Anno IV. Gennalo-Fcbbriiio 1910 IN." 1 L'Agricoltura Coloniale DIKKTTOIIIC : Dott. GINO BARIOLOMMEI CilOU, HìivUok. tlcIT Istiliif» Ai;i !< nl,> ( ,,l,,iii>ile UhIìhim.. Kcilnttori i>iiii(i[iali : Doti. Alberto Del Lunga — Dott. Oberto Maiiettl SOMMARIO Ai Lettori Pag. i Frof. Adriano Fiori - Boschi e piante legnose dell' Eritrea. (CoDliiuiazione vedi numero precedente) » 2 Dott. Gino Coppini - I.a Dura per foragfjio » 23 G. E. Rasetti - Sopra alcune graminacee eritree sperimentate per erbaio nella Maremma Toscana. » 29 Dott. Fii.ii'iM Suzzi - Un riuovo caucciù * » 32 Note bibliografiche : Dott. Giorgio Roster - Climatologia dell'Italia nelle .sue attinenze con l'igiene e con l'agricoltura (ATTILIO Moki) — ITALO GiouoLl - Leguminose, Bestiame, Carne e Latte (O. Manktti) — Chiovenda E. - In- torno ad alcune graminacee da essenze ed a quelle della Colonia Eritrea (R. Pampanini) — Chiovenua E. e Cortesi F. - Angiospermae (R. Pampani.nm) — Dott. ^^. Piccinini e G. Gugnoni - La razza bovina di Val di Chiana (O. Manetti) — Planchon L. et Juillet A. - A propos d'une falsilìration — /f « Corozo » (R. Pamhanini) * 35 Soniinou'o della RhiUii Coloniale di Roma ' » 41 Risposte a quesiti : Sui Coelococcus della Polinesia — La Musa Ensete in Abisiiuia — liihliogralìa dell'Agave Sis.ilana — Carta agronomica ilella ( olonia Eritrea — Bibliografia dell'Ilevea brasiliensis (G. Mangano) » 41 Notizie : Stazioni Meteorologiche nella Somalia Italiana — Apparecchio per de- terminare lo spessore della scorza nelle Hevea — Nuove miniere fosfatiche in Oceania — Caoutchouc di banane — L'Olio di tabacco * 44 Atti dell' I. A. C. I. : Esami di Licenza - Nuove iscrizioni — Comitato per la partecipazione dell'Italia al 2" Congresso internazionale di agronomia coloniale e tropicale di Bru.xelles, 1910: Elenco delle pubblicazioni con i relativi autori — L' Istituto Agricolo Coloniale Italiano nei primi 18 mesi della sua attività — Elenco dei libri ricevuti in clono nel 1909 »47 Orbano oisll' Istituto Acuicolo Coi.oniamc Etai.tano r^ o K DRi Servizi agrari dki.l'Eriti.mca ic dei.i.a Somalia Italiana I5 53 ■® COMITATO DI REDAZIONE © § 2> Dott. Edoardo Beccarl, . Ferruccio Mercanti, d»d K.» Ist. di Studi Slip, o Medica i.n.v. — Dott. Renato ^ Pampanlnl, del K.» Ist. Hotimiro di li'iieiizo - Prof. Carlo Pucci, della R.H l'iiiv. di ISido^na — Dott. Giuseppe V. Rossi, dell'Isr. X^ty. Cid. Il:il. ■ Ainiiiinistnitoro : Dott. Oberto Manetti Direzipne e Amministrazione : Firenze - Viale Principe Umberto, 9. ISTITUTO AGRICOLO COLONIALE ITALIANO CONSIGLIO D'AMMINISTRAZIONE Presi Jcnte ... : Don Filippo dei Principi Corsini, rappresentante l'Istituto Coloniale Italiano Vicc-PresidetUe : Prof. Vincenzo Valvassori, mppreseutante il Ministero d'Agr. Ind. Comm. Segreiaiio ... : Dott. Gino Barlolommei Gioii, rappresentante il Ministero Affari esteri Consiglieri . . : Prof. Pasquale Baccarini, consigliere aggregato a norma art. 7 Statuto » Prof. Antonio Berlese, rappresentante il Comune di Firenze » On. Ferdinando Martini, rappresentante il Governo della Somalia Italiana » Prof. Olinto Marinelli, rappresentante il Governo della Colonia Eritrea f> Sig. Pietro Napoli, rappresentante il Comune di Firenze » On. Sen. Carlo Ridolfi rappresentante il R, Istituto di Studi Superiori di Firenze » On. Roberto Pandolfini, rappresentante il Commissariato Emigrazione Dott. Gino B.^RTOLOMMKI GiOLI - Direttore Dott. Gurno Mangano - Vice Direttore - Servizio iuformazioui - Museo - Serre Dott. Giuseppe V. Rossi - Servizio Sperimentale - Laboratori Dott. Obekto MaNETTI - Redazione Rivista - Direzione Biblioteca. Di prossima pubblicazione : Prof. Adhiano Fiori - Boschi e piante legnose della Colonia Eritrea. Manuale della Biblioteca Agraria Coloniale. FIRENZE, 1910 - TIPOGRAFIA di G. RAMELL\ & C Anno IV. Fase. I. Gennaio-Febbraio 1910 Col primo del corrente anno un notevole cambiamento è avvenuto in seno all' Ufficio di redazione del nostro periodico. Il doti. Alberto Del Lungo, che sino dal na- scere deir organo dell' Istituto agricolo coloniale italiano, ne resse le sorti quasi da solo consacrandogli le sue mi- gliori energie così da fargli conquistare un posto onorato nella stampa agraria internazionale, per i molti suoi im- pegni si è trovato nella necessitò, di dover rinunziare al posto di Redattore Capo ed Amministratore della nostra rivista. La Direzione dell' « Agricoltura Coloniale ^ , non volendo essere privata dell' esperienza e della collabora- zione dell' egregio dott. Del Lungo, interprete dei senti- menti di gratitudine espressi a suo riguardo dal Consiglio di redazione, ha voluto che a lui fosse conservato il posto di Redattore jmncipale insieme al ralente dott. Oberto Manetti, la cui competenza per tutto ciò che riguarda l'agricoltura delle colonie ci affida completamente sopra l'azione che /^Agricoltura Coloniale deve continuare a svolgere e come organo fedele dell'opera dell' Istituto e come istrumento indispensabile di propaganda agrario-coloniale. LA DIIÌEZIOXE. t. Agricoltura Coloniale 1 BOSCHI E PIIKTE LEGNOSE OEll'EIIITIIEt Parte II.^ Caratteri della vegetazione arborescente dell'Eritrea SGUARDO GENERALE. Si navigava, alla metà di gennaio, in vista della costa Dankala tra Assab e Massaua, e la curiosità di scoprire qualche cosa di quel misterioso ed inospitale lembo di terrà Africana, il cui interno è ancora in gran parte sconosciuto ai bianchi, faceva vincere il ma- lessere causato dal monsone di sud-est, sballottante il piccolo Ame- rigo Vespucci. Scrutate col binoccolo dalla parte di terra e vi si presentano delle colline brulle, dalla roccia di colore nerastro, ricordanti quelle di Aden, appena qua e là scorgerete qualche stentato arboscello o qual- che Palma-Dum. Il sole bruciante, la luce intensissima, vi fanno una impressione straordinaria, specialmente se avete lasciato l' Italia da pochi giorni e, come a me accadde, in pieno inverno e mentre imperversava nel Mediterraneo la frigida bora, che impetuosa scende dalle nevose cime dei Balcani. Poche sono infatti le piante che, mercè speciali adattamenti, pos- sono vivere lungo quella riarsa costa, ove raramente piove ed ove i vegetali quasi esclusivamente dalle rugiade, possono trarre l'acqua necessaria alla loro vita. Voi navigate così per un' intera giornata, ora più prossimi ora più lontani dalla costa, a quando a quando in vista di candide ed inabitate isolette madreporiche. Passa la notte ed al mattino seguente constatate con piacere che 1' incomodo monsone si è di molto afiìevo- lito e più procedete verso nord il mare si va spianando, finché ar- rivate in una zona di perfetta calma. In tal modo trascorrono ve- Boschi e piante legnose dell' Eritrea locemente le ore che ancora occorrono per giungere a Massaua, e dopo aver lasciato a destra l'arcipelago delle Dahalac ed a sinistra la penisola di Buri ed il golfo di Zula, di cui non potete scorgere il fondo, vi si presenta davanti il profilo del monte Gheddem. Doppiate quindi l' isola Dissei e finalmente entrate nella rada di Massaua. Mentre il piroscafo fa le operazioni d'ormeggio, la città attira la vostra attenzione con alcune grandi costruzioni a porticati e ter- razze, e la piana di Otumlo, verdeggiante in quella stagione per piantagioni di Durra e Bulduc, riposa il vostro sguardo e vi fa di- menticare lo squallore della costa Dankala. Ed eccoci nella nostra Colonia del Mar Rosso od Eritrea. " "^.---v^^M, Fig. I. — Acacie ad ombrella (Acacia spirocarpa) a Ue-aa verso Zula (alt. 170 m). (Fotografia di Dainelli e Marinelli). Montate in treno alla stazione di Taulud e dopo attraversata la piana alluvionale di Otumlo, la ferrovia comincia a salire dolce- mente le colline di origine vulcanica, che si estendono sino a Do- gali e Saati. Qui la vegetazione è stentata anche in pieno periodo di piogge e ritorna alla mente 1' immagine di squallore della costa Dankala. Le caratteristiche Acacie ad ovibrella, i candidi cespugli deW Aema tomentosa, lungo i torrenti l'alberetto del Kapok o seta vegetale {Calotropis procera) dal grande fogliame glauco e dai grossi frutti a palla, che a maturità lasciano uscire i semi portanti una Boschi e incinte, legnose lunga coda di peli candidi, finissimi, simili alla seta, alcune Eufor- bie cactìfonni, gli alberetti dell' incenso [Coniinipìiora sp.), sono le note predominanti della vegetazione. Fig. 2. — Alberetto del Kapok (Caìotropis procera), presso Keren (alt, 1400 m.). Ma voi ben presto vi toglierete dall' incubo di questi colli brulli e sassosi, resi più tristi dal ricordo degli sventurati, ma pur tuttavia eroici fatti d'armi, che vi si compirono nei primordi della nostra occupazione. Anche qui, come al Congo, come nella Somalia, nel- l'Uganda ecc., la sfinge Africana colla sua squallida zona littoranea vuol nascondere le pittoresche valli o le impenetrabili foreste che racchiude nel suo interno. In meno di due ore la vaporiera vi porta alla piana del Damas che attraversa, e già le Acacie miste alla Balanites aegyptiaca ed alla fronzuta Dobera, dal fogliame grasso ricordante il nostro Cap- pero, vi si presentano ad alto fusto ed il terreno quasi tutto colti- vato v' indica che e' è vita. Qui anche il Cotone, di cui si sta spe- rimentando la coltura, vi si presenta per la prima volta. Fatta una sosta alla stazione di Mahi-Atal pel cambio della lo- ' comotiva, la ferrovia in ardite curve, ora su trincea, ora sotto gal- leria, vi conduce con forte pendenza lungo le pendici del Dongollo. dell' Eritrea o Quivi la vegetazione diviene sempre più rigogliosa e smaltata, nel periodo delle piogge, di fiori dalle tinte vivaci.' Non solamente il fondo delle valli presentasi boscoso, ma anche le pendici dei monti, sino alla loro cima, mentre alte Graminacee, con altre erbe svariate, arbusti, liane e felci formano il sottobosco. Alle spinose Acacie ed alle altro piante dall' impronta steppica si sono uniti al- beri latifolii, quali i Conihrekiìii, la Ter?nùialia Brownii,. VAnogeis- siis leiocarpa ecc. ; nel fondo delle valli cominciano a comparire i giganteschi Sicomori, assieme al Tamarindo, d\Y Aphania senega- Uìisis e Trichina, emetica dal denso fogliame. Fifj. 3. — Alberi di Aphonia Scnegalensis e Trichilia emetica lungo il torrente presso Ghinda (alt. 930 m.) Così, sollevato lo spirito dal pittoresco paesaggio e dalla rigogliosa e svariata vegetazione, rinvigorito il corpo dall' aria più fresca e leggera, voi giungete alla bella conca di Ghinda. Siete a 950 metri sul livello del mare e sull'Appennino, a Vallombrosa ad esempio, a tale altitudine incomincereste a trovare le gaie Faggete e le cupe Abetine. Là invece cominciano a comparire i primi Olivi selvatici {Olea chrysophylla) ; siano i benvenuti, essi stanno ad attestarvi che Boschi e piante legnose da quel limite in su il clima torrido cessa, per dar luogo ad una costante primavera, cessano le febbri malariche e trovate un clima dei più salubri, un soggiorno veramente piacevole. Da Ghinda per salire ad Asmara (55 km.) la strada si svolge in pittoresche valli, dapprima tra folti boschi di O/z'vz e di Acacia glaucopkylla, assieme alla spinosa Bnlanites aegypHaca, sulle falde del monte Bizen, un contrafforte dell'Altipiano che si eleva a 2450 m. ed ospita sulla sua vetta l'antico convento abissino detto della Vi- sione. Su queste pendici attirano la vostra attenzione, nei mesi dal gennaio all'aprile, le candide ed odorose corolle dei Gelsomini, quelle violacee o rosee del Clerodeiidron viyricoides e delle Latitane, i piccoli e graziosi fiori gialli della Trinnifetta Jìavescens, che apronsi verso sera o quando il cielo è coperto, mentre pudicamente si chiu- dono quando sfolgora il sole, le grandi corolle degli Hìbiscus ed altre IMalvacee, ora solfine, ora giallo -dorate, rosee o rosso-vive. Tra gli arbusti si intrecciano numerose liane, tra le quali più frequenti le Ctictirbiiacee, piccole Zucche, dai grandi fiori gialli ; il Basilico selvatico [Ocinitim vienthaefolìum) ed altre Labiate suffrutescenti [Ocùnum stiavs, Hoshmdia verticillafd) spandono intorno un profumo soavissimo. Dalle rupi pendono graziose Felci, tra le quali comunis- sima la Gymnogr anime arge?itea dalle foglie di un bel colore argenteo di sotto ; sugli Olivi potete scorgere alcune Orchidee e numerose Crittogame epifite che stanno a dimostrarvi, assieme al rigoglio ge- nerale della vegetazione, che in questa zona le precipitazioni atmo- sferiche devono essere abbastanza copiose e l'atmosfera quasi co- stantemente umida. Il paesaggio è animato da numerosi uccelli dai vivaci colori e dal canto talora armonioso, come quello dell' uccello flauto, cosi chiamato perchè emette note simili a quelle che si ottengono dal ben noto strumento musicale ; talora anche agili scimmie vi si fanno scorgere di sfuggita, mentre saltano da un albero all'altro. Gli uccelli granivori sono così copiosi nella zona media e bassa della Colonia, che per difendere le piantagioni di Durra e di Bulduc gli indigeni, quando si avvicina 1' epoca del raccolto, devono con- tinuamente sorvegliarle e spaventare i volatili predatori, non solo colla voce, ma anche battendo sopra lattoni da petrolio, schioccando fruste o lanciando sassi. Per essere meglio in vista, si collocano sopra palchetti sostenuti da pali, ovvero sopra alberi, che vengono anche allevati in modo speciale, onde meglio si prestino allo scopo, come vedesi nell'unita fotografia. delV Eritrea Fig_ ^_ — Albero allevato a palco, fra Keren e Basceri, sul quale si pODe l' indigeno preposto a scacciare gli uccelli dalla piantagione di Durra. (Da una fotografia di Dainelli e Marinelli). Il tempo passa veloce colla distrazione offerta dalla contempla- zione di queste bellezze naturali, ed intanto gli agili muletti abissini, guidati da un abile cocchiere indigeno vi trascinano, non senza pa- recchi sobbalzi, su per la salita; ma tra poco il tragitto si potrà comodamente percorrere colla ferrovia che ora si sta costruendo. A Nefasit, a 1600 m. circa, vanno scomparendo i Combretìtm, le Tcrìiiinalic e gli A7iogcisnis, incominciano a comparire invece le prime Euforbie a candelabro [Ettp/iorbia abyssinìca), che nelle vallate dell'Arbaroba a circa 2000 m. diventano falange, e che, as- sieme a Rhus abyssinìca. Acacia eibaica — sostituitasi ad A. glau- copJiylla — e con Dodonaca viscosa, Olivo selvatico, alcuni Celastrus e diverse specie di Grewia formano gli elementi principali del bosco. Non meno svariato è il sottobosco costituito prevalentemente da parecchie piante grasse come Aloe abyssiiiica, Sanseviera, Senecio, con intreccio di Eiifìiorbia Schiuipcrì, dai lunghi rami cilindrici, alcuni Asparagtis, Pclargonintn, Acantacee ecc. 8 Boschi e piante legnose Fig. 5. — Bosco di Euforbia a candelabro (Euphoibia ahyssinica) lungo l'Anseba. Avvicinandoci al ciglione dell'Altipiano, alla così detta Porta del Diavolo presso Asmara, gli alberi scompaiono, perchè, come pre- cedentemente misi in rilievo, qui le Pendici e 1' Altipiano furono completamente diboscati. Finalmente, superato il ciglione, vi appare l'Altipiano colle sue ondulazioni ed in tutta la sua nudità, che nel- l'inverno, riarso dal sole e dalla siccità, vi comunica un senso di squallore. L' impressione sarà certamente diversa per chi vi giunga d'estate, quando verdeggiano le messi. Questi, sommariamente, i caratteri della vegetazione dell'Eritrea dalle sponde del Mar Rosso sino all'Altipiano, cioè da o a 2400 m. in media e nella stagione invernale, durante la quale questo versante è beneficato dal periodo principale di piogge. Ma proseguiamo oltre, verso r interno della Colonia, sino alle vallate che scendono nel versante occidentale o sudanico o continentale che dir si voglia. La traversata dell'Altipiano riesce assai monotona, specialmente nella stagione asciutta, soltanto qualche arbusto cespuglioso attira la vostra attenzione per la sua singolare frequenza, sono soprattutto dell' Eritrea il Rtiinex nervosìis colle sue pannocchie di infruttescenze a brattee rosso- vive, una Labiata, la Meriaìidra benghaleìisis, che si potrebbe confondere colla Sai. ìa offici fialìs tanto ad essa assomiglia, un'altra dal grato odore di basilico, cioè VOciniiùm Jilamentosuiii, V Echijtops sptnosiis dai grossi e tondi capolini di fiorellini bianchi, difesi da Fig. 6. — Veduta dell'Altipiano attorno alle miniere d'oro di Medrizien presso Asmara (alt. 2320 m ). pungentissime spine, la spinosa Carissa ediilis e qualche altra. Sol- tanto qua e là vedonsi isolati od a gruppi esemplari di Acacia abys- siìiica dall'ampia chioma ad ombrella e qualche Olivo, che attestano come l'attuale denudamento dell'Altipiano sia stato operato dall'uomo e non sia legato a condizioni naturali contrarie all' accrescimento degli alberi. Di ciò meglio ci convinceremo quando ci porteremo in burroni e vallate recondite, inadatte alla coltura o male accessibili, o quando attraverseremo regioni lontane dai villaggi, quivi troveremo ancora lembi di bosco più o meno estesi. L'indigeno ha deboli mezzi per atterrare gli alberi, esso usa soltanto una piccola scure formata da un pezzo di acciaio infisso in un manico di legno, perciò avviene spesso di vedere vecchi e colossali Olivi di cui rimangono solo il tronco od i grossi rami, che troppo lavoro avrebbero richiesto onde poter essere utilizzati per legna da ardere. Se r indigeno ha deboli mezzi meccanici per assalire e distrug- 10 Boschi e piante legnose gere gli alberi, ne ha però uno eflficacissimo, che non richiede né fatica né perdita di tempo, cioè il fuoco. Ancor oggi, non ostante la sorveglianza del governo coloniale e le gravi penalità sancite per gli incendiatori di boschi, vedonsi appezzamenti distrutti in tal modo. La causa che spinge a simili vandalismi, come dissi, é da ricercarsi talora nella incuria, ma piia spesso nella bramosia di acquistare nuove plaghe di terra vergine da coltivare a cereali. Fig. ' ■ — Secolare esemplare di Acacia aiyssinica alla tappa di Amba-Derhò pressò Asinara (alt. 2400 m.). Scendendo le pendici occidentali, cioè gii^i per le valli dell'An- seba, del Barca e del Mareb, si trova la medesima successione di vegetazione che fu descritta per le pendici orientali, però la comparsa di alcune specie del tutto mancanti a queste ultime, ne cambia l'intonazione. Cosi, quando, percorrendo la valle dell'Anseba voi arrivate presso Habi-AIantel e vi appariscono i primi Baobab, l'albero singolare dai tozzi rami e dal grossissimo tronco irregolare che in ogni tempo attrasse 1' attenzione dei viaggiatori, il paesag- gio botanico muta di aspetto. dell' Eritrea 11 Fig. 8. — Vecchio olivo fOIea ckrysofhylla) tra il villaggio di Eghilè ed il passo del Cascasse verso Senafè (alt, 2500 m.). (Fotografia di Dainelli e Marinelli). F'g- 9- — Bosco di Ginepri (Juniperus procera) incendiato sul M. Soira (Senafè) (alt. 2800 m.). (Fotografia di Dainelli e Marinelli). 12 Boschi e piante legnose Guardando più attentamente voi troverete, in mezzo alle stesse specie predominanti sul versante del Mar Rosso, alcune altre ap- partenenti alla Flora sudanico-sahariana, la cui area, attraverso le steppe di questo grande settore dell'Africa, giunge per talune sino alla Senegambia. Rientrano in questa categoria la Kigelia aethìo- pica, la Sttrculia tomentosa, V Erjthrhia abyssÌ7iica, la Dalbcrgìa vie- lanoxyloii od Ebano del Sudan, le Acacia Nefasia e Senegal, VAl- bizzia anthelmiìitìca, la Cassia gorantfinsis, la Boscia senegalensis, i Coinbretum gallabatense e collinicm, eccr -. Questa flora, che dal Senegal o dal Sudan spitigesi verso l'oriente sino alle pendici occidentali e settentrionali del grande Altipiano etiopico, all'estremo settentrionale di questo, -^ cioè nell'Eritrea ed ancora più evidentemente ove l'Altipiano si perde nell'intricato si- stema montuoso dei Mensa e degli Habab, caratterizzato da pro- fonde valli intersencantesi tra loro e parte aperte verso il Mar Rosso, parte verso il bassopiano continentale — viene a più intimo contatto colla Flora etiopico-arabica. In modo che sorpassando, attraverso alle gole, l'alta catena costiera penetra per alcun poco nel versante del Mar Rosso ; così trovai nell'alta valle del Messeb, nei Mensa, sino alquanto al disotto di Curòh, il Baobab, la Kigelia, e la Dal- bergia melanoxylon ; mentre la Sterculia tomentosa ed il Alimusops Scliimperi giù per la stessa valle ed anche per quella del Lebca ar- rivano sino dove esse si allargano per trapassare nel bassopiano orientale. Altre specie, sempre di quelle appartenenti alla Flora sudanico senegalese, come Boscia salici/olia ed angusti/olia, Stereospermtim Kuiitìiianum, Anogeissus lefocarpa e Combretuin iindtdatiim hanno guadagnato maggior spazio sul versante del Mar Rosso e si sono diffuse in gran parte delle vallate delle pendici orientali. Ma continuiamo la nostra traversata dell' Eritrea sino ad Agor- dat ; dapprima giù per la valle del torrente Aggat voi troverete la vegetazione arborea che abbiamo ora descritta, ma già nei dintorni di Keren, oltre alle Acacie Nefasia e A. Seneqal, mancanti al ver- sante del Mar Rosso, osservate in gran copia 1' A. Seyal, che ri- chiama la vostra attenzione per la sua corteccia coperta di densa pruina giallo-rossiccia, per i suoi capolini di fiori gialli dall' odore della Gagìa coltivata e per le sue lunghe spine bianche, pungen- tissime. Ora, tale specie senza mancare al versante orientale della Colonia, vi si trova assai scarsa e con tendenza ad essere quivi so- stituita dalla A. Jlava. delV Eritrea 13 Proseguendo la vii verso Agordat, già prima di Darotai comin- ciano a farsi frequenti due altre specie di Acacia, VA. Orfota dalla corteccia puzzolente e Y A. nielli/era dalle insidiose spine uncinate, anche queste senza mancare al versante del Mar Rosso vi si trovano, a quanto pare, più rar^^ ed in minor copia; VA. mellìfcra tendendo ad esservi sostituita dalla affine A. Asak. Assieme a queste Acacie, Fig. IO. — Grosso Baobab (Adansonia digitata) tra Kercn ed Habi-Mantel (alt. 1450 m.). alcune Capparidacee e cioè la Cappa n's decidila, coi suoi rami senza foglie e dall'aspetto di una ginestra e la Boscia senegalensis dalle foglie bislunghe e coriacee attraggono la vostra attenzione ; assieme alle verdi e fronzute Doberc, dalla chioma densa e tondeggiante, che già osservaste tra Massaua e Ghinda nella piana del Damas, facenti 14 Boschi e piante legnose bel contrasto colle spinose e stecchite Acacie, Siamo già al princi- pio della steppa arborata della regione Sudanica o della Parksteppe come la chiama l'Engler. La medesima vegetazione ritrovasi anche giù per le vallate in- terne del bacino del Mareb, come presso Mai-Aini ove si inizia la grande pianura di Azamò. Fig. II. — Vegetazione all'inizio delle steppe arborate, con prevalenza di Acacie^ presso Mai-Aini (alt. 1500 m.). In fondo vedasi il M. Toculè, che domina la regione. Nella valle dell' Aggat prima di Darotai, ad una altitudine di circa 850 m. compaiono i primi esemplari di Palma-Dum (Hyphaene nodularid), ma bisogna giungere sino al Barca per trovarne dei veri boschi ; anche questa pianta costituisce una delle caratteristiche della regione steppica, essa si ritrova lungo tutti gli affluenti del Barca e del Gaso. Sul versante del Mar Rosso, si può dire che la Palma- Dum manchi, tranne che nella Dankalia ove trovasene un'altra spe- cie (o razza geografica ?), la H. daiikaliensis. I pochi esemplari di Palma-Dum esistenti presso Massaua si sa che furono importati, e forse altrettanto potrebbe essere di quelli che il Terracciano dice di aver osservato lungo il Lebca ad Azmat-Obel. Altra vegetazione caratteristica lungo i fiumi del bassopiano su- danico, ma che ritrovasi però anche nel versante del Mar Rosso, è data dai Tamari cz ; se ne trovano due specie, ambedue arborescenti» deW Eritrea 15 la Tamarix nilotica e la ZI articulata, quest' ultima forse più co- piosa e di dimensioni maggiori. Fig. 12. — Bosco di Tamarischi (Tamarix arttctilàiaj'' ìuDgo il fiume Car-Obel verso Agordat (alt. 680 m.). Dopo questo rapido sguardo generale della vegetazione arbore- scente dell'Eritrea, vediamo di meglio analizzarne i caratteri e so- prattutto di mettere in evidenza i fattori biologici e d' altra natura dai quali dipende la distribuzione degli elementi che la compon gono. In tal modo potremo giungere a dividere la nostra Colonia in zojie di vegetazione e regioni di vegetazione ; dando a questi ter- mini il significato ormai stabilito nei trattati di geografia botanica e che per ragione di chiarezza giova qui ripetere. Com' è risaputo intcndesi per zone di vegetazione quelle superfici aventi vegetazione simile per aspetto, benché spesso costituita da specie differenti, le- gata per taluni adattamenti colle caratteristiche principali del clima, quindi in immediata connessione colle zone climatiche ed in rap- porto colla latitudine ed altitudine. Per regioni di vegetazione quelle superfici aventi vegetazione con impronta speciale, determinata da un gran numero di specie ad area comune, in rapporto non sola- 16 Boschi e piante legnose mente colle caratteristiche climatiche della regione, ma altresì con altri fattori complessi, quali i centri di creazione delle specie, le barriere naturali ostacolanti in alcuni sensi la dispersione delle me- desime, l'evoluzione geologica della superficie terrestre ecc. Segnato questo programma cominciamo dalla prima parte. Zone climatiche e zone di vegetazione dell' Eritrea Pochi sono gli osservatori meteorologici che nell'Eritrea abbiano funzionato regolarmente per un certo numero di anni e quindi i dati raccolti non sono sufficienti per trarne delle conclusioni precise. I dati conosciuti fino al 1906 furono coordinati e discussi dal ca- pitano Tancredi (29) e per quanto si riferisce alle zone climatiche dell'Eritrea un lavoro ancor più recente ed esauriente è quello dei dottori Dainelli e Marinelli (7). A queste due pubblicazioni, ov' è anche raccolta e discussa la bibliografìa concernente questo argo- mento, rimando quindi il lettore, I fattori climatici più importanti a conoscersi, specialmente per la loro influenza sulla vegetazione ed in generale sulle condizioni della vita nelTEritrea, sono i seguenti : 1° Temperatura media annuale. 2° Escursione giornaliera della temperatura. 3" Umidità relativa dell'atmosfera. 4*^ Quantità e carattere delle precipitazioni atmosferiche e loro ripartizione nei mesi dell'anno. Questi dati si possono rilevare, benché solo approssimativamente, per la scarsezza delle osservazioni, dalle due tabelle qui unite, le quali furono desunte dai dati raccolti dal capitano Tancredi. Quanto al carattere delle precipitazioni, cioè se esse siano in forma di piog- gerelle fine o densi nebbioni ovvero in forma di forti acquazzoni temporaleschi, ne sarà fatto cenno nel prospetto indicante le carat- teristiche principali delle singole zone climatiche. dell' Eritrea 17 TABELLA I. Dati climatici di alcune località dell'Eritrea e regioni contermini. medie annuali). LOCALITÀ Anni e mesi di osservaz. '0 1 Altitudine Tempera- tura gradi cent.) Escursione giornaliera della temp. Umidità relativa Pioggia (ram.) 1 Massaua . . . 7 »'/'l2 19-5 30.3 6.9 65 198.97 X l Assab .... 2 y, 12 6 29.9 7. 2 57 27.1 ^ . Neera . . . . '5, ,2 5 30.3 8.6 — 83. 85 1 ì Ghinda. . . . > . Filfil 4 9/12 962 24.4 8.0 53-3 350-77 8/. 2 — — — — 683.5 Cheren . . . , 5 8/:2 1460 20.7 10.8 — 639. 0 e ■£ \ Chenafenà . . 23, ,2 1631 21.59 15-23 35-82 401.97 ®== y Cassala . . . 6 530 27.07 15-2 — 296. 0 " \ Chartum , . . 4 ^12 378 28.6 15-4 31-0 107. 0 / Adi-Qualà . . '4/ 12 2054 19.5 1 1. 42 — 644. 60 Adi Ugri. . . 8 9/, 2 2022 19-43 '3-41 45.60 548. 65 Q Asmara . . . e I 29y,2 2372 17.8 12.3 45-4 433-87 Q. Saganeiti. . . '5,12 2203 18 62 19. 12 — 286.45 < 1 Halai I 2563 12. 67 15.6 — 438.2 1 Seuafè . . . . I — — — — 385.23 ■ Addis-Abeba 6 6,, 3 2440 ^s-rr 15-8 - 61. 50 1218. 0 (1) Per quanto concerne i periodi di osservazione dai quali furono desunte le medie sono da farsi le seguenti annotazioni : i" per Nocra la pioggia fu registrata solo per M/n ; 2° per Ghinda l'umidità relativa per >5/,2 e la pioggia per 3 3/12 ; 3** per Cheren la piog- gia per 5 3 12 ; 4^' per Adi-Ugri l'umidità relativa per 4 7 ,2 e la pioggia per 8 4 12 ; 5° per Asmara l'umidità relativa per 3«/i2 e la pioggia per 3 «3; 12 ; 6° infine per Addis- Abeba l'umidità relativa per 44/12 e la pioggia per 6 2/12. L' Agricoltura Coloniale 2 18 Boschi e piante legnose TABELLA IL Ripartizione della pioggia secondo i nnesi dell' anno. LOCALITÀ 0 "5 0 0) 0 'Se 0 .2 0 S V 0 s 0 s % lu 1» a, < 6* cu h-1 e te < •t-t 0 "0 c > 0 0 u 5 0/ Massaua . . . 50.93 16.18 16.42 2-57 14.20 0 3-52 5-70 3-99 8.97 18.88 57-61 •c\ Assab .... I4.I 2.0 0 3-0 0 0 0 0 8.0 0 0 0 Nocra .... 43 I 10.25 8.0 0 0 0 0 0 0 0 22.5 0 §/ Ghinda. . . , 26.75 50.52 41.47 53-IO 6.80 3.83 14.83 93-17 4.0 10.30 22.97 23-03 :^' Filfii 86.1 185.0 105 8 45-7 12. 1 41.0 140.9 66.9 — - — — ■| Cassala. . . . 1 ' Chartum . . . 0 < 0 0 0 2.0 7.0 24.0 69.0 108.0 68.0 17.0 I.O 0 0 0 0 0 4.0 25.0 24.0 340 lO.O IO 0 0 0 f ) Cheren. . . . Il ^ \ Chenafenà . . 0 3 2 9.0 25.0 toò.o 107.0 300.0 79.0 2 0 6.0 0 0 0 16.5 5-98 36.23 33-20 III. II 147 77 46.08 8.1 gocce gocce 1 Adi-Qualà . . 0 6,50 gocce 2.0 gocce 40.60 212,50 235-0 122.0 20.0 6.0 0 Adi-Ugri. . . 0.17 6.45 13.27 22.42 47-30 58.24 157.04 182 58 37 34 10.16 8.98 4.70 Asmara . . . 0 0.50 3.02 5-30 13-42 91-73 25-45 135-07 108 20 15-35 10.50 24.0 1-33 e ~ Saganeiti. . . 14-5 — 2-5 9-65 49-5 1.8 25.0 113.0 14-5 2.6 16.9 24-5 : U. G. - Quale è la migliore e più completa opera su la coltura e lo sfruttamento delVHevea hrasiliensis e su la lavorazione del latice prodotto da questa pianta? R. — È certamente quella di Herhert Wright « Hevea brasiliensis or Para rubber, its botany, cultivation, chemistry and diseases », edita a Colombo (Ceylon) da A. M. & J. Ferguson, 1908 - prezzo rs. 7.50 = lire 12.50. Altra pubblicazione, che tratta però 1' argomento esclusivamente dal punto di vista chimico e industriale, è quella del Dott. Lucikx MoRis^iK « Le Latex. son utilisation directe dans l'industrie » - Chal- lamel, Parigi, 1908 - prezzo fr. 16. Guido Mangano. 44 ]sr O T I Z I K — Stazioni Meteorologiche nella Somalia Italiana. Il Dott. C. Macaluso, direttore dell' Ufficio Agrario Sperimentale di Mogadiscio ci informa che, a cura del suo Ufficio, verrà impian- tata una serie di stazioni meteorologiche nei nostri possedimenti dell'Oceano Indiano. Queste dovranno costituire la prima larghissima rete, che, debitamente completata, servirà a raccogliere le numerose ed importanti osservazioni, che occorrono per individuare e stabilire il clima delle diverse regioni, e che costituiscono il fondamento di ogni serio studio agronomico. Per un primo impianto il servizio verrebbe cosi disposto : 1) Zona costieì'ci Stazione completa di Mogadiscio » » » Brava » » » Griumbo. 2) Zona dell' Uehi Sceheli Stazione completa di Balad » termo-udometrica di Afgoi » » ' » Awai » » » Kaitoi. 3) Zona del Giuba Stazione completa di Gelib » termo-udometrica di Barderà » » » Margherita. La maggior parte degli osservatori verranno affidati al personale delle stazioni radio-telegrafiche, alcune alle missioni ed agli ufficiali residenti. Com'è noto, il progetto si deve al chiarissimo Prof. Palazzo, Di- rettore del E. Ufficio Centrale di Meteorologia e Geodinamica, il cjuale compi a tal proposito importanti escursioni nella Somalia. Il Prof. Palazzo e' informa, che nella Coscia ha creduto di dare speciale importanza allo studio dei venti, perchè è sorta colà l'idea d'avvalersi della forza del vento (areomotori) per il sollevamento dell'acqua del Giuba a scopo irriguo. Per tali osservatori il Prof. Palazzo ha adottato un tipo speciale di capanna, ove gli strumenti sono convenientemente riparati dal sole, ed hanno iiitorno assicurata la più libera circolazione dell'aria. La capanna, ideata dal Prof. Palazzo, è stata disegnata dal tenente del Genio signor Ferroni. In uno dei prossimi numeri potremo far conoscere ai nostri let- tori questo nuovissimo tipo di capanna meteorologica. Notizie 45 4: ^ — Apparecchio per determinare lo spessore della scorza nelle Hevea. A quanto si riferisce nell'ultimo numero del Journal cC Agriculture tropicale, il Tromt de Haas avrebbe trovato il mezzo di poter mi- surare lo spessore della scorza delle piante a caoutehouc con uno strumento semplice quanto ingegnoso, il quale avrebbe già dato ottimi resultati. È noto che fino ad adesso il solo strumento, il cui uso fosse pos- sibile, era una specie di punzone che s'introduceva a forza nell'in- terno della scorza degli alberi e che si dimostrava però completa- mente insufficiente nella pratica; quindi l'apparecchio del Sig. Tromp de Haas viene bene a proposito per essere utilizzato. Esso consta essenzialmente di una lancetta saldata per una delle sue estremità ad una vite a passo cortissimo, la quale viene girata per mezzo di un piccolo volante. In corrispondenza della saldatura si trova un indice a disco, che costituisce con la lancetta e con la vite un solo sistema rigido e il di cui bordo viene ad affiorare una scala graduata, fissata su un lato di un telaio quadrangolare di ottone, in cui si impernia la vite e che circonda longitudinalmente la lancetta. Facile è l'uso dell'apparecchio. Si fa uscire la lancetta per tutta la sua lunghezza dal telaio d'ottone e si introduce nella scorza fino a trovare il legno. Poi leggermente si gira in senso in- verso in modo da far discendere la cornice fino a contatto della scorza mentre la lancetta ne esce segnando coll'indice la profondità a cui è arrivata. La profondità è data in millimetri. L'apparecchio costa fiorini 9 '/o, ossia 19 franchi. * — Nuove miniere fosfatiche in Oceania. Makatéa è un isolotto lungo cinque chilometri, largo tre, alto no- vanta metri e che appartiene alle isole Tuamotu, possedimento Fran- cese dell'Oceano Pacifico. A quanto, recenti e ripetute notizie degli Annales Coloniales vengono informando, l'oscuro isolotto pare debba iacquistarsi in un prossimo avvenire la celebrità, che si sono acqui- stata le principali miniere fosfatiche del mondo. Si è già compiuta infatti l'installazione del materiale necessario per lo sfruttamento delle cave e la produzione di queste sarebbe già iniziata se la mano d'opera non fosse, più che insufficiente, addirit- tura rara. 46 Notizie Vi sono a Makatéa circa 300 operai, per la maggior parte venuti da altre regioni, e ne occorrono per lo meno 1500 per nn primo sfruttamento superficiale. Al giornale francese pare imprudente ricorrere agli operai Giap- ponesi e pericoloso il rarefare ancora la scarsa mano d'opera delle altre colonie francesi, già insufficientemente popolate. Non potrebbe essere Makatéa un centro emigratorio per i nostri connazionali, quando le autorità competenti avessero preso tutte le possibili garanzie per evitare uno sfruttamento da parte degli speculatori ? — Caoutchouc di Banane. Se quanto dice il Signor G-eo. C Bensou di Georgetown è corretto, i piantatori di banane devono essere contenti, poiché oltre ai frutti deliziosi, pare che queste piante possano dare come secondo prodotto anche del caouchouc d'ottima qualità. Infatti il Signor Benson as- ricura che incidendo i rami più bassi e più vicini al tronco del ba- nano si può raccogliere in un bicchiere un succo, che, dopo essere stato circa sei ore a contatto dell'aria, forma una specie di pellicola alla superficie. Stropicciando o premendo tra le dita inumidite questa pellicola si ottiene ben presto una pallottola di morbido caoutchouc. Una pianta matura darebbe circa 5-7 libbre di buon caoutchouc, del prezzo di 60 centesimi per libbra. In media quindi una pianta di banane darebbe la seguente produzione : 6 libbre circa di caoutchouc a centesimi 60- . 3,60 dollari 1 regime di banane 0,16 » Totale 3,76 » Il caoutchouc di Banana si può aggiungere ad altre varietà di gomma elastica senza che quest'ultime vengano deteriorate. — L'Olio di tabacco. Si è discusso recentemente negli Stati Uniti e nelle Colonie in- glesi di sviluppare la produzione del tabacco per estrarne l'olio dal seme. Cosi dice il Réveil Agricole in un articolo riportato dal Bul- lettin Agricole de V Algerie et de la Tunisie. Il seme del Tabacco conterrebbe il 15 % di un olio di qualità su- periore e di facile estrazione, il quale, per le sue proprietà seccative, può essere utilissimo per la pittura e la fabbricazione delle vernici. Per ottenere quest'Olio occorre polverizzare prima, il seme, farne Notizie 47 una pasta con una certa quantità di acqua calda e sottomettere il tutto all'azione di una forte pressa. 8i tiene es])Osto poi l'olio così ottenuto ad un calore moderato, per coagulare l'albumina vegetale del seme, che con tutte le altre im- purità si coagula in fondo al vaso. L'olio chiaro e limpido galleg- gia, e, benché limpido, è più seccativo di ogni altro olio comune- mente impiegato a tale scopo. Questa proprietà potrebbe rendere quest'olio addirittura prezioso per certe industrie. La Redazione. ATTI DELL' ISTITUTO AGRICOLO COLONIALE ITALIANO Esami di Licenza. — Gli esami di licenza per gli inscritti dell'anno scolastico 1908- 1909 furono presenziati dal R. Commissario Prof. P. Baccarini ed ebbero luogo il giorno 20 Ottobre 1909 per la prima sessione ed il giorno 20 Dicembre 1909 per la seconda. Si presentarono alla prima i seguenti allievi che, eccettuato il primo, furono tutti licienziati : Bini Luigi Molaione Annibale GoRi Enrico Palmentola Vincenzo Innocenti Vittorio Zucchi Ulisse Petruccelli Alfredo Alla seconda si presentarono e furono licenziati gli alunni : Bini Luigi Berti Giulio Sinatti Pietro. Degli alunni promossi i Signori Innocenti e Molaioni sono stati impiegati a cura dell'Istituto nella Regìa Cointeressata dei Tabac- chi del Montenegro, gli altri o proseguono gli studi, o sono impie- gati altrove o non si sono potuti occupare, perchè debbono adem- pire agli obblighi di leva. Nuove iscrizioni. — Al nuovo anno scolastico 1 909-1 910 si sono inscritti i seguenti allievi : Bellini Umberto Mori Mario De Marco Alfonso N aldini Emanuele D'ORLANDI Orazio Niccolai Niccola Gaetani Paolo Profeti Emilio Marchi Andrea Sarno Pasquale i quali frequentano i corsi incominciati col 15 di Novembre 1909. 48 Atti dell' Istituto Agricolo Coloniale Italiano * * * Comitato per la partecipazione dell'Italia al 2.° Congresso internazionale di agronomia coloniale e tropicale di Bruxelles, 1910. Presentiavw l'elenco delle pubblicazioni fi^io ad ora inz'iateci, alle quali seguiranno ben presto altre, come possiamo arguire da comu- nicazioni ricevute. Prof. Antonio Berlese, Direttore della R. Stazione Entomologica di Firenze. i". // recente movimento internazionale degli insetti utili e nocivi all'agricoltura. Prof. Antonio Borzì, Direttore del R. Orto botanico e giardino coloniale di Palermo. 2." Le colture sperimentali del Giardino Coloniale di Palermo, spe- cialme7tte del ficus elastica, della, sisal e del cotone, Dott. Gino Coppini. 3." Necessità di dare un migliore indirizzo all' emigrazione agraria italiana nel nord America. Prof. Adriano Fiori. 4.'^ Le risorse forestali dell' Eritrea. Dott. Gino Bartolommei Gioli, 5" Gli inte?idimenti e l'azione dell' Istituto Agricolo Coloniale Italiano. Prof. Vincenzo Grossi, Ordin. di Diritto e Legislazione coloniale e incar. di Economia coloniale nel R. Istit. Sup. di Studi Co- loniali e Commerciali di Roma. 6.*^ Le piante cauci/ere nei vari paesi tropicali e /'Hevea brasiliensis. y.'* // mate del Brasile e la distribuzione geografica dell'lle-K. para- guayensis neW America del Sud. 8." (Comunicazione) y4//?^«^2 ^z^ la Climatologia economica del Brasile. Atti dell' Isfifuto Agricolo Coloniale Italiano 49 Q." (Comunicazione) La catechesi degli indigeni al Brasile ed i pro- getti del uìiovo Ministro di Agricoltura, Rodolfo Miranda. Prof. A. l.ANFRANCIII. io.° Di alcune tripanosoniiasi — nagana, surra — / dei danni de- rivanti da queste alla produzioìie del bestiame e della possibilità dì rendere inumini gli animali. N. U. Gino Lavelli de Capitani, Amministratore delegato della « Società per la coltivazione del cotone in Eritrea ». II." L'opera compiuta dalla « Società per la coltivazione del cotone in Eritrea ». Dott. Guido Mangano, Vice-Direttore dell'Istituto Agricolo Colo- niale Italiano di Firenze. 12." Ricerche tecnologiche sìl la fibra delle Calotropis. Sig. Aurelio Paoletti - Gabaris (Egitto). 13." Brevi considerazioni su la coltura del pesco e della vite in Egitto. Prof. Luigi Petki, Direttore della R. Scuola pratica di Agricoltura in S. Ilario Ligure. 14." V Ordinamento coloniale della R. Scuola pratica di Agricoltura di S. Ilario ligure. Prof. Romualdo Pirotta, Direttore del R. Istituto Botanico e Museo Coloniale di Roma. 15.° Il R. Erbario e Musco Coloniale di Roma. Prof. Carlo Pucci, Insegnante di Zootecnia ed Ezoognosia nella R. Unive.'sità di Bologna. 16." Le pecore Arrit della Colonia Eritrea e la produzioìie di pellicce si NI ili Astra e a n . Dott. Giuseppe V. Rossi, Insegnante di Tecnologia agraria colo- niale nell'Istituto Agricolo Coloniale Italiano di Firenze. 17." Come l'iniziativa privata italiana potrebbe favorire la colonìz' zazionc agraria. Cav. Carlo Sprenger. 18." Acclim azione e coltura di piante esotiche ed utili durante l'til- Hmo trentennio n L Affricoltura Coloniale timo trentennio nel Regno d'Italia. 50 Atti dell' Istituto Agricolo Coloniale Italiano * * L'ISTITUTO AGRICOLO COLONIALE ITALIANO nei primi 18 mesi della sua attività RELAZIONE del Direttore al Consiglio di Amministrazione Ill.mo sig. Presidente, egregi Colleghi, Nel rendervi conto dell'opera compiuta dall'Istituto nei suoi primi i8 mesi di vita attiva, non intendo riferirvi particolarmente i vari aspetti della sua azione, tanto più che in occasione delle nostre non infrequenti riunioni ebbi modo di sottoporre al vostro giu- dizio i particolari del programma che andavamo mano a mano svolgendo. Mi limito perciò a riassumere l'opera nostra al solo scopo d'illustrare le cifre dei bilanci numerici, e di trarre dal lavoro già compiuto, consiglio ed incoraggiamento per l'azione multiforme che abbiamo da svolgere. Insegnamento teorico-pratico di Agricoltura Coloniale. Non appena, in seguito specialmente all' appoggio materiale e morale dato all'Istituto dall'Amministrazione comunale della nostra città, avemmo i mezzi indispensabili per dare vita ai principali organi dell'Istituto, la Direzione si adoperò a disimpegnare il com- pito affidatole dalla fiducia del Consiglio, non perdendo mai di mira gli scopi che l'Istituto ha espressi nel suo Statuto. Provvedutaci, dallo stesso Municipio di Firenze, una decorosa sede negli splendidi locali della Palazzina delle Cascine, raccolto il primo e più indispensabile materiale didattico, costruita sul terreno, gentilmente concessoci dall'Amministrazione della R. Scuola di Po- mologia, orticoltura e giardinaggio, una prima grande stufa per la Atti dell' Istituto Agricolo Coloniale Italiano 61 moltiplicazione e la conservazione di piante economiche proprie dei paesi caldi, accresciuta la biblioteca d'im])ortanti opere, prov- visti i locali dei mobili necessari, assicurataci la valida ed autore- vole collaborazione di un corpo insegnante di primo ordine, la Scuola di agricoltura coloniale potè essere aperta nel novembre del igo8. Ad essa s'iscrissero ii alunni effettivi ed i uditore, e dei primi, 9 presero la licenza nello scorso autunno. Ove si pensi alla ristretta base di reclutamento degli alunni che, salvo uno, pro- venivano tutti dalle scuole pratiche di agricoltura del Regno, se si riflette alle condizioni economiche spesso più che modeste delle loro famiglie, possiamo dichiararci soddisfatti dell'esordio della nostra Scuola, e compiacerci che il ristretto numero degli alunni, nei suoi primi anni di vita, ci consenta una più accurata e sollecita preparazione dei giovani affidati alle nostre cure. Ad assicurare buoni elementi fra i nostri allievi e a facilitare ai volenterosi i mezzi indispensabili di mantenimento nella nostra città, sorse, prov- vida e solerte, l'opera di due benemerite istituzioni toscane, le Casse di Risparmio di Firenze e di Lucca, le quali vollero generosamente concedere alcune borse di studio per gli studenti dell'Istituto. Un primo anno di esperienza suggerì alla Direzione della Scuola, d'accordo col Consiglio Didattico, alcuni utili mutamenti ed ag- giunte ai programmi del corso d'insegnamento. Ed infatti la scarsa coltura dei giovani, data la loro precedente istruzione necessariamejite limitata, la novità per loro o la troppo superficiale conoscenza di alcune materie, fondamentali per il nostro corso, c'indussero a rendere sempre più pratico ed oggettivo l'insegnamento, ed a pro- lungare di circa due mesi la durata del corso, concedendo inoltre un periodo di vacanze, durante il quale sarà dato agli alunni di rin- francarsi dal primo periodo d' intensiva applicazione. Inoltre fu reso possibile agli iscritti di dedicarsi allo studio di un'altra lingua ol- treché del francese, e, mediante l'istituzione di un corso di scienze naturali applicate, di poter meglio approfittare delle materie da svolgersi successivamente nei corsi speciali. Conviene a questo punto mettere in evidenza i vantaggi che ven- nero all'Istituto, nell'esplicazione della sua funzione didattica, dal- l'appoggio ricevuto dal R. Istituto botanico, dove ai nostri alunni s'impartisce l'insegnamento della botanica generale e coloniale, e dalla R. Scuola di Pomologia, orticultura e giardinaggio, dove ha luogo il tirocinio pratico, in seguito ad accordi presi coi loro illu- 52 Atti dell' Istituto Agricolo Coloniale Italiano stri direttori ; ed anche va rilevato come, con il suo recente cam- biamento di sede, la nostra Scuola non abbia perduto nessuno di tali vantaggi. Difatti il nostro attuale domicilio, per la sua mag- giore vastità, consente una migliore distribuzione degli uffici ed un più soddisfacente collocamento del materiale in progressivo accre- scimento ; gli insegnanti e gli alunni possono ora, con minore di- sagio di prima, soddisfare agli obblighi loro, mentre col trovarsi la nuova sede a metà strada fra l'Istituto botanico e la R. Scuola di Pomologia, è reso possibile ai giovani di approfittare con ri- sparmio di tempo e maggiore assiduità degli insegnamenti, teorico r uno e pratico 1' altro, che colà vengono loro impartiti. Si trattava, come ogimno sa, d'impiantare una scuola affatto nuova per il suo ordinamento e per le sue finalità ; si doveva per così dire, creare nuove materie d'insegnamento e quindi trovare in- segnanti adatti ad impartirle ; occorreva formarsi un criterio della precedente preparazione degli alunni e ad essa subordinare l'am- piezza dei programmi ed il livello generale della coltura da dare, senza mai perdere di mira gli intenti che l'Istituto si è prefìsso nell'organamento della prima wScuola teorico pratica di Agricoltura Coloniale in Italia. La scelta degli insegnanti : ecco fra molte una delle quistioni non facile a risolversi volendo raggiungere omogeneità nell' indirizzo dell' insegnamento delle varie materie. Ma Firenze, alla pari di poche altre città italiane, possiede un corpo insegnante di primis- simo ordine e quanto altro mai svariato, onde potemmo in esso scegliere gli incaricati di botanica coloniale, di geografia, storia delle colonie ed economia coloniale, di zootecnia coloniale, di ento- mologia agraria, d'igiene coloniale, di genio rurale, computisteria ed estimo, di tecnologia agraria e di lingue ; insegnanti che, per la maggior parte continuano anche nell'anno corrente, a svolgere il loro corso all'Istituto. Se dunque le materie d' insegnamento potevano trovare nella loro quasi totalità i rispettivi incaricati in Firenze, non doveva essere lo stesso per il corso di Agricoltura Coloniale, il pii^i importante di tutti, quello su cui s' impernia la nostra scuola. Convinti che né a Firenze né in tutto il resto d' Italia avremmo potuto trovare la persona adeguatamente preparata per tale insegnamento ed al tempo stesso in grado di coadiuvare la Direzione dell' Istituto nel suo compito complesso, noi fummo bene inspirati indicendo per tale Atti dell'Istituto Agricolo Coloniale Italiano 53 importante posto un concorso fra giovani lauroati in agraria e bene ci assistè la fortuna facendo cadere la scelta sull'attuale nostro Vicedirettore, il Dott. G. Mangano. Il viaggio di studio da lui com- piuto, prima in qualità di Segretario dell'on. Franchetti nella Somalia italiana, nell' Est Affrica inglese e tedesca ed a Zanzil^ar, e dopo per conto dell'Istituto nell' India Britannica, a Ceylan, nella penisola di Malacca, a Giava ed in Eritrea, è stato da lui riassunto con tanta evidenza nella sua breve e densa relazione presentataci pubblica- mente r 8 Maggio dello scorso anno, che a noi rimane oggi sol- tanto da rilevare con vivo compiacimento quanto fosse per ogni lato opportuna quella scelta. Più oltre avremo occasione di constatare i vantaggi che quel viaggio di studio arrecò all' Istituto, sia per lo svariato materiale raccolto e per le relazioni strette con istituzioni al nostro congeneri, e con autorevoli personalità scientifiche ed agricole, sia per l'esperienza fatta di ordinamenti, di persone, di paesi, d'isti- tuti, esperienza di cui ci siamo assai giovati e molto più ci gio- veremo in avvenire. Ma le nuove scuole non s' improvvisano, e qualche anno ancora reputiamo necessario innanzi che la nostra possa rispondere piena- mente a queir ideale di dottrina e di pratica sapientemente coordi- nate che è nel pensiero di coloro che più direttamente s' interessano alla sua prospera esistenza. Comunque, e per giustificare la nostra fiducia nel suo avvenire, dobbiamo rilevare un sempre maggiore affiatamento fra i vari componenti il corpo insegnante ed il desiderio manifesto in tutti loro di sempre meglio adattare alla mentalità dei giovani che frequentano il corso, lo svolgimento della loro materia. Ed a meglio rilevare la fondatezza di tale persuasione devesi tener conto che, in base alle deliberazioni del Consiglio di Amministra- zione, la Direzione si è assicurata, a principiare dal corrente anno scolastico, la collaborazione didattica di altri due valenti giovani laureati in agraria, i quali, essendo al servizio dell' Istituto in modo stabile, potranno con opera più assidua dedicarsi alla preparazione dei giovani. L'Istituto, esplicando la sua azione didattica, compiè dunque nel primo anno d'insediamento della vScuola, opera senza dubbio ardua ; e crediamo di non farci false illusioni, affermando essere la via seguita, nelle sue linee generali, quella alla quale conviene attenerci, salvo l'adottare quelle migliorie che con lo sviluppo dell'Istituto si renderanno necessarie. Infatti, i giovani che sin qui ottencro la 54 Atti dell' Istituto Agrìcolo Coloniale Italiano licenza dal corso di agricoltura coloniale, dimostrarono, lasciando la scuola, di possedere le nozioni necessarie ad ogni buon capo coltivatore coloniale : che, se il legame del servizio militare non impedisse ad alcuni di loro di prendere subito stabile impiego, ab- biamo ragione di ritenere che fra breve tutti avrebbero un proficuo collocamento. * Servizio d'informazioni. Se è vero che l'attività dell'Istituto è assorbita in misura consi- derevole dalla sua funzione didattica, non meno importante e pro- ficua è riuscita la sua operosità nello svolgimento di tutte le altre parti del nostro programma nettamente espresse nello Statuto. Di questa operosità sempre crescente, dacché in Italia si è risvegliato un salutare interessamento per le quistioni coloniali, conviene qui lumeggiare le facce più importanti. La funzione di consulenza e d'informazioni era stata assunta da noi sino dallo scorcio del 1908. Agricoltori italiani e coloniali, e fra questi molti anche di quelli che risiedono nelle colonie spon- tanee di oltremare, industriali e commercianti, si diressero e si dirigono a noi con crescente progresso numerico per assumere in- formazioni, per richiederci consigli, per ottenere materiale agrario da sperimentare e pubblicazioni. Così, nel corso di appena 10 mesi, tali richieste ammontarono a ben g6, (senza contare quelle fatteci personalmente da coloro, e furono molti, che si recarono all'Istituto) cifra questa notevole ove si pensi alla breve vita dell' Istituto ; peraltro a mano a mano che se ne è diffusa la conoscenza, il lavoro è andato aumentando progressivamente e tuttavia sembra volere aumentare per numero ed importanza di richieste. E pure da tener conto che 15 di tali domande, furono di materiale di varia na- tura. Informazioni e materiale furono sempre inviate sollecitamente e con manifesta soddisfazione dei richiedenti, e quando l'Istituto non fu in grado d'inviare detto materiale direttamente, ricorse ad istituzioni agrarie italiane e ad istituti dell'estero affini al nostro, e dovunque ebbe a riscontrare una compiacenza ed una sollecitudine che stanno a dimostrare in quale conto è tenuta la nostra iniziativa. Atti dell' Istituto Agricolo Coloniale Italiano 55 Tale premura venne da noi contraccambiata ogni volta che istituti esteri ed italiani ci si rivolsero per averne materiale e notizie at- tivando così uno scambio di rapporti che onora grandemente il nostro giovane Istituto. * * * Servizio Sperimentale. Di un altro servizio conviene pure parlare : di quello sperimen- tale. Era nell'animo dei fondatori dell' Istituto, valendosi del suo personale competente e delle continue ed attive relazioni strette con le istituzioni estere congeneri, di dar mano all'introduzione ed alla successiva sperimentazione di piante coltivabili, nonché ad uno stu- dio più attento di quelle di origine extra europea, ma che, da molto o da poco introdotte in Italia, non dettero peranco resultati defini- tivi, così da deciderne l'adozione o da decretarne inappellabilmente il rigetto. Parimenti era inteso che gli Uffici agrari sperimentali delle nostre due Colonie avrebbero potuto rivolgersi a noi per ri- chiesta di semi e specialmente di piante da sperimentare. Se tale era il nostro proposito, non ci aspettavamo di doverlo mettere in pratica cosi sollecitamente. Infatti sino dalla passata primavera, in seguito ad accordi presi con alcuni volenterosi speri- mentatori, l'Istituto potè intraprendere il nuovo servizio. Al conte Grottanelli, al dott. G. Coppini, ai professori Rasetti, Sforza, Zannoni e Roster, alla Stazione di Risicultura ed alla So- cietà Geofila, che respettivamente presso Iglesias, nella provincia di Reggio Calabro, nella Maremma Pisana, presso Cagliari, nella prov. di Porto IMaurizio, all'Isola d'Elba, a Vercelli e presso Gros- seto, si adoperarono con zelo alla sperimentazione di oltre 40 fra specie e varietà di nuove piante agrarie, vadano rinnovate le nostre grazie vivissime e la nostra riconoscenza. Col loro concorso essi ci hanno aiutato ad iniziare lo svolgimento di uno dei più importanti servizi, che l'Istituto si è ormai tenacemente prefisso di sviluppare ancor più in questo anno, e contando sulla valida collaborazione di quelli che fra noi più s'interessano al progresso agrario. Incoraggiati dai buoni resultati di alcune prove fatte l'anno scorso, forti dell'appoggio morale datoci dal Ministero di Agricoltura, In- 56 Atti dell' Istituto Agricolo Coloniale Italiano dustria e Commercio, e dell'aiuto materiale promessoci, l'Istituto conta in questo anno d'impiantare ben 40 campi di prova, sperimen- tando, a seconda della loro ubicazione, circa un centinaio fra specie e varietà di piante in maggior parte non ancora seriamente studiate in Italia. Non è qui luogo di riferire i 1 esultati ottenuti dagli esperimenti già fatti, né di esporre per disteso il programma di prove che in- tendiamo eseguire prossimamente, dovendo di ciò riferirsi partita- mente nell'organo dell'Istituto : ci sembra invece necessario di met- tere in evidenza gli scopi di questo servizio. L'agricoltura italiana può e deve arricchirsi di nuove piante col- tivabili che altrove sono state messe in evidenza per il loro alto va- lore economico. Noi non sappiamo quali immensi tesori pei futuri agricoltori potranno scaturire dall' introduzione felice di qualche nuova pianta alimentare od industriale, e, d' altronde, le crisi cui può sovente andare incontro 1' agricoltura nazionale, il bisogno dimostrato da alcune meno fortunate regioni italiane di nuove col- ture che bene adattandosi ad ambienti climatici speciali, possano dare resultati remunerativi, ci consigliano a por mano allo studio sistematico di piante coltivabili, che diano affidamento di produzioni redditive nei nostri terreni e sotto i nostri climi. In passato, ed ancora oggi, le istituzioni agrarie, i privati, le ditte orticole, hanno proceduto da noi alla prova sommaria di nuove es- senze agrarie ; ma il più delle volte si fu altrettanto solleciti a de- cantare la produttività dì una data coltura, quanto a bandire senza misericordia 1' insuccesso di un' altra, uscita con minor fortuna da un'unica prova. Ora l'Istituto, assumendosi questo delicato compito, intende d'ini- ziare e proseguire con metodo le prove di piante affatto nuove per l'Italia e di quelle non abbastanza studiate in addietro. Per ciò fare, e sopratutto allo scopo di dare continuità a questa opera, intendiamo di fare invigilare dal nostro personale i campi sperimentali, e di coordinare anno per anno i vari resultati raggiunti, per trarne con- clusioni attendibili. Inoltre, consci della grave responsabilità che stiamo per assumerci, ci proponiamo di continuare nella stessa re- gione gli esperimenti di una data pianta, tino a che, provando e riprovando, non si possa dare un giudizio definitivo sul valore pra- tico della coltura stessa. Atti dell' Istituto Agricolo Coloniale Italiano 67 * * * Azione di propag-ancla e suoi org-ani- Pubblicazioni per g-li emigranti. Per risvegliare 1' interessamento dei nostri connazionali alle ini- ziative agrarie coloniali, per diffondere le cognizioni più impor- tanti di agricoltura extraeuropea, per compiere insomma una seria ed efficace propaganda alle questioni che si connettono all'impiego delle energie italiane nelle imprese agrarie dei paesi coloniali, e per far noto al tempo stesso il lavoro compiuto dall'Istituto, conve- niva consacrare sempre maggiori cure al nostro organo ed anche, nei limiti del nostro bilancio, iniziare la pubblicazione di una bi- blioteca agraria coloniale. Come è noto, il bollettino dell' Istituto, « L'Agricoltura Coloniale », che fu e tuttavia rimane l'unico del genere in Italia, potè avere vita sino dal 1907, un anno innanzi che l'Istituto entrasse nella fase della sua piena attività ; mentre che il proposito di intraprendere la pubblicazione di opere e di manuali agrari, a causa dell'alto costo di simili edizioni, potè sol- tanto principiare ad essere realizzato nello scorcio dell' anno pas- sato, con la pubblicazione di un primo volume ove è raccolta, ric- camente illustrata e corredata da grafici e da tavole, la splendida monografia del compianto prof. Marchi sopra il suo viaggio zootec- nico nell'Eritrea. Con questo primo volume ha principio la serie delle pubblicazioni e prossimamente contiamo di fare uscire in un altro volume ricca- mente illustrato, lo studio compiuto dall'illustre prof. Fiori in Eritrea, sopra le condizioni forestali della Colonia. A questo secondo volume abbiamo in animo di far seguire una serie di monografie sopra le piante che più meritano di essere coltivate nelle nostre due colonie, con l'intento di porre alla portata dei nostri agricoltori coloniali, dei veri e propri manuali pratici di agricoltura, e di creare per tal modo, anche in Italia, il materiale bibliografico più indispensabile al no- stro piantatore. Ma giova per un poco ritornare sopra la nostra Rivista e di essa rilevare i vantaggi che seppe già dare all'Istituto e quelli mag- giori che potrebbe arrecargli in seguito. Se è vero che il numero delle tirature è andato crescendo a causa dell'aumentato numero dei cambi, oggi superiore ai 150, e quasi per la totalità effettuati con 68 Atti dell' Istituto Agricolo Coloniale Italiano riviste agrarie extraeuropee e di quello degli abbonati, se è anche vero che qualche utilità ha arrecato alla nostra biblioteca col pro- curarle un discreto numero di libri in dono, e se efficace fu l'opera di propaganda da essa spiegata sull'azione dell'Istituto, dobbiamo pur confessare che, nonostante lo zelo infaticabile del suo Redattore capo, Dott. A. Del I>ungo, essa non ci ha ancora portato tutti quei resultati che ci si attendeva. Reputiamo perciò necessario, tostochè i mezzi e la disponibilità del personale ce lo consentiranno, di por- tarne la pubblicazione da bimestrale a mensile ; di diffonderne sem- pre più la lettura aumentando il numero dei suoi abbonati ; di ren- derne sempre più attivo il cambio con altri periodici ad essa affini, facendola meglio apprezzare a quelle case librarie che possono va- lersene per far conoscere al suo pubblico le nuove opere di agraria o di materie all'agricoltura affini ; altresì è nostro proposito di por- tare alla sua redazione alcune mutazioni che ne rendano sempre più utile ed istruttiva la lettura, massime nella compilazione del notiziario e delle note bibliografiche. Per raggiungere tali intenti occorre che il personale di redazione possa dedicare maggior tempo al nostro organo e risiedere stabil- mente all'Istituto, cose queste che non possiamo chiedere all'attuale Redattore capo, che ne sarebbe impedito dalle sue molte altre oc- cupazioni. Abbiamo quindi deliberato di affidare, col nuovo anno, la redazione e l'amministrazione della Rivista ad uno dei nostri im- piegati stabili e ciò di pieno accordo col Dott. Del Lungo, che sin qui ne resse tanto lodevolmente le sorti. E poiché noi non vogliamo perdere in alcun modo la sua valida collaborazione e rinunciare alla sua preziosa esperienza, così intendiamo che al Dott. Del Lungo sia conservato, a titolo di onore, il posto che occupava nella redazione dell' « Agricoltura Coloniale ». Animati da questi intendimenti e giovandoci della assicurataci col- laborazione autorevolissima di scienziati insigni e di provetti agri- coltori, noi intendiamo conferire all'organo dell'Istituto quella effi- cenza che merita, e conservarci la fiducia che in essa riposero il Servizio agrario sperimentale dell'Eritrea, esplicato dalla Direzione di Colonizzazione, e l'Ufficio agrario sperimentale della Somalia Ita- liana, nonché i nostri attivi corrispondenti dell' estero. A questa funzione di seria propaganda si connette intimamente l'azione che sempre abbiamo voluto esplicare a i^ro dei nostri emigranti agricoltori, poiché intento dell'Istituto è anche quello, come abbiamo Atti dell' Istituto Agricolo Coloniale Italiano 61) visto, di dare esatte informazioni sulle condizioni economiche, so- ciali e, più specialmente agrarie, dei paesi dove la nostra gente ru- rale ha o può in avvenire avere interesse di dirigersi. A tale scopo, in seguito anche agli incoraggiamenti ricevuti dal benemerito Com- missariato dell'Emigrazione, noi speriamo di poter intraprendere la pubblicazione di succinte e pratiche guide per l'emigrante agricol- tore, compilate in forma popolare sul modello di quelle pregevo- lissime redatte e tenute costantemente al giorno dall' « Emigrants information Office » di Londra. Se quindi, come abbiamo ragione di sperare, alcuni amici nostri, a cui ci siamo rivolti per la compi- lazione di tali guide, risponderanno alla nostra aspettativa, potremo dire di aver portato, anche in questo ramo della nostra attività, qual- che utile contributo di previdente interessamento. * * * Materiale consultativo, dimostrativo e sperimentale (Biblioteca, Museo, Laboratorio tecnolog"ico, Gabinetto meteorolog-ico, stufa e terreni). Un istituto come il nostro, per risvegliare l'interessamento degli italiani alle iniziative agrarie svolgentesi nei paesi di oltre mare e per fornire a quelle le competenze tecniche indispensabili, doveva incominciare al più presto a provvedersi del necessario materiale dimostrativo e degli opportuni mezzi atti allo studio di svariati problemi, alla sperimentazione ed alle ricerche più importanti ; onde fu nostra cura, compatibilmente con le risorse di bilancio, d'iniziare la raccolta delle principali opere agrarie in una biblio- teca che oggi conta circa un migliaio di volumi e oltre cinque- cento miscellanee, per la massima parte acquistati, e numeroso materiale geografico. Questa prima raccolta riteniamo possa entro l'anno raddoppiare di numero e d'importanza, senza tener conto delle interessanti collezioni delle riviste ricevute in cambio dalla nostra e degli eventuali doni. Ed affinchè il nostro materiale bi- bliografico, specializzato all'agricoltura coloniale e principalmente tropicale, possa avere un ordinamento conforme alle esigenze degli studiosi, è nostro proposito di procedere anche alla schedatura per materie degli articoli dei periodici. Persuasi che la biblioteca è 60 Atti dell' Istituto Agricolo Coloniale Italiano destinata ad assumere nel nostro Istituto una funzione eminente, noi porremo ogni maggior attenzione nella scelta delle opere che debbono arricchirla, desiderosi di possedere il necessario e 1' utile, non di soddisfare la vista dei visitatori superficiali dell' Istituto, coa una mostra numerosa di opere che non interessano lo studioso. La funzione didattica e di propaganda sarebbe riuscita poco ef- ficace e per nulla pratica, ove, sino da quando l' Istituto aveva dato principio alla sua attività, non avessimo intrapreso la raccolta del materiale dei prodotti agrari e spontanei dei paesi extraeuropei. Nel 1908 già possedevamo l'importante collezione dei prodotti eri- trei che figurarono alla Mostra di Milano del 1906 ; ad essi, nello spazio di soli 1 8 mesi si aggiunsero i doni degl' Istituti e delle persone seguenti : Ufficio Agrario sperimentale di Asmara — Indian Museum di Calcutta — Ufficio Agrario sperimentale della Somalia Italiana — Amministrazione del Etat Indépendant du Congo — Missione per l'espansione economica del Brasile — Ditta Karpeles di Calcutta — Secretarla de Fomento, Messico — Dipartimento di Agricoltura, Calcutta — Ministerio de fomento, Buenos- A3^res — Fratelli Allotti di Smirne, Dott. G. V. Rossi, Dott. G. Mangano, Prof Fiori, Sig. Pappi, Eritrea — Sig. A. Paoletti, Egitto — Sig. Bassotti, S. Paulo del Brasile. Totale oltre 1600 campioni costituenti già un impor- tante nucleo del museo agrario coloniale. Il museo è ordinato geograficamente e non crediamo di dovervi portare mutamenti, però ci proponiamo di procedere alla scheda- tura dei campioni, ordinandoli botanicamente ed agrariamente, per maggiore utilità degli studiosi. Al museo agrario si è aggiunto altro materiale didattico ed espli- cativo che cerchiamo pure ad ogni occasione di aumentare, quale : fotografie, diapositive e stampe, complessivamente già in numero di circa 1000 ; alcune collezioni d' insetti, di terreni, campioni di rocce, materiale zootecnico, topografico, ed altro. Se quel che già abbiamo raccolto, in ordine alle collezioni di materiale didattico e dimostrativo, è molto, specialmente in rap- porto al tempo impiegatovi, quello che rimane da fare è an- cora di più. Infatti noi ci proponiamo, a mano a mano che 1' oc- casione ed i mezzi ce lo consentano, di accrescere il materiale di- Atti dell' Istituto Agricolo Coloniale Italiano 61 dattico e dimostrativo per quantità e qualità, così da farlo diven- tare di pratico aiuto all' insegnamento delle varie materie, e da essere nel suo armonico insieme di grande ausilio allo studioso dei problemi inerenti alla agricoltura coloniale. Ma questo non è né può essere lavoro di pochi mesi, bensì opera non breve di ricerca e di cernita: poiché, come abbiamo detto, accennando ai criteri che ci guidano nella raccolta della biblioteca, noi vogliamo, nella scelta del materiale dimostrativo, seguire il principio di dotare l'Istituto di quanto può avere per esso un sicuro e pratico interesse, e non mai subordinare tale scelta alla smania di accumulare prodotti e materiale pure che siano, al solo intento di empire i nostri locali. Sino dall'estate del igo8 l'Ufficio Agrario Sperimentale della So- malia Italiana ci aveva inviato un interessante campionario di ter- reni presi nelle più importanti località dei bassi bacini del Giuba e dello Scebeli, perchè ne effettuassimo l'analisi fisico-chimica. Per far fronte a tale richiesta ed alle eventuali successive, si stabilirono speciali intese con il laboratorio chimico della R. Scuola di Pomo- logia, e così, in base ad un accordo molto vantaggioso per la nostra amministrazione, ci fu possibile soddisfare a quella e ad altre simili richieste. Per tal modo, oltre ai 41 campioni di terreno inviatici dal- l' Ufficio suddetto, in breve spazio di tempo ne furono sottoposti all' analisi altri 40, pure raccolti in località del basso Giuba e del basso Scebeli dall' on. Franchetti e dal dott. IMangano, nonché i 41 inviatici dalla Società Geografica Italiana e raccolti dall' on. Ostini nel viaggio fatto da lui e dal Gap. Tancredi al lago Tsana nel 1908. Due di questi gruppi di analisi furono riferiti e commentati nel nostro bollettino ed il terzo lo sarà fra breve. Se per tal modo abbiamo potuto ovviare al bisogno immediato di un laboratorio per le analisi di terre e di prodotti che ci prefiggiamo di studiare, è nostro proposito di dotare l' Istituto di un laboratorio, che, ristretto sul principio al necessario per le più importanti e speciali deter- minazioni tecnologico-agrarie, possa, in un non lontano avvenire, diventare un completo laboratorio chimico-tecnologico. In vista di ciò abbiamo costituito il primo nucleo del futuro laboratorio, inizian- done il fornimento col più indispensabile strumentario per talune ricerche. Fra queste, quelle sopra le fibre richiamarono per le prime la nostra attenzione, così da indurci a dotare il laboratorio dei più perfetti strumenti che si conoscano. 62 Atti dell' Istituto Agricolo Coloniale Italiano Parimente è nostro proposito di dotare l'Istituto di un gabinetto meteorologico per dar modo agli alunni di rendersi familiari le determinazioni degli elementi climatici che maggiormente interes- sano r agricoltore per la conoscenza di un paese poco noto sotto l'aspetto delle sue vicende atmosferiche. Nello scorso anno i nostri alunni poterono fare pratica di determinazioni termoudometriche presso gli osservatori cittadini, ma è ora che 1' Istituto possegga per conto suo un gabinetto meteorologico tipo, provvisto del più utile ed indispensabile strumentario, affinchè in essa l'allievo possa con maggiore assiduità dedicarsi alle più elementari indagini cli- matiche e rendersi così in grado di arrecare qualche utile contributo allo studio sistematico del clima nelle regioni dove sarà chiamato ad esercitare 1' opera di agricoltore. Né ciò basta: sino dal giorno in cui fu dal Consiglio deliberato di fare entrare l' Istituto nella fase della sua piena attività, ci apparve innanzi tutto necessario di provvederlo di un locale adatto per la moltiplicazione e la conservazione di piante appartenenti ai paesi caldi. Le esigenze didattiche da un lato e dall' altro la necessità di preparare del buon materiale da fornire agli Uffici Agrari Sperimentali ed ai privati piantatori delle nostre colonie, e' indus- sero a dar mano sollecitamente alla costruzione della prima grande stufa che, mercè la larga e veramente simpatica ospitalità accor- dataci dall' Amministrazione della R. Scuola di Pomologia, orti- coltura e giardinaggio, potè sorgere con mirabile sollecitudine alle Cascine nel giardino della Scuola stessa. La sua ampiezza, i suoi mezzi' di riscaldamento, la fanno essere per il momento conforme alle esigenze dell' Istituto, ma tostochè si renderà necessario aumen- tare la superficie riscaldata, la costruzione attuale si presterà egre- giamente ai successivi ampliamenti. La stufa, adibita a contenere soltanto le piante aventi un' impor- tanza economica, nonostante il poco tempo dacché è costruita e la difficoltà incontrata nel procurarci materiale vivente, possiede circa 2IOO piante, di cui 1730 ottenute da seme nella stufa stessa, e 350 acquistate da fidate ditte orticole od ottenute in dono od in cambio da diversi istituti ; fra questi : l'Istituto Agricolo Coloniale di No- gentsur-Marne, il Museo di Storia naturale di Parigi, il Giardino coloniale di Lacken (Belgio), il R, Orto Botanico di Dahlem (Berlino), la R. Scuola di Pomologia e il R. Istituto Botanico di Firenze. A complemento di questo già vasto locale, adatto alla moltipli- Atti dell' Istituto Agricolo Coloniale Italiano 63 cazione ed alla conservazione delle {ìiantc di origine tropicale e sub tropicale, la stessa Amministrazione della R. Scuola di Pomologia ha messo a disposizione dell' Istituto un appezzamento di terreno assai vasto, nel quale, durante il periodo primaverile estivo, ci è permesso praticare la coltivazione di piante che ben si adattano al nostro clima e di studiarne le particolarità di coltura a scopo didattico e scientifico ; mentre nei tepidari della stessa R. Scuola ci è consentito di conservare quelle piante che rifuggono dalle pro- lungate temperature calde. Per tal modo, grazie alla benevolenza dimostrataci da quella ospitale e benemerita istituzione, che tante affinità ha con la nostra, ed allo zelo mirabile del suo intelligente capo giardiniere, il signor Recenti, che si è assunto 1' incarico di sopraintendere alle nostre coltivazioni, abbiamo potuto, con una spesa relativamente tenue e con sufficiente larghezza, dotare l'Isti- tuto di mezzi in vero bastevoli per 1' esplicazione di quella parte essenziale del suo programma sperimentale e di propaganda, pro- gramma che nella sua attuazione abbiamo visto delincarsi pratica- mente sino dallo scorso anno. * L'azione dell'Istituto e le sue condizioni morali ed economiche. Se con mezzi modesti ed in tempo così breve, ci fu possibile di dare un saggio assai evidente dei vantaggi che l'Istituto può rendere al nostro paese nella preparazione ad un' azione coloniale agricola, corrispondente alle moderne esigenze, ed al tempo stesso esercitare mediante le sue speciali competenze una qualche be- nefica influenza sull' agTicoltura nazionale, ciò è dovuto a diverse circostanze che ci sembra opportuno di riassumere. Anzitutto fu grande ventura che un istituto di questa indole si fondasse a Fi- renze, dove, a completare la sua funzione scientifico-pratica, sono antiche istituzioni aventi tradizioni gloriose, e che valgono mira- bilmente ad integrarne l'opera complessa. Infatti, la R. Scuola di Pomologia più volte da noi citata, la R. Stazione di Entomologia Agraria, il R. Istituto Botanico, senza ricordarne altri, servono, come abbiamo visto, di solida base alla giovane istituzione, prov- vedendola di quel materiale scientifico e pratico che è frutto di 64 Atti dell' Istituto, Agricolo Coloniale Italiano una vita lunga ed operosa e che a nessuno è dato d'improvvisare, ancorché munito di mezzi cospicui. Se tale fortunata circostanza potè da noi essere messa in valore, si deve alla sincera benevo- lenza dimostrata in ogni occasione al nostro Istituto da quanti di- rigono ed amministrano le istituzioni ricordate, ed agli appoggi materiali e morali che il Governo della Colonia Eritrea e succes- sivamente il Ministero degli Esteri, e 1' Amministrazione del Be- nadir, il Ministero di Agricoltura, la locale Camera di Commercio e l'Amministrazione Comunale, ci vollero accordare: benevolenza ed aiuti che furono per noi una riprova molto lusinghiera della fiducia che l'opera nostra aveva raccolto. Quegli appoggi ebbero il me- rito grande di rinfrancare i promotori nelle lunghe fasi d'incertezze e di difficoltà che il nostro disegno dovè attraversare innanzi di tra- dursi in un fatto compiuto. Ma è anche doveroso per noi ricono- scere di quale valore sia stata l'opera dei nostri più diretti colla- boratori, per l'abnegazione e l'intelligente zelo onde furono sem- pre animati. Senza quello spirito di abnegazione ininterrotta, senza quel fervore di propositi, non avremmo potuto svolgere così com- plessa mole di lavoro, e condurre a termine in modo soddisfacente questo primo ed importante saggio della vitalità nostra. Ma il lavoro dell'Istituto va ogni giorno di più crescendo e la macchina uomo non può che per breve tempo agire utilmente ad un tiraggio forzato : conveniva quindi, secondo venne deliberato dal nostro Consiglio, aumentare il personale fisso nei limiti del pos- sibile, meglio distribuendone le mansioni. Nel luglio del iqo8 l'I- stituto aveva soltanto un impiegato fisso, il Dott. G. V. Rossi, che durante parecchi mesi sopportò quasi da solo e molto meritevol- mente una somma di lavoro notevolissima ; nel marzo dello scorso anno si aggiunse l'attuale V. Direttore, Dott. G. Mangano, reduce dal viaggio di studio compiuto per incarico dell'Istituto, e recente- mente ad essi si è unito un altro tecnico, nella persona del Dott. O. Manetti. Per tal modo la Direzione sarà coadiuvata da ora in- nanzi da tre tecnici fra cui si distribuiranno i vari servizi che fanno capo all' Istituto, quali Li vigilanza della scuola, il servizio di in- formazioni e di consulenza, quello sperimentale da esplicarsi in Ita- lia, la direzione della biblioteca, del museo, del laboratorio e delle collezioni viventi, l'amministrazione dell'Istituto, la segreteria e la redazione ed amministrazione del nostro bullettino. Atti dell' Istituto Agricolo Coloniale Italiano 65 Per ultimo veniamo alla situazione finanziaria, alla quale è su- bordinata non tanto l'immediata esistenza dell'Istituto quanto il suo progressivo sviluppo. Da quanto abbiamo esposto credo possano da chiunciue essere rilevate, in modo molto evidente, le seguenti circo- stanze di fatto. L'Istituto nostro, lia [)Otuto, affermarsi ed iniziare lo svolgimento integrale del suo complesso programma di azione, foggiate^ alle esi- genze del nostro augurale movimento di espansione tanto . nelle Colonie di dominio diretto quanto in quelle spontanee. Diciotto mesi fa godevamo ancora della generosa ospitalità dell'Istituto botanico, non avevamo immobile di nostra proprietà ; pochissimi libri e poco materiale da museo e. come abbiamo visto, un solo impiegato in qualità di Segretario dell'Istituto, assunto in servizio nel maggio del 1908, disimpegnava tutte le mansioni ; soltanto il bollettino vi- veva da un anno, facendo opera di propaganda alle nostre idee e raccogliendo cambi alla biblioteca. Orbene, in poco tempo abbiamo potuto aumentare il personale fisso, si è inaugurata la scuola, si è dato mano all'organamento dei vari servizi, si sono muniti i nostri locali non solo dei mobili necessari, ma anche, quel che più conta, del pii^i indispensabile materiale dimostrativo, consultativo e speri- mentale ; si è costruita una vasta stufa per le nostre raccolte viventi, abbiamo saputo e potuto dare un saggio evidente dell'azione che l'Istituto può spiegare come competente centro di studio dei pro- blemi coloniali applicali all'agricoltura. Ma vi ha di più : la serietà dei nostri intenti, la nostra fede sin- cera ci hanno fatto guadagnare la fiducia di quante sono in Italia istituzioni affini alla nostra, talché riesce grato all'animo nostro il constatare un pieno accordo d'intenti ed il desiderio in tutte di cooperare insieme a noi per il raggiungimento di finalità comuni. E di più diretto incoraggiamento nell'opera che stiamo compiendo è per noi la confidenza dimostrataci in più occasioni dagli enti che ci sussidiano, i quali vollero anche affidarci alcuni incarichi di nostra speciale competenza ; fra (Innesti è degno di rilievo quello dato re- centemente all' Istituto dal Ministero di Agricoltura Industria e Commercio, di costituire cioè un Comitato per l'ordinamento della rappresentanza italiana al Congresso internazionale di Agricoltura coloniale e tropicale di Bruxelles nel maggio prossimo. Ora è da domandarci : se l'opera dell'Istituto dimostra di riu- scire utile, se è apprezzata e ricercata dagli enti che col loro ap- 66 Atti dell' Istituto Agricolo Coloniale Italiano poggio materiale e morale, hanno contribuito a dargli vita ed auto- rità, se molti privati dall'Italia e dalle colonie gli si rivolgono per consigli e per materiale da sperimentare, se gl'istituti dell'estero e non pochi agricoltori italiani delle colonie spontanee di oltremare ad esso si dirigono per ottenere informazione e materiale di studio ; se tutto ciò è vero — e che lo sia non le parole, ma i fatti lo provano — non deve né può venir meno a noi la speranza di poter ottenere maggiori aiuti materiali e morali per parte delle amministrazioni che hanno interesse al maggiore incremento e completamento di questa iniziativa. Ill.mo Sig. Presidente, egregi Colleghi, Riassumendovi l'operato dell'Istituto che mi onoro di dirigere e che a giusta ragione possiamo oggi considerare come un organo importante della coltura nazionale, un centro di attività ormai ne- cessario alla nostra espansione coloniale, facendone risaltare i van- taggi, lumeggiando l'azione che esso è chiamato a svolgere in un prossimo avvenire, non ho inteso di mascherare con una tinta di facile ottimismo le difficoltà del compito che mi sono assunto in faccia a voi ed alle istituzioni che ne alimentano l'esistenza. A tener lontana dalla vostra mente quell'impressione valga il convincimento da me precedentemente espresso della necessità di maggiori mezzi per l'attuazione integrale del nostro programma di lavoro, il desiderio che ho costantemente dimostrato di perfezionare con sem.pre mag- giore cura gl'istrumenti della nostra funzionalità così complessa, l'amore che io porto all'istituzione ; mentre a rendervi garanti del- l'opportunità e della serietà delle iniziative che l'Istituto, sotto la mia direzione, ha preso a svolgere, è e rimarrà tuttavia il vostro sereno ed illuminato consiglio, il fervente entusiasmo dei miei pre- ziosi collaboratori. Dott. G. Bartolommei Gtoi.t. 67 ELENCO DEI LIBRI RICEVUTI IH DONO NEL 1000 (Continuazione dell'elenco Jel niim. precedente) ^aroda j7dminisfrafiorj 7(eport 1906-07. Catalogo della Biblioteca del Minist. Agric. Ind. e Commercio (6 voi.). gestione della Camera di Commercio di Buenos Aires 1907-08. JYoticias climatologicas de la l{epublica J/lexicana — Dono della Secret. de Fomento. DI ^ra^i'le, sue ricchezze naturali, sue industrie — Dono del servizio di pro- pagaiida. £■ ^echel « Sur les origines de la pomme de terre cultivée — Dono dell'A. J. ^iff I/o/i « I-a canfora italiana » — Dono dell'A. J/fission £mile Xaurenf dans l'-éfat du Congo \ó voi). 0 ^rflfs/7. suas ri(|uezHS naturaes, .suas iudustrias. •€. J)e W/ldemarjn et Qenfìl « Lianes caoutchoutifères de l'Etat du Congo » — Dono e. s. G H- .^^rz/ofc/ « Protococcacées et Desmidiées d'eau douce » — Dono del De- partem. de l'Agr. aux Indes néerlandaises. J^ T). de Carvalho « Un centro economique au Bresil » — Dono e. s. C^e Jndiarj Srriigratìon acf, 1908. — Government printing. — Calcutta 1909. CAe Jndian Smigrafiot] act of 1883, as modified up to, lb87. — Rules and notilicatioiis. — Government printiug. — Calcutta 1908. CAe J/afive pas^eqger ships acf, 1887. — Calcutta 1837. — Government printing. 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Record Office - rupie 9 (dà iuteressauti informazioni sull' immigrazione tamil in Ceylou). C C. p- ^uli Coffee plantirjff in Souffjerq Jndia arjd Ceylon. — Dono del dott. Mangano. general Qafalogue of ali pubblicatiorjs of the Government of Jndia arjd JOocal Qovernments arjd J^dnjin'strations- — Dono del Government Central Printing Office, Calcutta. Xeon ^autefeuille — Jl'yìgave Zextìle. — Dono del sig. Ballarin, Vice Console d'Italia a Calcutta. T{eport on the "Cea Jndusfries of J'ava, formoso and Japan. — Dono del D.r Mee, Superintendent of the experiment Station, Peradeniv^a. Crossing Scfjeme of the Ji/lirpurkhas j7crriculturaf S^otìon f or the year, 1908. — Dono dei Superintendent Mirpurlihas Agricultural Station (India). T^eview of f/je Zrade of Jndia in 1907-08. — Dono del sig. Ballarin Vice Console d'Italia a Calcutta. 7{eport on -Cmigrat/on from the port of Calcutta to ^rìtish and poreigq Colorjies. — Dono e. s. 7{eport ou Jnland €njigratiori, !903. — Dono e. s. j7dmiriistratior] ì^eports, Veterinari/, 1904, 1905, 1907. — Dono della Govern- ment Dairyfarm, Colombo. X'orcfanipation des serviees de statistique agricole dans les divers paj^s — Dono deirist. Internaz. d'agricoltura. l/earbook of the United States, Department of Agriculture, 1908. J^/jnual 7{eports of the State Board of Agriculture and Experiment Station of the State of Michigan. j^lberto Vo*h « Numero de bacterios contenidas en la leche filtrada y sin filtrar » — Dono della Estación Agricola Experirnental de Ciudad Juàrez ». T{amon parjtoi'a « La penca de Maquey corno Jorraje » — Dono e. s. f. Joex « El cultivo del Maiz en ]\Iexico » — Dono e. 8. Jose 2)e ^arjo « Instrucciones para el cultivo de la Vid » — Dono e. s. 7{omulo Sscobar « La instruccion agricola en Mexico » — Dono e. s. J). J^anuel plores « Conferencia en la Escuela nacional de Agricoltura » — Dono e s. Cultivo del Cacahuate ó Mani — Dono e. s. ■Cstudio analitico de las aguas de Rio Verde — Dono e. s. (?■ €. 2>e JVfel/o Qeraldes « Estudio sufu los latex huliferos » — Dono e. s. Ufficio del JOavoro « Materiale per lo studio delle condizioni dei lavoratori della terra nel mezzogiorno * Parte I.» Casesanata e Puglie. j7nrjuario Statistico del Comune di Firenze. prof. Giuseppe Cuboni « Relazione sulle malattie delle piante » - Dono della R. Stazione di Patologia vegetale. Libri ricevuti in dono nel 1909 69 — « I Problemi dell'Agricoltura meridiouale » — Dono e. s. — « Le Leggi dell'Ibridismo secondo i recenti studi * — Dono e. s. — « I nuovi progressi della biologia vegetale applicati all'Agricoltura » — Dono e. s. — « L'Esperimentazione Agricola in Italia e all'Estero > — Dono e. s. — « Ricerche sulle malattie delle piante » — Dono e. s. Pro/. U. ^risi « Sulla malattia degli Ulivi denominata Brusca » — Dono e. s. 2)oft. T^enato Perotti « Su i Bacteri della Diciandiamide * — Dono e. s. 2>ott. U. B'''3' *■ Ricerche Botaniche sulle principali adulterazioni della Pol- vere di Sommacco (Rhus Coriaria L.) » — Dono e. s. T)ott. U. ^rizi « Il Vaiuolo dell'Olivo e modo di combatterlo » — Dono e. s. J)ott. frenato peroifi « Sul ciclo biochimico dell'anadride fosforica nel ter- reno Agrario » — Dono e. s 2)oft oC. Petro o Studi sul marciume delle radici nelle viti fillosserate • memoria s — Dono e. s. Jl ^rasile « Sue ricchezze naturali, sue industrie •» — Dono della commis- sione per l'espansione economica del Brasile - Roma. Jleggi e T^effolanjerjto dell'Immigrazione e Colonie dello Stato di S. Paulo Brasile — Dono della Segreteria di Agricoltura, Commercio e Lavori Pu- blic! dello Stato di S. Paulo, Brasile. J^atè « Analisi chimica » — Dono e. s. eCo Stato di S. paolo « Agli Emigranti » — Dono e. s. 7>ecreto n 1^58 « Sobi-e a Immigra^ao e Colonisa^ao no territorio do Estado » — Dono e. 8. Xe Café — Dono e. s. Xe Qafé dan.s l'Etat de Saint-Paul, Brésil — Dono e. s. ^rasile moderno « Catalogo di illustrazioni » — Dono e. s. X'-éfaf de Saint-paul — Dono e. s. Un viaggio a Rio Grande del Sud di V. Buccelli — Dono della commissione per l'espansione economica del Brasile - Roma. première Exposition Agricole, Industrielle et Artistique du S^"'° District Agronomique — Dono e. s. Quida dell'Argentina del prof. B. Frescura, voi. l.°-2.''. — Dono dell'Autore jVfanuale di Geografia Economica di D. Giannitrapani — Dono dell'Editore K. Beniporad e figlio. Compendio storico del Progresso Geografico del prof. Vittorio Gori — Dono dell'Antere. gelazione dell'anno 1908-1909 — Dono della Camera di Commercio ed Arti di Buenos Aires. gelazione sull'operato della Cattedra dal 1'^ Gennaio 1904 al 31 Dicembre 1908 — Dono della Cattedra Ambulante di Agricoltura di Firenze. 70 Libri ricevuti in dono nel 1909 J^nrjaìi dell'Ufficio Provinciale di Agricoltura di Bologna — Dono della Di rezione dell'Ulìicio stesso. J^tfi dell'Istituto Botanico di Pavia, u. 10 volumi — Dono del Ministero di Agricoltura Industria e Commercio. J^nnuarìo d'Jtalìa per l'Esportazione e l'Importazione — Dono del Ministero di Agricoltura Industria e Commercio. jTnnual Report 1907 e 1908 Department of Agriculture, n. 10 fascicoli — Dono del Ministero di Agricoltura Industria e Commercio - Bombay. 7{eport of U. S. Department of Agriculture n. 79 fascicoli — Dono del Mini- stero di Agricoltura Industria e Commercio. pieìd Operations of the Bureau of soils -US Department of Agriculture - Eeport and Maps — Dono del Ministero di Agricoltura Industria e Com- mercio. Jnsh'fuf Colonial International, Bruxelles. Compte Rendu de la Session tenue a Paris 1901 - Id. a Rome 1905 - Id. a Bruxelles 1907 - Id. à Paris 1908 — Dono dell'Istituto Coloniale Italiano. ^rjstifut Colonial International. Les différents systémes d'Irrigations, 4 vo- lumi — Dono dell'Istituto Coloniale Italiano. jVtinistero degli Affari Esteri. Leggi, Decreti, Ordinanze, Atti relativi alle Colonie Italiane in Africa (Eritrea e Somalia) — Dono e. s. 2)/e J)eutscfje Kolonial-Cefekgebung, n. 4 voi. — Dono e. s. p. ^. da Offeìo « Grammatica della lingua Tigrai » — Dono dell'Istituto Coloniale. yìtìì del Congresso coloniale in Asmara, 2 voi. — Dono e. s. pubblica zìor\ì del Governo della Colonia Eritrea, n. 22 fascicoli — Dono e. s. istituto Coloniale Italiano « Pel quarto anno di vita - Relazione del Presi- dente Senatore Giacomo De Martino — Dono e. s. /Je/flrj/on/ proposte e comunicazioni al 1.° Congresso degl'Italiani all'Estero. Roma 1908, n. 25 fascicoli — Dono e. s. informe presentado por el Consejo Administrativo de la Sociedad Nacional de Agricultura. £a S^^^^P^ Periodica Italiana all'Estero — Dono del Comitato per la Mo- stra de « Gl'Italiani all'Estero », Esposizione Internazionale di Milano 1906. Sezione Piacentina dell' « Umanitaria » - Cooperative di lavoro in Piacenza — Dono del Presidente. Camera Italiana di Commercio ed Arti in S. Paolo (Brasile) « Relazione sugli Esercizi 1906-07 e 1908-09. X« Vaccari e ■€. Wilczel^ « La vegetazione del Versante Meridionale delle Alpi Graie » — - Dono degli Autori. Catalogo degli Uccelli dell'Eritrea raccolti dal sig. I. Capomazza. prof. O. Scrittore « Le stazioni sperimentali forestali » — Dono dell'Autore. Libri ricevuti in dono nel 1909 71 Prof- C Pucci A -i imi.. (•c.|..iiiulo ItHliano ItiiUttori iniiuiimli : Dott. Alberto Del Lungo — Dott. Oberto IManettl Dott. Oiloardo Beccarl, «lei K. Museo di Storin Nat. «li Firenze - Prof. Renato BlasuttI, ^ «iel 1;. Istituto ili Studi Snp. ■ Fircn/K — Dott. Gino Copplnl — Prof. Italo Olgltolt, della i;.-» l'iiiversità di l'Isa — Dott. Guido Mangano, drll Ist. Atr. <'<>l. It»l. - Prof. Ferruccio Mercanti, del U." Ist. di Studi Su|i. e Midico iu..v. — Dott. Renato Pampanlnl, del li." Int. Hi.tanim di Fircii/e - Prof. Carlo Pucci, d.tlla K.;> l'uiv.di ISido^rna — Dott. Giuseppe V. Rossi, «IfH'Ist. Aj:i-. (Jol. Itiil. A'nininistirttoio : Dott. Oberto Manettl Direzione e Amministrazione : Firenze - Viale Principe Umberto, 9. ISTITUTO AGRICOLO COLONIALE ITALIANO CONSIGLIO D' AV!>/[N!STRAZIONE Presidente. . . : Don Filippo dei Princìpi Corsini, rappresentante l'Istituto Coloniale Ital'aiio Vice- Presidente : Prof. Vincenzo Valvassori, mppresentante il Ministero d'Agr. Ind. Comm. Segretario ... : Dott. Gino Bartolommei Gioii, rappresentante il Ministero Affari esteri Consigìieii . . : Prof. Pasquale Baccarini, consigliere aggregato a norma art. ; Statuto » Prof. Antonio Beriese, rappresentante il Comune di Firenze » On. Ferdinando Martini, rappresentante il Governo della Somalia Italiana » Prof. Olinto Marinelli, rappresentarne il Governo della Colonia Eritrea •» Sig. Pietro Napoli, rappresentante il Comune di Firenze » On. Sen. Carlo Ridolfi rappresentante il R, Istituto di Studi Superiori di Firenze » On. Roberto Pandolfini, rappresentante il Commissariato Emigrazione Dott. Gino Baktolommei Gigli - Direttore Dott. Guido Mangano - Vice Direttore - Servizio informazioni - Museo - Serre Dott. Giuseppe V, Rossi - Servizio Sperimentale - Laboratori Dott. Obekto Manetti - Radazione Rivista - Direzione Biblioteca. Di prossima pubblicazione : Prof. Adriano Fiori - Boschi e piante legnose della Colonia Eritrea. Manuale della Biblioteca Agraria Coloniale. FIRENZE, 1910 - TIPOGRAFIA di G. RAMELLA & C.° Anno IV. Fase. II. Marzo-Aprile 1910 BOSCHI E PUNTE LEtNOSE DELL'EmiREil (Continuazione vedi fase. prec). ^-'^^RARY ^cW YORK BOTANICAL I. Zooa del Sainhar e del Bassopiano sudauico. garden. Essa occupa, oltre alle isole del Mar Rosso, una striscia più o meno larga di territorio lungo il littorale, formata da banchi di na- tura madreporica, da collinette di origine vulcanica e da pianure quaternarie di formazione alluvionale. Questa zona si allarga notevol- mente nella Dankalia, ove, all' interno della catena costiera, si inter- pone una depressione, che giunge sino a 120 m. sotto il livello del mare, come a Rorum nel Piano del sale ; tale depressione estendasi sino alle pendici dell'Altipiano, con limiti ancora non del tutto pre- cisati e secondo Dainelli e Marinelli (in Rivista Geograf. ita). 1906, pag. 387) raggiungerebbe circa 5000 kmq. di superficie. Il limite superiore è segnato dalla comparsa in copiosi individui di alcuni alberi proprii della zona susseguente, quali le Cambre- iacee, i Sicomori, il Tamarindo, V Acacia glaiicophylla, il Mivni- sops Schimperi, il Diospyros mespiliformis, la Stcrculia tomefiiosa ecc., e corrisponde sul versante orientale in media alla quota di 600 m. ; benché in alcuni luoghi talune delle predette specie pos- sano scendere anche più in basso. Dal lato occidentale della Colonia rientra in questa zona tutto il Bassopiano delle valli del Barca, del Gaso e del Setit formato da collinette e montagne della serie cristallina e dal fondo alluvionale sabbioso delle valli. Lungo i fiumi trovasi quivi assai diffusa la Palma-Dum, caratteristica della zona ed avente il suo limite superiore di distribuzione in media a 750 m., benché possa giungere secondo Baldrati sino a 1000 m. e più. Anche le altre essenze che ho sopra nominate si presentano a limiti altitudiiiali un poco superiori che sul versante orientale, quindi giudico che dal lato sudanico il limite superiore della zona del Bassopiano debba fissarsi in media tra le ■quote di 700 e di 800 m. Questo inalzamento di limiti altimetrici 1.' Agricoltura Coloniale 5 74 Boschi e piante legnose non saprei attribuirlo altro che alla minor durata del periodo delle piogge e soprattutto alla minore umidità relativa dell' atmosfera • non potendolo spiegare coll'andamento della temperatura media, la quale non è più elevata dal lato sudanico, ove anzi è di circa due gradi inferiore a quella del versante marittimo. Le piante legnose d'alto fusto non ricoprono, in questa zona, altro che il fondo delle valli e le bassure, ove c'è acqua nel sotto- suolo; sui dossi abbiamo vegetazione prettamente stej)pica o deser- ticola a seconda dei luoghi con cespugli di arbusti rattrapiti e spi- nosi, ovvero piante grasse od anche erbe annuali fugaci, compienti il loro ciclo di sviluppo in quattro o cinque mesi. Da un computo fatto in base alle conoscenze che finora si hanno sulla ilora dell'Eritrea, risulta che la zona del Samhar e del Bas- sopiano occidentale non ha che io6 specie legnose o suffruticose, mentre in tutta la Colonia esse ammontano a 430 circa. Di queste 106 specie ve ne sono poi 54 che si trovano anche nella zona so- prastante, di esse alcune, quali : Acacia glauco phy Ila , Terniinalia Broiviiiì e Flueggea obovata solo raramente scendono al disotto dei 600 m. e quindi non appartengono a questa zona ; altre 4 specie, cioè : Asparagits africanits, Withania soiunifera, Solami7ìi ìncanum e S. campylacanthutii incominciano a presentarsi in questa zona tra i 250-500 m. e salgono sino all'Altipiano a 2000-2300 m. E dunque senza dubbio la zona più povera di specie legnose ed anche di quelle erbacee, benché di queste non ne abbia fatto il computo. Tra le 50 specie esclusive a questa zona, quelle indicate pei due versanti or. ed occ'. sOno le seguenti : Acacia mellifera Cappa ris decidua » Orfota Dobera glabra Cadaba glaiidalosa Grezvia. populifolia » longifòlia Poinciand elata » rotundifolia Solanum albicaiile fra le 54 specie comuni colla zona delle Pendici, le più diffuse o più importanti sono le seguenti : Acacia glaiLcophylla Aerva tomentosa » Senegal Balanites aegyptiaca » Seyal Cadaba farinosa » spirocarpa Calotropis procera dell' Evìtren 76 Cofparis tomentosa Celastrus sencgalff/sis Chas)nanihera depe/idcns CissHS qua dra ngii la ris Coni tfi iphora ab) 'ssimca » africaìia Cordia Gìiaraf Indigofera articulata » oblon gì folta » spinos.i Alaeriia obloiigifolia Preìn m a resinosa Ricini ts communi s Salvadora persica Sarci 'ste invia viminale j amai ix articulata » nilotica Tepli ros ia a n thyllo ides Tervitnalia Broioniì yJzyphus Spina- C /ir isti. Le formazioni vegetali proprie della zona rientrano nella cate- goria delle viacrotermo-xerofile per eccellenza, cioè sono costituite da piante adattate in sommo grado ad alte temperature e prolun- gata arsura, in altre parole sono le formazioni della steppa e del deserto. L'aspetto però è vario a seconda qhe il suolo è salato o no ed a seconda della possibilità che gli alberi hanno di trovare acqua nel sottosuolo, specialmente se questo viene ad essere tem- poraneamente allagato od anche semplicemente infiltrato dall'acqua dei fiumi e torrenti. In questi ultimi luoghi si ha più propriamente ^"ig. 13. — Steppa arborata presso Darotai (Bassopiano ecc.) con Acaciae, Dobera glabra e Balaniii's aegypiiaca. la steppa arborata o la savana, quando assieme agli alberi si ha lo sviluppo di alte erbe, come ad es. lungo il Barca, il Gasc ed il Setit, nel Bassopiano sudanico. Nei luoghi salati trovansi invece quelle piante grasse, appartenenti in gran parte alla famiglia delle 76 Boschi e piante legnose Chenopodiacee, che diconsi alo/ile o salse ; queste formazioni rive- stono gli stessi caratteri tanto sulla costa, quanto nei terreni salati dell' interno della Dankalia. Durante la stagione secca parecchi alberi perdono le foglie ed alcuni fioriscono, si tratta di un adattamento xerofilo comune anche alle piante della zona superiore, sul quale ritornerò con maggiori dettagli più avanti. Le differenze nella vegetazione fra le quattro soltozone che ho sopra distinte in base ai caratteri climatici, cioè : Diarittiina, della Dankalia interna, del Bassopiano orientale e del Bassopiano occi- dentale, sono determinate : i'^ dalla piovosità, 2^' dalla natura del s olo, 3'^ dalla distribuzione delle specie. Però i caratteri predomi- nanti sono uguali e ciò giustifica di riunirle in una sola zona di vegetazione. i) Sottozona marittima : ha di speciale una diecina di arbu- sti o suffrutici dalle foglie grasse, più o meno diffusi lungo il litto- rale tanto del continente che delle isole, essi sono : Art1iroc7iemiim glaucùvi. S'evada Schiinprri, Statice axillaris, Siiaeda baccalà, S. fru- ticosa, S\ monoica e S. vermiciilata. La Sulsola Forskalii trovasi an- che entrò terra sino a Saàti, la Statice cy li ndri/o Ha e h\6.ìca\.Si sol- tanto della costa Dankala nella baia d'Anfilah. La Suaeda fruticosa è la specie più diffusa e negli estuari for- mante dei boschetti di 2 o 3 metri d'altezza ; lungo i fiumi, ove il suolo sabbioso facilmente si lascia impregnare di acqua salma- stra, essa spingesi anche per qualche chilometro all' interno, come osservai alle foce del fiume Uakiro a nord di Massaua. Una formazione caratteristica è poi data dalla Avicennia offici- nalis, una Verbenacea appartenente a quella categoria di alberi che nei paesi tropicali vivono lungo il littorale nei luoghi a fondo mel- moso e che rimangono scoperti solo colla bassa marea. Non si tratta dei boschi inestricabili e sorprendenti che osservansi nello stretto di Malacca, nella Malesia, nell'America tropicale ecc., che i fran- cesi chiamano Palétuviers ed alla cui formazione concorrono varie specie, tra cui principalmente le Rliizopliora; sono dei boschetti di modeste proporzioni, non più alti di 5 6 m., alla cui formazione con- corre la sola Avice?inia coi suoi tronchi contorti, emettenti radici aeree che poi si conficcano nella melma, mentre numerose altre ra- dici respiratorie o pnetimatopodi come chiamansi botanicamente, sor- tendo dal fondo melmoso danno l'aspetto di una stoppia, accettando dell' Eritri>a 77 il paragone disilo Schwtinfurth. Questi boschetti littoranei si possono osservare anche vicinissimo a Massaua nell' isola Schek-Said e verso Arkiko. 2) Sottozona della 'Oanhalìa interna : quasi inesplorata e mai visitata da botanici, quindi poco se ne può dire. Soltanto la descrizione datane dall'Odorizzi (Z,a Dankalia Setteìitrioiiale — Asmara 1909) e le (otografie riportate da Marinelli e Dainelli, che per loro cortesia potei consultare, mi permettono di dare qualche cenno della vegetazione della parte settentrionale e del Badda nel Piano del Sale, giungente a i io m. sotto il livello del maro. \ V-f- Fig. 14. — Oasi di Foroirà nel Piano del Sale (Dankalia), a no m. sotto il livello del mare, con Ataciae. (Fotografia di Dainelli e Marinelli). Quanto al clima, per quello che ne riferisce l'Odorizzi, nei monti costieri si avrebbero sul versante marittimo le piogge invernali del Bassopiano orientale e su quello interno le piogge estive dell'Alti- piano. La catena costiera non è quindi altro che una continuazione del Bassopiano orientale ed a questa sottozona va perciò riunita, benché per la diminuzione progressiva delle piogge, che verificasi procedendo al sud, vada assumendo quasi un clima, e di conseguenza 78 Boschi e piante legnose anche una vxgetaziune, a carattere deserticolo. Nella grande depres- sione Dankala, come nelle pianure di Sa motti e di Badda pare che le piogge manchino del tutto, quindi si ha una vegetazione pove- rissima, desertica. Fig. 15. — Hyphaene dankaliensis ed Acaciae nel Piano del Sale (Dankalia), a Ilo m. sotto il livello del mare. (Fotografia di Dainelli e Marinelli), Nel fondo delle valli che scendono dall'Altipiano e nelle depres- sioni certamente si devono però trovare delle falde sotterranee di acqua — come se ne trovano talora anche lungo il littorale, come per es. ad Assab — che creano delle oasi con gruppi di Acacie e di Hyphaene dankaliensis ; come nell'oasi di Foroirà nel Piano del Sale. In quest'ultima depressione, essendo il terreno fortemente salato, si trovano alcune delle specie alofile della costa ; notevole è una densa formazione di Suaeda (probabilmente S. fruticosa) esistente ove il torrente Ragade si perde nel detto Piano. Attorno al Lago salato esiste un denso canneto (forse di Phragmites comviu7iis) di cui pure i proff. Dainelli e Marinelli riportarono una fotografia. 3) Sottozona del Bassopiano orientale od eritreo. — Il clima è anche qui torrido e con piogge molto scarse, come si disse ; però lungo i fiumi si ha sempre una falda di acqua sotterranea e nei tor- dell' Eritrea 79 renti maggioii scendenti tlall'Altipiano si hanno «lurante la stagione secca (luglio, agosto) ch'Ile piene subitanee ed irruenti, le (juali mentre trascinano mi limo fertilissimo, inondano (jua e là dei tratti di territorio, o\e sviluppasi poi una abbondante vegetazione arbo- rea ed erbacea. Poter utilizzare, con opportune opere idrauliche, que- 9^ -TU.'-" P'ig. l6. — Boschetto tli SitaeJa nel Piano del Sale (Dankalia), nel luogo ove si perde il torrente Ragade, a no ni. sotto il livello del mare. (Fotografia di Dainelli e Marinelli). ste piene a scopo di irrigazione è uno degli scopi a cui tende il Gov^erno Coloniale, perchè sarebbe una grandissima sorgente di ric- chezza. In questi terreni, quando fossero sistemati opportunamente, oltre a farsi due raccolti con cotone, sesamo o bulduc, si potrebbero coltivare Palme da datteri e Cocchi. Gli alberi od arbusti proprii di questa sottozona, vale a dire man- canti o non ancora indicati nel Bassopiano sudanico, sono : Abìitilon fnUicosHìiì Acacia ^sak (I) y> flava (1) Barlcria Ifoclistetteri (I) Capita /i\a rogicoides Cafparis galeata (I) 80 Boschi e piante legnose Cocciilus Leaeba Jatropha lobata Coimniphora erythraca (I) » villosa » quadrìcificta Lycùini persicum (I) » satìiharensis Maerua crassi f olia Ecbolitirn Linneamcni Moringa arabica Euphorbia Cactus Ochradenus baccatus (I) » ciineata Seddera intermedia Euphorbia triaciileata » virgata Indigoftra Btirmanjii Tephrosìa enieroides. » Schimperi Quelle contrassec^nate dalla lettera (I) si trovano anche nelle isole e specialmente nelle Dahalak, ove crescono, di quelle nominate nei precedenti elenchi, anche : Acacia Orfota, Cadaba glandii- losa, C. longifolia, C. rotuìidifolia, Capparis decidua, Poinciana elata, Solantun albicatile e Taviarindus indica. Ciò che può valere a dimostrare come queste isole abbiano sostanzialmente la stessa vegetazione del Bassopiano eritreo, benché più povera di specie. La nota predominante nella vegetazione arborea del Bassopiano sono le Acacie con chioma ad ombrella (vedi fìg. i), di cui le spe- cie più diffuse nella zona sono : Acacia spirocarpa, A. flava. A, Asak, A. mellifera ed A. Orfota, alle quali si aggiunge verso il limite superiore A. glaucophylla e Dichrostachys nutans. Spesso si vedono nei luoghi rocciosi degli esemplari nani di Acacie la cui altezza arriva solo a 50 cm. od i m., mentre il diam. della chioma misura il doppio od il triplo, dando alla pianta un'aspetto dei più strani. L'espansione della chioma a così poca distanza dal suolo fa venire alla mente gli arbusti della nostra zona subalpina, che cre- scono striscianti al suolo per usufruire di maggiore insolazione; ma in questo caso il calore non manca e quindi deve trattarsi di un adattamento di tutt'altra natura. Ed alla causa che può avere pro- vocata nel corso dei secali quella forma di chioma viene fatto di pensare quando si vedono i cammelli brucare avidamente quei ce- spugli, non ostante le robuste ed aguzze spine di cui sono forniti, spine che talora superano in lunghezza le foglie stesse. Allora si comprende che neanche le spine sono una difesa sufficiente contro gli erbivori, che a grandi frotte vivono nelle steppe dell'Africa. La chioma ad ombrella è un altro adattamento che viene in aiuto della pianta, la quale offre così in facile pasto agli erbivori deW Eritrea 81 i rami periferici, ma in tal modo protegge quelli del centro, ch<^ le permetteranno di crescere ad alto fusto. Tra le Acacie sopra nominate VA. spirocarpa è quella che cresce a dimensioni maggiori, ove il suolo ò profondo, come nelle piana del Damas, formando bosco d'alto fusto, assiemo alla Halanites ae- gyptiaca e sono questi gli unici due alberi che nel liassopiano possano dare del legname forte da costruzione ; benché per alcuni usi possa servire anche quello dei Tamarischi, che trovansi copiosi lungo i torrenti principali. Invece la Dobera glabra e le varie specie di Covi- miphora, sparse qua e là, non danno legname utilizzabile. La Poinciana elata è un bellissimo albero ornamentale che ve- desi qua e là spontaneo ; lungo i fiumi trovansi ancora frequente- mente Calotropìs procera, Zyzyphus Spina Cristi, Salvadora persica,. Capparis tomentosa e rara la Moriuga arabica. La Palma Dum è no- tata in questa zona solo sporadica presso Massaua ed Arkiko. ove fu importata, come probabilmente lo sarà stata lungo il Lebca ad Azmat-Obel ove la indicò il Terracciano. 4) Sottozona del Bassopiano occidentale o siidanico. — Il clima non è sostanzialmente diverso da quello del Bassopiano orien- tale, come già si disse, soltanto le piogge sono estive, per cui il periodo vegetativo si compie dal luglio all'ottobre ; inoltre, essendo minore l'umidità relativa dell'atmosfera, il clima è più secco. Le note differenziali più salienti in confronto del Bassopiano orien- tale sono date, per quanto concerne la vegetazione arborescente, dalla presenza della Palma-Dum {Ihphaene noditlaria) diffusa lungo tutti i fiumi e del Baobab {Adansoiiia digitata). Altre specie le- gnose proprie soltanto del Bassopiano orientale sono ancora due Capparidacee, la Crataeva religiosa e la Boscia senegalensis, que- st'ultima però inalzantesi sino alla zona della Quolla ed anche più in alto (Cheren, Addi-Baro). Del resto anche qui le Acacie formano la massa predominante e lungo i fiumi costituiscono talora bosco ; alle Acacia sfirocarpa. viellifera, Or/ola e glaiecopJivlla comuni al versante marittimo, si aggiungono VA. Seyal, dalla caratteristica corteccia rosso-aranciata e VA. Senegal ; nel basso Barca trovasi anche, secondo Baldrati, VA. arabica (= A. nilotica Del.). La Dobera, la Balanites, la Poin- ciana elata presso Agordat, le Commifore, i Tamarischi lungo i fiumi, alcune Capparidacee arborescenti, tra cui comunissime là Cadaba rotwndi/olia e la Boscia senegalensis, più rara la C rat aera religiosa 82 Boschi e piante legnose (queste due ultime mancanti iil versante oriental(^\ sono le piante legnose più comuni o di maggior mole. IT. Zona della (Juolla. In generale comincia ad apparire a qualche distanza dal liitorale, ad es., lungo il tracciato della ferrovia, alle falde del Dongollo, ed in genere ove cessano le colline ed i tratti pianeggianti del Samhar ed incominciano i maggiori rilievi che si collegano all'Altipiano, e •da ciò il nome di zona delle Pendici, come taluno la chiama. A sud di Massaua, nell'Assaorta, il tratto collinoso viene però a restrin- gersi di molto, per la intromissione del golfo di Zula, e quindi tro- viamo già la vegetazione propria della Quolla sui monti costieri, come ad es. sul M. Gherlem (alt. 9^5 m.), ove riscontransi 0/ea ckry- sophylla, Combretacee ecc. Dal lato occidentale o sudanico, per essere il declivio scendente -dall'Altipiano molto più dolce e solcato da vallate che separano •catene quasi parallele di montagne, le due zone del Bassopiano e della Quolla si intersecano e più facilmente si presentano aree neutre di qualche estensione ove le due flore si mescolano insieme. Il limite medio inferiore al quale incomincia la Quolla, si fissò precedentemente a 600 m., ma la diversa esposizione ha molta in- fluenza per farlo variare, come pure la piovosità e l'umidità relativa ■dell'atmosfera. Ad es. la regione che va dalle falde settentrionali del Dongollo alla valle del torrente Gret-Arbà e che comprende la località di Filfil, essendo direttamente esposta ai venti che salgono dal Mar Rosso gode di una maggiore piovosità e quindi presenta un abassamento dei limiti altimetrici delle varie specie vegetali. Così l'Olivo selvatico che a Ghinda scende poco sotto i 900 m., a Filfil si comincia a trovare a 700 m. Invece sul versante occidentale, per la maggiore secchezza dell'at- mosfera e per la minore piovosità, si ha un inalzamento dei limiti altimetrici, e così bisogna salire ben al disopra di Cheren (1400 m.) per trovare l'Olivo. Gli alberi che maggiormente caratterizzano la Quolla sono le ■Combretacee (Conìbrrhiiiì trìcanthnm, C. nndulatuìii , C. aculeatum. delV Eritrea 83 Anoocissits It jocarpa e 7) mi inaila iJ/ownii), il 1 iiinarindo, /', /(V/67V/ glaiicophylla (che però s( onde anche più in basso), i Sicomori, la Tricìiilia oiiefica, l" Aphaiiia senegalri/sis ed altro : tuttfi queste spe- cie sono in comune ai due versanti. Le condizioni biologiche sono in questa zona assai più favorevoli allo sviluppo della vegetazione che nel Bassopiano, la piovosità vi è maggiore, t|uindi il periodo vegetativo più lungo, specialmente sul versante orientale, che, come vedemmo, gode del doppio periodo di piogge. Nel fondo delle valli la vegetazione è veramente straordinaria per densità, svariatezza di tipi e mole gigantesca di alcuni alberi ; in una parola essa ritrae quasi 1' aspetto della vegetazione delle regioni tropicali umide. Tra gli alberi primeggiano per mole i Sicomori, denominazione sotto la quale si comprendono nella Colonia due specie di Ficus botanicamente ben distinto tra loro, benché simili nel portamento. Fi;; 17. — Sicomori ( Ficit^ Srcpinnits) lungo il March a Mai-Hainptò (AzamA), a 1500 m. di alt. (Fotografia di Dainelli e ^^arinclli). 11 vero Sicomoro, che gli indigeni chiamano in lingua Tigrigna Sa già è \\ F. Sycoììhinis ; si distingue pei grappoli di inlìorescenze € frutti na' » caduche ... 17 7 20 4 60 34 53 7 6f I (l) jEHRINt; V. R., I^oiirquoi certai/is arbres pcnlcnt-ils h-if fewlLn^-' -" hr;r^ < Atti Congr. bot. iiitern. di Genova 1892 ; Genova 1903, p. 24" ». in 88 Boschi e piante legnose Questi dati sono già sufficienti a mettere in rilievo la forte pro- porzione di specie caduciiolie esistenti nel Bassopiano e nella Quolla, mentre sono scarsissime nella Voina-Dega, ove prevalgono invece le sempreverdi. Ho messo nella categoria delle specie a foglie persistenti anche quelle che rimangono denudate solo per breve tempo o che appena perdute le vecchie foglie ricacciano subito le nuove, spesso svilup- pando in questo momento i fiori, come dirò appresso. Fi^'. 20. — Ficus vesta ad Eud-Abba-Mata (Seraè), a 2200 m. di alt., nel momento in cui muta le fosjlie. Come da noi parecchi alberi ed arbusti fioriscono alla fine del- l' inverno od al primo inizio della primavera, avanti di mettere le foglie, così anche nell' Eritrea diverse specie fioriscono nella sta- gione secca. La ragione di questo adattamento deve essere la stessa che per le piante dei paesi freddi, cioè di poter in tal modo usu- fruire dell' intero periodo vegetativo per sviluppare e maturare i frutti, in modo che alcune specie già possano disperdere i semi prontamente e permettere che germoglino nello stesso anno (come da noi i Salici e Pioppi). Però anche qui si hanno adattamenti diversi, delV Eritrea 89 talorai nello stesso genere, cosi ad es., nella Conimipliora Scliiinferi i fiori nascono nella stagione piovosa o dopo le foj^lie, mentre nella affinissima C. africana i fiori sortono in piena stagione secca ed assai prima che spuntino le foglie. Posso dare il seguente elenco di specie che fioriscono nella sta- gione secca, quando sono completamente nude o stanno per cadere le ultime foglie : Acacia Or foia Modecca abyssinìca Albizzia amara Oc/ina inerviis » anthehniiìtìiìca Odina tripliylla Bos-iVfiliia fafyyrifera Peucedanum aralìaceum Cassia goratensis Sclerocarya Birrea Coìiibretum sfallaòalense StercìUia tomentosa Coìnmi'phora abyssiìiica Stereospermìcm Kunihianum » africafta Vigna spartioides. Lonchocarfus laociflorus Vi sono poi altre specie che fioriscono pure nella stagione asciutta, ma nelle quali la caduta delle foglie è susseguita subito dallo spun- tare delle novelle ed assieme ad esse o poco prima dallo svolgersi dei fiori. Rientrano in questa categoria : Acacia Seyal Combrctum iindulatum. » spirocarpa Diospyros mespili/orviis Boscia salici foli a Ehretia obtiisifolia Celtis Kraitssiana Erythrina abyssinica Combretiim aculeatuvi Kigelia cethiopica » Hartmanniaìiiun Ormocarpitni bibracteatttm » trichanlhìim Ximenia americana. Vi sono anche specie sempreverdi che fioriscono nella stagione secca, ad es., Aphania senegalensis, Cassia Arereh, Crataeva reli- giosa, Mimusops Ktifnmel, Poinciana elata, Syzygtum gaineense, Trichina emetica, ecc. I Loranthtts hanno pure tutti fioritura nella stagione secca e colle loro foglie coriacee sempreverdi e colla co- piosa fioritura, costituita da corolle vistose ora rosso v^ermiglie, ora gialle, ora biancastre, formano un bellissimo ornamento sulla pianta ospite, che spesso in quella stagione è inaridita dal secco. Colla fioritura nella stagione secca la maturazione dei frutti di questi ar- busti semiparassiti, viene quindi a coincidere colla stagione piovosa, li' Agricoltura Coloniale 6 90 Boschi e piante legnose in modo che i loro semi trasportati dagli uccelli possano pronta- mente germogliare. Però ho osservato che in generale vi è nell" Eritrea in riguardo alla fioritura una irregolarità assai più accentuata che nei nostri paesi e così deve essere in tutti i paesi tropicali nei quali la perio- dicità delle fasi vegetative è determinata dalle piogge. Facil- mente si comprende che certe condizioni speciali di esposizione o la presenza di falde sotterranee di acqua possano alterare 1' anda- mento delle fasi vegetative in alcune località e talora semplicemente su alcuni esemplari di una determinata specie; ciò che spesso mi è occorso di osservare percorrendo 1' Eritrea. Non è poi improba- bile che alcune specie abbiano un doppio periodo di fioritura, ma di ciò non potei accertarmi, stante il periodo di tempo troppo breve trascorso nella Colonia. Credo che nessun altro paese come l'Eritrea, permetta di trovare a distanza talora di pochi km. le stesse specie in stadi differenti di vegetazione e ciò in conseguenza dei due periodi nettamente di- stinti di piogge nei due versanti dell'Altipiano. Non c'è bisogno,, per osservare questo fatto, neppure di andare dal versante del Mar Rosso a quello sudanicO; come sarebbe da Ghinda a Cheren, basta portarsi da un versante all'altro di uno dei contrafforti dell'Altipiano, per es. del M. Bizen (2480 m.). Mentre la regione del Dongollo e delle pendici orientali di que- sto monte fra Ghinda ed Embatcalla presentano nell'inverno pieno rigoglio di vegetazione ed una sorprendente fioritura, a distanza di 10-15 km., sul versante occidentale a Nefasit ed al Maha-bar, le stesse specie sono allo stato di riposo, coi frutti maturi e spoglie di foglie, in una parola là la primavera o 1' estate, qua l' inverno dei paesi temperati. Questo contrasto di vegetazione in diverse fasi di sviluppo si rende tangibile in luoghi ancor più prossimi tra loro quando si sale verso il Ciglione a 1500-2000 m., ove arrivano, quando in basso piove, soltanto densi nebbioni che scivolando aderenti al suolo lo rendono umido come se si trattasse di una forte rugiada. Facilmente si può osservare il fenomeno sui monti Lessa ed ail'Ar- baroba, lungo la rotabile per Asmara, nel qual tratto ad ogni risvolta della strada la vegetazione cambia di aspetto ; i dossi rivolti ad oriente sono verdeggianti e ben fioriti, quelli ad occidente riarsi. Ciò fu già constatato dallo wSchweinfurth, dal Dainelli e Ma- rinelli ed altri, ed io non posso che confermare quanto osservarono quegli Autori. deW Eritrea yi J.e piante j^rasse sono abbonJanti nella Quolla <.' cosiiluiscono una caratteristica dei dossi o pendii asciutti e rocciosi ; ve ne sono dall'aspetto Cactiforme, come V Eiiphorlia polyncantha, Agaviforme Fi^. 21. — Formazione di piante grasse con Euphorbia polycantha ed Aloe crii, al Maha-bar presso Nefasit (alt. 1500 m.). come gli Aloe e le Sanscviera (in alcuni luoghi rivestenti ampie estensioni), altre a forma di liana come Cissus qiiadrangularis , Sar- cosicmma vivi in ale, hitpiiorbia Scliinipcri, Senecio Kleinioides e S. ìiadiensis ; comunissime ancora diverse specie di Kalankoe, Coleus e Plectranthus. Parecchie di queste specie si trovano anche nella zona superiore della VoinaDegà. Un'altra categoria speciale di piante legnose con riserva d'acqua è costituita da quelle che hanno legno assai molle, fibroso e molto succoso, come sarebbe il Baobab ed in grado minore le Coinniipìiorae, la Bos7vellia, la Stercidia ecc. Il Baobab conserva cosi bene l'acqua, che, secondo quanto mi raccontava il padre Bonomi, nel Darfur i 92 Buschi e piante legnose grossi tronchi svuotati internamente vengono dagli indigeni riem- piti d'acqua durante il periodo delle piogge, versandovela dall'alto, per avere delle riserve durante la stagione asciutta fig. 2 2. — Cespuglio ricoperto da C/ssus q7Mdiani;uIa7-is (liana grassa) al Maha-bar presso Nefasit (alt. 1 500 m.). L'Olivo selvatico incomincia ad 800-900 m. circa e talora anche a 700 (Filfìl), ma nella Quolla non è l'essenza ovunque dominante, come lo è nella Voina-Degà ; in molte vallate e pendii rivolti a mez- zogiorno esso cede il posto alle Covibretaceae, Acaciae, Commiphorae ecc. Questo fatto spiega secondo me la mancata riuscita degli inesti con Olivo domestico tentati al Dongollo (900 m.) e ad Embatcalla (1200 m.) e l'esito negativo delle colture dello stesso Olivo dome- stico tentate in quest'ultima località. La zona più propizia per l'Olivo selvatico trovasi più in alto, ed a maggior ragione più in alto, cioè nella Voina-Degà — ove anche spontaneamente crescono piante mediterranee — dobbiamo avere la zona propizia per l'Olivo do- mestico. Ed infatti le poche piante di questo esistenti ad Asmara e Godofelassi presentano un accrescimento normale. dell' Eritrea ^'3 Vi sono anche delle ( ^apparidacee arborescenti caratteristiche di questa zona, specialmente la Boscia angitstifolla e la B. salìcifolia ; l'esemplare più grande di quest' ultima specie lo vidi poco sotto Embatcalla, il suo tronco diritto misurava 6 m. circa di altezza e 2.50 di circonferenza ad i m. sopra il colletto (vedi fig. 23). La Capparis fovicntosa è una grande liana che attira da lontano l'at- tenzione coi suoi copiosi ed ampi fiori bianchi dai lunghi stami ; la Maerica aupolensis è un alberetto, talora lianiforme, che ha dei graziosi frutti a corona di rosario ; la Cadaba farinom è un arbusto talora lianiforme pure molto diffuso. Sono proprie più specialmente della Quolla anche le Borraginacee arborescenti dei generi Cordia ed Ehretia. P'g- 23. — Esemplare di Boscia soUcifolia di eccezionali diiueasioui presso Embatcalla (alt. 1300 m.). Vediamo ora di tracciare succintamente i caratteri differenziali tra le due sottozone : a) Sottozona delle pendici orientali. — L'unica differenza sostanziale coll'altra sottozona sta nella distribuzione delle specie, ve ne sono cioè di quelle che si trovano solo nel versante orientale, altre segnalate soltanto in quello occidentale; quest'ultimo però è pili ricco, come ora si vedrà. 94 Boschi e piante legnose Le specie finora indicate soltanto per le Pendici orientali sono le seguenti : /ì/oe trichosantha Ampelocissus abyssiiuctis » Schiinperiamis Berchemia yemensis Canthium Schimperianuvi Clematis grata Clitoria Tergiate fa Coccitltts "villosus Coleus co7nos7is » ghindanus » igiìarius » Penzigii Crossandra inlotica Croio n Schiìiiperiaiius Ctùssonia arborea (?) Cynanchum sarcoslemmoides Dioscorea abyssinica » Quartiniana Dracaena Oinbet Ehretia abyssinica Erylhrococca abyssinica Euphorbia polyacantha Feretia apodanthera Grewia membranacea Hibiscits Lndivigit Indigofera Garckeana » ortìiocarpa lasmimLiii abyssinicum Mivnisops Schimperi Mo)iotheciuin glandiilosum Oncoba spinosa O toste già fruticosa Pappea hadlkoferi Phaxlopsis longifolia Plectraìttìnis cylindraceus Randia diimetoruvi Rliyn chosia Er) 'th raeae S cuti a disculor Senecio hadiensis Sida Schimperiana Tephrosia incana Zizyphtis mucronata Sarebbero così 42 specie proprie del versante orientale, ma proba- bilmente questa cifra dovrà essere assai diminuita, quando il versante occidentale sarà meglio esplorato e quando sarà interamente pub- blicata la Flora Eritrea del Pirotta, Degno di nota è che nella lista sopra riportata vi sono ben 8 specie di piante grasse mentre nes- suna ne figura nella nota delle piante legnose proprie del versante occidentale ; le piante grasse sarebbero quindi più copiose sul ver- sante del Mar Rosso ed è questa anche l'impressione che riportasi percorrendo la Colonia. Nel versante sudanico predominano invece gli alberi a legno molle, fibroso, funzionante da serbatoio d'acqua, tipo Adansonia, Bos7vellia, Sterculia ecc., dei quali sopra si è te- nuto parola. b) Sottozona delle Pendici occidentali. — Sono peculiari di questo versante 68 specie, numero che ha molta probabilità di dell' Eritrea 96 «ssere aumentato col progredire dello nostre conoscenze sulla Flora Eritrea, ma che basta i^ià a comprovarne la maggior ricchezza flori- stica in confronto del versante orientale. Eccone l'elenco : Abrns Sclnnipcri N Acacia albida » aniythetlìophyUa S » laeta N » Nefasta * > Senegal * » Siima » venosa S Albìzzia amara » anthelminthìca N » ferruginea Anap/ireninm insigne N * Batteria Steudneri N Baidiinia reficulata s Bo.swellia pafyr i/e ra Cassia Arereìi s » goratensis * Celtis integri/olia N Cissns adenantha N » cymosa N » Hochstetteri N * » serjanioides N Covibrehim collimttn » gallabatense S » Hartvianniantim N Commipliora Schiniperi * Cardia Zedambae N Dalbergia melanoxylon * Diospyros mespiltformis * Dolichos Oliveri * Erboliiun barlerioides N Ehretia obtnsifolia * Erytlirina abyssinica * Ficus capKacfolia N ^> Dekdeke7ia * Ficus hi tea * Gossvpinm anomalìim N Gre-iVia ferruginea » parvi folia N Gyrocarpus asiaticus N I fippocratea obtusifolia S nyììienodyction Kurria N Indigofera eiìiarginella S Jasinìnuni bogosense N Kigelìa ae ti ilo pica * Leptadenia lancìfotia Leucospertniini Roclietiayiiim N LoranttiHS oblongifotins N * » piatypltyllìis s » regularis * Maerua angolensis * Milletia ferruginea N Minnisops Kuvunel Modecca abyssinica N * Miictma inelanocarpa Odina fruticosa » tripliylla N Pseudartliria coiifertiflora S Pterocarpus litcens S i?//?/5 retinorrìiaea * Rìiyncìiosia resinosa Salix Safsaf Sclìreberia aiata Sclerocarya Birrea N Seciiridaca tongipendunctilata S òterctitia tomentosa N * Stereospermum Knnttiianiim * Syzygiiim guineensc * Vernonia ainygdalina * Vigna spartioides 96 Boschi e piante legnose Riguardo alla distribuzione delle 70 specie sopra elencate devesi notare che 25 sarebbero state notate soltanto pei distretti del Nord (Hamasen, Bogos, Mensa, Habab) e sono quelle segnate colla let- tera N ; mentre 1 1 lo sarebbero soltanto pei distretti del Sud (Baza, Dembelass, Seraè e Valle del Mareb) e sono quelle segnate colla lettera S. Notisi però che mentre i distretti nordici furono esplo- rati da parecchi raccoglitori (Steudner, Hildebrandt, Beccar!, Terrac- ciano, Schweinfurth, Peuzig, Pappi, Plori), quelli meridionali lo fu- rono solo da pochi (Schweinfurth, Pappi, Fiori); quindi le cifre sopra esposte vanno accolte con benefizio d'inventario, come suol dirsi, e potrebbe darsi che, con una esplorazione più intensa, questi ultimi risultassero più ricchi in specie dei primi, data la loro maggiore vicinanza all' Abissinia. Nell'elenco sopra riportato furono poi segnate con asterisco (*) quelle specie che pur essendo più diffuse nelle Pendici occidentali, Fig. 24. — Grosso esemplare di Modecca nbyssinica, arrampinantesi sopra una Acacia, nella valle dell'Aggat presso Keren (alt. 900 m. circa). dell' Eritrea 97 riescirono a valicare In spartiacque (^ si insinn, irono in alcune val- late orientali, specialmente dei Mensa ed llanab. più raramente dell' Ilamasen vù. Acchelè-Guzai. Esse sono complessivamente in nu- mero di 23. Tra le specie che maggiormente imprimono un carattere spe- ciale a questa sottozona sono da annoverarsi, oltre al Baobab del quale si è più volte parlato, la Modtcca abys^ìnica, una liana della famiglia delle Passifloracee caratteristica pel suo fusto carnoso in sgrossato alla base a forma di bottiglia allungata e raggiungente l'altezza di i o persino 2 m., come nell'esemplare rappresentato nella figura 24 ; da questo ingrossamento, il quale serve come deposito d'acqua, si staccano dei rami sottili, liani formi. P^^^. '^>. •"'■ ■'^^*ifc ^?!^P Fig. 25. — Kigelia aethiopica (albero dei salami) lungo il torrente Messeb presso Curòh, a circa i6oi) m. di alt. Altra pianta singolare è la Kigelia aethiopica, conosciuta da tutti in Colonia col nome di Albero dei salami per i suoi enormi frutti fatti a salame schiacciato, lunghi 50-70 cm. e del peso di 5 7 Kg. Questi frutti (vedi fig. 25) pendono da un lungo peduncolo artico- lato nel mezzo, ove a maturità avviene il distacco, in modo che cadendo costituiscono un pericolo per gli uomini e pel bestiame che si trovasse sotto. 98 Bosciìi e piante legnose dell' Eritrea { Le Acacie sono abbondantissime nel versante Occidentale e rap- presentate (la parecchie specie, di cui alcune (Acacia albida. Nefasta, ' 0.30 0.94 2.37 _ _ 1898 3.7 5,82 0,35 O.ó 1,20 2,5 2,34 4,7 0.65 1899 4.4 6,71 0,35 0,6 1,60 3,3 2.58 4.7 I.OO- 1900 2,9 — 0,16 — 0,55 — 1,69 — — 1901 4.3 — 0,28 — 0,76 — 2,41 — — 1902 4,6 — 0,27 — 0,85 — 2.13 — — 1903 4.5 7.05 0,32 — 0,78 — 2,17 6.85 0,76 1904 2,0 3.73 0,15 — 0,45 — 115 4,46 0.58 1905 1,7 420 0,12 — '^59 — 0,77 4,63 0.32 1906 3.7 677 0,21 — 0,64 1,13 4,41 0,71 Nei primi tre trimestri del 1907 Newchwang esportò su piroscafi 590.000 piculs di fave, più di tre milioni di piculs di heancake e 51.000 piculs di olio di fave. 'Pianfe Tessili. — Sono degne di nota solo due qualità di ca- napa, la cainiabis satìva e 1' abntilon avicennae, questa di fibra più bianca e debole che la prima, e di minor prezzo (11 e 13 sterline la tonnellata contro 20 e 25). Nel Sud si coltiva su piccola scala il cotone. Le canape invece sono un prodotto del Nord, dove l'al- butilon giunge a dare fibre lunghe 4 metri e più. Semi oleosi. — Oltre le fave e i fagiuoli di cui sopra, sono col- tivati il ricino, il sesamo, il cotone, l'arachide e poche altre piante, ma l'arachide serve specialmente a scopo commestibile. Esportazione dal porto di Newchwang (valore in taels). ANNO Olii vegetali Semi di sesamo Semi di zucca 1903 759-673 72.092 125.864 1904 582.459 — 151-372 1905 324.823 2.647 24.962 1906 713.088 13 162 20.534 110 II valore agrario I semi di zucca esportati appartengono alla varietà Ta Kua, che esaurisce il terreno così da rendere necessario un intervallo di sei anni prima che si possa seminarlo sullo stesso terreno. Ginseng. — Il Ginseng (panax ginseng) che credo non essere molto dissimile dalla mandragora dei nostri alchimisti, è una pianta la cui radice ha approssimativamente la forma di uomo, e a tale proprietà deve il nome (radice uomo) e in gran parte la fama di essere afrodisiaca. Raggiunge prezzi elevatissimi così che migliaia d'uomini si spandono ogni anno per le foreste di Manciuria e di Corea a « prospettare » il ginseng come si prospetta l'oro. A ca- gione della forma esteriore la radice è apprezzata solo quando la pianta è nel settimo anno ; il che è visibile dalle foglie. Perciò se viene scoperta prima che raggiunga quella età, il cercatore la tra- pianta nella sua pepiniera, oppure la nasconde accuratamente sul posto. Per conservare la radice, la si spennella con un siroppo denso di acqua e zucchero, poi la si pone sopra un recipiente di acqua bol- lente. Il vapore rammolisce la radice, inducendola di zucchero piìi internamente : parte di questo cola in basso, avendo preso nel con- tatto un leggero sapore di ginseng. Lo si vende come zucchero di ginseng al prezzo di i dollaro la libbra cinese di 600 grammi. Nel Nord è richiesto il ginseng rosso, mentre Canton e Hongkong lo apprezzano solamente bianco ; la differenza di colorazione è rara- mente naturale, basta trattare la radice con zucchero greggio o con raffinato. Il ginseng cresciuto liberamente nel bosco vaio fino a 1000 volte il suo peso in argento ; quello cresciuto dopo il tra- piantamento può valere solo due taels alla libbra. Dal 1° gennaio al primo ottobre Newchwang esportò piculs 265 di ginseng. * Papavero dell' oppio. — É coltivato principalmente nel Nord, dove la deficenza di comunicazione costringe a scegliere le culture molto remunerative con poco volume di prodotto. (Infatti è stato con- statato che neir Yunnan diminuisce la area coltivata ad oppio nelle regioni che la nuova ferrovia francese va man mano raggiungendo.) della Manciuria 111 È stato sempre impossibile controllarne la produzione, perchè es- sendo sottoposto a gravi tasse, lo si coltiva di coiitrabbando. Le nuove leggi cinesi stabiliscono l'abolizione della coltivazione della droga indigena con diminuzione graduale nel decennio e con pa- ralltdo inasprimento di tasse ; e si parla anche di monopolio di stato. L'oppio mancese costa la metà di quello indiano. Prima della guerra Xewchwang esportò fino a 400000 taels di •oppio all'anno : dati posteriori sono anormali per varie ragioni. 11 tabacco è largamente coltivato nella Provincia di Kirin: prezzi locali medi, 9 dollari il picul di foglia intera, 7 di rotta. Nel Sud non piace, e lo si esporta piuttosto per via di terra nelle provincie limitrofe. Nel igo8 Newchwang ne esportò per 46000 taels ; que- st'anno soli 275 piculs, e la causa del deperimento credo debba ri- cercarsi nel fatto che il tabacco della regia giapponese e quello della British American Tobacco Co., che si contrastano queste nuove piazze, sono a buonissimo mercato. Piante per usi di' iintoria. — É coltivata solo una specie di indaco, il polygonum tinctorium da cui si ricava una sostanza bleu usata nelle tintorie locali (il contadino cinese veste solo cotonate turchine). Il processo è il seguente : la pianta, seminata in primav'era, è ta- gliata in autunno, e messa per 36 ore a macerare nell' acqua fan- gosa, in recipienti nei quali la si comprime fortemente. Si racco- glie l'acqua, divenuta verde, in giare e la si batte con canne dopo avervi gettato un po' d' indaco solido, allo scopo di separare dal- l'acqua i granelli colorati : il che avviene in giare sottoposte alle prime dove si raccoglie il sedimento dopo una lunga decantazione, formandone mattonelle. JlcquaoJte di saggina. — Una reputata industria mancese è quella del samshu, o acquavite, ottenuto fermentando il kaoliang. Il metodo usato, in sostanza, non differisce dal nostro, in cjuanto che consiste nel fare agire un fermento sopra la parte zuccherina del cereale, dopo che questa ò stata separata dall'amido, e nel ricupero dell'alcool da questo fermento per mezzo della distillazione. !Ma lo scopo è raggiunto con mezzi primitivi e complicati, mostranti le tracce dei successivi tentativi. Vi sono anche in qupsta industria dei segreti del mestiere sull'azione e formazione del fermento che i capi operai si trasmettono di padre in figlio gelosamente. In generale 112 II valore agrario il fermento è fatto con una parte di piselli e tre d'orzo, pestate, intrise d' acqua e compresse in forma di pani dentro stampi. I pani sono messi in un locale provvisto di finestre, ma a tenuta d'aria. L'azione combinata di 40 giorni di sole e di calore sopra i pani umidi, i quali sono disposti come i mattoni in una fornace perchè l'aria viziata circoli, li fa fermentare. L'operazione è impossibile d' inverno, e di estate bisogna sorve- gliarla introducendo al momento opportuno correnti d'aria mitiganti il calore eccessivo ed umido, essendo questa la stagione delie pioggie. Una quantità di questo fermento si fa agire, ridotta in polvere, sul grano schiacciato e bagnato : il tutto è sepolto in pozzi chiusi con creta argillosa. Sopra di quella lo si calpesta, e dopo 18 giorni si sottopone alla prima distillazione : dopo la quinta il cereale è in- servibile e lo si vende per concime. Ma il processo di distillazione e quello di fermentazione procedono di pari passo effettivamente, perchè in ogni pozzo sono differenti strati di cereale, fermentati e distillati fino a quattro volte. Il samshu o shao-chiou si vende a buon mercato incredibile il che basterebbe a provare che la gran massa del popolo cinese è esente dal vizio dell'ubriachezza. Nell'anno 1903 il porto di Newchwang esportò per 175.023 taels di samshu: nel 1905 a causa della guerra questa esportazione si ridusse quasi al nulla, poi è risalita a 19.375 taels. Nei mesi di Gennaio-Settembre dell'anno scorso sono stati espor- tati dal porto di Newchwang piculs 17.070 per un valore di circa 80 mila taels. Ortaggi e frutta delle varietà europee allignano in Manciuria senza alcuna difficoltà, e fra essi la vite. Prodotti animali. Il più importante è la seta, il cui baco è quello della Quercus Mongolica (Bombyx Pernyi e Bombyx Piantoni). Viene allevato sulle colline della provincia meridionale, sulle pendici esposte a Sud. Il bozzolo contiene meno seta che quello del gelso ed è più pesante e precisamente mille bozzoli del baco del gelso pesano da vivi ki- logrammi 1,9, e quelli del baco della quercia kg. 7, mentre un certo peso di seta greggia si attiene con un numero di kg. dei primi che è un terzo di quello richiesto dai secondi. Vi sono due raccolti, come della Manciuria 113 in Giappone: queilo di Lucilio dà minor quantità di seta ma mi- glior qualità che quello di Settembre. A causa dei freddi invernali mancesi, il baco d'autunno nasce ai primi di Maggio, dopo sei giorni di esposizione all'aria delle uova sopra a carta e stracci. Il primo cibo che riceve è composto di fo- glie tenere di quercia colte da polloni che si coltivano apposta ta- gliando dopo cinque anni di vita il tronco principale delle quercie. Dopo il primo sonno il baco va al bosco sulle frasche di quercia, e passati 69 giorni incomincia a filare il bozzolo che dopo cinque giorni è completo. Allora i bozzoli a mille per mille si gettano in una soluzione bollente di acqua e soda della quale si impregnano, quindi, raccolti in un cestino, sono esposti al vapore di acqua bol- lente per due o tre ore sopra un graticcio di legno coperto accu- ratamente con un coperchio. Dopo un'intervallo di quindici ore i bozzoli sono spogliati a mano uno per uno della materia che li avviluppa e vengono filati a 8, IO o \2 per volta avvolgendoli a mano sopra un aspo. Ogni ma- tassa è formata da duecento cinquanta bozzoli in media, e verso la fine facendosi il filo più sottile bisogna aggiungervi un bozzolo o due. Una specialità di questi tussah o sete del baco della quercia è che venendo ogni filo unitario del bossolo formato da duo fila- menti paralleli uscenti dalla bocca del verme, il filo stesso è a sezione non rotonda ma leggermente schiacciata, sicché i tessuti fatti con questa seta attorta non possono riuscire regolari come gli altri : però la seta tussah è adoperata quasi interamente a fabbri- care tessuti dello Shantung chiamati pongees nei quali il filo non è attorto. Quando è pronta la matassa, la si sciacqua per toglierne la soda, e poi la si immerge in acqua con farina di fave e una specie di colla perchè i filamenti si riuniscano più facilmente nella tessitura. Il metodo è buono in teoria ma praticamente la seta è danneg- giata dalla troppo forte soluzione alcalina e dall'essere i recipienti anziché in rame, in ferro, per conseguenza la seta mancese se è greggia si scolora: inoltre e^sa è sottoposta a temperature troppo e- levate e per troppo tempo : sicché appena arrivata in Europa le matasse debbono essere sciolte e nuovamente lavate. Invece il baco di Luglio non ha bisogno di grandi cure per l'allevamento. Produzione. — Newchwang è il posto che trovandosi presso ai centri sericoli del Fengtien esporta la maggior quantità di seta,, però molta passa in Cina e in Siberia per via di terra. 114 Il calore agrario Esportazione di seta dal porto di Newchwang Seta greggia tussan. ANNO Piculs Valore Val. tot. esport, impero 1903 6.298 1.259.636 4.977.016 1904 8.336 1.821.344 7.124.669 1905 8.139 1.786.567 6.398.989 1906 6.922 I-549-753 5.870.620 1907 1.710 — — In questo genere di esportazioni Newchwang tiene il secondo posto dopo Chefoo (milioni di Tae1s 2,6 e 3,4 doganali annui) ; ma la sua produzione è nulla per le voci doganali concernente la seta del baco del gelso (seta greggia gialla, id. bianca, id, filata a va- pore, bozzoli, tessuti e pongees), sì che complessivamente è supe- rata da Shanghai, Chinkiang, Nanking, Chefoo, Hangchow e Canton. Cascami di seta. ANNO Piculs 1903 3.585 1904 4.441 1905 4-389 1906 4.276 1907 6.276 125.458 / D •633 185-334 115.104 Val. tot. esport, impero 4-595-815 3-449.913 4.189.197 3-510-134 Pellicce. — Degli animali da pelliccia cacciati od allevati a scopo commerciale il più importante è il cane. La natura ha protetto il cane dell'Asia settentrionale con un mantello splendido per la fol- tezza del pelo e per le colorazioni. L'animale è allevato in armenti come gli ovini, nutrito con cereali della peggior qualità e di quantità insufficiente : ma lo trattengono dal vagabondaggio l'affetto al pa- della Manciurìa 116 droiie e la mancanza dell'acqua in inverno, lontano dalla casa. Al- l'avvicinarsi della primavera è ucciso per strani^olamento, per non rovinare la pelle, che viene venduta sul luogo per dollari 0.50 circa : ma conciata e ridotta in tappeto di forma quadrata, vale nelle città fino a 3 e 4 dollari. La pelliccia di cane, come fodera e come tap[)eto, è di pramma- tica nelle case del più povero cinese, ne adorna e ne copre il letto ed il carro. La carne è venduta sul mercato del luogo e mangiata. Esportazione da Newchwang. Tappeti fodere ed abiti di pelle di cane. ANNO 1903 1904 1905 1906 Numero 75 280 900 17 060 18 1 •524 Valore 73907 3470 15.000 16.874 Capre. — Prodotto di grande esportazione : fa capo a Tientsin principalmente. Esportazione da Ne\vch\\ang di pelli conciate, la- vorate o no): 1896, 24.400 Taels ; 1898, 8.100 senza le fodere d'abiti; 1899, 16.500 id. id. ANNO 1903 1904 1905 1906 Pelli 107.000 50.000 97.0 o 105.000 Valore 27.000 17.000 40.000 55.000 Abiti Valore 3-500 4-500 4.400 3.800 17.000 22.000 12 000 18.000 1 4.000 13.000 I 2 .000 20.000 11.000 8.000 10.000 21.000 Porci. — Del pari che le capre, sono nutriti spesso coi rifiuti delle fabbriche, delle distillerie e con legumi. Delle setole si fa at- tivo commercio, al prezzo medio di 3 lire e 50 il Chilog. Nel 1896 Newchwang ne esportò 75 tonn. vSecondo i cinesi la setola di porco 116 li valore agrario è un ottimo concime per le piante dell' indaco. Poco sviluppato è il commercio delle setole e criniere di cavalli, muli, ^cc. perchè questi animali non vengono mai tosati in vita. ANNO Criniere, peli etc. Setole piculs Valore iqo3 58.090 692 31476 1904 10.536 208 11.885 1905 ir.879 144 8.371 1906 13-431 165 8.138 Principale consumatrice è l'Inghilterra. Feltro. — Il pelo di bue è usato principalmente nella fabbrica- zione del feltro, della quale i centri sono Kuang-Cheng-tze, Mukden, Chin-chow-fu. Il metodo è semplice : si bagna il pelo e si stende sopra un graticcio che viene arrotolato e girato sotto forte pressione. Il miglior feltro è fatto con pelo di pecora. Tappeti di pelo di Cammello e di pecora. — Sono fabbricati specialmente a Chin-chow-fu con materiale proveniente dalla Mon- golia e venduti a Tientsin. In climi umidi mandano cattivo odore. Animali selvatici da pelliccia. Tigri. — La tigre di jSIanciuria ha come la siberiana, ima pelle molto più apprezzata di quella della sua consorella della jungla, piena di cicatrici e di ammaccature, e di pelo corto Raramente è presa con armi da fuoco: per non rovinare la pelle, la bestia è attirata in trappola o avvelenata. Lo stesso dicasi di quasi tutti gli animali da pelliccia eccettuati gli orsi che di regola sono uccisi a fucilate Le ossa della tigre sono medicine in grande onore presso i cinesi, come le corna di cervo {L. 3,30 il Kg.). Una buona pelle di tigre non costa mai meno di 70 o 80 dollari, ma può giungere fino a 200 e più. Una delle cagioni per cui il suo valore medio è basso, è che è quasi sempre senza unghie, venendo queste vendute come medicine. In Siberia avviene lo stesso con gli orsi: ma è perchè gli Hon- gusi adorano l'orso e temono che rinasca per vendicarsi dell'uccisore. della Manr'mria 117 Ho rammentato sopra le corna di cervo. Sono apprezzate come nrio- dicinale quando sono giovani, cioè col pelo sopra, e valgono in media 5 sterline al paio, ma le paia più belle raggiungono dei prezzi di affezione di fino a 40 sterline. Se ne esportano da 1000 a 2000 paia all'anno. Le vecchie corna sono bollite e se ne fa della colla animale pregiata valore circa i dollaro il Kg. I minori animali da pelliccie sono le volpi, i zibellini, marmotte, martore, scoiattoli, donnole, ecc. New-cln\ang esportò nel 1903 17 mila taels di pelli di diversi animali e 21 mila di code: tali valori sono diminuiti negli ultimi anni, ma bisogna tener conto del fatto che una delle principali vie di sbocco è Tientsin, la quale esporta annualmente pelliccie per 300 mila taels e di più. Il mercato della regione è Mukden dove sono numerose concerie. Le case di commercio principali europee hanno i loro agenti per comprare alle fiere le pelliccie, sicché avviene in Manciuria come in Siberia, che i prezzi sono di poco inferiori a quelli d'Europa per le pelli delle qualità migliori, oltra ad esservi minore scelta, perchè è solo a Londra e a Lipsia che tutto il mondo manda le sue pel- liccie per lo smercio. I tributi e i doni dei mandarini di Manciuria alla Corte di Pekino sono quasi tutti di pelliccie, specialmente di zibellino; perchè è questo animale che fornisce con la sua pelle l'abito invernale ufficiale ai funzionari dei più alti gradi. L'antilope del muschio abita anche le foreste della provincia di Kirin e il prezioso articolo da profumeria formato dalla sua borsa essiccata è venduto relativamente caro anche in Cina. Negli ultimi quattro anni New-chwang ne esportò circa 450 libbre cinesi per un valore di 74 mila taels. Però la qualità è inferiore a quella del muschio dell'antilope del Szechuen e delle provincie del Sud: sem- bra che venga imitata alla perfezione e che ciò permetta di abbas- sare il prezzo della merce vera. La quasi totalità del muschio cinese è esportata da Chun-king nel Szechuen, 3 mila libbre in media sopra 3500. Commercio della Manciuria. Sir Alexander Hosie scrive : sebbene possa essere considerato presuntuoso da parte mia il dare una siima del commercio di im- portazione e di esportazione della jSlanciuria, non posso astenermi 118 II valore agrario dal congetturare che ci troviamo di fronte a un commercio il cui valore annuo non si scosta molto da 15 milioni di sterline all'anno. La frase è piena di espressioni e di particelle dubitative : eppure l'autore, ex console a New-chwang, ora segretario commerciale alla Legazione Britannica di Pechino, è una autorità indiscussa in ma- teria. Ciò valga a dare una idea di quanto sia difficile il giudizio. Un paese quasi tutto di frontiera, — frontiera non sorvegliata — senza statistiche, con troppi e nessun padrone, è impossibile a controllare ; ma da ora in poi il compito sarà facilitato. Infatti l'amministrazione delle dogane cinesi già da un anno ha istituito una stazione nel porto di Antung e ha ripristinato quella di Dalny ; per il traffico con la Siberia sono in esercizio posti doganali a Mu- kden, Harbin e Tsitsikar e in altre 5 località. Fino ad ora l'unico indice dei traffici della provincia era il movi- mento nel porto di Newchwang unitamente a quello sulla linea fer- roviaria che conduce a Tientsin e Chinwangtao. Pra qualche anno, quando quell'elemento perturbatore, che sono i postumi di una guerra, sarà scomparso, le finanze imperiali sapranno appieno quanto reddi- tizia potrebbe essere per loro la regione se tutti gli uffici dello stato fossero organizzati da europei (come lo sono le dogane), o da onesti cittadini della terra dello « squeeze ». E nota la perfezione e la diligenza dei Giapponesi nella compilazione delle statistiche ufficiali Quando queste non corrispondono a verità è perchè sono tendenziose, non che derivino da ignoranza. Orbene il governo del hiaotung Por- Arturo e penisola) da una parte e dal- l'altra le ferrovie giapponesi della Manciuria del Sud compilano da qualche tempo delle bellissime statistiche le quali danno una idea della potenzialità della intera terra di Manciuria. Essa, compren- dendovi la Mongolia orientale e il Chili Nord i cui confini non sono demarcati da alcuna linea naturale, potrà giungere durante il nostro secolo a superare i 100 milioni di abitanti, contadini per la quasi totalità. 1^'aumento verrà dato del soprappiù delle provincia interne i cui territori sono già tutti sfruttati, e dalla prosperità e più lunga vita degli indigeni stessi, meno esposti alle carestie e alle epidemie che prima, per le comunicazioni e i metodi di cura mi- gliorati dal contatto con la civiltà europea. E neppure ci saranno guerre? Crediamo di non azzardare prevedendo che una futura guerra avrà per teatro la Manciuria di nuovo — ma quella del nord questa volta. I della Mancìuì'ia 119 I.o sviluppo aj^rario della Manciuria si api)rofìtla della competi- zione tra le nazioni europee per le quali le ferrovie sono il miglior mezzo di penetrazione. La Trinacria ferroviaria della regione, con la testa a I larbin e i tre piedi a Vladivostok, ai porti del Sud e al confine siberiano, rappresenta la maglia principale della rete delle comunicazioni : ma altre maglie fortissime si vannr) formando : la provincia del Sud, sotto il rigoroso impulso dell' amministrazione Giapponese, vede d'anno in anno modificarsi e accrescersi le vie di transito, e diminuire le tariffe dei trasporti. Mukden è collegata con la Cina verso ponente, con la C.orea verso levante mediante la linea di Antung e Seul, costruita a scartamento ridotto dalle truppe dietro l'armata di Kuroki avanzante, e ora in via di stabile adattamento e allargamento di lunario : cosi le remote vallate degli ultimi contrafforti del Chang pai shan, fertili e perfino boscose, e la parte di levante della pianura feracissima meridionale, saranno messe in valore. E tutto ciò è poco di fronte all'importanza che assumerà per lo sbocco dei grani la — progettata e accanitamente avversata dal Giappone — linea Kinchow - Tsitsikar - Aiguti, una parallela alla Transmanciuriana longitudinale, e patrocinata da interessi al- leati inglesi nel Sud e russi nel Nord. Quella regione, che sulle carte sembra un deserto, dove la ^lanciuria Ovest e la Mongolia Est si confondono senza un confine determinato, è in realtà produt- trice di cereali e d'erbe per lande sconfinate, ancora poco popolate dagli immigranti cinesi per la mancanza di mezzi di comunicazione : che r emigrazione permanente è assolutamente insufficiente rispetto alle risorse della terra, e quella temporanea non ha tempo di spin- gersi troppo lontano dalle vie meccaniche di transito. La ferrovia in questione servirebbe appunto questa regione : che sprovvista completamente di città e di centri d'abitazione, avrebbe ciò nonostante per sé tutto il traffico passeggeri transiberiano, co- stituendo una abbreviazione di percorso tra Cina ed Europa — fin- ché la transmongoliana non esisterà. - E ad ogni modo la ditta Pauling che dal igo6 sta trattando a Pechino per la concessione della costruzione ha dichiarato che la linea sarebbe redditizia me- diante il solo trasporto al mare dei prodotti agricoli. D'importanza specialmente militare sono le ultime due ferrovie, cioè quella del- l'Amur fatta per collegare Vladivostok con il resto dell'impero senza uscire dal territorio russo, (infatti ora durante metà dell' anno la ferrovia dell'Ussuri, raccordo fra Vladivostok e l'Amur, é resa inu- 120 II valore agrario tile dall'essere questo fiume ghiacciato) e quella che per una cin- quantina di chilometri, all'estremità nord est della Corea, si adden- tra nel continente : la costruirono in gran segretezza i soldati giap- ponesi nel 1908, poi la smascherarono e subito chiesero alla Cina la concessione di prolungarla fino al gran tronco centrale. Traversa una regione montuosa importante molto più dal punto di vista mi- nerario che da quello agricolo. A chi, allettato dalla somiglianza delle colture che non richie- dono una preparazione tecnica speciale, intendesse andare a fare il farmer in Manciuria, come lo si fa al Canada, rammenteremo senza dissuaderlo che l'Estremo Oriente necessita una conoscenza profonda dell'ambiente, della vita, e una pratica della lingua : che non vi sono leggi, oppure ve ne sono troppe ciò che è lo stesso e che la miglior maniera di ottenere è: i.° di fare senza doman- dare nulla, 2." usare le vie indirette, ricordando che in Asia non vi sono le istitìizioni, ma le fersone : che per tutto ciò vi necessita un certo tempo di permanenza sui luoghi ; che la terra incolta sarebbe proprietà dell'Imperatore, ma che le fortezze mandarinali calano il ponte levatoio al passaggio del leggendario asino di Filippo, e che i funzionari cinesi in Mongolia ammassano fortune colossali mediante l'illecito traffico in terreni : finalmente, che non si dovrebbe subito impaurire il contadino, specialmente l'emigrante temporaneo, imponendogli dei metodi di coltivazione diversi da quelli da lui eternamente seguiti : ma che siccome egli è ancora più pratico che misoneista, si può fargli toccar con mano su pic- cola scala da principio i vantaggi dei metodi nostri e allora li adotterà. Le macchine agricole troverebbero il loro campo ideale nelle zone ancora poco dense di popolazione : però non si dimen- tichi che la stagione dei raccolti d'estate coincide con quella delle piogge perciò le macchine mietitrici dovrebbero essere leggere e temo che non potrebbero assolutamente funzionare in certe regioni di pianura : che il fango di Manciuria non ha nulla da invidiare alla napoleonica 6one de Pologne del 181 2. La saggina, alta e rada come viene in quei paesi, credo si converrebbe tagliarla a macchina nemmeno per vastissime estensioni : credo che il grano basterebbe per attrarre tutta l'attenzione del piantatore, il quale poi non avrebbe bisogno di andar più lontano di Harbin, la città dei mulini, per farlo macinare a vapore con i sistemi più moderni. Esclusa assolutamente qualsiasi idea di emigrazione di braccia in I della Manciuna 121 Cina, anzi in tutta l'Asia — che sarebbe portar vasi a Samo — opino clie anche la importazione di capitali europei per lo sfrutta- mento agricolo sarebbe da tentare con gran prudenza. Anzitutto sarebbe un fatto senza precedenti : ciò significa che nonostante l'al- lettamento offerto dalla facoltà della terra e dal buon mercato della mano d'opera, nessuno ha ritenuto sicuro mettersi nelle mani di un uomo (li paglia indigeno, al cui nome deve essere intestata senza limitazioni e senza garanzie la proprietà fondiaria nell' Impero, fuori dei limiti dei settlements. I missionari europei, specialmente i cat- tolici, possiedono enormi ricchezze fondiarie in Cina, ma essi hanno dei mezzi ben superiori a quelli di una azienda privata e isolata, per assicurarsi 1' effettivo possesso, senza aver quello di diritto. L'unica forma di emigrazione agraria tentabile sarebbe quella della niente : direttori di coltivazioni, di fattorie, e perchè ciò si verificasse ci vorrebbero i seguenti elementi iniziali: i." gran pro- prietario cinese di idee moderne ; 2.^ terreni non coltivati e non abitati ancora, bensì da dissodare ; ,3." nuove coltivazioni, oltre che nuovi metodi, da tentare e facilità di comunicazioni con gli sbocchi al mare o con le ferrovie. Nonostante che io sia profano alla materia trattata dalla presente Rivista, il punto di vista economico agrario della questione mancese mi apparve chiaro durante una recente permanenza alquanto lunga nella Cina del nord. E così nacquero questi pochi appunti di cose viste, lette e confrontate, che varranno forse ad invogliare qualcuno a far meglio nota al pubblico 1' importanza economica di un paese, del quale si è più scritto nei libri di guerra che non su quelli di scienza. Mario Roselli Sottotenente di vascello. NOTE BIBLIOGRAFICHE Emigrati italiani in Australasia. Sac. Dott. Giuseppe Capra. Premiata Scuoia Tipografica Salesiana, Via Copernico 9, 1010, Milano — pp. '28 ed 1 carta geografica a colori. L'opuscolo del dott. Capra non è che una relazione riassuntiva di un suo viaggio in Oceania compiuto nella seconda metà dell' anno 190H e nella prima metà dei 1009, collo scopo nobilissimo di visitare II' Agricoltura Coloniale 8 I'i2 Note blibliogì'a fiche gli italiani dispersi nelle più lontane regioni, di studiare le loro con- dizioni di vita, indagarne i loro bisogni morali e materiali « e so- « pra tutto per cooperare con ogni ardore a tener vivo il sentimento « italiano tra i figli dispersi della nostra terra, adoperandosi per farla « meglio conoscere e maggiormente apprezzare e stimare ». Il dott. Capra non è alle prime sue armi : laureatosi prima in scienze naturali a Modena ed in scienze agrarie alla R. Scuola su- periore d'Agricoltura di Milano, visitò collo stesso scopo le colonie italiane negli Stati Uniti e nelle Indie inglesi, ovunque portando il conforto fraterno ed il saluto della patria lontana. Di famiglia non ricca, anzi, si può dire, appena provvisto del ne- cessario per non morire di fame, il Capra è riuscito a fare dei veri miracoli, recandosi dovunque egli fosse venuto a cognizione di tro- vare un italiano, percorrendo il continente Australiano, le isole della Tasmania e della Nuova Zelanda e la penisola della Malacca, bene- detto dai connazionali, aiutato ed onorato dalle autorità e dai citta- dini inglesi di quelle regioni. Le relazioni complete del suo interessante e patriottico viaggio stanno per essere pubblicate e noi, che abbiamo potuto scorrere i ma- noscritti, possiamo assicurare che saranno interessantissime e per dottrina e per le notizie originali che contengono. L'opera patriottica ed altamente umanitaria del Capra, che da lui stesso è stata riassunta recentemente in due conferenze presso que- sto Istituto Agricolo Coloniale, è degna di essere ammirata e di es- sere indicata ad esempio a tutti coloro, a cui preme che i nostri con- nazionali sparsi sulla superficie del globo mantengano col loro paese rapporti di affetto e che il nome d'Italia sia tenuto alto ed ,onorat0' presso lo straniero. 0. Manetti. Sulle palme oleifere ^Elaeis guineensis). A. Schmidt. Beilage zum Pflanzer. — lanuar 1910, Amani. La palma oleifera si trova nell'Affrica occidentale tra i 14" di la- titudine Nord e i 10" latitudine Sud ; nell'Affrica orientale intorno a Tanganika. E una palma monoica a foglie penninervie, lunghe m. 2'/2-6; ha un fusto alto fino a '20 metri. Fiorisce nel terzo anno, nel quinto comincia a portar frutti che aumentano fino al decimo, per continuare oltre 20 anni. I frutti sono riuniti a fasci in numero di 6 a 8, ma che possono arrivare anche a 25, ciascuno dei quali ne porta 200-1200, e può arrivare a kg. 40 di peso. Note hihlioiirafìche 123 Ogni frutto, lungo cm. 8-5. largo cm. '2-3, di colore scuro, impiega 5 mesi a maturare, e si compone di nocciolo e di polpa, i quali en- tramV)i contengono un (jIìo aromatico, (die trova impiego come olio commestibile e da taglio con altri oli, nella fal)l»ricazione del burro e del sapone, per 1' illuminazione. La palma oleifera non è esigente per il terreno, purché questo non sia eccessivamente sal)bioso o pietroso o paludoso : nelle terre sciolte e tacili a prosciugarsi richiede almeno mm. 1(X)0 di pioggia annua, in quelle grasse e fresche, specialmente se si ha discreta umidità atmosferica, bastano mm. WO: può sopportare benissimo anche mm. f)00O d'acqua. La piantagione richiede una pi'oparazione molto accurata. Vi sono vari metodi per ottenere le piantine in vivaio o in germinatolo : oc- corre assicurare calore moderato e umidità ai semi germinanti. E ritenuto uno dei migliori sistemi quello di collocare prima i semi sotto un leggero strato di terra buona e bene umida, a distanza di cm. 3-4 l'uno dall'altro. Dopo 4 o 5 settimane incomincia a staccarsi la buccia, il che si riconosce dai piccoli sollevamenti della terra. I semi sono allora delicatamente tolti dalla terra, messi dentro una cestina, coperti con erba o con un panno umido, e collocati sol- tanto con tempo umido, in semenzaio, due insieme a 10 cm., per poter poi togliere la piantina meno vegeta, e interrati per 3 o 4 cm. nel terriccio. Il collocamento delle piantine a dimora stabile si fa al principio delle grandi pioggie, di mattina o di sera, dopo aver preparato, 6-8 settimane innanzi, il terreno e le buche, che vengono riempite per 7i di terra sciolta: la piantina viene posta per il primo anno ad un livello circa 10 cm. più basso del terreno ordinario, poiché mette delle radici superficiali che vengono poi rincalzate. La distanza tra pianta e pianta é di m. 8 X 8, cioè equivalente a circa 180 piante per ettaro. Nei primi tempi le giovani pianticelle sono protette con foglie grosse dall'ardore del sole, e negli interfilari si possono an- che coltivare fagioli, granturco, cotone, arachide. Come cure culturali si usa zappare il terreno intorno al tronco per un raggio di 60 cm. ; l'erba tra i filari viene falciata corta ma non sarchiata, per non prosciugare troppo il terreno, almeno fino al quinto o sesto anno : le foglie secche devono esser tagliate annual- mente. Quando i frutti sono maturi, il che si riconosce al loro colore rosso, si tagliano i fasci, e si tengono alcuni giorni al sole perché i frutti si stacchino meglio. Gli indigeni schiacciano i frutti in morse di legno, dopo averli cotti nell'acqua, oppure separano prima la polpa dal nocciolo e da 124 Note hihlioprafiche questa estraggono poi l'olio mediante cottura e pressione, I semi ven- gono tolti e seccati, schiacciati e cotti, oppure si vendono sbucciati. Con questi sistemi primitivi si capisce che molto olio rimane nei residui : sono perciò state costruite delle macchine apposite che per- mettono una migliore utilizzazione del frutto. Le case Haake (Ber- lino) e Krupp (Magdeburgo) ne fabbricano di molto buone tanto per la triturazione come per la separazione delle buccio e la pressione. Parte dei noccioli, assai ricchi di olio, vengono spediti in Europa per l'estrazione dell'olio e dei panelli da foraggio. La produzione media della palma oleifera, secondo le esperienze fatte, dà un prodotto annuale che si può computare in un valore dai 3 ai 7 marchi. Prendendo il prodotto minimo di 3 marchi, da un et- taro di palme in piena produzione si avrebbe dunque, in base a 180 piante, un valore di 640 marchi, pari a L. G75. fi) La cultura delle palme oleifere è da raccomandarsi, dove, oltre a, propizie condizioni climatiche, essa trovi facili ed economici mezzi di trasporto, e specialmente conviene ad imprese europee che ab- biano forza motrice idraulica o dispongano di macchine a vapore per la lavorazione del prodotto. Quando non siano possibili grandi im- pianti, saranno sempre utilissime anche culture limitate, per miglio- rare il nutrimento degli operai e lavoratori di qualunque altra impresa. Il Kaiserliche Biologisch Landtcirtschaftlichen Institut di Amani, mette a disposizione di chi ne faccia richiesta, il seme di palma oleifera al solo prezzo di produzione. a. d. l. * * El Algodonero - Su cultivo en las varias partes del mundo. - Preparación y commercio del algodón. - Empieo de las semillas para la elaboración del aceite de algodón y utilisación de los residuos - por Carlos D. Ctirola. ingeniero agrònomo pp. 1092, fìg. 226 (di cui molte tavole fuori testo) e 10 carte geografiche dimostrative. Buenos Aires - CompaTIia sud-americana de billetes de banco - 1910. Dire in poche parole quanto è contenuto nella voluminosa e dotta opera del Grirola è cosa, se non impossibile, per lo meno estrema- mente difficile. (1) Per la parte economica, l'A ci fornisce solo questi dati che eviden- temente sono insufficienti a darci un' idea dell' utile presumibile da questa cultura, mancando un computo sia pure approssimativo delle spese e antici- pazioni. Note bihlioura fiche 125 La pubblicazione in |)arola è uno di quei lavori, che resistono all'opera distruttrice del tempo, perchè la sua importanza non è co- stituita solamente da notizie di attualità pa.sseggiera, ma piuttosto da una completa revisione di tutto ciò che riguarda il cotone dal punto di vista storico, culturale, industriale e commerciale. Il lavoro del (lirola infatti esorbita i confini anche di ciò che chiamasi generalmente un ampia monografin. ed acquista il valore di una vera e propiiii niK-iclopedia, a cui devono ricorrere ed ;illa quale certo ricorreranno ancora per molto tempo tutti coloro, che si occupano del cotone. TI grosso volume è diviso in due parti e queste complessivamente in 18 capitoli. Nella prima parte, l'Autore, dopo aver date abbondanti notizie storiche sull'origine e nella diffusione del cotone, ne tratta ampia- mente la botanica; gli interessanti capitoli sui caratteri fìtologici generali, sulla istologia e fisiologia sono seguiti da una rassegna descrittiva e critica della enorme quantità di varietà conosciute. Segue la trattazione agraria propriamente detta e quindi lo studio ampio e largo del clima, del terreno, dei concimi necessari, dei la- vori culturali e sopratutto della raccolta della preziosa malvacea, trattazioni e studi, che occupano singolarmente lunghi capitoli, pieni di dottrina e di acute osservazioni personali. Ad importanza straordinaria assurge poi il capitolo, che riguarda le cause nemiche del cotone; questo costituisce infatti un vero e proprio trattato delle malattie del cotone, dove la ricchezza dei dati e l'abbondante biljliografia forniscono allo studioso ed al piantatore larga messe di utili notizie. Né l'autore trascura le grandi questioni commerciali, che si ricon- nettono al mercato del cotone : statistiche, documenti, modelli di contratti, atti legislativi, ed infine una dottrinale trattazione della produzione, del commercio e del consumo del cotone nel mondo, oc- cupano più di trecento dense pagine dell'opera. Particolarmente interessanti per noi riescono i capitoli, che ri- guardano il costo di produzione e le statistiche relative alla diffu- sione della cultura del cotone nei diversi paesi dalla terra : si può dire anzi che non vi è regione delle zone tropicali o subtropicali, ove il cotone occupi anche solamente pochi ettari di terreno, che non sia stata presa in considerazione dall'autore nel suo libro e che non abbia avuto la sua debita parte di osservazioni e di critica. Nella seconda parte del suo volume il Girola imprende più somma- riamente a trattare, con le solite sue larghe vedute e con erudizione geniale, l'esposizione dei metodi per l'estrazione dell'olio dei semi, la sua raffinazione, i suoi usi ed il commercio nel mondo. L'opera 126 Note bibliografiche termina con lo studio chimico e bromatologico dei residui dalla fab- bricazione dell'olio di cotone, come alimento del bestiame (panelli) e con numerose ed organiche considerazioni sull'utilità degli stessi residui come concime. L'opera del Girola non è una di quelle, che si possono leggere superficialmente per acquistare delle cognizioni generali sulla storia, cultura, commercio ed usi del cotone, ma è una vera e propria opera scientifica di straordinario valore, che fa onore all'Italia ed ali" Ar- gentina. All'Italia, perchè il Girola è originario del nostro paese ed all'an- tica patria serba intatta tutta la sua patriottica fede : alla grande e simpatica repubblica sud-americana, perchè accolse il nostro com- patriotta e perchè, come a molti altri, a lui dette larghi mezzi di studio, i quali hanno poi per effetto quel progresso scientifico, che, superando i confini delle nazioni, affrattella i popoli in un'atmo- sfera di più pure idealità. 0. Manetti. Sommario della f^iv/sta Coloniale (organo dell'Istituto Coloniale Italiano - Roma) — Marzo 1910. La Direzione. — Programma. G. B. — I francesi nell'Uadai e la questione àeW hinterland tripolino. Roberto Paribrni. — Esplorazione Archeologica della Tripolitania e Cirenaica. L'attività del Mullah e la sistemazione della Somalia settentrionale. Antonio Santalena. — La grande industria contro l'espansione espor- tatrice. Per l'espansione commerciale italiana in Oriente. La questione delle ferrovie mancesi - Il diritto di extra-territorialità in Manciuria — Condizione giuridica internazionale di Kharbin. Dati e problemi dell'emigrazione Italiana. Fra libri, giornali e riviste. Atti dell'Istituto Coloniale Italiano. NOTIZIK — Per i concessionari del Benadir. La Tribuna del 3 febbraio e la Rivista Coloniale riportano che il Senatore De Martino governatore della Somalia Italiana intende- rebbe agevolare l'opera dei concessionari della Goscia, che coraggio- samente hanno dedicato l'opera loro ed i loro capitali alla messa in Notizie 127 valore di quei terreni, tra i migliori della nostra Colonia dell'Oceano Indiano. Tra le altre cose, egli sta prendendo accordi col Ministero della (ìui'rra ])er un sommario rilievo topografico della regione ed ha ordi- nato di intraprendere degli studi per effettuare un regolare traghetto sul Giuba presso Giumbo, rendendo così un reale servizio alle comu- nicazioni tra le due colonie limitrofe. Una commissione composta di autorevoli membri italiani ed in- glesi dovrà esaminare sul luogo le varie questioni che interessano le due colonie, e sarà incaricata di presentare ai due governi le ])ro- poste pili opportune per facilitare lo sviluppo delle regioni circo- stanti alla foce del Giuba. Sarebbe desiderabile ed altamente vantaggioso che il Governo della colonia si adoperasse anche perchè i prodotti agrari e commerciali della nostra Somalia comparissero all'Esposizione di Torino del 1911, rendendo cosi sempre più possibile al paese la concreta conoscenza delle risorse naturali e del procedere della colonizzazione del nostro possedimento atiVicano. * * * — La conservazione del Coprah. Diversi mezzi chimici sono stati sperimentati per arrivare alla conservazione ed alla disinfezione del Coprah, ed uno di quelli, a cui si è attribuita maggiore importanza, tanto per la sua efficacia quanto per la facilità d'applicazione, è il trattamento con l'acido sol- foroso, sia questo ionizzato o no. Da qualche tempo il (Giardino Coloniale di Parigi aveva intra- preso delle esperienze in proposito, come riferisce il Journal d'AgH- culture Tropicale (N." 104), esperienze, che avevano destato un certo entusiasmo, tantoché s' è già costituita una Società per sfruttare il metodo sperimentato. Pertanto nel numero di Settembre deìV Agi-icultural News (1909) si segnalano altri metodi, che, basandosi su altri mezzi, sarebbero su- scettibili, secondo gli sperimentatori, di anologhi resultati. Un primo metodo consisterebbe nel trattare il coprah con l'olio di timo, finamente polverizzato, in ragione di due oneie per ogni quin- tale di prodotto. Un secondo processo ricorre all'azione dell'acido borico: il coprah viene lavato o innaffiato con una soluzione satura e calda di quest'acido e dopo essere stato seccato al sole, viene im- ballato in sacchi, che contengono nella loro parte superiore, vicino all'apertura, lo stesso acido in cristalli finamente polverizzati. Quest'ultimo metodo avrebbe su tutti gli altri l'importante van- taggio di costituire un processo assolutamente inodoro. 128 Notizie * — Un importante caucciù messicano. Nel New Bullettin niim. 9, (^1909) si hanno dei particolari interessanti circa ad una essenza caucciuifera messicana, che non crescerebbe sulle pianure alluvionali, ma solamente sui declivi rocciosi, dove facile è lo smaltimento delle acque nel sottosuolo. La pianta, che possiede queste peculiari quanto interessanti proprietà, sarebbe V EupJiorhia fulva Stapf. o E. elastica di Altamirana e Rose, da non confondersi coll'^. elastica di Jumelle. La scorza viene descritta come spessa, succosa, levigata e di un colore verde-giallognclo, colore che ha consacrato il nome dialettale della specie « palo amarillo » o tronco giallo. Infatti la scorza del tronco e dei rami più grandi si screpola e si sfalda in lamine larghe, fini, cartacee e translucide, di un colore giallo arancio o rosso arancio, che costituisce il colore caratteristico di questa pianta. Il palo amarillo fiorisce in Gennaio prima dell'apparizione delle nuove foglie e matura i suoi frutti in Giugno e Luglio: dal suo tronco inciso esce un abbondante quantità di latice, che ha proprietà eminentemente caustiche, ed è capace di produrre forti infiammazioni agli occhi, se per combinazione vien messo con questi in contatto. Il valore economico di questa pianta consiste nelle sue importanti proprietà, quali l'abbondanza, con cui si trova in natura, la facilità della sua propagazione in terreni, ove raramente possono crescere altre essenze caucciuifere e, sopra tutto, la sua precocità. Piantando i giovani rami, di fresco tagliati, questi sono capaci di sviluppare degli alberi completi e pronti per l'incisione in 5-7 anni al massimo. Queste proprietà avvalorano 1' opinione che, dove tutte la altre piante a caucciù hanno fatto fallire la speranza di una loro proficua cultura, il palo amarillo potrà trovare i mezzi per permet- tere il suo sfruttamento culturale ed economico. Il caucciù dell'Eupliorlìia fulva per sé stesso si può considerare di media qualità, ma tutto fa supporre che mescolato a quello di altre specie potrà in breve farsi valere sul mercato. * — Congresso coloniale tedesco nel 1910. Sarà tenuto quest'anno in Berlino il terzo Congresso coloniale te- desco (gli altri due furono nel 1902 e 1905) probabilmente dal 6 al- r8 ottobre, sotto il patronato del Duca Giovanni Alberto di Meck- lemburg. Il congresso sarà svolto parte in sezioni, parte in adunanze plenarie. Notizie 129' Le sezioni, già costituite, sono le segnenti: 1. (leofifrafia, Etnolo- gia e Scienze naturali, applicate alle colonie — 2. Igiime, medicina tropicale — 3. Legislazione o politica coloniale — 4. (Questioni rela- tive alla religione e cultura intellettuale — 5. Scienze economiche coloniali — (5. Abitazione nelle colouie tedesche e trasmigrazione — 7. Commercio internazionale della (lermania e delle sue colonie. Importanti questioni saranno discusse, come il miglioramento dei mezzi di vita di indigeni, l'accertamento delle risorse naturali delle colonie tedesche, la giusta loro repartizione (legislazione forestale e delle acque) il popolamento delle colonie con elemento bianco e nero. I lavori scritti, relazioni, comunicazioni sono accettati fino al 15 maggio 1910, e devono essere indirizzati al Presidente del Comitato P. Staudinger. Berlin W, 30- Nollendorfstr, 33. L'adesione al Con- gresso costa marchi 12. Anche le questioni d' indole agraria avranno certamente una parte notevole tra gli argomenti trattati, essendo già iscritte al congresso numerose società, imprese e privati agricoltori delle colonie. ATTI DELL' ISTITUTO AGRICOLO COLONIALE ITALIANO Diamo l'elenco delle conferenze che sono tenute e che si terranno nei nostri locali sotto gli auspici della « Società di Studi Geogra- fici e Coloniali in Firenze » nelle date sottoindicate. Le conferenze del ciclo Eritreo saranno riunite in un volume, che sarà pubblicato dalla Casa E litrice Fratelli 'J'reves di Milano. 1. G. Capk.v — Gì' italia)ii in Australia. (Giovedì 21 Aprile). 2. G. Capra — La Nuova Zelanda. (Domenica 24 Aprile). CICJX) EKT TREO 1. O. Marinelli — Cenni geografici. 2. C. Conti Rossini — L' Eritrea sotto l'aspetto storico ed etno- grafico. 3. G. Fradeletto — Le coTìiicnicazioni tharittime dell' Eritrea con t Italia e i porli del Mar Rosso. 4. M. Checchi — Le vie rotabili e carovaniere iteli' ora presente e il loro necessario sviluppo. (Giovedì 28 Aprile). 130 Atti dell' Istituto Agricolo Coloniale Italiano 5. Ang. Mori — Ferrovie e probleini ferroviari. (Domenica i" Maggio a ore 17.3O). 6. G. Dainelli — Le condiziotii minerarie. 7. G. Nobile — L' idraulica ?tei riguardi dell' irrigazione. (Do- menica 8 Maggio a ore 17.30). 8. I. Baldrati — L'agricoltura. 9. C. Pucci — Le condizioni zootecniche. 10. A. Fiori — L' ordinamento forestale (Domenica 15 Maggio a ore 17.30). 11. C. A. Annaratone — Le condizioni igieniche. \2. W. Caffarel — La legislazione. (Domenica 22 Maggio a ore 17.30). 13. R. Paoli — Le condiziojii commerciali della colonia e i pro- dotti del Mar Rosso. (Domenica 29 Maggio a ore 17.30). 14. G. Bartolommei Gioli e M. Checchi — La colonizzazione, (Martedì — 31 ]\laggio a ore 17.30). 15. C. MOCHI — Le condizioni politiche dell' Eritrea rispetto a quelle dell'Etiopia. (Giovedi 2 Giugno a ore 17.30). N.B. — Tutte le conferenze, tranne i numeri 12 e 15, sono illu- strate da proiezioni. Di alcune delle conferenze, per le quali la data non fu ancora assegnata, la S:)cietà si riserba di far conoscere ai soci ed al pub- blico i giorni nei quali saranno tenute. * Comitato per la partecipazione dell'Italia al 2.° Congresso internazionale di agronomia coloniale e tropicale di Bruxelles, 1910. Facendo seguito alle nostre precedenti circolari rendiamo noto •che il 2.° Congresso internazionale di Agronomia Coloniale e Tro- picale si terrà dal 20 al 23 del prossimo Maggio, cioè nell'epoca più propizia per visitare la grande Esposizione internazionale che ;la città di Bruxelles ha degnamente preparata. 1 Atti dell' Istituto Agricolo Coloniale Italiano 131 L'organizzazione del Congresso è affidata alla « Société d'étiides if agriculture tropicale » di liruxelles e ad un Comitato nazionale belga ; e allo scopo di assicurare la partecipazione effettiva al Con- gresso di tutti i paesi civili si sono via tempo costituiti dei Comitati nazionali, composti dello personalità più autorevoli. Tali Comitati hanno già raccolto adesioni numerose e pregevoli e procurato l'invio di relazioni, comunicazioni e pubblicazioni secondo il programma già esposto nalla prima circolare di questo Comitato. Le principali condizioni concernenti le iscrizioni al Congresso sono state iìssate, dall' Associazione wScientifica Liternazionale di Agronomia Coloniale, nel modo seguente : a) Per partecipare al Congresso occorre pagare una quota di L. 15, (quando si appartenga all'Associazione Scientifica Interna- zionale di Agronomia Coloniale tale tassa si riduce a L. io) ; il pagamento di questa quota dà diritto a tutte le pubblicazioni del Congresso ; b) Le persone che desiderano soltanto di seguire i lavori del Congresso senza riceverne le pubblicazioni dovranno pagare una quota di L. j o ; e) Le signore dei Congressisti, che partecipano al Congresso, debbono pagare egualmente una quota di L. io ; d) Coloro che si trovano nella impossibilità di assistere per- sonalmente al Congresso, possono iscrivervisi come membri aderenti ed inviare delle comunicazioni. Le iscrizioni al Congresso, accompagnate dall' importo relativo, dovranno essere indirizzate con cortese sollecitudine alla Segreteria di questo Comitato. Le comunicazioni e le relazioni di coloro che non potranno re- carsi personalmente a Bruxelles, dovranno essere inviate alla Segre- teria del Comitato italiano improrogabilmente entro il giorno 5 Maggio prossimo. 132 Atti dell' Istituto Agricolo Coloniale Italiano La Segreteria del Comitato italiano, con altra circolare, infor- merà i partecipanti al Congresso sopra le facilitazioni ferroviarie che si potranno ottenere per i Congressisti e sopra le visite ed escursioni scientifiche che saranno organizzate come complemento del Congresso. Rimane pure inteso che la Segreteria del Comitato italiano invierà ulteriori notizie e schiarimenti a chiunque ne faccia richiesta. ELENCO DEI LIBRI RICEVUTI IN DONO NEL 1310 (Continuazione dell'elenco del num. preieJente) fattori pi. piccinini e Q. ^uan'irji « La razza bovina Val di Chiana », Eireaze, 1909. Istituto Micrografico Italiano — Dono dei conti di Fras- sineto. Qiu/io pradeleffo '< Per le nuove convenzioni marittime e le comunicazioni oltre Suez » (Note e proposte), Venezia, C. Ferrari editore, 1908 — Dono- dell'Autore. j^risfiòe Carnoldì « Mezzi e sistemi di trasporto in uso nello Stato indi- jiendente del Congo », Roma, Tip. Unione Cooperativa editrice, 1908 — Dono dell'Autore. Qiulio pradelefto « Venezia alle Indie orientali », Venezia, Officine grafiche C. Ferrari, 1902 — Dono dell'Autore. j7ristide Carnoldì « La questione congolese », Milano, 1907, stab. tip. La Stampa Commerciale — Dono dell'Autore. 2>ott. Jflrc. Giuseppe Caora « Emigrati italiani in Australasia », Milano-, tip. Salesiana, 1908 -- Dono dell'Autore. J^VV' prof- Vincenzo Qro^si « Geografìa commerciale dell'America del Sud- Chili », Genova, stab Aitisti tipografi, 1890 — Dono dell'Autore. — « Le acque minerali e termali del Perù », estratto dal fase. XII deg^li Annali di Medicina Navale, Roma, 1895 — Dono dell'Autore. — « L'emigrazione italiana in America e specialmente al Brasile », Roma, tip. Nazionale G. Bertero, 1895 — Dono dell'Autore. Libri ricevuti in dono nel 1910 133 — « Sui progressi degli studi intorno alla Geologia ed alla Mineralogia del Brasile ■>, T{oma, tip. Civelli, IH'Jó — Dono dell'Autore. — « Se e come si potrebbe tentare la colonizzazione dell'Eritrea », Roma, tip. G. Bertero, 18i)5 — Dono dell'Autore. — « Nel paese delle amazzoni » Roma, tip. dell'Unione Cooperativa editrice, 1897 — T)ono dell'Autore. — « L'Amazzonia e gli interessi italiani nel Nord del Bra.sile » Estratto dal Bollettino Società di esplorazione commerciale in Africa di Milano, 1897 — Dono dell'Autore. — « Metodi e si.steini coloniali », Saggio di Economia Coloniale comparata. Estratto dalla Rivista Italo-Americana, 1902 — Dono dell'Autore. — « Un programma di politica coloniale per una più grande Italia ». Pro- lusione al corso di Politica dell'Emigrazione e delle Colonie presso la R. Scuola Diplomatico-coloniale di Roma, Roma, tip. Cecchini 1^02 — Dono dell'Autore. — « La crisi del cafì'è e l'Emigrazione italiana nello Stato di San Paolo », Estratto dalla Rivista Italo-Americana, 1902 — Dono dell'Autore. — « Elenco delle principali pubblicazioni del jjrot'. avv. V^incenzo Grossi >, Roma, tip. Cecchini, 19C2 — Dono dell'Autore. — « Programma del corso triennale di Politica dell'Emigrazione e delle Co- lonie », Roma, tip. Cecchini, 1902 — Dono dell'Autore. — « Tedeschi ed Italiani nel Brasile meridionale », Città di Castello, tipo- grafìa S. Lupi, 1904 — Doro dell'Autore. — « r^a Tripolitania e l'Italia », Roma, Officina Poligrafica Italiana, 1905 — Dono dell'Autore. — « La crisi del caffè ed i progetti per la fissazione del cambio al Brasile », Estratto dalla Nuova Antologia, 1906 — Dono dell'Autore. — « L'Hevea brasiliensis e le altre piante a caucciù », Roma, Cooperativa tipografica Manuzio, 1907 — Dono dell'Autore. — « Il caffè del Brasile nel commercio internazionale con speciale riguardo agli interessi italiani », Roma, tipog. G. Bertero, 1907 — Dono dell'Autore. — « Almanach des agriculteurs naturalistes du nord de l'Afrique » 1910. Publié en collaboration par l'Asscciation agricole de la Tunisie et les Sociétés et Sindacats Agricoles de l'Algerie, Tunis. Imprimerle libraire L. Nierat et A. Fortin, 1909 — Dono dell'Ass. Agr. de la Tunisie. IC. S. Department of j^griculture - Ofiice of experiment stations « Organi- sation lists of the agricultural colleges and experimental stations in the U. S. » Washington J910 — Dono dell'U. S. Department of Agriculture. 134 Libri ricevuti in dono nel 1910 U S. 2)eparfnjenf of yìgrìcuìture - Office of experimental stations « List of abbrevations employed in experiment stations record for titles of pe- riodicals » Washington, 1905 — Dono dell'U. S. Departmant of agricul- ture. yi. Q. }(uysse « Atlas zum Gebrauche bei der mikrochemischen analyse » Leiden, Buclihandlung und Druckerei vormals E, B. Brill, 1900 — Dono del dott. A. MoRESCHiNi. « Annali del Ministero di Agricoltura Industria e Commercio » anni 1906- 1909, voi. 241-260 — Dono del Min. di Agr. Ind. e Commercio. Conte Uffolirjo JVfartelli « The Philippine species of Pandanus » Manila, Bureau of Printing, 1908 — Dono del dott. 0. Manetti. ff. "€. ^osellì « Note sul commercio della colonia Eritrea > Roma, Istituto Coloniale Italiano, 1910 — Dono dell'Istituto Coloniale Italiano. V. J^ossf-'Zoeser « I diritti del Giappone sulla Corea », Roma^ Istituto Co- loniale Italiano, 1910 — Dono dell'Istituto Coloniale Italiano. Carlos 5>. Qirola « El algodonero, su culti vo en las varlas partes del mundo » Buenos Ajres, Compagnia sud-americana de Billetes de Banco, 1910 — Dono dell'Autore. f^eport on tfje ìntroducfion of ìmproverrienfs info Jqdian agriculture bif tfje worì( o/ f/je J^gricultural J)epartmerjts - Calcutta, 1909 — Dono del Superintendent of Government printing - India. ESTR9TTI di aptìcDlì pubblicati nel!' Agricoltura Coloniale in vendita presso l'Amministrazione della Rivista Dott. Guido Mangano - Studio analitico di alcuni terreni della Somalia Italiana meridionale L. 0. 75 Dott. Gino Coptini - La Dura per foraggio • ...» 0. 25 Dott. Filippo Suzzi - Un nuovo caucciù » 0. 25 Lorenzo Sennt - Alcune piante da siepe della Colonia Eritrea . . » 0.50 Makio Roselli - L'Agricoltura in Giappone - Il Thè compresso . > 0.50 Dott. Guido Mangano - Ralazione riassuntiva di un viaggio di studi nell'Affrica orientale. India, Ceylon, Malacca e Giava . * 1.00 Efitratti in vendifa 135 Dott. Anoblo CoKTiNOis - Le ricchezze naturali della nostra Somalia » 0.75 Prof. Pasquale Baccakini - La patria d'origine delle piante colti- vate in Eritrea » 0. 25 Dott. G. V. llussi - Analisi chimica di alcuni terreni del Benadir . » 0 76 Prof. Alessandro Lanfranciii - Le malattie degli animali nelle colonie » 0.50 Dott. Gino Coppini - Il Sud-Ovest Texas ('2 fascicoli) » 1. 00 A. Recenti - Note ed impressioni di una visita ad alcuni giardini coloniali del Belgio e della Francia > 0. 50 Dott. O. Manbtti - Il Trifoglio Alessandrino » 0. 75 Mario Roselli - Il Re della canfora. . . . , » 0. 25 Dott. Filifpo Suzzi - Le piante tannifere della Colonia Eritrea > 0.25 Dott. ^Iarcello Conti - L'Argentina come paese d'immigrazione e di colonizzazione agricola . . » 0. 50 Odoardo Beccari - Le palme « Dum » od « Hiphaene » . . . . » 1.50 Dott. G. V. Rossi - 11 Ramiè » 1. 00 Dott. Enrico Pkrsano - L'igiene nei paesi equatoriali » 0. 75 Prof. A. Bruttini - — Cultura del Caffè, del Cacao, del Thè, del mate e della China » 0. 75 Dott. G. Bartolommei Gioli - L'importanza agraria del Benadir. » 0.25 Prof. B. Frescura - Sulle condizioni economiche e di colonizza- zione di alcune regioni tropicali > 0. 50 L. Senni - Note sulla coltivazione dell'Agave in Colonia Eritrea . » 0.25 Prof. A. FuNARO - Le piante tannifere nelle colonie e luro applicazioni > 0.25 Prof. E. Marchi - Le funzioni della Zootecnia coloniale . . . , » 0. 25 Prof. I. Baldrati - L'Arachide , » 0. 50 L. Vannutelli - Impressioni sull'agricoltura nella Turchia Asiatica » 0. 50 Gerente Responsabile : Dott. Alberto Del Lungo. Firenze, liJlU — Stabilimento Tipogratico di G. Ramella e C. È uscito il primo volume dello BIBLIOTECA. A.GTKA.T\JA. G0I1.0IsriAI_.E EZIO MARCHI Studi sulla Pastorizia delia Colonia Eritrea Edizione ampliata, con aggiunta di numerose tavole e diagrammi, dell'opera pubblicata neW j^gricolfura Coloniale, per cura e con prefazione del Prof. Carlo Pucci, della R. Università di Bologne. "■<>U- J^Wj Edizioni dell' Istituto Agricolo Coloniale Italiano. FIRENZE 1910. PREZZO L. 5. - 9gli abbonati air agricoltura Coloniale si concede un ribasso del Z0 7o. " L'AOKICOLIUKA COLOMIALC " JSi jiiitil'lirti sri rolli' ali filino : un fascicolo ili non meno iti 04 int(jini; oijiii ilttc mesi Prezzi deirabbouainento annuo: L. S in Italia, (.'olouia Eritrea, Somalia italiana e Benadir. — L. IO per l'Estero. — Un l'ascicolo pepar.ito L. I..>(> in It.ilia e L. 'i j t r TE.stero. •Ohi desidera le annate arretrate, può avere il Voi. II, (1908) al prezzo ordinario, ma il volume I (1907), essendo rimasto scarso di fronte alle richieste, si può avere solo in unione al Voi. II, al prezzo complessivo di L. 18. ■Olì articoli si pubblicano sotto la responsabilità degli autori. Prezzo dell'abbonamento cumulativo dell' AGRICOLTURA CO- LONIALE e della RIVISTA COLONIALE (organo dell'Istituto Coloniale italiano, In Roma) L. ^iO per l'Italia e Colonie italiane, L. ^S per l'Estero. L' importo degli abbonamenti deve essere inviato, a mezzo vaglia pos'ale, air Amministrazione deW Agricoltura Coloniale — Viale Umberto 9. Si ricevono inserzioni, a, prezzi mi- titl^inii, da pubblicarsi in foffli colorati, simili a quello qui unito. JLa nostra ri- vista, per il suo carattere speciale, va in tutti i principali centri agrari del mondo, in scuole, biblioteche, cattedre ambulanti, società agrarie e industriali d'Italia, ed è diffusissima nelle nostre colonie. Anno IV. Maggio-Giugno 1910 N.o 3 L'Agricoltura Coloniale SOMMARIO Dott. Odoardo Beccart - Le Palme del genere « Raphia > Pag. 137 Prof. Adriano Fiori - Boschi e piante legnose dell' Eritrea. (Continuazione vedi numero precedente) ^> 1 7 1 Note bibliograficiie : J. Adam - Le Palmier à huiles (B. B.) — Dott. K. Braun - Der Pklanzen - Ricerche sulla quantità e sulla resistenza della fibra nell'Agave sisalana (a. d, !.) » 187 Sommario della Rivista Coloniale di Roma »I9I Notizie : I Cactus come foraggio — Produzione mondiale del caucciù grezzo — Il Cotone di « Mamara » — Per la ricerca e la distruzione delle uova di cavallette — Primo congresso internazionale delle Associazioni Agricole e della Demografia rurale a Bruxelles — Malattia del cotone al Benadir — Il Congresso internazionale di Agronomia Tropicale a Bruxelles * 192 Atti deil' I. A. C. I. : La visita di S. E. il Ministro di Agricoltura industria e Commercio al nostro Istituto — Laboratorio chimico-tecnologico — Nomina — Programma del corso d'insegnamento 1910-1911 — Doni per il Museo e per le collezioni Didattiche » 196 Elenco dei libri ricevuti in dono nel lijio * 200 :3 Or<ì.vno dkll' Istituto Agiucolo Coloniamì: Italiano o K URI Skk'vizi agrari ukm-'Ekitrka k della Somalia Italiana 2 o _^.-^® COMITATO DI REDAZIONE © ^ l'IKEXXORE: Dott. GIINO BARTOLOMMEI OIOLI, Dir. Iter.- .l.ir Ntitiit.. Atriiiolo ( HI. miiile Italiano. 1^ RedBtton |.riii. ii.iili : Dott. Alberto Del Lungo — Dott. Oberto IManettl q Dott. Odoardo Beccarl, «lei R- Museo di Storia Nat. di Firenze — Prof. Renato Klasuttl. Sj, «lei K. Istitut.. .li Stilili Sup. • Firenze - Dott. Olno Copplnl — Prof. Italo Olglloll, 'IfHn .^ R.^ l'nivor.sitfi di Pisa — Dott. Guido dannano, .1.11 Ist. A^v. (jol. Dal. — Prof. Ferruccio Mercanti, del li." Ut. di Studi Sup. o Modico prov. — Dott. Renato Pampanlnl, l'fl R." I«t. Botniiic.» di Firenzi» — Prof. Cario Pucci, d.llii K.* l'iiiv. di Bologna — Dott. Giuseppe V. Rossi, dell'lst. Agr. Col. Dal. Aniinini.stratoro : Dott. Oberto IVIanettl Direzione e Amministrazione : Firenze - Viale Principe Umberto, 9. ISTITUTO AGRICOLO COLONIALE ITALIANO CONSIGLIO D'AMMINISTRAZIONE Presidente. . . : Don Filippo dei Principi Corsini, rappresentante l'Istituto Coloniale Italiano Vice-Presidente : Prof. Vincenzo Valvassori, rappresentante il Ministero d'Agr. Ind. Comm. Segretario ... : Dott. Gino Bartolommei Gioii, rappresentante il Ministero Affari esteri ■Consiglieri . . : Prof. Pasquale Baccarini, consigliere aggregato a norma art. 7 Statuto » Prof. Antonio Berlese, rappresentante il Comune di Firenze » On. Ferdinando Martini, rappresentante il Governo della Somalia Italiana » Prof. Olinto Marinelli, rappresentante il Governo della Colonia Eritrea » Sig. Pietro Napoli, rappresentante il Comune di Firenze » On. Sen. Carlo Rìdolfi rappresentante il R. Istituto di Studi Superiori di Firenze » On. Roberto Pandolfini, rappresentante il Commissariato Emigrazione. Dott. Gino Bartolommki Gioli - Direttore Dott. Guido Mangano - Vice Direttore - Servizio informazioni - Museo - Serre Dott. Giuseppe V. Rossi - Servizio Sperimentale - Laboratori Dott. Oberto Manetti - Redazione Rivista - Direzione Biblioteca. Si accettano le prenotazioni per l'opera del Prof. Adeiano Fiori - Boschi e piante legnose della Colonia Eritrea. Manuale della Biblioteca Agraria Coloniale. FIRENZE, 1910 - TIPOGRAFIA di G. RAMELLA & C.° Anno IV. . Fase. III. Maggio-Giugno 1910 LE PALME DEL GENERE "RAPHIA" l.lUkARY • NEW YOkK KOTANICAL OTAYOI^B I-IV. (JAKUBN. Il genere Rapina è composto presentemente di 20 specie, tutte arborescenti, alcune di grandi, altre di modeste dimensioni, riferibili alla Tribù delle Lefidocaryeae, ossia a quel gruppo di Palme che ha il frutto, nella sua parte esterna, coperto da una specie di co- razza, formata da dure scaglie imbricate, ed al quale gruppo ap- partengono anche 1 Sagics, i Coelococais, le Zalacca, i Calaiinis ecc. Il nome scientifico di Raphia è evidentemente derivato da quello volgare di «< Rafia » o « Rofia », col quale si distingue al Mada- gascar uno dei più bei rappresentanti di detto genere. Il nome di Rafia è adesso div^enuto popolare in causa delle ben note e tenaci strisele adoprate dai viticultori e dagli orticultori come legacci di uso universale, e che sono precisamente un prodotto di detta Palma. Nell'Affrica occidentale le Raphia sono comunemente note col nome di * Bambu-Palm », perchè 1 robustissimi e lunghi piccioli delle foglie, insieme alla grossa costola mediana o rachide di queste, costituiscono delle aste lunghe e sottili, resistenti quanto dei bambù e che si prestano a molti degli usi per i cjuali questi sono gene- ralmente adoprati. Nell'Affrica orientale, invece, il nome volgare più comune per le Rapliia è quello di « Mowall », e nell'Affrica centrale, sul lago Tanganika. ad Ugigi (Udjdj), secondo Grant di « Moo^\alé ». + * Notizie storiche e Mbliograficlie. — Il genere Raphia venne sta- bilito da Palisot de Beauvais nella « Flore d'Oware et de Benin (1809) » per una specie vivente nella Nigeria inferiore, dalla quale gli indigeni cslraggono un liquore fermentato o « Vino di Palma », •e che per tal motivo venne specificamente distinta col nome di R. ■vinifera. Nella medesima opera lo stesso autore distingue col nome •di Rapida fedidiailafa un'altra specie dello stesso genere propria \J Agricoltura Coloniale 9 140 Le Palme illustra con buone riproduzioni fotografiche tre nuove specie : R. Laurentii ; R. Sese ; R. Gentiliaiia ed una varietà di questa (R. Gentiliana var. Gilletii), ch'io però considero come specie distinta (R. Gilletii Becc). Infine R. Sadebeck, in uno studio anatomico sulle fibre di Rafia del Madagascar (i), propone la nuova specie R. fainataveiisis, e rammenta pure una R. eximia Dammer ; ma né dell'una né del- l'altra si assegnano caratteri diagnostici, per mezzo dei quali queste specie possan esser riconosciute, all'infìjori di qualche dato anato- mico, molto incerto, desunto dalla struttura delle foglie. La R. eximia Damm. ritengo però che corrisponda alla R. Kirkii Engl. Alle specie già note, e precedentemente rammentate, si debbono aggiungare le R. Mannii, R. ÌVendlandi, R. gracilis, R. heberostris, R. longirostris, che vengono adesso per la prima volta fatte cono- scere, per mezzo della rappresentazione del frutto nelle tavole unite a questo lavoro, e che verranno dettagliatamente descritte nello studio sistematico generale sulle Raphia, che comparirà in altra pubblicazione. Infine, recentissimamente, una splendida ed originalissima specie di Raphia, di un tipo affatto differente da tutte le altre sino a qui note, e che io distinguo col nome di R. regalis, è stata scoperta dal Dott. Gùnther Tessmann nel Congo francese. Questa Palma che pure meglio farò conoscere in seguito, differisce dalle altre per i grandi regimi lunghi circa 3 m., che sorgono « eretti » nel centro della chioma e che lasciano pendere innumerevoli infiorazioni par- ziali appiattite, cariche di numerose spighette disposte a destra ed a sinistra come le barbe di una penna. Le spighette poi sono ca- ratteristiche per la loro regolarità e per i piccoli fiori femminili (situati in basso) similissimi a quelli superiori maschili e più nu- merosi, tutti molto regolarmente disposti sui due lati come i denti di un pettine, in modo da rammentare moltissimo le spighette ma- schili di alcuni Calamìts e specialmente quelle del C. longisetus. * * * Distribuzione geogràfica. — Le Rapina sono palme speciali al- l' Affrica tropicale ed al Madagascar, con la sola eccezione di una (l) Der helle unii lier diinkle Raphiabast von Madagascar, von R. Sadebeck, in « Botanische Jahrbiicher fiir Systematik, Pflanzengeschicte und Pflanzengeographie, he- rausgegeben von A. Engler », v. XXXVI (1905), p. 350. Si veda anche l'altro lavoro dello stesso autore: Der Raphiabast nello « Jahrbuche der Hamburgischen wissenschaftli- chen Institute », voi. XVIII Hamburg, 1901. del genere « Raphia » 141 specie americana, la A', tacdigera, od al più di due, se la R. nica- raguensis non è una palma introdotta dall'uomo nell'America cen- trale, ma è riferibile alla A'. RuJJia, come io del resto ritengo per certo. Le Rapina in Affrica s'incontrano princijialmente in vicinanza del mare, nei luoghi paludosi, anche sempre inondati, come presso le foci o lungo le sponde dei fiumi, tanto delle coste bagnate dal- l'Oceano atlantico, quanto di quelle sul Pacifico. Raramente si tro- vano Raphia in luoghi asciutti e montuosi ; in ogni caso queste Palme non si spingono mai a grandi altezze sul livello del mare. Talune però penetrano anche assai dentro terra, e perfino nella parte più centrale del continente ; la Rapina vionbuitornin p. es., che sembra assai diffusa nel cuore dell' Affrica equatoriale, è abbondante nel Djur e nel paese dei Monbuttu. Esistono pure Raphia in tutta la regione dei laghi equatoriali, sino al Nyassa Land. Né mancano le Raphia nelle isole prossime alle coste occidentali, come in Fer- nando Po ed in Corisco, ed a Zanzibar su quelle orientali. Nell'Af- frica orientale tropica si trovano Raphia un poco dappertutto, sino a Taweta nelle vicinanze del Kilimandjaro. Non sembra però che esistano Raphia nella regione costiera orientale al Nord dell'Equa- tore ; manca quindi questo genere di Palme in tutta la Somalia. Le Raphia della regione dei Laghi, della costa orientale e delle isole da questa dipendenti sembrano tutte riferibili ad una specie molto polimorfa (R. Kirkii Engl.) molto affine alla R. Ruffia del Ma- dagascar ; mentre le affinità della R. vionbuttoritm delle regioni centrali sono piuttosto con le specie dell'Affrica occidentale. La Raphia Riijfia è la specie indigena del Madagascar, ma è anche assai coltivata nelle Isole mascarine, ed adesso sembra na- turalizzata sulle rive del Mare caribeo, nell'America centrale. Al Madagascar (secondo Deslandes) la Raphia Riiffia è una delle essenze più diffuse su quella parte delle sue coste, dove, unitamente al forte calore, sovrabbonda 1' umidità atmosferica ; e quivi forma quasi da se sola estese boscaglie ; ma dove il clima è asciutto le Rapina non prosperano, e per tale motivo non se ne trova nel- l'estremo nord e nell'estremo sud dell'Lsola. E principalmente nella parte media delle coste orientali, e soprattutto nel distretto di Beisi- misaraka, che abbonda la R. Ruffia ; ma anche quivi raramente si trova al di là della regione costiera, ad un'altezza superiore ai 400-500 metri sul livello del mare. Sopra la costa occidentale del 142 Le Palme Madagascar la Raphia sembra molto meno abbondante che sulla costa opposta. Sulle coste occidentali afFricane la specie più settentrionale del genere è la R. gracilis Becc, che cresce in Sierra Leone e che si spinge sino verso il lo'^ di lat. N. nella Guinea francese. Da queste regioni in giù abbondano Raphia lungo tutte le coste del Golfo di Guinea, nel Congo francese e Belga sino ad Angola, dove vivono la R. angolensìs e la R. textilis, che sarebbero le specie più me- ridionali. Da quanto io ho potuto rilevare dallo studio da me eseguito, le Raphia sono Palme molto diffuse in tutta 1' Affrica tropicale, ma ogni specie rimane limitata dentro un area geografica assai ristretta ; ma è pure vero che si trovano nella medesima regione 2-1 specie fra loro nettamente distinte. Ritengo eziandio per certo che quando si potranno avere mate- riali di studio più completi di quelli attualmente esistenti, risulterà che le specie di Raphia saranno assai più numerose di quello che si crede ; ed ogni regione avrà la sua specie particolare, sebbene forse non sempre nettamente definibile, perchè connessa da forme intermedie. Infatti per le Raphia, come per moltissimi altri tipi di piante aflfricane, a modo d'esempio per le Coffca e per le Fantiiniia {liane a caucciù), e fra le Palme per le Hyphaene, collettività d'in- dividui che possiedano caratteri fra loro realmente simili non si tro- vano che in aree molto limitate ; mentre se si prende in esame una area assai estesa, quelle collettività che si credevano costituire en- tità specifiche distinte, si collegano alle collettività delle aree pros- sime con forme di transizione, in modo da rendere oltremodo dif- ficile la delimitazione specifica, nel senso ora più generalmente accettato dai fitografi. Si hanno quindi specie con grande ampiezza di caratteri, specie collettive o « Sinspecie », suddivisibili in nu- merose « Microspecie ». Secondo le conoscenze attuali la tipica R. vinifera sarebbe loca- lizzata nella bassa Nigeria, la R. gracilis al Senegal ed alla Costa d'oro, la R. Gaertneri e la R. longirostris alla Liberia, la R. heberostris al Dahomey, la R. Wendlandi a Fernando Po, la R. longifiora nel- l'isola di Corisco, la R. Hookeri al Kamerum ed al Gaboon, le R. Sese, R. Genliliana, Latirentii e Gillctii al Congo Belga, le R. texilis ed angolensis al Benguela nell'Affrica portoghese, la R. fiionbuttorum all'Affrica centrale, la R. Kirkii a tutta l'Affrica orien- tale tropicale e la R. Ruffia al Madagascar. del genere « liaphia » 143 Il bacino dello Zambcsi segnerebbe il limite meridionale del ge- nere Rafhia sul continente affricano. In una parola il genere Rapliia non sarebbe rappresentato che in quella regione dell'Affrica tropi- cale, che nella sua fisionomia vegetativa ha maggiori rapporti con le regioni equatoriali americane ed asiatiche, come se in epoche remote tutte le terre comprese nella zona tropicale non fossero state separate, come adesso, da immensi oceani, ma costituissero una di- stesa più o meno continua di terreno emerso. Non è infatti possi- bile di rendersi conto in altra maniera dei fatti di distribuzione geografica di numerosissimi generi di piante, appartenenti a fami- glie esclusivamente tropicali, dei quali si trovano al tempo stesso rap- presentanti in Asia, in America ed in Affrica. Non deve quindi far meraviglia se di un genere di piante, così tipicamente affricano, come il genere Raphia, una o due specie si trovano anche nell'A- merica tropicale ; tanto più che anche un altra Palma affricana, la Elaeis gnùieensis, ha im rappresentante specificamente molto affine (Elaeis melanococca) nell'America centrale. 11 fatto però è sembrato più strano di quello che è in realtà, perchè è stato affermato dal Prof. Drude (i) che la R. taedigera (americana) non è specificamente distinta dalla R. vinifera (affricana), o che al più la prima rappre- senta solo una forma geografica della seconda. Però un accurato confronto dell'esemplare tipico di R. taedigera di Martius, conservato nell'Erbario di Monaco, ed a me amichevol- mente trasmesso dal Prof. Radlkofer, con l'esemplare di R. 7'i?n- fera, pure tipico, raccolto dallo stesso Palisot de Beauvais in Nigeria e conservato nell'Erbario De Candolle, mi ha dimostrato, nel modo più certo, che la specie americana è indubbiamente distinta da quella affricana. E vero però che la R. taedigera delle Amazoni è più affine alla R. vinifera della Nigeria, di quello che non sia que- sta alle Raphia della costa orientale affricana ; quasi a conferma dell'esistenza di supposte terre emerse nel posto ora invaso dall'O- ceano atlantico, fra il Golfo di (juinea ed il Brasile, e connettenti in una remota epoca geologica l'Affrica con l'America. La credenza che la R. taedigera fosse specificamente identica alla R. vinifera della Nigeria ha fatto credere a Sadebeck, che la Rapina fosse stata introdotta in America nel secolo i7'\ all'epoca nella quale i negri della Guinea venivano importati come schiavi nel (i) Drude, in Martius: Flora brasiliensis, v. Ili, parte II. p. 28", 144 Le Palme nuovo mondo. Ma certamente eie non è il caso per la R. taedigera, che senza ombra di dubbio è una specie endemica ; ma è invece molto probabile che lo sia per la Rapina trovata abbondante da Oersted in luoghi paludosi del delta del fiume San Juan nel Nica- ragua, e per tal motivo chiamata R. nicaraguensis. Di questa Palma io ho potuto esaminare l'esemplare autentico, consistente solo in una piccola porzione di fronda con pochissimi segmenti, esemplare che mi è stato cortesemente trasmesso dal Prof. Ostenfeld, Direttore del Museo botanico di Copenhague, dove si conservano le colle- zioni di Oersted. Un confronto rigoroso di tali porzioni di foglia con le corrispon- denti di tipica R. Ritffta, mi ha portato alla conclusione che, nelle foglie almeno, non esistono differenze fra la Raphia del Madagascar e la presunta nuova specie di Oersted. E ciò mi fa quindi ritenere che la Raphia che adesso sembra riprodursi abbondantemente negli estuarli delle coste del Mare caribeo non sia altro che la R. Riiffia, ivi oramai naturalizzata. A questa conclusione sono anche portato dall'esame di frutti di Rapina provenienti da Panama, che ho tro- vato nelle collezioni e che indubbiamente sono di Raphia Rìijjia, * Caratteri generali. — Le Raphia sono Palme rimarchevoli piìi per l'ampiezza delle loro enormi fronde, che per le dimensioni del tronco. Nella R. Ritffia del Madagascar, che è forse una delle spe- cie più gigantesche del genere, quando la pianta è nel suo massimo rigoglio, il tronco può raggiungere sino 8 m. di altezza, mentre le fronde hanno 12-15 i^i- di lunghezza. Anche la R. Hookeri acquista., se non anche sorpassa, queste dimensioni. Ma la maggioranza delle specie, specialmente quelle proprie delle coste occidentali affricane, sembra che abbiano tronchi relativamente brevi, di 20-30 cm. di diametro, terminati da poche, ma lunghissime grandi foglie erette. (Fig. i). Di certo le Raphia, in generale, cominciano a fiorire quando ancora non si vede un tronco spogliato di foglie sorgere dal terreno, e forse anche alcune fioriscono, fruttificano e muoiono prima che realmente una parte di tronco rimanga a nudo. Quando le fronde più basse sono cadute ed una porzione del tronco è rimasta allo scoperto, questo si presenta segnato tutto in giro, poco distintamente però, dalle cicatrici delle foglie cadute. del genere « Ihiphìa » 146 Fifj. I. — Raphia Laurentiì De Wh.d. ? Da una incisione comunicata dal Prof. l'echuel-Loesche e rappresentante la Raphia che porta il nome di « Ntòmbi-li-Kongo » 146 Le Palme La più piccola di tutte le Raphia sino a qui conosciute è forse la R. gracilis Becc. del Senegal, che sembra possedere un tronco di non più di io cm. di diametro. Questa specie ha anche la par- ticolarità di essere cespitosa, ossia di produrre molti tronchi dalla medesima ceppaja, mentre in generale il tronco è solitario (R. Hookeri, R. Rìtffia, etc.) od al più si divide in due o tre tronchi ■che crescono insieme sin dalle radici (R. loììgi flora). Il tronco delle Rapina rimasto a nudo non è mai armato di spine ; è però in talune specie coperto, almeno in alto, da rigidissime fibre legnose spinescenti erette (/^. taedigera, R. longiflora, etc.) o da filamenti criniformi arricciati (R. Hookeri) ; tali fibre sono prodotte dalla disgregazione dei margini della guaina delle foglie, e più specialmente del grande prolungamento lingueforme di detta guaina, esattamente come accade nella Arenga saccharifera ed in molte altre palme. Sono questi filamenti rigidi che anche in alcune Ra- phìa producono le cosi dette fibre di « Piassava ». Le fronde, che come è stato detto, sono sempre di grandi dimen- sioni, hanno una parte basilare dilatata, rappresentante la guaina, che si apre e si dissolve in fibre sul lato ventrale e che gradatamente passa nel picciolo. Il picciolo è sempre molto robusto, ma è in generale molto più allungato nelle piante giovani che nelle adulte, è scavato a ■doccia nella parte più bassa, ed è cilindraceo in alto, dove gradata- mente passa nel rachide. Il rachide continua robustissimo e tondeg- giante di sotto sino all'apice della foglia, ma nella faccia superiore è percorso in basso da due creste rilevate, da prima discoste, ma che gradatamente si ravvicinano e finiscono per formare, da circa la metà della fronda in su, un angolo centrale saliente, molto acuto e sempre più o meno spinuloso. Il lembo della foglia è diviso in numerosissime foglioline o se- gmenti, molto di frequente inseriti a distanze alquanto ineguali, e per lo più ravvicinati due a due sopra ognuno dei lati del rachide ; in generale in ogni coppia i due seguenti sono vòlti in direzioni differenti, di modo che i segmenti appariscono quasi 4-seriati e l'in- tiera fronda acquista un aspetto alquanto arruffato. Stando però alle figure pubblicate da Mann e Wendland (i) la R. lo7igif1ora e la R. Hookeri avrebbero dei segmenti disposti con grande regolarità sopra una sola serie, come le barbe di una penna, sull'uno e l'altro lato (l) Transact. Linn. Soc, voi. XXIV, t. 39. del genere « Eaphia » 147 del rachide ; dulcite perù che tale regolarità esista realmente in natura. I segmenti sono ensiformi, ossia in forma di spada, stretti e lunghi ; hanno una costola mediana assai robusta di sopra e quivi più o meno spinosa ; anche i margini sono quasi sempre spinulosi ; ma talvolta sono anche quasi inermi ; la superficie superiore è verde e per lo più nitida, mentre l'inferiore è sempre opaca e spessissimo biancastra, in causa di uno strato tenuissimo di materia pulverulenta cerosa che la ricuopre. Mi è sembrato poter constatare che i se- gmenti delle fronde di piante giovani hanno la loro superficie in- feriore molto poco biancastra o del tutto verde, anche nelle specie che allo stato adulto, hanno questa superficie molto palesemente ce- rosa ; d'altra parte ho osservato che i segmenti delle fronde vecchie diventano poi quasi concolori sulle due faccie, perchè nell'inferiore si spogliano dell'indumento ceroso, I segmenti hanno lateralmente alla costola mediana alcuni nervi secondarli e terziaria fra loro poco dissimili, e dei quali il numero varia nelle differenti specie. In talune specie, da una parte e dell'altra della costola mediana, più vicino al margine che alla costola, si osserva un nervo secon- dario assai distinto, e corrispondente ad una piega longitudinale del segmento medesimo. Gli spadici o regimi sono sempre grandi, talvolta immensi ; nella R. Rìiffìa Deslandes scrive di averne misurato uno di m, 3.70 di lunghezza e del peso, allorché carico di frutti, di 125 chilogrammi ; senza raggiungere queste dimensioni anche nelle altre specie gli spadici sono sempre grandi ed allungati, composti da vari rami, od infiorazioni parziali, molto ravvicinati, che contribuiscono a for- mare una densa infiorazione generale, di solito cilindracea, (R. Riijffìa, R. Ilookeri etc), od anche più o meno lobata nella sua parte ba- silare (R. taedigera). I.e piante di Raphia non cominciano a produrre spadici che quando sono adulte ed hanno acquistato notevoli dimensioni. Non sono però Palme che fruttifichino una volta sola e poi si esauri- scano e mo'ano, come è stato talvolta creduto. Gli spadici comin- ciano a comparire fra mezzo al ciuffo delle fronde ; da prima sono eretti, ma ben presto si ripiegano e divengono arcuati in basso o pendenti, (meno che, a quanto sembra, nella A', regalis) e si suc- cedono uno dopo l'altro in modo che sulla medesima pianta pos- sono esser presenti vari spadici in differente grado di sviluppo, da quelli in fiore a quelli coi frutti maturi. Alla lunga però la con- 148 Le Palme tinua produzione di spadici esaurisce la pianta, e questa deperisce in modo che nei vecchi tronchi di Rapliia rimangono in alto poche foglie raccorcile, che sovrasta una massa di spadici disposti in giro al tronco (Deslandes). Gli spadici non hanno una spata generale che li avvolga comple- tamente nei primi stadii del loro sviluppo ; la base della loro parte peduncolare è però guainata da due spate principali, delle quali la più esterna e acutamente bicarinata. Ogni infiorazione parziale (ramo raccorciato) dello spadice è provvisto alla sua base di una spata coria- cea speciale, che, più o meno, l'avvolge almeno nella parte basilare. Le infiorazioni parziali sono assai contratte e si compongono di varie spighe, più o meno regolarmente e disticamente disposte da un lato e dall'altro di una parte assile contratta ; tali spighe nascono alternativamente a destra ed a sinistra dall'ascella di spate secondarie, molto ravvicinate, ciatiformi od infundibuliformi, asim- metricamente evokite, l'una inclusa dentro l'altra e che si direbbero perfoliate, perchè tutte traversate dalla parte assile centrale. Le spighette sono per lo più complanate e fittamente vaginale da spatelle simili alle spate secondarie, ma più piccole, all'ascella delle quali nascono a destra ed a sinistra o bifariamente i fiori ; talvolta però questa disposizione è modificata al punto da sembrare che i fiori siano disposti a spirale. Spesso si ha una disposizione intermedia ed i fiori appariscono lungo due serie longitudinali so- pra ognuno dei lati delle spighette, ossia sopra 4 serie. All'ascella di ogni spatella è situato un fiore, che è femineo nella parte piìi bassa delle spighette, e maschile nel rimanente. I fiori nascono dal di dentro delle spatelle, dove sono solitarii ; solo in qualche caso (nella R. Hookeri p. e.) ho trovato nella mede- sima spatella un fiore maschio ed uno femineo, ambedue accolti dentro una med^^sima spatella. I fiori Q si trovano sempre nella parte più bassa delle spighette, a destra ed a sinistra, in numero di uno a molti ; nel rimanente non vi sono che fiori cf. Alle volte, specialmente nelle spighette della parte terminale delle infiorazioni parziali, non si trovano che fiori maschi. I fiori maschi sono avvolti da un solo involucro o spatellula speciale, che corrisponde all' involucro esi- stente nei fiori dei Calanncs e dei Daeiìionorops. I fiori $ hanno invece due involucri ; di questi uno esterno cor- risponde alla spetellula dei fiori maschi, e sarebbe 1' equivalente dell'involucroforo dei Calamus ; l'altro, che io distinguo col nome del genere « Eaphia » 149 Fi consistono delTepidcrmiche della faccia « inferiore » dei segmenti delle divisioni delle foglie ; ma ritengo che tale asser- zione sia erronea e che anche nella R. textilis sia solo la faccia superiore dei segmenti che somministra fibre per tessuti. Le strisele vengono suddivise in filamenti sottili, coi quali si fabbricano diffe- renti tessuti che gli indigeni chiamano lavori di « Mabella ». Ed è certamente di una Rap/iia della quale, sotto il nome di « Moo- walé », intende parlare (irant (i) e della quale si dice che ad Ugigi somministra belle, morbide e resistenti fibre, con le quali si fanno corde armoniche per chitarre, indumenti e cordicelle per infilare le conterie. Anche con l'epideriiiide della A', /fookeri i nativi del- l'Old Calabar manifatturano tessuti (2). Per ottenere le fibre di Rafia bisogna che la cuticola possa fa- cilmente staccarsi dal sottostante parenchima dei segmenti ; è ne- cessario quindi che le foglie non siano ancora svolte, ossia che esse si trovino nel momento che cominciano a discostarsi dal germoglio terminale, ma che non abbiano ancora i segmenti separati l'uno dall'altro, od al più quando solo i basilari cominciano ad espan- dersi e che siano tuttora giallastri e teneri. I segmenti tagliati al- lora al loro punto d'attacco sul rachide e riuniti in fastelli vengono portati alle capanne, dove le donne ad uno ad uno staccano ad essi la buccia, vale a dire la striscia di Rafia. La prima operazione consiste nel separare la costola mediana dalle due metà del lembo fra loro tuttora combacianti ; in seguito, da ognuna di queste metà, con abile manovra, per mezzo di una incisione trasversale alla base del lembo, vien staccata la pellicola della faccia superiore dal sottostante tessuto e cosi si ottengono (1) In Speke - Journal of the discovery of the soiirce of the Nilc. Appendix, p. 655. (2) Mann et AVendland, Trans. Linn. Soc, 1. e, p. 425. 156 Le Palme quelle striscia lunghe quanto 1' intero segmento e larghe la metà di questo. Per la preparazione delle strisce di Rafia si adoprano le foglie di piante di già assai sviluppate e non si taglia loro che una foglia ogni 6 mesi, essendo, come già è stato detto, solo le foglie giovani del germoglio terminale, e che non hanno ancora le foglioline espanse, quelle adattate per l'estrazione della fibra. Ognuna di tali foglie non ancora esi3anse ha la forma di uno stilo o palo cilindrico ed acuminato grosso come un braccio, lungo 6.50 a 8 m., che pesa in media 17 kil., ed al quale sono attaccate alcune centinaia di fo- glioline. Le fibre di Rafia al Madagascar sono utilizzate in molte maniere ; servono per materiale da riempire guanciali e materassi, si attor- tigliano per farne funi e resistentissime cordicelle, o se ne tira un filo da cucire usato generalmente dagli indigeni, e per certi lavori adoprato anche in Europa. Le fibre di Rafia per essere ridotte in filo da servire per i tes- suti vano soggette a varie manipolazioni e soprattutto vengono fi- namente dilacerate, per mezzo di uno strumento d'osso o con un ago, o con una specie di pettine. I filamenti vengono torti nella medesima maniera dei fili di seta ed in seguito tinti a vari colori : in rosso con la scorza di « Nato » (lììibrìcaria madagascariensis) ; in bKi con l'indaco in erba, manipolato con un processo tutto spe- ciale, insieme ad altre erbe ed ingredienti ; in giallo con radici di Curcuma longa ; in nero col campeggio o con altri processi. Da ciò apparisce che i malgasci hanno delle cognizioni tintoriali assai estese ; sembra anche che prima di sottomettere i filamenti alla tintura, facciano uso di mordenti per fissare meglio il colore. Col filo di Rafia del Madagascar, misto a seta o puro, sono stati fatti in Europa dei tessuti leggeri molto originali ; ma la difficoltà maggiore per ottenere dei buoni risultati consiste nell' attestare i fili di Rafia, perchè questi originariamente non hanno che la lun- ghezza delle fibre greggio. Al Madagascar le donne hanno una grande abilità, nell'unire un filo all'altro con nodi impercettibili, ma da noi non si è trovato un modo pratico e sbrigativo per ottenere la formazione di un filo continuo di Rafia, ciò che ha impedito sino ad ora la generalizza- zione dei tessuti fatti con detto materiale. Il filo di Rafia per ricamo è pure usato anche in Italia e produce del genere « Raphìa » 157 un lavoro di bell'effetto jxt la sua lucentezza. 1 tessuti
  • 3.39S.548 » r. 955.706 1902 . » 2.1 1 1. 163 » I-039-I50 1903 . . . . . . . » :v«,s7-"7 » r. 838.368 1904 . . . • • . • » 3-33.VO-14 * 2.077.997 Esportazione di tessuti di Rafia o « Rabanes >> dal Madagascar Anno Peso Valore 1900 K. 1.898 Fr. 7.581 1901 » 1.788 » 5.212 1902 » 3.163 » 7.412 1903 » 3.580 » 6.695 19^4 » 4-4 '5 » 10.875 R. Sadebeck, in una dotta memoria sulle fibre di Rafia (2) che si esportano dal IVIadai^ascar, riconosce due qualità di Rafia (Raphia- bast) : la chiara e la scura, e di ognuna di queste descrive le par- ticolarità anatomiche ed i caratteri per i quali, dietro tali partico- larità, si possono distinguere l'una dall'altra, venendo alla conclusione che tali fibre devono essere prodotte da due specie distinte del ge- nere Rapìiia ; ed afferma che la Rafia chiara è il prodotto della Rapina pediLnculaia (R. Ruffia). 0 che la Rafia scura è quello di una specie non ancora descritta, alla quale egli assegna il nome di Raphia tamafavensis. Alla prima riporta gli esemplari raccolti da Hildebrandt nell'anno 1877 ; dell'altra non viene indicato il luogo (i) La più gran parte delle notizie precedenti, come pure i dati statistici che riproduco, sono tolti da un importante scritto del Sig. Deslandes, che il lettore potrà consultare con vantaggio, se desidera più diffusi particolari su tutto il processo della lavorazione della Rafia al Madagascar, e che porta il titolo : Le Raphìa - Exploitation, utilnation et com- merce à Madagascar^ par M. Deslandes - Challamel, Paris, 1906. (2) Dcr helle und der dunklc Raphiahast von Madtgascar - Von R. Sadebeck. Me- moria inserita nel « Botanische Jahrbiicher » di Enoler, v. XXXVl (1905), pag. 350. 158 Le Palme di origine, ma dal nome specifico si dovrebbe ritenere che dovesse provenire dalla costa orientale, ossia dalla località dove le Raphia crescono in maggiore abbondanza. La Rafia chiara è ritenuta la migliore. Dice pure che sino a qui le altre qualità di Raphiabast esaminate, come quelle della R. eximia (R. Kirkii) e della R. moiìhittorwn, sono risultate di qualità inferiore a quelle del Madagascar, perchè queste, e specialmente la chiara, riuniscono nella loro struttura ana- tomica tutti i requisiti per una resistenza alla trazione maggiore che nelle altre P. Claverie (i) riprendendo ad esaminare, dopo .Sadebeck, la questione delle fibre di Rafia, conferma quanto il prelodato autore ha detto, che cioè in commercio si fa una distinzione fra le fibre scure provenienti da Tamatawa sulla costa orientale, e quelle chiare più stimate, che provengono da Majunga sulla costa occidentale. Il sig. Claverie dice di avere esaminato un gran numero di campioni di Rafia provenienti da località bene accertate e da differenti regioni del Madagascar e di aver trovato che tali campioni non si pos- sono riportare a due soli tipi, ma piuttosto a quattro, e che, quindi, se si dovesse stare ai soli caratteri anatomici, non due, ma quattro specie di Raphia si troverebbero nel Madagascar. Riconosce inoltre che la R. famatavei7sis è stata istituita troppo leggermente perchè è « imprudent de créer une nouvelle espèce d'après une simple donnée anatomique, emprimtée à un fragment de feuille ». Dice pure che la distinzione fra Rafia scura e chiara, ossia tra Rafia orientale e Rafia occidentale, non è sempre così nettamente marcata come crede Sadebeck. Infatti, secondo Claverie, nelle fibre (chiare) di Rafia provenienti da Majunga, da Mevatanana, da Nossi-Bé e da Andevorante (costa occidentale) si trovano sotto 1' epidermide su- periore dei fasci larghi e ravvicinati, i quali son formati nella parte media della foglia da fibre a canale stretto, e, alla base, da fibre con apertura centrale larga. D'altra parte, nel medesimo modo, nelle fibre (scure) provenienti da Mananjary, da S. Maria e da An- tongil (costa orientale) i fasci sono cilindrici e distanziati, e sono costituiti in tutta la loro lunghezza da fibre sempre a canale stretto. Ma (continua a dire Claverie) non si ritrova più né l'uno, né l'altro di questi due tipi, stabiliti da Sadebeck, nei campioni provenienti (l) Contributìon à l'c'tude anatomiqxie des Raphia de Madagascar - Comptes Rendus de 1' « Académie des Scieuces de Paris », t. CXLIV (1907), pag. 510. del genere « Tìaphia » IfeO da Ambositra e da Mandritsara (costa orientalo), perche in qnosti i fasci fibrosi, quantunque Iart:ifbi e ravvicinati fra di loro (carattere della Rafia chiara di .Sadebeck) sono formati, anche alla loro base, da fibre a canale ristretto (carattere della Rafia scura). Ed inversamente nelle fibre provenienti da Vohemar e dalle Pro- vincie di Betsimisaraka (pure costa orientalo) i fasci sono cilindrici (carattere della Rafia scura) ma sono costituiti alla loro liaso da fibre a membrana sottile (carattere della Rafia chiara). Claverie a,ti^j;:;iunjjfo pure che anche in fatto di resistenza alla tra- zione la differenza tra le fibre dell' Est e quelle dell' Ovest non è così netta come crede Sadebeck, perchè è stato constatato che dalla costa occidentale provengono alle volte fibre assai deboli, mentre anche da quella orientale se ne hanno di forti. Del resto io mi domando se le accennate differenze nel tessuto delle foglie di Rapliia non possano dipendere semplicemente dalle condizioni locali nelle quali son cresciute le piante da cui si estrae la fibra j poiché mi sembra che le differenze si riducano a mag- giore o minore sviluppo dei fasci fibrosi, ed a maggiore o minore inspessimento delle pareti delle fibre di cui tali fasci si compon- gono; differenze che possono dipendere dal clima più o meno umido od asciutto e dalla elevazione sul livello del mare delle località nella quale crescono gli individui di Rapina somministratrici della fibra, anziché da differenze specifiche fra i medesimi. Fibre o strisele di Rafia (Rafia Palm Fibre) provenienti da Sierra Leone ed attribuite alla R. vinifera (i) si dicono perfettamente si- mili a quelle del Madagascar ed applicabili precisamente ai mede- simi usi. Tali fibre vengono lodate anche come superiori a quelle dello Esparto per la fabbricazione della carta, perchè di una ecce- zionalo tenacità. (2) E però difficile che la Rafia di Sierra Leone possa competere con quella del Madagascar ; le sue striscio sono state trovate infatti troppo strette e troppo corte, e ciò non mi reca meraviglia perchè la Rapina indigena di Sierra Leone è, per quanto a me consta, la R. gracilis, specie piccola e con foglie a segmenti relativamente angusti e ben lontani da raggiungere la lunghezza di quelli della R. Riiffia. (i) Rafia from West Africa - < Kew BuUetin », Nos. loo, loi (1895), p. 89. (2) Colonial and Indiati Exibition Report ^ pp. 379, 385, come dal « Kew Rulletin •> 1. e. ; quivi si trovano pure molte notizie importanti relative alla preparazione di strisele di Rafia dalla R. Ruffia del Madagascar. 160 Le Palme Vino di Palma. — Non è una specialità delle Raphia di poter somministrare un liquido fermentato, usualmente conosciuto col nome di Vino di Palma. Tale liquido è prodotto da numerose Palme nei tropici, tanto nel vecchio quanto nel nuovo mondo, e ciò si deve al fatto che al momento in cui la vegetazione di dette piante è in piena attività, la loro abbondantissima linfa è più o meno zucche- rina e sgorga in abbondanza da ferite o tagli praticati nel cono ve- getativo, o dal mozzicone delle giovanissime infiorescenze, o spa- dici, tagliati in basso nella loro parte peduncolare. Tale liquido, raccolto in recipienti speciali e con svariati metodi, fermenta fa- cilmente, ed in proporzione dello zucchero che contiene si tra- sforma in alcool. In Affrica si ottiene vino di Palma dal Borassiis actìiiopuuì , dalle Hyphaeìie, dal Cocos nticifera, dalla Elaeis guìneensis, dalla Phoenix reclinata e dalle Rapina ; fra queste non è solo quella della Nigeria (R. -l'iiiifcra) che lo produce, essendo a quanto sembra tale bevanda in uso in tutte le regioni dove s* incon- trano Rapliia, sia sulle coste, sia nell' interno, sino nel paese dei Monbuttu, fra i quali, racconta Emin Pascià, la linfa zuccherina che diventerà vino è raccolta applicando dei recipienti al mozzi- cone degli spadici tagliati. Al Madagascar invece, da quanto rife- risce Deslandes, il liquido fermentabile viene estratto dal tronco della Rapìiia di mezzana grandezza. Ogni pianta, che dopo il taglio perisce, non somministra che due litri di linfa e di questa ne oc- corrono venti per ricavare, dopo fermentazione, e per un mezzo pri- mitivo di distillazione, un litro di liquore alcoolico. Si può quindi giudicare quale scempio di piante di Rapina si fa in quelle regioni del Madagascar dove si pratica tale modo di estrazione di vino Palma, quando per ogni litro di alcool si richiede di mozzare il cono vegetativo a io piante. I nativi dell'Old Calabar sono così avidi di vino di Palma che non ostante la loro straordinaria pigrizia coltivano la R. Hcokeri per procurarsi questa bevanda, che ottengono tagliando l'apice del- l'infiorescenza appena questa comincia a comparire, II vino di R. vinifera, stando a quanto scrive De Kerchowe (i), sarebbe fra tutti i vini ottenuti dalle Palme, il più forte, il più co- lorito ed il più inebriante. Ma non sembra che questa stima per (i) Les Paliniers, pag. 266. del genere « lìaphìa » IGl il vino (li Rapliia sia i^enorale, perchè Warburv^ scrive (i) che nci- r Affrica tode;;ca al vino (lollr Raf^liin, poco usato, si preferisce quello ottenuto dalla Palma Cocco, e nelle regioni marittime presso il Kilimanrljaro, dove \n\x crescono Rapliia, si adopra esclusivamente il vino ottenuto dai liaiiani. Sr)ltanto a Taweta, dove mancano Palme Cocco e Banani, i no',^TÌ ricorrono al vino di Rafhia. Raillon (2) riferisce che anche dal frutto tU-lla A', vinifera, s[)o- gliato (lolle sue scaglie (dal mesociirpio (juindi) e fermentato, si otti(^n(> una specie di vinello o « j^iquette » di sapore butiraceo. Mai (MaiiHiof itfilissima), sebbene abbia un sapore amarognolo. I signori Decrock e Schlagdenhauffen, nel precitato lavoro, ci (i) Di l\ilnicn Ostnfiikns itnd ilife lì'enverthnn^, pag, i8. (2) Hìsloire des Plontex, voi. XIII, pag. 292. (3) Elude dti Péricnipc du Rapia pedunculota 1'. de Beaiiv., de Madagascar. — Nom'elle sotirce de matiàc grasse, par MM. Dkckock et Schlagdenhauffen - Memoria ihserita negli « Aiinales de l'Institut colonial de Marscille », 1905, pag. 251. 162 Le Palme fanno sapere che il materiale sul quale hanno eseguito le analisi si presenta sotto forma di squame più o meno contorte ed incurvate per effetto del disseccamento, dalle quali hanno ottenuto per infu- sione una bevanda piacevole simile al Thè, che non richiede nem- meno l'aggiunta di zucchero, essendo tali squame ricche di glucosio. Da detto prodotto, del quale gli indigeni si servono come materia colorante per tingere in giallo certe stoffe, il sig. Schlagdenhauffen ha potuto estrarre una sostanza grassa ; e del medesimo, il sig. De- crock ha eseguito lo studio istologico. Il prodotto in parola sembra debba consistere nelle squame dei frutti molto giovani di Raphìa, perchè quelle dei frutti adulti sono così dure e legnose che non possono cambiare di forma per il disseccamento. Lo studio istolo- gico di tali squame, eseguito dal sig. Decrock, non apparisce a me molto chiaro, forse per qualche errore d'impaginazione, o per la trasposizione nella numerazione delle figure dei dettagli istologici ; le quali figure del resto sono esatte e corrispondono a quanto io pure ho osservato. Io non ho trovato infatti che le squame (adulte) contengano nello strato esterno sostanze grasse e glucosio, od anche questo accompagnato da sostanze tanniche, poiché tale strato l'ho riscontrato formato intieramente da vere cellule sclerose canalicu- late, come è bene raffigurato nella fig. 3 del lavoro citato ; bensì le sostanze rammentate si trovano nel mesocarpio, esattamente come nella fig. i a pagina 353 ; figura che certamente per errore tipogra- fico è scritto che rappresenta la sezione traversale di una squama. Rimane quindi fuor di dubbio che le sostanze grasse tanniche e zuccherine, nei frutti della Rapina, sono localizzate nel mesocarpio, perchè l'epicarpio è formato dall'invoglio squamoso lignificato, e r endocarpio è costituito in massima parte da cellule a pareti sottili, che formano uno strato di poco spessore, tappezzante la cavità dentro alla quale si annida il seme. Dal prodotto squamoso greggio in discorso il sig. Schlagdenhauffen ha estratto il 14 12 per °o di materia grassa, composta di 3 parti di Acido palmitico e di una di Acido stearico. L'olio ottenuto da questa sostanza grassa si dice che è giallo paglia, limpido alla tem- peratura di 15°, e che intorbida per il freddo, al medesimo modo dell'olio di oliva e di altri olii simili. Cera. — La maggior parte della specie di Rapida, anzi, forse, più o meno tutte, hanno la superficie inferiore dei segmenti ricoperta da uà tenuissimo strato di materia polverulenta bianca. Si può fa- det genere « Jìaphia >> 163 cilmento rie iioscorc ( lu- (|uosta polverina è di natura corosa rac- coglifiuloiK^ una piccola (|u;inLità sopra una lamina motallica, od anche sopra una lastrolina di vetro, e scaldandola ; si vedrà allora facilmente che la j)ol\(>r(^ si fonde e rivela la sua natura cerosa ; questa si riconosce ej>ualmente passando un filo di frro riscaldato sulla superficie bianca dei scj^nicnti, sui (|\iali rinianc un se^no di- scolore in tutti i punti toccati dal ferro caldo, e dove (|uindi la cera si è fusa. La cera è un prodotto molto frequente nelle Palme, ma è parti- colarmente abbondante nel Cacroxyloìì oh dicola e nelle Copcnìicia cerifera ed ansfra/is, dalle quali si ottiene la cera così detta di Carnaul)a ; quivi però la cera si trova sulle foglie sotto forma di un tenuissimo sfato, che facilmente si stacca in piccole falde o la- melle. Nelle Raf/iia di già il Sig. Jumelle (i) ha richiamato l'at- tenzione sopra una cera ottenuta dalle foglie della A". Rìiffia dal Sig. Perrier de la Bathie, e di cui un bel campione ha figurato alla esposizione coloniale di Marsiglia. Uno studio di questa cera è stato eseguito dal Sig. A. llallier (2). A riguardo di questa cera l'Autore dice che al Madagascar può esser raccolta in a.ssai grande quan- tità, essendo che es.sa costituisce un prodotto secondario della pre- parazione delle fibre di Rapida, allorché i segmenti foliari sono stati sbarazzati dalla loro epidermide superiore, e che allora ne sommi- nistrano circa il IO per 100. La composizione chimica di tale cera si dice però che si discosta da quella di China, dalla cera Carnauba e da quella delle Api, e ras.somiglia a quella isolata da M, Etard dalle foglie verdi di differenti Graminacee : Avena, Orzo e Grano, nonché dall' Erba medica. Fecola. — La parte interna e molle del tronco delle Rapiiia, specialmente di quello delle specie più robuste, della R. Ruffia p. es., contiene, secondo Warburg, molta fecola, che potrebbe essere usata come nutrimento allo stesso modo di quella del Sagù. In Affrica però sembra sia sconosciuto il metodo di estrazione di que- sta sostanza. Piassava. — Fibre analoghe a quelle prodotte da alcune Palme americane, come dalla Attalea funifera, dalla Lcopoldinia Piassaba, (i) Comptes Rendus, v. CXLI, pag. 1905. (2) Sur la ciré du Palniier Rapina Riiffia de Madagascar et sur l'alcool arachique - Note de M. A. Hallier. « Comptes Rendus de 1' Académie des Sciences ». Paris, voi. CXLIV (1907), pag. 594. 164 Le Palme nonché da varie altre, e che vengono utilizzate per fabbricare rozze e resistenti spazzole e più speciahnente quelle grandi e meccaniche che servono per la nettezza delle vie nelle città, si ottengono anche da alcune Raphia. Così con certezza la Piassava esportata dal Congo francese sarebbe prodotta dalla R. Ilookeri, secondo una nota di Dybowski, unita ad esemplari conservati nell' Erbario di Parigi e che io ho riferito a detta specie. Ma molto probabilmente varie altre specie possono egualmente somministrare un simile articolo. T.a vera Piassava consiste in fibre lignificate, dritte, rigide, ma elastiche e nerastre, risultanti, come ripeto, dalla disgregazione dei fasci fibrosi delle guaine delle foglie e che rimangono isolate l'una dall'altra per la macerazione naturale della parte parenchimatosa, soprattutto sui margini della guaina stessa, ma più che altro per lo sfacelamento di quell'appendice detta ligula, che si trova dove ter- mina la guaina, alla base del picciolo, dal lato interno. In varie Palme, tanto asiatiche, quanto americane, insieme alle fibre rigide ve ne sono altre più fini e dell'apparenza di crino, che servono per farne rozzi cordami, resistentissimì e quasi incorruttibili nell'acqua. Notizie importanti sulle fibre di Piassava affricana, conosciute in Inghilterra col nome di « West African Bass Fibre » si trovano nel « Kew Bulletin > 1891, pp. 1-5. Quivi vien detto che tale pro- dotto si ottiene in Lagos dalla Raphia vinifera, volgarmente detta Bambù Palm, ma io non ho visto campioni di Rapina provenienti da detta regione, dove però è poco probabile che si trovi la R. vinifera, specie propria della Bassa Nigeria. A Lagos la Rapina, che produce 1' « African Bass » si dice che è abbondantissima presso le costo in tutti i luoghi bassi e paludosi, dove forma estese macchie lungo i fiumi sino a 15-20 miglia dentro terra, e dove per un area valutata a circa 5000 miglia quadrate costituisce la vegetazione predominante. Il prodotto quindi di Fibre Bass può ritenersi che in detta regione sia inesauribile. Esso si ot- tiene dalla base delle foglie (picciolo) per un semplice processo di macerazione e di raschiatura (soaking and scraping). Le fibre così ottenute una volta servivano solo agli indigeni per confezionarne cordami e fili o « lenze » per pescare ; ma presentemente costitui- scono un importante articolo di esportazione. Le fibre commerciali variano per il colore bruno scuro o rosso chiaro a seconda del grado maggiore o minore di macerazione che hanno subito. A proposito della Piassava affricana nel N, 85 (Aprile 19 io), del genere « liaphia » 165 della « Agriculture pratique dcs pays chauds » (p. 32;?) si trova un estratto del « Daily consular and trade Rcports » N. 3662, i6 dee. 1909, p. 8-9, dove si parla della esportazione di detto prodotto da Grand Rassa nella Repubblica di Liberia e dove si dice che la Rap/iia, dalla quale si estrae, è pure la R. rinifera. Però in Liberia non sembra che la rammentata specie vi sia sponta- nea, ed è probabile che la fibra esportata da questa regione sia otte- nuta dalla R. loìigirosfris Uecc, perchè a detta specie mi sembrano riferibili dei campioni di foglie, esistenti nell'Erbario di Berlino, por- tanti il N. 1947 e raccolti precisamente a Grand Bassa da Dink- lage. Dal menzionato rendiconto risulta che la Piassava di Liberia viene estratta dai piccioli delle foglie col medesimo processo che a Lagos ; ossia i piccioli vengono tagliati in pezzi di circa i metro di lunghezza e macerati nell' acqua, preferibilmente corrente. Con questo mezzo si distrugge il tessuto molle o parenchimatoso in- terno e rimangono disgregati i resistentissimi ed incorruttibili fasci fibro-vascolari, che, come cordicelle, corrono paralleli lungo tutto r interno dei gambi o piccioli delle foglie e che sono precisamente quelli che, una volta isolati, costituiscono la fibra di Piassava. In Liberia questa è ridotta allo stato voluto per 1' esportazione percuo- tendo prima i pezzi macerati e poi disgregandone ed isolandone le fibre col mezzo di una specie di pettine, analogo a quello che da noi serve per conciare la canapa, e che è formato da punte di chiodi, molto ravvicinati fra di loro, conficcati in un pezzo di legno. Dalla descrizione di questo processo io ne traggo la conseguenza che vi debbono essere due specie di fibra di Piassava aflfricana ; una che chiamerò naturale, ed una artificiale. Quella naturale ò (come è di già stato detto) il risultato dello sfacelo spontaneo dei margini della guaina e della ligula della base delle foglie, e risulta in parte di fibre sottili, analoghe a quelle dell' Aroiga saccliarifera, adatte per cordami, ecc., ed in parte di fibre robuste e molto rigide e che sono quelle più specialmente adoprate per confezionare spazzole e granate. L' altra qualità di Piassava e for- mata solo da fibre grosse, analoghe alle precedenti, ma ottenute col mezzo di macerazione sopra descritto ; e questa qualità è pro- babile che tutte le Raphia possano somministrare. La Piassava naturale invece solo poche specie la producono ed in primo luogo, sembra, la A'. ITookeri. Della Piassava affricana vengono nel rammentato N. 85 della 166 Le Palme « Agriculture pratique » (p. 351) riportati i seguenti prezzi per ogni 100 Chilogrammi: Capo Palmas: 51 a 55 fr. Sinoe : 50 a 51 fr. Grand Bassa : 50 a 53 fr. — Monrovia : 55 a 58 fr. Cavolo di Palma. — Il germoglio terminale delle Rapida, come quello di moltissime altre Palme, tanto del vecchio, quanto del nuovo mondo, è un cibo vegetale eccellente. Quello della R. Rìiffia, secondo Deslandes, è molto stimato e si ricava da quelli individui nei quali il tronco comincia allora allora a sollevarsi dal terreno. Disgraziatamente ogni « cavolo » costa la vita alla pianta che lo ha prodotto, perchè esso consiste nell'estrema punta del suo cono vegetativo, che mozzato dal tronco e spogliato da tutte le foglie esteriori, oramai indurite, lascia nel suo centro soltanto un cono allungato di 5-6 cm. di diametro, formato unicamente dalle più tenere e tutt'ora rudimentarie foglie ; questa parte, piuttosto che ad un cavolo, può paragonarsi alla parte interna o grumolo di un se- dano di grandi dimensioni, ma che in egual modo si mangia cotto, o crudo in insalata. Si assicura che il cavolo di Rapìiia ha un gusto estremamente delicato, ma leggermente astringente. In Malesia, dove si fa molto spesso uso di cavoli di Palma ot- tenuti da.\V Areca Catechu, dal Cocco, od anche da varie Palme sel- vatiche, si usa spesso di ridurre tale parte in pezzetti e previa cottura di conservarli sotto aceto, come noi facciamo coi cetrioli ed i peperoni. Allo stesso modo dovrebbe poter essere condizionato anche il cavolo di Raphia. Usi del frutto. — Si è tentato di utilizzare i semi di Raphia per la fabbricazione dei bottoni, e per tale scopo sono stati impor- tati in Germania sotto il nome di « Bambù Nùsse, » perchè, come ho già detto, il nome più comune col quale sono conosciute le Raphia nella Guinea è quello di Bambù Palm ; ma sebbene tali semi ab- biano l'albume durissimo ed in parte bianco come l'avorio, non è possibile servirsene come di quello dei Coelococcus, delle Hyphaeiie e molto meno dei Phjieleplias, non avendo una struttura uniforme, ma essendo ruminato ; vale a dire la sua massa è compenetrata da canali o da intrusioni di materia scura e poco resistente, di guisa che dell'intiero seme non rimangono che piccole porzioni di parte bianca ed omogenea utilizzabile per l'industria. Però non tutte le Raphia hanno l'albume, -in egual modo diciam così sciupato, dalla ruminazione ; infatti il seme della R. Ruffia, della R. Kirkii, della R. Sese, della R, heberostris e specialmente quello della R, textilis, è del genere « h'aphia » 167 molto meno ruminato di ciucilo delle A'. Ifookcri, loiigi/hra, an- golensis, vini/era ec, e forse potrebbe essere in qualche modo uti- lizzato. La parte polposa del pericarpio che rimane immediatamente sotto l'invoglio di scaglie, è, nel frutto fresco di A'. Riijfia, di un colore arancione ed al Madagascar è mangiata assai volentieri dagli indi- geni ; ma a Deslandes è parsa un ben mediocre boccone, essendo, da quanto egli dice, poco profumata e di un gusto alquanto astringente. Per contro Heckel (i) scrive che la polpa di detti frutti, designati in lingua Sakalava « Voanpiso » e « Moranda, » sono uno dei mi- gliori alimenti che produca il paese, in causa della materia grassa che contengono. La polpa dei frutti della R. Sese è pure, secondo quanto ci fa sapere De Wildeman, usata per cibo dai Negri del Congo belga. Altri usi. — Lo foglie di Rapina, tanto in America, quanto in Affrica, sono adoprate per cuoprire capanne. Al Congo il Doti. De Wildeman (2) ha fatto conoscere come in questa regione i Negri costruiscono la carcassa delle loro abitazioni con i piccioli ed i ra- chidi della R. Laarentii, che è una specie robusta e di grandi di- mensioni, e come con le foglie di una specie più piccola (R. Scse) le cuoprano. Dagli immensi piccioli di tutte le specie più grandi di Rapliia si ottiene (come ho di già esposto nelle pagine precedenti, parlando della R. tacdigera) un ottimo materiale per stuoie, corbelli, tralicci, paraventi, divisori e pareti per capanne, imposte da finestre ecc. Tali piccioli, intieri, o ridotti in pezzi di varia lunghezza possono essere adoperati a molti degli usi ai quali si presta il bambù. Al Zanzibar con tale materiale leggiero e resistente si fanno an- che intiere zattere, al modo stesso che in Malesia si impiegano per tale oggetto i gambi delle foglie di vSagu. Infine anche le granate in uso al Madagascar sono fatte riunendo insieme una ventina di costole di segmenti di foglie di Rapliia, di quelle che rimangono dopo che a detti segmenti è stato staccato il lembo per la lavorazione della fibra. (t) Ann. Inst. Col. Je Marseillc, KjOS, f>. 265. (2) Titiìes végétaUs, par ]•:. de WiLUKArAN (Extrait des Missions Belges de la Com- pagnie de Jesus, 1906). 168 Le Palme 7 8 9 IO 1 1 12 13 15 i6 17 FF^OSFETTO DELLE SFEGIE JDI « RAFI-IIA. » >> » 1. Raphia Ruffia Mart. - R. nicaragucnsìs Oerst. - Madagascar. (Tav. I). » Ruffia {pedunculata P. de B.). -Madagascar. (Tav. I, f. 6). 2. » Kirkii Engl. ■ R. exiiìiia Damm. - Affrica orientale tropica (Tav. II). - forma typica. (Tav. II, f. 1-2) var. longicarpa Becc. (Tav. II, f. 3-4). var. g-randis Becc. (Tav. II, f. 5-6). 3. » longiflora Mann et Wendl - Affrica occ. : Isola di Corisco. 4. » Laurentii De Wild. - Congo belga. Mannii Becc. — R. vinifera (non P. de B.) Mann et Wend. (Tav. VI, f. 8-9). textilis Wehv — R. Wehvitschil Vv'endl. - Angola. (Tav. Ili, f. 1-3). vinifera P. de B. - Nigeria inferiore. (Tav. VI, f. 4-7). Wendlandi Becc. -Isola Fernando Po. (Tav. VI. f. lo-ii). taedigera Mart. - Rio delle Amazoni. (Tav. VI, f. 2-3). Gaertneri Mann et Wendl. - Liberia. gracilis Becc. — R. Gaertneri (non M. et W.) Wright, prò parte. (Tav. V. f. 7-8). heberostris Becc. - Dahomey. (Tav. V, i. 3-6). monbuttorum Drude - Affrica centrale equatoriale. (Tav. VI. f. I). Gentiliana De Wild. - Congo belga. Gilletii Becc. — R. Gentiliana var. Gilletii De Wild. - Congo belga. longirostris Becc. - Liberia. (Tav. V, f. 1-2). Hookeri Mann et Wendl. - Coste del Golfo di Guinea, forma tipica. (Tav. III. 5-Ó e tav. IV, f. 1-4.). var. brachycarpa Becc - Gold Coast. (Tav. IV, f. 5.). var. mancipiorum Becc. - Gold Coast e Nigeria. (Tav. IV, f. 6.) var. ang"UStata ijecc. - Interno dell' Affrica tropi- cale occid. (Tav. Ili f. 7.) 18. » Sese De Wild. - Congo belga. 19. » angolensis Rendle - Angola. (Tav. Ili, f. 4.) 20. » regalis Becc. - Congo francese. Specie indicata solo di nome e non riconosciuta. 1. Rapliia maxima PechueLLoesche. - Loan^o, = R. Hookeri M* et W. ? ^^J^r/co//i/ra Co/ò/r/a^ Tay. I. t^aphia T{uffìa ^fart. 0. Beccari fot. ^'J^r/co////ra Co/óm'a^ Tav. II. Fig. 1-2, T^apfjia Xirkiì Eupjl. — Fig. 3-4. 7?. Xirkii v. tortqicarpa Becc. Fig. 5-<), 7f. Xirkii var grandis Beco. 0. Beccari fot. ^'J^r/co/Z^/'a Lo/ò///a/e Tav. III. Fig. 1-3, 7{apì\ìa fexfills Wehv. — Fig. 4, 7?. angolensis Rend. — Fig. 5-fi. 1\. ^ookeri M. et W, Fig. 7, 7J. ^ooJ^en v- angustata Becc. '^. Becca Ki fot. ^'J^r/co/Z^ra Lo/òma/é Tav. IY. Fig. 1-4, T^apfjia ^ooJ^en ^^. et ^V. — Fig. 5, 7? ^or^keri v bracfji/carpa Becc. Fig fi, 7f. ^ookeri v. mancipiorum Becc. O. Beccaki fot. U7'J^r/co//'i/ra Co/b/i/a/è Tav. V. Fig. 1-2, }{aphia loqgirostrìs Becc. — Fig. 3-(ì, 7{. heberostris Becc. Fig. 7-y, 7f. graciìis Becc. "0. Beccari fot. ^'J^/-/co//'//ra (To/b/T/a/é Tav. vi. Fig. 1, Tiapìii-a njonbufforunj Drude. — Fig. 3-4, ;?. taedigera M.ut. - Fi?. 1-7, T{ vtn-fera P. de B. ^'g- "< 0, 1^. Mannìi Beco. — Fig. 10 11, 7? Wendlandt Becc. O. Becca RI fot. dd genere « Raphia » 16i> SF I E G A. ZI O N"E DELLE T A. V O L E Tutte le figure sono di grandezza naturale Tav. 1. — Raphia Kiif/ia Mart. — Fig. i, frutto con porzione di spi- ghetta : da esemplare del Museo coloniale di Nogent sur Marne e proveniente dal Madagascar ; fig. 2, sezione di altro frutto della medesima provenienza : fig. 3-5, frutto intiero, .'.ezione longitudinale e trasversale del seme : da pianta coltivata a Mau- ritius ; fig. 6, frutto da un esemplare delle antiche collezioni del Museo del « Jardin des plantes » di Parigi, corrispondente allo figure di Raphia pe-iunculata Pai. de Beauv. ed a quelle del Sagìis faiiiiifera di Gaertner ; fig. 7-8, frutto e seme di pianta crescente a Santarem, dello stato di Bahia, nel Brasile, donato dal Dr. Hùber ; fig. g. frutto proveniente da Panama. Tav. il — Rapina Kirkii Engl. — Fig. 1-2 ; frutti della forma ti- pica : fig. n° I proveniente dallo Zanzibar (Museo di Parigi, ri- cevuto dal Prof. Le Comte) : fig. 2 dal Zanzibar, raccolto da Sir John Kirk (Museo di Kew). — Fig. 3-4, R Kirkii var. lo7i- gicarpa Becc. : fig. 3, esemplare raccolto ad Ukamba (E. Afr.) dal missionario Sauberlich (Naturh. Ilofmuseum di Vienna) : fig. 4, di Pangani River, East Africa, raccolto da Sir John Kirk (^Museo di Kew .). — Fig. 5. R. Kirkii va.r. gra7i di s Becc. : frutto e seme raccolto da Sir H. IL Johnston nel Nyassaland (Museo di Kew). Tav. IlL — Fig. 1-2-3, ^^- fexttlisVéìw. ; f. i, frutto intiero ; fig. 2, frutto aperto mostrante il seme intiero al .suo posto ; fig. 3, seme isolato visto dal lato dell'embrione, da esemplare tipico di Welwitsch nel Museo di Kew. — Fig. 4, seme di Raphia ango- lensis visto dal lato dell'embrione : da esemplare tipico del British Museum, comunicato dal Dr. Rendle. — Fig. 5-6, R. Hooìieri Mann et W^endl. (forma typica) : frutto e seme da esemplare au- tentico nel ISIuseo di Kew. — Fig. 7, R. Hookeri v. ajigìistata Becc, frutto del Museo Kew, raccolto dal Rev. ]\L Hanson nell'interno dell'Africa occidentale. Tav. IV. — Fig. 1-4, Raphia Ilookcri Mann et AVendl.. del Gaboon ; fig. I, frutto intiero tutt'ora attaccato alla sua spighetta; fig. 1-}, L'Agricoltura Coloniale 11 170 Le Palme del genere « Raphia » semi intieri visti dal lato dell'embrione. — Fig. 5, i?. Hookeri var. brachycarfa Becc, della Gold Coast, raccolto da Camerun, ]Museo di Kew. — Fig. 6, R. Hookeri var. maiicipiorum Becc. del River Volta, costa degli Schiavi : raccolto da Rumsey^ Erbario di Kew. Tav. V. — Fig. 1-2, Raphia longirostris Becc, frutti di Liberia^ raccolti da Dinklage, Museo botanico di Berlino. — Fig 3-6 Ru- pia heberostris Becc, dal Museo Coloniale di Nogent sur Marne. dono del Dr. Dybowski ; fig. 3 frutto intiero ; fig. 4 seme visto dal lato dell'embrione, con 1' indicazione di essere stato rac- colto nel Senegal ; fig. 5, frutto con 1' indicazione di provenire dal Dahomey ; fig. 6, sezione trasversale del seme rappresentato nella fig. 5. — Fig. 7-8, Raphia gracilìs Becc. ; fig. 7, dal ]\Iuseo del « Jardin des plantes », con l'indicazione : Dahomey (dono del sig. J. Poisson) ; fig. 8, dal Museo del Giardino coloniale di Nogent sur Marne (dono del sig. D. D^'bowski), con 1' indi- cazione di provenire dal Senegal francese. Tav. vi. — Fig. i, Raphia manbuttorum Drude, dal Bongo Land' (Affrica centrale), race, dal D. Schweinfurth (Museo di Kew). Fig. 2-3, R. taedigera Mart. ; fig. 2, frutto intiero ; fig. 3, frutto aperto col seme intiero al posto, dal Para (Amazone), dono del Dr. Hùber. — Fig. 4-7, Raphia vinifera Pai. de Beauv. ; fig. 4, frutto intiero ; fig. 5, frutto aperto col seme intiero al posto ; fig. 6, seme sezionato longitudinalmente ; fig. 7, sezione trasver- sale del seme, da esemplari inviati dalla Nigeria inferiore dal sig. Unwin (collez. Martelli). — Fig. 8-9, Raphia Mannii Becc. ; fig. 8, frutto intiero ; fig. 9, frutto aperto col seme intiero al po- sto, visto di fianco, da esemplare conservato nel Museo di Kew, riferito da Mann e Wendland alla R. vinifera P. de B. e pro- veniente, a quanto sembra, dall'Old Calabar. — Fig. io-ii,i^. Wendlandì Mann et Wendl. (frutti immaturi) dall' Isola di Fer- nando Po (Museo di Kew). Odoardo Beccari. 171 BOSCHI E riAIITE LEGNOSE OELL'ERITREt (Continuazione vedi fase. prec). III. Zona della Voina-Df^irà. Così chiamata dagli indigeni perchè vi si coltiva la Vite, pianta la cui coltura in altri tempi doveva essere più diffusa di ora. E colla Vite vi cresce diffusissimo l'Olivo selvatico, vi si trova anche, benché limitatamente la Smilax aspera, la Pistacia Lenttsciis, il Myrtiis commwìis e 1' Erica arborea, arbusti sempreverdi comu- nissimi nella nostra zona mediterranea ; assieme a numerosi alberi od arbusti appartenenti ai generi Argyrolobium, Celastrus, Celtis, Co- lutea, Jwiìpertis, Osyris, Khaninus, RJuts, Rosa, Riibìis e Thymiis, rappresentati spesso nella Regione ISIediterranea da specie molto affini. Risulta quindi evidente che la Voina-Degà corrisponde, come sopra si disse, alla nostra zona mediterranea o sempreverde, specialmente insulare, colla quale si combina anche per le princi- pali caratteristiche climatiche e soprattutto per la quantità delle precipitazioni, mentre la temperatura vi ha un andamento più uni- forme per tutto l'anno. Oltre agli alberi ed arbusti sempreverdi del tino mediterraneo vi troviamo comunissime le piante grasse, tra cui diffusissime Eii- pìiorbia abyssinica, E. Scìiimperi, diverse specie dei gen. Aloe, Se- necio, Coleus, Asclepiadacee della tribù delle Stapeliaeae ecc. \J Euphorbia abyssinica si deve considerare come la pianta i cui limiti altimetrici meglio corrispondono a quelli della Voina-Degà. Il suo limite inferiore sul versante orientale si può fissare in media a 1600 m., benché possa scendere con esemplari isolati a 1300 od anche (sec. Baldrati) a 1200 m. ; sul versante occidentale questo li- mite si mantiene di 200 m. circa più alto, cioè 1800 m. in media e 1500 in casi più rari. Il limite superiore corrisponde in media alla quota di 2300 m., ma al sud si eleva sino a 2500 m., come sopra Toconda presso Adi-Caièh. 172 Boschi e piante legnose Fig. 27. — Eiiphorhia abyssinica, tra Aztaclesan ed Elaheret. (Fotografia di Dainelli e Marinelli). ■*>■ '<^: '• ^ ■.0' Fig. 28. — Euphorhia Schimperi, al Maha-bar presso Nefasit, a 1600 m. di alt. dell'Eritrea 173 VJ Etipìiorbia Sc/ii)fipi.ri, coi suoi fusti cilindrici, talora lianiformi, forma delle grandi masse che riempiono alcune vallate delle Pen- dici orientali, paro però che raramente sorpassi il Ciglione, giacche non sarebbe indicata pel versante occidentale altro che dallo Steud- ner presso Cheren lungo l'Anseba, Il Jìinipenis frocera, altro albero importante della Voina-Degà, si trova soltanto nella sua porzione superiore ; infatti, benché esso incominci a comparire sporadicamente e con esemplari stremenziti a circa 1600 m., come ad esempio sul versante settentrionale del M. Bizen, non è che tra i 2200-2300 m. ch'esso si fa copioso e con accrescimento normale, in modo da formare talora dei boschi. Presso Halai, a Metaten, esiste il bosco forse più esteso di Ginepri della Colonia, però oramai troppo invecchiato, in via di forte deperimento e con limitatissimo rinnovamento. Anche sul Cobalto, sui monti pii^i alti dello Scimenzana, presso Saganeiti, sui M. Bizen, Merara, Sa- ber ecc. il Ginepro è assai diifuso. * V\g. 29. — Alberi isolati ÒS. Juniperus procera, tra Halai e Deraà, a 2600 m. di alt. (Fotografia di Dainelli e Marinelli). Vediamo ora di tracciare sommariamente i caratteri differenziali tra le due sottozone. a) Sottozona marginale dell' Jlltìpiano. — Climaticamente essa differisce dalla sottozona dell'Altipiano, soltanto per la maggiore umidità procurata dalle nebbie e rugiade invernali e dalle così dette 174 Boschi e piante legnose piccole piogge primaverili. Se si confronta però la vegetazione delle due sottozone, si trovano delle differenze assai sensibili, che però, dietro un più attento esame e soprattutto dal confronto colla flora dell'Altipiano abissino, si arguisce debbano dipendere non tanto dal clima, quanto dalle condizioni orografiche. Devesi infatti tener pre- sente che il grande Altipiano etiopico viene a restringersi notevol- mente nell'Eritrea e la continuazione diretta di esso va a coincidere nell'Acchelè-Guzai col Ciglione orientale, lungo il quale tra Senafè ed Halai si hanno le maggiori altitudini della Colonia. D' altra parte la valle del Mareb, girando a semicerchio attorno al Seraè, divide questa regione (la quale costituisce per la maggior parte la sottozona dell' Altipiano da noi distinta) dall'Acchelè-Guzai ad oriente e dai monti di Adua a mezzogiorno. In conseguenza la porzione marginale potè ricevere un maggior numero di piante dal Tigre, in confronto della porzione occidentale dell'Altipiano Eritreo, rimasta fino ab antiquo isolata. Però evidentemente anche nella porzione marginale, molte specie abissine, massime legnose, vi dovettero giungere in modo frammen- tario, tanto da occupare solo alcune vallate, cosicché il successiv'o diboscamento le ha addirittura confinate in alcuni burroni ove sono rappresentate solo da pochi individui. Citerò due esempi Halai evidentissimi a tale proposito ; uno è dato dalla valle Ambor presso (2500 m.) ove riscontrasi in uno spazio ristrettissimo Ficus ca- pensis (già indicato anche da Schweinfurth), Halleria lucida e Pa- retta abyssinica piante non indicate di altri luoghi nell'Eritrea, meno la Bavetta che ritrovai anche presso Senafè. L'altro esempio è la valle di Mergat-Feres presso Uochi (2500 m.), ove trovai in uno spa- -zio di poche centinaia di metri quadrati tre piante nuove per l'Eritrea, due legnose ed una erbacea, cioè: Ilex mitis, Myrica salici/olia ^à. A Ichiin illa crj 'ptantha. Ma vi sono parecchi altri esempi di specie legnose che, secondo .le attuali conoscenze, hanno un'area limitatissima in Colonia, ad esem- ;pio : Protea abyssinica (JM. Bizen), Pistacia Lentiscus (Cascasse), La- .mellisepaluìu Hildebrandtii (Habab), Afodites dimidiata (Cobalto alla conca di Eschka) e Lobelia Giberroa (M. Soira). Questo accantona- mento di specie, che come ho detto deve dipendere anche in gran parte dal diboscamento dell'Altipiano, pare non si riscontri nelle zone inferiori. b) Sottozona dell' Jlltipiano eritreo. — Sia per la poca esten- dell'Eritrea 175 sione che l'Altipiano presenta nella nostra Colonia in confronto del- l'Abissinia, sia per la vicinanza dello bruciate pianure sudanesi, di cui risente 1' iniìuenza, sia ancora per quella diminuzione generale di piovosità che osservasi nell' Africa tropicale venendo verso il nord, il clima di questa sottozona offre caratteri di transizione tra quello delle steppe sudaniche e quello dell'Altipiano etiopico. Data poi la difficoltà che tale territorio ebbe di ricevere piante da que- st'ultimo, come sopra si è dimostrato, facilmente si compienderà come esso non abbia piante proprie e si distingua piuttosto pei suoi caratteri negativi, ciò che contrasta colla zona inferiore delle Pen- dici, ove, come vedemmo, trovansi invece parecchie specie che non sono indicate finora di altri luoghi della Colonia. IV. Zona della Degà. Nell'Eritrea, come si disse, non abbiamo ben distinta questa zona, propria delle alte montagne dell' Abissinia. Soltanto l'Acchelè-Guzai ed il Scimenzana, nel tratto che va da Halai a Senafè, presentano in vicinanza del Ciglione delle Ambe o dei dossi pianeggianti di limitata estensione, che per la loro altitudine aggirantesi tra 2500 e 3000 m. potrebbero rientrare nella zona della Degà, corrispon- dente alla zona cliniatica alfma distinta dal Tancredi e compren- dente appunto questo tratto pii^i elevato della Colonia. Già dissi però delle ragioni per le quali Dainelli e Marinelli credettero di non te- ner distinta questa zona, ciò che non sarebbe giustificato neppure dal lato della vegetazione, la quale ha gli stessi caratteri della Voina- Degà. É bensì vero che in questo distretto abbiamo le seguenti specie : Aiititììrixia abyssinica Lobelia Giberroa Apodytes diviidiata Myrtiis communis Argyrolobium nni/ìoncm Bavetta abyssitnca Cadia purpitrea Pisfacia Lentisciis Ficus capensts Stephavia abyssinica lìallcria hicida Vernonia cinerascens che non furono trovate altrove nella Colonia, ma la ragione di questa loro area speciale deve piuttosto ricercarsi in altre cause all' infuori del clima e soprattutto nella diretta collegazione di tale distretto col- l'Altipiano etiopico, come sopra si disse. 176 Boschi e piante legnose L' Eritrea e le regioni di vegetazione dell' Africa Per regioni di vegetazione si è detto sopra che intendonsi in geo- grafia botanica delle superfici terrestri aventi molte specie con area ad esse limitata, dal che ne consegue una flora con aspetto loro pro- prio. Lo studio delle regioni di vegetazione obbliga a delle ricerche più vaste che per le zone, essendo necessario un confronto con tutte le regioni finitime a quella ch'è oggetto di studio ed anche a ricer- che più profonde, in quanto che non devonsi valutare e discutere soltanto le cause o fattori attuali che possono avere influenza sulla distribuzione dei vegetali, ma anche le cause anteriori sino alle lon- tane epoche geologiche, per quanto le nostre conoscenze lo per- mettano. Dei fattori attuali, ossia climatici, già se n'è trattato nei capitoli precedenti, ora sarà utile dare un breve cenno della storia dell'Eri- trea attraverso le epoche geologiche. Dopo converrà fare 1' inven- tario, per così dire, delle piante legnose Eritree e dividerle in gruppi a seconda delle loro aree di distribuzione,, e cosi avremo i dati che ci occorrono per stabilirne i rapporti colle flore delle regioni finitime. a) Sguardo geologico. — Per lo scopo nostro basterà riferirci al breve ma chiaro sunto fatto da Dainelli e Marinelli (8). T punti sa- lienti da mettere in evidenza, per quanto può interessare la distri- buzione dei vegetali, sono i seguenti : i'* I terreni fondamentali dell'Eritrea, come anche dell'Etio- pia e di quasi tutta l'Africa, sono costituiti da una serie di rocce cristalline di origine antichissima, per lo meno paleozoica o forse anche arcaica. Quindi le aree distributive dei vegetali possono ri- salire ad epoche remotissime, e la continuità delle formazioni geo- logiche della stessa epoca spiega come le specie abbiano in gene- rale aree vastissime. 2.° Le rocce cristalline prevalenti nell'Eritrea e nell' Abissinia sono i granili, granitoidi, gneiss, scisti di varia composizione; inter- calate da filoni di porfido, quarzo (talora aurifero), quarzite e più spesso basalte e liparite. Queste rocce formano principalmente le Pendici, tanto orientali che occidentali, e nell'Eritrea anche buona parte dell'Altipiano nell'Hamasen e Seraè. Al dissopra di queste dell'Eritrea 177 rocce trovansi nell'Abissiriia e nella porzione meridionale dell'Eri- trea degli strati di rocce sedimentarie, per lo più arenarie, cosi dette di Adigrat dal Blanford, probabilmente appartenenti al periodo del Trias o del Giura, 'l'ali arenarie nell'Eritrea raggiungono uno spes- sore da 50 a 200 m. ; più raramente trovansi delle lenti di calcare scistoso o cristallino, le quali hanno in Colonia poca estensione e trovansi soprattutto nelle regioni del Gaso e Setit. Vi sono anche rocce eruttive antiche della così detta serie trappica del IManford, costituite da basalti, che formano le massime eleva- zioni dell'Etiopia, come i monti del Semien, e da lipariti (tipo trachitico) che formano tra altro i monti di Adua e di Senafè. Diffuse sono pure le rocce eruttire recenti costituenti la serie di Aden e formanti la Dancalia, la regione costiera sino a nord di Alas- saua e le isole Hanish, Zebayr, Zucur e Gebel Teir nel Mar Rosso. 3.° Tutte queste rocce subirono un processo potente di degra- dazione sotto l'azione degli agenti atmosferici o dell'acqua marina, processo che per le rocce cristalline deve essere durato per intere epoche geologiche, a giudicare dallo spessore degli strati alterati e dal fatto che sopra ad essi trovansi le rocce sedimentarie. Nel- r Altipiano dell' Hamasen e Seraè questi prodotti di degradazione sono alla superfice e vi appartengono le terre rosse dell'Altipiano, ritraenti il loro colore da abbondante limonite ; nei distretti gra- nitici trovansi invece le terre caolinizzate. Onesti materiali, facilmente erosibili dalle acque, sono stati da queste trasportati in grande quantità nel fondo delle valli e nelle parti pianeggianti, nonché allo sbocco dei fiumi nel mare, formando potentissimi depositi quaternari nei quali facilmente filtrano le acque dei torrenti, i quali hanno perciò sempre un decorso subalveo. Nella Dankalia ed in altri luoghi questi materiali di trasporto, di natura arenosa, resi mobili dalla continuata siccità e dalla mancanza di vegetazione costituiscono il deserto. Alla formazione di questi riempimenti, che specialmente nel Sudan hanno estensione grandissima, si ammette che abbia contribuito un periodo pluviale, che per l'Africa avrebbe corrisposto al nostro periodo glaciale. Vi sono poi anche formazioni marine recenti, costituite da banchi calcari madreporici, i quali affiorano lungo le coste e formano dei gruppi di isole, come le Dahalac. Queste isole madreporiche si presentano pianeggianti, elevate di pochi metri sul mare e con coste quasi sempre a picco. 178 Boschi e piante legnose In conclusione il suolo nel quale le piante affondano le loro radici è in tutta 1' Eritrea, come in gran parte dell' Etiopia, uni- formemente di natura silicea ; soltanto variante nell'impasto dal- l'argilloso, all'arenoso ed a seconda della quantità di humus, della profondità ecc. Non si hanno perciò qui quelle variazioni che osser- vansi in altre regioni, come in Italia, derivanti dall' alternarsi di •distretti silicei e calcarei. L' unico elemento che maggiormente in- fluisce per le sue proprietà fisico-chimiche, rimane quindi il cloruro sodico. 4." L'Etiopia, e quindi l'Eritrea che di essa fa parte, aveva certamente delle antiche connessioni territoriali coU'Jemen, oltre che colle altre parti dell'Africa. Queste connessioni dovevano esistere prima che si formasse attraverso l'Africa orientale quella grande frattura che partendo, secondo Suess, dal lago Niassa e passando per i laghi Rodolfo, Stefania, Alargherita e Zuai e dopo aver rag- giunto il ]\Iar Rosso per la valle dell' Auasc ed attraverso la Dankalia, avrebbe seguito questo mare per tutta la sua lunghezza per terminare nella valle del Giordano in Palestina ; e prima del- l' altra frattura avvenuta in corrispondenza del Golfo di Aden. Le depressioni corrispondenti al Mar Rosso, Dankalia e Golfo di Aden sarebbero state una conseguenza di questa frattura e daterebbero da epoca relativamente recente. L'Issel suppone che dapprima il Mar Rosso fosse un lago [LacuT. arabicus) con livello inferiore di oltre 200 m, a quello del mare attuale e che l'apertura dello stretto di Babel-Mandeb, misurante ora appena 185 m. di profondità, sia avvenuta soltanto al principio del Quaternario. Vedremo appresso come queste supposte connessioni territoriali siano appoggiate anche dalla distribuzione dei vegetali. b) 'Dati stai isti ci e distribuzione delle aree. — Secondo i dati che ho potuto ritrarre dai lavori finora apparsi sulla Flora Eritrea e dalle raccolte da me fatte, mi risulta un elenco di 430 specie legnose, compresi i suffrutici e le piante grasse a base le- gnosa. Non è però da credersi che la divisione tra piante legnose ed erbacee — base della prima classificazione dei vegetali tentata dal Cesalpino e che sembrerebbe ovvia — non lasci talora delle in- <:ertezze, massime nelle flore tropicali. Vi sono infatti alcune specie che a seconda dell'età e di altre circostanze, sono ora erbacee ed •ora legnose ; basti citare il Ricino, Y EcJiinops spinosus e YAcIij'- deir Eritrea 179 ranthes aspera, della quale ultima osservai a Ghinda un esemplare con numerosi fusti lianiformi alti diversi metri completamente ligni- ficati o della grossezza di un dito pollice, accanto ad umili esem- plari affatto erbacei. Anche per molte liane e piante grasse resta incerto se includerle in una categoria o nell'altra. Le 430 specie sopraddette appartengono a 76 famiglie differenti di cui 43 rappresentate da i a 2 specie, 21 da 3 a 9 e le altre 12 da IO o più. La fam. piìi numerosa è quella delle Leguiiiinosc con 74 specie, seguono le Acantacee con z^, le Euforbiacee con 22, le Labiate con 17, le Capparidncee con 16, le Malvacee, Solanacee ed Urticacee ciascuna con 14. le Ampclidacee con 13, le Liliacee con 12, le Asclcpiadacee e Composite con 11 ciascuna, le Lorantacee con IO ecc. I generi sono 22b di cui soltanto i 15 seguenti sono rappresen- tati da più di 5 specie: Acacia 17 specie. Aloe 7, Barleria 8, Ce- lastrus 5, Cisstis io. Conibretiuìi 7, Comniiphora 6, Eupliorbia 7, Ficus IO, GreTvia io, Hibiscus 7, lìidigofcra 12, Lorantiiiis 7, So- laci un t 1 1 e Tephrosia 6. II fatto di essere rappresentate tante famiglie e tanti generi è un carattere comune a tutte le flore tropicali, ove le foreste sono costituite da uno sva- riato numero di specie, tra le quali alcune pre- dominanti, però mai con tale frequenza da formare da sole intere foreste, co- me avverasi per le specie sociali di Conifere e Cu- pulifere delle regioni tem- perate e fredde. Nell'E- ritrea l'unica specie che si può chiamare sociale è W JiDiiperus procera ; an- che \eAcaciae crescono in taluni luoghi socievol- mente, ma è difficile tro- vare una sola specie pre- dominante, più spesso se ne hanno 203 insieme. U • -é- W^ Fif^. 30. — Bosco dì Metaten presso Halai, formato da Jiiniperus procera (2600 m. di alt.). 180 Boschi e piante legnose Le specie rispetto alle zone di vegetazione sono così ripartite : Comuni alle zone : Bassopiano e Qitolla specie 50 Quolla e Voina- Degà » 81 /;/ ùiife le j zone . » 4 specie 430. La Quolla è dunque la zona più ricca floristicamente, possedendo complessivamente 311 specie e questo faito si spiega pel clima avente caratteri intermedi per cui permette a molte specie del Bas sopiano di salire e ad altre dell Altipiano di scendere. Le aree di queste 430 specie sono ripartite come risulta dalla unita Tabella III. Proprie alle zone : Bassopiano . . . specie 52 Quolla .... 174 Voina-Degà . . » 69 Totale TABELLA IIL Ripartizione delle piante legnose dell' Eritrea secondo le loro aree. AREE DELLE SPECIE Eritrea (endemiche). ... Abissinia (incl. Somalia) . » ed Arabia ... Africa orientale » » ed Arabia . Afr. occ. e centr., Nubia, Abiss Africa tropicale » » ed Arabia . » » ed As. trop. » » e Reg. medit. Paesi tropicali in genere . Totali z o isr E e '5, o Hi IO 2 I I 4 2 14 ' -rt -cs 1 §£- 1 M M _2 1 > 1 2 2 9 5 7 4 16 n e S (U O O " (U 7 ^ 5 29 19 18 13 13 22 4 7 5 15 2 29 5 7 29 13 ^ 12 6 2 18 7 2 — — 6 IO 2 — 52 50 174 81 69 < H O H 20 68 45 38 42 50 56 27 59 6 19 430 deir Eritrea 181 Le 20 specie che, secondo le attuali conoscenze, risultano ende- miche dell'Eritrea sono : A/oe viacrocarpa /asriiùitctn hogosense > Scìioelleri Maerua racemosa Barleria Steudneri Melhania Stetidneri Coleus ghindaìius Oxyteìianthera Borzii » Penzigit Pappea Radlkoferi Covnniphora samliarensis Pistacia falcata Cordia Zcdambae Plectronia bogosetisis Hibiscus teramnensis Rhynchosia Erythraeae Ilypliaene nodularia Seddera intermedia » daiìkalieiisis Stachys bizensis Probabilmente dopo studi più accurati qualcuna dovrà essere unita come varietà ad altri tipi ad area più estesa, altre facilmente si sco- priranno anche fuori dei limiti dell'Eritrea, quando i territori fini- timi saranno meglio esplorati. Se si uniscono queste 20 specie colle 68 che hanno la loro area limitata all' Abissinia, si forma già una cifra notevole «li specie proprie dell'Etiopia, che, aggiunte a tutte le altre proprie di questa regione, stanno a dimostrare, che essa fu un centro di origine di molte specie e quindi deve costituire una speciale circoscrizione geobotanica. Un altro fatto notevole, già messo in evidenza dallo Schwein- furth (25) è la forte proporzione di specie comuni fra l'Abissinia e l'Arabia; complessivamente sono, per la sola flora Eritrea, 114 spe- cie che dall'Africa orientale passano all'Arabia, ed a queste devono aggiungersi altre 59 specie che estendono la loro area sino all'In- dia e talora Malesia e che pure quasi tutte toccano anche 1' Ara- bia. Tengasi poi presente che la flora dell' Arabia meridionale è pochissimo esplorata e che verosimilmente parecchie delle specie che ora si ritengono limitate all' Abissinia od all'Africa orientale vi si troveranno certamente. E dovremo concludere che il INIar Rosso non ha costituito una barriera all'emigrazione delle pianto dall'uno all'altro continente e quindi riconoscere in ciò un dato in appoggio dei geologi, i quali, come sopra si è detto, attribuiscono a questo mare una formazion(; datante dalle ultime epoche geolo- giche. Le 59 specie con area comprendente 1' Africa tropicale e l'Asia 182 Boschi e piante legnose tropicale (la maggior parte limitate all' India), indicano che l'emi- grazione attraverso a questi due vasti continenti si allargò per molte specie entro limiti vastissimi. Ma solo uno studio più vasto di tutta la flora dell'Africa orientale potrebbe indicare se questa emigrazione possa essersi compiuta tutta quanta coli' intermezzo dell'Arabia o se si debba ammettere, con alcuni Autori, che sia avvenuta anche direttamente mediante antichissime connessioni territoriali tra la Somalia e la Penisola Indiana, coll'intermezzo dell'isola Socotra. Vi sono ancora complessivamente 142 specie la cui distribuzione in Africa fu segnata per brevità coli' indicazione « Africa tropi- cale ». Ora qui è importante avvertire che realmente la gran mag- gioranza di queste specie non sono diffuse a tutta 1' Africa tropi- cale, ma soltanto alle regioni steppose, secondo due direzioni, una che attraverso il Sudan e la regione del Sahara giunge al Senegal e Guinea, l'altra che seguendo gli altipiani dell' Africa orientale giunge sino al Mozambico ed all' Africa australe. Non sarà male richiamare l'attenzione sopra le specie Eritree che giungono sino al Natal ed al Capo di Buona Speranza, esse sono le 32 seguenti : Anaphreniuin hisigne Apodyies dimidiata Asparagus asiaticìis Blepliaris Imariaefolia Brucea antidysenterica Cissus gracilìs Clematis orìentalis Erythrina abysshiica Ficus capeìisis Gymnema silvestre Halleria lucida Hebenstreitia dentata Heteromorpha arborescens Hibiscus calyphyllus » Ludzvigii Hoslundia apposita Ilex viitis Maerua angolensis Maesa lanceolata Myrsine africana Oncoba spinosa Ph ytolacca do deca n dra Psiadia punctulata Randia dumetoruìn Seciiridaca longipedunciUa ta So lami m bifurcum » duplosimiatum Stepiiania abyssinica Tamarix articulata Tarchona n th us e a ìnpiioratus Tragia pungens ZizYpJius mucronata. Ma le affinità tra la flora dell' Abissinia e quella del Capo, oltre che da queste specie in comune, è dimostrata ancora dalle nume- rose specie vicarianti, che evidentemente discesero dalla stessa stirpe, ma che poi si diferenziarono nei due paesi. dell' eritrea 183 Delle 6 specie Mediterranee : Argyrolobiuiii unifforiini, Myrtus commtinis e Smìlax aspera hanno come limile meridionale 1' Eri- trea, Echinops spinosus e Pistacia Leiitisciis l'Abissinia e Somalia, la sola Erica arborea giunge sino al Ruwenzori e Kilimang"iaro. e) Il distretto floristico Eritreo. — L'Eritrea è una minuscola parte del vastissimo continente Africano, il eguale a sua volta è in- timamente connesso per la Elora e la Fauna coli' Asia tropicale e subtropicale. Quindi la necessità di uno studio molto ampio volendo determinare la posizione della nostra Colonia rispetto alle circoscri- zioni geobotaniche nelle quali possono dividersi questi due vasti continenti. Non ò qui il luogo di fare una discussione in proposito, né me ne sentirei la competenza, però ciualche lume ci viene da quanto si è sopra esposto e pel resto converrà attenersi alle pub- blicazioni più recenti apparse su tale argomento. L'Engler che gode già fama di grande autorità pei suoi lavori di geografia botanica e che da molti anni si occupa, coU'aiuto di una schiera di valentissimi botanici, dello studio della flora dell'Africa tropicale, in un suo recente lavoro (19) divide il continente Afri- cano nelle seguenti regioni di vegetazione : I Regione Mediterranea. II » dei deserti dell'Africa sett. ed India. Ili » delle foreste e steppe dell'Africa. IV » mer.-occ. del Capo di B. Speranza. La HI." regione « delle foreste e steppe dell' Africa » che è quella che a noi interessa, è a sua volta suddivisa in 4 provincie o domi- nii, cioè : 1 Provincia Sudanica delle steppe arborate. 2 » degli Altipiani e steppe dell'Africa sett. -or. 3 » delle foreste dell'Africa occ. o Guineense. 4 » delle foreste 0 steppe dell'Africa or. e mar. La 2.» provincia « degli Altipiani e steppe dell' Africa seitentrio- fiale-orientale » comprende 4 sottoprovincie o settori, come segue : a) Sottoprovincia Etbaica. b) » dell'Altipiano abissino e dei Galla, coll'Eri- trea e lo Jemen. e) » della Somalia. d) » dell' Isola Socotra. b) » e) » d) » e) » 184 Boschi e piante legnose Ed infine della sottoprovincia ò) « dell' Altipiano abissino e dei Galla, coli' Eritrea e lo Jemen » fanno parte 5 distretti, cioè: aj Distretto dello Jemen, dell'Eritrea, medio e sud-abissinico. del Kaffa, Illu e Uallega. dell'Altipiano dei Galla ed Haràr. Come vedesi dunque l'Eritrea non è, secondo Engler, che un di- stretto della sottoprovincia Etiopico-jemense, e ciò corrisponde in gran parte alle conclusioni alle quali eravamo giunti in base alla ripartizione delle aree delle piante legnose Eritree. Devesi per altro osservare che, mentre sono fuori dubbio i legami tra la flora delle Pendici orientali e dell' Altipiano eritreo coll'Abis- sinia e collo Jemen. quanto alle Pendici occidentali risulta invece un miscuglio colle piante proprie della Provincia Sudanica delle steppe arborate ed il Bassopiano occidentale rientra addirittura in questa provincia. In conclusione adunque nell'Eritrea confluiscono le flore di due Provincie o dominii, quello Abissino e quello Sudanico, e tenuto cal- colo della distribuzione delle specie credo si possa dividere la no- stra Colonia in quattro sottodistretti floristici, cioè : i" Sottodistretto della Dankalia. 2" » del Bassopiano e Pendici orientali. 3° » dell'Altipiano. 4" » del Bassopiano e Pendici occidentali. Rientrano nel i" sottodistretto la Dankalia tanto marittima che interna e le isole adiacenti ; nel 2° il Bassopiano orientale, le Dahalac e le Pendici orientali sino al limite superiore della Quolla ; nel 3" l'Al- tipiano entro i limiti inferiori della Voina-Degà ; nel 4'^ il Bassopiano sudanico e le Pendici occ. sino al limite superiore della Quolla. Ognuno di questi sottodistretti può venire a sua volta diviso in due porzioni, una settentrionale e 1' altra meridionale, aventi ciascuna un certo numero di specie loro proprie. Quanto ai caratteri floristici che distinguono questi sottodistretti non occorre tracciarli perchè sarebbe lo stesso di ripetere quanto si -è detto per le zone e sottozone che insieme concorrono a formarli. dell'Eritrea 1^5 Bibliografia concernente la climatologia e geografia botanica dell' Eritrea. (I lavori aventi un interesse prevalentemente floristico saranno elencati in fondo alla terza parte) 1. Alamanni, La Colonia Eritrea ed i suoi commerci, Torino i8gi. 2. Baldacci (L.), Osservazioni fatte nella Colonia Eritrea « Mem. Descr. della Carta Geol. d'Ita). » voi. VI, Roma 1891. 3. Baldkati (L), Le f>ioggie delle pendici e valli orientali d' Eri- trea « Boll. Agr, e Comm. della Colonia Eritrea », 1904, p. 376. 4. Baldrati (L), Catalogo illustrativo della mostra eritrea nella esposizione Ì7itcr nazionale di Milano, Alilano 1906. 5. Bartolommei Gigli (G.), L'agricoltura neW Eritrea « Atti Parlam. » legisl.- XXI, sess. IT, Roma 1902. 6. Borsari (F.), Le zone colonizzabili dell' Eritrea e delle fini- time regioìii etiopiche, Napoli 1890. 7. Dainelli (G.) e Marinelli (O.), Le regioni climatiche della Colonia Eritrea « Riv. Geogr. Ital. », anno XVI, 1909. 8. Dainelli (G.) e Marinelli (O.), Carta geologica della Re- gione Etiopica, in « Atlante d'Africa », Bergamo 1908. 9. D'Abbadie (Arn.), Douze ans dans la LIaiite-Ethiopie (Abyssi- niej, Paris 1868. 10. De Magistris (L. F.), Sul cli/na della Colonia Eritrea « Boll. Soc. Geogr. Ital. », 1895. 11. Di S. Giuliano, in « Relazione generale politica ed ammi- nistrativa della commissione reale d'inchiesta sull'Eritrea », « Gaz- zetta Uff. del Regno », suppl. al n. 277 del 26 nov. 1891. 12. Dove (K.), Kulturzonen von Nord-^ibessinie7i, « Pet. Mitt. », 1890, Ergànzugsh. 97. 13. Engler (A.), Ueber die /fociigebirgs flora des tropiscìien Africa '< Abh. d. Kgl. Akad. d. Wissenschaften in Berlin fiir 1891 », Berlin 1892, (462 pag. in 4'*). — Vedi recensione di O. Penzig, in Malpighia VI (1892) p. 50. 14. Engler (A.), Die PflanzcnivcltvonDeutsch-Ostafrica, Berlin 1895. V Agricoltura Coloniale 12 186 Boschi e piante legnose dell' Eritrea 15. Engler (A.), Ueber die floristische Verivandschaft zzohchen tropischen Afrika nnd Amerika, soivie fi ber die Annahìue eines ver- suiikeìieii brasiliane7i-atiopisch Continents, « K. K. Akad. d. Wiss. in Berlin », VI (1905). 16. Engler (A.), Ueber Vegetationsverhàltnisse des Sovialìlandes. « Ibid. » X (1904), p. 355. 17. Engler (A.), Plants of the Norther Temperate zone in tlieir transition to the High Mo7ifitains of tropical Africa, « Annals of Botany », XVill (1904), p. 523-540. 18. Engler (A.), Ueber die Vegetationsverìialtnisse von ITarar tind des Gallahochlandcs attf Grund der Expedition von Freihcrrii von Erlanger iind Hrn. Oscar Neumann. « K. K. Akad. d. Wiss. in Berlin », XL (1906), p. 726. 19. Engler (A.), Ffanzengeographisclie Gliederung von Afrika « Sitzungsber. d. K. Preussischen Akad. d. Wiss. in Berlin, Phys. - Mat. Classe » XXXVIII (igob), p. 781. 20. Engler (A.), Die Vcgetation der Erde — Die P/tanzeinvelt Afrikas insbes. seiner tropischen Gebicte, voi. II, Leipzig 1908. (Il voi. I è annunciato pel 1910). 21. Heuglin (T.), Reise nach Abessinien ecc., Gera 1874. — Detto, Reise in Nor do st- Africa, Braunsch^^ eig, 1877. 2\ bis. JOHNSTON, 2 he Uganda Protectorate, I (1902). 22. MuNZiNGER, studi szill' Africa orientale, Roma 1890. 23. Raffray, Abyssinie, Paris 1876. 24. SCHWEINFURTH (G,), Pflanzengeographisches Skizze des ge- sammten Nil-Gebiets und der Uferlcìndcr des Rotìien Aleeres, « Pet. Mitt. » 1868, p. 113. 25. SCHWEINFURTH (G.), Ueber die Florengemeinschaft von Sfida- rabien iind Nordabessinien « Verhandl. d. Gesellschaft f. Erdkunde zu Berlin » 1891, Fase. 9 e io. 26. SCHWEINFURTH (G.), Il presente e V avvenire della Colonia Eritrea, ISIilano 1894. 27. Tancredi (A. M.), Chenafenà (con tre schizzi e un diagrammai « Boll. Soc. Geogr. Ital. » 1904. 28. Tancredi (A. IM.), Nota sul clijna del Serahè (Colonia Eri- trea) i.. Mst r. diii^li v Aiiinili di P.oti.nica ■\ \''d. \'il l''ii>c. I. Specìes novae in excelsis T^uwenjorì in expedìtione J)ucis j^prutìi lecfae — Auctoie F. CoKTKsi. Estr. dagli « Annali di Botanica », Voi. VI Fase. 4. Specìes rjovee in excelsis 7(uwenzori in expedifìone 2>ucis j7prufii lecfae — Auctore A. Jatta. Estr dagli « Annali di Botanica >/, Voi. VI Fase 3. Specìes novae irj excelsis 7{uwenzori irj expedìtione 2>ucis J^prufiì lecfae — Auctor l>ort (!. (ùiLA. K>tr. dau;li «, Annal' di IJotanira », \'ul, \'I Fasi-, 2. Specìes rjovae in excelsìs T^uwenzori in expedìtione T)uci^ JJprutìi lecfae — Auctore E. Chiovenda Estr. dagli « Annali di Botanica », Voi. VI Fase. 1. J)i alcune graminacee della Sonjalia del Dott. Emilio Chiovenda. Estr. da- gli « Annali di Botanica », Voi. \' Fase. 1. X' Orgariizzazione yjgricola Coloniale presso le altre najìoni — Profes- sor Faiii;izi() CuUTKsi. Estr. dalla « llivista Coloniale », anno 1909. yjrriaraqfacee a DD. L. Riva et L. Robecchi-Bricchetti in Somalia et in Harrar Ìectae — Auctore G. Lopriore. Estr. dall'* Annuario » del Regio Lstituto Botanico di Roma, Voi, IX. €up/jorbìaceae so"l°^^"^^S ^ ^^- Bricchetti-Rouecchi et Riva in Harrar et in Somalia Ìectae — Autore F. D. Pax. Estr. dall' « Annuario » del Re- gio Is^.ituto Botanico di Roma », Voi VI Fase. 3. yilghs galleggienti del Dott. A. Piccone, raccolte Dott Vincenzo Ragazzi, nel Mar Rosso, tra Raheita ed Assab. Estr. dal Voi. IX dell' « Annua- rio » del R. Istituto Botanico di Roma. fiorala di ytrifila}\ per il Dott. Achille Tehracciano Estr. dall' «Annua- rio del H. Istituto Botanico di Roma. Voi. V, Fase. 2 e 3. ^riofife Scioaqe raccolte dal Dott. V. Ragazzi nel I8i5, Dott. U. Buizi. Estr. dall'* Annuario » del R. Istituto Botanico di Roma. Voi. V, Fase. 2. Zurneraceae somalerjses a Doct. Robecchi-Bricchetti Ìectae — Auctore Ing. L'uitAN. Estr. dall' ^ Annuario » del R. Istituto Botanico di Roma. Voi. VI. Fase. 3. Ce/astraceae in barrar et in Somalia a doct. A. Riva Ìectae — Auctore Th. L0E.SENER. Estr. dall' € Annuario » del R. Istituto Botanico di Roma. Voi. IX, Fase. 1. J^maryllidaceae, Xeguminosae, J^eliaceae, pa^sifloraceae in Harrar et in Somalia a Doet. Roiiiocciii-Biìicciietti et doct. ]) I^iva leetae — Auctore H. Harmas. Estr. dall' « Annuario » del R. Istituto Botanico di Roma. Voi. VII. pungi somalerjses in expedìtione ruspoliana a Doct. Dom. Riva lecti Auctore Hen.nx.ni.s. Estr. dall'*. Aunuario del R. Istituto Botanico di Roma. Voi. VI, Fase. 2. 202 Libri ricevuti in dono nel 1910 yicaefhaceae somalenses a Doct. L. Bricchetti-Robecchi et RivA in Har- rar et in Somalia lectae — Auctors G. LiNDAU. Estr. dall' « Annuario » del R. Istituto Botanico di Roma. Voi. Vl^ Fase. 2. Convolvu/aceae in Harrar et in Somalia a Doct. Robecchi-Bricchetti et A. Riva lectae — Auctore H. Hallier Estr. dall' « Annuario » del Re- srio Istituto Botanico di Roma. Voi. VII. Capparidaceae somolenses a Doct. L. Robecchi-Bkicchetti et D. Riva in Harrar et in Somali^t lectae — Auctore E. GiLG (Berol.). Estr. dal- l' » Annuario » del R. Istituto Botanico di Roma. Voi VI, Fase. 2. Contribuzioni aita conoscenza della fiora in Harrar, territorio Galla et Somalia a Doct. Robecchi-Bricchetti et Riva lectae — Auctore A. Encler. (1) X'Uovo di Coìonjbo, Luigi Gherini. Milano, ( apriolo e Massimino, 1907. (Dono dell'Autore). istituto Coloqiaìe Jtaliano — Bollettino Agricolo Coloniale, Roma. 4 volu- mi, l!t09. (Dono del Prof, R. Pirotta). prof- 7? pirotta — La Flora Eritrea, l'Erbario ed il Museo Coloniale. Estratto dagli Annali Botanici, Roma. Voi. I, Fase. 2. (Dono dell'Autore). Prof. 7?. pirotta — Flora della Colonia Eritrea. Fase. I, II, III. Roma, Ti- pogratia Voghera. (Dono dell'Autore). Xuiffi Cutiqo — Species Cryptogamarum a Doti. Prof. F. Gallina in Ery- traea colleetae. 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(Dono del Dr. Moreschini) Q. trabucco — Stratigrafia, età e costituzione chimica delle argille galestrine del bacino di Firenze. Estratto dal Giornale di Agricoltura e Commercio della Toscana. N. 22-28, 1906. (Dono del Dr. Moreschini;. (1) I volumi precedenti sono tutti dono del Cliiarissimo Prof. 11. Pirotta direttore del K. Isti- tuto Botanico di Roma. Libri ricevuti in dono nel 1910 203 ^. trabucco — Terreni Hgrari e carta agrologica della provincia di Firenze. Estratto dal Giornale di Agricoltura e Commercio, litflT (Dono del Dott. Moreschiniì. J/lìchìgan Sfate jTgrriculfural ColleQe Experirqentati^n ^ean producfiorj — by W. F. Jìavkn. — East Lansing Micliigan, i^'lO. (Dono della Sta- zione Agraria del Michigan . Pro^pectus of the Jourfh session o/ the graduate school 0/ agriculture at Jowa state College 0/ j<ìgriculture and jVfechanical j7rts — \'M0. (Dono della Scuola Agraria di lowa). J^tti deli'Jstltuto ^otaqico dell' Ur]:versità di pavia redatto da Giovanni Buio.si — \'oi. X, XI. Milano ItìUT-ll'Os. (Dono del ^linistero d'Agricol- tura Industria e Commercio). T)epartment of agriculture — ^ritish -Cast J7frika — Annual Eeport 1908- i;»0!». London 1905. (Dono del Dejìart. d'Agricult. dell'Ea.st Afrika). ^ancQ di J/apoli — Direzione (Tenerale. Relazione sul servizio di raccolta, tutela impiego e trasmissione nel Hegno dei risparmi degli emigranti italiani. Gestione 19j9. (Dono del Biinco di Napoli). Q. ^ortuqati - p. Cacciani — L'Agave di Sisal in Eritrea. Roma, stabili- mento Fratelli Capaccini, 1909. (Dono). Carlo }/laurigi — Clima ed agricoltura nella Goscia Estratto dalla « Rivi- sta Coloniale. Gennaio-Febbraio 1910, Roma. 1 Dono dell' Istituto Coloniale Italiano). Corjgres^o dì J^smara 1905 — Compilazione del Redattore Capo della « Gaz- zetta Coloninle » Signor Caki.o Croio. Napoli, 190-5. (Dono). jVTirj/stero di j^gricoltura Jndustria e Commercio — Statuto del R. Istituto Superiore di Studi commerciali, coloniali ed attuariali e della R. Scuola Media di studi applicati al Commercio in Roma. Roma, Tipografia Na- zionale G. Bertero. 1909. (Dono^. Jì/f/'nistero di J^gricoliura Jndustria e Commercio — Regolomento del Re- gio Istituto sujieriore di Studi Commerciali, coloniali ed attuariali in Roma. Roma, Stabilimento Tipo-litografico del Genio Civile, 1909. prof. Ciro Papi — Di uu sistema di pavimentazione delle Stalle. Estratto dall' « Agricoltura Italiana ». Pisa, IGIO. (Dono dell'Autore). j^ssemblée generale de V yìssociatiori j^gricole de la Tunisie. ■— Tunis. (Dono dell'Associazione). X. Palazzo — Le esplorazioni dell'alta btmosfera e la missione aerologica italiana a Zanzibar. Estr. dalla « Rivista di astronomia e scienze atìini ». Torino, 1!I09 Agosto. (Dono dell'Autore). 2)o//. £. franato — O. Arroz de Jaqle, S. Paulo. Thipographia do Diario Officiai, 1910. (Dono dell'Autore). l)ott. X. ^rarjato — A cultura do coguliro no Brasil. Estratto dal « Bolletin de Agricoltura » Janeiro 1910. S. Paulo. (Dono dell'Autore). (Coìitiìiua). (rfì-entc Ri'spoii.sahilc. ; 1) tt. Alberto Dei. Lunoo Firenze, 1910 — Stabilimento Tipografico di G. liamella e C. È uscito il primo volufne dello bibl.ioth:c:^!V jvo-f^aria. c:oiL.oisriA.L>E: EZIO MARCH Studi sulla Pastori nia Eritrea Edizione ampliata, con aggiunta di numerosa tavole e diagrammi, dell'opera pubblicata neW'^^r/colfura Coloniale, per cura e con prefazione del Prof. Carlo Pucci, delia R. U.iivarsità di Bologna. Mf Edizioni dell' Istituto Agricolo Coloniale Italiano. FIRENZE 1910. PREZZO L. 5. - M\ abbonati all' Agricoltura Coloniale si concede un ribasso del ZD"o. " L'f\QRICOLTURn COLOMIALE " Si pubblica sri voltr all' a min: un jai^c itolo di non ine no di (14 paqine Of/ni due mesi Prezzi dell'abbonamento annuo : L. 8 in Italia, Colonia Eritrea e Somalia italiana — L. IO per l'Estero. Un fascicolo separato L. I.50 in Italia e L. 8 per l'Estei'O. Chi desidera le annate arretrate, può avere il Voi. II ed il Voi. Ili (1908-1909) al prezzo ordinario, ma il volume I (1907), essendo rimasto scarsissimo di fronte alle richieste, si può avere solo in unione al Voi. II e III, al prezzo complessivo di L. 31. Gli articoli si pubblicano sotto 1' esclusiva responsabilità degli autori. Prezzo dell'abbonamento cumulativo dell' AGRICOLTURA CO- LONIALE e della RIVISTA COLONIALE (organo dell'Istituto Coloniale Italiano, In Roma) H. 20 per l'Italia e Colonie italiane, L. S^ per l'Estero. L' importo degli abbonamenti deve essere inviato, a mezzo vaglia postale, all' Amministrazione dell' Agricoltura Coloniale — Viale Umberto 9. Si ricevono inserzioni, a prezzi mi- fissimi, da pubblicarsi in foffli colorati, simili a quello qui unito, JLa nostra ri- vista, per il suo carattere speciale, va in tutti i principali centri agrari del mondo, in scuole, biblioteche, cattedre ambulanti, società agrarie e industriali d'Italia, ed è difTusissima nelle nostre colonie. Anno IV. Luglio 1910 IN.» 4 L'Agricoltura Coloniale ? Ornano dicli.' Istituto Agkicoi.o Coloniale Italiano o K DKI SkKVIZI AGIv'AUI OI':1,l'E K ITKKA K I>KLI,\ Sr.\l\I.I\ F'I'ArjANA U -*. o ® COMITATO DI REDAZIONE ®-- ■ ^ Ci DIRETTOKK : Dott. GINO BARTOLOMMEI OIOLI, Direttore dell'Istituto agricolo Coloniale Italiano. ►>* Kfdattori inincipali : Dott. Alberto Del Lungo — Dott. Oberto Manettl O Dott. Odoardo Bcccarl, del U. Musco di Storia Nat. di Firenze — Prof. Renato BlasuttI, -^ del K. I.stitiito di Studi Sup. - Firenze — Dott. Gino Copplnl — Prof. Italo Glglloll, della v^. ]!.■* Vuiversitft di Pi.sa — Dott. Guido Mangano, dell'Ist. Agr. Col. Ital. — Prof. Ferruccio Mercanti, del R." I.st. di Studi Sup. e Medico prov. — Prof. Attillo Mori, dell'Ist. (ieofir. Militare — Dott. Renato Pampanlnl, del K." I.st. Hotanico di Firenze —Prof. Carlo Pucci, della R. a Univ. di Bologna— Dott. Giuseppe V. Rossi, dell'Ist, Agr. Col. Ital. — Amministratore : Dott. Oberto Manettl SOMMARIO Dott. Guido Mangano - L' Opera del Comitato per la partecipazione dell' Italia al 2* Congresso Internazionale di Agronomia Tropicale - Bruxelles 1910. . Pag. 205 Dott. A. Mazzaron - Analisi chimica e considerazioni sopra alcune tetre di Etiopia. » 220 Attilio Mori - Una visita alla Scuola Coloniale d'Agricoltura di Tunisi ...» 232 Note bibliografiche : Pico - L'industria del bestiame nella Colonia Eritrea (O. Manf.tti) — Apicoltura e commercio della cera e del miele nella Colonia Eritrea (O. Manetti) » 237 Sommario della Rivista Coloniale di Roma »238 Notizie : Analisi chimica del Coffea Congensis Vur. Chalotii — Congresso per il perfezionamento del materiale coloniale — Resistenza delle fibre d'Abacà — Utilizzazione del Bambù per la fabbricazione della carta — « Gli Italiani all'Estero » all'Esposizione Internazionale delle Industrie e del Lavoro a To- rino nel 191 1 — Federazione Svizzera dei Consorzi di allevamento della razza bruna » 239 Libri ricevuti in dono » 242 Direzione e Amministrazione : Firenze - Viale Principe Umberto, 9, ISTITUTO AGRICOLO COLONIALE ITALIANO CONSIGLIO D'AMMINISTRAZIONE Presidente. . .: Don Filippo dei Principi Corsini, rappresentante l'Istituto Coloniale Italiano Vice-Presùhnie : Prof. Vincenzo Valvassori, rappresentante il Ministero d'Agr. Ind. Comm. Segretario ... : Dott. Gino Bartolommei Gioii, rappresentante il Ministero Affari esteri Consiglieri . . : Prof. Pasquale Baccarini, consigliere aggregato a norma art. 7 Statuto » Prof. Antonio Berlese, rjippresentante il Comune di Firenze » Prof. Olinto Marinelli, rappresentante il Governo della Colonia Eritrea » On. Ferdinando Martini, rappresentante il Governo della Somalia Italiana » Sig. Pietro INapoli, rappresentante il Comune di Firenze » On. Roberto Pandolfini, rappresentante il Commissariato Emigrazione » On. Sen. Carlo Ridolfi rappresentante il R. Istituto di Studi Superiori di Firenze Dott. Gino Bartolommki Gigli - Direttore Dott. Guido Mangano - Vice Direttore - Servizio informazioni - Museo - Serre Dott. Giuseppe V. Rossi - Servizio Sperimentale - Laboratori Dott. Obekto Manetti - Redazione Rivista - Direzione Biblioteca Sig. Aristide Recenti - Direttore delle Coltivazioni. FIRENZE, 1910 - TIPOGRAFIA di G. RAMELLA & C." Anno IV. Fase. IV. Luglio 1910 L'Opera del Comitato per la partecipazione dell' Italia al 2« Congresso internazionale di Agronomia Tropicale - Bruxelles, 1910. Relazione del Segretario, Doti. Chiido Mangano a S. E. il Ministro di Agricolttira, Inditstria e Commercio. ' '»RARV ^HW YORK Eccellenza, e l'incarico di conoscere in linea generale i paesi d'oltre Mareb e specialmente quelli appartenenti al bacino idrografico del lago Tzana dal punto -di vista della geografia naturale, economica e sociale ; più particolarmente coli' intendi- mento di studiare le condizioni agricole e minerarie dei paesi attraversati, nei riguardi specialmente delle attitudini loro a coltivazioni e sfruttamenti di prodotti industriali ; per conoscere inoltre le condizioni economiche dei paesi vivitati riguardo al commercio ed al traffico con la Colonia Eritrea, della influenza economica di questa sulle regioni limi- trofe e della gravitazione naturale di queste verso quella. Era composta dal Cap. A. M. Tancredi delle RR. Truppe Coloniali, capo della spe- dizione; del Cav. G. Ostini, incaricato di curare gli studi e le osservazioni d'indole agronomica, economica e commerciale ; del Dott. Maurizio Rava, pittore, incaricato del- l' illustrazione scientifica ed artistica del viaggio. Molto altro personale, occorrente per Je varie necessità, accompagnava la spedizione . La Missione partì da Asniara il 13 Aprile 19^8. L Agricoltura Coloniale 14 222 Analisi chimica e considerazioni Iniziato il viaggio da Cheren il 14 Aprile, per ragioni agronomiche e climateriche, scelse nell'andata la via Agordat-El-Aghin-Goiidar. Nei giorni fra il 19 e il 26 Aprile attraversò le mirabili regioni fra Gaso e Setit e giunse il 26 ad El-Aghin, estremo con- fine dei possedimenti italiani. Da El-Aghin segui la carovaniera, aperta per opera degli italiani, che passa per Noggara e il quadrivio Tucul Duma. La zona sino alla cintura settentrionale del lago Tzana è ricca di acque perenni e la. via prima montana e addirittura alpestre dopo il torrente Devez, supera la cintura del lago, formata dai monti Uogherà e Dembea, passando dal colle detto Ghindi Metta (me- tri 2420). Oltre il colle, dopo un ultimo strozzamento della valle, appare Gondar, la città im- periale, bella e stranissima, che dista 45 km. dal lago e dove la Missione si trattenne dal IO al 13 Maggio. La carovaniera buona prima si svolge quindi in terreno collinoso e poi entra in una grande pianura, terminante verso il lago con la zona di evidente for- mazione lacustre. Il 15 Maggio accampò sulla riva del lago, presso la foce del Gumarà. Da Quossel, percorrendo la sponda est del lago, raggiunse Metrahà Mariàm. Da qui con salmeria leggera si recò a Debra Tabor a presentare saluti e doni a Ras Gugsa, fratello dell'imperatrice, dopo aver attraversata la fertile pianura dell'Arno Garnò,. visitato il mercato di Ifag e ammirata la bassa valle del Reb, detta Fogherà, l'invidiato feudo di Taitù. Più in alto, attraversato il Reb, la regione di Amurà-Ghedèl (m. 2000)- e sopra questa Debra Tabor. Nel ritorno, riattraversato la splendida pianura di Fogherà, giunse a Navaga e di qui a Quòrata, il maggior centro abitato della sponda est del lago. Passato lo Abbai- (Nilo azzurro) la Missione arrivò a Tzeghiè il 28 Maggio. Durante un'attesa forzata in Tzeghiè, visitò la prima cascata del Nilo azzurro, unico emissario del lago. Il per- corso della sponda occidentale del lago sino a Delgi-Mariàm fu compiuta dal 6 al io Giugno, per regioni pianeggianti lungo il basso corso dell'Abbai del Goggiam, paludose dopo il guado presso Moscia, indi collinose nella regione di Undighiè. Più in là la spiag- gia si restringe sino a 50 o 100 metri. Da Quinzelà verso nord la sponda è più pitto- resca e varia di quella orientale sino al gruppo abitato di Gogià, ove si gode la più bella e completa vista del lago. A due ore da Gogià incontrasi Delgi Mariàm, attorno al quale la pianura si allarga e coufondesi con quella del Dembea. Oltre Delgi verso- Cencher il territorio si fa ondulato. Il 12 Giugno la Missione rientrava in Gondar e il 15 dirigevasi a nord-est, per la via che dall'Etiopia conduce ad Adua ed al mare, pas- sando per Debarech (m. 1000), via faticosissima circondata di precipizi, unica dall'Etiopia all'Eritrea. Guadato il Tacazzè giunse alla città santa di Axum l'S Luglio. Di qui visitata Adua, rientrava in Eritrea il 15 Luglio. Bollettino della S. Geografica Italiana. Anno 1908, N. 12. Gap. A. N. Tancredi.. so2)r(i alcune terre di Etiopia 223 BACINO IDROGRAFICO DEL LAGO TZANA, La linea tratteggiata indica il percorso, durante il quale furono raccolti i campioni. I numeri indicano approssimativamente la località, ove i campioni furono raccolti. 224 Analisi chimica e considerazioni (z: co o w U) H o z H -) & o U li o _1 )-l Q^ •^l LL < M < P Z < N < H o O HH (0 s < M w tu o a o w o u. •1 ci 5 cS.'* 9Uy BJ.I9J, ,'-, s =* O*" CS o— 1^ M CD o.iq9[9qog CO •1— « «X- 'TS .1 1 N ed — tó g^ o ce Sm iD CS "5 TS -«aj CD S-i s t— * :- J :^ O o.i9iunj^ ce CD co co X co o jo 8 co 1— ( CO O co oo r- o O o d o d o T— < ^-' T— l CQ ^ CQ o tM co C5 CD CO CC o g c^ co 05 05 co io — H ^ T—* — tH — (M (M CM CI CO (N (M Oi (M g g 00 in O 00 ss o Ci O co CD OO 1— ( '^ C' d o o o o ^^ "^ ^ (M (N CI O ^ — 0'^J5'OOicococDc-ii3^HgaGO OOCQiO'^OOOJajOCNfMOaCTlOCD — i d co' ic X co' Ci -^ ^' co" co cN oi — ' '^^i o io 5i 1-t -^XT^CNinxooa-^ 0OCS-^l>-CiXL-~--!*(Xc -»i IO tH e- r- co^ocii^atjc-cocoiocQoa -^-oco eO-^^-rtl'T-»-^-''-^-^^^'H-^CO tOOiOOx^'t^iOiOOOlOlOOCN OOCDCSiOXrJiOO^-^CD — OrH r> rfi ai oo' C-' I- O oa X cm' X c-' d c- rfiCO^rOiOa^CO^-^iOCQ-^-*^ ""d d d IO iooiooo>o-^io-3!0 CacEOSCDCD-^-^COiOtrjC^COX-^ X io' -"•' - -*' t-" — co' C~' co' X iC C-^ -^xocio; cscDt-OJOìOs— 'Ot— ""o io d o d o loocoi— 'coooo t— C5CDt-X(MCD-T^— 1< — OICCCO co t- o' (M* co' io' co' d d o 'ò o co X io_ — iCQoacooa— 'r-ioaoiOOX inOiOiOOOiO-^l>-05CDO— - T-1* x' d co — ' x' X ^' co ce co c-^ X ^ i-ioc- »o co IO ooc^ioxcicjicjicjcrixascicit— e- C5 C3 C2 i^Gi(Ji^Oì CD^OCQCaCQOXOXOOJCDX 10OCD05 — C^CD-^crr-^CDOSClX !>• d -t CI CD* oi d lo' lo' -i< c r/ì ID ^ *^ o O «j o CQ 00 ce óe bC bc o ^5 bc < o ce ce o ce s O ce s ce 3 bD 05 bD -Q iz; a 33 0) fi ce 03 ce cs 'b« s o e -. o "Se .o O T-H C^ CO H o 05 co 1—1 tO r- co O t- co c- X ^ tO CD X CO X o co «b eo co' eo OJ oi -* (M — co T^ Ol r>i co CO CO co co co *-H ■— t CO co co co s o X 9. 8 co CO co s X o X X o X 55 CD* co e» 05 s CD CD X X X co X X X co s co co co ■o (N -f 1— t (M lO (M co lO CN m o O — — ' ^H CO a:> 1—1 "^ o 1— « O ^" »-^ CI 1—1 -^ OS »o co 05 8 X CO co o :o co ce CN co "M g 1-H CO CD lO r— lO X co s co 1—1 05 •"il X X o co Tj< X C5 -*t ■^ co IO f- yj -f ■■c co -" r-^ -^ O) — • co ^^ LO co o> e- lO CI co CD IO CO 1-H 05 OS o o IO lO o 5 o co IO CD s o C C») 8 ^ o s q6 IO X o 8 8 lO X LO o CD CO m IO 8 co co o 05 35 CO ■o o co CD lO :o 05 o kO l- o LO ce t— •o co o »o o co 35 35 io 1* CD àO lO C75 CO -*< co 05 co C5 CO co Oi LO lO lO -)< co o O 05 o co o co è O lO ce o lO o ^ LO o § s s ■ r-' co" co' iw co (M IN oc o 1-1 05 2 -f< co' 05 35 o 05 C5 co 05 g 05 r; s CD co X o X i-- o 8 1— ( co 1—4 lO co e- 5i iO »o 9. s ^ o o X ■^ 05 CO lO IO O < 5g < X "tr » c^ CQ 00 bc p 03 p 03 p p 0« > a o u 00 QQ V o ij éj < — e/: C/J X C/'J 00 o 5 3 •* .s bO C5 tu es •.a ed & ja X o. co co CQ co co co CI lO co •-D co r- X >* co Ci co tu o — co co -e T- O co so CO -« co co LO co co t- X co co 05 co o •^ a .e o 3 226 Analisi chimica e considerazioni Il campione N.'* i fu raccolto nella località detta Noggara, lungo il torrente Scérif Hamed, che va nel Bahr-es-Salàm, affluente del- l'Atbara. E terreno duquà, che nel linguaggio degli indigeni vuol dire sabbioso. Infatti è molto sciolto, ricco di scheletro, costituito di sassolini neri e bianchi silicei ; la sabbia è pure molto abbondante, di co- lor bigio, ricca di silice. Si distingue da tutti gli altri campioni per una maggiore quan- tità di calce. — Contiene una discreta quantità di potassa, ma scarseggia in sostanze organiche e azoto. N. 2. Raccolto nella stessa località del N. i, ma è molto dif- ferente sia fisicamente che chimicamente. E nero, argilloso, molto compatto. Lo scheletro è molto scarso, costituito di sassolini bianchi con resti organici ; la sabbia è pure scarsa, argillosa. — Povero di calce e azoto, contiene in discreta quantità l'anidride fosforica, in abbondanza la potassa. Questo campione rappresenta una di quelle terre conosciute da- gli indigeni di Etiopia col nome di ualecà o mezegà. N. 364. Raccolti nella vallata dell' Angareb, che raccoglie la maggior parte delle acque che scendono dai monti dell'Ermaciohò e dell'Uogherà e va a formare il Bahr-es-Sa'àm. — Rappresentano il terreno di un campo di cotone della pianura formata dal tor- rente Defeo, uno dei tributari dell'Angareb, vicino al villaggio Maabara e Zana. La prima è terra mezegà senza spaccature e con ciottoli ; la se- conda è pure terra mezegà con spaccature. Questa differenza è spiegata dall'analisi chimica per una mag- gior ricchezza nella prima di scheletro e sabbia. - Sono però ambedue argillose, con scheletro formato di sassolini neri e sabbia argillosa, rossa in seguito a calcinazione. — Ambedue sono po- vere di calce e contengono gli altri elementi in quantità appena sufficiente. N. 5. Terreno mezegà raccolto a media altezza boschiva del De- rechambac (altezza m. 920) sulla via verso Gondar. — E argilloso più del precedente, compattissimo ; lo scheletro scarsissimo, è co- stituito da sassolini bianchi e neri ; la sabbia argillosa rossa per calcinazione. E povero di calce, più povero dei due precedenti in azoto, anidride fosforica e potassa. sopra cik-une terre di Etiopia 227 N. 6. Pure terreno mezegà di un campo di cotone di Xaj^asu Settoaghen di Cil^uana o Chilcuena, contrada Danda, regione Giani fagherà a nord-ovest di Gondar (m. 1050). È argilloso, compattissimo come il precedente ; lo scheletro scarsissimo di sassolini neri e rossi ; la sabbia argillosa, rossa per calcinazione. — Povero di elementi nutritivi come il precedente. N. 7. Raccolto nella via discendente da Gondar al lago Tzana, nella località detta Gubia Jesus. — Terreno leggero, scolato (du(|uà). Ha scheletro ricco di sassolini bianchi e neri ; la quantità di ar- gilla in confronto della sabbia è però forte e perciò mantiene il carattere di compattezza delle terre viste dianzi. La sabbia è argillosa, rosso-cupo per calcinazione. Povera anche questa terra di calce, anidride fosforica e azoto, ha un contenuto maggiore di potassa. N. 8 e 9. Prelevati nei terreni del villaggio Uellata presso il lago Tzana, regione Quossel, chiesa Fontrò Mariam. — Il primo è del sottosuolo alla profondità fra 50 a 70 cm. ; il secondo è la terra vegetale sino a 50 cm, A differenza dal precedente questi terreni sono argillosi, com- pattissimi, profondamente screpolati quando è asciutto. Poverissimi di scheletro, costituito di sassolini neri ; nella seconda vi si trovano anche resti organici. Pochissima sabbia, argillosa, che diventa nera colla calcinazione e fonde. Povere di calce come tutte le altre, si distinguono per una maggior quantità di anidride fosforica, potassa ■e azoto. N. IO. Raccolto a Medham Alem presso il lago, regione Arabia. E un pò meno compatto dei due precedenti. Lo scheletro è co- stituito di neri sassolini con resti organici ; sabbia argillosa fusibile, un pò più abbondante che nei due campioni precedenti. Anche questo è un ottimo terreno per 1' abbondanza dei principli nutritivi, abbondanza che è eccezionale per quanto riguardo la po- tassa. N. II. Prelevato nella pianura detta Metrahà, tra i monti Ler- caber e il lago. Lo scheletro poverissimo di sassolini neri e molti resti organici ; sabbia grigio-rossastro per calcinazione, abbondante, argillosa con minutissime particelle silicee. L' abbondanza di elementi sabbiosi lo rendono ancora meno com- patto del precedente. E anche questo un terreno ottimo sia per 228 Analisi chimica e considerazioni V abbondanza e giusta proporzione di elementi utili, sia per le pro- prietà fisiche. La calce in questo e nei quattro campioni che se- guono è ridotta al minimo. N, 12. Prelevato nella collina presso il torrente Voinareb o Uoinà Reb, al principio del bosco poco folto, a nord del villaggio Fercaber. E molto più compatto del N. 1 1 per la sovrabbondanza di materie argilliformi. Poco scheletro di sassolini neri con molti resti organici ; sabbia argillosa, rossa per calcinazione. Giusto e proporzionato è il quantitativo di elementi nutritivi. N. 13. Prelevato pure presso i monti Fercaber, nel bosco fitto dove vivono le Acacie rosse. A somiglianza del precedente è argilloso; scheletro povero dì sassolini neri con resti organici ; poca sabbia, rossa per calcinazione. È un pò più ricco di elementi nutritivi dei precedenti. N. 14. Raccolto alla profondità di 35 cm,, all'estremità nord della pianura di Arno Garnò, al principio della collina ; bosco di Acacie rosse quasi distrutte dagli incendi. L' Arno Garnò è una pianura a sud di Aletrahà Mariam di 9000 ettari, formata dal torrente che porta lo stesso nome ; feudo della regina Taitù. E terreno molto argilloso e compatto, con scheletro formato di sassolini neri e rossi, un po' più abbondante dei precedenti ; poca sabbia fosso-grigia per calcinazione, ricca di silice. Si distingue dai precedenti per la mancanza quasi assoluta dì calce, e per la scar- sità in anidride fosforica, sostanze organiche e azoto. E il peggiore dei terreni rivieraschi. N. 15. Raccolto a cm. 20 nella pianura di Arno Garnò, presso le foci del torrente, presso Metrahà Mariam ; coltivato a taff. Scheletro più abbondante ancora del precedente, costituito dì sas- solini neri e rossi con molti resti vegetali ; sabbia pure più abbon- dante, argillosa, nera per calcinazione. Ricchissimo di anidride fo- sforica e azoto, ricco di potassa. N. 16. Prelevato nella pianura di Arno Garnò, presso il villaggio Grigna, Argilloso, compatto, con poco scheletro di sassolini neri e bianchi silicei ; sabbia argillosa, nera per calcinazione. Ricco di elementi nutritivi. N. 17. Prelevato nella regione di F'ogherà, pure feudo della re- gina Taitù, da un campo coltivato a Berberi il secondo anno. Argilloso, con poco scheletro di sassolini neri e rossi e resti ve- uopra alcune terre dì Etiopia '229 getali ; sabbia argillosa, nera per calcinazione. Ricchissimo di ani- dride fosforica, potassa e azoto ; contiene anche quantità maggiore di calce dei precedenti. È adunque un terreno ottimo ; uno dei migliori analizzati. N. i8 e 19. Raccolti nel territorio di Amurà Ghedcl, feudo di Menelik, vicino al villaggio Mesel Dengia. Il primo è molto più scuro del secondo, eminentemente argilloso, con pochissimo scheletro di sassolihi neri e resti vegetali ; pochis- sima sabbia argillosa, rossa per calcinazione. Il secondo ha più scheletro di sassolini neri e rossi con molti resti organici ; più sabbia rosso-grigia por calcinazione. Il secondo è migliore del primo sia per le proprietà fisiche, sia per un quantitativo maggiore di sostanze organiche, azoto e ani- dride fosforica. N. 20 e 21. Prelevati nel territorio di Amurà Ghedcl, contrada Uork Mieda (campo d' oro). Il secondo è più argilloso. Lo scheletro, un pò più abbondante nel primo, è in ambedue costituito di sassolini neri e rossi con resti organici ; sabbia nel secondo argillosa, nera per calcinazione e più scarsa ; nel primo rosso-grigia. Il primo è più ricco di anidride fosforica e potassa ; ambedue ottimi. N. 22. Prelevato nel territorio di Fogherà, presso il villaggio Ana Jesus Uolait. Terreno argilloso, compatto con pochissimo scheletro di sassolini neri e molti resti vegetali ; sabbia argillosa, nera per calcinazione. Contiene ricchezza proporzionata di elementi nutritivi. N. 23. Prelevato nel territorio di Fogherà, presso le foce del torrente Aledek ; terreno duquà di un campo arato per Berberi. Terreno friabile, ricco di sabbia argillosa, nera per calcinazione ; scheletro povero di sassolini neri. Non è adunque un duquà sassoso come' quelli già visti e che vedremo. E anche questo uno dei mi- gliori per le proprietà fisiche e per ricchezza di elementi utili. N. 24. Prelevato nel territorio di Fogherà, regione Denghis, da un campo arato con altissima erba. Terreno argilloso molto compatto. Poco scheletro di sassolini neri con molti resti organici ; sabbia rosso grigia per calcinazione. Meno ricco di elementi costitutivi del precedente. N. 25. Prelevato nel territorio di Fogherà regione Anna, presso il villaggio Gava, da un prato erboso. 230 Analisi chimica e considerazioni Un pò più argilloso del precedente, ma però più friabile. Scheletro di sassolini neri con resti vegetali ; sabbia argillosa rossa per cal- cinazione. Ricco di anidride fosforica e azoto, contiene meno potassa del precedente. N. 26 e 27. Prelevati nel territorio di Quòrata, coltivati a caffè, di proprietà di Tunnesu, moglie di Blala Bugala Ailù Terreni ricchissimi di scheletro, costituito di grosssi sassi bianchi e scuri con molti resti organici ; sabbia nera per calcinazione, non però sovrabbondante. Sono terre scolate, ricchissime di elementi utili ; con esuberanza specialmente di anidride fosforica. N. 28. Prelevato presso il convento Voibelà Mariam, coltivato a taff. Come tutti i terreni di colore avana o rosso, è poroso, poco com- patto ; povero di scheletro costituito di sassolini rossi con molti resti organici ; sabbia piuttosto abbondante, argillosa, nera per calcina- zione. I carbonati e la calce in questo terreno e in quelli che seguono, colorati in avana, è pochissima, mentre sovrabbonda il ferro. Meno ricco dei precec'enti in elementi fertilizzanti è pur sempre un ottimo terreno. N. 29. Mancano i dati relativi al prelevamento, ma il numero progressivo segnato sul campione, il giorno in cui fu prelevato e i dati analitici fanno supporre che appartenga ad una regione inter- media a quella del N. 28 e del N. 30. Difatti anche questo terreno è poroso, con pochissimo scheletro, costituito di sassolini neri e silicei con resti organici, sabbia piut- tosto abbondante argillosa, rossa per calcinazione ; pochissimi car- bonati e calce ; abbastanza ricco di elementi fertilizzanti. X. 30. Prelevato nella regione Derà, territorio pianeggiante presso il villaggio Dereghadel, sulla strada da Quorata all' Abbai ; col- tivato a taff. Più argilloso dei due ultimi visti, è anche questo poroso ; poco scheletro di sassolini neri e silicei con resti vegetali ; sabbia argil- losa, rossa per calcinazione. Si distingue dai due precedenti per una maggior quantità di potassa ; carbonati e calce in piccola quantità. N. 31, 32, e 33. Prelevati nel territorio di Tzeghiè, grande centro commerciale sulla sponda meridionale del lago. Sono tutte tre terre coltivate a caffè, sopra alcune terre di Etiopia 231 Fisicamente diversificano poco tra loro. Il primo ha più sche- letro, ma meno sabbia ; lo scheletro è in tutte di sassolini neri e rossi con resti vegetali e il primo anche animali ; sabbia argillosa, nera per calcinazione nel primo e terzo, rossa nel secondo. Tutte tre sono ricche di sostanze organiche, azoto e potassa ; ricche di anidride fosforica specialmente le due prime ; poverissime di carbonati e di calce. N. 34. Prelevato anche questo in Tzeghiè, territorio di Non- chielà, presso la casa di Talamieri Aly ; pure coltivato a caffè. Anche questa appartiene al gruppo delle terre rosse, argillose, porose ; scheletro dei soliti sassolini neri e rossi e molti resti or- ganici ; sabbia argillosa nera. Ricca di elementi utili, eccettuata, come il solito, la calce. N. 35. Prelevato a metà strada fra Tzeghie e Moscia, territorio di Lata Mariani ; coltivato a caffè. Fisicamente non differisce dai precedenti ; scheletro scarso, di sas- solini neri e bianchi silicei ; sabbia argillosa nera per calcinazione. Chimicamente è più povero dei precedenti, eccettuata la calce. N. 36. Mancano i dati relativi al prelevamento, ma fatte le de- bite considerazioni, si può arguire che sia stato raccolto nel ter- ritorio di Gogià o Delgi IMariàm, sponda ovest del lago. Infatti si stacca completamente dai terreni rossi dianzi studiati e invece rassomiglia a quelli di Uellata. E terreno nero, molto argilloso, compatto con poco scheletro di sassolini neri e poca sabbia argillosa nera per calcinazione. Non è molto ricco di elementi nutritivi, ma vi sono contenuti in giusta proporzione. N. 37. E limo del lago Tzana, raccolto a 200 m. dalla spiaggia tra Gogià e Delgi Mariàm, con retino da pesca, alla profondità di m. 1,50 a 2. E terreno sciolto quantunque manchi completamente di scheletro e abbia poca sabbia rosso-grigia per calcinazione. Non contiene molte sostanze organiche, né azoto : anzi anche la potassa e l'anidride fosforica sono in piccola quantità ; è uno però dei più ricchi in calce. Agrariamente mediocre. N. 38. Mancano i dati relativi al prelevamento ; probabilmente appartiene alla pianura a nord della penisola di Gorgorà. E terreno compattissimo, con pochissimo scheletro di sassolini rossi e neri e resti organici ; pochissima sabbia rossastra per cai- 232 Analisi chimica e considerazioni sopra alcune terre di Etiopia cinazione. Sufficiente e ben proporzionata è la quantità di ele- menti utili. N. 39. Prelevato nel territorio dopo Cencher ; altopiano prima di Azezò, Un pò meno argilloso del precedente è però sempre lo stesso tipo di ualecà. Scheletro dei soliti sassolini rossi e neri con molti resti organici ; sabbia rossastra per calcinazione. Più ricco del pre- cedente in sostanze organiche e azoto. N. 40. Prelevato pure dopo Cencher, in vicinanza del fiume Derma. Poverissimo lo scheletro di sassolini neri e rossi con resti orga- nici ; pochissima sabbia rossastra. Più ricco dei precedenti in calce anidride fosforica ; più povero in potassa e azoto. N. 41. Prelevato nel territorio presso il villaggio Uorchenè o Uochén. Poco scheletro di sassolini rossi e neri con molti resti organici; sabbia rossastra, più abbondante dei precedenti. Ricco di sostanze organiche e azoto ; anidride fosforica in quan- tità sufficiente. Dott. A. Mazzaron R. Scuola di Pomologia e Orticoltura di Firenze, (Continua). Una visita alla Scuola Coloniale d'ilgricoltura di Tunisi Un breve soggiorno a Tunisi, ove mi recai col VII." Congresso Geografico Italiano adunato a Palermo nei primi giorni dello scorso Maggio, mi offrì l'opportunità di visitare la fiorente Scuola Colo- niale di Agricoltura istituita in quella città, con notevole vantaggio per l'incremento agricolo della K eggenza. Accolto con grande cor- tesia dal Direttore della Scuola, Ing. Chervin, capo ufficio alla Di- rezione dell'Agricoltura del Commercio e della Colonizzazione, cui insieme ad altri colleghi (i) venni cortesemente presentato dal- (i) Furono miei compagni nella visita interessantissima il Comm. Egisto Rossi, del Commissariato dell' Emigrazione il Cap. Dott. Angiolo Mori dell' Ufficio Coloniale, cui si aggiunsero poi, condotti dal Dott. Spezzafumo di Tunisi, gli amici Prof. M. Baratta del- l'Università di Pavia e Prof. C. Maranelli della Scuola Superiore di Commercio di Bari. Una visita alla Scuola Coloniale d' Agricoltura di Tunisi 233 r egregio avvocato Ugo Moreno, Presidente del Patronato per gli emigranti italiani, ne visitai minutamente i locali, i gabinetti e i laboratori e potei avere ampli ragguagli sul funzionamento della Scuola e sulle culture sperimentali che vi si praticano. A queste per- sonali informazioni fornitemi dall'ing. Chervin con tanto maggiore in- teressamento dacché seppe che le raccoglievo anche per conto del l'Istituto Agricolo Italiano di Firenze, cui mi onoro di appartenere, si aggiunsero quelle che potei desumere dalle pubblicazioni da lui gentilmente poste a mia disposizione. Frutto delle informazioni raccolte sono le brevi notizie che qui espongo nell'interesse di coloro che anche in Italia si occupano dell'insegnamento agricolo coloniale. La Scuola coloniale di agricoltura di Tunisi (Ecole coloniale d'A- griculture de Tunis) fu fondata nel 1898 e si prefigge lo scopo di fornire agli allievi le conoscenze teorico-pratiche necessarie allo sfruttamento razionale dei territori africani del Mediterraneo e in genere nei paesi coloniali. La Scuola occupa un vasto locale in una ridente posizione a circa 2 km. dalla città, tra il parco comunale di Belvedere e il giardino sperimentale che le è annesso. Vi si accede mediante un rapido servizio tranviario elettrico ed è congiunta alla città mediante co- municazione telefonica. L'aspetto esteriore del fabbricato è semplice e decoroso. Il bianco delle costruzioni spicca nell'azzurro limpido del cielo, mentre da ogni parte le circonda il verde delle coltiva- zioni e delle piante arboree che fiancheggiano i comodi viali. I fabbricati contengono le aule scolastiche, i laboratori ed i ga- binetti, la biblioteca, gli uffici della direzione, nonché i dormitori ed i refettori per gli allievi che vi sono mantenuti in pensione. Il tutto si presenta ordinato con sobria eleganza e con grande pro- prietà. Gli allievi sono ammessi alla Scuola per titoli e per esame. Sono ammessi senza esame coloro che superarono già gli esami di bacca- laureato, ovvero di ammissione alle Scuole nazionali di Agricoltura o quelli forniti di un brevetto superiore dell'insegnamento primario, o di diploma di studi commerciali secondarli. Gli esami di ammis- sione vertono sulla lingua francese, la geografia, la matematica elementare, la fisica, la chimica e le scienze naturali. Le prove sono soltanto scritte e possono essere sostenute, oltre che a Tunisi, in tutte le città capoluogo di Dipartimento della Francia e dell' Algeria 234 Una visita come in qualsiasi colonia francese. É fissato a 17 anni il limite inferiore d'età degli ammittendi. Gli allievi possono essere interni, esterni o semi convittori ; i primi pagano una retta annuale di 750 lire, i secondi di 300 e i semiconvittori di 500. Nessuno può es- sere esonerato da questo pagamento ma un buon numero di borse di studio sono assegnate in Francia dalle Amministrazioni locali per quei giovani che intendono frequentare la Scuola di Tunisi. Sono altresì ammessi uditori liberi per periodi indeterminati di tempo. La durata degli studi è fissata in due anni, compiuti i quali i giovani ricevono un particolare diploma. I-e materie d' insegnamento comprendono : La botanica con particolare riguardo alla biologia ve- getale, alla indicazione delle piante utili o dannose e alle malattie delle piante ; /' agricoltura, con particolare riguardo all' agricoltura coloniale, alla viticoltura, alla silvicoltura e all'orticultura ; la zoo- tecnia e la zoologia agricola ; la chimica generale ed analitica ; la meteorologia e geologia agraria ; la tecfiologia, il genio rurale ; la geo- grafa, l'economia e la legislazione coloniale ; la coìitabilità agricola; gli elementi d' igiene e /' arabo volgare. Un largo sviluppo è dato alle applicazioni pratiche, tanto di campagna quanto di laboratorio. I giovani vengono largamente esercitati nelle operazioni agricole, della preparazione del terreno, della sementa, della mietitura ; nella potatura delle viti e dell' ulivo ; nell'innesto delle piante da frutto, nella creazione e mantenimento di pepiniere, nell' allevamento del bestiame, nella preparazione dei vini ecc. Una parte notevole delle applicazioni pratiche è data alle analisi chimiche dei terreni, concimi e dei prodotti agricoli, nonché negli studi micrografici e batterologici degli elementi vegetali ed animali, nelle operazioni di rilevamento topografico, di impiego di macchine agricole, pro- getti di costruzioni ecc. Per tutte queste esercitazioni la Scuola, che ha a propria disposizione una fattoria dell' estensione di quasi 100 ettari, che può valersi del vasto giardino sperimentale che le è annesso, nonché dei laboratori batterologici dell'Istituto Pasteur, il quale pure ne costituisce come una dipendenza, possiede in proprio anche dei gabinetti assai ben forniti, e una larga dotazione di istru- menti topografici. Né 1' insegnamento e la pratica sperimentale si li- mitano alla parte scientifica e puramente professionale ; ma con op- portuno consiglio si volle unirvi 1' esercizio dei lavori manuali d' of- ficina, per mettere in grado gli allievi di eseguire l'aggiustamento alla Scuola Coloniale d'Agricoltura di Tunisi 235 e le piccole riparazioni agli utensili ed ai macchinario agricolo. Ot- timo esercizio invero per chi [intra essere chiamato a valersi di que- sto macchinario in regioni lontane dai centri civili. Completano finalmente gli studi e le esercitazioni pratiche fatte nei laboratori e nei campi sperimentali della vScuola le numerose e svariate escursioni che gli allievi sono condotti a compiere viag- giando abitualmente in carovana a cavallo, muniti del materiale di attendamento, per visitare lontane coltivazioni, stabilimenti ecc. I giovani che escono dalla vScuola son per tal modo avviati me- diante una conveniente preparazione teorico- pratica, ad esercitare funzione direttiva in un' azienda agricola di paesi coloniali in ge- nere, e con particolare riguardo a ciucili che si trovano nelle con- dizioni di clima e di vegetazione dell' Africa mediterranea. J\la la preparazione della Scuola, come del resto di qualunque altra istitu- zione scolastica, non sarebbe sufficiente a dar loro la pratica necessaria senza un opportuno tirocinio che essi possono compiere presso grandi stabilimenti di cultura e in parte anche nella fattoria della Scuola medesima. Per coloro poi che volessero continuare i loro studi, il diploma rilasciato dalla Scuola di Tunisi è considerato come titolo valevole di ammissione alla Scuola Nazionale Superiore di Agricoltura colo- niale' di Nogent-sur-Marne (Dipartimento della Senna) dalla quale mediante un anno di studi complementari si esce col titolo d'inge- gnere agronomo coloniale. L' annuario pubblicato regolarmente dalla Società degli antichi allievi della Scuola di Tunisi ci offre il modo di conoscere la pro- venienza e di seguire nella loro sistemazione gli allievi che ne usci- rono diplomati nei dodici anni da che esso funziona II loro numero varia annualmente tra i 20 e 30. Degli allievi attualmente inscritti, 40 nel i" corso e 16 nel 2°, la grandissima maggioranza sono fran- cesi, solo 6 sono tunisini e altrettanti gli algerini, i è di St. Pierre et Miquelon e 4 sono stranieri : dell' Egitto, dell' Argentina, del Messico e di Honk-Hoiig. Per quanto riguarda la loro sistemazione, dei 250 circa diplomati nel primo decennio di vita della Scuola tro- viamo che la maggioranza sono proprietari o gerenti di aziende agrìcole viventi in Tunisia o in Algeria, in minor numero sono ad- detti ad aziende agricole di altre colonie francesi in Affrica ed in Asia ; ma molti altri trovarono anche un utile impiego in altre am- ministrazioni o nell'esercizio di professioni svariate, come periti fil- •236 Una visita alla Scuola Coloniale d' Agricoltura di Tunisi losserici, geometri e topografi, chimici, commercianti, pubblici fun- zionari e persino pubblicisti. Fra i 14 diplomati della io" ed ultima promozione 5 sono attualmente allievi della Scuola Nazionale di Agricoltura Coloniale di Nogent-sur-Marne e altrettanti compiono il loro tirocinio presso aziende locali. Le poche notizie che ho qui riferite sul modo come la Scuola di Tunisi funziona ed esplica la sua attività e circa ai frutti che raccoglie non riusciranno, confido, discare a quanti in Italia s'interes- sano dell'insegnamento agricolo coloniale : argomento di particolare importanza per un paese come il nostro che offre si largo contribuito di energie alla colonizzazione agricola. Ma un'altra considerazione m'indusse a richiamare l'attenzione su questa Scuola e ciò in vista dei vantaggi che noi stessi potremmo ricavarne. La grande vicinanza di Tunisi all' Italia, la frequenza e facilità dei rapporti, l'ambiente in grandissima parte italiano nel quale essa svolge la sua azione, potrebbero per alcuni aspetti con- sigliare ad alcuni nostri giovani, a quelli stessi usciti dall'Istituto Agricolo Coloniale di Firenze, di compiervi, per un periodo pii^i o meno ampio, un corso complementare di studi, analogamente a quello che si pratica per i licenziati da altre nostre Scuole Scientifiche e professionali presso Istituti di pari grado stranieri. Per quanto Tunisi non rappresenti un ambiente veramente coloniale nello stretto senso della parola, un soggiorno in quella città e un corso comple- mentare di studi presso quella fiorente Scuola potrebbero, in vista dei vantaggi che offre la sua vicinanza, costituire quale un appor- tuno pi-riodo di acclimatamento per i giovani Italiani desiderosi di dedicarsi alla vita agricola coloniale, offrendo loro altresì il modo di apprendere l'arabo volgare e di entrare in rapporto con la civiltà araba. Le assicurazioni che ebbe a darmi con grande cortesia l'ing. Chervin e le eccellenti disposizioni da lui mostrate, danno affidamento sicuro che le pratiche che a questo intento venissero iniziate fra i due Istituti potrebbero facilmente portare ad utili frutti. Attilio Mori. 237 NOTE BIBLIOGRAFICHE L'industria del bestiame nella Colonia Eritrea, i-ico. - Koma, Bililioteca di Studi Coloniali (I. C. I.) pp. 16, L. 1.00. Lautore coiniucia coll'esporre tutte le ditiicoltà, che incontrano in Eritrea gli esecutori del censimento del bestiame e la diffidenza dell'indigeno, basata su ragioni fiscali, a denunciare la quantità del bestiame da lui posseduto. Aggiunge che per aver dati discretamente precisi, occorre valersi dei fre- quenti litigi tra paese e paese, tra tribù e tribù e in questa maniera si può conoscere in modo assai approssimativo dagli avversari di un c.(ipo^ il numero dei capi di bestiame, da questo posseduti Altri mezzi usati son quelli di ricorrere agli informatori o alle note degli animali immunizzati all'Istituto Siero- Vaccinogeno. Secondo il censimento del 1905, ordinato dal Governatore Martini, i dati che si poterono raccogliere furono i seguenti : BOVINI CAMMELLI EQUINI OVINI Buoi . . m:2\)^ Vacche . 15:^.392 Vitelli . 56 0H2 Cammelli da allevam. j<0.265 Cammelli da sella . . 188 Cammelli da carico . 16.485 Cavalli . 1.0v!7 Muli . . fì.lHl Asini . . 22.601 Ovini . . 383.ó7« Caprini . 352 556 Totale . 295.717 Totale . . 46.933 Totale . 29.789 Totale . 736.132 Oggi però il bestiame deve essere quasi raddoppiato, date le ottime annate agrarie, per cui molte mandrie furono importate dall'Arabia e dal Sudan e perchè il gulhai e l'insigniticante esportazione non hanno portato gran dimi- nuizione nella massa. L'autore riporta a L. 29.440.000 il valore totale del bestiame attualmente- esistente in Colonia Eritrea e, calcolando la popolazione indigena a 280.000 abitanti (il censimento del 1905 ne dava 274.944), si viene ad ottenere una ric- chezza media di bestiame di circa L. 100 per ogni abitante, cifra che merita una certa considerazione. Dopo qualche breve osservazione sul languente commercio del bestiame, l'A. si augura che, modificate le disposizioni in vigore, per le quali ogni bovino deve pagare L. 38 di dazio per entrare in Italia, il bestiame eritreo possa es- sere introdotto e consumato nella madre patria, con evidente vantaggio eco- conomico delle due regioni. O. Man ETTI. 288 Note hìbliografiche * * Apicultura e commercio deiia cera e dei miele nella Colonia Eritrea. - Homa, Riblioteca di studi coloniali (I. C. I.) 1910, pp. 17, L. 1.00. L'autore riassume nel suo opuscolo tutte le questioni, che interessano la produzione del miele e della cera nella Coionia Eritrea e raccomanda 1' api- cultura ai concessionari di terre, come industria renumerativa, specialmente se usata come industria suppletiva all'agricoltura. L'A. fa notare come quasi "tutta la produzione del miele e della cera sia fatta per mezzo di alveari na- turali e selvatici o, per lo meno, se artificiali, poco razionali e spesso lontani dall'abitazione dell'apicultore. L'uso indigeno più importante del miele è quello per fabbricare il tee, tra- dizionale bevanda indigena, costituita da miele sciolto in acqua e fermentato, dopo aver subito l'aggiunta delle foglie aromatiche di due piante spontanee, chiamate soddò e ghescio. La cera serve per l'illuminazione, ma tende ad essere ovunque sostituita dal petrolio, più luminoso e più economico. La cera ed il miele, che non vengono consumati localmente, sono esportati ordinariamente per via di mare dal porto di Massaua specialmente in Austria, in Germania e persino nei Paesi Bassi. L'Italia non riceve che pochi quintali di cera; il miele dei Baria e dei Baza viene direttamente inviato nel Sudan Anglo-Egiziano. Il raccolto del miele e della cera viene effettuato ogni anno in due tempi : il primo generalmente nei mesi di maggio e giugno, il secondo in novembre e dicembre. Il lavoro è cori-edato da numerose notizie statistiche sulla produzione ed esportazione della cera e del miele prodotto in Eritrea e termina richiamau- mando l'attenzione degli studiosi e degli agricoltori su un commercio, che an- nualmente dà all' Eritrea un movimento di capitali superiore ai due milioni di lire. O. Manetti. Sommario della t(ivista Coloniale (organo dell'Istituto Coloniale Italiano - Eoma). •25 Maggio 1910. La visita degli ottomani: il significato ed i propositi - (Enrico Catel- LANi) — Un' impressione argentina - (Enrico Eerri) — Trattato generale d' arbitrato tra l'Italia e la Repubblica Argentina — Elenco dei componenti la missione ottomana in Italia. 30 Maggio 1910. L' Unione Sud-Africana - (Dott. JRouire) — La responsabilità dei padroni nei casi d' infortunio sul lavoro • (Adolfo Vinci) — Sulle sponde del Basso Giuba — Informazioni Coloniali — Tra libri, riviste e giornali. 10-25 Giugno. Ricordi Eritrei - (Cesare Guglielmo Pini) — Questioni coloniali - (Giu- liano BoNACCi) — Assab e la Carovaniera Assab-Ela — Attività italiana alle falde del Kenya — Dire - Daoua — Dati e problemi dell'emigrazione italiana — Informazioni Coloniali — Tra libri, riviste e giornali — Atti dell'Istituto Goloniale Italiano — Libri pervenuti in dono alla Biblioteca Sociale. 239 N O TI Z I K — Analisi chimica del Coffea Qonqensìs Var. Cfjalofii. Il laboratorio coloniale del Museo di Parigi comunica al Joiirnal d' Agri- colture Tropicale (1) i resultati di una analisi fatta all'Istituto Pasteur su semi di Cofft'ct coì>;/eìisis var. Chalotii, provenienti da culture sperimentali, eseguite a Madagascar. Eccone i resultati: Umidità a 110" 11. 9", 0 Ceneri 3. 3 °yo Azoto totale 1.9 "/o Caffeina 138% Il tenore in caffeina di questa varietà sarebbe superiore a quella media del Coffea arabica, che ne contiene circa l'I.OS^^oi "^^^ con variazioni, che oscillano dall' 0.86 all' 1.60 per cento, a seconda del suolo e del clima. Un campione di Coffea congensis proveniente dal Congo francese e analiz- zata nel 1902 dal Bertrand conteneva ri.l9''/p di caffeina : sembrerebbe dun- que che la cultura del Coffea congensis a Madagascar avesse notevolmente aumentata la sua percentuale di caffeina. *, * * — Congresso per il perfezionamento del materiale coloniale. Dal 14 al 18 Agosto si terrà a Bruxelles un Congresso, che s'occuperà spe- cialmente del perfezionamento del materiale destinato alle colonie e special- mente a quelle dei paesi caldi. Il Congresso comprenderà sei sezioni : Mezzi di trasporto — Costruzioni, mobili — Materiale per la caccia e la pesca — Materiale per aziende agrarie, orticole e forestali -- Materiale me- dico, vesti — Mercanzie per l'esportazione, imballaggi e spedizioni. Specialmente importante è quest'ultima sezione, poiché lo scambio delle idee tra i commercianti, che vi prenderanno parte, potrà contribuire a risol- vere un problema, che ormai ha acquistato un interesse e un' importanza ge- nerale. * * — Resistenza delle fibre d'Abacà. L'Ufficio dell'agricoltura delle Filippine, come riporta il Joiirnal d'Agricid- ture Tropicale, ha fatto eseguire delle determinazioni molto precise per ve- rificare se le fibre di Abaca ottenute a macchina sono più o meno resistenti di quelle ottenute con la macerazione e con la decorticazione a mano. A quest'uopo furono adoperate delle piccole corde, costituite di 10 fibre ri- (1) Marzo 1910. 240 Notizie torte insieme, le quali furono sottoposte alla trazione, col numero necessario di kilogrammi per romperle. Il peso di rottura fu di circa 30 kilogrammi per le fibre ottenute mecca- nicamente, di circa 15 kilogrammi per quelle ottenute a mano. Una seconda se- rie d'esperienze dette dei resultati quasi identici : infatti mentre per le prime occorsero circa 21 kilogrammi, per le seconde bastarono 12 kilogrammi per ottenere la rottura. La sensibile differenza del potere di resistenza delle fibre proviene dal fatto che questo viene diminuito meno dalla trazione continua e regolare della macchina che dalla quantità di urti regolarmente dati dall'arnese del- l'operaio : inoltre, col lavoro eseguito a mano rimangono molte fibre corte, laddove le fibre, che escono dalle macchine, hanno quasi tutte le stesse di- mensioni. — Utilizzazione del Bambù per la fabbricazione della carta. Da un rapporto del Sig. R. W. Siadaal, che fu inviato daJ governo indiano in Birmania per studiare la possibilità di utilizzare il bambù per la fabbri- cazione della carta, si hanno i seguenti resultati : Quando il culmo è tagliato tutti gli anni, la piantagione dà un rendimento annuo medio di circa tonnellate 12.5 all'ettaro. Dai culmi si ottiene circa il 45 "/o di polpa seccata all'aria, ossia kilogrammi 5625 all'ettaro. Un mulino capace di dare 300 tonnellate di polpa per settimana, può lavo- rare la raccolta ottenuta di ó'^OO ettari di Bambù. La polpa dà un ottima carta, molto forte, e che conviene in special modo- per la litografia. Un mulino completamente istallato, che possa IpoVorare circa tonnellate 200 di polpa non imbiancata per settimana, costa 36,000 sterline. * * — " Gli Italiani all'Estero ,, all'Esposizione internazionale delle Industrie e del Lavoro a Torino nei 1911. Dal programma analitico del gruppo XXV dell'Esposizione internazionale di Torino (lavoro degli italiani all'Estero) stralciamo i seguenti capitoli, che più possono interessare i nostri lettori. Colonie agricole, o pastorali italiane — Aziende coloniali — Imprese fore- stali — Lavoratori della terra. 1. Colonie agricole italiane costituite all'estero da Società o da capitalisti italiani o stranieri o col sussidio o col favore o l' ispirazione di Governi esteri. 2. Villaggi o colonie libere, formatesi spontaneamente in terre straniere con lavoratori provenienti direttamente dall' Italia o stabiliti già all'estero. 3. Fazendas da caffè, farms, vigneti, ecc., posseduti da italiani o nei quali lavorino contadini italiani. 4. Colonie fondate o lavorate da cooperative di contadini. Notizie 241 5. Località esclusivamente o prevalentemente abitate da contadini nostri o semplicemente frequentate da braccianti nelle loro migrazioni periodiche, iso- latamente o a gruppi, per la mietitura dei cereali, per la vendemmia, per la raccolta delle frutta ecc. 6. Estancidn, cabanas, fatti-rie d'allevamento del bestiame, possedute da italiani o nelle quali lavorino contadini italiani. Sistemi di allevamento. 7. Storia delle colonie italiane. Descrizione della regione, della località, dei villaggi colonici. Fotografie e di-segni delle colonie, delle case, delle capanne, dei rdiirhos, dell'interno della casa, delle costruzioni rurali, del vestiario, dei campi coltivati, degli attrezzi e delle macchine agricole, degli apiari, delle vie di campagna, dei mezzi di trasporto, dei mercati, ove si commerciano prodotti agiicoli e animali, delle località ove si raccolgono i contadini per le feste, per le commemorazioni patriottiche, ecc. Fotografie, films cinematogra- fiche, descrizioni di quanto può meglio rappresentare la vita ignorata del nostro lavoratore della terra, quale si svolge nelle lontane campagne stra- niere Carte geografiche, schizzi, piante di colonie, di fazenda.s, di e.stdiicias, ecc. 8. Campioni di prodotti agricoli ed animali delle varie colonie. y. Fotografie, descrizioni, notizie statistiche di foreste possedute da italiani o da stranieri, nelle quali la mano d'opera singola o collettiva sia prevalen- temente italiana. Silvicoltura. Trasporto di legname ai centri di consumo o di commercio. Campioni di legnami Piccole industrie forestali, esercitate da italiani (carbone mobili, utt'usili agricoli e domestici, giocattoli, lavori d' in- treccio, ecc.). 10. Relazioni, statistiche, bilanci di aziende agrarie, armentizie, forestali : monografie di piccole e grandi aziende agrarie, armentizie, forestali ; contratti agrari; esempi di contratti tipici; consuetudini coloniche; sistemi culturali, estensione della proprietà, crediti fondiari, prezzi delle terre e prezzi d'atìitto ; notizie che rendano possibile lo studio delle condizioni economiche, igieniche, sanitarie, mor.ili, intellettuali dei nlccoli proprietari coltivatori, dei lavora- tori liberi o salariati o cottimisti o fittavoli ; organizzazioni e associazioni di contadini. 11. Progetti di colonizzazione all'estero con contadini italiani studiati da connazionali, da governi o da privati stranieri. Piante, descrizioni delle re- gioni, dei prodotti che si potrebbero ottenere, ecc. ; piani finanziari. Muìiografiit coloìtinli. — Nella Mostra «Gli Italiani ali Postero » alla Esposi- zione internazionale di Milano nel 1906, furono presentate parecchie impor- tanti monogratìe, che illustrano le maggiori colletti,vità italiane stabilite nel mondo, cioè : l'Argentina, gli Stati Uniti, Costantinopoli, la Tunisia, il Perù il Distretto consolare di Cordoba, il Chile, ^larsiglia, la Nuova Galles del Sud, il Giappone, gli Stati Barbareschi il Guatemala, il Rio Grande do Sul, l'Africa meridionale, il Brasile, ecc. Molti altri e notevoli centH coloniali non furono il- lustrati e dovrebbero apparire nella Mostra di Torino, in succinte ma complete monografie, stampate o manoscritte, che restebbero 6ome documento dell' at- tuale situazione UKjrale, intellettuale ed economica, dei nostri connazionali sparsi nel mondo. La Commissione di Torino invita perciò le nostre libere colonie a presen- tare tali monografie, e perchè le notizie siano ovunque raccolte con metodo uniforme, traccia uno schema del lavoro, che può essere seguito dai compilatori : 242 Notizie 1. Cenni generali sulle condizioni del terreno, delle acque, dei climi parti- colari alla regione od alla località in cui trovasi la colonia italiana, e dell© poiwlazioni con cui i nostri connazionali trovansi più frequentemente a con- tatto. Condizioni politiche ed amministrative. Leggi sull' emigrazione, sulle terre, ecc. 2. Notizie sulla fondazione della colonia, sulla provenienza, sul numero de- gli italiani ; occupazioni : agricoltura, pastorizia, industrie, miniere, pesca. Contratti agricoli.* 3. Vie di comunicazione della colonia interna e col mercato maggiore più vicino (strade, ferrovie, fiumi navigabili, porti, telegrafo, posta, ecc.). Comu- nicazioni coli' Italia. 4. Commerci di importazione e di esportazione. Quali prodotti potrebbe l' Ita- lia importare nella colonia e quali esportare. Imballaggi, marche di fabbrica preferite ; considerazioni sui mezzi per favorire una maggiore espansione commerciale nella colonia. 5. Scuole, società, chiese; costumi, feste, riuaioni della colonia; giornali; condizioni intellettuali, morali, economiche, sanitarie, ecc. Sentimento d' ita- lianità. 6. Altre notizie che si crede opportuno di aggiungere. Libri, relazioni che trattano della colonia. 7. Fotografie di aziende italiane, di stabilimenti, di negozi, di case italiane, di feste, di riunioni, ecc. (1). * * — Federazione Svizzera dei Consorzi di allevamento della razza bruna. Il mercato di quest'anno avrà luogo in Zugo nei soliti locali i giorni l, 2, 3, 4 Settembre p. v. Questo mercato centrale dei tori offre indiscutibilmente l'occasione migliore per l'acquisto, per tutti i prezzi, di quegli eccellenti ri- produttori della razza bruna, ormai sparsa in tutto il mondo. Per informa- zioni rivolgersi al Verhand schiceizerischer Brauìwichzucht, Genossenschaften - Biinzen {Svizzera). (l) Le negative delle fotografie inviate alla Commissione Esecutiva di Torino serviranno per le proiezioni luminose, che verranno eseguite nel Padiglione degli « Italiani all'Estero ». Molto gradite saranno le fihiu cinematografiche. LIBRI RICEVUTI IN DONO (Continuazione dell'elenco del num. precedente) Colonia ■Cn'trea — Giurisprudenza coloniale. — Polizia marittima. Asmara Premiata Tipografia De Angeli, 1910. (Dono del Governo dall'Eritrea). Colorila -Crifrea — Imposta fondiaria. Esercizio L909-1910. Asmara, Premiata Tipografia E. De Angeli 1910. (Dono del Governo dell'Eritrea). Libri ricevuti in dono 243 Colonia -Cri f rea — Programma e materie d'esame per l'ammissione alla pri- ma catH^^ofia dei funzionari coloniali per l'Eritrea. Asinara, Premiata Tipografia E. De Angeli 1910. (Dono del Governo dell'Eritrea). Piero ^argragrli — L'opera degli in.setti nella formazione dell'humus. Estratto dagli « Atti dell'Accademia dei Georgofili », 1910. (Dono dell'Autore), Piero ^argagfli — Notizie sommarie sopra alcuni insetti della Colonia Eritrea — Estratto dal Bollettino della R. Società Toscana d'Orticoltura. 1909. — (Dono dell' Autore. V 7f. ^{orcourf arjd J^iss }/l J^ purdy — Flour and Breadmaking - Ontario Deiiartnii'ut ot' agricolture. Aprile 1910. (Dono del Depart. of. Agricult.). J/uova Rivista Qeo^raffca « Bollettino della .Società di Studi Geografici e Coloniali Firenze » Anni 1885-1900. (Dono della Società di Studi Geogra- fici e Coloniali). Jrrimigraiion and Vourisf bureau « New South Wales », Bull. N, 40 - Re- port on the Trade of the Deutch East Indies, 1909 — Sidney' 1910. ■Cspos/jiorie iqternazionale delle industrie e del lavoro, Zorino 1911, « Il lavoro degli Italiani all'Estero - Programma », Torino - Fratelli Pozzo, 1910 — Dono del Prof. B. Frescura. Jsfifufo Coloniale Jtaliano « Apicviltura e commercio della cera e del miele nella colonia Eritrea », Roma, Tipografia Capitolina, 1P09 — Dono del- l'Istituto Coloniale Italiano. ^ocfaqe e Capifarjeria del porto di JVfassaua « Movimento del Commercio e della Navigazione del 1908», Asmara, Premiata tipografia E. De Angeli 1910 — Dono Ministero Esteri. Programma della €sposiz/orje J/azionale di Orticultura corj sezioni iqfer- rjazionali in firenze - Firenze, Tip. M. Ricci, 1909 — Dono del Comi- tato ordinatore. ■école coloniale d'y7griculture de Zunis « Renseignements et conditions d'ad- mission », Paris — Dono del Prof. A. Mori J^qnuaire de rj^s^°<^''ot!on des anc/ens eléves de l'-école colorjia/e d' Jf^gri" culture - Tunis, 19U9 — ■ Dono del Prof. A. Mori. 7?. S<:"°lo S"P^ fiore d' J^gricultura, J^ilano « Notizie, regolamenti e pro- graniuii ». Milano, Tipog. Agraria, liUU — Dono della R. Scuola Superiore d'Agricoltura. J)elle J^njnjinistrazioni dei beni rurali del Cav. Vincenzo Zantini - Firenze 1896 — Dono del Dott G. V. Rossi. JyfirjiStero di j7gricultura Jndustria e Commercio « Catalogo della Biblio- teca ». 6." Supplemento - Roma, Tip. Bertero, 1909 — Dono del Ministero di Agricoltura. Ministero di J^gricoltura industria e Conjnjercio « Annali N. 236 - « Norme Ufficiali per 1' Auali.si chiniiclie », Roma, Tip. Bertero, 1906 — Dono del Ministero di Agricoltura. ^44 Libri ricevuti in dono 2)oitori J7. ^effuìnot - yJdr. j^ìorì - Q. JVegri - 7{. pampanini - jt. Zrof- ter - oC. Vaccari - Q. ^odda « Lo stato attuale delle conoscenze sulla vegetazione dell'Italia e proposte per la costituzione di un Comitato per- manente " Pro Flora Italica " per la regolare sua esplorazione » - Rela- zione e programma - Tip Nazionale G. Bertero, Roma, 1909 — Dono del Dott. Giuseppe V. Rossi. Storia de! Convento di T)ebra Sina - Roma, Casa editrice italiana, 1910 - Dono del Ministero Esteri. prof, bernardino p re scura « Argentina - Guida per gli emigranti » Voi. 1 e 2 - Milano, Ditta Giacomo Agnelli, 1909-1910 — Dono dell'editore. Casi/do ^oy « Instrucióes praticas para Destruicào dos gafanhòtos y S. Paulo Duprat & Comp , 1910 — Dono della Secretarla da Agricultura, S. Paulo. Xa Conca d'oro alla s<^o/a 1:6ùùùù «VII Congresso Geografico», Palermo 1910 - Istituto Geografico Militare — Dono Commissione Esecutrice Con- gresso. Carta dimostrativa della ZripoUtariia - Istituto Geografico De Agostini, 1910 — Dono Commissione Esecutrice Congresso. Jfiìriistero J^ffari ■Csferi « Amministrazione Centrale Ambasciate - Lega- zioni - Consolati dell'Italia all'estero » Roma, Maggio, 1910 — Dono Mi- nitero Affari Esteri. J/. passerini « Su di uno psicrometro portatile (Psicrometro fionda) > - R. Ac- cademia dei Georgofìli, Firenze, 1910 — Dono dell'autore. ■€. JVlat/jieu « Sumatra Tobacco - Culture, curing, marketing », Singapore, 1908 — Dono del Dott Mangano. Xuiffi Sormarj/ jVlorett/ « L'esposizione Coloniale ed indiana > Roma, E. Loe- scher e Co, 1887 - — Dono del Dott. G. Mangano. Carlo Gerboni « Manuale per l'emigrazione dall'Italia all'Argentina » Buenos Aires - Libreria Dante Alighieri — Dono del Dott. Mangano. 7. Congresso geografico Jtaliarjo - Palermo « Guida del Congressista » - Palermo. 1910 — Dono del Comitato Esecutivo Congresso ». Q. 2)e j7gostini « Piccolo Atlante Geografico Universale », Istituto Geogra- t^iafico De Agostini — Dono del Comitato Esecutivo Congresso Geografico. prof. T)ott. Quido J^ssereto « Atlante di Geografia Commerciale », Puntata prima - Istituto Geografico De Agostini — Dono del Comitato Esecutivo Congresso Geografico. Gerente Be.ipon.sabile : Dott. Alberto Del Lungo. Firenze, 1910 — Stabilimento Tipografico di G. Ramella e C. " L'nQRICOLTUl^A COLOMinLE " ^Si pubblica dodici volte l' (tinto : ita fascicolo di circa 40 pagine al mese. Prezzi dell'abbonamento per quest'anno: L. H in Italia, Colonia Eritrea e Somalia italiana — L. IO per l'Estero. Un fascicolo separato L. I.50 in Italia e L. 2 per l'Estero. ■Chi desidera le annate arretrate, può avere il Voi. II (1908) ed il Voi. Ili (1909) al prezzo ordinario, ma il volume I (UH37), essendo rimasto scarso di fronte alle richieste, si può avere solo in unione ai Voi. II e III, al prezzo complessivo di L. 31. Gli articoli si pubblicano sotto la esclusiva responsabilità degli autori. Prezzo dell'abbonamento cumulativo dell' AGRICOLTURA CO- LONIALE e della RIVISTA COLONIALE (organo dell'Istituto Coloniale Italiano, in Roma) L. SO per l'Italia e Colonie italiane, L. J2r> per l'Estero. L' importo degli abbonamenti deve essere inviato, a mezzo vaglia postale, all' Amministrazione dell' Agricoltura Coloniale — Viale Umberto 9. Si ricevono inserzioni, a prezzi mi- fissimi, da pubblicarsi in focali colorati, simili a quelli qui uniti. La nostra ri- vista, per il suo carattere speciale, va in tutti i principali centri agrari del ' mondo, in scuole, biblioteche, cattedre ambulanti, società agrarie e industriali d'Italia, ed è diìTusissima nelle nostre colonie. Anno IV. Agosto 1910 N.» 5 L'Agricoltura Coloniale ? Organo dicli.' Istituto Agricolo Coloniali; Italiano § K DICI Servizi agi{ari disll'Eritrica e della Somalia Italiana 't» a Ci o -— -© COMITATO DI REDAZIONE ® ■ ^ •^ DIRETTOHE: Dott. GINO BARTOLOMMEI OIOLI, Direttore dell' Istituto A jiiicolo Colniiiale Italiano. ^^ KiMlattori priiK ipali : Dott. Alberto Del Lungo — Dott. Oberto IManettl O Dott. Odoardo Beccarl, del K. Museo di Storia Nat. di Firenze — Prof. Renato Blasuttl. S^ del K. Istituti» di Studi Sup. - Kir.uze — Dott. Gino Copplnl — Prof. Italo Glglloll, della ^ R.a Università di l'isa — Dott. Guido Mangano, d.HIst. A^r. Col. Itul. — Prof. Ferruccio Mercanti, del K." Ist. di Studi Snp. e Medico pruv. — Prof. Attillo Mori, dfcll'lst. Geogr. Mililaro — Dott. Renato Pampanlni, del li." Ist. Uotaniro di Firenze — Prof. Carlo Pucci, della ]t.» l'ni v. ili Hologim — Dott. Giuseppe V. Rossi, deirist. Agt. Col. Itili. — Amministratore : Dott. Oberto Manettl SOMMARIO Dott. Oberto Manetti - Istruzioni per la raccolta di informazioni e di prodotti agrari nei paesi extra-europei Pa^;. 245 Djtt. A. Mazzaron - Analisi chimica e considerazioni sopra alcune tetre di Etiopia. > 2O3 Note bibliografiche : Ministère des Colonies - Culture et exploitation des essences caoutchoutifères indigènes et introduites au Congo belge (a. d. l.) — Joseph Chailley - L'Inde Britannique (O. Mamtti) * -7.> Sommario della Rivista Coloniale di Roma i> 2~y N9tizie : Una spedizione commerciale nel Benadir e nell'Eritrea — Per il miglio- ramento della razza bovina nell'Affrica Orientale - L'esempio della Germania — Caucciù artificiale — Mostra Coloniale all' Esposizione Internazionale di Torino, 1911 »2"> Atti dell'I. A. C. I.: Erezione dell'Istituto Agricolo Coloniale Italiano in ente morale — Concessione di borse di studio presso l'Istituto Agricolo Coloniale Italiano T » 2 "8 L'iri ricevuti in dono » 281 Direzione e Amministrazione : Firenze - Viale Principe Umberto, 9» ISTITUTO AGRICOLO COLONIALE ITALIANO CONSIGLIO D'AMMINISTRAZIONE Presidente. . , : Don Filippo dei Principi Corsini, rappresentante l'Istituto Coloniale Italiai;o Vice-Presidente : Prof. Vincenzo Valvassori, nippre?entante il Rlini-tero d'Agr. Ind. Comm. Segretario . . . : Dott. Gino Bartolommei Gioii, rappresentaute il Ministero Affari esteri Consiglieri . . : Prof. Pasquale Baccarini, consigliere aggregato a norma art. 7 Statuto » Prof. Antonio Berlese, rappresentante il Comune di P'iien/.e » Prof. Olinto Marinelli, rappresentante il Governo delia Colonia Eritrea » On. Ferdinando Martini, rapiirej-entanfe il Governo della Somalia Italiana » Sig. Pietro Napoli, rappresentante il Comur.e di Firenze » On. Roberto Pandolfini, rappresentante il Commissariato Emigrazione » ■On. Sen. Carlo Ridolfi xrppxes-eiiiiinte il R. Istituto di Studi Superiori di Firenze Dott. Gl.NO BartoLOMMKI GioLI - Direttore Dott. Guido Mangano - V/ee Direttore - Servizio iuformazioni - Museo - Serre Dott. Giuseppe V. Ros^i - Servizio Sperimentale - Laboratori Doli. ObekTO AIanetxi - Redazione Rivista - Direzione Biblioteca Sig. Aristide Recenti - Direttore delle Coltivazioni. FIRENZE, 1910 - TIPOGRAFIA di G. RAMELLA & C.<^ Anno IV. Fase. V. Agosto 1910 ISTRUZIONI PER LA RACCOLTA DI INFORMAZIONI E DI PRODOTTI AGRARI NEI PAESI EXTRA-EUROPEI co GENERALITÀ. Le norme seguenti sono tutt'altro che assolute. Chiunque non abbia i mezzi per eseguire a puntino tutto ciò che sarà fletto in seguito e non sia in grado di eseguire alla lettera le nostre istru- zioni, potrà sempre, purché dotato di buona volontà, contribuire ai progressi della scienza, anche coi mezzi più modesti e nelle con- dizioni le più sfavorevoli. Infatti le pagine che seguono devono rappresentare per il raccoglitore solamente uno schema dei metodi migliori per la raccolta e la conservazione dei prodotti raccolti ; ogni oggetto della suppellettile necessaria ed ogni operazione può esser modificata dall'operatore, il cui buon senso e la cui intel- ligenza spesso possono supplire in parte alle deficenze di ma- teriale e di consiglio. I. — Materiale necessario. — Il corredo necessario varia a se- conda delle circostanze. Così il materiale che adoprerà colui che, viaggiando od esplorando un vasto paese, non potrà fermarsi in un dato luogo che poco tempo, sarà certamente meno voluminoso ed inijombrante di quello appartenente a chi resiede in una deter- minata regione e che raccoglie solamente in posto. Ed ancora diverso sarà il materiale neces.sario a chi compie una breve gita •da quello di colui, che ha intenzione di fare un lungo viaggio. Ad ogni modo, generalmente parlando, crediamo che tutta la suppellettile del raccoglitore si possa ridurre alla seguente : i) Qualche litro di forinaldeide commerciale. 2) Qualche litro di alcool etilico. L'Arfricoltìira Coloniale 15 LII BOT OA 246 Istruzioni per la raccolta d'informazioni 3) Qualche pacco di fogli di carta sugante, preferibilmente delle dimensioni di cm. 30 X 4° circa. 4) Diversi pacchi di fogli di carta bianca grezza delle stesse dimensioni, tenuti insieme da grossi cartoni e legati con cinghie di cuoio o con corde. 5) Qualche chilogramma di naftalina in polvere o in palle. 6) Barattoli di zinco o di latta da potersi chiudere con sal- datura a stagno. 7) Grosso coltello tascabile, preferibilmente foggiato a roncola. 8) Scure o segaccio. 9) Scalpelli anatomici o coltelli taglienti per spellare. io) Forbici per potare. Il) Corda forte, sacchetti di tela, bocce di vetro con tappo, tubi di vetro, cotone idrofilo, tintura arsenicale, spilli, sapone, scatole di cartone, di legno, di latta, tela cerata ecc. Molto materiale utilissimo si può trovare anche in posto (cassette di legno, sabbia ecc.) ; altro può ottenersi utilizzando gli oggetti d'equipaggiamento, che vengono volta a volta a rendersi inutili (scatole di conserve alimentari, bottiglie, vasi di vetro ecc.). II. — Prodotti per collezioni scientifiche e didattiche. — Perchè il raccoglitore possa orientarsi circa al materiale che deve riunire,, diamo una lista dei principali campioni utili a raccogliersi. Piante intere (radice, fusto, foglie, fiori e frutti). Parti di piante legnose (pos'^ibilmente con fiori, frutti e foglie). Campioni di legni, presi nella parte centrale del fusto. Frutti, comunque utilizzati nella regione (per mangiare, per estrarre olio, fibre ecc.) Semi di tutti i generi, di piante spontanee o coltivate, purché abbiano una certa utilità nel luogo. Parti malate delle piante coltivate, purché accompagnate dai re- lativi parassiti animali e vegetali. Se si tratta d'insetti, occorre rac- cogliere le larve, le crisalidi e possibilmente le farfalle e gl'insetti perfetti ; se si tratta di funghi, si devono inviare più campioni della pianta attaccata, preferibilmente in diversi periodi della sua vege- tazione. Terre coltivate, coltivabili, incolte. Animali dannosi alla vegetazione ed al bestiame ; generalmente insetti, colle loro larve e crisalidi. Prodotti di origine vegetale (olii, sevi vegetali, fibre, gomme^ resine, profumi, derivati medicinali, narcotici ecc.). e di, prodotti agrari nei paesi extra-europei 247 Prodotti di orìgine animale, (grassi animali, peli, pelli e soprat- tutto scheletri di animali domestici, preparati come verrà detto). Si noti che dello scheletro la parte più importante è rappresen- tata dalla testa e dalla colonna vertebrale, infine dalle parti del- l'animale, che hanno maggior importanza economica e che danno una maggiore utilità, (ad esempio i denti per l'elefante, gli arti per gli animali da sella e da trasporto ecc.). Utili sono anche le pelli degli animali da pelliccia, le penne degli uccelli ecc. Prodotti diversi (minerali utili, curiosità di etnografia agraria locale, acque, sostanze fertilizzanti ecc.) Fotografìe di coltivazioni, di piante utili ed ornamentali, che presentano un bell'aspetto o un portamento caratteristico, di animali domestici al lavoro, di animali selvaggi, che abbiano localmente un qualsiasi valore economico ecc. III. — Prodotti utili per cultura in serra o in piena aria. — Sono costituiti soprattutto da setni, da talee o da piante viventi. Le talee sono costituite da rami giovani e forniti di gemme, che, tagliati dalla piante madre, possono essere trapiantiati e ripro- durre nuove piante (cfr. i maglioli delle nostre viti e di altre pian- te legnose). Semi. — I semi debbono essere raccolti da frutti maturi ed in ogni modo occorre che si trovino in stato da poter germinare, quando se ne faccia la seminagione. I semi di cereali, leguminose (fagiuoli, fave, acacie ecc.) ed in genere tutti i semi poco ricchi di sotanze oleose, si conservano bene in sacchetti di tela o in cassette di legno, quando siano stati rac- colti (li recente e purché rimangano asciutti in modo da non poter esser danneggiati da muffe o da insetti durante il viaggio, A tal uopo basterà che il seme sia stato precedentemente stacciato e ven- tilato, perchè sia spedito nelle condizioni migliori di pulizia e di purezza. Per far ciò può bastare uno staccio qualsiasi od un comune ventaglio ; in mancanza di questi oggetti si prende il seme in mano e vi si soffia sopra, per liberarlo dalla terra e dalla polvere. Indi lo si ravvolge in carta asciutta e s'impacca strettamente in modo che arrivi a destinazione, senza essere soverchiamente sbattuto. Sarebbe bene che ad ogni 100-200 grammi di seme fosse aggiunta una pallina di naftalina, che ha notevoli proprietà insettifughe. / semi oleosi (ricino, euforbie, sesamo, lino, catfè ecc.) sono facil- mente riconoscibili, perchè marciscono spesso pochi giorni dopo 24:8 Istruzioni per la raccolta ci' informazioni essere stati tolti dalla pianta e perchè, il più delle volte, le so- stanze oleose che contengono hanno un odore nauseabondo. Questi semi perdono facilmente il loro potere ger^ninativo e quindi, dopo poco tempo da che sono stati tolti dalla pianta madre, marciscono e sono incapaci di riprodurre un nuovo individuo. Il miglior meto- do per impedire la morte di questi semi, spesso preziosi, consiste nell'assicurare la loro germinazione durante il viaggio. A questo scopo si adopra una cassetta di legno o di latta (la cui parete su- periore sia stata crivellata di buchi, onde facilitare il passaggio dell'aria), e si riempie di strati di polvere di torba, di segatura, di sabbia o di terriccio asciutto, alternati con strati di semi. La polvere di torba è il miglior mezzo per assicurare la vitalità dei semi in viaggio Non si trascuri di riempire completamente e bene tutta la cassetta, onde evitare durante il trasporto lo spostamento dei semi, ciò che assicurerebbe la morte ad una grande quantità di essi. Si ricordi infine, che, anche al miglior preparatore di questo speciale imballaggio succede sempre che molti semi muoiono ; quindi non sarà mai troppo raccomandato il largheggiare nella quantità di semi oleosi, che debbono essere spediti. Relativamente ai semi di piante sommerse o galleggianti nell'acqua di paludi, fiumi, laghi ecc., generalmente si usa conservarli in bot- tigliette di vetro, preventivamente riempite con acqua melmosa e chiuse poi ermeticamente con buoni tappi di sughero. Talee. — Circa alle talee, per avere una certa probabilità di suc- cesso per il futuro loro attecchimento, occorre prendere qualche pre- cauzione. Infatti si deve cercare, per quanto è possibile, di tagliare le talee, quando le piante non sono in attiva vegetazione ed il taglio deve essere eseguito con coltelli ben taglienti. I ratni recisi vengono poi avvolti con erba o foglie fresche e, meglio ancora, se è possibile, in terra argillosa ed umida. Indi si spediscono in cas- sette di legno piene di paglia od in pacchi di tela cerata. E necessario che sia interposta la minima quantità di tempo tra la raccolta e la spedizione di questi prodotti. Si ricordi infine che è perfettamente inutile raccogliere le tales, quando non abbiano messo le gemme o quando si presentino in qualche modo attaccate da funghi o da insetti. Per la raccolta delle talee sarà ottima cosa che il raccoglitore si faccia aiutare e consigliare da qualcuno pratico della faccenda, quale oggi non manca in molte colonie. e di prodotti agrari nei paesi extra-europei 2-il> Bulbi, tuberi, rizomi. - - La raccolta di piante vive rig'uarda sia speciali oriTfani viventi, che servono alla riproduzione dei vegetali (rizomi, bulbi, tuberi ecc.), sia piantinr» in vegetazione, le cui dimen- sioni posson permetterne il trasporto in paesi lontani. I bulbi, i tuberi, i rizomi si ostraggono dal terreno, nel quale si trovano ad una più o meno grande profondità, col loro pa?fe di terra, cercando di usare la massima cura per non produrre loro delle le- sioni cog-li strumenti taglienti, che si usano per l'estrazione. Occorre che questa operazione sia fatta quando le piante sono a riposo ed il raccoglitore potrà esser sicuro di ciò, quando tutte le foglie sono essiccate ed avvizzite. Spesso i rizomi di certe piante hanno un'ec- cessiva lunghezza, tantoché la loro spedizione riuscirebbe imbaraz- zante. In tal caso è norma pratica tagliare le parti più vecchie di questi organi e dividere il resto in più parti, perchè possano es- sere spediti. Per spedire bulbi, tuberi e rizomi si ripongono questi in cassette di legno od in scatole di latta, mescolati con sabbia, segatura o terriccio, come è stato detto doversi operare per i semi. Piante viventi. — Più difiFicile è la raccolta e la spedizione delle piante vi'e'Titi, perchè generalmente occorre molto materiale e molta cura da parte del raccoglitore. Al moiTiento della raccolta è necessario usare la massima delica- tezza per non danneggiare le radici, specialmente per quelle piante che hanno un apparecchio radicale espanso e profondo. Per evitare dei danni involontari, bisogna che la pianticina sia estratta dal ter- reno con la zolla di terra, che circonda i suoi organi .sotterranei ed aver subito pronto il materiale per l'imballaggio e la spedizione. A seconda delle circostanze, necessariamente diversi debbono es- -sere i metodi d'imballaggio e di spedizione : così questi varieranno colla lunghezza del viaggio, coU'esistenza di m^'zzi di trasporto più o meno facili, colla maggiore o minore rusticità delle specie ecc. Un metodo, che generalmente si adopera per specie più rustiche e per viaggi più facili, consiste lìel disporre in una cassa di legno rettangolare chiusa tutte le piantine da spedirsi, colla loro zolla di terra a contatto col fondo e precedentemente innaffiata con moile- razione. Si riempiono gli spazi liberi tra le diverse zolle con paglia, borraccina, foglie secche od altro soffice materiale d'imballaggio e tra i piccoli tronchi verticali s'interpongono delle listerelle di legno "fissate alle pareti della cassa, per evitare il rimescolamento e per 250 Istruzioni per la raccolta d'informazioni poter assicurare ^li steli. E buona norma rivestire le piante, nei punti a contatto colle legature, con materiale soffice (carta, muschio, cotone), onde evitare le possibili contusioni. Le casse cosi preparate debbono essere riparate dalle piogge, dal vento e soprattutto dal sole. Occorre che sieno sorvegliate ed ogni tanto annaffiate. Un altro metodo che viene impiegato per tutte le specie, ma soprattutto per quelle più delicate e per quelle che debbono sop- portare lunghi viaggi, specialmente quelli di mare, è il seguente. Le pianticine raccolte con precauzione vengono messe in comuni vasi di terracotta o, in mancanza di questi, direttamente m una forte cassa di legno a pareti laterali piuttosto alte e preventivamente riempita della stessa terra, dalla quale furono tolte le piante. La cassa deve avere un coperchio foggiato come un tetto a due versanti e costituito da due forti intelaiature a vetri, le quali, incontrandosi ad angolo, possono sollevarsi per mezzo di maniglie e sostenersi con bacchette mobili di ferro. Per proteggere i vetri si può rivestire il coperchio con reti metal- liche. Qualora il terreno, in cui sono infìsse le piantine non sia con- tenuto da vasi, sarà buona pratica distendere prima sul fondo della cassa uno strato di centimetri 4-5 di ghiaia o di cocci per fognare in certo modo il terreno, che vi sarà sovrapposto. Le piantine sono introdotte e piantate nella cassa e vengono spedite al più presto a destinazione, non senza aver raccomandato a chi deve averne cura durante il viaggio di annaffiarle ogni tanto, di dar loro aria e di procurare che in nessun modo esse siano dan- neggiate dall'intemperie. Si ricordi che nessuna cura riuscirà soverchia, quando interessi al raccoglitore che le piante arrivino in buono stato al luogo, ove sono state spedite. Prodotti di origine vegetale. I prodotti utili per le collezioni scientifiche e didattiche consistono sopratutto in campioni di vegetali, animali ed in prodotti da questi derivati ; si ricordi però che ogni oggetto, che possa dare qualche lume sulla potenzia'ità naturale ed agraria e sull'economia campe- stre della regióne ove si raccoglie, può esser sempre di grande utilità per lo studioso. e di prodotti agrari nei paesi extra-europei 251 Piante erbacee e parti di piante leg-nose. — Spesso non basta raccogliere i soli prodotti vegetali, perdio non rare volte accade che sia sconosciuta la specie botanica, alla quale essi appartengono o per lo meno possono nascere dei dubbi circa la sua precisa deter- minazione. Da questa considerazione deriva tutta l'importanza della raccolta delle piante per collezione, importanza ch'è sempre resa maggiore dal loro valore didattico. Le piante erbacef devono essere raccolte intere, possibilmente con radice, foglie., fiori e frutti. Per far ciò occorre con un grosso coltello o con una vanghetta estrarre la pianta dal suolo col suo pane di terra e togliere delicatamente tutto l'apparecchio radicale, in (|uesto contenuto. I botanici considerano specialmente due metodi per la conserva- zione delle piante: il primo consiste nel seccarle in posto appena raccolte, il secondo nel conservarle, tenendole immerse in forma- lina od in alcool. a) conservazionr per via secca. Appena raccolte le piante si cerca subito di pulirle con la mas- sima cura dalla polvere e dalla terra con un po' di cotone bagnato e quindi si distendono con delicatezza tra due strati di carta senza colla (asciugante) perchè si secchino. Per ottener ciò, si usa far loro subire una moderata pressione, o sottoponendole all'azione di pesi o stringendo con corde il pacco della carta, rivestito da cartoni o da tavolette di legno. La carta asciugante va tolta ogni 24 ore (ogni 1 2 se le piante sono molte succose) e può essere di nuovo adoperata, quando il sole le abbia tolto l'umidità acquisita col contatto delle piante fresche. Quando la pianta è ben secca risulta come .stirata, quindi occorre che il raccoglitore 1' abbia precedentemente ben distesa tra la carta asciugante, in modo che le foglie non si accartoccino ed i fiori, i frutti o comunque quelle parti che più interessano il coltivatore e lo scienziato, vengano ad essere ben visibili, anche dopo aver subito il processo di conservazione. Si tenga sempre in mente che spesso molte piante delle re- gioni extra europee sono addirittura nuove anche per gli scien- ziati, i quali, per dar loro un nome, per studiarle e classificarle, hanno bisogno di avere le piante conservate in modo che tutti gli organi possano essere da loro esaminati. Le piante in tal modo seccate si tolgono dalla carta asciugante, si fermano con degli spilli su fogli di carta bianca grezza e si riu- 252 Istruzioni per la raccolta d'informazioni niscono in pacchi legati dentro cassette di legno, in cui si sparge della naftalina cristallizzata in una certa quantità. Quanto più celere sarà stata 1' essicazione della pianta migliore •riuscirà la sua conservazione, p'^rchè così si impedirà lo staccarsi dei fiori e delle foglie ed il cambiamento dei brillanti colori dei loro organi. Quando le piante abbiano dimensioni tali che non possano entrare totalmente nelle cartelle, si ripiegano ad angolo o se ne tagliano dei campioni, seccando solamente i loro pezzi caratteri- stici (rametti con fiori e foglie, radici ecc.). I piccoli frutticini ed i semi, che si staccano facilmente dalla pianta, si pongono in una busta, che viene unita al foglio con uno spillo. E buona pratica uccidere, avanti di porle a seccare, certe piante molte succose (piante grasse), che hanno spesso una grande vitalità e continuerebbero a vegetare anche nella carta sugante. A questo scopo si tuffano e si tengono immerse 1-2 minuti nell'acqua bollente, indi si estraggono, si lasciano sgocciolare e si pongono a seccare come d'ordinario. Non si consigliano altri metodi, da qualcuno an- cora usati per spegnere la vitalità di piante grasse o ricche di succhi, perchè li riteniamo dannosi alla loro buona conservazione. b) Conservazione per via ii^nida. Il secondo metodo consiste nel riunire le piante raccolte in or- dine e ben pigiate in scatole di latta o meglio di zinco (i) e, quando le scatole sono ben piene, nel riempire i vani lasciati dalle piante con un liquido conservatore. Questo potrà essere alcool, glicerina^ formalina, aceto, acido piro-legnoso, sai di cucina ecc. I migliori ed i più consigliabili sono Valcool, che però ha un elevato prezzo di costo, e la for inalila. Quest'ultima risulta costituita dalla formal- deide dei chimici (CH,0) diluita con acqua ed è quella più comu- nemente usata per simili operazioni. Avendo della formaldeide com- merciale (40 ° /p) basterà mescolarne circa centocinquanta centimetri cubici (un bicchiere) ad un litro d'acqua per aver la formalina nelle proporzioni richieste (cinque per cento). Le scatole di metallo de- vono essere accuratamente stagnate in modo che nel viaggio non vi sia perdita di liquido. (2) (i) Con scatole di zinco si conserva meglio il colore delle piante. Circa la conserva- zione per via umida, vedi 1' autorevole parere di O. Becc.\RI in Malesia, Voi. I, pag. 255. (2) Per ciò che riguarda la stagnatura di scatole di metallo si consiglia di fare uso di uno dei tanti stagni liquidi del commercio, che si vendono insieme a piccoli saldatoi a spirito. Uno di questi è quello che va sotto il nome di « Tinol » Weichlot Metal- masse Gebrauchsamweisung liegt bei. e di prodotti agrari nei paesi extra-europei 253 Tanto nel caso della preparazione di piante per via secca come adoprando quest'ultimo metodo, occorre che ogni campione porti ben leg-ato con una corda sottile e forte un cartellino di carta pergamenata, ove sia scritto un numero corrispondente ad ogni prodotto raccolto e che si riferirà al loro catalogo, da compilarsi e spedirsi separatamente. Si ricordi che si deve considerare assolutamente come lavoro sprecato la raccolta e la spedizione di prodotti, cui manchi il riferimento al catalogo esplicativo: questi prodotti nessuno sa- prebbe come adoperare. Per i cartellini dei campioni di piante spediti in formalina, non usar mai né inchiostro né lapis copiativo. Relativamente ai campioni di piange legnose, quando queste rag- giungano dimensioni tali, che riesca impossibile la loro spedizione come piante intere, occorre sempre inviare un ramoscello, che con- tenga Toglie, fiori e frutti, ossia quegli elementi botanici necessari alla loro determinazione. La loro preparazione è la stessa che per le piante erbacee ; però, anche per evitare perdita di tempo, è bene sempre adoperare il metodo di spedizione con la formaldeide al 5 '"„. Campioni di legni. — Spesso assumono un'importanza straordi- naria, specialmente se raccolti in regioni boschive. Il miglior cam- pione da togliersi ad un albero da legna è costituito da un pezzo del tronco, tagliato trasversalmente con la sega o con la scure, a circa 30-50 cm. della sua altezza dal suolo. Se il tronco raggiunge delle dimensioni straordinarie, si può prelevare il campione dei rami più grossi. Per la spedizione i legni possono essere riuniti in casse ben chiuse, con l'avvertenza di inchiodare o legare fortemente ad ogni campione un cartello col numero di catalogo. È indispensabile che i legni raccolti sieno stati precedentemente asciugati al sole e che sieno accompagnati da un piccolo esemplare con fiori e foglie, conservato come fu detto nel paragrafo prece- dente, se la specie è sconosciuta. Frutti. — I frutti secchi si riuniscono in sacchetti di tela o in cassette mescolate a naftalina ; quelli freschi e carnosi si spedi- scono in scatole di zinco o di latta ben stagnate, i cui vani sieno riempiti con formalina. Non si dimentichi che, anche in questo caso, ad ogni campione deve corrispondere un cartellino col relativo nu- mero di catalogo. Relativamente alla quantità di frutti da spedirsi questa deve essere tanto maggiore quanto più piccole sono le loro 254 Istruzioni per la raccolta d'informazioni dimensioni. E buona cosa avvolgere in carta o in scatole a parte quei frutti che, aprendosi a maturazione avanzata, possono fare uscire i semi contenuti. Semi. — Quando questi non debbono servire alla semina, ma solo per collezione, si spediscono in sacchetti di tela mescolati con naf- talina. Nel caso di semi minuti o preziosi e rari, come quelli di certe piante a caucciù spontanee, si chiuderanno i campioni in bot- tigliette o tubi di vetro. Malattie delle piante. — Si rende un vero servizio all'agricoltura di un dato paese raccoiiliendo le parti di piante attaccate da parassiti ed inviandole a chi può studiare le malattie, che le affliggono e ricejcare i mezzi curativi e preventivi più acconci per impedire la diffusione dei morbi. La raccolta è facilissima : basta staccare il ramo, le foglie, i frutti attaccati e spedirli in tubetti, in boccette di vetro piene di alcool o di formalina ; in questo caso però è meglio adoperare l'al- cool, che ci garantisce più di tutti gli altri antisettici. Le malattie delle piante sono dovute nella maggior parte dei casi o a microrga- nismi vegetali (funghi) o ad animali di tutti i tipi (scimmie, uccelli, molluschi, ma specialmente insetti e vermi). Xel caso che la ma- lattia sia dovuta a dei funghi, basterà che la parte della pianta attaccata v^enga senz'altro immersa nell'alcool e spedita a destina- zione, colle indicazioni più comuni, come la specie della pianta, il nome indigeno di questa ed il luogo, ove venne trovata. Se la malattia è dovuta a cause d 'origline animale, occorrerà sempre che il raccoglitore spedisca anche la causa nemica. Quindi oltre al ramoscello, alle foglie, ai frutti attaccati si spediranno sempre le larve, le crisalidi, i bozzoli dell'insetto, che vi si trovino a contatto, con la differenza che, mentre le larve si potranno spe- dire conservate in tubetti di vetro sott'alcool, i bozzoli, le crisalidi nonché gl'insetti perfetti si spediscono involtati in cotone idrofilo e chiusi in forti cassettine di legno. Gli aracnidi (ragni, scorpioni ed affini) si spediscono sempre sot- t'alcool, così anche certi insetti a dermascheletro non troppo ispes- sito (come le grillotalpe, le cavattette), i molluschi ed i vermi. Per gli animali superiori, devastatori delle piantagioni, basterà la foto- grafia o meglio, quando è possibile, lo scheletro e la pelle, (i) (i) Circa al modo di r;ucogliere gl'insetti e gli altri animali dannosi alle coltivazioni si parlerà in seguito. e di prodotti agrari nei paesi extra-europei 256 lutili a studiarsi possono essere anche quejji'li animali, {ho vivono parassiticamente su altri animali domestici o comunque utili all'uo- mo, spesso causando terribili malattie, che danneggiano le risorse di un intoro paese. Non sarà mai poco il materiale, che si può raccogliere su tale argomento, poiché questo ha grandissima importanza per lo studio e la valutazione dei prodotti agrari di un intero paese. Tutti i prodotti d'origine vegetale, sia provenienti da piante col- tivate sia da piante spontanee che presentino un' interesse com- merciale, possono avere un grande valore \)vx: lo studioso. Quindi tutti quei prodotti, che hanno un importanza nel luogo perchè danno materiali concianti, medicinali, profumi agli indigeni, quelli che servono agli abitanti della rogione per 1' estrazione di gras5:i, di fibro o per la fabbricazioni' di manufatti saranno ben ac- cetti dallo scienziato, sempre quando però i diverbi campioni arri- vino a destinazione in buono stato di conservazione e corredati dalle notizie necessarie a dar loro la dovuta importanza. Fibre. — Dal punto di vista scientifico ed economico è di mas- sima importanza che le fibre sieno raccolte in modo da poter su- bire a destinazione l'esame analitico-tecnologioo nei laboratori scien- tifici. .Si tolgono materiali fibrosi da diverse parti dei vegetali : dai frutti (cotone, kapok), dal fusto (canapa, ramiè), dalle foglie (agave, san- seviera muse, palme ecc.). I materiali fibrosi hanno anche diversi usi (ad es. per produrre tessuti e materiale d" imbottimento). Della diversa utilità, dei diversi usi di questi prodotti deve tener conto il raccoglitore. Generalmente per i materiali fibrosi raccolti sul mercato e che ■quindi hanno già subito una prima manipolazione (se non altro l'estra- zione dalla pianta) il raccoglitore cercherà di riunire un campione uniforme tale che in esso sieno rappresentate le fibre più lunghe e le pili brevi, quolle meglio estratte e quelle che ancora presen- tano dei residui di tessuti vegetali, da cui non sieno state ancora completamento liberate. Insomma si tenga di conto del fatto che per ben giudicare di un prodotto commerciabile qualsiasi, occorre co- noscere il prodotto come vion messo sul mercato, con tutte le sue qualità positive e negative. So invece il raccoglit')re si tmva davanti a jiiante in essere di -qualsiasi specie, che possono dare prodotti tossili, dato il caso più 256 Istruzioni per la raccolta cT informazioni comune che non abbia mezzi adatti per I' estrazione delle fibre (ope- razione in genere piuttosto lunga e non sempre semplice), il miglior metodo da seguire è quello di staccare direttamente la parte fibrosa della pianta e di inviarla direttamente a destinazione. La spedizione di materiali fibrosi è piuttosto facile. Le fibre già confezionate, i tessuti grezzi da queste costituiti, le foglie ed i fusti di piante non troppo succose, le capsule, i frutti secchi di piante coltivate e spontanee ricchi di abbondante peluria, s' inviano chiusi in cassette di legno, in ceste, in sacchi mescolati con naftalina in cristalli. Il raccoglitore avrà sempre 1' avvertenza di non lasciare spazi vuoti nel materiale d' imballaggio, perchè cosi facendo si sot- toporrebbe il prodotto a deteriorazioni, dovute ai disagi del viaggio. Per parti di piante da fibra grasse o contenenti larga percentuale di succhi è meglio che la spedizione sia eseguita impaccando le piante in scatole di latta saldata e preservandole con formalina. Tuberi e Bulbi. — Liberati dalla terra che li copriva mediante un' accurata pulitura e relativa leggera lavatura in alcool allungato con acqua, vengono spediti in cassette di latta stagnata con forma- lina, come i frutti carnosi e ricchi di succhi acquosi. Olii, sevi vegetali, sostanze feculente. — I primi generalmente si trovano sul mercato, le seconde si possono anche togliere diret- tamente dai tronchi, dalle radici e dai frutti dei vegetali, seguendo i metodi d' estrazione locali e usati dagli indigeni. Il miglior imballaggio di questi prodotti è quello di chiuderli in recipienti di vetro (come bottiglie, barattoli, ecc.) e, dopo averne as- sicurato bene il coperchio, sottoporli all' azione del fuoco per circa una mezz' ora. Per gli olii, le essenze ed altri prodotti affimi la ste- rilizzazione è inutile, ma ha grandissima importanza 1' assicurarsi che il recipiente, che li contiene, sia ben chiuso e possa sopportare il viaggio senza rompersi. Gomme, Resine, Caucciù. — Le gomme e le resine si raccolgono incidendo le piante spontanee, che ne sono fornite (piante da in- censo, da mirra, piante resinose, gommifere) e si spediscono in sac- chetti di tela ben chiusi dopo averle preventivamente ben seccate. Occorre aver 1' avvenenza d' inviare sempre un rametto con foglie e fiori della pianta, a cui è stata tolta la gomma o la resina, per- chè così solamente si potrà determinare da quale pianta è stato tolto il prodotto. I campioni di piante annessi alle gomme raccolte si pre- parano con uno dei due metodi avanti descritti e portano lo stesso numero d' ordine di catalogo, che accompagna il campione. e di prodotti agrari nei paesi extra-europei 257 A tutti è nota 1' importanza che ha acquistato il caucciù nel com- mercio e nell' industria. La maggior parte del caucciù og^i esistente sul mercato è tolto da piante spontanee (alberi e liane), che vivono allo stato libero nelle foreste delle regioni tropicali : jjoca è ancora la quantità di caucciù, che si ottiene da piante coltivate, sebbene oggi si cerchi di estenderò sempre più la cultura di vegetali cosi preziosi. Quindi la scoperta d\ una nuova pianta caucciuifera ha sempre una grande importanza economica e industriale; continuamente anzi viag- giatori ed esploratori ne scoprono delle nuove (specialmente liane) nell'Affrica, nell'Asia e nell'America. Quando il viaggiatore sospetta di trovarsi in presenza di una pianta a caucciù (piante che incise secernono un' abbondante lattic- elo) avrà cura di effettuare con un coltello o con oggetto tagliente qualsiasi un'incisione orizzontale o quasi orizzontale sulla scorza della pianta e di raccogliere il latticelo, che ne esce più o meno abbon- dantemente. Occorre tener di conto che per eseguire quest' opera- zione bisogna prendere precedentemente qualche precauzione : spesso infatti il latticelo è caustico e virulento e potrebbe dar luogo in con- tatto con la pelle a degli eritemi gravi e certo sempre noiosi per il raccoglitore. Meglio è fare eseguire l'operazione dagli indigeni, i quali conoscendo il paese e le piante che vi si trovano, conosce- ranno anche le precauzioni migliori per simile lavoro. Ottenuto il latticelo, se questo in contatto dell' aria seguita per molto tempo a mantenersi poco denso ed a non volersi solidificare, occorre coagularlo. I nring^ieros americani adoprano a tale scopo il metodo seguente. Posto il latice in un vaso qualsiasi vi tuffano ri- petutamente r estremità di un bastone, che vien fatto passare poi sopra ad un fuoco ardente. L' affumicazione del tenue strato di lat- ticelo, che ricopre l'estremità del bastone, basta per coagularlo, (i) Quando il primo strato è coagulato in modo da costituire una spe- cie di camicia elastica e sottile intorno al legno, si tuffa nuova- mente questo nel latice e si ripete 1' operazione finché la maggior parte del latticelo non si sia coagulato all' estremità del bastone, for- mando intorno a questo una specie di palla di gomma elastica. Con un coltello allora si taglia longitudinalmente il caucciù coagulato libe- randolo dal bastone, come si farebbe per togliere un nòcciolo dal frutto. (l) Bisogna che roperatore stia ben attento che la fiamma non lambisca il latice che si coagula, per evitare l'arrostimento. 258 Istruzioni per la raccolta d'informazioni Esistono altri metodi più lunghi e più dispendiosi per la coagu- lazione del latice, noi preferiamo non parlarne, rimandando il lettore ai trattati speciali in materia. Qualora il metodo per affuniicazione non riuscisse o quando per qualsiasi ragione non si potesse mandare ad effetto, occorre conser- vare il latticelo raccolto in scatole di latta con alcool o formaldeide al 5Vp, con il metodo già ricordato. Ad ogni campione di caucciù raccolto e fornito del relativo car- tellino, deve in ogni modo corrispondere un ramoscello della pianta, da cui il latice fu estratto, fornito di fiori e foglie o per lo meno di foglie, preparato o per via secca (colla carta asciugante) o con- servato in scatole di latta con formalina. Radici. — Le radici utili perchè e )ntengono materie tintorie, medicinali o tannanti si conservano a secco in sacchetti con naf- talina, quelle carnose ed in generale tutte quelle mangerecce si pre-' parano con formalina o con alcool. Scorze. — Le scorze utilizzate dagli indigeni o quelle di piante coltivate per la corteccia si conservano facendole prima seccare al- l'ombra ed effettuandone poi la spedizione in cassette di legno av- volte in paglia od in qualsiasi altro materiale da imballaggio. Sostanze polverulente. — Le polveri derivate da vegetali di qual- siasi specie s'inviano in bottiglie asciutte od in scatolette di latta senz'altra preparazione che l'aggiunta di qualche palla di naftalina. Infine il buon senso del raccoglitore supplirà alla deficienza delle notizie qui e mtenute, poiché ogni qual volta egli si troverà davanti ad un prodotto nuovo, anche non nominato in queste pagine, e quando crederà utile eseguirne la raccolta, applicherà per la sua preparazione quel metodo, che egli crederà più conveniente alla buona conservaz one del prodotto durante il viaggio per il suo invio a destinazione. Notizie sulle piante coltivate. Le notizie sulle culture hanno sempre una grandissima impor- tanza scientifica, perchè contribuiscono alla conoscenza delle risorse agrarie e dei metodi culturali di un paese e permettono anche di compilare delle brevi monografie, le quali hanno spesso grande va- lore per la diffusione di utili informazioni tra gli agricoltori di altre regioni. e di prodotti agrari nei paesi e.rtra-europei 259 È difficile però che chi viagt>ia e r.'sieile in paesi extra-eu- ropei possa ben conoscere quali sono le più importanti e più utili informazioni da raccogliere : cosi si è ritenuto opportuno aggiungere alle istruzioni per la raccolta dei prodotti agrari vegetali un que- stionario circa alle più importanti notizie, che riguardano le culture di una data regione (i). Col questionario in mano, chiunque possegga un po' di cultura, colle osservazioni personali, colle domande agli indigeni, ai commercianti, alle autorità locali, può rispondere alle questioni in questo contenuto riuscendo in tal modo a giovare alla scienza forse più che raccogliendo esclusivamente i prodotti. Se poi le risposte al questionario, oltre che essere esaurienti e ben compilate, sono anche accompagnate da campioni botanici della pianta coltivata, da quelli della terra ove fu raccolta, dai con- cimi, dalle acque adoperate per la cultura, dal prodotto ottenuto ecc., il raccoglitore può essere certo di aver compiuto opera vera- mente ammirevole e degna del plauso degli studiosi. i) Specificare il nome indigeno e possibilmente quello scien- tifico della pianta coltivata. 2) Quali sono le varietà coltivate, quali sono le diversità più notevoli fra esse e le loro speciali caratteristiche ? 3) Qual'è l'estensione geografica della cultura e l'aspetto ge- nerale del paese ? 4) Quali sono i limiti di altitudine, entro i quali la cultura vien praticata ? 5) Quali sono le generali condizioni meteorologiche dell'am- biente, in cui la cultura viene eseguita ? (2) 6) Dati i limiti geografici, altimetrici e meteorologici surrife- riti, quali sono le condizioni dell'ambiente riconosciute più oppor- tune al migliore e più proficuo sviluppo della pianta ? 7) Qual'è la natura del suolo preferito dalla cultura e quale la sua apparenza ? (tenace, sciolto, ciottoloso, palustre, ecc.). 8) Qual'è la natura del sottosuolo ? (diverso o no dal suolo so- prastante, ciottoloso, sabbioso, umido, ecc.). 9) Quali erano generalmente le condizioni del terreno prima di essere sottoposto a questa cultura ? Informarsi se questo era bo- (1) Il questionario fu abbozzato tempo f:i e per lo stesso scopo dal Dott. Gino B. Gioii, il quale mi i>regò di adattarlo e di introdurlo nel presente lavoro. (2) Vedi Capitolo « Osservazioni meteorologiche ■> a pai^' 40. 260 Istruzioni per la raccolta d'informazioni -schivo, sterposo, soggetto a pascolo, paludoso o già coltivato. Se era coltivato, quali erano le culture praticate? io) Si enumerino i lavori, che generalmente si eseguiscono per la preparazione del terreno alla cultura. Si accenni alla sistemazione speciale del terreno, specialmente se questo è in declivio (collina o montagna). Se il terreno è affossato, a quale distanza sono tra loro le fosse di scolo ? Qual'è la loro profondità ? E questa ritenu- ta sufficiente ? Il terreno è livellato ? E disposto a terrazze ? E fo- gnato ? Il) La cultura è praticata coll'irrigazione ? Si dica se Tirriga- -zione è necessaria, ovvero se questa è richiesta per supplire alle defìcenze meteorologiche della regione (scarsa caduta di piogge, scarsa umidità atmosferica, ecc.), I 2) Esporre i sistemi seguiti per l'irrigazione. 13) Donde si attingono le acque e con quali mezzi? Queste acque hanno un prezzo ? Ed in caso affermativo, come si commisu- ra questo prezzo ? 14) Quali e quanti lavori esige il terreno prima che avvenga la seminagione o il piantamento ? 15) Si dica se il terreno viene coltivato a mano o per mezzo •di strumenti. Nel caso di lavori eseguiti a macchina, la trazione è animale o meccanica ? Quali strumenti si usano ? 16) In quale epoca tali lavori vengono effettuati? A quale pro- fondità il terreno viene smosso con detti lavori ? 17) Informarsi se la cultura si ripete indefinitamente sullo stesso terreno oppure se viene preceduta o seguita da altre ovvero anche se si alterna con periodi di riposo, dati al terreno. Neil' ul- timo caso si dica la durata del riposo, nel secondo si riferisca esat- tamente la successione delle culture più in uso. 18) Le culture agrarie si effettuano mediante la seminagione •od il piantamento ; veniamo quindi a considerare separatamente i due casi. a) Trattandosi di cultura, che si effettua mediante l'affida- mento diretto al terreno di semi o di altri organi vegetali (tuberi, rizomi, bulbi, ecc.), si dica in quale epoca dell' anno avviene tale operazione. Si noti pure anche come ha luogo l'affidamento della pianta al terreno : se il seme o gli altri organi debbono es- sere preventivamente preparati, a quale profondità nel terreno ven- igono posti ed a quale distanza tra loro. Inoltre quale quantità di e di prodotti agrari nei paesi extra-europei 261 semi o di bulbi, rizomi, ecc. in peso od in volume sono necessari per unità di superficie ? La pianta coltivata è consociata con altre oppure occupa essa sola il terreno ? Quali piante sodo consociate con la cultura principale ? Come e quando si eseguisce il raccolto della pianta o delle piante consociate alla cultura principale ? ó) Trattandosi invece di cultura, che si effettua piantando nel suolo pianticelle preventivamente preparate, si dica se queste si raccolgono allo stato naturale ovvero si tolgono da vivai ^pian- tonai predisposti a parte. Tn quest'ultimo caso si accenni in qual modo si preparano i vivai ed i piantonai, su quali terreni ed in quale epoca dell'anno. Informarsi circa la quantità e la qualità dei concimi ad essi somministrati, se, come e quanto vengono irrigati : infine dopo quanto tempo la piantina è pronta per essere trapian- tata definitivamente a dimora nel campo. Qual'è la distanza, che si suol tenere tra pianta e pianta ? Si dica se la pianta coltivata è consociata con altre ed, in caso afferma- tivo, qual'è il loro nome ? Come e quando si effettua la semina ed il raccolto della pianta o delle piante consociate alla cultura prin- cipale ? Quanto tempo dura la consociazione ? Si dica pure se le piante consociate servono per ombra, per sostegno oppure per dare direttamente prodotto commerciabile. 19) La cultura vien concimata? In caso affermativo, si dica la qualità dell'ingrasso adoperato, la quantità, l'epoca ed il modo, col quale viene somministrato al terreno. 20) Si enumerino le cure culturali, che esige la pianta (i), indi- cando l'epoca, in cui vengono praticate le varie operazioni e la qualità degli strumenti, che si adoperano (2). 21) Si descrivano sommariamente le malattie, cui va incontro la pianta ; sopratutto si enumerino i nemici animali, che la dan- neggiano e si annotino i mezzi adoperati per combatterli. 22) Si dica in quale epoca dell'anno si eseguisce il raccolto, si indichino le operazioni che esso richiede, gli strumenti con cui si effettua e la sua durata. (1) Zappature, ripuliture, cimature, potature, innesti, ecc.. : nel caso poi di cultura ir- rigua si dica il numero delle irrigazioni richieste dalla cultura stessa, l'epoca in cui si effettuano, la quantità complessiva di acqua adoperata per unità di superficie. (2) Il raccoglitore prenderà sempre nota non solo dei nomi indigeni delle culture e dei loro prodotti, ma anche di quelli degli strumenti, delle operazioni culturali, delle malattie e di tutto cicN che può essere ritenuto interessante per lo studioso. L Agricoltura Coloniale 16 '262 Istruzioni per la raccolta d'informazioni 23) Si riferisca il quantitativo medio di prodotto raccolto, e cosi pure si faccia per i prodotti secondari, che eventualmente si ottenessero dalla cultura. 24) Quando si tratti di piante arboree, si dica quanti anni normalmente esse durano : a quale età esse iniziano la loro produ- zione ed a quale altra la produzione è massima. 25) Si riferisca se i prodotti raccolti vengono messi in com- mercio come sono tolti dal campo oppure se subiscono una prima manipolazione. Se questa è resa necessaria, in che cosa consiste ? Quali strumenti occorrono ? Quali sono le operazioni più importanti ? 26) Oual'è la natura e la quantità definitiva del prodotto da commerciare? 27) Quali sono le cause nemiche e le alterazioni più comuni del prodotto in parola ? Quali rimedi preventivi e curativi si con- sigliano ? Si descriva il miglior modo di conservazione del pro- dotto ed i locali a ciò ritenuti più opponuni. 28) Quale uso vien fatto del prodotto principale e di quelli secondari della cultura ? 29) Tali prodotti si consumano tutti sul posto o sono totalmente o parzialmente esportati ? 30) Si descriva il sistema dì imballaggio adoperato per il confezionamento del prodotto e si indichino i mezzi di trasporto più in uso. 31) Quali sono i prezzi medi, massimi e minimi del prodotto principale e di quelli secondari? 32) Quali pregi e quali difetti nel prodotto possono accrescerne o diminuirne il prezzo ? 33) Quali consuetudini regolano generalmente il commercio di questo prodotto ? 34) Se il prodotto è esportato, si enumerino i mercati d'onde av- viene Tesportazione e quelli esteri, dove il prodotto è diretto. Quali dazi d'esportazione gravano sul prodotto ? 35) Riferire, se è possibile, alcune cifre statistiche sulla pro- duzione complessiva, annua, inedia dell'intero paese o della regione,, ove furono fatte le ricerche, nonché sull'esportazione del prodotto per un periodo di cinque anni almeno. 36) Quali motivi demografici ed economici possono avere influito ad introdurre, a conservare o diffondere la cultura in parola ? e (// pi'odutti agrari nel patai extra-europei 263 37) Detta cultura esercita un'influenza sulle condizioni econo- mico-sociali della regione ? 38) Qual'è la nazionalità della mano doperà impiegata ? Quale la mercede corrente nel paese, nelle varie stagioni ed a seconda dell'età e del sesso dei lavoratori ? 3q) Qual'è il costo medio del terreno più adatto alla cultura in parola ? Quale affitto si corrisponde riferito alla misura di super- fìcie in uso nel paese ? Quale saggio unitario si suol considerare equo e giusto per i capitali fondiari nella regione ? 40) Si accenni al contratto più in uso tra il proprietario del ter- reno ed i lavoratori e si prenda nota delle imposte, che gravano sui terreni coltivati. 41) Quali sono le condizioni igieniche del lavoratore e quanto queste possono essere peggiorate dall'indole della cultura ? \2) Si noti il nome indigeno dei pesi, delle misure e monete locali e se ne ragguagli i valori a quelli corrispondenti italiani. (Continua). Dott. O. ]\rANETTl. \\m CHIMICA E CONSIDERilZIOIII SOPiH AlCUIIE TERIIE DI ETIOPIH BACINO IDROGRAFICO DEL LAGO TZANA (Continuazione e fine, v. fase, precedente). Da quanto abbiamo potuto osservare durante l'esame particola- reggiato dei diversi campioni, emerge con evidenza come i terreni analizzati si possano raccogliere in gruppi corrispondenti alle lo- calità diverse, in cui sono stati prelevati e aventi caratteri chimici e tìsici ben distinti. Al 1° gruppo appartengono i campioni N. r e 2 raccolti nella località detta Noggara. Come abbiamo già visto, questi due terreni hanno proprietà fisiche e chimiche molto diverse ; concordano in- sieme e distinguonsi da tutti gli altri per una maggiore quantità di calce e per la povertà in azoto. 264 Analisi chimica e considerazioni Nella citata relazione del viaggio è detto che da Setit a Nog- gara è una vasta pianura che ha l'aspetto di una savana bruciata; il territorio ora riarso e disabitato, una volta coltivato, è costituito tutto di terra nera, argillosa (ualecà), proveniente dal disfacimento delle rocce basaltiche dell'altipiano etiopico, qui trasportate dalle acque. Questo terreno diventa paludoso durante le pioggie e non è né arabile né percorribile, ma i semi ad esso affidati in buche fatte con piolo, fruttitìcano benissimo e senza cura alcuna, producendo forti quantità di dura {miscela), di ceci e di sesamo. Nella stagione secca si prosciuga datido luogo ad una infinità di screpolature. E però un ottima terra da coltivazione ; in essa prosperano bene an- che i cotoni, e le culture fatte in Noggara con semi distribuiti dalla Colonia Eritrea danno risultati soddisfacenti. Quanto è detto sopra si riferisce evidentemente al terreno rap- presentato dal campione N. 2 e non a quello del N. i, che ha ca- ratteri affatto diversi da quelli accennati. Non è possibile quindi da un unico campione poter giudicare il terreno di una regione cosi vasta. Quello che si può dire si è che ambedue i campioni rappresen- tano terreni buoni, perchè ambedue contengono in sufficienza gli elementi utili alle piante ; eccezione fatta solamente per 1' azoto. Ognuno sa però quanto questo elemento oscilli nelle diverse loca- lità di uno stesso terreno e come facilmente si perda sotto forma solubile e gassosa, trattandosi specialmente di terre a clima tropicale, dove l'energia trasformatrice delle sostanze organiche è molto più attiva che sotto i nostri climi. Questa ipotesi é tanto più probabile in quanto che non e' è pro- porzione fra la quantità di sostanze organiche trovate nel N. 2 e l'azoto corrispondente ; ma di ciò avremo occasione d' intrattenerci più avanti. Al 2" gruppo appartengono i cainpioni compresi fra i N.' 3 e 7 prelevati nelle regioni a nord del vero bacino idrografico del lago, tra il fiume Angareb e Gubia lesus. Sono terreni ualecà neri, argillosi molto e compatti ; ricchissimi di acqua igroscopica, poveri di sostanze organiche ed azoto, poveri di anidride fosforica e di potassa, poveri di calce e di ferro. Essi sono adunque agrariamente mediocri ; il gruppo peggiore dei terreni analizzati. La zona, quasi spopolata, compresa dal quadrivio di Tucul Duma sopra alcune terre di Etiopia 'Ifì'ì sino alla cintura settentrionale del lago sono oltre 220 km. di ter- reno quasi tutto ualecà. Asciutto e riarso durante la siccità, rinver- disce come per miracolo al cominciar delle piogge ; la vegetazione si è acconciata quivi ad una vita corta, rapida, intensa. Da tutti coloro i quali ebbero sinora occasione di occuparsi di agricoltura coloniale è stato osservato come sotto il cielo tropicale terreni relativamente poveri mantengano una rigogliosa vegetazione e diano raccolti abbondanti, quanto quelli buoni delle regioni tem- perate ; ciò non solamente per i terreni delle varie regioni d'Africa, ma bensì per le terre di Madagascar, Ceylon, Camboge, Java, Su- matra e India Per spiegare questo fatto è stato attribuito alle piante tropicali una maggiore facilità di assimilazione, dovuta a virtù propria o ad utia azione più energica e costante dei microrganismi del terreno. Per quanto riguarda i terreni d'Africa da noi e dagli altri analizzati, credo opportuno far notare che la quantità di elementi utili, rife- rita nei quadri analitici, rappresenta il quantitativo di sostanze so- lubili in acido cloridrico concentrato e bollente e racchiude la to- talità o quasi di elementi contenuti nel terreno. Di ciò si è voluto convincere lo scrivente stesso ripetendo alcune determinazioni, dopo aver disgregata la terra col fluoridrato di ammonio. Se adunque i valori riportati nei quadri analitici rappresentano la totalità di elementi utili contenuti in questi terreni, come pos- sono trovare le piante la quantità necessaria di alimento, pur essendo dotate di speciale facilità di assimilazione ? Quali sostanze possono essere trasformate a favore delle piante dai microrganismi, se queste so.stanze non esistono ? Che la presenza a piccola profondità di un bacino imbrifero per le terre povere, ma permeabili, possa essere la causa unica della loro feracità, non si può certo mettere in dubbio, quando si tengano j^re- senti gli effetti benefici della capillarità, resa più energica della forte e prolungata evaporazione, riscontrabile nei paesi tropicali (i). E pure universalmente riconosciuta 1' influenza grande sulla [iro- duttività (li un terreno, dovuta a un potente strato vegetale nei ter- reni alluvionali. Ma questa virtù delle terre tropicali povere è troppo generale perchè possa esser attribuita a condizioni così speciali, ec- cezionali. Essa si manifesta non solamente nei terreni di pianura, ma (i) Vedasi pubblicazione citata G. V. Rossi. ^66 Analisi chimica e considerazioni anche in quelli di collina e di monte, e non solo nelle terre per- meabili, ma anche in quelle argillose e molto compatte, come è pre- cisamente per le terre a nord di Gondar e delle quali si parla. Trattandosi in questo caso di terre poco o nulla sfruttate, per- chè abbandonate a prato o a bosco, si potrebbe pensare che le piante traessero profitto delle spoglie lasciate dalle piante vissute prima. Ma anche questa ipotesi cade quando si sappia che i cam- pioni vennero raccolti quando il periodo vegetativo stava per aprirsi e le piante incominciavano appena ad inverdire e quindi il terreno non era ancora stato sfruttato. Pur volendo conservare quali indici di feracità delle terre povere dei climi caldi, una maggior facilità di assimilazione delle piante ed una pii^i attiva azione dei microrganismi che popolano il terreno, non crediamo completamente esatto spiegare la prima parte del- l' ipotesi colla possibilità di trar profitto maggiore da una stessa alimentazione, perchè questo indicherebbe una maggiore frugalità delle piante stesse e la frugalità se concede ad esse una resistenza maggiore a vegetare in terreni poveri, non spiega la rigogliosa ve- getazione e gli abbondanti raccolti. Se veramente questa vegetazione straordinaria esiste e non si deve giudicar in senso relativo, ci piace piuttosto ricercare que- sta proprietà in un sistema radicale molto sviluppato, piìi di quello che non sia nelle piante nostre. Questa ipotesi è strettamente collegata e avvalorata dall'altra dei microrganismi. L'azione di essi, a parer nostro, non consiste tanto in una maggiore attività, quanto in un campo di azione molto mag- giore nelle terre tropicali. Secondo Fraenkel infatti il numero maggiore di microrganismi si accumula ad una profondità di m. 0,25 a 0,50, ma dipende dalla temperatura ambiente e dalle condizioni meteoriche ; è cioè mag- giore nell'estate ed in tempo di forti pioggie che nell' inverno e in tempo asciutto. I terreni adunque dei climi tropicali soggetti ad una elevata tem- peratura e a caldo prolungato, permettono ai microrganismi, special- mente durante le pi^iggie, che coincidono col periodo vegetativo delle piante, un campo di azione molto esteso per quanto riguarda la profondità ;■ lo strato vegetale per tal modo è più forte e le piante, dotate di un apparato radicale bene sviluppato, trovano in un am- biente, sia pur povero, il mezzo di vegetare rigogliosamente. sopra alcune terre di Etiopia 2fi7 Da quanto sappiamo nessuno studio è stato fatto sinora sul rap- porto fra la parte aerea e radicale delle piante tropicali di con- fronto con quelle europee, e neppure per quanto riguarda la dif- fusione e attività degli organismi inferiori nei terreni tropicali. Natu- ralmente smiili studi sarebbero di grande importanza, anche senza pr. "Sumere che quanto si disse sopra corrisponda al vero. Xell'e^janie analitico dei terreni sinora visti un' altra considera- zione degna di nota si presenta necessaria. Se si fa un rapporto fra le sostanze organiche e l'azoto contenuto in queste terre, si vede che n"n è lo stesso come nelle terre che appartengono al bacino idrografico del lago. Nelle prime in loo parti di sostanze organiche si è ti ovato 0,8 a 0,9 di azoto; nelle seconde colla stessa quantità di sostanze organiche 1,5 a 2,0 di azoto. In altre parole le terre a nord di Gondar contengono meno sostanze azotate di quelle che stanno attorno al lago. Questa particolarità devesi certo ricercare nelle proprietà fìsiche dei terreni e più di tutto nelle condizioni igrometriche delle due regioni. Abbiamo già visto infatti come le terre che formano le spond<-> del lago siano meno argillose e più porose delle altre, e vedremo in seguito come in esse la lunga ed elevata temperatura sia miti- gata da una enorme e costante evaporazione dell'acqua. Si sa inoltre che l'umificazione delle sostanze organiche avviene più regolarmente e con perdite minori in azoto, quando l'ambiente abbia un'umidità ed una temperatura conveniente. Un' umidità ec- cessiva unita ad alta temperatura, quanto una forte e, peggio, prolun- gata siccità, alterano il regolare andainento dei processi di umifica- zione. Per queste ragioni si comprende come nei terreni rivieraschi si debba avere una perdita relativamente piccola di azoto sotto forma gassosa, in confronto colle terre lontane dal lago, le quali sono sog gette ad eccessiva umidità durante If* pioggie e ad eccessivo secco, quando queste sono terminate. Di più, essendo queste terre argil- lose e molto compatte, anche i microrganismi denitrificanti (anero- bici) trovano un ambiente favorevole alla loro opera di distruzione, con perdita di azoto libero. Nel 3" gruppo si possono comprendere i campioni raccolti nella parte settentrionale del bacino del Tzana e cioè nelle regioni Ucl- lata, Medhanp Aleni, Cencher o Uorchenè vi appartengono i cani- 268 Analisi chimica e considerazioni pioni compresi fra il X. 8 e io e il N. 36 al 41, eccettuato il limo del lago N. 37. A.nche questi terreni sono neri, tendenti un po' al rosso o al giallo ; argillosi, quantunque un po' meno compatti di quelli del gruppo pre- cedente, con molta acqua igroscopica ; più ricchi dei precedenti in ferro, anidride fosforica, potassa ; ricchi in azoto. La regione tutta da Gondar al lago, regione Dembea, è ricca di abitati, di coltivazioni e di bestiame, sino alla sponda paludosa. La parte più lontana dal lago è terreno ualecà, forte, argilloso e profondamente screpolato durante la stagione asciutta. Tutta que- sta regione è alberata, ricca di cereali e legumi. Sulle rive del Maghecc' la Missione potè acquistare 135 kg. di ceci secchi per un tallero di Maria Teresa (L. 2.50). La parte più vicina al lago, di evidente formazione lucustre, è senz'alberi ; l'acqua trovasi a poca profondità nel sottosuolo. E una grande distesa erbosa ; « le numerose mandre di cento e cento buoi brucanti la grassa, succosa e folta erba, che ammorza ogni succio, rivelano la fertilità e la ricchezza della regione ». Presso a poco gli stessi caratteri si riscontrano nei terreni a de- stra del Maghecc' ove furono raccolti gli ultimi campioni. Le osservazioni sul luogo adunque hanno riscontrato in questi territori vigorosa vegetazione, una forte produttività. Anche l'analisi chimica ha trovato in queste terre ricchezza di elementi utili alle piante ; dobbiamo quindi concludere che trat- tasi di terre molto buone. Nel 4'' gruppo si possono comprendere i terreni delle regioni ad est del lago : Fercaber, Arno Garnò, Fogherà, Amurà-Ghedel e cioè i campioni compresi fra i N.' 11 e 26. Questi terreni sono un po' meno argillosi dei precedenti e un po' più friabili ; di color nero tendente al rosso o al giallo ; contengono più ferro dei precedenti, meno acqua igroscopica, ma sono più ric- chi di potassa e di anidride fosforica, unitamente ad una dose elevata di azoto. Sono adunque migliori di quelli del gruppo pre- cedente sotto ogni rapporto. Le regioni Arno Garnò e Fogherà sono feudi della regina Taitù; l'Amurà-Ghedel è feudo del Negus. Il Fogherà è una vasta pia- nura che gli escursionisti i quali precedettero i nostri, avevano qualificata sterile, forse per averla veduta dall'alto, dopo la bru- ciatura annuale delle erbe per la concimazione ; la missione trovò sopra alcune terre di Etiopia 269 questo territorio invece molto fertile, bene alberato, ricco di acqua piovana e corrente. L'Amurà-Ghedel e montuoso (m. 2000), ad ampie terrazze col- tivate e fertili. I risultati analitici, riconfermando quanto è sopra detto, dimo- strano chiaramente che questi terreni sono aj^'rariamente ottimi. Nel s° gruppo infine, per affinità di caratteri fisici e chimici, si possono comprendere le terre appartenenti alle regioni : Quorata, Voibelà Mariam, Derà e Tzeghiè, ossia i campioni segnati coi nu- meri 25 al 36. Queste terre sono tutte di color avana più o meno chiaro. Meno argillose ancora di quelle del gruppo precedente, conten- gono pure acqua igroscopica in piccola quantità ; sono molto po- rose, friabili. Si distinguono da tutte le altre per una forte quantità di sostanze organiche e di azoto. In quantità sempre sufficiente e talora esuberante vi si trova l'anidride fosforica e sono costan- temente ricche di potassa. I carbonati e la calce in questi campioni sono ridotti ai minimi termini, mentre vi ha una forte quantità di ferro e allumina. Quorata è un paese nascosto in un bosco ad alto fusto, all'ombra del quale trovasi un fitto sottobosco di caffè. Le case sono nasco- ste, affogate nella vegetazione. Solo il promontorio che forma la spalla occidentale del porto di Quorata è coltivato a caffè, e com- prende appena 200-300 ettari di terreno collinoso. La pianta si riproduce naturalmente, senza razionale cultura, senza cura alcuna. Quorata è feudo ecclesiastico. La fertilissima regione di Derà trovasi fra Quorata e Tzeghiè ed è abbandonata a pascolo. Tzeghiè è situata a destra del Nilo azzurro. Una notevole diffe- renza si riscontra nella costituzione geologica delle due rive di questo fiume. Quella sinistra è di terreno metamorfico, nero, argil- loso, sormontato da colline di formazione trappica. Quella destra è affatto vulcanica ; terreno sabbicso, di color rossiccio, in cui affio- rano roccie eruttate, compatte, spugnose. E in quest'ultimo terreno precisamente dove giace Tzeghiè. Il territorio che lo circonda è una grande estensione alberata di 2000 ettari, tutta coltivata a caffè ed è pure feudo ecclesiastico. Le colti- vazioni di caffè in Tzeghiè hanno le stesse caratteristiche di quelle di Quorata ; il prodotto ha la stessa finezza di gusto e di aroma 270 Analisi chimica e considerazioni ed è paragonabile a quello dell' Jemen e di Moca. Il ricavato an- nuale in Tzghiè è di un milione circa di franchi. Tanto in Quórata come in Tzeghiè la Missione riscontrò una non spiegabile limitazione dei territori coltivati a caffè. Prima di esprimere il nostro giudizio in proposito ci sembra ne- cessario riassumere brevemente le condizioni d'ambiente, nel quale questa pianta può meglio prosperare, servendoci in ciò delle notizie riferentisi alle coltivazioni fatte in Brasile, (i). Per poter decidere se una regione sia adatta alla cultura del caffè più che tutto valgono le esperienze culturali nel luogo. Le culture già esistenti e soprattutto la riproduzione naturale sono i migliori indizi ; come pure la vegetazione spontanea di certe piante che hanno le stesse esigenze del caffè, per es. la Gal- lesia gorazema, che ha profonde radici ed è sensibile al gelo. Soffre molto i venti, soprattutto quando sono insistenti nella stessa direzione e sono o troppo freddi o troppo caldi e molto asciutti. Il caffè occupa sotto i tropici presso a poco il posto che la vite occupa nei climi temperati. Riguardo al suolo le terre migliori dell'India, Java, Costa-Rica e P>rasile sono di una profondità straordinaria. Là loro permeabi- lità e il loro potere igroscopico sono tali da lìon risultare mai né troppo umide né troppo secche. Il colore e la qualità del terreno non hanno grande importanza. È stato però constatato che i terreni vulcanici, di formazione recente sono preferiti dal caffè più che i terreni sedimentari, e ciò per la loro ricchezza di costituzione e forse anche pel colore; ma in Bra- sile prospera bene anche in terre povere, purché permeabili e pro- fonde, atteso lo sviluppo potente delle radici di questa pianta. Indi- spensabile per la coltivazione del caffè è la presenza di forti quan- tità di humus. Il terreno tipico per la coltivazione del caffè in Brasile è la « Terra roxa » prodotta dalla disgregazione d'una diorite, molto ricca in feldspati e anfibolo, ed è di un rosso carico, ricca di elementi nu- tritivi e di ferro, povera di calce. Fatte queste brevi osservazioni riguardo all'habitat' favorevole allo sviluppo del caffè, se consideriamo le condizioni orografiche del (l) Cu/ture lationelle du cajè au Bresil — Dott. Dafert - 1900. — Le Cafè ifans l'etat de Saint Paul. — Lalière — 1909. sopra alcune terre di Etiopia 271 bacino idrografico del lago Tzana, il suo clima costantf, caldo umido, la giacitura delle terre a sud di esso e l'origine geologica, loro, e tutto ciò unitamente ai risultati analitici ottenuti su di esse, ci sembra di poter francamente aifermare che le regioni e le terre tutte a sud del lago costituiscono 1' ambiente tipico per la coltiva zione del caffè. Ci sembrano adunque giustissimo le osservazioni della Missione e possiamo unirci ad essa nell'attribuire alla pigrizia, all'accidia e al mal governo di quel popolo la limitazione delle aree di colti- vazione e non alle condizioni sfavorevoli di ambiente. * * Volendo ora in base ai dati analitici farsi un giudizio gene- rale sui terreni di Etiopia e trarre qualche utile conseguenza, crediamo opportuno di far rilevare con uno sguardo rapido la marcata differenza che esiste fra la composizione chimica di questi terreni e quella dei terreni in antecedenza esaminati, del Benadir, della Somalia, e quelli della Colonia Eritrea (i) 1 terreni di Etiopia distinguonsi dagli altri terreni coloniali, prima di tutto perchè contengono una abbondante quantità di sostanze organiche e di azoto. Fanno eccezione solamente i terreni situati a nord, non com- presi nel vero bacino idrografico del lago, i quali si staccano anche per altri caratteri, come abbiamo visto a suo tempo. Tutti coloro, i quali sanno quale importanza abbiano le so.stanze organiche nella feracità di un terreno, possono farsi anche da ciò solo un concetto della loro ricchezza. Pochi ed isolati campioni, raccolti nelle altre regioni Africane, agrariamente ottime, contengono queste sostanze in pari quantità. Non sono questi terreni molto ricchi di potassa, come quelli della Somalia e del Benadir, quantunque siano quasi tutti molto argillosi. Eccettuati pochi sono invece ben provvisti di anidride fosforica, la quale in molti campioni trovasi in quantità anche esuberante. Caratteristica è in questi terroni la grande povertà di carbonati e di calce. (l) « Bollettino tlell'I-Lmi^razionc », N. l6, Aimo 1 90l> - AgricoHuri ■■ Coì.-inizzatione nelC Eritrea - Dott. G. BARTOLOMMEI-GlOl.r. 272 Analisi chimica e considerazioni Si staccano per questo carattere completamente da quelli della Somalia e del Benadir, mentre dimostrano affinità con quelli del- l'Eritrea. Questa affinità coi terreni dell'Eritrea si manifesta del resto per tutto il complesso dei caratteri chimici. Una differenza marcata si riscontra invece nei caratteri fisico-chimici, e ssendo i terreni del- l' Eritrea sabbiosi, mentre quelli di Etiopia sono argillosi. La stretta rassomiglianza nella costituzione chimica delle terre di queste due regioni è evidentissima e ciò era prevedibile da tale relativa vicinanza di esse e soprattutto l'origine geologica comune. Infatti è stato constatato anche dalla Missione che « la forma- zione geologica delle regioni del lago Tzana presenta quel carattere primitivo che sembra universale in Etiopia ; un complesso di rocce cristalline sormontato da vasti espandimenti della serie di rocce trap- piche delBlandord. Alla degradazione di questa formazione è dovuta la posteriore formazione quaternaria dei depositi alluvionali col mera- viglioso terreno nero ualecà, costituito di detriti basaltici, cui la con- tinua aggiunta di elementi organici fecondatori, portati dalle acque selvagge, i vantaggi che offrono le piante arboree, per la gnjssezza e regolarità dei tronchi, la facilità della in- cisione e raccolta del latice, la maggiore utilizzazione del terreno, non occor- rendo ad esse le piante di sostegno necessarie alle liane. Nel trattato, conciso e pratico, sono descritte le diverse varietà e quindi le operazioni di cultura, accennando solo alle eventuali differenze culturali dall'una all'altra essenza; fra le quali il confronto si mantiene sempre vivo e chiaro, carattere questo utilissimo nel trattare di piante in parte ancora poco ben definite e conosciute. La quarta ed ultima parte contiene le istruzioni re- lative alla raccolta, preparazione, essiccamento, conservazione, imballaggio e trasporto del caucciù, tenendo conto della stagione, età e stato vegetativo delle piante, condizioni cliuiaticlie Numerose e buonissime illustrazioni abbelliscono il libro. a. d. l. * « Joseph Chailley. - L' Inde Britannique - Societé indigène - Politique indigène; les idées directrices - in 8", pages 5H0, avec deux cartes en couleur hors texte - Paris - Librai rie Armand Colin - 1910. Mentre sui giornali quotidiani giungono le frammentarie notizie di agita- zioni e di complotti minaccianti la sicurezza della dominazione britannica nelle Indie ed il pubblico inglese più pessimista domanda la pronta repres- sione di pericolose tendenze indigene, giunge a proposito la pubblicazione ampia, completa e soprattutto imparziale dello Chailley. Il volume esce contemporaneamente in due lingue: in francese ed in in- glese, tradotto in quest'ultimo idioma da sir William Meyer, segretario del Governo anglo-indiano per le finanze ed amico personale dell'Autore. Questi, già conosciuto per altri suoi importanti lavori, continua con questo la serie dei suoi studi sui metodi di governo dt-lle principali potenze coloniali ; ma (1) Maggiori e recenti notizie su diverse importanti varieti» di Landolphia, specialmente del Ma- dagascar, sono pubblicate da H. Juraelle e Perrier de la Batbe - Ed. Cliallamel. Parigi. Note hlltlktyr a/ir Ile "Alh però questa volta l'argomento ù stato trattato da lui con più larga dottrina, come si conviene a olii in questo ha veri* niente una straordinaria competenza. Infatti lo Chailley ha studiato per dieci anni le questioni che riiiettono 1' impero indiano ed lia intrapreso numerosi viaggi in quelle regioni a largo interviillo di tempo, per |ioter meglio controllare le sue prime vedute. Saret)be troi)po lungo l'esporre dettagliatamente tutta la materia trattata dall'A. ed accennare alla messe di noti/.ie contenute in quest'opera, che si può dii'B veramente completa. Infatti, dopo aver descritto il paese, lo Chailley analizza la società indiana nei suoi principali elementi e consacra delle splendide pagine alla ))o])ola- zione, alle sue diverse classi, ai partiti indigeni ed alle relazioni correnti tra inglesi ed indiani. La parte più intex-essante per noi è quella che riguarda le classi agricole e la proprietà fondiaria, nella quale l'A. tratta con vedute ampie ed illuminate, tutto ciò che il Governo anglo-indiano ha fatto e quello che ancora resta a fare per uà più ampio svolgimento della politica fondia- ria di quelle ricche regioni. L'A. non formula delle coaclusioni : queste si sviluppano da aè stesse nel corso dell'opera e traspariscono dappertutto. Sono quindi il succo del lavoro, il quale si raccomanda da sé per il nome dell'A., per il suo valore scienti- fico, per l'attualità della sua pubblicazione. Dott. 0. Ma NETTI. Sommario della J{ivista Cotoniate (organo dell'Istituto Coloniale Italiano - Roma). 10 Luglio 1910. Per l'azione colonizzatrice dell" Italia nell'Africa orientale (Franco Fru- scr) — La scuola bilingue governativa di Massaua - Dati e problemi del- l'emigrazione italiana. 25 Luglio 1910. Ija ferrovia Danubio-Adriatico e le comunicazioni ferroviarie e terrestri nel Montenegro (FiLii'i'O Dohrecich) - Dati e problemi dell'emigrazione italia- na — Informazioni coloniali — Ti-a libri, riviste e giornali. M O TI Z I K — Una spedizione commerciale nel Benadir e nell'Eritrea. Il Dott. Francesco Frusci da due anni attende all'organizzazione di una spedizione economica e commerciale nel Benadir e nell' Etiopia e si propone ora di svolgere una missione, che, con fini soprattutto commerciali e con mezzi pratici, penetri col traffico tra gli indigeni e li conquisti alla civiltà ed all' industria, 276 Notizie Secondo quanto ripoi-ta 1' Esplorazione commerciale, la spedizione Frusci dovrebbe fermarsi nelle due colonie italiane cercando di eliminare nei mer- cati il sistema del baratto, di sostituirlo coi mezzi normali di scambio e ten- tando di istituire delie agenzie cominerciali. Le merci d'importazione sareb- bero costituite soprattutto da cotonate e prodotti farmaceutici, quelli d'espor- tazione da cotone, caucciù, caffè ecc Noi cbe abbiamo conosciuto il Dott. Frusci quando stava iniziando le sue ricerche ed i suoi studi coloniali, noi che sappiamo la sua squisita bontà d'animo e la viva sua intelligenza, lo accompagnamo nella sua iniziativa coi nostri più fervidi auguri di riuscita. — Per il miglioramento della razza bovina nell'Africa Orientale. — L'esem- pio della Germania. Togliamo dalla Rivista Coloniale, Fase VII-VIII, la seguente corrispon- denza : A bordo del Windhuk 18, 5, 1910. I tedeschi, dopo ripetuti esperimenti, hanno stabilito che i torelli della campagna romana sono i migliori e i più adatti per l'incrocio da effettuarsi con la razza africana orientale, e ciò perchè più resistenti al calore. Qui a bordo del Windhitk viaggia con noi un torello acquistato a Tivoli da una So- cietà tedesca e viene destinato all'allevamento nella colonia dell'Ostafrika. Ho potuto pai-lare col rappresentante della Società, il quale mi assicurò che un altro torello di razza italiana introdotto nella colonia germanica due anni fa da quel Governo ha dato ottima prova, tantoché ora si effettuerà l'allevamento su vasta scala, introducendo esclusivamente soggetti dello stesso tipo Io peiLso che date le condizioni quasi eguali della nostra Somalia e del Deutsch Ostafrika nei riguardi del clima e della razza bovina, non sia cosa inutile seguire 1' esempio dei tedeschi, potendosi cosi arrivare a migliorare la razza indigena, piccola e gibbosa. Si avrà in tal modo, oltre ad un rendi- mento .sensibilissimo nella qualità e nel peso della carne, una qualità migliore di pelli, tanto per la resistenza che per la grandezza, giacché è ovvio come le pelli (Iella .Somalia siano deprezzate per le loro dimensioni piuttosto rela- tive e per la brutta caratteristica della gobba, ove la pelle è alquanto più debole che sulla groppa. Il Governo della Somalia, cui deve stare a cuore lo sviluppo economico del nostro possedimento e che perciò deve incoraggiare le iniziative private, riuscirà a migliorare la razza bovina della nostra co- lonia dell'oceano indiano con introdurre torelli del tipo sopra citato e col metterli a disposizione tanto dei concessionari che degli indigeni ; ciò facendo esso ritrarrà più tardi vantaggi incalcolabili. Francesco Lucchese. * * — Caucciù artificiale. Il Prof. Harries di Kiel, una delle più autorevoli personalità tedesche in materia di caucciù, afferma di aver scoperto un ottimo sostituto artificiale di questo prodotto, Notìzie '211 Il processo per ottenerlo sarebbe basato sul bollire insieme, in certe e de- terminate condizioni, dell' isoprene con acido acetico glaciale in tubo chiuso. Si otterrebbe cosi un composto grigio con tutte le proprietà del caucciù e ca- pace di essere vulcanizzato corno la guttaperca. Secondo l'opinione dello scienziato scopritore, il nuovo prodotto ben presto dovrebbe essere in grado di invadere il mercato e vincere senza contrasto la concorrenza del caucciù naturale. Non è la prima volta die vien lanciata la notizia della fabbricazione di un caucciù artificiale e naturalmente anche questa volta 1' affermazione del Prof. Harries è stata accolta con una certa dittidf^nza. Certo che il processo descritto dell'illustre scopritore differisce affatto da quelli fino ad ora tentati e.... se son rose, fioriranno. * * — Mostra Coloniale airEsposizione Internazionale di Torino 1911. Questa comprenderà il materiale qui sotto elencato: I. Campioni di prodotti agrari (cotoni, cereali, ortaggi, frutta, agrumi, fiori, tabacco, droghe, caffè, piante medicinali, oleaginose, ecc.). "2. CHmpioni di prodotti spontanei (piante tessili, oleaginose, gomme, da tinta e da concia, saponarie, foraggere, ecc.^. 8. Prodotti forestali. — Legnami da costruzione, da ebanisteria, ecc. — Tavolette, che da una parte mostrino come si presenta il legname non lavorato e dall'altra come si presenta lavorato. — Tavolette rilegate a libro, in modo che si possano facilmente esaminare. 4. Prodotti dell'allevamento degli animali (pelli, lane, burro, ecc.). n. Campioni dei minerali. — Miniere aurifere di Medrizien, Sciumagallè e del Seroà. — Miniere di sale. — Cave. 6. Prodotti dell'industria eritrea (pelli conciate, lana filata, coperte di lana, mantelli, lavori d'intreccio, zucche incise a fuoco, lavori in oro, argento, ferro, ecc.). 7. Prodotti della caccia (penne di uccelli terrestri e marini, pelli, ecc.). 8. i'rodotti della pesca (madreperle, bulbul, tartarughe, perle, coralli, conchiglie, unghie di pesce, carne e pinne di pescecane, olio e colla di pesce, madrepore, ecc.). 9. Prodotti dell'esportazione e dell'importazione. — Prodotti che si potreb- bero importare. — Tali prodotti devono essere presentati sotto la forma del- l'imballaggio e dei recipienti più in uso per l'importazione e per l'esporta- zione. — Riproduzione di marche, etichette conosciute ed apprezzate dagli indigeni. — Sui tessuti devono essere indicate lunghezze, larghezze, peso delle pezze. — Prezzi più in uso sui mercìiti principali. — Diagrammi rap- presentanti lo sviluppo del commercio e la posizione delle varie nazioni colle colonie di diretto dominio. 10. Vie e mezzi di trasporto dall'Italia all'Eritrea, alla Somalia italiana e al Benadir, dalla costa all'interno. — Pozzi. — Tariffe di trasporto. — Mercati più importanti ed epoche in cui si tengono. 278 Notizie 11. Collezione etnografica dell'Eritrea e della Somalia Italiana (oggetti per abbigliamento e per ornamento: utensili da fabbro, da argentiere, da fa- Jegname, da vasaio, da tessitore, torchi, eoe ; prodotti tessili e d' intreccio ; lavori in cuoio; pelli; oggetti di vestiario ; utensili domestici: tipi di tucul; interno del tucul : armi ; strumenti musicali ; oggetti religiosi ; misure : rotoli, frasle. gbisle, corgie, gokie, ecc. : monete : strumenti agricoli ; arnesi dei pa- stori ; armi da caccia, lancie, lacci : strumenti da pesca, ecc.). La collezione etnografica dovrebbe dar l'idea al visitatore della vita e del paesaggio eritreo, e nello stesso tempo dar modo al negoziante di studiare i prodotti che meglio conviene importare, o.sservando quello che l'indigeno con- suma pel suo vitto, per il sao vestito, per le abitudini della sua vita sociale. Possibilmente sarebbe desiderabile che tutto fosse rappresentato con modelli : la casa, il vestito, gli ornamenti, ecc., come non solo si fa nelle Esposizioni etnografiche, ma anche in alcuni Musei Commerciali (ad esempio Filadelfia, in Pennsilvania). La collezione dovrebbe essere completata da una raccolta di vedute, di illustrazioni, fotografie, panorami, disegni, ecc. 12. Fotografie di paesaggi, di città, borgate, di mercati, di pozzi, di cerimonie civili e religiose, di tipi caratteristici, di capanne, di rovine, di piantagioni, di campi sperimentali, di carovane, di luoghi celebri, ecc. Sotto alle fotografie dovrebbero esservi concise, ma esaurienti spiegazioni di quello che rappresentano. Sarebbero desiderabili delle films cinematografiche, che sarebbero svolte a Torino in una sala apposita del Padiglione della Mostra e costituirebbero certamente uno spettacolo interes-iaute. vivo, istruttivo, diffondendo idee e vi.sioui esatte della nostre colonie. 13. Carte geografiche dell'Eritrea e del Benadir; piante, schizzi; carte economiche della distribuzione dei vari prodotti, carte climatiche, carte rap- presentanti le concessioni, ecc. 14. Pubblicazioni riguardanti l'Eritrea ed il Benadir: manoscritti, ecc. ATTI DELL' ISTITOTO AGRICOLO COLONIALE ITALIANO Erezione dell Istituto Agricolo Coloniale Italiano in ente morale. — La Gazzetta Ufficiale del Regno d' Italia X. iS; dell' ii Agosto 19 IO contiene il seguente decreto che porta il N. CCLI della rac- colta ufficiale : VITTORIO EMANUELE III per grazia di Dio e per volontà della Nazione RE 'D'ITALIA Vista la istanza prodotta in data 28 Febbraio 1910 dall'Istituto Agricolo Coloniale di Firenze per ottenere la erezione in ente morale ; Atti dell' Istituto Arjnvolo Coloniale Italiano 279 Vista la situazione patrimoniale del detto Istituto; Visto lo statuto di fondazione dell'Istituto medesimo; Udito il Consig-lio di Stato ; Sulla proposta del Nostro ministro, segretario di Stato per l'A^^ri- coltura r Industria e il Commercio ; Abbiamo decretato e decretiamo : L' Istituto Agricolo Coloniale con sede in Firenze è eretto in ente morale e ne è approvato lo statuto firmato, d'ordine Nostro, dal Ministro proponente. Ordiniamo che il presente decreto, munito del sigillo di Stato, sia inserito nella raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti del Regno d' Italia, mandando a chiunque spetti di osservarlo e di farlo os- servare. Dato a Roma, addi 26 Giugno 19 io. VITTORIO EMANUELE Raineri. Visto, // guardasigilli : Faxi. E ovvio il dimostrare 1' importanza di tale atto. Il riconoscimento ufficiale del no'^tro Istituto da parte del governo del Re, mentre è uno sprone ad ingagliardire la nostra azione di studio e di propaganda, rappresenta anche una maggior sicurezza per l'esistenza della nostra Istituzione, ne conferma la saldezza e ratifica la posizione che ormai questa ha saputo in breve volger di tempo acquistarsi in Italia ed all'Estero. * Concessione
  • tituto Asjricolo Colo- niale Italiano. — E aperto il concorso alle seguenti borse di stu- dio per l'anno ^^colastico 191 0-1 911 : i) N.° 2 borse di L. 500 ciascuna, stanziate dal Banco di Si- cilia e da conferirsi a due giovani nati in Sicilia. 2) N." I borsa di L. 500, stanziata dalla Cassa di Risparmi e Depositi di Firenze e da conferirsi ad un giovane della provincia di Firenze. 280 Atti dell' Istituto Agricolo Coloniale Italiano 3) N.*^ 2 borse di L. 600 ciascuna, stanziate dal Monte dei Pa- scili di Siena a favore di due giovani nati nella provincia di Siena. 4) N.*' 2 borse di L. 600 ciascuna, stanziate dalla Cassa di Ri- sparmio di Lztcca a favore di giovani della provincia di Lucca. Le domande in carta da bollo da cent. 60 dovranno essere pre- sentate alla Direzione dell'Istituto Agricolo Coloniale Italiano (Viale Principe Umberto, 9 - Firenze) non più tardi del giorno 8 novembre p. v. corredate dai seguenti documenti: i) domanda di ammissione ; 2) fede di nascita ; 3) attestato di buona condotta morale rilasciato dal Sindaco ; 4) attestato di sana costituzione fìsica ; 5) certificato di licenza da una scuola pratica o speciale di agricoltura o da una sezione di agrimensura o di agronomia di un R. Istituto Tecnico ; 6) certificati del Sindaco e dell'Agente delle imposte del luogo, ove risiede la famiglia del concorrente, attestanti le condi- zioni economiche della famiglia stessa e le tasse, che da essi vengono corrisposte. I documenti i, 2, 3 e 4 debbono essere in carta bollata da cen- tesimi 60 e la fede di nascita deve essere legalizzata dal Tribunale se rilasciata da un ufficio di stato civile, che non risiede nel cir- condario di Firenze, II giudizio del Consiglio di x\mministrazione dell' Istituto sarà inappellabile e nell'assegnazione avrà grande importanza la condi- zione di ristretta fortuna, in cui si trovi il concorrente e la sua fa- miglia. La Direzione dell'Istituto invia gratis a richiesta dettagliate in- formazioni ed il programma per il jirossimo anno scolastico. 281 LIBRI RICEVUTI IN DONO (Continuazione dell'elenco del nura. precedente) 2>o^'. Odoardo peccar/ — Studio Monografico del genere « Raphia ». Firenze, Tipografia M. lUrcì. 1910. (Dono dell'Autore). Carlos Eugenio de J/leìlo ^eraldes et Bernardo d' Oliveira fragaieìro. — Le caoutchoLic daus les eohjiiies jjortiigaises. Lisljoua, lUlU. (Dono degli Autori). Sxposiìion urjiverselle Bruxelles 1910 — Section allemande. Catalogne offi- ciel. Editeur Georg >tilke, Berlin, 1010. (Dono del Commissario tedesco a Bruxelles). 3/e J(olonial-w/rfsc/ia/fl/che j7us5tellung — Festgabe zur Deutschen Ko- loiiialzeiluiig-Haiaburg, IDlU. (Dono del Kolonial Zeitung). Wanderausfelluqg der J)eutschen Jùandwirtschafts Qesellschaft zu ^arq- burg — 1 e li Zelt-IIaaseii-steiu luid Vogler. Berlin. lUlU. J^inisfère des colorjìes — ]\ianuel pratique de la culture et de l'exploitatiou des essences caoutchoutifères indigènes et introduites au Congo Belge. Bruxelles, Imprimerie A. Lesique. rue de la Charité 27, r^09. (Dono del Cav. Serra). "Cfat Jndéperjdanf du Qoqgo — Culture des plantes vivrières, potagères et friiitière.". Elevage. Bruxelles, 1907. (Dono del Cav. Serra). j\finisfère des Colorjies — Manuel pratique de la culture du cafeier et du ca- caoyer au Congo Belge. Bruxelles, 1908. (Dono del Cav. Serra). Jì/finisfero delie po^te e dei telegrafi — Elenco dei giornali e delle opere periodiche dell'Estero, lioiua. Tipografia dell'Unione cooperativa editrice. Dicembre, 1907. 1% 2'*.... 6*, 7* nota di aggiunte all'opera precedente. (Dono del Ministero delle Poste e Telegrafi). Xuìg: Ca/iero — Tripolitanie-Délimitation franco-turque. Estratto da Bul- letin de la Société des études coloniales et niaritimes Juin, 1900. (Dono dell'Autore). JCouis gentil — Liste des plantes cultivées dans les serres chaudes et colo- niales du Jardin Botanique de l'Etat à Bruxelles. Bruxelles, 1907. (Dono del Jardin Botanique de Bruxelles . Bulletin du Jardin Botanique de l'€tat à Bruxelles — Voi. 1. II, 1902-1910. (Dono del Jard. Botan. de Bruxelles). JVliqistère de l'Jntérieur et de l'jfgriculfure — Jardin Botanique de l'Etat. Les aspects de la végétation en Belgique par Ch. Bonimer et J. Massari. Bruxelles, 190^. (Dono del Jard. Botan. de Bruxelles;. Qonjpagnie du Xa fango — Rapports du Con?eil d'Administration et du Col- lège des Commissaires, 12 Voi. Bruxelles. (Dono della Compagnia). 282 Libri ricevuti in dono Corqpaffnìe du Congo pour le Commerce et l' industrie — Kapports du Con- seil d'Administration et du Collège des Cominissaires, 12 Voi. Bruxelles. (Dono della Compagnia). Corripaffnie du Somarrji — Rapports du Conseil d'Administration et du Col- lège des Commissaires, 9 Voi. Bruxelles. (Dono della Compagnia). Compagnie du Chemin de fer du Congo — Réglements et rapports du Con- seil d'Adiniuistration, 22 Vul. Bruxelles. (Dono della Compagnia). Socìefé jfJnoriyme ^elae pour le Commerce du ^aut Corjgo — Rapports du Conseil d'Administration, Voi. 12. Bruxelles. (Dono della Società). Compagnie des produits du Corjgo — Rapports du conseil d'Administration et du Collège des Commissaires, 9 Voi. Bruxelles. (Dono della Compagnia). Susseroffs illustrierter Xolonfal-'Xalender — Berlin 1910. (Dono del Dottor Mangano). ){olonlal-wirfschafflicì\es ì^omìfee £. V. — Deutsch Koloniale Baumwoll- Unternelimuugen. Bericht XII fFrùhjahr J910). von Karl Supf. (Dono del Dott. Mangano). ^u/jrer durch die Siraussenfarm — Cari Hagenbeck's Tierpark-Stellingen. (Dono del Dott Mangano). J^chi- Qrégoire — L'action sur les Végétaux supérieurs de quelques sels hy- drolysables. Gand, 1910. (D )no del Dott. Mangano). J^ch. Qrégoire — Appareil pour le dosage de le cellulose, de 1' azote, et le lavage automatique. Gand, 1910. (Dono del Dott. Mangano). J^inìsfére de rjrjfér/eur et de /'j'Tgriculture — Les principaux marchés an- glais. Bruxelles, 1910. (Dono del Dott. Mangano), J/otices jur le bonìfìcation de furano — Bergamo, Istituto Italiano d'arti grafiche, 19'J0. (Dono del Dott. Mangano). Corpo ideale del ^eni'o Civile. — Opere dipendenti da I terremoto 28 Dicem- brci 1908. Anacreonte Chiaroni, Napoli, 1910. (Dono del Dott. Mangano). Corpo T^eale del Qenio Civile — Cenni storici sul fiume Po e sul suo delta. ' Parma, Premiate tipografie riunite Donati, 1910. (Dono del Dott. Mangano). Corpo Ideale del Qenio Civile — Sulle difese frontali lungo Po. Parma, Pre- miate tipografie riunite Donati, 1910. (Dono del Dott. Mangano). 7{oyaume d'J'talìe - Ministère des travaux publics. Lacs, fleuves et canaux de iiavigation. Notice illustrée. Milan, Imprinierie Rubini, 1905 (Dono del Dott. Mangano) l^oyaume d'Jfalìe. — Ministère des travaux publics. Ports maritimes. Notice illustre. Milan, Imprimerle Rubini, 1905. (Dono del Dott. Mangano). Società d'-études coloniales — Manuel du voyageur et du Résident au Congo [} Voi. 1910. Hayez. Bruxelles. (Dodo della Società). Società d'-études coloniales — Travaux du Laboratoire medicale de Leo- poldville. Voi. III. Hayez. Bruxelles. (Dono della Società). ■Ctablissenjents ^elges à l'Strangei Dono della Sooieté d'études Coloniales. X'art njilitaire au Corjgo — Bruxelles. Librairie Européenne G. Muquarat, 1897. (Dono C. S.), Libri rice/mti in dono 283 ■£". Wi/verfh — 1 fs poi:ssons du Congo. Bruxelles, l.si>7. (Dono C. S.). Valére ^ouckenooghe — La culture du cat'éier dans le haut Congo. Bruxel- les. is'K iDono C. S.). J7ug. Jlelong — L' Anr.exion du Congo par la Belgique. Bruxelles, 189B (Dono C. S.). V. Pourbaix — Le Commerce de l'Etat iiidip(''ndant du Congo. Bruxelles, l»y7. (Dono C. S). X. J/emry — Le sud-ovest africain allemand, Bruxelles, 1909. (Dono della Surirté Belo;e d'Etudes Colouiales). £dcfard T^od/gas — Etars-Unis du Venezuela. Bruxelles. (Dono della Société Belge d'Et. Colon iales). V. Vai] Qauteren — Vers Le Katanga. De Banana à Pweto. Bruxelles, 19j4. (Dono della Société Belge d'Etudes Colouiales). Victor J'ottraqd — Des audes au Para. Bruxelles, 1905. (Dono, come sopraj. ■Cstr. del ^ulleftiq de la Société $elge d'-Ctudes Coloniales — L' Afrique Orientale Britanique. Bruxelle.s, 190S. (Dono, come sopra). jyfa/or l^offet — Le Congo Belge, Les conséquences de l'annexioii au point de vue luilitaire. Bruxelles, 1908. (Dono, come sopraV ■Cstr. dal ^ullet/n de la Société ^elge d'-€tude^ Coloniales — Renseigne- ments a l'usage des voyageurs et des residents en Perse. Bruxelles. I90tì. (Dono, come sopra). — L'Ile de Cuba. Bruxelles, 1908. (Dono, come sopra). jy. JCeysbeth — Production et commerce des Bananas aux iles Canaries Bru- xelles, 1908. (Dono, come sopra). Q. ^odchaud, J. l)e JCemoine — Progres et developpement de la Bolivie. Bruxelles, 1908. (Dono, come sopra). Robert Qeerts — La Corée. Bruxelles, 1904. (Dono, come sopra). j^ndré Van Jsegljetn — Un Projet de Charte Coloniale. Bruxelles, 1907. (Dono, come sopra), ■Cj/r. dal Bulletirj de la Société ^eìge d'€tudes Coloniales — Renseigne- ments à l'usage des voyageurs et des residents en Bolivie. Bruxelles 1909. ^Dono, come sopra). j^ndré Van J^eghem — Le Navire-Ecole Belge que doit-il étre ? Bruxelles, 1908. (Dono, come sopra). j7lbert j\foulaert — Les Philippines. Bruxelles, 1907. (Dono, come sopra). Ch. pety de Zfjojée — L'Angleterre au point de vue ethnographique, poli- tique et colonial. Bruxelles, 1904. (Dono, come sopra). jT'. Vermeersch, S J. — Les Missions Catholiques au Congo Belge. Bruxel- les. r.109. Dono, della Société Belge d'Ktudes Coloniales). fn'tz ^oulvin — Une Mi-ssion Belge en Ethiopie. Bruxelles, 1906. (Dono, come sopia . Buret — Le territoire fran9aÌ3 Niger-Tchad. Bruxelles, 1905. (Dono come sopra). 284 Libri ricevuti in dono Georges ^odcljaux ef Joe ^ogge-^orf — Les Pars d'avenir (l' Indo-Cine Fiau^aise^. Bruxelles, liiu'.). (Dono, come sopra). ■€sfr. dai ^ul/etìn de la Sociéfé ^elge d'-études Co/or]ia/es — Étude sur les Etats Federés Malais, suivi d'une uotice sur les Straits settlements. Bru- xelles, 1908. (Dono, come sopra). Vìcomte 0. de Spoelberch — La formation des Fonctionnaires Coloniaux à l'Etranger. Bruxelles, 1909, (Dono, come sopra). £ieutenaqt Raymond — Les Colonies Francaises de l'Afrique Occidentale. Bruxelles, 19C6. (Dono, come sopra). C T)3 Ceufener — Colonie et proctectorat de Lagos. Bruxelles, 1904. (Dono, come sopra). ■Cmìle ^ennì/j — Renseignements à l'usage des voyageurs et des residents en Chine. Bruxelles, 1910. (Dono, come sopi-a). ^. ^uftgenbach — L'A venir Industrie! du Katauga. Bruxelles, 190'^. (Dono, come sopra} — Quelques notes sur l'Afrique du Sud. Bruxelles, 1904. (Dono, come sopra). J^ Sapìn — Notes pratiques sur la vaccinatiou animale en pa^-s tropicaux. Bruxelles 1906. (Dono, come sopra). X. 7{oget et V. pourbaix — La penetration du Centre Africain. Bruxelles, 1905. (Cono, come sopra i. J^. de Raillon — La Guinee Fran^aise. Bruxelles, 1909. (Dono, come sopra). j^r. Wtnandy — La répression Internationale de la traite et de l'ésclavage. Bruxelles, 1909 (Dono, come sopra). Captaìn ^a/dwt'n — Le^on tirée de quelques événements recents. Bruxelles, 1903. (Dono, come sopra). Sidney XangforJ }(inde — la cliaute de la domination des Arabes du Congo. Bruxelles, 1897. (Dono, come .sopra). Xe Cafè — Culture, manipulation, production, par Henri Lecomte. Paris, 1899. (Dono del Dott. Gino Bartolommei Gioii). JJnnuaire de la Quadeloupe et ^eperjdences pour 1886 — Basse Terre, 1886. (Dono del Dott. G. Bartolommei Gioii). M' 9- S- perrottet — Art dell' Indigotier. Paris, 1842. (Dono del Dott. Gino Bartolommei Gioii). j7nrjuaire de la J^ouvelle-Caledonìe et J)eperidances — Noumée, 1886 (Dono del Dott Gino Bartolommei Gioii). Gerente Responsabile : Dott. Alberto Del Lungo. Firenze, 1910 — Stabilimento Tipografico di G. Ramella e C. '■ L'mRlCOLTURn COLOniALE " Si puhbJica dccUci volle l'anno: un ffiscìC(,lu di circa 40 2"'!j'nr ni mc'^te. Prezzi dell'abbonamento per quest'unno: L. 8 ili Italiii, C'olonia Eritrea e Somalia italiana — L. IO per l'Estero. Un fascicolo ?eparato L. I.50 in Italia e L. 3 per l'Estero. ■Chi desidera le annate arretrate, può avere il Voi. II (1908) ed il Yol. Ili (1909) al prezzo ordinario, ma il volume I (1907), essendo rimasto scarso di fronte alle richieste, si può avere solo in unione ai Yol. II e III, al prezzo complessivo di L. 31. Gli ai'licoli si pubblicano sotto la esclusiva responsabilità dagli autori. Prezzo dell'abbonamento cumulativo dell* AGRICOLTURA CO- LONIALE e della RIVISTA COLONIALE (organo dell'Istituto Coloniale Italiano, In Roma) L. ^ÌO per l'Italia e Colonie italiane, L. S3 per l'Estero. L' importo de^li abbonamenti deve essere inviato, a mezzo vaglia postale, all' Amministr«izione dell' Agricoltura Colojiiale — ■ A'Iale Umberto 9. Si ricevono inserzioni, a prezzi mi- fissimi, da pubblicarsi in foffli colorati, simili a quelli qui uniti. Lia nostra ri- vista, per il suo carattere speciale, va in tutti i principali centri agrari del mondo, in scuole, biblioteche, cattedre ambulanti, società agrarie e industriali d'Italia, ed è diìTusissima nelle nostre colonie. Anno IV. Settembre 1910 IN,« 6 L'Agricoltura Coloniale Organo dici.u' Istitut.) Agricolo Coloniai.ic Itaijano R OKI SkijVIZII AGUARI DKLh'lMnTl.'KA E DELLA S().\L\LIA ITALIANA © COMITATO DI REDAZIONE UIKKITOUI'; : Uott. nirSO BARTOLOMMEI OIOLI, Direttale ilfll' Isfiliito A-iioli. Ciloiii;!!» Italiani.. l;.il»tt«rì iiiimlpiili : Dott. Alberto Del Lungo — Dott. Oberto Manettl Dott. Ocloardo Beccarl, «1<'1 U- Musco ili Storia Nat. ili Kiii-ii/.o — Prof. Renato BlasuttI, il»-l K. Istituto ili Stilili Sii|). - I"ir«ir/.i- - Dott. Gino Copplnl — Prof. Italo Olglloil, •'•'II'' K.' TJnive^sit^ di l'i.tn — Dott. fìiildo Mangano, diH I^n>v. — Prof. Attillo Mori, lUirist. Ceipgi. .Militare — Dott. Renato Pampanlnl, «iti l!." I^t. Ii..tauic-.. ili •I-'ii-Kiize — Prof. Carlo Pucci, «Iella K.» l'iii v. di Holocim - Dott. Oliiseppe V. Rossi, «IfU'Ist. Aiiv. Col. Ilal. — Aunuini.stiutoro : Dott. Oberto Manettl SOMMARIO Prof. Adriano Fiori - Bo.schi e piante le;:nose dell'Eritrea (Continuazione vedi fascicolo 3) t'ag- 285 Dott. Oberto ÌManktti - Istruzioni per la raccolta di infonuazioui e di prodotti agrari nei paesi extra-europei (Continuazione vedi nuni. preced.) » 303 Note bibliografiche : Hennin Émiue - Reinseguements à l'usage dcs voyageurs et des résidents en Chine (.4. Moit) — Cav. Prof. Fkkdi.n'anuo V.m.lkse - 11 trifoglio alessandrino o bersiin in Terra dM):ranto (0. Minctf! . . . » 318 Notizie : Missione per la delimitazione dei contini italo-abissini in Somalia — Con- gresso ed esposizione di naalerie tessili a Surabaya (Giava) — Composizione chimica dei fruiti freschi di avocatier — Cronologia della cultura delle piante a caucciù nell'Asia — Il Manihot Glaziowi e l'apicultura — Esposizione in- ternazionale di Orticultura a Firenze con sezione coloniale — Nazionalità dei proprietari di terre in Tunisia * 321 :3 o et r> o ^3 Direzione e Amministrazione : Firenze - Viale Principe Umberto, 9, ISTITUTO AGRICOLO COLONIALE ITALIANO (eretto in Ente Morale con R. D. 26 Giugno 1910) CONSIGLIO D'AMMINISTRAZIONE Presidente ... : Don Filippo dei Principi Corsini, rappresentante l'Istituto Coloniale Italiano Vice-Presidente : Prof. Vincenzo Valvassori, r;ippresentante il IMinistero d'Agr. Ind. Comm. Segreiaiio ... : Dott. Gino Bartolommei Gioii, rappresentante il Ministero Affari esteri Consiglieri . . : Prof. Pasquale Baccarini, consigliere aggregato a norma art. 7 Statuto * Prof. Antonio Berlese, rappresenttnfe il Comune di Firenze » Prof. Olinto Marinelli, rappresentarne il Governo della Colonia Eritrea » On. Ferdinando Martini, rappresentante il Governo della Somalia Italiana > Sig. Pietro Napoli, rappresentante il Comune di Firenze > On. Roberto Pandolfinì, rappresentante il Commissariato Emi^'razione » On. San. Carlo Ridolfi rappresentante il R. Istituto di Studi Superiori di Firenze CONSIGLIO DIRETTIVO Dott. Gino Bartolomniki Gioli - Direttore Dott. Guido Mangano - Vice Direttore - Servizio informazioni - Musco - Serre Dott. Giuseppe V. Rossi - Servizio Sperimentale - Laboratori Dott. Obekto Manetti - Redazione Rivista - Direzione Bil>lioteca Sig. Aristide Recenti - Direttore delle Coltivazioni. FIRENZE, 1910 - TIPOGRAFIA di G. RAMELLA & C." Anno IV. Fase. VI. Settennbre 1910 BOSCHI E PUIJTE LEGHOSE DELL'EIITHEII LlUKAKV N£W YOI»'^ K<»TaM( (Continuazione vedi fase. 3). Parte III/ Piante legnose dell* Eritrea Il concetto seguito in que.sta florula delle piante legnose eritree è quello di fornire .succinte descrizioni delle specie e varietà fi- nora conosciute, con indicazioni sommarie sulla distribuzione geo- g-rafica ed altitudinale. Lo scopo al quale tende questo lavoro è essenzialmente pratico e perciò furono aggiunte chiavi analitiche per facilitare la deter- minazione delle specie ed i nomi volgari riportati dai vari Autori. Dopo ciascun genere si trovano in nota indicate le utilizzazioni e tutte le altre nozioni, che possono avere un interesse pratico. Que- sti dati furono ricavati, oltre che da osservazioni originali dell'Au- tore, principalmente dalle preziose pubblicazioni dello Schweinfurth e del Baldrati, di cui in ultimo .sarà dato l'elenco, as.sieme ai la- vori floristici consultati per la compilazione del presente lavoro. I fioristi o raccoglitori a cui devonsi le attuali conosctmze sulla flora dell' Eritrea, data l'indole del lavoro, il più delle volte non poterono essere citati altro che in modo sommario e per quelli da nominarsi più frequentemente furono adottate, per ragioni di spazio, speciali abbreviazioni, che riportiamo nell'elenco che segue. Elenco dei raccoglitori ed al'breviazioni adottate. Baldr. = Baldrati I. B. o Becc. = Beccari O. B.-N. = Beccari N. Il' agricoltura Coloniale B.-G, = Bartolommei-Gioli G. F. = Fiori A. Hild. = Hildbrandt. 17 286 Boschi e piante legnose M. D. =: Marinelli e Dainelli. Mich. = Micheletti L. P. = Pappi A. Penz. = Penzig O. Poerio C. Pullino. O.-D. = Ouartin-Dillon. Rag. = Ragazzi V. Rosen F. Sch. = Schimper. S. o Schwf = Schweinfurth G. S.-R. = Schweinfurth e Riva. Scotti. Senni L. St. = Steudner. Tancredi A. M. Teli. = Tellini A. T. == Terracciano A. T.-P, = Terracciano e Pappi. Div. PHANEROGAMAE. Sottodiv. Gymnospermae Fam. CoNiFERAE I Gen. Juniperus L. Juniperus proeepa Hoehst. ex Endl. Syn Conif. 26 (1847); A. Rich. Tent. FI. Abiss. II, 278 (1851); Pir, FI. Eritr., 21 = Sabina pro- cera Ant. (1857-60). — Albero raggiungente nell'Eritrea 20-25 m. d'altezza ed i m. di diam.. a chioma ovale, espansa ; corteccia screpolata in placche lunghe e strette ; ramoscelli cilindrici. Foglie squamiformi, piccole, quadriseriate, semiovali od allungato-lineari nella stessa pianta. Fiori dioici (i). Frutti globoso ovoidei o globoso-de- pressi, del diam. di 5-7 mm., nero-az- zurrognoli e pruinosi a maturità. — Nfll' Altipiano e suoi contrafforti da 2200 a jooo tu., copioso specialviente nelt Acchele Guzai ed Assaorta, meno diffuso iieir Hamasen e nei Mensa (S. T. P. F.) scende talora sporadicam. a 1600 Vi., come ad es. a Nefasit (F.) [Jemen, Abiss., Galla, Uganda\ Volg. in Tigrinia : Ssahadi; in Tigre : Zeddi 0 Zeìieddi. Fig. 31. — Juniperus procera - A A- mento maschile (5 : i); ^Frutto {3:1). (i) Parlatore (in DC. Prodr. 16-II, 485) dice che quest'albero è monoico; secondo le mie osservazioni, fatte presso Saganeiti, sarebbe invece dioico. (ìeir Eritrea 287 Xofa /". — Leg'no con alburno bianco-giallogfnolo btn distinto dal durame ch'è di colore rosso-scuro ; odore aromatico molto forte, caratteristico. Nella sezione trasversale (fig. 32) presentasi con anelli annuali distinti, aventi tracheidi vascolari a lume ampio nella por- zione originatasi nella stagione piovosa e tracheidi fibrose a lume piccolo in quella formatasi nella stagione asciutta; qua e là osser- vansi delle cellule parenchimatiche isolate (fig. 32 a), che nel du- rame si rendono evidenti pel loro con- tenuto grumoso, giallo-rossigno, simile a quello che riempie le cellule dei raggi midollari nella sez. longitudinale osser- vansi sovrapposte in file abbastanza lun- ghe. Nella sez. loìigitudinale fangen- ziale i raggi midollari appariscono formati in spessore di un solo strato di cellule, in altezza di 18-20 assise di cellule al massimo. Questo legname, compatto, a grana fine e suscettibile di bel pulimento, prestasi assai per la fabbricazione di mobili, imposte, travi che riescono in- corruttibili e per montatura di matite. Per quest'ultimo uso lo Schweinfurth lo preconizzava superiore alle specie americane, ma ancora non sono stati Fig. 32. - /«'^^^r,» /r<,..,-« - Sez. . . ... trasvers. del durame : a cellula pa- latti, per quanto sappia, esperimenti in ,. ,. ^ i- •. * j ^ ^ "^ ' ^ reuchimatica ; b limite tra due accre- proposito. Dal Carpanetti era bensì scimenti irraggio midollare (000: i). stata tentata l'esportazione dall'Eritrea di legno di ginepro per questo scopo dalla foresta di Metaten, ina r impresa falli, credo però per la difficoltà e forte spesa dei trasporti. P'orsanche le piante prescelte, di cui una parte vidi già tagliate ed abbandonate in bosco, erano troppo vecchie e quasi disseccate in piedi e quindi con legno a fibra piuttosto fragile ; credo che piante piìi giovani si presterebbero meglio. L' incorruttibilità di questo legno è tale che conservasi intatto contro r azione dissolvente degli agenti atmosferici, degli in- setti e dei funghi anche dopo parecchi anni da che l'albero siasi disseccato in piedi o sig. stato abbattuto e poi abbandonato in foresta. 288 Boschi e piante legnose Noia 2° — Di altre Conifere coltivate nell'Eritrea esistono diversi esemplari di Cupressus senipervtreii-s L. ad Asmara, ove questa spe- cie cresce e fruttifica regolarmente ; anche un giovane Cupressus macrocarpa Hartw. mostravasi rigogliosissimo nel giardino del Prof. Baldrati ad Asmara. Invece un esemplare di Pinus halepensis MilL, coltivato pure presso Asmara era assai stentato ; non si può per al- tro escludere che tanto questa specie, come altri Pini della regione mediterranea e specialmente il rusticissimo e silicicolo P. Pìnaster Sol. possano in alcuni luoghi dell'altipiano prosperare. Dovrebbe certamente prosperare sull'altipiano il Podocarpus gra- cilior PiLger. (= P. elongata A. Rich.) che vive in luoghi simili del- l'Abissinia e dell" Uganda ed il Pod. elongaia L Hèr. dell' Africa australe ; come pure la Callitris quadrii alvis Veni, originaria del- l'Africa sett.-occ, Spagna e Malta. L'introduzione e la diffusione di queste ed altre Conifere nella Co- lonia avrebbe un grande interesse, per fornire il legname da costru- zione, che nell'altipiano è tanto deficiente. Sottodivisione ANGIOSPERMAE Classe Monocotyledones Fam. Graminaceae | Gen. Panicum L. Panicum turgidum Forsk. FI. Aeg.-Arab. i8 (1775); Pii. FI. E- ritr. 34, 307. — Erba suffruticosa, formante densi ed intricati cespugli dall'aspetto di Ginestra o di Giunco. Foglie ridotte ed ampie guaine squamose con lamina breve. Spighette formanti delle pannocchie, — Diffuso nel Savihar, Plabab, Assaorta e Barca ed in parecchi luoghi copioso ; trovasi pure nellf ìsole Dahalak e Damoeìta. [A/r. bor. e trop , Oriente\. Nota. — I culmi di questa Graminacea forniscono agli arabi della costa un eccellente e resistente materiale per fabbricare le loro grandi capanne, come io stesso potei vedere ad Emberemi e Uakiro. Gen. OXYTENANTHERA MUNRO, A) Capolini solitari all'apice dei rami, con spighette fiorifere lunghe 40 mm. O. Borzii. dell' Eritrea 289 B) Capolini .soprapposti, formanti quasi una spiga interrotta- mente verticillata, con spighotto fiorifere lunghe 8 mm. O. abvssinica (i). Oxytenanthera Borzii Mattei in Bull. Ort. Bot. Palermo Vili, 29 (1909). = O. aby.ssijiica Munro p. p. (1868) ; Baldrati Cat ili. esp. di Ravenna 46 (1904), — Canne piene, alte 8-15 ni. (sec. Mattei), del diam. di 4-5 cm., giallognole, minu- tamente pubescenti. Foglie a guaina glabra, con lamina lan- ceolato-lineare, rotondata alla base ed acuta all' apice. Spi- ghette numerose in densi capo- lini solitari, tutti terminali, le fiorifere lunghe 4 cm., formate da numerose glume sterili, em- briciate spiralmente, le due su- periori cingenti il fiore, le in- feriori mucronate, le superiori acuminato-spinescenti. Stami 6. Cariosside bislunga, solcata da un lato — Nelle vallate e nei poggi sassosi della regione del Barca, del Mareb e del- l'Anseba Scivf., Baldrati, M. Fig X X Aresechia presso Biaderei nel , Dembesan (Senni). \Endevii- cd\. Volg. in Tigrinia ; Arkai. Xota ì". — secondo Shweinfurth e Baldrati, le canne di questo Bambù, benché più sottili di quelle delle specie asiatiche, servono benissimo per fare tende da campo, tettoie leggiere, sedie, tavoli O.xvtenanthera Borzii - i Foglia (i : 2); 2 Porzione dell' infiorescenza (1:2); 3 Una spighetta (2 : 3). [Le fig. 203 dal Mattei). (i) La O. abysslnica Munro emend. (1868). = Bambusa abyss. A. Rica. (1851), finora non sarebbe stata raccolta nell'Eritrea, ma soltanto nell'Abissinia hiiijjo il fiume Tacazzè presso Tchelatchekanne e presso Aderbati (Quartin-Dillon, Schimper). Non è però fuori dei possibile che esista anche nella nostra Colonia e perciò ne abbiamo aggiunta la frase distintiva. 290 Boschi e piante legnose ecc. e potrebbero anche essere esportate. Esse non sono attaccate dalle termiti. Le cariossidi, simili a grani di segale, danno, secondo Schwein- furth, un ottimo pane. N'ala 2". — Nell'Altipiano eritreo potrebbe essere introdotta con vantaggio /' Aru7idinaria alpina K. Schiini., il Bambù degli alti monti dei Galla, Uluguru ecc., crescente tra 2100 e 2900 m. d'alti- tudine e con canne giungenti ad 8-10 m. d'altezza. Fam. Palmas i Gen, Phoenix L. A) Calice dei fiori femm. lungo metà della corolla. Frutto carnoso ; perianzio fruttifero assai piccolo, poco allargato. Seme oblungo-cilindrico, acuto alle due estremità, misurante 22 per 8 mm. circa. I. Ph. dactylifera. B) Calice dei fiori femm. lungo piìi della metà della corolla, urciolato. PYutto secco ; perianzio fruttifero fatto a scodella. Seme poco acuto in alto, misurante 15 per 8 mm. circa, cinto fortemente dall'endocarpo indurito. 2. Ph. abyssinica. C) Calice dei fiori femm. fatto ad anello tridentato, più breve della metà della corolla, dapprima circondante in gran parte la co- rolla coi suoi denti acuti. Frutto secco, cilindrico-acuto; perianzio fruttifero fatto a scodella. Seme arrotondato in alto, misurante 11- 14 per 5-6 mm., cinto da sottile endocarpo. Ph reclinata (i). I. Phoenix dactylifera L. vSp. PI. ed. I, 11 88 (1753)- — Fusto giungente sino a 10-20 m. d'altezza, nudo. Foglie molto lunghe, pen- natosette, coriacee, glaucescenti, a segmenti lanceolato-lineari, acu- minati, gl'infer. stretti e spinescenti. Spate e spadici assai grandi. — Ne esiste tin piccolo bosco ad Assab (ove fu importata dal De Si- mone) ed un altro a Sabderat nel Barca, che dicesi piantato dal Munzinger), alcune vecchie piante trovansi a Cheren e colt^tre re- centi ad Ara/ali ed Archico. [Baldrati F.]. (i) Abbiamo aggiunto la frase distintiva della Ph. reclinata Jacq. riportandola dal Drude (in Engler Bot. Jahrb. XXI [1896J p. 119), solo a titolo di confronto, perchè l'area di questa specie (alla quale va forse riferita come sottospec. la Ph. spinosa Thonn. dell'Afr. occ.) è limitata all'Africa orientale. Potrebbe darsi che lo studio di materiale pivi copioso e completo portasse a considerare anche la Ph. abyssinica come sottospecie della Ph. reclinata. Su questo genere vedasi anche la monografia del Beccari (in Malesia III, 345-416). dell' Eritrea 291 2. Phoenix abyssinica Drude in Engler Bot. Jahrb. XXI 1 17-1 19, {1896) ; Eiigler u. Drude, Die Pflanzenwelt Afrikas II, 223-24 (1908) = Ph. reclinata Penz. (1893), Scliwf. (1894), non Jacq. Fusto slanciato, giungente sino a 10-12 ni. d'al- tezza (sec. Schweinfurth) e 40 cm. di diam. (sec. Senni), da adulto nudo, cioè senza resti di guaine fogliari. F"oglie simili a quelle della PA. dactylifcra ; ma però di un verde chiaro (non glauche), in basso spinose, a segmenti stret- tamente ensiformi e pungenti. Spate fusiformi- compresse, con due carene acute, barbato forfo- racee. Spadici non molto grandi, a rami flessuosi. — Lungo i tor- renti 7iella zona della Quolla da 1200 a igoo VI., qua e là; valle sziper. del Lava, cima del M. La- lamba presso Chere?/, vai Siagede sotto Acrur presso ITaisckello- I\okoò, valle Arrot sopra e presso Aid ereso e sotto il M. Walid a nord del Btzefi (S. Penz.), Maìia-bar presso Nefasit e torrente Messeb (F.) [Aòiss., Jemen ?\ — Volg. in Tigri- nia : Agssana Sie ; in Tigre : Tovimar, Bellasa ; in Amarico: Asanno. Nota. — Sec. Senni i fusti di LVi. abyssinica offrono la parte esterna più compatta ed in sezione trasversale con punteggiature brune corrispondenti ai fasci, nella parte interna questi sono in- vece concolori col tessuto fondamentale, ch'è bigio-sporco ; le fibre sono lunghe e resistenti. In complesso il legno è leggero, a grana grossa e difiìcile da lavorarsi ; perciò non può avere alcuna im- portante applicazione. Le foglie, sec. wSchw einfurth, si portano sul mercato di Cheren ; esse servono (come quelle delle altre Phoenix) a fare stuoie e cappelli. I frutti della Ph. abvssinica hanno pochissima polpa e sapore di- sgustoso ; a maturità sono rossi. Secondo Kirk i frutti verdi immersi per mezza giornata nell'acqua, divengono di colore scarlatto, e la polpa astringente si rende dolce ed edule Fig. 34. — Pìwenix abyssinica - A Por- zione di spiga masch. e B femm. (3-5 -.i). 292 Boschi e piante legnose Gen, Hyphaene Gaertn. A) Frutti piccoli (5-5,5 X 5 cm ). Foglie delle piante adulte a lamina misurante, dall'apice del picciuolo alla cima della lacinia centrale, 30 75 cm. circa. H. dankaliensis. B) Frutti grandi (6,5-8 X 7-8,5 cm.). Foglie delle piante adulte a lamina misurante, come sopra, 100 cm. o più. H. nodtclaria. 1 . Hyphaene dankaliensis Becc. in Engl. Bot. Jahrb. XXXVIII, Beiblatt 8 (1906); Agric. Colon. II, 158 (igo8). — Fusti spesso ce- spugliosi, biforcati, alti 3-4 m (?). Foglie a picciuolo munito ai lati di aculei unciniformi rivolti in alto ; lamina foggiata a ventaglio, a base assimetrica, con circa 55 lacinie o segmenti lungam. atte- nuati e divisi all'apice per la lunghezza di 3-10 cm. in due punte assai strette. Spadici maschili gracili, lunghi circa 80 cm. e divisi in 7-8 rami ; spate pulverulento-ceree, cosparse di forfora bruna, tu- bulose in basso, fesse in alto e terminate in punta lanceolato-acuta; amenti vermiformi, lunghi 12-15 ^^'^- e grossi 7 mm., fragili. Spa- dici femminili simili ai maschili, ma con rami più robusti; amenti lunghi 12-25 cm. e grossi 12-14 nim. Frutti ora irregolarm. globosi, gibbosi ed a carena ottusissima, ora [forvi, subcompressa Ecce, in Agr. Col. 1. e. 160) distintam. compressi e con carena molto accen- tuata, rossastri o castani, a superficie lucida, punteggiato-impressa; mesocarpo fibroso-grumoso, dello spessore di 4-6 mm., zuccherino ; endocarpo osseo, con spessore quasi uniforme di 3-4 mm. Seme pi- riforme, più largo che alto (33X27 mm.); endosperma bianco, cor- neo, dello spessore di 7-8 mm., avente una cavità della forma del seme. — Dankalia ad Assab e presso Massaua ad Arkiko (Becc.) ; riferiamo a questa specie anche il Dum del Piano del Sale osser- vato da Dainelli e Marinelli (vedi fi g. i^J, òencliè non ne abbiano portati campioni. \Obok\ — Volg. Palma-Diim. 2. Hyphaene nodularia Becc. in Agr. Colon. 1, e. 160 (1908). = H. thebaica Penz. p. p. (1893), Schwf. p. p. (1894), non Mart. == H. macrosperma Becc. (1906), non Wendl. — Differisce dalla pre- cedente per le proporzioni maggiori di tutti gli organi : cosi il fii- sto può giungere a 15-20 m. d'altezza e 60 cm. di diam. (sec. Senni) e nelle piante vecchie è più volte biforcato, tsso poi è ora nudo sino a notevole altezza, con cicatrici anulari ed ora completam. rivestito dalle vecchie foglie ripiegate in basso (i) ; corteccia screpolata in (i) Queste differenze secondo Beccar! (1. e.) potrebbero dipendere dall'azione degli ;''^>>%;r,-.V.^^^'*{23l||fc. V s e; V •■o o o 'T^VT-T^ir. N ^^.,%^W^ K — ■?^ c 1/1 ^_l deW Eritrea '293- placche ritidoniatose brune allungate, inti-rrotte traversalniente. Foglie molto grandi. Spadice fruttifero lungo 60-70 cm., con amenti lunghi 16-18 cm. ; spadice maschile non ancora descritto. Frutti ir- regolarm. globosi, più spesso oblunghi, ondulato gibbosi, a carena ottusa, poco sporgente, di color rossastro o nocciola, lisci, lucidi, punteggiati ; inesocarpo zuccherino, con odore di pan forte (Pain d'épice), dello spessore di 5-8 mm. ; endocarpo di spessore variabile, in liasso 3-5 mm., in alto dal lato della carena 7-8 mm. Seme sub- globosoovato (35-38 X 42 mm.); endosperma dello spessore di 8-9 mm. — Conoscmia finora soltanto delle vallate del Barca e del Gasc, ove sale in media sino a 750 m. od al massimo ad 8^0- 1000. m. (i) \ Endemica ?\. — Volg. Pabna-Dwm ; in Tigre (Mensa): Ssehìiclib ; altrove : Arcochebei. Nota. — Il fusto della //. nodularia presenta una struttura com- patta alla periferia e midoliosa al centro, con numerosi fasci aventi un grosso cordone di fibre nere, durissime, che nella sezione trasversale presen- tansi arrotondate od irre- golarm. poligonali, con stra- tificazioni concentriche di- stintissime e cavità molto ridotta (fig. 37 b); in se- zione longitudinale presen- tano radi canaletti (fig. 3 7 e). ^Usurano 5-8 mm. in lun- ghezza e facilmente si pos- sono isolare con macera- zione prolungìita in idrato potassico. Il tessuto fon- damentale riunente i fasci è di color bigio-sporco e risulta formato da scle- reidi, pure assai dure (fig. 37 a). Come legname è ottitiio per travi, Fig. 37. Hyphaene nodularia - a Sclereidi e h fibre àz\ tronco, in sez. trasvers. ; e por- zione mediana ed apicale di fibra, in sez. longitud. (000 : i). incendi accidentali delle erbe ; «ecotido Grant invece gli individui maschili di H. tìiebnica avrebbero il fusto rivestito di foglie e quelli femminili nudo. Lungo il Barca io vidi solo piante a fusto nudo, ma non potei constatare se ve ne fossero di maschili, perchè i fiori non c'erano in quell'epoca. (i) Trovansi anche delle Palme-Dum presso Massaua (ove fu importata) e lungo il Lebca ad Azmat-Obel (Terracciano), ma non sappiamo a quale specie debbansi riferire. 294 Boschi e piante legnose che sono elastiche e di molta durata, se ne possono fare tavolini e colla parte periferica del fusto bastoni e lavori al tornio (Baldr,, Senni). Dai rami più sottili colla macerazione si ottengono fibre grosse e fortissime (specie di piassava), adatte per far spazzole ; la stessa fibra, ma di qualità migliore, ricavasi dalla base del tronco. Coi peduncoli fogliari refilati ed intrecciati si fanno dagli indigeni porte e finestre (Baldr.). Le foglie tanto della H. ?7odularia nel Barca e Gaso che della H. dmikaliensis ad Assab sono raccolte e servono a fare stuoie, tanto da imballaggio, quanto per pavimenti (ad Agordat se ne fanno pure di colorate), che sono anche esportate ; possono pure servire per farne panieri, cappelli e crine vegetale molto pregiato. Il frutto delle Palme-Dum ha una polpa asciutta, fibroso-granu- losa, dolciastra, col sapore del « pain d'épice » ; ad Agordat usasi come combustibile per le caldaie a vapore e secondo Baldrati svi- luppa le calorie di una buona torba. Il seme della H. nodularia dà avorio vegetale pregiato per la fabbricazione dei bottoni, che facil- mente si tingono ; se ne fa larga esportazione dalla regione del Barca. Fam. LiLiACEAE I Gen. Aloe L. A) Infiorescenza più o meno irto-tomentosa o pubescente. a) Infiorescenza più o meno irto-tomentosa. Pedicelli lunghi 5 mm., più brevi delle brattee. i. A. trichosantlia. b) Infiorescenza pruinoso-pubescente. Pedicelli lunghi 10-20 mm., più lunghi delle brattee. 2. A. pìiberula. B) Infiorescenza affatto glabra. I. Infiorescenza più o meno ramosa. I. Perigonio lungo 2-3 cm. a lacinie più o meno lungam. riunite a tubo alla base. A Piante grandi, a foglie lunghe 40-90 cm. Cassula lunga 15 mm. circa. * Perigonio ristretto alla base, giallo od aranciato ; brattee lunghe al massimo 18 mm. Brattee lunghe 2-4 mm. Fusto più o meno sviluppato, sdraiato. P'oglie arcuato- riflesse, larghe alla base 4-8 cm., per lo più macchiate di bianco. 3. A. erti,. Brattee lunghe 10-18 mm. Fusto quasi nullo. Foglie arcuata o divaricato-ascendenti, larghe alla base 10-15 cm., mai macchiate. 4. A. abyssìnica. deW Eritrea 295 * * Periijonio rotondato alla base, rosso-pallido ; brattee lun- ghe 12-35 mni- 5- '"i- percrassa. A 1 Pianta mediocre, a foglie lunghe 30-35 cm. Cassula lunga 25-45 mm. 6. A. viacrocarpa. 2. Perigonio lungo 4 ctn., a lacinie divise sino quasi alla base. 7. A. Steiidneri. II. Scapo fiorifero semplice. S. A. Schoelleri. 1. Aloe tpichosantha Berg-er in Engl. Bot. Jahrb, XXXVI (1905), 62 et in Engl. Pflanzenreich IV-3S-^"/ii, 231 (1908) = A. percrassa Schwf. (1894), "oi^ Tod. — Quasi acaule. Foglie largam. ensiformi lungam, acuminate, lunghe sino a 75 cm. e larghe 17.5, verdi, con aculei marginali diritti. Scapo alto sino a 3 m., semplice o tripar- tito, infiorescenza più o meno irto-tomentosa ; brattee lunghe 12-15 mm,; pedicelli lunghi 5 mm. Perigonio coperto di peli bianchi, quasi cilindrico, lungo 27-30 mm., rosso-verdognolo, a lacinie biancastre con 3 nervature rosse. — Luoghi pietrosi tra goo-i^oo di. a Ghinda, sopra Aidereso e sotto Acrur, (S.) in vai Beschilo (St.J [/'e?nen]. a) gemcina. — Foglie non macchiate. b) albopicta Berger 1. e, 232 (1908) = A. percrassa v. al- bopicta Schwf. (1894). — Foglie screziate di macchie bianche irre- golari, grossam. dentate. — Ghinda (S. F.). 2. Aloe pubepula Berger in Engl. Pflanzenreich 1. e, 231 (1908) = A. vera v. puberula Schwf. (1894). ~ Foglie lunghe sino a 50 cm. e larghe io, verdi, con aculei marginali un po' incurvati, lun- ghi 4-5 min. Infiorescenza semplice o ramosa, pruinoso-pubescente; pedicelli lunghi 10-12 mm., spesso il doppio delle brattee. Perigo- nio inferiormente pruinoso-pubescente, ristretto alla base, lungo 30 mm. circa, giallognolo. — Hatnasen in Val Barasio presso Aidere- sio a 1600 Vi. circa {S) ; sec. Berger prababibn. ibrido fra A. tri- chosantha ed A. ern. [Eritrea]. 3. Aloe eru Berger in Engl. Pflanzenreich 1. e, 249 (1908) = A. abyssinica Baker (1880), Schwf (1894), non Lam. — Fusto alto 40- 50 cm., ramoso dalla ba.se, ascendente. Foglie arcuato-riflesse, lun- ghe 40-60 cm., larghe alla base 4-8 cm., scanalate di sopra, mas- sime air apice, verdi-chiare, screziate di macchie biancastre, con aculei marginali diritti od uncinati, lunghi 4-5 mm. Infiorescenza alta 1-2 m., assai ramificata, glabra ; brattee lunghe 2-4 mm. ; pe- dicelli lunghi li- 15 mm. Perigonio ristretto e quasi stipitato alla base, lungo 15-19 mm., giallo od aranciato. — Diffusissimo nelle 296 Boschi e piante legnose pendici or. tra looo-iyoo vi.; probabilm. anche nel versante occ, ma non vi sono indicazioni certe. {N'ubia e probabilìn Abiss^ — Volg. in Tigrinia : Èrn, Arrai, Oreh, Ssanda-Èru. 4. Aloe abyssinica Lam. Encycl. I, 86 (1784), (non Schwf.) = A. abyss. v. Peacockii Bak. (1882). = A. elegans Tod. (1882), ^=. A. Camperii Schwf. (1894). = A. agavifolia Penzig ? (1893). — A. Pea- cockii Berger (1900). — Fusto quasi nullo. Foglie arcuato-ascendenti od eretto-patenti, piane o leggerm. scanalate di sopra, lunghe 75-90 cm., larghe 10-15, glauche, mai screziate, con aculei marginali leggerm. curvati, lunghi 4-5 mm. Infiorescenza come nel prec. ; brattee lunghe 10-18 mm., pedicelli 2025 mm. Perigonio ristretto alla base, lungo 35-40 mm., giallo o rossigno, — Frequente nell'altipiano, piic raro scendendo nelle pendici, 1^00-2'joo m. \Abiss?\. 5. Aloe percrassa Tod. Hort. Bot. Pan. I, 81, tab. 21 (1875) non Schwf. = A. Schimperi Schwf. (1894), non Tod. (i). — Acaule Foglie eretto-patenti, spesso ricurve all'apice, scanalate in alto di sopra, lunghe 60 cm., larghe 15-18, verdi-glauche, talora leggerm. screziate alla base, con aculei marginali distanti, lunghi 3-5 mm. Infiorescenza ramoso-pannocchiuta ; brattee lunghe 10-35 nim. ; pe- dicelli 15-20 mm. Perigonio rotondato alla base, lungo 15-30 mm., rosso-pallido. — Neil' altipiano da igoo a 2600 m. [Tigre]. — Volg. in Tigrinia : Eru-harmath, Arrai o Err eh ; in T\^vè: Mathisso ; nei Mensa: Zabber ; in Arabo Stàbber. a) typica. — Brattee lunghe 10-15 cm., acute, subeguali ai pedi- celli. Perigonio lungo 15-20 mm. — Halai, M. Cohaito, Godo/elassi {S., F.). p;) saganeitiana Berger in Engler Pflanzenreich IV-3S-^^^ n, 220 (1908). — Brattee lunghe 25-30 mm., acuminate, superanti i pedi- celli. Perigonio lungo 20-30 mm. Pianta più robusta in ogni parte. — Presso Saganeiti ad Addigofoni a 2200 m. (S.). 6. Aloe macrocarpa Tod. Hort. Bot. Panorm. I, 36, t. 9 (j875). — Quasi a caule. P'oglie patenti, piane di sopra, lunghe 20-35 cm,, larghe 4-5, verdi-chiare, screziate di macchie bianche, con aculei marginali lunghi i -3 mm. Infiorescenza lunga 60 cm. circa, divisa in 3-4 rami; brattee lunghe 6-13 mm. ; pedicelli 15-25 mm. Peri- gonio globoso-rigonfio alla base, lungo 25 mm,, rosso-chiaro. Cas- (1) Sec. Berger (in Engl. Pflanzenreich I. e, 196) 1' Aloe Schimperi Tod. è una forma ibrida. dell' Eritrea 297 sula lung-a 25-45 mm-. bisluni^^o-cilindrica. — Nell'altipiano e iiclle pendici or. da lùoo a 2-;oo vi.; Filogobai, Aidereso, Avibelacò, Sa- ganeiti, Godofelassi, Ghelcb. (S. Penz). ^Tigrc^. 7. Aloe Steuclneri Schwf. in Bull. Herb. Boiss. II, App. II, 73 (1894) — Foglie e portamento sconosciuti. Infiorescenza lunga 70 cm., ramosa ; brattee lunghe 25 mm. ; pedicelli infer. 30 mm. Pe- rigonio lungo 40 mm., ristretto alla base, a segmenti esterni quasi liberi, rossi, gi' interni nel secco nerastri all'apice. — Nei Mensa sulla cima del M. Saber a 2600 m. (Penz.). [Se?//ieu]. 8. Aloe Schoelleri Schwf. in 1. e, 107 (1894). — Fusto robu- sto, breve. Foglie ricurvo-patenti, lanceolate, lunghe sino a 55 cm. e larghe alla base 15 cm., glauche, irregolarm. dentellate al mar- gine, a denti carinato-trigoni all'apice. Infiorescenza lunga 60100 cm., semplice; brattee lunghe 18-20 mm. e larghe 12-15, densam. embriciate ; pedicelli brevissimi. Perigonio a segmenti saldati sino oltre la metà. — Acchelc-Gnzai siti M. Cohaito nella conca d' Eschka (S.). [Eritrea]. — Affine cdVA. rìibroviolacea Schivf. dello Jemen. Nota. — L'unica specie dell'Eritrea che possa fornire un succo me- dicinale, simile a quello dell'^. vera L., è V A. percrassa ; però nes- suno studio tecnologico è stato fin qui fatto. Il succo abbondante, giallo-bruno e con odore di sudore di questa specie, presenta tutti i caratteri di un buon aloe di farmacia. (S., Baldr.). Gen. Dracaena S. Dracaena Ombet Kotschy et Peyr. PI. Tinn. 47, fig. (1SÒ7). — Pic- colo albero di 2-2' , m., a fusto diritto, due volte biforcato in alto e portante densi ciuffi terminali di foglie ensiformi, rigide, carnose, lun- ghe 5-10 dm., liscie al margine e trigone all'apice. Pannocchie as- sai ramificate, lunghe 3 dm. circa, con fiori a pedicelli articolati 4iel mezzo; brattee piccole, ovato-lanceolate. Perigonio kmgo 6-7 mm., con tubo quasi nullo. — Luoghi rocciosi da 1400 a 2100 ni., negli Habab in pile luoghi, Mensa presso Gheleb al M. Adhanied (S. Penz. T.), Haivaseìi nella valle dell' Arghezana presso Ghinda al AI. Debra Sciugur {Baldr.) e M. Alamkale presso Aidereso (S.). [Sudan sino ad occ. di Suakiii\. Volg. in Tigrinia : Asa'ara ; in Tigre: Arob ; nel Bedani : To-omba o T' ombet. Nota. — Le foglie contengono una fibra solida e pieghevole in quantità (6 a 8"o di fibra secca); gl'indigeni ne fanno corde ec- 298 Boschi e piante legnose celienti, canestri ecc. Le infiorescenze sono un cibo prelibato pei cammelli, mentre per le capre sarebbero mortifere (S., Baldr.). Fam. Haemodoraceae I Gen. Sanse viera Thuub A) Foglie lanceolate, piane. S. guiveensù. B) Foglie cilindriche o semicilindriche. a) Infiorescenza ramificata a pannocchia. Foglie semici- lindriche. S. Ehrenbergti. b) Infiorescenza semplice. Foglie quasi esattamente cilin driche. ^V- cjlindrica. 1. Sanseviera g-uineensis W. Sp. pi. II, 159 (1800) ; Pir. FI. Eritr. 253. = Alotris h3'acinthoides p guineensis L. Sp. PI. ed. II, 456 (1762). — Rizoma strisciante. Foglie 3-6 per nodo, largam. lanceo- late, lunghe sino a io 13 dm., carnoso-fibrose, macchiate o no di bianco, piane, cuspidate all'apice. Racemo semplice. Fiori con pe- dicelli articolati a metà ; perigonio bianco-verdognolo, tubuloso alla base e diviso in 6 segmenti lunghi circa come il tubo. Bacca globosa. — Di fusa nei luogìii boschivi e tra le roccie da jjo a ig^o m., massime nel versante or. e nei Bogos (B. S. Penz. T.P., F.) [Jemen, Afr. trop.]. — Volg. in Tigrinia (Acrur) : A'ia, Ehka, Ekà, Ekja ; in Tigre (Mensa) : Herdebba, Eniabaka. 2. Sanseviera Ebrenberg-ii Sehwf. ex Baker in Journ. Linn. Soc. XIV, 549 (1875); Pir. V\. Eritr. 253. — Foglie semicilindriche, acu- minate, di sopra scanalate, di sotto con 6 (talora 3-8) solchi profondi longimdinali, ai margini con una linea rossa, lunghe 0.70 - 1.20 m. Pannocchia alta sino a 2 m.. con racemi parziali lunghi 15-25 cm. Perigonio bianco-rossigno. — Colla precedente, ma meno diffusa : Hamasen ad Ai dereso, Mensa, Habab {S. Penz. T.-P.) [A/r. trop. or.] Volg. in Tigrinia e Tigre : Ehka o Ekà. 3. Sanseviera cylindrica Bojer Hort. Maur. 349 (1837). — Foglie cilindriche acuminate, con 6-8 solchi longitudinali, spesso fasciate di bianco, lunghe sino a 70 cm. o più. Racemo semplice, alto 60-80 cm. Perigonio bianco. - Nei luoghi rocciosi boschivi fra ijoo e 2000 m. nella valle del Lava sotto Gheleb ed a nord di questo paese, nella valle di Ghinda, ad Arbaroba e Aidereso {S. Penz.) [Africa trop.] — Volg. in Tigrinia e Tigre : Ehka. JSfota. — Dalle foglie di tutte tre le specie di Sanseviera sopra dell' Eritrea 299 descritte si estrae una fibra resistentissima. di cui gli indigeni si servono per far corde. Volendo utilizzaze commercialmente queste piante bisognerebbe averne in grande quantità sopra uno spazio non troppo esteso, ciò che non veritìcasi in nessun punto della Co- lonia ; per questa e per altre ragioni non si è quindi potuto finora estrarre questa fibra. Vedasi in proposito quanto ne scrisse il Bal- drati (cfr. Catal. espos. Ravenna p. 83. — ("ataL espos. Milano p. 64). Gen. ASPARAGL. L. A) Fiori disposti in racemi. Cladodi 2-6 per fascetto. Foglie trasformate in aculei lignificati, pungenti. A. racemosus. B) Fiori disposti in ombrelle. Cladodi 4-20 per fascetto. a) Foglie trasformate in aculei lignificati, pungenti. Cla- dodi lunghi 10-40 mm., robusti. A. a/rtcanus. b) Foglie trasformate in aculei poco lignificati, poco o punto pungenti. Cladodi lunghi 5-15 mm., gracili. A. asiatùics. 1. Asparag-us racemosus W. Sp. PI. Il, 152 (1800) ■— A. Petitia- nus A. Rich. (18,51). — Frutice volubile, a fusti cilindrici, glabri, lisci, aculei riflessi. Cladodi di media robustezza, un po' carnosi. Racemi lunghi 2-5 cm., con piccoli fiori bianchi. Ijacche grosse come un pisello. — Nei boschetti e tra le rocce da iHoo a 2200 in ; presso Grleò, Cheren e Saganeiti (J*.) \Asia ed Afr. irop.] — Volg. in Tigrinia : Gastàn-esfo o Atfatt. 2. Asparagus africanus Lam. Enc. I, 295 (1783) = A. retrofra- ctus F^orsk. (1775), non L. — Differisce dal precedente, oltre che per 1 caratteri indicati, per i cladodi più lunghi e più robusti. — Le bacche, grosse come un pisello, sono rosse a maturità. — [-i/V. trop. e mer., Socotra, Arabia]. — Volg. come il prec. a typicus. — Cladodi lunghi 10-15 mm. — Luoghi pietrosi e talora aiicìie nelle formazioni madreporiche della costa ; Saati a joo m., Ailet, Amba TokJian a 400 ni. {S.). 3 abyssinicus Hochst. (pr. Sp.) ex A. Rich. Tent. FI. Abyss. II, 318 (1851). — Cladodi lunghi 10-40 mm., più grossi. — Col tipo nella zona inedia ed alta da 400 a 2000 m. circa: Dongollo, Damas, Ar- baroba, M. Ira-Curòh, Cheren {B. S. F.). 3. Asparagus asiaticus L.Sp. ed.1,449 (i753) = A.mitis A.Rich. (1851). — Facilm. distingui!)ile dal precedente per la maggior gra- 300 Boschi e piante legnose cilità dei cladodi (specialm. nelle piante sterili), per cui ritrae il portamento deWA. officmalis, dal quale discostasi però pei fusti le- gnosi, volubili. — Nei boschetti e tra le rupi da i^oo a 2200 vi.: Nefasit al Malia- bar, Saganeiti, Sciccìietti, Cìieren. Arbashico e Ge- leb. {B. S. P) {Asia trop., Arabia, A/r. or. e iner.\. — Volg. come i due prec. Nota. — I turioni di tutte le specie di Asparagi dell'Eritrea sono mangiabili e più teneri e gustosi degli Asparagi selvatici d'Italia (S.). Gen. Smila X L. Smilax aspera L. Sp. PI. ed. T, 1028 (175,3). — Raccolto solo sterile nel versante nord del M. Bizen ad occ. di Ualid a 2000 vi. e ad Ambelaco lungo la via del Maldi a 2000 in. (-5'.) \Reg. medit.. India tor., Abiss.\. Fam. DiOSCOREACEAE | Gen. DiOSCOREA L. A) Foglie semplici, spesso opposte. D. abyssinica. B) Foglie con 3-5 foglioline, alterne. a) F"oglie con 3 foglioline attenuato-acuminate, la mediana distintam. 3-nervia. Capsula bislunga, misurante 35-50 mm. in lun- ghezza. . D. dumetoruvi. b) Foglie con 3-5 foglioline bruscam. terminate in punta lineare, la mediana penninervia. Capsula ellittica, misurante 16-18 mm. in lunghezza. D. Quartiniana. I. Dioscorea abyssinica Hochst. ex Kunth, Enum. V, 38? (1850); Pir. Fi. Eritr. 255. — Radice tuberosa. Pianta interam. glabra, a fu- sti deboli, inermi, volubili. Foglie distintamente picciolate, ovato- acuminate, profondam. cordate alla base, a 7 nervi distinti, lunghe 7-10 cm. Fiori masch. in spighe densam. fascicolate, lunghe 25-50 mm., con piccole brattee ovate ; perigonio a 6 segmenti ovati ; stami fertili 6, Fiori femm. in lunghe spighe, lasse. Capsula orbico- lare, del diam. di 25-30 mm. Semi orbicolari, alati tutt'attorno. — Nei .boschi da goo a 1600 vi. ; Ghinda al Dongollo [^S.), Mensa tra Aba- Maitan e Dada ed As saorta nella Valle Idei {T.-P), Cheren {St. .F.) \Afr. trop.^ Volg. : Zada. delV Eritrea 301 2. Dioscorea dumetorum Pax in En^i. «t Prantl. Pflanzenfam. 11-5, ',S4 (i888) = Helmia dumet. Kunth (1850) ^ D. triphylla A. Rich. (185 1), non J.. — Fusti robusti, legnosi, talora aculeati. Fo- glie glabre di sopra, densam. pubescenti di sotto ; foglioline 3 o ra- ram. 4-5, oscuram. picciolettate, la terminale obovato-acuminata, le laterali oblique. Fiori masch. in brevi pannocchie ascellari, formate (la branche ciliii'lriche, dense; perigonio densam. peloso, a segmenti orbicolari ; stami fertili 6. Fiori femm. in racemi semplici, lassi. Capsula acutam. trigona. Semi oblunghi, con una larga ala basale. Il resto come nella spec. precedente. — Baker {in Oliv. FI. trop. Afr. VII-3, 419) riferisce a questa sfec. la D. Qtiartiniana di Schweinfurth del Dongollo presso Ghinda ; ma forse si tratta della spec. seg. \A/r. trop.\. 3. Dioscorea Quartiniana A. Rich. Tent. FI. Abyss. II, 316, t. 96 A {1851) ; Pir. FI. Kritr. 254 — Fusti deboli, inermi. F'oglioline obovate o bislunghe, ottuse od acute, lunghe 710 cm., glabre o più o meno pubescenti. Fiori masch. in spighe ascellari densam. fa- scicolate, con brattee ovato-cuspidate, lunghe il doppio dei fiori ; perigonio pubescente, a segmenti ovati, gì' interni più stretti ; stami fertili 3. Fiori femm. in spighe lunghe e lasse. Capsula acutam. angolosa. Semi con ala basale lunga 3 volte il nucleo. \A/r. trop.\. — Volg. : Zada. a typica. — Foglie con 3 o raram. in parte con 4-5 foglioline (ex Pirotta 1. e). — Mensa in più luoghi, da ^00 a igoo m. (T.P.). 3 Bfccariana Maritili {pr. Sp.). FI. Bogos, 83 (1886) = D, pen- taphylla A. Rich. (185 1) ; Pir. FI. Eritr. 255, non L. == Botryosycios penthaphyllum Hochst. (1844) = D Ouartin. v. Hochstetteri Engler (1892). =^ D. Schweinfurthiana Pax (1893) = D. Ouartin. v, penta- dactyla Pax (1893). — Foglie tutte con 5 foglioline. — Luoghi boscliivi da p^o a lyoo vi. ; Cheren {B. Penz), Mensa da Set- Custau a Farakaurot (T.-F.J. iVota. — Com' è noto la D. satina L., conosciuta col nome di Ignavie, è larg.im. colt, nell'Oriente dall'India al Giappone ed al- l'Australia, per i tuberi, che si mangiano come le patate. Anche le dioscoree d' Eritrea, secondo Baldrati (Cat. espos. Ravenna, 34 e 44 — Cat. espos. Milano, 40 e 104), hanno tuberi da giovani mangia- bili cotti come le patate, mentre da adulti sono duri, fibrosi ed amari. Potrebbero anche essere utilizzati per l'estrazione di una fe- cola simile alla tapioca od 2i\X arro^^v-root. L Agricoltura OoloniaU 18 302 Boschi e piante legnose dell' Eritrea Fam. MuSACEAE | Gen. Musa L. A) Fusto notevolmente ingrossato alla base, non stolonifero. Perigonio 3-lobato. Bacca secca, coriacea. M. ensete. E) Fusto cilindrico, poco ingrossato alla base, stolonifero. Perigonio 5 - lobato. Bacca carnosa. M. paradisìaca. 1. Musa ensete J. F. Gmel. Syst. II, 567, (1791). — Pianta alta sino a 13 m., con foglie grandissime (sino a 6 m. di lunghezza so- pra I m. di larghezza), verdi-lucenti, colla costola rossa. Infiore- scenza globosa, a brattee rosso-scure. vSemi grandi, lisci. — Spon- tanea nello Scimenzana {Baldr.) ; credo appartengano a questa specie atesini individtti osservati ad End-Abba-Mata a 2100 m., nella cascata del torrente. (F.). \Abissinia\ — Volg. in Abissinia : Enset ; in Eri- trea : Guna-Guna. 2. Musa paradisiaca L. Sp. pi. ed. I, 1043 (1753)- — Pianta alta sino a 8 m., foglie bislunghe, grandi (lunghe sino a 2,5 m. sopra 60 cm. di larghezza), verdi. Infiorescenza pendente, lunga sino a 1,5 m., a brattee rosso-vinose. — Coltivata i?i Colonia nella zona della Qiiolla. — Volg. Banano. a) Subsp. nornialis O. Ktze. (1891). Fiori maschi e brattee persistenti. Bacca senza semi, cilindrica, lunga sino a 30 cm., poco dolce e mangiabile cotta. — Probabilm. è questo ti banano colt. a Cher&n, Elaberet e Filfil, il cui frutto dico7io sia foco dolce. b) Subsp. sapientum. (1763). Fiori maschi caduchi. Bacca senza semi, trigono-elissoidea, lunga sino a 12 cm., generalmente dolcissima e mangiabile cruda — A questa sottospecie appartiene il banano colt. al convento della Visione sul M. Bizen [Baldr. F.) N'ala. — Il seme di Musa ensete è portato dagli indigeni sul mercato di Asmara e da qui spedito agli orticultori tedeschi. Dalle guaine fogliari tanto di questa specie, quanto della M. paradisiaca ricavasi una fibra eccellente per cordami, che pare debba avere le stesse proprietà della manilla, che ricavasi dalla M. textilis e che serve a fare i cavi per le navi (Bald.). (Continua) Prof. Adriano Fiori. 303 ISTRUZIONI PER LA RACCOLTA DI INFORMAZIONI E DI PRODOTTI AGRARI NEI PAESI EXTRA-EUROPEI (Continuazione vedi num. precedente). Prodotti di origine animale. Dopo quelli di origine vegetale sono i più importanti : infatti essi riescono interessanti, non solo dal punto di vista zoologico e zootecnico, ma anche perchè contribuiscono alla conoscenza delle risorse pastorali e commerciali del paese, ove si effettua la rac- colta dei prodotti. Inoltre sarà sempre utilissimo il raccogliere animali dannosi alle culture ed alla vegetazione spontanea, se non altro per do- cumentare le osservazioni e le notizie relative alle culture della regione. a) Mammiferi. Cattura. — Per la cattura dei mammiferi valgono i mezzi comu- nemente usati per la caccia (fucile, lazos e bolas, trappole, frecce, reti ecc.). 11 raccoglitore terrà presente di non offendere quegli orgaiìi che, per la loro importanza scientifica, è bene arrivino a de- stinazione nella loro integrità. Conservazione deg-li animali sott'alcool. - Il metodo vale solo per piccoli mammiferi o |)er la conservazione degli organi molli degli animali di questo tipo. Avanti di porre l'animale nel liquido conservatore, è buona norma fargli subire un'incisione longitudinale di due o quattro centimetri sotto il ventre, affinchè l'alci-ol si metta direttamente a contatto con gli organi interni. Per meglio assicurare la conservazione con- viene spesso iniettare l'alcool nel tubo dirigente per la via dell'ano, ed a quest'uopo potrà servire una comune siringa a canna sot- tile, quale non manca mai in tutte le cassette di medicazione del commercio. 304 Istruzioni per la raccolta d'informazioni Il recipiente, che contiene l'animale conservato, può essere di ve- tro o di metallo : è indispensabile che sia ben chiuso. L'alcool non deve essere troppo acquoso e deve bagnare completamente il corpo da tutte le parti. E necessario che il piccolo mammifero o l'organo delicato, che si vuol conservare, sia stato lavato con acqua avanti di essere immerso nell'alcool. Preparazione dello scheletro. — Gli scheletri dei mammiferi, e specialmente quelli degli animali domestici, hanno grande valore poiché costituiscono la totale impalcatura della macchina animale e servono a stabilire l'attitudine del bestiame locale alla locomo- zione ed al lavoro. E noto quanto sieno preziosi in certi |)aesi gli animali da trasporto, specialmente quando manca ogni altro mezzo atto a simile bisogna. La preparazione completa di uno scheletro di un mammifero esige molte operazioni manuali, che si possono eseguire solo quando esi- stono molti mezzi a disposizione, come avviene nei laboratori. Ben diverso è il caso di colui, il cui soggiorno in una regione non è molto prolungato o che per i suoi affari non ha il tempo di compiere operazioni minuziose. E sempre meglio infatti raccogliere molto materiale, anche grossolanamente preparato, che radunare po- chi campioni ed effettuarne la completa preparazione in ambiente disagioso e con mezzi dispendiosi. Se ad esempio il raccoglitore è in viaggio e non può trattenersi lungamente in un luogo, basterà che le ossa siano scarnate e seccate al sole. Quindi prima di tutto si dovrà togliere all'animale la pelle e poi con un coltello si libererà lo scheletro dalla carne e da tutti quegli organi, che possono andare incontro a putrefazioni. Si farà bene attenzione in questa operazione di non attaccare le ossa con i mezzi contundenti o taglienti con cui si scarna l'animale, e si toglieranno con una certa precauzione i tendini e le cartilagini, che piìi strettamente rimangono attaccate alle ossa, così che ciue- ste rimangano liber^ e nude piti che sia possibile. Infine dopo che lo scheletro è stato esposto al sole per l'oppor- tuno disseccamento, si spalmano le parti legamentose e cartilaginee con sapone arsenicale per impedire ai tarli di distruggerle. Invece il raccoglitore, che risiede stabilmente in un luogo, può arrivare ad una più completa ripulitura delle ossa, lasciandole sot- terra per circa quindici giorni od un mese, dopo averle scarnate gros- solanamente. Avendo tempo e mezzi, si può sottoporre lo scheletro e di prodotti agrari nei paexì fifra-europn 306 all' iìiibiaìichiìiicììto, togliendo le ossa dal terreno ed immergendole in recipienti pieni à! acqua di calce (2 kg. di calce per ogni 100 li- tri d'acqua circa). Le ossa immerse noli' acqua di calce subiscono una specie di macerazione, per la quale le sostanze organiche, che ancora stavano attaccate alle ossa, vengono ad essere completamente eliminate. Inoltre la calce, depositandosi sulle ossa, conferisce loro un color bianco uniforme. Quando non si possa effettuare questo secondo trattamento, gioverà sempre far subire allo scheletro una prima macerazione sotterra. Le ossa dei mammiferi si spediscono in .solide cassette di legno, nelle quali debbono essere state bene imballate, per evitare che si rompano durante il viaggio. Il materiale d' imballaggio può essere costituito da paglia, trucioli di legno od altro. Perchè non avven- gano deplorevoli confusioni, si procuri di legare accuratamente in- sieme i pezzi di uno stesso esemplare. Si ricordi che inviando l' intero scheletro di un animale, è in- dispensabile che tutte le ossa giungano a destinazione. Quindi è da raccomandarsi la massima attenzione perchè nessuna delle parti di uno scheletro vada perduta, neppure quelle di minime dimensioni. Si noti anche che, dal punto di vista scientifico, le ossa piìi im- portanti sono la testa e la colonna vertebrale : quindi, qualora man- cassero al raccoglitore il tempo ed i mezzi per riunire e preparare lo scheletro completo, basterà che invìi la testa e 1' intera colonna vertebrale nel miglior stato di conservazione. Preparazione della pelle. - Gli animali da pelliccia od anche quelli, il cui cuoio ha un valore apprezzabile sul mercato, si met- tono in pelle. Le operazioni necessarie, a voler eseguire il lavoro con cura, non sono facili e la preparazione di buone pelli di mammiferi s' impara solo dopo un certo tirocinio pratico. Il raccoglitore però non si deve preoccupare di ottenere una bella preparazione : il suo scopo, lo ri- petiamo, sarà raggiunto ogni qualvolta potrà spedire le spoglie de- gli animali in un sufficiente stato di buona conservazione, anche se non completamente preparate. Quindi noi non daremo che le istru- zioni ppi Ir operazioni strettamente indispensabili, rimandando ai trattati speciali coloro, che desiderano più ampie notizie in proposito. Si comincia col lavar la pelle con acqua e sapone o con benzina per togliere la terra e le macchie di sangue eventualmente esistenti. 306 Istruzioni pei' la raccolta d'informazioni si chiudono con stoppa o con cotone le narici, l'ano e la bocca, si corica l'animale sul dorso e con un coltello affilato gli si pratica un taglio longitudinale sul ventre, che dallo sterno arrivi fino agli or- gani della generazione. Il coltello deve incidere solamente la pelle, perchè attraversando i muscoli ventrali uscirebbero gli intestini ed allora l' operatore anderebbe incontro all' inconveniente di dover sopportare cattivi odori e di insudiciare i peli. Eseguito il taglio, si stacca pian piano la pelle dalla massa mu- scolare, aiutandosi con le mani ed aprendosi la strada con un co- mune scalpello anatomico. Altri tagli saranno praticati lungo gli arti, i quali saranno messi a nudo col metodo sopra descritto. Se si vuol conservare le ossa della testa unite alla pelle (il che è sempre il miglior consiglio), occorre rovesciare la pelle sul capo e quando, denudato il collo, si è giunti alla base del cranio, disarticolare la prima vertebra (atlante) dall'occipite ed infine tagliare i muscoli, che tengono unita la testa al resto del corpo. Quindi si tolgono gli occhi con una pinza, si riempiono le ca- vità orbitarie con stoppa, canapa o cotone e si toglie con cura dal cranio il cervello. Per far ciò si introduce a più riprese nel foro oc- cipitale una asticina di ferro, la quale, senza offendere le ossa, vuo- terà la cavità cranica della materia molle, in essa contenuta. Per spogliare la coda, se ne tiene ferma l'estremità anteriore con una mano, mentre con l'altra si tira fortemente la pelle per rove- sciarla. Se ciò non riesce, si effettua un incisione lungo la coda, inferiormente e si toglie la pelle come d'ordinario. Liberata la pelle dal corpo dell'animale, se ne raschia 1' interno per togliere le particelle di tessuto adiposo che vi potessero essere rimaste e si spalma leggermente con sapone arsenicale. Secondo il Gestro, il miglior sapone arsenicale è costituito dalle seguenti sostanze, nelle seguenti proporzioni : Sapone bianco gr. 6oo Carbonato potassico gr. 500 Calce in polvere gr. 100 Arsenico (acido arsenioso) gr. 600 Canfora gr. i 25. Si taglia anzitutto il sapone in U\Xq piccole e sottili e si mette a scaldare con poca acqua in un recipiente qualsiasi, avendo cura e di prodotti agrari nei imed extra- euro pei 307 di agitare ogni tanto con un cucchiaio di legno. Quando il sapone è sciolto vi si versa il carbonato potr.ssico e la calce, si toglie il tutto dal fuoco e, dopo avere aggiunto l'arsenico, si rimescola leg- germente la massa. Infine vi si getta la canfora, previamente di- sciolta in poco alcool, e si mescola il tutto finn ad ottenere una pasta pomatosa. che si conserva bene in vasi di terra. Le pelli così confezionate si ripiegano, imbottendole con paglia, canapa od altro e si spediscono in cassette di legno ben chiuse, co- sparse di naftalina. Altri consiglia di asciugare le pelli ben ripulite con cenere, gesso o farina di mais e d' immergerle poi per qualche giorno in un ba- gno d'acqua calda, contenente ogni litro : Allume gr. loo | Sale grigio gr. 30. Tolte dal bagno, le pelli si stendono al sole, fissandone solida- mente le estremità, perchè non si restringano. Avanti di preparare una pelle di mammifero, il raccoglitore pren- derà nota delle dimensioni principali dell'animale (lunghezza totale del corpo, periferia in diverse parti di esso, ecc.) e le unirà alle notizie, che di ogni campione sono compilate nel catalogo. Lana, peli, corna. — Questi prodotti sono di facile conservazione. Nel raccoglierli si cerchi di ottenere buoni campioni in modo che quelli dei peli rappresentino la loro effettiva lunghezza, che le corna non sieno né rotte né in alcun modo avariate ecc. La lana ed i peli si spediscono avvolti in carta spessa con qualche palla di naftalina, le corna s'imballano con paglia o canapa in cassette di legno e si spediscono tali e quali come vengono raccolte. Latte, burro, ecc. — I campioni di questi prodotti, spesso di grande importanza commerciale, si sogliono conservare in recipienti di vetro, che si chiudono dopo averli sottoposti all'ebullizione per qualche minuto. I formaggi non fermentati si possono anche conservare in cas- .sette di legno ordinarie, specialmente quando il viaggio da soppor- tare non sia lungo ed i campioni non debbano attraversare paesi caldi. È liene per questi prodotti approfittare delle cellule frigorifere dei piroscafi mercantili, b) Uccelli. Cattura. — Per la cattura degli uccelli valgono i metodi comuni di caccia, come fu detto per i mammiferi. 308 Istruzioni per la raccolta d' informazioni Preparazione dello scheletro. — Lo scheletro degli uccelli non ha r importanza di quello dei mammiferi. Ciò non ostante chi vorrà effettuarne la preparazione potrà valersi delle istruzioni date pre- cedentemente a pag. 26. Preparazione della pelle. — Il metodo più conveniente per pre- parare gii uccelli è quello di vietterli in pelle. La cosa non è facile specialmente per coloro, che mai si sono occupati di simili operazioni ed anche perchè molti uccelli hanno una pelle delicatissima, che si strappa con una straordinaria facilità. Nei paesi caldi è perciò necessario spellar l'uccello il piìi presto possibile, perchè altrimenti possono facilmente sorgere dei processi di putrefazione, che impediscono quasi sempre di portar bene in fondo il lavoro. La prima cosa da farsi è l'accurata ostruzione della cavità boc- cale e di quella anale, per evitare il gemere dei liquidi organici du- rante la spellatura. Si lavano poi con acqua e sapone o benzina le macchie di sangue sparse sulle piume, si asciugano quest'ultime con carta sugante o con stracci e ci si dispone alla spellatura. Coricato l'animale sul dorso, si allontanano le piume sul petto lungo la linea mediana del corpo e si pratica leggermente un ta- glio longitudinale, che dall'estremità inferiore dello sterno giunga fino alla coda. Quindi si cerca di staccare delicatamente la pelle colle mani od aiutandosi con una spatola e si cospargono subito le carni, che restano al nudo, con gesso, cenere, farina di granturco od altro, per impedire che il sangue insudici la penne, spesso for- nite di colori vivaci. Si scoprono allora le estremità posteriori fino all'articolazione del ginocchio e si lascia il resto della zampa attac- cata alle spoglie. Si continua subito a staccar la pelle lungo la parte inferiore del corpo fino all'estremità della colonna vertebrale, che deve esser recisa colle forbici. Si prende quindi il corpo in mano e si seguita a staccare la pelle lungo il dorso fino a denudare tutto il collo. La sola testa deve rimanere attaccata alla pelle : le ali vengono tagliate all'articolazione della spalla. Occorre riconoscere che di tutte queste operazioni è molto più facile l'esposizione che l'esecuzione ; pure basta un brevissimo tiro- cinio pratico perchè chiuncjue riesca a compierle in modo soddisfa- cente. Non sarebbe male che il viaggiatore raccoglitore, avanti di muoversi verso il luogo della raccolta, si facesse un po' istruire da un preparatore professionista o da imbalsamatori dilettanti, che si e (li prò fotti ntjravi nei paesi exf ni euro pei S09 trovano ogui in ogni regione del globo. Chi invece risiede normal- mente nel luogo della raccolta potrà agevolmente imparare da sé, consultando le opere in materia (i), ed esser sicuro di ottenere buoni resultati dopo aver eseguito una preparazione o duo su diversi tipi d'uccflli. Appena staccata la pelle, questa deve essere asciugcita interna- mente con polveri seccative, indi viene ripiegata, riempita di ca- napa o di carta ed involtata bene in carta leggera. Si usino tutte le precauzioni per non rovinare le penne e le piume e per non far prendere loro delle pieghe non naturali. La spedizione si effettua in cassette di legno ben chiuse e si cor- redano gli esemplari di tutte quelle notizie, che verranno esposte quando si parlerà dei cataloghi. Penne. — Gioiti uccelli hanno valore solam^ente per le loro penne o piume, che hanno spesso grande importanza commerciale. In questo caso basta che il raccoglitore invìi le penne più belle e caratteristiche, le quali verranno impaccate in cassette, tenute ferme da pezzi di cartone ed avvolte solidamente nella paglia per mezzo di corde. Preparazione con liquidi conservatori. — Gli uccelli interi non s' inviano mai conservati in alcool od in altro liquido pre>ervatore, perchè le loro spoglie perderebbero pregio e caratteristiche. Sola- mente gli organi molli, i visceri, la carne degli uccelli, che presen- tano un interesse industriale o scientifico, debbono essere inviati in scatole di latta saldata, immersi nell'alcool od in formalina. e) Rettili, anfibi ecc. Spesso interessanti a conoscersi quando sieno ben noti come de- vastatori di pollai, di colombai ecc. od utdi perchè distruttori di insetti ed altre piccole bestie nocive alle culture Gli animali interi si conservano bene in alcool od in formalina,. quando si abbia cura di mettere a contatto il liquido conservatore coi visceri, per assicurarne la conservazione. L" introduzione del li- quido si può ottenere iniettandolo con una siringa per la via del- l'ano od effettuando un taglio nel ventre dell'animale. I serpenti si conservano bene a secco, mettendoli in pelle. A que- st'uopo basta far loro subire un piccolo taglio longitudinale sott»> la testa e separarne la pelle, rivoltandola su sé stessa. T.a pelle si (i) \'edi bibliografia in seguito. 310 Istruzioni per la raccolta cV in formazioni stacca con facilità e per maggior sicurezza di conservazione, se rie spalma 1' interno con sapone arsenicale o con una soluzione d' al- lume mista ad un po' di sublimato corrosivo. d) Insetti, aracnidi, miriapodi ecc. Oltre agli insetti utili (api, razze di bachi da seta, produttori di galle ecc.) interessano anche gli insetti nocivi alle culture ed al be- stiame domestico. Cattura. — Molti insetti, larve, crisalidi si trovano nel terreno, nella guaina delle foglie, sotto la scorza degli alberi o nelle gal- lerie, da loro stessi scavate nelle piante legnose. Per farli uscire dalle gallerie e dai buchi, basta spesso disturbarli coli' introdurvi dei fuscelli di paglia o col soffiarvi dentro del fumo di tabacco. Gli insetti notturni, specialmente le farfalle, si attirano coli' accendere fuochi o lumi durante la notte. Per catturare gli insetti alati si fa uso di un piccolo sacco di tela forte o di garza, fissato per la sua apertura ad un cerchio di legno o di ferro, sostenuto da un bastone. Prendendo quest'ultimo colle mani, il raccoglitore corre dietro all'insetto ed al momento opportuno cerca col sacco di catturarlo, impedendogli di uscire, appena vi è entrato, coll'appoggiare a terra l' imboccatura circolare del sacco stesso. È facile allora prendere l'animaletto con un paio di pinze ed an- che colle mani, purché si procuri di afferrarlo delicatamente per la parte mediana (torace), onde evitare le offese degli organi difensivi boccali ed addominali. Gli insetti acquatici si raccolgono collo slesso mezzo, adoperando il sacco come rete. Conservazione. — Le larve prossime ad incrisalidare, le ninfe e gli insetti perfetti a dermoscheletro piuttosto duro (scarabei, libel- lule, farfalle, mosche, zanzare) si conservano in scatolette di car- tone bucherellato e ben chiuse, nelle quali gli animali siano circon- dati da ovatta o da cotone idrofilo. Le larve da poco uscite dall'uovo e gli insetti a dermoscheletro non troppo forte (cavallette, grillotalpe ecc.) debbono esser sempre inviate a destinazione, immersi nell'alcool. E necessario inviar sempre cogli esemplari degli animali anche la parte della pianta, ove furono trovati e le notizie, che si pos- sono raccogliere dagli indigeni circa il danno che questi arrecano alle culture, alla vegetazione spontanea, al bestiame ed all'uomo. Gli aracnidi, i miriapodi e tutti gli altri animali del tipo si con- e di 2}>'odottl aprarì nel paesi extra-europei 311 servano solamente in boccette, immersi neiralcool. Sono del resto poco interessanti dal punto di vista agrario. e) Molluschi, vermi ecc. Si conservano anche questi in alcool od in formalina al 10-15 "/o- Le conchiglie, liberate dall' animale che le occupa, si puliscono, si avvolgono in carta od in paglia perchè non si rompano durante il viaggio e si spediscono in scatole. E importante ricordare che occorre sempre raccogliere anche le piante, sulle quali questi animali furono trovati ed indicare i danni, che questi loro arrecano. Prodotti diversi. L'enumerazione dei prodotti, che hanno importanza scientifica ed agraria e che costituiscono sempre i documenti più sicuri della sto- ria economica di un paese, è tutt'altro che completa. Svariatissimi infatti sono gli oggetti, che possono destare grandissimo interesse tra gli studiosi e che hanno un ragguardevole valore didattico. Noi ne esporremo i principali perchè chi raccoglie sappia in generale a quali campioni deve attenersi nella 1 accolta: il buon senso, la cultura e la buona volontà del raccoglitore supplirà ogni qual volta egli si troverà in presenza di prodotti nuovi ed interessanti, anche se non sono qui elencati. Terre. — Il prelevamento dei terreni richiede norme precise e dili- genti, perchè le loro analisi abbiano valore e diano un certo affi- damento di verità. Scelto il luogo, da cui si vuole prelevare il campione, si trac- ciano grossolanamente due allineamenti incrociantisi ed attraversanti l'appezzamento. Lungo gli allineamenti si scavano con vanghe o badili delle buche non meno profonde di m, 0,30 e che possono arrivare, quando abbondi il tempo ed esistano i mezzi necessari, lino a m. 0,50 ed anche più. Gli scavi saranno in numero tanto rnag_ giore quanto più grande è la superficie del terreno da esaminare. Da ogni buca si estrae poi una certa quantità di terra, coll'avvertenza che questa deve resultare costituita dai diversi strati terrosi, che vanno dalla superficie del terreno al fondo della buca. Se ne deve prelevare quindi una fetta verticale, la quale rappresenterà il cam- pione vero del terreno, in cui s' è effettuato lo scavo. 312 Istruzioni per la raccol'a d'in formazioni I campioni prelevati dalle diverse buche si riuniscono insieme, si mescolano accuratamente e dall'unico mucchio si preleva non meno di Ya kilogrammo di terra, che si spedisce imballato in sacchetti di tela, chiusi in cassette di legno. Ogni campione dovrebbe essere accompagnato dalle seguenti no- tizie : ^' i) Ubicazione del terreno (distretto, posizione topografica). 2) Giacimento geologico, presumibile origine del terreno deri- vata dall'osservazione delle roccie più comuni nei terreni circostanti, vicinanza a fiumi ecc. 3) Flora spontanea del terreno, raccolta, seccata e spedita come fu detto per la raccolta e spedizione delle piante erbacee. 4) Approssimativa altitudine del terreno sul livello del mare. 5) Riferire se il terreno è coltivato, se è stato coltivato in altri tempi, se è incolto, se è soggetto a pascolo, se invaso perio- dicamente dalle acque, se palustre ecc. 6) Inclinazione del terreno su un qualsiasi recipiente di scolo. Se il terreno è ricco di pietre o di sassi grossolani, occorre spe- dire piccoli campioni delle diverse pietre, che vi si incontrano. Spesso può importare a chi dovrà analizzare il terreno che questo, al momento del prelevamento, sia stato sottoposto ad un sommario processo di sterilizzazione. A tale scopo il raccoglitore prenderà il campione definitivo del terreno e depostolo in una cassetta di latta o in un barattolo di vetro •ermeticamente chiuso, lo sottoporrà all' azione moderata del calore, in modo da non superare molto la temperatura dell' acqua bollente. Avendo i mezzi sufficienti, sarà bene che la cassetta o il barattolo poggi sopra un recipiente, che contenga della sabbia e che questo sia riscaldato con fuoco di legna. Disponendo di un comune termo- metro, che peschi col suo bulbo nella sabbia, si potrebbe regolare la temperatura in modo da non allontanarsi troppo dai 120'' C. Mancando il tempo ed i mezzi per queste operazioni, del resto abbastanza semplici e facili, conviene riempire una bottiglia del terreno raccolto e tenerla immersa nell'acqua bollente per circa un' ora. In questo caso però bisogna eseguire la spedizione del ter- reno colla massima celerità. La cassetta od il barattolo, dopo aver subito il bagno di sabbia o -quello d' acqua bollente si asciuga, se ne è il caso, e si spedisce come si trova, a destinazione. e di prodotti agrari nei paesi extra-europei 313 Infine può essere utile conoscere anche la costituzione del sol/o- suolo di un dato terreno, os-^ia degli strati sottostanti a quelli ge- neralmente coltivati ed eventualmente coltivabili. Per avere un campione dei materiali costituenti il sottosuolo, ba- sterà che lungo gli allineameuti surriferiti, le buche siano scavate alla profondità di m. 1,50-2 e che il campione sia raccolto negli ultimi 30 centimetri di profondità. Acque. — L'acqua ha nell'agricoltura funzioni quanto mai im- portanti, specialmente per ciò che riguarda l' irrigazione delle cul- ture. Inoltre la conoscenza delle acque di una data regione può avere sommo interesse dal punto di vista igienico, che, in paesi di colo- nizzazione, ha strettissimi rapporti coi problemi più elevati dell' eco- nomia agraria. Quindi le acque di sorgente, quelle dei fiumi e dei laghi delle con- trade visitate dal raccoglitore debbono fermare la sua attenzione in modo speciale. Vi sono acque potabili e non potabili, acque ottime per 1' irriga- zione e ricche di principi fertilizzanti ed acque nocive alla vege- tazione, acque infine, il cui valore spesso aumenta o diminuisce il valore fondiario di vaste plaghe di terreno Notizie preziose può fornire colui che determini, ad esempio, con un termometro centigrado la temperatura di una sorgente e l'acqua, che in media viene a sgorgarne al minuto secondo. Importantissime a notarsi sono le sezioni bagnate dei fiumi, la velocità delle acque e la loro portata nelle diverse stagioni. Infine gran valore assumono i campioni di acque prelevati da fiumi e da laghi, confezionati in modo da poter essere sottoposti a destinazione all' analisi chimica nei laboratori. A tale scopo occorra raccogliere 1' acqua prendendola a diverse profondità ed in diversi punti del fiume o del lago e rinchiuderla poi in bottiglie ben chiuse, procurando che queste siano completa- mente piene. Avanti di tappare le bottiglie è necessario che l' acqua in esse contenuta sia sottoposta all' ebulliziore per circa un quarto d'ora: quindi si chiudono i recipienti con tappi di sughero e si coprono questi con paraffina fusa o ceralacca. In tal modo si evitano nelle acque le fermentazioni, che spesso alterano la composizione chimica originale delle sostanze in esse disciolte. 314 Istruzioni per la raccolta d' in formazioni La bollitura dell' acqua raccolta non si eseguisce quando interessa conoscere la quantità di materie gazose sciolte nel liquido o quando queste debbono esser sottoposte ad analisi microbiologiche. Fertilizzanti. — Si intendono tutti quei materiali da ingrasso a- doperati dagli agricoltori indigeni, europei od assimilati per la ferti- lizzazione delle loro terre, nonché quelli che naturalmente si pos- sono trovare nella regione, usati o no dai coltivatori del luogo. Fanno parte dei primi le egestioni dei quadrupedi domestici e del pollame, le ceneri dei vegetali e soprattutto il letame di stalla. Si riempiono completamente dei barattoli o delle boccie a collo largo con campioni di questi concimi e si chiudono accuratamente i reci- pienti, avendo cura di inviarli al più presto a destinazione. I fertilizzanti naturali sono di varie specie. Nei paesi secchi, specialmente nelle isole abitate da uccelli in gran copia, è facile trovare dei depositi di guano, terreno grasso costituito essenzial- mente dall'accumulazione secolare degli escrementi di volatili misti ad elementi terrosi. Terriccio ricco di sostanze organiche e quindi ottimo fertilizzante si può trovar sempre nelle caverne, ove, con- servati da incrostazioni calcaree, abbondano i resti organici di mam- miferi, che in quei luoghi hanno i loro covi abituali (breccie ossifere). In altri luoghi, ove la pioggia è un fenomeno rarissimo, si riscon- trano vasti depositi salini di nitro (nitrato sodico e potassico) : nei terreni calcarei non troppo antichi e generalmente non troppo com- patti si trovano giacimenti di roccie fosfatiche o fosforiti, dalle quali si tolgono i migliori concimi fosfatici artificiali, detti per- fosfati. Cosi pure in terreni geologici recenti d'origine secondaria e ca- ratterizzati spesso da formazioni di gesso e salgemma, può essere possibile rinvenire depositi di minerali potassici, che danno sali solubili di gran valore per la concimazione delle culture. Eccellenti minerali potassici (leuciti), che forniscono ottimi concimi a lento effetto, si trovano facilmente nei distretti vulcanici ed in tutti quei luoghi, ove abbondano le roccie d' origine eruttiva. II nitro ed i minerali potassici solubili si spediscono chiusi in bot- tiglie di cristallo, gli altri prodotti si conservano abbastanza bene anche in sacchetti di tela, purché ben chiusi e tenuti in luoghi asciutti. I campioni dei concimi naturali vengono sottoposti ad analisi e valutati in base alla quantità di elementi fertilizzanti, in essi con- tenuti. Però perchè i campioni raccolti possano dare un' idea del- e di prodotti agrari nei paesi extra-europei 315 l'importanza dei loro giacimenti e quindi del loro valore industriale, è necessario che sieno accompagnati da notizie relative all' esten- sione dei depositi, alla loro approssimativa profondità, all' uso che ne fanno gli indigeni ecc. ecc. Rocce e minerali. — Tutti i minerali utili costituiscono certo un eccellente materiale didattico ed un' evidente dimostrazione delle risorse naturali di una colonia. Quanto alle rocce, il raccoglitore si limiterà a raccogliere quelle, che possono documentare l'origine del terreno agrario, che da queste presumibilmente deriva. Quindi si devono raccogliere le pietre, che si trovano nei terreni, di cui si è prelevato il campione, quelle che costituiscono il greto dei fiumi, quelle dei monti e delle colline, dalle quali si arguisce essersi formate le fertili alluvioni, che sono la ricchezza di tante contrade. La raccolta è semplice ed altrettanto la loro conservazione. Se non si trovano dei piccoli esemplari basta con un martello o con altro mezzo efficace staccare dei frantumi delle dimensioni di 10-15 centimetri e spedirli in cassette di legno, ben chiuse, avvolti in carta ed imballati con paglia, perchè non si rompano. Ogni campione deve avere fortemente legato un cartellino col numero di catalogo corrispondente. Prodotti del mercato. — Molti campioni il raccoglitore può ra- dunare, frequentando i mercati delle regioni, dove si trova. Oltre a quasi tutti i prodotti fino ad ora enumerati, gli sarà facile acquistare farine, pani di zucchero e di sale, questi ultimi spesso usati come mezzi di scambio, arnesi, strumenti agricoli indigeni, stoffe, stuoie ecc. ecc. E specialmente sul mercato che si potranno trovare curiosità di etnografia agraria locale, gli strumenti per la prima manipolazione dei prodotti agricoli ed infine numerosi oggetti, eh' è impossibile elencare e che trovano poi dei posti importanti nelle collezioni scien- tifiche e nei musei. Fotografie. — Interessano sempre e dal punto di vista scientifico e da quello didattico. Il raccoglitore fermerà la sua attenzione e farà scattare l'obbiettivo della sua macchina specialmente dove troverà piante dal portamento caratteristico, piantagioni, campi coltivati, opere d'arte in costru- zione o costruite a vantaggio dell' agricoltura locale, animali utili e domestici al lavoro, macchine in azione, fenomeni naturali, vedute 3J6 Istruzioni per la raccolta d'informaziovi e paesaggi istruttivi. Infine ogni cosa interessante, che non può esser raccolta, deve venir fotografata : dove non si lia 1' originale, si abbia almeno la fedele copia fotografica. Infatti le fotografie pubblicate nelle riviste scientifiche o esposte come proiezioni luminose diffondono la conoscenza di cose e di paesi lontani e contribuiscono largamente alla diffusione del sapere. Cataloghi dei prodotti raccolti Tutto il materiale raccolto e debitamente contrassegnato, campio- ne per campione, coi relativi cartelliìii, deve essere accompagnato da una lista- catalogo, che si compila a parte ed in cui, ad ogni numero, corrispondono le notizie indispensabili allo studio del pro- dotto. E importante ricordare che queste notizie debbono essere raccolte col massimo scrupolo ed annotate con cura minuziosa e con rigore scientifico. In generale per ogni campione raccolto deve essere notato : i) Il nome tecnico e quello indigeno, o per lo meno quest'ul- timo. 2) La località, ove fu raccolto od acquistato (altitudine, posi- zione geografica, mercato ecc.). 3) Uso che ne fanno gli indigeni e valore ad esso attribuito. 4) Valore commerciale e possibilmente notizie statistiche riguar- danti la produzione, lo smercio e 1' esportazione del prodotto. * Per le piante e per i frolotli d' origine vegetale è necessario riunire ed appuntare le seguenti notizie : i) Nome tecnico ed indigeno della pianta raccolta o da cui si raccoglie il prodotto e data della raccolta. 2) Località dove avvenne la raccolta ; altitudine, esposizione del terreno, stato fisico e chimico del suolo. Dire se la pianta era col- tivata o spontanea. 3) Portamento della pianta, colori degli organi principali, dif- fusione della specie od estensione della cultura, usi locali dei suoi prodotti. 4) Se la pianta è coltivata, rispondere a tutte o per lo meno alle pii^i importanti domande del questionario sulle piante coltivate. e di prodotti agrari nei paesi extr .58 (Valdisavoia) » » 34 ( » ) » » ( » j 1 settembre 1 » » — » » 1 30 » 3 l » 4 > » 4 » » 1 30 » 1 » » 1 » » » » 4 » » 4 » » 4 » » 1 2 novembre 1 » » 1 w » — » » 2 » » 2 » » 2 » » 1 98 282 — 390 375 411 272 3fìfi 275 110 ■ — 370 — 170 ~ 405 487 381 287 363 242 88 — 2Ge — 200 — 357 638 285 535 322 512 197 — (1) O. Manetti. 11 uifoglio alessandrino, in « Agricoltura Coloniale ». N. 6, 1908 — N. 1, 1909. Note bibliografiche 321 L'A. conclude coU'annoveraro i vantaggi, clie l'agricoltura salentina otter- rebbe dall' introduzione del T. alessandrino, ne dimostra il valore come cul- tura da erbaio, come foraggio fresco ed affienato, come ottimo produttore di seme e termina coll'augurarsi che la coltivazione già iniziata da alcuni pro- prietari si allarghi sempre più e contribuisca cosi al niigliorameuto dell' in- dustria zootecnica locale. O. Manetti. Sommario della J^ivista Coloniale (organo dell'Istituto Coloniale Italiano - Roma). 10-25 Agosto 1910. Il secondo Congresso degli italiani all'estero — Regolamento del secondo Congresso degli italiani all'estero — Il primo Congresso degli italiani negli Stati Uniti — Le Scuole italiane e gli italiani in Tunisia {Giuliano Bonacci) — Roberto Koch e la sua opera scientifica rispetto alle malattie tropicali {Giovanni Memmo) — Le C ilonie al VII Congresso Geografico Italiano {dot- tor Angelo Mori) — Tragedie italiane in America [Cammillo Cianfarra) — Il consorzio agrario cooperativo eritreo {Tullio Turi) — Saline sulla costa eritrea {Michele Checchi) — Dati e problemi dell'emigrazione italiana — In- formazioni coloniali — Tra libri, riviste e giornali — Libri pervenuti in dono. JSL O TIZ I K Missione per la delimitazione dei confini Italo-abissini in Somalia. Il giorno 2 vSettembre sono partiti da Napoli per Gibuti onde proseguire per Harrar ed Addis-Abeba i componenti la missione incaricata di delimitare i confini tra i territori della Somalia Italiana e l' Impero Etiopico. Il dirigente la missione è il capitano Carlo Citerni della Direzione Cen- trale degli Affari Coloniali, già membro della seconda spedizione Bottego ed uno dei compilatori della relazione sul viaggio d'esplorazione dell'Omo. Ac- compagnano il Citerni il Dott. Brigante-Colonna della Croce rossa ed i topo- grafi Grupelli e Venturi dell'Istituto Geografico Militare, quest'ultimi altre volte comandati nelle nostre Colonie Africane per lavori geodetici e topo- grafici. Ad Addis-Abeba la missione >iì unirà ai delegati abissini e continuerà fino a Dolo sul fiume Giuba a nord di Lugh, ove avrà principio il rilevamento del confine verso Nord-Est fino a raggiungere il fiume Uebi-Scebeli. La spedizione è stata fornita dall' Istituto Agricolo Coloniale Italiano del materiale neces.sario per la raccolta dei prodotti agrari e naturali, nonché delle istruzioni per riunire razionalmente tutte le notizie d'ordine scientifico e pratico sulle culture e sui fattori naturali della produzione nella regione visitata. 322 Notizie — Congresso ed Esposizione di materie tessili a Surabaya (Giava). La Società Indo-Neerlandese d'Agricoltura ha indetto a Surabaya un con- gresso e un' esposizione di materie tessili, il di cui programma solleva tra i piantatori giavanesi un vivo interesse per gli argonenti, che saranno trat- tati nella riunione (5 per i prodotti che saranno esposti Tanto il congresso che l'esposizione non avranno un valore puramente lo- cale, poiché, quantunque si tratterà specialmente di quelle piante tessili, che hanno valore agrario per le Indie olandesi (agave, abaca, kapok ec.^, non saranno però trascurate altre piante da fibra, che non hanno ancora termi- nato il loro periodo di vita sperimentale. Nel congresso saranno trattati anche gli argomenti più interessanti le piante tessili : cosi ad esempio i processi di defibrazione, di sgranaggio, di preparazione meccanica delle fibre, d' imballaggio ecc. Il congresso e l'esposizione di Surabaya hanno certamente un'importanza veramente grande per il centro, in cui si organizzano e per il comitato ordi- natore, che è costituito di cospicue personalità, ben conosciute nel mondo agricolo coloniale. — Composizione chimica dei frutti freschi di Avocatier. Secondo le analisi del Sig, E. A. Patrault la parte mangereccia del frutto di Avocatier (Persea gratissima) avrebbe la seguente composizione centesimale : Acqua 82.1 Zuccheri 2.9 Sostanze pi'oteiche ... J .2 Cellulosa e diversi . . . 4.6 Grassi 8.7 Ceneri 0.5 Secondo l'analista non vi sarebbe traccia né di amido uè di tannino. I grassi sono costituiti quasi tutti da un olio verde aromatico, che richiama l'odore di quello dell'alloro e che solidifica alla temperatura di 15'^ C. Gli zuccheri ri- ducono la soluzione del Fehling e. quantunque non sieno stati ben identifi- cati, é certo che non sono gli stessi già riscontrati nei semi (perseite e tau- rite) e che furono ottenuti sinteticamente da Fischer e Passmore riducendo il mannoeptosio con l'amalgama di sodio. * * * — Cronologia della cultura delle piante a caucciù nell'Asia. A titolo di cui-iosità togliamo dal Bollettino Agricolo del giugno scorso de- gli « Straits Settlements » la seguente tavola cronologica, indicante il pro- gresso dell' introduzione delle culture d'Hevea nell'Asia. 1873. — Mr. Collins riceve dei semi di Hevea da Kew. 1876. — Mr. Wickham riceve dei semi da Londra. Prime piante arrivate a Ceylon. Notizie 323 1877 Giugno. — Prime piante viventi d'Hevea ricevute a Singapore. 1877 Ottobre — Mr. Muiton pianta il primo albero in Perak. 1881 — I primi alberi piantati a Singapore danno dei frutti. 1882 Arrivano a Kunla Kaugsar i primi semi di Hevea e sono affidati al terreno da Mr. Wray. Primi semi inviati da Singapore a Sarawak. 1884. — Il Dott. Trimen comincia ad incidere le piante di Hevea a Ceylon. 1885. — Primi frutti delie piante di Ceylon. 1889. — Incisione delle prime piante a Singapore: primo uso delle ^ozze dz raccolta per raccogliere il latice. 1890. — Primi bisqults esposti alla mostra orticola di Singapore. 1891. — Primo caucciù fornito dal giardino botanico di Singapore e di- chiarato di prima qualità. 181)2. — Il Dott. Trimen manda a Kew due libbre di caucciù ottenuto a Henerat^oda. 1893 — Piante e semi di Hevea, distribuiti a tutti i distretti e ai resi- denti degli Stati confederati della Malacca dal giardino botanico di Singapore. 18S5. — Mr. Kj'ndersley impianta la prima azienda ad Hevea negli Stati confederati della Malesia. 1896. — Mr. Willis arriva a Ceylon II caucciù inviato in Inghilterra è va- lutato a 2i8 scellini per libbra. Ib97. — Mr. Derry invia caucciù da Ferak, valutato a 2(8-3 scellini per libbra. 1898. — Mr. Curtis invia caucciù di Peuang valutato a 3[i3 scellini per lib- bra. Mr. Tan Chay Yau espone caucciù di piantagione alla Mostra Malese. 1899. Mr. Derry invia da Perak caucciù, venduto in Inghilterra per L. 6l[l{16 (scellini o[lc) la libbra). — Il IVtanihot Glaziowi e l'apicultura. Da una lettera al Journal d' Agriculture Tropicale del luglio scorso to- gliamo la seguente notizia, che può avere uno speciale interesse per i pian- tatori di Céara delle nostre colonie : « Al Dahomej- il Manihot, di cui si hanno già numerose piantagioni, for- « nisce dalla sua introduzione nel paese una nuova sorgente di miele alle api « della regione. Nel luglio, quando le piante sono in piena fioritura, le api ■< selvaggie, che appartengono a tipi vicini alla nostra domestica, sembrano « trascurare i vegetali indigeni e preferire visibilmente i Manihot introdotti. « L'abbondanza e la lunga fioritura di queste piante possono render possibile « in qualche paese di combinare la produzione del caucciù con quella del « miele e della cera. Resta però ancora a determinare il valore del miele e * da sapere se il nettare di un'euforbiacea non dia ni prodotto delle api un « sapore disgustoso ». * * — Esposizione internazionale di Orticultura a Firenze con sezione coloniale. Per iniziativa del Municipio e della R. Società Toscana d'Orticoltura, Fi- renze si appresta a commemorare dognamente il cinquantesimo anniversario della proclamazione del Regno d'Italia. Ed a solennizzare ricorrenza storica 324 Notizie cosi memorabile, Firenze doveva conformarsi alle sue speciali tradizioni, onde fu divisata una grande esposizione Internazionale d'Orticultura, che avrà luogo nella prima quindicina del mese di Maggio 1911 e comprenderà una Categoria Coloniale. Parve non potersi ordinare compiutamente una mostra di tal genere, senza far figurare in essa piante e prodotti, metodi d' imballaggio, illustra- zioni, raccolte botaniche ed entomologiche, pubblicazioni, ecc., aventi rela- zione con un ramo dell' agricoltura, tenuto in cosi alto onore nei paesi co- loniali. All'Istituto Agricolo Coloniale Italiano venne affidato l'incarico di ordinare in apposito padiglione la Categoria Coloniale, di cui sarà dato nel prossimo numero il dettagliato programma. * * — Nazionalità dei proprietari di terre in Tunisìa. Il Bollettino della Direzione dell' Agricoltura del Commercio e della Colo- nizzazione della Tunisia porta i seguenti resultati statistici sulla naziona- lità, alla quale appartengono i proprietari delle terre della Reggenza. Si constatò che alla fine del 1908 la proprietà rurale in mano agli Europei •era di ettari 811.649, divisa tra 3609 proprietari. Alla fine del 1896 i proprie- tari rurali europei non erano più di 3341 ed in complesso possedevano ettari 768,977 di terreno. Si è avuto quindi in due anni un sensibile incremento della proprietà eu- ropea pari ad un aumento di 268 proprietari e di 42,672 ettari di terreno. È ancor pili interessante conoscere la distribuzione delle terre tra gli eu- ropei di nazionalità diversa. Il territorio della Reggenza posseduto da bianchì occupa il 12.02 O/q della superficie totale, di questa percentuale il 10.19 °,o è posseduto dai francesi, r 1 24 "" 0 dagli italiani, il 0.59";o da altri europei. In riassunto, la statistica delle proprietà rurali europee il 31 Dicembre 1908, dà i seguenti resultati : Nazionalità dei proprietari Superficie Numero Percentuale in rapporto a,l totale Superficie Numero Francesi Italiani Altri europei. . . . 690.631 81.927 39.091 2 252 1.101 256 85.09 10.09 482 62.51 30.40 7.09 Totale 811.649 3.609 100.00 100.00 La Reoazione. Gerente Responsabile : D itt. Alberto Del Lungo. Firenze, 1910 — Stabilimento Tipografico di G. Ramella e C. " L'TORlCOLTURn COLONIALE " • per l'Estero. L' importo degli abbonamenti deve essere inviato, a mezzo vaglia postale, all' Amministrazione dell' Agricoltura Coloniale — Viale Umberto 9. Si ricevono inserzioni, a prezzi mi-- tissimi, da pubblicarsi in toffli colorati, simili a quelli qui uniti, JLa nostra ri- vista, per il suo carattere speciale, va in tutti i principali centri agrari del mondo, in scuole, biblioteclie, cattedre ambulanti, società agrarie e industriali d'Italia, ed è diìTusissima nelle nostr& colonie. Si pregano quegli abbonati, che non hanno ancora inviato la quota d'abbonamento per Tanno 1910 a volersi sollecitamente met- tere in pari coll'amministrazione. Anno IV. Ottobre 1910 IN.'' 7 L'Agricoltura Coloniale Oi?(;\N() nicM,' [srrruTo Agkkolo Gdi.oniam-: Italiano K DKI SkhvIZI AGUAKM Dia,!,' E If l'I'K lOA E DELLA SoMATJA l'I'AI.IANA © COMITATO DI REDAZIONE ®- DIKKTTORK: Dott. (ÌIINO BAR TOLOMIVIEI «ilOLI, Direttore dell' iHlitnto Af,MÌpresentante il Governo della .Somalia Italiana » Sig. Pietro Napoli, rappicsentante il Comune di Firenze » On. Roberto Pandolfini, lappresentante il Commissariato Emigrazione ■» On. Sen. Carlo Ridolfi, ri.ppresentante il R. Istituto di Studi Superiori di Firenze » On. Dott. Massimo Samoggia, consigliere .iggregato a norma art. 7 Statuto CONSIGLIO DIRETTIVO Dott. Gino BAkTor.oMNfKi Gigli - Direttore Dott. Guido Mangano - Vice Direitore - Servizio informazioni - Museo - Serre Dott. Giuseppe V. Rossi - .Servizio Sperimentale - Laboratori Dott. Oberto Manetti - Redazione Rivista - Direzione Biblioteca Sig. Aristide Recenti - Direttore delle Coltivazioni. Fi.^ENZE, 1910 - TIPOGRAFIA di G. RAMELLA & C." Anno IV. Fase. VII. Ottob;-e 1910 r ESPOSIZIONE INTERNaZIONilLE Q'ìlGRICOLTURa IN BUENOS AIRES uIBRARY NEW YORK :.>jTANICAL 'JAiggì seri competitori. Nelle pecore merinos la palma spetta senza dubbio alla Ger- mania ; quelle che ha esposte la .Spagna sono solo discrete, men- tre che questa ha esposto buoni stalloni da sella, buone capre e discreti suini. II Belgio ha presentato buoni stalloni da tiro pesante, cani da pastori, e bellissimi volatili da cortile. Scarseggiano le vacche olandesi e quelle svizzere, 1/ Italia non figura nell'esposizione zootecnica, ciò è un vero pec- cato. Il nostro paese avrebbe potuto far concorrere le sue belle razze di suini muscolosi, adattissimi per la salumeria ; i conigli, i colom- bi modenesi, i volatili da cortile, che qui si vendono a buoni prezzi ed in gran numero. 328 L' Esposizione Intemazionale d' Agricoltura L'Italia potrebbe anche iniziare con profitto un commercio d'espor- tazione colle capre abissine migliorate e colle indigene. Le regioni montagnose dell'Argentina sono estesissime e possiedono capre di scarso valore zootecnico. Al di là della Cordigliera delle Ande, quattro repubbliche : Chile, Bolivia, Perù ed Equatore, ricche di montagne, hanno bisogno di iDuone capre da carne e da latte da sostituire alle indigene, che danno prodotti ben meschini. Anche nel Brasile come nella Re- pubblica dell'Uruguay, l' introduzione delle capre potrebbe esser proficua ; si tratta solo d'incominciare, d'incominciare bene, d'inco- minciare presto. Il bestiame argentino. — E rappresentato all' esposizione da 8i6 tipi di bovini, 333 di equini, 545 di ovini, 11 1 di suini, 284 di volatili da cortile e da qualche cane, A prima vistasi nota facilmente la uniformità dei tipi ed un alto grado di perfezione in tutte le razze. TI bestiame, tutto d'origine europeo, ha trovato in questo paese im clima benigno, terreni feraci, che producono foraggi eccellenti «d acque salubri, estratte per lo più dalle profonde falde acqui- fere per mezzo di aeromotori. E con giusta ragione dunque che 1' Ar;:entina ha meritato il nome di paese della carne e del pane. Esaminiamo sommariamente le differenti specie. Bovini. — L' ultimo censimento annota una popolazione bovina di 29.124.229 individui, che rappresenta un valore di L. 2.200.000.000. Più della metà di questi appartengono alle razze migliorate, che, con una rapidità tutta americana, vanno sostituendo le antiche, man mano che si vengono dissodando le terre vergini e si for- mano estese praterie artificiali. La razza Shorthorn è quella che domina negli allevamenti, e nell'esposizione è rappresentata da tipi stupendi. Il premio « Campionato della razza » fu aggiudicato ad un toro del sig. Bartolomeo Ginocchio. Segue per importanza la razza Hereford, che in questi ultimi anni si cerca di estendere maggiormente in vista della bontà delle sue carni e del maggior adattamento in determinate località. Pre- senta tori e vacche veramente notabili, che destano ammirazione in Buenos Aires 329 in tutte le persone competenti. TI premio • fu ^uadatjnato dal signor Leonardo Pereyra. La razza Polled-Angus non ha destato ancora nelT x\rg-entina le simpatie che si merita : la sua propa^'-azione è forse troppo l<^nta. Nell'esposizione la razza ha dei tipi notabili, tanto in tori che in vacche ; il premio « (Campionato » toccò al dott. Benedetto Villan- nera, per un toro che fu giudicato una meraviglia. È poco esteso 1' allevamento delle razze olandesi, fiamminghe, svizzere e Jersey ; nell'esposizione vi sono rappresentate con ma- gnifici esemplari, la qual cosa prova la loro adattabilità al paese. Certo che quando si frazioneranno le immense tenute, l'allevamento di queste razze, ora limitato alle vicinanze delle città, deve esten- dersi rapidamente. Equini. — La popolazione equina della Repubblica Argentina si trova al suo apogeo, e nell'esposizione internazionale è invidia- bilmente rappresentata. I cavalli da corsa e da sella, cavalli da tiro leggero e pesante, muli ed asini sono tutti degni di premio E dire che non molti anni fa, quando la locomozione mecca- nica entrò nell'attuale progresso vertiginoso, vi fu qualche Cassan- dra che pronosticò la fine degli equini ! E non fu neanche troppo facile il dimostrare ai fanatici delle macchine che 1' Argentina ha per moltissimi anni ancora una vera fonte di ricchezza nell'alleva- mento di questi animali ! Ora i fatti hanno provato chi allora aveva ragione. Il censi- mento ultimo ci dice che esistono 7.531.275 cavalli di un valore di circa 500.000.000 di lire; mezzo milione di muli valutati a lire 150.000.000, ed altro mezzo milione d'asini che valgono all'incirca 6 milioni di lire. L' Argentina esporta molti equini in quasi tutti gli stati d'Eu- ropa e nelle nazioni vicine; numerosi muli nei possedimenti in glesi dell'Africa Meridionale; ed, in poche parole, si può dire che è la naturale fornitrice di tutte le regioni montagnose e minerarie, che abbracciano il Brasile, Chile, Perù e Bolivia. I premi per gli equini furono numerosi e ben meritati; annoto solo : Razza araba : i." premio a uno stallone del signor E. Ayerza ; il premio campione dei cavalli da sella fu dato ad uno stallone anglo- arabo, dello stesso proprietario. Il campione dei cavalli da corsa ri- 330 L'Esposizione Internazionale d'Agricoltura sultò un cavallo Nord- Americano allevato pel sig. J. R. Keene, e comprato per la signora Anagosasti. Fra i cavalli da tiro, il pre- mio campione della razza Percheron spettò al sig. A. Morchand, francese ; gli altri premi furono guadagnati dalle scuderie argen- tine. Il premio campione degli stalloni asini fu guadagnato dal signor Bartolomeo Ginocchio, uno dei pochi italiani che si è dedicato alla zootecnia con resultati ottimi. Ovini, — La ricchezza pastorale della Repubblica Argentina si iniziò coll'al levamento delle pecore, che seguì un progresso lento dapprima, quando i mezzi di comunicazione coll'Europa erano scarsi, cari e lenti ; però col progresso di questi acquistò un incremento straordinario. Attualmente esistono nel paese 67.383.900 di pecore. Anni fa questo numero era maggiore ; per convenienza economica, si ridusse molto per dar posto al bestiame bovino ed alla colti- vazione dei cereali. Un tempo predominavano le razze merinos e la lana argentina era molto stimata in tutti i centri industriali ; oggi sono le pecore da carne (Lincoln), che costituiscono la maggior quantità della popolazione ovina della Repubblica. Tutte le altre razze, chi più e chi meno, hanno la loro rappresen- tanza e rispondono alle condizioni speciali delle singole località. Gli arieti e le pecore esposte danno una idea esatta del pro- gresso dell'allevamento, e provano che le condizioni naturali del paese sono molto propizie per questa industria rurale e che i tipi delle singole ra7.ze vanno perfezionandosi di anno in anno e danno prodotti più abbondanti e sempre migliori. Il campionato degli arieti di razza marina fu aggiudicato a tre al- levatori : signori Oreste Pimero, Otto vSteinger e Mariano Acosta; per le pecore della stessa razza il i." premio toccò alla ditta Carlo C. Olivera e figli, mentre il premio « campione » fu guadagaato da un gruppo dei signori Narciso e Giuseppe Lozano. La razza I>incoln è rappresentata nell' esposizione da esemplari realmente notabili ; il premio « campione » degli arieti e delle pe- core fu guadagnato dai signori John Pears e E. D. Dean Sous. Capre allevate nell' Argentina figurano ben poco nell' esposi- zione, perchè le regioni dove si trovano distano migliaia di kilo- metri da Buenos Aires ed anche perchè poco si è fatto per mi- gliorare le razze esistenti. Suini. — All'allevamento dei suini è riservato un avvenire dei in Buenos Aires 331 più prosperi nella Repubblica. Neil' anno decorso si sono censiti all'incirca un milione e mezzo di mainli, allevati in maggioranza dai coloni, che si dedicano alla coltivazione dei cereali. Quando la proprietà, pel continuo progresso rurale del paese, sarà suddivisa e posta a cultura nelle regioni più lontane dalle metropoli, il maiale dovrà naturalmente moltiplicarsi per potere utilizzare i residui della produzione agraria ed allora l'Argentina potrà esportare una quan- tità considerevole di salumerie. Le razze che qui s'allevano derivano dalle migliori che pos- siede l'Inghilterra e l'America del Nord; ogni vapore che arriva riversa degli stupendi riproduttori, ctie accrescono il numero da quelli che esistono nel paese. Canini. — L' esposizione canina è piuttosto povera. Il cane da mandria qui non ha ragione d'esistere perchè non abbiamo lupi e perchè le pecore vivono in praterie circondate da siepi artificiali formate con fili di ferro. Cani da caccia, da guardia, di lusso ve ne sono anche troppi ; tutti sono delle migliori razze e si pagano a dei prezzi esagerati. Volatili da cottile. — Formano una sezione stupenda tanto pel numero degli animali esposti che per le qualità notevoli che pos- siedono. Eccettuato qualche stabilimento avicolo, che esclusivamente si dedica alla moltiplicazione di animali riproduttori più in voga e più ricercati, nell Argentina non fu mai possibile specializzare l'al- levamento dei volatili da cortile, perchè i coloni producono uova e volatili a dei prezzi che non ammettono competenza. Si può dire che le galline nel Piata vivono in uno stato semi selvatico e che si nutrono principalmente d'insetti, d'erba e dei grani che cadono du- rante la raccolta di migliaia e migliaia di ettolitri di cereali. In questi ultimi anni s' è tentato, con discreto successo, l'alle- vamento del fagiano dorato, che nell'esposizione figura con esem plari robusti e bellissimi. Però il volatile destinato ad un prospero avvenire è lo struzzo americano o nandù. Distruttore eccellente d'ogni specie d'uisetti no- civi all' agricoltura, produttore di belle penne e d'uova saporite per l'alimentazione dell'uomo, facile ad alimentare e incredibilmente ru- stico, speriamo richiami su di se l'attenzione che merita non solo in America, ma nella stessa Europa e che sia studiato maggiormente a fine di utilizzare tutte l(> buone qualità che possiede. 332 L' Esposizione Intemaz. d'Agricoli, in Buenos Aires * * 11 Congresso d' igiene e di medicina veterinaria tenuto in occa- sione dell' esposizione internazionale d' Agricoltura, ha riunito in Buenos Aires le notabilità della scienza per discutere questioni di vitale importanza. Il Congresso approvò la conclusione del Dott. Prof. Griffin, che si fece promotore di un voto di gratitudine alla scienza veterma- ria d'Italia e di Francia, la quale colla rappresentanza degli illustri Professori Perroncito e Vallese ha contribuito alla soluzione di pro- blemi di valore scientifico indiscutibile relativi a questioni di me- dicina veterinaria e di polizia sanitaria. Si approva anche il voto che si dichiari vizio redibitorio la tubercolosi bovina, quando si manifesta nei primi 15 giorni dopa il trattamento con tubercolina, effettuato coi vari metodi usuali. Il Prof. Vallese ha letto varie conferenze sopra questa malattia ed ha presentato il siero anti tubercolotico di sua invenzione che speriamo possa ridurre, se non annientare, la terribile malattia. Il Prof. Lustig, dell'Istituto di Studi Superiori in Firenze, tenne pure una splendida conferenza sopra le febbri malariche, rivendi- cando all'Italia il primato tanto per gli studi originali fatti, come per l'applicazione di mezzi destinati ad impedire le infezioni ed a guarire la malattia. Il Dott. Canton, professore nell' università bonarense, propose il voto che, nelle regioni malariche argentine per certo molto scarse, si segua col maggior impegno il metodo italiano : il che fu appro- vato dai congressisti. Buenos Aires. Ing. Agr. F. GlRARDT. asm ISTRUZIONI PER LA RACCOLTA DI INFORMAZIONI E DI PRODOTTI AGRARI NEI PAESI EXTRA-EUROPEI (Continuazione, vedi nuni. precedente). Osservazioni Meteorologiche. Importanza delle osservazioni meteorolog'iche. — Lo studio del mobilissimo elemento dell'atmosfera non è certo troppo facile: allo scienziato, che ne deve indagar le leggi, non possono bastare i pochi dati, che gli pervengono dalle stazioni meteorologiche dei paesi civili, poiché le vicende del clima cambiano regione per re- gione e nulla v'è di più variabile e straordinario del fenomeno at- mosferico. Da queste considerazioni scaturisce tutta l' importanza scientifica delle osservazioni dei fenomeni meteorologici, in qualsiasi luogo ed in qualunque tempo esse siano fatte. Ma queste osservazioni, oltre ad aver notevole interesse per la scienza pura, hanno anche applicazioni larghissime ai più pratici bisogni umani, ed è perciò che si trovano trattazioni di meteorologia nautica, igienica, agraria ecc. Dal punto di vista agronomico lo studio del clima assume spe- ciale importanza in quelle regioni, la cui meteorologia è presso a poco sconosciuta o per lo meno non bene studiata : se si pensa poi alle vastissime plaghe del globo, che sono ancor oggi climatologi- camente inesplorate, è facile arguire il grande valore dei dati meteo- rolo^jici, che in quel pae^e sieno stati raccolti con un certo rii^ore scientifico. Infatti il mezzo, in cui vivono i vegetali spontanei e quelli che noi coltiviamo, è costituito essenzialmente dall'atmosfera e dal ter- reno. Quest'ultimo si presta a quasi tutte le modificazioni, a cui l'uomo, con maggiore o minor sacrificio, si propone di sottoporlo; 334 Istruzioni per la raccolta d'informazioni l'atmosfera invece rimane qual'è e, fino ad oggi, tutti i tentativi per ridurre l'elemento più variabile che si conosca sotto il dominio del- l'uomo sono rimasti infruttuosi. Solo in piccola parte la vegetazione riesce a modificare il clima di una regione e nei paesi più civili l'uomo si serve di questo pre- zioso ausiliario per migliorare le condizioni igieniche e soprattutto agrarie delle contrade, ove vive. La conoscenza del clima d'un paese è dunque indispensabile per lo studio dell'ambiente della vita vegetale spontanea e costituisce uno dei principali fondamenti per apprezzare giustamente i bisogni delle culture, sia che si tratti di piante coltivate nel paese, sia che si pensi ad introdurne delle nuove o ad acclimarne in altre con- trade. Certo che, per un completo studio del clima di un paese, occorrono molti mezzi, e soprattutto una residenza assai lunga nel luogo. Ciò potrà sempre conseguire del resto colui che risiede in una data regione e che, con cura assidua, voglia notare le indicazioni gior- naliere dei suoi strumenti. Ma anche chi viaggia per regioni geograficamente poco note e quindi quasi sconosciute dal punto di vista meteorologico, può ren- dere segnalati servizi alla scienza pura, all'igiene ed all'agronomia, ■cercando di raccogliere con esattezza i principali dati climatologici, che interessano le culture e riportandoli in appositi registri coll'in- dicazione della località ove l'osservazione fu eseguita. Strumenti necessari e norme g-enerali per le osservazioni. — -A voler fondare una vera e propria stazione meteorologica molti sono gli strumenti necessari all' osservazione dei più svariati feno- meni atmosferici : alcuni apparecchi anzi sono assai complicati e, per poterli usare con profitto, hanno bisogno di cognizioni più ampie di quelle, che si presuppongono anche nelle persone di buona cul- tura generale. Inoltre per la loro sistemazione occorre un impianto relativamente costoso. Noi prendiamo invece il nostro punto di partenza da un piano molto più semplice. L' Istituto Agricolo Coloniale fornisce, a ri- chiesta di chiunque e mediante il pagamento assai modico delle spese di costo, una comoda cassetta contenente il necessario per poter eseguire tutte le determinazioni meteorologiche più impor- tanti. Le istruzioni che qui si danno vogliono essere solamente una guida per coloro che acquisteranno la cassetta dell'Istituto o per e di prodotti agrari nei paesi extra-europei 336 lo meno che adopreranno un materiale molto simile a quello in essa contenuto, (i) Noi intendiamo per principali fenomeni meteorologici quelli che hanno un'importanza immediata per le culture ; e quindi la te??ìpe- ratiira, la pressione atmosferica, la velocità del vento, Vuviidità del- l'aria, la caduta delle pioggie sono fatti che debbono essere notati, poiché sono quelli che caratterizzano il clima di una data regione. Noi non tratteremo di altri fenomeni importantissimi (come la radiazione solare), rimandando i lettori alle opere speciali di meteo- rologia, poiché per la loro registrazione occorrono mezzi e tempo in maggiore quantità di (juelli ordinariamente a disposizione di persone che devono dedicare la maggior parte del loro tempo di- sponibile in altre bisogne. Esistono strumenti delicati ed assai precisi (apparecchi registra- tori), che, muniti di un movimento d'orologeria, tracciano senz'altro e di continuo le indicazioni sulla carta; dimodoché, anche facendo le osservazioni dopo molto tempo, si può verificare quale sia la pressione, la temperatura, la velocità del vento ecc. a qualunque ora del giorno e della notte. Questi apparecchi però sono poco adatti per fare osservazioni meteorologiche in viaggio od in condizioni disagevoli ; quindi noi ci occuperemo solo di quegli strumenti, che, pure essendo assai esatti, sono più facilmente maneggiabili e di più facile comprensione. Adoperando questi apparecchi é necessario però notar sempre l'ora, in cui fu eseguita l'osservazione degli strumenti, e, volendo seguire le pratiche ormai adottate negli osservatori italiani, si po- tranno effettuare le osservazioni tre volte il giorno e cioè : alle ore 9, alle 1,5 ed alle 21. Per quei fenomeni, che hanno carattere di continuità (pressione, temperatura ecc.) la media aritmetica delle tre osservazioni darà la media giornaliera, le medie delle medie giornaliere daranno quelle decadiche, e così si otterranno quelle inensili, stagionali, anmiali ecc. (l) La cassetta contiene un anemometro portatile, un barometro aneroide, un termometro a massima ed a minima, un termometro semplice, uno psicrometro a fionda, un pluviometro dì zinco con cilindro graduato, una bussola, un livello-squadro a prismi, una rotella me- trica, un doppio decimetro e qualche jiarte di ricambio. La cassetta non occupa molto spazio ed è fornita di una solidissima cinghia di cuoio, per cui può essere portata comodamente e sen^a molta fatica .la un portatore. La cassetta completa non supera il peso di nove chilogrammi. Istruzioni per la raccolta d'informazioni Ad evitar confusioni, specialmente nella registrazione delle cifre, r osservatore potrà fare uso di una tabella, nella quale si verranno mano a mano a notare le cifre dedotte dalle osservazioni giornaliere. Ognuno può foggiare lo specchio della tabella come meglio crede : ad ogni modo, per comodo dei lettori, se ne dà qui un esempio. Osservazioni meteorologiciie dal giorno al giorno 19 DATA Ki c3 o TEMPERATURA o VENTO IQROSCOPICITÀ a o -1^ ® "" a •r^ ^ o oc ;3 o a o 5 £ o a a o a S o * a " o » l'I T3 P g !» s '3 1^ " ce Precipita idro meteo « 5 s 0 o > o <1 ce M Annotazioni min. ni. min. m. nnii. Ogni osservazione meteorologica deve dunque esser corredata della data, dell'indicazione della stazione, ove fu eseguita e della approssimativa altitudine di questa sul livello del mare. Si terrà conto anche se al momento delle osservazioni il cielo era sereno o più o meno nuvoloso e si specificherà quali furono i precipitati idro- meteorici, registrati dal pluviometro (pioggia, neve, grandine, ecc.). Tutte queste notizie debbono essere appuntate ed a ciò serve ap- punto l'ultima casella del prospetto, riservata alle annotazioni. Pressione atmosferica. — Si misura ordinariamente col barometro. I migliori ed i più esatti sono i barometri a mercurio (a vaschetta o modificati da Fortin), ma quanto con questi si guadagna in pre- cisione assoluta altrettanto si perde in praticità, perchè ingombranti e non facilmente maneggiabili. Quindi lasciando 1' uso di questi strumenti a coloro, che già li hanno usati e che debbono compiere im- portanti e precise osservazioni, noi ci contenteremo di consigliare l'im- piego di un comune barometro metallico (aneroide od olosterico) (i). I barometri metallici vengono graduati confrontandoli con baro- metri a mercurio ed occorre eseguirne la correzione ogniqualvolta (i) Specialmente V aneroide^ di cui anche in Italia si vendono buoni esemplari, forniti spesso di scala altimetrica e compensati per la temperatura. e di prodotti agrari nei paesi extra-europei 337 si cambi notevolmente la latitudine della stazione. Nei barometri a mercurio, ad ogni osservazione si deve ridurre la cifra osservata alla temperatura di o" C, e ciò per poter confrontare tra loro dati barometrici, ottenuti con diverse temperature. Detto // il numero dei millimetri di pressione letti sul quadrante e / la temperatura ambiente, la vera pressione in millimetri verrà data approssimativamente dalla relazione : Jrl =r h — 0,00018 h t La riduzione a 0° si ottiene con più celerità facendo uso di ta- vole apposite (1), in cui i calcoli sono già stati compiuti a tavolino. Coi barometri metallici non sempre si potrà ottenere la correzione della temperatura. Il barometro serve anche a dare con sufficiente approssimazione l'altitudine sul livello del mare del luogo, ove si compie l'osserva- zione. Infatti la pressione atmosferica diminuisce coli' altitudine ed è noto che, durante l'ascensione di un monte, il barometro segna una pressione sempre minore. Quando il barometro non sia fornito dell'apposita scala altime- trica, per determinare l'alti metria di un punto si usa moltiplicare per 12 il numero dei millimetri di pressione segnati in meno dal barometri), e ciò perchè approssimativamente la pressione diminui- sce circa I mm. ogni aumento di 12 metri in altezza. Però questa non può riuscire che una determinazione molto gros- solana : più precisa è sempre quella che si deriva da una delle tante formule, che si trovano nei trattati. Una delle più note è quella di Laplace modificata da Kopf>e)t. + t , 45" -+- cp / ,„., P A = ) 1843. 4- 71.9 (^-f^ + ^^^a' 1"^' in cui A è la. differenza di livello tra due diversi punti di stazione, /" e / le temperature, P e /> le prensioni osservate nelle due sta- zioni ; - la latitudine del luogo. (i) V. Tavole per gli osservatori meteorologici italiani, compilate dal R. Ufficio cen- trale di meteorologia e geodinamica, Roma, 1895. 338 Istruzioni per la raccolta d'informazioni Altra formula più semplice è la seguente .- A ^ P — P/ t^ + t\ A = 16000 — ^(i + ~ ì P + P ^ 500 / nella quale è trascurata l' influenza del vapor d'acqua sul peso spe- cifico dell'aria e quindi sulla pressione atmosferica ; non si corregge poi r errore della latitudine. In alcuni barometri il termometro è annesso allo strumento ; in caso diverso per :e osservazioni termometriche occorre servirsi di un termometro ordinario. Anche per l'altimetria, ad evitar i calcoli delle formule, vi sono tavole ^ìk compilate, che danno direttamente la differenza di livello tra due stazioni, a seconda della tempera- tura, dell' umidità atmosferica e della latitudine. Venti. — E opportuno osservare la loro direzione e la loro velocità. Per avere un" idea abbastanza esatta della prima, basta disporre una carta, un pezzo di straccio, un fazzoletto attaccato ad un ba- stoncino e, per mezzo della bussola, vedere la direzione che prende l'oggetto sventolante : la direzione opposta è quella dalla quale viene il vento e questa verrà annotata, secondo i segni convenzio- nali della rosa dei venti. Per la velocità del vento sono comodissimi ad adoperarsi gli ane- mometri portatili, che occupano poco posto e sono esatti e sensibili. Generalmente constano di un mulinello a palette, il cui asse corri- sponde ad un albero orizzontale su cui si appoggia in equilibrio indifferente, e sul quale il più lieve soffio lo fa ruotare col minimo attrito. 11 movimento del mulinello si comunica per mezzo di un semplice ingranaggio all' indice d' un quadrante, che dà diretta- mente in metri lo spazio percorso dal vento, (i) La velocità del vento si dà in km. e m. all'ora : ciò che si può ottenere moltiplicando per 60 la quantità di metri percorsi dal vento in un minuto primo. È necessario fare osservazioni fuor del- l'ora stabilita ogni qualvolta si abbia tutto ad un tratto vento im- petuoso o quando 1' osservatore si trovi in una burrasca ciclonica d'una certa importanza. (i) Ottimi sono gli anemumetrz Horlascher, Biram, Cappe!, CasarteUi, Richard ecc., ormai generalizzati dall' uso che se ne fa nei campi d' aviazione e nelle miniere. e di prodotti agrari nei paesi extra-europei 339 Si dovrà sempre raccogliere e riferire notizie circa la intensità e la frequenza dei venti nella regione. E nota 1' influenza che hanno i venti sulle culture : essa è benefica e vantaggiosa quando {{uesti permettono la fecondazione delle messi e la utilizzazione della loro forza viva per mezzo di aereomotori, è sommamente funesta quando abbatte le piantagioni ed atterra le culture erbacee nei campi. Inoltre vi sono dei venti estremamente umidi ed altri secchi, che possono riuscire dannosi e giovevoli alla vegetazione a seconda della stagione, nella t[uale essi spirano. Sarà bene anche tener conto dei venti dominanti nella contrada, ove si fanno le osservazioni, e riferire sull' intensità di questi, sul- r influenza che possono avere sul clima, ecc. Temperatura dell'atmosfera. - Si misura coi termometri. I gradi di temperatura si danno sempre nella scala del termometro centi- grado : quando questo non avvenga, occorre notare la scala termo- metrica adoperata. E facile del resto, anche non disponenendo di un termometro centigrado, trasformare le altre scale in quella i>iù comunemente adottata. Infatti per la scala Reamur (molto usata nei paesi francesi o d'o- rigine francese) detto C il numero dei gradi centigradi, che si vogliono ottenere ed R il numero dei gradi Reamur letti sulla scala, i primi si avranno, risolvendo la relazione C = R A 4 E per la scala Fahrenheit (adoperata in quasi tutti i paesi abitati da razze anglo-sassoni) detto F il numero dei gradi della scala suddetta, avremo che C --^ (F- 3-'). Il liquido del termometro è generalmente il mercurio : se però l'osservatore dovrà visitare regioni molto fredde, la cui tempera- tura può scendere al disotto di -^ 40° C, è necessario adoperare termometri ad alcool. Data la grande importanza di conoscere, specialmente per l'agri- coltura, la uiassima e la minima temperatura giornaliera, è neces- 340 Istruzioni per la raccolta d'informazioni sario che nelle osservazioni termometriche figurino questi dati ed a quest'uopo si adoprano i cosiddetti terviovietrograjì a massima ed a minima. Di questi si conoscono vari tipi. Quelli usati negli osservatori italiani sono costituiti da una coppia di termometri orizzontali, di cui quello destinato ad indicare la minima temperatura è ad alcool e porta immerso nella colonna liquida un indice di vetro colorato. Questo rimane immobile coli' aumentare della temperatura mentre viene trascinato dal menisco del liquido, quando la temperatura del liquido diminuisce. Dimodoché la minima temperatura sarà sev gnata dal punto, in cui trovasi al momento dell'osservazione l'estre- mità dell'indice, opposta al bulbo del termometro. Il termometro a mas'^ima è a mercurio e porta poco sopra al bulbo una strozzatura, la quale impedisce al mercurio di ritornare a posto per il contrarsi del liquido a causa della diminuita tem- peratura. Eseguite le osservazioni, ambedue i termometri vengono rimessi a posto : il primo coll'inclinare il termometro col bulbo in alto perchè l'indice vada a contatto col menisco, il secondo tenendo il termometro verticalmente, col bulbo in basso e dandogli colla mano dei piccoli urti, finché il mercurio non sia tornato nel serbatoio. Un altro termo metrografo a massima ed a minima, certo meno esatto ma assai pratico per le osservazioni in piena campagna, è quello di Six e Bellani. Questo è costituito da un unico tubo ad U, di cui un' estremità si ripiega per dar luogo ad un lungo bulbo verticale, l'altra ter- mina in una piccola ampolletta. 11 bulbo è ripieno d'alcool etilico, l'ampolletta alla parte opposta del tubo ne contiene pure una certa quantità. I-a parte più bassa ■del tubo ad U contiene mercurio metallico, die funziona da indice. Il tubo ha due scale : una discendente, in corrispondenza del bulbo, per la minima temperatura ed una ascendente per la massima. Al disopra dei due menischi del mercurio ed immersi nell'alcool vi sono due indici di ferro, rivestiti da un sottile involucro di vetro fornito di una piccola coda contorta. Diminuendo od aumentando la temperatura, il mercurio spinto dall'alcool, che si contrae o si dilata, trasporta in alto ed in basso i due indici di ferro, che non si muovono dalla nuova posizione perchè trattenuti dalla codetta, che funziona come una molla. Così e di prodotti agrari nei paesi extra-europei 341 le estremità dei due indici registrano la massima e la minima temperatura della giornata. Il funzionamento di questo apparecchio è cosi intuitivo che credo bastino queste poche notizie perchè chiunque, anche colui che mai ha visto l'apparecchio, possa eseguirvi facilmente le necessarie osser- vazioni. T due indici di ferro si mettono a posto con un magnete. Questo termomctrografo serve eccellentemente per misurare la temperatura delle acque di pozzi, di fiumi ecc. Infatti, calato l'ap- parecchio nell'acqua, la temperatura di questa sarà data dalla mas- sima, se quella ha una temperatura superiore all' atmosfera, dalla minima qualora la temperatura dell'aria sia superiore a quella del- l' acqua. L'osservazione della temperatura atmosferica va sempre fatta al riparo dai raggi solari diretti. Qualora il viaggiatore o comunque colui che deve fare l'osservazione non potesse aver l'ombra suffi- ciente, è necessario che adoperi un termometro a fioìida, il quale non è altro che un termometro ordinario, sospeso per mezzo di una cordicella all'estremo superiore e che, avanti di far l'osservazione, si fa ruotare in un piano verticale. Così lo strumento risentirà po- chissimo dell' effetto delle radiazioni solari dirette e potrà, dopo (|ualche minuto di rotazione, dare delle cifre assai esatte. Osser- vando il termometro in terreno soleggiato, occorrerà ripararlo col proprio corpo. Umidità atmosferica. — L'atmosfera contiene sempre una certa quantità di vapor d'acqua, il quale, quando ha raggiunta la sua mas- sima tensione, tende a condensarsi. La ricerca dell'umidità atmosferica chiamasi idrometria e gene- ralmente negli osservatori si eseguisce con due specie' di strumenti : gli igrometri e gli psicrometri. Questi ultimi sono i più adoperati e consistono in apparecchi costituiti da due termometri a bulbo eguale, di cui l'uno è rivestito esternamente tla una mussolina, che vien bagnata con acqua al momento dell'osservazione. L'aria che circonda i termometri viene continuamente rinnovata da un mulinello a pale, mosso da un movimento d'orologeria. L'evaporazione sul termometro bagnato produce un raffreddamento, il quale aumenterà coll'aumentare della secchezza dell'aria. Che se l'aria fosse satura di vapor d'acqua e la sua tensione nell'atmosfera fosse massima, i due termometri indicherebbero la stessa tempe- ratura. L Agricoltura Coloniale 20 342 Istruzioni per la raccolta d'informazioni Detta t la temperatura data dal termometro asciutto e f quella data dal termometro bagnato, la tensione di vapore si può calco- lare mediante la formula f T - C (t - t') P in cui Z" è la tensione massima a cui si può arrivare alla tempe- ratura t', P \di pressione atmosferica e C una costante, che varia ti seconda dello strumento e dell'esposizione di questo, ma che può ritenersi approssimativamente eguale a 0,000635 (Passerini). Le tensioni massime in millimetri variano a seconda della tem- peratura : di queste riportiamo per comodo dei lettori i seguenti valori (Regnault e Moritz) : Temperatura Tensione massima Peso del vapore del vapore in mm. in gr. n IO 2.092 2.298 — 5 3-I08 3-350 0 4.600 4.851 5 6-534 6.790 10 9.165 9-355 15 12.699 12.737 1 20 17.391 17-145 25 23-550 22.826 30 31-548 30.073 35 41.827 39.223 40 54.906 50.663 Invece di ottener la tensione del vapore acqueo col calcolo della formula, si possono adoperar le tavole già compilate dall' Ufficio Centrale di Meteorologia e Geodinamica (Roma - 1895), colle quali è possibile determinare anche V timidità relativa o grado igrometrico dell' atmosfera. Questo è il valore che risulta dal rapporto tra la tensione reale e quella massima ad una determinata temperatura moltiplicato per 100 ; ossia il grado igrometrico dell'atmosfera non è che la tensione del vapor d' acqua reale ottenuta in confronto alla tensione massima possibile, fatta eguale a 100. è di prodotti agrari nei paesi extra-europei 843 Nelle escursioni, nei viaggi od in condizioni di vita non troppo agevoli, come spesso accade di trovarsi nelle colonie, non è pos- sibile adoperare lo psicrometro descritto. Si sono allora costruiti degli psicrometri a fionda costituiti da due termometri accoppiati e fissati ad una leggiera e semplice armatura superiore, alla quale si attacca una cordicella. Fasciato di mussolina bagnata uno dei due termometri, si fa ruotare lo strumento in un piano verticale e si fanno le osservazioni delle due temperature, ripetendo l'ope- razione finche il termometro bagnato non ci dà un dato minimo o comincia a risalire. Quest' ultima cifra insieme alla media di quello segnate dal termometro asciutto ci può dare la tensione reale del vapor d'acqua atmosferico ed il grado igrometrico dell'aria, (i) Precipitati idro-meteorici. — Sono il resultato del condensa- mento di parte del vapore acqueo, contenuto nell'atmosfera : i fe- nomeni sono in relazione strettissima colla temperatura e col grado igrometrico dell'aria. Quindi la rugiada, la brina, la nebbia, le nubi, ma soprattutto la pioggia, la neve, la grandine sono da annoverarsi tra le idro-meteore più importanti. Esistono strumenti per valutare la quantità di rugiada o di brina (drosometri), ma, sia per il valore relativo delle loro indicazioni sia per la loro delicatezza, non stimiamo cosa pratica che si debbano ado- perare in luoghi privi dei comodi d'un osservatorio. Di queste idro- meteore l'osservatore si contenterà di notare l'e.sistenza e così jiure farà per la nebbia, di cui si deve tener conto se è rada, fitta o solo limitata all'orizzonte. Si ricordi che la brina e la rugiada possono essere vantaggiose quanto dannose alla vegetazione a seconda della stagione, in cui queste si formano ed a seconda della loro maggiore o minore abbondanza. La nebbia di per sé stessa non è dannosa, ma, quando è accompagnata da mite temperatura, può favorire lo sviluppo di funghi perniciosi per la vegetazione. E quindi racco- mandabile di riferire se il clima della regione visitata è più o meno nebbioso, di annotare il numero delle giornate nebbiose ecc. La quantità di pioggia, di neve e di grandine caduta sul suolo si valuta ordinariamente coi pluviometri, apparecchi di metallo co- nici o piramidali a base quadrangolare, di cui sia nota la sezione. Questi strumenti sono destinati a raccogliere l'acqua caduta dal cielo (t) Un buon psicromctro-fionda italiano è quello tlel Prof. Passerini, costruito fino dal 1900: altri ottimi ne fornisce la Ditta R. Fuess di Berlino. 344 istruzioni per la raccolta d'informazioni e quindi sono quasi sempre foggiati ad imbuto. L'acijua che vi pre- cipita si raccoglie sul fondo e passa poi in un vaso di vetro, pos- sibilmente graduato in modo che ogni divisione rappresenti un mil- limetro d'acqua caduta nel pluviometro. L'apparecchio va situato in un luogo aperto e libero in modo che l'apertura del vaso possa accogliere direttamente l'acqua che vi cade. Data l'area dell'apertura del pluviometro, anche se la graduazione del tubo di vetro non corrisponde ai millimetri di pioggia caduta nello strumento, si può sempre con un calcolo semplicissimo otte- nere la cifra cercata. Ad esempio, per un pluviometro di cm.* 700 di area (circa cm. 30 di diametro) lo strato corrispondente ad una divisione di cm.'' io del tubo graduato sarà eguale ad IO I ,. a = = — di centimetro 700 IO ossia a mm. 0.173 circa. Le osservazioni debbono esser fatte possibilmeute subito appena cessata la pioggia e la quantità d'acqua piovana si misura insieme^ a quella derivata dalla neve e dalla grandine ; si procuri però di notare la presenza delle diverse specie di questi precipitati idrome- teorici. Se la neve tarda a disciogliersi, la si può liquefare a parte sottoponendola ad un moderato calore e misurando poi l'acqua che si è prodotta. Per la grandine occorre tener conto della gros- sezza dei granelli ed informarsi sulla sua frequenza nella regione, dei danni che essa cagiona alle piante coltivate ecc. La neve ca- duta si può anche valutare dall'altezza che essa raggiunge sul suolo od in qualunque altra superficie orizzontale libera e lontana da ostacoli. Fenomeni meteorologici vari. — Sarebbe di somma importanza conoscere 1' ln\idiaz-ìone termica del sole, le ore d' iìisolazioiic di ciascuna giornata ed altri fatti, che certo hanno un gran valore per lo studio del clima di un dato paese. Ma i mezzi, di cui normal- mente dis[)one l'abitatore di regioni non peranco completamente ci- vilizzate, sono così scarsi che non crediamo opportuno intrattenerci su questi argomenti, rimandando il volenteroso lettore ai trattati speciali in materia. Quello che non si può fare a meno di raccomandare è la gior naliera osservazione del cielo, in riguardo alla nebulosità. L' osser- e di prodotti agrari nei paesi extra-europei 346 valore infatti dovrà toner conto della più o meno intensa copertura del cielo, e specificare il nome delle nuvole presenti giorno per giorno nell'atmosfera. A quest'uopo si ricordi che, seguendo un'antica e sommaria clas- sificazione, si chiamano cirri quelle nubi che appariscono costituite da fiocchetti bianchi e delicati in forma di piume o di filamenti, altissime sull'orizzonte, strati quelle nubi basse a forme indistinte, stratificate all'orizzonte ; inoltre si distinguono i cumuli o nubi in ammassi come mucchi di cotone ed i nembi o nubi temporalesche, oscure, compatte, basse, che producono pioggia. Oltracciò sarà necessario ogni giorno notare se il cielo è coperto, semicopcrto o libero completamente dalle nubi. Altri fenomeni possono esser sempre descritti con vantaggio, spe- cialmente quelli non sempre comuni come gli aloni, i fenomeni di miraggio, la colorazione iridescente che spesso prendono le nubi, il colore del cielo ecc. ecc., fatti che, uniti ad altri ripetuti da altri os- servatori, contribuiscono ad aumentare la messe delle conoscenze meteorologiche in generale ed in particolare quelle del clima della regione ove si compiono le osservazioni. Dott. O, JManetti. ESPERIENZE AGRARIE ESEGUITE NELL'ANNO 1909 Sul principio del 1909 l'Istituto Agricolo Coloniale Italiano con- tava appena un anno di vita e, nonostante l'attività dispiegata in •questo breve periodo, non era ancora in condizione di esplicare tutto intero il vasto programma d'azione, che i suoi fondatori ave- vano fissato nello Statuto. Iniziata l'attuazione di tale programma col dar vita alle funzioni principali e di carattere prettamente coloniale, non si giudicava ancor giunto il momento, in cui l'Istituto potesse rendersi veramente utile air agricoltura nazionale col « promuovere in Italia nuove < culture e nuovi sistemi agrari degni di essere introdotti ». Nell'intento però di riunire le condizioni adatte ad un proficuo funzionamento del futuro Servizio Sperimentale Agrario, si continuava 346 Esperienze agrarie alacremente a dare ampio sviluppo al servizio di consulenza e di informazioni, a stringere attive relazioni con istituzioni agrarie estere, a procurarsi intelligenti corrispondenti in ogni paese, dotando in pari tempo 1' Istituto di personale tecnico competente, di un labo- ratorio chimico-tecnologico, di una buona biblioteca ecc. Fu solo in seguito alle vive premure di alcuni volenterosi spe- rimentatori, che nella primavera del igog fu deciso di tentare delle prove esplorative, i resultati delle quali avrebbero potuto dare una traccia per la compilazione del programma di esperimenti da svol- gere nell'anno seguente in modo organico e su pii^i vasta scala. In tal modo furono presi accordi ed iniziate le esperienze coi signori : Prof. G. Roster — Isola d'Elba Conte U. Grottanelli — Iglesias Dott, G. Coppini — Anoja (Reggio C.) Prof. G. Rasetti — Maremma Pisana Prof. G. Sforza — Cagliari Prof. I. Zannoni — Portomaurizio Società Geofila — Grosseto Sig. A. Zomero — Ala (Trentino) Stazione sperimentale di Risicultura — Vercelli. Al Prof. Roster furono consegnati numerosi semi di piante in- dustriali ed ornamentali, provenienti dall'Eritrea e piantine di un caffè, il seme del quale ci fu procurato dai Missionari della Con- solata, e che vegeta sul monte Kenia (Africa orientale inglese) ad oltre looo m. d'altitudine. Sopra i resultati di queste prove non si sono ancora avuti dati esatti, trattandosi per la maggior parte di piante arboree a lungo ciclo vegetativo. Al Conte Grottanelli furono dati semi di Eucalyptus e di Acacia, inviatici dall'Australia ; neppure di questi si conobbero ancora i resultati. Alla Stazione di risicoltura di Vercelli furono procurati abbon- danti campioni delle seguenti varietà di riso, coltivate nell'India: I, - Aus Paddy var. Benibhos. 2. - Paddy aman var. Dadkhani. 3. - Paddy aman var. Banka. 4. - C. P. fine aus paddy. 5. - Paddy aman var. Samndrabali. 6. - Paddy aman Gagmatti Kantia. 7. - Paddy aman var. Stunda. 8. - Paddy aman var. Dudkalma. 9. - Paddy aman var. Kalajna. io. - Padd}^ aman var. Sakhavel. 11. - Paddy eseguite nell'anno 1909 347 aman var. Kheraiyali (Balam) 12. - Paddv aman var. Badhsabhog. 13. - Paddy var. Khasayfundi. 14. - Paddy aman var. Banktulsche. 15. - Paddy aman var. Stalisal. 16. - Paddy aman var. Khuja. 17. - Paddv aman var. Benaphuli. Questi risi essendo giunti a stagione inoltrata non poterono esser seminati e furono dalla Stazione stessa conservati per eseguire le prove di cultura l'anno seguente. Agli altri sperimentatori infine furono distribuiti, tutti od in parte, campioni di semi delle seguenti specie : .\'ome scientifico Trifolium ale.tandrinum Andropogou sorghuni Pennisetum spicatum Eleusine coracana Eragrostis abyssinica Reana luxurians Madia sativa Rumex hymenosepalus Corchorus » » Boehmeria nivea N, volgare Provenienza Utilizzazione Bersi m Egitto da foraggio Durra Eritrea da foraggio e granella Bultuc •>> * * Dagussa » » » Taff » » » Teosinte Ditta Vilniorio da foraggio Madia » » Canaigre » da tannino Juta Kakia India da fibra » Satualu * » » Hewti * » » Deswal » » Ramiè Cina » Il concetto informatore per la scelta delle specie fu quello di introdurre nei nostri campi culture, in special modo foraggere, adatte a vegetare nei terreni semi-aridi e durante la stagione secca. I re- sultati ottenuti forono molto soddisfacenti : le foraggere eritree prin- cipalmente (durra, bultuc, dagussa, taff) dettero affidamento di ot- tima riuscita per assicurare un alimento molto appetito dal bestiame in quelle località, non poche in Italia, che fruiscono per lunghi periodi di minime quantità di precipitazioni atmosferiche. Ben dif- ficile fu il raccogliere dati esatti sopra la produzione, trattando.si di prove esplorative condotte con scopo affatto pratico e senza alcun criterio di ricerca. 348 Esperienze agi'arie Circa la produzione, superiore ad ogni aspettativa, che poterono ottenere dalle foraggere eritree, riferirono già personalmente su que- sta rivista due dei pii^i attivi collaboratori, il Prof. G. Rasetti ed il Dott. G. Coppini (i). E da premettere che i semi arrivarono a stagione molto avan- zata, sicché si giudicò inutile provare le culture con lo scopo di ottenere il prodotto in granella. La seminagione fu effettuata verso la fine di giugno ed il raccolto dopo il io novembre a Bolgheri (tenuta Gherardesca - maremma pisana) ; durante l'estate si ebbe forte calore e persistente asciuttore. Ciò nonostante il Prof. Rasetti, seb- bene per la disformità di vegetazione ritenesse erronea qualunque misurazione del prodotto, affermò la sua convinzione che le forag- gere eritree permettono di ottenere floridi erbai 7iei luoghi piii sic- citosi e dove granturchini, panichi e sagginelle darebbero tm ben me- schino prodotto. Anche il tanto decantato Olco Cafro, esperimentato per confronto, dette resultati molto inferiori alla durra. Infine indice veramente attendibile della riuscita fu l'ammirazione e l'entusiasmo apertamente dimostrato dagli agenti agrari e dagli stessi coloni. Risultati non meno soddisfacenti si ebbero in Calabria, ove spe- cialmente la durra, seminata in fine di giugno sopra una superficie di ettari i e '/, circa e raccolta in ottobre -novembre, produsse in- torno ai 70 quintali di foraggio secco per ettaro in un sol taglio. Il Dott. Coppini ritenne per certo che, effettuando la semina qual- che mese prima, si potrebbero facilmente fare due tagli ed ottenere da questi oltre 100 quintali di foraggio secco. L' Istituto stesso infine esperimentò per suo conto le culture già citate ed altre ancora sopra appezzamenti gentilmente concessi dalla R. Scuola di Pomologia ed Orticultura di Firenze. Il terreno messo a disposizione per tali prove era ricco e fresco, leggermente compatto (alluvione d'Arno, lungo la passeggiata delle Cascine) ; fu ben preparato con lavoro accurato e profondo. In parcelle separate di 50 metri quadrati o poco più ciascuna, furono seminati alla fine di maggio l'Andropogon sorghum (durra), il Pennisetum spicatum {bultuc), l'Eleusine coracana [dagussa) e l'Eragrostis abyssinica {taff) : il primo in righe distanti m, 0.40, gli altri a m. 0.25. (i) Prof. G. Rasetti - Sopra alcune graminacee eritree sperimentate per erbato nella maremma toscana, in Agricoli. Colon. N. i. 1910 — Dott. G. Coppini - La Dura per foraggio, loc. citato. esegiiUe nell'anno 1009 349 Lo sviluppo vegetativo fu rapido ed abbondante; gli ultimi due apparvero sul principio in ciuffi sparsi e ben radi, ma presto accestirono e finirono per coprire tutto il terreno. Si tralasciò di fare un primo ta- glio alla fine di luglio per foraggio e si tentò invece di ottenere il seme. Fig. I. — Il ((7jf in prima fila si confonde col dagussa, che è dietro. In distanza il bultuc. Sia però a causa della stagione un po' avversa, sia per l'enorme sviluppo erbaceo che si ebbe, non fu possibile giungere alla matu- razione delle granella. Perciò nella prima quindicina di settembre si procedette al raccolto come foraggio, che, pesato allo stato verde e dopo essere stato seccato, dette i seguenti resultati medi, rappor- tati ad ettaro. NOME DELLA PIANTA ALTEZZA MEDIA Andropogon sorghum .... ni. 3.80-3.90 Pennisetum spicatum .... ni. 2.90-3.00 Eleusine coracana m. 1.10-1.20 Eragrostis abyssinica .... ni. 0.901.00 PESO DEL FORAGGIO PER ETTARO prodotto virile prodotto secco qli 1736 » 875 » 575 q.li 675 » 20\ 350 Esperienze agrarie Del peso dell'Andropogon non si tenne calcolo, essendo gli steli troppo lignificati e quindi inadatti all' alimentazione del bestiame. Fig. 2. — La dìura nell'epoca del raccolto (ra. 4 circa). Si comprende poi facilmente la ragione di una produzione così ele- vata, se si considera che i terreni erano ottimi sotto ogni rapporto e che le esperienze furono fatte su piccoli appezzamenti, col solo intento di ottenere del buon seme. In altre parcelle si coltivò, semplicemente a scopo didattico, ma con evidente buon resultato, il Trifolium alexandrinum, la Boehvieria nivea, la B. tenacissima, la Reana luxurians, la Madia saliva, il Rumex hymenosepahis, il Corchorus, VHibiscus esculentus, la Luffa aegyptiaca, dei Dolicos e dei Phaseolum eritrei ed indiani, alcune Cucurbitacee eduli della Somalia e della Cina, dei Raphanus pro- venienti dalla Cina, numerose specie di Acacia dell' Australia, gli Eucalyptus bicolor, resinifera, vielliodora, siderophloia, panictilahis, rostrata, bosistoana, nemipiiloia, sideroxilon, saligna, goniocalix, vi- eseguite nell'anno 1909 361 mif/alis, macìilata, globohis, lovgifolia ed infine dei Cinnamonuvi canipliora e molte altre piante arboree ed erbacee, che all'agricoltura italiana si riteneva potessero riuscire di non dubbia utilità. In ultimo meritano di essere ricordate q varietà di Setaria italica, provenienti dal Tibet e che dettero resultati meravigliosi ; essendone stata fatta l'esperienza su parcelle troppo piccole, e ciò perchè di ogni varietà ci erano pervenute minime quantità di seme, non si ritenne opportuno calcolare la produzione. Seminate il i8 maggio, crebbero vigorosamente accestite e raggiunsero m. 1.60 e piili d'altezza ; ogni pianta portava una grossa e pesante spiga, fin troppo grande per il gracile culmo. Fig. 3. — Alcune varietà della Satana cinese prima del raccolto. Nella prima quindicina d' ottobre si potè raccogliere il seme perfettamente maturo ed in quantità sufficiente per permettere espe- rienze su vasta scala nell'anno seguente. 352 Esperienze agrarie Riassumiamo le caratteristiche delle spighe, ottenute dalle varietà di Setaria italica, provenienti dal Tibet. NOME DELLA VARIETÀ COLORE delle spighe I Thsu. •2 Kin kn asien tchoang 3 K'inhoDg asien tchoang 4 Pa tee tin 5 Hong luo ku . . 6 K'in mao tai tze 7 Jang i pa tchoan 8 Cenn Ciu 9 Lang tchao ku Zafferano Giallo chiaro Rosso Bianco sporco Giallo chiaro Lunghezza media Giallo chiaro cm. 20 Zafferano » 40 » 22 » 26 » 22 » 24 » 2: » 28 Circonferenza; media » 1 1 » 35 » I' » 1 2 » 1 1 » q •» 13 » r I » 8 Peso medio è;r- 22 » 40 » 34 » 29 » 35 » IO » 45 » 1 I » 23 NOTE lunghe reste, scure spiga ci- lindrica piccole reste, spiga conica. piccole reste, spiga cilin- drica. piccole reste, spiga cilin- drica. piccole reste, spiga conica. lunghe reste marrone^ spi- ga conica. piccole reste, spiga cilin- drica. piccole reste, spiga cilin- drica. apice ramifi- cato. I resultati di queste prove da noi stessi condotte, 1' entusiasmo concorde degli sperimentatori, i quali richiesero all'Istituto l'assicu- razione che si sarebbero riprese e continuate le esperienze su più vasta scala e coordinate organicamente, il favore incontrato presso numerose altre persone interessate alla soluzione dei più importanti problemi, che l'agricoltura italiana si propone, ed infine l'appoggio promesso da Enti pubblici e privati, convinsero la Direzione di quest'Istituto che fosse giunto il momento di assumersi il delicato compito di iniziare e proseguire le prove di nuove culture, non trascurando di riprendere in .studio quelle già introdotte e da cui non si ebbero ancora resultati definitivi. eseguite nell'anno 1909 363 In baso a tali considerazioni e su proposta del Direttore, il Con- siu^lio d'Amministrazione di quest'Istituto, all'inizio del 2." semestre 1909, approvava la creazione del Servizio Sper intentale Agrario e ne affidava il disimpegno allo scrivente. Sul prot^ramma fissato e sull'azione spiegata da questo nuovo Ser- vizio nell'annata igog-io, sarà riferito quanto prima. Dott. G. V. Rossi Capo del Servizio Sperimentale Agrario. NOTE BIBLIOGRAFICHE Compagnie du Kasai - IMission permanente d'études scientifìques - Késultats de tes recherches botaniques et agronomiques, niis en ordre et annotés par E. De Wildeman. - pp. 461 - 2 carte geografiche e 45 tavole fuori testo. — Bruxelles - Imprimerle A. Lesigne - 1910 La pregevole opera che, in ricchissima veste, ha veduto il mese scorso la luce per cura della « Compagnie du Kasai » è il più durevole complemento della bella mostra ohe la stessa Compagnia ha apprestato a Tervueren, nella Sezione coloniale belga della Esposizione internazionale di Bruxelles, e docu- menta con la sapiente minuziosità che già ben conosciamo in E. De \\'ildeman una parte importante del vasto lavoro di ricerche scientifiche compiuto nel ricco bacino del fiume Kasai. I dirigenti della « Compagnie du Kasai », nel vivo proposito di collaborare con il Governo del Congo nell'opera colonizzatrice e fermamente convinti che nella avveduta utilizzazione delle risorse vegetali del paese prima e nell' a- gricoltura poi la prosperità della Colonia porrà le sue solide basi, riconobbero di prima e massima necessità il procurarsi la conoscenza esatta delle condi- zioni naturali, e specialmente della floi-a, della regione amministrata e costi- tuirono qualche anno addietro una Missione permanente di studi scientifici, alla quale già si deve se il bacino del Kasai sia oggi, almeno dal punto di vista botanico, la regione del Congo meglio esplorata. Già prima che si pensasse ad istituire una vera e propria missione scien- tifica gli impiegati della Compagnia, e quelli delle « Plantations Lacourt > che li avevano preceduti nel paese, erano stati incaricati di raccogliere ac- curatamente osservazioni e materiale. E i documenti preziosi allora riuniti, come quelli più tardi inviati a Bruxelles dalla Missione permanente, hanno tutti una tale importanza scientifica da permetterci di affermare che la Compa- gnia non poteva intendere in modo più sapiente e più largo il suo com]iito. Ma non tutta 1' opera della Compagnia si può rilevare dalla recente pubblicazione, poiché essa non si è proposta soltanto di esplorare e studiure botanicamente il paese, ma anche di prepararne la carta economica; di stu- diare la navigabilità dei fiumi, la possibilità di impiantare nuovi mezzi di 364 Note bibliografiche più comoda e di più rapida comunicazione, di ridurre al minimo 1' inumano lavoro dei portatori neri; di migliorare la qualità dei prodotti di esportazione e fissarne 1 prezzi in modo equo per l'indigeno ; di incoraggiare gli indigeni a sviluppare le loro coltivazioni di piante erbacee alimentari e ad intraprendere la coltura di piante da reddito ; di aiutarli nell'impianto dei loro villaggi e nella costruzione delle loro abitazioni ; di spingere al lavoro le popolazioni clie ancoi'a vi si mosti-ano restie ; installare per esse ospedali, scuole e laboratori ; impiantare orti, frutteti, allevamenti di animali da cortile presso tutti gli stabilimenti della Compagnia ; fare vaste coltivazioni di piante da caucciù e di tutte quelle che^ locali o importate, sono capaci di dare prodotti utilizza- bili ; di assecondare ed aiutare nella loro opera lo Stato, le missioni religiose, le associazioni scientifiche e filantropiche senza alcuna distinzione di na- 7;ionalità. Come il lettore vede, la Compagnia non vuole sfruttare il paese, ma uti- lizzarne razionalmente le risorse e svilupparne la produttività : si preoccupa quindi delle condizioni dell'indigeno, della cui razza cerca di conservare ed accrescere il vigore con vin più umano trattamento, e tende ad affezionarlo alla terra. Cosi si vengono a creare nuovi centri ove, di pari passo al benes- sere degli indigeni, si forma quello generale del paese e si allarga il campo di azione del capitale. Tutto questo, ripeto, il lettore della nuova pubblicazione non lo rileva che indirettamente. La Compagnia affidando il riordinamento del materiale scien- tifico, inviato dal Kasai, ad un emerito botanico, il De Wildeman, ha voluto illustrare, prima d'ogni altra cosa, l'opera botanica della sua missione di studi. E perfino nella prima parte del volume, che tratta delle piante indigene coltivate o utilizzate e di quelle importate per la coltura, e nella quale si sarebbe dovuta dare una più larga importanza alle considerazioni di indole tecnica ed economica, la materia è trattata più dal punto di vista botanico che tecnico-agrario. 11 che sarebbe una deticenza grave se il volume ora pub- blicato dovesse restar senza un seguito. Ma è invece certo che la « Compagnie du Kasai » non trascurerà di illustrare anche la restante sua opera, affidando il riordinamento del copioso materiale a specialisti, come il De Wildeman, di altissimo valore. G. Mangano. * * Sylloge Florae Congolanae [Phanerogamaé), Th. et H. Durand. — Bruxelles 19Ù9. E il quadro completo delle conoscenze sulla flora fanerogamica del Congo sino alla fine del 1908. Per ogni specie e varietà sono indicati i sinonimi, la bibliografia e le località con i nomi dei rispettivi raccoglitori e la data della raccolta. Dal 1816 (Chr. Smith) ai nostri giorni una lunga serie di ben 63 esplo- ratori contribuirono alla conoscenza della flora del Congo ed opere analoghe a questa furono pubblicate nel 1896 e nel 1900. Fu specialmente in quest'ul- timo ventennio che lo studio fece progressi rapidissimi per opera degli espio- Note bibliografiche 366 ratori belgi: dal 1885 al 1908 essi scoprirono al Congo ben 2680 piante nuo- ve! 11 prospetto comparativo di questa SyUoge con le due precedenti Sylloge, analoghe a questa e pubblicate nel 1896 e nel 1900, mostra che mentre nel 18!j6 le Inmiglie conosciute erano 97 con 474 generi e 961 specie, e nel 1900 «*rano 113 con 739 generi e 1922 specie, nel 1908 erano salite a 130 con 991 generi e 354o specie. Certe famiglie aumentarono in modo vertiginoso: basti citare fra le pic- cole famiglie quelle delle Begoniacee che nel 1896 contava un'unica specie mentre nel 190b ne conta 17, e che fra le famiglie più vaste, quella delle Le- guminose, nel 1896 si considerava rappresentata al Congo da 73 specie men- tre 12 anni dopo se ne conoscevano 415. Le più ampie conoscenze apporta- rono anche rettifiche che fecero passare in sinonimia specie indicate nelle Sylloge precedenti, dimodoché per qualche famiglia il numero delle specie subì una riduzione : cosi, p. es.. per la famiglia delle Burseracce che nel 1896 si riteneva f.isse rappresentata al Congo da 3 specie mentre poi si ri- conobbe trattarsi di due soltanto. Queste cifre dimostrano elequentemente l'intensità delle ricerche sulla flora congolese e l'immensa utilità di questa Sylloge per ulteriori studi non solo sulla flora del Congo ma anche in generale su quella dell'Africa tropicale è un riassunto che costituisce la base per nuove ricerche. R. Pampanini. *** L'allevamento equino nell'Africa occidentale. - Pferdezucht in Deiitsch-Sudwe- stafrika • von E. Winkler • Berlin. — Dal « Deutsche Landwirtschaftliche Tierzucht », N. 37, 16 Settembre 1910. Da una relazione del signor Winkler, di cui riferisce ampiamente la Deutsche Laìidwirtschaftliche Tierzucht, resulta che la produzione del ca- vallo sta facendo notevoli progressi nella colonia tedesca del Siidwestafrika. E se in alcune zone si dà maggior cura all'allevamento della pecora ed a quello dello struzzo — che oggi incomincia ad essere diretto con metodi razionali — , nel sud della Colonia, ove non sono a temersi mortalità per infezioni, gli al- levatori, aiutati dal Governo, si dedicano con particolare interesse alla pro- duzione del cavallo. In quest'ultimo anno si è avuto un aumento di 1738 capi. La mandria governativa e il deposito di Arf-b sono pure cresciuti di numero. Le con- dizioni di salute dei cavalli possono dirsi generulmente buone. Solo all'epoca delle piogge compare di regola nei cavalli del paese — specialmente nel sud africa — l'oftalmite periodica, e spesso in forma assai grave. Nondimeno que- st'anno, mediante cure appropriate, si riuscì ad impedire la tisi del bulbo. Gli stalloni del deposito adottati furono principalmente dei puro sangue inglesi, dei meticci e degli ottimi indigeni. Con molta attenzione viene eseguita la ferratura dei cavalli. Alcuni di essi, che si erano mal ridotto lo zoccolo per le asprezze ed irregolarità del suolo, poterono in breve tempo, con una buona ferratura, ripristinare lo zoccolo normale. 356 Note bibliografiche E per rilevare l'attitudine al lavoro e la resistenza alla fatica del cavallo africano riporto dalla Deutsche S'iidwestafnkanischen Zeitiing quanto segue: « Alla fine di novembre una pattuglia di polizia del paese, cavalcava sotto la guida dell' ufficiale d' ispezione luogotenente Miiller, da Luderitzbucht a Diamantfelder Angras-Juntas. Si voleva attraversare il Namib e la prova riusci. La pattuglia giunse a Witpùtz dopo 21 ora di traversata nell'acqua e con un solo giorno di riposo la pattuglia continuò per una recognizione nell'Orange. In questo tempo furono fatti 800 km. attraverso strade non buone ed i cavalli si mostrarono sempre in condizioni eccellenti. E si osservi che negli otto giorni del faticoso viaggio, con una tem.peratura assai elevata,, non fu possibile di dare agli animali che acqua salmastra e fieno grossolano ». È questa una prova sicura delle eccellenti qualità del cavallo africano. C. Pucci. Sommario della 7J/V/5/flf Colorjiale (organo dell' Istituto Coloniale Italiano a Koma. 10 settembre 1910. Per il 11^^ Congresso degli Italiani all'estero. — La commemorazione di An- tonio Ceccbi a Pesaro. — Dati e problemi dell'emigrazione italiana. — L'or- dinamento amministrativo della Somalia italiana. — Riordinamento degli uffici e servizi civili dell'Italia. 25 Settembre - 10 Ottobre 1910. 11 re ed il secondo congresso degli italiani all' estero — Ricordi eritrei (Cesare Guglielmo Pini) — Asmara (Michele Checchi) — Informazioni colo- niali. I^ O TI Z I K Il Cotone in Eritrea. Neil' assemblea della Società per la coltivazione del cotone in Eritrea, te- nuta il 15 ottobre corr. ed in cui erano rappresentate N.'' 856 azioni, fu appro- vato il bilancio del VI esercizio, che porta un utile netto di L. 59,280.4h e si deliberò la distribuzione del 6 o/o d'interesse, previa la formazione di un fondo speciale di riserva ai L. 27.000. L'energica iniziativa e la tenace perseveranza della Società non potevano essere coronate da miglior successo ! L'assemblea votò pure un ordine del giorno, in cui furon fatti voti al Governo perchè questo mostri il meritato interessamento alla nostra colonia, renda, esecutivo il voto espresso dal Parlamento di spingere fino alle zone di cul- tura cotoniera la ferrovia eritrea, provveda alla costituzione di una Banca coloniale ed a quella di linee marittime capaci di soddisfare ai bisogni della Colonia. Notizie 357 * * — (G. M.) - Il prezzo del caucciù. Visitando a Tervuereu, pres.so Bruxelle.s, la Sezione Coloniale dell' Esposi- zione Intemazionale, abbiamo ammirato le belle mostre dell' « Association dea planteiirs de caoutchouc • di Anversa e della « Rubber Growers Association » di Londra. L'interesse tutto particolare di queste mostre è dato, oltre che dalla bel- lezza (^ dalla ricchezza dei campioni di caucciù esposti, dal corredo di dati di fotografie e di strumenti che li illustrano. Ecco, per esempio, qui raccolti alcuni dei dati interessantissimi posti ac- canto a ciascun campione a dimostrare l'aumento vertiginoso nei prezzi della ricca materia prima. QUALITÀ DI CAUCCIÙ Haiit Congo Bokola ■> » Lac Leopold II Congo Kasai rouge » » noir » » rouge Loanda II ... . » » » » » Saukuru » Djuma rouge » Katanga rouge Haut Congo ordiuaire > » noir > * Aruvvimi » » ordinaire Jakonia .... » » equateur noir » » » rouge » » nelè rougH Congo Wamba Kindinga (nero) . . . . > » rouge Mozainbique Manitoba .... Batavia Sumatra scraps Jana (ficus elastica) » (casti lloa) Sumatra smoked shelts Para Bolivia Straits settlements crèpe I » » > II » » > III > » » IV » > » V VALORE IN FRANCHI NELL'APRILE 1908 1909 1910 4. 25 7. 15 6.85 11.60 20. HO 7 20 11.40 17.30 7.25 11.90 20. 95 6.50 9.20 15. 40 5. HO 8.(10 13. .^0 5. 55 8. 10 13.60 — — 18.25 7.15 Il . HO 18.00 7.65 12.05 20. 95 5. «5 10.60 18.65 — 11.40 — 7. 10 12. 15 20.95 7.15 11.60 19.00 6.90 10.40 17.65 6.15 10.60 20.55 5.50 7.76 14.40 — — 19.50 — — 17. 25 — — 15.00 — — 16 00 — — 18. 50 — — 16.00 — — 29.60 8.55 14.10 HI. HO — — 33. 00 9.50 14.95 29. 25 8.30 14.35 28. P5 7.80 14.00 28.25 7.00 13 25 23.60 — 23. 20 358 Notizie * * — Programma della sezione coloniale (gruppo V) dell' esposizione interna- zionale d'orticultura di Firenze. 1. — Piante viventi da frutta, da ortaggio ed ornamentali d'origine co- oniale. Premi — 1 medaglia d'oro 1 medaglia d'argento dorato 2 medaglie d'argento 6 medaglie di bronzo. 2. — Frutta e legumi freschi, importati dalle colonie. Premi — 1 medaglia d'oro 1 medaglia d'argento dorato 2 medaglie d'argento 6 medaglie di bronzo. 3. — Frutta e legumi secchi e conservati, importati dalle colonie Premi — 1 medaglia d'oro 1 medaglia d'argento dorato 2 medaglie d'argento 6 medaglie di bronzo. 4. — Semi ed altri organi riproduttivi di piante da frutta, da ortaggio ed ornamentali, importati dalle colonie. Premi — 1 medaglia d'argento dorato 2 medaglie d'argento 6 medaglie di bronzo. 5. — Sistemi adottati per la spedizione di piante viventi nelle colonie. Premi — 1 medaglia d'oro 1 medaglia d'argento dorato 2 medaglie d'argeuto 6 medaglie di bronzo. 6. — Sistemi adottati per la spedizione di frutta, legumi, fiori e semi nelle colonie. Premi — 1 medaglia d'oro 1 medaglia d'argento dorato 2 medaglie d'argento 6 medaglie di bronzo. 7. — Insegnamento agricolo in generale ed orticolo in particolare nelle colonie. — Insegnamento agricolo coloniale nelle metropoli. Premi — 1 medaglia d'oro 1 medaglia d'argento dorato 2 medaglie d'argento ti medaglie di bronzo. 8. — Pubblicazioni, riproduzioni fotografiche di frutta, legumi e fiori, piantagioni orticole e giardini nelle colonie. Premi — 1 medaglia d'oro 1 medaglia d'argento dorato 2 medaglie d'argento 6 medaglie di bronzo. Notizie 369 9. — Erbari di piante coloniali orticole. — Collezioni d'insetti e d'altri animali nocivi ed utili alla frutticultura, all'orticultura ed al giardinaggio nelle colonie. Premi — 1 medaj^lia d'argento dorato 2 medaglie d'argento 6 medaglie di bronzo. 10. — Varie industrie orticole coloniali. Premi — 1 medaglia d'argento dorato 2 medaglie d'argento 6 medaglie di bronzo. — Secondo congresso degli italiani all'estero. Auspice l'Istituto Coloniale Italiano, il II Congresso degli italiani all' e- stero, si terrà a Roma nel giugno dell'anno venturo. Scopo del Congresso è, come è noto, rafforzare i vincoli tra la patria ed i couDazionali sparsi per il mondo, di ottenere col loro concorso diretto una conoscenza più esatta dei bisogni e delle aspirazioni delle nostre colonie e di concretare le proposte ed i voti più adatti per soddisfarli. Il Congresso svolgerà la sua azione nello studio di tutti i problemi concernenti gli inte- ressi morali e materiali dell'Italia all'estero e degli italiani emigrati e pren- derà anche in esame i problemi attinenti alle colonie di nostro dominio di- retto. I temi da discutere nel Congresso sono i seguenti : 1. I problemi della cittadinanza e del servizio militare nel movimento emigratorio e questioni riguardanti la condizione giuridica degli italiani al- l'estero. 2. Ordinamento delle rappresentanze diplomaticbe e consolari per il mi- gliore esercizio delle loro funzioni di tutela. 3. Ordinamento e rappresentanza libera delle colonie e dell'azione che a tale riguardo possa essere esercitata dall'Istituto Coloniale Italiano e dalle sue sezioni. 4. Problemi relativi all'emigrazione italiana (transoceanica e continen- tale). 5. Dei mezzi più adatti per favorire l'espansione economica dell'Italia all'estero e per facilitare le iniziative italiane. 6. Dei mezzi più adatti per organizzare il servizio delle informazioni interessanti il commercio e l'industria italiana all'estero. 7. Dei provvedimenti atti a migliorare l'istruzione delle masse emi- gratrici ed a diffondere la lingua e la cultura italiana all'estero 8. Problemi concernenti l'Eritrea e la Somalia italiana. Possono partecipare al Congresso : 1. I delegati delle sezioni dell'Istituto Coloniale Italiano, dei Comitati cen- trali e locali, delle Camere italiane di commercio all'estero e delle Associa- zioni italiane all'estero. 360 Notizie 2. Gli italiani residenti all'estero. 3. Gli italiani residenti in Italia, i quali si interessano ai problemi che formano materia del Congresso. Le tessere provvisorie per l' ammissione al Congresso possono esser diret- tamente richieste all'Istituto Coloniale, alle sue sezioni, ai HR. Agenti Con- solari ed ai Comitati centrali e locali. * * — La coltivazione del cotone nel Mezzogiorno. Già da due anni il servizio sperimentale di questo Istitvxto ha intrapreso l'introduzione e la coltivazione in Italia di piante esotiche di svariate regioni extra-eui'opee, specialmente collo scopo di colmare le lacune, che spesse volte si manifestano nelle nostre rotazioni, specialmente in quelle del mezzogiorno. L'attenzione dell'Istituto si è rivolta anche verso la cultura del cotone, la cui diffusione dentro i conlini della patria avrebbe un'importanza grandissima, non solo per le sorti dell'agricoltura meridionale, ma anche per l' industria cotoniera italiana, che si va avvicinando da un certo tempo ad una vera crisi. Nell'anno testé decorso sono già state fatte delle culture esplorative con varietà americane, egiziane ed italiane in Calabria ed in Puglia: i resultati di queste permettono già di iniziare scientificamente dei seri studi per la creazione di razze locali per conoscere le esigenze e le cui'e necessarie delle coltivazioni industriali del cotone. L'appoggio assicurato dal Ministero d' Agricoltura, da altri enti privati come l'Associazione dei cotonieri Italiani e da molti proprietari aumenta la probabilità del successo. Ad ottenere il quale l'Istituto Agricolo Coloniale Italiano dedicherà tutte le sue energie migliori, sapendo di compiere, oltreché un'opera scientifica, una vera azione di elevato patriottismo. Però chi sa che cosa significhi « esperimentazione agraria » specialmente nel campo della cotonicoltura può immaginare che l'opera dell'Istituto non sarà né semplice né breve ; mettiamo quindi in guardia i lettori contro la sicurezza di riuscita, con cui numerosi comunicati di giornali politici hanno lanciato la notizia. Sulle operazioni e le esperienze dell'Istituto si esporrà in seguito. * * — Esposizione di Torino 1911 - Mostra degli italiani all'estero. Sua Maestà il Re, volendo dimostrare il suo vivo interesse per la Mo- stra degli italiani all'estero, ha concesso una grande medaglia d'oro, preziosa opera, d'arte, per la migliore monografia illustrativa di una colonia italiana all'estero. Ci riserbiamo di dar notizia di quei premi che i vari Ministeri ed altre Istituzioni hanno deliberato di stabilire per onorare chi nel campo della co- lonizzazione, dell'industria, del commercio, dell'arte, della scienza, della be- neficenza, della cooperazione, della scuola, ecc., ha saputo compiere opera en- comiabile di cittadino e di italiano. Notizie 361 * * - Il " dry farming ,, in Tunisia. Dalle esperienze intraprese dalla Direzione dell'Agricoltura della Tunisia con cinque varietà di cotone, scelte tra quelle che hanno dato migliori ri- sultati in Algeria e dagli studi in proposito dell'Associazione Agricola di Tunisi risulta : 1. Che nelle regioni, in cui cadono soltanto in media mm. 200-400 di pioggia, gli americani con adatti processi di coltivazione, giungono a colti- vare il grano con profitto 2. Che, mentre nell'Africa del Nord non hi conoscono che trifogli irri- gati, gli americani negli stessi terreni aridi arrivano a coltivare i! trifoglio senza irrigazione. 3. Che, nell'Africa del Nord circa 15 milioni di ettari sottoposti ad un clima analogo a quello americano, sono considerati finora come non suscetti- bili di coltivazione né adatti all'allevamento, mentre risulta dalle esperienze fatte come il cotone può con speciale coltivazione crescervi e prosperarvi. La Tunisia sarà rappresentata al Congresso del dry f'(trin/iiff, che si aprirà il 3 ottobre a Spokane, nello stato di Washington e certo con notevole pro- fìtto della sua agricoltura avvenire, * — Il caucciù in Etiopia. Il caucciù etiopico è tutto ottenuto da una Landolphùt, che vive all'al- tezza di 1800-3000 metri sul livello del mare. Questa pianta si riscontra in abbondanza su tutto l'altipiano abissino, sul versante del Nilo. Gli indigeni non prestano cure eccessive alla conservazione della specie, perchè per ottenere una raccolta più abbondante, tagliano addirittura la liana invece di inciderla. Il latire vien coagulato col succo di limone dopo esser stato disteso sul petto e sulle braccia del raccoglitore. La produzione normale e naturale della regione raggiunge circa 150 ton- nellate, di cui 90 si esportano da Gibuti e 40-50 da Gambetta: queste sono anzi le sole due perte, dalle quali viene esportato il caucciù etioi^ico. Il prodotto, a quanto afterma M. Ch. Erise nell' Acfricìilfiire pratique rfe.v pays chduds, sarebbe di qualità ordinaria ma commerciabile, se gli indigeni per aumentarne il peso non vi aggiungessero delle impurità inerti e pesanti. La Redazione. Il Dott. Massimo Samoggia, Deputato al Parlamento, con deliberazione del Consiglio d'Amministrazione dell'Istituto, è stato eletto membro del Consiglio stesso, a norma dell'articolo 7 dello Statuto, 362 LIBRI RICEVUTI IN DONO (Continuazione dell'elenco del num. 5) ^ulleh'n de rjrjstìfut Jnfernafìoqal de ^iblìoffrapfjie — Bruxelles, 1903. Dono del Dott. C4. B. Gioii. J. C JVfontalvào e ^/7va — A mao d'obra en Timor. Lisboa, 1910. Dono del Corait. Esecut Congr. Agr. Trop., Bruxelles. ■Crnesfo Jardii} de Vilhena — A mao d' obra agricola em Mocambique. Li- sboa, 1910. Dono come sopra. José de j^lmeida et yT» Cannes J)/!endes Les plus graves maladie.s du ca- cayer à S. Tome. Lisbonne, 1910. Dono come sopra. ^onjaz de j^lmeida-Qarrei Enseignement agricole colonial Portugais. Li- sbonne, 1910. Dono come sopra. yve$ ^eriry — Note sur l'Hevea à la còte occidentale d' Afrique. Louvain, 19 10. Dono come sopra. Exposition Universelle et ^nt. de Bruxelles — Exposition des semences al- lemandes ameliorées. Berlino. Dono come sopra. T^ebert de Jì/luelenaere — La main d' ouvre agricole au Congo Belge. Lou- vain. 1910. Dono come sopra. T)r. ^{ermorgant Enquéte Internationale sur l'alcoolisme dans les colonies et les pays tropicaux. Etampes, 1910. Dono come sopra peòerico peralta — Enquéte Internationale sur les facteurs essentiels de l'acclimatement du bétail europeen dans les pays cbauds. Etampes 1910. (Dono del Comit. Esec. Congr. Agr. Trop. Bruxelles). proff. J7- -Crjgrler et ^. Volkens — Speclalisation des Jardins Botaniques dans les rechei-ches d' agriculture tropicale. Etampes, 1910. Dono come sopra. J^. Uh. JVfonod — Enquéte Internationale sur les facteurs essentiels de l'ac- climatement da bétail europeen dans les pays chauds. Etampes, 1909. Dono come sopra. Ji^. ■€■ T)ouarche — Enquéte internationale sur les facteurs essentiels de l'ac- climatement du bétail europeen dans les pays chauds. Etampes, 1910. Dono come sopra. JVI. Q. Capus — Specialisation des Jardins Botaniques dans les recherches d'agriculture ti-opicale. Etampes, 1910. Dono come sopra. J/teuleman — Les facteurs essentiels de l'acclimatement du bétail europeen dans les pays cbauds. Paris, 1909. Dono come sopra. prof. JVI. J. ^atalha-Tleis — Enquéte internationale sur la main-d'ouvre agx-icole dans les colonies & les pays tropicaux. Etampes, 1910. Dono come sopra. ■Cxpos/tìorj de Bruxelles 191Ù — Le Congrés International d' Agronomie Tropicale. Dono come sopra. Album Foret. Bruxelles. Comnjission d'-Cxpas/orj -Cconornique du ^re^'l — Exploitation des bois — Monographie estr. dal « O Brazil, suas riquezas naturaes, suas indu- strias ». Paris, 1910. Dono come sopra. Liòri rueKuti in dono 383 j^rbres a fruits, plaqtes utiles - E.str. dal « (). Jjruicil, siuis riqiu^zas iiatii- rai's, suas imliistrias •>. raris. 1!)10. Dono come sopra. ■Cxtracion du caoutchouc et du Uan — Estr. dal « O Brazil, suas riquezas natiiraes, suas iudustrias ». Paris 1910. Dono come sopra. Xe cofonnìer, /ej fìbres — Estr. dal « O Brazil suas riquezas nuiuraus, suas indu-strius •>. Paris, PUÒ. Dono del Com Esec Congr. Agr. Tropic. Bruxelles. cCa canne à sucre, le cacaoi/er, le tabac — Estr. dal « 0 Brazil, suas rique- zas ecc .., « Dono come sopra. Paris, l'JOO. J/lines et njineraux — Estr. dal «0 Brazil, suas riquezas ecc.... ». Paris, 1910. Dono come sopra. firiances — Estr. dal « O Brazil. suas riquezas ecc.... ». Paris 1910. Dono, come sopra. Cfjemins de fer-postesJ'elegrapfies — Estr. dal « 0 Brazil, suas riquezas ecc. ». Paris, PJIO. Dono come sopra. /favìgatlon mariti me et fluviale - j>orts de njer — Estr. dal « 0 Brasi 1, suas riquezas ecc.... ». Paris, 1910 . Dono come sopra. j7tlas du Canada — Publii^ par l'autorité de l'Hou. Frank Oliver, Ministre de riutórieur, Ottawa, Canada. 1910. Dono come sojsra. T^eporf on agricoltural ìnvestìgations in Porto T^ico 1905 — Bj' D. A\'. May. Agr. Wasliiiiojtoti, PlCHi Dono deila Stazione Agraria di Porto Rico. j^nqual reporf of the Porto 7{ico agricolfural experinjent Statiori /or 1906 — Washington, 1907. Dono come sopra. jTnnual reporf of t/je Porto 7{ico agricoltura! exper/njent Statio for 1907 — Washington, 1909. Dono come sopra. j^nnual report of the porto 7{ico agricultural experiment Station for 1908 — San Juan, P. R. 1900. Dono come sopra. }(erc. ^enrick^en — Propagation and Marketing of Oranges in Porto Rico - Washington, 1901. Dono come sopra. J. Van JOéenhoff, Jr. — Tobacco investigation in Porto Rico, during 1903- 1901. Washington, 1905. Dono come sopra. 0. V. ^arrett — The Yautias or Taniers of Porto Rico. Washington, 1905, Dono come sopra. Pak/(irjgr diagra rqs for fruits — ^larch. 1909, Porto Rico. Dono come sopra. ^. C ^enricksen — Vegetable gi-owing in Porto Rico. AVashington, 190G. Dono come sopra. ^. C. ^enricksen and f/l. J. Jorns — Pineapple growiug in Porto Rico. Washington, 1909. Dono come lopra. 2>. V. JVTay — Sugar cane in Porto Rico. Mayaguez P. R. Dono come .sopra. Oscar £oew — Soil disinfection in agricuUure. Mayaguez, 1709. Dono come sopra. Oscar Xoew — Some principles in munuring with lime and magnesia. San ,]uan, P. R. Dono come sopra. j). W. Jì/Iay arjd p. £. gHe — The Catalase of Soil. 3an Juan, P. R.. 1909. Dono come sopra. J^. J. Jorns — Picking and packing citrus fruits. Mayaguez, P. R.. 1909. Dono come sopra. pertilizers — by D. W. May Washington, 1906. Dono come sopra. 36J: Libri ricevuti in dono Coffee ptanfing irj porto ì^/co — by J. vau Leenhofi". Mayaguez, 1901. Dono come sopra. frank C Qardner — Tlie agiiculiural experiment station of Porto Rico; its establishment: location, aud purpose. Washington, 1903. Dono come sopra. Sea ^ sland Cofton — by Frank D. Gardner. Porto Rico, 1^04. Dono come sopra. Coqfrol of the ^rown j7qt — by D. W. May. Porto Rico. Duno come sopra. Control of the ^rowrj J^nt. — by Frank D. Gardner, lUOl. Dono come sopra. Cav. Qino Jflacchìoro — Relazione sulla Somalia Italiana per l'anno 1908- J90y ])resentata al Ministro degli Esteri. Roma, Tipogr. della Camera dei Deputati, 1910. (Dono dell'On. Ufficio Coloniale) in Itsilia e per l'Estero. Chi desidera le annate arretrate, può avere il VoL II MOOS) ed il Voi. Ili (UX)9) al prezzo ordinario, ma il volume I (1907), essendo rimasto scarso di ironte alJe richieste, si può avere solo in unione ai Voi. II e III, al prezzo com])lessiv() di L. 31. Gli ai'iicoli si pubblicano soLto la Coclusiva i'esponsabili;à degli autori. Prezzo dell'abbonamento cumulativo dell' AGRICOLTURA CO- LONIALE e della RIVISTA COLONIALE (organo dell'Istituto Coloniale Italiano, in Roma) L. J^O per l'Italia e Colonie italiane, L.. ^r> per l'Estero. L' importo degli abbonamenti deve essere inviato, a mezzo vaglia postale, all' Amministrazione dell' Agricoltura Colo7iialc — Viale Umberto 9. Si ricevono inserzioni, a prezzi mi- tissimi, da pubblicarsi in fogli colorati, simili a quelli qui uniti. La nostra ri- vista, per il suo carattere speciale, va in tutti i principali centri agrari del mondo, in scuole, biblioteche, cattedre ambulanti, società agrarie e industriali d'Italia, ed è difTusissima nelle nostre colonie. Si pregano quegli abbonati, che non hanno ancora inviato la quota d' abbo- namento per Vanno IQIO a volersi sol- lecitamente mettere in pari colV ammi- st razione. Anno IV. Novembre 1910 fN.« S L'Agricoltura Coloniale SOMMARIO Prof. Adriano Fiori - Boschi e piante legnose dell' Eritrea (continnazioiie vedi fascicolo 6) Pag. 365 Ing. Agr. F. Gikakdi - L'Esposizione Internazionale d'Agricoltura della Repub- blica Argentina » 386 Note bibliografiche : Prof, Dott. A. Zimmermann - Anleitung fiir die Baumwoll Kultur in don Deuschen Kolonien (A. Moreschini) — Kart. Supf - Deutsch- Koloniale Baumwoll-Uuternelniniiuigen Berlino j^ ,4 Mcrcschini 1 — G. Co.sT.\NZO, C. Xf.gro - Meteorologia agraria (*; » 396 Notizie : Apparecchio per la separazione del caucciù — Alacchina cinese per la lavorazione delle treccie di paglia — I bambù adoperati per la fabbrieazione dei cordami — L'impiego del riso come foraggio — La polpa di ananasso e le sue proprietà medicinali — Tessuti di fibra di banano — Un nuovo inset- ticida — Temi dell'VIII Sezione del Congresso degli italiani all'Estero . . » 399 Atti dell'I. A. C. I« : Apertura del Corso d'insegnamento \^\o-\')\i — Aggiu- dicazione di borse di studio ■• 403 Libri ricevuti in dono » 403 :3 Orò ANO dicll' Istituto Agricolo Colonia lic Italiano "^ o K DICI Servizi agrari dicll'Eritrka e della Somalia Italiana ^ a r» © COMITATO DI REDAZIONE ®— ^ DIRETTORE: Oott. CillNO BAR rOLOMiMEI GIGLI, Dilettolo dell' Istituto A i;i ioolo Coloriiiile Italiano. '^ RclHttoii juiiK ipiili : |>ott. Alberto Del Lungo — Dott. Oberto Manettl 03 Dott. Odoardo Beccarl, ;.'Ma - Dott. Giuseppe V. Rossi, dcU'Ist. A^i. Col Hill. — Amministratore : Dott. Oberto Manettl Direzione e Amministrazione : Firenze - Viale Principe Umberto, 9, ISTITUTO AGRICOLO COLONIALE ITALIANO (eretto in Ente Morale con R. D. 26 Giugno 1910) CONSIGLIO D'AMMINISTRAZIONE Coiisigìieri Presidente ... : Don Filippo dei Prìncipi Corsini, rappresentante l'Istituto Coloniale Italiano Vice-Presidente : Prof. Vincenzo Valvassori, rappresentante il Ministero d'Agr. Ind. Comm. Segretaìio . . .: Dott. Gino Bartolommei Gioii, rappresentante il Ministero Affari estcìi : Prof. Pasquale Baccarini, consigliere aggregato a norma art. ~ Statuto Prof. Antonio Berlese, rappresentante il Comune di Firenze Prof. Olinto IMarinelli, rappresentante il Governo della Colonia Eritrea On. Ferdinando Martini, rappresentante il Governo della Somalia Italiana Sig. Pietro INapoli, rappresentante il Comune di Firenze On. Roberto Pandolfini, rappresentante il Commissariato Emigrazione On. Sen. Carlo Ridolfi, rappresentante il R. Istituto di Studi Superiori di Firenze On. Dott. Massimo Samoggia, consigliere aggregato a norma art. 7 Statuto CONSIGLIO DIRETTIVO Dott. Gino B.\rtolom.m!<:i GioLr - Direttore Dott. Guido Mangano - Vice Direttore - Servizio informazioni - Musco - Serre Dott. Giuseppe V. Rossi - Servizio Sperimentale - Laboratori Dott. Obekto Maxetti - Redazione Rivista - Direzione Biblioteca Sig. Aristide Recenti - Direttore delle Coltivazioni. FIRENZE, 1910 - TIPOGRAFIA di G. RAMELLA & C.° Anno IV. Fase. Vili. Novembre 1910 BOSCHI E PIANTE LEGNOSE DEIL'EBITIIEII (Continuazione vedi fase. 6). Fam. Salicaceae | Gen. Salix L. LIBKAKV NEW YOUK BOTANICAL QARUtN. Salix Safsaf Forsk. FI. Aegypt.-Arab. 76 (1775). = S. octandra Sieb. in A. Rich. (185 1). — Albero dairaspetto del S. alba, a rami glabri, verdi o rossa.stri, talora pendenti. F'oglie lanceolate, alla fine quasi coriacee, intere o denticolate, cuspidate all'apice, affatto glabre, verdi di sopra, pallide o glauche di sotto; stipole (nei rami giovani) semicordate. Amenti portati da brevi rami fogliosi. Stami 8, spesso riflessi ; an- tere gialle. Cassule glabre, verdi. — \Egitto Nuota Abiss. Angola]. — Volg. in Amarinia : Goeha o G'ohra. a miotica Anderss. in DC. Prodr. XVI-2, 196 (1864). — Squame degli a- menti densam. bianco-villose, persistenti. Cassule ovato-coniche, con pedicello lungo 3 volte la glandola nettarifera. Foglie strettam. lanceolate, denticolate. — // tipo pare die ina7ichì all' Eritrea. 3 cyatkipoda Anderss. (pr. sp.) in A. Rich. Tent. FI. Abyss. 11,275 (1851); (pr. var.) in DC. 1. e. (1864). = S. axillaris Anderss. in A. Rich. (1851). = S. Blum- hardtiana Schimp. ex Hochst. (1841). — Squame degli amenti villose solo alla base, presto caduche. Cassule bislungo- coniche, con pedicello lungo il doppio della glandola nettarifera, la quale è foggiata a tazzetta. Foglie più larghe, intere. — Lungo h Agricoltura Coloniale 21 big. 38. — .fa/Zv Sa/sa/. - Fo- glia (I : 2). (7 Fiore masch. (3 : r), b Stame (io : i), e, d, e Cassala in diversi stadi di sviluppo (3 : i). o> 366 Boschi e piante legnose i ruscelli ed i torrenti da t^oo a 2400 ni. ; Bogos hingo l'Anseba presso Ilabì-Ma^itel (F.) ; Hamaseìi tra Amba-Derhò e Uochì (F.) e tra Asma.ra ed Azteclesan (T. P.) ; Serae ad EndAbba-Mata (F.). Nota. — Il legno del Salix Sa/sa/ ha la stessa tessitura e com- pattezza di quello del S. alba, se ne distingue però pel bel colore rosso-roseo, che certamente lo renderebbe assai pregiato come legno da intarsio per mobili di lusso, qualora si portasse sui mercati europei. In Colonia se ne trova però troppo piccola quantità per farne oggetto di esportazione. Non so quanto valga questa specie per la produzione di vinchi. Fam. Myricaceae | Gen. Myrica L. Myriea salicifolia Hochst. in A. Rich. Tent. FI. Abyss. II, 277 (1851) — Al- bero molto simile per 1' aspetto alla Quercus Ilex. Foglie alterne, ellittiche o bislunghe, brevem. picciolate, intere, denticolate o nei rami giovani acutam. e regolarm. seghettate come nel Ca- stagno, glabre o da giovani pubescenti, di sotto punteggiate. Amenti masch. e femm. ascellari. Drupe ovoidee, gra- nuloso-tubercolate e coperte di uno strato biancastro di cera. — Hamasen nella Valle Mergat-Feres presso Uochì a 2^00 in., pochi alberi (F.J. [Abiss. Cci.vieroon\. — Volg. in Tigrina : Ndivi. Nota. — Corteccia grigiastra, ru- gosa, con sottile strato sugheroso. Le- gno di colore rossastro, a grana fine, compatto, senza distinzione di durame, nell'aspetto somigliante a quello del Pero nostrale, di cui potrebbe avere gli stessi usi. Nella sezione trasversale si vedono degli accresci- menti assai grossi, i raggi midollari sono fìtti ed ondulati, i vasi molto piccoli, di modo che non scorgonsi i pori, neppure colla lente. Fig. 39. — Myrica salicifolia. - A Ramo eoa amenti femm. (i : 3), B Foglia di una giovane rimessa (1:3), C Ramo fruttifero (1:3), D Frutto (2 : i). dell' Eritrea 367 Fam. Ulmaceae | Gen. Celtis L. AJ Foglie dentate. Stimmi interi. i. C. Krazisstana. B) Foglie intere. Stimmi i o 2 volte bifidi. 2 C. integrìfolia. 1. Celtis Kraussiana Bernh. in Blora XXVIII, 87 (1845) — C. australis A. Rich. (1851), Penzig (1893). non L. — C. vesiculosa Hochst. ex Planch. {1848) = C. Kraussiana v. flavescens Almagià in Pir. FI. Eritr. iig (1903). — Albero alto 4-10 m. od arbusto, neir apparenza simile alla C. aicstralis ; corteccia liscia, grigiastra ; rametti poco pelosi. Foglie ovato- oblunghe od ovate, a base assime- trica, più o meno acuminate, triner- vie, glabro di sopra e quivi liscie o scabre, pelose di sotto lungo i nervi, seghettato-dentate. Fiori ma- schi in cime di 3-4 negli internodi inferiori dei rametti ; fiori ermafr. solitari o geminati all'ascella delle foglie novelle, lungam. peduncolati. Drupa ovoidea o globosa, pelosa o glabra. — Nei dirupi e presso i torrenti da 1800 a 2'yOo ///., qtca e là neir Hamasen, Bogos, Aleìisa, Ac- chelè-Guzai e Serac (S. T.-P. F.) \Jemen Abiss. Afr. mer.\ — Volg. in Tigrinia : Goa o Gaiia. 2. Celtis integpifolia Lam. En- C3XI. IV, 140 (1797). — Albero alto sino a 10-15 m. (sec. Schwf.). Foglie ovato-acuminate, rotondate o sub- cordate alla base, ch'è poco assime- trica, da giovani pubescenti sulle due pagine, da adulte glabre ed un po' scabre. Fiori in cime a.scellari, le infer. con molti fiori maschili bre- vem. pedicellati, le super, con 1-3 fiori ermafr. lungam, pedicellati. Ova- rio densam. peloso. Drupa ovoidea, glabra. — Bogos nella valle dello Sciotel alle falde del M. Zedamba (B. l) \Jemen Senegal Nilo Bianco]. Nola. — Il legno della Celtis Kraussiana, secondo un campione preso ad End-Abba-Matà nel Seraè del diam. di 12 cm., presentasi Fig. 40. — Celtis Kraussiana. - Foglia e rametto coi frutti (i : 2J. A Fiore er- mafr. (2,5 : i), 8 Fiore masch. (3 : l), C Frutto (3 : i ). 368 Boschi e piante legnose di colore giallo nel taglio fresco e grigiastro dopo esposto a lungo all'aria, senza distinzione di durame; corteccia dello spessore di 5 mm., fortem. aderente al legno. Nella sezione trasversale vedonsi distinti gli accrescimenti, per l'avvicinamento di 2-t, linee di vasi riuniti da parenchima di color bianco gialliccio, nel resto dello spes- sore degli accrescimenti trovansi sparsi uniformemente gli stessi vasi in gruppi di i 3 e circondati da parenchima; i raggi midollari sono sottili e fitti. Nel complesso è un legno duro, pesante, compatto ed a grana fine, che può prestarsi per lavori ove occorra un legno molto forte, come carrozzeria, pezzi di macchine ecc. La descrizione del campione di Celtis sp. fatta dal Senni, parmi corrisponda a questa della C. Kraussiana. Gen; Trema. Trema Hochstetteri Engl. in Abh. Preuss. Akad. Wiss. II, igo (i892) = Sponia Hochstetteri Buch. (1873). :=Sp. orientalis v. asperata H. Graf Solms (1867) = Sp. orientalis Penzig (1803), non L. — Albero od alberetto a rametti villosi, i giovani quasi sericei. Foglie brevem. picciolate, ovato-bislunghe, grandi ('9 X 7,5 cm.), acuminate, a base quasi simmetrica, rotondata o leggerm. cordata, dentellate, peloso-aspre di sopra, grigio- o bianco-sericee di sotto, le giovani anzi bianco-ar- gentee. Fiori femm. o poligami, in brevi cime ascellari. Drupa subglobosa, glabra, cinta dal perigonio fruttifero, che ha lacinie ovate e lungam. scarioso-cigliate. — Sorgente Felachii presso Ghinda a 1040 m. {S.), Cheren sul M. Lalaviba vicino al pozzo (Penz.) \Abiss. Jevien\. Gen. Barbeya Schwf. Barbeya oleoides Schwf. in Malpighia V, 332, tab. 24-25 (1892); Bull. Herb. Boiss. IV, App. I, 117 (1896). — Albero dioico, alto sino a 5-8 m., con portamento affatto simile dW Olea chrysophflla, colla quale cresce associato. Rametti penduli, scuri, da giovani tomentosi. Foglie senza stipole, opposte, coriacee, brevem. piccio- late, lanceolate o lanceolato-lineari (2,5-5 cm. per i cm. circa), a margine intero, quasi revoluto, verdi e quasi glabre di sopra, delV Eritrea 369 imo bianco-tomentose di sotto, da G^iovani rossigne. Fiori maschi in cime ascellari di 3 tiori pedicel- Jati, pubescenti, con perianzio 3-4 fido e 6-S-12 stami ; fiori femm- in cime analoghe, lungam. pedicel- lati, coti perianzio diviso quasi sino alla base in 3-4 segmenti ed un solo carpello, con ovario sormontato da un hingo stimma papilloso. Frutto secco, indeiscente, ovoideo-bislungo, brevem. stipitato, liscio, con due nervature, giallognolo, accompagna- to dal perigonio fruttifero notevolm. accresciuto e formato da segmenti, fogliaceo -cartacei, ovali -oblunghi, giallognoli, reticolato-venosi. — A't'z boschi di Olivi tra lyoo e 2200 m. neW r-laviaseji e nei Mensa frequente ^j^ ^^ _. ^^^.j^^,^ ^^^^.^^^ _ j^^^ ed anche nelF Acchelè-Guzai a Selet fruttifero (i : 2). /i Fiore femm. (1,5: i), sotto Acrìtr (•<. T.-P. Penz. F.). \Je- B Fiore masch. (2 : I), CFrutto(i : i). f„en\ — Volg. in Tigrinia : Horum- (Le fig. A, B. C dallo Schwf.). tàh ; in Tigre (Mensa) : Leischanim. Nota. — Il legno della Barbeya è di colore rosso-scuro, con poca differenza tra l'alburno ed il durame, duro, pesante, a grana fine, parago- nabile a quello del Pero nostrale. Al microscopio in sezione trasver- sale (fig. 42) presenta raggi midol- lari sinuosi, formati in spessore da 1-2 strati di cellule ed in altezza aventi sino a 20-30 assise ; il paren- chima è scarso attorno ai vasi, ab- bondanti invece le fibre e fortemente lignificate. Le cellule dei raggi mi- dollari e del parenchima contengono una sostanza tannica, grumosa e ros- sastra,che in parte si scioglie nel- Fig. 42. — Barbeya oicoùhs. - Sez. tra- l'acqua ; Ì vasi contengono invece sversale del legno duramificato (34 : i). una sostanza gialla. In Complesso 370 Boschi e piante legnose è un legno che presenta caratteri tecnologici assai buoni, e che potrebbe servire per pezzi di macchine ed altri lavori che esigono legno forte e compatto. La corteccia, assai spessa, di colore rosso-bruno, contiene la stessa materia colorante del legno, ma in molto maggior proporzione, questa sostanza è prontamente solubile in acqua, anche a freddo, e col percloruro di ferro dà il colore nero che indica la presenza del tannino. Può servire per tingere in rosso. Fam. MoRACEAE I Gen. Ficus L. A) Foglie membranose, molto ruvide di sopra al tatto. Ricettacoli sparsi sui rami fogliferi. Perigonio a 4-6 divisioni. Stami i-ó. (^Sez. Eujìcus). a) Foglie ovali, dentate o lobato dentate, i. F. palmata. b) Foglie ellittico-bislunghe, intere. 2. F. capreaefolia. B) Foglie quasi coriacee, liscie o poco scabre di sopra Ri- cettacoli per lo più in racemi o pannocchie afille. Perigonio gene- ralmente a 3 divisioni. Stami 1-3. {Sez. Sycomorus). I. Foglie cordate alla base, ottuse od appena acute all'apice. Ri- cettacoli con pelosità bionda. 3. F. Sycomorus. IL Foglie arrotondate od un po' cordate alla base, acuminate all'apice. Ricettacoli con pelosità ferruginea. 4. F. capensis. C) Foglie coriacee, lisce di sopra. Ricettacoli sparsi sui rami fogliferi. Perigonio per lo più a 3 divisioni. Stami i. {Sez. Urostigvia). 1. Foglie cordate o troncate alla base. •i Foglie ovali-cuoriformi, a picciuolo lungo 3-10 cm. * Foglie ottuse all'apice. Ricettacoli pelosi, brevemente pedun- colati. 5- F. 7^ asta *=•= Foglie acuminato-acutissime all'apice. Ricettacoli glabri, lun- gamente peduncolati. 6. F. popiilifolia AA Foglie bislunghe, a picciuolo lungo i 4 cm. * Foglie ottuse all'apice. 1 F- glnmosa. ** Foglie più o meno acuminate all'apice. 8. F. hitea. 2. Foglie attenuate od arrotondate alla base. * Foglie arrotondate alla base, più o meno lungamente acu- minate all'apice. 9. F. salici/olia. ** Foglie attenuato cuneate alla base (di rado qualcuna arroton- data), ottuse o brevemente acuminate all'apice, io. F. Dekdekcna. deW Eritrea •òli I. Ficus palmata Forsk. FI. Ae^-.-Arab. 179 (1775); l'ir. FI. Eritr. 116. — i\rbusto cespuglioso di 2-2, m., con aspetto che ricorda il Fico nostrale ; rami piovani, foglie e ricettacoli scabro-pubescenti. Foglie ovali-acuminate, dentate o trilobe, cordate o troncate alla base, 3-nervie. Ricettacoli piriformi, 10-12 mm. di diam., pedun- colati, cinti da 3 brattee. — Zone media ed alta (1800-2400 vi.) qua e là nei Mensa, Flamasen, Acchelè-Guzai e S^raè, (B. S. T.-P. Penz F.) \Abiss. Arabia], — Volg. in Tigrinia : Bclless a Bellass. a iypica — Foglie in gran parte trilobe. larghe 3-9 cni. tomentose di sotto. P Petitia^ìa A. Rich. (pr. sp.) Tent. FI. Abyss. Il, 271, tab. 80 (1851). — Foglie tutte indivise o quasi, larghe sino a 13 cm. — Saganeiii, End-Abba-Mata (P.). Y Pseudocarica Miq. (pr. sp.) in Hook. Fond. Journ. VII. 225 (1848) — Differisce appena dal tipo per le foglie più piccole (larghe 2-4 cm.) e semplicemente scabre (non tomentose) di sotto. — Adua {Schinip.) ; da ricercarsi biella Colonia. 2. Ficus capreaefolia Del. in Ann. Se. nat. 2 sér. XX, 94 (1843); Pir. FI. Eritr. 116 = F\ antithetophylla Steud. ex JNliq. (1848). — Arbusto cespuglioso (2-3 m.), a ramoscelli gra- cili, pubescenti Foglie ellittico-oblunghe, intere, scabro-rugose nelle 2 pa- gine, a picciuolo lungo 2-8 mm. ; stipole persistenti. Ricettacoli quasi globosi, 15-17 mm. diam., pedun- colati, cinti da 3 brattee. — Zona media [rjoo a 1^00 in.): Bogos lungo V Ansfba a Cheren {B. S.) e tra Adisc-Adi ed Babì-Mantel (F.) ; As- saorta al laghetto di Mainotf {P.). \Abiss.\. — Volg. come il i)rec. 3. Ficus Sycomorus L. Sp. PI. ed I, 1059 (1753) ; Pir. FI. Eritr. 117. =: F. Chanas Forsk. (1775) = Sycomorus antiquorum Gasp. (1845) = •^- rigida Miq. (1S48). — Albero di grandi dimensioni, a corteccia liscia, biancastra, con tronco irregolare e chioma espansa; Fig. 43- — I Ficus capreaefolia, 2 /"". pnìinntn. (Foglie e ricettacoli) (t : 2). 372 Boschi e piante legnose estremità dei rami e picciuoli irsuti per peli patenti. Foglie ovate, ottuse, un poco cordate alla base, intere o sinuato lobate, quasi coriacee, ruvidette, con peli sparsi lungo le nervature. Ricettacoli globosi o trottoliformi, del diam. di 20- 25 mm., riuniti in masse sopra rametti afilli nascenti lungo il tronco od i grossi rami (raram. solitari ascellari sui rami giovani [sec. Richard]), cinti da bratteole alla base, mollemente tomentosi, a maturità giallo-rossigni e dolcia- stri. — Lttngo i torrenti nella zova inedia {800 a igoorn.); finora indicato dell'Haviasen, Bogos, Mensa, Assaorta e Devibelass {B. S. T.-P. Penz. F.) \Tripol. Egitto Abiss. Arabia]. — Volg. in Tigrinia e Tigre: Saglà o S dia già. 4. Ficus Sup Forsk. FI. Aeg3^pt.-Arab. 180 (1775). = F. ca- pensis Thunb. ([786). = F. panificus Del. (1843). = F. ripaiia Hochst. in Miq. (1848). = Sycomorus panifica Miq. (1848) — Albero simile al F. Sycomorus dal quale distinguasi per i rametti e pic- ciuoli glabri o da giovani con peli apressati, sericei, per le foglie spesso più allungate, arrotondate o leggerm. cordate alla base, acu- minate all'apice, intere od irregolarm. dentate, pelosette da giovani poi glabre, infine pei ricettacoli piìi piccoli {15-20 mm. diam.), peloso- ferruginei e con involucro di brattee pii^i appariscente. [Jemen Abiss. Guinea Afr. or. e mer.\. — Volg. in Tigrinia : Choddo. a tyfìca. — Ricettacoli racemosi sopra rametti afilli nascenti dai grossi rami. — Jemen ecc. p erythreae 7^/^r? in Bull. Soc. Tose. Ort. XXXV, 166 (19 io). — Ricettacoli parte solitari sui giovani ramoscelli, parte in panno- chie afille lungo i grossi rami ed il tronco. — Acchelè Giizai ad Halai {S)) e frecìsam. nella stretta valle Anibor a 2^00 m. (F.). 5. Ficus vasta Forsk. FI. Aegyp. - Arab. 179 (1775); Pir- FI. Eritr. ii6 = F. Dahro Del. (1843) = F. indica Hochst. in Schimp. exs. (1844), non L. = F. benghalensis A. Rich. (1851), non L. — Al- bero di dimensioni spesso colossali, a tronco irregolare, talora con fiisti secondari derivanti da radici aeree, a corteccia liscia, cenerina ; ramoscelli grossi come un dito, pelosi all'apice. Foglie a picciulo lungo 4-10 cm., cordato-ovate, grandi (larghe 7-15 cm.), coriacee, lucide, rotondate od ottuse all'apice, intere. Ricettacoli ovoidei (12-15 mm. diam.), tomentosi, quasi sessili, cinti da brattee alla bas(i. — Lungo i torrenti ed anche altrove nella zona media ed alta (goo-2-^oo in.), in quasi tutta la Colonia {B. S. T.-P. Penz. F.) [Arabia Abiss. \. — Volg. Ddhro o Darò. o Uh 5 .vi I U o 4^ > o tu fn.) ; Bogos presso Cheren {B.S.); Mensa mila valle del Lava e valle Mogad {S^ ; Assaorta (S. P.) ; Acchele- Guzai a Chenafenà (F.). [Arabia mer. Aòtssi]. IO. Ficus Dekdekena A. Rich. Tent. FI. Abyss. II, 268 (1851) = Urostigma Dekdekena Miq. (1S47). — Albero a rami pelosetti, alto sino a 20 m. Foglie variabili dalla forma ellittico-lanceolata alla ovato- od obovatoellittica, per lo più cuneate, ma talora anche arrotondate alla base, ottuse all'apice, coriacee, glabre, interissime. Ricettacoli globosi (7-8 o raram. 12-15 nim. diam.), spesso pelosi almeno da giovani, con involucro trilobo. — Lungo i torrenti nella zona media ed alta [1^00-2200 m.), nell' Hamasen, .^eraè, Bos;os e Mensa (.S^ Pe?iz. F.). [Aòiss. Addai]. — Volg. in Tigrinia e Tigre : Dekdekena, Sibacà, Afa Kamo, Tschoghonte, Dscherande, Talqùs. A) Foglie ovato- od obovato-ellittiche (almeno per la maggior parte), larghe 2-6 cm., di sotto con reticolatura evidente, picciuoli lunghi 1-3 cm. a) Alberi. » typica = F. Tsjela Hochst. ex Miq. (1847). — Foglie glabre nelle due pagine. Ricettacoli brevem. peduncolati. — FTamesen a Zahalò {F.) (i), Mensa nella valle Catalaben [T.-P.); spesso colt. per es : ad Asinara ed Adi-Ugri (F.). ^ Hocìistetteri A. Rich. (pr. sp ) 1. e. (1851). ^= Urostigma Miq. (1847). — Foglie pelose di sotto. Ricettacoli sessili, assai pelosi da giovani. — Saganeiti {S.). b) Arbusto od alberetto. X Schimperi Hochst. (pr. sp.) ex Miq. 1. e. 555, t. XXII A (1847) = Urostigma Miq. 1. e. — Foglie ellittiche, arrotondate alle (i* L' tsemplare di Zah.ilò è notevole pei ricettacoli galligeni assai grossi, del diam,
  • er rendere così pii^i econo- mica la produzione ; si può dire che ogni giorno che passa segna una nuova conquista in questo campo dell'umana attività. Attualmente hanno grande importanza gli aratri e gli erpici a di- sco e nell'esposizione si ammirano numerosi modelli, che nella pra- tica dettero risultati magnifici, sopratutto per dirompere i terreni invasi dalle erbe e per il disfacimento dei vecchi prati. Le seminatrici a righe equidistanti vanno pure generalizzandosi nelle grandi coltivazioni di cereali e nella mostra se ne ammirano varii modelli. Delle loro costruzioni rurali hanno esposto numerosi modelli d'ogni genere e bagni per l' igiene del bestiame ; tutti gì' istrumenti d'agri- cultura e di bachicultura, nonché i prodotti che si ricavano da tali industrie. Per l'allevamento dei volatili da cortile e dei conigli vi sono nella mostra una infinità d' apparecchi. Incubatrici, oviscopi, madri artificiali, piccoli parchi, abbeveratoi a sifone, mangiatoie per i semi, per le erbe e per le paste, strumenti di chirurgia, specifici. della Repubblica Argentina 393 alimenti concentrati, tavole numerali e numerosi libri ed opuscoli, che si occupano dell'utilissima industria. E notorio il progresso vertiginoso che ha fatto in questi ultimi anni la pomologia americana ; tanto che, non ostante la mano d' opera così cara ed anche scarsa, si vendono, a prezzi vantaggiosi, frutta fresche e conservate in tutte le parti del mondo. Neil' esposizione s'ammira un campionario bellissimo non solo di frutta conservate nelle identiche condizioni nelle quali si vendono, ma anche modelli riuscitissimi, che ci fanno conoscere rapidamente tutte le varietà di frutta coltivate. Alla coltivazione dei cereali il Nord America seppe dare 1' im- portanza grandissima che merita, facendo seguire al progresso rapido della meccanica agraria lo studio del suolo e delle piante, semi- nando il vasto territorio di laboratorii e di stazioni di prova, che si propongono i più interessanti problemi della produzione rurale, li risolvono, li applicano, li volgarizzano con una rapidità tutta americana. Le mostre di cercali : frumento, orzo, avena, segale, riso, mais, miglio, sorgo, saraceno ci rappresentano non solo la bontà del pro- dotto, ma ci provano anche l' importanza grandissima, che i Nord Americani sanno dare alla specializzazione ed alla formazione di quelle varietà che meglio rispondono alle particolari condizioni del clima e del suolo di una località. Sopra ogni specie di cereale esposto è appesa una grande carta geografica della Nazione, dove sono annotati numerosi dati e, con grandi circoli di colori, segnati i punti dove predomina il cereale, perchè chi legge si possa così formare rapidamente un' idea esatta dell'area che questo occupa. I cotoni esposti sono numerosi e tutti di buona qualità, sono clas- sificati per lunghezza delle fibre, pel colore, per la tenacità. Nei tabacchi vi sono anche mostre delle isole di Cuba e Suma- tra sistematicamente ordinati per varietà e luogo di provenienza, sono esposti anche i diversi metodi di raccolta e per trasformarli in tutte quelle preparazioni chieste dal commercio. Le materie tessili d'origine vegetale ed animale hanno nell'espo- sizione una rappresentanza scelta e numerosa : seta di tutte le specie, i bachi che la producono, lane d'ogni genere, fibre di lino, di canapa, di ramiè, d'agave, di sanseviera, di iuta, di formio ecc. Vi è una collezione interessante di pelli conciate e di piume commerciabili. 394 L'Esposizione Intemazionale d'Agricoltura La selvicultura Nord- Americana è degnamente rappresentata ; vi sono centinaia di campioni di legnami da costruzione, da concia, da tintoria ; bellissime carte a colori indicano le varie essenze forestali e la maniera di utilizzare i boschi e le foreste. La praticultura è rappresentata da una collezione completa di semi, di foraggi e da un erbario riuscitissimo, che dà anche indicazioni precise sopra le esigenze delle varie piante e della loro importanza in ogni regione della Nazione. Il Ministro d'Agricoltura di Washington ci ha inviato una mostra interessantissima di tutto quanto ha relazione con 1' insegnamento agrario. Modelli d'ogni genere, studi minuziosi sopra tutte le malattie delle piante coltivate e del bestiame, parassiti ingranditi fino alla esagerazione e loro effetti sulle piante e sugli animali ; sistemi di esame ed analisi dei semi, delle terre, delle acque, dei prodotti agrarii e dei concimi. Interessante la mostra delle ferrature e degli strumenti chirurgici ; notevoli anche i numerosi quadri che rappresentano tutte le faccende campestri e le feste che le accompagnano. Dall'esame minuzioso di questa mostra nasce spontaneo il convin- cimento che il Ministero d'agricoltura della grande Repubblica ha saputo imprimere all' insegnamento agrario una direzione scientifico- pratica degna dei migliori elogi, che il progresso continuo e rapido di quella prospera nazione deriva dagli studi e dalle esperienze infi- nite, locali, specializzate che pratica il Ministero e le società rurali che prosperano nel paese. In una palazzina elegante e ben disposta la vicina Repubblica Chilena ha presentato tutto quanto produce il suo vasto e variato territorio, che s'estende dalla più alta catena di montagne dell'Ame- rica al maestoso Oceano Pacifico, dalle fredde regioni australi fino al tropico del capricorno. - S' impone sopra ogn'altra cosa il nitrato di sodio, la cui produ- zione annuale oscilla intorno ai 300 milioni di franchi, va a fect)n- dare ogni regione della terra ed è ricercato anche per la fabbrica- zione degli esplosivi. Sono presentate tutte le operazioni alle quali si sottopone il minerale per mezzo di numerose fotografie e nume- rosi dati numerici che provano i benefici del suo impiego nelle col- tivazioni. Al nitro segue immediatamente il vino, che senza dubbio è il migliore, che attualmente si produca nel continente americano. Le della Repubhl'uu Argentina 395 qualità più fini, tanto bianchi che rossi, sono tipi francesi, scelti o da pasto, fatti din uve cabernet, pivot e ntalbec, che hanno nelle vigne il predominio e vanno sostituendo rapiidamente i vitigni ori- ginari di Madera. Sono anche esposti varii liquori e numerose macchine e vasi vi- nari fabbricati nelle Scuole d'Arti e Mestieri del paese e con le- gname e ferro nazionale, perchè il Ciiile è uno dei paesi ameri- cani che più tiene a promuovere e dare incremento alla propria produzione e ad occupare il meno possibile gli stranieri, circostanze queste che, a parer mio, devono ritardare senza dubbio il suo pro- gresso tanto agricolo che industriale. 11 Chi le ha una discreta mostra di frutta fresche di stagione ed una completa collezione di frutta conservate. Presenta anche cereali, legumi, foraggi e numerosi campioni di legnami da costruzione che ricava dai suoi celebri boschi del Sud. E notevole la collezione di pesci e crostacei squisiti che si pescano tanto nel Pacifico che nei fiumi cristallini della Cordigliera delle Ande; eccellente poi la collezione di minerali, buonissimo il carbon fossile di Loia, che annualmente ne produce per più di 30 milioni di franchi. Sono discrete le mostre di canapa e di lino, per quanto queste due piante tessili trovino migliori condizioni di sviluppo nella vicina Repubblica ; sono anche discrete le mostre di corde e di fili e niente encomiabili certi cappellacci di paglia, che usano i contadini di quel paese. La Repubblica del Paraguay ha riunito i suoi numerosi ed in- teressanti prodotti del suolo in un elegante locale costruito con varii legnami delle sue foreste. Fu una idea eccellente. Il legname da costruzione è sen^a dubbio il prodotto di maggiore importanza che esporta attualmente quella repubblica tropicale ; viene subito dopo il ìnatc ricavato à.i\\V Ilex Paraguayevsis, arboscello mollo dif- fuso non solo nel Paraguay ma anche nella Repubblica Argentina e nel Brasile. L'esposizione di tabacchi è interessante ; per quantità, qualità e varietà di produzione; il Paraguay è e sarà uno dei più importanti produttori della profumata foglia. Sono magnifiche le mostre di canna da zucchero, discreti gli zuc- cheri ed i liquori, buoni gli amidi fatti con radici di manioca ; magnifica la collezione di piante medicinali, tintorio e da concia 396 L'Esposiz. Internaz. cfAgr. della Repubblica Argentina e buona la mostra di frutta tropicali e di legumi, che generalmente si vendono in Buenos Aires. Il Paraguay presenta anche pelli conciate di buon valore indu- striale, lane, crini, ceste e finimenti assai ben fatti. Le altre nazioni americane non concorsero ufficialmente ed i pro- duttori che hanno relazioni commerciali con questa Repubblica, hanno inviato i loro prodotti nelle sale comuni od hanno costruito dei piccoli chioschi. Degna d'una speciale m^enzione è la esposizione dei caffè brasi- liani, fatta dalla importante casa « La Brasilèna » e « La Paolista », impiantate con forti capitali in Buenos Aires; riuscitissima la mo- stra tabacchi e sigari di Bahia e' buone tutte le mostre di zuc- cheri e liquori, che hanno inviato varie case di San Paolo e Rio Janeiro. Lng. Agr. F. Girardi. NOTE BIBLIOGRAFICHE Prof. Dott. A. Zimmermann. • Anieitung fiir die Baumwoll Kultur in den Deu- schen Kolonien. - Berlino - 1910. Quest'opera, compilata sulle più recenti pubblicazioni riguardanti le zone classicamente cotoniere, è dedicata alle colonie tedesche, ma può essere util- mente consultata da chiunque voglia coltivare il cotone, tanto più che, per confessione dell'A., i dati ottenuti nelle colonie stesse non sono ancora inte- ramente concludenti. I vari quesiti che, si impongono al coltivatore sono nettamente delineati e discussi con abbondanza di convincenti argomentazioni, donde risulta una serie di istruzioni completa, ragionata, minuta, chiara. Premessa una sommaria descrizione del cotone e riconosciuto impossibile, fra tanta disparità di opinioni, classificare in tipi ben determinati le nume- rose varietà coltivate, l'A. si limita a descrivere le più importanti fra le at- tualmente possedute, indicando di ciascuna le caratteristiche, i pregi e i di- fetti, le qualità peculiari per cui le varietà meno conosciute e più recenti meritino di essere ulteriormente sperimentate accanto alle più antiche e stu- diate, accennando anche al modo di ottenerne di nuove sia per ibridazione sia per altre vie. Note bibliografiche 397 Ricono.sciuti gli svantaggi (maggior costo, pericoli d' infezione, inferiorità di risultati attendibili) che presenta il seme importato — specialmente da luoghi lontani — in confronto a quello prodotto sul posto, si indica il modo per cui ciascuno può procurarsene pei propri bisogni e con apposita cultura di buone piante iiortaserai, fra le quali non sarà difficile isolare e riprodurre gli individui migliori. Ed a questo proposito ci sembi-a poter deplorare che non si tratti più a fondo la questione del miglioramento della razza. Accennati i varii fattori economici, che influiscono sulla scelta della loca- lità da coltivare, l'A. presenta uno studio delle proprietà fisiche e chimiche del terreno (rispetto alle quali il cotone non mostra troppe esigenze, mentre queste esigenze sembrano essere diverse, per la stessa varietà nei diversi luoghi) e sulla distribuzione delle temperature e delle pioggie in Egitto e nel Nord America in confi-onto all'Africa Orientale Tedesca ed alla regione del Togo, confronto espresso in comode tabelle ed in tracciati grafici. Per quanto riguarda la preparazione preventiva del terreno (diboscamento, dissodamento, riduzione a terrazze, fognature, arature), lo Zimmerman racco- manda di sperimentare ancora la semina su aiuole decorrenti da est ad ovest e rialzate di 15-30 cm. sul livello con cui di solito si alternano, allo scopo di meglio utilizzare il calore solare, di irrigare il terreno, di utilizzare terreni paludosi, pratica che però non darebbe buoni risultati colle varietà del tipo Sea Island. Sebbene un raccolto di cotone, sia pure abbondante ed utilizzato completa- mente fuori del luogo di produzione (ciò che può essere convincente in vista dell'olio che si può estrarne e dei panelli residuali quale margine), asporti dal terreno minori quantità di elementi nutritivi che non altre coltivazioni — come risulta dalla tabella sulla composizione chimica delle varie parti del cotone — ottenendosi in molti casi notevoli risultati da concimazioni complete, l'A. in- dica l' influenza di singoli elementi fertilizzanti e il modo, il tempo, la dose da somministrarne nei diversi casi. Il trattamento preliminare dei semi, che raggiungono il massimo potere germinativo fra il quinto ed il nono mese, allo scopo di separarne i meno dai più pesanti e di renderli, per opportune disinfezioni, immuni dai germi per- niciosi e più resistenti agli attacchi degl' insetti, all'epoca della semina; le di- stanze da conservarsi fra le piante (variabile naturalmente colle varietà e colla natura del terreno) ; le cure culturali, l'epoca e il modo d' eseguire il raccolto; il trattamento e la conservazione dei prodotti formano oggetto di altrettanti paragrafi, cui seguono cenni sulle rotazioni da consigliarsi e sulla consociazione del cotone con piante annue Ccome il maiz) o perenni (agave, palme e piante a caoutchouc). Grande sviluppo (circa un terzo dell'intero volume) è concesso alla pato- logia, colla descrizione di ben 340 cause nemiche del cotone, tra animali e vegetali. Un elenco bibliografico permette infine di risalire alle fonti, cui ha attinto l'A., mentre la citazione dei relativi passi intercalata nel testo facilita le ri- cerche. Dott. A. MoKKSCHINI. 398 Note hibliografiche * * Karl Supf - Deutsch -Kolonìale Baumwoll-Uuternehumungen Berlino - Prima- vera 1910. Nel marzo del 1910 si costituiva fra l'Ufficio Coloniale ed il Comitato Am- ministrativo Coloniale un accordo allo scopo di promuovere, con unità di intento e di indirizzo e con sufficienza di mezzi, sistematiche ricerche sul co- tone nelle diverse colonie tedesche. Con quale organizzazione questo scopo sia stato raggiunto e quali risultati siansi conseguiti, colle numei-ose esperienze istituite e condotte non solo presso le stazioni agrarie all' uopo impiantate, ma anche presso numerose aziende private specialmente nell'Africa Orientale e nelle colonie del Togo, di Kamerun, dell'A. Sud-Occidentale, della Nuova Guinea e del Kiatschou, è detto appunto in questo libro il quale contiene, oltre ai dati commerciali e culturali, notizie d' indole tecnica e commerciale. In via quasi accessoria, ma tuttavia con sufficiente dettaglio, è trattato il metodo d'ibridate ad arte o per isolare gli individui che, per migliore adatta- mento a condizioni speciali, risultino mutati dai progenitori per farne dei capostipiti d' altre razze migliorate in un senso prestabilito. Ci sembra quindi che il libro del Supf formi una specie di complemento alla precitata opera del Zimmermann. A. MORESCHINI. 4: « * G. Costanzo, C. Negro. - Meteorologia agricola. - 1 Voi. in-16 piccolo, pag. XI- 206, con 27 figure, rilegato (L. 2,50; - Ulrico Hoepli editore - Milano 1911, I trattati di meteorologia non abbondano certo, e meno ancora abbondano i trattati di meteorologia agricola. Tornerà quindi utile ogni libro che si oc- cupi di tale materia. Che se ci facciamo ad esaminare il presente manuale che il Comm. Hoepli ha voluto aggiungere agli altri, non possiamo fare a meno che congratularci con gli Autori e con il solerte Editore. Il volumetto che rag- giunge le 20J pagine, pure essendo strettamente scientifico e pure trattando questioni che hanno stretto legame con i più recenti studi sulla fìsica e sulla meteorologia è accessibile ad ogni classe di persone colte. L'aggiunta di agricola deve essere intesa nel senso che si sono sviluppate di prefe- renza le parti della meteorologia, che più si collegano con l'agricoltura. La temperatura del suolo a diverse profondità, la temperatura delle acque, l'eva- porazione del suolo, r irraggiamento a seconda del calore del terreno, ecc., sono tutte questioni che trovano il loro maggiore o minore sviluppo, e non occorre dire che queste nozioni sono quelle che più interessano l'agricoltore- Per fare in modo che il volume possa tornare vantaggioso per un tempo lungo il più che sia possibile, gli Autori hanno cercato di abbondare nella citazione di valori ragistrati, ed in questo meritano vera lode perchè la ricerca delle osservazioni riesce assai lunga ed alle volte quasi impossibile, mentre l' in- Note hihUofìrafirhe 399- terpretaxione può essere data da ognuno, come ognuno può trarre le conse- guenze che lo interessano. Questa nonna scrupolosamente seguita per tutto il manuale fa sì che qualumiue persona che si debba occupare di meteorolo- gia troverà più di una pagina, da cui attingere una qualche utile cognizione. Questo è avvenuto a noi, e siamo certi che avverrà a quanti leggeranno tal volumetto. Nitida ed accurata l'edizione. * M O T IZI K Apparecchio per la separazione del Caucciù . E stato inventato da Mr. Harry S. Smith, piantatore di caucciù in Tobago (Trinidad) e consiste in un apparecchio centri fugatore, il quale permette la separazione e 1' uscita del liquido scuro ed acquoso, che accompagna il caucciù nel latice. Lo strumento ha servito principalmente per il prodotto della Ca- Stilloa, il cui latice si discolora facilmente, stando a contatto col liquido ac- quoso anche per poco tempo. L'apparecchio separa completamente in 20 mi- nuti il caucciù dalle impurità e l'umidità residua non supera mai l'I O^Q- La operazione consiste essenzialmente nel centrifugare il latice nell'acqua pura, elle volta a volta viene espulsa dallo strumento e sostituita da altra nuova. Le acque di lavaggio possono essere utilizzate por l'estrazione delle resine, contenute in grande abbondanza nel latice di giovani piante di Castilloa. • * — Macchina cinese per la lavorazione delle treccie di paglia. La Camera di Commercio Italiana a Shanghai (CinaJ, richiesta di raggua- gli circa l' invenzione che dicesi fatta da un cinese a Tsingtao per la lavo- razione delle treccie di paglia, informa che realmente una macchina per la lavorazione delle treccie di paglia è stata inventata a Tsingtao da un cinese. I piani della macchina .sarebbero stati inviati in Germania dove se ne sa- rebbero costruiti due o tre tipi, i quali però per ora almeno, non hanno dato i risultati che se ne attendevano. La macchina non si trova sul mercato e se ne ignora anche il luogo di costruzione. Una persona praticissima dell'articolo treccie di paglia e che ha avuto oc- casione di assistere al lavoro di detta macchina, ha assicurato che, anche per- fezionata, la macchina non potrà produrre che treccie ordinarie. — M. C. - I bambù adoperati per la fabbricazione dei cordami. Tra le molteplici applicazioni ])ratiche, che ha avuto il bambù, una degna di nota è senza dubbio l'u-so che se ne fa per la fabbricazione dei cordami. 400 Notizie Uno degli ultimi Bollettini di Kew riferisce appunto il grandissimo impiego, che ha avuto in tutto l'Estremo Oriente una specie di bambù per la fabbricazione delle corde. Le rive del Yuen-In sono letteralmente coperte da una fitta ve- getazione di bambù. I coloni tagliano queste canne, le fanno cadere nell'acqua, le legano e le trasportano fino alla località di lavorazione. La corda è fatta di minuti filamenti di bambù attorcigliati insieme, come si opera comune- mente con la canapa ; la corda cosi ottenuta ha circa 18 mm. di diametro ed è solidissima, tanto è vero clie trenta uomini, tirandola da parti opposte, non sono capaci di romperla. Non è stato possibile finora conoscere a quale specie di bambù appartenga quella adoperata per cordami, si sa che il nome indigeno è Mieng-Denk. Quando le corde sono usate e logorate si tagliano in tanti pezzi e servono per combustibile, specialmente come torce a vento. Dobbiamo far voti che queste specie di bambù sieno meglio conosciute e siano importate anche nelle nostre colonie, potendo esse ottimamente sosti- tuire i cordami di canapa sia per la resistenza, sia per la durata. * * * — C. ]\1. - L' impiego del riso come foraggio. 11 Journal d' agriculture pratique dell'Agosto 1910 riporta un comunicato della Stazione Sperimentale di Hawai, circa l'uso colà ormai comune di som- ministrare al bestiame il riso come foi-aggio. Furono fatte delle prove, raccogliendo il riso prima quando la cariosside era lattiginosa e non ancora ben formata, poi quando cominciava a granire, infine facendo una raccolta quando il seme aveva raggiunto la maturità com- pleta. Nel medesimo rapporto è riferito che alcuni animali accettarono volentieri come alimento tanto la paglia di riso come il seme ; mentre altri rifiutavano la paglia. Però tutti quanti prendevano di buon grado anche la paglia quando il seme non era ancora formato. Sarebbe interessante sapere se, anche nei paesi di gran produzione, con- venga somministrare al bestiame come foraggio un alimento di un costo cosi elevato. * * — C. M. - La polpa di Ananasso e le sue proprietà medicinali. 11 Journal d'agricolture tropicale, del Giugno 1910 riferisce alcune impor- tanti notizie circa le proprietà terapeutiche della polpa dell'ananas. Infatti, secondo il Dott. Marcano, medico a Cuba, la polpa di ananasso sfavo- rirebbe straordinariamente la digestione delle proteine animali e vegetali. Ed anche E,. H. Crittenden. membro dell'Accademia delle Scienze del Con- necticut sostiene che la polpa di ananasso agisce efficacemente sulla digestione specialmente in mezzo neutro, operando però pure in mezzo debolmente alca- lino o acido. Notizie 401 Il principio che agisce sopra la digestione è stato isolato ed ha preso il nome di « broraelina », che del resto anche in casi di difterite ha avuto effetti sorprendenti. Numerosi bambini affetti da difterite e da altre malattie della gola sono perfettamente guariti col l'uso della polpa di ananasso. La polpa di ananasso ha trovato applicazioni anche come purgante. Un composto cristallino estratto dall'ananasso e chiamato ^< mannitol * entra nella composizione di diversi farmachi contro la polmonite. Non vogliamo con questo sostenere che si debba in caso di difterite senza altro ricorrere alla polpa di ananasso, tralasciando il meraviglioso siero Behring Iloux,ma dobbiamo far voti che l'anana-sso sia più accuratamente studiato circa le sue proprietà terapeutiche. * * — Tessuti di fibra di banano. 11 Console inglese a Chungking (Cina) riferisce sui tessuti di tìbra di ba- nano, esposti alla gran fiera di quella città. 11 processo della manifattura è piuttosto semplice, somigliando estremamente al metodo col quale i Cinesi ottengono le fibre dal ramiè. Il fusto del banano viene tagliato dopo un anno dalla semina, rotto e sot- toposto all'azione del vapore sopra a caldaie d'acqua, finché diventa soffice e maneggievole. E facile allora togliere la buccia verde, scorticando il fusto con uno strumento fornito di denti metallici. Il residuo viene battuto e pe- stato dentro un panno per togliergli l'umidità e ci dà direttamente la fibra grezza. Per il momento sono stati e-epartnjerjts, Calcutta, 1910 — Dono del Dipartimento d'Agricoltura delle Indie Inglesi. J^nrjuario dell' Jstituto Coloniale Jtaliano — Anno 1910, Roma — Dono dell'I. C. I. Compagnie du J^ujcr/ — Mission permanente d'études scientifiques - Resul- tats suis en ordre et annotés par E. De Wildeman, Bruxelles, 1910 — Dono della Compagnia. ^ott. prof. J'T. ^/mmernjann — Anleitung fiir die Baumwollkultur in den Deutschen Kolonien, Berlin, Kolonial Wirtschaftliches Komitee, 1910 — Dono del Kol AVirt. Kom. 2>r. prof. yì. Zimrqerrriann — Auszug aus der Ascleitung fiir die Baumwol- lkultur in den Deutschen Kolonien (Deutsch-Ostafrica), Berlin, Kolonial Wirtschaftliches Komitee, 1910 — Dono del Kol Virt. Kom J^'chele Checchi — Pesi e misure in uso nella Colonia Eritrea - Biblioteca di Studi Coloniali, diretta da Renato Paoli, n. 6 - Ist. Colon. 1 tal , Roma, 1910 — Dono dell'Ist. Col. Ital. J)oft. Q. paoli — Sulla « Sarcophaga lineata » Fallen, parassita dello Stau- ronotus marocauus in Sardegna (esti'atto dal « Bollettino del Laborato- rio di Zoologia » di Portici — (Dono Dott. Mangano). (Coìitiìiua). Gerente Responaabiie : D )tt. Alberto Del Lungo. Firenze, 1910 — Stabilimento Tipografico di G. Ramella e C " L'RQr^lCOLTUKn COLOIiinLF. " Si put'Udca clcdici volte l'anno: un fascicola eli circa 40 pagine al mese. Prezzi dell' abbonamento per quest'anno: L. H in Italia, Colonia Eritrea e Somalia italiana — L. IO jier l'Estero. Un fascicolo separato I>. Ì.OI> in Italia e per l'Estero. Chi desidera le annate arretrate, può avere il Voi. II (1908) ed il Voi. Ili (1^»09) al prezzo ordinario, ma il volume I (1907), essendo rimasto scarso di fronte alle richieste, si può avere solo in unione ai Voi. II e III, al prezzo complessivo di L. 31. Gli articoli si pubblicano sotto la esclusiva responsabilità degli autori. Prezzo dell'abbonamento cumulativo dell' AGRICOLTURA CO- LOINIALE e della RIVISTA COLONIALE (organo dell'Istituto Coloniale Italiano, in Roma) L. ^50 per l'Italia e Colonie Italiane, Hi. ^S per l'Estero. L'importo de^li abboninTiui deve essere inviato, a mozzo vaglia postale, all' Amministrazione dell' Agricoltura Coloniale — Viale Umberto 9. Si ricevono inserzioni, a prezzi mis- tissimi, da pubblicarsi in fogli colorati, simili a quelli qui uniti. La nostra ri- vista, per il suo carattere speciale, va in tutti i principali centri agrari del mondo, in scuole, biblioteche, cattedre ambulanti, società agrarie e industriali d'Italia, ed è diffusissima nelle nostre colonie. Si pregano quegli abbonati, che non hanno ancora inviato la quota d' abbo- namento per Fanno IQIO a volersi sol- lecitamente mettere in pari coll'ammi- nist razione. Anno IV. Dicembre 1910 N.» 9 L'Agricoltura Coloniale OwfjANO Dioi.h' Istituto Aguicoi-o Coi.onialk Ita mano h: dki Skrvizi agkaki i»ki,i>'Eritkk.a k dklla Somalia Italiana '© COMITATO DI REDAZIONE ©- O O DIRETTOKK : Dott. (ilNO BAR I OLOIMMEI OIOLI, Direttole ilell' Intitiito Aj.mìi:')Io Ciiloiiiulo Itnliaoo. i:o.l..tli)ii piiiiciicili : Dott. Alberto Del Lungo — Dott. Oberto Manettl Dott. Odoardo Beccarl. «lei K. .Museo di Storia Niit. ili Firenze — Prof. Renato Blasuttl. del K. Istituto ili Studi Suji. - l"ìieri7,o — Dott. Olno Copptnl — Prof. Italo Olglloll, della RA T'uiversili'i ili l'isii — Dott. Cnildo Mangano, dell'Int. Apr. r.,1. Itiil. - Prof. Ferruccio Mercanti, del K." Ist. di Studi Sup. e Medico iirov. — Prof. Attillo Mori, dfeiriiit. Geofir. Militare — Dott. Renato Pampanlnl, del R." Int. Botanico di Firenze — Prof. Carlo Pucci, della U.;i l'iii v. di H(;n» - Dott. Giuseppe V. Ross!, dell I>t. Ajir. Cid Itili — Aiiiniinistratoro : Dott. Oberto Manettl SOMMARIO Geom. Alfonso Fiori - Le costruzioni agrarie nella Somalia Italiana .... Pag. 405 Dott. Tullio Bknini - Il cotone egiziano - Note sulla raccolta di quest'anno . . » 425 Dott. Guido Mangano - Le attuali condizioni del mercato del caucciù e previ- sioni per l'avvenire ^ 428 Note bibliografiche : Capra G. - L'Australia nei suoi rapporti con l'Italia (A. Mori) — Michele Checchi - II commercio del caffè nella Colonia Eritrea (0. Monetti) — Ciro Marchi - Contabilità delle aziende agrarie (0. J/i?/»^///) ? 431 Notizie : Ancora il caucciù sintetico — Un nuovo tipo di mais in China — Un frutto coltivato per la fabbricazione delle pipe — Il commercio estero del- l'Argentina nel primo semestre 1910 — Il cotone in Eritrea — Un nuovo agente coagulatore per caucciù » 434 Libri ricevuti in dono *437 Direzione e Amministrazione : Firenze - Viale Principe Umberto, 9. ISTITUTO AGRICOLO COLONIALE ITALIANO (eretto in Ente Morale con R. D. 26 Giugno 1910) CONSIGLIO D'AMMINISTRAZIONE Presidente. . . : Don Filippo dei Principi Corsini, rappresentante l'Istituto Coloniale Italiano Vice-Presidente : Prof. Vincenzo Valvassori, rappresentante il Ministero d'Agr. Ind. Comni. Segretario ... : Dott. Gino Bartolommei Gioii, rappresentante il ISIinistero Affari esteri Consiglieri . . : Prof. Pasquale Baccarini, consigliere aggregato a norma art. 7 Statuto » Prof. Antonio Berlese, rappresentante il Comune di Firenze » Prof. Olinto IVIarinelli, rappresentante il Governo della Colonia Eritrea » On. Ferdinando Martini, rappresentante il Governo della Somalia Italiana » Sig. Pietro (Napoli, rappresentante il Comune di Firenze » On. Roberto Pandolfini, rappresentante il Commissariato Emigrazione » On. Sen. Carlo Ridolfi, rappresentante il R. Istituto di Studi Superiori di Firenze » On. Dott. Massimo Samoggia, consigliere aggregato a norma art. 7 Statuto CONSIGLIO DIRETTIVO Dott. Gino Bartolommki Gigli - Direttore Dott. Guido Mangano - Vice Direttore - Servizio informazioni - Museo - Serre Dott. Giuseppe V. Rossi - Servizio Sperimentale - Laboratori Dott. ObekTO Manetti - Redazione Rivista - Direzione Biblioteca Sig. Aristide Recenti - Direttore delle Coltivazioni. FIRENZE, 1910 - TIPOGRAFIA di G. RAMELLA & C.*^ Anno IV. Fase. IX. Dicembre 1910 De Coatcuzinni Hgcacie nella Somalia Italiana, Si potrebbe parlare lungamente sulle costruzioni indigene di queste nostra colonia, costruzioni che differiscono tanto da tribù e tribù e da paese a paese, per la loro forma e dimensione, pel mate- riale di cui si compongono e per i vari procedimenti usati nel co- struirle. Questo studio, gioverebbe anche a darci un' idea del grado di civiltà delle popolazioni, poiché i progressi, che man mano si pos- sono scorgere nelle abitazioni di un popolo sono le espressioni più significanti delle sue abitudini e quasi un riflesso della sua vita. Inoltre, poiché gli indigeni ricavano il materiale per le loro costru- zioni dai prodotti del suolo che abitano, studiando queste costruzioni si può fare delle deduzioni sulla ricchezza o scarsità dei diversi prodotti utilizzabili per costruire. Avendo io soggiornato due anni soltanto nelle regioni del basso Giuba, specialmente nelle prossimità di Giumbo, non ho potuto fare uno studio profondo e generale che valga per tutta la nostra colonia e perciò mi limiterò a fare una breve descrizione di ciò che ho potuto osservare, soffermandomi specialmente sulle costruzioni fatte dagli europei in questa regione, imitando e migliorando assai quelle indigene. Ho cercato poi di completare il mio breve studio aggiun- gendo alcuni calcoli, che possono dare un'idea del costo del materiale e della mano d'opera indigena. Le capanne indigene. — Alla co.struzione delle capanne sono ad- detti indigeni pratici del mestiere, di solito goscta o sualieli. Essi dapprima, tracciato sul terreno prescelto il perimetro della capanna, scavano con una piccola zappetta un fossettino della profondità di circa IO cm. e della larghezza di 6-7 cm. ; in esso infiggono suc- cessivamente, in una fitta fila, sottili rami, possibilmente diritti, del diametro di cm. 1-2, e della larghezza di m. 1,70-2,00, in cor- rispondenza delle pareti, che restano dal lato della gronda del tetto; \j' Agricoltura Oolonialt 28 CO 406 Le costruzioni agrarie cercano di porne invece dei più lunghi nelle pareti laterali special- mente verso il colmo. Questi rami diritti si trovano di solito nei cespugli in riva al fiume e spesso sono fatti venire da molto lon- tano per mezzo di cammelli. Quei legni, che presentano qualche cur- vatura vengono raddrizzati mediante una intaccatura sul dorso. Infissi [L •~^}p^—;€t' Fig I. COSÌ un certo numero di questi bastoni e premuta la terra al loro piede da ambo le parti, si collegano insieme per mezzo di lunghi rami trasversali posti orizzontalmente, l'uno esterno e l'altro interno alla capanna (fig. i), e legati fra loro da fibre vegetali assai robuste, tra le quali sono preferibili quelle corticali del baobab ; però sono usate pure quelle delle acacie ombrellifere e di altri alberi. Di queste lega- ture nelle pareti di gronda se ne fanno tre e la superiore è più solida e più accurata, dovendo sostenere il tetto. In corrispondenza di que- st'ultima poi, a parete terminata, si tagliano tutti i pali sopravan- i nella Somalia Italiana 407 zanti. Terminato il collegamento di tutte le pareti e il pareggia- mento nelle pareti di gronda, si precede all' infissione dei pali soste- nenti la trave del colmo (fig. 2), ' y Il ir 1 ♦ -1 11 Ul >• «'5 ^«* Z2r'^r Fig. 2. Anche questi pali sono scelti nel bosco e sono costituiti di solito da grossi rami di acacia ombrellifera, possibilmente diritti, del dia- 408 Le costruzioni agrarie metro di circa 8-10 cm. della lunghezza di circa 4 m. e terminanti superiormente in una piccola forca. Di solito essi vengono posti alla distanza di 4 m. l'uno dall'altro e sono infissi esternamente alle pareti dopo uno scavo di un foro del diametro di cm. 20 e profondo 40 cm. Sopra ad essi vien posto e legato fortemente il colmo spor- gente per 50 cm. dalla capanna. Si procede quindi alla copertura. Per questa operazione occor- rono dei pali lunghi, sottili e diritti, che, dove non si possono trovare, sono spesso acquistati da mercanti arabi o indiani. Questi travicelli rotondi di legno durissimo (del diametro di circa 5 cm. ad una estre- mità e più sottili all' altra) sono lunghi 4-5 m. Neil' estremità più grossa viene fatta un intaccatura speciale, che, appoggiata alla trave del colmo, impedisce lo scorrimento. Tali travicelli vengono posti alla distanza di 50-70 cm. e legati alle pareti di gronda ed al colmo ; le pareti di fianco sono legate ai travicelli delle estremità e ad essi pareggiati. Superiormente ad essi, in senso orizzontale, vengono legati altri lunghi e sottili rami alla distanza di 20-30 cm. l'uno dall'altro ; quindi, cominciando dal basso, si incastrano e si legano con corde vegetali le foglie di palma- dum, che sono fornite nella pagina inferiore di una profonda intaccatura. A rendere perfetta la imper- meabilità sul colmo occorre legare accuratamente fasci di fini erbe da foraggio. In mancanza di palme-dum, in alcuni paesi sono usate le foglie di palma di cocco, che vengono tagliate in pezzi della lunghezza di 40-60 cm. e per mezzo di una legatura .speciale sulla loro costola vengono ad avere tutte le foglioline sullo stesso lato ; ciascun frammento di foglia è poi legato ai travicelli orizzontali del tetto. In altri casi per mancanza di migliore copertura, si usa semplicemente lo strame, ma occorre allora dare al tetto una forte pendenza (fig. 3). Nelle capanne circolari le pareti sono fatte collo stesso sistema che nelle rettangolari. Il tetto, se è conico, è sorretto nel centro da un grosso palo nelle capanne di un certo diametro ; in quelle invece di più modeste proporzioni, i travicelli si sorreggono da sé, essendo legati tra di loro al colmo. La copertura usata per queste capanne è costituita di solito da paglia, soltanto nel caso che esse abbiano dimensioni rilevanti può usarsi la copertura di foglie di palma-dum o palma di cocco. Spesso queste capanne hanno dimensioni assai piccole (diametro di 3 m. circa) : allora hanno pareti dell'altezza di m. 1.20 ed anche meno; il tetto è sferico, coperto di paglia e di nella Somalia Italiana 409 stuoie. Queste sono le costruzioni indigene più povere, che molte volte sono ridotte a vere tane prive di spazio, di luce e di comodità. f ^ ^M^ • t ; 1 / "■ 'ì l' '• • . . 'il ì 'V i '.- '■ ■ ' fjj/ .i'' ;[^ *'''Ml"i 1 f 1, — f 1 1 1 t 1 r r . 1 L'.. Iti ^Vyi^ìni''hi^vl7tWi l'M'i J,M-^".n'' :..i.:ir,fniW-i|n'|li'r''" 1—1 — »c- r ^ ■ *'iJW ^ e . _ tf . _ . ^> \H ^. ■■ 'Pilli: . , 1 ■%% |)iir]])f]i|i|if|^HirÌj ■I ■' * J-' '_ _ >^ i*'K. 3- rerminata la costruzione della capanna, sia rettangolare che cir- colare, le pareti sono completate da una specie di intonaco interno ed esterno di malta, fatta mescolando terra con stallatico di bue o di cammello. Questa malta, bene stemperata, viene lanciata con forza contro la parete in modo da chiuderne tutte le commessure, e quindi lisciata a mano. Dopo una giornata di essiccamento la pa- 410 Le costruzioni agrarie rete viene poi ripassata con stallatico puro stemperato. Alle volte invece, specialmente in quelle circolari, le pareti sono completate semplicemente con strame. Nelle capanne indigene di solito le finestre mancano assolutamente ; le porte sono formate da vani lasciati nelle pareti e possono essere al massimo di m. 1.70X0,70 e al minimo m. 1,20X0,60. Esse pos- sono esser chiuse con vecchie tavole o con una specie di fitto cancelletto in rami o semplicemente con stuoie. La pendenza del tetto più usata e più conveniente è circa del 75 per cento per le capanne rettangolari, per le capanne circolari a tetto conico invece si arriva al 100 "/q ed anche più. Lo sporto del tetto e di circa cm. 70. Le capanne europee. — L'europeo, più esigente in fatto di como- dità, di spazio, di igiene e di estetica, ha introdotto nella costruzione di queste capanne ad uso di sua abitazione, molte modificazioni e miglioramenti, che sarà utile ed interessante considerare. Per prima cosa l'europeo, potendo disporre di maggiori mezzi dell' indigeno, acquista travi dai mercanti arabi o indiani, che le trasportano massimamente da Lamu per mezzo di sambuchi (barche a vela, che fanno il servizio della costa benadiriana fino ad Aden ed a Zanzibar). Queste travi sono di legno durissimo e pesante e trovansi in commercio squadrate e rotonde. Il loro prezzo sul posto (compresa la spesa di trasporto e dogana ecc.) si può calcolare di circa 2 rupie l'una. La loro lunghezza varia dai 4 ai 6 metri, la sezione è di cm. 10X^2 di lato e altrettanto o più (anche fino ai 20 cm.) di diametro. Per la costruzione dello scheletro di una capanna sono da preferirsi quelle squadrate. Fatto il tracciato della capanna, a cui sarà opportuno dare forma rettangolare, ritenendo come larghezza più conveniente m. 4 e mas- sima m, 5, si procederà allo scavo dei fori per 1' infissione dei pali. Questi nelle pareti di gronda si fanno alla distanza di m. 2 ;< m. 2,50 l'uno dall'altro, nel colmo invece a m. 4 X 5- I pali debbono essere infissi nel terreno almeno per 60 cm. e saranno alti nelle pareti di gronda m. 3, nel colmo m. 4,50 almeno. Trasversalmente a questi pali vengono inchiodati esternamente dei travicelli rotondi almeno in tre file nelle pareti di gronda. Anche questi travicelli si acqui- stano a Lamu e vengono a costare circa rupie 0,32 l'uno; sono di legno durissimo lunghi 57 m., decorticati, grossi ad un estremità (circa cm. 5 o poco più di diametro) e assottigliati all' altra. Per nella Somalia Italiana 411 r inchiodatura occorre dapprima forare il legno con opportuno tri- vello, e si usano chiodi di ferro quadro della lunghezza di cm. 8. Questi travicelli vengono inchiodati poi anche sopra le teste dei pali di gronda. Di poi si procede all'inchiodatura delle costole di foglie di palma dattilifera in due strati, uno all' interno ed uno all' esterno della capanna, poste normalmente ai travicelli ed inchiodate con bullette di Francia della lunghezza di cm. 3. Queste costole di palma-dat- tilifera si trovano in abbondanza nei boschi, specialmente lungo il fiume e, calcolando che un uomo in una giornata (a paga giorna- liera di rupie 0,32) debba potere raccogliere e trasportare sul posto almeno 80 costole ripulite dalle foglioline (4 mazzi di 20 l'uno), si può ritenere il loro prezzo = rupie i per ogni 160. Tali costole sono del diametro di circa cm. 2 nella parte infe- riore e vanno assottigliandosi all'altra estremità ; la loro lunghezza arriva ai 5 m. ed anche più. La distanza da tenersi da una all'altra deve essere di cm. 3 e vi deve essere alternanza tra quelle di uno strato e quelle dell'altro. E bene lasciarle seccare prima di adoperarle. Nella costruzione dello scheletro e delle pareti bisogna tener conto dei vani (finestre o porte) da lasciarsi. E bene che le porte siano di m. I X 2 e le finestre di m. 0,70 X i. In corrispondenza delle porte devesi infiggere un palo in più e aggiustarsi 1' interno con un telaio di tavole ; anche per le finestre si usano travicelli con opportuno telaio. Veniamo ora alla costruzione del tetto. Per prima cosa si dovrà porre a posto il colmo in travi squadrate, lasciandole sporgere di cm. 50 da ambo le parti della capanna. Queste travi si sovrap- pongono nel punto di unione in corrispondenza dei pali sorreggi- tori e si inchiodano con chiodi di cm. 20 sulla testa dei pali stessi. Quindi si preparano i travicelli per la copertura (gli stessi usati per le pareti) facendo loro nell'estremità più grossa un intaccatura che, appoggiata al colmo, ne impedisce lo scorrimento ; si inchiodano quindi sul colmo stesso alla distanza di cm. 50 1' uno dall'altro e poi sui travicelli superiori alle pareti di gronda. Trasversalmente ai travicelli si debbono fissare con chiodi le costole di palma, alla distanza di cm. 20-30 l'una dall'altra, e sopra di esse si incastrano e si legano le foglie di palma-dum come nelle capanne indigene. Segue il riempimento delle pareti per mezzo di malta col pro- cedimento precedentemente accennato. 412 Le costruzioni agrarie Il pavimento può essere fatto di terra battuta dell'altezza di cm. 20, però non è molto consigliabile poiché trattiene assai l'umidità ; in ogni caso è preferibile il cemento. Per ciò occorre preparare prima un sottofondo in pietra e calce ben spianata ; quindi ricoprirlo con uno strato di circa cm. i di cemento, mescolato a sabbia ben lavata (i di cemento e 2 di sabbia). La pendenza da darsi al tetto è del 70 % : lo sporto avrà una su- perficie di mq. 70. Il colmo deve essere ricoperto accuratamente con buon strame. Un ottimo sistema per prevenire la permeabilità del tetto nella stagione delle pioggie è di prolungare la falda del tetto dal lato sud di circa 10-15 cm. sul colmo e sotto tale prolungamento porre dello strame ; la ragione di questo fatto si trova nella direzione costante del vento in quella stagione, da sud a nord. Si capisce quindi che anche la disposizione della capanna deve dipendere da queste con- dizioni ; l'orientamento del fabbricato dovrebbe essere sempre da est a ovest. Per le chiusure e per la messa in opera sarebbe bene far venire sul posto un falegnam.e suaheli da Zanzibar o da Mombasa (non potendosi trovare indigeni capaci nel mestiere) e pure a Mombasa procurarsi le tavole di abete necessarie. Il falegname potrà venire pagato in ragione di rupie i giornaliera, più il viaggio. A queste capanne poi si potrà dare un aspetto ed una pulizia discreta, intonacando le pareti internamente ed esternamente, imbian- candole e magari dando una leggera tinta e vernice alle porte. Una capanna siffatta, come risulta dai calcoli seguenti, non può venire a costare più di rupie 5 al mq. di terreno occupato, il che corrisponde circa a rupie 80 per ambiente (di m. 4 X ni. 4). Quando si tratta di terreni piuttosto umidi ed in regioni poco sane, sarà bene costruire la capanna innalzata dal suolo. Ciò si potrà fare per mezzo di un solaio in tavole di abete, sorretto dai pali stessi dello scheletro principale. Sul prezzo di questa capanna si dovrà aggiungere soltanto quello del solaio al mq. In queste regioni (spe- cialmente nella stagione delle pioggie) sarà bene munire le aperture con rete metallica a piccole maglie, per difendersi dalle zanzare. Altra costruzione simile, ma assai più semplice della capanna, è la tettoia. Questa si accosta al tipo della capanna precedente, meno però la costruzione delle pareti, dei serramenti e spesso del pavi- mento. Il prezzo al mq. di terreno occupato da una tettoia si può ritenere, come risulta dai seguenti calcoli, equivalente a rupie 2. nella Somalia Italiana 413 INDICAZIONE DEI LAVORI Importo p a r z i a l k Importo totalb Rupie I Beze ' Rupie Bozc I Lire | cent Parete Costole di foglie di palma-dattilifera della lunghezza di circa m. 4 e del diame- tro di circa cm. 2, poste iu due strati alla distan/,a di cm. 3 una dall' altra. Prezzo rupie i ogni 160 Costo della mano d'opera per la chioda- tura delle costole di palma . . . , Costo dei chiodi ^'bullette di Francia) lunghe mm. 25 e dello spessore di mm. I ' Malta composta di terra mista a stalla- tico dello spessore di circa cm 5, me. o 050 per niq. di parete : Un operaio alla paga giornaliera di 32 beze: scava me. 6 trasporta me. 3 trasporta 1. 1200 di acqua per mezzo di cammello alla distanza di circa km, i ed occorrendo 1. 400 circa per me. di terra trosporta di me. 2 di stallatico, cioè al me. di malta me. 0,200 di stallatico . . impasta me. 1.200 mette in opera me. 0,600 .... Costo al me. di malta Per mq. di parete Stuccatura interna ed esterna con stai latice puro al mq Imbiancatura esterna ed interna delle pa- reti al mq. Costo delle pareti escluso lo scheletro e 1' intonacatuja Intonacatura compreso il prezzo della calce adoperata, manipolazione della malta, e messa in opera circa al mq. Costo delle pareti escluso il solo schele- tro al mq Pavimento Costo di pavimento in terra battuta del- l'altezza di cm. 20, compreso scavo della terra, trasporto della terra e dell'acqua e battitura mq, mq. mq me me. me me. me. me me. mq. mq. mq. mq mq o o o o o o o I o o o 5 2 5',. II 3'/2 27 54 40 7 i'/. o o 8 4 Va 21 30 53- 75 414 Le costruzioni agrarie INDICAZIONE DEI LAVORI Importo parziale Importo totale Rupie Beze Rupie Beze Lire cent. Costo di paviment in cemento con sot- 1 tofondo in pietra e calce, compreso tra- sporto della pietra, prezzo della calce e del cemento, impasto della malta e , messa in opera, impasto del cemento. messa in opera e quanto altro . mq. Copertura Costo dei travicelli rotondi della lunghez- i za di m. 5-7, del diametro di cm. 5-8 all'estremità più grossa, posti alla di- stanza di cm. 50 da asse a assse . , mq. 0 16 Chiodatura dei travicelli al colmo e alla parete di gronda, compreso mano di opera per la intaccatura dei travicelli e prezzo dei chiodi usati mq. 0 I V2 Costo delle costole di palma-dattilifera e messa in opera compreso il costo delle punte di Parigi necessarie raq 0 I Costo delle foglie di palma-dum per co- pertura rupie I ogni 140 ed occor- rendone 42 per ogni mq mq. 0 bV. Messa in opera delle foglie di palma-dura compreso il lavoro di intaccatura e le- gatura al mq mq. 0 3 'A 1V2 Imprevisti ma. 0 mq. Costo della copertura Scheletro Scavo dei fori per l' infissione dei pali, della profondità di 60 cm. e del dia- metro di circa 20 cm. in terreno di or dinaria tenacità mq. 0 I V2 Costo dei pali (travi grossi sbozzati del diametro dicm. 10-12 del costo di R. 2 l'uno) per mq di capanna .... mq. I — Costo dei travicelli per le pareti, a Ru- pie 0 e 32 beze 1 uno mq 0 27 Mano d'opera per l' iniìssione dei pali e per la chiodatura dei travicelli . mq. 0 i'/. Costo dei chiodi necessari comprese le spese di trasporto mq. 0 3 Imprevisti mq. mq. 0 I Costo dello scheletro i Detraendo le 27 beze del costo dei tra- vicelli abbiamo il : Costo dello scheletro di tettoia .... mq. 1 40 I 00 30 75 34 07 43 I I 86 nella Somalia ItalUina 415 INDICAZIONE DEI LAVORI Impobto P A R 7. I A I. B Rupie Beza Imi- ORTO TOTA t. E Rupie lieze Lire cent. Serramenti Costo di serramenti rozzi (sia finestre che porte), in legno di abete, non tirati a pulimento, compreso il costo ilelle ta- vole sul luo^'o, la mano d'opera di un falegname nero (a rupie i giornaliera) dello spessore delle tavole di cm. i '/^ Costo ai serramenti finiti, in legno di abete, tirati a pulimento e verniciati compreso tutto come sopra .... Costo di una capanna finita non solle- vata dal suolo, compreso intonacatura e imbianchimento delle pareti interne ed esterne, serramenti finiti e pavi- mento in cemento, al raq. di terreno da essa occupato : Supponendo una capanna di m. 12 di lunghezza per m. 4 di larghezza : Cesto dello scheletro • delle pareti • della copertura » del pavimento in cemento » dei serramenti finiti .... Per mq. 48 Supponendo una capanna di 111. 8 di lunghezza per m. 4 di larghezza : Costo dello scheletro » delle pareti » della co])ertura del pavimento in cemento . » dei serramenti finiti Per mq. 32 Cioè di mq. di terreno occupato la ca- panna viene a costare e si può ritenere in media per ambiente di m 4 X 4 Costo di una capanna^ non sollevata dal suolo, esclusa la intonacatura delle pa- reti, con serramenti n. n finiti e con pavimento in terra battuta : Supponendo una capanna di m. 12 di Innghezza e m. 4 di larghezza. Costo dello scheletro > delle pareti » delle copertura » del pavimento » dei serramenti Per mq. 48 mq. mq. mq. I 34 » 0 30 » 0 30 » 0 40 » 4 32 mq. I 34 » 0 30 > 0 30 » 0 40 » 0 32 raq mq. I 34 > 0 21 * 0 30 » 0 8 » 2 32 2 32 5 " 73 32 39 16 39 24 30 — 35 44 234 52 49 39 24 25 20 20 — 23 51 157 3' 5 — 80 " 73 32 39 24 39 24 6 25 32 183 48 4 8 392 264 8 134 308 20 40 42 58 40 40 04 416 Le costruzioni agrarie INDICAZIONE DEI LAVORI 3 'a ■ti "e ti Importo p A R z I A LE Rupie Beze I M P OR TO TOTALB Rupie Beze Supponendo una capanna di m. 8 di lun- ghezza e m. 4 di larghezza : Costo dello scheletro » delle pareti » della copertura » del pavimento » dei serramenti Per mq. 32 Cioè al mq. di terreno occupato la ca- panna viene a costare e si può ritenere in media per ambiente di m. 4X4- Costo di una tettoia al mq. di terreno da essa occupato e con pavimento in ce- mento : Supponendo una tettoia della lunghezza di m. 12 per m. 4 di larghezza. Costo dello scheletro » della copertura » del pavimento Per mq. 48 Supponendo una tettoia della lunghezza di m. 8 per m. 4 di larghezza. Costo dello scheletro » della copertura " » del pavimento Per mq. 32 Cioè al mq. di terreno occupato, la tet- toia viene a costare e si può ritenere in media per m. 4 di lunghezza di tettoia Costo di lina tettoia al mq. di terreno da essa occupato e senza pavimento : Supponendo una tettoia della lunghezza dì m. 12 o di m. 4 di larghezza: Costo dello scheletro » della copertura Per mq. 48 Supponendo una tettoia di m. 8 di lun- ghezza e m. 4. di larghezza: Costo dello scheletro » della copertura Per mq. 32 Cioè al mq. di terreno occupato, la tet- toia viene a costare e si può ritenere cioè in media per m. 4 di lunghezza di tettoia mq, » » mq mq mq, » mq, » mq, I o o o 2 I o o I o o I o I o 34 21 30 8 32 II 30 40 II 30 40 lì 30 1 1 30 49 27 25 4 17 122 4 64 56 39 30 125 37 25 20 82 2 42 56 39 95 37 25 62 2 32 36 20 56 16 24 30 32 20 52 40 16 24 40 20 52 Lire 306 6 107 210 139 4 7o 160 105 3 53 nella Somalia Italiana 417 — - ■ — " 3 1 Importo 2 'a P A R / 1 A L B Importo totalb § INDICAZIONE DEI LAVOKI •5 1 'e ^.^^^ 3 2; Rupie Beze Rupie Bezc Lire Cent. , 1 D Costo di una capanna per abitazione dei neri come il tipo delia fig. io. con copertura in foglie di palma-duiii arrivante fino a terra: Supponendo la capanna delle dimensioni di m. 5 di larghezza e 9 di lunghezza Costo dello scheletro » della copertura delle pareti del pavimento in cemento . dei serramenti >■> » Per mq. 45 Cioè al mq. di terreno occupato, la ca- panna viene a costare Costo di una capanna come sopra, ma senza alcun pavimento Costo dello scheletro » della copertura » delle pareti » dei serramenti fer mq 45 Cioè al mq. di terreno occupato, la ca- panna viene a costare Costo di lina capanna rialzata e finita al mq. di terreno occupato Costo del solaio in tavole di abete . » della scala » dello scheletro, pareti e copertura Al mq. di terreno occupato totale mq mq mq mq, o o o 2 o o 2 30 21 40 32 30 21 32 Circa > II 5 46 3 28 7 32 56 60 8 32 91 60 2 5 46 3 7 32 56 60 32 63 52 I 3 I 5 27 9 — 154 3 107 38 36 14 36 12 Costruzioni necessarie per piccola azienda (di circa 500 ettari coltivati a cotone) e loro costo. — Le costruzioni necessarie per una azienda specializzata nella coltivazione del cotone sono : Abitazione per sorvegliante. Abitazioni per operai neri. Abitazione per caporale nero con annesso negozio. Magazzino. Magazzino per il cotone. Scuderia. Tettoia per buoi. Corpo di guardia. 418 Le costruzioni agrarie L'abitazione del sorvegliante o dei sorveglianti, quando fossero più d'uno, si deve cercare che sia prima di tutto salubre, quindi S>'y^-UU ?«-v^C\'v»XM-^ V^-U_^ .^ «J<\AV/Cck_ mrM'A/MVA'//m wmj^/mm/,m ■>j,/Myyj^^m m^MM'^jma muw^/^/^^^M/M ■ m/»///^^^/,-/,i fep ^ W<^Mf/ r Si 1 IT T"T ^ Vsji.i>v\,?y ■'•.>v^«X<^ b VCVvsXÌl/ t T ( I I I ---?fj»- « ^ ..i.. 4i^ .^«A-A Fg-! 5- I I 1 I I I » I I I Il pollaio può avere le dimensioni di m. 2 X 2, deve essere innal- zato almeno di m. i da terra, munito di finestrino di m. 0,50 X 0,70 nella Somalia Italiana 421 (Fig. 6, ^^,JS ■-* r- - - "" — - -A- 1 1 1 (<■/,«>«-* x»./«-J y9r«. ■ — — 1 0'.W.^Xi_ ' ;^.v \ 1 r i,9t -ì t z.fr E- 1- J,7e ^ ^_ - -i.;r H ■ Aft- 1 1 . 1 1 1 • fi •♦. X ^- , ..••. . ..^ y/ .X* - --- — «- — .-- — * Fig. 8. Presso l'abitazione del sorvegliante deve sorgere il magazzino (fig. 9) per i generi alimentari (vino, farina, granturco ecc.) tanto pei bianchi che per gli operai neri, per gli istrumenti da lavoro (zappe, badili, gravine ecc.) e per altre cose, che richiedono una difesa dalle intemperie. Tale costruzione basterà abbia le dimen- sioni in pianta di m. 8 X 4 e sia composta di due stanze di m. 4 X 4 con una sola porta esterna ed una finestra per ciascuna. Il pavimento deve essere in cemento e l'altezza delle stanze sarà di m. 3.50 alla gronda e m. 4.80 al colmo : a rupie 5 al mq., tale magazzino potrà costare rupie 160 pari a L. 270. 424 Le costruzioni agrarie nella Somalia Italiana Oltre a questo deve essere costruito pure il magazzino per il co- tone, che deve essere spazioso e pavimentato in cemento (fig. io). T j (- - - U' ) • f >> 1 1 ? 1 1 i V ,.., *_ -> a * ^t-i.^-ììm Le dimensioni possono essere di m. io X 5> in un unico ambiente, fornito di una porta centrale larga m. 1.35. Calcolando questa ca- panna a rupie 5 al mq. potrà costare rupie 250 pari a L. 420. Fig. 9. (Continua) Geom. Alfonso Fiori. 425 IL COTONE EGIZIANO'' Note sulla raccolta di quest'anno Ora che la raccolta è finita, possiamo dare uno sguardo retro- spettivo alle diverse fasi di questa campagna cotoniera ed alle circostanze, che l'hanno preceduta ed accompagnata. Resta ancora l'impressione sconfortante del pessimo resultato ottenuto dalla raccolta del 1909. Ricordando le caratteristiche di questa in paragone alla campagna attuale, osavo fare alla fine di maggio certe previsioni che — malgrado la diversa opinione dei più — si sono in seguito avverate. In fatto di profezie, nessuna è più difficile di quella che riguarda i raccolti, specialmente in un paese dove il servizio di statistica agraria è ancora abbastanza imperfetto ; ma l'Egitto cotoniero, limitato essenzialmente al Delta, ossia ad una regione vasta come la Toscana ed esente di mutamenti cli- matici locali, con suolo e sistemi agricoli uniformi, permette forse con considerazioni generali di accostarsi più al vero che con l'ana- lisi di dati statistici imperfetti. Fin dall'inverno scorso erano prevedibili pel nuovo cotone certi fatti. Anzitutto la superficie coltivata sarebbe stata maggiore. Il riso aveva dato ottimi resultati sia per la maggiore area occupata come per il prodotto unitario, grazie alla brevità delle rotazioni d'acqua. Il bersim, estesamente coltivato e favorito dalla buona stagione, aveva prosperato ovunque. Il rincaro del bestiame dimo- strava la sollecitudine dell'agricoltore a procurarsene per i lavori del terreno da destinarsi a cotone, il cui altissimo prezzo, mai visto dopo la guerra di secessione, invogliava a dare alla coltura area e cure maggiori. I mesi dell'anno furono poi molto favorevoli : dal 5 gennaio in poi non si avvertirono che piogge locali di poca importanza, come quelle cadute durante la seconda quindicina di marzo, che obbli- garono a qualche isolata risemina sulle terre meno dolci e mal fognate. In generale, la semina venne fatta nelle migliori condi- zioni, grazie al lungo asciuttore dei primi mesi, che concesse largo (i) Pubblichiamo volentieri questa corrispondenza del Dott. T. Benini, per il suo va- lore pratico e la sua attività. (X. d. R.). 426 11 cotone tempo al fellah di condurre i lavori meglio e più estesamente e permise alla pianta un felice germoglio. Sotto l'impressione dei danni terribili arrecati l'anno avanti dal baco, il paese ne attendeva trepidamente la ricomparsa e tale attesa si è prolungata fino a qualche settimana fa, ossia fino allo scorcio della stagione. Gli insetti temuti sono specialmente tre : « Agrotis ypsilon », « Prodenia litoralis », « Earias insulana ». 11 primo si mo- strò col bersim ed il secondo direttamente sulle foglie del cotone dal giugno all'agosto : appartengono ambedue alle « n.jCtuUae », con abitudini di vita assai somiglianti. L' Agrotis non era stato segna- lato neir autunno precedente e non fu notato neanche in prima- vera ; cosicché alla fine di maggio era lecito sperare anche nell'as- senza del Prodenia. Ma nel luglio questo apparì in varie località, e. quantunque la sua comparsa non precoce non avrebbe potuto arrecare i danni dell'anno prima, tuttavia le misure, che dall'auto- rità governativa erano state prese per combatterlo, valsero a scon- giurare danni notevoli. Il più temuto di tutti, 1' Earias, che si mostra dalla fine d'agosto in poi ed attacca le capsule, non venne praticamente segnalato. Giova notare che i guasti prodotti da que- sto parassita sono tanto più sensibili quanto più la vegetazione è in ritardo ; e siccome le circostanze favorevoli, sotto cui era inco- minciata la coltura, ne ponevano in anticipo il decorso vegetativo, così era lecito far buone previsioni anche circa l'Earias. Del resto, per gl'insetti parassiti sembra vigere una legge di periodicità, per la quale avremmo dovuto sperare che essi non avrebbero prodotto stavolta i danni dell'anno scorso. Dunque, alla fine di giugno potevasi emettere un giudizio abba- stanza attendibile sull'esito della raccolta ; ma il pubblico degli agricoltori e dei commercianti, disilluso un anno prima, serbò ap- prensioni fino ad oggi. Sebbene le piante portassero gran numero di capsule, molte di queste sono cadute nella seconda quindicina d'agosto. Il fatto, ripe- tutosi in altre annate, sembra coincidere col periodo troppo prolun- gato delle rotazioni d'acqua estive. Infatti tale periodo è incomin- ciato quest'anno il 15 maggio ed è cessato verso la metà d'agosto, risultando così eccezionalmente lungo. La caduta delle capsule è il solo fatto tristamente caratteristico dell'annata, tanto più triste in quanto non parrebbe derivare da cause naturalmente occasionali, ma dal difettoso servizio della distribuzione dell'acqua pubblica, poiché la piena del Nilo è stata normale. egiziano 427 Il tempo della raccolta è cominciato nel l^asso Egitto verso la fine di settembre con un anticipo d'un paio di settimane su quello dell'anno scorso. Fin dai primi arrivi si è presentata la merce più bella del solito e la qualità — con grande soddisfazione del com- mercio — si è conservata anche per i cotoni di seconda scelta. Il rendimento alla sgranatura è stato buono. Le diverse varietà occu- pano su per giù le stesse proporzioni degli altri anni. Quanto al cotone dell'Alto Egitto, abbiamo avuto un buon rac- colto : se questo è meno pregiato per qualità a quello del Delta, compensa però col prodotto unitario. La sua coltura presenta minori difficoltà e per questo anche l'anno scorso i coltivatori dell'Alto Egitto ebbero resultati soddisfacenti. La conversione dei bacini e la possibilità delle colture « sefi » fanno occupare al cotone un'area ed un'importanza tutti gli anni maggiore. L' « Alexandria Produce Association » con l'ultimo rapporto prevede il raccolto totale dell'Alto e Basso Egitto nella misura di 7 milioni di kantari (il kantar è 45 Kg.) ; nel qual caso esso sarebbe maggiore di tutti i precedenti. Ma la cifra merita ancora una conferma. I prezzi del cotone in seme sono stati finora più alti del solito. E vero che l'anno scorso si videro prezzi assai maggiori ; ma ciò avvenne specialmente allorché le contrattazioni fra agricoltore e commerciante avevano già avuto luogo. Il beneficio dei prezzi altis- simi non fu quindi sentito dall'agricoltore ; tanto più che il set- tembre 1909 portava per le cattive notizie d'America prezzi lar- gamente remuneratori, e regnava ancora il più strano ottimismo sull'esito del raccolto : di modo che, quando i prezzi cominciarono a varcare i 20 talleri, l'agricoltore aveva venduto oramai il prodotto, non ancora portato via dal campo. Quest'anno invece il coltivatore ha interamente profittato degli alti prezzi, i quali nelle campagne sono stati migliori che ad Ales- sandria , fatto, che può spiegarsi o con la speculazione del com- mercio interno e con l'avvenuta mescolanza della merce acquistata con prodotti dell'Alto Egitto. Un ettaro del Delta ad « abassi » od « Jannovitch » ha dato un pro- fitto lordo di oltre 50 lire sterline ; i terreni peggiori, a « mitafifi », circa la metà. Le spese culturali si calcolano circa dieci lire sterline, Maiisura, 2* quindicina di novembre 1910. Dott. T. Benini. 428 Le attuali condizioni del mercato del caucciù e preirisioiii per l'a^^enire Abbiamo voluto profittare del recente passaggio da Firenze del- l' egregio Cav. Gino Fertile, proprietario di piantagioni di hevea brasiliensis nella penisola di Malacca, per intervistarlo e riteniamo cosa utilissima e di attualità 1' esporre brevemente in questa Ri- vista le interessanti notizie che abbiamo potuto averne, poiché è noto quanto impressionanti siano stati in questi ultimi mesi le vicende del commercio mondiale del caucciù. Neil' anno che sta per finire, le fluttuazioni nei prezzi sono state enormi. In Gennaio il miglior caucciù di piantagione era quotato a Londra a L. 23,30 il Kg. prezzo altissimo se si rafì"ronta a quello di L. 7,50 del Settembre 1908. In Aprile, sempre sul mercato di Londra, il prezzo era salito all'esorbitante cifra di L. 35 ; ed il 26 Aprile anche il mercato di Anversa era sostenuto su questo stesso prezzo. Nei mesi successivi cominciò la discesa, dapprima lenta, poi rapida tanto che in Settembre si arrivò a 15 Lire. Leggere oscillazioni, con lievi tendenze all'aumento, si ebbero in Settembre ed Ottobre. Alla fine di Novembre i mercati inglesi belgi, e tedeschi marca- vano, sempre per caucciù di piantagione, L. 17 il Kg. L'avvenire prossimo dei mercati di caucciù dipenderà dalla pro- duzione brasiliana, della quale mancano notizie positive. Si è temuto fortemente in questi ultimi tempi un ulteriore rin- vilio per fine d'anno perchè si credette che i mercanti ed i con- cessionari f.'ella vasta zona americana, nella quale si raccoglie il caucciù para, allettati dagli altissimi prezzi raggiuntisi alla pri- mavera, avessero preparato numerose spedizioni di seringueros per l'interno. Non fu possibile avere informazioni esatte in proposito, che del resto avrebbero avuto un valore relativo, poiché la pro- duzione brasiliana dipende non dal numero di raccoglitori all'opera, ma da un complesso di circostanze così diverse, che ogni notizia anticipata non può essere che vaga, ogni previsione non può che essere arrischiata. Ora arrivano le prime notizie sul nuovo raccolto brasiliano, e Le attuali condizioni del mercato del caucciù, ecc. 429 pare non rivelino alcun aumento notevole della produzione. Se ciò verrà confermato, sarà inevitabile un prossimo rialzo dei prezzi. Caratteristica è stata in queste vicende la condotta dei commer- cianti degli Stati Uniti. Questa enorme regione, grande consuma- trice di caucciù, ha fatto negli ultimi mesi un mal celato sforzo ad astenersi dagli acquisti sui mercati europei, allo scopo di tener bassi i prezzi del caucciù para e di piantagione per il momento del nuovo raccolto. Si sa ora infatti che, mentre a Londra gli ame- ricani non compravano caucciù a L. 14.50 il Kg., facevano acquisti a Singagore di tutta la merce che era sul mercato, pagandola a più di L. 16. Molte piantagioni della Malesia e di Ceylon hanno già venduto il raccolto 191 1 a cifre più alte delle attuali di Lon- dra. Possiamo quindi prevedere che nei prossimi mesi i prezzi sa- ranno sostenuti, a meno che la speculazione non ci riserbi qualche sorpresa. Molto più incerto è l'avvenire più lontano. Non vi è da dubitarne, poiché è la legge economica che lo vuole, che col progresso del tempo la produzione del caucciù dovrà li- mitare i propri benefizi, accontentandosi di utili più modesti e più equilibrati a quelli delle altre imprese agricolo-industriali. I lettori avranno certo inteso parlare recentemente del famosis- simo òoom delle azioni di Società per la coltura delle piante a caucciù. Già. l'anno scorso alcune piantagioni più vecchie della Pe- nisola di Malacca cominciarono a dare dividendi del 30, del 75 e perfino del 100 " „. A Londra, specialmente, non si parlava che di caucciù. Numerose Società si costituirono per impiantare o rilevare piantagioni nella Malesia e a Ceylon. Allo Stock Exchange, ove un anno e mezzo addietro si rifiutavano le azioni del caucciù, que- ste dalla primavera ultima vi hanno il primo posto. Azioni di una sterlina vennero commerciate perfino a cinquanta sterline. La febbre di Londra si propagò sul Continente e nei mercati di produzione : un cinese, proprietario presso Singapore di un appezzamento con 6000 piante di tre anni, comperato sette anni fa per L. 15 000, ha venduto, nella scorsa primavera, la sua piantagione per la rilevante somma di un milione e mezzo. Un tale stato di cose non poteva durare certamente, ma non si può ancora dire quando sarà che il consumo potrà dettar legge alla produzione; come non si può asseverare se aumenterà più presto quello o questa. E appunto intorno a questi problemi che si affannano le menti 430 Le attuali condizioni del mercato del caucciù di milioni d'interessati. Fino ad oggi consumo e produzione hanno progredito egualmente di circa il 7 % all'anno ; ma d'ora in avanti r aumento della produzione si farà più rapido a causa delle pian- tagioni estesissime sorte recentemente e che oggi non hanno che una piccola parte delle piante in età da essere sottoposte all'inci- sione. La produzione brasiliana, pur non essendo ancora al maximum, non è molto lontana dal momento in cui dovrà arrestarsi nell'ascesa. E l'Asia meridionale ed insulare oggi la grande produttrice di caucciù di hevea. Tre anni fa nella penisola di Malacca se ne produssero 1000 tonnellate ; quest' anno 5000 ; fra quattro anni se ne prevede una produzione di 40000, e fra sei, secondo la previ- sione fatta dal Governatore degli Straits Settlements in un suo re- cente discorso ad una Esposizione Agraria, se ne produrranno 75000 tonnellate. Il lettore vi aggiunga la produzione delle grandi isole della Ma- lesia, della Birmania, dell'India meridionale, di Ceylon, dell'Africa, del Brasile stesso, ove ora 1' hevea viene anche coltivata ; si ag- giunga pure la produzione di tutte le altre piante a caucciù, spon- tanee o coltivate, che non siano 1' hevea brasilìensis, e resterà at- tonito di fronte alla cifra colossale che vedrà realizzarsi. Potrà il consumo aumentare in proporzione ? Probabilmente si, ma certo non ai prezzi attuali. Il prezzo molto alto ha in questi ultimi anni costretto i fabbricanti di oggetti in caucciù a restrin- gere al minimo l'uso della materia prima, ricorrendo, in tutti quei casi, in cui non è assolutamente indispensabile il caucciù puro, ad ogni sorta di surrogati. Soltanto per questo riguardo un ribasso forte avrebbe per effetto di fare aumentare improvvisamente il con- sumo. Ma poi i casi di utilizzazione del caucciù si moltiplichereb- bero. Si parlò nientemeno che di pavimentare le strade delle grandi metropoli e d'impedire per qualsiasi ruotabile l'uso di ruote rumorose. Ma è evidente che tuttociò non potrà avvenire se non con un notevolissimo ribasso dei prezzi. E poiché questo è fatale, esaminiamo che cosa potrà accadere nei riguardi della produzione. A seconda dell'entità della discesa dei prezzi la produzione ral- lenterà la sua ascesa o si arresterà o diminuirà. In ciascuno di questi tre casi, sempre parlando del caucciù di hevea, chi risentirà l'effetto dei diminuiti prezzi sarà, almeno dapprima, non il coltiva- tore di questa pianta, ma il raccoglitore della produzione spontanea e prevmoni por l'aocenire 431 o raccoglitore di para. E risaputo che quest'ultimo incontra molte difficoltà ; e difatti i salari altissimi, 1' insalubrità delle regioni, in cui crescono spontanee le piante di ìuvca, il trasporto della materia raccolta fino ai luoghi di spedizione, ecc., ecc., sono tutti fattori dell'elevatissimo costo di produzione del caucciù brasiliano ; note- volmente minore invece è quello del caucciù coltivato. Se quindi la produzione dovrà restringersi, non saranno i colti- vatori i sacrificati, almeno per i primi tempi ; poiché è inevitabile che poco alla volta si stabilisca, per necessità di cose e quasi automaticamente, un certo equilibrio tra produzione e consumo, precisamente come avviene per tutte le grandi colture. Non è qui il caso di esaminare l'eventualità che si riesca fra non molto a produrre il caucciù artificiale a basso prezzo. La Rivista si è già occupata di questo argomento, ed avrà occasione di occu- parsene ancora. Esprimiamo però il nostro avviso che i produttori di caucciù non debbano aver motivo di preoccuparsi di questa pro- duzione artificiale. Dott. Guido Mangano. NOTE BIBLIOGRAFICHE L'Australia nel suol rapporti con l'Italia. — Capra G. — (Estr. dal «Bollet- tino dell'Emigraz. » Anno l'JlO, n. 8). Il Rev. Dott. G. Capra, che di recente percorse e studiò con occhio di natu- ralista e sentimento altissimo d'italiano i territori della Federazione Austra- liana e la Nuova Zelanda, espone in questa relazione — che assai opportuna- mente il « Bollettino dell'Emigrazione » accolse nelle sue pagine — il risultato delle proprie osservazioni e dei propri studii sui paesi visitati, in rapporto specialmente agli interessi italiani. E poiché, come giustamente l'A. avverte, la letteratura italiana sull'Australasia è poverissima, egli fa precedere la sua relazione da una descrizione generale della regione medesima desunta dalle pubblicazioni più recenti ed accurate e dalle osservazioni direttamente pra- ticate sui luoghi, la quale vale a meglio intendere la parte speciale della relazione medesima. Questa si presenta quindi quale una monografia descrit- tiva accurata e vivace, dalla quale il lettore italiano avrà campo di attingere una varietà grande di notizie sulla storia delle colonie australiane, sulla loro diversa costituzione politica, sul loro ordinamento sociale, sull'aspetto fisico e sulla vita vegetale ed animale del vasto mondo australiano, sulle sue con- 432 Note bihlior/rafiche dizioni economiche, sulla popolazione indigena e sull'emigrazione, sullo svi- luppo della vita civile e su tutto quanto insomma può interessare la cono- scenza di vin paese, che si presenta cosi nuovo e vario e per moltissimi ancora COSI Ignorato. Particolare interesse per noi presentano i capitoli che riguardano lo stato delle terre e lo sviluppo dell'agricoltura. Kileviamo da quelli che su di un'area complessiva di quasi 763 milioni di ettari cui il Commonwealth (Federazione Australiana) si ragguaglia, oltre 414 milioni e mezzo, (quanto è a dire il 54,25% del totale) è costituito da terreni demaniali inoccupati e degli occu- pati solo 4 milioni di ettari sono posti a cultura. Fra le culture prevalgono i cereali, particolarmente il frumento coltivato su larghissima scala e di cui si fa grande esportazione. Seguono i foraggi e la canna da zucchero, la cui coltivazione iniziata nel 1862 lia preso ora un assai grande sviluppo. Alla coltivazione della canna, dopo che fu proibita l'immi- grazione dei canachi della Polinesia meridionale che vi erano largamente adi- biti, attendono ora oltre 800 italiani e il loro numero va sempre crescendo. Per quanto riguarda l'immigrazione italiana i dati che se ne posseggono sono ancora quelli forniti dal censimento del 1901. I nati in Italia erano allora in numero di 5678 dei quali solo 807 donne ; ad essi secondo il Capra sarebbero da aggiungere un altro migliaio di nostri coonazionali, viventi nei boschi poco curati e quasi sconosciuti, sfuggiti probabilmente al censimento. Quanto ai figli d'Italiani nati in Australia e rimasti italiani il loro numero non supera i 500 Interessanti sono le notizie che l'A. fornisce intorno ai sentimenti che gli Australiani dimostrano per gli italiani : sentimenti assai benevoli da parte di coloro che furono nel nostro paese od ebbero lavoratori italiani ai loro ser- vigi ; indifferenti od apertamente ostili da parte della grande maggioranza della popolazione, clie vive riguardo all'Italia ed alle cose nostre nella più assoluta ignoranza. Secondo l'A., l'Australia si presenta quale un campo assai vasto e promet- tente per la colonizzazione agricola degli italiani, ora specialmente da che vinte le aiiticlie ripugnanze per 1' immigrazione, anche gli australiani « desi- derano immigranti e danno il benvenuto nelle loro terre a tutte le persone di razza bianca, che sieno disposte a stabilirsi nel Commonwealt ». A. Mori. Il Commercio del caffè nella Colonia Eritrea. - Michelr Checoiu - Biblioteca di studi coloniali - ìN. 10 - Istituto Coloniale Italiano. — Poma, 1910. II solerte Autore prende a studiare nel suo lavoro la questione del caffè Eritreo da un duplice punto di vista: se la cultura del caffè è possibile nella nostra colonia e come si possa aumentarne il commercio di transito attra- verso il territorio del nostro po.ssedi mento. Relativamente al primo quesito, il Checchi risponde affermativamente e basa principalmente le sue asserzioni sul fatto clie la latitudine e le condizioni di Note hihlioprd fiche 433 clima, (li terreno e di vegetazione dei qnollh sono favorevolissime alia pian- tagione della preziosa rubiacea tropicale Scartata per ora 1' idea di poter iniziare delle coltivazioni di caffè per mezzo degli indigeni e dei picoli coltivatori europei, l'A. propugna la costituzione di grandi società di capitalisti, i quali, con vasti mezzi di organizzazione ed adoperando la mano d'opera indigena, attivassero presto vaste aziende, di cui la cultura principale t'osse costituita dal caffé. L'esperimento mal riuscito, tentato dalla Società Coloniale Italiana ad Ambatcalla, non avrebbe nessun valore per il pessimo metodo di sperimen- tazione e per le poche cure, che furono rivolte alle giovani piante di caflò. A questo il Checchi oppone giustamente il parere di un competontissimo col- tivatore di caffè al Guatemala, il signor Pissarello, il quale, visitando nel 1905 l'Eritrea, rimase cosi persuaso della possibilità della cultura del caffè in quella regione che cercò di costituire una società italiana con questo preciso scopo. Secondo i calcoli del Pissarello gli azionisti avrebbero ottenuto un interesse del 5% dal quarto al settimo annodi cultura, dopo il quale, rimborsate tutte le spese e perdite degli anni precedenti, avrebbero avuta assicurata una ren- dita normale del 40% per l'avvenire. Ma ogni migliore iniziativa ti-ova nell'Eritrea un forte inciampo nei dazii doganali italiani, che, com'è noto, trattano come i prodotti eritrei come pro- dotti esteri alla loro introduzione in Italia. L'Autore si augura che l'inizia- tiva privata, resa meno diffidente dalla sempre più diffusa conoscenza della nostra colonia ed aiutata da facilitazioni doganali, possa in un tempo breve esser di largo aiuto alla messa in valore di larghe zone del territorio Eritreo. Nel resto del suo lavoro il Checchi, col suo solito acume e con la compe- t.mza che ormai lo distingue, tratta del commercio del caffè nell'?]ritrea, di- mostrando la posizione favorevole della nostra colonia rispetto al Sudan ed accennando ngli incovenienti, che hanno notevolmente diminuito in questi ultinii anni il transito delle carovane per la colonia. Le osservazioni dell'A. sono confortate da scelte e comode tabelle di dati statistici, che illustrano convenientemente la materia trattata. (). Manbtti. Contabiliti! delle aziende agrarie. - Ciro Marchi. - 2* edizione riveduta e corretta. -— R. Bemporad e figlio - Firenze 1910. - In S», pag. 510. Non è certo facile trovare, tra tanto fiorire di trattati .scolastici ed ele- mentari di computi.steria, un buon libro di testo, nel quale, sfrondata ogni inutile teoria ed ogni più astrusa ricerca, si possa trovare il materiale più adatto per 1' insegnamento e per la pratica commerciale agraria. L'opera del Marchi risponde in quasi tutte le sue parti ai bisogni dell'in- segnante d'una disciplina tanto difficile ad impartirsi nella teoria, quanto inte- ressante invece è nella sua pratica applicazione A dire il vero anzi, io stesso 434 Note bibliografiche me ne sono servito e me ne servo tuttora come guida per il mio insegnamento all'Istituto Agricolo Coloniale Italiano. Premesse poalie notizie economiche e giuridiche sulla proprietà e sull'am- ministrazione, l'A. passa direttamente all'esposizione dei metodi d'ammini- strazione più comuni delle nostre aziende, trattando dei metodi di registra- zione, delle diverse scritture, dei bilanci e dei rendiconti, riservando infine un intero capitolo ai contratti ed alla contabilità delle aziende tenute a colonia. La sobrietà e la proporzionalità del lavoro, la chiarezza con cui è scritto e sopratutto la conosciuta competenza dell'A. in materia d'amministrazione agl'aria, rende superfluo il consiglio di acquistare il libro e di servirsene come una guida preziosa. O. Manetti. Sommario della 7{ivisfa Colorjiale (organo dell' Istituto Coloniale Italiano) Homa. 25 Ottobre - 10 Novembre 1910. Note zootecniche [da appunti di un viaggio in Somalia] (Tancredi Ma- nassei). — La strada ferrata eritrea. — Qualche considerazione sull'emigra- zione come fattore econoinico e sociale (Adolfo Vinci). — Nell'Africa australe. — Dati e problemi dell'emigrazione italiana. — Tra libri, riviste e giornali. — Libri pervenuti in dono alla biblioteca sociale. :KroTiziK — Ancora il caucciù sintetico. Un articolista di uno dei più importanti giornali, che si occupino di caucciù (il « Bulletin de l'Association des planteùrs de caoutchouc ») pone in discussione i diversi processi per ottenere il caucciù sintetico, compreso quello del Prof. Harries, di cui parlammo a suo tempo anche noi. Le ricerche del Prof. Harries sono senza dubbio interessantissime ma avreb- bero per il critico un valore del tutto teorico : cosicché il caucciù artificiale ottenuto col metodo dello scienziato tedesco non avrebbe sul prezzo del caucciù di piantagione una influenza maggiore di quella che hanno avuto i diamanti artificiali del Moissan sul mercato dei diamanti naturali. Ogni caucciù sin- tetico possiede invero l'elasticità necessaria, ma troppo poca coesione. Inoltre, mentre il caucciù artificiale si può sottoporre allo sforzo di trazione, non avrebbe peraltro il potere di tornare alla sua posizione originaria, come il caucciù di piantagione o naturale. In sostanza l'articolista conclude che nes- suno dei processi fino ad oggi sperimentati per ottenere del caucciù sintetico hanno un possibile valore commerciale e che nessuno degli sforzi compiuti per la fabbricazione chimica del prezioso pi-odotto è stato per ora coronato da successo. Notizie 435 * * *. — C. M. - Un nuovo tipo di mais In China. Mr. Collins nel Bull. N. 161 del Bureau of Fliiiit Iiidustry del Dipartimento di Agricoltura di Washington descrive una varietà di mais originaria dei dintorni di Sliangai e che ò degna di nota per i caratteri speciali, che la contraddistinguono da tutte le altre varietà. Questi caratteri consistono nello sviluppo unilaterale delle foglie nella parte superiore del fusto dal lato esposto al vento e nel fatto che le foglie r-sstano rigide, invece di essere pendenti come nelle comuni specie. Questi due caratteri riuniti hanno per effetto di proteggere gli stili del gineceo contro il vento secco, che regna costantemente all'epoca della fiori- tura. Altre particolarità possiede questa pianta : nel seme si nota la presenza di un nuovo endosperma, che fa le veci della sostanza cornea delle varietà americane. — C. M. - Un frutto coltivato per la fabbricazione delle pipe. La pianta non ha niente a che vedere con la Crescentia Cuyete dell'Ame- rica tropicale: è una cucurbitacea (Lagenaria vulgaris) annua rampicante, i cui frutti (zucche) seccando lignificano le pareti e servono a confezionare diversi recipienti. Sembra che queste zucche siano molto adatte per la fabbricazione delle pipe. Questo prodotto è assai apprezzato dai buoni fumatori, tanto è vero che questa industria è fiorentissima nell'Africa del Sud pel numero straordinario di i)ipe, che vengono spacciate sui mercnti inglesi e americani. Da un rap- porto dal Console degli Stati Uniti a Capetown resulta che il numero dei frutti venduti per ques'industria nel 100(3 era di J 50000 circa. Il prezzo delle pipe fatte con questi frutti oscilla da 5 a 35 lire, a seconda delle guarnizioni più o meno costose, che le accompagnano. Però sono molto apprezzate dai fumatori e ciò appare evidente dal grande smercio che se n'è fatto per tutto il mondo, appena esse furono conosciute. L'industria si serve soltanto della parte curva del frutto vicino al punto di attacco. Siccome è necessario che la curvatura del frutto sia sempre uni- forme, talvolta il coltivatore deve artificialmente intervenire affinchè tale condizione si verifichi. Oltre la Colonia del Capo, in molte altre colonie inglesi si è effettuata tale coltivazione; a quanto riferisce il Journal d' Agriculture Tropicale, una casa di Brisbane aveva offerto di pagare 300 franchi per ogni lOfO frutti. E sempre il medesimo giornale annunzia che la Casa Goltsche al Palais Koyal di Parigi mette in vendita sotto il nome di « Calabash pipes » pipe di zucca al prezzo variante da 4 a 25 lire. Sarebbe bene che i nostri industriali fissassero la loro attenzione sopra questo frutto, che può trovare una larga applicazione anche in Italia. 436 Notìzie * * * — Il commercio estero dell'Argentina nel primo semestre 1910. L'importazione dell'Argentina nel primo semestre del 1910 fu del valore di 160.980.661 pesos oro, osvsia 29.742.601 pesos oro di più che nel primo semestre del 1909. Per contrario l'esportazione si limitò in questo periodo a 194.258.400 pe.sos oro, vale a dire una diminuzione di pess oro 57.515.0o9 in confronto a quella dell'anno scorso, per lo stesso periodo. All'importazione parteciparono i principali paesi e cioè: Inghilterra Gei'mania Stati Uniti Francia Italia . Belgio . Spagna Brasile Austria-Ungheria Olanda . Uruguay 1910 pesos oro 1909 pesos oro 53.288.000 + 6.206.000 t . • > . 31.763.000 + 10 234.000 22.508.000 + 3.983.000 16.703.C00 + 1.711.000 16.146.000 + 1 616.000 9.433.000 + 2.883.000 5.624.000 + 1 229.000 4.651 000 + 791.000 1.714 000 + 311.000 1.167.000 + 93.000 . 1.141.000 + 208.000 (Bollettino dell'Asso-. Cotoniera Italiana). * * — Il cotone in Eritrea. Dal rapporto del Consiglio d'Amministrazione della Società per la colti- vazione del cotone in Eritrea, stralciamo il seguente specchietto, che dimo- stra l'attività della Società nei suoi sei esercizi trascorsi. Produzione Acquisto dagli indigeni .... Da consegnarsi agli indigeni Da sgranare per conto terzi . Da sgranare per conto terzi (Mass.) Q.li , . . I. li III. IV. V. Q.li Qli g.ii Q.li Q.li 285.10 403,75 1129.36 730.18 519.83 188.45 311,64 153442 4382.82 2805.19 — 150.00 200.00 200.00 200.00 — 164 00 — — — 473.35 1029.29 — — 300.00 2863.78 5513.- O826.02 IV. Q.li 1614,40 3728.48 200.00 300.00 5872.88 Notizie 437 — Un nuovo agente coac|uliitore per caucciù. 11 Dottor 0. von Fabei", direttore del Laboratorio di Zuccheriticio a Surabtija (Giava) presenta un liquido, recentemt-nte preparato in India da un anonimo, che riuscirebbe a coagulare ottimamente il caucciù di Ficus, di Castilka e di Hevea. Il processo, con cui l'inventore ha ottenuto la « Coagulina » (cosi chiamasi l'agente coagulante), è tenuto segreto, ma un' analisi eseguita al laboratorio di Surabaja ci permette di conoscerne la composizione centesimale. Esso infatti risulterebbe costituito da 96% di acqua, 8 % di tartaro emetico, 0,5% di tormalina e 0,5% di carbolo. Il preparato si vende in bottiglie di 600 grammi ciascuna ad un prezzo quasi irrisorio. Le attestazioni di molti piantatori e sopratutto quella autorevole del dottor Faber rende veramente interessante la scoperta del nuovo coagulante ; ond-e facciamo voti che questo sia seriamente studiato perchè possa in breve entrare nella pratica culturale delle essenze cauccifere. Il potere coagulante del preparato risiede evidentemente nel tartaro emetico. Altre volte fu presentato un coagulante a base di cremor di tartaro, il quale del resto non si discioglie facilmente nell'acqua come il tartai-o emetico. 11 processo può dunque dirsi a buon diritto nuovo ed originale, e, quando a questo si accoppi l'utilità ed il buon mercato, non potrà fare a meno di prevaler presto e diffondersi dovunque si diffonda la cultura, sempre più remunerativa delle piante a caucciù. LIBRI RICEVUTI IN DONO (Continii.iziotu" offor Xernjorganf « Enquòte internationale sur l'alcoolisme dans les colonies et les pays tropicaux» — Etampes Imprimerle Maurice Dormann, 1910 — Dono e s. J^. federico Peralfa « Enquète internationale sur les facteurs essentiels de l'acclimatenitiiit du lietail europeen dans les pays chauds » — Etampes- Imprimerie Maurice Dormann, 1910 — Dono e. s. 438 Libri ricevuti in dono pr- yì- ■€ngìer et pr. Q. Volkens, Congres Intern. d'Agronomie Col. et Trop., Bruxelles — « Question inserite à l'ordre du jour par la reunion Interna- tionale preparatoire du 10 Juillet 1909. Specialisation des jardins bota- niques dans les recherches d'agriculture tropicale » — Etampes-lmpri- merie Maurice Dormami, 1910 — Dono e. s. J^. Q. Capus. Come sopra Question ecc. « Specialisation des Jardin, Botani- ques dans les recherches d'agriculture tropicale ». — Etampes, M Dormann, 1010. — Dono e. s. JVf- ■€. T)ouarche « Énquéte Internationale sur les facteurs essentiels de l'ac- climatement du betail europeen dans les pays chauds ». — Etampes-Im- primerie M. Dormann, 1910 — Dono e. s. ^édératiotì des Syridacafs d' élevage bovin du canfoq de pribourg. Pro- gramme du XII Marché-Concours de taureaux à Bulle, du 23 au 26 Sep- tembre 1910. — Dono della Fédération. ^édérafion des sytjdacats d'élevage. — Rapport de gestion. Année 1909. — Fribourg 1910. — Dono del sindacato. 2>épartenjenf de l' yJgrìculture scisse — Rapports agricoles — Fribourg 1910 — Dono del sindacato d'allevamento. Sooiefó orticola Varesina — Esposizione internazionale orticola 6, 7, 8 No- vembre 1910 — Programma generale — Dono della Soc. ortic. Varesina. Jstituto Coloniale^ Jtaliano — Italia ed Argentina — A ricordo della com- memorazione centenaria della indipendenza della Repubblica Argentina — Bergamo 1910 — Dono dell'Istituto Coloniale Italiano. Ugo jVfiafello — La industria sericicola — Santa Fé 189fì — Dono dell'ono- revole F. Martini. oC. J^- ^arbet — Etude sur les magasins à grains-Elévateur du port de Rosario — Paris 1909 — Dono e. s. ^ugo J/tiateììo — Pedagogia del Trabaio agricola en la escuela primaria — Buenos Aires 1890 — Dono e. s. — El àrbol — Buenos Aires 1901 — Dono e. s. — Conferencia sobre la ensenanza a los Agricnltores — Buenos Aires 1908 — Dono e. s. — La poda de los arboles frutales — Buenos Aires 1909 — Dono e. s. — Industria» agricolas y ganaderas en la Repùblica Argentina — Buenos Aires 1901 — Dono e. s. /)• liberto Jlanzarini — La caseina, contribucion a su estudio quimico é industriai — Buenos Aires 1908 — Dono e. s. jVUnìsterio di j^griculfura de la 7{epubblica j^rgentìria — Estadistica Agri- cola 1910 — Buenos Aires 1910 — Dono e. s. 2>. J^ario 2)'j7rrielio — I piccoli commercianti nella legislazione commer- ciale eritrea — Biblioteca di studi coloniali I. C. I. — Roma 1910 — Dono dell'Istituto Coloniale Italiano. Pro/. J^rjtonio ^erlese — Lsi Diaspis pentagona Targ. e gli insetti suoi nemici — Piacenza — ."^tab. tip. V. Porta 1010 — Dono dell' A. 7?o//o Howard ^eek — Water Birds of the Vicinity of Point Pinos, Califor- nia — Proceedings of the California Academy of Sciences — San Fran- cisco 1910 — Dono della Calif. Acad. of Sciences. Libri ricemiti in dono 439 Xieut Col. W. T). Qunq — Cattle of Southern India — Department of Agri- culture Madras 1910 — Dono del Depart. of Agricult. Jrjstifuf Jnternafional d'yjqriculture — Catalogue de la Bibliothèque 1909 ^ Iviimii, Enrico \ Df^liera KUU — Dono dell'Ist. Intern. d'Agr. U^o J)/!iatello — Investigaciou A>?ricola en la provincia de Santa Fé — Buenos Aires l'.)04 — Dono dell'On F. Martini. Ugolino J)/ìartelli — Enuniera-'.ione delle « Pandanacee », estratto dalla Web- hni voi. ILI." Ottobre 1910. Firenze — Dono del dott. 0. Mauetti. j^nnual report of the bive stock associatiorj of the province of Oqtan'o 1910 -— Toronto HUO — Domi ili-l Ministero d'Agricoltura Canade.se. ?J. presenius — Trailo d'analj'se chimique qualitative et quantitative. 2 voi. — Fari.s 1891 — Dono del dott. Moreschini. J/fario Vianeììo-'Chiodo — La cittadinanza del nostro emigrato — Roma — Biblioteca di .studi coloniali — Istit. Colon. Italiano IGIO. — Dono deirist. Col. Ital. (Continua). INDICE DEL VOLUME IV - Gennaio-Dieemlipe 1910 Sommario del N." 1 Gennaio-Febbraio Al Lkttori, pag. 1. — Prof. Adriano Fiori - Boschi e piante legnose del- l'Eritrea (Continuazione vedi numero pr»>cedente). pag. *2. — Dott. Gixo COPPINI - La Dura per .oraggio, pag. 23. — G. E. Rasetti - Sopra al- cune graminacee eritree sperimentate per erbaio nella maremma toscana, p:ig. 2!i. — Dott. Filippo Suzzi - Un nuovo caucciù, pag. 32. Note bibliografiche, pag. 35 : Dott. GioKCilo Ro.stiok - Climatologia dell'Itali?, nelle sue attinenze con l'igiene e con l'agricoltura {Attilio Mori). — Italo Giglioli - i-eguminose, Be.stiame. Carne e Latte (0. Manetti). — Chiovenda e - Intorno ad alcune graminacee da essenza ed a quelle della Colonia Eritrea (R. Fampanini). — Chiovenda E. e Corte.si E. - Angiospermae (//. Pampa nini). — Dott ^I Piccinini e G. Gugnoni - La razza bovina di Val di Chiana (O. Marniti). — Planchon L. et JuiLLET A. - A propos d'une falsihcation - Le « Covoso » (R. Fampanini). Risposte e quesiti, pag. U ; Sui Coelococcas della Polinesia. — La Musa En- sete in Abissinia. — Bibliografia dell'Agave Sisalana. — Carta agronomica della Colonia Eritrea. — Bibliografia dell'Hevea brasilieusis ìG. Mangano). Notizie, pag. 44 ; Stazioni meteorologiche nella Somalia Italiana. — Ajiparec- chio per determinare lo spessore della scorza nelle Hevea. — Nuove mi- niere fosfatiche in Oceania. — Caoutchoucdi banane. — L'Olio di tabacco. Atti dell'i. A. C. I , jiag 47: Esami di Licenza - Nuove iscrizioni. — Comitato ))er la ])artecipazione dell'Italia al 2.° Congresso internazionale di agro- nomia coloniale e tro]>icale di Bruxelles, 1910; elenco delle ]Hibblicazioni con i relativi autori. — L'Istituto Agricolo Coloniale Italiano nei primi 18 mesi della sua attività. Elenco dfi libri ricevuti in dono nel 19U9. 440 Indice Sommario del N.° 2 — Marzo-Aprile Prof. Adriano Fiori, pag. 73 : Boschi e piante legnose dell'Eritrea. (Conti- nuazione vedi numero precedente^. — Mario Roselli - Il valore agrario della Manciuria, pag. 98. Note bibliografiche, pag. 121 : Sac. Dott. Giuseppe Capra - Emigrati italiani in Australasia (0 Manetti). — A. Schmidt - Sulle palme oleifere (a. ci. l.). — Carlos D. Girola - El Algodonero (0. Manetti). Notizie, pag. 126: Per i concessionari del Beiiadir. — La conservazione del coprah. — Un importante caucciù, messicano — Congresso coloniale te- desco nel 1910. Atti dell'I. A. C. I., pag 129: Elenco delle conferenze tenute e che si terranno nei nostri locali .sotto gli auspici della « Società di Studi Geografici e Coloniali in Firenze ». — Comitato per la partecipazione dell'Italia al 2." Congresso internazionale di agronomia coloniale e tropicale di Bru- xelles, 1910. Eleìico dei libri ricevuti in dono nel 1910, pag. 132. — Estratti in vendita, pag. 134. Sommario del N." 3 — MaggiO'-Giugno Dott Odoardo Beccari, pag. 187: Le Palme del genere « B,aphia ». — Pro- fessor Adriano Fiori - Boschi e piante legnose dell' Eritrea (Continua- zione vedi numero precedente), pag. 171. Note bibliografiche, pag. 187 : J. Adam - Le Palmier à huiles (B. B.). — Dot- tor K. Bkaun - Der Pflanzer - Ricerche sulla quantità e sulla resi- stenza della fibra nell'Agave sisalana (a. d. l.). Notizie, pag. 192: I Cactus come foraggio. — Produzione mondiale del caucciù grezzo. — Il Cotone di « Mamara ». — Per la ricerca e la distruzione delle uova di cavallette. — Primo congresso internazionale delle Asso- ciazioni Agricole e della Demografia rurale a Bruxelles. — Malattia del cotone al Benadir. — Il Congresso internazionale di Agronomia Tropicale a Bruxelles. Atti dell'I. A. C. I., pag. 19fi : La visita di S. E. il Ministro di agricoltura industria e commercio al nostro Istituto. — Laboratorio chimico-tecno- logico. Nomina. — Programma del corso d'insegnamento 19''0 1911. — Doni per il Museo e per le collezioni didattiche. Elenco dei libri ricevuti in dono nel 1910, pag. 200. Sommario del N." 4 — Luglio Dott. Guido Mangano, pag. 205: L'Opera del Comitato per la partecipazione dell'Italia al 2.° Congresso Internazionale di Agronomia Tropicale - Bru- xelles 1910. — Dott. A. Mazzakon - Analisi chimica e considerazioni sopra alcune terre di Etiopia, pag. 220. — Attilio Mori • Una visita alla Scuola Coloniale d'Agricoltura di Tunisi, pag. 2ò2. Note bibliografiche, pag. 237 : Pico - L'industria del bestiame nella Colonia Eritrea (0. Maìietti). — Apicoltura e commercio della cera e del miele nella Colonia Eritrea (0. Manetti). Notizie, pag. 239 : Analisi chimica del Coffea Congen.ns Var. Chalotii. — Congresso per il perfezionamento del materiale coloniale. — Resistenza delle fibre d'Abacà. — Utilizzazione del bambù per la fabbricazione della carta. — « Gli Italiani all'Estero » all'Esposizione Internazionale delle Industrie e del Lavoro a Torino nel 1911. — Federazione Svizzera dei Consorzi di allevamento della razza bruna. Libri ricevuti in dono, pag. 242. Jndke 441 Sommario del N. 5 Agosto Dott. OuKKTO Manktti, i^ae;. 245: Istru/.ioni per la raccolta di informazioni e di prodotti agrari nei paesi extra europei. — Dott. A. Ma/.zaron - Analisi chimica e considerazioni sopra alcune terre di Etiopia, pag. 26rt. Note bibliografiche, pag. 27H : Ministkke des Colonies - Culture et exploita- tiou (ics essences caoutchoutif'ères in^igènes et intruduites au Congo belge (a. d. /.). — JitSEFH Chaillev - L'Inde Britannique (0 Manetti). Notizie, pag. 276: Una spedizione commerciale nel Benadir e nell'Eritrea. — Per il miglioramento della razza bovina nell'Affrica Orientale - L'esem- pio della Germania. — Caucciù artificiale. — Mostra Coloniale all'Espo- sizione Internazionale di Torino, 1911. Atti dell'I. A. C. I., pag. 278 : Erezione dell'Istituto Agricolo Coloniale Ita- liano in ente morale. — Concessione di borse di studio presso l'Istituto Agricolo Coloniale Italiano. Libri ricevuti in dono, pag. 281. Sommario del N. 6 — Settembre Prof. Adriano Fiori, pag 2^5 : Boschi e piante legnose dell'Eritrea (Conti- nuazione vedi fascicolo 3). — Dott. Ouerto Manetti - Istruzioni per la raccolta di informazioni e di prodotti agrari nei paesi extra-eui'opei (Con- tinuazione vedi numero precedente, pag. ri03. Note bibliografiche, pag. 818: Hennin Emile - Reinsegnements à l'usage des voj'egeurs et des i-ésidents en Chine {A. Mori). — Cav. Prof. Ferdinando Yallese - Il trifoglio alessandrino o bersim in Terra d'Otranto (0. Mail etti). Notizie, pag. 321 : Mi.ssione per la delimitazione dei confini italo-abissini in Somalia. — -Congresso ed esposizione di materie tessili a Surabaya (Giava). — Composizione chimica dei frutti freschi di acocatier. — Cronologia della cultui'a delle piante a caucciù nell'Asia. — Il Manihot Glaziowii e l'apicoltura. — Esposizione internazionale di orticultura a Firenze con sezione coloniale. — Nazionalità dei proprietari di terre in Tunisia. Sommario del N. 7 — Ottobre Ing. Agr. F. Girardi, pag. 325: L'Esposizeone Internazionale d'Agricoltura in Buenos Aires. — Dott. Oberto Manetti - Istruzioni per la raccolta di informazioni e di prodotti agrari nei paesi extra-europei (^Continua- zione e fine, vedi numero precedente), pag. 333. — Dott. G. V. Rossi - Esperienze agrarie eseguite nell'anno 1909, pag. 345. Note bibliografiche, pr.g. 'òh^: É. De Wildeman - Compagnie du Kasai - Mission permanente d'études scientifiques (G. Mangano). — Th. et H. DuRAND - Sylloge Florae Congolanae (E. Pampanini). — E. Winkler L'allevamento equino nell'Africa occidentale ('C. Pucci). Notizie, pag. 356: 11 cotone in Eritrea. — Il prezzo del caucciù. — Programma della sezione coloniale (gruppo V) dell'esposizione internazionale d'orti- cultura di Firenze. — Secondo congresso degli italiani all'estero. — La coltivazione del cotone nel mezzogiorno. — Esposizione di Torino 1911 - Mostra degli italiani all'estero. — Il « dry farming » in Tunisia. — Il caucciù in Etiopia. Libri ricevuti in dono, pag. 862. 442 Indice Sommario del N," 8 - Novembre Prof. Adriano Fiori, pag. 365 : Boschi e piante legnose dell'Eritrea ('conti- nuazione vedi fascicolo 6) — Ing. Agr. F. Girardi - L'Esposizione In- ternazionale d'Agricoltura della Repubblica Argentina, pag. 386. Note bibliografiche, pag. 396 : Prof. Dott. A Zimmermann - Anleitung fiir die Baumwoll Kultur in den Deutschen Kolonien {A. Moreschini). — Karl Supf - Deutsch-Koloniale Baumwoll-Unternehumungen, Berlin {A. Moreschini). — G. Costanzo, e C. Negro - Meteorologia agraria (■*). Notizie, pag. 399: Apparecchio per la separazione del caucciù. — Macchina cinese per la lavorazione delle treccie di paglia. — I bambù adoperati per la fabbricazione dei cordami. — L'impiego del riso come foraggio — La polpa di ananasso e le sue proprietà medicinali. — Tessuti di fibra di banano. — Un nuovo insetticida. — Temi dell'VIII Sezione del Con- gresso degli italiani all'Estero. Atti dell'i. A. C. I., pag. 402 : Apertura del Corso d'insegnamento 1910-1911. — Aggiudicazione di borse di studio. Libri ricevuti in clono, pag, 403. Sommario del N.° 9 — Dicembre Geom. Alfonso Fiori, pag 405 ; Le costruzioni agrarie nella Somalia Italiana. — Dott. T. Benini, pag. 425 : Il Cotone egiziano - Note sulla raccolta di quest'anno. — Dott. Guido Mangano, pag. 428 : Le attuali condizioni del mercato del caucciù e previsioni per l'avvenire. Note bibliografiche, pag. 431 : Capra G. - L'Australia nei suoi rapporti con l'Italia (A. Mori). — Michele Checchi - Il commercio del caffè nella^ Colonia Eritrea (0. Manetti). — CiRO Marchi - Contabilità delle Aziende Agrarie (0. Manetti). Notizie, pag. 434 : Ancora il caucciù sintetico — Un nuovo tipo di mais in China — Un frutto coltivato per la fabbricazione delle pipe — Il com- mercio estero dell'Argentina nel primo semestre 1910 — Il cotone in Eritrea — Un nuovo agente coagulatore per caucciù. Elenco dei Libri ricevuti in dono, pag. 437. INDICE PER MATERIA Agave sisalana [Ricerche sulla qualità e sulla resistenza della fibra]" (K. Kraun), n. 3, p. 188. Algodonero [el] (Carlos D. Girola), n. 2, p. 124. Allevamento [1'] equino nell'Africa occidentale (E. Winkler), n. 7, pag. 365 Analisi chimica e considerazioni sopra alcune terre d'Etiopia (Dott. A. Maz- zaron), n.ri 4, 5, p. 220, 263. Angiospermae (F. Chiovbnda e F. Cortesi), n. 1, p. 39. Anleitung fur die Baumwoll Kultur in den Deutschen Kolonien (A. Zimmer- mann), n. 8, p. 396. Indice U3 Apicultura e commercio della cera e del miele nella Colonia Eritrea {**'*), n. 4. p. 2-ÒS. Australasia [l'J nei suoi rapporti coU'Italia (Giuseppe Capra), n. 9, p. 431. Boschi e piante legnose dell'Eritrea (Prof. Adriano Fiori), n.ri 1, 2, 3, 6, 8, p. 2, 73. 171, 285, 365. Caucciù [Commercio e previsioni per l'arvenirel (Giuiix» Man(;ano\ n. 9, p. 428. Climatologia dell'Italia nelle sue attinenze coll'igiene e coll'agricoltura (Gior- gio Roster), II. 1, pag. 35. Contabilità delle aziende agrarie (Ciro Marchi), n. '.', p. 483. Costruzioni [sulle] rurali della Somalia Italiana (Alfonso FiORi), n. 9, p. 405. Cotone [la campagna Egiziana 1911J (Tullio Benini), n. 9, p. 425. Cultura e commercio del caffè in Eritrea (Michele Checchi), n. 9, p. 432. Culture et exploitation des essences caoutchoutifères indigènes et introduites au Congo belge (Minmstére des Colonies de la Bbliìique), n.5, p. 273. Deutsch-Koloniale Baumwoll-Uuternfchumuugen (Karl Supf), n. 8, p. 398. Dura [la] per foraggio (Gino Coppini), n. 1, p. 23. Emigrati italiani in au.stralasia (Giuseppe Capra), n. 2, p. 121. Esperienze agrarie eseguite nell'anno 1909 (Giuseppe V. Rossi) n. 7, p. 345. Esposizione internazionale d'agricoltui-a argentina (Francisco Giraldi), nu- meri 7, 8, p. 325, 3tì6. Falsification [à propos d'une] « Le Corozo » (L. Planchox et. A. Juillet), n. 1, p. 40. Graminacee da essenza e quelle della Colonia Eritrea (Chiovenda E.), n. 1, pag. 38. Kasai [Compagnie du] mission permanente d'études scientifiques (E. De Wil- deman), n. 7, p. 353. Inde [1] britanique (Joseph Chailley), n. 5, p. 274. Industria [l'J del bestiame in Colonia Eritrea (Pico), n. 4, p. 237. Istituto Agricolo Coloniale Italiano [Atti del], nri 1, 2, 3, 5, 8 p. 47, 129, 196, 278, 402. Istruzioni per la raccolta di informazioni e di prodotti agrari nei paesi extra- europei (0. Manetti), n.ri 5, 6, 7, p. 245, 303, 333. Leguminose, bestiame, carne, latte (I. Giglioti), n. 1, p. 37. Meteorologia Agraria (G. Costanzo e C. Negro), n. 8, p. 398. Nuovo [uq] caucciù (Filippo Suzzi), n. 1, p. 32. Opera [1'] del Comitato per la partecipazione dell'Italia al 2.'^ congresso in- ternazionale di agronomia tropicale. Bruxelles 1910 (Guido ^Iangano), n. 4, p, 205. Palme [le] del genere « Raphia » (Dott. Odoardo Beccari), n. 3. p 137. Palme [sulle] oleifere (A. Sch.midt), n. 2, p. 122. Palmier [le] à huile (I. Adam), n. 3, p. 187. Razza [la] bovina di Val di Chiana (M. Piccinini e G. Gugnoni), n. 1, p. 40. Reinsegnements à l'usage des voyageurs et des résidents en Chine (Hennin Emile), n. 6, p. 318. Scuola coloniale di agricoltura di Tunisi [una visita alla] (Attilio Mori), n. 4, p. 232. 444 Indice Sopra alcune graminacee eritree esperimentate per erbaio nella maremma toscana, (6. E. Rasetti), n. 1, p. 29. Sylloge Florae Congolanae (Th. et H. Durand), n. 7, p. 354. Trifoglio [il] alessandrino o bersim iu Terra d'Otranto (Ferdinando Val- lese), n. 6, p. 320. Valore [il] agrario della Manciuria (Mario Roselli), n. 2, p. 28. INDICE DEGLI AUTORI Adam I., p. 187. Bartolommei-Gioli Gino, p. 47. Beccari Baccio, p. 187. Beccari Odoardo, p. 137. Benini Tullio, p. 425. Braun K., p. 188. Capra Giuseppe, p. 121, 431. Chailley Joseph, p. 274. Checchi Michele, p. 432. Chiovenda E., p. 38, 39. Coppini Gino, p. 23. Cortesi F , p. 39. Costanzo G., p. 398. Del Lungo Alberto, p. 123, 188, 273. De Wildemann Émile, p. 353. Durand Th., et H., p. 354. Fiori Adriano, p. 2, 73, 171, 285, 365. Fiori Alfonso, p. 406. Giglioli Italo, p. 37. Gii-aldi Francesco, p. 325, 386. Girola D. Carlos, p. 124. Gugnoni G., p. 40. Hennin Emile, p. 318. .Julliet A., p. 40. Manetti Oberto, p. 37, 40, 121, 124, 237, 238, 245, 274, 303, 320, 333, 432, 433. Mangano Guido, p. 205, 363, 428. Marchi Ciro, p, 433. Mazzaron A., p. 220, 263. Moreschini A., p. 396, 398. Mori Attilio, p. 35, 232, 318, 431. Negro C, p. 3^8. Pampanini Renato, p. 38, 89, 40, 354. Piccinini M., p. 40. Fico, p 237. Planchon L., p. 40. Pucci Carlo, p. 355. Rasetti G. E., p. 29. Roselli Mario, p. 98. Rossi Giuseppe V., p. 346. Roster Giorgio, p. 35. Schmidt A., p. 122. Supf Karl, p. 398. Suzzi Filippo, p. 32. Vallese Ferdinando, p. 320. Winkler E., p. 355. Zimmermann A., p. 396. Gerente Responsabile: Dott. Alberto Del Lungo. Firenze, 1910 — Stabilimento Tipografico di G. Ramella e C. " L'nOKlCOLTUKn COLONiniE " Sì ìtìtbt'f >''" ili di' I l'ulti' l' limili; il ti fiisiriii ,tii (li fifiii 4f> jifii/iiK' II/ inc^c. Prezzi dell'abbonamento per quest'anno: L. 8 in Italia. Colonia Eritrea e Somalia italiana — L. IO per l'Estero. Un fascicolo separato Ij. I.OO in Italia e jxt l'Estero. 'Chi desidera le annate arretrate, può avere ìì Voi. II (1908) ed il Voi. ITI (1909) al prezzo ordinario, ma il volume I (lc)07), essendo rimasto scarso di fronte alle richieste, si può avere solo in unione ai Voi. II e III, al prezzo complessivo di L. 31. -Gli articoli si pubblicano sotto la esclusiva responsabilità degli autori. Prezzo dell'abbonamento cumulativo dell' AGRICOLTURA CO- LONIALE e della RIVISTA COLONIALE (organo dell'Istituto Coloniale Italiano, In Roma) T^. 20 per l'Italia e Colonie italiane, L. Si5 per l'Estero. L' importo degli abbonamenti deve essere inviato, a mezzo vaglia postale, all' Amministrazione dell' Agricoltìira Coloniale — Viale Umberto 9. U J^mminist razione dell' « A.g ricol- tura Coloniale » ricerca i seguenti nu- meri arretrati : JSf. 1, anno 190*7 JSr, 3, anno 1908 JSr. 1, anno 1909 Chi può fornirli riceverà franco di porto in plico raccomandato tante pub- blicazioni dell' Istituto A. ff ricolo Colo- niale Italiano per Lire cinque e da sce- ffliersi nell'elenco, che trovasi nelle pa- gine colorate. Si predano quegli abbonati, che non hanno ancora inviato la quota d' abbo- namento per l'anno 1910 a volersi sol- lecitamente mettere in pari coli' ammi- nistrazione» N«w York Botanical Gardvn Librar 3 5185 00258 856 .^