo di portarsi in 'jue*u vostra Capitale, per aver l'onore di (ar le pitture appartamenti del vostro Elea] Palaia

Ma sul raccomandatore, non sul raccomandato, s' app vano gli occhi della corte ili Ni tane Centomanij scriveva da Romo

nucci: « Egli è bolognese d'uni lis già nota e dirami»

in varie pani per motivo di teatri; ed in "i è pari al celebre suo definii. » Padre « Zi" , non e certamenU inferiore ad altri archilei

tintamente fabbricato di ri, l'uno in Bologna, l'altro

Siena con Boa ico; sebbene rispetto

quello di Bologna si dimostra malcontento per non essere ni lune le parli eseguito il suo disegni 'Iella

maggiore obe vi sarebbe occorsa ; ond'egli ne ritieno il in legno per propria cautela. Ora 6 restato vedovo con i ini 'ili figlie, 6 generoso nel suo vivere, vive perciò in an facile ai logna ». A li i v'era « archi

particolare pei teatri: si Bono peri i nello

scene li due architetti Pasi e Furi, ma cioccha

739

sanno fare , ben e molto meglio far lo potrebbero cotesti cav. Fuga e Van vitelli ».

E il Zambeccari, da Martignano, il 22 agosto 1762, dice, tra ' altro sul Bibiena che, « se alcuno vuoisi abboccare con Bi- >iena e dal discorso di lui formare idea e concetto del suo va- ore , non potrebbe che riputarlo mediocre uomo assai nella stessa sua professione , tanto è egli infelice di termini e d' e- jpressioni ». Ma, quando si metteva all'opera, nessuno l'aggua- gliava. Era- stato prima a Vienna, alla Corte imperiale, « dove, infra le altre cose, per certa occasione di festa, fece di pianta un anfiteatro , che gli acquistò gran nome e riputazione ».

Il Finocchietti , invece, da Venezia (28 agosto), annunziava che, presi informi, « il migliore, e più stimato da tutti per idee vaste, vien considerato il pittore Jolli. Dopo di questo, Giovanni Paglia di Reggio ha gran credito per machine, ed è bravo e pronto nel travaglio ». Quanto al Bibiena, « è bravo, ma più di nome che di fatti; in Parma alcune cose fatte non sono state gustate , e alcune si , perchè ha molti disegni dei suoi vecchi tanto rinomati; ma gli si trova il difetto da tutti eh' egli non si serve che d'un colore da per tutto, di chiaroscuro ». Quanto al Grassi, anche di Bologna « ò un architetto assai buono, ma non della forza dei sudetti ». I Mauri di Venezia « sono stimali gli più deboli di tutti » ').

Il Grossatesta proponeva , e fu accettato , come sappiamo, il Jolli.

Il quale Jolli , alcuni anni dopo , nel 1768, faceva una sup- plica, e cominciava col dire che, « ritrovandosi in Inghilterra, fu chiamato dalla Corte di Spagna, affine di regolare e com- ponere qual teatro per le feste, che in esso si celebrarono per il matrimonio dell' Infanta di Spagna col Duca di Savoia , in dove dimorò al R. servizio , per lo spazio d' anni sette ; ma, aggravato da alcune malattie e reumatismi , fu obbligato por- tarsi in questa citta a prendere dei bagni, stufe ed aure, e nel tempo che nella medesima com irrorò , venne a mancare il so- vrano di Spagna, per qual motivo non stimò passare di vantaggio

») Teatri, f. 13.»

- 740

nella prefata corto ». Mori intanto Vincenzo Re. ebbi

Io carica. E per Bei anni aveva « f

Vicari! ili questo \i- :u Caserta,

per le opere all' impronto che si sono rappres. >

.'imi di V«" M." nel Carnevalo i i ed ancora il

ero nella li. Cappella ». Inoltre, a dipinse dodici quadri sopra porte por lo Camere dell' Udienza di V. M. e del letto della Regina N. S. - , aveva « posto in rag Corto dipinto lo sceuario per la serenata i i tw-

irimonio di V." M.*, di maniera che servisse ancora por il R Teatro di S. Carlo, con grandi sue fatiche e stonto per segno delle colonne Salomoniche ». Chiedeva, dunque una pen sione vitalizia di 10 ducali al mese, come l'aveva avir &S ; che gli fu concessa 'V

Nel 1771 corse voce che il Jolli voleva ritirarsi. Ed ecco bilo la supplica di un Carlo I he diceva :

esercitato in varie operazioni fin dalla sua tenera età pre* Giuseppe Bibicna Padre ben nolo a tutta Europa; il quale ebbe l' onore di servirò In M.ta di Carlo VI , la Corto di Ti Venezia, Bollognia, Ifl o bop

opere date alla luce | io della G li tutte I

ni da lui fatte, che pi si. Noli' Etta poi di anni 14 esso suplicante fu chiamati] alla Corte del Margravio di BayraQth , che vi suede anni 1'. passò al servizio del Duca di Braunsvisk varij anni.sen all' Ocasioni L' una e 1' altra Corte avvondo fatto di verve 0 razioni in tal lampo io Sassonia, od in Gandra ed altre parti, ed indi fu chiamut" in I. ndra. E Qualmente alla morte del dre fu chiamato alla Corte di Berlino per essersi da quel vrano vedute le sue operazioni. E perchè da d* Corte di lino, ove stava situato al servizio di quel sovrano, è dovul cessariamente partirsi a cagione di sua moglie Itagliano. andando di male, in peggio nella sallute, fu da'mi •li ritirarsi in It si ritrova in Napoli, ovo noi

IruttcniiiHinu. (inora a dat>. varij saggi della sua picco!..

•) Teatri, f. i5.-

741 -

solo in Coso particolari , ma anche in servizio di V \l.: 31 nel Real teatro di S. Carlo, corno nel' Opera premeditata Carnevale m1 v. i:. Teatro di Caserta. Quind i issare in questa Capitale e desiderando d' aver t' onore di ser-

la M* V.a in tutti quelli impiaghi che si esercitane Jolli ».

E anche D. Giuseppe Baldi, pittore napoletano . ohe aveva i nel S. Carlo, e in inni i reali teatrini chicli v.i lo stesso. Ma fu risposto: « Jolli non ha rinunciato, ma sta fuori con del Re. Onde s' informi meglio, e poi ricorra » [). Nel 1777, dovei' rvero roatituire il .folli, Ai Iti

lita ressa. Chiesero, dei napoletani, un Domenico Scelzo, un Gaetano Magri, e, con molto suppliche, Giuseppe Baldi. Il pri- lli... dice la Giunta, «. ha medioon abilita, la quale nèaperi-* meritato piuttosto nella esecuzione che nella invonziono ». Il secondo « ha ottimi riscontri , ma nel genere di dipingere a ento Grotteschi, od è pieno il real Palazzo delle •li lui opere, essendo stato egli impiegato a dipingere - n l menti in tutte le reali ville e delizie. Dipinse anche, sotto la direziono dell'architetto Van vitelli, la sala di ballo fatta Ih taro dal Duca d'Arcoe; ma Don si ha di im alenila eperienza il genero di dipingere scene e teloni di teatri, eh' è un altro particolare ; si e neppure cimentai i formare qualche •nario in uno dei teatrini della Capitalo o Corte ». Giuseppe Snidi, invece, fin dal tempo dell' erezione del S. Carlo, aveva ; Botto il Miglimi, poi sotto il Re, poi col Jolli; e dal 78 poi si può dire che avesse fatto tutto lui, « essendo il Jolli i formo » *).

ut... i soliti informatori della Corte di Napoli passavano a

?gnn quanti architetti teatrali e' erano allora in Italia. Il

ibeccari, il 6 luglio 77, >la Bologna, ne proponeva tre. Pi

Belano Alenami, « uomo libero, dell' età di circa 10 anni,

i struttura un poco gracile ; egli ò scolaro ilei Diuturni,

ha ovunque seguilo in ilhimi lampi il fu Antonio

') Apr. 1771.— Teatri, f. 16.° ■mia 13 giugno 77.— TV.

742

era . possiede lo migliori regole della prospetta 0 variti scene, 0 sempre ale; nella

la citta di Forlì invc e ne riscosse la pubblica ammira << ai *

min da teatro;

tanta cognizione quanto basta per dni> ■II. ' : . ». li ai

■i noè- fuori d' Italia , o si C trattenuto per tale «area quattro anni in Inghilterra, Mi assicurano i vendono e nell'eseguimento. Anch'agli non manca d' rogasi

| ri ,|i. | ,-l | .i :ii;n

.■ si: < Mandi , « nomo libe

quarantacinque anni. Per cinque anni e stato per ri d.'llu Germania. Kgli ha fallo per semplice suo studio uok ridi di disegni sconarii. Ultimameli pianto mi vHa

dell' iiiso in particolare incontro ne' se- lei tra-

ila all' un dipresso un talento eguale agli ultn due per le macchino te

Lnjgì Capeco Galeota, ambasciatore a Torino proponeva il Cagliari, ch'era i

artista di tal genere, che dipinga da m -i «j-s*

sto Teatro II. , ed il quale è stato più volte chiami; plaudito in Vienna ed in Berlino». E, da Miluuo, colli data, Antonio Contolli scriveva : « V ha tro fratelli Galeari i questa professione, uno dei quali particola i lia

applausi e qui e alla Corte di Sardegna a a quella di Berlina Ma tutii e (re essendo a K sebtan

mollo u disMi nella piti •••Ila scene, ad-

l'architettura artificiale, poco valgono nella direzione d-' chine; nella quale parte, assistito da essi, il teatro di sempre o mediocremente o malamente sai inoltre a « un corto Quaglia, milanese, qusicii olarmen ia e in l''i

nìa; ma agli manca di qui da mol i ».

Il Pinocchi otti da Venezia (28 giù oneva un ul L

ronzo Darti ti. Il Marchese Caracciolo.da Parigi ( \

743

che in Francia era inutile cercare, perchè si servivano appunto di professori italiani, e a Parigi, in quel tempo, di un tal Ser- vanone. Il Conte Michele Pignatelli , da Londra (5 agosto) , dice che ivi erano due valentuomini. « L'uno ó il signor Co- lombo, milanese, l'altro il signor Loulherbourg, tedesco. Il pri- mo è stato impiegato ne' due ultimi scorsi anni in questo tea- tro dell' opera di Haymarket come pittore e machinista ; e il secondo lo è stato da alquanti anni, e lo è tuttavia in quello di Drury-Lane. Ho veduto d'entrambi bellissime decorazioni e machine d'ogni genere, eseguite nei rispettivi teatri con arte maestra per lo disegno, colorito, e architettura ». Cominciò le trattative col Colombo, « preferendolo all'altro nella mia men- te, sol perchè ho veduto le sue decorazioni nel teatro di Hay- market , il quale , per essere il più spazioso d' ogni altro in Londra, e per essere addetto alle opere drammatiche italiane in musica, mi pare più comparabile al teatro reale di S. Carlo di quello di Drury-Lane, ove soltanto si rappresentano trage- die, comedie inglesi e pantomine; oltre a ciò, egli è uomo culto, istrutto e di professione pittore , ed architetto teatrale , della scuola di Bibiena, per quel che mi vien detto e di più con ap- provazione ha servito il teatro di Milano e quello di Torino, nell'assenza dei Galeari ». *)

Ma, come anche sappiamo, non venne nessuno dei proposti, e il nuovo architetto teatrale del S. Carlo fu il fiorentino Do- menico Chelli.

XIII.

Permessi recite in case private

Negli ultimi anni del secolo XVIII furono sottomesse a ri- gorose disposizioni le recite nelle case private; chi voleva dar in sua casa un qualunque divertimento drammatico , doveva

') Carte vario. Teatri, f. 21." Noi f. &J.° ci sono le suppliche dogli architetti Gaetano e Giuseppi' Magri, D. Francesco Securo, D. Antonio Stefanucci, o Giuseppe Baldi, per ottenere di succedere al Jolli.

744

ierne il permesso. Permesso che, a dir iccorsava

Gli unii pei quali se ne tra ini

- . i l'I 'ila Zecca

>ero di poter rapprese]

mezzo in musica: / finii informi , e la comedi* io prò*», il

•ni- li. Piarti . de Philipp», in «si

casa, V Abbott COjjfètOtO] D Carlo Po >//-roWa»i.

i Vito d'Alessandro, la i«efcr

uo Laudolfi, ini. D. Tiberio burli. itii de Simone,

il Iginio giardiniera; Leopold" lodi-

no, il Caprettaro, la Turca fedele; i Bgli di l> zn , in casa dol padre , commedie all' impronto ; D. Gaetano

1 che!. irò dal corpo bianco; D. Melchiorre

berti, I I -l'iil. Valente, <-o medie all'i

pronto in sua casa; D

ciò Maria Riccio, la Finta contatrice, e / ne Cerlone; Savorio Roggi aedie ali

il /' 'a; ecc. ecc. E, via via, durante qeek

1 inni i. D. Vmoenzo Stella; ra di S. - I ni

Michele Gambordolla, la Doralice del Cerlone, e U

t<ì o tia S. Raffaello; D. Vincenzo de li Vito Carrelli, i

•ma o wi e V F.Unu romito, Gaetano Nardo, il secondo Giobbe o

. I) Francesi dolo , I). Luca Uulzui 'im e

lo Nocera, l'opera sacra 6 /tornita; Camillo Ci

rfnellij per rappresentare in casa tosti,

tragicomedia Gli amori nnenturati; Leopoldo Galeou , l'i

PaequaU Ba i permesse

rappresentare l'opera La Notata ■■'

I Collegio dei Nobili , permottoudoai invoce (media profana, 1' One fiorata.

Nel 1792 furono dati pernio- A D. Andrea Palina Couiedie all' impronto.

745

A D. Francesco Giura L'usurpatore punito.

A D. Michele Gambardelìa Non ha cuore chi non sente pietà.

A D. Carlo Ungaro Gli amori fortunati.

A D. Giuseppe Vitelli // Bandito onorato.

Al D.r Filippo Bozzaotra Il Traditore per vendetta, co- inedia del Principe di Canneto, rappresentata già in casa di costui, e poi innanzi al Re.

A D. Carlo Portanova la burletta, il finto Micaletto.

A D. Benedetto Torre (in casa di D. G. M. Eccevarria) // Mentire per vendetta.

A D. Giuseppe e D. Domenico Mancini Comedie all' im- pronto.

A D. Decio Riccio // S. Pasquale Baylon, le commedie del Cerlone: La Turca fedele, Gli amanti inglesi e II generoso Indiano.

A D. Baldassarre Monti Gli eruditi in Villeggiatura.

A Onofrio Scarpa S. Maria Siriaca.

A Pasquale Valente S. Maria Maddalena dei Pazzi , e comedie all'impronto.

A D. Antonio Puzip La superbia avvilita.

A Filippo Cerilli // Cassettino.

A D. A. Vitolo // S. Pasquale Baylon.

A D. Francesco Marotta e a D. Gaetano Perrone La Da- ma maritata vedova e zitella, del Cerlone; Gli Amanti sven- turati ; Il Delinquente per necessità ; Dopo la tempesta la calma.

Alla compagnia dei giovani del gioielliere Tufarelli (in casa Piscicela) UArsace.

A D. Domenico Sansone la tragedia ì'Odoardo, colla farsa la Tarantola.

A D. Francesco Progenie e a D. Gabriele Andolfo L'Al- chimista o sia gli amanti sventurati.

746

XIV.

Notizie di cantanti, ballerini, ecc.

Nello carte dell' Amministrazione dei teatri ( 1 7-'* servate nell'Archivio di Stato, oltre il materiale del quale un suri servilo per la mia esposizione vi sono molte altre aotiiia riguardanti cantanti, ballerini, e altri artisti, le quali itsciwirm dal quadro del mio lavoro. Ne raccolgo qui alcuna, che, colle altre di queste appendici, varranno, come spero, a render com- piuto io spogli- di .ju.'ih •ougdrta jjmaeaga <ii caru-, bmbb più costringere un alti' -m. In. so a percorrerle da capo: cosa MI t ' ..< lini che facile e piacevole. Non che non vi sarà rv cora qualche cosa da spigolare; ma sarà cosa di

* »

Nella lettera del 21 novembre 1751 doli' Impresari i I oltre le notizie gin riportate (p. (36-7), sullo .s/it/'j il''! ' doune celebri, ce ne sono altre. Sui primi soprani dice ;

Convengo con il Pubblico elio Cafarelli dovria mutarci, perchè 0 vuol cantare, o più non lo può, avendo già ri nquanfanni di vita , ed I dato ad impinguare : perchè li suoi recitativi non l'esprime, perche m»*" mena la comica, perchè obbliga i compositori di musica a scrivergli <*" modo e largo, sfuggendo le arie fugate, e di scena, per sparmiar fatig»'- ma, dimando al Pubblico, chi mai chiamerassi?

Carestini è al servizio della Corte di Prussia e, sebbene dice che ritor- ni in Italia, non si sa però quando e con quaF impegno e volontà; è eg*^ più vecchio assai di Cafarelli e non canta più il soprano, ma il contrai**5 e commodo.

Elisi, che fu qui già da due anni e non incontrò gran fatto , no» però nella riga di primo primo, o da porsi al confronto de' due nomin* ed oltre a ciò ha preso impegno o con la corte suddetta di Burlino1 di Madrid, come mi viene avisato da Venezia..

Manzuoli ch'è del peso stesso dell' Elisi, che in tempo della R. Giù *- e mio, ha cantato sempre da secondo, sento sia molto avanzato a^^ musica, sotto la disciplina dell'insigne Farinelli, e sento ancora -^

747

torni in Italia, ma ciò seguirà nel venturo anno, orni.' può riserharseto il mio successore. Io poro, o tutti, ci ricordiamo che ila secondo soprano non piacque, o, al più, BOB db]

cantabile, patiti i aoa saprai nota* suri rkénito la q i atto svo-

gliato incontentabile t "n i i . a «oprano.

M . 1 1 1 1 1 . -• 1 1 i mi:) ri vuole deve 1 1 mbeni « pannai D

l I nubiano all'altro inondo (saluto V. E. pw dm

i ila febbraio scorso s'impegnò di parola con la Corto di Lisbona, o n -Ilo «orso ottobri' ne ha rìouvutn la nolito cedola, come egli stono ha fatto sapermi per mezzo del suo maestro qui Dom che da più meei per me lo trattata, ed accordato gaa : onurlOj alti appari talento bai moUUato e con eommodo

ino al Teatro, ir può informaiv l'I

medesim 0 Oizzio.

Polendosi e volendoci unire Elisi, Man- i I

n ordine alla paga . peroni par ognuno di asso spar- srei qualche cosa dallo doble 814 di Spegna, che pago oggi a Ca ra- pili, ina tomo Torto che con ognuno ili ossi resteranno più malcontenti

Mi è stato proposto un tei Molisi . ne aspetto l' informi , o martedì

Irowitiio aprirò eoa lui il carteggio; intanto, per non rimaner di senza (Tatto, supplico l'K. V. tempoi.- che

mio voglia domandare per portarsi a Torino o altrove a cantar pnturo anno senta cercare altro ». ({avendomi bonomia S. M. Cattolica la Raglila vedova dalle Spegne gnatarmi d' un R. diploma, dichiarandomi virtuosa di sua R. Cernerò, ed eaaercitaodii::i! in simB ^.-rado per lo npnxio di li anni nel SUO Reni entrino, olire baveri- B9BB9 tempo servito sin» al lassato

osi l I 1758 la MM. I Regnanti nella sua Camera o Re-

gio Teatro del Huon 1: mvendo io chiesto alle medesime Loro

Maestà la licenza per passere a respirare l'aria d'Itagli*, me 1' hanno benignamente conoedula ; ma. Bit-come la Maestà della Regina, Vedova sempre augustissima , si degnò aingolamuirmi per aua dementtsainia inclinatimi" ratinai Reali ben pfieii, cosi pur.- mlb-, p--r supremo

favore, accoi feda a tutti li n

Figli, In i- Il anali ■■ già havuto la fortuna di presentare personal-

BooeUenn

74X

monto a tulli li Ministri rispetti ri a ciascheduna delle Corti il» Lisboa*, Tini .1 ; essendo stala houomta di gingouu-issinw grane a li-

vori da quello Maestà ed Altezze He aneeta uh I S«f».

Dissimo signor Infante Duca ai degno «invitarmi a cantarmi nella ne opere ila rappresentarsi questo prossimo venturo carnovale nel .ooJUfin Ducal Teau-o, il quale venerato com mando mi tiene obbligata ad aattm

u-rispondenti occupazioni, ed in conseguenza impedita a poter ut*-

seguire il mio viaggia por venire a presentare poreooalmente qonti

uiiiiliu.nl.' la rin ' /xn .li S. K. il «gnorSenateraZaBi-

I per ii ii far' più lunga auuuusioue, e per obbedire principi- m.ì inviolabili precotti di quella mia sempre adsrata So- vrana. Supplico dunque V. K. si degni ricevere detta lettera come m

fossi la portatrice, nell'atto di l'aria presente a codesto Mona ir» , .ipagnarla con li Bacigli] Influssi dell'innata genUlttoa ponendomi seco lei ulli li

mniliiu nt.) la vivn OHsequioaa brama, elio conservo di ialini

volta ascosa alla gloria di obbedire li suoi adora tiraiuii comanda mani noi suo Regio Teatro ; ed a questo giusto rifletto , sospenderò il fisso «t.iliiliiuiiito di i ; altro trattato che tengo per l'anno vunturo,

Lttegorloa decisiva risposta. In tanto dedii a V. B. la mia umilissima servitù, e con la dovuta venerazione mi

V boDofe .li protestarmi ili v. k.,

Bologna li 15 ili ottobre 1783.

Umil.ma dev.ma et obbii Anna M.' iV

A S. B. il Signor Marchese Fogliani

Il 6 nov. 1753 il Fogliasi rispondeva: «che si è la commmi In i..i:i della Regina vedova di Spagna a di vere, e si avrà per lei tutta la considerazione, quando vi sarà luogo in questo Rogio Teatro ». La Peruzzi rispose con altra ì.igna, 17 nov. I7ó3, accusando ricevuta e- rinno- vando proteste e desiderii (Teatri, t 10

Intorno al 17G0, le prime o seconde donne, che gir.» teatri, erano queste. « /'rime donne: Mingotli che va a fu

749

Pilaja; Tibaldi; Mattei; Morserin, bavarese; Masi; e Siccinelli (di ottimo personale , soprano , canta di buon gusto) ; Mattei (seconda sorella, bel personale, grande di statura) ; la Vindnel; la Gabrielli, di abilità senza eguale, ottimo personale, instabile e capricciosa. Seconde donne : Baglioni, giovane che canta di b'uona grazia il soprano; Segantini, buon personale , soprano accetto, recita bene; Romani, buon personale con forte soprano, recita bene; Timeazzi, mediocre soprano, ottimo personale: Sar- selli, abile forte soprano e bel personale; la Biondi e altre, buon gusto e poca voce ». Il Finocchietti additava come le mi- gliori la Gabrielli, la Tartaglini, la Spagnoli. (Teatri f. 12.°). Pei primi soprani, il Firmian, tra gli altri, mandò da Milano una lista eh' è la seguente :

Musici che sogliono fare la prima figura su dei teatri italiani Prima classe

Manzoli. Ottimo in tutto. Canta in Milano.

Elisi. Buona Toce. Bella figura ; ma troppo melenso nel cantare e di poca comica nel rappresentare.

Guadagni. Buona voce , bella figura , comico e brillante nel cantare . ma capriccioso o che ben di rado adempie il suo dovere. Senza teatro.

Giardini. Bella figura , ottimo attore , ma di voce uon troppo felice. Senza teatro.

Aprile. Bella figura , comico , canta brillante , ma di poca voce. In Venezia.

Seconda classe

Belli. Buona figura, bella voce, ma poco comico. In Napoli.

Luciani. Bella figura, buona voce, e mediocremente comico In Firenze.

Veroli. Buona figura, bella voce, canta brillante, e bastantemente at- tore. In Mantova.

Ouarducci. Di figura un po' sconvenevole , di bolla voce , canta me- lenso e poco comico. In Pisa.

Oalieni. Bella voce, figura passabile, canta brillante, ma niente attore.

In Genova.

Cornacchia. Bolla voc e figura; reciti, ma poM brillante noi cantaro Tutti i soprannominati sono soprani, eccetto il Guadagni, eh' b con- tralto.

750

Queala è 1' opinion© , olio hanno de* sudetti nw qiinsto Regio bucai toiiii-, 1 dM rassegnano ali" Ed ¥"., alla (pale rulli mi- venerazione e «ìniniisiioiio si danno l'onore di uuuIimbU pra» ialini

Doli' E. V.

Milano li 15 Gennaio 1760.

{'millantai tenitori

Bl'ltttiirWilH n«l U*Uu

.Intorno Greppi ')

Ne! 1761, il Prior Viviani , da Firenze (U Ottobre !7<'.l), d«. ce va che, « il miglior soprano é un corto Aprilo, bologaow, in secondo luogo, vi Bono il Guadagni, giA sentilo in cottala Corta, o un certo Carlo Nicolini , che ha riportalo balani* applauso in Torino. ") I migliori tenori sono Pietro del Me/za, veneziano, che si sentirà in Ito ma il venturo carnevale, Gu- Iroo Ettore, che ha canini!, n Reggio, eh.' passerà il tur navale in Baviera. Per le prime donne, non s'offerisci- mi. della Camilla Mattei, che va a Milano, dell'Agii!' « mata in Firenze. Pei ballerini in carattere serie, M. Pietro Ai- nardi : per il grottesco, Gennaro Magri, o Giuseppe d'Ercolaoj, bolognese. Per le donne la celebre Mimi, che ha ballato a I ed Elenn Biittini, che ai suppone gran Hai talora e che, ndmi p. Firenze nell* imminente Carnevale » (f. 1

Nel 1767, la noia dei migliori musici e IpSHM :

Lucrezia Agujara, dotto la Bastardella. Questa ai ritrova in Ferrini; o il marchetta Bentivoglio è il di lei protettore.

La De Amici» ia Vienna.

La Gabrielli in Napoli. Questa è fermata per il carnevale in Tari*»-

Luca Fabi-is si ritrova in Genova. Questo va a Torino a cantar* per il carnevale, assieme «Un Gabrielli.

Mdnzoli. Si ritrova in Firenze e va a cantare a Milano per il carnevak.

Guadinoli o in WiiLvia u in Vir.-n/.". 11 signor coni.- Fiuocchietti darne in forma /ione. (Fol. io"),

') Carte f. 12.°

*) Ma il Caracciolo (Torino, 4 marzo 61) dice di costui: « ò cattivo, pes- simo, e canta nel naso e non ha talento alcuno nel rappresentare >, l 13.*

j ni.

ÀfeéJ

,1 -

Alcune notizie alla rinfusa. La E Nel 1750 stava a

'ari^i. Un agonie napoletano di scriveva < 1 giugno 1750 ) cho « Madame la Dauphine a fai» venir la Faustina avec son 1 lasse, pour varicr le goùt de la muslque, et trouver des lusements, qui lui fussant le plus do plaisir; ils sont antimi- lemont l'un l'autre a Versailles, on leur fait beaucoup -d'ac- eti eil ». E l'ambasciatore napoletano, Principe - : 17 agosto 1750 ) : «Dopo aver l'aito timor* in Corte per circa tre mesi la famosa Faustina col di lei celebre marito Maestro di cappella Giovanni I lasso, e sempre generalmente applaudita per la sua singoiar maniera di cantare, cosiccomo molto con- siderate le belle e buone composizioni del Budello suo marito *e da Xmi a da tallì della FI. Famiglia, mente ne par- ali l'altro, di ritorno alla B trtfl <ii Dresda, pi< lauso, d'onore, e di sontuosi regali, che hanno maritato la tutte le reali persone e sopratutto dalla Delfina con un bel ìore di brillami, che dette alla Faustina suddetta ». •Sul Guadagni. Trovo (poesie informo, eolia data del 1757: Il detto virtuoso 6 dotato di una bellissima voce , fondata :on molta chiarezza nelle eorde di nesso , e nelle corde di so, arbitrami! i COI) molta | li andare agli acuti di decere e di sua liberta. L'abilita è grande del ino can- tre, come il suo personaggio è molto adattato e pulito in nnitamanta con una comica aggiustata, naturalo, seuza iffettatura, o caricatura » (f. 11."). Sul Gioiello. Il Duca di Corisano , da liomu , 22 ago- 1768, scrive di aver rioevnto l'incarico di trattare col iello, e farà il possibile, parelio vonga a Napoli , « de- lire tanto quo diflcultosa me pareco 6er»\ nsecucion ilei ioti me consta everse negado el refendo sugato à ^cmejantes proposiciones y ventajoso> |

te no solamente le bau hecho para los theatroe de

'io que tambien para otros de vartas Capitslos, ule-

rfernpre por oxcusa que su debil complexion noie per-

752 -

mite el poderse desempciìar on ana continuano, recita por ni- i » (f. li.' I Sulla Mii Nel giugno 1756 I .onora, e

pel S. Carlo. Il Principe di Cararaani.ro ( I .li non averne avuto '^ta , e che « a cr»d«r

differisce a contrarre impegno costa, attesa la sperasti, i essa è, di poter l'anno venturo intraprender l'opera par proprio conto ». E il 4 agosto: « Questa donn;; m st-

ili;! Immiti' in Olanda, di dove Ella tornerà qui per trattenere» di certo l'inverno venturo ». E il 15 ottohr ale, eh*

era inutile pensare di averla a Napoli, perche aveva assunto l'impresa del teatro di Londra, {f. lì.")

la Sicinelll, -letta la Francesina.— Il Pinoceli nana

20 tu e: « è considerata '.!>' Ili' pr ìi furia

della Gabrielli, eh* è il rinomata ». Cantava allora

QtZM ma pel carnovale era impegnata a Parma, e per la Seni' .'ma. Andò poi a Vienna nel 1760; àort

Nicola de Majo la tratto per Napoli (Vienn.. ' t.'rina Aschieri a la Galli Il Fin. 2 luglio 1757) die - los Maestros de Capili»

las aprecian ambas, y las con la las mejores, quo pre-

mente canteo, y repn n los lh>-

eferencio a la Aschieri, assi por su prose noia, i las demas habilidades y antiguo exercicio en que la vn/., de una eomo de oin no aa pura la va-' esse Theatro de San Carlos, pues no 6e oirian en di, sino oh* servando ol major silencio ». (f. ll.o)

111 molte altre minori si trovano notizie, co riti

Giacomaz-J , la Livia Segantini , la Spagnoli , Teresa Torti,

.esina '). 11'. VP, 13").

') lii contri die* il Crtrn.xrtolo, da Toriao, 4 in.ir/.i ITul : « » anni .hi*. tmrumloai maritata, ha lasointo il teatro.

i

753

In un parere della Giunta dei Teatri del novembre 1760, sul ricorso del maestro di cappella De Majo, che si lamentava che l' impresario Grossatesta gli avesse offerto per un' opera soli ducati 125, accennate le ragioni delle variazioni dei prezzi dei Maestri di cappella, (il venir da lontano, la loro celebri- tà , ecc.) , si soggiunge : « Perciò al Sassone fatto venire da Venezia, si sono dati per ogni opera 200 zecchini, e ad altri, che similmente sono venuti da fuori, si è data altresì buo- na paga. All' incontro , tra quegli che qui ritrovatisi , al Sab- batini per un'opera due. 160, al Porpora zecchini 100, all' Ar- righetti soli ducati 76; al Piccinni per 3 opere ducati 140; ai quali si accrebbe di venti per esservi aggiunta una cantata; ed al Cafaro per due opere , che ha composto in tempo del Grossatesta, si diedero ducati 180 per la prima, e ducati 260 per la seconda » (Teatri, f. 12.°).

In data di Portici, 25 dicembre 1761, il Tanucci scriveva al Cafarelli :

Signor mio osse r va n dissi aio

La Boia impazienza, con cui il pubblico attende di nuovamente sen- tire V. S. nelle due serate doi 12 e dei 20 dell'entrante mese, forse sa- rebbe stata bastante a muoverla a contentarlo , ma devo sperare che nel parteciparle il desiderio che S. M. avrebbe di ciò, qualunque ragione che potrebbe trattenere Y. S. cederà al piacere d' incontrare il gradi- manto della M. S. E son sicuro che basterà uu tal pensiero a darle an- che quel vigore e quella fermezza , di cui forse per la sua cagionevole salute, potrebbe V. S. dubitare. E, desiderando le occasioni di manife- starle la mia particolare compiacenza d' impiegarmi in tutto ciò che possa essere della di lei soddisfazione, resto con piena stima ecc.

50

7r.4

E il Cafarelli rispose : Eecd lentissimo Signore

27 del camiaaaU di-

0 In vonuratissima «li V. E. oggi in p cembro Mgfl ordini di dorami trovar costà L dei 20 dell'entrante ptf olii» din M. »!<.- 1 mio signore, che Dio aaaatt guardi e per togliere d'impazienza codesto pubblico che attenda osa- mente aeiitii i:ii. io i>oi- me l'avrei prevenuto e sarei in Napoli a iraa- «t'ora , a* non mi fosso , noi mentre ero sulle mosse, sopraggiunta ot fabbro eha mi ha tenuto afflittissimo per dieci giorni continui e cheiwo mi ha lascialo se non M Mi p «■ Sono già par /pi-

zia di Dio in qualche mediocrità e dopo il riposo e il ristoro di poold giorni, ni metterò in viaggio, che ni riuscirà dipana graadfpr le strade u per ampra piovosi, e quando oon possa ghignata ]

la prima aerata, vi sarò per la seconda, nella quale riuscendomi soddisfatta 1' E.V. o il comun desiderio, non mancherò sicuramente, tutto che stia patito assai e quasi inabile per l'avanzata et* a «alila funzioni : Deciderà insomma 1' E. V. l'affare sul fatto o auH'oeslar» ispezione di mia persona, che si darà l'onore di presentarti tubilo » V.S alli quali con profondissimo ossequio bacio le mani. San Donato 27 di- cembre 1854.

Dev.mo ObbVmo Servitore Vara Gaetano Maiorana

Dopo nuovo insistenze , cantò nel prologo del 20 gennaio. {Teatri f. 11").

Tra i pooli dei prologhi e' ù anche queir Onofrio Colacej nel 1799 fu impiccato coinè repubblicano. Ecco una sua! plica, di trenta anni prima:

Onofrio di Colaoe

Ibsoudogli «tato ordinato , che in occasione delle Nona Reali fatto un componimento, dal Consigliar Caruso, gli presentò prima ossia.' telato Giove Sebejio , e gli fu risposto dia non piaceva parche Juawae» faceva le parti di Covello. Ne presento, dunque, altro intitolato/ ir e gli fu risposto esser troppo critico del costume presene fatto dunque il 3.° detto l'Atrtusa, il quale nou avendo per anche a18*""

ipprovazione , supplica eh' mutivi» V. B. il Padre ed il Mecenate dèlie ìttere rompa riluca al supplicante quelle grazie, fin*- la giustizia e la pietà, inuato virtù di V. E., Blimurt ').

Ecco un certificato del maestro Scolari e della cantante De Amicis del giugno 17G6 sul musico Carlo Reina, proposto per S. Carlo, in luogo del Fabris, ch'era slato già scritturato per Milano:

ottoscritti Giuseppe Scolori maaslro di cappella ed Anno de A-

«iets , virtuosa di canto, certifichiamo che il virtuoso musico soprano

rio Reina è mirabile per la .tua gran voce , distesi- corde , di guisa

tu» l'istcwo celebre m inoli] non ha avuto mai lussi «-osi estesi

>me il detto Reina, o ciò lo sappiamo di certa adoan . par arerò io

itloscritta tantalo uiiibnii-iitit col medesimo nel tea t ni ili Milano, ove

«gli recitava da primo soprano ed io da prima donna , colla musica di

sottoscritto maestro di cappella, e sappiamo parimenti di avere il detto

l contato da primo soprano in Venezia, in Padova, in Milano, ove fu

confermato per il secondo anno, e net prosante passa a cantare nel taa-

Iro di Torino. Ed in fedo ecc. (t 1

Rosa Agostini.— Il Duca di S. Elisabetta scrive da 8. Ilde-

fonso, il 38 agosto 1774 : « La cantatrice Rosa Agostini... ha

settato per prima cantante in questi teatri dei R. siti; la di

?i voce è buona , e ne fa tutto quello che vuole, quantunque

poco fonduta nella inusicu ; ha piuttosto buona figura sul

tro, ma mediocre attrice. Qui ha incontrato bene e si ponsa

ad impegnarla pel venturo anno , tutio che questo sarebbe il

quarto, che canterebbe* ne' reali soggiorni a.

Cecilia Grassi. Nel 1774 l'impresario la proponeva pel S. Carlo, soggiungendo: « essa, allorché cantò in questo R. Teatro aveva una voce assai bella, ed ora mi scrive il maestro Bach da Londra, che sia donna d'un infinito merito ». Infatti, di venne poi moglie del Bach.

') Teatri t i&fi

756

onlina Chiavacci, scolara dei maestri i'iccinni e Sac- chini. Il conio Zambcccari, nel settembre 74, informava: « E un' attrice giovano e di compotonta statara ; la sua lOOfl e inolia, bensì voce distesa e non mancante d'agilità; possiedi» mente la musica; ha ramato nei teatri di M..<ileaa, Firenze e Venezia, con mediocre incontro: in alcun team» e arrivata mai precisamente a distinguersi. L'ha sentile ali- tare, e sarebbe una buona seconda donna ». E Antonio Can- telli, da Milano : « Prima cantava il buffo, e come tale in Vie ebbe dell" incontro, dove successe al Bernasconi, cui 6 inferiora bella voce, ma poca; e finora non ha fatto alcun primo teatro , si può metter nella classe delle primo donni (f. 19P)

Venanzio Ratizzi ni e Caterina S il conte Michele Pignatellfp da Londra (26 gennaio 173 veva: « In quanto al primo soprano ed alla prima donna giudizio risponde pienamente alla relazione dall' Impresario sa- detto, ricevuta da questo maestro Sacci ii .randomi avere

entrambi la voce, benché non di molto corpo, chiaro e di | fetto tuono, molto gusto ed espressione nel canto, e grazia ed aggiustatezza nel ree i tare, accompagnata la vantai giosa figura personale ». Ma, qualche mese dopo, dava notisi che, pel clima di Londra, s' erano ammalati, e non sapeva | raccomandarli (f. 21°).

Marchesi , Scovelli o David. Del Marchesi scriveva i Mislivect'k (M unico di Baviora, 11 marzo 1777»: » 11 muuM Marchese, parlando colla mia solita sincerità, è un musico, et* per me lo tengo superiore a tutti gli altri, perchè ha dono di una bella estensione di voce , e canta di ottimo gusto ; e ao che piacerà assai testo verrà in Nap< (art

possibile per venirvi d. L' agente di Milano dice poi per lo | velli: che, « sebbene non eguagli ancora i più rinomati nella i professione, pure ha ivi riscosso molto applauso nello bc«

; vale, e la perizia di lui, e l' ngilitA della voce, possa!

eh' essi piaccia in ogni altro luogo. Ha compiegato cora un foglietto, dove dal maestro di < vieu descritta l' estensione della voce di detto Scovelli ne^-

757

corde di petto e di quelle di falzetto ; soggiugne che il di lui personaggio non è vantaggioso, ma che in quel teatro non abbia latto difetto ». Quanto al David , lo stesso agente « as- sicura che, sebbene abbia un personale vantaggioso, e prometta buoni progressi in avvenire, tutta volta però è inferiore di me- rito allo Scovelli ». (f. 21°)

Questa è una letterina di Elisabetta Teuber. Essa aveva lasciato Napoli nel 1767, e non aveva voluto scritturarsi per l' anno 70-1, dicendo d' aver bisogno di riposo ; ma che sarebbe stata pronta pel 71-2. Ma, a un tratto, si seppe che partiva, scritturata, per la Russia. La corte di Napoli strepitò : mandò istruzioni al Conte Finocchietti a Venezia. La TeOber allora scrisse da Venezia, nel gennaio 70 , che riproduco .con tutti i suoi errori :

Excellence

J' ai T honenr de dire a V. E. que mon angngement pour la Moscovie est pour un' anée seulement , e que apres je n' en ai aucun avec lea Impressaires de Londre, c'est ce que je aupplie tres humblement V. E. vouloir le l'aire savoir au Roi notre maitre, ainsi je suis en liberto de servir sa Majestépour le sep tante un a sep tante deux, mon' ec ri ture avec la Russie n'est pas encore signée y aient encore quelque article a con- venir, et S. E. M.r la Marquis Marucci qui a la Gomission peut l'infor- mar que je n' ai volu m' angager que pour un' anée seulement : je suis avec le plus profond respect

De Yotre Excellence

Tres humble Elisabetta. Taibkr (sic).

Ma poi non s' accordò coli' Impresario, che le offriva 1350 zecchini^ ed essa ne voleva 1800. (V. lett. e carte 1769-70. f. 16.»)

La Cecilia Davis, « nata in Inghilterra e battezzata in Vienna», fu scritturata nel novembre 1775 dagli Impresari del S. Carlo. Lo Hasse dava informi intorno a lei all' Amadori con la let- tera seguente:

758

Milano 9 fumata TI

Amico e Padrone Stim.mo,

La musica del mio Ruggiero è copiala ; io L* ho rovista tutta. « Muto con cinqui' gigliati, li i{tttii ni WOO il iti

a, che va la spedirà quanto prima col Cornar di Rubi. Le Inglesi sono tuttavia qui , e vi si tratterranno in uno cue ««nnou la voslra rispunta. Mi dicono, che ranno scritto sin ila' 5 d'Oliata, desiderano di saper la vostra risoluzione. Mi dicono , che. quando oon posiate risolvervi di accordare l'anno dopo la Bernasconi cara* i rebbero, v vo l'anno spiegalo, la sorella che canta si contenta di » an:ho per l'opera sola del venturo Cu trcha l'essiruriaU dilla

recita di Palermo per l'anno venturo intiero. Ora io non so quella ck

.trote risposto, o quul il, Barale per risolvi1 !lcm,

trovale per la mancanza di prima, donna, l'avete colla tatlta rispoeta già fermala, vi diro, ohe non dovete pnnlo sgomentarvi, muln la giovino Inglese ha molto merito cantando di ottimo gusto, con aa'tfv lila assai brillante, e con una voce graia , che per verità non e qwfl» di una gigan tessa, ma che non lascia di essere penetrante. Hata cola di statura, appresso a poco come la Gabrieli, o Bernasconi. Bau san. e stata ancor sul teatro, ma ò nata per recitare, perche ha tutu la mi* glior disposizione, e passione ohe per ciò si richiedo. Io, in riguardo otl raro SUO talento e per semplice amicizia, 1' ò insegnata per quasi un ww "Otete credoru quanto n n>> dico. Ella non ha spcrism u-atrale, ma la sua passione per ben recitare è tale, che, so le danti buon concertatore, che I" aiuti, potrà molto bene disimpegnani di qw

i parta, lo conto di partir domattina per Vienna, ovu alleni'

risposta, u mi troverete sempre pronto in qualunque cosa lo po> tesi mai essere capace di ubbidirvi. Quando saprò, dunque, che «tiri»

ita la detta Inglese, o che la fermaroto in questa, o altra ocrasiuM, allora vi raccomanderò eoa tanto maggior calore ambedue la sorelle, U quali stimo moltissimo non solo per la loro virtù, me ancora per l'otuau savia, e virtuosa loro condotta ; o frattanto per sempre mi ri proteste

Vattro dev.mo obi/l.mo vero acrvjr* et amia» Huss ') A Mmi*j

Mon»-r 'ìiùv. Tedeschi d." Amadori au servire do 8. M. lo Roi dea denx Siciloe à Napoli

«) Carle. Teatri, f. 17."

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Nel 1775 si facevano a Venezia le trattative pel S. Carlo col ballerino Pitrot : « un uomo savio e di talento » , scrive il Conte Finocchietti , e V impresario : « che è molto buono per l'invenzione dei balli, ma essendo di età avanzata non balla più di gamba e non vi si riconosce di maestro che il porta- mento di corpo ». Fu scritturato pel 76-7 per 1900 zecchini, e doveva condurre suo figlio e una figliuola, e che ò la prima ballerina del mondo ». Ma questa pretesa sua figliuola, Anna Pitrot , mandò tutto a monte ; perchè una sera del febbraio 76 a Venezia nell' uscire dal teatro , invece di andare a casa di sua madre, se ne andò con un giovane romano anch' esso ballerino e si sposarono. Il Pitrot era semplicemente il suo maestro di ballo, e amico della madre di lei, e l'aveva tenuto con so e maltrattata in modo, da costringerla a questa fuga. Cosi il Pitrot non venne più a Napoli, (Molte carte. Teatri,

t 20°).

* *

Ecco lo stato dei proprietarii del S. Carlo nel 1770.

Iti prima fila

1. Il Duca di Corigliano. 2. A metà, D. Giuseppe di Majo e il Duca di Crivelli. 3. Principe Dentice. 4. Duca di Montecalvo. 5. Principe di Tarsia, ceduto al Marchese di Salza. 6. Marchese Arena. 7. Per ambasciatori a disposizione della Corte. 8. Per l'ambasc. di Francia. 9. Principe di Belvedere. 10. Principe di S. Gervasio. 11. Duca di Riario. 12. Principe di Teora. 13. Principe d' Ischitella. 14. Principe di Laurenzana. 15. Principe di Palmerigi ( prima del Principe di Fondi ). 16. Principe di Caramanica. 17. Principe della Rocca. 18. Duca di Girifalco, oggi della Principessa della Valle. 19. Principe di Ruffiano e Marchese dell'Olivete 20. Principe Gerace Grimaldo. 21-22. Per ambasciatori, a disposizione della Corte. 23. Duca Coscia.

iil l'Ili.

RcgU

Mi.

760

24, Principe di Marano. 25. Principe di Luzzi. 26. Duca di Boc ciao. 27- Eredi Marchese Ferrante, ceduto al Marchese dui Tito. 28. Uditore dell' Esercito.

2.* fila

1. Forino, ceduto a Tarsia. 2. Duca Termoli. 3. Principe Riccia. 4. Principe del Colle. 5. Principe d'Avellino. 6. Mar- chese Fuscaldo. 7. Principe di Stigliano. 8. Duca di Maddalooi 9. Duca di Atri, ceduto oggi a D. Carlo Acquavi va. 10-19. Corte. 20. Principe di Francavilla. 21. Duca di Bovili). : cipe di Torcila. 23. L'eredità di Giovinazzo. 24. Traelio. Prin cipe della Rocceìla. 26. Duchessa di Castropignano. : cipessa di Belmonte. 28. Principe d' Andria.

3.fc fila.

1. Principe di Conca e l'altra metà del Duca di Casteln nardo. 2. Marchese di Poppano. 3. Marchese Auletta, e Ma chese Cangianello. 4. Duca di Vietri e Principe di Campan 5. Teatro. 6. Duca della Castellacela, ceduto sola per le op al Duca di Serracapriola. 7-8. Teatro. 9. Celsamaggiore « Du ea di Caianielb. 10. Eredità di Biscardi. 11. Marchese Cedr nio. 12. Marchese Lavìano d'Anna. Duca di Carignano. 13 Duca di Cassano Serra. 14. Principe S. Angelo Imperiale. 15. Duca di Corigliano. 16. Marchese di Carvizzano. 17. Duca di Mondragone. 18. Signori Carosmo, Caposselli, Scondito e l'e- redità di Telese. 19. Marchese di Mesagne. 20. D. Giacomo Serra. 21-23. Teatro. 24. Marchese di Villanova. 25. Teatro. 26. Principe di S. Severina. 27. Marchese Petroni. 28. Duca di Turitto. (Teatri, f. 20°).

*

Uno dei soliti siali dei migliori cantanti e ballerini, colla data del 1776, è formato cosi :

Prime donne. Gabrielli, Bastai-dina, Teùber, De Amicis, Caterina Schind- lerin, Grassi, Camilla Mattei.

761

Primi uomini: Aprile , Pacchiare tti , Rubineili , Ragazzini , Mi 1 lieo, Benini.

Tenori : Cortoni, Ansani, Del Mezzo, Valentino Ademberg in Firenze, Scervelli in Madrid.

Maestri di Cappella: Cafaro, Buranello, Traetta, Rubini, Guglielmi, Ottani, Sacchini, Piccinni, Paisiello, Mislivecek, Latilla, Neumann, Schu- ster, Luambergen, Anfossi, Sala, Monopoli, Fischetti Qazzaniga, Monti, Tritta.

Ballerini seiu'i: Lepicq e la Binetti, Pitrò e Mim,l Ricciardi e la Ga- sassi, i Campioni, i Favier, i Terrades.

Ballerini grotteschi : Vigano e la Beccali , Cesarmi e la Morelli , i Guglielmi, Sabatini e la Cocchi. {Teatri f. 20°).

GÌ' Im presarii del S. Carlo presentarono nel 1792 questa nota di maestri, cantanti e ballerini, nella quale scegliere pel teatro. Le postille , chiuse tra parentesi, indicano sommariamente le informazioni raccolte. B. buono, cat, cattivo; ». e. non cono- sciuto: m. mediocre.

Maestri di cappella: G. Paisiello, N. Piccinni, P. Guglielmi, D. Ci- maroaa, Gius. Sarrì, Frane Bianco, Gius. Tritta, Gaet. Marinelli, Pasq. Anfossi, Gius. Giordano, Salv. Rispoli.

Prime donne serie: Brigida Giorgi Banti , Francesca Danzi Lebrun, Luigia Todi, Anna Morrìcbelli Bosco, Rosa Lopo (n. e), Teresa Mac- ciorletti Blasi (m.). Cecilia Giuliani (n. e), Anna Andrcozzi (catt.), Anna Davya de Bornucci (m.) , Maria Marchetti Fantozzi (m.), Anna Cosentini (n. e), Elena Cantoni (n. e).

Primi soprani: Francesco Roncaglia, Luigi Marchesi, Carlo Concialini (m.), Carlo Mannelli, Valeriauo Violani (n.c.) Vincenzo Bartolino (m.), Giovanni Rubineili, Vitale Damiani Giovanni Tajanna (n. e.) Fran- cesco Porri, Andrea Martino Severino (b.), Filippo Sarsaroli (cat), Miche langelo Neri (cat. m.), Domenico Bruno (m.).

Primi tenori: Giacomo David, Domenico Mombelli, Giovanni Ansani, il basso Fischiar (n. e), Angelo Fantozzi (cat.) Gius. Simoni (cat.), Gaet. Scovelli (era b.), Vincenzo Maffoli (cat.), Giuseppe Fuoliveri (cat.), Giu- seppe Vicanoni (cat.), Antonio Benelli (cat.), Angelo Bianchi (n. e).

Primi ballerini serti e ballerine: Domenico Andriani , Maria Meroni, Monsignor Putrii, Mademoiselle Redwin, Antonio Berti, Aurora Bona- glia, Sebastiano Gallet (b.), Michele Fabiani (b.), Eleonora Dupró (&.), G.

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Giannini (b.), Carolina Pitrò (b.), Anna Pitrò Barelli (ò.) , Pielr.. «liei, Giuseppa Radaelli (rn.), Giuseppe Galli (n. e). Teresa Valloni-i | Francesca Goppini (ni.) , Gasparo Ronzi (w.) , Mona. Ricciardi (n. r.

velò Di. c), Mad. Vestila (». e), M.r Diledat <»i. ■:■). M 1". ri J», I. :ii>m. Ballon (./».), Pietro Angolini (6.), Teresa Ball- Luigi Casali (»i.i Bll BÌI 5p rati («. e), Francesco Clerica (&.», R Clerico Pansìsri (w.) Giacomo Clerico (6.), Margherita Rossi I Pietro l'i- toceoxo Parodi (>«.). Stolli uM*p;

lleil 7.), Caterina Villoneuvo (b.) G. B. Cocchi. Maria Covanti

Antonio Mo ri i^.l. Giulio Vigano, Vincenza Vigano (*.

Anna Schiusila (n. e.)

Primi grotteschi « messo carattere : Andrea Mariotti, Tereea Ila: Antonietta Bernardini (#». e.), Beati Teresa Do

(h.), Vincenzo Ricci, Gasparo dui Lungo («. c), Boncdi il Piero Pinucci (6.), Ruflad'- Parlotti, Ranieri Pani] ligia Colliai

I ii. Ili (/>.), Marianna Fahri.* , evangelista Piorelli (6.), Pasquale Al- l', nini (fr.), Carlo Binnciardi (ra.) Margherita Alberimi, Gioeoppe For- mica (b,), Maria Alberti m . Gaetano Adacci, \iniunciala Al

i Sereni, Maddalena Bianciardi, Giuseppe Calvi (m.). Agostino B*r- i "i 11. (.-,.), il. B. Orti (ò.), Geltrudu Danumiu {b.}, Antonia Tumnuiioi (ft), Carlo Taglioni (m.), Gaetano Cipriani, Giovacchino Brm so cor.), Felicita Hauti (6.) Gennaro Torelli (in.), Enlaria Coppini, jiolilo Bancholt) (&.), Assunta Seflbni, Pietro ['ranchetti , Antonio Chii- vieri, Pasquale Angiolini (b.), Pietro Marchesi, Brigida Cappelletti |*.|, Costanza Finsi, Filippo Gentili, Niocola Angiolini (*.), Giacomo TrabU- Ronsi Genti ('<.). Colomba Torselli (ò.), Niccola AnJneat, Isabella Ventarla! (eat), Antonio Si rie t li (cai.), Orsola Goreai, Giuseppi Ferrari (rat.), Anna Maria Zaanini (rat.), Lucia Berlini (raf.>, Oe- gliehuo Bauli (

K I' Udienza ridusse e formò cosi la noia:

Primi cantanti: La Danti, La Danzi Lobrun, La Todi, La Man. L* Macdoiietti, Le Giuliani.

Primi soprani: Marchesi, Pacchiarotti, Roncaglia, Groacentino, Nili Bruno.

Primi Ballerini: Vwtria, Gallò, Clerici, Franchi, Fabiani, Già ma». Mo7.wr.-lli, Vigano padre, Vulcani-n ina.' Petrix, PietroA»-

i, Innocenzo Parodi.

Prime ballerine: Eleonora Dupre, Carolina Pitrò, Anna Pitrò Barrtli, Carolino Dnpré, Teresa Ballon. (Teatri f. 31.°J

763

*

Alcuni anni dopo, nel 1798, si sceglievano dei maestri di cappella i seguenti come idonei pel R. Teatro, cioè: « D. Gio- vanni Paisiello, D. Pietro Guglielmi, D. Nicola Piccinni, D. Do- menico Cimarosa, D. Giacomo Tritta, D. Francesco Bianchi, D. Francesco Pitticchio (sempre e quando però S. A. R. la Principessa Ereditaria lo comandasse), D. Sebastiano Nasolinf, Winder, Salieri, Cherubini, Zingarelli, Tarchi, Nauman, Iustor, e finalmente Stercher ». E « per evitare da oggi innanzi ogni arbitrio, deferenza, o altro motivo dell' Impresario; si è con ap- puntamento del Tribunale risoluto di non essere in sua libertà di nominare altri maestri di cappella pel connato R. Teatro, se non quei tra gli esteri, che abbiano acquistato grido o rino- manza in Italia; e, tra nazionali, coloro che, almeno per otto o dieci volte , abbiano plausibilmente scritto per gli altri teatri della Capitale » ').

i) Debbo questa notizia all'amico Y. d'Auria.

AGGIUNTE

767

La stampa di queste ricerche, fatte nell'Arca, storico per le iror. napoletane, e durala un paio d' anni. In questo tempo, seguitando nei miei studii a tener d'occhio lutto ciò, che ri- guardasse la storia teatrale di Napoli, ho avuto il modo di accogliere un gruxzolello di notizie, alcune delle quali molto importanti , da aggiungersi qua e li nella mia esposizione. E sono questo.

Cominciamo dal principio Ho forse respinto un po' troppo recisamente (pag. 3) l'affermazione del Saint-Priesl che alla Corte di Carlo I d' Angiò « on jouait la comédie ». Se quel- l'affermazione e arrischiala nella sua generalità, non è mori che una delle più antiche opere profane del teatro francese, un piccolo dramma di Adamo de la Halle, fu rappresentalo a ii, alla corte Angioina. Adamo ■> Il Halle era nativo di ilarras, e autore di altri duo componimenti drammatici. Segui a Napoli il conte Roberto II d' Artois ; e qui, nella Corte di I I, fece recitare il suo Jeu de Robin et de Marion, se- condo le piiì probabili congetture, nell'autunno del 1289. È una serie di scene pastorali, « un centon de pasteurelles » , come lo definisce un suo recente critico; che, tuttavia, nell'insieme non manca di vita e di originalità. Su Adamo de la Halle hanno scritto recentemente L. Petit de Julleville, nel suo Ré- pertoire du thèatre comique en France au Moyen ùge ( Paris, Cerf, 1886 ) , e A. Rambeau, nella sua monografìa : Die dem troucere Adam de la Halle zugeschriebenen Dramen (Mar- burgo 1886). >)

') Gfr. l'articolo J- Bédier, L*s commencemenli du thWre comiqw en France, nella Renne d** deux monda, 15 giugno 1890.

768

Il sonetto, da mo pubblicato poi primo (p. Sì, èstatoonalu riportato nei Nntahilia temporum di Angelo de Tu pubblicati rccentomento dal Cnrvisieri '), con podio vari coiisÌKlenli principalmente in forme iliJi'tiali napolotUM) lui te alle fiorentine. Nello stesso Tummulìllis, ci «tino lunghe descrizioni di feste per le nwce di Alfonso Duca di Calabria con Ippolita Sforza, e per quelle di I

A p. 16-7 ho accennato dlfl feW« 'Ini Sannazaro, intitolata ì'simbascerùi dal Soldati», e ho dotto chi fu forse anche re- citata nella corte Aragonese. Fu recitata, difetti, 1490, conio risulta da questo documento, tratto dallo Gsfo di tesoreria, voi. 130 (1400), f. 210, che rat comunica l'i Dott E. Pércopo:

Dinari pagati per miss9r Iacono stendardo quisto Carnevnl»- legatura d<? vestiti et altre cosa por servitio del Illmo S, P,

fnhliani (nllocrlinli).

Per una maschera comperata: I tari, X grani.

A di XXYI per alloghatura de due maschere per doi dy uno tari, dico I tari.

Ad doi mori de lo ambasciatore del Soldano, che andarno un di cum lo Illustrissimo s. principe stravestiti per Napoli : uno ducato , et dece grani dico I d. X gr.

A di ultimo per alloghatura de un cane et un manto do ciecho nno tari, dico I t.

Per due faccie incarnate comperate.

Per un'altra maschera.

Profumi comprati da Berardino, che fa li profumi, che sta ad Sancto Dominico.

') Roma. Istituto storico, 1890, p. 51. *) V. pp. 133-5, e 221-3.

m

Polw de cipri, acqua nafra, acqua maacliata, ogljro do bonjoyno, acqua Torongo, do fiorì de murto, caw«cta d'ambra, oglio do latin

In un ms., copia del s. XVII, posseduto dal eh. Comm. Capasso, intitolato: Perchè fu composta e da chi la Cannona solita a cantarsi il capo dell' anno, che comincia : Io te canto in di- scanto eh* è un eomeato alla nota filastrocca), ci sono vario ie d'un certo interesso. L'autore dico che quella canzone fu cantata per le nozze di Ferrantioo e dell'infanta Giovanna. Essa avrebbe un rignil litico, che l'autore del cemento

avrebbe saputo « dal Caracciolo, il quale essendo a pranzo una maiiiia con la buona memoria del mio signor Padre in ta- vola con tutta secretanza dichiarò questa canzone punto per punto, et io ull'hora me la scolpii in tal modo nella memoria, che non mai mi uscirà finche io viva a. Tralasciando di notare ri., ohe nr.n ci riguarda, ecco ciò che vi si racconta delle feste delle nozze: « Non vi DMOOOfOO nuli* sollazzevoli intermedii de musiche d'ogni sorte di forze, d'egloghe, eh' ivi s' inlesero; et il Fontano et il Sanazaro, che ivi erano, ferno recitare non so quanti di quelli loro gliommari napoli inneschi , et Carideo, Barcinio e chiamato dal Sanazaro ne\V Arcadia, essendo costui segretario del Re, cantare mille sue frottole, fatte da lui in lode della sua Luna, di BUI egli lOUO nome d'Endimione era mirabilmente invaghito ; et. allhora che il Re voleva andare in letto, comparve una mascherata d'alquanti cavalieri ricca- mente addobbati, ha i quali vi furono due, l'un vestito da con- tadino , e 1' altro alla corteggiaua, sonando una lira ; i quali, dopo haver sonato un pezzo, concordamento cantaro questa canzone ».

Un'importantissima notizia mi viene fornita dall'egregio Conte I. Malaguzzi , Direttore del R. Archivio di Stato di Modena. In una lettera , diretta al Duca di Ferrara da un suo agente

51

770

in Roma , Mathias de Canali , in data del 27 mano I trova: « Qui se dice chel Re de Napoli ha incitati ftdria Comico cum la sua schola per representare Cav- alle note dela Regina focene, et Duca de C rJ*j nel mese de mano proximo, et manderalli una galea : ha dato la possessione al Cardinale de Salern

Questa compagnia comica {schola) costituita, col suo capo* comico ( Ff.drid ), e col ano rojiflrtorio {comedie et eglogt princìpi] del cinquecento, è un fatto notevole, da tener presente pei precedenti delle compagnie dei comici dell'» >

A proposito delle far» cavaiole della prima metà d' voglio notare che il Dolvito (Variorum ms. Ili, i -> ci»

il padre di Colaniello Pacca (professore, quasi' ul versila di Napoli, e scrittore di cose storiche, morto il era un sartore, di nome Bartolommeo oon bottega alla Sellarti, che, per la sua valentia nel recitare nelle farse, era chiamato i monemente Bartolommeo de le /ti ne ').

Ho citati alcuni canti popolari, riportati dal Braca in una sua farsa. Ma ho lasciato di notare che due d'etsi: l'arata retta mìa, partonareila, o fancutilto menarne no n citali dal Del Tufo nel noto manoscritto, e il primo d'essi aa- che dal Basile nelle Muse napoletane, Ogl. IX.

A quel Giulio Cesare Brancaccio, del quale ho fatto caaa» (p. 45), dedica un lungo articolo il D'Afflitto . Memorie scrttt. del Regno di Nap, (li. 159-62).—

Tra le Lettere inedite di Bernardo Tasso, per cura di G. i pori, Bologna, Romagnoli, 1869 (Scelta di curiosità lettere ine- dite o rare. Disp. CHI) , ce ne è una, dove si parla a ' diurni commedia, composta dalla personi, tk e diretta

la lettera, e che il Tasso avrebbe raccomandala al 1

>) R. Àrdi, di Stato in Modena. Cancelleria Ducala. [tonaca **l Oratori ©st'onsi a Boa *) Cf. Cape*», La

771

lerno, e, a proposito della commedia, il Tasso avrebbe d< io n non si pensava elio di ninno di questi gentiluomini in [uesta regno, potesse uscir comedia, che meritasse d'essere recituta pio che la vostra o. Ma a chi sia diretto la lettera, che titolo avesse la commedia , non si sa, o manca anche la data por far qualche congettura (|

Di duo commedie del "l'ausilio si ne lettere

inedito ili lui, esistenti nella Biblioteca della Fac. di Medicina <li Montpellier (fatte copiare dalla Soc. Stor. N'ap.). E, propria- \ da una lettera in data di Napoli, 1 ottobre MDLXIII, iiretta alla signora C S. L., che dice: « Mando a V. S. le 'In*- commedie, che io le promessi l'altro giorno ; le quali se bene non son fin qui state recitate, furou poro fatte da mo giA dieci

(anni sono, perchè hora, per gratia de la mia matrigna for- tuna, noli' infelice peregrinazione, in oh' io mi trovo, ho sem- pre più commodità di soggetti tragici che comici *. Ho accennato a p. 50 alle tragedie di A. Paulilli , dicendo ohe probabilmonie erano state recitate a Napoli. Avendo i finalmente \> i e di esse, posso nnr affermazione «li bttO la BUj ne. Il frj ù questo: il Giuditta di l'aride tragicomedia a cui siegue f altra del Ratto di Ilelena, con la Tragedia dell' Incendio di Troia di Anello Paulilli. Nap. secondo le antiche favole con pricil. per anni dieci. In Napoli npjirexHO Gio: Maria Scoto L'ìGfJ I semi dramma ha poi un frontespizio particolare. Il primo è de- i al Viceré, Duca d'Alcala, ed é preceduto da un discorso Paulilli sulla tragicommedia. Nel prologo, si dice, tra l'altro: Ma ah ah ah, eh' io scoppio, eh' hor mi sovviene d' un ga- nomo che voleva che quelle tre Dee fosser state vedute ignude dal Pastore sul Proscenio, come che cosi volse 0\ gli risposi che, quando s'havesser potuto bavere nel recitare •* -li quello gentildonne, alle quali si rapprosontera, ad elettimi.' dell'autore istesso, ch'io lodava il suo pensiero 1 »

772

Il BèOOodO dramma ò dedicato al sig. Ferrante Carafa. Mar- dieso di San io Lucido; e dal prologo appare che fu recitala dopo il (i imi ilio di Paride.

Il teRO »• dedicalo al signor Vincenzo Carraf.i d' Ariano;! nella dedica si dice : « Accetterete la tragedia de l'Iocei. Troja, in stampa, con quell'occhio, che voi l'intend la vi fu rupi-esentata nella sala del vostro Palazzo ». E nel pro- logo si parla di «quei vostri giovani napoletani, che cosi rcvolmente la rappresenteranno, li quali non per de- ll snlo per loro diletto et peragratarvi (come che sono amici de ti vertudi et amorevoli <li voi) a lai >pr«*

ranno ».

Tra lo opero letterarie, che furono scritte nello nostre vincie por la vittoria di Lepanto, 6 restato ignoto al Coni (I Napoletani a Lepanto, Nap. 1885} il dramma di Cesar» < h | questo: Trionfo della Lega di Cenare Torneo della i di Tropea , in rappresentatione distinta in cinque atti I cala all'altera del sereni :inor Don C

stria inclito Principe dell'Armala la Lega.Cn

licenza dei superiori, in Napoh, Appresso Giosep; dall'Aquila. MDLXXV. (di e.

Nella prefazione, oltre varii accenni e scuse, il Tomeo dk* •i Mi mussi! sinché » questo il loco, dove credea dui anni M I che l'ho composta, farla in presenza di S. A. ri ehi

ila quasi seconda patria noi .m&

et honoraie rappresentationi , tra l'altre sue generose fi-' sono molto in uso, aiutando a questo quei signori, o gono con particolare cura , e debito dispendio [• Popolo, st honor della citta, la qual, perche fu posta a e dell'Armata, ove si uni, onde si parli, e do \ iosa tornò»

e che con sontuoso poute ricevè S. A. nell'andare, e coi statua di metallo 1' h onorò vittorioso nel tornare, havria p«r suo decoro a questo soddisfatto a pieno con ogni genio di epl« dorè, se novi accidenti non s'ha vesserò trapposti sturbo ».

nio di epto- a con

773

Segue la dedica a D. Giovanni d'Austria, in data di Messina, ott. 1573. Gli interlocutori formano una lunghissima lista, itti personaggi allegorici, o personificazioni: Vcnotia, Italia, Roma, Napoli, Fiorenza, Militilo, Sicilia, Malta, Spagna, La Gre- cia, La Chiesa, l'Angelo Michele, la Madonna, S. Piotro, Ci il Timore, Astrae, ecc., ecc. È scritto in terzine, in versi non cattivi. Nell'ultimo atto, la Fama descrive a lungo la I. glia di Lepanto.

Tra i mss. del Tutini , conserv. alla llibl. IJrancacci nel codice 'misceli, seg. Ili, D. 8. 6 inserita) 0 scritto

di e. 32, intitolato: Egloga di Fr. Ani. Imperato re nei 1580.

■■■

Nelle carte Farnesiane f. i)F»7 (Archivio di Stato), tra lo !. i tero dirette a Margherita Farnese da Monteregale (Abruzzo Aquilano), ce n'è una del 30 maggio 156G, nella quale si discu- tono certe accuse fatte al Giustiziere di Civita di Penne. La prima accusa era questa : a ch'esso habbia tenuto una fontina, i.i quale - menava appresso vestita da huomo eoo la spada al Manco, e con l'archibugio sotto di quattro palmi per hi I

mezzo giorno, la quale fornirla riavesse levato a certi co-

itdianti o. Lo scrivente, Nicola Seragoni, risponde su questa

:cusa: «Trovo che havendo menato il Sjg, Fabrizio Stril

atollo del detto Giustizerò, una donna in Civita di Penne, il

sfato sig. Giovanni Vincenzo la teneva nel Palazzo e bo lu

menava dietro per le chiese principali olla messa, e per la

dove andava, di di e di notte, vestita da huomo, con la spada al

e con l'archibugio; donde sia venula detta dormo I

potuto ritrovare ». E, passando a un altro punto delle ac- cuse, accenna a un tale che aveva dato un colpo in faccia a un altro « con un coltello di legno, di qutgU dui portano questi Zanni ». Queste notizie ci provano che in quel t- giravano compagnie di comici per l'Italia nini-! Oliale, e ci mo- strano ira osai Y Arlecchino, colla sua famosa spada di Ifl (cfr. fig. in Moland. o. e. p. M).

774

A proposito del dottor Spaccaatrummolo (p. 63-1), sarà i notare che partii a spacca strommola vale m tano: parlare a vanvera. Strummolo è la trottola.

libro dell'Amabile (La congiura, i processi e la pa di T. Campanella. I, Ì81 i. -i riferisce no brano tera

del Nunzio Aldobrandino da Napoli, 5 giugno 1592: « Io troro OS modo di vivere ;oso di i. i i Rego-

lari, che con molto scandalo et querela i I citta, v

giorno e nottu boli et accompagnati, dove lorpiac quanto intendo , con armi proibite , solo in casa di donne sospette ma alle pubblicke Commedie, si che nel signor Viceré e in questi ministri o venuto concetto che non si faccia ec- cesso notabile in questo Regno, che non e' intervenga o Preti o Frati

In un Successo, che si trova in una delle rodazioni del 0 Corona (ma. Ritti. Max, 1. D.9.,8UCC6fl park

di una certa Nespola, ch'era moglie di un comico napoletani che faceva il Cocìello, in una compagnia d' Firenze, nel tempo del Gran Duca Francesco.

Nella bibliografìa degli opuscoli di Giulio Cesare Croce, fktM <;uerrini(/,a Vita e le opere di < /.allietali,

1879)., ni trova notizia di alcuni tipi comici na| Capitoli e pubticatione del faustoso e in sposatici*

dell' incitto Capitano Marchiane Pattala tiravo Napi ecc. ecc. Sotto n. 99, Disputa tra Cola et Arlechtno ecc., dm» la prima canzone ò intitolata; Disputa fra Cola Sgariaton et Arleehino da Marcarla sopra le lor prodetz? , vanii e spampanate tra un napoletano ed un bergama- fette a dialogo , di otto ottonarii ciascuna , non Cola furibondo limi son quel Arleec1 altro opuscolo sul Capitano Rettola. Sotto u, 158, Opera curar- Biasima composta e dispensala da Cocìello Celrullo O. napolitano.

« »

Un grosso errore m' ù capitato a p. 54, per essermi fidsW dell'edizione, qua e arbitrariamente raffazzonata, che il V

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picella fece di molti brani del manoscritto di Giambattista del Tufo. Il Volpicella (1. e, p. 85) stampa cosi :

Veder talvolta comparire in scena

Con dolcissima vena,

Presto e destro qual suol correr Navettola,

Cornei, Giancola, e Pascariello Pettata.

Parrebbe trattarsi di quattro maschere, che menzioni il Del Tufo ; ma, invece, le maschere non son altre che due. Il ma- noscritto originale, eh' è alla Bibl. Naz., ha invece tutt' altra lezione; ed è questa:

Presto e destro, qual suol correr navettola Coviello datola e Pascariello Pettata

Ora navettola in napoletano è la spola, e il Del Tufo fa un paragone, e non nomina un personaggio. Il Giancola è stato stranamente aggiunto dal Volpicella invece del Ciaoola, eh* è il più antico nome del Coviello (v. sopra p. 55, 80). Giancola è il tipo dell'abate Calabrese , e divenne soprannome poi del famoso Pulcinella Cammarano. Il verso del Del Tufo ha una sillaba di più; ma gli è questo un male molto minore della moltiplicazione di personaggi comici, fatta dal Volpicella, e da me improvvidamente accettata.

*

Debbo alla cortesia del Principe di Satriano, Gaetano Filan- gieri, l' indicazione del seguente prezioso documento, eh* è tra quelli dei quali sarà pubblicato il sunto nel II voi. àe\V ìndice degli artefici (VI della collezione Documenti per la storia, le arti e V industrie delle province napol., ed. dal Filangieri). E un contratto tra alcuni comici, che formarono una compagni?; a Napoli nel 1575; e si trova nel Protocollo di Not. Cristi- fóro Cerlone, 1574-5, Archivio Notarile.

I comici erano Mario, alias Lepido, de Thomase di Siena, Jacobo Antonio de Ferrariis di Napoli, Alfonso Cortese di Na-

776

poli, Julio Cesare Farina «li «ncisco Viiiani A

Lucca : nessun nome famoso , come si vede , anzi latti , per quanto io ne sappia, affano ignoti. Ed ceco il contratto, curiosissimo pei costumi del tempo:

DO COC-

radlara irta M

Dio quinto mansìs Jnlii tertio Indirtionis |.T7n Napoli. Capitali un ;.l 11011)19 d* ldio habiti et firmati tra li Mag-d Mimo, Lepido, i>e Thomasr ilo Siena, Jacobo Antonio db Fbrb Alfonso Cortese da Napoli, Jn.10 Cesare Farina de MiUo» OSCO VrruM da Lucca , «opra la compagaia ioiU et firmata tra pronominali Compagni aopra il (ara al rociUra comedie iu q*«eta di Napoli et altro Ieri* alla et lochi Unto in questo Regno qu altri qualaevogliano Regni , l'rovinrie , Duellati et lochi iptalaeTOfDaav dal mondo. Sono vidallcet:

In primi* li profati magn.ci pronominali compagni prom«Uooo tinuameuto per anni dui da oggi arante numerandi unitamonto «t (aro detto comadio tante in questa citte quanto in altra parta mondo di per di , et aie-omo Mira corno. io a dotta compagnia ni aM manchare per qualsivoglia cauna, et coso dia alcuno di oasi coapatfai inanellasse di (aro et recitare dette oomedia che qui ilo oh» me ogni volta aia tenuto pagare a detti compagni ducati passi

quali aia licito a delti compagni ov 1 -entra renerà ci Cirio fi*

venire et costreagere in qualsevoglin parte del mondo doro mi regge j uitiba-

Item A convenuto che, caso ci 'di «ai compagni «t crwinsn»

sa amaluaso 0 andasse prigione per cauna di detta compagnia, ehe te tal» caso aaso nou sia tenuto a la aupraacritta pona, ansi daranta 4»iti so- latia , et carceratione alano obligati detti compagni darlo la sua fitto die li competo tento in dotto loco dove se ritrovare informo 0 rarr**u quanto (ora detto loco, et delti compagni siano tenuti cooaorvarie la sai parte che porvenorA da dette comadie di par di , et poaaanao «ari ama* pagai siano tenuti mandarcela dorè ae ritrorarè , et stando intona ia alcuno loco et detti compagni votandosi partir»! da detto loco «t p** aendoae porterò siano lanuti portarlo

Item .S convenuto che tutto il guadagno che psrreoarà da tarnmedfctf per occasione d'esse se debbia spartire tra delti compagni prò *rt£ parte et portione et all'altri rocitanti che con detta compagnia » m li debbia dare quello che d* accordo la magior parta da detti <**• pagai crodarè et piacerà che se li denga per ciascaduno da datti •!« r.citnnii, letale la spesi* che occorreranno tanto de magnar, coma «fai*» cose per senrilio de dette compagnia.

-

s

777 -

Itera ò convenuto che por servitio di della compagnia se debbia (• uno garzane, ni quali) M la debbia darò il ritto et salario secondo la magior parlo do dotti compagni se cdbtcntnrà.

Item •> convenuto che s' alcuno d" ossi compagni pigliasi* m un'ilio suo et dandoseli il vitto de conv.-i ti..* u.-'.lo sin i

rrire tutti U predetti "impugni et U auo patrono eia tenuto darli il la rio.

a è convenuto che ogno Domenica a aera m debbia fare conto del guadagno che «irrà p B detta compagnia et se deb

tra detti compagni mudo ut ■Opra, et trntanto se debbia conservare ap- presao uno de detti a a la magior parto da oasi -volerà.

Itera è convenuto elio Ogni una de dL-tti compagni se debbia confessare volto l'anno, cioè la Pascha de Kesurrectioue di Nostro S.Jeau Cri- , l' Assurnptione de la Nostra Donna, et la Natività di Nostra S. Jasu Cristo.

Item è convenuto che so forte (qaod absit) alcuno do detti compagni

compagni l'intenderà, sia ohligato »u- to andarlo ad accusare.

Item ò convenuto -ompagni non possano tra loro jo<

««uno giocho in la loro stantia con altri. Item 6 che quando venera alcuna Indulgentin t 'un lui 0

Sua Santità che stono tenuti detti compagni unitamente pigliarlo.

Seguono le formolo ordinarie , e le firme del giudice e dei

;ioni.

*

Sul principio del seicento, c'era a Napoli un comico, < malo Ottavio Ferrarese, alias Tartaglia. *)

Era di nuovo a Napoli nel 1(521 Silvio Fiorillo, Il 1 bre 1681, egli dedicava a I). Marino Caracciolo la sua media : I.i tre Capitani Vanagloriosi. Capricciosa Rapprc- tentazione di strani amorosi acecnimcnti di Silvio Fiorillo

I Comico. Ded. all'eccellenza del signor Principe di Santo Buono ') Concessione per una sua casa sopra la porta del Marcalo, 1012. Atti uria, di forti f. 1. 1 f. 168.°(Arch. man.). Noi. comun. dal eh. Capaaso.

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eie. In Napoli per Domenico di Ferrante Maccara.no ì Comincia: o Sogliono, per lo più, eccelso Principe, coloro ebc doppo lunga peregrinatone, afla patria ritornano da pi< contraile, recar nuovi e preggiati doni, coi quali nei pia giunti la quasi sopita loro memoria ravvivano ; tal voluntario esilio dalla mia patria . [»or desiare nel suo . animo qualche piccola ricordanza di m "irma:

i-i Ilo, detto il Capitano Matamoros Acceso*.

Tra i personaggi della commedia sooo: Capitan Mail Scaramuzza servo, parassita, napolitano; Cupi: nnconos; Fracasso servo con Franzipane parasito; Tempesta; Scannapapara con TrufTa, capitani napolitani scruc- chi, ecc. ecc.

Sul Coviello Ambrogio Buonomo, e il Pulcinella Ciuccio, una cronaca reca questa ai

fra i tanti alitisi, solevano spesso pigliarsi il terzo degli arren- damenti assegnati ai privali: abuso, contro il quale invano reclamò la Città. Ora « il Conte eli Monterey, essendo in gondola a Posilipo, e con esso li due personaggi fiun

AjDibrogù I taonomo da Cociello et Andrea Ciuccio da Po- nella, dilettandosi questo signore di comedie, fins" di avere una differenza tra di essi, e proponendo ognuno la su* ragi" mtavano ostinatamente con molti in-

voli. Il Coviello propose che si fosse chiamato nn I a decide la loro differenza ; ma il Policinella replico che non vi er fini terzi, atteso se l'haveva presi tulli Sua Eccelleo/ lerey, commosso a riso, non curò ritenersi l'altri leni >• doro noto al Buon, ma. rii.l.

Nell'opera di E. Campardon : Lea comédiens da roi de k troupe itatienne pendant Ics deux derni. lSSKKl

discorrendosi di Tiberio Fiori 1 1 i (I , 222-34), non si fa cena) della storiella del matrimonio, che io ho raccontato col bene- ficio dell' inventario, citando il Sand. Ma risulta dai documenti che il Fiorilli era già a Parigi il 1644, t che sua wn chiamava Lorenza FI isabella del Campo, soprannominata M rinctta.

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Del Dottor Chiaiese parla a lungo il Cortese nel Micco Pas- sare (C. IV e V), e nel Viaggio di Parnaso (C. V.). Inoltre in qualche esemplare della prima edizione del Canto de li Cunti, al quinto volumetto è aggiunta una canzone intitolata: Conziglio dato da lo Chiaiese ad una persona che Vaddemannaie quale fosse lo meglio : nzorarese o stare senza mogliere ; intorno alla quale v. la mia ediz. del Cunto de li Cunti, Nap., MDCCCXCI, voi. I, Introd., cap. III.

Sul personaggio comico Scatozza , si noti che vi accenna Salvator Rosa, il quale nella S. II (La Poesia), parlando dei cattivi predicatori, dice:

Miserie in ver da piangere a singozzi !

Che, al par dei Banchi ormai dei Saltimbanchi, Vanta il Pergamo ancora i suoi Scatozzi ! *)

Alla parola Scatozzi il Salvini annota erroneamente: « cioè, ecclesiastici ignoranti ! »

Sul personaggio del Napoletano. Nei Ragguagli di Parnaso del Boccalini, fìngendosi che i Comici Gelosi fossero chiamati' a recitare in Parnaso comedie per le feste dei matrimonii delle figlie di Carlo Emanuele di Savoia, si dice: « Ed in par- ticolare tanta dilettatione ha dato a sua maestà il signor Cola Francesco Vacantiello , personaggio Napolitano , che ha detto che anche nel l'introdurre il Napolitano nelle Comedie per rap- presentar la fina vacanteria, havevan gl'Italiani mostrato il loro altissimo ingegno, et in somigliante occasione sua maestà ha comandato al maestro dei Novitij, che ad alcuni giovanotti Romani, che si allevano nel seminario quanto prima facesse imparare la lingua napolitana, che, quanto all'affettion de' co- stumi, fermamente credeva, che fossero per far la medesima

') Satire di Salvator Rosa con le note d' Anton Maria Salvini e d' altri. Amsterdam MDCCXC. p. 119.

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riuscita. Solo il personaggio del Capitan Cardano non diade Hiia aBOdfl intera sodisfattione, dicendo che era brutta apra-

'"ne introdur nelle Comedio per milaniatore quello spagn che intanto non si vanta di quello che non ha fallo e inolio che vuol fare, che i mali fatti o ouopreopnr

mena la mani che mi OH la bocca, operando olla mui

l'in fatti che parole. Coniando dunque, che. tosso adoperati- cose gravi dello tragedie, chiaramente credendosi che ogni fautoccino Casigliano, Aragonese, o Biscaglino nascevi' costumi e maniere tanto gravi, che dalla Natura pareva fatto a posta per rappresentar nelle scene i Personaggi di somma maestà » ').

Elemosino dei teatri agli ospedali ed altri luoghi pii. Dej usi francesi a questo proposito, parla il Maugras Lea Cot ftiens hors la hi (Paris, Lévy, 1887, p. 165 sgg.)— Il De Broa- ses, nel 1739, discorrendo degli usi teatrali italiani, «t On lolérait memo un singulier mélange de sacrò et de fané; généretomont, pendant los entractes, on quòtait luminaire de la paroisse, et c'était toujours une mine jmim <i lielle, qu'on chargeait de ce som, de facon a éveiller, *'; était necessaire, la charitó des spoetatemi

Abbiamo visto tra i primi propri otarii del teatro dei Fiortfl tini un Vincenzo Capece (p. 124-5). Di costui, un «U'«

seguenti unii ne: « Huomo memorando in Napoli, poiché,»* sondo nato non solo povero e senza appoggio nessuno, ancora naturale di Tra Francesco Capece, cavaliere Geroso- limitano , si ha acquistato meglio di GOmila ducati di foooìli. quasi tutto contanti in oro solo colla merci» usudw

') W Ragguagli di Parnaso usi signor Traiano Boccalini Rana*

Venati», Gucrigii. MDCLXXX, I. '212-3.

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molli anni per li giochi e prestar danari a giocatori, buscan- do meglio in questo di 16 e 80 mila .-nuli il giorno e

coniinuando l'accennata enercantia, viveva da signore, es*>' egli ancora alto e corpulento e di non ingruto aspetto e pre- senza». Tra le altre sue prodezze, il cronista nota che «r fece

iccidere un comico insigne in Napoli chiamato Testa,

Aurelio » '). Lasciò un figlinolo naturale , chiamato Carlo Capece, olissimo aspetto ; lo fece educare nobilmente ; si approfittò nella musica e nella poesia, quanto li bastava per parlare or- e pulito e dar saggio di virtuoso; ma più profoooore delle armi e del duello ». Costui , vivendo da sgherro , anzi e da capoparte di sgherri, nella strada della Carità », Bill I morir ammazzato.

Il Capaccio, nel Forastiero, facendo una specie di statistica di Napoli, e di ciò che vi si spendeva e consumava, dice : o In comedie considerate quanto si spenda , mentre l' appalto ò di cinque milia scudi » ■).

A p. 95 ho Tatto la facile supposizione che, oltre i teatri il- lustri del S. Bartolommeo e del Fiorentini, dovesse esserci a » Napoli qualche teatro più popolare ; e ho recato un luogo di una cronaca , dal quale si ricava che nella prima meta del seicento e" era un teatro di comedia « fuori Porla Capuana.... presso S. Caterina a Formello ». I contorni di Porta Capuana, come il Largo del Castello, so- state contrade da teatri ino ne moriva, un altro ne nasceva. Più tardi, nel nostro secolo, divenne contrada teatrale anche la strada Foria. Di un teatro, ch'era anche nei contorni ii l 'orta Capuana, alla Duchesca, nella prima metà del seicento, che non so se debba identifienr^i con quello già accennato da me, fa menzione il Tutini in un suo ma. della Biblioteca

') Bocca, ■• not« del Fuidoro, *ui> ottobri 1690.

r) // Fartutiero. IXXXIV, 0. 847.

7*2

Brancacciana. Il Tuffai fuggi da Napoli 4iaiow

17. o mori a Roma nel 1G68: cosicché la 60 deve riferire a tempi di poco anteriori al Mi, dunque, che, per sollevare l'animo dei Napoletani, in tre puah si rappresentavano le pubbliche commedie , ciò* nella stradi di S. Burtolommeo, alla strada dei

Duchesca. Quivi ogni giorno si rappresentavano comedie, tra- gedie, tragicommedie, ed altre rappresentazioni, eccet* nerdl e la Quaresima, L'appalto (acevasi perd. 5000 all'anno ')

Il Conto di Lemos lesse una sua commedia nell'Ai degli Oziosi, alla quale apparteneva ( cfr. Ginnnoi XXXV, 8). Sani In stessa, della quale io ho fatto ceni

Il Giuditta di Paride àr- -, come sappi

in occasione degli sponsali di D. Placido e D.* Isabella Sangro. Questi sponsali avvennero nel 164"J , come bo potato lue pel seguente libercolo: II trionfo della belletta, op- ra del Doli. Antonio Basso. Nelle nozze degli illustriti. *«yy. D. Placido e Donna Isabella de Sangro all' Bcc.ma D. Anna Cara/a Pssa di Stigliano Duchessa di Sabòontlté di Mulina di: las Torres, Vircreina ecc. Xap. MI»-

Un particolare curioso ho tralasciato di ricordare. . della rivoluziono di Masaniello : la prima tribuna delle arringhe di Masaniello ! a Era venuta in Napoli una compagnia di b«l- lerini, i quali facevano cento giochi nel caulinare sopra k corde, ed avevano preso luogo vicino la strada detta de najoli al Mercato, non lungi la fontani un palco di tavole, sopra del quale salivano a rappresentare Ora in qui luto salito Masaniello, scalzo e v

tela grossa, con un L rosso in lesta o un coltello a

mani, ecc. •• Cosi nn cronista. Vedi molte altre testimoniami»

') V. fa passo. Sulla nrfoscrisiotv Iasione della città di Napoli dalla fine del S. XIII fini- al 1809. poli 1883, |'- Ti 1-2.

*) Cf. anditi E. d' Afflitto. Mem. degli srntt., II.

783

pascolo del Capasso: La piazza dei Mercato e la Casa di Masaniello. Napoli 1X68.

A proposilo della Nascila del Verbo Uman.ato.-La più an- tica edizione, che io ne conosca , è quella, citata dal Mungi- tore {Bibl. Siculo. I, 82-4)1 II vero lume Ira l'ombre. OoetO la spelonca arricchita per la Nascita del Verbo incarnato. Opera pastorale sacra. Napoli presso Pace 1698, sub nomino Casi mi ri Rogarli Oconis. La più rocento , questa, che ho sott' occhio: La cantata dei Pastori ossia il Vero Lume tra nbre per la nascita del Verbo umanato. Opera pastorale sacra del dottor Casimiro Raggicro Ucjone. Naftoli , presso Antoni» Alberino editore, 1887.

Cfr. anche ciò che si dice su quest'argomento nella Lega del Bene, periodico dir. da R. Parisi, A. I (ISSÒ), n. 35.

Del teatro dei Padri dell'Oratorio, dove si facovano recite sacre e morali, discorre il Celano; elio dice che, pfOSSO la col- limi di Miradoù : > visi vedo un teatri), simile a quello che sia Botto il convento di S. Onofrio di Roma, dovo chi una Pasca all'altra vi si portano i nostri Padri dell'Oratorio a fare I vespertini nei giorni festivi e, dopo dei loro sermoni, vi fanno r,i I presentare da ragazzi spiritosi molto azioni spirituali » ').

Alla corto dei Viceré spagnuoli si solevano fare comedie se- grete, dove erano ammessi solo gli uomini, e moltissimo so ne fecero al tempo del Marchese d* Astorga, I' amante ili Giulia de Caro (p 1 Ti » - CSA risulta da un luogo di certi >

stri sul cerimoniale dei Viceré, cho si conservano nell'Archivio di Casa Reali' . leggo: « Cuando en Palaci» quiero

s. E hacer alguna cornedia secreta, que no de caballeros, loe eyudos de Camara llevavaaqae be

'} Orfano o. e. V, 404- ò.

- 784

caballeros, assi corno se ostilo en (tempo de Asterga, qu hiciernn mnchtsimas ».

A ciò che li Irito a p. 181 sulla decadenza del dramma s[ gnuolo intorno al 1680 , si può aggiungere che una prova se ne trova nelle stesse parole» che dice il Celano a proposii Fiorentini: « Fu eretto per i commedianti spagn nei tempi passati ne venivano dalle Spagne famose compagnie o rappresentavano eruditissime commedie nel loro Dui

que, ni tempi del Colano '), già non no venivano pfc

Passando a rassegna i ciarlatani nel Largo del Cestelle (p. 142 sgg.), ho accennato al ciaracolo, cioè incan» serpenti. Sui cirauli, coinè si dice in Sicilia, cfr. Purè in .: per lo studio delle i rad. popò l. l, 76 sgg. Un curioso capitolo s consacra ad essi nel libro , più volte stampato: fi Vagabondo orerò Sferza dui liianti e vagabondi, Opera nuòva ecc., Frianoro. (In Ven. o in Bass. per Gio. Ant. Itemondini; s. a.. ma principii del s. XVII) s). Il Garzoni dice dei ciarao son « quasi tutti da Leccia di Puglia, o da qualche luogo àr- dilo » *).--

ì 1662 era a Napoli, tra i coraedianti lombardi, uno chio- mato Zaccagnino , che recitava da Zanni, « qual godeva nnt donna chiamata Laoinia, - nenie comedi che fusse e che non fusse sua moglie, et beveva acq>: con la scena e con gli amanti qualche cotnmodita di oonside razione j questa, cura' e solito dell'oziosa nobiltà impulciati che oggi si e avanzata assai nel bordello , lussi , ignoranza povertà, fu posta in conditione dalli donativi del Pi vallino, dal Principe di Belmonte, et ah -t ignobili, che

con pochissima moneta la goderono. Ven ut Vincenzo Spinelli, Principe di Tarsia a Napoli dal suo stato, comincio ancor lui a vagheggiar la Lavinia, che volle masche- rarsi da Zaccagnino , non bastandolo quullo che aveva speso

>) Com'ò noto, il Colano (1617-90) pubblicava la ne .Ve ti tic dt e cunoto «ce. il 1692,

*) C. XXIX. '■ <,u, p. 78-si.

i La Pkuxa Unira-nL; VéO. 1592, p. 743-4.

785

in Calabria a buffoni, comodi e, cacciatori, convili, musica i tinuu, cavalcatori, mastri di ecc. ». In quel carnevale,

l> Vincano spinelli fece una mascherai da /unni,

o distribuiva cartelli, fece la scritta: la moglie del Principe Zac- cagnino. {v. Fuidoro ms. Bibl. naz. ad an. )

Neil' o. e. del Campardon, I, 235-7, si parla di Michelangelo tanzano, che esordi in Francia nel 1GS5. Aveva per moglie una Chiara Patro. Suo figlio si chiamava Antonio, © fece ì'Ar- leccluno in compagnie nomadi dello foircs.

Ho menzionato a p. 255 Giambattista Dufort, primo bai lei ino al S. lì.'iri<'l"iiimeo, al tempo dei principii detta danza teatrale. Afjgjongo ch'egli è I* autoro del libro: Trattato del Ballo No- di (ìiambattisia Dufort indtnssato all' eccellenza delle sifinnre Dame e de' signori Caoalieri Napoletani , In Napoli MDCCXXVIH, Nella stamperia di Felice Mosca.

Le rappresentazioni nei conventi Nel 1748 fu pubblicato un opuscolo con questo titolo : Lettera scritta al Ree. ft da un religioso sacerdote contro i Teatri e Commedie dei Re- f/tilnri i In Palermo. 1718, nella stamperia degli eredi di Aie- cardo). Vi si risposo con un Saggio istorico Canonico iniorno alla lettera ecc. (Palermo, presso P. DentivengaK K, A questa, fu replicato coli' Esame del Saggio (storico Canonico ecc. (Pa- lermo, MDCCLl presso Pietro iJeulivenga).

Di questi non ho avuto sott' occhio se non 1' ultimo. Nel pri- mo saggio, tra le tante cose contro le commedie nei monasteri, l'autore aveva detLo: a Accade, e non di rado, introdursi an- cora donne travestite con abiti da uomo ; alcuni do* Religiosi d' altri ordini, esauditi per la molta importunità dai loro supe- riori a portarsi nei chiostri, ove spettacoli si fanno, si condu- cono poi Dio sa dove ecc. ecc. ».

786

lili argomenti principali contro 1' uso delle coi a mo-

nasteri erano due: 1) che non tutto ciò, cho convenivi! uomini di mondo, conveniva ai religiosi ; 2) la proil ■■■ dei Canoni di svestire l'abito religioso, e prenderne un : «pie-

sto punto, arse più vivacemente hi polemica. Tra le vari».- trine sul proposito, no e riportata una: che e scomunica, quando il Roligioso lasci l'abito « cimi intr-nu'ona rnassumendi proptor causato rationabilem . pota

vai ut nieliu8 quiescat, vel ut quaerat puiices vel ut apUns

scindat lignum, vel Iudendi gratia ad hornm, ecc. »

Quanto alle distinzioni di commedie turpi e commedio one- sto, si riferisce , accettandola, la distinzione del Card. Pigna- telli: « Turpes foedaeque eae suiit , in quibua de ainonlius Induri», agunt, colloquuntur.... llonesti ludi ii sunt, in quibus nulla omnitio uiulier, nulla lascivies, amor nullus ••

Ed ora qualche piccolo errata corrige. A p. 23 in lue. Castellano Ferentino, leggi Castellano fiorentino ; p. .*»0. i" luogo di Massorio leggi Massonio; p. 236 nota, la Chiavetta 000 e Piaxxa Frano te afferma anche il Voc. !\

me la Piazzetta di Porto

K un *ia lecito ripetere qui in fino le parole di ui dioso della storia teatrale italiana: che, cioè, i molli et ho potuto correggere nel corso del mio lavoro, v anzi' lieto dell'opera compiuta, mi fanno seriamente pensoso altri e molti errori, che certo mi sono sfuggiti, e che ras in compagnia forse di qualche cattivo ragion che oggi pubblico! » l).

') Corrado Ricci, / Teatri di Bologna, p. III.

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