Il 00 1ng(KAKKKd 3 1761 Bargagli, Piero L'Accademia dei Georgofili March. PIERO BARGAGLI CAGGADENIA DEI GEORGOFILI NEI SUOI PIU ANTICHI ORDINAMENTI letta in succinto nell” Adunanza solenne del dì 2 Dicembre 1906 Estratto dagli Atti della R. Accademia dei Georgofili + TT Quinta Serie, Vol. III, Anno 1906. se FIRENZE TIPOGRAFIA M. RICCI Pn n e è er < Via San Gallo, 31 bi me ) a: a À if i E e | Ri LATE na Hi il Pi 1907 March. PIERO BARGAGLI L'ACCADEMIA DEI GEORGOFILI NEI SUOI PIÙ ANTICHI ORDINAMENTI MEMORIA letta in succinto nell’ Adunanza solenne del dì 2 Dicembre 1906 Estratto dagli Atti della R. Accademia dei Georgofili Quinta Serie, Vol. III, Anno 1906. Se FIRENZE TIPOGRAFIA M. RICCI Via San Gallo, 81 1906 mms ano Dm Ln teAea 070) CIhl, Aetademiz) ds i Ae : ; veritto do Mo A Ubali, i: rare oigretatia delete Vea liu liuific:Srcaza agiore) milloAttecento di > Gc su, st0 dA APefko gn vale gt 3 ca ioni ctr TRAI Fx CAMAI lumini bg urna To. pp ao lip lo allo vò Arr VM 422) ron DI A dita mne 47, Badia di An PA MII infvitacifo ib mentore: ta) Aecdemia avendovi fasò è bi sing #4 See È Vee a OI AZZA, ibis ed A gica : 28% fn negero di dreto #9, bt DE corinzi) dn Seria SI CRI SRBISE 38 L'ACCADEMIA DEI GEORGOFILI NEI SUOI PIÙ ANTICHI ORDINAMENTI Memoria letta in succinto nell’ adunanza solenne del 2 Dicembre 1906 L'argomento sembrerà estraneo all’ ufficio di Tesoriere, . al quale la benevolenza dei colleghi volle chiamarmi pochi anni or sono. Ma il Tesoriere appunto fu indotto ad intra- prendere indagini intorno al Premio Leopoldino per cono- scere se al conferimento di questo fossero in origine state poste condizioni speciali, com’ è per i legati Alberti, Gar- «zoni e Cuppari. Il Motuproprio Granducale del 30 Luglio 1767, (1) che istituiva il sopraddetto premio, consistente in una meda- glia d’oro di 25 zecchini (L. 280), ne determinava il con- ferimento a seconda delle forme proposte nei capitoli; ma, per quanto si affermava da persone che hanno lungamente esercitato ufficì nella nostra Accademia, con certezza dive- nuta quasi tradizionale, si credevano smarriti quei capitoli, cioè il primo statuto ufficiale dell’associazione ; ed anco in questi ultimi anni si riteneva che dei capitoli approvati non esistesse in archivio che una minuta informe (2). Cercando nel R. Archivio di Stato venne a mano un regolamento firmato dal fondatore stesso dell’Accademia, l’Abate Ubaldo Montelatici ed a prima vista poteva sup- porsi che questo fosse il regolamento smarrito; ma la data (1) « Atti della R. Società Economica di Firenze, ossia de’ Georgofili » Vol. I. 1791, p. 30 ed in questo a pag. 75. È (2) Statuto e Regolamento 1899-900, pag. 28, nota 1. 4 che esso porta del 1756, anteriore cioè di ben 11 anni al Motuproprio, escluse tale supposizione. Nondimeno era pur necessario accertarsi se l'Accademia possedeva quest’altro importante documento, per poterne, in caso contrario, pro- curar copia; e, nel far queste indagini, avvenne che lo stesso Abate Montelatici offrì il filo di Arianna che con- dusse allo scopo desiderato. Infatti in un pacco di antiche carte nell'archivio dei Georgofili stava un inventario dei. primi documenti, dei libri e di quant'altro possedeva l’ Ac- cademia, compilato dal Montelatici stesso. In quegli opportunissimi fogli si legge che i libri di an- tiche memorie erano due; uno detto libro A, legato in car- tapecora ed uno B, legato in sommacco, macchiato di nero, con nastri verdi. Il libro A fino ad ora non si è rintrac- ciato ; il libro B fu recentemente trovato dal Commesso Signor Buonamici; ed in due cartellini attaccati al libro stesso, sta scritto: Storia dell’Accademia dall'epoca della sua istituzione (4 Giugno 1753) fino al 30 Giugno 1767, scritta in parte dal fondatore Padre Ubaldo Montelatici. Nell’ inventario .poi è detto che questo libro da carte 1 a 21 riporta le memorie segnate nel libro A; ed a carte 27 contiene « quello che successe nel di 30 Giugno 1767, giorno in cui l'Accademia ricevè una nuova forma ». E più oltre lo stesso inventario indica come nel libro B da pag. 31 a 39 sia contenuta Za copia dei nuovi regolamenti approvati con Motuproprio del 30 Giugno di deito anno. Così infatti stanno le cose. E questo libro manoscritto dal 4 Giugno 1753 al 30 Giugno 1767 è opera del Monte- latici; poi è continuato dal Segretario Conte Piero Pie- rucci fino a tutto il 1770, con titoli di letture e con ‘elenchi di soci. In esso sono compresi il progetto di statuto ricercato, le modificazioni portatevi da una speciale commis- sione ed i resoconti sommari, ma importantissimi, delle più antiche adunanze, la prima delle quali costituisce il vero atto di fondazione dell’ Accademia. Sembra che il prezioso libro del Montelatici, sia sfuggito alle ricerche di coloro che, o prima o poi, si sono occupati della storia della nostra Accademia ; senza escludere peraltro E, 4 S/GPRRIONE 5 che possano averne avuto cognizione tanto l'anonimo esten- sore della prefazione al I Volume degli Atti, che il Ta- barrini attribuisce ai socio Marco Lastri, quanto al Com- mendatore Marco Tabarrini stesso; sebbene certi ricordi e varî brani delle memorie siano citati e riportati ‘in altre pubblicazioni della nostra società, ed anche dallo stesso Tabarrini, che i primi cento anni della nostra associazione magistralmente descrisse, insieme al Segretario Marchese Luigi Ridolfi, compilatore di quegli indici accuratissimo (1). E’ noto poi che la storia del terzo cinquantennario è do- vuta al Presidente Marchese Senatore Luigi Ridolfi, ed ai Segretari Prof. Augusto Franchetti e Prof. Prospero Fer- rari, insieme al Cav. Tito Marucelli che ne compilò gli in- dici (2). | ca Il Tabarrini inoltre riferisce, come nel libro di memorie del Montelatici è detto che il Canonico Guasco, Piemon- tese, nell'adunanza del 4 Giugno 1767, 14 anni dopo la fondazione dell’Accademia, propose nuove leggi; e, ripor- tando il proemio delle dette leggi, dice lo stesso Tabarrini che questo proemio, non essendo mai stato pubblicato, deve essere a notizia di pochi; e di più ne indica la citazione, Filza I, pag. 450 tergo, ma non cita le memorie scritte dal Montelatici. Siccome dunque tutti questi documenti; che tanto inte- ressano la storia dell’Accademia, non erano mai stati pub- blicati, il nostro venerando Presidente ed il Consiglio ac- cademico vollero che, a complemento delle notizie sulla isti- tuzione fin qui conosciute, fosse reso noto il contenuto di quei documenti in una pubblica adunanza e poi negli Atti i documenti stessi. (1) Degli studi e delle vicende della R. Accademia dei Georgofili nel primo secolo di sua esistenza. Cellini, 1856. (2) Degli studi e delle vicende della R. Acc. dei Georgofili nel terzo cinquan- tennario. Firenze, G. Ramella, 1904. Altri scrittori di storia dell’Accademia furono il LastrI, Prefaz. Storica agli Atti accad. « Atti » Vol. I, p. 5. — LasrrI, Storia dell’Accademia dal 1785 al 1794; « Atti » Vol. II, p. 8. — De Nogiti, Sulle disposiz. governa- tive a favore dell’Accad. Cotinuaz. degli Atti, Vol. II, p. 15. — Giusi, Di- scorso int. alle varie fasi dell’ Ace. Continuaz. degli Atti, Vol. IX, p. 349. In aggiunta a tutte queste ricerche molte preziose indi- cazioni ed aiuti furono cortesemente contribuiti dai Si- gnori: Senatore Marchese Luigi Ridolfi, Padre Prof. Giuseppe Manni, Comm. Gustavo Pucci, Padre Prof. Ermenegildo Pi- stelli, Prof. Comm. Enrico Rostagno, Prof. Cav. Giovanni Arcangeli e Prof. Cav. Pasquale Baccarini, ai quali mi è grato porgere i più sentiti ringraziamenti. Tre obiettivi possono aversi nell’ indagare intorno alle origini della nostra Accademia : 1. Le forme progressive di organica costituzione. 2. Il lavoro scientifico. 3. La vita economica della Accademia. Intorno alle forme di costituzione abbiamo ampia messe di notizie, non solo dal libro del Montelatici, ma anche da alcuni antichi statuti che, come abbiam detto, non furono mai pubblicati. Niente peraltro potrà in modo migliore e più efficace ricondurci alla presenza dei nostri antichi predecessori, farci quasi partecipare alle discussioni e seguirne gli inten- dimenti loro che l’esaminare alcune delle più importanti pagine di quel libro di resoconti delle prime adunanze; le quali non, come ora, avevano luogo in quest’ aula, dove solo dal 1802 l'Accademia ha sede, ma talvolta nelle Bi- blioteche o Magliabechiana o Marucelliana, nei locali di Piazza S. Marco dov'era stata la fabbrica degli arazzi, nella foresteria della SS. Annunziata, od in quella della Badia di Firenze; e talvolta pure le riunioni si tennero in una stanza del Capitolo dei Padri Teatini, nel Seminario Arcivescovile, nelle stanze del Padre Abate di S. Trinita od anche in palazzi ed abitazioni private. Instabilità che fa supporre i primi Georgofili o non troppo facili a contentarsi, od anche ospiti a quel tempo non troppo graditi. Ma ciò ebbe termine quando nel 1791 Pietro Leo- poldo accordò all'Accademia la prima sede stabile in Pa- lazzo Vecchio in una sala del Quartiere di Leone X (1). Il (1) « Atti della R. Accad. Economica dei Georgofili », Vol. I, p. 28, e TA- BARRINI, Degli studî e delle vicende della R. Accad. dei Georgofili, 1856, p. 15. 7 Governo francese poi, che ebbe in gran conto l'Accademia, concesse nel 1802 le sale dove anche oggi si tengono le adunanze (1). Nel libro adunque del Montelatici, col resoconto della prima riunione, sì narra come avvenne la fondazione del- l'Accademia, il 4 di Giugno nell’anno 1753, (2) per opera del Montelatici stesso, che aveva adunate 18 persone da lui scelte, in una casa sulla Piazza de’ Pitti concessa dal Sig. Lodovico Antonio Fantoni (3). Furono designati i si- gnori Dott. Giovanni Lami, Dott. Giovanni Targioni-Toz- zetti, Dott. Saverio Manetti e l'Abate Ubaldo Montelatici per formare un disegno di regolamento, che veniva appro- vato due giorni dopo; per il quale l'Accademia si intito- lava de’ Georgofili ed in essa era esclusa ogni distinzione di grado tra i soci; quattro erano le adunanze generali e quattro gli Accademici deputati a proporre le materie vil. lereccie sulle quali dovevano farsi studi ed esperienze che il Segretario poi aveva da registrare nel libro di memorie ; a tutti i soci ed anche agli estranei era pur data facoltà di fare simili proposte da registrarsi come le altre. Il fondatore dell’Accademia ne era dichiarato Segretario; e tra i soci doveva essere ascritto un Canonico Regolare Lateranense (4) della Badia di S. Bartolommeo di Fiesole, acciò per mezzo di esso si spargessero nella Congregazione Lateranense le notizie vantaggiose alla agricoltura. Infine ciascun Accademico doveva nel giorno della com- memorazione dei defunti inalzare preghiere al benignissimo Iddio, secondo l’intenzione del fondatore, come può vedersi indicato nel Libro di memorie del Montelatici, che si ri- porta per intiero in appresso (5). (1) TABARRINI, loc. cit. p. 37. (2) MonreLATICI, Libro di Memorie, pag. 1. (8) Il Tabarrini, loc. cit., pag. 11, afferma che la casa apparteneva al Montelatici. (4) I Canonici Lateranensi erano dediti agli studî in genere. Dopo la soppressione di quel Monastero nel 1778 il loro archivio passò in quello di S. Maria degli Innocenti di Firenze, e molti dei loro codici nel 1783 furono consegnati alla Biblioteca Laurenziana. (5) Anche nell’appendice dello Statuto e Regolamento 1899-900 sono ri- portati parzialmente alcuni capitoli sopra indicati. fee It 8 I soci che nel 30 Luglio 1753, cioè nella seconda adu- nanza; dettero approvazione a quelle norme fondamentali furono i seguenti : 1. Abate E. ANDREA BUONAPARTE. 2. Sig. RoBERTO GHERARDI. 3. Sig. Domenico MARIA MANNI, scrittore di storia toscana ed editore. . Conte Grovan MicHELE PreRUCCI. . Dott. Grovanni TARGIONI-TOZZETTI, medico, naturalista, Direttore dell’Orto de’ Semplici, Prefetto della Bi- blioteca Magliabechiana. . Conte Giovan BamrmtIstA FELICI. 7. Dott. AnceLo MARIA Ricci. 8. L’ARcipIAcoNo DEGLI ALBIZI, scrittore d’Economia e di Silvicultura. 9. Giovan BaTTISTA NELL. 10. Dott. Saverio MANETTI, scrittore d’ Igiene, Botanico e Prefetto dell'Orto de’ Semplici. 11. Canonico Giorgio ALBERTI. 12. Prior GiuLIio ORLANDINI. 13. SterANo Forzoni AccoLti. 14. Dott. Lopovico CoLTELLINI. 15. Cav. Binpo PeruzzI, letterato, agronomo ed economista. 16. Marchese UsALDO FERONI, agronomo, propugnatore del prosciugamento del Lago di Bientina. 17. Abate Don UsaLpo MontELATTOT. SI a D La giovane istituzione era la prima di indole agraria che sì costituiva in Europa; giacchè a quel tempo, al dire an- che del Tabarrini (1), esisteva solamente a Dublino un’Ac- cademia agraria, ma piuttosto quale istituzione privata e non pubblica come stava per divenire la nostra. La Toscana era retta allora da un Consiglio di Reggenza istituito da Francesco II, quando questi lasciò Firenze per succedere al padre nell'Impero di Austria; ed il Capo del Consiglio di Reggenza, Conte Emanuele di KRichecourt, lo- (1) Tasarrini, Degli studi e delle vicende della R. Accademia dei Georgo- fili, nel suo primo secolo di esistenza, pag. 8, nota 1. i i ent n rat date n, einen 9 renese, apprezzando la grande importanza che la nuova Accademia avrebbe preso, volle personalmente darle e in- dirizzo e protezione, come si legge nel seguente resoconto di adunanza nel libro di memorie già ricordato : «Il di 3 Ottobre 1753 si adunò l’Accademia nella Li- breria Marucelliana, dove comparve improvvisamente Sua Eccellenza il Sig. Conte di Richecourt, accompagnato dal Sig. Maggiore Dumesnil (1); e dopo essersi il detto Signor Conte ivi trattenuto alquanto tempo in piedi nella gran stanza della Libreria discorrendo ora con uno ora con l’altro degli Accademici circa il Regolamento della stessa Accademia, si ritirò meco in una stanza a parte, ove si degnò d’espormi i suoi sentimenti; e chiamati nella stanza a parte diciotto accademici ci fece tutti sedere, (sembra quasi di vederli quei Georgofili nei loro caratteristici co- stumi del secolo XVIII accolti intorno al Richecourt ed al loro fondatore onorato) ed in presenza di tutti spiegò quei sensi medesimi, che si era degnato di conferire meco, ed a chiara intelligibile voce disse : < 1°. Che il numero degli Accademici sembravali troppo copioso, e che con tanta moltiplicità si sarebbe conchiuso poco. < 2°. Che le dissertazioni, e simili cose come storie, ecc. non erano di vantaggio all'Agricoltura. «3°. Averebbe stimato bene fare una deputazione di do- dici Accademici, che si dividessero in quattro classi, vale a dire tre per classe presso a poco, come in appresso : < Prima classe, alla quale appartenesse fare sperienze ed osservazioni su quella parte di Agricoltura, che risguarda la coltivazione del Grano, delle Biade, e de’ Legumi, e simili cose, le quali con rusticali strumenti assolcanti, e fendenti si vanno seminando. < All’altra classe appartenesse le Osservazioni, ed espe- rienze intorno alla coltivazione delle viti. « Alla terza classe degli alberi, come sarebbe ulivi, mori, ecc. (1) Anche il Maggior Alessandro Dumesnil è compreso negli elenchi degli Accademici, con la data di elezione del 19 Aprile 1754. k n i" È See 2 a ii" #4 ACE bg pi é ei ieri Lia at iii a N e Vene e ri zi ra iaia eri n x » Covent \ pro bo | 10 « Alla quarta de’ giardini, orti, agrumi, fiori, ecc, « Terminato che ebbe il detto Sig. Conte di Richecourt un tal discorso, conchiuse con dire, che venendo dalla nostra Società stabilito un tal Regolamento, e conchiuso qualche cosa di buono, Egli si sarebbe intromesso presso Sua Maestà, acciò si degnasse onorare la nostra Accademia della Sua imperial protezione, e poi in compagnia del sud- detto Maggiore Domesnil se ne parti » (1). Per ragione di ordine cronologico, e più ancora per se- guire da presso lo svolgersi del progressivo ordinamento che si dava alla nascente società, dobbiamo qui lasciare .il libro del Montelatici e le sue narrazioni, per riprenderlo in seguito. Giacchè dello stesso Abate Montelatici, come è già stato accennato in principio, esiste un altro statuto nel R. Archivio di Stato. Di tal documento è stata procurata una copia autentica per l'Accademia, ed è qui appresso riprodotto, a pag. 78. Questo statuto in data del 24 Marzo 1756, firmato dal Montelatici, riassume con maggiore larghezza le poche norme rudimentali che avevano regolato le prime adunanze. Nei 12 articoli che lo compongono è confermata la divi- sione dei soci, che da prima era in quattro classi, poi cre- sciute infino a otto, avuto riguardo alla vastità della ma- teria, per desiderio degli Accademici e col consenso dello stesso Conte «di Richecourt. Vi sono prescritte quattro adunanze l’anno, le indicazioni P) per la elezione dei soci a voti segreti, e si afferma il do- vere dei soci stessi di procurare corrispondenze e notizie riguardanti l’agricoltura toscana; di che il segretario era obbligato a tenere nota in buon ordine. Anche la isti- tuzione degli uffici di Depositario e di Istoriografo (2) comparisce per la prima volta in questo statuto; benchè nella prefazione il Montelatici insista anche maggiormente (1) Di quanto vien riportato qui ed altrove dello scritto del Montelatici sarà letteralmente conservata la genuina forma ed anche l’ortografia, che talvolta sono un po’ singolari. (2) L’ufficio di Istoriografo fu assegnato per qualche tempo allo scrittore Domenico Maria Manni, Accademico della Crusca. il sulla necessità di una perfetta eguaglianza tra i soci, senza distinzione di gradi; e, ordinando democratico e po- polare il reggimento dell’Accademia, giunge pure alla af- fermazione (nella forma almeno un po’ strana) che possa dirsi una perfetta anarchia. Infatti fu tanto osservato questo precetto di eguaglianza tra i soci, che la nascente Accademia, incominciata con sole 18 persone, procedò senza nemmen presidente fino al 10 Marzo 1757, quando già contava 96 Accademici. Il primo che occupò tale ufficio fu poi indicato dallo stesso Montelatici nella persona del sig. Abate Giovan Gualberto Franceschi, che a viva voce venne eletto Prin- cipe dell’Accademia per un anno, nell’ adunanza sopra in- dicata. A questo documento sono annessi alcuni pregevolissimi resoconti dei primi lavori e letture accademiche; e dopo ciò il Montelatici termina dicendo: < E questi sono i saggi d’un’Accademia nascente, e per così dire bambina, dalla quale non si può attendere che faccia passi da gigante; ché tutte le più lodevoli imprese hanno avuto (se ben si guarda) incominciamento da pic- coli principi. Ai quali si può aggiungere un catalogo ra- gionato di più manoscritti, che si trovano nella città e contorni di Firenze, che trattano di materie botaniche e medicamenti, che ha per le mani e va tessendo un acca- demico georgofilo, che or ora l’ha condotto a fine. « Così è. Don Ubaldo Antonio Montelatici segretario della Accademia. A dì 24 Marzo 1756 ». Un'altra fonte deve pure esser presa in esame, a cui sem- bra che siano state più particolarmente attinte le notizie sulle prime vicende accademiche da coloro che si sono occu- pati di tal soggetto. La Filza I, Sez. I, Classe I dell’archivio sociale contiene, tra molti documenti, una minuta di leggi distesa dal Dot- tore Giovanni Targioni Tozzetti, nell’anno 1756, per ordine del signor Abate Giov. Gualberto Franceschi, Principe del- l'Accademia; e poi il manoscritto di un altro regolamento compilato dal Proposto Marco Lastri e dal Dott. Luigi Tra- 12 montani; ma di questo ultimo non terremo parola perchè già fu pubblicato nel I Vol. degli Atti nel 1791, da pa- gine 56 a 68. Giovanni Targioni Tozzetti formulava il suo progetto di statuto con indirizzo più vasto, più determinato e partico- lareggiato; nel quale alla Società od Accademia dei Geor- gofili è assegnato lo scopo di correggere, ampliare e per- fezionare le teorie e la pratica dell'Agricoltura toscana. In esso forse si supponeva uno sviluppo dell’istituzione anche maggiore; giacchè i soci potevano giungere fino a cento, dimoranti la maggior parte in Firenze. Questo statuto, come i precedenti, è basato sulla divi- sione in otto- classi determinate, coll’ aggiunta di nume- rosì uffici, come i Segretari delle otto Deputazioni, i Sin- daci, il Provveditore, i Censori, i Consiglieri, i Coadiutori del Segretario ed altri ancora, che tutti insieme danno 48 ufficiali. 3 Che ne avrà mai pensato l’odiatore delle distinzioni ge- rarchiche ? Per la prima volta sono date alcune norme per l’asse- gnazione di premi, consistenti in medaglie ed anche in anelli, da distribuirsi a sorte tra i soci, e per concorsi tra gli estranei: all'oggetto di provvedere alle spese erano già state in addietro stabilite tasse che dovevano esser pagate dai soci. Qui dunque è imposto l’obbligo ad ogni Accade. mico di corrispondere 10 Paoli (L. 5,60) per tassa d’entra- tura ed altri 10 per quota annua. Il Targioni mantiene ancora, in memoria del Padre Mon- telatici, istitutore dell’Arcademia, la disposizione relativa al conferimento della qualità di Accademico ad uno dei Ca- nonici Lateranensi della Badia Fiesolana, affinchè, come fu detto, per mezzo di questo siano resi noti nella Con- gregazione Lateranense i progressi e gli studi dell’Agri- coltura. Nulla è indicato nè qui, nè in seguito riguardo alle pre- ghiere che il Montelatici chiedeva agli Accademici nel giorno della commemorazione dei defunti per ogni anno. L’estesissimo statuto proposto dal Dott. Giovarini Tar- 13 gioni Tozzetti, che è menzionato anche dal Tabarrini (1), contiene molte altre disposizioni, alcune delle quali potreb- bero dirsi concernenti solo un regolamento anzichè dispo- sizioni fondamentali. Questo progetto di statuto, che consta di 33 paragrafi, non figura in nessun resoconto di adunanze, nè sappiamo per qual ragione non venne mai discusso e nemmeno ricordato. Esso porta la stessa data di quello del Montelatici, cioè dell’anno 1756. Tornando adesso a riaprire le pagine scritte dal Monte- latici leggiamo che il 23 Gennaio 1767 l'Accademia nomi- nava per acclamazione a Socio, Principe, Capo e Protet- tore perpetuo de’ Georgofili Sua Eccellenza il Signor Conte Orsini di Rosenberg, primo Ministro del Granduca Pietro Leopoldo, recentemente venuto a regger le sorti della To- scana. Molto è dovuto al Conte di Rosenberg del favore che il provvido monarca spiegò verso l'Accademia; ed il nuovo ed attivissimo Presidente, nell'adunanza successiva del 10 Aprile ordinava ad una Commissione composta del cano- nico Conte di Guasco, del Conte Pierucci e dell'abate Mon- telatici un altro disegno di leggi. E non erano ancora de- corsi due mesi, che il canonico Guasco, nell’ adunanza del 4 Giugno, presentava le nuove costituzioni, all'esame delle quali il medesimo Presidente delegava il dottor Gio- vanni Targioni-Tozzetti, il Signor Pietro Lapi ed il cano- nico Montelatici. Questa Commissione con le proprie osservazioni dava parere favorevole allo statuto del canonico Guasco nelle sedute del 20 e del 30 Giugno. E nel resoconto dell’adu- nanza tenuta il 5 Agosto, registrato dal nuovo Segretario Conte Pietro Pierucci, è riportato per esteso questo statuto importantissimo, che con vari altri documenti accessori, quali le osservazioni della Commissione, quelle dell’Acca- demia ed il Mutuproprio del Granduca Pietro Leopoldo, è compreso nel libro di Memorie del Montelatici (2). (1) TABARRINI, Degli studi e delle vicende, ecc. pag. 13. (2) Vedi pag. 75. 14 Lo statuto del quale era stato autore il canonico Guasco, è quello rimasto per lunghi anni smarrito, e molto migliore di quelli che lo avevano preceduto. Nei tre capitoli, che comprendono tredici paragrafi, sono ben definite, sebbene talvolta in modo assai prolisso, l’or- ganica struttura dell’Accademia, il modo col quale questa istituzione ha da procedere ne’ suoi esercizi interni ed esterni, i fini ai quali essa deve tendere e che deve aver cura di propugnare. Minore importanza è data alla divisione delle materie, che pur si mantiene con bene ordinate categorie ; delle quali è detto che potranno formarsi diverse classi d’occu- pazioni accademiche relative a diversi oggetti che saranno repartiti tra i soci. Seguono alcune disposizioni che sono in vigore anche ai nostri giorni, dopo un secolo e mezzo, non ostante nume- rose modificazioni successive. Così è della distinzione in Soci Onorari, Ordinari e Corrispondenti; lo stesso è del numero limitato allora a 20 per i primi e 30 per i se- condi; del dovere spettante a questi di fare letture an- nuali, delle norme per le adunanze e di altre disposizioni ancora. Per i Soci Onorari, ai quali non incombeva l'obbligo di far letture, veniva stabilita la tassa di uno zecchino (L. 11,20) per l’entratura e di uno scudo (L. 5,88) all'anno, con pena della radiazione dall'albo dei soci a quegli Accademici che resultassero renitenti al pagamento. Ed è curioso il vedere ali Soci Onorari ed Ordinari assegnato un gettone di pre- senza della valuta di due paoli (L. 1,12), per promuovere il loro intervento alle adunanze. L'obbligo voluto dal Montelatici e conservato dal Tar- gioni, che un Canonico Lateranense dovesse esser Accade- mico, non è continuato dal canonico Guasco. Ma ciò che più specialmente vi ha di notevole in questo statuto è la maggiore estensione data al fine dell’Accademia coll’articolo concernente gli studi politici ed economici ac- cessori all'agricoltura; dal che venne al nostro sodalizio il 15 carattere di istituzione agraria ed economica, che serba ancora (1). Fra i vari soggetti di studio entro questo nuovo campo lo statuto Guasco indica i seguenti: Della popolazione combinata con la cultura. De’ mezzi per accrescere reciprocamente l’una per l’altra. Della maniera d’impiegare i mendichi e vagabondi nelle campagne. Dell’accrescimento de’ prodotti naturali collocati in ra- gione composta col progresso dell’ industria e delle mani. fatture. Dell’influenza che la vigilanza, presenza ed esempio dei possessori sono a’ contadini e braccianti e de’ danni che reca la loro alienazione delle cose rusticali, ecc. (Vedi pag. 72). * * * Ma la vita dell’Accademia, assai più che nelle forme, andava esplicandosi nel lavoro scientifico: una serie di - accurate indagini intorno agli studi dei primi georgofili e sopra a tutto una raccolta dei loro scritti, sparsi in diversi periodici, sarebbe senza dubbio della maggiore importanza. È certo che di alcune delle prime memorie vennero fatte pubblicazioni separate, che forse non sarebbe impossibile rintracciare seguendo specialmente le notizie date a pag. 10 e da pag. 36 a 55 nel I vol. degli Atti. Ma in ogni modo è fuor di dubbio che la completa enunciazione dei soggetti trattati, anche non trovando più larghi particolari, potrebbe stabilir punti di riferimento assai importanti per la storia della Agricoltura. Nel libro del Montelatici sono poco più che indicati i ti- toli delle memorie, delle comunicazioni e de’ quesiti che si trattavano in ciascuna adunanza; compendî più parti- colareggiati si hanno nell’appendice allo statuto del Mon- telatici del 1756. = (1) L'Accademia aggiunse all’antica denominazione quella di Società Eco- nomica Fiorentina nel 1783. 16 Intanto un primo saggio per formare l'elenco degli an- tichi lavori letti nelle adunanze accademiche ci è dato col riunire due elenchi separati, e fin qui inediti, compilati dal segretario Conte Piero Pierucci nella sua continuazione delle Memorie del Montelatici. Questo elenco comprende le letture dal 30 Giugno 1753, data della fondazione, al 12 De- cembre 1770 e viene inserito nelle ultime pagine di questa Memoria insieme a poche indicazioni analoghe altrove rac- colte. (Vedi pag. 107). Esso si trova pure in connessione, benchè non certo in modo che possa dirsi definitivo, con le Memorie pubbli- cate nei primi volumi degli Atti; giacchè alcune di quelle letture sono comprese nel I e II vol. degli Atti, sebbene siano di data anteriore a quella del principio della pubbli- cazione degli Atti stessi. Qui a titolo di semplice notizia è opportuno l’ indicare alcuni dei temi in allora trattati: Della causa delle frane e dei modi di ripararvi. Di una inchiesta per conoscere le diverse condizioni e gli usi re- lativi alla coltura toscana. Di un vaglio alla francese, di un ventilatore e di una stufa per pulire il grano e per libe- rarlo dagli insetti e dalla umidità. Anche allora si agitava la questione del diboscamento degli Appennini e di altri monti; e si discuteva sulla col- tivazione delle Maremme, sull’ uso dell’aratro Locatelliano e di quello Virgiliano, sui bestiami, sulle malattie delle piante coltivate e sugli insetti nocivi. Un altro argomento di opportunità per quel tempo era l'introduzione del Cedro del Libano, una: vera primizia; perchè le prime piante di questa specie furono, come è neto, introdotte in Inghilterra; poi in Francia da Ber- nardo de Jussieux nel 1734; e il bell’albero di Cedrus Li- bani che vegeta grandioso e robusto, giovanetto ancora dopo 119 anni, nell'orto botanico di Pisa, provenne più tardi dall'Inghilterra nel 1787 e fu piantato da Gaetano Savi. Primizia poteva pur dirsi una memoria intorno alla utilità di propagare la coltivazione delle patate in Toscana; della Solanacea americana che sul finire del secolo XVIII oe Sire 17 e nel successivo divenne il pane di tante popolazioni europee. Una Memoria poi intorno « ad una pianta detta Sulla » (1) letta il 12 Ottobre 1766, ebbe tal successo, che l’autore Mar- chese Domenico Grimaldi genovese, fu nella stessa adunanza nominato Accademico. Ma se troppo lungo sarebbe enumerare tutti i soggetti intorno a cui lavoravano i nostri predecessori di quell’età, non può tuttavia tralasciarsi la notizia sull’ uso di certi guanti di grossa pelle, ricoperti all’interno con maglia di ferro, stati consigliati, a quanto è detto, anche da Bernardo Davanzati e da Gian Vittorio Soderini, letterati del se- colo XVI che scrissero anche di viticultura. Quei guanti servivano a stropicciare il gambo delle viti per toglierne il seccume e distruggere le uova ivi annidate dei bruchi danneggiatori. Il georgofilo relatore aggiungeva inoltre che tale operazione doveva tarsi in inverno. Chi avrebbe mai supposto allora che quel guanto mo- dificato, perfezionato e fatto tutto con maglia di ferro, oggi conosciuto col nome di guanto Sabatè, dovesse poi _ aver parte nelle questioni filosseriche, quando, non sono molti anni, si diede grande importanza alla distruzione del- l’uovo d’inverno di quel perniciosissimo insetto che è la filossera ? E chi avrebbe pur pensato che anche oggi sa- rebbe, a quanto dicono, consigliabile l’uso di quel guanto per la distruzione delle uova di Cochylis ambiguella e di ‘ altri Lepidotteri ampelofagi ? La nostra Accademia era dunque anche allora coi primi nelle innovazioni agrarie, nelle utilità sociali e nel pro- gresso; e la sua opera scientifica molta e feconda. * * * Altrettanto però non potrebbe affermarsi riguardo alle condizioni economiche, delle quali avremo presto detto. Nel secondo anno da che si congregavano gli Accade- mici venne a manifestarsi la necessità di supplire a qualche (1) Hedysarum coronarium L. oggi comunemente usata per foraggio. 2 18 spesa; e fu deliberato un contributo di due lire (L. 1,68) che ogni Accademico doveva pagare annualmente entro il mese di Giugno al depositario Senatore Vincenzo Antinori. Con ciò si provvedeva specialmente a dare qualche remune- razione al Bidello; e quel primo nostro stipendiato, si sa che aveva nome Gaetano Cambiagi. Ma le condizioni economiche della associazione erano tanto poco floride che di una deliberazione per l’acquisto di un bossolo, necessario alle votazioni segrete nelle nomine dei soci, non si fece nulla per allora, dovendo necessaria- mente. mantenersi il pareggio tra la entrata e le uscite. Ulteriormente la tassa sociale venne portata a 10 Paoli (L. 5,60); ed altrettanto fu stabilita la tassa delle prime nomine. Ma siccome, a quanto pare, le riscossioni non pro- cedevano con molta regolarità, fu più tardi determinato, come di sopra accennammo, che i Soci Onorari, ai quali non incombeva obbligo alcuno di far letture, pagassero uno zecchino, (L. 11,20) per la prima nomina, ed uno scudo (L. 5,88) all'anno; sotto pena di essere radiati dall’ albo degli Accademici, per chi fosse renitente a quel contributo. Allo scopo sempre di aumentare le rendite si faceva an- che assegnamento e sulla vendita delle Memorie, quando fossero stampate, e su qualche sperata provvisione governa- tiva. La quale ebbe effetto col Motuproprio nel 9 Giu- gno 1783 (1); che, come è noto, fissò per dote annua del- l'Accademia la rendita di Scudi 400, cioè L. 2352, oltre al premio precedentemente stabilito di 25 Zecchini (L. 280). Questi dunque, erano gli ordinamenti, i lavori e le con- dizioni economiche della istituzione in che vivevano di vita scientificamente assai rigogliosa i primi Georgofili di oltre un secolo e mezzo fa. * * * Ed ora, necessariamente torna a chiedere una soluzione il quesito dal quale movemmo, se cioè fossero state poste condizioni speciali pel conferimento del Premio Leopol- (1) « Atti della R. Soc. Econ. Fior. dei Georg. ». Vol. I, p. 32. 19 dino (1), intorno a che abbiamo intanto raccolto ormai suf- ficienti dati nell'esame comparativo che abbiamo fatto dei diversi statuti nelle loro linee generali. Nello statuto Targioni-Tozzetti è trattato per la prima volta, l'argomento dei premi. E, come ne venivano propo- sti alcuni consistenti in medaglie od anche in anelli, da distribuirsi a sorte tra coloro che avevano occupato cariche accademiche, così erano stabiliti altri premi straordinari che potevano esser conseguiti dai soci, dai corrispondenti o dagli estranei che avessero date migliori soluzioni di qualche quesito proposto dall'Accademia. Il Motuproprio di Pietro Leopoldo prescrive che la me- daglia d’oro del valore di 25 zecchini deve conferirsi nelle forme proposte nei capitoli ; e questi a tal proposito sono così formulati nello statuto Guasco : < Ove poi la paterna munificenza del Principe, o la li- beralità di qualche cittadino zelante per animare lo studio dell’agricoltura venisse a stabilire qualche premio su qualche soggetto proposto dall'Accademia, gli scritti che saranno mandati per essere ammessi al concorso del premio passe- ranno per l’istesso canale (diretti cioè al primo ministro perchè potessero essere esonerati dalle spese postali) senza che sia permesso ad alcun socio onorario od ordinario giu- dicare del merito de’ componenti (?) di concorrere a questo premio ma da’ soli corrispondenti provinciali ed esteri o ad ogni altra persona eziandio ai contadini che avessero dato saggio di una rilevante scoperta e di un notevole miglio- ramento a qualcheduno degli oggetti annunziati nel primo paragrafo di questo capitolo. » Oltre a ciò nella relazione dei commissari che approva- rono lo statuto si trova ancora più esplicitamente indicato quanto appresso : (1) Il Premio Leopoldino, del valore di 25 zecchini, corrisponde a lire italiane 280; e fu portato a L. 300 con Decreto del Governo Provvisorio della Toscana del 27 Dicembre 1859, che aumentava anche la dote fino a L. 4000. Dopo la soppressione della dote e del premio avvenuta nel 1867, questi vennero ripristinati per opera di S. E. il Ministro di Agr. e Comm, Conte Francesco Guicciardini, nostro consocio, con R. Decreto del 29 Ago- sto 1897. 20 « La commissione suggeriva che si desse ogni anno un premio da conferirsi a sorte a qualcuno dei soci che aves- sero comunicato all'Accademia una dissertazione, osserva- zione, macchina od altro; ma l'Accademia persistè nel sen- timento che, dandosi il caso che sia dato il desiderato premio, sî conferisca al solo merito dei concorrenti forestieri e non a sorte, escludendo gli stessi soci. » Successivamente la esclusione dal Premio Leopoldino dei soci onorari ed ordinari è in più chiari termini espressa nello statuto del 1783, pubblicato nel I volume degli Atti; ma dopo quest'epoca nè nelle Costituzioni del 1817, nè in altre, si fa più alcuna distinzione tra i concorrenti al detto premio. Da tutto ciò risulta in modo manifesto come la fonda- zione leopoldina avesse lo scopo originario di premiare i concorsi che l'Accademia bandiva tra gli estranei; e que- sto scopo d’altronde era in perfetta corrispondenza col fine dell’Accademia stessa, che è ancora quello di diffondere e promuovere i miglioramenti agrari ed economici. * * * Per rendere meno incompleto questo esame delle più re- mote vicende della nostra associazione non sarà fuor di luogo, io credo, qualche cenno intorno ai rapporti degli antichi accademici tra loro, non del tutto liberi da inevita- bili contrasti; nei quali però l’interesse del sodalizio pre- valse sempre alle ragioni personali. Ne abbiamo un esempio nel fatto che il merito di aver concepito lo statuto, per primo divenuto officiale con l'approvazione sovrana che dette alla società il carattere di istituzione distato, non spettò all’Abate Ubaldo Montelatici fondatore dell’Accademia, ma bensì al Canonico Conte Guasco Torinese, stato eletto Accademico solamente pochi mesi prima, cioè il 12 Dicembre 1767. Una non remota cagione di ciò apparisce nel resoconto del 10 Aprile 1767, quando il Presidente Conte Orsini di Rosenberg ag- gregò, come vedemmo, l'Abate Montelatici al Can. Guasco ed al Conte Pierucci nella commissione che doveva fare un nuovo 21 statuto. Il segretario Montelatici allora si limitava a di- chiarare semplicemente che avrebbe informato il Conte Guasco di tutti i fatti fino dal principio della istituzione. Questa evidente renitenza nel consueto zelo e nell'attività del Montelatici riguardo alle cose accademiche, può trovar relazione in quanto era avvenuto qualche anno indietro, cioè nell'adunanza del 16 Settembre 1758, quando ebbe luogo la elezione del Presidente Marchese Roberto Pucci; che, seduta stante, si scelse cinque consiglieri tra i quali non figura il nome del Montelatici; e questi chiude il resoconto con le seguenti parole di lamento per tale im- meritata esclusione : « Io per verità (ebbi) qualche poco di dispiacere per es- sere rigettato dal Sig. Presidente, ed escluso dal numero dei Consultori. Non perch’io sia molto capace a dar consi- gli, ma per essere il Padre ed institutore dell’ Accademia e per sapere dove andavano a tendere questi consigli e queste leggi nuove; affine di poterle progettare al Corpo dell’Accademia, ed ottenerne l'approvazione, si erano fatti dare da essa Accademia la facoltà: le quali leggi nuove (per quanto ho potuto sapere da alcuni, e che poi distese da un solo del Seggio, mi furono lette per caso) andavano a distruggere le prime e fondamentali dell’Accademia e diminuirmi l’impiego di Segretario, e concedere una molto estesa facoltà al Presidente, e così introdurre la maggio- ranza fra gli Accademici, origine di qualche invidia, e alie- nazione dall’ intervento ad essa; come infatti, penetrata questa novità, da molti Accademici si videro i congressi assai meno numerosi, di quello erano in tempo, che le pri- miere semplicissime leggi dell’Accademia erano osservate. » Più tardi pure nell'adunanza del 20 Maggio 1762 avvenne che, avendo il presidente stesso parlato della necessità di istituire gradi accademici, gli fu risposto durante la seduta che queste distinzioni avrebbero generato dissensi; e poi continua lo stesso Montelatici con queste testuali parole: « Se non che restati alcuni Accademici a crocchio, il si- | gnor Presidente incominciò ad intuonare, che avrebbe bra- mato d’ottenere dall'Accademia la facoltà di eleggersi un 22 Segretario particolare e che fosse in piena facoltà di tutti i Presidenti una tale elezione; al che non fu data risposta da’ Signori Crocchianti; ed io non mi volli far sentire per allora del torto, che pareva a me fosse fatto, di escludermi dal servire e il Sig. Presidente e l'Accademia di Segretario nelle cose relative alla detta Accademia; essendone stato dichiarato Segretario fino dalla prima instituzione, in ri- guardo ad essere stato io l'origine; e non parendomi di aver mai nel tempo di molti anni, che servo di segretario, mancato alle mie obbligazioni, almeno con piena e delibe- rata volontà; o se ho mancato mi dicano dove, che io mi emenderò. Tacqui dunque allora per conformarmi al saggio silenzio degli altri signori accademici, che erano al croc- chio; aspettando il tempo opportuno, che ciò fosse proposto alla prima, o altre congregazioni dell’Accademia. » Così dunque scriveva l’abate Montelatici; al quale, se non furono risparmiate contrarietà ed amarezze, queste non diminuirono mai nell'animo suo l’affetto paterno per l’isti- tuzione che da lui solo era nata. Le benemerenze sue fu- rono pure degnamente apprezzate nella nobilissima lettera che il Granduca Pietro Leopoldo gli faceva indirizzare dal conte di Rosenberg, riprodotta nel I volume degli Atti Ae- cademici a pag. 28, e dal Tabarrini nella Storia dei primi cento anni di esistenza dell’Accademia a pag. 15 in nota; con la quale lettera era data alla società nostra la sovrana approvazione. L’elogio inoltre che il segretario Manetti pubblicò (1) del Montelatici, morto il 3 di Agosto del 1770, enumera le molte e pregevoli pubblicazioni dovute ad esso. * * * Tutte queste peregrinazioni in tempi men conosciuti nella vita della nostra accademia potranno ormai io spero, render modesto contributo al culto che ognuno professa per la storia e per le tradizioni del proprio sodalizio. Ed oggi che abbiamo rintracciato i primi passi dei nostri predeces- (1) « Atti della R. Soc. Econ. Fior. de’ Georgofili » vol. I, pag. 11. 23 sori, possiamo compiacerci ammirando quanto grande e non interrotto lavoro nelle scienze agrarie, nelle economiche e nelle altre affini a queste abbia recato meritata fama alla R. Accademia dei Georgofili. E, dai pregi del lavoro salendo al merito dei lavoratori, non potremmo senza gravemente mancare alla debita rico- noscenza, non estendere il nostro omaggio, oltrechè ai fon- datori dell’Accademia, anche agli altri benemeriti ed illu- stri Georgofili dei tempi di poi; tra i quali, con animo lieto, ci è dato annoverare il nostro Presidente Mar- chese Senatore Luigi Ridolfi ed il Vice-Presidente Conte Senatore Guglielmo De Cambray Digny (1); degni, opero- sissimi ed onorandi superstiti di quelle generazioni che, dopo aver resi segnalati servigi all'Accademia, ascesero dai concetti delle libere discipline dei campi e dagli studi delle libertà economiche, a quell’ardente desiderio di libertà po- litica, onde venne la emancipazione della Toscana dal do- minio e dalla influenza dello straniero e il conseguimento della patria libera ed una. E così, o Signori, mentre alla preistoria dell’ Accademia va unito il nome di un Granduca di Toscana, promotore di progressi scientifici e civili, oggi è iscritto primo nell’albo di quest’Accademia il nome del Re d’Italia, che ne conva- lida le elezioni dei soci ordinari; il nome del Re che, chia- mando gli agricoltori di tutto il mondo a nuova forma di fratellanza negli interessi agrari ed economici, ha fondato, altro decoro d’Italia, l’ Istituto Internazionale di Agricol- tura in Roma; il nome di Vittorio Emanuele III di Savoia, nel quale, chiusi i lavori accademici dell’anno che sta per finire, inaugureremo i nuovi. P. BARGAGLI. (1) Guglielmo De Cambray Digny cessava di vivere il 10 Decembre 1906, lasciando sommo rimpianto in patria, nella Accademia, nella famiglia e tra gli amici. Q0% ». BARILI Va di È, DE 27 ki MEMORIE DELL'ACCADEMIA DE' GEORGOFILI scritte da me D. Ubaldo Montelatici Institutore e Segretario della detta Accademia Archivio della R. Accademia dei Georgofili. Nell'anno della salutifera Incarnazione mille settecento cinquantatre, il di quarto del mese di Giugno, col consenso del Imperial Reggenza di questa Città di Firenze, nella Casa che mi fu graziosam. conceduta dall’ animo liberale del Sig. Conte Lodovico Antonio Fantoni, posta sulla Piazza de’ Pitti, alle ore sette della sera, fu da me D. Ubaldo Montelatici della Badia di San Bartolomeo di Fiesoli in- stituita la mentovata Accademia, avendovi fatta l’aper- tura Io stesso in persona con un discorso per incoraggire i Soci da me eletti, ed ivi presenti in numero di diciotto, - a voler porre ogni studio in fare continue e ben regolate sperienze,ed osservazioni, per condurre a perfezione l’Arte tanto giovevole della Toscana Coltivazione. Da questo primo congresso furono vocal. e concordem. de- putati quattro Accademici ivi presenti, cioè i Signori dot- tor Gio. Lami, Gio. Targioni Tozzetti, Xaverio Manetti, ed Io per tormare un piano di regolamento della mentovata società. In vigore di che, il dì sei del sopraddetto mese di Giugno essendoci Noi detti Deputati uniti e congregati nella li- breria del Sig. Marchese Riccardi ci siamo trovati d’ac- cordo in formare e proporre il Piano del prefato Relatore nella forma che segue, cioè: Pmo: che l'Accademia sia nominata de’ Georgofili. 2. Che i membri di Essa si considerino tutti come uguali, senza che vi sia maggioranza alcuna. 3. Che si facciano almeno quattro adunanze generali ogni anno nei tempi da determinarsi in una Congrega- zione per l’ altra. 28 4. Che da’detti quattro Deputati si proponghino le ma- terie villereccie da farsi sopra di esse le sperienze e le osservazioni, descrivendo tali materie in una tavoletta, che stia affissa nelle stanze dell’Accademia, dalla quale i Si- gnori Accademici dovranno scegliere a loro piacimento un Articolo de’ proposti per farvi sopra delle diligentissime sperienze, ed osservazioni: e fatte che l’averanno restano in- caricati di presentarle al Segretario della società in chiara e minutam. circostanziata forma descritte, affine che restino registrate nel Libro delle Memorie dell’Accademia. 5. Che sia in arbitrio di ciascheduno accademico il proporre in scritto altre materie appartenenti all’ utilità della villa da scegliersi, e sperimentarsi, come sopra. 6. Che si ricevino ed accettino con segni di gratitudine simili sperienze, ed osservazioni, che da qualunque, benchè non socio ci verranno presentate, e si registrino come le altre. - 7. Che l’institutore dell’Accademia ne sia il segretario, e debba formare un libro intitolato: Memorie dell’Accade- mia de’ Georgofili, nel quale sia tenuto registrare tutto ciò che in vantaggio delle coltivazioni gli sarà presentato. 8. Che nel numero degli accademici georgofili vi debba sempre essere ascritto (l'uno, in mancanza dell’ altro, sino a che questa accademia sussisterà) un Canonico Regolare Lateranense dimorante nella Badia di S. Bartolommeo di Fiesole, acciò per mezzo di esso si possano spargere facil- mente nella Congregazione Lateranense i frutti, e le notizie vantaggiose alla coltivazione, che si sperano da questa Acca- demia, che ha avuto l’origine da un membro, benchè l’in- fimo, di detta congregazione. 9. Che nel giorno di tutti i fedeli defunti, ogn’anno si preghi da ciascheduno il benignissimo Iddio contorme l’in- tenzione dell’ institutore, sicchè la forma della preghiera, o sia del suffragio sia in arbitrio de’ soci di quest’accademia. Il di 30 Luglio 1753. Congregatasi l’ accademia nella libreria Magliabechiana, ove convennero diciassette accademici, con precedente in- vito di tutti, e lettosi da me segretario il prefato regola- mr Mud i ad an 3 pre F 29 mento a chiara intelligenza di tutti, fu a viva voce da tutti in tutte le suddette sue parti approvato; e fu fer- mato il prossimo futuro Congresso in un giorno della prima prossima settimana di Settembre nel luogo che si troverà più libero ed opportuno. Ma per dar più peso a questo prefato semplicissimo re- golamento, ho creduto opportuno portarmi alle respettive case di alcuni accademici, i quali benchè invitati, non po- terono al mentovato congresso intervenire, ed avendo letto a ciascheduno di essi il suddetto regolamento, fu questo da essi in tutte le sue parti senza contradizione, anzi con pia- cere approvato. I nomi de’ signori accademici che intervennero al di con- tro congresso sono i seguenti : Sig. Abate Andrea Buonaparte, Sig. Ruberto Gherardì, Sig. Dom. Maria Manni, Sig. Conte Michele Pierucci, Si- gnor Dott. Giov. Targioni-Tozzetti, Sig. Conte Dr. Giovan Battista Felici, Sig. Dr. Angelo Maria Ricci, Sig. Cano- nico Albizi, Sig. Giov. Battista Nelli, Sig. Dr. Saverio Manetti. Gli accademici, che approvarono separatamente il rego- lamento sono i seguenti : Sig. Can. Giorgio Alberti, Sig. Prior Giulio Orlandini, Sig. Stefano Forzoni Accolti, Sig. Lodovico Cultellini, Si- gnor Cav. Bindo Peruzzi, Sig. March. Francesco Ferroni, Don Ubaldo Montelatici. Il 3 vettembre 1753. In conformità di ciò che fu stabilito nella prossima pas- sata adunanza si è congregata l’Accademia nella libreria Maruscelliana, ove si trovarono presenti quattordici acca- demici: e a tenore del mentovato regolamento, il Sig. Dr. Giovanni Lami uno de’ deputati, come sopra, fece la proposizione de’ seguenti problemi. 1. Se i magliuoli delle viti non succise in capo a tre anni, o in altro tempo vengono bene, e durabilmente come i succisi. 2. Se la vite non potata faccia più vino, e duri quanto | se fosse potata. 30 3. Se la vite non potata faccia uva buona quanto la potata. 4. Se sia bene piantar vitigni forestieri, o sia più utile piantar quei del paese. 5. Se sia utile per la perfezione, e maturità dell’uve sfrondare e levare i pampani a’ tralci delle viti quando le. uve cominciano a invaiare. 6. ‘e sia bene far sì che in una vigna o podere le viti siano tutte rinnovate ogni 100 anni. 7. Se sia meglio rinnovarle, far propaggini o piantar magliuoli. | 8. Se il concimare almeno ogni tre anni il pedale della vite possa conferire alla maggior quantità, e bontà dell’uve. Quali pioppi siano i migliori per fare appoggiare le viti, e far maturar bene le uve. 9. Se nelle pianure si possino far vigne, che si potino all’ uso delle colline, lasciando loro un occhio, o due soli sopratterra, e qual miglioramento di vino ne verrà. Da me poi, che scrivo queste memorie in qualità di uno de’ deputati furono proposti vari problemi, de’ quali per ischivare la lunghezza, e per altri giusti motivi, ne riferirò solamente alcuni che mi sembrano i più adattati allo scopo dell’Accademia. 1. Se in qualche parte del territorio della Toscana sia praticabile e vantaggioso l’ aratolo Locatelliano, del quale si fa menzione dal celebre Sig. Duhamel nel suo libro scritto in francese intitolato Traité, ecc., cioè Trattato della cul. tura della Terra, ecc., Parigi, 1750, il quale strumento ivi si dice esser stato provato alla presenza dell'Imperatore e del Re di Spagna felicemente, e con molto vantaggio della raccolta del grano sperimentale. Ho detto aratolo anzi se- minatore. i 2. Poichè il celebre Giov. Vittorio Soderini ci ha la- sciato scritto nel suo Trattato della coltivazione delle viti, Firenze, per il Manni, 1734, pag. 7, che l’esperienza ha dimostrato, che il lasciarsi i magliuoli per parecchi dì star colti in lato asciutto, faccia poi piantandoli maggior prova, e più agevolmente afferrargli, e per contrario il Sig. Cosimo s1 Trinci nel suo Agricoltore sperimentato, (Rovereto, 1734. pag. 9), dice: Ho veduto molte volte con l’ esperienza, che subito tagliati, e piantati i magliuoli mi hanno fatte prove maggiori di quelli che sono stati anche conservati nelle migliori forme. Si propone di fare sopra di ciò dell’esatte sperienze, ed osservazioni per vedere chi ha ragione. 3. Se l’erpice di pietra delineato e descritto dal men- tovato Mr. Duhamel, possa esser utile, e praticabile nel territorio della Toscana. 4. Se il ventilatore descritto dal Sig. abate Nollet, Lez. Fis. Sper., Tom. 3, Venezia, 1748, in 8° sia utile in Toscana per mondare e conservare il grano. 5. In che consista quella maniera di far profittare le piante detta da’ latini « Ablaqueare », e se questa possa esser di giovamento alle piante della Toscana. 6. Se alla custodia degli armenti in Toscana sia pra- ticabile e vantaggioso il ricettacolo proposto e descritto dal nostro celebre Leone Batta Alberti nella sua opera intitolata: Libri de re aedificatoria decem. Par. Opera Mag. Bert. 1512, in 4°, lib. 5, cap. 16. 7. Se il metodo di potare i mori dato in luce da Fer- dinando Donnini come si vede in un cartello che sta pen- dente nella stanza superiore dell’Accademia, sia vantag- gioso come egli asserisce per conservargli lungo tempo, e perchè facciano sempre più foglie. 8. Se la maniera composta di moltiplicare le viti per via di magliuoli barbati, e piantati a forma di semplici magliuoli, propostaci da un certo scrittore di agricoltura, sicchè fac- ciano prove mirabili, sia da riuscire di vantaggio in Toscana. In questo stesso congresso il Sig. Domenico Maria Manni propose quanto in appresso: Che si faccia una piccola ma eletta istoria di quei fio- rentini, che a benefizio dell’ agricoltura negli scorsi tempi con tanta lor gloria si sono adoperati, uomini per nascita, per dignità, per sapere eccellenti; e ciò non tanto per in- fiammare altri all’ amore di così utile studio, quanto per vedere sotto l’occhio i mezzi ei modi che hanno tenuto in | iscoprire le meravigliose cose, che hanno trovato. Mec, 32 La storia proposta dal Sig. Domenico Maria Manni l’in- traprese a fare il detto Sig. Manni. In questo congresso fu proposto e stabilito, che in av- venire si facciano stampare i biglietti d’ invito per i con- gressi dell’Accademia in numero di mille, simili a quelli della Società Botanica, da ripartirsi la spesa sopra de’ soci. Inoltre fu determinata l’ altra sessione per il di 24 del corrente mese di Settembre affinchè in essa si tornassero a proporre i problemi villerecci. Il Sig. Giov. Michele Pierucci ha proposto all’Accade- mia l’aratolo Virgiliano col prendersi l’assunto di far for- mare il modello di questo aratolo per poi donarlo all’istessa Accademia. Fu inoltre proposto e conchiuso di eleggere una seconda classe di persone intendenti, e che hanno in- gerenze nell’opere di campagna, giardini, orti, ecc., e che siano denominati non accademici, ma aggregati, o con al- tro titolo, che più piaccia; e per uno di questi vi fu eletto Giuseppe Lumachi giardiniere de’ signori Conti della Ghe- rardesca (1). Il 3 Ottobre 1753. Si adunò l'Accademia nella Libreria Maruscelliana, dove comparve improvvisamente Sua Eccellenza il Sig. Con. di Richecourt, accompagnato dal Sig. Maggiore Dumenisl, e dopo essersi il detto Sig. Conte ivi trattenuto alquanto in piedi nella gran stanza della libreria discorrendo ora con uno ora con l’altro degli accademici circa il regola- mento della stessa Accademia, si ritirò meco in una stanza a parte, ove si degnò d’espormi i suoi sentimenti: e chia- mati nella detta stanza a parte diciotto accademici, ci fece tutti sedere, e in presenza di tutti spiegò quei sensi me- desimi, che si era degnato di conferire meco, e a chiara e intelligibile voce disse : 1. Che il numero degli accademici sembravagli troppo copioso, e che con tanta moltiplicità si sarebbe conchiuso poco. (1) Si omettono qui ed in seguito le nomine dei nuovi Accademici, essendo l'elenco di questi, con le relative date, al completo nella pubblicazione De- gli studi e delle vicende della R. Accademia deiì Georgofili nel suo primo se- colo di esistenza, pag. 55 e seg. 33 2. Che le dissertazioni, e simili cose, come storie, ecc. non erano di vantaggio all’agricoltura. 3. Che averebbe stimato bene fare una Deputazione di dodici accademici che si dividessero in quattro classi vale a dire tre per classe presso a poco come in appresso: Prima classe, alla quale appartenesse fare sperienze ed osservazioni sù quella parte d’ agricoltura, che risguarda la coltivazione del grano, delle biade, de’ legumi, e simili cose, le quali con rusticali strumenti assolcanti e fendenti si vanno seminando. All’ altra classe appartenesse le osservazioni intorno alla coltivazione delle viti. Alla terza, degli alberi, come sarebbe ulivi, Di ecc. Alla quarta de’ giardini, orti, agrumi, fiori, ecc. Terminato che ebbe il Sig. Con. di Richecourt un tal discorso conchiuse col dire, che venendo dalla nostra So- cietà stabilito un tal regolamento, e conchiuso qualche cosa di buono, egli si sarebbe intromesso presso Sua Maestà, acciò si degnasse onorare la nòstra Accademia della Sua imperial protezione, e poi in compagnia del suddetto si- -gnor Maggior Domenisl se ne partì. In questo stesso Congresso il Sig. dr. Saverio Manetti in qualità di deputato propose i suoi problemi. In conformità del saggio regolamento della prefata Ec- cellenza Sig. Con. di Richecourt, di dividere l’incombenze dell’Accademia in quattro classi di sopra nominate con tre deputati per classe, fu da alcuni accademici pensata la ma- niera di farne il disteso; e capitatomi nelle mani un foglio d’anonimo, nel quale si conteneva una minuta della distri- buzione di dette classi, mi posi a metterla in pulito, la quale conteneva in sostanza il numero, e la materia delle classi proposte dal prefato Sig. Con. di Richecourt. Il dì 13 Dicembre 1753. Ragunata l'Accademia nella libreria Magliabechiana fu- rono in essa eletti i dodici deputati alle quattro mentovate classi cioè; Il Sig. Cav. Commissario Maggi, il Sig. March. Ippolito Bagnesi, il Sig. Ab. Michele Ciani, il Sig. Con. Michele 3 34 Pierucci, il Sig. Senatore e Prior Vincenzo Ginori anzi An- tinori, il Sig. Stefano Forzoni Accolti, il Sig. Con. dot- tor Giovan Battista Felici, il Sig. dr. Saverio Manetti, il Sig. Abate Giov. Gualberto Franceschi, il Sig. Luigi Ger- vais; il Sig. dr. Giov. Lami, ed io che scrivo D. Ubaldo Montelatici. Eletti che furono questi deputati, alcuni de’ signori Ac- cademici fecero prudente riflessione, che il numero delle quattro classi proposte dal Sig. Con. di Richecourt; come sopra, non erano sufficienti per comprendere tutte le cose appartenenti e connesse coll’ agricoltura; e che dodici de- putati non avrebbero potuto sperimentare tutte queste cose e farvi sopra le necessarie osservazioni; e però fui da que- sto congresso incaricato di ricorrere alla prefata Eccellenza del Sig. Con. di Richecourt,. ed esporgli, se si fosse con- tentato di accrescere i deputati fino al numero di 24 e di- minuire le loro incombenze, con farne otto classi di materie appartenenti all’ utilità della Villa, ed in specie aggiun- gervi quella dei boschi, pascoli e bestiami ecc. ed asse- gnare a ciascheduna classe tre deputati. E finalmente fu fermato il prossimo congresso dopo la prossima Epifania del 1754 in giorno non impedito da Lettere a ore 12 in punto di mattina. Il di 24 Gennaio 1754. Si adunò l'Accademia nella libreria Magliabechiana, ove fu eletto per bidello dell’Accademia Gaetano Cambiagi, da assegnarli ne’ futuri congressi la provvisione ; e fu fermato di stendere, e fare dodici copie delle otto classi di sopra accennate, e portarne una al prefato Sig. Con. di Riche- court per sentire il suo parere, e riceverne l'approvazione. Adunque in conformità di questo decreto, posi in ordine le dette classi, e ne portai una copia al mentovato Signor Con. di Richecourt, la quale è del tenore che segue: 1° classe. Del clima della Toscana: proprietà de’ terreni e loro esposizione: della cultura de grani, biade e legumi. 2° classe. Della coltivazione delle viti, vendemmia, fat- tura e conservazione de’ vini. i 8° classe. Della coltivazione degli alberi fruttiferi, e non fruttiferi, eccettuati gli ulivi e mori. 35 4° classe. Della coltivazione degli ulivi, mori: della maniera di far l'olio e conservarlo; e della educazione dei vermini o siano bachi da seta. 5° classe. De’ boschi, praterie, animali terrestri, vola- tili ed acquatici. 6° classe. Del modo di liberare le nostre campagne da’ succiameli, da’ vermini nocivi e particolarmente dagli animaletti sotterranei, e se fosse possibile dalla ruggine e dalla volpe, e di render più fertili le nostre Maremme. 7° classe. De’ giardini, ortaggi e fiori. 8° classe. Della conservazione de’ grani, de’ sughi; delle fabbriche ed instrumenti rurali. Domandai udienza particolare dal detto Sig. Con. di Richecourt, ed ottenutola gli esposi qualmente l'Accademia era di parere, che il distribuire a dodici deputati le quat- tro sole classi da S. E. progettate, incontrava difficoltà, e nel tempo stesso gli feci vedere sotto gli occhi il conte- nuto delle otto classi qui notate, le quali da lui lette, e | meco esaminate, conchiuse che ne era contento, e che ap- provava, conforme vocalmente approvò l’averle (attesa la — vastità della materia) moltiplicate al doppio; e che si di- stribuissero pure l’incombenze delle medesime tre per classe a ventiquattro deputati. Il di 19 Aprile 1754. : Si adunò l’Accademia nella Libreria Marucelliana, alla quale rappresentai il resultato dell’udienza qui sopra accen- nata, lessi le classi approvate come sopra, e vi furono eletti i rispettivi deputati, cioè: Deputati della prima classe. Il P. Leonardo Ximenes della Compagnia di Gesù. Sig. Ab. Michele Ciani. Sig. Con. dr. Felici. I quali accettarono. Deputati alla seconda classe. Il Sig. Cav. Commissario Francesco Maggi. Il Sig. Dr. Gio. Lami. Il Sig. Ab. Gio. Gualberto Franceschi. I quali accettarono. Deputati alla terza classe. Il Sig. Senatore e Priore Vincenzo Antinori. 36 Il Sig. Stefano Forzoni Accolti. Il Sig. Saverio Manetti. I quali accettarono. Deputati alla quarta classe. | Il Sig. Ab. Giuseppe da Verrazzano. Il Sig. Giovan Battista Nelli. Padre Ab. Don Giov. Montelatici, I primi freddamente ac- cettarono : ed infatti a riserva dell’ultimo, non hanno sti- mato bene d’impegnarsi nelle loro incumbenze. Deputati alla quinta classe. Il Signor Senator Leonardo del Riccio. Sig. Ab. Giov. Nieri. Sig. Segretario Giov. Fran. Pagnini. I dui accettarono. Deputati della sesta classe. Il Sig. Marchese Ippolito Bagnesi. Sig. Dr. Niccola Branchi. Il terzo deputato restò in bianco : e degli altri due il signor Dr. Niccola Branchi accettò, dell'altro perchè abitante per lo più in campagna. non ebbi riscontro. Deputati alla settima classe. Il Sig. Maggiore Alessandro Dumenisl. Il Sig. Dr. Angiolo Bandini. Il terzo restò in bianco. Deputati alla ottava classe. Il Sig. Cav. Paolo Vettori. Il Sig. Dr. Carlo Guadagni. P. Ab. Don Ubaldo Montelatici. I quali accettarono. Il Sig. Dr. Carlo Guadagni si è distinto col comporre un disegno di tre macchine rurali in una: opera molto utile per la conservazione e nettezza de’ grani: ed io segretario che scrivo, ebbi una qualche parte in questo disegno uni- tamente al Sig. Dr. Carlo Guadagni, ed a mie spese ne feci fare il modello, la maggior parte in legno, ed una parte in piombo e lama di ferro; per il qual motivo, dopo averne fatta ostensione sla vogdeniki lo conservo presso di me, unitamente alla descrizione. Dopo queste otto classi con di contro i detti tre depu- tati per ciascheduna, parte da me in persona, e parte per mezzo del mio servitore Francesco Squarcini, ne furono 37 distribuite una copia per ciascheduno ai detti 24 deputati alle respettive loro abitazioni, principiando la distribuzione il di 2 Maggio inclusive, sino al 21 detto inclusive del- l’anno 1754 e tutte colla mia firma. Il di 25 Maggio 1754. Congregatasi l'Accademia nella Libreria Maruscelliana fu in primo luogo letto un discorso molto giudizioso dell’ ac- cademico Sig. Abate Ciani intorno al metodo da tenersi dall'Accademia ad effetto di principiare a fare delle osser- vazioni sopra gli usi di coltivare nella Toscana. Indi si passò a fissare il fondo che occorre per dare qualche ricognizione al bidello, e supplire ad alcune spese per l'Accademia: fu dunque deliberato, che per formare questo fondo ciascuno degli accademici dovesse contribuire annualmente per ora lire due, che debba questa somma pa- gare ogni anno dentro il mese di Giugno, principiando quello dell’anno corrente. E per depositario di queste somme fu eletto il Sig. Senatore Priore Vincenzo Antinori. Finalmente fu deliberato che in avvenire si proceda al- l’elezione degli accademici, ed all’altre deliberazioni per via di voti: e a tale effetto fu ordinato provvedersi un bossolo il quale per mancanza di denaro non fu provveduto: e fu approvata la distribuzione delle copie delle mentovate classi a’ detti signori deputati. Il di 19 Settembre 1754. Si adunò l'Accademia nella libreria Maruscelliana coll’in- tervento di quattordici accademici, ove il nostro accade- mico P. Leonardo Ximenes lesse un discorso sopra le Fra- ne, ecc., e fu universalmente applaudito, e si conserva nelle memorie dell’Accademia, dopo di essere stato un gran pezzo nelle mani del Sig. Abate Giov. Gualberto Franceschi. Il nostro accademico P. Ab. Don Giov. Montelatici (1) lesse alcune osservazioni intorno alla seccagione, taglio, e dira- mazione degli ulivi, da me distesa, e datagli da leggere. In questo congresso furono da me segretario distribuite ad alcuni accademici alcune copie fatte fare dal Sig. Abate | Ciani circa del discorso, del quale si è parlato nella. me- (1) Fratello del Padre Ubaldo, fondatore dell’Accademia. 38 moria del congresso sotto il di 25 Maggio 1754 per eccitare gli animi di detti signori accademici a dare esecuzione al mentovato utilissimo Disteso. Il di 28 Giugno 1755. Congregatasi l'Accademia nella libreria Magliabechiana coll’ intervento di 18 accademici, nel quale il nostro acca- demico Sig. Stefano Forzoni Accolti fece palese il suo zelo per gli avanzamenti della toscana agricoltura, avendo fatto formare un modello in legno d’un cilindro, da altri è vero rammentato, ma da esso adattato al nostro uso in Toscana, come consta dalla descrizione di esso modello, esistente que- sta negli atti dell’Accademia, e quello appeso al muro delle stanze della medesima. In tale adunanza il Sig. Abate Giovan Gualberto Fran- ceschi mi fece richiesta d’aver un certo libretto venuto di Francia col titolo: Trazté de la culture des vignes, ecc. col disegno d’ un novello strettoio da uve in fine del libretto accennato; e fu mandato all'Accademia, ed io glielo con- segnai unitamente ad un avviso al pubblico del detto si- gnor Bidel. Il di 4 Dicembre 1755. Si adunò l'Accademia nella libreria Magliabeckiana, ove il Sig. Dr. Giovanni Lami fece relazione, che la Corte ed Accademia di Madrid desiderava un ragguaglio dell’Istituto ed operato fino al presente della nostra Accademia da con- segnarsi al Sig. Abate Vernacci, acciò l’indirizzasse al suo destino a Madrid; onde l'Accademia mi ordinò di disten- dere detta relazione per poi leggerla in altro congresso di essa. In questo congresso feci leggere all’Ab. Don Giov. mio fratello una memoria unita ad un paio di guanti di pelle armati di maglia ad effetto di spegnere i bruchi, che rodono le viti, il che fu approvato dall'Accademia, ed il tutto conservo presso di me avendo io fatta la spesa di una pia- stra per il detto paio di guanti. Una copia del progetto sopraccennato del Sig. Ab. Ciani fu da me consegnata al Sig. Dr. Giovanni Targioni-Tozzetti. Il di 5 Febbraio 1756. È i Da 39 Adunatasi l'Accademia nella libreria Magliabechiana fu determinato, che le adunanze generali si facessero negli appresso tempi, cioè : nei primi di Febbraio, di Maggio, di Luglio e Ottobre. In questo congresso composto di nove accademici lessi la relazione da mandarsi a Madrid da me stesso conforme l'ordine avuto dall'Accademia nel prossime passato con- gresso e fu pienamente approvata; la qual relazione dopo averla messa al pulito il di 80 Aprile 1756 fu rilasciata alla propria abitazione del Sig. Giov. Lami per mezzo del mio servitore, acciò la mandasse al suo destino. Il di 11 Maggio 1756. Congregatasi l'Accademia nella libreria Magliabechiana ove fu letta una relazione del nostro aggregato Giuseppe Lumachi, intorno alla cura d’alcune piante di limoni da lui fatta, e fn consegnata al Sig. Dr. Niccola Branchi per essere esaminata. Vi fu letta altresì un’osservazione d’ al- cani meli danneggiati da un insetto detto dormiglione (1), e della maniera di guarire dette piante. Una copia di che ne tengo io in particolare. In oltre il Sig. Zaccaria Betti veronese nostro accademico fece un dono all'Accademia, ed a me di una sua opera, che porta il titolo: Del baco da seta, Canti IV, con annotazioni, Verona 1756, che conservo presso di me a disposizione del- l'Accademia. Il di 16 Luglio 1756. Si adunò l'Accademia nella libreria Magliabechiana, ove il Sig. Dr. Niccola Branchi lesse la sua risposta alla rela- zione fatta dal nostro aggregato Giuseppe Lumachi della quale si è presa memoria in questo libro sotto il di 11 Maggio 1756. Ed io segretario che conservo negli Atti del- l'Accademia la mentovata relazione e risposta lessi la re- sponsiva del primo Ministro della Corte di Madrid alla re- lazione fatta a quella Corte dell’instituzione, regolamento, e progressi della nostra Accademia, la quale essendo molto (1) Nome volgarmente attribuito a varie specie di larve d’ insetti e che qui può riferirsi al Cossus Cossus L. od alla Zeuzera Aesculi L. ee te > EI RR ora 40 vantaggiosa alla medesima, la conservo presso di me nel suo originale, che la felice memoria del Sig. Ab. Ranieri Vernaccini mi fece grazia di rilasciare nelle mie mani per la stretta amicizia che aveva meco, e che io gli richiesi per giustificare che la Corte di Madrid avea richiesto l’accen- nato ragguaglio. In seguito lessi in questo congresso la versione latina d’un Mr. Francese contenente la maniera d’estirpare l’erbe nocive a’ vegetabili: la qual versione si conserva negli Atti dell’Accademia. Mi fu mandata di Francia dal nostro accademico signor Capella di Castelnodari. Il di 30 Settembre 1756. Si adunò l'Accademia nella libreria Magliabechiana, e vi lessi un parere del nostro aggregato Cosimo Trinci circa la malattia e cura di alcuni ulivi. Vi feci ancora l’osten- sione del filo del pappo dell’Apocino (1): il detto filo è stato mandato a me in particolare; e la suddetta lettera, o sia parere accennato si conserva negli Atti dell’Accademia. Il di 10 Marzo 1757. Nelle stanze, dove prima si fabbricavano gli arazzi poste sulla Piazza di S. Marco in Firenze, le quali per i miei memoriali e replicate istanze per lo spazio di tre anni da me fatte a nome dell’Accademia per ottenerle, furono final- mente all’ istessa Accademia concedute in quanto all’ uso dalla clemenza della Maestà Sua Imperiale, come per re- scritto del 20 Gennaio 1757 al quale si abbia relazione e che nel suo originale si conserva nello scrittoio delle fab- briche e fontane di S. M. I. In queste stanze dico si con gregò nel suddetto giorno l'Accademia da me particolar- mente ed instantemente invitata per il fine, come in ap- presso v’intervennero : Il Sig. Cav. Commissario Maggi, Sig. Ab. Giov. Gual- berto Franceschi, Sig. Senatore Leonardo del Riccio, Si- gnor Guglielmo Friggeri, Sig. Dr. Niccola Branchi, Sig. Gio- van Battista Nelli, Sig. Priore Luigi Viviani, Sig. Conte (1) Può riferirsi a qualche Apocynum, Asclepias o C'ynanchum. 41 Pietro Pierucci, Sig. March. Andrea Gerini, Sig. Ab. Giov. Neri, Sig. Ab. Giuseppe da Verrazzano, Sig. Stefano For- zoni Accolti. E per avere ancora un estraneo autorevole testimonio, invitai spezialmente il Sig. Senator Soprassindaco Venturi, il quale in questo congresso fu eletto per nostro accademico. Il fine pertanto dell’ invito da me fatto in questo con- gresso è il seguente: Rappresentai all'Accademia che mi pareva necessario che sì eleggesse un capo, quantunque l'Accademia istessa nel secondo articolo avesse risoluto, che non voleva in essa capi o maggioranza alcuna: e questo acciò seguissero sem- . pre maggiori progressi, e si togliesse ancora qualche diceria intorno alla lentezza di questa Società nuova affatto nel mondo, e nascente: benchè mai sia stata neghittosa, come apparisce negli atti della medesima. Avendo avuta la bontà i sopranominati accademici di esaudire la mia petizione, e accumulando in me grazia sopra grazia mi obbligarono di nominare un capo per detta Accademia. Sapendo adunque che il Sig. Ab. Giov. Gualberto Franceschi, oltre alle altre qualità stimabili, era inclinato a far delle esperienze a proprie spese, nominai Esso per Capo dell’Accademia e fu eletto a viva voce col titolo di Principe dell’Accademia per un anno, ed egli accettò. In questo congresso feci l’ostensione d’un istrumento in disegno colla sua descrizione, atto a tenere le botti di vino ripiene, senza opera d’uomo, ma solo per qualche tempo. E il disegno e descrizione di questa macchinetta mi fu dato tempo fa dal Sig. Co. P. P. che non bramò d’ esser nomi- nato; egli è però nostro accademico. In oltre il nostro accademico Sig. Dr. Niccolò Branchi mi furono consegnati alcuni involti in carta coi seguenti titoli al di fuori: 1 Galestruccio che ha sofferto due ore di fuoco di riverbero. 2. Galestruccio nello stato naturale. 3. Galestruccio analizzato. 4. Alberese nello stato naturale. 5. Alberese che ha sofferto due ore di tuoco di riverbero. 6. Alberese analizzato. Di più fu proposto un foglio, nel quale si debbano sot- 42 toscrivere quei signori accademici, che s’obbligano di con- tribuire una discreta determinata somma all'anno per le spese necessarie per l'Accademia, e la somma è di lire due all'anno per ogni accademico, come fu deliberato nel con- gresso tenuto il di 25 Maggio 1754. Nota che il di 31 Marzo consegnai a Gaetano Cambiagi nostro bidello per dare al Sig. Abate Franceschi Principe dell’Accademia quanto in appresso, cioè: Il Catalogo degli accademici in n. di 96.. La nota degli accademici, i quali dal 1754-55 e 56 hanno contribuito la tassa annuale di lire due, in tutto 78. Una copia del catalogo delle: classi e de’ deputati dell’Ac- cademia. Una copia del progetto del Sig. Ab. Michele Ciani letto nel congresso dell’Accademia il di 25 Maggio 1754. La carta nella quale si devono sottoscrivere quelli che si obbligano a pagare la tassa in avvenire. Numero 1000 biglietti d’invito stampati, della spesa dei quali fui puntualmente rimborsato dal Principe dell’Acca- demia nella somma di L. 6. E finalmente il di 6 Aprile 1757 consegnai al nostro bi- dello suddetto, la memoria dell’instituzione e regolamento della nostra Accademia, come sì è detto nel principio di questo libro di memorie, acciò la rilasciasse nelle mani del Principe dell’Accademia di sopra mentovato. Il di 1° Giugno 1757. Si congregò l'Accademia nelle stanze poste sulla Piazza di S. Marco, ove intervennero 18 accademici; ed il signor Giov. Targioni-Tozzetti vi recitò un ragionamento sulla agricoltura toscana, e restò appresso l’autore. Il di 26 Maggio 1758. Si adunò l'accademia nelle stanze di essa, ed io vi lessi il prospetto di un dizionario villereccio: italiano, latino, francese. che avevo per le mani, e feci vedere il primo tomo di esso in foglio contenente la lettera A, e feci istanza che mi fossero deputati alcuni accademici per esaminarlo e mi furono eletti per questo fine con voti segreti : Il Sig. Co. Pietro Pierucci. mailri »- ad nei mit gr Ue Ù Sig. Saverio Manetti. | Sig. Giov. Battista Nelli. Dei quali il Sig. Co. Pietro Pierucci ha rivista parte dela lettera A. ed il Sig. Dr. Manetti va rivedendo il resto. Il di 14 Luglio 1758. Si congregò l'Accademia, ove da me, a nome del signor Dr. Bartolommeo Mesny, fu letta la sua Istoria sovra il verme dormiglione, che rimase presso di se, e fece vedere il disegno di esso insetto, e le di lui uova in natura, che tutto egli stesso conserva in sua abitazione. In questo stesso congresso Mr. Lorenzo Joannes de Saint Laurent francese e nostro accademico fece l’ostensione del verme d’onde procede la caprificazione (1). Il di 22 luglio 1758. Si congregò l'Accademia, ove il Sig. Dr. Giov. Targioni- Tozzetti recitò un secondo ragionamento. sull’ agricoltura toscana e lo rilasciò nelle mani del Sig. Principe dell’Ac- cademia. Invitato da me il Sig. Cav. Conte Vincenzo Alberti, mi favorì d’ intervenire, ed io lo proposi per nostro accademico e fu a viva voce acclamato per tale da 14 accademici ivi presenti. In appresso mostrai all'Accademia un Trattato di agri- (1) La caprificazione del fico conosciuta fino da remotissimi tempi si pra- tica in Cabilia, in Levante, nell’Arcipelago, in Grecia ed altrove. Non deve confondersi con altra analoga operazione detta pure caprifi- cazione, che consiste nell’appendere infiorescenze maschili di palme alle piante con fiori femminili per facilitarne la fecondazione e la produzione dei datteri. Anche la caprificazione del fico consiste nel trasportare frutti dal fico selvatico su piante di fico coltivate. Dai fichi selvatici si sviluppano Imenotteri della specie Blastophaga phenes L.i quali, col trasferirsi nei fichi domestici, ne stimolano la produzione di sostanze zuccherine, rendendoli più succulenti e più grossi. Alcuni autori attribuiscono pure all’intervento dell'insetto una azione fecondatrice in quei frutti. Adolfo Targioni-Tozzetti parla di insetti ritenuti ausiliari della fecondazione nei siconî di Ficus in- fectoria, F. mysorensis, F. glomerata e di F. religiosa dell’isola di Ceylan. Vedasi TournEFoRT, « Mem. Accad. de Sciences », 1705; Wesrwoon, « En- tomological Soc. of London », 1887-40: pag. 214, 224; GasPARINI, Ricerche sula natura del Caprifico, Napoli, 1845; Martin, « Bull. Soc. Acclimat. >, 1869, I. 622; A. TarGronI-TozzertI, « Ann. Minist. Agr. e Comm. », 1879, N. 9, p. 18; KirBy and SPENCE, ely 1867; GirarD, Traité d'Entom., Vol. III, 1885, pag. 40 ece. 44 coltura composto da un fattore del Sig. Duca Salviati, e fu commesso al Sig. Pietro Pierucci d’esaminarlo, come fece, e ne diede a me e all'Accademia buona e favorevole relazione. Io conservo detto trattato manoscritto presso di me, perchè fu fatto a mia istanza, e mandatomi dall’autore e proposi detto autore per nostro corrispondente, il cui nome è Giuseppe Del Moro fattore del Sig. Duca Salviati a Ca- stagnolo. Il di 11 Agosto 1758. Si congregò l'Accademia, ed il Sig. Dr. Giov. Targioni- Tozzetti vi lesse il terzo ragionamento sull’agricoltura to- scana, il quale restò nelle mani dell’autore. Il Sig. Principe ordinò che si facesse il foglio o libretto, del quale si è fatta menzione in questo libro sotto il 10 Marzo 1757 ove siano sottoscritti quegli accademici, che si obbligano di pagare l’annua più volte detta sottoscrizione. Il di 25 Agosto 1758. | Si congregò l’ Accademia, ed il Sig. Dr. Gio. Targioni- Tozzetti lesse il quarto ragionamento sull’ agricoltura. to- scana, che restò presso l’autore. Il di 4 Settembre 1758. Si congregò l'Accademia, ove il Sig. Gio. Targioni-Toz zetti vi recitò il quinto ragionamento sull’ agricoltura To- scana, benchè non tutto. Il di 16 Settembre 1758. . Si congregò l'Accademia e v’ intervennero : Il Sig. March. Roberto Pucci, Sig. Stefano Forzoni Ac- colti, Sig. Bartolommeo Mesny, Sig. Dr. Giov. Targioni- Tozzetti, Sig. Cav. Settimanni, Sig. Co. Pietro e Sig. Con. Lorenzo Pierucci, Sig. Abate Giuseppe da Verrazzano, Sig. Co. Orlando del Benino, Sig. Matteo Tolomei, Signor March. Lorenzo Ginori, Sig. Ab. Giov. Gualberto France- schi, Sig. Dr. Carlo Guadagni ed Io. ‘Tutti concordemente per schedole elessero per Presidente dell’Accademia il suddetto Sig. March. Roberto Pucci, il quale accettò colla condizione, che gli fossero assegnati per consiglieri : Il Sig. Abate Giov. Gualberto Franceschi. 45 Sig. Ab. Giov. Neri. Il March. Lorenzo Ginori. Sig. March. Commissario Maggi. Sig. Dr. Giov. Targioni-Tozzetti. I quali dall'Accademia gli furono accordati a voti pieni: provando io per verità qualche poco di dispiacere per es- ser rigettato da detto Sig. Presidente, ed escluso dal nu- mero de’ consultori. Non perchè io sia molto capace a dar consiglio, ma per esser il Padre ed Institutore dell’Acca- demia, e per sapere dove andavano a tendere questi consi- gli e queste leggi nuove: affine di poterle progettare al Corpo dell’Accademia, ed ottenerne l'approvazione si erano fatti dare da essa Accademia, la facoltà; le quali leggi nuove (per quanto ho potuto sapere da alcuni, e che poi distese da un solo del detto seggio, mi furono lette per caso) andavano a distruggere le prime e fondamentali del- l'Accademia, e a diminuirmi l’impiego di Segretario, con- cedere una molto estesa facoltà al solo Presidente, e così introdurre la maggioranza tra gli accademici, origine di qualche invidia, e alienazione dall’intervento ad essa; come - infatti, penetrata questa novità, da molti accademici si vi- dero i congressi assai meno numerosi di quello lo erano in tempo, che le primiere, semplicissime leggi dell’Accademia erano osservate. Nota, che îl di 28 Febbraio 1760 consegnò al bidello dell’Accademia una copia in foglio aperto del primiero re- golamento dell’Accademia da consegnarsi al Presidente della medesima. E sotto il di. 18 Marzo consegnò al detto bi- dello il Catalogo di poco meno, che tutti gli accademici da consegnarsi come sopra. Il di 2 Ottobre 1760. Si adunò l'Accademia, ed il Sig. Presidente propose due premi (e disse non doversi manifestare il nome della per- sona che gli aveva dati) che uno di 15 Gigliati, l’altro di 5 a chi avesse meglio sciolti due problemi, il contenuto e le condizioni de’ quali sottoscritto di mano del Sig. Presi- | dente si conserva originale, disteso in cartone, perchè pie- gato correva rischio di lacerarsi, e perchè ancora si potesse 46 leggere facilmente così aperto da ciascheduno, negli atti dell’Accademia. Indi si lesse dal Sig. Presidente il ristretto d’una relazione del nostro accademico Sig. Giacomo Bian- coni (o Biancani) bolognese, concernente la descrizione, usi, ed utilità d’un novello seminatore sperimentato in Bologna il tutto fatto dal Sig. Bianconi a mia istanza e replicate preghiere che consegnai a detto Sig. basi che ritiene nelle mani. Lo stesso Sig. Presidente fece noto all'Acohidonia l’espe- rimento fatto in Toscana del detto seminatore rettificato 0 vogliamo dire rinnovato da N. N. nostro accademico, disse, che fatto conto de’ diversi luoghi dove era stato sperimen- tato in Toscana, o vogliamo dire in Massa, riusciva di qualche utilità. Nota, che in appresso da persona degna di fede nostro accademico, e informato di questo fatto, mi fu fatta rela- zione che il mentovato supposto vantaggio del detto semi- natore, fatti meglio i calcoli non si era verificato, e che lo sbaglio stava nel calcolo. Finalmente da detto Sig. Presidente mi fu tdi di ringraziare, come feci, il mentovato Sig. Bianconi e pre- garlo a voler continùare il risultato del detto seminatore in Bologna. A questo congresso intervennero 11 accademici non compreso il Presidente ed io. Il di 12 Gennaio 1761. Si congregò l'Accademia, e dal Sig. Bartolomeo Mesny fu recitata una relazione d’alcune esperienze da lui fatte intorno alla coltivazione de’ grani: impresa molto utile, e delle più necessarie al rifiorimento della toscana coltiva- zione. Questa relazione restò nelle mani dell’autore. ‘Nota, che il di 26 Marzo. 1761 essendomi poco innanzi stato mandato dal Sig. Presidente l’originale de’ due men- tovati problemi (come si è parlato il di 2 Ottobre 1760), io lo consegnai da me manoscritto al nostro bidello, acciò lo portasse in giro a’ nostri accademici, secondo l'intenzione spiegatami a voce dal suddetto Sig. Presidente ; ed io fatta la copia di detti problemi gli ho mandati adalcuni nostri accademici forestieri, come al Sig. Zaccaria Betti veronese, e al Sig. Dor. de Sanctis Abruzzese de’ Boschi. 47 Il di 20 Maggio 1761. Si congregò l'Accademia. in numero di 10 in tutto, ed il Sig. Dr. Saverio Manetti recitò un discorso sopra le piante che si usano in cibo dell’uomo e in nutrimento delle bestie in diverse parti del mondo; ma non terminò di recitare questo erudito e grazioso discorso, e portò seco l’originale senza lasciarne copia, conforme altri, con mio dispiacere, hanno fatto, ed il Sig. Presidente consigliò di lasciarne in avvenire almeno le copie. Il Sig. Presidente lesse una lunga lettera del Sig. Marchese di Mirapoux, in ringraziamento d’essere stato ascritto alla nostra Società e la rifiori esso Sig. Mirapoux d’alcune utili, economiche e politiche osser- vazioni intorno alla nostra Accademia, la qual lettera se la portò a casa il Sig. Presidente, la quale però tornerebbe bene per quanto mi pare che si ponesse, almeno in copia autentica, negli Atti o sia memorie dell’Accademia, giac- chè contiene le accennate riflessioni intorno alla medesima. E giacchè il detto Sig. Marchese Mirapoux mostrò genio (per quanto disse il Sig. Presidente) di avere una patente d’aggregazione alla nostra Società, il Sig. Presidente portò _seco il tenore o sia la minuta di detta patente; ed aven- dola letta a chiara voce, gli fu a viva voce dagli accade- mici approvata; e di questa ancora non ne resta memoria, e copia negli atti dell’Accademia. Ma siccome la minuta di questa patente riguardava par- ticolarmente il personaggio del detto Sig. March. Mirapoux, così il Sig. Senatore Adami rilevò con somma prudenza, che avrebbe stimato bene di fare in avvenire le patenti comuni a tutti, che fossero eletti per accademici; e fu ap- provato da tutti i presenti accademici questa saggia pro- posizione. Di poi il Sig. Presidente propose la divisa, che si poteva unire alle dette comuni patenti, e fu detto che ciò si ponesse in carta, unitamente alla minuta della patente comune a tutti; ed il Sig. Presidente disse, che avrebbe fatta una tal carta e l’avrebbe a me consegnata per mandarla in giro a’ signori accademici per sentire il loro parere; ma io sino al presente: giorno, che metto a pulito questo libretto di 48 memorie ricavate dalle bozze, che siamo al di 11 Aprile 1762 non ho veduto detta carta. Finalmente il Sig. Presidente tornò a replicare la De- putazione de’ suoi consiglieri, e altri gradi distintivi d’ac- cademici, contro la semplicità ed eguaglianza del primo Istituto e regolamento dell’Accademia; al quale fu rispo- sto da taluno degli accademici, che questa distinzione di gradi avrebbe generata dissensione; e così parlò chiaro l’abile ed ingegnoso Sig. Ab. Michele Ciani, e qui terminò il formale congresso. Se non che restati alcuni accademici a crocchio, il si- gnor Presidente incominciò a intuonare che avrebbe bra- mato d’ottenere dall'Accademia la facoltà di eleggersi un segretario particolare e che fosse in libertà di tutti i pre. sidenti una tale elezione: al che non fu data risposta dai Signori Crocchianti; ed io non mi volli far sentire per al- lora del torto, che pareva a me fosse fatto, di escludermi dal servire, e il Sig. Presidente e l'Accademia di segreta. rio, nelle cose relative alla detta Accademia; essendone stato dichiarato segretario fino dalla prima istituzione, in riguardo ad essere io stato l’ origine; e non parendomi d'aver mai nel tempo di molti anni, che servo di segreta- rio, mancato alle mie obbligazioni: almeno con piena e deliberata volontà; e se ho mancato mi dicano dove, che io mi emenderò. Tacqui dunque allora per conformarmi al saggio silenzio degli altri signori accademici, che erano al crocchio : ed aspettando il tempo opportuno, che ciò fosse proposto alla prima o altra congregazione dell’Accademia. Il di 27 Agosto 1761. Si congregò l'Accademia, ed io vi recitai il mio piano, o prospetto degli elementi dell'Agricoltura fino alla metà, cioè fino a dove tratto della notomia delle piante, riser- bandomi a terminarlo in altra propria adunanza dell’acca- demia. Il Sig. Presidente fece vedere ad alcuni accademici due disegni, uno per la divisa dell’ accademia col suo diritto, e l’altro d’una medaglia per il premio. Ma essendo l’ora tarda io non ebbi tempo di veder cosa alcuna: se non che 49 veddi che il Sig. Presidente lesse una carta contenente un certo problema che non fu da me letto, perchè come ho detto era l’ora tarda; ma osservai che lo consegnò o al Sig. Priore Orlandini o al Sig. Tolomei, e per quanto po- tei sapere, era un progetto sopra gli acquidotti. Il di 17 Marzo 1762. Si congregò l'Accademia e dal Sig. Presidente fu letto uno scritto del Sig. Dom. Maria Manni. Fu conchiusa l'adunanza intorno al pagare la fissata tassa per tutto questo mese in. mano del bidello. Il di 22 Marzo 1762. Si adunò l'Accademia coll’ intervento di pochissimi ac- cademici; e dopo aver aspettato un pezzo il sig. Presidente, avendoci egli mandato a dire per il bidello che era impe- dito, e non poteva venire, il congresso fu sciolto nel quale doveva recitare il Sig. Dr. Mesny il progresso d’una sua memoria sopra il Verme dormiglione. Nota che di Aprile sottoscrissi la patente dell’ Accade- mia per mandarsi in Francia all’ accademico Sig. Mar- chese Mirapoux, e restò detta patente in mano del Sig. Presidente, il quale si prese l’ assunto di mandarla al suo destino. Il di 29 Maggio 1762. Si adunò l'Accademia con l'intervento degli appresso accademici : Sig. Conte Pietro Pierucci, Sig. Conte Orlando del Be- nino, Sig. Marchese Andrea Gerini, Sig. Andrea Ginori, Sig. Dr. Saverio Manetti, Sig. Dr. Bartolomeo Mesny, Sig. Ab. Michele Ciani, Sig. Conte Felici, Sig. Cav. Bindo Peruzzi ed il segretario, il quale recitò un progetto nuovo | per fare che gli ulivi resistino al freddo, alle nevi e alle bu- fere, e fece l’ostensione di due figure di ulivi incise in rame, relative al prefato progetto. In questo congresso, che fu intimato con suo consenso, non intervenne il Sig. Presidente, e non mandò, conforme fece altre volte, alcun avviso all'Accademia dell’impedimento di non intervenire, benchè i signori accademici avessero la sofferenza di averlo aspettato per lungo tempo. 50 Il di 6 Agosto 1762. Nella solita stanza si congregò l'Accademia, alla quale intervennero il Sig. Presidente, il Sig. Ab. Ciani, il Si- gnor Dr. Mesny, ed io segretario e poi il Dr. Saverio Ma- netti e dovendosi recitare dal suddetto Sig. Dr. Mesny il seguito della memoria sopra l’insetto chiamato dormiglione, fu pregato dal Sig. Presidente a differire la lettura in una più piena adunanza : e frattanto il detto Sig. Presidente consegnò al Sig. Ab. Ciani un progetto o sua carta, della quale io non ne so il contenuto: ma con ordine che il suddetto Ab. Ciani dopo averla esaminata la faccia pas- sare nelle mie mani per mandarla in giro a signori acca- demici. Io poi presentai al Sig. Presidente una lettera venuta di Francia degli autori dell’ Agronomie, che conservo presso di me, unitamente a due stampe, cioè : Corps complet d'agri- culture et d’agronomie, nella qual lettera i suddetti signori autori pregano la nostra Accademia a voler dir loro se vorranno favorirgli di rispondere alle loro questioni. Ed i signori accademici m’incaricarono di rispondere in francese affermativamente con prima comunicar loro la minuta. In oltre il detto Sig. Presidente, che essendo più di due anni che godeva la presidenza di detta Accademia, gli pareva tempo di dar luogo all’’elezione di un altro: ma in questo particolare non fu conchiuso nulla. Il di 7 Marzo 1763. Si congregò l'Accademia con l'intervento degli appresso accademici, cioè : Del Sig. Presidente, Sig. Senatore Ginori, Sig. Dr. Sa- verio Manetti, Sig. Andrea Ginori, Sig. Conte Pietro Pie- rucci, Sig. Giovan Battista Nelli, Sig. Conte Cav. Orlando del Benino, Sig. Bartolomeo Mesny, Sig. Ab. Michele Ciani Sig. Ab. Franceschi, Sig. Forzoni Accolti e di me segre- tario; ove si trovarono presenti alcuni accademici, tra i quali il Sig. Dottor Alessandro Bicchierai recitò una me- moria intorno agli alveari, la quale portò via seco. In questo congresso il mentovato Sig. Presidente propose di formare una patente in stampa da presentare a chi sarà 51 eletto per accademico, e fu detto, che esso Sig. Presidente ed altri portassero le minute secondo il loro parere e che poi si eleggesse quella che fosse di universale gradimento. E finalmente si rammemorò di pagare il solito testone al bidello. Il di 24 Marzo 1763. . Si congregò l'Accademia dove intervenne : Il Sig. Senator Adami, Sig. Giovan Battista Nelli, Sig. Dr. Saverio Manetti, Sig. Conte del Benino, e io, ma per non esser venuto il Sig. Presidente ed essendo scarso il numero, non si recitò cosa alcuna. V’ intervenne ancora il Sig. Cav. Rimbotti. Il di 26 Maggio 1763. Si congregò l'Accademia senza l'intervento del Sig. Pre- sidente e v’ intervennero: Il Sig. Conte Felici, Sig. Nelli, Sig. Dr. Mesny, Sig. Ab. Ciani, Sig. Dr. Manetti, Sig. Conte del Benino, ed io segre- tario : ove si lesse un discorso di N. N. intorno all’ Anatomia de’ semi delle piante, che conservo appresso di me. Il Sig. Dr. Mesny presentò all'Accademia il prodotto dei | vari grani seminati in terre differenti a tenere delle mesco- lanze delle terre come nelle dissertazioni si spiega. Questa tavola la conservo appresso di me: ma le dissertazioni sono nelle mani dell'autore. Io segretario proposi un donativo di libri d’agricoltura da farsi all'Accademia. Il di 15 Giugno 1763. Si congregò l'Accademia coll’intervento : Del Sig. Presidente, Sig. Dr. Mesny, Sig. Cav. Rimbotti. Signore Abate Ciani ed io Segretario. Il Signore Abate Ciani vi lesse un discorso intorno alla coltivazione delle Maremme. Il di 22 Giugno 1763. Si congregò l'Accademia coll’ intervento : Del Sig. Presidente, Sig. Cav. Rimbotti, Sig. Matteo Tolomei, Sig. Abate Ciani, Sig. Arcidiacono Albizi, Sig. Dr. Mannaioni, Sig. Dr. Bicchierai, e di me segretario. Il Sig. Abate Ciani proseguì a recitare il discorso intorno ‘ alla coltivazione delle Maremme. 52 Il di 15 Settembre 1763. Si congregò l'Accademia coll’ intervento : Del Sig. Presidente, Sig. March. Gerini, Sig. Ab. Fran- ceschi, Sig. Dr. Manetti, Sig. Donato Archi, Sig. Dr. Bic- chierai, Sig. Ab. Ciani e di me segretario. Il Sig. Ab. Ciani seguitò il suo discorso intorno alla coltivazione delle nostre Maremme, ed io lessi una lettera a me diretta dal Signor Marchese Abate Niccolini in ringraziamento di essere stato eletto tempo fa nostro Accademico. E finalm. il Sig. Pre- sidente esortò questi Signori Accademici a. comunicar no- tizie agli autori del Dizionario di Bottanica e Agricoltura, che siamo noi cioè il Sig. Dr. Manetti, ed Io. Il dì 28 detto 1763 si adunò l'Accademia coll’intervento del Sig. Presidente, del Sig. March. Antonio Niccolini, Sig. Co. Pietro Pierucci, Sig. Co. del Benino, il Sig. Ab. Ciani, ed io. Il sudd. Sig. Ab. Ciani seguitò a recitare il suo di- scorso sulla coltivazione delle Maremme. Il dì 18 Luglio 1766 (1). Nella Foresteria dell S.S. Nonziata si congregò l’Acca- demia coll’intervento del Sig. Presidente. Sig. Dr. Carlo Guadagni, Sig. Co. Pietro Pierucci, Sig. Dr. Mesny, Sig. Dr. Xaverio Manetti, Sig. Cav. Feriglii Sig. Ab. Don Gio: Montelatici, ed io Segretario che lessi parte di un discorso ‘intorno alla perfezione, che si può dare alla coltivazione di quei mori, i quali per ordine del- l'Imperatrice Regina Apostolica si allevano ne’ sobborghi di Vienna. In appo il Sig. March. Presidente lesse una lettera del Sig. Fabio Asquino Segretario della Società di Agricoltura d’ Udine nella quale detta Società richiedeva corrispondenza con la nostra Accademia de Georgofili: alla quale m’ ordinò rispondere, che ci faremo gloria di corrispondere. Inoltre la detta Accademia ha mandato (1) Non saprebbe dirsi se questa lacuna di quasi tre anni, ed anche altre minori, trovino ragione nelle interruzioni delle adunanze, o nella mancata registrazione di esse. Certo è però che, secondo il Tabarrini (Delle vicende e degli studi, ecc.) nel 1763 il Montelatici si recò a Vienna per ottenere dal Granduca Ferdinando il patrocinio in favore dell’Accademia ; e non ne ritornò che nel 1764. 53 un quesito del quale è qui annessa la copia: ma essendo passato il tempo della soluzione, devo dar per ragione di non aver risposto al dubbio, la tardanza. Nel sud. Congresso da me invitato v’intervenne il Sig. Ant. Giu- seppe Romani di Fossombrone dilettante di Agricoltura, il quale ha promesso di fare una relazione de’ difetti osser- vati nella coltivazione de’ mori in Toscana, e ne addurrà la maniera di correggerli. Il dì 27 Agosto 1766. Si è congregata la nostra Accademia nella Foresteria della Badia di Firenze coll’intervento del Sig. Presidente, Sig. Co. Pietro Pierucci, Sig. Cav. Peruzzi, Sig. Senator del Riccio, Sig. Dr. Carlo Guadagni, Sig. Stefano Forzoni Accolti, Sig. Cav. Menatoni, Sig. Dr. Xaverio Manetti ed io Segretario. E più, non accademici, Sig. Guiducci ed altri. In questo Congresso il Segretario ha seguitato a leggere un discorso intorno alla coltivazione de’ mori in Austria ed ha fatto istanza che fossero assegnati i Cen- sori terminato che sia il medesimo, e furono assegnati il Sig. Co. Pietro Pierucci, ed il Sig. Dr. Xaverio Manetti “non solo per censurare detto discorso: ma ancora molti altri inviati all'Accademia de’ Georgofili. Il Sig. March. Presidente difese il mio discorso suddetto e dimostrativo, all’eccezione del pizzicamento, o sia. pota- zione de’ morettini, come meglio apparisce nel detto di- scorso, al quale si abbia relazione. Il dì 11 Settembre 1766. Si congregò l'Accademia nella stanza del Capitolo de’ P.P. Teatini, e v'intervenne il solo Sig. Bindo Peruzzi Accademico e il Sig. Co. Can. Guasco, e due Ecclesia- stici: ed il suddetto Sig. Bindo Peruzzi lesse in detto Con- gresso una memoria sopra una pianta detta Sulla, mandata da Genova dal March. Domenico Grimaldi. Il dì 12 Dicembre 1766. Si è congregata l'Accademia nel Seminario Arcivescovile di Firenze, e vi fu letta di nuovo la memoria del Sig. March. Domenico Grimaldi genovese sopra la pianta Sulla, della quale si è fatta menzione nel prossimo passato Con- 54 gresso; e fu letta detta memoria con piacere sommo, e gradimento tale, che immediatamente fu aggregato al ca- talogo dei soci; e fu stimato bene il ringraziarlo della cortese esibizione fatta al corpo dell’Accademia de’ semi, e figura di detta Sulla, che il Sig. Dr. Xaverio Manetti disse esserli nota sotto il nome di Hedisarum flore rubente del Tournefort (Hedysarum coronarium Linn.) Vi fu anche letto il saggio del Sig. Avv. Gio Batta Bevilaqua Udinese sopra il quesito proposto dalla Società d’Agricoltura pra- tica dell'accademia d’Udine per l’anno 1766, cioè a quali, e quante ragioni deesi attribuire la penuria de’ foraggi occorrenti al bestiame nella massima parte nella provin- cia del Frioli. Il Sig. Avv. ne ha riportato il premio. In questo Congresso ho distribuito agli accademici, e non accademici l’altro quesito della detta società d’ Udine per l’anno 1767. i Il dì 23 Gennaio 1767. Nelle camere presentemente abitate dal Rev.mo Abate di S. Trinita si congregò l'Accademia de’ Georgofili nella quale abitazione intervennero : Il Sig. Cav. Settimanni, P. Ab. Don Gio: Montelatici, Sig. Cav. Comm. Maggi, Sig. Dr. Bicchierai, Sig. Matteo Tolomei, Sig. Antonio Guiducci, Sig. Dr. Mesny, Sig. Dr. Manetti, Sig. Ab. Muzzi, Sig. Co. Can. Guasco. Il Sig. March. Presidente, ed il Segretario: ed ivi per acclamazione fu eletto per socio Principe, Capo, e protet- tore perpetuo dell’Accademia de’ Georgofili S. Eccellenza il Sig. Conte Orsini di Rosembergh, e perchè i soci inter- venuti nel solo scarso numero per cagione della gran neve, che fioccava in quell'ora 3 della sera del suddetto giorno, fui incaricato dall'Accademia di parlarne ad alcuni altri soci se concorrevano nella suddetta elezione co’suddetti: e Il Sig. Senator Alessandro Pucci, Sig. Cav. Rimbotti, Sig. Forzoni Accolti. Il Sig. Fabbrini, e tutti questi ebbero un sommo piacere, e concorsero ad approvare l’onore di una tale elezione. Il Sig. Co. Can. Guasco alla mia presenza, e di altri soci disse che stimava bene di fare quattro deputati per 55 dar notizia alla detta Eccellenza del Sig. Conte di Ro- sembergh, e furono proposti, deputati Il Sig. Matteo Tolomei. Il Sig. Co. Can. Guasco. Il Sig. M.se Roberto Pucci ed Io segretario Institutore della Società Ubaldo Montelatici: onde il giorno immedia- tamente seguente alle ore 4 della sera ci siamo portati se- paratamente al palazzo di S. Ecc. ed unitamente gli ab- biamo rappresentato una tale elezione, e compitamente ci ha fatti i suoi ringraziamenti, e si è espresso con tutti noi Deputati di pregare S. A. R. di cui Egli è Primo Mini- stro di dar luogo per le Congregazioni, e di dare agli Ac- cademici alcuni premi: e scoperse il principal nemico, che fece tutto il male all'Accademia: il quale poi dopo ha par- lato e stampato bene dell’Accademia. Il di 10 Aprile 1767 si adunò l'Accademia nel Palazzo di S. E. il Sig. Co. Orsini di Rosembergh con numeroso concorso di Accademici, colla di lui presenza, ove il Si- gnor Dr. Targioni Tozzetti recitò un discorso sopra i Pa- scoli. Dipoi il d. Sig. Co. Presidente dell’Accademia ordinò che il Sig. Co. Can. Guasco, il Sig. Piero Pierucci, ed Io ci congregassimo, e facessimo un piano del regolamento di detta Accademia, ed Io Segretario ho preso l’assunto di rendere informato il d. Sig. Co. Guasco di tutte le cose, che furono fatte dal principio dell’ Instituzione fino al pre- sente giorno, come farò. In questo Congresso fu letto ad alta voce il quesito della Società dell'Agricoltura pratica .d’ Udine. Il di 4 Maggio 1767 si congregò una piccola parte del- l’Accademia Fiorentina per discorrere del Memoriale del Maggior numero de’ Proprietari del Mugello, che supplica- vano S. A. R. a dar provvisione al danno de’ Succiameli, che regnano in quel paese, e fanno un gran male: il qual memoriale fu rimesso da S. A. R. per informazione all’Ac- cademia, e si discorse di fare una Deputazione di accade- mici, che dicessero sopra di ciò la loro opinione. Il dì poi 5 Maggio fu indicato il luogo dell’Accademia, e per ca- gione del tempo piovoso intervennero dodici soli accade» 56 mici: e furono scelti gli accademici per dire la. loro opi- nione sopra di questo, e fu il Sig. Co. Pietro Pierucci, il Sig. Dr. Mesny, il Sig. Ab. Pelli, e il Sig. Dr. Saverio Manetti, e tutti e quattro accettarono, e passarono per voti. A. mia requisizione fu eletto per mio consegretario il Si- gnor Co. Pietro Pierucci, e il mio servitore Francesco Squar- cini per bidello dell’ Accademia. Il di 4 Giugno 1767 si congregò l’Accademia nel palazzo di S. E. il Sig. Co. Orsini di Rosembergh, ed ivi il Signor Co. Can. Guasco lesse un piano da lui disteso delle leggi dell’ Ac- cademia, il quale terminato, furono dall'Accademia eletti quat. tro Commissari ad esaminare il detto piano, e dire la loro opinione, e poi farne relazione al corpo dell’Accademia. I commissari furono il Sig. Dr. Targioni Tozzetti, il Sig. Pietro Lapi Bottanico, il Sig. M.se Roberto Pucci, ed Io che scrivo. Il Sig. Presidente Co. di Rosembergh disse che S. A. R. no- minava per Socio Georgofilo il Sig. Angiolo Fabbroni Priore di San Lorenzo, e restò per acclamazione eletto. Il detto Sig. Presidente in mancanza sua nominò col titolo di Direttore il M.se Roberto Pucci. Poi il Sig. Senator Leonardo Del Ric- cio lesse un discorso riguardante la maniera di perfezio- nare la toscana agricoltura, e mi promesse di darne una copia, da conservarsi nell’archivio dell’Accademia. Il di 20 Giugno 1767 in casa del Signor M.se Roberto Pucci Direttore dell’Accademia si congregarono i suddetti commissari, ed il Sig. Dr. Targioni disse la sua opinione sopra il suddetto piano delle Leggi, e così fece il Sig. Lapi ed Io: ed il Sig. Direttore fece distendere dal suo maestro di casa i detti pareri: e finalmente fu concluso, che si met- tessero al pulito le dette opinioni per sottoscriverle noi al- tri commissari il di 80 del corrente. Il di 80 Giugno 1767 Sua Eccellenza il Sig. Co. Orsini di Rosembergh ha in questo giorno fatta adunare 1’ Acca- demia de’ Georgofili nel proprio palazzo di sua abitazione, dove è intervenuto in qualità di Presidente, e con la so- lita sua gentilezza si è degnato d’approvare le seguenti de- terminazioni de’ Soci Congregati. Il Sig. M.se Roberto Pucci relatore, e direttore annuo dell’Accademia ha pubblicamente 57 letta la sua approvazione al prospetto del Regolamento da farsi per l'Accademia de’ Georgofili stato disteso dal Ca- nonico Co. Guasco nella passata sessione. Gli accademici sentito il suddetto piano fecero alcune difficoltà e general- mente però approvarono l’osservazioni della Commissione: ma per evitare ogni ombra di litigio, il Segretario non si è fidato della propria opinione: e perciò prima di regi- strare quest’atto, ha procurato di far consultare l’oracolo di S. Ecc. come infatti fecero il Sig. Co. Can. Guasco il Sig. Senatore Anton Filippo Adami, il Sig. Co. Pietro Pierucci, i quali tutti concordemente riferirono che l’Ac- cademia intorno al piano divisato giudicò nella seguente maniera: Avendo la commissione generalmente approvato il progetto del Regolamento proposto dal Canonico Conte di Guasco, e considerandolo pieno di dignità di metodo, e di vedute, insinuava per un utile aumento dell’agricoltura che fossero venuti a leggere per turno una dissertazione, i pro- fessori dell’ Università, ed altri pagati in materie molto simili, siccome ancora gli aspiranti a dette cattedre; ma fu risoluto dall'Accademia, che fosse libero a’ professori di mandar quello che più piacerà. La Commissione stimava convenevole, che i segretari fos- sero obbligati a registrare gli esercizi letterari di cadauna adunanza; che saranno due i segretari suddetti, e. questi perpetui, e che a questi si dessero due coadiutori annuali, e l'Accademia l’approvò. Oltre alla cura de’ semenzai, che l'Accademia insinuava sotto il patrocinio del Governo, la commissione giudicava utile che i particolari possessori s'ingegnassero ancora essi di fare alcune facili prove, ed osservazioni ne’ loro re- spettivi fondi, pregandoli in tali casi di comunicarle al- ‘ PAccademia; e questo pensiero dei Commissari venne com- mendato. La Commissione ha ridotte a dodici le sessioni ordinarie, lasciando in libertà il Presidente di adunare a suo arbitrio le straordinarie, e l'Accademia l’ha approvato. La Commissione suggeriva, che si desse ogni anno un . premio da conferirsi a sorte a qualcheduno dei Soci, che 58 avessero comunicato all’ Accademia una Dissertazione, Os- servazione, macchina ed altro; ma l'Accademia persistè nel sentimento, che dandosi il caso, che sia dato il desiderato premiu si conferisca al solo merito de’ concorrenti fore- stieri, e non a sorte, escludendo gli stessi soci. La Commissione giudicava di porre in considerazione al Seggio di pensare a proporre qualche compenso facile per conseguire il pagamento delle tasse per un fondo neces- sario; ma l'Accademia determinò, che i renitenti a pagare, sarebbero sollecitati a pagare da uno, o due Censori, sotto pena d’esser levati dall’albo degli Accademici dopo aver comunicata la renitenza in un’adunanza, ed al Presidente, La Commissione riserbava al Seggio l'autorità di deci- dere le questioni che potessero insorgere, per la dichiara- zione delle leggi; ma il fare alle leggi una qualche aggiunta o deroga, tal facoltà conferirà a tutto il corpo dell’Accade- mia, come pure il diritto di eleggere dei Commissari per riferire; e l'Accademia si è iso na al parere della Bovinisie Concludeva la Commissione che si rendesse distinte gra- zie, anzi all’ Eccellenza del Primo Ministro Presidente, e che fossero eletti tre soggetti per rendere umilissime gra- zie all’A. S. R., e supplicarla della sua sovrana approva zione al presente regolamento, e l'Accademia approvò a pieni voti questo pensiero, ed elesse per suoi deputati il Can. Conte di Guasco, il Senatore Antonio Filippo Adami, ed il Marchese Ruberto Pucci. In seguito fu detto, che ogni primo meivoledì di ciascun mese nel giorno dopo pranzo due ore incirca prima, che tramonti il sole di ciascuna stagione, si adunerà l’Accade- mia nella sua propria residenza assegnata benignamente in Palazzo Vecchio. Il primo mercoledì del venturo agosto si darà principio in detto luogo alla prima adunanza, senza precedente invito : mentre sarà specificato nella « Gazzetta Toscana » il presente articolo: acciò sia noto a tutti i Soci, e si prevalgano della notizia per intervenire ogni mese alle stabilite assemblee. ‘Il dott. Saverio Manetti promise di comunicare all’Ae- 59 cademia qualche sua osservazione nella ventura adunanza di agosto. Il sig. Antonio Fabbrini ha preso l’incarico di pensare al sigillo dell’Accademia. A tenore delle leggi furono eletti i seguenti Accademici, chi per occupare il posto di Uffiziale, e chi il posto di Accademici onorari. Offiziali di seggio: Presidente perpetuo : Sua Ecc. il sig. Conte del Sacro Romano Impero, Francesco Orsini di Rosembergh. Direttore annuale: Marchese Cav. Bali Roberto Pucci. Consiglieri: Il Direttore annuale: Abate Giovanni Neri. Censori: Matteo Biffi già Tolomei, Dott. Gio. Targioni Tozzetti. | Tesoriere: Antonio Fabbrini. Segretario perpetuo per il carteggio con gli Esteri Pa- dre Ab. Ubaldo Montelatici. Coadiutore: Dottor Nati Poltri. | Segretario perpetuo per registrare gli atti dell’Accade- mia: Conte Pietro Pierucci. Coadiutore: Dr. Saverio Manetti. Accademici onorarii : S. Ecc. il Sig. Conte degli Alberti. S. Ecc. il Sig. M.se Gio. Corsi. Sig. Senator Cav. Paolo Vettori Guerrini. Sig. Senatore Cav. Antonfilippo Adami. » Sig. Senatore Alessandro Orazio Pucci. Sig. Senatore Giulio Orlandini. Sig. Senatore M.se Conte Cav. Balì Lorenzo Ginni. Sig. M.se Priore Luigi Viviani. Sig. M.se Ab. Antonio Niccolini. Sig. Co. Francesco Guicciardini. Sig. Co. Cav. Orlando Malevolti del Benino. Sig. Cav. Bindo Simone Peruzzi. Sig. Cav. Alberto Rimbotti. Sig. Can. Angiolo Fabbroni. Sig. Ab. Andrea Bonaparte. Sia Ab. Giuseppe da Verrazzano.. sie Giacomo de Sauboin. ig. Ab. e Avvoe. Antonio Uguccioni. spia Piet Pierucci come ; Begotti in gestnt por gi atti Vara Accademia e per validità de' suddett 61 Continovazione delle Memorie dell’Accademia de’ Georgofili registrate dal Conte Pietro Pierucci, Segretario delli Atti a’ 5 Agosto 1767. Sua Eccellenza il Sig. Conte Orsini di Rosemberg Pre- sidente della nostra Accademia ha dato ai Soci il comodo di congregarsi nelle stanze del suo palazzo, e con l’attuale sua presenza gli ha pienamente consolati. In questa adu- nanza composta di passa 25 accademici è stato pubblicato dal Sig. Marchese Roberto Pucci il rescritto di S. Altezza Reale, nostro clementissimo Sovrano, nel quale si chiama protettore della nostra Accademia e speciale promotore dei nostri esercizi, mentre accorda un annuo premio di 25 Gigliati, come si legge in detto Rescritto, stato consegnato a me Segretario delli Atti. Il Sig. Dottore Saverio Manetti ha recitata una sua bene intesa memoria o sia piano per megliorare la cultura dello Osmannoro, che per commissione dell’Accademia si dee at- tentamente esaminare dai nostri Censori. Il Sig. Canonico Conte di Guasco ha fatto vedere il disegno della mone- tina d’argento che S. A. R. si compiace di distribuire a tutti 1 Soci che interverranno alle nostre sessioni, ed ha mostrato parimenti l’altra della medaglia d’oro, che con- seguirà chi farà la migliore lezione tra i soci esteri, ec- cettuati gli onorari, ed ordinari nel concorrere allo scio- glimento del problema, che ogni anno sarà proposto dalla nostra Accademia. Il P. Abate D. Ubaldo Montelatici ha letta una memo- ria del Fattore Lorenzo Carniani intorno alla maniera da esso praticata nel fare ottimo vino con le uve fradice, e corrispondente al saggio di vino mandato a S. E. il Signor Conte di Rosemberg, ed al detto Sig. Canonico Guasco. 62 Per mantenere sempre mai viva la memoria della So- vrana beneficenza nella mente de’ presenti, e futuri nostri Accademici, a ciò s'impegnino a sostenere il decoro della nostra Accademia, e a renderla utile al pubblico bene, si riportano a tale effetto le seguenti copie delle leggi. Progetto del Regolamento da stabilirsi per l'Accademia de’ Georgofili. Adesso che sotto i fortunati auspici d’un Sovrano aman- tissimo del pubblico bene l'Accademia de’ Georgofili sin’ora senza protettore, e senza ricovero, non più abbandonata, errante (1) ed esposta al comune dileggio, gode la sorte d’avere un presidente sì proprio ad animare il zelo dei Soci, veramente amatori de’ progressi dell'agricoltura, e a secondare le paterne intenzioni del Principe, giova sperare, che in avvenire questa utilissima Società abbia da procu- rare alla patria quei vantaggi, quali ha avuto in mira il suo zelantissimo promotore (2). Ma invano si spererebbe ottenere questi vantaggi se dopo la scelta del saggio, e provvido capo, sotto la cui dire- zione l'Accademia si è posta, non si pensasse a corrobo- rarla con un valido, e fisso regolamento che abbia forza di legge e le serva di norma. A. questo fine si propone un piano, il quale dopo di es- ser letto in una generale adunanza dovrà essere più ma- turamente esaminato da quattro Commissari nominati per pluralità di voti, e prescelti fra gli Accademici de’ più versati nelle materie che formano l’oggetto di questo utile instituto. Tre sono i capi sopra de’ quali mi pare si debba rag- girare questo regolamento. Il primo si è l’organica strut- tura dell’Accademia. Il secondo le maniere con cui deve (1) Fu allora assegnata all'Accademia la sede in Palazzo Vecchio nel quartiere di Leone X. (2) TasarRrInI. Degli studi e delle vicende, ecc. p. 14. | | 63 procedere, ne’ suoi esercizi interni, ed esterni. Il terzo com- prenda gli oggetti a’ quali essa deve tendere, e che deve procurare di promuovere. CapitoLO I. Della struttura organica dell’Accademia. Articolo 1. — DEL PRESIDENTE E DEGLI UFIZIALI. $ 1. — Del Presidente. Siccome le gravi, ed interrotte occupazioni dell’attual presidente danno giusto motivo di temere, che le giuste adunanze, che si terranno non possono godere la sorte di averlo ogni volta presente, perciò sarà duopo di eleggere chi faccia in tal caso le sue veci sotto il titolo di annuale direttore. $ 2. —— Del paragrafo delli Ufiziali. Gli Ufiziali saranno il Segretario, che per ragione del deposito degli atti, e scritti Accademici, dovrà esser per- petuo, e vi si aggiungerà un consegnatario per i casi di assenza del primo, e per le funzioni, che gli verranno as- segnate qui appresso. Il secondo sarà il Tesoriere che si lascia all’arbitrio della Società di mutare, e confermare ogn’anno dopo la resa dei conti, e questo potrà essere e- gualmente scelto, o nel ceto degli onorari o degli ordinari de’ quali si parlerà in appresso. Terzo si eleggeranno due Consiglieri, presi il primo fra gli onorari, il secondo tra gli ordinari, co’ quali il Presidente possa conferire intorno agli oggetti, e progetti da proporsi all’ Accademia, ed il primo di questi Consiglieri, potrebbe essere il Direttore annuale. Quarto si eleggeranno due Censori a pluralità di voti designati a vegliare all'osservanza esatta delle leggi | stabilite, e ad impedire, che nessuno Socio faccia stampare 64 verun Opera col titolo di Accademico Georgofilo, senza essere stata prima esaminata da Loro, quali ove l’approvino spediranno licenza in scritto stampata appiò dell'Opera. Quinto tutti questi Ufiziali saranno annuali, eccettuato il Presidente, ed il Segretario che saranno perpetui. Art. 2. — DEI MEMBRI DELL'ACCADEMIA. Questi saranno divisi in tre Classi, in Onorari, Ordinari ed in Corrispondenti. $ 1. — Degli onorari. Il numero degli Onorari potrà esser composto di venti, e questi saranno scelti tra Cavalieri, e persone costituite in dignità, ed impieghi ragguardevoli le cui funzioni li distinguono dallo studio teorico appartenente alle cose na- turali o rurali, (giacchè l'oggetto di tale studio tende più alla pratica che alla teorica) ma potranno nulladimeno, col consiglio, con la mano e coll’esempio nella cura delle loro possessioni coadiuvare, a promuovere gli studi, le opere e le persone tendenti al progresso dell’ Istituto per mezzo ancora de’ saggi che si faranno da loro contadini. A questi non correrà obbligo del carico annuale d’un componimento, sebbene ove qualcheduno di loro il facesse, sarebbe bene ricevuto dall’ Accademia. $ 2. — De’ Membri Ordinari. Per dare una maggior consistenza, o solidità a questo corpo, primo pare che convenga di fissare anche il numero dei Soci Ordinari, che lo compongono, quale si crede, che col decorso del tempo potesse essere ridotto a trenta Ac- cademici Ordinari. Titoli e requisiti per dimandare l’ ag- gregazione saranno una cognita pratica applicazione, pro- vata con qualche operato in favore del progresso della Cultura delle terre, piante, o d’altri oggetti relativi a 65 questa, ovvero qualche opera, o scritto fatto per l’ istessa mira, da presentarsi all’ Accademia per esser giudicato. Secondo. — Conoscendosi qualche soggetto di cogni- zioni distinte, o che ne abbia dato saggio per mezzo di qualche opera, o per via di una pratica particolare alle cose rurali, sarà libero ad ogni membro di proporlo al- l'adunanza; e coll’ assenso dell’ Accademia passato per bal- lottazione segreta farli offerire l’ aggregazione. Terzo. — Ognuna di queste classi sederà nell’ adunanze sì private che pubbliche al suo luogo, che si fisserà come segue. Il Presidente nel mezzo, ed a canto a destra, ed a sinistra i due Consiglieri, seguiti da ambe le parti dagli Onorari, che si trovano presenti; alla diritta di questi verranno i primi due Uffiziali, ‘cioè il Segretario perpetuo, ed il Te- soriere, e al luogo del Segretario sarà sempre in pronto carta e calamaro per tener registrato ciò che occorrerà. Alla sinistra staranno i due Censori, dopo de’ quali da una parte, e dall’altra sederanno i Soci Ordinari, siccome i corrispondenti, a’ quali si dovrà accordare d’ intervenire alle sessioni ogni qual volta si troveranno nella capitale. $ 3. — De’ Corrispondenti dell’ Accademia. Sotto il nome di corrispondenti saranno compresi tanto gli Amatori toscani, non dimoranti nella Capitale ma nelle sue provincie, quanto gli esteri i quali domanderanno la Aggregazione. La corrispondenza da mantenersi nelle diverse provincie della Toscana, essendo una delle parti essenziali dell’ In- stituto, questi corrispondenti dovranno essere persone, sta- bilite nelle varie Città, o Distretti dello Stato a fine di avere comunicazioni delle osservazioni che essi faranno, relative al clima, e alle produzioni delle campagne piane, o montuose, secche, e maremmane, nelle quali faranno esperimenti ed osservazioni fisiche, o rurali, o volontarie o prescritte loro dall’ Accademia. 66 CaprroLo II. Degli Esercizi dell’ Accademia. Gli Esercizi dell’ Accademia sono interni, ed esterni, cioè o riguardano le operazioni, o le adunanze dei Soci, o le incumbense de’ corrispondenti provinciali, ed esteri. Di quest'ultimi si parlerà nel Cap. 3°, e nel presente si trat- terà solo degli Esercizi accademici interni. Art. 1. — DEGLI ESERCIZI INTERNI DELL'ACCADEMIA. Sotto il titolo di operazioni interne dell’Accademia ven- gono : 1°. — La scelta dei suaccennati membri. 2°. — Il metodo, e tempo da prescriversi per le loro adunanze. 3°. — La maniera con cui si procederà nelle medesime. 4°. — Le incumbense delli Ufiziali, e dei Membri della Società. $ 1 — Della scelta dei Membri. Ogni qualvolta verrà a vacare un luogo nell'Accademia, sì fra gli Onorari, che fra gli Ordinari, e corrispondenti chi desidera di riempirlo dovrà farsi proporre in una delle adunanze private, o dal Segretario, o da qualche membro, con fare esporre i titoli, che lo rendono meritevole di que- sta aggregazione, giusta il prescritto nel Cap. I., 2. Ove il Candidato producesse per titolo qualche scritto, ed opera relativa all’instituto, esame ne sarà commesso ai due Cen- sori, ed a due altri Commissari, nominati per questo ef- fetto, i quali dopo aver letta separatamente conferiranno assieme le loro osservazioni acciocchè uno di essi faccia il rapporto all'Accademia del giudizio, che vi hanno formato, e se l’opera è approvata, se ne potrà far lettura, o in in- tero, o in ristretto in una delle adunanze private. Dopo il i dt e o calar (9 dfn) 19 t Tx ua “i ; 67 suddetto rapporto si procederà per via di scrutinio per bi- glietti, o per ballottazione segreta per ammettere, oppure escludere il postulante. Ma la pubblicazione della di lui aggregazione sarà riserbata alla prima pubblica adunanza di cui si parlerà. 8. — Il titolo di Accademico non dovendo essere un semplice titolo senza dovere, sarà obbligo di ogni Accade- mico di portare ogn’anno per iscritto qualche memoria, dissertazione, osservazione, o esperienza ragionata sulle materie intorno alle quali versa l’Accademia, e ne sarà fatta lettura in una delle adunanze private. 4. — La pri- ma lettura ne sarà fatta senza potere essere interrotta, e quella finita s'indicherà una seconda lettura della mede- sima composizione, la quale sarà soggetta a una discus- sione pacifica, e a una critica onesta, e senza animosità, fatta unicamente per istruzione degli ascoltatori, e per render la composizione degna di far parte delle memorie, dell’Accademia di cui si parlerà in appresso o d’esser letta nella prossima generale adunanza. 5. — Occorrendo, che una materia, o progetto proposto, o agitato in una adu- nanza privata meritasse d’essere esaminato più a lungo, si nomineranno oltre i due Censori due altri Commissari per fare più maturamente cotale esame per poi riferire all'Accademia il loro parere intorno alle cose proposte. $ 2. — Dell’adunanze dell’ Accademia. 1. Queste saranno, e private, e pubbliche. 2. Le adunanze private saranno fissate a una ogni quindici giorni, e dovrà convenirsi del giorno inalterabile per la sicurezza dei con- correnti potendone dar notizia, col farlo indicare o nell’Al. manacco, o nella « Gazzetta Toscana, » ovvero in un elenco stampato, che si distribuirà ad ogni Socio, e s’affiggerà alla porta della sala dell’ adunanza. 3. Il tempo della du- rata di queste private adunanze sarà d’un’ora, onde se fatta la suddetta lettura senza il prescritto tempo fusse riempito, il rimanente s’ impiegherà nella seconda lettura d’un componimento già letto in una precedente adunanza 68 a tenore del $ precedente, ovvero nel leggere gli scritti, notizie trasmesse da corrispondenti. 4. Sì gli uni, che gli altri di questi scritti saranno ritirati dal Segretario, come appartenenti al deposito dell’Accademia. 5. In queste adu- nanze private si parlerà altresì degl’interessi, o Civili, o Economici della Società, e vi si proporranno tutte quelle vedute, che potranno esser giovevoli al progresso della medesima. $S 3. — Delle pubbliche adunanze: Due volte l’anno, cioè il primo di dicembre, e il primo di giugno si faranno adunanze pubbliche, alle quali inter- verranno, non solamente tutti i membri delle due classi, ed Effetti (sic) se vi sono, ma sarà l’accesso libero a qua- lunque persona civile che vorrà intervenirvi, dovendosi procurare in questa occasione il comodo di panche, e sedie per gli ascoltatori. 2. Queste pubbliche adunanze saranno anch’esse d’un’ora, e mezzo, e dove tra l’una e l’altra adunanza fosse acca- duta la morte di qualche membro, si comincierà la sessione con la lettura di un corto elogio istorico del defunto Socio, fatto o dal Segretario o da un altro membro, a cui il Pre- sidente appoggierà a tempo una tale incumbenza. 8. Suc- cederà la lettura di tre memorie, o dissertazioni, che sa- ranno state prescelte nelle private letture, come più proprie, ed adatte per una somigliante occasione. 4. Se fosse da pubblicarsi qualche nuovo membro eletto precedentemente, sarà dichiarato prima di cominciare la lettura. 5. Quando mai la provvidenza per via di liberalità o pubblica, o pri- vata avesse messo l'Accademia in situazione di dar qualche premio, la dichiarazione del soggetto, che lo ha meritato, ed il titolo della sua opera saranno quivi pubblicamente annunziati, $ 4. — Dell’incumbenze degli Ufiziali dell’ Accademia. Se il Presidente, o il Direttore avesse qualche ordine, progetto, o risoluzione del Principe da comunicare all’Ac- cademia, ne farà in un’adunanza privata la comunicazione, 69 prima che si cominci al:una lettura, e sarà libero ad ogni socio di fare osservare le difficoltà, che ne potrebbero ri- dondare. Secondo. — Sarà incumbenza del Segretario più anziano di registrare in un libro, intitolato Diario dell’Ac- cademia, la proposizione, o ordine suddetto. 3. Egli dovrà “quindi comunicare all’ adunanza le notizie ricevute dai membri esteri, e dei libri che saprà esser venuti alla luce sopra le materie relative all’Instituto. 4. Sarà sua cura di ritirare, e custodire nel deposito dell’Accademia tutti gli scritti, osservazioni, ed esperimenti comunicati alla mede- sima sì da soci ordinari, che dagli esteri, e perciò se gli dovrà fornire un luogo fisso, ed un armadio a chiave per la sicurezza di questo deposito. 5. Non sarà lecito a ve- runo dei membri; di estrarre alcuno di detti scritti senza previo ordine del Presidente in scritto, quale si lascerà in mano del Segretario anziano, finchè si restituisca il mede- simo scritto. 6. Quando l'Accademia giudicherà di poter comunicare al pubblico per via delle stampe un Tomo delle sue memorie, e atti accademici, incomberà al Segretario di concerto con l’anziano, e coll’assistenza de’ due Censori di ridurre in ordine le opere che saranno state prescelte dall'Accademia per formare il Tomo suddetto; un esem- plare di cui sarà gratuitamente distribuito a ciascheduno degli accademici d’ogni classe. 7. E siccome tutte queste operazioni, ed incombenze esigono qualche spesa in carta, penne, inchiostro, etc. sarà incombenza del Tesoriere di somministrare il necessario. 8. Per formare un fondo nelle mani del Tesoriere, caduno de’ venti membri Onorari so- praccennati nel Capitolo I., ai quali non incombe il carico di fornire veruna composizione, pagherà nelle mani del Tesoriere il giorno del suo ricevimento un zecchino all’Ac- cademia, e successivamente uno scudo per anno, il giorno della pubblica adunanza di dicembre, e gliene sarà spedita quietanza dal medesimo Tesoriere. Inoltre il profitto, che col seguito del tempo si ricaverà dalla vendita delle me- morie accademiche, servirà parimente a formare il suddetto fondo, e supplire fra tanto ai bisogni emergenti. Si potrà supplicare S. A. R. di qualche piccolo assegnamento su 70 quel fondo, che giudicherà più proprio, e più sicuro per questo fine. 9. Il Tesoriere dovrà poi nell’ adunanza pri- vata dell’anno accademico, che si riputerà cominciare il di primo di Giugno, render conto agli accademici adunati qual sia lo stato de’ suoi fondi, e delle spese fatte nel decorso dell’anno. $ 5. — De’ doveri dei Soci Ordinari. Il dovere de’ Soci Ordinari sarà: 1. Intervenire rego- larmente alle adunanze sì private, che pubbliche, ed in ciascheduna delle prime, uno di essi dovrà annualmente portare qualche sua composizione, osservazione, o esperi- mento per esserne fatta lettura nella sessione privata. 2. E acciocchè veruna adunanza non vada mai a voto si in- dicherà dall'una all'altra, chi leggerà nelle due ‘prossime sessioni. 3. Questa prima lettura fatta, come si è detto, senza poter essere interrotta dagli ascoltanti, si ripeterà poi in altra sessione. 4. Per animare il concorso de’ Soci, e la loro assiduità a queste adunanze, si potrà con il tempo far coniare un gettone di argento della valuta di due Paoli con l’impronta della testa del Sovrano da una parte, e colla divisa, che sceglierassi dall'Accademia dall’altra, per esser distribuito, come un diritto di presenza ad ogni in- terveniente, sì Onorario, che Ordinario. 5. A questo fine si terrà ad ogni adunanza privata sul tavolino aperto il Diario delle sessioni, dove sotto la data del giorno, ogni socio arrivando scriverà il suo nome, finchè non sia pas- sata l’ora prefissa per dar principio alla lettura, la quale cominciata, il Segretario tirerà una Linea sotto il nome del l’ultimo arrivato, e quei che verranno di poi non ‘averanno più diritto alla distribuzione dei sovranominati Gettoni, che si farà dal Tesoriere sul fine della sessione ad nno per uno. 71 CapiroLo III. Degli Oggetti ne’ quali si Occuperà 1° Accademia. Gli oggetti intorno a quali si dee versare non saranno solamente l'Agricoltura rurale presa in tutte Le sue parti, ma ancora quelle materie Le quali hanno correlazione colla medesima; intorno adunque a questi Oggetti si svolgeranno Le occupazioni esterne degli Accademici delle tre Classi. Articolo Primo. — Dell’ Agricoltura in generale. Siccome non tutti i Soci possono avere ugualmente i me- desimi Lumi intorno a vari oggetti dell'Agricoltura, e che varie sono le propensioni per una parte piuttosto, che per un’altra di essa, pare che convenga che si lasci la libertà ad ognuno dei medesimi Soci di scegliere gli oggetti per i quali si sentono più portati, o intorno a quali hanno mag- gior cognizione. A quest’effetto si potrà tessere una serie d’oggetti intorno a quali ognuno s’obbligherà di applicare, - tentare esperimenti, fare osservazioni particolari, e fornire memorie all'Accademia; dal che potranno formarsi diverse Classi d’occupazioni Accademiche, relative a diversi Og- getti, che saranno ripartiti tra i Soci. i 81 I titoli di queste serie saranno 1.° della Cultura del grano, biade, ed altri semi propri a supplir al difetto del 1.°; 2.° La Coltivazione delle viti, della Vendemmia, della fat- tura de Vini, e de mezzi per conservarli più lungamente; 3.° della piantazione, moltiplicazione, e miglioramento de Mori, dell'educazione dei Vermi da seta, della moltiplica- zione delle Case per questi e della struttura, ed esposizione Loro più favorevole; 4.° Della coltivazione degl’ ulivi, ed altri frutti per supplire ai casi della Loro mancanza. Della maniera di fare il miglior Olio, e di conservarlo; 5.° Del- 72 l'accrescimento, e cultura degli Agrumi, della Coltivazione degli Alberi fruttiferi sì nelle Vigne, che ne Giardini, e de mezzi da praticarsi per conservare i frutti freschi si su- gli Alberi, che dopo la raccolta; 7.° della coltura degli Al- beri di Castagna, e de Luoghi da moltiplicarvisi; 8.° De terreni propri alle Canape, e al Lino, del maggior impiego di questi prodotti, tanto per l’uso comune interno, quanto per Le Vele, e Corde per la marina; 9.° De Boschi, Rive, ed Alberi tanto per La Costruzione, che per il fuoco, affine di accrescere La quantità, e La bontà; 10.° Delle Praterie sì naturali, che artificiali, e dell’Erbe, e piante, che possono servire di pascolo; 11.° Del modo di garantire il territorio della Toscana dalla Ruggine, dall’Erbe nocive, da Vermi, Topi, ed altri Animali voraci, ed infesti alle Piante, e a’frutti; 12.° Degli Orti, e Giardini sì fruttiferi che di De- lizie, e degl’Alberi per procurare un ombra deliziosa, e sa- lubre; 13.° De Bestiami propri alla Cultura, e all’ingrasso delle terre, delle loro malattie, de’vari profitti che se ne possono ricavare, e de loro ricoveri; 14.° De Letami, con- cimi, e sughi propri a supplire al difetto di questi per fe- condare e perfezionare le terre, ed in qual modo si pos- sino render migliori, e più efficaci; 15.° Delle Api, e del modo di accrescere nel paese la cera e il miele; 16.° della manna, ed altre resine provenienti dagl’ alberi per via d’incisione da moltiplicarsi dove crescono alberi propri a queste produzioni; 17.° Delle Fabbriche, strumenti, e vasi rurali; 18.° Finalmente de fossi convenienti alla natura de Campi, Prati, e Vigne, secondo la loro situazione di scoli delle Acque, della maniera di renderli proficui alle terre, e della condotta, e distribuzione dell’Acque correnti per innaffiare ed accrescere i pascoli. $ 2. — Degli oggetti politici, ed economici accessori dell’ Agricoltura. Sarà cosa opportuna, e molto profittevole al progresso di tutte le sopraccennate parti della cultura: 1° Che qual- che socio si volga .ad osservare le varie situazioni delle CERTOSA 73 Provincie della Toscana, considerando particolarmente per via d’esperienze la proprietà dei loro terreni d’esposizione in esposizione, e la convenienza delle piante e semi co’ vari terreni, e vari climi. 2° Quali siano i vizi, sì fisici che morali nocivi alla prosperità ed accrescimento di vari ge- neri, del modo di vincerli e di facilitarne lo smercio economico, o politico, cioè interno ed esterno. 8° Della po- polazione combinata con la cultura, dei mezzi di accrescere reciprocamente l’una per l’altra. 4° Della maniera di im- piegare i mendichi e vagabondi nelle campagne spopolate. 5° Dell'accrescimento dei prodotti naturali calcolati in ra- gione composta, col progresso dell’ industria e delle mani- fatture. 6° Dell’utilità e vantaggio de’ pascoli comuni, ed inculti, e d’ una più utile distribuzione di essi. 7° Dell’in- fluenza, che la vigilanza, presenza, ed esempio dei posses- sori sono a’ contadini e braccianti e de danni, che reca la loro alienazione dalle cose ‘rurali. 8° Del mantenimento delle strade, sì vicinali che pubbliche per la maggior eco- nomia e facilità de trasporti, circolazione e smercio de prodotti. 88. A questo fine saranno specialmente deputati Corrispon- denti Locali, i quali dovranno poi comunicare i Loro espe- rimenti e Le Loro osservazioni ben maturate all'Accademia per via del suo Segretario. 2° E perchè queste corrispon- denze non siano trattenute per ragione di spesa, anzi per mantenerle più facilmente, ed animarle si prega S. E. il primo Ministro di permettere, che tanto i plichi contenenti Le istituzioni, e questioni fatte per parte dell’Accademia a corrispondenti, che Le Loro risposte, esperimenti, ed os- servazioni siano dirette al suo Uffizio per farle passare nelle mani del Segretario dell’Accademia, e La medesima strada si prescriverà a’ corrispondenti esteri, qualora man- deranno notizie, che vorranno comunicare alla medesima. 3° Ove poi la paterna munificenza del Principe, o la Libe- ralità di qualche Cittadino Zelante per animare lo studio 74 dell'Agricoltura, venisse a stabilire qualche premio su qual- che soggetto proposto dall'Accademia, gli scritti che sa- ranno mandati per essere ammessi al concorso del premio passeranno per l’istesso Canale, senza che sia permesso ad alcun Socio Onorario, o Ordinario, giudicare del merito de componenti di concorrere a questo premio, ma a soli corrispondenti Provinciali, ed esteri, o ad ogni altra per- sona, etiam Dio ai Contadini, che avessero dato saggio di una rilevante scoperta, e di un notabile miglioramento, in- torno a qualcheduno degl’oggetti enunziati nel primo $ di questo Capitolo. 4° Non sarà oggetto straniero al nostro instituto che qualcheduno de Soci, sì ordinario, che corri- spondente prenda il carico di fare delle osservazioni bene esatte intorno alle efemeridi del Paese, in cui fa dimora affine di conoscere i gradi di freddo, e di Caldo, i venti dominanti più o meno contrari alle produzioni, la quantità d’Acqua, che in un dato tempo suol cadere nelle varie sta- gioni della Toscana, e per fine L’intemperie infeste agli ani- mali, a cui sono dette regioni soggette. 5° Ma siccome non tutti i curiosi saranno in grado di poter fare esperimenti in fondi propri, converrebbe che si assegnasse Loro nelle regioni da fissarsi qualche pezzo di terreno pubblico per ivi esercitare la Loro utile curiosità a vantaggio del pub- blico bene. 6° E finalmente essendò per esperienza da altri paesi provato quanto sia utile di stabilire in vari distretti de’ seminari o pepiniere delle piante, che si crederà a pro- posito di moltiplicare, giusta l'esigenza delle regioni si po- trà prescrivere a corrispondenti intelligenti in questa parte d’Agricoltura, di deriger quelli a cui nella Comunità dove si faranno questi seminari. Il governo potrebbe raccoman- dare l'esecuzione di questo oggetto, con vegliare diligen- temente al mantenimento ed alla prosperità di un tale stabilimento, affinchè dette piante vengano distribuite ai Contadini nel grado di maturità necessaria per essere tra- spiantate ne Loro fondi. Queste sono le idee su le quali mi pare si possa formare un regolamento fisso per la solidità dell’Accademia, e per il progresso dell’Agricoltura al quale si potrà aggiungere SP ata - NRE O RAPE PRERE, GOT EI PT det i ra @ ia dei $ ti Mito v 75 secondo l’emergenze, e le nuove vedute, che nasceranno. Quindi avverrà, che la nostra Accademia così costituita dopo aver avuta la gloria, forse fin’ora sterile per la To- scana, di far noto a molti altri simili istituti stranieri, che ottenga finalmente quella di produrre de vantaggi reali al suolo dove ebbe i suoi primi natali. Che ne sia per succedere io sottometto quanto ho detto al giudizio sagace dell’ Eccellentissimo Presidente, ed a maggiori lumi dell’Accademia qui radunati, affinchè dopo un ponderato esame si deliberi se convenga d’aver ricorso a piedi del Trono per avvalorare colla sovrana autorità l'esecuzione del fissato regolamento protestando io qui non avere avuta altra mira, che d’ubbidire al comando fattomi da questo dottissimo Ceto nell’ultima adunanza, e di poter essere di qualche utilità ad un suolo, che merita d’essere altrettanto felice, quanto egli è delizioso e salubre (1). MOTUPROPRIO DI APPROVAZIONE (2). Volendo noi dare all'Accademia de’ Georgofili, stabilita nella città di Firenze nuovi contrassegni del Nostro So- — vrano favore, e della paterna premura con la quale ri- guardiamo il suo utile instituto, approviamo, e convali- diamo con la suprema nostra Autorità il piano dei Capi- toli di detta Accademia stato modernamente compilato, e a noi presentato a tale effetto dai soci della medesima or- dinando, che questi siano la Regola, con cui debbano i detti soci condursi nell'esercizio di tutte le Loro funzioni, ed incumbenze, e per animare viepiù la Loro attività, e applicazione, oltre la protezione da noi accordata all’ in- tero corpo di detta Accademia, e lo stabilimento d’ un annuo premio d’una medaglia d’oro del valore di Zecchini (1) Segue la relazione della Commissione che approvò lo statuto, già ri- portata a pag. 57. (2) Questa importantissimo documento venne pubblicato nel I Vol. p. 30 degli « Atti della R. Soc. Econ. dei Georgofili » e nell’Appendice dello Sta- tuto del 1900 a pag. 27. 76 venticinque da conferirsi nella forma proposta in detti Ca- pitoli, assicuriamo ancora della nostra speciale protezione tutti quelli fra gli Accademici, che con i Loro Scritti, Os- servazioni ed esperienze daranno utili saggi del Loro stu- dio, per il progresso e perfezione dell’Agricoltura. Dato li trentuno Luglio Mille Settecento Sessantasette. Pietro LEOPOLDO V. RosEMBERGH F. SIMINETTI. Nota dei viventi Accademici Onorari del presente anno 1770. e MS 0 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 13. 19. 20. S. E. Sig. Conte Vincenzo degli Alberti. . S. E. Sig. Marchese Giovanni Corsi. Ill.mo e Cla.mo Sig. Senatore Leonardo del Riccio. . Illmo e Cla.mo Sig. Senatore Cav. Paolo Vettori Guer- rini. Ill.mo e Cla.mo Sig. Senatore Alessandro Orazio Pucci. Ill.mo e Cla.mo Sig. Senatore e Cav. Giulio Orlandini. Illmo e Cla.mo Sig. Senatore Marchese e Bali Lorenzo Ginori. Ill.mo Sig. Marchese e Balì Ruberto Orazio Pucci. Ill.mo Sig. Conte e Cav. Orlando Malevolti del Benino. Ill.mo Sig. Conte Francesco Guicciardini. Ill.mo Sig. Marchese Priore Luigi Viviani. Ill.mo Sig. Matteo Biffi già Tolomei. Ill.mo e Cla.mo Sig. Senatore e Bali Ottaviano Medici. Ill.mo Sig. Abate Andrea Buonaparte. Ill.mo Sig. Giacomo de Sauboin Segretario intimo di S. A. R. Ill.mo Sig. Abate ed Avvocato Antonio Uguccioni. Illmo Sig. Autonio Fabbrini. Ill.mo e R.mo Sig. Canonico Angelo Fabbroni. Ill.mo Sig. Cav. Alberto Rimbotti. Ill.mo Sig. Segretario Pagnini. 77 Nota delli Accademici Ordinari La _ . Ill.mo Sig. Abate Gio: Gualberto Franceschi. . Illmo Sig. Cav. Ricev.re di Malta de’ Conti della Ghe- rardesca. 3. Ill.mo e R.mo Sig. Canonico Giorgio de’ Conti Alberti. 4. Ill.mo Sig. Giovan Lorenzo Nobili. 5. Illmo Sig. Stefano Forzoni Accolti. 6. Ill mo Sig. Cav. Bindo di Simone Peruzzi. 7 8 9 DO . Sig. Domenico Maria Manni. . Illmo e R.mo Sig. Arciprete Gius. Albizi. . Il.mo Sig. Segretario Giuseppe Pelli. . Illmo Sig. Bali Lorenzo del Rosso. . Sig. Abate Giovanni Lapi. . Ill.mo Sig. Cav. Menabuoni. . Ece.mo Sig. Dott. Bicchierai. . Ilmo Sig. Ferdinando Morozzi. . Ill.mo Sig. Andrea Ginori. . Ecc.mo Sig. Dott. Raimondo Cocchi. . Sig. Antonio Guiducci. . Ill,mo Sig. Abate Commissario G. Neri. . Ecc.mo Sig. Dott. Gio. Targioni-Tozzetti. . Ill.mo Sig. Segretario Pagnini, anzi Ecc.mo Sig. Dott. Alfonso Guadagni. . Ecc.mo Sig. Dott. Saverio Manetti. 2. Ill.mo Sig. Conte Piero Pierucci. 23. Ecc.mo Sig. Dott. Pio Franco Molinelli. . Ecc.mo Sig. Dott. Luigi Tramontani. . Ill.mo Sig. Nato Nati Poltri. . Ill.mo Sig. Abate Felice Fontana. . Ecc.mo Sig. Dott. Bartolommeo Mesny. . Ecc.mo Sig. Dott. Antonio Durazzini. . Rev.mo P. Abate D. Arcangelo Baldoriotti. . Rev.ndo Sig. Pievano Ferd. Paoletti. liti et ai E iter ari dee rie ea ve i À all 78 II. STATUTO DELL'ABATE UBALDO MONTELATICI R. Archivio dî Stato. Arch. della Reggenza, Busta 170, N.° interno 8. Ar- chivio della R. Accademia dei Georgofili, Filza I. Ragguaglio dell’ Istituzione, Reggimento e Progressi dell’Accademia de’Georgofili. Nell’anno 1753 il quarto giorno del mese di Giugno, dal Padre Abate D. Ubaldo Montelatici Canonico Regolare La- teranense fu istituita in Firenze un’ Accademia intitolata dei Georgofili, il cui Reggimento è democratico o popolare, di tal maniera che si può dire una perfetta anarchia, col. l'ispezione di perfezionare l'Agricoltura della Toscana. Le leggi di questa novella Società hanno variato per qualche tempo, ma in diverse congregazioni furono fissate come appresso: < 1. Che si facciano almeno quattro Adunanze gene- rali ogni anno, cioè una nei primi di Febbraio, l’altra nei primi di Maggio, l’altra nei primi di Luglio, e l’altra nei primi di Ottobre, rimanendo però in arbitrio di qua- lunque Accademico il potere accrescere questo numero, con adunare la società quando a lui piace. « 2. Che l'elezione degli Accademici si deva fare per voti segreti, e che i due terzi di essi favorevoli bastino per una legittima elezione. <« 3. Che sia cura degli Accademici il procacciare delle corrispondenze con persone intelligenti d’ Agricoltura, e massime della Toscana e delle notizie che ne ricaveranno, darne parte alla società per farne quell’ uso, che da essa sarà giudicato opportuno ; al qual fine il segretario dell’Ac- cademia sarà tenuto registrare con buon ordine, e custo- sit Sii dif x deli ver i a tn e nin dr 79 dire tali notizie, unitamente al giudizio che ne sarà fatto dalla medesima Società. « 4. Che il Segretario sia tenuto in oltre a ricevere qualunque discorso, sperimento, osservazione, disegno, mo- dello, o altro, alle villerecce utilità appartenente, tenendone il tutto in buon ordine a disposizione dell’Accademia. « 5. Che senza un’espressa licenza della maggior parte de’membri dell’Accademia generalmente congregati, non sia lecito estrarre una o più delle predette cose fuori del luogo che sarà fissato per la conservazione di tali disegni, mo- delli, osservazioni, ecc. « 6. Che le incumbenze dell’ Accademia sieno distri- buite in otto Classi con assegnare a ciascheduna tre Acca- demici col titolo di Deputati, le quali classi furono poi sta- bilite, delle quali daremo qui sotto la relazione. « 7. Che sia cura de’Deputati a queste otto Classi l’usare ogni diligenza, acciò le osservazioni, sperienze, di- segni, o altre simili cose alle faccende della Villa apparte- nenti, che verranno presentate all'Accademia, e quelle spe- cialmente di non Toscani, siano provate e riprovate in vari terreni, ed esposizioni della Toscana, con darne poi notizia in scritto del resultato al Segretario, acciò ne tenga conto, “e l’inserisca nelle memorie dell’Accademia. « 8. Che nel numero de’Georgofili vi debba esser sem- pre aggregato un Canonico Regolare Lateranense Toscano ed un altro Forestiere Italiano. « 9. Che l’Istitutore della presente società sia segreta- rio perpetuo della medesima. « 10. Che ciascheduno dei soci ritenga il proprio nome. « 11. Che si elegga un socio capace, coll’ incarico di Depositario, ed un altro col titolo di storiografo. < 12. Che nel giorno della commemorazione di tutti i Fedeli Defunti, ciascheduno degli Accademici si compiac- cia di pregare Iddio conforme l’intenzione dell’Istitutore, e ciò ogni anno, sino a tanto che durerà la presente Società. « Fissate che furono le Leggi, si passò a distribuire le incumbenze dell’Accademia in otto Classi, che sono le se- guenti: 80 « CLasse I. « Del Clima della Toscana, Proprietà de’Terreni, e loro esposizione, della Cultura de’Grani, Biade e Legumi. « CLasse II « Della Coltivazione delle Viti, Vendemmia; Fattura e Conservazione de’ Vini. « CLasse III « Della Coltivazione degli Alberi fruttiferi, e non frutti- feri, eccettuando gli Ulivi e i Gelsi. « CLasse IV. « Della Coltivazione degli Ulivi e dei Gelsi, e dell’edu- cazione de’Vermini da seta. « CLasse V. « De’Boschi, Praterie, Animali aquatici, volatili, e ter- restri. « CLasse VI. « Del modo di liberare le nostre Campagne dalla Rug- gine, Volpe, Acque, Vermini, ed erbe nocevoli, e massime da’succiameli, e render fertili le nostre Maremme. « CLasse VII. « De’'Giardini, Ortaggi e Fiori. « CLasse VIII. « Della conservazione de’Grani, de’ Sughi, delle Fabbri- che, e Istruzioni rurali ». A queste otto Classi furono poi assegnati come Deputati tre Accademici per Classe. Il Padre Leonardo Ximenes della Compagnia di Gesù, uno dei deputati alla prima classe si è distinto, con aver letto, e lasciato nelle memorie dell’Accademia un suo giu- dizioso Discorso intorno alla cagione e rimedi delle Frane, ossia smottamento delle Terre cotanto pregiudiciale alle possessioni. Dice insomma il Padre Ximenes in questo Discorso, che cities, 81 l'origine delle frane è riposta nell’ insinuazione, e penetra- zione delle acque piovane, che inteneriscono il suol d’ar- gilla, che però la gravezza del terreno, soprapposto, è por- tato dalla sua azione a sdrucciolare, e a cadere sopra dei piani inclinati, ne’ quali non trova la resistenza dell’argilla già intenerita per la penetrazione delle stesse acque. Di- scoperta la cagione del male, passa con avvedutezza a pro- porre i rimedi, e distinguendo frane da frane, dice, che quando le frane sono quasi superficiali, e di piccola. pro- fondità, e che il terreno ha una base assai ferma, allora è ottimo il rimedio di fabbricare delle muraglie per tenere a freno la terra che non isfrani, come nel Senese è in uso; ma quando si vede che le frane sono profonde, e la base del terreno è assai mobile, come nel Lucardese, allora bisogna andare in traccia di altro rimedio, che è impedire al possibile la penetrazione dell’acqua, o far sì, che essendo penetrate in qualche parte, trovino presto uno scolo, che li porti al piano, senza danno delle parti contigue. La pe- netrazione dell’acque s’ impedisce in varie maniere, e lo scolo in varie fogge sì dall’acque già penetrate, come in- segna ivi il P. Ximenes, che quì lunga cosa sarebbe il riferire. Il Sig. Abate Michele Ciani, altro Deputato alla prima classe accennata, propose all'Accademia un utile, e ben in- teso Progetto per venire facilmente in cognizione delle di- verse terre, esposizioni, usi di coltivare etc. del territorio della Toscana, dalla qual cognizione dipende il massiccio per ridurre una tal cultura a perfezione. Il sunto di un tal progetto consiste in formare alcuni chiari, e minuta- mente distinti interrogatori, con ricercarne le precise ri- sposte da persone intelligenti, e pratiche di tali materie della campagna Toscana; e benchè si sappia che verranzio delle risposte confuse, sarà cura dell’Accademia di porle in chiaro, con delle replicate istanze ecc. e farne poi un buon uso nel dar compimento alla toscana coltivazione, e già si è principiato a dar esecuzione ad un tale Progetto, che è stato giudicato utilissimo. Il Sig. Dottore Giovanni Lami uno de’Deputati alla se- 6 82 conda delle classi poco fà imentovate, fece spiccare il suo buon gusto intorno alla cultura delle Viti, con avere pro- posti sopra di essa coltivazione dieci problemi, de’quali non essendone stati sciolti sino al presente che quattro. soli, se ne darà contezza dopo la totale di loro risoluzione. Il Signor Dottore Xaverio Manetti uno dei Deputati alla terza delle sopraddette classi (estendendosi come tra noi è permesso ancora ad altre classi) presentò all'Accademia se- dici osservazioni da farsi e da ripetersi, tutte utili al mi- glioramento di vari capi d’Agricoltura, ed alcune di esse riguardano quella classe a cui è deputato; ma per non es- sere queste osservazioni (a riserva di cinque) ancora ben maturate, per ciò si sta attendendo il compimento di esse, affine di dare poi fuora una compiuta relazione delle me- desime. Il Signor Stefano Forzoni Accolti deputato ancor esso alla Terza delle sopra enumerate Classi (oltrepassando, come tra noi è lecito i limiti della medesima) presentò all’Acca- demia un modello colla sua descrizione, e uso di un cilin- dro di Pietra, il quale serve per stritolare le Zolle della Terra, le quali non cedano al consueto Erpice, che si usa in Toscana dalla quale circostanza si comprende. subito quanto giovamento esso possa apportare alla coltivazione della Toscana; tanto più che questo zelante Accademico ha insinuato il modo che si deve tenere per far sì che questo Istrumento possa esser tirato, non altrimenti da Cavalli (come si suppone dal Signor Duhamel di Monceau, nel celebre suo trattato della cultura delle Terre) ma dai Manzi, che quà sono in uso per il lavoro delle Terre. Que- sto Cilindro deve pesare mille delle nostre libbre in circa, peso che, nel caso nostro, non eccede la forza de’ nostri buoi; poichè il Cilindro che scorre superficialmente sulle zolle della terra, non incontra quella gran resistenza, che si fa dalla terra al Vomere appuntato, che penetra nelle viscere della medesima. Il Padre Abate D. Giovanni Montelatici uno de’deputati alla quarta delle sopramentovate Classi presentò all’Acca- demia alcune Osservazioni fatte in diversi tempi nel Ter- nt ati Jin È 83 ritorio della Toscana, spettanti alla seccagione, taglio e diramazione degli Ulivi. Dice in somma il P. Abate, non essere lodevole il far impresa d’innestare gli Ulivi selva- tici, perchè se per disgrazia seccassero per tutto il dome- stico, dovendogli tagliare, rimetterebbero salvatici: aggiunge, che dovendosi tagliare gli Ulivi seccati, si faccia ciò nella parte più sana, più fresca, e verdeggiante che sia possibile, e tra le due terre, e adduce la sperienza in quelle Piante di Ulivi, che seccarono per il gran gelo nell’anno 1709 poichè quelle che furono tra le due terre tagliati, mandarono fuori talli verdeggianti, che crebbero, e sempre più rigogliosi sì conservarono; nel mentre che altri Ulivi che furono più in alto tagliati, nel breve giro di pochi anni per la mag- gior parte perirono; finalmente il detto P. Abate fa un’uti- lissima osservazione intorno al grave danno, che soffersero varie Piante e specialmente gli Ulivi nell’anno 1753, a ca- gione della strabocchevole quantità di Neve caduta sui rami e sulle frondi degli Ulivi, e del soffio impetuoso dei più venti. Dice adunque, che a prevenire questi danni, cioè a dire alla diramazione e atterramento degli Ulivi, fa di me- stieri tenergli colle branche Madre raccolte, gagliarde e basse, perchè così resistono più facilmente al soprapposto peso delle Nevi, e al furioso soffiare de’venti ecc. e per ren- dere più chiaro il proposto rimedio, presentò all’ Accademia due disegni d’Ulivi uno dei quali rappresenta un Ulivo fa- cile ad essere daneggiato dalle disgrazie accennate, e l’altro un Ulivo talmente allevato, e coi rami così ben disposti, che resiste più facilmente all’infortunio delle stagioni. Da due Anonimi deputati all’ottava Classe, fu presentato all'Accademia un modello in legno di tre Macchine unite insieme per la perfetta conservazione e nettezza de’ Grani, con risparmio di tempo. Questo modello è composto d’ un vaglio inclinato da noi detto alla franzese: del Ventilatore del Sig. Hales: e della stufa, in parte variata, del Sig. Bar- tolomeo Intieri. Il vaglio serve a nettare il grano di tutte quelle immondezze, che ordinariamente vi si trovano fra- mischiate, di terra, grani forestieri, ecc. che lo deturpano. Il Ventilatore è ordinato a purgare il Grano dalla polvere 84 più minuta, e da alcune leggierissime spoglie, e granelli vani di esso Grano. La stufa del Sig. Intieri è adattata a liberare il grano da due gran nemici atti a corromperlo, cioè a dire dal. l'umidità e dal Gorgoglione. Il vaglio inclinato, o sia alla francese, siccome il ventilatore del Sig. Hales non si de- scrivono, perchè sono abbastanza conosciuti. Della stufa del Signor Bartolomeo Intieri ne ha data compita contezza il celebre Inventore in un suo libro intitolato: Della per- fetta conservazione de’ Grani; impresso non ha gran tempo in Napoli in foglio ove è annesso il disegno di detta stufa. Laonde restringendo la relazione all'ordine con cui si sono unite le dette tre Macchine, e al cangiamento fatto nella stufa del Sig. Intieri, dico che al dirimpetto del Vaglio alla Franzese, per il quale discende il grano, vi è il ventilatore del Signor Hales racchiuso in una sca- tola, in cui essendo agitato per via d’un Istrumento al di fuori, tramanda l’aria commossa per mezzo di un canale, inverso al Grano discendente per esso vaglio, purgandolo in questa guisa dalla polvere, e dalle vane leggerissime spoglie, che vi sono framischiate; nella parte inferiore del Vaglio accennato vi ha la stufa di sopra mentovata, la quale è dissimile da quella del Sig. Intieri, per esser que- sta formata di vari piani inclinati, ne’quali discende e ri- posa il grano, per essere riscaldato dal fuoco inferiore, lad- dove i due Anonimi, fanno discendere il Grano per uno spirale, che si aggira intorno ad un Cilindro riscaldato al di dentro da un caldano di fuoco, che è nella base di un cilindro; e siccome la detta spirale ha in principio l’em- missario del Grano, che discende dal vaglio. mantovano, così ha in fine un emissario per cui esce il detto Grano. riscaldato, e riseccato, e va a terminare in una fossa, o altrove ove ha da essere conservato. Uno degli stessi Deputati all’ ultima delle accennate Classi, unito ad altro Deputato alla quarta di esse, cioè al sopradetto Abate D. Giov. Montelatici, presentarono all’Ac- i cademia un Istrumento in tutte le sue parti compito; per mezzo del quale si spengono facilmente i bruchi, che arre- 85 cano si gran danno alle viti; e vi fecero delle particolari osservazioni assai necessarie a sapersi e trascurate dagl’An- tichi, che ci hanno consigliato un tale Istrumento. Consi- ste questo Istrumento in un guanto di grossa pelle il quale nella parte inferiore della mano è tutto ricoperto di una gentil maglia di ferro. Ora il contadino armata la mano con esso guanto, dee stropicciare ben bene il seccume, che si vede intorno al gambo della vite, guastando in questa forma il luogo, ove covano i bruchi. Ed acciocchè un tale stropicciamento con maglia di ferro, non offenda il gambo della vite è necessario fare una tale operazione con dili- genza, premendo leggermente la mano, ed in tempo, in cui la Vite è soda, e susistente, che suol essere nell’ In- verno; cautela che il Davanzati e il Soderini, (che ci con- sigliano questo. guanto) non ci hanno additata. Un altro triviale, ma però utile, e da buona parte di Lavoratori non conosciuto e trascurato Istrumento, fu da uno de’ Deputati della nostra Accademia presentato alla medesima con cui si guariscono i Frutti del Tarlo, che gli divora. Consiste questo in un semplice filo di ferro per via del fuoco reso flessibile, che insinuato nel luogo ove il Tarlo divoratore si conosce essere entrato, tanto si cerca sinchè trovato s’infilza e si tira fuori. I Meli particolarmente sono soggetti a questo Tarlo, ed è in più luoghi avvenuto della Toscana, che una gran parte di essi Meli sono periti, per avere i Contadini attribuita la cagione del male a tutt'altro, che ad esso maligno in- setto, non avendo avuta cognizione dei veri e sicuri segni che lo discoprono. I segni adunque per riconoscere che questo Insetto sta nascosto nel Melo, e lo divora, sono questi (che il Sig. N. N. Deputato ha ricavato dagli antichi, ed ha trovati in pratica essere veritieri). Dove (dice) è Za malattia si fà la buccia nera, e secchericcia, e casca qualche poco della pol vere di quella, segue che il Tarlo rode. Ed acciocchè (sog- giunge il signor Deputato) nella ferita fatta nel tronco del- l’Albero, non vi possa entrare altro Animale, che arrechi nocumenti maggiori del primo, si turi il buco con terra 86 molle, perchè maggior danno - vi farebbero le formiche le quali piglierebbero subito l'alloggiamento. Egli è già lungo tem po trascorso che il nostro celebre Bernardo Davanzati nella sua Toscana Coltivazione ecc. ci ha lasciato descritto questo male cui suoi rimedi. Questo è quanto hanno operato sino al presente alcuni de’ Deputati alle otto Classi di questa nascente Accademia. Altri poi non deputati, ma però soci dell’Accademia mede- sima, hanno dato segni non ordinari del loro zelo intorno al rifiorimento della Toscana Coltivazione, tra quali si sono distinti. Il Sig. Giuseppe Lumachi abilissimo Giardiniere, avendo presentato all'Accademia un Discorso ragionato intorno alla malattia d’alcune piante di Limoni, ed alla cura delle me- desime, del quale non se ne da il sunto per non essere stato sino al presente dall'Accademia esaminato, si come delle cose che seguono. Dal Sig. Conte Commissario Giov. Michele Pierucci fu presentato all'Accademia il Disegno dell’Aratolo Virgigliano, siccome in corpo così distinto in tutte le sue parti, col- l'esatta descrizione delle medesime ; come ancora d’un Er- pice singolare, con avere descritta l’utilità che da tali stru- menti ne può risultare alle semenze della Toscana, e quanto prima ne farà in questo nostro Clima, la prova, e allora se ne darà più distinta relazione. N. N. uno de’ Deputati alle Otto accennate Classi ha co- municato all'Accademia: Una sua lettera scritta ad un suo Amico intorno a gravi danni che cagionarono alla Toscana i diboscamenti degli Appennini, e di altri Monti di essa. Il Sig. Conte Rezzonico della Torre socio Georgofilo ha indirizzato all'Accademia: Un ragguaglio delle Coltivazioni fatte fare ne’propri po- deri, colla riuscita, che alcune di quelle hanno avuto; ed inoltre la notizia di un sugo particolare col quale si fecon- dano alcuni Campi nel Territorio di Como, distinguendo giudiziosamente quelle Terre, e quelle. semenze, che sono amiche di questo sugo, da quelle che non l’amano. PT e PSI WINE RATE TORE E PIE N SI LI 3 il Ò à Lal: 87 Il Sig. Capella di Castelnodari in Linguadoca nostro Socio ha mandato all'Accademia la versione latina di un Ms. Francese intorno al modo d’Estirpare l’Erbe nocive per mezzo del Maiis. Il Padre Don Claudio Frenond, Monaco Camaldolese, Pub- blico Professore nell'Università di Pisa, Accademico Geor- gofilo ha presentato all'Accademia: Una descrizione della Maniera colla quale si coltivano le viti nel Territorio Pisano col farvi sopra una buona rifles- sione. Il Sig. Biagio Carore di Polignano, nostro socio, si è di- stinto con un suo Discorso intorno a succiameli che è un Erba inimicissima delle biade baccelline, e delle Fave mas- simamente ; raggirando il suo Discorso (per saper ben di- stinguere quale sia veramente una tale maligna Erba) sul vero significato della parola Orobanche, e intorno la forma di distruggere una tal Erba. Ed in oltre vi ha aggiunte delle sperienze, e teorie, in ordine alla coltivazione de’ Mandorli de’quali abbondano le di lui possessioni. | N. N. Aggregato dell’Accademia ha fatta pervenire alla medesima una Macchina semplicissima, colla quale si tra- _sportano facilmente Alberi grossi, e pesanti da un Campo per piantarli in altri campi più opportuni. N. N. nostro Accademico ha fatto distribuire in vari luo- ghi della Toscana i semi del prezioso Cedro del Libano, unitamente all’Istruzione intorno alla maniera di coltivare una tale specie di Larice, e per il suo legno e per la sua ragia pregiabilissimo. De’quali semi se ne è veduto già nascere felicemente alcune preziose in Toscana. N. N. nostro socio, ha presentato al Segretario dell’Ac- cademia un breve discorso, in cui fa vedere quanto possa essere migliorato l’istrumento, che è stato di sopra descritto per guarire i Meli dal Tarlo ecc. Avvi altro Accademico il quale sta tessendo un’utilissima storia intorno alle Persone, ed i mezzi che hanno contri- buito a perfezionare l'Agricoltura della Toscana. Il Sig. N. N. nostro socio si ha fatto pervenire all’Ac- 88 cademia una sua opera molto utile per la cultura. delle Viti, e fatture dei Vini. Ed altro non socio; ha comunicato alla società un Pro- getto per la moltiplicazione di alcuni Alberi ecc. E finalmente N. N. abilissimo Agricolo, e Accademico ha discoperto molti errori, ne’quali cadono inavvertentemente i Contadini nella Toscana e ne addita modestamente e con buone ragioni le correzioni. E questi sono i saggi d’un Accademia nascente, e. per così dire Bambina, dalla quale non si può attendere che faccia passi da Gigante: che tutte le più lodevoli im- prese, hanno avuto (se ben si guarda) incominciamento di piccoli principi. Ai quali si può aggiungere un Catalogo ragionato di più Manoscritti inediti, che si trovano nella città e contorni di Firenze, che trattano di Materie Botaniche, Rustiche, e Medicamenti tratti da vegetabili che ha per le mani e va tessendo un Accademico Georgofilo, che or ora l’ha con- dotto a fine. Così è. D. Ubaldo Antonio Montelatici Segretario della suddetta Accademia, a di 24 Marzo 1756. Concorda la presente copia col suo originale esistente al num. interno 3 della Busta 170 dell'Archivio della. Reg- genza che qui si conserva. Firenze, dal R. Archivio di Stato, li 23 Marzo 1906. @ # SG | % A “ i È È si Ji i < bo È 89 III MINUTA DI LEGGI DELL'ACCADEMIA DE’ GEORGOFILI Distesa dal Dott. GIOVANNI TARGIONI TOZZETTI nel 1756 D’ordine dell’Ill.mo Sig. Abate Gio. GUALBERTO FRANCESCHI ape Principe di essa —__— Archivio della R. Accademia dei Georgofili. Filza I. SI — Nome, ed oggetto dell’ Accademia. Si chiami Società, o Accademia de’ Georgofili ed abbia per unico ed invariabile scopo il correggere, ampliare, e perfezionare le teorie, e le pratiche dell'Agricoltura Toscana. $.II. — Dell’Impresa e del Sigillo. Non abbia veruna Impresa o Arme, e solamente nel suo Sigillo sia inciso... $ III. — Degli Accademici. Sieno non più di cento, tutti dimoranti la maggior parte dell’anno in Firenze, e paganti la tassa, e fra questi in memoria del P. Ab. Ubaldo Montelatici Istitutore dell’Ac- cademia debba esser sempre almeno un Canonico Regolare Lateranense dimorante nella Badia di Fiesole, a cui deb- bano esser comunicate tutte le esperienze, osservazioni, dissertazioni, modelli, disegni ecc. e tutto ciò che possa conferire agli avanzamenti dell’Agricoltura, affinchè per mezzo di essa vengano a spargersi nella Congregazione Lateranense tutti quei frutti che si sperano da quest’Ac- cademia. Quei soggetti che già sono stati ammessi dal di 8 Giugno 1753 fino al di... e che vogliono continuare a 90 pagare la tassa restino nel numero degli Accademici, senza bisogno di nuovo partito. Gli altri nomininsi prima dal Presidente, e vincansi per i due terzi di voti dagli ufiziali del seggio, dipoi propongansi in corpo d’Accademia nelle sessioni generali di Febbraio e di Luglio, e vincansi per i due terzi almeno dei voti. Non prendano alcun nome ac- cademico ; non sia fra loro altra precedenza, che dell’an- zianità dell'ammissione, e siano invitati tutti alle sessioni pubbliche con invito stampato, e vi abbiano il diritto di votare. $ IV. — Dei Corrispondenti o Aggregati. Senza limitazione di numero sieno o esteri e dimoranti fuori di Firenze, o fiorentini non paganti tassa. Seguitino ad essere corrispondenti quelli che già lo sono dal di 4 Giugno 1753 fino al... e lo sieno senza bisogno di nuovo partito quegli Accademici che non vorranno pagar tassa: gli altri si eleggano nella stessa maniera che gli Accade- mici. Sieno ammessi nelle sessioni generali dell’Accademia senza invito particolare, ed ivi cedano la mano agli Ac- cademici, ma precedano fra loro secondo l’ordine dell’an- zianità, e non vi abbiano voto nè attivo nè passivo. $ V. — Del Protettore. Sia un personaggio ragguardevole per nascita per di- gnità, e per amore verso le scienze e le belle arti. Duri la sua autorità un anno principiando dal primo di Gen- naio. Abbia libera facoltà di proporre all'Accademia tutto ciò che crederà utile per gli avanzamenti di essa, e sia supplicato secondo le occorrenze di patrocinare nei biso- gni di lei presso l’Augustissimo Sovrano, e suo Ministero, e di procurarle notizie, e corrispondenze in lontani paesi. Intervenendo alle sessioni abbia il primo luogo; il suo ri- tratto (se gli piacerà donarlo) stia sempre esposto nelle stanze dell’Accademia, e se favorirà di regalare medaglia ROOT VEE TT E TE PL MRO BI TOI E TL N _91 o anello, o altra simil cosa, si dispensi in nome suo per premio a chi ne sarà giudicato meritevole per la soluzione di qualche problema stato proposto in quell’anno. In una sessione degli Ufiziali tra il Luglio e l’Ottobre si scelga e si accordi il Protettore per l’anno venturo, quale poi si acclami a viva voce nella sessione generale di Ot- tobre, e con lettera sottoscritta dal Presidente e dal Se- gretario si preghi ad accettare questa elezione, e favorire l'Accademia. $ VI. — Degli Ufiziali. . Stiano al governo dell’Accademia 43 Ufiziali per lo meno eletti dal numero degli accademici, cioò un Presidente e suoi Consiglieri di numero indeterminato, cioè tutti quelli che saranno già stati Presidenti, un Segretario, due suoi Coadiutori, 24 Deputati agli studi, otto loro Segretari, un Provveditore, un Depositario, un Archivista, un Bibliote- cario, un Custode del Museo, un Custode del giardino, ed un Istorico. Tutti questi durante il loro impiego precedano agli altri accademici, formino il seggio e partito stretto dell’Accademia, e precedano fra di loro secondo il sopran- _ notato ordine delle cariche, ed in queste secondo l’anzia- nità dell'ammissione nell'Accademia. Adunati che sieno an- che straordinariamente per ordine del Presidente e con speciale invito, abbiano autorità di ordinare provvisional- mente tuttociò che possa bisognare all'Accademia, con ob- bligo di proporlo nelle successive adunanze generali a tutto il corpo dell’Accademia per l'approvazione e validità. Ab- biano anche autorità di scegliere e destinare le cose e le persone da proporsi in corpo d’Accademia, dove nulla si | possa proporre dal Presidente o da altri con sua licenza, che non sia stato prima discusso e vinto fra gli Ufiziali per due terzi almeno di voti favorevoli. Ciascheduno di questi Ufiziali a riserva dei Consiglieri, del Segretario du- rante la vita del P. Ab. D. Ubaldo Montelatici Istitutore dell’Accademia, ed a riserva dei 24 Deputati, e dell’Isto- rico, duri nel suo impiego per un anno principiando dal 92 primo di Gennaio, ma non abbia divieto, e possa esser raf- fermato -per partito del corpo dell’Accademia; ed uno possa avere nello stesso tempo più ufizi. $ VII — Dell’elezione degli Ufiiali. Ogni anno nella sessione generale di Ottobre si faccia la muta degli Ufiziali che devono mutarsi, cioè del Presi- dente, del Segretario (quando verrà l’occasione) dei due suoi Coadiutori, degli otto Segretari dei Deputati, del Provveditore, del. Depositario, del Custode del Museo, e del Custode del giardino. Ufizio, per ufizio, principiando dal Presidente, ogni Accademico scriva sur una polizza il nome di quell’Accademico ch'egli crederà più idoneo ad esercitare lodevolmente quell’ Ufizio, quando anche fosse quello medesimo che attualmente lo esercita. Le nomine si pubblichino in corpo dell’Accademia, e chi ne avrà con- seguito maggior numero, resti eletto per tale Ufizio; ed in caso di parità di nomine, si mandino i nominati a par- tito, e vincansi per pluralità di voti. $ VIII. — Del prendere e deporre gli Ufizi. Ogni anno nei primi giorni di Gennaio il Presidente che dovrà uscir di carica faccia invitare gli Ufiziali del seggio vecchio e nuovo, fra i quali si faccia la consegna e rendimento di conti dei respettivi ufizi, e si concerti quello che a pro dell’Accademia dovrà proseguirsi, o variarsi nel- l’anno venturo. $ IX. — Del Presidente. Si scelga dal rango dei gentiluomini accademici più stu- diosi e più affezionati all'Accademia. Sieda in primo luogo, abbia autorità di ordinare le adunanze, sì quelle private del seggio, che quelle generali. del corpo dell’Accademia, ed ivi proporre tutto ciò che meglio crederà. Sessione per sessione sottoseriva il giornaletto dei decreti, e firmi le let- i ii a det a 93 tere ed i programmi da mandarsi in nome dell’Accademia. Il sno ritratto (qualora lo voglia donare) stia esposto nelle stanze dell’Accademia, ed il suo nome ed anno della Pre- sidenza sia espresso nelle medaglie da darsi per premio col peculio dell’Accademia. $ X. — Det Consiglieri. Ciascheduno accademico che sarà stato per un anno al- meno Presidente resti per sempre nel numero dei Consi- glieri e Coadiutori del Presidente pro tempore, in man- canza del quale, il Consigliere più anziano faccia le sue veci. Loro incumbenza sia di consigliare il Presidente ed il seggio a determinare tutte quelle cose che colla pratica ‘ ed osservazione avranno conosciuto essere più proficue al- l'Accademia. $ XI. — Del Segretario e suoi Coadiutori. Faccia per mezzo del bidello invitare con invito stam- pato gli Ufiziali e gli Accademici, ogniqualvolta dal Pre- sidente sarà intimata una sessione o privata o pubblica. _ Abbia in custodia il sigillo dell’ Accademia e se ne serva per le lettere e patenti che scriverà o spedirà in nome di essa. Tenga un libro intitolato Giornale dei deèreti, nel quale registri tutto ciò che si proporrà e si determinerà nelle sessioni spettante alle Leggi ed al Regolamento del- l'Accademia, alla quale leggerà tutto ciò che le sarà co- municato dagli accademici e dai corrispondenti, prenden- done una succinta nota nel giornale, lasciando poi agli otto Segretari della deputazione l’ intera incombenza di re- gistrare e conservare le scritture riguardanti le loro respet- tive materie d’Agricoltura, e di scrivere per esse le lettere ai corrispondenti. Segretario dell’Accademia sia sua vita durante, e senza bisogno di partito per elezione o per raf- ferma il P. Abate D. Ubaldo Montelatici suo fondatore, venendo a mancare il quale (che Dio non voglia) torni la carica di Segretario ad essere annuale come le altre. Possa 94 a suo piacimento valersi dell’opera dei due suoi coadiutori, i quali suppliscano in sua assenza, e possano firmare e si- gillare gli atti e le lettere, e patenti. $ XII. — Det Deputati. Si mantenga la divisione delle materie villereccie in otto classi, stabilite d’ordine di S. Ecc. il Sig. Conte Emanuel de Richecourt nella sessione del di 3 Ottobre 1735, e per ciascheduna classe sieno destinati tre Deputati promotori dello studio di quelle respettive materie, i quali col. pro- prio studio e dopo di aver raccolto ed esaminato tutto ciò che verrà comunicato all'Accademia sopra le classi di loro ispezione, concertino e partecipino al Presidente quanto credano opportuno per lo schiarimento d’una tal materia, affinchè egli ne faccia la proposizione al seggio ed al corpo dell’Accademia. Essi pure nel dipartimento delle loro classi devono concertare e minutare i piani e le istruzioni delle esperienze ed osservazioni da farsi, ideare i problemi da proporsi al pubblico per la soluzione, e debbano ricevere ed unitamente coi Censori in scritto censurare le disserta- zioni che sul problema saranno trasmesse all'Accademia per concorrere al premio. Continuino ad esser Deputati della classe I, e duri il loro impiego a beneplacito loro fino a tanto che dimoreranno in Firenze, e vorranno con- tinuare tale incumbenza. I posti che sono vacanti, e che lo saranno in avvenire o per morte, o per dimissione, o per lunga assenza di alcun Deputato, si riempiano in questa maniera. I superstiti scelgano i soggetti che crederanno idonei per tal bisogna, e gli nominino al Presidente, quale gli proponga prima nel seggio degli Ufiziali, dipoi in corpo d’Accademia, e restino vinti per due terzi almeno di voti favorevoli, ed in caso di parità di voti, s° imborsino i loro nomi, ed il primo estratto resti vinto. $ XIII. — Det Segretari delle otto Deputazioni. Ciascheduna Deputazione abbia un Segretario, il quale debba in un giornale a parte registrare tutto ciò che sarà 95 trattato nell'Accademia, o ad essa comunicato, solamente risguardante le materie della classe sua, ed in una cartella apposta conservare, con buon ordine e con gli opportuni repertori gli originali delle dissertazioni ed. osservazioni sopra le medesime materie comunicate all'Accademia, e che gli saranno perciò consegnate dal Segretario di essa. Debba inoltre scrivere le lettere ed istruzioni ai corrispondenti della sua classe, colla previa partecipazione dei suoi De- putati, tenendo esatto registro delle lettere tanto missive che responsive. $ XIV. — Del Provveditore. _ Invigili al mantenimento del luogo e dei mobili dell’Ac- | cademia; esamini e proponga al seggio le spese e provvi- ste occorrenti; tenga gl’ inventari delle scritture ed altre suppellettili letterarie dell’Accademia; ed assista alle con- segne da farsi dai respettivi Ufiziali. Abbia in custodia le medaglie o altra sorte di premi, e con mandato del corpo dell’Accademia firmato dal Presidente e dal Segretario, gli consegni a quelli Accademici e Corrispondenti che gli avranno conseguiti; ed alla fine del suo Ufizio presenti al "seggio l’ inventario di tutto ciò che avrà avuto in con- segna. $ XV. — Del Deposttario. Abbia in consegna il denaro della Società, paghi le spese ordinarie e stanziate senza bisogno di mandato speziale; ma le straordinarie non le paghi sennonchè con mandato sottoscritto dal Presidente, dal Provveditore, e dal Segre- tario. Tenga un quaderno d’entrata e di uscita, ed una filza di mandati e ricevute, e nel rendere l’ Ufizio presenti al seggio il bilancio dell’entrata ed uscita. Continui per tutto l’anno 1757 ad essere Depositario il Sen. Prior Vin- cenzio Antinori, senza bisogno di nuovo partito. 96 $ XVI. — Dell Archivista. Riceva in consegna dai Segretari sì dell’Accademia, che delle deputazioni, dal Provveditore, e dal depositario le scritture riguardanti l'Accademia, e le custodisca con buon ordine, e con esatti repertori, lasciandole vedere secondo le occorrenze agli Ufiziali; ed alla fine dell’Ufizio presenti al seggio l'inventario di tutto ciò che abbia avuto in con- segna. $ XVII. — Del Bibliotecario. Abbia in custodia i libri stati donati all’ Accademia, 0 da essa in qualche maniera acquistati, vi noti il nome del donatore, e gli registri tutti in un catalogo o inventario, che alla fine del suo Ufizio presenti al seggio. Permetta agli accademici l’uso di essi libri, e di portarsegli anche alle loro case con licenza a voce del Presidente, e per un tempo discreto, facendosi fare per suo discarico la ricevuta ed obbligazione, e dando nota al seggio nuovo alla fine dell’Ufizio di tutti i libri che fossero fuori delle stanze dell’Accademia, prestati agli Accademici. $ XVIII. — Del Custode del Museo. Tenga custoditi sotto chiave tutti i modelli di macchine ed istrumenti, e tutte le produzioni naturali, ed altre ra- rità che sieno state donate alla Società, o da essa acqui- state, lasciandole vedere agli Accademici e considerare ad ogni loro richiesta, e ai forestieri con previa licenza del Presidente. Le distribuisca con buon metodo e le registri col nome del donatore in un catalogo o inventario, quale presenti al seggio alla fine dell’Ufizio. $ XIX. — Del Custode del Giardino. Si elegga, non ostante che per ora l'Accademia non ab- bia Giardino, ma quando l’avrà, il Custode invigili alla di lui cultura, dia gli ordini opportuni agli operaj, dia con le MIE, » Pre 97 licenza del seggio il comodo agli Accademici di fare espe- rienze ed osservazioni sul terreno e sulle piante del giar- dino, e gli aiuti nelle loro intraprese, e noti esattamente in modo di giornale la riuscita dell’esperienze. Tenga di- ligente inventario delle piante e degli attrezzi del Giardino, e lo presenti al seggio alla fine del suo Ufizio. $ XX. — Dell’Istorico. Scriva gli atti della Società... continui ad essere Istorico Domenico Maria Manni a beneplacito dell’ Accademia, e mancando esso sì elegga il suo successore in una sessione pubblica per nomina in scritto da ciaschedun’Accademico interessente, e vinca quello che avrà maggior numero di nomine. $ XXI. — Dei Censori. Si eleggeranno straordinariamente ogniqualvolta vi sia bisogno non meno di tre mesi avanti al giorno destinato per conferire un premio a chi si sarà meglio portato nella soluzione d’un qualche Problema. L'elezione si faccia di Accademici intelligenti della materia questionata in una pubblica adunanza per nomina in scritto di ciascheduno Accademico interessente, ed i quattro soggetti che avran conseguito maggior numero di nomine, restino vinti per censori; ed in caso di parità di nomine, si proceda al partito di voti segreti, e vinca chi avrà più fave nere. L’incumbenza dei Censori sia temporaria, e termini il giorno che si distribuirà il premio, e non si competa loro premi- nenza alcuna di Ufiziale. I Censori unitamente con i tre Depu- tati di quella tal classe alla quale apparterrà il Problema sieno incaricati esaminare e censurare in scritto per la pura verità, e secondo il loro onore, e la loro perizia, ciasche- duna dissertazione stata trasmessa all'Accademia sopra tal Problema. Se convengano fra di loro nell’opinione, abbiano facoltà di fare una sola censura firmata da ciascheduno con 7 98 una cifra concertata, ma senza esprimere i loro nomi; in caso poi che disconvengano nei sentimenti, sia permesso a ciascheduna delle parti dissenzienti fare la sua censura se- paratamente, e firmata altresì con una cifra, e queste cen- sure unite alla respettiva dissertazione e sigillate, devano per mezzo del Segretario della loro Deputazione farle per- venire in mano del Segretario dell’Accademia un giorno almeno avanti a quello destinato per l’esame pubblico di esse dissertazioni, e per l’aggiudicazione del premio. Nella medesima maniera, e colle medesime limitazioni si eleggano i censori ogniqualvolta si tratterà di stampare atti o me- morie dell’Accademia, ed allora altresì facciano corpo coi Deputati delle respettive Classi, alle quali appartengono le materie da stamparsi, e unitamente con loro esaminino le cose proposte per stamparsi, e ne facciano come sopra la relazione al corpo dell’Accademia. $ XXII. — Dei Sindaci. Quando nascano controversie nel rendimento dei conti di qualche Ufiziale nel giorno che si rendono gli Ufizi il Presidente ed i cinque più anziani Consiglieri nominino fra tutti sei Accademici uno per ciascheduno, e non vi es- sendo tanti Consiglieri, il Presidente supplisca alle loro voci, i quali sei si mandino a partito fra gli Ufiziali del seggio, ed i tre che avranno conseguito maggior numero di voti restino eletti Sindaci con autorità di determinare la controversia per la quale sono stati eletti arbitri, per fare la relazione al corpo dell’Accademia, dopo la sentenza del quale resti terminato il loro impiego. $ XXIII. — Det Partiti. Si facciano col bossolo a fave nere per voti affermativi, e bianche per negativi, e vincansi col numero fissato nei respettivi capitoli. In caso di parità di voti, si rimandi il partito, e continuando la parità s’imborsino le cedole colle diverse proposizioni, e la prima tratta vinca. 99 $ XXIV. — Det Decreti ed altri Atti dell’ Accademia. Il Giornaletto dei Decreti dell’Accademia sia tenuto e scritto dal Segretario di essa, o dai suoi coadiutori, ed in fine della sessione sia sottoscritto dal Presidente, ed in sua assenza dal Consigliere più anziano. Le patenti e lettere da scriversi in nome dell’Accademia sieno scritte dal Se- gretario o suoi coadiutori, sottoscritte. dal Presidente, o Consigliere più anziano, e Segretario, e sigillate col sigillo dell’Accademia. I mandati per spese straordinarie, e dei premi per discarico del depositario, e del Provveditore sieno scritti dal Segretario o suoi coadiutori, e sottoscritti dal Presidente, dal Primo Consigliere, e dal Segretario. I programmi per i problemi da sciogliersi si stampino in nome dell’Accademia, ed essi, e le patenti dei conseguiti premi per attestato pubblico sieno stampate colla specifi- cazione del problema, della qualità del premio, sottoscritte dal Presidente, dal più anziano Deputato della Classe alla quale appartenga il problema stato sciolto, o la materia stata illustrata, e dal Segretario, e sigillate col sigillo del. l'Accademia. Gli atti scelti, e le memorie dell’ Accademia si stampino in nome di essa, ma coll’indicazione dei nomi degli Accademici o Corrispondenti che vi avranno contri- buito coi loro studi, affinchè niun resti defraudato del me- rito acquistatosi col suo zelo e colle sue fatiche, ed essi non già l'Accademia sieno debitori al pubblico della verità dei fatti. I piani delle osservazioni, e le istruzioni per le esperienze, ed i quesiti georgici si pubblichino d’ordine e con approvazione del Corpo dell’Accademia, in nome dei Deputati di quella Classe, alla quale appartenga la materia da pubblicarsi. $ XXV. — Dei Registri di osservazioni. I segretari delle otto Classi tengano ciascheduno un re- gistro esatto in libri separati di tutto ciò che sarà parte- cipato all’ Accademia, concernente le materie della loro 100 Classe, affinchè si possa agevolmente vedere quali materie sieno state sufficientemente schiarite, e quali abbiano bi- sogno di ulteriore schiarimento, e perciò ogni accademico o corrispondente che nelle sessioni generali legga qualche scrittura, ne debba lasciare copia in mano del Segretario, alla classe del quale apparterrà la scrittura. $ XXVI. — Dei Ruoli. Abbia sempre l'Accademia un Ruolo degli Accademici vi- venti, e paganti la Tassa; uno dei corrispondenti viventi secondo l’ordine d’anzianità della loro ammissione; uno degli Uffiziali del Seggio presente; uno dei Protettori, ed uno dei Presidenti che saranno stati, uno degli Accade- mici morti, ed uno dei Corrispondenti morti. $ XXVII. — Delle Adunanze. Alcune sieno generali, alle quali s’invitino tutti gli Ufi- ziali e tutti gli Accademici dimoranti in Firenze, altre” private alle quali s’invitino i soli Ufiziali che compongono il Seggio. Le generali sieno per lo meno quattro l’anno, cioè nei primi giorni di Febbraio, di Maggio, di Luglio, e di Ottobre. Trattandovisi gli affari della Società, vi si leggano dal Segretario le scritture state comunicate di fuori, vi si mostrino i libri, i modelli e le produzioni na- turali state donate, ed ogni Accademico vi possa leggere tutto ciò che meglio gli sembrerà, purchè sia coerente allo scopo dell’Accademia. Il Presidente abbia autorità d’inti- mare altre sessioni generali fuori delle quattro, secondo le occorrenze e specialmente una nel mese di Marzo per esaminare le Dissertazioni trasmesse per concorrere al pre- mio, ed aggiudicare esso premio, ed un’altra nel mese di Aprile per conferire solennemente il premio. Nelle sessioni private gli Ufiziali facciano le mute degli Ufizi, decretino provvisionalmente secondo le urgenze degli affari, e scel. gano i soggetti e le materie da proporsi nelle Sessioni ge- nerali. Nelle Sessioni private non sono ammessi altri che 101 gli Ufiziali, i Protettori, e le persone da essi intimate, ma nelle Sessioni generali, fuori del tempo nel quale si faranno i partiti, si ammettano i Protettori sì presenti che passati, i Corrispondenti ed altre persone ancora a piacimento del Presidente. i $ XXVIII — Dell’Entrature e Tasse. Ogni Accademico, sì di quelli che già sono al Ruolo, sì di quelli che saranno descritti nell’avvenire paghi per una sola volta diecì paoli per sua entratura, e poi ciaschedun anno dieci paoli dentro a tutto il mese di Dicembre, sic- chè alla fine dell’anno sieno riscosse tutte l’entrature e tasse, e venute in mano del Depositario, affinchè l’Accade- mia a capo d’anno sappia qual capitale possa fare delle sue entrate. $ XXIX. — Delle Spese. Nella prima Sessione pubblica di ciaschedun’anno si de- terminino e si stanzino le spese necessarie ed occorrenti nel decorso dell’anno, si dia al Depositario la copia auten- tica di tale stanziamento scritta di mano del Segretario, o di uno dei suoi Coadiutori, e sottoscritta dal Presidente, dal Provveditore e dal Segretario, e secondo esso stanzia- mento il Depositario faccia i pagamenti a chi occorre, senza bisogno di altro mandato. Se accaderanno spese straordinarie, si determinino in una Sessione privata degli Ufiziali, di poi si progongano e vincano in corpo d’Acca- demia, e se ne dia al Depositario la copia del Decreto fir- mata come sopra. $ XXX. — Dei Premi ordinari. Ogni anno nella prima Sessione di Febbraio si distri- buiscano due Premi, il primo cioè un Anello di valuta di lire.......... per lo meno tra gli Ufiziali tutti del Seggio che avrà governato nell’anno antecedente (che però sieno 102 vivi in tal giorno) non ostante che sieno stati raffermati o promossi ad altre cariche nel nuovo Seggio governante. Si scrivano i nomi di ciascheduno di essi Ufiziali vecchi uno per polizza in polizze simili, le quali tutte piegate s'imborsino, ed il Presidente di governo ne tragga su una, e l’Ufiziale il di cui nome vi sarà scritto conseguisca il premio dell'Anello, che gli dovrà esser consegnato dal Depo- sitario col mandato firmato, come è stabilito nel Cap. XXIV, ed abbia in oltre la Patente stampata per attestato di esso Premio, come si dispone al medesimo Capitolo; e se uno avrà esercitato più cariche nel medesimo anno, abbia tante polizze a suo favore quante saranno state le cariche. Il se- condo Premio sia una medaglia d’argento di valuta almeno di z...... nella quale sia espresso da una parte...... E la si dia ad uno fra tutti gli Accademici e Corrispondenti che nel decorso dell’anno antecedente abbiano comunicato al- l'Accademia qualche scrittura di materie Georgiche, sia Dissertazione, sia Relazione di Osservazioni o di esperienze, o le abbia donato qualche modello o disegno d’istrumento, o di macchina riguardante i bisogni della campagna, delle quali cose tutte il Segretario ne abbia a mano una nota distinta, la quale prima si legga in Corpo di Accademia per comune soddisfazione. Secondo essa nota, tante sieno le polizze quanti saranno stati i capi di cose dei quali avrà arricchito l'Archivio ed il Museo dell’Accademia, sic- chè un medesimo accademico o corrispondente possa avere a suo favore più polizze a misura che si sarà più affati. cato a pro dell’Accademia. Tutte le polizze s'imborsino ed il soggetto di cui sarà scritto il nome nella prima estratta per mano del Presidente, conseguisce il premio della Me- daglia da consegnarglisi nella medesima maniera che è stato disposto sopra dell'Anello. $ XXXI. — De’ Premi straordinari. Qualora l'Accademia col favore della munificenza del- l’Augustissimo Sovrano, o per la generosità dei Protettori e soci benefici si troverà un sufficiente peculio, principî a 103 proporre una volta l’anno il premio d’una medaglia d’oro di valuta di z.......... almeno, in cui sia espresso........ e deva conseguirsi da quella persona non solamente del numero degli accademici e corrispondenti, ma fuori di essi ancora, che sia giudicata aver meglio riuscito nella soluzione di qualche problema proposto dall’Accademia. Il metodo da osservarsi sia questo. Ogni anno a principio di seggio, i Deputati delle otto Classi concertino fra loro le materie georgiche le quali avranno bisogno di essere schiarite, ne facciano una nota, secondo la quale il Seggio ne faccia la proposizione nella Sessione pubblica di Maggio; quivi sì esaminino i quesiti dati in nota, e se ne scelga per par- tito segreto uno, quale sia il Problema da proporsi al Pub- blico per la soluzione, con un Programma stampato in nome dell’Accademia, sottoscritto dal Presidente, dal Deputato più anziano della respettiva Classe, e dal Segretario. In esso Programma sia specificato chiaramente il Problema che si propone, la qualità del premio, ed il tempo dentro al quale dovranno essere trasmesse le Dissertazioni per schiarimento di esso, quale sia più o meno lungo secondo la difficoltà del Problema, e dei mezzi necessari per schiarirlo, e vi sia indicata la persona dell’Accademico Segretario al quale do- vranno essere consegnate, 0 fatte pervenire le Dissertazioni sigillate senza nome o sigillo dell'Autore, ma solamente con un Emblema o divisa, la quale sia anche scritta sopra d’ altro foglio, dentro al quale sieno copiati i primi tre versi almeno della Dissertazione, e sia notato il nome del suo autore, ed il suo indirizzo, ma sia chiuso e sigil- lato in maniera che non si possa mai sapere il detto nome fuori che nel caso di dover assegnare e consegnare il pre- mio. Il Segretario ricevute che avrà tutte le Dissertazioni dentro al tempo determinato, ritenga appresso di sè le ce- dole sigillate coi riscontri dei nomi degli autori, e conse- gni le Dissertazioni ai Deputati della respettiva Classe, ed ai Censori, i quali le esaminino, e ne facciano la relazione da presentarsi in corpo di Accademia, com'è stato disposto al Cap. XXI. In una Sessione pubblica dell’Accademia, o in più d’ una destinata per tal’esame, il Segretario della 104 Classe alla quale appartiene il Problema, legga in maniera intelligibile ad una per una le Dissertazioni, e le loro re- spettive censure. Finita che sia la lettura della prima, si dia comodo agli Accademici di farvi sopra le loro rifles- sioni, per uso delle quali sia tenuto il Segretario a ripe- tere quei passi che saranno richiesti; indi si mandi in giro il partito, e si (scriva) sulla dissertazione il numero dei voti favorevoli che avrà conseguito, e si metta a parte. In seguito si faccia il medesimo della seconda, poi della terza, e di tutte le altre fino all’ultima, e terminato tutto l'esame e scrutinio, si osservi quale Dissertazione abbia conseguito maggior numero di voti. Se questi passano i due terzi, ed uno più, s’ intenda aver guadagnato il Pre- mio, e se ve ne fossero più d’ una che avessero ugual nu- mero di voti, si rimandino a partito, ed in caso di nuova uguaglianza, si faccia l’ imborsazione delle divise o intito- lazioni, e la prima tratta abbia il merito. In caso che i voti non oltrepassino la metà, si proponga di nuovo il pro- blema, e si conservi la medaglia per chi la meriterà nel secondo o terzo concorso. Oltrepassando i voti la metà, ma non vincendo perchè qualche parte della dissertazione sia difettosa, o abbia bi- sogno di ulteriore schiarimento, si tenga sospeso il Premio, e si avvisi il pubblico con un programma, che l'Accademia nelle tali e tali Dissertazioni che hanno la tal Divisa, de- sidera il tale e tale schiarimento e supplemento, e perciò prega gli autori a trasmetterlo dentro al tal tempo, col solito riscontro sigillato del nome dell'autore. Pervenuti che sieno i supplementi, se ne facciano gli esami, e le cri- tiche dai Deputati e dai Censori, e si proceda a nuovo par- tito di quelle sole dissertazioni coi supplementi, nella ma- niera che sopra è disposto, e quella di esse che vincerà per i due terzi dei voti, ed uno di più, abbia il premio, le altre tutte si consegnino al Segretario della Classe per conservarle fra le scritture, ed i loro biglietti sigillati coi nomi degli autori si brucino, affinchè non si possino mai sapere. Aggiudicato che sia il premio, si apra la schedola sigillata corrispondente alla Divisa, si veda se riscontri il PER SI PRI TEMI SOTA © VIS IL SE A SOI 105 principio della Dissertazione, ed in tal caso si pubblichi il nome dell’autore, gli se ne dia parte, e gli si faccia il man- dato ed attestato pubblico, affinchè in persona o per mezzo di Procuratore possa ricevere la medaglia; e la sua dis- sertazione si faccia stampare a spese dell’Accademia. Altre medaglie di argento, o di oro della valuta che sarà decre- tata, si distribniscano secondo l’occorrenza a quegli Acca demici che avranno più distintamente impiegato la loro fatica ed illoro studio in vantaggio notabile dell’Accademia, e tale distribuzione si faccia a proposizione del Presidente colla discussione del seggio e per partito del corpo dell’Ac- cademia vinto per due terzi ed uno più dei voti favorevoli. $ XXXII. — Del Bidello ed altri Ministri dell’ Accademia. Abbia per ora l'Accademia un Bidello, il quale deva cu- stodire le stanze di essa, portare gl’ inviti per le sessioni, riscuotere le entrature e tasse, e renderne conto al Depo- sitario. Abbia per sua provvisione scudi sei l’anno, e duri il suo impiego a beneplacito dell’Accademia, con che deva ogni anno nella sessione della muta degli Ufizi esser man- dato a partito per la rafferma, quale ottenga per i due terzi ed uno più dei voti favorevoli. In caso che non passi alla rafferma, o che in altra maniera manchi, e si debba venire all’elezione di un successore, si nominino due soggetti dal Presidente uno dal Consigliere più an- «ziano, uno dal Provveditore, ed uno dal Depositario, e si mandino a partito, e chi di loro cinque otterrà due terzi ed uno più di voti favorevoli resti vinto per Bidello. In caso che nessuno vinca al primo partito, si faccia nuova nomina, e si mandi il partito finattantochè uno vinca per i due terzi ed uno più dei voti. $ XXXIII. — Dell’Autorità delle presenti Leggi e delle loro ampliazioni e deroghe. Tutte e singole le presenti leggi dovranno prendere il loro vigore, e porsi in esatta osservanza dal giorno che 106 saranno lette ed approvate capitolo per capitolo dal corpo dell’Accademia legittimamente adunato (con precedente in- vito stampato mandato a tutti quanti gli Accademici di- moranti in Firenze) mediante il partito segreto con sette ottavi di fave nere, qual giorno e decreto dell’approvazione sarà notato in piè di questo Codice di mano del Segretario, e sottoscritto dal Presidente e da tutti gli Accademici che vi saranno presenti. Ogniqualvolta poi, secondo le varianti circostanze dei tempi, e secondo le occorrenti necessità faccia di mestieri qualche riforma con derogare ad alcuna di esse Leggi, ampliarne alcun’altra, o farne una nuova, si proponga prima la riforma occorrente nel partito stretto dal Presidente, e vincendosi per sette ottavi almeno dei voti, diventi legge, e come tale sì registri in questo Codice medesimo colla sottoscrizione del Presidente, e di tutti gli altri Soci che saranno intervenuti al partito dell’approva- zione di essa riforma, quale da tal giorno prenda vigore di legge, ed obblighi gli Accademici alla perpetua osser- vanza. 107 (0A ELENCO DELLE MEMORIE LETTE nelle adunanze dei Georgofili dal 4 giugno 1753 al 12 dicembre 1770 dedotto dal sommario del Segretario Pierucei dall’appendice allo Statuto Montelatici e dal libro di memorie dell’Accademia Archivio della R. Accademia. Libro di Memorie dell’Ab. Montelatici 4 Giugno 1753. Ragionamento del Padre Institutore della Accademia in occasione della apertura per la prima volta della medesima. (Libro di memorie Montelatici pag. 27). 30 Luglio 1753. Piano del Regolamento per |’ Accademia del suddetto religioso. (Loc. cit. pag. 27). 3 Settembre 1753. * Problemi proposti dal Sig. Dr. Gio : Lami e dall’Ab. Montelatici. (Loc. cit. pag. 29) (1). .* Proposta del Sig. Dom. Maria Manni per una storia di quei fiorentini che si adoperarono in van- taggio dell'agricoltura. (Loc. cit. pag. 31). *# Proposta del sig. Michele Pierucci per costruire l’aratro Virgilano. (Loc. cit. pag. 32. Append. Sta- tuto Montelatici pag. 86). 3 Ottobre 1753. * Proposta del sig. Conte di Richecourt per il Regolamento dell’Accademia. (Libro mem. Mon. telatici pag. 32). 13 Dicembre 1753. * Proposta per aumentare il numero delle Classi indicate dal Conte di Richecourt. (Loc. cit. pag. 34). | (1) I titoli segnati con * sono stati aggiunti in seguito ad accurate ri- cerche e nel libro di Memorie dell’Accademia e nell’Appendice allo Statuto del Montelatici. 108 24 gennaio 1754. * Indicazione delle classi suddette. (Loc. cit. pag. 84). 19 Aprile 1754. * Reparto dei deputati nelle sud. Classi. (Loc. cit. pag. 35). * Descrizione di tre macchine per la conservazione dei grani. (Loc. cit. pag. 86. Append. Statuto Mon- telatici, pag. 84). 25 Maggio 1754 (nec. 19 Aprile). Lezione dell’ Ill.mo sig. Abate Ciani intorno al metodo da tenersi dall’ Acca- demia ad effetto di principiare le necessarie osserva- zioni sopra gli usi di coltivare nella Toscana. (Loc. cit. pag. 37. Append. Statuto Montelatici pag. 81). 19 settembre 1754. Memoria sopra le frane del Padre Leo- nardo Ximenes gesuita. (Loc. cit. pag. 37. SPERO Statuto Montelatici pag. 80). * Osservazioni intorno alla seccagione, taglio e di- ramazione degli ulivi. (Loc. cit. pag. 37. Append. Statuto Montelatici pag. 82). 28 Giugno 1755. * Descrizione d’un Cilindro in pietra per stritolar le zolle, del quale il sig. Stefano Forzoni Ac- colti presentò il modello in legno. (Mem. Acc. Georg. pag. 38. App. Stat. Mont. pag. 82). 4 Dicembre 1755. * Richiesta della Corte di Madrid di ragguagli intorno all'Accademia ed ai suoi lavori. (Li- bro Mem. Mont. pag. 38). # Memoria intorno alla maniera di spegnere i bruchi, che rodono le viti, del Padre Institutore. (Loc. cit. pag. 38. App. Stat. Mont. pag. 84). 5 Febbraio 1756. Relazione della nostra Accademia per mandarsi a Madrid del sud. Padre Institutore (Lib. Mem. Mont. pag. 39). 11 Maggio 1756. Memoria di Giuseppe Lumachi intorno alla malattia di alcune piante di limone curate dal medesimo. (Loc. cit. pag. 39. App. Statuto Monte- latici pag. 86). * Memoria intorno al Dormiglione che danneggia i meli, e maniera di guarirli da detto male. (Libro Mem. Mont. pag. 39. App. Stat. Mont. pag. 85). A è cia cas A Mi i Nifcaliro ee. à: i LE 2 be n io foi PRIA A ROSE iti PREIRE NPI DO, PI FIATO SIP E INTOROT RETRO TARE EI LITRO E TAGE VS CRORSIRA TE AEREA A ARI SIA 109 16 Luglio 1756. Risposta del Sig. Niccolò Branchi alla memoria del Sig. Lumachi (Loc. cit. pag. 39). # Risposta del Primo Ministro della Corte di Ma- drid. (Mem. Acc. Georg. pag. 39) *. Versione latina d’un manoscritto francese intorno alla maniera di estirpare l’ erbe ncecive. (Loc. cit. pag. 40. App. Stat. Mont. pag. 87). 30 Settembre 1756. Parere di. Cosimo Trinci intorno alla cura di alcune malattie degli ulivi. (Lib. Mem. Mont. pag. 40). # Ostensione del tilo del pappo dell’ Apocino fatta dal P. Ab. Montelatici. (Loc. cit. pag. 40). 10 Marzo 1757. Descrizione d’uno instromento per tenere ripiene le botti del vino senza continua opera d’uomo del P. Ab. Mont. (Loc. cit. pag. 41). 1 Giugno 1757. * Ragionamento sopra l'Agricoltura toscana dell’Ecc.mo Dottore Giovanni Targioni Tozzetti. (Loc. cit. pag. 42). 26 Maggio 1758. Prospetto d’ un Dislunatio Villereccio Italiano, Latino, Francese del Padre Istitutore. (Loc. cit. pag. 42). 14 Luglio 1758. Istoria del Dormiglione dell’ Ecc.mo Sig. Dottore Mesny. (Loc. cit. pag. 43) * Osservazione del Verme donde nasce la Caprifica- zione di M. Lorenzo Jannon de Saint Laurent. (Loc. cit. pag. 48). 22 Luglio 1758. Seconda parte del Ragionamento sopra l'Agricoltura toscana del Dottor Targioni Tozzetti. (Loc. cit. pag. 43). Trattato di Agricoltura di Giuseppe del Moro, fat- tore a Castagnolo di S. E. il Sig. Duca Salviati. (Loc.. cit. pag. 44). 11 Agosto 1758. Terza parte del suddetto Ragionamento sopra l'Agricoltura toscana. (Loc. cit. pag. 44). 25 Agosto 1758. Quarta parte del suddetto Ragionamento. (Loc. cit. pag. 44). 4 Settembre 1758. * Quinta parte del Ragionamento sud- detto. (Loc. cit. pag. 44). 110 2 Ottobre 1760. Relazione d’ un novello Seminatore del Sig. Giacomo Biancani Bolognese (Loc. cit. pag. 46). *# Notizia dell’ esperienze fatte in Toscana con il detto Seminatore. (Loc. cit. pag. 46). 12 Gennaio 1761. Relazione di alcune esperienze intorno alla coltivazione dei grani dell’Ecc.mo Sig. Dott. Bar- tolommeo Mesny. (Loc. cit. pag. 46). 20 Maggio 1761. Discorso sopra le piante, che si usano in cibo dall’uomo, ed in nutrimento dalle bestie, dell’Ec- cellentissimo Sig. Dottore Saverio Manetti. (Loc. cit. pag. 47). 27 Agosto 1761. Piano, e prospetto degli elementi di Agri- coltura del Padre Institutore. (Loc. cit. pag. 48). 17 Marzo 1762. Lezione del Sig. Domenico Maria Manni. (Loc. cit. pag. 49). 29 Maggio 1762. Progetto per fare che gli ulivi resistano al freddo, alle nevi ed alle bufere, del Padre Institu- tore. (Loc. cit. pag. 49). 6 Agosto 1762. Seguito della memoria sopra l’insetto chia- mato Dormiglione, del Sig. Dr. Mesny, che venne ri- mandato ad un’altra adunanza. (Loc. cit. pag. 50). 7 Marzo 1763. Memoria intorno agli Alveari delle Pecchie dell’Ecc.mo Sig. Dottore Alessandro Bicchierai. (Loc. cit. pag. 50). 26 Maggio 1768. Memoria' intorno all’ anatomia dei semi delle piante. (Loc. cit. pag. 51). * Il Sig. Dr. Mesny presentò il prodotto di varj grani in terre differenti a tenore delle mescolanze delle terre. (Loc. cit. pag. 51). 15 Giugno 1763. Discorso intorno alla coltivazione delle maremme, dell’ Ill.mo Sig. Abate Ciani. (Loc. cit. pag. 51). 22 Giugno 1763. Seconda parte dell’ accennato Ragiona- mento. (Loc. cit. pag. 52). 15 Settembre 1763. Terza parte del suddetto Ragionamento. (Loc. cit. pag. 52). 28 Settembre 1763. Quarta parte del suddetto Ragiona- mento. (Loc. cit. pag. 52). N a * ; ) dî ii i » ; ci e i i ii ce aa Fe n to e Ve VE DI JA prese RO LA i ta A A £ O GERI ne ALTRI SL SO TANTO E at MARA a I TR TI gt 111 18 Luglio 1766. Lezione intorno alla cultura dei mori nei sobborghi di Vienna, del Padre Institutore. (Loc. cit. A pag. 52). È: La Società di Agricoltura di Udine richiede corri. E spondenza con la nostra Accademia. (Loc. citato pag. 52). 27 Agosto 1766. Seconda parte della suddetta lezione. (Loc. cit. pag. 53). 11 Settembre 1766. Memoria sopra d’una pianta detta Sulla mandata da Genova dall’ Ill.mo Sig. Marchese Grimaldi. (Loc. cit. pag. 53). 12 Dicembre 1766. Nuova lettura della suddetta Memoria. (Loc. cit. pag. 54). 10 Aprile 1767. Discorso ‘sopra dei pascoli dell’ Ecc.mo = Sig. Dottore Giovanni Targioni Tozzetti. (Loc. cit. È; pag. 55). Commissione per un nuovo piano di Regolamento dell’Accademia. (Loc. cit. pag. 55). 4 Maggio 1767. * Memoriale dei proprietari del Mugello a S. A. R. sui danni de’ Succiameli (Loc. citato pag. 55). 4 Giugno 1767. Discorso riguardante la maniera di per- È fezionare la Toscana Agricoltura del Clarissimo Sig. È Senatore Leonardo del Riccio. (Loc. cit. pag. 56). È Lettura del piano delle Leggi per l'Accademia del E Sig. Canonico Conte di Guasco (Loc. cit. pag. 56). 20 Giugno 1767. * Esame delle dette Leggi (Loc. cit. p. 56). 30 Giugno 1767. Approvazione al progetto del regolamento da farsi per l'Accademia dei Georgofili, stato disteso È dal Sig. Canonico Conte di Guasco (Loc. cit. pag. 56). -S 5 Agosto 1767. * Lezione dell’ Ecc.mo Sig. Dottore Saverio MI Manetti sopra la maniera di migliorare la cultura del- l’Osmannoro (1). Lezione del Fattore Lorenzo Carniani sopra la ma- niera di fare il vino di uve fradice. sibi: \ sa Pr v (1) Nome di una pianura paludosa dei dintorni di Firenze e di un tor- rente che la traversa. 112 intorno alla utilità della propagazione delle patate nella Toscana. Lezione dell’ Ill.mo Sig. Cav. Bindo di Simone Pe. ruzzi sopra vantaggi e svantaggi del lusso relativamente alle Arti, al Commercio ed all'Agricoltura. 2 Ottobre 1767. Parere dell’ Ecc.mo Sig. Dottore G. Tar- gioni Tozzetti sopra il miglioramento. della cultura dell’Osmannoro progettato dal Sig. Dottore Manetti. Lezione del Sig. Segretario Pagnini sopra la maniera di far l'olio dalla bacca del Sanguine (Atti della R. Acc. Econom. di Firenze ossia dei Georgofili, Vol. I, 1791, p. 69 dove è detto che questa memoria fa letta il 5 yihlo 1769). 11 Novembre 1767. Memoria dell’ Ill.mo Sig. Stefano For- zoni Accolti sopra la prodigiosa moltiplicazione di una specie di granturco della America seminato in Toscana. Lezione dell’ Ill.mo e Ch.mo Sig. Senatore Antonio Adami sopra la necessità di migliorare, ed accrescere l'Agricoltura in Toscana. 13 Gennaio 1768. Memoria dell’ Ill.mo e Ch. mo Sig. Sena- ‘tore Priore Giulio Orlandini intorno alla differente maniera di far l’olio tanto con le ulive riscaldate, che senza essere tenute in caldo. Memoria dell’ Illmo Sig. Segretario Giuseppe Pelli nella quale loda l’uso di raccomandare, osservando certe regole, le viti all’ ulivo. 3 Febbraio 1768. Lezione del Sig. Ferdinando Morozzi, in- torno alla maniera di sanare le terre frigide naturali, ed accidentali. Due memorie del Sig. Stefano Forzoni Accolti. Una > intorno alla maniera di lavorare varie sorte di terre. L’altra la sementa fatta in terre non spente. | 2 Marzo 1768. Lezione del suddetto Sig. Morozzi sopra lo stesso, o sia seconda parte dell’accennata lezione. 6 Aprile 1768. Osservazioni di Antonio Lazzeri del Ponte a Cappiano per facilitare la soluzione del. problema proposto dall'Accademia, intorno al bestiame. 2 Settembre 1767. Memoria dell’ Ill.mo Sig. Conte di Guasco di over A ww 4 È ù ù i “ ù mA A e ici ie di ii teo) eil el di, eu" seni da nta LOLA a ene los, 113 10 Maggio 1768. Lettera di Antonio Lazzeri intorno alla ì capacità delle basse pianure, o siano basse valli della fi Toscana. e Memoria del Parroco della Piè Vecchia per impedire SE la Volpe del Grano (1). 3 Memoria del Sig. Giuseppe Salvioni sopra i Cedrati Massesi. | ì 22 Giugno 1768. Lezione dell’Ecc.mo Sig. Dottore Franco E Molinelli per indurre gli Accademici a compilare le # leggi agrarie della Toscana. i Sa 3 Agosto 1768. Parere dell’ Ill.mo Sig. Marchese Ruberto Pucci intorno alla seccagione dei Gelsi, vicini ad altri Gelsi periti, e... nella stessa fila. Lettera tradotta dal tedesco del Sig. Senatore del l Riccio. È A Memoria del Sig. Dottore Manetti intorno alle piante ssa utili per i prati artificiali. È: s Memoria di Lorenzo Carniani intorno alla scarsezza SL delle moderne raccolte. È 5 Settembre 1768. Prima parte d’ un trattato architettonico del Sig. Ferdinando Morozzi, sopra la ‘costruzione delle case rurali di montagna, di collina e di piano. 12 Ottobre 1768. Seconda parte del retroscritto trattato RIA architettonico. È 9 Novembre 1768. Memoria del Sig. Bartolommeo Mesny SÙ intorno alle sostanze alcaline, e specialmente alle... per A uso «del sapone. = Lettera del Sig. Canonico Boldrini di Grosseto in- È torno a certi assurdi praticati nella pianura di Grosseto. 7 Dicembre 1768. Memoria del Padre Institutore, intorno alla cultura del Faggio. Lezione del Sig. Cav. Mena- buoni sopra la manna. _—1‘ Gennaio 1769. Lezione del Sig. Dottore Gio. Targioni - ee Tozzetti sopra la poca durata dei vini toscani, relati- E: vamente a quelli nominati dai più celebri scrittori (Atti R. Acc. Econ. di Firenze ossia de’ Georgofili, (1) Puccinia graminis, 114 vol. I 1791, p. 94, dove è detto che questa memoria fu letta nelle adunanze del 4 Genn. e 1 Marzo 1770). 1 Febbraio 1769. Discorso del P. Ubaldo Montelatici sopra a diverse specie d’agrumi delle Isole Orientali, stima- bilissimi per odore dei loro fiori e per bontà dei loro frutti, che mancano nei nostri paesi, e che gioverebbe fossero introdotti. 1 Marzo 1769. Seconda parte della lezione suddetta del Sig. Dottore Targioni Tozzetti. 5 Aprile 1769. Lezione dell’ Ecc.mo Sig. Dottore Saverio Manetti sopra il Citiso (1) degli antichi, o sia il Citiso di Virgilio, alimento. fruttuoso per ogni sorta di be- stiame, siccome per le api e per i polli, pianta che si dovrebbe introdurre in Toscana, e vegeta naturalmente intorno a Napoli, nell’ Isola di Rodi, e nella maggior parte dell’Isole dell’Arcipelago. Memoria del Sig. Canonico Jacopo Boldrini intorno al sale delle salmastraie di Grosseto. (Atti della R. Acc. Econom. di Firenze ossia dei Georgofili, vol. I, 1791, p. 76). 17 Maggio 1769. Seconda parte della lezione del Sig. D.re Manetti, altra lezione del medesimo intorno al Lisi chiamato in Calabria, ossia Gramen avenaceum altis- simum glaber del Micheli (2). Lezione del Sig. Abate Rocco Bovi sull’aloe. 23 Giugno 1769. 5 Luglio 1769. Memoria del Sig. Gio. Lorenzo Nobili sopra una macina. calata da un’alta pendice. (Atti R. Acc. Econ. dei Georg., Vol. II. 1795, p. 20). Magazzino T'o- scano. Vol. II. p. 1. (1) Ottaviano Tarcioni-Tozzerti nelle « Istituzioni Botaniche » pag. 160, T. III, dice che il Citiso di Virgilio, di Varrone e di Columella, dai quali è reputato molto lattifero, deve riferirsi alla Medicago arborea L. Altri autori mettono in dubbio questa affermazione essendo questa pianta rara in Italia ; e credono che il Citisus di Teofrasto e di Virgitio possa essere il (ytisus Laburnum L., o la Coronilla Emerus L. ì (2) Sembra che possa riferirsi alla specie Ampelodesmus tenax L. o Sar- racchio, 115 Lezione del Sig. Ferdinando Morozzi sopra la ma- niera di stimare i beni stabili. 5 Agosto 1769. L’Illmo Sig. Andrea Ginori comunicò agli Accademici diverse osservazioni fatte sopra alcuni po- deri d’una sua fattoria, megliorati con il mezzo di alcuni precipitosi torrrenti, che invece di apportare del danno, gli ha saputi regolare in modo che sono serviti di non piccolo vantaggio. Go 7 Settembre 1769. Il Sig. Abate Rocco Bovi di Scilla di Be Calabria fece sentire una sua lezione sopra le Palme che allignano in Calabria, e Sicilia, che nei luoghi marittimi s’ inalzano all’ altezza di passa cento e più palmi, e servono a vari usi economici. » Il Padre Antonio Minasi Domenicano diede esatta he contezza degl’ usi economici della Aloe fruticosa del- 5 l’ Europa, che ha fibre capaci, a far tele, trine e carta, come ad evidenza ce lo persuadono alcune mostre man- date alla nostra Accademia. 4 Ottobre 1769. Lezione del Sig. Dottore Bartolomeo Mesny i sopra la maniera più facile e più utile di stillare varie SE sorte di vini, ed in specie le fondate delle botti. È 6 Dicembre 1769. Relazione della montagna di Pistoia del | Sig. Carlo Ant. Zanari. È Memoria dell’ Ill.mo Sig. Segretario Gius. Pelli nella e quale si condanna l’uso di alcuni contadini che si ri D. ducono a potare le viti all'avvicinarsi della Primavera. @ 3 Gennaio 1770. Memoria di Lorenzo Carniani, nella quale si dimostra che comprando 50 pecore, in mesi diciotto si avanza sopra tutto il capitale una somma di lire 86. 7 Febbraio 1770. Lezione dell’ Ill.mo Sig. Cristiano Miller intorno alla montagna alta di Pistoia, e bestiame del E suddetto luogo. «|_—4 Aprile 1770. Lezione dell’ Ill.mo e Ch.mo Sig. Senatore Priore Giulio Orlandini sopra la maniera di far l’olio A in Toscana. & 2 Maggio 1770. Seconda parte della suddetta lezione. d 6 Giugno 1770. Seconda parte del trattato intorno alle stime dei beni stabili del Sig. Ferd. Morozzi. È. 14 116 Parere del R.mo Sig. Pievano Lastri sopra di un libro intitolato « Il Piantatore », opera del Sig. Ignazio Ronconi — Venezia 1770. 18 Luglio 1770. Ragionamento intorno alle antiche misure . agrarie paragonate alle moderne. 22 Agosto 1770. Lezione dell’ Illmo e Ch.mo Sig. Sen. Priore Orlandini del Beccuto intorno alla maniera di potare gli ulivi. Elogio del Rev.mo P. Abate D. Ubaldo Montelatici Institutore della nostra Accademia, passato da questa a miglior vita nel corr. mese, dell’ Ece.mo Sig. Dottore Saverio Manetti (Atti della R. Acc. Econom. di Firenze, ossia dei Georgofili, Vol. I, 1791, p. 11). 5 Settembre 1770. Seguito dell’opera del Sig. Ferd. Morozzi intorno alle stime dei beni stabili. Lettera ideata dall’ Ill.mo Sig. Marchese Ruberto Pucci per iscriversi alli Accademici Corrispondenti. Ottobre 1770. Lezione del R.mo Sig. Pievano Paoletti in. torno alla manna. Lodi del defunto nostro Socio il celebre letterato Sig. Abate Gio. Lami, opera dell’ Illustrissimo Sig. Marchese Ruberto Pucci. 7 Novembre 1770. Continuazione del trattato del Sig. Fer- dinando Morozzi sopra le stime dei beni stabili. 12 Dicembre 1770. Ragionamento dell’ Ecc.mo Sig. Dottore G. Targioni Tozzetti intorno alla manna, e varie specie della medesima. N. N. Lettera scritta ad un amico intorno ai gravi danni che cagionarono alla Toscana i diboscamenti degli Ap- pennini e di altri monti di essa (Appendice allo Stat. Montelatici, pag. 86). Conte Rezzonico della Torre. Ragguaglio delle col- tivazioni fatte nei propri poderi; ed inoltre la notizia di un sugo particolare, col quale si fecondano alcuni campi nel territorio di Como (Loc. cit., pag. 86). Padre Don Claudio Fremond. Maniera colla quale si coltivano le viti nel territorio pisano (Loc. cit. pag. 87). Sig. Biagio Carore di Polignano. Discorso intorno Sia Per * 3, SE dra . 117 ai succiameli e sul vero significato della parola Oro- banche ‘Loc. cit. pag. 87). id. id. Esperienze e teorie in ordine alla coltivazione dei mandorli (Loc. cit. pag. 87). N. N. Macchina per trasportare e trapiantare alberi grossi (Loc. cit. pag. 87). Ng Distribuzione di semi del cedro del Libano ed istru- zione intorno alla maniera di coltivare una tale specie (Loc. cit. pag. 87). N. N. Discorso per dimostrare quanto possa esser migliorato l’istrumento per guarire i meli dal tarlo, ecc. (Loc. cit. pag. 87). N. N. Presentazione di una opera del nostro Socio per la cultura della vite e fattura dei vini (Loc. cit. pag. 88). N. N. Progetto per la moltiplicazione di alcuni alberi (Loc. cit. pag. 88). N. N. Discorso sugli errori nei quali inavvertentemente ca- dono i contadini della Toscana ee cit. pag; 88). ADDENDA. — Alla nota 1 della pag. 19, nella riga quarta si sostituiscano le seguenti parole : Dopo la soppressione della dote e del Premio Leopoldino av- venuta nel 1867, fu nel 1884 per iniziativa del Socio Emerito Senatore Enrico Poggi dal Ministro Bernardino Grimaldi restituita . la dote stessa. Ma nel 1891-92 questa venne ridotta alla metà nel bilancio dello Stato e poi nuovamente soppressa nel 1894. Ulti- mamente, con R. Decreto del 29 Agosto 1897, per le cure del Vice-Presidente Senatore Conte Guglielmo De Cambray Digny e per opera del nostro consocio S. E. Conte Francesco Guicciardini, Ministro di Agricoltura e Commercio, venivano ripristinati e la dote di L. 4000 ed il Premio Leopoldino di L. 300. lea oi ISPIRA AS + È ATA tek RARI DEA be [cap Bargagli, Piero L'Accademia dei Georgofili PLEASE DO NOT REMOVE CARDS OR SLIPS FROM THIS POCKET UNIVERSITY OF TORONTO LIBRARY